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LAVDE SPIRITVALI

FEO BELCARL
DI LORENZO FRANCESCO D ALBIZZO
DE' MEDICI, DI
DI CASTELLANO CASTELLANI
E DI ALTRI
C0MPHF.SE NEU.EQLAnno Piv wnctiK R vu;o:.Ti:

CtiN ALCt.NK l>Sljiri:

E CON NVj'VK n.l.VSTlUZ:oM

« penilo questo l allA corte tanta


Risonò per le Mere un Dio lodiamo
:

Nella meloilo ,
rhe Iashu *.i c^nta •.
Ailioh. , Farad., XXIV.

IN FIRENZE
(
rHESso Mni.mi ,
E CECCHi diclro il Duomo

\
H i) t; c L X 1 V.

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PRIMITIVE RACCOLTE

DEGLI ANTICHI POETI CRISTIANI


DELLA LINGUA ITALIANA
IN OVESTO VOLVHE RIPRODOTTE

In 4. Senza Data. (Firenze, 1480): Carle Lxviii.

Firenze, Buonaccorsi a petizione di Iacopo de' Morsi, 1485, in 4lo.

In 4. S. Data con una stampa sul frontespizio. Registro a p. (Fireiw


ze 1 489 ).

In 4. S. Data (Firenze 1510 )


a petizione di Pier Pacini da Pescia, con
la stessa lìgi sul frontespizio.

Laude inedite date io luce io Parma nel 1836.


Altre non più stampate.
Castellani. Vangeli della Quaresima.

AV TORI

Belcari Peo. Bartolohheo B.


D’Albizo 0 degli Albizi Francesco. Douinici Card. Giovanni.
Gitstimani Leonardo. Panziera F. Vgo de’Vinacccsi da Prato.
Di Guido Antonio. F. lACOPONE.
De Medici Lucrezia nata Tornabuoni. Cavalca F. Domenico.
CliELLi Michele. Marzocchini Francesco.
D'Astore Gherardo. P. Piero Ant. di 8. M. Novella.
Bianco dell'Anciolina detto da Siena. Ser Antonio di Mariano.
Della Barba Già. Battista. LiPPi Ser Antonio.
DeirOiTONAio Cristofano. Simone Pallaio.
Bettini P. Antonio da' Siena. Castellani Castellano.
De' Ma atesti Hieronima. Ser Firenze.
Mozzi Antonio. Giambvllari Bernardo.
> Piero. Delle Feste Berto.
Savonarola F. Girolamo. Benvenvti Roberto.
De’ Medici Mago. Lorenzo. F. Romolo Gesuaio.
> Lorenzo di P. Francesco. Incerti ,
tra i quali
Bernardo
» I Fratelli Pvlci e Angiolo Poliziano.
Tobnabvoni Lorenzo.

36Ò0Ò3

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A GLI AMATORI

DELLA LINGVA ITALIANA

Manifesto.

Ottenne quanto è da desiderare obi potè riunire il vero utile col dilette-

vole. Sempre diletta la facile poesia, diletta I' antica scbietteaia de' modi
della nostra bellissima lingua. Niente di più utile cbe ricbiamarei alla mente
in modo il più possibile gradevole ,
le verità cbe devono aiutare il nostro
spirilo ,
ad astenersi dagli eccessi ,
a frenare le passioni ,
ad apprezzare
i beni fugaci di questa terra per il loro giusto valore ,
anzi tutto a non
perdere di vista il fine cbe ciascuno ne attende.
Forma le delizie di cbi gusla le lingue dotte , la lettura dei Poeti
Cristiani, latini e greci raccolti io tre volumi fio dal 1501 e 1504 dal
vecchio Aldo, più volte poi riprodotti. Aolicbi e moderni gli vanta pure
di merito non inferiore anco la volgar lingua; F. lacopone da Todi, Feo
Beicari, Lorenzo de’ Medici, F. Girolamo Savonarola, Castellano Castellani

e più altri sono anco in proposito celebri nomi. Più raccolte ne furono
formale già nei secoli XV e XVI, ma di es.se poco più cbe eoli frammenti,

avanzo degli anlicbi monasteri, atteso il logoro fattone dai devoti, irovansi
nelle Biblioteche ,
e siccome di rarissimi cimmelj il loro possesso è da
antico tempo vivo desiderio si di essi devoti ,
siccome dei non pochi collettori

delle opere in che è stata riconosciuta autorità di fare lesto nel bel parlare

italiano. L’ islesso grandissimo Monti mostrò apprezzare assai tali componi-


menti ,
e se avventò biasimi a F. lacopone, convieo dire che , forse preoc-
cupato da stizza, non riuscisse a gustarne il candore dei cantici di lui.

Ora essendosi assunto di riprodurre ,


usatavi la maggiore accuratezza
e fedeltà possibile, le quattro più antiche, preziose e autentiche raccolte di
essi POETI CRISTIANI della lingua italiana, aggiuntivi vari componimenti
inediti tratti dagli antichi manoscritti; e incontrali tanti sacrifìzj, inevitabili

sempre, e più per chi si accinge a tal genere di opere e io tali tempi ; ciò

non resterà ,
è da sperare ,
senza ammirazione e benevolo incoraggiamento.

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, , , ,

Eice dunque in luce un volume in piccolo quarto di i6 foglietti, oi- <

siano pagg. 366 in ristretto numero di esemplari, in ottima carta di Fabriano, |

corredato di Prefazione, due figure in legno, Tavola delle Laudi, Indice delle
voci di cui sembra resti ad arricchirsene il Vocabolario; e si rilascia per il
|

prezzo di it. Lire Dodici. Libro di cui al certo non può riuscire che |

'
prohttevole la lettura ,
e che meriterebbe ben più alta valutazione, avuto
riguardo alle cure occorsevi e al non così esteso numero degli amatori.
Cinquantasei anni sono, annunziò simile pubblicazione il celebre erudito
Bartolommeo Gamba nelle Notizie di Feo Beicari (Milano 1808, in 8vo) , :

ma il temere troppo scarso il numero dei leggitori gli alienò Fanimo dal ‘

pensare a sostenere il peso di una simile dispendiosa edizione. Sarà giu- !

stificato timore simile ora che gli studj del bello idioma sono feliceoienie

venuti in tanto maggior fervore e favore? >

DI FEO BELCAIU.
(
511 ).

Se mai la tua virtb vinca la guerra Villi il corpo, e sua bellezza


Sottomettendo il senso alla ragione Perder per un brieve male ;

Tu sentirai venir di celo io terra Vidi il ricco in grande altezza •

Nul tuo cor pace e gran consolazione Presto scender quelle scale:
E libero sarai da molte pene, Del gran seggio magistrale
Gustando io questa vita il sommo bene. Vidi trarne uom degno e saggio :

L'amor del senso dà diletto io prima, Poi di basso e vii lignaggio


E poi lascia nel cor dolore e pianta ; Vidi far Signore immondo.
Ha quando la ragione è in su la cima. Vidi il savio esser deriso
Tedi gran lume e senti gaudio santo, E lo stolto esser laudato.

Poi cresce il desiderio in gran diletto Vidi il virtudioao a basso


Perchè tu vai allo stato perfetto. E lo iniquo in ciel levato.

Quanto plb usi la virth reale Vidi gente d'ogni conto


Tanto più senti giubilo e splendore ; Pien di vizj e di peccati
Se vuoi godere il regno supernale '
Assai essere onorali ;

Ed aver pace sempre nel tuo core B li buoni andare al fondo.

Foggi li vizj e vivi giusto e pio , Se il mondo pien di difetto


E temi ed ama sopra tutto Iddio. Truova chi gli porta amore.
Quanto più amor perfetto
Del hedesiho (l6Sj. \
SI debbo avere al Signore ,

Haggio visto il cieco mondo Che chi l'ama di buon core


E il suo falso dilettare, Sempre truova in lui riposo ,

Ogni suo dolce mi pare Dipo' tutto glorioso


Pien d'amaro e grleve pondo. Salvo Sa nel ciel giocondo ?
LAVDE SPIRITVALl

FEO BÈLCARI
DI LORENZO DE MEDICI, DI FRANCESCO DALBIZZO
DI CASTELLANO CASTELLANI
E DI ALTRI
r.OMPRKSE NEM.E QVATTRO PIV ANTICHE BACCOI.TE
CON ÌLCTHE IMEOITI

E, CON NVUVB IILVSTRAZIONI

a Fioito quoto l'alta corte «anta


AUoqó per le ifcre on Dio lodiamo
I
Nella melode , che Uȝ ȓ cauta w.
1 ALtiflH., farmi., XXJV.

IN FIRENZE
'
Presso Molisi, e Cecchi dietro il Duomo

I MDCCCI.XIII
I

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1

PRIMITIVE RACCOLTE

DEGLI ANTICHI POETI CRISTIANI


DELLA LINGVA ITALIANA
P( QVESTO VOLVME lIPaODOTTE.

III 410 sema ilala Firenie 1480), Carle iiviii.


i

Firenae ,
Bui>naccorsi a petizione di Iacopo «le* Morsi 1485, a pag. 45
In 41» «pnia dola, con una stampa di flK. sul rroolespiiio , Reilìs'.ro a-p.
* 111
(Firenze 1489J.
Ristampala poi in Brettia ,
de Miftntù 1493, in 4to.

In ilo senza data (Firenze 1510) a petitiono di P. Ptcliii da Poscia

eoo la stessa fig. sul frontespizio 200


Ristampala poi in Venezia per Giorgio Rusconi, 1512, in 4lo
Speronia, 1556 io 8vo. -
con Pleure a-p. carie cxxii; e Ivi ,
olla ,

A-ll carte 8«.

A carta Ili. 210 e 284, le^ttonsi i nomi dei diversi Autori, cui è da

aggittogersi Medici Bernardo (De') 279 e 280.


Benvenuti Roberto. Prefaz.
Fr. Romolo Gesoato. Ivi.

Tornabuoni Lucrezia. Ivi.

283
laedHe.
F.dilc nel 1836.
SU
Vanceli della Ouaresima.
twi
r.aslollani .

Tavola delle Laude

Tip. Galileiana «li M. Crtlìnì <• C.

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,

A CHI LEGGI-:.

« Io DAci cbUmu poesia quella rbe letta ,


per meit’ora
almeno non mi scacci daU'animo opii men cbe nobile iUca a.
~ Giacomo Leopariu presso Litio (Bruuo) Prolusione, ec*
Mcvsina iS&t. 8ro p«p. 97
,
.

A Io questa sorta di eompositioni non >Ì ricerca tanta


squìsiteisa di larelia e altri simili omameoti ,
quanto rera
pietà e senso di ben fondata religione essendo Tafietto
l’anima della poesia spirituale a. — Fapiki (P. Carlo). Fiori
di saere poesie. Roma i6s5 , la, Lett. IK'dicatoria.

Se classico è da dirsi un libro, cbe alla gravila del subietto, trallalo

convenientemente, riunisca il pregio della lingua e dello stile, in che venne


dettalo, per tale sembra non possa non qualificarsi quello, che nuovo, potrebbe
dirsi, esce ora alla pubblica luce. Infatti, sebbene noto a gli eruditi, siccome

quello che fu accolto qual Testo di veneranda autorità nella nostra Lingua, dai
più antichi compilatori del Vocabolario della Crnsca, pure a niuno forse, attesa
la rarità e rozzezza delle antiche edizioni, fu dato percorrerlo e gustarlo; niuna
Biblioteca del Mondo, potrebbesi senza incertezza asseverare ,
possiede tutte
le anlicho stampe ,
qui diligentemente riprodotte. Solo alcuni frammenti
avanzo del logoro fattone già dai divoti ,
alcuna più bene avventurata ne
vanta. È innegabile ,
atteso fors' anco lo scarso numero che dei libri in

antico soleva tirarsene, le quattro, principali edizioni qui comprese essere


delle maggiori rarità fra i libri scritti in lingua Italiana.
I. E la prima l'originale, procurata dallo stesso Beicari ,
e di cui non è
noto che l’ esemplare descritto dal Fossi (Catalogtts Codicum Sec. XV impret-
sorum Florenliae 1793 f. t. III.) ed esistente anco al presente avventurosamente
intero e nella primitiva legatura nella Biblioteca Magliabechiana , venutovi
pel dono o trasferimento della vecchia Palatina ,
decretato da Francesco I

Imperatore. Proviene dalla Casa Medici e forse dalla pietosa cura di Lucrezia
Salviati, madre di Cosimo Primo. Così Dio e gli uomini lo vogliano ivi

conservato finché durerà il Mondo. Si è qui ristampato esattamente con gli

argomenti, premessivi, è da credere, dallo stesso autore. Di Vincenzio Pollini,


piuttosto che del Fossi, è stalo detto, e da Brunet in islaropa, essere l’accuralis-

simo Catalogo sovraccennato: la esattissima seguente autografa descrizione, a


detto prezioso volumetto riunita ,
dimostra che il Proposto Ferdinando Fossi
era ben uomo da farlo, senza darsi onore delle altrui fatiche, egli stesso.

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IV

nCLCARI (Feo). Le Laudi in 4lo, senza veruno indizio d anno, di luogo


nò di Stampatore, ma in Firenze verso il 1480.

Questa elegante raccolta di Landi, con mia sorpresa, ò affatto ignota a tallì ì Biblio-
graO, e allo stesso Biscioni ne’sooi sapplimenti alla Toscana Letterata del Cinelii. Egli
cita molle alire operette di questo spirituale Scrittore, e cinque sole Laudi nnite ad altre
di (lirersi autori antichi e moderni. Nè Apostolo Zeno, nè il Negri, nò lutti quelli che par-
lano di Feo Beicari, e nemmeno i compositori del Vocabolario della Crusca, che si serrirono
delle di lui poesie, conoscono questa Edizione.
Un teslo a penna di queste Laudi consorrasi nella pubblica Libreria di Rimini.
Merita il nostro Codice (a stampa) una esatta descrizione. * Rotondo e ben distinto è il

carattere, collo iniziali maiuscole ad ogni Lauda , semigoliche stampate in legno ,


con poca
punleggiaiura, ma invece di punii vi è una lineelta obliqua. Comincia In prima pagina col re-
gistro in piccole leltere airabeliche dalla lettera a; il qual registro con lettere airabetiche
conlinova Gno alla lettera biiii. Alla carta 17 comincia la paginatura nel marzo del margine
superiore in numeri maiuscoli romani; che ripiglia esattamente il numero delle carte, e se-
guila eosi, Ano al nomerò LXVIIL che è rnltima carta del coilice.
Ogni Lauda ha 1* inlitolazione in lettere maiuscole DI FEO BELCARl o termina il libro
colla sola Anale Finis. Fin qui il Foni.
I

11. Esci la seconda, in principio, forse promossa dallo stesso Belcari, col

frontespizio seguente, che avrebbe dovuto comparire a pag. 45 del presente

volume, e che traesi dal bellissimo esemplare della Riccardiana.

lESVS
LAUDE fatte c composte da più perso
nc hoiiorc
spirituali. A
dello onnipotim
te della glorio.sa vergine Madona
luio e
Santa Maria et di molti altn .sancti e san ,

etc et a salute et consolatione di faete le


contemplative et devote anime christianc :

le quali laude sono scripte in su la tavola Uer


alphabeto et a quante carte; et ogni lau
da e acripto di sopra il nome dello aneto
re et dappiè il modo come li cantano tutte
oJinatamente.
Et tucte le infrascripte laude ha raccolto
et in.sicnie ndocto Iacopo di maestro Luì
"i de’ Mor.sì cittadino fiorentino a di primo
d i Marzo MCCCCLXXXV.
Chi le^ge i versi facti da costoro
Pricghi per eharità idio per loro.

Carle 8 e cxxxviii numerate in piè di pagina di 25 riglie.

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,,

III. La terza per alcune congetture , credesi eseguita l’ anno 4 489 ,


e
certamente in Firenze, forse a spese del Magnifico Lorenzo de’ Medici, che
in essa diè in luce alcune delle Laudi da sè composta ,
e ne fece tirare non
così piccol numero di copie ,
giacché è quella che men di rado nelle Bi -

blioteche si suol trovare. E in buona carta ,


a colonna , in Ito senza data
carte 4; poi a-o tutti quaderni meno o qiiiderno, carte H8. E dessa , che
che dai Biblio)?raG sia stato detto, è aèsai più corretta della seguente.

IV. A petizione di Pier Patini da Peseta, a colonna senta data , in ito

(Firenze 1510} avente nella prima carta in alto c Libro di Lande • indi la

stampa in legno qui riprodotta, vistasi prima sul frontespizio dell’edizione

precedente. Almeno secondo relazione avutane dell'esemplare della celebre


Trivulziana di Milano, giacché i quattro visibìli in Firenze, tutti son privi
di essa prima carta e della corrispondente, compimento della Tavola conte-
nuta in tre carte ; il registro è poi da a, a p. tutti quaderni.
La rarità de’ Vangeli della Quaresima, attestata anco dalle dubbietà del
Cionacci e del Crescimbeni ,
e Tesser Castellano CASTELLANI compreso tra

gli autori allegali nel Vocabolario, per le non poche Laudi nel volume (1310)
inserite ,
ci fece determinare a darne qui la ristampa.
Sembra esserne prima edizione quella senza data , con la figura qui
ripetuta ,
ed esistente nella Hiccardiana ;
cui abbiamo fatto precedere il
^

contenuto in due carte ,


posteriormente aggiunte per onorare la Malaspina
sflosa di Pier Sederini, incontrate di più in altro esemplare presso dotta,
privala persona.
Ristampa di essi Vangeli avente frontespizio istoriato con un Crocifissa

con a’ piedi le Marie, inciso in legno, e con la data in fine, seguita da una
piccola sfera. In Firenze a di ultimo di Gennaio MDXllll ad petizione di Iacopo
declo el Conte cartolaio. In tto, Registro a d. carte 20, sta presso di me che scri -

vo. Vedendosi allegato il tuono della musica de’ Vangeli della Quaresima nelle
edizioni del Sec. XV. delle Laudi, sembra da doversi ritenere che si cantas -
sero più anni prima che escissero io istampa, ovvero fossevene altra ver-
sione di Leonardo Giustiniano; secondocbè , forse per equivoco, accennerebbe
il Crescimbeni.
Del Castellani , di cui si hanno Rappresentazioni e altre sacre Poesie
dal solo Fabbrucci (
Hisloria, Sludii Pisani, in Opuscoli del Calogerà. Op. XI,
Tom. XLVl ) si ha qualche notizia. Lettore di Diritto Canonico dal 1 488
al 1518, fu molto pio e benefico, e riscontra.si che nel 1517, era sacerdote.
Che che siasi delle critiche lanciatele nella Frusta Letteraria dall'acre
Barelli; per la dovizia delTerudizionc ed esercizio più o meno felice di

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Vi

estetico criterio ,
non superato da Francesco Saverio Quadrio ,
se non se

nella maggiore estensione del subiclto; chi sa se giammai verrà levala di

seggio V Istoria della volgar poesia del Maceratese GÌo. Mario CRESCIMBENI.
Perciò quanto scrive in proposito dello LAVDE ,
attesa anco la rarità del-

l'opera stessa, della più ricca Veneta edizione del 1731, fonte cui niuno sde-
gna ricorrere, abbiam credulo utile veder qui riferito.

Le Leude, che anche Laide faron chiamate e Caotici , sodo componimenti io lode
d* Iddio ode'teuoi Santi e«Tiste^soche gl* inni in goanto alla materia o soggetto; ma non
già in quanto al ciraUere; pefciocchè gr inni sono di carattere <reco o latino, e le Laodi
non escono dal caraltere proprio ìUliaoo; e comecché noi non biagimeremmo chi alcon inno
intitolasse Lauda, nondimeno nè anche il loderemmo. Or delle Lande vecchissimo è Ì*u3o,
essendo a Pirenie memorie di parecchie antichissime Compagnie e Confraternite , che dal
cantar Laude forono delta di Laudasi secondo il Cionacci, che ne reca fin dal 1310. Oltre
a ebo ve ne sono del B. Jacopone , che fiori intorno al detto anno, ancorché elle vadano con
nome di Cantici. Mollo fu frequentata que^ta sacra Poesia nel Secolo W, come abbiam
dello nella nostra Istoria (I), e come dimostrano varie raccolte che se ne fecero, e parlicolar»»
mente una data alla 8laroi)a da Matslro DioniQÌ de’ Moni Fiorentino Vanno 148S, due altre
che oicirono runa in Vinejtia ranno I53fi e Pallra in Firense nel 1578 nelle quali si veggo -
no anche molte lande del Bembo o di Lcdovico.Marielti e d* alcun altro poeta più moderno;
e benché nel ItVI , alquanto sì scemasse, nondimeno oltre al volume, che ne compose
Serafino pubblicato da lui medesimo Tanno 1500, e da noi riferito nella medesima
nostra Islona, se ne trovano diversi volumi, che comprendono anche qoalche parte del
sec, XVII . ed io particolare uno inlitolato LoH e eamonetlt sptritmiii raccolte da ditersi
aulori ed ordinate tecondo te varie maniere di verti, ed impretso in Napoli per TarQuinio Longo
lo stesso anno t608. Ma poi che d’aulori de* nostri tempi non
andarono tanlo in disoso,
abbiamo oolitia che vi sieno, fuorché quelle nobilissime e divolissime , che sì cantarono dalla
compagnia di S. Benedetto di Fireiixe nel venire in Boma Tanno del Giubbileo <700, le
prime cinque delle quali sono del degnissimo Senatore Vincensio da FtUcaja, (Stampate in
Firense, Bifidi 1700, in 11*, pag. il ).

Egli è però ben vero che in queall tempi si leggono componimenti che per lo soggetto
possono Laude appellarsi. Ma nè tali s'iotilolano , nò pel fìne a cui le Laude si composero
sono direlts. cioè pel canto, mentre tanto fra gli antichi , quanto nel Secolo XV e XVI, non
si fecero laude, che non si cantassero, come apparisce da un antichissimo Codice di esse
MS. delia Chisana, da noi citalo nella nostra Istoria, ove nel principio a ogni Lauda si
veggono le note musicali, onde risoUava il tuono, nel quale andavano cantale: ed appa-
risce anche dalle dette raccolte impresse , e particolarmente da quella del 1608, in cui
altresì con note musicali
tuoni sono distìnti, e il Cionacci riferisce d’aver veduto un libro
i

degli Eeonpeft dellaridotti Quaresima


in Cantoni da M. Lionardo Giustiniani poeta del
Secolo XV (2). cantavano anch'esse io que' tempi come le laude. Ma con lotto
le quali si

questo, se ora è andato in disuso il comporne per cantarsi, non è lolalmente andato in
disuso il Canto di quelle snlicamento composte , usandolo anch'oggi la Compagnia d'Orsanmi-
chele in Firenze, ed essendo quivi ancora io essere nella chiesa di S. Croce una Compagnia
appellata delle Laude.
La maniera poi del Canio (3) , che in questa cosa ai adoperava, era quella, che noi
chiamiamo canto f -rmo o a quella simile, e soleva farsi a più voci, come si cava dalle Annota-
zioni al fiiteellirro del tìoeecucio dell' editione di Venezia, (tiolilo lo46, lo quali vogliono ,*che
sieno di M. Franetsco Sonsomno - nella nostra Citta, (cioè in Firenze la quale il Sansovìno

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, ,

VII

chiama 9oa cillà, perchè «ebbene nac(|oe in Vene:tìa, egli fu originario «Jel MonloAauaavino
nella Toscana) vi anno aloone scuole d' artigiani , ira le quali vi o quella di Oraanmicbele

e di S. M. Novella. Qaealì ogni sabato dopo Nona si adunano in Chiesa, e quivi a quaUro
voci cantano cinque o sei Laudi, o ballate composte da Lormuo de* Medici^ dal Pulci o dal
^Mun^llort, e ad ogni lauda si mutano i cantori, e Bailo, a suon d’organi e di voci, scuo>
prono ona Madonna, ed è finito la festa. E questi tali, che soo delti Laudasi, hanno sopra
essi un Capo, che si fa chiamare Capitano de' Laudesi >.
Ma circa i metri su'qoali al componevano, basterebbe accennare che anticamente in

qualunque metro dì caniooi , ballate e bariellclte, ed anche io qoalche sorta di serventese

si Iruovaoo composte, come dimostra il saddetto Codice Chisiaoo, ma i più a noi vicini
s’attennero alle sole canionelte, come si vede nel mentovato volume del 1608. Conloltociò
perciocché sono cose, che poco girano per la repubblica letteraria , in grazia di chi é vago
delle anlichilà. daremo alcuni esempj delle più antiche, i quali abbiam tolti dal suddetto
Codice della Chisiaoa, e sono tutti d’autori che fiorirono nel princìpio del Sec. XV, o in
quel torno, e primieramente ne daremo una di Grisoslomo Gesuato, il quale vivea, 'siccome
in detto Codice è scrino Tanno 1399. È ella in metro di ballala replicala, e si traeva anche
stampala io delle raccolte del 1666 e del 1578, con non poca diversità e sotto il nome dal
Bianco Ingesuato. Sempre U eia in diUuo ec. (Vedila nel voi. presente a c. 94 ed é la ccix
quale trovasi pure nel voi. datone in luce da Lionardo Giustiniani ).
In secondo luogo ne daremo una di Roberto Benvenuti, il quale anche Uberio si trova
appellato, ed è in metro di Ballata replicata, comecché sia tessuta di soli versi endecasillabi.

Et tempo ,
che ci presta el Salvatore La noslra amana vita Aon momeolo
Usiallo volentieri per suo amore. Che come il fiore al mondo poco dura ,
:

Deh ricorriamo spes$:o a confessare Tosto seo va come la foglia al vento


Col cor contrito li nostri peccati La vita eterna vuoisi poi sicura:
Disposti uroilemente a sodisfare: Chi nella gloria umana s’assicura
Ed al ben far saremo dirizzati La gloria perde del divino amore.
Se questo non faremo, Ira’dannali Però pigliamo esempio da Maria,
Roineremo alT internai dolore. Tutta disposta ìnfin da puerizia
Chi tempo aspetta e per soo vizio il perde Di Dio seguire la soa sagra via
Non perde al mondo la più cara cosa : Lasciandoil mondo ed ogni sua dilizia.

Acquislar poossi 11 tempo e non si vendo Deh dipogoamo ogni nostra nequizia
E nostra vita poi ne sta dogliosa : \ Dio donando lutto nostro core.
Deh seguitiam nella via gioiosa
El buon Gesù col nostro boon fervore.

In terso luogo finalmente un’altra di F. Bomofe del medesimo ordine Gesuato, la quale
benché abbia il ritornello entra nelle spezie de’ servenlesi.

Chi è chiamalo dal suo Salvatore Non coritrndice se non l’ignoranza


Stia confermalo là dov'egli il pone. La qual cercando va fuor di speranza
Dove li paese quivi perman’ sempre, La qual di sé ha sempre confidanza
E sopranon sapere niente.
loÌ E d’ogoi cosa vuole aver r.igione.
Ha sta fed^e e sempre ubidiente Saper cercando non cura niente
In questo fatto non ctercar ragione. Che per lo meglio di lutto è perdente
Ragion non eterea ehi è bene rimesso Perchè suo senno non ci vai niente
El soo volere più non è in esso A chi vuol esser di sé guidalorc.

Ma come morto non cura sé stesso £ chi di sé ne vuote esser maeslro


Più non avendo in sé contradisionc. Senza virtù, è dal vizio costretto,

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, .,

vili

E da varilli aempre ala ainealro



dolce Oriolo . ehe conosco il coro .

Sempra cercando lo più vile errore. Eli il bea cerio mellere io qoiftliooe.
In error creece chi non riveriace Se qulstiooaodo le ragion s'aoeeca,
l,a aapienia che mai non Mliace : Per Dio ruggiano al mortai ralica,,
Chi in nullo modo a lui coniradicie Che pià tioQ nuoce al eor carnale amica
Il ano aplendom non gli entra nel core, Perché non ha al coaverta ìntentione.
la cor non gli entra la eoa reritade I;8 'nleozioD buona fa V nomo aicéro

Perché 6 pieno di gran libertade:


gli Perchè non teme venire allo scoro
Chi è ingannato e rive a volontade |fa chi beo teme si conserva puro
Sempre il ano fine fie conlntione. Per nullo inganno diventa prigione.
Sarà eonfoao ehi con sua ragione SU dunque fermog Ula fermo li dico
Tanto elereaado che fa mntaiiane; E combattendo resisti al nimico,
E diapregiaodo a ehi de' dare onore Che ogni consiglio ci vai men eh’ un fìco

Pii olire vnole che volle il Signore. (jho coQiradica alla prima inlenxiooe.
E piò volendo non è pii aapera
Ma con anperbia voler eoolradire

Olire alle soddelle c ad altre nuniere, sa ne trovano anche in metro di canzoni perfette ,
e tale potrebbe da noi giudicarsi quella del Petrorcn Catta io lode di N. D.
come la giudicò
eoloi che la mentovata raccolta dal 1578 , fra le altre Lamie
degli antichi inserendola.

perchè in nino codice del Petrarca da noi vedoto si trova appellata col comedi
Lauda , però
Ma
di canzone la lasceremo ; e pel saggio di questa maniera
rimellerenio il lettore
con quello
al 111 voi. dallapraaeote opera, dove agli troverà una canzono di M. Lueresia romoòuoiii
menzioDa anche nella nostra Istoria; ed
che è intitolala Lauda, dalla quale abbiamo fatta
{(Juon-
un'altra di E. Girohmo Seeonurola, detto F. Girolamo da Ferrara, coH’islesso titolo.
Fi-
do il ruote mio dolca ron/brto, vedila a 16 ed è la vi delle Poesie di F. G. Savonarola.
renze , 1861 , 8.*)

dnnotoiioni dai /"roteili Apostolo c Piar CtUtritio Zeno oli’ edizione Veneto del Craieiniòani.

volle in questo Capitolo dal Crescirabeni non si


(1} Il luogo della Isloria citato molte
trova che nella prima edizione del 1698; a 397. e nella seconda del 17t4 fu tralascialo
por

li motivi, che nella sua prefazione porla l'autore. A comodo però


de’ lettori abbiamo giudi-

legge; » Compose Serafino Razzi Fr. Predica-


cato necessario qui riportarlo tale quale ivi si

Feste di tulio l'anno, le quali col titolo di


tore. e maestro, un volume, di Laudi per la

Santiwrfo di Luudi e con varie annotazioni mandò egli medesimo alle slami)© l’anno |609. in
Firenze, 4. Questo religioso avvisavasl con lai sua faticosa opera di ristorar Toso delle anti-

che Laudi , intorno al compor


delle quali lutti gl’ ingegni piò famosi si esercitarono, special-
dinioilrano
mente ne’ secoli del 300, e 400, ed in particolare in Firenze ed in Siena, come
parecchie raccolte di esse, delle quali noi ne abbiamo vedale tré: cioè una fall*
l'anno 1486,

in 4 conlcncnle in se Laudi di sedici autori. Un’altra intUolala Scflfa di


Laudt Spirituali,
quali avvi
impressa in Firmsc per li Giunti nel 1678, 4, contenente Laudi di venti Autori, fra i
fioriroo nel
alcuno anche del secol del 500; ed un' altra lotta di Aulori di casa Medici, che
nella quale
secolo del 400, falla da Francesco Cionaccì e stampata, in Firenze l’onno 1680, 4,
però; rispetto a LVC/tEZ/A TOftXABrO!f/do* Medici non si danno che sei laudi, che
erano

state prima stampale nella suddetta raccolta del 1485. Ma appresso di me,
olire alla notizia

di mollo altre operette sacre composte da questa virtuosissima dama, si trova della
medesima
una canzone M. S. per il nalale di Cristo N. S. incominciante Dell* rtirp* reale è nnto il flore f
, ,, , , , ,

Nè mai più levar viso o mover pede;


(. Della alirpe regale i ualo il fiere, Pregar che sia ceotooto.
La eoa radice in ogni parie lieoo Del nostro falliasenb asrer iqsrsede.
Onde n' A germinalo il degno rruiio V. Fatto questo pensiero aasoodoa insieme
Qnealo è aal qnel ebe beoedeUo «ea« Si ponevano io terra ginocekiooi.
Nel nome eoo Oienna SalTBtore : Pregando Dio, ohe In br prece degni
Concilio fu dei nostro aaiieo Indo , Oli occhi bevati e dìvoli sermoni,

E ’l Padre e il Figlio e lo apirla ridnllo. Ciaacnn di kure assai laerime geme


D'aTvilir gnell' audace Con gran dolor do' Irapsasati segni
Che ainrbo area la pace Licenia sveam, dioean, di tntli e legni
B signor si Tacerà ognor del taUo Di poterne gnataro:
Non rollo più aeffrir, ni sopportarne. Volemoei br pare
Perchè 'I dimon si sparga , Al bitor noalro, a saper gli alti iogegùi,
Fiori la rerga , e il Verbo si fè carne. Or gli abbiamo imparati a noalro danno,
II. B il seme onde il bai Craite è genninalo Or aiam aimiU a Dint
sol per dirin conaiglio.
Da' eie! cascò Ma aolb il Dimon rio pel fatb inganno I

Nel rargio raselleUa allor si oSerse, VL Esci rimedio alonno, o aignor noalro T
E 'a aolla mezza Botte fiori il giglio Di qneato fallimento tanto grava
Che il riro odor si seale da ogni lato, ANbrecchiali aiamo a penitenza
Nè per cagion nesanoa mai ai perse. Qnealo nimico fallir fatti ci avo
Ansi copri il fetore e lo souunarse. Co* nn falso veder come ci ha mostro
Di qaella serpe antica. B seminato la mala semenza.
Che si mostrè amica SnppUeci, Signor, lo eoo Ina pmdeoza.
A qoeila amhiiiosa, o poi la aperse Non mora il corpo e l'alma
Con volto amano e parlar fitto e fioco, B non porli la palma.
B con sna fellonia, Nostro avversario, nè abbia poteosa.
La stolta gli eredia, o porse il loco, Con omil eor dieieo pietosa sormo.
III. Non persoo qneali drappi, paoni e resto, Signor, to' vis la benda.
Nè gemme oriootali o gran tesoro, Nè più ci ofioada il venenoso vermo.
Non Castella o Citlè, nè imperio ancora. VIL Qneat’ amili pregbbre al eiel salito

Ma peraon dilellaaia e faor del coro E porvsnnto furono ai coaspetlo


Si ritrovarono, e in molte moleste DeU’immenaa boati, ginala o clemente.
Nè dimorarvi, credo appena no ora. Che vide il malisioio ano effello
Ma per disnhbidir ai Irevon fora. Di qnel presnotnoao ebe b lite
Amendua ondi e brulli Sn nel oiel comiooiè, e fn perdente:
Non molti be’traslalli Discacciato ne fu immantamenle
Parve ai primi parenti malvagia ora, E il superbo arroganto
E protestalo lor morte e dolore Al elei rollè le piante
Fuori far discacciati. E sono, ch’era il più locento:
feesi
Di tanti ben privali e Iralti bre, Per invidia ingannò la beila gesto,
IV. Com’e SCO fori a l'nn l’altro si mira. Cbe Dio avea plasmata
E eiasebedon la sua vergogna copro La qnsl fa discacciata e fatta meato.
E slavan fermi e non sapien che farei ;
Vili. Non piacqne al gintio Dio che la vittoria
Che vita Ha la nostra , o ver che opre II fello avesse di portar l' olive
Saprem noi br, che ne milìghiam l’ ira T Che ilmondo fosse a ina obbedienza,
Dicieo fra loro ; abbiam partili scarsi E il rimedb trovò a far l’aom vivo,
E set di noi possiam rammaricarsi. B stesse a lei a poaseder la glotto
Che laob abbiam fallito R glosttoia oaserver, ch'era sua intensa;
Con si folle appalito Altor quella divina aapienza
Altro modo non c'è ch'amlliarsi. A caritè roltoto

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,

Per menda del peeealo. E disegnato e pinlo


Patir vaol morte eroda a riolenza, L’ordine tutto del eoo gran mistero
Mostri a Tori penitenti aegno E Ilo bisogno, che discenda in terra
Che a lai ritorneranno A torre ogni divieto,
Ed ogni danno pagherh nel legno, E mansoelo vineeri la guerra.
IX. Nel legno patir vuole aspro tormento Caniona semplicetta, con ardire
Ed in cambio del pomo si soave Conrortando va quegli.
Fiele ed aceto avri per rerrìgero, Che, benchi aien rebegli
Ni quella pena acerba, eroda e grave Tornin componli alla meni del Sire,
Non alimeria di sopportar lo stento : Con omil cor chiedendo a Ini perdono ;

Sol parchi l'nom ritorni nel an’ impero Con isperanta fida
Di rivincer nel legno ha desidera : Saragli guida a riacquistarne il dono.
Nel legno fa l'nom vinto,

la quale anch’ essa è landa mandatami dall’ ero Jiliss. e celebralisa. Antonio Hagliahechi Bi-
bliotecario del Ser. GD. (a) Or perchè di questa sorta di oomponimenlt non abbiam fatto raen-

aione negli antecedenti libri, slimiam nostro peso di favellar d’essa in questo luogo. Truovansi
adunque le Laudi di diversi metri; ma piè che altri frequentati erano in esse quei delle can-
zonelle, e come abbiano dello, il loro oso è antichissimo, ma ehi ne fosse inventore egli è
incerto, ansi a noi affallo occulto. E canlavansl nelle Confraternite, gli annoverali nelle quali
la nKrcè di quelle cbiamavansi Laodesi. Solamente circa le Laudi , che inlilolansi de’ BIAN-
CHI credesi che elle prendessero origine da no Frale Gesnalo che appellavasi BIANCO, ma
io stimo che pinlloslo avessero tal titolo dalla compagnia de Bianchi (cioè de’ vestili d’abito
di colon bianca) di Siena, nella quale Incominciò a cantarsi Laudi circa il 1399 , a lerroinoa-
al l’anno 1400, per cagione di pestilenza che la disciolse; e ehe il mentovalo Frate, non già
dal battesimo avesse ricevalo il nome di Bianco, ma dalla stessa compagnia dove poteva es-
sere annoveralo: fondandomi in un codice ma. di quei tempi, che serbasi nella Biblioteca
Cbisisna, intitolato Cantoni di F. lacopone e d'altri, nel qnale al faglio 89 leggonsi le seguenti
parole dinotanti che il detto Bianco avesse altro nome proprio. Ineominciano Land» fatta per
I. 0 Frate lagnuato, ehe ti chiami il Bianco. Oltre a che leggendosi in tolte le altre seril-
loro delle laudi di detto frale scrino: /I Bianco lagetvato, certa cosa è che rapponimenlo
dell’articolo avanti la parola bianco scopre la medesima per soprannome, non polendo osarsi
rarlicòlo avanti i nomi proprj, come la grammalicbe insegnano. Può nondimeno egli
ben’ essere che il frate saddello fosse rettore di essa compagnia de’ Bianchi la qnale avesse ,

ano oratorio nel Convento di delti frali Giesuali. > Notisi che il Creseimbeni s’ inganna nel
credere che il Bianco fosse soprannome è non nome, perchè
il menlovalo Frale Giesnato ave-

va dal battesimo questo Bianco, come può vedersi nella rila del B. Ciomnm Colom-
nome di

bini scritta da Feo Beicari, impressa in Siena nel 1841, 4; dove a e li, del foglio C, si dice
che aveva nome Bianco da i’dnciolina (b). E quanto alla dilDcollà dell’articolo se ella valesse
dovrebbe dirai che Dante fosse sopranome, e non nome di Dante Alighieri, poiché in alcun
codice antico si trova scrino il Dante ;
intorno anche reggasi il Mazzoni nella P. 1. della
Difesa a.

{a) Le^^i
a 177 delt'exlìc. ilt’l Cr<>fcinib«iii Veneta T. 111« e aaco con qualche >torplo sìccumo rtuoleto
per vatelUttfì a pac. io de* Componimenti delle Rimatrirì race, da Lnita Berpkllìs Veoexia, Mora 17*0, la it.* —
Pfanfa nota per l'edix. i(Ko, al CioruMxi, c rinacìrà fratiftimo rcderla qai riferita.
(6) Cofnoia di Laudi del BIANCO detto da Siena» anco inedite, « redifiooe di Lucca, Giusti i85i,8tos
dorata al fa Bibliotecario di Lucra , Can. Tclesfbro Bini , quale bene «embra oMervastc , d' un Autonìo Bembo ,
non del Cardinal Pietro esicr la Lauda • Venite amanti del diviuo amare quale col nome del Bembo rìtnsì
dagli »crittori, e che però col nome di Pietro, ncB'edit. 1S7B, e del Bembo loltaiito al lep^r a pag. 08 dì «itiella
dei Bonardo. Bologna sex'aimo (1S80) parti l , in 4 * fi?*

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(S) Dichiara il Ciooaeei a IO che dello libro è opera aon dei GiuaUoiano, ma di

M- Castellano CaslelInnL
(3) Del canto adoperalo anticamenlo nelle Laudi n'abbiamo un faggio io una raecolla
con questo titolo < Libro ^tmo éetU Laudi SpirUuak da divtrti Ecteli, e éitoU autori unti-
thi e inoirmi comporle «e., con la propria musica « modo di cantore ciaecuna Laudi, come ri

è usalo dagli antichi, e st usa in Firenze, racco/le dal P. Serafino Hauti fiorentino deli’ Ord. dei
Prati Predicatori ec. InPenesia ad ittansia dei Giunti di Firenze 1563, 4 [a] ». Per altro il canlo
dollè Laudi essere stalo medesimo che quello
il delle canioue a ballo chiarameule raceoRlieei
dalle aopradette più aoUebe raecolle di Laudi.
(a) Di coi l'altro fomeiuto eacitn ia Firenie Sermartelli, iQog« in 4.* fama il libro Moondo.

It.csta oni a dare qualche ooliria degli Scrillori quivi compresi, siccome
è olTicio di un diligente editore.
Queir amore di conoscere e toglier dal mistero le rarità tra le oneste
produzioni de’ nostri antichi, che mosse a dare nel 1833. ristampale di

FEO BELCARI le Sacre RappresenUuioni, essendo tale da non portar pen-


timento, mosse ora a ripubblicare le Laudi, di cui allora apparve cenno di
promessa.
Di esso Feo, dal Caferro prima, e fìoo dal principio del passato secolo dal
P. Aolooìo Baldas.sarri annoverato nel suo Compendio. Venezia 1724. in 8. fra
gli Uomini Illustri, furono spigolate allora le poche noticie, che di uo umile e
pio uomo di lettere posson rimanere. Notizie che in fronte agli scritti io

prosa di lui, edili in Roma nel 1843-44. in V volumi in 16., dal eh. Ot-
tavio Gigli ebbero onore di ristampa.

Per darle qui anco più sommariamente ò da sapersi, che nato di altro
Feo ai 4 Febbraio 1410, si diè io età provetta alle lettere, Irovossi nel 1436.
alla consacrazione della nostra Metropolitana e ne lasciò elegante ricordo, dal
Moreoi riferito, volgarizzò nel 1443 il Prato Spirituale o Libro VI delle
Vite dei SS. Padri, fu de’ Priori per Luglio e Agosto 1453. de’ XII Buonoroini
negli anni 1431 e 14o8. e 1468 uno de' XVI Gonfalonieri delle Compagnie
nel

del Popolo. Sposala nell’anno 1435 Angiolella de’ Piatili, ebbene Iacopo, Feo
c due femmine; Papera, che fu moglie a Miliano fratello di Benedetto Dei il

Cronista, siccome a 280 del voi. Il , notò il Crescimbeni , e altra che fu poi
Suor Orsola monaca al Paradiso. Fece erigere nel 1 453 un altare in onore
della Beata Uoiiliana de’ Cerchi nel celebre Tempio di S. Croce. Finalmente
nel Alaggio 1 482 essendo scrivano delle graticole del Monte ,
vedesi con
encomi ^ diligenzia deputalo in unione con Iacopo suo 6glio al libro

del Selle per cento.

.Scriveva morali poesie a Povero, infermo e col capei senile » finché di


anni 74 a’ 16 Agosto 1 484. venne a morte, compianto dal suo giovine amico
,

.«Il

Girolamo Benivieni coll'Elegia , che vistasi prima Ira le di lui opere. Firenze,

Giunti, 1519, in 8., leggesi anco in fine del presente libro.

10 dello volume, edito nel 4833, si ha il novero delle di lui produzioni,


tra le quali è tenuta in conto di prosa per il suo tempo eceeltenie la vita

del B. Giovanni Colombini , della quale si hanno almeno ben dieci edizioni.

Francesco d'ALBlZO sembra non esser altri, che Franceschino degli

ALBIZI ,
dall' Ammirato nelle Famtgìit Fiorentine detto il giovine, e del

quale due Ballate, accennate già dal medesimo e dal Mazsucbelli, leggonsi
nel secondo volume delle Poesie raccolte dal Trucchi, che si esprime; per
esse, tolto il Petrarca, non saprei a qual poeta questo Francesco possa dirsi
secondo. Molte di lui Laude vider la luce nella raccolta 4 i85 ,
più altre

nella successiva, e dopo Feo ve ne ha più d' ogni altro.


Di Lucrezia TORNABVONI, madre di Lorenzo il Magnifico; mancata
ai vivi a 25 marzo 1482 si hanno qui le Laude, riprodotte già dal Cionacci,

più la bella Canzone somministrata già al Crescimbeni dal Magliabecbi e


peggiorata nel volumetto del 1726 di Luisa Bergalli tra le Rimalrìcì Italiane.

11 BIANCO per lungo domicilio detto da Siena, fu dcU'Anciolina, e quindi


Fiorentino e dì sue sacre poesie pubblicò t'n Lucca Giusti 1836, un bel
volume in 8. il fu Can. Telesforo Bini.
Di F. Antonio BETTINI da Siena, Vescovo di Foligno, autore del Monte
S. di Dio, Firenze 1 477 in 4. libro famoso per tre grandi incisioni in rame
di che va ornato; si hanno notizie nell’Italia Sacra deH'Ughelli, negli Scrittori

del Mazzucchelli e del De Angelis [Biografia Sanesi).


A chi non è noto il martire F. Girolamo SAVONAROLA? In Firenze
Cellini 1862. 8. esci raccolta dei sacri componimenti xxir. trovati scritti di

sua mano. Convien creder però non ìsdegnasse trascrìversi per proprio uso,
ed onorar cosi altrui poesie ,
per ispìegare come varie di quelle in esso volu-

metto comprese trovinsì negli antichi codici e stampe col nome di altri.

Maggior poeta di tutti questi suol reputarsi il Mago. Lorenzo de' ME-
DICI, le coi poesìe, edile già da Paolo Manuzio in Venezia 1554 in 8.

fors’anco per essere stato uno de’ fondatori del principato sopra la sua patria,
ebbero pregiatissima e direbbesi soverchiamente splendida ristampa (insi-

nuatasi la superbia anco nelle Lettere, eh' esser dovrebbero ministero di


perfettibilità o di vicendevole amore) in Firenze, Molini 1825. in IV voi,
in 4. per cure Sovrane, aggiuntavi l'assistenza dell'aureo uomo di lettere
Ab. Luigi Fiacchi, mancato li 25 Maggio 1825. sì benemerito dell’educazione
per le sue Favole, che portano il nome di Clasìo. Non fu omesso il Comenlo
dell’ A. medesimo, bensì i componimenti meno onesti, giacché più premuroso
forse di primato nella sua patria che d’altro, sembra che per mire idilliche

G'oo^e
,

XIII

fosse eoa i licenziosi àe' Fescennini carnaecialeschi e (diciamo delta saa vita io

tempi diversi) con i pii, che sUidiavansi di formare con le Lande argine ed
antidoto a quelli.
Due sole se ne hanno del di luì cogino Lorenzo di Domenico TORNA-
BVONI, vistesi già nelle raccolte 4489 e 1510. Altra che incomincia Deh dolce
Redentore sta nella raccolta 1563 di F. Serafino Razzi.
Non poche ve ne sono del celebre Veneto Leonardo GIVSTIMANI, di

cui un volumetto ne usci forse per la prima volta in Venezia (per Bwrtoiom.
da Cremona) 1 474. 4., e negli anni 1475 1483 1490 1495 1517 ebbe ivi
ristampe. Quest’ ultima in 8. in carattere tondo con fig. contiene LXX com-
ponimenti, varj de' quali ridocti in lingua Fiorentina ìeggoasi nelle raccolte qni
comprese , e alcuni come d' incerto o col nome di altri.

Di carattere del Sec. XV trovo nel mio esemplare della raccolta 1489
scrìtto esser la lauda CCLXX del Card. Gio. DOMINICI Fiorentino. Cb. Cav. Il

Donato Salvi pubblicando il bel voi. con ritratto , intitolato Regola del governo
di cara familiare Firenxe, 1860, in 8. ne ravvivò degnamente la memoria.
Siccome per F. Ugo de’ Vinaccesi, detto PANZIERA, da Prato operò il

Cb. Cav. Cesare Guasti, dandone in luce Alcune Laude in Prato 1 861 in 8.

Notissimo, e forse il più antico de’ volgari Poeti Cristiani si è F. lA-


COPONB De' Benedetti da TODI, quale ha qnì varie Laude col suo nome, più
altre, non saprebbesi perchè, ad altri attribuite.

L’estrema rarità de’ volumi in questo nostro riprodotti foce che il di-
ligente Monstg. Giovanni Rottaci desse monche e imperfetta in fine della
Disciplina e del Dialogo di S. Gregario (prose del Pisano F. Domenico CA-
VALCA) poesie di esso Cavalca, stampate già in quelli complete.
A quanto fu accennato di C. CASTELLANI qni sopra, può aggiungersi
che S. Venanzio, S. Eufrasia, S. Tommaso, S. Onofrio sono i titoli delle di
lui Rappresentazioni, e che i Versi sopra S. M. Nuova, accennati n^la Fi-
renze Illustrata dal Del Migliore, un opuscolo intit. A/orale, citato oeUa sua
Bibliografia dal Moreni , e più altre Laude si hanno di lui in antiche edizioni.
Altra edizione de' Vangeli. Fiorenza a ist. di Francesco di Gio. Ravennate 1534.
m 4. nel T. I. 168. degli Scrìtt. Viniziani, ricorda il P. Gio. degli Agostini.
Accadde pure ai diligentissimi Poggiali a Mortara, mercè la rarità delle

antiche edizioni delle Laude, di dame a torto in luce negli anni 1813. 1836,
per inedite.
Fecondissimo, se non elegante poeta si fu Bernardo GIAM8ULLARI
padre del celebre Pierfraneesco lo storico. Citò la Crusca la di lui continuazione
del Ciriffo Cafuaneo, curioso Poema di Luca c Luigi Pulci, e pregiale son pure

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XIV

le sue storie in ottava rima di S. Gio. Gualberto e di S.Zanobi, e questa


ebbe in Firenze in questo stesso anno esatta ristampa.
Tra le Laude d’ incognito accenna opportunamente il Sansovino esser-
vene de’ Fratelli Pulci; e nellcdizione 1578, havvene una col nome di Angiolo

Poliziano, quale incomincia ; Vergine santa immacolata e degna, diversa proba-


bilmente da quella, al Poliziano non disdicevole, stampata qui a , che ha
immacolata e pia, nè per l'incuria de' passali Bibliotecari, della edizione 1578,
che pur vi sarà ;
io Firenze è dato vedere e riscontrare. Sonovi nel volume
che ora esce io luce, Laude per merito poetico e di stile tanto differenti dalle
altre, che utilmente per avventura alcuno ne darò per i più schifiltosi, delle
più eleganti una scelta.
Mentre tante amorevoli cure, e anco di uomini per ingegno e sapere
polenti, hanno meritato i Canti popolari di diversi popoli d'Italia, non mancherà
per avventura chi riguarderà per lo meno con occhio di compassione chi,
dopoché da impresa simile restò scoraggialo un Barlolommeo Gamba, ha
avuto la bonarietà d'incontrare coraggioso sacrìSzj indicibili per rimettere nelle
mani degli studiosi il presente volume.
Non vi si parla, infatti, di arti, di progresso, di terrena materiale feli-

cità; divide anzi con quelli del Passavanli, del Cavalca, e di non pochi altri per
il terso linguaggio accarezzali anco dai dotti, la qualità non mollo accetta all'uni-

versale ,
di rammentare sublimi verità, che danno assai da pensare.
Dicesi che l' inimitabile Italiano Poeta Drammatico, ora quasi dimenticato,
ma che dovrà tornare nel dovuto pregio, volesse bandito dalla sua conversa-
zione tullociò che ricorda quel che tulli mirabilmente adegua, il fine di

questa vita mortale. Chi per questo capo vorrà a quel grande dar lode
d'intera saviezza? Che dire di chi, anziché comporsi meglio che può col

suo legittimo creditore, si appigliasse al partito d'impugnare stoltamente il

suo debito?
Grata e pregiatissima dagli eruditi riuscì la raccolta in tre volumi, data

nel 1501-1504 da Aldo il vecchio de' POETI CRISTIANI Greci e Latini,

ristampatasi poi fuori d' Italia ed in Roma. Dai vari antichi manoscritti e da
non poche quasi sconosciute edizioni , agevolmente polrebbesi formare altro

adequalo volume di antichi POETI CRISTIANI della lingua Italiana. E se ciò

riuscirà ad effettuarsi ,
sarà innegabile il benefizio del genere suo reso all' Italia

e al Mondo tutto, e la sodisfazione dell'animo io aver fornita per via del

diletto, per poco, che uno sentasi capace di gusto in Lingua e in poesia,
in tanta colluvie di genere opposto ,
una lettura non inutile al cerio a render

l'uomo meno dissennalo e migliore.

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, ,

OSSERVAZIONI ED EMENDE

LAVUA. Prima. Da qaeata incominciano la più parie della edizioni. Castellano Caslel- A
lani piacque farne nna più dotta forse, non cosi felice imilazione, ed i nel
Tolome al n. cecie.

IV, Questa , siccome qualche altra dell’ edii. 1480 fu trascnrala e omessa nelle suc-
cessi re.

XVI. Nell’ edizione Paelni è alquanto diversa e dopo la terza ottava ha quanto forma
in questo volume la Lauda cccicv. Nelle stampe tutte manca il verso che
dovrebbe rimare in orla.

XVIII. Non saprebbeai come spiegare leggersi questa tra quelle di Lionardo Ginstiniano
Bn dal 1474 uscite in luce.

XX. Nell’ediz. 1510 incontrasi dne volte.

XXXIV. Siccome questa inavvertentemente nella iioslra edizione: ed è pare Ira quelle dale
nel 1838 in Parma per inedite.
XLix. Di penitenti carreggi - di penilenzia.
:

LXxxYiii. È Ira quelle di Lion. Ginsliniani.


xcvii. Leggeai ristampata nelle Memorie di Modena xvi, 131.
cii. È la X delle xxrv dell’ediz. 1883 delle Poesie del Savonarola, otto sole della
quali leggonsi qui pare.
cxux. Vislasi prima Ira quelle del Ginsliniani ,
poi nell’ edix. 1485 , allribnila al Bel-
eari, poi nel 1749, nel voi. I, degli dnnofei Ssreonim del P. Giani e nel
1735 , nel Diario de' PP. Serviti del P. Bonfrizieri , siccome di Snor Diema
Imbarcati, poi come del Savonarola nell’ediz. 1883, della di Ini poesie,
siccome di Feo ed inedila nel 1813 , nella Serte di Gaetano Poggiali , che
nelle eorreiioni la sospettò di Madonna Battista Halatesta.
cu. Leggeai sotto nnm. Il tra quelle del Savonarola.
CUI. Inserila già nei piccoli catechismi ad uso de’ fancinUi e trovasi tra quelle di
Lieo. Giustiniani.
culi. É la IX nell’edis, 4883, del Savonarola.
cLiv. È la LXX. Ripelnla per inavverlenxa
cLvi. B la xiii nell’edit. 1883 , del Savonarola.
cux. E la XIX tra quelle dei Savonarola ediz. 1853, con più la 3.* ottava,
e E similmente chi cerea ricchezze
Onor, piacer aensnali e terreni
Non può gustar di queste gran dolcexxe
Che il mondo non può dar questi gran beni.
E veri gandj e la vere allegrezza
El signor dona a’ cor di fede pieni :

Instisaimo che chi non cerea Dio


^
Non
trovi cosa, che empia el so’ desio
L’edix. 1510 ha i Servando ben le sanie sna mandala •
cLXXii. Leggasi; c O sacra virgo in parlo, poi e pria ».

excvi. Riferita dal Qnsdrio per saggio di venustissima poesia,


ccvi. Forse deve leggersi i O lasso a me lapioo, isvenlnralo ».

ccix c ccxxii. Leggonsi Ira quelle di L. Giustiniano. Il verso 13 della ccii pare che debba
dire • Da amici e da parenti ». Verso 4 ultimo' RiSula al Inllo ed ogni
villà brama (Pacini).

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XVI

ccxr CsmiDcia «gatlmeate ma « divam U xtn. In foaUa dui Sivooaroli.


CCIXXIV. £ In qoella del Giatliniani, e con 10 qaarlioe più neH’edii. di Venetia 1517.
CCXXXVI. Con olla «Irofelle di più loggeei al n. xviii Ira quelle del Savonarola.
CCXXXVIII. I.a xn. Ira quelle del Savonarola neiredii, 1851 comincia egualmente, ma è diversa.
r.cLXvii. B Ira quelle del Ginsliniaiii.
COI. IX. Del Dominici secondo la noia ma. nel mio esempi, del 14SV. In Lncca poi
nel 1810, dala per inedila Ira quelle del B. lacopone.
CCLXXIV. E al n. IX , Ira quelle del Savonarola. Ivi perù eon peggior lezione,
CCLXXIX. fi In quelle del Giusliniani, siccome le altre di num. ccLxxi e cclxxxii.
CCLXXXVI. Stampala nel 1860 siccome di F. Dgo PANZIERA.
CCLXXXVII. È Ira quelle del B. lacopone.
CCUCXXIX. fi Ira quelle del Giustiniani.

ccxc. Con altre Servenlesi del Cavalca stampata nel 1786 , dopo la Meiidm del cuora
da Monsig. BoUarl.
CCXCl. Stampala dal medesimo, priva però del quarto versetto a eìasenna stroh, dopo il

Dialogo di S. Gregorio, Roma , 1764.


ccxcv. fi parte della xvt. siccome si è accennalo,
CCVIII. fi segnilo della cccvn omesso neiredislooe del Padnl.
CCOXV-M. Trovansi tn quelle di F. lacopone. Nella cccxvi. Dee dire non disto, ma dieire.
CCCXXTI. Nella seguente edii. 1810, furono omessi i pezzi iniilolati. Divisiene prima
divisione seconda.
CCCXXVII. Il qoarl’ nllimo verso deve dire • Del quel numero voglio io t.

CCCXU1. Deve dire: i Ricorriamo a Maria


Che è piena di grazia.
Perchè ci stnzia
El mondo Inttavia >.

CCCLXXII. fi la ccxivi di Francesco d'Albizo, che Ivi perù ha la S ultime strofe meno.
CCCLXXIX. Il quarto verso dee dire < Odi il pastor >
CCCLXXXtX. Nella seconda strofa intera è invertito nn verso e deve din :

• Per dan al cibo santo


El capo, el volto, al corpo, el petto infnnlo
Per farti seoo nnita :

Apri, deca e amarrila, el dnro con >.

cccxc. Imilaziona della prima di Feo, siccome si è aceennato.


CCCXCI. Da non confónderai con quella di n. xvni. del Savonanla edix. 1861 : « Inù
doies conforto e sommo tene > afEstlo diversa.
ccccunr. < Anima ingrata , da che vnoi parlin ».
Imitazione di quella di Michele Chelli , vedi n. clx.
CCCCLXXIT. Per il B. Bernardo degli Dberti: rimasta ignota al P. Inneo Affò ,
che ne de-
scrisse deliamente la vita. Parma , 1784 , In 4lo.

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LAVDE DI FEO BELCARI.

Si ricco son che l' universo è mio.


Un segno ti vuo dar che cosa è Dio ;

che cosa Pace non trova chi è da me partito.


Come l’anima priega Lidio gli dica
Nessun mi perde, se non è ingannalo,
egli sia ed in che modo : Lidio risponile.
Nessun mi spregia, se non è impazzilo.
Nessun mi trova, se non è purgato :
Da che la m’hai, Iddio ,
il cor ferito Chi non mi serve è già morto e perito,
Del luo amor, deh dimmi, se li piace. l’son si buon, che quando m’hai fallilo

Quel che ID se’ : quanto ne son capace In molti modi cerco pace fare :
Acciò ch’i’nicnda don che m’hai
il largito. A me non può mai nuocer tuo peccare.
Colui che è si chiama il nome mio. Ma vuo’ per farli salvo esser servito.

Spirito sono e semplice natura. Tant’amor porto all’umana natura,


Di tutte le cagion son cagion io. Chè all’immagine mia la volsi fare;
Creator sono d’ogni creatura : Fummi disubbidiente c aspra e dura.
La ctcrnitade è la mia misura Ed acquistò la morte per peccare;

Atto son puro e son luco infinita ; àia perchè Fuomo non può satisfare.

Io sono via, verità e vita Avendo offeso me inilnilo bene,


E sono el sommo Ben , ch’è concupito. l' presi carne e mori’ con gran pene
La mia potenlia può ciO ch’ella vuole. E pagomi del mio prezzo inCnito.
«opratieila lamUi ù canta come : \
La sapientia mia non pnO errare, Madre che Coini che rcee
fetsti ti /
E la volontà mia mai non si duole
D’aver amato, e sempre vuol amare:
II.
L’altezia mia non si può sguardare
E la bellezza mia più ch’altra 6 bella : Come ’l lìglinol di Dio in croce si lamenta
Di certo vita eterna è veder quella; del peccatore.
La mia dolcezza passa ogni appetito. (Eaotaii conte — O Imso me, tapino ,
iren(oraia}«

l’ho el viver sansa esser nutrito.


Conosco sanza alcuna passione; 'l'anta pietà mi lira c tanto amore
l’bo el mio sapor sanza appetito. Di te, vii peccatore.
Io intendo sanza astrazione. Ch’io pendo in croce per lo luo peccalo.
Io conferisco sanza successione. Risguarda un po’ chi è colui che pale:
Io contemplo sanza salimcnto. Però ch’io sono Dio, fìgliaol di Dio,
Io ho el muover sanza variamento l’soD retcrna edimmensa bonlalc,
E sono in ogni luco sanza sito. Che son divental'uum per le uom rio ;

In me son tre persone in una essenza Principio son delle cose create.
Padre e Figliuolo c Spirito Santo : E do salate a le col sangue mio :

Ciò ch’è in me è Dio sanza falicnza La carità m’induce a patir morte


In me non è dolor, pena, nè pianto. Per aprirli le porto
Ciò che è creato è in me tutto quanto : Del paradiso, d'onde cri scacciato.

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Rompi la pietra del tuo duro core, Non sarc’ mai dal buon Gesù diviso.
Ed apri un poco gli occhi della mcnlc, Deh sguarda con la mente, anima mia.
Vedrai il tuo innocente creatore Quella gloria gioconda ;

Com’agnollo arenato star pendente : Nel Ciel s'adempie ciò che si disia :

Da me impara, se tu hai dolore Quivi ogni bene abonda ;

A esser mansueto e paziente Però fa che tu sia da’vizj monda ,

Che pricgo '1 padre mio ad alta foce Acciò che al tuo partire
Per chi mi ha posto in croce, Tu possa gire a quello cloroo riso.
E tu crudel tuo’ esser vendicato. E poi contempla quello immenso foco
Non mai cosa tanto da stupire
fu Deiranimc dannate:
Uuanto patire Idio per l'alma ingrata, Per van diletto falso, brieve e poco
l'son l’Eterna vita, e vo* morire Son cosi tormentate ;

Per satisfare alle tue gran peccata Ma quel dolor che più le fa penare
E chieggo io questo crudo e gran martire È saper per ccrtanza
Vn poco d'acqua , e da nessun m'è data ; Sanza speranza star nel fuco assiso.
Ansi per crescer mia pena crudele Che ti varrà ricchezze, onori e stato,
Mi danno aceto c Tele O piacer sensuale.
E tu cerchi diletto in ogni lato. Che abbia avuto, essendo poi dannalo
Per liberartimi soo fatto servo Nella pena eternale?
E son per arricchirti impoverito; O immensa pazzia, o sommo malo
VmiUato soo per te superbo, Al ben far esser sordo,
£ come cao son beffato e schernito : E star pur lordo ne’ peccali intriso I

Co’ ladri è posto in croce il divin Verbo Non vedi tu che '1 Mondo è pien d’inganni?
H tu por cerchi d’esser riverito : Chi più vive più more
L' Eterna sapientia i tormentata Chi me’ li par che stia ò pien d’aCTanni.
Per te ,
anima ingrata ; Ciascun ha suo dolore.
Ben si può dir eh’ i’ sia di te impazzito. Se non colui , che s’ò dato al Signore
Scura la Luna c ’l Sol per la mia morte Che di ben far non larda,
Fendesi 'I vel del tempio tutto quanto. E sempre sguarda il Ciel col suo cor fiso.
Trema la Terra, e romponsi le porte Destati adunque o pensa l'altra vita.
Del Limbo per Irarn'ogni Padre Santo : Pensa quel bene eterno.
La pietra c il sasso, ch’6 si duro e forte. Tu so'pcr far di qui presto partila,
Si fende per mostrare 'I suo gran pianto ; E non temi l' Inferno.
E tu, al quale ho data la ragione, Non pensi tu che io dolor sempiterno
Non bai compassione Tosto li troverai
A me , che son per te morto e piagato. E virerai essendo sempre ucciso.

III. . IV.

Come gli Angeli dimostrano al peccatore


Come il peccatore conforta sé medesimo che e peccali accecano la mente
a pensare all'altra vita. e non satisfanno al desiderio.
(
Cantasi come — IUhc, gigit e viole rteuB Jel vim}. (Caotasì com« O G«<ù o ìnftoìto amorv;.

S ’i

Ed
pensassi a’ piacer del Paradiso 0 mente cieca , o insensato core
agli eterni guai Pe’ tuo’ pravi costumi

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Apri gli occhi a qoe* Inmi Ad ogni buono cITello.

Sema quali ogni aenno A grande errore. Se troppo giaci in questo Ino difetto
Volgiti e aguarda io quello specchio eterno La Divina giosliiia
Della bontà dirina, Punirà tua nequizia
Nel qual rcdrai , che ciascun tuo gorcrno Con quella eterna morte, che non more.
In tenebre cammina ;

Se ben considerrai , alma meschina V.

Ogni divin precetto


Vedrai ,
che l' ha costretto Come Dio dimostra al peccatore e massimi
A quel scrrigio ,
che ti fa Signore. benelìzj che gli ha conceduti.
Soave è il giogo suo, leggèri 'I peso {Caotasi conto — O Ge>à dolee, o infinito amori*).

Chi rolentier lo porta :

Di tutte le firtà fa l'oomo acceso Che far polcvn per la tua salute
Al Cielo gli fa scorta Che per me non sia fallo ?

£ vede ben che ogni altra via è torta ; O cieco, sorilo e mallo.
Perchè ogni van diletto Che segui il viiio, e fuggi la virlule !

Oscura r intelletto L’eterna mia bontà volse crearti


E non da pace drente , ma di fore. Air immagine mia :
Nessun piacer mondano , o sensuale Animai bruto ben potevo farli

Può dar vera letiaia ,


E la mia cortesia
Però che essendo l’anima in mortale : Di tutto il Mondo ti die signoria.
Non gusla tal dclitia Ma tu per tuo peccalo
Ua 'I cibo suo è l'eterna amicisia La morte bai guadagnato,
Perchè con quella stampa Tulle le pene son per lo venule.
È fatta la sua lampa Ma la mia carità , che è influita

Onde di cose eterne è il suo sapore. Per mal far non iscema
Non vedi In chi vive con virlotc Per levarti la morte e darti vita
In ogni cosa ha pace ? Della gloria suprema
Perchè conforme al Re della salute, Discesi in terra , e presi vita strema :

El qual lo fa capace Per tua colpa superba


Che ciò che avviene è per suo ben verace, Sostenni morie acerba :
Perchè d'amor procede Col sangue mio sanai le tue ferile.
Cib che Dio ti concede Nascer t’ ho fatto nella vera fede :
Perch' Egli è il fonte del perfetto amore. Non se’ Turco nè Moro,
Ogni animale ha il volto in ver la terra Condenoalo è ciascun che me non crede ,

Perch’ a quella crealo ; AH’elerno martoro ,


Ma l’aom. cb’è saggio dal suo cor disserra E lu iograto , d’ogni mio tesoro
(^i terreno stato Se' peggio che Giudeo
Perchè si vede ’l viso alto levalo O Cristian pravo e reo ,

Allo cose supreme Da le non son mie grazie conosciute.


Oode brama e’ teme
so Quanto prcdicazion, quanti consigli.
El trino ed uno Dio suo creatore. Ti sono stali dati

Leva su dunque, e sguarda con queiroccbio Perchè lu fugga e’ tuo' mortai perigli :

Ch' è sinderisi detto : Dricto lo gli hai giltati :

Fa che ’l tuo doro cor pieghi ’l ginocchio. Quanto gli usci del cor t’ ho già picchiati,

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Ma tu di (e nimico Noi Siam concorsi sotto le lue vele.


Non curi quel eh' io dico Chiamando a te, che siamo figlino' d'Eva
Di male in peggio son le tue cadute. Per lei sbandili in pena si crudeie.
Che scusa barai dinanzi al mio conspetto La immensa tua pieté preghiam riceva
Della tua vita riaf Lo nostre preci, e profondi sospiri
Se non ti salvi non è mio difetto, Piacciati udire : e nostri dolor leva.
Ma è la tua pazzia. Noi camminiam con molli gran martiri
Ben è la tua grandissima stoltizia Per qnesla valle di lacrime piena
Che pc'piacer terresti Ed io le posti abbiam nostri desiri.
Tu perdi o’ben celesti, Deh volgi dunque a noi quella serena
E vai dove non vaglion le pentule. Tua santa faccia, e queirucchio demente
Levi da noi questa mortai catena.
VI. E dopo questo esilio si dolente
Dimostra a noi quel frutto benedetto
L'Ave Maria. Del ventre tno , Gesù tanto lucente.
(Cantasi come - l' TCf^o ben che 1 ben serrir è vano). O Maria , di Dio eterno oggetto
Nostra avvocala , virgo umile c pia
A ve ,
del verbo eterno genitrice Dolce e clemente e del del gran diletto ,

Maria ,
de'peccator per pietd madre Piacciati degna far l'anima mia
Grazia concedi a cbi di te ben dice. Di darli laude , e dammi tal virtule

Piena di grazia ti fe T nostro padre: Che contro a luo’oimici abbia balia :

Signore e Dio del cielo ,


e della terra E dal tuo figlio impetraci salale.
Teco abitò per tue virtù leggiadre ;
Acciò che al fin dalle infernali valve

Benedetta Onendo nostra guerra Liberi siamo, o per grazie ottenute


Tu se’ la porta di somma salute, Con ogni umiliU ti diciam salve.
In tra le donne vergin, che non erra.
E benedetto il re delle vìrtute
Frutto acquistato di Spirito Santo: vili.

Del ventre tuo le grazie son venute :

Gesù ci sciolse dall’eterno pianto, Come l'amor divino diletta e allumina


Santa Maria, per la tua umiltade. el cuore purgato.
Madre di Dio ognun ti faccia canto:
Priega il tuo figlio, fonte di pictade. Cantasi come — Lc{r^iadra damipUa \
( e come — Molto m' annoia dello mio messere /
Per tutti e peccatori in questa punto.
Ed alla dimostrata umanitadc.
Sicché ciascun sia por te in Ciclo assunto. Oesù, sommo diletto e vero lume
D'ogni purgato core
VII. Fammi annegar nel tuo perfetto amore.
Se tanto dolci son di te cercando
Salve Regina. Le lacrime e i sospiri

(CaBlAki come — l' Tei*^ ben cbe'l ben servire è vjtao). Quanta dolcezza barò po' le trovando
Empiendo e mie'desirìT
Regina di misericordia. Gesù lì mie'martiri non son grievi.
Vita e dolcezza di ciascun fedele. Ma gaudiosi o lievi
Nostra speranza e fonte di concardia. Sperando fruir le infinilamcnle.

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Alcuna volu essendo nmilialo Mettendo in odio a ciascun con sua lima
Dentro nel cor ti sento, Lo ordine, nel quale egli è entralo,
Ma innanii che di te mi sia cibato E si egli dice con sua falsa stima :

Ti Tuggi come un vento. Qui non potresti mai esser salvalo :

Gesù, quanto contento mi farai Però se se’ armato gli dirai :

Quando mi sazierai Disposto sono ornai


S'nn piccol saggio fa morir d'amore ! A servir Gesù Cristo io questo stalo.
Quando al mi’occhio giugno la tua loco E cosi gli occhi sempre a Dio levati.
Allor chiaro conosco, Segui la tua celeste vocazione
Che ogni altro amore io tenebre conduce, Dolor grandissim’ abbi de’ peccati,
E sempre lascia fosco. Purché non venga alla disperazione ;

Gesù , col cor ti posco che mi allumi E con vergogna e pena confessati
Tanto, ch'e’ mie’ costami Fa’ lietamente ogni satifazione.
Sien lutti pieni del perfetto amore. Porta dilezione a tutta gente,
Sia puro, obedienle.
Non disputar quel che t'è comandato.
IX. DaU’altra parte spesso penserai
Le molte grazie, che Dio t’ha donate,
Lettera mandata a ano che si voleva E con lutto il tuo cor gli renderai
far religioso. Lande e henedizioni smisurate :

( ùintMl come — Si rortemeote «on tratto d'amore ).


E fa che sempre in ogni allo, che fai

Tu ami e temi la sua gran bonlate.


0 anima, che’l mondo voo’fuggire. Se la sua carilale andrai pensando
Guarda, che ’l tuo desire Non li dorrà poi quando
Non sia per tuo difetto annichilato. Sarai dal tuo fratello ingiurialo.
Guarda se la cagion tua principale Guarda il tuo cor da lutti e ma’ pensieri.
È per l’onor divino e tna salate, Non stare ozioso e vivi allegramente.
Non per fuggir fatica corporale Rompi la volontà tua volentieri
0 altre avversitade a te venate : Se pace vuoi aver nella tua mente :
Però eh' n’ ogni stato spiritale E fa’ che gli alti tuoi non sieno altieri,

Son delle pene o passioni acute: Anzi umili e benigni ad t^ni gente:
Dunque se le cadute vnò fuggire Non mormorar niente di persona.
Dispanti a gran martiri Se tu vuo’la corona
E vincerai quando sarai tentato. La quale aspetti in elei gloriOcato.
Innanzi che tu entri in vemn loco Fuggi l’onor come mortai veleno,
Vsa lotto il veder della tua mente E stima ognuno esser di le migliore :

Piglia consiglio, e proova prima un poco Poni sili sensi ed alla lingua freno.
Se la se’atio a star con quella gente. Guarda che non t'inganni il proprio amore
Acciò che poi, quando ta se' nel gioco Pensa alla vita, che non vien ma' meno,
Ta non ti dolga d'essere imprudente, E quanto tosto corron le nostre ore.
Perocché chi ai pente in colai porlo Però con puro core e gran disio
È dna modi morto
in Fa' che tu serva a Dio,
Ed è da Dio e dal Mondo hcffalo. Acciò che alQn non ti truovi dannalo.
Quest' è la lentazion grande, che prima Pensa alla vita di Cristo e de’ Santi
El diavol mette a chi s'ò a Dio dato, Quando ’l demon dell'accidia t’assale:

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£ vedrai per le pene luUi qDanli Che ogni ’nginria in pace sosterranno,
Essere aodati al regno saperoale. Ed credi saranno
E considera poi gli eterni pianti Della terra di que', che vivon sempre ,.

Che acquista l’non), che a Dio non è leale.


Se la pena infemal mediterai Vincon nel bene il mal senza rancore.
Con fervor cercherai Beati que' che stanno in pianto e lutto.
D'essere in questa vi^ alTaticato. Però ch’essi saranno consolati :

Questi hanno quasi ’l cor di doglia stmlto


X. Pe'loro e per gli altrui vizj o peccali,

E SODO scienziati
Evangelio delle beatitudini esposto. Del mal delmondo e ben del Paradiso,

CaDtatit come e Vanecll dì \


Onde fuggono il riso
( c erme — PìMicdtc CdU Maria / Per goder sempre Iddio consolatore.
Beati que’ che hanno fame e sete

Ognun con puro core Della giustizia e d'ogni vero bene :

Oda r vangai di questo santo giorno, Però che fien satolli ,


e dalle rete
Acciò che sia adorno Dell’ inferno fien salvi sanza pene,
Dello virtù che narra el’ Salvatore. E rollo le catene

Descrive San Matteo, che ’l buon Gesue De’ corpi lor, fruiranno quel Sole
Sali vedendo le turbe in sol monte Di giustizia, che vuole,
Ma quando quivi a seder posto Tue Che forti sian contro a ciascuno errore.
Li discipnii suoi con lieta fronte Beati que’ che ban misericordia.
E con le orecchie pronte Però che essi la consegniranno ;
S'accostarono a Ini, ed egli aprendo Per essere con Dio questi in concordia
La sua bocca dicendo. ,
Tulle le ’ngiurie lor perdoneranno
Gliammaestrava come buon pastore. Ed a’ miseri danno
Questo dimostra, che voleva dare Sussidio quanto porla il lor potere.
Nell'alto loco gli alti sua precetti, Per poter po’ godere
E si c'insegna le torbe schifare. El trino uno Dio nostro Signore.
et

Per conservarci mondi, puri e netti ; Beati que' che son mondi di core
E sempre o santi detti Però che essi vederanno Iddio:
Si vuol, come gli apostoli, ascoltare, Mondo non basta solo esser di foro
Perebò ’l divin parlate Dall’opere maligne, ma il desio
È cibo per lo qual l’alma non muore. Aver semplico e pio.
In prima disse quel maestro santo : Si che adempiamo e ’l pensiero e’I desire.

E poveri di spirto son beati Per poter poi salire


Perchè ’l regno de’ cieli tolto quanto A quel monte , che è Cristo Redentore.
È lor, perchè si sono umiliati Beali lutti e paciOci sono
Ed in timor fondali Perchè flgliuo’di Dio saran cliiamati :

Hanno il principio della sapienlla Questi son que’ che allo spirilo bono
E la lor conseieniia Hanno lor sensi tulli regolali,
Non è imbrattala di mondano amore. E gli animi ordinali
Beati sono e miti c mansueti. Ad ubbidir al paciOco Iddio,
Perchè la terra essi possederanno ; Però col cor giulio
Questi son que' pazienti e quieti. Han dentro pace, se non l’han di fore.

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Beali quc'chc persecuzione XII.

Patiscon voleoticr per la giustizia ;

Allor si prora la dilezione, Come ’l servire a Dìo diletta l'anima.


Quivi si mostra la vera amicizia (Cantasi coma — O CrueiStio ch< ad d«l diioori).
Onde per tal milizia

È loro el regno de’ celi in eterno ; Chi serve a Dìo con purità di coro
Però, se ben discerno, Vive contento o poi salvalo more.
De ielle doni è pien questo tenore. Se la virtù dispiace un poco al senso
Beati sete quando maledetti Nel suo principio, quando ò esercitato
Disse Gesù, dagli uomini sarete, L’alma che sente vero gaudio immenso
E so perseguitali io fatti e in detti Drente dal core, è tutta confortala:
Da lor per odio ri rilrovorcle. La mente sua sì trova radiata
E se ogni mal vedrete Da quella luce del sommo splendore.
Per me centra di voi detto mentendo Quando ordinati son tutti c costumi
Direte allor galdendo: Drento e di fuori al nostro eterno Dio
Obi ci sepererà dal Creatore ? AUor si veggon quelli eccelsi lumi
Gaudele dunque ed esultate mollo, Che fanno viver l’uom col cor giulìo :

Perchè la merce vostra è copiosa Cantando va per un santo disio


Ne’ cieli, ove non può esser ma’ tolto Le gran dolcezze del perfetto amore.
El gaidio vostro da nessuna cosa. Va giubilando e dice : o gente stolta
Ma vita gloriosa Cercando pace ne’mondan diletti,

Vi troverete poi con meco in cielo Se voi volete aver delizia molla
Dove sanza alcun velo Servilo a Dio con tulli i vostri aflctti;
Vedrete la mia faccia con dolzore. Egli è quel fonte di piacer perfetti
Che fa giocondo ogni suo servidore.
Chi serve a Dio con pnrilii di core
XI. Vìve contento, e poi salvato more.

Lauda di Nostra Donna. XIII.

Laude deH'amor divino.


(Jan).il tant boa je vous rcvoic ).
(Caotasi come — Chi fOttU t’altnii cote Ca rilliMla).

Oiammai laudarli quanto degna se, i non cerca Gesù con mento pia
Madre di Dio, la mia lingua non può, È dell’alma accecalo,
Ohe generasti quel che fece le Perchè egli è vita, verità è via
Onde per grazia a te venuto so’. D'ogni perfetto stalo:
Che pricgbi ’l tuo figliuol, ebe salvi me. Egli è quel sommo beo, che l’aom'dcsia
Per queU’etcrno ed inflnito Re, Per esser consolato.
Che ’l tuo virginal ventre partorì C^i cor tribniaio caso conforta
Soccorri a chi col cor chiede merzè. Perch’è l’eterno bene.
Maria, deh sguarda la mia pnra fe
Chi per amore il suo giogo sopporta
E non la vita mia passata già. Fogge l’ infemal pene
Che molto l’alma mia dolente n’c. E spesso sento la so’alma assorta
Priega dunque Gesù per carità lo sue grazie serene.
Che a lu ’i ritorni con diritto pie. Legato con catene di dolcezza

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Non cerca altro piacere : Tanto la carità ti stringe e lega
Ogni altra cosa gli pare amarena, Verso r uom, eh’ è caduto
Sol Cristo vuoi tenere. Che spesse volte cl peccator non piega
E per suo amor ciascun amor dispreua E tu gli porgi aiuto :

Per lui ben possedere. Cosi è sostenuto


Poi per piò Dio godere ama ogni gente Per te ,
colonna ,
il Mondo tempestoso
Con la carità santa. Che l’occhio tuo pietoso
Per tale amor trasforma la sua mente Risguarda noi col suo veder sottile.

Cantando con chi canta; Pe’peccalor In prieghi el Gglinol tuo.


E con chi piange tiene ’l cor dolente; Mostrandogli cl tuo petto
D’ogni Tirtù s’ammanta, E Ini le piaghe mostra al padre ano.
Da Dio riceve tanta luce e graiia Vedendo il tuo aOetlo :

Che solo odia sò stesso: Se ciascun don perfetto


HortiOcando se mollo si strazia Per te discendo in questa valle tetra
Pel peccalo commesso, Tanta grazia c’ impetra
E per Divino amor mai non si sazia Che noi serviamo a Dio col cor virile.

Di servir altri spesso Cantar vorrei le lue virtù solenne,

Per Msere alSn messo in buona via. Figlinola del tuo Gglio
Poi che per te l’ Eterno verbo venne
A farsi a noi simiglio :

XIV. Arca del gran consiglio,


Pel buon Gesù ti priego che m'esande ,

Laude di Nostra Donna. Ch' io canti le tue laude


Con dolce canto e più leggiadro stile.
( C«Dtoii com« — O rota aùa peotìle ).

]\on ha lo cor gentile


Chi le. Maria, non serve per amore. XV.
Che sempre a tutte l'ore
Tu prieghi Dio pel peccatore umile. Laude di Nostra Donna.
Tu se' fortezza e trionfo e corona ( Cantasi come — Regioa dd cor mio ). I

Dell’alme combattute:
Soave frullo e Gore et arbor bona Grenilrice di Dio, I

Di tulle le virtnle : Chi con buon cor t'adora


|

Fonte d’ogni salute Sanza dimora adempie ’l buon disio. i

Dolcezza ,
vita , speranza e sostegno Tu seTornacc ardente di quel foco |

Dell’ uom, che è fatto degno D'ogoi carità santa, [

Per te , nobilitar suo stato vile. Del Paradiso gaudio, festa e gioco

Per te si salva l’alma peccatrice Tolto ’l ciel per lo canta.

Che prima era impedita. Solt’ombra di tal pianta !

Porta del cielo, e scala se’ felice Trionfa ciascun alma , I

Di nostra eterna vita. Portando palma d’csio mondo rio.


|

Stella del sol vestita Porto di pace e scala se’ del Cielo I

Priega il tuo Gglio, mio signore eterno, Nostra salute eterna. ,

Ch’i l’ami in sempiterno Per te si vede Dio sanz'alcun velo f

D’uno amor Oliale e non servile. Nella gloria superna :

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Vita e dolceiza eterna Tu sola donna so' d'ogni onor degna.


Di ciascun tuo deroto Delle vergini capo c gran corona

Trammi del loto d’ogni Tizio mio. El nome tuo per lutto el mondo regna.
Po' che per carili se' fatta madre Con magna laude della tua persona ;
Di chi con fe ti priega, Tra’ gl' infcdel la tua virtù risuona :

Domanda per me grazia al sommo Padre, Te madre dicon , Vergine Maria ,

Che nnlla mai ti niega Li gran Profeti, e le Sibille in pria

Con lui tanto mi lega, Disson di te con tanta maraviglia.


Che più non mi disciolga, Più monda so’ che ciascun Angel santo
Tutto mi dolga del mal ch'ho fall' io. D’ogni peccato immacolata e pura ;

L'immenso Dio per te con doglia c pianto


Volse ricomperar nostra natura :

IVI. L'eterna caritè, sanza misura.


Per tua virinle ha ristoralo el cielo.
Laude di Nostra Donna. Togliendo a Santi padri el giusto velo
Gli trasse fuor dell'infernale artiglia.
(CaotAsi come — Madre che re«ti).
La gran superbia della donna prima
IVladre , virgine ,
sposa , amica e figlia Principio fu di nostra eterna morte

Del vero e solo Dio, nostro Signore, Ma la tua umiltà, virtù subbiima
Concedi grazia a chi con nmil core
Per suo rifugio e speranza ti piglia. Però campati da si dora sorte
Figliuola se' del padre Onnipotente Volgendo capo piè suo nome grave.

Madre del Verbo suoflgliuol diletto. Col core e colla mente diciam’AVE

Sposa del santo spirito clemente. Che chi ricorre a te ben ai consiglia.

Dama del trino c uno idio perfetto. Stella del mar, che tanto a Dio piacesti
Della inSoita luce eterno oggetto, Che generasti il santissimo Sole,

Arra del sommo bene e nostra vita L’odor soave, rosa d’ Esse ,
desti

Di tal potentia e gloria se' vestita. Degna di fc, concepir con parole :

Che signoreggi qualunque ihmiglia. Piena di grazia se' ; dunque chi vuole

Per grazia e pe’ tuo' merli fosti assunta Ricever don dall' infinito Dio
Nel del supremo sopra totf i cori : Supplichi te con fede e con disio

Col sommo Padre tanto sc'congionla E ponga a sensi virtuosa briglia.

Che vuol che ciascun santo te adori :

Dinanzi a Lui come specchio dimori. XVII.

Nel qual risgnarda sempre tua bellezza


Le gerarchie degli angeli han vaghezza Lauda di Nostra Donna.
D'alzar a te con tua lande le ciglia: (Canta»! come — MaJrr ehe Tetti }.

Regina se’ del paradisee donna.


Dell'universo più che imperatrice. A.nnunz'iata per divin consiglio
Nostra vera salute e gran colonna Da Gabriel paraninfo superno
Che negli eletti ha messo le radice ; Per tua virlolc il gran Signore eterno
Più eh’ altra creatura se' felice Genitrice ti fu' di Dio suo figlio.

Fonte, che spandi tutti i divin doni. Creata fusti innanzi al secol primo

Però la chiesa con ano' canti e snoni Madre di Dio nella divina cssenzia.
A ringraziarli ogni di s’assottiglia : Madre, che si plasmava Adam del limo;

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Eri presente all’ Eterna poteniU, Tanto li piacque San Filippo nastro
Immensa ed inGnila sapieozia E gli altri frali buon , dc’servi tuoi.

Sempre sgaardara Te, sua genitrioe, Che nel primo convento hai ben dimostro

Percb'ordinala fosti redootrice Poter da tuo Figliuul quel che tu vuoi.


Del mondo, per Irar l'uom d'ogni periglio. Più che a null'altro loco hai sempre poi
Nel sacro reotre di tna santo Madre Largite grazie o miracoli tanti

Dal sommo Dio fusti santificala : Che la cappella con sue lande e canti ,

La colpa originai del primo padre Da gloria e fama aila città del giglio.
lo Te fu spenta, o ver non t'ba toccata:
Di tanti eccelsi don fusti dotata
Che conoscevi in quel loco il Signore XVIII.

Servendo a Lui con la mente e col core


Tu contemplavi Dio senza simiglio.
,
Laude di Nostra Donna.
Non mai santo si contemplativo
fu (Caota*! come <— Mene ti cbienio, dolce animo mia).
Come Tu, stando in corpo di Sant'Anna :

Tant'era l'amor tuo superlativo, Merzè ti chiamo Vergine Maria,


Che piena stavi di celeste manna : Menò ti chiamo, di Dio madre e sposa.
Spesso la mente tua cantata osanna; Mercè ti chiamo, che non truovo posa,
Ciò eh’ è nel cielo, in terra ed io abisso Mercé ti chiamo per la pena mia.
Nell' intelletto tuo vedevi fisso. Omè ch'i'moro per lo mio difetto,
Però di te parlar con timor piglio. i Omè eh' i'moro se non mi soccorri
Per tutto ’l tempo di tna fauci ulleua Omè eh’ i'moro dal dolor constretlo;
Vsasti le virtù quanto potevi : Tu sola se’del peccalor colonna
Tant'eri al sommo contemplare avvezza, Tu sola so'del mondo imperatrice.
Che Verbo prender carne tu intendevi: Tu sola se’del ciel regina c donna.
E d'ona vergin nascer lo sapevi. Libera me per la tua leggiadria.
Ma la tna umiltà non ti lasciava Libera me per le sette allegrezze.
Conoscer quella, anzi desiderava Libera me per tante tue dolcezze.
Servire a Lei, nettando ogni stoviglio. Libera me pel tuo figliuol messia :

Quando desti risposta al mosso santo. Merzè ti chiamo dolce anima mia.
Ecco l'ancilla del Signor: dicendo.
L’eterna carità suo carnai manto XIX.
Fece, del sangue del tuo cor prendendo:
Sopra di Te tante grazie infondendo DeH'amor Divino.
Più che a noH’altra pura creatura ; (CaotAM come — I vegfio bea eh'«nor m'è traditare).

Che ciascun angel della somma altura


Ti fe' soggetta, come buon famiglio. 1 sento 'I buon Gesù dentro nel core
Tulle le profezie chiaro intendesti Perch’ho servito a Lui con para fede.
Pulendo faro ogni miraeoi grande: Gustando sua mercede
Ciascuna lingua e scienza sapesti Giubilo, canto e salto per amore.
Fonte pel quale Iddio le grazie spande. Mentre eh' i' fu del mondo servidore
Se per tuo’ merli e virtù venerande Tenni in tormentie in grieve doglia l'alnia.
Tu fusti fatta Madre d'esso Dio, Fuggendo la mia palma
Cile questi doni e più ch’i’non dich'iu Mi davo in man di tulli c mie'nemici
Ti concedesse non mi maraviglio. Per vanità perdendo e ben felici:

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Cercando al aonao dar diletto molto Che cieco sordo c mnto ,

Andavo , come alolto Son sanza l’acqua dello eccelso fonte.


Sognendo motte e par bramato tita. Avendo fatto della croce ponte
Pai buon paator la pecora amarrita Salilo sono al Signor, contemplando,
Si dilangava per sue prave colpe, Me stesso annichilando
Credendo alle tre volpe: NeH’inlinito e sommo ben d'iddio.
Falao demon ,
Iradilor mondo e carne. Tanto d’amor sento acceso el cor mio
Con la ragion da lor potendo fame Che già non posso contener la voce.
Libera l’atma, apersi rocchio destro Perch'ardo ,
incende e cuoce
E riddimi un capestro La carità del mio dolce Signore.
Legalo ai collo e le mie man di retro.

F.l manigoldo per un cammin tetro


Mi conduceta a quella crndel sorte zz.
Dote l’anime^morte
Viton morendo nello eterno Caco. Lande di Nostra Donna.
Col buon voler mi sciolsi a poco a poco Cantavi come •>- O rantrmi'tta mia ).
(

Pa tntti lacci, comprendendo virtute,

Della vera salate Dolce preghiera mia


Andai cercando per la retta strada. Con sospir lacrimosa
Viddi allor cbiar ,
ebe chi si ferma e bada. Vanne a Maria pietosa ,
Non seguitando el ben ginsta sua possa, Che siede in elei sovr'ogoi gerarchia.

Subito è messo in fossa. .Mena leco la guida


Donde roscime i mollo forte e duro. Dell'angel heoedeito , che mi guarda
Dinanzi agli occhi avendo cl ben fnlnro Fa' che mai tu non rida.
Di vita eterna e le lerribil pene Ma piangi a capo chino e terra sguarda :

Delle inferoal catene D’amor fa’ che tu arda


Amando con timor segno el mio corto. E con umil voce
di’ :

Cosi gandendo ’l sor saaua rimorso Mandata son velaec


Di coQscienlia, vivo in tanta pace, A te ,
che d’ogni regno hai signoria.
Ch'i son fatto capace El tuo serro fedele
Ch'ogni altro amore A falso, tristo c vano. Si Iruova al mondo io un mortale aflaomi
E certo son, che 'n questo stato umano Perch' el demon crudele
Fuor di virtù non è diletto vero. Forte lo lenta con malizia c inganno.
Che sol nel bon pensiero Se dal tuo santo scanno
È la dolcezia de’ piacer perfetti. Non discende conforto
Ben osservando li divin precetti Presto Ge vinto e merlo,
Sono ilinstrato dall' immenso lume ,
Per l'aspra guerra e par sua maUllia.
E neH’eteroo flume Tu se’ del peccatore
Di carità sento l’alma sommersa. Vita ,
speranza ,
forteiza e colonna ,

Qual pena corporal, qual cosa avversa Perchè '1 sommo Signora
Mi pnò privar di questo gran sollazzo. T' ha falla di Dio madre e del dei donna.
Che come stolto c pano Nella Usa santa gonna
Per santo amor iangniaco, rido e ballo. Si Iruova ogni salute :

Privar non me ne può ae non el fallo. Dunque la tua virtute


Dal qual mi guardo col superno aiolo, Contr'al nimico vittoria gli dia.

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tu

Messo del santo regno Li gran terrori, e li dolci conforti

Che stai in compagnia del santo pegno. Dostavan li cor freddi in tal maniera.
Dirai, ch'i'son sostegno Che come Tfoco della eccelsa spera
Di chi combatte col demon proterro. Ardo a gli nditor col suo latino.
Come assetato cerro Che predicando ha fatti già molt'anni
Ricorra sempre al Tonte, SI magni fruiti nella santa chiesa:

Che le graiie son pronte Per la sua aspra vita pien d'aSanni
A chi con grande umiltà le desia. Ogni spenta virtù s'è fatta accesa.
La mente di costui, che sta compresa
XXI. Tra scraQn' nell'alta gerarchia,
tirazia dimanda al Ggliuol di Maria
Salutazione della croce el venerdì santo. Per chi ricorre a lui col pcnsier Gno.

XXIII.

A. ve croce, speranza de' cristiani,


Laude del Paradiso.
Che in questo giorno fusti consacrala
Al Padre Eterno pc'diretti umani. X’ rendo laude c grazie al sommo Sire;
Tu Gesù Cristo si esaltata,
se’da Ringrazio e landò el Padre onnipotente
Che chi l'adora con perTetto core E 'I suo Ggliuolo, eterna sapìenzia.
Pardon riceve delle sue peccala. Col dolce e santo spirilo clemente ;

Cresci ne’ginsti carità ed amore, Un Dio, tre persone ed una essenzia.


A' peccalor da' vera contrizione. Cristo Gesù, rodenlor d'ogni gente.
Sicché ciascuno onori Dio Signore ;
Che per dar vita a noi volle morire.
Però t'adoro con gran divozione. Degne grazie cd onore c gloria e laude
Rendo a Te madre, vergine Maria
,

XXII. Per cui Iddio le nostre prece csande


E fa contenta ogni alma umile e pia:
Laude di San Bernardino. Te benedico col mio cor, che gaude
Tutto disposto a Te sempre servire.
Qoalonche sente dcU’amor divino. Laudo e ringrazio gli angeli perfetti
Portando dentro al cor la fonte viva, Delle tre gerarchie c nove cori.
Canti con gaudio e con mente giuliva Tutte l’animo sante degli eletti.
Del magno fra minor San Bernardino. Che sono in ciel negl' immensi tesori
Di nobil sangue c di gentil costumi Ciascun pregando, che per me adori.
Fu questo serafìn pien di letizia
Alzando sempre gli occhi a’santi lumi XXIV.
Con virtù visse in sin da puerizia.
Fuggendo onore e ricchezza e delizia Lodato sia Gesù Cristo.
Seguir gli piacque il povcrel Francesco. Laude del Bealo Giovanni Colombini,
Nel tempo verde , giovanile e fresco (Cantali come — Nella belleixa ilei «immo iplemlore).
RiGutò il mondo e fessi a Dio vicino.
Parve costui quell'angelica tromba 0 beato Giovanni Gesnato,
Che debbe suscitar li corpi morti 0 Colombia pien di Spirito Santo,
Co' santi razzi della gran colomba: Narraci col loo canto
Molli ne fece al sommo cici consorti; L’opcrc per le qua' fosti salvalo.

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La cagioD prima di mia saNaiione Spandeva il suo calore.


Fa Gesù Cristo, eterna vcritade. Al corpo mio, di natura ghiacciato.
Che mi mostrò con sua spirazione Il corpo mio, ch’era tanto gentile.
Del miser mondo la gran cechitate ; In gran ricchezze e delizie nutrilo
Allor conobbi la mia iniquitade Mortificavo si con vita vile.

D'aver amato il vizio più cbe Dio, Che già pareva cbe fossi impazzito :

Onde con gran desio Per questo il popol Sanese stupito


Gli addimandai pardon d’ogoi peccato. Di cosi grande e strana conversione.
Poi pentito e confesso interamente Senza veder cagione
Incominciai con fatti a sodisfare. Com' io potessi viver si penato.

Digiunando e vegghiando allegramente. Francesco ed io fummo pronti per Cristo


Poco dormendo con assai orare : A sopportare ogni derisione:
Volsi li sensi miei mortificare, Per fare d’umiltà perfetto acquisto.
Perché stessin soggetti alla ragione. Con viltà noi serviamo alle persone.
Ma con gran discrezione. Non curando nostra nobil nazione.
Teneva il corpo mio pur Iribulato. Spazzando gli usci e seppellendo morti
Essendo o mie' pensier molto ferventi E molti atti più forti

Mi venne desider’ di povertade : Femmo per Gesù Cristo passionato.


A Francesco mio amico de'Vicenti Per Gesù Cristo duo mesi in palazzo
Un giorno mia volnntade.
apersi ogni Noi fummo servi de’ servi del cnoco.

Pregando lui per l’immensa bonlade. Vendicando l’onore e il gran sollazzo.


Che li piacesse farmi compagnia Che avemmo essendo signori in quel loco:
Ad andar per la via Portammo l’acqua o le legne da fuoco
Di Gesù Cristo ,
pover disprczzato. Su per le scale, in sala ed in cucina.
Non le parole mie ma . il divin fuco Lavando ogni catina
Gli riscaldò sì grandemente il core. Per vendicar l’onor del priorato.
Che innanzi mi partissi di quel loco Ed io Giovanni, per far la vendetta
Deliberò seguirmi con fervore, Del mio pomposo cavalcare usalo
A dar per Dio le nostre gran ricchezze : Montai un giorno in saU'asin con fretta

E seguendo le asprezze, E pel campo di Siena fu andato :


Entrammo nello stato annichilato. Poi dissi a molti, essendo dileggiato:
Nel santo monister di Santa Banda Voi mi beffale perchè io seguo Cristo,
Mettemmo le figliuole nostre in prima r beffo voi , che ’l tristo
Acciò cbe sempre con la mente monda Mondo seguite col core accecato.
Noi avessimo a far di loro stima Il mondo ceco deh non seguitale
Seguendo povertà Ano allacima Per carità, gridavo ad alta voce.
Andando per le strade mendicando. Tornale a Dio, gente disviale.
Noi stessi vendicando Seguile il buon Gesù con vostra croce.
Del grande amor, che avemmo al ricco stato. La morte vien con suo corso veloce
Scalzi andavamo sanza nulla in testa, Piccolo e breve con falso piacere :

Per desiderio dello stato abietto Eterno 6a il dolore


Di panno grosso era la nostra vesta Se ’l vostro cor ne’vizj sia legalo.
Ma io tenevo isbottonato il pello : Se il vostro cor sentissi la dolcezza
L'amor che ardeva dentro nell’affetto Che con fcrvor servendo a Dio si sente.
Essendo acceso dall'elarno amore Non temeresti corporale asprezza.

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Li gran terrori, e li dolci conforti
Messo del santo regno
Destavan cor freddi in tal maniera
Cbc stai in compagnia del santo pegno. li

Dirai, ch’i'son sostegno Che come T foco della eccelsa spera

Di chi combatte col demon proterro. Ardev a gli nditor col suo latino.
Che predicando ha fatti gii molt’anni
Come assetato cerro
SI magni frutti nella santa chiesa;
Ricorra sempre al fonte.
Che le graxie son pronte Per la sua aspra vita pien d’affanni
A chi con grande umilU le desia. Ogni spenta virtù s’è fatta accesa.
La mento di costui, che sta compresa
JXI. Tra seraQn’ nell’alta gerarchia.
Grazia dimanda al figlinol di Maria
rcnerdi santo. Per chi ricorre a lui coi pcnsier fino.
Salutazione della croce el

XXIII.

.^re croce, speranza de’ cristiani, Laude del Paradiso.


Che in questo giorno fusti consacrata
Al Padre Eterno pe’difetti umani. I’ rendo laude e graxie al sommo Sire;
Tu se’da Gesù Cristo si esaltata, Ringrazio e laudo el Padre onnipotente
Che chi t’adora con perfetto core E ’l suo figliuolo, eteroa sapienzia.
Perdon ricere delle sue peccata. Col dolce e santo spirilo clemente :
Cresci ne’giusti cariti ed amore, Un Dio, tre persone ed una essenzia,
A’ peccator da’ vera contrizione. Cristo Gesù, redentor d’ogni gente.
Sicché ciascuno onori Dio Signore :
Che per dar vita a noi rollo morire.
Però t'adoro con gran dirozione. Degne grazie ed onore e gloria c laude
Rendo a Te, madre, vergine Maria,
XXII. Per cui Iddio le nostre prece csaudo
E fa contenta ogni alma umile e pia :

Laude di San Bernardino. Te henedico col mio cor, che gande


Tutto disposto a Te sempre servire.
Qualunche sente deiramordirino. Laudo e ringrazio gli angeli perfetti
Portando dentro al cor la fonte Tira, Delle tre gerarchie e nove cori.
Canti con gaudio e con mente giulira Tutte l'anime sante degli eletti.
Del magno fra minor San Bernardino. Che sono in ciel negl’immensi tesori,
Di Dobii sangue e di gentil costumi Ciascun pregando, che per me adori.

Fu questo scrafin pien di letizia


Alzando sempre gli occhi a'santi lumi xxiv.
Con rirtù visse in sin da puerizia.
Fuggendo onore e ricchezza e delizia Lodato sia Gesù Cristo.

Seguir gli piacque il poverel Francesco. Laude del Beato Giovanni Colombini.
Nel tempo verde, giovanile e fresco (Can(a*i come — Nella belletta ilei sommo splea«lore).

RiOutO il mondo e fessi a Dio vicino.


Parve costui quell’angelica tromba 0 beato Giovanni Gesuato,
Che debbe suscitar li corpi morti 0 Colombin pien di Spirito Santo,

Co’ santi razzi della gran colomba: Narraci col tuo canto
Molti ne fece al sommo ciel consorti; L’operc per le qua’ fosti salvalo.

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La cagioD prima di mia salvaiionc Spandeva il suo calore.


Fu Gesù Cristo, eterna >crilade, Al corpo mio, di natura ghiaccialo.
Che mi mostrò con sua spirazione Il corpo mio, ch'era tanto gentile.
Del miser mondo la gran cecbitate : In gran ricchezze e delizie nutrito
Allor conobbi la mia iniquitade Mortificavo si con vita vile.

D'aver amalo il vizio più che Dio, Che già pareva che fossi impazzito :

Onde con gran desio Per questo il popol Sanese stupito


Gli addimandai perdon d’ogni peccato. Di cosi grande e strana conversione
Poi pentito e cooresso interamente Senza veder cagione
Incominciai con falli a sodisfare. Com' io potessi viver si penato.
Digiunando e vegghiando allegramente, Francesco cd io fummo pronti per Cristo
Poco dormendo con assai orare : A sopportare ogni derisione :
Volsi li sensi miei morliBcare, Per fare d’uroillà perfetto acquisto.
Perché slessin soggetti alla ragione. Con viltà noi serviamo alle persone.
Ma con gran discrezione. Non curando nostra nobii nazione.
Teneva il corpo mio por tribolalo. Spazzando gii usci e seppellendo morii
Essendo e mie’ pensier molto ferventi E molli atti più forti

Mi venne desider’ di poverlade : Femmo per Gesù Cristo passionalo.


.VFrancesco mio amico dc'Vicenli Per Gesù Cristo duo mesi in palazzo
Un giorno apersi ogni mia volonlade. Noi fummo servi de' servi del cnoco.

Pregando lui per l’immensa boutade Vendicando l’onore c il gran sollazzo.


Che li piacesse farmi compagnia Che avemmo essendo signori in quel loco:
Ad andar per la via Portammo l'acqua e le legno da fuoco
Di Gesù Cristo ,
pover disprezzalo. Su per le scale io sala ed in cucina.
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Non le parole mie . ma il divin fuco Lavando ogni catina


Gli riscaldòal grandemenle il core. Per vendicar l'onor del priorato.
Che innanzi mi partissi di quel loco Ed io Giovanni, per far la vendetta
Deliberò seguirmi con fervore, Del mio pomposo cavalcare usalo
A dar per Dio le nostre gran ricchezze : Montai un giorno in snU’asin con fretta
E seguendo le asprezze, £ pel campo di Siena fu andato ;

Entrammo nello stalo annichilato. Poi dissi a molli, essendo dileggialo;


Nel santo nionister di Santa Banda Voi mi bcITalc perchè io seguo Cristo,
Mettemmo le figliuole nostre in prima. l' bella voi , che ’l tristo
Acciò che sempre con la mente monda Mondo seguite col core accecalo.
Noi avessimo a far di loro stima Il mondo ceco deb non seguitate
Seguendo povertà cima
fino alla Per carità, gridavo ad alta voce.
Andando per le strade mendicando. Tornale a Dio, gente disviale.
Noi stessi vendicando Seguile il buon Gesù con vostra croce.
Dclgrande amor, cheavemmoal ricco stato. La morto vien con suo corso veloce
Scalziandavamo sanza nulla in testa, Piccolo 0 breve con falso piacere :

Per desiderio dello stato ahielto Eterno fia il dolore


Di panno grosso era la nostra vesta Se ’l vostro cor ne’vizj sta legalo.
Ma io tenevo {sbottonalo il petto ; Se il vostro cor sentissi la dolcezza
L’amor che ardeva dentro nelPaffelto Che con fervor servendo a Dio si sente.
Essendo acceso dall'elerno amore Non temeresti corporale asprezza.

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Dolore 0 pena , o vergogoa pescate. Venendo il santo papa, Vrbano Quinto


Ciasebeduo che conosce chiararaenlc Colla corte da Vignone a Viterbo
Quant’ ha oOeso ’l paziente Iddio, Ammaestrali dal divino istinto
Cerchi con gran disio Andammo a Ini, laodaodo il divin Verbo,
Di rircr sempre al mondo zoltorrato. E da noi iotme sansa alcun riserbo
L'eterno Iddio rolendo augumentare Come per Dio e per la santa chiesa
Questa sua santa ,
poTer'compagnia Aveam' l'anima accesa
Fe la nostra virtù manifestare Tulli a morir, so fosse bist^nato.
Acciò che molti andaaser per tal via. Per la qnal cosa il santo papa Vrbano
La nostra vita e la dottrina pia. Tulli di bianco ci fece vestire,
Entrò nel cor di molti peccatori. E largamente quel pastore umano
Che pien di gran fervori Si proferse a ciascnn nostro desirc ;

Ci seguiron col core umiliato. Ma per voler puramente servite


l’or la provincia nostra di Toscana Nessuna bolla volemmo impetrare..
Il Divio Verbo andammo predicando, Per voler sempre state
E gridavam con voce alla e soprana : In uno stato basso e dispretzalo.
Datevi a Dio, il mondo dispreziando; L'oonipobmte e grarioso Iddio
E cosi molti lor vizj lasciando, Mostrò molli miracoli per noi.
Con gran ferver rilomarvooo a Dio, Li qua' per bravHA non raoooat' io
E noi col cor giallo E perchè non sono neoessarj a voi :
Di tolto landavam' Gesù beato. Però che il Signor vuol, che i servi suoi
Tanto eravamo accesi di fervore. Sperin salvarsi virinosi oprando,
Che come pazzi andavam per le strade, Non segni, dimostrando;
fìridando : viva il nostro ^Ivatore, Che tal fe’già miraeoi, eh' è dannalo.
Viva ne’ nostri cor la povertade, Da che narralo vi ho semplicemente
Viva Cristo Gesù in veritade Parte della cagion di mia salate,
Nell'anime di tolte le persone: Rinnovellate ao fervente mente,
A Cristo adorazione, Cercate Iddio oen tutte le viriate.
A noi vergogna e pena in ogni tato. Avendo tante grazie ricevute :
Passando un di da’ podcr, che fnr miei Non vi paja fatica a Dio zervire,
Da' miei compagni mi feci scopare Tosto avete a morire
Con un capestro a gola , e i pensier rei E goderete ogni bene operato.
Ch'ebbi in quel loco volsi vendicare,
Dicendo, quel, che mi slava a tirare; XXV.
Cosini desiderava por, che il grano
Valesse un occhio amano, Come el peccatore priega Gesù, ohe lo liberi
Tant'era avaro, erodo e dispietalo. da' suoi vizj por la sua passione.
Ogni pena mentale e corporale (Csntaói come — Si fortemetile lon tratto H'atnoit»),
Pel boon Gesù volenticr cerca v’ io ;

Sempre un dolore avevo cordiale Signor Gesù ,


inOnito bene
Non vedendo onorare il dolco Dio, Per tulle quelle pene
Come desiderava il boon cor mio: Che sostenesti, intendi el mio languire.
Per questo spesse volte sospiravo Languisco l’alma mia quando ben passo
E con pena parlavo E bcncGcj tnoi, si grandie tenti:
' Vedendo il mio Gesù si poco amato. Poi veggio me seguir ciascun mio senso

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E lutti e Tixii mia fermi c costanti ; Contr’ a’ nìraici miei sia lancia c scudo :

Onde nel cor mi sento affanno immenso Paga la colpa de miei passati anni (e ludo.
Kipien di doglie o di sospiri o pianti. Con quell'obbrobrio, oltraggio, scherno
Gesù per tutti quanti e merti tuoi Gesù, che lutto nudo e lutto afflitto
Soccorrimi , che puoi Con Ire chiodi con&tlo
Ch'andar mi veggio airctcmo. martire. Per me volesti in tal croce morirà
Andar mi veggio a quel fuoco infernale Non potre’ mai contar le grazie e i doni
Se la tua cariti non mi conforU : Che m'hai largiti insino a questo punto;
Vinca la tua virtude ogni mio male. Con mille modi tu mi chiami e sproni
Voglia risuscitar quest'alma morta ; Ch'i'voglia presto teco esser congiunto:
La vita mia non è più razionalo Non so che dir, se non che mi perdoni,
Ma bestiai tutta, disviata e torta. E fammi vivo al ben, ch'io son defunto.
Gesù fammi la scorta inverso il cielo. Gesù, molto compunto io gran tormento
Leva questo gran velo, La mente e ’t cor mi sento.
Ch'i segua le, mio dolce c sommo bene. Deh non lardare e miei prieghi esaudire.
Seguir vorrei le tuo vesligie sante
Ma Sun legato o sono infermo e ceco : XXVI.
Son pien di lebbra dal capo alle piante,
Non truovo dentro nè fuor pace meco : Come Dio si duole della cecbilh dell’anima.
La carne , el mondo e demonio sliganic
’l ( CaaUsi come — Mwirc ebe fetti Cohiì che ti fece ).

Vincon la guerra , perch'io non son loco :

Gesù, questo andar bieco ornai correggi ; Quando ti desterai, anima stolta.
Fa ebe presto mi veggi Aprendo l'occhio al tuo invecchialo viziof
Spogliare e vizii e le virtù vestire. Tu corri forse all'infcrnal supplizio:
Quello spogliar. Signor, ebo sostenesti Fermati un poco, e la mia voce ascolta.
Alla colonna per me tanto ingrato, L'amor mi mosse a farti si gentile.
Ogni mondano amor mi spogli, e presti Che t'adornai dell'imagine mia ,

Grazia, ch'io l’ami tultlo inebriato. E ciò eh’ è sotto il cel li fe’ servile,
El sacro sangue, che allora spargesti , Dando del mondo a le la signoria , .

Del tuo bel corpo, essendo Qagcllato, Perchè fruissi mia gloria gialla: i.i
Gesù, m'abbia sanato ogni mia piag.i: Tra lo delizie tifeci immortale, u"u il

E sol di quel li paga. Ma la tua colpa grande, originale ';.u . 1

Ch’altro prezzo non ho, che il tuo patire. Ti detto morte ed al peccar l' ha volta.

La gran vergogna e ’l massimo dolore. Poi per la mia bontà, che mai non manca.
Che li diè quella corona pungente Discesi io terra e Decimi uom perfetto:
Del cor mi tolga i^ni voglia d'onore E la natura tua debile e stanca
E po'mi faccia umile o paziente: Fe’ forte in croce, in cosi crudo letto.
Li spuli e le guanciate e '1 gran rumore Col sangue mio sanando il tuo difetto:
lihc furon fatti al tuo capo innocente, Sempre largisco a te gli eccelsi doni
Gesù, nella mia mente sempre stimo. Ma tu insensata già non abbandoni
Acciò che'l gran veleno Quel vizio, che la grazia mia t'ha lolla.

nella superbia mia reggia perire. Quando li do prosperità per farli


Ristora, Signor mio, tutti i mio’danni Di me goder, che son la tua salute:
Con le tue pene di quel tempo crudo : E tu, superba, aliar da me li parli.

La croce , che portasti in tanti affanni Seguendo ’l senso e fuggendo virtulc ;

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Per sanar poi le tue mortai ferale Scnlol dire, e non vi penso.
Ti mando cosa avversa , ma to ceco Perchè la mente va per mal cammino.
Già non Rammendi, e vai con mente bieca Farmi dica il crocifisso ;

Di maie in pegipo nei peccalo involta. Come ti può’ tener, che tu non m’ami?
Sol per amor t' ho posta in questo stato, Se mi sguardi un poco fisso

Nel qaal ti veggio piò atto a far bene; Romperò del tuo cor tutti i serrami:
Con mille modi mi sono ingegnato, Sol per trarti de’ legami
Cbe fugga T viiio, che morto li tiene: Deirinfemal dolor volsi morire.
Oltre di questo più grazie serene Perchè possa fruire
T’bo concedute, perchè non ti danni; La gloria mia , com’ogni serafino.
Ma tu, ch'ba’male spesi i giorni c gli anni
Vivendo, mori in tenebre sepolta. XXVIII.
Deh Bgnarda un poco cl mondo traditore.
Che porge amaro e dolce ti promette; Del perdimento della grazia.
Vedi la morte che viene a
, tntl'ore (Cantati come — Giaroti , donna, per la fede mia).
E ’n vali saette ;

Tosto li troverrai a quelle strette. Quando ti parli , Gesù ,


vita mia
Dove farai ragion della tua vita. Rimango in pena e pien di tenebria ;

Se non t'ammeodi qui, pena infinita Chiaro conosco ornai


Riceverai ,
dal tuo demon raccolta. Te , sommo gaudio, splendore e conforto ;

Senza le sempre io guai

IXVII. Vivo morendo e molto affanno porto ;

Se non vien meco, vo pel cammin torto

Medicina di Cristo in croce. Perchè se’ vita ,


verità e via.
Per la ma dipartenza
(CaDta>ì come — Uaa doaaa d'tnior flao). Comprendo, che tu se’ relerna pace.
Che la mia conscienzia
Clrucifisso a capo chino Non truova posa e contro a me non tace.
Veggo ’l mio Dio, Gesù, somma bontale O infinito amor, ch’ogni altro ispiace
Fc'mia peccati paté, A chi t'assaggia con la mente pia.
E non mi desto a tanto amor divino. Come per mia salute
E1 mio Dio per lo mio amore Senza mie’ merli a me venir volesti,
Diventat’uomo abietto, umile e servo: A me dona viriate
E1 Signor d'ogni signore Degna tornar non guardando a mie' gesti :

In croce steso e’ tira ciascun nervo: Quanto più spesso torni c grazia presti,
Com'assetato cervo Tanto più mostri tua hontà gialla.

Di mia salute, sento dice sitio ;

Ma io pien d’ogni vizio XXIX.


Serro gli orecchi a si dolce latino.
Laude dcli'amor Divino.
Chi potre’ stimar le pene.
Che ’l mio Signor sostenne in su la croce? (Canlatì come — Madre cbe festi Colai che tt fe').

S'una ne pensassi bene


A servir sempre a lui sarei veloce: vuo’ gustare el dolce amor Gesù
Tutte mi son sante voce. Vola l'anima tua d’ogni altro amore.
Che mi gridan eh’ i’ domi ogni mio senso: Che quanto più dal mondo spicchi ’l core .
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Taa(o più senii ’l ben d'ugni >irlù. Iluando ’l sonno vinceva pur la guerra
L'alma cb'è vota del mondati diletto Che l'orazione all’occbio era molesta ,

Per amor del sno Dio, cb'è aomnio bene Gitlavo el corpo sulla nuda terra.
Tanto lume e dolceiia al cor le viene, Posando sovra un sasso la mia testa ;

Che sol d’amar Gesù è soo concottu. .Ma’l padre mio, com'ebbe intesa questa

Non ama aè, nè altra creatura, .Mia penitenlia , mi faceva entrare


Se non quanto Dio voi per carità. Nel mio buon letto , ed io , per meritare.
Perche con Lui unita sempre sta Vi missi rena, a me crudele c strana.
Pena nè morte non le fa paura. Gol corpo insieme il buon voler crescendo
Col timore è d’accordo la speranza Pensai d’entrare in santo monistero :

Perchè ognun Ta perfetto el suo uffizio. £d una notte fuggirmi volendo.


Dolore e gaudio in sè non baniio vizio. Dal padre mio fu rotto il desidero ,

Che spento l'ha in lor la temperanza. Che per forza mi tenne ,


e tutto fiero
Con tutti 0 sensi ha pace la ragione, Cuiilr’a mia voglia subito divenne
Perchè ordinali sono al sommo sposo : E maritommi ; in modo mi convenne
La coscienzia in massimo riposo Acconsentir dal mio pensier lontana!
Con Dio si Iruova in perfetta unione. Lo stalo maritai , mollo difforme
Spogliata s'è d'ogni cosa creata A chi vuol colla mente a Dio servire ,

£ rivestila del sno dolce Dio, Presto mi tolse le vestigie e Forme


Tutta in lui trasformata con disio Della mia santa vita o buon desire :

D'amar sol lui si Iruova inebriala. Tutta l’anima mia foce invanire
Diletto, gaudio, lume ed allegrezza Cercando ornar el corpo in molli modi
Giubilo e canto sono c cibi suoi ; F. del divino amore isciolli e nodi
Dunque vola il tuo cor quanto tu puoi Mi delti al mondo con la meato vana.
Acciò che ripicn sia di tal dolcezza. AlaGesù Cristo mio dolce Signore,
,

Che per fondarmi in santa umililadc


Permisae cb' io lasciassi el suo amore
xu. Volse mostrar l' immensa sua-bonlade :

Ed una volta pien di vanitade


Laude della Beata Villana di Firenze che Sondo allo specchio vidi mia figura
è sepolta in S. Maria Novella. Come un demonio : ond’ io per tal paura
(Cantasi come — Madre che fetii colai che ti Te). Tornai a Dio ,
come fedel cristiana.
Disprezzai le perle e vestimenti
Ideala sono c por nome Villana Di seta ,
c panni fini ed ogni ornalo :

Fu’ detta al mondo, e Gesù , dolce vita Con lacrime sospiri e gran lamenti
In ciel mi fa chiamar sua margarita Mi confessai di ciascun mio peccalo :
£ fatta m’ ha sua sposa alta e sovrana. Tutto il mio core in Cristo ebbi localo.
Villana fu' contr'al demon sottile Con Maddalena bagnando i suo' piedi
Contr'al mondo c la carne e vizj loro. E con dolor, pungenti come spiedi.
Ma di costumi e di sangue gentile Che il buon timor cosi fiorisce c grana.

Pietosa c liberal del mio tesoro. Cristo Gesù , l’amor mio crocifisso
Insin da puerizia in gran marloro Dipoi sempre portai nel cuor dipinto.
Tenni cl mio corpo in vigilie e digiuni, La notte e ’l giorno medttaodol fisso:
Con ciliccj pungenti come pruni Per la sua passino portavo cinto
Per conservar l'anima monda c sana. Un gran cerchio di ferro: cl corpo vinto
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18

E ’l senso regulalo stcto sempre: E quanto più cresceva el mio languire


Con queste sante e virtnose tempre Più mi pareva aver grazie serene :
Trovai la via del ciel quieta e piana. Onde m'apparve Dio, ch'é sommo bene
l4i mente mia prendea si gran conforto In carne ,
crocifisso e la su' madre ,

Del sacr'ofDcio e delle sante messe, Con molte sante vergine leggiadre
Cbe spesso lo intelletto stava assorto Più bella che non è la stella Diana.
Per la dolcezza, che gustavo (Tesse Dotala fu' da Dio di profezia

E tanto cibo parca cbe prendesse E molte cose predissi future ;

L’anima e ’l <»rpo in ({nella fruizione. Ancor gran segni morte mia della

Ch'ogni appetito era in oMivione Dimostrò Dio per mie virtù pure. le

Come addivenne alla Sammaritana. Cercate el vero lume, o mente oscure.


Cosi leggendo il mio Pani devoto, Poi che vedete in quanta gloria io sono :
O qualche libro delTamor divino, Tornate a Dio cbieggendogli perdono
,

D’ogni altro amore avendo mio cor voto. Che ’l tempo corre e la morte é toslana.
Subito ardevo come un serafino :

Et capo discoperto, el mantellino


Giltavo in terra per la gran calura XXXI.
Benché di verno fosse gran freddura.
Perché infocata era mia mente umana. Landa di Santo Niccolò di Liiia detto
E cosi ebra di Gesù, mio sposo San Niccolò di Bari.

Sempre Tamaro ardentiasimamentc. raatasi come ^ Da cbe è quel cbe dentro \


Per la qual cosa non mi fe' nascoso ( « me ampepgìA /
Il volto suo, tanto bello e lucente :

Anzi spesso m’apparve e dolcemente vendo tutti ’l cor pien di letizia

Meco parlava in modo , cbe narrare Cantiam con dolce canto


Non lo saprei , se non che giubilare Del magno Santo Niccolò di Lizia.

Sentivo la mia mente a lui s{>ontana. Questo uomo divino


Sempre seguir Gesù con la mia croce Come fu nato volse digiunare
Desideravo in poverlé dis|Mtta : E così piccolino
Per la via mendicando ad alta voce El venerdì non volse mai poppare.
Volevo andar, com’ogni poveretta. Se non sol' una volta al tramontare
Ha non |x>tevo, percb’ero costretta Del sole : e questo segno
Ad obbedire alla mia compagnia Fé 'I mondo degno della sua notizia.
Ed ogni pover’ eh’ io vedevo io via E crescendo in etade
Mi pareva Gesù, d’amor fontana. Cresceva mollo più ne'buon costumi:
Una mattina, essendo in su la piazza E con velocitade
Della gran chiesa de’ predicatori Prese delle scienzie c veri lami :

Io presi in collo un pover' come pazza Tutti gli onor fuggiva, come fiumi.
El qual pareva pien di gran dolori; Di virtù era specchio
Inaino allo spedai de' Fra’ Minori E come un vecchio visse in puerizia.

Con grande amore e dolcezza portai, Tanto era pudico.


E meglio eh' io potè' lo consolai Che l'occhio basso e'I cor' alto portava
Non curando per Dio parere insana. E’ntcndi quel cITi'dico,
Desiderando per Gesù patire Nessuna bella faccia mai sguardava :

Sentivo spesso febbre con gran pene La carne e 'I senso in ogni dì damav.a
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Con falicbc e digiuni, Tranquillino volesti liberare:


E cosi spense c pron d'ogui malizia. Una donna il parlare
E morii i suo’ parenti Riebbe , per lo quale il suo marito
Tulio ’l suo'patrimon robe a Dio dare. A Dio fu convertito
In que' tempi correnti Ed amendua tornaro a peuitenxia.
Un gentil uom si volse disperare, Ancor Cromazio, di Roma prefetto

E tre Ggliuole pensò far peccare Tu liberasti dal suo gran tormento :

Per carestia del pane : Prima romper volesti al tuo diletto

E stara com’un cane in tal trislitia. Gl’ idoli suoi, ch’eran pih di dogenlo
Ma questa santa stella E mille quattrocento
Tre volle andò di notte a casa loro Di sua famiglia : ed egli col suo figlio

E per la finestrella Seguendo il tuo consiglio


Uiltò tre palle di gran peso d’oro : Si batlezzaron con vera credenzia.
E liberate per colai tesoro Dipoi lo ’mperador Diocliziano
Furon le tre pulzelle, Mandò per te e cominciotti a dire
E maritarsi quelle in pudicizia. l’t’ bo fatto mio primo capitano
.\ndando in Palestra E tu se’ stato conte’ al mio disire ;

Due nari liberò, ebe ’l mar rompea ; Ma tu con grande ardire


E per rirlb dirina Gli rispondesti : i’ bo Cristo adorato
Vescovo fu po'fatto di Mirea: Perchè tu sia salvato

E per lui tanti segni Dio Tacca, E per r imperiai Roman potenzia.
Ch’ ancor non so ne sazia E comandò quel cane imperatore
E chi vuol grazia prenda sua amicizia. Che ad uno legno tu fossi legalo

E quindi a’caralier con gran furore


Ti fece saettar da ogni lato:
XXXII. Ogni membro forato
Rimase di saette tutto pieno,

Landa di Santo Sebastiano. E1 flato venne meno


(Caotaii cooM — Piangete con Maria]. E l'anima dal corpo fe partenza.
Quand’ ogni saettier si fu parlilo
don ogni rererenzia Cristo ti volse far pib glorioso
Noi li preghiamo , Santo Sebastiano E l'anima col corpo riunito
Cbé la tua santa mano Ti fece star alquanti di nascoso:
Difenda noi da guerra e pestilenzia. Dipoi sano e giojoso
Tu se' quel capitan vittorioso Tu riprendesti Diocliziano
Che non temevi Imperalor Romano Del suo core inumano.
Confortand’ ogni marlir pauroso Mostrandoli la sna iosipienzia.
Che stesse forte, come buon cristiano: E dicesligli: Dio m’ba suscitato
Marco e Marcelliano Perchè io ti riprenda duramente:
Soslenèr volentieri c lor tormenti Allor quello tiranno infuriato
E tutti e lor parenti Ti fe’ io palazzo batter fortemente ;
Fnron salvali per tua sapienzia. Come agnel paziente
L’anima e ’l corpo ogni volta sanava Rendesti l’alma a Dio io quello strazio,
La lingua tua col santo predicare: E ’l tiranno, non sazio
Da grande infermità, che ’l tormentava Ti fe gitlare in fossa di fetenzia.

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•Jl)

Ma la scqucntc nodc rivclaili Adempj del tuo padre ogni sermone:


Alla devota tua Santa Lucina L'obedieniia è via di perfezione.
Dov' era cl corpo tuo o domandasti Che guida l'uomo nel divin cospetto:
Che lo traessi di quella sentina; Questa è la vera e somma sapienzin:
E presso alla cessina Morire al Mondo per vivere a Dio.

Degli Apostoli santi li locasse ; Che giova all'uomo ricchezza o scienzi.v ,

Ed ella te no trasse Onore o fama , o altro piacer rio,


E seppcllitti con gran diligensia. E poi trovarsi nell'eterno oblio.
rulla r Italia una volta perla Avendo sempre el fuoco per suo letto?
Di peslilcnzia, ma fu rivelato. El mondo è cieco e tutto pien d’inganni
Che uno aitar si facessi a Pavia Mostrati il dolce e poi li da l'amaro
Al tuo onore c cosi rabbricalo, Tal crede con lui viver moli' anni
si

Da Roma fu portato Che subito vi mor senza riparo.


El corpo tuo e cantala la messa Cosi la roba ,
che I’ uomo avaro
tien
;

La pestilenzia cessa ; In un punto la perde a suo dispetto.


E cosi terminò quell' influenzia. Cerca que’ ben , che non vengon mai meno.
E narra Sant’Ambruogio dì Milano, Chequi s'acquislan con brieve fatica:
Della qual terra fosti cittadino El mondo uccide l’uom con suo veleno
Che chi ti priega, essendo buon cristiani'. E Gesù Cristo di gratin il nutrica.
Presto riceve l’aiuto divino: Se la virtù
ti sarò sempre amica

E qualunque tapino Nel cordoncrè sempre diletto.


ti

D' infcrmilà o altra passione, El Monislero è il porto della pace


;

Ila in le divozione Salvo dal mar del tempestoso mondo:


Riceve gratin per la tua cicmenzia. Qui si vive in amor santo e verace.
Servendo a Dio col cor lieto e giocondo :

La carità fa lieve ogni gran pondo


XXXIll. E fa il servigio a Dio grato ed accetto.
Come saetta vola il mese o l’anno
Lauda di Santo Benedetto, che si canta al E’n breve tempo l'tiom perviene a morte;
novizio quando si lava e piedi. Chi ha fuggito ogni mondano inganno
Non muor, ma vive nella eccelsa corte:
'Hantasi come — O Craeit«vM>, dif n«i 4itnori!i. E Gesù Cristo allora apre lo porle
Al mio figliuol, ch'ha fatto el mìo pret'clto.
Allora el porcrel, ch’è stalo umile.
J^scolla il parlar mio, Bglinol diletto, Si iruova ricco del regno celeste
Che sono et padre tuo San Benedetto. Allor rispicndon le Ioniche vilo
Lava tuo' piè dell'aHetta mondano Pili che non fanno le dorate veste :

E dciramor delle cose terrene. Allor (le lieto, pien di canti o feste

Se vóti il cor di ciascnn piacer vano Chi per Dio pianse ogni mortai difetto.
Ripien sarai di Dio , cli'c sommo bene: Pace c riposo, giubilo o dolcezza.
Euggi del mondo le mortai catene Gloria ed onore e sempiterno riso.
E troverrai la pace nel tuo petto: Gli .Angeli c Santi e Dio, somma bellezza.
Spoglia li vizj e vesti le rirtute Gode el mio llgliuol buono in Paradiso :
E sottometti e sensi alla ragiono. Dunque seguila me con Dolo viso,
Se tu vuo'preslo aver grazie compiute. Che a lutti e ben del ciel se’ stalo eletto.

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XJXIV. Colui, che entra alla Religione


Senza macchia di colpa, e fa giustizia:

L.ukIo (li Santo Benedetto : come e sua R quel che parla per ulil ragione
Monaci si raccomandano a Lui e quello La veritù senz' alcuna malizia:
die esso risponde a loro. £ non ha fallo fraudo, o ver nequizia
cf>in« ^ O CrtKiA^xo • ch«! nel eie! ilìmoril.
.Al suo fratello con alcun difetto.

Dice el Signore ancora : abitcranoo


0 dolce padre nostro, Benedetto, Nel labemacol mio tutti e prudenti
Conforta noi col tuo parlar perfetto ; Che maligno demonio decideranno.
'I

Ascolta, fìgliuol mio, li mia precetti Non consentendo a sua falsi argumenli
Kd inchina l'orecchio del tuo core :
Cacciandol fuor do cuori e delle menti
L'obedienzia sani i tua difetti. E rivelando el suo dir maladelto.

Rompendo el tuo Toler dentro c di forc; Perebù non vinca noi dell’esser vinto
In prima priega Dio con gran fcrrorc, Bisogna sempre stare in timor santo
Che adempì in te ogni buono concetto. E nel cor vostra aver sempre dipinto.
Destatidunque dal sonno mortale Che Dio del bene 6 cagion lutto quanto ;

R odi la Scrittura, che ti dke; Se porterete d’umillh rammanlo


Vienne figliuolo al Re celestiale Salvi sarete dal mortai pungello.

Comincia dal timor santo e fliicc. E d'ogni bene Dio ringrazierete.

Dello Tirili fundamento e radice Che s'è degnalo d'operare in voi :

Che ordisce in pena e poi lesse in diletto. E col profeta laudando direte ;

.Ancor ti dice Dio tuo dolce sire: Non voler dar , Signor la gloria a noi

Chi é queir uom, che vuol la sera sita: Ma dalla al nome tuo, che far lo puoi,

Guarda la lingua da ogni male dire Purché nostro servir li sia accetto.

Fuggi ogni colpa c chi a lei t’ insita:


Di virtù fa che l’alma sia vestita XXXV.
E sarò sempre dentro nel tuo petto.
Qual rosa v’è più dolce, frali miei Laude de' selle doni dello Spirilo Santo.

Che la dolcezza del parlar di Dio? (Cantavi come e vaii$;eU in rima Jrlla Quaresima).
Succinti dunque per fedo vorrei
Che osservassi ri suo consiglio pio V ienne consolatore
Calziti ancor con l' alletto giallo. Spirito Santo ,
dolce eterno Dio
Adempiasi il vangelio io ogni dello : Purifica el cor mio
Se con la pace questo osserverete E fa ch'egli ardi del tuo santo amore.
Andando per la via della salute Vieni in me prima c purga la mia mente
Con vostra gloria Dio nel cel vedrete. Da tanta oscurità di colpe e vizj :

Chi pih, chi men secondo le virlulc: Discendi in me, come Signor potente :

Di caritò sien l' opere compiale. Mostrami miei difetti e tuoi gindizj.
Che fa l'nom grande nel divin conspctlo. Acciò ch'c gran snpplizj
Chi domandassi con David profeta l’ fugga pel tuo don del timor santo
Dicendo a Dio: Chi abita Signore E diventi nroii tanto,
Nel Taberiiacol tuo e chi quieta Ch'i' pianga l'crror mio con Inllo cl core.
L'anima sua nel tuo monte d'amore? Quando io ho pianto ogni mortai difetto
Risponderebbe con benigno core Vedendo l'alma mia come un leproso
Al servo suo questo parlar corretto: Quel don della pietà, ch'é si perrello

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l’riego lui doni ,


o medico pietoso \XIIV.
Si, ch'io prenda riposo
Nella speranza tua, e tua pieladu Laude di Nostra Donna.
Usi con Terilade
Ad ogni mio (laittasi corno — 1' bcu che 'I hon servire è r^no.
fratollo a tutte l'ore.

Oimiuclando ad usar tua mediciua


Deh vico come dottore e gran maestro A. ve. Madre dì Dio, per tua vìrtute
E insegna le rirtù con tua dottrina Del cìci regina e del mondo madonna
Uh' io sia discreto c fugga ogni sinestro : E di ciascun fcdcl forte colonna.

E col tuo braccio destro Tu se’ del pcccator vera salute :

Conservami il tuo don della scienzia. Degna pregar per noi il tuo l'ìgliuolu,
Che con gran diligenzia Che liberati siam da pena c duolo.
lo viva senza offesa c senza errore. Per tulle quelle grazie ch'hai avute
Ma perch'io sono ancor debile e stanco Dal tuo Gesù, che nulla mai li iiiega.

Per la mia grande inrermitade antica Piacciati d'esaudir chi ben ti priega.
Usando le virtù io verrei manco. Noi siam ricorsi sotto il tuo aniiiianlo.
Se non m'aiuti portar la fatica ; Pregando le. Maria, che ci difenda,
Soccorrimi e nutrica Cbc '1 nostro gran nimico non ci offenda.
L'anima mia col don della fortezza El dolce nume tuo mitiga il pianto
Si eh' io vinca l'asprezza Di chi si 6da in te, benché sia al inondo
La carne, el mondo c 'I dimon traditore. E fai portare in pace ogni gran pondo.
Dato che col tuo aiuto io vinca forte. Devotamente adunque in questo canto
Non è perché dilOcilc non sia: Ti supplichiam che l'ira di Dio tempre.
Però ti priego che 'n sidura sorte In mudo tal, che noi li laudiani sempre.
Tu m'accompagni e parli per la via.
Vienne, dolce Maria, xxxvii.
Donami il don del tuo santo consiglio.
Al mio cor da di piglio. Lauda di San Francesco.
Che l'amor faccia dolce ogni amarore.
Pel tuo consiglio mostri con ingegno (
Castali ci>mc Chi icrre a Dio con |>urità dì enre }.

Le virtù usate e mai non mi abbandoni.


Ancor con umilté pregando vrgno 0 San Francesco, dolce padre mio.
Che'l don dello 'ntellctto tu mi doni: Prega per me el trino et uno Dio:
E co' gli angioli buoni Prega per me cl padre onnipotente
Intenda quanto è degna e preziosa E '1 suo figliuolo, eterna sapienzia
L’anima virtuosa E lo Spirilo Santo, che è clemente.
Ornata come sposa a te signore. , Uno Dio, (re persone cd una essenzia.
Essendo ornato per la tua clemeuzia Che mi conduca a vera pcnilenzia
Di celesti costumi e virtù sante. Col cor piangendo ogni mio atto rio.
Degna col don della tua sapienzia Per quelle sacre stimate, che avesti
Unirmi lece e fammi contemplante, Da Gesù Cristo nostro Salvatore,
Ch’i senta e gusti quante Degna pregar per me , che io mi vesti
Son le dolcezze tue di grazie piene; Di carità ed umiltà di curo :

E sempre in te , mio bene. Acciò che io sempre sia per suo amore
Vada notando e mai non esche forc. Umil, devoto, paziente c pio.

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Tu ti mcUesti el mondo sotto piedi lo non mi veggo sazio


E dispregiasti ogni cosa terrena : Di piangere e dolere e strider forte.
Però nel cielo a faccia, a faccia vedi Per inaino alla morte.
La maestà di Dio, di gloria piena. Vedendo ’l mondo pazzo, stolto c cicco.

Chiedi per me la sua grazia serena, Per Dio piangete meco


Acciò ch'io serva a lui col cor giulio. Se c'è alcun, che di carità senta

O patriarca mio. che se' esaltato Che chi non si lamenta


Nel paradiso sopra molli santi ; Di tante offese , non ha Dio nel core.
Simile sé a Gesù passionato.
Perché vivesti al mondo in pcnec in pianti:

Tu se Ira’ serafini in dolci canti. XXXIX.


Iddio t’esaode d'ugni tuo disio.
De frutti della carità.

XXXVIII. (CaaUai come — B«ii Iota Dìe **i*M»QTercinc e pura).

Lauda del pianto di chi ha carità.

Clhi si vesto di me, carità pura


(t;anl«Ì come — O rosa min fffnlilc — »rnza stniite). Col cor lutto sincero
Sente pace, diletto e gaudio vero,
l’son colei ,
che fé creare a Dio
A.manti del Signore, L'angelica natura, e si gentile:
Piangete el buon Gesù ad alta voce. l’fcci fare cl celo alto e giulio.
Ogni di posto in croce Di stelle pieno c tanto signorile:
Per nuove colpe dall’uom peccatore. Tulli e pianeti c lor virtù sullile
Din, eterno amore Del bel vostro emisfero
Per darci il celo ha dati e suoi precetti: L’ha fatte el Creator per lo mio imperu.
E l’uom pien di difetti L’aria e la terra e ciascuno elemento
Disebbidiendo, gli getta per terra. Per me son fatti in somma perfezione :

Così si truova in guerra L’erbe, i fiori, le gemme, oro ed argento.


