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Lorenzo Dattrino

PADRI E MAESTRI
DELLA FEDE
Lineamenti di Patrologia

rm

EDIZIONI MESSAGGERO PADOVA

Copertina di

MARIA PALASINSKA

ISBN 88-250-0270-X
Copyright 1994 by P.P.F.M.C.

MESSAGGERO DI S. ANTONIO - EDITRICE


Basilica del Santo - Via Orto Botanico, 11 - 35123 Padova

PREFAZIONE

Questo libro nato con l'intento di offrire un primo strumento di lavoro a chi si avvicina allo .studio dei Padri e corre il
rischio di smarrirsi tra la vastit del materiale che le biblioteche
mettono a sua disposizione.
Per questa ragione, seguendo un modulo di lavoro cronologico e per aree linguistiche, che s situa in un contesto storicoculturale, sono stati privilegiati gli avvenimenti, le figure e le
opere degli autori maggiori, lasciando sullo sfondo tutti gli altri,
e supplendo, l dove stato possibile, con accenni bibliografici.
Anche per la parte antologica, sono stati seguiti gli stessi
criteri, cercando, attraverso la scelta dei brani proposti, di dare
un'idea del modo di scrittura di ogni autore e delle tematiche a
lui care. Per questa ragione tale scelta va letta solo a livello indicativo.
Per le indicazioni bibliografiche, oltre alla citazione delle
edizioni critiche fontali, sono state indicate, nel caso ce ne
fossero, le traduzioni italiane pi recenti, perch pi facilmente
reperibili. In tutti gli altri casi sono state invece indicate traduzioni nelle lingue pi facilmente accessibili al lettore.
Per gli studi, oltre a citare voci inserite in dizionari ed enciclopedie, per un primo sguardo d'insieme sugli autori e sulle
opere, parso conveniente il riferimento a lavori di carattere pi
generale e di contesto, per la maggior parte recenti e in lingua
italiana, per la ragione addotta prima, ma che non trattassero
questioni troppo specifiche, rimandando alle bibliografie che
corredano articoli e libri citati. Altra bibliografia ha trovato posto nelle note.
Sono stati inoltre aggiunti degli indici per una pi facile
consultazione, con la speranza che questo manualetto, nato da
un'esperinza d'insegnamento e dal contatto vivo con gli studenti, possa essere uno strumento, agile ma allo stesso tempo
valido, di iniziazione alla grande ricchezza teologica e letteraria
delle nostre radici cristiane.

SIGLE

BHG

Biblioteca Hagiographica Graeca

Bfil

Bibliotheca Hagiographica Latina

BS

Bibliotheca Sanctorum

CCL
CSEL
DACL
DHGE

Corpus Scriptorum ecclesiasticorum Latinorum


Dictionnaire d' archologie et de liturgie

Corpus Christianorum

DBS

Dictionnaire d' histoire et de gographie ecclsiastique


Dictionnaire de la Bible. Supplment

DPAC

Dizionario Patristico e di antichit cristiane

DS

Dizionario di Spiritualit

DSp
DSGL
DThC
EC
GCS

Dictionnaire de Spiritualit, Asctique et Mystique

PG

Dizionario degli scrittori greci e latini


Dictionnaire de Thologie Catholique
Enciclopedia Cattolica
Die griechischen christlichen Schriftsteller
J.P. MmNE, Patrologiae cursus completus (Series
graeca)

PL

J.P. M:rGNE, Patrologiae cursus completus (Series latina)

PLS
SCh

A li.AMMAN, Patrologia latina. Supplementum.


Sources Chrtiennes

INTRODUZIONE
GENERALE

1. LA

TERMINOLOGIA: PATRISTICA E PATROLOGIA

La Patristica quella, fra le scienze teologiche, che fa oggetto di studio speciale i Padri della chiesa. Sorta come ramo distinto della teofogia in ambiente luterano, dove si cominci a distinguere la teologia biblica dalla patristica e dalla scolastica,
comprendeva all'inizio anche le necessarie nozioni preliminari
di carattere storico-filologico, ma rimase distinta dalla "Patrologia" proprimente detta, che si limitava a dare nozioni di storia
letteraria. Tuttavia nel considerare i Padri come scrittori, si
constatata sempre pi l'impossibilit di prescindere .dal loro
pensiero, e, al tempo stesso, di studiarli senza tener conto anche
degli altri scrittori loro contemporanei, di modo che ora ogni libro di "Patrologia" contiene sempre nozioni pi o meno ampie
di "Patristica"; e, mentre il senso della distinzione tra le due discipline si va smarrendo, la Patrologia tende sempre di pi a diventare storia delle antiche letterature cristiane, e l'antica teologia patristica, in quanto accoglie e discute le concezioni teologiche degli antichi scrittori ecclesiastici, tende a confondersi con
la storia dei dogmi 1
Naturalmente si d come iniziatore della stesura d'un disegno organico di Patrologia, intesa soprattutto come informazione su scrittori e su opere letterarie, san Girolamo con il suo De
viris illustrbus (393)2. Ma pur vero che Girolamo, con quest'opera, si attenne sostanzialmente ai criteri con cui Eusebio di
Cesarea (265 c.-339/340) aveva gi redatta la sua Storia eccle'A PINcHERLE, voce Patristica, in El, XXVI, 521.
De viris illustribus (PL 23,631-766); ed. e tr. it. a cura di A
resa Gastaldo (Biblioteca Patristica 12), Firenze 1988.
'GIROLAMO,

Ce-

Introduzione generale

siastica 3 In Eusebio si possono gi intravedere i prodromi di


una Patrologia, tanto da poterlo considerare il padre di questo
nuovo genere letterario .. Nella suaHistoria ecclesiastica egli ci
fornisce insostituibili informazioni sugli scrittori e le loro opere,
riportandone ampi estratti 4
Ma pur vero che Girolamo scrisse la sua opera a imitazione dell'opera omonima di Svetonio: essa venne poi ripresa e
continuata da Gennadio di Marsiglia (m. dopo il 492), con lo
stesso titolo, De viris illustribus 5 Nei secoli seguenti, Isidoro di
Siviglia 6 , negli anni 615-618, riprese perfino il titol delle opere
di Girolamo e di Gennadio, come prosecuzione <lella loro fatica,
limitandosi per pressoch unicamente agli autori della Spagna.
Con la morte di Isidoro di Siviglia si considera comunemente
chiusa l'et dei Padri in Occidente (636).
Il grande impulso agli studi patristici fu dato dal Rinascimento con il suo ideale di ritorno alle origini, sia cristiane che
profane; appena il caso di ricordare le prime edizioni a stampa
di testi patristici e il grande impulso ad esse dato dai grandi
umanisti, tra i quali nomineremo, uno per tutti, Erasmo da Rotterdam. Un impulso ulteriore venne dalla Riforma, con le controversie che essa scaten in mezzo agli stessi riformati, e tra
questi e i cattolici: polemiche continuate durante il periodo della
Controriforma che coincise, d'altra parte, con il grande sviluppo
dell'erudizione filologica, la quale diede pure il suo contributo
agli studi patristici. E l'epoca dei grandi editori di testi e delle
grandi collezioni o biblioteche... Nel sec. XIX l'alleanza tra la
Patristica e la filologia si venuta facendo sempre pi stretta e
appare gi evidente nell'opera di Angelo Mai: Scriptorum veterum nova collectio, Roma 1825-38, in 10 voll.; Nova Patrum
Bibliotheca, ivi 1844-45. Grandi benemerenze, come organizzatore di una grande impresa editoriale, s' acquistate J.P. Migne
con la sua Patrologia, distinta in due serie, greca e latina 7
' EUSEBIO DI CEsAREA, Historia ecclesiastica (PO 20,45-906); ed. e tr. it. a cura di G. Del Ton, Firenze 1964.
A HAMMAN, voce Ptrologia-Patristica, in DPAC, Il, 2709.
'GENNADIO DI MARSIGLIA, De viris illustribus (PL 58,979-1120). Cf. S. Pricoco, Dal De viris illustribus di Girolamo a Gennadio, Universit di Catania, Facolt di lettere e filosofia (Quaderni del Siculorwn Gymnasium), Catania 1979.
lsIDORO DI SIVlGLIA, De viris illustribus (PL 83,1081-1107); ed. e tr. a cura
di M.C. Codofier, Salamanca 1964.
7 A PINCHERLE, voce Patristica, in El, XXVI, 521.

Introduzione generale

Il termine Patrologia fu creato dal luterano Johannes


Gerhard, morto nel 1637: nel suo libro, dal titolo Patrologia seu
de primitivae eclesiae christianae doctorum vita ac lucubrationibus opus postumum, appare per la prima volta quel termine:
l'opera fu pubblicata postuma a Jena nel 1653. superfluo aggiungere che il vocabolo ha per origine etimologica il termine
padre. E allora ci si pu qui chiedere che cosa s'intenda or~
mai per Padri della chiesa.
Padri della chiesa sono chiamati gli scrittori ecclesiastici
che si sono distinti per dottrina ortodossa e santit di vita 8 Il
termine Padre, nel senso analogico e riconosciuto dalla chiesa
quale testimone della tradizione, di origine orientale. infatti
presso i popoli orientali che tale appellativo fu applicato ai maestri che con la loro educazione e istn1zione quasi rigeneravano a
una nuova vita, quella dell'intelligenza. Anche nel linguaggio
biblico non ignoto q\lesto riferimento.
San Paolo non esita ad attribuirsi quel nome per aver generato alla vita dello Spirito i nuovi convertiti (1 Cor 4,5). Perci
non fa meraviglia che nella chiesa primitiva quel titolo fosse attribuito ai vescovi, in quanto ministri dei sacramenti. I Padri infatti si sentivano profondamente coinvolti nei problemi pastorali
dei loro tempi. Esercitavano l'ufficio di maestri e di pastori, cercando in primo luogo di mantenere unito il popolo di Dio nella
fede, nel culto divino, nella morale e nella disciplina. Molte volte procedevano in modo collegiale, scambiandosi vicendevolmente lettere di carattere dottrinale e pastorale al fine di promuovere una comune linea di condotta.
Ma soprattutto nel N secolo che quell'appellativo prese
ad assumere un senso pi preciso, e fu adattato agli assertori
della fede che ne avevano lasciato testimonianza scritta. In questo quadro pertanto non entravano pi soltanto i vescovi. Sant' Agostino non esita a fare il nome di Girolamo, che era solo
presbitero. Appare infine il cosiddetto Decreto di Gelasio intorno ai libri da accogliere e quelli da respingere (Decretum Gelasianum de libris recipiendis et non recipiendis). Esso risulta di
due documenti:

'G. ZANNoNI, voce Padri della chiesa, in EC, IX, 523.

