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testi p a t r i s t i c i

|LARIO
Dl POUTIERS
la trinitá/2

© Cittá Nuova
llario di Poi1iers
La Trinitá/2

COLL/INA Di TESTI PATRIS'I'1CI


fundara de Amonio Quacquarclli
dirctta d;1(llaudio Moreschini

218
ll traltato La Trini!á di llario di Poiliers. com‑
poslo durante Iºesilio in Oriente, [9 la rispo‑
sta articolata e sistematica di un vescovo
occidentale all'eresia ariana nella diiesa
della fede stabilita nel concilio di Nicea
(325), e costituisce la sua opera teologica
piu significaliva, in cui ha espresso il meglio
di se come pastore e teologo. llario e in
qualche misma un pioniere della teologia
speculativa nell'ambito della Chiesa occi‑
dentale, nel tentativo di iondere in una sin‑
tesi originale e coerente | dan della rivela‑
zione circa ¡ rapporti tra il Padre e ¡| Figlio;
in tal modo dimostra la sua anima pastorale
nel voler approfondire il mistero trinilario a
pariire dalla Scriltura, traendone, in modo li‑
bero e creativo. ¡ contenuti di quanto la
Chiesa insegna per la salvezza eterna, con
un Iinguaggio che poteva essere capito sia
dai credenti sia degli eretici.
Nel suo sí0rzo di comprendere ¡| mistero
della Trinitá alla luce della fede, llario si la‑
scia guidare principalmente dall'intento di il‑
luminare il ruolo e l'impor1anza che vi occu‑
pa il Cristo. Solo se e vero Dio e vero uomo,
ein pub essere il salvalore degli uomini.
Antonio 0razzo e docenie di Storia della fi‑
losofia antica e medievale presse la Pontifi‑
cia Facoltá dellºllalia Meridionale. Sezione
San Luigi (Napoli). presso la quale tiene an‑
che corsi sul pensiero dei Padri della Chie‑
sa in teologia spirituale e iondamentale. Per
Ciná Nuova ha curato ¡ volumi: llario di Poi‑
tiers. Commento ai Salmi, voll. I-lll (Collana
di Testi Patristici 185-186-187), 2005-2006;
Anselmo d'Aosta. Perché un Dio uomo?
Larrera suli'lncamazione del Verbo (Fonti
Medlevali 27), 2007.
Ilario dí Poitiers

LA TRINITÁ/2

Introduzionc, traduzionc e n o t e
a cura di Antonio Orazzo
SIGLE E ABBREVIAZIONI

ALMA Archivíum Latinitatix Medii Acvi, Paris‑


Bruxelles.
Aug Auguxtinzánum, Roma.
BLE Bulletin de l.ittéruture ecc/ésiasttk¡ue. Toulouse.
CCI… Corpus“ Cbrivtianorum Latinorum, Turnholti.
(LPG Suppl. ( flauix Patrznn Gravcorum Supplementnnz,
Tumhout 1998.
CSEL Corpus Scr1]1/urunz Eccleszáxticorum Latinorum,
XX/ien.
CTP Col/ana di 'I'exti Patristici, fondata da A.
Quacquarcllí, dirctta da C. Moreschíni, Cíttá '
Nuova, Roma.
DS ¡inc/Jirídzhn Synzbolorwn, Dc7€nitionum et ¿¡
Declarationum derebm' )9dw' a! nmrum, add. H.
Dcnzíngcr ‐ A. Schónmetzer, Barcinone, Friburgi .
Copertina di Gyórgy Szokoly. Restyling di Rossana Quart-a Brisg0víae, Romac, Nco-Eboraci 1967. !
DSp Dictionnaire deSpíritualité, París.
© 2011, Citti¡ Nuova Editricc DT Div… 77,7!)I71d1', Piacenza. "
Via Picve 'I'orina, 55 ‐ 00156 Roma _ DTC Dictionnaire dc T/Jéologic Catho/¡que, Paris.
tel. ()63216212 - e‐mail: comm.editrice©clttammva.1t D PAC Dizionario Pa1rz'xtico e di Antichz'tá Cristiana,
diretto daA. Di Berardino, voll. I » Í I I , Genova
( Jon approvazionc ecclexíastiw
1983-1988.
ISBN 978-88-311-8218‐8 EE F.studios Eclesiásticm, Madrid.
EThL premcridex 'I'beologicae Lovaníenxccv, Louvain.
GCS Die Griec/9isclwn ( Í/aristlicben Sc/9 rlft.s“tdchr der
Finito di stampure nel mese di m a g g i o 2011 crstcn drei ]abr/mndertc, Berlin.
dalla tipografia Citlá Nuova della P.¡XM.().M. G reg Grcgonkmum, Roma.
Via 5. Romano in Gartagnana, 25
00148 Roma ‐ (el. 066530467 _
c mail: scgr.tipograñn(f¡*ciltanunva.lt
HTS Harvard T/3mlogiml Studiex. Cambridge, Mass. ¡
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NBA Nuova Bíblia/mf ¡lgmtinnum. Augustinimuun.
( I i u f t Numu, Roma.
PG '¡.ffru!ngán' (¡rr/('rm' cursus mmplclus. ncuuumc
“].‐P. Might. lºm-i>iis 1857-1866.
PL 'n!m!n_qíur L u ! i ¡ m c rursus compi‐¿ms. accur-.mlc Ilat'io di lºniricrs
_],‐P_ Mignc. Purísíis [ 8 4 - L 1864.
Pulmiugiac L¡¡H'm¡c c u r 5 u s complctus.
… 'I'R1NI'I'Á/2
PI.S
.K'npphvmwww. accumnm A. l-lammnn, P…1risiis.
RA(Z Kim-m df /1n'íu'n!ngm ( Jr¡'mkum, Rnnm,
RB Rv:-'m Búuídrclmc, Muru|snus.
REAUg Rcww Jw' E!chw Augu.u!inávm¡c.¡. Paris.
Ri 115. Kuwc rr”! fi.vfrur<- [frc[¡".x'á1x'hkf1a'. Lu…-ain
Rlºh Kmm* (¡(* Í'htfnfoglkg Paris.
RSI.R K!¿!Mu d'! Srnría ¿' Lv!!cm!um R¿'Íigjom. l"ircnzc.
R'SPT v a n * dw 51'r'cm'w Piu/(»mpíu'qm-_'. ( ' !
'Í'£1<¡()fugz'qtuw, Paris.
RS R K¿ff'/Jf*:'fj/Jm :Í<'…Yf¡k*f:(¡' R(-Íigicufr. Paris.
RThL R('[:'[ftº '! 'béo/ogrkpuc Je f.ummíu. Lnuvain.
S( ] La .Ymo/cr C u m / ¡ m . Milano.
SP S!¡rdf¿z I*'¿¿fr:'wlim. Ani dci (_lonvcgni internazionaii
¿¡Oxford-Berlin Lo…-'un.
5(1Íh Sr)ww.v ( ).1rá!¡vn¡:w . P ¡¡ris.
SSR S!ndf' .Ylurim‐Religion", Roma.
TS 7711*(JÍ(¡5¿¡M¡5mdfvv. Baltimora.
VC '1.-'r'gihac Cf?rixtianac. Amsterdam.
VctChr Vwcm (fhrzxtrkznurum, Bari.
ZK(.I Zcítxcb rif![¿¿r K: rcf.wngc's1'bx'c'bn: (( fn!lm),
Stuttgart.
ZK'l“h Zeífxcbrtf: fá¿r Katbo¿i.er5u 'I'bcuiugác. Innsbruck.
LIBRO 7

[. Questa &il settimo libm_che scriviamo c o n t r o la temerarictá


insensata della nuova crcsia], E postcriore agli altri in ordínc n u ‑
merico, ma &il primo e il piú importante per la cmnprensione del
mister0 della fede perfeita. Non ignoriamo quanto difficile &arduo
sia il cammino dell'insegna¡11ento evangelico che in esso dobbia‑
mo intraprendere. Benché ce ne ritragga la trepida consapcvolcz‑
za della nostra debolezza, tuttavia. spinti dall'ardore della fede,
provoeati dallo stimolo ardentc degli eretici c turbati dal pericolo
the c o r r 0 n 0 gli ignoranti, non possiamo tacere ció che non osiamo
dire, soggiogati come siamo dal timore di un doppio pericol0. che
ci0é il n o s t r o silenzio () la n o s t r a predicazione ci renda colpevoli dí
intbdcltá alla vcritá 3.
La sottigliezza cretica si ¿ circondata degli incredibilí artifici
di una m e n t e depravata. in primo luogo per tingcre di essere de‑
v o t a ; poi, per ingannare con lo parole la fiducia di tutti gli asco]‑
tatori píú semplici, uniformandosi cos] alla sapienza del mondo;
inline, per allontanare la comprensionc della veritá col protesto
di dar ragione di essa. Difatti. dichiarando l'esistenza di un 5 0 ‑
lo Dio, ha affcrmato u n a falsa pietá; confessando d'altr0 c a n t o
il Figli0 di Dio, ha ingannato gli ascoltatori abusando del n o m e ;
dicendo anche che n o n esistcva prima di nascerc, ha soddisfatto
la sapicnza del mondo. lno|tre, confcssando D i o immutabile e
incorporeo, ha escluso la nascita di Dio da Dio con ragionamenti

' Si i r a t t a ancora dell' aríunesimu P i ( | uvanti si parleríi delle eresic di San‑


|mllio e Fotino; cf. Trin. 7. 3.7.
2 Si ritornn sul doppic> pericolo che sta sia nel taccre che nel parlare della
r e t t a fede; el. Tri”. 2, 2; 5 , 1. c o n n o i a […l.zl st ' s a c<msapcv0lczza sembra
tr0varsi ¡n Eu…rcbin; vedi ]? Sl11lll(.lch, Emé/7c u"l£'w¡*w, p. l86.
10 La '!'rt'm'Iú/2 Libro 7. 1-3 11

ingannevoli. Servendosi dei nostri insegnamenti contro di noi, e ri se n o n di sapere che il l7iglio di Dio ¿‐un essere sussistente per
eombattendo la fede della Chiesa con la fede della Chiesa, ei ha vera nnseiia. e presentare con chiarezza che ¡] Figlio ¿»da Dio, e
messo in un gravissimo perieolo sia che rispondiamo sia che tac‑ non proviene da altre o dal nulla. Seeondo quanto abbiamo detto
ciamo, poiché mediante quello che n o n neghiamo annuncia quel‑ nel libro precedente. n o n si pu'o dubitare che. eliminando il nome
lo che neghiamo. di Figlio adottivo. il Figlio ¿:vero per vera nascita. Anche o r a l'af‑
2. Ricordiamo che nei libri preeedenti abbiamo avvertito i fcrmeremo basandoci sui vangeli, dicendo che non sarebbe vero
nostri lettori che, esaminando lºesposizione di t u n a la dottrina l"iglio se non fosse anche vero Dio, e n o n sarebbe vero Dio se n o n
degli eretiei, facciano attenzione che questi n o n si preoeeupano losse anche vero Figlio4.
d*altro se non di far eredere che il Signore n o s t r o Gesi1 Cristo 3. Nulla & piú insopportabile per la natura umana che la con‑
n o n sia nólºiglio di Dio né Dio. Cosi, sequesti nomi gli sono stati supevolezza di un perieolo ‐ ció che si ignora o avviene in modo re‑
attribuiti solo per una sorta di adozione, gli si viene & negare la pentino comporta eertamente una sieurezza deplorevole, ma n o n
n a t u r a di Dio ela ñliazione; seaffermano l'immutabilitá e l'ineor‑ il timore del futuro ‐. poiche per chi non &zill'oscuro di quanto
poreitá di Dio ‐ come di fatto &‐, lo fanno appunto per negare aceade, l'ansietii stessa ¿ una sofferenza penosa. Ora io n o n sciolgo
che il Figlio & n a t o da Dio, e seeonfessano Dio Padre come uni‑ la nave dal porto… ignorando il pericolo di un naufragiº". n o n ini‑
eo Dio, ¿:soltanto perehé nella nostra fede Cristo n o n sia credu‑ zio il enmmino, inconsapevole Clie ¡ bosehi sono infestati da pre‑
to Dio, visto che la n a t u r a incorporea n o n permette di pensare a doni; n o n autmverso il deserto sabl>ioso della Libia, senza saperc
una nascita, ela nostra confessione di un solo Dio dissolve la fede che ovunque Ci sono scorpioni. uspidi e basilischi. Nulla sfuggc
in un Dio da Dio. ¡illa mia preoccupazione, nulla alla mia conoscenzu. Parlo infatti
Ma gi51 mostrando nei libri precedenti come fallace e inutile sol… lo sguardo di tutti gli eretici, che pendono dalla mia bocca e
questa loro predicazione sulla base della legge e dei profeti. nella cercano nelle singole parole occasioni per accusarmi; e t u n o l'iti‑
nostra risposta al>biamo seguito questo criterio: annuneiando Dio nemrio del mio discorso ¿=attraversato du strenoie. interrotto da
da Dio e proclamando un solo Dio vero, si badi a n o n sostenere fosse, disseminato di laeci. Clie sia arduo e difficile, n o n mene la‑
m e n t o , perché n o n lo intraprendo c o n ¡ miei passi. ma con quelli
per difetto l'unicitá [ d i soggetto] di un solo Dio vero, né ad am‑
mettere per eccesso la fede in un secondo Dio. Nella nostra con‑ degli apostoli. Pero sono sempre nel pericolo, sempre nel timore
fessione di fede Dio non ¡: solitario, e non ci sono due divinitá". E di iinire nelle stretroie, di cadcre nelle fosse. di essere irretito nei
in [ali condizioni, senza confessare e senza negare che Dio sia uno, mmelli. Se infatti mi accingo ud annunciare un solo Dio seguendo
& custodita l'integritá della fede, poiché l"unitá si riferisee ad am‑ la |egge. ¡ profeti e gli apostoli. mi si presenta Sabellio, pronto &
bedue, e l”uno e l'altro non sono lo stesso soggetto. divorarmi tutt'intero con morso crudelissimo. quasi fossi un cibo
Intendendo dunque esporre compiutamente il mistero sem‑ appetibile. per la professione di questa veritá. Sepoi c o n t r o Sabei‑
pre valido della fede perfetta con gli insegnamenti dei vangeli e lio nego il Dio solo, e eonfesso il Figlio di Dio come Dio vero, mi
degli apostoli, anzitutto non dovevamo ineulcare altro negli udito‑ attende una nuova cresia. per aeeusarmi che proclamo due dei. Se
poi mi appresto a dire che il Figlio di Dio ¿:anche n a t o da Maria.

¡ L a retta fede deve a m m e t t e r e che Dio non & solitario, perché c'é un
Padre e de un Figlio; nello stesso t e m p o n o n deve affermare due divinitá, “' A pzirtire dali vur1geli ll:irio si ¡1pprestn :) m o s t r a r e Clie Cristo ¿‐vero iii
perché il Padre eil Figlio sono un unico D i o grazie all'unitá di n a t u r a ; cf. Trini el… perehe ¿-vero D… e v i c e v e r s a . La clix'initíi del Figlio ¡: strernunen&- legzlta
[, 17. con not1128; 4. 40. ¡il suo essere v e r o D i o
12 La Trz)zitá/ 2 Libro 7, 3-4 13

un solo Dio. E negare che Dio sia unico, &tanto pericoloso quanto
mi e a fianeo Ehione, cioe Fotino, per ricavare una garanzia per la
sua menzogna dalla professione della veritas. Passo s o t t o silenzio
conlessarlo come solitario.
gli altri, perehé tutti sanno che s i t r o v a n o fuori della Chiesa. M a E di questo n o n si rende c o n t o la stoltezza del mondo”, perché
anche se questo male & s t a t o condannato e rifiutato molte volte, le sembra che n o n si possa pensare il non solitario come unico, e
non Si possa intendere l'unieo come non solitario.
oggi ¿‐ancora al n o s t r o interno. La Galazia ha allevato empiamente
molti individui, perehé professassero un unico Dio“. Alessandria 4. Ma la Chiesa, come spero. diff0nde la luce del suo insegna‑
m e n t o anche sulla falsa saggezza del mondo, in modo che, pur n o n
ha diffuso falsamente quasi in t u t t o il mondo la dottrina di due di‑
;tCeogli€tld0 il mistero della fede, eapisca in ogni caso che noi an‑
vinitít, che essa nega. La Pannonia difende in modo rovinoso che
nuneiamo la veritá del mistero c o n t r o gli eretiei.
Gesú Cristo ¿»n a t o da Maria7. F. in tale situazione la Chiesa corre il
perieolo di n o n custodire la veritá per mezzo di affermazioni vere. Grande &infatti la forza della veritá, che. p u r potendo essere
m e n t r e si cerca di introdurre in essa, con linalitá empia. ció c o n cui
conose1uta in virtú propria, risplenderá tuttavia anche grazie alle
ob¡ezront stesse che le si muovono. Cos], rimanendo stabile nel‑
la r e t t a fede pub essere sia irrohustita che distrutta.
la sua natura, aggiunge ogni giorno sicurezza alla sua natura, nel
Non possiamo annuneiare rettamente che Dio ¿‐unico, se di‑
ciamo che &solitario, perehé non ei sara posto per il lºiglio di Dio,
momento tn cui & attaeeata. Questo & proprio della Chiesa. vince‑
re c t o e quando viene ferita, essere compresa quando viene accusa‑
quando si crede in un Dio solitario. Ma seannuneiamo Che il Fi‑
ta. restare terma quando viene abbandonata. Certamente vorrebbe
glio di Dio & Dio, come lo &,rischiamo di n o n custodire la fede in
che t u t t i rimanessero con essa e dentro di essa. e non espellere nes‑
suno dal suo seno del t u t t o tranquillo, néahhandonarlo quando dif
5Nell'esposizionc della r e t t a fede llario awerte tutta la dillieolt£t di non v e n t a indegno di dimorare presso una madre eosi nobile. Ma quan‑
lasciar strumentalizmre le sue affermazioni sul lºiglio di Dio come v e r o Dio do gli eretiei si allontanano dalla Chiesa o sono rifiutatí, nella misu‑
da parte degli eretici, sempre pronti a interpretare in maniera unilaterule e a ra stessa tn cui essa perde oecasione di offrire la salvezza dal suo in‑
proprio vantaggio le aflermazioni rette. Essi sono: i sahelliani. per ¡ quuli c"é
un solo D i o lil Padre) che assume anche il nome di l:igli0 quando si inc-ama terno, ne guadagna nella convinzione che ad essa si deve ehiedere la
nel seno di Maria; gli ari-ani. che in n o m e dell'unico l ) i o n o n a m m e t t o n o che l)ezititudine. E molto faeile conoscere ció dagli atteggiamenti stessi
il l"iglio ¿-vero Dio ma solo un Dio inferiore, e sono pronti a denunciare degli eretiei. Tra t u tte le Chiese ínfatti, quella istituita dal Signore e
l'ammissione di due (lei; i seguaci di Fotino o l"…hione, ¡ quali affermano chela eontermata dagli apostoli ¿‐l”unica dalla quale si &separate l'errore
nascita di Cristo da Maria ¡: l'unica naseita. per cui ein &soltanto un u o m o in folle delle diverse eresie. E n o n si puó negare che la separazione &
cui hadimorato il Verbo; per gli ehioniti ef. Trin. 1, 26. con n o t a 36.
n a t a dal difetto di una eattiva eomprensione della fede. dal m o m e n
“ l l tiferimento e a Marcello di Aneira. Affermando in modo t r o p p o ri‑
gido l'unitá di Dio… aveva elaborato una visione riduttiva del Verbo. [isso sa‑ to che si adatta al proprio pensiero cio che si legge, piuttosto che
rel)be solo una energía di Dio attiva sia nella creazione che nell'inearnazione, adeguare il proprio pensiero al testo scritto. Mentre le singole fazi0‑
ma priva di sussistenza personale. La monade divina si sarehl)e divisa in una ni si oppongono tra loro, [la Chiesa vera] sara riconosciuta n o n solo
diatde con l'inearnazione e quindi in una triade, quando lo Spirito si sarehbe dar propn 1nsegnamenti, ma anche da quelli dein avversari; mentre
effuso sugli apostoli; mala triade alla Í'ine sarebbe Stata assorbita nella mona‑ quest1 st_mettono tutti c o n t r o di essa, per il fatto che ¿‐sola e una,
de originaria. Sulla posizione di Marcello di Ancira Vedi M. Simonetti. La ¿'rtlu'
ariarm, pp. 131»132; G. Pelland, La ll)(¡r¡l(¡gt't' e! Í'exégízrc de M a r t e ] (1'Anryre
essa conluta con ció stesso l'errore molto empio di tutti.
sur 1Cor 15, 24-2X, pp. (379‐695; A. Grillmeier. Gerú il (frírm, pp. 527558.
7Alessandria sta per Ario, la Pannonia per lºotino. Nel seeolo lV Forino
l'a rivivere la dottrina di libione, c o n cui spesso ¿‐nominato: cf. precedente "Cf. ] Cor 1.20.
nota 5.
14 La 'lr1)'¡/Yt¡/2 libro 7, 4‐6 15

Gli eretiei dunque vanno tutti c o n t r o la Chiesa. Ma m e n t r e indica un Dio solitario. Difatti, la congiunzíone 0, Che introduce il
prev-algono tutti. gli uni sugli altri, nessuno prevale per se stesso. Padre, n o n permette di intendere la frase in rapporto a u n o solo,
La loro vittoria rappresenta la vittoria della Chiesa su tutti, perché e il .rz'amo non ammette un senso al singolare. Le parole .r1'amo una
un”eresia eombatte nell'altra ció che vi ¿-condannato dalla fede mm …la n o n eseludono la naseita, ma m o s t r a n o che n o n ¿& distin‑
della Chiesa. e c o n questo ‐ visto che nulla ¿‐in comune t r a gli ere‑ '/.ione di n a t u r a in q u a n t o tale, dul m o m e n t o che ¡ m a com …su/a n o n
tiei ‐ confermano la n o s t r a fede, opponendosi t r a loro“. dice diversitir e .rz'amv non si dice di u n o solo.
5. Salvellio anntmcia un solo Dio, eliminando eosi la naseita (). Paragona il delirio di eostui col delirio degli eretiei di oggiҼ.
del Figlio, m e n t r e n o n ha dubbi sul fatto che ¿*di Dio la forza della Per attrezzarsi c o n t r o S.tbellio, atlermeranno di aver lettol ': !! P ‑
n a t u r a che ha operato nell'uomo. Avendo ignorato il mistero del ¿Irc ¿'¡n'zi grande di m c º , e nulla intendendo del mistero della nasci‑
Figlio_ ha perduto la fede nella generazione vera per l'ammirazione t a , n é del mistero d i u n Dio che s i ¿ »s v u o t a t o d i se' e h a assunto
delle opere eompiute. li quando ascolta: ( Í/.71' vez/¿* me, vez/c anche ¡[ la carne. riterranno inferiore la n a t u r a del l"iglio perché & procla‑
Padre“. alferma preeipitosamenle, con empietá, l'unieitít della na‑ m a t a maggiore quella del Padre. ( l o n t r o Salvellio sosterranno che
t u r a presente nel Padre e nel Figlio in modo indiscriminato e senza il lºiglio esiste seeondo una modalit£¡ per cui ¿-minore del Padre,
differenze, n o n comprendendo che l'unitír di n a t u r a si m o s t r a in‑ e quindi ehiede l"onore a v u t o precedentemente“. t e m e di morireh
dicando la ¡mscita e. per il fatto che nel Figlio si vede il Padre. se ed e m o r t o realmente. Sabellio, invece, difende la divinitá di Dio
ne eonferma la divinitá, ma non sene abolisee la naseita. La cono‑ manifestata nelle opere, e poiehé questa nuova eresia n o n negherá
scen7.a dell‐uno sta quindi nella conoseenza dell'altro, perchó l'uno ora un solo Dio per non eredere nella divinit£i del Figlio, manter‑
n o n differisce dall'altro per n a t u r a . Per questo, si puo consideran“ ra la eonfessíone di D i o unico. perché il Figlio n o n esista affatto.
in maniera indifferentc quanto &proprio della n a t u r a . E n o n si puo Uno introdurrit un lºiglio che si csprime operando, l'altro sosteer
duluitare che colui the esisteva nella Forma di Dio, doveva esprime‑ che Dio & presente nelle opere. Uno affermerá l'unicitá, l'altro la
re da se stesso le sembianze della forma divina“. negherít. Sabellio si difenderit dicendo: <<l,e opere che sono state
Anche quanto ¡: detto dal Signore: lu (' ¡1 Padre .ríamu mm …… eompiute. n o n puó averle eompiute chela n a t u r a di Dio. La remis‑
sola”. viene in aiuto alla insensata lollia di questa eredenza depra» sione del peecati. la guarigione delle malallie, il camminare degli
vara. llunicitíi di natura. senza differenze, serve in modo empio ad zoppi, il vedere dei ciechi. il ritornare in vita dei morti vengono
affermare in maniera errata l'unicitít di persona: e intendere questa soltanto da Dio. Non e”'e altra n a t u r a che, eonsapevolc di sé, possa
espressione come rilerita a un solo potere [Comune ai duel, n o n dire: lo (*¡[ Padre ríamo una cura .mla'. Perché mi spingi acredere in
rende ragione di essa. La frase [o eí1'lºadrc .rz'mno mmmm …la“ non
“ Cv 14, 28. '(th Fil 2, 7. “Cf. ( ¡ v 17, 3. h(:f. Lc 22,
l ' ( i v 14, L)… “ ( I l l H ! 2 . (», "(_iv … . 50, 4344. 'Gv ……
30.

“' Le eresie. soprattutto quella ariana e sal)elliana, proiettando nei testi le


loro posizioni p r e e o n w t t e (cf. All-m. ]. |… e eombattendosi t r a di loro. aflier‑
m a n o indirettamente la veritat della r e t t a fede. la quale tiene armoniosamentc
insieme quanto di v e r o si t r o v a in ci;lscuna di esse. …Si tratta dein ariani.
”Per l“intet*pretazione del texto el, 'l'rín. 2. 23; 7. 2223. Nelle opere ila “ Gv 14, 28 e t r a ¡ testi piú utili7.zati dagli ariani; in llario ricorre 25
riane il vcrsetto ( ¡ r l ( ) . 50 rieorre ben ( s l volte. Lll mi 41 nel n o s t r o t r a t t a t o volte… di cui 19nel t r a t t a t o (ef. Biblia palríslím (>, p. 266). In particolare esso &
(cf. B¡Mm purr1k/íu: (>. p. 2 5 º ) l . c o m m e n t a r o i n Trt'n. 9 . 51‐ 57.
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18 La T?¡':zifá/3
Lib… 7. x . “ 19

deve annunciare un solo Dio como sefossc solitario, né confcssare .lilf0 ¿:l'cssere Dio. Nci caso del faraunc [Moséi ¿'stato posto co‑
che n o n &solitario m m c sen o n fossc uno. mo Dio. ma non ha né la natura né il n o m e p c t csscrc Dio.
º). Sappiam0 quindi che ii Signorc nostro ( i c 5 ú Cristo f:. Dio nei Ricardo anche un'allra attribuzíonc di nome. li dove si dice:
scgucmí modi: per il n o m e , per la nascita. por la mama, p c t la po‑ ¡o Jisxr': Sie/v J&J“, Ma qui si indica un nome ci1c v i c h conccsso, c
t c n z a , por 111 tcstimonianza. Penso che circa ¡] ¡ m m c non ¿& ambi‑ c o n le parole 10díx.vi si ¡liiudc pi[1 al modo di csprímcrsi di chi par‑
guiiii. Leggiamo infatti: hzprim‐¡pio cra ¡! 'i»'crho, o¡YVerbo cm prex.m la. che non al nome della cosa in qucstíonc. ll nome delia cosa fa
Dz… e il erbo cra Dio”, Per quale falsit51 non sarcbbc ció di cui pur‑ mn1prcndcrc la rcaltá. m c n l r c la mio…-á dí date il nome proviene
ni…! un altre. E quando si designa colui chc dá ii nome. ¿llora dalla
ta il nome? () ͺorsc ii n o m e non ata ¡¡indicara la natura? F. dato che
ogni contradciizionc ha un mmivn, chicdo il motivo pur cui ora si p.ir0|;¡ di chi lo día si cu¡1iscc che ¿'solo un modo di dcnominarc. ::
¡ m n un nome naturaic in quanto mic.
ncga la n a t u r a . Si tran-a iniatti di un ¡ m m c dam con sunplicil£1. pri‑
va di ¡lggii.iiit¡: e s t r a n c c the possann farc ostaculo. ll Wrbo che si ¿: 1¡. Ma qui ia Purnia ¿*Dio“. La rca|tí1 sta ncila Parola. la r “¿il‑
fatto carne“ nou ¿:al…) che Dio. Non resta alcun suspctlu di un'ut‑ tii ¿iclia Pil['()iil ¿' cnnncia[;1 nui H o m e . [1 n o m e dc1|a Parola ¿' ¡| f"i‑
trihuzionc (»di u11'adozionc in 5 c n s o puramente nominalc. cual da ;zlin di Dia 0 viene dal mis-turn :.iciln nascíta. m m c anche il n o m e
pcnsarc che non pnssicda il nome di Dio per natura“. ¡ i i sapicnza c di potcn'¿a. Qucxti nomi auna csis[iti in Din l"iglio in
….( isscrva altri casi in cui si attrihuiscnnn ¡) si prum|nnn dul‑ mu:ln ms…nxinlc ¿¡motivo di una wm nascim'“: tutlzwia n o n mam‑
lc dunmninazioni. A Mnsi: fu dctm: 'fi'bnpmtn nrf¿'¿* i:c'ri'¿h' Diu¡wr u m n ¡¡ Din Ilº-.uii't3i m m c pmpri. um'hc susano mui da ¡ n i in Din
¿Hámwn-". lºma‐¡c n o n ¿-st¡110 a;:giunlo ii motivo del nome. quando |iºi;¿|io!.
( Z u m c 5p('550 ¡li1biamn c1ctln_ ¡ m i n u n ¡mnlmcizunn nel Figiio
si dice pvr r?_f£imrm:º? Si infusc fursc la n a t u r a divina in lui. 0 mm
piuttostu ii t u r m r c ncii'altrn, clu- -.wrchhc d w m o tcmcrc. qu:lmiu ¡] mistcru ¡ l i una sopamzinnc. mu quello di una manita. [". n o n ( " é
M [ ; I l ' . ! u n a scpar;iziunc the L'UIH|'IUT'IÍ imperiiºzionc. ma ……¿wm-m‑
i l s c r p c n l c d i Mo…‐fc - che presto rilm'ní» u d csscrc hnsu1nc ‐ dix-oró
¡ 5crpcnti dci mughi“, quando fccc swmparirc i moscnni che ¿ w c ‑ /i('uuc pc1“tct¡¡l. Liái.| n m m c n l o ci1r iii lulsci(a¡ 110n implica una Jimi
Val fatto vcni1'cº, quando allunmnó la grandinu c o n lu stcsso bmcre
nuzinnc por cn|ui cha: gener-¿, pur csscn<lo un vanluggi0 per colui
con cui i'aveva animia“, quando rc5pinsc le lncustc c o n la stcssa a'|1r nascc. E sei nami ¡ l i qucsti alttributi w n o zul;1((ali a Dio uni;:c‑
forza cnn cui le zwcva fatto apparirc“. quando i maghi riconobbc‑ nilo. ¡: pcrché ln prcscntano sussistcnrc in modo perfeito almotivo
r o che ncl]c sue n p c h c'cra i i dim d i Din“? (3053 Mos€: & m c r ‐ ¡ s n a l
posto di Dio pur il faraonc quando ¿1- t c m u m . quando ¿:prcgaito.
-S-..lm.r‐. "<“.|.(¡v [. |.
quando puniscc, quando guariscc. Alt1'0 f: l'c55crc posto comu Dio.
“'(,'¿¿m - u h t h n ' r ¡ £ ' f ' F J : H ( ) U ! . ' Ú r í f f í : .l¡)]1¡ll'( xu-iuin | | pan-rc (li Sinu|tiºn
su:undn cui ¡| Icrminc .i'¿¡i'1i'!¿¡rmi.z ul…“ ¡ul im|1czuc |'a'.sncn/,zl (! la n . 1 l u u ¿' guio‑
"GV1, ]. “*Cf. GV ], 1‐4. FEST. [, " ( i f , ES?. 12. [Cf. ¡vcmm anche col 5ignificalu di sussistcnm ¡wrxunalc. comc in ques… caso (La
líº; 8, 20.2? "Cf. Es9. 24.33. “ ( I . Es l º . 13.19, “'(:f. Es8, 113. .fu¿!r."nc !rám'mirv. pp. 285-254? |. Un pa' piú aw;u1[i si ( n m m n csprcssioni qual!
mf1_r¡5h'r¡!wrf cx m m : - ' m u y . ¿ ? i n J:¿i!i'r.-ihi!.ín ¡ t ' r 1 / d l u ¡'I!/))Ii/NI<. m i l l / n l . ' c r ¡ c m ' ¡wr
m.“!ii'ífdhvf; i.-¡h-…rcmrm- i':'i'¡'fdh'rf¿; ic x':iric fnrmuluziuni concm'dzmu nc||'af‑
”Quando il nome E.- daw in manicra scmplicc, cioi: senza aggiumc (] icmmrc (hc, c o n la na.‐¡cita. ii ͺigiiu .»;ussislc pcr:::unnimcntu come snggctm
¡lis-¡in… dai lº'adrc. Anchu gli altributi di Parola. sapimuu. p a t c n z a sono dali
specificazioni che nc dciimitirm l'uso. indica la n a t u r a s l c s s a di uri-¿¡ rcaltá. Sul
principio general:: delia corrispondcnza t r a i] nome ¡: la rcaitá. c i , Tr.-'n. 2. 3, .|i Fig1i0 in manicra sussistcutc; cf. il'i'f'rr. (1, lº). c o n n o t a 20; vcnii al 1'iguzil'do
con nota 3. l..li Laduri¿l. í¿¡ '!i¿';r:k¡;¡d. p. 3 12. marc 42 43,
20 La 'I'rínitá/2 l.ibm7, 11-12 21

della nascita. e tuttavia continuano a risiedcre nel Padre in virtú di | ) i o . E certamcnte non ignorava che ¡] Signore aveva dctto: A.rcolta,
una n a t u r a immutabile. Dio unigenito infatti &anche la Parola, ma hmcle, ¿! Sz'gnore Dio tuo ¿)¡ m o .wloº'º. E come mai la fede dell'a‑
il Padre ingencrato non esiste mai senza la Parola. Non che l'emis‑ ¡mstolo ha dimenticato ¡] comandamento principale, proclamando
sione di una parola costituisea la n a t u r a del Figlio, ma egli &Dio da ¡ l i c il Cristo era Dio, m e n t r e si deve vivere confessando un solo
Dio e sussiste per la realtá della nascita, e lo si designa col termine Dio? Ma l'apostolo, penetrando per la potcnza della risurrezione
Parola per dire che & dal Padre come Figlio proprio, inscparabile | u t t o il mistero della Fede. dopo aver spesso ascoltato lo e ¡[ Padre
da lui grazie a una n a t u r a indiffcrenziata. Cos], Cristo ¿:sapienza e uiwzo una casa sola“. & Tutte le cose del Padre sono mic”'º, e la ne!
potenza del Padre"; n o n si deve intendere, secondo quanto si usa Padre e 11Padre … ¡n¿*”, ha confessato senza pericolo per la fede il
fare, come se si trattasse del movimento di un potere interno o di nome della n a t u r a . ( Í o n f e s s z m d o il Figlio di Dio come Dio,lztsu31é‑
un impulso efficace del pensiero divino, ma chela sua n a t u r a , pos‑ de n o n scavalca la professione delllunico Dio Padre, dal m o m e n t o
sedendo una sostanza reale in virtu della nascita, & indicara c o n rhe nel Eºiglio di Dio n o n si crcde che ci sia se n o n la veritá della na»
questi nomi di faeoltá interne. Difatti, quello che ¿:sussistente per mm del Padre. E neppure potrebbe essere in pericolo la fede in una
naseita, n o n pub essere considerato identico a quello che ¿‐sempre …la n a t u r a con la eonfcssione empia di un secondo Dio, perché la
interno all'altro. Ma il I:iglio unigenito. n a t o da Dio Padre e t e r n o nnseita perfetta di Dio n o n ha prodotto una seconda n a t u r a divina.
per essere Dio sussistente, per escludere la possibilitá di intenderlo Comprendendo quindi la veritá del mistero evangelico, Tom‑
c o m e estraneo alla natura divina del Padre, ¿ stato mostrato c o m e maso ha confessato che il suo Signore era anche il suo Dio. Qui non
sussistente attraverso ¡ nomi di queste proprictá, di cui n o n man‑ ¿¿ un nome di solo onore, ma la eonfessione della n a t u r a ; ha cre‑
cava eolui dal quale (:in aveva rieevuto di csistere. dulo che era Dio dai fatti stcssi (: dai segni di potenza'“. E il Signorc
Colui quindi che ¿-Dio, non ¿»altro che Dio. Difatti, quando Im chiarito che questo rispetto devoto n o n era una proclamazione di
ascolto ¿'z'l Verbo cra D i o “ , n o n ascolto solo che la Parola ¿-Dio. ma nnore, ma una espressione dí fede, dicendo: Pm'cbe' hai uz'slo, bai cre‑
capisco che si m o s t r a che & Dio. Come prima abbiamo visto, nel Jnto, Bcalí quellz' che n o n hanno vz'…rtu, ¿'[mmm crvdutoº'“. Vedendo.
caso di Mosé che fa le veci di Dio e degli uomini soprannominati 'I'ommaso ha creduto. Ma tu chicdi: cosa ha creduto? E eos'altro ha
dei, il n o m e era stato aggiunto come puro appellativo; qui invece creduto, se n o n quello che ha confessato: Sígnore mio e Dio mio““?
quando si dice era Dio, viene indicata la realtá di una sostanza”. Solo la n a t u r a divina poteva risuscitare in virt[1 di se stessa alla vita
ll termine “essere" n o n designa infutti qualcosa di accidentalc. ma dal regno dei moni, e la ñducia in questa fede accettzltu ha confes‑
una realtá che sussiste, una origine che permane. la proprietá spe‑ s u t o che & Dio. () forse il nome di Dio n o n sará ritenuto espressione
cifica di una natura. della n a t u r a , quando la proclamazione del nome ha seguito la fede
12. E vediamo sela confessione dell'apostolo Tommaso, quan‑ nella n a t u r a divina? ll lºiglio infatti, devotamente legato al Padre ‑
do dice: Signore ¡711'qe Dio mioºº, &coerente con questa affermazio‑ non faceva la propria volontá, mu quella di coluí che l'aveva manda‑
ne dell'evangelista. E dunquc il suo Dio, quello che confessa come toº', e non cercava la pro pria gloria, ma quella di colui dal quale ve‑
nivaui ‐, avrcbbe certamente rifiutato per sé l'onore di questo nome.

“Cl, 1(lor 1.24. "*'(Íf… Gv l, l. “' ( i v 20. 28.


“ Dt (w. 4. "” ( i v 10, 30. "“ Cv 16, I5. “ ( i v 14. 11.
"*' Gv 20. 29 "" Gv 20… 28. "Cf. CV 5. 30. *”( Í f . CV 8. 49-30.
“Subxtmrtzil indica qui la stessa n a t u r a divina [CE Syn. 12: P l , 10. 489‑
precedente.
490): Vedi n o t a …Cf. 'l'r1'n.6. 3316, 52‑
22 La .!i'lizihi/3 I,1Í7m7,12‐H 23

per n o n annullarc q u a n t o cgli stcssn a k u prcdicuto. cioé che Dio … n o n &né¡'una né l'altra ‐, cosa che avvicnc ztbitualmc_ntc t r a gli
¿*uno. lnvccc. confcrmanclo il mistcm della fede vera c apustulicu. c ¿mim-¿li c le bcstic. Ma anche questa novitá non si vcrihca se n o n
riconosccndu in séil nome della natura del Padre, ha inscgnam che quando si unisconu proprictá di n a t u r e diverse. F. ció chc_da_cssc
sono bcati quanti, put“ n o n avcndolo visto risorgcrc dai morti, hanno nuscc non app0rta una divct'sitít, ma la riccve, tcncndo umm tn sc
crcdutn tuttzwizt nella sun divinitíi, comprcndcndo chc cra risorto. quanto provicnc dall'una c dull'altra. Ii stando cnsi lc cose_. quan‑
13. [| n o m e che corrispond - alla n a t u r a n o n ci separa quíndi t|o si tmtta di cause :: situazi0ni riguardztnti csscrt con-purcr. quale
dalla confcssionc dclla n o s t r a chc. Un nome. indicando una cosa Inliia sarcbbc, chicdo, rapportarc la nascita di Dio t.migcnito ¿¡una
qualsíztsí. fa connsccrc anchc un'altra cosa t|ciln stcsso gcncrc'“"; e dcgcncraziunc della n a t u r a divina. quando la nascita non atvv1cnc
n o n ci sono duc cose. ma una cosa dc| mcdcsimo gcncrc. Il i"iglio scínon a partirc dallc proprict£t della n a t u r a chc gcncra,_c n o n Cl
(Ii Dio infatti ¿‐Dio, pcrchú qucsto ¿-significato dul nome. [ f u n i c o w.irít nascita sc lc proprictá della n a t u r a n o n si trovano inhquclln
noma: n o n designa nc.| contetnpn duc dívinitít, pcrché Día ¿-¡”uni‑ che nascc? Di qui t u t t o quell'ardorc e fumrc. per cui nci I'.lg110 dl
cu n o m e di una natura unica c inn|iffcrcnziata. Dato chc il Padre l ) i o n o n ci sarchhc una nascim n t a una crcazionc. per c u t la sua
¿'Dio c il Figlio ¿-Dto. c il numc proprio della natura divina si a p ? sussistcnza n o n avrchbc origine dalla sun n a t u r a divina, ma sareb‑
plica ¿[tutti c duc, tutti c duc sono una cosa sola. Ii I"ígiiu infatti, hc riccvutn come rcalt£i c s t r a n c a a Dio a partirc dal nulla. Sccun‑
sussistcnclo per la nascitu c|c!lzt n a t u r a , c o n s c r v ; t anche nc] n o m e tin quando c dctto: Cz'ó c/.w m z … * ¿lal/a m m c ¿'mr,'?(" ci() (:l)t' ¡zaxcc
1'unitít di natura. La nascitz1 dci l"iglin n o n costríngc la |_cdc dci c r c t ¿fa/lo Spir¡/u ¿'.t'pirilo. perdu; Dio ¿'.t'p/rí!u“'k, nunc (: duhhto che …
dcnti ll pmfcssurc duc divinitít: c m m c cssa confcss;t che il Padre chi nuscc n o n c'c nulla di diverso o di c s t m n c o rtspctto a quello da
c il Figlio hanno la stcssu n a t u r a , cosi Coni‐(:SSzi unchc chc hanno io cui nascc. _
SI.CSSU nUlil-1C. La nuscita di Dio dunquc fa un Dio pcrfctto. in modo d2l t n ‑
ll Figlin (Ii Dio pcrció riccvc il suo nomc pct“ nuscitztº". Quc‑ tcndcrc che… Dio n o n ha corninciato ad csi5tcrc. ma 'c nato”. Aver
sto ¿ il sccom.io pussaggio tlclht nostra dimostmzinnc, ciné‐ chc ¿ cominciato ad csistcrc puó non csscrc lo stesso chc il nasccrc, p o i ‑
Din p c r nascitzt. Anchc sc pcr spicgztrc il scnso proprio dci nome ché t u t t o ció che inizia, riccve l'csistcnzn () dal nulla per csscrc
mi rcsta ancora l'uppnggio dcil'ztutoritít apostolicu. por il m o m e n t o qualcosa, uppure passa da una cosa & un'altra, ccssalndo. d_t.c$scr_c
prcfcrisc0 t r a t t ¿ t r c del t c s t o cvangciico. quello che cra prima. ('.nsi dalla t e r m vicnc¡l'oro,.dal soltdt t hqut‑
14. [n primo ¡ungo chicdu qua|c nuvitít potrchhc produrrc di, dagli clcmcnti freddi quelli caldi, dni blanco tl rnssg. dnll_c ac‑
nella natura divina la nascitzt del Figlio, cosi chc qucsti n o n sia quc gh esscri animati. dain inanimati i vtvcntt. Ilh1gho dt Dto mw:‑
Dio. [| mudo u m a n o di capirc cscludc chc qualcosa, nasccnd0. sin cc n o n ha cominciato ad csscre Dio dal nulla, mac n a t o , (: ncppurc
divcrso dnlla n a t u r a chc l'ha nriginato. A m c n n che. quando ¡| con‑
ccpímcnto ;tvvicnc a partirc da nature alivcrsc. non venga alla Iucc
qualcosn di n u o v o in sé. ‐ c cost appartenga ¿tll'una c all'altra quan‑ "k( iv 3. 6.

31Nasccrc n o n c la stcssa cosa che cominciarc ad csistcrc. Il Figlio di Dto


…” tcrminc g m … ¿-u s u t o mio… c o n lo stcsso signilicatu di ¡ ¡ u l n m . c u m c ¿‐n a t o da scmprc. La sua nascita non fa rifcrimcnto al t e m p o ; cf. .S)'PI.A3? tPL
in t|ttcstn caso; ci. anchc 'l'rm. 7, 5. …. 505‐ 5 0 6 ) , llari0 scmhra ispírarsi ad Atanasio: <<Lc c r e a t u r e hanno tmxtztto
3“Anchc sc gi£i ví si ¿:fatto rifcrintcntn_ ini7i;l ura l'ut“;:0mcntatziunc chc ud c s s ‐ ¿ r c c r e a t e ; il Logos di Dio. al contrario, n o n uvendo un m 1 2 | 0 del suo
¡] l'ig]in & ¡ c m Din p c i “ nascita, sccutul<y q u a n t o cm s t ; u n prcunmlnci¿ltu in esscrc. [: giustamcnte, nun ha iniziato ad csscrc ná ha iniziato ud essere c r c a t o ,
'1'ri'it. 7. L), ma csist e v a eternamente» (Orar, ¿: ¡ i r i a n . 2. 571 PC 26, 270 A ) .
24 ! ,a 'l'r/nzhÍ/"2 i.r'/ym 7. ¡ 4 - 1 6 25

era qualche altra cosa, prima di essere Dio. F, cosi lui che ¿‐n a t o natural. (los] l'uguaglianza di quelli che sono simili non comporta
come Dio, non ha cominciato ad esserlo, né &giunto nd esserlo in né soiitudine né diversitit, dato che ncssuna uguaglianza puó csi‑
modo progressivo. sterc in situztzione di diversitá o di solitudine.
Colui che & n a t o possiede perció la n a t u r a dalla quale ha ri‑ 16. Benché quindi i giudizi della nostra intelligcnza siano
c e v u t o l'esistenza, e il Figlio di Dio non ha altra sussistenza che il conformi al modo umano di pensare, cos] che la nascita comporti
suo essere Dio. uguaglianza di n a t u r a ‐ e dove cie uguaglianza n o n puó esserci al‑
15. Se quaicuno dubita di questo, impari dai giudei a com‑ cunché di estraneo o di solitario ‐. tuttavia la credibilitíl dl quan‑
prendere la n a t u r a o, píuttosto, conosca dal vangelo la realt£¡ della to diciamoº deve essere confermata anche dalle parole stessc del
nascita, li dove ¿‐scritto: Per questo ¡' gíudcz' cermmmo a n m r pí£r di Signore. E questo. per evitarc che la temeritit di chi contraddiee
accidcrlo, pcrcbé mm solo vio/atm ¡[ m/mto, ma .:mcbcº pcrclvé diarua s o t t o ii preresto di una libertá che permette un modo diverso dt
dw Dio cra ¡! mu proprio Padre, ,Íacwzdosí zrgz¡ale ¿¡Día"". Non si ri‑ cupire il presente nein uomini. ¡1bhia il coraggio di opporsr ¿alle
portano qui, come di solito awiene in altri casi, le parole pronun‑ dichiaraziorii della testimonianzu di Dio sudi sé. Il Signore inhttt1
ziate dai giudei. Si t r a t m invece di una osservazione dell'evangeli‑ risponde: ]! F1'glio n o n ¡mr3far mt/la Ja …n", …te mm ¿“¡¡¡ che ha visto
s t a , che vuoic m o s t r a r e i l motivo per cui i giudei volevan0 uccidcre farc dal Padre. Tutto cir) c/ye quvsfz'fd, lo xtcxroanche1'/Fz'glío símil‑
Gesú. Cessí dttnque ogni scusa di cattiva comprensione per l'em‑ r ¡ ¿ r n t c Íofa. ¡( Padre ¡nfatt1' ama il Fz'glz'o, c gli ¡71anzfcsla l u t t o ció
pietit di quei biasfemi, una volta che ¿‐s tato mostrato c o n i'autoritá (.“/Jc fa, c gli mm:]crterá opere ancora muggiorz' J1'quv…ttc, perdu" mi
dellºapostolo ii carattere proprio della n a t u r a divina con ¡] riehia‑ lo mnmíriutc. Cama ¡tz/atti ¡! Padre ríxuxcz'la í moni ¿'dá [oro la vi‑
mo alla nztscita: C/9íwnaua Dio suo Padre, faccrtdwí ugualc (¡ Día““. /c1, co.ri mzchr ¡! i"z'glio dá la vila ¿¡r/.n' uuu/c. E ¡l Padre mm giudica
() forse n o n c'e nascita naturale, li dove si fa risaltare l'uguaglianza ¡¡cxxwm, ma ba dato r)gm' giud¡'zío al Fig/io. percbc' tutti onuríno ¿[
di nuturaºº attraverso il n o m e del proprio Padre? ¡"¿q/¡"o m r w ammm/¡ ¡[ Padre. ( sz' mm m m m ¡[ Fig/¡o, nun ( m o m ¡[
Non cif: dubbio infatti che l'ttguztglianza n o n presenta alcu‑ Padre the 10ha manda¡rr*".
na differenza. Chi poi Dotrá dubitare che la nascita comporta una L'ordine che ci eravamo proposto esigeva senza dubbio che
n a t u r a senza differcnze? Di qui deriva quella che sola puó essere fossero trattati ;: fondo ¡ singoii aspetti di ciascuna causa considera‑
vera uguaglianza, poiché solo la nascíta puó garantire uguaglianza ta in se stessa. ln questo modo, avendo appreso che il Signore no‑
di n a t u r a . lnvece mai si pensará che Ci sia uguagiianza li dove de s t r o Gesit Cristo ¿:Dio per il nome, perla nascita, per la natura, per
unicitá [ d i soggettoi; e neppure si trovch li dove c'é diiferenza [di la potenza, per la testimonianza, la n o s t r a esposizione avrebb_e pas‑
sato in rassegna le singole tappe del disegno che ci eravamo hssato.
Ma n o n lo permette la n a t u r a della nascita, che da sola racchiude
--'t;v5,1s. "'"(iv s, 18.
in séil nome, la n a t u r a , la potenza, la testimonianza”. Senza t u t t c
22L'esprcssione aqum/[lax ¡ ¡ a / u m a ¿'inteszt nei scnso forte di “medesima
natura" e n o n in quello debole di una uguztglianza generica di n a t u r a t r a ¡| “*"Cv 5. 19-23.
Padre e il Figlio_ l.'csprcssione tuttavia deve essere compresa nel c o n t e s t o di
altre formulazioni e di t u t t ¡ 1 la terminología ilariana deli“unit£1. In accordo con 25Ilario si rende conto the di fatto la sequenza dci motivi per ¡ qua|i ( i e s ú
Smttlders (La ¿lor[rí¡w tr1)¡ílaín*, pp… 218-235), sull'unitit di n a t u r a _]. Moingt Cristo & Dio. annunciata in TV…. 7. º) (il nome. la nascita, la n a t u r a , la potenza,
scrivc: <<Divinité unique cr indivisible. égalité absoiue du Pére etdu lºi|5. donc la testimonianza], n o n pub essere conservata nell'esposizione. in quanto ia na‑
identité substantielle, les deux s o n t ¡ u n a de… et subsistent l'un dans l'atitrc» scita comprende in sétutti gli altri aspetti. equindi si accinge ¡¡ trattare dt essa.
[La t/Jv'olugz'r !r1'm'laz'rc, p. 164 ). facendovi convergere quanto pensava di trattare separatamente.
26 La Trmí/zi/2 1.1'/'»'(: 7, ¡ ( » IX 27

queste cose infatti, non ci sarebbc la nascita, in quanto essa le eon‑ rieevuto non suli'esempio di qualchc opera materialc ‐ ¡] Padre
tienc tutte in sé per il solo fatto che si verifica. Trattando dunque ;ix't'el)be fatto qualcosa por primo affinehé il Figlio avesse fatto in
della naseita, ci senti-amo obbliguti ¿¡non rinviare ¡ punti suddetti al seguito la stcssa cosa ‐. ma poiché la n a t u r a divina sussisteva come
m o m e n t o che ad essi spetterebbe nel piano deil'esposizione. n a t u r a divina24 [ i n un nitro soggetto], eioe il Figlio cra n a t o dal Pa‑
17. II Signore, rispondendo ai giudei, che avrebbero voluto dre, ha diehiurato che come Iºiglio n o n poteva fare nulla che n o n
t a n t o piu ueciderlo in quanto si era fatto uguale a Dio ehiamando‑ .wesse visto fare dal Padre, grazie alla conoseen7.a che aveva in sé
lo Padre suo, ha esposto t u t t o il mistero delia nostra fede. m e n t r e della potenza e della n a t u r a del Padre. E dato che come Dio unige<
si opponeva :)in istínti empi di eostoro. Prima, quando era stato ¡ l i t o operava c o n la Forza e il potere del Padre, si propone-vu di fare
dichiarato periino reo di m o r t e per aver vio¡ato il sab-ato c o n la >o]o ció the nella sua eonoseenza sapeva che poteva farlo la n a t u r a
guarigione del paralítico, egli aveva detto: 11Padre )71¿'u opera fino divina de] Padre. du lui inseparabile e che ein possedeva in virt£|
¿1d ora. ¿'ancb'1'o opera”. ¡5 di qui si era acceso ogni odio, perché di una nascita appropriata. Dio infatti non vede seeondo modalitá
avrebbe u s u r p a t o il nome del Padre facendosi uguale a Dio. Volen‑ eorporce. ma vede ogni cosa in virtú della sua n a t u r a .
do dunque eonfermare la propria naseita e eonfesxure la p o t e n z a 18. Alia fine ha aggíunto: Ti:/to ¿'1'() z'u/a/t/ c'/Je ¡¡ Pat/¡'UÁI. la sim»
della sua n a t u r a , dice: [ ¡ Fíglín m m pm) far nulla ¿la fc", . w m m cir) …¿vic/Je ¡! Fig/¡0 x1'mz'lnmzfc /o_f?z'". [ la fatto seguire quel xmzilmmtc
¿“hu ¡ya visto fare dal Padre…. L'inizio della risposta e stato adattuto per indieare la nascita, m e n t r e ha detto ¡ ¡ ¡ / ¡ u elo …vtux.w per m o s t r a ‑
a eontrastarc ¡"impulso empio dei giudei, che si irritavuno ñno ¡¡ re la reaitá della n a t u r a divina”. In ció che corrisponde a ¡ m m 1:[o
volergli inf]iggere la m o r t e . Difzttti. dí fronte ai rimprovero di aver .v[c.t.m n o n puó esserci qualche diversitá o seztrto quantitativo. E.c o s ]
vioiato ¡] sabnto, aveva replicato: [Í Padre mío opcra_fizm ad om, (' possiedc la stessa n a t u r a quello che per natura pub fare le stesse e o ‑
anc/3'r'o opero. in modo da fur eapire che avcva agito cosi sull'auto‑ se che Fal'altro. Ma quando tutte le cose sono falte similmentc dal
ritá di colui che gli era di esempio. lndiczwa in ogni caso the quan‑ Iºiglio, la somigliunza delle opere eselude la solitudine di chi ope‑
to aveva operato era da intendersi come opera del Padre, perchó ra. cosi the t u t t o ció che il Padre fa, similmente anche il Í"iglio lo
era questi ad opener in lui che operava. E poi, dinanzi all'accusa fa. Questo &eomprendcrc la vera nuscitu e ¡! mistero perfetto della
di essersi fatto uguale 21Dio, appropriandosi del nome paterno. nostra fede, la quale dall'unitá della n a t u r a divina [ m e motivo per
aveva aggiunto: Í/1 vcrítá, ¡'¡1 wrítá v1'd1'co: IZ Figle n o n ¡má far rm¿'ía eonfessare nel Padre e nel Figlio la veritíi dell'unica (: indifferenziata
da …n". …te ¡ z r m c'1'() che [m (¡1310 fare Jal lºadre“ºº… divinitá. Cosi ii Figlio. faecndo le stesse cose, le fa in modo simile. e
Perché que! mettersi sul piano di Dio per il n o m e e la natura fiteendolc in modo sim ile, fa le stesse cose del Padre; eon questo uni‑
non portasse vía la fede nella naseitu del Figlio, dice che ii Figiio co modo di esprimersi, le cose falte .i'1'1711'ÍH/w110 attestuno la naseita,
n o n pub far nulla da se stesso, se non ció che ha visto fare dai Par e le Xf¿'5'_t'(' c o x ¿ ' falte attcstzmo la natura divina.
dre. E perehé rimanesse ¡malta la disposizione deila n o s t r a con‑
fessione di fede salviñea nel Padre e nel Fig|io. ha indicato il tipo
di naseita, per cui n o n rieeveva il potere di operare mediante un *"Gv 5. l º ) .
incremento di forze concesse per eiascuna opera, ma a v e v : ¡ rice‑
v u t o in anticipo tale potere in virtir della sua conoscenza. L'aveva “74 L“espressione a u n m l l u m Dw ¡¡¡ ¡ ¡ a t u m m Dw" …m/J.f/i/i…'t esprimc c o n
sintelieitíl e inlensitá la ¡u scim eterna del iºiu|io dal Padre.
¿5l.'intcrprelazione ( i i ( i v 5. 19si avvicinn :i quello di Nov:lziuno Íef.
TH»). 14. 12: ( " . ( Í L 4, 3 5 ] . l . ] versetto giovannco in l|urio rieorre 3l volte. di cui
" " ( i x ' 5 . [ T. “*'(iv 5 . l º ) …(iv5.1º).
lo nel t r a t t a t o ief. BI'H/Ll [7¿¡frí.xl¡hl 6, p. 2 5 2 ) .
28 La 7i'írlítá/2 Lib… 7, 13‐20 29

19. La disposizione della risposta del Signore contiene p e r ‑ te t u t t e le cose che pub fare. Difatti, il modo divino di esprimersi
tanto l'intero sviluppo della fede della Chiesa, cosi che n o n fa d i ‑ non ¿ stato senza discrezione, in modo da non dare occasione, con
stinzione di natura 6 fa conoscere la nascita. Segue infatti: ll Padre una parola ambigua, di pensare a una n a t u r a diversa. [ l l testo] di‑
¡nfattiama il Fig/iu, ¿*g li mamfesta tutto a?) c/3efa, egli mamfeslcrá ce che le opere del Padre sono state manifestate al Figlio, ma non
opere ancora maggíori dí ques/e, perché voi le ammz'riate. Come i n ‑ che gli & Stata data in aggiunta la potenza della n a t u r a divina p e t
fattí ¿[Padre rimrcíta ¡ martí ¿'dá [oro la vita, eo.ri ancha ¿1Fíglz'o dá poterle compiere. Si insegnava che Falto del manifestare costituiva
la vita ¿¡chi vuole'ºº. Forse questa manifestazione delle opere vuolc la n a t u r a sostanziale della nascita, poiché a lui ¿:innata, per l'amo‑
meuleare in noi una cosa diversa dalla fede nella nascita, in modo re del Padre, la conoscen7.a2h delle opere che il Padre voleva che
da credere che il Figlio sussiste [personalmente] dal Padre cho si realizzassero per mezzo di lui. lnoltre, perché a motivo della
sussiste [personalmente]? A meno che non si debba credere che confessione di tale manifestazione n o n si pensasse che in lui c'era
i_l Dio unigenito abbia a v u t o bisogno di essere istruito da questa
una natura diversa e ignorante, dice di non ignorare quello stesse
forma di manifestazione a causa di ignoranza! Ma la temeritá di cose che pur dichiara che gli saranno manifestate. Fino &tal p u n t o
qpesta empia opinione non &accettabile. Difatti, non ha bisogno nel suo agite &indipcndente dall'autoritá di un modello. da poter
di essere istruito, lui che gia conosce t u t t o ció che gli si dovreb‑ dare la vita a quelli che vuole. ll volere equivale alla libertá della
be 1nsegnare. Dopo aver detto: ll Padre 1'n/attiama ¡[ Figlin, eg l i n a t u r a , e questa sussiste, c o n la volontñ di arbitrio, in vista della
matzifesta tutto ció c/ae fa*", per m o s t r a r e che t u t t a questa mani‑ beatitudine di un p o t e r e perfetto.
festazione del Padre ¿‐per istruire la n o s t r a fede ‐ in modo che 20. E ancora, perché con l'espressione dá la vita a 5/91" vuole'º'“'
nella n o s t r a eonfessione di fede ei fosse sia il Padre che il Figlio, e non sembrasse che ein non aveva la capacitá naturale di nascere.
nessuna ignoranza potesse intendersi nel Figlio, al quale il Padre ma che sussisteva in virtú del potere di colui che n o n e nato, subito
m o s t r a [ … t e le opere che ein stesso fa ‐. subito ha aggiunto: E gli
ha aggiunto: E ¡[ Padre mm gz'udica ne.rruno, ma ha dato ogm' gía‑
mamfeslerá opere ancora maggz'orí dz'quertc, percbe' voi le ammírt'a‑ Jz'zio al l"iglzh“. Per il fatto che a lui ¿‐stato dato ogni giudizio, si
te. Come infatti ¡"l Padre rijz¿rcz'la :"martí e dá loro la vita, cori anc/yc fanno conoseere di lui sia la natura che la nascita, dal m o m e n t o che
il lºíglio dá la w'ta ¿: chi z¡z¿oleº'". ll Figlio dunque n o n ignora la ri‑ pub avere t u t t o solamente una natura senza differenze, e chi nasce
velazione di un'opera futura, lui al quale deve essere manifestara n o n puó avere qualcosa senza che gli sia stato dato. Gli ¿:s tato dato
perché dia la vita ai morti sull'esempio della n a t u r a del Padre. [ll ogni giudizio, perché da la vita a quelli che vuole. E n o n puó sem»
testo] dice che il Padre manifesterá al Figlio quelle opere che sa‑ brarc che sia stato tolto il giudizio al Padre, cosi che egli non possa
ranno ammirate. E quali esse siano, lo ha subito detto: (fome in‑
faltí z'l Padre f132¿.¡¿'íld ¡' martí ¿' dá ¡oro la vila, m s i anche il Fíglío dá
la vita ¿¡cbf vuole'“. Essi hanno uguale potenza, perché hanno una "“Gv 5,21. "'Civ 5.22.
sola n a t u r a senza differenze. Ela manifestazione delle opere noné
diretta a un Figlio ignorante, ma alla n o s t r a fede; essa n o n inculca “' La conoscenza delle opere che il Padre vuo|e realizzare per mezzo
del lºiglio non e un'aggiunta alla n a t u r a divina del lºiglio, ma gli deriva dalla
nel Figlio una eonosccnza di cose ignore, ma dona a noi di confes‑ naseita stessa. Similmente, gli & dara la potenza per eompierle. Nella nascita
sarne la nascita, confermandoci per il fatto che gli sono manifestar e t e r n a e dan al l-'iglio t u t t o ció che &nel Padre; quando si dice che il Padre
manifesta a l l"iglio l e sue opere, s o p r a l t u t l o i l comunicate l a vita. non s i ¡men‑
de affermare qualeosa che si aggiung:i alla naseita, ma píuttosto si offre a noi
*“GV 5, 20‐21. "' Cv 5, 20. "" CV 5, 20-21. *"Gv 5, 21, la possibilitá di allermarne la nasciia eterna. ll l"iglío ¿‐perció la sapienza e la
potenza sussisteme del Padre.
30 La Trím'rd/2 Libro 7. 20-21 31

git.tdicare, pcrché il gíndiziu del Figlio vicnc dal giudizío de] Padre. (hcpossícde p c t nascita, viene dall'autoritá dcllbpcra paterna che
Da questi infattti &.s tato dato ogni giudizio. xi trova in lui. Non si confonde, n o n si elimina perció la natura.
Ma iI motivo per cui ¿‐s t a t o dato ¡l giudizio non &passato sot‑ |wrr|té cgli non sia Figlio; mi ¡ a m o meno gli si toglíe la natura, in
to silcnzio. chnc infzttti: Md /.m dam ogni ,Q1'1/di2/r) al Fig/m, parc/Jc" modo che non sia Dio. Non si separano per diversitít… in modo che
mm m w r i ¡ m ¿[ Fig/[u w w e u n m w m ¡[ Pd:/rc. Chi mm numa ¡/ Fí‑ ¡ m n siano una cosa sola; nó il fatto che sono una cosa sola puó dar
;¿!1'o, mm mmm [¡ Padre C/J(' /() ha wanda/u“. Qu¿tlc spazío, chiedo, hmgo ¿¡Che non siztno uno eun altro. Anzitutto riconosci il Figlio,
rímanc per il sospctto, quale occasíone per l'cmpictá? 1!Padre mm quando dico: U Fíglí0 mm puójÍ¡rc ¡lu/la ¿la xlcxsu. .r¿* mm ( ¡ ( ) dw
…s*¿*
gílm'1k*d, ma ¡m dam ogni ¡¿iza/¿zz'o al Fig/M". II motivo per cui & 513‑ M 1'1'.r!ufur6 dul Padrc'“'. Hai la nascitn del I‐'iglio, che n o n puó farc
to dato il giudizio & che il lºiglio zll)l)¡zt lo stesso onorc del Padre, & nulla che n o n abbia visto farc. ( l o l fatto poi che n o n puó farc nulla
chi non onom il Figlio, n o n 0 n o r a ncppurc í| Padre. Dope di ció, ¿Lt sé, si cscludc l'idca c r r ‐ ¿ t a che n o n sia n a t o . ( Í h i nascc infatti n o n
come si potrft cupirc che & dívcrszt la natura di colni ("hc nztscc. la |uu'x avcrc p o t c r c ¿la sestcsso. ll fatto che vcdc sma índicarc cbc ¿'
quale ¡: cquiparata :] L|UCH'J paterna nun solo per capacít£1 di agire, wnsztpcvulc della n a t u r a divina che ha in só. E in questo riconoscí
p o t c n z a . o n o r t : , m a anche per l'0ffcsa dovuta a l m a n c a t o onorc? nm la vera n a t u r a di Dio: Tui/u Cid ('/_7(' (¡z/¿'xti_/21, lo s1uv.t'namr/rmil
Nel modo di prc5cntarsi, la I”ÍSPOSI'J del Sígn0rc non m o s t r a )'¡3¿/1k¡ .t'fnn't'f'izvizív ln fa”.
ora cho. ¡] mistcm della nascitu. [| Figlio n o n potcwt distingncrsi dul [')opo il p o t c r c della n a t u r a , cumprcndi l'unitít della n a t u r a
Padre in modo diverso se non inscgnandn che ¿-num. 0 tuttzwía ha nun dissimilc in ció chc ¿*dctto: Pym/)(" t u l / ¡ ' onorí1m ¡! Fig/io, c m m *
una n a t u r a senza differcny.c. u m m m u ¿"[Pm1rc c/.w la ha ¡na¡nlato*"t Ii pcrché l'unít£t della n a t u r a
2 ] . ]! Padre dnnquc opera Hnn ad ora, c anche ¡I Iºig1i(mpcrat"º'. n o n susciti in te l'itlctt di una unicit£1solitariadisoggctt0,apprcndi
Hai í nami che indicano la natura, quando síalice L“|')C opera sin ¡I Pa‑ ii místcro della fcdc nclIc parole: ( fl): mm m m m [Í Fig/iu, ¡ m n u n a m
dre che ¡! Figlio, (.l0mprcmli anche la n a t u r a npcr:tntc di Dio. per ¡¡ Pac/rc (."/M la ha mamlafnº'“. Suno chiusc t u t t o le strudc alle inven‑
la quale ch¡ opera. lºcrché tu n o n pensi che si debbano intcndcre zioni della follia crctica. £". Í“iglio. pchhé n o n puó far nulla da sé. E
duc modi dí opcrarc da par-tc di duc nature dissimili. ricorda che D…. pt:rché t u t t o ció chc fat ¡1Padre. lo S t c s s o ¿tnch'cglí lo fa. Sono
del cieco ¿*s t a t o dctt0: Ma parc/M x1“¡¡1an1)5w1¡¡n lui l'opcm dr Dir). una cosa Sula. perché &cqnipurato al Padre nc|l'onore. fa lc stcssc
lo c/c'un c'uvzpívn' /¿' opcrc ¿¡¡ ¿"()/ui dw mi ha ”¡anda/ohh. Nel fatto m s c c n o n altre. Non ¿» il Padre stcsso. perchó &mandato.
dunquc Che opera il Fíglio sta l'opcra de] Padre; c l'opcra del Fi‑ La nztscita quindí da sola ¿*un mistcro di t a n t a ricchczzu, da
g¡ío & l'opcrn di Dio. Sullc opere si parla ancora nel scp,uito. rncchiudcrc in sóil n o m e , la natura, la p o t c n m c la conlbssione di
Finora Ia rispusta ha cvidcnziato solo che bisognzt rifcrirc & fede”, perché t u t t o qucllo che nascc n o n pub mancarc di avcrc in
tutti C duc 0gni opera, che la natura dí cntrambi n o n cliffcrisce 56la n a t u r a del principio da cui nascc. Non si introduce una 5 0 ‑
nellbpcrarc, che ncll'opcrarc del Padre fino ud o r a opera anche: il stzmzu di genero cstranco, in quanto dall'csscrc unic0 n o n vicnc
Figlí0. Ii questo, pcrché n o n si crcdcssc che opera cmpiamcntc dí
salmto colui che ¿'Signorc del sztlmto ‐ ¡[Fig/10 dcll'zumzo ¡nfatti ¿)
.S'¿'gnorc del .ra/7len'" ‐. visto che la sua opera, in v i r t [ 1 della n a t u r a 5""(5v3. |“). “ ( ' - v i , …. "'(h'5.23. "“(Iv5,23.

2¡Vin‐nc rícapitululu q n . m t o dcnn priman (("Í. 'l'ritz. 7. ¡(n. con nota 2 3 ) .


(¡V 5…22-23. (¡v 5. 22. º-' (If. ( ¡ v 5. 17. ““ (;V 9, Non s i pub t r ; ¡ t t a r v dc] numc. dell‐¿ natura, dc|lu putuw;t… m m c pure <|clla
5‐4. '“ Lc (>. 5. >:1picnzd c dcll'onorv. se n o n in r:t¡1pmt0 alla nascím L t [ C l ' n z l . per la quafc i¡
t"igliu riccvc dul l'udrc t u t t o ci ¿)Chu ¿'ul h¡l.
32 La 'I'¡'in¡td/2 Libro 7, 21-22 33

all'esistenza un essere di altra origine Tutto ció che n o n &estraneo Dichíara anzitutto il potere della sua natura, quando delle sue
all'esserc unico, ¡: una cosa sola con lui nella n a t u r a ; e t u t t o quello pecore dice: E nwszmo le rapírá dal/a mía mum)". Questa & una paro‑
che & una cosa sola per naseita, non a m m e t t e solitudine. dato che la consapevole della propria potenza, un riconoscere la líbertá di una
la solitudine &propria di un essere ísolato, m e n t r e l'unitá dovuta a potenza inalterabile, per fatto che nessuno potrá strappare le pecore
nascita si estende a tutti e due. dalla sua mano. Ma. pur essendo nella n a t u r a di Dio, per far capire
22. F, oltre a questo, viene in aiuto la testimonianza di q u a n t o the questa n a t u r a veniva comunque da Dio per nascita, haaggiunto:
Dio [Figlio] dice di se: Que/li C/J(' s u m ) dalle mic pecorc, u.i'mlrano (,'1'() che il Paer mi /)a dato ¿'píú grande dí tuttoblº. Non nasconde che
la ¡71121 voce; e ¡0 la mr¡r¡xcu, al u n a mi .wguono; ¿'¡o ¿10 [am la vila e n a t o dal Padre. Ció che haricevuto dal Padre [' p1'z? grande dí [ m m .
clema, e n o n perimmm : ) ! d e m o , (' nc.r.tzmu lo mpírá dalla mía ¡ n a ‑ lº… chi ha rieevuto possicde ció che ha ricevuto nell'atto di nascerc,

no. Cir) cbc ¡[ Padre mi ha dato ¿*¡mi gram/c dí l u t l o . Nc.vxunu potrá n o n dopo; e tuttavia viene da un altr0, perehó lo riceve. Ma eolui che
mpz'rfo dalla ” ¡ a m ) del Padre m i a 10e¿!Padre síamn una mm.i'olul'l'. riceve da un altro, per evitare che lo si pensi diverso da quello che &,
Quale torpore di m e n t e inebetita, chiedo, ha rcso o t t u s a la n o s t r a e che non si trovi nella natura di eolui da cui ha rieevuto di esistere,
intelligenza, cosi che n o n entrino nel n o s t r o spirito cose dette con dice: Nexnmo potrá rapir/u dalla mano del Padre mtb.
tanta ehiarezza? () quale superbia di animo insolente prende in Nessuno lo rapirá dalla sua mano, perché ha rieevuto dal Pa‑
giro la debolezza degli uomini, in modo che, dopo aver raggiunto dre eió che ¿:piú grande di t u t t o . Cosa Significa una dichiztrazio‑
la conoscenza di Dio a partirc da parole simili. pensino che esse ne cosi ínsolita, cioe che nessuno, a sua volta, potrá rapirlo dalla
n o n possano offrirne l'intelligenza, cosi come ne hanno permesso mano del Padre suo? La m a n o del Figlio & quella che ha rieevuta
la conoseenza? Allora, o ci si devono ollrire altri vangeli perché ei dal Padre, la m a n o del Padre ¿»quella che ha data al Figlio”. E in
istruiscano, oppure, se solo qucsti ci hanno istruiti su Dio, perehé the senso n o n e rapito dalla mano del Padre quanto n o n ¿:rapi‑
non erediamo come essi ei hanno ineulcat0? Se poi la conoscenza to dalla mano del Figlio? Sechiedi come avvenga, comprendi: lo
si attinge solo da questi, per quale motivo la fede n o n deve venire (' z'/ Padre xiamo una cora .tola. La mano del Figlio ¿ la mano del
dalla stessa fonte da cui & v e n u t a la conoscenza? Ma se si scopre Padre. La n a t u r a infatti n o n decade a causa della naseita, c o s ] da
che la fede & contraria alla conoscenza, allow quella n o n & pii1 una n o n essere piú la stessa. E d'altra parte, il fatto Che sia la stessa
fede che poggia sulla conoscenza, ma díventa causa di colpevolez‑ non e di impedimento per comprendere la nascita, dato Che que‑
za, perehé reclama per 56una credibilitá empia, c o n t r o una dottri‑ sta non a m m e t t e in sé nulla di estraneo. Ma perché tu potcssi ea‑
na giusta che si ammette di eonoseere. pire la potenza della stessa n a t u r a attraverso una indieazione di
Il Dio unigenito dunque, consapevole della n a t u r a divina che tipo corporeo, la mano del Figlio ¡: 5tata menzionata come mano
ha in sé, espone ‐ con quanta chiarezza & possibile alle parole ‐ il del Padre, perché nel Figlio cºe la natura e la potenza del Padre.
mistero ineffabile della propria nascita, perché noi confessiamo la Infinc, perché tu riconosccssi la realtá di u n a n a t u r a senza diffe‑
nostra fede. E cosi si comprenderá che &nato. si crederá che &nel‑
la n a t u r a divina, che & una cosa sola col Padre“ e, proclamandolo
una cosa sola col Padre. si penserá che n o n &solitario e n o n eil Pa‑ "'Gv 10,28. lº“ Cv 10.29.
dre stesso, in modo da perdere la eondizione di Figlio.
23La mano sta a d indicate l a potenza divina 50prattutto in ordine alla
creazionc; in tal sense ricorre in In ps. 118. ¡od 5 ( C C L 61/A, pp. 91‐92); 137, 17
…“Gv 10, 27430. blCf. Cv 10, 30v ((ISEI. 22. pp. 743-744); 143, 1 4 , dove si affemm che la mano dí Dioéil Signorc
( l e s ú Cristo (CSEL 22, p. 822); vcdi NJ. Gastaldi, Hilario de Puz'lz'm, p. 206.
34 La "!'rim'tá/2 Libro 7, 22-24 35

renze attraverso il mistero della nascita, ¿‐stato detto: lo ¿'¡¡ Pd‑ inefficace la tua volontá. Quamo piú empio del giudeo sei tu! líin
dre .i'z'zzmo una com tula. ( 205], per il fatto che sono una cosa sola, alza le pierre c o n t r o il suo corpo. tu c o n t r o lo Spirito”: ein c e n t r o
n o n 10si crederá diverso o solitario, visto che la natura esistente un uomo, e0m'egli pensava, tu c o n t r o Dio; egli contro u n o che abi‑
in tutti e due n o n si diversiiiea a motivo di quanto ¿‐proprio della tava sulla terra, tu c o n t r o uno che siede sul t r o n o della potenza; ein
naseita o della generazione. c o n t r o uno che non eonoscevn, tu c o n t r o u n o che hai confessatoz
23. Per q u a n t o si possa eapire, rimane la volontít delle men‑ ein c o n t r o u n o che stava per morire, tu c o n t r o il giudice dei seeoli.
ti insensate. anche quando ccssa l'effetto della volontá: e l“ineli‑ ligli dice: Eric/¡du zm;7m, tu dici: <<Essendo creatura». Tutti e due
nazione alla malevnlenza n o n abbandona un animo muliziosoº", poi dile: 'I'z'fuz' Dm. Questa ¿‐il comune insulto c o n t r o di lui della
anche se m a n e n l'0ceasione di fare il male. Dif-¿(ti. om che il Si‑ v o s t r a boeea empiu. Neghi inlatti che Dio viene da Dio per gene‑
gnore siede gi£i nei eieli, la follia degli eretiei, n o n potendn c o n ‑ mzione. neghi che il I"iglio esiste per una naseita vera. neghi che
durlo alla croee sull'esempio dei giudei"', negano tuttavin c o n l'espressione lo e ¡! Pac/rc síaum una mm …la equivale alla confes‑
uguzile incredulitñ ció che egli &. E pniché n o n possono negare sione di una n a t u r a unica e consimilu, presente nell'uno enell'altro.
q u a n t o & stato detm. non dando aseolto alle parole esereituno Assoggetti Dio a una sosmnza nuova, esteriore ed estranea, in m o ‑
l'odio dell'empietá: seagliano le parole quasi fossero pierre e. se do che () sia un Dio di altm genere. oppure non sia affutto Dio, dal
potessero. lo trascinerebbem di nuovo dul suo t r o n o alla croee. m o m e n t o che n o n sussiste da Dio per naseitu.
L' circa i giudei, irritati per la nnvitíz di tale espressione. eos] ¿: 24. Ma ti sei turba… dinan'¿i al mistero di questa espressione:
scritto: [ gistdci [)f('…i'('f(l a/lnm ale/lc piut.re, ¡wr ¡anidar/o. Rís/mxc In (' ¡! Paz/ru xíz1w(¡ mmmxa .mla'“'. per cui. m e n t r e il giudeo dice:
lr¡m: "Ví /.m mu…i'lratn uml/¿' u/wrc' Í7uwr:' ¿la parte del Padre, ¡wr ¡ix-sendo zzrmzo, t1'fai Día“”. tu con pari empietít diei: <<Essendo una
quale cl!" ( ' S X ( ' mi lapidalc?". ( ¡ [ [ rep/¡carnno ¡ ¡¿¡m/w: "Non [¡ lapi‑ creature. ti fai Dio». E poi continui: <<Non sei Figlio per nascita,
dz'amu por un 'opcm ¡?:/una ma por la /9('.i'[('llllllltl ¿'pere/36. ('.l'.i'('ild() n o n sei Dio seenndo verit51. Sei la creatura piii eecellente di t u t t e ,
mmm, !z' fm' Dio'“" m a n o n sei n a t o per essere Din, perehé n o n a m m e t t o l a nascita d i
E t u , eretic0. renditi c o n t o di quanto fai e diei. e comprendi una n a t u r a da un Dio incorporen. Non solo tu e il Padre n o n sie‑
che sei enmpagno di colorn il cui esempio di infedeltít riproduci in te una cosa snla, ma tu non sei lºiglio. n o n sei simile a lui, non sei
re. Reagcndo infatti a ció che fu dettn: lu (' ¡[ Padre .w'amu una cum Dio». ll Signore rispose c e r t o ali giudei, mu t u t t a la sua rispusta si
.wlah"… ¡ giudei alzarono le pietre, e il loro empio dolore, insoffe‑ ¡idzittu di piii alla tua incredulitá: Non ¿'forte scritto nel/a Ícggc: 10
r e n t e dinanzi al mistero della fede salviliea, si scatenó in un impeto Jm ¿lc/tn: Sic!c de;? Se dunquc ha chízmzalo a'¿'i cu/oru ai qualí fu ri‑
omicida. In che cosa t u , n e n potendo lapidarlo, sei da meno quan‑ mlta la /1amlu di Dm, ela Scriltura non pur) c.szvcrc amm/lata, (¡colm'
do lo neghi? ( Í i ¿ i che si vuole ¿‐lo stesso. ma il t r o n o celeste rende (“/)(' ¡[ Padre /)a sarztz]imfo ¿' manda/0 ¡n ¿¡ucsln mondo, voi dile che
Í.uz /n*xlcnmz¡kdu, perc'/Jt" /.7¿I dello: “Sono Fig/¡o di Dio? Se ¡ z o n crmz‑

"' ( I i . lib ó, ó. '”" GV …. 3 i-35. **“(iv 10… 30.


'“"(iv 10, 3(). " " ( i v …. 55.

29Negli CI'CIÍCÍ esiste reciprneití1 t r a l'insensatezzu menmle e la e¡iiliva …‑


lnntá. Se.¿' vero Che di solito la volontíi suene la raginne. nepli cretiei si verifica …Spirim indica qui la di vinit21 di (iesú, c o n t r o cui si seugliano gli cretiei;
il contrario. eioe che una vulontá nnilevnla finisec con l'uffuscale la |t|t'e della el. Atun… Ora/. ¿:Am…. 5,27 ( P G 26. 382 BU: ve<li ¡ riferimenti di A. lºierm,
rugione. l'ereió essi, nltre che siolti. sono mlpcvnli; et. 'I'r1'n. 2. 3: (1. 1518, I. in Sobre la ¿lona. |y 36. n o t a 26.
36 ¡.a 'I'r1'nztá/2 Libro 7. 24-26 37

pio le opere del Padre, n o n credelemi. Ma Sele compío, e voi n o n .! motivo della natura divina della nascitaº'. Difatti, quando ¡ giu‑
uolete credere ¿:me, credete alle opere, casi che sappz'ate e conoscz'ate .lvi gli rimproveravano che con questa parola si faceva Dio pur
c/Je z'l Padre ¿3in me e io ¡'n lui»bq. (N>L'Iid0 uomo, la sua risposta conferma che. dicendo 10 e il Pa‑
Il motivo della risposta fu che lo si era accusato di bestemmia. .I'n' .rz'amo una cosa sola, mostró di essere il Figlio di Dio anzitutto
Era ritenuta infatti una colpa che, essendo uomo, si faceva Dio. Gli si |u-r il nome. poi per la natura. inñne per la nascita. Difatti, lo e ¡[
rinfaeeiava di farsi Dio per il fatto che avcva detto; lo eil Padre síamo l'.u!re sono nomi di realtá; una cosa sola invece dichiara la n a t u r a ,
una com sola. Per dimostrare allora che in virtú della sua nascita naru‑ purché n o n csiste differenza in ció che l'uno e l'altro sono; siamo
rale poteva rivendicare che lui eil Padre erano una cosa sola. prima di n u n permette di pensare a una unicitá di soggetto. E dato che l'e‑
t u t t o riñuta l'assurditá del ridicolo insulto, per cui si eonsiderava un x|l!'C$$l0fl€ sz'amo una casa sola n o n equivale a unicitñ, ¿‐la nascita
reato il fatto che, esscndo uomo, si faceva Dio. La legge infatti ha sta‑ .(rcnderli una cosa sola. Tutto questo proviene dal fatto che colui
bilito di attribuire questo nome ad uomini santi, ela parola imperitu‑ rhe ¿:s tato santificato dal Padre si proclama Figlio di Dio, eil suo
ra di Dio ha eonfermato il riconoscimento di tale nome. In che modo <liehiarare di essere il Figlio di Dio conferma l'cspressione lo e ¡[
questi, che il Padre ha santiñcato e mandato nel mondo, sarebbe un 'udrfº síamo una cora sola, dal m o m e n t o che l a nascita n o n puó
bestemmiatore facendosi Figlio di Dio, sela parola imperitura di Dio introdurre una natura diversa da quella da cui riceve lºesistenza.
haconsiderato come dei quelli che sono stati chiamati cosi seeondo la 26. La parola del Dio unigenito ha esposto in maniera comple‑
legge? Quindi, non &piú un delitto farsi Dio essendo uomo. perché la I ; l t u t t o il mistcro della nostra fede. Difatti, rispondendo all'accusa

legge ha chiamato dei quelli che sono uomini. E senon dé una empia che essendo u o m o si Faceva Dio, perché la frase lo e ¡l Padre siamo
usurpazione di questo nome da parte degli altri uomini, pare che Fes‑ ¡ m a cw-a soliabt potesse essere capita in modo chiaro eperfetto.ha ag‑

sersi detto Figlio di Dio sia rivendicato senza spudoratezza de parte di giunto di seguit0 queste parole: Vai a'z'te che ha bestemmiato, percbc'
quell'uomo che il Padre hasantificato; qui infatti la risposta parte tutta Í=u (fatto: Sono Fig/io dí Dio? Se non rompio le opere del Padre, n o n
dall'uomo, poiché il Figlio di Dio sie fatto anche figlio dell”uomo. Ma rrvdetemi. Ma sele compío, e voi n o n volete credere ¿¡me, credete alle
egli supera gli altri che senza empietá possono chiamarsi dei, perché & opere, cos? cbe sappíate e conoxcíate cbc il Padre ¿*in me e ¡o in lui b“.
stato santiñcato per essere Figlio. Il beato Paolo ci offre la eonoscenza ( ) r m a i non c'é piú speranza di salvezza per un“audacia sfrenata,
di questa santificazione, quando dice: Quella che hapromesso per me ‑ consapevole di sé, e ogni empietá professata oltrepassa la soglia del
zo dei suoz' profetz' nelle .mcre Scrítture circa il Fíglz'o suo, che ¿ nato dalla pudore. Difatti, chi n o n p r 0 v a plú vergogna per l'insensatezza, ha
stz'rpe dí Davide recondo la carne, che ¿stato costituz'to Figlz'o dí Dio con perduto ogni sentimento di pietá. Il Signore aveva detto: 10e¡! Padre
potenza xecondo lo …rpz'rz'to dí santificazíon?'. iz'¿mzo una cosa sola. Questo &il mistero della nascita, che cioé il Pa‑
Cessi dunque l'accusa di bestemmia, perché essendo uomo si dre e il Figlio esistono nell'unitá di natura, e dato che il rivendicare
fa Dio. La parola di Dio ha concesso a molti questo nome, e colui la natura divina gli veniva imputato come colpa, egli spiega perché
che ¿:stato santificato e mandato null'altro ha diehiarato di essere
sen o n Figlio di Dio.
*” GV 10. 30. bu Cv 10. 364384
25. Penso che n o n rimane alcuna possibilitá di dubítare che
l'espressione lo 8 ¡[Padre .ríamo una cosa solabs %:stata pronunziata
” Ilario deduce dal ver5etto giovanneo sia la divinitá del Figlio che la
duplicitá delle persone; per il primo aspetto t r o v a v a un precedente ¡n Nova‑
ziano ( Tr i m 13, 6: CCL 4, p. 5 3 ) , per il secando in Tertulliano (Adv. Praxv 22,
lº“ GV 10, 54‐38. '” Rm 1, 2‐4. '“ GV 10, 30. 101 CCL 2 . pp. 1 1 9 0 ] 191).
38 La '¡ii)/¡'lzi/2 Libro 7, 26-27 39

l'ha fatto, andando alla causa. Dice infatti: Semmmmpío le opere del non si credo per le opere che quell'uomo ¿‐l"igli0 di Dio, si creda che
Padre, non (fede/emi. Se non compie le opere del Padre, non occor‑ le opere sono del Figlío di Dio. in quanto non si pub negare che sono
re credergli quando confessa di essere il Figlio Lli Dio. La sua nascita di Dio. (Ion la nascita infatti il lºiglio di Dio ha tutto ció che appartie‑
pereió non comporta una natura nuova che venga dall'estemo, e si ne¿¡Dio. Esel'opera del Figlio & l'opera del Padre. ció avviene per‑
deve eredere che ¿:lºiglio, perché reali7.za le opere del Padre. Quale t'llé colui che nasee n o n ¿:estraneo alla n a t u r a da cui riceve di essere. e
spazío si trova qui per un'adozione, per la eoneessione di un nome. possiede in 56: quella n a t u r a da cui rieeve l'esistenza.
cosi che n o n sia l“'igli0 di Dio, m e n t r e deve essere creduto Figlio di 27. Compiendo dunque le opere del Padre e chiedendo che,
Dio dalle opere proprie della n a t u r a paterna? Una creatura n o n puó non eredendo a lui. si prestasse fede almeno ad esse, ha dovutp
essere equiparata ed essere simile a Dio, e n o n si puó paragonare col dimostrare cosa signifieasse che bisognava credere alle º p e r e . L'
potere di una n a t u r a estrnnea. Solo la nascita permette al Figlio di -.ippunto quello che segue: Ma se lo cmnpío, ¿'voi ¡ z o n voletc credere
essere ereduto uguale a Dio per la somiglianza, senza eadere nell'em_‑ .‐i me. credctv alle opere, cox¡ ¿'/J£' .mppz'ale c conoscz'ate cbc 1'/ Padre ¿'

pietá. Tutto ció che ¿'esterno a Dio, ¿»messo su] suo stesso piano ot‑ fu me (=¡o … I…" º“. [¿lo stesso che: la r s z ¡[ I"zg/io dí Día"“; ed &
fendendo la sua o n o r a t a potenza. Se infatti si puó t r o v a r e qualcosa lo stesso che: la e il Padre .rz'amo wm ¿ “ u m sola“. Questa & la n a t u r a
che gli sia simile e abbia lo stesso potere. senza provenire da lui. egli rou-rferita dalla naseita, questo &il mistero della fede salvifica: n o n
avrá perduto il suo privilegio di Dio, perché lo eondivide con u n o dix-idere quello che &una cosa sola, n o n s o t t m r r e alla nascíta la na‑
uguale &lui, e non ci sará piu un solo Dio. lui dal quale non differisee n m 1 che vi ¿» leg-¿ta. e eonfessare la veritá del Dio vivente che pro‑
un altre Dio. lnvece n o n comporta aleuna offesa l'uguaglianza con viene dal Dio vivente. Dio, che ¿‐vita, n o n rieeve infzitti l*esistenza
ció che ¿:proprio. perch " appartiene a lui quello che gli &simile. viene ¿|partire da quanto & composto e inanimato; colui che ¿-potenza.
da lui quello che ¿'equiparato ¿¡lui per somiglianza, non ¿=fuori di lui n o n ¿ ‐c o n t e n u t o i n ció che ¿ ‐debole: Colui che & luce, n o n ¿ costi‑
quello che ha lo stesso potere suo. ed ¿:un aecreseimento di dignitá luito da quanto &oscuro: eolui ChC ¿ spirito, n o n puó essere forma‑
aver generato chi ha il suo potere, senza alienare la sua natura. …da quanto &di genere differente. Tutto ció che &in lui. & unoºº;
ll Figlio eompie le opere del Padre. e per questo ehiede dí essere eosi quello che &spirito, ¿:anche luce, vita, potenza; e quello che ¿:
creduto lºiglio di Dio. Non & una presunzione arrogante quella che vit-.a. e anche luce. potenza (: spirito. Difatti colui che dice: la m m ;
domanda di essere comprovata solo dalle opere compiute. Afferma di (' ¡ m n cambio“-““, n o n si transforma nelle sue parti e n o n cambia di ge‑
compiere n o n le cose proprie maquelle del Padre, perehé perla gran‑ nere”. Le cose dettc prima infatti n o n sono in lui come delle parti.
dezza delle opere compiute non si elimíni la nascita &cui & legata la musono un t u t t o intero e perfetto, e t u t t o questo &il Dio vivente.
sua natura. E poiché non veniva riconosciuto come Fíglio di Dio sot<
to il mistero del corpo assunto edell'uomo nato da Maria. ci inculca
la fede partendo dai fatti operati. quando dice: Ma sele compz'o, c voi '“ … 10, 38. *…GV …, 3 ( 1 *“ … [UV 30. ">MI 3, (3.
mm volcte crcdcre ¿¡me, crcdcíe alle opere. Non vuole essere creduto
Figlio dí Dio prima che lo si veda dalle opere del Padre da lui com‑ 52Cf. pi(111vanti. Tri/1.7. 32.
piute. Se poi compie tall opere e sari¡ ritenuto indegno che si professi ” ln D i o gli attribuli n o n eoesistono l'uno aeczmto all'altro. ma sono
la fede in lui per l'umiltá del corpo, ehiedc che si ereda alle opere. Per tutt'uno p e r la semplicitíi della sua natura. La tematica ci riporta alla costella‑
7.ione de.in attlributi negativi divini. t r a cui ¡mpasrz/7í/ís. ¡'m/emulaln'l11r.mmrpo‑
quale motivo ínfzitti il mistero della naseita umana dovrebbe impedire r¿'M.i'/¡…'t¡¡p(¡rrllri. che sembrano rispecehiarsi in ¡ a l i eonsiderazioni: al riguar‑
di eomprendere la nascita divina, seeolui che nasee come Dio realízza do vedi ( l i Aloreschini. “ Íi/7guugf¿iu !('()Í(¡gim, in partícolm'e pp. 347-548; L.
ogni sua opera per la mediazione dell'uomo che ha assunto? Sea]lora |.ong:olmnlo, l/ Ííngmlggio negativo… pp. (xl -68.
40 La '! i'1'm'hi.»'2 Í.ir'7m 7, 27-29 41

Eglí & dunquc il Dio vivcnte e.potcnza eterna di una natura …-urc immediatamcnte, m': vive c o n tot-ale partecípazionc alla vita,
vivcntc, c quello the nasce da lui CO] mistero della sua conosccnza munre moltc cosa semeseparano, dopo esscrsi sviluppate, senza
non pub essere n a t o the come vivcnte. Difatti. quando alice: Come . ||U si sappia perché sono spuntatc”. lnvcce tutto ció che &in Dio.
¡[ Padre w'ucnlc ¡Ja ¡mandalo me, ¿'z'o vivo per :? Padre”, ha ínsegna‑ x¡ W. Dio infatti ¡: vita. c dalla vita n o n puó vcnirc nulla che n o n sia
to che in lui c'é lu vita por il Padre che ¿= vivcnlc. Quando poi dice: xi … . ii la nascita n o n awicnc per derivazionc, ma per potcnza. Co‑
C(mrcº ¡! Padre ¡¡a la vim ….s'c5, cr;.rf amºlw a! F¡'gl'io ha dato di avere la x|_ poiché vive t u n o ció che & in lui cd &potenza t u t t o ció che nascc

vita m …s*(' 51ftu'r)ºº', ha dichiarato the t u t t o ció che in lui & vita, viene ¡l.i lui. si ha una nascita, non un cambiamento; dona ció che pro‑
dal vivcntc. Sc¡] vixrcntc ¿:n a t o dal viventc, si prmlucc una nascim. . nic d a lui, m m pcrdc l a sua n a t u r a . Questa scguc l a nascíta che
senza C]'|¡:. ci sia novit£t ¿li n a t u r a . Nun ¿:qual‐cosa di nuovo infatti h.; origin-…un in vim": di una somiglianza senza differanc, c colui
quello cho. ¿*generate como vivcme ala un vivcntc. perché n o n ¿‑ . hu ¡1:15ccnon pcrdc l a n a t u r a che, vívcntc, procede d a u n vivcntc.
stata suscitatu una vita dal nulla per far|a nascurc; c una vita che 29, Aiuta ¿¡cmnprcndurc parzialmcmc questa fcdc il fuoco
[ m e la sua nascila dalla vita, deve vivcrc ncccssariamcnte nc] vi‑ . hc racchiudc in séii fu0c0, il fuoc0 che rim‐¿nc nc! fuoco“'. Dí‑
v c n t c ¡: cnmc vita dew avere in só¡] vivcnw, almotivo dell'unitá di |.1iii. pur lrovandosi in css‐:; lo splcndurc dcila Iucc, ¡¡ calme della
n a t u r a <:del mistcro della sua nuscita perfcna [: inci[abilc. ……natura. la capacitít di ;1rderc. la mobilit£1 della fmmma, t u t t o &
28. All'inízin della n o s t r a tratmzinnc ahhiamo mua‐¡sn sull'av‑ . [II]]IIHLILIU funca. c l u m - quusti aspctti costituiscono una sola na‑
viso che i paragnni umani n u n sono zuicguati :1i cunlcnuti divini; l l l l ' : l . ( I c r m . il funm ha la dcim1czza di dmfm' sussistcrc (: vívcrc per
tutt¡wia isrruiscnno in p a r t e la i m s t m intelligcnza cun l'uium dci‑ … v s z di una materia, assicmc alla quale scnmparc. pur csscndo
lc immzu¿íni cnrporcc'“. ( Í h i c d n :: ( h i ha conosccnzn deilu nascita …i>lit;i in virtu di essa. Mu noi connscinmn in parte tramita: parago‑
umana se¡] principio di qucili the nascono n o n ril11;mgzl ull'intcrno ni quan… in Din &senza paragoni, cosi che non ¡:incru|ibiic in Din
dci gcnit0ri. Í ) i f a t l i , i1cnché qucgli u]cmcnti immimali ¡:vcrgngnosi ri£1 che in qll¡tlthc misura si l m v ¡ i nchi clumcnti tcrrcstri. ( I h i c d o
con ¡ qua]i inizía il processo della nascita passino in un altre esse:‑ pcrció ura seci sia divisinnc () separazionc, quando ii fuoco viene
rc u m a n o , tuttaviu, in virtú della loro n a t u r a , permangono i'uno ¡|;1| funca. () fursc si taglia via una muuer pcrché non pcrmanga 0
all'interno dcil'altr0. Per aver dato origine ¡| una natura ugualc, co‑ mm cuntinui ¡¡ csscrc Ii presento. quando da una luce se me accen‑
lui che gcncra accmnpagna colui che nascc e, per aver ricevut0 la liL' un“altra cumc p c t un processo di nnscita, senza chc Siverifichi
nascita, colui the nascc pcrmanc in coiui che lo ha gencrato. il cui -.uicuna divisionc.c tutlavia una luce vicnc da un'aitra? () forsc que‑
p u t c h n o n si perdc anche se viene trasmcsso. .xtu luce non pcrmanc in quciln che da essa riccvc csistcnza senza
Abbiamn richiamat0 questo solamente per far comprenden: |.“|1C ci sia divisiunc? 0 forsc questa secunda luce n o n ¿-presente in
la nascita umana, non per 0ffrire un esempiu del t u t t o valido del‑
la nascita del Dio unigcnito. La debolczza della natura umana si ” ln qucstc considerazioni si Michi… cinc la nnscim corp0rca compor‑
forma c o n clementi disparati &si mantiene unita alla vita a partire |-.u u n n sviluppo gmduuic dci vari or;zani. n|cuni dci qu¡||i nun sano ncppnrc
da clementi inanimati. E quello che in essa ¿%
g cncram n o n inizia a L'<inosciuti nci|a Iom iimzionc specifica. in commpposizionc c o n la nuscila
c l u : r n a di D i o vivenrc dai D i o vivcnlc. c u m c si dice subi… dopo.
“' La 1nctafuru del fu0c0 che deriva dal fu0co &p o s t a sulle s l c s s n piano
111(.?v 6, 5?. “* CV 5, 26. ¡ i i que|la della luce che viene dalla luce… comc subi… si affemm (cf. anche 'I'rim
|'s_ 121. Per csisicrc. i l fuo:¿o h a c c r r ; ¡ m m | c bisngnu d i una materia che arda:
34Sulla lcgittimitá ¿‐sui limiti dci paragoni umani. cf. 'J'n'a 1. 19. con muavía cs:'‐io. dandº 1u(igo al funca senza nulla perdcrc di 5-3. rendc relativa‑
noia 30; 4 , 2 ; 6 , 19; 9 . 40. m c n l c bcn c la nnzionc di gcncrazinnc c t c m a .
42 L a Tr i n¡ l á/ 2 l,!/7V() 7. 29-31 43

quella dacui n o n &state recisa, mada cui &venuta fuori nell'unitá …confermasse la fede nella naseita. e tuttavia la confessíone del‑
di una sostanza naturale? E.non sono esse una cosa sola, chiedo, la nascita n o n comportasse una divisione di natura… ha concluso
dato che la luce non &separabíle dalla luce né per divisione né per ¡ u n a la sua risposta in questo modo: Crcdele alle opere, pcrc/Je' ¡1
genere di natura? Padre ¿'m me ¿'¡o nel Pac/reº“.
30. Questi paragoni, come ho detto, si fanno 5010 per avere ( l h e cosa qui. nel mistero della nascita, si ¿:presentate c o m e
una comprensione della fede, non perché siano appropriati alla di‑ n o n naturale e n o n appropriato? Sono uno nell'altro, poiché n o n
gnitil divina. Ci aiutano a farci un'idea delle rea|tá invisibili a partire c“e nascita se n o n dal Padre; nessuna n a t u r a esteriore o differente
da quelle materiali, ma nessun termine di paragone puó_ dare una riceve l'esistenza per essere un secondo Dio; il Dio che permane da
eonoscenza della natura divina in modo soddisfaeenre. E degno e I ) i o non t r a e da altro principio di essere Dio. Introduci, sesi offre
giusto credere a Dio quando dá testimonianza di sé. Ma poiché la l'oceasione, due dei nella fede della Chiesa, oppure un Dio solita‑
follia eretica turba la fede dei semplici. cos] che n o n si dovrebbe rio per una ragione perlomeno falsa. Separa, se puoi, il lºiglio dal
credere intorno a Dio ció che presenta dífiicoltá, sen o n puó essere Padre. senza giungere a p p u n t o a confessare la verit£t della nascita.
capito tramite un paragone di tipo materiale. per questo motivo ‑ || lºiglio ¿:nc] Padre e il Padre ¡: nel Figlio, n o n per una mescolanza
secondo quello che gia prima abbiamo menzionato come detto dal o un fix‐'ersamento clell'uno nell'altro. ma per la nascita perfetta di
Signore”: Cir) cbc na.rce dal/a carne ¿*m mc, ció che narco ¿fallo Spiri‑ una n a t u r a vivente. (1051 in Dio Padre e in Dio Figlio non pronun‑
m [' .sz'rz'tn, parc/36 Dio (3Spíríto*"º ‐ alubiarno ritenuto utilc inserire ¿ierai i nomi di due dei, perché l'uno e l'altro sono una cosa sola;
questi esempi solo in parte accostabili, in modo da n o n pensarc Cl1<2 e n o n confesserai un Dio solitario. perché [”uno e l'altro n o n sono
Dio ci abbia ingannato nel parlare di sé. dal m o m e n t o che gli esem‑ un unico soggetto.
pi presi dal mondo naturale delle creature ci offrono s o t t o qualche La fede apostolica p e r t a n t o n o n proclama due dei, perche'
aspetto la comprensione della testimonianza divina“. n o n annuncia nó due padri ne due figli. (lonfessanclo il Padre.
31. Perció il Figlio di Dio ¿»vivente da vivente, Dio da Dio; ha confessato il lºiglio; credenr|o nel Figlio, ha creduto anche nel
per mostrare l”unitá di n a t u r a inseparabile e identica e il mistero Padre. perché il nome del l"iglio porta in séanche il n o m e del Pa‑
della sua nascita, dice: lo e ¡/ Padre xz'amo ¡ m a cosa rola“. E poi‑ dre. Non ¡: infatti Padre se n o n a motivo del lºiglio, e menzionare
ché lo si accusava falsamente di essere insolente per questa affer‑ il lºiglio e indicare il Padre”, perché il Figlio n o n viene se n o n
mazione, per m o s t r a r e che in essa esprimeva la consapevolezza dal Padre (lonie55ando perció un solo Dio, n o n si parla di un 5 0 ‑
della propria n a t u r a , ha aggiunto: Vai ¿lite che ha be.rtemrm'ato, lo soggetto, perché il Figlio costituisce la pienezza del Padre”. e la
perchc' bo dct(o.- Sono Fíglio dí Dio º", e affermava cosi che l'unitá
di n a t u r a veniva dalla nascita. Ma perché una dichiarazione chia‑
'“ Gv10.38.