Contr'al suo Creator, bene inCnito, Li uccelli e i pesci in magna ammirazione
E del vizio vestilo E frutti ed animai d’agni ragione.
Seguendo 'I senso, a Dio diventa morto. Qual grave e qual leggiero,
Oimè che conforto Qual mansueto e quale aspro ed altero.
Si può pigliare in questo miser mondo, Riscaldasi Iddio con la mia vampa,
Da poi che il cici giocondo Che all’ immagino sua feci far l'nomo
È disprezzalo per un po’ di faiigof E di sua trinità li diò la stampa.
Però sospiro e piango. El paradiso in terra era al suo domo.
Sentendo il disonor ch’é fatto a Dio: Ma poi gustando del vietato pomo
E pel prossimo mio, Trovossi forestiero,
Che per vii cosa occide la su’alma. Fuor di delizie e pien di vitupera
Chi porterà la palma Iddio del foco mio tanto s’accese
Della compassion di tanti danni Vedendo l’uom, ch’era caduto c morto.
E il suo cor pien d'affaoni Che per me in terra dal suo cel discese.
Per carità di si crudele strazio? Prendendo carne per darli conforto:

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E fessi pazzo nel mio amore assorto Se tu li vesti di mia carità,


Contra se crudo e fero Sentirai nel tuo cor somma dolcezza,
IVobbrobii e pene atendo desidero. Vedrai cl mondo pien di vanità,
Trcntalri anni quel Verbo dirino Cognoscerai de vizj la bruttura,
Visse in dolor col corpo e con la mente A Gesù Cristo andrai con allegrezza.
Sempre patendo, come un peregrino Correndo pel sentiero
Andava per salvar l'umana gente; Delle virtù, come Paulo o Piero.
La notte all'orazfono era fervente Senza me non si truova alma sicura
E giorno tutto intero
'I Per me si porlan voleulicr le pene :

Come lucerna sopra al candelliero. l'fo gli uomini Dii, non per natura,
Cristo Gesù di me s’inflammù tanto. Participando Dio eterno bene;
Che morte patir tolse in su la croce. .àd ugni perfezion per me si vionc:
Versando io molli modi el sangue santo Col mio gran magistero
Tra dna ladron deriso ad alla tocc : Suave li farò quel, che è austero.
In se portando ogni pena feroce. Chi prende ammirazion di quel ch'i'dico
Con suo grande impropero. Nou sa che Dio è carità iulinita;
Per condor l'uom nello stalo primcro. E chi vuol esser suo perfetto amico
Non era snlBcenle al popol crudo Abbia sempre di me l’alma vestita;
Tener couBllo in croce Iddio Signore: lo quanto asceso ogni ordine di vita:
Non lancia o spada, non coltello o scodo. Ed ogni munislero
Non forti chiusi , ma solo cl mio amore: Si può dir sanza me essere un zero.
Questo si vidde quando aperse el core O mondo cicco, o povcr, pazzo e stollo.
Con acqua c sangue mero, Che non cerchi d’aver si gran tesoro!
Dando salute al mondo e refrigero. Per me è l'uomo da ogni colpa sciolto.
Ed anco ardendo di me, duicc Gamma, Per me si sale in ciel nel sommo curo,
Li santi sacramenti lassò in terra l'sun la carità, che mai uuu muro
Nella sua santa ecclesia, vostra mamma. E fo l'uom lesaurero
Ohe dan salute all'alma io ogni guerra: Dc’don di Dio e son buon cavalicro.
Drenlo color di pane e vin disserra Viva la carità per lutto '1 mondo
L’amor nel tuo pensiero. £ mora l'amor proprio ed ogni vizio:
Perchè tu arda come acceso cero. Tanto s'accenda el mio foco giocondo
Come ti puoi tener col tuo affetto. Cb'ognun di sè faccia a Dio sacriGzio :

Che non risponda a tanto grazie e doni? Se In gustassi el mio gran beniOzio,
Chiedi mercè di ciascun tuo difello, Cantando col salterò.
Priega col cor Gesù che ti perdoni
, ;
Diresti a Dio: miglior vesta non qurro.
Fuggi gl'iniqui e conversa co'buoni.
Pensa di Dio, che spero. XL.
Che contr'a'viij tu sarai severo.
I li farò paziente c benigno. Lauda della partita della Grazia.

Sollecito, devoto, umil, pietosa: r.»otJWi pome — Cmn'iiatr^in fterdiUo \


Per me si spegno ogni pcnsier maligno. ( la duUie miu fMlic4. /
Per me si vince cl mondo tempestoso;
D'ogni demon sarai vittorioso; Orsù , mio dolce Dio
E 'I corpo lusingherò Di me pietà li prenda.
Per me si doma e Tassi bon soméro. Che tu mi renda el tuo volt» giulio.

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ss

Di iMrime e «ospirì ILI.

Mi TD cilMKto e lento Ina sentenzia :

E ’l cor pien di martiij Come l'Angel bnooo aiuta l'aninsa


Non Irnoro pace nella cnnscientia ; peccatrice.
Con vera penitenxia (Caitui come — O CrocifiMO cbe net etcì dimori].
T'addimando perdono',
Signor mio bono, sguarda el pisolo mio.
Per mia colpa crudele Destali, aolma mia, piu non dormire.
Preso e legato son dal mio nimico : Se lo non vuoi nel fuoco eterno gire.
Tu se’ del cor fedele 0 duro core , o mente sorda e ceca

Padre, fratello, sposo e dolce amico: O mortai sonno , o insensata e slolla :

Ascolta quel di’ i’ dico, Tu bai la volontà perversa e bieca


Gesù amor mìo bello. Da Dio parlila e ne’ viij rinvolta ;

Questo flagello postar noo poss'iOk • Presto la carne tua sar.à aepulla
Quanta sia la mia doglia E mai pib non potrai in del salire.
la puA intender uomo o nonio pmora, Da Cristo sentirai l'aspra seniende,
Non
Che d'ogni ben si spoglia Cbe li condannerà gib nell’ inferno ;
Che per sua colpa fuor d'iddìo si truora. Dentro ti morderà la consciensia
Ogni male in lui cova Perch’ bai ofléso Dio, Signore eterno;
Perchè perde ogni bene Privala d'ogni gaudio e ben superno

E sempre in pene sta ’l suo viver rio. L'nfizio Ino sarà tempra linguire.

Prendete esempio lotti Allora quel Demon cbe ora li lenta. ,

Voi, che sentile Dìo dentro nel core. Ti darà pure e gran toimenli e gnai;
Fate a Lui santi frutti Vedrai la tua belleua al Inllo spenta,
Col caldo suo e ringraiiato amore; Nel fuoco stando senza usdme mai:
Pregalel con fervore, Con lacrime e suspir tu piangerai
Cbe mi mostri sua faccia El mal pensiere, el mal fare, el mal dire.
E satisfaccia al mio santo disio. Cbe li varranno e piacer sensuali
Disperar non mi deggio. -n-ù '•'>
i Le lui ricchezze el loo superbo onore?
Cristo Gesà , da poi che Unto m’ami : Piena li troverrai di molli mali
Chiaro conosco e veggi», th vMao'l 3 Maiadicendo gli anni . c mesi e l' ore :

Che ’n mille modi al dei m' ìotIII e chiami. Tanta sarà la pena del fuo core
Se In vuoi, eh' io li bramì Che tu morrai e non potrai morire.
in si erudel tormento, d
'

-e' Ritorna a Gesh Cristo , che t'aspetta

Fammi contento stare in qnest' oblio. Collo ana braccia aperte io su la croce :

Ogni dolore e pena Abbi la coDlrizioo del cor pcrfclla


Per le portata 6 singoiar diletto : Intendi el mio parlare c la mia voce
La tua grazia serena ì'._. . U Pib li duole el tuo nome c pib li cuoce.
Volta l'amaro in dolce oell’albtio: . /l Che noo fu la sua morie e’I ano martire.
Degna farmi perfello . .rì«)U! t i] M Se to ritorni con amor verace,
Colle tue dolce tempro Delie lue colpe confessa e conlrila
Ed arder sempre nel ino foco piu. Tu sentirai od cor la sanla pace
E virerai con gaudio io questa vita:
Poi al tuo Gn, quando sarai partila
Ti condurrò nel celo al sommo Sire.
4

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•2S

XLIt. Oimè, che io non piango el mio peccalo,


Oimè, che io non temo el signor mio,
Come Gesù iodacc l'anima a contriiionc. Oimè, eh’ io potrei essere dannato,
Oimè, che io vo’ drieto al mondo rio,
Caotafì come — Le ttanze della pauioae \ Oimè che io son sempre stalo ingrato
,
( ecome le Lameotaziooì. /
Oimè, che io non amo el dolce Dio,
Oimè, che io non penso el bene eterno,
I sonoel dolce Dio, anima ingrata, Oimè, che io son degno dell’ inferno.
l’son Gesù, che ti feci al bella: Perdona, dolce padre, al mal Ggliuolo,
l’aon lo sposo tuo, che t'ho sposala: Perdona, buon signore, al pravo servo.
r son fatto fratel di te sorella Perdona ogni mia colpa, pena e duolo:
l’son colui, che t'ho ricomperata: Perdona a me, che son tanto protervo.
l'sono el buon pastore, o pecorella: Perdona Trinità, un Dio solo.
l'sono el fonte e'I mar di ciascun bene, Perdona a questo cor di doro servo.
l'son perdonalor di colpe e pene. Perdona, Dio, dal qual viene ogni bene.
Perchè non tomi a me, anima mia? Perdonami Gesù, per
,
lo lue pene.
Perchè vai drieto a' tuoi viij mortali.
Perchè non lassi la tua mala via. XLIV.
Perchè non temi le pene iofemali. I

Perchè non segni la via santa e pia, Ammirazione dell’ immensa carità
Perchè non ami o beo celestiali di Gesù Cristo.
Perchè non hai In contrision nel core
Perchè non piangi innanii passin l'ore? (CiDtMi come " Leffudn diva e pii coavieo prrtre|«
Piangi il tuo male stato e li tuo'vizj.
Piangi l’offese fatto a me tuo Dio, La croce tua, Gesù, mi fa stupire:
Piangi la croco mia e mic'snpplizj: Tu se’ '1 mio vero Dio
Piangi ,
che per te sparsi el sangue mio. E per me servo rio tu vuoi morire I

Piangi privala de'mie’beoelìtj. Se col Ino sangue vuoi donar salute


Piangi il tempo perduto e’I van disio: Per darmi el paradiso,
Piangi l’opere tue, inique e torte. A questo basta sol la tua virtule
Piangi , che presto ne verrè la morte. E Tesser circonciso: '

«
Non bisognava tanto esser deriso,
XLIII. Dal disccpol venduto
Per esser poi battolo io gran martire.
Della contrizione del peccatore. Non era necessaria la corona

(Cantati come — !l Lamento di Geremia Profeta). Delle spine pungenti


, |

Nè tanti strazj della tua persona:


Oesù, (ìgliool di Dio, dolce mio padre, Con si aspri tormenti;
Gesù, inCnita c somma sapienzia, Per darci esempio d' esser pazienti:
Gesù, incarnalo della vergin madre, E per mostrar l’amore.
Gesù, per me fatt'nom, picn di clemcnzia, Che arde nel tuo core vuoi patire.
Gesù, dator dello grazio leggiadre, El fuco del Tamor tanto li cuoce:
Gesù, che chiami ognuno a peniicnzia, Tanta è la tua bonlade.
Gesù, che fusti morto per mio amore, Che per me ingrato vuoi morire in croce. I

Gesù, perdona a me gran peccatore. Con tanta crudellade I

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27

Arendo offesa la Ina majeslade, xlvi.


Tq tuo! pagare el bando,
Sopra (e rendicando el mio fallire. Orazione al Crucifisso.
Le pene porti de’ martiri santi
E d'ogni confessore: (Cantati come — Sempre nel core barò ferma tperanra).
To senti e lor dolori, angosce e pianti.
Portandoli nel core. Cristo Gesù In se’la mia speranza
,

La penitenaia d’ogni peccatore r ti prego con fede.


Ta gusti con effetto Che tu m’abbia mercede.
L’amor, che nei tuo petto il fa sentire. Da poi cbe’l Ino amore ogni altro avanza.
Questa tua carilade è tanto grande, Dello mie colpe chieggio perdonanza
Che per pania immensa Per quelle battiture.
Le pene acerbe son le Ine rirande: Ch’avesti tanto dure.
La croce ò la Ina mensa. Versando ’l sangue tuo in abbondanza.
Quando la mente mia contempla e pensa. Confitto fosti per la mia arroganza
Che per me sia conOtto Dolce padre e signore.
Mi sento il core alllitlo e ro’ languire. Moristi per mio amore
Deb fa’, ch’io lassi ogni mia mala usanza.

XIT.
ILVII.
Come el Croci6sso parla all' anima.
Salutazione della Croce.
(rantftù eomt — Morte e mmè, grntil aqaila altera).

(Cantasi conte — Atc tempio di Din).

Anima mia, contempla el mio patire A ve ,


del buon Gesù croce diletta.

r sono Dio Gesù, dolce Signore Conforto se’di ciascun peccatore.


Che per tuo amore in croce to’ morire. Che a le ricorre con voce perfetta:
La tu’ avarizia m’ ha le man forate. Tu sostenesti el vero Salvatore,
In mezzo di dua ladri son confitto El qual per nostro amor volse morire
E tanto sono afllillo. Portando sopra se ogni dolore.
Che non è lingua che ’l potesse dire. La carilh lo fe’ per noi patire
Per la superbia e Tanagloria tua Si aspra morte e tanta acerba pena
Son coronato di spine pungenti: A ciò, che ognun potesse in ciel salire.
Riguarda e mie'lormenti. Arbore se’ d'ogni grazia serena
Abbi pieli del mio crudo martire. E dato che di fuor lo paia amara.
Li tua difetti e piacer sensuali Di znctaro e di miei sei dentro piena.
M'hanno dal capo a’pie’ripien di pene: A Gesù Cristo fusti tanto cara.
E tutte lo mie vene Che in te ripose il suo magno tesoro:
Versano ’l sangue pel tuo gran fallire. In le si truova ogni virtù preclara.
Pensa l’amor, ch'io l'bo portalo e porlo: Conir' a’ Demon In se'crudel marloro
Considera le grazie e i benefizi Refugio se’dell'uoni, ch’è combatlnto:
E spogliali tuoi vizj Però col core inginocchinn l'adora.
SI, che In possi poi in ciel salire. Pregando , che riceva el mio salolo.

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28

vivili. Come un demon fuggite ol sno ufHziik


Con amor fate ogni santo esercizio.
Lauda di Saoio Vincenzio di Vaicnzia Portando sempre la Croce di Crislo.
dell'ordine de'Prcdicalori. Horlificate ogni costume tristo,

(
OCHM • ebe CoUi onloi che ti fc). Ciascnn di puverlsde sia amatore.
Dimenticate li vostri parenli.

T'emcle Dio che è , giallo Signore Se son contrari all' eterna salute:
£ dato gloria a lui io ogni sialo: E se volete a Dio esser piacenti
Udite me ,
che soo vostro avrocalo, Cercate rnmiltà, somma virlute:

Vincenzio santo e gran predicatore. Tenete ben le vostre lingue mule


In prima . come è detto, iddio temete Nelle laude di voi e disprezzate
Pel qual timor ai viene a aapieozia ; L’onor del mondo e voi annichilale,
E se le vostre colpe aguarderele Seguendo sempre Gesti Salvatore.
Voi temerete Dio e sna potenzia. Pensate spesso quanti beniOcii
Fate d'aver perfetta cooscienzia V’ha concedalo Dio, dolce e clemente:
De' vostri vizj e de’ vostri peccati Rendete laude a lui se' vostri olScj ;

E per cunression siate mondato Che l' esser grato fa l’anima ardente :

Sì , clic ruggiate l'eterno dolore. L'orazion vostra sia latta fervente.


Dipoi sperando nel divino ainto ,
Servendo sempre a Dio con allegrezza
Tulle le lentazion vincete forte Gustale ben la divina dolcezza
La carne, el mondo e l’diavol molto astuto, Quando sentile Dio consolatore.
Le vostre passioni c vaglie torte. Abbiale sempre no magno desiderio,
Per la virtù sostenete la morte Che sia esaltata la cristiana fede

Se russe necessario ,
e sempre Dio E che ognun venga soKo el vostro imperio
Abbiate innanzi agli occhi con desio Di Gesù Crislo, Dio, che in gloria sede
Che vi doni vittoria a tutte l'orc. Pregale Dio, che cbi lume non vede
Delle oCTese passate aver panca Per sua pietà riceva il vero lume.
Sempre si vuoi , perché non siate certi Che ciascun lassi il ho pravo eostnioe,
Se avetesatisfatto : e mai seenra SI che sla una gregge cd im pastore.

Non sarà l'alma pe’snoi propri merli : Usale a lutti quella carilade,
Però temete in questi gran diserti Che voi vorresti fossi fatta a voi:
Di non cader per debolezza in via. E d'ogni bene c d’ogni avversitade
Divotamente pregate Maria, Laudale Dio, che '1 merita da noi :

Che non cadiate nel mortale errore. E falle queste cose, dite poi:
Disciplinila (otti e vostri sensi Servi inalili siamo ed imperfeltì.
Sollomcticndo il corpo alla ragione: Per grazia c per amor da Dio eletti
Nella Legge di Dio ciascun ben pensi Al suo servigio, pien d'ogni dolzore.
Per esser canto in ogni tentazione.
La pazienza aia la difeniione xiix.
Contro Mie avversiladi, iagìoiòe e pene. Lauda di Santa Caterina da Siena.
Gesù, nostro Signor, ch’ò nostro bene Caotssi «ome — O lasse im t»pi«o svetttttrato
(

Vi lascia mal pmlir sol per amore.


Fuggite virilmente ogni persona ^ enga ciascnn devoto ed nmil core
E qualunque cagion, che induce al vizio: A laudar con fervore
Cbi v'impedisse mai l’opera buona La nuova saata di Dio, Caterina.

D igitiz
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Deh prcniti qucsla vergin per tua stella L.

Anima mia, se vuoi salate e pace:


Del lamento del peccatore.
Costei del «ero Dio sposa novella
,
(C«DtoiÌ cMne» L«ggiai1ra ).

Ripiena fu di scienia verace.


Di tutte le viriti ornala e bella. Dolze Maria, ascolta el mio lamento:
D'ardente carità ella è fornace. El mio core a te viene.
Se ’n questa vita a ciascun peccatore Tutto ripien di pene c malcontento.
Portava tanto amore. l’mi lamento del mio proprio amore.
Quanto piò in cielo, ove l'amor s'affina! Che promette dolcezza
Di penitenti à un Santo llarione, E poi mi sento cl cor pien di dolore,
Di carità nn San Paolo ardente; Sommerso io amarezza
Ad ogni gente per compassione l' ho lassalo Iddio somma bellezza

Dava ajnto e consiglio, allo e fervente Pel diletto fallace


Con mollo opere pio e col sermone E vivo senza pace io gran tormento.
Is colla penna un'aquila eccellente: Lamenlomi di questo falso mondo,
Da salate d’ ognun sempre bramava Ch'é pien d’ogni malizia,
K per l'Italia andava, El qual si mostra alle volte giocondo
D'ogni gran male essendo medicina. Per darmi più tristizia:

Da sua dottrina è sol di Paradiso, Con grande stadio bo cerco sua amicizia.
Che illumina ciascun che è ignorante Credendo aver riposo,
EI suo conforto muta el pianto in riso. Or mi Iruovo penoso in pianto e stento.

Ogni cor debii fa forte e costante: Ancor mi dolgo del dimon maligno
Chi per sua colpa da Cristo è diviso Pien di confusione
Col messo suo sarà tra l' alme sante : Che mi si mostra nel pensier benigno.
Conir’ a demonj eli' è coltello e scudo Con dolce tentazione :
E mitiga cl cor crudo, E poi mi lassa in molta passione.
Pregando sempre la bontà divina. Adempiuta sua voglia:
Non li maravigliar, che Gesii Cristo E pena, angoscia e doglia nel cor sento.
Lo dette ber del sangue del costalo. Più mi lamento delle mie passioni
Per lo qual dispreisando el mondo tristo Che d’alcun altra cosa
Solo el suo cor di Dio fu infiammato; Che avendo libertà l'anima mia
Ma contemplando Iddio ell'ebbe visto, Di viver virtuosa,
Che vuol che per lui’l prossimo sia amato: l' l'abbia falla serva, ch'era sposa
Però si delle poi con tanto aflello. Di Gesù tuo diletto
Con pena e con diletto El dolce amor perfetto è in me spento.
A sovvenire ogni anima meschina. E cibi mici son lacrimo e sospiri.
Leggi e rileggi In non trovcrrai Dolor, vergogna e pianto:
Già fa miU'anni una simile santa; L'anima mia è piena di martiri.
Di rarità s) risplendeuli rai Col cor piangendo canto:
Di sapienza c di dottrina tanta: I son ricorso sotto el tuo ammanto.
Marta e Maria insieme tu vedrai: Genitrice di Dio,
Ne’ libri suoi, che or la chiesa canta. D'ogni atto pravo e rio ora mi pento.
Ciascuna inferino cor Iruova salute Per tulli i gaudii tuoi e divin doni.
Per la sua gran virtute: Che sc'di grazia piena.
Or corri a’piò di questa alla regina. Dell priega il tuo figliuol, che mi perdoni
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Ogni mia colpa c pena Deh fa', che il diavol non li Iruovi ozioso.
R faccia Talma mia sana e serena Ma nel bene occupato.
Innanzi che io mora, Perocché l’ozio fa l’uomo vizioso
Che corre ’l tempo e l’ora come un ventai E cader nel peccato.
E spendi il tempo tuo lutto ordinalo
LI. Con discreto esercizio
Orazione di Nostra Donna. E con divolo offizio.
{C*nUM come — Pio» qtie |«tìi le reper preccieui ).
Laudando sempre Dio col cor giuRo.
Fuggi, se
puoi la mala compagnia
Poiché il tuo cor, Maria è grazioso Che è conU'a la salate:

E le tue orazion son sempre accese Non usare in quel loco o in quella via.
Dinanzi al vero Dio, che in te discese. Ove non è viriate.
Soccorri me , che non truovo riposo Se vuoi aver da Dio grazie compiute
La carne, cl mondo e’I dimon malizioso Rimuove la cagione
Mi fanno guerra con mortale offese : Di tua tentazione:
Degna pregar Gesù, tuo tìglio e sposo. Intendi bene e gusta il parlar mio.
Che le sue piaghe sien le mie difese Ancor si vince el mal con suo contrario
E tanto del suo amor mi sia cortese, Secondo la natura:
Che d’ogni male io sia vittorioso. Se se’avar, fatti limosinario
Per la carità pura :

ui. Con disciplina ed astinenzia cura


La carne tua ribella :
De' rimedj centra le tentazioni. E r anima tua bella
(Contasi come —O erndel doiioa cb’bai bssato me). Ne verrà meco al ciclo, ove io t’invio.
Considera che presto tu morrai :

1 son l'Arcangel Rafael di Dio Non puoi viver molt’anni ;

Dottore in medicina. Pensa lo’nfcmo e suo’iuflniti guai:


Che ti vo'dar dottrina Contempla quelli affanni.
Contr'al mondo, la carne e'I dimon rio. Se vuoi campare ancor di tanti danni
Sia vigilante e guarda e sensi tuoi. Risgnarda el Paradiso,
Che son cagion di morte, Cb’é pien di gaudio e riso:
Se gli occhi vanno dietro a’ piacer suoi. Se ben lo pensi , a Dio li merrò io.
Tu vai per le vie torte; La passion di Cristo è quello specchio.
Chiudi l'orecchio, perchè son le porte, Che sana ogni ferita;
Ond' entrano c ladroni. Rivestili il nov’uomo e lascia ’l vecchio:
Con dolci canti e suoni : La croce è la tua vita :

Raffrena el senso ed ogni suo desio. Ripensa ben la carità inGnita


Ricorri spesso all’ orazion mentale Di Gesù, per le morto.
E prirga Dio col core Questo sia tuo conforto :

Che tu non caggi in peccato mortale: Non aver questi rimedj in oblio.
Ma sia tuo difensore. Quando barai fatti ben questi rimedj
Egli è benigno padre c buon signore. E tu non sia caduto.
Se tu prlegbi con fedo, Con ogni umililà conosci e vedi
Di le harà mercede Quant’è il divino aiuto:
E porgeratti cl suo conforto pio. L'angel di Dio sempre teco è venato

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Con la soperna grazia : O veriti eterna, o mio riposo,


Allora Dio riograiia, O sapienzia immensa , o sommo Sole,
Perche lue forze non ragliono un Go. Difendimi daU’uom si malizioso.
Che il mio onore in terra gillar vuole:
Liti. Fa' che sicn note le falsa parale
Col tuo gran magistero.
Lauda dell' Annunziata. Si ,
eh’ io sia mondo d' ogni vitupero.
(On^a•i come — O erueìfiito ebe uel eiel dimori). Per altre colpe son forse punito
Con quella lingua cruda e maledetta :

]\laria, madre di Dio, priega per noi, Tu che , se' certo, eh' io non ho fallito,
Tu puoi dal tuo Ggliuol quel che tu ruoi. Trammi del cor questa mortai saetta
Per umillà del tuo perfetto core E se l' anima mia vuo’ far perfetta ,

Da Gabbriel tu fusti Annunziata : Per si aspro sentiero


Tu se’ dall'alto Dio sommo Signore Fammi il cor forte, constante e sincero.
Sopra a’ cori degli Angeli esaltala :

Da Gesh Cristo se’ tanto onorata , IV.


Che lo dai lutti bcneBcii suoi. i

Tanto se' sopra a' cori in ciel gradita, DclTAmor Divino.


Che tu puoi più che tulli gli altri Santi: (C«atasl come — Beo ftnirò questa misera vita.)

E tanta gloria Dio t’ ha conferita


Che per tuo amore stanno infcsieeincanti: Ben Gnirò cantando la mia vita:

Degna ascoltare e nostri amari pianti Sempre sia ringraziato el dolce Dio,
Consola cl nostro cor, che far lo puoi. Che m' ha tratto del core el gran disio
Vergine, genitrice, Gglia c sposa E fatto san d’ogni mortai ferita.

Del scro Dio, Signor delle rirtnle ,


Dime che ,
io servivo al mondo rio,
Stella del mare c porlo ,
ore sì posa E 'I van piacer mi lassava in dolore.

Nostra speranza per aver salute. Ma Gesù, mio Signore,


Ora impetra per noi grazie compiute : Vuol ch'io conosca el suo amor giullo.
Tuoi servi siam, frale' de’ servi tuoi. Ora mi sento cl cor giocondo e pio.
Perchè non amo cl mondo traditore
LIV. E gusto el santo amore
Di Gesù, dolce padre e sposo mio.
Orazione sulla infamia. Ami Gesh chi vuol pace nel core,
(Cantali come — Beo lo »a Dio, t'io con rer^rìne • p<m). Tenendo l’alma di virtù vestita.
E poi alla partila
Oesìi, che redi la mia mente pura , Sarà nel celo io gaidio e grande onore.
So te conOdo c spero,
Che purgherai la infamia mia col vero. LVI.
Tu sai , 0 Signor mio, che i ho ragione
Di lamentarmi della lingua ria: Orazione di S. Giovanni Gualberlo.
Sono innocente c mai conversazione (C«uUiì come — .Se libertà ma' riarefili amere).

Non ebbi , se non buona onesta e pia ,


:

Di quel che contr' a me gih detto sia 0 dolce padre Giovanni Gualberlo,
Dammi 'I tuo refrigero. I’ vengo a le con lacrime e sospiri
Leva dal cor d' ognuno cl mal pensiero. Risgnarda le mie pene c mie’ martiri.

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l.a rame c’I mondo e’I demon mi fon guerra, E fia l' anima mia fervente sposa
Debile e ’ofermo >on da’ vixj infranto, Di le padre e Signore.
Ma bene spero nella tua viriate.
IViega per me Gesù , cho 'I cel disserra LIX.

Versando per mio amore ci sangno santo,


ConGllo in croce per darmi salale. Del frullo della virtù.
Le orazion mie son diventate mule (CaaUsi cone*~ Se mal lo Viccri Tiene io ita terra).

E veggio l'alma mia presso alla morte ,

So non soccorri col Ino braccio forte. Se mai la tua virlìi vince la guerra
Sottomettendo el senso alla ragione
LVII. Tu sentirai venir di celo in terra
Nel tuo cor pace e gran consolazione.
Orazione a Beala Verdiana. E libero sarai da mollo peno.

(Cantali come — Se libertà ma'rìarndì, amore). Gustando in questa vita el sommo bene.
L’amor del senso da diletto in prima

Abbi pietà, beala, Verdiana, E poi lascia nel cor dolore e pianto.
Di chi ricorre a le con umil core Ma quando la ragion è in su la cima
E per me priega Gesù, dolce amore. Vedi gran lume e senti gaudio santo;
La carità che in questa sita avesti Poi cresce el desiderio in gran diletto
Non à minor per esser ila in celo, Perchè tu vai allo stalo perfetto.
.Ma più pcrfclla per sedere Dio. Quanto piu usi la virtù reale.
Tu vedi e vizj mici tanto molesti Tanto più sentì giubilo e splendore.
Conica r anima mia. che mortai velo Se vuoi godere el regno supernale
Ilan posto innanzi allo ’nlcllello mio. Ed ater pace sempre. nel tuo core.
Però supplico a le quanto poss' io, Fuggi li vizi! e vivi giusto e pio ;

Cbe mi soccorra in questi mia lamenti. E temi ed ama sopra tulio Iddio.
Po' cbe nel mondo pascesti i serpenti.
LX.
LVIIl.

De sette gaudj che ha la Nostra Donna


Orazione di Gesù. in ciclo.

(Coatosi come Pumnl U morte , 4ok« Sifrnnr mk>.) ( Contali come — Ora p'itlar omè ftoato ben* io?.

Dammi '1 tuo amor, Gesù benigno c pio, Cantar vorrei ,


Maria, col cor giallo
Non riguardare e miei costumi rei; Quelle sette allegrezze, in che tu sei:.

Se vooi eh' i’ t’ami, dolce Signor mio, Aiuta i canti miei

Risguarda questo core: Che per cantar tua laude a te vengb' io.

Ardimi '1 cor col tuo spirilo santo. El primo gaudio che l'ha dato Iddio
Acciò clic spento sia l’amor del senso: È, che t’ha posta sopra a tulli i Santi
E tutto acceso del tuo amore immenso Con balli , suoni e canti
Sempre di carità porli I’ ammanto. Più gloriosa eh’ altra creatura:
Ed arda per tuo amore. E ’l seoond’è: come la luce pura
Deh fa che io ami te sopra ogni cosa Del sol riscalda ed illumina ’l mondo:
E 'I prossimo per te d'amor perfetto : Cosi nel cel giocondo
Non li partir da me, Gesù diletto, La tua chiarezza illustra il paradiso.

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El terzo inlcodo l’ angelico rito Per punir tua lussuria


Darli diletto: c toUi i nove cori Sopra al mio corpo santo ed innocente
Ti son buon aervitori Dal capo a' piè con furia
E atanno riverenti a darti lande. Fn'fragellato e ballato aspramente.
El quarto : aempre cl tuo Cgliuolo eaaude So mi sguardi al presente

Tutti i tuo’ prieghi ed è con teco unito, Tutto di sangue intriso.


Del tuo voler «eaiiio Piangerai col cor fiso el tuo peccato.
E vnol ebe per te pasii ogni sua grafia. Vna corona in testa
El quinto ancor; ebe Dio mai non ai sazia Di dure spine ancor per te portai ;

Rimunerar ciascun tuo fedel servo, Nè tu mi lasci entrar dentro al tuo petto.
Qui nel mondo protervo Sostenni tal tempesta
E poi in del, come ti pare e piace. Per la superbia tua con molli guai
È’I sesto ,
che di Dio tu se' capace Ma tu cercando vai
Più ch'altra pura creatura e vedi Dignità ed onore ;

Ogni cosa creata, eccetto el figlio. E vedi el tuo Signor tanto abbassato!
El setlim’ è , che aanza alcun periglia Sopr' al monte Calvaro
Questi tuo' gaudii con sna gran dolcezia La veste con la carne era appiccata
Haran sempre fermezza Tua avarizia avaro ,

E certa se' che non baranno fine: Punì', allor, quando mi fu spogliala :

Chi con queste allegrezze peregrino Col sangue era incarnata


Con teco si rallegra in questa vita Ma tirandola forte
Di poi alla partita Senti' pena di morte in quello stalo.
Otterrà di veder la tua presenzia : Come con molli viij
E In lo liberrai dalla potenzia Tu m' bai offeso ed io volsi patire

De suoi nemici e condorralo in celo Molti crudi supplizj


A goder con gran zelo Morendo in croce poi con gran martire.
Con tecoel sommo ben,cba non vien mono. Deh non voler segnire
Tu se’ madre di Dio: chi dunque a pieno, El tuo costume rio
Ti può laudar, Santa Maria del flore, Vedendo el vero Dio per le impiccato.
D' ogni perfetto odore
Che da vita e dolcezza al servo pio ?
LXII.

LXI. Della partiu della grazia. .

Come Gesù Cristo dimostra al peccatore (CantuI come — SloB «ni plctir. nu dolce joyel-

tre gran pene che sostenne innanzi

che fosse crocifisso per salii^re ]\essan piacere ho senza te, Gesù ,

a tre principali peccati. La vita mia è piangere e languir :


Plultoslo teco vo'morte patir
(Canuti come ^ Noo toc più ìaaesioreto). Che senza la Ina grazia viver più.
Vivendo sanza le mi par morir
0 peccatore ingrato, La morte spesso chieder li vorrei
Se non eh' i' temo pe’ peccali mici
Per le sostenni pene
E sono il sommo ben ,
che l’ ho crealo. Di non cadere in più crudo roarlir ;

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Piango col core c miei coslumi rei Prega 'I tuo sposo , o rifulgente stella
E senza le piacer non posso a te : Che non risgnardi el baio pravo costume
Degna lenire ad abitare in me Ha si nel lume suo i’ reggia lume

E fa cb' io t'ami quanto più potrei. Ch'i’vinca’l mondo ed ogni sua procella.
El mondo e 'I senso e ’l mio nimico rio
LXIII. M’oOendon forte e spesso cado in terra :

Deh priega Dio, ch’i vinca ogni lor guerra ;

DcII'olTerta dc'Santi Magi. Acciò ch'io serva a lui col cor giullo.
(C«Dta(i come )« «lanze detto pas»ii>o«].

/' LXV.
Onerile tre doni al dolce Dio,
Siccom e santi magi con gran fede :
Orazione a Gesù.
Oro incenso c mirra col cor pio
,
[CaoUvi come — Vie *&eh blidcr daeti}.
E trnverrcte Dio picn di merzede :

L'oro è ’l divino amor tutto giullo ,


Gresb mio salvatore
,

Che dalla fede e speranza procede : Libera l'alma mia da ogni errore.
Donale dunque a Dio oro perfetto Tu so’Ggliuol di Dio onnipotente
Amando lui con tutto '1 vostro affetto. Fammi constante, forte e paziente
Lo 'ncenso ò l'orazion , che in alto vola ,
Cb' i' vinca il mondo e ’l demon traditore.
Quando deriva dal divoto core ; Deh’ vien ,
Gesù amore
Perocché poco giova la parola Ed abita per grazia nel mio core ;

S'ella non nasce dal divino amore : llinmina el mio occhio della mente.
Fate che l'orazion non vada sola Acciò eh ’i t'ami d'uno amor fervente.
L'umiltà sia con lei a tulle l'ore Laudando sempre te , sommo Signore.
Se volete che Dio lo 'ncenso odori 0 fior d'ogni bel fiore

£ il core insieme con la bocca adori. Chi vive senza te vivendo more ;
La mirra amara è la meditazione Deb fa eh’ Priva teeo etemalmente
Dell'aspra morte c gran croce di Cristo. Rendendo grazie a te , laude ed onore.
Chi ben contempla la sua passione
Castiga ’l corpo e spegno l'amor tristo ; ixvi.
Questa conserva io gran perfezione
L'anima vostra c fa del cielo acquisto : Della peccatrice penitente.
Pensate ben di Gesù le gran pene
E goderete poi Pelcrno bene. Cantasi c<nB« —
Non so perché si sia —
( Signore, a questa rotta-
/
LXIV. Morta A l’anima mia
Per mia voglia stolta :
la
Orazione a Santa Margherita. O Gesù, ascolta questa gran pazzia.
Col sangue tuo risuscitasti l’alma
(CaoUsi come — ^ntil madoooa nmi mi abboDdonare).
Nel battesimo santo.
Ma io gitiai per terra ogni tua palma.
V ergine bella, non mi abbandonare, Perdendo il tuo ammanto
O mia avvocata, Santa Margherita, Ora mi truovo in pianto
Tu sc'colci , clic reggi la mia vita: Senza te , dolze vita
Degna'por me Gesù Cristo pregar Ceca e smarrita fuor della tua via.

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35
Oimè Signore mio , eh’ i’ ti lassai UVIIl.
Pel piacer scnsnalc :

Nelle man del nimico mi Irofai Landa del Corpo di Crislo.


Ripiena d'ogni male :

Fcrimmi col sno strale CAQta»Ì come Laailete el totnmo Dio).


{

Pel quale caddi in terra


Cosi mi trnoTO in guerra notte e dia.
Ho perduta la pace della mente Cristo, ver nomo e Dio
E '1 tuo dolse riposo: Sotto spezie di pane te adoro io.
Per satisfareal mio corpo fetente Adoro te nell’ostia consacrata
Mi sento el cor penoso : Colla virtù della fede sincera :

Gesù mio grazioso , Per le parole è transnstanziata


Di mia vita son priva La sostanzia del pane in carne vera :

Deh' fa quest'alma vira, onesta, e pia. L’nmanitade intera


Vinca mia virtù ogni mio vizio
la È nel tuo corpo, Crislo Gesù pio.
Ed ogni mio nimico : É nel tuo corpo la divinitade,
La grazia tua mi salvi da supplizio Ver'oomo e vero Dio nel sacramento:
Del gran serpente antico : Questo l'ba fatto la tua majestadc.
Fè il corpo mio pudico, Che puoi ciò, che tu vuoi in un momento
:

Gesù , dolze mio padre El cielo e ’l flrmamento


Per la tua madre , vergine Maria- Da le fu fallo, si bello e giulia
Da le fu fallo el mondo e gli clementi.
La luna, el sole, i pianeti e le stelle:
LXVIl Da le son falli gli angeli eccellenti.
Da le son fatte l’ anime si belle:
Come ranima conforta se medesima. Queste ragion son quelle
Che fanno star contento el mio desio.
{Canuti come - V«teo moo qner, e come - Pover preson). 0 infinita e somma sapienzia,
0 immensa potenzia o sommo amore:
,

Chi prende te con buona conscienzia


^ aone , mio core , al Signor mio Sente la grazia tua dentro nel core
Cristo Gesù, benigno e pio. Manna d’ogni sapore,
Digli perchè ti partorì : Tu se mio creatore e ’l signor mio.
lo
Dolze mio beo contemplami Tu se’ mio Dio , che mi ricomperasti
’l

Dammi'l tuo amor, ch’è si ginlio. In su la croce con amare pene :

Fa ch’ogni vizio abbia io oblio Col sangue tuo la mia colpa levasti
Ama ciascun benché sia rio: Perch’ io fruissi te, mio sommo bene :

Col tuo pensier fermati qui: Amor, con tue catene


Ringrazia Dio la notte e 'I di Legami si, ch’io non t’abbi in oblio.
E presto barai quel che bram’ io. Legami si, eh’ io t’ami sempre c laudi.
Stimando '1 mondo meno eh' un Ilo Con quella carità che piti ti piace:
Se vuoi amare el magno Dio, Ancor li priego Gesù che mi esaudì ,

Con gran fervore accenditi: Ch’i viva a tolte l’orc io saula pace:
Ecco Gesù, che t'ama si. Fammi forte e sagace
Ch’adempie tutto ’l tuo desio. Contr’al mondo, la carne c ’l dimon rio.
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36

LUX. Tu sai, che sol le bramo.


Inchina le tua orecchia, dolce e pia.
Oraiiooe della monaca. Entri l’orazion mia nel tuo conspetio,
Ascolta el mio lamento:
|i:aata*i come — Acim* iagrau, poi cb« TOO's«|uire). l' mi Iruovo di pene piena el petto.
L'anima in gran tormento.
Ocsìi mio padre, sposo e dolce Sire , Molte gran tentazion nel mio cor sento ;

Ascolta la tua sposa Salvami, dolse sposo.


Che viene a (e penosa in gran martire. Dal demon malizioso
Per la tua madre, Vergine Maria, Che s’ingegna d’averffli In sna balia.
Sposa del padre, Dio, Tu m' hai eletta per amor tua sposa ,

Piacciali di esaldir l'oraiion mia. Dolcissimo Signore,


Risguarda el mio disio: Ora mi veggio in verso te ritrosa,
Tu se’ fatto fratello e paator pio Ingrata del tuo amore;
Di me, tua creatura : Degna Gesù illuminarmi
, ,
el core
Fammi prudente e para a te servire. E la mia ceca mente
Tu li pasci in tra’ gigli su nel cielo Col Ino razzo lucente.
Con le vergini belle. Acciò, eh' i esca d’ognl tenebria.
Le qua’ti laudan eoo ardente lelo. Soccorri presto alla tua sposa ingrata
Più belle che le stelle: Gesù, pien di merzede.
Deb mandami una delle Ine Gammelle, Riscalda un po'qnest’anìma agghiacciata
Raccendi questo core. Fa forte la mia fede :

Che sta in pena, in dolore ed in languire. Tu sai che la tua sposa a le si diede:
Monda l’anima mia con la Ina graxia Dolce signore e padre.
Da poi ebe m’hal sposata Per amor di tua madre
Fa che d'amarli non mi reggia suia Fammi con gaudio andar per la tua via.
Di carità iniìnita :
Infondi nella mente mia el tuo lume
Se tu permetti che io sia tentala E la tua santa luce
Per mìa maggior corona Acciò cb’i’ lasci ogni mio mal costume.
La tua forlezxa dona al mio patire. Che al vizio mi conduce:
A tc sia laude, onor, gloria e virtnte, Se la tua grazia dentro in me riluce.
Gesù somma bellena
,
: Spero esser fervente.
Tu se’ mìa vita ed eterna salute. Umile e paziente.
Tu se’ mia gran dolcezza, Rendendo laude a te tutta giuba.
Discendi presto dalla tua altezza
Nella mia bedda mente,
Acciò eh’ io sia fervente a obbedire. ixxi.

Lxx. Landa di Sanlo Domenico.

Orazione della Monaca. ( Cantasi come — O partita ctndele ).

(CfeOtMi eom« O G««ù dolce o ioSoUo unore].


0 dolce padre santo
Signore, Dio della salate mia. Domenico , dottore
La notte e’I d) ti chiamo; l’sono in gran dolore c pena e pianto.

Diqiiized nTTPjk'
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37

0 lume della Chiesa, «scoUi un poco IJSXIII.

E miei grati lamenti :

Tu se’ la mia difesa in questo loco Lauda di Santo Bernardo.


Risgnarda miei tormenti
Ispegni qnesto foco , ch'arde tanto. (CMteii com« » Chi » Dio eoo porilù «lì cm’c].

Giglio di castild, riola e sposa


D'ogni virth vestito,
La mia inihrmitd in la si posa: Oantiam con dolco canto e con buon coro
El mio core è Ibrito Di San Bernardo abate o gran dottore.
Con la mente penosa pianga e canto. Voi, che pensale di servire a Dio,
Patriarca perfetto ,
priega Dio, Prendete esempio da al magno padre;
Ch’io sia costante e forte. Faneinllo essendo, nobile e giulio
Vincendo ogni diletto c riiio mio: Usava le virtndi alte e leggiadro:
Per inaino alla morta Ammaestrato dalla santa Madre
Fammi viver giulio sotto ’l tuo ammanto. Fuggiva 'I mondo e cercata ’l ignare.
Vsando cibi e vestimenti grossi
LXXIi. Domava ’l corpo soo tatto gentile:
Li van piacer sempre da lai rimoasi.
Della Visione divina. Vecchio parendo in eli puerile.

( Cantati come — Tenpoti n nredere tirimn mi* )• Cercando fare ogni escrcìsio vile.
Divenne umiU e pio dentro e di fore.
cogoli a visiiarc, anima mia, Ogni cagion di mal sempre fuggendo,
E vengoli a picchiar l'ascio del core : Cercava Inoghi e compagni devoti,
l’son tua vita verità e via, Tutta la vita sua in Dio tenendo,
r son Gesù tno dolse e buon Signore: Li suoi pensierdal mondo gian remoti;
Apri ’l Ino core al re delle viriate Cosi, gli alli carnali a lui non noti
Aprimi 'I cor, ch’io ti vo dar salate: Vergine visse d’ogni virth fore.
Se tu mi Usci entrar dentro al tuo petto Per poter meglio al sommo Dio servire
Tu scniira’dolcczze e gran diletto. Monaco fa dell’ordìn di Cestello:
Chi non ascolta la mia voce è sordo, Poco cibo prendea, poco dormire
Chi non risgaarda mie bellezte i etneo. Volse per più domar sno corpo beilo.
Se non m’intendi se’ne’vicj lordo. Tanta grande umiltà regnava in quello.
Se non mi fasti non hai pace meco : Che gli occhi in terra teneva a tuli' ore.

Ascolta i tao signor, che ti vuoi bene Chi potrebbe narrar la gran virtnde
Ascolta me , che ti vo’tor le pene: Del contemplare in ecceaso di mente :

Contempla an poco e miei gran heoiésj Poi scrivendo libri di sahite.


K libero sani da (noi sopplitj. Per dar lume e dottrina a ogni gente:
Deh apri, pecorella, al tao pastore A’peccator mostrava amor ferveale,
Deb apri sposa, a me tuo dolse sposo
, ,
; E spesso gli traeva d’ngni errore.
Per te son morto in croce per amore Su, giovinetli, dietro a questo Molo,
Per te ho fatto il ciel tatto giojoso: Se volete trovarvi in gaudio e riso
rii vorrei sanar d’ogni Ino male, Vestitevi del sno amile ammanta
r tivorrei donar pace eternale : Che sarete csaiuti in Paradiso :

Lasciami entrare in te colli miei doni Seguite el padre con un lieto viso
Che sono dolse canti ,
balli e snoni. E con nn cor tutto pien di fervore.

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MXIV. Sia benedetta la dolce Maria,


Che lo portò per far mia voglia sazia
Come el peccatore ammonisce Perchè piena di grazia
se medesimo. Vergine, madre d’esso Dio incarnalo.
Sia benedetto ogni mio avvocato
(Caotati come — Sia beoedetto tl dì cbe'l too bel tìso). Cb’ hanno per me tanto pregato Dio
Che m’ba dato el desio
Piangi che tn se'prito
c sospira, poi D' esser sna serva con la mente para.
D'ogni tuo ben, perch’hai oOesu Dio; Sia benedetta la santa scriltora
E '1 senso e ’l ran desio La quale ho letta ; ed ogni inspirazione
T hanno tolto l'amor santo e giocondo. E qualunque sermone
Or incomincia a cognoacere el mondo, M’i stato fallo sol per caritade.
Pien di falsi piaceri e d'ogni inganno : Sia benedetta l’eterna bontade,
Kisgnarda el too gran danno. Ch’ ha tinto ogni mio vizio col sao lume ,

Pensa e contempla el ben che hai perdalo. Ed ogni mal costarne


Nelle sante orazion se’ fatto moto Ha convcrtito io atto virtuoso.
E ’l cor non ama Dio, come solea Sia benedetto di nuovo el mio sposo,
E il beo che ti piacea Gesù, mio padre. Signore e fratello

Or ti dispiace e porti gran fatica. E l’Angel buono e bello.


Ogni Tirtù par che ti sia nimica Che m’ ha guardata e dal Demon difesa.
Perdi' hai corrotto el gosto e ’l sentimento : Sia benedetta questa fiamma accesa
E '1 buon volere è spento Dentro del cor dallo Spirilo Santo,
Seguendo ’l vizio e ’l demon traditore. El qual m’ infiamma tanto,
Oimè piangi con tatto il tuo core, Ch’ i' spero andar in ciel con gaudio c riso.
Che per cercare el diletto fallace
Ti traevi senza pace. LXXVI.
Lasciando Dio, eh’ è sommo ben perfetto.
Prega Gesù con tatto el tao affetto. Lauda del Sacramento.
Che ti perdoni e renda el vero lame
( Cantasi come — Sis^or l.eons }.
Si , ch’ogni mal costarne
Tu vinca si, che a Dio diventi vivo. Signor Gesti, tu sia lo ben venuto:
Per tuo amor li sento nelmio core,
LXXV. Ora conosco el mio tempo perduto :

Fa che io t’ami e laudi a tutte Tore,


Del rendimento delle grazie. Sempre invocando el tuo divino aiuto.
{
Cantati come — Pitali isTCOtarato amante privo ). Quando contemplo tua benignili
Che per amor tu degni in me venire.
Sio benedetto Dio del Paradiso, Avendo offesa la tua majestl,
Del celo e della terra creatore: El cor mi fai di dolcezza languire.
E Gesù dolce amore. Tanto mi strigne la tua carità.
Che m’ ha scampata dagli eterni guai. Tu se’ mia vita , verità o via
Sia benedetto el giorno, eh’ io t’amai Tu se’ mio padre, sposo e signor degno
Per la tua grazia , sopra ogni altra cosa Non ti partir da me, dolcezza mia.
Con faccia vergognosa Gustando te mi pare avere el pegno
D'avere oUcso Dio, salute mia. Di vita eterna e di sua melodìa.

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39

IXXVll. .Misero peccatore


Com’ ha’ lasciato '1 tempo trapassare
Del conforto deU’Angel buono. E sanza aver timore
Mai di Gesh non volesti pensare !

Cantasi come ~
Qoal i si doro core \ Voluto hai seguitare
( cbe Gesb ooo vuol se^ire. / Ogni cosa mondana
Colla tua mente vana
Quant’è dolce l'amore E sempre al mondo tu bai compiaciuto.
Di chi ama Gesù, senza fallire, Tu non pensi al morire
EI quale è sommo Sire, Ha viver sempre speri in giovinezza ;

Che da letizia ,
giubilo e splendore. Converràti partire
Se l’amor del buon padre e del Sgliuolo E lasciare ogni pompa e gentilezza ;

E della dolce sposa dan diletto, La morte con asprezza


Molto piu dolce quel di Gesti solo, Ti converrà sentire
Perché gli è Dio ed uom santo e perfetto. E tornare a quel Sire
Deb véla e netta el petto El qoal giammai tu non hai conosciuto.
O'ognI amor, cbe non è secondo Dio Or con che faccia andrai
E gusterai quel ch’io. Dinanzi al tuo Signor, ch’hai tanto offeso?
Gaudio, dolcezza e paco nel tuo core. Che scusa gli darai ,
0 mente cieca ,
o cor doro e vizioso Che mai dal mondo non ti sei difeso

Tu foggi il vero lume e sommo bene : Avuto il coro acceso


Cerca Gesb, ch'é il tuo dolce riposo A’ peccati mortali
Che consola ciascuno, che a Lui viene. Seguendo tulli e mali
Rompi le tue catene Com’uom che non , se’ stato provveduto ì
Delle tue voglie prave ed inoneste, mora
Innanzi che tu
E virerai in feste Chiedi perdono a Dio del tuo mal fare,
Per l'amor di Gesh , tuo Salvatore. E sanza far dimora
Chi desidera Dio già lo possiedo Dirolamenic li va a confessare :

Per la sua grazia dentro della mente, E fa di satisfare

Lauda Gesù con tutta la tua fede Ogni tua olTensIone,


E sentirai l’amor suo prestamente ; E con contrizione
Digli col cor fervente : D’ogni peccato fa cbe sia pcnluto.

Gesù, che ’n croce per me fusti morto


Donami 'I tuo conforto
Acciò ch’io t’ami o laudi a tutte l’oro.
LXXIX.

fCantaii come — Alle^rameute;.


LXXVIII.

^CanUii come — Più bel viio cbe ’l mIc^ IN essano io gioventù ponga ’l disio,
Cbe presto manca quel tempo ginlio.
P iango el tempo perduto Nessun ponga speranza in gioveotute
Vorrc’ lo racquislare Che non si può sperare
Non posso altro pensare Nel tempestoso mondo ,
pien d’alTaoni
E di dolore i’n’aggio ’l cor ferulo. Però si vuole adoperar virlulc

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iO

Se vogliamo (campare Dov’ è quella donzella


Dalla roina degli elemi danni : Cioè la santa e dilettosa fede?
Ben le conobbe il Baltiata Giovanni Amor più non favella

Che a buon' otta ebbe el mondo in oblio. E giustizianon s’ode o sente o vede.
Rifiutò il mondo ed ogni tot deliiia Dinanzi a Dio lei chiede merzede

E cosi giovinetto Poi eh' hanno avuto bando


Cercò dello Creator, ch’era sua tpeme. E vizii sormontando con potestà.
Su, giovinetti, in questa puerixia. Superbia cavalcando
Con l’animo perfetlo Invidia , ira, accidie con lossnria
Segniam Gesti, eh’ è di virtù snpreme. A diletto cantando.
Foggiamo ’l mondo e’I Demon, che più Coir avarizia , cbe ti fanno inginria;
A visitare il senso al volgo rio. (preme Onde procedo che la tua gran furia
Su, giovinetti, in queslo tempo verde Di pura e pia ginslizia
A seguitar Gesù Non purga la nequizia, che in noi resta.
Che ’n croce sparse 'I fiume dell'amore. Ma tua misericordia
Guai a colui, cbe’l glovan tempo perde Non guardi Signor mio,
, al nostro orrore ;

E fugge le virtù, Manda pace e concordia


Cbe di dolcezza perde ogni sapore. A noi cristiani ,
alluminaci el coro
nn terrore:
Agli animi gentili è Si , cbe fruir possiamo il tuo amore,
Pompe e bellezze non Corano un fio. Gesù, io sempiterno
Che chi pone speranza io sue bellezze E dallo inferno to’ ci la potestà.
Deh radiasi a specchiare.
Che ’l vero specchio A nelle sepolture t LXXXI.
Vedrai confuse le nostre durezze, — Vivo per Toi madonna}.
(Crotali come
E come de' tornare
In brieve tempo come l’ altre oscure. "V ivo per te. Signor, col cor sincero.
Se ciò pensassin nostre mente dure Che ho posto ogni mio desidèro.
’n te

Nessun sarebbe a’diletti si pio. Dislega ornai quest' alma incarcerata


Si, che vederti possa a faccia a faccia:
La mente mia t’ha sempro disiata
LXXX. Tutto ’l mio amor t’ho dato nelle braccia
Da queste miser' membra mi dislaccia,
(Cantasi come — D«li qael cbe t3 entro a me Tampc^S>>)* Cbe sto nel cieco mondo foreslero.
Ben mi ricorda quando mi creasti
Tutto formato alla tua simigliaoza:
Or questo è quel che l’ anima molesta ,
Un angelo a mia guardia dipntasii
Che le virtù gradite Por tormi dal dimenio c sua possanza:
Se ne son’itc a’ciel , là dove è festa. La vera speme in te ogni altro avanza
Carità se ne è ila ; Tutto l'animo mio t'ho dato intero.
Credo che in celo si sia ritornala Per me patir volesti passione.
D'oude fece partita Per la tua carità di me ardente.
Al buon Gesù, che sempre l' ha amata: O quanto desider di salvazìune
E seco la terrà abbracciata Di me mostrasti alla croce pendente I

Sotto il suo piccol ammanto Chi di te tale amor nel cor non sente
Collo Spirilo Santo e con gran festa. Ben si può dir di marmo cor sia vero.

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Ricorro a te Gesù , footo «li grazia £ mai non giudicare el tuo prelato :

Picn di pietà c di misericordia, Da me l'è stato per tuo padre dato


Che faccia tutta la mia voglia sazia. Per lo tuo ben l'ho fatto tuo pastore.
Levando a tuo' fedeli ogni discordia, Qualunque pensa bene e suo’difelti
E dona lor tua pace c tua concordia Non risguarda difclli del suo padre:
Si, che ciascuno arrivi al Coe vero. Chi vuol venire alli stati perfelli

Abbia la sanla umililà per madre :


LZXXII.
Se vuoi aver le mio grazio leggiadre,
(Caotaii come — O Crucìfis«o che].
D'ogni lua colpa abbia vero dolore.
Prega per me, EanCAndrea benedetto, Non i mai mossa una foglia dal vento
Apostol primo da Gesù eletto. Sanza mia volontà , che Io permetto :

Tu se'el primo eristian perfetto Non cercar monistcre o ver convento,


Nel nuovo testamento della Cbieaa: Se non quel che t'bo dato per precetto :

A te ricom sotto el tuo ammanto Se tu vuoi aver pace nel tuo petto
Che la tua orazloo sia mia difesa. Pensa ogni cosa per lo tuo migliore.
Col core invoco tua carità accesa. So In vuoi castità dentro e di fuori
Che preghi Dio, che spenga el mio difetto. Su^ioga talli i sensi alla ragione:
Per mia fragilit.à mi truovo in terra El mal pensier nel tuo cor non dimori:
E son percosso da'nimici mici: (guerra, Pensa di Cristo la sna passione :

La carne e ’l mondo el denion mi fan Del prossimo non far mormorazione


Non mi difendo o pur vincer vorrei : Se vuoi aver di castiladc cl lìorc.

r temo mollo pe’mie’vizj rei. Pensa la morte, cl giudicio e lo'nfcrno


Ma ho aperanta nel tuo santo aspetto- E quanto presto corre cl mese o l'anno
Tu suscitasti ben quaranta morti Se ben mediterai el foco eterno,
E liberasti el giovane tentalo: Per van diletto stare in tanto affanno,
Libera me co’ Inoi dolci eooforti Non penserai con tua vergogna e danno
Per quella croce, ove fiuti legalo: Perdere el frutto del tuo casto odore.
Quanto più priegbi Dio per mo ingrato, Per couscrvare in te la pudicizia
Tanto piò mostri il tno amor perfetto. Più ebe tu puoi diventa solitario :

Ancor supplico tc per luUc Palme Guarda che nel tuo cor non sia malizia :

Che t’ hanno in reverenzia c devozione. Fa’ puramente el bene e voIunt<vrio ;


Che pe'luoi mcrti portin vere palmo Non esser mai superbo o temerario
D'ogni battaglia e d'ogoi tentazione: Fuggi la fama, la laude e l’onore.
Per Gesù Cristo, nostra redenzione, La discreta fatica tien l'uom casto
Prega per tutti nel divin conspctio. E rivelarne al padre cl mal pensiero :

LIXXIII. Digiuna spesso con discreto pasto


Se vuo' la mente sobria e ’l cor sincero
Che Dio ammonisce cl piofcssu ,

nella Religione.
Come novizio sta’ncl monislero,
—O E vivcr.ii col mio santo timore.
(Caotasi come glorio» Vergine Maria).
Psalmeggia spesso e tieni 'I cor divolo
jV.niina mia , se vuoi pace nel core G sentirai la meato in elei salire:
Osserva voti tua per mio amore. Ogni tuo atto sia al padro nolo.
Tu promcltesli santa obedienzìa; Se diabolici inganni vnoi fuggire;
Non disputar quel che l'ù comandato: Chi pensa bene ogni di del morire
Tien netta e monda la tua conscienzia Rode c consuma ogni vizioso umore.
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42

Chi mole avere in proprio alcnna cosa (guanto diletto e gaudio avesti allora ,

Non cerca (Taver me, nè ’l mio tesoro: Vedendo el tuo maestro glorioso ;
La santa povertà , cb’è virtuosa, Benché non fusse con lunga dimora
Non pone amore a roba , argento cd oro: El suo splendore a te non fu nascoso ;

La sua ricchezza è il divin consistoro , Però tu fusti poi vittorioso

Amando me più che padre e Signore. Contra ’l mondo , la carne e ’l dimoo rio :

Se ti sjiogli per me di tutto el mondo, Dipoi morendo pel tuo Gesù pio
Io li vesto di me c de mic'doni Volasti io celo all’immensa ricchezza.
R star ti Io col cor lieto e giocondo Tu fusti il primo Apostol che salisse
Più che non fanno i dolci canti e suoni : A Gesù Cristo neiretema gloria
50 tu vuoi, cho io mai non ti abbandoni, E che la sua divinità fruisse
Abbi speranza in me a tutto l’ore. Con magna laude della tua memoria.
Se vuoi avere el mio amor giullo, Noi siamo in questa vita transitoria
Cotnbafti virilmente in questa vita Tra molle pene , fatiche ed affanni :
Contra la carne , el mondo e '1 demon rio Deb prega Dio, cho consumando gli anni
Però che la mia grazia è teco unita ; Serviamo a Ini con paco ed allegrezza.
In brieve tempo la gloria ioQoita LXXXV.
dona a chi è buon comballilorc.
51
(CaDUti come — Chi terve a Dio eoa pariti di core).
Ricorri spesso all’orazion mentale ,
La quale è medicina a tulli mali: i 0 santo Antonio, dolce confessore,
Per lei si sale al divin tribunale. Priega per noi Dio ,
eterno amore.
Per lei s'acquista el don celestiale: Tu se’dipinto co' la Bamma in mano
R guarda ,
che gli amici tuoi sien tali Per la Ina carità grande e fervente:
Che non ti faccio perdere el fervore. Chi d'ogni infermità vote esser sano
Ancor se tu vuoi esser più fervente Ricorra a le col core e colla mente
Di’ ugni giorno a me con sapienza ; E pe'tuoi merli Dio onnipotente
Di nuovo ti prometto fedelmente Lo sanerà ,
se Ga el suo migliore.
Povertà , castità , ubidienza : Chi vuol trovar le sue cose perdute
R sentirai in te per mia clemenza A le con umiltà no faccia voto :

Gaudio, diletto, giubilo e splendore. Non ne posson tener le lingue mule


1 Padovani, a chi questo è più nolo:
ixxxiv.
raotaù come — Da che (u m'hai Iddio, el cor ferito).
Chi per amor di Dio è Ino devoto
( ,

Fogge la mala morte e ’l mal dolore.


0 luce della Spagna ,
o gran bellezza Ognun che vuole aver
,
grazia da Dio
Apostol santo, Iacopo maggiore: Dica ’l tuo responsorio e l’orazione:
Tu sò nostro avvocalo e protettore, El perieoi del mare e ’l demon rio

Priega per noi Iddio , eterna altezza. La lepra ,


la miseria e lor cagione
Tu vedesti Gesù trasGgnralo SI fnggon da chi t'ha in divozione,
In sul monte Tabor e come el sole Se ti prega umilmente e con bon core.
Kisplcnder la sua faccia in quello stato Se tu puoi da Gesù quel che tu vuoi
E del suo padre udisti le parole : Per la sua grazia e per la sua clemonzia.
Chi tal misicrio ben contemplar vuole Degna per carità pregar per noi
Vede nel mondo la gloria superna, Che ci conduca a vera penitenzia:
Gustando l'arra qui di vita eterna, Ancor ci doni tanta sapienzia
Nel suo cor sente Dio pien di dolcezza. Che noi serviamo a lui con gran fervore.

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LIXSVI. In su la croce con crudcl dolore.

(Cantici come — Lacrimofa alBitU e slanrA).


In questo monisler siam congregale
A laudare el suo nome a tulle l'ore;
'l'emo non poter portare Prega Gesù per la sua dolcitudine.
Lo mio pene , o dolce padre Che ci perdoni nostra ingratitudine.
Per la tua vergine madre
Degna voicrmi ascoltare. LXXXVIII.

Lacrimoso, atOitto c stanco Orazione a nostra Donna.


Vengo innanzi al tuo conspetto, (Caatvui come — l’ ti rÌTcf:;Ìo bella ).

Sento el mio cor venir manco;


Gesti mio, sommo diletto, Diletta madre, dolze Maria bella.
Per mio vizio c mio difello In quanta pena son tu '1 può vedere ;

r mi truoTO in gran martire; Soccorrimi con tutto cl tuo potere,


Non guardare el mio fallire Nostra speranza, vergine, pulzella.
Voglia quest’ alma salvare. La mente mia fedelmente l’appella
Per quel Sangue, che versasti Genitrice di Dio, figliuola e sposa:
Con tanto foco d'amore. r vengo a le con voce lacrimosa
Quando mi ricomperasti Conforta un po'quesl’alma tapinella.
In croco con gran dolore. Tu sai, o vita mia , che tu se' quella.
Piacciali dolco Signore Che per amor di Dio se' fatta madre
Farmi vivo, s’i’son morto, Del peccator: con toc virtù leggiadro
Dammi ’l Ino vero conforto : Libera me dall' infernal procella.
Gesù ,
non mi abbandonare.
l’son degno d’ogni malo. LXXXIX.
Avendo offeso el mio Dio; (Canuti come — O percf^riiu Ilice, o chiara stella).

Tanto el mio pregar mi vale.


Quanto vuoi tu, Gesù mio. 0 mia regina, o dolce madre bella;
Deh contenta elmio desio O mio refugio, in coi mia speme giace.
Illumina la mia mente: Vedi quest’alma afllilla c tapinella.
E col cor tutto fervente Che col tuo mezzo spera trovar pace.
Fammi sempre te laudare. Porgimi aiuto, o rilucente stella.

LXXXVII. Non mi lassar con Dio in conlomacc :

Pe’mic’difelli sono in gran martoro.


(CaotAti come -O ^lorìoiaRci^iRa maotll toecarre aobti).
Abbi pietà di me che piango e ploro.
0 gloriosa regina del mondo.
xc.
Soccorri le lue servo, madre pia
A te chiamando in questo grieve pondo. Lauda di Santo Ignazio.
Che generasti el Salvator Messia : (Cantasi come ~ O Crocifisso che nel ciet dimori).

Degna donarci cl tuo gaudio giocondo.


Fonte di grazia. Vergine Maria, 0 Santo Ignazio , martire o pastore,
Noi siam le spose del tuo buon figliuolo. Priega per me Gesù ,
nostro Signore.
Libera noi da questa pena e duolo. Da nostra Donna , di Dio genitrice.
Pel tuo eterno amor fummo create Tu fusti confortalo a patir pene.
Dal tuo figlinolo, Dio Nostro Signore. Per loslimon della fede felice

E col suo sangue siam ricomperale E per sempre fruire cl sommo bene.
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*k

Alzando gli occhi alle stelle serene, L'aiuto suo, quando la morte scocca
Tu dispregiasti ogni mondano amore. El suo balestro , ma con la mia bocca
Di Siria tu venisti inaino a Roma E col cor laudi Gesù Salvatore.
Per un prefetto di Trajan crudele,
E quivi ti fu posta la gran soma
xci.
Del tuo martirio, amaro pih che Tele,
Ma tu, che fusti al tuo Gesb fedele,
Como, l'Angelo di Dio contorta le monache
Non temevi patire a tutte Tore.
alle opere di professione.
Desiderando per Gesù morire,
E gran tormenti t' erano in disio: (Cantasi eone te ftaue della pawiooe}.

Duo feroci Icon fecicn venire


Per devarare el tuo corpo giullo ; A prile lo 'nlellctto, o dolce suore
Allor crescendo nell’amor di Dio A quell' altezza, che Dio v’ha chiamate :

Tu invocavi forte il lor furore. Voi sole elette spose per amore
Vdendo do'lioni il gran rugito Di Gesù Cristo, eh' è somma bonlate:
Tu dicesti; di Cristo son fmmento Però conviene a voi con tutto 'I core
E da' lor denti s'io sarò contrito Adempier sempre la sua voinntate,
Di questa mortai vita sarò spento : Seguitando lo sposo in croce morto.

Cosi mio cor sarà sempre contento,


el Per darvi vita ed eterno conforto.
Fatto buon pane e di perfetto odore. Rinchiuse stando dentro a questi chiostri
Essendo ne’ snppliij e gran dolori Non basta sol per voi servire a Dio,
Tu non cessavi Gesù d'invocare: Ma patir pene pe’ prossimi vostri
Dissano allora e tua tormentatori ; Bisogna a voi col cor fedele e pio:
Perchè non resti tal nome invocare? E colla croce in braccio ognuna giostri
Tu rispondesti non voglio altro fare,
: Contea la carne, el mondo e’I dimon rio;

Ch' io r ho descritto dentro nel mio core. La pena è breve e la gloria è immensa :
L’anima tua vittoriosamente Chi per Dio pale di gloria poi pensa.
Passò di questa vita in tal martoro : Chi più da Dio riceve è più richiesto:
Li tua tormentatori prestamente Lo stato vostro è la perfezione :
Volson veder del tuo core el tesoro : Non vi sia el patir per Dio molesto,
E scritto v’era con lettere d'oro, Se voi volete in ciel giubilazione:

Gesò, per dimostrare el tuo fervore. L'amor di Dio fa lo spirilo desto


0 dolce padre , di carità pieno, Dolce ,
fervente e pronto all’ orazione:

La tna vita eccellente el cor mi tocca. Pregate Dio , che doni i suoi tesori
Prega Gesù che non mi venga meno A voi e a tutti gli altri peccatori.

Finiscono le Laudi escile giù in luce in LXVIII carte in Alo, si crede,


in Firenze nel 1480 , dalla Stamperia appresso S. Iacopo di Ripoli
per cura c con gli argomenti dello stesso Feo Belcari.

Si procedè a darlo di nuovo, vivente forse lo stesso Feo, quale mancato


li 16 Agosto 1484 , ne esci più copiosa edizione nel 1485, a di 1." Marzo,

per ser Francesco Bonaccorsi ,


c questa, senza ripetere quelle
che sono Ira le surriferite, si dà ristampata qui appresso.

'
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LAVDE
Falle c composle da più persone spiriluali a onore dello onnipotente Iddio
c della Santa Maria c dì molli altri Santi e Sanie ,
raccolte
ed insieme ridotte da Iacopo di Maestro Luigi de'Morsi
cittadino Fiorentino.

Sonetto di Francesco D'Albizo. Dolcemente vi chiama ;


Prezzo da voi non brama.
Cicca cupidità ,
fragil fortuna Anzi lui cerca d'irrìcthìrrì più.
Vita mortai, che molli spesso inganna, 0 gente stolta, che con tanti affanni

Ch' 6 ombra e fumo c più van eh’una canna Piacer cercate avere
E senza amaro non dolcezza alcuna. Lasciale il Mondo con ano’ falsi inganni.
Veloce corso c volge più che luna Che in lui non è piacere;
Falsa speranza quanto l'uomo affanna ! Aprite gli occhi e piacciavi vedete
Del mondo chi più prende, più si danna. Gesù fonte di vita.
Nè d’ esso aIGn porla cosa nessuna. Che si dolce v’ invita.

Nascesti in pena e viviti in fatica Tutti ì piaceri troverete in Io.


Fia la partila in sospiri e dolori 0 fonte di dolcezza, ehi li beve
A'chi di questo secol sì notrica. Col cor devoto e umile
Al ciclo dunque drizza c Ina amori Ogni altro gusto d'esta vita breve
E non sia l' alma sempre a se nimica Gli par noioso e vile.
Che viva in vizi! e pascasi d'errori. Anime elette, anime gentile.
Aprite e’ vostri cuori Che tra fatiche c stento
E non vi sia di queste Laude tedio Cercale por contento,
Che a ogni inflrmilàdanoo rimedio. Gesù gustate e troverrelo in In.

Questo è quel fonte che dal ciel deriva :

sai. Aperto a tutti sta :


Chi di lui gnsta sente un acqua viva.
Landa di messer Lionardo Giustiniani Che ’nciel conduce e va:
Gentiluomo di Vinegìa. O fonte pien d'ognì snavità,
Gesù celeste manna.
Ornò quanto s’ inganna
r coite lutti al fonte di Gesù Chi piacer cerca fuor di le Gesù.
Voi, che affannati siete. Tu se fonte snavo, ondo procede
Di qucU'acqua bevete. Pienezza degni bene :

Che chi ne gnsla non setisce più. Solo '1 Ino gusto puù morlar la sete
O voi, che siete affalicali e stanchi D’ originai veleno:
Sotto 'I peso carnale, Tu se' la porla ,
d’onde ci conviene
Correte, innanzi che 'I tempo vi manchi Entrare al sommo amore:
A quel fonte eternale : Per umiltà dì core
Gesù, Signor cortese c liberale, Chi ’n le s'abbassa ognor salisce più

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46

Gesù, fonlaha :chi si vnol bagnare Non li doler dolce anima,


,

Nel tuo santo liquore Del mio partire e ritornare.


MortiGcato debbesi spogliare Che questo fo per carità:
D'ogni terreno amore : Attoniti sempre a me laudare
Poi trasformato in se con lutto ’l core E lascia faro la mia bontà.
Resta d' amor perfello Si come —Bìen Tr^naot nuttres e comcN
Lo innamorato effetto, Poter prcion pur mjledtef.
)
Se stesso odiando ed amando aitrù.
O sacro santa carità fondata XCIV.
In se stesso odiare.
L’anima, che di le è inebriata Di Feo Bclcari. 93.
Altro non può gustare;
Queste pompe terrene ognor le pare Gresù, fammi morire
Ombre fallaci c vani Del tuo perfetto amore
D'aver piacer mondani ; Fammi crepare cl core.
Mcn n' è contento chi ne prende più. Che l'alma mia a te possa venire.
O miseri mortai’, più non perdete Tanto m' inlìammi e incenda
Vostre fatiche omè Quel tuo spirito santo,
Che ritrovar piacer pur vi credete Che l'anima ti renda
Dote piacer non è: Con ogni lande e canto:
Gesù è il fonte dove voi potete Fammi arder lutto quanto.
Saiiar con festa e gioia Dolcezza mia, ch'i'ti possa fruire.
Vostra bramosa voja Tu se’ buon padre e sposo
Dnnche correte al fonte di Gesù. Dell'anima fedele:
(Cantui come —O Ge«ìi dolce o infinito amore.) Sanza te mai riposo

Truovo se non crudele.


xcm. Gustando mirra e fcle
Vo tuttavia sanza te, dolce Sire.

Di Feo Bclcari. 92, Dunque non più lardare


Di chiamarmi a le, vita,
Sen venga Gesù l' amor mio Ch’ io li possa abbracciare
Ben venga mio dolce Signore,
il Nella gloria ìnGnila,
Ben venga tutto il mio disio: Sempre sia teco unita
Tu se’ la vita del mio core, L’anima mia , empiendo cl mio desirc.
Che mi fa star lieto e giulio. sopraddetta lauda ai canta come —
Deh non voler, amor gentile, bella e (cutile. /

Lasciare il servo tuo fedele.


Se già non fai per farlo umile lev.
Chi gusta un poco del tuo mele
Ogni altro cibo ba poi a vile Di Feo Beicari. 94.
Senza te ridere è languire,
Teco ogni pianto è un piacere, Quanto più penso , o Dio,
Fuor di te vivere è morire : La tua gran carità
Deh voglia nel mio cor sedere Più s'accende il cor mio
E più da me non ti partire. A far tua volontà.

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Quando risgaardo e penso Po’ goderai in ciel quassù


Questa tua gran virtù La gloria mia, sanza Gnire.
Patir morte per me Se vuo’diletto o ver piacere.
Mancami '1 core c ’l senso Io sono cl fonte d'ogni tuo bene.
Viver non vorrei più : Ogni contento tu puoi avere;
Vorrei morir per te: Deh pensa al mondo, che ti tiene
Piangendo dico omè, Con poca pace nello tuo core
Che Dio, che mi creò Pensa al dimon che per te viene ,

Per me morte portò Per dare a le infernat dolore :

Con tanta crudeltà I Nelli tuoi vizjnon e star più ;


Questo pensier mi mostra Deh piacciali operar virtù
Quanto obligato so’ Che presto la tua vita ha a perire.
A te, dolce Gesù: me non nuoce nè fa prò
Tutta la possa nostra Tuo ben servire o mal servire:
Ma' satisfar non può E1 mio volere mostralo t’ho
A quel ch'ha’ fallo tu; Perchè tu possa al ciel salire;

Ogni di spandi più Con mille modi in carità

Grazie con doni a me. Ti chiamo, che voglia venire.


Per mostrarmi quanl'ò Dunque, se t’ami in verità.
I.a tua magna bontà. Tornerai presto con fervore
Non so che dover dire , Chiedendo a me con tulio il core
Se non chieder roerzè Merzè di tutto il tuo fallire.
D’ averti offeso si; (
Cantasi come — Gnerriera mia ).

E con lutto 'I disire

Sempre ringraziar lo xevu.


De’ben eh’ hai dati a me. Di Messer Lionardo Giustiniano
Per chi li partorì da Vinegia II.

Cristo Signor Gesù


Tirami costassù Spirilo santo, amore,
Alla tua deità. Consolatorc interno
Si ctoU come — Qnaoto f>ià peitto amore Del Ino lume superno
( la tna nobiltà.
Signore ,
inlustra cl tenebroso core.
O razzo procedente
XCVL
Da due eterne stelle,
0 stella permanente.
Di Feo Delcari. 95.
Trino ed una con quelle.
Di Ire sanie facclle
.Anima mia deh ,
torna a me Accendi l’alma mia.
Che per tuo amor volsi morire SI ,
ch’io vegga la via
£ TO cercando di salvar le. Ch’ i possa c voglia uscir di tenebrore
r sono il sommo eterno sire. O solo incoronalo
Tuo dolce Dio, che ti creò: Di sette ardenti lumi,
Perchè non vuoi a me servire? O fuoco temperalo.
So tu ritorni, i’ti farò Che ardi e non consumi
Viver contenta costaggiù Tutti i mie’ rei costami.
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48

Amor, rioni a purgare, Tu sai , che 'I tuo «biUculu


E degnati abitare É nel buon core umano:
El core, accesa sol di tuo fervore. D'ogni voler mondano
O cibo di dolcezza Purgami tulio quanto
Che pasci c non fastidj. SI , che il tuo lume santo
Fontana d'allegrezza. Alberghi nel mio corea tutte Tore.
Che in mezzo el pianto ridi, O manna saporita
Li miei devoti gridi. D'ogni dolcezza pieno,
Signor benigno ascolta 0 zucchero candito
E l'occhio mio rivolta D’ ogni piacer terreno
Del cicco mondo al tuo vero splendore. Guardami dal releno
0 rirrigerio acceso Che ognor m' è posto avaiilc
D' un nutricante foco, SI , che l'alma constaote
O levo, o dolco peso, Scota dolcezza sol nel tuo sapore.
D'alTanno pien di giuoco; Signor dammi scienzia ,

Amor, vien, ch’i l'invoco. Consiglio ed intelletto,


L’anima a tc s’inchina; Fortezza c sapienzia
0 somma medicina Pietà c timor perrello;
Conir' alle piaghe del nsortal furore. Po' vicn drenlo al mio petto
Tu se'suavc fiume Di tante gemme adorno
Di buon parlar profondi; SI, che all' estremo giorno
Tu se' razzante lume. L’anima nuda tomi al suo fattore.

Che ’llnslrì c non confondi. (Caataài come c Vangeli della qBare*ima)e

La tua lucerna infondi


Al tenebroso ingegno XCVIIU
Si , eh’ io diventi pregno
Della Ina verità, ch'è sajiza errore. Di àfesser Liunardo Giustiniano III.

Paraclilo amoroso.
Quando t'harò io, quando. 0 Gesù dolce, o infinito amore,
Amor mio dilellosof IneslimabiI dono I

Deh vicn eh’ io t’ addimando


,
Misero a me ch’i’ sono.

Le braccia a tc ispando, Che da le fuggo e tu mi segui ognora.


D’ogni virtù radice. Per qual miei merli , o mio Signor benigno,
Che l'alma peccatrice O per qual mia bontà
È sanza te qual terra sansa onore. S) largamente nel mio cor, maligno
Amor, sanza il tuo dono Spandi la tua pietà T

Indarno m' affatico : L’anima mia, che sempre offeso l'Iia,


Tu sai, clic infermo sono Si doleemenlo chiami
Per lo peccato antico; Che par ben che lu l'auai
Famelico c mendico, Come buon padre c non come Signore.
Pien di miseria c male: Giammai non resti a mille dolci modi
£ l'anima carnale Chiamar l’anima a le:
Sanza l’aiuto tuo vivendo more. Deh dimmi, Signor mio, di ehc li godi.
Dunque col tuo spiracolo Clic ha’ tu veduto io me?
Spira Io mio cor vano; Non pensi qual' io sono e qual tu sé ?

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49

Tu sommo bea perfetto Ch' i son sommerso e non posso levare


Ed io pieo di difetto, D'eslo fango mondano :

Piea di peccati e pica d’ogoi sonore. Chiamami spesso e non mi star lontano,
Quanto più i’Ii oScndo e tu più sei Che forse qualche volta
Cortese a perdonare : La pecorella stolta
Tanti grafi peccali ed error miei Fuggirà T lupo e seguirà '1 pastore.
>oo li posson turbare,
Anzi mi fien si dolce a lusingare
Che par, che m'abbi offeso. XCIX.
O amore non inteso
Di che til cosa se' fatto amatore ! Di Feo Beicari 96.
Non basta cb'una volta tu portasti
SI viimorte per me: Laudate Dio, laudate Dio,
E' non ti par che '1 sangue sparso basti Col cor lieto e giulio.
A Irar l'anima a te Su, anime leggiadre.
Cbe mille volle mi mandi ogni di Vestitevid’amore.
Tanti doni e si spessi, Rendete al sommo Padre
Cbe col minimo d'essi Laude, gloria ed onore:
Arder faresti ogni agghiaccialo cuore. Ringraziate il Signore
S' i'non ti conoscessi all'allre cose Con ogni buon disio: Landate Dio.
SI largo 0 liberale, Egli è quel sommo bene.
Tcrederei ch'e’tuo'doni a le f(»w Che v’ha lotti creali.

Sol per farmi più male . Tratti di mortai pene.


Però cbe quanto tu se' più reale. Con sua morte salvati.
Tanto son più obbligalo : Al ciel siete chiamati
Ed essendone ingrato Da Gesù dolce e pio. Laudale Dio.
La tua larghezza cresce il mio errore. Gustate e suoni c canti
Ma so beo ,
Signor mio, cbe quel cbe fai Che sono in Paradiso,
Sol’è per più mio bene: Orsù, gentili amanti.
L’ardente cariti , cbe amando m’bai, Tenete l’occhio fiso.

Celar non si conviene. Mirate il dolce viso


O cor mio darò, o cor mio chi ti tiene, Di Gesù nostro Iddio. Laudale Dio.
Cbe non parli d'amore. Desiderate presto
Vedendo il tuo Signore Andar con Lui in cielo.
Ardere innamorato per tuo amore? Non vi paia molesto
E tu, anima mia, fatta da Dio Lasciare li mortai velo :

Tanto bella e gentile. Fuggite con gran zelo


Alza da terra no poco il tuo disio, Ogni diletto rio. Laudate Dio.
Non ti far sozza c vile. Amate ardentemente
Che Dio ha preparato il tuo sedile SI bello e buono sposo.
Negli angclichi regni : Cercale con la mente
£ par cbe tu non degni Il suo dolce riposo
D'essere sposa di si gran Signore. Chi vuole esser gioioso
Gesù, di questo deh non li stancare: Ascolti il parlar mio. Laudate Dio.
Dì porgermi la mano. ( CaoUsi corae — Ben renpu Macfio ).

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SII

c. n.

Di Feo Bclcari. 98.


Di Feo IleUari. 97.
Sono stalo in peccalo tanto tanto.
Che pianger doverrei la notte e '1 die:
Dolce madre Maria, l' vorrc' ire in cielo santo santo,
Di Dio figliuola c sposa Seguendo e sensi e le mie male vie:
Vergine graziosa Lo inferno mi prometto pianto, pianto.
Soccorri l'alma mia. Ed io non temo le sue pene rie.
Tu se’ piena di grazia, $' i pensassi alla morto quanto, quanto
Per la tua umililacic : Timore harei delle gran colpe mie:
Senza te non si sazia Chiamo il dolce Gesù e canto.
Mia foglia in veritade. Perchè mi porga le sue braccia pie.
Per quella raritade, (CaoU»t come — Soo «Uto ocH’IorerQo tanto Unto ).

Che ti porta il tuo figlio,


Dona aiuto c consiglio Cll.

A me tua serra ria.


Per le sette allegrezze. Di Keo Beicari. 99.
Che avesti in questa vita
E per quelle dolcezze. Griù per la mala via l'anima mia no va :
Quando fusti salila S'clla non ha soccorso presto morta sarà.
Nella giuria infinita Il demonio la ’nganna con la sua falsità.

Sopra gli angioli santi Il senso le promette ogni piacer, che ha :

Con suoni balli e canti Il mondo ancor la ’nvita a far la iniquità.


Picn d'ogni melodia. L'anima mia tentata or chi l'aiuterà?
Degna ascoltare un poco Aiutali meschina col don, che Dio li de:
E mie' pianti e sospiri, Tu hai libcr'albitrio, che meritar li fa:
Il tuo soccorso invoco (sta :

llisguarda i miei martiri. Ricorri a Gesù Cristo , confiltto in croce


Con lutti i miei desiri Selu'l preghi umilmente, la grazia li farà.
Ti priego, che tu prieghi Abbi fede e speranza, che forte (i farà.
Gesù, che non mi n ioghi Tu non puoi esser vinta sanza tua volontà.
Quei che ’l mio cor disia, Più polente è la grazia, che ogni avversità :
lo non IruoTo paco Pensa ben della morte, che presto ne verrà.
Drento nella mia mente. Contempla un po Io 'nferno pien di

Perchè il dimoi) sagace (


penalità ;

Mi tenta fortcmenle. llisguarda il paradiso con sua giocondità :

Deh priega Dio clemente Accendili in fervore pien d'ogni carità

Che mi tragga di pene, E poi ogni fatica piu lieve ti parrà.


Se gli è per lo mio bene. Gesù, tuo dolce sposo, allor t'abbraccerà ,

Acciò ch'io salva sia. Daralti il bacio suo, pien d'ogni snavità.
L'arra di vita eterna la mente gusterà:
/ Cfitntaii come L’amore a me reoenvlo » Donna
\ qanti Umenti. Giubila, canto o festa il tuo cor sentirà

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51
Cantando amore ,
amore, amor somma Ancor supplico te, Tcrbo incarnalo.
I boDlà : Cristo Gesù, Iddio ed uom perfetto:
Va dancbe per la atrada, che Dio mostrato Td se' del padre splendore increato.
l'ba. Genito se’ per modo d'inlellcito.
Laudando un solo Dio in somma trinità. Verità eterna, agnello immaculalo.
Che col Ino sangue lievi ogni difetto:
. CanU»i come ~ Giù per la villa laiipa la bella.

1 se oe va — La ma'toniiS dal santu, trovò Per quelPardenlc amor, che incrocc ave.sti.
J
^ il fl^ittol naia. '
Fa’ che del tuo Toler sempre m’investi.
' 0

f * Maria dolce , o fonte di pleiade.
Scala del cielo e porla di salate.
'
CIIL . ' i: In le si veste Dio d’umanilade.
'
Onde se'picna di grazie e viriate:
Di Feo Bclcari. 100. Degna conlinovar Ina caritade
t Per le tue sette allegrezze compiute.
E priega il tuo figliuol, che sempre l'ami
IMio ben, mio amor, mia mio disio.
gioia e Con tutto il cor, lo cerchi, lengbi e brami.
Sci tn, Gesù ,
letizia del mio eòre: 0 Spirili beali, alti e giocondi.
Cantando Tengo a te, dolce mio Dio. Angeli belli, intelligenze pure,
Laudato sia tu sempre a latte l'ore, 0 santi e sante d'ogni colpa mondi,
Padre , frate! , signore e sposo mio. i . Voi , che vedete Dio ganza figuro ,

Tu se' mio padre perchè mi creasti, Pregalo Lui, che questo don m'infondi.
Tu se fratel perché se’ uom perfetto, '
Che per sno amore ami le creature
Tu se signor, ebe mi ricomperasti. E ch’io sic paziente, umile c pio.
Tu se’mio sposo, che mi dai diletto. Laudando sempre Lui col cor giolìo. '

E con anel di fede mi sposasti. t

Degna lerar da me ogni bruttezza, .


'

Degna presto tenir nella mia mente, '


eve
Degna farmi gustar la tua dolcezza, -1
• • '
1 *

Degna mostrarmi il tuo Tolto locante. Di Feo Belcarì , 103.


Degna farmi fruir la tua bellezza; . . i: 1 ,

(Cantasi conio — alio bon, bila aour.! .


< 1 't _ . . 1 _ I- : , . ,

**
. f 'b 1 Lresb, dolcezza mia, • • < :

CIV. Per le vo ginbbilando.


.
/ Col cor lieto cantando
Di Feo Beicari , 101. >
Pien di tua melodia.
i r veggio nella mente un vero lume,
Ch’è pien di verità.
Onnipotente Padre, eterna altezza Il qual mi mostra il mio pravo costume
0 Sapienzia immensa, o Bgliuol vero, 1 . E la tua bonilà:
Spirito Santo, infinita dolcezza, . Questa tua caritè
0 Ire persone ed uno Dio sincero: Tanto m’ incende e cuoce,
Tn se’ la somma ioelTabil bellezza, Che spesso ad alla voce .

Tuse’il mìo Dio, nel quale io credo e spero: Canto la notte c dia.
i. •
.. >

r priego te, mio dolce e gran Signore, Innanzi che io fossi tu m'amasti •-

Che mi perdoni e tragga d'ogni errore. D'amor lutto giulk), ' ' .

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52

Però che per amor tu mi creaali Ho fuggito il cieco mondo


Simile a te, mio Dio, Per servire al mio Signore :
E pel peccato mio Laudato aia Dio
Tu Toleati morire: Il mio core stava io pene
Non 50 più che mi dire, Da’ mie’sensi combattuto.
Gesù mia rita e via. Or mi sento mollo bene
Tanto m' infiammi il tuo fuoco soave. Per lo don, ch'io ho ricevotu.
Gesù mio dolce sposo. Laudato sia Dio.
Che spente sieao in me le usante prave Or mi veggio nella via,
Col viver virtuoso Che conduce al Paradiso:
Sempre col cor gioioso La mia mente sta gialla
Ti renda grazie e laude: Pien'di gaudio canto e riso.
L’anima tutta gaude Laudato sia Dio.
Per la tua virtù pia. Nel cor sento gran conforto
Per l’siulorio di Dio,
CTI. lo son vivo ed ero morto.
Seguitando il mondo rio.

Di Feo Belcari, 103. Laudato sia Dio.


Il dimonio mi dìcea :

figli 6 il tuo buon Gesù, Non potrai perseverar»,


Che ti darà il suo amor: E Gesù gli rispondea:
Egli è Gesù si egli è, il tuo bnoeo Gesù. 10 aiuterò portare.
Ei fn per te confitto Laudalo sia Dio.
Con gran pena e dolor Ogni regola è discreta ,
.

E' fu Gesù ,
si fu e’ fu per te confitto. Che da lo Spirito Santo,
E t'ha per sua sposa 11 qual tien l’aBima lieta.

Per farti grande onor, Discacciato il triste pianto.


E t’ba Gesù si ha, e’ t’ ha per sua sposa. Laudato aia Dio.
Tu se ingrata oramai. Abbi carità farveate
Se non gli dai il tuo amore, E con la santa umillade,
Tu se’ ingrata, si se: tu se'ingrala oramai. E sarai sempre vincente
Ama Gesù tuo Dio i In ciascuna avversilade.
Tuo dolce e buon Signor, Laudato sia Dio.
Ama Gesù ama. Ama Dio per aè medesimo.
Ama Gesù tuo Dio. Che degno è d’esser amato.
(CuitMÌ c t«tt b«o > I Amai più, che te medesimo
Il qual t’ha ricomperato.
Laudalo sia Dia
CVII. Lauda Dio, anima mia.
Con tutte le fono lue,
Di Feo Beicari, lOà. E la vergine Ifaria
Madre del doke Gesùe.
Laudato sia Dio, laudato sia Dio, laudato Laudalo sia Dia
l'mi sento il cor giocondo (sia Dio.
Pien di lame c di splendore. (CtBiMi eome L& Dio^bartiadiM).

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. CVIIL Quando Iddio tocca la monto


Perchè tu facci orazione,
Di Feo Beicari 105. Alza il cor lutto fervente
Alla sua salutazione.
P o' che ’l cor mi slrigne e serra Pregalo con divozione,
Per la cradcl peoa mia, Che In porti in ciel corona.
Pricgo te, dolce Maria, Pricga per l’amor di Dio,
Ponga Bue alla mia guerra. Che sia amalo ed ubidito :
La mia mala giorenluie E ’l suo nomo santo e pio
Mi consuma a poco a poco, Sia da tutti riverito.
Se da te non ho salute Po’ cosi d’amor vestito
Son condotto in mortai foco : Priega per ogni persona.
Fammi grazia in questo loco Se 't Signore Dio t’esaude,
Ch'i’non mora per tal via, Ringrazialo quanto pnoi.
Priego le, dolce Maria, Se noi fa, rendigli laude,
Ponga Gne alla mia guerra. Che non piace agli occhi suoi :

El senso mi lira forte E Gniti i priegbl tool


Perchè i' vada al suo diletto, Di’, mi perdona.
Signore, or
E Oimon conduce a morte
'1 Sempre l'orazione acquista
L' anima per Ut difetto: Ma non sempre quel che vuole ;

r vorrei esser perfetto Il Signor con chiara vista


E lasciar la vita ria, Non va dietro alle parole:

Priego te, dolce Maria, Dio esaude come suole


Ponga Gne alla mia guerra. Quel che meglio a Lui risnona.
Tu so la Vergine Madre Dio dona il vero lume
Di Gesù eterno Dio: A chi ora con buon core :

Tutte le virtù lef^iadre il mal costarne.


Lascerai
Son nel tuo cor santo e pio : ,
Se tu preghi con fervore:
’l

Deh risgoarda al pianto mio La mente per suo amore


tua
E la mia gran maliiia, Al ben sempre sarà prona.
Priego te, dolce Maria Gaudio, pace ed allegrezza
Ponga Gne alla mia guerra. Truova Tuomo in Dio orando :

(Canuti come — AQe MhìaTfl alle ichiaroM}. Giubilo con gran dolcezza
Il cor sente contemplando.
CIX. Se tu ori Iddio amando
Di Feo Beicari, 106. Dio mai non t’abbandona.
Caotati come ~ LVrba buona i tempre buona.
L orazione è sempre buona ( — Porri vaeehl, rami voceki.

Se la caritè la sprona.
L’orazion debb’esser fatta ex.
Con grand’umiltà e fede:
Dall’amor di Dio sie tralU, Di HaeMr’Anlonio di Guida, 1.

L’anima, che vuol mercede,


Speri io Dio qaant’ella crede Donna, in coi venne il sole
Ed hard quel che ragiona. DeU'etemo consiglio.
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54

Pel tuo bel figlio Che quando Gesù dolce l'alma spira
Inleodi mie parole. Farebbe un cor di ghiaccio riscaldare.
Vergine, Irono dello Spirto Santo Dove l'umano ingegno guarda e gira,
Musica al divin coro, Vede il caduco ben presto mancare ;
Ave, che d’Era n’ ha levato ’l pianto Però li lascio, mondo Talso c rio,
Ed ogni altro martoro E vuomi dare eternalmentc a Dio.
Vergin, tu se' ’l tesoro , Non vuol Gesù alcun d’amor vestire
In cui la pace è posta, Se dell'amor del mondo non sì spoglia;
E chi s’accosta a te mai non ai duole. E chi vuol vita gli convien fuggire
Madre pietosa a' mia pianti t’inchina, D’ogni vano appetito e mortai voglia.
Per qucll’angioi che venne Vomi per sempre con Gesù unire
Con dulie nunzio, onde tu se' regina E spogliarmi del mondo pien di doglia,
Fatta del cici solenne. E netto e puro andar con gran fervore
Fammi trovar le penne A rivestirmi del divino amore. '

Delle lue fellc’alo 0 caritè infinita, o sommo duce.


Ch'i fugga il mal, che l’avversar mi duole. Ritorno a le d'amor tutto infiammalo,
'
Vergine i’priego te pel santo parlo , E seguir voglio la tua eternai luce
Tra l'asinelio e ’l bue, Che m’ ha da tanto errore alluminalo.
E pel suave canto e Inmo sparto Il mondo, il quale ad ogni vizio indnee

Del del, che mai fu pine, Col tuo aiuto immenso i' ho lascialo ;
E pel gaudio, el qual fue £ fatto i ho con lui mollo cordoglio,
Nc'paslor'vjgilanti Pcrch'aliri che Gesù amar non voglio.
Pon’ fine a' pianti e le mie colpe Iole. Quanto più t’amo. Iddio, più l’amor cresce
Madre benigna e d'ogni grazia piena E senlomi cibar di gran dolcezza ,

Te prego, per la stella, E questa umana vita a me rincresce


Che gli ammiranti Magi guida e lega E sol le, buon Gesù, l'anima apprezza :

Alla tua Capannella, L'alma del corpo a contemplarti m'esce


Vergine santa e bella. E questo vel dei mondo presto spezza
Sempre al tuo Figlio unita. Per esser presto in eie! nelle tue braccia

Vergine, aita chi te ama e cole. E poterti vedere a faccia a faccia.


Vergin, pel tuo Figliuol risuscitato (CaiiUti eocne 1* «cMinai lo campo).

Guidami a retta via,


Pel di che ascese in del glorificato, CXII.

Odi la priega mia.


Vergine santa e pia. Di Francesco d'.étbizo 2.

Solvi e mie’nodi vecchi.


Fa dc’mie stecchi rose gigli e viole.

( Cantjui come — Genllrice di Dio). Ohiamo merzè, Gesù clemente e pio,


A le, che '1 cor mi consoli e conienti ;

CXI. I ho tutti i mondan pensieri spenti


E sol te amo, dolce signor mio.
Landa di Francesco d'Albizo 1. Quanto più ti contemplo, più ard’ io.
Ed in questo ferver gli spirti ho attenti

Perché l'amor di Dio tanto mi tira A laudarti con tulli ì sentimenti :

Io non posso più teco, mondo, stare. Lasciamili trovare, o dolze Idio.
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55

Non dar del serro luo '1 pricgo io oblio, Salvarsi : e vanno al regno dei dannati.
Ma trammi presto di si gran tormenti Quanti n'ba gii condotti all'aspra morte
Che venir possa alle beate genti Sol la speranza della lunga vita,
A possedere il beo santo e giullo. E giunti son dalle brevi ore corte !

(Cantasi come ^ Cbiamo meni» o care Signor mìo). Ben è cieco chi tien l'alma smarrita
Nel mondo e ’n quello ha posto ogni suo
cxni. affelto
(

Tanto, che morte il priva della vita.


Di Francesco d'Albizo 3. Però, se vuo’ gustare il ver diletto,
O anima, e alla fla nel Ciel salire

0 infinita carità di Dio, A possedere il ben deirinlclletlo,


Perdona a me ogni peccato rio : Non indugiare all’ora del morire
Si come a Adam transgressor della legge A seguitar Gesù clemente e pio,
Il sno peccato tu gli perdonasti : Ch’ebbe per salvar te tanto martire.

A Noe che usci fuor della tua gregge Ma prestamente pon tutto ’l disio
Misericordia al suo fallir mandasti: Al nostro eterno Dio, pien di clemenza:
Come a David il suo commesso errore. Il van piacer del mondo da' in oblio.
Cosi perdona a me magno
,
Signore. eom« — Are tempio di Dìo )

Come a San Piero Apostol ritornando


A pianger gli donasti vera grazia, CXV.
E a San Paulo te perseguitando
D'clezion vaso fu con mento sazia : Di Francesco d’Albizo 5.

E come a San Matteo destiperdono


Così perdona a me che a te mi dono. ,
Soccorrimi, Signore,
Come alla Maddalena, dolse Dio, In questa brieve e transitoria vita,
Tu perdonasti già e al Pubblicano, Che l'anima è uel mondo smarrita
A Maria Egiziaca fosti pio, E son del tuo precetto uscito fore
Quando lasciò il suo viver mondano, Sanza amor non ho pace
’l tu nel core.
Com'alla Maritana in Galilea Soccorrimi, eh’ I’ moro
Perdona a me, com’alla Cananea. E tanto son nel peccato caduto,
E come in sulla croce perdonasti Che s’io non ho, Gesù, da te aiuto,
A quel, che da man destra era confitto, In pene vivo ed in crudel martoro.
E come Longin cicco alluminasti. Solo te adoro, caro mio tesoro.
Cosi illumina me del mio delitto : Soccorrimi ,
eh’ i’ voglio
Gesù benigno, abbi di me mercede, Sempre tenere ’l cor (luro o contrito
Che a te torno contrito e pien di fede. E teco in gran fervore istare unito :

Cantai! enin« — Se mai la tua virtfi, e come \ El van piacere, il quale amare i' soglio
( gli btrambott) o vero rispetti. / Fuggir lo voglio, c del mondo mi spoglio.

cxvi.
exiv.

Di Francesco d'Albizo 6.
Di Francesco d’Albizo 4.

0 dolce mio Ge.sù,


Quanti n’ ha già la tardità ingannati Quando mi tocchi il core
Dandosi a vizj e credendo alla sorte Arde d’amore deU’elerna virtù
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56

Nel mio cor sealo angeliciie faTille Che mi h tanto andar Gesù chiamando :

L godo ardendo in s) dolci sospiri, Amor, dolcezca e cibo all’alma mia.


r sento si le lacrime tranquille Dammi ’l tuo amor Gesù, speranza mia , ,

Che par che quel fervor nel del mi tiri : Fammi nel cielo eletto.
Ogni cosa martiri Che tutto il mio diletto
Mi par, per gran diletto E’ sol poter trovar ove tu sia
Che nel mio petto ognora mandi tu. E teco stare elernalmenle unito.
Di tanto gran ferror m'ardi e consumi. A tutto r ore i son Gesù ferito
, ,

Che mai non Da questo foco spento. D’amoroso disio


Fammi fruire e tua immensi lami, Di te pietoso Dio,
Dorè sempre ogni spirito é contento: E vo cercando te, bene inOnito,
Deh trammi del tormento Perchè mi vesta in del d’ amor divino.
Del mondo : abbi mercé, (Cantali come — lim prii amore)
Che sanza to virer non posso più.

CVIX.
CITO.
Di Francesco d’ Albico 9.
Di Francesco d’ Albico 7.
'Putto per noi si delle il sommo Dio
Po’ eh’ i t’ebbi nel core, Nelle man de' Giudei,
Gesù clemente e pio, PerDdi iniqui e rei.

Crescè tanto il disio. Per liberarci dall’ inferno rio.


Che gli arde a tutto l’ore. Gesù, eh’ è tanto pio.
Non ti partir Signore, , Che ci vuoi perdonare
Da me, che ti rogl’ io. Se con nn buon disio
Che tolto il piacer mio A Lui vogliam tornare.
É stare io questo ardore. Tutto per noi Gesù volle versare
Ardimi di splendore. Il sangue delle vene
Dolce e pietoso Iddio , E pali tante pene
Ch’ogni cosa in oblio Per volerci di gloria incorunare.
Ho dato per tno amore. Andiam’ tutti a adorare
Ab quanto è grande errore Gesù con pronto zelo.
Amare il mondo rio. Che ci chiama per dare
Che ’l ben santo e giallo Il trionfo del cielo.
Si cambia per dolore. (Cantali come — Tot pur moti
(C*ntaii come — Fortuna 4ii(>crau)

cxx.

cxvm.
Di Francesco d’Albizo 10.

Di Francesco d’Alblzo 8
0 speranza del mio core.
Sacra virgo, alla Maria,
don gran fervor, Gesù, ti vo cercando. Solo ’l tuo perfetto amore
Perchè m'accenda il core È conforto all’alma mia;
Di quel divino amore Fa’ che il tuo suggello sia

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57

Oa Gasùpel cielo eletto, O gran piacer quando contemplo le :


Cb' eoo teco è il mio diletto, E par che l’alma mia ascenda in cielo
Santa te languisco e «oro Per vederli , Maria sana’ alcun velo, ,

Dìtìd tesoro. In quella eccelsa gloria , ore tu se’.

Sola al mondo fosti quella Ei mio piacere e la mia pura fé

Liberatrice a mia morte. Ricorre a le, Maria, con buon disio.


Che del cielo ero ribella Che prieghi il tuo Qgliuol, benigno Iddio,
Tu sol' m' apristi le porte, Che mandi ’l su' amor sopra di me.
Di renir nella tua corte: (Cantui coow — Bfoa «ir pr« lì loie « Madre che feitij.

Priego te, imperatrice


Se tu mi tuo’ far felice
Fammi acceder nel tuo coro, cxxu.
Dìtìu tesoro.
Non fu ma’ al mondo simile
Netta pura , immaculata : Di Francesco d' Albico 12.
,

Perchè tu se' tanto umile


Fosti in eie! tanto esattala JVIaria, vergine, pura, immacolata ,

E da Dio più eh’ altra amala. Per te con festa

Piena del su’ amore immenso ;


Il ciel giubila e canta :

Quando bene a questo penso Assunta se' da Dio in gloria tanta ,

l' rifiuto gemme e oro Che falla I’ ha qnaot’ esser può’ beata.
Di fin tesoro. Maria, quando Assnnzion nel del facesti

Quanto più di te ricanto. Con una palma d’ oro


Tanto pih 1’ anima incende : Gesù a le di ciel venir vedesti

In fervor m'accendo tanto. Con r angelico coro :

Che ’l cor arde, strugge e fende, Desti a Tommaso quel divin tesoro
E d’ un raxzo poi s* accende Della bella cintura , che portasti
Di splendor de’ santi lumi. E poi le sante gerarchie passasti
Par che tutto mi consumi : Con tutta la miliiia accompagnata.
D’ esser teco mi diroro, Maria ,
quando giungesti al sommo trono,
Dirin tesoro. Dov’è tanto splendore.
Dato ti fu l’anel santo, per dono
(Caolftii come — O rc^M dtl mio core). In quel divino ardore
Dallo Spirito santo, eterno amore.
E poi ’l figliuol di Dio , bontà perfetta.
exxi. Disse ; Vico, cara sposa mia diletta.
Nel mio eccelso trono l’ ho esaltala.
Maria, quando tu fosti al Padre ginnia.
Di Francesco d’ Albico 11. Di gemme preziose
Area corona , e quando t’ ebbe assunta
In testa a lo la pose
Ogni piacere i" ho amando le : E fra le stelle io ciel pih luminose
Si gran diletto sento drenlo al core Se’ con l’eterna Majestà di Dio :

Ch’ egli arde di dolcezza a tulle l’orc. Priegai, che mandi a me si buon disio.
Maria ,
di grazia piena e di mercè. Che l’alma mia alGo non sia dannala.
8

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ss

CXXIII. E quante pene in croce tu portasti


Per me peccalor vile :

Di Fraococo 4’Atbixo 13. S’ 1 cerco le quant’ esser posso umile


Non mi stare alieno, ma fammi pieno
Per buon aeotier e retta ria Del tuo perfetto amore e buon disio.

Va il peccatore , che amilimeoto, QomU dette Lftttda he modo proprio firth» p«r\
Priega con orazìoo dirotamente ( Ser Fkciue prete* J
L’ alta regina, Veigine Maria,
CXXV.
Che sempre in aiolo gli aia.
Chi Tolentier ricorre a qoella ,
Di Francesco d’ Aibizo IS.
Viva fontana di speranza,
Harà contr’ al dimoo tanta possanza. Pel di d’ Ognissanti.
Che terrd 1’ alma bella
Più che una lampeggiante stella. 0 gloriosi in cielo
Chi cavaliere di Gesù vuole Angioli e santi
Essere in questa mortai vita Con divozion v’mvoco tntti qnanli.
Sie sempre con Maria con 1' alma onila. O santi Patriarchi pian d* ardore,
Che ogni ria sententia Iole Che con la Cede il mondo alluminasti
E fa vedere il divin sole. 0 profeti divio, pieo di splendore,

(Cantati coma — Por pretoiMro) Ch’ e secreti misteri rivelasti ;


O apostoli, ripien' di gran dottrina.
cxxiv. Per noi pregale la bontà divina.
Evangelisti Ira le luce sante.
Dì Francesco d’Àlbizo 11. Che lo Evangelio santo discrivesti,
0 martiri, ciasenno al costante,
Conosco ben, che pel peccato mio Che per Gesù martiij sostenesti ,
Da me ti se'partilo :
O confessor divoti e pien di zelo,
Hotli smarrito Pregate Dio che ci conceda il cielo.
Dolce Gesù, e più non ti trov’ io. O dottor santi e lame dei mortali
Di te cercando vo sempre languendo, O vergini che stesti in pndicizìa,
,

E di languire i’ moro :
O innocenti e non per vostri mali
Perchè li vai da me cosi liiggoodo. Spargesti il sangue cou tanta letizia.
O caro mio tesoro Intercedete grazie al sommo Dio,
ST ho oSeso nel
t’ terrestre coro Che ci difenda dairinfemo rio,
l'ti cbieggio perdoo , tu sai , eh’ io sono Caoteti coma — Voi <ìtm tre pellepiei — e come'
Di frsgil carne umana, Gesù pio. ( I >eaaiiMi lo campo » • «orna (li «trambotti. ^

Deh non voler Gesù, ch'i’ più langnisca.


Ma fa, che con amore CXXVI.
L'amante con l’amato insieme unisca.
O benigno Signore Di Fraocesco d'Albizo 16.
Se lo ritorni più dentro al mio core
r ti terrò si stretto, cb'el mie diletto, Pel di di sant'Anna,
Non'barù piu, com' bo avolo, in oblio.
Tu sai con quanto amor tu mi creasti
,
Liaudiam con divozion quel nome santo
Gesù, a te simile Di sant'Anna, cb'è Unto gloriosa ,
, , , , . , , , , ,

Che ta di Ginvàeebta fadde sposa , Da gloria eterna, e apegne ogni atto rilc
Con purità sterìlo stette tMilo. A chi sta in otaxioa col core umile.
Per quello ebbe Huben lor proibito E fa gustar dilello e gran doleetu :

EI (empio , e Gioracchino andò ad orare Chi ora é in terra, abita sempre in cielo :

Con pianto Dio presto eaandito.


e fu da Questa le chiari del dimonio spezza
E l'ngiol Gabbriel Tolte mandare, Da fede, carità, costanza e zdo :

E disse, che di lor dosea incamuv Chi Ara con fervore e buon disio
Maria, rerflne, pura, sanis e bella : Tatto per grazia si transfonna in Dio.
E’ eh’ ci mondo sarebbe poi per qnella Però tutti e cattolici e divoli
Liber dall’aspro, crudo e inCernal piante. Sprezzino il mondo e diensi aU’orazione
O felice Anna^ » corpo giorteao, E fuggiranno e tempestosi moli
Vaso, che tenne in se tanto tesoro; Liberi Sen dalle perturbazione:
Tre Marie partoristi con riposo, Orale e contemplato Iddio etereo
Sei apostoli poi nacquon di loro: E Uberi sarete dall’ inferno
E qnel rero dirino, el qnale adoro, (CanUai come ^ S« nii la tu Tirtìi aiace U fuem!*
Dalla tua stirpe generosa nacque
Gesù, siccome al Padre Eterno piacque
Di Maria, vaso di Spirito santo. CXXVIU.
O Anna santa, in ciel lume beato ,

Che la sainte nostra in te poriasli. Di Francesco d'àlbiza 18.


Col fratto, il qoal dalia iva pianta è nato
La macchina del mondo altamiaaati, - Oieranetti, con fervore
A iendartooon par che ’l teiapo basti. Deb foggile il van desirc ,

Sigran misteri nel mondo facetU Se ri volete vestire


'

Quando nei corpo tao In eonleneMi Del divino e santo amore.


Maria, regina dell'eterne canto. I Se a Gesù servir volete
(Cuuii come — Da che raorsai , Mdio, U cor f«rtta} Col cor Heto umile e paro.
! :i Pace sempre in voi barde :

Deh lasciate il mondo scuro


CTXT1I. B se pare al senso duro
Qui conaisle in rirlnde.
Di Fraooesco Albito 17. Che vi da nel del salute
Coll’ eterno Creatole.
Orate, alme dirole, con rirlnlo, Quante più vi scmlerela
E pace in terra barate e in dai salate. Dal fallace mando rio,
L'oraaion santa in se ba questi eflblti : Tanto più v'appresaerete
Il primo e detto di gran perfezione. Con Gesù bdiiga» e pio :
Il secondo, die manda agrintoiietU Però con ne buon dido.
Dello Spirilo Santo infasiono Transformale rabna vosira
VisilaiioM angelica e dirina , Nel Signor, che ’l Ciel vi msetra,

Diabolica spolsionee modidnai. E cbianuri a InlU l'ore.


Alla conrersiane è molto pia Contemplate, gioranelli.
Ed 6 liberatrice de’ peccali Che chi è di Dio iaSammato
Consola il PurgaCorio lattaria Gusta l'arra degli eielti

Guarisce infermi e morti ba suscitati, Ed al fin fadto> i bealo.


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eo
Di Gesù gloriBealo. Della resurrezion del Salvatore
CiascbedoD Tadori e laidi Ch'avevi già vedalo e tocco il vero;
Coo gli spini pronti e caldi Ed un fratei del re resuscitasti,

E Usciale ogni altro errore. E Gesù quei popoli infiammasti.


di

Non ri lasciate iogannare Nella fornace ardente fusti messo.


Dal Dimon con falsi inganni, Ma Gesù ti mandò d'acqua una fonte:
Che fi Torrebbe mostrare, La pistola portasti per espresso
Cbe tanghi sono e rostri anni. Al Re Abagar, e noi con lieta fironte,

Foggile gli eterni danni Tommaso, ti preghiam con buon disio


E pensate che la morto Cbe tu ci faccia in grazia star con Dio.
Fa le vostre ore esser corte, CanUsi come » ctmnbotti 6 come tulle la lande’

Ma eterno è poi il dolore. ( a caoMoes eba Moe Teni mifwati.

Perù tulli con buon zelo


Stale sempre in orazione.
Ed abiterete io cielo cxxx.
Per partecipazione.
Datevi alle divozione, Di Francesco d'Albizo 20.
Abitale o luoghi santi,
Dove di Gesù si canti
Giubbilando a tutte l'orc. Chi vuole in terra far di cielo acquisto
il primo martire di Crislow
Seguiti
Cantati come — Chi vuol Tanima Mirare - Faccia beneX
( a' f>cll«(TÌ&i - OraJBAì aooo ia cti — a a ballo. / 0 Stefano, coopalma in ciel beato.
Primo martir del nuovo teslammito.
Come nel vecchio. Abele, illuminato
CXXiX. Di fede andasti a disputare attento
Co' libertini, e quei tu confondevi
Di Francesco d'Albizo 19. Col bel parlare angelico ch'avevi.
Con que' d'Asia e Cilicia li trovasti

G co' gli Alessandrini a dispuUre :

Cibi vuol aver da Dio - grazia e mercede Allor molti miracoli mostrasti :

Ricorra a San Tommaso -con gran fede. Virgin volesti 'I corpo preservare :

O discepol di Cristo, San Tommaso, E la tua santa e fedele orazione


Teslimon deila fede a tutto il mondo, Ci die San Paulo, vaso d'elezione.
Tu non volesti il ver credere a caso. Di vedove tu fusti difensore,
Se non toccavi quel corpo giocondo E riiiataili i ben' mondani e stolti :

Di Gesù, ma toccandoi tn credesti : Desti il corpo a martoij con fervore


Iddio é Signor mio, tu se', dicesti. E fiori del tuo aitar guariron molli :

Tu fusti leslimouio con gran zelo Avesti tanta fede e pronto zelo,
Della resurrezion di Maria pura : Cbe slavi in terra ed abiUvi in cielo.

Quando con gloria Assunta fu nel Cielo Dolci li fur le pietre del torrente,
Si scinse e donò a le la cintura. Tanl'eri nella fé fermo e costante ;

Battezzasti c tre Magi con disire Vedesti aperto il ciel visibilmente.


Ed hai Taureòla del martire. Alla destra di Dio Gesù istante:
Andasti a predicare con fervore E pe' persecutori tuoi pregasti,
Nella India la fede e ’l gran mistero E lo spirito a Dio raccomandasti.

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61

Virgin Tircsii, Pier martir beato


CXXXI. Le lande tua sono inOnile a diro :

Tn sé da Dio Ira’ martiri esaltalo,


Di Francesco d'Albizo 21. Dor’ogni eccelso ben si pnò truire :
Noi ti laudiam con bnono e caldo zelo
Obi tuo! grazia nel ciel del fallir grate Priega Gesù, che ci conceda il cielo.

Intorbi Pier, che tien le sante cbiateb


0 Pier, che per bonlb primo Pastore
Fosti dell’Apostolico coliegio. CXXXIII.
Dato ti fa da Dio con tanto amore
Del ciel le chiari, di al sommo pregio, Di Francesco d’Albizo 23.
Perchè In aprissi ad ogni punto il cielo

Al peccator, che toma a lui con zelo.

Gesù per farti, Pier, pastor pietoso 0 San Bastian bealo.


Al peccator, permisae che negassi. Martire di Gesù, tanto fervente.
Ma poi per darli relerao riposo Tutti divotamenle
La terza rolla fe ’l gallo cantassi Preghianli, che tu sia nostro Avvocalo.
E tn tornasti a contriziun con pianto. Tu sai, che co’ tuo’ prieghi liberasti
Che ti testi il pontiflcale ammanto. Di molta gente dalla pestilenza
Perd priega Gesù, clemente e pio. E molli infermi gib, Bastian, sanasti,
Che mi perdoni il mie grate fallire Ch’avevan sempre a te gran riverenza :

Perchè tn se’ pastor santo di Dio Ed ogni ria sentenza


E tien le cbiati e pnommi il cielo aprire. Tu può’ levar co’ tuo’ prieghi divini
Se ho peccato, Piero, stando in terra. Quando a Gesù l’ inchini
Tu sa’, che chi è nman, qualche tolta erra. Essendo In nel ciel gloridcato.
Però le intocbiam con divozione

Ed nmilmente e con contrito core:


cxxxn. Lieta da noi ogni contagione,
Priega per noi Gesù ,
nostro Signore,
Di Francesco d’Albizo 22. Che non guardi aU’errore
De’ peccator, ma con amor benigno
Cibi rnol gustare il ben del cielo impirio Lievi il mondo maligno
Onori e landi Piero e suo martirio. Ed ogni Ino fedel sia liberato.
O martire San Pier, lume e splendore Cantali cerne « Qoal i il doro core. S eonie'\

De Fra’ Predicator, pien di dottrina ( e Vaniti delia Qoareiìna. /


Tu confondesti a’ Manichei l’errore
Chiaristi il vero della fo’ Ditina,
Col propria sangue in terra tn scritesii CXXXIV.
Il credo in Dio, e tatto a Dio li desti.
Tu fusti taso di contemplazione Di Francesco d’Albizo 2k
E Gesù ti parlò nel tuo orare.
Avesti molte gran rivelazione. Chi vuol la gloria di Gesù impetrare
Di multi infermi facesti sanare ; Tenga per avvocato
Resuscitasti i morti , che toccasti QaeU’aposlol beato.
E molle donne in parlo liberasti. San Filippo, e quel voglia seguitare.

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63

Predicando la fede tra' Pagani Qnel popol tutto assai desiderava


Fu sfonato da loro Poter toccar le Ombrie de sno’ panni

A Tare i aacrifiq alolli e rani E quando nel tempio predicava


poi
A Marte, idolo d'oro; Di Gesù Cristo, in su molti alti scanni
£ San Filippo a qoel popolo ignoto Gli Scribi e Farisei vedendo questo
Mostrò la lor pania, Lo gettarono in terra mollo presto.
E che la vera ria E lapidato fa da quella gente :

È credere in Gesù e quello amare. In qnel martir |Mriegara Dio per loro :

Tanto era il zelo e la fiammella ardente. Rimase il corpo morto finalmente


Che di Gesù sentirà. L’aninia ascese nel celeste coro :
Che fé renile un rigido serpente :
Però chi fla con San Iacopo unito
Sotto r idolo uscirà Sarà di gloria alfln nel ciel veelilo.

E tre tribon' di rita ed altri prira :

Allor reduto questo


Ruppon l’idolo presto, cxxxvi.
E Gesù Cristo rollono adorare.
Poi in Asia passò presto e reloce, Di Francesco d'Albizo 86.
L’cresie ispegneodo,
E da quelli iofedel' fu posto in croce,
Miracoli facendo :
Alme divote, che ha laudi adite
Disee allor San Filippo: l’alma rendo Volentier sempre, santo Anton seguite.
A te, Gesù clemente; 0 venerando abbate ,
Antonio umile.
E più cb'nn sol Incento Vedesti celebrar la messa santa.
Nel cielo andò, dor’ogni gloria appare. La voce adisti i lascia 11 mondo vile ».

{CaaUsi con* ^ O Gmì Mee, • <DHito more). Allor (aceriì penitenzia tanta
Negli ombrosi diserti, pien di pruni,
Con oraiion ,
discipline e digiuni.

CXXXT* Ed in venl’anni 'I mondo abbandonasti


Facendo santa vita eremitana :
Di Francesco iTAlbiio SS. Con gran ferrar Gesù si contemplasti
Che vedesti del ciel divina arcana ;

Amime, che salute arer rolete. Pien dì lacciuoG '1 mondo In vedesti

San Iacopo minor seguiterete. Ma per rimedio l'nuiiHà tenesti.

E’ nacque santo, fu ginsto e dirìne Entrasti in tenebrosa sepoltura


Alfeo si chiama è dotto interpetrato,
,
Per veder ben la vita transitoria ;

Non mangiò carne mai nè berre sino :


Avesti da' Dimon gran battìlura.

Portava il dosso di sindone ornato; Constante fasti con vera vittoria

Il callo a’ piedi e alle ginocchia arca. Foggiati e rifiutasti un monte d'oro.


Per l'orazion ferrente, che facea, Per acquistar Geah, divin tesoro.
E’ di Gerusalem rescovo, fti Ma quando il corpo tuo vergine e netto

Ilprimo a celebrar la messa santa. Del mondo fe la sua santa partila,


Nel volto simigliante era a Gesù La pace dreti con amor perfetto
E quando il ridde morto in doglia tanta A discepoli tua con mento unita :

Fe roto mai di nulla esser cibato, E poi rendesti pura l'alnm a Dìo
Se prima noi redea resuscitalo. Con lieto core e con santo disio.

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63
Ed ancor San Dionigi Ariopagila
CXXXTII. Sant’Anna e Reparata , difensori
Di questa nostra alma citU gradita
Oi Franeeseo d'Altàio 27. E San Zanobi , e ciascun tatti onori,
E Onalmente tatti gli altri santi

0 Vergiae Maria, piena di graxia, Ognnn gli laudi con letizia e canti :

Di pace U’ la noalra mente saiia.


Noi l' inrochiam con omiltà dì core.
Che pr iegbi ’l Ino iiglinol , pio e clemente. cxxxix.
Che col suo dolce ed in&nito amore
Mandi anione e pace tra la gente ; Di Francesco d’Albizo 29.
Ed ognon pace con dìroaion cbiegga
E de’ commessi errori sì rarregga. Laudiam San Giorgio , caralier possente,

Rimori i cor, ebe russino ostinati Cbe Libia liberò dal gran serpente.
Nel pessimo roler di qaesta goerra : Col segno della croce armato an^sii

1 peccator ti sien
raccomandati Centra qnci Oero drago maledetto
Fa mandar pace a noi di cielo in terra E la Ogiia del Re tu liberasti.

Riscalda e inQamma ’l cor d’ogni mortale Che lo legò e tennelo soggetto


A amar la pace ,
e arere in odio il male. Quando a Silena poi voi apparisti,
Maria, abbi meri è de’Fiorentini : 11 Re e gli altri a Dio tu convertisti.

Tu se’nostra speransa ed arrocata. Massimian regnante imperatore


Quando aU’etemo iddio per noi t’ inchini Per questo fu contro di te turbato :
Ogni senteniia ria ba rìvocata : Petti pigliare , e dal tormentatore
E tutto questo popol chiaro crede Fosti molto aspramente tormentato

Per te trovare in Dio grazia e mercede. Perchè tu convertivi quella gente,


E tu constante stavi e più fervente.
Duo volte ti fu dato e ben veneno
cxxxviii. E messo in su la ruota de’ coltelli,
E nei piombo bollito un vaso pieno
Di Francesco d'Albiio 28. Tu fusti messo e molti altri flagelli
:
;

Ma tu allora in piò fede crescevi,


Con tutto il cor, Maria, laude li diamo, E molti gran miracoli facevi.

Cbe per Ino’ priegbi pace avuto abbiamo. Gl’ ìdoli e ’l Tempio rovinar facesti
Ringraziato sia il Padre onnipotente Venne un foco dal cielo e ’l prefetto arse :

E ’l sno Ogliuol Gesù benigno e pio Nel tao martirio tanto esempio desti ;
E lo Spirilo Santo cteroalmenle Che ’l lume al Mondo tra’ mortali sparse :

E tatti altri insieme, un solo Dio, Or cbe tu se’. San Giorgio, in ciel giocondo
Ch’ hanno mandato pace santa io terra Priega per noi, cbe siam rimasi al mondo.
E spento l'odio, l’ ira e l’aspra goerra.
Sie benedetta il nostro protettore, CXL.
San Giovanni Battista, in ciel divino,
Ch’ è stato sempre con zelante amore Di Francesco d’Albizo 30.
A pregar pel suo popol Oorentioo,
E tanto ba amato ed ama suoi 6gliaoli, Ijandiam con gran fervore
i

Cho liberali gli bs da guerra e duoli. L'umil Francesco, Santo, fra minore.

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6i

O serafico acceso Cberobino, Lume e splendor della predicazione


PoTer del mondo e di Gesù infiammato, Per grazia eri dall’angelo ilinstraio ;

Tutto restilo deU’amor divino, Col santo Verbo e tuo dolce sermone
Che t'ha fatto nel ciel glorificato. Avesti gli Arrian d’error cavalo.
Servisti sempre a Dio a tutte l'ore. Ed alla vera fede gl’ inducesti,
Le selve, e monti, le caverne e faggi E battezzar Sant’Agostin facesti.
T’eran dolceza, giubilo e riposo : Virgine, puro, chiaro, mondo e netto
Fusti illustrato da quei santi raggi Tenesti ’l corpo e fosti assai pietoso.

Che li fecion si chiaro e luminoso. Giusto, clemente ed umil nell'aspetto :

Quando il tuo caro sposo Nel contemplar sentivi gran riposo


Gesb, li feri i piè ,
le mani e '1 core. Ed ogni cosa a’ poveri donavi
Virgioc e puro il corpo tuo tenesti E sol d’amor divin l’alma cibari.
Sprezzasti lotti e falsi beo del mondo. fe' con buon disio
Difendesti la
Col perfido maligno combattesti Con Teodosio grande imperatore ;

El qual vincesti e cacciasti al profondo. A i credo al vero Dio,


lui dicesti I

Il tuo nome giocondo Più presto l'alma andrà dal corpo foie,
Ad ogni alma divola da splendore Che del mio core esca la santa fede.
Un sasso sotto 'I capo t'era piume. Che fa ogni cristian del Cielo erede s.
Quando ’l tuo debil corpo riposavi ; Fuggir facesti ’l maligno crudele.
Di lacrime facevi un vivo fiume Temer facevi ogni spirto infernale.
Si dolcemente Gesb contemplavi : Lasciato bai nelle nostre labbrail mele

Tutto ti trasformavi Che ognun che vuol, per te a gloria sale :

Nel suo immenso ed inOnilo amore. Però, Ambrosio santo, io Ciel beato,
Però, essendo tu nostra speranza, Siui ogni fedel raccomandato.
Priega Gesù, che ci voglia donare
Virtù e grazia con perseveranza
Si, che possiam nella sua gloria eolrare : cxui.
E voglia noi amare
Come buon padre ed ottimo pastore. Di Francesco d’Albizo 33.
(CanUst eone — LaodaU U Aommo Dio].

La carità, che ebbe San Uartino,


CILI. Lo fece esser nel ciel tolto divino.
Dallo Spirito Santo fn spiralo
Di Francesco d'Albizo 81. Della fé cristiana, unica e vera:
Allor Martin si fn lotto infiammato
E lasciò il Iribnnato, dov’egli era,
Oivolamenle il gran dottor laudiano £ fessi battezzar come cristiano.
Ambrogio santo vescovo in Milano. Fuggendo il mondo ed ogni piacer vano.
O refulgenlc stella mallulioa. Diè la metà del suo manlel per Dio,
Di sapienza ioeslinguibil lume. Vergine visse c vescovo perfetto.
Che fallo hai che la tua alla dollrina Guari cicchi, lebbrosi con disio,
Nella Chiesa di Dio sia vivo fiume, Più volle vinse il dimoo maledetto.
Specchio di santità pien di viriate Ed ognora con più zelo e fervore
Che ha mostro a morta’ la lor salule. Spegnendo andava ogni falso errore.

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65

Nell' ultim' ora, quando rendè l'alma. CILIV.


Che dall'Angel gli fu maoifestato.
Portò nel elei la gloriosa palma Di Francesco d'AIbizo 3à.
De’coofcssori c loro ottimo stato,
£ salsie in cicl nella gloria beata, Laudiam lutti omilmente con fervore
Dur’ogni sua virtìi è premiata. Ignazio santo, ch’ha Gesù nel coro.
Però ciascun nel Mondo s'innamori Andasti, Ignazio, contro al gran Troiano
Di San Martin con molta reverenza Con molla gran costanza c pura fede,
E libcr Da dagli ultimi martori £ confermasti d'esser buon cristiano,
E fia securo dalla pestilenza: Che l'ha fatto del ciel per sempre crede.
SeguitiSan Martino ogni mort.alo. E tormentar ti fe a mano a mano
Se vuol fruire '1 Regno supernale. Sanz’alcuna pietà, grazia o mercede:
Lapidalo co’ sassi crudelmente,
E tu slavi più forte e più fervente.
cxiiii. E quando iscalzo su pel fuoco andavi
£ nell'altro crudeli ed aspre pene.
Di Francesco d’.\lbizo 33. Il core in Gesù Cristo Iransformavi
Gustando la virtù del sommo bene.
£ per que’ gran marlir’, che comportavi
Chi vuol nel Divin Regno aldo salire. Se' fra le spere lucide c serene:

Santa Verdiana de’scmpre seguire. Duo fori e gran leon li mandò addosso
Quanto fu grata o accetta al sommo Dio Ma nessuno ad oflenderti fu mosso.
La gran virtù di questa verginella. Quando piacque al Padre Onnipotente,
Piatosa, umìl, divota e diò in oblio Che In rendessi l'alma al Creatore ,
Il Mondo ed ogni cosa stolta c fella: Trovossi scritto nel tuo cuor fervente
£ tanto Gesù Cristo quella amava El nome di Gesù nostro Signore
Che molli gran' miracoli mostrava. £ per questo mostrasti aperlamenle
Per esser tolta ispiccala dal mondo Quanto amavi Gesù con puro core:
Si fc rinchiuder questa donna pia: £ tanto fu il fervore e caldo zelo ,

Serviva a Dio col cor poro e giocondo, Che lo fruisti a faccia, a faccia in ciclo.

£d aveva duo serpe in compagnia. E però ti preghiamo ,


o Santo Ignazio
Che spesso la battevano aspramente, Che ’nlerceda per noi al sommo Iddio,
E Verdiana fu sempre paziente. Che ci dia grazia, lume, tempo e spazio
E quando piacque a Dio tirarla in cielo Di peailcBia con buono disio.
Ginocchioni era in molla penitenza : Di laudar le nessun non è mai aazio
A Lui l'alma rendè con pronto zelo. O Santo Ignazio, tutto umile e pio
Segni si vider con chiara evidenza. Aiuta tutti noi in questa vita.
Che '1 corpo di Verdiana era defunto, Sicché siam tcco in ciclo alla partita.
£ con Gesù lo spirito congiunto.
Però seguite la vita perfetta CXLV.
Di questa Santa e gloriosa donna
Specchio di santiU, da Dio delta. Di Francesco d'AIbizo 35.
Fonte di carità, di fe’ colonna:
Chi tien Santa Verdiana sua avvocala mil Madonna non mi abandonare
,

Sarà con lei alGn nel cicl beata. Degna per me il tuo figliuol pregare.
9

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66

O somma Imperadrice, Virgo Maria piatosa. Giuseppo cl terzo sia:

Io le ogni speranza mia si posa. Po' adorò il Messia


Td se' liberatrice del mio grare peccare. Elisabet; il quinto fu Giovanni
Sana la mia ferita , o Regina superna , Ballista ,
ne' prim’ anni
Priega Gesù, ch'ogni cosa gorema, Dell' utero materno si fervente,
Ch'ai Ga della mia mi voglia el del E Zacchcria fu 'I sesto, che l'adori
vita
(donare, Con inGammalo zelo:
(
CftaUsi c«nr — Geotil Abdoiuui. dod mi «btodoDire)* Da poi e puri e semplici pastori
Laudando il Re del ciclo:
Po’, come i’ ri rcvclo
CXLVI. Furon gli amanti santi e caldi Magi
Che con tanti disagi
Di Francesco d’Alblzo 36. Seguitoron la stella con lor gente.
Po' 1' adorò Sant’Anna profetessa
Ognnn diTolamenlc Come la storia pone
Vada a adorare cl gran Messia, cb’b nalo^ Po'quel vccchion, che celebrò la Messa,
Con zelo sviscerato, Di santo Simeone:
Come fecero i Magi d’Oricntc. E per conclusione
Quarant'anni in sul monte viltoriale Fu l' popol d'isdraellc con gran festa
Andoron ,
per seguire Che con umile lesta

Quello razo e splendor celestiale, Adororon Gesù perfettamente.


Ch'ci Balam ebbe a dire; ( CmUaì come — O btoi^o Sleoortr )

E vidono apparire
Nel cicl la nuora e reluccntc stella CXLVII,

E seguitoron quella
Che al Messia gli guidò subitamente. Di Francesco d’Albizo 37.
Mille trecento miglia in pochi giorni
Andoron con fervore A.doriain tulli il verbo consecrato
Di fede pieni e di speranza adorni Ncirelcrna Ggura,
Dell'inGnito amore: Eucaristia pura.
£ giunti al Salvatore La quale è buona grazia interpretalo.
Vidon fermar la stella e il lume santo, 0 manna santa, che dal cicl discendi;
Ed udiron il canto. Dalla sedia regale,
Che gli .Angioli faeevan dolcemente. E vieni in terra e consoli c difendi
Allora i Magi pien di gaudio immenso, Il cor d’ogni mortale;
Giiiocchion con disio 0 cibo immenso, o don celestiale.
OiTersin oro o mirra e puro incenso. Che chi li gusta e crede.
Come a Ile buono e Dio, Scote, conosco 0 vede
A Gesti Cristo pio. La virtù di quel pan Iransustanziato.
Con tanto amore e si caldi e ’nfocati 0 prezioso corpo, allo c divino.
Che lutti trasformati Fonte d'ogni diletto,
Si furun nel Messia immantanente. Splendore c luce d'ogni cherubino,
£1 primo, ch’adorò Gesù incarnato. Tu purghi ogni difetto :

Fu la madre Maria Chi te riceve, c sia hen mondo o netto.


£ ’i secondo fu l’ angiolo beato Fa la sua alma bella.

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67

Più eh' una chiara stella. O dolce Gesù mio, quando risguardo
Ed è dall’aspro inferno liberalo. Nella tua passione

Dai caritè, pietà, fede e speranza. Con sospir piango, strido, Iremo ed ardo.

Tu rimetti e peccali Pien d’ogni alDizione

Tu ci fai forti con molta costanza Come al centurione


Quando noi siam tcotali. Tu liberasti il suo serto languente.

Tu guardi noi da’mali scellerati. Cosi me dal dolente


Inferno salva, ov’é tanto dolore.
Gaudio mcntal tu dai.
Sempre consoli assai
Liberame dalla morte aspra e dura ,

Il Purgatoro: e molti n’hai carato.


Como Lazar facesti
Quattro di stato nella sepoltura
De’pericoli se’crasione.
Tu ci confermi in grazia,
A vita il riducesti.

.Se’ a tutti c fede! sutfragazione,


E come lo rendesti
Tu fai l’anima sazia A quella vedovella il iìgliuol morto,

Chi te assaggia il mondo fugge c strazia Cosi dal cammin torto

E sol te lauda e adora


Libera me ,
clemente Creatore.
Ge.sù,i’ sono alla pescina stalo
Con fersore ad ogni ora,
Gran tempo in gran difetto :
N6 altro ruol chi di le s’è cibalo.
,

Aiutami Gesù, ch’io sia sanalo


E però le fldcli alme cristiane
Con purità di core,
E portine il mio letto :
rane, .\primi lo intelletto.
I.ascin le cose transitorie c
E con zelante amore
Come apristi la vista al nato cicco.
Acciò che sempre teco
Preparin ben la casa al lor Signore
l’sia della tua gloria confessore.
Come far si eonrienc
Al sommo e rcro bene.
Mondami, Gesù mio, come Icbroso
Decimo, il qual mondasti :
Che d’abitare in noi s’è dichinalo.
(Contasi come — O Ge«ù dolete ed iofiaitn amore). Ugnimi e lata, Gesù grazioso.
Come quel , che trovasti
Ferito, il qual sanasti
CXLVni. Dolce Gesù , o buon sammaritano,
Cosi con la tua mano
Di Maestro Antonio di Guido, 2. Libera me, clemente e buon Signore.
Come la Cananea fu liberata

0 benigno Signore Per


Come
la tua gran virtù.
la poverella inmestruala
La tua misericordia in me discenda
E guardimi e difenda Liberasti ,
Gesù,
Da quel, che dal Ciri cadde per suo errore. Libera me, che più
Dorar non posso in questi grevi affanni
La mia fragilità mi stringe tanto.
Che mi fa torto andare :
Del mondo pien d’ inganni

Fammi fuggire il ben , seguire il pianto. Pien di peccali e pien d’ogni soiore.
Fammi transllgurar teco in Taborre
Però ti to’ pregare,
Gesù, che perdonare E in Galilea passare,
Ti piaccia a me, come alla Maddalena: K fammi discumbcntc in sul Gen porre^
Saltami d’agni pena E con gli altri cibare :

Del crudo inferno, ov’è tanto dolore. Menami a lavorare

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68

Nella tua tigna, c menami al conTilo, Lo mio padre o lo mio sposo


Ma fa cb’ io sia vcslito È Gesù dolceua mia
,
:

Di teste, che cacciato i’ non sia Tore. La mia madre c’I mio riposo
(Cantasi come — O roM mia beatile}. È la virginc Maria:
Più sorelle barò che pria,
CXUX. E più madre al monistero.
Virerò col cor sincero
Di Feo Beicari , 107. Per grazia, che Dio mi da.
0 Gesù, somma bellezza,

Oramai sono in età 0 inGnita sapienza

Che to’ servire a Gesb: Dammi virtù e fortezza.

Al mondo non to star più Ch’io ti sogna con prudenza:


Pcrcb’ è pien di vanità. Tu se'la Divina essenza.

Onesto mondo è pien d'inganni Ch’allumini lo intelletto


Pien di TÙj e pien di frande: Ed inflammi ben l’affetlo
I’ to' spendere e mie'anni A far la tua volontà.
In dir salmi e cantar lande. Addio padre, addio parenti.
£1 mio core è lieto e gande Addio dico a chi rimane.
Perchè veggio il vero lume: Addio amici o conoscenti.
Vo' fuggire il mal costume, Addio tutte spose umane :
Vo' serrar verginità. State in pace e stato sane,

Vo’ servire al mio Signore r vo a casa del mio Dio :

Che mi fc simile a sé :
Or pregate Gesù pio
Voglio amare il Saltatore Che mi dia stabilità.
Canta,! come — Ora mai che fora sono ).
Che mori in croce per me : (

Gesù mio, eh' è Re de’ Re Cl.