Introduzione generale

a) il primo occupa le prime tre parti, ed di .natura dottrinale;


b) il secondo, per noi pi importante, tratta rispettivamente
dell'autorit dei concili e dei Padri, e poi dei libri scritti da
eretici e da scismatici e rigettati dalla chiesa 9
Con il tempo vennero cos delineandosi la figura e le caratteristiche del Padre della chiesa:
a) dottrina ortodossa;
b) santit di vita;
c) approvazione della chiesa;
d) antichit.
In pratica il nome di Padri della chiesa si estende talvolta,
in senso largo, ad alcuni scrittori della prima et che non furono
santi, e che, in qualche momento della loro produzione, non furono ortodossi, come per es. Tertulliano, Origene ed Eusebio di
Cesarea. Gli eminenti servizi resi da tali uomini, per altri motivi, spiegano le eccezioni 10 per questo che, a questi uomini,
venne assegnato, per distinguerli dai Padri della chiesa, i.I nome
di scrittori ecclesiastici, sull'esempio di Girolamo, il quale,
con quella designazione aveva indicato gli autori privi delle
nonne suddette della dottrina ortodossa e della santit.
L'et patristica non offre una sua uniformit di sviluppo di
valori. La stessa storia della chiesa ha contribuito ad offrirne
un'origine, un progresso, una piena maturazione di dottrina e di
contenuto, e, infine, iln suo declino. Possiamo cosl accennare ai
tre periodi, in cui, secondo un criterio soprattutto cronologico,
appare divisa la Patristica:

1. periodo delle origini: dall'et apostolica fino alla conciliazione tra chiesa e imperop~r opera di Costantino (306-337):
2. periodo aureo della letteratura patristica (325431/51):
3. periodo della cosiddetta decadenza (451-750).

Decretum Gelasii (PL 19,787-794, cc. 1-3); CPL 1676; PL 59,157-164; 165180, cc. 4-5. Cf. A KLEINHAUS, voce Gelasio, in EC, V, 1982.
10 G. ZANNoNI, voce Padri della chiesa, in EC, IX, 524.

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Introduzione generale

2. LA

METODOLOGIA

naturale che, come ogni disciplina, anche per lo studio


della Patrologia sia suggerito un metodo specifico particolarmente indicato e specificamente individuato. Sono state segnalate in questi ultimissimi anni le direttive necessarie per rendere
gli studi patristici realmente proficui e, in pi, adattati alle esigenze della . cultura moderna. Mi riferisco in particolare alla
Istruzione sullo studio dei Padri nella formazione sacerdotale 11 ,
di cui riporto, qui di seguito, ampi stralci:
La natura degli studi patristici e i loro obiettivi
50b) Nell'affrontare gli studi patristici bisogna rendersi conto prima di tutto dell'autonomia della Patristica-Patrologia, come disciplina
a s stante, con il suo metodo, nell'ambito del corpus delle discipline,
che oggetto di insegnamento teologico. La sua autonomia, come settore della teologia, nel quale si applicano rigorosamente i principi del
metodo storico-critico, un elemento acquisito e, come tale, deve essre percepito dallo studente.
5k) In particolare, dalla Patrologia si attende che presenti una
buona panoramica dei Padri e delle loro opere, con le loro caratteristiche individuali, sitando nel contesto storico la loro attivit letteraria e
pastorale. Dato il suo carattere informativo storico, nulla impedisce
che essa possa vvalersi della collaborazione del professore di Storia
ec,clesiastica, quando ci viene richiesto dalle esigenze di una migliore
economia del tempo disponibile o dalla scarsit di personale docente.
All 'occorrei;iza si pu anche riservare un maggior spazio allo studio
privato degli alunni, rimandandoli alla consultazione di buoni manuali,
di diiionari e di altri sussidi bibliografici.
52d) La Patristica dal canto suo, per assolvere in modo soddisfacente i suoi compiti, deve figurare come disciplina a s, coltivando una
stretta collborazione con la Dogmatica. Infatti entrambe le discipline
sono chiamate dal decreto Optatam totius ad aiutarsi e ad arricchirsi
yk:endevolmente, a condizione per che rimangano autonome e fedeli
ai Jort> specifici metodi. Il dogma svolge soprattutto un servizio di uni~ ome a tutte le discipline teologiche anche alla Patristica esso offre
la prospettiva unificante della fede, aiutandola a sistematizzare i risultati ,parziali ed indicando la strada alle ricerche e all'attivit didattica
Il CONGREGAZINE PER L'EDUCAZIONE CATIOLICA (CEC), Istruzione sullo studio
dei PQdri della chiesa nella formazione sacerdotale, II,18, AAS 82 (1990) 607-636.

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Introduzione generale

dell'insegnante. Il servizio della Patristica alla Dogmatica consiste nel


delineare e nel precisare l'opera di mediazione della rivelazione di Dio
svolta dai Padri della chiesa nel mondo del loro tempo. Si tratta di descrivere, con pieno rispetto della specificit del metodo storico-critico,
il quadro della teologia e della vita cristiana nella sua realt storica. Per
questa ragione l'insegnamento della Patristica, come si esprime il documento su La formazione teologica dei futuri sacerdoti, deve tendere,
tra l'altro, a dare il senso sia della continuit del discorso teologico,
che risponde ai dati fondamentali, sia della sua relativit, che corrisponde agli aspetti e alle applicazioni particolari.
53a) Lo studio della Patrologia e della Patristica, nella prima fase
informativa, suppone il ricorso ai manuali e ad altri sussidi bibliografici, ma quando passa a trattare i delicati e complessi problemi della teologia patristica, nessuno di tali sussidi pu sostituire il ricorso diretto ai
testi dei Padri. infatti attraverso il contatto del docente e dello studente con le fonti che la Patristica deve essere insegnata ed appresa soprattutto a livello accademico e nei corsi speciali. Tuttavia, date le difficolt
in cui spesso s'imbattono gli studenti, sar bene mettere a disposizione
testi bilingui delle edizioni note per la loro seriet scientifica
54b) Lo studio scientifico dei testi va affrontato con il metodo
storico-critico, in modo analogo come lo si applica nelle scienze bibliche. per necessario che nell'uso di tale metodo siano indicati anche
i suoi limiti e che esso sia integrato, con prudenza, dai metodi della
moderna analisi letteraria dell'ermeneutica, con un'adeguata manuductio dello studente a capirli, a valutarli, a servirsene. Trattandosi di
una disciplina teologica, che in tutte le sue fasi procede ad lumen fidei,
la libert di ricerca non deve ridurre il suo oggetto di indagin entro la
sfera dela pura filologia o della critica storica. Infatti, la teologia positiva deve riconoscere, come primo presupposto, il carattere sprannaturale del suo oggetto e la necessit di fare riferimento al Magistero.
Gli studenti devono pertanto diventare consapevoli che il rigore del
metodo, indispensabile per la validit oggettiva di ogni ricerca patristica, non esclude una preventiva direzione di marcia n impedisce una
partecipazione attiva del ricercatore credente che, conformemente al
suo sensus fidei, si colloca in un clima di fede.
55c) La purezza del metodo suddetto richiede inoltre che sia il ricercatore sia lo studente siano liberi da pregiudizi e da preconcetti, che
nel campo della Patristica si manifestano di solito in due tendenze:
quella di legarsi materialmente agli scritti dei Padri, disprezzando la
tradizione viva della chiesa e considerando la chiesa post-patristica fino ad oggi in progressiva decadenza; e quella di strumentalizzare il dato storico in una attualizzazione arbitraria, che non tiene conto del legittimo progresso e dell'oggettivit della situazione.

12

Introduzione generale

56d) Motivi scientifici ed anche pratici, come ad es. un impiego


pi razionale di tempo, suggeriscono la convenienza della collaborazione tra le discipline mteressate pi direttamente ai Padri. Il contatto
interdisciplinare ha il suo locus primario nella Dogmatica, dove si opera la sintesi, ma possono beneficiarne anche altre numerose discipline
(teologia morale, teologia spirituale, liturgia e, in modo particolare,
Sacra Scrittura), che hanno bisogno di arricchirsi e di rinnovarsi mediante il ricorso alle fonti patristiche. I modi concreti di tale collaborazione varieranno secondo le circostanze; altre possibilit ed esigenze si
hanno a tale riguardo a livello dei corsi istituzionali e altre nei corsi accademici di specializzazione.

Esposizione della materia


57a) La materia, oggetto del corso di Patristica-Patrologia, quella codificata dalla prassi scolastica e trattata nei classici libri di testo:
la vita, gli scritti e la dottrina dei Padri o degli scrittori ecclesiastici
dell'antichit cristiana; o, in altre parole, il profilo biografico dei Padri
e l'esposizione letteraria, storica e dottrinale dei loro scritti. La vastit
della materia impone per a tale riguardo la necessit di limitarne
l'ampiezza, ricorrendo a certe scelte.
58b) .II docente dovr innanzitutto trasmettere agli alunni l'amore
dei Padri e non solo la conoscenza. Per fare questo non sar tanto necessario insistere sulle notizie bio-bibliografiche, quanto nel contatto
cofr le fonti. A questo scopo si dovr operare una scelta tra i diversi
Jl)odi di presentare la materia, che sostanzialmente sono i quattro seguenti:
l, quello analitico che comporta lo studio dei singoli Padri: modo,
questo, pressoch impossibile, dato il numero di essi e il tempo necessariamente ristretto riservato a questo insegnamento;
.2. quello panoramico, che si propone di dare uno sguardo generale al<1epoca patristica e ai suoi rappresentanti: modo utile per una introduzione iniziale, ma non per un contatto con le fonti ed un approfondimento di esse;
3. quello monografico che insiste su qualcuno dei Padri tra i pi rappresentativi, particolarmente adatto per insegnare in concreto il modo di avvimrli e di approfondirne il pensiero;
4. finalmente quello tematico che prende in esame qualche argomento
..fondamentale e ne segue lo sviluppo attraverso le opere patristiche.
59c) Fatta questa prima scelta occorrer fame un'altra, quella dei
-testi d leggere, esaminare, spiegare. preferibile che la scelta cada in
uct pri,ino tempo su testi che trattano prevalentemente questioni teolOgiche, spirituali, o pllStorali, o catechetiche, o sociali, che sono, in