Wl.e nozioni di Padre e di l"iglio si implicano recíprocamente e si tro‑


Gv 5, (>. (“… to, 30. … ( l v IO, 36. x'ano in una relazione di tipo opposítim. Tutto ¿-comune tra loro. t r a n n e la
paternitíi e la liliu¿ione che appartengono in proprio rispettivamente al Padre
” Alla citazione di Gv 3, 6 &aggiunto <<perché Dio &Spirito» sulla base e al ͺiglio, e tutti e due sono il Dio unico; cf. anche Trin. 4, º), con n o t a 12; vedi
di Gv 4, 24, come in Trín. 7, 14. Sulla n a t u r a '“spirituale” di Dio. cf, Tr¡n. 2, l). Smti|ders. l.ii Jot'lrím' lrz'nilmre. pp. 221‐222.
31. c o n n o t a 30. '…ll lºiglio costituisce la pienczza del Padre, nella stessa maniera in cui
38Sull'utilitá e¡ limiti dei paragoni c o n le realt£t materiali, cf, Tn'n. ó, 9, il Padre genera in modo perfetm il Figlin; vecli l..l". l.adaria, ”Patr'¿wz anuum‑
con n o t a & wm' lºf!¡zrr", pp. 775-788
44 La 'Ii'1'nz'lá/2 Libra 7, 31‐33 45

naseita del Figlio viene dal Padre. La natura non cambia a motivo unico, perché la stessa eidentica n a t u r a divina &neli'uno e nell'al‑
della nascita_, cos] da non essere pil] la stcssa secondo l'identitá del tro; posto che il Padre &Dio e il Figlio ¿‐Dio e u n o solo e il nome
suo genere. E se stessa f1no al p u n t o che, in virtú della nascita & del‑ della n a t u r a dell'uno edell'altro, un solo Dio indica l'uno e i'altro.
la generazione, bisogna confcssare che l'uno (: l'altro sono una cosa |)ifatti, Dio da Dio e Dio ¡n Dio non fanno due déi, perché l'uno
5013, non un soggetto solo“. d;i|l”un0“ rimane nell'unitá della n a t u r a e del nome; e neppure de‑
32. Annuncerá pertanto due dei chi puó annunciare l'uno sen‑ cade a un Dio solitario, perché c o n u n o (: uno n o n si intende un
za l'altro. Oppure proclamerá un Dio solitario chi potrá negare | ) i o solitario.
che l'uno sta nell'altro grazie al potere della natura e al mister-0 33. 11 Signore non ci ha lasciato un insegnamento incerto
della generazione e della nascita. Attribuirá anche una n a t u r a di‑ n dubbio su un mistero cosi grande, e non ci ha abbandonati
versa all'uno e all'aitro chi ignorerá che ii Padre e il Fíglio sono nell'errore per un modo ambiguo di intendere. Ascoltiamolo
annunciati come una cosa sola. Distruggano gli eretici la [estimo‑ quando rivela agli apostoli la conoscenza piena di questa fede: lo
nianza che il Figlio ha dato di 56nei vangeli: fo nel Padre e il' Padre …no la vía, la ueritá e la vita. Nassuno viene al Padre …se n o n per
in meº'v, in modo da potcre annuncíare 0 due del o un Dio solitario. 1110:er di me. Se cono.cccte me, conoscete ¿mc/Je il Padre, e d'ora ¡n
Non ci sono indicazioni di nature diverse nel fatto di possedere in ¡mi lo cono.vcerele () l'avcte veduto. Gli dice Filippo: <<Signore, mo‑
proprio l'unica natura. La veritá che Dio & da Dio n o n comporta v/raci il Padre e ci Í?a.rta». Gli dice Gurú: “Da t a n t o tempo w n o con
che ci siano due déi, la naseita di Dio non & compatibíle con un m i , 0 mm mi conoxcctc, Filippo? Chi ha visto me, ha vi.r!0 anche il
Dio solitario, e non cessano di essere una cosa sola perché sono in Padre. Come tu dici: Moxtraci il Padre? Non credi cbc io sono nel
r a p p o r t o recíproco”. Sono poi in rapporto recíproco, perché l'u‑ ¡%1drc ¿*il Padre ¿ in me? Lc parole che io ui dico, n o n le dico da
no ¿:dall'alrro; l'uno n o n ha dato all,a|tro per generazione sen o n me, ma ¡! Padre, cbc rimane in mc, cgli s l a m ; compie la …me opere.
q u a n t o ¿= s uo, nó questi ottiene per nascita dall'altro senon quanto ( Írvzlelcmi, io nel Padre e il Padre in m e , Se n o n allro, credetelo
&dell'uno. .i/mem) per le opere …vtexxe»º'‐'.
La fede apostolica quindi, seannuneerá il Padre, lo annuncerá Non ci conduce per una via insieura eimpraticabile, lui che ¿:
come il Dio unico; seannuncerá il Figlio, lo annuncerá come il Dio ];1via; n o n si prende gioc0 di noi con falsitá, lui che ¿'la veritá; non
ei lascia nell'errore della m o r t e , lui che &la vita. E posto che cgli
stesso ha ñssato questi nomi beneñci della sua economia di salvez‑
º'(iv14,10. zaverso di noi. eos] da condurci alla veritá essendo via e stabilirci
nella vita essendo veritá, bisogna conoscere quale mistero (:in ci
“ Per rendere l'unitá di natura e[adistínzione dei soggetti, Ilario rieorre
¿¡termini eontrapposti ¡ m u m e u m m ii primo indica che s o n o “una cosa sola”,
riveia per 0 t t e n e r e l a vita. Ncsxuno viene a l Padre s e non per mezzo
cine una sola n a t u r a , il secando invece che non sono un solo soggetw. ma di me. li cammino verso i] Padre e ¡! Figlio. Occorre chiedersi se
duc soggetti distinti, per cui Dio & unico. ma n o n solitario: vedi M. Figura, questo si riferisce agli ammonimenti del suo insegnamento o alla
Introduction, SCh 443, pp. 85-86. fede nella sua natura, perché potrebbe sembrarc che giungiamo al
42Traduco “in r a p p o r t o recíproco" l'avverbio invicwn. ( l o s i P. Smulders Padre piu tramite l'insegnamento del Figlio. che n o n confessando
commema questo testo: <<La naissancc qui constitue en Dieu ladistinction des
personnes maintient si bien 21la fois l'unité et l'unicité de Dieu, qu'ils nes o n t
en aucune faeon deux dieuxi Le Fils procédam entiércment de t o u t son Pere, ºº GV 14, 6-11.
il faut aflirmer qu'ils sont identiques en ce qui [es eonstituc t o u s deux, euen‑
core. comme le dir Ililaire, que ir¡w'ccm mm» (La doctrine trinilairf', p.227). '“ L'espressione zm… cx u n a ricorre piu vo|te in Syn. 33 ( P l . 10. 505‐506).
46 La 7h'iz/"(á/2 Lib… 7. 33.36 47

che in lui c'& la divinit£t del Padre. (Zerchiamo dunque nel seguito .i.-I |):ulr ' a partire da lui“. e in pit] il Figlio frequ_entcmente ha di‑
il significato di questa paroia. in q u a n t o la fede n o n deve fondarsi . in:n'aíu che il Padre non ¿stato visto da alcunoº'. _ .
su] n o s t r o arbitrio, ma sul valore delle espressioni. Filippo allora. con la familiaritá e la sicurezza prop‐rte di un
34. Segue ínfatti: Se cunuscclc mc, crmnrccte anc/nc ¡¡ Padre .t|mstulo, si lancia u chiedere al Signorc: Signur_c, nzoxtracz 11Padre.
¡?¿f'oº"'. .- ¡¡ /'J¡¡trtzºk. Non 'e ora in pericoio la fede. ma c'e un erro_rc dovuto
Si vede Cesú Cristo come uomo. E come si conoscer£t il Padre .| ¡guaranza. ll Signore aveva detto infzttti che il Padre g t a era stato
se si conosce lui, dato che gli apostoli lo vedono nelle sembizmzc X… eEn d”orzt dovcva essere eonosciuto. mal'Apostolo nonuaveva
della sua n a t u r a , cioe d i u n uomo. m e n t r e Dio deve essere ricono‑ ..¡pi1oche ii Padre em stato visto. In tin dei comi, non negó dt aver‑
sciuto libero dalla carne del corpo e n o n nella debolezza di que‑ 1nvisto. ma chiese che gli fossc m o s t r a t o . Non des¡derava che gltclo
sta carne corporea? Ma il Signore, confermando la n a t u r a divina -.¡ m m t r a s s € come per una visione fisica. ma domando uno indie-tt‑
del Padre nel mistero del corpo assunto“. ha seguito quest'ordine ¡ m i t e per comprenden: coiui che aveva visto. Aveva v15to tniattt ti
logico: Se conoxcetc me, cmmxcvtu 1'/ Padre mío, (' J'um ¡¡¡ ¡mi Í r ) ( “ I ) ‑ ¡ …lio neii'aspetto di uomo. maignorava in che modo ‐ per c t o stes»
n n s c e r e l r ¿ 'l o avctc vcduto“. H ¿ ¡distinto i l tempo della visione dal … ‐ ¡ ! V C V 2 ¡ visto il Padre. Difatti, ¡¡quanto atveva detto: Szgnorc, m o ‑
tempo della conoscenza. Difatti, quello che deve essere conosciu‑ t/mu'il Pac/rc… per dire che quel m o s t r a r e doveva essere dt carattere
t o , dice che gi£1 & stato visto, in modo che ¡ discepoli ricevessero mielitttivo e n o n visivo. aggiunse: L"¿'1'husta. Non si negava credibi‑
ora la conoscenza delia natura che avcvano visto fin dal tempo di 1u;¡ ¡til'espressionc, masi ehicdeva una spiegazione di tipo conosc1‑
questa rivelazione. ¡ n o che otfrisse motivi sufiieienti per credere ncll'espressnone,¡vtsto
35. Ma la novitít delle parole ha turbato l'apostolo Filippo. Si ( he si ¿ t v e v a una garanzia n o n dubbia per credere, gruzic alla dlehta‑
vede un u o m o , e questi confessa che ¿‐lºiglio di Dio; dichiatm poi :.¡zione del Signore. Di qui aliora era sorta la domanda che fosse
che, u n a volta conosciuto lui, si dovrá conoscere il Padre: affcrma ¡ n o s t m t o i l Padre, perché i l Signorc avesz detto che era s t a t o vtstor
che ii Padre ¿‐stato visto. e in virtú di questo deve essere cono‑ (' per questo doveva essere conosciuto. L n o n era una m:;mcanza di
sciuto. La debolezzzt dello spirito umano n o n comprende questo, ritugno chiedere che fosse m o s t r a t o colu1 che era stato vtst0._ .. .
e non risuita credibilc u n a confessione di realt£1 cost diverse: chi 36. II Signore allora diedc questa risposta alle pnrole chi Milp‑
alloru & s t a t o visto, ora deve essere conosciuto, perché l'aver visto ¡m: Dd [ a u t o tempo x m m con voi, ¿'mm mi conu.tccte, Ftlzppo?f . Rim‑
equivale ¿¡conosccnza. (Josi se il Figiio ¿‐stato conosciuto, anche il provero ail'apostolo di n o n avcrlo saputo conoscere, perche puma
Padre ¿:s t a t o conosciuto. Eppurc, la vista 0 ii tutto corporaie han‑ uvevu dett0 che. una volta conosciuto lui, anche ¡1Padre cra stato
no fornito la conoseenza del i"igiio secondo l'umanitíz. ed'aitrondc L'nt105Cílltt). Ma perché Si lamenta“ che per t a n t o temupoinon era
questa n a t u r a umana, del t u t t o differentc, non offre la conoscenza s t a t o conosciuto? Per questo: una volta conosciuto im, 51dovevet
mpire che i n lui c”era l a natura divina del Padre. Erano p r o p r l e d t
“'(?v1‐4.7. “ ( i v 14… 7. D i o le cose che faceva, come camminare sulle ondcºº'. comandarc al

' " (tf… M z ¡ 1 ,27; C v (1, 46. …( l v l ‐ 1 . 8 . “ ( ; v 14, 9 . (If.


'“ in .mcmmmtu m/smnp/1' ¿'urpuru: si t r a t m del mistcro dell'ineurnazio‑ Mt 14, 25.
ne. I]ario preferisee di solito il c o n c r e t o ¿tii'astratto (du's'ywplam r m ' p m ad
udmmptz'n ¿mpurzlr); cf. If: [).i'. l. 4 ( C ( Í l . ( ) ] , p, 22, 3-4); lr1/>.v. 2. ¡3 (¡Ind.. pr ” Cioé dalla sua umanitá assunta.- * _' ¿
45. 4 ) ; In p i . 51, 1(»(¡/n'./_. p, 104. 13): in proposito vedi ]. Doignon. Adsumu ““Seguo la versione qucritur attestata da Importantt eod|et e r1portata
('I adsumptio r a n / m e ¿'x/Jrc'rx1rmx ¿Ín my.tlére ¿[L' Í'Inalrmrlitm. pp. 123- l 35. d u C Í o u s t a n t e n o n quaen'tur d i P. Smulders. Essu s t adatta mcgho a l c o n t e s t o .
48 La 7h'm't12/2 […l/¡m 7, 46» SX 49

venti““. compiere gesti incomprensibili e bisognosi di fede nella tra‑ incorpore-0. Ma se aleuni hanno conosciuto lui dal potere della
sformazione del vino… e nella moltiplicazione dei paniº'º, scaccíare ¡ n a t u r a , in lui hanno conosciuto Dio. E il Figlio di Dio, una volta
demoni, tencre lontane le malattie, curare ¡ mali corporali, correg‑ ennosciuto. rende possibile anche la eonoscenza del Padre, essen‑
gere i difetti di naseita, rimcttere ¡ peecati, restituire la vita ai morti; done cgli cosi bene l'immagine, da non diversificarsi nel genere“,
t u t t o questo faeeva stando nella carne. e per questo si proelamava made indicare l'origine.
come Figlio di Dio. Di qui nasceva ogni suo lamento e rimprovero. Le altre immagini, fatte di diversi metalli, colorí, sostanze o
Non avevano eapito che nel mistero della sua nascita umana la na‑ ;1rtilici, riproducono l”aspetto esteriore di quelle realtá di cui sono
tura di Dio aveva eompiuto queste cose nell'uomo assunto“. s t a t e costituite immagini. Ma, p u r essendo immagini vere, possono
37. Percíó, rimproverandolí di non averlo riconoseiuto dopo lorsc come cose inanimate uguagliare le realtá viventi, come cose
che per t a n t o tempo aveva compiuto queste cose, quando gli chic‑ dipinte o seolpíte o (use uguagliare le realt£1 originarie? Il lºiglio
don0 di mostrare loro il Padre, dice: Cbz'ha … l o me, ha visto ¿mc/70 invecc n o n &immagine per il Padre secondo tali modalitá. perehé
¡'1Padrcº'º'. Qui ein n o n si rifcrisce alla visíone eorporca e alla vista ¿‐immagine vivente di un vivente“; n a t o du lui, n o n ha una natura
degli occhi in senso fisico, mal a quegli oeehi di cui aveva detto: diversa; non differendo in nulla, possiede anche la potenza di quel‑
Non díte voi c/.w manamo ancora quattro ”Ict'íí, e viene la míctz'tu‑ la natura da cui non differisce. ll fatto di essernc l'immagine c o m ‑
ra? Ecco, ¡o ui dico: chatc ¡ vu.rtri occ/3! ¿guardate ¡ campí, perc/yé porta che la nascita del Dio unigenito fa conoscere Dio Padre”,
bz'rmdeggzkmo per la mz'etz'tumº"'. La stagione dell'anno e ¡ eampi che una lo la conoseere essendo ein stesso forma e ¡'mmagínc di D i r ) ín‑
iondeggiano per la mietitura n o n permettono di intendere qui v1lví/7í/c“. E per questo non perde la somiglianza legata alla natura,
qualeosa di terrestre edi materiale. Maha ordinato di levure gli oc‑ perché n o n manca del potere della n a t u r a .
chi dell'intelligenza per osservare la beutitudine dei frutti perfetti. 38. E di qui le parole: Da tanto [cm/m m n o con mi. e n o n mi
come ora che dice: C/)z' ha visto me, /)a vz'.rln anche ¡Í Padre. ll fatto m ¡ m x c c l e , Filippo? Chi vez/c me, vale anche ¡ [ Padre. Como t u dia":
di trovarsi nella carne per il p a r t o della Vergine non aiuta infatti “Mostracz' 1'/ Padre?». Non crcdete che ¡a w n o nel Padre e ¡[ Padre
acontemplare la forma e l'immagine di D i o “ , e neppure serve da (" in me?“.
modello la figura dell'uomo assunto per vedere la n a t u r a di Dio Ai ragionamenti umani n o n ¿‐rimasta altra possibilitá di di‑
scorrere sulle realtá divine se n o n a partire dalle parole stesse di
Dio“. Tutte le altre parole risultano angustc, chiuse, impaceiale
“ " ( I f . M t 8 , 26. “ ' (If. ( ¡ v 2 , 9 . ”“ Cl: M t H. | “ ) “4( l v 14. º). e oseure. Se quulcuno vorrá spiegare questo c o n parole diverse
“ (viv 4. 33.

47ll p o l e n : della natura divina presente nell'uomo a s s u n t o fa compiere “ (Il‐. 2 (lor‐1. 4: ( Í o l [. l 5 . *' ( l o l [, 15. “" Cv 14. 9 1 0 .
al (Iristo ¡ segui prodigiosi dai cui si puó conoscere il Padre; nello stesso senso
cf. Tert._¡1du me. 2‐1. 8 ( C ( Í L 2…p. 1195); 27, ll (¡'/vid., pp. 1199-I200l. “ ( l e u c r e (gm…) sta qui per natura.
““I‐"orma" e “immagine” ricorrono qui con lo stesso significato. Forma 5”Ilimmagíne che il l"iglio & del Padre differisce dalle immagini materíalí
hail senso di manikslazione della n a t u r a (di Dio () di s e r v o l , per mi si identi‑ delle cose sensibili; & invece immagine viventc di un vivenre, possiede la n a t u ‑
fica con immagine, volto (: aspetto. secondo quanto si afferma in ht pr. 68, 251 r a del Padre, per l a quale l a eonoscere i l Padre a t t r a v e r s o l e opere che compie;
<<lºorma, volto (vu/!…), aspetto (fac'im') e immagine n o n differisconn tra loro» vcdi M. Simonetti. L'n'.u'gr'i'i1'/ar1ú)ld di ( l a ! I. 15d, p p . 165-182; L.F. l.adariu.
( C C ] , 61, p. 312, 18); cf. anche 'l'rr'zz. 2, 8. c o n n o t a 14. Ma Ilario usa lalnra il LA ¿*r1íc/n/ngúl. pp. 15l ‐154.
termine “forma" in un senso piu forte, che viene :! eoineidere con la natura 51Si afferma spesso Cl1C di Dio oecorre parlare con le parole stesse di
divina, come piu avanti spiegheríx ('l'n'r1. 8, 45). l ) i o ; el. 'Í'rin. 3, 2614.44; 5. 20.
50 l .a '!'rz'm'lá/2 Libra 7. 33-39 5]

da quelle con cui ¿ stato esposto da Dio, o sará lui stesso ¡¡ n o n ( i i essere presente ora in un altro soggettoºº. Perció n o n ¿»che il
capirc, oppurc non lo lascerá capire ai lettori. Ii Signorc, quando medesimo Dio solitario ora si presenti ¡¡sécome Figlio. ora inve‑
gli f u chiesto d i m o s t r a r e ¡ 1Padre, disse: C/Jz' zºcdc me, vale anche u' si proclami Padre. e uttribuisca dei nomi a una natura. men‑
il Padre. (lambiare questacsprcssionc & dell'Anticristo, negarla ¿: ¡ t e questa non csiste. Ben diversa ¿‐qui la chiarezza d c h parole.
dei giudei, ignorarla &dci pagani. Ma pub datsi che questo modo l)ifatti, ¡1Padre ¿»padre. il Figlio & figlio. lnvece. in questi nomi
d i capire sia e t r o n e o . Nella n o s t r a fede c i sará errore. s e & rimasta L'in queste realtít non c'é nulla di n u o v o , nulla di diverso, n u i
oscuritá nelle parole di Dio! Difatti. questo testo n o n parla di un la di s t r a n o . La realtíl delia n a t u r a contiene quanto le & proprio,
Dio solitario, e tuttavia c o m e professione di fede insegna che la t'osi the quello che viene da Dio ¿:Dio. e la nascita n o n compor‑
n a t u r a &senza differenze. Se nel Figlio ¿‐stato visto anche ¡] Pa‑ | : | nó una diminuzione nó una differenza di n a t u r a . Il Fíglio n o n
dre. ¿:impossibile che il primo sia isoiato o separate. in q u a n t o .xl|ssi5t0 in una n a t u r a esteriore e diversa da quella del Padre, e il
per mezzo di lui ¿‐visto il Padre. e nella eonfessione del mistero Padre n o n acquisisce nulla di e s t r u n e o a se con la nuscita deii'u»
n o n cessano di essere una cosa sola, ne sono un soggetto solo. E nigenito. ma offte t u t t o cio che & s u o , senza nulla perdere per il
mi chiedo: quale significuto si pensa che il Signore volesse dare | ; ¡ t t o di offrirlo. E cosi il Figiio n o n manca della n a t u r a divina,
ali'espressione: (."/?¿ ha with; me, ha visto anche ¡[ Padre? Non e”é petehc' ¿*Dio n o n ¡¡ partire da altro principio se n o n du Dio: e
unieití1 di persona, se per la congiunzione stessa si intende ag‑ neppure differisce da Dio, perché <:in stesso non ¿‐ultro che D i o ,
giungere il n o m e del Padre. E corsa resta da capirc, se n o n che, tinto che quello che nasee da Dio sussiste nel Figlio”, e la n a t u r a
per la somiglianm leg-¿tu alla natura. il Padre & s t a t o visto per ¿livina n o n ha petduto nulla della divinit£t almotivo di eolui che
mezzo del Iºiglio? Perché questo p u n t o n o n timancsse incerto L 'n u l o c o m e Dio.
per la nostra fede. il Signore ha aggiunto: Cuwv m dici: aMu.t1rad Il Padre quindi & nel l:iglio e il Figlio nel Padre“. Dio in Dio.
¿[Padrc?». Quale possibilitá timaneva di ignorare il Padre 0 qua‑ Non per lal somma di duc esseri diversi Che in5ieme eonvengono;
le obbligo di mostrarlo agli ignoranti, se il Padre era stato visto non petchó una n a t u r a si insetisca in t u m sostanza piú ampia ‐ per
nel Figlio? una necessitá di carattere fisico l"interiore non puó diventarc exterio‑
39. 11Padre ¿»s t a t o visto cosi bene da quanto nella n a t u r a gli 1'L'ál ció i n cui & c o n t e n u t o ‐ . m a per l a nascita d i una n a t u r a vivcntc
& proprio ‐ per l'identitá ela realtá de] loro modo di essere ii ge‑ ti:]un vivente. La multa] n o n differiscc. la nascita n o n comporta de‑
n e r a t o e il generante sono una cosa sola ‐, che qui ii Signore ha ;:enerazione nella natura divina, non nasce altro che Dio da Dio per
proseguito diccndo: Non c*r¿*dctc ¿"190 ¡U… n o nel Padre c ¡! Padre essere Dio, nulla ( i i n u o v o si trova in cssi, nulla di estraneo. nulla di
¿'in me?“. Che essi siano inseparabili per somiglianza di natura, sepurabilc E empio credere che ¡] Padre (: ii Figlio siuno duc déi. &
non possiamo insegnarlo con parole diverse da queile del Figlio. suetilcgo affetmare ehc il Padre e il l"iglio siuno un Dio solitario, &
Qui il Figlio, che ¿‐via verit£t e v i t a “ , non si dívcrte a fare mimi
teatrali. cosi che si chiami Fíglio per il fatto che assume l'uomo, “ ( Í f . ( l v 1 0 , 5 8 ; 14.11;17.21.
si chiami Padre ¡nvece quanto alla n a t u r a e. p u r essendo solo e
unico, con un m u t a m e n t o di persona faccia credere falsamente 53Íi q u a n t o :tffern1zmo i sabelliuni. Non si t r a t m di un utmbiumento di
.-¡spetto o di p u m apparcnzu, C o m e uwiene di solito nei mimi teulra|i; il Iºiglio
invece ¿‐una persona diversa dai Padre.
“ II Fig|io che na>ce dal Padre sussiste come persona distinta. eppure i|
“ (“… 14, 10. Cf… GV 14, 6. primo che & gener-ato e ¡] secondo che genera non formano duc .I¿‐¡_ mu un Í ) i o
unico: cf..ny1. 51 ( P L 1 0 . 5 1 8 ) .
52 La '!'rínitá/2 Libro 7, 39-41 53

biasfcmo ncgarc che Dio da Dio &una cosa sola con Dio p o r somi‑ mscgnato che in lui parla (: opera il Padre, ha stabilito la fede in
glianza di essenza. qucsta unirá perfetta diccndo: Ma ¡[ Padre, the rimane in me, aglz'
40. F. perché la fede cvangclica non fossc dubbiosa cd esitantc t/('_YX() con;píe le f u e opere, Credctcmí, iu m'l Padre e¡[ Padre ¡'n me.

ncll'accoglicrc questo mistcro, il Signorc ha mantenuto nc] s u o insc‑ M-mm altra, crv ciclo almmo per le opere xtcssc*“. li Padre opera
gnamento questa disposizionc: Non credelc ¿be in m m ; ¡16! Padre e¡1 …‐l Figlío, ma anche il Figlio compic le opere del Padre.
Paer ¿3in me? Leparo/c cha ¡0 ui dico, mmla dico damc. ma¡[ Padre, 41. Pcrché quindi non si crcdesse che ii Padre opera 6 paria
cbc rimam= in me, cglí¡fatto cumpie lv me (¡pvrc*'-*L ( I o n quali altri ter‑ m-i i"iglio p c t l'cfficacia dci suo p o t c h . c non in virtú di quanto ¿:
mini sc non questi, domando, si &potuto esi puó indicarc il possesso ¡vmpri0 della n a t u r a confctita al Figlio c o n la nasa-ita. dice: Crczlc»
della natura da parte del Padre e del Figlio, mcttcndo nondimcno .wwz', [a na! Padre e ¡! Padre … me““. (lhicdo: cosa signihca (.Írcdctv‑
scmprc in lucc l'idca della nascita? Quando infatti dice: 1…cpamlc che wi? Scnza dubbio si rifcri5ce &ció che: ¿-stato dctto: Mostrací ¡1Pa‑
dim, non [e dim da me. non ha climinato la persona, n o n ha ncgato ..'n-*"'. La fede &rafforzata dai comando di crcdcrc, cd ¡: quelia fede
se stcsso come Figiio e n o n ha nascosto che il p0tcrc della n a t u r a pa‑ t h c uvcva chicsto che i c fossc m o s t r a t o i l Padre. Non sarcbbc s t a t o
terna cra presente in lui. Difatti, quando paria, parla rimancndo nella xui'ficicntc infatti dire (,'/31' ha vi.ttn me, ha w'.s't0 (¡HC/JC ¡[ Padrcº'º, sc
sostanza divina; quando [dice che] n o n parla da se stcsso, attcsta che n u n avcssc cicvato la n o s t r a intelligcnza fino al punto che., pur sa‑
in lui Dio nascc da Dio Padre: cgli ¿‐inscparabilc dal Padre e idcntico pcndo chc il Padre ¿‐ncl Fig]io, ricordussimo nondimcno che anche
ncll'unitá della n a t u r a , pcrché, ancha sela sua paroia deriva dai Pa‑ ¡! Iºig1io & nel Padre, cd cvitarc cosi che l'unitá delia stcssa n a t u r a
dre, ¿:tuttavia lui a parlarc. Difatti. coiui che non parla daséc tuttavia prcscntc in tutti c duc fossc pensata come un trasfondcrsi dell'uno
parla, non puo n o n csistcrc m c n t r c paria; c dato che non parla da sé, ucll'altro, anziché come ii risuitato della gcncrazionc c delia nascita.
m o s t r a che non apparticnc soltanto ¡¡ lui quanto dice“, Ha aggiunto ll Signorc vuolc che si crcda in lui, per non m c t t c r e in pcricoio
infatti: Ma¿[Padre, che rimarzc in vw. (lglí x l c s , t u con;pic la …me opere. iu convinzionc della fcdc almotivo deli'cconomia deli'umanitá a5»
Che il Padre rimanga nel Figli0, non puó riguardarc un sog‑ muta“. (Jcrto, sc la c a r n e , il corpo c la passionc del Signorc com‑
gctto isolato c unico. Ma che attravcrso il Figlio operi ¡| Padre, p o r l a n o qualche dubbio, s i crcda almcno dallc o p c h che Dio ¿ :i n
non puó riguardarc un soggctto differentc cd cstranco. Come non | ) i o c Dio & da Dio. cbc cssi sono una cosa solanº“, in quanto l'uno
¿»di un soggctto unico n o n dire da sé quanto dice, cosi n o n & di c l'altro sussistc in sé por ¡| potcrc della natura c ncssuno dei duc ¿
un soggctto c s t r a n c o c separabiic parlarc attravcrso u n o che parla. .xcnza i'altro. m c n t r c ii Padre n o n pcrdc nel Figii0 nulla di quanto
Ma questo &il mistcro di quelli che sono una cosa sola, e non uno (' w o , c ii I"iglio ricevc da] Padre t u t t o il suo csscre come Figlio“.
una cosa c l'altro un'altra. dí quelli che sono uno nell'altro p c t loro
natura propria. Questa ¿'la loro unitá, che cioé chi parla. non parli “ ( ¡ v 14, 10-12. *“ ( i v 14, 11. *'‐" ( h » 14. 8. -'º ( ; v 14. º).
da 56. c ncppurc che n o n parii chi non paria da sé. E poiché avcva . "-' (tí. ( ; v 10, 30.

“Per bomb… ¿:¿Ís'umpti ¿11.s'puui'¡11[unwuz in questo contesto ¿h.tpcn.s'<¿tif¡


“-“' Cv 14, 10, ha ¡1significato di inc‐.mmziunc (: indica pcrció un'attivitá a¿[ extra di Dio; vcdi
l…|". Ladaria, “Dímematiu”, pp, 429-455.
“ L'inabita¿ionc rcciproca del Padre e del Viglio m o s t r a che cssi sono sh(Iiascuno dci duc rim z i n c su s l c s s o in v i m ] della mcdcsimzl natura. ii
duc soggclti. ncll'unica n a t u r a divina. Parlando il iºiglio parla anche ¡| Padre, ' Padre n o n pctdc nulla dando t u t t o al l-'iglio, c il Fig|io partccipa picnamcntc
che :1bim nc] Figiio c in cui ¡| Figlio abita. Lc opcrc che ¡] Iºiglio compic sono“ dclla n a t u r a divina riccvcndt) t u l l o dul Padre. E la nozionc di nascim c l c r n a
ic o p c h del Padre. chc rcndc ragiom- del fattoci1c ] ) i o &unico man o n solitario.
54 L:! '1|' ?¡'u¡!á.-“2

Jivco q u a n t o n o n appartimc alía comiizivnc df:glí csscrí cor‑ LIBRO 8


porc¡: vssurc unn interno all'ultro. posscdcrc l'unitá pcrfctm di una
natura sussistcntc u pcrmancru inscparabi|c dalla rcalv divinit£l del
Padre da parte di q u i cbc ¿' n a t o come. unigcnito. Qucst0 ¿:pro‑
prm L's.oltantu del Din unigcnimº“. qucsm ¿'la fede nel m i 5 [ c r o del‑
|;¡ vcm nascita ¡: opera della pntcnza divina: n u n csistc drffcrcnza
t r u |'csscre c l'csscrc in un altm, F.ssurc in un aler non come una
cosa tIÍK'CTSEI. m m c un curpn in un aitrn mrpn. ma csscrc <: sussi‑
1.[1 ¡Junio apostolu Paolo, descrivcndo in figura di chi a|cvc cs‑
store in modo dz: csscrc nc|l'altm sussistcntc. :: quL'>ln in mania-ra w r c nomina… vcscom. c stabilcndn con ¡ suní prccctti un nmdcllo
(la sussistcrc da 5c stcsso. I)if¿ltti. ciuscunn dci duc sussistenli non .'vl t u t t o num-n dí uumu di ( Í h i c s n , ha prescntatn qucsla c|1c ¿*una
[: SLI'11Z;I l'uitm, per il motivo che la natura di chi sus.<istc pur genc‑ mrm di simcsi delle vir[f1 chc in lui dumnn trm-ursi ¡n manicra com:
ra:¡wnc 0 p c t nasa-¡tu n o n ¿'un'altra n ¿ u n m . [ ) i qm !'u.xprcs.simwz ¡o ¡»…la con lc parole: Unº:: ('/7(.' [' ¡ ! ! ! … mm alla ¡mm/u .f('(,'UHJU ¡ '¡¡¡.wg¡m‑
(' ¿¿" Pd([l'f_' ua»… ¿usa t u … .m/.("', 0: (…ÍTÍ Ím ¿ fi r m mc: ¡h.! ¿ ' n m ¿Hu/¡:* :? ¡ w u f n Jr!¿'a f(-a"c, pcrc¿'uf … … gmdn Já ¿'.s'ur!an' ufíu .s“¿nm Jn!!rina ¿*
!“'ac/r¡<'_.¡0: fu uv! Pm1rc (' !! .”.u/rr … mf:'*'“. La nascilzt mm c o m p o r t a .…g/luhur mlnm ¿[w amina/dim…» Multi ¡n_Á:rti w n o ¡fl.m/mrdindli,
'Íó d1llcrcnza nó dcgcncrazionc. pcrchó ¡a na…… di chi nascc rea‑ .¡an¡f.-.:'ln'c'nw: ¿' ¡'rsgmm¿!uri ', Indica …si chc quanto si rifcriscc al
|1x7.:1 il m i s ¡ c m dc|]'unica u.|ivinitá prcscntc nc! Paulrv & ncl Iºig|iu_ e modo dl vivcrc (: ai cnatumi risuitu utilc per un cscrcízio meritorio
¡I l“í¡glío dí Dio n o n ¿-u]ll'0 da Dio. Pc¡ci(». la gc:ncrazionc dcll'uni‑ 41c| sacenlwio. ¡: p a l m che n o n
nnmchino. tra 10altre qualil£1.anchc
g c m m n u n purlaa1dnmmcucrc duc LIG1'Í. .; il I'”ig]i0 di Dio che n . ¡ s c € ¡|…‐He Chu sono ncccss-aríe per cunosccrc m m c si dcvc inscgnarc L'
comu Dio m u x | m d i ; w c r u i n s é l a natura del I ) i u che l o g c n c r z t dífcmlcrc la fcdc. Qucst0. pcrché ¿¡un sacerdote [ m o n o 0 valido n o n
hasta $010 agirc r c l t z m m n t c () su¡n unnunciarc con cnnosccnzu. visto
che chi agiscc rcuamcme rícava un vantaggio soilant0 per sése non
v dono. mentre ¡] dolm manca di uut0rcvulczza quando inscgna se
¡ m n ¿lgiscc r c ( t a m c n l c .
La pamla dc|l'.1postolo ín|-zltli. inculcundo la rcttiludinc c ¡'o‑
m-.»¿t-Z¡, mm forma unicamente l'uomo fn(tu per vívcrc nui mando.
mi d'altmnde istruiscc sulla ]cggc lo scriha della Sinagoga con la
mnosccnza dalla ¿lottrinu. ma ammacstm la guida pcrfclm della
( Í h i c s u c o n i beni ¿lclle v i n ( 1 piú grandi. i n modo chc ¡ n lui l a dot‑
1rim sia 1'0rnamcnlo della vim c la vita l'ornamcnto della dottrina'.

"TI l.9-l(l.

'f:'t w'ta m'w h-pzsmpil umrmr docanu ( ' ! dodrma wu-m1'o: una [elite
csprcssione per dire che la vila c.; la domina f:mno tun'unn nella pcrsona di
…Iui che nella (¿hicsa ¿ chiamam a essere guida dottrmalc c spiritualc dvin
"º' (II-¿ ( i v [, l 8 . '” ( ¡ v 1030. <'+'Gv14. …. altri. in primo luogo ilvc‐scom. DCI resto. Ilariu incarna il modc|lo riuscílo di
confussorc della fudc e di dotmre. Memre per un verso testimonia con l'cailio
5(
) La T)-im'rá/2 l.;bm X, 1-2 5?

…n 31:15ni31i111 ístruitg 10 stesso Tito. al qg;1lc cra direitu il_discnrso,


no ;1ttratti da una opinionc insensata s o t t o a p p - M m m di sapienzaf Ii
m º o - II;I;.LBIIO pc1: ¡ [ c o n s e g u 1 m c n t o p l e n o i]ciíz_1 ¡net-¡¡ … questo
per questo motivo l'Apostulo hafatto seguire sudí assi qucsu: pam‑
li?-º'f*g¡i¿md¡ mm r;¿ffri;ndo tv “ m m como (fj'f'lilf)lfl d1_ b¡:¿unia conduttu, lc: M r ) ! ! ! infat!á ¿ w m irz_v¡¿bnrdirmt¿ dviac'dm'rmn' ¿' ir¡garmaturzº. Bi‑
¡“Jºven-an; cjon r1.x¿m No una par-ola _xmza (' zrrcprgn.wázíe, enmodo cf):'
sugna npporsi partió all“cmpictá insolente. all'insnlcnza che mcmc
¡9 ¿¡a'.ir¿¡ ¡“?»-¡Part a tc_¡nc;¿z mm ¿wanda nulla J: wrgo_grzum o di ma‑
c alla mcnzogna che inganna. F. bisogna opporsi con l'imcgritá dci‑
má…… r:‐[I'LO('Í£J rimriío . Qucst0 donorc delle gcr1nf, elctm come
l-.1 duttrína. la vcritá delia). fcdc. ia sinccr¡t£¡ delle parolc. (205) ci sar51
¡Iava in ¡ i.] ¡cala, son la consapcvnlczzg che ( . n s t n p_zlrlava c sinccrití= nclla veritá c writ:'1 ncil'intcgritá delia dottrina
.0(_ 11. n o n ua1gnorato che avrcbbc |!i1pcrx'crsato ¡i c o n t a ! 2. Il motivo che mi ha fatto ricm-dare o r a questa frase deil'A‑
. 1uria eloqucnza malsuna, & the c o n t r o l'mtcgritá delle parole pustoi0 ¡: ¡¡ scgucntc: uomíni dalla m e n t e perversa. ingannevoli
UaLe eiíxosarfl)lác Sfatci1_ai0 un inscgnamento 1_1igrtalc & c o r r 0 n o . il
nulla prufcssinnc di fede. vuoti nc|ia spcranza, viperini nella paro?
ºa ;1di tu ¿n 03a peatdc'nza_ deHa¡suu emp1a'|_(iterprctazi0nc fi‑ !a. ti impongono la necessit¿1dicontraddirli. pcrché sono apparcn‑
a(?profrgr?(ria 11;J1<Ínore ileli aqirqa, _…sarcbbe diffuso cggsando un
za di pictá in:‐:.inuano na,-¿ii asmitatori scmp1ici inscgnamcntí letali,
%( M U … -¿v o'. (.E‐questo 1r¡1íam d1cc: Lg loro pam!a .1“1 m.wma ¿(f‑ medi mulsani di intendcrc, volontí1 c u r r o t m . Tralasciando l'intcgri»
Sciame ¡ ('I. L 'C01Í110n1pk CIO. SUO COntaglo, 5 6 11 ] p r n a s c 0 5 t n C S Í Í ' 1 ' r£1 della predicazi<me apnsmlim. f…mno in modo che per cssi il Pa‑
hamili: ¿? un. (¡ uno sp1i'ltp n:cttcndolo souosopra. Per q u e s t o dre non sia padre. ¡[ lºigli<1 n o n sia ñglio. Dio n 0 n sia diu & la f c h
¡¿Cºn ¡o ;1c nel vcscovo c! sta | niscgnamento di una paroia rctta, mm sia fede. ()ppuncnd0ci alle loro n1enzognc inscnsa[c, abhiamu
¡. all )anmnc mieila fede, la capac¡tá di csortare, per potcr resiste‑
moh¡LCZ(I)STt¡-aíiliiíz¡£ni cm¡pic,'mcnzogncre c inscnsatc. Sono inf-¿gti gi£1 p r 0 t r a t t n la n o s t r a risposta fino al p u n t o di dímostrarc. ¡¡ parti‑
rc dalla 1eggc, che cié un Dio e un Dio, un Dio vero nel Dio vero:
( “lº Stahi1¡0 _Lt . , ing‐eini 0 ¡ii crgderc, n_on su.sutmmcttono_ alla fe‑
quíndi, sulia 'rmsc dcgii ínsegnammti dei vangcii c degli apostoli.
0(() uma 5L01rio La ac stcs;s¡ la _icdc a-n21che r'1cuverla, gop_h per un
ubbíamo m u s t r a t o ia nascim vera c pcrfctta del Dio unigenito; in‑
2.¡ºnu &n(no L1plr.:nsaría prix-0 º.ii consistcnz?; ¡mendonn 00 che v o ‑ fine. nel corso stesso della n o s t r a predicazione l'abbiamo indicate
za5¡u i1cl]"… 205 limo í.aperuicm che :: vero ¡ m e n t r e la Ve r a sapien‑ m m c vero Dio. Figlío dí Dio… dotato di una n a t u r a n o n differentc
ºmita se ulenu 1_) 01¡»L m gm cm che non vqghamn ?;ipcrc._La pamla
da quella del Padrcº. Cosi la fede della Chiesa n o n confessa mí un
si annuríj 'p0;1tíl ( Si!plcl1za delia volonta. percha (: incv1tztb¡ie che
Dio Singolarc, né duc déi. dal m o m c n t o che la nascita di Dio non &
qllan¡0 ( (ini: L gto tamente¡c¡o che siol[a_mcnte Sl conosca. Ma
mah fa agll ascolmton una prcd1cazmnc 5tolta. quando 5 0 ‑
comparibile c o n un D i o solitario, :: la nascita porfctta n o n pcrmct‑
[c Chu ci siano n0mi di nature diverse in duc déi.
Nel rigettarc ic loro vuote parole, abbiamo a v u t n u n a dupli‑
.| “' ) ' ¡. ‑
ce preoccupazicmc Anzituuo. quci.ia di insegnare ció Ch€ ¿:s a n t o ,
1?. ' I'¿¿ 7-8.
'(1|'-, R m8 , 5-4Cf. 1T…2.?. (,l' - ( . u r 1 3 , í 2 1n12, ¡,»crfetto :: retro. evitando che il n o s t r o discurso, senza perdersi per
cosi dirc in deviazioni e tortuositá e senza venir fuori da cammini
i“prcss
pfi)f(.s' 1unc ddia
( U _ U donrma. pcr u n altm s r preoccupa d : p r e s u r v a r & '
msm… _Plh<.opdto d_di¿ ( m i l l a la runa fcdc d1 trontc ¡|! pcr1coin dell,aria‑
*1'11.10.
ccciesia¡ u c,ºmº' di“ f?lnlvi apostolíci hno ¡al t c r z o sccnlo. nella cnmunitá
"¡Hºia _ >|sua vcr1uta sv:luppandn ¡a figura dc||'¿--púlropw l"snrveglianw"), ¡:
2Prima di passarc all'argomemo del nuovo libro. sono riassumi ¡ pumi
Prwn' , ,f - J“ C a d1l:.(iatmm'o,f rrfl'i¡¿lr!e'rím'lle (Ílnk'fadnhk'a. '!i's!"¡ p a !ri s i … e :A' dom'1'nali acquisiti nei ]ibri ¿ -7: ii Padre e ¡I Figlio sono Dio; il Figlío &vero
' “Pm/¡I Milano 1997". in panicniarc pp. 93-10“).
Dio-_ ¡.a nascita perfctla del Figlio; ii Figi'm possiedc ]u stcssa n a t u r a del Padrc.
58 Lu 'I'rz'nifá/2 Í , I i h m .Y, 2--¿ 59

fuorvianti ed erroncit vada alla ricerca della vcrítá anziché mostrar‑ Con quanta sottigliczza di ingcgno mondano dispuutno ¡¡ que‑
la con chiarezza. in secondo Iuogo. quella di esporre alla cono‑ sto n'gttardo, quando dicono: <<Se Dio ¿»uno solo. nessun altro potrá
scenza di tutti come ridicole e inutiii quclic opinioni che gli eretici essetlo. anche se lo sembra. Se poi ce n“e un altro, allora non cc ne
prescmano sono l'apparenza di una veritá iusinghiera con sotti‑ sari; uno solo; la n a t u r a non permctte che dove c'¿: un nitro Dio ce ne
gliezze di frasi v u o t e c fztliaci3. A noi ínfatti n o n basta aver insegnzt‑ sia uno solo. o che ci sia un solo Dio dove ce n'é un altro»! Di qui,
to ció che ¿-r e t r o , se poi n o n comprendiamo che &perfcttamente una volta che c o n 1'urtiñcio di questa subdola affermazionc si sono
giusto col riiiutare ció che giusto n o n e. presi gioco delia ingenttitít di chi crcde e ascolta, al|om come per una
3. Come ¿‐proprio della n a t u r a e deli'inclinazione dcin UO< str-ada piú sempiicc possono o t t c n e r e che ii ( Í r i s t o sin ritenuto Dio
mini buoni (: avvedttti impegnarsi totalmente per raggiungerc una per iinomc e.n o n per la n a t u r a . Difatti. questo nome generico. ap‑
cosa () ttn'occasionc di feiice speranza, cosi che. ¡] risultato n o n sia plicat0 a lui, in nessun modo distruggc l'unica fede vera in un solo
in ¿tlcun modo al di s o t t o dí ció che si attendc, cosi per questi indi‑ Dio; e cosi il Padre ¿‐metggiorc del lºiglio, per il fatto che in virt[t di
vidui inscnsetti. spinti (iz! folliu cretica. la pi[1 grande preoccupazio‑ una natura diversa ‐ n o n cssendoci che un solo Dio ‐ il Padre &mag‑
no &.quella di darsi da farc con t u t t o l'íngcgno delia ioro cmpiet£1 _-_viore del Figlio per quello che & proprio della sua n a t u r a . Allom eglí
c o n t r o la veritit dcila fede rctta. ( l o s i intendono riportare vitt0ría sall'á chi-¿mato figlio e creaturzt che sussistc per volontí1 del Padre,
con la loro empictíi c o n t r o coloro che scguono la rama fede c trion‑ perché sar¿t minore del Padre e n o n sarit Dio, e il solo Dio n o n per‑
farc con la disperztzionc della loro vita sulla speranza della n o s t r a mette che ci sin un ¿litro Dio, e colui che ¿‐minore necessariamente
vita, e pongono nmggior impegno cssi nel pensare i| falso che noi ;tvríi un n a t u r a diversa rispctto ¡¡ colui che e muggiore.
nel desidcrarc di inscgnare il vero‑ Quanto sono ridicoli costoro! i ) a n n o delle n o r m c ll Dio, af‑
( Í o n t r 0 le nffcrnmzioni rctte della n o s t r a fede. essi hanno oppo‑ termando che nulla puó nasccrc da u n o solo, visto che la nascita di
sto le ohiczioni della loro empítt incredulitá nel modo che segue. Anzi‑ t u t t e le cose deriva dali'unione di duc”. Dio immutatbile n o n pu¿¡
t u t t o , chicdono se noi credi¡tmo in un solo Dio; quindi, fanno seguire fur si che quzticosa nasczt da lui, pcrché quello che n o n m u t a n o n
la demanda se anche Cristo ¿?Dio: infine, se il Padre ¿'maggiore del pub andar soggetto a un'aggiunta, e la natura di un essere unico (:
Figlio". E quando ascoltano che noi crediamo in un solo Dio, si ser‑ solitario n o n ha in sele condizioni per gcnerarc.
vono di ció per dire che Cristo n o n & Dio. Circa il ]ºíglio infatti non 4. N o i invece, uvcndo riccvuto la f c h dei vangeli e degli apo‑
chiedono se¿‐Dio. m a , poncndo domande intorno al Cristo, vogliono stoii mediante gli insegnamenti spirituali, e guardando alla spe‑
soltanto che cgli n o n sia Dio. Cosi, traendo in inganno i'uomo dalla fe‑ ratnza dell'etcrnitít beam con ¡a coniessionc del Padre e del Figlio,
de semplice. intendono allontanarlo dalla professione di fede in Cristo ;tbi)ianio m o s t r a t o ii mistero di Dio e Dio secondo lu legge. senza
Dio mediante la fede. in un solo Dio, dato che per loro n o n ci sar£t un allontztnarci dalla fede in un solo Dio c senza cessare di annuncia‑
solo Dio, se anche Cristo deve essere con fessato come Dio. re Cristo come Dio. Nella risposta abbiamo dcsunto dai vztngcli
quest'ordinc di esposizione, per inscgnure la vera nascita" del Dio

l'(1f.(¡v 14.28.
"*Questa afliertnuzione. che ricorre ¡inche in 'l'riu. 3, 8, non ……essere
* li metodo prevedc duc momenti. Amitutto quello positivo dí esporrc >t;tt-.¡ appresa da linrio che in Oriente; cf. InlmJuzírwv, p. 26.
con chinrezza le veritít della fede; quindi il m o m e n t o delia confutuzione delle ¡ i.;i n;tscita veran (zu-ra na!1'rild.r) del Figlio unigenito dul Padre ittgcncrzt‑
posizioní t't't'tit'ht'_ elaborate c o n t o r m o s i t i ¡ ed espressº con frasi v u o t e c m e n - . lo e ¡[ f|ticro delle -.1rgomcntazioni deli'inler0 t t “ ; t t t t t t 0 . iisxxt preserva da un'in‑
zogncrc. [ e r p rctztzionc uri-¿nn e S&1i)ciiíaln¿l della formula niccna.
60 La '! 'r'1'nílá/2 Libro 8, 4-6 61

unigenito da Dio Padre. Grazie ad essa egli ¿:vero Dio, e n o n & sola " cercano di rifcrirla ¿ un accordo di tipo morale, cosi che vi
estrancn alla natura dell“unico vero Dio; e cosi non puó essere ne‑ si troverebbe una unirá di volontá (: n o n di natura. e cioé sarebbc‑
gato come Dio, nó puó essere detto un altro Dio, perché la nascita ro una cosa sola non per quello che sono, ma perché vogliono la
gli assicura la divinitá, e in lui la natura dell'unico Dio da Dio n o n stessa cosa7. Per difcndere questa loro posizionc, si servono delle
lo separa per farlo essere un altro Dio. parole che si trovano negli Atti degli Apostoli: La moltítudine dei
Bcnché ¡] modo comune di intendcre ci porti a pensare che credentt' erano un'arzima rola e un cuore solo“, cosi che la diversitá
in una medesima natura non possono trovarsi i nomi di n a t u r e delle anime e dei cuori si comporrebbc nella unirá di un cuor solo
diverse, e che dein csseri n o n differenti per natura non possono e di un'anima sola per un accordo nel medesimo volere. Oppure
costiruire che una sola cosa, ci ¿*piaciuro tuttavia mostrarlo dalle ció che & scrirro ai Corinzi: Coluí cbc pz'an!a e colui cbc z'rriga x o n 0
dichiarazioni stesse del Signorc n o s t r o . Egli, avcndo inculcato alla una casa sola“, conterrebbe una unirá di volontá dei due, perché
n o s t r a fede e alla n o s t r a speranza l'unicitá di Dio, per confermare n o n c'e differenza nel loro ministero in vista della salvezza e nc]
il mistero dell'unico Dio anche col dichíarare e confcrmare sestes‑ compimento del medesimo mistero. (_)ppure quello che il Signore
so come Dio, ha detto: lo e ¡[ Padre riamo una cosa ¿“()/di; e: Se cono‑ dice, quando chiede al Padre la salvezza per le genti che avrebbero
scete me, conoscc!e anche il Padre mía¡; e: Cbi ha virto me, ha visto creduto in lui: Non per quertísollanto io prego, ma anche per quelli
anche il Padrek; C:U Padre, cbe rímcme in me, cglí sic-sm mmsz le che por le loro paro/e crcderanno in m e : pcrcbé tutti rz'ano una cara
me opere'; e: Credetemí, perc/3é r'l Padre ¿'in me, e i r ) nel Padre; se sola, come tu, 0 Padre, [sei] in me e ¡o in te, perc/30' ancb'esxi ríano
non aítm, credetc/o almeno per le opere .rle.rsc'". Col nome “Padre" in noi“. Visto che gli uomini n o n possono fondersi in Dio, e n o n
ha espresso la nascita. Ha insegnaro che si conosco il Padre in lui, possono unir5i gli uni agli altri in una massa unica e priva di diffe‑
una volta che si &conosciuto lui. Attesta che ¿‐inseparabile dal Pa‑ renze. l'esscre una cosa sola deriverebbe da una unirá di volontá,
dre. perché rimane nel Padre, il quale rimane in lui. Esprime una i n quanto tutti fanno ció che piace a Dio, e s i t r o v a n o uníti t r a loro
ñducia consapcvole di sé, quando chiede che si creda alle sue paro‑ per i sentimenti n o n contrastanti dei loro animi, e cosi non la n a t u ‑
le per le opere della sua potenza. E cos], con questa fede beatissima ra mala volontá farebbe di essi una cosa sola.
nella sua nascita perfetta, elimina ogni errore c o n c e r n e n t c sia due 6. Colui che ignora Dio, chiaramcnte ignora la sapienza. E da‑
dei, sia un Dio solitario: colore che sono una cosa sola, non sono to che la sapienza ¿:Cristoí inevitabilmente &lontano dalla sapien‑
un solo soggetto, e quello che ¿:u no 5010 in nessun p u n t o differisce z a chi ignora o odia Cristo. Cosi avviene per c o s t o r o , ¡ quali voglio‑
t a n t o dall'altro, da non p o t c r cosrítuire ambedue una cosa sola“. no che il Signore della maestía5 e il re dei secoli' e il Dio unígenito”
5. Gli cretici quindi non possono ccrtamente negarc queste sia una c r e a t u r a a n ziché Figlio d i Dio. E p u r mentendo i n modo
affermazioni, perchó sono detre e intcse cosi chiaramente; tuitavia ‑
le alterano con la stolrissima menzogna della loro empietá, in mo‑ " GV lo. 30. " Al 4. 32. '“ 1 Cor 3, 8. “ Cv 17, 20‐21.
do da poterle negare. Difatti, la frase: lo e il Padre xíamo una cosa ' Cf. ] Cor 1,24. * Cf. Mt 19, 28. “(if. [ Tm]. 17. "Cf.le.18.

'Gv10,30. im 14, 7. k Cv 14, 9. ¡ ( i v 14. IO. "'Gv f 7Gli ariani intendono l'unitá del Padre e del Figlio come sempiice con‑
14,11. cordia di volcnt_á () uni 15di (¡po morale, interpretando in questo senso alcune
affermazioni neotestarnemarie. La necessitá di confurarc tale dottrina induce
6Sulla dislinzionc t r a mmm e una;, cf. Fin. 7, 31,Con n o t a 41; ( Í . Aux. a m e t t e r c a tema nel presente libro il modo giusto di intenderc l'unitá secando
() ( P L 10, 612-613): Novaz., 'Día. 27, 1‐9 [CCL 4, pp. 64-65). ( i v 10, 30.
62 La 'i¡-¡…zá/2 1..¡hm x, 6- m 63

insensato, pcnsano tuttavizi in modo ancora piii inscnsato quando una dottrinaºº, pensiamo & unnunciamo cio che corrispondc ¿¡ve‑
difcndono la loro mcnzogna, nitíi. L'Apostoio ¡nfutti inscgna che questa unirá dci fcdc]i deriva
Differircmo ancora per un poco la questionc c o n c e r n c n t c ció (i;iliu n a t u r a dci sacramenti”, quando scrivc ui (Daiati: Quwztí ¡wz/alli
Chc &proprio dcll”unitá di Dio Padre cdi Dio ]ºigiio, por confutarii X / ( ' ! t ' x l a f ¡ hall ' : M l ¡ 177 (Ír1'xf0, ui siete r1'vcxíílídi (Írz'xlo. Non ("(F m:
proprio con ¡ tcsti di cui cssi si scrvono. mi …"gún/co nc"gr<*w, non ¿"(" …" vc/3121vu …"lí/J¿'m, ¡ ¡ u n ¿"(" ¡ch uomo
7. (]hicdo se crano una cosa sola p c t la f c h in Dio coloro che ru" dom…. Til/¡l voi í/1_ a l l i xiut<* una cara ,t()l(l … Crit/u (.ic'xí1‐X Ii fatto
avevano u n cuor solo c un'zmima sola“. ( Í c r t a m c n t c por l a fcdc. I n n'ilc simio una cosa sola in tanta ciivcrsitít di populi. di condizioni,
virtú di essa crano un cuor solo c un'unimu sola. E chicdo sc c'é ( i i <csso, si verifica por un accordo di volontit, o non piuttosto per
una sola fcdc o anche una scconda fccic. ( l c r t u m c n t c una sola, an‑ l'nnitíi del s a c r a m e n t o , visto che tutti hanno anche u n solo battcsi‑
che snll“autoritá dello stcsso upostolo. il quale affcrnm che c'¿- una ¡ n o c si sono rivcstiti dcil'unico(1risto?

sola furic, come c'é un solo Signorc, un solo hattcsimo, una sola (losa aiiora ci sturít a farc iu concordia degli animi, sc sono una
sperzmza c un solo Dio“. Sc alloru in virtú delia fcdc. cioí: della … s u sola in q u a n t o si sono rivcstití di un solo Cristo grazic alla nn‑
n a t u r a d i una sola fede, tutti crano u n a cosa sola, perché n o n in‑ inm di un solo baitcsimo?
tendi l'unit£i di n a t u r a in qnci|i chc sono u n a cosa sola grazic alla 9. 11se sono zzm1 mm …la ¿“u/ui C/.'I(' prim/a (' mluí cbc ¡'rn'ga'.
n a t u r a di u n a sola fede? Tutti infatti c r z t n o rin-ati nciia rcttitudine, non lo sono forsc pcrché. rinziti in un solo battcsímo. csprimono
ail'immortaiitá, alia conosccnza di Dio, z1ii2l spcrunza dc¡|a fcdc. E ……sola economia di rígcncrazionc in virti| dcii'unico battcsimo?
se t u l t c queste cose n o n possono csscrc divcrsc t r a loro, poiché c'é Non fanno forsc la stcssa cosa? Non sono forsc una cosa sola in
una sola spcranza e un solo Dio, como c'¿t un solo Signorc :; un solo u n o solo? Pcrció quclií cho sono una sola cosa in virti1 delia stcssa
imttcsimo di rigcncrazionc. c sc t u t t o queste r -alti1 sono una cosa |'t';|ilit. sono ancho una cosa sola per n a t u r a , n o n solo pcr volontít.
sola p º r un consenso di voiont£1 e non per natura. attribuisci alio‑ Sono divcnuti infatti cssi 5tcxsi una mcdcsima cosa. 0 sono ministri
m ancho ¿¡qticlli chc in cssc crano rinziti una unitá di voiontá. Se ¡ i i una stcssa ¡"cziitii e di u n o stcsso potcrc"".
irwccc sono stati rigcncrati alla n a t u r a di una sola vita cd ctcrnitá, 10. F.ppurc lc contracidizioni dcgii stoiti aint-¿no sempre a di‑
per cui avcvano nn'anima soia &un cuore solo. resta csclusa l“unitá mostmrc la loro stoltczza. Lc obiczioni che pongono c o n t r o la veri‑
fond¿ua sui consenso moraic in cssi, che sono una cosa soia nella tn por i'ubilitit di una intclligcnza inscnsata o perversa, visto cbc la
rigcnerazionc di una sola natura“. vcrit£i &stabilc c incrollaiailc. dal versantc opposto saranno necessa‑
8. Non diciamo coso n o s t r e , c n o n inventiamo alcuna Falsitá |'inmcntc intcsc come false c insunsato ( ¡ l i crctíci infatti si adopcra‑
sulla basc dci testi. per ingannarc gli orccchi degli ascoltatori, alte‑ no a ingunnarc, per il fatto cbc &cierto: lo ¿'¡[ Padre x1kzmu una cow
rando ii significato delle parole. Mn attcncndoci alia norma della m/u"'l'. cosi che n o n si credo che in loro duc c'¿- una unitil di natura c

' Cf. A t 4, 52. “ ( I i . [ i f 4 , 4-6. ' * ( Í i . ?.Tm 1.13;Tt ]. *). " ( ¡ a l 3.27-28. ' 1 ( f o r 5.8. "“ (if.
I ( j o r 5 .5 . “ “ ( i v IO, 30.
Kliario csc|udc l'unití] di voluntíl dci q u | r c c dul Figlio lmsnndosi su"
stcsso tcsto di At 4. 52. in cui si parla dci|'unitá di volontía dci ic<icli. Nei ba ”Anchc Gai 3. 27-28 ¿'intcrprctato nc! scnso ciic ¡] battcsímo ( t u r m ‑
tczzati c'i* u n a sola icdc_ Ci1L' c o m p o r t a una sola x'oiontít. La icdc ¿*inrcsa q ”¡w/mu) confcriscc una s o r i a di seconda n a t u r a in virt[1 dciiu sun unirá. per
comc qunicosa di oggctlivo che prcccdc la voiontít. quasi fossc una “secon‑ cui ¡ banczznli rivcsmno l'unico ( Í r i s l o . l.¿i concordia ( i i vuiuntít t r a ¡ fcdcii ¿'
nntura“ chi: fonda un modo nuovo di csscrc (: di ugirc. conscgucnzu e n o n m u m xiclin fcdc c del |mttcsimo.
64 La Trinítá/2 lJ'/)m X, l ( ) - 12 65

una sostanza divina priva di dif'fcrcnzc. Sarebbero invece una cosa mcb'av5i sz'ano ¿'n noi-…. Eanzitutto una supplica per coloro di cui
sola per l'amore rcciproco e la concordia della volontá. ll modello si dice: Percbé tutti 512an una cosa rola. Quindi si indica il p u n t o
di silfatta unitá ‐ come prima abbiamo mostrato -‐lo desumono an‑ di arrivo dell'unitá con la misuru ideale di essa. quando dice: Co‑
che dalle parole del Signore: Porc/zc' ¡ u t / i .riano mw ¿ w a sola, carne me tu, 0 Padre, .tv/' ¡27 mee ¿"o ¡'n 10, pera/vé anc/fessi s¡ar70 ¡'n n o i in
tu, 0 Padre, .s'w' in mee ¡o in to. perdu" ancb'ex.tísíano in H o i “ , modo che, come il Padre &nel Figlio eil Figlio nel Padre, tuttiisi‑
Si cscludc dallc promesse evangeliche chíunque non crcde in uno una cosa sola secondo il modello di questa unít£i presente nel
esse, m e n t r e la colpa di una interpretazione empia ha fatto smarri‑ Padre :: nel Figlio'”.
re la semplicitá della spcrunza. L”ignorare ció che credi c o m p o r t a 12. Ma solo al Padre e al Figlio appartienc per n a t u r a di essere
non t a n t o la nccessitá di un perdono, q u a n t o il premio, dato chelo una cosa sola, poiché Dio da Dio e l'unigcnito dall'ingenerato n o n
sperare quanto ignori mppresenta la piú grande ricompensa della puó esisterc se n o n nella natura di chi gli ha dato origine ‐ c o s ] chi
fede. ¿=g e n e r a t o si trova ad essere anche nella sostanza che corrispondc
Ma l'ultima follia dell'empictá sta sia nel n o n credere le veritá alla sua nascita. e la nascita n o n ha altra veriti1 se non quella da cui
capite. sia ncllo stravolgere il senso di ció che si crede. c partita ‐, il Signore n o n ci ha lasciato alcun dubbio in ordine alla
11. Ma anche sel'empietá cambia il senso stesso di cio che in‑ lede c ei ha insegnaro in t u t t o il discorso successivo la natura di t a ‑
tende, non puó non cmcrgcre la comprensionc dei testi. Il Signore le assoluta unitá. Segue infatti: Percbé ¡[ mondo crcda cbc tu mi ¡ m i
chicde al Padre che siano una cosa sola quanti crederanno in lui e mandatoº"'. [] mondo quindi crcdcrá che il l-'iglio &stato mandato dal
che, come lui ¿nel Padre cil Padre in lui, cosi tutti siano in essi una Padre per il motivo che quanti crederanno in lui saranno una cosa
cosa sola. Perché fai intervenirc qui l'unanimitá. l'unitá dell'anima sola nel Padre e nel Figlio. E come lo saranno, suhito ci viene detto:
e del cuore mediante un accordo di voluntá? Cera una ricchezza if ¡"a ha dato Zum la gloria cbc la ha! dato ¿¡nn"*. E ora io chicdo: la
di parole dal significato appropriate, per cui. se fosse smta la vo‑ gloria &lo stcsso che la volontá? La volontá &un movimento dell'a‑
lontá a far si che essi siano una cosa sola, il Signore avrehhc pregu‑ mmo, m e n t r e la gloria ¿» la manifestazione () la dignitá della natura' '.
to in questi termini: <<Padrc, come noi vogliamo una cosa sola, cosi
anch'essi vogliano una cosa solar 0 tutti siamo una cosa sola perla
concordia di volontá». () forse, colui che &la Parolaº“', ignorava il "” ( i v 17. 21, “" ( ¡ V I?, 21. “' ( i v 17,22.
significato delle parole? E colui che &la verit£r"º, n o n sapeva espri‑
mere cose vere? E colui che &la sapicnza, ha divagato con parole . l"L'unirá tra ¡] Padre e il Figlio rapprescnta un modcllo, una misma
inscnsate? E colui che ¿:la potenza“, si ¿:ritrovato cosi dehole da 1dcale_per ¡| cammino di unit£¡ dci fedeli. La concordia dí volontíi t r u ¡ crcdcnri
n o n poter esprimere le cose che voleva fossero capite? quind| n o n potrá mai essere il p u n t o di partcnzu per provurc una semplice
concordia di volont£1 t r a il Padre e il Figlio.
Egli ha esposto chiaramente i misteri veri e intatti della fede 11¡ºtnalizz-¿mlola “gloria" (honor) di Cv 17. 22, Ilario la distingue dalla
evangelica. li non solo li ha esposti perché fossero compresi, ma i'olontá. Dam che il termine indica sia la manifestazionc esterna che la dignitá
li ha anche insegnati perché fosscro creduti, dicendo: P ) r c b é tut‑ interna di un? realtá ( n a l u r a e a a ! rpca'm amdigni/at), quando si dice che il
ti simzo una cura rola, come tu, 0 Padre, .teí in me e ¡o ¡'n te, percbe' ( Cristo dá ai icdcli la gloria ricevuta dal Padre, vuol dire che li associa alla
n a t u r a divina Il termine honor [a parte del vocaholario della gloria assicme
a_d altri come gloria, dar1'lar. przaicrtax. ¡ Íunor coincide di fatto con gldr1a. c nel
lmgunggio giovannco ¿il termine medio che unisee il Figlio al Padre c ¡ fcdeli
“" GV 17,2]. “ ¿C f , G v l . 1 . "º' Cf. GV 14, 6. “' Cf. 1C0r ¿¡t u t t i e due; vedi al riguardogli approfondimenti di A. Fierro. Sobre la gloria
1,24. in particolarc pp. 86-90. '
66 La 'Ih'lzítá/2 Li/7m X, 12-14 67

ll Figlio dunque a tutti coloro che crederanno in lui ha dato m'º'l, cnoi rieeviamo veramente il Verbo fatto carne come alimento
la gloria rieevuta dal Padre e n o n c e r t o la volontá; se fosse questa del Signore“, c o m e pensare che non rimane naturalmente in noi,
ad essere data, la fede n o n avrebbe alcun premio. perché ci sarcb‑ lui che… n a t o c o m e u o m o , h a a s s u n t o l a n a t u r a della nostra carne,
be infusa dalla necessita di una volontá imposta. Ha m o s t r a t o poi nrmai inseparabile da lui, eha mescolato la n a t u r a della sua carne
¿¡che cosa serve la concessione della gloria che abl>iamo ricevuto: .|lla natura e t e r n a nel sacramento della carne, a cui noi dobbiamo
P 'rc/Jt5 síano una cosa …la, come n o i .rízmzu una cara .mla“¡. Questo & mmunicare? C o s ] iniatti noi tutti siamo una sola cosa, perche' il
il motivo per cui la gloria ¿-s tatu data. che tutti eioé siano una cosa Pudrcé in Cristo eil Cristo &in noi. Chiunque allora negherá che il
sola. Quindi giá tutti sono una cosa sola nella gloria, perehé non ¿? Padre e i n Cristo per n a t u r a , dovrá prima ncgare che per n a t u r a lui
stata data una gloria diversa da quella ricevuta, & n o n & stata data t- in Cristo e Cristo in lui, dato che il Padre in Cristo e il Cristo in
per altro, sen o n perché tutti siano una cosa sola. E se tutti sono noi Fanno si che in essi noi siamo una cosa sola. Se quindi veramen‑
una cosa sola perla gloria data a l Fíglio. e dal lºiglio C o n c e s s a , ¡ ¡ sua le ( l r i s t o ha assunto la carne del n o s t r o corpo. se veramente l'uo‑
volta, ai credenti, io ehiedo: in che modo la gloria del Figlio sara mo nato da Maria & il Cristo, 0 veramente nel sacramento [dell”Eu‑
diversa da quella del Padre. see la gloria del Figlio ad accogliere varistia] noi riceviamo la carne del suo corpo, e saremo una cosa
tutti ¡ credenti nella gloria del Padre? Un simile modo di esprime- ' sola perché il Padre e in lui e.lui &in noi, c'é da chiedersi: in che
re la speranza umana potrá essere insolito, ma n o n maneherá di modo si puó affermarc [solo] una unirá di volontá, dal m o m e n t o
fede. Benehé sia temerario sperare questo, & tuttavia empio n o n ' (lic, grazie al s a c r a m e n t o , & propriamente la n a t u r a il sacramento
credervi, dal m o m e n t o che per noi ¿ u n o solo e lo stesso il garante dell'unitá perfetta?
sia della speranza che della fede… 14. Delle cose di Dio non si deve parlare con spirito umano
D i questo p u n t o t r a t t e r e m o , come & giusto, a suo luogo con o mondano. E neppure bisogna t o r t u r a r e l a sana dottrina dei testi
maggiore chiarezza e abbondanza'º. Int-anto, anche da quanto ora divini con l'assurditá di una inlcrpretazione c s t r a n c a ed empia me‑
diciamo si cz1pirá eomunque che questa n o s t r a speranza n o n & né diante una predicazione forzata e presuntuosa. Leggiamo ció che ¿%
v u o t a né temeraria. Tutti sono dunque una cosa sola per la gloria scrino, comprendiamo ció che alubiamo lotto, e cosi adempiremo
ricevuta e data. Conservo la fede, e reccpisco il motivo dell'unitá. il dovete di una fede perfetta.
Ma non intendo ancora in che modo la gloria concessa faccia si che Se non avremo appreso da Cristo quanto diciamo sulla sua rc‑
tutti siano una cosa sola. ¡lic presenza in noi grazic alla n a t u r a , lo dírcmo in modo stolto ed
13t Ma il Signore, senza laseiare alcuna incertezza alla co‑
scienza dei fedeli, ha insegnato l'effetto stesso prodotto nella na‑
- " ( i v 1 . I4; ef. G v ( v. 35.
t u r a [umana], dieendo: lº 'rt'bé .ríano un cura rola, como rmi xlamo
una cura solu, ¡0 in ¿ u r i 6tu in 1110. ¡Jeff/?¿ 3'¡'¿mn pcrfclti r1t'll'mzz'táºk. º ; l]incarnuvione ¿"rapportatu al sacramento (.mcrammluml dell'eucari‑
A coloro Cl'IC a m m e t t o n o l'unitíi d i volontá t r a i l Padre e i l stia. di cui ¿-il Íondamento. ( I o n la prima il I‐'iglio assume la nostra carne. con
Figlio. cl1iedo seCristo ¿»in noi per la reaitá della n a t u r a o per la la seconda noi ci ulitnentiumo della sua came. in amix-due ¡ casi siamo uniti
concordia della volontá. Seinfatti v e r a m e n t e il Verbo si ¿» fatto car‑ '.lll'd sua n a t u r a divina. perla quale egli ¿-unito al Padre. ll termine medio e la
carne. che la da cerniera t r a il Cristo e noi, t r a noi e ¡| Cristo e. quindi, t r a noi
e il Padre. Sull'Fucaristi-A ef. la pr. 64. H ( C C L 61… p. 231. 12-18). dove essa
"'(3v17,22. “ GV 17.22-23. assume anche un signiñcaro escatologico; vedi B. Bobrinskoy, L'Euc/Mristic ct
[l' l l l Í j [ ¿ " ' t ' d u .mlut 1:bcz min! Í II'/aire a'c Pm!¡cn. pp. 235-241; A . Fierro. Sobre
'ºtn 'rn'n. 11. 43-49. la gloria. pp. 188-194; Li". Lad-aria, Lanir!ologin, pp. 95-96.
68 La 7íínt'lá/2 Libro 8. ¡ 4 - 17 69

empio. Egii infatti dice: La mia carne ¿'ueramente cibo e il mio sangue .mngue, rímane in me e ¿0in luz““. N essuno infarti sara in lui, se n o n
¿ veramente beuanda Cbz' mangerá la mía came c /9emi ¡[ mío .rangue, coiui nel quale egií stesso sara stato; la carne che ein avrá in lui
rimane inmee¡o ¡'n luiº““. Circa la realtá delia carne e del sangue non per averia assunta, sara solo quelia di chi avrá ricevuta la carne di
si &lasciato spazio a dubbi. Ora. sia secondo la dichiarazione stessa lui”. Gia prima aveva insegnato il mistero di questa unitá perfetta:
del Signore sia secondo la nostra fede, si tratta di vera carne (: di vero Come ha mamlato me ¡1 Padre c/Je ¿*vivente, e ¡o vivo per il Padre,
sangue. Ricevuta la prima e bevuto il secondo, essí fanno si che noi anche colza" che avrá mangz'ato la mía carne víurá per m e ” . Egli vive
siamo in Cristo e Cristo sia in noi. O forse questo n o n &veritá? Potrá dunque per ii Padre, e come ein vive per il Padre, ailo stesso modo
n o n essere vero per quanti negano che Gesú Cristo ¿=vero Dio! Egli noi vivremo per la sua carne. Ogni paragone si utilizza come trac‑
¡:quindi in noi per mezzo delia sua came e noi siamo in lui, m e n t r e cia perla comprensione di quaicosa, cosi che sulla base del model‑
ció che noi siamo, insiemc con lui, si t r o v a in Dio. io proposto intendiamo ció di cui si tratta. Questa ¿:dunque la ra‑
15. Fino a che p u n t o siamo in lui per il sacramento delia co‑ gione della n o s t r a vita: abbiamo Cristo che rimane per la sua came
munione con la sua carne e il suo sangue, lo attesta egli stesso in noi, esseri carnali, e noi vívremo per lui nella stessa modalitá in
quando dice: E questo mondo ormai non mi vede; voi z'nvtºce mi cui egli vive per il Padre. Seallora noi naturalmente viviamo per lui
vedrete, perché ¿avivo 6 voi vivrete; perc/Jé io sono nel Padre, ¿'voi secondo la carne, e cioé abbiamo riccvuto la n a t u r a della sua car‑
in mee i r ) in voz““. Sevoleva far intendere solo una unirá di volon‑ ne, come ein non avrá in sé¡] Padre per n a t u r a secondo io Spirito,
tá, perché ha presentate una cena gradualitá e ordinc neil'unitá posto che vive per ¡1Padre“? Si, ein vive per il Padre, in quanto ia
da realizzare? Ii motivo puó es.sere solo che si credesse che egii & nascita n o n gli ha apportato una n a t u r a estraneae diversa; egli ri‑
nel Padre per la natura divina, noi invcce siamo in lui per la sua ccve dal Padre ció che &,senza tuttavia che qualche dissomiglianza
nascita corporale, ed 6in a sua volta &in noi per il mistcro racchiu‑ di n a t u r a intervenga per separarlo da lui, e per nascita ha in sé ii
so nei sacramenti. E in questo modo si mostrassc l'unitá perfetta Padre nella potenza della sua natura.
grazie alla sua mediazione: mentre noi rimaniamo in lui, lui rimane 17. Seabbiamo menzionato queste affermazioni, & perché gli
nei Padre e,rimanendo nel Padre, rimane in noi. E cos] potcssimo cretici ammcttono falsamente solo una unirá di volontá t r a il Padre
giungerc ail'unitá col Padre, perché, m e n t r e lui & per n a t u r a nel e ii Figiio, servendosi deli'csempio della n o s t r a unione con Dio.
Padre secondo la nascita, anche noi potessimo trovarci in iui se‑ Come sea noi ‐- uniti alFiglio,e per mezzo del Fíglio al Padre, 5010
condo la nostra n a t u r a , in quanto egli rimane in noi per natura”. per l'obbedienza e per una volontá devota ‐ non fosse concessa ai‑
16. Fino a the p u n t o questa unitá ¿ :i n noi per n a t u r a , l o h a cuna partccipazione in senso proprio e secondo natura, in virtú del
attestato egli stesso cosi: Chi mangcrá la mia came e bcrrá ¡! mio
"“ CV (1. 56. “P CV 6, 57.
""" GV 6, 56-57. ““ Cv 14, 19-20. lsSuii'l:lucaristia, considerata in rupporro all'incarnazione, vedi prece‑
dente n o t a 13.
!4 La funzione mediatricc del Cristo si basa sulla presenza in lui della 1“Sono posri in paraliclismo il vivere di Cristo “per ¡1Padre” grazie alla
natura divina e della natura umana. In virti1 delia prima ein rimane nel Padre, sua n a t u r a spirituaie e ii vivere n o s t r o “per Cristo” in virtú della carne da lui
in virif…1 della secunda & unito a tuttiin uomini. Sia nel primo che nel secondo ussuma con la n a t u r a umana, non senza una connotazione eucarística. ll Fier‑
caso n o n si r r a t t a di semplice uni0ne di voiontá, ma di unirá di n a t u r a . Lu r o , che ha analizzaro dettagliatamcnte questo testo, sottolinea ii senso forte
compresenza in iui delle due n a t u r e fa da fondamento a tutto il moviment della preposizione “per", che indica la ragionc sostanziale per la quale nei due
storicnj-saivifico (drívpensalin). casi si vive (Sn/are la glona. pp. 190191 e 301).
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……...………...……M…… | . … … . . … … … .…...…………..…....u…….
72 La 'B'ir1ilá/2 Lli7r() 8, 20-21 73

da dai Figlioºl. Il Signore infatti non ci ha iasciati nell'incertezza. possiede il Padre, e del Figlio; e t u t t o ció che ¿‐del Figlio, ¿:del
Difatti, subito dopo le parole riferíte, si &espresso cos]: Ho ancora Padre. Eg|i infatti dice: E t u l / e le coxe f u e m m ) mie e le ¡me sono
molte coxe dadírví, ma voi ma n o n petete portarlc. Quando sará ve‑ /m“'“'. Non ¿:ancora il m o m e n t o di mostrare per quale motivo ha
n u t u quello Spirito dí uer¡td, vi gm'dcrá alla ver!/á tult'intvra. Non detto: Percbc' prendcrá del …o». Si fa allusione ai tempo futuro,
par/a infattí ¿la te xtc-xro, ma dirá t a l l o quello che ha udíto. ¿' a m n m » quando si dice che [lo Spirito] rieeverá. Ora certamente dice che
zt'erá le cose future. Eglz' mi glorzfzcbcrá, percbé prcnderá del m i o 0ve riceverá da lui. perchó tutte le cose del Padre sono sue. Spe7.za, se
lo anmmzz'crá. Tutte le coxe che ¡M ¡[ Padre, m m ) mic. Per quctttu vi puoi, l'unitá di questa n a t u r a . E introduci la necessitá di qualche
bo delta: Prenderá del mio 0 ve lianmmzierá'…. Riceve dunque dal dissomiglianza, per la quale il Figlio n o n possa esistere all"interno
lºiglio colui che ¿‐mandato da lui e procede dal Padre. Mi chiedo dell'unitá di n a t u r a . Lo Spirito di veritá procede infatti dal Padre,
¡ n a &mandato da presso il Padre da parte del Figlio. Tutto ció che
se sia la stessa cosa ricevere dal Figlio e procedere dal Padre. E
anche sesi crederá che c'e differenza t r a il ricevere dal Figlio e il ¿‐del Padre, ¿ del Figlio. E se quello che deve essere mandato ri‑
procedete dal Padre. cettamente si pensetá che ricevere dal lºiglio ceverá dal Figlío t u t t o ció che riceverá, ¿ perché tutte le cose del
&iu medesima e identiea cosa che ticevere dal Padre. Lo stesso Si‑ Iºiglio sono del Padre.
L a n a t u r a quindi o s s e t v a i n t u t t o l a propria legge. I l fatto che
gnore infatti dice: Pere/ac" prenden) del mín 6 ve la annunzierá. Tutte
le cose che ha il Padre, .wmv mía, Por ¿¡ucxto ví ho dcttu: Prcnderá tutti e due sono una cosa sola sta a índicare che nell'uno enell'altro
del 1711?) ¿'vel'annwzzierẓ. Ció che lo Spirito rieevetá ‐ sia esso il si t r o v a la medesimzt divinitá grazie alla generazione e alla nascita,
potere, la forza o la dottrina ‐, il Figlio hadetto che dovrá ricever‑ perché quanto lo Spirito di veritá riceverá dal Padre, ii Figlio pro‑
lo da lui; e, d'altra parte, indica che t u t t o questo deve riceverlo dal clama che deve essere dato da lui.
Padre. Affermzmdo infatti che t u t t o cio che ha ii Padre e suo, per Non bisogna tollerare che la depravazione etetiea si prenda la
cui ha detto che prenderít del suo. insegna che quanto deve essere |ibertil di una interpretazione empia, cos] da proclamare che quan‑
ricevuto dal Padre, ¿:ricevuto nondimeno da lui, perché t u t t o ció to delto dal Signore ‐ s o n o sue tutte le cose che sono del Padre, e
che & del Padre, ¿:suo. _ perció lo Spirito di verit51 prenderá da lui ‐ n o n sia da riferire all'u‑
Questa unitá n o n presenta differenze. E indifferentc dachi lo nit£¡ d i n a t u r a .
riceve, perché quanto ¿:dato dal Padre, si íntende dato dal Figlio. 21. Parli colui che & vaso di elezioneº'-v e dottore delle genti“,
Forse si tirerá fuori anche qui l'unitá di volontá? Tutto ció che dopo aver lodato la fede del popolo romano“ per la sua compren‑
sione della verítá! Volendo infattí insegnare l'uniti1 di n a t u r a del
Padre e del l'iglio, cos] d ice: Vo! pen) mm.tz'ele nel/a came, mane[lo
.sz“rz'tn, …te la Spiritu di D i n ¿»¡'n vozl Seu m ; mm ha lo Spiritu ¿11'Dí0,
“"Gv16,12-15. ““ ( ] v 1 6 , 1 4 - 1 3
¡ z o n gli appartíme. Se ¡rzuece Cri.tto ¿'m um", il corpo ¿'mmm a causa
del peccato, ma la _x'pz'rílu ¿=uí/zz a causa ¿[ella gíu.tti£cazzbnc. Ma te
21Hario ritorna sull'originc dello Spirito Santo. di cui avcva gi£r dctto che /0 Spíríto dz'mlu1' che ¡fm r1'.t1¡xcilato Gurú dai ¡»nori/fabita ¡n voi, ¿ ' U ‑
ha il suo principio nel Padre (: nel Fig|io (Patre el I"¡'lio duc/uríhusi in Trim. 2,
29 (p 64, 3-4), e che ¡| Figlio &largítor e auctur dello Spirito in 2. 4 1p440. 19‑ /z¡¡ che ha rz'xu.tcítalo Cris!u dai mor/i dará vita anche a! vn.t¿rz' corpi
2 0 ) . Qui riprende Fargomento. quasi a dire che la terminología sullo Spirito
Santo n o n ¿:stabilita u n a volta per t u t t e , e che sene puó parlare in medi diffe‑
renti. In ogni caso. data l'unitá di n a t u r a , t u t t o ció che &posseduto del Padre ¡: “' GV 17, 10. "'“ ( ¡ V 16.14. ““ ( i f . Al 9. 15. '“ ( j i 1'l'n12,7.
posseduto anche dal Figlio. per cui si pub dire sia che procede e riceveda tutti : * “ ( I f . R m 1,8.
e due. sia che il Figlio lo manda dal Padre (cf… 2. 29, con n o t a 2 9 ) .
74 … Tr…tá/2 ! . ¡ h m X , 21‐24 75

marta/iper mezzo del suo sz'rz'to che abi/a z'n voi "l'. Tutti 5iamo spi‑ Dio Padre; e cosi tale espressionc puó essere utilizzata per desi‑
rituaii, sesi trova in noi lo Spirito di Dio. Ma questo Spirito di Dio gnarc chiunque dei duc”. Questo &affermato n o n solo dall”auto‑
¿‐Spirito di Cristo. Pur csscndo in noi lo Spirito di Cristo, &nondi‑ ritá dci profeti, ma anche da quella dei vangeli. quando si dice: Lo
meno in noi lo Spirito di co|ui che ha risuscitato Cristo dai morti; .S'p1'ríto ¿10131'gnore ¿*sopra di me, ¿' perc[ó ¡[ Signorc mi ha unto'“; e
e colui che ha risuscitato Cristo dai morti vivificherá anche ¡ nostri ancora: Fem ¡[ mío servo cbc io lao .tcelto, ¡[ mio dílcttu, in cui xi ¿*
corpi mortali per lo Spirito di Dio che abita in noi. rmnpimv'uta la mía anima. Porr() il ¡m'a Spírílo sopra di luz…; e il Si‑
Siamo vivificati quindi per lo Spirito di Cristo che abita in noi, gnore in persona a t t e s t a di se stesso: Se ¡»vaca ¡o scaca'u ¡ ¿lemam'
e per l'azione di colui che ha risuscitato Cristo dai morti. Lo Spiri‑ nella Sp1'ríto di Dm, ccrtamcn!v .t¡ ¿*avvía'nato ¿¡uni ¡[ regno dz" Día“".
to di coiui che harisuscitato Cristo dai morti ¿in noi, e tuttavia e in (.)uesti testi scmbrano indicarc il Padre 0 il Figlio senza ambiguitá,
noi lo Spirito di Cristo, senza per questo cessare di essere lo Spirito e tuttavitt manifestano la potenza della [loro] n a t u r a .
di Dio che s i t r o v a i n noi. 24. Penso infatti che il motivo per cui l'espressione “lo Spi‑
Distinguí dunquc, o eretico, lo Spirito di Cristo dallo Spirito rito tii Dio" si riferisca a|l'uno e all,altro & che noi crediamo che
dí Dio, e lo Spirito di Cristo risuscitato dai morti dallo Spirito di ¡| lºiglío e nel Padre. e il Padre &.nel Figlio n o n secondo modalitá
Dio che ha risuscitato Cristo dai morti, dal m o m e n t o chelo Spirito corporce. Per cvitare cioé che Dio, rimanen<_io in un luogo, sem‑
di Cristo che abita in noi &lo Spirito di Dio, e lo Spirito di Cristo hri essere altrove, lontano da sé. L'uomo intatti, o qualche altro
risuscitato dai morti & pur sempre lo Spirito di Dio che risuscita essere a lui simile, quando si trova in un posto, n o n puó t r o v a r ‑
Cristo dai morti. si in un ziltro. poiché quello che sta in un posto & contenuto nel
22. Chicdo ora se ritieni che con l'espressionc “lo Spirito di luogo in cui si trova. Ció che sta in un c e r t o posto, ha una na…‐_
Dio" sia indicata la n a t u r a o una realtá che riguarda la natura“. tu t r o p p o debole per stare altrove. Ma il Dio vivente, dotato di
Non sono infatti la stcssa cosa la natura e una reult£t che riguarda p o t e n z a immensa, capacc di essere in un posto e di non essere
la natura, come n o n sono la stessa cosa l'uomo (: ció che appartie ¿ t s s e n t c aitrove, si m o s t r a ¡meramente a t t r a v e r s o ció che & suo; e
nc all'uomo, il fuoco c ció che apparticne al fuoco stesso. Confor‑ rivcla che q u a n t o & suo altro n o n ¿‐che se stesso. e cosi dove sta
memente ¡¡ questo, non sono la stessa cosa Dio e ció che & di Dio. ció che &suo, si intende che ii si t r o v a lui stcsso. Non si creda ai‑
23. Ricordo che con l'esprcssione “lo Spirito di Dio" ¿-indí‑ iora che, alia maniera corporea, quando ¿ presente in un posto,
cato il Figlio di Dio, in modo da intendere che in lui si &mostrato n o n sia presente anche altroveº*, líin
n o n cessa di essere presente
in t u t t o le cose attraverso q u a n t o ¿‐suo, e ció che ¿=s u o , altro non
¿-che lui stcsso”.
…“Rm 8, 9-11. Tutto questo ¿‐s tato detto perché si comprenda la sua natura.