Mi Tuoi far sna cara sposa : Di Feo Belcari, 108.
I sare 'ingrata e ritrosa
Non amando sna bontà. 0 Gesù, sommo bene ed ohimene,
El mnnistero è la rocca. di' i’ sono in gran martire c pien di pene.
Che tien salvo ognun, se vaole. Signor, soccorri presto: omè, eh’ i’ moro
Se Gesù cl cor mi tocca In questa mortai guerra:
Non bisogna più parole. A le è manifesto il mio martore,
Quanto più al senso duole Sun per cadere in terra :

Questa mia santa partita. Te Creatore adoro, che se’ mie speme.
Tanto più sarò unita El mondo, cl dimon rio, la carne e’I senso

CoH’etcrna Trinità. Ciascun forte m' offende ;

Tre nimici ha l'alma nostra Ancora il van disio, quando vi penso


Mondo, carne e dimon rio ; El cor ferisce o fende :
Chi con lor vince la giostra Solo 'I tuo aiuto immenso or mi sostiene.
Diventa figliaol di Dio. Quest’anima ferita a le s’inchina.
Sentirò po' nel cor mio Signor d' ogni virtute.
Giubbilo d’amore immenso : Tu so mia dolce vita e medicina.
Quanto più di Gesù penso Ascolta la meschina io pianti e pene.
Più m’accendo in carità. {Crotali come — O partita cnidrir ed oimè).

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69

CLI. La Vergine Maria


Piena di grazia : mai non si sazia
Pregare Dio per te: omè omè omè.
Di Feo Beicari 109.
(Cantasi cofiie — Siamo itati in Fiorcnxa).

0 anima accecata,
Che non Iroti riposo CUI.
Tu se' da Dio odiata.
Pel tuo rircr Tizioso Di Feo Betcari HO.
Gesù Cristo, tao sposo,
Tu bai perduto: non chiodi aiuto,
Nè pace nè merzè Cresn, Gesù, Gesù,
Omè omé omè, timor di Dio non c’ è. Ognun chiami Gesù.
Tu senti molti segni Chiamate questo nome
A Prato ed a Bibbona Col core e colla mente
F par che tu non degni £ sentirete come
DI credere a persona : Egli è dolce e clemente:
La mente tua è prona. Chi '1 chiama rcdelmcnle
Ad ogni Tizio: ccco'I supplizio. Sente nel cor Gesti.
Che presto Tiene a te, omé omè omé. Egli è quel nome santo
Vedi r Italia io guerra Che da salute al mondo,
E la carestia grande. Conzerte il nostro pianto
La peste Dio disserra Nel suo gaudio giocondo.
E ’I suo giudicio spande: Se Toletc il cor mondo
Queste son le Tirande Ricorrete a Gesù. Gesù, Gesù, Gesù.
Della tua zita cieca ed ismarrita Se tu senti le pene
Per la tua poca le, omè omè omè. Chiama Gesù col core,
Astrologi 0 Prolcti, E Ini per grazia Tiene
Uomini dotti c santi, A levarti il dolore.
Predicator discreti Se Ga il tuo migliore:
T’ hao predetti e tuo’ pianti : Però chiama Gesù. Gesù, Gesù, Gesù.
Tu cerchi suoni e canti Gesù sempre chiamiamo
Perchè se’, stolta, ne risi inrolta : Che per noi mori in croce,
In te Tirth non è, omè omè omè. Gesù sempre laudiamo
Dimmi le grazie e doni Col core o con la zoce;
Che Dio l' ha conceduti Ciaschedun sia Tcloce
E quanti pensier buoni .A ringraziar Gesù. Gesù, Gesù , Gesù.
Nel cor ti son Tenuti, Gesù picn di dolcezza,
Quanti diTini aiuti? Gesù è il mio disio,
Ma tu, ingrata, stai ostinala Gesù somma bellezza
E nell’accidia se', omè omè omè. Gesù ver uomo c Dio,
Ritorna a Gesù Cristo, Gesù è l'amor mio
Ed alla madre pia. Che mi fa dir Gesù, Gesù, Gesù, Gesù.
Lascia il costume tristo CaaUti come ~ Vicin, rieìn. Tìcin, cbl tw>(\
B la tua mala zia. ( vpaxAr canun* *

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70

culi. CLIV.

Di Feo Beicari, 111. Di Feo Bclcari, 112*

0 dolce padre santo,


Ben Tenga amore, ben venga amore, Domenico dottore,
r li sento nel core; I' sono in gran dolore, e pena e pianto.
Pensando la tua grazia. 0 lume della Chiesa, ascolta un poco
Di venire in me vile : I mici gravi lamenti:
L'anima non si sazia Tu se' la mia difesa in questo loco,
Di le,amor gentile. Risguarda e mie’ tormenti
Deh fammi esser umile Ispegni questo foco, ch’arde tanto.
Per tua gloria ed onore; beo venga amore. Ciglio di castità, viola e rosa,
Rinfresca alla mia mente D'ogni virtù vestito.
Li tua gran beneOzii La mia infermità in te si posa
Acciò, che sia fervente E1 mio coro é ferito,
In tutti c santi oflizii: Con la mente penosa piango e canto.
Deh spegni li mie' vhii Patriarca perfetto, priega Iddio,
Col Ino lume o splendore. Che sia costante c forte

Ben venga albore. Vincendo ogni difetto e vizio mio ,

Quanto più i' ti contemplo, Per insino alla morte;


Oesù dolce mio padre. Fammi viver giulìo, sotto 'I tuo ammanto.
Più fai del mio cor tempio (f.4int«ii crrniF — O partita emJcle ed obimi).
Con lue grazie leggiadre;
Per la tua vergin madre CLV.
Perdonami ogni errore. Ben venga amore.
Tu se’ mio padre e Dio, Di Francesco (TAIbizo, 38.
Tu se' mio buon fratello.
Tu se' lo sposo mio. don umìi core, con nmil core
Tu se' l'amor mio beilo. Laudiamo il gran Dottoro
Tu sai, che tu se' quello, San Geronimo pieno
Ch' i’cbiamo lutto l'ore. Ben venga amore. Di vera sapienzia
Come può star la sposa Lume 0 specchio sereno
Sanza te, dolce sposo. Di tanta penitenzia,
Se non trista e penosa E l'alta sua scienzia
Con l'occhio lacrimoso ? È del mondo splendore. Con umil core.
Cesù mio goioso In un cremo abitava
Donami 'I Ino fervore. Ben venga amore. Con molta divozione
A le onore e laude. E Gesù contemplava.
Altro non so mi dire. Servivaio un leone,
Per te l'anima gaude. Fuggì riputazione I

Tu mio dolce sire.


se' E del mondo l'onore. Con umil core.
Non mi lasciar morire E'di greco in latino
Sanza le, dolce amore. Ben venga amore. Spose ben la Scrittura :

{Canta»! com« — B«n ven^a Maf^ìo). Quest' uom santo c divino

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71

Alca la faccia tcnra Vcdelel, che gli è nato,


Visse con mente para Ed a noi è donalo
Vergine in gran feriore. Con umil core. E1 piccolin Messia: Ecco '1
Messia.
Sentila gran diletto, Pastor pien’di ventura.
Con un sasso, ch’avea Che stale qui a vegghiare.
Battendo spesso il petto, Non abbiate paura:
E con sospir piangea Sentite voi cantaro f
E gran temenza area Correte ad adorare
Dell' ultimo dolore. Con umil core. Gesù, con mente pia. Ecco 'I Messia.
Però con buon disio Vo ’l troverete nato
Ogni alma pellegrina Fra 'I bue e l’asinelio.
Segua il dottor giulto In vii panni fascialo;
E l'alta sua dottrina, E' già non ha mantello,
E chi a Lui s' inchina Ginocchiateii a quello
Fic del cici possessore. Ben tenga amore. Ed a Santa Maria. Ecco ’l Messia.
(Cantali come — B>*n vetit'a E magi son vennli
Dalla stella guidati.
CLVI. Co’ lor ricchi Irehuli,
In terra inginocchiali
Di Mona Lvcrezia di Piero di Cosimo E mollo consolati.
De' Medici. Adorando il Messia. Ecco ’l Messia.
( Cantati CMne — Beo Tenga Maggio).
ficco 'I Messia, ecco '1 Messia,
E la madre Maria,
Venite, alme celeste. CLTII.
Su dagli eterni cori,
Venilc c fate feste
Di Maestro Antonio.
Al Signor de' Signori :

Vengane e non dimori .Avo Regina celi, Istclla tramontana :

La somma gerarchia; Ecco'l Messia. Ogni macola svegli cristallina fontana.


Venite, Angioli santi, Dira luce divina, a le con sospir vegno.
E lenite sonando. Cordisi medicina, ond’ò fallo l’uom degno;
Venite tutti quanti, In lefucircunscritto cbicircunscrissc il ciclo:
Gesii Cristo laudando El tuo bel sol diritto purghi il mio turpe
Alla gloria cantando (velo.
Con dolce melodia; Ecco '1 .Messia. Eia per suo peccato mise al mondo la spina :

Patriarchi, lenite, E tu, verbo incarnato, desti al mondo destina.


Venite festeggiando Donna fra le leggiadre tu se' sola felice,
telato i’ ha lo lite. Virginc, figlia c madre, ancilla, imperatrice.
Cavato l'ha di bando; Per l’acqua che versasti quando Gesù
E lenito lodando (guarda.sli.
La Vergine Moria : Ecco '1 ìlessia. In su la eriicc morto, Vergin, dammi conforto
Venitene profeti. E la min piaga inveterata sana
Ch'avete profclalo. Ave regina celi , istclla tramontana.
Venite tutti lieti. (CaDlatk come lo >a ciuci mooticeUo }.

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72

Tu se’ quel vero e sommo ben perfetto,


CLVIil. Sanza ’l qual torna in pianto ogni diletto.
Quanto è ignorante, stolto, cieco c pazzo
Lauda di Chi va cercando fuor di Dio letizia !

Qual cosa più bestiai di esser ragazzo


Qual’ è si duro core, Del mondo e del dimon, pien di tristizia?
Che a Gesù Cristo non TogUa serrile. £1 vero gaudio, e il massinao sollazzo
Che s\ aspro marlire Si truova solo in divina amicizia.
Soslennc per saWare il peocalore ? La qual s'acqnista per fede operala
Deh ragguardalc alla sua passione. Servando ben la sua santa mandata.
La qual portò per noi ricomperare Si canta a ballo — Quando liaae aiccndc !1 mootr
Con tanti alTanni e tanta diligione. ( eoa Abraam — e puoMt cautare enne Strambotti /
Lasciando le su’ carne Qagellare
E la croce portare CLX.
In sul suo santo corpo prexioso:
Gesù Cristo amoroso, Di Scr Uicbcle Cbclli.
Facciangli riverenza col buon core.
Ciascun lo chiami col benigno effetto, A.nima ingrata, da ebo vuoi seguire
PregaodoI che ci debba perdonare Pur le mondane voglie.
Nostri peccati, picchiandoci il petto: Tu starai sempre in doglie c in gran
Di lacrime ciascun si de’ bagnare (martire.
E ’l suo volto adorare, Tu perdi la felice e somma gloria
Vedendo come sta conlìttn in croce; Per un brievo contento :

Quella spina feroce. Il tuo nimico conira le ha vittoria

Che al suo capo diè tanto dolore I E viene in perdimento;


0 madre santa, o virgo benedetta. Ma quel che darh maggior ti tormento
Che tante pene per Gesù portasti. Sarh, che li vedrai
Vedendo de' Giudei si aspra setta. Non dovere uscir mai del gran martire.
Quando alla croce tu l’accompagnasti Ahi misera tc quanto sei ingrata
E le sue membra guasti. Quanto sc'scunoscente !

Le mani, e piedi e simile il costalo: r sono il sommo Dio, che l'bo creata
Ciascun ne sia pregato E fatta si eccellente :

Di fargli riverenza col buon core. S' i voless' io non saresti niente

<CMtwi C4ictte Ui QuarettiOA ). Onde vaga e gentile


Ti feci a me simile ; e vo’ perire I

CUX. T li feci sol una al mondo bella

Leggiadra c signorile :

Di Feo Bclcari 113. Per la superbia, che ti fe ribella

Diventasti servile.
'Futto ae’dolce. Iddio, Signore eterno. Ma io per carilà fu' tanto umile.
Lume e conforto e vita del mio core. Che per Irarti di pene
Quando ben mi t’accosto, allor disccrno Volli morir per lene : e son tuo Sire !

Che l'allegrezza 6 sanza te dolore: Quanto se' cieca c stolta c pien d'errore.
Se tu non del sarebbe inferno.
fussi il Anima peccatrice,
Quel che uon vivo loco sempre more: Che lasci il Ino benigno Creatore,

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73

Col qual cri felice: Tuttele divole mente

Deh risguarilalo in croce, che li dice : Contemplando con dolcezza


Di sangue i’ t' ho cibala Come la divina altezza
Ed bolli liberala dal martire. Patir vuol po’ nostri errori.

(C«Dtaii come -> Le^ìftdra Dira e mi cemvien partire). (Caotaiì come — Quja<lo *oao in cittaJe )•

CLXI. CLXn.

Di Mona Lucrezia di Piero de'Mcdici, 2.


Di Mona Lucrezia de' Medici, 3.
Deh Tcnilenc, pastori,
A roder Gesù, eh’ è nato. Contempla mie pene, o peccatore,
le

Nel presepio ignudonaln. E nel marlir eh’ sono : i

Più cho ’l sole risplendienlr. Vedi eh’ i’ non perdono


Venitene prcsiamentc A me, che pendo in croce per tuo amore.
A vedere il bel Messia Conlempia eh’ lasciai il nobil regno,
i

Sul Giuseppe con Maria, Di te presi piclatc,


La sua madre gloriosa. E son confitto in questo amaro legno
Mai non fu s) preziosa Con tanta crudeltale:
Creatura, uù mai Ha Sanza misura fu mie carilate:
Ed ovvi anco in compagnia Elessi tal martire,
Solo ’l bue e l'asinelio. E s'
i’
rolsi morire
Peze, fasce nè mantello Perchè vivessi meco in grande onore.
Non ha il signor de algnori Contempla bene, alla corona mira,
E dal cici discendon cori Acuta c si crudele.
Per veder la dei tale. Vedi la earne mia ,
che si martlra.
Quivi rien le poicsiale. Apparecchiato è il foie,
Quivi viene e cherubini. Non ho in qucsi’angoseia alcun fedele.
Le virtù, e serafini Hifrigier di mie pene:
Con tutta la gerarchia. Per cinque grosse rene
E con dolce melodia Verso ’l mio sangue: e tu cerchi d’onore.
Ringraziando! con disio Conlempio ben. Signore, il tuo gran duolo
Gloria in cielo aU'allo Dio, £ l'aspra passione
Ed in terra pace sia. O dolce Gesù mio, tu fusti solo
0 pastor', renile ria Alla redenzione
E1 Signore a visitare, L’anima e ’l coro con aOiztonc.
Vo' sentirete cantare r ho speranza e fede.
E vedrete il re di gloria. Con r usala mercede
Oggi è il di della vittoria, Farai misericodia al peccatore.
Che'l nimico Ha dolente, (Caotut come — O Getù dolce,» ioSiito un«r«}«

E li padri allegramente
Sentiranno tal novella. CLXlll.

Apparila è una stella. Di Mona Lucrezia di Piero de’Medici , k.

Tutto ’l mondo a ’lluminarc:


Deh venite a ringraziare Eìcco el re forte ,
ecco et re forte.

Gesù Cristo onnipotente; Aprilo quelle porle


10

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7i

O principe infernale, r fu' morto e straziato,

Non fole resistenza, E ho ricomperato


E gli è il re celestiale Tutta l’umana sorte. Ecco il re forte.
Che >icn con gran potenza :
(
Cantasi oooie — Ben Tenga Maggio).
Fatrgti rircrenza
Levate via le porte, ecco il te forte. CLXIV.
Chi è questo putente,
Che vien con tal vittoria? Di Mona Lucrezia dc’Medici, 5.
Egli è il Signor possente.
Egli è il Signor di gloria'. 'V^ iene ’l messaggio, viene ’l messaggio
Avuto ba la vittoria. E lo spirito saggio.

Egli ha vinto la morte: ecco il re forte. Viro da' regni celesti :

Egli ba vinto la guerra Nuovi e dolci romori


Durata già molt'anni Giocondi e non molesti ;

E'fe tremar la terra: Sccodon dagli alti cori,

Per cavarci d'alTanni In forma di vapori


Riempier vuol gli scanni E '1 luminoso raggio; viene ’l messaggio.
Per ristorar sua corte: ecco il re forte. Vien come fuoco acceso,
C vuole il padre antico E lingue dispartito
E la sua compagnia, Gli Apostoli anche bau preso
Abel vero suo amico, E Palme lor vestile
Noè si metta in via, Di veste colorite
Moisè qui non istia. E di ciascun linguaggio: viene ’l messaggio.
Venite alla gran corte: ecco il re forte. E’ viene a ’lluminare
0 Abraam patriarca. Il mondo intenebrato.
Seguite il gran Signore, Le nostro alme a salvare:
La promessa non varca. Ciascun Ge liberalo
Venuto é il Redentore, Da quel nimico ingrato.
Vengane il gran cantore Che prese il mal viaggio: vienc’l messaggio.
A far degna la corte: ecco il re forte Vieni, spirilo vero.
O Giovanni Battista, Entra ne’ nostri petti.
Orsù sanza dimoro Facci l'animo intero.
Non perdete di vista : Purga o' nostri difetti

Su neti’ eterno coro, E tienci saldi e stretti


E Simion con loro A far nostro vantaggio: viene '1 messaggio.
Dricto a sè fa lo scorte: ecco il re forte. Mostraci la tua via
U parvoli innocenti, Mostraci tue virlule;
Innanzi a tutti gite: L’anima pur disia
Or siete voi contenti Veder la sua salalo
Delle caute ferite : E cerca con virtnte
0 gemme, o margarite, F uggir il snodannaggio: viene.'l messaggio.
.Adorate la corte: ecco il re forte. Dono di Dio altissimo,
Venuti siate al regno O vera macstade
Tanto desiderato. Spirilo veementissimo,
Poiché nel santo legno Quaot’ è la tuo bonlade !

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75

Con luo gran cariudo Che chi l'ama di buon core.


Fareno il buon pasaaggio: ecco’l messaggio. Sempre truova io Ini riposo;
Scilo si dicon doni Dipo' lutto glorioso
Dello Spirilo Santo : Salvo Oa nel del giocondo?
SI selle milioni —
Canta»! come vi»t<> raminappamnuJo , \
Non si polro' dir lanlo. ( e come. Purità Dii> ti inantcìi^, )
Verlc '1 dolore io pianto
Chi va pel suo viaggio: viene ’l messaggio. CLXVI.
Accende o nostri sensi,
Conferma e ncetri cori, Lauda di
Che alla viriti conviensi
E cosi falti amori. 0 diva stella, o Vergine Maria,
Fa sentir gran dolzori Deh non lasciar perir l'anima mìa :

E lasciare ogoioliraggio: viene'l messaggio. Misera me dolente sento martire


(Cauta»! come Ben »^eopa Itafpio}. Del van disirc, e troppo il mondo amare.
Soccorri me e mie' guai e'I mio languire.
Deb priega Dio, che mi voglia aiutare.
CLXV. 0 sacro flor, ciascun dee te bramare,
A le solo ricorro umile c pia.
Di Feo Beicari, 114. (CuU>! come* O ro»a bella o iluUe animai mia),

Haggio visto il cieco mondo CI.XVII,


E suo falso delcltare.
’l

Ogni suo dolce mi pare Di Feo Beicari, 115.


Pico d'amaro e grieve pondo.
Vidi il corpo e suo bellezza Se '1 corpo ne' piaceri i. consolalo.
Perder per un brieve male. L'anima mia couvien che pena senta:
Vidi il ricco in grande altezza Quanto più 'I senso è ne' diletti stato.
Presto scender quelle scale: Tanto più'l core è poi afflitto e stenta:
Del gran seggio magislrale Se all'amore del mondo mi son dato.
Vidi trarne nom' degno e saggio: La coscienza sempre mi tormenta ;
Po' di basso e vìi legnaggio E per un brieve gaudio e van diletto
Vidi far Signore immondo. Sento po' mille pene a mio dispetto.
Vidi il savio esser deriso (CaoUii come — Se gli occhi ioa coateuli eeonmìati).
E lo stolto esser landato.
Vidi il.virludioso a basso CLXVIII.
E lo iniquo in cicl levato.
Vidi gente d’ogni stalo, c Di Francesco d'.AIbizo, 39.
Pien di vizj e di peccati
Essere assai onorali, ]\on fu mai pena maggiore,
E li buoni andare al fondo. Nè si aspra nè crudele
Sc’l mondo pien dì difetto Quando mirra, aceto e fele
Truova chi gli porta amore. Ber fu dato al Salvatore:
Quanto più amor perfetto Però ciascun peccatore
Si debbo avere al Signore, Pianger debbo amaramente.

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Stelle in croce allo peadontc ; (ih'ogni spirilo gentile


E di spine coronalo, Doverrù seguir lo stile

E le mani e piò cbiovalo ,


Delhi regola e ’l costumo.
E ballulo crudclmeolc Che lasciò quel chiaro lume ,

Sopportò lanl’umilmenle San Francesco, c lui amare


Per far noi nel cicl salire. .Sente dilellu c cuiirurlo

Tu ferita il santo petto Chi è mondo dal peccato,


Da Lungin po' ch’o'fu morto: Quaod'orando va per l'orto,

Acqua c sangue puro e nello D erbe c fiori c fronde ornato.


Sparse per nostro conforto, Dove spesso hanno cantalo
Come fece già nell'orlo Lusignuli ed altri uccelli :

Nella sua lucente léccia. Con loro versetti belli i .

Egli ba aperte le suo braccia. Voglion sempre Dio laudare.


Aspettandoci con festa, Quassù è dolce riposo,
Trar cl vuol d'infcmal ghiaccia, tiaudio c gran consolazione:

Incbinalo ha la suo lesta ; Questo mondo tempestoso


àia sarcbbcci molesta Non da altro, che aflllzionc:

Se non ritorniamo a Dio. Chi ri vien con divozione


Tulli adunque con disio Ed a San Francesca pensi
Abbiale il vostro cor mondo Potrà già e beni immeiiii
E sarà ciascun giulio ;
Per grazia partecipare.
Po' nel cicl lutto giocondo Questo è luogo d’itmillade
E liberi dal profondo E di santa obbcdieeict.

Voi sarete a tulle l'ore : Qui ò ricca poverlade,


(
CajitAil come ~ Nuoquam foìt tH>eoa nuior). Carità c pazienta:
E però con riverenia
CLXIX.
Venga ognuno airallo aioiHe
Di Francesco d'Albizo àO, Con le voglie cable e pronte.
pc’Frali di Fiesole. Se vuol l'anima aalvare.
0 Francesco, padre aauto,
vogliate coutcmplaro Bealo chi io io ai fida.

San Francesco poverello Tiene! sodo il tuo ammanto.


In su questo poggio bello, Lume e specebio « oostra guida
E cantando giubilare. Si ,
che dalie eterne alrlda
Chi ascende in questa altezza Liberati per te starno.
Della chiesa Ficsolana, Ed alGn venir poaaiamo
Fugge poi ,
rifiuta e sprezza Tecu in ciclo ad abbare.
Ogni cosa stolta e vana :
( Caotati «ome ~ Oramai Moa li ttà a bèlla.

Chi assaggia la fontana

Del serafin con fervore CLXIC.

Sempre vuole a tulle l'ore


San Francesca sogaiterc. Di Francesi» d'AUtifO 41.
È divoto l’oratorio,
Chiostri e celle molto umile. 0 immenso Gcsu,dul««za mie,
Similmente cl refettorio, Conforto dei mio core,

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77

Ardimi del lao amore CLX.M.


Si, che per grazia teco aempre eia.
Di Francesco d*A1bizo
Quando ’l tuo santo nome iutoco e chiamo
Mentale gaudio sento, per la (avola di S. Maria io Pruoela.
E con tanto fervore e zelo i’ l’aiiio.

Cir i non temo spavento Laudiam luUi Maria con puro cere
Del maligno crudel, picn d'ardimeoto ; Che per noi priega sempre a (ulte Tore.

El qual si mi martora 0 Vergine, del cielo, alta Hegipa,


Con inganni ad ogn'ora, Di lampeggianle stelle incoroneta.
Ma net tuo nume, Gesù, il mando ria. Ognun con riverenza a lo a' inchina
Al tuo nome si vuole ù^inoccliiaro Tn se’ nostra speranza ed avvocala ;

Tutto 'I regno del cielo,: Donaci grazia che ricor posaiamo
La terra gli conviene il simil lare. Con abondaoza il seiuinalo grano.
Che ognuno con gran telo E Intli gli allri ben sopra alla terra
Gesù, che a mortali ha rotto 'I velo Conservaci ,
Maria, per tua dcaaenaa:
Fa inginocchiar T iaferno: Libera noi da carestia «guerra i,

Goderli in sempiterno E da tempesta, morlto e pestilenza:


Chi amerà Gesù con mente pia. Questa città a te ai raccomanda,
lo 10 ognora te, Gesù, cercando Che la tuo grazia sopra mh ai apanda.
E fedelmente adoro : 0 labcrnacol santo d’ Lmprweta,
L'anima mia per tu va giubilando, O imagine pien di devozione
O caro mio tesoro. Divota, bella, mansueta o lieta.
Mentre eh’ i vivo nel terrestre coro Di gaudio piena e di eousolaiione : -

Seguir sempre ti voglio Te chi risguarda c coulentpla umìlmenàc


l’cr non dare in iscoglio: InGnita dolcezza nel cer sente.
Tu se* mie vita , verità e via. Più volle ci hai da gran duol hberttn T
E non resterò mai Gesù chiamare; E da fragelli e da crodeiì aflMini: i .

Gesù, Gesù, Gesù ,


q.- j Sicnt'ora e FiorenUn’raceaatandsli,
r mi vo' tanto di Gesù iafiammarc Che sono in sì penosi « moàesli anni :
Che mai non aeola più i.!<u :
,i. i i
Però misericordia ognun li cbinde, ,
'•

Questi falsi appetiti di tiuaggiù; Che in te abbiamo una uooera fede. v.:.

Ma che con disosioiie . i dn > (Caatasi «tne (li atunttoHiJ. ;


'

Per partecipazione ii,


Abili in ciel, dov’ò taal'ermoaia.
CLXXII. \ \
A te lutto mi do, verbo incarnato, Di Francesco d'Alhizo b3.
Gesù ,
riposo mio: i. i

In me s' è mondo e novo cor creato, Cthi si vuol col core ouirc
Picn d’acceso disio: A San Pagol, gran dottore
L’anima e corpo « lo spirito mio
’l Vaso di tanto spLeudorc.
Nelle tuo man coauncnde, Potrà aIGn nel ciel salire.
E lande e grazie rendo Quest’angelica trombetta
A te cd alla madre tua Maria. Della chiesa militante.

I CaoUvi CVIM —O Getù dotar }.


Con la voce sua perCalU,
Converti regioni tante
E con sua parole sante

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78

La salute a noi ba mostro, Ebbe dolccza o contento


Se Togliam od divin chioslru Di patir per Gesù morte:
Gesù dolce aIGn fruire. Vidde aperto al ciel le porle
Con la sua rcra doKrina Ed udì arcana Dei.
Tulio ’l mondo ba ’lluminato i^he a noi, peccalor rei,
Questa stella mattutina E non è lecito udire.
Di Gesù tanto inGammaln, Or che voi inteso avete
Non è cor tanto agbiaeciato, La suo vita santa e bella
Che San Pago! non riscaldi, Con fervor seguiterete
Se co’ nostri spirti caldi Pagol, refulgente stella:
CiascbeduD lo tuo! seguire. Chi s’accende in suo fiammella
Tante pistole giA scrisse, Sente giubilo e diletto,
Mentre ch'era in qnesta vita E ’l maligno maledetto
Ed in tolte il nome misse Noi potrà alBn rapire.
Di Gesù bontà inQnita : CaoUti come — Oramai mao In età, t cntna ,

E Dionigi Arriopagita ( r«on l'angiot b««o di Dio, ed a ballo.

Conrerl) Pagol beato.


Perchè un cieco alluminato CLXXIII.

Ebbe con molto disirc.


,

Gesù Cristo a lui apparse Di Francesco d'Albiio 4à.


E disseSaulo die fa»?
:
,
<

E San Paulo tremando ano ' ’• Infiammale il vostro core


Per tanti lucenti rai; ;i '
Di Bernardo dottor santo
E poi più veloce assai i > E con festa e dolce canto
Fu el dottore delle genti. Lo laudate a tutte l’ore.
Talché faceva ferTcnli > Egli è una fonte viva
Chi Tolea suo verbo udire. In dottrina e in virtù sante:
Suscitò Patrocol morto, E’vita contemplativa
Con l'orar, che fece a Dio, Tenne; e fu molto costante.
E però tolti v'esorto Fuggi ’l mondo e le suo piante
Che ramiate con disio : Questo giglio si giocondo,
Fu clemente, giusto e pio, Che conforto a tutto il mondo
Chiaro, magno e vivo fiume, Da col suo soave odore.
E d’ognuno specchio e lume, Della fedo acceso lume
Chi lo vuol sempre servire. " Fu con l’alta suo dottrinai
Predicando nostra leggo ' Quando scrisse quel vilume,
Con parlare allo e sovrano, Dov’ogni Cristian s' inchina
E dannando ogni altra gregge Trinità sempre Divina,
Del Giudeo c del Pagano, Speculando gli alti cori.

Preso fu come cristiano Dove son quc’gran tesori


Da Nerone, aspro e crudele: Che per grazia dà il Signore.
Ma a San Pagol gli era mele Canccllier fu di Maria
Per Gesù ogni martire. Con gran zelo e divozione.
Quanto pillerà '1 tormenta. Sette fralel’ misse in via
Più San Pagolo era forte: Della sua religione.

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79
E con la sua oraiiono Qual lingua è quella, che narrar poiessi
Legò il dimon maladctto : Le gran virtù del suo vivere egregio
E Icnevalo suggello. E tanti immensi doni a lui concessi

Per dar giuria al Creatore. Da Dio nel cielo, in quel divin collegio?
Vergin visse nello e puro Egli è splendor, come la chiesa mostra.
Più, che un candido crmclliou: Di questa Fiorentina città nostra.
Non gli parve ostico o duro Fu in dicioll’anni catccumin fatto

Ir'la notte al mattutino: Dal vescovo Teodoro, giusto e pio:


Tutto picn d'amor divino Non volle mai col mondo Iriegua o patto.
San Bernardo sempre stava: Tanto '1 conobbe falso, brievc c rio:
Tentazione non curava Lasciò scienze umane, che avea.
Tutte le scacciava Tore. Perchè solo a Gesù servir volca.
Fu di carità ispccchio, E po’si battezzò, vero cristiano.
Dimostrandolo ogni giorno: Con lutto '1 clero e la chcrichcria
Parve in gioventù un vecchio, E converti cl suo padre Luziano
St di virtù era adorno: E la sua madre, ehiamata SuOIa,
E però chi ò d' intorno Ed amendua gli fece battezzare,

Di laudarlo sempre pensi. E lutti e loro error presto lasciare.


Ed arò tulli e' suo' sensi Fu da Ambrosio fallo relazione

Fuor d’inganni e d'ogni errore. A Damasio papa il gran mislerio.


V'aso fu di sapienza, Che Zanobi facea con l'orazione :

ATrali^del monto scrisse : Allor di vederi' ebbe desiderio,


Giusto e pio pien di clemenza Mando per lui c come a lui fu giunto
Sempre in penitenza visse: Lo fece suo diacono in quel punto.
Chi un po' d'amor sentisse Vescovo di Fiorenza fu crealo
Di questo dottor umile E per grande umiltà lo rifiolava :

Seguiterebbe il suo stile E Gnalmeote ebbe quello accettalo.


Con perfetto e gran fervore. Perchè 'I santo paslor gliel comandava.
Però siale giovinetti Vergine visse e di peccalo privo,
Pronti 0 lutti sviscerati A'povcr con amor caritativo.
A fuggir questi diletti Con l’orazione in Boma sanai' ebbe
Del mondo, pien di peccali: Vn ch'era di parlclico maialo.
Siate con zel trasformali Nè mai con viva voce gli rincrebbe
Nel divoto San Bernardo, Aver la santa fede disputato:
E sarà ognun gagliardo Catolico divota in tanto zelo.
Contr'al falso ingannatore. Che stando in terra egli abitava in ciclo.

(CaDtaii A batto e come • OramAi sono ta eti). È liberò una vedova del duolo
E dettegli dolcezza e gran conforto.
Perchè risucilò il suo Ggliunlo,
CLIXIV. Cbeinguanlia gli avean dato ed era morto,
E fu in Fiorenza il miraeoi grande
Di Francesco d'Albizo ò5. Dove la gloria sua tanto si spande.
Chi ha disirc alGne di salvarsi.
Ognun con divozione c puro core. Di lui divoto sia , mentre eh' e’ vive
Laudi Zanobi santo a tutte Tore. E voglia del suo amor lanlo ioGammarsi

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Cbe stala le dolerne eccelse e dive: Non pnò nessun più penifraza fare
Chi leni San Zanobi per soo gnida Quando è di la passalo,
Libero iìa dalle inremali strida. E
non si può con lacrima ainlarc
Però preghiamo il glorioso santo, Perchè '1 tempo è mancalo :
Con tomnia c vera e piena riTercnia, Però hanno chiamala
Che ci coaservi eolio il ano ammanto, E chiamon miscrere a lullc P ore:
E lotta la dui eoa di Fiorania: Che un aspro e duro core
Ed alla compagnia dia e porgili aita, Pianger dovria per loro amaramente.
E nel soo nome in pace staro nniia. Se l'anima non fusse in pene gita.
Cantasi come — No( sìam tr<* peTl^^ioia e come, Quel ben non è perduto:
( e riif>«Ctl «a balla. Perchè, quando farai di qui partila,
Ti Ga lutto rcn<!oto
Da Gesù, eh' ha veduto
CLXXV. La tua grande affezione c caldo zelo:
Ed apriralti il Ciclo;
Di FranceKO d’Aibiao iO. Però a' morti sia ognnn clemente.
E tulli i cor' fedeli ardenti sieno
Ognnn dirotamente Di caritè gioconda ;

Facci oraxion per l'anìnw passale D'orar pc' morti ognun sta piogno c pieno
Tanto, cbe sian pargaie E ncssnn si nasconda
De' lor peccati e le lor colpo spente. A fare ogni alma monda.
Pensi ciascuno, cbe furono tìti, Si, che dal Purgatorio aia cavala,
E noi vivi, morremo: E me.ssa c collocala
Presto sarem di questa vita privi, Nel regno eterno, splendido e locenle.
E come lor saremo:
/ Cantasi come —O rosa mìa ^colile - e come • \
E sempre aspetteremo \ o bcniifio St^Dore» /
L'aiuto di chi fla restalo al mondo.
Peri) col cor giocondo CLXXTl.
Fieli) de' morii abbiale, o buona genie.
Può una lacrimelta il Purgaloro Di Francesco d’Albizo h7.
In uno stante aprire.
Un orazion pnò Irar di quel roartoro P acc non Iroto c vivo sempre in guerra
L'anima c Tarla gire Sanza 'I tu amor. Maria, vergine bella.

Nel ciel dove Trnire


,
Abbi merzè delt'alma tapiuella,
Si può Gesù , però ogni mortale Prima che 'I corpo mio ritorni in terra,

Creda, cbe giovi e vale E se tuo servo fragile tant'erra.


'I

A' doTunli l'aiato del vivente. Dammi la grazia Ina, perche sol quella
Contempli chi ba padre o Gglinol morto. Lega al dimon le mani e stringo c serra.
O la madre, ch'aspetta l' terrò te mentre che vivo al mondo
Aiuto, refrigero e gran conforto. Nel cor. Maria, con molta devozione:
Per farsi presto nella. El tuo nome. Maria, tanto giocando.
Perché gli sia accetta Da pace e molta gran consolazione
La prece per lor fatta al sommo Dio: Per te si fc la nostra rcdezionc
Ognun con buon disio Che ci serrò le porle del profondo
Po' morti prieghi continuamente. E 'I ciclo aperse a tuUe le persouc.

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8i

Però, Maria, sodo T tuo sacro ammanto' E visse in quella selva in tanto zelo.

Ricorro umil dcroto, come vedi, Che sette volle il di sollevai' era

Ardente vaso di Spirito Santo: A vedere e secreti alti del cielo:

Per me al tao Ogiiuul, Gesù , intercedi Dall'angiolo ogni giorno cibal'cra,

Che fatto i’sia allìn del Cielo eredi. E benché io terra col suo corpo stara.
Dove tu se’ fra Tangclico canto Per grazia l'alma nel cielo abitava.
Sotto a’ tuo' santi e gloriosi piedi. E quando piacque a Dio a si tirarla.

( Caotasi eom« — Piee non troro e ooo bo da lar }. Comunicala da San Massimino,
In questo stremo venne a visitarla
CLXXVll. L’angiol mandato dall'amor divino ;

E Maddalena alzò le mani c 'I viso


Di Francesco d'Albizo &8. A Dio e fu assunta in Paradiso.
Però ciascun con molla contrizione
Chi dell' inferno vuol fuggir la pena A penitenza torni e ben contrito.
Seguiti la fervente Maddalena. Ed abbia in Maddalena divozione,
La qual con fede e parità di core E '1 mondo, come lei abbia fuggito,
A penitenza volle ritornare, E pianga ogni commesso suo peccato
E con divolo, acceso e gran fervore Ed al fin fatto Da con lei beato.
Vdiva Gesù dolce predicare, { Cantasi eome — Perché Pamor di Dio ).

E convertissi allor con multo pianto.


Ripiena latta di Spirito Santo. CLXXVIII.
Vita contemplativa elesse quella
Ottima parte da Gesù chiamata. Di Francesco d'Albizo 49.
Di Lazaro e di Marta fu sorella
£ tanto fu da Gesù Cristo amata, Sempre, anima diletta, per tu'aiuto
t:he per su'amor l'alta bontà ioBnita Gesù voglia invocar, poi non curare
Lazer risuscitò da morte a vita. Gl' inganni e insulti del maligno acuto.
Presente fu la santa Maddalena Se tcco Da Gesù, anima mia,
Quando Gesù pc' peccator' fa morto, E tu sia netta e pura
E vide quello in tanti affanni e pena. Nocer non ti potrà cosa che sia :

Confìtto in croce sanz'alcnn conforto, Vivi sanza paura,


E tutto con le lacrime il lavava E con la grazia sua sarai sicura;
E co' bianchi capegli il rasciugava. E se 'I dimun mostra 'I fele
cnidcl li

E dappoi, quando Gesù benedetto L'amaro barai per virtù conoscinto.


Risuscitò, le apparve in forma umano: Quant’i dolce e soave a chi ben pensa
Prese allor .Maddalena gran diletto. Quel dire, o Gesù mio
Quando lo vìdde in forma dòrtolano, Che par che ascenda'nella gloria immensa.
£ per toccarlo presto oltre si misse, Tanto cresce il disio:
E questo poi a' Discepoli disse. Quando quel nome'scnie il dimon rio
Fu in Marsina gran predicalrice. Fogge con doglie e pene, però chi tiene
Vivo un fanciullo tenne ben du'anni In se Gesù ha sempre il cor giolio.
E nel diserto fu tanto felice. Se fussi un cor di ghiaccio, quando e sente
Che non curava digiuni o affanni Quel nome ricordare
E spunta e secca e si pallida c nera, Di ferver arde e 'ncende e sta cocente ,

Che solo e nervi c Fossa reslat'era. E vuol nel fuoco stare:


11
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E quanto più ai aento rìacaldtre, E dispreizò questa tcrresdre vita


Più Ucaù infoca e chiama: e mai non ama E sempre slava con Gesù unita.

Se non Gesù, perchè l’ ha conosciuto. Ed in Catlania fu fatta pigliare


(Caota'i come Conosco). Da Quinzfan crudel, co osai feroce,
E folla crudelmente tormentare
CLXXIX. Perchè negasti Iddio e la sua vooe;
Ma ella e gran lormeati non curava.
Di Francesco d'Albizo 50. Anzi Gesù con più disio chiamava.
L'accesa bracia gli eran rose e fiori

.P cccator, pensa al tao Signore Le battiture gli eran gran dolcezza :

Che per tu' amore, volse morire Gesù la confortava in que’ martori
E gran martire sostenne al mondo, Costante .Agata fu in ogni asprezza.
Per far giocondo (e nel suo regno Talché alfine portò la sua persona
Però ognora col cor adora Gesù. Nel elei la verde palma e la corona.
Guarda la croce , dorè pendente Però ciascun mortai segua costei
Gesù clemente co’piè ciiiovatl Che tanto amò Gesù, infinito bene.
Po' tuo’ peccali in capo ha spine Dispregiò il tempio, gl' idoli e gi' iddei

Con discipline Di (juinzlano, e non curò le peno


Tutto hslluto: però col core Del mondo, per poter in elei salire
Ama il Signore, Gesù. Per I* infinito ben presto fruire.
Pensa a Maria ,
che viddo morto (Cantasi eoose — Perebi Pamor di Dio).
Il suo conforto, dolce figliuolo
E pel gran duolo impallidita CbXXXl.

Fu tramortita Di Francesco d'AIbiro SS.


Piangi e sospira la morte e pene
Del sommo bene Gesù. 0 gloriosa vergine beata

fCaiitaii come ^ Ctun lotcm). O santa Domitilla


Che fai lieta e tranquilla
La mente mia, quando l’ ho contemplata.
CLXXX.
Quand' io risguardo all'alto virtuoso
Che nel mondo facesti.
Di Francesco d'AIbiro 51.
Nel voler Gesù Cristo per ispoao,
£ loda a Ini ti desti,

Divotameoto sia sempre laudata Lasciando tutti e van’ piacer terrestri

Agata santa, martire o beata. Par che ogni mie senso.


Vergine pura ,
immacolata e netta Quando a qoesto i' penso
Visse nel mondo ai ditotamenlc, Ti laudi sempre, come mia avvocata.
E tanto a Gesù Cristo fu accetta. Vincesti con la propria tua virtuto
Che la fc’ chiara più ch’un sol lucente, Ogni mondana voglia,

Umil, benigna, accesa di fervore. Conoscesti la via della salale,


Piena di foco del divino amore. E 'I mondo pien di doglia :

Fontana viva di contemplazione E per seguirti l'alma mia si spoglia


E lume acceso d'ogni penileniia. Di questo brieve vita.
Camera ed abitacol d'orazione Per esser tcco uuila,
Colonna di fortezza e sapienzia Dove tu so’ di gloria coronala.

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E poi quaad’ io coatemplo alle gran pene, l' ti lascio, mondo rio.

Ch'avesti nel martire, Entro dentro al munistcro


E che la palma innanai al sommo bene Con acceso c buon disio.
Portasti con disire, Ed Ito fermo ogni pensiero
r penso pur com’ io possa seguire Di servir col cor sincero
La tua vita perfetta. A dii mi vuol vita dare.

Acciò, eh' io sia eletta (CanlaM come — Deh pianiate io i|uaMUi afLutì).

Con loco io ciel. Tergiate imosaculata.

(
CaniaAÌ come O Omù dole«). CLXXXUI.

Di Francesco d’Albizo 5Ik


CLWXll.
don somma reverenza sia laudato
Di Francesco d'Albiao 53. San Giovanni Ballista, pel qual s'acquista
Il del co’prieghi sua com'avvocato.

I non vo' piu tcco stare Fuggì il mondo ne sno’ teneri anni
Mondo cieco e tenebroso Santificato nacque
l'mi monaca fare
to' E visse in penilenza e molli aOanoi
Dot’ è tulio il mio riposo ; E tanto a Gesù piacque,
Gesù Crìslo lie ’l mio Sposo Che delle chiare e belle Ginrdan'ncque

E quel sol to' segaitaro. Volle che ’l ballczzassi c poi andassi

Viver voglio in penitenza Predicando la fede io ogni lato.

Col cor por, costante e netto : Ebbe lo spino delle profezie,


Farò sempre resisteoia L’apostolira zelo
A ogni mondaa diletto L'uflkio dall’aecelio gerarchie
Quanto ’l viver Ile più fretto Anzi di tatto ’l cielo

Potrò Dio me’ contemplata La cosùinzia de’ mavlir’ rivelò

Quando starò in oraziano De’ confessor’ rdfcllo c col soggello


Sarò sempre in ciel per grazia : De' vergini e d’agni altro oUimo siala
Di fervente divocioaD Nell’utero malcroa fece segno
Terrò lamie mente sazia : A Gesù Salvatore ;

Chi te, mondo, fuggoe afe'azin Parlar te Zaccaria sno padre degno :

Pili si fa da Dio amara E sempre a tutte l'ero


Sempre virerò amile, Ardeva ne’ detorii di fervore
Vbidirò aUa badessa Però ogni fervente - laudi aniilmcnto
E denari terrò a vile. San Giovanni Battista in eicl boato

Udirò ’l vespro e le mesoa; <


(
Cimali nmt — Cw»k«> Se« «W pel peemto min).

E la mia fede promessa


A Gesh voglio osservare. CLX3XIV.
Con le Htie care sorelle
Sempre barò dolce parole Di Francesoo d’Albiza Sa.
Dentro allo divotc cello
Starò come l'ordin vuole : A Maria , fonte d’amore
E se questo al sraso duale Vada ogni alma peccatrice ,

Più m'aoeendo nel ben fare. Mondenlia d’ogni errare.


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S’>

E raralla alfln felice, Del Messia incarnato.


Perchè è madre del Sigonre. Ed ogni alto mostralo
Chi t uoi grazia rada a quella Ti fu per grazia deU’etemo Iddio,
Ch’ è del ciel porta serena Perchè con più disio
E del mondo chiara stella, Avestisempre Gesù dentro al core.
Che per retta via ci mena : Orando in estasi el giovedì santo
Ciascheduu le doni il core. Chiaramente vedesti
L'alma eh' è con lei unita La passione e ’l duol crudele e tanto
Sarà dal dimon difesa. Di Gesù, si clemente
Ed in ciel con lei unita, lo croco star pendente :

E di giuria sempre accesa E poi inferma stesti ben vcnt'aooi


Dell’ immenso eterno ardore. Sapporlasli gli affanni.
Ognun laudi il nome santo Finché l'alma rendesti al tuo Signore.

Di Maria Vergine bella. (Cantai! eom« — Dimmi, dolze Mafia, a che pen>aTi).

Piena di Spirilo Santo,


De’ mortai sicura stella. CLXXXVI.
Di grazie dispcnsatore.
(CantAbì come — AccoaUiitiui U belle). DI Francesco d'Albizo 57.

CLXXXV. Ohi vuol gustare d' Iddio divin fervore


Dia a Giovanni Vangelista il core.
Di Francesco d’Albizo 5C. 0 aquila volante al divin polo,
O discepolo amato,
0 santa Chiara, vaso d'elezione. Da Gesù, el dilello tuo cugino.

Specchio di devozione della religione Di Maria fusti adottivo figlinolo,


Del poverel Francesco fra minore. E dal Signor chiamato
E1 mondo abbandonasti in gioventute Alle nozc, che fé dell'acqua vino
E l'abito volesti E per rivelazion del sommo trino
Vessata da’ parenti, e con virlnle L’Apocalis’ facesti in tanto ardore
Constante e ferma stesti In sul monte Taborre fusti assunto
E vergine vivesti Con gran luce serena.
Ed in San Damian con riverenza Vedesti far la transfigurazione,
Rinchiusa in penitenza Tant' eri con Gesù d'amor congiunto
Moli' anni stesti con quaranta suore. Cbe nella sacra cena
L’eredità patema, o santa Chiara, travasi! Palle e gran rivelazione
A' poveri donasti ; Del petto di Gesù, e cognizione
Alle chiese e spedai' non fusti avara N’avemmo dopo ’l fuoco dell’amore.
E tutta ti spogliasti Dato ti fu ’l veleno c tu ’l pigliasti
Di rohba; e beo mostrasti Ante porla latina
Fuggir le cose transitorie e vane: Messo nel bollit’olio e tutto ardente ;

E con un mezzo pane Duo morti col mantcl rcsuscilasli


Saziasti le tuo suore con amore. E la Ina gran dottrina
La notte di natale a mattutino. Ha illustralo ognun subitamente ,

Quando Gesù fu nato. Somigliasti Gesù, vergin lucente,


Vedesti quel mislerio alto e divino E se’ del mondo speculo o splendore.

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85

E Dnisiana alla fosaa portasi!, Sin qui rissalo son sanza ragione,
Tu le rendesti vita Né posso dir quel eh’ è stalo non sia

Ocrosolimilan rescoro fasti ;


Ma or. Signor ,
con gran contrizione
Ma quando piacque alla virtù incarnata, Merzè ti cbieggho della rila mia:
Che facessi partila S’ i’
son’ ito fin qui per mala via

Del mondo, per tirarli in eie! fra’ Rinsli, Mettimi or per sentiero,
Venne superna luce, che or gusti : Ch’ non mi perda in tanto vilnpero.
i

K manna e fiori rimase, pica d’odori. So ben che el mio fallire e tanto atroce,
come Ifetnmo in {^iorcntìi poafn il disio). Ch’ i’ non merlo Irorare in le merzede ;

Ma quella carità , che in sulla croce


CLXXXVII. Te pose per far noi del cielo erede

Di Francesco d’Albizo 58. Sopplisca ’l mio error, che chiaro rede:


Misero a me eh’ io pero.
0 Colomba santa e bella. Se non mi porgi del tuo lume altero.
Dote sta l’eterno amore, alla ragion mi son rubelli
Se e sensi
Refulgenlc più che stella Del tenebroso mondo, oscuro o tetro.
Col tuo foco ardimi il core. La tua somma bontà rirochi quelli
Che col tuo santo splendore Che più non errin, com’ban fatto indietro:
Tutto ’l mondo alluminasti, Se sta grazia da te Signore impetro
E con quel tu consumasti Fedcl sempre i li acro
Nostro uman peccato tanto: Sjiirilo Santo. E più costante al tuo felice impero.
Fammi del tuo amore acceso,
( CaoUsi come • Beo lo la Dio )«

O Spirito Santo eterno,


Che con quel sarò difeso CLXXXIX.
Dal dimunio e dall' inferno :
Lauda di
Fammi scritto nel quaderno
Della vita degli eletti, Laudate il sommo Dio,
E gustar que’ gran diletti Laudatei con fervente e buon disio
Su nel ciel fra’i dirin canto. Spirito Santo. Laudate Dio cantando con buon zelo
Se l'amor che mandi al mondo Laudale lo virtù celeste o sante
Tiene il cor si consolato. Laudale lutti quanti il Re del cielo
Che de' far quand’ i giocondo Laudale le potenze tutte quante.
Da le fatto in ciel bealo T Dategli laude tante.
(.luando penso al vero stalo Quanto convicnsi ad un Signor si pio.

Del divino amor perfetto O lumi , o stello , o luna , o chiaro sole


Col cor por, costante e netto v . Laudale sempre il giusto Dio eterno ,

Amo le sopra ogni santo. Spirilo Santo. Che certo ci creò con suo parole :
f CaotMÌ come O regina del aio con ). Dunche laudale lui o ’l suo governo,
Laudianlo in sempiterno.
CLXXXVIIU Che non da mai o suo'servi in oblio,

Di Scr Michele Chclli 2. cxc.

Lauda
0 dolce Iddio ,
per la tua madre pura
di

Vergine ,
in cui spero Poich’ mio Dio,
i lascia’ il

Dirizzami per grazia al cammin rero. Gesù, dolcezza ma! non senti io.

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Gesù, i'so cb'ogoi dtriceua 6 leco, Tn se' di caritè fornace.


Ogni tranquillilù pace o coororlo, Sanami del mio difetto:
£ non (' bavendo ogni (ristiiia 6 meco, Conir' al (no santo precetto
E sansa t« sarei vircndo morto. Sono stalo troppo audace.
O Gesù , fammi accorto Fammi lasciar 1’ amor fallace ,

Chi i' cerchi te, che se’ il diletto mio. Amando te sopr'ogoi cosa ,

Diletto mio, Gesù, amore, amante Per la tua grazia virtuosa


Per te mi convicn piangere o langoire. Uscir vorrei di contumace.
Ma s' io t' avessi conosciuto arante ( CuUfti come — Ai rm* Kicpiri am Iruovo p»te ).

Non ti lasciavo mai da me partire


Ma ora e mi convicn piangendo giro escili.
Cercando te, che se’ il ben che i' disio.

(Canuti nome • LnodaU iltoauto 14dlo). Landa di

CICI. L amor eh’ i porto a le , Imperatrice


Sic quel che mi conduca in boono stato,
Landa di l'sono slato sempre peccatrice,
Piacciati perdonarmi il mio peccalo
Po' eh' io smarrì la via £ mettermi Ira que’ ,
che son felice
Ma poi mi ritrovai nel gaudio, ch’ero pria. Donami grazia corno fesli a quelli
Ma qnaoli Siena e gnai. Cb’ i aegua te, Gesù ,
e sermon belli.
Che afnigoa la mia vita 1’ veggo ben ,
che la tua cariti
Dir non lo potre’ mai M' ha strutto il core per far me' seguirti,
Poiché l'alma è smarrita: non è più in Quaud'io contemplo la tna p'an bontà
Che dolcezza ioGnita (suo balia Deh non voler, Gesù, da ma partirli
Senlia l'ardente core, Che se' mia vita , speranza e bontà,
L'alma ch’era nairita £ vò co pricgbi mia sempre seguirti
Dal divino splendorc,ch’ardeva notte edia. Pace, Gesù, merci sempre piangendo
Or piango ilmio errore. Seguir To’le , Signor, sempro vivendo.
Perchè io m* avveggo eh' io (Cantasi come La roerto eh h tparcRU de* .

Lascialo ho il mio Signore


Che m'ardeva '1 disioc più che cosa ebe sia. cxaT.

cxai. Di Maestro Antonio di Guido k.

Di Feo Beicari lU». Diva gemma del Cielo , alma pnella


Del tuo gentil Qgliuol madre e Gglinola
Omè , donami pace.
Signor, Vergine gloriosa , aL Mondo sola.
Non risgnardaro al mio fallire ,
Dimmi quel che cootempli, o Maria bella.
Deh fammi piangere o languirò Contemplo in qncl presepio il Ggliuol mio,
La colpa mia quanto li piace. Ch’i vero Creatore e creatura
Non ho mai gaudio verace, c Causa causarnm • c uomo c Dio
Sanza te dolse Gesù mio ,
,
Principio,mezzo e Gn d’ogni misura.
Mentre eh' segno il mal disio i Luce del mondo, immensa, olerna e pura
Sento la mente mia mordace. Verità, via e vita, alla potenza
, . , .

87

Voloolà ferma « somma sapienza: La tua dimanda, o anima diieUa,

Onesto contemplo in questa capanella. Adempiuta 6a :


Ancor contempla gli angelici canti. Stavo nella mia camera soletta

E ’l santo annnzio a rcglianti pasturi. Sopra la profezia ,


ch’ò in Isaia,

Contemplo il elei che arde tatto quanto


,
Che dice la vergine coneeperà

D’amor per pib infiammar gli ardenti oori, E poi partorirà

aGloria in excelsisdcoa gli alti splendori, Emanuel, che del del tien le chiavi.

E pace in terra a chi ha voloath bnona Tacila slavo e nel pensier dioea ;

Cantarano: onde el ciel tutto risnona : O dolce signor mio


Questa contempla Maria «erginella. Concedi a me che la mortale iddea
Contemplo de’pastor la marariglia Che veder la poss’io: la Virgin, eba te Dio
Per tanti canti e tante luce liete Elella elernalmente ha a partorire,

Ondea quel parlo, al qual ton madreefiglia Ch’ io la possa servire.


OiTersono il figliaol deirariete, Prima che le mie membra troppo aggrav i.
Che l'angiol disse lor : ro ’l troTerrete Quest’era il pensier mio in tal dolcezza ,

Involto in panni poveri e nel Geno Cosi mi slavo meco:

Fra r asinelio el bue, cosi il vedrcno : E quivi apparse una nuova cbiareta
Questo contempla Maria poverella. E il santo spirto seco: e disse « Dioè leco,
Contemplo e santi magi d’oriente Tu se' piena di grazia e benedetta
Ammirati partir da’r^ni loro Tra tulle donne elella a

Con quella stella ammirante e (hlgeote. Temetti allor di que' parlar soavi.
Che il verbo in carne annunziò a costoro L'angiol soggiunse o disse: non temere,

Ed oSèrsono iocenso, mirra e oro. O Maria graziosa,


Come a Re vero e Uomo e Dio immenso l’ sou venuto per farli assapere ,

L’oro a Re, mirra a roomo, a Dio iocenso Che tu se’ madre e sposa : candida , olente
Con latria adnrazion, die a Dio favella: Partorirai deU'Allissimo il figlio, (rosa

Questo Maria contempla, ciascun, canti A le conviensi il giglio

Gloria in ezccIsisDeo c in terra pace Fatta se’ quella, a cui servir pregavi.

E con voloolà buona e cor zelanti Intesi allor l' angelica favella,

Seguitate, pastor, d’amor verace, il. Rispuosi , con eOctlo :


Conoscete Gesù, che nel Geo giace, u'i Ecco del mio Signore la sua ancella
Como savio animai con santo zelo l'àc. Sie fallo come ba’dctio: partissi il benedetto
OGcritc e cor vostri al Roi del cielo, 1 àlesso da Dio, e pica rimase il core
Qual ferno o magi con la santa stella. Di gaudio e di fervore
(Cwtui oosM — llMàa la rn’lwl» I4Ìo, il cor ferito). Adempiuto quanto desideravi.

CXCT. cxcvi.

Lauda di Di Feo Relcari 117.

Dimmi ,
dolze Maria, a che pensavi Se tn donassi il core
Quando l'angiol t'apparse? A Maria Vergin bella.
Ornile a te incbinarse Sentiresti per quella
Dietti salate e tu te ne toihavi. Che cosa è il dolce amore.

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El suo lame e splendore CXCVIII.

Accende ogn'alira stella,


Vita dona a lati' ore Di scr Michele Chelli Prete 3.
La saa gentil faTella;
Chi serre a tal donzella Alondo, me non barai tu
Diventa gran Signore. Slatti ,
che voglio essere monica,
Del bello amore e madre E contenta a una sol tonica
E del timor perfetto, Servir voglio al mio Gesù.
Le snc virtù ,
leggiadre Slarommi nel munislero
Danno all’uom gran diletto: Con quelle divole suore ,
Mostrando al tìglio il petto Ogni mia cura e pensiero
Fa grazia al peccatore: Fia col mio buon creatore
Dille col core amile: Psalmeggiando a tutte l'ore
O alla imperatrice. Con inni in canto solenne,
Per me peccator vile Ringraziando! come venne
Di Dio se’ genitrice, Per noi redimer quaggiù.
La mia colpa infelice Veggio che qucst’ò la strada
T’ba fallo grande onore. Che conduce l’alma al porlo :
CanUAi come Se non ti piiardi «morcA Chi pur drieto al mondo bada
( e come — 1u»c{;aat<nni Ge»ù Cri»t». )
Ben è cieco e poco accorto.
CXCVIt. Che all' uom poi chè egli è morto
La sua gloria pompa e fasto
Lauda di Poich' el mondo è strutto e guasto
No' diciam poi : cosi fu.

0 crociOsso che nel ciel dimori


, Mondo , tu se’ pien d’ inganni
Pielì li prenda di noi peccatori. E se' una gabbia di matti :

Noi cognosciam ,
che pe'nostri peccali r vo’ spendere c’ mi’ anni
Td fusti preso lormcntaìo e morto, Con chi mi fa miglior palli :

Moristi in croce per farci salvati Mondo tristo , stalli statti


Con molla pena per darci conforto. Che ben matto è chi ti crede :

Ben ù crudel chi li vedrà a tal porlo Tu se' privo di merzede


Se lutto non si dnol drento c di fuori. Si che di le non vo’ più.
Quando per simiglianza li reggiamo, Sol di sogni , fumo o vento
Gesù, per noi in croce star, pendeute Pasci il volgo tristo, ignaro:
Alla tua passion consideriamo, In un sofGo poi è spento
E quanto la tua madre Stic dolente Quel da teniam più caro
te

Non quanto si convien ,


ma parte sente Peggio è ebe un pianto amaro;
Del tuo dolor ciascun de’ nostri cori. Per te noi perdiamo '1 ciclo
Po’ch'el nimico di natura umana Ed andianne al caldo c al gielo
La carne c '1 mondo ciascun ci combatte Tulli quanti in Belzabù.
E la nostra difesa ò tanto vana. Onde alla religione
Che spesso è vinta dalle cose matte La mia vita vo' finire :
El tuo soccorso, che '1 nimico abbatte Con digiuni ed orazione
No' el chieggiamo, perchè non ci divori. Render grazie al sommo sire ,

(Canuti come — Che serre a Dio a come e riipeui). £1 qual mi farà fruire

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89

Le celesle melodie, Quaranta giorni stette per mostrare ,

E Tedrd le gerarchie Vera resurrezione


E le Tergi d', che son aa. E per voler la fo’ corroborare
(Castali coma — Oramai eh« (ora sono). E dar consolazione
A’discepoli sua , che passione
CXClX. Ebbon quando fu morto: dié lor conforto
In sul monte Olircto in grande ardore.
Di Franceaco D’Albizo S9. Ascese con la propria sua potenza
In una nogoiella.
Adoriam tulli con aomma Tirtale Trionfò T ciel con gran magniGcenza
La croce aanta, che ci diè aalale. E la sua sposa eletta

Quella die’ Tila e pace a lutto ’l mondo Le stelle c ’l sol per lui gran razi getta
E apogliè ’l limbo a tutti e padri aanli, Ed ogni gerarchia con armonia
Vinae ’ldimonio e aerrocci il profondo Fan festa al vittorioso lor signore.
E in grazia confarmò angioli tanti. Ora che Gesù è ’n ciel sopra ogni coro
La Croce e magi riddon nella alella, Tutto gloriQcato,
Ogn’ uom redrè nel gran giudicio quella E preparalo egli ha si gran tesoro
E di quel legno, dove fu ’l peccalo, A chi a lui s’è dato ,

In quello è stalo la redenzione. Ciascun sia sempre di Gesù ioGammalo


Cipresso, olirò e cedro mescolato, A servirlo umilmente: egli è clemente
E Saba lo predisse a Salamene ; A perdonare a ogni peccatore.
Mostrò gran segni la Croce divina (Cantali coma — Coooaco bene).

Nell’acqua alla probalica pescina.


Sanali ha infermi e dato a morti rila. CCl.

La croce fc’ Costantin battezzare ,

Dipoi essendo fra giudei smarrita. Di Francesco D'Albizo 61.


Mandò Elena e fella rllrorare.
Col segno della croce, che si cinse IVoi ti laudiam , Gesù, verbo incarnalo.
Massenzio e molli barberi già vinse. Che glorioso se’ risuscitalo.
La croce tenne il corpo prezioso Resuscitasti molto laminoso

Di Gesù Cristo , nostro redentore Ilcorpo tuo con massimo splendore


, :

La croce è il nostro vero e gran riposo. Trionfalmente fusti vittorioso


Scudo e difesa a ogni grande errore : Contr’ al dimon nome. Signore,: col tuo
Però, Cristian’ fedel’, con gaudio e canto Al limbo dove tu, Gesù, andasti
Sempre adorale quel vessillo saulo. E lutti e padri santi ne cavasti.

Canuti eome — perebi V amor di Dio \


Apparisti alla Madre tua Maria
t

( c come StramboKi. / Ed alla Maddalena poi ncH’orlo,


La qual con voce a discepoli pia
CC. Di te predisse ,
per dar lor conforto ;

Pietro fra gli altri ,


quella ebbe vocato
Francesco D’Albizo 60. Per mostrar che gli aveva perdonalo.
La santa pace a lutti insieme desti
Laudiam tulli umilmente il Salvatore, E San Tommaso lì volle toccare
Che asceso in cielo, e’ ruppe ’l velo, E tanta caritè Gesù avesti : , ,

E ’l peccato del primo Iransgressore. Quaranta di con lor volesti stare


12
, ,,,,, , ,

90
ceni.
Parlando c confortandogli con telo,
cielo.
a luUi e mortali aprirti
il
Ed
Gesù gandente Di Francesco d’Albizo 63.
Di poi salisti in ciel ,

Con giubilo, leliiia, suoni e cauli


padre Onnipotenle Laudiam con festa e con letizia c canto
\ ritrovare il
mondo.
cantando e tutti esami; Gesù, che Dio ed uomo è nato al
Con gli angeli
che possiate salire Di quel corpo giocondo
Donaci grazia ,

fruire. Di Maria , pieno dì spirilo ssnto.


Nel tuo eccelso regno e te
Ciascun eonlcmpli questo gran mislerio
/ «'anttLii rome — Qo»ndo le tp«Ue mia- \
come lotte e ri»petl» / Della sua incarnazione:
V e
Gesù disceso è dal superno imperio
Per nostra salvazione
A'pastor, dato fu revclazione
CGII.
Dagli angioli, canlando con disio :

Gloria aU’ecccIso Dìo


Di Francesco D’Albizo 62.
E pace in terra a chi ha divozione.
La nuova, chiara, e bella slella apparse
Quando fu circonciso dal prelato
Sopr’alla capannella,
E1 glorioso figliuol di Maria,
Ch’e magi di ferver del messia arse :

Gesù il nome fu, vero messia


Balam profetò quella , (
mclla :

Cosi dalTaogiol prima fu chiamalo.


Tre soli apparse, ognun con suo fiatn-
Gesù è dello, nomo di salute,
La sibilla mostrò un cerchio d’oro ,
E nome d'ogni gran consolazione
E dentro a quel tesoro
Gesù le profezie tulle ha adempiute
La ngura di Cristo, unica e bella.
Per dare a noi eterna salvazione,
Gli albor’ di Belalcm fioriron tutti.
E lutto il crislian popolo è salvalo
Rovinò ’l tempio grande
Nel nomo di Gesh, messia incarnato.
D'AppoIline cogl' idoli distrutti
Gesù è sol dolcezza dentro al core ,
,

E le cose nefande.
Ben lo conobbe in terra Ignazio santo spande,
L’eccelsa gloria dì Gesù si
Gesù da all alma nostra gran fervore ,
Venolo in terra per aprirli il ciclo :

Arde gli amanti di spirilo santo


Ognun con pronto zelo
È rimedio a chi l’ama con disio
dimon rio. L’adori e laudi con allegro core.
Contr’alla carne, cl mondo e‘l
(Cutul eoo» — Stolti lOB do Go«ii nel cicl ebUnutil.
Questo nome ha e sordi fallo udire
Ed ha renduto a’ mutoli favella ,
CCIV.
Ed ha gl'infermi falli ben guarire :

E morti ha rintegrali in vita bella,


Lauda di Mona Lucrezia di Piero
E molti ciechi in terra ha luminati
de’ Medici 5.
E ruppe 1 vel de' nostri gran peccali.

Nessuna cosa pih dolce sì canta ,


Ben venga osanna, ben venga osanna
Nessuna cosa si ode più gioconda.
E la Cgliuola d'Anna.
Che '1 nome di Gesù , carità santa.
Egli i nato nei fieno
questo nome ogni dolcezza abonda:
In
Tra l'asinelio e ’l bue
Però chi vuole in terra e ’n cici diletto
,

Gesù dentro al suo petto. Gesù il Nazareno,


Porli scullo
Come predetto fue.
{
CaoU»i come jU »lrambolli )

Digiti-
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01

Chi vuol roder Gesùc CCV.


Venga a cantare osanna : ben Tenga osanna.
E paslor ran cantando Landa di

Del Signor de’ Signori


E magi cafalcando ]Maria, menò, umile aquila altera,
Vengon co’ lor tesori a Che risguardi nel sol sansa alcun velo a
;

Ogninn par che innamori Fammi fruir nel ciel quel che si spera.
Sol di cantaro osanna: ben venga osanna. Amor chiamando venne e d'onde egli era :

Allegra I' santo amore, Vago degli occhi tuoi vorrei esser leco :

El mondo io pace e lieto, Interamente unito.


E cala il Salvatore Da suo lume infinito, aquila altera.
Giù dal mootnliveto: Amor, che desìi al sol la luce vera.
Gridava ’l popol lieto Volgi le lue fiammelle al mio cor cicco
Ad alla voce osanna, ben venga osanna. Talché sie trasferito

< Rallegrasi e lassi alma Nel tuo lume infinito , aquila altera.
Gerusalemme allora (Cantali come — Morte mene).

E sparge nlivo e palma


Chi 'I piangeri ancora ; CCVI.

Gesù ciascun l'adora ,


(na. s

Tutti gridando osanna: ben venga osan- Lauda di

I Farisei la sera
Senton di ciò gran pena ,
0 lassa me, tapino, sventurato,
Giuda indegnato era Ch’ i' son gii vecchio c fello
Per .Maria Maddalena; Ed all’avello son gii senlentialo.
Usci fnor della cena 0 lassa me, il giorno, eh’ i’ entrai
Sol per tradire osanna; beo venga osanna. Pellegrinando in questo miser mondo I

Venite, dice il fello, 0 lassa me, eh' non credetti mai


i’

A prender Gesù santo Che fine avesse il mio tempo giocondo !

E bacia in segno quello : Ora mi veggo andar giù nel profondo


Gesù legalo è intanto ; Dannalo nell’ inferno :
O rabi , ave o quanto , ( osanna.
Al fuoco eterno sarò sentensialo.
Chiameri indarno osannai beo venga 0 lassa me , eh’ i' non credetti mai
a Venuta è gii Maria, Che giovinexza mancassi si presto :
R 'I Figlio ha ritrovata 0 lassa me ,
che sempre veiieggiai
Tra gente cruda e ria. Ma ora i sento ’l mio corpo molesto
Battuto e flagellalo Omè, ornò, ornò, che giorno i questo,
Sul Calvario menato, (na a. Ch’ i' mi sento morire
Non gli è più detloosanna; ben venga osan- E dei partire i' ne sono sforzalo?
A Dio con umil voce O lassa me , dov’ 6 la mia famiglia ,

Volgasi ognun fedele Che sempre mi soleva stare al fianco ?


A pianger Gesù in croce. Veggo la morte innanzi alle mio ciglia,
Che per noi gustò li fele. Ch'ogni diletto mi fa venir manco.
Laudi!' ciascun fedele (
na. Dovè il mio color vermiglio e bianco,
Con la figlinola di Anna: ben venga osan- El quale avere i’ soglio ,

(Caotui coma Ekn vfQfa mastio). El mio rigoglio quanto è abbass ’

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92
O lassa iDP, ch'e mia ricchi pareoli La Trinità su nella mia presonzia:
Difender non mi posson dalla morte : Poi adirai quell’ ullima sentenziai
O falso mondo, quanto spesso menti Venite benedetti.
Mostrando al corpo el fragile esser forte; Dal Padre eletti nel regno beato.
Le Ina promission qnanto son corte, (
CauUti come — Taata pietii mi tira )•

E la tua poca fe I

Tapino a me, non 1' harci mai pensalo.


0 lassa me dor’ ò la mia speranza ,
CCVII.
La quale ho sempre atnto alle ricchezze
0 lassa me ! dov' è la maggioranza Lauda di Gherardo d’Astore
Dur'è ’l piacer, dove son l'allegrezze?
Oinè, ornò or quante son l'asprezze Levali su ornai,
Quanl’é grieve T tormento, Anima ,
e non dormire,
El quale i' sento a me apparecchiato. Poieb' i’ volsi morire
0 lassa me, eh’ i’ soglia stare in letto ,
PiT lo tuo amore e pur chiamar mi fai.

Pulito e hello e d'un Un lavorio : Se il sonno della notte pur l'aggrava


Or seggio eh’ i' starò a mio dispetto Pensa eh’ al mattutino i’ fu’ percosso
Fra’ vermini le reni e ’t petto mio: Per lo tuo amor da quella gente prava.
Tapino a me, dos’albergherò io? Preso, legato e rotto lutto il dosso.
Terra diventerò. Anima , dir non posso

Po’ eh’ i’ sarò del mondo trapassato. Quanto mi fenno ingiuria


O Gesù mio , se tu m’abhandoni Tanta fu la lor furia
Non so da chi mi possa aver soccorso : Che se ci pensi tu non dormirai
Misericordia fra me e te poni E se ti dilettassi aH’aurora
Che in gravi peccali sono scorso Di rallegrarli, poi che ’l giorno appresta
E l’antico serpente m' ha si morso Penta, dal matlulino insino all'ota
Con la sua gran malizia. Legato stelli in quella turba spessa :

Con tua giustizia sarò eondeonato t SI grande era l'asprezza


Condennato non su', se tu non vuoi Di quel crudele stuolo,
Ma so in cielo onoralo sarai: Abbandonato e solo.
Prima che morte co’ suo’ ti rìchoi Che se ci pensi sempre pungerai.
Divotamenle ti confesserai. Se del mangiar li dilettassi a terza
Perdonalo ti Da, se questo fai : Pensa che alla colonna i’fu legata
E credii per cerlanza , Da duo crudeli, ognun con la sua sferza.
Che perdonanza barai d’ogni peccato. Spoglialo guado e tutto insanguinato :
,

ConOlto, 0 Signor mio, per noi tu fosti Non fu mai uom trattato
Con Isola pena in so quel duro l^no Di simil haltitora
Acciò, ch’e' peccatori fossin giusti Per aver di te cura
E conducessi al tuo beato regno : Che se ci pensi tu diginnerai.
Però con sicurtà, io a le regno, E se a sesta andar ti vuoi a spasso
Gesù che mi perdoni
,
Di spine pensa eh' i' tu coronalo ,

SI, chè tra buoni i' mi aia ritrovalo. Per tuo amore, i' mo stanco e lassa:
Ritrovato sarai aeU’alta cielo. Ed alla croce fu’ poi sentenzialo
Se drento al core la barai penitenzia lo mezzo accompagnato
A faccia a faecia vedrai sansa vela Fra dua ladroni andavo

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E la croco porla ro 0 peccatori, pereliè pur dormile


Che se ci pensi non ti spasserai. Nel letto del peccato?
E se a nona ti vuoi riposare. E so voi tosto non vo ne partite,
Pensa eh' i’ ero in croce ignudonalo Saravvi apparecchialo
CLe non li feci mai. se non chiamare, Tormento smisurato,
Anima, «ioni al tuo padre penalo. E qual voi veramente non pensale :

O peccatore ingrato, Deh non ri adormenlale,


Risguarda il tuo Signore Sempre dormendo in tanto fetore I

Clic ha aperto il core Ma se volete ritornare a Dio,


Che sei raguardi non riposi mai. Egli sta apparecchiato
E se a vespro tu ti fusai dato E però volle, che T suo Ogiinol pio
A fare alcun tuo mondano eserciiio. Fosse in croce cbiovato.
Pensa che della croco i' fu' levato : O peccatore ingrato.
Non ebbi ber, per ch’io dicessi t siilo > Non vedi il tuo Signore esser condilo
Vedi anche che supplizio Sui per lo tuo delitto
Si fu quei di Maria In sulla croce con tanto dolore?
Diletta Madre mia: Risguarda il capo come sta chinato ,

Se ciò ben pensi a me ritornerai. Per volerli baciare


Se a còmpieta vuoi andare a letto Le braccia aperte, prrcbò a te s'è dato
Pensa, che posto i’ fu’ nel mnnimenlo : Per volerti abbracciare :

Non ti vo' dir che pena e che dispetto El sangue per lavare
Scoli mia madre con grave lormento. Te dal peccalo versa del suo petto :

Deb gusla e fa’ lamento Nella croce é ’l suo letto.


Qual per le porla’ io ! Per rinfrescarti 6 pian di lividore.
Per darti vita mori’ in tanti guai. Per aspettarli sta co’ pii conBtII
Cantali cnme— E1 ritonicJlo; eom* il \ Al legno della croce ;
tempo perJnto — e Je itanir: come le stauic di I
( — T«dU pietà mi tira. '
Adunche, ingrato, perché non ti gitli?
Priegal’ eoo umit voce
Di’, Signor mio, veloce

CCVIII. Perdona a me ogni mia offimsione,


Per la Ina passione, o i c .

Lauda di Che sostenesti sol per lo mio amore.


Rispondcratli oon gran dilettanza
estati, 0 peccatore. Tu sia il ben venuto
Che tanto se’ nel peccalo dormilo. Se de' peccati tu vuoi perdonanza
Correndo nò sie’ gito Vo' che no sia pentolo
A confessarli col contrito core. E' vo' che sia parluto
Destali, peccalor, più non dormire DaH'amor di questo mondo fallace
Ch'ora è già di levare E vo’, che facci pace
Prima che venga l'ora del morire: Con ciascheduno con pmfelto core.
Piacciati di svegliare. Prendi la croce, che In puoi portare.
Se tu vogli scampare Cioè la penitenza,
Dall’,eternai sentenzia del gindicio, E non l’incrcsca, se tu vuoi scampare
E da quel gran snpplieio. Dall’ infernal sentenza.
Dove si desta ciascun peccatore. Non aver conQdenza

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Id lunga vita ,
nè in tua gcntileiza: CClX.
Non curar di bellezza
Ch'ella vien meno a modo che fa il fiore. Lauda del Bianco Ingesuato.
O freddi peccator’, renile al foco,
Che ri riscalderete : Sempre ti sie in diletto.
Del Toslro amor i'ardo, incendo e cuoco. Che 'I mondo, anima mia, li sic in dispetto.
Deh perchè non correte? Se il mondo li dispregia, anima mia,

ha sete
S'alcun di voi Di ciò abbi letizia:
A me fontana vira venga a bere: Cristo co' santi lennon questa via,
Piacciavi di volere Fuggendo suo amicizia :

Le tenebre lasciar per lo splendore. Dunebe sanza pigrizia


Nulla saetta non vola si forte Disprczza 'I mondo ed ogni suo diletto.
Quando il balestro scocca , Se tu per Cristo pali se' beata.
Come fa l’ora e ’l punto della morte Godi se pena senti.
La quale a ognuno tocca. Essendo alllitla, vilita e scacciata
Dell aprite la bocca, Da mici c da’ parenti.
E confessale ogni vostra fallenza Perché '1 dimon li tenti
Prendete penitenza, Non dubitar, che '1 tuo stato è perfetti).
Di tanta ccchiti uscite fore. Se ogniuno pensa, che In sia da nulla.
Tanto v’è stato nel capo gridato, Vile o impossente,
E non vi risentile, £ come pazo di te si trastulla ,

E non volete lasciare il peccato; Ben può' In star gaudente :

Ma voi la patirete, Nella vita presente


NeU'infemo n'andrete Non voler esser grande, ma abietto.
Se voi non v'amendate, o gente ria. Se giudicato se’ per malfattore
La vostra compagnia Seduttore e fallace
Saranno quo' che piovvon con furore. Se appellalo tu se’ traditore
Deb rispondete al vostro creatore. Essendo tu verace,
Che vi chiama ed aspetta Tu godi e datti pace.
In snila croce: ed ha aperto il core, Se lullto 'I mondo l’avessi a dispetto ,

E vuol l'anima netta, Se al lutto se' del mondo sviluppato,


Se non fard vendetta, E Gesù vai cercando.
Tanto indugiando, che finiscan l'ore. Godi se se’ dagli uomini infamato,
E se tu, peccator, con grande eOetto Ed all' onor da' bando,
Tu mi vorrai seguire E pensa ben, che quando
Farotli spesso sentir gran diletto. Tu piaci al mondo: a Dio se' In dispetto.

Qual non si può ben dire: Guarda Gesù dal discepol tradito.
Leva so, non dormire. Da tutti abbandonato
Se troppo indugi per tua negligenzia E da vii gente beffato e schernito ,

Vdirai la sentenzia: Malfallor riputato


Vann'allo 'nfcrnu, ingrato peccatore. Battolo e strazialo

CoqUsì comi? — O rota mia pantlle — e come \


Fu posto in croce sanza suo difetto.
O Sifoore. ) Alla croce ricorri , anima mia ,

Dove Gesh fu morto


Ed ogni aversilà gaudio li Ila

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E la pena conforto : eext.

Per patir se' consorto Aggiunta fatta per maestro Giovan Battista
Del crociOsso Gesù benedetto. medico della Barba, giudeo battezzato.
Eleggili per gaudio, anima mia,
Guai, pena e dolori; £ran pastori intorno a qnc'paesi
Ogni tribulazione c malattia. Che pasluravan le lor pecorelle :
Vergogne e disonori, Zufoli e zampogno e ccmbamcllc
E dispreizar gli onori Con melodie ciaschedun sonava.
Per amor di Gesù sic il tuo diletto. Apparve loro l'angiol del Signore,
Riebezze, onori, stalo, amici e fama Dicendo: a voi annunzio gaudio magno,
E sensnal piacere L' umana spezie ba fatto gran guadagno.
Rifiuta al lutto, ed ogni virtù brama Venuto è quel che s' tanto s'aspettava.
Per liberti tenere : Vdendo questo presto s'awiaro
Se ti tuo' possedere Ver la capanna eiasebedun gaudente
Tutta li dona a Gesù benedetto. Trovar Maria con Cristo onnipotente
Inginocchioni ciascun l'adorava.
ccx. r mi voltai inverso l'Oriente,

Landa di Vidi tre Re di corone venire :

Oro, incenso, mirra a offerire;


'V idi virgo Maria, che si stava A Gesù Cristo ogniun s' inginocchiava
una capanna, e Gesù contemplava
N' Po’ inspirali di spirilo sancto.
Ella mi parve si mirabii cosa. Che non tornasson più per quella via ;

Pulita, onesta, graziosa e bella. Lasciando Cristo figliuol di Maria


Che mi fermai alquanto per vcdella, Alla sua regione ognun tornava.
E del suo amore tutto m' infiammava.
Eli' avea partorito un bel figlinolo. eexit.
Signor dell' universo e Re del ciclo :

In capo aveva un candido velo Contro agli Ebrei fatta pel sopra detto
Nel qual soavemente la'l fasciava. maestro Giovan Battista
Per letto avea un po' di secco fieno medico della Barba.
E 'I veccbierel GioselTo in compagnia
E l'asinelio, e’I bue ancor v’avia. 0 cieca, o sorda, o insensata setta.

Ognun col fiato Gesù riscaldava. Perfidi ebrei, già fusti istirpe mia
Era apparilo sopra la capanna Guardate il santo profeta Isaia,
Una lucente , chiara e grande stella, Se questo tutto a voi lo (irofclava.

E tanto più che l'allre e l'era bella De’ re di Saba e della loro offerta.
Quanl' ella, tutto il mondo alluminava. Che feciono al Messia si grande onore
Eran discesi dal superno regno Guarda quel re, chiamalo il gran cantore
Angeli in quantità con allegrezza, (ceiza. Come nel dire a punto e’ accordava.
« Gloria in excolsis Dco > con gran dol- Se 'I bue e l'asinel l' han conosciuto.
Divotamentc ciaschedun cantava. Come tu 'I trovi, che noi puoi negare.
Si m'infiammai di quella santa donna. Ora che aspetti, or che sta' tu a fare,
Ch'altro non posso far che contemplarla. O popol di Israello, o gente prava?
Disposto son con tutto il core amarla, 1’ benedico il di, che gli occhi apersi,
E rimutar mia vita, iniqua e prava. Ch'abandonai tua fede e compagnia.

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E cresi esser renolo il ver Messia Ami impetra corona


Si come Daoiel il terminava, Del suo Ogliuol benigno, re del rielo :

Sellanta settimane d'anni appnnto Chi de’ peccati il velo


Sarà quando Terrà il santo de' santi Si spoglia: ella ’l riveste
Quattrocento novanta, appunto tanti Con gaudio canti e feste al sommo sole
,

Foron nel tempo Ch’Erodo regnava. O anime divole


Però vi prego più non aspettiate, Su elevate al elei pulite e belle :

O fratelli, al battesimo correte , Chi vuol , sempre mai pnole


Credendo a quel, che di noi ebbe sete Col santo aiuto suo passar le stelle :

Morte per noi pali ,


tanto ci amava. Tante graiie son quelle,
(Cantasi cooie — TidtU io un fiardU ch'ella t'andava). Che da sansa soggiorno ,

Ch’ el tristo giorno dello inferno Iole.


CCXIII.
(Caotast come » quanto loo lo).

Lauda di Cristofano di Miniato Ottonajo.


ccxv.

ergine, alta regina Di Gherardo D’Astore 3.


Che se’ in elei sopra ogni santo,
Priega per l'anima tanto, A.lma ,
che si gentile
Che perdoni alia meschina, alla regina. Ti fe per grazia l'eterno Signore,
Sempre mai lo fusti umile Deh torna a lui col coro
Dio ti fece gloriosa. Fedel, devota, contrita ed umile.
Vergine, tu se' virile Sua larga carità non abandona
E se’ madre, Ogiia e sposa : Chi seguila virtule.
Tu sa’ beo, che gnuna cosa Anzi l’eccelsa e trionfai corona
A le mai non ò disdetto : Le da vera salute
Tu perdoni ogni difetto Con dolcezze compiute.
Chi col coro a le s’iochina, alta regina. Tal chè non fu, nè Ga di dirlo degno.
E bench’ io non muovo ’l passo Gusta sn nel suo regno
Per salvar l’anima mia, Chi seguila so’ amor santo e virile.
E1 peccalo mi tien lasso, Ah quanto se’ da lui fatta felice,

È mia vita iniqua c ria: Pellegrina e polita


El tornar lardi non fia Quant'è eccellente tua nobiltà dice.
El tuo figlio in croce dice: Nulla toglie, e t’ invita
Vion, eh' i’ ti farò felice A star con lui unita
Per me in croce il capo china, alla regina. Grata e fervente si, che al Re superno.
c<'me — GcUotiaa, morotiiu). Lo ringrazi in eterno
Vaga ,
leggiadra e tutta puerile.
eexiv.
dett* ],.aQda ha moHn proprio • poM»! ca»t«re\
,

Landa di Gherardo d'Astore 9. come — O benigno Sifoore. /

CCXVI.
Chi ’l paradiso vole
A Maria volga gli occhi Di Feo Bclcari 118.
Poi s’ inginocebi a lei con umil core.
Ella non abandona Ohi vuol pace nel suo core
Chi merié l’addimanda col buon scio. Ami Dio con gran fervore

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Se lu vuoi l'amor di Dio CI luo nome d’onor degno,


Non amare il cicro mondo ,
Che vuol dir laurotcnenle ,

Duolli del tuo vizio rio Tu ’l facesti veramente


Che menava al profondo,
li D’ogni gran vittoria segno.
Priega Gesù col cor mondo ,
Per la tua gran pazienza
Che li doni il suo amore. Sopra quello ardenle foco .

Pensa hen di Dio derno Degna di pregare un poco


E de' sua gran benefizi : Tre persone ed una essenza.
Per camparli dall’ inferno Piacciali pregar per tutti

Pat'i pene e gran supplizi, Quelli, che son tuo’ devoti :

Per purgar tulli e luo'vizi Se fussin di virtù voli

Mori in croce ci luo Signore. Pure sperano in tuo' frutti.

0 ingrato c sconoscente ,
Sempre avemo in lo speranza,

Che non ami chi ben t’ ama ! Dolce padre e buon pastore
Gesù mio, dolce c clemente D'ogni vizio 0 d’ogni errore
Col suo dolce amor li chiama ,
Nè dimandiam perdonanza.
Di salvarti sempre brama Cdmlast come — Con <letiJerio o^ercan^lo
Apri l’occhio al suo splendore. ( e reme — La vita tirila tgakra.

Deb contempla il para>liso .

Somma pace e gran diletto CCXVIII.

Quivi è gaudio, festa e riso ,

Che contenta ogni ’ntellctto :


Di Feo llclcari 120.

Or accendi ben l'afletlo


Ad amare il Salvatore. 1 son l’angiol buon di Dio
Ama Gesù dolce padre
, ,
Che mi manda a tc Maria ,

Ama la madre Maria ,


Odi l'ambasciata mia
Ama le virtù leggiadre ,
Tu che ami ’l mondo rio.
,

Ama chi a Dio l’ invia ,


Tu vorresti esser felice

Ama Dio la notte e dia Ed aver pace nel core ,

Se vuo’ pace a tulle l’ ore. E la vostra imperatrice

(Canuti come — Ferri recehì, rami vecchi — c a ImJIo]. Per questo priega il Signore ,

Ma (u cerchi il falso onore


Che fa l’uomo stare in guerra :

CCXVII. E chi ha l'amore iu terra


Non ha il cor lieto c giulìo.
Di Feo Beicari 119. Alza gli occhi inverso il ciclo,
E contempla il paradiso :

T'u, che puoi quel che tu vuoi È l'amor del uiondQ un velo ,

Con Gesù eterno Dio, <::hc ticn l'uom da Dio diviso :

Tutto grazioso e pio , Se (u vuoi il vero riso


San'Lorenzo, aiuta noi. Non amar cosa mortale ,

Molti ciechi della mente Lascia il piacer sensualo


E del corpo illuminasti Che li mcitc Dio in oblio.
No', che siam da’ vizj guasti Chi ha Dio, ha ogni bene.
Voglia sanar similmente. Ha letizia, gaudio c festa :
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98
Obi non l’ha sta sempre in pene Credo per certo, che non m’intendesse;

Ogni cosa lo molesta ; Ma credo ben, che chi si disponesse.


Se a Dio piacesse sentirebbe amore.
Chi di cariti ha vesta ,

Ha la mente e il core in pace, Ma chi sentir volesse tal disia

E ,'se il mondo gli è fallace E non si disponessi dal suo lato ,

Lo conforta Gesù pio. ,\ssai la lingua dimenar potria ,

Cantj«1 come — Parità Dio ti maoteo^; ecorea — Ma non |ierù che l'avesse trovato;
( Galantiaa mormiua, e a bailo- / Se gli è nessun che voglia aver provato .

Umiliala a Dio si doni il cure.


CCXIX. Giltisi in Dio con purità di mente ,

Lasciando al lutto ogni affetto lerrreno ,

Lauda di Duo Antonio da Siena, Pregando Dio di coro puramente ,

IngesualQ. Adimandandu a lui l'amor divino:


Se gli è chi voglia andar per tal cammino
don giubilante core Per certo credo, ch'egli harà fervore.
Laudiam Gesù , del mondo Redentore. Credo per certo che sarà disposto
Gloria sie in cielo aU'alla maeslade. A patir pena per l'amor di Cristo,

In terra sia perfetta o sera pace Chc’l su' amor nel cor sentirà tosto,
Agli uomini con buona volunladc El quale avanza supr' ugni altro acquisto.
Laudando te , Signor , col cor verace Ma chi vorrà stare a modo d'un Irislo

Benedicìanti in pace Sarà privalo di colai dolzore.


Ed adoriamo le ,
dolce Signore. Chi bene intenderà queste parole
GloriGchiamu le rendendo grazie Non farà beffe di quel ch’aggio dello ;

Per la tua magna ed luDnita gloria Ma chi le 'niendo cd operar non vuole
Signor del ciel, che fai le mente sazie Sarà gli dello ; vanne maladello :
Che vogliono aver te sempre a memoria ; Ma chi si leverà dal suo difetto

Tu se’ il Re di gloria Benedetto sarà dal Creatore.


Onnipotente , eterna creatore. iCvotui come — Chi ferve v Dio* V eonw e vivpctti).

Signor Gesù, flgliuol dell’allo Dio,


El qual se’oggi al mondo incarnato CCXXI.
Pe'peccalor ,
che sono in grand'oblio
Volendo satisfare al lor peccalo : Del Bianco logesualo 3.

Però in ogni lato


Ciascun li renda laude a tutte l’ore. Sposo diletto dell'anima mia,
(CtotMi co»« — LcuJcU il kocn»o Dio}. Furam’ il core e tiello in tua balia.

Furam’ il cor, Gesù dilellu mio.


eexx. Si , che giammai non ne aia possedente
Scrivici dentro il Ino nome, amor mio,
Del Bianco logesualo ì. Come sempre permanente,
scrittura
E fa che dica: amor, Gesù piacente ,
drand’allegrcza, mi circonda il core, Privalo al tutto d'ogni compagnia.
La qual procede dal divino amore. D'ogn'alira compagnia sia privalo,
Tanta allegreza al cor si ra'è donata, Accompagnato solo del tuo amore
Che dir non la potria se i’ volesse: Del qual si forlcmente si 6 'nGammato,
S' i'
ne parlassi a cbi non l'ha provata Ch'cì mal patire per tu' amor dolzore

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«9
Sempre gli paja , dal lato ili fore Che tu mi vuoi amare!
Per lo calor di le, che denlni Ila. Priegoli, non indugiare :

0 dolce aposo, le questa vl.a rilla Fa che io sia sotterralo


Piare eh’ i’ prenda a le, cosi To’ fare: Nell’aperto costalo
Dalla tua man dolcis.sima dirilla Ed entro stia dormenilo.
Sempre tenula Ha senza lassare , [Cjintav! rnmc Dnnna iti mìe’ tamenti ).
Si che i’possa sempre mai laudare

E ringraziar le Oesii, rila mia.


(Ciatnci a hatio é fonte « rhpelti}. ccxxm.

ccixn. Lauda di Suora Hleronjrma De’.MalatesIi


dell’ Ordine di S. Chiara.
Del Bianco Ingesiialo i.


r
amore a me Tenendo ergine madre, immaculala sposa.
Si m’ha ferito il core. Che a noi largisti il verbo in te incarnalo.
Si, che con gran fervore Che in tal giorno adoralo
Siruggumi c to’ languendo. Fu ria tre magi in luogo abietto c pio.
Languisco per diletto, Vergine pura, el poveretto aspetto
Che lu mi fai sentire : Del diversorio tuo punto non spinse
O Gesù benedetto La Tira fede accesa nel lur petto.
fammi d'ainor morire .Ma di stupore o di pietà gli cinse,
r non posso soffrire E poscia dolcemente gli costrinse
Amor, colai ferita, A far mistica offerta c copiosa

Gesù tomi la vita, Al tuo figliuol. che ascosa


mi tu* slmggendo,
libe io Teneva sua deità nel Corpo umile.
Siruggomi pur pensando Vergine benedetta, questo c.scmplo
Il tuo infinito amore. Alquanto par che muova il miocor ghiaccio
Che andandoli scampando A voler visitar prima eh’ al tempio
Tu m’ bai ferito il core. Porli il dolco Gesù, che tieni in braccio.
Non porto piò valore Ma per la gran miseria, in la qual giaccio
A farli resislcnxs, Cosa non trovo io me che a loi sic grata,
Perchè la Uio clemenza .Ma ucl loto prostrata
Si mi fa andar cantando. Veggio naia libertà fatta serrile.

Ganlando i'io’u* canto. Vergine se contrito fie ’l mie core


Che gli angioli fan festa , Caldi sospiri e lacrime .spargendo,
Che tornato ni’ è in pianto S' i'
languirò per dolcezza d'amore,
Ogni mondana tresca: i mie’ dcsir’lulti in Geaù volgendo ,

Amor come balestra I’ gusterò quel che io non Intendo,


Stende le suo sagitte : E conculcando il viver sensuale
Scotole nel cor fitte, Su leverò su l’ale,
E Tommenc piangendo. Cbc sprinter noi poirìa mìe reeo stile.

Piangendo per amore Vergine, di pietà regina c maire.


To sì mi to' purgare, Mira qnanla miseria i« me consiste,
O benigno Signore, Cbc al dolce sposo tuo, figHitoh) e pnire.

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toc

A cui nulla poleuza mai rcsisic. In me confermi sempre il buon disio;

Offrirnon posso se non cose triste, Quando sarà eh' i' senta tal fervore.
Se non supplisse con la suo larghezza , Che di le sempre, dolce Gesù, pensi!
Perclié a mie ticpiile/a E da me fughi ogni monilano onore?
Bisogna fuoco, mantici e fuscile. r Vii languendo, e tulli li mie' sensi
Vergine, d'umiltà norma ed esemplo. A sospirare invito c pianger forte
Questa virtù mi duna, o madre pia. Per gran disio delli tuo beni immensi,
Perù cli'al tuo ngliuol, com' io contemplo 0 infelice, grave e dura sorte!
Esosa è troppo la superbia mia: A min m.algrado i’ vivo : e per la vita
£ certo rcprcnsibii par ebe sia Già mai non cesso di chiamar la morte.
Iti tal penuria a patir tanta ingiuria: Per le, Gesù, si sento l'alma afflitta ,

Madre donami lume A le sospira, c sanza te si Iruova


Cb' i' vegga e gusti ben quanto son vile. Dolente, cieca, misera e smarrita.
Gesù benigno, adunque in merinnuova
ccxxiv.
L’antica vita in la tuo gloria eterna,
Di Francesco d'Albizzo Ch'cl viver sanza lo niente giova.
Taniati ronie — Ero beato e mo tono ioMiee).
0 San Bartolomeo, te invochiamo.
(

Che interceda, ch'airin salute abbiaino. c:xxvi.


Tanta fu la virtù ch'ai iiiondu avesti,
tih'eletto fusti al collegio apostolico. Di Feo Beicari 118.
,

Ni per Gesù nell'India temesti


Di predicar, come vero cattolico Quando le membra mia l'ultima volta
E tanto il vero della fedo apristi, Sopr'alla terra distese saranno,
Ch’ e popoli e gran gente convertisti. Allor rognoscerò mie vita stolta
Cento volle la notte c cento il giorno E tulli vizi mia con grande affanno
i :

Ginocchion li ponevi all'oraziune, Nella memoria mia sarà ricolta


Tant'eri acceso e di gran fede adorno, Ogni mie colpa con vergogna c danno:
Ch'addimandavi fiamma e passione Sarà questo mio corpo al mondo spento
Vergin di corpo c di mente sincera, E l'anima nel fuoco io gran tormento.
La tua couversazion con gli angiol' era. Dentro nella mia mente non Ila pace,
Del re Polineo la figlia sanasti il dimon rio
Di fuor mi darà pena
E da lui rifiutasti argento ed oro , La conscienzia mia sarà mord.vce.
Po’ da Striage Re roartir portasti: Avendo oiTcso il mio signore Idio :

Per esaltar Gesù, vero tesoro l'.ognoscerò questo mondo fallace.


Battuto fosti, iscorticato e morto, Che m'ha ingannato col mio van disio:
£ per Gesù li fu sommo conforto. Anco sarò in quel giorno ripreso
Caotau come — Noi sìbid tre pcllefn'ini ; e comc\ Del mio tempo perdalo e male speso.
( (li itrambotti. )
(Cantasi come. — Qoando le apatie mìa.)

ccxxv. CCXXVII.

Lauda di Di Feo Beicari, 119.

Quando sarà quel giorno, o Gesù mio. Quanlo più gli occhi mia versooo in pianto,
Che la tua luce, e'I Ino divino amore Per molle oITcsc fatte al mio signore.

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101

Taolo pili, 0 Maria, sodo il luo ammanto Chi vuol ricchezze, onore c gran dilelli
Itirorro por sanar questo mio core Ascenda 'n delira gli angioli perfetti.
Te supplicando, che ’l luo petto santo U pcccator, ch'andate drielo al senso ,

Per me diinuslri a Gesti Salvatore: Cercando io qnesU vita il van piacere,


E Gesti priego per le, dolce madre. Presto vi Irotcrretc al fuoco immenso,
Che per me mostri le piaghe a suo padre. E non potrete mai il del vedere !

O padre eterno, o memoria feconda. Quanto più sguardo voi, quanto più penso.
Che generi 'I Ggliuol coll' intelletto ,
Tanto più stolli siete, al mio parere.
Per la tua carità, che sempre abbonda Che pc'dilctii falsi e bricvì canti
D'ogni salute e d'ugni don perfetto ,
Volete sempre stare in pene e ’n pianti.
Degna sanare e far quest'alma monda. CautAii — come pii «trajnlKilti; c come le «tante\
Acciò ch’i' sia Ira santi in ciclo eletto: ( della pasiinne. J
Pel tuo figliuolo e per la madre sua
Fa che i' muoia nella grazia tua.
CCXXX.
CaoU«i come — Quadìo più pii occhi mia; \
( e come pii strambotti. /
Lauda di scr .\nlonio di .Mariano

CCXXVIII. Mnzi notaio.

Di Feo Beicari 120. Dir, pur cosi vorrei


E lu noi possi avere
Are Madre di Dio, Virgo Maria, Altro non e che dire: io passiun vorrei.
Fonte d'ogni merzede. Deh pon giù quella voglia ,

Soccorri e serti tuoi, eh' hanno in le fede. Che manca di potere.


Degna pregar Gesù, nostro Signore, Però ch'eli' è gran doglia
Ct)e faccia il nostro cor lieto c contento. Quel che non puoi avere.
Mostragli il petto tuo per noi .Madonna. Parremi gran sapere
La suo gran carila c '1
A tor quel che lu puoi
santo amore (omei.
,

Converta in gaudioogni suogran tormento Da poi che quel che vuoi c posto in tanti
Per tua tirlù , che se’ nostra colonna : Tu vorresti il creato :
Più graziosa se’, che non si crede Deh prendi il creatore ,

Tanto se' dolco e pia. El quale a le s' è dato:


Gloria ed onore e laude ognun li dia. A lui poni il lu’amore.
come —» Tardi il mìe core harj quel che detia).
,l,aBtasÌ
Però che gli è errore
Amar cosa mortale
CCXXIX. Se già prima non sale allo Dio, come dei.
Crederesti tu mai
Di Feo Bclcari 121. Alla morte por legge?
Cerio lu ’l proverrai
Quand'a colui che regge
Alzale l'occhio della vostra mente
Piacerà trar di gregge
E ’l rostro cor sic ludo nel del fiso
L'anima , che 6 involta
Quella gloria del cielo è sì ccccllcolc ,
In questa valle stolta oc'campi rei.
Che sazia ogni apelilo cl paradiso
Ove ciascun tire sempre gaudente,
La (letta lauda ba mndo proprio .*
« pooà»! dire \
Hipicn di pace, gaudio festa c riso: —
( come L'amore a me reaendo. /

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l»i

Che egli hanno auto a dire;


CCXXXI. .A chi gli ba volati udire
In tal modo hanno parlalo :

l^nda di Fioro di Mariano Mali Dicon: qui sono arrivato


Sol per mio cattivo «are.
/ranf.-»»! cwif —
Drh sappmte»! potiHare. « e«noB,\
Deh Mppiatofi gnardare V di non tor moglie e e«Mn« — OrJ miài »oa iu «là./
;

Da caUire compagnie
Imperò, ch'elle aon rie,
Fanno altrui mal capitare. ccxxxn.
E tal li chiama fratello,

E mostra volerti bene, I.auda di


Eh'c l'c peggio cli'nn coltello
A darli di molte pene.
E questo proprio interviene
In nulla si vuol por la sua sperania,
Quasi ch'alia maggior parte
Se non ò al suo Signore,
Che non usan ben quell'arte
Ogni altra cosa è vana c pien d'errore.
Ba lor sapersi guardare.
Ciascuna cosa manca, in fuor cbe Dio
Ella è un’arte grande
Perchè gli 6 sol perfetto ;

A guardarsi da'cattivi Chi pon nelle ricchczc il suo disio,


E dalle loro vivande 0 nel carnai diletto
E da' lor vizi lascivi. Ha perso lo intcllello e la memoria ,

Ma se tu con loro arrivi Chi vuol fruir la gloria ,


In gniun luogo fra la celile Di questo mondo van levi l'amore.
Subito c posto niente.
I'
In che porrem la speme ? negli siati
Cominciasi a mormorare. Che volgon come foglia ?
Egli é meglio a fare usanza
Guarda Alessandro o gli altri Sir passali.
Sol,che male accompagnalo Bealo a chi si spoglia
,

Che .se nessuna mancanza Del mondo, pien di doglia c pien d'ananui.
Si si fa in nessun lato, Come fo'San Giovanni
E so nulla è imbolalo,
Che ’n gioventù fuggi con gran fervore.
Dove uso nel paese De'ben, che son soggcili alla fortuna
Subito le prime prese Leviamone il disio.
Son di loro a indivinare.
Perchè si volgon come fa la luna.
,

Que'che fanno mala morte Chi può dir questo è mio.


Si son per questa cagione Se non
, el vero Dio ,
che cicgli presta ?
Che osano con queste sorte E di lorgli non resta ,
Che non vivon con ragione ; Perchè tu non ci ponga tanto amore.
A'anno drieto a oppenione savio c forte
Ogft' se'ricco, bello ,

Cbe è malvagia c fallace , Doman non sora' nulla,


Non credun nulla verace Pcrcb’ogni cosa II torrà la morte
E stanno sempre io mal fare. Con pianti e con grand'uria.
Quante volte io sono ilo Pazo è chi si trastulla in questo mondo
A que'che vanno a morire, Che par vago c giocondo
Da lor sempre i' ho udito E di^gran guai è pieno e di dolore.

i
BrqiT- ^ n
, ,

103

CCXXXIII. CCXXXV.

Laadii di Lauda di

Per l'umiUi.che in le, Maria, Irorai 0 corpo sacro del nostro Signore,
Li incarnazion di Dio l’aiinanziai. •Manda sopra di noi il tuo splendore.
Quando li fece l'ambaacìala santa 0 corpo nato della vergin pura.
Kipiena fusti d'ammiraiionc. Levalo io croco po'oostri peccali.

Onde venir potessi grazia tanta Risuscitalo della sepullura.


Addimandasli nella quistionc, Salisti sopra a' ciel gioriricati.

Dio ti farà divina obombrazionc Onde verrà con gli angeli beali

Dello spirilo santo incarnerai. A giudicare ciaschedun peccatore.


Tanta allegrezza ,
o reverenda madre, Apresi il del ,
quaud’ é sacriGcalo,
Fu in paradiso quando rispondesti : E vien la Trinità sopr'all'allare :

l'son l’ancilla deirelcrno padre Da gli angioli tu fusti scguilalo,

Sie ,
Gabriel , di me come dicesti : A santi in purgatorio fu ’l tuo .vnd.i c,

Nella tua santa mente disponesti E que' facesti tutti rallegrare,


Di non conoscer uom carnai giammai. E nell’ inferno crescesti dolore.

O Vergine, istella mattutina. Ostia verace, che ’l senno spaventa,


Noi li preghiam, che sia nostra avvocala, Giudei infedeli e Saracini
Priega per noi la Maestà divina, A' sentimenti poi si rapresenla ,

(ilie ci perdoni le ovjslrc peccala L’udito gli contenta a se vicini


E tutta gente sia da le guardala ; Quest’ è ’l mio corpo : con alti divini :

L’anime nostre a Dio presenterai. Non son del prete, ma del Salvatore.

( Cantasi ca>me — O criscifiton — e come ^i »trambotti{. Chi vuol la vita di vita mutare

Per questo pane, cfa’é lauto lienigno


Se tulio io Cristo si de’ transformare.
CCXXXIV. Rendasi in colpa, o dica : i’non son degno
Tal cibo prender, che vieu di tal regno.
Lauda di Fammene degno tu, Gesù, mi’amore.

cotnz* — O Crof’itio; e cr>m« — O vapbe


IVIadrc, che festi colui che li , fece, immtMlne; e eiWB« e riipetti. /
Vaso capace di tanto tesoro,
Gaudendo grida l’angelico coro : CCXXXVI.
Ave Maria somma imperatrice.
,

Ave regina salve o donna santa


, ,
Lauda di
Madre benigna bella e graziosa , :

Ave madonna pulita e festosa: Gruidami tu, guidami tu.


Cantando sempre va la turba santa. Guidami tu, amor Gesù.
0 quanti gaudii o donna benedetta, , .Amor Gesb, tu se’ mia guida.
0 quante gioie gode la tua mente ,
Amor Gesù, tu se min fida,

Tulli c beali il tuo diletto sente •Amor Gesù, in tc m’annida


Da le cortese , benigna e diletta. Si eh’ io l’ami, amor Gesù.
Questa lamta ha moJn
Amor Gesù, amar ti voglio.
prf>f>rir>, e puo*AÌ cantare come'
( - l'a prit amour; e cerne Mou seni plaitir. Amor Gesù, più eh’ io non sogle

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,

10.1

Amor Gosii, multo mi doglio, Che pe’ lor santi meriti contenti

Perch' i'nf)ii t’amo, amor Gesù. L’anima, della quale tu se' isciullu.

Amor Gesti, dammi il tuo amore. Fratei diioto della santa croce.

Amor Gesù, con puro core. Che per memoria della passione
Amor Gesù, dammi il Tenore La carne fragellasti : c cou la voce
Del divin tuo amor, Gesù. A Dio facesti fervente orazione

Amor Gesù, carità santa. E1 Salvator, de’pcccalor campione,


Seco tenga, po' eli’ a noi f ba tolto.
Amor Gesù, d'essa m'ammanta li

D'umiltà, che non si tanta. ( 1.4 detta lancia ba modo prnfvìo ].

Vestito sia, amor, Gesù.


CCXXXVMl.
•Amor Gesù, ogn'altro amore
Amor Gesù, trami del core.
Amor Gesù, nel tuo amore Lauda di

Fammi annegare, amor Gesù.


{ Cantati a hnllo )•
In so quell'alto monte
Ve’ la fontana ebe Iraboccb'ella
D'oro vi son le sponde
ccxxxvii. Ed è d’argento la sua cannella.
.Anima sitiente,
Lauda di Se ne tuo bere talleno ad ella.
Non ti bisogna argento,
F ratei nostro, che se' morto c sepolto, 0 ver moneta |icr comperarla :

Nelle sue braccia Iddio l’abbi raccolto Qualuncbc ne tuoi bere


0 fratel nostro, la cui Tratellania Convien che spogli la sua gonnella:
Perduto abbiam, che morte 1’ ha partita, L’anima che me' gusta.
Dio ti dia pace c vera perdonanza Diventa chiara più ch'una stella :

Di ciò clic l’ofTcndcsti in questa vita. O virgo gloriosa,

L’anima saglia se non è salita, Che buon vin tu


del se la cella ,

Dove si vede il salvatore in tolto. Per grazia tu ne doni


La vergine Maria con grande stuolo All’anima che i umilella :

Degli angeli ed arcangeli di Dio L’anima mia ingrata


Preghiam, ebeprieghi il suo caro figliuolo, Donale bere, benché sia fella :

Che ti perdoni e dimetta ogni rio, Benedetto sic Cristo,


E dell'anima tua empia il disio Che morir volle per ricomprarla.

Quando 1’ bara dalli peccali sciolto. Benedetta sia la Madre


Gli apostoli pregbiamo c vangelisti, Del buon Gesù, di cui è sorella.

Patriarebi, profeti c confessori. CanUui come — En tato in ni qael moute \


( rhiora ri uircc la fnfiUnelU. J
Acciò chè tu il santo regno acquisti
£ ebe per le Iddio ciascuno adori.
CCXXXIX.
Si, che se tu nel purgstor dimori
Fcrtcnga al porto, che si brama mollo. Lauda di
E martiri preghiam, che a Dio datanti
Priegbin con vergini c con innocenti .Ànima benedetta dall'alto Creatore
E lutti gli altri santi c le sante Risgitarda il tuo Signore , che confitto
De lor martirj al mondo Tur viventi. (f aspetta

Siyi-’
. ,

105
Kisguard* e piè ronli, Perlerarci il mortai rclo.
GooGUi d'un chiavello ; Che Adam posto ci avia.
Son coal tormentali Per cavarci d’ogni guerra
Pe’ colpi del martello : Vuoi patir per noi in terra
Pensa ch'egli era bello E la sua gloria disserra
Sopr’ogni creatura A ciascun per cortesia.
E la sua carne pura era più che perfetta. Nato è ’l soie a mezra notte,
Risguarda quella piaga, Per far tolte Palme dotte,
Ch'egli ha dal lato ritto E le catene son rotte
Vedi ch'cl sangue paga Della nostra tenebria.
Per latto il tuo delitto; A’ paslor fu annunziato
Pensa, che fu alGtlo, E da loro è adoralo,
D'una lancia crudele Tutti gli angeli ban cantato:
Perriaschcdun fedele passò il cuor la saetta. Gloria in cielo e io terra sta.
RIsguarda quelle mani, L’ inGnila caritale
Che li fccion, plasmato. Tre persone ha congregate.
Vedrai come qnei cani. Tulle a tre io virginilate,
Giudei le conGccaro, Gesù, Giosepb c Maria.
Allor con pianto amaro El bue e l'asino col flato
Piangi il Signor veloce :
Gesù freddo ban riscaldalo.
Per noi corresti in croce a morir con gran Tanta grazia fu lor dato.
Risguarda il santo capo ,
(frctla. Che cognobbono ’l Messia.
Ch’era si dilettoso. Islupiscc il core e il senso
Vedi!’ tutto foralo Quando con la mente penso,
Di spine e sanguinoso. Che rclcrno Dio immenso
Anima, egli è il tuo sposo: Vuol patir per mia follia.

Dunclic perchè non piiigni 0 Iddio, somma bontadc,


Sì ,
che piangendo bagni ogni tua colpa in VcQUl' in tanta villade,
Vedil' tutto piagato (fretta? Che scus' ha l’ umanilade,
Per le in sul duro legno. Se non t’ama tolta via?
Pagando il Ino peccalo :
Cantasi come — Se Don mi p«re, t come > S
( Verbom caroj e a tulio. /
Mori il Signor benegno,
CC\LI.
Per menarli in quel regno
Lauda di
Voile esser crociDssoi
Anima, guardai
i!aoU»i Come — O
fìsso,
Tirpnc Maris
e di lui ti

e conte
diletta.
— Duon»\
0 vaghe di Gesù, o verginelle,
,
Dove n'andate si leggiadre e belle?
( qoctti lamenti. /
Dov’ è ’l vostro Gesù ch’andar v.olelc ,

cesi.. Per suo amor cercando la suo luce ?


Creature d’amor, se va’ ’l rolcle
Feo fielcari 1^. Trovare : ed o’ vi chiama ad alla voce,
Vcdclelo conflllo in su la croce.
t acciam festa c giulieria, Ch’ha si il cor ferito cd escienc fiammelle.
Ch’egli è nato il bel Messia : No’ Tcgnam per trovar Gesù diletto.
Colui, eh' è Signor del cielo Che ’n piccol loco l’abbiamo smarrito.
Incomincia a patir gielo Per nostro male c per nostro difetto
U

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106

L'ibbiam lascialo, e s'èda noi partito; Nelle tuo braccia, o Simion, si posa
Cercando noi n’andian per questo lito La virtù, che sostiene.
Per rilrorarlo, miser lapinelle. Regge e governa ogni creala cosa,
Ben si posson doler vostre bellezie. K in esser le mantiene.
Po’ cb'n tanta viltà le dimostrate : Tu se' congiunto con lo sommo bene:
In voi non regnan più le gentilezze, E miri in quella faccia.
Si come qoando in grazia mostravate. Lo cui splendor discaccia
Ditemi un po', se voi vi contentate Ogni malizia, e fa Tuomo bealo,
Seguitar Cristo cosi poverelle. Messer Gesù, che intende ogni secreto.
Più è dolente ciascuna di noi Ben vede il mio dolore.
£ più ci lamentiam della sciagura Vede 'I mio desiderio e stasai cheto :

D'aver si presto perduto colui Non dimostra di foce:

Che creò il cielo c l'umana natura. Ma temo omè, che 'I mio superbo core
Cercando vogliam gir nostra ventura Non faccia resistenza

Di Gesù Cristo cosi poverelle. A quella sua clemenza.


Ballala mia, s’ i’ fossi come fui Che sol si posa io core umilialo:
E ritornassi agli anni piccolini Or stadia,anima mia, d'umiliare
Prima che i' dicessi mal d'altrui Con pura intenzione:
E dispiacer facessi a mie' vicini Di sospiri c di lacrime hagnare
El prossimo amerei e Dio divino Di gran contrizione.
E sempre i’ amerei le suo flammelle. Discaccia ogni terrena aficzionc.
( Cantati come O ra^he mootanioe c paitorclle )
Dipoi con umil pianti
Chiama il Santo de'Sanli
CCXLII.
Ed egli a te verrà tutto placalo.
(Cantati come O G««ù U«>Ie«).
Lauda di madonna Battista de’ Malatesti.
CCXUII.
Càbe farai tu, cor mio, tolto ghiaccialo,
Di Francesco d'Albizo 65.
Non li riscalderai quando in braccio vedrai
A Simeon, Gesù, da le bramato ? Chi vuol andar per sanla'elretla via
Vedrai quel vecchio, a chi Dio avea promesso. Seguiti con fervente amor Mattia.
Che con gli occhi vedria. Per sorte aggiunto nell’ apostolato
Prima che dalla morte fussi oppresso. Di Beltelem di stirpe generoso.
Il verace Messia Della tribù di Giuda sviscerato
Con gran velocità prender la via Fu dalla fede santa luminoso,
Al tempio per andare. E come piacque a Dio, bene infinito
Pensando di trovare L’ebbe al collegio suo si slatuilo.
Quel, che gran tempo ha già desideralo. A predicare andò per la Giudea
Ed ivi iroova la vergine santa E converti assai di quella gente
Col glorioso figlio, E molli gran miracoli facea,
Che gl' infonde nel cor letizia tanta, Di ciechi attratti e morti resurgenle
E sanz’aliro consiglio Ed a tordi per grazia diè,^ire
In braccio prende qual candido giglio, Che per quel poi sotlenlìe gran martire ,

E stringeselo al petto. E fu da leslimon’ falsi accasato,


Sentendo no tal diletto. E Ini più caldo nella fe' cristiana
Che ’l core in corpo quasi gli è scoppialo. Tanto, che ùi con doglia lapidato .

Digitii . . V n)0^le
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107

Perchè moslrara ogn'allra legge vana. Ma ombrosi luoghi strani,


In croce posto fa per più dolore, E però alzo le mani
Allor piò s'accendeva nel fcrrore. A farti umil' orazione,
lo Macedonia non (cmellc bere Gesù mio, come sanasti
Ilrio pessimamente avenenalo; L'assetata Maritana
Però chi vuole al fine il cielo avere Ei il cieco alluminasti
Tenga sempre Mattia per avvocato, Cosi fa mi' alma sana:
E sentirè diletto e gaudio immenso. Fammi ber della fontana.
K sempre la ragion vincerà il senso. Che mi dia gran contrizione.
CkOtsii come — Perché r«niAT di Dio — N Fammi tanto riscaldare
( E coma e rispetti. / Che di le sie sempre acceso
CCXLIV. £ nel tuo fiume annegare
Gesù mio in^croce disteso
Francesco D'Albiio 66.
E s' i' t' ho nel mondo oReso ,

Alolti son da Gesù nel elei chiamali Torni a vera emendazione.


Ma pochi son nella sua gloria eletti (Caotaii fome — ««m tofoato)

Perché a’mondan’ diletti


CCXLVI.
Sempre si son con ogni vizio dati.

Colui , eh' ha posto tolto il suo disio Francesco d'Albizo 68.


Nel diletto carnale
Ed ama il ben del mondo più che Dio 0 regina in ciel ,
Maria
E’ 1 piacer sensnate Tutti li vogliam pregare
Perchè sia de'chiamali in eie! non sale, Che ci faccia al6n salvare
Ma è degno d’inferno, come ingrato. Invochiamo , invochiam. Maria Maria.
Ed al One 6 mandalo. Destinsi ora c'veri amanti
Al fuoco eterno, ove gli altri dannati. Di Maria vergine pura,
Però, anima mia. mentre che vivi, E con festa e dolci canti
In questa brieve vita, Mentre che la vita dura
Di lutto il van piacer fa ebo li privi Onorate la figura
E sta' con Dio unita : Ch’è nel ciel tanto esaltata
E quando tu farai di qui partita E con voglia sviscerata
De’ gloriosi eletti in ciel sarai Invochiamo, invochiam Maria ,
Maria
E lassù sempre mai Chi alei donerà il core,

Fruirà' Dio co'Serafìn beati. E contempli suo clemenza ,


(Qo«*U Uuda h« mode proprie) Virerà in grande ardore
CCXLV. Sotto la sua gran potenza ,

E però con riverenza


Di Francesco d'Albizo 67.
Ciaschedun presto e veloce.
Pellegrin, Gesù incarnalo, Con devota ed umil voce
Tomo a le con divozione Invochiamo, invochiam Maria, .Maria,
Per aver redenzione Ognun laudi il nome santo
Di quel sangue, eh' ha' versalo. Di Maria piena di grazia
Ho pass.slo assai viaggio Vaso di Spirito santo,
Con pensieri stolli e vani. Che ogni assetato sazia :

Non vedevo il chiaro raggio Chi lei ama e il mondo strazia.

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Sentirà gaaclio e confurlo E questo viddon certi viandanti.


E però ludi t’csorlo Che ’l monte di splendor lume rendia.
Invochiamo, invocbiam Maria, àiaria. Quando vidde venire il Cherubino
(Caota.ài come — Signor DOilro «!» Paria). Il dolce povcrci fu inginocchiala
CCXLVli, Dicendo: ben ne venga il seralino,
Che dell'amor di Cristo ò innamoralo:
Francesco D'Albizo 69.
Allor rimase lutto consolato
Chi le riccherre vuole aver del cielo Francesco santo, picn di cortesia.
Seguiti San M,atteu con pronto zelo. Ancor non v’ ho contalo il duro passo
O .Matteo santo, Apostoronorato, Quando il nimico lo volle tentare,
Che ben vedesti la luce divina, E lo condusse in su un allo sasso.
Che ti fc 'I banco presto aver lasciato, Ed indi a terra lo volle gillare.
E in cambio avesti lume di dottrina Ma quel Signor Gesù, che non ha pare.
Abandonasti robba e ’l ran diletto Per san Francesco mir.vcol f.icìa.
Per seguitar Gesù con caldo alletto. , E quando il poverello vi fu suso
Che gran dolcezzza avesti nel convita La pietra gli fe luogo immantineule
Che in casa tua facesti al Salvatore: Ed ivi stelle senza andar più giuso.
Ilipicn di melodìa, quando sentito La forma vi ritnasc ccrtauienle ,

Avesti ebe venia pel peccatore


, E questo puù veder tutta la gente
: :

Tanto in quel punto di Gesù inhammasti. La forma nella pietra rimania.


Che sempre la sua fede predicasti. E questo poverello fu d'Ascesi,
Et vangci santo della incarnazione Ed ivi fece la santità grande.
Scrivesti con fervente amor sincero; Costui^ ebo con suo amor n’ ha tanti presi.
Comincia: liber generazione; Che in vita eterna molti se nc spande ;
A magici e serpenti fusti fero, àia chi gustassi delle sue vivande
Suscitasti del Re il suo Ggliuolo: Altro diletta al mondo non vorria.
Però lieva da noi infcrnal duolo.
l' (Cantasi come •— O crodfisso — • o, ballo)

/CaDtaii tomt — Se mai la Iva virtii - \


V E come e rispetti. / CCXLIX.

Lauda di
CCXLTIH.

Lauda di Onde nc vion tu, o pellegrino amore,


Che 'I nostro core ha' lutto conlorUlo^
.Al monte santo Gesù apparia E quando giunse: fra voi sia la pace:
Con le sue piaghe Francesco feria. Ch'avete voi, che siale ai turbati ?
AI monte benedetta della Verna Or se' tu nuovo, come tu li face,
Stava l'umil Francesco in orazione : Che tu non sai qncl eh' a noi c incontralo?
Allor gli apparve il Re di vita eterna, Or non sa' tn di quelli can' Giudei
E salulollo con divozione: E degli Scribi e degli Farisei,
Secondo ebe la storia c '1 libro pone, Che hanno morto Gesù Nazareno
£ spesse volte a veder lo venia. E in sulla croce l'banno conGccatoT
Al monte santo apparve il Salvatore E noi siam pieni di tanto dolore
Accompagnato da gli angeli santi, Come le pecore sauza '1 pasture
E tutto il mondo copria di splendore , Che non sanno lo loco dov'andare
Cantando di virtù solenni canti : Nè la via nè ilcammin, che gli baa pigliato.

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El petlegrio rispaoae ardiUmenle : Però con Testa e canto


Della fede non avete niente, Cantate sempre le suo dolce note.
Che spesso volte gliel’ udisti dire : E Tu prefiguralo

Dovea morire per l’altrui peccato. Dagli angeli discreti,


Egli è presente e sapete, eh' e’ disse, E Tu pronunziato

Che la scrittura non polea mentire, Da veri e gran’ proTeti :

£ molto volte si gli udisti diro Mostrocci que’ secreti,


Che '1 terzo di sarc’ risuscitato. Che son nel cici Tra le divine ruote.
{ CauUiì a ballo.) In vittima ebbe morte
Con infocato core
CCL.
Fara V vi aprir le porle
Di Francesco D’Albizo 70. Del ciel, del Salvatore,
Se con fervente amore
San Simono e Taddeo tutti invochiamo, L'aiiierete, si come far si pnole.
Che da tempesta liberi no’ sisma (Canta»! come — Gesù fammi inerire).
Ccinsubriui a Gesù furon costoro
CCLII.
E per molte virtù su' aderenti:
Predicator' ciascun’ di quel tesoro, Di Francesco d' Albico 72.
Che ta lutti i Cristian’ viver contenti.
Miracoli Tacendo c gran proGllo Cibi salute vuoi trovare
Là in Mesopolamia cd in Egitto. Guardi noi divino specchio ,

Settanta uomini morti erano in mare, Prima che sic tanto vecchio.
Simon gli suscitò con l'oraziune, Che non possa satisfare.

Dimoni Te’ degli idoli cacciare. Chi ha tempo e tempo perde


Convertendo la gente a divozione: Mai non sente il cor giallo:
La pistola portò del Salvatore Frullo far oeU’elà verde
Al Re Abaghar, Simon con molto amore. Piace mollo al sommo Dio.
Cento vent’anni San Simone avea, Accendete il buon disio
E per la Teda in croco Tu confino D'un fcrvor tanto cocente
E San Taddeo simil sostcnea il Clic purghiate si la menlc,
Sansa peccato o alcun loro delitto. ,
Che possiate giubilare.
Chi gli amerà con coscienzia nella Con Iclizia e pronta zelo
Libero Da da fuoco e da saetta. Ricorrete all’orazione,
Caniui come Se nui la tua Tìttù: e come \ E romperete ogni velo
( e rispetti: eJ a ballo. /
Del mondo picn d’aHUzionc:
CCLI. Sentirete spirazione

Dì Francesco d’Alhizn 71. Dolce, buona c si suave


Che come veloce nave
0 anime divole, tutte con chiara vista Polrcle al buon porto entrare.
Laudale il Vangelista E se alcun Tassi tentalo
Santo Luca, eh’ a noi die tante dote. Dal dimoi! falso infernale,
Vergin di corpo e di mente Siesi presto confessato,

Fu '1 Vangelista santo, di' a salvarsi tanto vale ,

E come un sole lucente EJ arde le sante ale,


Picn di Spirilo Santo: Che alla vostra p.vrtila
, ,

no
Vi faran volare in vita Stella solem prolulit ; sol salutem cootulit
E di gloria incoronare. Nibil lameii abslulit a virgine Maria.
Caataai romc — Donn« ehi vuol far fUr« ltu>>i
Sinc viri copula Oorem dcdil virgola.
( stoppa o Tcr capecfbìo.
Qui maoct in secala cum virgine Maria.
0 beata fomina, cujus vcnlris sarcina
CCLIII.
Mundi lavit crimina de virgine Maria.

Di Francesco d'Albìzo 73.


0 paslores currile, regem vcsirum qoaerite,
Deum veslrum cernile cum virgine Maria.
Laudiam con divozione e paro core In presepe ponilnr et a brnlis colilur
San Marco Vangelista a Inde l'ore. Apasloribus quaerilur cum virgine Maria.
E' fu da Zaccaria prefiguralo Nomea sacrum ponilur ! Icsus Cbrislns
E dolli.ssimo e specchio di dollrina, (dicitur
Uiscepot di San Pier, padre bealo Ab angelo oslendilur ; a virgine Maria.
Fulgida, chiara stella malulina : Tres regesdegentibus lesnmcam muncribus
Però chi con buon core a lui s’ inchina Grani flexis genibus cum virgine Maria.
Sentirà gaudio immenso e gran fervore. Auruni regi regnaluro , thnsque sacerdoti
E d'Alessandria vescovo fu quello puro (

E fu molto devoto al Sacramento. Myrrba datur morituro; cum virgineMaria


Ad ogni van pcnsier sempre ribello O lesu dulcissimc Vita cibus animae
I

Di Cristo ben parlò il suscitamento : Nobis dona requiem cum virgine Maria.
Però chi viver vuol lieto e contento Illi laus et gloria ! dccus et vicloria
San Marco invochi con perfetto amore. Qui manet in secnia, cum virgine Maria.
K nel suo predicar fu si fervente Stabat Maler, etc.
Che alla fé converti popoli assai
Martire, il fine suo fu paziente ,

E di laudar Gesù uon cessò mai :

Però chi vuol fuggir gli eterni guai Crncifixum in carne landemus. Alleluja
San Marco segua, come buon pastore. Et sepollum propler iios gloriflcemus. Al.
(CanUii come gH ttremboUi).
Resurgeutem de morte, venite adoremua.
(Al.
Haec dies in qua Chrìsius gloriosus Al.
V erbumearo factam esl de firginc Maria : Hic est sanguis redemptus mundus lolus.

In hoc anni circulo vita datur secolo Al.

Nato nobis parvulo de virgine Maria, De scpulchro resurrexit paslor bonus. Al.
l'ons de suo rivolo: nascitur prò popolo Prima Sabbati surrexit vaidc mane. Al.
Fraclo mortis viuculo per virgiiiem Hic apparuit Mariae Magdaicnac. Al.
(
Meriam. De qua Domious eiccii sepicm demones ,

Quus vetustas suflucat hic ad vitam revocai Sicut nobis dixit Angelus. Alleluia
Nam e Deus collocai in virgine Maria. .MIeluia. Alleluia.

Impresso già nella magnifica città di Firenze per Sor Francesco Bonaccorò , a petizione
di Iacopo di ra astro Luigi de' .Morsi, nell’anno mcccclxxxv.
A di primo di Marzo.

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è

Laude fatte e composte da più persone spirituali a onore dello on-


nipotente Iddio e della gloriosa vergine madonna santa Maria e di
molti altri santi c sante ed a saluto o cousolaziono di tutte le contem-
plative e devote anime cristiane: lo quali Laudo sono scritte in su

la Tavola per alfabeto ed a quante carte; e a ogni lauda è scritto di so-

pra el nome dello autore e il modo come si cantano tutte ordinatamen-


te. E oltrea quello che già per lo tempo passato furon impresse s'
fatta ora in questa nova impressione una aggiunta di più d'altrettante.

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M

A V TO li i

Le di CUI Laudi .Spirituali veniiern aggiunte a quelle di I-KO Bklcaiii


D ciredirione di Firenze del tt83.

D'Albizo Francesco, i|ui a pag. . i5. Sì a Gb, 70. 73 a 85. 89, 90, 100.
Gic.sTifiiAKi Lionardo, 47, 48.
l>i Gi'ioo Aiilunio, 53, 07, 71, 8G.
De' edici Lucrezia (n.ila Tobeaiivosi ) 71, 73, 74, PO.
IUCEIITO, . . 72, 7."i, 85. 86, 87, 88, 91, 93, 93, IPO. 202, 103, 104, 110.
Chelli Michele, 72, 83, 88.
D'Astode Gherardo 92, 90.
Bianco (dcir.\nciolina Fiorentino, dello da Siena Ingcsualo, . . 94, 98, 99.
Della Barba'GIo. Ballista 93.
OìTONAio Crislofano di Minialo
Dell’ 96.
Antonio (Bellini, V'escoto di Foligno) da Siena 98.
Dc’Maiatesti Hieroniina 69.
Mezzi Antonio di Mariano 101, 102.
Piero di Mariano, 102.

a'--
~Di5ifTzc^byAji
,, , , ,, , , ,

LAVDE
CCLIV. CCLV.

m LORENZO DE* MEDICI. Di Lorenzo de’Mcdici 2.

(Caotasi come — Tanta (mcU mi tira).


(Cantati cocn« ^ La cantone d«Ue cicale).

P oi che io gustai, Gesù, la tua dolcezia


L'anima più non prezza I son quel misero ingrato
Del mondo cicco alcun’auro diletto. Peccalor , che ho tanto erralo,
Da poi che accese queU'ardcnte Tace r son quel prodigo Aglio
Della tua carili l'aOlitlu core Che ritorno al padre mio :

Nessuna cosa più m’aggrada o piace : Stato sono in gran periglio


Ogni altro ben mi par pena e dolore Esulando da te, Dio.
Tribulazione e guerra ogni altra pace. Ma tu sc’si dolce e pio
Tanto inUammato sono del Ino amore : Che non guardi al mio peccalo,
Null'allro mi contenta o da quiete, lo son quella pecorella ,

Ni si spegno la sete. Che’l paslor suo ha smarrito:


Se non solo al tuo fonte bencdelto. Tu pastor lasci per quelia
Quel che di te m’ innamorò si forte Tutto cl gregge , c m* bai seguilo :

Fu la tua carità, o pellicano. O amor dolce ,


inGnilo
Che per dar .ila ai Ggli a lo dai morto, Perduto ero : or m' bai sanato.
E per farmi dirin se’ fatto umano. Lasso orni ;
sopra una nave
Preso hai di servo condizione e sorte Me c mia riccheze porlo
Perchè io servo non sia , o viva invano, La fortuna acerba e grave
Poich’el tuo amore è tanto smisnrato. Ha le merci e il legno assorto :

Per non essere ingrato: Una tavola ora in porto


Tanto amo le, ch’ogni cosa ho in dispetto. El naufrago ba portato.
Quando l’anima mia leco si posa ,
Ero sano, pnroc bello
Ogni altro falso ben metto io oblio. Fu’ ferito a mezzo il petto
Va tribulala vita faticosa Grave doglia tal coltello
Sol si contenta per questo disio. Dicmmi , c di morir sospetto:
Nè può pensare ad alcun' altra cosa. Ma tu, medico perfetto.
Nè parlar ni veder se non te Dio : Queste colpe hai beo sanato.
Solo un dolor gli resta , che la strugge : L’alma pura ,
innamorata
El pensar quando fogge Di le Dio , suo padre e sposo :

Da lei il dolce pcnsier per suo difetto 1 Poi dal diavolo accecala
Vinca la tua dolcezza ogni mio amore Ha ucciso il suo amoroso :

Illumini el tuo mio obscuro


lume cl Non può mai trovar riposo
SiebiiI tuo amor, che m’ è si dolcce caro. Questo è misero cl suo stato I

Mai da me non si parla nel futuro : Perchè da le vico, si posa:


Poiebi non fusti del tuo sangue avaro Solo io te sua pace truova ,

Di questa grazia ancor non m’esser duro: E però ninn’alira cosa


Arda sempre il mio cor tuo dolce foco A quest’alma aOlitla giova
Tanto, che a poco a poco Ma convico sempre si muova
Altro che lo non resti nel mio petto. Finché te, Dio, ha trovato.
15
, ,, , , ,

m
Allur porlo La nostra vita ,
Che non scoppi a mezzo cl petto

Quando a lo ritorna , o Dio ,


Che non t'apri di dolore?
Sana la mortai ferita, Non pigliare alcun conforto ,

Truova cl sposo dolce e pio O cuor mio di pietra dura ,

El padre ha il suo fì;;lio rio, Poichi Gesù dolce è morto;


Et paslor lagna ha trovato. Trinila cl mondo c il sole oscura ,

El tuo verbo ha liquefailo Escun della sopoltura


La durezza della mente. Morti: c il tempio straccia 'I velo
Dal tuo spirto un vento i tratto. Piange orni la terra e il ciclo.
Che di pianto fa torrente : Tu non senti, o duro core.
.Mieterò poi lietamente Liquefatti come cera,
Quel che in pianto ho seminalo. 0 cuor mio tristo c maligna ,

O ammirabile Dio santo. Poi che muor la vita vera I

Come in me operi e fai ! Gesù mio, Signor benigno.


Che mi piace pianger tanto, Fa, cuor mio, sul duro Ugno
altro non vorrei far mai
etili : Con Gesù li cruciflgga.
O dolor dolce che m' bai ,
Quella lancia li traligga ,

Con Gesù dolce legato. Che passò a Gesù cl core.

O dolcissima catena 0 cuor mio, cosi piagalo


Che m’ ha Dio al collo messo , Fa'di lagrime un torrente ,

O
dolcezza immensa e piena , Come dal santo costato
Che a chi l'ama ha Dio concesso. Versa sangue largamente
Non da Dio tal grazia spesso ,
Gran dolcezza, cuor mio, sente
E chi l'ha non no sia ingrato. Chi accompagna Gasò santo. ,

Quasi in un specchio ora veggio Se la pena è dolce tanto


E tu fai che si mi piaccia Più dolce è chi con lui muore.
Quel che qui sogno e vaneggio, Vengon fuor cosi dolci acquo
Di dolcezza par mi sfaccia ; Della fonte tanto amara
Or che Ha a faccia a faccia Poi che morto, o Dio, li piacque.
Quando io li vedrò bealo? Falla è morte dolce o cara.
In questo è il cor mortalo O coor mio, da Gesù impara.
Fiochi torna ondo pare esca La tua croce ancor In prendi
Dagli, Dio, di colomba ale E sopra essa li sospendi:
Di che e voli e requiesca. Non muor mai chi con Ini muore.
Tu se' ,
Dio ,
quella dolce esca ,

l'ho'l disio santo ha sazialo. ccivii.

Di Lorenzo dc'Medici 4.
CCIVI.
fCsQtati come Kl fatriaitn).

Di Lorenzo dc'Medici

Cintasi come — La canxona de’Valewiim).


3.
0 Dio, o sommo bene , or come fai ?
(
Che le sol cerco e non ti Iruuvo mai !

Lusso se io cerco questa cosa o quella


0 maligno o duro core , Te cerco in esse
,
o dolce Signor mio
,

Fonte d'ogni mal concetto Ogni cosa per le è buona c bella

Digitir -r't rt^oogle


, ,, , , ,

115
E muove come buona el mio desio : Allor vedrò, o signor dolce c belio,
Tu sei per (ullo in ogni luogo, o Dio, Che questo bone o quel non mi contenta
E in alcun Inogo non ti Iruovu mai. Ma levando dal bene e questo e quello.
l’or trovar te la trista alma si strugge, Quel ben, che resta il dolce Dio diventa :

El di m'affliggo, o la notte non poso. Questa vera dolcezza c sola senta


Lasso quanto più cerco più si fugge Chi cerca il ben questo non manca mai.
,

Il dolce e desialo mio riposo. La nostra eterna sete mai non spegne
Dell dimmi, signor mio, ove se' ascoso ? L'acqua corrente di questo o quel rivo ,

Stanco già son , signor, dimmelo ornai. Ma giugno al tristo foco ognor più legno
.Se a cercare di te , signor, mi muovo Sol ne contenta il fonte eterno e vivo.
In ricchezze, in onore o in diletto, O acqua santa, se al tuo fonte arrivo
Quanto più di le cerco men ti Iruovo, Berò 0 sete noo barò più mai.
Onde stanco mai posa il vano alTelto. Tanto disio non dovria esser vano
Tu hai del tuo amore acceso il petto A te si move pure el nostro ardore :

Poi se ruggito : c non li veggo mai. Porgi benigno Tona e l'altra mano
La vista in mille varie cose volta 0 Gesù mio, tu se'infinilo amore ;

Te guarda e non li vede ; e sci lucente: Poi ch’hai piagalo dolcemente il coro
L’orecchio ancor diverse voci ascolta, Sana tu quella piaga , che tu fai.
El tuo sono è per lutto c non si sente
È dolcezza comune ad ogni gente
CCIVIII.
Cerca ogni senso, e non lo truova mai.
Deb perchè cerchi , anima trista , ancora
Di Lorenzo dc’Medici 5.
Beala vita in tanti affanni e pene ?
Cerca quel cerchi pur ; ma non dimora
Nel luogo ove In cerchi questo bene. [<l«Dtaii come — La ranznna (Mia

Beala vita, onde la morte viene


Cerchi, e vita ,
ove vita non fu mai. Quanto è grande la bellezza
Muoia in me questa mia misera vita Di le ,
Vergin santa c pia.
Acciochè io viva ,
o vera vita, in te Ciascun laudi le. Maria,
La morte io moltitudine infinita Ciascun canti in gran dolcezza.
In te sol vita sia , che vita se' : Con la Ina bellezza tanta
Muoio quando te lascio e guardo me , La bellezza innamorasti.
Converso a le io non morrò giammai. O bellezza eterna e santa
Degli occhi vani ogni luce sia spenta , Di Maria bella infiammasti :

Perch'io vegga Te, vera luce amica Tu d'amor l'amor legasti,


Assorda e miei orecchi, acciocché in senta Vergin santa, dolce e pia. Ciascun laudi
La desiata voce , che mi dica : QueU'amor, che incende il lutto
Venite a me, chi ha peso o fatica. La bellezza alla infinita
Chi ’i vi ristori, egli è ben tempo ornai : Del tuo ventre è fatto frollo
Allor l'occhio vedrà luce invisibile. Mortai ventre, e '1 frullo è vita;
L’orecchio udirà soon , che è senza voce La bontà perfetta unita
E luce e suon, che alla mente ò sensibile. 1^ tuo bene o Vergin pia. Ciascun laudi

Nè il troppo oficnde o a tal senso nuoce : La potenza che produce


,

Stando e piè fermi correrà veloce Tutto, in te la sua farsa ebbe.