13

Introduone generale

genere, pi attraenti e pi facili, lasciando quelli dottrinali, che sono


pi difficili, per un secondo momento. Essi saranno studiati accuratamente nell'incontro continuo tra docente e studente, nelle lezioni, nei
colloqui, nei seminari, nelle informazioni. Nascer cos quella familiarit con i Padri che il frutto migliore dell'insegnamento. Il vero coronamento dell'opera formativa si raggiunge per soltanto se lo studente
arriva a farsi qualche amico tra i Padri e ad assimilarne lo spirito.
60cl) Gli studi patristici non possono fare !l meno di una soli.da conoscenza della storia della chiesa che rende possibile wia visione unitaria dei problemi, degli avvenimenti, delle esperienze, delle acquisizioni dottrinali, spirituali, pastorali e sociali delle varie epoche. In tal
modo ci si rende conto del fatto che il pensiero cristiano, se comincia
con i Padri, non finisce con loro. Ne segue che lo studio della Patristica
e della Patrologia non pu prescindere dalla tradizione posteriore,
compresa quella scolastica, in particolare per ci Che riguarda la presenza dei Padri in questa tradizione. Solo in questo modo si pu vedere
l'unit e lo sviluppo che vi in essa ed anche comprendere il senso del
ricorso al passato. Esso infatti apparir non come un inutile archeologismo, ma come uno studio creativo che. ci aiuta a conoscere meglio i
nostri tempi e a preparare il futuro.

3. GLI

STRUMENTI

Ogni disciplina si fonda su-una base, sulla quale edificare la


propria struttura. Inoltre, pur vero che ogni edificio; per essere
bene realizzato, ha bisogno di strumenti, e la sua fermezza riuscir tanto pi sicura quanto pi solida sar la materia, di cui ci
si serviti, e quanto pi adatti saranno gli strumenti .adoperati.
Ecco dunque gli strumenti proposti per lo studio della Patrologia: edizioni di testi; traduzioni; dizionari ed encidopedie;
manuali di Patrologia i2.
a) Edizioni

J.P. MIGNE, Patrologiae cursus completus (Series latina) (PL), Paris

1844-1864, fino ad Innocenzo m. I volumi sono 221: i voll. 218221 contengono gli Indici.
J.P. MloNB, Patrologiae cursus completus (Series graeca) (PG), Paris
1856-1866 fino al Concilio di Firenze (1438-39). I volumi sono 161.
12

C. BUlUNI, Biblioteca Patristica: autentiche voci d'una tradizione viva,

Benedectina 32 (1985) 305-331.

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Introduzione generale

A IIAMMAN, Patrologia latina. Supplementwn (PLS), Migne, Paris


1957-71. I volumi sono 4.
Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum (CSEL), Vienna (sono
apparsi, dal 1866, 100 voll.).
Die griechischen christlichen Schriftsteller (GCS), Berlino (sono appc-si, dal 1887, 58 voll.).
Corpus Christianorum (CCL), Turnhout (Belgio). Sono apparsi, dal
1953, 90 voll. della Series latina, 8 della Series graeca, 35 della
Continuatio Mediaevalis.
Sources Chrtiennes (SCh), Paris: testi con introduzione, versione
francese e note. Sono apparsi, dal 1841, 300 voll.
b) Edizioni e traduzioni italiane

Corona Patrum. Nata con l'intento di rinnovare la precedente coll81la


della Corona Patrum Salesiana, l'attuale Corona Patrum, edita dalla SEI (Torino), ha iniziato le sue pubblicazioni dal 1975 sotto la
presidenza del card. M. Pellegrino e sotto la direzione scientifica
di F. BoJgiani, E. Corsini, J. Gribomont, M. Simonetti.
Nuova Biblioteca Agostiniana. Iniziata nel 1965 con la pubblicazione
delle Confessioni, a cura di A Trap, questa collezione bilingue,
edita da Citt Nuova (Roma), tutta dedita all'Opera omnia di
S81lt' Agostino. A cura della Cattedra agostiniana, iniziatasi sotto la
direzione di A Trap, si avvale della collaborazione di noti studiosi del pensiero e dell'opera di Agostino.
Opera Omnia di sant' Ambrogio. Edita da Citt Nuova (Roma), pro. mssa e curata dalla Biblioteca Ambrosiana di Milano (nella persona del card. G. Colombo) in occasione del XVI centenario dell'elezione episcopale di sant'Ambrogio, questa edizione bilingue
prevede, al suo compimento, la pubblicazione di 25 volumi.
Scrittori greci e latini. Un'impresa di vasto respiro, progettata dalla
Fondazione. Lorenzo Valla e dall'editore Mondadori di Milano .
.:c') Traduzioni di testi patristici in collana

tiillana ditesti storici. - Nella seconda parte, dedicata alle collane che
''' liitnn() pubblicato la traduzione di testi. patristici, viene segnalata
anzitutto la Collana di testi storici, edita da Japadre (L'Aquila),
.<Pretta da M.G. Mara e A Morisi Guerra.
,(cj.siic:i ;delle Religioni, sezione IV, La Religione Cattolica. - Delle
inque sezioni che costituiscono la collana Classici delle Religioni, edita dalla ltrET (Torino), la quarta, iniziatasi sotto la
direzione di P. Rossano, comprende una buona raccolta di testi patristici in traduzione itali~da un'ampia introduzione

15

Introduzione generale

dedicata sia all'autore che alle opere contenute nel volume e da


un'aggiornata bibliografia, seguita da un'accurata compilazione di
indici.

Letture cristiane delle origini. Testi. - Edizioni Paoline (Roma), la collana Letture cristiane delle origini, sezione Testi, comprende gi
un buon numero di volumi. Encomiabile pure la seconda sezione: Letture cristiane delle origini. Antologie.
Patristica e pensiero cristiano. - Ancora una collana edita dalle Edizioni Paoline (Roma), dedicata alla traduzione di alcune principali
opere della cristianit.
Testi patristici. - Diretta da A Quacquarelli e pubblicata dalla Citt
Nuova (Roma), la collana di testi patristici (molti dei quali per la
prima volta in traduzione italiana) che; nata solo nel 1976, conta,
rispetto alle altre collane, il maggior numero di volumi.
Cultura cristiana antica. Testi. - Sotto la direzione di V. Grossi e pubblicata dalle Ediziooi.Borla (Roma), la collana Cultura cristiana
antica>> costituita da due sezioni: Testi e Studi, entrambe dedicate al campo della Patristica, della Letteratura e della Storia del
Cristianesimo. La sezione Testi rinnova il proposito delle altre
collane gi citate: pubblicare in traduzione italiana una serie cli
opere patristiche che investono una diversa problematica: dai primi testi per le comunit cristiane ai catechismi; dalle questioni sociali a quelle morali ed esegetiche.
La spiritualit cristiana. Storia e testi. - Sotto la dirzione di E. Ancilli e pubblicata dalle Edizioni Studium (Roma), la recentissima collana La spiritualit cristiana. Storia e testi costituita da quattro
sezioni: i Padri, il Medioevo, la Spiritualit moderna, la Spiritualit contemporanea.

Classici dello Spirito. - La raccolta Classici dello Spirito curata


dalle Edizioni Messaggero (Padova) e prevede una sezione Patristica, che ha avuto inizio dal 1980.
La teologia dei Padri. - una raccolta di testi dei Padri iatini, greci,
orienta.li, scelti e ordinati per temi (Citt Nuova Editrice), in cinque volumi (Roma 1974-1976). Profili dei Padri e Indici a cura di
H. Kraft, con la collaborazione di H. Gulzow e I. Werz. Edizione
italiana accresciuta e curata da G. Mura. Traduzioni: dei Padri latini e orientali di G. Corti; dei Padri greci di M. Spinelli; dei profili
dei Padri di G. Corti.
Biblioteca Patristica. - Dal 1984, la Nardini di Firenze pubblica testi
patristici in lingua originale con traduzione in lingua italiana.

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Introduzione generale

d) Dizionari ed Enciclopedie

Bibliotheca Hagiographica Graeca (BHG), Bruxelles 19573


Bibliotheca Hagiographica Latina (BHL), Bruxelles 1949.
Bibliotheca Sanctorum (BS), Roma 1961-1969.
Catholicisme, Paris 1958ss.
Dizionario Patristico e di antichit cristiane (DPAC), Torino (Casale
Monferrato) 1983-84.
Dictionnaire d' archologie et de liturgie (DACL), Paris 1907-1953.
Dizionario degli scrittori greci e latini (DSGL), Milano 1988 (3 voll.).
Dictonnaire de Spiritualit, Asctique et Mystique (DSp ), Paris
1937ss.
Dictonnaire d' histoire et de gographie ecclsiastique (DHGE), Paris
1909ss.
Dictionnaire de la Bible. Supplment (DBS), Paris 1922ss.
Dictionnare de Thologie Catholique (DThC), Paris 1912-1972.
Dizionario Enciclopedico di Spiritualit (DES), Roma 1990 (3 voll.).
IJiCtonnaire Latn-franais des auteurs chrtiens, Strasbourg-Paris
19754
Enciclopedia Cattolica (EC), Citt del Vaticano 1948-1954.
Enciclopedia Italiana (El}, Roma 1970ss.
Gtande lessico del Nuovo. Testamento (a cura di G. Kittel), Brescia
1965ss.
Patristic Greek Lexicon (a cura di G.W.H. Lampe), Oxford 19785
;'~)Storia

della Letteratura cristiana antica: Patrologia e Patristica

Ji;. 1\LTANER, Patrologia, Torino 1968.


iG;; Bos10-E. DAL CovoLo-M. MARITANO, Introduzione ai Padri della
, C:IUesa (3 voll.), Torino 1990-1993.
HAMEL, Introduzione ai Padri, Milano 1969.
.,:P,,;
.,: .
iRMoNCEAuX; Histoire littraire de l'Afrique chrtienne, Paris 1901-

;; .... 1923.

,;:{i;::l.foruccA, Storia della Letteratura latina cristiana, Torino

:c</ . 1 93 4
;.,>;;~ ,.

1928-

M\J'>~ILEGRINo; Letteratura latina cristiana, Roma 19744 Ristampa


' 1985:

/:9,;'~TERS, 1 Padri della chiesa (2 voli.), Roma 1989-1991.