22Si distingue qui t r a lo Spirito inteso come n a t u r a spiritualc di Dio


secondo GV 4. 24 e lo Spirito come t c r z o s o g g e t t o (rm n a l u r a e ) nella 'I'rinitá, '-=* Lc 4. 18. '*-' Mt 12… 18;cl'. |s42. [. '““Mt12.28.
come gift si era fatto in Tr:'n. 2. 52, Sembra che Ilario si íspirí &'I'crtuiliano, il
quale aveva a r g o m c n t a t o allo stesso modo per nffermare che i l Verbo d i Dio ¿ ‑ 37” L'espressionc "lo Spirito di Dio", presente in Lc 4, 18c Mt 12. 28. si
distinto dal Padre: < < ( Í o m e il Verbo di Dio n o n ¿»proprio quello ¿¡cui app‐artic‑ riferisce sin al Padre che ¿li l'iglio. perché indica la n a t u r a spirituale di Dio e
ne, cos] neanche lo Spírito; e anche se& stato detto appartenerc ¿¡Dio, tuttavia n o n la t e r m persona dix‐ina; vedi L.lº. Ladaria. El Í5.tpírilu San/o, pp. 84‐89.
non &quello del quale &stato detto. Ncssuna cosa di qualcuno ¿= proprio eolui 3 “ " L'ubiqttitíi di Dio ¿*lcgata alla sua incorporeitá.
del quale essa ¿»» (ef. ¡lu'u. Iºrax. 26, 5: CCL 2, p. 1197. 25-27). -"5 Cf… anche 'Í'n'n. (». 12; 7. 27-29.
76 La 'i'n…'m*/2 Libro 8, 25-27 77

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Í
25. Con l'espressione “lo Spirito del Signore” si deve intendcre 26. E stato necessario esporre queste cose, perché, da qualun‑
‐ credo ‐ che &indicato Dio Padre, e che il-Signore Gesi1 Cristo ha que parte si fosse rivolta la faisitá degli cretici, fosse pur sempre
proclamato che lo Spirito del Signore &sudi lui. e per questo il Padre racchiusa entro ¡ limiti prescritti dalla veritá evangelica. Cristo in‑
io ha u n t o elo ha mandato adevangehzzarc“. In lui infatti si manifest-a fatti abita in noi e,abitando Cristo, &Dio che abita in noi. E quan‑
il ipotere della natura del Padre, i] quale mostra che il Fíglio &in comu‑ do abita in noi lo Spirito di Cristo, por abitando in noi lo Spirito
nione con la sua n a t u r a anche dopo che e nato nella came attraverso il di Cristo, non abita in ogni caso altro Spirito che quello di Dio. Se
¡ n t s t e r o di tale unzione spiritualc; cosi, una volta verificatasila nascita poi si intende che Cristo &in noi per mezzo dello Spirito Santohk,
nel battesimo, si¿‐udita anche l”allusione a quesra condizione propria si deve sapere che questo &comunque Spirito di Dio in modo tale
di Gesú, mediante la voce che attestava dai cielo: Tiu sei mio Figt'io, ¡o da essere Spirito di Cristo. E posto che per una realtá riguardante
oggi [l' ¡60 gcnerato"ºº. Non si deve intendere né che il Padre era sopra ia n a t u r a ahita in noi la n a t u r a stessa, si crederá che la n a t u r a del
se stcsso, né che era presente a se stesso dal cielo, né che aveva chiama‑ Figiio n o n &differente da queila del Padre, dal m o m e n t o che lo
to sestesso Figlio suo“. Invece, questa era stata tutta una illustrazione Spirito Santo, al t e m p o stesso Spirito di Cristo e Spirito di Dio,
per la n o s t r a fede, in modo da farci conoscere, s o t t o il mistero della appare come appartenente a una sola natura”.
nasc1ta vera e perfetta, l'unitá della n a t u r a che rimaneva nel Figlio, i] Pertanto ora chiedo: in che modo n o n sono una cosa sola per
quale aveva cominciato anche ad essere uomo. natura? Lo Spirito di veritá procede dal Padre“. Esso ¿:mandato
. E cosi si & trovato che nell'espressione “lo Spirito di Dio” ¿: dal Figiio (: riceve dal Figlio. Ma t u t t e le cose che possiede ¡1Pa‑
tndicato il Padre. Comprendiamo poi che neiio stesso modo ¿:desi‑ dre, sono del Figlioº““, e perció riceve_da lui. E Spirito di Dio, ma
gnato il Figlio, quando dice: Se inuecc ¡o scacct'o ¡' dcmum' net'lo Spí‑ lo stesso & anche Spirito di Cristo“". E una realtá della natura del
r1'to di'D1'0, ccrtamentc .rz' ¿*avuicínafo ¿¡uoz' il rcgm; a'z' Dz'u"". Mostra Iºiglio, mala stessa realtá ¡: anche della natura del Padre. B lo Spi‑
che e lui, cine la potenza della sua n a t u r a , a scaeciarc i demoni, ¡ rito di coiui che risuscita Cristo dai morti, ma¿ anche lo Spirito di
quah non possono essere seacciati se n o n c o n lo Spirito di Dio”. Cristo risuscítato dai morti"º'. La n a t u r a di Cristo differirá in qual‑
_ Con l'espressione “lo Spirito di Dio" ¿:indieato anche lo Spiri‑ cosa dalia n a t u r a di Dio, se si porra provare che lo Spirito di Dio
t0 Paraclito, sulla base deli'autoritá n o n solo dei profeti, ma anche n o n ¿:anche lo Spirito di Cristo.
degli apostoli, quando si dice: Ma ecco q u a n l o ¿'statu dello per mezzo 27. Ma quanto a t e , ()eretico, che sei furioso e.ti lasci eondurre
de! profeta: Ácaza'rá ncglz' u/lz'mz' giorni, dice Dio, cbc ¡o cffondcró ¿! in giro dai v e n t o di una dottrina apportatrice di m o r t e , l'Apostolo
frzilo Spírito su ogni carne, 6profcteranno ¿'loro Á g í i e 10[ o m fíglz'eb'. E ti trattienc (: ti incastra, ponendo Cristo afondamento della nostra
si maegna che t u t t o ció si ¿ realizzato neg1i apostoli. quando, dopo fedebp, non ignorando anche queste parole del Signore: Seu n a mi
] 1nv10 dello Spirito Santo, tutti parlarono nelle lingue dei gentili“. ama, osreruerá la mía paro/a, ¿)il Padre mío lo amerá, &noiverremo
¿¡luz' e faremo dz'mom prerso di lui bº. Con questo ha attestato che,

'“ Cf. Lc 4. 18. '**' Lc 3. 22; Sal 2, 7… “' Mt 12. 28. '“ At …Cf GV 15, 26. ¡ " “ Cf. GV i 6 , 14-15.
2. 16‐172Cf. Gi 3, ]. “* (:f. Rm 8. 9-11. _
'" ('.i. At 2, 4. h"Cf. [ Cor 3,11. "“ GV14.25.
bl“Cf. Rm 8,9. “ “ C Í . Rm8, 11.
;? Ailusione alla domina sabelliana.
' ' Lo Spirito_dt Dio indica qui la n a t u r a divina comune al Padre e alFi‑ 2“Il Padre eil [""igli0, avendo lo stesso Spirito (res n a t u r a c ) . sono anche lo
%qu1o;.subito dopo ¡mece la stessa espressionc & riferita al t e r z o soggetto della stesso Spirito (natura); si verificano ¡ due significati di Spirito di cui si parlava
rin1ta. v prima i c i , Ti't'n. 8. 22, c o n n o t a 2 2 ) ,
78 La Trt'nítá/2 Lz'bm x, 27- 30 79

rimanendo in noi lo Spirito di Cristo, rímane in noi lo Spirito di …imato da uno spirito di errore, dato che nessuno ou_ó dire che
Dio, (: lo Spirito di colui che &risuscitato dai morti non & diverso ( iesú ¡: Signore senon nello Spirito Santo. Quando dle1ei1e e um)
dallo Spirito di colui chelo risuscita dai morti'". Essi infatti vengo‑ rreatura e non Dio, pur chiamandolo Signore, non then … realta
no e abitano in noi, e chicdo se vcrranno e faranno dimora accom‑ : h c ¿ »Signore, dai m o m e n t o che per t e l o & secondo u n a c c e z ¡ o n c
pagnati dacarattcristiche differenti, oppure nell'unitá della natura. .wdinaria e un nome di c a r a t t e r e familiare, e n o n per natura. Ma
Ma insiste il dottore delle gentíº”: ad abitare nei eredenti n o n sono .npprcndi da Paolo di quale n a t u r a si tratta. _ …' > _ _
due spiriti, cioé quello di Dio e quello di Cristo, ma 10Spirito di 29. Segue infatti: C¿ una diuersitá di dom, ma la .szrzm e ¡[
Cristo che e anche Spiríto di Dio”. Non si t r a t t a di un coabitare, WUJC.YÚ?I(); c'é wm dívcrxitá dí mz'nz'stcri. ma ¿* lo ¡ t e r m e 1dmtzco
ma di un abitare. Eppure s o t t o il mistero del coabitare c'é l'abitare Nig¡mrc; ¿"á una divcrxílá di (¡perazí0m', ma ¿'lo slexso Dio ¿'/Jeop0_m
[di uno solo], perch_é n o n sono due ad abitare, eun abitatore n o n ¡»il/u in tutti. Á cz'¿zsczmo pen) ¿-dam una mam'fwtazíonc dello 5pirtto
e diverso dail'altro. ll in noi infarti lo Spirito di Dio, ma¿:in noi lo w ¿Jz'x/a di cir) cbc ¿'ati/€*“. In questo t e s t o si rieonoscono ouet_tro
Spirito di Cristo; cd esscndo in noi lo Spirit0 di Cristo. & in noi lo ;v_cneri di indieazioni: nella diversitá dei doni de lo stesso bpinto;
Spirito di Dio. Cosi. visto che quello che &di Dio ¿‐anche di Cristo, nella diversitá dci ministeri de lo stesso e idennc0 Signore; nella
(: quello che ¡: di Cristo ¿‐di Dio, Cristo non puó essere qualcosa Jiversitá di operazioni c”e ii mcdcsimo Dio; e'é nnzi _m_amfestaz13‑
di diverso da Dio. !1L.' dello Spirito nell“¿tto del donare in x_vista eiell unhta eon1nne “.
Cristo quindi ¿:D io, ed &un solo Spirito c o n Dio. |”. perché si riconoscesse che nella manitestaz1one dello Spirit0_ c e
28. E 1'Apostolo insegna che l'cspressionc cvangeliea: lo e ¡¡ un dono in vista dell'utilitá, subito & stato aggtunto: A una paz por
Padre .r¿'amn una c a t a .wlal" indica l”unit£1 di natura. n o n la solitu‑ .wuzzu dcf[o Spirim w'cne dato ¿m Jircor.to d1'xapz'cnza, ¿¡zm altra m‑
dine di un unico soggetto, quando scrive ai Corinzi: Per questo ví w c c ¿m discorxo di xcz'cnza .Vt.'C()17d0 lo x!cxso Spirim, ¿¿un altra lafea'e
rem!o m ; l o ( b c I I ( ' S . U U Y U ¡ze/lu .S'pír1'to ¿11'Dz'0 dica: (;c*.s“íl ¿'añatc*mahu, ¡rc/[o .tta.rm sz'rz'lo, ¿:zm aftru ¡'1 dorm ¿Ie/lc guarígiuní nel/o stem;
Sai ora, o eretico, in quale spirito dici che Cristo ¡: una creatura? .X'p1'rz'to, a un altra il p o l c h d1'fare miraculz', ¿¡un altra (a ;fmfczm,n ¿¡
Dato che sono maledetti coloro che hanno servito una c r e a t u r a ¡… altra ¡[ dz'xcerm'mento degli spirz'tz', ¿¡un ¿litro la uarzeta delle Im‑
anziché il Creatorel“, Comprendi cosa sei quando proclami Cristo guc, a un altra l'z'ntcrpremzíom.º delle língue'“. . … ,
una creatura, tu che n o n ignori che il culto rcso a una creatura ¿= 30. Ció che abbiamo mcnzionato al quarto posto, ( l o e la mem‑
maledetto. E fa' attcn7.ione a ció che 5 e g u e : E ne.uuno pm) dire: Ge‑ iestazione dello Spirito nel dono in vista di ció che &utile, si ceorsce
Signore. se n o n nella Spirz'lo Santob“'. Ti rendi como di ció che
.sz ¿3 con t u t t a chiarezza. Si e richiamato mediante quali doni di utilitzr 51
ti manca, seneghi a Cristo ció che &suo? SeCristo &per teSignore produce la manifestazione dello Spirito. Difatti, in qneste espressio‑
in virtú della natura divina, hai lo Spirito Santo: se invece &Signo‑ ni di potere si m o s t r a senza ambiguitá quel dono dl QUI 11Signore
re in virtú di un nome adottivo, sei privo deilo Spirito Santo, (: sei aveva pariato agii apostoli, quando ordinó loro di non allontanarsr

*“ Cf“. Rm 8. 9.11. %>(If… I Tm 2, 7. '“ Cv 10, 30. “U 1 '“ I Cor 12,4-7. '“ 1Cor12.8710.
Cor 12. 3. 1“'Cf. Rm 1,25. "“' 1Cor 12. 3.
…Ne] testo di 1 Cor 12. 4‐7 si legge una quadruplicc ineiica_zionezv lo
2”In noi abita lo Spirito di Cristo e lo Spirito di Dio. ed essi non sono Spirito nella diversitá di doni. il Signore (Gesú) nella diversitá riel ministen, |]
due spiriti ma u n o solo. ( I i ó comprova che il Padre e il Figlio hanno Ia stessa Padre nella diversítá di opcrazioni; quindi si espongono le maniiestaztoni del‑
n a t u r a Csono una cosa sola. ma nella divcrsitá delle persone. lo Spirim nella diversitá dei doni faui ai eredenti in vista dell'utilna comune.
80 La 7'n'm'l1i/2 1J/7m 8, 30‐32 81

da Gerusalemme: Ma voi a.spcttate la promerra del Padre, cbc avale t e n u t o una esposizione ehiara e una pl'lldCII‐Za. zccurata. per mo‑
ateo/tato dalla nzzá /)()(Í(ftl. Percbe' Giovanni battczzó con (¡[[/Ud, voi ¡n‑ strare che per mezzo dello Spirito si dit nello Sptrtt0 questad1vcrst‑
uece sarete /7¿¡tlezzati nel/o Spirz'lo San/0. che ricevercte ¿la qui ¿¡mm
tit di doni ‐ n o n e la stessa cosa dire che s o n o dan per mezzo dello
moltz' gz'umi'”. E ancora: Ma riceverete forza dal/u Spírilo Sanin cbc Spiríto () nello Spirito ‐, dal m o m e n t o che la conecss¡one d1.un
verrá … ¿li voi dal/'alto, c .mrcte miki !extimom' ¿¡Gcmsalemmc, ¡'n dono dato ncllo Spirito ¿‐fatta pur sempre per mezzo dello %p1rlt0.
Gíudea, …Samaria (' fino ¿lg/í cstremí con/ini della termº“. Comanda (loncludc poi cosi l'esposizione di questa4 d1ver51ta dt dont:jfzztte
di attendere la promessa del Padre, che ¿‐stata ascoltata dalla sua queste coxe le opera la xtcssu ¿'ídentz'co .Spmto, dzstrd7uendo ¿¡¿zaseu‑
boeea. Certamente, anche o r a si parla di questa promessa del Padre. l l ! ) a n n e uuu/eº“. Pertanto chiedo ora: quale ?p_tr_tto opera queste
Per questi segni operativi di potenza quindi si ha la manifestazione cose, distribuendo a ciaseuno come vuole, lo 'Sptrtto per mezzo del
dello Spirito. Non resta infatti n a s c o s t o il dono dello Spirito, quan‑ quale o lo Spirito nel qualell avviene la distrtbuzrone del dom? Sle
do si menziona un discorso di sapienza e si ascoltano parole di vi‑ qualeuno oserá dire che si tratta del medesmto Sptrtto. 1.Al)ºs_tc¿…o.,
ta, oppure si dá la seicnza della conoscenza divina. per evitare che,
replieherá che il lettore lo interpreta male.¡ Puma 1nfatt1dtce. ¿
ignorando Dio come gli animali, ignoriamo l'autore della nostra vi‑ mm ¿liuersz'lá dí opcmzz'om', ma ¿3lo .rfetso Dm cbc opcmtutto … tu!:
ta. Non & nascosto il dono dello Spirito per mezzo della fede in Dio,
I i “ . Altro dunque &colui che distribuisce exaltro colut nel quale e
per evitare che, n o n prestando fede al vangelo di Dio, restiamo fuori
tatta questa distribuzione. Comprend1 ehe e sernore Dio a ooera)‑
dal vangelo; e neppure per mezzo del dono delle guarigioni, cosi che re t u t t e queste cose, in maniera tale pero che sta Cristo a operare,
testimoniamo la grazia di eolui che concede queste cose con la guari‑ e sia il Figlio che col suo operare portt_a termtne ! opelra_paterngti
gione delle malattie; o per mezzo del potere di fare miraeolí, perché lº. se nello Spirito Santo eonfessi che Gcsu e Signoreºt, mtend1_ ¡_
si comprenda che ¿‐in potere di Dio quanto operiamo; () per mezzo valore di una tripliee indícazione. poiché_nellaldnter'stta det dont e
della profezia, cost che, mediante la eonoscenza della dottrina, si ca‑ presente il medesimo Spirito. nella diversttit del ministerl_c presen‑
pisea che siamo istruiti da Dio; o per il disecrnimento degli spiriti, in te il medesimo Signore, nella diversitít delle operaztont tl mede51‑
modo che non ci testi O s c u r o Seuno parla mosso da uno spirito buo‑ mo D i o ; d'altronde. &l'unico Spirito che opera tutte queste cose,
no o da uno spirito euttivo; o per mezzo della varietá delle lingue, distribucndo a cíascuno come vuole. E comprendi ‐ sepuoi ‐ che
cosi che ci si conceda il dono di parlare in lingue come segno dello il Signore nella diversitá del ministert e l?1o nelltt dwelrs'tta delle
Spirito Santo che &stato dato; o per mezzo dell'interpretazione delle operazioni sono questo unico e tdent1eo Sptrtto, tl qu_a_e ooer.1 e
lingue, in modo che per ignoranza non si metta in perieolo la fede distribuiscc come vuole, dal m o m e n t o che nella dtve_r51tu det dont
degli als€0lt&t0rl. quando l'interprete spiega la lingua a coloro che uno solo ¿:lo Spitito, eil medesimo Spiríto opera edtstrtbutseet
l”ignorano. Nell'insicme di questi doni dunque, distribuití a tutti per 32. Ma sela problema che in Dio e nel St_gnore ct_sia, …v t r ‑
l'utilitá di ciascuno, cie la manifestazione dello Spirito, cíoé non re‑ t(1 della nascita, questo unico Spirito dell'identtea dtv1mta, m o s t r a
sta nascosto il dono dello Spirito attraverso questi segui meravigliosi
dad a ciascuno in vista dell'utilitá comune.
31. II beato apostolo Paolo, parlando di questo segreto dei mi‑ ““ 1('.or l2. l l . " 1 ( Í o r l2, 6 . “ ¡ ( l l . 1 Cor 12. 3 .
steri celestí, q u a n t o mai difficile per l'intelligenza umana, ha man‑
" Si distingue tra Spiríln.t per q u e » ! e Spirimx …quo. Nella prime espre|s‑
stone ¿‐indicato il liiglio che eompie l'opera del Padre. nella second31tnveee o
l v A l 1 _4 _ 5 …A [ l , 8 9pirito San t o : per l'analisi di questo testo ved1 l…F. Lad-¿na. L ' Í l:.vptr1/zl Santo.
pp. l77»l'79,
82 La “i>¡mr¿/2 Libro 3, 32-34 83

allora quale Spirito opera 6 in quale Spirito ci &fatta questa distri‑ (¡JC drivcexc ¿*lo ¡ t e r m che anche a.s*cexe al di .ropra di mm ¡ cie/í, ¡_Jer rz-4
buzione [di doni]. Eppure n o n mostrerai null'altro senon q u a n t o empire tu!/(' le cure. Ed eg/z' stcx.ro ba pnxtu r1/c'um' m m c qutul¡,
rzltr:
appartiene alla fede cristiana. L'Apostolo mostra ínfatti chi si deb‑ mmc profefi. altri m m c evangelz'zzatori, alm como partan c t1(¡trrirz Per
ba íntendcre quando dice: Come ¡'n/21ttz' ¡'I corpo & una. ¡ v a ha molle
la pwfczíanc ¿leisanti ¡zcll'upwa del minivtemº'. Forge 1-d0111de m i m ‑
mwnbra, (' tum‐' le mem/mz, pur exxendo molta, mua zm corpo mío, stcri non sono di Cristo, p u r essendo anche dom di Dto?
casi anche ( Írz'.tto“', e indica quindi che la diversitá dci carismi vic‑ 34. Masel'empietit sfrutta asuo vantaggio il fatto che [Paolo] ha
nedall'unico Signore Gcsú Cristo, che &il corpo di tutti”. Avendo detto lo t!exm Sígnnrc ¿'lo xlarxu Din“ k, per cui n o n ci_sarebbe tra loro
fatto rifcrimento al Signore nel ministero, ha fatto riferimento an‑ unitá di natura, ¡o aggiungeró a questa interpretaztone, che potre‑
che a Dio ne|le operazioní, e tuttavia insegna che t u t t e queste cose
sti fare t u a segucndo tale pensiero, delle diíese piu sohde. Lo stesso
le opera edistribuisce l'unico Spirito, quando dispensa queste gra‑ apostolo infatti dice: Ma per noi c'¿* wzmln Dm Padre, dal qua/c l z ¡ t l c
zie come alle membra di un unico corpo perfetto. /c ¿me, (' noi in lui; ¿' ¡m …lo .S'1g/mrc (¡w-ú, por mezzo del quale l u t t v
33. A meno che non si pensi che l'Apostolo abbía dissolto i.l /v coxe. (.* nm'per mezzo di Im“. E ancora: Un solo .Sz'gnorc, una .tv/(¡fc‑
motivo dell'unitá quando dice: C'¿' una diucr.ritá dí mz'r1¿vlcrí, ma ¡l cÍc, un …lo haltcximo. Un mln Dio (' Par/re di tutti (! per mm am l u ! ! !
med avimo (' ¡dentico Sz'grwre; ¿"¿ una dz'vcrxz'tá ¿11'0pcraz¡bni, ma ¡[ mc‑ m i “ " . Per ¡! fatto che & detto zm _mlu Dio e ¿mSolo Sígnure, Isembra
dc…rz'mo Dio“! Avendo riferito ¡ ministeri al Signore e le operazioni ¿¡
che si attribuisca solo aDio Padre di essere propriamentele. dato
Dio, sembrerebbc che non si riconosca l”unico e identieo nei ministe‑ che &proprio di u n o solo n o n tollerare la parteeipazione di un altro.
ri e ne]le operazioni. Renditi c o n t o che a eompiere i ministeri sono le () doni earismatici t a n t o rari e impegnat1vt! (,ome e vero che
stesse membra che realizzano le operazioni, quando dice: Voz" .rz'ctc il
la eoneessione di questi beni costituisce una manilestazrone dello
mr¡m di Crixto (' le [me] nzmn/7ra. E alcuni Dio /.7a pax/o mella Chiara
Spirito! A ragione si mantiene qui un ord1ne nella titstri_buz¡orte
z'n primo Jango amzeaportulz', nei qualí si trova la paro|a di sapienza;
delle grazie, in modo che in primo luogo Cl s_ta ia paro]ti dr sa_n1en‑
¡'n .rccrmdo l'uago m m c profcti, nei quaii ¿‐il dono della scienza; ¡n terzo
ya; &vera questa affermazione: Lºu m m m ; paq dire (<(¡wu [e] .Szgrw‑
[uogo come nldc.vtri, nei quali ¿»la dottrina della fede; ¡tz/inc la p o t h z a re», se n o n nella Spírílo Sa¡rt(¡º", pchh(: ¡1 (Justo non puo essere
dci nu"racolf"º, tra ¡ quali si trovano la guarigione delle malattic, ¡] po‑ inteso come Signorc s e n o n i n questa parola d í s a p i e n z a . bcgue
tere di assistenza, la capacita di governare in modo profetico, i vari
quindi la parola di scienza, cosi che parliarno per conos_cen1¿_a dt
doni delle linguc sia per parlarle che per interpretarleº“. Certamente, quanto sappiamo. In terzo luogo viene p o i il dono della iede_ ,.rn
nella Chiesa questi sono ministeri e operazioni, e in cssi sta il corpo quanto ¡ doni principali e piu elevati perderebbero la_ loro Utliltar
di Cristo. E t u t t o questo ¡“ha stabilito Dio. Altrimenti. dovrai rico‑ se non si credesse che Gcsú ¿‐Dio”. E ora. secondo tl m i s t e r o dl
nosccre che n o n &stato stabilito daCristo pcrché lo hastabilito Dio.
Ma ascoita lo stcsso apostolo che dice: A c:"¿1scunu di ¡ m i ¡mi [* …rtata
data la grazía .rccondu la »11Írz1m del dono dí Cri.rtoº'; & ancora: Quel/o *' líf4. 10‐12. ** (¿f. ¡ ( 1 … 3-6. <' 1 ( : … 8. <… taf4_
5-6. *" l(10r12.3. “ ' 1 ( i n t 12. 8-9.

“' | (ior I2. 12. º" 1 Cor |2,5-(1… … 1(;…12.27.28. … ¡


Cor 12. 9‐10. r-:f4, 7. ” L'ordine di questi doni & lo ._s_tesso che si t r o v a in bz ¡Jr. 118_… ¡nd 1le
<<L'Aposttilº ha fatto una grande dilierenza t r a la conoscenza e la fede, C?:
”Per il Cristo che ha assunto ¡| corpo di tutta I'umanitá, vedi 'l'rin. 2, locand0 questa aii'ttitimo posto t r a ¡ dom della grama. Al primo postodia
24. c o n nota 25.
proclamato la sapienza. poi la conoscenza, e … t e r m luo_go la fede: chi cre hc
pub ignomre nel credere1 chi inveee giít conosee, n o n pUO n o n credere c i o C (
84 La 'I'rz'm'tá/2 Libro 8, 34-36 85

questa espressione dell'Apostolo cosi elevata ebella. gli erctici non


io che &uno solo ‐, cosa proclamcrai di lui, dalyrnomento cheP(.‐ielsu
hanno né la parole di sapienza, né la parole di scienza, né la fede ( Iristo &l'unico Signore? Se per teil fatto che c eun solo DIO ¡a hre
che porta alia devozione; l”empietá, che non &capace di intendere, non permette ¡¡ Cristo di essere DIO; ne segtie necessanamcntc c e,
resta fuori della conoscenza della parola e fuori della semplicitá
.mcora secondo t e , anche Cristo 1omco :Signorc non ocrmette_a
della fede. Nessuno infatti puó parlare di ció che non sa, né puó Dio di essere Signore; tu vuoi infattt che [ essere unico Si? prop2_o
credere quello dí cui n o n puó parlarc. di quello che & u n o solo”. Se allora negherau che erSt?h unico . ¡‑
Pertanto l'Apostolo_ che proviene dalla legge ed¿:chiamato a] .|frquale
unore &anche Dio sen aitresiche
avránegherai
potereDio, o n &Signorellquale
DIO Padre lv .ligri()re
e ¡ m e elbsignore.
potenzla
vangelo di Cristo“”, annunciando un solo Dio, ha mantenuto la con‑
fessione della fede perfetta. E perché la semplicitá di un linguaggio se n o n & Dio, dai momento che i essere hignore comp e t a essere
in qualche modo incauto n o n offrisse agli eretici qualche occasione Dio. c i'essere Dio fonda l'essere Sign-ore? 1 1S_
per negare la nascita del Figlio al motivo della predicazione di un 36. Ma 1”Apostolo si attiene al m i s t e r o della parole ( e if,n0‑
solo Dio, ha proclamato un unico Dio indicando q u a n t o gii ¿»pro‑ re. che dice: lo e ¡! Padre isíamo] una casa sola…; m e n t r e can es;s_a
prio, c o n le parole: Un solo Din Padre, da! quale tutte le case, 0 n o i í n
che ¡ due sono una cosa sola, intende che lo sono non ge a so ¡‑
lalº“, cosicché coiui che ¿‐Dio, fosse creduto anche Padre. Quindi, ludine di un unico soggetto, maneil“nnita dello bpirit0 . I?… 35.
dal m o m e n t o che ii credere nell'unico Dio Padre n o n esufficiente sendoci un solo Dio Padre e un solo Cristo bign0re, elpur essen o
da solo per la salvezza, ha aggiunto: Un .rolo S¡'gnore m¡.rtro, Gurú ambedue sia Signore che Dio. nella nostra fede non Sl ammettono
Cristo, por mezzo del qua/c tu/te le coxe, e n o i per luz"“. Ha mostmto " " 3 ire si nori.
cosi che la purezza della fede salvifica si trova nella predicazione …dl‐Ilºíiihiiiiedno egl'altro sono u n o 5010. .Epuressendo u n o soio,
deli'unico Dio, in modo che noi erediamo sia nell'unico Dio Padre nessuno dei due ¿‐solo, Non potremo esprtmere 11rnisteroxdclla f.
sia neli'unico Signore Gesú Cristo. Non ignorava infatti q u a n t o il
desen o n con la paroia dell'Apostolo. (¿¿»un solo DIO ee ¿un 530
Signore aveva detto: Queria ¿'la voluntá del Padre, cbc cbiunque Signore. E per il fatto che de un solo DIO e tin solo Sign0r& . in. ¡o
verle í! I*'iglz'o ¿' crede ¡¡¡ lui, abbía la vila eterna“. Ma per stabilire si inostra il Signore, come pure nel Sign0re srmostra i)10. on SI50
l'ordine della fede della Chiesa e fondare la nostra fede nel Padre e stiene una unicitá di soggetto, cosi che Dtosm sohtario, (: nemmenc:
nel Figlio, ha espresso il mistero di questa unirá e fede inseparabili . si divide io Spiriro, cosi che amhedue non stanoyuno solo; nondpotil';1e
(:indissolubili. dicendo: Unsolo Dio eun solo Sígm)reº', separare il potere deli'unico Dto e deil'unico Signore._gln 1;10v or<¿
35. Prima di t u t t o , tu eretico, che vivi fuori dello spirito degli chi &Signore n o n sia anche DIO, e chic Dto n o n sra anc e i g n o .
apostoli, prendi coscienza della tua insensatezza. Se infatti utilizzi
la professione dell'unico Dio per negare che Cristo ¿:Dio ‐ quando
si dice unico, [secando la tua opinione] si deve intendere che &so‑ '” GV 10, 30. “' Cf. 1 Cor 8. 64
litario, e l'esserc unico ¿& caratteristica propria ed esclusiva di quel‑
.‐ . 1 7 . . ., "eche
” liario confurai af!crmaztonc degli ana… cha. 11I iglio non S'l]¿[pll(? ) ……
il Padre non sia Sign ore. sulla base di 1 Cor 8, 6. Se sx aflerma chc | 1;_'i<_' …]
' ' ' ¡ . . ,
*'P Cf. Rm 1, l. “' 1 Cor 8, (7. ” 1 Cor 8, 6. “ CV 6,
40. “ ! ( l o r 8 , (3. “-D' ne se ue anche che ii Padre n o n ¡¿Signorc; tale concius10nc po¡…g|a .
…! k ¡¿che diecndo
ºpresupposm ' “ u n 'i c“o ” si
º xop,
' 1“ _ tale
la Li'l l ' t*, solitario"-, ma . asserzrone
¡_ *
n o n si regge perehé unico non equivale 3solitario. [ due attributi peruo sono
riconosee, dopo averno a v u t o conoscenza» ( C C L (al/A, p. 96. 4-9); cf. anche :
in D: ps. 118, Prol, 4 (¡'/Jid., pp. 5-6). interscambiabili t r a ii Padre eil Figlio.
”Cl". Tn». 8. ¿ 8.41111. 1.
86 L a Tr i n i / ¿ Á ? L¡jfvr(¡ X, ; 6 - 39 87

Menzionando questi nomi. l'Apostolo si e guardato dall'an‑ bili, cosi le cspressioni dal quale e Pcrvrrxzczzo-dcl quale sono r;fe;r;;e
nunciare o due de¡ o due signori. Iºerció si ¿*servito di questo ge‑ uli'uno e all'altro"', per mostrare l umm t r a ¡ duc e n o n per ¿
nere di inscgnamento, in modo da indicarc l'unico Dio nell'unico […dlr: n o n offre oct‐amone all,emi;1c¡t1a
* ' I¡3al¡(r)oclílmidell'Apostolo]
A e solitario. _ . …
Signore Cristo e l'unico Signore nell'unico Dio Padre. Ha confes‑
s a t o sia ii Padre che Cristo. senza tuttavia inculcare in noi l'idea
suddetta, e la sua fede ¿:accompagn_ata_ ria o g n i atteoz1c;ne ne fl…
empia d i una unicitá d i s o g g e t t o , c o s ] d a eliminare l a nascita del nunciare. Essa infatti si adatta al s¡gm_hea_to proprlo '( Cl ¡turmi le,
Dio unigenito.
37. Ma forse i] loro delirio oserá spingersi fino all'ultimo gra‑ her cui non la si puó intendere eome final'izza_ataua mdtcare nc ( te‑
tiéi meun Dio solitario; m e n t r e r1huta [ un1elta di soggetto,/uon _s, )
do di disperazione: dato che i'Apostolo ha parlato di Cristo Signo‑ para i'unitá di n a t u r a . Difatti. le espressront dal ¡quale ltu!/í! '( c…Í¿¡L,
re, nessuno dovrñ confcssarlo se n o n come Signore e, possedcndo ¡ ) … mezzo dg! qua/c tu…» l e _mw' pur n o n a u t o r i z a n . oa]. "¿mm)cr
¡a qualitá di Signore. n o n sar51 il Dio vero. Ma Paolo n o n ignora che t e r e un Dio solitario nella lorza del suo poterc, _non i n t l/L.dm;¡i, [()
Cristo ¿-Dio, quando dice: Ad c.'.siri lapparthgono/ ¡'palrzarc/ví. dai questo una disparitít nell'operare. Le espressuonr dalqu¿1¡c ¡['uu¡(na_
qua/¡' [uz'cnc] Crí.rto, cha ¡' Dio .ropra l u t t c ¡y comº“. Non si innalza cow e por mezzo del quale t u l t c lc ¿ m e espnmono una 1 en i t .
qui una creatura fino aconsiderarla Dio, masi dice che ii Dio delle “ l Eipostolo
¡ u r'… chiurisec
il creatorc che “si tratta n e .t due egsi. deile alqua)lr.t(t)d:
in causa.
creature & Dio sopra t u t r e le cose.
38, 03110 stesso passo dell'Apostolo, di cui ora trattiamo, ap‑ proprie di una stessa natura. D1fatt1,dopo aver testi¡nu:julf)to ( i, …
prendi anche che (_Íristo ¿‐Dio sopra t u n e le cose. inseparabile dal
t-onditix delle riechezze. delia saorenza e della se1coza_p '1_ 1(-)uij¡.
Padre nello Spirito. Avendo confessato infatti un …lo Dio Padre, ¡ w e r confessato l'impossíbilitá dl corupreudere [ …".d.ull mserlutjt …
Jal qua/v sono tzlllc Í ( ' msc, e ¿m …lo Signorv (¡¿-31? (frí.rlo per mez‑ l i " e mostrato l'ignoranza dei eammnm mipenetrablli, …u t l ti.¿¿)rc
zodel ¿malo f a l t a lo vore“, io ehicdo: quale diversitá haintrodotto, tuttavia le funzioni di cui la fedeumana e cap‐aee, _eha_reso (t):[;¡[¡
dicendo che da Dio sono tutte le cose e per mezzo di Cristo sono alla profonditá del misteri cclestt unpenetrabrlt c ¡mt)t.rs;rti ., A,
t u t t e le cose? Possono for5e considerarsi come separabili tra loro
dicendo: Poícbc' ¿la lui, per mezzo clz_ luz (' m luz sono t'usm ¿jio::n.itá
nella natura e nello Spirito colui dal qua/c sono t u t t e le cose e colui lui la gloria nci _rccolí. Amen“. Lgli vcde ora torne segnlo ¿ … …
¡wr mezzo del quale sono tutte le cose? Tutte le cose infatti hanno d i n a t u r a ció che non puó essere opera s e non (ir una s o íi)n ¡ ¡ ¡ ¡
comineiato ad csistere dal nulla per mezzo del Figlio, (: l'Apostolo 39. Paolo infatti haattribuito nrmodo parrtcolzue; C¡o [t. Fc
hariferito a Dio Padre le parole dal qua/c ¡ u l i c lu rose, eal Figlio le role dal qua/0 ! u ! t c lc coxe, (: ha rlfertto come proprra r ¡115 o )
parole per mezzo del quale t u t t e le cose. Io n o n vi trovo differenza, spress¡onc' per mezzo d'/
: zzz' t 1¡t(c) ['¿('o.s“€*"' , (: ora
. Y…) 1) _ dihé DIO
¡ onore ¡o g 6……
Che
dato che l"opera dell'uno e dell'aitro si veriñca in virtú del mede‑ da lui e por mezzo di luz (' ¡n luz sono l u t l c lc ¿ ( … . ore …p
simo potere. Seper spiegare ia sussistcnza dell'univcrsov fosse apv
propriato e sufficiente dire che le creature sono dil Dio. quale ne‑
eessitít ci surebbe di ricordare che esse vengono da Dio per mezzo “ ( “ f Rm II 33. “ ¿ R m ¡ L 36. *"'(If I ( l o r 8. 6. “"“ R m
di Cristo, se non per affermare che l'essere per mezzo di Cristo e 11,36.
¡”essere da Dio sono la stessa cosa? Ma come í nomi Signorv e Dio
sono attribuiti all”uno e aii"altro, in modo da essere interscambia‑ “' Le espressioni ¿(quo e [ w r qmwz di ¡ _(Íor 8.(1sooo rller¡te iu:ítlr(i)ll::llrtic
spetlivamente al Padre e al l"iglio_ un: 51espheuu ehe p0'5….n:' essere 1 an….
all'uno e uli'altro per lo s t e s s c ) nrouvo por c_ur| tuoln Dio &. 13.,no ¡ni PP
“ Rm9. 5. º“ 1Cor 8. (). gono ¡¡ tutti e due Solo ¡ titoli di Padre e di I'igl|o non sono L 0 m l .
88 La '!Hní/á/2 Libro 8. 39.41 89

(iii.)… eometde con lo Spirito di Cristo, e nel ministero del Signote


tanto che C?“ una rola rpcnmza nella vocazíone (:un solo ballcxímo e
come nell opcrare di Dio &un solo Spirito che opera e distribui‑
una solafcde““. Dopo di ció, opponendosi alla predicazione dell”A‑
see“ *, non possono che essere una cosa sola que… le cui qualitá pro‑
postolo, egii stesso &divenuto anatemaº"“, perché sente in modo di‑
pr1c appgttengono ¡¡ uno solo. Nello stesso Signore Figlio e nello
verso seguendo il proprio pensiero, e non ¿»né un chiamato né un
stesso Dto Padre, l'unico e identico Spirito, distribuendo [i doni] battezzato né un credente, visto che de una sola fede in un'unica
nel mede51mo Spiríto Santo, porta eleompimento tutte le cose speranza eun unico battesimo in un unico Dio Padre ein un unico
Lomc_fu dcgno di conoscere ¡ grandi segreti divini da ivero Signore Gcsit Cristo. E le diverse dottrinc n o n potranno vantarsi
apostolo¡d1 Cristo! Come fu elevato fino ad essere sceltoiper con di poggiare su queste veritá: un solo Dio, un solo Signore, una sola
dnndere 1misteri divini. conservando un dovuto silenzio su ció di speranza. un solo hattesimo, una sola fede.
cui non & lecito parlar-e“! Come ha chiuso la bocca a uomini di 41. ( : ' e quindi una sola fede: eonfessare ii Padre nel Figlio, il
gntmo perverso con la chíarezza della sua paroia dí annunci0 con‑
Figiio nel Padre, in virtú di una unirá indissolubile di n a t u r a , non
Íessando un solo Dio Padre e un solo Signore Gesú Cristo; Con confusa, ma indivisa; senza mescolanza. ma senza differenze; n o n
tah afte1mazíoni, nessuno potevzt annunciare né due dei néun dni
per aecostamento, ma per origine propria”; n o n incompiuta. ma
co soggetto, dal m o m e n t o che n o n ¿:un”unica persona né puó tra: perfetta. Si tratta infatti di una nascita. non di una divisione; il Fi‑
stormarst 1n_ due dei; e neppure, quelli che n o n sono due possono glio ¿»tale realmente, non per adozione; egli & Dio, non una crea‑
enns¡derarsr un Dio solitario. Con tali affermazíoni la riitelívi )
t u r a . Non ¿‐un Dio di altro genere, ma il Padre cil Figlio sono una
del Padre metteva in riiievo la nascita perfetta del (irist0 ¿. ( n e cosa sola. La natura infatti n o n ¿stztta modificata nella nascita. eosi
' __4(). ()rbene, allungate pure la lingua facendoia vihi-are aer i daessere estranea aile caratteristiche della propria origine.
_SlbIl-l, o serpenti eretici, Sabellio, I¡otino e mi the ora annunlciate
L'Apostoio dunquc custodisee questa fede nel Figlio che ri‑
ll Dlo unigemto come creatura”! (Ihiunque ncga il Fíglio sentirá mane nel Padre (: nel Padre che rimane nel Figlio… quando annun‑
parlare di un solo Dio Pudrc, dal m o m e n t o che ii Padre ndrt & tale
cia che per lui e'é un solo D i o Padre e un solo Signore, Cristo*“.
se non ¡¡ motivo del Figlio, (: il Figlio per ció stesso viene richia Nel Cristo Signore e'e anche Dio, e in Dio Padre c'é anche il Si‑
m a t o nella parola “Padre". Chi invece sottrae al Figlio I'unitá di
g n 0 r e ; l'un0 e l'aitro sono una cosa sola nell'essere Dio, l'uno e
I¿zltutzi(.591123: drtferenze [col Padre], sappia che c'& wz mln Signore '
l*altto sono una cosa 50in. neii'essere Signore, dal momento che sa‑
¿… _,rz_slo . bepor non esrste un solo Signore in virtú dell'unico "
9 ‐ (C . . ' .

rebbe considerara una imperfezione per Dio n o n essere Signore. e


Sp_trttoº”, n o n si lascia possibilít£t ¿¡Dio Padre di essere Sign0te E una imperfezione per il Signore n o n essere Dio. E cost, ambedue
Chi pensa the i] Figlio sia n a t o nel tempo e dalla carne sap ¡aeh
sono uno, e uno &indicate in amhedue e ambedue non sono senza
t u t ! e le cure sono per mezza dz" luz" 6 noi per luz“"; la suei imtiiensít?
l'unitá; nel suo insegnamemo, l'Apostolo non va oltre l'annuncio
senza tempo che fonda tutte ie cose, e fuorí dai tempi. E rilegga in?
evangeiico, e Cristo che paria in Paolodi non dice cose diverse da
quelie che ha detto quando era nel mondo in forma corporea.
“ “ ( f f , l C o r IZ, 4 ‐ 1 ] .
JI|C…8_(I “Id (¿
I f . 2 ( Í0 |* I 2 , 2‑4 . “3" Cf. 1 Cor 8. (zo.
“* Cf.FÍ-4,45. **'C£Gal 1,8. º”(lf…l(for 8.6. dlCf.2(30t 13.3.

3?Si allude
BL …. . agli
….ariani . ”La nascita naturaie del Figlio dal Padre comporta che ¡ due sono uno
" _( ) Sp…to e.1 n l e .s o q … comcnaturuspirttuale
* ' ' ' ' dt' DIO
' com… … º'
e a] hglio, secondo (_?v 4. 24. “ d“ Jdl'e
nell'aitro non per un accostamemo e s t e r n o , ma gruzie alla loro stessa esisten‑
za; cf. T'rín. ?. 39.
90 141 7?1'rzilri/2 Libra 3, 42.44 91

42. H Signore infatti aveva dctto nei vangeii: Procuraleuimmil nell'onore, nei potere, nella n a t u r a . Quindi aveva dettí) chie, come
¿[bo che períxrc, ma ¡! ci/m c/.ie dura per la vita eterna, e ("ÍJ¿' ¡Í Fz'glío ii Padre avevaia vita in se stesso, c o s ] aveva dam al ¡ ig 10)c¡iu;1)ossi:51
dc/l'zmmo vi dará. Su dí lm' z'nfatlí Dio, il Padre, /.m pos/0 1'lxz'gíllo. dere la vita in se stessoº"“_ In questo aveva fatto_allus¡nne 3 (…; t‑
( ?Íí disseru allom: CI')(” ¿ m a dob/Jz'amofare, per compíere le opere di della meda-sima n a t u r a per il mistero della nasc1ta. D_1u.n _Í>Ii)n ¡1 x
Dio? L" (11351) loro: Questa ¿3l'upera ¿li Dio, c/,w cred1'ate ¡'n calm" che ti di avere ció che ha il Padre, ha md¡c_ato dl avere … STi *“. rie
eg/z' ha mandan)”. Il Signore, esponendo ii mistero della sua ¡near‑ stesso. Dio non & composto di elemenn, come lo sonolg ¡1ili;xmmS:
nazione e divinitá, ha presentate anche la dottrina della nostra fede cosi che ei sia differenza t r a quello che e po_sseduto een ni c cfr.):za
e della nostra speranza. Che ei pmcurassim0 n o n ¡] cibo che peri‑ siede; invece, t u t t o ció che egli e, e vim. eme imr_na…'.d iperuerati,
sec, mu quello che dura in eterno; ei ricordassimo che questo eíbo completa e infinita; e questa n o n e formata “dl e ¿menu ( ¡sn l…a'
di eternit£1 eí&dato dal Figlio dell'uomo; supcssimo che il Iºiglío ha ma attravcrso il t u t t o & essa stessache V I V C . (,ome poi e.plossu _
ricevuto il sigilio da Dio Padre; conoscessímo che questa ¿ l'ope» cosi &data. Anche sesi intende indica-re lanasleita di ºf). UI¿lc:]10e
tu di Din, credere in colui che il Padre ha mandato. F. chi & e0lui data. ció tuttavia n o n eomp_o_rta una d¡veísita … s o s t ¿ n 1 . a . L
che il Padre ha mandato? Senza dubbio, eolui sul quale il Padre m e n t o che come &data, c o s ¡ e possednta . N . _¡ '
|
i
|

ha p o s t o il sigillo. E chi 'ecolui sul quale ¡¡ Padre ha posto il sigil‑ 44. Pertanto. dopo simile spiegazmne e o s ¡ r i e e a eau_¡v;?f()i?rigi(tjí
|o? (Icrtamente il Figlio dell'uomo, colui cio¿: che offre ¡] cibo de!‑ per m o s t r a r e la presenza in só delle mnur¡a ¡)mtemz/1. si esc. rvl|t£'jl_
Ia vim eterna. E chi sono infine c0l0r0 ai quali csso viene offerto? questa csprcssionc: Su dí lui infal_l¡v Dw, ¡! ! :l:/rv), .m pyr¡iíí)]1c|1…tá_la
Colom che s i p r o u . 1 r e r a n n o i l cibo che n o n perisce. L ' msi, questo [….1n_ Appartienc alla natura_de1_s¡g11h presents‐re l.nte.%ljd, jm nulla
procurarsi il eiho & l'opera stessa di Dio. crederc cíoé in colui che conñgurazione della immagme i m p r e s s a …css¡, senza ¿ v e ‐1¿, Chº
cgli ha mandato. Ma questo ¿‐dettu dal Iºiglío dell'uomo. E come in meno di quanto vi &disegnum; e mentre ncevono tuvieren ……
il l'iglio dell'uomo dará il eibo della vita eterna? Ignorn ii mistero in essi si imprime. ¡ sigiili csprimono plenamente qulzmtnu ( Íj¡V¡_
delia propria salvczza chi ignora che il Figlio deli'u0mo, dando ¡] tracciato. Ma questo non serve come paragnne per alnfiseti't.:wqj e
cibo perla vita, ha ricevut0 il sigillo da Dio Padre. na, perché nei sigilli C?? una materia., un:d eiiversit_ach 1.1505 ,dm¡ú ,…
Ma ora chiedo: come intendere ínfine ii fatto che il Figlio l'atto d'imprimerc, mediante 1qualill_e imm:igim ¡ eleL¡)ne …;c;
dell'uomo ¿»s t a t o segnato col sigillo da parte di Dio Padre? resistenti si imprimono su sosmnzc p i u morinde. Mali ld u. gl‑
43. Anzitutto o c c 0 r r c supere che Dio non ha parlam asestes‑ nito. che ¿ anche Figlio dell'uomo per li n1|5tero del ¡¿,nq5trddtñc
somaa noi, e ha admtato il suo linguaggio alla nostra intelligenza, vezza, volcndo farci conoseere che in [… si trovlzll 13…Bdgui‐Í Vies…
secando q u a n t o la debolezza della n o s t r a natura sar21 in grado di proprietá del Padre, dice di aver ricevuio 1.151?! i)[ ¿_. iot.cn;a ció
recepire. Difatti, esscndo stato precedentemente rimproverato dai che ii Figlio deli'uomo avrebbe donato 11e1bo . e! d]vl]t(d ea)aC¡£á ¿¡
giudei di farsi uguale a Dio col proclamarsi Figlio di Dio, aveva ri‑ nvviene perché cosi si potesse cap1re ehc …Im eera ía]L. ¡ ¡g…-7…
spusto che egli faeeva t u n e le cose che faceva il Padre… che aveva dare il cibo per l'ctemitá, lui che racch1udev_a1nshtu_ttadfilpi ¡…Á¡;l1
ricevuto dai Padre ogni capacita] di giudizio. e anche che doveva dell'immagine paterna, di Dio, che poneva il s¡g1 o su 1 u .
essere onoram ¡illa pari del Padre…. E in t u t t o ció, una volta che giá
si era diehiamto Figlio, si era mosso sullo stesso piano del Padre
‐*… LE. Gv s, 26. ¿.. ( ¡ v (». 27.

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“ ' [ l a r i o c i tiene ¡ !prcusarc ' Padre d a
che 11 ' … natura
“ a-l ] “|'gim_|¿ " ' ¡ dmn
‐ o ! (s_ ¡
*º* ( ; v 6 . 2 7 - 2 9 . d'(1f. Gx'5. 18-23. come la possiedc. esciudendn ogni ( r a c c 1 a di subordlnazmmsmo.
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94 La 'I 'rim'tá/2 Libro 8, 47-51) 95

altro Dio, e neppure lascia di essere, ein stesso, Dio. Non puó essere 49. Mail Signore n o n ei ha lasciati ncll'incertezza: Chi /3a ql.rt0
separato dalla fomm di Dio, dato che si trova in essa; e neppure, lui me, ha visto anche ¿¡Padre““. E neppure l”Apostolo ha eottac1oto
che & nella forma dí Dio, eessa di essere Dio. Ugualmente. colui che l'idemitá di calm" che ¿'ímmagine del Dio irmi…xihíleº“. ll Signore m‑
¿=nella gloria di Dio, non puó essere altro da ció che &D i o “ ; e dato l1uti aveva detto: Se n u n compz'o la opera del Padre 17110. 'fº” crec_íe‑
che ¡: Dio nella gloria di Dio, n o n puó essere annunciato come un al‑ h'U/[ºl"“; insegnava cosi che in lui Si vedeva il Padre perche comvaa
t r o Dio o come diverso da Dio. Per il fatto che & nella gloria di Dio, lc sue opere, in modo che la conoscenza del potere della oatura
possiede, per sua natura, la divinitía di colui nella cui gloria si trova. mostrava la n a t u r a del potere eonosciuto. Per tele niouvo lApoz
48. Non corre perícolo l'unítí1 della fede per il fatto che ei sono xl(1l0, spiegando che questa era l'immagine dl Dto, d1ce: Luz the ¿2
molti modi di annunciarla. L'evangelista ínfatti aveva ínsegnato questa /'¡'1¡zzuugínr de! Dia r'nw'xí/9i1e, prímogemto ¿11 ugm creatura, p<*r¿l7tJ
parola del Signore: ( Ílvi bu uíxtu me, ha visto zu1cbe ¡[ Padre mio““. Ma … Ím' runa state create [ a l t a lo m…rv, ne1'cz'clz'c xulla terra, q!4¿*ll¿'i1151‑
forse ¡| dottore delle genti, Paolo. ha ignorato o passaro s o t t o silenzio "“¡llequcllr¡nrz'xíhí/i, 'l'mní, Dumimzzz'mrz, lfrmcz_put:, Pn¡texta._lutte
¡] valore dell'espressione del Signore, quando ha detto: ¡[ qua/c ¿'¡m‑ /¿' … y a …no x!alc crea/e por ¡ 7 1 0 2 1 0 ¿li /l‐II e m ¡m, e d (¿gli ( ' p r i m a ¿11
magínc del Dio z'rrvz'.ví/7i/r*"? E ¡o ehiedo: c'é un'immagine visibile di un ¡ n i / ¡ gli c.szwrí, ¿' tutto mxxz'.rtc ¡'n !m'. lid egÍr ¿' anebc :! rapo del for‐[
Dio invisibile, e si puó rappresentare l'aspetto di un Dio infinito me‑ /w della ( .'/níc…ra. Eglz' ¿'l'ínizio, í! prlmugcrzzlo zl_cz umrl_z. por avere ¡
diante le fattezze di un'ímmagine? E necessario infatli che l”immagine _ ¡»rima/u ¿'n t u t ! c le m w , perc'bc' [* píacz'um lla Dzol cbc … [… ab:tex…re
riproducu la forma ( l i eolui di cui ¿‐immag'me. Quanti poi pretendono ng¡¡z' picr¡(':2ú, (' por mezzo di [ u i fo.rxem numa/¡ata !14Hc' lo ¿ m e m
che nel Figlio ei sin una natura di altro genere, stabilíseano in che sen‑ :'i.s'l¿1 dz'l¿rí*l'* . K. . . .
sovogliono che il Figlío sia immagine del Dio invisibile. Forse si trat‑ (_)uindi, per il potere di queste opere eglre |mmpglne erlo.
ter£1 di un'immagine eorporea e visibíle, che va errando da un luogo (Zorro, lui che & il creature delle cose invisibill, non. e oecessxteto,
a un altro, sempre in movimento? Ricordino tuttaviu che, secondo i per sua n a t u r a . ad essere immagine visil>ile del D'…” inv151blle. I; se
vangeli e gli apostoli, Cristo &Spirito e Dio ¿». Spirito. Sevorranno cir‑ >idice che ¿-immagine del Dio invisibile, &perchc 51mtepdesse che
coscrivere questo Cristo Spirito nei limiti di un corpo suscettibíle di n o n ¿:immagine della forma47 ma della n a t u r a ; si deve neonoscere
fomm, questo essere corporeo non sar-¿1 immagine del Dio invisibile*º, che possiede la n a t u r a divina per il potere della sua n a t u r a e n o n
e una limimzione delinila n o n sará ¡mmagine del Dio infinito. per la c(_vt_idizione visibile. _ . , _ [ .
50 E dunque il primogenito ( l l o g n i c r e a t u m , perehe rn ur
"“ ( l v 14,9. “l'“ ( l o l [, l º ) . I u t t c le cose sono state create. E perché nessuno axíesse [ ardrre Cll
n o n rilerire a lui che tutto &stato c r e a t e in lui. dice: D1H'clr'roxc_xr)‑
'” ln q u e s t o contesto '“fom1a" e “ gloria " indicamo ambedue la n a t u r a di Dio.
¡… state create por )7Z(.'ZZU dí [ u i ¿' … lui, ¿:d ¿'gli ¿' prima‐dt ¡[lt€l glz_ es‑
'““Se [ Í r í s r o e immagine del Dio invisibíle secondo ¡ ( Í o r ], I5. lo e per‑
ché considera… come Spirito. cioe nella sua natura divina. e non secondo ,wrz', [' t u t t o su.v.rz'.r!u ¡» [m'*l>. Perció t u t t o sussiste in lux, che e p r l s z
le tartezze corporee. come si dice anche in 'I'rm. 7, 37. ln q u e s t o modo si
risponde all'ohiezione dein ariani, cio¿‐ che q u a n t o &visibile non p…“) essere
immagine di Dio invisil>ile. Sullo stcsso tema si afferma in Sm. 13: <<C'e dun‐‑ =*“ C3v 14. 9, " ' ( l o l ] , 13. =*“ ( ¡ v 10.37. ‐'* Col 1.15‑
que il Padre, de anche il liiglio. poiché ímmaginc del Padre e il Figlio; e colui 20. ], 16-17.
'º>' ( l o l
che ¿‐ímmagine. perehé sia immagine della cosa, ¿necessario che in séabbia la
specie ela n a t u r a el'essenzu dell'arteñce. per il fatto che ¿-immagine» ( P L 10,‑ 4 7 ( ' Í o n elasticitit terminologica llano adoperu qm “lorm.t … |(lppºbl7ílfo
490 BC). ll versetro dí ( l v H, 9 ¿*( ¡ t a t o 29 Voll€ in llurío. dí cui 21 nel t r a t t a t o mea “na t_u r n “ . secomlo l“accezxonc . [)LI' | quale
¡ la ¡ ' ¡ corrisponde
: . us…; ‐ .1 ¡ ¡¿ .¿md
: .1¡ c_
(cf. Biblia palru!¡m 6, p, 264). stazionc e s t e r … della natura.
96 La ']i'ínítá/2 L i e r X ,5()‐ 5 2 97

di tutte le cose e in lui sono tutte ¡e cose. Questo si riferisce, certo, colui, dí cui & immagine, crea in lui tutte le cose. E poíché le cose
agli inizi delle creature. Il resto lo dice per l'economin salviñca re‑ create in lui, sono c r e a t e per mezzo di lui, riconosci anche in lui, che
lativa ai n o s t r o corpo: Ec] eglí ¿' anche il capo del corpo della (Í/1¡era. &immagine, la presenza della n a t u r a di colui di cui ¿ immagine. Crea
Egíí ¿ ['in/zin, ¡[ primogcníto dei marti, por avere ¿[primato ¡n l u t t e infatti per mezzo di lui le cose che sono create in lui stesso, come
le m.re, pere/36 ¿3pz'acr'ulo [a Día] C/Je m lui ahi/arte ogni pímezza, e per mezzo di lui s o n o riconciliate ¡n lui t u t t e le cose. Dato che t u t t o
per mezzo di luiÍwseru ríconcz'lzkztc t u t t o lc cure in wls*la di luiº". e riconciliato in lui, comprendi la natura dell'unitá col Padre, che
L'Apostolo ha attrihuito le operazioni corporce ai misteri spi‑ in lui riconcilia a sé t u t t e le cose. Dato poi che t u t t o & riconciiia‑
rituali. Difatti, quello stesso che ¿‐immagine del Dio invisibile, & to per mezzo di lui, renditi como che egli riconcilia in seal Padre
anche capo del corpo della Chiesa; e quello che ¿:il primogenito di t u t t o ció che riconciliava per mezzo di lui. Lo stesso apostolo dice
ogni creatura, & anche la primizia, il primogenito dei morti. E que‑ infatti: Tutte le core p o i lvcngono] daDio, il quale ci baríamcílíatia
sto, perché colui che & immagine di Dio. essendosi incarnato per u"per ntczzo di Cristo, ¿!(i ha dam il mini.rtcro della rimnciltúlí0ne,
noi, abbia il primato in t u t t e le cose; e cos], colui che & il primoge‑ /Jcr(hé Dio riconcílz'ava (: séil mondo ¡'n Crzlrtoº“.
nito di ogni creatura, ¿= anche il primogenito in vista dell'etemitá. Confronta c o n queste parole t u t t o il mistero della fede evan‑
In questo modo, anche gli esseri umani sono debitori della loro ri‑ gelica. Colui che &visto in lui che &visto. colui che opera in lui che
nascita eterna al primogenito dei morti. al quale gli esseri spirituali, opera, colui che paria in lui che parla, &lo stesso che riconcilia in
creati nel primogenito, devono la loro sussistenza. Egli infatti &la lui che riconcilia. E sein lui e per mezzo di lui c'e la riconciliazio‑
primíziz. Essendo Figlio, & immagine; essendo immagine di Dio, ne, ¿-perché il Padre. rimanendo in lui in virtú di una n a t u r a prí‑
¡: anche primogenito di ogni c r e a t u r a , e contiene in séil principio vadi differenze, con la riconciliazione rcstituiva il mondo ;; séper
dell'universo. E ancora, cgli ¿»il capo del corpo della Chiesa eil pri‑ mezzo di lui e in lui.
mogenito dei morti, per avere ¡] primato in tutte le cose“. E poiché 52. Avendo cura pertanto della debolezza umana. Dio n o n ci
t u t t o sussiste in lui, la pienezza si ¿ compiaciuta di abitare in lui. In ha insegnato il contenuto della fede con scarsezza di parole, col
lui, per mezzo di lui ein vista di lui sono riconciliate t u n e le cose, rischio di incertezzc. Difatti. anche se la sola autoritá della parole
come in lui, per mezzo di lui e per lui sono state create tutte le cose. del Signore obbliga &credere, ha istruito il nostro animo facendo
51. Ti rendi c o n t o ormai che cosa significa l'essere immagi‑ in modo che ne comprendessimo la ragione, e cost conoscessimo 11
ne di Dio? Senza dubbio, che t u t t e le cose sono create in lui e per motivo stesso dell'unitá affermata, quando aveva dctto: lo e¡[ Padre
mezzo di lui. Poichó t u t t o & c r e a t o in lui, comprendi anche che [n'amo] una cora solaº'b. [ I l testo] dice infatti che ¡] Padre parlava per
mezzo di colui che parlava, operava per mezzo di colui che opcrava,
giudicava per mezzo di colui che giudicava, era visto per mezzo di
"" ( I o ] ], 18‐20. colui che era visto, riconciliava per mezzo di colui che riconcilia‑
va, rimaneva in colui che rimaneva in lui”. Allora ¡o chiedo: per il
“Sono sintetizzati in sequenza i titoli di Cristo: immagine di Dio, primo‑
genito di ogni creaturu, capo del corpo della Chiesa e primogenito dei moni. '
Essi lo r a p p o r t a n o ¡¡Dio nell'eternitá, per cos] dire. ¿¡p ar/e ante come immagine ' ” 2 Cor 5 . l8-lº). º'*' C v 10.30.
di Dio e all'etemitá di D i o a parte p o t ! come primogenito dei morti, coestensivi
c o m e sono al]'eternitá divina, alla creazione e alia Storia salvifica. “Primogcnito “”Sulla inabitazione recíproca del Padre e del Figlio si fonda l'affcr‑
di ogni crentura” ¿:strettamcnte legato ¡¡ “primogenito dei m o n i " , Nella sua mazione che t u t t o ció che il Figlio opera quando parla, giudica, riconcilia. &
risurrezione dai morti t u t t o il ereato trova il suo compimento; vedi ( i . Pelland, Í opera del Padre, perché essi sono un D i o unico ma non solitario in virtí1 della
¡a subiectio du Cbr-ist, p. 449. nascita perfetta del Fíglio.
98 l ,a Trinítá/2 Libro 3, 52‐ 54 99

modo dí capire delia nostra intelligenza, quale altro linguaggio piú ¡nc-ntc umana approva solo ció che comprende, ii mondo crede so‑
adatto di questo poteva usare nella sua esposizionc per far intende‑ in &quanto &in suo potcre, ritenendo che per la n a t u r a delle cose
re che erano una cosa sola. e per questo si era in grado di capire che, t- possibile solo ció che vcde 0 fa.
in virtú della nascita e dell'unitá di natura. quaiunque cosa il Figlio Gli clementi del mondo infatti hanno incominciato ad esiste‑
facesse e dicessc, la stessa c º s a era detta e farra dal Padre nel Iºiglio? rc dal nulla. lnvece il Cristo n o n sussiste da quanto n o n ¿-, e n o n
Ció n o n avviene pertanto nei caso di una natura estranea a per avere origine ha cominciato ad esistere, ma ha ricevuto un'o‑
Dio, o istituita al fine di essere Dio per creazione, oppure nata per |i_-_rine eterna da quello che & l'origine. Gli elementi del mondo o
essere Dio a partire da una parte di Dio; avviene invecc in virtú dei‐ ' … n o privi dí anima, oppure si sono evoluti per averne una. Invece
la nascita perfetta della divinitá, generara per essere Dio perfetto. ( Í r i s t o & la vita. ed ¿:nato come Dio vivente dal Dio vivente. Gli
Egli ha una consapevolczza cosi sicura delia sua n a t u r a , da dire: [o t'ik'lh(fn[i del mondo sono stati creati da Dio, n o n sono Dio. Cristo,
¡¡el Padre e ¡! Padre in m e “ ; e ancora: 'I 'u/1c la ¿ m e che … n o del Pa‑ l ) i o da Dio, &ein stesso t u t t o ció che Dio e. Gli elementi del m u n
dre, .rwm micº“. Nulla di ció che Dio &.manca a colui nel quale Dio ¡lo, essendo interni al mondo, n o n possono uscire da se stessi, cosi
opera, parla ed ¡: visto, quando eglí stesso opera, parla ed ¿»visto, d;| n o n essere interni ad esso. Cristo & in Dio. perché possiede in
Non che siano due soggetti distinti neli'operare. nel puriare e x(- Dio in modo misterioso. A partire da sé, gli elementi del mondo
nel presentarsi ¿tilo sguurdo da parte di u n o solo. Non ¿‐un Dio so‑ ; 1 c n c r u n 0 ali-…r vita degli esseri ¿¡loro simili, (: attraverso ¡ parimen‑
litario colui che c o m e Dio ha oper-.rto, ha parlato ed ¿ stato visto in ¡¡ corporali offrono gli inizi delia nascita, ma n o n sono contenuti
un Dio che opera… parla ed ¿‐visto. E questo ció che la Chiesa inten- ‑ … m e esseri vivemi in quelli che nascono. In Cristo invece si t r o v a
de, che la Sinagoga n o n erede, che la filosofia n o n comprende: uno y ……oralmente t u t t u la piene7.za della divinitii.
da uno, intero da ¡mero, Dio e iºiglio; la nascita [del Iºigiioi n o n ha 34. F,chicdo: di chi eladivinitíl. la cui pienezza si t r o v a in lui?
miro al Padre dí essere intcro, e questo stesso intero n o n i'ha tenu‑ hc n o n e del Padre, quale altro Dio mi imponi, o falso predicatore
ro per sé con la nascita [del lºiglio]. E. chiunquc ¿-trattenuto nella di un Dio unico, la cui pienezza di divinitá abim in Cristo? Ma se
stoltezza di questa incredulitít, &seguace o dei giudei o dei gentili. ¿'del Padre, spiega in che modo abim in lui corporalmentc questa
53. Perché tu possu capire la parola del Signore, quando dice: picnezza. Se infatti raechiudi il Padre nel lºiglio secondo modalitá
Tam) le coxe cbc …wmu del Padre, . r ( m o micº“. apprendi l'insegnamen‑ corporeev ¡¡ Padre. che abita nel Figlio. n o n potrá sussistere in se
to e la Fede dell'Apostolo, che dice: Badalc cbc ner.umo w' .rcduca stcsso. Ma facciamo un'ipotesi migiiore: il fatto che rimane corpo‑
per mezzo della /í/o.mfia () del p u n t o ingamzu recam/o la !radízt'on€ r;¡imente in lui la divinitá della n a t u r a vi sta ad indícare la realt£t
degli uomz'm', xeamdu gli elcmcn!i del mondo e n o n xewndo Cristo, di Dio da Dio. Ailora Dio &in lui n o n per condiscendenza o per
pere/vé in la! akira cor/mralmmte t u n a la p i m 'zza della dzvim'lád. volontá“, ma per generazionc, e.vi rimane realmente, totalmente,
Appartiene al mondo, ¿ saggio secondo gli insegnamenti del mon‑ in pienezza corporaic. secondo il suo modo di essere. Allora an‑
do ed & vittima delia filosofiasn chiunque ignora Cristo come v e r che t u t t o il suo essere & n a t o per essere Dio in virtú di una nascita
Dio, chiunque n o n riconosce in lui la pienezza della divinitit. di Dio; e in Dio n o n c'é nulla di diverso o di differente rispetto &
ció che abita corporaimente in Cristo. e t u t t o ció che abíta in lui


r.7, . …. .
“" ( i v 14, I ] . ""(iv16,15. “' ( ¡ v ¡(>, 15. “'(1012. 8-9. corporalmenie. vi abita secondo la pienezza della divinitá. Perché

3 Bill] ¡uteggmmento negauvo verso la filosofia, ved! hzlmduzmnu, pp


485 1, con nota 56. “ Come pens‐¿no _‐¿1i ariani: cf. '1'rín. 8. l 8 ‐ l º ) .
100 La Trinitá/2 Libro 8, 54-56 101

vai inseguendo teorie umane? Pcrché aderisci adinsegnamenti che plate crm l'irztelletlo altraverso le opere che w n o state compíute, co‑
sono vuoti inganni? Pcrché mi vieni a parlare [solo] di unitá di ani‑ meancha la sua eterna potenza ediuím'tẓ. La sua divinitá corpora‑
mi, di concordia, di creatura? In Cristo si trova corporaimente la Ic quindi si trova in Cristo, non in modo parziale, manella totalitá.
picnezza della divinitá! Non & questione di una parte, ma della pienezza, che rimane cor‑
55. Anche in questo l'Apostolo haosservato la regola della sua porairnente cosi da essere una cosa sola. Sono a tal punto ima cosa
fede, insegnando che in Cristo abita eorporalmente” la pienezza sola, che Dio n o n differiscc da Dio. Dio &cos] privo di differenee
della divinitá. L'ha fatto per evitare che il discorso della fede sci‑ rispetto a Dio, che una nascita perfetta ha fatto sussistere un DIO
volasse verso I'unitá insegnata dagli erctici, ela loro empia follia si perfetto. Se poi dé una nascita perfetta, & perché in DIO n a t o da
aprisse un varco per interpretare che il Figlio &di una n a t u r a di‑ Dio abita corporalmentc la pienezza della divinítá.
versa. Difatti, abitando corporalmente in Cristo ia pienezza della
divinitá, questa n o n ¿:né solitaria né separabile: la picnezza cor‑
porale n o n toliera di essere separata dalla pienezza corporale; e la
divinitá che abita, non puó intendersi essa stessa come l”abitazione
della divinitá. E Cristo ¿:tale che in lui si t r o v a corporalmente la
pienezza della divinitá; main Cristo si trova la pienezza della divi‑
nitá in modo che la pienezza, che in lui abita, non pub considerarsi
altro che Cristo.
Approñtta pure delle occasioni che vuoi per equivocare sui
termini, e aguzza pure gli aeulei di un empio ingegno. Inventa al‑
meno una menzogna per dire di chi &la divinitá che abita in Cristo. .
Essa &Cristo, e coincide anche c o n la pienezza della divinitá che
abita corporalmente in lui.
56. E secerchi di quale abitazione si tratta, intendi che cosa &
parlare in colui che parla, essere visto in colui che %:visto, opera‐ ,
re in colui che opera; che cosa & Dio in Dio, il t u t t o dal tutto, uno
da uno; e cosi riconoscerai la pienezza della divinitá corporale. E .
ricorda che l'Apostolo non passa s o t t o silenzio di chi &questa pie‑
nezza delia divinitá che abita corporalmente, quando dice: Dalla
creazz'one del mondo ¡'n/allí, le sue per/ezíoní invisibz'li50no contem‑

52Alcuni intendono il corporalíter come “realmente". Sarebbe indub‑


biamente difficile intendere la pienezza delia divinitá in senso corporalc; del
r e s t o il discorso non riguarda qui l'incarnazionc, mala vita trinitaria, e il Cri‑
s t o non e.il Figlio incarnato, ma il Cristo preesistcnte; vedi L.F. ].adaria, LA
Trinidad. p. 416, n o t a 106; R. Cantalamessa, Cristo "t'mmagirze dí Día". La
!raa'izionipalrz'x!icbe ru Col ¡, 15, pp. 181-212 6 345-380. ““ Rm 1.20.
Lr'bru '), l' [03

LIBRO º) the ahita in lui come un scgno the ¡11 Dio mm si t r o v a m': dispuritá
ii(: unicitíl di s o g g c l t 0 , (' l'abitarc corporalmcntc' dci Dio incorpo‑
rco rivciavu che. sussistcndo come Dio Li¡l Dio, 0in ha in proprio
["unitá di n a t u r a con D i o , E l'abitarc ¿li Dio in Cristo m o s t m v u la
nuscita di ( l r i s t o como soggctto sussistcntu. pcrché Dio abita in lui.
Por questo. penso che &stato sufñcientcmcnte risposto all'em‑
piel€1 di quanti rifcriscono all'unitá e alla concordia di voiont£1 cio
1. NC! libro prcccdcntc' abbiumo spicgato che t r u D i o Padre Chu dal $ignorc & dctto: ( Í b i ' vcdc' irte, WJ€ anche 1! Padre“; e: ¡¿
e Dio Figiio n o n c'é differenza di natura. (: abbiamo m o s t r a t o che Pa'drc in me¿'¡"u m*/ Padre"; c: lo (' ¡[ Padr:º ¡ m m m una ¿ “ m ' a mía“; e:
i'cspressionc io c ¡! Padre .s*¿'rm¡0 mmr o t a …la“ n o n nccredita i'idca 'I'ult¿' fc CU_N'(' cbc _iºrmo del Padre, ¡ w m mív'. Rimancva la Fiducia nc|lc
di un Dio solitarioº, ma quclia dc|l'unití¡ della divinit51 indivisa in p-.irolc,:: tuttavia nc vvniva altcrzita l'intcrprctazionc per una devo‑
virtíi ticila gcncrazionc. Dio n o n & n a t o da ¿litl'n se non da Dio, [: zione fondata 5uuna ti0ttrina Fallacc. [". poiché non si potcv:i nega‑
Dio da l ) i o n o n puo csserc che Dio. M)i)it1m0 pass-ato in ralsscgn3 t'i: un consenso di volontá in quelli di cui si prou-lama l'unitá di na‑
se n o n tuttc. almcno un numero sufiicicntc di testimonianzc tratte tura. per ciiminurc in ogni caso i'unitá che proviene dalla nascim.
dailc parole di Dio c degli apostoli. the insegnuvano la natura c la si prestavu [mic solo &qucila basata sulla concordia [ d i volontáj,
¡ m i s m a inscparabili dci Padrcr: ¿ici Figiio. Sinm0 giunti aiia ch al Ma ii beato apostol0. dopo aver molle volts unnunciato in
testo segucntc in cui la fee.|c dcil'Apostolo cosi si csprimc: Badafe mudo n o n ambiguo ia verit£1 delia n a t u r a [divina]. ha inscgnat0
cbc m i n i m o w' .ic>dm'a per mezzo ¿!víía fiiosofia ¿*del ¡ w o l a inganno che in ( Í r i s t o ¿ibita corpora|mcntc la picnczza della divinit£l”. E C()si
_I'('(frmdn !a !mJ:'zfrmw Jygh' mmn'm', ¡“('C()Her gl! rlwm*rrt¡' de! mundo e ha t r o n c a t o ogni aflbrmazionc di cmpia tcmcrarictá. dai momen‑
n o n .i*(*¿'ondo (:rfx!o, pc'r0'90 Ú“! !!H' ¿ibm? t'orpr;r¿i'ffmt'im' ! t ¿ ! t a ¿'a pit/¡cz‑ to che l'abitaru corporalmcntc dcila divinitít incorporen compor‑
2d¿ic/¡a diw'm'tá”. Ahi)iamo insegnato che, gmzie alia picnczza del‑ ta i'unit£1 di natura. Non rl- soio questionc di paroiu. ma di verit2i.
la divinitá che abita in lui, si p r o m che cgli ¿*Dio vero c perfeito, quando si dice the 11Figlio non ¿:solo. ma in lui rim-¿nc il Padre;
dotalo ¿icila natura del Pauirc. ( Í o s i si potcva intenderc ia picnczza c non solo rimanc. ma opera 6:parla; ¡: n o n solo opera & paria, ma
i: anche visto'“. lo virtú del misteto dcila nascita. la forza ha in sé
" U v …, i l ) . "(',ol 2. 8-9.
la forza. la pt'itcnza ha in 56 la potcnzn, la natura ha in sé la natura.
Questa, possedendo p e t nascita ció che ¿:suo, in virtú dcl1'imma‑
¡(',omt: altre Voltu, ii¡l|'iu riussumc i c ( t u n c l u $ i o n i del libro prcccdcnlc. gine cspl'irnt: iuori di sé q u a n t o ¿?in sé, c si [ m i r a sia dell,immagine
'1'ra il Padre e il Figlio c'é una vera i|nitá Lii n a t u r a in v i r t í ¡ della mscila c l v r n a del principio originario4 sia della reaitá, La nascitu pcrfctta fomi‑
del I"ígiio e n o n una smnplicu u ) n ( : u f d l a d i volomá. como pensano gli ariani.
La prova ¿*dusunta Liil quanto Dio rivcla ( i i se stcsso attraverso lc parole dei
pmfcli c dcgii apostoii. ' ( i v 14. 9 , “ ' ( i v … . 58. “Gx- l()_ 3(). ! ( i v lo, 15. “Cf.
2[] sccoudo p u n t o importante ¿-che Dio, p u r cs.‐¡cmio unica non ¿'solitario (1012.9, "'(1Í. (.¡x' 14, 9-10.
[.m¿'r'mr¿u.v). Questa !L-si ¿'affcrmam c o n t r o l'intcrprctazionc dci nonsabclii.mi, ¡
qua]j [anno |u'a solia rivcinzione cho Dio ha [arto di .º-é comv Dio unico. Uim cosa ,' l]¡lrio ¡monde dire c l 1 c 1 n ( Í r i s t o abit-a corporalmcntc. cioíz "realmente",
&essere un Dio unico. un'airra ¿cssvrc un soggettu unico. I ) i o ¿:unico. ¡ m i ¡ sog‐ ' la picnczza di Dio incorpora,-o; cf. Tras. 8. 55. C o n n o t a 52. [| contesto ('. qui
;:Qtli sono dislinti &suasistcnri.c por I'¡lniciti1(li natura c'¿t ancho piuna concordia intra|rinitario. m e n t r e ¡"economia :R¡liviflczi rimanu suilo sfundo.
( i i volontá. “I"ra h: ricnrrcn2c di vm'¡£arm.i cl., 'Í'riu. 5. 39 i ( Í C L 62, p. 194, 17]: 7, 2 “' Ii termine ¿=. m a i o r , c corriz.pwndu3 al Padre. da mi ii I-'iglio riccvc t u t t o
(¡bit/. p. 260. 18,1; 8, 59 ( ( Í ( 1 L 62/33. p. 553, m i : “ ) . 20 (Ibid.. p. 390. 5). do the ¿“c possicdc. ci. 'I'rm. ]. 34 …con n o i a 46.
104 Lu '!Hui/á/2 Libro '), 1-3 105

see l'immagine perfetta, e l'inabitazione corporea della pienezza mln ¡[ Padrtz"'. Non sembra infatti che in virtú della nascita sia
della divinitá assieura la realtá della naturaº. equiparahile [a quella divina] una n a t u r a che si presenta diversa
2. Certo, le cose sono come si presentano, per il fatto che perché obbligata all'ignomnza. Il Padre con la conoscenza e il
Dio, procedendo da Dio per n a t u r a , n o n puó che trovarsi in l"igli0 con l'ignoranza manifestano u n a dissomiglíanzu nella loro
quella natura, sua per nascita, per cui ¿ Dio, e l'unitá senza dif‑ divinitá, dal m o m e n t o che da una p a r t e D i o n o n deve ignorare
ferenze della natura viventc non puó separarsi da se stessa per nulla, dall'altra chi ignora n o n e da 1nettere sullo stesso piano di
la nascita di una n a t u r a vivente. Tuttavia gli eretici si insinuano chi conosce.
furtivamente per distruggere la veritá, col pretesto di una con‑ Ma con follia stolta e ignorante dieono t u n e queste cose con‑
fessione salvífica della fede evangelica, eos] da sottrarre al Figlio t r o la n a t u r a divina ldel Figlio], m e n t r e n o n intendono con la ra‑
l”unitá di n a t u r a [col Padre]. e q u a n t o ¿:detto in un c e r t o modo gione, non distinguono ¡ tempi e n o n li comprendono alla luce dci
e deve essere inteso per affermare una certa cosa, essi l'adattano misteri evangelici, e non afferrano il valore delle parole. Richia‑
in modo diverso (: a un Ene diverso“. Per negare allora il Figlio m a n o solo qt1csti testi in modo isolato per riempire gli orecchi de‑ 5
dí Dio, si servono dell'autoritá c o n cui ha detto: Pere/.7c' mi ¿bia‑ gli ignorami, passando sotto silenzio quanto li spicga 0 li motiva, E.“

mí burma? Nwszmu ¿)¡mano …te mm Dio solo". Cosi, avendo egli m e n t r e il significato delle parole deve essere cereato in quelle che
formulato la proclamazione di un unico Dio, t u t t o ció che in sc‑
guito sara detto s o t t o il nome di Dio, n o n possederá c e r t o la na‑
precedono o in quelle che seguono7.
3.Con l'intenzione quindi di offrire la ragione delle veritá pri‑ l
t u r a di Dio, visto che Dio ¿.u no solo; e si sforzano di confermare ma ricordate ¿¡partire dalle dichiarazioni stesse del vangeli e degli
the il chíamarlo Dio riguarda le parole e non la realtá. perché ha apostoli, pensiamo che quanti seguono la fede comune devono es‑
cletto: Questa p o i ¿*la vila etcma, cbc conoscano te, lium'co vero sere messi sull'avviso che la vita eterna si t r o v a nella stcssa confes‑
Dio'. 13per dire che ein ¿:escluso dalle proprietá del vero Dio, sione da cui si attinge la comprensione dell'cternitá.
aggiungono: ll Fíglz'o mm puc) farc nulla da te stes.m, se non ció lgnora la propria vita. certamente la ignora, chi non sa che co‑
cbc avrá vistofare al Padrek. Utilizzano anche l'cspressione: 11Pa‑ me Cristo Gesú & vero D i o cosi & anche vero uomo. E ugualmente
dre &maggíore di me'. lnñne, si v a n t a n o di aver sovvertito la fede pericoloso negare Cristo Gesú sia come Dio Spirito che come car‑
della Chiesa come per una confessione inconfutabile che r i e g a la ne del nostro corpo". Cbízmque perció mi ríc(mosccrá davantí aglz'
divinitá [del Figlío], quando rileggono: Quanto ¡ m i al giorno e 1mmím', anc/9'ío lo ricrmo.rceró davanli al Padre mío cba ¿'nei cie/í.
all'ora, nex.runo li amame, ne' gli angel:" nc! cie/0 mí :"! Fz'gltn, ma ( : ] ) Í inuece mi ¿1er rz'nnvgato davanti ag/i unmini, anc/7'ío lo ritme‑

'Mc10,18, 'Gv 17, 3. kGv5, 19. 'Gv14,28. '" Mc l3. 32: Mt 24. 36.

STutto il c o n t e s t o semhra ispirarsi ad Atanasio: <<Una sola ¿‐la loro na‑ 7Viene formula… il principio crmeneulicn secando cui il significa… di
quello che ¿-generate infattí non ¿‐diverso da colui che lo ha generate,
tura: un testo deve essere cercato ricostruendone il contesto; la stessa annotazinne
ma me¿-l'1mmagine, e t u t t o ció che &del Padre ¿:anche del Figlio» (Oral. c. si t r o v a in Eusebio di Emesm. che prol>uhilmente ha esercitato un intlusso su
Art'an. 3,4: PG 26, 327 C). llario; vedi R Smulders, líu;¿*he J'fímitw, p. 183
¿ 4 .. . . . . . . . . . .
Sono rlp0l1atl ¡ test! con 1qualt gli a r i a m pensano dl provare l'mfenon‑ “Si ¡ntende affermnre insieme la divinitá e l'umemith di Cristo; ef. anche
tá del Figlio. Essi sono: Mc 10, 18; Cv 17, 3; Cv 5, 19;Gv 14. 28: Mc 13. 32; º' ln Marth. 16, 5.9 (5Ch 258. p. 5256); lrzp.r.2,25.29((1(11. 61. pp. 55.57‐58):
Mt 24, 36. In questo libro (ali testi saranno analizzati uno per uno. nell'ordine ' ln pr. 51, 16 (¡bid_. pp. 105 4104). Su Cristo come Spirito e carne, vedí LI".
in cui qui ricorrono. Ladaria, E/Espírí1u3an/u, ¡) p. 9 9 1 l ].
106 111 'I'rím'lá/2 Libro 9, 3-5 107

g/Jurr3 dazfszi al Padre mío che ¿)nei ciel “. Questo diceva il Verbo spínta continuamente aii'accrescimento per la neeessitá di una leg‑
fatto carne“e insegnava l'uomo Gesú Cristo, Signore della gloria*', ::e universale. attende senza arroganza la promozrone a una n a t u r a
costituito nella sua persona mediatore perla salvezza della Chiesa, piu alta. Per ¡”essere umano l'incremento &secondo n a t u r a , mentre
lui the nel mistero stesso della mediazione tra Dio e gli u o m i n i q & lu diminuzione & c o n t r o natura. “ _
uno e nel contempo ¿»ambedue le cose. A partire dalle due nature ÍZ stato pettanto proprio di Dio essere altro dzrc10 che era ln
unite insieme. ein e il medesimo soggetto appartenente all'una e modo permanente. senza tuttavia laseiqre di essere C10ehe era stato:
ali'aitra natura, in maniera pero che nulla manchi a nessuna delle nascere come Dio nell'uorno, e t u t t a v i a non cesszrre di essle“re Dio,
due. quasi che nascendo come uomo debba cessare di essere Dio e, rimpiceiolirsi Fino al eoneepimento,_ aila culla, all mfanzra . e con
viceversa, rimanendo Dio non possa esisterc come uomo. t u t t o ció n o n venir meno ai potere dwmo. Questo non e un m t s t e m
Questa dunque ¿la vera fede, fonte di beatitudine per gli uo‑ per ini, ma per noi. E per lui n o n e un yzrnteggioxl assumere quan‑
mini, annunciare cioé Dio e l'uomo. confessare il Verbo e la carne, to noi siamo, ma ii vo|ere la propria umlilazrone e promozroneplclr
non dísconoseere che ¿ Dio perehé sia anche uomo, n o n ignorare noi. Egli n o n perde l'essere Dio e l'uomo acqutsisce dr essere Dto .
la sua carne perehé sia Verbo. ' 5. li Dio unigenito quindi, n a t o eorne uomo dalla Vergme e
4. Pur essendo contrario al n o s t r o modo naturale di intendere destinato ud elevare in se 5tesso i'uomo hno 'd'DIO neilaúptenezza
che egli, rimanendo Dio, nasca come u o m o , n o n &c o n t r o la natura dei tempi. in tutti i particolari del suo linguaggm evangelico ha sle
delia nostra speran7.a che rimanga Dio una volta che ¿‐ n a t o come ¿mito la seguente norma: insegnare a eredere che egh era ¡[ i'ig 10
uomo. Difatti, la nascita di una n a t u r a superiore in una inferiore tii Dio e invitare aeonfessarlo come Figlio dell,uomo. (,ome uotno,
rende credibile che la natura inferiore possa nascere in quella su‑ ha cierto e fatto t u t t o cio che &proprio di Dio; come Dropot, dice
periore. Senza1 dubbio, secondo le leggi e le consuetudini del mon‑ e fa t u t t o cio che ¿‐proprio dell'uomo'z. In mamera pero che. gta
do, & piu evidente il compimento della n o s t r a speranza che n o n
quello del misteroº divino. ll mondo infatti, per le c r e a t u r e che
nascono, ha il potere di farle crescere e non la faeoitíl di farle dimi‑ '" Stesso ordine di ¡rice e stesse immugini circa l'umiliazione del lºiglto dl
nuire. Guarda gli alberi, le piantagioni, gli animaii. Osserva inoltre ' ' x ºs*nti in Trz':r 2, 25. _4 .
l'uomo stesso, parteeipe della ragione. Va sempre trasformandosi D…bLlii]l(izirir(ºi.:i inserisee in una tradizione consolida… quando uitetma che ¡¡
i-“¡giio si ¿»fatto u o m o assumendo t u t t o cio che e_nostr0_ perch For potes]s(l)n¿t;l
per crescita. mai invece si contrae per diminuzione, (: neppure ces‑ ratggiung…-e t u n o cif; the & suo. ¡n lu ps. 2. 47 ztfierrnu: <<Se DIO Aíto unn dal].¡
sadi esistere q u a n t o in lui &cresciuto. Difatti, sebbene si indebo‑ conquistaro. per mezzo della sua n a t u r a eorporeu. n o i cite el avrrmo ontanrl …;
lisea per l'etá e perisca con la m o r t e ‐ certamente va incontro ¡¡un sua n a t u r a . divenmndo lui stesso ció che n o i sunno. ome C0n1pll0 nostro ¿ oplf
muramento o nel tempo o alla fine nella sua costituzione di essere rarei per conquistare cio che eg1i L». e muovere il n o s t r o passo celere (verso qu;a:
vivente ‐, tuttavia n o n ha la possibilitá di non essere cio che e. eos] gloria. per la quale ein ha iiberato la corruz¡one _cieiia nostra natura ;olrí);rr r
[ ( j ( Í L 61, p. 7 ] . 7-12). Sul tema vedi P. (.zritter,_ .Samt Hllazrc. pp. 141- . pe
ria rifarsi nuovo per una diminuzione a partire da sestesso, vale ¡¡ altre eitazioni patristiche… L.F. Ladaria, la q u d a d , p. 425. n o t a 16. ._l' __
dire ritornare bambino da anziano che &.La nostra n a t u r a quindi, 12Nel soggetto dci Figiio di Dio inenrnato si t r o v a n o la natura .lX-ll'18'
e la n a t u r a umana. per cui si puo dire Che ambedue le nature sono presentl
in t u t t o ció the egli fa ¡: dice. Tun-¿via, zrlcune sue espresstonr e.?zrlom sosnao
" Mt [O. 3233. “Cf. ( ¡ V 1, 14. “Cf. [ (Íor 2. 8. "(It‐¿ 1
proprie della n a t u r a divina e altre proprre della'natutzt umana. e . rl pl…r.[' [¿
Tm 2. 5. 8 [ C C L (11, p 135): in pr. (18, 4 (¡Inc/.. p. 2 9 4 ) . INon aver tenuto c o n t o u ¿.
dislinzione ha condotto gii ari-¿ni a n o n intendete nel senso g i u s t o la n a t u r a
9 Il termine latino & mcraww-1tnm; vedi Tr¡n. ] . 33. c o n n o t a 42. divina; vecii P. Smuldcrs. La doctrine !r1'm'hzírc, pp. lº)()- lº)7v
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l 10 !.¿1 'I 'r1'm'fá/2 Libro 9, 7-') 111

pcccaro", visto che un Dio avesz assunto la n o s t r a debolezza' co‑ si t r o v a un potere n o n piccolo pcrché si compia questa nostra spe‑
me Dto ha voluto morire, perché nessuna potenza arrogante si ranza. Difatti, l'esserc ricolmi in lui vuol dire che cgli ¿:i l capo e il
ergesse c o n t r o Dio, né potcssc rivendicarc per séil potere della principio di ogni potere, secondo quanto ¿:detto: Percbé nel mo
n a t u r a croata, Visto che Dio immortale si era coinvolto nella leg e
¡ m m w ri picgbz' ogni gínocc/nín, degli c…r.tcrí celcst1', turrcslri ¿' infer‑
della_ morte: Dio quindi nascc per assumerci in lui. soffre poi ir nalz', e ogni lingua ¿un]lwxz'ubc ¿[Síg¡‐zorc ( ¡ a s í ; ¿,nella gloria dz' Dio
dara la rcttitudine di vita, inline muore prendendo il n o s t r o caíd‑ Padre“. Questa sará dunun la confessione, che Gesú &:nella gloria
Íg,strítacgtlíf llavnostra untan1t:á'º rímane in.Dio,lle sofferenze della del Padre e, n a t o come u o m o , non rimane pii1 nella dcbolezza del
e o e ¿ ¿ ¿ sono assocmte a lui, e gli sprrtt1 pcrversi insieme n o s t r o corpo. ma nella gloria di Dio. E. ció confesserá ogni lingua.
c o n le, potcnze malignc sono sottomessi al trionfo della c a m “
13segli esscri cclesti e terrestri picgl1cranno il ginocchio, questo si‑
porche Dio muore nella carne. º, gnifica che (:in &il capo di ogni principato e potcstá, che piegando
8. l..'Apostolo dunquc, consapevole di questo mistero lui che i l ginocchio t u t t c l e c r e a t u r e sono s o t t o m e s s e a colui nel quale noi
tweva r i c e v u t o dal Signore stcsso la conosccnza della falle n o n siamo ricolmi“, e che cgli dcvc essere confessato nella gloria di Dio
1gnoraya che il mondo, gli uomini c la filosofia erano inc1pitci di Padre perla pienczza della divinitá che ubita in lui.
accoghcrlo. Cosi dice: Badale C/)('‐IZCSSZU?U vi .redm“a per mevzr) del‑ 9. D()p0 aver mostrato sia il mistcro della sua n a t u r a che quel‑
la /zlnmfzu (' del vuota ingarmu remmlo le tradz'zz'rmí degli ziomz'ni lo dell”assunzionc della nostra ‐ rimancndo in lui la píenczza della
…rccondo gli elcmcn!í del ¡nando 0 mm ¡cºcomlo Crí.rtn pc'rcbé z'n lui" (livinitá. noi siamo ricolmi in lui perché ¿:n a t o come uomo ‐, l'A‑
abrtq corporalmcntc tutta la picm'zza dalla dz'w'm'tá e l)…" ricte rico!; postolo prosegue esponcndo il resto tlcll'ec0nomia della salvez‑
mzm Im, percbé _eglí ¿*¡¡ capo di ogni pn)n*í/tatu ¿',putcrlzl'. Pcrtan‑ za umana, diccndo: ln lui voi .víctc am'bc ctrama'rí, mm con una
t o , dooo_ayer spiegato che in lui abit-¿ corporalmcnte la pienczza t'¡'rmncisírmc falta ¿la marzo ¿¡lua/710, con la .i'pulíazí(mc del corpo dí
della dnnmta, ha fatto subito seguire il mistero della nostra assun‑ m m c , mmcon la circana'slonc di (Jr1'xtu. ( j o n [ u i .ríctc .rtati scpolti
zrone. dtcendo: Vai ríe/c rim/mi ¡'n /m“. Come infatti si trova in lui iu…sicmc nc! /7aticsz'mo, in [ u i (¡HC/JG .s'íctc statí ¡n.rícmc rz'ru.rcitati par
la pienezzg elella divinitá, cosi noi siamo ricolmi in lui. ln veritá !afcdc nell'opcra a'z' Dio, ¡l quale [o ha ríswc¡tato Jai marti“. Siamo
non dice: Siete ricolmi", ma: Siete rícolmi ¿'n lui. Si perché per la quindi circoncisi non con una circoncisione cum‐ale, ma con la cir‑
speranza della fede tutti coloro che sono srati rigenerati alla vita concisione di Cristo, cioé siamo rinati come uomini nuovi. Se in‑
et e; m a. o lo saranno,
: | '
sono '
ora neolmr . nel corpo di Cristo; ma un ‑
ÍIOI'DT saranno ,ncº.ln,u non piú in lui, main sc stessi, in r a p p o r t o
que tempo Lll c u 1 ] Apostolo dice: 11quale lra.r£gurcrá z'l nostro “'Fil2.10-ll. “(1012, 11-12.
corpo d: umzlta elo conformcrá al rua corpo di gloria“… Ora dunque '
Slalrlno riclolmivin lu1. ossia mediante l'assunzione della sua carne '7ln questo capitolo si riussumc la dottrina della gloria, the riguarda
ne ¿ . qua. (.=,alma: corporalmcnre la prenczza
. della divinítá. E in lui, sin il Cristo nella sun umanil'íi sia gli uomini chiztmati ¡¡parteciparc alla gloria
del suo corpo rl$0t'[0. L'assunzionc della carne la da tramite per il n º s t r o
passaggio alla condizionc gloriosa tlcll'ltomo Gesil. accolto nella gloria del
vF¡]3_21_
'(_ll', Rm 7, 23, -“'CF.Col2,15. '(10l2,8>104 ” Col 2, 10. Padre; cf. anche Trr'n. l l . 3538.43_49; lr1p.s'. ], 15 ( C C L ( ) l . mm 29‐30); 14.5
l1'/7¡d.,pp.83-84); 124. 4 ((ZSEI. 22, pp. 599-600); 141. 8 (t'hía'.. p. S…): 150.
2 (Ibid., pp. 8 7 l - 8 7 2 ] ; sulle modalitíi i n cui ¿ *citutn ¡ ] t e s t o d i Fil 3 , 2 1 c sul
|“ suo signifieato, vedi A. Fierro. Sohrc [a gloria. ptm 83-84.218-219;J. Doignon.
L' upres.sronc
_. . xA ¿ K¡
(. box/m norter. Moho elegante. essa risulta letiemlmente ' (Í u m m c n t “¡'/aire dePoi'11'rrs'zl-f-il la c/ mmprix Íc l't')'_i'l'l de Paul, Pbih'ppicnr
intraducibilc. 3.2I?,pp.127-137.
Lli¡r0 9, 9-11 1 13
] 12 La Trinz'tá/2

fatti siamo seppelliti insieme nel suo battesimo, dobbiamo morire ra di Dio che risuscita Cristo dai morti, hoi anche_Cr_i5to che ooera
all'uomo vecchioy, perché la rigenerazione del battesimo ¿:potcnza in séqueste stesse cose che opera Dio. Cristo miartre morto spo‑
di risurrezione. li questa ¿:la circoncisíone di Cristo, non venire ‐4iandosi della carne. Mantiem perc10 fermo che Cristo e stato r i ‑
spogiiati della carne del prepuzio, ma morire totalmente insieme Suscitato dai morti da Dio, mantieni fermo che Cristo Dio sul pun‑
c o n lui, in modo da vivere un giorno totalmente per lui. In lui in‑ to di morire ha compiuto l'opera della nostra saivezza. Ma qu¿u_1d0
fatti risorgiamo per la fede in quel Dio che lo ha risuscitato dai Dio opera in Cristo, benché Sia Dio a 0 p e r a r e , e comun(c3ue rls¿0
morti. Occorre dunquc credere in Dio, per la cui opera Cristo ¿: che per morire si spogiia delia carne; e _quar1do e morto ,ristái, Be
s t a t o risuscitato dai morti, perché questa &la fede che fa risuscitare uveva operato come Dio prima (_ii mor1rc, e seniore 1oper¿ [. “ io
con Cristo e in Cristo. che risuscita Cristo morro. Col… che rrsusc1ta Cr15to_da¡ m o r t 1 eho
10. Tutto il mistero dell”uomo a s s u n t o si conciude quindi cosi: stesso Cristo che ha operato prima delia morte' ', cd e lo stesso c e fr
Con [ u i ba dato w'!a anche ¿¡voi, quando erauate marti nei peccati e si spoglia della carne sul punto di m o r t r e . . ' . [ > ?;
nel prepuzío della vo_vtra carne, perdrmandoví tutti ¡'peccatí, annal‑ ,:
i

11. Comprendi ormai ii m15tero della fede dell Aposto o. iº. '
Íando ¡[ domwento che nel/c prescrz'zíom' era conlro a'í noz", che (¡ era Hai conosciuto ormai Cristo? Ti chiecio ¡ailoraz cin exche si spo‑ 'l'
¡
contrario, ¿»lo ¡ya tolto dí mezzo ¡'nchzbdandolo alla croce quando fu giia della carne, e qual ¿:la carne di mi si (: spoghato? Dali Aoo:
spog[íalo della came, ¿»delle potenze ha fallo pubhlím spetlacolo, stolo infatti attingo i'indicazione che egh h'axmteso tiue cose, uoe
trzbnfandone …sextesxo'; Duomo del mondo non comprende la fe‑ la carne di cui si & spogiiato e coiui che si e spoghato della_car‑
dedeli'Apostoio, e nessun altro linguaggio all'infuori del suo puó ne. E ¡manto ascoito che Cristo ¿:stzito risu5cttoto dm room per
spiegarc le parole in cui il suo pensiero &formulato. Dio risuscita opera di Dio. E pur essendo Dio a risuscitare Cristo dar triorái 1(:
Cristo dai morti, Cristo, nel quale abita corporaimente la pienezza Cristo ¿¡essere risuscitato dai morti, ¡o chieeiozxchi 51¡spogim e ‑
della divinitá. Ma dá vita a noi insieme con lui, perdonandoci i pec‑ la carne e chi risuscita Cristo dai niort_i e cx da v1ta 1nstemeycon
Cgti e distruggendo il documento della legge del peccato, ¡] quale Cristo? Se poi Cristo m o r t o n o n comc1de eon la carne spog 1ata,
Cl era contrario per le prescrizioni anteriori, togiiendolo dí mezzo fammi conoscere il nome della carne spoglmta, c m o s t r a m i mver‑
e affíggendoio alla croce, spogliando se stesso della carne per la samente la n a t u r a di colui che si &spogliato della “carne. Trovo
legge del peccato, facendo pubblico spettacoio delle potenze e ri‑ infatti che sono il medesimo soggetto Cristo ¿DIO ususc1tato dai
portandonc trionfo in sestesso. Giá prima“ abbiamo trattato delle moni e colui che si &spogliato delia _carne. E.mversameote trovo
potcnze su cui hatrionfato in sestesso faccndone pubblico spetta‑ chela carne spogliata &Cristo risusc1tsto tiai mom, Ct)it1ithe pho¡
colo, del documento annullato e della vita &noi donata. ha fatto pubblico spettacolo d€l prlnc1pa[1 edelle potesta eme a
Ma chi potrá conoscere o esprimerc questo mistero? L'opera ' 'n se stesso. x_ .
di Dio risuscita Cristo dai mortí, e questa medesima opera divina lnon(Ílatiiiiiurendi che egii trionfa in sestesso delle potestaf "filren‑
dá vita a noi in Cristo, come pure perdona ¡ peceati, distrugge il di conto che non c'e differenza t r a la carne spog-lizitti e coiltii L €si
documento elo affiggc alla crocc, si spoglia della carne. fa pubbli spogiia della carne? Trionia infatt1…sestesso, croe m que a carne
co spettacolo delle potenze e trionfa di esse in sestesso. Hai l'ope‑

…Come si dice che &il Padre a risuscimre Cristo dalla morte: cost si puo
-*'Cf. Rm6, 4-6. 'C012,13-15.
dire anche che ¿»il Cristo a risuscitare sc s l c s s o col suo potere glsí:noi3cornt
si illustra nei capiroii seguc. mi; vcdi M. I'lgura. Introdm*tzon, b ( . 4 , pp.
'81n Trírz. 1, 13_ l()º)‐HO.
114 I ¿¡ 'Í'rínilá/2 l..í¡vm 9, 11-14 115

di eur Sl&spogliato. Vedi cosi che viene annunciato Dio e |“uomo Cristo ha operato, l'hu opc rato la potenza e la sapienza di Dio, e
c o s ¡ che lei m o r t e sia attribuita all'uomo c ia risurrczionc della car:
qualunque cosa la potenza ela sapienza di Dio ha opcrato, senza
ne a Dio, …manicra tale pero che non sia u n o colui che & m o r t o e dubbio l'ha 0perato Dio, di cui Cristo & sapienza e potenzaº'“. In‑
un ¿litro eo|ui per mezzo del quale risorge una volta che ¿‐morro tinc, Cristo &stato ora risuscitato dai morti per opera di Dio, dal
L_…a carne spogliata infatti ¿-Cristo m o r t o , e inversamente colui che
m o m e n t o che ein stesso ha compiuto le opere del Padre grazie a
risuseita (.rísto dai morti ¿=lo stesso Cristo che si spogiia delia car‑ una n a t u r a n o n differentc duquelia di Dio. E la fede nella risur‑
ne. Com_prcndi la n a t u r a di Dio nella potcnza della risurrezione rczionc ¿‐posta in quel Dio che ha risuscitato Cristo dai morti.
rreonoscr nella m o r t e l'cconomia che lo p o r t a ¡¡farsi uomo E pur 13. ii beato apostolo dunque ha muntenuto riguardo al Cristo
uppartenendo amheduc le cose ali'una e uii'altra n a t u r a iieorda un annuncio da un duplice significato, eosi da insegnare che in lui
tuttavta the ¿:uno solo Cristo Gesú, il quale ¿‐l'una e l'aitr' * si t r o v a sia ia deboiezza deli'uomo sia la potenza e la natura di Dio.
[ D … e uomo]. ¿º053 <ccondo la parolu rivolta ai (Jorinzi: leatti, ¿mc/ac scfu crua]is.ro per
1). ¿ i.2].'Ricordo.pcro che ispesso'l'Aporstolo attribuisce ¡¡ Dio /¿1 dcha! 5120, vive tultuvz'a per la [mlmza di D i o “ , mostrando che la
¿ rt ¿ rrsurreztone di Cristo dai mortr"% Ma ein n o n ¿-fuori m o r t e viene dalla debolezza [umuna], la vita inveee dalla potcnza di
della fede cvangelica eontruddicendosi ne||c sue stesse paroleºº Dio. Secondo ie altre parole rivolte ai Romani: Quanto al fallo cbc
soprattotto perché il Signore dice: Por ¿¡m-m: ¡"Í Padre mi uma, (' n m r l o , ¿3mor… al puccalo u m l volta per .r¿-mpru; ma quanto alfalfa
percivc … ¿lo la mia vita, pcr riprcndcrla ¿li nuovo. Ncr.rwm me[¿ <'/w vive, vive per Dio. Ma anche voi mmizlcmtcví marti al pvccalo,
toglz_e, ma ¡o la ¿lo da me x/os'.ra [ lu ¡Í [zolvre ¿1/1/ar/a ('A/m ¡lpu!ere 1'/>[)IH'L' w'uw1ti por Dio … ( Írí.rlo (¡¿trúº“. cgli attribuiscc la m o r t e al
dzrz/¡rem/cr/a gli nuovo. Quer… comanda br) rz'ccuuiu Jal Padru'º'º peccato, la vita inveee a Dio. alla cui n a t u r a apparticne appunto il
E ¡quondo gli tu ehiesto di offrire un segno perchó si credcssc iri vivere. E per questo occorrc che noi mori-amo al nostro corpo, per
lur, dice ….r a p p o r t o al tcmpio del suo corpo: Di.rtruggc¡c (iumt0 vivch per Dio in Cristo Gesú. Egii, assumcndo ii nostro corpo di
tcmpm, ¿' 10 ¡'n tre giorni lo fan) r1'.mrgarcº'º. ( I o n la facoltá diri‑ pcccato… ormai vive totalmente per Dio e, condividendo la nostra
prcnde_re la v i t a e c o n il p o t e r c di far risorgerc il tcmpio inscgna n a t u r a . l'hzi unitzt nella eomunione con l'immortaiitír divinztºº.
cheeglr stesxo &il Dio della propria risurrezione, e t u t t o ¿[tiesto lo 14. Dovevo quindi spiegare brevemente queste cose… perché
attr1b)urscc pero all'autoritá del comando del Padre”. Si intende ci ricordassimo di considerare che il Signorc ( ] e s í r Cristo ¿:una
che ! Apostoio n o n dice il contrario, quando annuncia Che Cri‑
s t o e potenza di Dio (: sapienza di Dio, perché qualunquc cosa

" " ( Í f . l ( l o r 1 . 24. “ 2 Cor 13. 4 . " 'R m 6 , 10-11.