L'alma a quel ben, questo non manca mai. Fallo bai ’l sole esser tua luce ;

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11 «

Luce ascosa in le più crebbe Dice lei : o santo figlio

Quello a cui el fruito debbo. Questo petto t’ha lattato:

Debbe a (e o madre pia. Ciascun laudi


,
E lui dice: io fe’ vermiglio

Prima che nel petto santo Già di sangue il mio costato:

Tanto ben fosse raccolto, Per pietà di questo ingrato

Saria morto in doglia e in pianto, La pietà è sempre pia.

Chi di Dio vedesse il Tolto: Ciascun laudi te. Maria,


Questa morte in vita ha volto Ciascun canti io gran dolcezia.
El tuo parto, o Vergin pia. Ciascun laudi

Hanno poi o mortai’ occhi CCLIX.


Visto questo eterno bene.
Volse eh' altri il senta c tocchi ,
Di Lorenzo de’ Medici 6.

Onde vita al mondo viene.


O felici mortai’ pene (CaoUii come ~ L« eaoxont decornai)*

Cui vendetta è tanto pia ! Ciascun laudi.


0 felice la terribile 0 Peccatore, io sono Iddio eterno,
Colpa antiqua ,
e’I primo errore Che chiamo sol per trarli dello inferno.
Poi che Dio fatto ha visibile. Deh pensa chi è quel , che tanto t’ama ,

Ed ha tanto redentore! E che si dolcemente oggi li chiama


Questo ha mostro quanto amore E tu chi se’ ,
la cui salute brama :

Porti a noi la bontà pia, Ciascun laudi Se tu ci pensi non morrai in eterno.
.Se non era il primo legno. Io sono Dio , il tuo Creatore :

Che in un gusto a tutti nuoce Tu non uomo, ansi un vii verme che muo-
Non barebbe il mondo indegno io mille modi ognor li tocco il core, (re.

Visto trionfar la Croce: Tu non odi, c piuttosto vuoi l' inferno.


Della colpa tanto atroce Perchè ti muova più la santa voce
Gloria fe’ la bontà pia. Ciascun laudi Ecco per le io muoio in su la croce.

Tu, Maria , fosti onde nacque Col sangue lavo la tua colpa atroce ,

Tanto bene alla natura : Tanto m’ incrcsce del Ino male eterno.
L’ umiltà tua tanto piacque, Deh vieni a me ,
misero poveretto
Ch’cl fattore è tua fattura. O peccator ,
che a braccia aperte aspeth .

Laudi ognun con mente pura Che lavi nel mio sangue el tuo difetto.
Dunque questa madre pia. Ciascun laudi Per abbracciarti e trarti dello inferno.
Al laudarti , o
Maria , venga Con amorosa voce, c con suave
Ciaschedun d'amore acceso: Ti chiamo per mutar lue voglie prave ;
Peccator nessun si tenga, Deh prendi il giogo mio, che non è grave:
Benché mollo l’abbi offeso : È leggier peso, che dà bene eterno.
Su le spallo il nostro peso lo veggo ben ,
che el Ino peccalo vecchio
Posto ha al figlio questa pia. Ciascun laudi Al min chiamar li fa serrar l'orecchia.
Più della salute vostra Ecco la grazia mia io t’apparecchio ,

Peccator, non dubitate, Tu la fuggi e più tosto vuoi lo’nfcmo.


El suo petto al figlio mostra Deb dimmi: che frutto hai, o che contento
Questa madre di pietate : Di questa, che par vita ed è tormento,
Le sue piaghe insanguinate Se non vergogna, affanno e pentimento ?
Mostra a lui la bontà pia. Ciascun laudi E vno’perder per questa il bene eterno.

‘’igitizea cy
, , , , , , ,

tl7

Pieno d'aroor, di pielà e di clemcnia Non cura scherno o voce


Te chiamo, o pcccalore, a peoilenza, Di chi l’ba vilipeso:
Ma se aspetti l'ultima sentenza Poi Nicodemo ha preso
Non è redenzion poi nell’ inrerno. E involto in panni il dolce Salvatore.
Non aspettar quella sentenzia cruda , Ebbro di caritate
Ch’ogni pietà convieu che allor s'escluda. Cosi il vidde Isaia,
Non aspettar che morto gli occhi chiuda Rosse e di vin bagnate
Che ne vico ratta ;
c forse fìa io eterno. Le sua veste parla ;

Del torcniare uscia


CCLX. El vin; questo è la croce c il gran dolore.
El petto e’ santi piedi

Di Lorenzo de' Medici 7. Versan sangue per tutto,


Le mani e’I capo vedi
{Caalasi come To m'hai leptn, amorej'. Patire ; et tu n’hai il frutto.
Perchè io sia cosi brutto
V ieni a me ,
peccatore Vico pure ,
o penitente peccatore.
Che a braccia aperte aspetto ,
Deh accostati a me
Versa dal santo petto Non temer, che io t’ imbrodi ,

Visibilmente acqua ,
sangue ed amore. Mio caro figlio se'
Come già nel deserto Che io chiamo in mille modi
La verga Tacque ha dato ,
Non mi terranno e chiodi
Cosi Longino ha aperto Che io non t’abbracci e stringa col mio core.
Con la lancia il costato; Non temer la crudele
Vieni ,
o popola ingrato Spina , che el capo ha involto,
A bere al santo fonte , che non more. O che d’aceto o fole

Era in arido sito Sappin le labbra molto :

El popolo sitienle, Bacia il mio santo volto :

E della pietra è uscito Deh non avere a schifo il tuo Signore.


Largo fonte c corrente : Questo sangue che . io .spargo

Qui bea tutta la gente Non imbratta, anzi lava:


La pietra 6 Cristo, onde l'acqua esce fuorc. Questo perenne e largo
Chi sete ha avuto un pezzo Fonte ogni sete cava :

Alle sante acque venga : Ogni mia pena aggrava ,

E non ha prezzo
chi pur Se non è conosciuto ,
tanto amore.
Per questa non si tenga,
Ma con letizia spenga
La sete all'acque e il suo devoto ardore. CCLXI.
,

Questo è quel Noè santo


Che el vin dell'ava premo : Di Lorenzo de'Medici 8.
Inebriato tanto
Sta scoperta e non teme : (Ciint&si comr — La cantnaa de'fui a dietro).

Sem c lafet insieme


Si ridon , l'altro copre cl suo onore.
E cosi nudo in croce Peccatori su tutti quanti
Gesù d’amore acceso Allegrianci con disio

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118

Questo è il (li die lia fatto ,


lilitio, CCLXII.

Ciascheduno esulti e canti.


Pcccator la morte è morta : Di Lorenzo di Pier Francesco de'.Mcdici.
Questa morto vita dona:
E la pena ognun conforta :
(Cantati come — Piaogo ii tempo prrrfoioV

Dolce pena e morte buona.


Oggi il servo si corona ,
V irgo , Madre , Maria
Dello inferno vengon santi ; Figlia e sposa al Signore,
Oggi al del la spiga arriva Te quello eterno amore
Di quel gran ,
che in terra è morto :
Innanzi ad ogni cosa inlese pria.
Questo gran, se non moriva. O stella rcluccntc ,

Frutto alcun non avria porto: Che se'requie c couforlo


Questo frutto oggi ncH'orto A chi nel mar presente
Di Maria conforta i pianti. Dalla fortuna è scorto,
Questa spiga cl suo bel frutto Tu Io riduci in porlo,
Ha cresciuto ,
e fatto un pane Kefugio de'morlali
Santo pan , che pasce cl tutto Ch' a nostri eterni mali
Alle mense quotidiane. Se'mcdicina sola e madre pia.
O felice vite umane, All'anliquo errar nostro
Che mangiate il pan de'sanli ? Sola tu riparasti
Cicca notte, ben se' santa. Quando Gesù nel chiostra
Che il vedesti snsdtare; Tuo vcrginal portasti ;
Nelle tenebre tue tanta Tu le porte sbarrasti
Luce al mondo non appare : Air infcrnal nimico,
L'ombre tue foron più chiare, l^he pel mangiar del fico
Che del sole c raggi tanti. Stale cran chiuse lungo tempo pria.

Mostra il cammin drillo e certo Per le s'allegra il ciclo


La colonna nella oscura E fan gli angeli festa,
Notte , al popol nel deserto ,
Ciascun d'ardente zelo
Agli Egizi! fa paura. Mai di cantar non resta :

L’inferno a tal luce pura Sia benedetta questa ,

Triema, e in ciel cantano e santi. Ch'ai Signor tanto piace,


0 beata notte e degna fi il suo ventre capace
Tuo fallor gran ben ti vole ,
Di quel che ’n tulli i cieli non capìa.
Benché il sol forte ne sdegna Tu sc'fatia da Dio.
Tu vedesti più bel sole : Scala del cielo c porta:
Tanta gloria con parole Chi ha di salir desio
Non si landa , o merlar canti. Tu gli sc'fida scorta :

Ciasebedun lasci la vesta Solo il tuo amor conforta


Della nollc tenebrosa : Chi nel peccalo è involto:
Della luce l'arme vc.sla: Oh quante volle hai tolto
Luce in noi Qa ogni cosa ; Al gran nimico la preda , di' avia !

Nostra vita in Cristo ascosa Già mai tuo figlio uiega


Luce io Dio : cantate o santi. A le cosa , che voglia :

Per» ,
madre . lo priega

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, , , , ,, .

Ua pcccali mi scioglia ;
CC1.XIV.
Ancor prioga m'accoglia
Alfin nelle sue braccia Lauda di
Ed il mio cor, ch'aggbiaccia
Dal fuoco del suo amor scaldalo sia. (Cuiuii come — laino «llj csiccia;.

lamo a Maria , su a Maria


ccLxm. Con umil voce o melile pia.
Ogn'alma vada a quella
Di Lorenzo Tornabuoni. Regina gloriosa
Che è chiara più che stella
^CanUsi c(HTic ~ La canzotu di BardcKcioj. Sia falla e luminosa.
Non si vuole indugiare
P eccatori, a una voce Comincia a chiamare
Kieorriam tulli alla croce. Maria santa c beala ,

Come agnelli alla pastura E con laude cantare


l'uggon’ il lupo rapace Quanf 6 mai esaltata
.Alla greggia più sicura. In quel divino oggetto.
Cosi dunebe dii vuol pace Ogni Cor eh' è purgato c netto
Col nimico aspro fallace, Ricorra a lei divolamenic.
Vengbi al legno della croce. E har.i pace dentro al petto
Home il cervo al rivo fonte E gran letizia finalmenle.
Corre a trarsi la gran seie, Pien di santo amor divino
Tulli orsù con voglie pronte ,
0 infiammali,
Se sdir più non votele O veri ardenti
Peccator, non vi inGngele O sviscerali
D’adorar la sanla croce. O sua ferventi.
Questa è quella santa insegna S'aver volete e sua conienti
,

Alla qual chi si riduco Ciascun ricorra qui.


Benché debole vi vegna EI tutta notte e' I dì

A vittoria si conduce, Laudala , laudala , laudala ,


laudala.
D'ogni tempo vede luce Ed aIGne andar potrai
Chi nel cor sempre ha la croce. In quel regno ove vedrai ,

Non può più sentir tormento Contemplar sempre mai Maria,


Chi scolpila l’ha nel petto : laino a Maria, su a Maria
Sic chi ruol sempre ò conlcnlo Con umil voce c mente pia.
Cbiunchc 6 voUo a tale obicllo ; È Maria fonte viva
Perchè Gesù bcncdcllo Che sazia ciascun alma
Vuol cosi , che mori in croce. Che del mondo si priva.
Questo è quel fidalo segno , Ed al Gn da la palma
Il qual lume a'ciechi rende, A ogni cor purgalo :

Fa di vita un morto degno Chi vuol esser bealo


Fa che un morto parla e’nlcndc; Alzi gli occhi a Maria,
Chi piu ’l pruova più s'accende Ed harè contemplato
D’ahbracciar la sanla croce. Quanto l'è dolze c pia
, , ,, , . , ,

m
E chi a lei s' inchina CCLXTI.
Non senlirà l'acula spina
Del maligno ed aolico serpente. Di Bartolomeo di B. -2 .

Chi invochcri quella Regina,


Gran riposo da alla mente. (CAOtan eom« ~ Che dcffio ma'piii fare).

Però ciascun la de’ infocare.


Do madre santa, degg’ io mai più fare

O Maria bella, Altro che sospirare ?


Di le si canta Che dehho ,
Gesù ,
fare

O chiara stella ,
Vorreli ritrovare.

Piena di grazia tu se'quella Gesù deh fammi degno,


,

Ciascuno inrochi te. Che col mio poco ingegno


Deh porgi a noi mene ; Non posso la tua grazia raequislare:
Maria, Maria ,
Maria , Maria Che dehho , Gesù , fare 7
Ispandi cl tuo amore El tuo amor m'accenda ,

Sopra di noi a tutte l'ore. Giesù,c’l lume renda,


Chi i’son già vecchioe non mi posso alare:
Che debbo Gesù , ,
fare?
CCLXV. Contro al nimico giostro
Gesù , fuor del tuo chiostro
Di Bartolomeo di B. Soccorri me deh non mi abandonare.
,

Che debbo Gesù fare?


(Cantali co€M — Qoesta crude! partita). La carne e’I mondo, sai,
M’olTende sempre mai
Questa anima ferita , Difendi me Gesù non mi lasciare
, , :

O Maria, aita aita. Che debbo Gesù fare ?


Mia dolente alma, tapina O Gesù , grazioso
Nel peccato è inrccchiata Pel sangue prezioso ,

Ed io tenebre cammina ,
Che tu versasti, intendi el mio chiamare:
Come cicca ed insensata, Che debbo , Gesù , fare ?
Prima che sia giudicata Pel mio tristo costume
O Maria , aita aita. Una fonte, anzi nn Gnme
lo non so altro rimedio Vorrei dagli occhi miei sentir versare :

Nè speranza di salute : Che debbo, Gesù , fare?


El nimico pon l’assedio lo son si duro ed aspro
A chi seguo le Tirtute : Che ogni marmo o diaspro
Con le tue grazie compiute Sarc’più dolca e non posso , altro fare.
O Maria, aita aita. Che debbo Gesù fare?
Tu apristi el paradiso,
Chè era chiuso pel peccalo : CCLXV 11.
Chi non è da le diviso
Sarh aIBne in cicl beato ; Lauda di

Ben ch'io sia protervo e ingrato


O Maria , aita aita. Anima pellegrina.
Che d’ainor senti et zelo

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131

Tendi le ale al ciclo, Le piaghe del luo Cristo,

E di volar non 6na. E gusta del pan misto


Sopra l'alto monte ascendi Con baci lacrimosi,
Dove l'amore t’aspella, E sentirai e riposi

E come fuoco t'accendi Che ’l buon Gesù propina.


Ed inverso lui t'aHretta: 0 anima devota ,

Toslo, isposa diletta. Che d'amor se’ ferita ,


El dolce sposo abbraccia, Deh leva gli occhi e nota ,

Con lacrimosa faccia Ch’egli 6 fonte di vita :

I)' innanxi a Ini t' incbina. Dchsguarda la ferita

Rompi con gran dolore Di quello corpo santo :

El tuo core infiammalo Non ci è parte nè canto


D' innanzi al tao Signore Che non senta la spina.
Piangendo el tuo peccato.
Perebè non l’aggio amalo
O Gesù Signor caro
, ,
CCIXVIU.
Che con sudore amaro
Salvasti me tapina. Lauda di

E con sospiri c pianti


Bacia que'dolci piedi, .Alzando gli occhi vidi Maria bella
Clic con tormenti tanti Col libro in mano e l’angcl gli favella.
Sostenne, come vedi Dinnanzi a lei si slava inginocchialo
Oimè che doglia credi Quell’angel Gabriel tanto lucente,
Che patisse l'amore !
Ed umilmente a lei ebbe parlalo :

Domandane il luo core V irgine pura , non temer niente


,

Colla voce sopina. Messaggio son di Dio onnipotente


Quelle man’ preziose Che t' ha eletta e vuoili per sua sposa :

Bacia con doglia grande, E poi le disse ; in cielo è ordinato

Che ’n sulla amara croce Che siale madre del figliuol di Dio,
El dolce sangue spande. Però clic gl’angcli il padre ban pregalo
U cor, perchè non langue Che con elTello adempia el lor disio ,

Che gli occhi mai non stanchi E


da parte del .sommo c buono Dio,
Per tal modo, che manchi. Questa benedizione a voi s’appella.
Nella bontà divina I Queste parole far tanto infiammale
Gusla la dolce fonte E circundatc di virtù d'amore ,

Cile al destro lato sorge ,


Che ben parcan da Dio fussin mandate,
E sentirai le punte. E mollo se n'allegra nel suo core;
Che dal suo cor si porge: Da poi che piace all'alto Dio Signore,
Però tutto si torce, Io son contenta d'essere sua ancella.
Chianiaiido ognun ch'Iia sete : Pilla si slava dentro alla sua cella,
Di questa acqua beelc , E grande meraviglia si faceva.
Che dal mio cor si stilla. Però che a nessun uomo ella favella,
Però lu, anima mia ,
I‘i mollo timorosa rispondeva.
Ché Iddio lauto oITcndcsIi L’angelo disse allora: ave Maria,
.Sempre luo specchio sia Di grazia lu se’piena, o chiara stella.
10

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m ccux.
Allor disCM* lo spirito santo
circundala.
Come un raiio di sol l’ ha
quel frutto santo Di Messer fra Giovanni Dominici
Poi dentro a lei entrò
chiusa c serrata : Cardinale Fiorentino
In qucila sacrestia
Di poi partori inriolata
Di’, Maria dolce con quanto disio
rimase Tergine e donsella.
,
E si
Miravi el tuo figliuol Cristo , mio Dio.
0 Tcri amanti, renile a costei
Quando tu il partoristi senza pena
Quella che di hellesia t madonna
;

per lei La prima cosa, credo, che facesti


L’aria e la terra si sosUen
colonna Tu l’adorasti o di grazia piena.
Del ciel regina e del mondo ; ,

Poi sopra fien nel presepio il ponesti


gioconda il
Chi vuol veder la donsella
Con pochi e pover’ panni lo involgesti.
Vada a «eder la unnsiata bella.
Maravigliando e godendo, cred' io.
O quanto gaudio avevi, o quanto bene
CCLXIX. Quando tu lo tenevi nelle braccia;
Dimmi , Maria, che forse si conviene.
Lauda di Che un poco per pietà mi sadisfaccia
Baciavilo tu allora nella faccia
Sì ben , cred’ io , e dicci., o figliuol mio.

0 Maria ,
Diana stella. Quando figliuol quando padre e signore
,

Quando Iddio, quando Gesh il chiamavi:


Che riluci più che il Sole,
La mia lingua dir non poole,
O quanto dolce amor sentivi al core
Quando in gremio il tenevi e lattavi,
O Maria , quanto seTiella.
0 Maria del Sol vestita.
O quanti alti d'amore soavi
,
Avesti essendo col tuo figliuol pio I

Delle stelle incoronata


lo mi credo che tu penavi, quanto !

Della luna sei calsaU


Specchio sei di nostra vita.
Quando Gesù la mattina vestivi.
manto. Perchè a toccarlo avevi piacer tanto.
O Maria ,
el tuo bel

Che tu bai nel santo coro


Che da te mal volenlier lo spartivi ;
Campo aiinrro e stelle d’oro Non so come di le tu non uscivi
È fiorilo lotto quanto. Né anco el cor da te non si partia.
Quando talora un poco el di dormìa
0 Maria, el tuo bel viso
E In destar volendo il Paradiao
Con quegli occhi onesti e santi
Angeli tulli quanti Pian piano andavi , che non ti sentia
Per to’.

Sempre fanno canto e rìso. E poi ponevi il viso al santo viso:


Poi gli dicevi con materno riso;
0 Maria , tua bionda lesta
Non dormir più che ti sarebbe rio.
qno’capellì fino oro,
,
Con
Riguardando tal tesoro O quante volte essendo co'fanciulii
Con fretta credo, che Gesù chiamasti
Tutti c santi fanno festa.
Fra te dicendo; tu por ti trastulli
O Maria ,
del Ciel Regina ,
Ma questo non è già quel che mi basti :
Madre del nostro Signore
Allor con tal piacer tu l'abbracciasti
Speranza del peccatore.
incbina. Ch'altri che tu tale amor non sentio.
Tutto el cielo a voi s’
Nulla ho detto, e tutto è una frasca
Avendo a’tuo piacer minor’ rispetto

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Ma un pensiero nel cor parche mi nasca Oggi è nato il Signore,


Sopra un singolar tuo gran diletto: Quel grande imperadore.
non so come per quel tanto aSetto
Io Gesti nostro amatore
El cor non ti scoppiò e non s’sprlo. È fatto miccinino.
Quando tu ti sentiri chiamar Mamma Infante è diventato
Come non ti moriri di dolceiza , Verbo dì Dio incarnato.
Come d'smor non l’ardera una 6amma , Nel Geno è reclinato
Che t’aressi scoppiata d’allegrezza ? Quel dolce mammolino.
Da rer che grande fu la tna fortezza. Andiam con li pastori.
Poiché la zita allor non ti Gnio, Ogni Gnì amadori :
K la Gglia del sommo eterno padre Vediam con gran' stupori
E lo Signor, la sua umile ancilla Dio fatto piccolìno.
Pietosamente la chiamara Madre, O Dio innamorato
Che sol pensando il cor mi si distilla !
In carne abbreviato.
Chi Tool sentir qualche dolce farilla Amore smisurato,
Ponga nelbuon Gesù ogni disio. Ardor del seraGno.
Di quell’ amore, il qual sempre disio. Io ardo come foco,
E già non trovo loco,
CCLXXI. Consumomi a poco a poco
Come legno in camino.
Lauda di Pensando , amor verace,
Gesù, che è nostra pace.
Laudiam l'amordirino, Sto in una fornace
Gesù , quel bel fantino. E come oro m’ affino.
Che è nato piccolino : Venite , lotta gente
Laudiam con tolta mente Ingrata sconoscente
Gesù, eh' è qui presente. Ricczete questo presente
Bene morto è chi noi sente Gridando amor divino.
Quello fuoco dizino. Correte innamorati
L’amor tutto m'accende. Da Dio illuminati.
Tolto lo cor mi prende Con li cuori infocati
Più che virtù mi rende. Laudando un piccolino.
Maria, il tuo Ggliolino. Laudiam con tutta mente :

EI tuo Ggliool , Maria , Ogni anima lérzente


Che è chiamala dia: Non entri negligente
Tutta r anima mia In questo bel giardino.
Ebbra è d’ un caldo vino, N’ un giardin zi zo’ menare.
lo sono inebrialo La ogni nom debbo gridare
D’ un rin mollo asaaggialo, Nullo ci debba entrare.
Che m’ha si alteralo, Che senta d’smor meschino
Ch’ non dormo e si inchino.
io , Di amor purificato
E non dormo per sonno Ogni uom sia innamorato,
Ma fuori di me sono Sauza nnUo peccato
Vedendo io questo giorno Canterà sera c maUino.
Nato il Verbo dirino. O vergine palella.
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121

Rosa fiorila c bella, Tu se'conforto e scudo e sostegno


Di le fa falla cella Di tolti e peccator, cbe sempre abbracci,
A Dio pellegrino. De'qnali io sono il primo, e non mi scacci,
Nove mesi lo porlaati O sacra Virgo in parto poi e prima.
Però che te guardasti : Virgine umile ,
pura e santa anelila.
Tu sola Iddio laltasti. Piacciali infonder nel mio ghiaccio core
Specchio del cherubino. Del sommo foco solo una scintilla

Che sentivi, Maria, Si , cbe infiammato di qneiralto ardore


Dinne di cortesia. io mi ravvegga di ciascuno errore
Quando cl latte suggia O degno ospizio del portalo santo,

Quello, che è sommo Iddio ? Io te ne priego per quel dolce pianto


Come non impaziavi Che facesti alla morte del messia.
Quando tu l'abbracciavi Tanta pietà li stringa , o dolce madre ,

Stringendo! tu il baciati, E tanto amor, cbe Gesù per me prieghi


O cuor diamantino. Qual concepisti in terra senza padre.
In Gesù le specchiasti. Chele sue braccia alquanto ver me spieghi.
Tu di Dio innamorasti, Su' allo amore, supplicando, leghi
Quella bocca baciasti E sensi mici, ch'ai mal son troppo sciolti,
Di quel dolce fantino. Perchè dannato son Ira gli altri stolti,
Chi Iddio non sa laudare. Se non m'aiuti , o Virgine Maria.
Nè il buon Gesù pregare
Vadasi ad annegare. CCLXXIII.

Non ha cuore uominino.


Landa di

CLXXII. V irgo Maria beala .

De'pcccalor conforto
Lauda di Che conduci al buon porlo
L'alma, che a te s’ è data.
ergino santa , immacniata c pia. Ciascun ch'ha diScrenzia
Madre benigna del Ogiiuol di Dio Col tuo dolce figliuolo
Deh, se ti piace ; adempi el mio desio. Viene alla tua presenzia

Che per mo'priegbi Gesù, notte e dia Per mitigar suo duolo:
O benedetta sopra ogni altra donna. Intendi che far paolo.
La tua benigniti me assicura , Con Ini ci sia mezzana.
Ch' io ti richivggia di grazia, o Madonna Che di pietà fontana
E di merzè della mia vita oscura: Tu sempre mai se’ stata.

Però ti priego ,
o luce chiara c pura Cercando metter pace
Che m’allumini il cuor, eh' è tenebroso Fra il peccatore e Dio ,

Si, ch’i corregga il mio stalo vizioso, La guerra si disface,


Cbe oiTende Iddio e liemmi io tenebria. Ch' è pel peccato rio.
La tua carili grande e smisurata Gesù , cb’ c sempre pio.
Non serra mai le porto del tuo Regno ; Chi gli chiedo perdono.
Bcncb' io sia terra ,
e tu nel cicl beata Per lo tuo mezzo buono
Per Ina dolcezza me ne farai degno. Esaudisce l’ambasciala.

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125

Ciascuna creatura Però che in croce ti fu star pendente,


Ritcrenzia li faccia O creator, padre, Gesù piacente ,

E per lo stia sicura ,


E mi si stringe il core
Se lo peccato scaccia In vederti, o Signore, in tanto obbrobrio.
E le Tirlù abbraccia Veggoii in croce per lo mio peccato.
Seguendo sua bandiera : Quale bo commesso, miser peccatore :

Madre di Dio sera Alla tua simiglianza m’ hai formato


Sempre sie lo laudata. Per darmi paradiso certamente ;

àia io villano ,
ingrato e sconoscente
CCL.XXIV.
Di tanto beneficio m' hai concesso:
Lauda di Ah troppo di supplicio io son ben degno I

Sun degno dello inferno tenebroso


V irgine tu mi fai E io compagnia delle demonia stare ,

Orando a te venire, Da poi eh' io ho fuggito el tuo riposo


Perchi non resti mai Seguendo el mondo in male adoperare
Per me pregare il Sire. Lascialo bo il ben ch'arci potuto fare :
,

O carità somma pietà Peccalo bo per malizia ed ignoranza,


Chi non ritorna a le niente fa. Tua regia via non curando nulla.
lo veggo chiaro e vero. Curalo non mi son di le, diletto
Che ogni uomo è sordo e cicco Verace sposo deli' anima mia :

E tien per bianco cl nero: Ad ogni tuo volere ho coniradetlo.


Chi non s'accosta loco, Gesù mio, di virtù perfetta via.
O carità ,
o purità, Rendami in colpa d' ogni mio difetto :

Chi non ritorna a le niente fa. E vo' prima morire


Tu se'certa speranza Che acconsentir mai più al peccalo rio.
Di tulli noi mortali
CCt-XXVl
Chi io te non ba fidanza
Si vuol volar senz'ali. Lauda di
O purità o umiltà :

Chi non ritorna a le niente fa. 0 Maddalena, specchio della via


Se non fusse cl tuo frollo Del ciel, lucente stella mattutina
Noi saremmo dannali. D' inferno ,
falla se' reai regina.
Ma egli è il Ino Ogiinol lutto ,
Agli angel' santi dolce melodia.
Che ci ha ricomperati : Èva si pente tu ritorni a Cristo.
,

O carità somma pietà. Con gran dolore bacia e piedi e tace.

Chi non ritorna a te niente fa. Acciò che Adamo nuovo renda pace
CCI.XXV.
Le piaghe sono con P unguento misto.
Schiacciò lo capo del serpente reo
Lauda di
Quando spezzò el cor lolla contrita
Quando ti sguardo'in croce, o signor mio, El tuo calcagno, in Dio essendo unita
Tutto vengo tremando Con Cristo Ino diletto, e ’l fariseo.

Considerando, che lu'sc il mio Dio. Sposa ti tolse Cristo in quel servilo

Considero l'eterna Trinilade Per dar speranza a ciascun che si penta ,

Unita a le, o Cristo Onnipotente


Poi penso tua infinita carilade ,
Vergin sarai nello eterno convito.

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136

Si Criito «inasti , che da lai partire Misericordia andiam gridando.

Non ti poterà alcuna ereatara Misericordia non sia in bando.

Mondo né carne nè la morte dora. Misericordia a Dio chiamando ,


,

Che non faceva l’amor «offerire. Misericordia al peccatore.

Udire il verbo ta se' la piò accesa, Misericordia Iddio verace

Di seguir lui tu se' la più fervente Misericordia manda pace.

L' aspra sua pena si ti fa dolente, Misericordia, seti piace,

Morir volevi alla sua croce stesa. Misericordia, alto signore.

Nella sua tomba tuo riposo facesti Dolce Vergine Maria ,

Pria lo vedesti siccoffl’ ortolano, Di noi guardia e compagnia,

Che nella mente semina buon grano ,


Preghiam, che in piacerti sia,
Del quale avevi raffctlo focoso. Priega il nostro Salvatore.

Ora li saiia pazza dell' amore ,


Tuo figliuol, somma potenzia
,

Tutta soletta se' col dolce sposo ,


Quando con lui se' in presenzia
Cbe rivochi la sentenzia
Nel paradiso nuovo, dilettoso
nostro Salvatore.
V il serpente non pud mettere errore.
Priega il

paradiso eterno Tu se' madre sempre stala


Ma per mostrarli il , ,

Non si lasciò dalle tue man toccare ;


D’ noi miseri avvocala.

Ancor per farli qui più affannare Madre nostra aogelicala


Per la Ina gloria e non giè per ischerno.
.
Fa' levar questo furore.

Tanto non stette Moisè nel monte Se tu guardi a' gran peccali
Allora, Ella, ovvero cl gran Battista Per noi falli e ordinali.

Tanto non fece, ancor l' Evangelista Noi saremo sprofondati


Si spesso non bevò l'eterna fonte: Ogni di per nostro errore.
Sette Date ratta il giorno in cielo Peccatori , or m' intendete
Treni' anni fusti da'superni cori, Per voi priego ,
e voi il sapete ;

Tulli vedevi que' divin’ tesori El mio Ggliuol non conoscete


A faccia a faccia, senza mortai velo. Non avete in lui amore.
0 tu felice ,
0 tu, beata madre. Pregalo ho il Signor carissimo.
Prima che morte gusti di natura. Mio figliuol tanto dolcissimo
Di ninosi legge mai di tanta allora Che il giudicio crudelissimo
Data dal Verbo, santo donno e padre I Da voi lievi ogni dolore.
Dolco speranza degli peccatori. Quante volte io sono andata
Mia avvocala di pietà ripiena Nanzi a Ini inginocchiata ,
,

O peccatrice santa Maddalena Fatto gli ho vostra imbasciata ,

Me peccalor tira’ ne cori santi. Honne avuto poco onore :

Quanto piti priego per voi,

CCLIXVII. E voi peggio fate poi:


So venir volete a noi
Al mio figliuol portate amore.
Canda di
Quanto più nel mondo state
Briga ed odio sempre fate.
IVIisericordia, eterno Dio, Ed insieme non vi amate,
Pace, pace, o signor mio. L' uno all' altro è traditore.
Non guardare al nostro errore. Se voi fossi insieme ,
nnili

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127

Non sareste a tal' parliti, Fa che seguiti lo stile

Figliuoi’ miei dolci e riurili, Di chi è buon guidatore.


Di foi porlo gran dolore. Per Iddio ti va' pregare ,

Madre santa, non guardare Nel peccato piti non stare


A’gran peccati o al mal fare, Presto valli a confessare
Madre, non ci abbandonare Con perfetto e con buon core.

Di pietà se’ fonte e Gore. Se questo tulli farete

l’rlega il tuo figliuolo eterno. Ogni grazia da Dio barcle


Nostro Re Padre superno ,
E poi vi ritroverete

Che rivolga tal quaderno ,


In vita eterna con onoro.
Sic di noi perdonatorc. Ad onore c laude sia

Per amor del Gabriello Della Vergine .Maria,


Che li fc il saluto bello Che ogni sentenzia ria

Priega l' allo Emaouello Dio ci lievi per suo amore.


Che sia nostro guardatore.

Per la letizia che li Tue CCIXXVIII.


Quando nacque il buon Gesùc
Tra qoell’Asinello el bue; Lauda di

Fu di notte gran chiarore.


Per quello splendore c lume. Ora per lutti noi, madre di Dio,

Che fe’lddio in quel volume ,


E priega el tuo Ggliuol , che ci perdoni ,

Cavi noi dell’ aspro Gumc ,


E che non ci abbandoni.
Che noi siamo in gran tremore. Perchè da noi non possiamo niente.
Virginc ,
olente rosa Poiché Assunta sei veracemente
D.'l tuo Gglio madre e sposa, Sopra gli Angeli santi in paradiso.
Sempre sia di noi pietosa. Con si gran canto e riso
Col tuo Ggliuol ci metti amore. Incoronala dall' eterno padre
Se voi non vi coreggete Degna pregar per noi, pietosa madre.
, che voi avete ,
De’ peccali Nostra avvocata fa, che sempre sia,
Freddo c caldo , fame e sete E scorta e guida e via
Manderavvi il Creatore. SI, che possiam venir dove tu sci.

.Morte, pislolenza e guerra Tu, se’, vergine santa , sol colei.


Manderà per ogni terra. In cui solo abbiamo ugni speranza ;
Se voi tutti ad' una serra Ciascuno per cerlanza
Non seguile il buon pastore. Spera per le aver F eterno regno.
Peccalor, deh non dormile, Tu sai che sanza te ,
con ogni ingegno
.Mio Ggliuol sempre obedile: Ritornar non possiamo al buon cammino,
So voi tosto non seguite E l'ordine divino
Vi farà mutar colore. Vuol ,
che per grazia a te solo si corra.
Peccatore sta sveglialo. 0 madre santa, fa che ci soccorra ,

Non dormir piti nel peccato : Poi che niente non possiam da noi.
Tosto ti sia confessato So tu , Madre che puoi ,

Cosi piace al Salvatore. Non fai ch’cl non poter tolto ci sia.

Peccatore, sta umile ,


O colpa del prim’ uom quanto ,
fu ria.
Al ben far non esser vile. Sola cagion del nostro grave male,

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(Clic n' ha conduUi a (ale , Non posso tener nascoso


Che il fivcr m'e (ornato in dispiacere. Quel eh’ io sento desiando.
Se ,
o madre ,
pregherai speriamo avere, Quel che I’ animo e ’l cor sente
Quel che perduto ahbiam caro tesoro: Non lo posso più celare.
E quel per prezzo d'oro Però il dico a tutta gente ,

Comperar non si può ,


come tu sai. Perchè non posso altro fare :

L’ amor mi fa lamentare
tCLXXIX. D'innamorato lamento :

Per doglia e pena eh’ ,


io sento
Lauda di Canto c piango sospirando.
Sospirando cl cor s'accende
Con desiderio vo cercando amore con disio,
Allo
Di Irovar quello amoroso L’ animo c I' alTetto ascende
Gesh Cristo dilettoso, Air amore del cor mio ,

Per cui amor vo sospirando. Tanto amor mi stringe eh' io ,

Sospirando per amore Più non so già che mi dire.


Vo cercando mio diletto: il Se non eh' io penso morire.
Posa non trova il mio core, Se non ho quel ch'io domando.
Tanto è d'amore conslrelto : Se non ho quel che I’ amore
Con desiderio por aspetto .M' ha promesso per certanza :

Di trovar da lui mercede, Altro non vorria il mio core.


Dato gli ho cl cor, la fede. Che morire in disianza.
Sempre a lui mi raccomando. Quanto son visso a speranza
Kaccomandogli el cor mio , Altro noi sa che l' amore
Poi che d'amor l'ba inriammala, Per Io quale a tutte l’ ore
Priego lui , che il mio desio] Mi lamento consumando.
Non gli sia dimenticato : Consumato per amore
Quanto I’ ho desideralo Chiamo, che venga la morte.
Non lo dico in questo canto. Giorno e notte a loltc l' ore
Ma pili volte con gran pianto. Priego, che m’ apra lo porte ,

Per amore il vo cercando. Poi che son giunto a tal sorte.


Chiamo la speranza mia , Che non posso trovar loco.
Senza che non trovo posa Ardami d’amore il foco
Sospirando notte e dia: E sarà pagato il bando.
D' amor sempre sto penosa.
cctxxx.
Non Iruovo nuli’ altra cosa
Che conforti la mia mente. Lauda di
Se r amor non m’ acconsente
D'aver quello, ch'i domando. 0 dolce amor Gesù , quando sarò
Addomando di vedere Nella tua caritadc
La sua risplendente faccia Fermato in verilade

E di poterlo tenere A faccia a faccia quando li vedrò ?

Solo un poco in fra le braccia: 0 dolce Amor Gesù vedrò già mai
Tutto 'par eh' mi disfaccia io 1 A faccia a faccia (e

Per desiderio amoroso : El quale in gloria del tuo padre stai .

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139

9opri ogni •llwzi «e', Amor, Gesù amor, Gesù, amore: ,

La tace (aa iUanini me Tu m'bai ferita ti,

Per grazia in questa rila Che par che tulio mi si strugga il core
Si ,
che alla parlila Per la tua grazia qui.
10 <enga a le, dai qual salvala so' Quando quando qucindo vedrò quel di
Salvala son da te, Gesù diletto, Che dal corpo mi slacci,
Per la tua carìtt E
con loco m'abbracci 7
Morendo io croce per lo mio difetto Altro disio che questo al cor non bo.
0 ilitina bontà I Desidero che ciascun l' abbi amato
Ma tanto è grande U mia TMità Secondo cl tuo volere,
Cb' io nienlè penso O vero Iddio Gesù, verbo incarnato.
Nel tuo amore immenso Per grazia possedere,
Dai quale amore io partita mi to'. A faccia a faccia te sempre vedere
Partila son da te, o sommo bene , Con la tua Madre pia :
Per lo mio gran fallire E laude e gloria sia
E tutta triemo pensando le pene A te ,
trino, solo vero Dio ed ano.
Dove son degna gire :
Ha per tua grazia rogli far scoire celarsi.
Mia anima smarrita
A le, fonte di rila, Landa di
E più da te non mi daparlirA.
Non li partir già mai, anima mia, 0 peoeator, moverèli la mai
Dal tuo signor Gessi, A seguir me, che li ricompecail
El quale è sita, verità e via: lo li ricomperai del sangue mio
Noi disubbidir più. In sulla croce eoa erode’ tormenti
Se (uoi con gloria con lai girne su E tu se’ tanto ingrato e tanto rio.
Non gir cercando fama ,
Che obediro non vitoi a comandamenti.
Ma con ama,
tutto cl cuor l' Dove t' bo posto vo’ che ti contenti
Dicendo: amor Gesù, a te mi do. E meco io vita eterna goderai,
A te mi do con liitlo el core e mente lo t’ho creato alla mia somiglianza,

Et con tutta l'alma: E posto t’ bo sopra ogni creatura


Con tutte le poleoiie te vivente. Perchè non m'ami a tulla toa possanza
Sopra ogni cosa ama : E mia madre , che per te procura?
la

Amando te, d’ amore non si sfama, Deb non aver la mente tanto dura ,
Sempre il disio s'accende, Leva allo gli occhi e in croce mi vedrai.
E per amore ascende Io feci cicli ,
Iona ,
sole e stelle ,

A te ,
di cui innamorala so. Come con gli occhi Inoi la può’ vedere.
Innamorala di te, dolce sposo, Ed altre cose che son vie più belle.
L’ anima mia tanto è. Acciò che le venissi a possedere:
Che sanza te non Iniova alcun riposa. Ora mi segni, se li è in pitceve,
Se non solo in te: Parlendoli dal mondo pien di guai.
11 tuo amore ha assunta me me Se non li parli prima ebe tu mora.
Allo infinito amore : Da questo mondo falso, fraudolente ,

Amor, Gesù, amore. Prima che sia venata rultim' ora


Amor da cni nel cor ferita eo.
,
El penlir poi non li varrà niente:
17

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i30

Air InferDu u' andrai certanamenle Questo da me non poiria ,

Dove son piani! e strida con gran guai. Cbè da te son dilungato , Gesù Gesù.
Dilungalo io son, diletto
Da te , beo non conosciuto
CCLXXXII.
Priegoti, cbo'l mio affetto

A te sia raccomandato.
Lauda di Acciocché nel tuo conspetto
Gusti e luoTrutti beati ; oimè.
fiencdello aia Io giorno. Frutto dolce di Maria
Amor, che m' illuminaali Quando sarò io abraccialo.

Collo tuo dolce toccare Facendoli melodia


Lo cor tu mi rirormasti. Dentro dallo tuo costato !

Or mi sento consumare Altro da le non vorria,

Per lo don che ini donasti. Cbe star con tcco serrato : Gesù Gesù.
Oimò, Gesù, oimè, l'amor mi stringe oimè Serrato nella fornace
L’ amor che tu m'bai donato.
,
Arderla non consumando.
Come tei potrei mai dire. Amator sarai capace
Di cognoscer mio peccato D’ amor' e quale addomando:
E volermene pentire ; Gustator sarai in pace
Dentro a me tu se’ entrato Nel tuo gremio quiesceodo. oimè.
E Fammi per le languire: Cristo , sposo dilettoso.
Gesù, Gesù, Gesù, io non vorrei star più. Fammi, se l' è io piacere
Languisco e non so come, Cb'io diventi leale sposo
Perch' io non so che fare , Non guardare al mio volere
Sentendo il tuo alto dono. Ma col cor tolto focoso
Che mi fa Iransformare : Debba gir le seguitando. Amen.
Di bestia m' bai fatto uomo,
Sol pcrcb'io ti debba amare : oimé, Gesù CCLUXIll.
Tu vuoi cb‘ io l’ ami, amore
Solo per te a me dare : Lauda di
Vedi quanto è il mio errore
A vederti ,
pur scampare I .À.nima mia , da Cristo se’ parlila

Priegoti , furami il core , Dolente alla mia vita


E famili seguitare : Piangendo vo cercando cl mio Gesù.
Gesù, Gesù, io non vorrei star più. Cercando vado el mio Gesù piangendo,
Seguir ti vorria. Signore, S’i'nol riiruovo ,
più viver non voglio.
Nella tua povertà|sanla. Con sospir dolorosi el vo caendo.
Si ancora in nel dolore Per lui trovar d'ogni altro amor mi spaglio,
Dal capo insino alla pianta Con lacrime mi doglio
Nel dispregio per tuo'amore Del mio peccato
E portar la grillanda, oimè oimè. Clic da me l' bo scacciato.
Grillanda portar vorria Piango per ritrovare il mio Gesù,
Per le ,
Re incoronalo, Piango, non piango, ma pianger disio,
E veder la vita mia Per Io infinito ben, cbe i'ho perdalo
E r amor, ebe m' bai portalo : Per la superbia grande del cor mio

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131

£1 mio dilelio da me s'è parlilo. Per la ipocresia della mia vita

Perdi’ io soo Inllo malo Da le mi son partila


Nella sua laude > Come tu sai ;

L'anima mia non gaudc, Non li Iroverrò mai,


Ma con dolor sla sema il buon Gesti. 50 ta non vien per grazia, o buon Gesù.
Sansa Gesù non Imoro aleno riposo Priegoli adunque, Gesù dolce Amore ,
E nulla cosa veggo , che mi piaccia , Per la infinita e Ina grande potenzia
La notte e’I giorno sto desideroso Che In mi purghi ed allnmini el core
D'essere con lai stretto in fra le braccia : Si , eh’ io ritorni a vera penìtenzia.
Tutta aon fatta ghiaccia Mondana è la scienzia

Che io tallo triemo Di me rio,

Ogni vii cosa temo, 51 che con gran disio


Pcrch' io mi son partita da Gesù. Apparechiala stia a lo, Gesù.
Partita, son da Gesù, mia rkebezsa, Apparecchiala sia ,
tn venendo
Dolente a me, misera svenlnrata Dilettomio Gesù Signor cortese ,
;

Sansa Gesù mi Iruovo in gran Irislesia Dentro al mio coro il tuo amor giungendo,
Nelle man mi soo data Fra me e te più non ci abbia contese :

De’ miei inimki. Or veniamo alle prese


Per tanti roaledcj, Senza tardare :

Che tanti ho falli conira di Gesù. Amor non indugiare


Di Gesù Cristo son fatta ribella, Ohe sol setisco te ,
amor Gesù.
Facendo contro la sua volontade; Amor Gesù el cor mi si consuma.
,

Per la mia vita si malvagia e fella Amor Gesù, el cor mi si distilla


Cadala sono io grande osenritade; Per la taa loco ,
che dentro m’ alluma:
Per mid fallanza A te mi dono sempre per anelila
Nè fede nè speranza ,
Dello divino fuoco :

E però è , ebe io non trovo Gesù. Omè non Iruovo loco


Gesù non trnovo per la mia malìtia Si forte m’ arde l’ amor di Gesù.
Perchè io non cerco per diritta via, Ardo d’amore e per amor l’ abbraccio.
Cioè fortezza e santa giustizia Ardo d' amore e per amor lo chiamo,
Nè temperanza non so che si sia , Acceso m’ ha d’amore el mio cor ghiaccio.
Non ha l’ anima mia punta pmdenzia , Amor Gesù preso m’ hai al tuo amo,
,

Non amo sapienzia Amore, il qual sol amo


La qual si è esso vero e buon Gesù. Sopra ogni cosa
'
O buon Gesù, sapienzia del padre. Per grazia graziosa ,

Per la qaal lolle le cose creasti, Che concedala m’ bai , amor Gesù.
E Maria Vergin volesti per madre ;
Amor Gesù amor desideroso ,

E del tuo sangue ci ricomperasti Vero nom vero Dio vero Signore,
, ,

Per quello amor che amasti Amor Gesù, degli Angeli riposo,
La crealara E dell’ anime pfe consolatore :

Che fa senza misnra , E lande e gloria sia ,

Deh fammiti trovare , amor Gesù. Onore in sempiterno


Amor Gesù deh fammiti trovare
, A le trino ed eterno:
Per la taa sola caritè infinita. E viva il santo nome di Gesù. '
'

-
Che il mio cercar si è te cacciare. Evviva il santo nome benedetto '
. , , ,, , , , , , ,, , ,

m
Di le Gsfii , spoM
eelesUile Cerca Gesù eoo ogni tuo disio
Per la tua grazia ìd ciucano tuo elelto, Anima mia, se ti rnoi dilettare.
Amando te d’ amor deaideroto La carne el mondo ed il demonio rio.
Menami, dolce sposo. Se tu non vuoi perir noi sognitare.
Al santo regno. Nel tuo proprio parer non li fidare
Per amor di quel legno , Se scampar tuoi dagl' infiniti guai.
Noi qnal pendesti , o signor mio Gesù. Se scampar Tuoi dall' iofernal tormento
Fa che li spogli d’ ogni amor sizioso
E con fortezza (a proponimento
CCUIXIT. Di non partirti da quel grazioso
Cristo Gesù , d' ogni ben copioso.
Landa di Che per isposo gii pigliato I' baL
Anima mia, or se’di gii sposata
A quello sposo , Re celestiale
Uilelto Gesb Cristo, ehi beo t’ ama Sta nella fede , che tu gli hai gii data,
Arendoli nel coro s\ li chiama ,
Amando lui d' emor perpetuala
Te sempre contemplando non si sfama, Se ciò farai cl gaudio eternale
Cantare e ginbilar to' per tuo antorc. Ed infiniti benijda lui arraL
Sfamar non me ne posso del diletto RiccTerai el merito secondo
Tanto amor mi circonda nell’ aOello El male e’I bene, ebe arerai commesao:
Ch' il tengo nelle braccia sempre stretto: El tuo Toiere non sia ragabondo
Cantare e giubilar vo’ per tuo amore. Ma con forteiza t'accosta con Crialo,
Io il tengo dentro al coro contemplando Guarda el suo lato, dritto per le stesso
E Tadomene tolto inebriando: E di quel sangue l’ iauebrierai.
Poi eh' i'aooo inebrialo to danzando: Inebriata per amor lo stringi
Cantare e giubilar to' per tuo amore. SI in tal modo ebe gii mai noi
, lassi,
Danzando el cor mi sento renir meno, E nel tuo cuor sua figura dipingi
Quando di Gesù Cristo son beo pieno Che ti priverrà degli umani lolaazi.
Non posso ritener l' anima a freno. Per la sua aaorte ai apezzor» e saaai,
Cantando mi trasformo nel suo amore. Per easa tua durezaa apezzerai.
L' amor si mi trasforma, che alterato
Vo giubilando, sono irradialo, CCUtXXTI.
E lotto il mondo gii abbandonato,
Cantare e giubilar To’per tao amore. Lauda di
Or chi Gesù vuole amar, sia spoglialo
Del mondo e : di tutte Tirlù sia adornato Si d’ amore
fortemente son tratto
E Gesù porti in la mente chiavalo : Gesù Redeulore
Di
Cantar, cantar, cantar to’ per suo amore. Che io mi ci sento Colto trasformato.
Transformato ci sono or di presente,
caxiXT. Ma translatato in nello amor disiao
Per un fuoco d’ amore saolto ardente
Lauda di Che stalo prenda d’ alto seraCuo;
E radiato soa ai altamente.
Se per diletto aaaor cercando vai. Che mi risolTO in un eberubino
Cerea Gesù e contento sarai : Conoscer mattutiuo, al qnal a’ intende
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133

Che Cristo mi tipreado Prezzo chiamato Iddio!


Perch’ io non grido: quanto m'bai amato. Colale amor non mai pensato.fu già
Amato m* hai d'uno amore ai forte Pensato ho che più pazzo mi paresti
Che non è lingua ch'el potesse dire : Che creatura, che già mai fusse nata :

Tu dcscendcsU della reai corte Al mio parere le non conoscesti


Desiderando te di me vestire Si fallo prezzo dar per me derrata 1

Per darmi vita a te desti la ntorte, Gesù, che per isposn me prendesti
Gesù come el volesti soITcìire? Onde io viro di te innamorala ,

La viti far morir ben fu follia, Carità increata, or che foraggio?


E ben pania
fu gran Per te impazzeraggio.
Amar me d'un amor si smisurato. Amor superno ,
tu mi bai insegnalo.
Si smisurato per me tormenUsli , Insegnalo ,
mi hai Gesù a impazzare
, ,

Ed io voglio delettaaiooel E d' altro senno non mi dai dottrina,


Povero servo esser tu amasti E vuoi eh’ i’ sappi quanto posso amare:

E io vo’ libertà e possessione I Dicendo che io cominci da me prima


Con gran diletto te viloperasti, Per farmi lutto pazzo diventare
A me è pena la confusione, SI dici ;
guarda in me , luce divina :

E cunsolazion vado caendo, Pazzia si fina sono e chi ci nasce


E la croce fuggendo; Di me sempre si pasce.
E tu per me, Gesù se’crociOsao I Se in tal pazzia sarà ben conventato.
Crocifisso tu fosti e si penoso, Convenlare mi voglio solamente
Ch' i'non t’intendo, se non infunale Nella pazzia del mio Salvatore
Beato essendo eri doloroso Heridiana luce splendiente.
D' ogni peccato , cb'è di te mortale. Pazzia di Cristo, lucido splendore.
Ha quello amore , o Gesb amoroso Per te son fatto pazzo di presente ,

Si mi Tara’ in lo cclesUalo , Che il mio sapere sempre fu errore :

E sarò immortale le amando : Priego ogni amadore in cortesia


D* inferno fu el mio bando Che pur patzia,
gridi
Ha del tuo sangue son ricomperato Cb’el troppo senno ci ha sempre ingannato.
Ricomperato son per le, diletto,

O Re eterno, o alla maiestade


Te contemplando ho quasi a sospetto CCLXXXVII.
Ispecolando tua divinilade
Forza n’è, se non par mal defetto. Landa di
La deità vestire nmanitade.
O inclita pietade, or che facesti P nrilà, Dio ti mantenga
Che di me ti vestisti T Sempre dentro a' nostri cuori
Beo veggo Cristo te per me impazzato.
, ,
Che questi savi di fuori
Impazzato tn se’ per mio amore Non ti voglion per insegna.
Ed io t’ offendo pure a più potere. Questi savi, poco savi
Ben m’intendesti di sì gran valore ,
Della vera sapienza,
SI tormentasti le per me volere Vengon con diverse chiavi
In creatura apparve il creatore. Per aprir la tua clemeniia ;

Per la derrata del prezzo valere Ha lo con molla prudenzia


Gesù, lo tuo sapere fu si pio Serri si l’ uscio de’ cuori

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13Ì

Che (a fai andar di foori Già mai riposarsi in letto

La genie che poco regna, Se il campo per suo difetto

Qncati vorriano sapere Rimanesse a lavorare :

Dorè nasce il (no inlclleito: Non si potria riposare


Pcrcb£ non posson vedere , Con la sua carne maligna.
Jlannoli quasi a sospctio Dunque non pur con parole
Ma tu con molto dileilo Si perviene a buono stato

Stai dentro si rinchiusa ,


Ma chi paté quel che duole
Che la scienzia confusa No sarà rimeritalo
Non descrcrà tuo ingegna. Però che chi quà purgalo
Se non possono vedere SI sarà con ansielade ,

La tua spicndicnte luce La superna Maiestade


Dicon eh' ogni tuo volere Troverrà sempre benigna.
Vana gloria lo conduce : Ma chi vorrà por parole
Ma colui, che in te riluce E non far quel che bisogna
Pa lor mollo si nasconde , Poleria bene imparare
Però che l‘ anime monde Tutto senno da Bologna,
il

Non risenton la vergogna. Ma con piò cocente rogna


Se non posaono trovare Troverassi, che da prima ,

Queste cose con ragione Che la sua cattiva stima


Di cosi fatto parlare Ne diventa più maligna.
Fanno scherni o derisione. Lavorato dunque forte
E Icngon opinione Con gran pianto ed orazione ,

Che questa via sia fallace : Prima che venga la morte


Perchè son poco capace Guadagnate salvazione;
Di colui, che in gloria regna. E lassale ogni intenzione
Ma la vera sapienzia Della scienza fallace
Ci ammaestra con amore, Che sempre arde sansa legna.
Che noi prendiamo scienzia
D' aver parili di cuore; CCLXXXVIII.
E tutto cl nostro fervore
Sia d' avere umililade ; Landa di
La divina carilade
Questa verità consegna. 0 peccator perchè
Ma questo pare un dispetto Non servi al buon Gesò ,
che salvò te ?
A chi va cercando onore, Alla tua fin caro ti costerà
Che r uom cerchi con diletto Se al mondo non vivcrai con virlò
La vergogna e disonore; El penler poi niente ti varrà
Ma il forte lavoratore Nè il dir merzè merzè al buon Gesù I

SofTerisce caldo e freddo Dunque provvedi tu


Quando sta chinalo e drillo Di viver si ,
che sia salale a le.
Al campo a sceglier gramigna. Piglia la virgo madre per tua guida ,

Ni mai r ahhandoncria Che fai, o peccator, che tanto t'ama ?


Fin cbè non l' ha mondo e netto. Bealo è colui che in lei si Oda,
Però che non crederla Ch' ella lo scampa d'ogni crudel pianto,

Digitizea b7^,òogIc
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135

Kicooprel col suo ammaato £ tu noi puoi negare,

Chi a lei servirà con buona f%. Vergine non lardare.


Chi «ite con virtù si fa per se: Che carità non snol patir dimora:
Però non dir, non dir, doman farò, Non aspettar quell'ora,
Cbo non sai quanto tempo è dato a te. Cho il lupo mangi la Ina pecorella.
Non ti Gdar di dir: io viverò, Porgimi aiuto, che io per me non posso

Ma di’: doman morrò. Levarmi, altri mi preme.


Io «0 servire a Dio con pura fé: La carne cl mondo ognor mi calca addosso,
£1 lion rugge e geme,
L' anima debil teme
CLXXXIX. Perocché di virtù io sono nodo:
Vergine fammi scodo
Landa di Che io vinca quel, che a le sempre i ribella.
Donami speme, carità con fe’ vira.
JVlaria, «ergine bella. Notizia di me stesso,

Scala che ascendi c guidi aU'alto cielo. E fa eh' i' pianga ed abbi a noia c schifo
Leva da me quel velo. El peccato commesso,
Che fa si cieca l’alma mescbinella. E stemmi sempre appresso.
Vergine sacra e del tuo padre sposa. Che più non raggia ; io son già stanco e
Di Dio sei madre e Gglia, Poi allo estremo passo (lasso:
0 vaso piccolino, in cui riposa Tirami su alla superna cella
Colui, che il del non piglia, Maria vergine bella.

Or m’aiuta, consiglia,
Contr’ a mondan’ molli nascosi lacci.
Fregoli che li spacci, ccxc.
Nanii eh’ i’ mora o , «erginelta bella.
E1 del s'aperse, o in le sola disceso Lauda di
La graxia alla e perfetta :

Del del discendi, o regina cortese,


A chi tanto t’ aspetta Poi che al mondo servir li sei rimasa,
Per grazia fusti eletta E sei purgata d’ ogni colpa e rasa
A si sublime ed eccellente seggio. Acciocché Iddio sia in te come in tua casa
Dunque a me non far peggio E tuttavia
Di quel che a te fu fallo, o verginella. Fa’ prima fondamento di Maria ,

Porgi soccorso, o «ergine gentile Cioè d' umiltà ,


che vera sia ,

A quest’alma tapina: Che ella sola è fondamento o via


Deh non guardar, eh’ i sia terreno e «ile, Dello diletto.
E tu del del Regina, Sia prima l’ umiltà nell’ intelletto:
O stella matolina, A ben conoscer ciascun tuo difetto
0 tramontana del mondan viaggio, Poi a odiarlo si fermi l’ alTelto

Porgi el tuo santo raggio E r operare.


Alla mia errante e debil navicella. Che mal conoscer , senza lui odiare
il

Ricevi, 0 donna, nel tuo gremio bello Ogni rio uomo è ’l dimonio el può fare :

Le mie lacrime amare : Chi si vuol dunque bene umiliare


Tu sai, che io li con prossimo e fratello, Odii se stesso.

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m
E porti in pace ciò che ha lidio permeeto, Né dire, né pensar può altri, né io:
Puniscasi ed accusi bene spesso, Se 'I vDoi provar tieni il consiglio mio.
E soglia che ciawnn da Inngi e pressa Di ben fondarli.
Lo in«ilisca. Fa’ d'ogni amor terreno li diparti.
Far più che si coorcnga non ardisca, Ricogli e desiderii tuoi sparti,
A tulli sia suggelto ed obedisca. E studia quanto puoi umiliarti
Miri ben la sua Irate e non la lisca, Fino in inferno.
Dell'altrui vita. Allora sentirai che é amor sapemo
Servir più tosto vuol , cb' esser sarrila E gusterai che é amore eterno :
Più d'onore, ama d'essere avvilita: T'amerà Dio con aGetIo paterno
Sta sempre vergognosa e non ardila E come sposo.
L' umile mente. Ma vedi, che lui è mollo geloso:
E fagge e tace e piange, è
patienle. Lo cor vuol tutto, questo amor gioioso
Per Dio non cara biasimo di gente , Se ci trovassi altro amor fastidioso,
Sempre a Dio mira, lotta riverente E' fuggirebbe.
Al suo piacere. D’oeui tua gioia qui li priverdibn.
Ora ecco suor mia , sano volerà
,
Come inimica guerra li farebbe,
D' avere Iddio nel cuore e possedere. Pni puramente U giodieberebba
Di tale omililà ti viene avere Con li dannati.
El rondamrnlo. Poi che muri sieuo alto rimati,
i tuoi

Cosi fondala non temerai vento E come detto ho , in umiltà foiulati


E di nulla tempesta barai spavento: E di carità vera eoperebiati

Dritza poi el muro iaGno al Qrmameolo Fa’ li solai.

Della speranza. Di virtù in virtù procederai,


Chi più si umilia piglia più baldanza ,
E in ciascuna virtù Dio trovecai
Per ben temer si viene a confidanza , E la pmdenzit pria ediGcberal

Ma ogni cosa guadagna ed avanza Ben luminosa.


L' umililade. Poi (cmpcraniia, dove Dio si posa.
E la speranza vien da avversitade Però che purità gli é graziosa
Che chi mal pale con Iranquillilade Poi la gioslizia ,
che ama ogni cosa.
Ha grande segno ,
che è in caritade Per Iddio tanto I

E però spera. Lo solaio quarto fa l'norao più santo.


Da umilili viene carità sincera ,
Cioè fortezza : pena e non far pianto :

Prima bisogna l' amor proprio pera Chi i’ ba ediGcato troova canto
Per umiltà allor carili vera In ogni pena.
Viene nel coro. In questo solaio quarto Cristo cena
El cuor già mai star non può sanza amore. Con la sua spose, c qaiadl iu eiel la mena
Però dunque ebo l'umil s'ba in orrore. A veder la sua faccia , eh’ é serena
Ed amar porgli viene, ama il Signore, In paradiso.
Iddio verace. Ciascnn solaio è in dui parte diviao
Cotesto stalo scute grande pace In camera e solo, per mio avviso:
Che poi ch'cl tetto la carili face. Or odi ,
suora , come lei diviso.
Con Dio secreto l'alma santa giace Per ragione.
lo gran disio. Virtù d' aOelto con divozione
O che diletto è goder di Dio ! La camera si è di esls magione

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137

Qqìtì li poM el T«ro Salomoos De’ confessori ancor, li priego c csoro


Colla aua ipoaa. Ispesso pensa.
Qaifi le insegna in secreto ogni cosa : Che sai , che feciono aspra peoitenzia
Quel che la insegna dir lingua non oaa Ingiuriali non facean resistenzia,
Insieme Dio coir alma qniri posa Di seguitargli abbi tu in pasieoiia
E con gran festa. In lor virludi.
Virtù in allo ed opra manifesta Abbi gli alleili teneri e non crudi
Si è la scala, e mollo è buona questa. Vestili d’ ogni virlude e non nudi.
Che sai che la buon' opra ci è richiesta Freddi non siano, ma sian caldi, che sodi
Per darne luce Nel bene accesa.
Di buono esemplo, che a virtù conduce. Per gran fervore alle virtodi intesa

Tu dunque di virtù, suor mia ,


riluce, Per desiderio in Dio sempre sospesa ,

Cbequesla è quella Tia, che al ciel conduco Rinchiusa dentro e tutta compresa ,

In poco d’ ora. E in Dio ricolta.


Ma se se' sposa, in camera dimora Se fai ben, so, sarai tenuta stolta
Cioè studia pih dentro che di fora E forse villania rirevrai molla
Con rivercniia di cor sempre adora Dello ti Oa tu pari una soita
;

Cristo, ed ama. E sei perduta.


E sta’ attenta ben quando ti chiama. Se questa villania fossa volsula
La sua presenzia leco sempre brama. Sarebbe da Dio T alma pruvvcdula :

Ciò che è fuori e men di lui disama. Nessuna lingua, quantunque sia acuta
E lui careggia. Lo osa dire.
Acciò che Tolentier con tcco saggia Or ecco se al tno
, sposo vuoi venire.
Dipingi questa casa e slorieggia. In Ini e di Ini compier tuo desirc
La memoria de’ santi fa’ che reggia Per questo modo li convien fornire ,

In le formala. Che io t’bo ditto.


Sia nella mente croce Ogurata, Se bene intendi, suor mia questo scritto
,

La imagin di Maria siavi segnata, Attendi ben li motti, che io li gitio.


D' ogni altro santo sia istoriala Andrai intesa per rentier diritto
E ben dipinta. A te pensando:
La virtù di ciascnn vi sia distinta. Per gran fervore amore andrà’ gridando
Ma fa' che la dipingi di tal tinta. E la Ina casa sempre ediheando:
Che per nino modo mai direnli stinta Se cosi non farai, sei messa io bando
La sua 6gnra. Della sua corte.
Se la tua casa bara tal dipintura, Chi corre in bando 6 giudicato a morte
Che Iddio verrà io te stanne sicura. Son dichiarale sue opere torte
Lassa ogni cosa , e pur questo procura : In faccia gli fien chiose quelle porle.
Di fare il bene. Le snpernali.
Pensa quante ebbon li martiri pene E messo Qa co’ i dannati infernali
Che se cosi farai, di pensar bene A patire infiniti e grandi mali
D’ ogni cosa, barai paoe: la qoal’ene Privali ddii ben’ celestiali
Grande tesoro. E fia dannato.
Virginal purità ,
che in ciel fa coro , Ma ohi fa questa casa , consegnalo
Ripensa c cara più
, l’ abbi che l’oro : Con Dio , in eterno ,
fia glorificalo :

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138

Bealo a quello ,
che ha edificalo Colui non ha paura, nè è dolente.
In lai mauiera. Di ciò che altro ami può esser perdente,
Or aeguitiam, suor mia', dopo la achiera E beo lo sai.
Dei fanti , con la croce per bandiera. Questo è cagion cb'el mondo ha Unti guai
Per amor del tuo apoao, sia guerriera E nullo peccatore è pieno assai
Dell' inimico. Che ciò ch'è men che Dio, non empie mai
Lo core umano.
Imagine è dell'alto Dio sovrano
ccxci. Però non l’empie lo mondo ,
che è vano ,

Credi, suor mia, al mio consiglio sano


Lauda di E non lo amare.
Ciò che lo nostro cuor suole cercare.
A. Dio diletta e consecrala sposa. Pace o onor , ricchezze e deleilare
Se esser gli vuoi sempre graziosa. Già mai nel mondo si può ben trovare.
Caccia lo mondo con ogni sua cosa Ha io solo Dio
Dello tuo cuore. Che ben nè pace ama l’ nom che è rio.
,

Pensa, sorella mia, nel suo dolore. Di' dunque: o dolce amore e sposo mio.
Vedi che pende in croce per tuo amore , Fammi di te gustare, imperciocch'io
' Se lassi lui, e prendi altro amatore. D' altronon curo.
Fai villania. A te dono el mio corpo e lo cnor puro
A far tal cambio mi par gran pauia. Tu se’ mio sposo e diletto sicuro,
Lassar d*amare el figliool di Maria A le m' arrendo ed a le fede giuro.
E amar creatura quale che si aia
,
Amor divino.
In questa vita. Con grande reverenzia a le ro’ inchino,
Se ami Ini sei molto ingentilita 0 amor dolce sopra ogni amor fino ;
Perchè I’ amor ti fa con lui unita : Abbi pieU del mio cuore tapino
Di ciò che altro ami sci molto avvilita O buono sposo.
lo veritade. Lassare io voglio ogni amor fastidioso:
Oimè che puzzo e grande iniqnitade. Or mi t' arrendi ,
o Gesù amoroso
Lassar d'amar la divina boutade, Inteso e provato ho , che se' pietoso
La qual ci chiama con grande pleiade, Ai peccatori.
Istando in croce. Poi che barai cosi pianto con dolori
Quelle ferite gettano gran voce : E rinunziato a li mondani onori
Chi a tal fornace d'amor non si cuoce Adorna lo tuo cor di olenti fiori

Non giova la sua morte ,


anzi gli nuoce : Si ,
che gli piaci.

Or dunque Fama. Se beo gli vuoi piacer fa che li spiacci:


0 sconoscente, ve'come ti brama, Eccello lui ,
di niente t’ impacci
Per molti modi non ve' che ti chiama ? Io verità se il fai senti sollazzi

Ogni altra cosa e te prima disama : E dilettosi.

E Ini sol prende. Faratli gustar cibi saporosi

D’ ogni altro amor sai che il cor ti riprende, Intendimenti barai meravigliosi
E maraviglia è come non si fende. Faratli star co’ i suo’ santi amorosi
Sol quello ha pace, che a questo intende Lui contemplando.
E puramente. Ciò eh' è di sotto al ciel si metti in bando
Che può temer chi ha l' Onnipotente? Amando grida ,
piangi sospirando
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139

Domanda ,
picchia e cerca bene orando. Perchè lui ed è ricco, e vede bene
Se ta il TDoli. Ch’ ella è mendica.
Non etser pigra , com’ esser (n suoli Altro che amor da tei non chiede mica :

Che se per amor forte li ridnoli Però , snor mia , che Iddio ti benedica,
D’aterlo oSèso ,
barène la' Qglinoli Daglielo tutto e quanto puoi el nolrica,
Sarai beata. B le dispreiza.
Giè Iterile non è , ma fecondata A lui cosi unita con fermezza
A tale sposo l' anima rocata. Vedrai e possederai la sua ricchezza :
Ripensa adnnqoe a cui sei sposata , A quanta salirai con lui in altezza
E tiengli fede. r noi so dire,
Come geloso si ti guarda e vede Ben odo, che fa l' anima languire
Poi aie saria e con Ini in cella siede: Brighiamci al mondo tolto di morire
Se li trnoTa leale ,
ora mi crede E spero in lui ,
che ci farà sentire
Barai gran cose. Di sò avaccio.
Tn sai snor mia , che le mondane spose
, Oh chi potre’ contar quanto sollazzo
Portando e partorendo son penose, Quando sto sposo tien la sposa in braccio?
Per molli modi poi son dolorose Noi può provar, nè creder locor ghiaccio.
E aciagorate. Ma il beo caldo.
D' esti mali son nette e liberale Legittimo d’ amore e non bastardo.
Quelle che a Cristo amor, sono sposale
, Gentile e costumato e non ribaldo
Portando Iddio, e già non son gravale Valente alle battaglie e non codardo
Di tale peso. Qui lo pmova.
Lui partorendo, secondo che ho inteso Del ben, che sente giè non sa dar prnova
Han di dolcezza tale il cor compreso. Di se riman perdente e non si trnuva
Che per diletto in Dio sta sospeso Si è Brmato, e non è chi il rimuova
B lutto unito. Per ninno modo.
Vedendo poi, eb'el Sglio han partorito io Dio è transformato e tanto sodo.
Che hanno Iddio per isposo e per marito. Che creatura non scioglie tal nodo :
Per gran dolcezza li eoe il cuor rapito Oimè i’ non lo pruovo ; piange e tace
In paradiso. E Ini domanda :

E quivi contemplando el chiaro viso Con gran fervore fa' ciò che comanda
Dei loro sposo , hanno sollazzo e riso, Faratti allor gustar la sua vivanda :

Ogni cosa creata hanno in deriso , Se puoi, snor mia, un poco me ne manda.
Ed indespelto. Che io ne assaggi.
La pace che hanno accende lo intolletlo: Priegoti , pensa , suor mia , li vantaggi
Oi mè noi pruovo ,
ma si i'haggio letto , Che far ti vuol tal sposo cari e saggi
Se bavessimo suor mia , ,
pure l' affetto, Acciocché, me iograta ! tu non caggi
El sentiremmo. In gran mina.
D' etto sposo le gioie riceveremmo Questa è comune sentenzia divina
La sua dolcezza un poco gusteremmo : Che chi dispregia la sua grazia lina
Gustando tal saper, non enreremmo Diventi poi d’ogni vizio sentina,
Dipoi le pene. E del nimico.
Dota di questo sposo è ogni bene: Abbi dunque Iddio caro o per amico.
E dola la sua sposa ,
e far gliel viene Che cbi lui ha giammai non è mendico,

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140

E eh' il dispregia, or credi, eh' io tei dico, Quanta è quella allegrezza


Ila sempre male. In cielo, c la dolcezza.
0 te beata di sposo colale Che ai fa con gran festa.

O misera, elio poco (e ne cale Con feste a voi Maria


Che lotto e sopra tatto ogni beo Tale, Arreco la ambasciata,
Or r babbi caro. Che questa compagnia
Gran gioie dona, perché non é araro Conforti ;
e addolorala
Lassalo entrare a te, non far riparo Farà sua ritornata:
Vien con doloessa, tanza nollo amaro Cristo signor giocondo
E sanza pena : A giudicare il mondo
Nel coor che gli apre entra ,
e con Ini cena Sempre per noi a' aspetta.

D' acqoe di grazie creari tal rena


Che qui lo sazia ,
e poi in ciel lo mena ccxaii.
A. star co’ I santi.
Quivi è ove liberali, che son tanti, Landa di
Nollo abbaehisto saprebbe dir quanti.
Lodano iddio e sempre fanno canti Stefano pien d’amore
Dolci e mollo. É oggi incoronalo
Beati son, vedon Dio per lo volto , Con pietre lapidato per suo amore.
E bealo è chi questa parta ha sciolto ; Era di grazia pieno
Ma chi la spregia asMl mi pare stollo E di fortezza ,
il raartir glorìoso:
E sciagurato. Opere da lui nscieno
Oimè del dito nell’ occhio aa* ho dato Ch’ eran d’ aspetto tatto stnporoso.
Che io son quello, che Dio babbo sprezzato, Nel popol cnrìoso
Ma tottavia coafesso el mio peccalo, Che eoo Ini disputava,
E merzè chicro, E Ini lo soperava col valore.
Priegal, suor mia, ooo mi si moatei fiero Dispulavan con Ini
Avvenga eh' io gli sia stato goerricro : Molti di qne’ giudei con arroganza;
Anco ti priego, che allo tuo San Piero Non intendendo in coi
Mi raccomandi. Il martir glorioso avea speranza
Perd che l’ abbondanza
CCXCII. Che avea nel suo parlare
Era dallo spirar dei Salvatore.
Lauda di Resisternou potea
Alio spirilo santo ,
che parlava
j\cl ciel si fa gran festa La dura gente ebrea
Salilo v’è il Signore: Allor qnando con Stefan disputava ,

Suoni e canti d’ amore Però che confoodea


Si fa , che mai non resta. Con aperte ragioni
Non si resta di dire lotti e Iwo sermoni a loro errori.
a Gloria io exeelsis Deo » Però con ira e sdegno
Cantando al dolco sire impetuosamente il lapidava
Ch’ ha vinto il dinwn rio. Negando ogni sno segno
Non lo potrà’ dir io Tatto il sno sacro corpo lacerava :

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E sempre dispregiava D' opere molto pine


La sua sita a dottrina SI, che Dall’altra mai al mondo fue
Che era certa, divina e con fervore. Di lei più virtuoea:
E Stefano priega Ebbe sopra ogni cosa
Il suo Signore acciò, che perdonasse La grazia in compagnia.
A chi lo lapidasse Senza peccalo fu, secondo il dire
E cbo a tanta ignoranta non guardasse, Del dottore Augustino
E ben par, che giovasse Nè mai falli, nè poteva fallire

Il suo divoto orare. Per r alalo divino ,

Che a Paolo (e lasciare il suo errore. Seguendo di virtù il vero cammino


Le pietre del torrente El mondo dispregiando
Dolci furono certo al cavalieri, Con 1' alma contemplando
E sempre paziente Del del la vera via.

Istette nel tormento volentieri : Non si potrebbe dir di sua neUezsa.


Coir animo leggieri Quanto monda e pura.
fu
Sempre laudando Iddio Nè quanta fosse sua costumatezza,
Non si curando un flo di quel furore. Nè quanto avesse cura
Di colpa non turbar la sua figura
ccxciv. E vivere innocenle
CircuDspelta e prudente
Landa di Conlra a ogni cosa ria.

^ enile tolti a contemplar Maria, ccxcv.


Alma del del Regina,
A cui ciascun a' inchina Lauda ili

Santo, qualunque sia.


Son le vlrth di questa donna bella 'X u donna sola se'iT amore degna.
In numero infinite Delle vergini capo e gran corona,
Coniar non le potre’ nulla favella. Drieto ti corron molle verginette
Ne mai furono più udite Tolte ferventi, gagliarde c consCrette
Si degne operazion’, né si gradite, Di non lasciarti mai nè di nè ora.
Qual forooo in costei Tu vedi sempre quel Gesù diletto
Nè io narrar potrei Che in (e discende, come pioggia in lana
Già mai con lingua mia. Che discendendo mira piana piana
Non nè fu mai certo al mondo alcnna Non operando per nulla dibUo.
Di tanta nobiltae. Tu siedi appresso a qnello inaperadore
Né tanto bella, ben che fossi bruna. Che incarcerato stette nel Ino ventre :
E di somma onestae, O donna magna , quanto lievemente
Nata di grande, come il mondo sae ,
II parlnrisli senz'alena dolore.
Di palriarcbi e regi, Come potesii , donna , sostenere
Dodici molto egregi Colai che cigne I’ nniverso mondo ?
,

Di sua genealogia. Come soffristi donna tanto pondo,


Se bella fu del corpo e nobil molto, Tu sostenere el pugno di quel sire?
Più fu la sua virtue ; O gloriosa , e alta e mansneta.
E se vestita fue nel suo bel volto. Umile più che l’ altre creatore

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113

Quanto più ragni nelle grandi allure L’ uffiii Maria sopra li cieli è gita.

Tanto ti abbassi, o donna quieta. Gli angel fan festa in quella eterna vita ;

O gloriosa candida e lucente


,
S’inchinan tutti ,
e tntli a onor s' invita
O delicata più che favo melo Alla regina di gran cortesia.
O colombina pura sansa Tele Regina dolce , o santa imperatrice ,

Concedi a me la purità di mente. Per amore di quel ,


che in ciel ti mise
Fammi gustar di quello che si dice,
CCICTI.
Che tu gustasti quando fusti in via.
Lauda di Quando lasciasti il tenebroso mondo
Ti venne incontro il grande Re giocondo,
olea andar sospirando Tutti i nimici foggon, vanno al fondo.
Con pianti e guai e con grande dolore. Perchè veddono empier la profezia.
Ora vo ringrasiando Divoti amanti di Maria gioctmda ,
Chi fe la luna e T di sole e vapore ;
,
Presto correte avanti ch’ella giunga,
Bingraiio el mio Signore Ed anunziate a quella turba monda
Noi so piu ritrovare. Che s’ apparecchino a laudar Maria.
Pel troppo amare, e la mia gran follia. Slan tutti attenti con allegre facce,
Cantin le pietre e i sassi Tntli slan pronti ,
ed aspettando tace:
Canti la terra , el mondo e tutta gente, Come giugnesti ,
gridan pace ,
pace
Cantin gli animi lassi A te ,
beata Vergine Maria.
Cantin dolcemente
le stelle tutte Angeli , Arcangeli e le virtù sante
A Cristo Onnipotente Fnron le prime schiere a le davanle.
Che mori con passione Umilmente s'inchinan tutte quante.
E alle persone tolse pena ria. Dicendo : viva l’ umile Maria.
Adunque, o coor gentili. Dominazioni e potestà beata
Venite al monte ad ascoltare Iddio ,
Co’ i principati in uno amor l^ate :

Non vogliate esser vili ,


Chi veduto avesse come abbracciate
Tardi nè lenti : venite io desio Di benedirti mai non cesseria,
Dicendo: o signor mio. Pe’ troni santi passa la Regina ,

Poi die tn ci bai creati Fra i cherubini va la cherubina ,

E poi ricreati, sempre laudalo sia. E grazie, dolce alla donna divina.
Ora andiam tutti quanti Con questa turba al creator rendia.
Con alta voce a ringraziar costei Per larghe piazze del splendente cielo
Che quando e nostri pianti Tolto focoso correa el Gabriello
Sente, si move a pregar per noi rei. Come impazzato dicea a questo od a quello:
Tntli pregar vorrei A costei feci l’ alla imbasciata.
Che voi v’inginocchiassi Profeti santi fean solenne festa
E poi tutti gridassi, dicendo : Ave Maria. Chi s* inchinava e chi saintaa questa ;

David cantava: questa donna onesta


CCXCVII. Liberi gli avea fuor di prigionia.
Ma i patriarchi lutti ad una schiera
Lauda di Stavano chiusi sotto sua bandiera
E come viddon quella gran lumiera
Cìaoli gioiosi e dolce melodia Presto ciascuno di suo posto uscia.
Tulli gridiamo all’ umile Maria. Poi da tulli i cor’ fusti circondala

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CoD aoave roc« presa e su lerata Per chiesa fu andatura


Presso al (ao figlio t’ ebbe collocata Colla mente vana e ria.
Ed onorata ,
come eterna Dia. Alla messa ed orazione
O Maria dolce : o clemente e pia Sto con poca divozione
O ringraziala in tanta compagnia Senza considerazione
Cbi non li landa smarrito ba la ria Guardo il figliuol di Maria.
Di pertenire a eterna psalmodia. lo orazion priego Dio
Lasci a me ’l debito mio ,

CCXCVIII. Come al prossimo fo io ;

E vivo con lui in resta !

Lauda di Tante volte cbe io bo peccalo


, ,

E Dio mi ba sopportato ;
0 serafioa bella, S’ ’i son punto ingiuriato
Caterina Sanese Sopportar non ho baila.
Di Cristo se’ pnlzella Veggio Cristo io sulla croM
Tanto fosti cortese. Perdonare ad alta voce ;
O alma cbembina Ed io come can feroce
In nello amor sommersa Prender vendetta vorria
La essenzia divina Sempre vorrei guadagnare,
SI nel tao cor Tersa , Fatica non vo’ durare:
Cbe tntta celestina Vorrei santo diventare.
Fatta sei ed eccelsa : Senza alcuna pena ria.
Appresso alla Regina La fatica m’ A nimica
Locala stai in mensa. Vo’ virtù senza fatica :

Fanciulla santa fosti El vero convieo ch’io dica,


E diletta perfetta : lo son pien di ipocresia.
Cristo sposo pigliasti Ogni mese mi confesso ,
E non r amor , cbe infetta: E non vo’ vincer me stesso.
El mondo abbandonasti Ogni di peccati tesso,
E ogni fallace setta ; E sto in questa tenebria.
O anima diletta Credo esser confessato ,

Ed adorna; e felice E col prete ho ragionato :

Ordine sacrosanto de’ Fra’ Predicatori! Ed il mio vizio e peccalo


commette come pria.
Si
ccxclx. Per godere a tutte Pere
Vorre’ utile ed onore :

Landa di Maggior male non ba il core.


Che stare in quest’ agonia.
Coofesundo lo mio errore ,
Poverll, vergogna e pena
Cerco di cavare onore , È la via cbe al cielo mena ;

Dico mia colpa al Signore Le ricchezze, onore e lena


Quando sono io compagnia. Cerco; e salvar mi vorria.
Veggio oimè mia sepoltura L' nom che è buono in essenzia.
E la mente mi sta dura : Fuga la buona apparenzis,
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la
E se è pieoo di Kìeoiia, El manlo, eh’ io resto, è lo sposo fino ,

Cerca fama in dicieria. Che mi fa acceso com' nn chernbino


Panni di parlar per Dio, Ed hammi sospeso al verbo dirino ;

E parlo per l’opor' mio : Come no seraOno m'illiutra l’amor.


Lo ingannato son por’ io. Chi è si ilInstFato si porli la croce.
Per la mia superbia ria I Sarà condennato se non rende tace :

Ed a questo stalo chi Cristo conduce


ccc. Gitti si gran voce che muoia d' amor,
,

Lauda di
ccci.

Beo morrò d'amore , per li gran sospiri.


Che mi fa gittare lo mio gran Signore. Lauda di

Sospir t’addimando, Sgliuol di Maria,


.Merzè t'addimando, Gesù vita mia. Santo Vincenzio sacrato.
Morrò tormentando nella rila mia. Frate ver predicatore
Però sempre crea lamenti d' amor. Priega Iddio per lo tuo amore
Lamenti dogliosi io getto languendo , Ci perdoni ogni peccato.
Che son si penosi, che mito mi fendo A Dio fusli|l8olo accetto
Son si dilettosi, che lo tutto m’ incendo. Dalla tna naiivitade
E tutto m incendo d’un foco d' amor. Vero servo da Dio eletto !

Questo foco passa ,


aopr'ogni altra pena. Pien di fede e caritade
Tutto mi fracassa in ciascuna rena Tn serrasti caslitade
Ogni doglia passa, che chiamata é lena. Per tutta tna vita santa
Io una catena ho messo l' amor. Tn fusti la vera pianta
Son incatenato in una prigione Da Gesù predestinato.
E dentro serrato, non so la cagiona. Lo santo abito portasti
S' i’
sono aiutato io ho la ragione Delli fra' predicatori',
Questa questione termini l’amor. Con santità Uosserraati ;

Termine vorrei, che io più non amasse. Per fin’ alle ultime ore
So che impauorei, se molto durasse Obbediente allo maggiore;
Povertade tanta amasti
E più non potrei in braccio l'amor. Che alla fin beo meritasti
In braccio mi tiene , ed io tramortisco Sopra il cielo esser portato.
Per le grandi pene,! che io Cristo rapisco : O scienzia infinita
Allor mi sorriene com' alto saliaco, O virtù di Dio supoma
Ond’ io partorisco un Ogiio d’ amor. Tu fusti nella tna vita

Un Qglinol m' ò nato che tutto m' inteM ,


: Al mondo noa lucerna :

Gesù ionamoralo, eh' ò largo e cortese. Ora stai in vita eterna


Ed hammi giurato di farmi lo spese Fra gli spirili divini

I’ porto ogni mese ghirlanda d’ amor. Fra gii Angeli cbernbini.


Ghirlanda portando , girò per lo mondo. E con Dio accompagnalo I

Col cor giubilando, allegro e giocondo O felice la sementa


Con canti dantando, però ebo nel mondo Del tao sangue benedetto ,

Tallo mi circondo di ammanto d’ amor. O gloriosa Valenza

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Ii5

Cbe produsse il sacro pcttol Gaode quod oblalio


Però il dÌTÌDO coospetlo Regom et derotio tuo fertur filio.

Prcgbcrrai per lutti quanti Gaode quia lui nati,


Poi che stai fra gli altri santi Qucm dolcbas mortem pali, fulgel rcsur-
Con Domenico beato. Gaode Cbrislo ascendente (reelio.

La scrittura lauto amasti. In coelomque le ridente molo fertur prò-


Sacro santo confessore Gaude quod paraclyins (prìo.

Lo crangelio predicasti Missus est dirinitns in tuo collegio.


Come disse il Salvatore: Gaude quia post Chrislnm scandis
Di Teologia Dottore El fit honor libi grandis io coeli palalio
Con r angelico intelletto Ubi frneins reniris Ini

Perché era nel tuo petto Per te detur nobis fruì in eterno gaudio.
Lo spirito santo entralo.
Gran' miracoli mostrasti
In vita ed in morte poi
,

Li morti risuscitasti

Degli uomin’ deroti tuoi : Ijrande flore virginali

Ora priega Iddio per noi , Quae bonore spetiali Iransccudil splendi
Che stai innanii a Dio superno Angelorom principalom (fcrum.
Ci liberi dallo inferno Et sanclorum decoralum dignilate nume-
E nel mondo dal peccato. Gaude, sponsa clara Dei, (
rum.
Vero profeta o dottore Nam et clara lux dici sola dalur luminc.
E serro di Gesù Cristo , Sic tu facis rerbom vere
Tu profetasti a Calisto Tuae pacis resplendcre lucis plenitudine.
Che dovea esser pastore Gaude, splendor, ras virtutum,
Di San Piero successore Coius paene est adnotom Iota coeli curia.
El qual fu come dicesti Te felicem et benignam
Mollo innanzi il promettesti : lesu genitricem dignam reoerans in glo-
Te lo area Dio rivelato, Gande nexu roluntalis (ria.

Santo so’ meritamente Et ampicxu caritatis inncla sis altissimo.


Dalla Chiesa conGrmato ,
Vt a nato persequaris
Adorato da ogni gente Quicquid virgo posinlaris a lesu dolcis-
Nel mondo canonizzato Gaodc, maler miserorum ,
(simo.
Fosti dal pastor beato , Quod pater miserorum dabit te culentibus
Allo qnale annunziasli CoDgrnenlem bic mercedem
Quando al mondo profetasti Et felicem poli sedem regnis in celestibus.
Che sarta Papa ordinalo. Amen Gaude, virgo mater Cbristi,
Quia sola mcrnisti, o virgo dulcissima,
Vt sis sanctae trinilatis
Esso tantae dignitatis, sessione proxima.
Gaude, virgo, maler pura.
Cxande, Virgo roater Cbristi, Arda manens et secora, quod haec tua.
Quae per aurem concepisti, Gabrielisnun- Non ccssabnnt nec decrcsccni, gaudia (

Gaude quia Dco piena tio. Sed dnraboni et florcbunl per aeicma
(

Peperisti sine poena, cum podoris lilio. ( saccaia.


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UG
CCCII. CCCIII.

Landa di Lauda di

Laudiamo Gesù ,
figliuol di Maria Udite malta pazzia
Con tulli li santi iu sua compagnia. Della stolta vita mia:
0 figliuol piacente della dolce madre , Io ho degli anni quaranta ,

Nel qual puro ventre volesti abitare Spero menar vita santa ,

E per noi salvare morte ricevesti Acquistala ho virtù tanta


Ci ricomperasti , Gesù vita mia. Che veder non si polrla.
Giovanni battista con grande fervono Ne' peccali sono involto
E r Evangelista amalo dal Signore ,
E Ira' boon'ffii son raccolto
E tu precursore di Gesù beato. A virtù commendo mollo.
Sci lutto levato in sta gerarchia. Vizio segno tuttavia.
San Piero e San Paulo, Simone e Taddeo Laudo a mensa el digiunare
Iacopo e Filippo, san Bartolomeo ,
E nel letto el vigilare.
Andrea e Matteo con Toma beato El silenzio sto a laudare,
Mumero sacralo con Santo Mattia. E poi parlo più ebe pria.
Stefano valente, primo cavalieri Mangio ,
dormo e vesto panni
Lorcnio piacente mori volentieri Dico el mondo è pien d' affanni
Gonfalonieri con Pier Marlir santo
, ; Tristamente spendo gli anni
E di sangue lutti porlaro bandiera. Perdo el giorno in ciarleria.
E Santo Gregorio perfetto dottore, Son nel mondo traditore,
E santo Niccola , quel dolce pastore Pcrch' io son mondo minore ,

JJi quello splendore per voi ,


beali Che m' inganno , in grand'errore
Siamo illuminali da Gesù e Maria. Sarò ben con vita ria.

Domenico bealo , de’ predicatori Gli altri riprendo


aspramente
Tommaso chiamato specchio de' dottori Reprcnsion non vo' niente:
Vincen’ di Valeiizia per noi sempre siale, Chi mi lauda in fra la gente
E voi conservale questa compagnia. Prende l'amicizia mia.
E santo Francesco ,
primo fra minore Son tenuto ogn'nomo amare
.\nlnn’, Lodovico, di Dio amatore : E sto pnre a mormorare :
Bernardin beato, gran predicatore. Se r amor volessi usare
Per noi deh pregate l'alto redentore. L’ altrui vita tacerla.
Maria Maddalena ,
Cecilia ed Agnc.se Di salvarmi alo in periglio
Santa Caterina ,
vergine cortese, E non seguo el buon consiglio
Agata beata, Caterina Sanese Le più volle il peggio piglio
Compagna sacrala di santa Lucia. Per la mia tristizia ria.

O angel’bcali c tulli gli altri santi Disio d'essere salvato


Confermali in amor con suoni e canti. E sto ne' vizii intricato ,

Supplicate la Trinili beala , Vorrei vincere el peccato,


Nostri peccali ci perdoni in via. E combatter non vorria.
Vorrei esser paziente
E patir non vo' niente :

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m
Vorrei pace nella mente Perchè sanza il tuo aiuto la meschina
B tener le «izia mia. Alma non può il nimico suo fuggire.
Vorrei el corpo regolato
Non ho il senso ralTreoato, ccev.
Vorrei fare a modo osato,
Vorrei in fin , che si desia. Lauda di

Va' servire a duo Signori


E sto sempre in questi errori : Si t' ho fallito , Gesù , e mi dispiace
Cerco del mondo gli onori Misericordia, Iddio, rendimi pace.
E diletti tuttavia. .Misericordia, dolce Salvatore,
Serro al mondo rolentieri lo t’ adimando che ,
tu mi perdoni
A Dio servo con pensieri : E miei peccali , o trami d'ogni errore :

Al mondo con fatti veri In buona volontà el cor mi disponi :

A Dio cou ipocrciia. Pregar li voglio che il tuo cor mi doni


Se io m' accostassi a Dio Acciò, che m'esca ogni pcnsicr fallace.
Fuggirei el mondo rio: Ricorro a le , signore de' Signori
Quanto cerco el piacer mio Con lacrime c con molla devozione
Tanto fuggo el buon Messia. Nclia mia mente: e di tulli mia errori i

Deh fammi aver perfetta intenzione.


CCCIV. Che nel mio cor mi do gran passione,
Che stato son nel peccalo fallace.
Lauda di Vedimi ,
a braccia aperte per tc in croce ,

E tanta pena ho voluto patire ,

^ ergine sacra ,
graziosa e bella 0 peccalor, ben odo la tua voce ,

Madre del buon Gesù, nostro alto sire, Non sai, che per tuo amor volii morire?
Perchè dal padre eletta fosti quella Ora mi segui se a me vuoi venire
, ,

Aver nostra salute a parturìre. Ch’ io li perdono , e questo si è verace.


Ricorro a te ,
fedelissima stella
Che dal Dimon non mi lassi rapire:

Quando risgnardo quanto io abbi offeso cervi.

Tuo caro figlio , che tanto dolore


Per me portò nella croce sospeso Lauda di

Oimè lasso, e mi si strugge el core


Cantnaì mine. — L«vÀmi «l'un b«*l maltin»'
Ma son si nel peccato cieco preso.
( alla Mella OiaMa.

Che il cor non può le sue fiamme seguire.


Benché mi preni.'i uno ardente disio, Andiamo a Gesù Cristo ,

Ch' i' fugga tanti casi acerbi e strani. Pieno di zucchero e moie .

Mi tende tanti lacci el dimon rio ,


Lassiamo el mondo tristo
Clic scampar non gli posso delie mani : Aceto,
mirra e felc.
Ogni ben fare mi mette in oidio Chi gesta Gesù ,
manna
Perch'io non possa su nel del salire. D' ogni dolce sapore

Dunque merié mcrzè, aita regina. Subito canta Osanna


Spargasi in me quelia virtù divina ,
Con la mente c col coro.

Deh spezzami del cuor l’ aspra catena ,


El mondo è picn di pena
Che gli occhi fonte fe' di Maddalena . E par pien di diletto ,

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H8
Cesa fa l' alma piena 0 buon Gesù ,
coprici col tuo ammanto
Di ginbilo perfetlo. Per amor di quel sangue prezioso ,

Toraiam talli ferrcnti Che in croce per noi spargesti tanto.


Al nostro Iddio giocondo Gesù , tu fusti tanto grazioso
Che ci farà conienti Che in sulla croce dicesti al ladrone:
Più che il misero Mondo. Con meco in paradiso barai riposo.
Oimè , che io ho visto Gesù , de'peccalor tu se’ il padrone
La morie esser crudele I E se non fosse tua misericordia
Facciam del cielo acquisto Giù nell' inferno renderem ragione.
Con la TÌIa fedele. Gesù, Icco to’ sempre concordia io,

E scacciar via da me il serpente antico,


CCCVII. Sicché mai teco io non abbia discordia.
Gesù , ben si può dir, che gli è mendico
Landa di Chi non ricorda il di dì Gesù il nome :

Or odi di Gesù ben quel cb'i'dico.


Sempre Gesù voglio aver nella mente ,
Buon Gesù, caro ti costo quel pome
O glorioso nome di virtù Che mangiò Èva, pel qual tu moristi
Da Dio fusti ordinalo veramente. Ed io morrò, Gesù, e non so come.
Chi contemplasse el nome di Gesù, Deb fa, Gesù, che io tua grazia acquisti
Quel che è Gesù, e chi gliel le' por nome, In questo mondo , Gesù , ebe al partire
Sempre a ogn'ora Gesù diresti tu, L' anima mia , Gesù , non sia tra tristi.
Vo' santa Chiesa , che tu sappi come Gesù, la morte io non posso fuggire
Iddio mandò a Gioseph Gabriello, Pensando a te , o signor mio , dì lei
Dice che vuol che Gesù abbia nome.
, L’ amaro colpo ti fe’ sofferire.
Ancor gli disse quell' angelo bello Gesù , in questo mondo dir dovrei
Non li turbar , Gioseph , che Maria Sempre sdogai ora: Gesù sia laudato.
Partorirà Gesù Re d’ Isdraello. Quanto son degno bencb' io non saprei. ,

E detto che ebbe questo sparì via Gesb, ben Oa colui isTcnturalo
:

Gioseph di Gesù rimase lieto Che Ga dal Iato manco alla sentenzia.
Da poi che piace a Dio, ebe così sia. Quando vedranno il tuo viso turbato.
Dunque al laudar Gesti non to' star cheto. Gesù ,
deh dammi tanta prOTvidenzia ,

Poi che Gesù é nome si perfetto, Che alla mia Gne io non sia di quelli
Dio r ebbe e eterno il fe' nel ano secreto. Gesù, che in ogni cosa bai la potenzia.
Nato è quel buon Gesù , quel benedetto ,
E buon Cristian’, Gesù, son tuoi fratelli

La Vergine rendette a Dio la grazia Per amor della stella laminosa ,

Poi adorò Gesù col paro affetto. Però , da le ,


Gesù , non sian ribelli.
Lauda Gesù e sia tua voglia sazia Io dico di Maria, donna pietosa ,

E di': Gesù Gesù i' ho per fede.


, , Che sempre a pregar sta pe’ peccatori
Che tua misericordia fra noi spazia. Tu , buon Gesù l’ hai fatta graziosa.
,

Gesb , io credo , che chi a le crede Dunque voglio per lei e per tuo amore
Col puro cuore, o Gesù signor mio Scacciare via da me superbia ed ira
Gesù , che gli è nel cicl delle lue erede. E le e lei ,
Gesù ,
amar di core.
Egli è luU’nnoGesù ed Iddio Gesù ,
in questo mondo a mal far lira
Tre sono un con lo Spirilo Santo
in Colui che di Gesù non rammenta:
si

E questo sempre mai crederrò io. El tempo vola ,


c I’ anima via spira.

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U9
In questo mondo nessun si contenta Ben poca ha Tede e mcn conoscimento
Se non colui che da (ìesù ha graiia
, : Chi con Maria non fa pianto e lamento.
Per altra via, Gesù, l' anima stenta lo mi lamento o angel Gabriele
, ,

Dunque a laudar mia voglia non si saiia Venisti a me con luce chiara e fina ,

Poi che a laudar Gesù ro' ha Tatto degno Con sermon dolce, più che manna o melo,
L’ anima è tua , se il corpo li ringrazia. A me dicesti : ave grafia piena :

O buon Gesù , chi misse mai tal pegno Quale allegrezza m’ è tornata in pena ,

Quanto Iddio padre Te* del suo figliuolo ! Amara m' è tornata più ebo Telo

Sofferse che Gesù morissi indegno ,


Tu mi dicesti con teco è il Signore,
E per cavar del limbo il grande stuolo E oggi è meco con pena e dolore.
Tu, buon Gesù, li menasti a quel regno, AngioI, tu mi dicesti benedetta
La dove mai non sentiranno duolo. Più eh’ altra donna che al mondo sia nata
Maestro Anton da Massa, d’ onor degno Non mi par vera la parola detta
De’ fra' minori questo predicoe : Sopra dell'altro son più adolorala.
Che il nome di Gesù passa ogni segno. Io mi lamento di te ,
Elisabetta:
A Gesù credo , e a Gesù credcrroe Quando da me tu Tosti visitalata
E Gesù Cristo sempre adoreroe : Tu mi dicesti con gioja c diletto
Cosi Tarò mentre eh' io viverroe. Che lo mio frullo era benedetto.
Per infinita secula secnlorum. Amen. La tua parola m'è in diversitade.
Se il mio figliuol Tosse stalo un ladrone
O uomo rio, pien di malvagitade.
cccriii. Non gli duvean dar si crude! passione,
lo mi lamento , della gran crudeltade
Sempre sia ringraziala a tutte l' ore L' alma mia è piena di Iribulazione.
La madre di Gesù virgino pura , , Ella piangeva tanto amaramente
Che partorì lo nostro Salvatore , Ch'ella Iacea pianger molla gente.
E guardaci da la ria morte dora. Quando nascesti , dolce figliuol mio
O buona gente, udite di buon cuore Di mezza notte Tu gran carilade:
Quello che ne racconta la Scrittura, Gli angel' del ciel cantavano: Alto Dio
E narrerovvi tutto il suo lamento In terra pace c buona «olontade :

Quando il suo figlia vide a tal tormento. Oggi l' ha Tallo guerra cl popol rio
Chi pianger vuol con la virgin Maria E dato t'hanno grande awersitade
Oirotamente ascolti con buon cuore Grande allegrezza n'ebbono i pastori
El gran lamento che la donna Ga Oggi ricevi tanti disonori.
Quando morto il Salvatore.
ella vide Insin d' Oriente vennono ì tre maghi
In questo mondo non credo che sia Ad offerirli e Tarli grande onore
Ninna persona con si duro core. Ognun di veder te ,
figlio, eran vaghi:
Udendo il lamento con divozione Grande allegrezza che n’ ebbe il mio core:
Che non piangessi di compassione. Falsi giudei peggio siete che draghi t

O cor di pietra, o gente cristiana , Queir allegrezza mi torna in dolore :

Che non piangi con quella a tal dolore I Per quo' Ire Re , che io ti vidi adorare.
Iscnrò il sole e la luna sovrana Oggi a ciascun ti veggo bestemmiare.
Mostrò tristizia del suo creatore Di Giuda mi lamento traditore , ,

Per trar d’ inTèrno la natura umana Che il mìo figlinolo avea Unto onoralo,
In su la croce mori il Salvatore : Aveva! Tatto suo ipendilore

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ATcagli perdonato ogni peccalo, O lesta bionda, o viso angciicato,


lo ini lamento con pena e dolore Gli angcl'del cici li sguardon per dilcllo;
Quando il ridi menar stretto e legalo Occhi lucenti del tlgliuol bealo,

lo mi lamento e son più addolorata Che furon dal tuo padre benedetto.
Quando gli ridi dar si gran gotata. Or se'ismarrito c tulio insanguinalo
lo mi lamento, diceva la donna, A molla gente venuto in dispetto I

Di qne' Giudei c di quelle Termcne O bocca , che dicesti tanto bene ,

E del legame , e di quella colonna Di Tele e aceto abbeverala sene.


Dove il Qgliuolo, pati tante pene E piangendo con lacrime bagnava
Fragellorongli fossa c la persona ,
Tutta la faccia al suo tlgliuol giocondo:
El sangue giusto gli uscia per le rene : Le piaghe tutte quante gli baciava ,
lo mi lamento di te ,
o Caifasso Dicendo: man, che han fatto lutto il mondo,
E del crudel Pilato, oimè lasso, Io mi lamento a quella gente prava ,

lo mi lamento de' chiodi crudeli Che t' hanno tormentalo e messo in fondo:
Che mani c pie' passare a Cristo bello : Da Faraon gli liberasti certo.
Quando il senti conque' chiodi ferire Che quaranta anni slelton nel diserto :
lo mi lamento di quello martello: La madre sopra al lìgliuol tramortia
Questo mi diè gran ghiado da morire : Che non batteva nè polso nè vena :
lo mi lamento che quel ladro fello,
Poi si drizzò e con pianti dicia :

Beslemmiava il Ogliuoi mio a alta voce: Ove se lo , o Maria Maddalena


Per lui e per gli altri mori io sulla croce! Aiutami pianger la mia doglia ria:
Io mi lamento ed ho la mala festa Ed ella gli rispose con gran pena :
Della corona cosi cruda c fella, Io son ben qui, Madre del mio signore.
Che almio Ogliuoi fu posta in so la testa, Ed abbracciandosi piangean con dolore.
Passòli r ossa e le polpa e cervella Dicea Maria a Maddalena guarda ;

liscigli il sangue, che non Iacèa resta , La faccia dello mio fìgliool beato
Bagoolli gli occhi, el viso e le mascella: Dentro nel cor par che m'incenda ed arda.
Io mi lamento della croce del Ugno Dal capo al piè il veggo insanguinalo !

Dove fu posto il mio Ogliuoi benigno, Ed ella gli rispuose , che non larda :

lo mi lamento di Longino Ebrlo E gli hanno fatto certo un gran peccalo


Di quella lancia, che il feri per certo. Che il tuo Ggliool , che dicea tanto bene ,

Passò il costato al dolce Ogliuoi mio : In su la croce han morto con gran pene.
In mezzo il petto il cor gli vidi aperto. Povero fusti in tua naiivitade ,

Di tanta doglia morir credetti io Povero fusti sempre al tuo vivente


Quando vidi il Ogliuoi mio si diserto: In so la croce eh’ io li veggio stare
In questo mondo non fu mai oom nato L' un piè in sull' altro c la testa pendente.
Si crudelmente fussi tormentato. Su la croce con grande awersilade
Chiese da bere: o misera dolente! Ignudo stare e sansa vestimcnte !

Di ciò il mio cor non si può rallegrare: Dove il figliuol seppellirem di Dio?

Amico non aveva , nè parente Disse Gioseph: al munimento mio.


Che vino o acqua li potessin dare : Sepolto Cristo , la vergine pura
Io mi lamento a quella prava gente : Facea gran pianto sopra al munimento
Fele ed aceto il vidi abbeverare : Dicendo; io mi lamento, o morie dura.
Cristo Io bevve c ridilo transirc ,
Che m' hai levalo el mio consola mento
Chinando el capo ,
c I' anima partire. E serralo è in questa sepullnra;

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La Tirgine facendo gran lamento E nel bosco da' ladroni


Per modo alcun non si può consolare Aureliano campasti
E molta gente facea lacrimare. £ copioso di tuoi doni
Maddalena e gli apostoli in quel pianto Sopra el Come lo passasti
Quasi la fé .di Cristo baren perduta ;
Di tua grazia lo inOamraasti.
Alla Virgine si conricn dar «anto. E fu sempre tuo devoto
Che sol per lei la fede è mantenuta : Esaudito fu el suo voto
Ella è candela del sabato santo, E sua buona inspirazione.
La quale e peccatori sempre aiuta: E dal mondo tenebroso
Tutti per lei andremo a salramento : L' osservante liberasti
Al suo onor detto è questo lamento. Cbe dormendo per riposo
Salvo tu lo risvegliasti

cccix. Quel che in si poco scampasti


E non lassasti perire.
Lauda di Francesco Marzocebioi. Chi li vuole, angel seguire
, ,

(Cantasi come — Siam galanti di Vatenxa}.


Tu il conduci a salvazione.

"V iva la congregazione


Dell’ Arcangel RalTaello ceex.

Che sia nostra guida quello


Nelle nostre operazioni. Lauda composta per fra Piero

Noi siam sotto Antonio di S. M. N.


il titol santo
Della tua gran carità ,
Cantali come — Oramai tono
in età c — come
Guardaci da pene c pianto Pe«xator, che non hai posa.
(
E da ogni altra avversità.
Per tu' ioGnita boot!i Oramai non vo' restare
Esaudi questa compagnia : Di gridare al crociGsso,
Di tua grazia ardente sia , Che mi tragga dell’abisso
Come 6 nostra intenzione. Che per me volse incarnare:
Ralfael picn di clemenza ,
lo mi reggo inviluppalo ,

Sotto tua custodia siamo O Gesù , fortezza mia


Salvaci da pestilenza Uscir vorrei del peccato
E da ogni altro caso strano , E non sono in mia balla :

Como Tobia con tua mano Questa carne falsa e ria


Gran paese scompagnasti ftl’ ha sì gin tiralo al fondo ,

E il suo padre consolasti Cbe abbandonar questo mondo


Con tuo dolzc e bel sermone. Forza m' è : poterlo fare !

Tu so' quello Arcangel santo, Io conosco brieve corso.


Cbe Tobia ralluminare Nel qual corre il peccatore :

Tu volesti e trar di pianto, A ciascuno ha dato il morso


E Sarra , rimaritare , Che lo fa star con timore :

Con Tobia accompagnare. Spaventar veggio il mio core


Fu il Dimon da te legato Appressandomi alla fossa :

E ciascun fu liberato Vecchio sono e non fo mossa


,

Sol per Ina defensione. Per voler Gesù trovare.


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15S

E non vo' indugiare alQne , cccxi.


Nè ancora al capezzale :
Poco a mè vai medicine Lauda di Ser Antonio di Mariano
Se con Dio islessi male : (Caotaai fonte — PUo^ il tempo perdoto)
Le compagnie inferualc ,
Abbandon del mondo prato 0 Geronimo santo ,
>

Vomi far di Gesù acbiavo Io li vorrei laudare ,

Per potere in cielo entrare- Ma di saperlo fare

Ben conosco avere fine Per mia fragilità non mi do vanto.


Ogni piacer temporale : Pur dico che assaggiasti

Gnai a chi corre alle spine Arabica e Caldea


D' cslo secalo mortale. Ma mollo più gnstasli
Oimè, senso bestiale ,
Lingua Greca ed Ebrea,
Deb consenti alia ragione, Cbe a te detlon nomèa
Cbe li cara di prigione ,
Ed alla Chiesa lume
E male adoperare.
del Di dottrina e costume
Abbandonalo il primo uomo, Rilucente pel mondo lutto quanto.
Che m’ area sommerso al fondo , Tu la santa scrittura
La superbia cbe è in uno Non solo interpretasti
D* ogni mal cbe regna al mondo , Ma dove eli’ era oscura ,

L' avarizia è il secondo , Quivi la dichiarasti :

Cbe regnava in me si crudo , Ed a noi la donasti


Facend' il povcrel nudo, Come da Dio 1’ avesti :

Sol per poter me saziare. Cosi a noi la desti.


Gli altri vizii vo' lacere. Netta d' ogni eresia e falso ammanto.
Che mi fan lutto tremare , Rifiatasti el cappello ,

Sa quel che il mondo ha in piacere , Tenendo cl core umile ;

Se stesso voler dannare? Questo fu forse quciln ,

Voglio andarmi a confessare Che il tuo invidioso ovile


Mi vo’ far pulito e netto, Nascose io tuo cabile
Vo' mondare ogni difetto Dna veste di donna
Per poter Dio contemplare. Per romper la colonna ,

Lascio cl mondo a chi lo vuole Di tua celebrità e divio canto.


Con sne pompe fraudolente : Nell' cremo abitasti
Non vo spender più parole Per fruir morte pia.
Gesù m' ha tocco la mente : La tua carne domasti
E mi parto allegramente. Per ispinosa via ,

Cosi tnole el Signor mio E come un altro Elia


Gesù vero nomo e Dio , Andando al monte Orebbo
Cbe per me volse incarnare. La via non gli rincrebbe
Oramai non vo restare. Per disio di vedere il volto santo,
In Bciticem ti piacque
La tua vita finire
E dove Gesù nacque
Quivi voler morire

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153

Cosi nel tao (ransire Amor carnale e vanità mondana :

Por ti facesti io terra , Queste mortai’ catene


E quivi finir guerra Da te, mio bene , mi tcnean lontana.
Co’nimici portata tempo tanto. Slavo da te lontan , benché tu slavi
Ora in ciel coronato A me sempre vicino
Di triplice corona L’ errante pecorella ognor chiamavi
Deb sia nostro avvocato Al tuo drillo cammino,
£ d'ogni altra persona, Gesù divino , Re del ciel gentile
Che suo core a te dona Che soffri d’ inclinarti
Ed batti devozione : E innamorarti di me, cosa vile.
La tua orazione Se vuoi amarmi e tu fa me infiammare
Ci difenda da morbo e da amar’ pianto, D’ amor senza misura ;
Come geloso amante non lassare.
cccxii. Che l’altro amor mi cara :
£1 cor mi farà e tienlo a te si stretto
Lauda di Nelle lue dolce braccia.
Che io mi disfaccia in le ,
sommo diletto.

Signor Gesù, quando sarò io mai Signor ,


conferma il mio cor combatinto
Grato c riconoscente Nel tuo santo volere
Dell' eccellente don, che dato m' bai? Che mille volte el di senza il tuo aiuto
0 vago, dolce , o amalor cortese r son presto a cadere.
O grazia gratis data Fammi potere in te quel, ch’io non posso
L’anima mia , che sempre mai t’ offese, Incipiente, inferma.
Di nnovo 1* hai toccala Or tu conferma il cor, tu che l'bai mosso
La dcsviala e piena di peccati Vedi ,
Signor, che mai non mi si parte
Ch' era smarrita e persa Il gran serpente antico.
Tu r bai conversa al Regno de' beati. Contro a’suoi lacci, sue lusinghe ed arte
Conversa 1’ bai dalla tempesta rea Indarno m’affatico:
A le ,
porto di pace : El tuo nimico cerca di rubarmi
Per lo tuo don ,
Signor, quel che solca El don, che In m’hai dato :

Piacere , or mi dispiace : Tu, forte armato, piacciali aiutarmi.


Questo fallace mondo a poco a poco, A le m'inchino, amor mio dilettoso.
Tu mcl dimostri chiaro , Speranza del mio core
Che in pianto amaro torna ogni suo gioco. Porgami col paraclito amoroso
Oimè ,
Signor ,
che tardi l’ occhio apersi D'ogni terreno amore:
Al tuo splendido lumel A tutte l’orc esaltami in virtute
Tu sai ben quanti giorni ed anni ho persi Fin che m’appresso a' giorni

Nel mio pravo costume, Che a le ritorni; o fonte di salute.


0 largo fiume di misericordia
cccxiii.
1 mie’ falli commessi
Mi ticn rimessi in tua vera concordia. Lauda di

O ceca mente, o leuebrosa vita.


{Cantati come — Lcrati m omAÌ>4
Pur or veggio il mio male
Da te ,
somma belleua ,
era partila 0 pcccator ,
che fai ?

Per vii cosa mortale Vuo' tu sempre peccare


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Per aver poi a alare Con giubilante festa,
Nello inremo con grandi atrida e guai ? E dodici son quelle
Deh perchè perdi il tempo, Virtudiose Gammelle,
O miaer peccatore Che risplende il Ino viso
Non paò esser per tempo In paradiso , santa virgo pia.
Riconoscer ano errore : Gli angeli e Cherubini
Con pianto e con dolore Gli arcangeli lotando
Chiedi perdono a Dio, Con inni e seraGai
Ed ogni vizio rio I troni giubilando
O peccator , caccia da le ornai. Con arpi armonizzando
Pensa che dei morire Con celesti virtnie
Sai che non può mancare Rendon salute a te o virgo ,
pia.

Raffrena il Ino fallire Virgine sacra, io pongo


Che tu dei ben pensare A te ogni pensiero
Che poco potrai stare, Se per tua man resnrgo
In questo miser mondo Come di fare spero ,

Anzi n’ andrai in profondo O dolze desidero t

Se del fallir tu non ti pentirai. Uerzè chiezo cantando


Egli sta apparecchiato E raccomando a te l’ anima mia.
Sempre per perdonare
A chi non è ostinato:
Lascia staro il peccalo , ceexv.
Deh voglia a Dio tornare :
E' non ha mai a sdegno , Lauda di
Anzi dona il ano regno
Ove ciascnno gode sempre mai. Facciam fatti, ora facciamo.
Se Gesù trovar vogliamo.
CCCXIV. E’ vuol fatti e non parole.
Fatti, fatti far si vuole,
Lauda di Non bastan parole sole

(CanUsi ecMn« — Donna etto mio lamento* Tinitiaaa). A quel che può fare e fatti.

Non gli piace il millantare


"V ergine dolce e pia Por proporre e ma’ non fare,
A te vengo con fede Debùtn pure incominciare
Che il mio cor crede Quando che aia a fare fatti.
Che tu mi sarai pia. Non basta a dir ben faremo:

Tu se’di sol vestita Hai va nave senza remo ,

E do' be’ cieli ornata , Non si torce senza temo,


Specchio di nostra vita E però facciamo e fatti.

Tu se' nostra avvocala : Non vnol Cristo berlingbieri,


O virgine beata, Detrattor né piaoenlieri.
loti chiedo merzede Non parte ma' volentieri
Merzé merzè merzé, o virgo pia. Per poter me’ fare e fatti.

Sopra tua santa testa Non li piaccion dicitori


Gì èn corona di stelle Sol del verbo; ma e fattori :

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Per qoesla cose di fori ! ; Non cercar altra scienza


^oo lasciò di fare e falli. • Né di molte coso adire.
Non li piacciono i poltroni La voglia lascia e il piacere ,

Né li lenii dormiglioni : Non difender tuo parere.


Chi ra dietro a buon bocconi Ma fa del tao altrù’ volere,

Già non può ben fare e fatti. Se è onesto quei sentiero.


Non gli piacciono e golosi, Veggbia assai ed' ora spesso
InOogardi o ver ritrosi Piangi ogni pieeoi eccesso.
Ipocriti e sospettosi Leggi assai e molto spesso.
Non sono atti a fare e fatti. Se a Dio ta vuoi piacere.
Uom che ra cercando onore
,
Guarda par con gli occhi al seno
Perché paia esser migliore. Lingaa, vento tieni a freno.
Cerca pnr d’esser maggiore. Mangia poco bei meno ,

Non si cura di far fatti. Tanto che il vìver li basti.


Feste ,
ginocbi ed istrnmenti Li sensi abbi regolali
Risi o motti o ver presenti Poco usanza con prelati
GreOnarsi eoo parenti. Né con grandi letterali
Non si cara di far fatti. O con que* che già amasti.
Chi dispreua il ben parere, Quanto puoi sta in la tua cella
Spala tondo e va leggiere , Non portar ne dir novella
Sempre vive con pensiere Quanto puoi il men favella,
Perde il tempo e non fa fatti. E con la mente lavora.
Chi attende a stare ornato Pensa spesso de' dannati
E da molti accompagnato, Pensa ancora de' beati :

E da’ vicini onorato, Dove noi sarem mandali


E’ dispregia di far fatti. Del morir, pensa ad ogni ora.
Lnasoriosi ed immondi. Li parenti con amiche
Oziosi e vagabondi. Tolte tien per tue nimiche
Poco fermi o furibondi , Lascia le tao usanze antiche
Goastan tatti li baon’fatli. E tutti li primi imbratti.
Ma se ta vaoi fare bene Fine io vo’fare al mio dire.
Incomincia dalie pene Che chi se'non vuol tradire
Sempre sta in quelle mene Poche cose basta a dire,
E diventerai perfetto. E faremo assai de' fatti.
E non acldfsro vergogna Oimé eh' io dico e non faccio
Rimproveri con rampogna .
Altri scorgo ,
e me allaccia ;

Porla in pace la tao argogna Per ogni pìccolo impaccio


Non scoprir gli altrui difetti r . Passa il tempo sansa e fatti.

Attendi ta a' falli tuoi, . i Fatti , deb facciamo :


fatti

Lascia andar li fatti altrni Se farem quel che possiamo


Fa ta quel bene che puoi 11 cielo ne gnadagniamo

D'ognì cosa ti da pace. Che sol cel daranno e falli.


Tien per iscndo pacienza
Tosto fa l’ abidienza
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156

ceravi. Amor Gesù ,


per ubbidire al padre
Venisti in terra, dolce Signor mio,
Lauda di E Maria Vergiu volesti per madre
Nel ventre suo incarnasti, amore Iddio ,

volgi gli occhi Ina pietosi in giù Quando vi penso mi si strugge il cere.
Alla regina Madre di Gesù. Dopo el parlo la dolce madre tua
Or li piaccia , o Maria bella Rimase vergin com'era di prima ,
:

Questi mici prieghi un poco aadire Io guardar te puose la cura sua,


Da poi che al mondo tu sola se’ quella, O Gor d'aliso ,
d'ogni virtù cima ,

Di cui e sono serva e vo'scrviro : Amor Gesù quando mio ,


core stima
Deb sguarda in che terribile procella Tanto umil fatto, del senno esco fore.
10 mi rilruovo con grievo martire. 0 dolceamor Gesù , quantunque io penso
O Maria dolce il tuo bel viso , Cbc per lo mio amor moristi in croce
Si da conforto al peccatore , Mancami ci cor, la mante ed ogni senso,
11 qual da te non è diviso, Strider vorrei, e vfeomi mm la voce,
E cui serve del buon core : Simi si strugge el oore, ioGamma e cocc
Nostra salale e ben del paradiso Che il corpo mio riman sansa sentore.
Soccorri il peccatore al suo languire. Amor Gesù ,
volgimi e tuoi santi occhi,
Or mai pon One alle mie pene Deh fammi avere sempre di te brama ;
E con tuoi prieghi di bonilade Appressamili amor, si ch’io ti tocchi
Per quell’antico e dolse bene Per amor dì Maria , che tanto t'ama
Che io li porto in carilade i E con gli cleili tnoi. Signor, mi diiama
Però pregar Maria e’ mi conviene O Gor de Gor' ,
dolce padre e Signore.
Soccorri il peccatore al ano disio.
Porgimi aiuto ,
O Maria trionfale, cccxviii.
Non tardar, ch'i’son forse all'altirao anno
De' giorni miei, più correlili che strale Lauda di ib.

Che con peccali trapassando vanno


(CuiUiteome — Vaga bella e geotHe)*
E dello inferno aspetto il duro alTanno I

Soccorrimi ,
Maria, non tardar più. Gresù diletto d'ogni vero amante ,

Chi (i sforzò per le mie grande oOese


Morire in croce con le braccia stese
CCCXVII. Co’i piè conBtti, e con le mani infrante?
Gesù leliiia d'ogni cor pargaio,
,

Lauda di Gesù splendor della divina mente ?


,

L’amor fa qnel, che l'ha preso e legato ,

A.fflor Gesù ,
amore , amore, amore L’amor li fè con pena star pendente
Amor Gesù, amore, amore amore, ,
Gesù , per farmi lieto sei piangente
Amor Gesù che terra o ciel creasti
, Svenato fra ladron , come ano agnello.
La luna el sol , le stelle e Io splendore : Livido e scoro ,
ch’eri tanto bello,
Me pecealor con le tua man formasti E puro specchio o fonie radiante.
Faminiti amare con la mente e col core Gesù, chi l'ama cerca el paradiso,
SI, cb’ io vada impaszato per tuo amore Gesù , chi in te muor rilrova vita
Sempre chiamando le, amore, amore. Gesù, In se’oggetio d’ogni viso

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157

Gesù per le d’amor ralma è Testila, Non fusai rovinato


Gesù ,
per le la mente sta rapita E’ m’ ha guidato, e Gemmi in questo lutto.
Gesù , dolcezza c giabilo di core Non mi fe nascer moro
Gesù, di vita eterna gran sapore, Cieco giudeo, nò perfido maligno,
Gesù ,
sc'lnce e foco inUammanle. Ma nel diletto coro
Gesù ,
riposo delti innamorati Fra’ suo fedel’, hencbè da lor traligno ,

Gesù, tranquilla pace de fruenti E femmi più che il cigno


Gesù ,
tu spiri pe'mia gran peccati Candido diventare,
Gesù, tu accendi e cuori d’amor spenti, E dispogliare cl vestir vecchio e brullo.
Gesù , col sangue tuo ci hai redenti Non volle io fossi nulla
Gesù dona d'ogni error mercede ;
,
ci Non volle i’ fnssi cielo, o terra, o stella
Gesù adunque con sincera fede
,
Nò erba, che sa nulla.
Cantale, anime giuste tutte quante, ,
In brieve tempo , o pianta verde e bella :

Gesù, quando ti sguardo in sulla croce Non volle che la sella


Per me morendo nudo e si piagato Prendesse il dosso mio
t^intemplo la tua pena tanto atroce. Non volle , ch’io, da morte fusai strutto.

Stracciar ti veggo el core e '1 tuo costato El vestimento antico.


Aceto gusti , Tele e vin mirrato Che Adam lasciò a sua ereditade.
Per me vii peccator, maligno e rio, Per lo gustar del fico

Gesù misericordia Signor mio ,


Mi fe spogliare, e vestir puritade.
Che se' d’amore un fiume sasiante. Per venire a boutade
Dell’acqua coosecrata
Che ordinata fu per salvar tutto.

cccxix. Da poi che d’ innocenzia


Incoronato m’ebbe più, cb’ i’ non so diro
Lauda di Donommi provideozia
Tal , eh’ io intendessi e lui dover seguire
( C«oU<i come — Db poi dia affìo perdalo ).
E mai da lui partire
Per nessun tempo o caso. ,

Quanto sarà crudele Anzi esser vaso a lui offerto invino.


Chi non harà merzede
Che lo mio core vede
In pianti esser destmtto. ceexz.
S’i’ ho giusta cagione
Sedere in pianti , e consumar mia vita Lauda di
Vdi te, se ragione i

Vi par che sproni all’anima ferita ,


Che sempre sta Testila 0 alma, che desideri
Di al alto dolore D’ andare al paradiso ,

Che il suo valor eonverta in pianto tutto. Se tu non hai el bel viso.
L'oronipotente padre Non ci potrai entrare.
Non per meriti mia ,
ma per sua grazia Se vuoi volto bellissimo
Fra l’opre sue leggiadre Abbi fede formala :

Mi volle porre , c far mia voglia sazia La fede fa all’anima


Harehhe, se in disgrazia La faccia delicata :

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158

La fede sanza l’opera Dove sta quella veloce


È morta reputata : Maddalena a contemplare:
Abbi fede operata Ella è scorta di ciascuno
Se tu ci Tuoi entrare. Peccatore umilialo :

0 alma , che desideri Su a seguire quella ognuno


Andare all’alta corto, Sia disposto essere andato
Acconciati ed adornati Ed a pianger suo peccalo
Cbe Iddio t'apra le porle : Con la Maddalena forte.

E se qui non acconcili Omè, chiuse son le porte


Non Iruverrai lo scorte : Del ciel pel nostro mal face I
Sappi ,
dopo la morte Ella ci chiama ad ogn'ora ,

Non ti potrai acconciare. Dico : venite al Signore,


La alatora formosa Come me piangete ancora ,

Ti fa l’alta speranza : Con le lagrime del core,


Essa, al ciclo condaceli, Parleravvi el Redentore,
Ch’el sa far per usanza ,
Sienvi rimessi e’ peccali
Nella gran corte cognita E a ciascuno perdonati
Per lunga costumanza : Come me volle salvate.
La sua rera cerUnza Voi siate Laxarì morti,
Non ti potrb fallare. E sepolti ne’peccati
Di cariti adornati Figliuol' miei , stati accorti

Ch'ella li dà la vita A Gesù ne siale andati :

E due alia componili. Li Ire giorni son passati


Per far questa salila, Ed al quarto fa ritorno:
L’amor di Dio e del prossimo, Non è più da far soggiorno.
Che è ordinalo a vita : Se volete suscitare.
Già non sarai schernita El munimenlo è serrato
Se vai con tale amare. De’ cuor vostri tanto duri :

Anima , tu se’ debile Ecco che Gesù beato


Per far questa salita: Vien per fargli netti e puri.
Di fortitudine armati Dice : Lazar, vieni fuori :

Contro l’aTversa vita : In alto la voce esclama.


Non li metta paura Per voi ingrati, che tanto ama,
Questa pena infinita Cbe vi vuol pur risvegliare.
Che ne guadagni vita Or cbe siate sosdlali
Cbe non può mai finire. E del munimenlo fuore
Di morti, vivi tornati.
CCCIXI. Per la grazia del Signore ,

Venite con gran fervore


Landa di Francesco Marzocchioi 2. Meco a far la penitenza
Della vostra gran fallente »
(CantMì come la caoioiui dctrallnro). Se volete el ciel gustare.
Se starete vigilanti
Se vogliam grazia impetrare Meco al monte all'orazione ,

Ricorriamo aU’alla croce, Nel ben far perseveranti

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159

Tatti in giabiUiione CCCUIII.


Vedrete con deroiione
Venir gli «ogeli , mandati Incominciano certe lande composto dal
Da Gesù che ,
«' ba chiamati Bianco Gesnato , e in prima landò
Per Tolervi coronare. ne' santi suoi.

Landiam l’alto Signore


ccxsxii. Ne’ suoi diletti santi

E qua’ gli son davanti


Landa di Net saperne dolzore.
Landianlo con affetto
(CanUfti CMn« — Piui^ «1 tempo perdoto). In latte sne viriate
Che ba concedute all’anime beate:
Gresb , Vacate spine Laudiamo il benedetto
Che il capo t' han forato Che Vanirne peniate
Pel mio grave peccato Nelle virtndi sue V ba confermate :

Sien di mia alma e corpo medicine. Le qnali ha ritrovate


La lancia che il tuo petto
, Esser leali sposo
Passò, passi il mio coro, Di Ini desiderose
Acciò chè ogni difetto. Senza terreno amore.
Che è in quel passi ,
di fnore Laudiamo lui seconda
Nè voler con furore La mollitndin grande
Giudicar l’alma mia Dell’altissima sua magniBcenzia ,

Se mai opera pia Perocché al cnor mondo


Ha fallo, o bnon principio, e vera One. Dona dolci vivande,
Fa’ gli aspri e dori chiodi E per la immensa sua grande clemenzia
Che le tue sante mani Chi torna a nbbidienzia
E piè passorno, provi : Della sna volonlade.
Acciò gli effetti vani Amor di earitadc
E l'opero mie strani Si gli dona nel more.
Da me rimnovi e scacci Landiam la sua bontade
E sempre osservi o facci Con trombe ben sonanti
E1 Ino voler; nè da quel mai declino. Cytara chordis, timpano et psaltero.
Io mi conosco ingrato Laudiamo in veritade,
De'beneBcj e doni, L’amante degli amanti
Gesù , che tn m' hai dato Ne’ cori, ed organi con desidero.
Sansa numero e buoni Laudiamo il Signor vero
Ma priego mi perdoni Con cantici divini,
Ogni fallo ,
ogni ingiuria, E con cimbali Oni
£ dalla iofcrnal furia Sonando al suo onore.
Difendimi ,
e conserva inGno al flne. Laudiamo la sua essenzia
Con tatto cuore e mento
Con tutta Vanima , con gran disio
E con ogni potenzia
Laudilo ognun fervente.

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160

Per sa’ amore lassaodo ogni , rio Perdona dunque la mia gran follia.
Con quelli esser voglio Parte da me ogni mortai peccalo.
Che sempre lo ringratii, Parte da me ogni mortai peccato
Di laudar nou mi sazii, Acciò che la tua grazia in me si vegna
Laudilo a tulle l’ore. Per la qnal grazia le abbia laudato :

Ogni spirito buouo Ogni mia orazion sia fatta degna


Laudi cl signor divino, SI che da te a le onor ai regna
,

Con senza 6ne a lui reodeado onore. Dolcissimo Gesti innamorato.


Vero Dio vero uomo.
,
Innamoralo Gesù dilettoso
Dna sostanzia trino ,
Del tuo amore fammi innamorato
Fattor del tatto e governatore : SI ,
eh’ io li senta , Gesù amoroso
In eterno dolzore Dentro al mio cnor con amore infocato :

El salvator del mondo Ogni altro amor fa eh’ io l’ abbi lassata


Ogni letto giocondo A te ,
diletto mio , fammi appressare.
Faccia per suo onore. Fammi appressare a te, superno amore ;
Con amoroso afletlo esser legato
cccxxiv. SI, cbè da te mai non sia partitore.

Diletto mio Gesù sposo dolciato. ,

Landa di Fuoco d’ amor, fa’ eh’ io abbia provato


Si, che mi faccia consumar d’amore.
Dell' amor di Gesù.

A.mor Gesù dolcissimo bealo,


, , ,
CCCXXT.
Fammi star sempre di le innamorato.
Fammi star sempre di te innamoralo, Come r anima e debbo amare Gesù.
O diletto Gesù , mio Salvatore,
Dello Ino amor fammi impazzalo
forte .A.ma Gesù anima innamorata
, ,

Amandoli con tolto quanto el core: Ama Gesù al qnal sci desponsata
,

Fammi marìre dentro nel tuo amore. Ama Gesù cl tuo sposo diletto
,

Amor Gesù lenendoti abbracciato.


,
Amai con grande affetto
Amor Gesù abbraccialo con teco
,
Con vero amor perfetto
Fammi star sempre, dolcissimo sire. Che l’ba ricomperata.
Amor Gesù quando non son con teco
,
Ama Gesù , che ti vuoi tanto bene :
Amor niente non ha gii sentire, Che fu morto per tene.
E vo cercando di te rinvenire Che pali tante pene
Se to non torni gii non t’ bo trovato. Che I’ ha dilibcrata.

Se tu non tomi per tua cortesia Ama Gesù che al sno amor t' invila
, ,

Per mia virtù non l’ barò mai trovato. Dal qual tn hai la vita

El mio laudarti si è villania, Che per grazia t' aita ,

Quanto più oro, più si t’ bo caccialo. Diventane impazzala.


Si i’ dico ben di le, t’ho biasimalo ,
Ama Gesù ,
e per lui va' impazzando
Non hai bisogno del mio abbaiato. In Ini te transformando
Non bai bisogno del mìo abbaiare, Che in le pagò il Ino bando.
Gesù diletto, (iglinol di Maria Dal qnal sei tanto amata I

Che un buon Signore udendosi laudare Ama Gesù , dentro dalle mcdolle,
Da UD rio servo , gli fa villania : Di queir amor che bolle

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Che il (ao freddo ritolle ,


E nel cuor lo rioetta
Che l’ ha s) apelagata. Dal qual sarai mondala.
Ama Gesù, amai sema misan ,
Ama Gesù, e in lui tutta li fitta,
Amai con mente para. Con carili non fitta

Amai senza paura ,


Che li fari star ritta

Sania voler pagata. Dal qual sei adescata.


Ama Gesù , Gesù anima mia ,
Ama Gesù che sei che pur
, t’ adesca ,

Sanz’ altra compagnia. Aspettando che mesca,


Che è veritade e via ,
E accendili com’esca

Che da «ita beata ,


Quando sei saettala.

Ama Gcsb, che sol’è la (aa «ita Ama Gesù , amai , che tanto t’ama
Che t' ha cosi ingrandita D’amarlo sempre brama.
E sta’ con Ini unita Giammai non te ne sfama.
Che t’ ha spesso levata. Con lui stando abbracciata.
Ama Gesù che tanto ben ,
ti presta ,
Ama Gesù, e abbracciati con esso,
E fa di Ini gran festa Ringraziandolo spesso.
£ giammai non far resta ,
Amalo c stagli appresso.
Dal qnal sei illnstrala. Con lui stando legata.
Ama Gesù e con Ini si abbraccia
,
I' ,
Ama Gesh, legandoti a>a Ini,
E sol esso ti piaccia ,
Amai che amar
, lo puoi
E col sno amor allaccia t' Che grazia n’ bai da lui
Dal qual sei uberata. Che si t’ ha confermala.
Ama Gesù ,
che li da il dolce latte Ama Gesù, con amor dilettoso,
Che i tuo nimici abbatte Perocché egli i tuo sposo
Il qual per le combatte Nel qnal senti riposo
Dal qual sei rinfrancata ,
Dica ; la sfracassala I

Ama Gesù ,
anima, veramente Ama Gesù, d’amore sfracassalo ,

Amai semplicemente, D'amore sviceralo


E non t’ esca di mente. D’amore stemperalo.
Dal qual sei gandeala. Dica ; la strafelata I

Ama Gesù , senx' amar altro nulla Ama Gesù, amai con lutto el core.
Con esso ti trastulla Amai con gran fervore,
Ed esci fuor di culla. Gesù tuo dolce amore.
Diventando velata. Dal qnal sei riscaldata :
Ama Gesù , che dentro ti feriace Ama Gesù, il quale i tua speranza.
Il qnal ti rivivisce Che ti vuol per amanza.
E con lui si ti unisce. Che sopra ogni altro avanza.
Dal qual sei consolata. Diventane infiammata.
Ama Gesù , ed in esso li quieta ,
Ama Gesù, cl qual ti fa godere,
Anima, stando lieta, Con tutto il tuo potere,
Il qual non ti si vieta ,
Sanz’altro amor volere
Dal qnal sei visitata. E in lui sia trasformata.
Ama Gesù anima mia , diletta Ama Gesù, in lui te trasformando
Dal qnal tu sei riMUa E intendi el sno comando
21
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163

Che l' ba (ralla dal bando, 0 somma imperatrice


N' ogni predestinala. Tu se’ riparatrice

Ama Gesù e slanno silibonda,


,
Della nostra mina
E con Ini li gioconda, Altissima regina,
Con cnorc e menle monda, Madre del creatore.
D'amor (alla infocala. Madre di Dio eletta
Ama Gesù ,
con (alla la (aa menle Prima che fosse il mondo
Sema alleo amor fallente Dall’ eterna potenzia,

Amalo umilemenle, Virgine preelelta


Cbe l’ba ralluminala. Dal tuo Bgliuol giocondo.
Ama Gesù ,
con (alla (ua potenzia Del padre sapienzia,
Con para conscienzia La divina clemenzia
Per la sua sapienzia ; Te elesse per isposa
Cbe l’ ha rigenerala. Candida , fresca rosa ,

Ama Gesù, cbe è sopra ogni ricchezza. Del paradiso onore ;

Con ogni solligliezza, L' onor del paradiso


Nel qual senli allegrezza, Allegrezza de’ santi
£1 qaal l’ ha risvegliate. Degli angeli regina,
Ama cl padre d’ onnia potente. Vedendo il tuo bel viso
Ama il figlinolo d' onnia sapiente. Sempre son giooondanti
Ama l'amore d’ onnia clemente : Tolti ti fanno inchina:
Nel qual amore za’ , cbe sia annegala ! L' nmanità divina
Sopra tatti t’onora
CCCJXVI. La qnal per (e s’adora

Lande della Gloriosa Vergine Maria.


E lauda con più amore.
E lande e gloria rende
0 donna gloriosa A te la Chiesa santa

Madre del sommo bene Che nel mondo milizia :

Sola li si conriene To madre,


, la difende

Laude gloria ed onore. Che è in battaglia tante

E gloria e onore e lande Donandole letizia

A te ,
«irgine pura E all’elema tristizia
Senza gii mai finita. Piacciati di scamparla
Tn benedetta salde E con Cristo legarla
Sopra ogni creatnra, Con vero amor di core.
Create in queste zita. Con latto il cor laudare
La mia mente i slnpita Te, Madonna, vorrei
Contemplando tua gloria. Con somma rizerenzia
Esco delle memoria Temere ed onorare :
Pensando il tno zalore. Per li peccati miei
Pensando primamente Di ciò non bo potenzia.
In te. Virgo sacrate, La Ina magnificenzia
Sopra ogni felice Madre, mi faccia forte
Veggioli certamente Per infino alla morte
Prima santa che nate. , Landar te con ferzore.

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Dopo la mia partila. Servando sua precepta :

Io qnel beato regno Tua memoria soggetta


Sempre ti to’ laudare Sempre fu a Dio padre,
Senza già mai 6 aita, CI qual ti fece madre
Col tuo figliuol benigno Del figliuol salvatore.
Sempre magoiScare, Laudo el tuo intelletto.
Di ciò ti to' pregare. Che sempre chiaro intese
Che questo non mi ralll L’alto figliuol di Dio
Ch’ io canti ,
rida e balli Su ogni altro più perfetto
Nel superno dolzore. E '1 suo Toler comprese.
Fin eh' io sono io questo mondo Del qual tutto s’ empio.
In tua virtù pensando Con teco te unto
Tolto ne ro stupendo Sopr'ogni creatura
Con tutto il cuor giocondo: La somma luce pura
Te, donna , contemplando Ti riempi di splendore.
Del Ino amore m'accendo Laudo tua volontade
Te ,
gloriosa ,
intendo Compiutamente unita
Sopra ogni altra, laudare, Con lo Spirito Santo,
Temere ed onorare L’ altissima caritade
Con ogni mio vigore. La tenne io se rapita.
L'anima sacra santa Stimar non si può il quanto
Di te maravigliosa Innamorala'tanto
Laudo con gran disio, Di quello amor superno.
La qual sempre si canta Che il trino, nno, eterno
Con Dio una cosa Ti fé’ fonie d’ amore.
Piò capace di Dio, O divina fontana,
La qual si adoro io 0 vena traboccante.
Si come è cosa degna Che lutto 11 mondo allaga
Dolcissima, benegna O via del cielo piana
Ed amo senza errore. O santa delle sante,
CI sacro core e mente i .
O sola di Dio vaga
Di le ,
sancta sanctoro Deh sana ogni mia piaga
Sempre mai sia landato. Ed ogni mia feruta.
Per coi Iddio vivente Al laudar te m’ aiuta
In seda seculoro Ed amar di buon core.
Da tutti è onorato. Ajutami, Madonna,
Tu se’ l’albor sacrato, Che nullo ben far posso
Che ci donò qnel (hitto Per mia fragilitade:
Che il peccalo ha distrutto , '
D' nmililà una gonna
Mosso dal suo amore. Priego mi metta in dosso,
Landò la tua memoria , Mantel di caritade.
O virgo umilissima. Lume di veritade
Che fu sopra perfetta. Dona allo mio intelletto.
Col fattor delia gloria Dirizza il mio afletto
Sempre fn più fermissima Al superno calore.
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tOfc

Benedicati il padre, Del tuo cordisi sangue


Benedicali il Aglio Quel corpo fu concetto
E lo spirilo santo, Per amore infinito , ,
Benedicali ,
Madre, Per cui lo inferno langue ,
,
Gesù aolenle
, giglio. E del ciclo è dilello
Al qual lu desti il manto: Compialo ed adempiuto. ,

Benedicali tanto, Sacro santo convito, , ,

Quanto che tu sei degna Madre ci apparecchiasti.