)~:::9,AsTEN, Patrologia (3 voll.), Torino 1971.

17

I PADRI
APOSTOLICI

ino alla morte dell'ultimo apostolo, il


deposito della Rivelazione si era progressivamente arricchito. Questo deposito,
ereditato dalle prime comunit cristiane,
andava custodito e trasmesso: questo il
compito svolto dai Padri apostolici, successori degli apostoli. L'esercizio vivo
della trasmissione della fede viene attuato
soprattutto attraverso la predicazione.
Dalla lettura di queste opere si riscontra il progresso della prima evangelizzazione nel mondo, iniziata gi prima della
caduta di Gerusalemme. L'Asia Minore
la regione in cui il cristianesimo ha la
massima fioritura, per indubbio effetto
della lunga presenza di Giovanni.
Gli scrittori di questo periodo iniziale
i fanno conoscere la chiesa primitiva, la
sua Vita, il suo culto, la sua fede. Noi scorgiamo in questi scritti soprattutto, se non
unicamente, la testimonianza che i pastori e i fedeli delle prime comunit cristiane
si scambiano reciprocamente. Tali scritti,
composti in lingua greca, sono diretti ai
cristiani di chiese sorelle e non si riscontra
ancora in essi quel coraggioso confronto
con le realt culturali del tempo come avverr nel secondo periodo, quello degli
apologisti.

19

Capitolo I

Circa la trasmissione della Buona Novella si possono distinguere tre tempi:


1. l'et di Ges Cristo, durante la vita pubblica;
2. 1' et degli apostoli, durante il loro ministero;
3. l'et dei primi scritti sacri, conte~uti nel Nuovo Testamento.
Questi stessi periodi, ora enunciati, sono stati richiamati in
una Istruzione emessa dalla Pontificia commissione biblica, la
quale illustra appunto i tre momenti da noi accennati:
Cristo Signore scelse dei discepoli (cf. Mc 3,14; Le 6,13), i quali
lo seguirono fm dall'inizio (cf. Le 1,2; At 1,21-22), ne videro le opere,
ne udirono le parole e furono cos in grado di divenire testimoni della
sua vita e del suo insegnamento (Le 24,48; Gv 15,27; At 1,8; 10,39;
13,31). Il Signore, nell'esporre a voce il suo insegnamento, seguiva le
fonne di pensiero e di espressione allora in uso, adattandosi per tale
modo alla mentalit degli uditori e facendo s che quanto Egli insegnava s'imprimesse fermamente nella loro mente e potesse essere ritenuto
con facilit dai discepoli. I quali intesero bene i miracoli e gli altri
eventi della vita di Ges come fatti operati e disposti allo scopo di
muovere alla fede nel Cristo e di fame abbracciare con la fede il messaggio di salvezza[... ]. Gli apostoli annunziavano anzitutto la morte e
la resurrezione del Signore, dando testimonianza a Ges (cf. Le 24,4448; At 2,32; 3,15; 5,;30-32), ne esponevano fedelmente la vita, ne ripetevano le parole (cf. At 10,36-41), tenendo presenti nella loro predicazione le esigenze dei vari uditori (cf. At 13,16-41; At 17,22-31). Dopo
che Ges risorse dai morti e la sua divinit apparve in modo chiaro (cf.
At 2,36; Gv 20,28), non solo la fede non fece dimenticare la memoria
degli avvenimenti, ma anzi la consolid, poich quella fede si fondava
su ci che Ges aveva fatto e insegnato (cf. At 2,22; 10,37-39). A causa del culto con cui i discepoli onorarono Ges come Signore e Figlio
di Dio, non si verific una sua trasformazione in persona "mitica". n
una deformazione del suo insegnamento. Non tuttavia da negarsi che
gli apostoli abbiano presentato ai loro uditori gli autentici detti di Ges
e gli avvenimenti della sua vita con quella pi piena intelligenza da essi goduta (Gv 2,22; 12,16; 11,51-52; cf. 14,26; 16,12-13; 7,39) in seguito agli eventi gloriosi del Cristo e all'illuminazione dello Spirito di
Verit (cf. Gv 14,16; 16,13). Ne deriva che, come Ges stesso dopo la
sua resurrezione "interpretava loro" (Le 24,27) le parole sia del Vecchio Testamento sia le sue proprie (cf. Le 24,45; At 1,3), cos essi ne
spiegarono i fatti e le parole secondo le esigenze dei loro uditori. "Costanti nel ministero della parola" (At 6,4), predicarono con modi di
esporre adatti al loro fine specifico e alla mentalit degli uditori, poich erano debitori (1 Cor 9,19-23) "ai greci e ai barbari, ai sapienti e

20

Padri apostolici

agli ignoranti" (Rm 1,14). Si possono infatti distinguere nella predicazione avente per tema il Cristo: catechesi, narrazioni, testimonianze,
inni, dossologie, ,preghiere e altre simili forme letterarie, che compaiono nella Sacra Scrittura ed erano in uso fra gli uomini di quella et.
[... ] Cotesta istruzione primitiva fatta dapprima oralmente e poi
messa per iscritto - difatti avvenne che molti provassero a "ordinare la
narrazione dei fatti" (Le 1,1) che riguardavano il Signore Ges - gli
autori sacri la consegnarono nei quattro Vangeli per il bene della chiecon un metodo corrispondente al fine che ognuno si proponeva. Alc1lne parti scelsero, altre composero in sintesi; svilupparono alcuni elementi, badando alla situazione delle singole chiese, cercando con ogni
mezzo che i lettori conoscessero la fondatezza di quanto veniva loro
insegnato (ivi 1,4). fuvero, fra tutto il materiale, di cui disponevano gli
agiografi scelsero in modo particolare ci che era adatto alle varie condizioni dei fedeli e al fine che si proponevano, narrandolo in modo da
venire incontro a quelle condizioni e a quel fine 1

sa

Qual era dunque la giornata degli apostoli? Quali le loro


stazioni? Furono anni di lotta e di sofferenza, giornate di lavoro
intenso, di cui la mattinata era consacrata alla fatica del lavoro e
delmestiere (come dichiara san Paolo); le ore calde, alla predicazione; la sera, alle conferenze private; e tutta questa attivit
~ra esercitata in mezzo a insidie, a ingiurie, a calunnie e a persecuzioni, ma anche in mezzo a tantdebolezza e incostanza degli
stessi convertiti. E proprio questi ebbero bisogno di sostegno e
di gwda 2 Furono infatti le notizie giunte da lontano a indurre
san Paolo, san Pietro, san Giovanni e san Giacomo a intervenire
con il ricorso alle Lettere. Ecco dunque come, accanto ai Vang~li, sorse e continu anche in seguito, la prima letteratura cristiana.
Appare pertanto evidente che, pur essendo la Parola viva
queila che formava la vita e l'efficacia del ministero degli apostlii' anche la Parola scritta divenne uno strumento assai
adatto pet l'istruzione e la guida delle prime comunit cristiane,
spessd gograficamente lontane le une dalle altre. Coloro che,
cio]lo gli apostoli, si attennero a questo criterio della parola
: ~;.'

. . ! lstruzioM della Pomificia Commissione Biblica (21 aprile 1964), in Civilt


:Ca#olica, luglio 1964, pp. 63-64.
2 I. LlIBRETON, Il mondo giudaico, in Storia della chiesa, a cura di A Pliche-V.
, .
Maitiit-AP. Frutaz, Torino 19582, I, p. 238 (d'ora in poi l'opera sar citata come
>Storia della.chiesa).

21

Capitolo 1

scritta, vengono designati col nome di Padri apostolici. Da


quando infatti J.B. Cotelier (m. nel 1686) un in una collezione
le opere di Barnaba, Clemente di Roma, Ignazio di Antiochia,
Policarpo ed Erma, q(J.i Patres aevi apostolici, si parl di Padri
apostolici. Pi tardi furono aggiunti ancora Ppia, l'Epistola a
Diogneto e la Didach. Questa denominazione ha per soltanto
un valore pratico, perch cronologicamente, non corrisponde in
tutti i casi alle sue pretese 3
Essi dunque comprendono il gruppo di scrittori e di scritti,
appartenenti alla seconda met del I secolo e la prima met del
secondo. Si pensi che di essi almeno due (I' autore ddla Didach
e Clemente Romano) diedero vita ai loro scritti quando I' apostolo Giovanni era ancora vivo e, forse, non aveva ancora posto
mano al suo Vangelo e alle sue Lettere.
Posti questi principi, ecco aperta anche per noila prima letteratura cristiana non ispirata.

Per l'approfondimento
Edizioni
F.X. FuNK, Patres Apostolici, 2 voll., Tiibingen 1901-1913 2; il Il
vol. edito .da K. Diekamp; in seguito l'edizione stata aggiornata da
K. BIHLMEYER e W. ScHNBEMELCHBR, Die Aposto/ischen Yater. Neubearbeitung der Funkschen Ausgabe, Tubingen 19702.
'Jraduzion
G. Bos10, I Padri apostolici, Introduzione, traduzione e note, voli.
3, Torino 19582-19662; A QuACQUARELLI, I Padri apostolici, Introduzione, traduzione e note (CTP 5), Roma 19782
Studi
G. BARDY, La Spiritualit des Pres apostoliques, in La Vie spirituelle 42 (1935), 140-161; 251-269, 43 (1936), 40-60; L.W. BARNARD, Studies in the Apostolic Fathers and their Background, Oxford
1966; A CASAMASSA, I Padri apostolici, Roma 1938; I. GIORDANI, Il
messaggio sociale dei primi Padri della chiesa, Torino 1939; R.M.
GRANT, The Apostolic Fathers. An lntroduction, I, New York 1964; J.
LIBAERT, Les enseignements morau.x .des Pres apostoliques, Gembloux 1970.
'Cf. E.

I'ETERSON,

22

voce Padri apostolici, in EC, IX, 532,.

I Padri apostolici

1.