""Cf. R m4,24. ¿[(¡y 10, I7-18. " “ ( i v 2 , 194 ¿2La n a t u r a umana di Cristo, dopo la risurrcgione,si ritrova imita alla natu‑
ra divina di cui condivide i'immonniitá elagloria. F.que$to il senso delia "suppli‑
cu della carne" di GV 17, 5 (<<Pz'1drc. glorificumi presso di te con queiia gloria ('hC
… ¡ enÍN;:n(E
¡ …º_ . .
tootrztddiztorie nel ( J.e r che il. Peter risuscita ( Í r i < t o dalla
avevo presso di te. prima the il mondo fosse»). ( Í o s i si leggc in ln pr. 2_ 27: <<in
17eore ( ;ev c…¡: 17 …) __“c te se
.r|storlsusi “ 5ÍLbb(l)v
“ *“ > ' '">cr|tti.instichc
Lee_sprtssmm ' “ ' ( ( .."o l 2. .H‑
n a t u r a delia came, giorificata dopo la risurrezinne. veniva elcvata ;] quello stato
.… 211] , ‐ _sr| ummanoesr ehlariscono recíprocamente. tli gloria che a v c v ¿ i posscduto p rima, U Figiio dcil'uomo_ destina… a sedere con ¡1
p o t e r e di rtprcmierc la vita viene t|ai|'autoritá del Padre. da cui il
Padre, nasccvn aliora come Figlio vivente di Dio. u t m piii destinato a morire. una
( . n s t o t u t t o r i c e v e . Gift Novaziano aveva interpretuto in tai sensu CV 10 17- A
volta che la mrruzione della came ormui em statu assorbitu nella immortalitá»
18, lcggcndovi
pp- 3253). una prova della divir]l't7.i dd* (,r1>to
' '“ ( c'_t . i n' n' . 21.
' 2-3: ( .' ( ."1 . 4,
((Z( 3]. 61… p. 57, 27-31)1 ¿*lo stesso t e m a del lolus De… »¡ a r m humo. (cf. preceden
te n o t a 13); per lasupplica di ( ¡ v 17. 5, vcxii A. Fierro, Sohn* [u gloria… pp. 125‐134.
] 16 La Trim'lá/2 Libro 9, 14-15 117 ¿

persona con l'una e l'altra natura”. Egli che rimancva nella forma ve, de un mister0 nel fatto che si spoglia di una forma e nhehassume
di Dio, prese la forma di servo, per la quale fu obbediente fino al‑ nn'altra; etuttavia n o n si verifica uns scomparse, c o s t c c nonn;g ]
la m o r t e “ . L'obbedienza fino alla m o r t e infatti non si verifica nella sia piú uno che si svuota e uno che_rtceve. Perc1o lo SVUOtÍ¡mL(1r¡_ !]
forma di Dio, cosi come la forma di Dio non si trova nella forma <crve a rcndere possibile la forma_ di servo, non nel sense ( ¿: .‐t 3 ¡.
di servo. Per il mistero dellleconomia evangelica. colui che ¿:nella st()24, il quale era nella forma di DIO, non contmut ad essere (_rgtg, l
forma di servo non &diverso da colui che &nella forma di Dio, pur dul momento che la forma di servo n o n lha presa s; n(cjrn or) e. =].
n o n essendo la stessa cosa prendere la forma di servo e rimanere
¡:_ quando ein si svuotó di sé, il mutamento del mo o ¡155Í1UÍ11‑
nella forma di Dio. E colui che rímaneva nella forma di Dio non l'ussunzionc della n a t u r a [umana] non distrosse la nz_1tnral e a) " :
avrebbe p o t u t o prenderc la forma di Dio se non svuotandosi dí sé, vinitá che rimaneva, cosi che, permanendo (irlsto Sp…ro, ostesbso
dal m o m e n t o che era incompatibile la coesistenza delle due forme. ( lristo fosse uomo in un corpo. L'ulnic%e medesrmo Cristo cam ta |
Eppurc colui che si & svuotato di sé, non ¿»altro o diverso da colui ' ' "_ (: ne assume un :) t r o . _ . ' “| .|
che ha preso la forma di servo. L'averla ricevuta non pub apparte‑ Elmold; Íbºg;íífo mostrato quindi lºeeonomia dei mist(ejrizº, gr€21ie _…:.1
nero 3 chi n o n esistc, ed ¿:proprio di chi sussiste il riceverla. alla quale gli eretici inganna_no tntt1 gli 1gnorann. quan Olattlr(ljeltlte "
Pereió lo svuotamento della forma non ¿:l'abolizione della na‑ 5 C 0 n 0 alla debolezza della divintta tutte le cose che sono sta Í1' f | ‐.
tura, perché chi si s v u o t a di sé n o n cessa di essere se stesso; e chi
u fatte in virtí1 della n a t u r a dell,uomo a s s u n t o , e ascrnáono a ¿(;;‐l :=',… ?
riceve, rimane. E posto Che ¿ lo stesso soggetto che si svuota e rice‑ ma di Dio quanto ¿:proprio e coerente con la forms ¡ s“:“)..‐ 0_ ¡
…lobbiamo rispondere ai loro stessi argomenti._ Con srcut;z¿a lsx p r
.u: ( i f . l¡il 2 . 6-8. trít distinguere il genere delle singole allermaz1om, Quen 0 so 06311
l'ede si confessa che Gesú Cristo &Verbo e carne. ctoe uomo e . .
2” U!riu.w¡ue nalurae pcrrurzam: una formula che sembra anticipare la for‑ Gli eretici negano allora che sia Dto_ per naturn ll Signzre no;
mula d i ( Í a l e e d o n i a (due nature i n una sola persona). S e eosi fossc, "persona" s t r 0 Gesú Cristo. per il fatto che hadcttoº': Porche mzcbzamz u o n 0 .
avrebbe il senso ( l i un essere sussistcnte personale, il Logos 0 ii Cristo preesi‑
stcnte clic assume la n a t u r a umana. ln realtá il s u o significato non e del t u t t o
chiaro e ha dato luego ¡¡ interpretazioni differenti. ll Ladaria propende per 24Si tratta del Cristo preesistente 0 Logos. ' _ . 8
il senso meno impegnativo dal p u n t o di vista teologico, quello che lo Smul- ' ”Sulln nozionc di “forma” verli _quanto detto in nota 41 del libero….rá
ders chiamerebbe “scenico e giuridico” e la Rondeau "prosopologico": quel ( ) u i si parla di forma nel senso di manilestaztone csterna di una mi…? …
signihcatn cioé che emerge quando si dice che lo Spirito () il salmism parla
"nella persona" ( c x persona) di qua|cuno, benché n o n si possa escludere llal» '
¡li ”tintura" in tale sensu laforma di Dio ¡:la forma di servo 51esc u ono .
t r o signilieuto (il Logos 0 Cristo preesistcntc). L'espressíonc puó essere messa
| ' f 'l'rz'n.9 38.51;12,6;lnpx.68,25((J(Jl,ól.p.31l). _ ..
U … , C. '
2('Sdcramcmorum d:xpz'nmtw.
' ' - 51 ' t r a t t d, (]&-ll'incarnanone
. , culmine c sm‑
in un rapporto di analogía con quello di ln pr. 138, 5: mm con/andenc/a autem
tesi del oianosalvifico divino. . _ 4 ' _ __ _,. | 0
pemma dluíuítalis el corpon's ext (CSEL 22. p. 748, S)e di ¡n ps. 143, 9: ex ¿Tinizia la confumzione degli unam ¿ parttre dm t e s t i clic cssr ulill¿fz;& _
pcr.tmm c:"us /J()?HÍHÚ, quem dominas adrump.tít (¡'/aid. 22. p. 819. 13 )t lissa indi‑
per dimostrate
' ' ' “ d(”| l'"ig,=l'i t), riportati
l "1nfenortta “ nel e.2.
” "bll p r i m,"o )U ¡1mºtivo
dt ess! e e
cherebbe cosi che ogni n a t u r a possiedc una “persona". eioé una forma di ma- ' IO 18. [1 Signore rifiutu di essere Chiamato maestro e um; ¡ 'bu¡va una
nifestazione propria, pur nell'unit£t di soggetto. Questa posizione scmbra fon‑
data_ sesi pensa che la terminología calcedonesc non ¿‐s tata ancora elaborata,
chi: il giovane lo riteneva un sempliee maestroldelllla líegá_vc egl| fitt(::n€ Dio [
honra" puramente- umana, - " ( » ,c-h XU0l(‐ u. ' m. d u r o a a e¿c m i ud c …il i0v.…c .,
anche se in llario si trovano giá le premesse. Su questo e altri aspetti dell'e‐ '
diversa
' ] º|ntcrpret.uione
' ' dello
* stesso.
' ' t e s t o … Í n M a t l b . l() , 4. - 7 =_ ou… ‐ ¡ :_ ¡.… e
spressione vedi LI". Ladaria, La 'l'n'mdad, p. 436, nom 35: id.. La crí.tlo/ogía.
¡: visto c o m e figura del popolo grudutco, arrogante nella le¿ígt, nonosgseg:nza
pp. 56-57; P. Smulders, La dodrínv lrím'lm're. pp4 287»288: M.-_I. Rondeau,
dei corn anclamenti Cl1L' pure proclama, e ¡ncupuce di porre ¡¡proprta .p
l,r'.t corr¡memaíres palrz'stiqucr. vol. ll. pp. 327‐329.
nel Cristo ('5Ch 258,1)p.92-%).
l 18 La '! i'1'r11'tá/2 Libro 9, 15-18 119

Ne.ssunu ¿)¡mano se n o n Dio mío-*“. ()gní modalitá di risposta deve" .- rispose: Perclac' mi cbí¿zmí huano?“". E per indieare lo ghe¡senso)
neeessariamente partire dai motivi per cui si pongono le domande. in si doveva intendere e proclamare buono, a_ggymnse. ¡ 'Luw]…uf
Si rispondcrá infatti a quanto si ehiede. Anzitutto io chiedo al falso ¡"um-m se non Dio rolo“º, non respingeudo eo51 l appellat1vo te ¿
interprete di questa espressíone: pensa di rimproverare al Signore il l…ntit. segli vcniva attribuito in quahtá di D,lº; . d' .
fatto di essere stato qualificato come buono. e forse avrebbe prefe‑ 17. lnfme, mostrando di rif1utare per se¡ appellatwo ¡__mfae‑
rito essere chiamato eattivo? Questo ínfatti sembra indicate in que‑ xH*0 buono secando la fede di coiui che lo 1nterrogava quasi os‑
sta frase: Perc/)é mi cbíami burma? Nessuno infatti & cosi insensato, xL' solo un uomo. all'orgoglio del g i o v a n e e al suo vanto/pe1 ave;
penso, da voler attribuire una diehiarazione di eattiveria a colui che nsservato la legge cosi replicó: Tí ¡¡lzmcq una sala t'r_)xa¡ 'w ,) vc"? !
ha detto: ch'!e ¿¡me mi t u ! / ¡ ¿'/.76 ríe/c affatz'mlz'e appcsar¡tití, ¿'io vi ¡ m m t'i() cbc ¡ m i (' dalla ai poveri, ¿'avraz zm[ e x a m m ado. ¿mcm,
rz'.s'tnreró. Prem/etc 1"l¡m'o gíogo .…di uoic imparatc da me, percbe' xo‑ wr»m'mi“**. Non rifugge dali'esscre chiamato buouo, lu1 che oro‑
no wz'tc c umi/e cl'í more; e trovcrete rz'¡mm per le vostre anime. 11mío mZ-tte un tesoro celeste; non evita di essere cons¡derato ut_aestro,
giog_o z"r:fatti ¿*dulce e il ¡ m b cart'co ¿ leggcro*“. Egli si dichiara mite lui che si offrc come guida per tale beatitudmc pei‐ietta. R1f1ll[£ "¡:
e umile. (: lo si crede adirato per il fatto che ¿»s t a t o chiamato buo‑ rece una fede che pensa di lui in maniera t e r r e n a . e |i'1seg'na c e la
n0? Questa diversitá di affermazioni contraddice che chi attesta la ¡mota si trova soltanto in Dio. E per indieare che era ins¡eme ([])lo
propria bont£1 denunci poi di essere chiamato buono. Allora oecor‐ ' e bueno, ha esercitato le funzioni propr1e della bonta, apren o_1
re chiedersi: quale altra dichiarazione a suo riguardo condanna. chi lcsorí celesti e offrendo se stesso come una per g1ungerv_i. lo que‑
dobbiamo credere che non rifiuta di essere chiamato buono? s i ( 3 modo rinoncia a quanto gli si attribuiva come sempi1ce ;…njf.
16. Vediamo perció che cosa, oltre “buono”, abbia detto co‑ L' n o n si dichiam estraneo a ció che vcnwa r_iier1to ¡¡ DIO. 1¿oc ¿‑
lui che domandava. Dice infatti: Maestro ¡mono, cbc cosa di hu0n0 mando the 5010 Dio & buono, egli_dieeva e iaeeva le “cose‐c Sap‑
dnvró]árc?”. Gli ha dato nel eontempo due appellativi, maestro e partengono alia potenza, alla bo_n_ta e alla n a t u r a dell um…l lo.)
bueno. E visto che n o n rif1uta dí essere chiamato “bueno", neces‐. 18. Che quindi n o n abb¡a r1hutato di essere eh1amato “.…n(1.i
snriumenie riñuterín di essere chiamato “maestro buono". Rifiuta nó cvitato l'onorc che si deve al maestro. ma che abbiab1as¡mato ¿
di essere dctto " m a e s t r o buono", in modo pero da riflutare la fe‑ ¡¿de di chi non aveva apprezzato in liljl se non _quanto e Í_orporeo ?
de di chi domandava. piu che gli attributi di m a e s t r o e di bueno camale, lo si capisce dul fatto che Sl e1nvolto … modo ;J1versozg 1
presenti in lui. Il giovane, orgoglioso per l'osservanza della legge,| apostoii the lo proclamavano maestro-”, con le parole: [ …mzfc . ¡tr
ígnorava infatti che fine della legge ¿:Cristo“, pensava di essere » m f c nzaestm (*Signorc: ¿'¿lite herzu, porche la sana ",e a trove wev;1
giustificato per le opere. e non capiva che il Signore era v e n u t o per detto: Non cbiamateui maestrí, perché ¡[ vos!m macxlr0 c'(,rl'z_stoh.
le pecore perdure della casa di Israele"', come non capiva che l:‑ Quando ¡o si considera maestro con vera fede, allora elogia ¿ n c e
legge n o n puó salvare i credenti per la fede nella giustificazionc“.
Allora interroga il Signore della leggc e il Dio unigenito quasi foss
un m a e s t r o di precetti comuni, messi per iseritto nella legge. [¡ Si "" Mc 10 18. “' Mc 10, 18. “ ' M e 10.21. '“ GV 13, 13.
gnore rifiutó quindi questa empia professione di fede in lui, per :f '" Mt 23. 10.
quale veniva interrogaro come [ u n semplice] m a e s t r o della legge'
2“ llario ¡: fcdele al prineipio che la Parola dl Dio 515pngd wn lal] aroi.1
ali Dio Qui cita un altre testo ( C v 13. 13) in C…gli ¡apostoll lo pi3_n amarre
"" ML'.|0. 18, Mt 11. 28-30 “¡Nit lº), 16. ”* Cf. Rm 10,4 maestro ed (:in accetta ]“zlttributo per la fede che e351 dimostrano ¡ au_.rc …
=“(1f. Mt 15, 24. “Cf. Rm 8, 3_ x
lui come maestro divino.
122 La 'I'r¡tzi!á/2 Libro 9. 20-22 123

mm aveie mai armlram la ma voce, )zé ave/e vixln í! … ! ) vo/to, e non .i'udere a coz'w' cbc egli bggzandato“í, 1:10isír3(r)izleodeiols)li(e)lrí;:;bgcurso
¿ m a t e [amapam/a cbc rímarze … uoiº'“. Allom, ignorando la volontá Nero ereduto in lui, avre em asco la o ' ¡ 013 "…l¿)m_ (“,…zic
del Padre. sono senza colpa quelli che mai hanno udito e visto, e x-¡sto il suo volto e avrebbero a v u t o la_su:.r pard ; ‐cd…0, F…‑
nei quali non dimora la sua paroia? Eppure sono senza scusa per ' ' 7 ' a t u r a , i n lui i l Padre parla, evisto e e poss , _ : x
n o n avere conoseiuto la sua testimonianza. dal m o m e n t o che Cri‑ iii :SiiiriLi…inrifesta anche il Padre. se_da lu1 edstatc; m:nduigtlz:ki) 3EÍZ
s t o dichiara che la testimonianzu del Padre su di lui ¿?data dalla Nlsepara dal Padre per qualehe driterenza 1no:) né(ígcolta¡¿) né
testimonian… delle sue opere. Lc opere quindi testimoniano su di the 1]Padre. ii quale testimonia di lui, non ¿ sltam .¿1u¡ichc ¿¿ S……
lui, perché ¿:stato mandato dal Padre. Ma questa testimonianza visto né inteso, per il motivo che non Sl e eren u
delle opere ¿ ‐quella del Padre. E dal m o m e n t o che. l'opera del Fi‑ lll.inº]i_íli;i:l
- ' iai Padre? quindi non si separa daDl?>i
unigcnito . aonndr;;g:iegza
, _
glio &testimonianza del Padre… si dovrít necessariamente intendere
che :tgisec nel Cristo quella n a t u r a per la quale anche il Padre ¿‐te‑ l)io come Padre. Anzi, tacendo eonoscetey un Í[“o;:¡c d……… a
stimone. [¿cosi, ¡| Cristo che opera e ¡1Padre che testimonia nelle sH"d Dio come Padre, eolioca anche sestesso ne
opere di luiv mostrano che la nascita avviene secondo una natura
inseparabile, perché si dice che la testimonianza di Dio su Cristo ‑ 1)….22 Difatti nel medesimo testo in cui dice di attesdtarí ;T;3f
corrisponde all“opera stessa di (_Zristoº“. pr0prie opere che ein & stato mandato dal Pti<tl£c;nr;rndímtda [….
21. Non sono perció esenti da eolpa per non aver eonosciuto che la testimonianza del Padre che egh e s/ta) 1[',,,¡¿-¿,D…lwvnon
la sua testimonianz& dato che ¡”opera di Cristo corrisponde alla te‑ ()unndo disse1 Hmm vercate l'rmore d.! mi… en ¿,|Z…¿ prc]¡…¡…¡rc
stimonianm del Padre sudi lui. Non sono ignari della testimonian‑ 1:iscio comunque isolata tale¡espressrong. Sluj]zal;ir¡m.¡ …… aveva
zzi per il fatto che n o n hanno udit0 la voce di chi testimoniava, non
L-hC disponcsse alla fede neil un1ta [col 1aere . [ (, ”CW“ , , , , ( ¡ .
ne hanno visto il volto e n o n ne hanno a v u t o la parola che dimo‑ dctt01 Non uolcle uem'rc ¿¡me. per avere la wm. O.,li(;,; …1. ['am…(.
r-.1vu in loro. A ció che era s t a t o detto: E voi mm avete arco/[ato la rv dagt'z' uomini. Me: ¡o w.“ crmnxco c m)cbc* non avfuí,,' ……,…' av¿![¿l
ma voce. mi auete vislo ¡[ X Z I ( ) volta, e ¡ m n ¿ m e t e la ma parola che ri‐ . Ji Dio. lo sano venuto nel nome del ¡ udr:e m m , ¿, ['a….…¡¿> ¿¿¿¿‐(¡[…
”ld/7C' ¡tz uoi“* ‐ avendo il Padre dato testimonianza su di lui. n o n si u¿‐ml!o; _rc un allro fos_te venuto nel pm¡mo 33n;:,u0min; ¿)……¿-¿.r_
potesz comprendere in ogni caso per qual motivo non ne zwevano ( fome paleto ¿-redor<' voz, …Cb,U rt.ccvele r)g)r¡r[¿). ( g ¡ … , a …more dcgt¡
aseoltato ia voce, non ne avevano visto il volto e n o n ne avevano la a…» ¡"(more di cului cbc ' [ u m m D…) . '15dpp.… a D… cd & p….
parola che dimornsse in loro ‐, subito & stato aggiunto: Pere/ar" non ' uomini. perché i'onore oceorre ch1ederio pi;ittvtluisahri Qtlalc 0 n 0 r c
prio degli increduii ricevere onore gli u n i º>dif)¡cc dl;ane ¿¡s a p º ‑
"*(?v 5.37-38. *'‐“(iv5. 37‐38…
inf“… U“
" Uºmºdpí)gá
e <acreno . , _
idarc anueniilitliii:0enigscgna . per
che. ii motivo
“'Le opere del iºigiio sono le opere del Padre, cd esse testimoniano la Litiiiíriigiieºgil)io non rimane in loro &che non aecolgono lui. che
natura divi nudel Figiio. F. questo un motivo che ritorna molte volle nel|e ope‑
r e d i Ilnrio i n r a p p o r t o u i testi d í ( ¡ v 5 . 17; 5 . 19; 5 . 3(m Ecco u n esempio: <<In Viº“º'cl1esian;imtfifiíce'.i pcziiiífi;tthe egli viene nel ¡zome_de/ Fadre£jº?
che cosa consiste allora l'operu del Padre? In cio Che fa il Í ' i g l i o Dice infatti: Forseiztiaiessa di diverso che venire nel nome di Dio? O torse ¿
"ll Figlio da se n o n puo fare nulla. se n o n cio che ha visto fare dal Padre"
( C r 5. 1 9 ) » (fnpx.º)l. 9:(Í(1].60,p. 326. 8-10). Per ¡ molti passi ¡lariuni, che
dircltaamente o índirettumente rumano ¡ m o n t o ¿¡questi testi giov;tnnei. vedi
l….lí Laularia. Lu rrzÍtIo/ugíu, p. 143. n o t a 45, * " (“1 v e
5 , e38. '“"Gv5 , 44. º>h(;v5.4().44. '“(iv5.43.
124
La Trz'nitá/2 Libro 9, 2224 125

more di Dio non e“ m' loro, p r o p r 'i o perche' non hanno accolto coluil
mm ¿¡ Dionel
che viene ¿¡[:,Oltlieil,¡?110?.o
' ' forse non aveva affermato che la na‑ l ) i o . E per noi una testimonianza lo stesso discorso, nel cui inizio

la vita…? D i f … ¡ ¡;ello ? Parole: Non z_;olete veníre ¿¡me, per avere si t r o v a : Perché tutti onoríno il Fz'glío, come onorano il Padre. Cr'3í
¡” ucr¡'tá w_d¡co ¿/,¿» w. 5 els'so testoxegli aveva gia detto: In uerz'tá wm unam ¡[ Fíglío, non ( m o r a z'l Padre, che la hamandato“. Le cose
al voce ¿¿ F¡g/¡O ¿¡ Dene ora, ede)querta, ¡tz c u i ¡' martí udramzd non sono messe mai sullo stesso piano di onore se non in virtú del‑
viene ne] nome ¿el Pago, 0 qt;ant: laaranno udíla, vivmnnobº. Se la n a t u r a , e un onore equiparato n o n sep‐¿ra mai quelli che devono
avere la natura divina Are, egi non el! Padre, e neppure cessa di vssere onorati. Dato che il mistero della nascita esige l'uguaglianza
proprio ¿¡ chi ¿ Fi " ingru Sl trova ¡] Padre, dal momento che & nell“onore, il Figlio deve essere onorato alla pati col Padre. E se
non si cerca l'onore di colui che solo ¿:D io, non &fuori dell'onore
guíto, un altro verr% ii)ello slt(e:s(omre nel nºnjº 'dí D i º P3dfº- 10 SC‑ dell)unico Dio colui il cui onore ¿:identico e medesimo con quello
ls&lo;)ra uomo, eda lui gli uon1in?gi?;nfiííra " C C V U Í 0 - Ma COStUÍ & di Dio. Come infatti chi n o n onora il Figlio, non onora neppure il
essere v eeranno
l… a loro volta onore, anche
… seanno l'onore
con falsrta
per sé, e a"‑
' “ dirá
' lo ' Padre, allo stesso modo chi non cerca lºonore dell'unico Dio, n o n
311'Amjcrístt: 3ecl] 3:12116' del Padre. E fomi dubbio che qui si alrliidlie1 cerca neanche quello di Cristo.
E quando on,orerannoi 1ngannera glor1andosi del nome del Padre ' Perció l'onore di Dio n o n si pub separare dall'onore di Cristo.
no infani q u e s t o spirit eojstñi e da [… saranno onorati ‐ riceveran-l li in che misura sia identico e medesimo l'onore dell'uno e dell“al‑
COM ch . 1 _ ' ( e errore ‐. non cercheranno l*o ' t r o , lo fa conoscere anche quando, dopo che gli &stata annunciata

esoo e Dio. “ O F C dl
la m o r t e di Lazzaro, dice: Questa malattía non ¿'per la morte, ma
_ 23. Non hanno l'amore di Dio percl1é non hanno accolto co- . perla gloria di Dio, percbe' il Fíglio dí Dio sia onomto per mezzo di
Lui cile v1e¿1e nel nome del Padre lui bg. Lazzaro ¿:morro per la gloria di Dio, perché il Figlio di Dio
e d,altra p a r t e hanno ricevuto sia gloriñcato per mezzo di Lazzaro. Si dubita forse che la gloria di
n a t r omínírle2;
meme, ' rlilello stesso norne
, dandosí onoreil recíproca‑
Forge si po…“¡ pensafnng cercato [ onore dí colui che solo &Dio Dio si trova nella gloria del Figlio di Dio, se la m o r t e di Lazzaro,
Dio perch¿‐ n o n SiC elcre Custo Sl) separa dall'onore dell'unicci che da gloria a Dio, & destinata a procurare la gloria del Figlio di
acc01to l'Amjc¡‐ist erca Konore dell unico Dio e, dove Dio? E cosi, da un lazo si afferma in Cristo l'unitá di natura con
trascurarc ],Onoreo(i0111an e sltlato_accolro lui.> Difatti, ri _ndo essere Dio Padre in virtú della nascita, visto che la malattia di Lazzaro &
f1utare lui & per la gloria di D i o ; dall'altro si mantiene il mistero della fede, per‑
cessariamente onorare l'3nzicougico DIO, 0 n 0 f a f € ]…V dire nc‑
_ uo! ché il Figlio di Dio deve essere gloriñcato per mezzo di Lazzaro.
0; e se gli uomini avessero perse‑ Con questo, bisogna intendere che nel Figlio di Dio cºe Dio, (: Dio
verato neil'accoglienza di lui, avr
ebbero cercato l'onore dell'unico n o n deve essere inteso in modo da non confessare anche il Figlio di
Dio. SeDio deve essere glorificato per mezzo di Lazzaro, il Figlio
hd ‑
(¡V 5, 40. hº'Gv 5, 25. di Dio sara gloriñcato.
24. La nascita di un vivente daun vivente non si puó separa‑
comune 51Hc …, ' _ ' ha q u iA'
. ll Slglllñºt
' _' a o con e… ' ' ' re dal mistero della n a t u r a divina. Il Figlio di Dio n o n subisce un
_ honor
termine ' ' r 'i c o t r
un al…, i r, m(r)13;¿onde alla mamfcstaz¡one ¿leila stima che uncomii _llngUdgglº cambiamento di origine, cosi che n o n rimanga in lui la realtá della
Ogge"¡voscmndo íngg;t;3vn. ll p1ú delle volte invece ha un sdiis2 Íiií)ie P€f n a t u r a paterna. Difatti, perfino nelle espressioni in cui, dopo aver
c a l l ‐“¡ ] .… n ' . , , 7, ,e q uasis'ídentr"flcacon llana. ' A t ' .' [COC :'
10 523; A) 5‐13“dlml'a comune natura divina; cf. Tri/¿;. 7 21- gil‐1129330 al Padre
, , e ¡A.F1erro,áabrela gloria pp 77 90 ' ' . , _W-61(PL
_ , . - . thv5.23- bglel'4'
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] 30 La Trínilá/2 Libro 9. 28-31 131

sia solitario. e che non si possa intendere il solo vero Dio senon co‑ testato ‐ con l'immagine dell'uscita ‐ il suo procedcre per nasc1ta
meun Dio solitario. F. realmente la fede apostolica non tollera che si dal Dio incorporeo. Difatti, (:in stesso aveva parlato del]a proprra
creda in due dei veri, perché nulla di estraneo alla natura dell'unico nascita descrivendola come un'uscita, con le parole: Vo: mzamate
Dio si puó paragonarc alla realtá della medesima natura“. Non ei ¿'credcie che w n o uscz'to da Dio ¿*¿¡al Padre sono uenuto in quctto
sarebbe infatti un solo Dio nella verítá dell'unico Dio, sefuori della wrmdo“-". Era v e n u t o dal Padre in questo mondo, perehe cra usc1to
n a t u r a dell'unico Dio vero esistesse un Dio vero di altro genere e che '_ da Dio. Per far capire infatti che con l'uscita si era rifer1to alla na‑
n o n fosse tale per natura, secondo generazíone. scita, ha aggíunto dí essere v e n u t o dal Padre. E.dato che era Yenu‑
29. Ma per-ché in queste stesse parole si comprendesse che ein to dal Padre perehé era useito da Dio”, la sua userta da DIO e una
si &proclamato senza ambiguitá vero Dio nella n a t u r a dell'unico nascíta perfetta, alla quale segue la proelarnaztone del nome del
vero Dio, Vesposizione della n o s t r a risposta scaturirá dalle affer‑ Padre. Ag1i apostoli quindi. che avevano caprto tale mr_steroydell u‑
mazioni precedenti che sono comunque in eontínuitír e in eonnes‑ seita. aveva rivolto queste parole: ( )rca'ete ora? Ecco, weno ! ora, cd
sione con questa frase. Cosi, con una dimostrazione graduale della [' v w m ! a , ¡11 mi cia…rczmo Sidisperdvrá per proprio conto, ¿'mz[osce‑
fede, la Hdueía legata alla nostra libert£1 riposerá orrnai nel p u n t o retc .v0lo. Ma ¡0 mm sono mío, perché z'l Padre ¿*con me“. .Per msc‑
piu elevato, che ¿:Cristo, vero Dio. gnare che quella useita n o n era un diventare estraneo a D K ) Pgdre,
Pertanto, dopo aver esposto il mistero c o n queste parole: Chi : e che naseendo conservava in sé. come frutto della generazrone,
um'a me, veda ano/90 ¡Í Padre“, e: Non credelc' ¿“hc ¡o sono ¡rel Padre 131 n a t u r a di Dio Padre, ha aggíunto che non era solo, ma 11Padre
eil Padre ¿'in me? Leparo/c c/.w ¡o dico ¿¡voi, mm le dim da mc, ma era con lui, e operava & parlava ¡n lui che operava e parlava“_". Per
il Padre, cbc ¿*in me, c*g[1'compícl(fsuvnpcrcº. (Írcdctemí, pere/56 io manifestare infíne il motivo di t u t t o questo discorso, ha aggtunto:
no! Padre e il Padre m me; …te n o » alfro, ¿"redctc per le opere _vlavxc'hw, V." bo deíto queste cose, percbc' abhíate pace in me. In qm.nrto _momlo
segur: questa parole di risposta dar parte dei diseepoli, una volta ¿ w r o t e tri/¡oíazt'one; ma .w'atc tranqui!lí, perchc' ¡o ha umm ¡[ Iman?
che sono stati presentati in molti modi í grandi misteri: Ora dun‑ do*". Ha detto dunque queste cose, perché rimanessero paetfreatr
quc .rappíamo che conosci ogni com, ¿*n o n ¡Jai h¿rogno cbc qualcuno in lui, e n o n si separassero con discussioni sulla fede per amore dl
[¿ z'ntcºrrog/3í. I¡z ( ¡ z t h o sappúmzo c/70 xe1' uscito ¿la Dz'ol“. Per ¡ segni ¿ eontraddizione. Colui che era lasciato solo, n o n sarebbe stato solo;
di potenza divina presenti in lui, ne comprendono anche la n a t u ‐ ‑ e eolui che era useito da Dio. avrebbe avuto in sé quel Dio de ( I …
ra divina. Conoscere infatti t u t t e le cose e íntendere í pensieri del era uscito. In seguito, maltrattati nel mondo, sarebbero stat1 pa‑
cuore n o n puó essere proprio di chi & inviat0 da Dio, mapiuttosto zienti nell”attendere le promesse di lui, che avcva v1r1to ll mondo.
di chi ¿‐n a t o da lui. In questo dunque proclamano di credere, cioé . uscendo da Dio e avendo Dio in sé.
che & uscito da Dio, perché in lui e'¿- il potere della natura divina. -' 31. Alla ñne, nel momento di esprimere t u t t o il mistero dell¡a
30. Rispondendo. il Signore li elogia per aver capito non certo fede, dice: Padre, ¿*gz'unta l'ora, glorifica ¡! Fíglio tuo, percbé il I'1glm
che egli cra stato mandato, ma che cra uscito da Dio, e per aver at- '
:

…fo 16, 27-28 .,, (*.v 16, 31-32. C f . Gv 14,10-11. <º'Gv


[ “ c v 14, 9. '“‐'(;v 14, 10‐12. …Gv16,3(1 16. 33.

” Ei q u a n t o affermano gli aríani, pensando al lºiglio come a un D i o in-: ” Per indicate la nascita e t e r n a del Figlio era Stata giá usata lavlerm1no‑
feriore. Inizia il e o m m e n t o a Gv l 7 , menzionato nel c. 2 come secando testo" logia dell'uscire/uscita come piú adatta di quella detv_ernrc/venuta. …quanto
utilizzato dain ariani. esclude ogni eonnotazionc di materialitá in DIO (et. Inn. 6…35, con n o t a 35).
132 La '] 'rím'tá/2 Libro 9, 31‐ 32 133

glorifícbi te; come gli ¡ m idato ¡[ potere suogni came, percbé eglí dom" cipio per il motivo the &dato, perché viene deto quanto é.proprto
la vita eterna a tutto ció cbc gli bai dato“. Fer-se ti sembra debole, del principio originario”, cie& di confer1re la vita eterna edi mutarc
quando chiede di essere gloriñcate? Sia pure debole, senon chiede izl corruzione in incorruttibiiitá“.11Padre perc1o ita donato t u t t o , eLi
di essere gloriñcato soltanto per gioriñcare colui che lo glorifica. In Figlie ha rieevuto tuito. Non &da mettere …dubbte, perche _ha detto.
un altre libro““ abbiamo trattato dell'enore da ricevere e ricambia‑ Tutte le core che sono del Padre, sono m w. E questa espressrone non
re, e sarebbc ozioso ritornare ora sulle stesse cose. (lerto, nen c'é ¡tliude certo alle differenti specie di creature, né al vane avv1cenea_rst
dubbio che la gloria si chiede per queste, perché chi la dá, sia glo‑ dein elementi, ma, aprendoci la gloria della beat:ae perfctta div1nita,
riñeate. Ma forse ¿:debele per il fatto che ha riccvuto il p o t c r c su mostra che si deve ticonoscerc Dio da quanto gli e proprio, la Forza,
ogni carne! Sia pure una debelezza il riceverc questo petete, qua‑ l'etemitá, la provvidcnza, il petere. Nene da credcre che Die posse¿g‑
lora nen sia capace di dare la vita eterna a colore che haricevuti! gaqueste cose in modo che null'aitro esrsta all tnfut)ri di esse, mac e
Ma nel fatto stesso di ricevere si disapprova qualchc debolezza in esse ha indicate le qualitá pessedute perche eene fermiamo una
della natura. Sia pure un chi‐¿ro segno di deboiezza, se Cristo n o n & qualche idea nella nostra mente. L'unigenito dunque, per msegnare
vero Dio per generaziene e non per essere ingenerato! Se invece il che sussiste nein attributi che seno propri del Padre, dopo aver dctto
ricevereil potere sta solo a indicare la nascita, nella quale ha ricevuto che lo Spirite Santo avrebbe preso da iu1, ha aggiunte: Tutte ¿ecore
ció che ¿, non e da ascriversi a debolezza tale donaziene, la quale fa cbc sono del Padre, t o n o mic. Percsz ha detto: Prendera de! mm“ . Tut‑
si che chi nasce sia Dio perfetto nella sua interezza. Dato infatti che te le cese che seno del Padre, sono sue, cert_amenteceme dateerrce‑
i] Dio ingenerato & per il Dio unigenito la sorgente originaria della v u t e . Ma per il fatto che sono date, non neindebelisconq1la dwmtta,
nascita perfetta legata alia beatitudine divina, il mistero del Padre perché lo fanne sussistere nelle quahta preprte del Padre .
sta nell'essere principio della nascita”. Del resto, non e un diseno‑ 32. Queste sono dunque le tappe di C…_s¡ e serv1to corne pre‑
re quello che p o r t a elperfezíene l'immagineº” del proprio principio messe per darci una comprensiene di sé. Ha tn5cgnato che eusc1to
mediante una nascita autentica. L'aver dato il petere su ogni came e ‑ da Dio, ha preciamato che il Padre e con ¡m, ha_attestato draver
i'averlo dato alle scope di conferire ad essa la vita eterna, comporta vinto il mondo, ha a v u t o l'intenzione di onorare lilPadre ‐ lui che
l'essere Padre in eolui che dá e l'essere Dio in colui che riceve. Nel deveva essere onorato dal Padre ‐, haadeperato il potere r1cevu‑
fatto di aver dato si esprime l'esserc Padre; nel fatto che ii Figlio ha to per dare la vita eterna ad ogni carneºº. Alla Fine. ha termmate
ricevuto il petete per dare la vita eterna, si dice che ein rimane Dio.
Per il Figlie di Dio ai]ora ogni petete viene dalla n a t u r a ed& ‑
congenito. Ed esse, una volta date, non separa ii Fíglio dal suo prin‑ “'Gv 16, IS. “'CÍ.GV16,27;17,1-2.

” ll termine & anclar. Indica il Padre come principio originario: cf. "Inn.
º'ºCv 17. 1-2. ' ' * S ' n , 13 ( P L 10.490C). , __
21Líbli]liguslsitiggio dalla corruzione delia forma di servo alla mcorr|utttb;h‑
““Il richiamo & a Tn'n. 3 , 9‐16. deve era stato c o m m e n t a t o C V 17. 1-5; tá della forma di D i o tiguarda anzitutt_o la natura umana assunta tia _Fig IO.
cf. n o t a 9 del libre 3 . Qui inizia u n secende grande c o m m e n t e del testo gí0‐ ' quindi la n a t u r a di tutti ¡ saivati. Cos] atierma in In px. 143, 7: <<Que_sttí1eíenza
vanneo. dubbie la veritá del mistero evangelico e della speranza umana, cree c e a na'‑
"7ll Figlio & vero Dio come ii Padre, ma n o n ¿:ingenerato come lui. t u r a umana ela carne corruttihile sono state tr_asfermate nella sostanza eterna
Generate nell'eternitá, egli riceve dal Padre t u t t o ció che &.ma questo non in virtú di questo meramente nella gloria» ((,SEL 22,*p. 818, 7._…)2
comporta inferioritít di n a t u r a . ' '“ Cie che caratterizza il Figlio rispette al Padre e che egli pesstedc tult_to
” Sui tema dell'immagine, vedi nota 46 del libre 8. in quanto lo riceve , mentre il Padre ¡: l'erigmc di t u t t o e dona t u t t o al Fig 10,
cf. Trin. 8, 43.
134 La Trinitá/2 Libro 9, 32… 55 135

il t u t t o con questa conclusione: Questa ¿'p oi la vila eterna, che co‑ che cosa si deve credere di Gesú Cristo. se alla _fede nei I>ºah</Jire co:
noscano te, l'zmz'co vero Dio, o ¿alta" cbc bai mandato, Gen? Cristo“. me l'unico vero Dio, si deve aggiungere le fede in Cristo. ¿1puo
1mpara, o eretico, a parlare delia vita eterna e a credere in essa. E darsi che, intendend0 il Padre come l'unico vero Dio, n(án silyasei
separa pure,sepuoi,Cristo da Dio, il I'iglio dal Padre. il Dio sopra spazio ¿ Cristo di essere Dio? Cerro sareiube cosr. se ii lla Sre,¡ un 6
t u t t e le cose dal Dio vero, l'unico ‐ un solo Signore, infatti, Gesú co Dio, non lasciasse a Cristo di essere i unico Signore_ . e_1nvec
Crzlrt0º“ ‐ dal solo, sela vita eterna sta nel credere nell'unico Dio il Padre. lºunico Dio, n o n togiie ¡¡ Cristo tii esserel nn1co Signore:
vero, senza Cristo! Seinvece, una volta separato Cristo dall'unico nilora ii Padre, i'unico vero Dio, non togite a ( J e s u (_.l'lSt0 tililessere
Dio vero, la vita eterna non si ottíene con la eonfessione deil'unico vero Dio”. Scrve a meritare la vita eterna che, credendo ne u n i c o
Dio vero, non capisco come possiamo separare da Dio in rapporto ' ' crcda
x,e r 0 31351_£3¿)S:a chiedo a te,in
anche Cristo. cosa pensi ehe si . debisa cred(ire
o eretico:
alla fede coiui che n o n possiamo separare in r a p p o r t o alla salvezza.
33. Certo, sono pur consapevole che attardarsi ¡¿risolvere que‑ circa i'identitá di Cristo, nel t u o stolto modo di vedere? oi, )cr(rjc4 ll‐.
stioni difficili risulta pesame per le disposizioni d'animo dei letto‑ dentitá di Cristo, che dá la vita eterna. che hagiorihczito il ! Eli re ¿n
ri. Tuttavia, rimandando un po' l“esposizione completa della veri‑ che doveva essere giorificato dal Padre, ehe ha v ¡ n t o ii msn_1o. c_tc
tá, penso che mi si perdonerá se, n o n senza qualche vantaggio per non ¡: solo quando sará iasciato solo eha11Padre con se,_c e eu(sjct oi
la fede, lotteró con te, o eretico, servendomi delle parole stesse del rial Padre eda iui &venutoºº'? Quaie natura e quale realt>a con_cle era
vangelo. Ascoita la dichiarazione del Signore che dice: Questa ¿*p o i a lui, che e n a t o con cosi grandi segm di pot_cnza div1na. 5nuti mente
la vita crema, cbc conoscano te, l'uníco vero Dio, e cofuz' che ¡ m i man‑ crederemmo nel Padre come unico vero Dio, se non cre esgrgro ag:
dato, Gurú Crt3'tr)º"'. Che cosa spinge & pensare che Gesú Cristo n o n cbc in colui cbc ha mandato, Gm? Cristo“”. Perciie tenten£i. . ere]ee
&vero Dio? Non ti si aggiungc infatti aicun'aitra indicazione per indugi? Insegna che cosa oceorre confessare di ( i r i s t o . Di atti, sreino>
dire che cosa devi credere di Cristo. Non trovi se non Gesú Cristo; £hi Quanto &scritto, cosa ti resta se n o n eredere q_uanto non e SSC C
non “Fíglio deil'uomo”, come usa chiamarsi“; n o n “Figlio di Dio”. O voiontá infelice! 0 falsitá che ti o p p o n i alla venta. . eDri
come &solito proclamare di séº'¡; non “il pane vivo che discende dal s t o e unito nella fede e nella confessione del Padre come vero dio:
cielo”“, cosa che spesso dice di sécon scandalo di molti. Invece, di‑ ehiedo: c o n quale tipo di fede, una volta ncgato il Dio vero, Sld irai
cendo: Te, funíco vero Dio, (?culuí che ¡ m i nzandato, Geri; Cristo“, ha che ¿ : una c r e a t u r a , dal momento che l a fede s i annulia quan o 5 1
tralasciato ogni consuetudinc di menzionare ¡ propri titoii e appel‑ erede neil'unico vero Dio, mettendo da parte ¡1Cristo? _ [¡
lativi, sia quelli naturaii che quelli assunti. Poiché si deve confessare Ma non ti tocca il significato delle parole celesti, o eret1cg. c e
che a conferire l'eternitá sono l'unico vero Dio e Gcsú Cristo, senza sei di animo augusto e incapace di accogliere lo Spirit0 div1no . Ec‑
dubbio si vuoi dire che Gesú Cristo ¿ Dio.
34. Ma diccndo: Te, l'um'co, forse ein si separa dalla comunio»
ne (: dail'unitá con Dio. Si separerebbe ccrtamente, se dopo aver ' “ Cf. 1Cor 8.6Á w ( j f . Gv 172.1; 16, 33.32.27‐28. ”“ GV 17, 3.
detto: Te, l,zmíca vero Dio, n o n avcsse subire aggiunto: E co/uz' che ' 42Stcsse affermazioni si t r o v a n o in Trin. 8¡ 35 con relativa nota. 34]! [
¡mi mandato, Gesz? ( Írírloº"“. E interrogo il pensiero di chi ascolta: Í 45Un motivo ricorrente ¿‐che lo Spirito drvlno ailarg;¿e potc_nzm ¡ntsc‐)
ligenza perchú ¡menda il vero senso delle p'aroie di Dl(]). g;h er3t;lcl; 2:f:;:1€n‑
opinioni preeoncette. non accoigono lo Spit1to e si esc ii ontod "a d¡v¡n¡¡g¡ del
c'Gv17,3. 0“1 Cor 8. 6. “' ( i v 17, 3. “Cf. ( i v 3. 13; 9, ' sione vera della Parola, nel caso concreto dalla comprensieáncD_el , , [… tcs[i
35. “ C f . Cv 10, 36; Me 15. 39, €*Cf_ (';v ()_ 32-33.41_62. L‐in lºiglio. che non pub essere separata dalla fede nel] umcrta ¡ i o . t r a ¿ .
17, 3. mm 17, 3_ cf."i'n'n.1,15;5,18;12.52.
136 La 'I'r1'm'lá/2 i.íbm 9, 35-38 137

citato da errore viperino, tu ignori che Cristo deve esser confessato nazione“; o una sorgente che fa sgorgare un ruseello dalla sua sca‑
vero Dio, nella fede dell'unieo Dio vero, per ottenere la vita eterna. turigine, o un albero the sostiene un ramo sul SI.;O tronco, oppure
36. Ma la fede della Chiesa. confessando il Padre come unico un fuoco che emana ealore nello spaz1o ¡ntorno4 : Quest1elementi
Dio vero, confessa anche il Cristo. Ma confessando il Cristo come ve‑ infatti rimangono legati come estensioni incapacr di staccarsi cia]‑
ro Dio, n o n per questo non eonfessa ¡] Padre come unico Dio vero. la loro radice, piut:osto Che esistere da se s t c 5 5 1 ; rl eulore esrste
E inversamente, confessando il Padre come unico Dio vero. non per nei fuoeo, ii ramo sull'aibero, il ruseello nelln s<vrgente. ]:. quest_1
questo non eonfessa anche il Cristo. E confessa il Cristo come vero elementi sono una cosa sola con la propria o r 1 g m e , piu che reaita
Dio, in q u a n t o confessa che ¡1Padre ¿‐unico Dio vero. Cos], il fatto costituite nell'esserc da un”altra realtá; l'albero n o n puo essere una
che solo il Padre ¿‐vero Dio, eonferma che anche il Cristo ¿:vero Dio. cosa diversa dal ramo, né il fuoco una cosa diversa dal ealore, ne la
La nascita seeondo natura n o n ha apportato al Dio unigenito sorgente una cosa diversa dal ruseello. _ .
aleun cambiamento di natura. E colui che sussiste come Dio dal il Dio unigenito inveee & Dio sussrstente per una nascrta per?
Dio sussistente seeondo la generazione divina naturale, non pub fetta e ineffabiie, diseendenza vera di un Dio4mgenerato, genera‑
essere separato nella realtá della natura da colui che ¿:i'unieo Dio zione incorporea di una natura incorporen, Dio xnvo e vero daun
vero. L a n a t u r a poi h a c o n s e r v a t o l'ordine della propria realtá, co‑ Dio vero e vivente. Dio inseparabile da DIO …v t r t u della_natura.
s i che l a realtá della natura h a c o m p o r t a t o l a realtá della naseita, e La naseita che lo ha fatto essere. n o n lo ha reso un Dio dl n a t u r a
l'unico Dio non ha laseiato venir fuori da sé un Dio di genere di‑ diversa; e la genernzione che ha dato luogo alla sua sostanza, non
verso. E eosi il mistero di Dio n o n consiste nó nell'esser solitario ha eambiato nel genere la natura della sostanza. ,
nénell'essere diverso, dal m o m e n t o che n o n ¿?considerato un Dio 38. Invece. neiFeconomi‐a della carne assuntae per lobbe‑
diverso quello che sussiste da Dio c o n le caratteristiche della sua dienza che lo faceva svuotare della forma di D i o “ , Cristo. nato co‑
natura, e non esiste nell'unicitá di soggetto colui che la reait£1 della
nascita [del Figlío] insegna aeonfessare come Padre.
]] Dio g e n e r a t o dunque n o n ha abbandonato le qualitá della ºl (ji. Fil 2 . 6-8.
propria natura, e per un potere naturale esiste in colui di cui con‑
tiene in sé la natura grazie alla nascita naturale. Dio infatti non ““ Fx1mxiu vel ccrícr (‐'('Í fluxtn: il lºigiio non &un'estensione (prºtenxm in
esiste in lui nó eambiato né degenerato. Se infatti la nascita avesse 'i'rm. [, 16: CCL 62, p. 16. 5). ne una eman‐.r¿lone (ex deraul¡une/.Ír¡xulz_/_u|tlln i2 2%.
j/:¿'d._ p. 58. 2 4 ) del Padre. Sm'm, molta vicmz1 aprolvn.tm, suggensee ¡heiilt_i Y“…
comportato un difetto. ii disonore sarebbe ricaduto piuttosto sulla _! suceessione di soggetti. che verrebbe ¿¡negara la suss_1stcnza .personale e ig ¡?¿
natura per mezzo della quale si sarebbe verificata la naseita, e quel‑ 45'I'ertulliano accettava l'uso di queste tne_t_aiorez <<I;cco lia vera pro/m ¿,
lo che esiste a partire da Dio avrebbe eessato di essere c o n quanto eustode delllmitá, per mezzo della quale noi aitenmamoehe l_l “FI%h(i e stato
gli ¿ proprio. E cosi il mutamento n o n avrcbbe alterato colui che prodotto dal Padre. ma non separa… da l u i Dio produsse, |nfattr, LlXer )0 l. .]
aveva rieevuto di esistere per nascita come una sostanza nuova, ma come la radiee prod uee il t r o n c o e come in sorgente pro:iuee t_l flume e e<1mlil<.
il sole produce il mg gio [… |. L' n o n es|tere1 ¡¡ dure che ¡| l'lglio :: il troneo && &
eolui che, incapace dí conservare inalterata la propria n a t u r a nella radice e il Hume della sorgente e il mggio del sole» (/_1¿_Iv. Prax. 8. 5: (…(,L 2, p.
nascita del Figlio, avrebbe generato qualcosa di esterno (: di estra‑ | 167, 24-28]; eosi anche Cipriano [ D e unit. eccl. 5: (,(,.L 3_. p 2 5 3 ) e Ala;)nas$
neo a se stesso. ( U m i . ¿. Ari¿m. 3, 3 '. PC 26, 327 A B ) . Altr1. come Novallnno ed Euse ¡o _1
37. Come spesso abbiamo ricordato, nell'unitá di Dio Padre Iimesa, le rifiutavano. llario non le. accetta perché ie nuene lnadeguate a esprli‑
e di Dio Figlio non si t r o v a n o le imperfezioni dci modi umani di more la rea|tá del Padre e del iºiglio come soggem distmtl e al tempo stesszoma
piena ugunglianza g l i m m m ; vedi l). Smulders, La ¿(nctrme tri/¡zia1r0. pp.560 ‑
pensarla, quasi essa fosse un'estensione, una suecessione, una ema‑ 2 171 A. Orbe, Hue¡iz' la primera teología de la procesion del Verbo, pp. 557-. .
138 La '1¡'in[ [ á /2 Libro 9. 38-39 139

meuomo. aveva introdotto in séuna nuova natura, senza perdere le parole: Quería ¿' [mi la vita eter'na.x be'.míº-W”º te, [ …2¡I¡íoriuf(e‑
il potere e la n a t u r a di prima, ma con un cambiamento nel modo ro D¡(), ¿*¿‐olui ¿ha ¡ m i mmu1c1t_o, Gem '(,m'to , lia aglzgigntol ” ¡…
di essere. Svuotandosi dunque della forma di Dio, aveva preso. n a ‑ rimento allbbbedienza escrc1rata nell economia sa_v(; c.t.d ofmc…
scendo uomo, la forma di servo. Pero tale assunzione della carne gloriñcalo tul/a term. ho mmpzuto [ opera che m1_¡9azy ¡atoll Ín¡stcr(;
non aveva toccato la natura per la quale era naturalmente unito al “¡n seguito, per farci capirc ll memo dell obbcd1enza_eyr . p ‑
Padre. E questa novitá a w e n u t a nc] tempo. benché egli rimancsse di t u t t a l'cconomia salviñca, ha prosegurto: E ura glonjíca_mz, O/,¿…í'[
nel potere della n a t u r a divina, gli aveva fatto perdere, c o n la forma dre. prcsm le Mar.… con la gloria cbe a u e v r ) presto di te, prmza [
di Dio, l'unitá con la n a t u r a di Dio per quanto riguardava l'umani‑
tá assunta. Ma ecco il p u n t o supremo dell'cconomia della salvez‑ _ )W
¡”o'“(1'ii1/¡(iiáa'chc il (Íristo_é nella natura di Djio,qe n(lijn crede d&¡í‐Í
.

za: ora il Figlio tutt'intero, ossia uomo e Dio, per condiscendenza inscparabile e privo di dilterenrc rispetto all unic[o ¡olx/;;;,mm;
della volonta paterna si trovava unito alla n a t u r a paterna, e colui da parte sua qual ¿‐la ragione di questa r1cluesta.uar¡áa ¿¿, i¡-¿¡ vloí
che rimaneva nel potere della n a t u r a [divina], rimaneva anche nel (: Padre, prex.m tex/emo. Per qualen10tivo …la… 1_ all re (x ‐¡(:¡c>
modo di essere di tale n a t u r a . Questo infatti vauisíva per l"uomo, rificarlo presso sestesso? () qual e ll'51gll_lñcatg) (lll t)as e)spre:sha b¡.‑
d i poter essere Dio. M a l'uomo a s s u n t o i n nessun modo poteva ri‑ () quale la conseguenza di questo mgn1hcato. ¡_ l a rL1'n(:10r¡a …
manere nell”unitá con Dio, senon giungendo all'unitá con chi era sogno della gloria, né si era svuotato della sua forma (¡|‐;, “¿[la
Dio per natura in vírtú dell,uníta di Dio. E per il fatto che il Dio che senso allora glorifieherá il Figlio presso sestesso, sºlo“ q ¿ ))
Verbo era nella n a t u r a d i Dio anche ¡ I V 'r/70 falto came“ s i ritro‑ uluria che aveva presso di lui p r i m a della creazronemf h¡nond-(.
vava, a sua volta, nella n a t u r a di Dio; e cos] l'uomo Gesú Cristo ll qual ¿ il significato della frase “avere presso di se ¿ ¡ond' lle(e)
poteva rimanere nel/a gloria dz" Día Padre“. se la carne era unita infattí: <<La gloria che avevo p r i m a che il mondo f()ÍS£“, (11u:1n peng
alla gloria di Verbo. ll Verbo fatto carne. ritomava allora nell'unitá presso di t e » , ma: La gloria cbr avcvo preu‐(¡ud! te. sserelp E".g¡
della n a t u r a paterna anche come uomo. dal m o m e n t o che la carne di te” indica che cgli era sussistcnte; invece, avere presso ( . | te ;¡
assunta avcva raggiunto la gloria del Verbo“. Bisognava perció che riferisce al mistero della sua n a t u r a . (:lorz/zca prr.u_x0 di [e rlio_n_e p: ]
il Padre gli rcstituisse l'unit£1 di natura con lui, in modo che chi era la stessa cosa che glori/icanzí. Non ch¡cde solo rli esselr_c 1ui stes.c
n a t o dalla sua n a t u r a si ritrovasse di nuovo in lui per essere glori‑ uloriticato. cosi da avere in p r o p r i o oualche m i s u r a ci g grua En:
ficato. La novitá dell'econornia salviñca aveva introdotto un impe‑ Ílomanda di essere glorificato presso ll Padre stcsso. lºerc leli)n il ,
dimento all'unitá, e ora n o n ci poteva essere unitá perfetta come ti rimanesse nell'unitíi con lui-come vrera r i m a s t o 'pr1nt_a.d1 "azi;
prima, sela carne assunta n o n fosse stata glorificata presse di lui. l‐avrebbc glorificat0 presso di se p º r 11fatto che l unlt¿ c 11.1“‑
39. E per questo, dopo aver predisposto c o n t a n t a attenzione gloria si era ritirata per l'obbedrenza esercrtata neil econornm &e…
l'intelligenza alla comprensione di questo p u n t o della fede, con fica. Chiedeva cioe di r i t o r n a r e , gra7.leallaglor1ficazmne, ……qu 'i(_
n a t u r a in cui era unito [ a l Padre] per ll mistero dellañrliasíluauc i;-1 )
“CV 1,14. “l"i12.ll. n a , e di essere glorificaro dal Padre presso lui stesso. L1ielexfarcm=
rimanesse quanto aveva presso di lur, e chel aver assutHofa 0a ¿3
'“”Facendosi carne, il Verbo non aveva perduto la n a t u r a divina, ma¡] di servo non lo rendcssc estraneo alla n a t u r a legata ¿ ¿ orm
modo di essere di tale natura. Occorrcva che recuperasse il suo modo di esse‑
re e che anche la natura umana, la carne, fosse elevata al modo di essere della
n a t u r a divina; questo avviene c o n la risurrezione () glorificazione del Cristo '
( D e w l o t u s - homo futur), cf. anche In ps. 2. 27-29 ( C C L 61. pp. 5 6 5 8 ) . “ ( i v 17. 3 . '“Gx 17.4. “(ik/17,5.
140 La ili'l'nitá/2 Libro 9, 3941 141

Dio; ma che il Padre glorificasse presso sestesso la forma di servo nostra intelligenza, nella m i's u r a '… mi ' lo p;r¿net(tjev:a L;- 33239lezza
di
perché restasse la forma di Dio, dato che era nella forma di servo ' '
della nostra natura. Non c he per questo & 13 et 0
. ' ] E ¡[ fimo 5¡… .
quello stesso che era rimasto nella forma di Dio. E quando la for‑ meno de no della maesta -‐“ della . sua n a t u r a [d1v1na .
. … . p ¡e [¡x
__
ma di servo fosse statu gloriñeata nella forma di Dio. lo sarebbe uniñcatogche non ritengo ambtguo nel su? mfodc; el: <:[s5trtiñzríloria
Stata presso colui nella cui forma doveva essere glorificam ¡| modo .dove d1ce:
' Ora tl' f ¿giro
' de*ll'uoma_ ¿stato g orz ¡ca 0, . . ¿_n o n
di essere della forma di servo“. infatti veniva acquisita non per il Velrbo, ma Eer la Cna;t¡2)e£)íi‐Orealiz.
40. Eppure n o n & nuova questa parola del Signore, né ricorre ' * ' =rato da DIO,' ma per* ”uomo c e era _ __ )
ora per la prima volta nein ínsegnamenti evangelici. Giá il Signore PU
¿ a r eChl
1e cºm
' ono gme ni at salvií1ca.
" ‐' '' " Ch".
¡edo por' ch e cosa
“'_ f… . he Dio
Sl;,vmhca ex stato
quanto sc‑
aveva dato testimonianza di q u e s t o medesimo mistero della glo‑ gue: E DIO ' ¿?stato glurz]'zcat0 m ¡¡ luz“. Ascolto m' am “H acgccond011tuo
.
riñcazione del Figlio da p a r t e del Padre presse sestesso quando, ' vlor16cato
' 'in lu1, ' ma ' non soe e cosa questo . sngm . .c _ _ Fl.
.
nel m o m e n t o in cui Giuda usciva per tradirlo, spinto dal compia‑ limdo di capire () eretic0. Dio c stato glorilflicato lnxlllll, ot551g ¡[nie
cimento di p o r t a r e a termine la sua economia salviñca, con quella 'i ' , lora ch1edo.
' " il ]"1gllo de' , uomo C O S C S O '
bellissima dimostrazione di gioia per la sua speranza disse: Ora ¡[ l'iglio
ul10 'dell
Cll' UDio?
0' m 0 ‐L7Alposto L*henoncunoxllº1gro
_ _x' _ ' ' l' … dell'uomo eun
hech¡ altre
._6 I‐lgho
…..
Fig/io dell'uomo ¿'stato gloriñmto, 9 Dio ¿3 ¡ t a t o glorzfcato in lui. Se ' l'lgl10
¡l º' ' diD10 ' ' ‐ ¡l' Va>rbo mfatt1.n efatto came -.1ee Dio &stato glo.
Dio ¿*x talo glorzfícato ¡'n lui, anche Dio lo ha glorz'ficaio in .re', ¿'lo ¡ya ll' DIO,' ex anche - P1glio" ' dell' uomo,_domando: 4 e. . > _ ¡_ nel
__qua
glorí/icato presto““'. E noi, anime appesantite da un corpo di fango, i'ific'ito nel Figlio dellºuomo, che eanchelº1gzlio di Dll0"flijug%io
spiriti sozzi (: imbrattari dalla coscienza sporca per i peccati. per‑ h“ 110 f dell' uomo, che e“ an_cheFiglio . di Dto,_e stato . g¿. on. ca' _ e¿
ché ci inorgogliamo fino a voler giudieare della dichiarazione che g 41 Visto che nel Iºiglm dell uomo, che elanche‐Figho' d1althr,zo
Dio fa di sée, ritenendocí arbitri della natura celeste, ci ribelliamo s t a t o gloriñcato Dio, vediamo cosa_stgmñca cio che £2messt£)( … ¡(:d‐a
contro Dio con ¡ cavilli delle nostre empie dispute? i)05t0' SeDio ¿'stato gluríñcalo in la:, anche Dto lo /_Ja g m1!“jºwíi ¡d 1i*u0i
ll Signore ha parlato infarti della fede evangelica con quan‑ l‐hiedo‐ qual E:la veritá nascosta in questo mistero:> Nel ig 1(;J er¡ñc.¿_
ta semplicitá di parola ha p o t u t o . E ha adattato le espressioni alla nio glotiñcato Dio gloriñca in sestesso quel Dto chle efsltato _0Stesso
" ' dell
t o . Nel P1gl10 , 'uomo e'"ela gloria _' .di' Dio,
' , e D10
' g(' ori ca¡“uomo
… se non
' ' '
la gloria di Dio nella gloria (» ' " lel Figl10 dell
' x ] "fi ' …nell'uomo
uomo. ,erto,
"“" Cv 13. 31-32. e' lor1hcato
'' da : sestesso. ' D'altronde.
_ DIO che
… _ egon_ ca ( una,
bfnché riceva la gloria, tuttav1a non e altro L[rl,1€ Il)loiñl“d€iaáolghgíbrú‑
4 7Nei cc. 39-42 Ilarío offrc u n lungo e o m m e n t o a i testi d i C v 17. 5 e 13, . ' - ' ' ' dell'uomo,
volta gl0nñcat011Flgllo _ il DIO c e ;; or, ca ,
, ] &assunm nella
31-32 sul significa… della glorificazionc di Cristo. ( l o s i riassume Fierro: <<La ' ‐ , la gloria della [umana . …fam
. .
ca in se stesso, t r o x o che _ ' natura
1 _ __ , D10
glorificación realiza un movimiento de signo contrario al de la encarnación, _‑
cn c u a n t o le restituye, como Dios y como hombre. a la interioridad del Padre. " ' t u r a [dtvtna]
* ' dicolu1che“ gor¡fica la _natura.… . ,
Corrige el aspecto de lemn.rix que la encarnación entraña. Y al mismo tiempo, _ glona ' -'…sestesso;
non gloriñca
dºna ‐ ma glonhca
' ' _ in
' _se
' 5es
( 50. Dtob che e, glonñc¿to
nche .
non glom‑
continúa la línea lógica dela “dispensarío”, yaque ésta se realizó no para alterar , nell' uomo. Per ll' mor1vo ' e“he_ glortñca m se stesso, e . , lo…¡
por un tiempo la unidad divina. sino con el ohjccto de desembocar en una más ' fiehi sestesso, lui che glorif1ca, assume la natura [umfmrcii¿ nellgíog er‑
amplia unidad, que incluyera también la carne del Señor» (Sobre la glurid. pp. ' della propria natura Ldivina].E il fatto che DIO che g 0 ca , p
129‐130) Ció che sta ¿¡cuore a llario, in funzionc antiariana, ¿= che la gloriñca‑
zione che ¡1Padre la del Figlio “presso sestcsso" o “in sé" prova la perfetta uni‐ '
tádi natura tra ¡ due. Nella linea dell'economia salvifica, il lºiglio resta immerso '
nella n a t u r a divina anche con la sua umanitá glorificata. " G V 1 3 31. “ ( i v 13, 31. “ ( i v 1 , 14. * “C v 13, 32.
142 La '['rínitá/2 Libro 9, 41-43 143

4 1 " l : to &
ché ¿:stato glorificato nell'uomo, lo glorifica in se stcsso, indica che eleva alla gloria della natura paterna, della qu¿lc si era svuota
que] Dio che hagloriñcato, dimora in sestesso, da] momento che lo m o t 'i v o dellI ”e)c o n o m i"a salv1h
- " ”ca. _ _ . , ‑
glorifica in sestesso. 47 Lt fede dell'Apostolo m e t t e fine alla_toll¡a oltrem¿)_do At(ili
Presenta ora, o eretico, chiunque tu sia, le questioni inestrica‑ date della t u a empietá, in modo che tu n o n siugg;a perlvarfitr1_0 /)¿J
. - - > ' ¡(¡‐1 C
bili della t u a dottrina contorta. Esse, pur intrecciandosi con ¡ loro una libera' ' ‐ '''
interpretd¿ione, quando . due. ' E ogm dh mgua …1 . con h .](… P: ¿
stessi nodi, per q u a n t o compattc siano, non potranno contenere 1/51umrc
' " Gem
' '“ [¿]“- m »/ Í u glurz'a d s z Praha_º .(…o … ) c( e 1. a .re ,
molestíe che m e t t a n o in imbarazzo. [| Figlio tlell'uomo ¿:glorifi‑ lu gílorilicato in sestesso deve essere contessato nella ítlij¿ (gjlor;a.
cato, Dio ¿:glorificato in lui. Dio ha gloriñcato in se stesso quello E' colui che si deve confessare ‐‐ ' nella gloria" del‐ Padre e l‐h ' ¿' ¡mv‐¿ ea
che ¿:stato gloriñcato ncll'uomo. Non ¿ la stessa cosa che il Figlio olorificato in sestesso senza dubbm occorre intendere e eñsi _
dell)uomo sia glorificato e che nel lºiglio dell'uomo sia glorificato iielle cose del. Padre ‐ _ ,
dal momento che questt - '
lo ha .
gloíi .,
Lrl[0 ¡
n
Dio. o che Dio gloriliclti in sestesso quello che & s t a t o glorificato V . 1 '
se stesso e deve essere coniessato nella glolla[dl lui. Eg ] O'í|J no¡
A... . . < , n

nell'uomo. Esprimi a parole tue. seeondo la tua interpretazione e solo nella gloria di Dio, ma & ¡zclla glorm di Dm Parlr_e. [ on 0
_ - / , , ' Sc
cmpia, quale significato vu0i dare al fatto che Dio ¿'glorificato nel ln gloriñcato con una gloria esterna a se, malo haglortficato mSSO
Figlio dell'uomo. Certo, di qui n o n si scappa: 0 Cristo &colui che stesso Ristabilendolo in quella gloria che (: sua e che aveva pre
¡:glorificato nella carne. o il Padre ¿‐colui che & glorificato in Cri‑ di' lu1 lo 'lorihea e presso “ diséeinsé.… _ , , _,
sto. Sesi tratta di Cristo. certamente Cristo ¡: Dio, che ¿‐glorificato E ccisi si comprende che non puo essere separato dauqucsta
nella carne. Sesi tratta del Padre, de il mistero dell'unitá, perché il unione di cui parla la fede, ' nepptirc quando ' si" tro[v¿' ntc.' a, t con‑ema
Padre ¿:glorificato nel Figlio. Sevi riconoscerai Cristo, pur contro‑ dizione umile dell'uomo, porche dice: Quartz/13 e ¡por a vida tc (“ ¡,
voglia, lo chiamerai Dio; seper Dio intenderai il Padre, n o n potrai ¿"bc mnwcanu '- r¿.' lzmzw
' »' ' ver(¡ Dw ' ' , e co/u1' ( ¿' ) )d l man . _ '¿1( ), ¡ ¿n‑
negare che in Cristo dé la n a t u r a di Dio Padre. t'Íl ( 'rlttuº“ Sesi conosca solo Dto Padre, escludcndo (,risttí, not
Questo &s t a t o detto circa il Figlio dell'uomo glorilieato, e cír‑ ce vita eterna 6 Cristo & stato gloriheato nel Padre. Se Foi ¿ v1hz;
ca Dio glorificato in lui. Quanto poi al fatto che Dio glorifica in se eterna sta ‐ appunto
' , nel “ L-O Doscere. ]' u n_'i c' .o u r o Dio ' <.co* _ ui v c ' e .
stesso il Dio glorificato nel Figlio dell'uomo. su quale p u n t o pensi mandato Gesú Cristo, questt n o n sara r1tenuto vero Pg) sola “ l a
in definitiva che ti &lasciata possibilitñ dí tirar fuori I'empietá. cosi s t a nel credcre in Dio senza Cristo. E the 3010.Dl0 ] a re lsta í/€:"ia
, _ > . 4 - '* . ¡ $ 0

che Cristo n o n sia vero Dio secon<lo la realtá della_natura? Dio in‑ Dio cio escluderebbe il rapporto con (_,I'15t0 Dto, Í1C tutsta _ago ¡1
fatti glorifica in sestesso Cristo n a t o come uomo. E forse estraneo di' ( ,',r t' s t o n o n 51trovassene
' ‐ l l ' u n 'i c o vero
. ' …l' l l ) a D're. C
Dio, e mvcce
'‐… non
a lui quello che glorifica in lui? Ha restituito in séa Cristo la gloria '- ' …se
Padre lo glonhc¿ =* csolo ll Padreevero_1Pt o ,¿ ¡ u s1'unico
' ‐ stesso,
che ein aveva presso di lui. E quando la forma di servo viene ele‑ '
e“ estraneo all u m' m
l
' , dal .m_o m e n t o che .1 :a 7)
' vero_ Dio re. ¡ lo‑
vata alla forma tli Dio, ¿ glorificato nel Padre il Dio che ¿:glorifi‑ vero Dio, glorifica in sé( , n s t o glortficato come Dio. Iñl <.s_sereÍ…
c a t o nell“uomo, e che era in lui prima che si svuorasse nell'econo‑ rificato in sédall'unico vero non lo tender estraneo al u n i c o x ,
mia salviñca, unito a lui perché di lui aveva la forma e la n a t u r a in erche' (:glorific3to
“ ' dali
' u n i c o vero
_-

4 … se_stesso.
, .

, .

.. _
‐ ¡ 3

virtú della gcnerazionc eterna. La generazíone infatti n o n Faceva di P 43 Ma fotse potrehbe fare difficolta alla nostra r e t t ¿ f€ge %¿f
lui un Dio di una n a t u r a nuova ed estranea. ma grazie alla naseita fermaiione della tua cmpia incredulitá, e10e che Cl porterc ¿ on
naturale cra costituito Figlio naturale del Padre. E quando dopo
la naseita umana &glorificato nell'uomo, risplende di nuovo nella
gloria della propria n a t u r a ; Dio lo gloriñca in se stcsso, quando lo '““17i12. 11. ¿“GV '.'7,3.
144 La Y'rim'tá/2 l e f ( ) 9 . 43-44 145

tano dail'intendere Cristo come vero Dio questa dichiarazione di >. _


questo. perché si riconosca in lui la potenza cleila nat'uracñieelol)z_
incapacítá “: ln verz'tá, in vcritá ui dico: [[ Fig/¡0 mmpm)/are nulla da dre. quando si serve della potenza _della propria natura fiin [… ¿he
se ¡texto, se n o n cir) cbc avrá visto fare al Padre“. Se il duplice moti‑
rc compiute di sabato. Dato infatti che il Patíre opera .] 1Jadre50
v o d i sdcgno d a p a r t e dei giudei non avesse p r o v o c a t o una duplice
opera, necessariamcnte ¿‐lui ad operan: quan o 05Lrahi la 5teqs¡j¡
risposta, questa sarebbe stata ccrtamcnte una dichiarazione di debo‑
L' perció dice: U Padre mío opera /mo ad ora, … rno do lt _cin ¡¿y‐ole
lczza, che ¡] Figlío cioé non possa farc nulla da se stesso, se non ció opera che in que] momento 51compwa per m e z ¿ o hi u1_ ' qn lui
che ha visto fare al Padre. Con una sola csprcssione ¿:stato risposto
c fatti, fosse ritenuta opera della n a t u r a del Padre c e agl'm‐idono.
a due obiezioni dei giudei, che rímprovcrano a Cristo la colpa di
La frase opera fino ad ora dice che neilo stesso iñtante COL)“; com‑
aver violam ¡! sabato e non toilerano che si sia fatto uguale ¿¡Dioºk,
paroia e t e m p o , in modo che non Sl pensasse ( _e qli11ant il Emo
proclamandolo Padre suo. Pensi tu che poss-a essere falsata la veritá piuto dal Padre sia un'opera diversa dalla sua, grace _(ej petra () ¿…
delle parole per il fatto che si tratta di una dichiarazione data come che ¡[ Padre opera fino ad ora, questa stessa era conssll It3ra +33 [a
risposta? Sebbcne i n u n aitro libro” abbiamo c o m m e n t a t o questo
del Padre nel m o m e n t o stesso in. c…sene parlavadi ] í)pjrc ……
testo, tuttavía, visto che una nuova spiegazione del contenuto di fe‑
fede, ridotta unicamente nei lim… della conoscenza be a rel,mt0.
de non 5010 non e di ostacolo ma favorisce il sentimento religioso, si allontanasse dalla speranza delia Vita ¡eterna, ha su ito,aag11Che ¡i
ritorniamo alio stcsso testo, perché un giusto motivo lo richiede. Anv/fío operodk. Per il fatto stesso che il Padrefopera orac,:i uan‑
44. La necessitá di una risposta ¿‐s o r t a anzitutto da qui: E per Iºiglio opera. E cosi ha insegnato una ledc per etta,dp_erl & qamo
que.rto ¡' Giudez' perxegm'lavano Gurú ¿' cercavano dí z¿cciderlo, per‑
to si compie ora, avviene nel tempo stesso in cu: si diccí:unint:l ¿¡
cbéfaceva ml! mm ¿li .m/7at()d". Si accendeva quíndi la loro ira fino compie ii Padre, lo compie anche il Piglio, superan o :
al p u n t o che bramavano di ucciderlo, a causa delle opere compiu‑ ' ' no. . , ”
te di sab-ato. Ma vediamo che cosa il Signore rispose: Il Padre mío
[…Diiji)abi)llltttírmento degli ascoltatori si raddoppra, perc51e Sj((:5:¡ja
opera xempre. e ancb'io opcroº'“. Mostra, te ne prego. che cosa &
I ) c r questo corazvano aru-or pzz? dt ucczderln, pcrcf.rc mmlsn 051.0… E
quest'opera del Padre, 0 eretico! Difatti, per m e l e del Figlio e nel ¡Í …vahato, ma c/31'amaua Día ¡ u o Padre, faccndoxz lugzra_e f] 11“ ¡.m‑
Figlio sono tutte le cose, quelle visibili e quelle invisibiliº"'. Ma t u , qui di nuovo metteró suli'avviso che, secondo il giuti1íio “er¿íya su
che sei inform-ato piu dei vangeli, devi necessariamente aver acqui‑
geiista e il generalc consenso del genere umano. 1%1F1g to [S:¿E173 ……
sito una conoscenza dell'opera del Padre mediante insegnamenti
un piano di uguaglianza con lanatura paterna,¡e uguag há 31…¡
nascosti, cosi da mostrarci il Padre che opera. Se p o i il Padre opera
procede se n o n da una medestma natura. Chi nascenon emm…
nel Figlio, secondo q u a n t o ein dice: La pam/e che dico (¡voi, mmle origine da cui riceve di permanere neil e51stenza, e nessun gdi su55¡_
dim da me, ma il Padre cbc rimane in me, ¿ºg/í compte le sue opcre*“,
& estraneo a chi lo genera, se proprio dal medesrmo r i c e x e
n o n vedi the cosa significa: ¡[ Padre mío opera jínu ad omº“? Dice
s t e r e in vista di ció che continuera ad essere.

““(EV5. 17. *"Gv5,18.


=*-'Gv 5, 19. (Zi. Gv 5, 16.18. …Gv 5. 16. . A¡ . ._ . . , …
…|…‐
¿“ (iv S, SO()pcmre in giorno di sabato. come guante un parahnco. vtetato da (
17. L“' Cf. Col 1, 16. º"(?v 14, 10. …… 5y ¡7_ l . . . * _ ' , )_

pr…‐¡mdwmo.esegno
' ' “ - d e‐l*1
…_P, _' d<__
otenza t Dto,*hi l quale,n omndo g u t o ¿iluPadre,
n e s o gopera n pre
c u l t o da ¡ n i stcsso Voluto. Potche e 11Í'1gil0 ( e opera q ;
48Inizia ii commento 3 ( i v 5. 19. il terzo utiliz7ato ddin ariani e ripor. _ ció indica che il Figiio ha la stessa n a t u r a del Padre. _- 'd ¡ m m opc…
tato prima, nel c. 2.
5' Anche il parlarc ai Íarisei nel momento presente (: c o n s t ¿
” I n Trin. 7 , l$‐]7_
simultanea del Padre e del F‐iglio.
146 La 'lh'ni/ú/2 Libro 9, 44-47 147

Vediamo the cosa ¡] Signore ha risposto a questo duplica mo‑ 11motivo delle parole che seguono ¿:messo in relazrone po;)c,czll
tivo di sdegno: ln vcrz'tá. ¡n vcritá w'díco: Il Fz'glin non puófare nul‐ ' tormento per ¡"altra indígnazione: Iutte le coxe c/)¿i egllz Íílí_ziníi; di
la ¿la …te xfav50, se n o n ció che ha visto fare al Padre. Tutte le cose che » !'¡'gli0 similmente lefa*'º*. lep_roveralpure la debo eñz.1_l F" 1?0 non
eglif¿¿ anche ¿[F1'glio .rímilmmtc lefa“”'. Dio, privalo anche dell'ugu aglmnze dl n a t u r a , se ¡ m e Silff lg ' a c º n
45. Se non eonsideriamo queste parole como parte integran‑ fa tutte le cose che fa il Padre. se 51ammette q_ualche' erenflv m 0 ‑
te di q u a n t o precede, facciamo violenza ad esse, supponendo una i1potere (: l'opera del Padre. se non s1chrcde ¡ uguaghanña ne (mn
interpretazíone soggettiva e n o n fedele. Se invece si tratta di una 1'C cosa che fa tutt'un0 con l'uguaghanzzr nel‐ potere e ne a n a t u ¡'.[
risposta Iegata ai motivi di índignazione, la nostra fede esprime Continuando infatti dice: C/pe tutti ormrzrro 1!F1glw come 0nmí;íodr
q u a n t o in esse si insegna, meglio di come una empia assurditá n o n Padre. Chi mmu m m ; ¡¿Fz'gh'n, mm mmm fl I?a¿1're 'Chíi l'0'bg'mmíj b(01¿
dífenda 1'errore della propria incredulitá. Chiediamoci dunque se Separa l'uguaglianza nell'onore che non e drssrmrle. Dre ¡rarla e
questa sin la 1'isposta adatta ¡¡ chi l"aceusava di operare dí sabato: la natura. quando [ambeduc] operano con lo stesso potere.) tí me
Il F1'glin n o n pur) fare nulla ¿la .ve slmzra, se mm a?) che ha w'x!u fare
al Padre“. Prima aveva detto: ¡[ Padre opera fino ad ara ¿'¿mcb,io
46. Perché [¡ precipiti sul m o t r v o della rtsposta tílcr :lít
nn”offesa alla divinit£1 [di Cristo]? Allízrccusa dr operare I[Í3d dar;
opcmºl". Secon l'autoritá della natura del Padre, presente in lui, ein risponde che non fa nulla sen o n c t o chewha yrsto falr'cfa (tu…;
egli compie ció che fa m e n t r e lo fa il Padre, ¡] quale “fino ad ora” Per mostrare l'uguaglianza col Padre, hn drehraruto cr arc *….
opera di sabato, allora il Figlio & libero dall'accusa di operare. e in Ie cose che faeeva lui.' Usa pure ció che rrguarda¡rl sabato per E &;
lui si manifesta l'autoritá dell'operarc del Padre. liespressione non proverargli la debolezza, se [ u t t e le cose che fa rl Padre,) non ……
pm) n o n si ríferisee alla debolezza, ma all'autoritá… in quanto da se similmente anche ¡[ Fig'lio. Se por lespressrone tutto (¡C[(…[ _,.
stesso n o n puó, se prima n o n vede. Ma l'aver visto n o n dá potere. ammette eecezione, in che cosa si t r o v a ln c_lehnrtu)¡a la c e.)lo f.z¿.:;
E
.
dato che non gli dá potere l”aver .
visto, non índebolisee la natura
.. . | dul momento che n o n c"e nulla che possa fare ¡[ ¡ adre_e cre nova
11non p o t e r e senza vedere, m a rrvela che l a sua a u t o r r t a v l e n e dal possa fare anche ¡] I"ig1io? ()pp_ure, ln che modo alqlla hn;-;l¡:1?c
vedere. Dífatti, 1'espressione se n o n vede indica la eonsapevolezza l‐¡¡guaglianza facendo intervemre la debolezzu, _ser n;e :'co ¿ ¡1
nell'atto del vedere, come quando dice aglí apostoli: Ecco ir) vídz'‑ identico onore si ehiede per 1uno _eper [ altror' Se laen | 1,0‑
co: Leva!c z'vo.rtrt' occ/Ji e z»cdcte ¡ campí, pera/96 /7íorzdeggiano per la pntere nell'operare e identico il Qir1t104acl essere veneraltrdconnºre
271íctitumºlp. nore. non capiseo come in En der eontr sr lasc)r spaer 3 ] ¿folio si
Con la consapevolezza che ¿:presente in lui la n a t u r a paterna ' di una n a t u r a deboie. dal momento Che nel l adre e …;1¡ 11;Íl .ua‑
che opera quando lui opera, perché n o n si attribuisse al Signore ' corrispondono pienamente sra la forza nel] operarc c e g
del sabato di aver violato il sabato, dice: 1!Figle n o n puófarc nulla ' ' 7 ' ' ' 3re. .
(la serte,rso, semma?) the avrá vl.rtofare al Padre; &cosi mostrava di ' Lalmníí/l.nzíxillugir;(rrto commentato questi testi dandome una splfíai_l
operare con la consapevolezza della natura che operava in lui, dal . zione completa dei contenuti. Tuttav1a. per evrtare che quan
m o m e n t o che, quando lui operava d i sabato, anche ¡ 1Padre opera‐ "
va di sabato “fino ad ora".
*…Gv 5, 19. “º' GV 5, 23.

):
" L' * ' 'ltanza
' dr' p o t c r c' e' dr' n a' t u r a' ¡ r ‐a ||' P.,!'drec il. Fig¡io&
' v _.'
affermala
=*"'Gv 5, 19. ‐*nGv5, 19. "”Gv 5, 17. d"'GV 4, 35. -1nche ah?£3gct ln p.r. 5 3 , 7 ( ( I I I … 61. p…134);91(1»7 (.!h,“[" p;1.éá(; 321).
(138 28 [CSIZÍ.22. p.7641253'n. 1 9 ( P L 10.495A(.>; 75(¡¡…1…529 . '
148 La Trinitá/2 Libro 9,4 549 149

Signore dice: ¡! Fig/io non puófare nulla dasestexso 30non ció che mitá alla sua nascita di Figlio. Sarebbe scgno di debolezza non agite
aura v.zsto fare al Padrcº*'“, possa servire all”cmpietá ¿ii chi vuole ín‑ da se stesso, se non fosse lui ad agire, quando compie le cose gradite
debohrne la natura, píuttosto che a mostrare la sua consapevolezza .|i Padre. Non sarcbbe in unitá di natura col Padre, se non compissc
che mlu1ecapresenteia n a t u r a del Padre, con la quale ha0 erato in virtú di sestesso le cose che compie e neile quali &gradito, anche
c o n antor3ta ln giorno di sabato, occorre far conosccre il scnpso a scnell'opcrare &istruito dal Padre che rimane in lui. (Josi il Padre,
che di un altra espressione del Signore, in cui dice: E da ine stes?o niimorando in lui, lo istruiscc e il Figlio, agendo, non agiscc da se
non facc10 n_zzlla, ma quello cbc mi ha ínsegnato il Padre ueit0 ' stesso; & ii Figlio, non agendo da se stcsso, ¿: lui ad agire, perché
dzco. Elcolm cbc mika mandalo ¿con me. Nun mi la9a'a ¡;;;/o ' /30' compie le cose gradite al Padre. Cosincii'operare si conserva l'unitá
to faceta sempre le coxe 6/96 gli50rzo graditeº". _ _ , Pº"5 ¿' aii n a t u r a , dal momento che per u n verso lui che opera, non opera
Comprendí che cosa vuol dire che ii Fíglio n o n puó fare nulla nia sestesso; dall'aitro n o n operando dasestesso, ¿:l ui che opera”.
se non c i o che vede fare al Padre? E c o n quale senso del mistero ?; 49. Unisci anche questo che indebitamente ascrivi a debolez‑
stato detto: Non mi lascía mln, perdu" lo faccío sempre le cose che gli ' ¡a disonorante: Tutto ció cbc ¡[ Padre mi dá, viene a me. E ¡0 mm
zmno gra|dzte? Se poi n o n fa nulla da se stesso, perché in lui rim n rwp¿'ngo quello cbc viene a me, perché non ¿ “ ( m o dixcexo dal ciclo per
11Padre“ “, perché di nuovo dice che ¡[ Padre n o n lo lascia solo 3ee lime la mía volrmlá, ma!a unlontá di coluz' 6196 mi hamandato“. Ma
che fa sempre le cose Che gii sono gradite? Secondo ii t u o moiig dpi forsc ii Figlio & privo di una volontá libera, cosi che la debolezza
vedere, o eret1co, n o n possono concordare le due diverse espressio‑ delia natura gli imponga esigenze ineluttabiii? ( l o s i sarebbe sot‑
mi non, fa nulla da sestesso senon istruito dal Padre che riman i tomesso ¡¡ una necessitá (: non agirebbe per sua volont51, quando
lui e, d aitra parte, il Padre rimane in lui per il fatto the (5in fa ieecorÍ n o n respinge coloro che gli sono dati (: vengono dal Padre. Ma ii
se che gli sono gradite. Non c'e infatti alcun merito nei n o n fare da Signore, mentre non respinge quelli che gii sono dali e non compie
se sresso le cose che fa. E al contrario, come sono gradite al Pad iu voiontá propria ma qucila di chi lo ha mandato_ indica l'unitá
le coge che il Figlio fa, sele fa ii Padre stesso che rimane nei Figii(li;2 del mistero e, dopo aver ribadito questa parola ai giudei che mor‑
Sic r e(1l alllle strette, _0empio:.rinchiuso dent_ro la pietá quanto mai morano, conferma il senso della nostra interpretazione. dicendo:
u a. e ¿ nostra tede. 11[132,110 fa 0 n o n fa qualcosaº Se n o n f Chiunquc ascolta c apprcrzdc dal Padre, viene a me. Nessuno ha ví‑
nulla, m che modo piace nelie cose che fa? Se poi fa ciualcosa 'a . t h ¿¿Padre, se non chi ¿'Ja Dio,- quvs!í ha visto il Padre. In veritá ví
che sen_so opera nelie cose che n o n fa da se stesso> Per un v ¡rm ¿licor Chi crede in me, hala vila eterna“.
e proprio di lui fare le cose che piacciono [al Padre] er ]" [te 59 E an7.itutto chiedo: dove &stato ascoltato ii Padre, dove ha istru‑
p r i v o di merito il n o n farc da sestesso le cose che fa ' p ¿ ¡“º e ¡to quclii che ascoltano? Ma ncssuno ha visto ii Padre, se non chi &
48. Ma questo comporta Funitá a cui tu ti opponi, cioé l'agire da Dio. E in che modo quaicuno avrá ascoltato colui che nessuno ha
in ,. _ . _ _ _. .
x i r t u d15e stesso L 0 5 1 da non a g i t e da se stesso, e il n o n agirc da se visto? Perció chi ascoita il Padre, viene al Figlio. E quando il Figli0 &
stesso c051 da ag1re … virtú di se stesso. lntendi che il Figlio agiscc e ' ascoitato nel suo inscgnamemo, mostra in lui le proprietá della natu‑
che p ermczzo dl' 1u1" ¿ g i s c c li' l º'adre. Non agisce
' da se stcsso, perché
Zedeve mangfeetare che í] Padre rimane in lui. Agisce in virtú di se .
sso, p u c e e [… ad operare quanto e gradito al Padre in confor‐ . “'“ GV (a. 37-38. “'“" GV (>, 4547.

5511Figiio non agiscc per sua iibe ra inizialiva. mafule cose che vede fare
xi.s '“ , al " " al Padre; tuu-¿via ¿‐lui che agisce. Qucsta mterioritíx recíproca ¿»la prova che
(n‐ 5. 19. ¡ (JV 8, 28-29. “*"(,f. GV 5, lº); 14, 10.
t r a ¡ duc c'é perfetta unitá di n a t u r a .
150 1
La '! 'rz'r11'tá/2 Libro9,49‐51 15

ra paterna, la quale ¿ ascoltata e ínngna: cosí, nel fatto che ¡] Iºiglío ' ' = ' -.Tutto ció
ínscgna cd ¿‐ascoltato, 5¡ intunde che ¿'ascoltato l'insegnamcnto del…
la sua volontá &unita naturalmente a qulc_lll.1 _dd Padre.
. »' _ 1' c o m I' C , comapon
/'C' - . . voloma
“ de alla ¡_
r -‐ ,ux.
u 1. cuna
Padre. Dífatti, poiché nessuno ha visto il Padre, (:chi viene al Figlio,
…L el%lFigliopx/uolc .senza dubbmxt u t t o c 1 0»_ahe , vuok 11LPadlrg;.lt;l del
ascolta dal Padre e apprende a venire, siamo ínvítati :] intendcre che . .* [ m a t a
. ¡
alla n a t u r ¡a n o n … 10esscr
.
a VO
. 3. _
disscn¿1tntc
,
. ' m u y* de!
cosa significa che il Padre inscgna nel Figlio che parla, :: che, vcdendo
;?]3rnctá 36111 indicata li dove 51d1ce: Questa ¿ mjalszq ¡Zu/“_… d e ,
il FigÍio. si ascolta il Padre. il quale non ¿*visto da ncssun0. Nasccn‑ A
do in modo perfctto, il Figlio contiene in séle proprictá della natura ,
& ¡. q ' */£' .' biumucuedeilhglmecrvdemlu1,a
. . U [
.. A
'
.
A
Vza ¿¿
)
V
, bb“. V A
A_
Pf¡d"º
¡m ””º‐r13u.€¿1t¿rom
¿»1010 L)( C “ l [ l ' !! 'mo gíarrmº'” ) … ascolta se¡l ['lgho
4 ¿o r a ¡¡CC; ¡ad…a¿,…121
paterna. Quindí il Dio unigcnít0, volcndo che sia testímoniata ¡'au‐ _
um' volontá dlscnrd€ ' da qudla ) - del- 1 -¡d …¡c… _ q».
u ¿ n o a . -/J'¿.…' …" ,…» ¿_
torir€1 paterna faccndo salva l'unitá della natura presente in sé. non ¡1º] ¡' haz" Jato I)()glí() (.“/ao ¿love m m ; …, …1_no'dn% …h“¡ padre
rcspingc qucl¡i che gli sono datí dal Padre e non compíc la V0[0ntá .
l<¡( -7va'_'(_1: dubbio ¿hc il Figlio possu volem… D1fattu v i s t o a L li] Fig1¡0
propria maquefla di coluí che lo hamandato. Non che non voglía ció
L…;.,… ChL..quanti crcdono ncl… Figlio abbxano la V…! LKrln(¿,J n'S… ‑
……
che compic, (: non si ascolti da lui ció che ¡nscgna. Ma, alludcndo al‑
x'…11Í: chc casi siano dove cgh c. A meno cha ¿hlt.uc cin bca¡¡…d¡nc
le proprictá di una natura senza diffcrcnzc, mostra c chi lo manda e
x'…rris onda all”ctcrnitá, () che il Custo non confcr1_bca ¿_w m a , ¡] F,“.
se stcsso che & mandato. Fa vcdch che q u a n t o vun|c, compic e dice, '
… FP u¿nti credono in lui.quando d1ce: Nm.sum_)[¿lí. [: U[…'
corrisponde alla volontá, allc opere & alle parole del Padre.
P;r_rº 'Lununqil
3 ' 4 ' Padre (' n c n ' u n o m r w x ¿ ' c ¡[
' Pa¿1r¿" .s¿' ¡ m u ¡ " I;.í ( ¡¡)“;1
L ' L|¡be
50. Che poi abbia una v0|()nt£1líbcm”,10 dichiara senza ambi‑ v‐ non ¡z: 4 Anzi.
:!“ …t/Haíc
XC il Fíglín lo vog[ia
' “ rwclarc!º".
' " (1)' mts? ' , 312í11;adm>
. ¡0 0
guití¡, quando dice: Cmm' mfa¡lí1]lºac/rc ri.vmcila c Já vila az“ umrti,
("…u1chcvuolcda1clau
' . * ' ' ' ) n o s u _ n 7 . -¿ ( l _“ _
qua' scgrc »
… . - v L.
¡. s , º c d … l
mxí ¡mcbc ¡Í F¿g_lm dá tri/¡1 ¿:¿Mom cbc ¿wo/cº“. Quando nei Padre &
; 11[ volontá cosi libera da volcr otfruc la º0n.05(.ºímºll. ¿ ……(…
nc] f"iglio si rivclano pari p o t c r c , dignitil c 0110rc. u|loru si csprím€
l]ºl)5…d oloro che vorrá! E cos'1 si & mostrata ! unua_u na 1¡bem
anche la libcrt£1 della volom£¡. Quando poi si parla di unirá, allnra
'1; lP;Src (: il Figlio grazic
a C A
alla nasc1ta.
'
pc¡. cm' '11[ Í' ¡gho th;¡1rt1;
.. , 0
un ¡…o
si indica anche l'attaccamcnm alla volontá del Padre. Lc cose che
Inc lla' .sua vulontá , cbc quanto c 0 m p 1 c volendo, rapprusc
il Pudrc vuolc, il Figlio le compic. Farc la vnlontá & piú che obbe‑ . . vlonta‐ d d. ]). ¿d rc. . ' _. , ,. 1 ¡, ) . icde' _

dire alla volomñ, in q u a n t o l'obbcdirc ¡ ¡ una voluntá c o m p o r t a una


dºlld5Vlº Souza dubbio chi ignora ¡ ccon0mla sale1hca (¡Jd:;lroprio
ímposízinnc dall'csterno. m e n t r e il ¡arc una voluntá appartienc alla … dalla compren
“= 's "luso ' e dex' m x' s t c r.1" , ,L- non
. S't o n … , . a“c c n g o1V… C0_ [
unilá [di natura], cd ¡: un fatto di volontá. E visto cbc fa la volontá
IL.VL _º. mamento del vangclo. (: lontano dnlla_splcrfm¿cí gedr¿ y€a:¡¡c
de] Padre, í] l"iglio inscgna che, graziu a una n a t u r a senza differen‑
… 1 c v e*c¡¿dere
S%n5ºh * chc il Padre &___ nel Figho.11 … F1gho . c nc I m [' am a ;. c nºo_
-1H'unitádi n a t u r a , alla capac1ta dl poten¡.¿, alla uguag
nothiº¿fg;rse ¿ contraria
' ' an asco nostr3 professxona _ _ dl;. t¡'_¿de
L . .