, , ,
Ohe fallo hai la convegmi El figliuol ci donasti ,
Fra Dio el peccatore. E in cibo di dolzore.
Quando sentisti presa
Aver l’ umana carne ,

Di le ’l verbo divino,,
Dirisioae prifn& Tnlla qnanla eri slesa
Nel divin conte mplazoa:
Benedetta sia l’ ora Sopr'ogni eberabino.
L’anno, el di. cl mese Sopra ogni serapbino,
Che lo fusti annunnala !
Virgine sacra santa,
L’ angel senza diman Ardevi lolla quanta.
Tutta li fé palese Di qncl sapremo amore.
La divina ambasciala: Sempre henedello
sie
Tu, vergine beata. Il tuo ventre sacrato, . ,
Stavi attenta a adirla.
In el qual si rinchinse ,
Poi rispondesti: anelila.
Cristo Gesù diletto
Son del mio gran signore. Che r amore increato
Al Gabriel dicesti:
In te lutto lo ’nfnse.
Secondo tuo parlare
Tutto il suo saper punse ,
Sia di me il suo volere.
In quella ora felice
Nel cuor ben conosoeati
In le. Imperatrice,
Non degna di portare:
Con ogni suo vigON. .
Lo infinito valore. L’ angelica natura
Quanto fu il tuo gandere Non ha tanta notizia , , ,

E il secreto diletto, In quel superno regno,, . ,


El creato intelletto
Quanta ha tu in quelT ora, ,
Nihil n' è intendilon.
Che incarnò la letizia
ui <
La somma sapienzia In nel Ino ventre degno
Per ispirilo santo
L' allo fatlor benegno: .

Di te si prme carne :
Più di lor conoscesti,
Per patema potenzia
Amasti ed intendesti
El Ogliol di Dio tanto
Sopra ogni altro amadoze.
Si rinchinse per trame Sempre sie benedetta
Di prigione, e scamparne . La consacrala porla
Dalla morte seconda
; Onde passò l’ agnello
Tu sopra ogni gioconda
Virgo di Dio dileUa,
Concepesii quel fiore. In lui sopr’og^ absorta

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Sol per la bontl d'elio : Benedetto il tuo petto


L* allo Re Manaello Dove si. riposava
Virginc ti Irovoo, L' umanità di Dio,
E virgo li lassoe Indicibil diletto
Nel suo passar di bre. ;
L’anima tua gustava
Avendo partorito Vedendo Gesù pio.
L’ derno, di Dio Aglio, O gaudio del cuor mio ,

Subito r adorasti Virgine santa ,


sacra
Con gaudio inOnito L'anima mia si inacra , ,

RI sacro santo giglio Ingrassala d’ amore.


El prendesti e baciasti : Di queir amor m'ingrassa,
El gaudio cho gustasti < Che dal padre procede,
Tu, dolcissima, il sai; ., Con Ini una sustanza
Nulla partorì mai' i . . : Quando dentro al cor passa
Con cotanto dolzore. .1 Vi conduce la fede,

RenedcUo il tuo parlo , . : E la verde speranza


Benedetto il tao nato , Nella sua ismisuranza :

Per cui lutto mi godo. Priega lui , cbe m' assorbì

Che in tutto il mondo è sparto. Si ,


cbe io non segua gli orbi
Inteso e predicato . Ma il suo chiaro splendore,
Come, quando e in cbemodo E tuoi occhi lucenti
A Dio ne lada lodo. Sempre sicn benedetti
Gloria onore e laudo. Che viddon quel|tosoro,
Ed a quella ,
cbe gaude Per cui saran gaudenti
Nell’ odor di quel Bove: Tulli e suoi veri eletti
L'angelica milizia In seda scculuro:
Saliva e discendeva Degni e tu' occhi foro
Adorando il rantino Di vedere il giulivo
Con gaudio e letizia: : Figliool di Dio vivo,
Ognun laude rendeva Primo tuo amadore:
Air allo Dio divino. Le tua orecchia sante.
0 Gesù piccolino
, Che udirò la sua voce
Quanto all' umano aspetto Sopra ogni melodia,
Adoro con aSèlto Sicn benedette ,
amante
Te, dello tuo autore. Di quel superno duce.
Autor della natura. Gesù speranza mia
Per noi umilialo Sempre laudato sia,:
Sempre ti vuo’ lodane El santo tuo udito.
Per la tua bontà poca : Che odi lo inOnito
El mio grave peccato Del lotto conditore.
Piacciati perdonare.: Benedetta la bocca
Priego fammiti amaro Benedetto il tuo gusto,
Con tutto il mio affetto Cbe gustò con letizia
Con quella che al petto Quel ,
cho t' aveva tocca
Ti tenne con dolzore,. Eternalmente giusto
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166

Cristo sol di ginsliiia Benedetti qoe’ baci


Col qaal rera amiciiia E le dolci carene, >

Fa’ te me aver per certo, Ch' al Ino flgliuol facevi


Amandol noo per merto, Col qual sempre t’ adagi
Ma sol per puro amore. Nello superne aliene
Col tuo santo odorato Con cui tanto gaudevi :

Odorasti l’ odore Certamente sapevi


Che t' area Glocalta Uomo e Dio lui essere.

Che di te era nato Lingua non può ritessere


Per lo divino amore L’ altissimo seniore.
Che in se t' avia tratta Benedetta la tua gola.
Ed una cosa fatta Che '1 sommo speiioso
Col suo santo volerei Con le sue man toccava.
Quant’ era il tuo gaodere Di fuor con sua parola ,

Nullo n' è intenditore. Dentro el grazioso


Le tue sacrate mani Tutta ti consolava
Che toccarono Iddio Quando esso t' abbracciava
Sempre sien benedette Tu gli facevi ciance, <

0 madre de* cristiani Baciavansi le guance


Gaudio del cor mio; L’ un con 1’ altro d’ amore.
E le braccia perfette Benedetta la lingua
Nelle qua' Gesù stette Di le celestiale.

Sempre laudale aleno: Che sempre Dio laudava :

Benedetto quel seno Con laude d’amor pingua


Che sostenne il fattore. L* allo padre eternale
Benedette le spalle Sempre magniflcava:
Benedetto il tuo collo, Lajqoal lingua parlava
E le lue sacre reni. Con quel verbo divino
In questa scura valle Parole d’amor Ano,
Al suo amore tirollo Con superno dolzwe.
Fra e peccator terreni, Benedetta la fronte.
Per farci cilladeni Benedetto il tuo capo ,

Della città felice : Coronato di gloria


Te volse per nutrice Che portò il sommo conte,
Di tutto il Nutritore, Del quale nihil sapo
Benedette le pocce Perch’ io son pien di boria :

Benedetto quel latte. Della tua gran vittoria


Che nutricò la vita La terra e ’l ciel ne cena :
Benedette le gocce O benedetta, arcana
Del sacro petto tratte Perdona al mio fallore.
Senza giammai fluita : Penso che spessamente
La tua faccia polita , Quando Gesù dormiva .

La qual toccò quel viso Ti ponla ginoccbione,


Del Re del Paradiso, Adorando el vivente
Benedetta a tutte ore. Di cor con fede viva,

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Facendo orazione
Con tomma diTozione Divisione Seconda.
Pregando zna essenzia
Che in servir ,
ncgligenzia La bontà increata
Non avessi al signore. Sola li 1% nel mondo '

Gli sacrati ino’ piedi Degna di tanto nflzio.

Sempre tien benedetti Ab inilio ordinata


Che portaron quei (iglio, Dal tuo Ggliuol giocando
Col qnale in gloria siedi E in si fatto esercizio
Negli eterni diletti. Di si gran beniOzio
O Tresca rosa e giglio. Te ne fé conoscente
Tu se' senza simiglio Con lutto il core e mente
Tu soia senza pare Ringraziando il datore.
E1 tuo esercitare Con tutto il core e mente
Fu il migliore e il maggiore. E con ogni tuo senso
Tutto il tuo corpo santo Solo Dio adoravi
Con ogni sacro membro Laudavil sommamente,
Sempre sia benedetto E in ogni suo dispenso
Del qual con gioia canto. Tutta li quietavi :

Quando me ne rimembro Compiutamente amavi


Sento nuovo diletto, L’ altissimo Dio trino.
Laudo con tutto alletto Sopra ogni serafino
L' anima sacra e santa Ardente fu il tuo cuore.
Tua con gioia tanta
,
Di sopra i cherubini
Ch' è degna d’ ogni onore. Di luce risplendevi.
Degna se’ d'ogni laude, Con più alla scienzia
Degna se’ d’ ogni gloria Gli alti splendor divini
Sopr' ogni creatura : Piu di lor comprendevi
Per te il mio cor gaude Con somma inlelligeozia
Quando nella memoria La tua magniOcenzia
Hi vien la tua Ggura Era ed è sopra i troni,
Veggioti nell’altura E sopra tulli i buoni
Sopr’ ogni altra sublima: Spirili del signore.

Non dispregiar mia rima Quale era il minor allo

Per mio grande Tallore. Che per le si operava


Per mie gran peccala ,
le Nella tua vita attiva.
Ch’ho fatte e sempre faccio Era il maggiore fallo

Non dispregiar mia laida :


E più Cristo il pregiava:
Regina incoronata Sacra, santa, giuliva.
Discioglie ogni mio laccio Nulla contemplativa
Si , che r anima galda Vita di creatura
Di quel fuoco mi scalda, Fu mai di tanta allora
Ch’ arde e non consuma, D' un Ino fatto minore.
La mente e T core alluma O quanto maggiormente
Del superno splendore. Erano accette a Dio
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168

L’ opere tae grandissime Ab initio ordinato


SerrcDdo qnel «ivente Talamo consacrato,
Con ogni Ino disio Sacrestia dell’ amore.
Con le Ina man sanlissime; O santa sacrestia
Le mie stime vilissime Che del sommo tesoro
Niente ne comprendono : Tu sola sei la donna :

L' opere Ine trascendono Tu benedetta sia


L’ angelico sentore. lo seda accaloro.
L’angelica scienzia, Degli eletti colonna
Nè rumano iolclletlo A te, del del madonna.
L'altezza tua comprende: Gloria, onoro e laide
E1 trino una cssentia, In cielo e in terra salde
Cristo Gesù diletto Degna di più onore.

Te, regina, intende, . Sopra ogni creatura


La tua virtù estende Che mai russi creata

AU'anima capace Di più onore sei degna:


Secondo che gli piue La divina natura
A chi n'è amatore. Ti ha sopra esaltata,
£1 tuo sacro laudare O madonna bco^na.
Era il più dolce saam Colui che vive e regna
Nell' orecchio di Dio: Trino ,
una substanza.
E1 Ino esercitare. Te elesse per sua manza
Servendo Gesù buono. Fra tutte per amore.
Era il più santo c pio: Perdonami, regina,
Nlhil ne comprend' io El mio cantare ozioso,
Di tua virtù immensa, El mio laudare indegno.
Nibil ne dice e pensa V anima mia tapina,
E1 mio pover sentore. Piena d’amor viziosa
Di tua contemplazione lo bando di qnel regno:
Dna delle minori Fra me e quel benegno
L’ umana intclligcnzia Piacciati ,
metter pace
Nibil n' ha cognizione : SI ,
che d' amor verace
Donqna dello maggiori Ami el mio redentore.
Pensar non ho potenzia : Queir altissimo trino
Nel trino nna essenzia Solo una sostanza
L’ anima tua sublima In cui è ogni gloria,
Era, sopra ogni stima. E quel verbo divino,
Con tutta mente e’ I core. Figliaol di quella manza.
Deh tace, anima mia, Solo nostra vittoria
FragiI nella memoria Possegga la memoria
Cieca nello intelletto Nostra , c Io intelletto.
Con la volontà ria Possegga el nostro affetto
Non parlar della gloria. Con tutta mente e core.
Nè dell' esser perfello Benedetto sia el padre.
Di queir nomo preelatto Benedetto el figliuolo.
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CoD lo spirilo santo ; Allenti son gli amanti


Benedetta la madre U' amar sol te ,
amore ,

Del verbo di Dio solo Del qual sono infiammanti


Per lo coi amor canto Donando tutto el core,
Cuoprimi col tuo ammanto, Pel superno splendore
Che tutto mi riscaldi Che dentro gli alluma ,

Adori ,
ami e laMi L’ anima per lo calore
In eterno el signore. Tutta si consuma.
O donna gloriosa Cunsumomi nel foco
Madre del sommo bene , InvisibiI , che m'incende
Sempre li si conviene Si , che io non trovo loco
Laude gloria od onore. Per lo calor che mi fende,
El qual libera mi rende
.\lla sua bonilade
ccraxvn. Privandomi in tutte cose
Della volonlade.
Della unità che Ta l' amore con Per la ,
che ò morta
volontà
I’ anima umile e devota. Son pervenuto alla vita,
Vu per la via non torta ,
0 amor, che fallo m' hai con Icco udita Dopo quel, che ra' ha unita.
Per grazia, che mi fai, che è infioll.i. Per la sua bontà infinita
Per la grazia che m' hai fatta. Sun giunto a buon porlo
Sul per grazia grazioso ,
Deli' amor purificalo
L’ anima mia è tratta Per cui vive el morto.
Fuori (l’ugni amor vizioso, .Morto convien che sia
Dolcissimo ,
giucundoso Chi risuscita con Cristo,
Da
longi c propinquo ,
A ogni mortai follia

Per te diletto sposo


,
Ed al naturale acqui.slo ,

Ogni altro amor relinqUo. Kd allo spirilo misto


Relinqno ugni altro amore, De secreti danni
Te diletto operante Prima che 1’ anima sia.
Di le consolatorc Fuori di tulli gl’inganni,
Lo mio core d infiammante, lng.inno non è nè froda :

O amalo ed amante ,
All’ anima nibii falla,
Te amo, non amo, El suo far nulla approda ,

Tu, amore, io me t’ ami Se di sopra non è traila


Per lo quale ti bramo. Per umiltà disfatta
Bramo le per le, el quale In nihil redulla
Solo sei che mi riposi ; A cui la bontà divina
O amore eternale Se le dona lolla.

Che gli amanti fai gioiosi Tutta la Iriniladc

E cuori che tu hai infusi L' anima possiede certo ,

Di te gli contenti: Per cui ha libertade


D’ amar te solo amore ,
lo sto scoro deserto.
Sempre sono attenti. Vedendo el ciclo aperto
22
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170

K Gesù islanlc Mi ritruovo esser unita


Alla nian destra del padre Per Io suo don santissimo,
Kc glorificaDle. Che di sopra m' ha vestita
O gloria superna La dolcissima mia vita.
In cui r anima abissa Si è r amore immenso,

l’cr cognizione eterna : Che mi fa esser contenta


In lui permanendo Essa Solo del suo dispenso.
De' suoi nemici la rissa Da tal perfezione
L’anima non cura Giammai partir me ne voglio :

Per la fcdelitù santa Lo intelletto c ragione


Clic la tien sicura. Si è percosso allo scoglio :

O sicurlii don.ila Pih non m’ allegro né doglio


Dal diletto alla diletta. Di ciò che accida
Per la qual si gli è naia Perchè la faccia si muti
Pace di pace perrclla : Dentro, Qat, grida.
Nulla cosa non alTella Grida ; signor mio, sia
Sotto et cielo nè sopra ,
Fatta la tua volontade
Per la inGnita suslanza, E rimossa la mia
Cbc in lei adopra Che è compiuta vanitadc:
L’ opcralor del tutto. Per nnir altra varictade,
Ipse dixit, e fu fatto Che avvenir mi possa.
El cui beato fruito Non mi voglio mai partire
L’anima gusla senza atto, Poi che m' hai percossa.
Dopo cl qual vola più ratto , Percossa m’ ha col dito
Clic nulla saetta Della sua inGnita grazia
O del cielo uccel volante Che da me ha partilo
V’ola la diletta. El voler, che mai uon sazia
La diletta il diletto Nel suo voler, che mi spazia
Prende io prima, essendo presa SI m’ ha collocala
Da quello amor perfctlo , F.l in mari gaudiorum

CLe lui la tien sospesa: SI m' ha annegala.


Fra Inr più non è contesa Non sento godimento
Ma somma concordia, Perchè gaudio son falla

Non gii addimanda giustizia. E non ho toccamento,


Nè misericordia. Che in eterno son latta
tihe vuo’lu, dolce sposa, Sempre alle nozze son alla
Che ti faccia Io inGnito? Ogni di m' è festa
Risponde la gioiosa : Poi che il sommo copioso
Di niente ho appetito. A me s' è fallo vesta.
Perchè da me è parlilo Vestita son delnuovo
Ogni desidero Dom secondo Dio creato
, ,

Poi che io snn commutata Per cui ogni ben truovo


Nel solo amor vero. Per inGnito mercato :
Col solo amor dolcissimo Niente gli haggio donalo :

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Che nihii noo vaglio; Dove lo intendimento


Nello splendor di sna luce Crealo men lutto viene ;

Risguardando, abbaglio. El tolto tutto contcne


Veggio ben. ch'io non veggio, noo i contenuto
F.

Ma esso in me si vede Meglio mi sarta di stare.


Pacifica mi veggio Che parlarne mulo. ,

Per Io lume della fede : Meglio saria il tacere ,

L’ anima già più non crede Ma r amor dentro mi sforza


Che se le è aperta A volermi far dire
La divina sapienaa, Dell'amore alcuna scorza
Che r ha ralla certa. El qual r anima conforza
Cerio è in verilade, Che va per la via
Che r amor dentro la informa ,
Del veder, che non sì vede.
E per la sna bontade Che è la vita mia.
La riforma e Iraosforma: Vita vivificante
In pace convicn che dorma , Di chi muore ad ogni sen.vo,
Salva c sicura Ed allo amor mancante ;

Vive della verilade Ammanto dal cor milenso


Tutta nella e pura. Fallo sì ha el tuo dispenso,
Vivo io, già non io. 0 somma sostanza
In me vive el vìvente Del lutto, come comanda
Per sola grazia Dio : La tua smisuranza.
Son, ma non naturalmente 0 somma dismisura ,

La verità mia non mente 0 compiuta bonitadc


Nè non muore la vita ; O Irinitade pura ,

Io son lande deir amore. O semplice nnilade .

Senza mai finita. 0 eterna verilade


0 fine senza fine , 0 via e vita ,

Trino, uno ,
indiviso. A te, amor sempiterno,
Le tue laude divine Gloria infinita.
Sono: el Re del Paradiso; Laude, gloria ed onore
O agnel che fusti ucciso
, A te da te vivo Dio
Per nostra salute E in tulli nel tuo amore
Sol per te, a te in tulli Commutali o fallor pio
, ,

Sien lande compiute. Del qual numero voglio


Compiuta e perfetta Essere , se li piace ,

Fammi, amor, come ti piace, Laudandoli sempre mai


Al cui voler soggetta Nella infinita pace.
Esser voglio, amor verace
Onde la infinita pace CCCXXVIII.
All'anima nasce ;

Dell' altissime vivande Del frullo deH'amarc Cristo.


Solamente si pasce.
El dolce pascimenlo che ni'aivicn per Cristo amare
Si è Io infinito bene ; Amando il mio Signore
, , ,, , ,, , , , , , , ,, ,

17-2

Cristo Getti diletto Nulla cosa non citerò ,

Con tatto qaonto el core Son fermato nel sasso ,

E con tatto l' affetto Dove il delìcio non puù rovinare.


Per lo iiitinito amore Dormo sicuramente
Ad amar son cottrello: Nell’ amor confidalo :

Scntomi lutto in amor trasrormare. Non volendo niente.


N’cir amor Iransrornialo Ogni cosa m’C dato;
Con gaudio inaudito Quanto vivo gaudente
Con quello innamorato Non me P barei pensato ,

Io mi ritrovo anilo ; F.l gaudio mio nullo mi puù furare.


Nell’ amore increato Non puù l’ operazione
Tutto son consopito, Del sommo ben mancare ,

E per amore mi sento disfare. l.a prima ordinazione


Per amor mi disfaccio Non si puù mai disfare.
Come la cera al foco L’eterna uniooc
E come al sole ghiaccio Chi la puù separare ?
Tanto ne incendo e coco Nù il posseduto el possessor lassare.

lo allo voci caccio Non mi porria partire.


Tanto che io arroco
,
Dallo amore infinito
Dicendo : amor Gesù fammili amare. , Nù gaudio, nò martire.
l'ammiti amar tanto Basso nè allo silo.
Che amar più non li possa, Perù che il sommo Sire
0 dolce Gesù santo , M’ ha legato col dito
Che d' amor m' bai percossa : Con un tal nodo, non si può disfare.

Dal mio peccato tanto .\ildunque, anima mia.


Per grazia m’ hai rimossa Ben sei avventurala.
Con volontà di più non ci tornare. Da poi che bai in balia
Priego ,
che mi perdoni, Ricchezza smisurata .

Se perdonar mi vuoi! El figliuol di Maria


Per li inCniti doni Si le l’ ha guadagnata ,

1 qnal’sempre far suoli Quando per te volle ire croce spirare.


E se non fra demoni, i Per donarti la vita
Fammi andar in que’duoli : Per se elesse morte ,

ludica me Deus come li pare. Per farti ribandiU


Si come t’è in piacere Nella superna corte
Cosi sempre sia fallo : E’ con Ini l’ ha unita
Tutto il mio volere Per amor saggio « forte
Per lo tuo ò disfallo : E dolce più, che non si puù pensare.
El mio falso vedere: E per resuscitarli
Sempre è stalo malto : Egli è resuscitalo
Nulla non sia del mio desiderare. Per isperanza darli
Tutto el mio desidero In elei se n’ è andato
Da quinci innanzi casso E per innamorarli
Sol per lo splendor vero, Lo spirito ha mandalo
Che m’ha tratto del basso : Con tanti doni , non gli puoi stimare!
, ,, , , , , , ,,, , , ,.

Che farai, dilcttosa, E però fu aperto ;

Per amor del dilcUo, Con la lancia il suo core


Che li s' ha falla sposa Per lo qual sangue, merlo,
Per lo tuo don perfcito 7 Del mio bando son foro
Per farli gaudiosa Nulla non debbo dar , se non amore.
Di croce voiso Icllo Amore, amar non voglio
E del suo sangue li volse lavare. Se non le ioGnilo,
Faccia la sua honlade, Per lo coi amor mi spoglio
Risponde la giuliva D' ogni mio appetito ,
,

Di me sua volonlade ,
Son percosso allo scoglio
Che della mia m'ba priva : Tulio mi son contrito
Per mia nihililade In polvere conviemmi ritornare.
Veder son falla viva ,
lo polvere tornalo
E la mia vila non può infermare. Son per nibil volere.
Ei mio vivere è morie, Nello inflnilo amato
£1 morire è guadagno Ho perduto il sapere
Sono aperte le porlo Mio potere è mancato
Dell' allo ciel per l’ agno, Per lo nihil tenere.
Che lanlo n' amò forlo ,
Nel quale , io senta sommo dilettare.

Che del sangue fé il bagno Diletto nell’altezza


Nel qual mi voglio per graiia bagnare. Stando giù nel profondo ,

Escono fuor mondalo Nella somma dolcezza


Da ogni infermilade, Per amarezza abondo.
E lullo alleggeralo Veggio esser vanezza
Con vera sanilade, Tutto ciò che è nel mondo :
E sommi innamoralo Nell’ allo cielo è il mio conversare.
Dellasomma honlade Converso per amore
Nel cui amore mi voglio annegare. In cielo, stando in bMso,
Annego amore
nello Veggio lo imperadore
E per amor son morto; Per coi ri tolto lassow

Non ci (rovo litore Nel superno dolzore


Fondo nè ancor porto : Salire m’ è un passo,
Non mi riman seniore N' un batter d’occhio li mi fa volare.

Di nullo amor torlo. Vola l’ anima bella

Ed indicibile è il mio gioeondare. In gloria in istante


EI min gaudio non manca ,
Quando l’ amor 1' appella
La mia gioia non passa ,
Subito gli è davanle;
L mia corsa non stanca
.1 La sua gioia novella
Nè il vero amor mi lassa: Sempre sarò dorante,
Viiloriosa e franca E fu in prima che lo cominciare.
,

L’ anima mia trapassa Prima che nulla fosse


Nella cleroilb, do’ de'reslare. Fu suo gaudio pieno
el

Slare debbo per cerio In quel che la produsse


Nel gaudio del Signore Nel suo saper sereno
. , , ,, , , , ,

m
La sua colpa distrusse; O invisa bellezza,
Poi morendo nel leno O gaudio non saputo
Per dismisura del suo traboccare. O non nota dolcezza,
Lo in6oilo versalo O amor non contenuto,
S’é per amore in prima, O non gustala ebbrezza ;
E in ciascuno ordinalo 0 sole non veduto,
Nella beata cima : O per le solo in le solo stare !

E sarà consumato 0 solo Dio mio


El verace suo stima Del qual nulla dir puossi
Eternai mente col suo onorare. O solo mio disio.
O somma onoranza. Per cui amor mi mossi
Che onorar li degni Solo te adoro io,
Per tua eterna usanza Amor, nel qual mi cossi
E in color, che tu segni Quando l' amor cominciai a lassare.
Solo una sostanza ; Amore, amor verace.
In trinità tu regni, Che d' amor m* hai privalo
In te per Cristo è il mio dilettare. Amor, posto bai in pace
Per Cristo Salvatore
El disio affannato:
In Dio r anima galde,
Ogni cosa mi piace
Nello inQnilo amore
Del tuo primo ordinalo,
Con allegrezza ralde : '
Quando nel tuo saper fu il seguitare.
Però con lutto el coro Nel seguitar perfetto
Io sacriOco laide
Del primo ordinamento
AI sommo bene con vociferare. Solo è il mio diletto
Vociferando squilla
E il mio ver godimento:
L’anima inebriata: 0 saper benedetto,
Per men una
d’ favilla 0 mio contentamento,
E tutta divampata :
El cui voler non si può commutarci
Men d' una gotta stilla Tu solo incommntante
Dentro v’ è annegala : Se’ di lutti l’essenza,
Or che farebbe nel suo diluviare? 0 solo in te stante
0 inflnito diluvio,
Dei tuoi hai provedenia
0 amor non terminato, O sommo consolante
O non cessante pluvio, Di chi t' è in piacenza
Immenso, traboccalo, lo so'da te per le sempre laudare.
Eufrate e Danubio,
Io son gloria di Dio
Né '1 Tigro si sfrenato
Per Io mio dolce Cristo,
Niente sono appo tuo abbondare.
il
Del coi amor sono io
Tua abbondanzia cognita
Dentro e di fuori misto ;

Non è dalla scienzia, Nulla cosa disio


La tua bontà precognita Per lo inflnito acquisto
È da tua sapieozia
Che ho
io fatto per nihii donare.
O gloria incognita I
NihiI posso donare
Chi n'ba esperienzia,
Nè nibii ritenere,
Nulla ne sa di lutto el contemplare.
E nello stante stare

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175
E non TÌ «i attenere : Loindugiar m’accora,
Chi dice: io so parlare: Eparmi un’ ora, mille anni aspettare.
Non ha chiaro «edere : Aspetto con affanni
Parlar di ciò si è fantasticare. E con gaudio la festa :

La sottil fantasia Parmi l’ora mille anni,


Di ciò nulla comprende, Cb’ io mi spogli la vesta,
Voler mostrar la ria E oc’ beati, scanni
E1 disiare estende Landi l’ alta maestà:
L' alta Tcritò pia Voglio, non voglio, non so qual pigliare.
Parlar di ciò s' oOiende : Voglio ,
se vuol lo stante
Meglio che
il tacer, il falso dimostrare. E non vuol, non voglio
se :

El falso mostramento O allo non piagante


Deir amano intelletto Per cui il voler mi spoglio:
Tolto è impedimento 0 dolce consolante,
Del vero amor perfetto. Del mio bando non doglio
Ma primo momento
nel Per lo qual veggio te in me amare.
Dimostra alcuno oggetto Amar ti veggio solo
Di qael cammin che , poi si ha a lassare. In me per amor puro,
Lassa anima mia E per te sol le colo
Tutto il cognito vano ,
E nulla del tuo furo :

E lotta insieme sia Tu so’ ogni tesoro,


Nell' incognito sano O primo ben futuro
Che di quella Maria Che per la colpa volesti penare.
Per te si fece umano, O colpa avventurata
El coi splendore fa ogni occhi accecare. Che veder meritasti
Accecate ha le menti Verità incarnata;
Angeliche ed umane, Tanto illuminasti
Gii non son comprendenti Anima inabissata.
Di quel , che in so permane Che ogni peccalo amasti
Ma gustando ,
gaudenti Vituperasti l’ eterno onorare.
Son di quel «irò pane. Tu bai vituperalo
Che mai non sana, con sempre sanare. L'onoranza laudabile,
Saiia n’i la mia voglia. O torpido peccato.
Con iosaxiahii fame Tanto vituperabile
Di salir quella soglia Per te uom diventato
Del beato reame Si è quel sommo amabile,
Quando sari la spoglia El cui principio chi può innarrarc?
Del mio corpo, letame. O dannazion terribile,
Che m’impedisce l’ultimo cenare. Di quanto onor se’ degna

O cena mia novissima, Da poi che lo invisibile


Quando no sari ora Per le morir ai degna I
O vivanda dolcissima. O colpa indicibile.
La fame mi divora: Che la vergine hai pregna I

O mensa abbondantissima Per te si pnò ogni eletto allegrare.

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176

La laa summa trUliiia D' ogni virtù radice


lo gandio t commulala, Tu se' in veritade,
La infinita dovizia Tu ti tiro genitrice
Per to di grazia è data: D'ogni maiignilade
Per te chiara notizia Tua caritadc non può annebbiare.
Delia bontà increata O beata catena,
Hanno gli eletti nel aommo agnardare. D'ogni virtù perfetta;
0 glorioso sguardo Coi to leghi, raffrena
O gandinao ginoco, La vita maledetta :

O sempre amato tardo, Nella abbondante sena


O conosciuto poco, Dell' acqua benedetta
O fuoco in coi tanto ardo
,
Chi ti segoisce può sempre trincare.
Che io non trnoro loco, 0 acqua graziosa
Sol per cagion del mio gravo peccare. Che fai l'anima monda
La infinita malizia E bella e dilcttosa
Del mio gran maliOtiO Sol d' amor sitibonda !

A la bontà divina Nell' adornala sposa

Fece in croce dir: siilo: Quanto è il bene che abbonda :

0 grande mia ruina Chi più ne gusla , mcn ne sa parlare.

Che di ciò fusti initio, 0 secreto misterio


lo gaudio è mosso il tuo addolorare. Dello amor consumato
O ottimo dolore. Che mai ai desiderio
Per cui beata gloria Tu non se' dimostrato.
Possedè el peccatore Il tuo supremo imperlo

Con palma di vittoria. Volere ha terminato


Dove il nostro sentore Più non disia godere nò penare.
Manca e la memoria Tu ti vedi , non vedi
Quando s’ accorda le virtù sonare. Nel fondo senza fondo:
0 fede solidissima To per le già non credi
Vita dell’ alma morta, Vscir di tal profondo :

O speranza certissima, To hai fermati e piedi


Per cui la luco e orla Nel figuralo tondo
O carità purissima Senza principio ,
mezzo o mal ,
linare.

Non ti si chiude porta To non temi lo'nfcrno,


Volontà torta fai tutta disfare. Ne della gloria godi:
O bilanciar giustissimo To la stali , nè 'I verno
El suo a ciascun rendi, Già mai non muli modi;
O senso prudentissimo Fermo stai in eterno,
Ad amar sempre attendi Vergogna, onor non odi.
0 temperar savissimo Tanto t’assodi, non puoi ismagare.
Dal furor li difendi : Tu se’ colonna stabile.
E tu ,
fortezza , non ti puoi fiaccare. Che il dificio sostieni:

0 d’ogni ben datrice, Per lo infinito amabile


Di santa umilitadc, Tu sempre ti mantieni;

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m
Ta sempre se' dorabile. Tu notando in disio
Tu ogni bcoe coatieoi, Con gaudio non resti
Tu senza fine U puoi gloriare. Tu onoralo Dio
Tu glorioso priro In tatto esser vorresti
Se' del s) e del no : Di Qno or lavorio
Del si si (u se’ rivo, Ta solamente vesti.
E anco del no no. Tu più,che,ah’i mesti osi, nel Ino regnare.
Tanto se’ fatto divo. O anima , considera
Esser più non si poò. La tua nobilitadc,
Non ti si pn6 tesoro assomigliare. Creala saper sidera
Tuo laccate splendore Sol per la sua bontade:
Si è somma caligine: Dopo el qual sempre riderà
Nello inQnito amore: Con tolta paritade
Sol per amore affiggine La veritade ti vuoi liberare.
Lo inOnito dolzore, Ta libera per Cristo
Tn
sempre gustar doline, Fusti, sei e sarai,
Non
ti si pnò amarezza appressare. El qual per te fn visto
Ta non temi la morte, InBniii aver goal,
Tn non curi di rita, Del coi amore acquisto
Tn sempre corri forte, Per saa bontà fatto bai
Tn non se’ indebitila Ta lo vedrai con chiaro cardare.
Dalle volontà torte, Nane autem per specolo
la te ne se' partita. Alcuna simiglianza
Tu se' salila al sopra sommo amare. Vcggiolo, e perù pregolo
O anima privala Per la saa smisuranza.
D’ogni piacer di sotto. Che nel beato secalo,
Per amor consnmala Dov’ è ogni abbondanza
Ogni legame bai rotto, Alla scoperta Ini possa mirare.
Ta se’ tanto montata E sempre a faccia, a faccia

Non li sì pnò far motto, Con quegli altri gandenti


Tanto stai ritta, non ti pool piegare. Se cosa è che gli piaccia

O beata fenice, E non dica altrimenti


Che se’ arsa nel fuoco In queir alta bonaccia
Alla qaal li si dice : Sodo gaudi recenti
Sale in piò aito loco: E qua’ le menti non posson cantare.
In gloria felice Dove r anime sante
Sarà sempre il tao gioco. Ciascuna nel suo grado
Di qui a poco, già non pnò fallare. Lo sposo innamorante.
Non puù fallar tua gloria, Al qual son tutte in grado
La qual per certo aspetti. E con voce incessante
Da poi che hai vittoria E con canto leggiadro
De lìnìli^dilelli : Non finan mai quel sommo ben laudare.
Non ti si appressa boria Dove le gerarchie
L' onore di Dio aflèlti Degli angelici cori,
latta ti getti nel profondo mare. CoD dolci melodie,
23

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178

Negli derni dolzori. Non può perder valore


Quel senza noltc c die, Dove è quello splendor, non può scurarc.
,‘^ipnor sopra e signori, Dov’ è ognuno leggero
Di rincraziarlo non posson resUre. Sanza nullo gravamine.
Dove è quella altissima Dot’ è ciascun sincero.
Regina incoronata Senza temer disamine
Sopra ogni altra dolcissima Dove si sia il vero.
In gloria esaltata Dove è privo il falsamine.
Nella sedia bellissima Dove è adempiuto il vero amore.
Cristo l'ba sublimata, Dot’ è somma letizia.

Volendo lei sopra ogni altra onorare. Senza turbazione


O gloriosa vergine DoTe'è ogni mundizia
Sopra tutte magnifica, Senza mai lesione:
Ajuta me, correggine, Dose è ogni dinzia
Con Cristo mi pacifica , Di consolazione.
A le mi dono, deggine Dove non stanca mai el giubilare.

Per grazia Far virlfica: Dove la gioventudine


Nello infinito amor fammi abissare. Non invecchia niente
Fammi abissar, beala Dove la fortitudine

Nello amor di Gesh, Debilità non sente:


Di cui innamorala Somma beatitndinc,
Sopra ogn’ altra sei tu. Che dora etemaimculc
Unita 0 transformata Lassù si è ,
secondo i' operare,
Quanto esser si può più L’ opere che pervengono
Fammi, madonna, con quel senza pare. Nel gaudio beatissimo,
Qui per sua grazia pura Che il cor legalo tengono
Quanto più è possibile Con Rio gloriosissimo.
Ami senza misura Che tutte vizia spengono
Quello amore indicibile, Sono l' amor purissimo,
Ma poi io quell’altura L’ adorazion con poro cor laudare.
Il sommo intelligibile Là vera adorazione
Per sua bontà mi faccia collocart. Con le divine laide
Dove la liberiate E cordial dilezione
Non è già mai soggetta. Tengono l’ anime salde
Dove la nobiltate Per annihilazione.
Non può esser dispetta. Dove sempre si galde:
Dove la carilade Assunte zoo nel viver , non Qnare.
Si è sopra perfetta Dove il beato vivere
Dove r amor non può intiepidare. Già mai non può morire,
Dove r alla bellezza El canto e il ballo e ’l ridere
Non riceve pallore Non deggia mai finire.
Dove è somma dolcezza Non se ne poole scrivere ,

Senza nullo amarore : Immaginar , nè dire


Dot' è quella ricchezza Niente di quel gaudio, nè pensare.

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Ma qaando noi saremo Dello inGnito unirò


Fuor del mondano ombracolo, Parlando, ognun barbaglia.
E per grazia staremo Di verità nimico
Nel glorioso ostacolo Ciò facendo, larlaglin,
Beo chiaro intenderemo El mio laudar si è sommo biasmarr.
L' altissimo miracolo L'altezza sua sublime
Del dirin verbo , che Tolse incarnare. A nullo è manifesta
Con chiara visione Volerne fare stima
Di quel primo nOTissimo, Verità si soppesta ;

E con cc^iiione Tu vai facendo rima


Di quel profondo altissimo Per vanità di testa,
Con somma froiione Non sai nè saperrai che li belare.
Del sommo ben dolcissimo, O mente mia farnetica
Con vera pace sanza mai fioare. Che vai tu vaneggiando
Vedrem l’anima umile Che per te si balbelica.
Di Gesù, Re benigno Che vai In pur belando T
Con la sua carne nobile Tn non sai giomeirica
Che 8* arrosti nell’ igeo. Che vai In misurando?
Che fa placar lo immobile Vno’ lo le dismisure terminare?
Per virtù del suo igno. Termini tu lo stermino
In coi 0 per cui si è il sommo pasqoare. Con toe parole malte
O Pasqua gaudiosa O vilissimo Termino,
O festa non Gnita, Qnante novelle bai tratte,
O gloria dilettosa O ignorante germino.
O dolcezza adempita, Che a pena succi il latte ,

0 fattor d’ ogni cosa Pon bocca in cielo con terra leccare.


Viva verità e vita Vergognati ,
fanciullo
Tn se’, che se’ el sommo gandearc. Fascialo nella culla ,

O inGnito gandio, Tno dir non vale un frullo,


O città dilettissima. Del vero non sai nulla,

Che cosa in te audio Dello InGnito , nullo


Melodia dolcissima Ne sa dire una frulla
Perdonami , che andeo E tn mi par che ’l voglia dimostrare !

Parlar di le santissima, Nota è la potenzia


O nobilissima, non disdegnare. A quello onnipotente
Deh non avere a sdegno Alla sua upienzia
La mia presunzione Ogni cosa è presente
O glorioso regno La sua benevolenzia
Con somma unione. Lo inGnito clemente
Sol di pensarne indegno Risgnarda se per se solo in sè stare.

Per mia offensione, O dolcissimo stante


La qoale è tanta non si può stimare.
,
In Ina eqnalitade,
Ciò che io ho dello e dico O dolcissimo amante,
Non vale una medaglia: Di tua somma boutade
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180

O cariti durante, 0 sostanza , sostegno


la tua iofinitadu ! Di mia debilitade
0 luce , in cui risplendu ogui aguardare I Per le a te m’ attegno.
El tuo splendore allamiiM Infinita bontade
Ogoi luce creala In le e Tiro e regno
0 Oumiaa
fiveuli Ire In eterna amislade
In una adunala, Per potestà del tuo sommo dooare.
Altissima cacumlna, 0 donatore e dono
Tu m' hai abissata O ben comunicalo
Nello inOnito , solo tuo amare. A qnei che in te sono
,

O dolcissimo amore, Per amor consumato,


El qual sol mi certifichi O senza fine buono,.
Dolcissimo splendore Niente ti hai serbato ,
Che solo mi clariOofai ^ NihiI conosco del tuo aboodare.
O inGnilo odore Nibil dello infinito
Che tanto m’ odorificfai. Conosce il mio vedere,
Tanta soatiti chi puO gustare 1 Del sommo ben compaio ^
Chi può gustare il motto Nulla n’ ho a tcnaze :

Dello infinito amale? O infinito andito ,


Dolcissimo mosto Chi li può sostenere,
Dallo infinito dato :
Che in istante noi faccia assordare ?
Innebriato tosto O inaudilo suono,
Tu fai chi ti ha gustalo Cbffogni orecchia assordi
Tanto, che buio smemorare.
il fai
O indicibile tuono.
L’ amor tolte la lingua.
Che ogni memoria stordì
Tolte core e la mente,
il
O altissimo buono
L’anima d’ amor piagna Che tanto il cor mi mordi
Altroché amor non sente. Che per amor mi sento divorare.
Non sa che si distingua Tulio m'ha divorato
Di quello amor soTeiUet
II Ino amor verace ,
El qual distrugge tutto el OMUamplue.
Arso c consnmato
O amor contemplalo In ardente fornace :
Sol dalla tua altara,
O amore ismisurato,
Lo ’nlellelto creato O mia compiala pace,
Non ne può dar figura: NihiI mi piace nel ver contentare.
Amore ismisnralo O dolcissimo ladro
El cor tutto mi fura»
Che m’ hai furalo tatto
La tua calura com' paltò portare?
El falso amor bngiardo
Com’ potrà la bassanta
Amor, In P bai distratto:
Comportar tanta allezxa
Per te canto leggiadro.
La infinita ignoranza
Sol per Ino amore ratto :
Come tanta certezza ?
Perchè alcun fratto possa scgnilara.
O somma dilcllama» Seguitar non poiria
La mia somma amarezza Del mio dir buona com :

Tanta dolcezza non poò sostentare. Perchè l’ anima mia

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184

É dialeale spoaa : Andar non fo contesa ;

In ogni cosa ria Se t’ è in piacer, me uè vo contentare.


Fatta è abbominoaa. 0 beato contento
Siccome sai , o amore senza pare , Del divio piacimeate
0 senza par dolcissinm Che da me bai spento
Che ogni cosa sai El gaudio e'I tormento
Nel mio peccar laidiuimo Nel dolce avvenimento
Cader veduto m’ hai Del tuo ordinamento
Ha per tuo don santissimo Rimango vinto senza contrastare.
L' anima rilevata bai 0 battaglia compiala
£d in più altezza per min profondare. 0 pace stabilita,

Per la tua grazia pura, O luce apparala


De' peccati l' abisso O tenebra partita,
Mi trai a quell’ altura Tantose’ folta astuta.
Del dolce crocifissoi. Non puoi esser ferita
Amor Tuor di misura Tua armadura non si può tagliare.

Che sempre m’ ami fisso » 0 bene armata , nuda


Pensando in ciò, mi fai stupefare, Del voler razionale.
Istupisce ogni senso Tu si hai fatto muda
Pensando l’ abbondanza Dello spirituale t

Del tuo amore immenso Tu ancora stai cruda


Per tua eterna nsanza, Contra del naturale.
Del qual fatto bai dispenso Già si comincia el tuo rcqoiare.
A tanta mia fallanza : 0 requie perfetta
0 inusanza del Ino ben guastare ! Per grazia incoaaiaieiata
Guasto mi sono in tutto Air anima diletta

Senza numero velie, Nella vita scorata


Tntto mi son distrutto La gloria P abietta,
Per le offese molte Dove sarà beata
Per lo peccalo bratto Nel senza One con Dio gaudearc.
Tutte grazie m’ bo tolte : El gaudio venturo
Ma tu me 1* hai volute raddappiaral Quanto o qual si sia
O dolce radoppianta Nullo cuor tanto pure
Delli in&niti doni Stimar noi poterla.
A me vituperante, O spleadieate scuro
Degno star co’ i demoni, Vita , verità, via.
Sol per grazia donante Al cui imperio <^un si de' inchinare.
Veggio che mi perdoni Inchinami U. grazia
El mal che ho fatto, fo o deggio fare. Per sola tua bonlade
Ma perchè egli è possibile , A non vedermi sazia
Che per mia grave offesa Della tua volontade
Del gindieio tenibile Per la qnal si si spazia.

InBne io sia presa V anima in veritade


Alla pena indicibile Nell’ amisUde del perfetto amore.

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182

O solo amor perielio B questo mi fa fare


Che I’ ami oelli amatili I.’amor che m’ha conslrello;
Per don perielio
lo lao Haggio mollo diletto

Del Ino amore gli ammanti Quando il sento venire


E poi nel tao conspetto Dicendo ; dolce aire ,

To gli fai trionfanti, Se piace a te, con ciaschednn t’ abbraccia.


E In tulli laudi le sema restare. Quanto più m' affatico

A le da te, amabile, Per la gente smarrita


È in ciaschednn capace Quanto più vo' marliro ,

Sempre lande durabile. Maggior mi da ferita :


Come al tuo voler piace, Quando fo dipartila
O trino ,
uno stabile E romene all' inferno,
Altissimo, verace Sento quel ben superno
Quem nosse vivere , cui servire est regna- Che stese in croce per me le sue braccia.
Regna in se medesimo , (
re Quando sento quel verbo ,
Per se sol da se stesso ; Chèad omnia da vita ,
Chi bene el Cristianesimo lo gli parlo superbo
Segue ,
regna con esso Dicendo : Or;mi marita
Nel sacralo battesimo A le, dolce mia vita.
Del fuoco si 1' ba messo Senza altra compagnia :

Ch'el purghi e netta con sempre affinare. O figliaol di Maria ,

O fine mio dolcissimo, Rivolgi a me la tua lucente faccia.

Che sempre mi raffini L’ amor quando si parte


Sol per tuo don santissimo Lassami sospirando:
Per grazia mi t’ inchini Vo rivolgendo carte
0 Dio gloriosissimo, Per l’amor vo cercando
Con gli amanti divini Noi tmovo, mormorando
Per Ina bonti mi vuoi coonnmerare. Dicendo mal d’ altrui,
Tn m’ hai connnmerato S’ io non m' accosto a Ini
Con gli amanti fedeli Facendo cosa che al diletto piaccia.
Ed hammi sviluppato Piacegli che io si l’ ami
Dalli indicibil’leli; Sopra ogni vivente
O amore increato Ed ancora eh’ i' brami
Che più non mi ti celi El ben dell’ altra gente :

Sempre ti vuo* laudar, laudar laudare. O regina potente


Della snpema gloria.
cccxxix..
Abbiatemi a memoria
Della Visitazione della grazia. Datemi grazia che io sempre ciò faccia.

Io non so che mi faccia, cccxxx.


L’ amor m' ha si ferito
Dentro al cor se n' 6 gito ,
Della infanzia della Madonna.
Ogni altra cosa par che mi dispiacda.
Dispiacemi d’ amare Nata i quella stella
Ogni mondan diletto , Sopra ogni altra lucente.

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Che allnmina la gente , La Chiesa trionfante ;

Che con divoiion ricorre ad ella. La Chiesa militante


Nata è quella Incc, Per lei si conforta :

Che allnminó el mondo Del ciel fenestra e porta


Sopra ogni altra riluce Si è questa altissima pulzella.

Di splendor si profondo: Giustizia ebbe e fortezza,


El cuor, che non è mondo, D’ogni virtù ricchezza
Non la può riguardare, Ebbe in abbondanza
Ma chi la vuole amare Del trino una sostanza
Riceve grazia per questa cilella, Si fu abitazione
Questa nobii fanciulla Quando con divozione
Fu di tanto valore: Rispuose : del Signore ecce ancilla.
Prima che fosse nulla La sua fede fu tanta
Fu dall’alto fattore Esser più non poteva ;
Eletta per amore Della speranza santa
Per madre , sposa e Gglia : Più non ne conteneva.
Questa rosa vermiglia Tanto il suo core ardeva

Per purilade è sopra ogni altra bella. Di caritè divina


Sopra ogni creatura L’altissima regina
Che mai fosse creata Che una cosa con Dio sempre fu ella.
Si fu senza misura Dna cosa con Dio
D’ ogni virtù ornata : Si fu in vcrilade

Questa sposa beala Che il verbo, fattor pio,


È di si grande altezza , Vedendo rumillade
Che l’umana bassezza E la sua puritado
Dilei con difetto ne favella. Per carità discese,
Favello con difetto E di lei carne prese
Di quest’alta regina Per liberare ogni anima Iella.
Che per amor perfetto Per tnlli e peccatori
Fu sopra seraflna Perdonare il delitto
E sopra cherobina : El signor de Signori
Fu per luce chiarita Fu in croce confltlo :

Sopra dei Iron pulita Chi il vuole amar diritto


Fuor degni colpa fu quella puella. Gli addimandi l’ajnlo :

Sopra i dominazioni Se non l’ha ricevuto


È la sua signoria, Tosto rifugga alla divina agneila.
E sopra lo virtudi O anima, che vuoli
Miracolosa e pia Esser di Cristo sposa ,

Questa Virgo Maria E del peccar duoli II

E sopra i podestali E sei desiderosa ,

E sopra i principati Vanne a quella pietosa ,

Sopra gli arcangeli ed angeli è ella. Che sa e vuole e puote


La sua virtù avanza Ajular.le’sue devote,
Tolti c santi e le sante ,
Che nmilemente rifuggono a ella.
Per lei ha diletlania Ma chi non vuol lassare
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m
El peccato fetente, A le , Signor verace
Non gli varrà pregare Al cui comando già non ai rappella.

La regina piacente
Che mai al ano Tìreolo CCCXXXI.
Giammai ai è esaudita :
Non esser tanto ardita Della NatiriU del Signore.
Anima brutta , di parlar con alla.

Se prima non ti lavi

Per vera contrizione, Raggnarda anima ,


caia
E da peccali gravi L'eterno creatore :

Non torni a confesaione Mosso dallo suo amore


Con satisfaziooo Pigliò nmanitade;
Umilemente fatta : Riguarda primamente
Se questo fai va ,
ratta El verbo incarnato
A favellar con questa atnoroaella. Nel ventre di Maria
E non gli domandare Quello che di niente i

Nulla terrena cosa Ogni cosa ha creato


, |

Ma che ti faccia amare Solo dicendo : sia.

Colui di cui è sposa: Per la sua cortesia i

Ed essa gloriosa Venir volse nel mondo ;


|

Te ne farà la grazia : Per far ciascun giocondo


Non li veder poi sazia Nacque in tanta viltade.
Di ringraziar quella gentil donzella. Ragguarda il creatore
0 gloriosa donna Diventar creatura
Per lo cui amor canto, Per 1’ amor , che il costrinse. |

Delli amanti colonna Gabriel con amore i

Priega lo spirto santo Alla vergine pura i

Che mi arda tutto quanto L’ambasciata distinse ,


1

Dello perfetto amore Per umiltà si strinse


Ferito sie nel core Rispuose con disio :

Per te ,
Madonna , dalle sue quadrella. Ancilla son di Dio
A te, vergine madre, Sia la sua volontade.
Del verbo creatore. Allora si discese
Del sempiterno padre L'eterna saplenzia :

Laude e gloria ed onore Nella gentil donzella


Da tutti a tutte l'ore Umana carne prese
Sempre sia tu laudata Per paterna potenzia,
1

Regina incoronata Di quella maria stella


Col tuo Ggliuol , che lattò Ina mammella. Operazion fu quella
A le verbo divino Dello spirilo santo
Che ti sei umanalo Che il Figliaol prese manto
Eterno Dio trino Della nmanitade.
Benedetto e laudato E alavasi rinchiuso
Sie tu , flallor beato. L’alto signor divino
Da tutti ,
come piace In quel ventre beato;

— . J

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Nondimeno era suso Vo io terra vulneralo

Inf unità Dio trino Per la gran caritadc.


Nel cicl sopra esaltato ;
Si grande è quella luce,
L'amore smisurato Ch’ esce della serena
Fece tal conreoente Sua faccia splendiente.
Per liberar la gente, Tanto fuoco m'adduce.
Ch’era in gran miserlade. Palo gioja con pena
In miseria giacerà Si forte m'è incendente :

La umana natura', Tanto è il mio cor gaudente,


Dal demonio sconfitta : Cile dicier noi potria

Nulla anima poteva Perchè 1’ anima mia


Salire in quella allora Trovata ha sicurtade.
Per le prime delitta Sicurtà ha trovata

Crudelemente afflitta L' anima ,


che è tratta

Slava senza conforto Da quell’ amor divino.

Ma quando il sol fu orto' Per grazia desponsata,

Ebbe Iranquillitade. Ed una cosa falla

Quando il sol fu levato Con quel dolce bambino


Cristo della giustizia Vero uno, Dio trino.
Cominciò il suo diletto : Creator d’ ogni cosa

Allora qnel peccato Nel qual l' anima posa


Tornò in gran letizia Tutta sua volontade.

A ciascun suo eletto Volontà affermala

Per purgare il difetto. Con lucido intelletto

E tutta sua memoria


Che commise il superbo.
In qnel che ha creala
Incarnar volse il verbo
l'

Levando il suo affetto


Di Dio per puritade.
Quando fu giunta l’ ora , Nella superna gloria.

Che quello amor divino Da questa transitoria

Vita leva l'amore


Si volle dimostrare
Allor senza dimora
Donando a Dio el core
Quel gioioso bambino Con tutta puritade.
Si volse sprigionare Purilh si è quella.

volse lassare Che fa r anima accetta


L’amor
La santa vnlva chiusa Al sempiterno sposo,
L’ anima fatta bella
Di quella dilettosa
Madre d'umilitade. Dentro nel cor ricetta

Chiusa e suggellata L’ amor desideroso,

fu quella porta £1 qual si è riposo


Sempre
Onde passò 1' agnello. D' ogni suo desidero :

Anima innamorata Amai d' amore intero


,

Come non cadi morta Sol per la sua boutade.

Vedcndol tanto bello? Per la sua bontà grande

Ferimmì el cor quadrello Si debbe essere amalo


D' affetto impennalo: Da ogni creatura;

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186

L' anima cb« ai spande Al sol congiungimento


Nell’ amor Increato D’ ano Dio in trìnitade.

A questo si pon cara : Vedel sanza vedere,


Amai raori di misura Odelo sanza adito
Sema alena sno proretto. Gustai sanza sapore,
Allorail sno intelletto Tienlo sanza tenere,
Trorato ba veritade. Odora lo infinito,

VerlDi ba trovata Sanza odor di fore


B la sicara via Passando lo splendore
Di pervenire al porto In tenebre si loca.
Della vita beata Nuovamente s’ infoca
Fnor d’ ogni tenebrìa In quella oscnrilade.
Cbe fa l’ affetto storto: L’ oscarìtà abbatte
Resuscitato è il morto Luce prima passata.
Alla vita pristina Tanta è la sua potenzia
Con anima divina Novelle strade ba fatte
Piantata in caritade. La luce oscarala
In carità si pianta. Rompendo providenzia
Per la quale si rinnuova Luce fa resìstenzia
Di varietà vestila, Ricbiede Io intelletto
Divine lande canta, Coniradice l’ affetto

A tutte r or’ si tmova Cbe tien la potcsiade.


Col suo fattore unita L’ affetto si sì leva
E in grazia stabilita. Tostamente dicendo :

Si come gli concede : Cbi mi vnol contradire T


Più non spera nè erede La luce si la leva
Per la vera amistade. L’ affetto percolendo
Per amistade vera La comincia a ferire.
Cile ba fatta col fattore, Non la lassa salire
Nel qual prima ba credalo Nè tener principato.
Più non crede nè spera : Mio sire , è l’ oscnralo,
Per lo superno amore, Non mi dare ansietade.
Cbe per grazia ba beato! Tu m’ bai tanto Icnnio
Dato gli è per ainto Kincbiaso in tua prigione
El timor filiale, Traditore intelletto.
Cbe la fa star leale Tanto sei stato acuto
Air alta*maestade. Con Ina contemplazione,
El qnal si l’ accompagna Cbe io ne caddi in difetto i

Qui e nell’ altra vita Star mi voglio soletto


Questo gajo timore, Senza taa compagnia.
El qnal non gli dà lagna. In questa tenebria
Ma gioia infinita, Non vo’ tua amistade.
E con perfetto amore Lo intcllctlo risponde
Tracndula di fore Della luce avvocato:
Dell’ uman sentimento Ora stiamo a ragione

’D'Igiliz^ by Gbbgic
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187

L’ affello li nasconde Si, come ha ordinalo


Deolro neH’ oacorato HI trino unilade.,

Non fa respoasione : l'c unitade, trino,


Se alesse a oonlencione ; Dio, uomo perfetto,
Perderebbe il palagio, Priego por cortesia
Patirebbe disagio Di te, amor divino,
Di gustar la boutade. Per ogni tuo eletto,
L'alTetto riman franco, Che tu grazia lor dia
Lo inlelletto rimane Si, eh’ ogni anima aia
Sotto sua signoria : Con teca,'amore, unila
Sta la ragione al banco Via, rerith, vita.
Contea le cose vane Come è tua voloolade.
Discacciandole ria ;

L’ ottima tenebria CCCXXXII.


Di ciò si è contenta
Ohe l’ aoima allenta Landa della Santissima Triait-i.
Stia contro ranitade.
La vaniti discaccia Ad te, Dio padre, a le, Dio Ogliuolo,
La ragion , che diriia A te, Dio, Spirilo Santo, laide
L’ anima per la strada A te, trino ,
a te uno Dio solo
Se per sua colpa è ghiaccia Onore, gloria li si ronda valde
Forte la cotariza, Te sommo bene, solamente colo
.

Perchè diritlo vada. En cui, per coi, 1’ anima mia galde.


Acciò che ella non cada Nel cui amor solamenle si posa ,
Dinanzi al suo conspetto Amando te per le sopra ogni cosa,
E non si dia ditello S ipr'ogni cosa le solamenle ama ,

Ni anco avversitade. Non per la sua virtù, ma per lue dono.


SI eno in sua corte Amandoli d’ amarti non si sfama
Trovar non si poiria Onnipotente ed infinito bono,
Si la lien in concardia Con lutto il cor dolcissimo li chiam.i
Sue Tolontade torte, Esandi lei dell’ altissimo Irono
Discacciate l’ ha via Della Ina maestà, d'ogni ben fonte
Per non aver discordia, che del numer sia dello congiunte.
Si,
Non cbier misericordia Congiunta per amore, amor verace
Di giustizia non cura. Naturalmente a le esser disia
Vive sanza paura Amor dolcissimo, in ia cui fornace
In grande lihertade. Arde per tuo amor l’ anima mia:
Libera veramente Sopr' ogni cosa el tuo amor le piace,
Dall’ amor contradetto El quale amor si è diritta vìa
Sento r aoima mia E verità e vita permanente
Per grazia veniente Per cui l’ anima vive cternalmenic.
Dall’ amor benedetto. Elernalmenle vive nel tuo amore
Che ro’ ha in sua balia. L’ anima per Ina pura grazia trotta
Tolta la voglia mia Illuminala da qu^lo splendore.
È che sia onorato Che l' ba con levo una cesa fatta.

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188

Amor dolcùiimo, cuotolalore. Nell’ anime che per amor t’ infondi.


Per coi la mia «oloati è diaratta, Tu se’ che se' da te stesso laudalo
Nalla disia sollo il cielo nè sopra, Nell' anime, le qual’ per amor mondi
Ma sol contentasi d' ogni taa opra. Amar li fai d’ uno amor consumato.
D’ ogni cosa da te, fatta o permessa Amor dolcissimo, cl qual soprabondi
Indifferentemente si contenta. Amore, amor, dell’ anima vittoria.
Amor dolcissimo, poi che in essa Amore, amor, tu mi trai di memoria.
La irrationabii sete tu hai spenta. Amore, amor. In mi lo’ lo intelletto
Ogni disio in lei per (e cessa Amore, amor, lo mi lo’ volonlade.
Poi che con teoo nna cosa direnta: Amor dolcissimo, sopra perrelln.
Amor dolcissimo, amore verace Amore, amor, amor di caritade.
Amore, amore, o mia compiuta pace. Amore amor, amor, amor diletto.
,

O rera pace, nella qual quicsco Amore, amor, amordi veritade.


Per cortesia della somma bontade Amor divino, bontà increata
Di amore, per lo qual fuor esco
le, Amore per tuo amor m’ hai liberala.
Per pura grazia d' ogni falsitade
,
Amore, amor tu si bai falla libera
Gustando te, dolcissimo amor fresco. L’anima mia; d’ogni amor di solfa
Per la immensa di le caritade. Amor, amor, amor doppo, il qual’ idcra
Nel tuo amore, peramore annego, Amor, amor, amor, tu m’ hai condotta ,

Col tuo amore per amor mi lego. Tu m'hai levalo c tratta super sidera
Legalo per amor con teco nnilo Air invisibil fuoco, che ro' bai cotta ,

Amor, amor, amor, amor dolcissimo Nel qual io tutta mi scolo dissolvere,
Amor, amor, amor di le vestilo E diventato son cenere e policrc.
Dentro e
di fuori son, tuo don santissimo, Niliil mi veggio nel divino sguardo
Amore,
amor, amor sopra ogni aodito Se in me fussc ogni perfezione
Amore,
amor, amor, amor altissimo E maggiormente se io ben riguardo
Amore,
amor, amor tu si m’ bai morta, Che sono abisso d’ ogni perdizione.
Amore,
amore altro non mi conforta. Amor dolcissimo , amato si lardo
Conforlomi, ò amor, nelle tue laide Da me, degno d’ogni maladizione.
Nelle qnal' tutta per amor mi spando E nondi'meno la tua bontà pura
Con gioia e festa ed allegretaa valde Eletta m’ha nella superna altura.
Nel Ino amore, amor , vado notando La dove vederò la beatissima
Con altissime voci d’ amor calde : Trinità solamente in una essenzia
Amor dolcissimo, io ti vo chiamando. Con visione, eterna, chiarissima
Laudandoti di ciò ,cbe fatto m’hai Vederò Cristo, somma sapienzia
E che mi bi o che tn mi farai. E la sna madre, vergine santissima
Di intle grazie , benefici ^ doni Con tutti que’ che sono in sua presenzia
Che In m’ bai fatto fai o che farai
, Angelica natura santa , e santi
Lande li rendo nelle mia canzoni Sol per tuo dono, o amore degli amanti.
Ch'io canto e canterò, come tu sai. Questo ch’io dico, o immenso amore.
Se tutti e miei peccati mi perdoni : La vera luce novella m’ insegna ,

O se giustizia far In ne vorrai, Per quella fede, che mi dai nel core.
D' ogni cosa lande e gloria sia Amore immenso e carità benegna.
A le, diletto dell'anima mia. Tacer non posso, amore, il tuo splendore
Amor diletto da te stesso amalo Del qual tu; dolce amor, m'hai fatta degna

...yiteir,<rby^r
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189

Sol per tua ^azia, o amore immeoao, Sol per la tua bontà non per mio atto,
:

Circuodami stupor quando ci penso. Amore, amore m' hai stnpito.


tanto
Quando io penso gl’ in6niti doni Dell’ uso de’ sentimenti m’ hai tratto
Che nel principia, amor, tu mi facesti : Per ostnpor di tanta cortesia
Vedendo me degno star coi demoni. Della tua grazia fatta a me ,
si ria.

Con gii angeli beali mi eleggesti E nondimeno niente conosco


E per mìa purgazion mi desti troni i De’ beneCcj della tua bontade
E cherubin per mia luce mi desti Donati ,
a me , della tua luce fosco
E seraBo mi desti, amor disino.
i Per la indicibii mia malignilade
Che m’ accendessino del tuo amor Uno. Ma per tua grazia la tua grazia posco.
A dominazion tu comandasti,. Che tu m' ajuti per la tua bontade:
Che al tuo Tolcr mi fesse esser soggetto: Amor dolcissimo, donami letizia
Per le eirtudi tu mi risanasti Con la leggiadra donzella notizia.
Dal falso amor lesando il mio affetto ,
O graziosa, leggiadra donzella ,

E per le potesladi mi scampasti Notizia madre della cognizione


Dall’ empito del dimon maledetto : L’ anima mia tanto picciolella
Amor dolcissimo ,
di tanta grazia Con vergogna ricorre a tua magione:
Ci ringraziarli mai non sarò sazia. Senza il Ino ajuto esser non può beila.
Ancor mi desti amore ì principati
, ,
Però ti prega con attenzione
Per confermarmi amor , nella tua pace
, : Che le conceda lo splendor chiarissimo,
Destimi ancor gli arcandoli beati Siccome piace al vero amor dolcissimo.
Per farmi di tna volontà capace. Amor dolcissimo, amor che tanto
Per guardia ancora gli angeli m’ hai dall. Da ogni parte tu m’ hai assedialo,
Amor dolcissimo, sopraveracc, Amor dolcissimo. Spirito Santo,
Vedendo me sopra gli altri maligno Sento il mio cor d’ amore stemperato
Di tanti doni mi facesti digno. In gaudio si converte il mio gran pianto

Di cielo in terra, amor, tu si venisti Amor, che per amor tu m’ hai legato.
Per ritrovar l’ anima mia smarrita Amor d’ogni altro amor tu si m'hai privo,
E del tuo sangue tu mi redemisti Amor dolcissimo, per te sono io vivo.
Sol per la tna carità ioBnita Vivo per te, vita viviGcante
Di amore, tu mi rivestisti
te, Ed abissalo in te, divino abisso.
Dentro nel cuor, amor tu m’ hai , ferita Con lutto il core amando quello amante
Con la saetta del tuo amor dolce Figliuol di Dio Cristo crocifisso,
Che solo amando te, amor, mi folce. El qual amor sempre sarà durante
Gli altri tuo’ doni sono inestimabili. Poiché tu m’ hai, amor, rimesso in ipso
Che tu m' hai fatto, o amor giocondo 0 Gesù dolce, o Gesù benigno.
Del numer mi facesti degli stabili Sentami tutto ardere del tuo ìgno.
Prima che tu, amor, facessi il mondo: 0 vero fnoco, che mai non ti spegni
Contar non si potrebbon per vocabili Quando t’ accendi nell’ anima eletta ,

E benefìci tuoi, ne’quali abbondo Col padre e col Ggliuol tu vivi e regni
Per dismisnra della tua bontade, Solo un Iddio in trinità perfetta
Non ragguardando alla mia iniqnilade. Amar li amor, con latti ingegni,
voglio,
Siccome fu da le istabilito, Po’ che del Ino amor si è diletta
Amor dolcissimo, cosi è fallo E’ anima mia per tua grazia pura.
E veramente sarà adempito Amar ti voglio, amor, senza misura.

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190

Per quella rolunlà , che tu m’ hai dato, Venga in noi, Signor, veracemente
Amor, l’anima mia fatta è giuliva: El regno tuo del divino amore

O bontìi somma o carità increata Nel nostro core si clficacemente.


,

Da te in lei nuovo gaudio deriva ,


Che t’ ami ciaschedun con tutto il core.
Nel nihil glorioso annibilata Siccome piace a te. Signor piacente.
Fatta è dell' infinito tesor diva :
Desiderando sempre il tuo amore.
Amor dolcissimo e mia vittoria ,
Abbandonando ogn' altro amor fallace.
A te per sempre sie e lande e gloria. Cercando il tuo, che sempre da pace.
.Siccome in cielo la tua voloolade
Si fa dagli angoli e da tntti e santi.
cccvx:^ni.
Cosi Signor, per tutte le contrade
Si faccia sempre mai da tulli quanti
Dande sopra el Pater nostro.
Siecomc'piace alla tua maeslade.

0 padre nostro, che nel ciclo stai.


Cosi divenlin
Tulli credendo in lo, ed
tutti tuoi amanti,
operando
Cioè in nella santa triniladc.
Sceondamenle eh' è nel tuo comando.
Nel qual non fu , nè è, nè sarà mai,
Donaci il nostro pan culidiano
O signor nostro, nulla varietade,
Del tuo amor cotid lana mente
Fermo permani senza mutar mai.
Si per tal modo, che mai noi perdiamo
Sopra ogni cosa tu hai polcslade ,

Ma nel cuor nostro sia veracemente.


Al tuo onore canto questo canto.
La grazia tua Signore, dimandiamo
O padre c figlio c Spirito Santo. ,

Di ritornare a te, Signor piacente.


Al tuo onore per nostro scampare
Il qual creasti alla tua simigliauza
Dalla eterna morte senza vita
Questo canto. Signore, lo vo’ cantare L’ anima nostra, sansa altra amistanza.
E tu, (ii sù, che el facesti, m’ aita i'iTdona a noi il debito, o Signore,
l'.lie fatto abbiam con teco veramente,
A ciò, che io il possa dichiarare
Con la lr‘> grazia. Signor, sì m’aita: .'bicorne a nostri debilor’ col core

E la tua madre virgine, beata Noi perdoniamo e con lotta la mente:

A tutte l’orc vo’per avvocata. La grazia dimandiamo a le, fattore.

Acciò che io parli sanza vanitade, Di perdonar cosi perfcUauKnte

Or me ajutate. Vergine Maria. Come li piace che ciaschedun faccia,


Per me pregate la benignitade A ciòainlarci pregbiam, ebe ti piaccia.
Del Santo Spirilo che mi si dia Non ci lasciare al dimonio nè al mondo,
E parta da me ogni vanitade. Nè alla carne nimica ingannare
E chesuo tome santo in me stia
il .Acciò, che noi non mettiamo al fondo

Incominciare voglio l’ orazione Tentando più che potiam’ portare:


Facendomi alla prima petizione. Libera, noi da cosi grave pondo

Io t'addimando, Signor mio beato. Che se' potente di poterlo (are,

Iddio eterno padre Onnipotente, E spezialmente nel partir ci aita

Che in tutti quanti sia santificalo Quando noi passerem' di questa vita.

El nome tuo, Sisnor mio piacente. Libera ogni male e d’ ogni rio
d'

Acciò, che ciaschedun sia ritornato L’anime nostre si che sien tornate
Al tuo amor. Signor, veracemente A laudar sempre te con gran disio.
Te conoscendo con chi.irn intelletto. Che a tua similitodin T bai creale.
Amando te con alfezion d’ afiotto. 0 padre Onnipotente, eterno Dio

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Se esser può, che lotte sieo salvate Per compagnia te, diletto mio,
E collocate nel tuo regno santo Avere voglio dentro dalla mente.
Co' corpi insieme in eterno canto. Desiderando sol te, amor mio,
Per amor di colui , che tn mandasti Lasciando stare ogni altro amor fallente
A prender carne umana per amore, Legami, dolco amor, si slretlamentc
Che all’ umana natura tn portasti Che mai disciolta da le io non sia.
El qual per noi pati tanto dolore, Non sia disciolta, ma, forte conGtla ,
E poi in croce morir lo lasciasti, Con affezion d' affetto cbiavellata
Per la salute d'ogni peccatore. Di te, amor, fa’ che io sic si trafitta
Che ritornar volesse a peniteniia, Dentro e di fore, amor, tutta piagala.
A Ini s' inchina sempre tua clemeniia ,
Amor, di le non sarò mai sfamata:
Esaudisci, Signor l’ oraxion mia. Quanto di te più ho, più ne torria.
Che cantata ho dinanzi al tuo conspetto : Quanto più vo’di te, più no sdisco.
Per la tna grazia e non per virtù mia Quanto più beio più forte n’ cucendo.
,

Al tuo onore la canto con affetto. Quando mi fieri, più forte languisco,
Ma d' ogni cosa tua volonlh sia, A te, amor Gesù si mi ti arrendo. ,

O glorioso padre benedetto Fa che io faccia siccome io intendo


Al quale sempre sia gloria ed onore Per amor della tua Madre Maria.
Si come piace a te, padre e Signore. Per amor della tua madre diletta ,
Nella qual fu la fedo solidala,
CCC.1XX1V. Donami Signor mio fede perfetta
,

Con isperanza certa accompagnala


Come l’ anima dimanda la risurrezione SI che io eterno con teco abbracciata
In sempiterno con teco si sìa.

Resuscita, Signor, r anima mia.


Che sta in tenebrore cccxxvv.
Si, che dello tuo amor piena ne sia.

Amor Gesù, el qual resuscitasti Meditazioni: delta Passione


El terzo giorno per la virtù Ina,
E discepoli tuoi si consolasti A mor, per mìo peccato
Allor mostrando più la gloria tna Tu fusti posto in croce
Resuscita me si, che io tua sìa Dalla gente feroce.
Drizzandomi per la diritta via. Spoglialo nudo nato.
La via diritta sì è caritade. Spogliato nudo nato
Per ipsa via fa chejo sia passata Fusti , diletto mio,
Accompagnala con nmilitadc. In croce chiovellato
La qnal^mi guardi, eh’ io non sia rubala: Fusti, allo Re piu.
L’ altre virtù m’abbiDO accompagnala. Essendo uomo c Dio
Me ajnlando in ogni cosa ria. La deità celasti.
Me aiutando si, cbejio pervenga Per 1’ uomo che creasti
A le diletto, d’ogni ben fontana Fusti tanto appcnato.
Con affetto d’ amor forte restringa, Por r uomo, che creasti.
Dal quale stata |son tanto lontana , Pigliasti um.i iiadc,
L’ anima mia per tua’grazia ti cana Nella qual t.i portasti

Desiderando^lc per compagnia, Tanta pcnalitade :

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Nulla capacilade Che era con tanto duolo:


Nollo compreuderia Femmina, disse ad ella.
La pena che palla Ecco il tuo figliuolo:
Crùto in croce appiccai» E tu Giovanni volo
Appiccalo in sul legno Che la tua Madre sia:
Ti fece star l’amore, Udendo ciò Maria
Per aprire il luo regno Fullc il duol rinovato.
A ciascun peccalore Il dolore alla madre
Cbe con umile cuore Sempre si rinovava :
A le, Crislo : venisse Per Io figliuolo el padre
Perchè loslo guarisse Volentier si pregava
Tu fnsli vulneralo. Poscia Cristo chiamava :

Vulneralo e schernilo Elj Ely,Dio mio.


Da quella genie prava: Perchè, o padre pio,
El tuo corpo florilo M' hai In abbandonalo?
Tolto sangue versava. Abbandonalo in croce
Nel qual sangue si lava Lo specchio di virtute
Chi toma a penilenzia: Disse la quinta voce:
O somma sapienzia. Sdisco la salute
Ben tri inebriato !
Dell’ anime pentole.
Lo inebrialo amore Che in me crederanno.
Vedendosi schernire Per le qnal’ tanto affanno
Priegò il padre, fattore.
ho portato:
Volentieri
Per chi il facea morire
Portato ho lolla il bando
Dicendo : padre e sire
Sopra del corpo mio.
Perdona a questi, e quali
In tua man raccomando.
Mi fanne tanti mali Signor, lo spirto mio.
Cbe m’ ban si crociato.
Disse quel Gesù pio
O crociato amore,
Sondo si derelitto
Istando in quel supplicio
Per lo nostro delitto.
Pregasti il peccalore Poi disse : consumato.
Non facesse il gindicio Consumale e compiute
Di qne', che il maleBcio
Sono le profezie
Facieno ingiustamente Per le crudo ferule
Contro a le innocente.
Ch’ ban piedi e mani mie ;

Agnello immaculalo. Chi gira per le vie.


1.0 immaculato agnello Le quali ho predicate
Perdonò al ladrone.
Perchè le sien salvale;
Che avea pregalo elio Per lor son tutto dato.
Con umile sermone ;
Dato mi son per loro
A Maria , che il portone A si fatto tormento
Si rollò grazioso :
E non d’argento o d’ oro
Essendo si penoso Fallo ho il pagamento.
Se ne fu ricordato.
Per far ciascun contento
Aicordossi di quella
Nel mio bealo regno

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193

AI mio padre beoegno Tu bai levalo in volo


SI mi tono inchinalo. Disiderando solo
Inchinandosi al padre Fatto sie il tuo onore,
L’ anima gli renderà: Si come tu, fattore.
Vedendo ciò la madre Fatto bai il tuo mandato.
Tolta si distruggerà,
tla por si rimanera
ConGtIo in sa quel legno cccxxxvi
El corpo del benegno
E1 qoal poi fu lancialo. Lauda di nostra Donna gloriosa.
E lancialo e ferito

Fa il corpo del Signore,


El caor gli fo parlilo, Altissima del ciel porla felice.
Aeqaa e sangue usci foro Viva speranza de’ veri cristiani
Poscia con gran dolore Del cielo c della terra imperatrice.
Piangendo ad alla roce Virgo prudente, per cui fatti sani
Fu levalo di eroco Sono gl'infermi cd i morti hanno vita:
Quel corpo perforalo. Tu si raccogli e pellegrini strani.
Quel corpo per noi arso Elernalmenlo col fattore unita
Fn dalla madre involto Ed ab eterno fusti per amore
Nel sepalero d’ un sasso Nella mento divina aggradila.
Nuovo fallo ; sepolto Madre del verbo divin cundiloro.

Fu poi, compianto mollo Tu ab inilio da lui fusti clclla.


Dalla madre, o da quegli Tu sopra tulle se’ degna d’ unore.
Che aveva trailo egli Ardente in carità più che perfetta
Air amore increato. Dell’ universo mondo tu se’ luce,
O increato amore. 0 gloriosa donna benedetta,
Che in croce Cristo ha' posto Begiiia incoronala sò dal duce.

Inebriami il core Alla man destra siedi del tuo Gglio,


Di te, ottimo mosto, Dove laudala se' con chiara voce.
Acciò, cb'i sia disposto Imperatrice dolce, a cui m’ appiglio.
Per le a ogni pena ,
Immaginando della tua bonlade
Legami con catena A nulla creatura ì’ 1' assomiglio.
Ch' io non sic disicgala Amante sola che la deilade
Dislegato nè sciolto Tenesti in ventre vestila di carne.
Da le già mai non sia Per dare a noi eterna liberlade,
Sì, che il tuo santo volto Giardin di Dio, dove dilettarne
Veggia l'anima mìa, Prima si volse il re del paradiso,
Per amor di .Maria Ogni virtù in le volse piantarne
Nel tuo beato regno. Ringraziam te, sguardando il tuo bel viso
Ben cb’ io non ne sia degno E l'umana cd angelica natura
Perdi' io sono il più ingrato. Con queir agnello, che per noi fu ucciso.
Grazia li rendo, Dio Ancilla umile, virgo santa e pura.
Per Gesù Ino Gglinolo, Che nel tuo gremio e peccator raccogli,
Perche l' affetto mio Dando speranza lor del ben che dura.
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19Ì

Te, graiiosa, prcghitm clic (a »ogli ,


Trino, una suslanzia ognun li cbicmi,
Aiutarci a scampar di questo mare In essa fusti sempre per amore.
Pericoloso, pieu di tanti scogli. Prendendo leicon Ino dolci lami,
In nell'abisso son del mio peccare. Ella abissata fu nel tuo splendore,
Dalla fortuna la mia navioella E tu di le la faccali capace
K tempestata, ed è per abissare. Per la profonda nmiUb del suo cuore;
Aiutami a scampare, o maris stella, Ciascuno amante, che d’ amor verace
E ralTrcna el furor de miei nemici Amar ti vuole, con lei e* accompagni
Cii’ognuo mi Ger nel cor con suo quadrclla. Ch’ ella è principio, d' ogni «ortra pace.
Per griaOnili grandi bcncCcj, Virgo dolcissima preghiam, che cl bagni
Che sei usala fare a peccatori. L’ anime nostre di quella rugiada.

Libera noi dagli eterni supplicj. Che fà in Cristo crescere i cor magni.
L' anima nostra prego, che innamori Maravigliosa si fu quella tirada.

Di quel flgliuol, che nel ventre portarti Onde passasti saura piegK mai
El qual si é signor sopra i signori. Ma ciascun altro «onvien porche cada.
Egli è quel frutto il qual tu ci doDHli, Tu benedetta ncirelarno li alai.
Che di le nacque, terra frotlaosa Di sol vestila sei , o giocondissima,
E del tuo sacro petto tu’ lattarti, Calore e luce insieme tu dai,
Nel cni amor l'anima si riposa, E sopra ogni altra sol sptendientissima
si è sommo regnare,
El qual servir Di Cristo alla man destra collocala ,

Fammel conoscer, vergine gloriola. in quella sedia seconda altissima.


Amar vo' lui e te sansa Gnare Nostra speranza sci ed avvocala.
Per quella grazia, la qual si m’ è data, Volgi ver noi e tuoi occhi piatosi
La qual da lo io veggio traboccare. Che siamo in qoesla vita intenebrata.
Dolcissima di Dio Madre chiamata, Intendi ed esaudì noi quaggiù rioclùufi.
Nullo si può vantar di tanta loda Nella prigioD di nostra brulla carne
Se non te soia sanza par trovala. È uè' peccali tanto abominosi.
O gloriosa, pregali che m'oda Dolce Madonna, piacciali d’ aitarne.
Per quella cortesia che in ,
te abbonda. Per quello amore, il qual ti fece madre
In Cristo veriU fa che io goda. Di quel che volse noi ricomperarne.
Mediatrice ,
per cui si si gioconda In le si puose la potenzia, el padre

La sanla Chiesa io Gesù dolcissimo, Danotti el suo Ogliuol' la sapienzia.


Del cui amore Inda si circonda. Donna leggiadra , sopra le leggiadre.
In quello abisso il tuo cuore nmilissimo Cielo stellalo dove la cteraenzia.
Si profondò sopra ogni intolligenzia, Lo sptrlo santo
puose nel tuo core
Si corno piacque al sommo potentìssinio. Sopr’ogni donna di piùcccellenzia.
Nacque di le la somma sapienzia Tempio sacralo dal sommo fattore,
Prima che il secolo nel suo sapere, Graziosa casa di misericordia.
E poi visibii con esperienzia. Fiume di carità, mare d’amore,
Umao si fece per farci vedere A voi Madonna per aver concordia
La sua bellezza, che è invisibile. Chiamo da lungi con gravi aaspiri
Per farne in cielo in eterno gandere. CoDsiderando la mia gran discordia.
Signor, signor, signore iocomprensibile, Temendo molto , che lu non t’ adiri
Per questa donna, en cui liuto ami Contro di me, che ogni di fa peggio.
Fammiti amar d’ uno amor infallibile. Se con giustizia mi riguardi e miri.

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Virtù in verità io me aoo veggio. Esaudì madre el mio pregar poco


D' ogni peccato son profondo abisao. Prima che sopravenga quel giudisio
Ma con vergogna pcrdonania ebieggio. Nel qual peusando io non ritrovo loco.
lo mi confondo imaginando fisso Non però pongo fine al mio gran vizio.
Nella mia vita tutta riprovata Ma sempre caglio pur di male in peggio,

Dal tuo figliuolo , Cristo crocifisso. Giosta cosa è che io vada io quel supplizio,
Non mi despero perchè avvocata Ergo, Madonna mia, lume non veggio
Dio t’ ha fatta per li peccatori. Se non m' alluma quella luce pia,
Fra' quali io sono in più brutte peccata. Che per mia colpa mai aver non deggio.
Mia colpa, dico, da’ mia grandi errori O gloriosa Vergiu Maria,
E de’ peccati, che ho fatto e farà Fontana di pietà, nostra speranza,
Contro al voler del Signor de Signori I lo mi vi raccomando in cortesia.

Uroilemente a voi ricorrerò. Io veggio beo, che per la mia fallanza


Con quella cootriiione che possibile Veder non posso che è innumerabile
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Sarà a me, e si v’ invocherò. La bontà vostra e il mio mal fare avanza,


La cui pietade è si incomprensibile. Certa cosa è che tu, o venerabile
O gloriosa donna venerabile. Si vis, polente sei di me mondare,
Perdona a me, peccator tanto orribile, O sapiente sopra ogni laudabile.
Intendi e accolta, o donna laudabile. Tu o
,
beata, mi pool impetrare
Gl' indegni priegbi miei , che io li faccio, Dal tuo figliuol' ogni grazia, che vnoli.
Peccator tristo ne! mal fare atabile. Che mai li volse niente denegare.
Egli è beo ver ,
che kt sempre dispiaccio Vero è eh' i son un de’ peggior figliuoli.
In tutte cose al tuo diletto figli». Fra gli altri peccatori che tu baggi
Per li peccati nelli qua* mi giaccio. El qual son degno d' infiulli duoli.
Risguarda, o gloriosa ,
al mio periglio Sospiro e piai^ per li grandi oltraggi,
Per quello amor , che l'ba in tanta altura Che io l'bo fatti, per le gravi offese ;

Alla man destra posta di quel giglio, Ajutami, che si spesso non caggi.
Impcradrice d' ogni creatura , Fra r altre donne e sopra , cortese,
A voi mi do , a voi mi raccomando, lo li priegov che tu mi pacifichi
Per la immensa vostra bontà pura. Col tuo figliuol, che io croce braccia stese,

Beata donna, beacbè io sia in bendo Regina gloriena, che clariflehi


Per voi spero di esser ribandilo L’anime , in cui fo tiin grazi* splende.
Di ciò vi prego, madre, sospirando. Concedimi che sempre io f onorifiebi.
Virgo sacrata, quello infinito Verde spcrauia dentro al mio cuor rende
Figliuol di Dio priega, che gli piaccia Viva , per fede nel mio dolce Cristo,
Di perdonarmi io ciò che gli ho fallila Di vera carità el cuor tu' accende.
Si, che io possa poi veder la faccia Tu, dolce Madre, allegra el mio cuor tristo

Del tuo figliuolo, di ginslMia aole , Defendimi da’ mici crudoi uimici,
Che mai da se uessun suo servo caccia. Che senza il Ino aiolo non resisto.
Eternalmente quel tuo dolce prole Trami del numero delli infelici

Con teco sempre di laudar uun fini. E co’ tuo' veri amanti m’ accompagna
Che ogni intelletto illuminalo colo. Si, eh' io li laudi de* tuo' bencGij.
Bcnch' degno star con quei tapini.
io sia Vergine gloriosa, o più che magna,
Che ardono sempre nell' eterno foco, Nel tuo volere al tulio mi rimrllo,

A qual per graiia mai tu non t’ inchini. Che ’I mio volere è piea d’ ugni iiu'gagna.
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Sempre laudato sia c beoedcKo Anima mia, a cui è donato


El tuo dolce Ggliuol, donna beatissima, dono da quella bonlade,
Si fatto
Cbe tu lattasti del Ino sacro petto Che ha il tuo cuore d’ amor vulnerato.
Venga la grazia sua abbondantissima Madre di Dio, per quella carilade.
In noi, madonna, per li vostri prirghi Per la qual sci nella sedia seconda
E per sua carili iiirmitissiina. Alla man destra della umanitadc.
Elernalmcnle col suo amore leghi Aiuta me, anima tanto immonda.
L' anime c i cuor di lutti e suoi eletti Che di tal dono non sia tanto ingrata ,
Si, che nel suo amor ognuno anneghi. Che io sia dannala alla morte seconda.
Nel santo suo volere ognun si getti Rendendo laude alla bontà increata
Illuminato di tanto splendore, De' doni che m' ha fallo, non guardando
,

Che al tuo fìgliuol cd a te sicno accetti. Alle iiinumerabirmic peccata.


Tutti inOammali del divino amore Intendi, madre c sospiri eh’ io mando
Al tuo Ggliuolo c a le, genitrice. K le cd a colui, che parlurisli.
Ti rcndan laude, c gloria c onore. Con desider di lui o te amando
Ricevi 0 priegbi mici, donna felice. A te rifuggo, la qual gcnuisii
Per amor di Gesù tuo figlio c padre ,
Colui ,
et’ qual l’ aveva ingenerala
Del cielo e della terra imperatrice. In quello amor, per lo qual concepisti.
Io mi ti raccomando, di Dio Madre, 0 Madre della immensa ed increata
A tutte l'ore, bench’io non sia degno Divina sapienzia, or mi sostiene.
Per le indicibili mie colpe ladre. Che io non caggia in tante peccata
Sospiro e piango quando mi sovvegno ,
Aiutami nelle mie grave pene
Che in tulle iniquitadi son caduto ! Dandomi dentro vera pazienza,
O gloriosa non m' avere a sdegno.
,
E no' mici gaudii ancora mi sovviene.
Tu sai madonna, che io ne son pentuto Trami, .Madonna, per la tua clemeozia
Por la purissima grazia di sopra Al vero sentimento dell’ amore
Che ho ricevala ,
per lo tuo aiuto. Ed al saper di vera sapienzia.
Io vivo in isperanza , che mi s’ uopra Esaudi , madre, questo peccatore,
La porta delia vita per colui El qual di cuor veramente mi pento
Cbe perdonar mi può ogni mal opra. D’ ogni delitto, peccalo cd errore.
Imperio, gloria e laude sia a lui Rendimi al tuo figliuolo e son contento,
Eternalmente con gioia e canto O dolce madre ,
che altro non disio
Trino ,
sol un, da cui creato fui. Se non d' amarlo sempre mai attento.
Sopra ogni cosa lui amar vo’ tanto Dirizza la memoria mia a Dio
Con lutto el core, siccomo a Ini piace, La notte c ’l giorno, perfin ch’io son vivo.
Laudando invocherò il suo nome santo. Nelle sue laude sia el mio disio.
Altissima , dolcissima, verace. El mio intelletto della luce privo
Laudando te invoco il tuo ajulo. Abissai, madre, in quella chiarezza.
Che mi confermi nella santa pace ; Che fa lo intendimento uman giulivo
Nella qual pace quando è pervenuto In carità di Dio con leggerezza
£1 cuor, por grazia del sommo fattore La volontadc mia sia commutala,
Nello sue laude non isti più muto. Volendo el suo voler con allegrezza.
Tutto si spande nel divino amora O dolce 0 venerabile, adornala
CoD tanto gaudio che chi l’ ha provato
, D’ ogni nobilità, non dispregiare
Non ne sa diro una parte minore. Le petizion di me anima ingrata :

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Ricevi, madre mia, cl mio pregare, Del suo volere mi contenta Iddio,
Indegno dico, e nel divin conspcllo A lui per lui sempre sia laude e gloria.
Adempi (a el mio (anio mancare.
Anco ti priego per Gesù diletto,
CUe tu aiuti ognun che mi vuol bene, CCCXXXTII.
Ed anco ognun, che m’avessi in dispetto.
Per tutti quelli per cui tante peno Laude della città Celestiale.
Sostenne il tuo flgliuol Gesù in croce
Priegai che leghi lor con sue catene.
Risplenda nel lor cnor la vera luce , Àve Gerusalem, vision di pace.
Cavando lor della tenebra oscura Ave Gerusalem, città di Dio
Si, eh' ojnun segua Gesù, sommo duce. Ave Gerusalem, gaudio verace.
Oslende, Madre, a lor la via sicura. Ave Gerusalem, in coi cred' io.
Che gli conduca alla beata vita Ave Gerusalem che mai non tace.
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Tenendo dentro al cuor verità pura. Ave cantante con sommo disio.
Naturalmente eoi fattore unita Ave Gerusalem, madre feconda
L'anima nostra star sempre disia, Ave; in la quale, ogni bene abonda.
Se suo’nimici non l’hanno impedita.
i
0 gloriosa e nobile cillade
O tu, del ciel felice porla c via, Dove in concordia sono e cittadini.
Difendi noi da'lor comballimcnii. De’ quali sola è una voluntado
Mentre che siamo in questa tenebria. Nullo non v'è, che da essa declini
Benedetta sia tu, per cui contenti Ma tutti stanno in gran iranquillitade
Sarem, vedendo te col tuo figlinolo Elcrnalmeole ne’ gaudi divini
In paradiso con dcleltamcnli. L’ umanità di Dio, per coi han vita

In verità di spirilo lui colo Ragguardan sempre in trinità unita.

Trino , solo, uno uomo e Dio confesso, Di le cantaro, o glorioso regno.


Lui esser salvator del mondo solo. Rallegrisi lo mio cicco intelletto
Sol per suo dono posto in eccesso Benché di le pensare non sia degno
Di mente, veggio ognuno esser mendace Per mio delitto e per peccalo infetto
Senza cl suo don per grazia a noi conces- Accusomi dinanzi dal benegno
Nunc, Madonna, aiuta, se ti piace , [so. Del mio tanto peccar nel suo conspelto :

E nella nostra morte corporale Per me ingrato , nel tempo opportuno


Difendi noi dal demonio mendace. O gloriosi pregatelo ognuno.
Anco li priego, regina eternale, Che dalla eletta io non sia diviso

Kesurger noi dalla spiritual morte. Da quel signor, per cui tanto gaudete ,

Campando noi dalla morte infernale, E sempre mai con voi in paradiso

Hetlcndo dentro noi da quelle porte Io reggia quello il qual sempre vedete.
Del santo Regno per virtù di Cristo, Lui conoscendo c guardando fiso

£l quale nel suo amor mi faccia forte. Nel sempiterno gaudio, dove siete.

Eterna laude a quel per cui assiato Nella sua gloria sempre gloriosi
Nel suo conspelto Gesù .Signor mio. Dalla sua luce tulli circonfusi.

Senza el cui dono e grazia non resisto. Di le, città di Dio gloriosa,
Nel suo voler rimetto el voler mio Son dette e dicon cose gloriose,
Con T intellello e con latta memoria Accioccbé ogni anima di Cristo sposa

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Ami cl ratlor, cbe (anlo alu li pose. In un momento dall’ amor toccata
Benché a me aia cosa abominosa L’ anima se ne vola in quella allena ,

Di te canlar vo’ cose giocondose Avanti al buon Gesù apprescnlala


Con giubilo di core e gaudio interno Dove salire per grazia è avvczz.-i.
A laudo c gloria del Signor superno. Con Crislo unita aia e Iransformala
Acciocché I' anime: che questo canto Baciando la sua farcia con dolcezza.
Udiranno cantare, o leggeranno Se in elei con Cristo, anima mia sarai ,

lo lor a' accenda il vero amor santo, Elernalmenlo in lui tu goderai.

El qual ci liberi da tanto aOanno, 0 allo ciclo empiria, dove Dio


O Signor mio, il qnale io amo tanto. Etcrnalmenle 1' anime gioconda.
Libera me per grasia, d’ ogni inganno Per lo qual abitar fui creala io

Concedimi Tutoria de’niaaici Dal creatore pura . nella e monda,


Si , cb' io li laodi in cicl con quei relici. E me creando, infuse al corpo mio
E perché la memoria mia ai parta Nel venire della madre mia immon la,
Cumpiolamentc dall’ amor di aotto Che il mio corpo conccpè in peccalo,
Forte correndo per quella ria erta, Cbe in'ba di te, empirio cicl , privato.
Che in tanta amplitudine m' ha condotto Privato m' ha di le il mio peccare

NihiI ne posso scrivere in la carta E la mia volontò tanfo traversa


Dello invisibii fuoco, cbe m' ha cotto, Per lo infinito mio mal' operare
E maggiormente spero cbe mi cuoca L'anima bianca é divcnlala persa:
In quella fiamma , che in te colloca. Priegoli dunque : signor scoia pare
Ed anco perché el mio aeuro inielletto Che per tua grazia a te m’ abbi conversa
S' allumini di quella chiara luce. Si, eh' io non sia privalo di quel luco
Che a’Iooi eletti da sempre ditello La’ dove è sempre mai e festa e gioco.
Per quella viaion del gommo duce. Tu sci quel proprio loogo essenziale,
O glorioso regno benedetto. La dove sfare in eterno disio
La inlelligeoiia mia a le reduce Dinanzi al trino, ano, eicmalc
Si, eh' io intenda che il mio riposare Per merito di Cristo: Signor mio.
Io le debb’ esser saaza mai Qoare. Vedendo sempre quel sire immortale.
Ed anco perché la mia Tolonlade Lui conoscendo vero uomo e dio ,

Compintamente con Criato a’ nnisc.-! Con fruizione del divino amore.


Di te cantare TOgHo, alta cillada. Che per aua grazia m' ba ferito cl core.
Acciò eh' io solo lui amar sitisca, Quando adunque sarà collocala
Partendomi da ogni pravitade. L' anima mia in quella chiarezza
Per lo divino amore rivivisca : Nella città di Dio iunamorala
Per merito di Cristo Dio ed uomo La dove è adempiuta ogni allegrezza
lo spero in le gaoder, soperna domo. Per merito dell' anima beata.
E perché il mio gelalo e molle core La qual mori per me in tanta asprezza
Del caler naturai tulio s' accenda Per farmi sempra viver nel suo regno
E la mia mento, cbe è io tenebrore. Col sagro corpo pendente nel legno.
Nella superna luce si distenda, 0 sacrosanta bcnedctla ernee
E i miscr' sensi del corpo di fore Della qual con gran sicurtà mi segno
A raffrenargli cautamente attenda. Per le aperta m’ é la somma luce
Che a me tfoUo sono impedimento: Per merito del mio signor benegno,
L’anima vola in cielo in nn momento. Tu sia mia guida, sicurtà c duce

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Per lino a tanto, cbe nel sommo regno Madre di quello, il qual tanto amar bramo
L'anima mia sarà con vittoria , Ad adinvandom, madonna t' inchina
Vedendo sempre Gesù Re di gloria. ,
Me peccator, cbe da lungi li chiamo
O Gesù glorioso uomo e Dio,
,
L’ anima mia tanto piccolina
Quando ti sederò a faccia a faccia? Esser disciolla dal mio corpo bramo
Quando nel (un conspetto sarò io Desidera vedere quel giocondo
Vittorioso nella gran bonaccia, Re glorioso ,
salvator del Mondo,
Quando I’ adorerò, o Gesù pio. E le sua Madre, ancor veder desio
Nella gloria con laude cbe li piaccia, Sopra ogni altra pura creatnra ;

Laudando tc e amandoli con quelli Quando nel tuo conspello sarò io


Cbe furo c sono e saran Ino famelli. Vittorioso sia in quella altura:
O esistente in (e, una sostanza ,
Perdona a me alta madre di Dio
0 glorioso trino in persone, Che non son degno veder tua figura,
O inflnila disina possanza, Nondimen piaccia alla tua cortesia
0 sapienzia che (otto ercone , il Ch' io reggia sempre te, virgo Maria.
O dio amore, somma consolanza. Con posseder quell’ alla credilade.
Nella tua volontà lutto mi pone Che il padre eterno m' ha apparecchiala
Per merito di Cristo mi perdona , Per merito di quella umaoilade.
Se l' è in piacer, la tua grazia mi dona, Che Iddio prese, da lui tanto amata
Accio clic io t* adori, laudi ed ami La dove egli ò somma tranquillitade
Tema, ringrazi c di cuor t' ubidisca Con Vision della bonlè increata
Disciagli, signor mio, e miei legami E cognizione del verbo incarnato
L' alma mia per amore a le si unisca Con fniizion dell’ amore increato.
Quando li piace, signor mio, mi chiami Quando sari disposta la tua vesta
Da questa brutta carne mi parlisca. Anima mia, che legala li tiene
Portala sia nell’ allo cielo empiria Do quando andorai a quella festa ,

Dove adempiuto sia el mio disirio Quando si flniran queste Ine pene.
El mio disio sarà adempiuto Quando li chiamerà quella maestà ,

Quando vedrò nmanitade. la santa Quando li si darà quel sommo bene.


La qual Dio prese per lo mio aiuto, Quando sarai nella superna altura
E quando io fruirò la deilade , Insieme con l' angelica natura?
Trino sol uno Dio conosciuto 0 gloriosi spirili beati,
Da quei, ehe sono in quell' alta cillade E qua' vedete la divina essenzia,
E quali contemplando io nuovo o vecchio Che nel principio voi fusle creali
Sempre guardando quel divino specchio, Dalla divina somma sapienzia
O sacrosanta Madre di Dio pura, Per sua boutade voi fusti ordinati
Quando vedrò il tuo bel viso chiaro, Per onorare la somma clemenzia
O sopra ogni altra pura creatura Quando sarò con voi nel sommo regno
Quando si lloìrò il mio pianto amaro, A laudar sempre l' alto Dio benegno?
Qnando sarò in eterno sicura O angci glorioso, mio custode ,

Per merito del sacro sangue chiaro, Che m' bai difeso dallo spirto reo
Che il glorioso tuo figliuolo sparse Quando con loco a Dio renderò lode.
Per far le spose del suo amore arso? Lassò nel glorioso giubileo?
O sopra gloriosa alta Regina, Per amor di Gesù ,
m’ iulende ed od»

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200

Nondimen ,
perché io sia sopra ogni reo : Ciascuna é collocala nel suo grado
Fino
alla morte m’ aiuta e conforta Dinanzi a quello sposo innamorante
Dopo la morte, in cici 1' anima porta. Sempre cantanti cantico leggiadro ,

Anime gloriose . che la faccia Anima mia tanto vituperante.


Vedete sempre mai di Gesù Cristo, Che il Salvator Gesù laudi si rado
Per tutti c peccator pregar >i piaccia , Quando sarai nel superno coro
Per li quali el signor fu in croce visto: A laudar sempre mai Iddio eoa loro.
Per me mcschin ,
che sono in mala trac* Lassù le gloriose Gerarchie
Pregate quel Signore, a cui resisto, (eia Dell’ angeliche e gloriose schiere
Per lo suo merlo, o per li vostri priegbi Quel glorioso che per noi morie
,

Per suo amor col suo amor mi leghi. Non reslan mai laudar di laude rere ,

Priegovi tulli voi, che in gloria siete, E tu, anima mia, ti stai pur quic.
Che in questo mondo fusti in tanta pena. De' ciechi seguitando le bandiere.
Che voi preghiate quel
,
per cui gaudete, Quando sarai con quei beati spirti.
Per me, anima misera terrena, La cui beliczza mai non potrei dirti ?
Che sol d’ amarlo m' accenda la sete Umana inlclligcnzia non poiria
Tracndomi a se con sua catena; Degli angeli intender la bellezza.
Se piace a lui per sua boniì m'accetti, La lingua umana nihil ne dirla
E prrgatel per lutti c suoi eletti. Dell’ anime la superna chiarezza
Acciocché Cristo con voi adoriamo Ogni nostro stimare è fantasia
Di quella gloriosa adorazione , NihiI comprender può di quell'altezza.
Elcrnaimcnio cl laudiamo ed amiamo Ma per conforto di mia mente discola
Con sempiterna di lui cognizione, Cantar ne voglio alcuna cosa piccola.
E ben eh' io sia sopra ogni altro gramo Alcuna cosa ne voglio narrare
Desidero l' eterna visiono Alla mia mente eh’ è tanto fanciulla.
,

£ la fruizion del vero Dio, Che il mio inlcllello possa dilettare ,

Di ciò vi priego, beo eh' io sia il più rio. E questo fo perchè io son da nulla;
E benché io per le mie peccata D’ un picciol pomo li voglio spassare
Degna non sia d’essere esaudita Perche ancora non sei fuor vlclla culla.
Nondimen priego la bontà increata, Ma quando tu sarai ncil'allo stare
Dal cui voler tanto mi son partita. Vedrai per altro mudo il gaudcarc.
Per merito dell’ anima beala Quando sarai nel gaudio superno
Di Gesù Cristo, m'abbi ribandita Vedrai per altro modo cl paradiso
Della città superna gloriosa. Si come é nncmcnle in sempiterno
Che in gaudio sempiterno si riposa. Di Gesù Cristo vederai cl viso :

Leva la tua memoria, anima mia. lu questa vita niente discerno


In quella gloriosa abitazione Per lo peccar, che m' ha da Dio diviso.
La dove stare in eterno dia.
Ma per la sua somma bontà spero
Se già non manca sol per tua cagione Vedere cl mio Signor nel gaudio vero.
La inlclligcnzia tua di lassù sia. E gli Angeli e gli Arcangeli vedrai
La dove egli è ogni consolazione. E principati ed ancor polcslali.
La volontà, rintellellu e memoria Lo virtù sante tu discernerai
Abissala nella superna gloria. Ei dominazion tanto beali,
Dove lo gloriose anime sante E santi troni ancora sguardcrai
Ei clierubin di luce circundati Che son più appresso al divino agnello.
Vcdcrai gl' infocali serafini Che per suo amor furon martirizzali.
Elornalmcnle ne' gaudi ditini. Vedrai cl sacro ed eletto vasello ,

Vedrai ancor l’Areangel Michaello, Paulo apostolo infra gli altri infocali

Prinripe della prima gerarchia Davanti a Cristo star leggiadro e hello.


Vedrai el glorioso RalTacllu, Vedrai an-eora quelli altri discepoli

Clic alluminò cl pietoso Tobia Gaudenti star nel secolo de' secoli.
Della seconda principe , è elio, El candidalo esercito gioioso
£1 quale allumini l’anima mia. De’ martiri con la veste vermiglia.
All' angel Gabriele farai onore, Vedrai in gloria ciascun glorioso
Che oiinuntiò del mondo e 'I saltatore Laudare l idio con somma goduviglia:
Vedrai I' antico nostro padre Adamo Quanto ò il gaudio loro giocondoso
E madonna Èva co' suoi giusti figli. Stimar noi so, ma honne maraviglia
Che mangiò il pomo per cui il mondo ò Signor, dicendo, moristi per noi,
(gramo E noi per tuo amor morimmo poi.

E siam sommersi in colanti perigli, Vedrai ancora c santi dottori,


Se non che il buon Gesù. Il qual lauto amo E coiife.ssori c quei santi romiti.
Ci ha ricomperati , e. fatti suoi famigli. Che fur del buon Gesù segui latori ,

Pendendo in croce perchè l’antico uomo Di puro amore e caritè vestiti


Disubidendo Dio m.'ingiò quel pomo. SiMiipre gaudere ne' .sommi dolzori ,

Vedrai c patriarchi ed i profeti < Perché d’ogni virtù furon fioriti:

Con tulle quelle sante anime antiche, l.:i lor giocondit.à giammai non manca
A qua’ fu manifesto e gran secreti, ló I !ar sempre Dio nullo si stanca:
Perehè di Dio furon fedele amiche: Vedr.'.i da Siena il beato Giovanni,
Elernalmente tu gli vedrai lieti, Vedrai Francesco cd ogni lor seguace ,

E qu.ili per suo amor medie falicbo I quaf per Cristo patir molli affanni :

Sostennero con molla p,izienr.ia: Or son gaudenti in quella somma pace :

Or son gaudenti nella sna presenzia. Guarda anima mia, che non f inganni
Fra gli altri vederai quel Noè giusto. Lo spirilo maligno n' è il fallace:
Ed Abraaro a Dio tutto fedele ,
Mondane anco la tua brulla carne.
E .Moisè che d’ amore fu combusto; Chiama Gesù che sol ti può alarne:
,

Vedrai il gran profeta Samuele, Vedrai le sette vergini pulzelle.


Vedrai David, che fu tanto robusto, Che per amor di Cristo fumo uccise.
Vedrai f amico di Dio, Daniele, Che pib che il sol sette volle son belle
Vedrai cl gran profeta Isaia Di sangue ebbon per lui lor vesti intrise ,

E quel che nacque santo. Geremia. Sempre ringraziano il Salvator d’elle,


Vedrai ancora quella santa Sara, U,il cui amor già mai non son divise :

Vedrai Rebecca, c la santa Rachellc, Di veder sempre lo figliuol di Dio ,

Vedrai essere a Dio tanto cara. Elernalmente pieno hanno il disio.


Che liberò el popol d' Israelle Vedrai la tua dolcissima Lucia
Vedrai Susanna, che fu iu pena amara. Di carità c di splendor vestila
Vedrai Giudil fra’qnelle donne belle. Sempre gauder col fìgliuol di M.iria,
La qual tagliò ad Oloferne la lesta, Per cui amore gola fu forila;
Dinanzi a Dio fan sempre gioia c festa. Priega per me Gesù, .speranza mia,
Gli apostoli vedrai innamorali, Solo una volta c sarai esaudita
26
, , ,

202

Come per |>razla in questo tuonilo conto. Niliil sapem’ di quella cidi bella,

Così per gloria nel suo regno tonto. Ma quando piacerà alla bontadc,
Vedrai ancora Santa Caterina, Che ci creò; poi andremo a vedella.
Agata, Cecilia nd Agnese, 0 Dio quando sarò fuor di cerlamine
Con r undici miglioj.i santa Orsolina, Ch'io veggia di lassù gli angeli c Fauinict
Vedrai la tua Margarita cortese: Nell' intelletto mio tanto son fosco,
Tutte tcstitc di luce ditina, E la mia mente è in tanto tenebrore
Perche di carità furono accese; Per peccati miei eh' io non conosco
li
;

Vedrai ancor quella perfeUa amante S' io degno sono d’ odio o d’ amore:
Maddalena, c Marta triunfante. Però o signor mio, la grazia posco
,

O dulci sposo sestile di gloria. I)' amarli io verità con tutto el cuore.
Le qual gaudetc sempre eoo Io sposo, Il quale amore l’ animo certifica
Solo una volto mi abbiate a niemorio. Di quella gloria tanto beatifica.
Per me pregando Gesù glorioso. Poi alzerai piò alte le ciglia,
De’ mici nimici mi doni vittoria , Vedrai l'amanza della Irinitado,
Amando lui per suo don grazioso Del figliuol Madre c dello padre figlia ,

Di quello amor, del quale etscre amato Sposa della divina carilade.
Vuol da me, pcccator sopra ogni ingrato. Per cui Dio la maggior meraviglia
Vedrai le sant* vedove pietose. Ha falla per la sua umililado.
Le qual’ per Cristo Icnnuii caslilade, Del diviii verbo, che volse discendere
Vedrai ancora le beate spose. Per amor tratto, c di lei carne prendere.
Che al matrimuniu furou cungiugatc. Di quella virgo umile prudenlissima ,

Clic ognuna in Cristo la speranza pose: Il padre eterno se ne innamoroe,


Fedele, onc.ste c di i irlù ornale £ la divina sapienzia altissima
Tutte gaudenti sono in paradiso, Innamorata di lei incamoo ,

Sempre vedendo di Gesù cl viso. La nostra umaoilà tanto vilissima


Vedrai tutti color che Sun gaudenti, Con la divina s' apparenloe
E che saranno per virló di Cristo, Lo spirilo santo di ciò fu artefice ,

Col quale slare se lu li eonieuti Eahhrlcalor del buon Gesù pontefice.


Lascia il diletto, ed il peccalo tristo, Il quale assiste dinanzi a Dio padre,
E gli occhi tuoi sicn bassi c piangenti A noi concedendo c ben futuri,
Perchè fatto hai dello inferno acquisto , Qui perdonando nostre colpe ladre.
F, maggiormente per le tante offese, Facendone per grazia tornar puri,
Che fallo hai contro al buon Gesù cortese. E d' ogni ben cagion ce n' è la madre
Poi sederai di ogni genie c lingua. La qual ci liberò da'luoghi oscuri
Ed anco d' ogni umana nazione Per tulle la virtù . che fumo in illa

Laudare Dio con laude d'aiiior pingua Quando ella disse , ecce Domini ancilla.
Con sommo gaudio ed esuitaziuno : Allora il verbo di Dio prese carne
In questa vita non è che il distingua. Per farci ciltadiu dell' allo regno,
Nè chi ne possa far chiaro sermone : Per la divinità parliciparno
La vcriude sta per altro modo Mario rimase pcndcnic nel legno:
Che non se no favella, se il ver odo. El terzo di volle risuscitarne.
Per altro mu<lu sta la verilade. Poi sali in cielo l'alto Ite benegno ,

Che per parole non se nc favella , E poi mandò lo spirilo promesso


In questo inondo pici) di cecitade Dal padre suo ed ancora da esso.

—— Di^ìti-'^crby Gnngle
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203

Il quale ipirilu U Tcrilade 0 sopra glorioso Ggliuol mio.


Per tulio el mondo fece iDanifesla Sic benedetto più che sempre mai,
Poi quauilo piacque alla somma bontade Che falla m' hai sopra ogn' altra gaudente,
La madre io cielo ne porlò gran fesla ; Pc tuoi eletti priego te vivente.
Alla man dcslra della umanilade Per lutti quelli, che di me incarnasti
L' Ila collocala la somma macsià ,
E da me partorito esser volesti
Perchè nel mondo fu più umilissima, E giu noi mondo lanto conversasti
Perù in ciel si è la più altissima. E poi in croce chiorato moresii
La qual può dire ,o padre onnipolenle, E I terso giorno lu resnscilasli
Laude li rende questa lua Ggliuola E glorioso in ciel tu ascendc.sli
La quale prceleggesii aniicamentc, 1 qasP talli li son nella memoria.
Sopra ogni allea lua anima sola, Per ina bontà concedi a lor la gloria.

E sopra ogni altra li fui obbediente Perdonami o sopra gloriosa ,


,

Della tua leggo fui maestra e scola: Che di to parlo con tanta ignorania , ,

Non solanienle di cuore osservai 0 dolce madre, di Dio lìglia c sposa ,

Ma con perfello amor l’ ammaestrai. Non guardare alla mia grande fallaiiZii:
O sapienria del Ggliuol di Dio ,
Quel che in dica al fallor d' ogni cosa

Il qual volesti eh' io fossi tua madre Ed esso il sa ,


e lu, dilolla amanza :

Laude li rendo, dolce Ggliuol mio, L' angelico intellcllu nè umano


Insieme con 1' altissimo tuo padre, NibiI ne sa, non eh' io, snpr'ogni vano.
Alla lua man dirilla li seggo io, Si come in questo mondo il tuo ben fare
Son gloriosa sopra le leggiadre
,
Fu sopra ogni creata intclligcnzia ,

Donne, che mai creasti o crear dia. Cosi in cielo il ino gloriare
Hai onorala me. Virgo Maria. Trascende ogni somma sapienzia ;

0 increato ed o ioQnito amore, Solo l' intende cl Signor senza pare.


Che m’ hai eletta per tua cara sposa Che si diletta della lua prc.senzia.
Laude ti rendo, gloria od onore Alla qual dona più cara notizia
Che falla m' bai la più gaudiosa E della gloria sua maggior dovizia.
Con tutta I' anima , la mente ed il core Per grazia priego (e , sopra csallata
Amalo t’ ho sopra d' ogni altra cosa Che per me prieghi Gesù, Ino Ggliuolo,
Per la ioGnila tua grande bontade Sola una volta, o nostra avvocata,
Ho adempiuta la Ina vrolunlade. Si cb’ io r adori e laudi ed ami solo;
La Tolonlade lua compiutamente Se il pregberrai da Dio lanto amata , ,

• Per Ina boutade ho sempre adempiuta Liberalo sarò dal morlal duolo :

In ogni cosa io ti fui ubidiente. So t’ è in piacer ,


Madonna, si ne priega:
Per la lua santa man , che m' ha tenuta : Se non ti piace . grazia mi niega.
lai

Sopra ogni altra m’ bai eternalmenle Se non li piace , di voler pregare


Sopra esaltala di gloria adempiuta Per mia anima lanto maledelia
Per merito mio Ggliuolo,
di Cristo, È giusta cosa per lo mio mal fare.

lo le mi godo, trino, uno Dio solo, Del quale anco non mi son corretta.
O santa Irinilb sol uno dio, A le, o gloriosa senza pare ,

La gloria e '1 gaudio, che dato tu m' hai Dico mia colpa di mia vita infeila
Tu solo il sai, allo, faitor pio. Se mi perdoni lu, perdonerammi
Ed io il pruoTO , ai come lo sai Il tuo Ggliuolo , e giusto farammi.

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BenedcUa sia tu, o boalissima, Etcrnalmente saran leggierissimi


In cielo, in terra, in mare cd in abisso. Con sicurtà già mai non terminata :

Regina eterna, imperatrice altissima. Saranno sempre mai impassibili


Benedicali Cristo Crocifisso Con sempiterni gaudii indicibili.
Benedetta sia tu, gloriosissima , Con gii occhi sguardcrai quel sommo duce ,

Da lutti quei ,
che son gaudenti in ipso Che fu per tulli pendente nel legno ,

O elio saranno in giuria con disio ,


Le orecchie lue udirai! la sua voce ,

C da me ,
pcccator sopr'ogni rio. Del suo odor sempre li farà degno.
O glorioso ed o bealo Regno Gustando il fruito della santa croce.

La dove staro in eterno disio ,


Toccando quel soave Re benegno
Benché di le pensare io non sia degno. Ogni tuo senso al glorioso obietto
Per lo indicibile peccato mio , Elcnialinentc aversi perfetto.
Nondimen priego el signore benieno, Non li curar, misero corpo mio.
Cile per sua carità in croce rooriu ,
Se 'n questo mondo se' passionalo,

Per merito della sua sacra morte Che quando tu sarai davanti a Dio
L’ anima mia si truovi in quella corte. Per virtù di Gesù glorificalo
In quella corte tanto gaudiosa Elernaimcntc starai in disio,

Se piace a Dio l'anima mia si truovi. D’ ogni penar ne sarai premiato;


La dove ogni anima 6 gaudiosa: Por ogni pena che in pace sostieni
Deh quando vedrò il di che io lo pruovi ! Riceverai lassù gli eterni beni.

0 Gesìi Cristo, signor d’ ugni cosa Adunque godi quando sei penosa.
El tuo amor per grazia mi rinuovi : Anima mia, nel corpo slaenle
Sic in tal modo, che nel sommo regno lo questa oscura valle tenebrosa
Io veggia sempre il tuo viso benegno Le pene tue pali allegramente;
La prima dola, ed esultazione. Per ugni pena sarai gloriosa ,

Che arerai nel sommo paradiso, La qual sostenuta barai innocente;


Sarà elernalmenic visione Ringrazia adunque Iddio nello lue peno
Di Gesù glorioso il chiaro viso Che maggiormente goderai quel bene.
E la seconda sarà cognizione Lassù si è eterna liberladc,
Dell’altissimo trino ed indiviso: Lassù a Dì» ciascuna é suggetto.
La terza dola sarà di fruire Lassù si è somma nobililadc.
Con gaudio eterno el sommo sire. Lassù non é giitmmai nullo sospetto.
La Vision sempre sarti perfetta Lassù si é perfetta carilade ,
E la cognizione sarà eterna ,
Che ciascuno ama Dio d' amor perfetto.
La fruizion, che di lassù diletta Lassù amor giammai non torna in tedio .

Dolcissima sarà c sempiterna ,


Lassù lotti aman Dio senz’altro medio.
Purché tu sia di lassù eletta Lassù in cuor di vero amore perfetto
Dalla bontà altissima superna: Ogni anima beata insieme s’ ama

Pricganc lui, per li infiniti doni Con gli angelici spirti con diletto
Coi gloriosi di lassù l' adoni. E con giocondità l’ un P altro chiama.
Lassù saranno e corpi sottilissimi Sguardando in Cristo, glorioso oggetto,
Trapasseranno ogni porta serrala £ in quella virgo, gloriosa dama.
E selle volle più che il sol chiarissimi Gli spirili beati e 1’ alme liete
Saranno in quella gloria beata: In quello sguardo sempre sou quiete.
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205

Lassù s'adempie il comandamenlo Lassù a tulli è manifesto ii vero


Della perrella c vera dileiinnc Lassù trovar non vi si può falsamine.
Compiulatnenle sansa mancamenln , Lassù trovar non vi si può amarezza.
Lassù si amor la perfezione
é d’ : Lassù c adempiuto ogni allegrezza.
In questo mondo pien di detrimento Lassù sarà purità e mundizia ,

Adempier non può


si tal legazione, Lassù giammai non sarà lesione.
Se gih di sopra non é tratto il core Lassù sarà di ogni gaudio divizia ,

Alcuna volta dal divino amore. Lassù sarà ogni giubilazione.


Allor s' adempie la divina legge Lassù salir non può mai avarizia ,

Per r anima, che in quel punto c tratta Lassù c’ò d’ogni bene eomunionc.
In quel divino amor, che tutto rogge, Lassù la gioventù mai non inveerhia ,

Clio 1’ ha con .seco una cosa falla. Anima mia, apri del cor l’ orecchia.
Anima, questo punto intende c legge 0,le per fede quelle melodie
Di colai dono ricever t’ adatta. De’gloriosi spiriti beali,
Che questo dono della gloria ò arra : E quelle dolci sacre armonie
Provilo spesso chi questo ti narra. Delle sante e dò’ santi innamorali
Lassù saranno elernalmenic belli, Con ispcranza di veder quel die.
Sansa gìamaì aver nullo pallore , Che in quella carità tu li dilati
Somma dolcezza , ancor sarà con dii Come per srazia in questo mondo canti.
SanzB già mai aver nullo amarore, Cosi per gloria con li trionfanti.

Somma ricchezza ancor possederanno dii. Dove giammai la fortezza non manca ,

La qual non perderà mai suo valore Dove si è somma beatitudine


Lassù quello splendor mai non oscura ,
Di ringraziare Iddio nullo si stanca :

Elcrnalmentc in quella luce dura. Lassù salir non può ingratitudine.


Lassù saranno dote indicibili Lassù in quella città tanta franca
Air anime ed a’ corpi gloriosi, Pacifica ti sta la moltitudine.
AHI intelletti umani incomprensibili: Secondo l’operar ciascun vi gode.
Nullo trovar sipuò che ce le chiosi. Ascolta, anima mia, intende ed ode.
Al figliuol di Maria saremo simili. L’ opere santo che lassù pervengono
Per li suo razzi sempre laminosi Nel gaudio superno beatissimo.
Accompagnati dagli spirti lieti. Lo quali el cor legato stretto tengono
Che di laudare Dio son consueti. Con Gesù Cristo, Dio gloriosissimo ,

Beali quelli che sono in tuo domo, ’ Che tulli e vizii dell’anima spengono:
0 glorioso rege angeloro. La prima si ò la grazia deli’ altissimo,
Che hanno diposlo di quaggiù il snmo. L’altra si è la vera adorazione,
Cantando sempre mai in quel gran curo. Laudare Iddio con vera dilezione.
Laudando te, altissimo Dio uomo. El sacro santo di Dio adorare
Et per omnia secala seculoro In verità di spirilo sincero,
I.’ anime sante c 1’ angeliche schiere El bencdicerlo e ringraziare
Ti laudan sempre mai di laude vere. Questo si è uno esercizio vero
Siccome ho detto ognun lassù leggiero E se medesimu annihilare.
Sarà saoia aver mai nullo gravamine. Amando Dio con amore eterno :

Lassù sarà sempre ciascun sincero, Di cosi fare anima mia t' aiata.
,

Sanza poter già mai temer disamine. Se di lassù vuogli esser ricevuta.

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206

Dove già mai il glorioso vivere Anima mia ,


dipani lo tuo somo
Non debba mai iaeteroo morire, Se vuoi salire nei superno coro.
El caolo, cl ballo, c' I gioioso ridere La dove sempre ciaschedun è felice.

In essa mai nan deggia riiiirc :


Dove si lauda Dio c benedice.
Non se nè può tiè immaginar né scrivere In questo moudo de' suoi bcnificii

Di quella giuria, pensare, nè dire : Clic ab iiiilio dar mi si dispose

Ciò che nc dico è menu che oibillo ,


Ringraziare vo' lui, con sagriQcii
Dove per grazia ci conduca ille. Di laude cordiali ed amorose,

Ciò di' io n’ ho dello , dico e posso dire £ se mandar mi vuole in que' supplicii

Di quella gloria è anche niente ;


Ringraziane il faltor di tutte cose.

Ogni mio immaginar si è mentire Sic benedetto in tulli i suo' doni

Per la gran ccchilà della mia mente: E santo in tulle sua operazioni.
Ciò che per lingua si può pruderire Ma quando noi disciulli saremo
La verità di ciò altro nc sente corpo 0 fuori del mondano ombracolo
D.il

Chi piò nc parla del gaudio supremo. Per merito di Cristo perverremo
Tanto dimostra aver più il capo scemo. Nel glorioso o bealo stacolo
Anima mia come , se' tu sciocca Veramente noi intenderemo
Veder parlar di quel che la non puoi! L' altissimo di Dio maggior miracolo.
Come ardisci d' aprire la tua bocca Del divin verbo per noi incarnalo.
Tanto infctla po' peccati tuoi Vedendolo in ciel sopra esaltalo.

Come vuo' tu parlar dell' alta rocca Con gloriosa e chiara visione
di' hai lo iotellcllo più grosso eh' e' buoi ? Vederem sempre quel primo novissimo :

Ciò che tu canti si è vanitado Con eternale alla cognizione


Per rispetto dell' alta vcritade. Conosceremo quel profondo altissimo :

Della qual verità non se' capace ;


E con dolcissima fruizione
Come adunque non istai tu mula? Fruirem sempre quell' amor dolcissimo,
Se bene ardessi dello amor verace E con requie e con pace senza Gne
Saresti stolta ancor d’ esser locuta O Iddio, quando vederò quel dine?
Perchè non ardi, tanto se' loquace. Anima mia, quando sarai disciolta
Da' sapienti ben se' conosciuta Per vulonlà di Dio dalla tua carne
Ma per color che vanno stolteggiando In paradiso per grazia ricolta
E per le, stolta, vai tanto belando. Da quel che volse le ricomperarne
,

Ma r anime che hanno lo' intelletto 0 Gesù Cristo pio, intendi, ascolta ,

Illuminato della somma luce. D' ogni peccalo piacciali mondarne :

Non ban bisogno di questo vii dello. L' anima mia , che colanlu langue.
Ammaestrando loro il sommo duce. Laudata sia nel tuo sacralo sangue.
Al qual li dona con amor pcrrelto Quando li piace, Signor mio, la chiama
Che io sommo gaudio l' anime conduce, Liberandola di questa prigione :
Il qual li donerà più allo cibo In paradiso la, dove andar brama
Che non è quello che con pena Kribo. Menata sia, per la tua passione.
Come dinanzi al vero Dio e uomo Della vittoria gli dona la rama,
Slieno 0 che gaudio otlcngoao coloro Del mondo e carne e del dimon fellone ;

Che son gaudenti nel superno domo Fra le anime beale la colloca;

Allor saprem qu andò sarem con loro; Se t' é io piacer, la stanza qui sia poca.
, ,

207

Perù che io quan(o più ci fino E per la tua immensa cortesia.


Maggiormente mnlliplica et mio peso Che di lassù con loco mi riposi

Della tua luce e grazia mi privo insieme con quegli altri gloriosi.

E nel peccar lutto mi soii disteso; Ciò che per lingua ne posso narrare

0 signor mio, che se' tanto divo, Di valuta non 6 d'una medaglia

Perdonami che l' ho cotanto olTeso, Della infinità chi può parlare?

Se t' è in piacere la tua grazia dammi Chi più ne dice tanto più barbaglia ,

De’ veri eletti tuoi, Signor mio fammi. In questo mio vilissimo belare
Lassù ancora quell’anima umile La intelligenzia mia Inlla ci abbaglia
Noi vederemo di Gesù benigno E finir voglio questo mio vii detto,

Con la sua preziosa carne e nobile Del quale Dio ne sia benedetto.
Che per noi fu conntta nel Ugno Sia benedetto, laudato ed amato
La quale 6 quella, che placa lo immobile El sopra glorioso trino o uno,
Per la virtù delsuo sacro santo igno E Gesù Cristo dal padre esaltato ,

Il qual veder sarà cl nostro pasquarc, Oggetto glorioso di ciascuno


E etcrnaimcnte in lui gaudeare. Eternalmenle sempre sia adorato
O Pasqua nostra tanto gaudiosa, Quel Dio ed uomo ,
sommo ben coroiino
O sempiterna festa non finita, In cielo, in terra, in mare ed in abisso

0 gloria di Cristo dileitosa, Sia onoralo Cristo crocifisso.


O somma dolcezza tutta adempita, Sia benedetta quella Imperadrice,

O grazioso fattor d’ogiii cosa, Della qual nacque il Re dell'universo,


O via sicura, o verità c vita, La qual si é ilei Ciel porla felice

O tu che se’ gaudio venturo,


il E avvocala del peccalor converso :

O glorioso primo ben futuro. Priega per me, Gesù genitrice,


di

O senza fine infinito gandio, Che infra gli altri sono il più perverso,

O giocondosa festa dilettissima ,


Priega per me acciò eh' io mi converta
Che cosa i quella che in te audio .\l tuo figliuol, cui servire è liberta.
Incessabil melodia dolcissima, O anime ,
che siete in quella gloria
Farce mihi misero, il qual audio Di Dio per Cristo nostro Salvatore,
Parlar di te o città giocondis.sima ,
Per cui aveste eterna villoria

0 nubilissimo superno regno ,


Conira al dinion malvagio e traditore :

Di te parlando non mi avere a sdegno. Sol una volta m' abbialo a memoria
Non disdegnare, o superna citladc, Per In immenso suo divino amore,
La mia grandissima presunzione. Acciocché io I' ami laudi e a<lori

Che di le parlo per mia vanilade ,


Per grazia qui ed in gloria l'onori.
Quantunque il faccia con buona intenzio- 0 serafini Cherubini e troni,
Perdonami, o santa trinitade, (ne Dominazion, virtudi cpodesladi,

Una sostanzia e trino io persone, O principali o arcangeli buoni.


E priegoti ,
se cosa è, che li piaccia ,
0 angeli a noi per grazia dati

In quella gloria pervenir mi faccia. Dal monito c carne c da' crudcl' demoni,
Nella qual gloria pervenire spero. Pregalo quello Iddio che ci ha creali.
Per merito del figliuol di Maria ,
Che nc defenda solo per suo amore,
Dove adempiuto sarà el desidero A cui sia laude e gloria ed onore,
D'ogni anima che va per la sua
,
via. Onore c gloria o benedizione
O buon Gesù per ,
la tua grazia chero All’ alla trinitade una cssenzia

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308

Rendinieuto di grazie « dilezione , CCM.XXIX.


Virludc c carila c sapienzia Lauda di Barlolommco di B. S.
£ polcslà al vivente Icone, (lantui come — D>fb meni, crn<iHe amore}
Che ne ricomperò per sua deiucnxia :

Da ogni creatura benedello Deh nierzò, Gesù, amore.


Sia il nome di Gesù, santo c pcrrcllo.
Di me niiser peccatore.
Non guard.ire a' miei difeltl

CCCXXXVIII.
Amor vero dell! amanli,
Le mie colpe mi rimolli.
Poi eh’ io torno a le con pianti.
Lauda di llarlolnmuieo B. 3.
Deb, Gesù, con festa e cauli

{Cantasi come el canto ilello imperatore}


Fa cIT io gusti tua dolcezza
Che per me più non si apprezza
Calli non ha l'amor di Dio Queslo mondo ed il suo errore.
Volga gli occhi a le, Maria, A chi posso andar per grazia.
Clic ci nielli nella via
Se non vengo a le con fede?
Di salale ron disio.
Questo mondo non ci sazia
Di le sola fe riserbo £il è folle chi noi crede :

Ab inilio el padre pio E però Gesù inereeile


, ,

Percliò concepesii el Verbo Ti adilimando ad alla voce,


Diiiaiialo e vero dio,
Poichb tu morisli in croco
Che ha purg.alo el fallo rio Per salvatore el peccatore.
Del noslro primo pareiile.
Non aver, Gesù, a noia
O Maria ,
devotamenic S' i"
son vecchio a le loriiato:
Ti preghiam con buon disio. Deh merzà, fa elle io non muoia
Se il Ino aiolo non soccorre Come servo iniquo e ingrato ,

L’ alma nOlilia è in gran periglio; Se nel salmo .appunto guaio ,

O .Maria, In puoi disporre,


E li piace el cuor ennirito ;

A pietà el tuo buon figlio, lo conosro aver fallilo


Tu alali e dai ronsiglio Contro a le, padre c signore.
A ehi lascia la via torta,
ceexL.
Tu sei chiave c scala c porla Lamia di
Dello eccelso Iron di Dio.
Chi non sa che cosa è grazia 0 Gesù buono, come m’hai lassalo,
Prenda le per avvocala ,
Ch'io non li senio più denim del coro !

£ sarà sua voglia .sazia. O cor mio tristo ,


alUllto c Irlhulalo ,

L'alma allìn sarà salvala. Che hai perduto Dio, dolce Signore,
O Maria. Virgo beala. Or piangi c duolti d'ogni tuo peccalo.
Citi non I' ama al Inno c orbo. Che l'hanno lollo al tuo pcrfcllo amore:
Così infermo di lai morbo Solevo stare, in gaudio, festa c canlo
Sla suggello al dimon rio. Ed or mi trovo in gran dolore c pianto.
{CanUsi come, 0 terapo UaoDo)

Finiscono le Lande composte da diversi ,


stampale già nel Secolo xv, in i-, registro * a-o,
carte 1 18, si crede in Firenze per Antonio Miscomini nel mcccclxxxix per cura
c a spese del Hagn. Lorenzo de' Medici, che le proprie per la prima volta
diò in luce in esso volume ;
ristampato poi in Brescia per
Bernardino De Misinlis die xvii Marlii MCCCCXCV. in 4.

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LAVDE VECCHIE E NVOVE


I.E VECCHIE (NEL UbX.)

bl LESCONO KBI.LE riCI!IE PaECEDK:<TI K SO»U PEII OEUIHE

QuoUu segnato do’ numeri i, ii, iiì, v, vi — viii, xcii, Ixxxvi, xlvi,
Ixvii, xl, xciii, xxviii, xciv, xcv, xii, xiii, xv, xviii, xx, xcvi,
xxvii, Ixii, xcvii ,
xoviii, Ixvi, Ixxii, xcix, c,xxi, Ixxix, Ixxxvii,
Ixxxix, ci, Oli, Ixxvi ciii, Ixx, Ixxiv, Ixxvii ,
liii, Iviii, Ix, Ixi,
xlv, xlvii, civ, cv, Iv, cvii, Iv, cvii, cviii, ex, li, exi, ol, lix, dii,
clxiv, Ixiii, xlii, xliii, clxv. — cxcii, Ixxxiv, cxciii, cxcviii,
cciii, xxii, xxxi ccxxv. — ccxxxiii ,
ce. — ccix. Ivi, Ixxviii,
OCX, ccxii, Ixxxii ,
xxxvii, Ixxxv , Ixxxi ,
ccxiii ,
ce, Ixiv, ccxvii.
— ccxxii, xxxiv, ccxxiii. — — ccxxxvii, ccxxxix. ccliii.

ccliv. — — cdxvi
cclxii ,
— cclxxxix
cdxiv. ,
cclxviii.
— coxev xvi ccxcvi. — ccevii cccix
ccxciì. ,
XX XXV
, , ,
ceexii, , ,

xxvi xiv ,
— cccxviii
,
ceexiii. ceexix — cccxxxvi ccxci ,
cccxiiì , ,

cccxxix cccxxx cccxxxviii. — cccxl ccxcl cccxxxviii.


, , , ,

Impresse già ( credesi in Fibenze nel MDX. ) A petizione


di Scr PlKBO PACDn da Pbscia.
27
AVTORl
Dille Ltiroi CBi viniERo lguieiiti nblll edizh'Nb del MCCCCLXXXV.

Satonahola F. Girolamo, pag. . . . 50 , 55 , 68 , 69 , 70 , 71,72,103,103.

E nella edizione che credesi del MCCCCLXXXIX.

Db' Medici HagniOco Lorenzo 113 ,


117.
> Lorenzo di Pier Francesco , 118.
Tornabvoki Lorenzo •
119.
GivsTimANi Lionardo.
iNCEBii, . . . 119, 120, 181, 122,123,114, 125,126,127,128,129,
130, 132, 134, 135, 140, 141 ,
142, 143, 144, 145, 146,
147, 148, 149, 153, 154, 156, 157, 159, 160, 162, 164,
167 , 169, 171, 182, 184, 187, 190, 191, 193 , 207 208. ,

Babtolommeo B., . . . ; 120, 280.


UoMiBici Card. Giovanni 121
F. Dgo Panzibra da Prato. CCLXXXVL 132.
F. Jacopobe Da Todi , 133, 154, 157.
Cavalca F. Domeuico 135, 138.
Marzocchini Francesco
,
151 ,
158.
F. Piero Aniosio di S. M. Novella 151.
Sbr AnioRio di Klariano, 151
Bianco deirAnciolina detto da Siena 159.

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LAVDK VIÌCCHIE E NUOVE.

CCCXLI. Bicorriamo a Maria


Che è piena di grazia;
f0 son più pcrGda inarata È il mondo tuttavia

Che ma' fusai anima alcuna, Con segni di moria


Di virtù priva e digiuna Con fame o guerra
E ne' vizii nutricala. É per tutta la terra
Quando mi ritorna a mente E molli affanni :

Come Dio mi fece bella, Por tanti danni


Pura e monda ed innocente .
Facciamo a lei fervente orazione.
Ed or sono a lui ribella, Su so ognun si svegli,
O inferma lapinella Non è più da dormire
Quanto sono adoloratal Nel sonno de' peccati
Quando meritò la serva O ostinati ,
Iddio ci vuol punire;
Del signore essere sposa? Chi si vuol convertire
O ingrata , aspra e proterva, Con noi venga
Che non prezzi si gran cosa E da'vizii s' astenga
Tutta quanta gloriosa Con umile cuore
Ti fc’ Dio se non se' ingrata. E 'I salvatore
Quante grazie e quanti doni Sarà con lui nello Iribulazioni ,

Mi concede cl mio Signore, Ed in duri fragelli.

Quante dolci ispirazioni Altra via di salute


Sente '1 mio arido core : Non c'è. Prudenza umana,
Non ha scusa el mio errore, Islolta e vana.
Che il conosco e sto indurata. Che speri in tua virlute.
Deb ritorna anima mia, Quante grazie hai perdute
A Gesù, che tanto t’ ama; E quanti lumi
Lascia la tua mala via Pe tuo’ pravi costumi I

E rispondi, che ti chiama Però ritorna


Questo è quel, che da te brama: A Dio ,
adorna
Se noi fai quanto se' ingrata ! Di semplice umiltà c tonirizionr.
Che fa dolci e fragelli.
CCCXLJI.

CCCXLIII.
(Cantasi come — Al gufo al gnlu ncceHi^

[Cantasi come — Non piti gocrra eh' io nl'alTcnde^

Su so, cari fratelli,


Prieghiam con divozione Ala' più bene aver comprendo.
Per la remissione Se conforto non mi dai,
Di colanti fratelli. O Maria, ode mie' guai.

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212

Ohe ogai frutto è in me secco, Che con lacrimo di cuore


B non son nè Gor nè foglia, Lavò e piedi al Salvatore
Quanto più vivo, più pecco; Tanto fu di dolor piena.
E pur ho di viver voglia Con le sue nitide chiome
Ogni ben da me si spoglia, Gli asciugò baciando, ed unse
Pcrch' io To da te fuggendo. Con suavi unguenti ,
come
Quante volle m'hai chiamato, Si conviene, e in grazia assunse :

Gesù doler , con clemenia , E con balsamo soggiunse


Ed io duro ed ostinato Sopra al capo a Gesù pio.

Sempre feci resistenza:


Guerra, fame, c pestilenza
Mi fa ora andar correndo. l'.omc si fu convertila

O regina glorios.i Mai non volse più peccare ,

Deh soccorri il peccatore. E con Dio si slava unita


Perchè ae'madrc pietosa Ad udirlo predicare :
'
Figlia c sposa del Signore: Adorare c contemplare
Come cieco e pien d’errore Era sua faccenda ed arto:
Senza le vivo morendo. Questa è quella ottima parte.
Già mi pare udir la tromba Che gli erranti al ciel rimena.
Del giodicio universale, Vide questa santa donna
E vedere aprir la tomba Gesù Cristo tormentare
Della carcere infernale ,
Da’ Giudei alla colonna
E ’l nimico micidiale E di spine incoronare,
Contro a me venir correndo. Videi nudo conGccare
Non tardare, o Madre bella, In sul legno della croce.
Perch' i’ son forse allo alremo Non potrebbe umana voce
Di mia vita iniqua e fella Raccontar sua doglia a pena.
E la morte eterna temo Po’ che fu morto e sepullo
Fra quest’onde sanza remo , Meritò vederlo umano.
Sta’ al limone, ch’io m’arrendo: Sola sanza alcun tumulto.
Nella forma d’ortolano.
Se coll’ intelletto sano
CCCXLIV
Pensi questo, anima mìa.
Fuggirai la mala via
CsatMi cooM e ValcQziani e cc»m« — O ,

c Juro e«f*. Come fe la Maddalena.