LA LETI'BRA DI CLEMENTE ROMANO

il primo scritto della letteratura cristiana, e fu redatta negli anni tra il 96 e il 98, allorch s'era appena attenuata la perseczione intentata da Domiziano (94-95). La Lettera costituisce
srtza dubbio uno dei gioielli pi preziosi della Patristica: apparve, come si vede, quando a Efeso viveva ancora l'apostolo Giovarmi e prima ancora, almeno sembra, che egli ponesse mano al
Vahgelo e alle sue tre Lettere.
L'autore vescovo di Roma, il terzo in ordine di successione a cominciare da Pietro, dopo Lino (67-76) e Anacleto (7691); Momartire nel 100-101. Il motivo dell'invio della Lettera
era stato dettato da uri episodio interno della chiesa di Corinto: i
presbiteri, vale a dire gli anziani della comunit, erano stati depo~ti qalla ribellione di alcuni giovani, indocili e recalcitranti.
<<Vediamo - egli scrive - che voi avete rimosso persone di retta
Vita dal ministero da esse onorato in maniera inattaccabile 4
'.Non risulta se la chiesa di Roma sia intervenuta spontaneamente
pr dirimere la questione, o non piuttosto sia stata sollecitata dai
rinti stessi. Nell'un caso come nell'altro, il fatto del suo
intervento sta a dimostrare il prestigio, di cui godeva la chiesa
romana.
La Lettera assume una sua specifica importanza sia dal pun1to di vista disciplinare sia da quello dottrinale. La prima parte
! ,tutta disseminata di richiami vetero-testamentari, atti a dimol'origine giudeo-ellemstica dell'autore (cc. 4-39): egli
)~ii(le a dichiarare quali effetti dannosi abbiano provocato nella
:~tona degli uomini, la gelosia e l'odio, e quali effetti benefici
\:ivc;:ce risultino dall'umilt e dalla pace. Nel complesso egli non
;tl}3,na di. condannare con forza la tendenza antigerarchica in.. ,:,~>:t:aj_n. quella chiesa.
'.\y:;~?.'Nella seconda parte della Lettera (cc. 40-65), la pi impor,_,; '~fAte~ egli espone i principi di un ordinamento ecclesiastico di
~''tipo "gtarchico (vescovi, presbiteri e diaconi), di divina istitu-

\s'!rare

.; ziOne;

, ,I valori, in ogni tempo esaltati di questo documento cos


, arlti,~o, sono molteplici. Dal pWlto di vista dottrinale chiara vi
~i,r~.~~-~"""-;;,.. "

, ,Clemente ai Corinti, XLIV, 6.

>/~""":-:

':\L.,~:;~~::... ,

23

Capitolo 1

appare la fede nelle tre Persone divine, nella resurrezione di Cristo, nella redenzione dell'uomo assicurata nel sangue di Cristo,
nella sua divinit e nella garanzia certa della nostra futura resurrezione. Ugualmente chiara e fondata emerge la sua ecclesiolo~: la chiesa una. Non abbiamo forse un solo Dio, un solo
Cristo e un solo Spirito di grazia, effuso su di noi, e una sola vocazione in Cristo? (c. 46). Noi siamo uniti dalla comunione di
sentimenti nella concordia in un solo corpo (c. 34). La chiesa
il corpo di Cristo. Perch allora strappare e lacerare le membra
di Cristo? (c. 46). La chiesa apostolica: la sua gerarchia
fondata sll'autorit degli apostoli (c. 42,1-4). Il capo V ci fornisce una testimonianza sul martirio degli aposto~i Pietro e Paolo, e la conferma del viaggio di Paolo fino nella Spagna: Paolo
ha raggiunto i confini dell'Occidente 5
In particolare risulta luminosamente dalla Lettera il primato della chiesa romana, sia che l'intervento sia stato sollecitato
dai Corinti, sia che, come pi probabile, Clemente ne abbia
presa l'iniziativa. Egli consapevole di adempiere lln dovere
(1,1), parla con autorit, esige l'obbedienza e minaccia i disobbedienti (59,1-2; 63,2-4; 65,1); con il risultato, come dimostra
Eusebio di Cesarea 6 , che tale autorit fu pienamente riconosciuta 7
L'epistola ebbe presto grandissima fortuna: fu letta pubblicamente in molte chiese e accolta in alcuni codici biblici subito
dopo il Nuovo Testamento. La sua autorit fu tale che furono
poi a lui attribuiti falsamente altri scritti. Ecco l'elenco degli
apocrifi:
1. Seconda epistola a Corinto 8;

2. Due lettere, indirizzate alle vergini (Ad virgines);


3. Liturgi di Clemente (nel libro VIII delle Constitutiones
apostolicae );
4. Pseudo-Clementine (venti omelie e dieci libri di riconoscimenti, Clementis romani recognitiones).
s Cf. G. l'ETERs, l Padri della chiesa, I, Roma 1984, pp. 80-81.
Historia ecclesiastica, IV, 23,1 I.
7 M. PauiGRINO, voce Clemente, in EC, m, 1810.
8

EUSEBIO,

Historia ecclesiastica, fil, 38,4.

24

I Padri apostolici

Letture
Il pentimento desiderato dal Signore
I ministri della grazia di Dio parlarono del pentimento per mezzo
dello Spirito Santo. Anche il Signore di tutte le cose parl del penti"
mento col giuramento: "lo vivo - dice il Signore - e non voglio la
nirte del peccatore, bens la sua conversione" (Ez 33,11). Aggiunse
anche 1lil buon proposito: "Pentiti, o casa di Israele, della tua iniquit.
Riferisci ai figli del mio popolo: anche se i vostri peccati arriveranno
dalla terra fino al cielo e saranno pi rossi dello scarlatto e pi neri del
saco 9 e vi convertite a me con tutto il cuore e direte 'Padre', io vi
as~olter come un popolo santo". In un altro passo dice cosl: "Lavate~
vie purificatevi, toglietevi le cattiverie dalla vostra anima innanzi ai
l:il_ii cchi. Cessate dalle vostre iniquit, imparate a fare il bene, ricera~ la giustizia, liberate l'oppresso, rendete il suo diritto all'orfano e
rendte giustizia alla vedova, e poi discuteremo, dice il Signore. Se i
yostri peccati fossero come la porpora, io li render bianchi come la
neve. Se volete e mi ascoltate, vi nutrirete dei beni della terra. Se non
'.~olete e non mi ascoltate, una spada vi divorer" (cf. Is 1,16"20). Egli
l,]lasua onnipotente volont ha deciso che tutti i suoi diletti partecipi!lO' pentimento.

al

Lafutura resurrezione
, . y~arissirni, notiamo come il Signore ci mostri di continuo la futu:: 't~'!?~~zione, di cui ci diede come primizia il Signore Ges Cristo,
::~. ~tj~~C.ftandolo dai morti. Osserviamo, carissimi, la resurrezione che
k_:.~xVj~~lti.voltain volta. Il giomoe la notte ci_mostrano la resurrezio,,~~;f~S~~Ja nott e sorge il giorno; se ne va il giorno e sopraggiunge la
~qt,!eLi:eildialno i frutti. In che modo e in qual parte germoglia il se.. ;<ll)e.?J:Jsc il seminatore e gett sullaterra dei semi; secchi e nudi, cadu;;\'i:ii';i~llli .terl'a, sidissolvono. Poi la grandezza della Provvidenza del Si~ 0 gt)of.Iifrinascere e da uno solo crescono molti e portano il frutto.
;;<::~;;:,~t{:>',: .
(Lettera ai Corinti, cc. 8 e 24. Tr. di A QuACQUARELLI,
I Padri apostolici, Roma 19782, pp. 54-55 e 66)

~lJI!a;specie

di tessuto di peli di capra, come i nostri sacchetti di tela o di pla-

r:Y:llrle dnnensfoni, che serviva per gli usi quotidiani pi vari (A QuACQUAlftQ/J.d apostolici, p. 54, nota 21).

25

Capitolo l

Per i' approfondimento


Edizioni
PG I, 199-328. K. BIHLMEYER-W. ScHNEEMELCHER, Die Apostolischen Vciter, Tiibingen 19702 , pp. 35-70.
Traduzioni
G. Bosm, I Padri apostolici, l, Roma 19582, pp. 96-209; A. QuAcQUARELLI, I Padri apostolici; Roma 19782 , pp. 49-92.
Studi
M. GIRANDO, L'ecclesiologia di Clemente .Romano, Bologna
1947; E. PERETTO, Clemente Romano ai Corinti. Sfida alla violenza,
in Vetera Christianorum 26 (1989), 89-114; G. 'ETERS, I Padri della
chiesa, I, Roma 1984-1986, pp. 56-84; C. RIGGI, Lo Spirito Santo nell'antropologia della Prima Clementis, in Augustinianum 20
(1980), 499-507; N. SPACCAPEL, Nella fraternit, .e nella concordia,
in Parola, Spirito e Vita 11 (1985), 233-244.

2.

LA DIDACH

Di autore ignoto, un'operetta che fa parte della letteratura


sub-apostolica, scritta in lingua greca affine a quella neotestamentaria. Questo il suo titolo: Dottrina dei dodici apostoli. Pi esplicito invece quello del manoscritto del 1065: Dottrina del Signore alla genti per mezzo dei dodici apostoli. Il
manoscritto geco fu scoperto dal metropolita Brierniios di Nicomedia nel 1873. La data della sua composizione varia second
le opinioni degli studiosi. Oggi si propende generalmente per
gli ultimi decenni del primo secolo.
L'autore si rivela per un giudeo cristiano. Premesso questo.
elemento, ne segue, per il luogo della sua composizione, un
possibile riferimento all'Egitto o alla Palestina o alla Siria, regioni dove il numero dei giudei conyertiti era notevole. L' operetta gode di una grande importanza, perch riflette lo stato,
l'ambiente e la mentalit religiosa delle comunit cristiane del
primo secolo.
I sedici capitoli dello scritto sono comW1emente distinti in
quattro gruppi:

26

I Padri apostolici

a) catechesi morale per coloro che si preparano a ricevere il


battesimo. Vi si trovano descritte le due famose vie, quella
della vita (cc. 1-4) e quella della morte (cc. 5-6);
b) istruzione liturgica, con particolare riguardo al battesimo (c.
7), al digiuno e alla preghiera (c. 8) e all'eucaristia (c. 9-10);
e) statuto disciplinare, con le istruzioni relative agli obblighi
delle comunit nei confronti dei ministri del Vangelo itineranti (apostoli, profeti e dottori), con accenni atti a saper distinguere i veri dai falsi ministri;
d) 9ontenuto escatologico: esortazione a stare in guardia pronti
alla venut dell'ultimo giorno ormai imminente (Parusia).