'“(¡v5,2l. - ' cncrazmne dl (111 questa 13


0r¿x ¿]j

“ ln Cristo la libertíl cquivalc ul|'obbcdicnzu al P…er ¿'vícuvcrsu. [| Fi‑ testimonian7a del Signorc, quando d i u . [¡ Padrc ( ma¿g
gliu csm-ci… la libcr_t£1 quando obbcdíscc, cal escrcíta l'obbcdicnza quando
:|giscu Iíbemmcmc. E un tema cho rimrrc spcsso nei Tm
mm ymSd/I/lf. (Josi,
ad csvmpiu. in !»1 ¡ U . B º ) . ( 2 : <<Si affrctta :) cnmpícrc l'opcm inlrzzprcs¿l in d*'Gv (» 40. '”Gv 17. 24. …Mt 11, 21‐ 1 . ¡¡ m c » )
osscquio ull'nb'ncdícnm. nm¡n ¡nod0 Che. como ricordnvmno. sin presume in ' ,. - n , ¡ nclL.2 ‐ ( ("A» 14.?8.'<<'
1l Pac rc&
" m a_g g_: lorc L _ ,.
¿__

fuí ¡] scrvízio della volumá. Ein vuulc ció ChC vun¡c: ¡] Padrc» f ( Í S E L 22. p… . y;SSH qiljlmc(;1tfsplgrrgfioqríagi affcrma piu ch1aramcmc)l 13fer_10r331 dr(3ntíl
cg1cll(cll
784. 20‐23 ). Anchc questa idonu'rñ di obbcdicnza :: lihcrrá comprnva l'uníti¡ di ; to_m uuc “ ¡¿lun 0 nei cc. 51‐56. Egll mtendc cha.” ¡] I_.¡ n ¡c¡(3 c)Í¡i ¡! Figlio
T, ) 6 . . . > ' . , .. 1 Y .

n a t u r a che ¡… (“OI Padre; vedi I...]í Lad-¿ría, La ¿'r1Ís!r»/ngzi¡. p p . 154‐155, P_arí.º nc tratílagcn<:rfntc lo L'del generate, Ci0¿' C º m º 11m e º l p l º ¿ '
*1g10 come
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… L.………u.…u…» …,,,,v….¡…"f…… .,,… …“. .… y … . . .;-u. ……… ,.
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154 l.a ¡“m.‐¡¡J/2
l,:'bm 9.55-54 l55

di servo da lui assunta, si servi (Ii una dichíamzionc per indicate la ¡ ¡ r a n u r a ( d e … . terrestn' <:infernali_picghin;) :;le115:2%:í32(:1‐L ogm
nostra Fede: ¡"luv/¿- ud'¡m cbc vi ¡… dc-tto: lo vada (' rimrrzo ¿: voi. Se lmgua confesxi che ¿!S:'gunrc_(,v_m ¿*¡_¡m'i'a :; Orla f! -5¡ºne ……¡¡¡q….
mi amam', w' m”cgrerexlc ('Em nada a¿' Padre, perdu" ¡'1' Padre ¿*mag‑ Gli ¿'conccsso dunqucl onor_€ dl questa (ion1fín …“[c m…]c: [¿
gmrc d¡' »n*'h. Perció, avendo spicgato ció che riguarda la natura4 lv ln si proclama nella gloria di Dno_Padrg. A:»cot11 . 301rí3m h…… pur
della divinít¿1 nel mcdcsimn discorso precedente. forsc quema di‑ ' ¡ ¡>“»ma foredín1c*"? Riconosc1 colu1 del quae <.ata) 3 _ 1 ¡|
chiurazionc sottrac al Fíglin l'uguaglianza di natura. che ¿:rcsa per‑ . - l ¡ ][ 0[ )bcfl%enza mcrimría-. E ghba Jona/n
' ' …Fº _ mr nrmw
_ v cbc
. L; :r>p;%ff&ºf
“ ¡“Hue,
fct[a da una nnscita autentica? () forsc ¿:un'nffcaa per il Dio unige‑ l¡l3lz¿*'“. Ascolta ancora: la v¡! Paa'rc 5;m;ft,) t‐H'í'apwjíí;;¿f;¡¿l';: Intendí
nito uvcrc mmc Padre il Dio ingcncrato, sela n;tscita come unigc‑ ….Q- m ¿ - º wdc anche :"! Pa¿!r¿w_ e: la nel ¡' a _n : ¡ ¡dí‐h; “, 5,¿¿,¡,,rc Cc…
nito dal Dio ingcncrato gli dá di sussistcrc t o m e natura unigcnita? ‑ l'¡1norc che gli si dá con questa conlcsszonc, ¡)<Í_r'c' L'ñca _l'c5pm55i0_
ll Figlin infatti n o n lm in séla sua origine. né ha t r a t [ o dal nulla _ (' nella ºlnria dr" Dio lºadrc.*“. Qq_ando dunquc 51xden [' “. do…… un
la sua nztscitu quando n o n cm Ma csistcndo come n a t u r a vivcnle da -' !! P3drc ¿3maggiun- J:” mc? (,c'rtamcntc. quan () g 1-L_. . ”fl. 1'.¿f‑
una natura vivemeººº, possicmlc in sé il potcrc della natura c. profes‑ … 1- che & º.0pra ogni nome. E d altra parte, qu:¿ndo 51un mal ndo
sund0 il principio originario della sua natura. attcsta sia l'0nore che ltlllutmionc: la ¿'rl Padre sáwno :m.:2_fm_u “sÍíía¡?¿a(i[2:21;?B,3%;¿…
la grazia clcll:x nascita riccvuta assicmc all'onorc. lj rcstituiscc al Pa‑ ' ' ' ' “ ) mm (' ¿' _
'ÍWH […gua …ln£lf)íií:(dldd:ñle:;gil Padre &maggigrc: lor5c per)la3
dre questo debito. per rimcttcre la propria 0bl)cdicnza alla vulontá . ?ch ;|tllf?f,a Pcfdcl dono il Figlio ¿: m'uwrc? Scnza d_ublmo 1l ulon:i1.tmíeí (:
di chi lo ha mandato. tuttavia senza che l'obl>cdicnza legata all'umil‑
tá imlcbolísca l'unitá (Ii n a t u r a ‐ fam; u!7r5rdúvtlc firm alla mnr!¿*'* ‐, “lº “ 5 1 0 … n ¿: iú piccolo colui al quale v1cnc ali-mato 1case
-
e senza ccssz1rc di csscrc supra ogm'nam¿*" all'indomaní della m o r t e . P… grandº- 1T]6langan lEi“ Se non ¿' concesso ¡¡ Gcsú d1 po)tcr css;ge
54. Ma sc sembrer£1 che ci sia disuguagliunza per il f;mo the gli llr:ctlgnc1(ig ;lea gloria del Padre. allnra ¿:piú p¡ccolo del l adn… &
¿:dam questo nome dnpu di essersi svuotuto della forma ( l i Dio. que‑
sta falsa accusa ignora il mislcro della condizi0nc di umiltá assunta.
…(;V
Seinfantil la nascita come uomo haíntr0dntro una n a t u r a nuova, e ““lºil 2, l l . “'(?v
¿ 14.28.
… "
' l'112.9.
ru :.
( x HL
:“).

l'umíltá ha cambiato la sua forma per l';1ssunzinnc del modo nmilc ' 14.º- -1*(iv l 4 . l ( 1 . ºqFil 2. H.
dí csscrc. ara la concessinnc del nome ripristina l'uguaglianza della . . . , ' .-- c ¿ (“… 10. 30;
forma. (Ihicdi che cosa gli & stato conccsso. Se intatti gli ¡: concesso WCG“ un supicntc Confront0 dx1._-su ¡(3 1412%|-lf:lyíitfnii <<Il p……‑
q u a n t o ¿:proprio di Dio. il dono di questa natura nc… arrcca un di‑ l"i| 2. 1 “ - “ ¡ “ l º “l…"… Ch? $(;n:11 lic-['e a21l31f1au;osía Ínla». L‐:1 pr1ma richia‑
sonorc alla natura divina. lnñne. questo nome che ora gli ¡: donato. ' 'L' mgggíorc … n.lL-» .c Ti:oiulcl ¿la r;lcílr€l:lchc ¡1Padre I.lít al l'"igl_ío…- :: (…l-:].7T,ll
benché contenga un mistcm nel suo csscrc dono. n o n cunfcriscc un “_” ¡Jnom_c (ÍOP.M “¡Inia secunda inx-uu si pone dalla pam‐ thl F;gho. (11LP1J‑
nome cs!ram€o quando gli ¿-donato. A Gcsi1 infatti ¿?donuto che le ; n.Hu“rd“ ll TM…R_. ¡uclla glul'l:1 Ellº le rcndono u;:unlv al ladra. . -l. (.
fiºº“_º*9.q"º "ºf'.…1Íl-l¡ ¡¡… '… n Figlio non ¿ mi……- ¡… p‐¿drc. Pgíº 1_º
dre & pm gil…“ lc‐ : fc ulvualc ¡¡ lui anche nella sun nmanl…_ 31“! ” ” I
""(¡v 14,28. 1‐11 2. 8. Fil 2. º).
…- dal Padre n.ºel'f ¡' L;;
(hcíolilamºmº sona imc-sr in sensu m m t a r 1 n . u¿u?1
1-C P'ºl'ºlc …(“ _l-4. ¡¡ . no.all -.1 gloriñcazione del Fig|in nella su-fa uma;1;tg
sono …¡€rºrut_allk m<ío€£3;.salv1ficn [cf. LF. Laº_13…' l'¿,¿ ¿'rn'rolo¿¿:.:'. lll] _".Í
“"Namra" ha 1.ui un si?‑nilicato nwltu simile :: " versona"… u c s t o si‑
gnííicam p e r m c l l f : ¡¡ llarin di parlarc talvnlm in materia trinitaria como seci ' &
n o?¿uíl'
- .rzll‐hlrLl‐lljrífnlinoloáia
- _ . . f della
, ‐ "forma".
* Diº. o áíná?lcígitaflditlliz
t l 0 € l mel.
alla_to_rr_r;a (. - _ '
tosscm due n a t u r e , e in materia cristologica cumc sece ne fossc una sola; cf.
P. Smuldcrs, La dodn'm= trínítairc, pp. 284-285. niífi
come355_“3Í3- * l'llirilar'l.(.hl"i<:rro. Sobra' ¡a gloria, PD- 1" 5'l79'
Si º“ x¡:lclll1caxcac;1rlleTil:.,Lalf"l£:'
156 La Fin:?d/2 I_¡hm 9 54-56 157

se gli & concesso di essere in quella gloria in cui si trova i! Padre. hai
seeg!i non ei avesse trastorman ' ' nella m' e “'. L“'p_u' questo ' ciesorlt;1neua
' ' ati
nell'autoritá del donatore ii motivo por cui &piú grande, (: nella con‑ in-mcre in iui perla fede nel corpo assunto, cost de;1ess¿erve u;ser; ¿,f……
fessione del dono il motivo per cui essi sono una cosa sola. natura
( * ' came come rra]cr' nella' u" t e . pere
delia sua d' . L= 1 … (r* () .‐¡ h_91
.
Ii Padre dunque & maggiore de] Figiio. E.certamente ¿:mag‑
“ m u m ', Peri'4¿ s s u n z'm n e d l' q uesta umlle con o n t '. u,_t1rporea,
‐hj-
. ¿' m eg
, .a
che umscc
giore, perché dona [a] Figlio] di essere t u t t o ció che eg|i stesso ¿: ' ' della ' macs ' tá del Padre, 51 ¡(_ aradu e . 1_ Sta
sracea dalla tor-ma
nei mistero della nascita gli concede di essere immaginc della pro‑ seitrakl.und1c3
'' " *' ' nel P¿d ' _ =che.'(Slpre
' rei' agr1coitore ¿1fu'n e. cura D. .¡.1que
. _
…d¡‑
pria natura ingenerata; lo g e n e r a l nella sua forma a partire da sé; ntc.1cu1ramunurúumfec
.' “ ' " " -' ond1ragh¿<…
' '= destma .' ) (.. mo. 1t.equ . ¿(¡.
dalla forma di servo lo riporta di nuovo nella forma divina; a colui ( -f1¿- ¿fede me uede ant/ye ¿¡Pedi-¿¡¡¡ e: L¿»pam1;»¿bc da?, non(!;j;if£:¿ú
che ¿»nato da sempre nella propria gloria come Cristo Dio dona wc.
' ' )adrc
ma &"¡' , ‐/ »n “mancm
- ¿)( . compra". ¿54
' me. ' :“' 5
“ ¡ 6P-
3 e r e¡ ,m1¡…¿
e ) ,]1 mlste.
.» . .
di essere di nuovo nella propria gloria come Dio seeondo la carne. '
( ,redeterm,' parche ''
¡o nel Path *erf Padrem :… . er me ]1 mmm……
' _x
( i e s i 1 Cristo, una volta che E:andan incontro alla m o r t e .
ro della nasuta - ' e.la
= ' venta
' " n¿scox
- , . de! corpo
sra ' a s s u' n t .od', n e ¡)“¡ ¡¿mb…)_
Indica quindi il motivo per cui, selo amassero, si rallegrereb- “ del d15e0r30
' grunge
' a dire.
A ' Percbe !! Padre. (*maggzon . : mz .]. ' .m ( … e.
hero che va al Padre, perché il Padre ¿-piú grande“. º ' ” >» i' o n e di' quesra espressro
' … . pa 9,. .
' me. ha aggiunto¡
55. Eglí insegna perció che questa gioia viene dail'amore. in ldeii agncoitore,
' “ 'Chlanr'»
' ' ' u'At e e‐ de1¡miel,
della
ld fai‐'. ' ' . ail u. iº
u' nd o' nos
'). 1 all assunzrone
_ de]1'an.
quanto i'amore gode che Gesú deve essere coniessato nelia gloria di
della condizione umile del C o r p o . E.ha mszgnato;i¡; L(ijrrgo:jl:£e Pm“:‑
Dio Padre. E fa seguire subito il motivo per cui hameritaro di ripren- ' (i'll'C al Padre, la g "i º r a dr' ch1'loamaquan . | .o v a *1 . ¡¡ bb . _ gº la
dere questa gloria, con le parole: E venuto :'nfatfz'il pr:hcipe diquerto ¡ 1.' e r da] idtt0
A' che ¡| )' dre e' maggrore' dl lux. Da
' 1a . Lu.w ' re e rlp “ r0e n. 0 r c
nsondo. ¿'nes.run patcre basu dime“. Il principe di questo mondo non uiona ' presso d' 'i ] …' e m * luz' sarebbc stato
. gionñcato. non con u .on
ha aleun potere su di lui, perché. trovan nella eondizione di uomo, ” . ' n uello or1vmano.
' ' ' - non co n un onore estraneo… ma . (
egii rimzmeva estranco al percato della carne p u r nella somíglianza quello
" N º v º !chemdCO aveva q presso di¡, 1…. "b 5(.' quin
' di non rdeve essere ‐'d ¿1 gionñcato
1 …eun
della came di peceato, per condannare il peceato nella carne a partire nel Padre cioé per essere nella gloria del Padr€ , crñnsi er ¿[ p “fi 1…
dal pcccato“. Mettendo t u t t o do in rapporto con l'obbedienza a! co‑ ITIOUVO ' dl'' mferrorua
' . . ' .Se…=“mvece
' ' ” della- so¡¡natura. . ne _' 'esse
¡ rex en . _ c(, '
mando del Padre, ha aggiunto: Ma perrbe' :! mondo sappr'a ¿'ch …amo da lui si trova il principio originario, ru:onoscr che il PAdre e p i u gran
¿¡Padre, cfaca'o quello cbc mz" bacomandato: A!zatwr, andiamo ¿»la di le r_ia en ama ' ' ongm¿na
' ' ' ' di giorificario.
_ ' .‐ . _ _ ' a
guiº“. Per il desiden'o premuroso di realizzare il comando de] Padre, si
( pcíó Iºe€ché approñni dell eeonomra sallvihca al !;]m dell._1 (¿ri
alza ¡n fretta per portare a eompimenm il mistcro della passíone c o p ‐ ' "nsul m i"s t e r o 'del & riostra
cm teta?
' “. Pert.he
' ' (¡' preeupr ' ' - _s' V C“ Z Z. '.A I D ! ‑_
porale. Pero riveia subito ¡] mistero dell'assunzione del corpo, grazie sta%eila morte? 11Padre. the deve gior1ficare 1qu1gho,le pli3uiñrár:e
alla quale noi possiamo essere innestari in lui come traici nella viteºº, ' ' AlF' lA hc viene gloriñcato nel Padre, e p i u p i e c o o. .
noi che non sarcrnmo destinati a dare alcun frutto buono come trald,
sense elgp1u
de?! ? meto
c' 1o. 1u1(. “ ºhe ¿:nef[a ¿¿… ¿: Dm Padre“? 0 forse n
Padre non 8 pm grande. __
* '“ )
___ _ ' 'O
"(if GV “. 28. “(i'r' 14. 30. "Cf.Rn18, 3. “'Gv l-l,3l. Certamente il Padre ¿-p1u grande, percha e Padre.l I;;_iílil Fi£idé
per essere Figiio n o n ¿ piú piccolo. La generamone de 1¡., to r _
º"Perl'immagine della vire e del tralei di Cv 13, 1‐2, ef. In pr. 51, Ió‐l7
[ C C L 61, pp. 103-104)… dove viene sviluppata soprattutto nei suoi risvolá
morali. Con i'ineamazione ii Fig|io di Dio ei ha “naturalmente" innesrati in '“ Cf.
15. 1-6…
GV “ " ( i v 1,14. "“ (“iv 14, 9 “'-“ CN. 14.
lui, diventando solidale con tutta umanitá, prima ancora the ciaseuno passa 10_ 14. 11.
“ GV ºº GV 14,38- "'(“.l'. Gv 17. 5. '»' rd 2,
fare la propria opzione mora!e. ”_ “Fii2.llv
9
158 La D'initá/2 Libro9, 56' 59 15

il Padre pií1grande. Pero la n a t u r a di tale gcnerazione non tollera che l'ora Ii co<i n o n sarebbe Dm ' nato ¡la DIO
' m' quellaln
- ' ¡¡;l¡í1;angccg5itá
erfetta
il Figlio sia piú piccolo. 11Padre ¿=p iú grande, perché ¿'p regato di re‑ … c u. 'l Dm ' _sussxstc,
' "'" ' … ' qu anto per
. "¿ssoggetta
. ' m.. e n ' c .' ¡. ¡…
…. la
stituirc la gloria all'uomo assunto. Il I"iglio non ¿» piú piccolo. perché [LÍH'ignoran7a . ci mrebbe
... .
una lorza esterna ' potente
pm ) . ¿un0 ¿hº * 1
riprende la gloria presso il Padre. E cosi si realizza sia il mistero della ( uale lo manterrebbe nella debolezza dl_non saper<.. eo¡ne .¡c…]e
generazione sia l'cconomia dell'incarnuzione. Difatti, ¡1Padre, per‑ º1' potente di fronte ad essa. Ana la folha degh erene1 pre 1¡
ehé &Padre e glorifica ora il Figlio dell'uomo, ¿‐piú grande. Il Padre (ubbhgarcr
Im ' . ' a questo
" mmlo emplo ' ''d “1el
' dl' compre…
' [5e , q_u ads l avesse
-… . uc‑( ‑
e i l Figlio sono una cosa sola, dul m o m e n t o che i l Figlio, n a t o a l Pa‑ uno
' a tale 1ncut¿blle
' ' ' ' u " “
“)I1ÍCSSIOÚC, per * h¿
' C… .sl )‐ ) ¿ Nha
c r e e _r e
(¡ffcrma… q ,¡[
dre, &gloriñcato presso il Padre. dopo aver assunto il corpo terrestre. xw modo. ll '- “bbc
m o t 'w o bdl'o. _ da una parte
» c L cost
. . , .( ) ‐……m_
57. La naseíta quindi non c o m p o r t a inferioritá di nazum, perché 'x'iunore dall'altra che puo sembrare del t u t t o Ir'rll:e?míj¡¡¿con
¿‐nella forma di Dio colui che &n a t o da Dio. li anche seper il signiñ‑ p:lc la testimonianza della dichiaramone che elgh ¿ ¿ t u .
cat0 stesso dei tem1íni la condizione di chi n o n puó naseere si ritiene un'opinione legata ¡¡ un nostro ¿nodo dxl xntenerc12e/.OIUH c ¡[ mºtivo
differente da quella di chi nasee“, quest'ultímo non ¿‐e stranco alla na‑ 59. Anzltutto.
" - dl' ¡¡
p r i' m a '
“c 1amare amgu d "| ¿ )Cºn….
t u m del primo, in quanto non ha tratto da altro il suo essere sussistcn‑ d|' questa ‐* ‐* ' ne. bl>0gna
** - (.>press¡o " ' conslde
' ' h rare1.
. seeon “OI ¡¡mo
) lc (CO…_
< 5…
¿
te. Difani, pur se non ha rieevuto di essere ingencralo unitamente al ' ' ' ' ' ' >“' “ crederec
o>.sa ' * e*q u A
' e u n a . t m t.u e… .
Padre tuttzwia ha ricevuto dal Dio ingenerato di essere Dio. ' …g…dlCdl‐L'' SL…P
¡un…‐atadahu,ehee1
”º ' ' ‐*'| *mne1plod1[utte
' . ' “' …
' =1'L C I ' L"¡A L.¡ r e. ln C l (1) .che
n ( ,_.
…sono
…'
La n o s t r a fede dunque, sebbene n o n comprenda ¡1 principio ¿… in clio che saranno Tuno ¡nkatu e per rInel¿/.oldl (,uslto (her qu.…
della generazione, confessa tuttavia che l'unigenilo e Dio in eterno; 'de_ ermczzndzlu¡,co>1u
.
' '
' A '. - .
* ¡'lcssercm'Im *. n.un .m o u
) a : ¡ _
' ,…C_
la sua natura n o n p e r m e t t e dí proclamare che in qualche tempo ab‑ &¡ n£n & estraneo ¡: ¡ n i e n o n ecssa dl essere … Im. nonbÍ)ancha 1…
bia comíneiato ad esistere, lui che & n a t o al di lá delfinízío di ogni () _ . »x
! iuso nella sua conoscenza. la quale ll p i u dellei volte .1 _r 1 c c ¡ . ;¡¿ ¡n
. . ¡ ¡1 C

tempo. Ma colui che si confessa csistente da sempre e prima dei ' .


l n1lorzud¡
(. . quelk
' u nK'¿ n .'1 t u m' non ¡* gnara. ' *. ' (.u.
' º co.se ' . =4non ” csxstono
. . _ 5 css… =
tempi, n o n c'e dubbio che & n a ( o ncll'infinítá senza tempo, anche x_Ll'& impulño
. : ! nó verso
A"! <tes<e per se l ció …- - &e
che
stesse> 12pm. solo a parnre
sara_ quanto amnge. ..1 lnl,
<_l1.1 ' eomcy;;0
causa ) lotdella
. dl . se ¡… ‑
seproelamiamo che la sua nascita deve intendersi priva di inizíoºº.
58. Ma gli erctíci intendono come un disonore per ¡a sua na‑ k"dr5 ¡ fuori della. eonoscenza
& . legatav‐. alla 4_ ) dl
. natura ) lux,
,. . per
" ¡nu
_¿ .
t u r a l'espressione: [ i l Padre ¿*maggzhre di mc'º, o l'altra:]“ Il giorno . qu-¡le e nella quale ¿»contenuto no the 51deve reallz¿arnei …… 5010
c l'ora nc.szs*mzo [¡ comune, ne' gli ange/z' [» ciclo m" ¡! Fígle ma solo D1tam. Signorc* conosce | penslcr1 um ) . , ¡…º‐he
( ' . _ . . a '

'_ ' Custo '


¡[ Padre”. A] Dio unigenito si obietta quindi di ignorarc ¡] giorno e que…' susc1tatn
' ' ' ' da* u no sumolo
' . del
* mom<.
_- fn t o presente,
. __ºndo _.
mala. te…‑
*'' tu' dall"unpu]>o
- di ' volonta
un¿ _ ' utura, …4 _ ., ,_
monianza
q…… …d0dell' cvangcl¡sta.' - Gesu' " m/a;tz_
' amoxccva fm da!
./ ,] aw.¿./,h(, prmczpLa
¿md¡¡oth_ ()
Í“'(1v14.28. "Mt24,36;Mc13,32. f/Hclli che n o n aurehhcro credulo. ¿'mi ¿(:1Lic (; … ¿ . a n ¿cnc CO5C
'
tnrzu della sua n 'd t m'-¿ .¡'bbraccia
, _ _ 1_a_conose
(¡U… __ _. . 1 . c Che 51
.
…11Padre ¿‐differente dul Iºíglio solo pcrché ¿‐ingenerato Umm…u7/7i/ir), non 1 n c o r a presenti, e non 1gnora 1m o t w 1 dl ¡nqnletllljd nChe €in
( * v ‐ v w . ! ) r .
cosa che non puó essere comunicala al Figlio. che ¿» g e n e r a t o e.unigenito. , introdurranno in anim¡ ancora tranqu¡lh. 51pensera a ( ¿
f'2(1he la nascita de] Iºiglio sia senza tempo ¿-dello spesso; cf. ad e s , Trin.
7.14;12,16.
'” P. Smulders m e t t e t r a parentesi la cítazionc di ( ¡ v 14. 28, eonsiderandola
una interpolazione ripetitíva, Subito dopo seguc ¡”ultimo [ e s t o , utilizzato dagli ‑ '>'(Íf. Col 1 , lo, “ ' (_¡w 6 . 64.
aríani e ripormlo nel c. 2 (Mc 13… 32). (: questo semhra accredimre mle parere.
160 La Ti't'nitá/2 Libra 9, 59-61 161

sia all'oscuro di quanto esiste per mezzo di lui e in lui“? E,che sia 60. Come si potrá credere che il Signore della gloriaº', ignoran‑
1mpotentepnell'ambito proprio chi & potente in quello altrui colui do il giorno della sua venuta, abbia una n a t u r a sregolata e imperfer‑
di e… abbmmo ricordato che ¿:dctto: ]luttc le msc .rrmo .t'td!c,Cf€dte l a . la quale per un verso ¿» obbligam a venire, e per l'altro non giunge
¡_Jer_mezzo di luz" ¿'in [ni, al aglz' ¿'prima di tutti"? () ancora- Percbe' ¿tconoscere la propria venuta? E per tale motivo in Dio sarebbc pre»
e ¡naguto [a Dio] di far abítarc ¡'n lui ogni pz'wzczza e per zizezzo di teribile l'ignoranza, la quale gli sottrae il potere di avere eonosccnza!
lui r¡concílz'are ¿'n mirta dí lui ! u t t c le coxe“? , ()rbcne, si raddoppierebbe i'occasionc di empietá, seoltre al‑
Dato qumd1 che in lui c'¿: ogni pienczza, e che per mezzo di lui la debolezza di Cristo si attribuisse a Dio Padre anche il difetto
(:in ]…sono riconeiliate t u n e le cose, e che quel giorno &la speranza per cui avrebbe privato il Dio unigenito e Figlio del suo amorc'”
della n o s t r a neonciliazione, forse lui ignora quel giorno. la cui data della conoscenza di quel giorno. e con un sentimento di malizia gli
e stabiiita in lui, e il cui mistero esiste per mezzo di lui> Quello ¿ .wrebbe ncgato di conoseerc ii compimcnto delle reath future. E
1niatt1'iigiorno della sua venuta, di cui l'Apostolo dice: Quandopai m e n t r e n o n aveva voluto che fosse all'oscnro del giorno e dell'ora
apparzra Crz.rto vita. vostra. ¿mc/vc voiapparirctc con lui nella gloria“. della passione, ii Padre gli avrebbe poi rif'iutato la eonoscenza del
…. Nessuno pereió ignora quanto esiste per mezzo di lui e in lui giorno della sua potenza e l'ora della sua gloriñcazione nei santi'º?
( , n s t o verra, e 1 g n o r a i l giorno della propria venuta? E i l suo giorno‑ lº. avrebbe sottratto di conoscere labeatitudine alui, al quale aveva
secondo CIÓ che lo stesso apostolo dice: Pere/u" z'l giorno del Si nor; conccsso di conoscere in anticipo la morte?
ucrra como zmladra alí notte", e si deve credere che n o n lo congsce? La coscienza umana, con trepidazione, n o n osa ammettere in
Le creature umane stabiliscono cio che devono fare e, per quanto Dio un arbitrio tale eattribuirgli le imperfezioni della mutevolczza
sta in loro, le conoscono in anticipo, m e n t r e la conoscenza delle co- ' umana, cosi che 0 ii Padre neghi qualcosa al Figlio o ¡1Dio gene‑
sede fare segue la volontá di farle. Dio inveee ignora ció che csiste r a t o ignori qualcosa.
mi… e per mezzo di lui? Per mezzo di lui sono ¡ tempi, e in lui &il 61. Dio non s a essere! i n ogni m o m e n t o , altro che amore e altro
glornoz perché per mezzo di lui vengono all'esistcnza le cose futu‑ che Padre. E chi ama, non porta invidia; e chi ¿ Padre, lo & anche
re "f. e in 1…si trova ¡] potcrc dí prepararc la propria venuta Ed egli nella sua interezza. Questo nome non ammettc frammentazione.
sara cosr o t t u s o da ignorare quanto si fonda su di lui, per iii natura cos] che per un aspetto sia Padre e per un altro n o n lo sia. 11Padre
delln sua m e n t e intorpidita? (Josi fanno le Here e le bestie le ua‑ e tale per la totalitá delle cose che esistono in lui, e si possiede in‑
li, vwendo fuori da ogni possibilitá di previsione, ignorand cioqche teramcnte in colui per il quale non & Padre in modo parziale. Non
fanno; e mosse come da un istinto di stupida volontá, si port-¿no da ? che sia Padre a suo vantaggio per le cose che sono sue, ma in tutto
qualche parte con un passo fortuito e incerto ció che ¿, e ¡meramente Padre tramite quello che proviene da lui.
Secondo la natura dei corpi umani, che si compongono di parti
. _ "Coi ¡, 16-17. " Col ¡, 19-20 “"Col 3, 4. “ ] Ts5,2.‑ disparate ed esistono a partire da elementi molreplici, chi & padre
.…( I f . (':01 I, 16-17. ' n o n pub esserlo che per t u t t o ció che ¿:suo, e tutto cio che esiste in
ciascuno degli elementi e i r ) ciascuna delle parti. ¿:mantenuto nei
“ I n m;1_niera simile ragionava Atanasio: <<Tmmite il Logos furono fattci tiin por una nascita compiuta. Chi dunquc ¿ Padre, lo e per tutto
tutte le cose:¡1 tempi, 1momenti, la notte. ¡| giorno e tutra la crea7ioneº si dirá ció che e suo, perché la nascita deriva dalla totalitá [del generante],
dunque che 1_l (.reatorc non conoscc cio che ha fatto? iippure il procedimento
del passo scrittunstico [ M c 13. 321 mo…stra che il Fig|io di Dio conosco l'ora e
¡] A … ” 3nonostante
¿ _giorno. 4 1 gli
. 422 P G 2(,_che ariani caLian o a causa
1 B), ' della
' ' loro i' g n o r a n z a » (Oral. '
“ o f . 1 Cor 2, 8. r..Cí. Col 1,13. vaf. 2Ts 1, 10.
162 La Trínilá/2 Libro 9, 61-63 163

e rimane nel]a totalitá [del generate]. In Dio non ci sono elementi símili tesori della scienza sono “nascosti” in lui, e non cessano di es‑
corporei, ma semplicitá; non parti; ma totalitá e pienezza; n o n fra‑ scrci perché sono nascosti. Per il fatto che & Dio, essi sono presenti
zioni di essere che abbiano ricevuto la vita, ma t u t t o &vita. Dio ¿:un ‑ in lui; ma per il fatto che sono un mistero, r e s t a n o nascost1. _
t u t t o vívente &un,unica totalitá, perché n o n &composto di parti ma Ma per noi non &occulto e n o n ¿:avvolto nell'ignoranza il m15tero
&semplícitá perfetta. Perció &necessario che. secondo la sua pater‑ di Cristo Dio, nel quale sono nascosti tutti i tesori della scienza. E dato
nitá, ein sia, in t u t t o ció che & suo, íntemmente Padre in virtú di co‑ che egli stesso &mistero, vediamo se ignora le cose che n o n 5 3 . Ma se
lui che ha generate a partire da sé, in q u a n t o ia nascita perfetta del in altre occasioni la dichiarazione di ignoranza non pem1ette di esse‑
Figlio porta a compimento la sua paternitá in t u t t o ció che &suo“. rc intcsa come un non sapere, neppurc o r a egli ignora ció che n o n sa.
Se dunque ¿: Padre in senso proprio per il Figlio. ¿:necessa- ; Difatti, siccome la sua ignoranza corrisponde aun disegno salvifíco in
rio che il Figlio possegga quelle proprietá che sono del Padre. Ma quanto in lui sono nascosti tutti ¡ tesori della scienza, puoi trovarvi il
come si penserá che le possegga. se non ne ha la prescienza, e alla motivo dell'ignorare senza intenderlo come un non sapere“'. .
sua nascita manca qualcosu Che dovrebbc provenire dal principio (33. Tutte le volte che Dio dice di ignorare, senza dubbio atfer‑
originario? Gli manchch pressoché tutto, se non possiede quanto madi ignorarc, ma ció nonostante egli n o n ¿‐prigioniero dell'igno-_
&proprio di Dio. E cos'altro & proprio di Dio se non la conoscenza ranza. Il suo non sapere non equivale alla incapacitá propr1a dl Chi
del futuro, cosi che la sua natura, capace di abbracciare q u a n t o & ignora. madice che 0 n o n eil tempo di parlare,o non :: il momento
invisibile e quanto n o n &ancora, contenga le realtá che n o n esisto‑ o p p o r t u n 0 per agite. Parlando a d Abramo, Dio dice: llgrzdo d i 50‑
no ancora ed esisreranno in seguito? duma :?Gomorra ¿'g¡'zmto al colmo, e ¡' loro pcccatí sono molto gran‑
62. Ma Paolo, il dottore delle genti, n o n tollera in noi una simile ' a'i. Allura scenderó e vedch se.wmv giumz' al limite mnformemwztcal
professione cmpia ed erronea. per cui pensiamo che ii Figlio di Dio loro grido; …vc n o n ¿¿mi, lo sapró”. Abbiamo allora un Dio che non
abbia ignorato qualcosa. Dice infatti: Fondati nelfamore, 1'rz vista di sució che per altro verso n o n ignora. Difatti, sache i peccatrsono
t ut t e le rz'cc/yezze di una pícmz zhzellígmza, per conoscere z'l mixtcm di molto grandi, &c o n t u t t o ció secnde per saperc sehanno raggiunto
Cristo Día, nel quale sono narcoxtí1uttz't'tesorídclla .tapíenza e della il colmo; esen o n hanno raggíunto il colmo, ein lo saprá. Intendia‑
saenzan. Cristo Dio %:un místcro, e in lui sono nascosti tutti ¡ tesori ¡ n o allora che non sa n o n perché ignori, ma che lo sa allora perché
della sapienza e della scienza. E ció non puó adattarsi alia parte eal &giunto il t e m p o di agire. Perció che Dio sappia, n o n corrisponde
tutto, ma la parte non si concepisee come il tutto, né il t u t t o si lascia a un m u t a n i e n t o a partire da un'ignoranza, ma indica la plenezza
concepire come la parte. Se infatti il Figlio ignora il suo giorno, in del tempo. Difatti, egli attende fino al m o m e n t o presente per sapo‑
lui non ci sono piú tutti ¡ tesori della scienza. Se poi in lui ci sono ¡' rc. E visto che di lui n o n possiamo supporre che non sapp13, an‑
tesori di ogni scienza, allora non ignora il suo giorno, abbracciando
in séogni tesoro della scienza. Ma &opportuno per noi ricordare che
"Gen 18, 20-21.
“” ¡] rugionamento di llario, come si sviluppa nei capitoli successivi, & il
f“Col2,2‐3. seguente; quando si dice che il Figlio ignora (ígnoram) qualcosa o qualcuno,
n o n si afferma che cg1i n o n conosce (natfire)_ ma si dice che egli n o n mami
65Padre e l"iglio sono nozioní correlative. [¡ Padre & tale perché dona festa tale conosccnza, perché il manifestarla non sarebbc utile dal p u n t o di
che possiede al Figlio e, specularmentc. la nascita crema del Figlio
t u t t o ció xvistadcll'economia saivifica, mentre risulta opportuno il n o n csprimerc tale
rca]izza pienamcntc la patemitá del Padre; cf. 'l'rin. 2. 31; (a. 12; 7, 27‐29; 8,24; conoscenza appunto per fini sal vif1ci. Ancora una volta il linguaggio della sto‑
10, 58; Vedi L F. Ladaria, aPalrem c o n s u m m a ! Fí/íus», pp. 775 -788. ' ria della salvezza (d11rpenmt1b) prevale su quello teoiogico astratto.
164 La Trinitá/2 mm 9, 63-66 165

che se attende hno al presente per sapere, & necessarío che ignori nitro verso n o n ignora come operatori di iniquitá. Ignora quindi
quanáo sae sap_pra pur ignorando, perché non si tratta di altro se non perché non sa, ma perché sono indegni della sua conoscenza a
non el proposrto salv¡ñco di parlare o di agirc“. musa deliºiniquitá delle opere. Confcrma l'attendibilitá di ció che
64. Non e p0881bllc perció dubitare che la scienza di Dio sia dice anche con vincolo di giuramento, e nel potere della sua natu‑
un fatto dl tempo piú che un mutamento, perché, quando si dice ' ra ha la facoltá di n o n ignorare, m e n t r e conserva il non sapcre nel
che DIO sa, e in g t o c o il tempojn cui rende n o t a la conoscenza e mistero della voiontá.
n o n quello … C… [ acqu1515ce. E quanto c1 v1cnc 1nsegnato anche ' Anche ii Dio unigenito non conoscc le vergini stoite, e le igno‑
da cxo che 51dice ad Abramo: Non rtena'ere la tua mano contro il ra quando e n t r a nel talamo al suo a w e n t o glorioso, perché sono
t;1%qzzo, e non farglí alcun male. Ora i;zfafti ¡m amoscz'uio cbc [ e m i . s t a t e negligenti nei procurarsi Folio“. Esse si avvicinano e bussa‑
: ¡ g n 0 r e Dto tuo, ¿*non bai ri…rparmzáto [! t u o figlír) díletto a cau- ‑ no, e non sono ignorate ñno al p u n t o che risponde loro: In vcrilá
_ . "s | . . .
¿a mm . Qu1nd1 ora DIO sa. Ma ¡I sapere ora n o n vuol dire che …"dim che n o n vz” conosco“. In realtá, sia l'incontro che la richiesta
51r1conosce u n a 1gnoranza precedente. Ció non si puó adattare ¡¡ ' n o n permettono di poter essere ignorate e, rispondendo che n o n
D10, e neppure che precedentemente abbia ignorato la fedeltá dí le conosce, non si coinvolge con la n a t u r a ma con la voiontá. So‑
Abramo, del quale & dett0: Abramo prestó fede a Dio e glífu at‑ no indegnc di essere conosciute da lui che nulla ignora. Infine, per
tn/Jm_to ¿¡gía.rtízz'a". Il fatto che ora ha conosciuto, indica il tempo csciudcre l'idea che ignori per motivi di debolezza, subito dopo ha
In'CU1 Abr-amo ricevette questa attestazione, e non certamente che parlato cosi agli apostoli: Vagíiate dunque, porche” non conorcete ne'
D10 abbm cominciato a sapere. Nell”olocausto del figlio infatti ¡f giorno na' fora“. Cos], quando ii e s o r t a avegiiare perché n o n co‑
Abramo aveva manifestato l'amore che avcva verso Dio; bio l”hti noseono ii giorno e l'ora, essi si rendono c o n t o che le vergini sono
eonoscruto nel m o m e n t o in cui ne parla. E posto che n o n si deve ignorare perché, assopite e negligenti, si erano rese indegne di en‑
1ntendcre the prima ignorasse, si &obbligati a pensare che l'ha co‑ t r a r e nei suo [alamo per mancanza di olio.
noscluto ln quel m o m e n t o , nel senso che ne parla. E t r a i tanti casi 66. Pertanto, il Signore Gesú, il quale & Dio c/ae scruta ¡ cuori
r1guardantt la scienza di Dio e contenuti nell'Antico Testamento e le rem”, n o n si trova in una situazione di deboiezza naturale che
abbtamo mostrato solo questo a titoio di esempio, perehé si potes‐$ gii impedisca di saperc. E il fatto stesso di ignorare si deve inten‑
se cap1re the 11n o n sapcre di Dio n o n ¿:una questione di ignoran‑ dere che proviene dalla scienza della n a t u r a divina. Se poi alcuni
za, ma di tempo. glieio vorranno ascrivere a ignoranza, temano di sentirsi dire da lui
65. Nel vangcli poi troviamo che il Signorc 53di ignorare mol‑ che conosee ¡ loro pensieri: Perche' pensatc cose cattíve nei voxtri
te cose.¡Non conosce gli operatori di iniquítá, che si vantano di cuorz?“.
moit1m1racoli fatti nel suo nome, quando dice: ¡?allora giureró che Quando, ben conoscendo ¡ pensieri e le azioni, interroga sui
n)0n w conoxco. Andale vía ¿la me voi tutti che operate l'ím'quiláfu. pensieri e sulle azioni quasi nc fosse all'oscuro ‐ come fa con la
lerfino con g i u r a m 0 n t o dice d i n o n conoscere costero, che per donna che ha toccato il lembo della veste£“, o con gli apostoli che
discutono t r a di iorogb, oppurc con coloro che piangono sul sepoi‑
ero di Lazzaro“º ‐, non si deve pensare che egli ignori perche' non
"*Gen 22,12. “Gen 15,6. …M¡ 7,23.

"' Cf. Mt 25, 3. “' Mt 25, 12. 'x Mt 25, 13. “' Sal 7.
' “' Occorre decodificare il linguaggío bíblico a partire dal principio che P‐º(jf. Mc 5, 30. “'º Cf. Mc 9, 32. -ºº'Cf. Gv
DIO sa e con,osce t u t t o come in un e t e r n o presente. ma ha sempre di mirala 10. “ Mt 9, 4.
salvezza del] uomo. Sesi dice che sa () che ignora. & perché &giunto o n o n & 11. 34.
g 1 u n t o l i m o m e n t o o p p o r l u n o d i agire dal p u n t o d i vista saiviñco.
].66 La 'I'rinítá/2 Libro 9, 66-68 167

sa, ma chesta parlando in un certo modo. La natura n o n permette ' conosccrc il giorno [della sua venuta]. Se si vorrá credcre che lo
che chi, daassente, sache Lazzaro ¿»morro escpoltogd, ignori poi il ignori del tutto. l'Apostolo contraddice: ln lui sono nascoxtz' tutti ¡
luogo del sepolcro; 0 the chi vede i pensieri, n o n abbia conosciu‑ /usorz' della xapícnza e della scienzaº". Si t r a t t a dunque di una scienza
to la fede della donna; o che chi n o n ha bisogno di porre alcuna nascosta. Dato che ¿:da nascondere, talora ¿:da confessare come
domandaºº. abbia ignorato il dissenso dein apostoli. Ma a lui che ignoranza. in modo che possa rimanere nascosta. Difatti, se sara
conosce tutte le cose, anche quello che n o n sa, si presenta talora resa n o t a , nel c o n t e m p o n o n resterá nel segreto. Dice quindi d i
l'opportunitá salvifica di dire che n o n sa. E cosi, la conosccnza o ¿: n o n sapere. perché la scicnza possa essere nascosta. E se n o n sa al
t e n u t a nascosta nel t e m p o , come nel caso di Abramo; ()¿‐rifiutata solo fine che la sua scienza rimanga nascosta, lui che t u t t o sa, n o n
a interlocutori indegni, come nel caso delle vergini stolte e degli ignora a causa della natura, in quanto solo per questo non sa, cioé
operatori di iniquitá; o l'interrogare come u n o che ignora proviene perché il suo sapere rimanga nascosto. Il motivo per cui si deve na‑
dalla condizione umana, nell'ambito del mistero del Figlio dell”uo‑ seondere quel giorno, n o n & nascosto. Difatti, ¡nvitandoci a restare
mo. Egli si adatta alla realtá della nascita corporea in tutti quegli ininterrottamente vigili c o n una fede senza cedimenti, ci ha tolto la
aspetti in cui la n o s t r a n a t u r a dehole si trova condizionata. Non sicurezza di una scadenza conosciuta c o m e certa. Cosi, nell'incer‑
che sia debole per n a t u r a colui che & Dio; ma perché Dio, n a t o tezza di un'attesa avvolta nel dubhio, l'animo sollecito, affrettan‑
c o m e uomo, ha preso su di sé le debolezze degli uomini. E le ha dosi (: aspettando in continuitá il giorno della sua venuta, spererá
prese n o n nel senso che la natura immutabile sia stara ridotta a una c o n un'attesa continua. In tal modo, l'incertczza stessa del tempo,
natura debole, ma nel senso che nella natura immutabile si trovava su cui non c'é turtavia da dubitare, manterrá l'attenzione sempre
il mistero dellassunzione [della natura umana]. Chi era Dio, ¿:u o‑ sveglia. Il Signore infatti dice: Perlanto, anche voi síate prontí, per‑
mo; chi & uomo, non ha cessato di essere Dio“. c/né r z 0 r ¡ xapete ¡'n quale ora il Fig[i() dell'uomo verrá*'“. E. ancora:
Pertanto, operando e confermando che ¿:n a t o come uomo, il Beato que! servo che ¿[Signore, giungcndo, lrouerá ad agire casi/“'“.
Verbo, rimanendo Dio, molto frequentemente si esprime in quel L'ignoranza n o n ¿:nccessaria per portarci all'errore, ma alla
modo che ¿»proprio dell'uomo, anche sc spesso il linguaggio divi‑ perseveranza. Non arreca danno il fatto che si neghi ció che con‑
no coincide con quello umano. Egli ignora quelle cose che o n o n e ferisce un beneficio appunto perché ignorato. La sicurezza della
il tempo di rendere note, oppure n o n si riconoscono come motivo conoscenza puó comportare la ncgligcnza di una fede insincera,
di merito. m e n t r e un'attesa senza termine ñsso pub m a n t e n c h lontana da ce‑
67. Occorre quindi comprendere perche' ha dichiarato di n o n dimenti la nostra preparazione. Questa ci renderá cauti come sete‑
messimo in continuitá un ladro, il quale sceglie ¡l tempo del sonno
per compiere il furto, mentre il padre di famiglia e sempre vigile
ººCf. C;V 1 ] , 14, “Cf. Cv 16, 30. per il timore del danno che puó subire la casa”.
68. Benché allora sia chiaro che non conoscere il giorno non
63Queste considerazioni sono in funzionc antiariana. Gli cretici inten- v & ignoranza ma mistero ‐ posto che, nel suo intento salviñco o di
dono provare la debolczza di Cristo e, quindi, l'ínferioritá del Figlio rispetto agire o di testimoniare o di fare, il Cristo n o n sain modo da sapere
al Padre anche dai testi in cui sembra che si affermi una ignoranza di Cristo, e sain modo da non sapere ‐, bisogna tuttavia considerare seper
adifferenza del Padre che ¡: a conoscenza di t u t t o . In ogni caso, occorre t e n e r
presente che talora il Cristo parla secondo le modalitá della n a t u r a umana ‑
assunta, e quindi anche delle debolezze in nessun modo pero si puó dire che ‑
i'ígnoranza a p p a r l e n g a alla sua natura divina. f=ºº(tol 2, 3. s q u 24, 44. &“Mt 24.46. £in. Mt 24, 43.
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172 La Trím'tá/2 Libro 9, 72-75 173

Ma neppure privó se stesso dell'attributo dell'onnipotenza, le cose che ha ricevuto. Difatti, parlando di ció che lo Spmto Santo
dicendo: Tutte le coxe cbe eglifa, anche il Fig/io sz'mz'lmente la fa“. avrcbbe riccvuto da quanto & suo, dice: Tutte le cosecbe tono del
Non c,í: difficoltá dove n o n c'é debolezza, perché &soggetto alla Padre, sono mie. E percz'ó bo ¿lettor Prender¿ del 77210”. Non c e da
difñcollá un potere che n o n e in grado di compiere qualcosa. La pensare che quando prende del suo, non r i c e v a anche dal Padre;
ragion d'essere delia difñcoltá infatti sta nella ínsufñcienza della 0 quando prende dal Padre, non prenda anche del suo. Lo Spirer
forza. Quando invece una n a t u r a n o n ha limiti nel suo potere, n o n Santo, che ¡: lo Spirito di Dio, non prendeva dalle creature, c o s ¡ da
e sottomessa alia legge della debolezza. sembrare che prendeva da esse perché sono tutte dr Dio. Ma ¡ u r t e le
73. Abhiamo mostrato queste cose, perché n o n si pensasse cose che sono del Padre, sono sue, non nel senso che quanto prende
che Dio abbia parlato al Figlio dopo aver taciuto, o che il F iglio dai Figlio n o n sembra che lo prenda anche dal Padre, perche [ u r t e le
abbía cominciato a sapere dopo aver ignorato. Ma la nostra intelli‑ cose che sono del Padre, occorre intenderle anche del Eigho.
genza deve essere istruita secondo le modalitá espressive della no‑ 74. Tale n a t u r a n o n ha bisogno nédi cambiare nódi domandare
stra natura, la quale n o n intende che qualcosa viene detto se non nedi pariare, cosi che giunga a sapere dopo aver ignorato,º doman<¡h
c'e qualcuno che parla, e non pensa che qualcosa cessa di essere dopo aver taciuto, ascoiti dopo aver domandato. I nvece, nmanenc o
ignoralo sen o n quando si giunge aconoscerlo. perfetta nei mistero delia sua unirá, come da Dio ha ricevuro la na‑
Ii Figlio perció n o n conosce quel giorno, appunto perché n o n scita, cosi ha ricevuto anche t u n a la pienezza. Bicevendo por t u t t a la
ne parla. E il Padre solo per queer sa dí sapere, perché solo lui pienezza, n o n ha m a n c a t o di ricevere anche Cló che appart16ne allí
non lo nasconde a se Stcsso. Ma, come ho detto, ein n o n subisce pienezza, cioé la scienza ela volontá. Non nel senso che quanto sar
ritardi per simili difñcoltá di natura, per cui allora cominci a sapere Padre, lo sa anche il Figlio per averlo domandato, e quanto vuole 11
quando ha cessato di ignorare. e allora ascolti quando il Padre ha Padre, lo vuole anche il Figlio per averlo indicaro. Invece, essendo
iniziato a parlare. Senza ambiguitá ha insegnato, come unigenito, sue tutte le cose che sono del Padre. egli possiede in proprio una na‑
la sua unirá di natura c o n lui, dicendo: Tutte le cose cbc sono del t u r a tale, da n o n volere o sapere aitro da ció che vuole_o sa 11Padre.
Padre, sono mie““'. Non ha detro che deve ora acquisire quaicosa, 11piu delle volte, per m o s t r a r e l a nascita s i usa 1ndrcare l a perso‑
perché una cosa & ricevere dall'esterno ¡ propri beni per u n o che na, come quando si dice: Non xono u m u l 0 a_fare la mmuolrmta, me
giá esiste, un'altra ¿»trovarsi t r a i propri beni giá nel sussistere. Una la volontá dí colui cbc mi laa mandato”. Non tala sua volonta, perche
cosa &possedere il cielo, la terra, (: il mondo intero, un'altra &ma‑ attraverso la volontá di colui che lo ha mandeto indica ancheiil I_ºe‑
nifestare se stesso nelle cose che sono proprie. Sono proprie poi dre. Che poi egli voglia la stessa cosa, lo mamfesta senza ambigu1ta,
non come segli fossero sottomesse dall“esterno, ma nel senso che quando dice: Padre, quellz' che mi bai dato, r)0g_lzo cbc dove sono to.
egli sussiste a partire da esse, che gli sono proprie”. XM”O anc/a'exxí con m e “ . 11 Padre vuole qumdl che n01 sramo con
Ora quindi. visto che ¡: suo t u t t o quello che ¿:del Padre, ein Cristo. nei quale ‐ secondo l'Apostolo ‐ ci laa sceltz_' pxrzma del_la_crea‑
sta esprímendo la natura della divinitá, non il possesso comune del‑ zz'rme del mundo…; e il Figlio vuole la stessa cosa, c10e che nor sramo
con lui. Perció. la volontá &la stessa se rapportata alla n a t u r a ; ma per
indicate ia nascita, in essa si pone una distinzione. .
"‐*'Gv 5.19. K“(iv 16. 15. 75. 11Figlio allora non ignora ció che non ignora'1i Padre. E
n o n per il fatto che solo il Padre sa, ¡1lº1glio i g n o r a . Rimanendo 11
7¿Per Vinterioritá recíproca tra ¡1Padre e ¡| i"iglio, questí n o n riceve
come dall'cslerno i beni del Padre, maIi p05siede ricevendoli nel suo ste550
sussislere c o m e soggetto divino.
eGi- 16, 15. ¿»Gv (1, 38. ” C v 17,24. “H 1, 4.
Libro 9, 75 175
174 La Trinitá/2

Padre e il Figlio nell'unitá di natura, l'ignorare da parte del Figlio, tohº'. luce. ci insegna acomprendere la sua nascita faccndo della
nel quale sono narcosti tutti z"tesorí della .i'apienza :?della ¡cienZahb, conos. ¿za di quel giorno un privilegiº eseluswo del poter<. nater‑
equivale al proposito salviñco dí tacere”, come il Signore stesso ha no. N. cha risposto di n o n supere, e ha mostrato che ad es_s¡ n o n
attestato, quando, agli apostoli che lo interrogavano circa i tempi, era coxessa la possibilitá di sapere, confessando che questo era
ha risposto: Non appartíme ¿¡voi conmcere ¡' tempz', che il Padre nel raechin nel mistero del potere del Padre.
suo polera ha .ttalailz'toº'º. Non solo ne viene riñutata la conoscenza,
ma & arrest-ata anche la preoccupazione di sapere, perché n o n ap‑
partiene loro di conoscere questi tempi. Essi eertamente pongono
la demanda circa ¡ tempi o r a che la risurrezione & a v v c n u l a , ma ad
essi che prima chiedevano era s t a t o risposto che neppure il Figlio
sapeva. Né puó sembrare che abbiano capito alla lettera che il Fi‑
glio ignorava“º', dal m o m e n t o che essi stessi lo interrogano dí nuo‑
vo come sesapcsse. Invece, intendendo che il mistero dell'ignorare
equivaleva al proposito salvifico di taeere, lo interrogano ora… pen‑
sando the dopo la risurrezione sia ormai il t e m p o di parlare. E il
Figlio n o n dice piú che ignora, ma che non appartiene ad essi di
sapere, perché lo hastabilito il Padre nel suo potere.
Gli apostoli capiscono quindi che lºignorare quel giorno da
parte del Figlio eorrisponde a un proposito salvifieo e n o n ¡¡ una
debolezza. E noi inveee dircmo che il Figlio ignorava per il sempli‑
ce motivo che n o n & Dio? Dio Padre, nel suo potere, ha fissato quel
giorno perehé n o n fosse fatto conoscere agli uomini. Il Figlio che,
giá prima interrogato, aveva detto di n o n sapere, ora n o n rispon‑
de che n o n sa, ma che n o n appartiene ad essi di conoscere. Forsc
il Padre ha stabilito i tempi n o n con la sua scienza, me c o n il suo
poterc? Posto che il giorno e il m o m e n t o sono un modo di parlare
dei tempi, non pub sembrare che ignori il tempo ¡: ii m o m e n t o di
ristabilire il regno di Israele quello stesso che l”avrebbe ristabili‑

“' Col 2, 5. '“ At ¡, 7. “ ( i f . Me 13.32.

74ll proposito salviñco di taeere (laccndí dí_tpcnmtin) collega i duc testi


di Mc 13, 32 e At ], 7. [] fatto che Gesú ignora il giorno e I'ora de:lla sua s e ;
conda v c n u t a vuol dire che ai discepolí n o n serve eonoscerli, e invcce &utile
ignorarli; in maniera simile interpretava ¡ due testi Atanasio (Orut. c “ . /lmm. 3, ” ““Cf. At 1,6.
482 P C 26, 426 A B ) .
Líbro …, 1-2 l77

LIBRO 10 2. [Jerció l'Aposrolo, n o n ignaro di'simili volontá de1[_>ravatc,


tra ¡ molti precetti dali per la proclama7._10nc della fede (: annun-_
cio della Parola, scrivcndo a Timoteo dice: Verra un tempo mic‐m
¡ m n .ropporteranno la rana dottrz'nq, ma accumulerannollmacstr1.‐sj
condo í proprí desíderi, per rolletzcarc gl: orccc/az, e a. (;nta_nan (;
1'udíto dalla verítá, .ri uo/geranno alle fauole". Quando ln a t u per 1
gusto dell'empictá non sopporteranno la 'sa.na dottr1na, metteran‑
1. Non c'e dubbio che ogni affermazione di umano discorso si no insicme dei maestri per ¡ loro desnder1, | qualr accumuieriainno
presta sempre ad essere contraddetta. Il motivo ¿» che, quando c'é
insegnamenti adatti ai loro capricc1'. Essx n o n desiderano ( [ eesege
discordanza tra i moti interiori delle volontá, anche le menti dis‑
sentono nel loro modo di intendere; disputando con l'inclínazione
istruiti. ma raccolgono maestri per le cose che d_es¡derano, e o s ¡ e e
aseguire giudizi contrari, ci si oppone alle affermazioni con cui si& ¡ maestri stessi cercati e raccolti in una_ conger¡e confusa poss¿ano
soddisfarli, insegnzmdo ció che essi a_v1damcnte desiderzino. ee
attaceatí. Benché infatti ogni parola di veritá sia assolutamente va‑
una follia tanto grande, legata a una insensata emplcta, i g n o r a ln
lida perla ragione, tuttavia quando ad altri appare o piace che sia
virtú di quale spirito desidera una dottr1na _corrotta, ní)n sonpc&r(;
diversa, essa resta esposta alla replica degli awersari. perché l'er‑
rore di una volontá insensata () c o r r o t t a oppone resistenza a una tando quella giusta, lo apprenda_ dal medesrmo aposto/;), qualn !
scrive allo stesso Timoteo: La szrzto dzcc apcrlamcnte c c níg ¡ u :
veritá che non si capisce o appare odiosa.
I i w í tempí alcum' si allrmtaneranno dalla fede, dando ret!a vag ¡ rpzr¿‑
Difatti, ogni ostinazione in posízioni prese ¿:senza misura, e il
[¡ .rcduttori, alle dutrrine dei de»zonr, cbc »zwzltsco¡rr0 con ¡pocrzgzaj _.
g u s t o di opporsi persiste inflessibilmente quando la volontá n o n &
sottomessa alla ragione e non entra in gioco l'interesse per la vera
Quale proñtto c'é in una dottrma che cercge10 che 1í)laáe an¿r‑
ché ció che si deve inscgnare? (.) quale venernz¡one per a. ot)trrn…;
dottrina; invece, andiamo alla ricerca di ragioni per le cose che vo‑
c'é, quando n o n si desidera ció che 51devernse;_v,nareÍ e inyece_ s‑
gliamo (: adattiamo l'ínsegnamento a q u a n t o ci sta &cuore. E cos]
m e t t e insieme una domina adatta al desrde_n? Ma queste ist1gaz)13_
la dottrina immaginata riguarderá piú il nome che la natura delle
ni degli spiriti seduttor_i abbondano e raftorzano le menzogn; Oi
cose, m e n t r e la ragione non sará piú mossa dalla vcritá ma dal ca‑
una pietá insincera. Dilattl, all ecl¡ssarsr della fede slegiii. ima pua
priceio, e n o n sará piú di stimolo alla volontá tramite la compren‑
erisia ingannevole, in modo che almeno nelle paro elc1 51511 elue.
sione di una veritá dotata di ragionevolezza.
piet£1 che la coscienza ha smarr1to._E rendono emp1a a stessg p(lle
Allora attravcrso ¡ difetti di volontá faziose cmergono t u t t c le
obiczioni mosse dall'intento degli avversari, e si ingaggia una lot‑ tá simulata con ogni genere di sohsmi, corrompendo la return 1)‑
ta ostinata tra l'affermazione della veritá e la difesa del capriecio. ne della fede con gli insegnamenti (_ll una dottrma mgannatnu.
Del resto, se la volontá non precedesse la ragione, ma dalla com‑
prensione della veritá fosse spinta a volere ció che & vero, mai si
"2 Tm 4, 3-4. "] Tm 4, 1-2.
andrebbe alla ricerca di una dottrina ¿¡misura della volontá, e inve‑
ce la ragionevolezza della domina muoverebbe ogni a l t o della vo‑ 1La lunga premes sa al libro (ect l ‐ 4 ) rit_orna suun temer gla:l galtltzitc;rilá
lontá. Nessuna espressione della veritá sarebbe contraddetta, dal cretici fanno prevalere ¡ loro desideri e capricc1 sulla oggctt1v1te ' e_a : css¡
m o m e n t o che ncssuno difenderebbe come vero ció che vuole, ma riveluta. Per dare una parvenza di ortod055m alle loro ¡m_magmagmn ,, rc ¿¡
comincerebbe a volere ció che ¿:vero. cercano maestri che leawalorino, ma…questo modo non tanno e e g i r a
v u o t o nei loro pensien. senza alcuna apertura alla venta LllVlnd.
178 La Trim'1á/2 Libro 10, 2-5 179

Si tratta di una dottrína arehitettata in conformitá alle inclinazio‑ ( Iosi. quando si scopre l'incapacitii di ascoltare la. veritá e SlIIICOII»
ni del loro desideri piu che alla fede evangelica. Con gli orecchi ¡ t u n o i maestri raccolti seeondo ¡ desider1 u m a n 1 , non 51¡esta piu
stimolati da prurito, essi sono sollcticati dal piacere intollerante nell'incertezzai circa questo t e m p o in cui la veritii V i e n e es¡lmta l n ‑
di udire una predicazione nuova, conforme ai propri desideri; del .xiemc con gli annunciatori della r e t t a fede. . ._ .
t u n o lontani dall'ascolto della veritá, si aflidano totalmente alle fa‑ Ma n o n ci lamenteremo dei tempi. Anzi, add1rit_tura el talle:
vole. Incapaci sia di esprimere che di asco]tare le cose vere, cerca‑ ;zreremo, perché in questo t e m p o del nostro esilio Slmamfejsteríi
no di coprire con un'apparenza di veritá le cose che dieono. l'iniquitil. quando essa. intollcrame della vcr1ta.lmctte ul ben o g 1
3. Senza dubl)i0 siamo capitati in q u e s t o tempo cosi spiace‑ .umunciatori della sana (lottrina. per ammucchtare maestrr secon‑
vole profetizzato dall'Apostolo. Difatti, si cercano oggi ¡ maestri kl“ i suoi desideri. Nel n o s t r o esilio ei rallcgriamo cd csultmmo nel
che annunciano una c r e a t u r a anziché Dioº, ci si attacea ai desideri Signoreº', perché si realizza in noi la pienezza della profc21a dell A‑
umani piu che ugli insegnamenti della sana domina. ll prurito di post0lo. _' ' . .
udirc li ha spinti ad ascoltare q u a n t o desiderano dai maestri da es‑ S. Nei libri precedenti perianto Cl swuno attcnuti. ¡¡ m 1 o ayvr
si raceolti, lino al p u n t o che nel m o m e n t o presente ha valore solo NO, alla professione di una fede sincera edi una v e n t a 1 n c o m a m m a ‑
lºannuncio per il quale il Dio Unigenito ¿‐estraneo al potere e alla ….Benché, secondo la consuetudine della n a t u r a umaina, nessuna
real[á di Dio Padre, cosi da essere per la nostra fede () un Dio di purola sia esente dall'esscre contraglulctta,¡pcnsn tuttav_1a che …ti;!‑
altro genere, 0 p p u r e da non essere Dio. Con una professione di I ; ! la nostra risposta4 abbiamo dato con nusura una rag10ne tale (. lle
empietá che p o r t a alla m o r t e in ambcdue i casi, () parlano di due nrssuuo potrit contraddirla senzayinc_orrere in una prolessnone 1'i
dei di differente divinitá, o negano totalmente Dio, quello che ri‑ cmpietá. Dilatti, di quelle espress¡oru che Fll erencr amng|ono_ (.d:1
ceverebbe per naseita la natura da Dio. Questo piace a orecchi mngeli secondo l'artilicio dei loro sohemi, e Stata most ruta aventa
estranei all'ascolto della veritá e rivolti alle favole. Non si s o p p o r t a in modo tale che proprio nel contraddire non possono adciurre ( 0 ‑
di ascoltare questa sana dottrina. e questa tuu'imera vive esiliata me scusa l'ignoranza. ma devono riconoscere la loro cmplete. An‑
unilamente ai suoi annunciatori. cl1c ora. secomlo il dono dello Spirito Santo, abbmmo organizzato
4. Ma anche sela sana domina &lontana dai molti che accu‑ l'esposizione di tutta la fede in mot]0 clic essi almeno n o n possano
mulano maestri secondo ¡ loro desideri, tuttavia la predicazione inventare qualehe accusa contro di nor. ' . . ' . . _
della veritá n o n sará lontana da quanti sono santi. Noi parleremo A n o s t r o riguardo infatti cssi sono soliti rtempnegli orecgíu
infatti da esuli attraverso questi libri. E la parola di Dio, che n o n degli ignoranti, cosi da dire che noi negh¡zimo la nasc1ta, quem o
puó essere imprigionataº. si diffonde con libertá, e ci m e t t e sull'av‑ minunciamo l'unitil della divinitá: dicono moltre che affenmamo
viso proprio riguardo al n o s t r o tempo profetizzato dall“Apostolol un Dio solitario a motivo della frase: lo e ¡[ Padre xzamo una com
…la“. Dio ingencrato, disccndcndo nella Vcrgme, iarebbe nato co‑
“' (If. 2 Tm 2, 9. me uom05, lui che in rapporto allºeeonomia dell mcamazrone ha
2Si ¡ r a n a owiamcme degli ariani,
) Nell'attcggiamento erroneo degli eretici Ilario vede realizznta la profe‑ “Cl. Lc 6, 22‐25. ”(iv 10. 30.
ziu sui falsi maestri. di cui parla Paolo in 1Tm 4,1‐2. Uesilio dei vescovi o r t o ‑
dossi c dello stesso llario sono conseguenza della ostinazione del sostenitori *Si la riferimcnlo al contenuto del libro precedente. . ]. 4 >1
dell'ere:sia e. al tempo stesso. u n a bella testimonianza di come la Parola di Dio ('Si allude alla doittina sal)clliana. per la quale Padre e Fig io sono =0')‑
non pu ¿)essere ostacolata o imprigiomta dall'errore. t a n t o due nomi dello stesso Dio‐, el… Trin. I, 16, con n o t a 24 e 9, I. con no… _.
180 La lh'm'lá/2 Lib… 10, 5-3 181

inizíato la frase con: lo, m e n t r e per riferirsi alla sua di vinitá hafat‑
della e a r n e s s u n t a , l a fragilitá del modo umano d l essere nondhla
to seguire: E ¡[ Padre, como se fosse padre della propria umanitá; e
undebolito ¿ n a t u r a divina; invece, rim21nendo salvo l.l potere ' ed-.
como se, essendo formato di due dimensioni, cioé di quella umana
|.t divinití¡ rll'uomo, ¡: stata acquisita per l umamm la potenza |
e di quella divina, avesse detto di sé: Síamo una cosa sola.
l ) i o . Difattquando Dio e n a t o come nomo, n o n e nato perlnon
6. lnvece noi, proclamando che il Figlio sussistein virtú di …ntinuared essere Dio, maperché, rimanendo come Dio, uo‑
una nascita senza tempo, annuneiamo Dio Figlio come Dio dotato
' <- ' = o. . < .
di una natura non estranea a Dio Padre. Non ¿:sullo stesso piano
”… nf;siíítgeiilºjzjtiºoDdon1e & anche Emmar1ucl, ehe¡sigmhca_ Dto
dell'ingenerato che n o n puó nascere, ma come unigenito n o n dif‑ …n ¡miii e:0$i n o n si verificava una riduzxone dl D1o_alla misnr.1
ferisee da lui perla generazione. Essi non sono una cosa sola quasi
dell'uomo,ña la promozione dell'uomo al livello di Dio. E qtu.ml‑
si trattasse di uno solo da un duplice nome, ma lo sono grazie alla
¡ l o chiede ¿iessere glorificato, questo non serve (certo alla n;it(tjra
generazione della n a t u r a divina. Per la nostra fede non sono due
dei di genere differente, e neppure ¿:un Dio solitario in q u a n t o divina. ma: '1 vantaggio della cond¡z¡one di nmiltz_i assunltla __o‑
munda infztti quella gloria che avcva presse Dio p r i m a de elarea‑
unico Dio, dato che si deve confessare il mistero del Dio unigenito. ' . ll
Inveee, nel Padre si esprime ed esiste il Figlio. perché in lui c'é sia
la n a t u r a che il nome [divino] del Padre; nel Figlio poi si intende
…)…8Íílli3orníllzndo inoltre alle affermazioni del tuttorinsensate
degli eretid. siamo diseesi lino a mostrare ll sense del ¡ora ¡gin(tua
il Padre che rimane in lui, perehé neppure potrebbe essere detto
ruta [dal lfiglio]". Anche se, secondoloro, essa non e conose tilna
Figlio se n o n provenisse dal Padre. E inoltre immagine vivente di
dal Figlio,,ció non rappresentann disonore per la nattbií)ae C1lvc la
una n a t u r a vivente. e su di essa ¿ stato posto il sigillo naturale di '
dell'unigcmito. La natura [ d i umgemto] non sopporteire. ) za
Dio perché sia nella forma di Dio; e possiede il potere e la sostan‑ nascita lo .wortasse indietro fino a ragg1ungere la com 1 ¿ 1 0 n e sen . [
za [del Padrel fino al p u n t o che in lui nél'azione nela parola néil inizio dellºingenerato, dal momento che ll Padre nservzt epcora ºl_
modo di apparire sono diversi da quelli del Padre; ma, quale im‑
suo potert: di fissare quel giorno', per r1velare che egh e lrl)l¡-:¡nlcll,¡
magine del suo principio originario, ne possiede in modo naturale pio originario privo di nasc1ta. Neppure si puo neonoacíle ' ‐c¡_
la n a t u r a , e attraverso la sua immagine naturale anche il principio
una natural debole, nel senso che … essa Cl s i a , in v 1 r t u ¡…a nas
originario opera, parla ed & visto“.
ta naturales, tutto ció che una nascita perfetta potrebbe garanure;
7. E annuneiando dell'unigenito una tale generazione priva di Nel Dio mmigenito non si deve attnbu1re |)1gnoranza del gilol;n3 e
tempo, ineffabile e superiore a ogni modo di vedere dell "intelligen‑
za umana, insegniamo anche il mistero di un Dio che e n a t o come
dell'ora al una differenza di divinitá, perche se_s¡ aflerma ne ¿'a re
il caratteree esclusivo di questo potere senza 11:11'[110, e solo per ¡mo.‑
uomo nel p a r t o della Vergine. Mostriamo che. quando ha preso la
s t m r e , cor.ntro gli erelici sabelliani, che in 1…Sl trova una potcnza
forma di servo svuotandosi della forma di Dio' secondol 'economia
' = ‐' tiva di inizio. . '
mgchlr)€il:ii]arcng fatto conoscere inveee il proposito s_alv1ñco di tace‑
rex nel Famtto che la dichíarazione di ignorare quel g i o r n o non eq…‑
"(.Íf. Fil 2. 7.

“Sono messe in relazione le due nozioni di nascita eterna er..l immagine. "-Cf."=f'Mt 1.33. "Cf. Cv 17. 5. 'Cf. Me 13, 32. 'Cf. A! 1.7.
lntomo ad esse ¿ costruita in questo eapitolo una r i c m sintesi dor trinale; vedi
M. Simonetti. L'esegvxíilarzkma di (jul. 1, 1511, p. 176; LH Ladaria, Drac Padre, 7“ ' --‐ '* m;9,3139. .
pp. 451-464. ¿2:L t;ill;tl:itírííllgíl£olgi l a c c r e (lacmdi dz'ipem'alin), V(:(ll n o t e 6667
del libro º 9.
] 82 Lu Trinini/2 Libro 10, 8‐11 183

,
z)al»ne'
d1 tiebolez¿a
) ' tiovute
' .
a t_gnoranza. Ancho ora bisogna climinare mmiglianza di natura messu suilo stcsso piano di queila divina gra‑
leg li _c¿eca>1one¡d1 emma aifermazione, e passare in rassegna tutte
de alla nascita come unigenito. La domanda che passi il calice, ii
gelt te 'ldllazl(1)nl della bcstemmta cretica, afñnché la veritá del van inmento per l'abbandono ¡:la dichiarazione di affidamento attestc‑
o nsp enn ¿¡grazie (1 quciie stesse ' obreztom
' ¡ ' da" ' -» . it'hbcro la sua debolezza c diversitit dal Padre.
essere oscurata. º quah bºmb…
10. Anzitutto, prima di m o s t r a r e da queste stcsse espressioní
9. Molti di loro presumono che egli non abbia posseduto la '
che su di lui non ricadeva alcuna debolezza per temcre di séo per
33Lurln tmp-¿smlnIe _di Dio a causa del tim0re nella passione e della provare dolore, occorre chiedersi che cosa gli sembrava di p o t c r
re () e ¿ z a nel soffrrre. Loi… che ha a v u t o puura (:ha p r o v a t o dolo‑ t u m e r e , per cui gli sarebbc v e n u t a addosso l a paura d i non poter
<., n o n ¿vrebhe a v u t o ne quel potcr c sicuro che non teme nó quel‑ .sopp0rtare il dolore. Credo che qui n o n si porta aitr0 motivo per
ia meorrutt1btlitá dello Spirito che non va soggetta ¡¡ dolore Ma ' l c m c h se non la passionc e la m o r t e . E domando a quanti sono di
¿vendo unana-tum mteriorc ¿¡quelia dí Dio Padre. sarehbe €tato questo parcre se razionalmente si tiene in picdi l'aifermazione che
.) » per li_ t_
in¡ dllblzl e della
i m o r… , passione
' x _ e si sarebbefortem
umana . ente ‑
:|hbia t e m u t o di morire proprio lui che, aliontanando dagli apo‑
t m … t a t o di írontc al] atroctta della sofferenza corporale” E per
so. _ . _, _ . _ . . stoli ogni terrore delia m o r t e , ii ha csortati alia gloria del martirio
Lastencre ”ques‐ta lo… e m p i e t a , Sl appoggtano su quanto ¿=ecritt0' dicendo: Chi non prende la sua cmce ¿)mm mi rogue, mm¿*degnu
” a .a¡(lluna ¿' t m' t" ¿' /mn
, …¡ m ' _al[/a morf¿-k,
' e ancora:
. Padre, ,w (. pr;_¡-_u'
. /7il€.
Ji ¡71('", c: Chi [ m m la ma vita la perderá, c chi l'avni pen/uta per/116
íb.b.a”w[a atmínngrtn Íu/1a'; ma anche: Dio, Dio mz'o, pere/¡e' ¡ví/mi
/u 1mverá1'. Se infatti per lui morire ¿‐vivere, quale dolore si deve
,]_ ,,,…
_ (_3¡,,,¡…ul_
xmm. o. . mo t r e aggiung o n o' . lºa d r e , n ([ ' l<' Im" mama/¡5510
. ' pensare che abbia provato nei mistero della m o r t e , lui che ricom‑
pensa con la vita quanti muoiono per lui? [¿ come puó m c t t e r e
Si m1possessano dl tutte queste diehiarazioni della nostra r e t ‑ sull'avviso che non si devono t c m c r e quanti possono uccidcrc il
ta fede per mettcrle al servizio deila loro empietá. Avrcbbe temuto ' corpo“, se lui stesso &stato atterrito dalla m o r t e con la pauta della
perche e triste, (: ha chiesto che passasse da ¡ui il calice'ºº av ‐b sofferenza corporale?
be p r o v a t o dolore, perché nella passione si ¿:lamentato di -r-º _ i 1. E inoltrc, quale dolore della m o r t e poteva t e m c r c , lui che
stato abbandonato da Dio; sarebbe stato anche dciaole cr _º;fºgº era sul p u n t o di morire con la libertá del suo poterc? Per il genere
afhdato al Padre ¡! suo spirito. L'ansietá non perinett¿ríbb£eeun: umano la m o r t e ¿?affrcttata da una forza cstcriore che si scateni sul
corpo, come una fcbbre, una ferita, una cuduta, un disastro; oppu‑
».Mt 26. 38. re. vinta dall'etá avanzata, la natura stcssa del n o s t r o corpo si con‑
'Mt 26. 39v '“ Mt 27. 46. “LC 23 46
scgna dircttamentc alia m o r t e .
7C¿¡ 9 1 . ( . _ . . .
(_rriufl.1|(1frdttduone spectf1ca del libro decimo che riguarda le suffcren‑ Ma il Dio unigenito, avcndo il potere di dare la vita per poi
él… dai]: 3[ ¡. 1 ¡triani lt)rítj‐rlrgtljlnt> 111|n motivo per uffermare l'ínferioriñ del Fi riprenderlai dopo aver bevuto l'aceto, hadichiarato di aver porta‑
n | 1 u : e c .¿ -scmbrano m e- l t c r c 1' n Hitcvo
' _ ¡ > _, : , e. m _a z i_o _ " l' i suonmor
. ' . i to ¡¡compimento t u n a i'opera dcii'umana soffcrenza per realizzare
i]t?f;:|?(l)allias'()ñc'r…m ;: ziil|a p a s s | o n e ( M t 26, 38‐39; Mt 27 4(3' [ c 23 46)6 i_n sé¡] mistero delia m o r t e e, reclinato il capo, ha rcso lo Spirito*.
dirjcch¡-c¡1
L ! t¡o ,| n s p o m e [ ario. i n( u _ ' p r e-r o g a t l' v u del t,u t t o, cccezion*ile
v u t () ¡¿ J '. .
E ¡asciato forse alla n a t u r a umana il diritto di esalare da se stes‑
___ _ t o_me nel corpo. sono | colpi de||apelssronctpah] '' ' ' …- -] L
_ e s t a t o libero dal “se n n' m c n t o del dolore” cto“
.stcsso ' v i ' “ dd ' '¡Crnp0
" salo spirito e riposare nella m o r t e , mentre i'anima scossa si ritira
) . _. ,.
sofiercnza(¿ln/cre)inx' ' 'II'IU ' * ' “ . V"1 S'i p' u o" r iº'e o“º”
“ delia .suadwmita n o s c… º n'… “ ‑ la
e r e us n
( k i l o . s t m u s m o , V*dr ln!mduzim¡e, pp. 73‐76. c o n n o t a 121 '"HU550 " Mt 10. 38. pNit 10. 39. “Cf. Mt 10. 28, 'Cf. C v 10, 18.
…Vcdi ¡inche [ n Mattb. 31, 2-11 (S('Zh 258. p p . 2 2 6 - 2 3 8 ] “ ( ] f . C v 19, 30‑
184 La Trinitá/2 Libro …, 11-15 185

quando il corpo_non &ancora dissolto, oppure lo spirito csce fuori t1u;tlt‐_=.rpo Cristo ha avuto da uomo, perché possa esserci dolore
e vola, come seiosse s t a t o violato nella propria dimora, quando le nulla si carne sospcsa, legata e trañtta.
mcmbra sono state spczzate, perforate o sbattute? In questo caso [1' La n a t u r a dei corpi & mie che, per l'unione con l"anima,
ncada pure sul Signore della vita ¡] timore della morte. quando ¿, wno 'Lºiñcati p c t acquisire in qualche modo la capacitá di sentire
m o r t o per aver erncsso lo Spirito & per morire non si &servito del prop tdell'anima, e n o n sono materia inerte c inanimata. Invccc,
peter; _dclia sua libertá! Seínvece &m o r t o di sua volontá 6ha reso . 1 w c ¡ - : n o s c sono toccati, provano dolore s e sono fcriti, diventano
io Sp1r1t0 da se stesso, n o n c'é ii t c r r o r e della m o r t e li dove c'é il |i_n_vid it hanno freddo, provano piaccrc scvengono riscaldati. depe‑
poterc di morirc. risco-1': se s o n o privati di cibo, si irrobustiscono scsono nutriti. Per
12. Ma i0rse per la timidczza propria della ignoranza uma‑ ……sata di pcnctrazionc da parte dell'anima che li tiene stretti 0 ii
n a h a t e m u t o questo stcsso potere d i morire che aveva i n s é Pur
.lttl'zlx1rsa, provano diictto o molestia, enseconda delia situazionc in
ammcttcndo che ¿‐m o r t o da sestesso, avrebbe t e m u m comuitque ¡… 5¡:ovano. Quando allora i corpi feriti o scavati provano dolore,
il fatto stesso che sarcbbe morto! E se por caso aicuni saranno di . |-_1 scnibilitá deli'anima in cssi trasfusa provoca la pctcezionc del do‑
questo parere, decidano a quale reait£1 attribuirc ii carattere terri‑ lnrc_ holtre, una ferita del corpo causa dolore fino all'osso, &le clita
blle della morte, se allo Spirito" o al corpo. SeYattríbuiscono al non ¡."-'vcrtono nuiia alle cstremitá dciic unghic che fuoricscono dai‑
Forpo, non 1 g n o r a n o forsc che egli avrcbbe risuscitato in t r c giorni I-.t cane. E se taiora, subentrando una difettnsitá, una parte corrotta
11ternpto del corpo' al s a n t o che non avrchbe visto la corruzionc“?
;wr£t yerduto la sensibiiitá delia carne viva, quando verrá amputata
Se1 n v e c e i'attribuiscono allo Spirito. allora il Cristo avrebbc tc‑ 0 c…;crizzata, non awcrtirá il doiorc. per quanto grande potrcbb€
m u t o l'abisso ínfcrnaie… m e n t r e Eleazaro si rallcgrava nc] seno di
csscr'3, perché n o n resta in essa i'unione con l'anima. Cosi. quando
Abramo!”'. E inscnsato c ridicolo che, con il poterc di tiarc‐i la vita csistc una grave necessitá di amputarc il corpo, con una bcvanda
(: ii potcre di riprcndcrla“, avrebbe t e m u t 0 di morire colui che sa‑ muiibamcntosa si addormcnta ii vigorc dcil'anima, (: la m e n t e in‑
rcbl_3e m o r t o c o n una decisionc libera della pr0pria voiontá er i1ucrrzata da queste pozioni moito forti si obnubila, mentre scompa‑
rcahzzare il mistcro che dá la vita ziin uomini. .P tela coscicnza delia sua sensibiiitá. quasi fosse morta. E aiiora si am‑
Non c'f: timore della m o r t e in colui Che vuol morire cd ¿:ca‑ put;t1n() ie mcmbra n o n toccate dai dolore, ela sensibilitá della carne
pace d i non r 1 m a n e r e ¡ ¡ lungo nello stato d i m o r t e . L a volontá d i si smttrac totalmente ai colpo di una fcrita profonda, mentre vi resta
mor1re e il poterc di risorgcrc sono estranei & ció che costituisce il sosp.cesa ia capacitá perccttiva dcil'anima. ll corpo perció subiscc do‑
timorc, perché la m o r t e non pub essere temuta néquando si‐vuoi lorc- nella sua deboie sensibilitá per i'unionc con un'anima debole.
morirc né quando c'é la capacitá di rivivere. 15. Se pertanto lºuomo Gcsú Cristo ha vissuto in un corpo
13. Ma forse sono causa di timore il supplizio del corpo che pasa‐¿ando per quelli che sono gli inizi del n o s t r o corpo e della n o ‑
pende dalla croce, ¡ legami delle corde che lo stringono con vio‑ stra anima12 ‐ e non come sc Dio fosse il principio immediate sia
Ienza, le fcrite crudeli dei chiodi che si conficcano? Vediamo aiiora dcly suo corpo che della sua anima ‐, ed&stato costituito nella sor

' ( ] f . GV 2, 19‐21. " ( I f . A t 2 , 27. *“Cf. L c 16, 224 “ ' Cf. C V


10, 18. l2Nei Cristo sono prescnti sia ii corpo che l'anima, come in ogni u o m o ,
¿medio se. in rapporto aiia sua umanitá. ti si riferiscc principalmente al corpo.
No: ni c'é traccia di una visionc simile ¿¡qucl1a apollinarista, che afferma ¡| binov
, ¡1 1robabtlmcnte
|] > . - …
con Splrlto”
' A ‐
Sl‑ alludc qui aii'anima dí Cristo 0 n o n mi 1‐91 Spirito-cotpo (o Logos-.rarx), in cui io Spirito avrcbhc svoito anche le fun‑
¿ a natura spiritualc della sua divinitíi.
zia.ni dcii'anima; vcdi in proposito A. (irillmeicr. Gesú il Cristo, pp. 479492.
186 La 'I'rim'1d/2 Libro 10. 15-17 187

míglianza con l'uomo e trovato nel modo di essere della sua nascit .licendo: Ne.rruno ¿3anexo al cielo, se nfm coluí_chc (;lzltrcesíící?lacz;;
umana“, allora ha provaro il dolore del n o s t r o corpo, dell'anima e
iu, ¡! Figlz'o dell'uomu che ¿3 in ¿reloºº'. Lespressrone z;l¿esef Maria
del corpo di noialtri, come nel concepimento cosi anche all'inizio, indica la causa del suo concep1mento dallo Spirit0._ on1 u esc…
quando ha ricevuto la vita nel corpo Sepoi ein stesso haassunto_
infalti a dare origine al corpo, anche se per la nssc1ta ¿ fl‐Lr1nvei_
per séla carne dalla Vergine e ha adattaro di propria iniziativa l'a‑
riel corpo essa offri t u t t o ció che e naturele lpe3 .11 Íluo saesscsl(za dºna
nima al corpo concepito per sé, ne segue di necessitá che anche la -_ rc con llespressione ¡[ Fíglm dell uomo-51 al u lee a n ¡ Che (3…
natura delle sofferenze si accorda alla natura dell'anima e del cor‑
carne concepita nel grembo della Verg1ne. Nehtatto poe rimánc
po”. Spogliandosi infatti della forma di Dio e ricevendo la forma 7 rie/n si esprime il petete della natura 'd1v1'naxc e sernp …… si
i servo‐", nascendo da Figlio di Dio anche come Figlio dell'uomo, Per aver c r e a t o e dato inizio alle came … v1rtu propr1a, etssrz:za ¡nñ_
senza venir meno a se stesso e al proprio potere, Dio Verbo ha
rimpiccioli in un corpo circoscntto apartire'dallaXs/uabpo e1Si n o r c
p o r t a t o a perfezione l'uomo vivente. ln che modo il Figlio di Dio
nit‐¿. Per la forza dello Spirito ela potenza (_ll Dio cr o, 1 g ¡ al‑
sarebbe p o t u t o nascere come Figlio dell'uomo, o rimanendo nella
del cielo e del mondo, rimanendo nella forma di servoí ¡lionosndo
forma di Dio avrebbe p o t u t o prendere la forma di servo ‐ il Verbo
lontanó da alcuna orbita interna o esterna del _Cilelodelle r;1w cd¿;
di Dio ¿-eapace di assumere di sua iniziativa anche la carne dalla
I>cr questo allora si dice che dz.rcc.re dal cielo, e/1g m …€] ¿€; D¡fa¡.
Vergine e dare un*anima alla carne ‐, se l'uomo Gesú Cristo non …ciclo: il Verbo fatto carne-non ha lasc1ato Ell essere 'er hé F¡ 1¡0
fosse n a t o in modo perfetto, per redimere la n o s t r a anima e il no‑
ii. pºrché e Verbo, ¿:anche m_cielo; percheí csr3eí e'dllf ¿¿Fi%lio
stro corpo, e non avesse assunto il corpo in maniera tale che,
dell'uomo; perché il Verbo sz ¿»fatto ¿ a r m r , e a ' cre ( 'gccogdo
cepito dalla Vergine, gli potesse conferire la forma di servo? COD‑ '
dell'uomo ed &in cielo. [1 potere del Verbo nor; 13m3ne :disccn_
La Vergine ha concepito soltamo dallo Spírito Santo quello modalitá corporee, per cui non'sr rende assente [ ab ovcl Verbo
che ha conecpito'í E anche se per la generazione della carne essa '.
de; e la carne n o n aveva preso 1 m z i o se n o n dal Ver 'O. Í¡l Verbo
offri di suo solamente ció di cui le donne dispongono per far svi‑
fatto carne, per essere carne, n o n per questo non era3nc em ¡nefi
luppare ¡ corpi, una volta che hanno ricevuto gli elementi seminali, 17. 11beato apostolo ha parlato anche delm15tero ;;);ies del.
Gesú Cristo tuttavia non si formó secondo il modo naturale di ogni
fabile nascita corporea, quando ha detto: llprzmo zymmo fiin$_)emo
umano concepimento. lnvece, la causa del suo nascere fu introdot- '
la terra, il meando uovzo dal cz'elo“'. Parlando dell uomo,51(. 553 ¡…
ta interamcnte dallo Spirito, ed egli naseendo come uomo conser‑ alla nascita dalla Vergine; esereitando ll suo ruolo dl rn.1 re, :rtorirc
vó q u a n t o &proprio di una madre, m e n t r e ebbe dal suo principio v
compiuto quanto %naturale per ll suo sesso nel c(;>;ceo;releaptestimo‑
originario di essere Dio.
un uomo. E quando dice che ll secondo uomo e id 5111e os, . ¡to Santo
16. D i qui segue che i l Signore stesso h a m o s t r a t o quel miste‑ niato chela sua origine edaattribuire alla venuta (. o p i t _…vÍcne
ro straordinariamente grande e bello dell'assunzione dell'uomoj che discende sulla Vergine“d. E (2051. clal momento che e u330 e.] uo
dal cielo, per un verso la sua nascita e della Ver%ml]e;/E>erstdgo ¡ s
” Cf. Fil 2, 7. -*'Cf. Fil 2, 7. 'Cf. Lc 1,35. concepimento ¿»dello Spirito“. Questo e detto a po .
”Ilario ragiona cosi: seil Cristo ¿‐n ato dalla Vergine
colare. cioé mediante l'inrewento dello Spírito Santo, haa in maníera tutta parti‑
nche u n a maniera tuna “ G v 3 13. "'fo1,l4. “ ' 1 Cor 15,47. “'Cf. L c 1,33.
propria di affrontare le sofferenzc e la passione. Si puó riscontrare una (l0ppia
affermazione: da un p a r t e Cristo ¿ veramemc e realmente u o m o ; dall'altra ha
“ ll testo di 1 Cor 15, 47 sull'uomo celeste &applicato e(ll¿nlc;;€;zion7e¿)e
delle prerogative che gli altri uomini non hanno, essendo eg,li il Verbo di Dio.
non al Cristo risorto “che deve venire'”, com 0…Myit. ], 2 (S . .p. .
188 La 7>mm¡/2 Libro 10, 18-21 189

18. II Signore stcsso, rivclando il mistero di questa sua nascita,


cosi ha detto: [a t o n o ¡[ pane uíuo c/9e ¿*di.tcexo da! cielo. 36 una dura
e per questo motivo, prendendo il Signore anohc la cameo l asmma
di Adamo dalla Vergine, questa n o n concept dailo Spirito) a n t o
mangíato del mío pane, w'vrá in eterno“; si chiama pane, perché
l'uomo tutt'intero“*. Sec o s t o r o intendessero tl m i s t e r o dell assun‑
eglí ¿*origine del proprio corpo. E perché n o n si pensasse che il po‑
/ione della carne, intenderebbero anche ¡] rnlst€roú per c u t lo stesso
tere (:la natura del Verbo si siano allontanatí da lui nell'atto di farsi
m g g c t t o &sia Figlio dell'uomo che Figho di DIO. Come ic,loer_aver
carne, ha detto di nuovo che il pane & “suo”. Dicendo di essere il
;ISSLIHIO il corpo dalla Vergine, avesse assunto da le1 anc e ¿Hilrna.
pane disccso dal cielo, vuolc escludere l'idca che l'origine del cor‑
Invccc, ogni anima ¿?opera di Dio, m e n t r e la generaz¡one de a car‑
po stia in un concepímento umano, e spiega che ¿:un corpo celeste,
* r' sem re dalla carne. . . .
Ma trattandosi del suo pane, dichiara che il corpo &stato assunto
dal Verbo. Ha aggiunto infattí: Se non avr-ete mangíato la carne del
…“;??le epssi presumono che il Dio unigenito, 11q.ualie in prmi-l
cipio era Dio Verbo presso Dioºf', n o n Sia“il DIO su551stenlte, tna ¡,
Fígle dell'uomo e non aurete bevuto il suo .tangue, non avrcte in voi
[tutto di una scmplice emissione d1v0ee ‐' cio che per essrie ¿ paro ¿
la vita” . Cosi ‐ dato che cgli stesso ¿:¡] Figlio dell,uomo c discende
quando siesprimono, questo sarebbc 11Figh0 per DIO Pac re ‐, & v<;_
come pane dal ciclo ‐, attraverso il suo pane disceso dal cielo ela
gliono astutamentc insinuare che ¡Cristo n a t o como uom(ñn?n s
carne e il sangue del Figlio dell'uomo, si potrá intendere l'assun‐ '
zione della carne come frutto sia della nascita dalla Verginc sia del
iebbc il Dio Verbo dotato di susststcnza e che r i m a n e ne a 05max
di Dio. Cosi, visto che fu una causa _di umana genera21one ai alrc
concepimento dallo Spirito Santo”.
vita a quest'uomo e n o n il mistero di un conccp1men_tofspmtua e,
19. Perció l'uomo Gesú Cristo, che possiede questo corpo, &
Dio Verbo n o n ebbc sussistcnza propina. quando 51c 5ttgúuorño
insieme Figlio di Dio e Figlio dell'uomo, si &spogliato della forma '
per il parto della Vergine, ma in Gesu C.1 fu la.Parola_ i7 [130 ¿ ()
di Dio e ha preso la forma di scrvo'º'”. ll Figlio dell'uomo non e al‑
stesso modo in cui nei profeti ci fu lo Spinto di profez¡zr . , sono
t r o da quello che ¿:Figlio di Dio, e quello che &nella forma di Dio
non &altro da quello che &nato come uomo perfetto nella forma di
soliti rimproverarci quando diciamo che 1] Cristo non e n a t o uo‑
servo. Nel modo in cui nascc uomo con corpo c anima in virtú della '
natura ñssata per noi da Dio, che & principio originario del nostro ‑ "”Cf.Gv 1,1.
essere, cosi Gesú Cristo in virtú del suo potcre & uomo fatto di came
e di anima ed & Dio, perché possicdc in sé in manicra piena e rea- _ 16Gli ariani pensano che il Cristo. p_rendcndo dalla V_ergmggl corp<:ne
le q u a n t o ¿:dell'uomo ein maniera piena e reale quanto ¿*di Dio. ¡”anima di Adamo, ne ha eteditato anche il Upcccato. per c_u_1 sñre_ ero C(:¡de
20. Nondimeno molti, per confermare con scaltrezza la loro promcsse sia l'integritá della sua umamta sta_ la sua d1v1nita. ar;g¿lsztijcg
che l'anima si riceve direttamcntc da DIO (ef. I”. Mqtt/J. 10, 24. ' ¿' n,£;
eresia, sono soliti íngannare gli orecchi degli incolti in questi termi‑ 246), adifferenza del corpo che si riceve dai genitori. H Cristo quindifrzg …o
ni: il corpo (: l'anima di Adamo si trovarono ad essere nel peccato, preso l'artima dalla Vergine e perció non iia Icontr_att_o il pcocato _1 . ame
tramite la madre. Per Tertulliano invece ] a n i m a SI r i c c v c giall genitoríinfgmo
avvicnc p e r il corpo; cf. Deanim 27 ((…(_,L 2, pp: 882‐8¡84). . tglcgr(icíg Adán
““ GV 6, 51‐52. “' GV6, 54. ”“ Cf. Fi12, 7. e sulla nascita di Cristo, vedi L F. Ladaria, La crzs_tnlqua, pp._ . - ), 9,7 122.
v Crixto c º n los Tractatus super Psalmosgzée¡sgg Hilario de Pmtwrs, pp. ‐ ,
lsAncho a proposito di Gv 6, 51 ( d o sono il pane vivo disccso dal cic- ', ' " - Introduction SCh 443, pp. - . . __ . ”
10») si afferma che il Cristo ha fatto sua l'umanitá completa quale si trova in Mi hig7'uSI-Ítratta del pensiero degli ebioniti e eli Fotmo. Per csst il Verbo ¡mm;
n a t o non é un soggetto distinto da Dio, tna (: soio u n a perola, una x'oc_c o uc
tutti gli uomini, 0 Che essa si distingue dalla sua origine divina, perché egli &,
¡] Verbo di Dio. pensiero di Dio. Esso avrebbe dimorato … Geso, senipiiccTuomzo.lc;)517co7rn
lo Spirito dimorava nei profeti; liario aveva g i a r15posto … r m . , e . ¿
190 La Trz'm'tá/2 Libro …, 21-23 191

mo con un corpo e un'anima alla maniera nostra. mentre noi a n ‑ line, siamo spinti a comprendcre il senso proprio di natura. Esiste
nuncramo che il Verbo si & fatto came, che ¡1Cristo si&spogliato mtatti nella forma ¿¡servo chi esiste anche nella forma di Dio. E
della forma di Dio e ha assunto la forma di servo. che & n a t o come anche sequest'ultima gli appartiene per n a t u r a , m e n t r e l'altra in
uomo perfetto in conformitá con il n o s t r o modo di presentarci e
virtú dell'economiu della salvezza, ein ¿:p u r sempre ¡'una e l'altra
la. nostra somiglianza. Realmente il Figlio di Dio ¿:n a t o come vero m s a nell'unico sense proprio e reale. Come &vero che si trova nel‑
hglto dell'uomo, e non ha eessato di essere Dio per il fatto che ¿:' la forma di Dio, cos] & vero che si t r o v a nella forma di servo. Come
u o m o n a t o d a Dio. poi assumere la forma di servo n o n ¿‐altro che nascere u o m o , eosi
_ 22. Ma come per se stesso ha assunto il corpo dalla Vergine
essere nella forma di Dio n o n ¿:altro che essere Dio'“. Noi confes‑
com da se stesso ha assunto l”anima, la quale in nessun modo ¿;
'ii'.ll1]0 che ¿‐un unico (: identico soggetto n o n per aver cessato di
trasmessa dall”uomo ai díscendenti con gli elememi seminali. Se .
essere Dio, m a per aver a s s u n t o l'uomo; e che & stato t r o v a t o nella
la Yergine n o n ehhc che da Dio di concepíre la carne, a maggior forma di Dio grazie alla n a t u r a divina, e nella forma dell'uomo per
rag10ne fu necessarío che l'anima di questo corpo provenisse esclu‑
essere stato concepito dallo Spirito Santo secondo il modo umano
_s1vamente da Dio. E se il lºiglio dell'uomo e lo stesso s o g g e t t o che
tli essere.
il _I*iglio di Dio e il Figlio dell'uomo ¿:nella sua interezza Figlio di Pertanto C o m e Gesú Cristo e nato. ha sofferto, & m o r t o ed &
Dio, con q u a n t a ridicolaggíne annunceremo n o n so quale altro eo- ' stato sepolto, cos] anche ¿% risuscitato. ln tali diversi misteri n o n
meprofeta animato dalla Parola di Dio, senon il Figlio di Dio che º ¡… essere separato da quello che e, eosi da n o n essere Cristo. A
¿'¡l Ver/70 fatto carné", dal m o m e n t o che il Signore Gesú Cristo & prendere la forma di servo n o n &stato un Cristo differente dacolui
sia Figlio dell'uomo che lº'iglio di Dio!
che era nella forma di Dio; nó a morire ¿?stato un altro rispetto a
Dicendo poi che la sua anima ¿3lríste j?no alla ¡”arte" e hail chi ¿:n a t o ; nó & risorto un nitro rispetto a chi ¿-m o r t o ; néin cielo si
potere di dare la sua anima eil potere di riprenderlaº'k, pretendono
trova un altro rispetto ¡¡ Chi & risorto; in cielo poi n o n de un altre
attrihuirgli un'aníma venuta dall'esterno e n o n dallo Spírito Santo . rispetto a colui che prima era disceso dal cielo“”.
dal quale anche il corpo ¿:stato concepito, visto che Dio Verboé ; 23. Perció l'uomo Gesú Cristo. il Dio unigenito, Figlio dell'uo»
n a t o e()me uomo, rimanendo nel mistero della sua natura. Ma eglí
mo e Figlio di Dio grazie alla carne e al Verbo, ha assunto l'uomo
n o n e n a t o per trasformarsi in due soggetti diversi, ma perché si ‑
secondo la somiglianza della n o s t r a umanitá, senza venir meno al
potesse capire che era Dio prima di essere uomo. e assumendo l'u- ' suo essere Dio. In tal caso, anche sesi abbattono su di lui dei col‑
mamtá era Dio uomo. pi, gli si infligge una ferita, gli si legano le giunture, lo si innalza
Ditatti, come intendere che Gesú Cristo, Figlio di Dio, ¿»nato . sospendendolo alla croec. t u t t o questo gli procura c e r t o l'impatto
tia Maria, se n o n nel senso che il Verbo si ¿*fatto came”, cioé che della sofferenza, ma non provoca la percezione dolorosa di essa.
1[Figlio di Dio, erxendo nel/a forma dí Dio, ha ricevuto la forma di ' ( I o m e una qualsiasi freccia che attraversi l'aequa o trapassi il fuoco
servoº"'? Nel ricevere la forma di servo da p a r t e di colui che era
o ferisca l'aria, produce certo tutti i motivi di sofferenza propri del‑
nella forma di Dio, signiñea mettere ínsieme due contrari: tanta la sua n a t u r a , ossia il penetrare, l'attraversare, il ferire; ma tali m o ‑
veritá c'é nel rimanere nella forma dí Dio, quama nel ríceverc la '
forma di servo. Dal significato di un termine comune, usato a tal
a"(Tf. ( i v 3. 13.
" GV l, 14, " ¡M t 26, 38. ““ (If. Cv 10. 38. ¿ 'G V [ , 14.
¡un PH 2. (j_7' 18“Forma di D i t ) ” e “forma di servo" indicano qui la n a t u r a divina e la
natura umana.
192 La 'I'rím'lá/2 I.¡bm 10.23.24 193

tivi di sofferenza, una volta inflitti, n o n mantengono gli effetti della monte si &trasformato nella gloria celeste”, che allontana le febbri al
loro natura, perché non ¿:secondo natura che l'acqua sia atttavet‑ xoio contattoºº, che dá forma definitiva agii occhi con la sua saliva“.
sata, che il fuoco sia trapassato. che l'aria sia ferita, anche se appar‐ ' 24. Ma forse lui the era coinvolto nei fenomeno delle lacrimc,
tiene alla natura della freccia il ferire, l'attraversare, il penetrare. della sete e delia faune. avril inevitabilmente subito l'impulso natura‑
Certamente il Signore Gesú Cristo soffri quando fu colpito, le anche delle altre disposizioni umane? Ma chi ignora ii mistcro ciel
sospcso, croeifisso, quando mori; la sofferenza fece irruzione sul suo pianto. della sete e della fame, sappia che chi piange, dona la v1ta:,
suo corpo e n o n eessó di essere tale; eppure, n o n manifestó la sua che non piange per la morte di Lazzaro, ma se ne railegraº"; che Chi
natura di soffcrenza. Mentre si seatenava in funzione delia puni‑ ha sete, offre dal suo seno Humi d'vaua vivaº“; che chi ¿:capace di ciar
zione, grazie al suo potcre ii corpo ne recepi ia violen7.a che si ab‑ Li11 bere agli assetati, n o n brucia per la sete; che c_hi ha fame, maied1ce
batteva sudi lui senza sentire dolore. Il corpo del Signore avrebbe quelia pianta che n o n ha offerto ¡ suoi irutti all'atiamatoº'“; sapp1a che
c e r t o p r o v a t o quel dolore che &naturale per noi, seil n o s t r o corpo non puó essere vinta dal]'inedia queiia natura che con un conrando
possedesse una natura tale da calpestare le onde, da camminare puf) far inaridire cio che &verde per natura. Se por3 oltre al nnstero
sui iiuttiº'º, se non fosse appcsantito nello spostarsi, se passando ' del pianto, deiia sete e delia fame, ia came assunta, croe t u t t o [ uomo.
iasciasse le sue o r m e sulle acque, se penetrasse anche ie sostanze ¿-sottoposta alle disposizioni doloroso della n a t u r a , lo &pur gempre …
solide, se n o n incontrasse ostacoli entrando in una casa chiusa“". mudo da n o n essere toccata dai danni di (ali disposizioni. Cosi, p i a n ‑
Ma unicamente per il corpo del Signore ¿-naturale che per ca‑ ;¿end0. non piangeva per sé; assetato, non aliontanava la sete bevendo;
pacita propria, dalla propria anima sia portato sopra le aeque, resti uffamato, n o n saziava la fame con qualche genere di alimento“. that‑
fermo sulle sostanze liquide, attraversi le pareti. Quaie giudizio po‑ Ii. quando aveva sete () aveva fame o piangeva, non ¿‐stato detto che il
tremo farei aliora sulla sua carne, concepita dailo Spirito, ¡¡ partire 5ignore abbia bevuto, mangiato o provato dolore. invecc, per mostra‑
dalla natura del corpo umano? Quella carne, ossia que] pane, & dal ' rela reaitá del s u r ) corpo, haseguito gli atteggiamcnti usuah del corpo,
cielo““, (: queii'uomo ¿:da Dio; possiede certo un corpo adatto al ecos] adattandosi alla nostra natura, hasoddisfatto le esigenze abituali
patire e ha patito, ma n o n ha una natura che possa p r 0 v a r e dolo‑ del eorpoº”. E quando prende eibo () bevanda, non si assoggetta a una
re”. Ha infatti una natura particoiare ed esciusiva quel corpo che sul necessitá, ma alla maniera consueta di eomportarsi del corpo.

” C f . M t 14, 25. "“(Íf. Cv 20, 19. “ “ Cf. C v 6 , 51‐52. “'Cf_ Mt 17, 1-2, ' “ ( Í f . Mt 8. 15. "' (,Íf. GV9. (7-7. __“"1CÍ.GV
1|.35.l5. ““Cf. Gv7…38;4. 10. ““ ( I f . Mt 21, 18-19. “ ( , i . (¡V4, 32.
'ºll corpo del Signore, pur recepcndo ¡ colpi violenti della sofferenza du‑
rante la passione. non neha senti… il dolore. Sulla distinzione t r a palz' e dulere, pp. 5105 13; P (laltier, Sam! Hílaz'rc, ppr 13.6‐i37. ()ccorre tener presente che
cf. precedente n o t a º). Sembra tuttavia che piú tardí, nei 'i'mttalí rui3almi, llario ¡inche a questo riguardo i l s u o intento & u n t i a r i u n o , m o s tr a r e c l o e che l l Xeri)o
abbia attcnuato tale contrapposizíone, usando ¡ due verbi con maggiore libertá incamalo &stato esente dalla deboiezza e da] “sentimento del dolorc' e, perno.
e facendo pií1 leva sulla distinzione tra la n a t u r a umana che ha realmente soffer‑ non ¿-inferiore al Padre . __
te e la n a t u r a divina che &stata eseme dal dolore. Cos] in In pr. 68. 23 sempli‑ 20Questc nsservazioni sul corpo di Gesú n o n sono da mte'rprctarsr …
cemente afferma: <<Fu percosso dunque il Signore che portavai nºstri peccati e senso docetista, ma come ¡] riverbero irradiante e intenso della natura dlvma
soffriva ido/ens] per noi, afñnché in lui. colpíto fino alia debolezza della croce e sul suo corpo e quindi sulla sua umanitá. Gesíl possiede un corpo umano vero
della m o r t e , Fosse restituita ¡; noi la guarigione» (CCI. 61, p. 309, 1-3); cf. anche e reale, che pero risulta come trasñgurato ediviniz7.ato dalla presenza de|_X_/er‑
53. 7 (ibíd. 61, p. 134): 68, 25 (117121… p. 311); 139… 11 ( C S E L 22, pp. 783-784); bo. Ne sono prova i miracoii e i'episodio luminoso del Ta_bor; cf.. anche Inn.
141, I (íbid., p. 800). Seha sofferto, ¿»stato quindi solamente & motivo della 9, 38, c o n n o t a 46. Forse si pub ricnnoscere un infiusso dl Eusebio dl Emesa:
natura umana 355unta; vedi al riguardo R. Favre. La communication der 1"diumer, vedi P. Smulders. Eu…tébc ['Emóse, pp. 204-207.
194 Lu Trínilá/2 Libro ¡(), 25‐26 195

25.Egli aliora ha a v u t o un corpo, ma un corpo conforme alla quando scrive ai Romani: Poz'cbe' ció era z'mposrz'bz'le alla leggc, nel‑
sua origine. Non ha cominciato ad esistcre a partire dalle difcttosi‑ !“ ¡ t a t o di debolczza della came, Dio ha mandato ¡! suo Fig/io nella
tá del concepimcnto umano, ma&venuto all'csistenza nella forma uw11'glz'mzza della came dí pcccato. ¿ºha condannato il peccato ¿¡ mo‑
del nostro corpo grazie alla sua potcnza. Ha por-tato c e r t o la nostra /¡'uo del percatoº". La sua n o n fu soltanto la condizionc di uomo,
umanitá per mezzo della forma del corpo, ma e s t a t o esente dai ma anche “come di uomo”; né la sua fu solo una carne di peccato,
peccati &dai difctti del corpo umano. (Josi noi ci siamo ritrovatí in ma “una somiglianza della carne di peccato”; la condizione della
lui perla sua nascita dalla Vergine, ma in lui n o n si sono trovatc le carne sta nella realt£1 delia nascita, e al tempo stesso la somiglianza
imperfezioni nostre in virtú della sua nascita che da lui stesso trae della carne d i p e c c a t o & e s t r a n e a a i difctti delle passioni umane.
origine. perché ¿:n a t o C o m e uomo senza ¡ difetti di ogni umano (Josi l:uonm Cara? Cristo““ da un [ato &realmente n a t o in quanto &
concepimento2' . uomo, dall,altro n o n si trova nella condizionc propria del peccato
L”apostolo ha intcso m o s t r a r e il mistero di una tale nascíta, in quanto &Cristo. Colui che ¿:u o m o , n o n ha potuto n o n esscrlo
quando ha detto: Ma si ¿»umilz'afo prendemfo la forma dí remo, dí‑ per il fatto che &n a t o ; e colui che &Cristo. non ha p o t u t o perdere
z:cnuto .tz'rm'lc aglí ¡mmínz' (* trovato nella amdz'zíone di y u m o º ” l Per il modo di essere proprio dí Cristo. E cosi, visto che egli & l'uomo
il fatto che ha preso la forma d1'scrvo. si comprende ChC ¿‐nato (Í;'cr¿2 (Írz'xf0, pt)ssicde la nascita umana perche' & uomo, e nel con‑
nella forma di uomo; per il motivo che ¿ divmuto .t¡'m:'lc agli uo‑ t c m p o manca della deboiezza peccaminosa del peccato perché &
mz'm' ed ¿:stato tmvato … una co¡zdizionc como dí mmm, l'aspctto e ' (Iristoº2 .
la realtít de] corpo attestano senza dubbio che cgli ¿:uomo; ma in 26. Pertanto la fede dell'Apostolo ci insegna a intendere que‑
q u a n t o Eºs tato trouato z'n una condizíunv m m c dr" zmmu, cgli ignora s t o mistero, perché attesta che l'uomo Gesú Cristo & stato lrouato
¡ difetti della n a t u r a umana. La generazione infatti avviene ¡¡ somi‑ … ¿ m a crmdt'ziunc come di uomu"'*, cd & stato inviato nella romi‑
glianza della natura… n o n c o n ¡ difetti propri della natura. Difatti, gr'¿'¿mza della t a m e di pt'a'amhº. Essendo …una condizírme come di
poiché l'aver preso la forma dí . t c r u o sembrava alludere alla natura ¡ t o m o , si t r o v a neila forma di servo, (: n o n ¿‐eoinvolto nei vizi della
della nascita, ha aggiunto: Dz'vcmrto símil'c aglí uomíni c l r n u a t o ir: natura; csscndo nella sorm'glíanza Jclla came dí peccato, il Verbo
una condizr'on0 come di uomo; in tal modo si escludeva 1'idca che ¿ senza dubbio ¿:carne; ma trovandosi nella somiglianza della carne
la realtá della nascita equívalesse al posscsso di una n a t u r a debole di peccato, la carne stessa n o n & quella del pcccato. E posto che
per imperfezioni. Da un lam, ¡tc/la forma d1'rcruo c'cra la nascita si tratta dell'uoma Getz? Cristo“, ¿ sicuramente uomo, ma men‑
realc; dall'altro, nella frase trouato in una cmrdíz¡b¡zc como dz“ l l ( ) l ? l ( ) ' t r e & u o m o n o n puó essere altro da ció che & Cristo. E cost ¿:n a t o
c”era la somiglianza della n a t u r a . Ein ¿»n a t o uomo di sua inizia‑ como u o m o per la generazione corporea, ma n o n & coinvolto nei
tiva p e r mezzo della Vergine ed & stato t r o v a t o nella somiglianza
di una carne viziata dal peccato. La stessa cosa attesta l'Apostolo, '
“' Rm 8. EV '” 1 Tm 2, 5. “* Fil 2, 7. "* Rm 8, 3.
…! Tm 2, 5.
“-'["i12.7-8.
32Le propriotá del corpo di Cristo sono messe in rclazione con la tomi‑
2'L.e prerogative del corpo di Cristo sono dovute al suo concepímen‑ gl¡'mzza della came d1'pmw1u di Rm 8, 3. Ilarío interpreta queste parole come
to dallo Spirito. diversamcnte da ogni concepimento umano. Di solito llario ' espressione della nascita umana dell'zmma Gvsú Crzlttu (1 Tm 2, 5) e al tempo
descrivc in scnso negativo la generazionc umann e ¡¡ corpo terrestre; vedi a] ' stesso del suo non essere coinvolto nel peccato, come avvicnc invcce per ogni
riguardo A. ]ºicrro. Sobre la gloria. pp. 41-69. CSSCTC u m a n 0 .
196 La 7'ríuitá/2 Libro 10, 26-29 197

vizi dell'uomo, perché la sua origine n o n ¿:quelia umana. Poiché rovesciandosi sul dorso, perché n o n s o p p o r t a r o n o la maestá di lui
:! Verbo ri ¿'fatto came“, n o n poté n o n essere carne quello che ta‑ che si offriva per essere legatobi?
le divenne; e pur essendosi il Verbo fatto carne. n o n ha cessato di Quale debolczza allora pensi che abbia farra da padrona in un
essere ció che ¡] Verbo ¿. E se il Verbo fatto carne non pub venir simile corpo, che per n a t u r a ebbe'un p o t e r c cosi grande?
meno alla natura della propria origine. non puó che conservarsi 28. Ma puó darsi che ha t e m u t o ii dolore delle ferite! Quede
ncllºorigine della sua natura, perché ¿‐Verbo; non si puó dubitare o t r o r c , chiedo, pote avere d i u n chiodo che penetra nella carne, lui
che il Verbo ¿‐veramente carne. perché tale &divcntato; in manie‑ che. solo toccando, rimise al suo posto la carne di un oreechio stac‑
ra pero che, n o n perché ha abitato t r a noz“, queila carne non sia cato? Spiegaci, tu che proclami la debolczza del Signore, questo
Verbo, ma &la carne del Verbo che abita nella carne. Stando cosi intervento della sua carne spossata proprio nel tempo della pas‑
le cose, vediamo se t u t t o il cammino della passione compiuto dal sione. Difatti, avendo Pietro estratto la spada e colpito, il servo del
Signore permettc di pensare che in lui ci sia stata la debolezza del sacerdote rcstava li con l'orecchio rcciso. In che modo, al tocco di
dolore eorporale. Rimandando per un po' la spiegazione dei m 0 ‑ Cristo, fu rimessa a posto la carne ferita deil'orecchio staccato'“k?
tivi di quelle parole per le quaii i'eresia attribuisce al Signore di 'l'ra ¡! sangue che scorre, i segni della spadu che penetra c la pena
aver temutoº*, esaminiamo come s o n o andate effettivamente le co‑ stessu del corpo mutilato, da dove esce ció che n o n esisteva, apparc
se. Non &possibile infatti che nelle parole mostri di temere, lui che ció che n o n c'era, viene ristabilito ció che mancava? Proverá ailora
poi esprime nei fatti la sua sicurezza. dolore per il chiodo_ questa m a n o che fa apparire l'orecchio? Sen:
27. Ti sembra, o erotico, che ii Signore della gloria… abbia te‑ te in séla ferita, lui che non lascia all'altro il dolore delia ferita? E
m u t o la passionc? Ma proprio per essersi sbagliato su questo p u n t o triste per il timore che la sua carne deve essere trafitta, lui che so‑
per ignoranza. Pietro per lui ¿» s atana e motivo di scandalobl“! Con un lo toccando puó restituire la carne giá amputata? Se nel corpo di
giudizio cosi severo fu confermato nella fede quell'apostolo che ave‑ Cristo ci fu un tale potere, con quale attendibilitá si sostiene che fu
va detestato il mistero della passione certamente per amore a Cristo, debole per n a t u r a colui per il quale fu secondo natura arrestare ¡]
la cui identitá gli era stata rivelata non dalla carne o da] sangue, ma corso naturale delle debolezze umane?
dal Padre che & nei cieii'“. Tu, quale speranza perseguirai. sc neghi 29. Ma forse con insensata e perversa empietá si pretende di
che Cristo &Dio ein pit] gli attribuisci il tímore della passionc? For‑ uffermare in lui una natura debole, perché la sua a m ) n a ¿'trísteÁno
seebbe tímore, lui che usci incontro a quelli che. armati, venivano a alla morte“. Non ti rínfaccio ancora. o erctico, il motivo per cui n o n
prenderlo? E forse ci fu debolezza nel suo corpo, di fronte al quale comprendi ¡l valore delfespressionc. Nel frattempo pero ti domando
caddero stesi a terra ¡ soldati che lo ricercavano, e indietreggiarono perché n o n ricordi che nel m o m e n t o in cui Giuda usciva per tradirlo
¿»stato detto: Ora ¿stato glorificato íl Fíglt'o del/'uomohm. Posto che ia
passione lo avrebbe glorificato, in che senso il timore della passione
1>ºGv t. 14. “GV 1. 14, ¡"11 ( l o r 2, 8. “' Cf. Mt 16, 23. lo rendeva triste? A m e n o che n o n sia stato tanto irragíonevolc da te‑
ºn(:f.M:15,17. mere ció che avrebbc glorificato lui stesso chelo sopportava!
30. Ma forse si penserá che abbia t e m u t o fino al p u n t o da Chic‑
2¿Gli ariani attribuiscono al Cristo il timore della passione. In cocrenza ' dere che fosse allomtanato da lui il calice, quando ha detto: ¡ib/aa",
con q u a n t o giá detto, Ilario risponde che il Cristo n o n pub t e m e r e la sofferen‑
zapcrehe' non pub soffrirc, esetalora sembra che le sue parole esprimano un
tale timore, in realtá ¿:solo per far in modo che ¡ discepoli vincano il timore I“Cf. Cv 18, 3-6. “* Cil Lc 22. 50-51; ( i v 18, 10. “' Mt 26. 38.
delia sofferenza. º”“Gv 13, 31.
198 La Trini!á/2 Libro 10, 30-34 199

Padre! Tutto ¿'po.tsíbile ¿¡te. Allonlana da me queria caiíce!h“. E tutto c:I-in scguito alia ferita ristabilisce la carne dell'orccchio, pur
por non trovare altri motivi di biasimo, non potevi rendcrtí como cssend:gli stesso came, si constata che n o n ha una natura car‑
deli'ottusitá della tua empietá dalle parole che avevi letto: Rimetti naic, El“ cui dcbba provare dolore per una ferita. Quando tocca
la spada nel fodero; non h e m ) il calz'ce che il Padre mi ¡ya dato?bº. con la a n o l'orecchio mutilato'”, quella mano &parte del corpo, (:
Tn che senso. per la p a u t a di soffrirc, potcva chicdcre che fosse |ncntr-tlalia ferita fa apparire l'orccchio, si m o s t r a che quella n o n
allontanato da lui quanto si affrcttava a compiere per il desidcrio &la m ; o di un corpo debolc.
di realizzare il disegno salvifico? Non & cocrcntc infatti che non 3 ”¿Si dico che per lui ia crocc &motivo di disonore. Ma & per
voglia soffrirc quanto vuol soffrire. E sapcndo the cgli voieva sof‑ mezzo.i essa c'ne il Figiio dcil'uomo sará visto sederc alla destra
frire, sarcbbe stato pit] rispcttoso riconosccrc di non comprendere delia ¡:tcnza, e como u o m o n a t o dalla Verginc ritornerá nella sua
l'espressione, anziché con foilia ed empia stoltezza procipitarti ad macst 51aulic nubi del ciclo“. Non comprendi. o erotico, ic ragioni
affcrmarc che aveva domandato di non soffrire q u a n t o sapcvi che lmturaldelie cose. E m e n t r e n o n intendi il mistero dolia fede, pie‑
voieva soffrircº“. no corre sei dello spirito deilicmpictá (: dell'crmrc, non trai profit‑
31. Ma, credo, por combattere la battagiia della t u a empietá. to ncp;urc dal senso comune del mondo por la stupiditá dell'cr_c‑
ti farai forte anche di questa frase pronunciata dai Signorc: Dio, sia. Diittti, t u t t o ció che & t e m u t o , nccessariamcntc sará cvitato hn
Dz'o min, parc/ací mi baia17bzmdanato?“º. Puó darsi infatti che, dopo qu-…mdu ¿‐ t c m u t o ; t u t t o ció cho ¿:deboic. t r a e motivo di spavento
ii disonorc della crocc, penscrai che si sia ritirato da lui ii favore dalla p'0pria deboiczza; t u t t o ció che prova dolore, possicdc una
deli'aiuto paterno, e di qui sia s o r t o il lamento di csscre stato ia‑ natura1chc immutabilmentc lo obbliga ad addolorarsi; t u t t o ció che
sciato alla sua debolczza. Se allora ¡¡ disprezzo, la debolczza (: la ¿'causa di oitraggio, sempre &disonorcvolc. Ma tu c o n quale coe‑
croce di Cristo sono per te un disonorc, sarcbbc stato opportuno rcnza pazionaic pcnsi che il Signorc Gcsú Cristo si affretta verso ció
che ti fossi ricordato di queste parole: In ucritá w'dz'co: D'ora m poi che t e m e , [ r o m a por ia deboiczza lui che abbatte i forti, sente dolore
uedrcfe ¿[Fíglio dell'uomo sedere alla de.rtra della p o t h z a (*venire por cs=;erc stato ferito lui che n o n permette alle fcrite di essere dolo‑
sulle nu17¡' del ciclo…. rose, (=,‐ disonorato dail'oltraggio dolia crocc lui che fa della crocc il
32. Dove sta, chiedo, il ( ¡ m o r e durante la passione? Dove la ‑ mama por assitiersi25 presso Dio e ritornarc al suo regno?
debolezza? Dove il dolore? Dove i'oltraggío? Gli cmpi dicono che 304. Ma forsc tu pensi che como occasionc di cmpictá ti sia ri‑
ha p a u t a , ma cgli stesso dichiara di voler soffrire. Ci si sforza di m a s t t almcno questa, cioé che abbia t e m u t o la disccsa agii infcri &
dire the & debole, ma €in si m o s t r a potente. quando va incontro i'inuí-itabiiitá stessa delia m o r t e , perché sombra testimoniarlo c o n
ai persecutori sbígottiti e incapaci di stare aila sua prescnzahí Gli . questot parole: Padre, nella f u e mani affido ¡[ mio spírít0b“. Seleggi
si rimprovcra di provare dolore per le fcritc deila carne; ma per il qucsl::D e non capisci, dovresti o rispettosamentc t a c e r c , oppure
devooamcntc chiedere di capirlo, anziché andare divagando qua (:
"" Mc 14. 36. "“va 18. 11. l'” Mt 27. 46. '“ Mt 26. 64. la c o n affcrmazioni spudoratc, incapace come sei della veritá. O
¡“CE Cv 18, 6.
'‐'I*C.f. Lc 22, 51. 1“Cf. Mt 26. 64_ ¡“' Lc 23. 46.
2"ll soffrirc (pa/i) di Cristo &un fatto del t u t t o volontario (: libero, e
questo escludc la p a u t a del soffrirc. Ció n o n contrasta con quam: o ha dctto
prima sulla differenza t r a il paz: eil ¿lo/ere (cf. precedente n o t a 1 9 ) . L'intcnto . f ” chuo ia versione anz.rcx.ms proposta da Doignon ( S(Zh 443. p. 182),
antiariano gioca anche qui un ruolo di primo piano. e gli fa attrib =uirc scarso al pos:1'to di f r m . t a ' n m 5 di Smuidcrs. ( fon.te.txnr t r o v a corrispondcnza nel xedcr€
riliev0 al|c parole riportatc in Mc 14, 36 (<<Allontana da me questo caiicc»], che si:: trova ali'inizio del capitolo.
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202 La Trt'n¡ ! á /2 ¡,¡bm …, 36-38 203

fino alla m o r t e . Ela tristezza non &subentrata a causa della morte, nulla &impossibile alPadre, occorre capire a chi resta condizionato
ma attraverso la m o r t e ¿=v c n u t a a cessare. il contenuto dell'espressione se¿*porsíbíle. Dope una simile preghie‑
37. E per poter capire il motivo della tristezza, vediamo cosa raimplorante, segue: E viene dai dí.rcepoli c trova (ha dormnno. E di‑
precede e cosa segue a questa dichiarazione di tristezza. Nella ce‑ cc a Pie/ro: Nm: avoir potulo ueg/íare zm'ora .mla con me? Veglíate e
na pasquale il Signore aveva portato a compimento t u t t o il miste‑ ¡>wgatc, per mm cntmrc ln tmtazíone. Lo xpirz'to ¿pronto, ma la carne
ro della passione e della fede. Dopo, afferma che tutti si scanda‑ ¡ºdebo/¿“. Forse sono ancora oscurc la causa della tristezza e la sup‑
lizzavano di lui, ma p r o m e t t e che li avrebbe preceduti in Galilea. plica che passi il calíce? (.)rdina infatti che veglino e preghino con lui
Pietro, garantisce c o n fede sicura che, anche se gli altri si scanda‑ per non entrare in tentazione, perché lo spirito ¿:pronto, ma la carne
lizzeranno, ein tuttavia non si seandalizzerá. Ma il Signore, che ¿‐dehole. Difatti, quelli che promettevano di non scandalizzarsi per
grazie alla n a t u r a divina conosce le cose future, risponde che l'a‑ la consapevolezza di una fede sicura. sarebbcro rimastí scandalizzati
vrebbe rinnegato t r e volte, (: cosi dalla vicenda di Pietro si sarebbe per la debolezza della carne. Perció n o n ¿‐triste per se stesso e n o n
conosciuto lo scandalo degli altri, allorché sarebbe caduto in un prega per se stesso, ma per coloro che invita a pregare vegliando,
pericolo eosi grave per la fede, rinnegandolo t r e volteº“. Allora, perché n o n piombi su di loro il calice della sua passione. Chiede che
avendo preso c o n sé Pietro, Giacomo e Giovanni ‐ due scelti per passi da lui, in modo che n o n rimanga su di loro”.
il martirio, Giovanni che doveva essere confermato per l'annuncio 38. Il motivo per cui ha chiesto nella preghiera che, se possibi‑
del vangeloCh ‐, confessó di essere triste fino alla m o r t e . Quindi, le, passasse da lui il calice, ¿‐che. senulla &impossibile a Dio ‐ co‑
avanzando, cosi pregó: Padre mio, se¿'possibi/e, parsz' ¿la mequesto me ein stcsso dice: Padre, t u ! / u ¿'pursí/7ile (¡ te“ ‐, per l'uomo t u t ‑
calicc. 'I'uttavía mm come vogle ¡o, ma come vuoz' t u “ . tavia ¿?impossibile non essere vinto dalla paura della soffercnza, e
Chiede che passi da lui il calice. che comunque stava gia con la fede n o n puó rendersi n o t a che attraverso la prova. E cosi, come
lui, e che allora era portato a compimento, effondendosi nel san- ' uomo vuole che passi il calice a vantaggío dein uomini, m e n t r e la
gue della nuova alleanza per ¡ peccati di moltiº“. Non chiede infatti " sua volonta, come quella di Dio da Dio, si unisce a q u a n t o & com‑
che non stia con lui, ma che passi da lui. Dom-anda poi che n o n sia piuto dalla volontíi del Padre.
fatta la sua volontá, e non vuole che gli sia concesso proprio quan‑ Manifestamente ha insegnato ció che intendeva C o n l'espres‑
to vuole che avvenga. Dice infatti: Tuttaw'a mm come vuglz'o io, ma sione .r¿º ¿'porríbíle…, quando dice a Pietro: Ecco, satana, ví ha cer‑
come vuoz' tu. Cosi, mentre la sua volontá di allontanare il calice con ‑ cato, por vaglz'arví come grano. [o [mi 190 pregato per te, percbé mm
la preghiera stava a indicare che condivideva l'ansietá umana, non venga mano la tua fedc“h. Tutti infatti dovevano essere tentati attra‑
prendeva distanza dalla decísione di una volontá che gli era indisso- ' verso questo calice della passione del Signore. E prega il Padre per
lubilmcnte unita con quella del Padre. E perché si capisse che non Pietro, perché non venga meno la sua fede, o almeno non manchí
pregava per sestesso e fosse chiaro il motivo per cui esprimeva la sua il dolore del pentimento a lui che lo rinnega per debolezza. Que‑
volontá chiedendo che n o n fosse esaudita, ha iniziato l”insieme della sta fede n o n sarebbcº v e n u t a m e n o in lui per il fatto che si pentiva.
sua supplica con una premcssa: Padre, se ¿)porsz'bz'la Rimane allora
qualcosa di cui si poteva dubitare che fosse possibile al Padre? Ese
Mt 26, 40741. º"Mc 14. 3(>_ ºº M: 26, 39. º'º Lc 22, 3132.