In Marsilia con gran zelo
0 Maria Maddalena Converti el Re e ’l Regno
Dolce amica del Signore, Alla fede del Vangelo,
Tutta accesa di fervore Como appunto vi disegno:
Fonte se' di virtù piena. E tant’ ebbe il mondo a sdegno
Vo’ sapete, alme dilette Cbe fuggi al romitoro ,

Come già fu peccatrice Dispregiando pompe e oro.


E dipoi come si dette Più che fumo o vento o rena.
A Gesù e fu felice: Sola istelte in quel diserto
La scrittura santa dice , Per Gesù circa trent’anni.

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313

El suo corpo era coperto El buon tempo Tugge via :

Di capelli e nou di panni. Deh conosci quanto vale


Non curò digiuni o affanni ; Ed ascolta ; se ’l tuo male
Benché tutte a setto l’orc Dark tristo fìore e Trotto :

Ogni giorno il llcdentore Se tu non lo istirpi al tutto,

La Tacca di gloria piena. E’dsratli morte ria.

Quando a Gesù Cristo piacque L'amor proprio ti Ta ingrata.


Di por One al suo cammino Che non ami el tuo signore
Fu parata c non gli spiacque; Che di nulla t’ba creata
Con' ispirilo disino Si potente per amore:

l’rese da San Massimino La superbia del tuo cuore


Tutti e santi sacramenti : Ti Ta stolta contro a Dio ,

Ed a sua occhi veggenti Ch'è tuo sposo dolce e pio,


Mandò in del la Maddalena. E salvarli sol disia.

Deh venite o peccatori,


,
La tua carne si Tetenle

Ritorniam con umil core T'ha privata di ragione;


Al Signor de’ gran Signori, Cieca e sorda della mente
Che ci aspetta con amore ,
Alla buona ispirazione.
E se mai Tacemmo errore Tu non Tal più orazione.
Facciamo ora penitenzia, Mormorando di ciascuno

Non aspettiam la sentenzia E se il ver ti dice alcuno

Della colpa e della pena. Tu lo Tuggi o cacci via,


O meschina tu se* morta

Alla gloria de' beati


CCCXLT.
Se tu non se’ bene accorta
Landa di Scr Antonio Lippi aggiunta. A lasciare e tua peccali :

Cantati come — Danimì il tao amor v \


Vuò tu sempre co’ dannati
( cierecDte c pio. /
Abitar nel Tuoco eterno
L amor ti mosso a crearmi si bella R lasciar quel ben superno
Si nobile o polente creatura: Per un po' di Ino pazsiaT
mi Tura
Soccorri me, ch'ogni tuo don
La Tragii carne e da te mi ribella CCCXLVII.
Con mio grieve dolore.
Non trovo pace nè quiete mai Landa di Ser Antonio Lippi 3.
Dolce Gesù , s'io non son loco unita ,

Ch' e piacer vani della brieve vita (Cantasi come ^ Po Vbe in fe«te e peodio »ÌaiBo)>

Non recon altro che tormenti e guai


A chi gli pone amore. Con dolcezza e con conTorto,
Peccatori, entriamo in porto ,

CCCXLVI. Chi nel mar di questo mondo


Lauda di ser Antonio Lippi ,
3. Per sua colpa va a traverso

Poi ebe in pandio tiemo)


Non aspetti andare in Tondo,
(Cantati come
Ma racquieti el tempo perso
InTelicc anima mia Nò più creda esser sommerso
Per le lue colpe mortale Se riTugge al divin porlo.

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21&

Vero porlo di salute CCCXLIX.


È Gesù pica di clemenza.
Che insioo in senetlntc (Cantasi eome— Laudato Iddio eb'i’son fuor di toc trame:.

Chiama aliruiia penitenza :

Non gli fate resistenza Laudato Dio, eh’ io son fuor de' legami
Peccator, che il tempo è corto. Delle mie grieve colpe inveteralo :

O sepolti nel peccato, O carità d’ Iddio, che tanto m’ ami


Ritornate a vera zita Che in croco paghi ogni mia iniquitate
Col cuor tatto umiliato, E in tanti vaij modi a lo mi chiami,
Che Gesù dolce v' inzita : Perch’ io non perda la mia liberiate
Chi non ha la voce odila Da che tu m’ bai purgalo d’ ogni errore,
Ben è sordo al tutto e morto.
,
Fammi perseverare nel tuo amore.
Quand' egli è guerra o moria Deh fammi seguir te c tua precetti
Questa è zoce del Signore Coir opera e col cuore, o dolco Iddio,
E cosi la carestia Da piacer vani e da mortai' difetti
E' fa udire al peccatore ,
Difendi me per grazia ,
o Gesù mio.
E se resta nel suo errore Fammi del numer de' tuo’ santi eletti
Non morendo sempre è morto. Bench' io sia degno dello inferno rio :

Quante grazie a noi mortali Ricordali, Gesù, che m' hai creato,
Ci fa Iddio, e sinnne ingrati. E col tuo sangue poi ricomperato.
Che di tanti acerbi mali
InGo qui ci ha liberati. CCCL.
0 superbi ,
o ostinati,

Cantasi come U Faronferaìcioi Il ccrvel mi la\
A far bene ognun sia accorto.
( tutto el di e la (era. )
Quanto e brieve nostra zita.
Che è piena di miseria , I peccato fa
Se con Dio non è unita Perder la luce vera
In eterno non ha feria E come '1 fuoco cera, le virtù llquefìk.

Questo a tutti da materia E la superbia ria


Di tornare a Gesù in porto. Air umiltà da morte,
E la ipocresia
Le buone opre fa torte ;

CCCXLVIII. E da cattiva sorte


Vanagloria altera :

CaoUsi comf — Vedranno gii occhi miei la scpoltara).


E come fuoco cera, le virtù liquefa.

L’ ira e 1’ accidia istrugge


Carità cd amore
Parmi sempre veder la sepoltura La grazia di Dio fogge
0 non bai più riparo
peccator, tu Chi b,i odio e rancore :

La non dura:
tua bellezza e gioventù L' ambizioso core
Perchè se’ donche a far beo tanto avaro ? Si rode e dispera ;

Deh pensa un poco alla vita futura E come fuoco cera, le


, virtù liquefò.
Dove sempre starai con pianto amaro. L’accidia all’orazione
Se non ritorni a Dio con mento pura, È cordial nimica ,

Ura che cl tempo fugge, cb' è si caro. E gran confusione

'Oigltized'By CrTógle
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215

Nel cuor sempre nutrica ; Ponete mente al One,

Per tedio e fatica E quante spine son con questo flore.

Et suo bene dispera Chi può dir veramente : son felice

E come fuoco cera ,


le Tirtù liquefa. r ho ferma la ruota ,

L’avarizia è si cruda. Se dal padre celeste non ha grazia?


Ohe a se e ad altri nuoce Come falsario mente chi lo dice.

Di fede e bontli nuda È anima divola


Al rapinar reloce Chi di dolor si veste e mai si sazia
Se ha umana voce Ohi cerca o ben del mondo
È spietata fera : E non morendo muore?
nel profondo

E come fuoco cera, le «irtù liqnefà. El mondo, ognun lo sa, non pud dar pace.
La gola c la lussuria Perchè per sommo bene
Accieca la ragione, El nostro creator non ce l’ha dato.
A Gesù fanno ingiuria, Ma sempre avversità, come a Dio piace ,

All’uom derisione : Perchè fuggiam le pene,


E di corruzione Oov’ogni peccatore è crucialo:
Ogni anima fan nera ; E per darci salute ,

E come, fuoco cera, le virtù liquefà. Se con virlule fuggirem l’errore.


0 giovani inonesti. O ingrato peccatore, o quanto è brieve
Accesi d’ ogni vizio, El piacere e ’l diletto

Quanto veloci e presti Che si trnova nel vizio : sempre mai

N’ andate in precipizio! V'è l’amaro dolore : o quanto è grievc


Pensale al giudizio E la pena e il dispetto
Ed alla morte Sera ,
Che per divin giudicio sentirai
Che come fuoco cera, ogni uomo liquefi. Se non chiedi mercede
Qual fie si bene armato A Dio con fede, lasciando ogni errore.
Santa il tuo aiuto, o Dio,
CCCLII.
Che non faccia peccalo
(Cantasi come — E in nn tempo fatta ).
In questo mondo rio ?
O Gesù dolce e pio Confortoldel mio cuore,
Soccorri eh’ io non pera
, ,
O rilucente stella mattutina
E come fuoco cera, cl mio cor liquefi. In ogni suo dolore
Sei In ,
vergine bella ,
al eiel regina.
CCCLI. Qnand'io sento elevarmi in vana gloria,

(
Caotafi come —B in no tempo fatta ero ),
O in superbia o pompe
Per quale’ opra apparente agli occhi mia
Quanta fatica dura Ricorro alle tue armi ed ho vittoria ,

In questa brieve vita el peccatore ,


Perchè presto interrompe
Finché la morte isenra AI tentalor dolente la sua via
Gliene fa far partita con dolore I Chi (livolo ed umile ,

Quanti cercando vanno argento ed oro. Madre gentile, a te sempre s'inchina.


Pensando esser beali e star contenti ! Se la mia carne.inferma si risente,
O stolli, che non sanno il gran martoro Per vincer la ragione
Che hanno tuttavia Te, Vergine, contempla, nella e pura,
Questi pazzi insensati e fraudolenti. Cosi costante e ferma : la «nia mente

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N' ba gran consolazione In questa brieve vita?


Ed è per tale esemplo più sicara, Cristo Gesù, onde ogni grazia viene,
E di letizia gaude, Per sua bontà inflniu,
Rendendo lande a le, del del regina. E non fa sua vendetta
Se qnalcheiacuto'strale e releooao Anzi lutti c’invita

Passa pe’ gli occhi al cuore, Per darci el regno suo o ingraU ;
setta !

0 per altro mie senso mal guardato


CCCLIV.
Non ne Incolpo morule, nè dnbbioeo,
Ua sansa alcun liqaore Al franco capitano
Pel tao amore immenso n’ è sanato.
Del glorioso re, che ci governa.
Vergine cai adoro Vieni o popol cristiano
,
E come l’oro, nel Iboco s'alRoa.
E (la salate a te in vita el^na
Non Se nessun ch’aspetti aver ma’ bene E ne’ mondan perigli,
In questo mondo o in quello. Pe’ buon consigli di San Sebastiano.
Dove non è più tempo di merzede. A chi manca la fede
Se da’ mortai difetti non s’astiene. In queste avversità e tentazione ,

Seguendo tuo drappello: Che nel mondo procede


E sempre sari a tempo chi ba fede Per le iniquità delle persone.
In te , Sgliuola e madre
Guardi saétte acute.
Del sommo’padre , per virtù divina. Bastiano.
Che ricevute ha per la fé

cecini. O duri e freddi cuori,

(Cantasi come la cantone de'Diavolì}.


Dove la carità non ha più loco.
Purgale drcnto e fuori
(rii fummo eletti, ed or siam riprovati La vostra crndellà ,
gustate un poco
Per la superbia nostra :
Quanta pena ba portato
L’oscnrlli de nostri gran peccati Lo innamorato di Gesù Bastiano. ,

Questo chiaro dimostra, O martir benedetto,


Non ci ba più freno o legge Priega per noi Gesù pel too martirio ,

In questa città nostra :


Che t’ ha per grazia eletto
La cagion n'ha chi può, e non corregge :
E incoronato se' nel cielo tmpirio ;
Iddio ci da questa Iribulazione Che e peccali commessi
Fame, guerra e moria Ci sien dimessi, per tuo amor, Bastiano.
E tutto fa per nostra emeodazione. No’ siam’ deboli c infermi
O dolce anima mia , Da cascar tutto el di nella sua ira :

Perchè non lasci el viaio. Priegai che ci confermi


Che all’, inferno t'invia. Nello suo dolce amor si, cb’ abbia mira
Prima ebe venga il tremendo giudizio 1 Diritta a sua precetti,
Non si può più cantar le somme laide Co’ buoni effetti, padre San Bastiano.
Di te Gesù diletto
ccciv.
Perche le nostre mente non son calde

Del tuo amor perfetto Stanze ai proposito alla dirozion di Natali’


Ma riprender ciascano (CAntati come pii itrarob<)ttj).

Del suo vigere infetto ,


Perchè c’è pochi buoni, o non è gnuno. Porgi r orecchio o peccalor superbo.,

Chi dunche ci preserva e ci mantiene Che ti riputi cosi eccellente.

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«17
Guarda quanto s' umilia cl divin verbo Misericordia, o Vergine Maria,
Pigliando carne per salvar la gente, Soccorri noi in tanli affanni e duoli
Ch' era dannala pel peccalo acerbo, Misericordia , madre santa e pia.
Ch’bave commesso Adam, primo parente. Deh non abbandonare e tuoi figliuoli.
O immensa bontà del magno Iddio , .Misericordia ,
che n'hai la balia.
Che si é fallo uomo per salvar l'uom rio! Non ci lasciar si sconsolali e soli ;

La notte quando fu el suo natale .Misericordia ,


o rilucente stella.
Era gran freddo, o I' umil verginella Facci sentir qualche buona novella.
Lo partorì sansa dolore o male
Poveramente in una cappannella ;
ccctvii.
L'asino e’I bue, si vile animale
Conobbe el suo signore; o gente fella. / Cantaài come • Qnando ti sguardo ì» cro<*<-

Qual nudo nel presepio era posalo V o lipkor mìo. )


Rendendogli calor col proprio fiato.
Questo signor del mondo e re del cielo Q,uando riguardo el nostro viver rio,
Si fc mortale per far noi eterni, O niarlir San Bastiano,
Patendo fame e sete e caldo e gelo. Credo che siano nell’ ira di Dio,
Con tanti obbrobrj c vilipendj e scherni 0 fame grande, o pestilenza o guerra
Cosi infocalo d' amoroso zelo Manda el signore a' popoli scorretti ;

Per darci gloria nc suo' ben superni Deh priega, San Baslian, per questa terra,
Voli' esser fragellato e morto in croce. Ch’ è tanto aOlilla pe’ nostri difetti

Ove ci aspetta , c chiama ad alla voce. Da nuove pene ed angoscic e sospetti :

Misericordia ornai
Che punga fine a' guai cl sommo Iddio.

Lauda in onore di Santa Maria in Pruneta. No' sappiam ben, cbc’l nostro fallir tanto
(CaoUsi io sul conto dì — Ricordati Mariii/ Meriterebbe maggior punizione.
Ma odi, o caro padre cl nostro pianto

j^scolla noi superbi peccatori E priega iddio per la sua passione


Donna , che se' sopra c celesti cori ; Che ci perdoni tante oncosiooe
No’ siam color pe’ quali il sommo Iddio E che c’ infiammi el core
Elesse te per madre c per isposa, Del suo perfetto amore c buon disio.

Mandò el suo figliuol benigno c pio . Deb mostra el corpo tuo si vulneralo
Nel ventre tuo, o vergin graziosa. Al buon Gesù, da que’ pungenti strali.

Che t' ha ripiena del suo amor giullo. Chiedi merzà, eh’ ognun sic liberalo
Onde tu se’ più eh' altri gloriosa ; Pel tuo martirio da cotanti mali;
Questa fiducia muove e nostri prieghi Cosi ci guardi da’ vizj mortali
A te ,
che grazia alcuna non ci nieghi. E dal dimon fallace,
L’avarizia crudele e I' ambizione Acciò, che buona pace abbiam' con Dio.
Sun cagion, madre, del nostro dolore:
Priega Gesù, che pace ed unione CCCLVIII.
Mandi per carità nel nostro cuore
E che rimuova la Iribulazione Stanze a proposito del di de' morti.
Da questa tua bella Città del flore;
Priegaio, che ci tenga in abbondanza, 0 buon fratello, o dolce padre mio
In fede, in carità ed in speranza. Non odi tu la propria conscienza?
28
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218

Nun odi io croce Gesù, vero Iddio, EU' è la nostra madre ed avvocata
Cbe li chiama ed aspetta a penitenia? Appresso al sommo Iddio, la Chiesa cl dice;
Non aspettarpiti tempo, el tempo fuggc Chi vuol grazia da Dio ricorra a Lei,

£ la morte ne vien, eh' ognun distrugge. Disposto di lasciar suo’ vizj rei.

Che cuor iìe'l tuo, o ingrato peccatore. Che fara’ tu nel tremendo giudizio,
Quando sarai condotto al capoziale, Superbo peccatore ed ostinato
Veggendo e tuo’ nimici con furore Non potendo nascondere el tuo vizio.
Annunziarli cl tuo futuro male. Che a tutto el mondo sarà palesato,
Essendo abbandonato dal Signore Veggendo Satanasso e’I gran supplizio,
Per la tua colpa c peccato mortale E contro a te el giudice adirato
Uov' el penlcr dubbioso c non >al poi, Dove non Gc nessun per tuo difesa 7
Però fa' penitenza, or che tu puoi! B però piangi ogni tua grieve offesa.
Vuo' tu per un piacer, eh’ ò moiiientano La vergin gloriosa c santi eletti
Perdere cl sommo ben , che è inliiiitu? Non pregheranno Iddio pe’ peccatoti
Pel quale fu saettato San Bastiano Come dalla giustizia Ben costretti
Morto cl Battista c Lorenzo arrostilo; Che cosi volle el Signor de’ Signori.
Geronimo che fc col sasso in mano, O quanti invano picebieran lor petti
Antonio Abate e Paulo ereniilo? Con gran sospiri e cocenti dolori,
Tutti e santi che sono in ciel con Cristo Ch' avranno speso ogni lor tempo invano
Vi son per qualche croce come Cristo. Tenendo solo el nome di Cristiano.
Venite o voi, nel mondo aShlicali, Contempla quella turba isconsolata ,

Che qui si trova ogni consolazione. Giudicala da Dio nel fuoco eterno
Venite a me , o involti ne' peccati. Andarne co'dimonj accompagnata
Che per voi porto tanta passione ; Per islar sempre, sempre nello ’nfemo:
Deh non siate si duri c ostinati Dall’altra parte ogni anima beata
Venite qui sotto cl mio gonfalone Cogli angeli salire al ciclo azzurro
Contriti, umil' piangendo con fervore Per fruire c godere cl sommo Iddio
A lavar nel mio sangue cl vostro errore. Ardendo sempre di santo disio.

CCCLIX. CCCIA.

Stanze fatte per l'assunzione di N. Duiiua. Lauda in onore della tavola di Santa Maria
in Pruneta per intercedere grazia
Licvate un po' la mente, o frate’ mia per un Gonfaloniere a vita.
Dagli cITelli terreni e contemplale
Si come Assunta è nel ciel Maria ,
(CioUti come e versi miiarati cioè Strambotti).

Maria Vergine piena d’ umiliale,


El gaudio deli' angelica armonia A ve donna del cielo ,
Uposa c madre
Laudante la divina Irinilatc Vergine c flglia del tuo Ogiio e padre.
Cosi inflammali del suo santo amore Vieni per grazia, o avvocata nostra,
Purghiam per contrizione el nostro errore, A visitar la tua cilth del Gore
Nun tanto è Assunta in cielo, ma esaltata Vinci regina, col dimon la giostra ,
,

Maria ,
di Dio santa genitrice Cbe semina ambizione, odio c rancore,
£ sopra o cori angelici locala E colla tua viriti sanla li mostra
Come regina c vera imperatrice A chi governa la via del signore

JU*. -a—
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ain

CuDverli ogni smur proprio cil avoriziu Salutifer mio confnrlo.


In pura carità ,
fede e giustizia Vera luce di salute,
Questo partito, cbè si de’ pigliare Per la tua somma tirlule
Porla lo stalo univcrsal di lutti: Suscita il mio cor, eh’ è morto.
Disponi el sommo Dio, che lo puoi fare, 0 Mari.1 ,
noi peccatori
Ch'e non ragguardi a nostri rrror si brulli. Iticorriamn alla lu.i luce;
Ma foglia el popol suo illuminare Gesù sommo, eterno duce
Che buon fruiti
lor poTvision’ faccio Priega un po’ pc’ nostri errori :

Acciò che segua et suo onoro c gloria , Priega per I' anima mia ,

Ed a noi pace o compiuta villoria ! Per la tua pietà clemente,


Odi le voce, che vanno alle stelle. Gesù Cristo onnipotente
Maria, di tutte Ir buone persone : Che dannata alGii non sia,
Tanti pupilli, vedove e pulzelle.
Che sono oppresse da piu passione. CCCLXII.
Tanti religiosi e verginelle;
Esandi le lor preci ed orazinno Lauda di Simon Pallaio 2.
Ch’ altro aiuto non c’è, no conOdenza
Se non in Din e nella tua clemenza. (raptAài come — O Getti tlnU*).

Salile tutti al monte di Gesù


CCCL.\l.
La sua croce prendete.
Se Gesù seguirete
Lauda di SiMos Pallaio.
Maggior dolcezza mai trovasti più.
(C«oUàÌ eofiu » Beachè 'I «tfl mi ifnrti «mani'. Nè creder mai che ’l sommo ben ci manchi
Dal signor liberale.
0 Maria divina stella, Nè che r eterna carità si stanchi
O Maria , fonie di grazia, Ch’ al grato e puro vale
0 Maria, che ogni uomo sazia E per tre gradi santa porta sale;
Chi col cor ricorre a quella. El porlinar e’ invila,
O Maria, o virgo Madre, Culla spada gradila
Sposa e figlia del tuo figlio. Cancella sette p. salendo su.
Con eterno e buon consiglio Cogitale Gesù, che ’n tanti allanni
Fusti eletta in ciel dal padre. Di nosir’ alma ebbe sete
O .Maria, eterna pace. E conversò nel inondo in tanti inganni
Scala e porta se’ del cielo. Con grazie mansuete.
In te nacque ogni Vangelo, Aprite gli occhi ,
o peccalor ,
vedete.
Cosi nato sul Ileo giace. Che al salir so v' invita
Sacra virgo immaculata Per la gloria infinita

Vaso di Spirito Santo Quando sul monte Crocifisso fu.

Tu se ’n ciel sopra ogni santo Alma devota, sii veloce e leve


Luce eterna incoronata. Col cor puro ed umile.
Tu sei salnliler porlo Vedi il viver mondano un soffio breve:
Della nostra fragil barca Verme corrotto e vile
Fuor del tuo divin Monarca Ritorna al Ino fattore, alma gentile,
Non ci vai nocchiere accorto ; Non li voltar più dietro

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2>0

IVt non porder lo scelto Signor, che tanto già conira le fei

Del regno, o?e creala fusti tu, Di ; de’ tuo' vizj niiscrcrc mei,
Se (la (ìesù causata diriva E lia per me la tua voglia esaudita.

La sua felicità,

Alma nobil, gentil, perfetta, viva Risponde el peccatore


Con la sua volnnlù.
Gesù immenso, fonte di pietà. Po' che tal grazia fai,
Quest'alma ti rammenta. Gesù, a tc vengh’ io.
Clic all’ ultimo spavento Ed in le sempre mai
La possa fruir te, sommo Gesù. r vo' che viva il pentolo cor mio,
0 glorioso, immenso e magno Dio,
CCCI.MII. Ricevi allìn quest' alma in suo parlila.

Lauda di Simon Pallaio 3. CCCLMV.

I
Cantisi a modo propri» }. Lauda di Simon Pallaio 4.

0 bontà infinita, Falla sopra la canzona, ch'andò el di

O somma carità, speranza e fede. di Berlingaccio.

Chi sanza le procede


Non trova via, nè verità nè vita. Molto più guerra che pace
Chi a tc non si volta Sempre regna al cieco mondo
Vive orbo sanza luce. Chi non vuole ire al profondo
Chi non l' ode ed ascolta Segua Gesù, che può con chi gli piace.
Nessun buon frullo sua vita produce. La pace dona Gesù glorioso
Nell’ amar te ogni ben si conduce A chi lo chiama in guerra e in gran tor-
Perchè se’ nostra gloria stabilita. Questo Gesù pialoso (mento :

r vengo a te, Gesù: ’n ciel sicuro , libero e contento,


Per aver pace teco , Di carità mai spento.
Vivuto son quaggiù Nimico d' ogni guerra:
lo questo mondo errante stollo c cicco, No’ eh’ abitiamo in terra
E solo el cor col buon voler li reco Cerchiam con union sna santa pace,
Che la tua carità cosi m' invila. Chi posseder vuol l' oro, città, imperio
Po' eh' io li vidi in croce, Dal dimon, da fortuna è óppressalo:
Divin verbo incarnato. Dunque abbiam desiderio
Piansi d’ amara voce. Cercar del buon Gesù, verbo incarnalo:
Perchè slavi cosi pel mio peccato Chi il tempo ha consumalo
Che farò io crudel, misero c ingrato. Per ricchezza e danari
Se per tua morte suscitò mia vita? Da Gesù Cristo impari ,
Con lui si unisca nell’elema pace.
Kisponde Gesù. Con festa in gran letizia in suoni e canti
Godonsi in ciel su nel divino amore
Vienne a me, pecorella. K sua felici Santi
Spoglia tuo’vizj rei. Che cercoron tener Gesù nel core :

Contrito el cor favella Ogni affanno c dolore ,

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Ogni martirio c peno Chiovaio fusti sulla santa croce


SoITcrson per quel bene Per la nostra ignorania e gran peccato !

Avendo Gesù , eterna pace.


al cor La lancia nel costato
Chi non alberga el buon Gesù, amore X' aperse el sacro petto al mortai pondo.
Vive con Dio in nimicizia c sdegno, Gesù per Ina santissima passione
El qual divora il core Tulli misericordia li chiediano:
Si come sol la neve ,
cl Tuocu legno : 0 divin verbo umano
Muna cosa ha sostegno Fruendo le d'ogni allegrezza abbondo.
Dov’ el santo amor manca.
Però, anima franca OXL.'CVI.

Cerca nel mondo far con Gesù pace.


Lauda di Simon Pallaio 6.
CCCI.XV.

(
Ha modo p«r-$e).

Lauda di Simon Pallaio o.


0 gran Cristian’ destale ’l cor, vedete
Nel mille cinquecento el gran dolore I

( ) divin verbo che venisti al mondo Tutto il mondo a romorc


In quella umanità , che tu creasti Perchè più carità nè fede avete.
Ed in essa mostrasti L’eterna carità discese in terra
L' ardentissimo tuo amor giocondo , Ad empier legge e confermar giustizia :

L'ardente carità per darci pace Sempre diè pace ,


e voi vivete in guerra
Sofferse tra il vii bue e l’asinelio: Separando da Dio tanta amicizia :

La Virgin madre e quello 0 celeste milizia


Giuseppo el contcmplaro alto e profondo : Di voi, ch'el fior di tntlo’l mondo siete.

Poi il portò nelle braccia a Simeone, Guardale, o buon Cristiani, io ver Levante
Che molli anni l'avea desiderato , L'erelicon fedel nimico nostro.
E '1 salmo ebbe cantalo Che vico per terra c mar con gente tante,
(XNunc dimiltis • Signor mio facondo. E per gran segni e profezie v’ è mostro.
L’angel Ino po' mandasti al vecchierello , O Gesù ,
padre nostro
Per levarti dinanii al crudo Erode, Ch’ avesti in croce di nostr’ alma sete ,

Che con inganni e frode 0 paslor santo, o succcssor di Pietro,


Fu del sangue innocente sitibondo. Perchè non chiami la tua magna gregge
Perchè Ire santi Magi non Irovaro Del tuo famoso imperio o ’l degno sceiro
Dopo la santa e degna offerta loro Con quel che cristianissimo s' elegge,
D' incenso ,
mirra ed oro. E r altre rrgal segge
Come a ver sacerdote c Re del mondo. Da Spagna a Ungheria quante n’avete?
Po’ fusti ,
0 ver messia, nel tempio santo; Venite con Gesù, divina pace.
Col divin lume a scribi e farisei Venite per Gesù eterno amore ,

E loro effetti rei. 0 principi, o Cristian’, Gesù verace


Colla dottrina tua mandasti al fondo. Sempre scudo sarà del vostro cuore
Dopo il santo batlesmo la passione Però con gran fervore
Ebbe '1 prciioso corpo, tanti affanni ! La santa fc’ Cristiana difendete.
Prima mandò Giovanni Provvedete, Cristian', la chiesa santa
A prepararci d’uscir del profondo. Porgendo a quella aiuto c buon governo.

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422

Come lasciò Gesù divina pianta Si che ognun con lieto coro
Quando egli ascese al sommo padre eterno: Renda I’ arme al cieco mondo.

Col quale io sempiterno


E1 giusto adoperar possederete. ccclxviii.

CCCLIVII. (Caotasi come — la ooceìftle).

Lauda di Messer Castellano. Giù veggiam pe’ nostri errori


Di Gesù fuori el coltello
(Caotaii come Renilo Tarmi al fiero amorc^
Per punire el suo fragello
Noi soorrclli peccatori.
Rendo r armi al cieco mondo , Già proviam la sua sentenzia,
Che n’ ha tolto ogni conforto, Che non può più sostenere:
Vo' tornare al divin porlo. Ma pestifera inflnenzia
Dove 'I cor si fa giocondo. In più parte el mondo fere
Quanto a me più non mi curo Nè rimedio puossi avere.
Di sdo' lacci o di sne fronde, O meschini a noi ,
che Da?
Perch' i’ reggo un sasso duro. Ricorriam tutli.'a Maria,
Che alla fine ogni aomo asconde .' Che Gesù per noi adori.
Grida pur eh’ e' non risponde. O benigna Madre santa
Oimè che cieco errore Di noi miseri'mortali,
Dare al vizio I’ alma e 'I core La tua grazia è tale e tanta,
Per andar giù nel profondo !
Che cancelli e nostri maii ;
Quanti lacci e quante rete Sotto l’ ombra di tne ali
Porta seco el vao diletto; Ricorriam per più difesa.
Ma’ non , sazia o spegne sete Che raffreni l’ ira accesa
L’oom, che al vizio sta soggetto. Di Gesù pc’ nostri errori.
Deh' levale lo intelletto. E se troppo grave è il peso
Peccatori, al sommo bene Delle nostre colpe prave,
Che se poi la morte viene Muoviti col core acceso
Tale ò in allo, e vola al fondo. Questo dir dolce e soave:
Quel che cerca el van disio O Ogliuol, non ti sia grave
Non può mai venire al porto Perdonare a questa turba.
Ma chi dona el core a Dio Se con vizii ti disturba,
El cammin sempre par corto. Porgi lume ai vecchi cori :

0 ohimè quanto conforto Poi gli mostra il casto petto,


A chi lieva al ciel la mente, La tua vergin carne e pura
Perchè al 6n l’ nom che si pente Per quel latte benedetto
Vola al ciel lieto e giocondo. Che gli desti , lo scongiura :

Su adunque, o peccatori. Poi gli di, che creatura,


Non dormite nel peccato; Sendo creatore eterno,
O ohimè la spada è fuori Tornan volse, e dall’ inferno
Tutto il mondo è gih turbato Liberarvi e trarne fuori.
Val si crede esser bealo Poi il sangue e le ferite
Che n’ un ponto è spento il dorè; E la croce e 1 suo patire
, , ,, , , ,

Fogli aranti e fallo mite, Pecorelle stievi a mente


,

ììcado facci al aao martire, Di trovare et caromin certo


AI giudizio del fallire. Il pastor v’ ba il cielo aperto

Che se TDoI secondo e mertl Se vorrete dargli il core.


Giudicarci, siam diserti Nel diserto piove manna
Sanza lume viatori, A voi piove sangue in terra:
Ounebe, o vergine lucente. Chi lo gusta mai s’ affanna ,

Tante lacrime a pie’ spandi Pace trova sanza guerra.


Del Ggliaol giusto e clemente, Mai la bocca il pastor serra
Che queir acque rive mandi Per chiamarvi a tutte l'ore.
Tanto, s’empia io tutte bandi Quando il lupo intorno vede
Di pietà quel sacro fonte, Pecorelle ,
c chi va a caccia ,

Dove bagnin la lor fronte Collo scodo della fede


Oli assetati peccatori. Ogni sua potenzia spaccia ,

Chi 'I pastor riguarda in faccia


CCCLXIX. Mai non sente alcun dolore.
Pecorelle, orsù venite

Lauda di U. Castellano 3. Al pastor che in croce pende :

Nel peccalo non dormite


(Canlisi come — raoa più mtl DaritaU). Cb’el dimon cmdel vi offende :

Chi al ciel salire intende


Pecorelle picn d’errore, Volli a Lui la mente e '1 core.
Riloroate al pastor vostro.
Che la via del ciel v’ ha mostro. CCCLIX.
Come vero Redentore.
Se sarete al sacro monto (Cantasi come —. Air ìnArno voRtto eoderoj.
Vo ’l vedrete in croce afflitto

Far di sangue un vivo fonte A I mio Gesù vaglio andare


Per purgar l’ umau delitto: Cbe’n sul legno sta piagalo
Per voi in croce sia confitto ,
Versa ’l sangue immaculatn
Come vero e buon pastore. Per le mie colpe lavare.
Se non basta il capo infranto. Per sua carità iofinila

Pecorelle ,
c v’ apre il petto. Volse in croce un tal supplizio
Versa il sangun in terra santo Dar se stesso in sagrifizio
Per purgar vostro difetta : Per me vii, misera, ingrata ,

Questo cibo 6 si perfetto. Per farmi nel del beala


Che chi il gusta mai non muore. Però vuoisi lui cercare. Al mio Gesù.
O soave 0 dolce legno Per qual mio merito degna
Se venite all’ ombra santa Fu’ Signor ,
che tu pendessi
Ogni cibo haretc a sdegno : Per me in croce , e che eleggessi
Non fu mai dolcezza tanta. Una morte si cnidcle
Pecorelle , in questa pianta E gustare accio e fele
V’ è confitto il vostro amore. Per me ingrata tanto amare ?
Questo frutto è quel serpente Chi in le , Gesù , conOda
Esaltato’nel diserto : Al suo (in sarà contento
, , ,,

E per premio ia ptgamcnlo Che ci faccia albo salvare


Da te gli fu conceduto Invochiamo, invocbiam Maria Maria.
El tuo regno, avan perduto ;
Destinsi ora e veri amanti
Non Gc 'I bene adoperare. Al mio Gesù. Di Maria Vergine pura
Chi nel mondo s' alTalica E con festa e dolci canti ,

Certo il tempo invano spende, Mentre che la vita dura


Miser è chi non s' accende Onorale la Ogura ,

Del tuo dolce amor , Gesù. Ch' ò nel ciel tanto esaltala

Chi lo gusta non può più E con voglia sviscerala : Invochiamo cc.

Ne' mondan diletti errare. .Al mio Gesù. Chi a Lei donerà il core
O superno ,
o giusto Dio E contempli sua clemenza
Piacciati gli degni prieghi Viverà in grande ardore
Esaudire ,
or mi concedi Sotto la sua gran potenza
Che del tuo dolce amor degna E però con riverenza
Sien : fa me sotto tua insegna Ciaschedun sempre e veloce
Con vittoria camminare. Al mio Gesù. Con divola ed umil voce; Invochiamo re.

Questa sola fu eletta


Dallo eterno creatore
Peccatori a una voce. V. a 119. Come più santa e perfrlla,
Dov'cl nostro redentore
CCCLXXI. Per purgar l' antico errore
Dcscendessi in carne umana ;

(Cantati come — Di tuo t>en t>1eoi]>


^

E però con mente sana: Invochiamo ec.

Questa sola è quella pianta ,


Di tutto ben se’ fonte , eterno Iddio. Che produsse el vero frutto.
£ se’quel sommo ben desideralo : Onde la chiesa a' ammanta
E tulle te virtù sono io disio D' allegrezza c ’l mondo tutto
A cbiuocbe gustato, Liher dallo immenso lutto
Che d’ amor sempre ha suo core acceso. Ad ognora la ringrazia

Di tutto beo adempi osto cor mio E di dir mai non si sazia: Invochiamo ec.

E porgi a me tuo servo


, ,
la tua grazia. E però ,
Maria pietosa ,
Caccia da me qualunque vizio rio Esaudisci e nostri prieghi
E di virtù mi sazia. E sopra ogni altra cosa
Acciò che l'alma e'I corpo io ciel sie preso. Ti preghiam che tu reseghi
Di tutto el mal commesso, Gesù pio. Nostri errori , o poi ci leghi
Col cor contrito ti chieggio perdono Con la tua misericordia
Fammi costante al bene ,
al qual m' invio, Che ci fa dir di concordia: Invochiamo cc.

E non guardar che sono


Gran peccatore, ed botti tanto offéso.
CCCI.XXIII.

CCCLXXII.
(Cuotuiì come — Ben veOKa Maggio}.
(Caotsfi come — A caTallo u curai, Paria, Paria}»

0 Regina in ciel Maria tuo furore ,


nel tuo furore
Tutti ti vogliam pregare Non m’ arguir , Signore,

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Pietà ,
Gesù ,
cb' i sento Non far più resistenza:

Tanti afranni c martiri Omè clic la sentenza


Che più che foglia al tento È data dal Signore.
10 triemo ne' sospiri:
Omè , se tu t’ adiri W.CLXStV.
Che farà '1 mesto core ?
l' veggio ’l mondo in tanto coQM ~ Vnt cbiiMutii).

Strazio, che appena io posso


Fermar la roce e T pianto ^ ox clamanlis in deserto
Si son d' amor percosso ; Oggi io tutto andito fia,
Omè nel sangue russo Po’ che io croce el gran Messia
Veggio ogni nostro errore. Come agnello è solo offerto.
0 cuor di pietra duro Questo agnello immaculalo
Non senti tu la voce. Quando vide l'ora appresso
Ch' el mondo han fallo scuro D’ esser preso e laceralo
Pel tuo peccare atroce? Consecrò nel pan se stesso
Onoò, che vico veloce Perchè fossi un segno espresso.
La morte con furore. Testamento nuovo c certo. Vox
0 Gesù ,
quanto sclicrno ,
Cosi el calice poi prese ,

Veggio venire in terra , Dando grazie al Padre eterno


Fallo è il mondo un iufernu , Dov’ el suo sangue discese :

Pietà le porle serra, O amor santo e superno ;

Fame moria e guerra Tauto dono io non discerno,


Si sente a tutte l’ ore. Che ci dia per nostro merlo. Vox
Ben è di pietra quello, Dato questo buon conforto
11 qual non Iriema lutto : A' discepoli el signore,
Quando verrà il coltello, Ad orar venne neli’ orlo
Ch’ ognun sarà distrutto ,
Dove giunse il traditore
Che li gioverà il frutto Con le turbe pien d’ errore ,

Del tuo perverso errore ? Per condurlo a strazio aperto. Vox


Quante voce han gridalo
Omè che ’l tempo è corto
,

Deh lasciate '1 peccato. Spirito santo, amore V. a à7.


Tornate al divin porlo:

Omè ,
che all’ nom eh’ è morto CCCLXXV.
Non giova dir : Signore.
O città gloriosa
fCaaUfi come — Finch' I’ tìvo « po' la morte}*
,

Chiama Gesù con fede ,

Quella madre pialosa , Alaria drente alla Ina corte


Fonte d’ogni mercede : Vuol salir l’aOlillo core,
Omè chi gusta c’vede El lardar gli è duro e forte ,

Quant’ è dolce cl suo amore. Sanza le vivendo more.


Orsù, popolo eletto, Poiché r hai d’ amor ferito ,

Ritorna a penitenza Non può sanza te restare,

Deb piangi il tuo difetto Teco vuole esser unito:


20

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226

Noi voler da le scacciare Lasso omd eh' altro non senio,


Voglil (eco riservare, Ch’ urla, strida ,
angoscia e pianto,
Aprigli r eterne porle: El lardar cc. La Giustisia ha preso il guanto
Vive io pene e in gran lormeulo, Per punir gli umanijerrori.
Fin che sta sopra la (erra D'ogni parte et ciel minacoia,
Non sarà giammai coolenlo , Pestileosia ancor ci spronn :

Sansa te sla sempre in guerra Oh oimè quanta bonaccia


Uuel Maria, rilega e serra In un punto ci abbandona !

Teco nella eccelsa corto ; El tardar re. Tolto ’l mondo sangue intruona :

Qui non pu6 trovar riposo, .Alla morte al fuoco eterno ;

Ricercando va Maria ,
Quanto strasio c quanto scherno
Pien di doglia ed angoscioao Farà Dio de' peccatori !

Te chiamando lullavia >

Tralo d’esta pena ria


Qui cammina per vie corte: El tardar rr< Pcccator, su lutti quanti. V. a 117.
Maria dolse , aprim’ il core,
Perch' e' possa le trovare ;

Non guardare el cieco errore Li urasione è sempre buona. V, a 63.


Al mio visio c al mio mal fare :

E vuol sol di te cercare CCCLXXVII.


Dispressaodo le sue sorte : El lardar oc.
E' vorre’ trovar la via (Cantasi come — S« p«r dileito Amar cmaado vai!-

Di poter salire al cielo


Uov’ è ’l suo vero Messia ,
Come dinaosi a Cristo fuggirai
El qual cerca con gran celo : Anima cicca, che tanto mal fai?
To' da lui r oscuro velo Come dinansi al tuo creatore ,
Chevie mastra ombrose ecorlei El lardar er. Animi , pensi di poter fuggire,
Maria ,
non avere a sdegno Che se* si presa dal carnale amora
L’ interceder del cor mio, Che mai da quel non li credi partire
E’ vorre’ teco nel regno E già non pensi che tu de’ morire,
Su salire a Gesù pio : E con partir lasci d diletto eh' hai?
Ben sai ,
che ’l nimico rio D' ogni diletto, che prendi peccato
Cerca sempre la sua morte. Patirai pena poi dopo la morto,
El tardar gli è duro e forte, E crndelmente'sarai tormentalo
Sansa te vivendo more. Del van diletio che prendi si forln :

Quando del elei li Geo chiuse le perle


L’ opere torte tu conoscerai.
CCCLXIVI. Conosceraila tua malvagia vita,

.Mapoco ti varrà se non li peuti


]\on dormite, o peccatori, E se non fai dal peccalo partila
Oh’ oimè la spada é fuori Prima che vada agli eterni tormenti
Grida fame el mondo tutto: Anima sorda ,
che non ti risenti
Oh' oimè quanto spavento ! Si ,
che per le s' allenti cl mal che fai?

Qual' è morto c qual dislrullo ,


Che non allenti ,
non sie si veloce
Nessun è che sia contento : Al tuo diletto ,
eh' è pien di fetore

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aa?

HagguaMa un poco nella tanta croce Quel tuo sangue , o Gesù mio ,

Vedrai con6tlo il tuo dolco Signore : D’ogni parte il cor marlclla.


Con una lancia redi aperto il core. Fu cl tuo corpo il dolco uognenlo,
Per lo tuo amore ò morto, e tn lo tal. El mio cibo è 1' aspro legno :

Tu lo sa’ ben che egli è per te morto 0 riposo ai mio lormenlo


E eh’ cl peccato tuo il fe’ morire : O pastor felice e degno •

Ben conosci che gli ò certo quel porto Fa’ eh’ io venga al santo Regno,

Al qual Ina aita convien pervenire : La cui gloria in elei favella.

Tu non potrai delle suo man fuggire, Veggo r ombra dei pastore,

Se per fallir tu lo dispregierrai. E del legno il dolco fratto.

Se per fallir tu li parli da lui, Ma io ingrato e pien d'errore

Anima, penta, a ehi parrai l’ amore : Il cor vollo al mondo tulio

Ch’ ogni altro amor che si pone in aitrui E si è in me quel Qor desIruUo .

61 è fallace e pien d' ogni dolore ; Che mi fe’ formosa o bella.


Se ti diparti dal Ino creatore Come quel prodigo figlio

Nel tuo felor con pianti Gnirai. Vengo a (e, pastor diletto.

Che non li mondi per eonfetsione Sono stalo io gran periglio

Con derider di lasciar el pecealo? Sol pel mio bestiai difetto

C Irovcrral ancor remittione. Perche ’l mondo e ’l van diletto

Per carità del tuo eignor bealo: Ogni gloria mi cancella.


Ma qnetto tappi : te Mai ostinato O Gesù ,
misericordia

Che giudicato allo inferno tarai. Tu mi vogli perdonare


Tn moristi per salvare
ccctxivin. Tutti quanti e peccatori.
Non voler eh’ io ne S>C fuori.

Di mester Castellano 9. Gesù, odi mie favella-

(Caotui unns t’ «ss OOcUa sinauelia}. cccf,xxa.

(CAntaaì ceuU'’ m^rt-Atanii).


1 lun quella pecorella ,

Ch' el pastor d’ amore inOamma


Son, Gesù, la porta dramma Deh lom.s ornai, peoorelln smarrita ,

Più lucente atsai che stella ; Air ovile paMorc


Io son quella pecorella Si, che dal vorator non sja rapita.

Ch' cl pastor d’ amore inGamma. Oli il paslor, che ehiama e sa oepcapda,


Venni al mondo e fot creala Sol ^r ritrovar quella :

Di niente dal pastore ,


E con tanta fatica va ctuamMado
Poi di fede fui eposela Di le sua pecorella ,

In un prato plen d’amare. E lascia tutta la sua gregge bella


Ma '1 peccato c 1 cieeo errore Perchè della al paslor non aia setliU.
Dal pastore mi ribella. Tu se’ la bella dramma ateU ascoaa,
Per nutrir mia fragii rila , Addimandata • chiesta (

O pastor clemente e pio. Tu se la margherita preaota


La tua carne fu schernita Ritrovala con feata:
Sol pel mio peccalo rio ; O pecorella, oniai volgi la leata

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228

Verso le tuo compagne. FI tuo amor m' ha mostro segno


Odi il pastor che piagne (ua parlila. Nè chiamossi on tanto degno :

Corri coir altre pecore assetate, Son tirato nel tuo regno,
Che il bel fonte è olTerlo Che mi fa di tu morire.
E farcii altrimenti rinfrescare ,

Ch'el popol nel diserto: CCCI.XXXI.


La pcscina è percossa, e i core aperto.
Onde quell’acqua abbonda, Di .Ser Firenze.
Che purga, sana c monda ogni ferita.
Va, pecorella, all' ombra della croce. (Caouii come ~ le serrUtur ).

Do»’ è '1 pastor Gesù


El qual ti chiede c chiama ad alta voce :
Ej servi tuoi , Maria, vengono a te

Deh non dimorar piò. Degna pregar Gesù, nostro Signore,


Piacciali ornai di levar gli occhi in su .
Che per tuo .-imorc abbi di noi menò :

Non gli lencr più bassi. Dolenti siam del mal con lutto ’l core.
Ma volgi li luo’passi all'alira vil,i, Esaudì chi li invoca in pura fc.

Ascolta il nostro pianto e gran lamento


crci,x\x, Contempla un poco l' eterna bontà
Che vuol far grazia a chi li vuol servire:
( pome — Mìictptc mìo lanpuìrt» Tuo’ servi siamo per la tuo umillè
Non ci lasciare in questo mal perire.

iVliscrcrc al mio fallire, Per quella gloria e sedia trionfale.


0 Maria sola regina Che t’ ha donalo il tuo dolce Ggliuolo
Tomi tanta disciplina. Soccorri a chi si pento d’ogni male:
Nel tuo amor fammi morire. Tu vedi il nostro core in pena c duolo.
Fa’ eh’ io sia riconosciuto .Mostra per noi il petto verginale.
Fra’luo’servi e son contento.
Che chi ò fra lor veduto CCCLXXXII.
Non già mai sente tormento,
lo nel cor tal gaudio sento, Di Messcr Castellano A.
Che mi fa di le morire
Quante volte , o Maria Santa (Canta»! come — Frana è fraina).
Quando l' penso el cor si stianta 1

È tuo amor, che m’ha difeso.


’l iNon mai piu dolce amore.
fu
Ho Gesù tuo buono, offeso, Se Gesù ci tocca il core :
E’ mi pare aver gran peso. Cor non è di pietra doro.
Fammi sol di te morire. Che guardando a quel costato.
Lume eterno a’ peccatori Non diventi umile e puro,
Tu regina a santi cori. E noi lasci el sno peccato :

Che m’ ha tanto d’ amor pieno ,


0 Gesù, tu m’ hai sanato
Fonte mai cb« non vien meno, Cb' ero infermo e pien d’ errore:
Nome santo e tanto ameno, Di que’ santi e chiari lumi
Che mi fa di te morire. Viene un razzo agli occhi mia.
Non fu mai contento al mondo Par che il cor tutto consumi
Qual son’ io, che del profondo Quella luce santa c pia ,

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Lascio allor la mala via Come ’l toccalo core ai manco sani


E ritorno al mio Pastore. Cosi sana , Gesù ,
la nostra mente.
Quando io sguardo poi quel volto Signor ,
pregasti pc’ cruciOssori
Gesù mio, livido o’nrranto, Scusando ad ignoranza il lor peccare,
E eh’ io veggio Tarli stolto, Priega cosi per tutti e peccatori,
Ogni gaudio torna io pianto E fa la grazia el priego accompagnare :

Cresce allor la doglia tanto, Foggi con quel ladron te confessare.

Ch' io mi struggo nel dolore. Che in croce ti conobbe veramente.


Quel che il cor dolente uccido Spandi, Gesù, in noi quell’ alta voce.
È veder quell' aspro legno, Che mosse alla Ina fe’ cl Centurione,
E che ognun di te si ride. Quando rendesti il spirto sulla croce.
Come peccatore indegno ; Lieve quel vel, eh' agli occhi ci si pone
Questo ò pur d’amore un segno, Com’ a Longin eh’ ai costato li pone ,

Ch' i'non so qual si sia maggiore. La lancia e'I sangue il sana immanlanenle.
;

Quando penso quella mano Omd, già sentir parmi quella tromba,
Che creasti ,
li percuota Che desta e morti allo eternai giudizio ;
Oh oimi', eh’ io vengo insano, Omè, che nelle orecchie mi rimbomba:
D’ogni gaudio il cor si vota, Andate maladctti al gran sopplixio
Che col sangue tu riscuota Ma se per noi dicesti io croce sizio
Dn eh’ è ingrato e peccatore. Cosi sana, Gesù, la nostra mente,
Quello braccia ,che distendi
Con que’chiovi si pugnenti CCCLXIXtV.
Par che dica: che non prendi
Nel tuo core e mia tormenti? Di Bernardo tìiAMBVLLARi.
Deh risguarda in quanti stenti

£ pel servo il suo Signore I


(CanUsi come ^ lo te domioe operavi}»

Or su dunche, alma diletta


Corri al legno della croce. A. te , virgo ,
ognor clamavi
Ginocchioni il corpo getta. Perchè se’ colonna e perno
Piangi il tuo peccato atroce Di salute e gaudio eterno.
Priega Dio con umil voce Tu del cicl se’ porta e cbiavL A te virgo
Di fruir l' eterno amore. 0 benigna madre e pia.
Se mie mal tu non provedi
al
CCCLX.VXIll. L’alma va per trista ria, ,

Se tuo grazia non concedi


Di Lorenzo Tomabnoni ì. Tanti lacci ho’ involti a’ piedi

Non so come ne gli cavi; A te virgo


(Cantati eonic — CJii mol eattaf»*)* Piangi dunche, anima mia.
Grida : misererà mei.
lega con Pietro oggi tutta la gente. Piangi ,
e chiama ognor Maria
Ma non piange con lui amaramente. E piangendo chiama lei,
Gesù , non torci qua santi occhi
se tu Che delitti e falli rei
Sopra noi, ombre false de’ Cristiani Ci perdoni e che ci lavi : A te virga
Come Pietro negante sguardi e tocchi È Maria tanto pietosa
Tutti corriam col nimico alle mani Che mai grazia non disdice ;

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aso

Lei d brama ed ognor dice : Cbe cbi si pasce delle (ne vivande
Peccaotr .che non claiatTi? A te virgo. Truova del ciel la via :
Riposo all’ alma mia
CCCLXXXV.
Scala c trionfo dell’ eterno porlo ,
Di Ucster Castellana 5 .
Luce pace e conforto
(CaaUii corno — tfon pìh pucrro).
,

A chi volta le luce al tuo splendore.


Non più gnerra, eh' P m’arrendo ; Quand’ i’ rivolgo gli occhi a mirar liso
Lasso me Gesù , ,
che fai T El tuo sacrato petto
Col (00 sangue vinto m’ bai Scolto vi veggo ,
madre , un paradisa
Non più gnerra , eh’ ì’ m’ arrendo. B muoio nel diletto ;

Lasso me ee. Oh parto benedetto.


Da qnel dolce e grate affetto Sacre mammelle e generoso seno ,

Vien, Gesù, si lieto sguardo, Frutto di graiia pieno


Ch' mi struggo nel diletto.
i’ Vero conforto a chi ti dona II core.
Sempre sto nel diaccio e ardo, Tu mi distilli. Madre di doloesza.

Vien dagli occhi al core un dardo. Quanto più li risgunrdo ;

Che mi fa morir languendo. Omè Madonna , eh’ el mio cor


,
si spezza
r languisco di dolcetta, E son nel diaccio e ardo ;

Oimè Gesù , , eh’ i’ moro : O amoroso dardo


Lasso a me , eh’ el cor si spetta Tu passi per la luce al cor volando
Quand' i’ sguardo el ino martore, E cosi consumando
r mi struggo i’ mi divoro. ,
Mi vo Madonna eh' ri mie corsi spesa.
,
;

Tanta doglia in te comprendo: Non più Tal volta per mio amor li veggio al Padre
Vivo sol , pietoso Iddio, (guerra Umiliando dire ;
Quando teco ì’ pendo in croce Ecco figlinol quella diletta madre,
, ,

E eh’ i’dico, 0 Gesù mio . Che t’ ebbe a partorire


Questa morte è troppo atroce : Deb piacciati esaudire
Tn rispondi ad alta voce ; E priegbi di color, ch’offeso (’ hanno
Per tuo amore , Ingrata ,
pendo Perchè chiamala m’ hanno ,

Lascia adunche il tuo peccato Come chiaroù la gregge el sno pastore.


Toma al tuo dolee pastore Quando po’ tu gli mostri el petto aperta
Pon la bocca al mio «ostato E queir ospiiio degno
Pecorella pian d' eivore E cbe tu di’ : figlinol non per mio merlo ,

Dammi ,
ingrata ,
il duro core Perdona al servo indegno :

Cbe alla morte va correndo. El cor di gaudio pregno


Tutto si struggo d’ amoroso zelo,
CCCLXXXTI. Passa coll’ alma al cielo
Fruendo el porte dello eterno amore.
(CanUit M modo proprio}.

A.VC, fonte d’ amore. OOfllKXgVtl.


Spirito Santo del ditin oMtigtio,
Per qnel tuo sposo a figlia 'Castali a !<)• rnpiiat.

Libera noi d'ikgni mondano errave.


La tna misericordia è tanto gratulo V ergine sacre e degna
Vergine Santa a pia , Scala dei cielo eletta
,, ,, . , , , , , , , , ,,

231
La (aa dolce saetta CCCLXXXVIII.
Diriai al peccatore alla tua insegna.
Madre ta redi in terra (Cantali come O <IdIm ).

E grieri nostri e perigliosi affanni :

L' Italia é tutta in guerra , 0 madre santa , o luca , del Signore


A Dio non si offerisce altro che iagaoni : IncsIimabiI dono
Ripara a’ nostri danni Mcrtè omè , ch’ l' sono
Vergine ,
Sposa e Madre Pien di peccalo e però l' alma muore.
Per quello eterno Padrei Per qual mie merlo, o Madre santa e pia,
La cui polentia in ogni patte regna. 0 per qual mia «irlù
El tuo bel simulacro Ti fai tanto clemente all’ alma mia ,

Fu piantato in un orto pien di fiori : Che sempre ingrata fu ?


lo questo Tempio sacro Tu pur rirolli gli occhi , Madre, iu giù ,

Per esser porto degno a’ peccatori Che par ben che lo Tamì
Per que’ sosti odori Ma
quanto più In chiami.
De' dolsi e santi canti Tanto li va (ùggendo a (ulte l'ore.
Co' cuor lieti e gentili Quanto più se’piatosa c più clemente
Fa’cbe ognun tcco in ciel felioe regna. E pronta allo esaudire
L’orlo è già pien di spine Tanto r peccalo mio, cieco a dolente
Tiro l’arcangiol la spada ; ma non basta Mi fa da te partire.
Piti non si pensa al fine ,
Tu mi fa ’l core in tutti e modi aprire

Che la strada dal Ciel, Madonna, è guasta; Madre , con dolci e mansueti sguardi
Voltato Iddio ci ba l'asin Ch' non sarò piò sordo,
i

Della giostiiia immensa Ma di tua luoe iiqpirdo


Perchè più non si pensa. Sarò , come le gregge del pastore.
A quel teaor , dora ogni bene insegna. Non bastò ebe nel ventre tuo portasti
Dnnche ,
.Madre , in quest' orto Per me l'elemo figlio,
Manda la immensa tua somma dolceza El Redenlor del mondo poi creasti
Fa' che sia guida o porto Per Irarmi di periglio.
Ad ogni alma gentil, efa' el riiio spreta: Sacralo Spirto del Divio consigiio
Per quella eterna aitata, Ancilla ti facesti :

Che li fanno d' amore O Madre in Ciel ti vesti


Quando il ditin pastora Della superna gloria delSignwa.
Ti fe' Regiua iu ciel superna a degna. S’ i’
aon ti conoeceasi , o Midre Senta
Si è quest' orlo’i giardino Tanl' umile e corteee,
Della tua immaculata a somma fèdo ; Scnd' io oel mondo si' ofelioe pianta ,

Questo Tempio divino Piena di mille offésa ,

Sie metto ad impetrar da la mercede Non so oome le voglie avessi accesa


E chi doroto chiede, Alzare a te la fronte
Madonna', iu terra gratta Ma r tuo sacralo fonte
Fa' che la voglia astia M'infiamma, Madre, di dolceaa licere.
Sie di colui , eba di ben far s' ingegna. So beo eh' al tuo figliiiol più voile, o Madie,
Tu mostri el santo petto
E so che tu gli di : clemente Padre
Per quealo vaso eletto.

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Per quel 6gliaol, che nel mio ventre stretto Da ’l core al pastor tutto,
Fd, santo, dolce e grato, Digli, dolce tesor, quanto è]distratlo
Perdona ogni peccato Per me qnel santo petto.
A chiinfiamma del mio dolce amore.
s’ Come per mie difetto in croce muore!
Adunche, anima mia , fatta da quella S’ el lupo nel tornar ti segue forte
Tanta vaga c gentile, Chiama ’l pastor con fede,
Che men grata ti fai da lei ribella ,
E non temer dipoi gustar la morte.
Per tornar poi sì vile ? Ma di trovar mercede :

Deh va col core a questa Madre umile Quel eh’ al pastore, o pecorella, crede.
Mercè chiedendo ,
ingrata La speme al prato verde
E sarai consolata. Lo guida ,
e non si perde el suo sudore.
Scrivendo el frutto dello eterno amore. So, pecorelle ,
ornai ch’el pastor chiatni.
Correte con disio,
CCCLXXXIX. Guidarvi al prato di salute brama
El pastor santo e pio
Di Messcr Castellano. 7.
Su, pecorelle ,
al vostro eterno Dio
come — Deh torna ornai, pecorella nnarritn)-
Correte con prestezza
Perch’ el suo cibo spreza ogni sapore.
eh toma ornai ,
pecorella ,
al pastore ,

Dov’ è r eterno gregge , cccxc.


Acciò che qnel che regge ti die T core.
Odi 'I pastor, che chiama con diletto Di Messer Castellano 8.
Sopra un fiorito legno .

Vedi che per cibarti egli apre l' petto :


(«lutasi come — Da che tu m' hai, o Dio, d cor ferito!.

Deb non 1’ avere a sdegno,


D’amor ti mostra o pecorella un segno
, ,
Da che lo m’ bai, Gesù, mostro la via

Cb’ el cor si strugge amando, Di tanto amor, deh dimmi qual son’io
Solo , ’ngrala , pensando a tanto amore. Pien di peccalo, ingrato, iniquo e rio ,

Tu se’ la pecorella un tempo persa. Acciò eh' intenda il don dell' alma mia.

Dal pastor cerca tanto Quand' i’ penso gli elTelli di natura


El sangue in terra pel costato versa Conosco in parte della mia potenza:
Per dare al cibo santo, Po’ quando al partorir mio pongo cura

Per farti seco unita (franto Parrai, Gesù, privar d’ogni eccellenza:

El capo , el volto ,
el petto e'I corpo in- Veggo dall’ nna parte la scienza
Apri . cieca e smarrita el duro core. Levar la mente mia, gli spirti e ’l senso.

Corri coir altre a quel sacrato fonte, Dall’ altra, quando al nascimento penso
A qnel dolce costato Par che creala vile alquanto sia.
Ascendi, o pecorella, al sacro monte La mia potenzia e T operar mi muove,
Dov è'I pastor piagato: E la mie sapienza ai cici mi guida,
Corri , che per purgare el ino peccalo Po’l senso infermo mi conduce altrove.
E' chiama ad alta voce : Perché nel proprio obietto sol si fida.

Torna duncbe veloce al tuo pastore. Cosi i vani pensieri el cor s’ annida :

Va, pecorella mia, goditi all' ombra Non so tal volta ,


o Gesh mio, qual sono;
Di quel sacrato frutto Pensa come i’ sarò T eterno trono
Ogni cibo mondan dal cor disgombra. Della tuo trionfante gerarchia !

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233

Truofo di po', Gesù, chi mi fa uno Per le qual' si perviene al regno mio
I)' ingegno, d' inlellctlo e di consiglio, Per questo tu saprai che cosa è Diu,
E quel che comprend’ io, comprende Tu vedrai quel che i’suno o qual tu sia.
(ognuno;
Guarda, Gesù,s'i’ sono in gran periglio: ccc.zci.

Chi dice i'fu' quando l'elenio figlio


Alcun mi fa enlrare al corpo umano Di Messer Castellano 6.
Come nocebier di nave o capilano;
Cosi mi guida la Olosofia. (CaQtià>i come — G«ràù , «omino tlilctlo a veru lume*.

fic adunche, Gesù mio, me non conosco


Come li potrò mai, Gesù, gustare ? (iesù sommo conforto
,
e vero amore
ISendo come animai, che nasce al bosco D'ogni purgala mente,
Non posso sopra il senso il cor levare. Fammi morir nella tua luce ardente.
Pur vorrei di mie lila il Gn Irotare Se tanto gaudio il cor, Gesù ,
pensando
Nel naturai discorso, a non lo trovo, Eluo'dolzi ninrliri,

Perch' altro lume, o Gesù mio, non provo. O che dolcezza fai; Gesù mio, quando
Che guidi al porto la speranza mia. Sazierò e mie desiri?
O ciechi, erranti e vagabondi spirti. Omè quanti sospiri
Che credete trovar 1' eterno lume. Al cor son grievi
Sondo rinchiusi in questi folti mirti Che gaudiosi c lievi
Privi d’ogni bontà, d' ogni costume: Saranno al cor quando li Ha presente.
Non si gusla del ciel I' eterno Guine, Talvolta i son di te tanto inGammalo ,

Perchè son don' sopra natura immensi ;


Ch'l’ ardo fuori e drento,
Dunche se nei diletti ,
ingrata ,
pensi, E vengo colla bocca al tuo costalo.
Come vuo’ tu del ciel trovar la via? Tremando come vento,
Non ti creai io, ingrata, a me simile Gesù, quanto contento allor mi dai !

Formando il mondo per la tua salute? Pensa quel che farai


E perchè la superbia li fé vile Quand’i' vedrò la tua farcia lucente.
Ti tenni, essendo ingrata, io servilule; Quando a' mie' occhi giugnerà la luce.
Poi per la immensa mia somma virlulc Che fa suave il losco,
Discese, ingrata, per tuo amore in terra E eh' io dirò benigno c sommo Duce
; ,

La somma mie bontà , che ma' non erra. Or ti veggo e conosco,


Per trarli dell' eterna pena ria. Gesù dolze, i' li poseo, che consumi
Ben sai, che stando al naturai discorso. F.l cor co' tua be' lumi
Che tu non puoi gustar l'eterna luce. Tanta dolcezza e gaudio l' alma sente.
Perchè del mondo el suo fallace corso. Fammi, Gesù, come fenice ognora
Quel sol reggendo, al suo amor t' induce: Nascere e poi morire
Scnd’ io supremo e sempiterno Duce Perchè s’i' sto, Gesù con teco un ora
,

Convieii ch'altro splendor ti guidi al porlo Non posso poi partire :

Ogn' altro mondo a tuo salute è morto. Fammi, Gesù, venire al tuo bel regno,
Se tu non hai la fedo in compagnia. Ch' son d' amor si pregno,
i

(Jucsta trapassa in Ciel sopr’ogni coro, Ch'el corsi strugge, se non l'è presente,
(fucsia ugni uman concetto al tutto spegno: Gesù, mia dolzi pensieri
tu vedi e
L.a fede è il porlo del Uivin tesoro. E quanto cl cor mio vuole:
Speranza c carità son lo suo’nscgne. Deh fa Gesù che ’ndarno none
. ,
speri
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CCCXCIII.
Fruir reterno *oIe:
Gesti , le mia parole ascolta alquanto
(
Cutui coma — Pirlia lo tempo come va ).

Cb'i’ mi distillo in pianto.


Mentre eh' i'son della Ina inee assente.
Deh non mi aver, Gesù pietoso, a sdegno :
P iglia il mondo come va

Non sperar nella fortuna


S' io t’ ho più volte ofTeso,

Ch’ Gesù, ch’en sa qoeU’aspro legno


Imperò che cosa alcuna
i’ so,

Tn se' per me sospeso :


0 Icsor, ricchesa u stato
Ma' conforto li darà.
Deh fammi il coreacoeso al tuo splendore.
Però che '1 peccatore Piglia 'I tempo come saggio
Non lasciar passarlo invano ,
A tempo è sempre mai quando si pente.
Perchè poi che stali siano
Qualche tempo, alBn la morte
D' ogni ben ci priverri.
cccxcil.
Non c' è speme altro ,
che una:
Questo è sol se n' Dio tu speri
( Cutui a nmlo proprio } ,

Tal sarai domani che ieri,


Perch' el Bor che toma rosa
A.ve del Ciel , Maria ,

stella e porla.
Alfln poi si caKherà.
Regina, sposa e madre e
Volan gli anni , e mesi e l’ore.
Fido nocchiere e scorta
Chi ben vive è quel che regna
Di chi cerca trovar del ciel la via.
La prudenza ognor c'insegna:
Per tua potensia grande
Madre Passa riempo, e non sai quando
Tu discendesti , ,
in quest' ospiiio
E colle tuo vivando
La tua vita Qnirà.

secco prato pica di visio Vuoisi a Dio volUr la luce


Mondasti el
Chi vuol 1' alma eterna faro ,
Che dove fu il suppliiio
un tempo eletto Perch' el mondo è fallo un mare.
De' carcerati afflitti
Dove mai nessun non posa ,
Questo sacrato aspetto
mondo dia. Se non quel eh' a Dio si da.
Par che conforto a tutto l’

Non fu sansa cagione.


cccxciv,
Che tu mostrassi Madre un Unto segno , ,

Sendo qui la prigione (CaoUài come — BerHqaocoli, donne, e confortiui).

Dov' el bene operar fu sempre a sdegno.


Chi vnol Gesù fruir con Indo core
O lume sacro e degno ,
, ,
'I

Venghi al presepio dello eterno amore.


Che per mostrar Maria suo luco pura
Sa giubilando o peccator venite
Volse ,
che suo figura , ,

peccator del Ciel la via. Tallo r mondo fa festa o vo’ dormile :


Mostrassi al
Di cuor si pasce e se quegli offerite ,
Dunque , Madonna santa , ,

El lesor che n'arete fie maggiore.


Con lutto r core el tuo bel prato acceda ,

Viva 1' eterno Re, cantando osanna


Questa tuo dolse pianta
Entrale drenlo in quella umil capanna
Al cuor dei peccator sia la saetta ;

Che l’ al diserto a’ Padri venne manna


A quel eh' umil si getta
Davanti in terra al tuo bel simulacro Per voi oggi è venuto el Redentore.
In questo, tempio sacro Vo' r Iroverrele in un presepio invollo ,
,

Dove Maria il propio vel s' ha tòlto :


La sua grazia esaudiU io terra sia.

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233

Cosi poTcramenle >(« raceollo Priega Gesù , eh’ i'pianga cl vizio mio
L’ eterno, radiante e sommo amore I A’ santi piè ,
di doglia affanno e pena.
So renite cantando e fate fesla. l’ho r cor duro ,
e più vorrei la grazia
Omè che gaudio e che novella è questa I Delle lacrime sante, umile e pie :

Quel ch’a fìesù la mente el cor non resta Conosco, eh’ i’ non vo’ per le suo vie
É veramente cieco e pien d’ errore. Ma spero ’n le, sarà mie voglia sazia.
La stella guida e Magi e ravvi segno I' non so dir quel ch’el mie cor disia
Del gaudio si fa nel sommo Regno
,
che : Sendo pien di bruttura e pien di vizi ,

Volendo fargli un don superno e degno, Ma spero per tuo’ grati beniOzi,
Altro non non donarli il core.
c'è, se Che supplirai colla tua grazia pia.
Or' oltre ,
pcccator', eh' el tempo é corto
A questo bel tesor eh’ oggi v’ è porto
Venite ,
e comprendete il canmin torto CCCXCVII.
Ch' ogni cosa creata aIGn poi muore.

(Caatasi come— O vcrphie Maria, la tua Ptnrenza).


cccxcv.
Lauda di
0 Vergine Maria,
(.) Dolse amor, Giesb, vedrotti mai Chiunche ti vuole amare
Po' che tanta dolceza all'alma dai ? Conviegli abbandonare
S’ i' guardo omè Gesù , ,
quel volto infranto Del mondo ogni follia ,

Ne' sospir mi distillo c muoio in pianto: Conviene che abbandoni


Oh oimè eh’ un lion farebbe un santo Del mondo ogni riccheza,
Quel capo pien di spine ,
che tu hai I Convien eh’ cn se proponi
Ma quando i' volto gli occhi a quel costato Di lasciar’ ogni alleza :

Aperto sol per me , misero ingrato Harà grand'allegrezza


Omè, dolce Gesù ,
quando i’ lo guato Chi di lei si diletta ,

Allor contemplo il don, che fallo m' bai. Però eh’ è l'è perfetta

Omè, omè, omè son’ io si crudo Più che donna che sia.
Ch’ i’ ti vegga, Gesù sospeso c nudo, Eli’ è si graziosa
,

El volto farsi a Unti strazi sondo ,


La Vergine Madonna
E non mi muovi ingrato, a tanti guai? ,
E sempre fu pietosa.

Deh torna, alma diletta, al tuo pastore, Del pcccator colonna


Che se non gusterai si dolce amore Di virtù tutta adorna ,

Tua si è la colpa s' allo interno andrai. La Madre del Signore ;


Ecco Isacb immolalo io croce oflerlo, Per ciascun peccatore
El serpente è saltato nel diserto: Priega la notte c dia.
Venite, ch'el cammin s'èfalto certo, Chi sarà quello ingrato,
Ch’ a nostri antichi Padri non fu mai. Che non l' ami nel cuore,
E non lasci I’ peccato
ccczcvi. Solo per lo su' omore ;

(Contasi coma ^ 5' io non drto veder più occhi belli).


Pensando a tutte l'ore
Per no' sempre a pregare
D i scepola di Cristo
Per queir amor , che
,
Maddalena ,
Nè vuoili abandonare
La madre s.'inla e pia.
,

l' ha donalo Dio

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236

cccxcvm. Prendi me nelle braccia


Cli' io vegga quella faccia,
< Caolatt come fU stramliotti ). Nel cui sguardare i'moro per diletto.
Tu mi fai consumare.
Onorile tre doni al dolce Dio Dolce diletlo mio.
Si come c magi, c con perfetta fede : Non posso più indugiare,
Incenso c mirra c oro con disio. Gesù clemente c pio,
Volendo nel Signor Irorar roenrde. Che tutto 'I mio disio
L'oro è r amor di Gesù santo e pio, È posto nel tuo amore.
RI qual da fede e carilii procede; Deh Vienne, omè, Signore ,

f.lii vuole acquisto far del Santo regno Che del tu' amore i' ho ferito cl petto.

Offerisca oro c licnc fatto degno. Nuova consolazione


Lo ’nccnso è l’orazian che ’n allo vola. Sento di le , Gesù
Quando deriva dal devoto cuore. Questa mia petizione
Però chè poco giova la parola Non me la negar più
S' ella non arde nel divino amore: Se d’ altro' amator fu'

Fate che l’orazion non vadi sola , Nel mio tempo passalo,
Ch'udita non sarebbe dal Signore Veggo cb’ i ho errato,
Se volete che Dio lo’ncenso onori mie
Però, Signor, perdona cl difctlo.
El quore insieme colla bocca adori. Adunche Vienne rado.
La mirra amara èia meditazione Che insieme ci abbracciamo,
Dell'aspra morte, che sostenne Cristo: Che da me i son (ratto,
Chi vuole il frutto di suo passione E te sol, Gesù bramo. ,

Castighi il corpo e spenga il vizio tristo; Tanto ci dilettiamo


Questa sol guida alla perfezione Nella tua caritado :

V anime nostre, a far del cielo aqnisto : Però la Ino bontadc


Chi questa pensa col contrito core Facciami degno star nel tuo conspctto.
Vive contento e poi salvato muore.
cccc.
( Canla»ì come — Aimi cb* i' moro ),

Di Messer Castellano 9.
Tu sc’dolzc Dio Signor superno V. a 72.
A I bel fonte sacro e degno
CCCXCIX. Di Gesù, sommo conforto.

Cantasi a moiio propio


Ognun vengbi al divin porto
( ).

A fruir I' eterno regno.


A^mor, Gesù diletto, QufSlo fonte ò la pescina
Vien drento dal mio core. Che si muove e mai non resta.
Empii del tuo calore , Per quest' acqua si divina
Che sempre egli arda del tu'amor perfetto. Ogni doglia torna infesta :

Vienne, non indugiare. Che vivanda dolce é questa.


Maestro dello amore. Se lu lievi al elei lo ’ngegnol
Piacciali non lardare, Pel costato e dalla fronte
Che mi si strugge 'I core : Di Gesù discende in terra
Deh vien, dolce Signore, Di dolcezza un vivo fonte.

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Per sanar ciascun che erra ; Colla falce sua mordace :

Quel ebe drente al cor ne serra Oh oimè qoant' è fallace


Fruiri l' eterno regno. El piacer ,
che poco dora.
Pace, amor, dolcezza e fede E'uom si trova al capezzale
E1 bel fonte intorno cigne: E scorrendo la suo vita

Sol colui le gusta e cede Non vi trova altro che male


Ch’ co quest' acqua il core intigne : E conziengli far partita :

Gesù drente allor lo spigne O che doglia ,


o che ferita

Por cb' el vizio egli abbi a sdegno. È trovarsi in tanta arsura !

Se non puoi per te zenire Su, lesor, ricchezza o stalo,


A gustar queir acqua santa. Gioie, can’, fanti e sergenti.
Chiedi grazia di morire Soccorrete el servo ingrato
Sotto r ombra dì sua pianta : Ch’£ nel letto in tanti stenti:

Se ’l cor tuo po’ non si stianta, Oh oimècb’ a mia lamenti


Ben o duro legno,
se' pietra Nessun è ebe ponghi cura !

Sentirai dircon dolceza : Serro gli occhi, el capo in terra

Togli in collo il tuograbato, Vo piegando, el corpo muore ,

So, cammina con fortezza, E dimon mi fanno guerra


Ch'£ sanato il tuo peccalo. Par eh’ i’ scoppi nel dolore
Gesù mio ,
quanto i bealo Oh oimè, eh’ el senso e’I core
Chi ti dona il coro in pegno ! Tutto Iriema di paura.
Colla croce in collo addosso E mie’ vizi ancor mi stanno
G co'cbiovi c colle spine Tuttavia davanti al viso:
Sia per Dio lutto percosso Quello m’ è maggior affanno
Quel che cerca il zero (ine : . È eh’ io perdo el paradiso ;

Fausi Palme in elei divine Son dall’ alma già diviso,


Se di sangue il core è pregno. E cammino in sepoltura I

Or so lutti al fonte sacro ; Deh mortai’, più non dormite,


,

Per no’ ’l sangue in terra viene Che la morte e'I tempo corre:
Quest' £ quel bel simulacro, A Gesù col cor venite.
Duv’ è posto il sommo bene Che vi vuol da morte torre:

Di quest’ acqua ber conviene Vuoisi io Dio la speme porre.


Chi delciel vuol farsi degno. La coi gloria in ciel misura.

cccci. ccccii.

Di Messer Castellano 10. Di Lorenzo de’, Medici 9.

(Contasi coma — Temporai foor di natora]. (Caota.si comi ~ Dalla più alla stella].

A.IIa morto orrenda e scora Daila più alla stella


Pcccalor',
ponete cura ; Discesa è in terra un divino splendore
Quand’ un erede nel diletto Gioriosa Regina
Riposarsi al mondo in pace Vergine, sposa e Madre del Signore ,

Vien la morte spesso al letto O luce mattutina,


, . , ,

238

Felice a chi s' inchina cccciv.

A questa santa madre ,


onesta e bella.
O cordisi dolceiia: Di Berto oallb feste.
O sommo gaudio, o siogular conforto :

Vergine santa e pia (Cantali come — La vita non mi place;.

Scala de' peccator, trionfo e porlo,


Vaso del bel Messia La vita non mi piace
Gesù, dolse Maria, Scorretta e santa guida
Guidaci a quel tesor, ch’el mondo spreca. Di questo mondo misero
,
e fallace.
Tu se, Madre, si degna, Dove, ciechi mortali,
Ch’ el elei ,
la terra ,
el sol, le stelle e ’l Volgete il vostro eSetto,
Di te fan festa e gloria ; [mare Se none a’ viti e mali
O luce pellegrine, ardente o chiare El vostro van diletto?
O eternai memoria. Beo ha perduto el beo dello inlellelto
Porla ,
trionfo e gloria Chi crede aver nel mondo ferma pace.
Di quel tesor ch'en del felice regna. Chi dominar si crede,
E li ferma sua voglia,
O misero, non vede.
irgo Madre Maria. V, a 118. Che cerca affanno e doglia?
La volubil fortuna più che foglia
D’ ogni ben nostro è invida e rapace.
eccelli. Chi nelle gemme e l’oro.
Misero, speme ferma;
Di Ser Fiumn. Sente doppio martoro:
Uno esempro la ferma:
(4!mUaì eomc — Queto reoftrtni •dintn di far*}. Come la gente eh' è del ventre inferma
Quanto pih beve il ber più sete face.
6en ch’adirato si mostri ’l Signore, Toglian dunebe la benda
Non esser pertinace Dagli occhi e dalla mente:
A chieder pace a lui , o peccatore; Chi ha gli orecchi intenda
Quando tuo’ la sua pace conseguire Che solo bene per me è manente
Disponli a quella in prima, El nostro vero Iddio onnipotente,
Che se tu pensi al prossimo disdire Ch’ è via è verità sincera e pace.
La pace, che disia,
.Ma’teco Oa in pace el SaWalore.
Come purgato con ciascun se’ dentro. ccccv.
Nè più d’ invidia pregno,
Gusta una pace ed un nuovo contento, (Cantali come Se poi cha Vi partisti).

Che fa venirti a sdegno


Del mortai regno ogni pompa ed onore. 0 fonte di pielh , madre celeste
Chi vuol cangiar la pace di pochi anni Difendi noi da guerra ,
fame e peste.
Alla ferma e sicura, No’ ricorriamo a te, madre eccellente.
Cb’i’ venga al fin, che troppo non s’inganni: Che tu prieghi Gesù somma potenza. ,

Mentre eh’ el tempo dora Che facci insieme unir tutta la gente,
Deh, creatura, torna al creatore. E mandi pace a noi per suo clemenza

. Di...
, , , , , ,

E cistcun pace, pace ed unione


Prieghi Geati per la suo pasiionc. Nel tuo furore. V. a
Abbi, Geaó, di noi misericordia,
Pace ,
Gesù, per la tuo incarnazione ,

Pace, pace , Gesù , pace e concordia ; ccccni.


Deh dacci pace c dacci salrazione.
Dolcissimo Gesù, per Ino pietade (Caatasi coom — Croci&»o a capo chiiKrj

Posaci in pace nelle arrersiUde.


Molliùca, Gesù, questi ostinali, Se gustiamo eljvan diletto

Persecutor', ebe contro a noi son mossi, Della nostra vita brieve,
E non guardare a’ nostri gran peecali. Vedrem chiaro quanto i lieve
Ma per tuo earitb ci abbi riscossi : Porre al mondo el nostro affetto.
Superno redentor, Gesù di tino, El riso e'I gaudio mondano

Abbi menò del popol Fiorentino, Sendo lungo egli è tedioso:

Se non dura godi invano.


ccccvi. A chi vuole star gioioso
L’ uno e l’ altro fa noioso
(Canuti come Al (rnlb ,
al rtfo oeccfli). Chi suo' passi al mondo fa-ma
E la mente fanno inferma
Qualuncbe el mondo spreia Inquieta e lo ’ntelletto.
Per seguire cl Signore, Con saziabile appetito
Sempre è pien dell' amore Tanto allarga la suo faccia
Della dirina altezza. Che quanto più è fornito
El mondo par ebe sia Pib estende le suo braccia.
A chi ne' vizi è ’nvollo Temi Dio, che ti minaccia,
Retto e felice molto. Non pensar qui riposare.
Ma gli è pien di follia. Sotti dir ,
che in questo mare
Però, popol , chi fla Non si sta sanza sospetto.
Da suo catene sciolto, De’ ciascun Gesù amare
Se non fa bene e fugge Padre immenso e giusto Dio,
El van piacer di quella A lui sol debbi adorare,
E san dello intelletto A quel porre il tuo disio :
E d'ogni suo concetto, Seppe Giambattista pio
Sempre lo fugge c spreza? Quando odi ano voce al fiume.
Tu credi forse andare Che r uccel di bionde piume
Allo regno bealo, Quel mostrò con gran diletto.

Sanza esserti mutato Ceca gente, voi vedrete


El tuo male operare? Co’ gli vostri cuor di sasso
E’ ti bisogna fare altra slinenza. Come voi vi scosterete :

Digiuni 0 penitenza, Quando Iddio tornerò al basso.


E non seguire Udirete a passo a passo
Chi ti vuole impedir per forti male Ritrovar le vostre colpe:
E eoprirli con l’ ale Non Ra ossa ,
pelle o polpe
Dell’ infernale asprezza. Che non triemi al suo conspctto.
, , ,, , , ,

tì'iO

CCCCVIII. Non ebbi gaudio mai drento al mio core


Poi ch'i t’ abbandonai ,
diletto mio.
Lauda di Però che drento passò tal dolore,
Che del segreto amor trasse il disio ,

(CuitAki come — • Beco il Meuia). Da poi eh' io mi parilo


Da te, diletto, morir cominciai.
0 lesu buono o lesa buono
, ,
Cominciò si la mia doglia angosciosa
Per servirti ci sono. Quande t' abbandonai dolce mio bene ,

Donami la tuo grazia Allor fu' fatta scura e tenebrosa,


E non me la indugiare. È ad ogni ora cresceva le pene,
Che r alma non si sazia E quanto più mi viene
Se non di te gustare Ricordo di quel di, più mi da guai. ^

AIGn,cou seguitare Più mi da pena il bene, eh' ho perduto,


i

D' ascendere al tuo trono; Cli’ el duol, eh' io spero di dover patire :

Chi non è tcco unito, E più mi duol del ben eh' io son caduto
O dolce buon tiesù, E dello inferno, dove io debbo gire :

È della via smarrito Ben eh' ognun sia martire ,

E fuor d’ogni virtù; Maggior pena mi da il ben eh' io lasciai.

.Ma solamente tu
Ci puoi infondere el dono.
lo non posso pensare ccccx.
Di far da me un bene,
Ma solamente il male Lauda di Francesco d’Albizo 7i.
È quel che da me viene.
Però io priego tene
Mi facci giusto c buono. Quanto è dolce e soave e bel morire
Se la tuo grazia Ga A chi ba dato a lesa Cristo il core
In me perseverrò Che per divino, acceso e gran fervore
Ma se la levi via Gode gustando il bene ebe ba fruire.
Ognora io cascherò; La morte é paurosa
Nè mai mi leverò \ chi mal vive al mondo
S' aiutato non sono. Perchè vede angosciosa
Priego per carità ,
La pena del profondo.
Benché peccator sia. Ma il buono ha sempre l'animo giocondo

Che la tuo Maestà Quando e' sente spirar del corpo l' alma
Questa grazia mi dia Per portar verde e gloriosa palma
Che di mia colpa ria Nel ciel, dov’ è il suo eterno Sire.
Mi dia vero perdono. > Però pensa alla morte,
E sta' sanza peccato.
CCCCIX. Le tue ore son corte
E mal fa uom dannalo.
'I 1'

«Cantati come LauJate il »ununn Dio). Ma se tu vuoi in cielo esser beato,


E che la morte non ti paia dura,
Dapoi eh' io ti lasciai Ticn l'alma in questa vita nella c pura,
Cristo Icsù, mai non mi rallegrai. E vizi e i van' piacer' vogiia fuggire.
, , , ,, , , , , ,

•\cciò le colpe vecchie


cccciu Non senta più, ma solo i| blo fcrrore,
Fa ch’io sia Icco, o lesti, Dagclltdo

0 dolce Redenlore Alla colonna ignudo,


;

lesa soccorri a me già lasso e violo Fura le mani ,


e piedi , apri '1 costalo
Del cieco laberiolo A me col ferro crudo
Del mondo vano c scorso in Unto errore. Culla tuo grazi.i scudo ;

S' io non sento ;


lesti ,
quel caldo vento Fammi contro il nimico saggio e (urte.
Del Ino Spirilo Santo, Che cerca la mia morte , ,

Tanto ostinalo el duro core è drento Se tu non mi soccorri ,


Hcdenlore. ,

Ch’ io non ini so dar vanto


Poter piegare alquanto ccccxii.
La cieca mente mia cammin
Tu che. se' fido porlo.
ligi torto :

n
vr Icsù, sommo conforlu.
.
j

Libera me, sumincrso peccatore. Tu il mio amore


se’lutto
Scorger mi par da luogo il buon sentiero E mio sccuro porto,
’l

Della tuo santa via, Luce chiara c splendore; i

.Ma tanto è cinto cl mio stolto pensiero O gran bontà ; dolce pietà,
Da ogni cosa ria Felice è quel ,
che teco unito slà.

Cli' io non so d’ onde io da Dell quante volle .oiTcso


La strada per venire a te, lesii, T’ ba r alma o 'I cur meschino, i

.Se culla tuo virtù E tu se’ in croco esteso .

Non fai eh' io arda tutto del tuo amore. Per salvar me tapino : o gran bontà !

Tirami Gesù mio,


, sotto la croce ,
O Icsù. qual fona ha spìnto
E poo’ que' santi piedi La ioimcnsa tua bootadc.7
Sopra la testa, e di' con alta «ooe: ^ Deb quale amor l’ ha rìolo
0 pcccator, In vedi : Patir tal crudclladc: o gran bontà I

E chi vuol grazia cliiodi A le fu’scmpre ingrato


Bisogna che alla croce m’ accompagni E mai non fu' fervepte , i

E che lutto si bagni E tu per me piagato


In quel tuo dolce sangue il tristo cuore. Se' stato crudoluienle : o gran bontà !

Trali quella corona si pungente 0 Icsù ,


tu hai il mondo
Di spine o Signor mio
,
Sua vomente pieno ,

E dalla a me . che passi la mia mente I)' amor, ch'd si giocondo

E '1 mio cicco disio; Che ogni cuor si vico meno; o gran bonlàl
Porgimi, Icsu pio, Icsù , fammi morire
Del fele, cl qual Ij convenne assaggiare. Del tuo amor vivace;
Acciò possi gostare leso fqmmi languirò
Nell’ altra vita el tuo dolco liquore. Con le. Signor verace : o gran bontà.
Serra le luce mia con quella benda Icsu ,
fuss' io confìtto

Che le tuo g là serrorno Sopra quello alto Regno,


Acciò più vapilà non reggia p inlendn : Du>e ti veggo afflitto , .

Fa eh’ io oda quel corno leso , Signor benigno : o gran bontà.


Cbe a tc. Signore adorno. O croce ,
fammi loco. ;

Già tanto molestò te sunto orecchio „ E le mia membra prendi


,, , ,

m
Cbe del luo dolce foco Dal mondo sarc’ diviso

E1 core e 1’ alma accendi o gran bonlà : E da' vizi c da’ peccati


Infiamma el mio cuor tanto Contemplando que’ dannali,
Del tuo amor divino, Ch’ hanno a stare in sempiterno
Ch' io arda tutto quanto ,
Nel caliginoso inferno.
Oli' io paia un serafino o gran bontà
;
Con demoni a dannazione.
La croce o 'I crocifisso
Sicn nel mio cor scolpito ccccxv.
Ed io sie sempre afiissn Lauda di
In gloria ove gli è ilo ; o gran bonlti
Anima mescbinella.
Tu vai per mala via.
Cibi pensasi a piacer del Paradiso V.a 2. Rivolta c passi a quella
Dolce .Madre .Maria.
CCCCXIII. Deh’ non li diIBdàre
Anima, del suo aiuto:
Lauda di Sanza più dimorare
come — Piangi il tempo perduto :
(Cantasi Erobc«io>.
RalTreoa le luo voglie.
Io fù crealo a essere felice Correggi la tuo vita,
Pensate in alto ed io penso alla terra, .Misera ,
io qnesic spoglie
E alma mia si si lamenta e dice:
I' Converrà far partita.
Omè eh’ io son condotto in tanta guerra,
,
Se sarai ostinala
£ perchb io ho cl mio lesu lascialo Nel van diletto involta ,

£1 mio peccalo m' ha fallo scontento : Tu sarai collocala


Omé, omè, quanto son stalo ingrato. Nello inferno e sepolta.
Non sento in me se non pena e tormento,
Poi eh’ io son stato dal dimon tradito ccccxvi.
Ual mondo c dalla carne, eli* io ho amala.
10 sto io paura e molto sbigollilo. Lauda di
Perchè ho la conscienza Iribulala ;

Potevo andare innanzi al sommo Sire, 0 lesù , o dolce Iddio ,

Ed a fruire Iddio ero crealo. Deh risguarda cl pianto mio:


11 mio peccato m’ ha fatto fuggire. Veggo le. Signor, nel mondo
O lesu buono, io non son disperalo, Per me miser peccatore
A tornar son parato Sopportar si grave pondo,
Al mio Signor, che chiama ad alte voce, Sanza aver mai fatto errore.
E voglio andar a’ abbracciar la suo croce. 0 Insù , dolce Signore
Perchè se’ fallo si pio?
CCCCXIV. Volesti esser tormentalo
Per me ingrato e sconoscente.
V iva viva l’ orazione Perchè io non fussi dannalo
Ciaschedun con divozione. Alle pene eternalmenle,
, Chi pensassi al paradiso Signor mio, lesù clemente.
£ la gloria de’ beati Te conosco per mio Dio,

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,,,. , I , .

-213

Tu Dell’ orto qaaado oraeli O ingrata gente, e stolta

Pelli tuoi persecutori Ch'è’l peccar vostre vivande!


Sangue in terra tu versasti Ha la morte teso 1' arco
Con gran pena e gran dolori Per purgare il vitupero
Perchè su ne' santi cori DiciaKun , eh' è giunto al varco.
Te fruissi con disio. Dove ha demon , desidero:
Peccatori ,
omè eh’ io spero

CCCC.W1I. Del ciel Ga chiusa la porta,


Ch' el Signor più non sopporta :

iCiaUsì come — L’albore della (liiande). Non varran le strida grande.

Questa tuo pietà si grande CCCCXVIll.


O lesù , che mostri ognora
Lauda di Messer Castellano 11.
Chi la gusta ne innamora
de anima.
E pei cor drcnto la spande.
O Signore ,
oggi ciascuno Àlma ,
leggiadra , graziosa c bella
Di peccar par sia contento. Diva o fulgente Stella .

E non pensa più nessuno Volta la luce, ingrata, al divin sole.


Dello inferno al gran tormento. Crcotli el tuo Signor vaga c gentile.
Farmi eh' cl ben far sic spento : Ingrata ,
per tirarti al santo regno.
Non si pensa alla salale Ma lo pel vizio poi se’ fatta vile

Oh oìmè, alme perdute, Ed bai di tuo bellezze perso il segno:


Che per voi fìe il fragcl grande Guarda, infelice, a chi li fai simile.
Vostro error par che produca A quel che ha sempre tuo salute a sdegno,
Sempre mai nuovo inartoro. Onde tuo nobilUi trapassa e fugge
lilbi he quel, che si conduca Morte ogni cosa istrugge
Da lesù nell allo curo? E invan dopo il morir ciascun si duole I
Oh oimè ,
che quel tesoro Non bastò di ragion darli fortezza ,

Vi torran vostri peccali , Che ti sposò di quella eterna fede:


Misererdilc, ostinati, Guarda quanta piatà, quanta dolcezza I

Ch’ è di Dio la piala grande. Usossi al mondo mai maggior mercede?


Et dimon vi sta d’ intorno Contempla, ingrata, la tuo grande allez-
Ed a suo voglia v' ha spesso Chc in le rclcrno amor tutto si vede: za.
E non resta tutto il giorno; Dunque perchè la luce a terra volli
O meschini è giunto il messo Al senlier degli stolti?
Del giudicio, a che sian presso , Ritorna, ingrata, alla divina prole
E per tolto il mondo gira. A tanti immensi don’ non fu coiilenlo.
Voi vedete di Dio l’ ira , Che per farti fruir I' eterna luce
Che pel mondo già la spande. Discese in terra a portar fame e stento
Voi n' andrete sanza fallo, Questo vittorioso c sommo Duce.
O mortali, all' ombra scura ; Deh dimmi, alma crudel, quale ornamento
Fassiognun del mal vassallo. A si misero incendio ti conduce.
Di Dio più non s' ha paura Che tu non pensi, ingrata, el vero line?
E suo forza nessun cura: Tornan le rose spine
E ne' mali ogni alma è involta. A chi r eterno ben fruir non vuole.

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Farsi del corpo e del nimico ancHla E se io non Servo a te viver non chieggio,
Per villi solo, e non per altro awlenfe: E '1 mio navil sanza te non va in porto ;

Gusla del tuo lesù qualche scintilla, Tn se’ de’ peceator' fede e conforto.
G vedrai quanto i dolce il sommo bene ; Priega per me lesù ,
Vergine pura ,

Non si spegne si presto una favilla, In te fu salva l’ umana natura,


Come la morte a noi volando viebe ; E chi si specchia in te sempre raffina.
Adunque alma, che fai? pensa al morire O gloriosa Vergine che mai ,

Voglia la luce aprire. Dall’ immagine tua mi vo’ partire,


Che non son sempre mai rose e viole. E s’
i’
mi parto e resto in pena e guai
Adunque, alma diletta, il sonno scaccia E vo per la via torta del morire.
Riga di pianti e di sospir la fronte; S’ i’
vivo, in morte e’nnn mi vai pentire:
Icsii per te la santa croce abbraccia. Dunque soccorri tu, Vergine beila
Per far di sangue per tuo amore un fonte : De’ pcccalor’ lontana e viva stella ,

Contempla in croce quella eterna faccia , Ubidisccli il Ciel come regina.


Piena di spirti , di fragegli c d’ onte, El frullo e ’l venire tuo sle benedetto ,

E dii : dolce lésn, si grande scherno Sic beoedcllo Giovacchìno e Anna,


Per far mio stato eterno E benedetto el tuo sacrato petto ,

Sopporti? el cof, che ingrato non si duole? Gaudio riporla al mondo, odore e manna;
Quando io contemplo le nella capanna
ccccxix. Cmile e bassa e’ mi si strugge el core,
,

E nel presepio P veggio el mio Signore,


(Castali CAine — La caatoan de riti addietro).
Esemplo nostro e vera disciplina.

A.VC Maria ,
stella matniìna ccccxx.
Eletta fusti inanti ad ogni cosa.
Tu sei madre di Dio, flglinola e sposa , fC*iat4»Ì come — Clonoetti, con fcrrort).
De* peccator* verace medicina.
Vergine, degna la scrittura el dici: Quanto ù stolto, cieco c ingrato
È il tiloi tuo sopra la sedia eterna Quel, che l' anima non cura,
Contra la tela da' nostri nimiri : Ma del corpo sol tien cura
O arca Dei, eletta in sempiterna Che da' vcrmin’ fia mangialo.
A gaudio ci conduca in vita eterna , Quando il corpo alTanno sente
Tabernacol sacrato del Signore ;
.Medicine assai si Irnova ,

E’ prese carne in te per nostro amore Ma se inferma egli ha la mente


Sol per riparo di nostra ruina. Cosa alcuna non si pruova:
Servate Patriarchi e gran Profeti, Quel si aiuta c quel si giova ,

Ubidiscete, Santi e Confessori, Che ci guida al fuoco eterno :


E gli Apostoli tutti c gran segreti. Guarda un po che bel governò
Vergini , le virlh, gli eterni cori. Allo infermo in terra è dato I

O Maria bella, ch’ognuno innamori Fe’ lesb piantar la vigna


De* navicanti vera scorta c guida: E di siepe circondarla ;

Reato è quel che in te. Maria, si fida, Ma la mente Ino maligna


Di grazia l' empi c di virtù divina. Cominciò presto a guastarla :

0 sol, che senza te lume non veggio ,


Volse Iddio poi visitarla
Vita, eh’ i' vivo, c sanza te son morto, Co’ buon’ servi c forno morti ;

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24$

Perchè tu non'ruoi contbrii CCCCXXI.


Peccalor crudele e ingrato !

Manda Iddìo messaggi assai . Lauda de corpore Chrìsii, di messcr


Tu gli uccidi come prima ; Castellano 12.
Se lesti forse vedrai
Ne farai maggiare stima. ( < «stasi coma —> ttort'i t'aniina mia ).
E per farti in elei sublima
Manda il Padre il suo car Figlio ; V coite al cibo eletto
D’ ammalarlo fai consiglio Al pan di cielo eterno,
Perchè il mondo t’ ha ingannato. Lume superno al cor, che è mondo e nello.
Questa vigna è l'alma nostra, Piove la manna a' Padri nello Egitto
Nella qual ciascun lavora : Cibo soave e degno.
Dassi il premio a chi ben giostra, Ma non già per purgar T uman delitto
A chi Dio cerca ed onora : E darci cl divin regno.
Passa il tempo, il mese e l’ora Questo fu solo un segno
E la vigna secca il frutto ; Di tanto eccelso flutto,
Quando il corpo in terra è strutto Ch'el vizio ha strallo ed ogni uman difetto.

Ognun vede il suo peccato. El pan succìneriiio prese Elia


Quando e’ vien qualche pensiero E fello al cammin forte ;

Puro, mondo retto e santo ,


Ma questo eterno pan ci dà là via

Di': costui mi dice il vero ,


Da non temer la morte :

Ch' al ben fare indugio tanto. Apre del ciel le porle ,


Vanne solo in qualche canto E va sopra ogni coro
E contempla el viver corto , Questo tesor ,
ch'é pica d'ogni diletto.
Pensa ben . ch'a quel che è morto L'acqua che scese della prieta in terra
Non gli è il vizio perdonalo. A’ prieghi del profeta
Quel che miele e mai non resta Dimostrò questo cibo in cui ,
si serra
La sua vigna è sempre in Buri : Ogni vivanda lieta;

Sempre il cor nutrisce in festa lesa fu quella prieta


Po' suavi e santi odori. E la pura acqua il sangue:
Ma colui che n'esce fuori
,
Che ognun che langue il fa d'tmor per-
Lavorando nel diletto , se una verga Amsreth fu suave ,
(fetto.

Poi eh' ha perso lo intelletto E dette al mar le sponde


Allo inferno è sentenziato. Se la seura nel Bume, essendo grave,
Or su tutti al bel lavoro : Venne fuor sopra Tonde ,
Con fatica al cioi si viene Dunque altra grazia infonde
Questa vigna è quel tesoro , El cibo del Signore;
Che ci guida al sommo bene : Di tanto amore ognun s'infiammi el petto.
Lavorarla beo conviene Quanto più bee il giudeo tanto {ùli arde ,
A chi vuole il ciel fruire. Nè mai sazia suo voglia :

Quanto grave è pih il martire Le sno vivande al gusto soU si Iarde,


Tanto è il don nel ciel pià grato. Che Taspellar gli è doglia.
Ma il Cristian , che si spoglia
Del vizio cieco c brullo ,

Questo è quel frutto: chc'l fa in cicloclcllo.

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246

Fu Noè per la vigna inebrialo ,


Vanne, dolce alma mia, vanne a queU'om-
Tanto raccese il vino Dove la vita tua so.spesa pende, (bra
,

Ma chi di questo pan resta cibato Oguì mondan pcnsier dal cor disgombra ,

Arde d'amor divino ;


Che questo il sommo ben più ch'altro of-
O cibo peregrino. E se '1 cuor non sì accende (fende:

Felice a chi t’ aprezza, Dì suo dolcezza ,


ingrata al tutto sè.

Ch’ ogni dolcezza è sempre nel suo petto.


CCCC.\Xlll.
1
CCCCXXII
Di .Messer Castellano 14.

Lauda di Messer Castellano |3.


(Canta4i cfliiw — Dell twna onui pecorella smarrita}.
(Cantasi come — O pfcrator* perché?].

Dimmi, lesti perchè Grlorio.so e sommo Duce


Moristi in croce sol per saltar me? 0 dolcezza al core immensa.
I.a tuo misericordia immensa sa Chi di le, lesù, non pensa
Come per le tuo man’ creato Tu’, Oh gli è cicco e sansa lucei
F per la eccelsa tna somma bontì Chi provassi, o me' Signore,
Di fede mi sposasti c di virtù, L’ amor tuo quanto gliè grande
Ma io rivolto in giù Credo ben che drenlu al core
Al mondo ingrato penso e non a lei Non fu mai miglior vivande.
Nulla sente mio cuor benché tu chiami,
il Questo foco un razzo spande;
Icsb, l'anima mia con alte voce; Per la vista al cor volando
Quanto più mie salute cerchi e brami. Ch' io ti vo, lesù, cercando,
Tanto sono al mal far pronto e veloce, Come chiara e vera luce.
Perche il peccalo atroce S' io risguardo el Santo volto
M'faa tolto ogni virtù, eh' el eie! mi diè, Viene un fuco dal costalo
Mostrami pur, lesù quell’ aspro legno t^hemi fa d'amore stollo.
Dove fu il corpo tuo sospeso e nudo , Tanto son di le infìammalo.
Che sendo ingrato e peccatore indegno Poi eh' io son di quel cibato
Sempre mai, lesù mio, sarò più crudo: Vico dal capo un dolce dardo,
Son fatto al mondo scudo. lesù mio ,
eh' io moro ed ardo
Però il Ino dolce amor non senio in me. Tal dolcezza al cor m' induce.
Quanto più, lesù mio, tu chiami forte, A' piè poi mi volto tutto
Tanto è il core indurato, e nulla sente: Lacrimando o lesù mio. ,

Se tu mi fai pensar, lesù, la morte Più che neve son destrulto


Ogni gaudio mondan m’ è poi presente A pensar, che tu se’ Dio.
Onde mia ruza mente Ahimè peccalor rio
Non cerca impetrar mai da le mercè. Cuarda il Ino le.sù, che infranto
Apri pure il costato quanto sai Fa'ch'cl cuor distilli in pianto.
E mostra a questo ingrato il santo volto : Che alla morte si conduce.
Digli pur; peccalor cicco, clic fai? Poi mi vólto n quella fronte
Vedi, che per tuo amor son fatto slullo. Con sospir' t’ abbraccio il petto:
Lui piega a terra il volto. Veggio far di sangue un fonte,
Perchè degno, losb, di le non è. 0 lesù, per mio difetto.

Digitizoo'
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247

O amor quanto e perfetto I Ingiuria grande fassi ;

Per pietà del tuo tormento Deh non tenere a terra gli occhi ba»i
Io mi struggo fuori c drento, Come selvaggia fiera.
Come neve al Soi che luce, Perché ne’ vieti la sera del morire.
Or su dunque, alme, che fate? Non I' ho io fallo, trapassando il cielo ,

Allo amor lesù >’ invita, Volar sopra ogni coro?


Se di lui t' innamorate Eleva ingrata dagli occhi el rozzo velo
Non fu mai piti dolce rita: Contempla il tuo tesoro;
L' alma cb' é da Dio ferita Non è piacer mondan sansa martoro.
Vive sempre e mai nou muore. Deh dona a Gesù il core ,
Su Teoite a taoto amore Se vuoi r eterno amore alfìn fruire.
Di lesù ,
eh' al ciel conduce.
CCCCXXV.
CCCCXXIV.
Di Messer Castellano 16.
Di Messer Castellano 15.
(CadUsì come — Aninu inp’aU).

(C«nUii come — O lesù sommo diletto).


jVliseremini mei , Miseremini mei.
.Ànima ingrata, da poi che vuoi partire Sallem vos, amici mei.
Da chi in croce t' aspetta ,
lo mi trovo al fuoco eterno

Griderrà il cici vendetta al tuo fallire. Giorno e notte tormentalo,


Tu perdi un don si grande, eccelso e degno Son sepolto in questo inferno
Per un brieve diletto. Per cagion del mio peccalo:
Nò pensi che fruir l’eterno regno Sempre son di Dio privalo

Non è don piu perfetto. Sol pe’ ciechi vizj micii Miseremini mei
Ma quel che ti fa il core, alma, soggetto El mio gaudio e 'I mio conforto
£ che r eterna vita È star sempre al fuoco ardente
Non vuoi, cicca c smarrita, più fruire! Ilo lasciata il corpo morto
Ahi , misera a te, scodo immortale Sotto terra già fetente;
E peregrina al mondo Peccator, deh stieli a mente
Vuo'lu lasciare il ben, seguendoli male. Contemplar quel che tu sei.
Per andare al profondo? Pien di puzza e sterco tulio
Quanto e Io stato mio nel ciel giocondo Al sepolcro è il corpo mio :

E tu da me ti fuggi Evvi il cuor che è già distrutto.


Anti, ingrata, ti struggi nel dormire I Che fu si superbo e rio:
Tu bai tante bellezze, anima ingrata, Qual voi siete ancor fu'io:
Cbe, se non fussi stolta. Or mi truovo in tanti onori.
Vedresti il One a che tu sei creala. Urla ,
strida , ailaoni , e doglie
Dal qual ti se' disciolta. Qua si sente a tutte I’ ore
O miseria mortai, la qual t' ha volta Ognun quà sazia suo voglie
A seguir tanto scherno Negli stenti e nel dolore ;

Per voler nello inferno poi laoguiro I Quà non giova dir. Signore,
Pensa eh’ io non ti feci a me simile
, O Gesù memento mei.
,

Perchè m' abbandonassi Se d’ un’ ora avessi spazio.


.Mia mia nobiltà, tornando vile. Finirci la vita in pianto.

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E lu, iagrato, noq ae'aaiio Posarmi all' ombra del tuo dolce fruita
Darli al «iaio inUo quanto: Ha, lasso a me, che come neve strutto
E io farnii in terra nn tanto Par che 'I senso mortai ini tiri c chiami
Io un ora crederrei. A quel disio cbe'l cieco ,
oggetto infonde,
Prccator', cho liate in «ita, E la ragion confonde
Non vogliate al eapeiiale El cor , che è posto fra gli ombrosi mirti:

Dalle pompe far partita, Non può, volendo, aprirli


Perche poi non «ale:
il pentir Quel bel pensier, ebo pur talvolta il prcilK,
Piango indarno ora il mio ntale E perchè amando tome
Che nel mondo, ingrato, fai. Spesso dall’ qn contrario airalirp è
Cosi m' è, Gesù mio, tal gandiu tolto-
ccccxxvi. Passa per gli occhi al cor, Qesù, volando

Lauda di Messer Castellano 17.


Do razo , un fuoco ,
uno splendore im-
(menso,
(CAOta*i eome • Temponl foor <J( oatara].
Che più che cera e’ mi distilla e strugge;
Peccator’, venite al porto Ma, lasso a me, che poi in un leippo fogge
Di Gesù, ch'el tempo è corto: Perchè sendo la porta il comun senso,
Viene il vento del dilotto Vo come spersa gregge al bosco errando;
Che le «eie rompe e spezza Dunque, Gesù mio, quando
Passi torto il camin retto. Vedrò venir quel glorioso giorno
O infelice ,
a chi s' avvezza I D’ ogni letizia adorno
Altro gaudio altra dolcezza In cui pensando i’ sto nel diaccio c ardo?
Da Gcsh v’ è io croce porto, Tempo dubioso e tardo,
È superbia uno altro vento. Dove r ardente mio (olle disio
Che la barca in mar sommerge, Non mi lascia gustar che cosa è Dio.
Rompe e spezza fuori e drento. L’ obbietto che è dal comun senso preso
Se umiltà non la corregge. Per gli occhi passa, e va volando al core,

Deh ritorna, errante gregge, Mostrando il gaudio che Madonna sente.

Al Pastor sospeso e morto. Ogni mortai pensier quivi è presente.


Gola, accidia, ira c rancore Perchè commossi al disialo odore.
Fan la barca andare errando : Leve (assi per loro ogni aspro peso;
Torna , ingrata, al tuo Signore E come al vento acceso
Che ti va in croce chiamando : El foco el secco prato arde c divora ,

Vien la morte c non sai quando Cosi trapassa fora


Sarai privo di conforto. La mente, el senso, el cor, la voce c Palmi;
£ nel porlo posto un legno Pargli la ruota in calma
Dove Dio sospeso pende :
Onde avvien, che levando al ciel la visti

Peccator, deh torna al segno Maggior fatica un tal tesar rucquisla.


Che Gesù le braccia estende : Ma quando, Gesù mio, gli spirti vanno
Chi del suo sangue non prende Sopra del monte al tuo sacrato legno
È ben cicco e poco accorto. Per nutrir l’alma d’ amoroso zelo,
Allor veggo ,
Gesù ,
nel sommo Regno
ccccxxvii.
Pace tranquilla e gaudio sanza affanno :

Ben mi credea, Icsù, sotto le fronde E Unto gaudio danno


De’ santi gloriosi c verdi raip> All’alma e mia pensier ,
ch’ardendo moro.
,

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2i9

Sacro e dirin Icsoro, Non è sempre il vento in calma


O eterna luce o radiante sole, Quel felice in ciel fa 1’ alma,
Pien di roso e viole Che ha la mente a Dio levata ;

Ospizio santo del divin consiglio , Quoniam, quoniam conturbala.


Salute e porto d' ogni uman periglio ,
Deb risguarda alma diletta ,

Clii cui purgato cor t'invoca e chiama Quello ardente e sommo amore,
Altro che te , Gesù ,
non cerea o brama. Como afflitto in croce alletta
Dunque ,
spirti gentil' ,
che siate in vita, Dolcemente il peccatore,
Lieti venite jubilando a quello , Trasi fuor del petto il core
La cui gloria inOnita el elei misura ; Sol per farli in elei beala.
Deh ponete, mortali , al tempo cura , Quoniam, quoniam conturbala.
Che come foglia o come al vento uccello ,
1)' ogni parte versa il sangue
Vola per far con Dio vostra alma unita Tanto amor di te l' accende :

Questa mortai partila È percosso e non si tanguc.


Ch’ a buoni è gaudio, a' rei tormento e Come agnello in croce pendo.
D’ ogni lesor ini spoglia (doglia Oh oimè che ’l braccio estende
E sol felice è quel che è mondo o netto E tu il foggi, anima ingrata !

D’ ogni mortai difetto : Quoniam, quoniam conturbala.


Che chi nel mondo sanza vizio regna Volta gli occhi e guarda liso
Cosa non d più gloriosa o degna. Quei benigno c santo volto
Vanne Canzona mia,
,
Che fu specchio al paradiso
A' que’, che son dal cicco mondo sciolti. Or nel sangue è lutto involto,
Di’ che non sicn si stolti E lo cieco, ingrato e stollo

Lasciar Gesù per un mondan tesoro. Hai la mente al vizio data :

Che tanto argento o oro Quoniam, quoniam conturbata.


Non poterno già mai da morte torre 0 Gesù piatoso Iddio
,

Questa vita mortai, che sempre corre. Oh oimè come acconsenti


Per un servo iniquo e rio
ccr.c XXVIII. Porre il corpo a tanti stenti I

E perù se non li penti


(CauUti cnme — Fora, fdra.
Mai sarai nel elei chiamala.
Quoniam, quoniam conturbala.
Deh contempla ,
anima ingrata
Alla morte acerba e rea : CCCCXXIX.
Quam conturbata sunt omnia ossa mea !

Nel dolore il cor si strugge {Cantasi come — Dimmi « dolce Maria, a eba petuavi)

A pensar come io un punto


Nostra vita passa c fugge : Maria Vergin nel parlo, prima e poi.
Come un nasce egli è defunto Figlia c Madre di Dio,
Quando al Qn l' uomo £ pur giunto Adempì il mio disio
L’ error suo contempla c guata Cir i’ gusti un poco degli effetti tuoi.

Quoniam quoniam conturbala.


,
Tu se' refugio d' ogni peccatore,
Piangi adunque, c ne' sospiri Soccorso, scorta c guida:
Riga il cor, la mente e ralnia, E lo’nferno c 'I peccar mi da terrore
Pensa ben, che invali t' aggiri : E l' alma sempre grida
3!

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250

Perchè in te sol si Gda Dal peccato vi levale :

Ci ritornare at cici, d' onde la venne : Umiltà col cor sincero


Sotto sno sacre penne E per le. Maria, spero
Fa’ poi di me, Maria, quel che tu vuoi. Di veder la gloria pia.
Non freddo, ferro, fuoco, forza o sdegno Quando i' volo in allo a Dio,
Mai da te mi disleghi: Ed astratto e riposalo
Ben, eh’ i’ non sic di (anta grazia degno, Veggo in croce cl Signor mio
L’ orazion mie ti pieghi, E da tutti abandonato ;

r spero ne’ tuo’ preghi ; Col suo sangue egli ha pagato


Maria, che ’l tuo GglioI nulla ti niega , De’ mortai' la gran follia.
Anzi in ver te si piega O misero a me , dolente.
Per farti grazia di quel che tu vuoi. Se a Gesù non sono appresso.
Ma questa carne, fragile c mortalo Sommo, boo, santo e clemente
Offeso ha sempre Iddio : Ama più me che sè stesso.
El mondo, cl senso e'I dimon mi fa male. Non guardare al mio processo :

Pur dico: i’ non son’ io. Salvo, santa monarchia.


Che scusa darò io Gloria a Dio trino c uno,
Al mie Signore, che ogni cosa vede? E alla Madre del Signore ;
Mancalo gli ho la fede Gli angeli c Santi ed ognuno
Ritrarmi sotto gli omeri tuoi. Prieghin per me cl Creatore.

Non tardar più, Maria, eh' i’sono al fine Vero Padre e buon Pastore,
Di finire mie vita Guida a le l’anima mia.
Tra tante cose involto e tra le spine.

Maria aita aita:


,
ccccxxxi.
Questa orribil partita
Fammi passar, Maria, colla tua grazia , Laude'composte per BERNAaDoGiAiiDCU.szi.
Ch'ogn'alma io te si sazia:

Maria ,
toccami il cor co’ raggi tuoi. Quanto è grande la dolcezza
Col servire al ver Messia!
ccccxxx. Cbi lo serve salvo Ila ,

E di questo abbian certezza


{tlaotasi come — De Titi adìelro). Questo mondo ,
che c’ inganna
Non ci lascia star contenti.

Ricorriamo a te. Maria, Dacci felc e mostra manna


Prìeghi per noi cl tuo figliuolo. Il nimico delle genti ;

Vero Iddio, unico c solo. Siale nel servir ferventi


Vita c verità c via Sempre al Salvator Messia :

Del nimico c’ lacci, cl mondo. Chi lo serve salvo Ila.

La carne c il senso m’ inganna E di qucslo abbian certezza.


Ne’ diletti ,
c’ mi confondo O meschini o poverelli

Sansa té, snave manna: Que' che ’l mondo ha’ nviluppati

Però , figlia di Sant’ Anna E co’ tanti laccijsirelli

Conforta l’anima mia. Di difetti c di peccali I

Almo stolto, 0 mente ingrate, Di Gesù innamorali


Kicorrctc al lume vero Siale sempre e di Maria :
,,, , ,, , ,, ,
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251

Chi II) ucrre salvo fia , ccccxxxii.


K di questo abbian certezza.
Quel che Dio^ha sempre caro Landa di Bernardo Giambullari 2.

fi) la pura caritate;


(Canuti io so Meu so perchè si sia).
Kou sia ignun di questa avaro
Anco per suo amor l' amate; jN^on so, anima ria
Che le colpe annichilale Come tu se' si slolla

Son per questa da Maria : Che ti sic’lolla dalla voglia mia.


Chi la serve salvo Ha ,
Lassa , che senza vizi i' li creai.
E di questo abbian certezza. Perchè mi seguitassi.
Non si vuol voltarsi indietro Di tanti degni doni i' l' addornai
Per guardare a chi è pieno, Perchè tu non peccassi
Ma pensar come discreto
, ,
Ma perchè li salvassi ;

A chi giace sopra al Ticno I Ti fui tanto cortese


Gesù Cristo Nazareno E lo offese mi fai tuttavia.

Con Giuseppo c con Maria : Deh abbi gran dolor nella tuo mente
Chi lo servo salvo fia D’ogni errore, che ha’ fatto.
E di questo abbian certezza. Che salvar non si può chi non si pente.
Chi vorrà seguir costoro Deh disponi! in un tratto
Sempre barà l’alma contenta ,
Mutare il viver matto
Perchè questo è ’l ver tesoro ,
Di Ino vita maligna,
E chi r ha già mai non stenla. E sia benigna a chi l' ama e disia.
Gran dolcezza par che senta D’ una sagilta il cor ferir ti voglio.
Chi Gesù serve e Maria: Piena di mia clemenza
Chi lo serve salvo fia Per dimostrare io te, come far soglio ,

E di questo abbian certezza. La mia grande eccellenza


Ne’ passali ognun si specchi, Cb' a r eterna sentenza
E del mondo ognun si paschi Non vo'che abbi bando.
Perchè muor giovani e vecchi Ma giubilando nel mio regno stia.
Nessun sa quando si caschi. Vanne, imbasciata mia ,a ciascheduno,
Su ognun femmine e maschi Elcor li pungi e sprona,
A servire ai ver Messia. Di' eh’ io fu' crocifisso per ognuno ,

Chi lo serve salvo Ila Non per una persona.


E di questo abbian certezza. Però e non si perdona
Deh ciascun pregando canti A non vuol consiglio
chi
A Maria], che’l Salvatore Fuggi il periglio, cara anima mia.
Prieghi per noi lutti quanti Non so anima ria,cc.
,

Che ci scampi dal dolore


Infernale , c per su' amore CCCCXXXIII.
Sian ferventi tuttavia.
Chi lo serve salvo Landa di Bernardo Giambullari 3.
fia
E di questo abbian certezza. (Cantasi come in sol cnixln Sian palanti <)i Valenza .

Quanto è grande la dolcezza cc.

Siam con somma riverenza


Alla croce inginocchiali.

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Q52

I>i Opsù inn.imor»(i Quando sua salute prezza


Con fcr»orc in penitenza. K la carne e’I mondo sprezza
Si elle I’ alma meschinclla Con digiun', prece e cilicci :
Col nimico sendo in giostra , F. se vien mondan’ ropricci :

I.a rettoria sia di quella, Usa pur la penitenza.


t'.hc Gesù la via ci mostra. Deh donale a Dio il cor vostro ,
Operian la virtù nostra Del suo amor zelante accese
Con la buona volonlate, Rimutiamo il viver nostro,
Sendo libere creale Anime dal mondo prese ;
Deh torniamo a penitenza. Solo i meriti e rolTesc
Seguitando e buoncostumi Porterencenc di qui
llseran con esso noi La parlila i ogni di
Gli angioletti, e i santi lumi Faccisn’ presto penitenza.
Spireranno sempre in voi.

Oh che gaudio sarà poi ccccx.vxiv.


Quando l’ alma andrà sicura I

Non ci Ga la morte dura, Lauda di Santa Caterina.


S' arcn fatto peiiileoza.

Quanto più altri s' alTanna Sposa di Dio divina


In el mondo più perdiano. In ciel feconda pianta
Che ’l nimico ognor c’ inganna Tra le vergine ,
santa, Caterina
Per averci a salva mano. Di reai sangue c d’almo generoso
Ciechi c stolli ,
eh' aspclliano ,
Esser ne desti segno ,

Che n’andiano a poco a poco! Recusando ciascun terreno sposo


Deh fuggian l’ eternai foco Per vile, avendo a sdegno
Con la santa penitenza. Mondan’ delizie e pompe e'I proprio regno

Or Gesù si vuol segnirc, Per esser di Dio sposa


Ch’ ha piatà e merzò tanta, Vergine gloriosa, Caterina.
Che non lascia mai perire Vergine bella pel batlesmo santo,
Chi col cor la colpa ha pianta. Ch’ avesti dal romito.
V amendarsi è cosa santa Ricevi noi sotto Ino sacro a manto
Se dal cor, qual d' una boccia ,
Nel glorioso silo
Destinando ognor ne goccia Porgi la mano o’I prezioso dito ,

I..agrime con penitenza. Qual li tenne Maria ,

Noi abbiano un buon campione, A noi. Vergine pia , Caterina.


Che fé penitenza assai: Come Messenzio crudo co' sua savi
San Giovanni, c quel vecchione Con la tua sapienza
San Girolamo vedrai : Vincesti, vinca gl’ inimici pravi
Cerca pure, e Iroverrai Di noi la tuo clemenza:
Innumerabil' alme elette D’ ogni pigrizia e d’ ogni negligenza
Da Gesù, che ’n cìel le mette. Dispoglia a noi il core,
Per la santa penitenza. Che del to’ amor sempre arda, Calerias.
La virtù del Salvatore Come pel tuo martirio tiesscr Persilio
Trac del core ogni durezza Con molti|, che si dice.
A l'erranlc peccatore Libero fu dal crudo eterno esilio

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253

Con l' alma impcradricc ; lo aspri martiri poi; aiuta noi


Cosi per grazia, Vergin, fa’ felice Del tuo Gesù fratelli

In cielo ogni tuo serva Aiuta , aiuta quelli.


E chi osserva la legge divina ,

Sposa di Dio, divina. cccc.xx.wi.

ccccxxxv. Lauda fatta da Bernardo Giambullari k.

pel popolo di Firenze per la venula


Lauda della canzone Del gufo. della Madonna di Santa Maria
Imprunola
.A.iula, aiuta quegli
Con r orazioni. 0 vergine Regina
Virgo, che n’ perdizioni Della cilli del Giglio,
Vanno già ira' ribelli. D' aiuto e di consiglio
Deh Veraino sie pia: del peccatore isciocco Ti prega la tua plebe Fiorentina.
Com’ balocco: ne va per mala via, 0 Madre, Gglia e sposa
Cbe’l mondo lo disvia Del nostro Redentore
Ed il dimon gracchia. In cui sola si posa
Che di vizi una macchia La speranza e l’ amore
Di varie razze Di ciascun peccatore
Su per le piazzo Che torna a penitenza ,

Su' pe' cantoni. Regina di Fiorenza


Con balli o con suoni Per nostro amore al tuo Gglio t' inchina.
Inganna i meschineili. Priega Gesù ,
che sia

Tal non crede peccare. Pietoso per tuo amore,


Che sempre è nel peccalo E voglia levar via
Si imbrodolalo. Da noi tanto dolore.
Che non si può lavare: Morire a tutte l’ oro
E pur segue il mal fare, Vorremo non di stento
Chiedendo non si paia. Dna morte e non cento:
Quante migliaia Misericordia, o MaesU divina.
Di mente vane Vergine gloriosa.
Prese rimane Colonna d’ nmiltade,
E poi non vale Deh voglia esser pietosa
Il pentirsi del male Di tanta cmdeltade :
Negli eterni fragegli. Tu vedi per le strade
Deb, Vergine, ogni laccio Morire c peccatori.
Del nimico disnoda Benché pc’ nostri errori
Priego che oda Meriteremmo ogni aspra disciplina.

Che ci da grande impaccio. Deh, Regina, converti


Difendi col tuo braccio Questi cuori indurati
L'alma dal tristo loco: di' c’ poveri han diserti

L’ eterno foco Col tenergli affamati :

0«’ ella andrebbe, Que' che sono ostinali


Sempre starebbe Manda lor tal llagellu

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Dì peste o di coltello ,
Benigno, giusto c pio,
Che in brieve tempo sia la loro ruina. E quale in uno speco
Dell sepera , Maria Renetta il mondo cieco
La tenebre dal Sole Noi crede l'alma ingrata:
Spegni l’ ipocrcsia, O Santa Nunziata , deh ora prò nobis.
Clic ’l vero lume Iole : Benedetta tu donna
l’riega (iesù , se volo Fusti per l'nmillà
Che per Ino amor disperga, Da Dio , nostra colonna
E distrugga c somerga Sustien r alma città
La setta clic Fiorenza licn meschina : Maria ,
per toa pialà ,

O Vergine regina. Che non sia sterminala :

O Santa Nunziata, deh ora prò nobis.


CCCCX.XXVll, Deh spira in quegli eletti
Per la sanla giustizia.
Lauda della Nunziata di Firenze.
Che purghino e* difetti,

A.ve Regina
, Celi Saura emnl d' amicizia

Isposa del Signore Sì, che d'ogni nequizia

Priega pc’ tua rcdcli La terra sia purgata ;

Il nostro Creatore ,
O santa Nunziata deb ora prò nobis.
,

Che mitighi il furore


Contro alla gente ingrata ccccxxxviiu
,

O santa Nunziata ,deh ora prò nobis.


Maria, per carità Di Bernardo Giambullari 5.

Deh volgi i tua begli occhi


A Dio somma bontà ( CaoUii io M l« CMixona ddia pelofia).

Prima che l'arco scocchi


E r ira io giù trabocchi Chi si sentissi oBésa
Per le nostre peccala : L'anima poveretta,
O Santa Nunziata ,
deh ora prò nobis. Vada a Gesù , ch'aspetta
Grazia ciascun ti chiede Di far per lei difesa.

Per quello nunzio santo : Piglia la croce e drizza


Che Gabriel ti diede, Verso Gesù la fronte ,

Che fu di gaudio tanto. Piangi non per ìstizza ,

Salva d’angustia e pianto Ma si le ’ngiuric c Ponte:


Fiorenza , tua prefala : Fa di lagrime un fonte,
O Santa Nunziata, deh ora prò nobis. E duoli! d'ogni offesa.
Piena di grazia se’ : Già mai non si rallegra
Per carità ne spandi Chi 'I tempo perso vede
A noi, per tua merzé, Ma con dugllenza integra
Sopra piccoli c grandi : Chieda a Gesh menede
Priega Gesù che mandi Con ispcranza c fede
La sua merzè placala ; Che perdoni ogni offesa.
O Saula Nunziata, deh ora prò nobis. Questo è r ultimo frullo
Dominns Icco : Dio Del pcccalor felice :

Maria, è sempre tcco. Chi ama Iddio in tulio

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255

Deslirpa ogni radice Che mai non resta d’averci seguito


Dal mondo ,
guasUtrico Tanto , che ci ha dal Pastore ismarrito,
Della sua salva impresa. Come è dal lupo le vii' pecorelle.
Non è se none affanni Ben son perdute vostre gentilezze
Il mondo, c voi l’amate, Alla mia qualità tulle formate
Miseri ,
c picn d’ inganni E per seguir del mondo sua dolcezze
E vizi c iniquilalc : Dal paradiso sarete scacciale ;

E poi che nc portale ,


Per vostra colpa sarete private
Se non quel che più pesa ? Dell’alta gloria ,
ch’è sopra le stelle.
Perchè affanno c doglia Per quella passion', che tu per noi
Cercale tutta via? Patir volesti in su la croce dura ;
Bealo chi si spoglia Donaci grazia, eh’ c comandi tuoi
Del mondo , c noi disia ; Ciascuno osservi con la mento pura ,

L'ullimo giorno Oa 0 Rcdenlor , dell’ umana natura ,

Quell'alma in ciclo ascesa. Misericordia di noi meschinelle.


Di gaudio c di diletto Beale c gloriose tulle poi
Il cici n' è lutto pieno Sarete nel mio Regno , alto e divino

Sanza nessun sospetto, Se servirete a chi mori per voi


Che mai quel venga meno In su la santa croco a capo chino ;
(^ni piacer terreno Le braccia aperte, c per baciarvi inchino;
É fuoco e fiamma accesa. Non vogliale da me esser ribelle.
Deh mentre che in questa
Vita, falsa e mortalo
Ciaschedun'alma resta, I rendo laude o grazie al sommo sire.

Islia sempre su l’ ale. (V. a 12.


Che post morte non vale
Il penler , nò difesa.
Chi si sentissi offesa ec. A. ve, madre di Dio per tua virtule V. a 32.

CCCCIXX1.X.
Siam con somma riverenza V. a 2V1.
Di Bernardo Giamhullari C.

(Cantati come — O ragbc monUoÌDe, pavtarcne]* CCCCXL.

0 peccatori, o almo meschinelle, Di Bernardo Giamboilari 7.

Che vi perdete queste sedie belle :


( Ci)Qt««t come — Tcmporal f«t>f Ui nalorst).
Quale è la caritò che voi avete
,

Verso di me, vostro Signore e Dace? Temeraria creatura


Per voi sostenni morte e fame e sete Che non hai dell'alma cura ,
,

K tanta passione in su la croce


,
Non conosci quanti mali
E pur v’aspetto e chiamo ad alta voce ,
Tu ha’ falli c quanto errore
, :

£ voi seguite ognor l’opcrc felle. Quanti peccali mortali ,

No’ sian' nel mondo ciaschodun constrcllo Quante offese al Creatore?


Molto da' vizi el carnale apililo; Deh riinuta il duro core ,
E dal nimico falso c maladetlo E di Dio abbi paura.

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, ,

256

Se tu tegaiti l'ofleie Laceralo tutto el dosso


Contro a Dio co’ pcnsier vani £ da’ piè inaino alla letta.

Non li fia Gesù corlese : Oh oimc dolce Maria, ,

Ne' raarliri acerbi c strani Oh è questo il tuo Gesh ?

Mordcrali poi le mani, Occhi santi o bocca pia


Bestemmiando tua sciaura. Oh tu non favelli più.

Quanto fai a l'alma guerra 0 maestro non sa’ tu

Per seguire ogni diletto ; Che no’sian le tue Marie T


Quando il corpo fla sotterra , Ben son gente crude e rie
E ’l nimica maladclto Chi t' ha dato tal molesta.
TerrA l'alma pel ciafTatto , O amici del Signore ,

Strazicralla olirà misura. Deh piangete la sua morte ,

Non seguir più quella scorta ,


Bisguardalc il Salvatore
Che ti guida a dannazione : Quanto e’ fu costante e forte
Esci fuor della tia torta ,
Per aprir le sante porle ,

Cerca la tua salvazione , Ch’eran chiuse pel peccalo;


Fa’ del core un torrione, Ben sarà crudele o ’ngralo
Dove l’alma stia sicura. Quel eh’ a pianger non si desta.
Nelle pene do’ dannali
Non volere essere sepolto : ccccxui.
Torna a menda de’ peccati ,

E risguarda Iddio in volto ,


Di Francesco d’Albiio 75.

Che 1’ ha libero e disciollo


(CanUuì come — Laudate il tornino Dio].
Con la sua morte si dura.

CCCCXLI. Ognun s’ ioiìammi il core


Dello Spirilo Santo eterno amore.
Di Bernardo Giambullari 8. Egli è venato a consolare i mesti.
Ed ogni giusto in grazia confermare ,
CanUii come — O Gc'ù. che m'rte i qttc»U
crudele e disouetUt 1 Dato ha sette don’ sacri c celesti
ci
(
Li mondi vuol col suo fuoco purgare,
Oli oimè dolce Signore, , E salute donare
Tu se’ tutto nagellalo ! A ogni vero amante del Signore.
Non fu mai un peccatore, La vera fede spira a ogni gente,
Qual se tu salo straziato; Questa è la man che dà , la soluzione
Tu di spine coronato; Quando al prelato il peccator si pente :

Tu battuto alla colonna; Questa è un raggio di consolazione


0 Maria, misera donna ,
A tutte le persone ,

Sopra ogo’alira afflitta c mesta ! Che hanno l'alma accesa di fervore.

Guarda piaga nel costato. E da scienza, consiglio ed inlcllcUo ,

Clic gli ban fatto questi cani I Fede ,


piatà, timore c sapienza

Tutto il volto insanguinalo A chi tiene il suo fuoco dentro al petto.


E foralo piedi o mani : Che vien da tre persone in una essenza:
Tulli i membri fatti insani, Perù con riverenza
Qual’d tratto e qual percosso , Ciascuno arda di lui a tutte l'ere.

Dio
, . , , , ,

257

In forma di colomba e nuvolella Cbe pel mie gran peccalo


Di lingue e foco e fiato apparve allora l’ non gustavo il tuo divino amore.

Noi mondo lume: rati c splendor getta Ma or, che la ragione impera al senso,
E.simil fra' beati e più ancora: Chiaro conosco bene.
Chi lo^loda e adora Che solo il tuo perfetto amore immenso
Goderà io ciel, dov’ è l' immenso ardore. £ quel che mi sostiene,
E non t' avendo gusto doglie c pene:
,

CCCCXLlll. Però mentre di' io vivo


Sarò del mondo privo
Di Francesco d’ Albizo 76. E amerò te , Gesti Salvatore.
(Cantasi come — Nessono in {fioTcatù; .
Quando il cor mi toccasti , dolce Iddio,
Con quel tuo razo santo
Càontcmpla, peccatore, al gran martire, Tutti i piacer mondan' delti io oblio.
Che pati'in croce sol pel tuo fallire. Ebbi del fallir pianto.
Venni di cielo in terra per salvarli, Ma le avendo, con letizia canto,
E patii tante pene Con isperanza vera
E femmi servo e sai ,
eh' i son Signore: Di fruir quella spera,
r fu' preso e tradito sol per trarli Che arde sempre a tuo' amanti il core.
Dell' infcrnal catene :

Però piangi c sospira a tulle l'ore, CCCC.XLV.


E guarda quanto i' t' bo portato amore
Che per dar vita a te volsi morire. Di Francesco d' Albizo 78.
Pensa, che da' giudei fa'si percosso
E con furia legato : (Cantavi come — Gesù fammi morire).
Parca di' i' fossi pesto da' martegli,

E non rimase loco nel mie dosso Se vuo' gustar l' amore
Non fusse verberato: Di Dio, alma gentile.
Chi mi pelò la barba c chi i capegli : Col cor puro ed umile
Umilmente portai tanti fragegli Ama Gesù ,
e fuggi ogni allro errore.
Per farti glorioso in del salire. Spogliali ,
anima mia, .

Confitto in croce i' fu' con dilcgione Della mondana vesta,


Per r umana salute, R sol Gesù disia
Gustando aceto c fele ejn capo spine: Con lelizi.1 c con festa
E con la mia acerba passione E la voglia terreste

Le scritturo ho adempiate, Lascia, che porge all' alma gran dolore.


£ tratto l' ho dell' eternai ruine : Se tu non vuoi lasciare
Se tuo' gustar le dolcezze divine El vizio dove stai

Il mondo fuggi c voglia me seguire. Convcrrati spogliare


E rivestir di guai
Se allo nozze non vai
Di Francesco d’ Albizo 77. Come sposa fcdel del tuo Signore.

(CnoUtì come — O Gesù dolce]. Anima, che più dormi


Sulle mondano piume?
0 sommo iddio, o vero Redentore, Se in Gesù ti trasformi
El cor m’ hai alluminalo. Cir ò di grazia gran fiume,
33

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288

Vedrai quel divin Ione Se tuo’ cmer io ciel fatta beala.


Che arde l’ alma d’ ogni buon Terrore. Fa’ che con gran fervore
Tu tenga in carità acceso ’l core
CCCCJttVI. E sia benigno, umil, clemente e pio
E fuggi mondo rio, ’l

Di Francesco d' Atbizo 79. E non curar la sensuale spina.

(Caota»i come Deh Tolgi gli o«rhÌ). CCCCXLVIM.


Di Francesco d’Albizo 81.
Dell Tolgi gli occhi, o benigno Signore, [Cantasi come ^ Dimmi dobe Maria a che peznaTì J.
Vedrà’ il peccatore,
Che per le ha lascialo on por tanto l’ amore anima mia,
,

Ogni peccalo, a le s’è dato A questi ben’ del mondo.


Con gran ferrore. Se vno' esser giocondo
Contrito, lagrimoso, umilialo Nel ciel ,
dot* b l’ angelica armonia.
£ inGammalo
tanto è Nel mondo non si può trovar riposo

Del tuo amore, Perch’ è un mare d’affanni.


Che gli arde il core a tulle l’ ore Oscuro, falso, cieco e tenebroso,
E sente gran conforto, Pien di lacci e d’ inganni :
Gesù dolcciza mia, deh fammi accorto
,
Specchiali in San Giovanni,
In questo «iver corto Che faggi nel diserto con fervore,
Andar per ria E conobbe l’errore
Che r alma mia con loco sia Di questo mondo pien di tenebria.
Nel tuo lume e splendore. Perù l’ amor pon lutto al sommo Duce,
Che t' ha per se creala
CCCCXLVII. E vestir vuoiti di diana luce,
E la gloria beala,
Di Francesco d'Albizo 80. Se tu Sara’ ornata.
Anima pellegrina ,
di viriate,

(Cantasi crftac • MoUi sono). Se tu vuoi aver salute


Ama Gesù, e va’ per retta via.

0 Santa carità, rirlh divina. E se paresse al senso arduo e forte


Che ardi sempre nello eccelso chiostro, Supplisca la ragione.
Tu se' il tesoro nostro ,
Che presto vede po’ venir la morte
E dell' altre virtù somma Regina. A tulle le persone:
Tu se’ benigna, pietosa ed umile. Senza compassione
Discreta e paziente ; Di vita priva in terra ogni mortale:
Tu se' dolcezza in ogni cor gentile Il piacer sensuale
E fusti si clemente. Manda all’ inferno in aspra pena ria.
Che liberasti noi dal gran .serpente.
Di Francesco d’ Albizo.
Che pel peccato ci volle dannare.
Tu facesti incarnare (CaBLiui c«sM ~ Di ben morire^
Gesù che trasse noi
,
di gran mina.
Però, alma gentile, innamorala Quanto è dolce e soave e bel morire V.a 2!».

Dell' inlìnilo amore.

— •
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359
CCCOXLIX. Del cioi fclicu porta graziosa.
Gemma si preziosa.
Di Fraoccsco d' Albizo 82. Da Gabriello avesti il grand’ ardore.
Quel Santo Salvator fu si soave
(C4oUil coa« — Della to{;r4tÌt*dÌDe d«' peccatori). Della beala bocca produttrice
Che ’l cielo aperse colla aurea chiave,
0 ingrato peccatore. Perch’ era ciascun'alma peccatrice
Che dormi nel peccalo, Di quella genitrice
Vedi Geab legato Èva, ma AVE ci vesti d’amore.
Aita colonna come aa mal faltore. Noi cravam pel peccato d’ Adamo
Pensa che da’ Giudei a tutte l’ ore Venuti in guerra ed in dolori e Intti:
Era battuto e goudo e Dagellato, E tu , qual sempre con disio laudiamo
E po' con una fune fu menalo Per contener Gesù salvasti tutti
10 sul calvario monte il Redentore. Però gli eterni frutti
11 tuo commesso errore Facci fruir. Maria, degna d' onore.
Lo fe’ venire in terra
Sol per trarli di guerra
Dello impio iofernale o gran dolore. ccccu.
Ben Sara' crudo o d' ostinalo core,
Se In non piangi quelle amare pene Di Francesco d’ Albi» 84.
El sangue , eh’ ha versato delle vene
Per te in croce Gesti con tanto amore: (Caotaii come Perekè).