-Lettiire
La via della vita e la via della morte
Due sono le vie, una della vita e una della morte; la differenza tra
l~ dU;e vie molta. La via della vita questa: I. Amerai Dio che ti ha
~ato; II. Ama il prossimo tuo come te stesso; non fare ad altri tutte le
: cs_\! ;he non vuoi che avvengano per te. L'insegnamento che deriva da
':tliparole questo: benedite coloro che-vi maledicono e pregate per i
:-V:o_stiinemici, digiunate per i vostri persecutori. Quale il merito, se
Fayiate quelli che vi amano? Anche i pagani non fanno lo stesso? Amai:f~'q)ielli he vi odiano e non avrete nemici. Allontana le passioni della
; .__fr:e_e della materia. Se qualcuno ti d uno schiaffo sulla guancia de: stia; offrigli anche l'altra e sarai perfetto. Se qualcuno ti costringe a fa~"i~iiglio, fanne con lui due; se qualcuno ti toglie il mantello, dagli
{la timica. Se qualcuno ti prende una cosa tua, non chiederla; non
otri, A chi chiede, dai e non richiedere; a tutti il Padre vuole che
'64ati i Suoi beni. Beato chi dona secondo il comandamento: egli
;~punibile. Guai a chi riceve; se riceve, avendone necessit, seri'~pa~ se riceve, non avendone necessit, render conto. Posto in
:'e;' sar interrogato su cii che ha fatto e non sar liberato sino a
. , _c.oiioh aW restituito l'ultimo quadrante. Altre cose a tal riguardo
~otio)tte dette: "Suda la tua elemosina nelle tue mani, in modo che tu
:"':,.,'.'
rion<OilOSCa
a Chi fa dai" IO.
. . '
''
~,~.

~~J({}\;;F:: :~lJio dei detti del Signore che girava come sentenza. Non ne conosciamo la
'A!ilit';(AQUACQUARELLI, I Padri apostolici, P- 30).

27

Capitolo 1

Preghiera eucaristica
Per l'eucaristia ringraziate cos.
Prima sul calice:
Ti ringraziamo, o Padre nostro,
per la santa vite di Davide tuo servo,
che a noi rivelasti per mezzo di Ges, tuo Figlio.
A te la gloria nei secoli.
Per il pane spezi;ato:
Ti ringraziamo, Padre nostro,
per la vita e la conoscenza
che a noi rivelasti per mezzo di Ges tuo Figlio.
A te la gloria nei secoli.
Come questo pane spezzato era sparso sui colli
e raccolto divenne una cosa sola,
cos la tua chiesa si raccolga dai confini della terra nel tuo regno,
poich tua la gloria e la potenza per Ges Cristo nei secoli.
Nessuno mangi e beva della vostra eucaristia,
tranne i battezzati nel nome del Signore.
Per questo il Signore disse: Non date le cose sante ai cani.
Dopo esservi saziati, ringraziate cos:
Ti rendiamo grazie, o Padre santo,
per il tuo santo nome
che hai fatto abitare nei nostri cuori
per la conoscenza, la fede e l'immortalit
che rivelasti a noi per mezzo di Ges tuo Figlio.
A te la gloria nei secoli.
Tu, Signore onnipotnte, hai creato ogni cosa per il tuo nome
e hai dato agli uomini,
a piacere, cibo e bevanda perch ti rendano grazie,
e a noi donasti un cibo spirituale,
una bevanda
e una vita eterna per mezzo del tuo Figlio.
Prima di tutto ti ringraziamo perch sei potente;
a te la gloria nei. secoli.
. (Didach, cc. 1 e 9-10. Tr. di A QUACQUAREU,I;
I Padri apostolici, Roma 19782, pp. 29-30 e 34-36)

Per l'approfondimento
Edizioni
W. RoRDoRF-A TVILIER, La doctrine des Douze Aptres (Dida~
ch), SCh 248, Paris 1978.

28

I Padri apostolici

Tr()dUiioni
G. Bosio, I Padri apostolici, I, Dottrina degli apostoli, Torino
J9S82 ; U. MArr1ou, Didach. La Dottrina dei dodici apostoli, Roma
J980; A QUACQUARELLI, I Padri apostolici, Roma 19782, pp. 23-39.
Studi
... L. ;\LroNsI, Propriet, lavoro e famiglia nella Didach. Premessa
alla s'Ociet dei Padri, in Augustinianwn 17 (1977), 101-106; A _DE
'liAfLE:JX, Les ministres dans la Didach, in <<lrenikon 53 (1980), 5~9; O. GIORDANO, L'escatologia nella Didach: Oikumene, Catania
)~64.
121~139; E. MAzzA, Didach IX-X: elementi per un'interP.ketazione eucaristica, in Ephemerides Liturgicae 92 (1978), 3934:1~-K PETERSON, voce Didach, in EC, IV, 1952-1965 (con biblio~llf!a); W. RoHRDORF, voce Didach, in DPAC, I, 947-948 (con bi'~lii;)gpttia).

pp.

'(:?;,,,,

' ;',fu.yescovo di Antiochia di Siria, una delle maggiori metro~


~RQJ.f<!ell'impero dopo Roma e Alessandria d'Egitto. Imprigio-

tqafodll:rante la persecuzione di Traiano, fu tradotto a Roma sot-

:~;t~:;,s~prta di dieci soldati, di cui egli lasci questa descrizione:

~~f,~}~g~jajtdo verso Roma, combatto con delle belve per terra e


'i~:f. ffi~, di. giorno e di notte, legato con catene vicino a dieci
:jl~i#:W.J a: un manipolo di soldati, i quali, a beneficarli, diventa~~'.~~gipri 11.
> - .$>'utante .questo viaggio ebbe la forza.d'animo di scrivere
?sette. Lettere: da Smirne alle chiese di Efeso, Magnesia e
.. !:}fl>rich a quella di Roma; :da Troade alle chiese di Smirsfilad.elfia, ove pure si era fermato, e al vescovo di SmirJi~~ come vedremo. Una volta giunto a Roma, conQalle fiere (ad bestias), sub il martirio, probabilmente
all'anno 110.
. o.cos di fronte a una delle figure pi alte e pi lumino_,.W,~sa primitiva. Ci che lo .rende tale non solo la
,~Ua &ua dignit e del suo martirio, ma anche la coscien~C>,i:sapevolezza vissuta del suo destino umano e sovruma-

~,$~:;',:d;{;~;
<.. . .
. .
... -IGNAZIO Dr ANnocHIA, Lettera ai Romani, V.
.x;,:,,-.~;;

~~ti\'.~' ~~

r~~.rB>

., . . .

29

Capitolo I

no. E tale coscienza e tale consapevolezza appaiono sottolineate


in tutte le sue Lettere. Data infatti la natura stessa dello scritto,
quale pu essere quella di un'epistola diretta da un vescovo a
una comunit cristiana, il complesso del contenuto non potr
anzitutto variare molto dall'una all'altra: si ha cos, in ognuna,
iti partenza, il saluto ai destinatari, l'elogio delle qualit della
comunit, poi le raccomandazioni insistenti a fuggire l'eresia e
a rimanere nell'unit attraverso la sottomissione al vescovo, ai
presbiteri e ai diaconi, e, finalmente il saluto finale.
vero per, che oltre questj elementi specifici, affiorano
anche, nelle Lettere ignaziane, motivi specifici e personali, atti a
dare agli scritti stessi un valore d'eccezionale importanza. Ignazio il primo teologo cristiano che abbia elaborato una dottrina
dai contorni molto forti sul ruolo e sul significato del vescovo
nella comunit cristiana. il primo teorico dell'episcopato monarchico. Pi ancora: egli si raccomanda ai cristiani di Roma
perch non intervengano in alcun modo alla scopo di impedire
la sua condanna al martirio. Egli vuole a tutti i costi patire il
supplizio finale, perch soltanto in questo modo potr divenire
vero discepolo e vero imitatore del Signore, offrendo se
stesso come frumento di Dio, da macinare sotto i denti e nelle
fauci delle belve.
La tradizione manoscritta delle Lettere. sub complicate vicende, non solo per sccessive falsificazioni, ma anche per ampliamenti e interpolazioni dei testi originali. Un primo chiarimento fu portato dalle ricerche di Giacomo U ssher e di Isacco
Voss, ma solo con gli studi di J.B. Lightfoot (1885-1889) l'annosa questione fu risolta. Si hanno le seguenti raccolte:
a) recensio brevissima: tre lettere, in siriaco, in forma d'estrat~
to;
b) recensio brevior, o media: sei lettere, pi quella ai Romani,
ritenuta autentica;
e) recensio longior Oe sette lettere sopra citate, pi sei spurie),
ritenuta non autentica.
Studi recenti, tendenti a provare che le sette lettere ricor~
date da Eusebio 12 siano opera di un falsario JJ o che siano state
Historia ecclesiastica, IIl, 36.
"Cf. R. JoLY, Le dossier d'lgnace d'Antioche, Bruxelles 1979.

12

30

I Padri apostolici

acftdterate 14 non sono convincenti. Accetto questa conclusione


espressa da P. Nautn 15

:Letture
La gerarchia della chiesa
... '*<C>me Ges Cristo segue il J>l!dre, seguite tutti il vescovo e i pre-

s~iten 'come gli apostoli; venerate i diaconi come la legge di Dio. Nes-

slino senza il vescovo faccia qualche cosa che concerne la chiesa. Sia
yalid,aJ'eucaristia che si fa dal vescovo o da chi da lui delegato. Dov compare il vescovo, l sia la comunit, come l dove c' Ges Cri la chiesa cattolica. Senza il vescovo non lecito n battezzare, tl fare l'agape; quello che egli approva gradito a Dio.
(fitiera agli Smirnesi, VIII, 1. Tr. di A QUACQUARELLJ, I Padri apo'S(olfr:i, Roma 19782 , p. 136).

sto,ivi

L'eroismo di un martire
. ~~scrivo a tutte le chiese e annunzio a tutti che io muoio volentieri
Vi prego di non avere per me una
che io sia pasto delle belve, per
i}~zz9 delle quali rrii possibile raggiungere Dio. Sono il frumento di
J:>to ~ macinato dai denti delle fiere prch diventino la mia tomba e
nullillascino del mio corpo e io morto non pesi su nessuno. Allora sar
::Verrneote discepolo di Ges Cristo, quando il mondo rion vedr il mio
tj)Q?9, Pregate il Signore per me perch con quei mezzi sa vittima per
'J:)fo; Non vi comando come Pietro o Paolo. Essi erano apostoli, io un
'l)ndaimato; essi erano liberi, io a tuttora uno schiavo. Ma se soffro,
~t'~acato in Ges Cristo e risorger libero in lui. Ora incatenato
ffiiplirO non desiderare nulla.
.,;\i,~!': Dalla Siria sino a Roma combatto con le fiere, per terra e per ma'~;::db1otte e di giorno, legato a dieci leopardi, il manipolo di soldati.
iE~.si~ beneficati, diventano peggiori. Per le loro malvagit mi alleno di
'i>i-:.o"M;i non per questo sono giustificato" (1 Cor 7 ,22). Potessi gioire
'.~<Je~, bstie per me preparate, e mi auguro che mi si avventino subito.
.~.:~fotter perch presto mi divorino e non succeda, come per alcu)y}i<tie intimorite, non li toccarono. Perdonatemi, io so quello che mi
''~0.ii.'\\ne. Ora incomincio a essere un discepolo. Nulla di visibile e di
]l!Visibile bbia invidia, perch io raggiungo Ges Cristo. Il fuoco, la
~iifOc:~; le belve, le lacerazioni, gli strappi, le slogature delle ossa,
p,~~ ])io, se voi non m lo impedite.
l>~.ilevolenza inopportuna. Lasciate

;.:~-:.';{

:}:<;1~:tl'. J. Rrtis-CAMl>s, The four authentic Letters of lgnatius the Marthyr, Ro-

ma'.1979.
''(;(';

Cf. P. NAUTIN, voce Ignazio, in DPAC II, 1744.