C f . M126, 51‐34. º'º(;f. Mt 26. 37; Gv21, 22; m [ 2 , 2. “Mt 37II t e s t o di Mt 2&-, 39-41 era stato interpretato in rapporto alla paura (lei
26, 39. ºº* Cf. Mt 26, 28.
discepoli giíi in [n Mal! /ÍL 3l,7-8 (5Ch 258. pp. 232‐234).
204 La Trím'ta'/2 Libro 10, 39-41 205

39. II Signore quindi e triste fino alla m o r t e , perché nel mo‑ aconfortarloº“, e alla sua presenza comínció a pregare piú inten-¡
mento della m o r t e la fede degli apostoli doveva essere confer‑ samente, t a n t o che dal corpo sgorgava un sudore come gocce di
m a t a dal terremoto, dalle tenebre del giorno, dalla scissione del sangueº'º. Una volta che era stato mandato l'angelo per proteg‑
velo, dall'apertura dei sepolcri, dalla risurrezione dci mortiº. gere gli apostoli e confortare il Signore perché n o n iosse triste a
Si trattava di quella fede che sarebbe stata scossa dal terrore loro riguardo, senza piú il timore della tristezza, d1ce: Donante
dell'arresto n o t t u r n o , dai colpi di flagello, dagli schiaffi, dain ormai, e n'posateui. Matteo e Marco n o n hanno detto nulla c1rca
sputi, dalla corona di spine. dalla pesantezza della croce, dal di‑ l'angelo ela richicsta da parte del diavolo. Ma dopo aver parlato
sonore dell'intera passione, e infine dalla condanna maledetta della tristczza dell'anima, del rimprovero agli apostoli che dor‑
della croce. Il Signorc sapcva quindi che t u t t o ció sarebbe ter‑ mivano e della prcghiera the passasse il calice, non per altro &
minato dopo la sua passione, e per questo motivo ¿ triste fino seguito l'invito a dormire se n o n perché, nel momento_di allon‑
alla m o r t e . E m o s t r a di sapere che tale calice n o n poteva passare tanarsi da loro e col conforto dell'angelo mandato ad a1utarlo, ll
senza essere bevuto, quando dice: Padre mío, querta calz'ce n o n Signore lasciava che dormissero perché sarebbero stati custoditi
pur) pa…rxare ¿la me, semm lo berró: ría falta la tua vo/onlá”. Una in píena sicurezza. _
volta p o r t a t a a compimento in lui la passione. sarebbe passato il 41. Non dobbiamo certo ignorare che in moltissiml mano‑
timore del calice; esso n o n poteva passare se n o n lo beveva. In scritti greci e latini non si trova scritto nulla nésulla venuta dell'an-l
lui, la eessazione del timore n o n poteva verificarsi se n o n dopo gelo né sul sudore dí sangueº'“. Siamo in dubbio se ner van codrc1
che fosse terminato il timore della passionc, perché dopo la sua questa sia una mancanza o un'aggiunta ‐ perla differenza testuale
morte sarebbe stato bandito lo scandalo della debolezza degli tra i codici questo punto rimane incerto per noi ‐ ; c e r t a m e n t e , s e
apostoli per la gloria dei suoi segni di potenza. l'eresia si compiace di utilizzare a suo fine qualcosa t r a t t o da tale
40. E anche se c o n le parole sia fatta la tua volontáºk affida‑ circostanza, per affermare che era debole u n o che aveva bisogno
va gli apostoli al beneplacito della volontá del Padre in mezzo dell'aiuto di un angelo che lo confortasse, ricordi essa che al crea‑
allo scandalo della croce, cioé della sua passione, tuttavia per t o r e degli angeli n o n era necessario l'aiuto delle sue creature; e che
t r e volte ha fatto ricorso alla supplica oranteº', e dopo di essa in fm dei conti non poteva essere confortato senon nella m a n t e r a
ha detto: Dormite ormaz', e n)vosatevíº"'. Non senza la consape‑ stessa in cui era triste. Difatti, see triste per noi, ossia &triste a cau‑
volezza di qualche ragione profonda ordina o r a di dormire e sa nostra, nccessariamente &confortato a causa nostra e per noi”.
riposare a quelli che prima aveva rimproverato di dormire. Ma
riteniamo che Luca ci ha dato di comprendere la ragione di que‑
sta esortazione. Dope aver detto che satan‐a cercava gli apostoli “'(Íf. Le 22. 43-44. fpCf… L c 22, 43-44.

per vagliarli come grano e Dio era s t a t o supplicato perché non


251.3 testimonianza di Lc 22, 43 sull'angelo che viene a confortare il
venisse meno la fede di Pietroº'", I'evangelista ha aggiunto che, Signore ¿ interpretata come segun di esaudimcnto della prcghicra tatta da
dopo una lunga preghiera da p a r t e del Signore, verme un angelo Gesú per ¡ discepoli. _
29Pur rilcvando che in Matteo e Marco mancano ¡ v e r s c t t i sull'angelo e
sul sudorc di sangue [ L c 22, 43-44), llario sottolinea che ¡ due elementi sono
p u r sempre a favore degli uomini. cioé hanno un valore_salvrhco. l…angelo
conforta il Signorc nella stessa modalitá in cui era triste, Cloev per n o t , e 11su‑
“Cf… Mt 27. 45.51-52. "' Mt 26. 42. ”“ Mt 26, 42. “Cf. Mt dore di sanguc prova che ¡] corpo di Cristo & reale, anche se Ll sudare sangue
26, 44. “ “ M t 26, 45. “'(Íf. Lc 22, 31432. non &secondo la n a t u r a umana.
206 La Trz'm'td/2 Lib… 10, 41-43 207

Se&triste in r a p p o r t o a noi cd &confortato in r a p p o r t o a noi, & mm esistere affatto. La stessa cosa &indicata dalla parole del vange‑
confortato a p p u n t o nella modalitá in cui &triste.
lo edell'apostolo [Matteo], quando si LllC€:)l[ czelo ela terra pa.ue‑
a nessuno oserá imputare a debolezza il sudore, perché da rarmo, ma la mie parole mm paxxemnnoº'*; el Apostolo: Ecco, le coxe
un lato &c o n t r o natura sudarc sangue, dall'altro non e una debo‑ uvccbíc sono passate ¿>He SOHO apparsc dí nuuveº"; e anche quando
lezza ció che la sua potenza compic non secondo la consuetudine
dice: Ma (mc/ae la_figura dz" questo mondo passeraº”. x
della natura. E in nessun modo potrá servire alljeresia che fa leva
Pertamo il calice. che chiede al Padre di far passarc, n o n puc
sulla debolezza; anzi il sudore del sangue aiuterá a provare la real passarc senza che sia bcvuto. Quanto al fatto che ll Signore prega,
tá del corpo, c o n t r o l'eresia che lo faceva passare per una semplice
certamente prega per quellí che ha salvato m e n t r e era con loro, c
apparenza.
che ha lasciato altresi al Padre di salvare. Ma ora che sta per portate
Pcrtanto, dato chela trístezza ¿»in rapporto ami ela preghie‑ ¡¡ compimento il mistero della m o r t e , chicde al Padre di custodtt_‑
ra ¿‐a favore nostro, non possiamo non intendere che tutte le cose
li. Circa la presenza dell,angelo mandato nel trattempo, sc pure e
sono state fatto a causa nostra, e t u t t e le cose sono state chicste in
stato casi, n o n c'é alcun dubbio: si rende n1anifestzt le certezza che
preghíera a vantaggío dí noi uomini, per ¡ quali nasceva il timore.
la preghiera e stata esaudita, perel1é ll i n v i t a ¡¡ dorm1re, una volta
42. I vangeli si completano recíprocamente. perché alcune ( : O ‑
portata a termine la prcghicra. ( n a durante lo svolget51 della pas‑
sesi comprendono con altre, e tuttc danno testimonianza dell'uni‑
sionc l'evangelista m o s t r a il frutto ottenuto dalla preghtera ela tran‑
co Spirito. Questa preghiem del Signore a favore dein apostoli, da
quillitá del sonno & cui avcva invitato gli apostolt, qnando ad ess¡,)
tutti sottaciuta, ce la fa conosccre Giovanni, l'annunciatore delle
che sarebbero tutti sfuggiti alle mani del persecutortq, dice: Percbc
ragioni altamente spirituali*”, quando dice che il Signorc ha pregato
.v1'adcmptlvxc la pa mía cbc a v c * v a clettu: Dz“ quel/z che mz‐ b'az dam, mm
cosi: Padre santo, crm.vcrualz'ne/ t u o n o m a , szaml'cm con loro, ¡o t u ‑
¡ze 190 perdura ncs.tzmrf“. Si reahzzáa per megzo dl lui ll contenultq
slodz'vo nel tuo mmm que/[¡ che mi bai data, ¿' lt" ha cu.s*toa'itzº“ºk Que‑
della supplica. e tutti sono salvi. Eppure ehtede el Padre clie)sa;vt
sta preghiera n o n fu quindi per lui. ma per gli apostoli. E neppure
anch'cgli nel suo nome quelli che sono stat1 selvati da lui. E ll l ¡¡ _"?
cra triste per sestesso, seli invita a pregare per n o n essere tentatí. E
li salva cosi bene, che la fede di Pietro n o n v i e n e meno_dopo che e
l'angclo non ¡: mandato a lui, che poteva far sccndere dal cielo do‑
subentrato il pentimcnto, anche se era rimast_a atterr1taº“. “ _
clicimila“ legioni di angeli, seavessc volut0º'. Ncppureteme acausa 43. Pertanto, la preghiera del Signorc r1portata da Gtovanm,
della morte, lui che e angosciato fino alla morte. E non chiede che
la richiesta del diavolo riferita da Luca, la triste_zza Eno all_a_mortc,
passi da lui quel calice, che comunque non p u ó passare senza Che
il rimprovero del sonno e quindi l'invito &dormtre present11nMat‐_
egli lo bcva. Passare poi non vuol dire allontanarsi da un luogo, ma
t e o e Marco, n o n lasciano spazio a incertezze. Con ln pregh1ern dl
Giovanni con cui Gesú affida al Padre gli apostolt, Sltende elnaro
“ ¡ C v 17, 11712. “Cf.Mt26,53. il motivo della tri stezza e della supplica che pass¡ il cal1ce: il 51gno»
te n o n domanda che si allontani da lui la passinne, ma chicdc che
…Per le tcstimonianze bibliche in materia trinitaria e cristologia. llario si il Padre p r o t e g g a gli apostoli mentre eglt snavvtn alla passione._La
riferisce preferibílmcnte al vangelo di Giovanni. oltre che a quello di Matteo
e alle letterc di Paolo… ln merito a q u e s t o testo vedi ]. Doignnn. D'Orígém ¿ domanda c o n t r o il diavolo, riferita da Luca, equ1valc alla s¡cnre¿za
Híla¿re mr ]mr1 exp/¡kaleur des rdísom hau/emm! _tpz'r1'ttteÍ/(ºf (Hill.. TH». ID. liduciosa che per m e t t e di dormire, cosa che p r i m a era stata v1€tata.
42). pp. 172‐177; M. lºigura, Introduction, S ( Í h 443, pp. I40-I4l.
HIl [ e s t o di Mt 26, 53 parla di dodici e non di dodicimila |egioni di
“ M t 24, 35. ” 2 Cor 5,17. “ ' 1 C 0 r 7 , 31. “(iv 18. 4 .
angeli; si t r a [ t a di un'aggiunla ridondantc di llario.
” C f , Lc 22. 32.61-62.
208 La 'l'rínílá/2 Libro 10,44-45 209

44. In quella n a t u r a che &al di sopra del mondo umano_, non si dolore per essere bruciati dalle fiamme da t u t t e le parti?“ Ma forse
trovano perció 1*ansia e l'inquietudine propríe dell'uomo. E estra‑ non hanno provato dolore proprio perché n o n sono s t a t i brue1at1.f
neo ai mali del corpo terrestre un corpo che non ha preso inizio [¿ allora si dovrá pensare che le fiamme mancavano della eapac1ta
da elementi terrestri, anche sead un figlio d'uomo lo Spirito Santo tli bruciare. Certamente il corpo per n a t u r a ¿‐tale da dover t e m e ‑
ha dato origine nel mistero del concepimento. ln realtá, la potenza re di essere bruciato e tale da poter essere bruciato. Per lo spirito
dell”Altissimo ha mescolatoº2 la sua potenza al corpo che la Vergine tlí fede i loro corpi lcrreni, queili cioe che avevano avoto inizio a
generava per il concepimento dello Spiritoº“. Difatti, la sensibilitá partire dagli elementi comuni originanti, furono cap‐¿cr dl non es‑
del corpo animato ha vita perché partecipa dell"aníma che in esso & sere bruciati e di non temere”. Se perció queste cose contrarre al»
trasfusa, e l'anima meseolata al corpo lo viviñca, perché provi il do‑ la natura si verifieano nell)uomo in virtú della fede in Dio, quelle
lore che gli viene inflitto. Ma quando l”anima ¿‐giunta adisprezzare che nel Signore prendono inizio dallo Spirito che col suo potcre
il principio dell'origine terrena del suo corpo in virtú dell”ardore da origine alla n a t u r a , n o n si devono giudicare secondo 1 c r i t e r i
beato della speranza celeste e della sua fede, anche il corpo acquisi‑ della natura. I fanciulli sono legati in mezzo al fuoco; n o n t e m o n o
sce in r a p p o r t o al dolore un modo di pereepire sestesso di tipo spi‑ ilfuoco, m e n t r e v i salgono; n o n a v v e r t o n o l e ñamme, m e n t r e pre‑
rituale, t a n t o da eessare di sentire che soffre ció che soffre. E allora, gano; non possono essere bruciati, m e n t r e si t r o v a n o nei fuoco. In
che cosa ancora diremo sulla natura del corpo del Signore, Figlio essi sia il fuoco che i corpi perdono la loro natura: quest1 n o n sono
dell'uomo che discende dal cielo? hruciati, quello non brueia. E.tuttavia per gli altri sia il fuoco che
Gli stessi corpi terreni sono capaci talora di non provare timo‑ il corpo conscrvano la loro n a t u r a . Difatti, quann stanno mtorno,
re e dolore per quanto inevitabilmente comporta dolore e timore. hruciano; quelli che escguono il castigo, sono soggett1 al castigo“.
45. Chiedo: forse i fanciulli israeliti hanno a v u t 0 paura del‑ Tu non vuoi, empio eretico, che Cristo sia s t a t o esente dal do‑
le fiamme della fornace di Babilonia, alimentate per bruciare con lore quando il chiodo gli trapassava le palme, né che la lancia nel
intensitá, e forse il timore di un fuoco cosi forte si ¿:introdotto in trafiggcrlo si sia astenuta dall'arrecargli il dolore a c u t o di quella
quei corpi concepiti come il nostro? Chiedo ancora: hanno sentito ferita. Chiedo: perché i fanciulli n o n hanno t e m u t o le ñam_me e
n o n hanno avvertito dolore, o che cosa c'era nella n a t u r a det loro
“ Cf.Lc 1,35. corpi, capace di eludere la n a t u r a del fuoco? Seessi per l'ardore
della fede e la gloria del martirio beato hanno p o t u t o non temere
32/1a'mircuít: l'espressione ricorre anche in Trin. 2, 24 ( C C L 62, p. 60, ció che si teme. forse Cristo ‐ anche se fosse stato conceprto con ¡
8) e8, 13 ( C C L 62/A, p. 325, 13), come pure in ln pr. 54, 2 ( C C L 61. p. 140, difetti della nostra origine, ma in virtú della crece destinato a rima‑
8‐11). La tematica della “mescolanza” delle nature sembra derivare de Ter‑ nere Dio, a giudica te il mondo e ad essere il re dei secoli eterni ‐,
tulliano, che usa espressioni come homo dm mixtas (tipo/. 2l. 14: CCL 1, p.
1251, zr¡¡'_tccnlc … .tcmctipru /aov¡t'ncm ?! derm¡ (Adu, Marc. 11, 27, 6: CCL !, “
pp. 506-507), €che per un altre verso esclude una mescolanza in Adv. Prux.
27,8(CC1- 2, p. 1198). Anchc Novaziano usa espressioni simili (cf. Trin. 11,2:
“ Cf. Dn 3,19-23.
CCL 4, p. 28: 24, 8: ¡'/7id., p. 59; 25. 3: Ibid., p. 60). Questa tipo di linguaggio
deve essere valutato con attenzione tenendo c o n t o anche di altri comesti. per ” La forza della fede ha preservato alcuni personaggi l1ihliel dal prorare
n o n vedervi una pura mescolanza delle due n a t u r e , che suggerisce una t e t a sofferenza in situazion i che per natura dovevano causarla, come ¡ tre lanctolli
realtá estranea e non di una unione delle nature nella persona divina del Cri‑ nella fornace aBabilonia eil profeta Daniele nella fossa dei leom. A m a g g i o r
sto. Vedi a.l riguardo L.1". Ladaria, LA uri.rmlugfa. pp. 66-67; R. Clantalamessa, ragione il Cristo era capaee di non provarc dolore … v r r t u della sua n a t u r a
LA ¿'rz'rtolagrkz. pp. 72-73. divina.
2 10 La '] 'r1'ní1ú/2 Libro 10, 45-4 7 21 1

dovrel>b_e essere triste per timore della croce? Dimentico di cosi 47. Il Dio Unigcnito allora ha sofferto tutte le debolezze delle
grandr ncompense, avrcbbe egli trepidato per l'ansia di una pau‑ nostre sofferenze, che si sono riversatc su di lui. Ma ha sofferto col
ra vergognosaf
potcre della sua n a t u r a , come anche & n a t o col potere della sua na‑
46, Daniele, che sarebbe stato nutrito col cibo del profeta tura. E quando ¿» n a t o , non haperduto nella nascita la sua n a t u r a
n o n ten1e la fossa dei leoniº'. Gli apostoli godono di essere colpiti onnipotente. Difatti. anche se& n a t o secondo la legge dein uomi‑
6 (li soifríre nel nome di Cristo“. Per Paolo, i'csserc offerto in sa‑ ni, non ¿»stato concepito tuttavia secondo la legge degli uomini. E
crificio ¿‐corona di giustiziaº“. I martiri inneggiando presentanoi sempre lui che nel parto e coinvolto in ció che costituisce la con‑
loro colli ai carneftci perché siano tagliati, e ascendono con can‑ dizione umana, ma nell'essere concepito vi &cstraneo. Per questo,
t i c 1 sui roghi costruiti per loro c o n cataste di legna. Il sentimento
hasofferto nel suo corpo come soffre il n o s t r o corpo del)ol€. main
della fede, annnllando nei loro corpi il timore naturale dovuto a maniera (la recepire le sofferenze del n o s t r o corpo col potere del
debolezza, trasforma ¡ eorpi stessi e li rende capaci di n o n sentire suo corpo. Anche la parola del profeta ci testimonia questo modo
dolore, in maniera da introdurre nel corpo una fermezza dovuta di eredere, quando dice: Eglz' porfa ¡ no_vtnf peccafi esiaddolom per
alla decisione dell'anima_ e il corpo cos] animato a v v e r t e sola‑ ¡ m i . E noi Í'ahhz'anm comidcmto nei dolorz', permr.ro e maltraltato.
mente elo a cui ¡: mosso dall'impulso dellºanima. Cos], ció che il Ma eglz' ¿'xmta mlpz'tu per le nmtre im'qmtá, ¿'stato umilíato por ¡
sentrmento dell'animo disprezza aspirando alla gloria, il corpo
percattº"'.
¡ m . r t rz'
n o n s_ente di sofirire, perehé l'anima gli dá vigore.
Ci si inganna quindi sesi crede secondo il giudizio u m a n o ,
_ E giá naturale per gli uomini che per l'ardore dell'anima si in‑ pensando cioé che egli provi dolore quando soffre. Portando ¡ no‑
liammino della gloria di Dio, cosi da n o n awertire le sofferenze. da stri peccati, ciof: assumendo il n o s t r o corpo di peceaio, (:in t u t t a ‑
1gnorare le ierite (: n o n rendersi c o n t o della m o r t e . Allora, si pen‑ via n o n pecca. Difatti, ¡: stato mandato nella xnmz'g/¡anza de!/¿¡ car‑
sera lor_se che Gesú Cristo, il Signore della gloriaº'“ ‐ il suo p o t e r e
ne d1'pcccatudi, e portava certo ¡ peccati nella carne. ma ¡ nostri. E
a r r i v a hno all'orlo della vcste““, la sua saliva e la sua parola sono
si addolora per noi, ma n o n prosz dolore come noi lo proviamo,
per natura [ali che il cieco n a t o n o n avverte il difetto della nascitade perché ¿:stato t r a r ; a n ¡'n una condizirme m m c dz” uomo'“; possicde
e il paralítico non & plú tale quando gli si comanda di stenderc la un corpo soggetto al dolore. ma n o n ha per n a t u r a la necessit£1di
mano“”, lºuomo a cui era stato reciso l'orecehio*4 n o n & piú mon‑ provare dolore, dato che e di uomo la sua condizione, ma n o n ¿:di
coº'“ ‐, nel corpo traiitto e dolente sia toccato da quella debolezza u o m o la sua origine, cssendo n a t o per il eoneepimento dalla Spi‑
nella quale per lo Spirito della loro fede n o n sono stati lasciati que‐i tit0 Santo.
gli uomini gloriosi e bcati? Per questo allora ¿=stato considerato nei dolori, percosso e
maltrattato. Ha preso infatti la forma dí xcrvo*“º e, per essere n a t o
uomo dalla Vergin e. ci ha lasciato la supposizione che fosse natu‑
“ Cf. D i ] 14, 30-36.
“ _ ("º Cf… At 5, “ 41. *“' CE 2 Tm 4, (1,8. rale per lui il dolore durante la passione. [ig/¡¿3stato colpz'to, ma per
d“Cf_. ] Cot 2, 8. “ ( , f . L c 8 , 44. d º( . f . C V 9 , 6 . “ ”M t IZ. l3.
¿“Ct. LC 22, 50-51. le nostre ím'quitáº". Difatti. pur essendo stato colpito. n o n ¿»lo stato
tuttavia per la sua iniquitá. E t u t t o ció che soffre. non lo soffrc per
34L'un1anitá di Cristo & una umanitá realc e il suo & un vero corpo uma‑ sestesso. Non ¿nato uomo per sestesso, en o n ¿= coinvolto nell'ini‑
n o . Tutta_vr_a, per e55ere s t a t o concepito dallo Spirito, tale corpo & dotato di un quita a partire da se stesso. L'Apostolo testimonia il motivo di que‑
p o t e r e divino. in virtú del quale egli compie i miracoli; al riguardo uedi L P
Ladaria, La cri.rmlogía, pp. 135-143. ' A' “”*ls'33,4-5. *"Rm 8.3. º"lºil2,7i *”ºFil2.7. “"l553,í
212 La Trinilá/2 Libro 10, 47-49 213

sta disposizione salvifíca, quando dice: Pregand0 di essere rzkonci‑ ritencndo obbrobrio di una n a t u r a debole cio che egunfat)trgdt vo‑
líatí con Dio per »: ¡zzo dí Cristo, Cm'ui che non conobbe peccato, lo lontá e un mistero.ció che ¿:potcnza, cora¡ggto e [ n o n o. certo
face pecmto per noz""“. Lui infatti che avrebbe condannato il pecca‑ ' fo er lui essere cercato per la croctñssrone, m e n t r e n o n se
to nella carne per mezzo del peccato, benché esente da peccato, fu
… ff10f_l Pla presen¡.a
nc sost1ene ' quan ' do eg
= 1” , -- sr_0
l stesso ' ffreº'º; ¡ salido
. stare dl
. d 113
fatto peccato. Condannando cioe il peccato nella carne per mezzo frente alla sentenza di m o r t e , ma per sederst com alla testra e
della carneº"', pur senza conoscere la carne, fu fatto carne per noi”. p0t01123dr; essere trañtto dai chiodi, ma pregando per 1p<frseÍLtttoz‐1
E perció fu eolpito per le nostre iniquitá.
riº”; bere Yaceto, marealizzando il rrnstero '; essere annoxreífí 0
48. D e ] r e s t o , l'Apostolo n o n t r o v a in Cristo la p a u t a del do‑ i malfattoriº“', ma donando il paradtso““; essere mnalzatoúsu legno.
lore. Difatti, intendcndo parlare del disegno salvifíco della passio‑ m e n t r e la terra t r e m a ; essere appeso alla croce,. mataeeílto rm‑
ne, lo ha annunciato all'ínterno del mistero della divinítá, dicendo:
rare il sole e il giorno; uscite dal corpo, ma nchtamando de¿nrzz
Pcrclmzandacz'lutlí ¡p€ccati, dis'imggmd0 ¡[ documento .tcrz'tto con le nei eorpiºl“'; esscrc scppellito come un morro… martsorgen_ o ¿(ndo
prercrizí0m' contro d1'rtoz'ccbec*í era contrario, log/ziºndolu di mezzo
Dio; soffrirc per noi t u n e lc debolezze come uomo. ma m o n
¿*a]]iggmdaln alla croce, .rpog/íandu.rí dalla mmc, .wergogm) ¡'prínci‑
“ o come Dio. _ . .
¡¡atz' c le pntertá, tríonfandunc in …te .Y!CXS(J con comggio“º.
Ti sembra allora che questo p o t e r e soccomba alla fcrita del
… …;t; %:Jigscta ancora contro di
noi, come sembra agh eret1c1, una
confcssione di debolezza importante e nutorexíole. sopáatíjotto Be(r)
chiodo, e sia atterríto dinanzi al colpo che lo trafigge, e che cgli si ché proclamar‐¿ dalle parole stesse dell.51gnore ¡quan [es,‑ on.“;
sin trasformato in una natura suscettibile di dolore? Invece |'Apo‑ Din mio, Perchc' mi bai abhandonam?*_“. 'Vcdono 111 essa u ¿di¡25%‑
stolo, parlando nel Cristo che parla in lui*'º e ricordando l'opera sionc profondissima di dolore, per cm51sarebbc amentato ' ¿[¡¡‐a
della nostra salvezza compiuta dal Signore, si riferisce alía m o r t e dí ' re stato abbandonato e consegnaro alla debolezza. Ma qtr<fjst¿ 1¡
Cristo nel sensu che si spoglia della carne, svergogna con coraggio
pretesa dovuta a un modo cmpio di intcndere. quan'to_strt e eonl L¡
le potestá ene trionfa in sestesso. Attribuiscilo pure alla debolez‑ parole di ogni genere uscite dalla bocca del Srgnore. (,omle señcotu
za, sela sua passione &una necessitá. e n o n e il dono della tua sal‑
che siaffrctta alla m o r t e , colui che per essa sarcbbe statoug o r 1 ca-r;,
vezza; sesulla eroce c'é il dolore della trafittura. e non l'affíssione
colui che dopo la m o r t e si sarebt)e ass¡soslla destr€ ríe adpígtcene¿ 5;
del decreto in cui ¿=scritta la m o r t e per te; se neila sua m o r t e c'é la avesse poi t e m u t o tra simili m o t … dr cosr grande [;3lat1tu ' 1…e
forza della m o r t e e non la spoliazione della carne per la potcnza dí fossc lamentato di essere stato abbztndonato dal suo lo SEM.“ fs…
Dio; seinfine la m o r t e ¿»altro da un oltraggio ai potenti, altro dal
ineluttabilc, quando invece, afírontando la m o r t e , sare e r 1 m a
coraggio e da] triunfo; se in essa c'é una necessitá dí natura, una
in quello stato dí beatitudine!
mancanza di coraggio e un disonorc. Se¡nvecc nc] mistero della
passionc ¿:annunciato il contrario di questo, quale follia ‐ chie‑
do ‐- si trova nel cambiarc ¡[ sense de] vineolo religioso ripudian‑ Ju( I f . Cv 18, (3-7. * " Cf. M t *'*'Cf. LC"25.
26. (3‐1.
-‐
“ ( , f43.
. Lc 23…
.
*'“'(jf.
34. Mt(lt 27‑
-'
(.f.
do la dottrina della fede apostolica, ímpadronírsí di t u t t o questo, ( ¡ v 19, 30. '“(1Í.Mc15,27.
45.52, *'* Mt 27 . 46.
dan Car 5_20-21. <lu Rm8, ¡_ .l..(:012, ¡3_15' ¿112 Cor 13‐ 3.
'
““ L'espressmnc th' Mt 27. 46 ; 1 v c-v a gla/rl€t;ll(t()(tgj?%
"' ' " < gr;g1
' as icntzione
p png) in
¡[ gr¡dO
sensu u n t 1A; 1' n a n o l' n " Inn.
' 10. 3 l .l n ! u M u t t ¡ . 3 . u_ _ , _ . .¡ . . . …m da
” 1]Cristo como Dio n o n ha elche fare con la c a r n e , ma ha voluto assu‑
merla quando si ¿ inc-¿malo per la n o s t r a salvezza. sembra visto c o m e [ :: voce del corpo nel momento … c u t ;l Nerlj[o snrm
lui perchó l"umanit£t raggiungala sus ¡nenezzanttraverso ¡[ mor e.
214 L a 7 "rm¡ l á /2 Libro 10, 30-52 215

750“. Per di piú, le menti degli eretici si precipitano verso q u e s t a . diventare anima e non sarebbe rimasto Dio Verbo. oppure Cristo
empreta come per una via ad essi preparata dal fatto che Dio Ver‑ n o n sarebbe affatto esistito prima del parto di Maria. Cosi Gesú
bo 51sarebbe completamente estenuato Eno a divenire l'anima di Cristo, semplice uomo come tutti e composto di anima e corpo,
quel corpo. eos] che lo stesso Gesú Cristo non sarebbe stato Figlio non avrebbe come origine senon il m o m e n t o in cui ha cominciato
dell uomo e lºiglio di Dio; o dal fatto che Dio Verbo sarebbe v e n u t o udessere uomo. ela forza di una parola che si espande all'esterno lo
meno a sestesso per vivilicare il corpo con la funzione di anima”‑ -…wrebbe sostenuto nell'agire con potenza. Egli. una volta abbando‑
oppure dal fatto che Cristo non sarebbe assolutamente n a t o come n a t o da Dio per il ritirarsi di quella forza che si era estesa, avrebbe
nonro, perche' in lui avrebbe dimorato Dio Verbo sotto forma di gridato: Dio, Dio mío, percbe' mi ¡ m i abl7andonato?“. Visto che Dio
Spirito profetico”. Ma l'errore di tale ridicola perversitá si spin e Verbo si era trasformato nella sua n a t u r a lino ad essere anima in un
a un llvello ancora maggiore di empia audacia, per cui Gesí1 ("ris%o ; corpo, avendo prima beneficiato in t u t t e le cose dell”aiuto del Pa‑
non sarebbe stato Cristo prima di naseere da Maria, e non sarebbe ' dre. ora cbc & privo di lui e consegnato alla m o r t e , si lamenterebbe
nato como uno che giá esisteva, ma avrebbe eominciato ad esistere . di essere solo e gli rimprovererebbe di averlo abbandonato. ln ogni
quando e nato”. Per questo motivo si aggiungc ancora un altre er‑ caso si prepara un perieolo mortale per u n a fede rimasta vitlima
rore,iper cui Dio Verbo, come una qualehe parte del potere di Dio dell'inganno, pensando 0 Che in Dio Verbo il lamento índiebi una
che SIestende in maniera continua per una sorta di prolungamento debolezza della n a t u r a , o che Dio Verbo non sia affatto esistito, per‑
a'vre_bbe abitato in quell'uomo che ha cominciato ad essere da Mal ché Cristo Gesú ha come inizio solo il parto di Maria….
rra, lornendogli i segui di potenza propri dell'agire divino rimanen: ' 52. Ma la fede della Chiesa, t r a queste opinioni empie e infon‑
do eomunque vivihcato dall'impulso e dalla n a t u r a della sua anima date, istruita degli insegnamenti degli apostoli. rieonosee in Cristo
_ 5[. Da questa sottile efunesta dottrina sono eondotti all'errore ' la nascita e n o n ammette un inizio di esistenza. Sadi un'eeonomia
di pensare 0 the Dio Verbo sia esistito come anima del corpo er . salvifiea, ma nega ogni divisione. Non tollera che, in Gesú Cristo,
una trasformazione della sua natura debilitata e abbia cessato diís‑ Gesú non sia lo stesso che Cristo. Non separa il Figlio dell'uomo
sere DIO Verbo; o per altro verso. che quell'uomo sia stato animato‑ dal Figlio di Dio, per evitare cbc il Figlio di Dio n o n sia conside‑
dalla sola Vita dell'anima che gli eonferisce il movimento in virti¡ di rato anche Figlio dell'uomo. Non riduce il Figlio di Dio a Figlio
una Semplice n a t u r a esterna, e in lui abbia abitato il Verbo di Dio dell'uomo“. La fede non seindc in t r e parti il Cristo, la cui tunica,
nella modalitá. per eosi dire, della potenza di una voce che si diffonfl
de. E cost 51apre la strada ¡¡ una interpretazione oltremodo em ¡a
sotto o g n i aspetto, per cui o Dio Verbo si sarcbbe estenuato fini :
*'> Mt 27. 46.

40Interpretando il grido dalla croce di Mt 27, 46, llario pensa ¡1due


¡?
l.ífi
,
dot.trina
'
cbc
_
attr1buisee
4 ‑
al Verbo la funzione di anima in Gesúé . categorie di eretiei: (» gli uriani, per ¡ quali il Verbo. pur essendo un essere
31_une ap, ll armn1e;tgll apollmansti.ancbe sei due gruppi eretiei hanno visi ' sussistente e superio r e , resta comunque una creature. oppure gli ebioniti. per
1verstg CII'C¡1 la dwm1t£1 del Figlio. ' ' ' i quali il Cristo 'eun semplice uomo ed ha camineiato ad esistere a partire
_
(J_51> A)_. precedente e. 21'.qumd¡
-_ Cf ' ' 'fr1r1.
' 2 , 4 . 1") ', "/ . '¡ .$)r1.43
' .' ' l lº L 10,51 ' dalla naseita da Mar ia. Vedi precedente n o t a 36. ll versetto matteano ricorre
39 , 4 . v . . » l ( ) volte in llario. di cui ] l nel trattato (cf. Bíblia pa/r¡t!ica 6, p. 2 1 6 ) .
La_dottrtng di Ponno-Ebrone aftermava che il Cristo & solamente ““ Per la fede della Chiesa l"uniea persona di Cristo ¿=¡meramente Dio
L_iomo. e di essa Si parla p r i m a . in Tr¡n. 10, 21 (Cf. relativa n o t a 17)' vedi ' e ¡meramente u o m t 3 ; le due n a t u r e non devono essere separate ma distinte
bmulders. La dnttrme tn'r/z'tdtrc, pp. 90‐97. ' nell'unitá dello s t e s s o soggetto.
2 16 La Trim'tá/2 Libro 10, 52-53 217

tessuta dall'alto in basso, n o n ¿» stata lacerata“º; non separa in Gesú vista. eaceade che, volendo vedere meglio, non veda affatto“, Sde
Cristo il Verbo, l'anima e il corpo, e neppure degrada Dio Verbo cosi, cosa dobbiamo attenderci circa le realta dl Dto, che e sole 1
ad anima e corpo. Per essa il Verbo ¿»totalmente Dio. per essa ¿: giustizía? Non incombe il rischio della stoltezza_su quellt_che vl<l)‑
totalmente l'uomo Cristo; e mantiene questa unitá nel mistero che i:,liono sapere troppo"º? E _quella stessa luce dell 1ntelltgenza, ne a
professa, credendo che Cristo non ¿:altro che Gesú, e annuncian‑ sua acutczza, non resterá torse prigtotnera dell tntont1mento di un
do che Gesú non ¡: altro che Cristo“. o t t u s o delirio? Una natura inferiore infatti n o n mtendera la causa
53. Non ignoro poi fino a che p u n t o la grandezza del miste‑ prima di una n a t u r a superiore, e il disegno celeste n o n e soggctto
ro celeste m e t t e in imbarazzo la fragile intelligenza umana, cos] che al modo umano di pensare. Difatti, resterit all m t e r n o Cll una con‐'
n o n possiamo esporre facilmente &parole tali veritá, giudiearle con dizione d i debolezza t u t t o ció che & s o t t o m e s s o alla conosccnza d i
la ragione o abbracciarle con la m e n t e . L'Apostolo sathe &arduo e un essere debole. “ 1
difficilissimo, data la n 0 5 t r a n a t u r a terrena. farci un'idea con la no‑ La potenza di Dio supera perc10 la menteumana3e se a n o ‑
stra capacit£1 di giudizio di come si compiono le realtá divine ‐ essa s t r a debolezza vuole innalzarsi lino ad essa. sara resa p i u debole, e
dovrebbe essere t a n t o piu a c u t a nell'íntendere quanto piu Dio &po‑ perde anche la capacité di cui dispone, perché lalnatura delle real‑
tente nell'agire ‐, eal discepolo che per lui era un vero figlio secon‑ ti¡ celesti &tanto grande da procurarne l'ottundtmento. Cost essa
do la fede e aveva appreso fin dall“infanzia le sacre lettere“, scrive vanifica ogni testardaggine di chi vuole raggurngerla, tn quarlttole
in questi termini: Come ti /J(¡ erortato (¡ rz'manere ad Efe.ru, quando piu grande di ció che puó essere abbracc1ato. ( , o m e dunque1 dso e
partz'vo per la Macedonia, percbé tu ordinarrz' ¿¡certum' di mm ¡nre‑ deve essere guardato come pub essere guardato, ela sua luce“ eve
gnare cose diverxe, e di non badare (¡favole ¿'genealogía intermina‑ essere recepita nella misura permessa ‐ seClaspetttamod1 piu. o t ‑
/7ilí, le qua/í .raruono pz'ú per le dixpute clae per l'edz]ícazionc di Dio, , teniamo anche meno di quanto &in n o s t r o potere Í' cost_ll _disegno
che si realizza nella fedeº". celeste deve essere compreso nella misura in eur e poss¡hlle com‑
Egli prescríve che n o n ci si trattenga adiscorrere di genealo- . prenderlo. Esso deve essere cercato nella rn15ura tn C…51da. a co‑
gie e non si presti attenzione a lavolc che danno luogo a discus‐ ' n o s c u e , per evitare che, sen o n siamo soddtsfattr dt quanto l1m1ta‑
sioni interminabili. Quanto viene edificato da Dio, si trova nella tamente ci & concesso, perdiamo anche quanto el e stato concesso.
fede; con ció si regola il sentimento della venerazione umana con Perció in Dio si t r o v a quanto puó essere recep1to; senza dub‑
una fedele adorazione dell”onnipotenza divina, e si proibisce che bio vi si t r o v a , selo desideri nella misura in c u t e possxbtle receptr‑
la n o s t r a debolezza si spinga ad indagare quanto fa impallidire la lo. Nel sole infatti si trova ció che puoi guardare,vse lo v u o t guar‑
capacitá naturale di indagine. Per coloro che guardano la lumi‑ dare nella misura del possibile, e invece rtsch1 drperdere anche
nositá del sole, la vista & resa insensibile dall'intensitá della luce cio che puoi guardare, seti sforzi di ragg1ungere C10_Cl1€ n o n pu01.
fissata, cosi che, quando l'acutezza di u n o sguardo curioso vuole Allo stesso modo, nelle cose di DIO hat quanto pum 1ntendere, se
scoprire c o n maggiore attenzione la fonte della luce che si irradia, vuoi intendere ció che puoi. D'altra parte, se sperera1 al di la di
la capacitá naturale degli ocehí si ritira fino a perdere il senso della

…Cf. Cv 19, 23-24. “Cf. 1Tm 1,2; 2 T… 3, 15. ch1 Tm !, 3-4. “ C f . Qo 7,16;an12,3.

“¡2 Gesú cine corrisponde al Figlio di Dio preesísteme; cf. anche Tri». 8, “” In queste parole si pub vedere un accostamento ad Eusehio di Entesa;
46;9, 14; lO, 25. vedi P. Smulders, Euréáe d'Emére, pp. 182-184.
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222 La Trmítá/2 Libro 10, 59-62 223

59. E,in che modo dá la propria anima ela riprende dopo cc uomo come gli altri, ci rivelate il grande mistero della pictáº*,
averla data? E qual ela ragione di un simile comando? Dio p e r t a n ‑ che si ¿-manifestato nella came. Quale Spirito ci ha trasmesso il
to non dala p r o p r i a a n i m a perla m o r t e , néla riprende per vivere. Cristo, chi ha affidato il suo spirito nelle mani del Padre, chi sará
E neppure il corpo riceve il comando di riprendere la propria ani‐ . s t a t o in quel giorno stcsso in paradiso e chi si ¿:lamentato di essere
ma, perche n o n la riprendc da sestesso. Del tempio del suo corpo ' s t a t o abbandonato da Dio? Difatti, il lamento di uno che muore
intatti & detto: Distruggete questo tempz'o, e dopo t r e giorni [o faró alabandonato & segno di dcholezza, ma la promessa del paradi‑
rzsorgerc“. Dio fa r i s o r g e r e quíndi il tempio del suo corpo. E chi so equivale al rcgno del Dio vivente. Afñdare lo spirito & segno
e che da ] amm-a per riprenderla? Non la riprcnde il corpo da se all conhdenza da parte di chi l'afl-ida, mentre rendere lo spirito
stesso, ma il corpo & falto risorgere da Dio. Si fa risorgerc poi ció ' equivale alla partenza di chi moore. Chiedo allora: chi muore?
che e m o r t o , e n o n d á l a sua anima quello che vive. Dio quindi n o n (_Icrtamentc, colui che trasmettc lo Spirito. Chi poi ha trasmes‑
e m o r t e , e n o n e stato sepolto. E tuttavia ha detto: Cortez, cospar‑ so lo Spirito? Senza tlubbio, colui che ha afñdato al Padre il suo
gendo questo u n g u m t o ru! mío corpo, lo ha fatto per la sepultura“. ; spirito. E se colui che ha afiidato lo spirito si identifica c o n colui
Che ] unguento sia stato cosparso sul suo corpo, ¿&stato fatto per " che &m o r t o trasmettendo lo Spirito, chi<:do: il corpo ha afhdato
la sua sepoltura. E n o n e la medesima cosa essere u n o stesso ed es‑ |'-.1nima. oppure D i o ha rimesso l'anima che e t a nel corpo"? Di‑
sere suo; non ¿:la medesima cosa dire che il corpo sia u n t o per la l'atti, n o n cºf: dubbio che frequentemcnte il termine “spirito” sta a
sua sepoltura e che esso sia u n t o , e che il corpo sia suo n o n vuol ¡nulicare l'anima, e ció per il fatto stesso che Gesir ha t r a s m e s s o lo
dire che sia sepolto. Spirito sul p u n t o di morira.
' 60. Ma intendere il mistero divino sta nel n o n ignorarc quel : Seallora qualcuno ha creduto di dover ritenere che l'anima ¿:
Dio che non puoi disconoscere come uomo; non ignorare quell'uo- '. stara afñdata dal corpo. essa che &vivente dal corpo che stava per
mo che non puoi disconoscere come Dio; n o n dividere Cristo Ge‐ ' dissolversi, essa che &eterna dal corpo che stava per corrompcrsi,
sú, perché ¡[ Verbo si éf21tto cameº"; non pensare che sia sepolto ‑ essa che continua ad csistere dal corpo che stava per risuscitarc,
quello che intendi come risuscitato; n o n dubitare che sia risuscita‐ ' e n o n dubita che ha afñdato lo spirito al Padre quello stesso che
to quello che n o n osi negarc come sepulto““". E stato sepolto infatti ' proprio in quel giorno sarcbbe stato nel paradiso assicme al ladro‑
( ¡ € S Ú Cristo, perché ¿:morro. E m o r t o poi quello che ha detto che ne, allora chicdo: ricevuto nel scpolcro, e rimasto nel paradise, o
sarebbe morro: Dio, Dio mío, percbc' mi bai abbandonato?“º. Si &. invece rimanendo nel paradise si & lamentato di essere stato ab‑
espresso cosi, colui che ha anche detto: ln uarz'tá, z'n ucrit¿i ti dico bandonato da Dio?
c/ae oggi sami con me in paradzíroº“. E ancora, colui che p r o m e t t e il 62. Uno e iden tico & il Signore Gesir Cristo, Verbo fatto car‑
paradise ha proclamato ad alta voce: Padre, nclle f u e mani af]ido il ueº“, lui che si fa c o n oscere attraverso t u t t o questo. li uomo. lui che
mio rpz'ríto. E dz'cendo questo .rp1'róº“)
61. Voi ora, dividendo il Cristo in t r e parti, Verbo, anima e
corpo, o riducendo il Cristo tutt'intero, Dio Verbo, a un semplí‐. “* 1 Tm 5, 16. '“»“Gv ]. 14.

” Per questa serie di domandc, vedi precedente n o t a 46. La parole


"' CV Z. 19. º“ Mt 26, 12. Cv 1, 14. Mt 27, 46. Spirito puó essere scritta anche con l'inizialc minuscola, e allora “tcndere lo
“'Le 23,43. "“ Lc 23, 46. spirito” significa restituire il soflio vitale, cioé morirc. Sembra che ci sia una
consapevole voluntá di lasciare imprecisato il valore del termine; sul rapporto
4“(José il Cristo nella sua umanitá. tra anima e spiríto, veuli A. Fierro, Sobre la gloria, pp. 30-39.
224 La Trinúá/2 Líbro )(), 62-65 225

dice di essere abbandonaro fino alla m o r t e ; ma m e n t r e &uomo, re‑ ai giudei che cercanoimiracoli“, ein dice: N o i ¡nvece annuna'amo
gna come Dio nel paradiso. Inoltre, regnando nel paradiso, afñda Cristo Gesír woafisso, scandalo per ¡ gz'udez', stoltczza per ¡ pagam'; ma
lo spirito al Padre come Figlio di Dio; ma come Figiio deli'uomo per gli ste…rsi cbz'amatí, gíudci e greá, Gcsú Cristo potenza dí Dio e .ra‑
consegna per la m o r t e lo spirito afñdandolo al Padre. Perché ora pz'cnza di Dz'of“. Forse Cristo &diviso, cosi che altro sin Gesú crociflsso
facciamo oltraggio al mistero? Nel fatto che si lamenta di essere e altro sia Cristo potenza e sapienza di Dio? Ma questo & scandalo
s t a t o abbandonato alla m o r t e , scopri che ¿‐u o m o ; nel fatto che m 0 ‑ per ¡ giudei e stoltezza peri pagani: per noi invece Cristo Gcsi1 e po‑
rendo dichiara dí rcgnare nel paradiso, scopri che & Dio. tenza di Dio e sapienza di Dio; una sapienza che non & n o t a al m o n ‑
Perché facciamo servire solo all'empietá quanto (:in ha det< do, né ¿‐compresa dai prudenti di questo mondo. E fino 3 Che p u n t o
to per farci intendere la sua m o r t e , (: passiamo sotto silenzio ció non ¿:capita, apprendilo dallo stesso apostolo beato che dice: Ma noz'
che sempre lui ha affermato per mostrarci la sua immortaiitá? Se parlz'amo della rapimza di Dio, che ¿'narco.rta nel mírtcro, cbc Dio ¡Ja
questa voce e questa parola appartengono a uguale titolo a lui che .rtabilz'to prima dei recoli per la nostra gloria, cbc r t c s r u n o dei principi
si lamenta di essere abbandonato e ¡¡ lui che dichiara di regnare, del mondo ha amorciutr); se z'nfallí l'aucsscm conorcz'uto, mw' avrc/7be‑
perché dividiamo con incredulitá la n o s t r a fede, cosi che n o n sia ro crocz'jísso il Signorc della glorzá“l F0rse l'Apostolo ignora che que‑
ai t e m p o stesso lui a morite e lui a regnare, dal m o m e n t o che cgli sta sapienza di Dio ¿ nascosta nel mistero ed ¿:sconoscíuta ai principi
stesso ha dato testimonianza a suo riguardo dell'una e dell”altra del mondo? O forse divide il Cristo, cosi che altro sia il Signore della
cosa, quando afñdava lo spiriro e quando spirava? Se poi ¿:sem‑ maestá ealtro Gcsú crocifissoº“? Ma si oppone aquesta credenza del
pre lui che affida lo spirito e trasmette lo Spirito, che muore re‑ t u t t o insensata edempia, quando dice: Non bo rí1enuto ¡nfat_íidirape‑
gnando e regna morendo. allora scopriamo nel mistero del Iºiglio rc altra z'rz mezzo ¿¡voi, .Y(' non Ce.rú Cristo c que.?” croa]írso*º.
dell'uomo e del lºiglio di Dio che ein m o o r e m e n t r e rcgna e regna 65. UApostolo non conosce altro, e n o n ritiene di sapere altro.
m e n t r e moore. Noi invece, di animo debole e con una fede piú fragile, scindiamo
63. Vía perció ogni incredulitá eretica, incapace di accoglie‑ Cristo Gesú, lo dividiamo, lo duplichiamo, facendoci arbitri dei
re il mistero divino! Essa ignora che Cristo non ha pianto per se misteri edetrattori di q u a n t o in essi ¿:nascosto! Per noi infatti aitro
stesso, ma per noi, cosi da proclamare di aver assunto realmente ‑ ¿»Cristo crocifisso, altro la sapienza di Dio; altro colui che &sepel‑
l'umanitá anche per aver fatto suoi i sentimenti che gli uomini co‑ t o , altro colui che ¿= disceso; aitro il Figiio dell'uomo, altro il Figlio
m u n e m e n t e provano. Essa ignora che Cristo n o n muore per sé, m a di Dio. Insegniamo senza comprendere, denunciamo senza cono‑
per la nostra vita, cosi che per la m o r t e di Dio immortale sia rin‑ scere; da semplici uomini correggiamo quello che Dio ha detto e
n o v a t a la vita di noi mortali. Essa non intende il lamento di lui che non ci degniamo di credere secondo l'apostolo in questi termini:
&abbandonato e la conñdcnza di lui che regna; un Dio che regna Chiaccuserá gli e[ettídi Dio?E Dio cbc giurtzfca, ¿'c/9i ¿3che condan‑
e un Dio che si lamenta nel morirc inculca alla n o s t r a intelligenza mz? Crz'rto che ¿ m o r t 0 , anzz' che ¿*pure rz'ruscz'tato, cba ¿ alla destra
che egii &morro come uomo e regna come Dio. Difatti, chi muere dí Dio, che intercede per no¿?“. Forsc chi intercedc per noi ¿»altro
non ¿:aitro da chi regna, chi consegna lo Spirito n o n ¿:altre da chi
Spira, chi :: sepolto non & altro da chi risorge, ed ¿:u n o solo colui
che discende e colui che ascende. c¡Cf. 1 Cor 1,22. '“1 Cor 1.23-24. n*1Cor 2. 7‐8. “ 1Cor
2,2. …Rm 8, 33-34.
64. Ascoita a questo riguardo che la fede c o n t e n u t a nell'inse‑
gnamento deli'Apostolo non viene daun modo carnale di intende‑
50Ancora una volta si afferma che Cristo &un solo soggetto, u o m o e Dio,
re ma da un dono dello Spirito. Ai greci che cercano la sapienza e crociñsso e risorto.
226 La '! 'rz'm'rá/2 Libro ¡(), 65‐67 227

da chi & alla destra di Dio? O colui che ¡: alla destra di Dio, n o n & 66. Pertanto l'Apnstolo, volendo formare alla fede noi che
anche colui che ¡: risorto? O colui che ¿:risorto. non e lo stesso che pensiamo in maniera imprudente e ignorante, confessando que‑
¿:morto? 0 colui che ¿:m o r t o , n o n e lo stesso cho condanna? 0 s t o mistero cosi ha detto: Dz'fatfi, anche .s'¿' fu crocz]í.rm per la [ sua]
colui che condanna, non ¿‐lo stesso Dio che giustiñca? dobolezza, vive pen) perla potcnza dí Dz'o'“. Annunciando che il Fi‑
Separiamo pure, se¿:possibiie, Cristo che condanna da Dio glio dell'uomo ¿‐Figlio di Dio ‐ essendo u o m o in virtú del disegno
che giustiñca; Cristo che & m o r t o da Cristo che condanna; Cristo salviñco. rimaneva comunque Dio per n a t u r a ‐, dice che quello
che sicde alia destra [di D i o ] e prega per noi da Cristo che ¿»morte! stesso che fu croeifis'so per ia sua debolezza, vive per la potenza di
Se allora l,unieo Cristo & t u t t o queste cose, se non ¿‐uno quando ¿: Dio. Cos], visto che si verificava la debolezza secondo la forma di
m o r t o e un aitro quando ¿:sepolto, u n o quando discende agli inferi servo e rimaneva la n a t u r a secondo la forma di Dio, e colza" cbc em
e un ¡litrº quando ascendc al cielo ‐ secondo quelia parola deli'a‑ nella forma dí Dio aveva assunto la forma dt" .rervo"', n o n c'é alcun
postoio: Chi ¿' che a.tce.re, .tc' n o n mluz' cbc dz'scarc nellc uixcerc della dubbio in virtú di quale mistero egli ha sofferto e vive. Trovandosi
terra? Cnluí c/:rc ¿discuto, ¿'lo x!€sso cbc ¿*ant/ac a . r a t r u al dí.topm di nello stesso soggetto la debolezza della sofferenza eil poterc della
tutti ¡ dell) per portare ¿¡compímeuto ¡ m t v le ¿(¡¡(Jc ‐. fin dove esten‑ vita divina”, n o n si ¿sdoppiato in due néha subito divisione in se
diamo la sciocca ignoranza della nostra empietá. cosi da affcrmare stesso eolui che hasofferto e vive.
che possiamo spiegare quanto ¿-nascosto nel mistero di Dio? Colui 67. H Dio Unigcnito ha soffcrto ció che gli uomini possono
cbc ¿ ' disceso, ¿ ' l a ¡ 1 6 5 3 0 cbc ¿ ' anche ¿ I S C ( ' X O . C'e qualehe dubbio che soffrire. Ma serviamoci della fede e delle parole dell'Apostolo: Ví
l'uomo Gcsú Cristo, risorgendo dai morti e ascendendo al di sopra ' /)() lra.mzcsso mzzítutlo c/Je Cristo ¿'morto par ¿"nn.v!rí peccatz' mcrme
di tutti ¡ cieii, si trovi alla destra di Dio? Si dirá che discese agli infe‑ lo Scrítturc,_ cbc fu .rcpolto ¿'cbc ¿'ri.ru.rcitato ¡! terzo giorno secando
ri quel corpo che giacque nel sepolcro? Ma se coiui Che discesc &lo _ le …S'crz'tture". Non ha utiii7.zato semplici definizioni verbali dando
stesso che anche ascesc, e n o n si credc Che il corpo sia disceso agli occasione ad errore, maha mosso suil'avviso che o c c o t r e confessa‑
inferi e neppure si dubita che. risorgcndo dai morti ii corpo ¿-salito al . re la modalitá della m o r t e e della risurrezione n o n t a n t o secondo
cielo. quale altra fede rimane se non quellu che si ripone nel mistero ' ¡ nomi delle cose, q u a n t o secondo ¡ significati forti delle Scrittu‑
nascost0", sconosciuto al mondo e ai principi di questo mondo? E re. Cosi, noi avremo delia sua m o r t e la comprensione che si trova
seu n o eidentico &coiui che discese e colui che ascese. per noi sará' contenuta nelle indicazioni delle Scritture. Non volendo lasciare
u n o anche Gesú Cristo, Figlio di Dio (: Figiio dell'uomo, Dio Verbo ' spazio a considerazioni fragili e a cavilii angoscianti in materia di
e uomo carne, iui che ha patito. &morte, ¿‐stato scpoito. ¿'risorto, fede”, ha fatto seguire questo p u n t o finale, che cioé la m o r t e e la
&stato accoito in ciclo e siede alla destru di Dio. [Lin possiede in sé, risurrezione devono essere annunciate soltanto .recona'o le Scríttu‑
come soggetto unico e identico ‐ in virtú del disegno salvificoe della
sua natura”, costituito nella forma di Dio e nella forma dí servo ‐, di
essere u o m o senza alcuna separazione al suo interno 0 di essere Dio …2Cot13.4. "'Fi12. 6-7. 'º1Cor 13,3-4. ”Cf. iif4, 14.
senza alcuna divisionc.
52 Usando in un sensu strettamente paolino (cf. 2 Cor 13, 4) ¡ termini

'*'Ef‐¡, 9-10. "Cf. ] Cor 2, 7-8. “debolezza” (ín/irmitar) e. “potenza” (vtr/us), l|ario afferma c ncga la debo‑
|czza in Cristo. Quando l'aifcrmu. per debolezza intende puramente la natura
umana; quando la ncga, xuolc cvitarc ogni sospctto chela debolezza del corpo
” L'unico soggetto ¿-uomo in virtú del discgno salvifico ld1'spcnmfio), possa c o m p o r t a r e una dirninuzione della sua natura divina; vedi A. Fierro,
che qui corri5pondc all”inearnazion€. ed&Dio in virtú della nascira eterna. .Yn/7rt'lz1gloria, pp. 57-60.
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230 La Tr1'm'tá/2 Lil… 10, 69- 71 231

beatitudine discendesse nel corpo per l'intervento di quaicuno che eredere, &la salvezza nel confessare. Non smarrirsi nell'incerto,
salisse al cielo; non e Stata una potenza esterna a condurlo sulla non infiammarsi per sciocchezze, non dibattere per alcuna ragio‑
t e r m . Si deve credere che & v e n u t o eos] come ¿=
v e n u t o , e un au‑ ne sui segni della potenza divina. n o n eircoscrivere entro limiti il
tentico atteggiamento di fede sta nel eonfessare che Cristo n o n ¿: suo potere, n o n state a diseutere le cause dei misteri insondabili.
stato condotto sulla t e t r a , mavi &diseeso. ll suo mistero abbraccia E salvezza confcssare ii Signore Gesit, e credere che Dio lo ha ri‑
sia il tempo che il modo di agite. E per il fatto che ¿:v e n u t o solo suscitato dai morti. Quale pazzia invece cavillare su chi e come ¿:
ora. n o n si deve credere che sia stato eondotto giú daun aitro. né Gesi1, quando la salvezza sta unicamente nel sapere che ¡: Signore!
si deve intendere chela sua v e n u t a nel t e m p o sia soggetta al p o t e r e E poi, quale errorc della vanitá umana &sollevare dispute sulla
di u n o che lo faccia discendere. Ma n e p p u t e &permessa l'ineredu‑ sua risurrezione, seper avere la vita basta credere che Dio lo ha rí‑
litá basata su un altro tipo di ambiguitá. Difatti, si fa seguire subi‑ suscitato! Peteió la fede sta nella semplicitá, la giustizia nella fede,
to dopo la parola profetica: () chi dzltcende wl/'abzívxo?". E subito la pietá autentica ne¡ia confessione di fede. Dio n o n ci chiama alla
si aggiunge la ragione dell'esptessione: Questa xtgrzz£ca ]¿17 rim/ire vita beam attraverso questioni difficili, e non ci assiila con molte‑
Cristo dai marti. Si t r a t t a della libertá di ritomate in cielo detivante piiei diseorsi di ornata eloquenza. La via per l'etemitá ¿:per noi
dalla libertá di discendere sulla terra. [¿ stata esclusa ogni possibi‑ ehiara e facile, credere cioe che Gesú & stato risuscitato dai morti
litá di dubitare: la eonoscenza sta nella fede, la ragione nel potere da Dio, e confessare che egli &Signore.
divino, il risultato nei fatti ela causa nella potenza di Dio. Nessuno quindi sfrutti come occasione di empietít quanto ¿=
70. Ma a tal fine c'é bisogno di u n a consapevolezza che n o n stato detto a motivo della n o s t r a ignoranza. Occorrc riconoscere
vaciiia. L'Apostolo infatti, esponendo t u t t o il mistero della Scrittu‑ infatti che (3esú Cristo &morro, affinché possiamo vivere in 1ui.
ra, dice: Prcxm di te ¿'la tua pam/a, sulla tua bncca ¿'nel tzm cunrc“'. 71. Percíó, por farei tendere c o n t o della sua m o r t e , dice: Dio,
Per la eonfcssione di fede de bisogno di una parola che non sia Dm mío, parc/vé mi bai abbandonato?”, e: Padre, nella tae maní
tatdiva o cercata lontano, cos] che quanto si deve dire per procla‑ af£dn ¡[ mio .tpz'rz'to“. Dandosi premura della n o s t r a confessione
mare la fede n o n passi attraverso un pensiero ambiguo e incredu‑ di fede, si ¿»forse diehiarato debole, o non piuttosto ci ha liberati
lo. ()ecorre invece che tale parola sia presse di noi e in noi, e non dall'incertezza? Nel m o m e n t o di risuseitare Lazzaro si rivolge in
avvenga che, per qualche indugio frapposto t r a Fambito del cuore preghiera ai Padre. Forse aveva bisogno di pregare. lui che dice:
e quello delle labbra, la nostra fede si trovi ad essere nel pensiero Padre, tí rando grazic, pere/7é mi ha! esaudílo. E ¡o .vapeuo che tu
díversamente da como & nelle parole, ma esprima un atteggiamen» sempre mi asmlti, ma l'/.m delta per la folla, pvrcbé credano cbc tu
to di sicuta devozione sia quando ¿»pens-¿ta che quando ¿:espressa, mi bai mandato“?
per una corrispondenza t r a la bocca e il cuore. Ha pregato quindi p e t noi, perehé n o n lo disconoscessimo
L*Apostolo ha fatto seguire, come in altre oecasioni, la ragione come Figlio. E p 0 5 t o the le parole di supplica n o n crano a vantag‑
di tale parola profetiea: Questa ¿,la pam/a della fede c/.w ¡ m i ¿ m m m ‑ gio suo, le pronunziava pur sempre per aiutare la n o s t r a fede. Egli
cíamo. Percbé ¡e auraz“ confwmto con la tua bocca cbc Gesíz ¿Sigm) aliota non ha bisogno di aiuto, ma noi abbiamo bisogno del suo
re, 6 avraí creduto nel tuo cuore c/Je Dio lo ha ri5u5cz'lato dai marti, insegnamento. Chicde inoltre di essere gloriñcato, e subito si ode
sami .taluo'“, L'autentiea pietá sta nel non dubitare, la giustizia nel dal cielo la voce del Padre che lo gloriñea“. Dinanzi alla meraviglia

"Rm 10,7; ef. Dt 30, 13. '“Rm 10,8; Dt 30,14. '“ Rm 10,8-9. '“'Mt27,46. “bc23.4(1. t h 11 . 4 1 4 2 , '”(Íf.Gle,28.
232 La '] 'rír¡i!á/ 2

perla voce che si era udita, dice: Questa voce non ¿z>muta por me, LIBRO 11
ma per voi““. Per noi il Padre &supplícato, per noi il Padre parla.
Tutto avviene per suscitarc la nostra confcssione di fede. E se la
risposta del Padre che lo gloriñca n o n & data per esaudire lui che
chiede la gloria, ma quanti ascoltano senza conoscere. per quale
rag10ne n o n si intenderá che il lamento della passione, in mezzo
alla pií1 intensa gioia della sofferenza, ¿»diretto &noi per istruirci
nel confessare la fede? l. L”Apostolo, spicgando in moltepliei modi il mistero pieno
Cristo prcga per i persecutori, perché n o n sanno quello che c perfetto della fede evangelica, t r a le altre prescrizioni rivolte agli
fanno'ºh. Cristo dalla C r o c e promette il paradiso“º'. perché regna co‑ Efesini intorno alla conoscenza di Dio, ha detto anche questo: Co‑
me Dio. Cristo, bevendo i'aceto sulla croce, si ralicgra che t u t t o & me anche vuz' siete .ttatí cb¡ama!i in una mía speranza della vostra
stato compiuto“º*, perché sul p u n t o di morire ha realizzato la pro‑ vocazione. Un rola 5ígnore, una sola fede, un xolo batte.rímo, un solo
fezia. Per noi &n a t o , per noi hasofferto, per noi ¿:morro, per noi ¿: Dia 6 Padre di tutti, [cbc agiscc] per mezzo di tutti ed ¿in tutti m ) í º .
risuscitato. E seper la nostra salvezza ci si demanda propriamente Non ci ha lasciati in preda alle ansie incerte evacillanti di u n a dot‑
di confessarc che come Figiio di Dio &risuscitat0 dai marti, chie‑ trina imprecisata, né ha abbandonato le menti umane a credenze
do: perché da parte n o s t r a morire nell'empietá? E dato che Cristo, insicure, ma ha preservato la iibertá della intelligenza e della vo‑
rimanendo nella sicurezza della propria divinitá, ha mostrato che lontá e n t r o ¡ limiti da lui stabiliti. Cosi non ha permesso che noi
moriva c o n picna fiducia per esprimere che aveva a s s u n t o l'uma‑ sapcssimo altro da quanto era stato da lui annunciato, dal momen‑
nitá, perché la proclamazionc fatta a noi come Figiio di Dio che to che la dehnizione esatta di una fede n o n soggetta a mutamenti
m o r i v a anche come Figlio dell'uomo, dovrebbc servire soprattutto
fa si che non si creda indifferentemcntc in un modo o in un aitr0.
per negarc che & Dio? Quando allora ci annuncia un unico Signore, fa menzione di
una sola fede; richiamando poi una sola fede in un solo Signorc,
m o s t r a anche che c'é un solo battesímo. Essendoci una sola fede
in un solo Signore, c'é anche il battesimo di una sola fede in un
solo Signore. E posto che t u t t o il mistero del battesimo e della fe‑
de risiede in un solo Signore. come in un solo Dio“, l'Apostolo ha
racchiuso la pienezza delia n o s t r a speranza nella confessionc di un
unico Dio. Nel modo in cui Funico battesimo e l“unica fede si rap‑
portano a un unico Signore, cosi si rapportano anche a un unico
Dio.
L”uno e l'aitro infatti sono l'unico, non per unicitá di sogget‑
t o , ma per quanto e proprio di essi, dato che & proprio dell)uno e
dell'aitro di essere unico. E proprio del Padre essere Padre, ed &

ººcf.(;vi2,30. ““Cf.Lc23,34. M¿23,43. r=¿va19,30. “ Ef4, 4-6. ¡*Cf. 1Cor 8,ó.


234 La Trr'm'!:iZ2 Libro ¡ I , ! € 235

proprio del Figlio essere Figlio; per il fatto che l'uno e l'altro ¡:uní‑ prova dolore perehé ¿:Dio, per un altro t e m e perehé ¿*debole: se
co in cio che gli ¿:proprio, il mistero dell'unitá appartiene ¡¡ tutti per uno ¿*Dio per n a t u r a , per un altro lo e por ¡I nome-,se per uno
e due]. L'unieo Signore, Cristo, non puó togliere ¡¡ Dio Padre di ¿-Figlio per generamone. per un altiro lo e per appeliativo. E nep‑
essere Signore. e non si poo intendcre che l'unico Dio Padre ne‑ p u t e Dio Padre sarúuno solo nella fede, seda aleunl ¿:creduto Dto
ghi all'unico Signore, Cristo. di essere Dio. Sepoi per il fatto che grazie alla potenza_ da altri grazie alla generazione [del i'igito], v.l_
C?: un solo Dio. sembra che n o n sia proprio di Cristo essere Dio. sto che Dio ¿»Padre anche di t u t t e le cose“. lº. chi dubiterá_chc sm
neeessariamente si intenderá che, essendo Crislo l'uniro Signorc, fuori delia fede quanto [: fuori dell'unica fede? Neli'unieu fede in‑
n o n appartiene ¿¡Dio di essere Signore. Sarelulue cosi. se i'essere fatti e'€- l'unieo Signore Cristo e l'unieo Padre. MaCristo ¿'i'Litiico
unico non fosse !'espressione di un mister-o, me di una unieitá di Signore n o n per il nome ma per la fede. se ¿:Figlio, se¿-Dto. se e
soggettoº. Permuto, c'f: un solo battesimo e una sola fede in un solo immutubiie. semai haeesszuo di essere Dio e I“iglio. Permuto e q u t
Signore, come in un solo Dio Padre. che annuncerá Cristo diversamente da come &, cioé che non ¿:nlé
2. La fede non &piu una sola. senon abbraeeia un 5010 Signo‑ lºiglio ne Dio, annuneerá un altre Cristo. lº. neppure star£1 nell'um‑
re e un solo Dio Padre quando viene consapevolmente professata. eafede deil'unico battesimo. dal momento che per I'insegnamento
In che modo una fede che non ¿-. unica puó eonfessare un solo Si‑ dell'Apostolo l'unica fede appartienc ¡¡quell'unico battesinmo, per
gnore e un solo Dio Padre? Non potrá esserei una sola fede in una ii quale l'unieo Signore ( ¡ e s t i Cristo ¿»Figlio di Dio ed¿:Dto. *
diversitá eosi grande di insegnamenti: u n o crederá che il Signore 3. Non si poo negure pi[t che Cristo ¿:Cristos, 0 che non p_uo
Gest Cristo si ¿-lamentato per il dolore proprio della nostra de‑ essere ignorato dal mondo. Di Lui ci trasmettono i libri profettcu
bolezza, quando ii ehiodo gli penctruva nella palma della mano e, di lui ci dá testimonianza la pienezza dei tempi che avanza ogni
venendogli meno la forza delia sua natura e de) suo p o t e r e , ¿:rima‑ giorno. di lui parlano ie tombe dein aposto|i e dei martiri¡eon [
s r 0 atterrito perla m o r t e che incombeva sudí lui; un altro negherá prodigi che compiono. lui m o s t r a il potere del suo nome.» ¡…C()I'lí
‐ questo &il p u n t o principaie ‐ che ¿:n a t o e affermerá invece che fessano gli spiríti immondi, lui fauno risuonare le urla del demon:
¿:stato ereato; un altro dirá ¡¡ parole che & Dio e non lo intende‑ puniti. Ma in t u t t e queste cose si trova |"cconomtaº espressa nei
rá tale, ritenendo conforme alla retta fede parlare di dei… m e n t r e suo potere. D'altronde. egli deve essere a n n u n c m t o dalla nostra fe‑
considerarlo Dio comporta che si ¿:eonsapevoli della [sua] natura de cosi com'é. in modo che n o n per il nome. ma perla confessrone
divinaº. Cristo allora n o n sará piú un solo Signore, se per u n o non deli'uniea fede (: dell'unico battesimo ein sar-It per noi l'unieo Si‑
gnore, visto che C?: un solo Dio Padre, nella maniera in cui c'e un
unico Signore Cristo.
' L'unitá di Dio ¿-un mistcro (sacrwmw3um). [[ Padre & unico in cio che
gli ¿?proprio, eioé la pnleruirá; ¡] Figlio & unico in ció che gli ¡: proprio, eioé la
ñ|ia|itá. eppure tutti ¡: due sono un solo Dio e aeiascuno dei due si possono
attribuíre ¡ titoli di Dio e Signore, ef. 'J?:'n. 4. 33; 7, 32; B, 36.41; vedi P. Smul‑
dcrs. La J0drine lrt'm'taire. pp. 228-232. clevati ¡illa dignitá di figli. La rettzt fede invece erede| che il Figlio_é Dio non
11termine ¡: um'o. che viene contrapposto solitamente a amics. Il pri‑ por adozione. ma percl1é possiede la natura divina; et. Tf;ir. 6. 18; ¡. 10.
mo. u s a t o dai sabelliani, sta ¿¡indicarc un Dio unico nel sense di solitario, il 4Sull'idea di un Dio “padre di tutte le cose" vedi !rm. [, 4. con n o t a a.
secondo invece un Dio unico con una diversilá di persone; ef. Trz'n. &, 11.con s ( Í i o é il lºiglio di Dio preesisteme. _“ _ _
nota ] 2 . 6II termine ¿‐dirper:m!ía. lo questo caso esso n o n si rih:rtsee alla storm
5Queste affermazioní sono rivoltc agii aríani. Essi attribuivano al Figlio della salvezza in q u a n t o tale. ma ai'm stessa n a t u r a divina. che si esprime qu…‑
una ñliazione adottiva, ne] sense Encui si possono ehiamare “dé-i” gli uomini di neiic azioni ¡)rodig1€)se del Verbo inc-¿mato,
236 La Trím'tá/2 Libro 11, 4‐6 237

4. Ma ora questi nuovi predicarori di Cristo7, negando tutto beataº, Figlio unigenito della sostanza priva di nascitaº, senon post
ció che appartienc a Cristo, annunciano un altro Cristo Signore, siede la gloria perfetia della beatitudine del Padre e non e per o g n i
come un altro Dio Padre. E cosi, perché questo non ha generato, aspetto un riflesso della sua n a t u r a , non ¿‐vera immegrne del Padre.
ma ha creato, e quello n o n ¿:n a t o , ma & stato creato; e Cristo n o n & Seinvece il Dio unigenito &immagine del Dio pr1vo Cll nasc1ta,
veramente Dio, perché n o n gli deriva dalla nascita di essere Dio, e in lui si t r o v a la realtá della sua n a t u r a perferta e assoluta, e ció lo
che Dio sia Padre ¿:estraneo a quanto la fede conosce, se per essa rende immagine vera del Padre. 11Padre & potente; ma seil Figlio
Fessere Padre non consiste nel g e n e r a t e . Indubbiamente lodano, &debole, n o n &piú immagine del Potente. Il Padre ¿:bueno; ma se
come e giusto, che in Dio Padre si trovi una natura inaccessibile, ¡1Figlio ha una divinitá di genere dilferente, la sua natura difettos_a
invisibile, ínviolabile, ineffabile, inñnita, provvidente, potente, be‑ n o n rende l'immagine del Bueno. Il Padre & incorporeo; rna se il
nigna, capace di muoversi, penetrante, presente all'interno e all'e‑ Figlio, nel suo essere Spirito, ¿:circoscritto in un corpo, eglrnon e
sterno delle cose, suscettibile di essere intesa come t u t t o ¡» tutíoº. piu forma dell'lncorporeo, in quanto e corporeo. 11Padre e inef‑
Ma quando aggiungono, per esaltarne ancora di piu la lode, che & fabile; maseil Figlio &racchiuso nelle parole, ein non %:immagine
il rulo [mono, il solo potente, il rola ímmortale“. chi n o n capisce che dell'lneffabile, in quanto pub essere espresso. Il Padre ¡?vero Dio;
questa scrupolosit£r nel lodarlo rende ad escludere il Signore Ge‑ ma se il Figlio &un Dio falso, egli non ¿:piú immagine del Vero,
sú Cristo da simile bearitudine, la quale torna ad onore esclusivo perché &falso. L'Apostolo non dice di lui che &immagrne e_forrnaf
del solo Dio, m e n t r e egli rimane mortale, debole edifettoso. visto di Dio in parte"“, ma afferma che & immagine del DIO inviSibile
che solo il Padre possiede questi artributi? E per questo gli si nega ed ¿:forma di Dio. L”Apostolo non puó annunciare in manrera p i u
la nascita naturale da Dio Padre, perché cioé n o n rimanga in lui chiara che nel Figlio di Dio si t r o v a la natura divina, senon dicen‑
quella beatitudine che ¿:naturale in Dio Padre, visto che chi nasce do che Cristo & immagine di Dio invisibile, per quanto c'é di in‑
possiede il potere di quella natura che lo ha generaro. visibile in Dio, visto che non potrebbe riprodurre in una sostanza
5. Non essendo istruiti nein insegnamenti dei vangeli e degli visibile l'immagine di una natura invisibile”.
apostoli, essi esaltano la grandezza di Dio Padre ricorrcndo alla lo‑ 6. Ma come abbiamo insegnato nei libri precedenti, gli eretici
ro empia professione di fede, n o n con la fedeltá della pietá vera, ma si servono delfeconomia dell'incarnazione per metterc sorto accu‑
con gli artifici dell'incredulitá. Montre spicgano che nulla si puó sala divinitá, e dal mistero della nostra salvezza desumono i moti‑
paragonare alla sua natura, escludendo ogni confronto, affermano vi della loro empietá. Seessi fossero saldi nella fede dell'Apostolo,
che il Dio unigenito ha una natura inferiore e debole. Cosi, il Dio comprenderebbero che colui che era nella forma-dí DIO, ha as_sunto
che ¿immagine viva del Dio vivente“, forma compiuta della natura laforma dz" servoº; n o n utilizzcrebbero la forma dl servo per diseno‑

“ Cf. 1Cor 15. 28. *'Cf. 2 Cor 4,4. ºCf. i-'i12, 6. "Cf.coi 1,15. RCf.F¡12,ó-7.