Egli é’I tuo creatore:


Torna a lui nmilmeate 0 Sacra, santa e lampeggiante stella
Che in croce sta pendente, Guidami in del con la tuo luce bella.
Per farti del ano regno possessore. Vergine incoi si specchion tntli e Santi
Camera dell' angelico splendore.
Speme di tolti tuo' fedeli amanti.
i
Di Franccso d' Albizo.
In le a’ accese si T eterno amore,
(CaaUii come — Tou per moij. Chè li fe sposa sua , sacrala e pura:
Per dar saluto all’ umana natura.
T'olio per noi si delle il sommo Dio. Tu sei quel vivo sol, che si rispicndi
(V. a 56. A ogni peccalor, che vien per grazia
E lutti i freddi cor’ scaldi ed accendi
occci. Viva fontana , che ogni mente sazia.
Deh fa Maria , che da le non sie privo
,

Di Francasco d’ ARrizo 83. Che sauza le languendo io pene vivo.


Maria , raerzé del tuo servo , che pensa
(CanUsi eooM Lsodklv il «erano Dio). Sempre con umiltà poter servirti
Ed io tua laude il tempo suo dispensa
Landiam con puro core Per esser teco fra’ beali spirti :
Maria che spense il nostro primo errore. Concedimi tal grazia in questa vita :

Ave dell' allo mar lucente stella. Che l’alma mia sie teco in cielo unita.
Di Gesù madre e di Dio vera sposa:
Vergine, Santa, graziosa e bella

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260

IXCCLII. Anzi nel vizio ; e seguitato quello,


E stato son ribello
Di Francesco d'Albiio 85. Insino a or ,
ch'i son presso al morire,
r ho tenuto l'animo mìo in terra,

(tlaDtsui coin« — i) dotet IJtUo) A Dio non volsi mai ;

Nà mai fc’ resistenza a alcuna guerra


0 {;Iorioso Santo padovano Del mondo picn di guai
Infiammato d'amore Nò d'alcun henclizìoil ringraziai.
Di Gesù Cristo nostro Redentore , E tanta è stata la mia gran rallenta ,

Mostrasti bene a*er fuoco divino Che se la suo clemenza


Quando al martirio volentier' andavi : Non mi dà mi veggio perire.
aiuto, i’

In su n'uB monte po’, santo .\ntoninu, .Ma quel che all’alma mia dà gran conforto
Divotamente Gesù contemplavi : È, che ci ha’ pur promesso,
E quando il sacro verbo predicavi Ch’ognun che toma prima che ,
sie morto,
Era tanto il fervore , .A lui puro c confesso ,

Che lampeggiavi sempre di splendore. E' gli vuol perdonar certo ed espresso.
E fusti confessore umile e pio Però con questa fede a lui ritorno ,

E molli gran miracoli facesti ; Perchè mi faccia adorno


E predicando in piana piacque a Dio, Della sua grazia e del suo amor vestire.
Che ’l cuor rinchiuso nel tesor vedesti.
Vergine e puro il corpo tuo tenesti
Con umiltà di core, ]Merzè li chiamo Vergine Maria V. a ,
10.

Cli’ognun t’ ha rivercnia e grand'onore.


E po’ volendo la bontà infinita ccccuv.
Te nell’eccelso regno collocare
Venne Gesù a confortarti in vita Di Francesco d’ Albizo 67.
V inno di nostra Donna e po’ spirare ,

Si vide l'alma forc (ConUsi come — Conosco bene).

Esser nel elei ,


dove mai non si more.

CCCCLIII. IN essuna cosa al mondo è più sicura


A chi vuol possedere
Di Francesco d’Albiio 86. Il ciclo ,
che avere
La conscienza buona ,
netta e pura.

(
Ctot&si come — Molti too da Go*ù)« Nessuna cosa è più gioconda c bella
Che quella teneretta :
iangcndo i' penso come i’ possa giro Quando eli’ è chiara e luce più che stella

Per grazia innanzi al mio giusto Signore Gesù vi si diletta :

Risguardando aU’crrore Sicura eli’ è nel mondo, c poi perfetta

Ch’ i’ ho commesso ed al mio gran fallire. AIGoc ella sarà ,

Risguardo al tempo lungo che in’ ha' dato, Nè temerà


E ’l mezzo a aver salute La morte ,
e sempre fia sanza paura.
;

Ma io miser, lapin son suto ingrato : Sicura fia nel tremendo iudicio;

Invan l'orc ho perdute Quando Ile presentata

Sanza adoperar mai alcuna virlulc. A Dio libera fia del gran supplizio,

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361
E 6e gloriOcaU : Acciò che ’l bene immenso
Però chi lieoe U cooscienca ornala Possa fruir col cor lieto e giulio.
Acquista quel tesoro,
Che è me’ che l'oro , CCCCLVI.
Che stato o che riccbezia con bruttura.
Però ognoD si sForzi di spogliarsi Di Francesco d’Albizo 89.
D'ogni mondan diletto ,
(tlauUtì come — Molti toa da làeiù }.
B deH’amor di Dio «ogiia infiammarsi
Che pnrga ogni difetto : Io laudo c benedico a tutto l’ore
E sempre riva giusto puro e netto , Te sommo, eterno, magno e dolce Dio,
SI che nell'ora strema: porti diadema Clementissimo e pio,
Nel elei , dor’ogoi eterna gloria dura. Che d’ un aspra prigion m’ ha’ tratto foro.
Ahi misero a me quanto ero ingrato.
CCCCLY. Iniquo e sconoscente I

Pel van piacere avevo le lasciato


Di Francesco d'Albizo 88. Cicca era la mia mente,

Le tuo dolcezze in me erano spente.


(Canuti come Molti too da G«fiù cblamati )«
Nò contemplar potevo il paradiso :

r ero da le diviso.
IVliserere di me, Signore Iddio ,
Seguendo l' appetito e' I falso errore.
Soccorri presto il tuo servo , che mure Ma or eh’ hai alluminala T alma mia,
In pena c in gran dolore : 0 Gesù amoroso
Cagion n'A solo el grave fallir mio. E uscito son d’afianni e tenebria,
Gesti ,
Gesù ,
Gesù ,
dolcezza pia ,
E sento gran riposo,
Non mi lasciar perire : Or conosco, che so’ buon padre c sposo
Pace trovar non può l’anima mia ,
D’ ogni fedele c caro tuo amante.
Anzi guerra c martire Fammi or tanto costante,
Tu se’ il mio Creator ,
buon Padre e Sire, Ch’ sempre infiammato del tuo amore.
i'sic

£ io tuo ereatura e benché friso ,


E quando a questo don si grande i’ penso
r sia, non son diviso Io ardo di gran zelo, i

Dal tuo immenso amor, clemente o pio. E sento nel mio cor giubilo immenso:
E se ’l mio fallo è grande e mollo atroce, E I’ armonia dei cielo

Più è la tua clemenza , r rompo , e spezzo al mondo e al senso il

E ’l sangue che versasti in sulla croce


,
Rifiuto tutte lo voglie terreste, (velo
spense ogni fallenza : E sol r alma si veste
Però dolce Jesù infinita essenza
, , Della speranza tua, come Signore.
Piacciati in questo afbnno consolarmi
Ch'i’ to’ lutto mondarmi CCCCLVII.

Del vizio ,
e te servir con buon disio.
Di Francesco d’Albizo 90.
Dammi fortezza contro ad ogni insulto
Del nimico infernale —
(CiàoUi! come Anima Ìd^u).
E fammi venerare il divin culto:
E sempre odiare il male : Salve, Virgo Maria, nel cielo eletta
Fammi fedcl, costante in modo tale. Sopr’ogni divin coro,
Che resistenza faccia al mondo e al senso, Dov'è quel gran Icsor che l’ alma aspetta.

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S62

Chi «ien per grazia a lo ,


footana pia, La pudicizia sia la palma e rosa ,

Scmprc’riman coateoto: Che orni Ino persona


Tu lo fa' gir por rotta c santa via Se vuo’ portar corona
E ’nlìammi il fuoco spento In ciclo dar' è il ben Sante e ginlio.
Ed ogni cor che d’ ardere è contento E se tu fossi dal dimon tentalo
Del tuo fervente zelo Fa’ degna resistenza,
Gli doni aitine il cicl, che lo diletta. Perchè chi vince qnand'è niolealalo
Però ricorro a te con pura fede, Mostra maggior prudenza.
Cile del tuu amor m’accenda: Se 'I mondo c'I senso con loro apparenta
Abbi di me piata con tuo merzede Inanzi li sì fanno ,

E fa’ eh’ i’ mi difenda Sta forte al loro inganno,


Dal aaaligno crudele E non dar luogo a nesaon pensìer rio.
L* error di questa vita, e fa’ eh' i'ntenda E abbi in questo la perseveranza
Si, che alia mie partita a Dio sia accètta. Con pronto c caldo zelo :

Quando contempio te, dolce Maria, Questa virtù ha io sé tanta possanza ,

Quanto se' graziosa Ch' ella l’aprirà il cielo.

Non può altra pensar la mente mia Potrai fruire Iddio scoz'alcun velo.
Tant' è maravigliosa. So tu persevcrrai
Fusti Regina Madre Figlia e Sposa
, ,
: E non istimcrai
Quando l’ aagcl disse ave Et ben del mondo io questa vita un Un.
Ruppe la chiaae dell' isieraal setta,
CCCCLIX.
CCCCLVUL
Di Francesco d' Albizo S3>
Di Francesco d’Albizo 91.
(Caotasi come — O Geiù dolce ).

(Cantasi coaw O Ueià dolce)*

0 gran Monarca Iddìo ,


nostro Signore,
Abbi di noi merzede
6eato è quello ch'ha il mondo in oblio, Acciò che la tuo fede
E een graai divozione Difender noi possiam con gran valore.
Va alla religione Manda l'aiolo tuo dì deio in terra
A servire a Gesù eoo bnon disio. A tuo' fede’ cristiani
B però, alma, faUa si perfetta , E Cagli virtuosi in ogui goerra
Perchè ti se’ foggila Contro a Turchi e pagani
Dal mondo e sarai iucsel per grazia elella Confondi e loro errori , akdti « vani
Quando sarai partita E spegni il loro insulto.
Di questa falsa ,
breve e cieca vita : Perchè ’l tuo divin culto
E giò gli angeli e Santi Venerato sia sempre a tutte l'ora.

Fan festa tutti quanti Noi li pregbiam ,


Jesù ,
con unii voce
Perchè se’ si fervente al sommo Iddio. Tutti divotamentc.
L’ubbidienza ticn per tua sorella. Che col vessillo Santo della croce
Povertà per isposa : Sic difeso ogni genie.
t'fflii sie sempre come pecorella: Che lo adora c crede Teramento :

E sopr’ogni altra cosa E la Ino destra mano

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363
Tien sopr* ogoi cristiano , In queir eccelso e glorioso chiostro
Ch'è del tao nome «ero confessore. Che ma’ non verrà meno.
E se no, meritiam pc’grau peccati Quest’ è ’l timon, la via, la barca c 'I fre-
Sapplicii e pena ria , Che guiderà la nostra anima bella [no.
Ricordali, Signor ,
che ci hai creali, In del , lucente pih che chiara stella
£ come per Maria Nel divino splendore.
Ricomperasti noi , rero Messia ,

lo croce col tuo sangue ,

Chi si duol ,
pente e laogue CCCCLXI.
Tu gli perdoni ogni commesso errore.
Però contriti ,
lacrimosi e mesti Di Francesco d'Albizo 9A.
Torniamo a pcnilenzia,
E perchè la loo fede in terra resti (CanUsI amt MtjlU mdo Oa Gmà Bel dei ckieaati J.

Mostra la tuo potenzia,


E non guardare alla nostra fallenzia.
Che per te, dolco Sire, Sperante, umil, fedel supplico e chieggo
Sian disposti patire A le, Gesù, che se' il mio Creatore
La morte mille «olle per tuo amore. Che m’ allumini il core
Di veder quel, che senza te non veggo.
CCCCLS. Senza l’ aiuto tuo, benigno Dìo,
r rimango smarrito:
Di Francesco d'Alhiao 93. Ispira me, Gesù clemente e pio,
Ch' i' pigli buon partito.

Ohi si reste di «ano c falso amore Che con riposo i' «iva e ,
leco unito
Si spoglia di ragione e di «irtote, E facci '1 frullo Santo che l' è accetto
E «a fuor della ria della salute Nel tuo nome perfetto
In tenebroso errore. Col quale i’ «ivo e mi nutrisco e reggo.
Come si vede il mondo è pica d* aSanni Fammi far la tuo voglia con virtule.
E d’aspre spine acute Non mi laaciare errare.

Pien di rapine, insidie, lacci e ’nganni Fa’ che io elegga quel che mi è salute,

£
tombe non «edule. £ le sempre laudare
Qui le dolcezze son tulle perdale Fammili tanto e al fervente amare,
Percb’ è un mare d'angoscie c di sospiri. Ch’ i’ facci vera ed ottima elezione:
Vedrai do«e co’ gli occhi sguardi e giri Con pace e divozione
Ogni cosa dolore Viver i'possa: e questo è quel cb'i'eleggov
Ruine, distruzione, onte e dispetto. Nel tuo nome, Jesù, specchio divino,
Guarda gli illustri «iri r guido la mie barca,
De' Greci e Persi el lor regno o distretto. E tanto quant' i’ posso a le m’ inefaioo.

De’ Mcdii e degli Assiri O sommo e gran Monarca


£1 mondo e sol n'ammiri Falla di lauto dono e grazia carca.
Ch’è d’antri e ’ncendii e ’nvidia tutto pieno Che col tuo razo santo , c chiaro lume
D' avarizia , superbia ,
ira e «eneno l' non pera nel finme.

Sanza pace di cuore. In sullo scoglio, ove col voler seggo.


Però tulli Tolgiam l’ animo nostro
All’ allo ben sereno,

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CCCCLXII. E’ tesori mortali ;

Chi segue la virtù si mette l' ali

Di Francesco d' Albizo 95. Della celeste vita


Alla parlila :

(
Cantasi come — Conosco bene). Però spendete bene il vostro tempo.
Serrile con ferver Jesù perfetto
Afonirc eh’ a voi è conccdulo’l tempo Isviscerali c caldi.
Da potervi salvare , Fuggite il mondo ed ogni van diletto
Vuoisi acquistare Fermi , costanti e saldi
Salute alfìu nel eie! per ogni tempo. £ fruirete io ciel gli eterni galdi
Pensato a que' che vivon nell’ inreruo, Nelli splendor divini
Ch’a dimon son soggetti. Co’ serafini
Tormentati con tanta pena e scherno E sempre Oa eterno quel buon tempo.
Pe’ lor vizi e difetti:
Se potessono no punto esser’ eletti CCCCLXIII.
Nella vita presente,
Tanto fervente (Cuntasi eome — O bcoifiio Signore).

Sarc’ ciascun, che ha a racqoistar il tempol


Po' contemplate a' Santi in paradiso; don massima attenzione
Fatti si gloriosi Guardi ciascun la sua vita passala,

In gaudi e festa e giobii ,


canti e riso, E come è ’nviluppala
Perchè fur vittoriosi Ne' vizi, ed nmil torni a contrizione.
£ non vissero al mondo in piume oziosi Or che gli è’I tempo quadragesimale.
Ma in gran penitenzia, Accettabile a Dio,
A riverenzia Piangete ogni commesso vostro male
Di Dio, che ha presente sempre il tempo. E con pronto disio
Saper vo’ non sapete tempo
il e l’ ora Tornale a Gesù pio
Che de’ venir la morte : Con nmil volto ,
lacrimoso o mesto:
Il perder tempo quanti no martora £ se farete questo
Dentro all’ infernal porte I Da Dio arelc ogni remissione.
Se tu dicessi i’ son robusto e forte ,
Tornate con fervore a penitenza
Ed ho ancor vita assai : O freddi peccatori
E tu non sai Gesù v' aspetta pien d' ogni clemenza
Quanta velocemente vota ’l tempo? Per darvi e’ sua tesori:
Questo dir ben farò nell’ ora strema Aprile e’ vostri cuori
È fallace speranza E nettale la mente tenebrose ,

E già ha tolti a molti la diadema. Se le porle angosciose


Dire tempo m’ avanza
il Serrar volete della dannazione.
Chi crede che di quà sia la sua stanza Non vi rincresca penitenzia fare
Come stolto s’ inganna I Or che che tempo v’ è dato
’l :

E po’ si danna Specchiatevi in Gesù che digiunare


Nell’ inferno, dov'è si crudel tempo. Volle pel gran peccato
Però in gioventii con chiara vista D’ Adamo , e poi è andato
Fuggite tanti mali : Ne’ deserti patendo fame e sete :

Nell’ età verde più facii s’acquista Però se tornerete


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203

A lui potrete aver rcdcniionc. Itene e stolto chi ama


Gesù a sempre perdona
pcccator’ Et mondo, ch’ò un mar di tanti affanni:

Per nostro amor fu morto , Con sua lusinghe e ’nganni


ConGtto in croce o in capo ebbe corona La mento ocenpa a tulle le persone.
Di spine per conforto : Gli orecchi vi son dati per udire
Però tutti y’esorto La dottrina di Dio :

A tornare a Gesù ,
che ’i sangue sparse ,
E ’l veder perchè possiate fuggire
Col quale ispense ed arse Ogni atto iniquo c rio :

Tutte le nostre infernali afflizione. E ’l parlar, perche pio


E non tì disperate , anime , mai Siale a ciascuno, o’ piè perchè andiate
E non vi isbigottito , Allo chiese, c cerchiale
Che la misericordia i più assai La vostra eterna e vera salvazione.
Se del mal ri pentito : Amale tulli Iddio sopr’ogni cosa ,

E San Pagol seguite , E poi il prossimo vostro;


Che tornò tanto acceso nella fede , In questi due precetti istb la chiusa
Ohe fatto fu erede Di tutto el viver nostro.
Del cielo e raso di tanta elezione. Se nel felice chiostro

San Girolamo ancor vi mostra c ’nsegna Volete entrare ,


amalo Padre e Ma<lre ,

Come viver si debbe E con virtù leggiadro


Perebò di pcnitenzia è una insegna La festa islate in sautiflcazionr.
Ch’ un ghiaccio iscaldnrcbbe, Non fate mai falsa Icslimonanza ,

E mai non gli rincrebbe Nè micidio farete :


Gli ermi, c digiuni, nn sasso, l'acqua e E non desiderale con fallanza
Con discipline acerbe ; (l'crbc Le donne che vedrete :

Però seguite quel dirin vecchione. E so adempierete


Lascialo la superbia o l' ira grande E precetti , che Dio v’ha coni.indali ,

La invidia e l’avarizia. Sarete alfin beali


La gola c le superflue vivande ,
Pien’ d’ogni gloria e gran consolazione.
L’accidia e la pigrizia Vivete con prudenzia e con giustizia
Lasciato la sporcizia E temperati c forti :

Della lussuria e della vanagloria ,


Siate fedeli a Dio, sanza malizia :

Se volete vittoria Fuggite e’ cammin torti

Contro al maligno, picn d’ illusione. E ciascun nel cuor porli


Lasciate tutti e van’ piacer’ del mondo La carità, che ardo tuttavia :

E le pompe e gli stali Ed abbia in compagnia


E’qua’ v’apron la porla del profondo La speranza con l’allrc in unione.
Dove stanno e’ dannali. Cibate gli affamali poveretti
So voi siate tentali Rivestile gli gnudi
Dal dimon, ricorrete a Gesù Cristo ,
Servite infermi e date lor di letti :

E farete ogni acquisto Non siate a’ prigion’ crudi ;

Tornando sempre alla confessione. Questi son lutti iscndi

Rislilnite, o anime dilette , Contro al demonio : c simile albergate


E la roba e la fama ; Pellegrin’ con piatale ;

La morto ha l’arco leso c le saette E seppellite e morti in divozione.


K tuttavia vi chiama ;

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i>CG
llbc debbo esser in cicl dove la vita
ccrxLXiv.
Nella flammclla ardente

90. Fammi fervente acceso di fervore ?


Di Francesco d'Albiio
Maria, merzo, che sanza te i’ moro:

come —O Gesù Jnlce ).


Fammi di le ioGammare:
{C«nta»i
Tu se’ il mio bene ed ogni mio tesoro

Che mi può’ liberare


Ciascun con rìverema e menlc pio ,
dolore.
Da questo mare c dal credei
Che vuole esser bealo Regina
Maria , po’ che tu se’ del cicl
Col cor tulio infiammalo
Maria. E d’ogni grazia fonte
Invochi e laudi sempre in cicl inchina
e Santi Soccorri l’alma mia, che a te s’ :

Vergine, in cui sì spccchian luUì


Fammi salire al monte
Luce d’ogni splendore , mio errore.
Ohe sconto sien le colpe ed il
Vera sperania a' tua fedeli amanti

Tu se’ a tutte l’ore. cccctxvi.


In te s’accese si eterno
l’amore
Imperatrice Lauda di Francesco d’Albizo 98.
Che ti fo

Del ciclo, e genitrice (Cantasi come — Gesù sommo diletto e »cro lame}.

Messia.
Del verbo c madre, c del vero
che si risplendi
•Maria, tu se' quel sol
, ]Maria, Regina de’ beati spirti
D’ogni abbondante grazia Tu se’ mia guida e stell.i:
E tutti i freddi cor riscaldi e accendi, Fammi arder del tuo amor, vergine bella.
E fai l’anima sazia. Maria altra dolcezza il cor non sente.
Chi t’ama doma il senso c ’l mondo strazia. Che te con zelo amare :

Tuse’ quel sol, che purghila mìa mente :


E però te invochiano
Che ci porga la mano Ogni ben mi puoi dare ;

Per liberarci d’ogni cosa ria. Maria del tuo amor fammi infiammare
Maria chi del tuo santo amor si vesto Che con la tua ferita ,
,
Morendo a vita vadia l’alma bella.
Ha pace nella mente
Maria se tanto è chiara la tua luce
E poi nel ciel fra divin’ canti e feste ,

È di gloria lucente.
In questa ombra terrena

a Maria sempre stia ferrente. Che debbe essere in cicl col sommo Duce
Ognuno
quella regina Della sua gloria piena ?
Eli’ è

Che chi a Lei s’ inchina Maria ,


leva da me l’ infcrnal pena ,

Esce fuor d’ogni doglia e tenebrìa. E fammi alfine salire

Dove fruire i’ possa tua fiammella.


ccccixv. ccccixvii.

FranccKO d’Albizo 97. Di Francesco d’Albizo 99.


Lauda di

{
Cantati come — Getix «ommo iinetto ).

A.rdiam di caritA

sommo diletto del mio core ,


Come buon’ pellegrini :
^l^aria ,
Ed beni divini
i
Lo mio prece risguarda
arda del tuo santo amore. Arcn sempre di la.
Tanto, che io
ferita La nostra vesta sìa
Se tanto è dolco qui la tua
Umiltà c fervore
Alla purgala mento
:

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9CT

Chi va per questa via


Truova il divino amore : 5e vuo gustare el dolce amor lesù. V. a 16.
Deh tegnan mondo il core
Dal cieco amor tcrcno. ieata sono e per nome Villana. V. a 17.
Perchè e' vienmeno
B r inferno ci dà.

Ignudo lu nasccsli
E ignudo morirai :

Roba danari o
,
vesti

Nulla ne porterai ;

Se non quanto operrai


0 dimale o di bene
Che a gloria o pene
Quel ti giudicherà.
Misera è questa valle . fa 25.
Breve el nostro passaggio. D estati, anima mia ,
più non dormire. V.
Però voltian le spalle

Al mondo pien d'oltraggio ; La croce tua ,


Gesù, mi fa stupire. V. a 26.
So del pellegrinaggio
Vogliam trovare il fine T'cmelc Dio, che è giusto Signore. V. a 28.
Fuggiamo le spino
D'ogni calamità ^ enga ciascun divoto ed nmil core. V.a 28.
La fede fia il bordone. (a 29.
La speranza il cappello ,
D olxe Maria ,
ascolta el mio lamento. V.
La lasca l'orazione
£1 cilicio Ile quello I son l'arcangel Raffael di Dio. V. a 30.
Che l'alto monte bello
Ci aiuterà salire Oesù che vedi la mia mente pura. V. a 31.
Dove fruire
Potren l'alta bontà. A.bbi pietà, beata Verdiana. V. a 32,

0 mente cieca, o insensato core. V. a 2. Lristo ver uomo c Dio. V. a 33.

0 anima che ’l mondo vuò fuggire. V. a 5.


p
Ijcsù, mio padre, sposo c dolce Sire.
(36.
V. a
(V. a 37.
Oià mai laudarti quanto degna se'. V. a 7. C antiam con dolce canto c con buon core.

Annunziata per divin consiglio. V. a 9. Sic benedetto Dio del Paradisa. V. a 38

t’ (a *0-
1- sento el buon lesu dentro nel core.V.a 10. \Jr questo è quel clic l’anima molesta. V.

O dolce padre santo, Domenico dottore. V. Anima mia, se vuoi pace nel core, V. a ài.

0 bealo Giovanni Gesualo. V. a 12.


(a 36 ^
U luce della Spagna ,
(V. a
o gran bellezza. V.
*2

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Po’ nella morte eli' è molto dubbiosa


0 sani' Ignazio, marlirc c pastore. (V. a 4.1. Perchè 1 corpo è alteralo:
In quello estremo eli’ ò diffidi cosa :

Aprile lo ’nlcllcllo, o dolce suore. V. a 4'». El dimenio è dal lato


A mostrarti ogni tuo fallo peccato
ccccuvm. Ma quando cl corpo è morto
Pcniicnzial conforto
Di Francc.sco d'Atblzo lOO £ impossibile mai più che vi sia.
Però mentre che vivi in questo mondo
Se a Maria, fonie d'amore Fa' degna penitenzia:
Andrà l’alma pcccalricc Se vuo’ fuggir le pene del profondo
Sarà monda d'ogni errore Non aver ncgligenzia.
E da lei falla felice. Nè aspettare quell' ultima sentenzia
Di Gesù è genitrice Del judicio finale
Per noi priega a Inlte l'ore. Però che allor non vale
Chi del suo amor si veste Dolersi della stolta vita ria.
Sempre ha pace nella mente Ma se ritorni presta o ben contrito
Poi in cicl fra canti e feste E perdon chiedi a Dio
Eie con lei chiaro c lucente: E piangi e di speranza aie vestito
E però dirotamcnlc E di' con buon disio :

Ciaschedun lo doni ’l core. Gesù, abbi merzè del fallir mio:


Non può mai nessun perire Egli è fonte d' amore
Ne’ terrestri e grandi affanni. Se tu gli dai il core
Vedrà quella aIGn venire Daralti la sua grazia, giusta c pia.
Contro a diabolici inganni.
Però tempo e lutti gli anni
cl CCCCLXX.
Spenda ognuno in farle onore.
Ognun laudi il nome Santo Di Bernardo Giambullari 0.
Di Maria vergine bella. — Viva vivo
,
(Cintui come la rofàonc;
Piena di Spirito Santo,
De’ mortai’ sicura stella : ivi vivi in contrizione,
Chi «noi grazia radi a quella Pcccator, con divozione.
Perchè n’ ò dispensalorc. .Non sai tu quanto tu fusti
Dal tuo Dio creato degno ì
CCCCLXIX. Per saziare c mondan’ gusti
Perderai l’eterno regno?
Di Francesco d'Albizo tOl. Deh abbraccia ilfSanto legno.
Come foce Maddalena:
(Caslaii come ~O Geiù dolce). Piangi con angoscia e pena
Ogni fatta offensione.

La penitenzia io vita, anima mia, Toma a Dio senza dimoro,


È facii cosa a faro. Como buon . fedcl cristiano
Ma se li vuu’ indugiare Penitente, per ristoro
A F ultim’ora quest’è gran p.izia. Del tuo tempo speso invano;

DigilT?o<n)ytÌODgIe
., , ,,, , , ,

Gesù Cristo 6 tanto umano, I’ sareida Dio ribella


Cho perdona a ognuno eh' erra, Sanza te dolce compagna
,

Ed abbraccia e stringe o serra Perebò il mondo mi flagella


Chi d’ amarlo si dispone. Con sua vizi e sua magagna :

La divina maestate Della tua grazia mi bagna


Non vuol mai tu t’ abbandoni : Prima eh' io m’ induca a morte:
L' alme, che saran dannale Fa’ch’ io sia costante e forte
Non isperan cb’e perdoni : Nel servirti con fervore.
Non sarebbono e dimoni Ero perso, non smarrito
Rorinati quegli isciocchi. In nell’ eterno tormento
Se a Uio rivolti gli occhi Hammi san, eh’ ero ferito,
Con umile intenzione. Hammi libero e contento
Non temer della battaglia Tal eh’ ognora mi par cento
,

Del dimenio, se in Dio speri ; Di venire alla tua corte :

L'orazion sia la schermaglia Fa’ eh’ i’ sia costante e forte


Contro al senso e sua piaceri ;
Nel servirli con fervore.
Se ferrente e volentieri Pib apprezzo in ciel tua vista

Tu sarai in cotal opra. Cbc’l tesoro e la mie vita:

Gratis data Ga di sopra Per timor l' alma s’ attrista,

Che tu radi a salvazione. 50 non fa di qui partita,


Per le colpe tue inBnite O mia dolce calamita.
Fa’ di lacrimo un condotto Trammi fuor delle vie torte
De' tu’ occhi, ed esaudite Fa’ eh’ ì’ sìa costante e forte
Fiau tuo prece in cicl di botto. Nel servirti con fervore.
Peccator, tanto conrotto. Se tua grazia non m’ aiuta
Nel peccar : so Dio ci mostra L’ alma trema, diaccia e suda
Da salvar l’ anima nostra ,
Per timor iT esser perduta.

Deb fnggiam' la dannazione. Sia pietosa deh non cruda. ,

51che r alma monda e nuda


CCCCLXXI. Venga dentro allo tue porte :
Fa’ eh’ ì’ sia costante e forte
Di Bernardo Giambullari 10. Nel servirti con fervore.

F in eh' io viro e poi la morte.


Dolce Madre del Signore, CCCCLXXll.
Fa’ eh' i' sia constante e forte

Nel con fervore.


servirti Dì Bernardo Giambullari 11.
Vivo il corpo 0 r alma more :

Quando il senso le fa guerra A.V0 di grazia piena,

Scodo al mondo il peccatore Maria, per tuo virtù


L’ nom mortalo ogni di erra ,
Misererò di noi ,
priega Gesù
Con tua grazia il mio cor serra Per questa alma cittii, eh’ ò in tanta pena.
SI eh’ io sia della tua sorte. Maria, per carità
Fa’ eh’ io sia constante e forte Deh volgi gli occhi tua piatosi in giù
Nel servirti con feriore. Sguarda la tuo citth

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. , , ,,
, ,

Che ’n tante angustie ancor già mai non La tua misericordia ora sie quella
Miserere di noi, priega Gesù, fu: Che guida Palme nostro al santo ostcllu.
Che ci metta in concordia : Come tu fusti nelle Gamme ardente
Abbi misericordia Costante acceso nel divino amore.
Di quest'alma città ,
eh’ è in tanta pena. Cosi priega per noi Gesù clemente ,

Misericordia e pace Che per grazia ci doni il suo timore ,

T’addimanda, Maria, la tua Fiorenia: E facci salvo ciascun peccatore.


Deh Irai di conlnmaco Siche nessun da lui sia poi ribello.
Lo alDitto popol per la tua dementa: O Teodoro Santo verginello.
Più aspra pestilenia
Non è che la discordia: CCCCLXXIV.
Maria, misericordia
Di quest’ alma città eh’ è in tanta pena. Di Bernardo Giamboilari 13.
La carità è morta.
Lauda di San Bernardo degli liberti.
La fede è spenta e giustiiia sbandita:
Superbia ci fa scorta 0 San Bernardo nostro cittadino.
Lussuria e’ nridia ciascheduno imita Metti in pace il tuo popol Fiorentino.
Misericordia, aita Per qnanto ami Gesù somma bontà
E poveri innocenti : Per quanto ami la Vergine Maria,
Deh fa che ti rammenti Per quant’ami la vera carità
Di quest' alma città eh’ è ’n tanta pena. in carità ti preghiam che In sia
Se la tua gran meriè Obviator della discordia ria ,

Non ci scampa. Maria, d’ ogni periglio. Che tiene il popol tuo tanto meschino.
Altro scampo non c' è : O San Bernardo, amalor delta pace
Si che per carità priega il tuo Gglio Che tanto in vita la pace ccteavi
D’ aiuto e di consiglio, Libera noi di tanta contumace.
Qual sia nostra salute: Nella qual' siamo stati o siamo schiavi
Deh incrcsca a tua virtuto Per la colpa de’ vizi atroci e pravi
Di quest’alma città, eh’ è'n tanta pena. Di chi non vuole andar per buon cammi-
Non c’é più fede, amor nè carità, (no.
CCCCLXXIM. Sono c Cristian’ diventali infedeli :

Chi farebbe non può. chi può non fa


Di Bernardo Giambnilari 13.
La carità: ma qne’sun più crudeli.
0 Teodoro Santo verginello Deh priega Gesù pio che più non celi ,

Di Gesù Cristo martire novello. Alla tuo patria l’aiuto divino.


Po’ che pelmexo del santo martirio Deh, San Bernardo ,
grazioso c piu
Ascesa è l’ alma tua al sommo scanno. La patria tua li sia raccomandala :

Ricordati nel Santo cielo empirlo Intercedi per noi grazia da Dio.
Di noi quaggiù, meschini in tanto affanno, Che la tua terra sia pnriGcala
Perseguitali dal crudel tiranno Di tanti vizi, c poi sia riformala
Per Tesser buon fedcT d'Eiiianuello. in un viver modesto c peregrino.
Miserere per Dio in carità Deh , San Bernardo come buon pastore ,

Di tua povera gregge mesehiuclla Cura Tormento tuo cotanto infetto


Rimasi privi della tua bontà ,
Misericordia ornai chiedi al Signore
Ch’ eri tu nostra guida c nostra stella: Ter noi c fìa da lui il priego accetto.

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,,

271

Priegai, che tosto sia quel ch’egli ha detto cccctxxvi.


Vn orile un pastore cd un domino :
Di Bernardo Giambullari 15.
O San Bernardo, nostro cittadino.
Salve Regina coeli, eccelsa e degna.
CCCCLXXV. Fido conforto umano.
Madre, noi ricorriano
Sotto il presidio di tua dolce insogna.
Di Bernardo Giambullari li.
No' siam n'un mar d'affanni tenebroso,
Sanza timon, n' un dcbil legno posti
Salve eccelsa, alla Regina, Invano cercando quiete e riposo.
Fido uman conforto e speme ,
Che a fortuna ci ha il vento sottoposti:
Deh pon line a tante estremo E tanto par si scosti

Pene nostre, alma divina. La combattuta barca ognor da terra.


No' sian qui in alto mare Quanto più la disserra
Non ro’ dir valle dolente, Il vento, che sumcrgerla a' ingegna.
Perchè sansa mai posare E cosi combattuta da più parte
Agitala è nostra mente. Va sopra Fonde a scosso per perduta.
E se pur gaudio alcun sente Lo ’ngegno manca, le vele o le sarte.
Da te vien, nasce c procede : L'antenna rotta in tal mare è cadala.
Sansa le ci batte e cedo Pero deb. Madre, aiuta
Sempre il senso e disciplina. Prima che affatto ne vadi in mina
Combattuta da più parte Nostr’ alma peregrina.
Questa barca é sopra l’ onde Che questo mar dcgl’uman' venti regna.
Non timone o sarte,
ci vai Se vuoi placar questo mar turbolento,
Chc'l nimico ci confonde Da’vizi mosso onde nostr' alma ondeggia.
Con tal furia, che a Io sponde Dacciil timon della fede e buon vento.

Non possian pur farci a pena Vento che a le guidando, ci correggia :

Che tra 'I vento e la balena Fa'cbe ciascuno reggia


No’ non sian messi in mina. Da te iniusirato il tuo quieto porto.
E però. Madre diletta. Si, che per tal conforto
Deh soccorri, e sieci guida : L' alma diventi pe’ tua merli degna.
Ciascun questa grasia aspetta. Alla tua grazia sol. Madre, s' aspetta:
In te spera e si confida : Misericordia ogunn chiamando grida.
Miserere ogni alma grida. Siaci in aiuto ornai, Madre diletta.
Genuflessa a davamo :
te Vedrai che il legno andrà poi sanza guida :

Scnopri adunque il tuo levante In lo sol si confida


Se piatà di noi ti inchina. L’ alma, ricorsa sotto al tuo presidio.
Non voler che per perduto Però fa' che '1 sossidio
Vadi più nostro uman legno Tuo non ci manchi ornai, o Madre degna.
Se ci porgi il tuo aiuto,
ccccLxxvn.
E non guardi all'uomo indegno.
Certi siam, eh’ al tuo bel regno, Di Bernardo Giambullari 16.
(Cantasi a ballo).
0 ver porto di salute,
Per la tua somma|virtule San Domenico mio. Padre divino.
Verrcn salvi alfin. Regina. Trasformami in ardente Serafino.

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, ,

3sn

Deh «olgl al scrtu tuo piatosi gli occhi Vogliamo noi isrampar gli ellerni guai
Per quello amor, che porti al tuo Signore Po che del mondo arem fatto passaggio ?
Per cariti , c priegoli che tocchi Pensian che pace non aranno mai
Con la Ina grazia il mio gelido core, L’ anime, che a Dio faranno oltraggio :

Si che s’accenda ed arda di fervore, Però mi par che sia un gran vantaggio
Seguendo te pel diritto cammino. E Gesù per buon cammino.
seguitar
Inmcnao Padre mio, tanto clemente, E’ non fu mai un peccalor si fello.
Per quella carità, che regna in cielo. Che se si pento con la mente vera
,

Illumina per grazia si la mente. Se fusse sempre a Dio solo ribello.


Ch’io mi dispogli d'ogni mondan velo, Din gli perdona, e mai non vuol che pera:
Si operando con fervente zelo, E chi bene operando in Dio spera
Che r alma ascenda al tuo regno divino. Nel ciel sarà più bel eh* un Cherubino.
Dirompi in carità vincola mea
Del cicco mondo, carcere dell' alma :

Deb trammi della via, che far solca, CCCCLXXIX.


Si eh’ io ne porti gloriosa palma
Da questo tempestoso mar, che spalma Di Bernardo Giambullari 18.
Ognora il fragil mio legno meschino.
Misererò di me. Padre giocondo. (Cantasi a ballo}.

Inclina anrem luam al priego mio.


Non mi lasciar nell’ abisso profondo 0 leggiadre damigelle
Perire, anco risguardo al buon disio: Con onesti c be' sembianti.
Fammi costante nel servire a Dio Questi balli e suoni e cani!
Ardendo di fcrvor qual SeraQno. Vi faran dal ciel ribelle.

Siale voi però si’ngrate,


CCCCLXIVIII. O si pieno d’ ignoranza ,

Cb' alla flnc non pensiate


Di Bernardo Giambullari 17. Vi convien mutare stanza?
E diletti e la baldanza
(CaoU«i a ballo]. Di questo mondacelo rio
Tutti son dispetti a Dio:
F iammeggiami nel core un serafino. Deh piangete, o meschincllc.
Che tutta m’ arde dell’ amor divino. Deh non vogliate seguire
Una voce mi chiama ogni mattina. Questo amor, che gli è il veleno.
Che veramente m’ è da Dio mandala. Che fa r anime morire
La qual mi dice: o anima tapina, Dico dell’ amor terreno:
Non esser più de lo mie pene ingrata ; No' ci siam com' un baleno
l' t’ho col sangue mio ricomperala, Non sappian come, nè quando
E condito t’ aspetto a capo chino. No' arem di vita bando :

l’ son disposta di voler lasciare Deb piangete, o meschincllc.


Questo fragile amor del mondo vano, Deh vogliate amar chi v'ama.
Perch' io son certa, che non ha a durare. Non seguite il falso amore ;

Ed ogni suo piacere è momcntano. Rispondete a chi vi chiama


Ben siamo stolti so noi non cerchiano. Ed a lui donale il core ;

Nella superna gloria aver dimino. Chi vorrà seguir l’ errore

Digitizod- byC srwTg lc


, , ,

273

Coslcragli alDne caro:


cccci.x.wi.
Quello dolce Oe po' amaro
Deh piangete, o meschinelle. -
Cant.».! còmi* - La canian.'i alia Uicc: \
\ Qtiail* à, .laana, au arlicr frauda. /
Vo avete tanti innanzi.
Che v’hanno mostro la via,
Che son ili ignudi e scalzi (Questa è quella croce grande.
Dirieto al ver Messia : La qual lutto el mondo onora.
Il Ggliuol di Zacchcria Perchè Dio su vi dimora.
Ben poteva sollazzarsi, El suo sangue per no’ spande.
Quesfè ’l fonte, ove ciascuno
E pur volle dispreizarsi:
Deh piangete, o mcschinolic. Può. se vuole, esser redento:
E non creda più nessuno
Di trovar maggior contento.
CCCCLXXX. Ogni ben del mondo è vento:
Quest’ è ’l porto di salute,
occcUi-
/CviUii come - A»li oecelli, doaoe. o;li E lo Dio d’ogni virtute:
1 E come —
QuauLi raarlir vcn;i»csli.
Chi altro cerca invano spande.
E però ognun, eh’ è scarco
o'siam tatti peccatori D'ogni vizio c vitupero:
Balleiiati e pien d’errori: Ed ancor chi lussi carco:

O Maria, dolce, piatola, Venga pur con buon pensiero


Sotto el tao presidio santo Di spogliarsi, c po’ del vero
Rifuggiam per aver posa. Rivestirsi co’ beali.

Come qua’ sotto el tao ammanto Che sono iati cruciati.

De ricoopri noi alquanto Per gustar le suo vivande.


Vergin, Madre, Figlia c Sposa. O beali vo’ che ’nlorno

Tu se’ quella, in cui Dio Siate a questa croce adesso

Incarnò per no' salvare : Trionfando notte e giorno:


Stando al crocifisso presso
Tu può’ ciò che ha ’n disio.
Tu ci può’ salute dare: Da pregare per no’ spesso
Deh piacciali quel pregare. E per ognun che disira

Che ci eie clemente e pio. Di seguir la vostra mira,

Chiunque Dio spera o credo Disprezando opro ineffande.

El mie Ogliuol non può negare. Or su ciascun si riduca


Che noi facci suo erede : A memoria II gran martoro
Si eh' ognun debbo cercare Di Gesù, qui ’n croce è duca.
Che ha liberi sana' oro
E desideri trovare ci ;

Caritè, speranza e fede. Ma col sangue suo decoro

Po’ che so’ nostra avvocata. Ciascun peccator conforta :

No’ li prìeghian che tu preghi Or su driclo a questa scorta

Tuo Ogliuol, Mario beala. Venga ognun piccolo c grande.

Che tal virtù non ci nieghi: Quanti martiri vedete.


Anzi con esse ci leghi Maschi e femmin’ verginelle
Fin che del mondo sion fuori. E ciascun per la gran sete
Della croce sono or quelle,
as
, , ,, , ,

m
Cbc rilucon piìi cbc stelle Cbc muor per farli viva
Presso a Dio in suo militia : Tant’ò di te inGammalo, anima mia.
Si ch'ognun, che vuol letizia Sarà tu mai si ingrata o sconoscente

Segua questa croce grande. Che a tanti benlGzi non li muova


Ed ancora un altro stuolo A ritornare al tuo Signor clemente,
Di beali ed innocenti. El qual li va cercando e non li truova ?
Volli lutti a un line solo Fa’ di virtù tal pruova,
D' esser poi in eici contenti : Cbc la ragion dal senso non sie viola.
E però col cuore ardenti Prima che sie disliula
Segua ognun per aver parlo D’esto corpo mortale, anima mia.
D'esta croce con ogni arte, Non li potrò creare el Creatore
Uual per lutto el mondo spande. Creatura bestiai, saoia ragione,
Io feltuosa o vii, sania valore?
t’ha fallo a suo comparazione
Pi lui :

CCCCLXXXII. Però con devozione


Ritorna al tuo pastore, o pecorella.
Cantasi come — Qual i «i darò core — \ Qual li creò si bella
( e come — e Tau^reU della «iQjrcaima. / Che s’èdi le inGammalo, anima mia.
Tu se'bcn ostinala, s'tu non vieni
Cìlic scusa anima mia A tanti inviti e priegbi del Signore.
Ara’ tu poi appresso al tuo Signore, Anima mia, perchè tanto ti tieni:
Ed qual con tale amore Come non li risenti a tanto amore?
Ti «a cercando, c chiama tuttavia? Or so con lieto core
Pensa che t’ha eletta per suo sposa, Ritorna al Creator, che t’ha creala
E t’ha dotata e se’ si eccellente: E po' ricomperala
Questo ha creato el mondo ed ogni cosa, In croce col suo sangue, anima mia.
Po’ le ne Te’ regina : o sconocenlc, Non posso più ornai, clemente Iddio,
Ingrata ,
veramente Contenere e sospir mie' lacrimosi,
Cha a tanti beniGii non ti desti I Che surgon su dal gelido cor mio
Quando ti fien richiesti Per tanti tuoi dolce ogbictti amorosi
Cbc scusa ara' tu poi, anima mia? Ben che 'n questi ritrosi
Poteva te più far nobile o bella, l’mi rilruovi ornò per mie peccato !
Averli ralla aH'imagioe sua? Ma tu per me piagato
Pò pel peccalo, che li fc ribella, Mi fa’ sperar nella tuo bontà pia.
Diventò simil aU’imagin tua; Deh non volere adunque, o Gesù buono.
Con le man tuli’ a dua Che tante grazie, bcuiGzi e doni
Usa la carità ,
c ’n quella spera Sien a confusiun ,
nella qual sono.
Di ritrovarla intera Ma sieiio causa a far che mi perdoni.
Nel tuo dolco Gesti, anima mia. Misericordia poni
Per Tarli ancor più del su'omor capace Fra te. Signore, e me, cicca e smarrita ,

Mentre che visse io quella valle folla Acciò cbc la tuo vita
Sempre pati senza riposo o pace ; r venga a posseder, qual si disia.
£) tu vuo' esser ne' piaceri involta; Anima , che per le crealo ho 'I lutto
Anima cicca c stolta E ’l ciel per tuo riposo ho preparato:
Ritorna al tuo Gesù, dal qual se’ priva. Patii ’n sino alla morte per tuo frutto :

DigilizecnDy
, , , , , , ,,, ,

Se In mi seguì c lasccr» 'I pecca Maria ,


che per suo grazia ci difenda
Nel qual chi £ intiluppalo E voglia consolare.
Aspetti alfìn mie ultima sentenzia : Ciascun';la de’laudare,
Aynnli a mie presenzia Perch' eli’ è graziosa
Al fuocu maladelli e 'n ciclu e mia. Fonte copiosa d'ogni laude ornata,
La gran venerazione c reverenzia
Ch'ai tabernacol mio
CCCCLUXIII. Avete fatto sono in mie presenzia :

Onde 'I mie Gglio Iddio


/CiLOtasi come — {fon m f>errhè fi sia Pregberrò con disio,
V e conie ~ Uort'i i’aniroa mia. / Che ponghin fine ornai
A vostri tanti guai quest'empelrala.
]Madrc di Dio beata,
D'esta città meschina
Gloriosa Regina , incoronata CCCCLXXXIV.
Tu se' nostra speranza e nostro bene,
Onde no' ti preghiamo.
Che oramai di tanti affanni e pene Lascia la tuo superbia.
Ci casi con tuo mano. Anima mia, 'se vuoi
Po' che ’l potere umano (Considerar ben puoi
Crudelmente c’infcsla Qoanl'nmill,’i fu quella di Maria.
E fa tuo gregge mesta o tributata. Quand'ella sola in camera pensava
Commuorati le lacrime c sospiri QocI che 'I profeta disse
Di questi porcrelti. Sopra 'I figliuol di Dio, che s’ aspettava,
Che sospirando in si Innghi martiri Che di vergine uscisse;
Necessitati e stretti Maria a questo disse:
Fanno tanti difetti (Concedimi, Signore,
Ch’ or ti chieggon pentono : Di farmi servidore
O tabernacol buon : nnstr’ arTOcala. Di quella vergin graziosa c pia.
Suscita la giustizia In questa terra. Per umiltà non pensava costei
La caritè l’amore : ,
Esser degna di quello.
Deh cessa ormai da noi si cruda guerra Ma la bontà di Dio rivolta a lei

Conforta el nostro core, La vide umil vasello


Deponi 'I tuo timore E mandò Gabriello
Per la difesa nostra, Subito anunziarla,
Ed a ciascun li mostra a no’placala. Como vuole sposarla
Per questo tabernacol santo e degno E farla madre eletta del Messia.
El qual ci rappresenta Deh pensa, anima mia , quanta allegrezza
La Ino bontà, deb non mi avere a sdegno : Senti Maria nel cuore :
Se carità £ spenta. Timida e paurosa con dolcezza
Tu benigna c contenta Rispose con amore :

Sic d'accendere quella lo anelila al Signore

In questa città bella o consolata. Secondo el verbo tuo,


Orsù con dirozion ciascuno attenda Consento al voler suo :

Umilmente a pregare Questa rispose a Gabriel Maria.


.

270

Itlmase pirna lii Spiritn Santo, Te come fresco giglio,


E'n ciclo ognun fu lido; Cosi d’ ogni scompiglio
Di questo il mondo ai rallegra tanto Ci solvi con tuo mano,
E padri morti a dricto: Acciò che falli siano
A nessun fu segreto Al nostro Reileijlore.
Questa dolcezza detta : Non ci aiere in disgrazia,
O Madre benedetta, O Maria grazio.sa,
r rorrei esser teco tuttavia. Deh ’inpelra per noi grazia
QuandV son o Maria dolce e
teco, bella, Da Dio, o .Madre e Sposa,
Non sento maggior bene Tu. che puoi ogni cosa,
Perchè tu sola se’ nel mie cor quella, Vogli ogni cosa fare,
Che mi può trar di pene. Per farci perdonare
O Maria, e chi li tiene ? Ogni commesso errore.
Deh viemmi a confortare :

Tu non mel può’ negare CCIXL.XXXVI.


Perdi' io l’ ho dato il cuor, vergine pia.

'•rtin** 1.1 rjntsven <le* rerrlii, cioè;'

CCCC1.IXXV, I) -il in «C.muì.

(Cantn»i come — L'nmnrr n tue vntfiti^n). Dell ognun 1' alfello


volgete
•Al vecchion San Benedetto.
Deb gustate quanta fede
iMaria, piena d'amore, E virtù ebbe da Dio;
Oh quanto son cnnicnio Fin da giovane si vede.
Quand'io ti veggo o sento Sprezzò cl mondo falso e rio,
Nel mio gelido core ! E con tutto el suo disio
Oh quante grazie e doni Fermò in Dio cl suo concetto.
Ho io già conseguilo; Ebbe ancor tanta eccellenza,
Pc' tuo' meriti buoni Chc’n virtù di Dio faceva
Sono stalo esaudito Segni di tanta evidenza.
In ogni mie partito. Per la gran fede eh’ aveva ;

Tu se’ refugio mio Vanagloria non poteva.


Deh priega per me Iddio, Nè ricchezze o van diletto.
Che mi die'l suo splendore. Cosi venne a superare
0 felice peccala Mondo c’I scuso in giovinezza,
Dall’ umana natura I E la carne ancor domare
Che tu sic' esaltata Si dispose con asprcza;
Sopr’ogni creatura: Traile spine nudo sprcza
Vergine, madre c pura Questo vizio maladetto.
Per noi da Dio eletU ; 0 beato Padre santo,
Regina benedetta. Quanto fusti coi nimico ,

Donami il tuo fenorc. Vincitore in ogni canto i

Come tu presentasti Virgin,_casto e;ben pudica;


A Dio oggi il tuo figlio , Buon per quel che t'é amico.
E si purilicasti Perchè poi da Dio eletto.

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,

277

Non polcllc ancor la genie .Ma Dio d egni virlule


Ingannarli, quando renne È quel che da salale : a chi il disia.
Quel da Tolil falsamenle : Dolce Signore, i’ vorre' pure uscirò
Qurslo inganno non sostenne, Di tanto error, nel qual sono smarrito :

l’rofeiia ancor iiiaiitennc La carne, cl senso, el mondo el van disire


Questo padre buon, perielio. Mi tirnn si, eh' i’ sono a mal partito.
Quanta caril,i si pruova 0 lume, o Dio infinito.
Tutta quanta la tuo vita Rimostrami il cammino.
La rellgionsi Iruora Che ben eh’ i sie mcschin; vo'la tuo via.
D’ogni frullo ben fiorila ;

0 felice, o santa rila


Di cbi segue cl tuo precetto. CCCCLXWVIII.
Chi poire’ ina’ tanto dire
In tuo laude od In tuo onore: Gresù, mio dolco Dio,
Chi non ilorerrie serrirc r li vo pur chiamando a tutte l'ora :

A le. Padre pien d’ amore ? Ben eh’ i sic pien d’ errore ,

lo per me li dono cl core. Di ritrovarti adempì il mie disio.


Pur venga in tuo cospetto.
di' i' O Trinità perfetta,
Orsb contro a’ vizi andiano Tu se' quel solo Iddio perch' io tal sono :

Tulli quanti annali c forti; Quest' alma a le s' aspetta,


Orielo a questo capitano Gesù mie dolze, grazioso c buono,
Suo rirtù ognun conforti : l’ ti chieggo perdono

E piacer mondan’ sicn morti D’ ogni commesso error, mortale c rio .

Per l'onor di Dio perfetto. Pel prezzo del tuo sangue


E della morte tua io su la croce
Al tuo servo, che langue
CCCCLXXIVII. E merzè va chìeggendo ad alla voce.

Al peccatore atroce
Deh non li disperare. Rivoltali Gesù clemente e pio :

Anima mia. Ricordali ch'ì’ sono


Però che 'I tuo Signore Simile a te crealo e fallo umano
È morto per Ino amore, Tu per me, Gesù buono,
E per salvarti cerca lollavia. Sifflil se’ fallo in croce al pellicano :

Se’l mondo qualche volta li molesta, Deb porgimi la mano,


Pensa che’l mondo è mondo d' ogni bene. E trami ornai di tanto grande oblio.
Sappi che la tuo stanza non ò questa,
Perchè chi cerca ben riiruova pene : CCCC1.XXXIX.
Sicché volta le rene
Al mondo, ov'hai l' affetto, Quanto se’ tu benigna e graziosa,
E Iroverrai diletto notte c dia. ; Madre di Dio eletta.
Tu cerchi pur noi mondo aver quiete, Io cui ogni speranza mia si posa.
E' non può dar so non guai e tormento: Tu so’ quel Odo porlo.
Ma se di tuo salute hai fame o scio Che fa sicuro c salvo ognun che viene:
Cerca Gesù, che ognuno fa contento ; Tu se' dolce conforto
Ogni.allra speme é vento, E medicina a’ nostri affanni c peno.

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, . ,

278

0 Tonte d' ogni bene Questo sonno è tanto grave,


Letifica noalr'alma Taticoaa. Ch’ i’ non posso risentirmi :
O Madre dolce e pia, Nel tu’omor dolse e soave,
Ouanl’6 verso di noi grandc'l tn'amorc ! Gesù mio, piacciali udirmi,
Bealo a chi disia E con leco riunirmi :

E cerca di servirli a tutte l’ore : Po’ eh’ i’ son da le parlilo,


Chi 6 leco in fervore 0 eterno Idio infinito.
Non sento ma’ pensier d’ alcuna cosa. Che per me se’ immolalo.
A le dunque s' aspetta Fa' che la luo passione
Ira tutte l' altre donne onore e grazia. Gusti bene, e mi conforti
Vergine benedetta. Si, che le mie afflizione
Fammi, i’ii priego, la mia mente sazia. Sien qual de’ too’Sanli morti.
Ch’i non muoia in disgrazia, 0 Gesù, lo mi traporli
Del tuo dolce fìgliuol, mamma pialosa. Qualche volta in gran dolcezza
O magno Iddio eterno. Po li parli e ’n grand’ asprezza
Per cariti della Ino mamma santa Resto quando m’ ha’ lasciato.
Salvami dallo ’nTerno, Dunque non mi abbandonare,
E dammi fede virtuosa tanta Gesù mio, se I’ 6 in piacere :
Ch* i’ riconosca quanta Rendimi ’l tuo salutare,
E la luo previdenza in ogni cosa Po’ di me fa’ ’l luo volere:
Sanza te nulla potere
ccccxc. È in me, vii peccatore.
.Ma so tu mi da ’l tu’ amore
( CaaUii come — O null^o o doro core J. Sempre fia da me laudalo.

0 uom vile e tanto amalo ccccxci.


Dal luo dolce Creatore,
Che non guardi quanto amore
T’ ha dimostro, o cieco, o ’ngralo 7
0 gemma preziosa, o mie disio.
Glorioso Minialo,
Prima a se ti fece ugnale.
0 martire bealo.
Ma tal grazia li togliesti :
Priega Gesù per me, clemente e
pio.
Di che lui si Te mortale. Fammi trovar nel suo cospetto grazia,
Per ridurti onde cadesti.
Po’ che gli se’ si grato
Peccalor, che non ti desti Priegai, eh’ el facci la mie mente sazia,
Oramai che ’l tempo è corto 7 Pur eh’ i’ sic illuminalo :
Pensa omè che quell' é morto, Po’ segua il mondo come gli è osato,
El qual vive nel peccato.
Ch* i non temo ’l morire.
0 Gesù, dolce e benigno.
Non che patir martire.
Che morir volesti io croce. Come tu m’ ha’dimostro, pel mie Dio.
Per dar vita al cuor maligno Che dolce amor fu quel, che In gustasti
Del Cristian crudele, airocc,
Più che ’l piacer mondano
Quante volle la luo voce Perchè regno d' Ermenia rifiatasti :
Ad ogn' or sento chiamare Chi
1 tei moslrù si vano
Non mi posso risvegliare, Se non l' eterno Iddio, giusto e
Sovrano
Tanto sono addormentalo.
Con la suo passione ?

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,

279

Ta in tal cognizione CCCC.XClll.

Lo imitasti contro a Decio rio.


Il che appresso a Dio ba meritato ('Cantasi come — I* loo ruccel che lopra ruDì d* oro}.

Et suo regno superno,


E pel martirio crudo, che gustalo
Or gusti al bene eterno, Io son Gesù, che sopra e’ rami d’oro
Pel qual noi li preghiamo in sempiterno, D'un verde legno, in croce mi lamento:
Cbe supplichi per noi r son Gesù, che per le, ingrato, moro ,

Quello Iddio, nel qual puoi E tu non li risenti al mio tormento !

Che per tu' amor non ci metta in oblio. .Alma, sappi di' i' son quel bel tesoro.
Che servo essendo. Iddio per le divento :
Non ti commuovi a tanto amore, ingrata,
CCCCXCII. Sendo col sangue mio ricomperala t
Kisguarda, anima cieca, el mio bel volto.
(«laatafi come— Vien'a me peecatorr]. In cui lieto contempla el paradiso:
Perchè il del non li fosse, ingrata, tolto
Di sangue per tuo amor l'ho tutto intriso:
V eggoti in croce morto Ilo ne' flagelli el santo corpo involto.
Pel mie grave peccato, Perchè ’l tuo cor dal mie non sia diviso:
O misero a me, ingrato , Ma quanto più crodnl fu la mia doglia
Chi mi fa diOìdar del fido porto 7 Tanto el vizio da me li lieva e spoglia.
La mie tristizia, o Dio,
Con lutti gli error miei CCCCXClV.
Ancora el mondo rio
Mi fa gridare omei :
(Caataai come — Se ben folcito T4do).

Penso quel eh' io sarei,


Gesù, senza '1 tuo ’into o 'I tuo conforto.
La carne, e ’l mondo e '1 senso Gresù quando contemplo il tuo dolore.
Mi fan si crudcl guerra :
Che se’ di sangue e di pianto bagnalo.

Lasso a me quand’ io penso Confittoe’ piè, le man ferito e ’l core.

r mi ritruovo in terra, Di crude c spesse spine incoronalo :


O Dio, in cui si serra Allor contemplo il tuo infinito amore.
Tanta virtù, nella qual mi conforto. La tuo clemenza e ’l mio esserli ingrato.
Perché presto. Signore, Che per levar da noi l'antico bando
Tu vien lutto piatoso Morir volesti, e gir peregrinando.
In verso el peccatore
Benigno c grazioso, cccaxcv.
O Gesù amoroso,
Piaeciati Irarmi fuor del cammin torlo. Laude di BEexanno d'Alahanxo
Pel merlo del tuo sangue, db’ Medici.
Ch’ è prezioso tanto
Al tuo servo che languc Dircn la vita in brieve

Soccorri, o Gesù santo Avanti al nostro Duce,


SI che con simil canto Di Luca, che riluce
Conduca l' alma salva in nel tuo porlo. Più che candor di neve :

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S80

Loca fa i^iro, c nacque Amico a Dio fedele,


In Antinchia ; e risse Che annunzi Tevangelio e sciogli e leghi :

Con Paolo, e gli piacque Giudice d' Isriicle.

Notar ciò che lui disse; Che varie lingue in fuco alTalmc spieghi :

E r evangelio scrisse Mai scarso agl' uman' prieghi.

Dopo Marco e Malico Gemma che 'I ciclo adorni :

Lor, Latino cii Ebreo, Che più soggiorni, o mio caro patrono?
Luì Greco e manco brere. Sei tralcio in vera vite:

Scrisse assai di Maria Un de' pochi operai tra molle biade.


Con penna : e del pennello Sei pecorella mite.

Di certo io non diria; Che in mezo a’ lupi sol per vincer cade :

Ben mugghia il suo vitello. Sci infermo Ira le spade,

Medico vergincllo Zelo per arme porli :

Anni quattro e settanta Confondi c' forti sol col dolce tuono.

Degli Apostoli canta O fondamento, o smalto :

I gesti e il pondo greve. Basa e colonna alla città terrena,

Pria Bilinia e Bisanzio Porla, torre, e monte alto :

Ebber già Tossa e il nerbo, Nocchier che i fedei gnidi in riva amena;
La Città di Coslanzio Nugoletta serena.
Poi le diè a Buda in serbo. Che dai manna per piova.
Curi suo Sacro verbo
il Pietà ti muova, impetraci perdono.
L’alma, che langue e plora
Ed il suo aiuto implora ccccxcvii.
Per gire al del più leve.
Landa di San Simone
(Hj motto proprio).

Simone e Giuda n’andorno


'Tromba che'l divìn suono Suso al elei lieti in tal giorno;
Spargesti in ogni terra ;
Questi dua figli d’ Alfeo ,

Da chi non erra, impetraci perdono. E di Maria Cleofe

Quanto sei onoralo ; Sciolse Jesù Galileo,


Jesù li elegge e chiama e vuoili amico: Per sua grazia e sua merzè,
Falli del suo Senato, E de’Ginilici gli fe’.

Apreti l’arca del petto pudico. Che sedran T ultimo giorno.


Trati del fallo antiquo : Molti al sacro Crìslianesmo
E fai segni e prodigi!: Da costor fumo conversi :

Volta i «esligii nostri al Divio Trono. Riceverono il ballesmn


Seminasti la legge. Rabiloni, e Medi, e Persi :

Che nel libro del cor Jesù li scrisse; E fur gl’ idoli dispersi,
A'I ampliar sua gregge Veneriamo il santo giorno.
Volse che scalzo c sanza sacco gisse; Perno Magi i di serpenti
Cura gl’ infermi : disse Intorno a questi una ghirlanda :

Non salutar fra via; Gnun di lor par si spaventi,


Ma in casa pria, darai di pace il dono. Ma fan punger chi gli manda :

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asi

Curan poi la turba infamia : 0 chiunque solca il Marc

Veneriamo il sacro giorno. D’ osto fallace Mondo,


Per mostrare un falso incesto Jesù, che è morto, appare
Fan eh’ un fantin parla il vero: Pih lieto c più giocondo
Liberorno il popol mesto, Gli k tcco, e vicn dal fondo-,
Da duo Tigri coll’ impero : Quest’ è ’l di del Signore.
Ebber poi martirio intero, Poi che I’ umil s’ csalla.

E fur morti in questo giorno. Appar somma giustizia:


Gli hanno il fin de’ nostri affetti, Chi del sepulcro salta.
Che fa vii le gemme c l’oro. Che gli è Dio da notizia,
Oli hanno il premio degli eletti, Speme pegno c ,
primizia.
L’ arca del divin tesoro : Quest' è ’l di del Signore.
Piaccia a Dio che sian con loro. Oggi è tolta la preda
Venerando il Sacro giorno. Air infcrnal corsale,
Convien clic ’l vivo ceda
Al morto, che lo assale:

IXCCXCVIII. Che poi in vita risale,


Quest’ à ’l di del Signore.
Libera il corpo c I’ alma

Oanliam di core , cantiam di core. Nostra oggi il buon Icsù :

Quest’ è ’l di del Signore. Prende l’ usata salma


Ciascun giubili e canti Per non la lassar più:

Che ’l bel fiore di lesse Dunchc voltianci in su.


Che sfiori poco avanti. Quest’ è ’l di del Signore.
In croce, alma, per le Il dolce agnci, che cruda
Resursc, e frutto fc. Doglia e morte sostenne,
Quest' è ’l di del Signore. Lion de tribù Juda
O terra, or lieta sia : Risorse; ed a noi venne:
Già fusti in doglia scossa ; E’ il gran vessillo tenne :

Risorse , quei che pria Quest’ è ’l di del Signore.

Di sangue ti fc rossa : -Maria prima ebbe il dono


Or sia da gaudio mossa. Di veder sua biltatc :

Quest’ è ’l di del Signore, Insin che salga al trono:


Or su dian gloria a Dio, Ilmorto in libertate
O acqua, o aria, o fuoco: Appar dodici fiate.
Risorse Gesù pio Quest’ è ’l di del Signore.
Per darci miglior loco: Gli Apostoli già sparsi
Deh siamo in festa c ’n gioco : S'uniscono, c chi ’l niega
Quest’ è’I di del Signore. A tutti vuol mostrarsi
La Luna, il Sol le Stelle E Tomma non si piega :

Sien liete c sanza velo: Poi tocca ed entra in lega.


Or parlon alme belle
1’ Quest’ <! ’l di del Signore.

Dal limbo o vanno al ciclo. Collo esemplo ci è mostro

In gioia e festa e zelo. Oggi che mutian vita:


Quest’ è ’l di del Signore. Chi tol.se via il mal nostro
35

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, , ,

Col patire or ci aita .limò che e’ va alla banda:

(ìir a gloria inllnila. E in gran periglio fra gli scogli gira.


è
.Quest' '1 di del Signore. Ove suo sorte il manda:
Elia già morto, al morto Congegno m.vnca, e il mar viepiù s’adira.
Prossimo vita rende: Né più parla o comanda.
Jesù nostro conforto Ma sol domanda te: mostrati ornai.
Morto per se la prende, Che ’l tuo servo t’ appella.
E la vita a noi scende ; Porgi le sacre orecchio a'mesti lai.
Quest’ é 'I di del Signore. Prendi la barca e tiella:
Non sia chi più spaventi Mitiga il mar turbato e scopri i rai:
Per morte : il morto vive : Sicura e io porto é quella:
L'angel par ch'el consenti, Se sppar tua stella a lei, dolce Maria.
E la Chiesa lo scrive:

Diciamo, alme festive:

Quest’ è 'I di del Signore. ccccc,


Orsù chi fia che sorga
{Cantasi a moUi» proprio^
Con Jesù, in sua memoria?
Chiunche il fermento espurga
In arimi di gloria Lasso i’ moro
Canterà con vittoria : Omè eh’ moro i'

Quest’ è ’l di del Signore. O Dio, merzè.


La carne e ’l mondo.
ccccxcix. 0 Dio giocondo.
In questo fondo
^Cantasi come — Chi raitrui cote). Mi tira a se. Lasso
È il fragii senso,
Xua chiara stella ognur, dolce àiaria, 0 Dio immenso,
Nel pelago lampeggia : È quando io penso
lo ogni secco, scoglio e traversia: Rebel da te. Lasso ee.

Por che omil cor ti cbioggia : El demon rio


Merli, soccorri alla barchetta mia : O leso mio,
Fa’ eh’ el nocchier ti reggia. M’ invila, eh’ io

Che’ invan sormeggia in alto mare irato. Ricorra a se. Lasso ec.
Quando ogni vento fronde; iion nato in fallo,

E monta in ciel per fona di lor fiato. Sanza intervallo


Poi ncirabisso scende : Ho fatto il callo :

Deh porgi aita al suo misero stato. Tu lungi se? Lasso ec.

Che vinto ornai a’ arrende: Buer non posso


Se non ti prende pietà, gli i perito. Da vizi scosso,

Si gran fortuna il preme, S' io non son mosso,


I.’ arbore in tronchi gih si trova al lito ; lesù, da te. Lasso ec.
Né remi o vele ha insieme: Dunché, lesù.
Hotte ha le sarte e '1 timone è smarrito, Tirami in su.
Privo d’ogni altra spontc : Nono star più',
E stride e geme, e solo a te sospira. Ch’ ormai temp’ c. Lasso ec.

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CCCCCI. Con grado ordine c legge


Che ciascun si rompreenda
Lauda d' Ogniuanli. La voce ascenda
A chiunche in ciel dimora.
OgKì in terra ai onora Tutti cbieggiamo aito.
Chiunchc nel ciel dimora Con sospir pianti e preghi :

Non dee cbi è auso in gloria Al numero infinito


Esser quaggiù in oblio, Conrien che Dio si pieghi ,

E qui non 6 memoria E sua grazia ci spieghi.

Oi chiunche é intorno a Dio ; O Dio benigno, ascolta,


E se uno spirto pio A noi ti volta,
Mostrassi cbi è io quel loco : Cbe ognuno languc e plora.
La vita è poco .Merzè, Maria, merze
A chi un de' mille adora. .Meriè Profeti e varj,
Nessun priro di laude .Apostoli inGammati,
Fia nella santa gregge : Martiri e confessori,
•Se laodiam cbiunebe applaude Virgioei cori,
Al paslor, che la regge El pcccator v’implora.

Finite le Laude vecchie e nuove.


A petizione di Ser Piero Pacini da Pescia.

DI FEO BELCARI
Da un Codice MS. del Scc. XV, già Caccini ; credonsi inedite.

CCCCCII. E savia e onesta e pura,


.Angelica Ggura
La perfetta speranza, In voi sanza mancanza.
Cbe trapassa ogni cosa ,
Poi ch'ebbe partorito,
Madre di Dio pietosa. Del suo ventre beato,
E in to’, sanza mancanza. fìesù d'amor fiorito

O madre benedetta. Nacque, sanza peccato,


Madre di caritade, E bacci ricomperato
O regina diletta. Ugni nostro difetto.

Fonte d'umilitade. Col sangue benedetto.


La somma deitade Che sparse in abbondanza.
V’ ha presa per {sposa. Al Limbo i Padri .Santi,

Madre di Dio pietosa, •Molto si ralicgrorno.


lo voi sanza mancanza. Allora tutti quanti
Per la vera salute, i:on umiltà laudoroo,
Vergine santa c pia, Lo vero signor caro,
Lo Re delle virtulc. Che veniva nel mondo
Prese io voi carne umana, Per far ciascun giocondo
Di voi, stella diana. Della nostra fallenza.
, , ,

284

Ucsidcravam sua venula Sempre t’andrò cercando.


1*10 di cinque miila anni : Per te Gesù, che tu so mio Signore,
Doppo ch’ebbe perduta Piangendo e sospirando
L’anima con affanni, Drcnto al mio cor, perch’io son pecca-
Eccoti San Giovanni Gesù, dammi tuo amore,
il (toro.
Se’mesi innanzi a Lui Non guardar mio rigoglio.
Anunciar di Lui Che tornar voglio a te, che se’ mio Dio.
Pcrrella consolanza. Ritornar mi conviene
Ciascun prieghi di pace A te, che se’ verace padre Eterno,
El Signor della pace Che mi cavi di pene
Pace chiamando, pace. Di forza del nimico dello ’nferno :

Pace con amor, pace 0 buon Gesù, o buon pastor superno


Questo non sia fallace 0 lìgliuol di Maria,
Ch'ò parola di Dio O Verace clementia, giusto e pio.
Pace fra voi lasc’ io I’ ho peccalo molto
Con vera consolanza. Nella superbia, in avarizia e ira:
Amen.
Questa si mi t’ ha tolto.
ccccciii.
Onde l'anima mia al fuoco tira I

I ti vorrei trovare, o Signor mio. O piatoso Gesù in ver me guata.


Sempre t’andrò cercando Non guardar mio rigoglio.
El tuo (nome) chiamando, o vero Dio. Ritornar voglio a te, o padre pio.

A V TORI

DEU.E LaI'DI, che VENNERO AGOIl/NTE NELL’EDIZIONE IMDX),


A PETIZIONE DI SeR PIERO PAGINE

Incerti pag. -211-13, 214, 218, 2^, 223-25, 227, 230, 234,
238-39 ,
241-43 , 244 ,
248 , 252 , 254 , 264.
Ser Antonio Lippi {
Laudo iii) , 213.
SmoNE Pallaio (
VI ) ,
. . . . 219-21.
Castellano Castellani (xvii), . .222, 227, 228, 230, 232, 236, 343, 246-48.
Ser Firenze (ii) 238.
Lorenzo Tornabeoni ,
. . . . 229.
Bernardo Giahrillari [xixJ , . . . . . 229, 250-52, 253, 254-56, 268-72.
Lorenzo de'Medici, 237.
Berto delle Feste 238.
Francesco d’Albizo (
XXV li J, . 240, 256-64, 266, 268.

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LAVDA DI FKO BELCARl

Impressa in sette strofe, siccome inedita, nel T. I, della Serie de' Testi di Lingua
di Gaetano Poggiali. Lirornu 1813. 8; e anco colla data Firenze mdcccx. 8.

Oramai sono in età

Ed è quella di numero CXLIX qui a 68, stampata già in ben quindici strofe
nella Edizione del 1185, e trovasi pure tra quelle di Linnardo Giustiniani.
Yen. 1171; c di F. Girolamo Savonarola. Firenze I8'31, dal P, Bonfrizieri,

poi attribuita a Suor Diana Imbarcali, V. /anibrini


Catalogo delle Opere dei secoli XIII ec. ,

LAVDE IX) DI FKO BELCARl

Ora per la prima volta stampate per cura del Cav. F. Mortara.
[Parma dalla Stamperia Carmignani 1836. 8 )

Sopra un MS. del Sec. XV, del Principe di Cimilile

c sopra un maturo esame credute tuttora inedite.

Chi ben pensa a la tua pietà

A.vanti del Signore Sente dolcezza ,


che ’l cor lieto fa.

Salute d' ogni piaga


È la xxxvm dell'ediz. IWO. Qui a ‘i3. Nel tuo nome dimostri
Perchè 'I tuo sangue paga
Tutti i debili nostri :

ccccciv O gran bontà, o carità,


Perdonami la mia iniquità.
(con aero»ticu). Vorrei le, Jesù mio.
Che m' hai ricco d'amore ,

lesù, che il mio cor fai Mentre eh’ i’t' ho in desio


Per te d’ amor languire Dei mondo soo Signore
E le gran pene c guai Calamità e povertà
Con gaudio soOérire, Trova ciascun, ebe Dio nel cuor non ha.
Giocondità di chi t' ama, Sazio mai non saraggio
Che per te piange di pianger brama In questo miser mondo
È '1 tuo nome vezzoso Benché alle volle un saggio
È vita de’ viventi : Gusti di le giocondo.
Tu se' mel zuccheroso Quando vedrà tua Deità
Delle divote menti: L' anima mia allor si assazierà.

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, , , , , , ,

m
r«:cccv. Arca del sommo eterno Dio
Ognun per le si può salvar
E diventar di crudel pio:
<*oo acrutticn
( J.
Degna volermi liberar
Per la bontà del tuo Ggliuol
Madre di Dio, nostro Signore Che si degnò di lo incarnar.

Per quell’ amor cbc ti creò E 'I mio cor pien d' alTanno e duol
Degna esaudire il peccalore, Ora t’invoca e sta fedel :

Le laude tue cantando ro E tu che volgi il fiele in mcl


Accieccbò tragghi l' alma mia La grazia tua voglia largir.
Del gran martir, nel quale sto.

Tu se' benigna, dolce e pia,


La manna se' di ciascun ben. Cibi si veste di me carità pura.
Piacciati udir cbi a te vien,
E nou guardare al gran fallir. E la XXXIX dell’cdiz. 1480. Qui a 2d.
Aurora se’ del nostro di,
Che generasti il sommo sol,

E 'I rentre tuo lo partorì. cccccvi.


Chi al tuo figlio obbedir tuo!
Per te in lui trova pietà. Se pensassi I' errore
Se del peccalo allor si duol. Della tua vita fella
Aiolo se'd' ogni anima Anima tapinella.
Che ’n Tcrità ricorre a te: Piangeresti a tutt' ore.
Ed io col cor chieggo merzè. Tu sprezzi il Creatore
Riguarda un poco il mio languir. Che li fe tanto bella,
Regina se' del elei gentil E pel mondano amore
E se’ rifugio trionfai Di Dio tu se’ ribella.
D' ognun che viene a te umil : Nimica d' ogni stella
Voglia sanare ogni mio mal In tenebre è il tuo core.
Per quella gloria, in che tu sé Non se' viva, ma morta
Che non so dir quanta è o qual Per la colpa mortale,
Facendo grazie e doni a me E T Oemon li fa scorta
Più si vedrà la tua bontà Alla pena eternalo,
E più speranza in te ara E 'I tuo vizio bestiale
Ognun ebe vuole a le servir. T' ha tolto il vero onore.
Imperatrice se'd’onor Piangi li tuoi gran danni,
Ripiena se' d’ ogni virtù Cb' bai perduto il tuo sposo :

Per l' umiltà del tuo buon cor Duolli de’luoi malanni
Ciò ebe tu chiedi a Din Gesù Che non trovi riposo :

Sempre I’ csaude e pronto sta Lasciasti Dio gioioso.


Se tu lo preghi a dame più. Per loto e per fetore.
Per r infinita carità Ritorna al Signor pio.
E per ciascun tuo gran piacer, Che tanto amor li porla ,

Misericordia voglia aver Vedi Gc.sù tuo Dio,


Del servo tuo presso al perir. Che ’n croce ti sopporta ;

-
)

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, ,

m
Se dentro conforta
Abbracciai con fervore.
ti

0 dolce anaor Gesù, quando sar6.

Considera l’ olTesa È la CCLUX, edita prima aeirediz. 1489.


Ch’ bai fatta a Uesb Cristo Qui a 128, c più lunga di altre
Dal demon fusti presa strofe quattro.

Per piacer vano e tristo

Lo 'nfcrno era il tao acquisto CCCCCVU.


Con eterno dolore.
Vedersi la nequizia I’ veggo che il servire al mondo è vano
Del tuo tempo perduto K che chi più pel mondo s' affatica

Or piangi con letizia Più perde poi l’ eterno beo sovrano.


Cbo Dio t' è in aiuto, La vera carità che il cor notrica
, ,

E 'I tuo cor ben pentuto Perchè creala dal clemente Dio
Pia ripien di splendore. L' anima salva, e il mondo I’ ha nimica.
Sentirai nella mente Ben può dir eh’ ha perduto il buon disio
Pace con gran dolcezza, Chi spcne pone sol nel vano amoro,
Gli angeli di presento E servo è fatto del dimonio rio.
Ne faranno allegrezza: Domo mandalo dal giusto Signore
Gesù , somma bellezza Perchè hai tu voluto acconsentire
Sarà tuo difensore. Pel falso amore torti il Redentore?
Canterai poi un canto Tu de' pensar , che tu hai a morire.
Tutto pien di diletlu Ed ogni cosa del mondo lasciare
L’amur divino c santo E sol del mondo portarne martire.
Riempirà il tuo petto : Deh, cerca a Dio Gole e via mirrato.
Gusterai con effetto Per me , vii pcccator maligno o rio
Il tuo dolco Signore. Gesù ,
misericordia. Signor mio
Che se’ d’ amore un Game saziato.

Dolze Maria ,
ascolta il mie lamento.
Lievali su ornai
È la L, deU'ediz. 1480. Qui a 39. É la ccvii, edita prima ncH'cdiz. del 1485.
Qui a 92 ed ivi i attribuita
;

a Gherardo d’Aslore.

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Alla illustrissima Madonna ARGENTINA, donna dello
illustrissimo et perpetuo Gonfaloniere di Gi\istizia
Piero Soderini inclito protettore della città ,

di Firenze.

Considerando io illustrissima Madonna in che mudo potessi alli inlìniti bcnefltii


, ,

da VS. ricci-liti , satisfare ho pensato con qualche mio spiritual frullo, secondo
,

la mia professione dar principio a questo mio intimo desiderio, sperando no’ suc-
cessiri giorni con maggiore opera consolare la vostra illustrissima S. Ho com-
posto nuovamente in versi li Santissimi Evangeli! della sacralissima Quadragesima,
cibi spirituali per questa santissima quadragesima, e quali io addirizzo a V. lllus. S.,
pregando quella, che si degni accettarli con quella carità c amore, che merita lo
ardentissimo amore quale io porlo alla vosira singolare umanità , alla quale toto
corde mi raccomando. Nec-plora.
Vostro intimo servitore CasTELLAi«i:s de Ca8tki.ums I. V. Ooclor.

SONETTI fatti io laude dello illostriss. Gonfaloniere di Juslizia Piebo Sodbrisi


per me Castellano dottore Fiorentino.

Solida pietra ,
ove il sacralo frullo Leggiadra insegna, c gloriose coma,
Ucsccndc per ornar la bella Flora, Che per mirare el elei, quel s’é converso.
Che si può dir, da poi che'l elei li onora E in questo tempo alla stagione avverso
Se non che Giove a te s' è volto lutto ? Firenze al suo bel fior lieta ritorna.

Felice giglio, un tempo stalo strutto, T.vnle volle al signore ol servo torna.

Manda le dolce fronde al vento fora: Che sempre non 6 indarno il tempo perso:
Cangialo è il tempo, la stagione e l’ora E tal crede che un legno sia summerso.
Di gaudio si riveste el pianto e il lutto. Che felice al suo porlo un di raggiorna.
Trasse la pietra ai nostri padri in terra Cosi ha fallo la mirabii fronte.
Acqua per con.solar l’afnilto gregge. Che le due belle corna al ciclo fisse.
Ma per noi grazia assai maggior si serra Tantoché diSionne è giunta al monte.
Da questa vengon fuor le sante legge, Pietro, se mai tua pietra eterna visse.
Questa trasmuta in pace ogni aspra guerra. Credi, che or si farà di fama un fonte

Dunque che pih temer se il cici la regge? Tal, che forse giammai marmo nonscrissc.
Certo ispiralo disse:
Di le il Petrarca con voce divina
I Grazie che a pochi il cicI largo destina >.

All'lllustr. Madonma Argentina.


Duo grandi eccessi in voi posto ha natura
G ioriosa .Madonna, in cui si truova C oro, che fisso in quella pietra regna :

Quel che non può pensar nostro intelletto. Questo licn del Lione estrema cura :

Però s’ io sono a voi, donna, suspetio, L’argento poi, ch’è al vostro nome insegna,
l)n cuor gentil sol gentilezza appruova. Mostra nel contemplar vostra figura.
Ogni metallo al paragon si truova, Che mai fu nò sarà cosa pib degna.
E quale 6 la ragion tale è l’ cirello : O generosa insegna,
E perchè oro è più degno e perfetto,
I’ Accetta del tuo servo el piccol frullo.
Pero a molli el suo bel conio giova. Che assai dona colui, che dona il lutto.

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COMINCIANO E VANGELI DELLA (QUARESIMA
COMPOSITI IN VRRSI

PER ME CASTELLANO DI PIEROZZO CASTIXL VM


BOTTO» PIOBIKTISIO

A LAUDE E GLORIA DELL'ALTISSIMO.

Evangeuo Phimo. Ma tu quando digiuni con effetto

Fa'cbe unghi 'I capo e poi la faccia mondi,


Diceii cl primo di della Quaresima. Acciò che tu non mostri el buon iiffciio

E die la ipocrisia non ti confondi


La Ditina clemenUa, Gli efISclli tuoi giocondi :

Secondo San Mattbo, dichiara a pieno, El padre mio, ch'ogni aecreto intende,
Ohe Gesù Naiareoo El premio a ciascun rende
Disse a discepol’ suoi questa senlcnlia. Con la infinita sua somma potenza.
Quando voi digiunate, io fi ricordo Non vogliate acquistar tesori in terra.
Come ipocriti Iristi non racciale. Dove lo erugo e la ligouola roda,
Che sterminan la faccia e il rollo lordo. E dote c ladri ognor «i fanno guerra ;

Acciò che rcramenU Inr crediate: Cosi del ben d'altrui il tristo gode.

lo parlo io veritalc, Cercate eterne lode


Cli' egli hanno ricevuto la mcraede, El lesor vostro in del sempre sia (otto.

Perù che sema fede Che dove ò il fioro è il frullo;


É la lor cicca c falsa conscicntia. Quest' è dell' Evangelio la sentenza.
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Il
VAKGUI

Quanto dispiaccia a Dio Per la salute vostra


la ipocrisia

La clerna sapienzia ccl dimostra, Quel che voi intenderete del Signore.
Però quel beo, che fai, secreto sia. Sondo in Cafarnaum Gesù entrato
Che non si da la palma o chi non giostra, A lui andò il buon Centurione
Non sia la colpa nostra; Dicendo: padre, il mio figlio è malato
Conosce Dio ugni secreto core Paralitico ed ha gran passione.
:

Se la Ha spina o lioro Con somma affezione

Lo intenderà ciascuno alla partenza. Slava aspettando di Gesù la voce.


La ipocrisia 6 come un flor di prato Che troppo ardendo cuoce
Che drenlo ascoso odore alcun non serba: Kl padre in terra: un liliale amore.
Cosi fa il cor di quel maligno e ingrato. Disse Gesù, con singular conforto:

Che ha la mente bestiai, cieca e superba; Va, eh' io vengo a curarlo con disio.

Per carne cl frutto e l’erba Allora Centurione afflino c smorto


Si fa di lupo un mansueto agnello: Rispose non son degno Signor pio
: io ,

Manda, Gesù, il flagello Che sotto il tetto mio


A questa cieca ,
falsa e ria semenza I Tu entri; ma dii solo una parola.
Quanti si mostran oggi in terra, santi. Però che quella sola
Che drcnto son più crudi eh’ un Nerone ; Potrà torre al mio figlio ogni dolore.
Versan di fuor sospir, lacrime c pianti. Io sonuom conslitulo in potestà,
Mostrando aver d’ ognun compassione. E tengo gente assai sotto di me,
O infcrnal prigione, E quando dico a un, ebe vadi, e va:
Che drente ardendo poi devora e strugge Così serve ciascun con somma fe:
Chi correndo non fugge Questa ris|msla diè
Da quella lor crudel, falsa presenza. Quando Gesù, guardando! disse allora:

O miseria mortai, quanti ne inganna In Isdraele ancora


Questo fruito bestiai rigido e vano I Tanta fe'mai trovai, nè tanto amore.
Tal mostra aver dal cielo, ognor la manna. Però vi dico, che molli verraono
Che drenlo d’ogoi cosa ha fatto spiano. Dall' oriente insino all' occidente,

Vedi quel che noi siano 1 E con Giacob c Isac saranno


Però si lauda un oom, vivendo, a torlo. E con Abram patriarca eccellente.

Ma quando è giunto in porto Poi con turbala mente


Allor si de' laudar la sua prudenza. Disse : c flgliuol’ del regno sicn distrutti

Su dunque Gesù venite,


al fonte di In tenebrosi lutti
Che’l tempo, ognun Iosa quanto gli è breve Dove strida sarà, pianto e dolore.

E coori al signor vostro oggi oflerite, Poi al Cenlorion con lieta farcia
Ch' ogni affanno mortai vi farà leve. Disse: sia fatto come tu hai fede :

Slruggesi più che neve Cosi tornò per lui somma bonaccia ,

El cor rinvolto in queste ombrose spine : E merilòMrovarc in Dio merzede :

Pensale il vostro fine Cosi fa chi ben crede :

In questo primo di di penitenza. Questo è in eflcllo cl luterai cuostrotto :

Ognun ne porti el frutto


Evangelio II.
Chi vuol fruir Gesù con tutto il core.
Dicesi cl secondo di della Quaresima.
Questo dimostra ad ogni buon Cristiano,
San Matteo pieno d’ amore Che chi fede non ha, pace non Iruova:
Nello Evangelio santo ci dimostra Sicché non consumale cl tempo invano.

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DKLLi QUARESIMA III

Che dopo morie l' operar non giova : .V Discepoli suoi disse il Signore:
UucI che (ìesù non pruova Avete voi udito quel precetto,
Va ciimc fiera al cieco bosco errando, Che fu detto agli antichi con amore,
Nessun sa dove c quando D’ amare il fralel suo con puro alTcllu ?
Verrà lo estremo di del gran furore. El nimico in dispetto
La fede è quel Irsor, ch'cl eie! ci mostra. Uarai: sugginnse poi l’ antica storia.
La fedo strugge cbi operando brama. Ed io per vostra gloria
La fede per amor combatte c giostra, Vo'far ciascun di voi miglioro amante.
La fede fa veder quanto Dio ('ama. Vo' che i nimici vostri amiate ancora
La Fede ardendo chiama Servendo a ciaschedun, che «’ ha odiato
Quel sommo ben, che l'universo regge. Questa è la legge, che 'I mio padre onora,
Ed ogni error corregge Questo è più dolce e più felice stalo :

Chi cammina con fede al suo fattore. Cosi ognuno chiamalo


O superbia mortai ,
quanto se' dura ! Sarà vero figliool del Padre Eterno,
Non c' è nessun Centnrione io (erra ; Seguendo el suo governo
Ognon l’altrui dolor pensa e misura Com’ '1 buon fratto le suo dolce piante.
Per fargli se potessi maggior gnerra ; Manda la luce el sommo padre in terra,
L' umiltà è sotterra. E piovo sopra a quel, che ognor t'olTende
E la pietà dispersa va pel mondo: Poca merzè nello amante si serra,
Ilo 6 oggi al profondo Che ama solo colui, che ben gli rende.
Sperania, caritè, pace ed amore. El pubblicano attende
Quanti dicon con bocca: non son degno.
io A questo tale amor, però conviensi
Ch'hanno un core più duro ebeun topazio, Con l' alma, el core o i sensi
E che sia il ver, ponete mente al segno. Fermarsi in questo amor, fermo e costante.
Che di peccar nessun si vede sazio: S' e frale' vostri sol salalcrcto

Non danno un di di spazio Questa niniilà che vi darà di gloria?


A tanto sacramento, e voglion poi. Gli Etnici fanno come voi farete
Che ’l signor veogbi a noi Questa dunque sarà poca vittoria :

A sanar si protervo e duro core. Questo sia per memoria :

Come Centurion venite ad' ombra Siale perfetti, come il vostro padre,
Del dolce frullo della santa croce: E di virtù leggiadre
Questo tesoro ogni dolore sgombra Ognun sia come lui sempre zelante.
Da quel, che lassa el cieco vizio atroce. Guardate di non far troppa giustizia
Udirete una voce Dinanzi a ciaschedun per parer retto.
Che dirà: pecorelle, io son parato Che la vostra merzè sarà nequizia
Aprirvi el mio costato Nè premio alcun si dona a tale effetto :

E darvi il sangue mio, ch'é pien d’amore. Adunque el poveretto


Quando l'adiuli, noi cantare in piazza.
Evangelio III. Che questo solo ammazza
Dicesi et terzo di della Quaresima. L’ opero giuste tue, perfellc c sante.
Chi fa la carità per parer buono.
La tromba rcsonaole Come nsan quest' ipocriti di fare.
Di Matteo Vangelista, apostol santo Vogliono el premio qua di (al perdono:
Mostra con dolce canto. Però se usi limosina fare,

Che Dio p.nr!ó queste parole sante : Sappili, ben guardare.

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IV VA^GELI

l'.lie l'uiw man dcll'allra appena intenda: Sondo ia notte era la nare in mare,
llasla, clic Dio comprenda E Cristo in terra sopra el lito slava ;

K ri'Ulli delle lue devote piante. Vidde c disccportuoi alTaticarc,

IJucvrò dello Eiangciio el acuto lutto Però che ognun con passion remava ;

Dato per diinoairar amore in terra,I’ Contrario et vento andava,


Ma oggi è lauto amaro il dolce frullo. Onde Gesh, sondo la notte ohteura,

Clic ognuno al guato tuo la bocca terra : Senta alcuna paura


Kl mondo è lutto in guerra : Verso la nave caminar t’ ingegna.
£ non die al ano nimico ai dia pace. Veggendo sopra P acqua ii Creatore,
Anzi quello oggi piace, Fantasma si pentavan fussi quello.
Clic è sempre nel mal far fermo e cuslanle! Onde esclamando stavan con tremore,
E se il creator questa pietà c’ iosegna Come sotto la rete ala l'uccello :

Col parlar prima, c poi aospeto in croce, Quel mansueto agnello


l’crclià la creatura oggi ti adegna Disse ; disecpol’ miei, non dubitale,
Udir del suo paalor si dolce voce? Ch' io V o' che voi veggiata

Quel mal clic aciuprc nnocc Quanta è la giuria mia suprema o degna
Cliinon lo fogge è verancnle stolto: Appena fusai el Salvalore eoiralo
Che se ’l tempo c’ 6 tolto Che cessò il vento ed ogni suo furore,
Mancbcrà el frullo, e scccfaeran le pianto. Onde ciascnu s'è più maraviglialo.
Questo imparò San Giovanni Gualberto Perchè de' pani non aveon sentore.
Quando al nimico perdonò la vita ; Era occecalo el core.
Ili che ne nacque poi quel segno certo, Onde poi (ransfretando preson porto
Che a San Miniata a perdonare invila. Per lor pare o conforto.

O che dolce ferita Come il verbo divino aperto insegna.


Dar la leiidella a Dio, rhe tolto, intende. Jc.vsamarech la Icrra chiamala
Che quel sempre dilèude Era, dove e discepoli arrivorno,
Ognun, che sta nel suo amore constante! E tcramenle la sua faccia ornala
0 voi che siate al Divin Verbo inieuli Conubbun tulli in quel felice giorno:
Levate 'I core a Dio, la mente e '1 sento Dipoi cercando inloruo
Pigliale esemplo di sna docomenti. Pigliavano o grnbali con dilcUo
Che per dormir non si ba tributo o censo. Di chi giaceva in Icllo,

A questo amore immenso E di sanar ciascnn Gv‘aii ai degna.


Venite, peccator, non sialo tardi. Quanti n’ era in città o in altro loco

Che ognun convien che ardi. Ognun poneva infermi per le itrade
Se fusti un cuor piò dtiro che 'I iKamante. Dicendo: se la Umbria tocco un poco
De'veslimenli, io trurerrò pictade,
E correvan le squadre,
EvAacEUC IV. E colui che toccava cl sommo bcuc
Non sentiva più pene.
Dicesi il primo tabbalo di Quaresima. Ma era P alma sua felice c degna.
Questo è dello evangelio cl sentimento.
J.ICIÌOO sacrala c degna Secondo che la lellcra dichiara,
Secondo Marco Evangelisla dello .Ma se vorremo entrar gustando droulo.
Di Gesù bonedetlu: Come colui che per cercare impara,
Udite quanto luici mostra c insegna. Vedrem quanto è preclara

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DELLA QI aERsIHI V

Questa immensa bonli del Slfpiur nostro, EvaNoelio V.


Che a lutto el mondo ha mostro
Quel bel tesnr che fra beali regna. Dicesl la prima Domenica di Quaresima.
Chi tuoi che 'I tento del peccato passi
lìuardi con l'occhio in quella dolce croce, Sali Matteo pieno d’amore.
l.a fronte a terra vergognosa abbassi Evangelista Santo oggi ci mostra
Chiam.'indo il snO pnstor con umil voce ; Dell’ aspra e cruda giostra ,

Gesù verrà veloce Che fece col Demonio el Salvatore.


Picchiando cl cor della sua naticclla, Sendo Gesù menalo nel deserto
E faralla si bella, K1 Demon per tentarlo prese a dire :

Ch’ ella sarà del elei morendo dégna. Se sei lìgliuol di Dio, coln' è di certo,
Se ne cuor vostri cl Creator terrete. Perchè ti lassi di fame morire?
Cesserà il vento d'ogni vostro affanno, Fa' queste pietre unire
àia se voi drieto al vizio andar Vorrete, E tornar pani, o poi li pasci alquanto ;

Vostro sarà con la vergogna el danno : Sendo In giusto o santo


Quando apenli saranno Potrai presto nutrir lo slailcù coté.
E bricvi giorni che or vi dati letizia ; Disse el Signor: non sai In che gli è detto
D' affanno e di mestizia Quod non in solo pane Vivit homo?
Sarà la mente é 'I cor morendo pregna. àia d' ogni Verbo di Gesù perfetto
Ma quale è quel, che chiami oggi el Signore Si pasce c regge in terra ciàsenn nomo,
0 cerchi di gnarìr dal suo peccato? .àncor non sendo domo
Ohi brama le riccheze e chi l'onore, Un’ altra volta si pensò tentarlo.
Chi cerca cl mondo per morir dauuato ; R volere ingannarlo,
E voglion chc'l grabato Come cieco protervo e pien d’ errore.
Gli levi Dio, che ogni secreto intrude; Prese il demon Gesù, o sopra el Tempio
Che chi se s'iCssO offende Lo pose, 0 poi gli usò cosi parlane :

Per pruova ad altri molte cose insegna. Se sei di vita c sanlilale esemplo
Ognun che alBItlo in questo mondo lenguo Voglia la tua polenza dimostrare:
Chiami Gesù, come lo veviotella, Lasciali giti andare :

Che essendo iiifclla del flusso del Sangue ,


Perchè gli è scrino, che gli angeli santi
Drieto al Maestro con sospir, favella; Verranno lutti quanti
O se io toccassi quella A liberarli da pene c dolori.
Fimbria, che cigne e sua be' veslimenti; •Mlor Gesù un'altra volta disse :

Sarei fnor di (ormeAli ; Scritto gli e come Dio non tenterai:


,

Cosi a lutli el divin verbo insogna. Onde il demon sopra un gran monto miase
Su dunque lutli con voce sonora Dicendo a quel : se tu m' adorerai
Chiamalo Dio, che a sanare ci venga, Ciò che tu vedi arai :

Entrale drenio o non isiale fuora. Mostrandogli del mondò lo potenzia.


Se non volete che '1 morir vi spenga Non ebbe pazienzià
La bontà si mantenga; A questo più l’ eterno Creatore.
Quosta 6 la luce che ogni vizio scaocia. Va' a drieto, Satanasso ingrato c rio,
O che dolce bonaccia Non sai tu quante volle è alalo scritto
Vi darà in elei questa divina insegna ! Che tu adorerai aolo uno Dio?
Conosci, cicco, el tuo bestiai delillo;
Partissi tutto afliitto.

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VI vangeli

K(J ecco quantilh d'angeli sanli Evangelio VI.


Con inni e dolci canti
Ad ministrar con gaudio el Salvatore. Dicesi el Lunedi dopo la seconda Domenica
Pigliate esemplo dallo eterno verbo, di Quaresima.
Se volete fuggir la tentazione.

Bisogna essere umile c non superbo : San .Matteo benedetto


Questa dcsiruggc ogni infernal prigione Nel sacro suo vangelio mostra a pieno.
I'
El porto orazione: Che Gesù Nazareno
Così ba fatto el Creator superno, Disse a dìscepol' suoi questo bel detto:
Clio destrulto ba lo inferno Quando el Ggliuol dell' uomo in maiesU
Sol per mostrar la via al peccatore. Verrà col tron dell' angelica gregge
Quando I' uom si dispone al viver retto .‘'Opra r eterna sede poserà
E sta come colui, che amando teme, Come vero Signor che tutto regge :

I)a lui si parte ogni infernal concetto, E per divina legge


V'eggendo indarno consumarsi il seme. Congreghcransi a lui tnltc le gente.
Abbiate in Dio la speme. E staranno presente
Che essendo giusto il Creatore immenso Per ubidire al suo divin precetto.
Non lassa sopra el senso Farò due parte di ciascun di loro
Tentar cbi vive nel suo santo amore. Come usa fare spesso un buon pastore
Fogge al deserto ognun, che vuol vittoria, Dalla man destrà poserà coloro.
Perocché il mondo ci conduce a morte : Che saran benedetti dal Signore
L’ uom che cerca fruir I' eterna gloria .Vquai con dolce amore
Si mostra sempre al suo nimico forte : Dirà : venite a possedere il regno
El cielo apre le porle Paralo a voi per pegno.
A cbi combatte, c combattendo acquista. Da poi che ’l mondo ebbe il suo primo ef-
Come qui el Vangelista lo ero nodo, e vestito m’avete, (fello.
Descrive apertamente del Signore. Io ebbi fame, c voi si mi cibasti :

Lo onor di Dio è la più cara cosa , Ancor mi desti bere, avendo sete.
Che si possi al Signor donare in vita: Essendo foreslier voi m' alloggiasti.
Questo è fra gli altri Gor la bella rosa Infermo visitasti,

Dove sì purga c monda ogni ferita. E stando incarcerato in grave doglia


O potenzia inGnita I Per contentar mia voglia
Chi non gusla el valor di tua virlule Venisti ad me con cordiale alTello.
È privo di salute. Diranno c giusti allor: dolce Signore,
Nò vede el cieco suo bestiale errore. Quando l' abbiam veduto esoriente

Qr so col Salvator venite al monte , Allor abbiam cibalo, o sommo amore


t'
,

O pecorelle, che cercale pace, E quando lì vedemmo sizicnte?


Voltale al pastur vostro un po' la fronte. Mai ci fusti presente.
Che troppo c dolce il beo, che sempre Allora dirà il Signor clemente e pio :

Onesto lupo rapace, (piace. Quel che ad un servo mio


Se voi abbraccierete el divin regno. Facesti, ad me reputo un tale effetto.
Al suo tartareo regno Poi vollerassi alla sinistra mano.
Starò confuso nel suo cicco errore. Dicendo : gite, ingiusti, alfuoco eterno
E perchè il tempo avete perso invano
Starete co’ demoni in sempiterno:

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DEtLA Ql'ARBSIllA VII

fame c scherno Oggi el sacro evangelio cel dimostra :


lo pati
B sete, enudo, c peregrino ancora Chi questo bel Icsor vivendo abbraccia
E mai soccorso una ora Sarà viltoriosu in ogni giostra ;

Trovai, essendo infermo c poverello Non sia la colpa nostra,

Risponderanno e miseri dolcnli : Cerdiiam di corre rose e non lo spine.


Signor, mai non vedemmo lua figura; Che le grazie divine
Allora diri cl Signor con gravi accenti : Sul si danno a colui, che e mondo e netto.

Chi de mia servi al mondo non ha cura

Non mia creatura;


d
Cosi al fuoco derno questi andraiiiio ; CVAMGKLIO VII.

E giusti in ciel saranno


c gaudio c cordial diletto.
Dicesi el Martedì dopo la prima Domenica
Con pace
di Quaresima.
Quale è quel coor si dur, protervo e rio,
Che oggi dal capo a' piè non Iriemi tulio!
Questa è scolenia dello eterno Dio.
San .Matteo vuol mostrare

Che ognun che mal farà sarà dcstrulto. ,


Come in llierusalem venne cl Signore :

Si che oguun con amore


Cercate far buon frutto.
sua sentenzia Vcnglii la sua dottrina a contemplare.
Se volete fuggir la ;

Scrive che entrando in quella città santa


Deh fate penitenzia,
Che non giova il pentirsi al cataictlo. La dilina bontà, che tutto vede.
Hieronjrmo, che fu di vita specchio, La terra si commosse tutta quanta
Spesso tremando gli parca sentire .Andando incontro a lui con pura lede.

Quella tonante tromba nell' orecchio, Per impetrar merzede :

Che si farà per lutto el mondo adire. Ecco Gesù profeta, ognun dicca.
Che ognun debba venire Che vien di Galilea:
Alla sentenzia del giudicio immenso. Bealo a quel che lo polca guardare.
O me quando vi penso Come Gesù nel Tempio fu entrato

Triema la mento el cor, la voce, el petto. Cominciò a cacciar chiuiiche vedea,


,

Quando sarà dal corpo separata E a chi Iacea o contratto, o mercato


L’anima, che ne' vizi s’è nutrita, Lo mense ed ogni cosa percolca :

Vedrassi allor dal mondo abbandonata, E cosi lor dicea :

Confusa penserà sua trista vita :


Scritto è che la mia chiesa è d'orazione,
Come cicca e smarrita E voi una prigione
Starà dinanzi a Dio dolente e mesta: Di ladri al lutto la votele fare.

Non alzerà la testa, Allor si mosscn ciechi c zuppi ancora

Pensando al cieco suo bestiai defetto. Nel Tempio, per trovar da lui merzede,

O miseri mortai' quale è che pensi E lutti sani e lieti uscivan fuora.

Vedere el di di si crudel giudizio? Che Dio non manca mai a chi ben crede:

Quale è che e giorni in tal modo dispensi' E, principi, ognun vede,

Che non abbi a temer di tal supplizio. E sacerdoti e scribi, tanto segno,

Chi è che lassi cl vizio. Prcsonne grave sdegno


Se non colui che per umana sorte Per le gran cose che vedevon fare.
£ sipresso la morie Gridavano i fanciul’ nel Tempio osanna:
Che lassa il mondo proprio a suo dispetto? Sia benedetto di Davit cl Gglio :

Quanto la carità al Signor piaccia Gli scribi e farisei ognun s' alfaiiiia

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Tlll rl^uiu

Voltano contro a Dio la testa e '1


ciflio, KvtNGELlo Vili.
£ aoD feroca piglio
Dissero a lui: non odi tu il minoro. Dicesi el .Mercoledì dopo la prima Domeuic.v
Cho tuo! dir tanto onoro? di Quaresima.
A questo modo Dio ti vorrai fare.
Allor Gesù: non avete voi letto, San Mattbo pian d'amore
Che per la bocca de' piccoli infanti Scrive come gli Scribi c Farisei,
Dio di laude ha fatto l'uom peifetto? Perfìdi falsi e rei,
Onde confusi stavan tutti quanti: .\iiduroo per tentare el Salvatore,
Da gli occhi loro davanti Dissen, Maestro, noi vorremmo uo segno.
Parte Gesù, ed in Betania entrando Se vuoi che veramente li crediano;
Veniva predicando Allor Gesù, con cordiale sdegno ,

(JucI che lingua mortai non pu6 parlare. Vcggcqdo el pensier lor prptervp e vano,
Voi, che cercale sempiterna giuria. Disse; un segno vi diano,
Prendete esempio dallo eterno lieiie: Gente perversa, iniqua cd indiscreta,
Non è lanza fatica mai vittoria : l^^he è di Giona profeta
Colui ebe fugge Dio, fogge ogni bene. Questo 6a el segno al vostro cicco errore.
Quel che nel Tempio viene Come Giona Irò giorni Stiè celato

Pensi che gli è il tusor che Dio ci ha dato Nel ventre di quel pesce, senza afTanno,
Del proprio suo costato. Cosi el figliuol dell’ uomo Ha .serrato

Che ci farà nel ciel felici andare. Nel centro della terra scpza danno:
O voi, che optratc nel divino ospizio Poi, disse : surgerauno
A profanar la vostra dolce madre. Le gente Mnivilc al gran giudizio
Vedete quanto t grate el vostro viiio, Condennando al supplizio

Che muove a tanto sdegno el sommo pa- Questa stirpe bestiai, picn’di rancore.
O coso inique e ladre, (dre. Feciooo e Ninivile pcnìlenzia
Che si fanno oggi nella chiesa Santa ! Mossi sol dalla predica di Ciona:
Di doglia el cuor si stianta E io vi dic.0 , che maggior potenzia
Quando io vo la tua sposa contemplare. Ha quel clic dolcemente vi ragiona.
Dunque, dolce Je|ù, la tua fortezza Udite, ogni persona,
Mostri nel Tempio suo lo immenso zelo: Dsll'anslro sorgerà la gran Regina
La tua pietra. Signor, si rompe c spesa Sol per dar disciplina
Va la gregge dispersa al caldo, al gioia : A questa cieca gente scnsa amore.
Dinanzi agli occhi un velo Di Salomon la sapionzia grande
Hanno e'paslor, per non vederla in volto, Da' confin' delle gente mosse questa.
El cibo gli è già tolto , Ma ehi vi porge qui le SUO vivande
Se tu non tien. Signore, a riparare. Maggior giuria e dottrina manifesta.
Or oltre, pecorelle, alzato il viso. Poi con parola onesta
Non indugiate più cho ,
'I tempo è corto Disse, quel che udirete con disio:
Cercate a possedere el paradiso. Dunque chi teme Dio
Che dove manca Dio, non à, conforto. Levi lo spirto al ciel, la monte e '1 core.
Non giova all’ uom che 6 morto ,
Quando lo spirto immondo esce dairuomn
Chiamar mcriè: dunque gridale laalo, Per luoghi aridi c iuculti i| passo muove.
Clic'l vostro amaro pianto Cerca trovar riposo, c mai è domo :

Vi facci il cilto di salute dare. Cosi cammina un tempo c unii sa dovu

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DELLA QL'ARESISIA iz

Dice : io (ornerò dove È quando a penitenzia ritorniano.


Usci, quando pervenni in questo loco : Che partendo da noi si rode e strugge,
Cosi « poco .1 poco Veggendo el tempo suo perdersi invano ;

Ritorna a mantener l’antico errore. Ma quando al vizio andiano


Tmova nel ritornar la casa ornata Allor ritorna un’ altra volta fuori
E piglia sette spiriti peggiori, Con sette altri peggiori :

Cosi da lutti poi è abitata Cosi cammina a morte el peccatore.


E fansi drento assai più gravi errori Guardar convicn ciascun la casa bene
Cascon le frondi o' fiori; Quando la grazia del Signor v' è drento :

Cosi sarà di questa gente ebrea E se per caso pur talvolta avviene ,

Inìqua ,
falsa e rea. Che ’l lume dello amor si truovi spento.
Priva d’ugni virtù, pace ed onore. Più che saetta al vento
Cosi parlando allor venne uno io fretta Correte a medicar quel mal che è verde.
Dicendo: la tua madre e tua fratelli Che se il tempo si perde
Son fuori, e di vederti ognuno aspetta Non gioverà piangendo dir ; Signore.
Si che torna, Maestro, a rivedelli. Volendo di virtU farvi giocondi
Non pensando ora a quelli Seguir la via de’giusti si conviene ;

Disse Gesù con parole leggiadre: Ciascun drento e di fuor la casa mondi.
E quale è la mia madre? Pigliando esemplo dallo eterno bene.
E mia fratei ,
che stanno a aspettar fore? Amor, timore e spcno
E stendendo a' discepoli la mano Saranno el porto alla salale nostra:
Disse: questa è la madre e ’I mio conforto: Vengbi ciascuno in giostra ,

Ognun che al padre mio non (la lontano ,


Che sol la gloria è di chi cerca onore.
Troverrà sempre di salute il porlo: Dunque ognun venga , chi ha sete al fonte.
E parlando più scorto Che troppo è dolce cosa amare Dio ;

Disse Gesh con parlar dolce e pio: Sionne al sacro monte.


Salite di
La madre e 'I fratei mio Lasciando e ’l mondo, e il cicco vizio rio.
Sarà chi virerà nel mio timore. Chi può dir, questo è mio !
O profonda virtù o luce immensa : Se non colui, che ogni tcsor dispensa ?
Quanta dolcezza è nel divin tesoro ! Dunque stollo è chi pensa
Veramente colui , che a Dio non pensa Seguire cl mondo, e fruire cl Signore.
Non può pace trovar, non che ristoro.
Gli Scribi son coloro, Evangelio IX.
C hanno il cuor sempre picn d' ogni ma-
Mostran di fuor giustizia, (lizia. Dicesi cl giovedì dopo la prima domenica
Ma drento sempre v’ è odio e rancore. di Quaresima.
Vanno cercando e segni , e se un vedessi
Ispalancalo un giorno cl paradiso. P arlar supremo e degno
Appena che ’l maligno cuor credessi Secondo il vangelista prezioso
Tanto r ha il proprio amor da Dio divisa ! Di .Matteo glorioso
Nessuno si fidi al viso, Si cheognun levi al contemplar lo'ngegno.
Che gli hanno a bocca il mel drento vc- ,
Scrìve come Gesù pervenne entrando
El cuor d’ inganni è pieno, [neiio Nella parte di Tyro e di Sydoue :

E chi gli vuol gustar proavi el sapore. Quivi una donna Cananea chiamando
Lo spirto immondo, che da Dio si fogge Venne Gesù con somma alDizione,
b

J-

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I VA^em
Piena di passione. Oggi cl sacralo verbo co lo insegna;
Sondo la figlia dal demonio oppressa, Sol può sperar colui che amando erede ,

Chiamar Gesù non cessa, Che dove manca Dio, pietà non regna.
Tanfo era cl iiieslo cor d' afTanno pregno. Deh seguite la insegna
0 fìgliuol di Dasid , o me Signora ,
Di questa Cananea donna mortale , ,

Pietà li prenda del mio bel Icsorn; Che col suo dolco strale
Un demon maladelto con rorore Ha trapassato in ciel l' eterno segno.
Tien la Ggliuola mia in gran martoro : Volete voi al prato eterno gire,
Dagli qualche ristoro. O pecorelle languide c tapine ?
Gesù guardando allor nulla risponde. Vuoisi di fede el freddo cuor nutrire:
Onde lei si confondo. Che savio è ,
sol colui, che pensa al line

Quasi pensando che l’ avessi a sdegno. Le rose c non le spine


Dissono allora c discepoli Santi : Cercate, o pecorelle, in terra corre,
Signor, non odi fu costei che chiama? Perchò la morte corre ,

Vedi quanti sospiri e quanti pianti ? E spesso rompe cl fin d' ogni disegno.
Pietà suol por trovar colui che ama, Su dunque al pralo della eterna vita.
ET tuo soccorsa brama. Che mai senza Litica fu vittoria.
Gesù rispose c disse : io son pastora Questa donna gentil vi chiama c invita :

Mandalo dal Signore Non siale lento alla superna gloria,


Per salvare Israele c i suo bel regno. Questo sia por memoria.
Allor getlossi genuflessa in terra Perseveranza ed orazion [lerfcKa
Ed adorò Gesù con puro allctto. Son i’ arco e la saetta ,

Pietà, dolco Signor, deh non più guerra, Che guida a porlo ogni alTannato legno.
Che '1 troppo ardente amor mi serra cl
Gesù paslor perfetto
,
petto. , (
Evangelio X.
Risposo , e non è buon prendere e pani
De tigli e dargli a' cani. Dicesi cl Vènerdi dopo la prima Domenica
Che non sarebbe di giustizia segno. di Quaresima
Rispose a questo lei con sommo ardire :

Anche tal volta il can dal Signor prende llil vangelista eletto

Minuzzoli di terra , per nutrire Disccpul di Gesù più che altro amato
La vita, e il Signor suo pur non s'olTendc. Col parlar dolco o grato
Gesù, che questo intende, Del Signor parla con pietoso allclto.

Maravigliossi , o disse, o donna eletta. Era la festa de' Giudei quel giorno
La fede tua perfetta Quando in Hierusalcm venne il Signore ;

Con la grandezza sua passa ogni ingegno. Drcnto alla terra un Inogo mollo adorno
Poi disse a lei: cl tuo voler si faccia: Era, dove discese cl Salvatore,
E così fu sua figlia liberala ; Con gran festa ed onore
0 Cananea felice, ah chi l' abbracciai Belsayda chiamala da’ Giudei,
Che ben fusti di fede innamorata. Piscina dellì Ebrei
O me gente insensata ,
Provala per purgare ogni difetto.

Che crede per dormire aver la palma : Cinque porlicbi iiilurno que.sla avea ,

Non viene il vento in calma Dove gran uioltitudin di languenti,

A chi ha sempre el viver retto a sdegno. Di ciechi ,


Claudi c zoppi vi sedea

Quanto piaccia al Signor la viva fede Per aspettar deU'acqua c inovinicnli.


>

— . : d by Gcxigtc
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DELU QCAItESIHA M
Cosi «(asino allenii £ disse; essendo san fa' clic non pecclii.
Perocché l’angel f;iù di ciel veniva La piaga recidiva è poi peggiora,
Drento a quella acqua viva Fansi talor le rose acuii stecchi :

Quella movendo per divin preccUo. Lo infermo alzò gli orecchi

Quivi era un'uom già (renlollu anni stato £ partendo da lui fc noia a pieno ,

Inuna infermità mollo duleule: Che Gesù Nazareno,


Veggrndo quel Gesù tanto aggravato L’ aveva mondo d' ogni suo difcltn.
Conobbe che gran tempo era languente; Que.sla i del sacro verbo la sentenzia
Uisscgli dolcemente : fecondo el sentimenti) lillcralc
Vorresti tu la sanità fruire 7 Qui si inoslni di Dio la sua cicmenzia ,

Lo infermo prese a dire ; Come dichiara cl senso suo morale.


Tu puoi pensar s‘ io n' arei gran diletto ! Lo infermo é quel che ha male,
Alcun non ho che nel turbar mi voglia È il cicco poccalor, che sla pur doro
Metter nell' acqua drente alla piscina : In questo mondo scuro.
Come io son per entrare in sulla soglia Privo d'ingegno, di fede e inlcIloKo.
Un allro innanzi a me presto cammina: .Ma la pietà del Creatore immenso
Cosi l' alma tapina Si degnò sempre al pcceulor venire :

Di giorno in giorno si consuma c strugge. Destagli con dolceza alquanto il scuso


Gesù disse allor: surgo ,
Per farlo a penileiizia risentire.
Cammina, che sanato é il tuo defclto. Fra so comincia a dire ;

Subilii fu lo infermo liberalo ,


Alcun non c'é!, che mi lievi cl peccalo;
£ sema alcuna doglia camminava, Vuol che 'I ciel gli sia dato ,

Portando con letizia el suo grabato Per dormir sempre nel mnndan dilcllo.

Con somma festa a casa ritornava ,


Dice il Signor, che è pien di dolceza.
Sabbato si chiamava Vien'ch’ io li voglio aprirò il mio costato.

£1 giorno, che'i miraeoi fe il Signore : Par che si strugga della tua bclloza
Onde pien di rancore £ dico: non dormir, togli el grabato ;

.\vcvono c Giudei mente o'I petto.la Deh piangi el tuo peccato


Disseno a quello infermo con isdegnu: E dona el core a me, che son Ino Dio,
Portare il tuo grabalo non conviensi: Guardati, Ggliuol mio.
.'v.ibatn c oggi , un di supremo e degno, Che più non torni al cicco (no difetto.
Non par che a questo caso, ingrato, ptvnsi. Nel tempio poi cl pcccatur lo truova
Lo infermo alzando c sensi Non per le piaze.o giuochi, o balli, o canti.
Rispose: quel che m' ha oggi sanato La grazia con la luce si rinnuova :

Disse; togli et grabato: Però chi brama Dio, cerchi fra Santi,
Cosi ho fatto qnanto lui m' ha dello. E nessun mai si vanti
Disseti di nuovo un' altra velia ancora : Trovar nelle richeze el sommo amore :

Cognosceresti tu, chi fussi questo? Nel Tempio ila cl Signore ,

1.0 infermo disse rispondendo allora : Questo è l' ospizio del divin concetto.
lo noi conosco ,
a parlar chiaro e presto. 0 vaga pecorella ormai cammina
,

Questo era lor molesto. Al monte, dove sta rclerno legno:


Gesù che dalia turba fu parlilo, Quivi di sangue è posta una piscina
Era nel Tempio gito. Por lavar, cieca, el Ino peccalo indegno.
Come descrivo cl vangelista eletto. O amoroso pegno
Trovò nel Tempio lo infermo el Signore, Da slrugger per dolceza ogni aspro monte,

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MI VANGILI

del la fronte
Dell lieva al Allor disse cl Signor con sommo zelo;
Che morte pai^a alfine ogni difello. Levale so, non vogliate temere.
Cosi levando gli occhi inverso il cielo
Non potcroo altro, che Gesù vedere:
Evangilio XI. Cosi mancò el piacere,
E partendo dal monte el Salvatore

Diersì cl Sablialo doppo la prima Domenica Disse con grande amore


di Quaresima. Quel che dichiara el Vangelista santo;
Non vogliale a ciascun manifestare
£jl Vangelista Santo Quel che avete veduto con disio,
lifATTEo, vaso d’amore io terra elcllo, Infin che vien da morie a suscitare
Con cordiale alTetlo Quel che ò figliuol dell’ uomo c vero Dio.
Parla del suo Gesù con dolce canto. Col cuore umile e pio
Scrive come in quel tempo il Creatore Vegli dunque ciascuno al sacro monte,
lacobo, Pietro, e poi Giovanni prese; Levando al cici In fronte
Questi menò in sul monte il Salvatore, Chi vuol vestir del suo divino ammanto.
Transfignrossi ,
c la sua carne accese, Salir cl monte è levar T intelletto

El Sole in lui discese, Alla gloria dc’Sanli o de’ Beati ;

Tal che mancava a risguardare il senso ; Ma quando un pensa al cicco c van diletto
Tanto era il fuoco intenso Tolti e piacer’ di Dio gli son letali

Clic pareva di neic el suo bel manto. Sonci gli esempli dati,

Apparve allora Moisc ed Ella Ma noi, che siam ne’ mortai’ vizi involti.

Con quc'parlando con dolceza immensa : Come bestiali e stolli


Pietro che drento un foco al cor sentia Cerchiamo il gaudio Iransmolarlo in pian-
Disse: Signore, o che vivanda intensa: Questo verbo divino a lutti insegna, (to.

Beno è che a questa mensa Cbc senza il monte non si può vedere:
Noi siam : dolce paslor, clemente e pio. El monte è l’oraziuo sacrala e degna,
Ascolta con disio Che spiega sopra cl del le sue bandiere,
Quel eh’ io ti parlerò. Maestro, alquanto. E con sommo piacere
Deh facciam Signor mio , tre tabernacoli,
, Ti fa fruire Dio con tal dolceza
El primo a le, a Moysc el secondo, Che con la sua grandeza
A Ella el terso, e in questi santi oracoli Ti mostra el paradiso lutto quanto.
Ognun contempli le. Signor giocondo. Quando Dio vede el cuor levalo in so
El parlar puro c mondo Tutto si mostra a chi lo vuol fruire
Era di Pietro ,
quando venne in terra Non ti lassa veder se non Gesù ,

Una luce, ebe serra E con dolceza li comincia a dire:


Ciascun che stava sopra al monte Santo. Non volere scoprire
Un gr.in voce fu dal ciclo udita. La dolce vision, che Dio li mostra
Che disse questo i il mio Qgliuol diletto.
: Che la superbia nostra
Vò che la sua parola sia udita Nuoce a chi del suo ben vuol gloria o vanto.
Per lutto cl mondo con pietoso aflello; Su dunque tulli al monte di Taborre
lv fu tanto el diletto, Venite, peccator’, più non dormile ;

Che c discepoli Santi allor tremorno. Ciascuno a morte più che un vento corre,
Anzi in terra cascorno. Se Dio vi chiama, perchù non salile

Per la virlh di quello obicllo santo. Dice a lotti ; venite,

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DELLA Ql'AltESIMA XIII

eh* io ri vo' dimostrar la gloria mia. Il suo verbo giocondo :

Mente superba e ria, Felice d quel, che lo vorrà gustare.


Che non ti muovi a si suave canto. Hai non conobbe quella stolta gente.
f l.n «econtU Domeoira «i dif'e qii<*«lo rvanpdio dì s^pra ì.
Che Gesù il padre suo chiamassi Dio.
Disse il Signore allor più chiaramente:
Udite con dolceza cl verbo mio:
Evangelio XII. In verità dico io
Quando cl fìgliuol dell' uomo esalterete
Diccsi cl Lunedì dopo la seconda Domenica Allor conoscerete,
di Quaresima. Che da me stesso nulla nso di fare.
Come il mio dolce padre m' ha insegnato,

Sacralo e bel parlare. Cosi vi parlo con pietoso aflelto :

Secondo San GiovAlsm evangelista : Quel sommo eterno ben, che m’ha mandato
Ognun con lieta vista É meco sempre, c mai resto soletto:
Vengiii la sua dollrina a contemplare. E con sommo diletto
Disse alle turbe el Creatore immenso; Quel che sol piace a lui, quello a me piace:
lo »o , e voi, bestiai', pur mi cercale: Questo 6 il verbo vivace
.Morrete nel peccalo voslro intenso, Per chi cerca salute in cici trovare.
E dove io vo. venir non ispcralc : Chi va fuggendo di salire al cielo

Quelle genie insensate Ogni parlar di Dio gli è sempre scuro.


Disseno allora, ammazerassi mai ? Porla dinanzi agli occhi un negro velo.
E stan turbali assai Che gli fa spesso el molle parer duro ;

Perscuro parlar, che veggon


lo fare, Ma uom, che è retto c poro
I'

Dice che dove e' và , noi andereno : Come egli v di Gesù, mostra la strada:
Questo è proprio un parlar senza ragione. La sua virtù leggiadra
Gesù reggendo cl lor cieco vencno. Par chè voglia felice al ciel volare.
Parlò mostrando sua dominazione: Sono c Giudei gli ostinati del mondo,
Di sopra é il gonfalone Che vivon senza lume e senza fede,
Della potenzia mia, ma voi del mondo tvtimansi d’ intclletlo si profondo ,

Siale , e io mi nascondo Che sol ennfessan quel che l'occhio vedot


Da chi vuol le sue pompe in terra usare. Nessun di lor non crede ,

Dello v’ ho già , che nel peccato vostro Anzi col naturai cieco discorso
'
Morrete, non credendo al Padre mio: Ogni celeste corso
E lanlo chiaramente lo dimostro Crednn potere con ragion trovare.
Che chi noi crede, è ben protervo c rio ; A questo parla cl Redenlor superno ;
Cosi parlava Dio; lo vo ,
e dove io vo voi non verrete :

Quando lutti risposen con isdegno; Chi fogge el mio parlar, cerca lo 'nfemo
Chi sei tu? facci segno Però dice el Signor, che voi morrete:
Acciocché noi crediamo ni lun parlare. Deh non abbiate sete,
Allor Gesù con cordisi dolcezza O pecorelle, del mondan disio,
Disse : principio .son, che parlo a voi. Se voi cercate Dio,
Molle cose ho dalla divina alicza, Non potrete periglio alcun trovare.
A dichiarare , o giudicarvi poi. Adunque venga ognun con viva fede
Chi ha mandalo noi Al fonte di Gesù sacrato c puro :
Verace é sempre: e però mostro al mondo Ognun che vive ben, drento vi vede

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XIV VANGELI

Un cammin dolce, libero e sicuro ; Oh quanto al S;gnor pisce


Ma il cuor, che 6 cicco o duro Colui clic ha il cor di caritè infiammalo I

Non pud volendo, al elei levar la testa ,


In terra padre non chiamale alcuno :
Che ’l senso lo moiesla Disse Gesù con cordiale alToUo:
E non gli lassa il vero fio trovare. El padre vostro in ciclo egli è sol' uno.
Al qual ciò che è crealo sla suggella.
Evangelio XIII. Quel mi fu sempre accolto.
Che ministro si fa, sondo maggiore :

Dicesi et Martedì dopo la seconda Domenica Chi Ga umil di core

di Quaresima. Colui sarà nel rie! sempre esaltato.


Prendete esemplo, prelali c pastori
V orbo suave o grato Al verbo sacro dello derno Dio :

Secondo el vangelisla San Matteo, Guardale a non mosirarvi buon' di fuori .

Quale al popolo Ebreo Che Dio conosce il cor qu.indo gli è rio.

Ha dolcemente il Salvator parlalo. Dcvolu, umile c pio


Sopra di Moyaè sedia regalo I>elibe essere il paslur, che altri corregge.
Sederiio già gli scribi o farisei : Clic (al si fa la gregge
Quando vi dioon. che fuggiate el male Qnal' è il pastor, che gli sla sempre allato.

Fatelo, benché sien protervi e rei. Omé quanta superbia o vana gloria
O discepoli mici Hanno e paslor', che vivoii oggi al mondo!
(ìuardole a non seguir l'opcrc loro, Miro non regna in lor, elio fumo c boria:
Che di fiior mosirau l'oro. Cosi la gregge si riduce al fuiido:
Ma drento d'ogni vitio ò il cor macchialo: El prato lor giocoudu
Allegan gravi e insopportabil' pesi, Son pompo, feste, gioie, cavalli o cani.
E nessuno é che vi ponessi ci dito, Siam peggio che pagani,
Voglioo di caritb parere accesi. K crediam poi elio Dio non muti stato.
Per fsre in terra el lor nome gradito; Voi gli chiamato ogiior pastori io terra,

E con un volto ardilo E pure el lupo vi conduce a morie.


Vanno le filalerie dilatando, Ornò quanti tormenti c quanta guerra
B le fimbrie esaltando Vi porge il cici per i.T lor trista sorlet
Del lor cicco, superbo c vano stato. Son di pietà le porle
Vogliono e primi luoghi in sulle cene, Chiose: si che voltato al cicI la fronte.

B le cattedre primo, e primi onori. Salile al divin monte.


Di salutargli in piata ancor conviene, Dove é miglior pastore e miglior prato.
Cosi si esalta e lor superbi cuori. Chiede la pecorella el cibo afflilla,

Maestri e precettori E non gli é porlo mai altro che tosco :

Esser ohiamali ciascun cerca e vuole: Non può tenersi per Io stento rìlli.
A segni, alle parole E mai nessun paslor la trae del bosco.
Si vede el falso lor cuore induralo: Anzi turbato e fosco
Poi disse a suoi discepol' con disio: Si mostra : e i sacramenti della fede.
Non vi chiamale mai maestri in terra : Se talvolta gli chiede,
Un solo è il ver Maestro e vero Dio , Gli traeva quando gli esce a punto il fiato.
La cui potonzia lutto el mondo serra Grida la pecorella spesso forte,
E però senza guerra. Paslor, soccorri ,
clic'l lupo m'uccide :

Tutti siate fratelli in sonama pace. Non che pietà gli prenda, di sua morte.

- I —— Oigitized‘bV‘-'!'^'*^lL'
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DELLA UI'ÌKSSIMA VV

Si gode, c molte volte se no ride, Con voce umile e pia


E da se la divide ,
Aperse questa donna el suo concetto.
Nod lasciando però di Pietro el frutto : Quc.sti duo figli, che io ho qui dallato

Cosi oggi è deatrutto Di’ che alla destra un teco segga lo cielo ,

Quel bel tesor, che gii) fu tanto ornato. Sia r altro alla sinistra collocalo
.Su, pecorelle, con pietoso sguardo A fruirli. Signor, con sommo zelo.
Cercate posseder l’ eterno bene. Avendo agli occhi un velo:
Vedete el mondo quanto gli è bugiardo Gesù allor, che ogni secreto intende,
:

Di lupo ogni pastor la pelle tiene Dolcemente riprende


Gesù amar conviene Di questa donna el suo pietoso affetto.
Questo é il pastor, che per cibarvi, in croce Quel che voi domandale non sapete:
Vi chiama ad alla voce. Potete voi el mio calice bere ?
Però venite al suo santo costalo. Rispuosen tulli con le faccio liete:
Di berlo a noi sarà sommo piacere :

Evangelio XIV. Questo calice avere


Disse Gesù potrete con disio :

Dicesi el mercoledì dopo la seconda Domenica Seder nel regno mio


di Quaresima. Non sendo in mio poter, non lo prometto.
Dieci de’ suoi discepol questo vdendo.
San Matteo con diletto De due fratelli assai fumo indegnali
Scrive, ebe a Gcrosolima el Signore Ondò Gesh, e lor pensier reggendo
Si mosse con amore. Acciocché d’umiltà fussino armati,
Per aprire el secreto del suo petto. Poi che gli ebbe chiamati
Scodo cu’ suo discepol’, dolcemente Disse : sappiale: e Signor delle genti.
Disse: oggi in Gcrosolima ascondiano. Che al mondo son polenti,
Sarà el Ogliuol deH’nomo dalla gente : Quel che è più grande èsopra gli altri eletto.
Tradito, e verserà suo sangue umaoo, Di voi non Ila cosi, discepol’ mia.
E sarà dato in mano Che chi vorrà nel mondo esser maggiore
De’ sacerdoti, Scribi e Farisei, Vo’chc ministro o servo a lutti sia:
Iniqui , falsi o rei Cosi s’ acquista fra' mortai’ l’onore.
Privi d' ogni ragiono e d’ intelletto. El primo sia el minore :

Non sazi ancor, condanneranno a morte. Si che porgete al mio parlar gli orecchi.

Ed alle gente poi lo tradiranno: In me ciascun si specchi :

Chiuse saranno di pietà le porle. Cosi comanda il mio divin precetto.


Però chè molli strazi ne faranno : Non son venuto ad esser ministrato.
In croce lo porranno Ma bene a ministrar chi vuol meriede !

Ma il terzo di sarà la sua vittoria. Per por I’ anima mia sono parato
Perchè con somma gloria, \ chi arà nc mici precotti fede.
Resurgerà questo signor perfetto. Felice è chi ben crede :

La madre de’ due figli Zolicdei Questo è delio evangelio el verbo Santo:
Venne con quelli ad adorar, dicendo: Ognun con dolce canto
Maestro, ascolta alquanto e prieghi miei Si volli a Dio con cordiale aflello.

Per quella eterno amor che in le com- Tre cose mostra la dottrina santa :

Gesù venne dicendo : (prendo. Prima, la carità dei magno Dio,


Che cosa ò quella che ’l tuo cor disia ? Che per dar vita a questa umana pianta

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IVI VANGELI

Oggi ci anauoiia el suo tormento rio: Quel superbo dispensa ;

Acciocchii con disio Ma sempre era scaccialo con furore.


La gregge soa dispersa torni al prato. Stavano c cani al poverello intorno.

Piangendo cl suo peccato, Leccando el sangue del suo corpo afflitto:


Che questo è il modo a diventar perfetto; Venne del tempo suo lo estremo giorno,
Secondo : ci ammaestra all'orazione Como si Iroova nel vangciio scritto
Che domanda tua sia giusta c buona.
la E del celeste ammilto
Vuol che sia monda d' ogni alTezione : Vestito fu con gloria, festa e canti;
A questo modo inOno al ciet rinlruona. E dalli angeli Santi

La carilh la sprona ,
Portalo a trionfar l' eterno amore.
Cosi ascende alla divina altezza, Venne la morte poi di quel bestiale,
Ogni serrarne spezza. Superbo, ricco, avar. colmo d' inganni,
Pur che’l cuor mondo sia, purgato e netto, E. fu sepullo nel centro infernale
Terzo : c' insegna la umiltà profonda, A nutrir 1' alma in sempiterni affanni :

Che debbe aver chi vuol salire al cielo ; Cosi portava e danni
Dunque nessuno el suo peccalo asconda Della superbia e del suo van tesoro,
Che Dio trapassa ugni serrato velo. £ stando in quel marloro
Tutti con sommo zelo Levò la luce al elei con gran dolore.
Tomaie a penitenzia, el tempo è corto. Viddo Abram dalla lunga cl poverello
Che non giova all' uom morto E disse; miserere al mio lamento.
Aver dolor del suo cieco difetto. Manda Laiero qui che è or si bello, ,

Cir intinga cl dito un po' nell'acqua dren-


Evangelio XV. Acciò che '1 mio tormento (lo
Venga refrigerando in tanta arsura
Dicesi el Giovedì dopo la seconda Domenica Che questa fiamma scura
di Quaresima. Divora e arde e strugge el miser core.
Allora Abram ; figliuol , sopporta in pace,
Parabola d' amore E pensa, che di là volesti cl bene
Secondo Lvca , a discepoli della; Avesti tua merzè , benché fallace.
Chi el elei fruire aspetta Quando Lazero slava in tante pene ;

Levi al verbo divin la mente e 'I core. Però or si conviene ,

Era un uom costituto in gran ricebeza. Che tu ti Iruovi al tenebroso inferno


Ornalo el corpo di porpora o bisso ; A stare al fuoco eterno;

Covlui volea del mondo ogni dolceza. Lasero retemo amore.


in eie! fruir

Senza pensare al tenebroso abisso ; Tra uno intervallo è grande


voi e noi

Ad ogni vizio affisso Che quà volessi a voi venire.


chi di

Slava : ma un mendico poveretto. Lasciar non poire' mai simil vivande:


Che fu Lazaro detto, SI che sopporta in pace cl tuo martire :

Questo nutriva cl corpo in gran dolore. Allor gli prese a dire ;

Spesso alla porla cl povcrel giacea Signor, con grande amor li vo' pregare
Di piaghe pieno e d’ infinita doglia; Che una grazia fare
Gran desiderio di cibarsi avea ,
Tu debbi a me, sepolto in tanto ardore.
Che ogni gagliardo cor la fame spoglia; A casa del mio padre arei disio
Costui avea gran voglia Che tu, dolce Signor, mandassi un poco:
Nutrirsi delti avanzi , che alla mensa Hovvi cinque fratelli c ’l padre mio.

I
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DELLA Ql'AnESiHA XVII

E Doa vorrei, che in questo oscuro loco, Su dunque, peccator, che siale in vita.
lo si ardente foco Levale gli occhi a più felice stato:
Vcnissin come me, signore immenso, Quando l' anima nostra è poi transita
Che ora indarno penso Non giova aver dolor del suo peccato.
Al crudo, stolto mio bestiai dolore. O peccatore ingrato.
Allor rispose Abramo c disse : e gli baimu Deh leva e sensi al ciel, la mente e l’alma.
E Moisì e i profeti e le sue legge: Che non si da la palma
Ascoltin quelli ,
e salvali saranno \ chi dormendo nel peccato muore.
Che la vittoria é di chi ben si regge ;

Non però si corregge, Evangelio XVI.


Anzi risposa e disse Abram, non basta :

A far la vita casta , Iticesi cl Venerdì dopo la seconda Domenica


Che troppo tira il mondo, e il suo bel flore. di Quaresima.
Se un che è morto, ritornassi a loro
Farebbon del peccato peniicnzia :
P arabola perfetta
l'crcbè veggendo 1’ aspro mio martoro, Secondo el Vangelista San Matteo ,

Fuggirebbono el mondo o sua polcuzia. Detta al popolo ebreo


La divina clemenzia Da quel paslor, che ’l peccatore allctta.
Rispose : chi la legge sua non clede Fu di famiglia nn padre assai potente.
Non darà ancora fede Che una leggiadra vigna fe piantare
A' suscitati morti el peccatore. E perchè drento non vi entrassi gente
U voi, che siale in questa errante vita. La fe'di folte siepe circondare,
E che cercale al mondo eterna gloria E io mezzo el torcularo
El ricco al cieco inferno oggi v’ invita, Vi misse cdiflcando una gran torre.
Mostrando el premio della sua vittoria. Acciocché al tempo corre,
O stolta e cieca boria. Potessi el frullo , die ciascuno aspetta.
Perder Gesù, per trovarsi allo inferno !
Lasciovvi drento molli agriculluri
Vedete io quanto acherno Dicendo lor, che usassin diligcnzia.
Si trova el ricco pel suo cicco errore! Poi si parti , e stando un tempo fuori
Quanti ne vanno al mondo afflitti c lassi, Della sua vigna, avendo gran temenza.
Che la superbia ognor gli scaccia al vento: Chiamò alla presenza

Non credo el ricco mai, che '1 tempo passi. Molti de' servi suoi ,
dicendo : andate
Però sta sempre al suo tesoro allento : El vin si m' arrecale
Vico poi la morte drento Della vigna, eh’ io pnosi si perfetta.