31

Capitolo 1

la. mutilazione delle membra, il pestaggio di tutto il corpo, i malvagi


tormenti del diavolo vengano su di me, perch io voglio trovare Ges
Cristo.
Nulla mi gioverebbero le lusinghe del mondo e tutti i regni di
questo mondo. bello per me morire in Ges Cristo pi che regnare
sino ai confini della terra. Cerco quello che morto per noi; voglio
quello che risorto per noi. Il mio rinascere vicino. Perdonatemi,
fratelli. Non impedite ch'io viva, non vogliate che io muoia. Non abbandonate al mondo n seducete con la materia chi vuole essere in
Dio. Lasciate che io riceva la luce pura; l giunto sar \IOmo. Lasciate
che io sia imitatore della passione del mio Dio. Se qualcuno l'ha in
s, comprenda quanto desidero e mi compatisca, conoscendo ci che
mi opprime.
Il principe di questo mondo vuole rovinare e distruggere il mio
proposito verso Dio. Nessuno di voi, qui presenti, lo assecondi. Siate
piuttosto per me, cio di Dio. Non parlate di Ges Cristo, mentre desiderate il mondo. Non ci sia in voi gelosia. Anche se vicino a voi vi
supplico, non ubbiditemi. Obbedite a quanto vi scrivo. Vivendo, vi
scrivo che bramo di morire. La mia passione Umana stata crocifissa
e non in me un fuoco materiale. Un'acqua viva: mi parla dentro e mi
dice: qui al Padre. Non mi attirano il nutrimento della corruzione e i
piaceri di questa vita. Voglio il pane di Dio che la ca:rne di Ges
Cristo, della stirpe di Davide, e come bevanda voglio il suo sangue
che l'amore incorruttibile.
Non voglio pi vivere secondo gli uomini. Questo sar, se voi lo
volete. Vogliatelo, perch anche voi potreste essere voluti da Lui. Ve
lo chiedo con poche parole. Credetemi, Ges Cristo, vi far vedere
che io parlo sinceramente; Egli la bocca infa:llibile, con la quale il
Padre ha veramente parlato. Chiedete per me che io lo raggiunga>>.
(Lettera ai Romani, IV-VIII. Tr. di A QuACQUARELLI,
I Padri apostolici, Roma 19782 , pp. 122-125)

Per lapprofondimento
Edizioni
PG 5,644-728; K. Bun,MEYER-W. SCHNEEMELCHER, Die Aposto-

lischen Witer, Tiibingen 19702, pp. 82-103.


Traduzioni
G. Bosm, I Padri apostolici, II, Ignazio di Antiochia, Torino
19662; G. GANDOLFO, Sant'Ignazio di Antiochia. Le lettere, Roma
1980; A QuACQUARELLI, I Padri apostolici, Roma 19782 , pp. 93-143.

32

I Padri apostolici

Studi

G. Bosm, L dottrina spirituale di sant'Ignazio di Antiochia, in:


Salesianwn 28 (1966), 519-551; R. JoLY, Le dossier d'Ignace d'Antioche, Bruxelles 1979; P. NAUTIN, voce Ignazio, in: DPAC, Il, 17431745 (con bibliografia); J. Rrns-CAMPs, The four authentic letters of
/gnatius the Marthyr, Roma 1979; G. TRENTIN, Rassegna di Studi su
Ignazio, in Studia Patristica 11 (TU 108), Berlin 1972, pp. 75-87.

4.. PoucARPO

01

SMIRNE

Pur avendo scritto, come Ignazio, diverse Lettere, a noi ne ~


pervenuta una sola, quella diretta ai Filippesi, la quale, per
'lllolt() legata a quella del vescovo di Antiochla, sia per l'occasione che la sugger sia per il tempo in cui fu scritta. Quello intalito che noi sappiamo della sua vita, ecco come viene dichiaratO da Girolamo:
Policarpo, discepolo di Giovanni apostolo e da lui costituito vescovo di Smirne, era considerato il personaggio pi impor.tante di tutta l'Asia. Infatti egli ebbe a maestri e pot frequentare alcuni degli apostoli e di quelll. che avevano visto il Signore.
, ... A causa di certe questioni riguardanti la Pasqua, sotto l'impera. tore Antonino Pio (154-166), mentre la chiesa romana era governata da Aniceto (154-166), and a Roma e vi port alla fede
moltissimi cristiani sedotti dalla propaganda di Marciane e di
,Valentino. Un giorno, per caso, s'imbatt in Marcione, che gli
:: disse: "Dovresti conoscermi". Gli rispose Policarpo: "S, rico. n.osco in te il primogenito del diavolo!". In seguito, sotto il re. gno di M. Antonino e L. Aurelio Commodo, durante la quarta
'P~~secuzione a partire da quella di Nerone, a Smirne, davanti al
Rrocohsole e a tutto il popolo urlante contro di lui nell'anfitea. tr(), fu condannato al rogo. Correva l'anno 155. Scrisse ai Fi.. Jippesi una lettera assai preziosa, che si legge tuttora nelle as
semblee dell'Asia 16.
Tale epistola la risposta di san Policarpo alla lettera che i
:; 1 . Cristiaiii di Filippi gli avevano inviato dopo la visita di lgna:;' zio di Antiochla nella loro citt. Egli incoraggia la comunit
;\ ; d. Filippi alla costanza e pone l'accento su taluni doveri delle
16

GIROLAMO,

De viris illustribus, XVII.

33

Capitolo I

persone sposate, delle vedove, dei diaconi, dei giovani, delle


vergini, del clero. L'epistola pure un docwnento storico importante, che lascia trasparire la fede profonda dei primi cristiani, pur in mezzo a difficolt, persecuzioni e cattivi esempi, e,
soprattutto, la loro decisa volont di assimilarsi a Cristo. Inoltre
ci offre una garanzia dell'autenticit delle Lettere ignaziane.
Tra gli Atti dei martiri compreso anche il documento che
riferisce il martirio di san Policarpo, noto come Martyrium Polycarpi. Di tali documenti il pi antico a noi pervenuto. Fu inviato in forma di lettera dalla comunit di Smirne a quella di Filomelio, nella Frigia maggiore (Turchia asiatica, detta oggi
Adksehir), non molto tempo dopo la mQrte del martire: tutto avvenne sotto il governo del proconsole Stazio Quadrato, essendo
imperatore a Roma Antonino Pio. Va notato, in questo dcumento, il primo accenno, con cui si giustifica il vero senso del
culto dei martiri, cos come continuer nella tradizione della
chiesa. Noi adoriamo Lui (Cristo) - troviamo scritto - che
Figlio di Dio. I martiri poi giustamente li amiamo come discepoli e imitatori del Signore, a cagione dell'insuperabile amore
verso il proprio Re e Maestro, dei quali anche noi diventiamo
partecipi e condiscepoli n.

Lettura
L'esecuzione del martirio
Quando il rogo fu pronto, deposte le vesti e sciolta la cintura, il
vescovo cominci a slegarsi i calzari, cosa che precedentemente non.
faceva, perch ogni fedele si affrettava a chi prima riuscisse a toccargli
il corpo. Per la santit della vita era venerato prima del martirio. Subit9
furono apprestati gli attrezzi necessari per il rogo. Mentre stavano per
inchiodarlo, egli disse: "Lasciatemi cos. Chi mi d l forza di soppor~.
tare il fuoco, mi conceder anche, senza la difesa dei chiodi, di rimane~
re fermo nella pira".
.
Non lo inchiodarono, ma lo legarono. Con le mani dietro la schiena e legato come un capro scelto da un grande gregge per il sacrificio,.
gradita offerta preparata a Dio, guardando verso il cielo, disse:

"Signore, Dio onnipotente,


Padre di Ges Cristo tuo amato e benedetto :Figlio,
per il cui mezzo abbiamo ricevuto la tua conoscenza,
17

Martyrium Polycarpi, XVII, 3.

34

I Padri apostolici

o Dio degli angeli e delle potenze,

.<ij ogni creazione e di ogni genia dei giusti


he vivono alla tua presenza.
Io ti benedico,
percM mi hai reso degno di questo giorno e di quest'ora,
di prendere parte nel numero dei martiri
al calice del tuo Cristo
perla rstiirezione della vita eterna
dl'anirtia e del corpo
nella incorruttibilit dello Spirito Santo.
In mezzo a loro possa io essere accolto al tuo cospetto
fo 'sacrificio pingue e gradito
oome prima l'avevi preparato, manifestato e realizzato,
pip senza menzogna e veritiero.
:Per questo e per tutte le altre cose
:ti lodo, ti benedico e ti glorifico
::,'. pc;:rmezza dell'eterno e celeste gran sacerdote Ges Cristo,
>tu~ ainato Figlio,
:)ieril quale sia gloria a Te,
. cdn Lui e con lo Spirito Santo
:: ora e nei secoli futuri. Amen".
(Martirio di Policarpo, XIII-XV. Tr. di A QuACQUARELLI,
I Padri apostolici, Roma 19782 , pp. 167-168)

r
<

, 1',~t: l'approfondimento
~;.::
t.; .:edizioni
,:
:; " P 5,1005-1016; K. BII..HMEYER-W. SCHNEEMELCHER, Die Apo-

{ #olischen Vater, Tiibingen 19702, pp. 114-120.