9L'espressione z'nnascibilis substanlia si riferisce al Padre, che &il solo


7Si t r a r t a degli ariani, a cui Ilario attribuisce il titolo di “nuovi”, (now), ingeneratn. __ . .. _ _ ,* ' .
nel senso di “ínnovatori”, cioé difensori di novitá puramente umane; c£ Trin. …ll Figlio non proviene da una scrssronc o dwrsrone di Dio, ne e DIO ln
2, 4; 12, 3. parte (ex portíomº). ¡ n a &immagine c forma dl Dio in ruenezza (: totalita.
8Sono formule citate nella lettcra di Ario ad Alessandro; cf. 'l'rr'n. 4, 12; 11L'immagine (: la generazrone eterna s o n o recrprocamentc lcgate; cf.
6, 5. 'I'rz'n. 10, 6, con n o t a 6.
238 La 'I'rin¡ t d/ 2 Libro 11, 6-9 239

rare la forma di Dio, perché la forma di Dio contiene in séla pic‑


8. Tra le altre loro empietá, gli eretici sono soliti servirs¡ anche
nezza divina; inoltre, spiegherebbero in modo rispcttoso q u a n t o si
di questa frase del Signore: Ascendo al Padre mw ¿'al Padre vlgsfjro,
riferisce ai tempi eai misteri, dato che la divinitá non toilera offesa e
al Dia mio 9 al Dia uostroh. Per il fatto che ll Padre suo_c Ll _a .re
l'economia salviñca non comporta errori”. Ma dopo aver m o s t r a t o
loro, e il Dio suo &il Dio loro, egli non hala natura diD10. Drchia‑
ormai ogni cosa ‐ come penso ‐ in modo del t u t t o chiaro, &aver in‑
ra che Dio & Padre per gli altri come lo ¿»per se stesso, e cost v1c‑
dicate il potere della natura divina nella nascita del corpo assunto,
mea mancare il prixálegio della comunionc con DIO dovuta sra allí
n o n & rímasto spazio per dubitare del fatto che il Dio unigenito e
natura che alla nascita, grazie alla quale egh)e nato come D1<;ed c
uomo h a fatto t u t t o con i l potere d i Dio, e nel scgno della p o t e n z a
divina ha compiuto ogni cosa con la sua realt£1di uomo. Egli possie‑ Figlio. Si attengono anche a questo testo dell Apostolo: Quan! o pzz
de in séla natura del Dio potente nel suo operare, perché ¿:n a t o da
ba dctto: <<Tutte lc coxe m m ; state …te/tomarse», /Jq eccettuato co uz ¿ ¿_
gli ba so!!omc.txo tutte le cose; allora eglz' rtcs'to st sottomettera aial)áz;Í
Dio, (: llintcgrit£i dell'uomo perfetto… perché ¿:stato partorito dalla
che gli ba sottomcxso tutte le cose, parc/ye DIO sm tutto ni lutt.o. ¿'
Vergine; con la reath del corpo sussistc nella n a t u r a divina, e c o n la
m o m e n t o che quella sottomissione cra r i t e n u t a come attcstazmne 1
natura divina rimane nella rcaltá del corpo.
una natura debole, egli non avrebbe il poterc della natura.paterna,
7. Pertanto, articolando ogni nostra risposta siam0 giunti fino ¡: la debolezza di natura lo assoggettcrcbbe alla potenza di una na‑
alla stessa m o r t e gloriosa, e abbiamo confutato una per una le pro‑
t u r a superiorc. Per eliminare la realrá della na_sc1ta, prendím3. pure
posizioní della dottrina degli erctici a partire dagli insegnamenti dei
quello che segue come il baluardo p l l l 51curoe1ncspugnabgciliDogm
vangeli e degli apostoli. 'I'uttavia, visto che essi hanno o s a t o avan‑
loro empietá: perché si sottomette, n o n e DIO; per ll fatto c e ¡oe
zare delle supposizioni per dimostrare la debolezza di una natura
Padre ¡: in comune ¡¡ lui ea noi, egli &in comumone con la creatura:
inferiorc anche dopo la risurrezionc gloriosa”, a queste dobbiamo inoltre, ein da Dio & stato creato e non generato, … quanto [ essere
ora rispondcre. E cosi, secondo l'uso da noi seguito negli altri casi,
create viene dal nulla, m e n t r e l'essere generato comporta ll pr1nc1‑
scoprírcmo la ragione delle cose da essi affermate dai loro stcssi te‑
' ' el suo nascere. _x _
sti, in modo da trovare la veritá li dove viene negata. Dato che que‑
ste espressioni sono state ispirate da Dio in maniera semplice per
P…n;tg;l:i2ccusa menzognera &sfrontata, oerclié lafalmta Sl(l)lp‑
pone alla'veritá, una volta che ilpudore non e piu sotto c o n t r o o.
istruire la nostra fede, necessariamente lo sono state in maniera da
Eppure, talvolta stende il veloód1 un ambigua discolpa, per ;;rcare
non aver bisogno, per raggiungere lo scopo, di essere confermatc
di difendere dignitosamente Ció che pensa senza vergogna. . nor?
dall'esterno e con csempi spiegati con parole cstranee.
nelle cose che empiamente si immaginano per demohre lat df1vm&ta
del Signore, n o n c'é spazio per il pudo_re o perune scusa in 3nllí‑
12L'errore degli aríani t r o v a la sua origine nella m a n c a t a distin¿ione t r a t a , per il fatto che, quando cessa perhno la 3g1ust1lica210ne e d1<
la vita intratrinitaría di Dio e l'economia della salvczza, che si esprimc soprat< gnoranza, si scopre la sola volontá dl usare ] mtelhgcnzal …mo 10
t u t t o nell'incarnazionc del Verbo esi articola in tappe. Non entrando nell'ot» eretico. Differendo per un po' la spiegazwne dr quanto ,Ll vangelo
tica del mister-o della salvczza, essi leggono una inferioritá del Figlio rispctto stesso dice. potremo forse ignorare la predica21onc dell Aposto o
al Padre in tanti passi della Scrittura che devono essere interpretati proprio
alla luce dí tale mistero. Con q u e s t o capitolo si conclude la sintesi delle vcritá che dice: 5 senza Jubbz'o nella confessz'one dz tuttze grande 11rrzzste‑
esposte nei libri precedenti. m della pz'etá, che ¿*xtato mamfestato nella came, e stato gzustzj€cato
13Gli ariani affermano l'infcriorítá della natura del Figlio anche dopola sua
risurrezione gloriosa. Si annuncia cosi una tematica nuova ¡¡ partire dai paxsi bi‑
blici ( C v 20, 17 e 1 Cor 15, 21‐28) che gli erctici citano :; sostegno della loro tesi. hGV 20, 17. '] Cor15, 26-28.
240 I.a Trim'Iá/2 !.¡bm ¡ I, 9.10 241

nel/0 sz'rí/o, [) stato visto daglz' ¡Inge/í, ¿'r t a n anmmcz'atn alle gentí, nella gloria. Difatti. l'annuncio viene dopo che ¿:stato visto, la fe‑
¿ stato crcdulo ¡n questo momia, ¿ ¡ t u t o a r r u n t o nella gloria'? de segue l'annuncio, e l'assunzione nella gloria porta a comp1mento
C'e ancora qualcuno cosi ottuso di m e n t e daíntendere che l'e‑ ogni cosa. Il grande mistero della pieta ¿»l'assrmzrone nella gloria, e
conomia della carne assunta dal Signore sia altr0 dal mistero della per questa fede nel disegno salvifico c1prepanamo ad essere elevan
pierá“? In primo luogo, ¿» fuori della fede in Dio chiunque &fuori di alla conformitá con la gloria del Signorek. .
questo modo di confcssare. L'Apostolo ínfatti non dubita che tutti
Il grande mistero della pietá quindi &l'assunzrone della carne,
devono rieonosccre che il mistero della nostra salvczza n o n e un di‑ perché mediante l'assunzione della came c'é la mamiestazmne del
sonore per la divinitá, ma&il grande mistero di pieta. Non c'é quindi
mistero. Eppure la manifestazione nella carne non deve esser con‑
necessita, ma pietá: n o n debolezza, ma un grande mistero di pietá; fessata come altra cosa dal grande mistero della pietá, perche_la sua
e il mistero non & piu nascosto nel segreto, ma&manifestato nella manifestazione nella carne sta sia nella giustificazione dello Sp1r1to
carne; n o n ¿:piu soggetto a debolezza per la natura della carne, ma che nell'assunzione della gloria. E con quale speranza crederemo
& giustificato nello Spirito. Cosi, per la giustifícazione dello Spirito
inñne che il disegno misterioso della pietá salvifica sia debolez‑
& lontana dalla nostra fede la debolezza della carne; per la manife‑ za della divinitá, se per l'assunzione nella gloria si deve confes‑
stazionc della carne il mistero n o n ¿ nascosto, e dato che il mistero sare il grande mistero della pieta? E posto che non c'é d_cboleeza
non puó essere conosciuto, la confessione della fede si esprime solo
ma mistero, non necessita ma pietá, occorre cercare ora 11m o t i v o
nel grande mistero della pietá. E cos] l'Apostolo haosservato l'ordi‑ delllespressione evangelica, per evitare che il m i s t e r o della nostra
ne della fede nel suo insiemc: essendoci pietá, c'é mistero; essendo‑ salvezza e della n o s t r a gloria n o n dia l'occasione per un a n n u n c 1 0
ci mistero, c'é conoscenza nella carne; esscndoci conoscenza nella eretico. . … .
carne, c'é giustificazione nello Spirito. (Some mistero della pietá che 10. Di grande autorevolezza e ínattaccablle e per te, o eret1co,
si manifesta nella carne, per essere v e r a m e n t e mistero, si manifesta la diehiarazione che il Signore fa di sé, quando dice: Asccndo al Pa‑
nella carne mediante la giustiiicazione nello Spírito. E perché non si dre mio ¿*al Padre vostro, al Dio mio oal Día vostro', come se, _per
ignorasse in che senso quella manifestazione nella carne &giustiiica‑ il fatto che l'unieo Padre &Padre per noi e per lui, e l'unico I_)10e
zione nello Spirito. il mistero che si ¿:manifestato nella carne ed ¿=
Dio per noi e per lui. si trovasse ad essere debole come non L. cost
stato giustíñcato nello Spirito. & apparso agli angeli, ¿:stato annun‑
in virtú dello stesso Padre noi e lui sarcmmo sullo stesso p l a n o dl
ciato alle gentí, &stato creduto in questo mondo, esso stesso ¿:stato ñgli, e in virtú dell“unico Dio sulle stcsso piano-di serv1: e'dato che
assunto nella gloria. Perché sia per tutti il grande mistero della pierá,
noi per origine siamo creature e per n a t u r a s e m , anche lux, avendo
esso si manifesta nella carne, &giustificato nello Spiríto, ¿‐assunto
i n comune con noi i l Padre e Dio, sarebbe con n 0 1 c r e a t u r a e ser‑
vo. E la follia di tale empia predicazione si serve anche della paro‑
l1 Tm3, 16. la profetiea: 'l '1' ha unto, Dio, il tuo Dio'“, come sen o n avesse quel
potere naturale che ha Dio, dato che ll DIO che lo unge gli v1ene
1“l<<ll grande mistero della pieta» di Tm 3, 16 ( i l versetto si trova 9 volte anteposto per essere il suo Dio”.
nel trattato: Bíblia putn'stíca 6, p. 356) e la chiave interpretativa appropriata
per entrare nel mistero della salvezza ne||e sue diverse fasi. che vanno dall'in‑
carnazione del Verbo fino all”assunzione dí Cristo nella gloria. Nel mistero (sa‑
cramentum) della sua misericordia. Dio _viene incontro all'uomo. assumendo la kCf, Rm 8, 29. 'Gv 20, 17. "' Sal 44. 8.
sua came per elevarla alla gloria divina. E eretico far leva sulla carne a s s u n t a dal
Verbo per affermare una inferioritá di n a t u r a del Fíglio rispetto al Padre.
” Sull'unzione del lºiglio. vedi l'rin. 4, 35, con n o t a 43.
242 La 7Hm'tá/2 t h m 11. 11-13 243

11. Ignora Cristo come Dio chi ignora il Dio che & nato“). t u r a in lui. E anche: Maha Jato al Fz'glio ogni gz'udizí0, perche' tuttt
Nascere come Dio non &altro che avere quella natura che ha Dio, glorz)ícbino il Fíglz'o come glorificano ¡! Padreñ Difatti, quando Si
perche' anche seil nascere indica chi & causa della nascita. chi n a ‑ dá il giudizio, n o n viene taciuta la nascita; e quando 51rnette sullo
sce tuttavia n o n decade in una n a t u r a diversa da quella di chi ¡: il stesso piano l'0nore, si mantiene anche la n a t u r a . L cost pure: lo
suo principio di esistenza. Per il fatto poi che n o n decade in u n a no! Padre e il Padre in me”, e ancora: Il Padre ¿*maggwre dz me'. Nel
n a t u r a diversa. egli deve ¡¡ tale principio la causa della propria n a ‑ fatto che sono u n o nell'altro, sappi riconoscere Ia divinitá di Dio
scíta, e comunque n o n perde per séla n a t u r a del principio. li Dio da Dio; nel fatto invece che il Padre e maggime, sappi comprende‑
che nasce n o n viene da altro. né ¡: altra cosa; sevenisse da altro, la re la proclamazione del carattere originario del Padre. Cost anche
sua n o n sarebbe una nascita; se poi fosse altra cosa, non sarebbe l'altra parola: I/ Fig/ía n o n pu(ifare nulla ¿la sestex.m, ¡te rior: cmc/ae
Dio. Ma per il fatto che & Dio da Dio, Dio Padre & Dio per il Dio uurá vitin/are al Padre. Tutte le coxe c/.7e eglífu, anche ¡l.F1glzougualí
Figlio in VÍI'th della nascita ed ¿:Padre in virtú della natura. Colui w c n l e lefa". Posto che non f a d u sé, i l Padre e per [ … p r i n c n p i º tii
che nasce come Dio viene da Dio e possiede la stessa natura di Dio. ció che fa in virtú della nascíta. E tuttavia, se anche il Figiio c o m p t e
12. 11Signore dunque in tutte le parole pronunziate ha rego‑ allo stesso modo tutte le cose compiutc dal Padre. ein n o n sussiste
lato con equilibrio questa amorevolc e doverosa dichiarazione, in i n altro che nel Padre. dal m o m e n t o che i n lui s i trova l a natura on‑
modo Che la confessione della nascita non arrecasse disonore alla nipotente del Padre, per fare tutte le cose che Dio Pa<_1re ta. _ _
sua divinitá, e ¡] vincolo della sottomissione n o n fosse in contraste Questo dunque ¿:s tato mostrato a partire dall'umta dello Spi‑
con la maestá della sua natura; e invece la sua nascita esprimesse rito e dalla natura che gli appartiene per nascita. in modo che da
i'onore dovuto al principio paterno, al quale era dehitore dell'esi‑ una p a r t e colui che ¿-n a t o proclamasse il Dio da mi il suo essere
stenza, e la fiducia che gli era naturule mostrasse la eonsapevolez‑ dipende, dall'altra il ricevere l'essere n o n oscurasse la eonsapcvo‑
za della n a t u r a divina, che in lui sussisteva in virtú del suo nascere lezza della sua n a t u r a . Il Dio Figlio confessa che Dio gli e Padre ln
come Dio. Di qui l'altra espressione: Chi vcdc me, veda anche ¿! quanto nasce da lui. m e n t r e per il fatto che ¡: n a t o possicde intera‑
Padre“, e ancora: Leparo/e cbc dico, n o n [edico da me“. Difatti, non mente ein maniera naturale di essere Dio.
parlando da sé, quanto dice lo deve a colui che ¿:il suo principio. 13. Pertanto il disegno salvihco di questo grande mistero della
Nel fatto poi che vedendo lui si vede ¡1Padre, si esprime la consa‑ pietá' ha fatto si che quello che era Padre grazie ailei naseita divina
pevolezza della sua natura divina, che non sussiste come estranea del Figlio, fosse anche Dio in rapporto alla condrz¡one umana da
a Dio e poi destinata ad essere Dio, quale attestazione che in lui lui assunta, dato che colui che era nella forma di Dio & stato trova‑
e'é Dio. E poi l'aitra parola: Quella che z'l Padre mi ha dato, ¿piú to nella forma di servo“r Non era servo. perché in v i m ] dello Spiri‑
grande di tutto”, e ancora: lo eil Padre sz'amo u n a cosa sola“. Difatti, to era Dio Fíglio. L' secondo il modo comune di vedere. dove n o n
il donare da parte del Padre esprítne la nascíta ricevuta dal Figlio, c'é il servo, non c'é neppure il signorc. Senza dubbio Dio & Padre
e ¡”essere una cosa sola deriva propriamente dalla nascita della na‑ per la nascita del D i o unigenito; ma in rapporto al fatto che questt
&divenuto servo, pos siamo pensare che Dio &Signore solo quando
" iv 14. 9. "GV 14.10. pGV 10, 29. q G V 10,30.
de ¡I servo. Seprima n o n era servo grazic alla n a t u r a divina, e do‑

¡6
L”identitá di Cristo sta nell'essere Figlio e, quindí. nella sua nascita j
della quale egli &Dio come il Padre; al riguardo vedi P. Smul‑
eterna, in v i m ] ' GV 5. 22-23. '“ ( i v 14, 10. [Cv 14. 28. “ ( i v 5. 19.
ders, La doctrine trínitaz're, pp. 220-227. ' ( Í f . ] Tm 3,16. “ ( C f . lºi12_ 6-7,
244 La Trt'm'ki/2 Libro H. ¡3-16 245

po ha eominciato ad essere ció che n o n era per n a t u r a , non si p u ó


come verme? Nnm»rúrl( n o name at' tr;íeifratefftºº, E come un verme
trovare altra ragione della signoria divina se non quella che nasce
che n o n riceve la vita per un comune coneepirnento e viene funri vi‑
dalla condizione di servo [assunta dal Figlio]. Ha avuto un Signore vo dalle profonditá della terra. ha detto questo per indicate la carne
graz1e al disegno salvifíeo concernente la natura. nel m o m e n t o in
da lui assunta e viviiicata ugualmente a partire da un abisso. E in
c u t 51&presentate come servo per aver assunto l'uomo.
t u t t o ¡] salmo ha preannunciato i misteri della sua passione median‑
14. Runanendo dunque nella forma di servo colui che prima te lo Spirim profeticº. per cui &neeessario che abbia dci lratelli in
era nella forma di Dio, l'uomo ( i e s ú Cristo ha detto: Á.teendo al
virtú di quel disegno salvilico per il quale ha patito.
Padre mio 0 al Padre ¡»amo, al Día mio ¿'a! Dio vostro“. Se ¿llora da
Anche l'Apostolo conosco in lui il mistero dei fratclli. quando
servo ha rivolto queste parole a dei servi, come questa diehiarazío‑
lo annuneja come primogwrtto tra :' ;vzortiab e primogerti£o tm multi
ne n o n sara quella di un servo? Come si potrá attribuirla all'altra _fmtcllz“'º. E quindi primogenito tra molti fratelli nello stesso senso
natura che non esiste come natura di servo, secolui che rimanen‑
in cui &primogenito t r a ¡ moni“. L". dato che il mistero della m o r t e
do nella forma dí Dio ha assunto la forma di servo non potra avere
riguarda il corpo, anche il mistero della fraternitá riguarda la car‑
cornun10ne da servo con altri servi se non perché servo? Il Padre ne. Dio allora ha dei fratelli in r a p p o r t o alla carne, perché :"! 't-"erbo
qu1nd1 ¡: Padre per lui come per gli uomini, e Dio ¿:Dio per lui
si ¿falta came ed ¡ya ahitam rra nu:“*'; per altro verso, ¡1Dio unige‑
come per i servi. E dato Che l'uomo Gesú Cristo dice queste cose
nilo n o n ha fratelii nella sua prerogativa esclusiva di unigenito"º.
come servo e nella forma di servo ¡¡ degli uomini. n o n c'é dubbio
16. Egli poi. che per l'assunzione della carne contiene in séla na‑
che i l Padre & tale per lui come per gli altri i n q u a n t o egli ¿ uomo
t u r a di tutti noi”. era ció the noi sismo e n o n aveva perduto ció che
ed ¿-Dio per lui come per gli altri in virtú di quella natura per cui continuava ad essere; cgli aveva Dio per Padre, allora per nascita, ora
¿-servo”. anche per ereazionezº. Eseora lo ha come Padre per creazione, ¿-per‑
15. Inñne. íniziando a formulan: questa s t c $ s a affermazione ha
detto: Va, dai rnie:'fratellz'c d:" lam.- <<A.tccndo al Padre mio aal Pzidre
vostro, al Dia ” N i ) eal Dio vostro»l E ora chiedo: o e c 0 r r e intenderli '(,'f. Sal 21, ?. “Sal 21, 23, “'" Col 1, 18. “*Rm 8. 29.
come fratelli suoi secondo la forma di Dio o secando la forma di -"*Gt‐ 1, 14. *(;f… ( ; t - 1. 13.
servo? E il n o s t r o stato di eorruzione ha qualehe eondivisione con
lui-secon'do la pienezza della divinitá che abita in lui. in modo che "*El Cristo ha in noi dei fratclli dal momento che ha assunto la nostra
not P05513m0 essere ritenuti fratelli suoi in quanto & Dio? Ma lo umanit£1. Proprio attraverso la carne assunta ha p o t u t o affrontare la passione.
realiz7.ando eos'| uno dei punti-chiave del disegno salviiieo. ll secando momento
Sp1r1to profetíco nun ignora in che senso il Dio unigenito abbia dei
fondamentale dell'econorma salviñea e la nsurrezione. in virtú della quale di‑
fratelli. Ha detto infatti queste cose non t a n t o come uomo quanto t-enta primogenito dei moni. cosi com'era pritnugenito t r a molti fratelli, La sua
risurrezionc ¿la premcssa perche' anche ¡ti fedcli sia comunicara la gloria divina.
Circa qtu.sti due momenti della d:'5pem'atiu. vedi L.F. Ladaria, aD13“pt'!¡5a110»,
*Gv20. l7. -" -v 20, I?. pp. 444-446; sulla risurrezione come conlbrimento della gloria divina ai fedeli.
'1“
¡‐ . _ . _. . . , .
Í,H tii_swrsu su.w¡luppa ¡ m o m o al binomio servo-Signore, e m e t t e in G. Pelland. Lasubieetio du Cbmf, pp. 448-450.
l"Still'incarnazione come assunzione della carne o della n a t u r a di tutti
|r31.:evo tl (¿.rtsto_m quanto uomo, che ha cnl Padre lo stesso r a p p o r t o the ab‑
ranmo nor. ¡...la lorma Lil servo, c1oé l'umanitá assunta dal Figlio. &correlativa
gli uomini. vcdi 'l'n'n. 2. 24, con n o t a 25.
al molo dl b|gnorc attnhutto al Padre. Ripzendendo la forma di Dio con la
ººll ( j r i 5 t n ha col Padre u n a duplice relazione di filiazione: la prima ¿‑
gloriñeauone della sua urnanitá, anche al Cristo Dio-uomo speua ¡] titolo di fuori del t e m p o I.: si realizza nella naseita eterna; la seconds si veriñca nel tem‑
po. quando ein assum e l a carne, d i cui i l Padre ¡ : l ; r e ¿ i t o r e . cosi come l o e per
. ignore.
tutti noi e per t u t t e le cose. La parole Padre hasigniñcali diversi nei due casi.
246 La ?iºx'nilá/2 Libro n. ¡ M : 24r

ché da Dio Padre vengono [ u r t e le cose. Dio infarrí (: Padre per t ut t e '
destinaro ¡¡ dei fratelli. ed evita cos¡ cbe sia ritenuto come un (3153;
le cose, perché por mezzo di lui e in lui sono …no le cose”. Ma per
n o n : per la divinitñ quanto ¿ annuoc1ato seco…lo li)mástu;op Í1 .
il Dio unigenito, visro che ¡?Verbo si ¿farm came“. non ¡: Padre 5010
perquesto motivo. E Padre inf‐¿tri perché Dio Verbo in principio era
pictá. La nostra comunione con lu1. per la _quulc li. 1a .re (. _adrcí
per lui e per noi e Dio ¿:Dio perlu1eper nm. 51vcrlhea_u1 ulll'tu dea
presso Dio"h. Ma da quando :? Verbo .r¡' ¿'fat!o carne. la sua paternitá
discgno salviñco dell'inearnanong e il n o s t r o essere tran | c
t r o v a motivo sia nella nascita del Dio Verbo sin nc|l:l creazione della
carne… Dio infatti &Padre per ogni carne“. manon nel senso in cui &
rapportarsi alui in virri1 della nascua corporea. . '] D' 1 1Si‑
Nessuno quindi dubita che DIO Padre e amh_c | . 105_cf ¿
Padre per il Dio Verbo. Dio Verbo poi n o n ha ccssato di essere Ver‑
gnore Gesú Cristo““. Ma questa nuetra devora cojotesswne¡ 1i_e ::
bo, nó halaseiato di exsere carne. Difatti :? Var/m, che .o' ¿» fam» came
n o n dá luogo ¡id empietá. Eils¡11vl_)ro.oon percbc s i n un D1Kj.º | ge‑
vu" ¿mah¿'tato tra notº", non ccssn di essere vcrnmentc Verbo perché
nere diverso da lui. ma perché cglr e Dio n a t o dal Padrc_cc _Lscoo
abita r m noi, n ó come Dio cessa d i essere v e r a m e n t c uomo perché i l
grazie ali'economia salviiica. lo ha come Padre pei-che e Dflo nulo
Verbo diventa carne. Du un lalo. ¿:necessario che abui i r a noi colui
da lui, :: ¡o ha come suo Dio percbé ¿: caroe ¡¡ parl|re delia; Xte):r,‐.:1an.
che rím¡me Dio; dall'nltro. si deve inlendere the divcnta carne coiui
che nz¡sce come Dio. E il suo :1bitare Im noi eorrisponde -.1l|'assunzio‑
L'Apostolo m c t t e il sigillo su _qucsta vente con un ¡ruaopn ;c;cge
cbíara, dicendo: Ricordw:cfofir net'fe pregbwrc, percibe : ru ¿ . í'_
ne della no.‐¿tru carne c. abitamlo [ r a noi il Verbo [luto carne, Dio si
gnurv no.r!m G e n ) (frirto, :? Padre della g¿'urra. w Jm arm .Spmm .::
trova ad esistere nella realt£t del n o s t r o corpo
' " ' ' ' ' ' One“". .
Se dunque Cristo (¡e5í|, uomo secondo la carne. sotttaesse la
n a t u r a al Dio Verbo, o se l'uomo Cristo (¡esir'"º n o n fosse Dio Ver‑
…P"gí1º;í'|'£;áºágá (jrf's!o. si paria del suo_ Dio-. dove rovece
bo secondo il mistero della pielílº'. i'avere ii Padre come Padre e si dice ¡a glormz" si parla del‐Padre. (.oiu1 che‐c Padre pe1r (¿ugt?
Dio come Dio alla m;miem nostra sarcbbe un'offesa per la sua na‑ secondo la gloria, & Dio per (,risto ln q u a n t o (yesur L auge o in 1.11
tura divina. Se poi Dio Verbo. nellc vesti dell'uomo ( ] r i s t o Gesú,
o di] il nome di Gesúºº ¡¡ Cristo Signorc“, the serebbeycnuto
n o n ha cessaro di essere Dio Verbo, allora l'essere in eomur1ionc
mondo da Maria. Del resto. 'la proiezia parla d1(4r15't_0 5i¡f_l101€ CR‑
meSpiritoº'. E.¡¡ molti questa cspressmne semb_m piu Timur‐¿ ne '¿l
con ii Padre e c o n Dio per noi e per lui deriva solo dalla natura per .
versione latina, perché il latino non adopera gli ort)r¡cox1_ ineotr; 1
la (¡…de ein ¿:frateilo n o s t r o . La parole: A.rc'cwdo al Padre mío ¿'al
grcco ne fa sempre un uso elegante e obbhgatono*- . 5cr1vc m .n‑
Padre vmrro. a¿' D¡'o m k ; ¿"a! Día vo.vlm“'“ &annunziata a dei fratellí
non perché come Verbo ¿:¡[ Dio unigenito, ma perché ¿[ Verbo si '
¿ºfa!!r¡ ¿“arr¡e"“. "'("f Ef [ 3. “' Ef ¡, 16-17. '“ Cf. Mr 1.21; Lc 1. 21. "Cf.
17. La paroia apostoliea n o n usa espressioni imprudeori :: am- . Lam 4. 20.
biguc che possano essere occasionc di cmpictá. Ora l'evangclista,
introducendo la parola del Signore con la menzione dei Íratelli, ha ¡' Seguo la versione damas. proposta da Doignon (SCh ‐-143, p."l!li¿3). ¡:
iosegnato che [a diehiarazione di t u l t o ¡[ testo riguarda la condivi‑ non dar:'fan'r di Smulders. in quanto il nominatwo conserva ll para e l s m o
sione di quella natura per cui cgli &fratello. p o s t o che il discurso &' ¡' ' _ (lb is!w che ricorre poco prrm3._
C º "232“Síul nbme Gesú che ¡: dato a Cristo … quanto uomo, cf. In Malrb. -l. 14
(5Ch 254.p,132.15);fn ps. 65, 12(CCL 61. p.242,12‐15)_ al] . r5¡0_
'" Cf, R… H, 36.
” Nei 'ii'a!!ati ¡m'Salmi Dario ncorre con una ecru frequenza alxle .
'"“ Gu ], 14. "“ (IF. Gv […1. “Cf. Ger '
32. 27. " ¡ ( ; v 1 , 14. “'“ [ Tm 2. 'S.
ne greca dei Setmma. per evidenziare sfumalure_d1 s¡gnlñcato _che ne a;;no
"' 1 'I'm ), 16. ““ (iv 20. sono andate perdutc o non sono chiste: venir al nguardo.]. Dorgnon. Hr rre
17. **”Gv ]. I4.
de Poi!:'err, pp, 553‐543.
243 La 'l'rinitá/2 Libro ¡ I . 17-19 249

t1,cosi: () f)eóg T()fl Kl)pi()U fuiu"m ºlnooñ Xpt0'mf) (¡ rraºrx "r" incrwzz'na'wzdo dalla Galilea, dopo ¡[ bal/exim0 c/.w predicó Giovan‑
80£ng“”. be usassimo sempre gli articoli, presse di noi ques?£ fransí m', circa Getz? dz“ N :arclb, come Dio lo ¡?a u n i o dí Sp1'rz'to Santo 6
suonerebbe cosi: <<Quel Dio di que] Signore nostro Gesú Cristo polcnzaº*“. Gesú quindí 'eu n t o per il mistero della rigenerazione
qnel Padre di quella gloria». Mediante le espressioni <;qchl Dic; della carne”. E in che modo sia s t a t o u n t o in Spirito Santo e po‑
dl quel Gesú Cristo» e <<que| Padre di quella gloria» si es rimei tenza diventa ehiaro quando. m e n t r e egli saliva dal Giordano“, si
_qualche modo il significato proprio della frase secondo il Stodo (.? udi la voce del Padre: Tu sei mio Fig/¡(), ¡0 oggz“ [i ha generate“; (:
1ntendere adatto alla nostra intelligenza. Dove si parla della Ioril eosi, per questa testimonianza della santiñcazione verificatasi nella
dt Cristo, Sldice che Dio &il Padre suo; dove invece si parla fi (“ a sua carne si poteva intendcre l'unzione nella potenza dello Spirito.
suCristo, si dice che il Padre suo &Dio. E.in lo ha come suo Die‑ 19. Del resto, quando in principio Dio Verbo era presso D i o “ ,
perehe e servo nell'economia della salvezza' lo hacome P- i ]? l'unzione di quelia n a t u r a , di cui si dice unicamente che esisteva in
gloria, perehé & Dio. . ¿(PCnº 3 principio, n o n aveva alcuna ragion d“essere e aicuna spiegazione. E
_ 18. KItempi ele epoche n o n c o m p o r t a n o alterazioni neilo ? i‑ certamente lui che ¿:Spirito e potenza di Dio, in quanto Dio n o n
rito, cost che il Cristo che abita nel corpo n o n sia l'unico eil Lttije aveva nceessit£1 di essere u n t o per mezzo dello Spirito e della po‑
destmo che in. Spirito fu nei profeti“. Dicendo infatti per boeczi tenza di Dio.
del santo patriarca Davide: '1'¡' ha unto, Dio, il tuo Din con olía d ' Dio dunque ¿‐u n t o dal suo Dio a preferenza dei suoi compa‑
c.rultanzzr, ¿¡preferenza dci tzwi compagnf", n o n si ¿:espresso seconf gniº“. E se prima della incarnazione moiti venivano untiºº secon‑
do un'inistero diverso da quello dell'economia del corpo 'is‐sunto do la legge, Cristo che ora ¿:u n t o a preferenza dei suoi compagni,
D1fatti, lostesso che annuncia ora ai fratelli che il Padre loro &P . pur posteriore nei t e m p o , ¿»anteposto ai suoi compagni d'unzio‑
dre suo e li Dio loro & il Dio suoº'", diceva anche allora cbc era staf‑ ne. lniine, la parola profeticu indica questa unzione posteriore che
unto dal suo Dio a preferenza dei suoi compagni. Cos] ancbe 52 sarebbe avvenuta nel t e m p o , quando dice: Hai amato la gz'ustizía
Cristo u m g e m t o e Dio Verbo n o n ha compagni. si poteva tuttavia
cap_tre che ne aveva grazie all'assunzione della came. Quell'unzio‑
nc miam_non arreeó vantaggio a lui che per nascita cra beato (: “'“ At 10, 37-38, “ C f . Mt 3, 16. *“ Lc 3. 22; Sal 2. 7. “(if.
incontammato e r_imaneva nella natura divina, ma al misterodel ( i v l. 1. "“(.if. Sal‐44. &
corpo e alla santif1eazione dell'uomo assunto, secondo la testim )
ntanza deilfapostolo Pietro che dice: Davvcro ¡nfatti rz' radunarwiri 23L'unzione del Cristo ni battesimo nel Giordano riguarda l'umzmitá as‑
sunta, che viene santificata e abilitata alla missione salviiiea; ci. anche Trin. 6,
m quattai czttá contro ¡! tuu santo Fíglzk) (¡e.vú, cbc ¡ m i unto"“' e un 23; 8. 25; In Matt/J. 2, 6 (5Ch 254, p. 110)1in pr. 2, 29 ( C C L 61, pp. 5758);
cora: Voz amoscete la parola c/Jc .rz' ¿3mmpz'uta p e r t u l 1 a la G:iudea‑ 138. () ((JSEL 22, p. 749); vedi al riguardo L.i". Ladaria, El hau/limo y la
,
unción de jesús en Hilario de Puilívr5. pp. 277-290; id., El F..rpírilu Sanlo, pp.
116‐124.
“ LT 1. 17. “' Sal 44. 8. ""(1f. ( i v 20, 17. *“AT 4, 27.
2““Unti” traduce C/Jrirti. Ilario usa ii termine nel senso etimologico;
esso viene dal greeo abría. che significa appunto “ungere”. Nella terza ca‑
24 1 . . 4 , ‑ techesi misragogiea ( I i r i l l o di Gerusalemme usa un linguuggio che raccoglie
" verboLo Splr1to rimane lo stesso in t u t t e le iasi della storia della salvez7a
tutta una costellazione di termini: “Cristo”. “crismare”, “crismazione”, “cri‑
anch . 1nearnatosr
. ' ,.nei, _,
tempo per opera dello Spirito. ha agito nei profcti
. . stiano". (jos“| ein affcrma; <<Partecipando ormai del Cristo, giustamente voi
e p r i m a del] 1ncarn.t¿rone, anti€|pando come unico medi-¿[ore gli effetti '
siete chiamati “cristi”, e di mi Dio ha detto: “Non toccate ¡ miei cristi" (Sal
dell'inearnazíone
_ *'
. che Cllcentrodei m' . ‐ :" - ¡ , '¡ F l f ' 104, 13). Ora, voi siete dívenuti dei cristi, ricevendo l'impronta dello Spirito
Efp:rztu&mlo, pp. 269 271. l $ t c m saluñco, Cd] ' . ddar1a, El
Santo» (5Ch 126, p. 120] ‑
250 La Trt'm'lá/2 Líhm “, 19-21 251

¿)odz'atu Z'z'rzíquítá. Por ques/0 tí /Ja u n t o Día, ¡¡ tuo Dio, con clio di
che, dicendo che Dio e_unto dal suo Dio, in rap)porto al di)s;.ánlg
csu/tanza ¿¡pnfcrmza dei luoí compagm' hb. Una realtá postcriore e
sztiviñco dcil'unzionehattelr)nnazíhe e 11s u o Dio. mentre …rat ¡
susseguente & un”altra non puó essere riportata come anteriore a
questa, (: il merítare qualcosa supponc l'esistenza di uno che possa
" ' f*rmaccé lo .
¿ " d n5i:r:uzitftdi viene unto. Maio chiedo: &sta¡to_ unto quel Ve;l;;le0i:z
meritarc. Meritare infatti &proprio di chi pone sestesso come sog‑
getto da cui nasce il merito da acquisirc.
in principio era Dio'“? Certamente no, porche ¡ u n ¡ . | o n e Tlpoh -¿= …‑
al suo essere D i o , L", dal momento che non e stato unto que o c La n º ‑
Sequindi attribuiamo l'unzionc alla nascíta del Dio unigenito,
unzione concessa per il merito di aver amato la giustizia e odiato to come V c h Cthe in principio era Dto Ptesso D.…“ ne1Begur: im)‑
ccssitá che in Dio &stato u n t o ció che ncll cconornlaásaiv ( . d L»1?(J-¡:e
Finiquitá. si potrá intendere che ¡[ Dio unigenito ¿:stato innaizato
riore al suo essere Dio. E se Dio ¿:u n t o dai suo DIO: e unto ql¿le' ooo
in virtú dell'unzione e non che &stato g c n c r a t o cosi. E perció Dio
raggiungerebbe la perfczione per sviluppi successivi. lui che non nel mistcro dell'incamazione ¿‐stato assunto nella srtuzvnorae 1s<.r:lc1
20. Nessuno dunquc proiam con un modoempio ill1nten .
sarcbbc n a t o come Dio, ma sarebbc stato u n t o per diventare Dio
re ¡| grande mistero della pietáb_º che 51e mandestato nel ¿hcaálrlcí,
grazie al merito. IEallora Cristo sarebbe Dio per qualche ragione, e
le ragioni di tutte le cose non zwrebbero Cristo Dio come mediato‑ e nessuno si Paragoni ali'unigcmto quanto alla sostaXt/lzzt e .…1 ¡mm
re. Li dove situare la parola dell'Apostolo: Tutte le co.vc por mezzo di
nitá. Sia egli per noi fratello e compargno perci|1e_ rl »(_'_r, o w (,x‐¡¿],'¿¡.
carne cd laa a/7i!atu tra no?", (: porche [ ¡mmm (¿mm Jc.tzl ¿ ';)Ladre
lui e m luz) ed cglf' ¿' prima ¿¡¡ tu!!/, ¿' [ a l t o 10 coxe .m.s*.wls1rmu m luz“?
( o r e Im Div 0 gli u(mzím““. Ci sin por nor, che sxa_mo serv(11, tm ] m‑
Ii Signore ( i e s ú Cristo ¿:Dio. ed & tale non ¡¡ motivo di qualcosa
o per mezzo di qualeosa, ma ¿-n a t o come Dio. Ed essendo Dio
e un Dio in comune con lui. L sta untoa¡preteren¡.a Cll].coi1thn
gni ‐ anche se&u n t o per un singolsre_prtvtiegto ‐ ¡n que ¿[nio ¿¡
per generazione, n o n & giunto ad essere Dio dopo la nascita per V
quaichc motivo, mail fatto stesso che ¿» n a t o null'altro dice senon
nella quale sono unti ¡ compagn1. Si r_1conoscn, ne sluoDnns eh ) […
mediatore, che & vero u o m o e vero Dto, che e Dto ( a 10,11L L41;
che e Dio. Quando invecc viene u n t o per un motivo. ii vantaggio .
in comune con noi ¡] Padre e Dio, in queila comumone por ¿ qua
dell'unzione non ríguarda ció che n o n ha bisogno di sviiuppo, ma
" - * to. .
ció cbc nello sviluppo del místcro ha a v u t o bisogno del vantaggio
dell'unzione; Cristo cioé ¿:s tato u n t o perché tramite la sua unzione L haí2cil.oer':bfi)tse quel sottomettersi e consegnarevilbreítnol”' C012111;
la nostra umanitá” fosse santificata. Parole dopo tará la fimºhl potrá mtenderst come ] a o 21211(1].níjitvini.
n a t u r a , la scomparsa della potenza o l ¡ndebolimcntou eDir do (,
Sedunque anche ora il profeta mostra Feconomia saivifica del
til. Moiti infatti immaginano che, quando 5150tt0mctte ¡¡ 10 [)
servo, per cui egli & u n t o ¡¡ preferenza dei suoi compagni e per il
fatto che ha a m a t o la giustizia e odiato lºiniquitá. perché la parola
del profeta non ríguarderebbe quella natura del Cristo perla qua‑ º“'Cf4 1Tm 3. 16. " ' ( ¡ v 1. 14. '“" 1Tm 2.
"º'Cf. ( l v I. l.
le egli ha dei compagni in virtú dell'assunzione della carne? Ed & 3. ""Cf, 1Cor 13.28. ' “ 1 ( j o r 15. 24.
cosi, s o p r a t t u t t o perché l o Spirito h a disposto l a profezia i n modo
[id
25Nell'csprcssione <<Dio. il Dlo» dl Sal 44. 8 ll.)uto “.de un rltfed ¿
- ' ' ' “ . , . ‐ ' v ' n ' : '

tuo
m e n t o ¿¡Cristo como Verbo e t e r n o quando si dice IDio ,_mentre dp£¿lÍ…¡
. _ . . “ . . ¡ 4 '( ¡

"')Sal 44. s. '-v(:ol 1., 16‐17. “ ' come


Lnslo ¡ =Xubo
"“ ¡' n c '. n r“n 'a to ¡e parole
' ' " . 4,' u
> illuo .Dio . n7.10ne
”1 ,,º , u a r c- … …‑
a r t…no
camente lumamm
' - “» u -n a . p erchc nella nasc1ta. eterna
4 ' f ¿ ' c. ; _gi., ) _….X,- Tb…

“ I.esprcss1one e /)rmm no.rlcr, gm usatu … [ r m 9, 7 (cf. reiatlva n o t a 16).


' ) " » > . . X . : ‐ . ' . avrebbe sensu una unzicane v i s t a come promoztone ¿ qu¿leosa che ll (.
eterno giá possicdc.
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254 I,a 7h"m'lá/2 U e r n, 24‐28 255

quelii che pensano in modo perfetto, e per quanti pensuno diver‑ ne disponga piú' oppurc che, sottomesso a DIO, egh su estrane
. I ' '4 '! ( no

samente attende la rivelazione dí Dio, cos] che possano pens-are ció


' ,

‐1lla natura divina. _v " , . )


che &perfeito. Sealeuni hanno inteso in altra maniera il prof0ndo < 26 E in primo luogo occorre sapere che n o n e quqsto ¡ ord13:
disegno salvífico di tale conoscenza segreta, e se da parte nostra dell'insegnamento dell Apostolo. Prima lrifdftiu …ch ¿ Lioninegg0hl
. . . I ' 4 . . | I : '“ S :

0ffriamo qualcosa di giust0 e degno dí approvazione, non si vergo‑ del regno p01l.1' ' sottomlss ' “'l o n e", …ultimo
' ' ¿'_ ne. ' …)*g_nh s _ '_
gnino essi ‐ seguendo I'Aposrolo ‐ di pensare in maniera perfetta ‐ “ ‐.
causaesottopostapch , atura alla sua . ' propu¿
. 1" causa,
" ' c o1s t e. e.men
1“ .! r».
mediante la riv<:lazionc divina, e n o n abbiano a cuore di discono‑ '
t r e le smgoic ' '“ cess
realta '»“ a n o per dlvunre ,“ " ¿ t r e* re“ a t,a ,(_a c a u…s. af.p “e '
scere la verit51 piú di q u a n t o n o n rifuggano dall'essere rimasti nella cedente ha sempre ” * una' L. " ¡ u s a che l _ "
assoggett¿ ¿. se. , i ¡s a m. :m )… a .i
menzogna. Quelli infatti che pensano diversamente e ai quali Dio ¡afine ma quando avr£¡ consegnato 11regno a DIO. Consegnjera ¡5
ha fatto questa rivclazione, ein li esortu ad uffrettarsi in quella li‑ ii regrio quando avrá amm/[alo ogm prmczpato ¿*(¡gm /[)mlcsfa. fi…“
nea in cui sono entrati. (los], abbandonato ii modo di pensare che nuliera' o, g n 'i p r 'm u‐' p … . 1 t o=uotcsta,puehe¿
q .' k. . _ ' * 7 ncce.xsarz
'|“ ' . o'.d' c g_z x.
c . ep………c_ w¿ .
prima ei tratteneva nellígnoranza. raggiungeremo la rivelazione di Reguera por ¡web: ponga tu
“ ' “ ¡ ttz ¡ m w z z c ¡ sot!o ¡ .ruozp1c ¡.
[ _ 4_ _
una intelligenza perfetta, secando il cammino the ci siam0 affret‑ mic150ttorsuor
' ' ' . ' pred1,
' > A [)erche Dw ba .sottom¿.x.sn
' ' ' . tu… ) (¿_ : A mo:
- ' am a:
tati ¿¡intraprendere. ¡,"¿dí_ E li hasortomessi. … .in modo che come ultmm _ m…nuca ' ¿' umme cíae
Entriamo quindi nella linea in cui ei siam0 affrettati. E se¡] [l)uz' la ¡ n o r / e Di qui dem-a che, una volta sottomessela lu1 tuttllo
camminare per un sentiero sbaglíato ha ritardato il n o s t r o affrct‑ cose, sara - f ecceltuato
' ”i ' L"01…' ¿bag/z
' ' ' b a_.'w l t o r m u o )t u t t c¡ …e¿*cose, e a. [!‑
le msc.
turci, una volta rientrari mediante la riveiazione divina nella dire‑ ra c '11' 5|' sottomettera
- ‐ f &' L“01… che gli _ ha sottomcsso
_ ' , [ . …. …) … _
zione in cui ci e r a v a m 0 ziffrettatí, n o n eambieremo la linea del no‑ motiivo deli'assoggettamento non e altre se n o n (,/J(, Dm …! tu
s t r o affrettarci. Ci siamo affrettati inf-¿[ti verso Cristo Gesú. Signo‑ tuttoh“'. Il fine“" pereió ¿:che Dm S i a t u t t o _…tutt_o. 1 f¡ ¡a una
re ¿le/la gluria'" e re dei secolí eterni'º-“, nel quale sono state restaura‑ 27 E ora bisogna prima dl t u t t o eh1edersr se a ne s ¡¿
te t u t t e le cose nei cieli esulla terra'“. per il quale t u t t o sussiste. nel scomparsa . k
se la consegna . . ' > !1 ' '
S i a una perdura, se ¡ ¿ssoggcttamento "e
. I ¡ S!
quale e per il quale sempre rimarrcmo"". Entrati allora in questo um( dcbolez7a 4 < 5S'e queste . cose n o n saranno . ' assoggettgte
. : . ¿L)qutc
S a [e
sentíero, pensiamo in modo perferto e, se pensiamo qualeosa in contrarie saranno enp1te secondo quella x e r 1 t ¿ … c u i son
maniera differente. Dio ci rivelerá ció che si pensa in modo perfet‑ dette. q “a.
t o . Esaminiamo perció il mistero di queste espressioni seguendo la 28 Perranto fimº della [eggs e (_,rzstuhx.. isgegiedo. (,,rlstfnglillla
fede apostolica e secondo la modalitá in cui prima abbiamo spiega‑ ' ' . della leggc,
bolizione = o na.' e '* la periezione?
. e r r s4t o n o n' . _ '…
to ogni cosa. Cosi, a partire dalla veritá stessa della fede dell'Apo‑ la legge. d'1c u 'i e " fine , ma la compre ‐ secondo [ Um
quanto ¿mmm… dILC.1N _) la
stolo. faremo conoscere ogni pensie r o dovut0 :; una volontá empia ' wma Ut'nuto ad abolirc la leggc, ma ¿¡plqrtar afa ¿ p . …¿ a com‑
e che pretende far leva sulle parole dell'Aposmlo. [ m e n o n equ1vale
." ' =!alla ' ccssaz*“ - ¡one, m a a 3 per e21oneg1u es……
.
25. Tre cose p e r t a n t o sono chiamate i n causa seeondo I'ordi‐ _ Í 1' m e n t o . Tutte l e cose ** t e*n dono ¡¡ una _ Ene, n o n per 4 ‐ non. se
ne delle espressioni. Anzitutto la f1ne, quíndi la consegna, inñne la lÍ)iú ma per rimanerc in quello a cun tendevano. E se t u t t c le co
sotr0míssione'“'. Basandosi sudi esse, si vurrebbe o che Cristo cessi
di esistere al verihcarsi della fine; () che consegnando ¡[ regno, non
1)“ CF. | (:m‐ 15. 24 -28. '…R… 10… 4. '“ Mt 5, 17.
_ . ‐ -_ _- _ . - ' . _ 0.cnn
"”1 Cor 2 , 8 . '“(Íf. 1Tm ], 17. "'Cf. Ef ], …. ( I f , (:…1 1 . '
…S'ul duplice sign ihr-am del termine/um, gt. Intrudu_zom, p 8
16‐17. ¡““CÍ. 1 Cor 15, 2428. n o t a 135.
256 La 'I'rírzi/á/2 Libro 11, 28-30 257

tendono a un Ene, ¡] fine invcce non rimanda a ncssunºaltra cosa. alcuni particolari sono ancora da chiarire nella …rerpretaa10ne _co;¡‑
15dato che il fine & tutto, esso permane interamentc lo stesso. E , clusiva del testo, soltanlo questi per ora sono stan spxegatrper … ‑
dato che non esce da sé, non arreca vantaggio a nessun altro tem‑ carne il senso. Vediamo se la consegna del r<:_gno31 se da mtendere
po o anessun'altra realtá che a se stesso, e al ñne stesso si dirige ' come la scomparsa della regalitá, per cui 11Figh0 non possegga p1u
sempre ogni speranza nel suo tendere. Per questo il Signorc esorta ció che consegna al Padre per il m o t i v o che lo consegna. Se qualcuno
alla pazienza di una fede devota che si proietta alla fine, in questi per la foliía di una stolta empietá osasse sostenerlo, dovrebbe_neces‑
termini: Beato coluí ¿be avrá perseverato .rz'no alla Áne'". Non dice sariamente riconoscere the il Padre, consegnando tutto al F1gho 1ha
certamente questo per il fatto che la scomparsa sia una cosa felice, perduto nell'atto del consegnarlo, se il consegnare vuol dire pnvar51
0 the il n o n esisterc sia un vantaggio o che l'annullamento sia po‑ di ció che si &consegnato. Dice infatti il Signore: Tutte le cose 7f21 sono
sto come ricompensa della fede di ciascuno; ma perché il fine della state consegnate dal Padre mio““, e ancora.‐.Mz e stato dato ogm poter5
beatitudine offerta rapprcsenta un limite invalicabile, (: sono beati in cielo 6 ralla term“. Seallora il dare equivale al pnvarseney,anche
coloro che saranno rimasti sino alla fine, cioé sino al compimen‑ Padre si ¿:privato di ció che ha dato. Ma seil Padre non sen_cp13at_o
to della beatitudine, senza protendersi ulteriormente nell'attesa di consegnandolo, neppure il Figlío‐ 51puo mtendere ‐ Sl p r i v a l210
una speranza credentc. La fine quindi &lo s t a t o di immobilitá per‑ che consegna. Se dunque per lui ll consegnare o g n i cosa non sem ra
manente & cui si tende. componare che si ¿:privato dí quanto ha consegnato, resta dar1cogo‑
In ultimo, l'Apostolo preannuncia la fine degli empi per e s o f ‑ scere nella consegna la ragione dell'economia salv1ñca, perche 11Pa re
tarc a temere la scomparsa, quando dice: E…", la mi la fine ¿*la n o n manca di ció che consegna e il Figlio n o n Sl p r i v a dl cio che dona:
perdz'zíune. La nostra speranza z'nvece ¿7nei cz'clz“. Se quíndi cie una 30. Anche se, parlando della sottomissionef2, alcun1 altn dettagh
fine peri beati e per gli empi, si intende che la fine corrisponde al‑ sono di appoggio alla nostra fede perché non sra armbu¡to gualccgsa
la scomparsa, (: sono messe sullo stesso piano la retta fede e l'em‑ di disonorevole al Figlio, questo stesso testo v1ene_1_n a1uto …m0 o
pietá, perché l'una e l'altra hanno in comune il n o n essere piu a ' partic01are. Anzitutto chiedo al senso comune se a t i e n e che bisogna
motivo della fine ad esse ñssata. E come la n o s t r a speranza & nei
cieli, sea causa della fine cessiamo di esistere proprio come gli em‑
pi? Se poi si dirá che per i santi c'é l)attesa, m e n t r e per gli empi ChMt 11,27. “ Mt 28,18.
cºf: la ñne meritata, tuttavia neppure in questo caso si crederá che
” Si passa al secon do punto che ¿:la consegna del regno da parteñd1
la Ene corrisponde alla scomparsa. Quale castigo & per gli empi i]
Cristo al Padre secondo 1 Cor 15, 23-24. Consegnare ¡] regno non sigm¡ clz;
non esistere affatto e non sentire le sofferenze punitrici, sein essi, privarsene, ma portarlo a compimento. La gloria escatologlca raggiurngera
scomparendo il soggetto, non sussistc piu il presupposto del soffri‑ pienczza quando ogni cosa sara stata sottomessa a Cristo e Cristo avra conse‑
re? La fine perció &il termine duraturo di u n o stato di vita immu‑ ' Padre. _
tabile, che per un verso &riservato ai beati e per l”altro &preparate gnato3gllíg:olití)lmissione di Cristo al Padre completa il quadro esposto …1
agli empi. Cor 15, 21-28. Essa non ¿ qualcosa che intervenga aun cerro momeri;_o, quas¡
che prima Cristo n o n sia stato sottomesso. E da _1ntcnder51_1nvece al interno
29. Visto allora che non si puó piu dubitarc, come fine occor‑ dell'economia salvifica, ( o m e il momento in em ¡| Verbo mcarnato1;(Ár;aja
re intendere non la scomparsa, mail termine invalicabile. Anche se compimento i.l piano di salvezza (cf. anche Syn 5-1: PI_,_10, 518 C[‐)5 ¡ ¡' n
pr. 9, 4: CCL 61, pp. 74‐75). Al p r i m o momento Inucul il Verbo e _ Bus an um
succcde il secondo in cu íé Deus et homo, e inñne ¡] terno, rn c…e eur I_oñtw.
quando alla sua came viene concessa la gloria divma, … v i s t a della glon ca‑
bzMt 10, 22 “ Fil 3, 19-20. zione dei salvati.
25 8 La Trinitá/2 Libro 11, 30-32 259

intendere questa sottomissione in maniera che, come la servitú &sog‑ puó ignorare che il Signore n o s t r o Gesú Cristo ¿»risorto dai morti
getta aldominio, la debolczza alla forza, il disonore all'onore, amotivo e siede alla destra di Dio, anche secondo la testimonianza dell'A‑
delle loro qualitá opposte, cosi il Figlio & sottomesso al Padre ‐ secon‑ postoio che dice: Secondo l'¿75€cacía della sua polenza eforza, che ha
do ta]i esempi - in base alla differenza oppositiva della sua natura. Se espresso ¿nCrt'sto, quando lo ha rz'suxcitato dai martí elo ha collocato
tale sará il parere, la prudenza della parola dell,Apostolo respingerá alla sua destra nei cz'elz', sopra ogm' príncipato, potestá, virtú e domina‑
questo errore de] modo umano di pensare. Una volta che t u t t o &stato zz'one, e sopra ogni nome che si pronunzía non solo nel secolo presen‑
& lui sottomesso, il testo dice che lui si sottomctterá a colui che gli ha te, ma anche in quello futuro. E tutto ha sottomesso ai sztoípiez41'z'º'. La
sottomesso tutto le cose“. Per il fatto che allora tutto sará sottomes‑ parola deli'Apostolo indica infatti come giá awenute le cose future,
5 0 , ha indicate il disegno salvifico che si sviluppa nel tempo. Difatti, come si addice alla p o t e n z a di Dio. Le cose che dovranno accadere
se abbiamo un diverso modo di vedere circa la sottomissione, per cui nella pienezza dei tempi, giá sussistono in Cristo, nel quale si t r o v a
egli si sottometterá allora, certamente ne segue che ora n o n ¿:sotto‑ ogni pienezza“; e nei fatti che si veriflcheranno c'é l'ordine del dise‑
messo. Cosi faremmo di lui un ribelle, un insolente eun empio, lui che gno salvifico e n o n una novitá. Dio infatti ha sottomesso tutte le co‑
dall'ineluttabilitá del tempo sarebbe assoggettato a una nbbedienza se ai suoi piedi, anche se devono essere ancora sottomesse. Cos], nel
tardiva, come sesi fosse frenato e infranto in lui l'orgogiio di una em‑ fatto che sono sottomesse si indica il potcrc immutabile di Cristo,
pietá dispotica! E dove situeremo le parole: Non sono venuto perfare m e n t r e nel fatto che devono essere sottomesse nella pienezza dei
la mía volantá, ma la volontá di coluí che mi ha mandat0º'º, e ancora: Il tempi si mostra l'avanzare” delle epoche che si accostano alla fede.
Padre mi ama, percbé ¡o faca'o tutto le cose che pz'accz'uno ¿¡lui“, come 32. Non & una conoscenza segrcta il fatto che ogni potenza
pure: Padre, sia falta la tua volantẔ, e quella deli”Apostolo: Si ¿'umi‑ awersa deve essere annientata, (: che questo principe dell'aria e il
lz'ato, facenclosz' 0/7bedz'ente íno alla morteºh? Da un lato chi si umilia, potere degli spiriti maligni saranno consegnati alla rovina eternaºk,
possiede per natura di non subire l,umiliazione; dall'altro chi diventa secondo questa parola: Allrmtanatevi da me, maledettz', nel fuoco
obbediente, accetta per sua volontá di obbedire, in quanto diventa eterno, cbe 11Padre mío ha preparato per il diavolo e per ¡ suoi an‑
obbediente per il fatto di umiliarsi. gel:“. L'annientamento non e lo stesso che la sottomissione”. Di‑
Pertanto il Dio unigenito si umilia e diventa obbediente al
Padre fino alla m o r t e di croce. In che modo si intenderá the egli
sará sottomcsso al Padre, una volta che t u t t o sará stato a lui sotto‑ “Ef1,l9-22. “'Col 1,17.19. “Cf. Ef2,2;6, 12. L'1Mt25,41.
messo? Unicamente nel senso che questa sottomissione non sará º
dovuta & una ulteriore obbedienza, ma al mistero dell'economia ' ” Il termine ¿»profectus, che esprimc una nozione teologica importan‑
salviñca, dal m o m e n t o che l'obbedicnza giá esiste ela sottomissio‑ te. Indica i] progredire del disegno salviñco divino per fasi successive, ma
soprattutto la promozione () il passaggio dei fedeli a qualcosa che va oltre
ne dovrá svilupparsi nel tempo. la condizione presente e a uno stato di vita superiore, in ordine alla salvezzu
Il senso della sottomissione ora non &altro che una descrizio‑ escatoiogica. Questa tema era presente prima di Ilario. soprattutto in Ireneo
ne del mistcro. . (cf. ad es. Adv. baer. V, 10, 1: SCh 153, p. 124); vcdi al riguardo A. Fierro,
31. E bisogna capire che cosa sia tale mistero, conformemen‑ Sobre la gloria, pp. 205-208; G. Pelland, La subiectio du Chrixt, pp. 423-452;
te alla medesima speranza fondata sulla nostra fede. Difatti, non si . ]. Doignon, L'ambígm'tédela nation clarsíque deprogrés applíquée au régne du
Chn31dans la tbéologie latine du IV" .tiécle. pp. 585-591.
” Mentre la sottomissionc ¡: ii compimento del disegno salviñco ed &ri‑
“ Cf. 1 Cor 15, 28. “ GV6, 38. º'va it), 17; 8, 29. º! Mt -_ servata ai fedeli c ai “nemici” (cf. n o t a seguente), l'annientamcnto (euacuatio)
26, 42. chFi12, 8. ‑ invece riguarda le forze del male, ¿¡cui viene sottratto ogni potere di nuocere.
260 La Trínitá/2 Libro 11, 32:35 261

fatti, annientare il potere avverso ¿=s ottrarre all'avversario il diritto cose rengono per mezzo del Figlio, perché, quando lui ci annun‑
al potere in modo che n o n esista piú, e abolire il dominio del suo cia il Edre, da un lato il Padre ci p o r t a a lui e dall'altro lui stesso
regno eliminandone la forza. Anche il Signore neha dato testimo‑ ci co-ruce al Padre. Per comprendere quindi piú chiaramente la
nianza, quando ha detto: Il mía regno n o n ¿ºdi questo mondeº". prese:e affermazione, ¿:s tato necessario richiamare questo-miste‑
Prima aveva dichiarato che il dominatore di tale regno &lo stesso r o , p.fcui il Padre ci attira e ci accoglie per mezzo del Figlio, e
principe del mondo, il cui potere cesserá una volta che nesará sta‑ cos] pessimo capire che quanto cgli s o t t o m e t t e a s e stesso, Dio l o
ta annientato il dominio relativo al suo regnoº". La sottomissione sono‐¡ette a lui. Questo, grazie alla n a t u r a divina che dimora in 1…
invece, che riguarda l'obbedienza ela fede, ¿:l'espressionc sia di un per rn:cita e opera quanto gli stesso opera; ein lo opera in modo
libero afñdamento sia di un m u t a m e n t o . che siDio ad operario, e pur tuttavia ein opera ció che Dio'ooera:
33. Anniemati quindi ¡ dominatorí, ¡ suoi nemíci saranno sot- * ln og; caso in ció che egli opera, si intenderá che opera 1]figho dl
tomessí. Saranno poi sottomessi nel senso che eglí stesso li sotto‑ Dio, ¿quando opera Dio, si penserá che in lui, come Figho, esrste
metrerá a sé. E li sottometterá in modo che sia Dio ¡: sonometter‑ ció ch ¿:p roprio delia natura del Padre. _ '
glieliºº. Forse l'Apostolo haignorato il valore dell'espressione evan‑ 33. Dopo aver annientato pertanto i principati (: le potesta, ¡
gelica che dice: Nessuno viene a me, .re ¡1Padre mío n o n l'attiraºº, 6 suoi remici saranno sottomessi ai suoi piediº'. E quali siano ¡ ne‑
Che d'altronde si trova anche scritto: Nesszmo vaal Padre senon per miei cariconoscervi, lo ha inscgnato lo stesso apostolo, quando ha
mezzo di meº“, per cui ora ha sottomesso a sé i nemici, e pur tutta‑ detto. Quanto al vangelo, nemz'cz' :: causa vostra; quanto alla elezio‑
via & Dio che Ii ha sottomessi a lui. attcstando che attraverso tutta . ne, ar,rati ¿¡motivo dei padn'ºº. Ricordiamo che c o s t o r o sono rzemici
questa sua opera si t r o v a in lui l'opera di Dio? E pur se nessuno va della :roce di Cristo“. Ma dal m o m e n t o che sono amati a motivo
al Padre se non per mezzo di lui stesso, nessuno tuttavia viene a lui ' dei padri, sappiamo che sono destinati ad essere sottomessi”, se_‑
seil Padre n o n lo attira. Difatti, quando lo si riconosce come Figlio condo) quanto ¿:detto: Non voglí0 ínfatti che ignoriate, () fratellz,
di Dio, si apprende che in lui c'é la vcritá del Padre. Cosi, quando questro mistero, per non essere sapientí davantz'a voi; pere/ae m parte
abbiamo conosciuto il Figlio, ¡1Padre ci chiama; quando abbiamo si ¿3purodotto un indurímento in Israele, ¡€ncbe' n o n entr: la ptene2‑
creduto nel Figlio, il Padre ci accoglie, perché la manifestazione e 1 za ¿leMe genti. E cosi, tutto I sraele sará liberato, come r t a scrttto: <<E
la conoscenza del Padre nel Figlio avviene mediante la rivelazione ' verrá. da Sion ¡! lz'beratore, che eliminerá le empz'elá da Giacobbe; e
in lui di Dio Padre, m e n t r e noi siamo resi perfetti unendoci a lui' que5:¡a sará la mía alleanza con loro, quando avró portazo-vía.le loro
c o n il vincolo religioso che ci lega al Padre. Ii Padre qu indi ci atti‑ empzeetỺ“. I nemici quindi saranno sottomessi ai s u 0 1 pledi. _
ra, quando lo crediamo Padre, cosa che ¡: basilare. Ma nessuno va. i_55. Ma bisogna capire cosa seguirá a quella sottom1ssrone.
al Padre se n o n per mezzo del Figlio, perché, sescompare in noi la' Sen za'altro questo: Per ultima sará uinta da lui la morte". La Vi t t o r i a
fede nel Figlio, n o n potremo conoscerc il Padre, e non entreremo.‑ sullzr m o r t e non ¿:altro che la risurrezione dai moni, quando c e s !
nel víncolo religioso col Padre seprima n o n avremo fatto n o s t r a la
venerazione del Fíglio. E cosi, una volta che abbiamo conosciuto il;
Figlio, il Padre ci attira eci aecoglie nella vita eterna. A.mbedue le_… º-“Cf. 1 Cor 15, 24-25. “lel,28. “'Fi13, 18. ““lel,25‑
27. “' 1 Cor 15, 26.

""‐”I giudei sono considerati “nemici”, perché respingono la croce dr ( , n ‑


“ S V 18, 36. “Cf. GV 12, 31. cºCf. 1 Cor 15,24-2 77 qJGV,' sto; uma… amati e sceltia motivo dei padri, essi sono destinan ad essere sotto‑
6, 44. ( “ C v 14, 6 . .:
mess;i, cioé adessere salvati alla Ene de) templ.
262 La Trím'tá/2 Libro H, 35-38 263

será la corruzione della m o r t e e si instaurerá l'eternitá della natura gli womettc tuttc le cose. Noi poi siamo sottomessi alla gloria del
vivente e celeste, secondo quanto &detto: Occorre infatticlae questo sumrrpo, p e r ritrovarci in quella gloria perla quale ein regna nel
[ corpo] corruttz'bz'le rívesta l'z'mmortalz'tá. Allora si realz'zzerá la paro‑ cor-p. dal m o m e n t o che saremo conformi al suo corpo,
la cbc ¿¡ t a t a 5"Criltd: “La morte ¿5rtata arrorbita nel/a contexa. De:/¿ 7. E sicuramcnte ¡ vangeli non passano sotto silenzio la glo‑
0 morte, il t u o pungiglí0ne? Dov'é, () morte, il tuo contendere?»º”. ria cis u o corpo che ora regna. Questa &infatti la parola del Si‑
Nella sottomissione dci nemici quíndi sara vinta la m o r t e e, gno*. che si trova scritta: <<In verítá, vi dico che tra ¡ presentí ci
una volta che essa sara stata vinta, seguirá la vita immortale. Qua‑ sorrnlcuní che n o n gurteranno la morte, fino a che non vedano il
le sia poi il carattere proprio di questo assoggettamento perfetto Fz'gls dell'uomo vcm'rc nel suo regno». E accada'e cbe sei giorni
dopo la sottomissione nella fede, lo ha attestato lo stesso apostolo, dopifjerú prese Pietro, Giacomo 6 Giovanni t u o fratello, eli con‑
quando ha detto: Eglí trar/ígurerá il corpo della nostra condz'zione du.r.º z'rz disparte, su un alto monte. E Catí: ri trasfguró davanti (¡
umile, per conformaría al corpo della sua gloria con l'e[ficaqía della loma il s u o volta brilló come il role, ele sue vestí divennero come
sua azz'one, con la quale puó sottomettere (¡sé l u l t e le cose“. E sorro‑ la nacº". Agli apostoli fu mostrara quindi la gloria del suo corpo
missione perció anche quella che fa passare da una n a t u r a a un'al‑ che : n t r a v a nel regno. Difatti, il Signore apparve nella condizio‑
tra; lasciando di essere quello che ¿, il corpo passa in ció da cui ne propria di chi ¿=trasfiguraro nella gloria, manifestando la glo‑
prende la forma“. Lascia non per n o n esistere piii, ma per essere ria cel s u o corpo regale”.
innalzato. B si sottomette in virtú di un mutamento, passando nel 38. E promettendo agli apostoli la condivisione di questa sua
modo di essere dell'altra natura che riceve. glora, dice: Cari .mrá alla fine del mondo. Il Fz'glío dell'uomo man‑
36. Inñne, perché fosse completa la spiegazione di questo mi‑ deráz' suní angel:', 6 raccogliemnno dal suo r e g n 0 tutti gli .tcandalz' e
stero, una volta che per ultima sara vinta la m o r t e , ha aggiunto: gli ¿peratorz' dí z'nz'quz'tá, ¿' [¡ getterá nel/a fomace ardente; li ci tará
Quando por" ¡ya dello: <<Tutte le cose [ gli] sono rottomesre», ha eccet‑ pt'ar;!o ¿'strr'a'ore di demi. Allora i gz'ustz' rírplenderanno come il sole
m a t o colm' che gli ha rottomerro tutte le cose; allora eglz' r t e r r o tará nel regnu del Padre loro. Cbz' ha oreccbí, asco/ti“”. Forse n o n tutti
rott0messo ¿:coluz' che gli ha sott0merro tur/e le cose, percbe' Dio ria hanno gli orecchi naturali e corporei aperti per ascoltare quanto si
tutto in tutto“. Il primo livello del mistero quindi ¿‐che t u t t e le co‑ dice:. cosi che a tal ñne sia necessario l'avvertimento del Signore?
se gli sono sotromesse. E allora egli si sottometterá a eolui che gli Ma il Signore, comunicando la conoscenza del mistero, ha chiesto
sottomette t u t t e le cose. Cosi, in virtú dello stesso mistero per il che si ascolti l'insegnamento della fede. Alla ñne del mondo quindi
quale noi siamo sottomessi alla gloria del suo corpo regale, egli a saraanno eliminati gli scandali dal suo regno. Troviamo perció che
sua volta, regnando nella gloria del corpo, s i s o t t o m e t t e a colui che il S:iignore regna nella gloria del corpo, finché siano tolti gli scan‑
daliºiº'“. Troviamo che noi stessi saremo rcsi conformi alla gloria del
suo . corpo nel regno del Padre“ e splendenti come nel fulgore del
C“'l Cor 15, 53‐55. “ F i l 3, 21. “ ' I Cor 15, 26‐28.

36Alla sottomissione della fede seguirá il conferimento dell a immortalitá ' " Mt 16, 28 - 17, 2. dº Mt 13,40-43. º"' Cf. Mt l ) , 41.
ai salvati. Hario interpreta in questo senso Fil 3, 21. II Cristo glorioso conferirá "CC:.:f.Fi13,21.
lo stato d1gloria ola forma di Dio ai fedeli; scomparirá allora los t a t o di corru‑
zione e subcntrer£t lo stato di gloria in seguito alla trasfiguraziomc finale; vedi ' ” La trasñgurazione di Cristo su] Tabor &un anticipo della gloria della
A. Fierro, Sobre la gloria, pp. 245-256 dedicate ai cc. 35-43 di questo libro; ' ris mrrezione pasquale, a cui &legata la gloriñcazione dei salvati; cf. 'l'rin. 6, 24;
cosi pure pp 218-223 sull'uso ilariano di Fil 3, 21. In lí-'Mal!b, l7, 3-4 ( 5 0 1258, pp. 64-66)…
264 La Tn'm'tá/2 Libro 11, 38-41 265

sole; in questa gloria il Signore, trasñgurato su! m o n t e , mostra agli i prh1.pati & vinto la morte“. L'Apostolo ha seguito questo crite‑
apostolí il modo di essere del suo regno. rio, ríoe che peri principati e le potestá parla di annientamento,
39. Consegnerá dunque il regno a Dio Padre“, non come se, m e n ? per i nemici di sottomissione”. Una volta che questi saran‑
consegnandolo, cedesse il suo potere; ma nel senso che noi, tesi no sr.omessi, egli si sottometterá a colui che gli sottomette t u t t e
conformí alia gloria del suo corpo, saremo il regno di Dio. Non le c n t , cioé a Dio, percbé Dio sia tutto in tutti", quando la n a t u r a
dice infatti: <<Consegnerá il suo regno», ma: Consegnerá z'l regno, dívir‐ del Padre subentrerá alla n a t u r a del n o s t r o corpo assunto.
ossia consegnerá noi che saremo diventatí regno di Dio grazie alla SeDainfatti sará t u t t o in t u t t o , &perché in virtú del disegno salvi‑
gloriñcazione del suo corpo. Consegnerá perció noi facendoci re‑ ñco ,.he procede da Dio e dall,uomo, il mediatore t r a gli uomini e
gno, secondo questa parola evangelica: Vem'te, benedetlí del Padre DiaºI possiede in séper l'incarnazione ció che ¿:proprio della car‑
mío; porredete ¡[ regno preparato per voi dal/a creazz'one del mandadº, ne, eper la sottomissione riceverá in pienezza ció che ¿:proprio di
Perció ¡ gz'usti rt'splenderanno come ¡[ sole nel r e g n 0 del Padre Dio,:osi che n o n sará Dio in parte, ma Dio tutt'intero”. Non c'é
lorodf. Il Figiio infatti consegnerá a Dio come suo regno quelli che dunme altro scopo per la sottomissione se n o n che Dio sia t u t t o
ha chíamati facendoli regno, ai quali ha promesso anche la beatitu‑ in t w o , senza che per alcun aspetto la n a t u r a del corpo terrestre
dine contenuta nel mistero, dicendo: Beatí z"puri di cuore, percbe' es‑ rim31ga in lui, e cos] lui che prima racchiudeva in séle due dimen‑
sz' vedranno Diaº“. Perció regnando, allontana gli scandali, e allora sionísia ora soltanto Dio. E questo, n o n per un riñuto del corpo,
i giusti risplenderanno come il sole nel regno del Padre. Consegna ma ¡erché esso & trasformato grazie alla sottomissione; n o n per
il regno a Dio Padre, e allora coloro che ha consegnati &Dio come una climinazione dovuta a dissoluzione, ma perché & cambiato in
regno vedranno Dio. E di quale regno si tratti, nedátestimonianza virtií della gloria. Acquisisce per sécome Dio l'umanitá, e n o n per‑
egli stesso quando dice agli apostoli: In voi infattz' si t r o v a il regno de la divinitá in quanto uomo. Si sottomette poi n o n perché n o n
di Diaº”'. Regnando quindi, consegna il regno. E se qualcuno do‑ sia p_iú, t n a perché come Dio sia t u t t o in tutto; nei mistero della
manda chi ¿=costui che consegna il regno, ascolti: Cristo ¿ risort0 sonmmissione ottiene di essere in modo permanente ció che non &,
dai martí come prímizía a'i CUÍ()rU che dormono, perché per mezzo di senza che per questo venga meno e si privi dell'esistenza.
un uomo la morte, e per mezzo di un u o m o la rimrrezione dei mor‑ 41. L'autoritá apostoiica & per noi sufñciente perché nella fe‑
tz'º”. Quanto ora si dice sulla presente questione ríguarda infatti il de paossiamo essere sicuri di questa interpretazione, cioé che il Si‑
mistero del corpo, perché Cristo ¿:primizia tra ¡ moni. In virtú di gnonre Ges€1 Cristo, primizia di coloro che dormonod“, nel tempo e
quale mistero poi Cristo & risorto t r a i moni, lo c o n osciarno da pe riil disegno salviñco si deve sottomettere, perche' Dio sia tutto in
quanto dice 1,Apostolo: Ricorda c/7e Cristo Gesú, della dz'scendenza tutfoodº, &questa non e una debolezza della sua divinitá, maun van‑
dí Davide, ¿ rirorto tra ¡ mortídi; ha insegnato quindi ch ela m o r t e e
la risurrezione derivano solo da que] dísegno salvíñco, per il quale
egli ¿:diventato carne. dk Cf. 1 Cor 15, 24‐26, *“ 1 Cor 15, 28. d'“1 Tm 2, S.
40. Ein regna in questo medesimo corpo glorioso che ormai ¿"10C0r 15,20. dº1 Cor 15, 28.
& il suo, finché n o n sottometta 3 Séi nemici, dopo aver annientato
33Suquesta distinzione vedi precedenti note 34‐35.
39Si allude all'uitima tappa della storia salvi£ica, quando Dio sará t u t t o
in wutti, e alia carne e all'umanitá del Verbo sará conferito lo stato di gloria
ddCf. 1 Cor 15, 24. º'=' Mt 25, 34… ='"Mr 13, 43. J»Mt 5, s. prcg;prio di Dio (Deus !otur); sulle tappe dell'economia salviñca, cf. Trin. 9, 6,
( ' t h 17,21. d-1(:or15,20-21_ di2 Tm 2, 8. m i … nota 13.
2 66 La Tri»:':á/2 Lz'bm 11, 41-43 267

taggio per la n a t u r a assunta4º, por cui l'uomo &Dio ormai saranno perf&)io sia tutto in tattoº“, ed egii rimarrá ormaí tu_tt'intero co‑
interamente Dio. Tuttavia, por escludere l'iclea che noi non attin‑ me [ f : grazie ¡¡quel disegno salviñco per il quale ¡: dwentato uo‑
gíarno anche dai vangeli, quando crediamo che 6in &gloriñcato nel mo Iron ha passato certo sotto silenzio il tempo in cui ero acca‑
corpo e in esso regna e che in futuro Sisottometterá perché Dio sia drá. rendo: Ancha Dio lo ha glor¿ñcato in sé, e Dio lo haglar¿fícato
t u t t o in tutto, dobbiamo fondare la testimonianza della nostra fede pres!:Visto che Giuda usciva per il ttadimento, ein indicó come
n o n solo sulle parole dell'Apostolo. ma anche sulle dichiarazioni pres de la gloria che avrebbe acquisito dopo la passrone con la l'l‑
del Signore. Quanto Cristo ha detto per bocca di Paolo, lo slesso surwone fut ura, (: riservó per l'avvcnire quella gloria con la quale
Cristo lo aveva gia detto prima di Paolo. Dio |avrebbe glorificato in sé“. La gloria di Dio si manifesrava in
42. Per mostrare dunque ai suoi apostoli I'economia salviñ‑ lui pc la potenza della risurrezione, m e n t r e (:in sarebbc r1masto
ca della gloria con parole del t u t t o chiare, egli dice: Om ¡'! ¡€g¿io nella:loúa di Dio, cioé come Dio cbc ¿:t u t t o in t u t t o , grazic ald1‑
defl'uomo ¿' stato g!r.=rrf¿ca!o, 8 Dto ¿' stato gfon'j5mto :'rr Íw'. Se Dio 5cgmsalviñco che comportava la sottomissionc.
¿=stato g!orrfimto ¿'n ¿'ur', anche Div ¡o ¿Mglor¡ficato ¿'n ir", 6 Dia lo ¿. Quanto &grande l'insensatezza della follia erotica. che non
ha g!ur:)?cato presto“. In primo luogo troviamo la gloria del Figlio saas;ettarsi in rapporto a Dio ció che lusinga le speranze umane,
dell'uomo, poi la gloria di Dio nel Figlio dell'uomo, per il fatto comxse D i o fosso incapacc di operarc in sestcsso quanto pub opc‑
che ¿:detto: Om :?F:'gi':'0 de¿'¿”uomo (?stato g!or:ficato, ¿ Dio ¿*xtato rare 1ell'uomoT Né la parola néun pcnsiero basati sulla ragione di‑
gíor¡)ºimto ¿afur", Ció riguarda anzitutto la gloria del corpo. gloria ranm mai questo, che cioé Dio per u n a sorta di necessita naturale
che riceve per il suo essere in unione con la natura divina. Segue sia oobligato a prcnclersi cura di noi, & poi n o n possa procurare a
poi l'elevazione a una gloria piú perfetta. che o c c 0 r r c raggiungcrc sesrxsso alcuna beatitudinc! Non che abbia bisogno dí crescita. lui
grazie a un incremento della gloria gia concessa al corpo: SeDio ¿ the possiede una natura (: una potenza n o n soggcttc aturbamcnti.
.rram giorr'jíca!o ¡'n fm”, ¿mcf)e Dio ¿'a ha g¿or:)5mm ¡'n sé, ¿'Dio ¿aha Ma_ ¿al momento che grazic all'economia salvifica eal grande m i ‑
glorrficam pre…-¡m. Por questo infatti Dio lo haglorificato in sé, cioé sterc- della pictá*" & anche u o m o lui che & Dio. sarcbbc incapace di
perché Dio ?:giá stato gloriñcato in lui. Difatti, che Dio ¿:s tato glo‑ darec a se sresso di essere interamente Dio. quando senza dubbio
riñcato in lui. riguarda la gloria del corpo. per cui la gloria di Dio concederá ancho a noi di essere quello che n o n siamo! II Que della
e intesa por mezzo del corpo, dato che la gloria di Dio deve essere vita &della morte urnana infatti ¿'la risurrczionc. Ela ricompensa
intesa attraverso la gloria del Figlio dell'uomo. Per il fatto poi che assoÍdut-amente cena del nostro combattimcnto & l'cternitá incor‑
Dio ¿:s tato glorificaro in lui, Dio lo ha gloriñcato in Sé, ovvero Dio
lo haglorificato in séper una crescita della gloria di D i o in lui. Dal "q 1Cor 15. 28. "'1 Tm 3, 16,
m o m e n t o che gia regna nella gloria, la quale proviene dalla gloria
di Dio, egli dovrá di qui passare alla gloria di Dio. Dio infatti lo ha
'” Nel testo grcco di G»- 13, 32 il verbo glonfícare (o hononfícarc) e al
gloriñcato in sé, ciof: in quella n a t u r a per la quale Dio ¿:ció che ¿. futuro lñoé_riouvl. llario l'imendc solitamentc al passato ¡n base al princ_rplo
che‐lá le rcaltá salviñche che si vcriflcheranno in seguito gia sono prcsenl¡rnel
piarno divino che si rcalizza in Cristo. nel quale si trova ogni Pienezaa (cf. ! rm.
d"Gv13,31‐32. 11.'v-' 31]. Qui llario distingue due momenti nella glorificaatone dl Costo (la
glotilicazionedi D i o daparte del Figlio dcll'uomo ¡:lagloriñcazione del Flglio
de,[_.'uomo da parte di Dio); tuttavia non sempre ¿:fedclc a tale distlnuone; su
“…Ritorna il t e m a della promozione della n a t u r a umana ase=_=unta dal Ver‑ qnn:5to capitolo vedi A. Fierro, Sobre ¿'a gloria, pp. 144-151. c o n n o t a 28 (p.
bo alla gloria divina. Sulla nozione di pmf¿rm.r, vedi precedente n o t a 33. 14-T '] e nora 46(p. 150).
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270 u Trinitá/2 Libro 11, 4648 271

cui noi possíamo formarci un giudizio, e il suo controllo & afñdato ma di lui, nulla ha altra origine, nulla & fuori di lui. Di quale carg‑
al tatto ()alla vista. Nell'altro caso invece, ció che accade nel tempo mino di pienezza allora habisogno, per g i u n g e r e ad essere anc e
ed &generato o fissato per una sorta di inizio successivo &noi, dato attraverso il tempo Dio tutto in tutto“ ? 0 da dove dovra rlíeyerf,
che n o n nasce prima della nostra capacitá di intendere, ¿:s oggetto lui al fuori del quale non C'é nulla? Certamente da null;1i me e
anche alla nostra facoltá di giudicare. La nostra vista infatti non sempre esiste. E lui che sempre estste e fuor1 del quale riu a e_s15t:2
giudica i'invisibile, essa che distingue solo ció che vede. D'altro per quale crescita deve giungere aperfez¡one e percqua e agg¡un .
canto, la nostra m e n t e puó estendersí al tempo in cui non esisteva, deve cambiare, lui che dice: ¡o .torzo e non cambzo .,se non resta
e indagare sulle cose che precedono la sua nascíta, anche se le & spazio per un mutamento. né m o t w o per un¡ac_cresc1mento, nff:trt
dato di farsi un,idea soltanto di quelle cose di cui essa stessa ¿:an‑ prima perché sia eterno. ne altra cosa perche .51a DIO se n o n l 13
teriore. Essa n o n raggiunge una conosccnza chiara, fin nelle cause, to che ein ¿‐Dio? Perció non sara DIO tutto tn tutto attravers¡oh
di queste realtá che per lo piu rimangono incerte peri limiti dovuti sottomissione del Figlio. E n o n grungera a perfeaione per qlua c le
alla sua debolezza naturale. Meno ancora pub percepire la misura causa, lui dal quale e per mezzo del quale e all m t e r n o de qua ¿
di quelle realtá che la precedono per un disegno eterno, quando ' ni causa. _ '
col pensiero deve risalire al tempo che precede la sua nascita. 5U5513$00ñuindi rimane come sempre é,xe neppure iaa bisogno del
47. Per questo motivo, dato che cadono sotto la nostra cono‑ progredire lui che ¿:sempre quello che e, a part1re a sestesso
scenza solo le cose che vengono dopo la nostra capacita conosciti‑
va, l'Apostoio ‐ dopo aver ricordato la profonditá della sapienza di Pºr 5285.[$Is:neppure sul Dio unigenito ricade la necessita 31 carn‑
Dio, l'infinitá dei suoi giudizi insondabili, lºarcano delle vie inacces‑ biare natura. Ein infatti & Dio, e questo 6 li nome della wan1úa
sibili, la non conoscenza del suo pensiero occulto e l'incomprensi‑ piena e perfetta. Come prima abbiamo mostratoz il SigniñcDato e ta
bilitá del suo consiglio nascosto ‐, ha aggíunto: Cbi ínfaltigli dz'ede gloria richiesta e il motivo della sottomrssmne e che sm ¡0 t u ! o
per primo [qualcosa], parc/Já ¿:lui forte rt'cambiato? Poícbe' da luz", in tutto“. Ma che Dio sia tutto in t u t t o e'un.mistero. non urfta ne‑
per ¡¿de ¡n lui t o n o tutte le cose. A lui la gloria nei seco/í dei .s'ecolz'd“. cessitá42. Rimanendo infatti nella forma di DIO ha assunto la orma
Dio, nella sua eternitá, non & soggetto a 1imíti, & nulia gli si di servo, eppure non ¿:andate incontro ¿¡un “mutamento, TÍ Sidei
pub anteporre con un a t t o della m e n t e o deil'intelligenza che lo spogliato di se stesso, si & nascosto dentro .d…1 se, 51e svxlilo ? o .
preceda. E perció nella sua interezza ein &profonditá impenetra‑ sérimanendo all'interno del suo potereºº. Sie adattato a a orma
biie e inscrutabile; lo & nella sua interezza, in modo da non poter
essere racchiuso in alcun limite, ma & inteso come immenso, per‑
ché da nessuno ha ricevuto ció che &,e nessuno gli ha dato per º h 1 ( l o r l 5 28. …-Mla,e. º""l(lorl5,28. ººCf.1º112,6-7.
primo qualcosa, c o s ] che sia obbligato a ricompensare l'azione di
chi glielo ha dato. Da luz' infatti, per lui ein lui sona t u ! t e le cose". 42L'espressione <<Dio tutto in tutti» (1 Cor IS., 28) e ap¡_)hcatíl af)i í2glio;;
non al Padre com'é nel t e s t o paolino. La gloria che il thlio chiedc ¡¡ re p
Non habisogno dí q u a n t o esistc a partire da lui, per mezzo di lui la sua umanitá, seeondo Cv 17, 5. coinc1de con la sua sottom¡sstone, attra;.;rs:>
e all'interno di lui; ein & l'origíne, egli & lºarteñce, ein contiene la quale ein diventa Dio t u t t o in t u t t o (Deus totux). (…osr Siria3sumc'm e 311710
tutto, egii va al di la di q u a n t o &al suo interno, egli ¿:creatore di 143, 7: <<A queila ohbediernza perla quale ha assunto [ aspetto (¡ ser;l(1)', fºrma
quanto &stato fatto; e mai habisogno di q u a n t o &suo. Nulla &pri‑ stesso aspetto dí servo viene donaro dresser_c c t o che era: cssereduoe n ¿ ¡ d i m
di Dio. Lo svuotamento della forma divina infatti non eonosee annoo p(%€EL,
ma acquisisce, al contrario, la forma d1vma perla forma semle assltgg)ta» _ …
“ s z 11,35-36, NRm l l , 3 6 . 22, p. 817, 30- p. 818, 4);vcdi A. Fierro, Sobre la glorza, pp… 151- .
m ».…… ……
….
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.m.…a.………….…» ..u…a<… …. …………
…… …… m … …1.…… .……………… M n . …
… ……3.;= ¡1aún…… … …nT …………A…
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… …, ………u.………………………
… ..¡_……… z……_……….
….J.u…áí……….……………
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a.… . ; … … … … … … u ' … ¡ … …
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Libro 12, 1-3 275

LIBRO 12 frontata e infranta con la nostra solida imbarcazione, essa stessa ci


accompagnerá lino al porto sicurissimo della spiaggia desidcrata.
2. Ma noi n o n ci appoggiamo a speranze incerte e vane, alla
maniera di marinai che, navigando talora piu secondo i loro desi‑
deri che sortetti da fondata sicurezza, sono abbandonati () sospinti
da venti variabíli eincostanti. Del resto, ci assiste lo Spirito dí fede
che n o n si allontana, rimanc con noi come dono del Dio unigcnito,
1. Accompagnati dallo Spirito Santo, ci dirígiamo finalmente eci conduce aluoghi tranquilli secondo un percorso immutabileº.
al p o r t o 5 1 c u r o etranquillo di una fede solida. A noi accade la stes‑ Non conosciamo infatti Cristo Signore come una creatura, perché
sa cosa che molto frequentcmente suole accadere a quei marinai n o n lo &; né come opera di Dio, perché ein e il Signore di t u t t e le
che sono agitati dal marc grosso e dal v e n t o . Trattenuti all,entrata opere; malo conosciamo come Dio, Dio generate propriamente da
del porto e costrettí talora a ritardare l'ingresso per la violenza dei Dio Padre. Senza dubbio, tutti noi siamo chiamati ed elevati a 5in
fluttl, alla Ene sono sospinti dalla forza stessa di un'onda gigante‑ di Dio per una condiscendenza della sua bontá, ma lui ¿:il solo Fi‑
sca eterribile nel rifugio conosciuto eñdato. Questo, lo spero ca‑ glio di Dio Padre, frutto di una nascíta vera e perfetta, conosciuta
pitera a noi, che in questo dodícesimo libro ei sforziamo di lottare
unicamente da loro due.
contro la tempesta degli eretici; m e n t r e in esso offriamo la pop a Ma questa soltanto ¿‐la nostra fede, confessare che & Figlio
ben d1f'e5a della nave all'ondata della durissima eresia, quella stcs2a per nascita e non per adozione, che n o n & stato eletto ma genera‑
onda c1spingerá nella bala della quieto desiderata. to come tale*. Non lo annunciamo infatti come create o n o n n a t o ,
Una volta che tutti sono stati spintí qua e la dal vento di una perché non mettiamo i l Creatore sul piano delle c r e a t u r e , n é pro‑
dottrma ambigua, il timore, il pericolo e spcsso anche il naufra‑ clamiamo falsamente una nascita priva di generazione. Non esiste
g i o nascono propriamentc dal fatto che, col pretesto dell'autoritá
da se stesso, lui che esiste per nascita; non & privo di nascita. lui
lpr_ofetrca, sr vuol provare che il Dio unigenito ¿:una creatura. ln che & Figlio; e lui che & Figlio, n o n puó esserlo diversamente che
… n o n cr sarebbela nascita, ma la creazionc, in q u a n t o per boc‑ per nascita.
ca della sapienzal e detto: Il Signore mi ha crcata per l't'm'zio delle 3. Nessuno dubita che le ragioni dell“empieté sono sempre
¿"Z-le” vre”. Ecco l,ímpeto piu forte della loro tempesta, ecco l'onda
contraric esi oppongono alle ragioni della retta fede, e che non si
p i u v10lenta della vorticosa bufera. Ma una volta Che l'avrcrno af‑
pub accettare con vera pietá quanto si vede che ¿:stato accettato in
maniera empia. Ora questi nuovi4 riformatori della fede apostolica
aPr 8, 22. cercano di separate con litigi lo Spirito dei vangeli da quello dei
¡ . . .
Pr 8, 22 (con 18 ncorrenzc, dl c u i 13 nel trattato: Bz'blza pa!rxktira (>, p
.156.) e tra 1t e s t i su cui maggiormcnte si appoggiano gli ariani per provarc che
11F1gho e una creatura. Ilario ne tratta anche in Sw: 16‐18 ( P L 10 492 B- 495
¡ L a met-¿fora dello Spirito che. come v e n t o , gonfía le vele della retta
A), facendo leva sulla distinzione t r a gencrazione e ereazione. ¿los] afferma confessione della fede e della predicazionc ricorreva gia in Trín. 1. 37.
in Syn. 17: <<Ognt nascita, qualunquc sia, si stabilisce nella propria natura a aSulla ñliazionc naturale: e non adottiva di Cristo. cf, Trin. 6. 40; 7, 2;
partire¡dalla natura generante; la creazione invece prende inizio dalla potenza 12, 13.
dl colullche crea, potendo il Creatore t r a r r e la creatura dal nulla» ¡ P L 10493 4Circa il titolo di "nuovi" (“innovatori”) attribuito agli ariani, cf. 'l'rín.
B). Vedi le mdícazíoní date in Introduzionc', n o t a 99, p. 65… ' ' 2,4; 11.4, c o n n o t a 7,
276 La Tr¡…'ni/2 Libro 12, 3-5 277

Profeti5, introducendovi discordie. Alcuni avrebbero profctizzato creato ogni esercíto del cielo“. E testimone anche Pietro che scrive:
in un modo, altri avrebbero annunciato in un altre, dato che Salo‑ Affdandogli le vostre anime come al creatore fedeleí
mone ci inviterebbe a venerare una creatura, mentre Paolo rimpro‑ Perché imponiamo all'arteficc il n o m e della sua opera7? Per‑
vererebbe coloro che servono una cteaturaº. E certo non sembra ché diamo a Dio i nomi che sono per noi? Egli ¿:il n o s t r o creatore,
che queste posizioni si possano armonízzare tra loro secondo un & il creatore di ogni esercito celeste.
modo eretico di intendere. L'Apostolo, istruito nella legge", riser‑ 5. Seper la fede dein apostoli e dei vangeli si deve intendere che
rato alla predestinazioneº, parlando per mezzo di Cristo che parla queste parole sono da riferirsi al Figlio, per mezzo del quale t u t t o e
in lui“, o ha ignorato la profezia o conoscendola l'ha svuotata. Non stato fatto, come si porra mettere sullo stesso piano delle cose che ha
ha conosciuto Cristo come creatura chiamandolo creatore, ed ha fatto, e ricevere il nome che si adatta alla natura di tutte le cose?
vretato di rendere culto a una creatura, lui che ha invitato a servire Anzitutto, il modo umano di comprendere riñuta sicmamente
unicamente il Creatore con le parole: Essi cambiarono la verz'tá di che i l Creatore sia una c r e a t u r a , posto che l a creatura esiste grazie a l
Dzo m menzogna e servírono una creatura, mettendo da parte il Crea‑ Creatore. Se questi fosse una creatura, sarehbe soggetto alla corru‑
tore, che ¿benedetto nei secoli dei 366011“. zione, sottomesso a un'attesa e sarebbe obbligato a servire. Lo stesso
4. Forse Cristo, che come Dio parla in Paolo, ha poco da rim‑ infatti dice il beato apostolo Paolo: Percbé la lunga attesa della crea‑
proverare a tale empietá menzognera? Forse risparmia condanne zi0ne arpelta la rivelazíone dez'£gli di Día. La creazí0ne infatti ¿stata
alla menzogna che altera la veritá? Tutte le cose infatti sono state sottomesm alla vam'tá, mm dí rua z'niziatíua, ma in vz'rtú di colw' che
create per mezzo di Cristo Signoref, e per questo & chiamato pro‑ l'ba sottomessa, nella spemnza, percbé la m)azione ¡ t e r r a sará lz'berata
pr1amente creatore. Non si adattano a lui né la natura né il nome dalla xcbiavitú della corruzíone per entrare nella lz'bertá della gloria dei
di cró che ha operato. Ci ¿=testimone Melchisedcch, il quale pro‑ jiglí di Dial. Seallora Cristo ¿:una creatura, necessariamente si t r o v a
clama che Dio & i l c r e a t o r e del cielo e della t e r r a i n questi termini: nell'incertezza di un lungo periodo di attesa che spera; nella sua lun‑
Benedetto [ ria] Abram0 dal Dio altz'srz'mo, che ha creato ¡[ cielo e la ga attesa spera ció che spcriamo noi, e in tale attesa ¿:soggetto alla
terra“. E testimone il profeta Osea quando dice: lo [sono] ¡[ Signore vanitá; ed essendo sottomesso per necessitá, non lo e per sua inizia‑
tuo Dio, c/9cº ¡JO jísrato ¡'I cielo ¿'c reato la terra, ¿*le cui mani hanno tiva. E se&sottomesso senza la sua volontá, necessariamente sara an‑
che servo; eseservo, avra anche una natura corruttibile. L'Apostolo
insegna infatti che tutte queste cose appartengono alla creazione;
t h , F i l 3,5. €Cf.Gall 15. “ ( T 2 ( ' r13 3 º quest'ultima &destinata ad esserne liberata passando per una lunga
25. [Cf. Col 1, 16. “Gen 14, 19. º l . Rm L
attesa, e sara gloriñcata con la gloria propria dell'uomo“.
5 . - . . 4 . . . .
l.o stesso gli apostoli da cui ptovengono ¡
bpmto ha ¡ s p i r a t o 1 profet1e
vangeh, e non si possono separate ¡ due momemi della sua azione nella storia hOs 13, 4 ( L X X ) . ' l P t 4 , 19. 'Rm 8,19-21,
sía3lgiñca; cf. Inn. 2, 32; 5, 38; 11, 18; vedí M. Ferreira, Féeprofen'a, pp. 134‑
6 , , _ . . . _ _ . . 7Cristo &propriamente creature perché tutto & stato fatto per mezzo di
Gli a r i a m r l t m g o n o the Salomone, l'autore det Proverbz, ha conside‑ lui, e non pub essere messo a] livello di una c r e a t u r a , per quanto privilegiata
r a t o Cristo una creatura ed ha esortato a venerare la Sapienza che coincide”
si passa pensarla.
con lui; Paolo invece condanna coloro che adorano la creatura mettendola al 8Paolo insegna che t u t t o il cream attendc di essere líberato dalla vanitá
posto del Lreatore (cf. Rm 1, 25). La logica degli ariani si basa su una separa‑ e da] non senso, (: tale l i b e r a 7 j o n e componerá la partecipazione alla gloria che
zrone inaccettabile t r a lo Spirim dell'Antico Testamento e quello del Nuovo“ sara conferita all'uomo da Cristo risorto (cf. Trin. 11, 41‐49). SeCristo fosse
vedi L.F. Ladaria, El Expiri/u Santo, pp. 60-71.166‐175. , una creatu ra, dovrebbe attendere di essere liberato in Vlrtf) (ii sestesso. mació
sarebbe una contraddizionc.
278 La Triní!á/2 Libro 12, 5-8 279

Quale dichiarazione imprudente ed empía attribuire &D i o ta‑ n' glur¿£cbino :"! F¡g!io. come glur:fcano il Padíe. (.bz nora glor¿frgadíi
li caratteristiche offensive quasi fosse una creatura, cioé trovarsi Fz'gh'o, non glor:fca :'¡Padre ¿be lo ¡:ja m_anda_to . Non puolgssíerc1 ,
nella condizione dí chi spera, essere soggetto acostrizione, dover versitá nelle cose se non quando c &drversrta nell onore . e stes‑
essere líberato da ció che riguarcla noi e non lui. quando inveee se realtá meritano uguale venerazione, perche nel caso con_trat;o
siam0 noi ad essere elevati a qualcosa a partire dalla sue caratteri‑ o si attribuirebbe indegnamente l'onore p i u grande a essen me‑
stichel riori, oppure gli esse:i inferion sa_rebbero messr_sul_lo_stesso prapo
ó. Eppurc la nostra empietá va avanti sviluppando una malizia di onore a scapilo di quelli super-¡on. Se allora ll F1gho. $L'ISSISth.1
piu grande con lºaudacia di un simile linguaggio illeeito. secondo de per creazione e non per nascita, &messo_sullo stesso1palmo :,
il quale, se il Figlio & una creature, anche il Padre non dovrá diffe‑ Padre per venerazione, vuol d1re che non dramo al Pac rel onore
rire dalla creature. Cristo ínfatti. rimanendo nella forma di Dio, ha dovuto, dato che ci obblighiamo a venerarlo nelle m15ura …eur si
ricevuto la forma di servo; e secolui che esiste nella forma di Dio ¡: venera una c r e a t u r a , M a dal momento che i l P1glro & uguale F.DK,J
una creatura, Dio non differisce dalla creatura, in q u a n t o la creatura Padre per essere n a t o da lui como DIO, possrede anche uguag 1 a n z ¿
¿:nella forma di Dio. Essere nella forma di Dio n o n ¿»altre, si inten‑ ' ' Fi lio e non una crearura. _
de, che il rimanere nella n a t u r a di Dio; e per questo anche Dio & nº" %Iiºéícgunlí parola luminosa del Padre su di lu1: Qaldgrezrz‑
una creature, dal m o m e n t o chela creature esiste nella natura di lui. ho, prima ch'anmm !i ¡no gmcra!o'. Non comporta pre1g1u 1211 EU
Coluí che era nella forma di Dio, n o n ha considerara un possesso Dio ‐ come molte volte alubiamo cletto ‐ se perla debo c u a (.e ¿
geloso essere nella forma c|i Dio, perché dall'uguaglianza con Dio, n o s t r a intelligenza ha detto di averlo generato daligrmrz/m: que‑
cine dalla forma di lui si e ridotro alla forma di servo. Dio poi n o n si fosse formato di parti interiori ed c s t e r i o r r che Sl ertrcol1no_m
poté abhassarsi da Dio ad u o m o se n o n spogliandosi della forma membra, come awiene per ¡ corpi che rraggono ongmí da p r i n ‑
divina. Ma spogliandosi di sé, non cessó di essere. anche se passo cipi materiali. Il Signore di tutta la n a t u r a r1mane assoxuraánen=e
ad essere altro ula quello che era. E neppure venne meno a sestes‑ libero dalla necessitá propria delle cause nuturall, e cosr in rca e
so, lui che si spoglió di sé, dato Che ¡] potere della sua forza rimase caratteristiche della nascita del suo umgcmto_ mediante rl poteiíe
nel potere stesso di spogliarsi di se, e passare nella forma di servo della sua n a t u r a immutabile. Nascendo m_fattr come _5pmto da o
non equivale & perdere la natura di Dioº, dal m o m e n t o chelo spo- ' Spirito, anche se nasce da quanto e p r o p r i o dello S;;rnto, per citi;
gliarsi della forma divina non ¿-altre che un'espressione della forza egli stesso &Spirito. non c'é tuttrwi:a altra causa per a sua ngsc1dº
del porcre divino. senon quella dei principi perfett1e1mmutahrlr. E pur museo o ya
7. Del resto, esistere nella forma divina non ¡: altro che essere una causa perfetta e immmabrle, e necessano che nesca aoraestle
Liguale a Dio, e cos] al Signore Gesú Cristo, che esiste nella forma causa con quanto ad essa appart1ene. ¡2 una necessrta prop… eg 1
di Dio, &dovuto un uguale onore. come ein stesso dice: Percbétut- _ uomini essere racchiusi nel grembo come all m t e m o della propr13
origine. Ma Dio, che e perfetto ln quanto non consta dl pam e
9l.'espressione "forma di Dio”, come snppiamo, ha un duplicc signifi‑
cato. Indica sia la n a t u r a divina che il modo di manifestarsi di tale natura. "“Gv'5.2í IISallO9.3.
Questo p e r m e t t e di affermare che spogliarsi della forma Dio non significa p e r '
il Figlio perdere la n a t u r a divina; t r a altri testi, cf. Tirr'n. 8, 45, con nota 41: 9, …Sul 1 ' mñcato
' '
teolog1camcnte forte_dt onorc=”, c['. Trín.7
' ., 20‐2L' _
14; 10, 19; l'» ps. 138, 3 [CSEL 22. p. 746, 14-20); vedi P, Gallicr,3&ínrflr?aire ' “ Su i)¡go come Spirito (Gx-' 4. 241. ci. Trin. 2, 31; sull attrrbuto dwlno
de Poitiers, pp, 112-131; L.F. Ladaria, La crismlog:h. p p . 75-80. ' della semplicitá, cf. 6. 12; ?. 28; 9. 61; 10. 58.
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2 82 La Tn'nítá/2 Libro 12, 12-16 283

la terra sono ñgii, né il mondo proviene de nascita, edi queste re‑ lo si apprende nell'cspressione: Per ¡[ popolo che nascera, che tl
altá &detto: Tutte le cose sono slate falte per mezzo di luz", 6 a t t ra‑ ' No“. ' x
verso il profeta: ] cie/í sono opera delle .vue maní“, c per bocca dello Stg”<íf; ¡1í¿11jpaopolo d'Israele dungue nascerá, perche sara ¿at;ot.tE
stesso: Non abbandonare l'opera delle fue maní“. Forse 1'immagine dicendo che nasce, non si potrá 1ntendere che non stal,anc e F?I?¿
dipinta & ñgiia del píttore, ola spada figlia del fabbto, o la casa ft‑ Infatti & ñglio per adozione,non per genetaztone; e esserñat_igvo
g1ia dell'architetto? Queste sono opere del loro artefici, mentre per non gli appartiene in p r o p r i o , ma corr15ponde a on appet ¡¡ v¡Á
un padre %:figlio soltanto quello che nasce da lui. Difatti, benché si trovi scritto dl 1…mm przmogenzto, ee u a_
13. Certo anche noi siamo fiin di Dio, ma perché siamo stati molta differenza t r a il mio figlío diletto e zl_ mm fglzo przm3gem_to.
tesi Hglí“. Un tempo infatti eravamofiglz'd'im“,masiamo stati fatti Dove si tratta della nascita, ii si trova-tl nf:0jígl10 dzletto; love*le
ñglí dí Dio dailo Spirito di adozione“; meritiamo di essere chiamati vece si tratta deil'elezione t r a le genti e l adopton:: per vo ofntn, 1
tali, m e n t r e n o n siamo taii per nascita. E dato the t u t t o ció che & si dice :! mio figlío primogem'tjo. ¡Q… 11possesstvo suov Slri e3s)cg
fatto, prima di essere fatto n o n era, noi che n o n eravamo ñgli, sia‑ al primogenito, li invece al Figho. Nello nasctta tnfatt1_anzmr n'‑
mo stati fatti quello che siamo. Prima ínfatti n o n eravamo figli, ma suo, e cos] &diletto; neii'eiezione dei Figho tn_vecc anzttntto e pri0
10siamo dopo che l'abbiamo meritato. Non come nati, macome mogenito, e di conseguenza & suo. Lessere prutmogentt_o %prop he
fatti; n o n come generati, ma come acquisiti. Dio ínfatti si & acqui‑ di Israele adottato come figlio tra t u t t i ¡ popoh; 1nvece (:c raro c
stato un popolo-", &acquistandolo lo ha generate. Inoltre, n o n ab‑ l'essere Figiio &proprio deil'umco n a t o come Dto. _"
biamo mai saputo che Dio ha generato figlí nel senso proprio del Pertanto n o n c”e nascita vera e perfetta, quando la generamo_
termine. Non dice infatti: <<Ho generato ed esaltato ¡ miei ñgli», ma ne&il contenuto di un'attribuzione e n o n realto, perche n o n Í] e
unicamente dice: Ho generara ed esa!tato deifíglz“. dubbio che quel popolo che nasce come ñglto e anche ¿C's? t( [e.
14. A meno che, circa l'espressione: Irraele, ¡! mio fíglz'o pri‑ Diventando quello che n o n era, e dicendo che nasce pere dee s a o
mogem'toºº, qualcuno non ritenga che & stato detto mio primo‑ fatto, n o n de in lui vera nascita, dato che era altro prima l=nítscee
genz'ío per sottrarre al Figlio la caratteristica singolare di essere re. E perció n o n era figlio prima di nascere, ossia prtmla c e 0521
stato g e n e r a t e . Cost, avendo attribuito mio a Israeie, l'assunzione reso tale. Colui che & figlio scelto t r a 1popoll, e pcl)po o prima…‑
di quanti sono stati resi figli sarebbe stata scambiata come una essere ñglio, e per il fatto chc_non sempre e stato ñí_r, ;p, nolt:;: Sv;1za
nascita in senso proprio. E perció non apparterrebbe esclusiva‑ m e n t e ñglio. Il Figlio unigentto non e esrstito qua _cl_e vo …‐e
m e n t e & chi & n a t o da Dio ció che ¿:detto: Que_ttz' ¿3ii )€glí0 mío ' essere Figlio, né é stato qualcosa prima di essere líig 1%e no::lppre ¿:
dz'lettoºb, perché si potrebbe dire che mio appartenga propria‑ &stato qualche altra cosa se non F1gho. E cosr co ut c 1ese spato
mente anche a coloro che manifestamente n o n sono fiin per na‑ Figlio, non lascia pensare di 1…che qualche volta non o 051a .
scita. Che non siano nati come ñgli, benché si dica che lo siano, 16. 11modo umano di nascere comporta che quantr nascono
n o n siano esistiti ne] t e m p o precedente._Anertutto, perchehtuttl Ilí‑
'Gv1,3. "531101…26. “Sall37,8. “'Ef2,3. “Cf.Rm ' scono da quanti prima non esistevano. D1fattt, ogm uomo Cdílnaíalé
8,14»15. n y , 1Pt2,9. 451,2. ” Es 4, 22. “*“Mt 17. 5. t r a e origine da colui che glá esxsteva; tuttavm quello stesls)o _q ue
l'uomo nasce, a sua volta n o n esrsteva puma dl nascere. 1 qu15eg
“ Sulla differenza t r a ¡] Cristo, Figlio di Dio per nascita, e noi, 5in di v
Dio per adozione, cf. Trín. 4, 3; 6, 23.30.44; 7, 10.24; 8, 13; 12, 2; ( Í . Aux. 6
( P L 10, 612 B ‐ 613 A); ln ps.139, 9 (CSEL 22, p. 699); 135, 6[1'bt'd., p. 716). -, Ic53121, 32.
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286 La Tn…M/2 Libro 12, ¡9-21 287

19. I n primo luogo sarebbe stato o p p o r t u n o che quegli nomí‑ siano da esse spogliati. Siccome Dio puó fare tutte le cose ein esse
ni che ostentano una conoscenza devota delle cose divine, li dove fare t u t t o con sapienza. né la ragione e dissociata dalla “poteréiza' ne
si manifesta la veritá della predicazione dei vangeli e degli a p o s t o ‑ la potenza dalla ragione. Occorre_ che quantt ennunc13noj ,risítcí
li, avessero rigettato le questioni tortuose di una filºsofia scaltra, e al mondo si oppongano agli e m p i e imperfetti msegnamen¡tgl e
avessero seguito piuttosto la fede che si appoggia su Dio. Un so‑
mondo mediante la conoscenza della sapiente onn1potenza . se‑
fisma che interroga in maníera sillogística puó facilmente private condo le parole del beato apostoloz Le nostre am_zz mfattz non wno
una m e n t e debole della difesa della sua fede, per il fatto che una
carnalí, ma [sono] la patenza di Dio per la ¿liztrtruztorie dellefortezz;,
proposizione capziosa, presentandosi sotto forma di demanda, & dzlttruggendo ¡' ragíonanzentí e ogm orgoglzo .(,'/J€ szmnalzz eonlrío' ¿¡
in grado di privare di ogni significato una risposta semplice e adat‑ ¿ºonoscenza dz" Día““. L'Apostolo n o n h a lasc¡ato unafede spog i¿le
tata alla demanda reale, e cosi quanto viene tralasciato nella pro‑
povera di ragioni. Anchc se essa ¿:lo strumento£ p i u valido per El
fessione di fede &giá assente nell'intimo della coscienza. Quando salvezza, ció nonostante. se n o n & sp1egata c o n l mscgnz_nnento, o ‑
infatti ci si ehiede se esiste qualcosa prima di nascere, che cosa ri‑ frirá c e r t o un rifugio sicuro in cui riparare tra_le avvers¡ta, ma non
sponderemo in.modo tanto logicamente stringente quanto lo ¿=la manteer la sicurezza stabile per rcsistere: sara eome un acegmpa‑
nostra affermazione che nulla ¿-esistito prima di nascere”? Né per
m e n t o per i deboli dopo una fuga, ma n o n sara 1?fortezga mtre‑
natura né per necessitá logica segue che nasca quanto giá esiste. Il
pida per colore che occupano l accampamento. Bisogní'frmuijzzú;
nascere infatti ¿=necessario solo perché qualcosa sia, non perché
re quindi le dispute insolent1 contro Dto, abbattcre le 1¡Pese 'e :.
esiste giá. Quando avremo concesso questo, perché giustamente false ragioni, e piegare le menu che s1_1nnslzano Eno a e(tlnpieta,
si deve concedere, ci saremo spogliati della conoscenza della fede e questo, n o n con armi camalt masprntualr, non con una ottrtne
e, resi prigionieri, avremo dato l'assenso a supposizioni empie ed t e r r e n a ma con la sapienza celeste. In tal modo, 1rag1onamelttti ce‑
estranee.
lesti supereranno gli attaccament1 t e r r e m nella m i s u r a … C… e cose
20. Il beato apostolo Paolo ‐ come frequentemente abbiamo divine differiscono da quelle umane: ¡ ,
mostrato ‐ previde questo pericolo, e ci ha esortati &guardarcene, 21. Cessi perció la precuccupazoone della 'rnalafede. E questa
dícendo: Badate che nes.runo vi spoglz' per mezzo della filosofía edi non pensi che noi neghiamo, perche esse non l intende, qufanto so‑
un v u o f o ¡'nganno, secando la tradízz'one degli uomíní e secando gli lo da noi &ben comp reso e creduto. D1fatti', quando eon ºessllanm
elementz' del mondo, e n o n secando Cristo, nel quale abíta corpo‑ che il Figlio &n a t o , n o n per questo proclannamo con l artico a z ¡ o ‑
ralmente tutta la pz'enezza della dzbz'm'tẓ. Bisogna quindí essere in ne stessa delle parole che n o n & nato: Non (: lo stesso mfatti non esl‑
guardia c o n t r o la ñlosoña, e gli attaccamenti alle tradizioni urna‑ sere n a t o e nascere, perché questo dice che V i e n e da un altro; que.‑
ne n o n sono tanto da evitare q u a n t o da rifiutare. li ad esse non si lo, da nessuno. Una cosa ¿:essere sempre e t e r n o senza un prmc1‑
devono fare concessioni in modo Che risultino vittoriose piuttosto '
che ingannatrici. A noi che annunciamo Cristo potcrzza di Día e sa‑
p1'enza dz" Dz'oº“, spetta n o n tanto fuggire tali dottrine umane q u a n t o
riñutarle, difendendo e istruendo ¡ pifi semplici in modo che non º'2 Cor10.3-5.
19Ilairi0 distingue la v u o t a filosofia dalla dottrina elaborata con la rgtt|a
“'C012, 8‐9, *º* 1 Cor l, 24. ragione Sela prima‐&: da rif1utare, la seconda &da cercgre. Lia conoscenza e ‑
la fcdc ¡come la fede stes sa. &opera dello Spirito, che ¡ilumina l_1ntelligcnzee
la rcndc capace di difendcre e trasmettere le veritá dl fede; vedi L.F. Ladaria,
"*A proposito di questo passo, vedi Introduzí0ne, p. 50, con n o t a 62. El Espíritu Santo, pp. 217-228.
288 La Tn'm'tá/2 Libro 12, 21-24 289

pio, un'altra cosa ¿:essere coeterno al Padre, cioé ai suo principio.