E spesso, quando c' crede esser giocondo Andorno e servi a riveder la vigna
Si Iruova nel profondo. Servando del Signore el suo precetto.
Dove non giova poi gridar. Signore: Onde gli acricullor’, gente maligna,
Sono e cinque fratelli c scotimenti, Sendo pregni di rabbia e di sospcito.
Che se l’anima nostra non gli regge Con onta e con dispetto
Spesso ci fanno a’ mortai vizi intenti ; Presono e servi, ed un di lor baltcrno.
Cosi I’ uom fogge la divina legge , Uno altro n’occiderno,
La ragion gli corregge : L’ altro cacciorno con le pietre in fretta

Ma chi va drieto al cicco loro conforto. l^entcndo questo il padre di famiglia


Se suscitassi nn morto, Mandò un'altra volta servi assai,
Sempre slarcbbon Assi al cicco errore. Ma quella gente ancor questi altri pigli.v,

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XVIII TiNGBLI

Facctitfó Strati di lor più che mai, Quel giorno ceriainente T arem preso
Onde el Sigoorc ia (guai Ma delle turbe dubilorno folle,
Slava fra se dolènte, aflillo e meato Perchè come profeta ora difeso i

Oifflèché vuoi dir questo t Questo operò, che non gli dleron morte.
Signor , ripara a si Maligna setta. O cicca e dura sorte
Disse Tra se questo padre clemente : Quanto dispiace il vera a ahi mal regge !

Forse , che temeranno el figliuoi mio : E chi se non corrègge


Cosi mandollo a quella crmia gente, L' operar ben d* altrui non l« diletia,
E giunto a loro con cordial disio, QucsUi leggiadra vigna è l'alma nosfoa
Quel popol crudo e rio Piantala dal Signor, che ’l cielo onora ,

Dissi'n fra sè, e si vuol dargli morte; E perché dà la palma a chi ben giostra,
Erede egli è per sorte Però la gloria è sol di chi lavora.
Onde a noi poi l' eredita s’aspetta. Di folte siepe é fuora

Allor cursongli a dosso con furore, Serrala inioroo co’ divin precetti.
E cosi ferno el poverel morire : Acciò che ognun si metti
Quando verrà della vigna el Signore. A far i’ anima sua suprema e degna.
Disse Gesù; qual sarà el lor martire ? La torre che è nel meizo è T oraticne
Rispuoscn con ardire t Che passa co' suo rati al santo regno ;

£ tristi agriculior saran desirulli : Dimostra el torcolar l' afflizione

E per aver buon frutti Ohe debbo avercoluii cbeT vizio ha a adc-
Allogherà la vigna a gente eleltà. Ma il peccatore iodegno (goo,
Udendo presto la risposta data Muove gli agriculior' del cieco mondo:
Gesù rispuose allor oon puro eflcltu Va la vigna al profondo,
E di.ssc: o gente éicca ed ostinata. Oh’ era U sposa di Gesù diletta.
Avete voi nelle Scritture letto, Manda e suoi servi el reodentor superno
Che essendo il Tempio eretto Cioè Io voce de' predicatori,
Di Solamon di quella pietra darà E il pensicr tenebroso dello inferno:
La coi forma c misura Ma presto vengon fnor gli agricoltori

NoD n vca loco dose fhssi accetta ? Cota rose, gigli e fiori:

Sondo già reprobata dalla gente Onde il piacer di questo mondo rio

In un canto del Tempio la mliremo Lieva el pcnsier di Dio:


E fu fatto da Dio mirabilmenlè: Però nessun di que' buon’ servi accetta.
Disse Gesù col suo parlare adorno : Dice el buon padre : forse temeranno,
E per più loro storno S' io mando loro el mio figliuolo in croce,

So^iunse e disse: el gran regno di Dio Quel sangue prezioso che vedraono,
Fia tulio al po|K)l rio, Quel farà lor lassare el vizio atroce:
£ dato ad una gente più perfetta. Entra nel cuor veloce :

Chi sopra questa pietra cade in terra Ma il cieco peccator, cbs nulla sente,

Sarà in diverse parte conquassato; Soffia più che un serpente


Cosi parlava Dto, che mai non erra, Tanto il piacer del mondo lo diletta.

Quando ogni Fariseo ne fu turbato 0 cicchi agricaltor', che siate al mondo


Pcns.indo, che parlalo Venite nella vigna a far buon frutto.
Fussi del cieco lor bestiale errore Se non, che voi andrete nel profondo
E vinti dal furore A stare in guai e io sempiterno lutto :

^hs imo fit di Lui aspra vendetta. Sarà el regno destnillo

— _ Digìtized by Gorr^le
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DELIA (il'ABESIMA XIX

E d*(o a qua' che «ivoran eoo fede: L’ untn , che non $i misura
Dunque ciu vuol menede Colui è quel che manca a presto muore.
Facci FsBMBa sua degne P pcrfelta Vergendo el padre l’ ostinata mente
(•li diò la parte , e disse : o ligliuoi mio.
Poi che partir da tue vuogli al prescole.
Evangeuq )lVU. Per saziar come cicco el tuo dstte:
In questo mondo rio
DIeeai ei Sabbale dopo la aeponda Puperuicn Guai a colui chesi conduco gl verde

di Quaresima. Che ogui amico si perde


Quando un torna vassallo di Signore.
Trovò compagni assai nella parliljP,
diaseun che d peccatore Come fa sempre Fuom, che largo «iicudc:
Oda questa parabola pepreUe, Mentre che uso ha danari in quesla vita
Da Luca scritta e letta, OgnuQ all’ amor suo presto s’ «csesidc :

La qual disse a' discepoli eJ Signore. Ma se ’l monte non rende


Do padre fu che duo Ggliooli aveva. Ogni amicizia si divtda o spcsto.
De’ quali uno era ass«i più gieraucUoi Però che oaila apprezza
Con grande oow ciascun dì lor teneva Colui che perde el tesoro o l’ onore.
Che ogni amor passa un liliale ailcUo. Cosi advenne al povero garzone.
Scodo dal ran dileUo Che in brieve tempo ogni lesor Tu spento;
El suo minor flgliiiai vìaIiO e legato. Sendo ^an (amo >« quella regione
Pensò mutare stsdo. Già era pica di doglia c aU tormento.
Come fa spesso el giovioil Icrvore. Mancavo el nnlrtmoulo
Disse questo figUtiol, cieco e insoleulc: E non Irovaado c| povorel coofurtA)
Padre, disposte son da voi partire, IsbigoUUo e «morto
Però mia voglio al presoote,
la parte Andava sospirando a tutte l’ ore.
Ch’ io intendo al tuM» in altra parta gire Sendo senza speranza ci poverello
:

Pensi ognun che mariUne Si (e d’ nn citladia servo e anggoUu ,

Senti quel dolco padre, a ebe ternaen|<>. E non avendo uà cappa, o mantello,
Tremare come un veute Fu di guardare e porci al Gu costreilo.
Veggendo cl Ogiio scorso in tesd» errare, Cercava «I poveretto
Mai noe potette dal Alile disio Di quel che avanza al porco nutricarsi,
Ritrarre el cieco sua bestiai disegno: E non polca cibarsi
Onde spessa dieera : a dgliuol mW. El misero, dolente « stanco core.
Arai tu linai el tuo bitoa padre a adeguo? Tornando io se. piangendo prese a diro :

Figliuola , è. qoeate il segno O quanti merceuari ha il padre laiu

E l' arra del sudor’ eh’ io t’iio portatot Ed io son qui in si cradcl martire
lo li ho pur generalo: Condotto sol pel cicco vizio rio :

Merzè dunque, iigliuni, del utia dolone. Tornar vo’ eoo disio
Padre, disaeil figlùtol , tu parti a’ morti. E dirò: dolce padn, io .ho peccato.
Preso el partito èpaaaato ogni otTauno : Non merlo esser ebiamato
Dammi la parte mia: oh’ io sua la porti Figliuol, ma servo iugralo e picn d’ci rore.
E di me sia e la vergogna c il danno: Casi partondo, al padre f<; ritorno :

Quando spesi sarauuo E come il padre dalla luoga il vedo (no.

Andrò come degli altri alla rontura. Corse a abbracciare il suo ngliuolo .vdor-
. , ,

\x vA^r.ELi

può per gran dulceza stare in piede, Flcliuol, quando un ritrova un gran tesoro
Perdono cl flgliool chiede La mente, l'alma, cl cor di gaudio 6 pregna
Dicendo; padre mio, degno e p< rretlo, Passa ogni affanno via, ogni marlom ,

Merzè del mio defello E questo me’ per prova ognor s'insegna.
E di me cicco e ingrato peccatore , Cosi quest'alma degna
Degno non sono, o padre min clemente. Destrutla e spenta e senza alcun conforto.
Piu chiamarmi ligiiuol, ma servo ingrato. Sondo tornata a porto,
Allora il padre molto allegramente M' ha mosso a farli, come vedi, onore.
domanda a' servi suoi, che sia recalo El padre di famiglia è solo Dio:
Da vestir molto ornalo;, Il cui potere ogni effetto dispensa :

F. poi gli mette in dito un bello anello: Ricco, potente, mansueto c pio
HI sagginai vitello Tanto, che '1 cici si pasce alla sna mens.t
Vuol che s' ammali sol per fargli onore Da questo chi mal pensa
Questo sia oggi di letizia cl giorno , Si (laric ,
c per superbia io se rivolto,
Però fate il convito preparare ; Come bestiale c stolto
Morto era questo mio figliuolo adorno. Chiede la parte ,
e nel peccato muore.
Ed oggi il veggo in vita ritornare. E perchò la lussuria ò atto brullo.
Cominciando a mangiare Che eccede el fin del naturai disegno.
Ecco l' altro fratei, che viene in fretta, Però ehi perde della grazia il frutto

K per picchiar s'assetta Ogni bene operare ha sempre a sdegno :

Quando senti di snoni nn gran remore. Lontan dal divin regno


Disse a un de' suoi servi : che vuol dire , Presto sarti senza trovar riposo
Tanti trionlì e suoni in casa .sento? Onde lotto pensoso
Rispnosc il servo e disse, o dolce sire. Pensa allo antico sno commesso errore.
.Sappi che '1 tuo fratello in casa is dreiito. Cosi avendo questo stollo erede
Tornato è afllillo e spento Perso del sommo Dio la immensa gloria ,

Onde il tno padre per letizia grande Tornalo al dolce lume della fede,
Queste dolce vivande E non confisso nella sua memoria.
Ila fatto preparar sol per suo amore. Lassa ogni fumo e boria
Prese di questa cosa indignazione, E dice, con sospir’ piangendo forte.

iNò volse entrare in casa per lo sdegno. Quanti nella mia corte
Di che sentendo cl padre la cagione. Vivono in pace, ed io sto nel dolore.
Disse, Gglinol, dov' è l'amor tuo degno? Peccavi padre, o'I padre dice: aspetta ,

I.ui che d’invidia è pregno, Però eh' io l' ho trovala un' alba stola
Itisposec disse: padre, io l' ho servito, lu celum: e padre dice allor con fretta
'I :

Kl ben eh' io n’ ho frnito 0 speme, agli occhi miei suprema c sola.


Non mi fé mai d' un solo agnello onore. O divina parola.
F. questo tuo Gglinol, che ha devorato Quanto piace al Signor questo alto grato!
Ugni snstanzia sua, vìvendo male. Che chi piange il pecccato
Tu gli hai nccisoci viicl saginato ,
Vive contento, c poi salvato mnorc.
Segno di gran giustizia non mi pare : Dnnqne chi vnol tornare al fonte vivo
Figlino!, tu de' pensare, Della pietà del suo celeste Padre,
Dispose cl padre, che 6 d’amor costretto; Esemplo pigli dal Oglinol cattivo,
Che lutto cl mio diletto Avendo in devozion l'eterna Madre,
Tu fusti c sarai sempre a tulle T ore. E di virtù leggiadre
,, . , ,, , ,

della QCARBStMA XXI

Adurni 1' alma, cl cor, la mente o'I petto. In brieve spazio quel primo ò destralto
E proceri et itiletlo. E come vinto egli i snbiUmenlo
Et qual provò questo lìqlinot minore. Lo spoglia c monda e si lo netta tutto.
Distribuendo el frullo:
Evangelio XVIII. Chi non è meco, a me è sempre avverso :

Ogni suo beo disperso


Dicci! la lena Domenica di Quarciiin.i. Starà, senza trovare alcun ritegno.
Quando lo spirto immondo esco daU’uomo,
Chi vuol salire al regno Per luoghi aridi c inculti il passo muove :

Dello eterno tesor, levi la mente Cerca trovar riposo, e mai è domo:
AI vangciio occorrente, Cosi cammina uo tempo e non sa ove.

Che scrisse Lcca . evangelista degno. Dice, io tornerò dove


In quel tempo si legge, che ’l Signore. Usci', quando pervenni in questo loco :

Un moto indemoniato liberava. Cosi a poco a poco


E quando qncl demonio usciva fuore Ritorna con malizia al primo segno.
Et muto prestamente Tavellava ; Trova nel ritornar la casa netta,

La turba s' adirata. E piglia selle spiriti peggiori

E chi diceva : in Belzebab lo caccia. Cosi da lotti eli’ è poi abietta,

Altri, alzando la faccia E fansi drente assai più gravi errori.


Tcntavon per veder dal cielo un segno, Una voce usci fuori
(iesu , reggendo el lor cieco pensiero Di donna accesa d' amoroso foco
Disse ; ogni regno che diviso sia Qual non trovando loco
Sarà destrullo, e mancherà lo’mporo; Disse questo parlar supremo o degno.
Così convicn che Satanasso stia ; Beato sia. Signor, quel ventre santo,
Suo regno e signoria E le mammelle ancor, che t' allaltomo:
Sendo diviso in se come , si regge ? Vdendo allor Gesù qnel dolce canto.
O cicca e falsa gregge. Rispose: sia beato ancora il giorno.
Vedi che pensa el tuo bestiale ingegno ! Che ognnn col volto adorno
Voi dite che '1 demonio io ho cacciato Udendo, serverà T eterna leg{C ,

In Bcizebub ,
e nella sua potenza ; Che r uom che ben si regge
So io in sua virtù 1’ ho liberato. Passi di laude in cici supremo e degno.
E figliuo' vostri e la vostra semenza Questo sacro evangelio a lotti mostra,
Di tale esperienza Che non si può a due Signor' servire.
In cbè virtù faranno questo elletin? Chi non è col Signor, contra lui giostra,
E però vi prometto N6 può r eterno bene in ciel fruire :

Che ancor giudicheranno il vostro regno. E chi non vuole adire


Se nel dito di Dio ho Unta forza, La parola di Dio, come bestiale.
Cb' io cacci le demonia, o gente ria, Favella spesso c male.
La ragion dunque a confessar vi sforza Però che di rancore è sempre pregno.
Che ’l suo gran regno in voi venuto sia lo quanti luoghi a’ nostri tempi ancora
Quando uno ha signoria , Si truova questi Scribi e Farisei
£ eh' egli è forte a guardare il castello, Che come, e' veggon che ’l Signor s’onora
Possiede in pace quello Nel mormorar son peggio che Gindci,
Come franco Signor polente e degno. ,
Dicono e falsi c rei :

Ma quando viene un più di Ini potente. Costui è proprio uo mar d' ipocrisia :

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XXII

Chiamano H ben pania Signor, di te gran cose udite abbiaani,


Chi non ra drielo al lor bestiai disefina. Fatte in Cafarnau roirabiimeota,

O vai, ohe avete stato e sifnoria, Che non fai tu che ancora noi veggiainz)
Piglialeesemplo dallo eterno verbo : Questa sarà di le gloria eecellenle.

Ogni regno che in se diviso sia Gesù disse umilmente.


Cadrà come fa il fratto oasende acerbo
,
Parlando in verità con puro aOcllo:
0 cilladìn superbo, Nella sua patria accetto
Che per cupidità che , fa le si serra Non fu nessun profeta alla sua gregge.
l>itradimenti c gnerra Dicendo in verità ; rispondo a tulli

Et cuore è sempre d'ognf tempo pregno. Nel tempo ebo regnà el proteia Elia
Come la navicella in mare esposta, . In Israele, a’ suoi devoti frulli
Che va cercando et disiato porto, Gran quanlilh di vedove venia
Se dal vogare nnitf ognun si seoala Quando cl clot si eopria
Convien che presto truovi el cansin torlo. Stando sci mesi ed anni tre ooporto
,

Ohimè quanto flooforto Per fame in un desarlo


Sentono e membri, quando il capo è retto Et cieco mondo, che pih non si regipa.
Da un amore perietto Non fu per questo Elia però mandalo
Qual salva, guarda eregge ogni gran rrgno. A nissuoa di quelle a oonforlare:
Questa è sentenzia ddl' eterno bene. Ma di Sydonia in Sarei inspiralo
La cui somma bonlà non puè Mliro, Andò solo una donna a viailtre.
Sonne di questo anoor le storie piene Ancor volae narrare
Che la citlà che non si risalo unire Del vecchio testamento nn'eUin storia
Si tede al bae» gire : Mostrando che la gloria
Però che ’l ben comnn cha aegge il tulio. AIGne è di colui icha ben si regge.

Sendoel veder destruHo, Nel tempo di Eliseo profeta elcHo


Non può andare a porte il ano bel legno. Molli foron di lebbra assai pereoasi,
Air amor della patria oggi l'invita Nè fu alcuno da lui muodato, o aalto
El tao dolco pastore, errante ^egge. Se non Naainaa ,
ohe mondalo trovassi.
Gran forza ha sempre li virtn unlla Fumo dall'ira mosti
La pace ogni ciUà governa e regge E Farisei, adendo el ano parlare,
Osservate la legge, Cominciando o saltare
E mantenete di giustizia el pomo Come un che eoorre seou frena « legge.
Acciocché sempre eterno Prcson Gesù con rabbia e. con iadegoa
Si facci el Giglio tuo sapremo e degiw. E fuor ddia citià poi le mooorao^
Ognuno avendo cl card' invidia peegno:
Sopra un' accelw suoale lo feramo
Evaucclio KIX. Volendo con tscom»
Giiiarlo gw »a ; hai veggeoda.qgeato ,

Dicasi id Lnnodi dopo la terza Domenica Fice loro andava prosla


di Quaresima. Come il paslor cammina fra la gregge.
Questo dichiara cl sacro evangnlisla
quel tempo ai legge Per nostro esemplo e cordial datlrina
Come a Gesà parlorno c Farisei, Vedete dunque come il crei s’ acquista
Iniqui falsi c rei, Sul da colui ohe in verità cammina.
Quel che dichiara la divina legge. La vera medicina
, , ,

DELLA gMREflIlA AMI!

E dire il vefd a cbi tqoI fti'si sano ;


Nella bocca di dua ,
o tre è scritto.

Ma oggi è perso iovano Che ogni verità si fa perfetta:


El teanpot clic ncuun pib ai corregge. Se a queMo modo non lassa el delitto ;

L'uom non si adira mai ae non del vero Pubticarlo alla Chiesa allor l’aspeUa,
Anzi è nemico ad ogni gran prelato. E se pur non si netta
L’uom, che è superbo e di natura altero, E che e’ non oda el tuo precetto umano
Laude vuole acquistar del suo peccalo. Etnico e publicano
Quello amico oggi è grato, Sarà poi detto el cieco peccatore.
Che nella bocca sua faa sempre il mele : Poi disse in verità parlando loro:
La veriU è il Tele Qualuncbe sopra terra legherete
Che come il tosco rra'mortal' ai elegge. Sarà legato nel sopemo coro:
Uggi chi più sa dar parole grate E cosi quelli ancor, che voi sciorralo
Quel più s' esalta e vive con letiaia : Liberi gli vedrete:
Non si stima oggi più prete ni frate, E poi soggiunse con parlar soave
Nè chi vuol far eoa veriU giustiaia. Questa pende grava,
Di parole dovìzia Piene di carità, pace ed amore:
Si fa con tanti inganni e tradimenti. Se dua di voi consentiranno in terra.
Che in terra sono spenti Di tutto quel che domandato fio
£ be’ costumi e la divina legge. La bontà del mio padre, che non erra,
U voi, che siale alla divina insegna Sarà sempre dementa, umile c pia.
Sposala, per fruir i’otemo amore, Questo convieu che sia :

lo vi ricordo che colui sol regna. Che dove dua o Ire nel nome mio
,

Che porla scolto il ver sempre nel core. SaraoDO eoa disio
Questo fe il pescatore, In mezzo a lor verrà sempre el Signore.
Con una croce in man di sangue piena, Pietro mosse e disse: o Signor mio.
si

Spezare ogni catena Quante volle, peccando el mio fratello.


l’er virtù del Signor, che lutto regge. Gli debbo perdonare el fallo rio?
Bast’egli inOno a selle aasdver quello?
Evàmeuo XX. Gesù, quel puro agnello.
Disse: non Unto selle volte errando.
Dicesi el Martedì dopo la terza Domenica Ma settanta peccando
di Quaresima. E più, apri le porte al peccatore.
O cicchi peccator’, che aiate in vita.

arlando el Salvatore Levale gli occhi a Dio, la aaenle e l’alma:


A* discepoli suoi , a Pietro disse Vedete el sommo ben ebo oggi v’invila
Quel che Matteo già scrisse. Per darvi eterna c gloriosa palma:
Si che ognun venga al ano divin liquore. Venuto é il vento in calma,
Pietro, se 'I fralel tuo farà peccalo A perdonart i el Signore ù parato
Fa’ che sia prima da la sol corretto: Ogni grave peccato:
Se t' udirà, tu l’ arai guadagnalo, Si che venite a Ini con umìl core.
E sai4 mondo d’ogni suo defetlo : L’ uom s'affatica non morir morendo.
Ma se lui con eflelto Ed alla morte corno no vento corre :

Non ti volessi, come cieco, adire, Di peccar non si cura in terra avendo
,

Fa’ teco un uom venire, L’ eterno frutto in sempiterno a corre :

E poi riprendi el suo protervo errore. El corpo ognun soccorre ;


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XXIV VANGELI

Ma r alma aoslra, che oe’ «iai è ìdtoIU, Evangbuo XXI.


Come bealiale e stolta,
Ncssud porge soccorso al suo dolore. Dicosi el Mercoledì dopo la lena Domenica
L’ allliuo iorermo ,
che guarire aspetta: di Quaresima.
Prima che medicina gli sia data,
Con gli sciloppi el corpo purga, e netta Quel fonte di dolcera
Con una retta vita ed ordinata: .Matteo evangelista pien d’ amore
Ma r alma tormentala Descrive del Signore
Non che dal suo fratcl corretta sia La trionfante sua divina altosa.
Ansi ciascun disia Narra come gli Scribi e Farisei
Veder perso e destnitto el suo bel Oorc. Vennon da Gerosolima al Signore
Più non si fa la earitk fraterna E come falsi e malignanti e rei
Ma drieto il susurron parlando grida : Disseno: e tuoi discepol’ fanno errore :

A questo modo el mondo si governa Che sema alcun timore


E quello è più ingannalo che si Oda. L' osservazion de’ nostri padri antichi
Guai ad obi si conBda Come ciechi e mendichi,
lo questi snsuiTon falsi e bugiardi: L’ antica legge lor ciascun dtspreza.
Che se tu non ti guardi, Quando e mangiano il pan, nessun si lava
T' inganneranno con lor false legge. Le man', questo è per certo unostran se-
Oggi è deslmtto questo amore intenso, Gesù rispose e disse: o gente prava, [gno.
Oggi si parla mal di chi non erra ; Perchè il precetto dello eterno regno
Omè, dolce Gesù, quando ci penso Servarlo avete a sdegno,
Ogni mio senso per dolor si serra ; E per non preterir I' osservazione
La carità per terra Di vostra tradizione
Si vede spenta, e beato è colui. Lassate indietro quel ehe più s' appresa ?

Che dice mal d’ altrui Comandò Dio questo divin precetto


Con questo viiio ogni ipocrìto regge. Dicendo; il padre e la tua madre onora ,

Corre alla fonte l'assetato cervo Ognun che contro a loro arà mal detto
Quando è ferito, o dalla morte stretto Comando o vo' che come ingrato mora :
El tuo cuore induralo, aspro e protervo E voi dite ad ogni ora :

Non corre al fonte di Gesù perfetto. Qualunque porgerà lor sacrifizio


Dio v’ ha oggi detto Gioveragli al supplizio:
Che dove dna nel suo nome saranno Cosi la legge ognor si rompe e spesa .

In compagnia aranno ,
A questo modo el precetto di Dio
L’eterno, radiante e sommo amore. Lassate indietro per la vostra usanza :

Su dunque tutti al fonte di Gesù Sempre fu il vostro cuor protervo c rio.


Venghi ciascun ; che di sua gloria ha sete. Pien di malignità : pien d'arroganza :

Venite presto , non tardate più La ipocrisia v’ avanza,


Che ognun che vuole il frutto, al tempo E ben disse Esaia, di voi parlando:
Di sangue far vedrete (miete. <>n la bocca onorando
Da quel dolce costato un largo Gume. .Mi vanno ,
e drente son pien di duieia.
Se mutale costume Senza operar si mostrano amatori
Mai non provasti el più dolce liquore. Zelanti assai della divina legge ,

Sun tutti vento o fumo e frasche e fiori.

O cicca e stolta ed insolente gregge I


,

DELLA QUAKESIHA XXV-

Cosi (jesù corredile , 0 quanti farisei sono oggi in terra .

Contocamlu lo (urbe disse poi: Che con lor cerimonie e gran precetti
Udilc ognun di loi Tengono cl mondo in risse, in odi, in guer-
£1 mio parlar, che è picn d'ogni dolceia. Pien'di beslialilA, pien’ di difetti, (ra:
Non coinquina F uom quel eh’ entra drcnlo, E per parer perfetti
Ma quel che dalla bocca sol procede : Voglion gran revcrenzie e grandi inchiniv
Era Gesù al suo parlare intento Hanno un cuor picn d'oncini
Quando e discepol’ suoi con pura fede ,
Per cumular tesor’, pompe e riccheza.
(^omc chi ama e crede, Veggon gli altrui difetti e' lor non mai,
,

Disser: Maestro , e Farisei son pregni Nè merzè può trovar chi quelli offende :

D’ ira, rancore e sdegni Colui che porge lor danari assai


Per la proterva lor cieca dureza. Quel glorioso in ciel felice ascende :

Atlor Gesti: sappiate ch'ogni frutto ,


Buon per chi largo spende :

Et qual non ha piantalo il padre mio Fuggite, omè, fuggito cl lor furore
,

Dalle radici sue sarb destrullo : Di lupo c non pastore


Questa sentenzia d dello eterno Dio : Hanno la cicca lor falsa bclleza.

Udilc con disio: Quauti ne inganna el giudicar di fuori,


Ciechi son tutti, e cosi chi gli guida: E veder d’altri e non di se il difetto!
E stolto è chi si fida Voler gustare un frullo sol da’ fiori
Nella superba e stolta lor grandeza. È proprio un giudicar senza inlellelto ;

Pietro rispose e disse: o ine Signore, El cuore è quel che è retto


Piacciati a noi questa sentenzia esporre. Dal vero fine; e quel che l'occhio vede
Allor Gesù: ben duro i il vostro core. Non sempre el cuor lo crede.
Non potendo e mici frutti ancor ricorre : Perchè maggior tesor tal volta appresa.
E cominciando a sciorre Oggidì chi non va col capo basso
Lo error, che drcnto al cor celato stava , Da molli è giudicato un uom bestiale ,

Dolcemente increpava Chi prende in terra qualche dolce spasso-


De' discepoli suoi la lor grossezza. Di lui si parla molte volte male;

Ogni cosa che ,


entra nella bocca El curo è quel che vale
Passa nel ventre , e poi si manda fuura : A far l’operar nostro in cielo accetto:
.Ma ciò che drento al cor passando tocca, E il giudicar l'aspclto
Quel coinquina I' uomo, e il senso ancora Spesso inganna di fuor la sua bclicza.
Del cuor trapassa ognora : Dunque esemplo da Dio prenda ciascuno,
Omicidi, rancur, furti e rapine , E guardi a conservar la vita onesta ;

Inganni e discipline Quel sommo eterno lien conosce ognuno.


Questi fan l'alma e'I cor picn di durezza. Perché gli è ogni cosa manifesta :

.Mangiar con le man lorde nulla oOende , Non vai chinar la lesta,
Ne lira il senso umano a cosa brutta. Perchè c’ vede lo effetto pel sapore;
Cosi parlò el Signor, che tutto intende, Solo un purgalo cure
P' cosi fu da Dio lor mente instrutta. Giova a chi vuol fruir la sua bellezza..
Questa sentenza è tutta

Del sacralo evangelio picn d'amore :

Lievi ciascuno cl core


.\ contemplar la immensa sua dolcezza.
, , , , ,

XXTI YXNUKLI

In altre parte son conslrello gire :


Evangelio XXII. Per far ciascuno udire
Manifestando il gran regno di Dio,
Diccsi vi Giovedì dopolena Domeaiea la Dal qual aoii venuto io ;

di Quaresima. Cosi restò ciascuno soousolfeto.


O amalor’ della divina legge
"V orbo degno e sacrato Prendete esemplo dalla eterna luce;
Secondo Lcca, evangelista detio: Tanto segue il paslor l'amato gregge.
Ognun volli l'alIello Che al disiato porlo la conduce.
A quello eterno ben , ebe ci ba creato. 0 sempiterno duce
Venne Gesù in casa di Simone , Qual sarà, Gesù mio, qual cnorsi doro
Dove trovò la suocera malata; Che non venghi sicaro
Di grave febre, c di gran passiono A por la bocca al Ino divin costato T
Stava la poverella lormenlata; Quanta dolceia ò Iransformirsi Unto
Onde Gesù la guata, In Dio , ebe tu trapassi al sommo regno.
Poi alla febre comandò el Signore, Volar di terra in ciel sopr'ogoi Santo
l.evando ogni dolore : Non so qual dono sia più suavo e degno ;
Fu ralUillo suo corpo liberato. L'uom ebe d'amore è pregno
Sanata e monda in ogni parte andava ,
Tanto segue Gesù eoa puro alleilo ,

Ne si ricorda più d'alcuno aflanno: Che se d'affanni è stretto


Come l'oscura notte ritornava Atora è il cuor d’amor lutto ioflaromalu.
Color, elle infermi io casa aggravati hanno, Un fisso sguardo, un ragionar suave.
A Gesù tutti vanno Un pensar dolcemente in quella croce ;

El qual come la man celeste impone Non è peccato in terra tanto grave
Da ogni allliiiono Che non si spenga in quella eterna foro ,

Ciascun si Iniova netto e liberalo. O peccatore atroce ;

Da molti uscendo le demooia fuora Oh oimc non dormir, corri al diserto ;

Questo è Ggliuol di Dio , ciascun diceva ,


Gesii s’ é in croce offerto
Onde per rabbia ogni demon s’accora, Corri , va ,
piangi el (no cieco peccalo;
Perchè quello esser Cristo conosceva ; Tal si crede salir ,
che cade a (erra ,

Parlar non permetteva E tale scende , ebe poi vola al cielo.

Tanto l'olTcnde di Gesù la voce : Tal brama pace, ebe si trova in guerra,
Che ’i beo
sempre nuoce
far E Ul crede aver caldo, e sente gielo;
A chi non ha dolor del suo peccato. Così cangiando el pelo
come e fu venuto el giorno
Giubilo ,
Va la vita mortai, che poco dura:
Ando Gesù in un deserto scuro, Quel sol ben si misura ,

Mollo cercando cl Salvatore adorno ,


Che il cuore e l'alma al suo Signor ba dato.
Non curando il cammin bencbè , sia duro. Sn dunque, peccator’, che siete infermi.
Quel sacro fonte poro Venite al fonte del sacralo legno:
Per le dolce acque, che da lui venia Non fumo e vermi
resta altro di noi clic
Nessun da lui parila ,
•Senza fatica non si acquista il regno :
Tanto era el parlar suo giocondo e grato. Gesù v' ba fallo segno
Ognun pregava con pietoso core Che mal si può l'eterno ben fmire,
Dicendo; non voler da noi partire ; Senza affanno , o martire ,

Allora in carila disse il Signore: E questo è il modo a diventar bealo.

Digiti/cd by i. .oi
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DELIA QI'AnesiMA XXVII

O più le che lacob in ciel s'onora ,

Evangelio XXIII. Che questo pozao allora


Ci delle; e lui nn bevve e sua famiglia?
liiccsi el Venerdì dopo I.1 terza Domenica Cosi si maraviglia
di Quaresima. La donna , udendo di Gesù il parlare.
Ognun che di quest'acqua allìn beri!
S.icro e divin parlare Disse Gesù , non sazìerù sna voglia :

Di San Giovaxxi evangelista de^oo : Ma quel che l’acqua mia gustar vorrà
•'hi vool salire al re^no Fia spento inilui ogni mondana doglia :

Venglii la sua dottrina a contemplare. La sete al lullu spoglia


V lino in Samaria el Creator del mondo L'acqua ch’io dono, e fa nel core un fonte,
Qual fd in lingua ebrea Sicar chiamata. Che al ciel lieva la fronte
Qoiviappresso era nn campo assai giocond.i, E fallo di dolceza giubilare.
La cni terra a loseph Tu donata; Disse la donna, già'd’amorc accesa.
Dose una fonte ornata Dammi questa dolce acqua. Signor mio :

Era nel mezzo, onde Gesù defesso Gesù avendo la parola inie.sa
Sipoose a quella a presso Disse col suo parlar elemento c pio :

Per le sue membra alquanto riposare. V.a’chiama con disio


Era quasi del giorno l’ora sesta El tuo marito ; 0 lei disse, io non posso
Quando una donna di Samaria viene : Però che fu percosso
Di trar dell’acqua fuor punto non resta, Da'morle , che mi fa dolente stare.
A cui prese a parlare l’eleruo bene : Allor Gesù rispose ,
ben dicesti
Donna, se si conviene, Di non aver marito ora al presente.
Disse Gesù , voltando a lei la faccia , Già sci mariti pel passalo ave.sli,
Ti prego che li piaccia Per ditela vorith più chiaramente
Alquanto medi questa acqua cibare. Quel che hai or ,
certamente
Per comperar de' cibi erano andati Marito tno non è, nò fu già mai ;

E discepoli suoi alla citili; M.aravigliossi as.sai


La donna avendo gli occhi a Ini levati La donna, onde profeta il vuol chiamare.
Disse; gran meraviglia assai mi di Ororno e padri nostri in questo monte ,
La Ina gran ecciti , E voi in Gerusalcm volete sia ;

Che essendo io di Samaria, e lo Giudeo, Allor Gesù voltando a lei la fronte.


Non suole un uomo ebreo Disse ; il tempo è venuto donna pia
, ,

Voler de’ nostri cibi manducare. Clic adoralo non Ila


Allor Gesù rispose con disio Nè qui nè in Gerosolima el Signore:
E donna, se sapessi bene
disse ;
Venato son già l’ore,
El don che t’ ha concesso el padre mio E la mia verità non può mancare.
E chi è quel che a te perPacqua viene, Voi adorate querchc non sapete,
Sciorresli ic catene
E noi quel che sappiam, quello adoriano :
Del rozo ingegno, e diresti; o Signore, Salute nc'Giudei certo vedrete,
Pasci l’afOitto core E non sarà quel eh' io vi parlo invano ,

E fammi l’acqua tua, Gesù, gustare. Che appresso al tempo siano


La donna disse allora el poro è allo. Quando gli adoralor’
, del padre mio,
E con che trar non hai dell'acqua fuora ;
Con ardente disio
Trarresti l’acqua mai d’nn duro smallo , Verranno in verità quello adorare.

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, ,

\XVIII VAXf.BLI

Dio é spirilo ,
c però chi l'adora Là dove altri per voi sudalo ha tanto :

Bisogna in verità adorar quello : 0 parlar dolce e santo


Allor la donna, che Gesù onora. Da fare cl cor nel ghiaccia consumare I

Udendo cl suo parlare ornalo e bello , Poi teslimon di quella donna ,


assai
Tremando nel vedcllo Si convcrtirno allor con pura fede.
Disse: il Signor quando il Messia verrà , Sondo già presi da que' santi rai ,

La somma sua bonlà Ognun che resta el Salvator richiede:


,

Ci verrà queste cose a nunziare ? Due giorni allor concede,


Disse Gesù ;
quel che li parla 6 desso: Dove molli crederno al suo sermone :

E così dello, e discepol tornorno: Dicendo con ragione :

Marafiglionsi assai, reggendo appresso Questo è colui che 'I mondo vuol salvare.
La donna ,
ed a Gesù nulla parlorno : So dunque all'acquc, cl bel fonte è oITcriu:
Fece quella ritorno Come, la Cananea salile al monte ,

Alla città 0 disse : io ho trovalo O pecorelle uscite dal deserto ,

Un, che m' ha rivelato Che non gustasti mai si dolce fonte.
Cosa , che solo Dio la può pensare. Deh rizzale la fronte ,
.Molli della città uscirne fuora Gesù v'aspetta el suo pozo è il costalo.
,

E Tcnnono a Gesù con somma festa. Dove si fa bealo


In questo mezo e discepoli ancora Ognun ,
che vuole in del felice andare.
Preparar da mangiar nessun non resta ,

E con voce onesta


poi Evangelio XXIV.
Disscr: Maestro, mangia se ti piace :

Onde con somma pace Dicesi el Sabbaio dopo la terza Domenica


Porse Gesù allor questo parlare. di Quaresima.
Un cibo ho a mangiar, che è tanto grande,
Qual non sapete, o discepoli mia : tal vangelista degno
Avrebbe mai nessuno altre vivande Di Gesù scrive col parlare ornalo.
Recate qni , ciascun di lor dicia : Si che ognun sia pregalo
Gesù con voce pia Levarla mente al ciel, l'alma c l'ingegno.
Disse: il mio cibo è far sempre il volere Nel monte d' Uliveto andò il Signore ,

Del padre ,
e non temere, E poi tornò nel tempio un'altra volta
E questo son venuto a manducare. Tutto el popol correva con tremore
Non dite voi che quattro mesi appresso Como chi cl frutto aspetta alla ricolta.
Son già del tempo da ricorre el frutto ? Gesù gli occhi rivolta.
Ed in vi dico, a dichiararvi espresso. Anzi sedendo , la dottrina santa
Levate gli occhi , e risguar.lalc tutto ,
Quella celeste pianta
Che 'I caldo è già deslrulto , Insegna a daschedun del divin regno.
Tal che le region' bianche sì fanno: Gli Scribi e Farisei menomo allora
Qiic'che ben mieteranno Una. che in adulterio fu trovala:
Debbono il frullo in del poi ritrovare. E stando io mezo a Gesù intorno fiiora
In questo el verbo mio è vero e certo, Dissen: Maestro, questa donna è stala
Però che altri il seme altri ,
lo miele: N' adulterio pigliala :

Per mieter v'ho mandato, a dirvi aperto. E Moisè nella sua legge ha scritto
Dove ancor lavoralo non avete : Che questo tal delitto

Però che entrati siete Si debbo lapidar, tanto l' ha a sdegno.


, ,

DEU.A QI'AIESIMA XXIX

Dicci an questo per (oniarlo solo, La via giusta e perfetta


Acciocché lo poicssin accusare. Fa l'uomo in terra e ’n ciel sempre poi t

Gesù, che vede il cieco lor lacciuolo. degno.)


In terra cominciossi ad inchinare ,

Volendo dimostrara EvAXGItLIO XXV.


El cieco lor bestiai, protervo errore,
Con cordiale amora Dicasi la quarta Domenica di Quaresiaaa.
Parlò Gesù senza rancore ,
o sdegno:
Colui che ò di voi senza peccato
El primo in quella pietra el dito metta: GriovAiVRi pien d'amore
Cosi un'altra volta fu inclinato, Scrivecome tra '1 mare Galilee
Ciascun lo guarda, o sue parole aspetta, Con molte gente Ebree
E chi si parte in fretta Andava dolcemente el Salvatore.
Cominciando a'più vecchi ognun si fugge. Una gran turba drielo a Ini seguiva.
Che tal parole struggo Mossi pe'segni grandi che mostrava.
El duro lor’ protervo e rozo ingegno. Cosi in sul monte il Creator saliva ,

Con quella donna sol Gesù si trunra E giunto co'disccpal' si posava,


Onde surgendo disse ove sono ora : E cosi poi parlava,
Color ,
che d' accusarti ferno pruova7 Veggendo il monte gi:i d' intorno pieno :

Vedi come son presto usciti fuora ;


Filippo d’ onde areno
Dissela donna allora Cibi , da fare a tanta gente onoro 7

Nessun ce n'è restato, o Signor mio : Gesù sol per tentarlo dicca questo,
Nè condannarti anch' io Perchè sapeva a punto el suo concetto:
Nonvo: va in pace, ed abbi ’l vizio a Sdegno- Filippo al parlar suo rispose presto ,

Questa è dello evangelio la sentenzia. E disse. Signor mio ,


io li prometto
Seconda che Giovaisxi ha scritto a pieno. A parlar con elTetIo
Spesso per mcilicina da il veneno, Di pan non basicricn danar dugento ,

Vien la giustizia meno', A voler con islenlo


Quando uno ha in se di quel ebe'n altri Saziar ciascun di lor ,
dolce Signore.
Perchè se stesso offendo (riprende Andrea fralel di Simon Pietro disse:
Onde per questo manca ogni gran regno. Egli è què un fanciullo che ha una .sporla.
.Mal può quel, che la trave all'occhio tiene. Dove due pesci e cinque pan vi misso ,

Cavare il brusco al suo dolce fratello : .Ma questo a tanti una vivanda 6 corta.
Non Iruova pace mai el mal col bene: Gesù ,
che ascoso porla
Tale 6 la impronta, quale è il suo suggello, El suo peosier, comanda che ogun segga,
La gemma nello anello E che a quel poi si chieggo
Tanto più mostra il sùo ricco tesoro E pani c pesci con pietoso core.
Quanto più line è l'oro ; Prese il Signore e pani e pesci in mano

Di ciò ne dò la esperienza segno. Benedicendo quel con somma festa ,

O voi, che siale a ministrar giustizia , Poi fe distribuirli sopra il piano ,

Prendete esempio dallo eterno amore: E di mangiar ciascun ,


che v'è non resta :

Spegnere in se conviene ugni nequizia : Cosa grande fu questa.


Che tale è il frutto quale è stato il flore. Pero che avendo ciaschedun mangialo
Tenete netto el core ,
Cinque mila in sul prato
Però che il segno è presso albi saetta: Ne fu cibali dallo eterno amore.

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ux VXN(iEI.I

Come ciaicuD si fu saiialo e pieno Vedi la Italia e lutto mondo


il In guerra
niase Gesù ; raccogliete e Trammeoti : Va ogni regno in terra
Cosi dodici cofan’ sopra al fieno Chi cerca senza Dio gloria e onore.
Raccolsero c disccpol' fra le genti
Tutti lieti e gaudenti :
Evangelio XXVI.
Ciascun diceva con la faccia lieta:
Questo è tl vero profeta, Dicesi el Lunedi dopo la quarta Domenica
Che Ha di tutto il mondo redentore. di Quaresima.
Chi gusta ,
0 peccator', l'eterno bene
Quanto più arde, tanto piò s’accende Lia resonanle voce
Quando et cibo divin neU'aima viene Di quel vaso d’amor , Giovanni eletto
Infino al ciel la sua dolceia estende : Del suo Signor perfetto
Felice ad chi no prende, Muove la lingua sua pronta e veloce.
E chi lo gusla sa che cosa sia.
Scodo già de’ Giudei la pasqua presso
O dolce città mia, Ascese in Gcrosolima el Signore ,
Pasci di questo cibo ol tuo bel fiore.
Cosi nel tempio per orar s’è messo
Se vuoi, Firenie, che ’l tuo fior rinnaUi.
E n’ un ponto turbò la mente e ’l core,
Metti la fede e la speranra in Dio
Facendo con furore
Fo che del proprio amor li spogli e scalii, Di funicoli e corde gran flagello.
El viver tuo sia retto e giusto e pio : Cacciando questo c quello
Crescerà con disio
Tanto della sua sposa amor lo cuoce.
El fruito del tuo pane, e il tuo consiglio Pecore e buoi c branchi rompe c scacci.i
,
Farà supremo il giglio ;
E ciaschedun che le colombe vende:
Pur che tu viva nel divin timore.
Poi disse con turbala e cruda faccia ;
Sagli in sul monte, se tu vuoi fruire
A questo modo a Dio grazie si rende ?
El dolce frutto del divin tesoro:
E tanto amor l’accende ,
In quello piaghe il cor convien
nutrirò Che disse lor: la casa del mio padre
Chi vuol passar in ciel sopr'ogni coro,
Con vostre opere ladre
Non con argento, o oro L’avete fatta una spelonca atroce.
S’acquista el frollo della eterna vita
, Allora i suoi disccpol' chiaramente
0 Florenria smarrita.
Si ricordorno di quel ch'era dello :

Lascia l’anlicu tuo protervo errore.


El zcl della mia casa certamente
El pan soccincrilio prese Elia
, Mangiato ha l'alma, el cor, la mente el
E fello al camminar potente c forte E Giudei con dispetto (peli» ;

Ma questo eterno pan ci dà la via Dissen che segno


: ci dimostri e dai.
O peccator , di non temer la morte. Che questo cosi faif
Deh aprile lo porle,
Cosi fa spesso el ben che al tristo nuoce.
Salile al monto a quel vcasillo degno. Rispose allor Gesù pien di dolceza :

Che non s’acquista un regno Fate che questo Tempio sia deslrollo
Sem affanno pericoli e sudore. Ed io prometto con
,
,
la mia grandezza.
O città gloriosa , o dolce giglio. Che io tre giorni fia rifallo lutto ;
Vieni oggi col Signore al sacro
monte: A questo lai conslrulto
Fogge chi segue Dio ogni periglio :
Disseno allor : quaraozei anni, o più
Dunque scaccia da te la guerra e l’onle. Che ’l Tempio fallo fn,
Deh alca al ciel la fronte , E tu in tre di lo rifarai veloce ?
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DELLA quaresima MIXI


Del Tempio del suo corpo Dio parloe, Della profonda e singoiar dottrina :
(

Però quomlu Gesù fu soscilalo ,


Costui non ha imparalo e pure intende
O^nuu (li questo nllor si ricnrdoe .Mal volentieri un che è zuppo cammina.
Cosi creilerno al suo parlare ornalo. La Maiesià divina
Sondo (ìcsù posalo Uispose: la dottrina non è mia.;
Nel giorno della Pasqua, molli allora Ua chi mi dà la tia
Del Tempio uscendo fuora , Dichiara chi è lui e quel son io.

Laudavano el Signor con unii voce. Colui che io lerra el suo voler farà .

Non per questo Gesù si coniidò , Comprenderà la mia dollrina cliiara;

Perù che conoscea a punto ognuno Se la sarà da Dio conoscerà .

£d anche perchè a lui non bisognò Perchè la verità tutto dichiara.


Che leslimon di tè facessi alcuno, Chi da sé stesso impara
Perchè non è nessuno, Cerca la propria gloria, e quella ascende
Che non sappi quel che parli o pensi.
lui Chi el suo padre defende
Dunque con tulli i sensi Come verace giusto, santo o pio.
,

Correte, o peccatori, alla sua croce. Non v' ha egli dato .Moisé la legge?
Quanto dispiace a Dio che ’l sacro Tempio E nessuno è di voi che quella faccia.
Sin da' Cristiani in terra profanalo. Di uccider me ciascun di voi elegge :

Oggi Gesù ce ne dimostra esemplo, La turba si voltò con aspra faccia :

Da muover ogni cuor bene ostinalo. El dimun si l'abraccia


E tu, cicco prelato. Chi è colui che d’amazzarli aspelta?
Dna spelonca del suo Tempio fai. Quella luce perfetta
O quante pene c guai Rispose al pensier lor protervo e rio :

Ti darà Dio pel tuo peccare atroce I


Dna opera ho falla io, e quella tanto
che entrate nella Chiesa santa ,
Cristian', Di maraviglia el cor vi strugge e preme.
Prendete esemplo dallo eterno verbo : La circumcisiuiic che usale tanto,
,

Venne dal sangue suo si nubii pianta Data da .Moisè nessun non teme ,

E tu nel Tempio vai tanto superbo. Né vostra cicca speme


Sarà il tuo fruito acerbo Non guarda perchè sia sabbaio festa.

Anzi la tua ricolta Qa la morte. L'error vi manilesla


Che chiuderà le porle Qual sia maggiore il vostro fallo o il mio.
Di quellaimmensa c radiante foce. lo ho un uomo el Sabbaio sanalo :

Per questo nc pigliale indignazione.


Alcun da Gcrosolima arrivala
Evangelio XXVII. Cristo veggendo, prese ammirazione.
Dicendo con ragiono:
Diccsi el Martedì dopo la quinta Domenica Non è costui a chi ccrcan dar morte?
di Quaresima. Il veggo lieto e forte ,

Tal che non stima lor minacele un lìo.

Avrebbon mai e principi compreso ,

llil diletto di Dio, Che costui fussi Cristo in verità


Giovanni evangelista scrive a pieno Ma d'onde costui sia, l’abbiamo inteso,
Che Gesù Nazareno Di Cristo el venir suo nessun non sa.
Insegnava nel Tempio con disio. La divina pietà
Ogni Giudeo gran maraviglia prende Sondo nel Tempio, insegnando esclamava

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Min VANbEU
E quti fia ,
(Icmoslrara Diimandorao c discepoli il Maestra
Col SDO dolce parlar, clcmcnlo e piu. La ragion che costui cieco era nato:
,

Chi io son sapete, e d’onde sono ancora, Allor Gesù con parlar pronto
e destro
E venuto da me non sono in terra : Disse : cagion di ciò non è il peccalo.
Ha quello eterno padre, il quni mi onora, Ne lui né il padre è sisto.
La cui potenzia tutto il mondo serra , Ma sol per dimostrar la gloria in terra
Come lui mai non erra , Di quel che mai non erra
Cosi quel conosco io ;
ami mendace, Nolte privò di luce e di splendore.
K come voi fallace Mentre che '1 giorno
adoperar conviene
Sarei , se or negassi el padre min. Di quello che ha mandalo
ogni sua voglia
lo lo conosco, e da quello ebbi Inizio, (mondo. Quando l’oscura notte poi ne viene
Quel m' ha mandalo, e per lui sono al Del l’operar ciascun si
priva e spoglia
(ili Scribi e Farisei pien d'ogni vizio Manca ogni pena c doglia
,
:

Vi'ggendo il,suo parlar tanto profondo, Mentre eh isono al mondo, io son la luce.
L'arien mandalo al fondo :
Che r peccator conduce
M.) nessun può iioncb’allroalzar la mano. Al vivo fonte dello elenio amore.
Tanto ò il parlar lor vano :
Cosi parlando el Creator s' inchina
,
Cosi molli crederiio con disio.
Facendo il loto, sopra gli occhi il pone;
Nel sacro verbo ogni Cristian si specchi, 0 che dolce c soave medicina
Nè speri senza Dio aver vittoria. Oggi il .Maestro al cieco nato pone!
Fansi le fronde c i fior talvolta stecchi , Dicendo con ragione ;
in Dio consiste ogni trionfo c gloria;
Infino al natatorio (lume andrai:
Chi crede per sua industria esser felice: Quivi li laverai. ,
Son secche le radice Così ebbe la luco '
il peccatore.
Chi crede al ciel salir lasciando Dio. Tutti e vicini e chi visto l'area
O voi,che del saper cercateli quia. Direvan: non è questo il poverello
Purgate lo intelletto e la ragione
, Questo è quel cieco che spesso chiedea
Saravii mostro del Signor la via,
Limosina sedendo ,
a questo e quello :
Se retto sarà il cor da passione. A spasso va il cervello
O cicca ostinazione. Chi dice e non è esso
, , c lo somiglia :
Di chi resiste a Dio, fuggendo bene;
il El cicco alzò lo ciglia
Rompete le catene
Dicendo: io son quello io, non piùromore.
Di questo falso mondo, iniquo e rio. Disser allor: come hai tu gli
occhi aperti ?
Rispose, quei Gesù, che è cosi dello.
Facendo loto ,
me gli ebbe coperti ;
Evaisceuo XXVIII. In Silo mi lavai per suo precetto,
Presto fui mondo c nello,
Dicesi el Mcrcotedi dopoquarta Dome*
la E più che stella fu mia luce chiara.
nica eli Quaresima. O medicina cara.
Quanto fu degno il tuo dolce liquore !
Allor con voce o con superba fronte
Passando el Creatore Disser, dov'è costui che l'ha sanalo?
Secondo San Giovanni evangelista Sentendo il poverci di gaudio un monte
,
Vidde con lieta vista Disse: io non so dove si sia andato ;
Un ch'era cieco nato io gran dolore. A' Farisei menato
. , , ,,

DELLA QOARESIMA xxxm •

Fu dalla turba : e sabato era il giorno Noi seguiam Moisé supremo e degno
Quando cl Signor giocondo El quale a Dio tante volle ha parlalo.

Diede a quel ficco nato lo splendore. D onde costui sia nato

Uirallra ¥ )lla e Farisei perversi Noi non sappiamo: el cieco allor rispose :

Dornandan d onde vieti. che ’l cieco vede ;


Tanto son maggior cose.
Così racconta cl caso : onde sommersi Che non sappicndo, e'mi dii lo splendore.

Slavon ,
come ostinali e senza fede. E peccalur’ non esaudisce Dio,

Quel che da Dio procede M I sul chi l'ama, e chi fa il suo volere :

Suol pur volereil Sabbaio guardare ; Scritto nel secol mai io non trovo io , .

Altri usavan parlare: Clic un cieco nato potessi vedere ,

Questo non puolo far niun peccatore. Se da Dio tal patere


Già era grande scisma tra costoro : Non fussi questo elTetto chi 'I produce ?
,

Alcun diceva al cicco: che di tu? Dunque darà la luco


Un gran proTcla, rispondeva loro, .Ad altri, chi da se non ha il calore?

-Mi par. leggendo in lui tanta virili: Nel peccalo sei nato, ed or vorrai
Non volser creder più Insegnare a’ maestri la dottrina :

Che fossi cicco , anzi a’pamiti vanno. Fuor lo mandornu con tormenti e guai.
Come que'clic sempre hanno ViddcGesù, e inverso lui cammina:
La mente pien' di rabbia c di rancore. La .Maiesià divina
Risposero c parenti: noi sappiamo Disse, ha tu fede al figliuolo di Dio?
Che questo è il figliunl nostro c cicco nato: Chi è quel. Signor mio?
D egni altra cosa parleremmo invano, Rispose il poverel con umil core.
Risponda lui, che ad ogni cosa è stato, Allor Gesù con cordial dolccza
Molli anni lia gih passato Disse : llgliuol, tu l’ hai veduto e vedi
Tal che da se parlar può mollo bene : Colui che mosse in le la sua grandeza
Gran paura gli tiene, Dar li vuole ogni grazia che tu chiedi :

Pero parlavon poco e con tremare. Poi che tu mi concedi


Avevun fallo gib congiurazione. Ch' io li conosca, o Creatore immenso ,

Clic chi Gesù esser Cri.sto dicca La mente , el core e


'1 scuso

Fuor della sinagoga in perdizione T'adoreranno sempre a tulle l'ore.

Andassi ,
onde per questo ognun lemca : Su dunque, o peccalor', che tanto state
Perù ciascun Iacea : A ritornare alla già persa luce ,

Cosi di nuovo cl cieco misscr drcnto , Passalo è il verno c già torna la stale
Dicendo con tormento : E pure a morteci vizio vi conduce:
Fa'chc tu renda giuria oggi al Signore. A quello eterno Duco
Noi conosciam che peccatore i certo. Venite ormai ,
però che '1 tempo corre
A <|uesto lui rispose: io non lo so : Vuoisi dagli occhi torre
Questo è beo vero, a dichiararvi esperto. El vostro cicco, ingrato e falso errore.
Che essendo circo, cl lume avuto io bo.

Come t'alluminò? Evanoelio XXIX.


Rispose: tante volte ve l'ho detto: Dicesi cl Giovedì dopo la quarta Domenica
Se n'avete diletto di Quaresima.
Fatelo a voi Maestro e precettore.
Maladisseno allor con sommo sdegno: San Luca vuol mostrare
Tu sue discepol sia, cieco e insensato, La potenzia di Dio, quanto l’è grande ,
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xtirr I VARSUI

Che io tallo ’t Bendo S)>Mi<Ie El lenso de' dottori, che 6 morale.


L« glorie tue a chi lo viene ornare. Che vuol dir questo sedere
Scrire come io quel Ivntpo il Redeotore El morto a aeppellirs» in sulla tiara,
SimosM, per todere alla eitia Con pianto e doglia amara ,

Naim chiamala e con pieloso core


. La vedove l'andava acconipagnan 7
Ctascah diadepol drielo a Ini ne »a: Questa è l'anima |ub, o uomo stolto,
La gran turba che sa Ch'hai poeto'o questo raondoogui tua mirn:
E spera di veder qu^ebe gran degno El paradiso t'è pel viiio tallo,
Dal ior Uaealro degno « L'oscuro ìaferuo Sa la aepoUnta,
Gesù segnirao arma più tardare. O cosa grande c scara !

Estendo Gesù giunlo presso al porto Che in lempitorno satui condannalo,


Vidde una Vedovella, che piangea, Da'demon' laeerafo.
Un suo figliuol, di prossimo erg morto, Che la lor via volesli argoilarew
El quale il popol nella bara aVea ; La vedova si è le conscienaa
Gesù, che eonoseca Che piango e grida e non trova meriè :

El gran|dolor di quelle poverella. Ricordasi della sua gron rallenia ,

Subii» volto a quella E dell! errori che nel mondo fe i

Deliherù volerla eoosolare. E va gridando o mò


Non pianger, donna ,
più, che tu sarai E Gesù santo a lei si volta e dico :

Del tuo Dgfiuol che è motto, eontolala. Se vuoi esser foiice

La turba cieca non oredelto mai Guarda per lo arvenir di non peccare.
Che tanta poleaté gli fuase data ; O toi, che adite il sacro e santo verbo.
Geaù benigno il guata Prendete esempio dallo eterno Dio i

Ed alla bara subito acoosteati Sarà dell' operare el fratto acerbo

Di lor nessun levoasi Se non mutate el vostro van desio :

Sol per vedere quel che volea fare. Non meltele in oblio

Allor Gesù al giovan’ «orto disse: lo questi santi gierni e buon precetti:
Lìevati su nel uome del mio padre. Se voi sarete netti

Subito el giovano • aedere mime,


ai Farovvi al santo dolo alfine andare.
E vide oirtaataotc la sua madre ;
Le harbe inique è ladra
Di ciò gran maraviglia siascno prende, Evaivgbl» XXX,
Cba esser Geaù ietende
Colni (he possa «'moni sosciiare. Diceai el Venerdì dopo la qaarM Domenica
Allora el buon Geaòi ebo mai non erra di Qnareaima.
El giovan prese ed alla madre il rende
Tremava tutto , eome foglia in terra t lovinm piien d'amoro ^

El popol Farìleot die ciò intendo, DiteKo di Geaù amato tanto,


Graaie infinite rende Gol parlar dolco e maio
A quel' che iaacllato aveva il morto: Scrive quel ebe udirete del Signore.
Onde con gran couforto Da Betadia era uu Lasero languente,
Diceva: questo eqoel che ci ha a salvare. Fratcl di Marta e Maria MadJafona,
Questo è dello evangelio la aenteoia, Qoellaeba al ano Signoro unse nmllmehte
Secondo il senti mente IMerale : E piedi e aspo in quella mensa amena ,
DoH' nimd Doitm insegna aver Mmenta Sondo d’aCsnni pieno
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BBLU QC4IUIIIÌ
Ciucuna aveado «1 aao fratei «salato Tommaso aliar rispose c«vi rdtsio ;

Hanno atìeaà maadolo Signor sendo lui asorto a a«i (Kmvitmrr,


Per dar «laalcke eooforto al ano didorc. Morir con eaao laù. pielote Dio :
Siitnor, dlsaon, csi«ù. >t|ual ami tasto. Quel verbo adorno a pio<
Si troova iorermOiCtrihalatota leUs. Anrlando, iateson coma aoUorrsto
Gesti aedendo e lor «otfiri a pianto Quattro di «ra staio
Rispose : questo male io r' impromaMa Come Giovanni scrivercoo feryora.
Non Ra da nurte steetto, Era il castel di Gelanialoalapo
Ma per «nanilealar l'etcraa glorio OaUaeiUSdi Germaiam «a.iRa
Sarà per raa «Bpinarta Quindici sladii. o più. Aonve tcovipqp,
Magnidcatu ol aorae del Si|tMK. Secoodo cbcT vaogelip apqrtaASptp:
Molto Gesù Marta e Maria amarra: Quivi era luHa quanta
Però come del male «pii ol|tie udRo La leect alìOiila, per Laaer» morto
Duo giorni io pece quivi si posava • Quando per lor conforito
Poi d' andare in Giiuiea rprese pMlito Arrivò al cartello el SadsMora,
Quel tesoro infinilo. Maria sedendo in Casa , Marta alloqs
Dicendo a suoi diacopol' doloomenta: Oiase : dolce Gesù , sa (iiafó alalo
In. Giudea preslaaaeate In questo loco, pi «aio fratedl» SACOrp
Meco rerrete roon perfoUo datore. Kuo sarè foise morto a soUqrrqto ;

Allora e’ aocii diaoeppi' aospicaado 50 beo , Signor «io grato


Dissen : Maestro, omè ohe yi)o' Iwlaqe? Che qual ebe In a Diodomondsiyti
Non èruo'ora ohe4Ue«eiKando Esaodito sarai :

Andavon per volarti marie d«re. A cui cosi rispose il Salvaloiia:


Gesti at lor parlare Marta cl tuo buon Cratol rcsorgeab ;
Rispoaa ; . dodici ore aoBrdel gionip. Quella riaposo: io boban questa (odo
Chi va col dune a tocii» Quando l'ullimpgioritaa D0> verrù
Ofleao rotai sarà dal aoo aplqndore- laticome gli allri gijosti «rd (mccmde.
Colai die «a di ootte , è rbcne ollaao. Gesù, cbe’l ateo «or vado.
Perchè gli è come il oieoo «be inqp rade. Disse : io son qita a rtsurtieaiMm«
Quealo dicendo, rfu d’dmoae .occoao; Chi io ma Ia.apaq)a pope
Perchè di Lazer la aaa nifli4o rada in eiasuo slpri seow dolore.
Dice con pura fede: Non era ancora entrato Jiql castello.
Lazero amioo oootco donne forte.. Ma slava dove Alarla .lo trovò :

Voglio ise.alla auarcode E Giudei ch’erao duUi dreoto A RbaUc


A tuacilar dal aonnp «1 miaer.carr> Maria partendo ogoon Iqi oegoUò,
Riaposim tutti , ae dorme è buon segnp Perchè ciascnn pensò.
E sarà dunque salvo eliberalo : Chea piaogcrquolia sodasti al monimenlo:
Eraii si privi di.ragiopee iogrgno, Ma lei con gran lamento
Che gli hanno sol del sopito iplerpretalo. 51 getta a'piè del sup dolce fattore.
Pib chiaro .ebbe parlato Signor diletto, ae qui fossi stato
Gesù dkciido : Laser notlrp tè mK|p Non sarè marioli dolce (rpteil pqalro :

Gaudio ,n',brOr e oonibrio., mUo d> piplA Imibato.,


Gesù .fn
Non per.negid. matiol por veptra Amore, E domanda cbeT biogp gli già mMlro*
Andiamo dmMioe disse rd sommo Iwoe : .Maria qqei£|i ba dtmq*l9.

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XXXVI VXXaELI

Ondé per queslo Gesù inerimoe. Alle turbe diceva el creaton:


Vedi qaanlo e’ l'amoe : lo son la luce, e chi me segnirb
Ciascun diceva con pietoso core ; Non sarà mai in tenebre il suo core,
Alcun dicea, e sanò cl cieco nato, .Ma vita eterna dal mio padre ara:
E’potre’ far costui resuscitare. Quei pien' di cecità
Gesù sendo al sepolcro appropinqualo, Disscn: tu fai di te testimonianza ,

Un'altra volta si vidde turbare, Parli senza sustanza.


E poi fece levare Come chi i d'ogni ragion privalo.

La pietra , ondo il felor Marta tapina Gesù allor : se di me prendo a dire


Al maestro s' inchina El leslimon di me vi può far fede,
Dicendo : egli è fetente, o me Signore. Perchè io so d'onde vengo e dove ho a ire :

Genuflesso Gesù con gli occhi al cielo Ma nessun di voi il sa. perchè non crede
Disse : io li rondo grazie o padre mio Giudicar quel che e'vcde:
Udito sempre m'hai con sommo zelo. El giudicar di carne è sensuale:
£ so che m'odi sempre con disio: Per non giudicar male
Sol questo ad te dich' io. Nessun non fu da me mai giudicalo.
Perchè ognun sappi che tu m'hai mandalo: Se pureio do di me vero giodizio,
Poi furto ebbe gridalo : lonon son solo questo a giudicare ,
Laser, vien fuori al tuo dolce pastore. Colui chem'ha mamlalo vi da indizio
Subito a quella voce al/6 la lesta ,
Quanto sia vero c puro el mio parlare.
E venne eh' era ancor lutto legalo: È scritto, a non errare.
Disse allora el Signor con somma festa : Che il lestimon di dua è cosa vera
Fate che preslameale sia sfascialo. Chi il ben fruire spera
Ognun ammiralo
resta Vedrà eh' io parlo cl ver senza peccalo.
Veggendodi Gesh tanta potenzia. In son che di me stesso vi do segno,
Con somma riverenzia E di me testimonia cl padre mio.
Donorno a Dio la mente, el senso e'I core. Allora e Farisei mossi da sdegno
0 peccalor, che nel peccalo involto Dissen: dov' è el tuo padre cieco e rio T
Ti Irunvi, e in tanti vizi sotterralo. Gesù clemente e pio
Corri a Gesù c sarai presto sciolto. Rispose me nè il padre
: conoscete ;

Va', piangi amaramente il tuo peccalo, Se me amar vorrete ,

Fa'che sia confessalo Conoscerete quel che m'ha mandalo.


E con la Maddalena a quella voce Questo parlò Gesù in Gaznpilazio,
Corri pronto e veloce , Insegnando nel tempio con amore.
E sarai pien di gaudio e di splendore. Sendo ciascun più duro d'un topazio
Nessun si mosse mai dal cieco errore :
Evakgelio XXXI. Sendo di rabbia il core.
Diccsi el Sabbaio dopo la quarta Domenica Non ebbe alcun di lor mai tanto ardire
di Quaresima. Quivi farlo morire
Però che 'I giorno suo non era dato.
P arlar devoto c grato 0 quanti Farisei sono oggi in terra.
Secondo San GiovaNhl evangelista : Che se l' inferno e il elei s'aprisse toro
Ognun lievi la vista Non che volessin fare al vizio guerra
A contemplar colui che ci ha crealo. Vorrebbon per Iddio sempre il tesoro!

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BILIA «CABESIHA XXXtlI

So ID parli a eoiloro, Amen amen solo a voi parlo e dico:


Moslrando di Gesù l’ eterna gloria, Colui che mio sermon vorrà seguire
’l

Como uom soma memoria Al Padre Eterno non sarà nimico


Ti Icngon ,
nel parlar cicco c'nseniato. No potrà mai al fuoco eterno gire:
Questi son tanto privi d’ intelletto, Allur con grande ardire

Che n esan del Signor la prorvi Ionia Di.ssen; noi conosciam quel che s'è dello.

Mostrando el vizio lor soi nell'aspetto, Che un demon drenlo al petto

E par c he di mal faro abbili licenza. Tu lien per certo o scelcrato e rio. ,

U iniqua semema I Abram 6 morto e profeti ancor tutti:


Questi son quei Gesù, che hanno desirullo E tu di’: quel che odo il mio parlare

IVogni ben fare il frullo Non gusterà dell'aspra morte e frulli:


T,inlo è protervo cl lor cieco peccato. Dunque m.iggior di Abram ti vorrai fare:
Dunque chi vuoi l'eterno ben fruirò Chi li fa gloriare ?

Stia risso sempre alla divina fede ;


Rispose allor Gesù , la nostra gloria
Nessun si fidi nel suo proprio ardire, Non è per fumo o boria
Che ogni nostro operar da Dio procede. Ma ogni cosa vieti dal padre mio.
Felice è chi ben credo Questo ognun per suo Dio confessa e tiene ,

E duna al suo Gesù la mente e l’alma: E conosciuto gl.ó mai non l’avete :

Sul quello ha poi la palma, 10 lo conosco e s' io il negassi ,


bene
Che a Dio con lutto el cor sempre s’ è dato. Ccrtainenle io sarei come voi siete:
Cbc'l ver non intendete ;

Evangelio XXXIL Ma io il cognosco, anzi l’ intendo a pieno.


Servando nel mio seno
Dicesi la quinta Domenica di Quaresima. 11 suo dolce parlar, clemente e pio.

El vostro padre Abram fc già gran festa


GiOTAlftti con disio Per ve ler solo el mio felice giorno:
Narra come alle turbe de' Giudei, Fugli la mia gran luce manifesta.
Maligni, iniqui c rei. Cosi fu tulio di letizia adorno :

Parlò il nastro Signor clemente e pio. E Giudei s' adirorno


Chi sari quel di voi che mi riprenda Dicendo cinquant’ anni ancor non bai.
:

D'alcun peccato? se il vero io favello Ed or veduto arai


Par che la mia parola assai v'olTenda, Quel Patriarca Abram servo di Dio,
Chi è di Dio, ode fervente quello ; Gesù rispose : in verità parlando:
Ma chi si fa ribello Innanzi che Abram fossi, io sono stato.
Dal suo voler, come voi siete tulli Allur quel popol lutto bestemmiando
E mansueti frutti Si fu co' sassi contro a lui levato.
Non gusta dona il padre mio.
, che gli Gesù benigno e grato
Ri^poseno e Giudei: noi diciam bene, S' ascose , e poi usci del Tempio santo.
Sammaritano, tu se' indemoniato : Cosi mostrasi quanto
Gesù rispose: il demon non mi tiene. Narra il vangel di Gesù santo e pio.
Ma onoro colui che m'ha mandalo; Quanto dispiaccia al reo quel che ben regge
Ha voi vituperata El sacro verbo di Gesù cel mostra :

Avete me onde la gloria mia , Guai a quel che oggiel peccalor corregge.
Non cerco io, ma quale io sia Che troppo otTende il vero a cbi’I dimostra.
Giudichi, e poi vedrà quel che son io. Par proprio un toro in giosira

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«wtnii VjUWEU
Qum4o*èfcrito« doli* iMrt* ftnelto; Diceano fra se stesso . ebe viwl dUe?
Seppoitii ogai diafetlo Dove debbe oostui prender U «la T
Chi pari* 41 ««r s«l p» piactrc a Dia. Forse pel mondo vuol dtapmo gira
Chi Tire %ene e eoa gimliiia Tetta ^ E menar seco genie io compagaia:
Gli Scribi e Farieei gli sono tatome. Quel che questo si sii
Chi dice : costui il fa perchè gli aspetta Non sanno ànvesiigar perché l’ errore ,

Far sotto questo allo stato ritorao: Oflusciir alma c il oaro,


Altri ne fanno scorno: E fa parer oacur' la oolle « ’l giorso.
Cosi la fede e la gkislizia è spenta Nel nuovo di della gean festa stava
Ognun fiittdeo direnla ,
Gesh dieeodo : ognua che ha sete vcaga.
Cosi fa quel chcfl ben metto in «Mie. Beva dell' acqua anta : cosi parlara.
Fannonc tanti santi in terra fedo, Cosi la seie dolcemente spenga,
Che per parlare il rer son iU a morte: E lo virtù mantenga :

Il ben non pub col mal trovar merzede. Che come dice la SorUtuM a pieno:
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Perchè son chiuse di pielè le porte. £ fiumi del mia seno


O cieca, o cieca sorte, Faranno un fonie di deloeaa ndoruo.
Colui che parlali ver quello oggi è spento, Questo diceva il Creatore HnnicBsa ,

Guerra , fame e tormento


Per dimoflrere suo sphrUeaaalo d
Vengon per questo risio iniquo e rio. Qual doveva ialìaaimar la voce a 'I sento
O giglio afBitto, o infelice Icrra, Ad ohi vestirà ei sue sacralo amaaaalo,
Porgi a questo rangel la mente d*! aenso : Che corc infiamma tanto.
'I

Chi cerca castigar quel che non erra Che in meuoa'gluteci b d'amor laogoire.
Punisco Dio qnesto anpplixio ratenao : Chi vuole il elei fruire

Dassi la gloria e il eenso Facci dal vizio alla virl«.rU»roo.


A chi ben rire: e quel che mal ti regge. O voi che siale affaticati e lassi.
La giuslicia el corregge ,
Venite al fonte della eterna «ita
Che troppo piace «I virar retto a Dia. Guardate a mm tolure iudaielo e paasi
Che dopo morte.ogni gkrlB è Qpita-
EvAItGBCtO XXXIII. O quaoto beo t’ invila
Oggi el pastore, o pecorelle, al idftte:
Dicesi el Lunedi dopo la quinta domenica Deb aliate la fronte.
di Quaresima. Che mai guatasti eLpiù felice giorno.

Dice il'peslore:o voi che avete aele;


In qoel tempo mandomo Venite all' acque del dWinoamofe,
Secondo tian GtovARin pien d* amore, So argento ,o oro , o prezzo noe a.rele.
E'Giudei con furore Ad ogni modo vi vo dare il oooc.

Per prendere il signor con grave aoorno. O ohe dolce liquorel


Disse Gesù cut suo parlare ornalo: Veoite o pecorelle a qndlt croce ,

Poco tempo con voi debbo realere: Che ’l tardar troppo nuoce
Tornare voglio a quel che m' ba mandato, A ohi vuol farsi di virlb adorno.
Nè potrete cercando me trovare ; Passau nostre speranze e nostre poimio
E dovedebbe andare Ogni cosa mortai vaicomenn vento ,
Venir con caso niaoo non potale. Quel che ci resta poi, morte iaterrompe :

Qoella gente iediacrele Cosi io un punto ogni piacere è>sp«nlo,


Mollo di tal’ parole daMIomp Qneato htioae iconlonto

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BELLI QBAEBMIIA

Che par al dolco e poi d adiaro (ateo : Cosi dicendo ,


stara in GaWoa
Deb mette del boeoo Quando e rralell» al Tempio aeli aodorno
Cbo ’l tempo perso mai non le tilemer Occullamenle alla (undea:
testa in
Gesù andari ad onorar quel giorno,
Et AESBUO &XX1U>. E Giuilci noi Irorurno,

Onde la turba assai rumor Tacea,


Diccsi el Martedì dopo M quinta Domeaica E chi di lur diesa

di Quaresima. Che Gesù era un gran prorna degnii.


Altri negando e pien di rabbia accasi

Quel fonln sacro n degno, Diccran come gli è un seduttore :

Diletto di Gesé ,
pien di splendore Non eran molto e lor parlari intesi.
Scrisse come U Signore Che ognuno area de' Giudei timore.
Fece d' andare lo Qalilea disegno. Questo i tulio il lenoro
Cerraran quelli Ebrei darìi la morte, Del sacro verbo della eterna rila:
Però andare io Galilea non rotea : Orsù, gregge smarrita,
Eran te torbe ad nnt feela a corta, Lieva la niente al elei, l'alma e l'iugegno
Qual Senopegia da lor ai dkiéa : Sono e fralè, color che 'I nome santo
Gran derotione area, Scrran diCrisloedellassula feda.
Onde e Fratè di Gesù aanto • pio Che bann sture c dolce ammeoto.
di fuor
r iceron cab disio: Ma drenlo veramente elcun non crede.
Maestro, andarrl non li sia a adegno. Gesù che T coor lor vede,
E tuoi discepol qnel che lei Tedraanoi Non vuol con esso loro al tempio gire
La tirlù nell'occulto non si mostra , Ami si suol partire,
Lsan palese il beo color che 'I ranno. Veggendo il cuor d'ogni meliaie pregno,
Dissi la palma a oolui che beo giostra > Vorrebbon ebe '1 Signore andassi e feste.
Al mondu (I dimostra , Non per virtù , ma per snperbie o gloria:
So queste cose fsl sapremo e grande. Colai ebe r ben eba fa più manifesta
Dnnqoe le Ine rirande Par che siadegno di maggior riitarie.
Fa’ cbo le sten pateli ad ogni regno. O cieca vana gloriai
Erano e ani frale' prM di fi», Voler mostrardi fnor qnel che ai è dreOto,
Qoando Giesù rispose con delceti : Cbe ò forno, paglia a rcoloe
Venato il tempo mi» sncar non è Questa è l' astnxia dall’ umano it^sgao.
Ha il Toilro 6 preparalo a chi P appresa; Quanti di qoNti tal’ pel mondo vanne,
El mondo e sna grandeaa Cbe reggendo un ben far, l' luono raocotto:
Odio non può contro di noi nutrire. Quando Intcnrien cbo al lor voler aon
Ma me non mtol pitire , ( r bernio

Sondo contrario ad ogni ino disegno. Chi lo te pasto c chi cieco e chi stello;
Venato lo son per dar testitnontenaa Qasodo el cavillo é Sciollo
Dell’ opere sue prore e oiecM errori « lo ti so dir che corre sema freno.
Voi ascendere al Tempin arale usaala Ognun di rabbia é pieno,
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Ma io da questa resta starò mori Pciòche sempre al bea fu il rizwaidc|no:


Senza ecrcate onori ; O voi cbe siete in questa mortai vita :

E quando e Qa renato il tempo mio Fate cbe '1 voelro bcaa occnlt» aia:
F.irò palese ancb' io A alare in Galilea Gesù v’ mtìU
Qnel che ora occnllo nel mio petto tengo. Chi vuoi del cM trovar la vera via.

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IL TAKGKL1
'
QaaDdo venali 8i Non mi sarà desdelto.’ -
<

La morie acerba e il tenebroso inferno Che gli è maggior di tutti o Re perfetto.


Oh oimè quanto scherno Ed io e il padre mio siamo una cosa :

Farà tiesù del peccatore indegno I Allor fumo commossi c Farisei


Prendendo c sassi quella genie odiosa
Lapidar lo volevan, come rei I

Evangelio XXXV. Allora a que' Giudei


Gesù rispose con amore immenso r

Dicesiil Mercoledì dopo la Quinta Domenica Ho mostro al vostro senso


di Quaresima Opere sante e amor perfetto.
pien' d'
L’ opere son del vero padre mio ,
L’ Apostol benedello E pur cercate volermi dar morte :

Giovanni evangelista del Signore, Opere buone ho falle con disio ,

Parlando con amore Ma chiuse avole di pietà le porte :

Scrive quel che udirete con elTrIlo. Quella maligna sorte


Dice che il suo Signore andava al Tempio Rispose ; del ben far non t' amazìamo.
Nel portico, che fé far Salamone, Ma ben li lapidiamo
E molle feste avean falle in quel tempo, Della heslemniia ,
che A si gran defotto:
Essendo pur di verno la stagione : Noi sappìam che tu se' come noi uomo ,

Con Oda intensione E le medesmo vuoi or faro Dio:


Molli di que' Giudei gli fumo intorno, . L' opere tolte lue cattivo sono
E poi lo dlmandorno E ciaseuno di riprender T ha in disio :

Quel che è dal vangelista slato detto. Gesù cicmcnie c piu


PerchA tormenti lo I’ anime nostre ? Rispose : nella legge vostra è scritto
Se tu se' Cristo, dillo apertamente : Siete gli dei , è dello, .

Gesù rispose , alle parole nostre Deh siale come il vostro padre eletto.
Voi non credete, all'opere niente: •
Colui, che il padre I' ha sanlifiealo
Ben s'io le fo presente, Hallo mandato si puro nel mondo
Nel nome del mio padre, che è verace: Voi dite In bestemmi ed bai fallato
;

Con bnono amore c pace S'io dico, io sono il suo Ggliuol gioconda;
Io sempre vel dimostro con eOetto. E se io col cor mondo
E dovei d' ogni cosa testimone, Fo il voler del mio padre , noi credete
£ mie opre buon' nulla credete,
di E creder non volete :

Perchè non comprendete la ragione; Chi crederrà sarà alfin perfello.


Perù delle mie pecore non siete. O voi che siate al diviii verbo attenti,
Né conoscer volete : Rendete grazie al vostro Santo Padre,
Ma chi sarà delle mie pecorelle Alle sue opre mai non siale lenti ,

Certo seguirà quelle Perchè lo suo pien' di virtù leggiadre


Che odon la mia voce con effetto. Le prece sia la madre,
Io le conosco e dò lor premio eterno Che poi vi lirin nel superno coro ,

E nessuu delle man' me le terrà. In quel santo tesoro .

Andranno nel ver lume in sempiterno , Che Dio ama color, ch’banoo il cor netto.

Che procede dal padre, che in ciel sta


Che volentier farà
Con gran benignità quel che m'ha detto:

“ — •
— DigitizecUsy—
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DELLA yliABKSlEA ELI

Era per loro ogni adiulorio spento,


Evamcelio XXXVI. Per far ciascun contento
Liberamente a luti' a dua donò :

Dicesi el GioTcdi dopo Ia quìoU UoQiDSiteu Dimmi qual ,


più amò
di Quarciiiua. Di questi dua ,
questo uomo ereditare?
li Fariseo rispose : io stimo e penso
OgouQ che è ptccalore Che fussi quello , a cui fu più donalo.
Lievi la meDle a Dio , la luce e '1 peli» Allor diase Gesù, Signore immenso.
A gustar eoa diletto Tu hai, dolce Simon, ben giudicalo :

El sacro verbo del divino anore. Cosi si fu voltalo


Loca descrive come un Fariseo A quella donoa , ed a Simon poi dissa
Gesù pregava, che seco mangiani: Quel che San Luca gerisse ;

Cosi mangiò allor con questo ebreo SI ebeognun volli a Dio la mente c'I con*,
E dolcemente seco alquanto stasai,; Questa donne , Simon , la qual tu vedi.
Allor con gli occhi bassi In casa tua per mangiar Uco entrai
A lui venne una donna peccatrice Tu non mi desti l’acqus in su mie’piedi,
Come la storia dice. Costei di lacrimar non restò mai,
Trista e infiammata d’uno intenso ardore. Con sospir' , pianti e guai ;
Questa area seco uo prexioao unguento. Ancor non mi facesti un dolce amplesso,
Per unger questa doana el sommo beoe E lei , standomi a presso
E genuflessa con dolce lamento Non cessò mai baciarmi a tolte l'ore.
A’ santi pii del suo Maestro viene :
Con r olio non ungesti il capo mio.
Quelli sbracciando tiene Questa m’ba unto e piè col sacro angncolo,
l>i lacrime e sospir' facendo nn fonte. Per la qual cosa a te. Simoo, dico io
Senza levar la fronte Ogni peccato gli è rimesso e spento
Dal suo benigno e dolce Bedentere. E qnel che è pigro e lento
O quanti amplessi , e che suavi sguardi, Meo gli è rimesso, perchè meno egli ama.

On diaccio arebbe strutto il suo bel volto; Poi dolcemente chiama


Eran quelli eocbi di Gesù dno dardi. La donna ,
che arde del sno santo amore.
Che non ebe lei , on tigro arian rivolle :
Sonti rimessi lutti e tuoi peccati :

D* amor diventa stolto Allor que eh' erao quivi discumbenti,


Chi gusta di Gesù le sue vivande. Stavau per questo col pcnsier’ turbali :

Cosi r unguento spande Scodo di fede e di ragione spenti,


Maria ungendo el ano dolce fattore.
,
Dicevao mal cunlrnli :
El Fariseo, ebe questa donna vede Chi è colui, clic c peccali scancella 7

Fu nella mente sua tutto turbato. Gesù lor non favella.

Se gli i profeta ,
come alcun si crede Perchè gli vede crudi e pien (Terrore.
Come non vede chi gli sta da lato 7 DisseGesù a quella donna poi
Gesù gli ebbe parlato Salva 1' ba fatta la tua pura fede.
E disse ; io ho un mio
l' secreto a dire: Adunque in pace partirai da noi :

E Giudeo con ardire


’l Questo è r esemplo di chi retto crede,
Disse, dii quel che vuoi, dolce Siguore : Però chi vuol mercede ,

Eran duo debilor’ d’ un creditore Venga oggi con Maria al sommo bene
L’ on di cinquanta e l’ altro cinquecenlo: Che al eie! non si perviene
Scodo privali d' ogni unao valore, Sena' aOanni, pericoli c sudore.

r
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ILII TAN6EL1

Qaoto evingelio al peccatore ioscgna E congregare e giusti dimostrò.


Cbe amore d quel che ipeza ogni catena : Cosi costui parlò.
Sol per amore ogni beato regna, Onde da questo di cercano al tulio
D' ogni rirtù questa «ivanda 4 piena. Che Gesù sia deslrullo,
O Maria Maddalena E farlo crudelmente alfin morire.
Sol con l’amor tu hai destrutto et rizio. Gesù occultamente camminava
La dove nel supplizio Perchè conosce el lor maligno errore :

Per questo trovò pace nel Signore. Ad un deserto luogo s’accostava.


Su dunque tutti coll' unguento in mano Nella città di Efirem venne il Signore :

Della perretta e santa contrizione, Qnivi con dolce amore


Omè non consumate il tempo invano Co’discepoli suoi slava soletto :

Entrate drento in casa di Simone. Questo è lutto rcffellto


O cbe dolce sermone Del sacro Verbo, che non può mentire:
Sente colui
,
cbe per Gesù si strugge! Gli Scribi e Farisei quelli oggi souo,
El tempo passa e fogge Cbe per veder de’giusii el pensier retto
Si che <^nun doni a Dio la mente e '1 core. Quanto uno 4 in terra più perfetto e buono,
Tanto più el viver suo hanno in dispetto:
Etaisgelio XXXVII. Veggonto puro e netto.
Però fanno consiglio d’ ammazarlo :

Dicasi el Venerdì dopo la quinta Domenica O quanto è crudo el tarlo

di Quaresima. Cbe rode sempre el lor bestiale ardirei


Veggoosi come il segno alla saetta.
Grioviinti vi de'aprire Però cbe troppa forza ha il viver bene:
Oggi, come gli Scribi e Farisei La vita dei cristian’ quando è perfetta
Iniqui ,
falsi e rei Troppo a chi vive male, in odio viene,
Fecion consiglio far Cesò morire. E perchè il demon tiene
Dicevan fra s4 stessi, e cbe facciamo ? Congiunti a se color, cbe a lui si danno.
Questo nomo far gran segni ognun lo vede; Però pace non hanno,
Se noi a questo modo lo lassiamo Cbe non si pnù col vizio el bene unire.
Molti verranno alla sua cieca fede ;
Confessa el tristo il ben, ma non lo mole,
Mal pensa chi ben siede Veggendo e segni , tanto piu a’ accende :

Onde e Roman' conira di noi verranno La virtù tanto a chi non l’ ama duole
E quel cbe abbiam, lorranno, Cbe sempre mal per ben polendo rende:
E forse invan ci potrem poi pentire. Questo evangelio accende
Un certo Caifas da loro eletto; A fuggir di coslor, la cieca strada
Sendo l’anno, ponteDce creato Ed aspettar la spada
Disse: nessun di voi sa quel cbe ba dello Più presto, che volere il mai seguire:
Non è me' che uno sia morto e dannato, Cosi s’ è fatta la fede eccellente.
E il popol liberalo T Vedi Pietro, Lorenzo e gli allei Santi:
Cosi la nostra gente salva sia Per combatter col vizio virilmento
Da questa pena ria. Sono stali per Dio fermi e costanti.
La qual ci tiene io si aspro martire. Dunque con dolci canti
Non disse questo per propria virtù. Sono oggi a posseder l'clema vita :
Ma Pontefice essendo profetò Però Gesù v’ invila

Come per l' nom morir dovea Gesù : A sopportar per lui ogni martire.

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OBLIA QDAIISmA XLIII

Tulli al decerlo, che la morie è presso, Che ’l segno mostra il vero a chi noi
Foggilo e Farisei ,
chi cerca pace, Ma chi non vnol mersede ,
(crede :

Per qoeslo el paradiso v' è promesso : Come oggi e Farisei facevon tolti.
Vedete el mondo qoaolo egli è fallace Però sendo destmtti
A chi il ben river piace Cominciorno Ira loro a mormorare :

Lieri la mente a Dio, contempli qoello: Vedete voi che nnlla non facciano
Farassi el lupo agnello Drieto a lui lutto ’l mondo giù cammina.
Volendo in terra el soo Gesù aegnire. Cosi gittando el lor parlare invano
Non polendo inghiottir tal medicina.
Evangelio XXXVIll. Segue poi la dottrina

Narrando, come molti de’Genlili


Dicesi el Sabbato dopo la quinta Domenica Ascesen mollo ornili
di Quaresima. Sol per poter la festa venerare.
Questi Filippo per trovare andomo.
El sacralo parlare Quale era da Betsaida arrivalo:
Dell’Apostol Giovanni evangelista Veder Gesù questi tal domandomo.
Mostra con lieta vista Onde Filippo Andrea ebbe cbiamolo,
El mal, che i Farisei pensomo fare. E lotti a dna parlalo
Scrive come e’ peosorno dar la morte Hanno a Gesù e quello aliar parlando
:

A Laser soscitato dal Signore : Disse: gli è l’ora quando


La fede operò a molli aver le porte, Si de’ il figlinol deH’nom clarifieare.
Lassando el cieco lor maligno errore ; Amen amen io dico in verilù,
Molli per far onore Se dei frumento el gran non cade in terra
El giorno cran venuti dalla festa, Sempre sol sensa frullo si starò,
Onde nessun non resta Infin cbe spento non si cnopra e serra.
Olivi e rami e fronde di tagliare. Ma unisce ogni gnerra
Andando incontro a Gesù con disio. E fa gran frutto : e chi ama se stesso
Osanna benedetto è il nostro Re: La morte gli è a presso :

Diceva ognun col cor devoto e pio, Ma ehi l’ha io odio, in ciel l’usa trovare.
Gesù, poi che partito alquanto a' ù Chi mi ministra, a me drieto ne venga,
On asinel che v’ è, E dove sarò io, lui fla ancora :

Sopra quel dolcemente si posò Quel che mi servirà convicB cbe attenga
E snvi alquanto andò. La gloria, perchè il padre mio l’onora :
Come il profeta scrisse a non errare. L’ alma turbata è ora
Figlinola di Sionne, non temere. Padre, che dirò io? salva fa’qnella :

Ecco il Re tuo, che sopra l'asin viene : Questa ora el cor martella
Ciò non potendo e diacepol sapere Piacciati el non») mio clarifieare.
Se non quando e’ fn in gloria el sommo Dna gran voce fu dal cielo udita

Che ancor legati tiene (bene , Cbe disse: o Ggliuol mio ,


clarìfiealo
El cieco senso el lor roso intelletto : Tu fusti sempre, e sarà esaudita
Ma poi s'accese el petto La voce tua, e ’l tuo nome esaltalo.
Quando gli fe’ lo spirilo infiammare. La turba , che era al lato
La torba cbe '1 Signor drielo segnia : Udendo slava, ed un gran Inon sentiva :

Del suscitalo morto facea lede. Alcun la bocca apriva


Per questo ognnn con letisia venia Dicendo; l’ sngci gli viene a parlare.
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Tl*I8l!Lt

Jnù rìipose , non p»r me la voce Quel di' io verrò Krivendo,


Venata ella é, ma per toilra eerUzia : Si che ognun volli a Dio lo mente e 1 core.
Or del mondo il gindicio è in au la foce Scrive che a Gerosolima appressando,
O nel principe suo si scaccia e sprezzo , Al nuNite d'VIivelo venne poi,
Ma in in quell' altezza E dua de' suoi discepol vicn chiamando.
Scndo «aaitato , a me lutto trarrò : Diceado; in quel easlcl che è incontro .1
Questo sol dimostrò Quivi cnirerrcte voi, (noi

La morto ebe Gesù doveva fare. E iroverrete un' asina legata ,

Disse la torba : noi abbiamo odile Col figlio accompagnata


Come Cristo in ctoroe regnerà , Quelli meirele a eae con sommo amore.
E to ci mostri col parlare ardito Se niuno alcuna cosa vi dicessi
Come il figliuol dell' uom si esallorà: Allor direte; d Signor: ci ha mandalo

Dicci quale e seta? Lui ve gli laaserà , onde con essi


Allor Gesù: el vostro lume i poco Ognun sia prestamente ritornalo :

A gustar laaio foco, Questo fu ordinalo


Quel fa'.cbi’l gusta bea, tutto iaSammarc. Acciueefaè quel che pel profeto è detto
Mentre la luce avete, carnminale. Fussi con puro elldto
Accio cbe’l tempo oscuro nou vi prenda : Picnaneole adempialo dal Signore.
Cbi iu tenebre cammina ella pedate Figliuole iH Sten dite con festa :
,

Convien che spesso el camluar l'oftiiida : Ecco il Re (oe, che mansueto viene
Chi à prndepie iotenda Sopra na asina omite , anzi con questa
Mentre la luce avete, abbiele fede. El putto sohiogele ancor sostietie
Che fsUea ò cbi credo Gesù l' eterno bene :

Perchè Bgliuol di luce si può (are. Cosi vanno e discepol' con effcflo
Questa cose parlò Gesù clemente Adempiendo el precetto
Dipoi partendo s' ascose da loro Del lor Maestro e vero Redentore.
Dunque ciascouo a Dio lievi la mente Cosi r asina e 1 fgliuol, fu menato.
Che trovar non si può maggior tesoro. E posto Mpra quel le vestlOKMa r

Vola sopra ogni coro Quando Gesù a seder fn pernia.


Colui che vive nal suo sanfo amore : Era la torba p«r voderlo intenta ,

Dunque eoo tulio el «ore E tanto omil diventa


Si vuol Gesù perfeUamsnU amara. Che chi le vasta in via prosterno e getta ,

Oggi ci mostra come e' vuol morire. Chi taglia rami in fretta
Per tirer cbi vorrà nel sommo r«^ao :
D' ulivo, per mostrar piò grato onore.
Tempo non è oramai più di doroiire Tutta la turbo, die iooaazv passera,
La Chiesa di pietà vi mostra segno. E che dritto segaiva con disio,
O pcccalor indegno. Con omil voce sllor Gesù chismsra:
Già siamo al tempo della passiona , Osanna benedetto el nostro Dio.
Ed alla eoalriziooa Col oer devoto e pio
Vogli te stesso ingrato preparare. Ciascun laudava di Gesù ta gloria :

Evambuo XXXIX. Questa è Intla la storia,

Domenica delle Palme. Che dimostra «I vangelio al peccatore.


Diccsi la
O umiltà profonda di Gesù
S.in Maiteo picn d’ amore Cavalca ol Crealur la creatura !

Di Gesù parla nel vaugel, dicendo Su dunque lutti al fonte di virtù.

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DELLA OCAEESIIU XLT

Che ogni cosa msrlal passa « ooo ditra : In reritb iwn minilo,
Vien poi la sepoitura: Ripiesn fu la casa aUor di odore.
Sicché prendete d' nmitlé la sirada Ed un de' ano' discepoli parlò.
Che gli è presso la apoda. Che Giuda Scariutio si chiamara ,
Che pooirik eiascno d’ ogni sito errore. Qual tradì poi Gesù, ai ché e’ pensò
Ei critliao gode dell' allrui riUoria, Di far con falsità quel che ordtnara !

El serro del Signor gusla la paca Odi quel che e* parlava ;

Peljtee Dio a no' abbiam la gloria Perche non rendaào qneato naguento,
f.'oom pecca.o lui sospeso io croce giace. Che «ala daoar trecento
O sperama roliace I E dato a’ paror miser' eoo amora?
Oggi e Giudei hanno la palna io osano : Non al earar a da’ poveri niente :

E cosi fa il cristiano Ma questo disse che rotea fsrarn


,

Che io un ponto ò beato , e presto amore. De’ dieci un, che «rea maligna mente
I'

El Iraditor , che 6 vago d' iogiunare :


Incominciò a parlare t

EranoELio XXXX. Getù tleaieole a dir «ao para fede


,

Vedendo gran nwrnede


Dicesi il Lmiedl Senio. la Maria Maddalena con amore:
Non la impedir, però che i pwtoea
OiovANRi con amore Cbe vuol serbarlo alla mia scpollora :

Di Gesò perla, che io Betania andò De’ porer seeepro aver genie copiosa
E qniri si posò Potrete: ma me no , né mia figura.
Sei giorni innanzi a Paaqan con Cervorc. O Iraditor di Giada,
Dorè era prima Laiero già morto; E rnoi riprender l’ opra giuste e sànie 7
El qual Jetù area resusebaio: E dal capo alle pitole
A Marta ed a Haria fu graa eenforlu, Starsi in pene e mariir, doglia e stridere.
Arendo in casa lor Gesh beato. Jesù coBobben tmii qne' Gindei t

La cena bao preparalo A quel s' accoston per raderlo in volto :

A Gesù CriMo glorioso e degna Veder roteran poi e maligni o rti


Nel cui duraals regno Lazzer resucitalo, pria aepoKo I

Diaci lui grazia che enlriana eoa ferrore. O popol cieca e stolto,
Subito Marta comiució a lervire, Non creden che Gesù abbi poleaiia
E ministrar rirande al Salratore, Di poter per clemenzia
Ed era Laser quivi con deaire Risuscitare un mono eoa rigora.
A mangiar con Gesh con puro coro ;

Haria per più onoro


Una libra di nardo unguento prese EvAHesLio XXXXI.
In terra ai distese
Per unger e santi piedi al redentore. Dieesi el Giovedì Santo.
Dose dunque li predi al suo Maestro,

Quello onorando con afTcziono ; o peccalori.


ilo,

Co' anoi capelli poi l’ asciugò prcalo, Il grande esempla del nostro Signore,
Risgnardtndo Gesù con deroziooe. Che con pietoso amore
Come il rangclio pone: C insegna a scancellare e’ nostri errori.
K essendo rotto el raso dell’ nnguento, L’ allirolante aquila Giovaem

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TLVI TiUlGUI

Nel Tannilo odierno a noi dimostra, Vo’,ciascuno obbligalo


Che essendo oramai venati gli anni Sia di far ciò al prossim per mio amore.
Patir Gesù per la salale nostra, Voi mi chiamate Maestro e Signore
La saa carilk mostra E dite bene, imperocché io son vero

Che i piè lavò a discepoli snòi. 8’ io v’ ho lavato e piedi io Creatore


Per ammaestrar noi. E pio Maestro, con mio cor sincero,
Che d' umiltà fossimo imitatori. E|voi col core intero
Nanii al dì della pasqua il buon Gesù, Dovete I’ ano ali’ altro e piè lavare,
Sapendo che è venato il tempo e l’ora E me Dio somigliare
Lassare il mondo , e ritoroar lassù Che vi vo'dare il sangne per amore.
Al padre: e che convien che prcstoe mura, Lo esemplo che io vi do di carità
Avendo inOno allora É che facciale si come ho fallo io:
Amali e snoi nel mondo alSn gli amò, , Al prossimo userete lai bontà,
E con essi cenò, Acciò godiate el ciel del padre mio.
Sendo venduto già dal traditore : Che d’ogni cosa è Dio
Essendo a cena il buon Gesù , da mensa Che al mondo m’ha mandalo per salvarlo,
Si leva ,
e spoglia li snoi vestimenti E presto son per farlo
Un linleo si cigne : a lavar pensa E lavar col mio sangne il ano errore.
E piedi a' suoi discepoli abidienti Or odi qni, Cristian, quei che denota
E tolti far contenti Lavarsi e piè, cioè non solamente
E lascionsi lavar ; ma Simon Pietro Confessare e mortali, ma aver vota
La gamba tira adietro La coscieniia ancor sinceramente,
Dicendo : e piè mi lavi tn ,
Signore 7 Da’ veniali la mente
Disse Gesù; Pietro, In non sai quello Mondare, e questo èipiè che t’hai a lavare.
Che io fo , ma poi lo sapeirai :
Cioè mondiScare
Rispose Pietro : io son misero e fello
L' opre del capo di mani e del core.
,

Non mai e piè Signor mi laverai : Però avendo in questi giorni Santi
E se tn non vorrai A ricevere in te il tuo buon Gesùe,
Disse Gesù ,
non arai parte meco :
Bisogna che In lavi talli quanti
Tremando Pietro seco Con lacrime gli error, le colpe Ine.
Rispose : non che i piè le man , Signore. Geah le braccia sne
Chi è lavalo, allor risposo Cristo, Ha distese in ani legno , e ti t’aspetta ;

Non bisogno ha se non e’ piè lavare , Alla croce ti getta,


Però che è mondo latto: ma ho ben visto, E chiedi perdonanza al tao Signore.
Che qui Ira voi è nn di male alTarc :

Sapendo l' operate


DI Giada traditore ,
iniquo alpestro : EvAiteEuoXXXXII.
Però disse il Maestro :

Tolti non siale mondi di buon core. Dicesi el di deU'Annnnsiaiionc


Ma poi che ebbe lavato c piedi a latti, di nostra Donna.
E rascingali , riprese sno vesta
E toroò a mensa ,
per mostrare e frolli P arlare eccelso c degno
A discepol', eh’ aveao sua fronte mesta Del verbo eterno di Mario incarnato
E disse: 1’ opra è questa Per Luca dichiaralo
Doli’ avere io a tatti c piè lavalo Donqne levate al sno parlar l' ingegno.
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BELLA QUAEESIMA XLTII

Narra come ia qael tempo no aogel Santo, Appresso al sommo giglio


Gabriel detto, in Galilea discese. ImpossibiI sarà parola in terra :

La coi cillb, secondo el dirin canto, Cosi parlando serra


Nazaret chiamossi el sno paese: La sua proposta, e di tacer fa segno.
Qniri l’Angel diKcse Allor Maria, ecco l' anelila, disse:
Ad una rerginelta mollo ornala, Del Signor mio ,
a cui donalo ho il core :

A losepb sposala Sia fatto a me come ab eterno scrisse


Di casa di Darid el sno bel regno. Secondo il parlar tuo, che è pien d'amore.
£ra il suo nome chiamalo Maria, Questo è tutto il tenore
A cui discese quello Angel diletto, Dello evangelio e il litteral coostruito :

E con^roce devota e umile e pia Chi vuoi cavarne frutto


Disse: Avegratia piena, o vaso eletto, Segua Maria ed abbi el vizio a sdegno.
È il Signor nel tuo petto O umiltà profondo di Maria
E lutto: e benedetta se'. Madonna, Che ha oggi dato a noi quel che Èva tolse.
Sopra ogni mortai donna. Sacralo albergo del divin Messia ,

Cosi dal cielo per salvarli regno. In cui 1' eterno verbo incarnar volse.
Udendo questo assai turbala fu, Cosi per noi si colse
E con la mente a tal saluto pensa; Quel glorioso frutto, allo e superno.
L’ AngioI rispose allor, non temer più, Che deslrutlo ba l' inferno
Grazia bai trovala nell' eterna mensa Per chi cerca fruir l’ eterno regno.
Da quel ebe ’l ciel dispensa: Dice Maria : ecco l' ancilla indegna ,

Conceperai net ventre un frntto tale E Dio la fa del cielo Imperatrice.


Il coi nome immortale A tulio il mondo questa Madre insegna
Jesù chiamato fla, supremo e degno. £1 modo a chi vuoi farsi io ciel felice:
Dello Altissimo Ogiio detto Ila , Questa è quella radice
La sedia di David a quel darassi : Di Cesse unta, il cuilsupremo fiore

Del sommo padre suo la signoria Ardo d' un tale odore ,


In casa di lacob poserassi, Che chi noi gusla è ben privo d' ingegno.
Ed eterno Tarassi Chi non sì strugge in questa Santa Madre
El suo bel regno : a cui Maria rispose O gli è di pietra, o privo d' inlelletlu :

Parole assai pietose Questo e quel bel tesor, che al sommo Pa-
Come per Lvca evangelista insegno : Hoslra per tua salute el sno bel petto (dro
Come si Tara questo ì omè eh' io penso E dice : o figlio eletto.

Uom mai conobbe io terra el corpo mio. Perdona al pcccalor che afllilto laiigue.
A coi rispose : lo Spirito immenso Ricordati del saugue
In le. Maria, verrà con gran disio Per lui già sparso in so queU'aspro legno.
Quel lume Santo e pio 0 suprema città, quanto se’ stretta

Obnmbreralti , e il tuo divin concetto A render laude a questa Madre Santa


Sarà per tutto detto Un gran tesor gran benelicio aspetta
Figliuol di Dio, supremo, eccelso e degno Per lei della tua laude et mondo canta.
El ecce Elysabeth, cognata tua. O gloriosa pianta
Concetto ha nel suo ventre un nobil figlio. Volta le fronde a questa luce immensa.
Come vedrai , in seoeclulc sua Che per suo mezo pensa
Stcril chiamala per divin consiglio : Fruir r eterno ben nel sommo regno.
FINIS.

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Evangelio 1 Il primo dì Qaarcsì- 22 il Giovedì Va^ XXVI
ma fag. 23 Venerdì XWll
2 Secondo 11 21 Sabato XXVIII
3 Teri» Ut 25 Quarta Domenica XXlX
k PrioM Sabalo IV 20 Lunedi dopo XXX
S Prima Danenica V 27 Martedì XXXI
a LonedV dofw VI 28 Mercoledì XXXII
7 Uartadi VII 29 Giovedì XXX 111
8 Mercoledì vm 30 Venerdì XXXIV
9 Gìoaedi IX 31 Sabalo XXXVI
10 Venerdì X 32 Quinta Domenka XXXVM
11 SablMto ZÌI 33 Lunedi dopo XXXVIM
Secanda Domenica 31 Martedì XXXIX
18 Lnaad) dopo XIII 35 Mercoiadl XL
13 Martedì XIV 36 Giovedì xu
Me roste 4) XV 37 Venerdì xut
15 Giovedì XVI 38 Sabbato ZlXIt
18 Venerdì XVII 39 Domenica delle
17 Sa Mala x« Palmo XUV
18
10
80
Terra Damacdca
Lanedl dopa
Martedì
XXI
xxir
xxin
10
11
12
Lunedi S.
Giovedì S,
il di delta SS. Ao-
_XIV

91 Mercoledì XXIV nonrialn ztvi

liDfMresi» (già) ta FireoM a di alliaio di Gennaio MDXllll. A peiiliune di Fraocesce di Ucopo


dello el Conte Cariulaio.
F. C.

I X D E O.

JC5 053

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TAVOLA DELLE LAVDE

Abbi picU, beata Verdiana Pag. 32 Ave croce, speranza de' Cristiani Pag. 12
A Dio diletta e consecrata sposa 138 del ciel Maria 234
Adoriam tolti il verbo consecralo fifi verbo eterno Genitrice 4

latti con somma viiiude 86 buon Gesù croce diletta 22


Aiuta, aiuta quegli 253 di grazia piena 2311

Al bel fonte sacro c degno 236 donna del cielo, isposa e madre 218
franco capitano 218 fonte d'amore 2311

mio Gesù voglio andare 223 Gerasalem, visiou di pace 162


monte santo Gesù apparta li» madre di Dio per tua virtute
Alla morte orrenda e scura 232 Maria stella mattutina 244
Alma, che si gentile 96 di Dio, virgo Maria 161
leggiadra, graziosa e bella 243 regina celi, islella tramontana 21
Alme devote, che le laude udite 62 regina celi. 254
Altissima del ciel porla felice 163 Avendo Intti il cor pien di letizia 18
Alzando gli occhi vidi Maria bclia 121
Beala sono e per nomo Villana il
Alzate l'occhio della Toslra mente 1111
Bealo è quello eh’ ha il mondo in oblio 2B2
A Maria, fonte d’amore S3
Benedetta sia l'ora 161
Ama Gesù, anima innamorata IfiQ
Benedetto sia lo giorno 1311
Amanti del Signore 23
Ben ch'adiralo si mostri il Signore 238
Amor Gesù, amore, amore 156
cantando la mia vita 31
finirò
Gesh dolcissimo bealo 1611
mi credea, Jesù, sotto le fronde 218
per mìo peccato 161
morrò d'amore per li gran sospiri HI
Gesù diletto 236
venga amore, ben venga amore 211
Andiamo a Gesh Cristo 112
Gesù, l'amor mio Ifi
Anima mìa contempla il mio partire 21
osanna, beo venga osanna 911
mia, so Tnoi pace nel core 11
mia, deh torna a me 42 Cantar vorrei, Maria, col cor glulio 32
ingrata da che vuoi seguire 22 Cantiam con dolce canto e con buon core 32
da che vuoi partire 242 di core, cantiam di core 281
benedetta dall’alto Creatore 164 Canti gioiosi e dolce melodia 142
pellegrina 126 Che deggio io mai più fare 120
mia da Cristo
,
se’ partita 136 farai tu, cor mio, tutto ghiacciato 165
meschinella 242 far potevo per la tua salute 3
ingrata da che vuoi partire 247 scusa, anima mia 274
Anime, che salute aver volete 62 Chiamo merzè Gesh clemente e pio
,
64
Annunziatà per divia consiglio 9 Chi è chiamato dal suo Salvatore. Prefaz.
Aprite lo intelletto, o dolce suore 44 dell' inferno vuol fuggir la pena 82
Ardiam di carità 266 ’l Paradiso vuole 66
Ascolta noi superbi peccatori 211 le ricchezze vuole aver del cielo 108
il parlar mio, figliuol diletto m non ha l'amor di Dio 208
A te ,
Dio padre, a le Dio figliuolo ISZ non cerca Gesù con mente pia 2
virgo, ognor clamavi 229 salato vuol trovare 169

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Chi serve a Dio con puriU di core Pag. 7 Deb sappiatevi guardare Pag.

si scniissi offesa 25à torna ornai pecorella smarrita

si veste di me carità para 23 ornai ,


pecorella, al pastore
,

si veste di vano e falso SS» amore volgete ognun l'affetto

si vuol col core unire 71 volgi gli occhi, 0 benigno Signore

vuole aver da Dio grazia e mercede GQ vogliate contemplare

in terra far del cielo acquisto Destati, anima mia, più non dormire
vuol grazia nel ciel del fallir grave GJ o peccatore
andar per santa e retta via 106 Diletta madre , dolse Maria bella
Gesù fruir con tutto il core 23à Diletto Gesù Cristo chi ben ti ama

gustare il l)en del Cielo impiric) — Di’ Maria dolce, con quanto disio
gustar d' Iddio divin fervore ben se’ fonte eterno Dio
lutto ,

nel divin regno aIGn salire» G5 Dimmi ,


dolze Maria ,
a che pensavi

paco nel suo cuore Sfl Jesù perchè


la gloria di Gesti impetrare Dir pur cosi vorrei
Ciascun con riverenza e mente pia 2Èfi Diren la vita brievo

Come dinanzi a Cristo fuggirai


Con desiderio vo cercando
M Discepola di Cristo
128 Diva gemma del Cielo
,
Maddalena
alma puella
,

Con dolcezza e con conforto 212 Divotamente il gran dottor landiano


Confessando lo mio errore H3 sempre laudatasia

Conforto del mio cuore 215 Dolce preghiera mia


'
Con giubilante core 93 Signor Gesù inGnito bene ,

gran ferver Gesù, ti vo cercando Sfl madre Maria


m
, ,

massima attenzione Donna ,


in cui venne il sole
ogni rivcrenzia 19 Dulzc Maria, ascolta el mio lamento
somma reverenzia sia laudato 33
Ecco 'I Messia, ecco ’l Messia
tutto il cor , Uaria, laude ti diam 33
cl re forte ,
ecco el re forte
Con nmil core, con umil core, 79
Egli è il tuo buon Gesù
Conosco ben che poi pèccato mio 33
El tempo che ci presta il Salvatore. Pref
Contempla le mie pene, o peccatore 73
Eran pastori intorno a que’pacsi
peccatore cl gran martire 257
E’ servi tuoi. Maria
Cristo Jesù , tu sei la mia speranza 27
ver’uomo e Dio 35 Facciam festa e ginlleria
Crocifìsso a capo chino IG fatti, ora facciamo
CmciOsum in carne laudemns 119 Fiammeggiami nel core un seraGno
Fin eh’ io vivo , e poi la morte
Da che tn m' hai ,
Iddio, i| cor ferito 1 Fralcl nostro, che se’ morto e sepolto
Gesù, mostro la via fM Gaude Virgo Maler Christi
poi eh* io ti lasciai SM flore virginali
Dalla più alla stella 12& Genitrice di Dio
Dammi ’l tuo amor, Gesù, benigno e pio 32 Gesù che vedi la mia mente pura
Deb venitene pastori ,
73 diletto d’ogni vero amante
contempla, anima ingrata 2M dolcezzamia
merzè Jesb amore — fammi morire
non ti disperare S2Z flgliuol di Dio , dolco mio padre


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1

li

(iesù G«9 ù Gesù


, ,
Pag
quando contemplo il lao dolore
, CS
a?!)
I.a ponilenzia io viia
perfetta speranza
,
anima mia Pag. m
283
l'aCDle spine laa vita non mi piace 238
mio padre, sposo c dolce sire Lascia la tua superbia 275
Salvatore ai Lasso i’moro 282
dolce Dio 2i Levali sn ornai 62

sommo
(e diversa)
conforto c vero amore
m Levale no pò la mente ,
o frale' mia 218
833 L'amor, eh’ i’ porto a le, imperatrice 86
diletto e vero lame & li mosse a crearmi si bella 213
Giammai landarti quanto degna se I L’amore a me venendo 69
Giù fummo eletti attiL’orazione è sempre buona 83
vegglam pe'nostri errori 28i Laudale Dio laudale Dio 49
,

Giovanetti con fervore sa il sommo Dio 85


Giù per la mala via l’anima mia no va SQ Laudalo Dio, eh’ io son fuor de'tegami 214
Glorioso esommo dace 2iS sia Dio, laudalo sia Dio 52
Grande allegrezza mi circonda il core 93 Landiam con divozion quel nome santo SS
Guidami tn, guidami tn 1(13 puro core 239
gran fervore 63
Uaggio visto il cieco mondo IS
divozione e poro core U6
lamo a Maria ,
so a Maria UB festa e con letizia e canto 96
Iesù che il mio cor fai 2S5 Gesù flglinol di Maria 146
Il

Infelice
,

peccato fa

anima mia
Sii
213
l’amor divino
l'alto Signore 152
m
In nulla si vuol per la sua speranza 132 San Giorgio cavalier possente 63
,

In su quell’alto monte 13Ì tutti umilmente con fervore 65


fe fui creato a essere felice 242 Maria con puro core 77
laudo e benedico a tolte l’ore 2Bt umilmente il Salvatore 82
non so che mi faccia 182
son più perOda ingrata 211 Madre, virgine, sposa, amica e 6glia 9
Gesù, che sopra e rami d’oro 2M che lesti colui che ti fece ,
163
Inùammate il vostro core 78 di Dio beata 273
l’non vù più teco stare 83 di Dio nostro Signore 286
rendo lande e grazie al sommo sire m Maria ,
madre di Dio, priega per noi 31
sento il buon Gesù dentro nel coro m piena d'amore 276
sono el doke Dio, anima ingrata 26 drentoalla Ina corto 225
son l’Arcangel Rafael di Dio 36 merzò, umile aquila altera 91
son l’angiol buon d' Iddio SI regina de beali spirti —
quel misero ingrato 113 sommo diletto del mio coro 266
quella pecorella 227 vergine bella 135
ti vorrei trovare , o Signor min 284 vergin nel parto prima e poi 249
veggo che il servire al mondo è vano 3Sl vergine pura immacolata 57
Ma’più bene aver comprenda 2U
La bontN increata 167 Mentre che a voi è conceduto tempo 264 il

carili che ebbe San Martino 64 Merzè ti chiamo Vergine Maria , 16


croce tua ,
Gesù, mi fa stupire 26 Mio ben, mio amor, mia gioja e mio desio 31

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Ul

Miserere al mio fallire Pag. 225 0 dolce amor Gesù vedrotli mai Pag.
di me ,
Signore Iddio 2fil Iddio, per la sua madre pure
Misericordia , eterno Dio 12S mio Gesù
Hiseremioi mei ,
miseremioi mei 247 padre santo
Molti son da Gesù nel ciel chiamati 1S2 padre nostro Benedetto
Molto più guerra , che pace 220 padre Giovanni Gualberto
Mondo, me non barai ta fiS Redentore
Morta è l’anima mia 34 donna gloriosa
fonte di pietò, madre celeste
Nata ò quella stella ISi Offerite tre doni al dolce Dio 34
Nel ciel si fa gran festa liti O gemma preziosa , o mio desio

tuo furore, nel tuo furore 224 Oggi in terra si onora


Nessuna cosa al mondo i più sicura 2fi() Geronimo santo
Nessuno in gioventù ponga ’l desio 311 Gesù buono, come m'hai lassato
Nessun piacere ho senza te , Gesù 33 buono, o Gesù buono
Niega con Pietro oggi tutta la gente ^3 dolce, o infinito amore
No' Siam tutti peccatori 213 o dolce Iddio
Noi li laudiam, Gesù, verbo incarnalu 33 sommo bene ed oimene
Non dormile o peccatori
, 226 sommo conforto
Non ha lo cor gentile 3 gloriosa regina del mondo
fumai pena maggiore 13 Vergine beata
fumai più dolce amore 221 gloriosi in cielo
più guerra eh*i’ m’ arrendo 233 glorioso santo Padovano
so anima ria
, 251 Ogni piacere io ho amando
te
por tanto l'amore, anima mia 238 Ognun con divozione e puro core
poro core
0 alma , che desideri 137 divotamente vada a adorare
amor Gesù quando sarò 12d divotamente faccia orazione
che fatto m' bai con teco unita 133 a' infiammi il core
quando sarò 133 0 gran cristian, destale il cor, vedete
anima che il mondo vno' fuggire 3 gran monarca Iddio, nostro signore
accecata 33 immenso Gesù, dolcezza mia
anime devote, tulle con chiara vista 133 infinita carità di Dio
bealo Giovanni Gesuato 12 ingrato peccatore
benigno Signore 31 lasso a me tapino, isveninrato
bontò infinita leggiadre damigelle
buon fratello, o dolce padre mio 211 luce della Spagna, o gran bellezza
cicca, o sorda, o insensata setta 35 Maddalena specchio delia vìa
Colomba santa e bella 84 Madre santa, o luce del Signore
corpo sacro del nostro Signore 133 roaiigno e duro core
Crocifisso, che nel ciel dimori 33 Maria diana stella
Dio, o sommo bene , or come fai 114 divina stella
diva stella ,
o vergine Maria 15 Maddalena
divin verbo, che venisti al mondo 221 mente ceca o insensato corc
,

dolce amor, Gesù, quando sarò 128 mia Regina o dolce Maria bella
,

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un
Peccatori a una voce Pag. Ufi
0 ohimi, dolce siinorc Pag. 25fi

Omè signor donami pace Sfi Pecorelie pien d’errore 223


, ,

Onde ne tien lu, o pellegrino amore ma Pclicgrin ,


Gesù incarnalo 192
Onnipotenle padre, o eterna alleta U Per buon sentiero e retta via 58
0 padre santo M Perchè l’amor di Dio tanto mi tira 54
san Domenico dottore m Per i’umillè che in te. Maria , trovai 193
nostro, clic nel cielo stai ISQ Piangi e sospira, poi che lu se’ privo 38
peccatore ,
io sono Iddio eterno IM Piangendo i'penso come i’possa gire 2£9
peccator ,
moverati In mai ? laa Piango lo tempo perduto 39
perchè t.u Piglia il mondo come va 234
che fai ifij Po’ che il cor mi stringe c serra 53
ingrato 33 eh’ i’ t’ebbi nel core 59
peccatori , o alme meschinelle 255 eh’ i' lasciai il mio Dio 85
Ora per tulli noi, madre di Dio 122 eh’ i’ amarri la via 89
Orate alme ditole con rirlnle 59 Poiché il Ilio corMaria, é grazioso
, 39
Oramai non ro' restare 151 Poi che io gustai, Gesù, la tua dolcezza 113
sono in eli SS che al mondo servir ti sei rimase 135
0 Redentore 3ki Porgi l'orecchio , o peccator superbo 219
regina in del, Maria
varia
m Prega per me, Sant'Andrea benedetto
Purità, Dio mantenga
41
133
( ) 22i li

Or qoeslo è quel che l’anima molesta 49


0 sacra, santa e lampeggiante stella 259 Qnalnnche sente dell’amor divino 12
santa cariti, virtù divina 3SS el mondo sprezza 239
Chiara taso d'elezione Si Qual’è si doro core 22
san Barlolommeo, le invochiamo 199 Quando li desterai ,
anima stolta 15
Bastian bealo SI li parli , Gesù , vita mia 15
Bernardo nostro cittadino 2M fu circonciso dal prelato 99
Francesco, dolce padre mio 22 le membra mia l’ultima volta 199
santo Antonio, dolce Confessore 43 riguardo el nostro viver rio 212
Ignazio martire e pastore 44 sarà quel giorno ,
o Gesù mio 199
seraOna bella 143 ti sguardo in croce, o signor mio 125
sommo Dio, o vero Redentore Quanta fatica dora 215
speranza del mio core Sfi Quant’è dolce l’amore 39
Teodoro santo verginello 229 Quanti n’ba già la tardità ingannati 55
nom vile e tanto amato 228 Quanto più gli occhi mia versone in
vaghe di Gesù, o verginelle 195 pianto 199
Vergine Maria piena di grazia S3 è grande la hellezza 115
Maria
Regina
m
253
è dolce e soave e bel morire
è stollo, cieco e ingrato
240
344
è grande la dolcezza 259
Pace non trovo e vivo sempre in guerra 89 più penso, 0 Dio 49
Parmi sempre veder la sepoltura 214 sarà crudele 152
Peccator ,
pensa al Ino Signore S2 se’ tu benigna e graziosa 222
su tulli quanti 112 Questa tua pietà si grande 244
venite al porlo 248 é quella croce grande 223
LIV

Qocst'anima fcrila Pag. ISO Stefano picn d'amore Pag


Su sa, cari fratelli
Ragi^uarda ,
anima mia IM
Rendo Tarmi al cieco mondo Tanta pietà mi tira e tanto amore
KesoKila ,
signor, l'anima mia t&J Temete Dio che è dolce Signore
,
Ricorriamo a te , Maria Temo non poter portare
Temeraria creatura
Salile tulli al monte di Gesù 210 Tromba che il divia suono
,
Salve, eccelsa alta Regina 161 Tutto per noi si dette il sommo Dio
Virgo Maria nel cielo eletta 2&1
, se' dolce , Iddio signore eterno
Regina celi, eccelsa e degna Tu che puoi quel ebe tu vuoi
Regina di misericordia 1 donna sola sei d'amore degna
San Domenico mio, padre divino 211 Tua chiara stella ognor, dolce Maria
Simone e Taddeo tutti invochiamo 102
Santo Vincenzio sacrato iti Vdile malta pazzia
50 a Maria , fonte d'amore ass Vdite che m'awien per Cristo amare
mai la tua virtù vince la guerra 32 Vmil madonna non mi abbandonare
pensassi Terrore
per diletto amor cercando vai
132 Vanne mio core al Signor mio,
,

gustiamo cl van diletto 239 Veggoti in croce morto


’l corpo nè piaceri è consolato 2S Venga ciascun devoto ed umil core ,
tu donassi il core g; Veagoli a rivedere, anima mia
vogliam grazia impetrare Venite
Igg lutti al Gesù
fonte di
vuo’ gustare cl dolce amor Gesù 10 tulli a contemplar Maria
vu6 gustar l'amore
232 al cibo eletto
Sempre, anima diletta per tu'aiuto Verbnm caro
SI
li sia in diletto 24 Vergine bella, non mi abbandonare
Gesù, voglio aver nella mente 148 alla regina
aia ringraziala a tutte Tore 140 madre Immaculata sposa
Siam con somma riverenza 251 santa , immaculata e pia
51 fortemente son tratto d'amore 132 tu mi fai
S'i'pensassi a' piacer del Paradiso
2 Vergine sacra graziosa e bella
Sie benedetto Dio del Paradiso
38 dolce e pia
Signore Dio della salale mia sacra e degna
3g
Signor, Gesù tu sia lo benvenuto 38 Vidi virgo
,
Maria , che si stava
quando sarò io mai 153 Vienne consolatore
S' r l'ho fallito Gesù
, e mi dispiace <47 Viene 'I messaggio , viene
,
'l messaggio
Simone e Giuda n'andorno 282 Vieni a me, peccatore
Soccorrimi. Signore 53 Virgo Madre , Maria
,

Solca andar sospirando 142 Maria beala


Sono stato in peccalo tanto tanto
52 Viva la congregazione
Sperante, umil, fedel supplico e chieggo 223 viva l'orazione
Spirilo santo , amore
42 Vivi, vivi in contrizione
Sposa di Dio divina. 252 Vivo per te. Signor, col cor sincero
Sposo diletto dell'anima mia 28 Vox clanianlis in deserto

Digiti.’ed b”
LA

Sunti in lode de'quali leggonsi in questo Volume le appresso

Laudi Ambrogio 64
l.nudc di N. Donna a pag. 7, 8. ^ 10. 11 di S.

e molle altre. Martino


S. Bernardino. 12 Ignazio 66
Paradiso Geronimo 73, 152
B. Gio. Colombini li M. in Prunela n
H. Villana 12 Pigolo
S. Niccolò di Bari 18 Zanobi 19
S. Sebastiano 91. H6, LU M. Maddalena 81_, 125, 138,
S. Benedetio 20.11, 2IB 212, 235
Sette Doni dello Spirilo Santo
N. Donna 23
Agata
Dominila — 82

S. Francesco ^ 63, 76, IM. Gio. Ballista 83


S. Vincenzio di Valenza ^ 144
28. 143
Chiara
— 84
S. Caterina da Siena Gio. Evangclisla
SS. Annunziala 31 118 Spirilo 85
S. Gio. Gualberto Lorenzo 92
B. Verdiana 32. 63 Bartolommeo ino
S. Margherita 34 Corpo del Sig. 193
Corpo di Cristo 33 Haltia 106
S. Domenico 3^ 70, 221 Matteo 108
S.Bernardo ^ 28 Simone c Taddeo 109
Sacramento 39 Luca Ey. 109. 222
S. Ignazio 43 Marco Ev, 119
Ognissanti 58 HafFacllo Are. 159
S. Anna 59 Natività del sig, 189
Andrea 41 Pater Nostro 194
Tommaso 69 Caterina V. e M. 252
Stefano 60. liO Spirito 256
Pietro 61 Antonio di Padova 260. 370
Pier Martire — Teodoro 270
Filippo Ap. — Bernardo degli Cberli
lac..|ij 62 Miniato 278
Antonio Abate — Simone o Giuda 280
Giorgio 63 Ognissanti 283

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LTI

Principj (li arie profane, sulla musica delle quali furoo composte alcune
delle Laude, dal che si argomenta quanto quelle fossero popolari
e ricantate, per il che venne l’idea di sostituirvi

sentimenti religiosi.

Si rir«ri>coo qoi solo quelli che trovaoei nell’Edit. 1480


aiccume di rarità eairema soperiormenle alle allre.

Oh lasso me tapino, isreolurato Ben lìniró questa misera vita


Rose, gigli e viole cscon del viso Se libertà mai riavessi, amore
I veggo ben che il ben servire è vano Dammi la morte, dolce Signor mio
Leggiadra damigella Se mai lo viceré viene in sta terra
Mollo m'annoia dello mio messere Ora gridare omè posso ben io
SI fortemente son tratto d' amore Non son più innamoralo.
Jamais tani beaux je vous revoje Gentil madonna, non mi abbandonare
Chi guasta cose altrui fa villania Hon seul plesir, ma dolce joye
O rosa mia gentile Vie sacb blider dacb (pag. ^
Regina del cor mio Non so percbi si sia ,
Signore, a questa
Menè ti chiamo, dolse anima mia Vaten mou queur (volta
r veggo ben che amor me 6 traditore Pover presou
O canxonetta mia O partita crudele
Nella bellesxa del sommo splendore Vengoli a rivedere, anima mia
Dna donna d'amor Ono Sia benedetto cl di che il tuo bel viso
Giuroli donna per la fede mia Ahi piangi, isvenlurato amante privo
Do cbe è quel , che dentro a me vampeg- Signor Leons
Ben lo sa Dio s’io son vergine e pura (già Più bel viso cbe il sole
Com’ aggio perduto la dolce mia fatica Allegramente
Leggiadra diva c mi convien perire Deh quello che di dentro a me vampeggia
Morte o mcrxè, gentile aquila altera Vivo per voi. Madonna
Sempre nel core arò ferma sperania Lacrimosa afflitta e stanca
Plus que je vis le regard gracieus L ti riveggo, bella
O crndel donna, che lassato m'hai O peregrina luce, o chiara stella.

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;

INDICE
t)ELLt Voci che iacuiiirdasi in questo Votami), 0 che luaaeaiio Bel Vocnbolsrio

defili Accademici della Crusca ,


ampliato dal Car. Ab. G. Hìnvzzi. Edizio-
ne 1833-tO.

Conci piTo Desideralo: voce Ialina di cui nou vi ha esempio, se nou


se della Collazione dell'ab. Isaac. Pag I
VlLVE Porle nel sieolfkato di taRi ebe coosentooo il passaggio,
non il ntorno. 4
Roseo Chiedo : dal Ialino poicere.
Simiglio Simile: è nel Vocab. suH'autoriU del solo Beicari. > 8 40
CSTINA Catini: come carra , tempora , campora, esempio di simili
plurali da notarsi Vedi Tocci Glampeolaggine. ti
PvngetTo Stimolo a peccare. Vi è questo stesso esempio senza ci-
tazione d'autore. • SI
Domo Dominio t El Paradiso in terra era al suo domo a. È 14
Somero Vi è somiere di G. Villani, del Cavalca, del Barberino.
OVERO Lo stesso che chero (Redi Diiir.) cerco, domando. • M
Penilsa Afliilta in questo significato manca.
: • 4Q
ZvccheRU-CONDITa Aggettivo ditirambico di manna. È 48
Potestà Per potestS ,
potere. » a. liR
Setire Aver sete. a
Mortare Ammortire (la sete] a 61
ìmmf.struata Non avente i mestrni. A
Diliiìione Dileggiamento, disprezzo; vi son gli es. di prosa di
G. Villani e de' Morali di S Gregorio. ft 21
Vaggio < (n Ibrms di vapori è il lumiooso vaggi* a- Porse co-
mitiva ,
cortèo. a 21
Vxilella c AH'aaimo che è umilella a. a
SvsciTAMENTO Risusciiamenlo. Risurrezione.
Imbhouare Vi è soltanto imbrodolare d'Ant. Alamanni e del Davanzali. a 112
Scoppiata t Che l'avessi sco|>piaia d'allegrezza > in signIF. attivo. a 123
Reclinato Adagiato ,
posato. Vi è l’es. di I. lacopone, della Vita e
della Pistola di S. Girolamo. A
Ominino Propria, coaveniente ad uomo. a Ili
PvuLo Poaso: manca ai H a strofi ni , Teoria de' Verbi.
Servito Forse ocoasìone di aver reso servizio.
: a 125
Serra Riparo di muro. Non ha che l'esempio di V. Viviani. a 122
SuLLACCi Per solìazii come porla la rima, Verso i38. 128
Rimati • Muri allo rimati a. 13fi
Abbachisto Vi è Abbachista di D. Velluti a UR
Stvporoso Colmo di stupore.
BERLiNoniEBE Garrulo, elarioue. Livio Deche; manca esempio in poesia. a 154
Grefinabsi Praticare persone senza necessità, c Grefinarsi con parenti ». a 155
Argogma Forse Suzza. :

Abbaiato Sostantivo; il romore deH'abbajare. • Ififl


Pagata Pagamento. a 151
Vberata Forse nutrita del latte.
; a
Gavdeata Ricoima di gaudio.
Strafelata Non vi sono che gfl esempi del Magalotti e del Redi. a
GioosKiMinri In islate di giocondità. a ICS*

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Milizia Da Militiare proprio di chi milita. Pag.
FiLOCAnA Presa attratta da amore.
,

Dispenso Disposto ,
disposixioDe , ordioameoto.
Accida Accada : Latinismo mancante al MastroGni.
CuNFORZARE Per rafibrxare. ^111=

Rirandita Assoluta dal Bando giè avuto. Vi è il solo es. di Fran-


cesco da Buti.
Tvrpido Turpe.
SOPRA-SOHIIO Pib che sommo
Falsahine Falsith.
Ostacolo Forse deve scriversi stacolo. Vedi appresso.
Stermino Infinito che non ha termini.
:

Invsanza E il verso pare debba dire t 0 inusania del Ino ben


gustare! >
Penoso Per penante, soffrente pena
Fauelli Servi. Vi è Famuli di F. Gnittone. 101
Disikio Desiderio. Vi è Distro del Petrarca.
Gaviieare Modo ,
maniera di godere.
Goooviglia Consolazione , contento. ligi
Adoni Aduni da Adonare: Adunare
Stolteggiare Diportarsi da stolto
Sono Corpo dal greco XufunK. :
II
Stacolo Luogo di soggiorno.
Sprezza Deprezza da Sprezzare per Deprezzare, togliere, dimi-
nuire di prezzo. Verbi amlwdue che mancano al Vo-
cabolario
Stvba Sbocco ,
principio della foce del fiume ,
non vi é che §0
l'esempio di Lorenzo Bellini.

ALTRE ElIBNDB , B DA NON LASCIARSI INOSSERVATE.

Pag. 12& verso fi Forse dee dire : Nella saa tomba riposo facesti
» ilù A Ifi > 0 Gesù sempre to' Iqo concordia
& m »

Dee andare avaoli


il A Deh spcztami del cor l'aapra catena

al precedennte
» IM » Ifi dee dire • Virgine sacra ,
io porgo
1 — • 81 a Quando che si ha a far fatti

lAl A — A Nè erba che s'annoila


» 188 • 21 a 0 figlioo'miei, state accorti
* IBQ » li » Ogni elello giocondo

m » 3fi A Del qual numero vogrio


1 133 A 81 A E il capo e il volto e il pello e il corpo infranto
Dee sodare avaoli
al precedente
> > 18 a Perchè il sao cibo ogni sapore spretia
» 131> A Ifi a Gbe insatiobìle appetito
lAi 22 a Sopra queiralio legno.
» Ufi • 21 a Se la stara net Game essendo gravo
1 2fiA A u a In te s’accese si Teteroo amore.

AtT. GciTATO CAIIMlLtO 0AU>ITTI.


SaDti in lode de’quali ieggonsi in questo Volume le appresso

LA V DE

Di N. Danna a pa^. 7 ,
8 , 9 , 10 , 11 ,
Di S. Ambrogio 64
!3 , 81 ,
118 e molle altre. Martino —
S. Beniardioo 12 Ignazio 66
Paradiso Geronimo 73 ,
152
B. Gio. Golombini M. in Pruneta 77
B. Villana 17 Pagolo —
S. Niccolò di Bari 18 Zanobi 79
S. Sebastiano 19, 61 216, 217
, M. Maddalena 81 , 125, 138,
S. Benedetto 20 21 267 , , 212. 235
,

Sette Doni dello Spirito Santo Agata 82


S. Francesca 22, 63 ,
76 ,
108 Domitilla —
S. Vincenzio di Valenza 28, 144 Gio. Battista 83
S. Gin. Gualberto Chiara 84
B. Verdiana 32, 63 Gio. Erangelista —
S. Margherita 34 Spirito 85 ,
256
Corpo di Cristo 35, 103 Lorenzo 97
S. Domenico 36 ,
70 ,
271 Bartolommeo 100
S. Bernardo 37, 78 Mattia 106
Sacramento 39 Mattea 108
S. Ignazio 43 Simone e Taddeo 109
Ognissanti 58, 283 Luca Ev. 109 ,
279
S. Anna 59 Marco Et. 110
Andrea 41 BaCTaello Aro. 150
Tommaso 60 Nativitò del Sig. 184
Stefano 60 ,
140 Trinitb 187
Pietro 61 Pater Nostro 190
Pier Martire — Caterina V. e M. 252
Filippo Ap. — Antonio di Padova 42 ,
260 ,
370
Iacopo minore 42 Teodoro 270
» maggiore 62 Bernardo degli liberti
Antonio Abate — Miniato 278
Giorgio 63 Simone e Giuda 280

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, , , , , ,, .

DEPLORATORIA DI GIROLAMO BEMVIEM IN MORTE DI FEO BELCARI,

Ss per pianger giammai V insUbil porle Ma qual cieco disio l’alma smarrita
Del cor profondo, e gli occhi infermi aperse A pianger or la sua felicitale.
Amor, forluna, il ciel , Madonna, e morie: Misero a me, il Inalo cor ne invita?
Ben si coflTien che a maggior dtiol ronverae O m^le , ohe di noMn oUMnilnds
,

Le lacrime a sfogar lo afOilto core Coperta abbagli, si che ’l tuo vedere


D’amaro pianto un largo fiume or verse. Altro non è, che inferma cecitate,
Qui non si piango il mio proprio dolore 0 cieco mondo o nostro uman sapere ,

.Von il mio proprio mal non il tuo inganno Pien d* jgnoranzia . o cor superbo, e stolto.
,

Non lo Insinglie Ine perfido Amore. Dove posto bai il tuo fin , dove il piacere?
,

Comune è il mio marlir, corona Tafl^nno, Non perchè a terra pur piegalo, e volto
Comune il duol che a lacrimar m’ iedoce ,
Stessi con Taltre bestie e uomo iniquo ,

Le perdila corono , romone il danne, Ti die natura at eiet levalo il volto.


perniila ha il cieco mondo quella luce Cosa non è sotto il gran cerchio obliquo ,

Che pel dubbio cammin gran tempo scoria Dal primo ciel , che
1’ inflessibii giogo

Fu già de' passi miei ministra » a dikce. Possa fuggir dei grande editto antiquo.
Tace il celeste aoon , già spenta e moria Non gli onor,le ricchezze, e’I lem|>o, o luogo
È rarmonia di quella dolce lira • Non gli stati mortai , non gli ampli imperi
Che’i mondo afOitln or lascia, e’I del conforta .
Non le proprie delizie, o t’altmi rogo
E come parimenti si sospira Quietar porrien gli accesi desideri
Qui la sua morie, cosi in ciel s'aMtgra Del vulgo infermo , e della plebe errante
Chi alla nuova armonia si volge, e gira. Come quella, che ’n fumo, e ’n venti speri.
Felice lui ,
che dalla infette , e negre Felice patria, a eoi refulse in tante
felle di pianti al ciel n'é gilo, e ’n terra Tenebre insin dal ciel per loÌ quel Sole
Lesciala ha sol la venia inlerme, ed egra. Onde ognor più rispleode il loo levante.
Ed or dal mondo , e dalla orribil gnerra Che sacri versi suoi le sue parole
i
,

De’vitj sciolto, il suo splendor vagheggia Che di Jerusalem già tante carte
Nel volto di Colui ,
che mai non erra. Hanno vergale, e deirelerna prole,
E se gioito giudizio il ciel pareggia Quasi raggi d’Amor che d’ogni parte
(Come fa) gli alti , e l’opre de’ mortali Saetti intorno il loo dolce oriente
Nel più sublime cor certo or lampeggia. Ifhan già quanto il ciel tìen lor Aaoroesparle.
E ben creder ai dee ,
che chlN slraH Ma tu, spirto gentil, che in quella mente
Fiereeza sua, del mondo, e fft fortuna Liete or guardando in que* belli occhi eterni
,
Coopre, e difenda sotto le sue eli. A coi tutte le cose son presente.

£ *1 elei
, che in un
desio racoalto, e io una Cosi ti specchi In lor , inierei »
cosi (i

Fiamma d’Amor , che M s4M roler eàgilta, Che rafflitlo mio cor, che il sno deairo,
Dietro al piacer divin lutto s’adAoa, Qoantttoch'io il coopra, io que’vedi e discerni
Cosi e’acccnde, e ’n so lieto sfavilla Se pietà loco ha io le del mio marliro
Di nuova chiarità dinanzi a quello Piacciali , o FEO ,
pregar pel loo fedele
lil come io fiamma splendida favilla. Quello in coi vivo, e io coi vivendo aspiro.
E più e più per la sua luce hello ,
Acciocché in qoesto torbido , e erodete
67orta in fseeìsii Deo, cantando ognora Corso di OD tanto mar. secoro fa porlo
Vagheggia il vago spirito noreflo. Fossa rilrar le già fiaccale vele.

O berte spesa età , ecco che ora Indi converso al ciel guidalo, e scorie

Del tuo ben culto sene eterno freCfa Dal grave suon della lue dolco tromba
Mieti su io del, che di (e s’ innamora. Lieto tornarmi al mio fido diporta,

Breve fu il suo dolor, breve fu il lollo, Come a ino nido semplice colomba.
Rierno il premio, e tal fu la sua vita,
Cho di se pur non lascia un volto asciutto.
IN PigKNZC, MPCCCLXtV.

Dìgitized.:- / Cnogle
L ;

V;.T 1

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