to sempre padre coluiche precedentemente ha progredrtp verso
Dove c'é il Padre come principio, li c'é anche nascita; dove poi il lºadoleseenza passando per la fanc1ulleeza, e yerso la fanc1uliezza
principio ¿?e terno, li c'é anche una nascita eterna; come la nascita passando per I'inizio dell'infanzia. Perc16 chi e non sempre padreí
viene da un principio, cosi ugualmente da un principio eterno vie‑ non sempre ha generato. Se invece 11Padre esrste sempre,anche 1_
ne una nascita eterna. Tutto ció che esiste sempre, ¿:anche eterno. Fígiio esiste sempre”. Sequindi tu conosc1 o p e n s i che Dio, ai clu1
Invece, non t u t t o ció che ¿ eterno, & anche ingeneratozº; tutto ció mistero appartiene di essere Padre, n o n e sempre Padredel Flgllo
che nasce dall'eterno, ha dall'eterno il fatto di essere n a t o ; mació unigenito, comprendi c sai anche che non e sempre Figiio co ur
che n o n ¿:nato, n o n e n a t o eternamente. Ma se quello che ¿:n a t o
che ¿-stato generato. Se poi ¿‐p r o p r i o del Padre di essere sempre
dail'eterno, non ¿n a t o come eterno, ii Padre non sará piu il prin‑ Padre, necessariamente & sempre del Figiio di essere sempre F1‑
cipio eterno. giio. E in che modo potremo dire ecomprenden: che: non esrstex;a
Se allora a colui che &n a t o dal Padre e t e r n o mancasse qualco‑ prima di nascere colui al quale sempre apparnene di essereynato.
sadell'eternitá, non c'é dubbio che la stessa cosa mancherebbe al 24. [| Dio unigenito dunque, portando in sela forma e141mma»
principio, perché ció che ¿:infinito per chi genera, &infinito anche gine di Dio invisibile“,¿:p osto sullo stesso piano del Padre in t u t t e
per chi nasce. Né la ragíone né ¡! sentire comune ammettono qual‑
le cose che sono propric di Dio, grazie alla pienez_za delia divmita
cosa di intermedio tra la nascita di Dio Fíglio ela generazione di
presente in lui. Difatti, come abbiamo esposto ner libri _preceden£i
Dio Padre, posto che nella generazione c'é la nascita e nella nascita ti, per il suo potere e la sua venerab1hta egii (: degno di onore (la
de la generazíone. Tra l'una e l”altra cosa non esiste un termine in‑
¿:potente come il Padre. Cosi, darp che 11Padre e segnpre, an; e
termedio, perché nessuna delle due esiste senza l'altra. Quindi ció il Figlio in quanto Figlio &sempre …comunrone coi l adre. Di at‑
che n o n ha sussistenza se n o n da t u t t e e due, non permanc sem‑
ti. secondo la parola rivolta a Mosé: Col… che a, mzha mandato a_
pre se non permangono tutte e due. L'una n o n potrebbe rimanere
voz“", n o n c'e dubbio che & proprio di Dio l'essere, perche ,non 51
senza l'altra, perché essa stessa in nessun modo potrcbbe esistere
puó nó intendere n(: dire che non csista quello cheesrste. Lessere
senza l'aitra,
e il non essere sono termini contrari, e questi diver5151gmñcanynon
22. Ma qua]cuno, incapace di intendere questo mistero divi‑ possono coincidere in una sola c mcdcsima noz10ne, perche ! uno
no, dirá: <<Tutto ció che & nato, n o n era, in q u a n t o & n a t o per es‑
esciudc l'aitro. Perció, dove c'é l'essere n o n sr puo pensare p dire
sere».
che c'é ii n o n essere. Quando il nostro pensiero_ procerie a r i t r o s o
23. E chi allora potrá dubitare che q u a n t o t r a le realtá umane ed ¿:sempre stimolato acomprendere colui che e, Dio, il splp fatto
¡: nato, un tempo non &esistito? Ma una cosa & nascere da uno che
che Dio &lo richiama sempre ali'indietro. Questo, perche i inñm‑
n o n era prima, e un'altra cosa essere n a t o da uno che & sempre.
Ogni infanzia infatti ha cominciato acl esistere nei tempo, perché
non esisteva prima. Si sviluppa poi a sua volta verso la fanciul‑
“ ( i f , ( l o l [ …15. “¡ES 3 , 14.
lezza e, superando l'adolescenza, giunge alla parcmitá. Non &sta‑
21(105i aiferma Atanasio: <<Dire che ii Figiio avrebhe p o l u t o anche non
esistere &empio. e l'uudacia giungc a coipire la sostanga del Padre, se;vero
20L'essere eterno n o n c o m p o r t a l'essere ingenerato. L'innascibilitá n o n ¿:
icgata alla divinitá in q u a n t o tale, ma&unicamente del Padre, m e n t r e í] Figlio che quanto ic ¿‐proprio avrcbbc p o t u t o anche non cs¡stere» (Oral: a rzaá2¿
3, 66: PG 26… 463 B ) . L”esistcnza del Padre es¡gc | csisteriza del Piglio, pere e
¡: n a t o dal Padre che ¿:privo di nascita (natux ab innato: Trin. 2, 11, p. 48. 12);
parcrnitá c ñiiazione son .o nozioni correlative, per em i u n a n o n puo esrstere
vedí M. Simonetti, La mlrz'aríana, pp. 253<259.462-468.
senza l'altrzi.
290 La Trinz'tá/2 Libro 12, 24-26 291

tudine di D i o sempre si sottrae all'infiníto risalire all'indietro della poter dire che non esisteva prima di nascerc, allora il n o s t r o pen‑
n o s t r a mente, cosi che questo sguardo volto all'indietro non coglie
siero e il t e m p o sarebbero anteriori alla sua naseita”. Il motivo ¿‑
nulla di anteriore a q u a n t o & proprio di Dio, cioé di essere sem‑ che t u t t o ció che n o n era, & sottoposto al n o s t r o pensiero e al t e m ‑
pre; anche se si prolunga eternamente nello sforzo di comprendere po per il fatto stesso che n o n era, eil n o n essere s t a t o corrisponde
Dio, null'altro incontra se n o n che Dio ¿ sempre. Quelle dunquc auna parte del tempo. Colu¡ invece che &dall'cternitá ed¿:sempre
che ci & stato rivelato di Dio attraverso Mosé22 e che al senso co‑ s t a t o , n o n & privo di nascita néha mancato di essere, dal m o m e n t o
mune n o n ¿ permesso di intendere diversamente, questo appunto, che l'essere sempre esistito %:al di lá del t e m p o e l'essere n a t o cor‑
set“t)nrlo la testimonianza dei vangeli, &proprio del Dio unigenito, risponde all'essere Figlio.
perche in principio era il Ver/90, ed 6in era presso Dio“k ed era la 26. Noi pertanto confessiamo che il Dio unigenito &n a t o , ed
luce veraº', e perché il Dio unigenito ¿:nel grembo del Padre“… e ?:n a t o prima dei tempi eterni. E neeessario eonfessare la fede nei
(Jesu Cristo & Dio sopra tutte le careº". , límiri in cui ci obbligano le parole della predieazione dei profeti
K 25. Era dunque ed &, perehé proviene da coluí che, quello che e degli apostoli, anche sela mente umana n o n e in grado di com‑
e, lo e sempre. L'essere poi da lui, cioé l'essere dal Padre, equivale prendere una nascita senza tempo, dato che nelle realtá terrene
alla_ naseita. L'essere sempre da coluí che &sempre equivale ad eter‑ non &possibile che qualeosa sia n a t o prima del tempo. E se af‑
n1ta, una eternitá che non proviene dasé, madallleterno. Dall'eter‑ fermiamo questo da parte n o s t r a , come potremo dire, nell'ambito
rio non proviene senon l'eterno. Sepoi non &eterno, neppure lo della stessa interpretazione, che ein n o n esisteva prima di nascere,
e 11Padre, che & il principio eterno della generazione. E dato che quando secondo l'Apostolo il Dio unigenito esiste prima dei tempi
e p r o p r i o d i questo essere sempre Padre e proprio d i quello essere eterm“º? Perció la eonfessione che ¿:n a t o prima dei tempi eterni
sempre Figlio, e dato che nell,essere si esprime l”eternitá, coluí che non si basa sul ragionamento dell'intelligenza umana ma sulla pru‑
ha…proprio l'essere, hain proprio anche l'eternitá. denza della fede, perehé la nascita awiene a partire da un princi‑
. _Nessuno dubira che generazione significa nascita, e che questa pio, perehé quello che oltrepassa ¡ tempi ¿:e t e r n o e quello che &
1nd1ea uno che esiste e non giá uno che non esiste. Neppure si puó n a t o prima dei tempi eterni supera l'ambito del pensiero t e r r e n o .
d_ubitare che non nasee uno che giá esisteva, perehé non c'é motivo Allora certamente esaltiamo con volontá empia la eapacitá della
di nascere per coluí che rimane e t e r n o in virtil di se stesso. Eppure ragione umana, seriteniamo che non esisteva prima di nascere, co‑
11Dio u m g e m t o ‐ che e sapienza, potenza“º e parola di Dio“p ‐ nel‐ ' meavviene per le cose del mondo, dal m o m e n t o che l'eterno nasce
la naseita attesta di avere il Padre come principio, E poiehe' ¿:n a t o scavalcando il pensicro umano el”intelligenza del mondo. E e t e r n o
da uno che esrste, n o n nasce dal nulla. E posto che, n a t o prima dei infatti t u t t o ció che va oltre il t e m p o .
tempi eterm, con la nascira previene neeessariamente ogni pensie- '
r o , non p e r m e t t e al n o s t r o linguaggio di dire che n o n esisteva pri‐ '
ma di nascere. Se mfam fosse soggetto al n o s t r o pensiero. cosi da
Ҽ'2 Tm 1,9.
* Cf. CV 1. 1. “'(:f. ( i v ¡. 9. '"“ Cf. CV 1, 18. ““ Rm 9, 21Circa la nozione di nascita e l c r n a , occorrc rieonoseerc che il pensicro
5. w ( : f . ] Cor 1,24. ""(iv ]. [. umano ¿ ineapacc di scrutarne le profomlitá… Il soggctto umano eonosccnte
22 4- …º ha comincialo ad esistcre nel t e m p o . per cui pub eomprendere solo ció che &
li riieumento e‐ ¡¡ L5
'- -
3, 14, dove DIO »
rivela ¡¡ Most": -tl suo nome: <<Io '' legaio al tempo, L'eternirá della‐3 nascita del Figlio & fuori del tempo. e quindi
sono coluí che sono» e<<lorsono mi ha mandato a voi». ¿‐priva di un prima e un poi.
292 La 7h'm'td/2
Libro 12, 27.31 293

27. Abbraceiamo t U…1 tempi sra con límmaginazione che


tC:Ii]eííii, Í)<¿rrlé>ñgenj:;ltsappieme che'quantoiesiste ora non ¿ esisti‑
dasempre &n a t o , n o n rientra nell'ambito del pensiero che non esi‑
stesse prima di naseere. Sideve pensare che colui che & nato prima
ora, esiste 8010 (¿ra 0 eesistrtq ¡en non esrste ora; e quanto esistc
le cose passgte- e non e e51strto rer1. Mlsurramo poi col pensiero dei tempi eterni, & n a t o dasempre, anche se n o n rientra nellc pos‑
se ondata ¿¿ ,Steosr. non dub1tiame che, prima che una cittá fos‑ sibilitá del pensiero cheé n a t o prima dei tempi. Difatti se, come
Pereió, dato Che ;1tto untempo in eur ia c1tta non era stata fondata. sicuramente & giusto, si deve confessarc che ¿:n a t o prima di ogni
creatura invisibile o eorporea, prima di tutti ¡ secoli e tempi eterni
nostra imma ina?iempr s_or(1]n soggettr alla nostra _conoscenza o alla
umana, ein iestg)oneljg1uaicinamo con 1criteri dell'intelligenza
e prima di ogni pensiero,in nessun modo si puó eoneepire col pen‑
sa: <<Non eraq n'… 130 ¡opensramo che a rag10nes1 dice di una co‑
siero che non esistesse prima di naseere colui che esiste da sempre
precedono 1' p_ ' a ¡“nascer_e»t, perehe sempre der tempi anterion'
perché cos] & nato. Colui che ¿‐n a t o prima dei tempi eterni, esiste
anche prima di ogni pensier0, e n o n si puó assolutamente pensare
I orrgme di qualsrasr cosa.
la Chensxi¡:íipeílílsrcesle di Dio, cioé nella nascita dí Dio. non ( ” é nul‑ che n o n sia esistito colui che si deve pensare esistente da sempre.
ei fu un te… 0 ' e¿templo eterne; per questo, non si puó dire che 29. Ma si presenta il cavillo di questa abile domanda: <<Se, si
&stato promre>ssgnteriore a la nascrta rn rrferimento ¡¡ colui al quale dice, n o n possiamo pensarc che n o n esistesse prima di nascere, re‑
sta solo da pensare che &n a t o colui che esisteva»º“.
la parola del beapon;egispolete£1flilprlma der tempi eterni, secondo
promise í! Dia ¿/9¿» p o o. c a rperanza della vzta e:ema, che
30. E ¡¡ chi cosi cavilla risponderó: Rícordi forse che io abbia
detto qualeosa di diverso dal fatto che &n a t o , o forse esistere prima
mm mentzsce, prima dei rccoli elerniº'i Non si '
Es:; leedidceI-:E l1)nfattl (che abbla cominciato ad esistere dopo qual‑ dei tempi eterni equivale a dire che nasce colui che esisteva? 11na‑
scere per quello che esisteva n o n ¿:piu un nascere, ma cambiare se
28. Non rierngna copfessare esrstenre p r i m a dei tempi eterni.
stesso nascendo; ma essere n a t o da sempre corrisponde a questo,
le nozioni dcu'imrí1]pert.mto tra le realta del mondo umano e tra
secoíi eterni CC¡*e 1genza umarns che qualcosa nasca prima dei che si preeorre eioé con la naseita l'idea dei tempi, e che non e'é
che Dio St , o nonostante vr si credo rn base alle diehíarazioni possibilitá di pensare che qualche volta n o n sia nato. Non &quin‑
esso fa a propno ríguardo. In che senso l'eresia del no‑ di la stessa cosa l'esscre n a t o da sempre prima dei tempi eterni e
;?º;f<;gg& Easand051 su! modo di pensare dell'intelligenza uma‑ l'esistere prima di nascere. Essere n a t o da sempre prima dei tempi
eterni esclude il non essere esistito prima dei secoli.
, a p a r t e sua che n o n e esrstito prima di naseere colui
31. Del resto, non rimane possibilitá di dire che esisteva prima
r l' lat fede
che r a[)ostohca ' ha detto _ pur senza- la possrbthta
' ' ' * d11ntende‑
" di nascere, perché colui che ¿=al di1á del pensiero, in nessun modo
e da sempre ¿-nato, cioé che & prima dei seeoli eter‐ … ¿:sottoposto al pensiero. Difatti, se l'essere n a t o da sempre supera
ni? Quella Che ¿_‑ nem p r i m a del tempo, da sempre & n a t o perché
quello che esiste p r i m a del tempo eterno, esiste da sempre? Quelle
che & n a t o d a s empre, non puó n o n essere esistito qualche volta, _ 24Questa nuova obiezione dein ariani fa leva sul fatto che. ammettendo
da]da
re meme
sem Orto ei3e rton essere esrsttto ' ' qualche volta & giá non esiste‑ nel Fig1io Feternitá e la nascitav cioé la nascita e t e r n a , si dovrebbe ammettcre
sempre Epue. L esrstere da sempre esciude il n o n essere esistito da che a nascere sarebbe colui che giá esisteva. Tale obiezione porterebbe all'as‑
surdo di separare il ricevere i'esistenza dalla nascita. Ma nascere significa ap‑
- na volta escluso che n o n sia esistito da sempre, perché punto il ricevere l'esistenza! Il modo di pensare degli eret ici ¡: sempre inñciato
dal tentativa di pensare la mascita del Figlio di Dio seeondo la categoria della
temporalitá e si muove, qu indi, e n t r o i limiti del pensare umano. Semplice‑
"th1.2. mente, occorre rieonoscere. che l'essere nato dall'eternitá sfugge al pensiero
umano, il quale & sempre lr:gato al tempo.
294 La Trinitá/2 Libro 12, 31-34 295

il pensiero, non & possibile neppure pensare che non sia esistito
34. Pensi, o etetico, che sia cosa conforme alla p1er;acígía152;
prima di nascete. E poiché dobbiamo riconoscere che l'essere n a t o
de prodamare che Dio estste da sempre, ma non sem;ario che ac….
da sempre non e diverso dall'essere n a t o , sfugge al pensiero seesi‑ drc25? Se&conforme a p l e t a che tu pens¡ cost, e necess _ a da temp¡
steva o non esisteva prima di nascere, dal momento che il semplíce
Sidi empietá Paolo, il quale d1ce che il Figho cí515tc plrzmttesta di Sé
fatto di essere n a t o prima dei secoli eterni precede il pensiero. e¡em¿as‐, inoltre, incoiperai 13 sap1er;_z£a stgssgs,scarcq:(acírftw al Padre,
Perció ¿=n a t o ed esiste da sempre colui di cui non si puó in‑ di essere stata creara prima ez seco 1 , e ' to dº……
tendete e dire altro se non che & nato. Difatti, anteriore qual &al () dis oneva ¡[ cielo“". Ma t u , pet hssarc a.Dto _un_ pun. . . _
tempo stesso in cui sono ¡ pensieri ‐ perché il tempo eterno &pri‑
¿zlizgliiiíquanlio Padre, stabilisci in ant1;£pniégtprirriisc¿ptií 113]c::clntt(;1;lscl
ma del pensieto ‐, non tollera che il pensíero giudichi a suo riguar‑
- minciati; e se q u e s t i sono c , _ _ ___ _
do se esisteva o non esisteva prima di nascere, perché l'esistere ¡335053310, il quale ha affermato che sono eternli. Siete src;lklltél anfg;;
prima di nascete n o n e compatibile con la nascita, e il n o n essere
misurare i tempi dalla creazione dei sole e della un.:¿ ¡Rei cºl… che
esistito riguarda gia ¡! tempo. Daun lato quindí l'intinitá dei tem‑
e scritto: Ed ersz' semana (¡ segnare : tempr ¿ gl: ¿ m m _. …Íj ] tempo
pi eterni elimina q u a n t o appartiene al tempo, cioé il non essere
esiste prima del ciejio, il qulaleEsecondolgtgi 53:3135r5123h ema & z…:
esistito; dall'altro la nascita n o n tollera q u a n t o non le appartiene,
3 ' sso rima ei seco ¡. non so . _ , _ _
cíoé l'esisterc prima di nascere. Sepoi l'esistenza o la non esístenza
ciil;lpsrtiina d)elle genetazioni delle generazrom che prece£32<z;je;oo
rientrasse sotto la capacita del pensiero, la nascita stessa sarebbe li. Perché tacchiudi le realtá div1ne e 1n_ñn1£e_entro exo C1' temita dei
posteriote al tempo, dal m o m e n t o che chi n o n e da sempre neces‑
t e r r e n o e angusto? Paolo non conosce …( , r i s t o se r;pn ; ma rima
sariamente ha cominciato ad esistete dopo quaicosa.
tempi. La sapienza non dichrara dl esrstete dopo qn cos ¡Eire dp11 5 0 ‑
32. Pertanto, la parola conclusiva della fede, del discorso e del
pensiero ¿‐che il Signore Gesú &nato ed esíste da sempre. Sela mente
di t u t t e le cose. Secondo te, 1temp1 furono istttuit1apa 8del sºle
le e dalla luna; ma Davide indica che Cristo eststcga p r i m ¡¡ ensas:
tisale all'indíetro p e t indagare qualcosa ¡momo a] Figlio, null'a.ltro si
quando dice: Prima del sole ¡! suo no_m_e*f“. E pere e tu ngel pnondo
presenterá all'intelligenza che indaga senon che egli &nato dasempre.
si che le cose di Dio abbiano avuto muro con 1?tigine ¡ ( m i delle
Come dunque & proprio del Padre esistere senza nascita, cosi
presente, Davide stesso dice: E przma della [una e ggg-t razmini cogi
spetta al Figlío esistere da sempre in virtú delia nascita. Ma la nascita
generazion¡ay Qui i tempi sono trascuratt da “plan‐te 1 uani0 al…‑
non sta adindicate altro che il Padre. eil Padre non sta ad indicate
gtandi e degni dello Spirito di ptofezla, e non e lasc1íiitonspnanta la
altro che la nascíta. Questi nomi e la natura non permettono alcun
no in cui il pensiero umanokt/ioslsafeátengetái‐epjtmátaeneame osse;va
termine intermedio. Difatti, o il Padte non ¿:sempre tale, senon esiste .
ueraitemietemi. aaeece . x _ …
dasempre il Figlio; oppure, seil Padre ¿:sempre tale, esiste dasempre
gcl>llí)lílts,iels)to criteri£, di ricordare cioé che il Slgnore Gesu (¿I'ISIO e il
anche il Figlio. Tutto il tempo che si sottrarrá al Figho in modo che
non sia sempre Figlio, mancherá al Padre in modo che non sia sempre
Padre. Cosi, benché sia sempre Dio, non per questo si ttoverebbe ad 3 '“Pr 8, 23 (LXX). " P t 8 , 27. “ Gen 1 , 14.
*“ 2 Tm [. 9.
essere come Padre in quella ínñnitá nella quale existe come Dio.
“Sal? 1.17. “Sal7l,5.
33. La professione di empietá si estende fino al p u n t o da attri‑
buire non solo al Figlio una temporalitá nel nascere, ma anche al ' ” L'errore di introdurre il tempo ncll'eternitá condnce a unlatl;t: a(s;st;;
Padre una temporalitá nel generate, perché il processo della gene- ; dirá: D i o ¡: eterno, mala sua paternitá hacomincratolad(<fstgteriecgía) ¿:eiis'tito
razione ¿:fissato e n t r o i tempi della nascita. citazioni bibliche che seguono affermano che 11Fig 10 a ap
prima del secoli ctcrni e, quind1, DIO e Padre da sempre.
296 La Trim'tá/2 Libro 12, 34‐38 297

Dio unigenito, confessare che & n a t o con una nascita perfetta e non stesso di essere stata istituita per le sue opere prima del secoh doveve
ignorare che ¿‐e terno quando sene venera la divinitá. mostrare il mistero della creazione, dal momento che ] ¡sutuzmnele
357 Eppure siamo accusati di menzogna, e con noi viene bia‑ anteriore al tempo, mentre la creazione per 1m l z r o delle v1e e per e
simata la dottr'ma della predicazione apostolica, che confessa cer‑ ' o il tem o.
tamente la nascita, ma proclama anche l'eternitá della stessa. Co‑ operí;ielg?alicrgnde, pe€ché la creazione e l,istituzíone non ostaco‑
me da un lato la nascita dá testimonianza del suo principio, cosi lassero la fede nella nascita divina, segue: Prz'ma_ dt fare la ler;g, ¡grzma
dall'altro l'eternítá della nascita divina supera la capacitá dello spi‑ di stabilz're ¿'mami, prima di tutte le collíne mr ba generate . festa‑
rito umano. Si cita c o n t r o di noi l'affermazíone che fasusestessa la to generato giá prima che esistesse la terra3 ]… che e stato cost1tu1¿o
sapienza, la quale ínsegna di essere stata creata, c o n queste parole: prima del tempo; e non solo p r i m a che esrstesse la terra, ma ¡an.c e
Il Sz'gnore mi ha creata per l'ím'zz'o delle sue vie”. prima dei monti edelle colline. E i n queste cose, dato che la 3gien_‑
36. E t u , empio eretico, ritorci c o n t r o la fede annunciata dalla za parla di sestessa, quanto si dice %:p i u di quanto Slascolta. a;tli,
Chiesa le armí concesse alla Chiesa contro la Sinagoga! Ti impadro‑ tutto ció che si esponc per far conoscere l 1nhn1to deve essere ;) (Í
nisci della interpretazione saldissíma della dottrina salviñca facendo‑ da non ri5ultare posteriore nel tempo ad alcunai cosa o_genere]; e
la valere c o n t r o la salvezza di tutti; pretendi che Cristo sia una crea‑ resto, le realtá temporali non si adatteranno m a i a s¡gmficare eter‑
tura in base a queste parole, e n o n metti piuttosto a tacere, con que‑ nitá; per essere posteriori ad altre, per se stesse n o n fanno conlosc_ere
ste parole della sapienza sussistente, il giudeo che nega la divinitá di dove comincia l'inñnito, perché esse stesse hanno r1cevut<;7 (i_niZio
Cristo prima dei secoli etemí e la potenza divina in tutte le opere e nel tempo. Cosa cºf: di eccelso nel fatto che Dio hagenerator ¿'n‐sto
gli insegnamenti! La sapienza ha detto che & stata creara per l'im'zz'o Signore prima che esistesse la terra_, quando Sl constata c e ;)1rigme
delle vie di Día eper le sue opere dall'z'nizio del tempo“, per escludere degli angeli ¿:piu antica della cree21one della tener.? 0 per qu e mo‑
l'idea che essa non esisteva prima di Maria, senza mettere tuttavia in tivo colui che si dice generato p r i m a della terra, Sl rivela comle nato
relazione la sua creazione col modo di intendere la nascita, perché ¿: anche prima dei monti, e non solo pr1ma'dei mont1, ma anc uepdrij
state ereata por l'inizio delle vie e per le opere di lui. E perché qual‑ ma delle colline, seil signiñcato delle collme v 1 e n e dopo que 0 El
cuno non utilizzasse questo inizio delle vie, che certamente &l'inizio monti, e il senso dei monti viene dopo quello della terra? A c;use
della conoscenza umana circa le cose divine, per sottomettere al tem‑ di ció non si pub pensare che queste cose mano state dette pere e Sl
po la nascita ínñnita, ha proclamato dí essere stata istítuita prima de:" ' intendesse che ein esiste prima delle collme, del m o n t t e della terra,
secolz*'“. E posto che una cosa & l'essere ereata per l'inizío delle vie e lui che nella sua etemitá & inñnitá precede anche quanto esiste puma
per le opere e un'altra cosa &l'essere ístituita prima dei secoli, la sua della terra, dei monti e delle colline. _ . 11“
istituzione deve essere intesa come anteriore alla creazioneºó. Il fatto 38. Ma la parola di Dio non ha lasetato la nostra inte;1 1%Ínza
priva di ragioni. Difatti, ha mostrato il m o t i v o di ero che a e t t o
“ P r 8 . 22. " P r 8 , 2 2 + 213 ( L X X ) . * " P r 8 , 2 3 (LXX).
“* Pr 8, 23-25,
2“Spiegando il testo di Pr 8, 22‐30 sulla Sapienza, Ilario, nella linea di
Tertulliano (cf. Adv. Prax. 6, 1-3: CCL 2, pp. 1164-1165). distingue la sua 27Viene introdotto il (: 0 n c e t t o di generazione eterna (genere!) dil(sristof
“ístituzione” o “fondazione” prima dei secoli dalla sua “creazione” come ini‑ chiamando in causa la creazione della terra? del montt edelle coll¡nc, [e5rnext1tn
zio delle vie di Dio, cioé in vista dell'opera creativa divina. Vedi al riguardo
che sono stati creati nel t e m po. _La generamone del .Flghº v1ene p r i m a ¡ tu e
!ntmduzionc, pp. 65‐66, con n o t a 99. queste opere, perché essa presemde dalla temporalita.
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300 La Trzht?á/2 Libro 12, 39-43 301

terra, dei montí e delle collinehl, perché cioé affermava di €SS€TC stata
aiuta la fede in Dio, nella stessa misura la conoscenza dell'eterni‑
presente quando si preparava il cielo. Mostrava chº giá allora, quan‑ tá della nascita rafforzala fede ricevuta. Sia la ragione che il buon
do ven1va preparate il cielo, queste cose e r a r i o state fatte presso Diº,
senso a m m e t t o n o che s i confessi solo u n Fíglio eterno d i quel Pa‑
per il motivo che in Dio nulla & nuovo. dre che & e t e r n o .
40. La preparazione delle cose da creare ¿ perpetua ºd eterna. 42. Ma ci turba il termine “creazione” e la relativa proclama‑
Il corpo drquesto universo non e stato costituíto con píani parzíali, zione. Ci turbi pure il termine “creazione”, senon viene proclamata
eost ehc p r i m a si sarebbe pensato al cielo, poi sarebbe sopravvenuta una nascita prima dei secoli'"“ e una crcazione per l'im'zío delle vie
… Dio la premura di applicarsi alla terra, e le COSC 53f8bb6f0 state di Dio e per le sue opere*º". La nascita infatti non puó essere ¡mesa
progettate una per una. Cosi, prima si sarebbe estesa la terra come come creazione, perché la nascita & prima di ogni causa, m e n t r e la
una pranura; poi, per una decisione migliorc, si sarebbero innalzate creazíone awiene in v i m ) di una causa. Esisteva prima della prepa‑
le montagne; quindi si sarebbe aggiunta una variazione con le col‑ razione del cielo, ed & stato costítuito prima dei secoli colui che &
lme; in q u a r t o luogo poi, si sarebbero rese abitabili anche le vette. stato creato per l'ím'zz'u delle w'e di Dio (: per le sue opere. O forse si
Una volta preparate il cielo, sarebbe stata separata la dimora di Dio, intende la stessa cosa, quando per un verso si dice che &creato per
e le nub1potenti avrebbero trattenuto i soffi dei ventí nelle sommitá l'ím'zí0 delle w'e e per le opere, e per l'altro che nasce prima di t u t t e
del melo; …seguito sarebbero sgorgate le fomi fissate s o t t o il ciclo 6, le cose? La prima delle due affermazioni si rapporta al tempo pre‑
perulumo, sarebbero state fortificatele fondamenta della terra“. La sente nelle opere, la seconda invece fa comprenderc qualcosa che ¿:
saptenza afferma di essere anteriore a ciascuna di queste cose.
índipendente dal tempo.
Ma, dato che tutto le cose che sono s o t t o ¡1 CÍCIO. SOHO sta‑ 43. Supponi forse che l'essere c r e a t o per le opere si debba
te fatte da Dio, e Cristo era presente quando si disponeva il Cielo íntendere nel senso che &stato c r e a t o a motivo delle opere, cioé
venendo prima della stessa eternitá del cielo gía p r e p a r a t o , n º r l S i che Cristo &s t a t o creato in vista delle opere da realizzare? E co‑
Pºº Pºnsare che in Dio ci siano stati piani parti601ari per le singe‑ si si troverebbe ad essere servitore e arteñce del mondo, e n o n
ll eose, e la preparazione di tutte queste realtá & c o e t e m a 8 Diº‑ sarebbe n a t o come il Signore della gloríal'º, masarebbe s t a t o cre‑
D1fatt1, secondo Mosé, de un ordine preciso nel fatto che il firma‑ a t o al fine di p o r t a t e a compimento il mondo, e n o n per essere
mento e consolidaro, la terra arída &lasciata sc0p€ffa» lº “ º q u e del sempre Figlio dell'amorebp e re dei Seco/z…? Ancho se il modo
mare sono raccolte, gli astri sono fissati“, le acque &la terra S º n º comune di intenderc rifiuta una simile opinione del t u t t o irri‑
generate per far uscire da sé gli esseri viventi. C Í Ó nonostante, la spettosa. in q u a n t o u n a cosa & essere c r e a t o por l'ím'zz'o del/c vic
creazrone del cielo, della terra e degli altri clementi n o n puó es‑ di Dio e per le opereb' e un'altra cosa nascere prima dei secoli,
sere staccata, neppure per un breve intervallo, dall'azionc divina, p u r tuttavia questo medesimo testo si oppone alla t u a infondata
Perché la loro preparazione si & realízzata in D i º in una etemitá supposizione che Cristo Signore sia stato c r e a t o al fine di porta‑
ugualmente infinita. te a compimento il mondo, perehé m o s t r a che Dio Padre e lºau‑
* _ 41: Pertanto, p u r essendo Cristo accanto a D i º in queste fººl“ ( o r e e l'arteñce dell” universo. E cosa sícura q u e s t a , p e r il fatto
ta 1nñmte ed eterne, ci ha permesso solo di avere COROSCCHZZ della
che il Cristo era presente e disponeva accanto a colui che pre‑
sua nasuta; eosi, nella misura in cui la comprensi0n€ della nascita

l"“Cf. Pr& 23. "“Pr8. 22. l'“Cf. ¡ Cor 2, 8. bpCf. Col


blCf. Pr 8, 24-25. bkCf. Pr 8, 2529. …Cf. Gen ¡, 6-25. 1.15. l“'Ap 15. 3. '"Pr 8. 22.
302 La Trr'nitá/2 Libro 12, 43-45 303

parava ogni cosa”. Ma dato che tutta la Serittura avrebbe detto in mezzo aisentierz' della giustizz'a, per distribuire la ríccbeaza ¿:que!‑
che i l Signore Gesú Cristo & c r e a t o r e del mondo, tuttavia qui l a li che mi amano e rz'empiró di beni ¡ loro forzt'erz “. La Sapienza n o n
sapienza, per eliminare un'occasione di empictá, ha proclamato passa s o t t o silenzio le sue opere di ogni giorno. _ ..
anche Dio Padre artefice del mondo, e ha insegnato che essa n o n In primo luego, supplicando t u t t i , e s o r t a [ sempltc1 a com;
era iontana dall'arteñce, anzi era accanto a lui che preparava il prendere la prudenza e gli ignoranti a preerare attenuone_, affinche
mondo'“. E dato che il Padre lo preparava ela sapicnza lo dispo‑ il iettore appassionato e diligente soppesr ¡ dtvers¡ e dl$tl.ntl Sigm-I
ncva trovandosi accanto a lui che lo preparava, per tale motivo f1cati delle parole. Insegna perció che t u t t e le cose 51reahzzano,l s_1
n o n si deve intendere che essa &stata creara in vista delle opere, comprendono, si ciogiano, si o t t c n g o n o secondo le isue modahta
in quanto era presente quando eternamente si preparavano le e le sue leggi; mostra che in se stessa sono raceh1nsr ¡ regn1_de1 re:
opere future. Disponcndo il mondo c o n il Padre che lo creava, la saggezza dci potenti, le opere famose del p r i n c 1 p i eil Cilljltt0.d€l
n o n rendeva menzognera la Scrittura reggitori che posseggono la t e r r a ; e anche che essa non Si un15ce
44. Ma t u , o eretico, devi conoscere in definitiva, per rivelazio‑ alle iniquitá, n o n partecipa alle ingrustizie; e questo, peroffnre a
ne delia dottrina cartolieaºº, cosa significa che Cristo &stato creato quanti la amano la ricchezza dei beni e t e r n 1 e dei‐tesori 1ncorrut‑
por l'z'nízí0 delle vie dí Dio e per le opere'“, e apprendere dalle pa‑ tibili, favorendo t u t t e le opere di equitá e giusti21a. D_1chiarando
role della sapienza stessa la tua stolta cd empia ottusitá. Comincia dunque che narrerá quelle cose che accadono ogni giorno, pro‑
infatti cosi: Seví raccon!eró le cose che accadono ogni giorno, mi ri‑ mette che si ricorderá anche di enumerare quello che es_15tono fin
corderó dz" enumerare le cose che ¿ºxixtono dalprtha'pí0“. Prima ave‑ da] principio del mondo. E allora, con qpale ottusrta di mente 51
va dctto: Voi, o uomt'm', to supplico, (?aífíglz'deglt'uomini rivolgo la pensa che siano state compiute prima dei t e m p i le cose ricordate
mia voce. Comprendere, voi …remplz'cz', la prudenza, efate attenzione come esistenti fin dal principio del mondo? Nell'ambtto di quanto
alla doltrinab“; e ancora: Per me regnano :"re6 ¡ potentz' rendono la esiste dal principio del mondo, ogni opera & stata _reahzzata dopo
gíustízia, per me ¡ principi sono exaltatz' e por me ¡' rcggz'tori poswggo‑ l'inizio del tempo; invece queile che sono a n t e r i o n al t e m p o , pre‑
nola terra“; e ancora: Cammz'no per le vie dell'cquz'lá emi traltengo cedono l'istituzione del t e m p o che ¿-posteriorc ad esse. La sapien‑
za, dichiarando che si sarebbe ricordata di raccontare le cose che
esistono dai principio del mondo, dice: Il Signore map/aa oreato per
" * ( I f . P r 8 , 30. * “P r 8 , 22. '"“ P r 8 , 21a ( L X X ) . ¡“' Pr 8,
4‐5. '“” Pr 8,15»16. l'z'm'zz'o delle sue vie, per le sue opere“. Questo allora e 11srgniñcato
delle cose compiute dall'inizio del mondo; questo ¡nsegnamento
n o n riguarda la generazione che ¿:etata proclamata eornc ameno‑
” Ilario nega che in Dio ci sia una comunione proveniente da una diffe‑
re ai tempi, ma il disegno divino inmato dal pr1nc1p1o del mondo.
renza di compiti nell'opcra crearriee, quasi che il Padre “prepari” e il Figlio
“esegua”. La creazione “ per l'inizio delle sue vie" e “per le sue opere" non affer‑ 45. Dobbiamo chiedcrci cosa significa che 11Dio nato p r i m a
ma un'3'u'one p u r a m e n t e demiurgica del Figiio verso ii creato. ma deve essere dei secoli &stato c r e a t o per l'ím'zz'o delle vie di Dio e per le s_uc ope‑
pensara insiemc con la generazione eterna. per cui anche il Fíglio “dispone" ab reb'¿. Quando c'& una nascita anteriore al tempo: cºé ancho 1e t e r n i ‑
actemo la creazione, ed ¡: accanto al Padre che “prepara"; cf. Frag. hist. B [ I . 9, tá di una generazione inñnita; quando invece c e una creazrone dal
( >( C S E L 65, p . 149).
principio del mondo per le vie di Dio e le sue opere, aiiora la ra‑
32Lºaggcttivo catíwlica & raro in llarío. Si t r o v a in 'I'rt'n. 2, 22. p. 58. 12
(¡idas cat/Jolica) e29 (cu!bolíca c'onfesrío). come pure in in px. 14. 9 ( ( Í C L 60, p.
87. 8) (c'atbolz'ca doctrina); circa la varietá di signiñcari che l'aggetrivo assume
nei prími seeoli, vcdi le indicazioní di G. Pelland, in S ( ] h 462. p. 446, n o t a 1. !” Pr 8, 20-21. '»- Pr 8, 22. *‐" Pr 8, 22.
304 La Trínita'/2 Libro 12, 45‐47 305

gion d'essere della creazione &finalizzara alle opere e alle vie. E in dubbio si Dio stesso. Forse quando appare come al%ftlg
t r a t t a di
primo luogo, dato che Cristo &la sapienza, bisogna vedere se n o n presenta lo stesso aspetto che ha nella natura per la qualede 10.i
sia egli stesso l'inízio della via per le opere divine. E penso che su Certamente si mostra s o t t o l'aspetto di un angelo, mentre opo s
questo n o n c'é duhbio. Egli dice infarti: lo .com; la vía, 6: Nessuno menzíona la n a t u r a di Dio. Ma cosa diró dell'angelo? Ad Ablramo
vaal Padre se n o n per mezzo di m e “ . La via ¿= l a guida per quelli si presenta un uomoºº. Forse il Cristo, in quanto uomo, ne r;1pn
che vanno, il percorso per quelli che si affrettano, la sicurezza p e r d o d i essere d i questa c r e a t u r a , s i rende presente tale 1comeo s i
gli ígnoranti, (: in qualche modo la maestra per quelle cose che si quanto Dio? Eppure, parla come uomo, e presente co cga¡rp ,n‑
ignorano o si desiderano. Perció eglí &create per llinízio delle vie (: alimenta col cibo, e tuttavia ¿:adorato come Dio. Inxdubdl1ame¡“a
in vista delle opere di Dio, perche' &la via e conduce al Padre. Ma te colui che prima &angelo, ora & anche uomo, e co51 la 1verslh
occurrc chiedersi la ragione di questa creazionc che & dagli inizi stessa dell,essere creato da lui assunto impedrva dl pensare Cbe
del tempo. Dífatti. &:il mistero del piano salvifico definitivo, per il questo era l'aspetto naturale di Dio. Si accosta anche a Graczlle
quale Cristo, cream anche nel corpo, haproclamaro di essere la via be Eno a stringerlo nella lotta s o t t o apparenza urnana, vrene on
per le opere di Dio. E stato create per le vie di Dio dal principio del mani, si sforza con le membra, si piega s u 1 ñanchr e 51mostrancse_
mondo, quando, assoggcttandosi all'aspetto visibile di una creatura, ogni n o s t r o movimento e andaturaºh. Ma egh stesso appare;rdere
ha assunto il modo di essere di quanto &creato”. guito a Mosé sotto forma di fuocoº, perche tu 1nrparassrua c t n‑
46. Esaminíamo quindi per quali vic di Dio e per quali opere che la n a t u r a creata era relativa all'apparenza p1u che a a sos a
la sapienza, n a t a da Dio prima dei secoli, ¡: stata creata agli inizi za”. Ebbe allora il potere dí ardere, ma senza contrarre la neces‑
del tempo. Adamo u d ] la voce di uno che passeggiava nel para‑ sita naturale di consumare; apparve infatti la ñamma dl fuoco, ma
dísoº'“. Credi forse che il passo di colui che passeggiava sia stato ' veto n o n ne ri orto danno. _ _
udito s o t t o un'apparenza diversa da quella di una c r e a t u r a assun‑ 11PO47. Passa in rgssegna i tempí, e renditi como in che modo (;
ta, cosi da n o n far pensare che sussistesse in qualche essere creato apparso a Giosué ñglio di Nun“, profeta dal suo stesso norenve¿n_
colui che fu udito passeggiare“? Non chiedo s o t t o quale forma Isaia, che afferma di averlo vistoºk, secondo la testimonranza zio‑
parió a Caino“, ad Abelc. a Noéº'º', s o t t o quale forma si avvicinó gclicaº]; a Ezechiele, elevato fino a fargli conoscere la rlsulrre
anche a Enoch per bcncdirloº'º. L'angelo parla ad Agar“, (: senza | neº“; a Daniele, che lo confessó come Figlio dell uomo nel_regn0
eterno dei secoliº"; a tutti gli altri, ai quali si presento sotto asp8t‑
to di creature varíe, per le vie e le opere di Dloºº, perche conosces‑
qu 14, ó. dºc:f. ( ¡ e n 3, a. “' Cf. Gen 4, ó. “'(?f. Gen 6, ' s e t o Dio e noi ne ricavassimo un aiuto per l'etermta.
13. “ C f . ( ¡ e n 5.24 *"Cf. Gen 16, 8.13.

” La parole “creazíone” applicata aCristo e alla Sapienza equivale all'as‐ .


…Gen32,2530.
- …1 º1(lf,Gs 1, l-
sunzione della creatura nell'incarnazionc in vista della salvezza. e non annulh “Cf.Gcn 18,2. ( 5<3,2. mcf.Dn7,13.
la generazione eterna. Anche Atanasio per un verso interpretava, in rapporto f'ºlsó, 1. “'Cf.Gv 12,41. ““ Cf. Ez 37.1-14‑
alla Sapienza. l'essere creara come l'esscre generara. p e r un altre verso rife ' “ C f . P r8 ,22.
l'espressione al disegno salvífico. e quindi la dísríngueva dall'cs.serc generan
(cf. Omt. a /lri1m. 44.51: P G 26, 2 4 [ A ( _ Í . 2 5 6 A B ) . 35Nelle teofaníe il Verbo ha assunto di volta in volta le semblanlíf-llí€::
5"Nella linea della tradizionc, le teofaníc dell'Antico Testamento sono cies) di esseri creari sen;za assumerne per questo la natura ('…bmlrnufll 030 dí
considerare manifestazioni del l¡igli(), quindi antícipazioni della futura incap‐ " carnazionc invccc ha a s s u n t o la n a t u r a umana e, qumd1, anc e 1 m
nazione: cf, Tm. 4, 27. c o n n o t a 37. manifestarsi di tale n a t u r a .
306 La Th'm'tá/2 Libro 12, 47-50 307

. _Perché ora un tale dísegno dell'umana salvezza scatena un*in‑ mostrato in che senso l'uomo nuovo & stato creato secondo Dior
gturza c o s ¡ empia c o n t r o la nascíta eterna? Questa creazione si ve‑ quando ha aggiunto: Nella gíustízia, santz't¿ e verz'táºf. In l_ui infatt1
r1_ñca all'inizio dei tempi, mentre la nascíta inñnita &prima dei tem‑ non ci fu ingannoº'. Efu fatto per noi giustzzza e san?qícaztoneºº, ed
p1. Dichíara pure che noi facciamo violenza alle parole, se¡1pro‑ egli stesso ¿la veritáº'. Rivestiamo quindi questo Custo, che e stato
feta, se“¡l Signore, sel'Apostolo, sequalche [ e s t o ha attribuito il creato come uomo nuovo secondo Dio.
norne dl creatura alla nascita36 della divinitá eterna. In tutti questi 49. La sapienza dunque, dicendo di ricordarsi delle cose com‑
casx Dio, quale fuoco che consumaºº, ha preso la forma di un essere píute dall'inizío del tempo“, ha affermato di essere stata creata
create …maniera da lascíarla con lo stesso p o t e r e con cui l'aveva per le vie di Dio e per le opere di D i o “ . E ha mse_gnato oh essere
assunta, capace com'é di riportare al nulla quanto aveva suscitato stata creata in modo tale pero da essere istituita puma del secohº',
al 5010 Ene di farsi vedere. perché non sembrasse che il mistero per "tl quale ha assunto con
48. L,Apostolo ha dato ¡ nomi di “creatura” e “fattura” ¡ frequenza vari esseri creati nc abbia cambxato lo statuto naturale,
quella heata e reale nascita della carne concepíta nel grembo del‑ dato che la stabilitá della sua istituzione n o n permette un altera‑
la_ Vergme, perché allora nasceva la natura e l'aspetto di un modo
zione che mesconvolga il modo di essere. D'altronde, perché la sua
. ¡ essere creaturale come il n o s t r o . E certamente per lui questo & istituzione n o n apparisse come qualcosa di diverso dalla nasc1ta,
11nome di u n a nascita reale secondo l'umanítá, quando dice: Ma haaffermato di essere stata generata prima di t u t t e le cose. Añora,
quando verme la p1'enezza dei tempz', Dio mandó il suo Fígh'o, fatto perché ríferire l'idea di creazione alla nascita, seessa che &stata ge‑
da donna, fatto m i t o la legge, per redz'mere quelli che sono m t t o la nerata prima di t u t t e le cose“, ¡: stata istitu1ta pr1ma del seco11,e se
!egge, percbe' ottenessimo l'adozíone ¿:/íglíºq. Perció %:suo Figlio essa che ¡: stata istituita prima del tempo, &stata creata al prrnc1pto
quello che esiste nell'uomo ed¿:fattura di uomo. E n o n solo &fat‑ dei tempí per l'inizio delle vie di Dio e per te sue opere, cost che 51
tura, ma anche creatura, come si dice: Secondo la veritá cbe ¿ in Ge‐ ' potesse capíre che la creazione dal pr1ncrp1o cle1 ten1p1 e d1fferen‑
t u , abbandonate l'uomo veccbz'o secando
la vostra condotta di prima, : te da quella nascita che &prima dei secolt e p r i m a dl t u t t e le cose?
qaello cbc si corrompe secando le pam'oní ingannatria'. Rinnovate‑ IJercsia, almeno, non ha scuse per coprire con l'errore la sua
vz mvece nella spirito della vostra m e n t e e rz'ue5tz'te l'uomo nuovo empietá. _ .
quello che ¿ stato creato secando Dio“. Dobbiamo rivestíre quindi ' 50. Difatti, la debolezza dell'intelligenza potrebbe tmped1re
quell'uomo nuovo, che & stato create secondo Dio. Quelle infatti di pensare in modo retto una veritá, cos] da non _intendere quale
che era Figlio di Dio, &n a t o anche come Figlío dell“uomo. Poiché sia la caratteristica propria della creazione. Tuttavta almeno la pf‑
non si t_rattava della nascita della divinitá, ma di una creatura di“ rola dell'Apostolo, che da ¡1nome di "fattura" alla nasc1ta vera “,
carne,‐1 uomo nuovo ha ricevuto il nome secondo la sua speciñci‐ . avrebbe dovuto far pensare ‐ in modo inesatto, ma n o n per questo
ta, Cloe ¿:stato creato secondo il Dio n a t o prima dei secoli. E ha” empio ‐ che anche la creazione aiuta a credere nella generaz1one
e t e r n a . L'Apostolo 'mfatti, quando si apprestava ad annuncrare la
nascita di uno che procede del uno solo, cioé la nascita del 51gnore
cpCf. Dt 4,24. cqGal 4,4-5. c'E.f4,21-24.

_ . 36Il terrninc &natívitax. Viene usato l,astratto per i l c o n c r e t o , per cui si!,
lnd1ca semphcementc il Figlio. All”inizio del Capltolo segucnte e u s a t o lo stes ¡. csEf 4, 24. “ Cf. 1Pt2, 22. "' 1Cor ], 30. ºíCf. Cv
soterm1_ne …riferímento al]'umanitá che il Flgl1o ha assunto dalla Vergine; .* 14, (>. “' Cf. Pr 8, 213 (LX).¿). “ Cf. Pr 8, 22. “V (…f. Pr 8,
Vedt P. (,oustant, PL 10, 1021-1022. 23. ” Cf. Pr B,25. “'“ Cf. Gal 4, 4…
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310 La Trz'm'lá/2
Libro 12, 53-55 311
53. Ci hai offerto molti esempi simili nelle cose umane, di c u i
pur se si ignorano le cause, non rimangnno oscurí gli effetti. E dé 54 La sua nascitaé prima del' t e m p 1' etern1.' See”e ql:1al;lcíiepas_
ache
una fede retta, anche li dove de una ígnoranza dovuta a natura. precede ]'eternitá ci sara necessar1ame;nte quatcoslat coeunigenit0‑
Difattí, quando ho levato al tuo cielo questi occhi debolí della mia '
sa l'1dea ' , “ Ei una cosa. t u a4 …
dl' etern1ta. º "¿ "t nna c 1e he
1 nome
u v u o t o“ ,
vista, non ho creduto altro se non che il cielo &tuo. Osservando n una a r t e n o n una e st e n s x o n' e , n o n u n. qua…_
c *. _ _ F i_ h.o

infatti in 0550 le orbite dein astrí, ¡ cieli degli anni, le Pleiadí,il Set‑ nome crpspielgare il tuo modo dl operare, ma e ll Flgl1o, lil (fem
tentrione, la Stella del mattino, elementi che han tc1C;to di; te Dio Padre. come Dio vero, generato dadte ned?te in
zioní proprie e diverse, riconosco te, o Dio, in qu no rieevuto fun‑ della t u a datura ingenerata; deve essere confessato opodcua ,mi!
abhraccio con l'intellígenza. Quando osservo ¡' este cose che non modo da essere con te,. perché tu .SCI il p r i n eci p i o etc;rngopo
o di te‑,
tuo mareº“, non solo non colgo l'origine delle a
flusxí mírabí/t' del 1' 'me eterna. Difatt1,1n
' ' qu a n t o v 1 e.n e d a t e , e secon . . mm 81 _
il movimento di questa alternanza misurata; t u t eque, ma neppure ?? guanto inveee &t u o , tu non puo¡ essere separato da luz di lui
alla fede basata su una ragione per me ímpenet tavia mi aggrappo ldIex(/qe confessare che in qualche tempo tu s1a esxst1to sen?)8 0 sui
all'oscuro che tu sei presente anche in quelle co rabile, e non 50110 cosi da accusarti di essere imperfetto senza la generaz¡o e,5010 a
seche ignoro. z '¡ o n e . E c051
“ la' nasc1ta _ serv
' eterna ' . _
Quando invece rivolgo il pensiero alla terra
cause occulte dissolve tutti i semi ricevuti, li vi , che per la forza di perfluo dopohla
farci sapere e c tguen;1'ñ
s Padre
' _
eterno del Figlio
' umgemto, che v1e‑
soltí, li moltiplíca una volta viviñcati eli rinvíg vifica una volta dis‑ rima dei t e m p i etern1. _ . e
moltiplicati. in t u t t o ció non trovo nulla che ioorisce dopo che li ha
possa intendere col nº d%;e. lí/ía & t r o p p o poco per me, servendomi dellla m i a fiecíeni
o ! - | un _
mio pensiero. Eppure la mia ignoranza mi aiuta a comprendertí, in della mia parola, negare che ll m i o Signore e DIO: ¡ ¿Sí…¿í¡da
q u a n t o , anche se ignoro la natura che ¿:al mio servizio, riconosco “ C ' sia una creature. Neppure tollerero c
te solo per l'uso di ció che mi &utile. Non conoscendo neppure me to Gesunome "St3'1 c r e a t u t a il t u o Santo
. Spirito“.
. _' _ datee_man‑
.usc1to _ so
stesso, a w e r t o che ammiro di piu te per il fatto che ignoro me stes‑ duteStger
a 0 mezzo di lui'”'. Grande mfattt e ll m i o vmcolo religio
so”. Difatti, senza íntendere né l'impulso né la ragione né la vita
della mia m e n t e che giudiea, li percepisco e,percependoli, ne sono M i . c v 15, 26.
debitore ¡¡ te, proprio io a cui tu concedi di avvertire una natura
che mi allieta, p u r senza comprendere l'origine del mio essere. E . . .- - rcssione
40 L'espressione :: res tua. in rlfer1mento ¡al Flglllo. La ?fte6rsissíccífl Figlio e
ti intendo ignorando ció che riguarda me, eintendendo ti adoro; e ' volte nel capltºlº
' s º g u ºnte: l a p r i m a v o t a s i r l _ _ () Santo
non allenteró la fede nella tua onnipotenza perché ignoro ció che ;llltr%va'
() pm ('1tloe%nto
… (rex t u d ‑º . P- 625' 5)“ la seconda volta Sºlº allo Sp…t
ríguarda te; la mia m e n t e n o n cerca dí impossessarsi dellbrigine ' ' ,,15)- . - - :- ' ' [ansia nO‑
(rex tt;ll'ptfzíluestc manie rc errate di cons¡derare ll l 1gl10 (p(ir;07, en c 10,21‑
del tuo primogenito esottometterlo a sé, ein me non c'é nulla che
mi spinga ad andare oltre il mio Creatore e Dio. "… “”4“ºd -"”º"º')'
- ºf“ rispºmvamcmeilmg
' ne su o '2
…"t8¿ 232£º3í'0p¿
» le,due
. piu'1un.
42Cgmmc1a la (8122? t r a t t a z ¡ º 8 193%llario esclude chiatamente che
ghe che
' ' Sit r o v a n 0 in l u n 272935
& n t o sia una C r e a t u r a ( , elo descrive
. .“ come
_ _ “uscito”
:, . (Profec!ur)
‐ º n dis dal
O'

lo gp…tgnfíndato [misxusl Pºr mezzo dl 1…' º'ºº del I lghº. Eglinrlrcce pepr il
º'“ Sal 92, 4. Pa df"? €na terminolºgía 5 j º … ' º º cºnsºlida“ per lº SP…t0' COIl1€Non usa mai
%íglihudisponeva della nozione di nascita o geriileramone f£21lá formula ¿gia
5ºs… temi dell'ordine del mondo. della conosccnza dí Dio e dell'igno‑ '
-¡ n e " ) C f d f ' º º “ Patrep_e
» r Filium.ma
.
contenu
. ale, vcdl. LT‑.
ranza di sé, cf. Introduzzbne, p . 54, con n o t a 71. 1hlf$szggli
(: . … [i)ndizi circa lo Sp…lº Santo come soggettº person
Ladaria. El Espíritu Santo, pp. 304-308.322-324.
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INDICI
INDICE SCRITTURISTICO

AN'I'I( : ( ) Tl-'.S'['AMEN'I'() 16, 8.13: 11, 304


16, 910: 1,218
Gw1051f 16, 13; 1,218
17,4:1,247
17, 1 9 2 0 ; I , 219
17, 19: 1,220
17, 20: 1,220,221, 246
18, 1325: I, 250
18,2: 1,247; 11,305
18,2-3: 1,220
2 1 3 214, 240, 243 18, 1314: 1,223
4: 11,295 18, 14: 1,248
0-21:1,267 18, 1 7 ( L X X ) : 1,220
5:1,217,240 18,20-21: 1,41, 88; 11, 163
6: 1,34,193,194,213,214, 18, 25; 1,223, 248
215, 216 242, 243; 11,284 18, 25-26: 1, 221
6-:27 1,64; 11,273 19, 12: 1,223
7: 1,213, 215 19,24: 1,221,224, 248,250
1:1217 21, 1:I, 222
21,121,221
21, 2: 1,223
21, 17‐18: 1,221
22, 12: I, 41, 88; I I , 164, 170
22, 1718; I I , 229
:,1 28, 12-15: [, 224
,1:9 11,276 28, 12.17: 1,252
15 5: 11,229 28, 17: 1,252
15, 6: 1,248; 11, 164, 229 32, 2430; I, 252
16,7.13: 1,244 32, 24-31: 1, 225
3 18 Indice scritturislico ! na'ice fcri!turístico 3 19

32, 25-30: 11,305 30, 14: 11,230 71, 9‐10.15: 1, 231 8,30: 1, 64, 215,217; 11,299,
35, 1: 1,224,252 32, 1-43: 1,261 71, 17: 11,295 302
32, 311, 35 81, 6: 1, 36, 284;11, 18 8, 30-31: 1,217
Exodo 32, 8-9: 1,288 89, 21: 11, 280
32, 39: 1,226,232, 233, 265 92, 4: 11, 310 Qoélet
2, 10: 1, 253 32, 39.43: 1, 265, 267 101,26: 11,282
2, 12: 1, 253 32, 4 3 ( L X X ) : 1 , 226, 255, 265 103,4: 1,245 7, 16: 11, 217
2, 14‐15: 1, 253 33, 16: 1, 22, 255 104, 15: 11, 249
3, 1‐14: 1, 253 109, 3: 1, 45, 209, 271, 282; 11, Sapienza
3, 2: 1,225; 11, 305 Giomé 128, 279,280
3,4-6: 1, 225 110, 10: 1,257 13,5:1, 119,121
3, 6: 1,253, 254 1, 1:11, 305 137, 8:11, 282
3, 14: 1,54, 85, 119, 205, 254; 138, 7-10:1, 119,121, 204 [mía
11, 289, 290 I Samuele 148, 5: 1, 212, 213
4, 22: 11, 282 1,2: 1, 288; 11,282
7, 1: 1,36; 11, 18 13, 14: 1,285 Prouerbi 1, 13‐14: 11,221
7, 12: 11, 18 15, 22: 1, 128 6
8, 15: 11, 18 8, 4‐5: 11, 302 6,‐:
7
8, 20.27: 11, 18 1 Re 8, 15-16: 302
9, 24.33: 11, 18 8, 20‐21: 11, 303 7
10, 13.19111, 18 3, 12: 1, 285 8, 213 (LXX): 11, 302,307 9, 5 (LXX): 1,219, 220; 11, 269
19, 17-20: 1, 254 8, 22: 1, 45, 46, 65, 144, 207; 29, 14: I, 180
20, 18‐19: 1, 254 Salmi 11, 274, 296, 301,302, 303, 40,12(LXX):1, 119
24, 18: 1, 255 305,307 42, 1:11,75
34, 28-35:1, 255 2, 7111, 76, 249 8,22 + 21:1(LXX): 11,296 43, 10: 1,228, 229
34, 29: 1, 285 2, 8: 1, 229,230 8, 22-25: 1, 88, 286 45, 11 (LXX): 11,299
7, 10:11, 165 8 -30: 1,65:11, 296 45, 11‐16: 1,230
Deuteronomio 7,12:1, 204 8 : 11,299, 301, 307 45, 14: 1,231, 232,233
21,7: 11,245 8 (LXX): 11, 295, 296 45, 14-15: 1,233,267
2, 4: 1,203 21, 23: 11, 24 8 ‐25: 1, 46; 11, 297 45, 15: 1,231, 232
4, 24: 11,306 21, 32: 11, 283 8. 45, 16: 1,232
6, 4: 1, 34, 211, 213, 226, 227, 32, 6: 11,298 8 25 45,20‐21:1,35
237, 256; 11, 20 44, 7-8: 1, 228 8 25 53, 45: 11,211
6, 8: 1, 234 44,8: 1,43, 228; 11,241,248, ' 8, 2630: 11,298 53, 5:11,211
30, 12: 11,229 249, 250, 251 8 27:11,295, 298, 299 53,8:1, 156
30, 13: 11,230 71,5: 11,295 8 28‐31 (LXX):1, 217 64, 4:1, 263
320 India: .nºríl/urz'xtrto 1nd:'rr .vcrz'tturz'x/ico 32 1

65, 1-2: 1,261 13,42: 1,204 5» 16, 16: 1, 302, 310


65, 13: 1,259 14, 30-36: 11,210 5, 16,16-19:1, 286
65, 13‐16: 1, 35, 258 5 16, 17: 1, 36; 11, 196
65, 14: 1,259 6, 16,17-1811, 299, 303
O.vea
65, 15: 1,259 6 16,18:1,165
65, 15-16: 1, 259, 260, 261 1, 6-7: 1, 229 7, 16,22: 1, 304
65, 16: 1,203, 256, 257, 260 13,4 ( L X X 1 : 11, 277, 280 7 16,23: 1,304,11, 196
66,1-2:1, 119. 120, 204 8 16, 28 - 17, 2: 11, 263
Gí()elc 8 17,1-2:11,193
Ccrcmía 9,4: 11,165 17, 2:1, 188
3, 1: 11, 76 9,9: 1,286 17, 5: 1, 154, 291, 293, 302; 11,
15.10: 1.286 10, 22: 11, 256 121, 171, 282
1 ,6 ( L X X ) : 1,205 10,24: 11, 281 17, 1‐9: 1, 289
Malac/n'u
17, 9 (LXX): 1,233 10, 28: 11, 183 17, 10: 1, 289
23,32z1, 130 3, 6: 1,204; 11, 221, 271 10,29‐30: 1, 204 18, 12-13: 1,70
32,27:11,246 10, 38: 11, 183 18, 1811,299
10,39:11, 183 19, 2-8: 1,70
Lamm!aziom' N… W( ) TI-lh'l'.-XMIN'1'( ) 10,40: 1, 302 19,16:11,118
11.27: 1, 153, 156,292, 302; 11, 19,20: 11, 127
4, 20: 11, 247 47, 257, 269 19, 28: 1,231,11, 61
Matteo
11,28-30:11, 118 21, 18-19: 11, 193, 228
Baruc 1,20: 11, 128 12, 13: 11, 210 23,10111, 119
1,20-23: 1,167 12, 18: 1,229; 11,74 23, 37: 11,219
3, 36: 1,233, 234 1,21111,247 12, 28: 11, 75, 76 24, 5.24: 1, 311
3, 36‐38: 1, 35, 234, 268 1,23: 11, 181 13, 24.30: 1,254 24, 35: 11, 207
1,27:1, 92 13, 40‐43: 11, 263 24, 36: 1, 39111, 158
Ezec/5ícle 2,1‐11:1,231 13,41: 11,263 24, 43: I I , 167
2,2.9:1, 167 13, 43: 11, 264 24,‐14:11, 167
37, 1‐14: 11,305 2,2.11:1,288 14, 15‐21: 1,299 24,46: 11, 167
37, 13-14: 1,286 2,11: 1, 167,23] 14,16-21:1, 178 25, 3: 11, 165
3,7: 1,248 14, 19: 11,48 25,12111, 165
Daniele 3,9: 1,248 14, 24.32: 1, 314 25, 13: 11, 165
3, 15:1, 289 14,25: 11, 47, 192 25,34: 1,81,84;11,127, 264
3, 19-23: 11,209 3, 16: 11, 249 14,33: 1, 314 25, 41: 11, 259
7, 13: 11,305 ., 17: 1,287, 288, 293, 310; 11,
3 15, 13: 1,291 26, 12: 11, 222
9, 23: 1,286 121,171 15, 24: 11, 118 26, 28: 11, 202
322 Indice scri!tun'stíco Índice xm'tturistíco 323

26, 31-34: 11,202 12, 19-27: 1,40 8, 44: 11, 210 1,10:1,164
26,37: 11,202 12, 29: 1,203, 237; 11, 128 11, 9: I, 145 l,12:1,293
26,38: 1, 41, 42, 140, 141; 11, 12,29-31:11, 126 16,22111, 184 1,14:11,18,67,106,138,141,
182, 190, 197, 201 12,32‐33: 11,126 17,21: 11,264 157, 187, 190, 196, 218,
26,38-39:1,73,84;11,182 12, 34:11, 126 18,19:1,138,139 222,223,245,246,251
26,39: 1, 41, 42, 140, 141; 11, 12, 34-37: 11, 127 19, 41: 11,219 1,18:1,35,164,205,222,226,
182, 202,203 13, 32: 1, 22, 39, 41,88, 139; 22,31‐32: 11,203,204 234,263,305;1L 54,61,
26, 3941: 11,203 11, 104, 105,158,160, 170. 22,32: 1,303 245,290
26, 40‐41: 11,203 174, 181 22, 32.61‐62: 11,207 1,34:1,288
26,42: 11,204, 258 14,36:11,171, 198,203 22, 43: 11,205 1,45.49: 1, 298
26, 44: 11,204 14, 56: 1, 313 22,43‐44: 11, 15, 205 ‐ 1 : 1 , 177,299
26,45: 11, 204 14,61: 1, 313 22,50-51111, 197,210 :1, 48
26, 45.51‐52: 11, 204 15,27:11,213 22, 51: I I , 199 :L 290,291
26,53: 1, 178; 11,206 15,39: 11, 134 23, 34: 1, 84, 141; 11,213, 232 :1,77;11, 114,222
26, 64: 1, 141,290; 11, 198, 199, 16, 9: 1, 188 23,40‐42: 11, 200 21:11,184
213 16, 19:11, 16 23,43: 1, 84, 141; 11,200,213, : I , 23, 4 2
27,45.52: 11,213 17, 2: 1, 188 222,228, 232 :11, 312
27, 46: 1, 41, 42, 73,84, 140, 24, 36:1,22;11,104, 105 23,44: 1, 182 ,167
141,290; 11, 182, 198, 213, 23,46: 1, 41, 73, 84, 140, 141; 11 134, 191, 200, 218
215, 222,231 Luca 11,182, 199, 222, 231
27, 5053: 1,315 24,39:1,202; 11,221
27, 51: 1, 182 l, 12-17:1, 166 24,41: 1, 189
27, 54:1, 182,287, 315 1.21: 11,247
28, 18: 11,257 1,22:1, 166; 11,76 Giovanni
28, 19: 1, 132, 151; 11,313 1 28
-34:I,167
28, 19‐20: L 147 1a 35: 1, 165, 167, 288; 11, 185, 1, 1: 1, 129, 158, 159, 164; 11,
208 18, 19, 20, 64, 189, 246, 374, 88, 279, 280
249, 251, 290, 309, 313 111, 193
Marco
315 I I , 48,146
1,11:I,293 6: 11, 144
5,30:11,165 6-18: 11, 144
9,32:11,165 7: 11, 26,30, 122, 144,145,
10,18:1,22,39,40,204;IL 146
104,117,118,119 : 11, 30 213,239; 11,282,312 5, 18:11, 24, 145
10,21:II,119 1, 3‐4: 1, 161 5, 18‐21: 1,37
10,32-33:11,106 1, 9: 11,290 5, 18-23: 11,90
324 Indice xcrz't/urímk-o 1ndice xcn'tturístim 32 5

5, 19: 1,22, 39,40, 87, 138; 11, 6, 55: 11, 67 35, 37, 42, 53, 54. 60, 61, 13, 32: 11, 141,267
26, 31, 104, 122, 144, 146, 63, 78, 85, 97, 102, 103, 14, 1:11, 120
6, 56: 11, 69
147,148,172,243 6, 56757: 11, 68 155,168,169,179.242 14, 6: 11, 50, 64, 260, 304, 307
5, 19723: 11,25 10, 31-33: 1, 37; 11, 34 14, 6-11: 11, 45
6, 57: 11,40, 69
5, 20: 11,28 10, 33: 11, 35 14, 6‐12:1,37, 177
6, 62: 11, 218
5,20‐21: 11,28 10, 34‐35: 1, 284 14,7: 11, 46, 60
6, 64: 11, 159
10,34‐38: ], 37:11, 36 14,7‐11: 11,70
5, 21: 11,28, 29; I I , 150 7, 28: 1, 295
5, 22: 1,224; 11, 29, 30 10, 36: 1,291; 11, 42, 134 14, 8: 11,47, 53
7, 28-29: 1, 3(), 294
5, 22‐23: 11, 30, 243 10, 36-38: 11, 37 14,9: 1, 139, 154, 156, 157;11,
7, 29: 1,295
5, 23: 1, 258, 270; 11, 31, 124, 10,37111, 95 47, 48, 53. 60; 11, 94, 95,
7, 38:11, 193
125, 147, 279 8 , 1:6 11,16 10, 38: 1, 87, 154, 156, 165, 103, 130, 153, 155, 157,
5, 25: 11, 124 8 ): 1,295 176, 193; 11, 43, 51, 103, 168, 169,242
5, 26: 1, 155, 156; 11, 40, 91 8-29: 148 168,190 14,910:11,49, 103
5, 30: 11, 21 11,4:11, 125,220 14,9‐12: 1,298
9: 11, 258
5,36: 11, 121, 122 11,14:11, 166 14, 10: 1, 31, 133, 174: 11, 50,
2: 1,296, 297
11, 14-15: 11, 220 52, 54, 60, 144, 148, 153,
5, )-37: 1, 36, 292 9: 11, 21
11, 27: 1, 311; 11, 151, 269 155,157,169, 242,243
59 6-38: 11, 121 6: 1, 222
5, 7: 1,292 :,1 312 11.34:11, 165 14,10‐11:11, 131
11, 35: 11,219 14,10-12:11,53, 130
5. 7-38:11, 122 2,1130
14, 11: 1, 39, 139, 164; 11, 21,
5, 0: 11, 124 1,210 11, 35.15: 11, 193
5, 0-44: 11, 123 :,11 193 11,35.41:11,228 51,53,60.98, 157
5 3:11,123 11, 39-44: 1,299 14, 11‐12:11, 153
,291, 312; 11, 134
14,12:1, 164
)

5 4:11, 123 ,312 11,41:1, 164,291


14,16-17:1, 172
)

5 :1, 254 11,41‐42: 11,231


14, 19‐20: 11, 68
)

6 :11, 91 11,43: 11,220


14,23: 11,77
)

6 -29: 1, 306; 11, 90


)
12,23: 1, 181
6, 33.41.62:H,134 10, 17: 11, 258 12,27:1,290 14, 28: 1, 22, 39, 40, 58, 88,
6 ‐38: 11, 149 10,17<18:11, 114,221 12,28:11, 171,231 138, 139, 156, 164, 183,
6 :1,180;11,173, 258 12,29: 11, 126 207, 241, 290; 11, 15, 58,
10,18:11,183,184
6 :11, 151 12,30111, 171,232 104, 151, 152, 154, 155,
10, 27-30: 1, 37: 11, 32
6 :11,260 10, 28: 11, 33 12,31211,260 156,157, 158, 243
)

6 ‐:47 11,149 12,41:1,35,263;11,305 14, 30: 11, 156


) 10,28‐29:11,70
6 )1:] 47 10, 29: 11, 33, 242 13, 13: 11, 119, 281 14, 31: 11, 156
6 :11,188 10, 30: 1, 32, 37, 56, 58, 87, 13,23:1, 308 15,1-211, 72;11,156
15,1-6:11,157
)

6, 52:11, 188, 192 139, 156, 164, 193, 243, 13,31: 11, 141, 197
13, 31‐32: 1, 44; 11, 140, 266 15, 13: 1, 290
6,5 .1, 283;11,188 277; 11, 14, 15, 21, 32, 34,
326 Indice sm'ttunlstico Indice .1'm'tturistico 327

15,23: 1,297 17,8: 1,32 - -


Alttdeglz/1posto¡¿ 6,4-:611, 112115
6 , 1 0 11 11
15,26: 1,38, 61,87;11,71,77,311 17, 10: I, 139, 155, 286; 11,73,
15, 28: 11,267 313 1,4-:511,80 7,23: 11, 110
16, 12.7:1, 172 17, 11-12: 11,206 1,6: 11, 175 8, 3: 1, 127, 308; 11, 118, 156,
16, 12‐15: 1, 38, 87; 11, 72 17,20: 1,38 1,7:1,41;11,174, 181 195,211,212
16,13-14:1,172 17, 20‐21: 1,87, 137,11, 61 1,8: 11 80 8,5:11,56
16, 14: 1, 172; 11,73 17,21: 11, 51, 64,65,70 1,9: 1, 188 8‐9:1, 169
16, 14-15: 11, 72, 77 17,22: H, 65, 66 2 , 4 11, 76 8,9: 11,77
16, 15: 1, 39, 155; I I , 21, 98, 17, 22-23: 11,66 2, 16-17: 11,76 8,9.11:11,78
103, 133, 172, 173 17,24: 11, 151, 173 2,27: 11, 184 8,9-11: 11,74 77
16, 16: 1,301 18,3-6:11,197 4,27: 11,248 8, 11: l, 169; 11,77
16, 26‐28: 1, 36, 297 18,4: 11,207 4,32:1 37,137:1L61,62 8,1415-1 172 309; 11 282
16,27: 11, 133 18,6: 11, 198 5,41: 11,210 8,151,310
16, 27-28: 1, 300; 11, 131 18,6‐7: 11,213 7,22: 1,253 8, 19-21: 11,277
16, 28: I, 156, 164, 209, 271, 18,10:11, 197 7,55:1, 188 8,26.1,62;11,312
282, 299 18, 11:1,84,141;11, 198 9,3-5:1, 188 8,29: 11,241,245
16, 29‐30: 1,299 18,36: 11,260 9, 15: 1,286, 308; 11,73 3,31.321,309
16, 30: 1,300; I I , 130, 166 19, 7: I, 314 10, 37-38: 11,249 8,33‐34: I I , 225
16, 31-32:11, 131 19,23‐24: 11,216 10,42: 11, 16 9,5: 1,231; I I , 86, 290
16, 33: 11, 131 19,26‐27: 1,308 12,2: 11,202 9,911: 1,38
16, 33.32.27‐28: 11, 135 19, 30: I I , 183, 213, 232 13,22: 1,285;II_ 280 1 0 , 4 11 118 255
17:11,130 20, 4: 1, 308 17,28: 1,204 10,6 11,229
17,1:1,182,183 20, 17: 1,43, 142; 11, 238, 239, 10,67: 11,229
17,1‐2:11,132,133 241, 244, 246, 248 ' 10, 6-9: 11, 229
17,1-5:1,181,187;11,132 20, 19:11, 192 Rºm… 10, 7: [1,230
17, 1‐6: 1, 32, 77, 181 20, 25: 1, 190 1,24: 11, 36 10, 8: I I , 230
17, 2.1: 11, 135 20, 26: 1, 190 1,3-4:11, 128 10, 879: 11,230
17, 2‐3: 1, 184 20, 28: I I , 20, 21 1,8: 1173 12,3:II,217
17, 3: 1, 22, 39, 40, 138, 139, 20, 29:11, 21 1,20: 1, 131,11, 101 19)13…21;1, 262
185, 204; I I , 104, 129, 134, 20, 31: 1,289, 306 1,23: 1, 118 11,25-27:1,44;11,261
135, 139, 143 21, 15-17: 1, 303 1,2511178 275 11,28: 1,44, 82; I I , 261
17, 4: 1, 186;11, 139 21,17:1, 303 2,29: 1,259 11,33: 11,87
17, 4‐6: 1, 186 21, 18: 1,231 4, 3: 11,229 11, 33-36: 11,269
17, 5: 1, 164, 181, 290; 11, 15, 21, 18‐19: 1, 303 4, 24: 11, 77, 114 11, 35‐36: 11,270
115,139,140,157,181,271 21, 22: 11, 202 5, 10: 1,308 11, 36:1, 209, 271, 282; I I , 87,
17, 6:1,191,192 21, 22-23:1, 305 6, 3-5: 1, 127 246, 270
32 8 Indice sur/!!urtklim 1mlia' .11fr1'lturíxtím 329

15, 10: 1,265 8, 6: 1, 38,64, 147, 169, 186, 2 Corán/¡ 1,10: 11,254
15, 12: 1,265 202, 211, 213, 218, 229, 1, 16-17: 11,247
16,25: 1,203, 304 230, 2.31, 274: 11, 83, 84, 3,17:1,171 1.17:11,248
85, 86, 87, 88, 89, 134, 135, 4, 4:1, 156; 11, 49, 236 1 192211259
233,269 5, 17: 11, 207 2 211,239
1 Corz'rzíz'
12, 3: 1,38, 172;11, 78,81,83 5. 18-19: 11, 97 2,3:11,282
12, 3-12: 1,61 5,1911, 231 2,8: 1,230
12, 4‐7: 1,38 5, 20‐21: 11, 212 3,1:1,231
12, 4-1 1: 1, 173; 11, 88 10, 3-5: 11, 287 3,9: 1, 138
5 12, 5‐6: 11, 82 11, 4:11,129 4 4 1 , 147
7 11, 25: 1,286
12, 6: 11, 81 4 , 45 :I I , 8 9
8 2 5 1,251 12, 8-9:11, 83 11,30.23:1, 231 4 46 11 62 233
9:1,157,180 12, 9‐10: 11, 82 12, 2.4: 1, 286 4.6.1 169
0 11 5 7 , 179,237;11, 13 12, 11:11, 81 12, 2-411,262; 11, 88, 252 4,7: 11,
0-2511, 180 12, 12: 11, 82 13, 3: 11, 56, 89, 212, 276 4, 9 10: 112 226
2: 11,225 12, 27-28: 11, 82 13, 4:11,115, 227 4,1012 11 83
3 24: 11,225 14, 9: 11, 14 4 , 1 4 11 227
3-.25 1,238 15, 3-4: 11, 227 4,2124 11, 306
4: 1, 45, 156; I I , 20, 61, 64, 15, 20: 11, 265 42224: 1,71
115, 286, 290, 309 15, 20‐21: 11, 264 1 4, 24: I I , 307
,27:1, 181 15, 21-28: 1, 43, 44, 79, 88; 11, :,1 6, 12: 11, 259
30 238,252, 257 :,1
1 15, 23‐24: 11, 257 :,1
F1'líppcsí
-3. 11,162 15,24: 11,251,264 :1, 127
-:8 11,225, 226 15, 24‐25: 11, 261 27: 1,247 1, 6-7: 1,68
:11,106, 161, 196, 210, 15, 24-26: 11, 265 :1, 254, 11,16 2, 6: 11, 14, 237
15, 24‐27: 11, 260 ‐28:11,63 2, 6.11: 1, 67, 88; 11, 92, 93
1 15, 2428: 11,254 21,1 46; 11, 307, 308 2, 6‐7: 11, 92, 152, 190, 227,
1011:11, 168 15,26: 11,261 -5: 11,306 238, 243, 271,272
_,1 1 11,313 15, 2628: 11,239, 262 : , I 169 2, 6-711: 1,39
12 1 169,173 15, 27‐28: 1, 142 6: 1,248, 259 2,6-:811,116,137
5: [ 15, 28: 11, 236, 251, 258, 265, 2,7:11,15,152,180,186,188,
,8:1,37,137;11,61,63 267, 268, 271,272 Efexím' 195, 211,268
11: 11,77 15,47: 11, 187 2,7-8:11, 194
-:6 11,83 15, 53-55: 1, 187: 11, 262 1,3: 11247 2,8:11,92, 154,258
31: 11,207 14 1,73, 173, 229 2,9:11,154,155
330 Indice .rcrt'lturz'xtim
lndife xcrt'!!z¿rtkl¡0() 33 ]

2,1011:11,93,111
2,11:11,138,143,155,157, Giacomo
272
: I I , 160 1, 17:1, 204
3,5:11,276
- : 0 11,272
3,12:1,72
3, 1516: 11,253 1 Pietro
3, 18: 1,82; 11,261 ¡ Texmlom'ccxi 11,177
3, 19-20: 11, 256 2, 9: 11, 282
5 ,2 :I I , 160 2,22: 11,307
3, 21: I, 71; I I , 110, 111, 262,
263, 268, 272 3, 13: 11,200
2 Tesxa/om'cesi 4, 19: 11,277
Colouesz' 1,10:11,161 : 11, 292 2 Pietro
1,13:I 22;11,161 1
1,15:I,154,156 157,179;II, 1 Tímoleo O: 11, 55 1, 4: I, 131
49, 94, 95 237, 289, 301 0: 11, 57 3, 15: 1,287
1,2: 11,216,253
1 , 1 5 16: I , 64, 65, 215
1, 3-4: 11,216 1 Giovanni
1,-:1520 1, 39- I I , 95
1, 11: 11, 252
1,161, 161,239,II,144, 159 Filemone
1, 13: 11,63 2,1822:1,311
276 313 1, 17: 11, 61,254
1,1617. H, 95, 160, 250, 254 1:1,231 2,22:1,307
2, 5: 1, 203, 234: 11, 106, 195 2,23:1,307
1,17.19:11, 259 )

246, 251,265 5,1:1,306:11,281


1, 18: 11,245 Ebrei
2,7: 11,56, 73,78 5,20:1,307,31o
1, 18-20: 11,96
3,6: 1,67
1,19:I, 186
1, 19…20:11, 160
3 16: 1, 4_;3 11,223, 240, 243
¡ 7
Apocalz'sse
2,3: 11, 167
246, 251, 267
2 , 5 11,174 1, 5: 1, 153
2 , 8 9 1,39,45,II,98, 102, 286 5, 114: I, 308
0,11 110
2,8‐0:1 15, 3: I I , 301
2,8‐51:51,25 123,126
2.9: I, 155 156,175,186,277
2,10: 1,71;11,110 2 Timoteo
2,11‑ 12. 11,111,114
2,13‑ 15: 1,25; 11, 112,212
1,9: 11,291, 295
1, 11: 1,309
2 14 1,261
1
2, 5: 11, 253
INDICE D E ] NOM1

Abra: 1,7 Bellini E.: 1,21


Acacío di Cesare-a: 1, 11,20 Bobrinskoy B.: 67
Aczio di Antiochia: 1,11 Bonnasieux¡F.‐J.a 1,83
Agostino (santo): 1, 6, 16, 55, Boularand E.. 1,7, 21, 207
91, 148 Brésand L.: 1,28
Alessandro di Alessandria: 1, Brisson j.-P.: 1,83
17, 21, 25, 32, 33. 35, 86,
205, 207, 264, 271, 274; 11, Callisto (papa): 1, 10
236, 285 (lamisani12.: 1, 6
Ambrogio (santo): 1. 16 Cantalamcssa R.: 11, 100, 208
Ares: 11, 16 Cassiano: 1,27
Ario:1, 17,20, 21,22, 24, 25, Cattanco E.: 1,9, 201; 11, 56
26, 30, 32, 33, 35, 129, 134, Cavalcanti E.: 1,88
136, 200, 201, 205, 207, Ceciliano di Cartaginc: 1, 18
209, 248, 264, 271,274: 11, Ceresa Gastaldo A.: 1,6
12,16,17, 236, 285 Charlicr A.: 1,70
Arnou R.: 1,206 Cíceronc: 1,6, 116, 122;11,298
Atanasio di Alessandria: 1, 5, Cipriano: 1,7, 91, 302; 11, 137
8, 9, 18, 19, 20, 21, 24, 47, Cirillo di Gcrusalemmc: 11,249
52, 65, 91,147,201,207;11, Costante: 1, 18, 20
23,104,152 ,160,174,289, Costantino (imperatore): 1, 17,
304 18, 19, 21
Aussenzio: 1, 15 Costantino 11: 1, 18
Costanzo (imperatore): 1, 8,
Bardy G.: 1,74 14, 15, 19, 20
Baruc (profeta) : 1,268 Costanzo 11; 1, 15
Basilio di Ancira: 1, 11 Coustant P.: 1,6, 23, 93; H, 306
Basilio di Ccsarea: 1,228 Cribellius G.: 1,93
334 Indice dci nami
Índice dei nami 335

Damele (profeta) I 286; 11,209 FíguraM.: l, 24, 26, 52, 54, 70,
D10n1g1dl Milano 1, 8 leraca: 1, 134, 200, 208, 272, Isaia (profeta): I, 33, 203, 230,
83, 94, 234; I ] , 44, 113, 189 278 233, 258, 262, 263, 267,
Dionigi vescovo di Alessan‑ Filippo (apostolo): 11,46
dria: 1,209 Ilario di Poitiers: l. 3, 5, 6, 7, 285
Filone: I, 121 9,10,11,12,13,14,15,17,
Doignon].: I, 7, 54, 65, 83, Fontaine].:1,83
84, 90, 91, 93, 94,115,116, 21, 22,23, 25,26, 27, 28, ]eannotte H.: 1,83
Fotino:1,5,10,11,12,30;11, 29, 31, 33, 34,35, 36, 42,
118, 119, 129, 134, 148, 9,12,16,17,88,189,214
153,228, 290, 302; 11,46, 44, 45, 47, 49,51, 52, 53, Kanncngicsser Ch.: I, 10, 18,
Fulgenzío di Ruspe (vescovo): 55, 56, 58, 59,60, 62, 63, 23, 83, 87
111, 199, 206, 247, 259,285 1,92
DossettíGL. 1,18 64, 65, 66, 68, 69, 70, 72,
Durand deG M.. I, 94 73,74, 75, 76, 77, 79, 80, Ladaria L.F.: I, 23, 55, 60, 62,
Galtier P.: 1, 13, 23, 68, 73, 81, 84, 85, 87, 88, 89, 90, 65,68, 69, 70,71, 73,74,
Durst M.: 1,70, 80,307; 11, 252 115,278;11,92, 107,108, 91, 93, 94, 113, 115,116, 76, 80, 81, 85, 93, 94, 115,
193 117, 118, 119. 124, 125, 123, 125, 138, 139, 144,
Ebíone:l,10,11,30,135,136, Gastaldi N.].: 11, 33
149,164;11,12,16,214 128, 129, 131. 134, 144, 148, 152, 160, 168, 170,
Geremia (profeta): I, 33, 130, 147, 148, 151, 158, 164, 175, 192, 206, 214, 218,
Epicuro: I, 117 205, 233,234, 268,285
Epifanio: I 21, 207 165, 171, 174. 175, 179. 222, 228, 234, 245, 264,
Giacomo (apostolo) 1,204; 11, 183, 199, 201, 205, 206, 279, 301, 307; 11, 19, 43,
Eudossiodi Antiochia: 1,26 202
Eunomío: 1,11 209, 210, 215, 217, 222, 49, 67, 71, 75, 81, 92,100,
Gillot].: I, 93 231, 235, 236, 238, 243, 105, 107, 116, 122. 150.
Eusebio di Emesa: I, 52, 91, Giovanni (evangelista): I, 29,
155; 11, 105, 137, 193, 217 244, 246, 264, 269, 274, 152, 155, 162, 180, 189,
30, 35, 36, 43, 49, 85, 87, 277, 282, 285. 291, 301, 208, 210, 221, 245, 248,
Eusebio di Nícodemia: I, 17, 116, 123, 158, 162, 171,
19, 21 304, 309; I I , 11, 12, 15, 23, 249, 252, 276, 278, 287,
263,286, 305, 306, 307, 26, 27, 37, 44, 46, 48, 55, 299, 311
Eusebio diVercellí: 1,8, 15 308, 310; H, 202, 206, 207
Eustaziod15ebaste1, 11 59, 62, 65, 70, 72, 74, 91, Lattanzio: 1, 115, 118
Girolamo (santo): 1,6, 16, 17, 92, 94, 95, 102, 103, 105, Le Bachelet X.: 1, 73, 74
Ezechiele (profeta): 1,286 27, 28, 47 107, 119, 122, 136, 140, Le Mire Li: [, 93
Giuliano l'apostata: I, 15 151, 154, 155, 163, 178, Leone Magno (santo): 1, 27,
FavreR.: 1,73, 74,11, 192 Giulio (papa): ¡, 19
FederA..:L I, 10, 83, 84 186,189, 192,194, 195, 125
Goemans AJ.: [, 17 196, 206, 215, 218, 226, Liberio (papa): I, 14
Ferreira: 11,276 Gregorio dí Elvira: I I , 71
FierroA.: I, 68 70, 79, 80, 81, 247, 249, 251, 259, 262, Lindeman H.: I, 83
GregorioilTaumaturgo: 1,6 267, 273 274, 287, 296, Longobardo L.: I, 7, 13, 15,
125, 179, 181, 188, 243, GrillmeierA.: I, 18,21; II, 12, 185
255,289; I I , 65, 67, 69, 92, 302, 311 55; 11, 39
GuillonleM.-.:] 1,17 lppolito: I, 134, 177 Luca (evangelista): 1, 150; I I ,
111,115,124,140,156,
194, 223, 227, 259, 262, 1reneo:1,52,91,131,134, 135, 204, 207
Hamman A.: I, 15 147, 150, 166, 228, 274, Luciano di Antiochia: I, 21
267,271 Hanson R.P.C.:], 17,18 301, 304; I I , 259 Lucifero da Cagliari: I, 8, 13
336 hza'i¿*c dw" nami 1mliw ¿1w' ¡ [ m u i 537

Maffei S.: 1,93 224, 251. 297; 11,27, 37, 60, Stefano (santo): 1, 188
Mani: 1,35, 134, 208,272, 275, Plotino: 1, 121
71, 93, 114, 137, 208 Podolak P.: 1, 19 Sulpicio Severo: I, 6, 47
276 Susanna (beam): 1, 204
Manicheo vedi Mani 0razzo A.: 1, 3, 66, 70. 217,
Marcello di Ancira: l, 10, 19 Quaequarellí A.: 11, 108
! 249, 307; 11, 273 Quintiliano: 1,6, 28, l 15 Tertulliano: I, 7, 52, 91, 119,
129; 11, 12 Orbe A.: 1,611,134, 135, 162, 150, 155, 160, 166, 211,
Mztreione: [, 150 208, 275, 278; 11, 137 212, 215, 227, 228, 245,
Mareo(evangelista): 11, 205, Riggi C.: [, 134
Origene: 1, 6. 7, 16, 20, 22, Rodanio: 1,9 251, 297, 302. 304“. 11, 37,
207 121, 134, 243; 11, 71 48, 74, 137, 152, 189, 207,
Martín A.: 1,28 Rondeau M.‐_I.: 1, 179,217.11.
Osea (profeta): l, 33, 229, 230 116 296
Martínez Sierra A.: 1, 65, 203; ()ssio di Cordova: 1, 18 Tezzo G.: [. 28, 93
11,252 Rufino: 1,27
Ruggicro F.: 1,6 Timoteo: 11, 177
Matteo (evangelista): 1, 7, 70. Palermo G , : 1,6 Tito: 11, 56
84, 85, 86, 135,286; 11, 205, Paolino di Trevirí: 1, 8 Tommaso (apostolo): 11, 19, 21
206,207 Sabellio:1,5, 10,19, 26, 30, 35,
Paolo (santo): [, 32, 35, 36, 44, 58,129,134,135.136,164,
McDermott].M.z 1, 152 51, 77, 80, 87, 115, 135, Ursacio di Singiduno: 1,8, 10,
McMahon J.: 1,70 208, 235, 237, 257, 272,
150, 188, 204, 207, 231, 277; 11, 9,11,12,17, 88 11, 13, 14
Meijering EP.: 1, 23, 28, 115, 265, 286, 310; 11, 36, 55, 80,
152 Saffrey1‐1.D.: 1,48, 115
86, 89, 178, 206, 266, 276, Sallustio: 1,6, 116 Valente di Mursa: 1, 8, 10, 11,
Mclizio: [, 19 277, 286, 313 13, 14
Meslin M.:1,13, 14,17 Saturnino di Arles: 1, 8, 9, 12,
Paterno di Périgueux: 1, 15 14, 15 Valentino: 1, 134, 208, 272,
Mícaelli C.: 1,22 Pelland G.: 1,80, 94, 116,119, 274
MigneJ.‐P.: 1,93 Seneca: 1,6
124, 141, 148, 179, 184 Simonetti M.: 1,7, 10, 11, 12, Venanzio Fortunato: [, 6, 27
Mi1hau M.: 1,84 187, 209, 245, 255, 292; 11, Vincenzo (presbítero): 1,18
Mínucio F.: 1, 122 14, 15,17, 18, 21, 22, 25,
12, 96, 245, 252, 259, 302 26, 60, 65, 19,3, 199, 208, Vito (presbítero): I, 18
Mohrmann Ch.: [, 142 Petri S.: 1,48. 62,285,287
Moingt _I.: 1, 50, 52, 148, 157; 209, 222,287; 11, 12, 16, 49,
Pettorelli].-P.z 1,70 180, 288 Wild Ph.: 1,70
11, 24 Pictrasll.:1, 18 Smulders P.: 1, 11, 23, 27, 48, Wilmart A.: 1,92
Morel Ch.: 1,94 Pietri Ch.: [, 83
Moreschíni C.: 1, 9, 22, 48, 55, 50, 52, 55, 59, 73, 91, 92,
Pietro (apostolo): I, 87, 131, 93,148,153,155,157,175, Zingerle A.: 1,83
119, 131; 11, 39 165, 301, 302, 303, 304, 200, 201, 206, 215, 218,
308, 310; H, 196, 197, 202, 235, 244, 278, 285, 288.
Nautin P.: I, 134 203, 204, 207, 277
Nicodemía: 1,207 290; 11, 9,19,24‐,43,44,47,
Pietro (vescovo di Alessan‑ 92,105,107,116,137,152,
Novaziano: 1, 7, 52, 91, 152, dria):1, 134
153, 181, 201, 212, 219, 154, 158, 193, 199, 214,
Pi0 IX (papa): 1, 17 217,234,242
INDICE GENERALE

SIGLF. F. ABBREV[AZI()NI .............


Ilario di Poitiers
LA TRINITÁ/2

LIBRO 7
8...................
...................
LlBRO
9...................
10
55

11....................
LIBRO 102
176
LIBRO
LIBRO
LIBRO
................
12.. ................
233
274

INDICI

INDICE S(:R1TIURISTICO ............. 317


INDICE DL-'I N O N I ............... 333
' ema …

Testi Putristici

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( )rigcnc ( Í - ¡ u m x r n l u ./f ( ) m l i m ¡¡¡-¡' ( Í m : l n .". vul. ! . l l c u r a ¡ I i M . Sunonclrí
Al;ltmE‐:in 5-1uc'drnazmrn' ¿Ít'f “sr/m, vol. 2, ¿ mural a_|i ¡".. Be……
Ambmmu La ,lwmnvrza. v(!|. &. ¡¡ cum da la. Mama-.‑
(Ercgnrm Ji Nisw.¡ - ( ? i m - ; m n i (lrísmmmn, ¡..¡ ¿:(-rgm1fá. vol, 4. -.1 cum di 5. LiH-.l
¡ Pd:]r1u;!m'fnhkí. vol 5. ¿¡cum ali A. Quacqual'clli
Ponzio Paulino . ¡ºost‐“1diu, Vi… Ji (.íípmmn - HM Jl rlmím¡gín …l':m Jl .f1gmii‑
no, mi. (», ¡¡ ( u r ¡ | L|1 M. .Simnnclti
( ' i i n m n n i (.Írinnsmmn. hum”: - lídrm¡z¡h…- ¡!w' frgh Mam'mum'n. vul. 7, ¿¡a ' u r u di
A. ('.urcsu(¡:1sluldn .
(Íir…uc Ginvnl1m (1i($crusnlclmm-. Lv ¿¡JI('L'Í“¿'¡I m u m ' ! r r ¡ . vol 8. ¿¡c u m di A.
Quchuurc|ii
Lipif:m|n. Mmmm :!ril'a f('d¡'. x-uL *). ¡¡cum nh( l, Rlp_gi
5¡l1viann di M:lrsig|ial. ( f u n r m ¡"4nulr.r:m_ vu|. IU. ¿¡g ' u r . | ¡li ¡".. M.|r()lt¿1
Ru!inu. _5prrgdzmur J¿'/ (fr.-du. vn]. I |. ¿¡cura dl M. Sinmnclti
P¡('l“(:fibt3ll!)lli. ( b w / n - p : ' r la rifa 4f.f…!f'd:n…¡. vol. 12. -.1 cura dl M. Spina‐HI
Dindncn. (.'cnm amm1vmzmm mila]?-d¿ , ml. 1$. ¡¡ c u m gli V. .N|cna.m.u
Urigcnc, Urm'1ic mila (';t'ru1u'. vo]. |-¡. ¿ c u r a di M . [ . i)zu1ic|i
(ircgurio di Nissan. Fina ¡»m/('mmrc (' pt'rfll'zmm' JU! ('mn'urm. vol. 15. ¡| c u m (||
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Maº»simn ¡| Conlcssorc. [fmwmá (' u'i:=imni dt ( I n ‐ m . vol I ? , '.t t ' u f a dl A. (fura-<a‑
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Í)omlv:ndi ( i:iz:1, l'uwgm¡mcnh .rpinlr1ut'r. vol. 21, :] cura ¿Ii M. Pupamzr.i
(3lovanni Crisostumo. La vera a m v c m r m v, vul. 22, ¡¡cur.-¡ dl [ Í. Ríggi
Pseudo-Amnesia, Ld 'I'nm'íá. ml. 21 a cura di I.. Dnttrinn
Giovanni (lrisusnmm. “ yaa-ra'uzw. vol, 24, ¡¡c u m di A. Quucqunrclli
Giovanni Damuscun0, ( ) m c l i c ¿'rnto/ogú'bc (' mamma vol. 27. a c u r a dí M.
Spinclli
Gregorio di Nissa. L'am'ma r ¡'a r:'.mrrrzirme. vol, 26. ¡¡ cum di S. Lilia
()rigcnv, ()mc'lir' tull'Emdu, vol. 27. a cura di M . ] , Danic|i
Gregorio Magnº. La Regula Panam/c. vol. 28, cum dí M Í Í ' Lom…
Vitmrc di Vita. Slun'r¡ :!:-¡la ¡wru'mzíam' uaml'dlr¿u … A]r¡m. vn|. 29. ¿:cum di S.
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(Zallinico, Vita Ji1paziu. vol, 50. a cura dí C. Capizzi
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Giovanni 1 _ 1553, . ¿¡mnde cam» '¡) € I l , vol. 54.' acura
_ di M N' ' ' Pseudo-Ferradodi Cartagine. Vita di ¡ u n F::t'gmzr'o, vol. (75, a cura di A. [sola
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Leandro di Wiglia. ! , v r ! e m a¿¿u wr)rella Fiorentina Sn¡la rfrgim'fá (' ¿'a fuga dul
mondo, 01, 6 6 , a cura di 0. Giordano
Origene, (.)n.'¿ie …fí:echíclc, vol. 67, a cura di N. Antoniano di ( 3 . Simonct1i
uovanni 060 mhm”o. D:);
mil…,Damnscen ' 'ft? de!/egmmagm: ' ' M m ? - Dixmr.vi aprr(og('!i£: c n n !
(¿¡¡‐¡Ilo ¿¡ Ale.¡ . d . m m ; : …n]rmtc :)!!»¡ag1'ni. vol. 36. a cura di V Far …
Venerabilc Pida , Storm tcclcnm!im d¿=_gh llngi'i. vul. 68. a cura
Nilo ¿¡ An _.ysa3 ria. Pcr(br Cmm ¿*una. va!… it?, a cura di L |. … Abboiin. inn. di B.Luiscll'z
Greg ” ¡ ( Islm, ¡¡corsu a.va*t:ba. vol. 38 a cura d i ( ” Rig ' . -<'ºn'‐' Giovanni ( , Í l s v s t o m o . Puneg:rm . …n m Pdola, vol. 69. a cura d i 5 . '.¿mcone
C Mºl-esc…… > l ]¿¡Natzwm.
'. ' D:.fcam _gl vol. 39. a cura di C
Giru|amo. [¡ ¡Jc‐renm‐ wrgmmi ¿.|'¡' Mana. ( f o r u m f:!vidr'u. vol. 70. a cura di M.l…
( ¡ azianzcno
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Danicli
w“. dí”…¡| Taumatur
¡rcg0rin . . go. D! . ¡ w r s a ¿:()rzgcne. vol, 40, a cura ' ' ‑ . ()uam d| Micvi. Lawm O'Jina. vol. TI. a cura di L. Dat1rino
("ip:¡am1 n;;á|c_vph.¡y%l. 141. cura di T. ()rlandi ¡: A ("ampa,$.i Md…"º Gregorio diN ¡Ss-a. ()mci'ív …!Cannm Jr: ( Í d n t i a ' . vul. 72, a cura d i (Í. Morc‑
l o ml. 42. .; cura
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Gregorio diNissu. Vila ¡I; Grrgnn'n 'I'uumutwga, vol. ? 5, a cura di […Lcone
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Isaccn d' . . (,'nmmentr. J.“ (¡¿ !¿vitara ¡ ¡ ¡ Romani, vol. 45 ¡A‐ - ' ' ' ' llarin di Poitiers, (fm;.-mm!an'rr ¡¡ Matrcu. vol. 74. a cura d; L Lºnguhurdo
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Tcmlurcto ¿¡( l i r m . D h m m .un'ld vawdcwzu. vol 75… ¡¡ cum di M. Ninci
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L_mnta ' de!/e :.wzzrn vol. 43. :¡ cura di G D' N | Gregorio d! Nissa. 1-'¡'mdr .nmra Macr:rm. vol. 77. a cura di lº… Marotm
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Gregoriodi Nissa, ()mvh'v suff'Eccfesíastv. vol. 36, a cura di 5. Leanza
R|.llñll03- 5:0th GF”B (,1'7Íf'5d, YO!. 54 a cura dl L DA"…10 Tcrlu1|iano. Laremm*zfrmc dci martí, vol. 87, a cura di C. Micaellí
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4VOI.
(.5irolamo,. ()mcú'e s u ! Vangel." e m varíe r.-mrren;e liturgicbc. vol. 88. a cura di 5.
(lola esA.Quacquarelli
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5 | S IL.O|Pag “¡ ( ¡ e a C lid (e'/e5!€ * “ ( ' I 3 ¿. ' A . Didimo i“; Cltto. Lo Spimo Santo. vol. 39. a cura di C. Nace
Fulucnzio di Rug .. _ Vencrabiloe Beda, Ome¡if mf 1-"¿mge¿o, vol. 90, a cura di G. Simonetti Abbolíto
(... ¿mmlzzmmdella
_ Bianco ‐pe, L» pm::¿,,za
¡ _ -Laf¿=d¿ vol. 57. a Cura di M. Rufino dl Concordia. Storia ¿¿m a m á , vol. 91. a cura di G. Trattel
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Basilio di Cesare-a, Contra Eunomio, vol. 192, a cura di D. Ciarlo
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Sulpicio Severo, Lettere edialug/Ji, vol. 196, a cura di D. Fiocco
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Oracolx' nbíllz'm', vol. 199, a cura di M…Monaca
Giovanni Crisostomo, Omelie .…Davide eSaul, vol. 200, acura di F. B-¿rone
Eusebio dí Cesarea, Dimas!razione evangelica, voll. 201»202-203, a cura di F.
Migliore
Sulpicio Severo, Cronac/1e, vol. 204, a cura di L. Longohardo
Giovanni Crisostomo, Dixmrsíxul' povero Lazzaro, vol. 205, a cura di M, Signi‑
fredí
Pseudo-Macario, Dismrxí, vol. 206, a cura di F. Alec
Ireneo di Líonc, Conlro le eresie, voll. 207‐208, a cura di A. Cosentino
Collana di testi patristíci
fondata da Antonio Quacquareni
direita da Claudio Moreschini

| Padri costituiscono ancora oggi un indi‑


spensabile punto di riíerimento per I'espe‑
rienza cristiana.
Testimoni protondi e autorevoli de1la piú im‑
mediata tradizione apostolica, per la parte‑
cipazione diretta alla vita della comunitá cri‑
stiana, in loro la tematica pastorale é ric‑
chissima, lo sviluppo del dogma illuminato
da un paríicolare carisma. la comprensione
delle Scritture guidata dallo Spirito. La pe‑
netrazione del messaggio criskiano nei con‑
testo socio-culturale della loro epoca. impo‑
nendo la trattazione di problemi ¡ piú vari e
scotlanti. porta in loro all'indicazione di so‑
q u i o n i che si rivelano per noi straordinaria‑
mente attuali.
Di qui, ¡| uritorno ai Padri», con una iniziati‑
va editoriale che cogliesse le esigenze piú
vive, e talvolta anche piu dolorosa, in cui si
dibatte ¡a comunitá cristiana di oggi, ¡ I l u m i ‑
nandole alla luce delle prospettive e delle
soluzioni che ¡ Padri oíírirono alle loro co‑
munit'a. ll che pub, oltretutto. costiluire un
criterio di certezza, in un momento in cui
forme di malinteso pluralismo possono in‑
generare dubbi e incertezze nell'aífrontare
vilali problemi…
La collana, fondata de A. Ouacquarelli e di‑
retta da C. Moreschini, prof. ordinario nel ‑
I'Universitá di Pisa é curata da docenti
qualiíicati e specializzati nelle singole ope‑
re, che in una prosa piana e moderna tra‑
ducono tutta la spontaneitá con cui ¡ Padri
scrivevano.

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