~~::.,?if~duzioni

:~;:'t;.:.:.G.Jfos10, I Padri apostolici, San Policarpo - Martirio di san


\o,'.:{o.iarpo, Torino 19662, pp. 182-200; A QuAcQUARELLI, I Padri apo" j(qlici~ Roma 19782 , pp. 150-172.

Il,

'":.,<~t~di
~ti;)'.',>~, L.W. BARNARD, The problem of St. Polycarp' s Epistle to the Phi-

J<~ ~.tipp~ans, in Tue Church Quartely Review 163 (1962), 421-430; P.


;:>;;;::~~o AMOUR, La. date du martyre de Polycarpe, in Analecta BollanJ:t!':\Ai:apa ,98 ( 1980), 456-462; M. SIMoNBrn, Alcune osservazioni sul
~~.;~>(ifJ.ij#.{r;io di san Policarpo, in Giornale Italiano di Filologia 9 (1956),
[~t;3,~.8"344; M. TODDE, La comunit cristiana in Policarpo di Smirne, in
i'~>'..'~~etVitium 8, quaderno 13 (1974); 291-296.
~~~::,.::'}i~.',

35

Capitolo 1

5. PPIA

DI GERAPOLI

Fu vescovo di Gerapoli, presso l'odierna Saraycoy (Turchia


asiatica) nella Frigia Minore. Ireneo riferisce che Ppia aveva
ascoltato la predicazione di san Giovanni apostolo 18 ed era stato
runico di Policarpo.
Scrisse un'opera in cinque libri, dal titolo Spiegazioni dei
discorsi del Signore, purtroppo andata perduta. L'autore intendeva presentare un'interpretazione, in senso largo, dei detti e
dei fatti riferiti al Signore. Rimangono soltanto sporadici frammenti, alcuni dei quali di valore eccezionale, conservati soprattutto da Ireneo e da Eusebio 19 Di ltii cosi scrisse Girolamo:
Ppia, discepolo di Giovanni e vescovo di Gerapoli in Asia,
scrisse unicrunente cinque libri dal titolo Spiegazioni dei discorsi del Signore.
Nella prefazione egli dichiara di non voler seguire opinioni
diverse, ma di ritenere gli apostoli per suoi autori. Dice: lo cercavo di sapere quel che avevano detto Andrea o Pietro o Filippo
o Tommaso o Giacomo o Giovanni o Matteo, o qualche altro
dei discepoli del Signore; inoltre, quel che dicevano Aristione e
il presbitero Giovanni, discepoli del Signore. Ero infatti convinto di ricavare profitto non tanto dalla lettura dei libri, quanto da
una parola viva e a tutt'oggi risonante... A quanto si dice, Ppia divulg la tradizione giudaica sui mille anni; in ci fu seguito da Ireneo, da Apollinare e da quanti sostengono che, dopo la
resurrezione dei morti, il Signore regner corporalmente con gli
eletti 20
Il carattere dunque pi evidente del libro di Ppia potrebl~e''
essere definito, secondo il nostro modo moderno di giudicare; ;
esegetico; in quanto egli s'era ripromesso soprattutto di com~'{
mentare le parole del Signore. Ma ai contemporanei fece
pressione anche l'altro aspetto di quell'opera, il suo millenari;.;~
smo, la credenza e 1'attesa del regno di Cristo in terra prima del;~
giudizio finale: secondo la maggior parte dei computi, esso era/1
destinato a durare mille anni. Tale credenza si diffuse sopratf~

im<

Cf. Adversus nu.ereses


'V~ 33 4
.:.:::
;~'.~
Cf. EUSEBIO, Historia ecclesiastica, ID, 39,15-16; lRENEo, Adversus haeri;.(2
ses, V, 3,34. Sono di Ppia le prime testimonianze sui Vangeli di Marco e Matte(;.~~
20 Cf. GIROLAMO, De viris illustribus, XVII.
,:':t
18

. _

19

. :~:~~:,

'i

' \~~(;'

36

<1:.;ll

~-~~:.~
; t~

I Padri apostolici

t,lltto durante il II secolo persino tra gli spiriti migliori: a parte


~pia; vi aderirono, come s' visto, Giustino, Ireneo e anche
Terlillliano. Con il ID secolo il declino di quella convinzione finper correggere tali adesioni.

f er l'approfondimento
Edizioni
PG 20,297; GCS 9,1290-1292 (i passi sono riportati in Eusebio).
.Tr.aduzioni

' A

QuACQUARELLI,

I Padri apostolici, pp. 173-178.

iiMi
(J, BARDY, voce Papias, DThC, Xl, 2, 1944-1947; J. BLIGH, The
prplogue of Papias, in Theological Studies 13 (1952), 234-240; B.
:J)E SbLAGES, Le tmoignage de Papias, in Bulletti.o de Litterature
'~lsiastique 71 (1970), 3-14; M. JoURJoN, voce Papias, DBS, VI,
Jlo4~ 1109; T.L MuLLINs, Papias on Mark' s Gospel, in Vigiliae Chri;~Jj_iae 14 (1960), 216-224; G. PETERs, I Padri della chiesa, I, pp.

14{"1$1.

~}:i~~;Questo scritto, presentato con finzione letteraria sotto forma


:~:lettera,

di fatto un vero trattato. Nell'introduzione l'ignoto


il suo fine: Egli deve comunicare
:arJ~deli una parte di quello che egli stesso ha ricevuto. Ed
;"'""'.''-'J().dire che intende trasmettere il ricordo di quello che co.'~ce l'msegnamento tradizionale. Per quanto riguarda la da,~lla corripQsizione, si alternano varie opinioni: c' chi si fer- "tempo di Nerva (96-98) e chi si spinge, come il Prigent 21 ,
~gglqr studioso dell'epistola, a una fase compresa tra il 125
k-.... JSQ,.Qvviamente, lo scritto annoverato tra gli apocrifi, es~~~f(l_o~l'attribuzione a Barnaba, apostolo dei gentili, unitamente
i~[~:'Paolo, un puro pretesto.
:~!t;>re'dichiara apertamente

~i~;rc~r.1>.

PRJomr-R.A KRAFr, Epttre de Barnab,

(SCh 17), Paris 1911, p. 21 .

.\fyi'.(

;~~~\1~;~

37

Capitolo I

La prima parte della lettera (cc. 1-17). di carattere dogmatico, tutta permeata di sapore antigiudaico: la legge antica
stata abrogata; Dio non ha bisogno di sacrifici; Egli chiede la
contrizione del cuore, la fuga dal peccato. Il Figlio di Dio si
fatto uomo e ha compiuto la nostra redenzione; l'incarnazione e
la redenzione da lui compiuta furono predette e prefigurate. La
seconda parte (cc. 18-21), di carattere esortatorio e morale,
dedicata alla dottrina delle due vie, della luce e delle tenebre,
come nella Didach.
L'originalit dello scritto occorre rilevarla anzitutto nella
sua ostentata avversione verso l'Antico Testamento. Ma il suo
maggior valore consiste pi ancora nell'evidenza della sua dottrina cristologica: i cc. 5 e 6 sono tutti dedicati a un'accurata cri~
stologia.
Lettura
Il valore della passione del Signore
Per questo il Signore sopport di dare la sua carne alla distrllzio~
ne, perch fossimo santificati con la remissione dei peccati, vale a dij
con l'effusione del suo sangue". E per Israele e per noi, la Scrittura di~
ce di Lui: "Fu colpito per la nostra iniquit e fu straziato per i nostrj:
peccati e dalla sua lividura fummo guariti; come pecora fu condotto ali
macello e come agnello muto davanti al tosatore''.. Bisogna ringraziar
il Signore che ci. ha fatto conoscere il passato, ci ha resi edotti del p(~
sente e siamo capaci di intuire il futuro. Dice la Scrittura: "Non in~tJ.$
stamente si tendono le reti agli uccelli" (Pro 1,7). Ci significa c~:
giustamente perir l'uomo che, avendo conosciuto la via della gius;t'i\;:
zia, prende invece la via delle tenebre. Ancora questo, fratelli miei::;~'
il Signore volle patire per la nostra anima, perch, Egli che il Sign.oi~j
di tutto il mondo, al quale Dio, dopo la creazione del mondo, ~sWi
"Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza" (Gn 1,26),- pet.?1
ch toller di patire per mano dell'uomo? Imparate. I profeti, c .
Lui hanno ricevuta la grazia, profeteranno per Lui. Egli, per abol ~~
morte e per provare la resurrezione dei morti, doveva incahiarsi,
fr. Per compiere la promessa fatta ai padri, prepararsi unpopfo
vo e dimostri-e, stando sulla terra, che Egli stesso; operando la t .
rezione, giudicher [... ].
Dunque, per questo il Figlio di Dio si incarn, per il colme)
peccati di coloro che avevano perseguitato e ucciso i suoi profeti.
ci ha patito: Dio dice che la piaga della carne di Lui colpa l
"Quando colpiranno il proprio pastore, allora periranno le pecore

38

I Padri apostolici

~gge"

(Zc 13,6-7). Egli stesso volle cos patire; bisognava che patis-

se' su di un legno. Dice il profeta d Lui: "Risparmia l'anima mia dalla


~~a''

(Sal 22 [21]) e pure "Trafiggi con chiodi le mie carni, perch le

tiJi'be dei malvagi si sono ame ribellate" (cf. Sal 22 [21),17; 119 [118),

)20): E ancora: "Ecco, ho offerto le mie spalle ai flagelli e le mie


giiance agli schiaffi: ho reso il mio volto come una pietra dura".
,.. . . .
(Lettera di Barnaba, V. Tr. di A QuACQUARELLI,
I Padri apostolici, Roma 19782, pp. 192-193)

f~f 1'. approfondimento


,_~--i

. ,

.,.

:t9.~'?c(Qni
. . ~;727-781; K. BILHMEYBR-W. ScHNEEMELCHER, Die Apostoli:.}'dt~!., Tiibingen 19702, pp. 10-34.

ri#auzini

b~:;;/Q:, Bbsto; I Padri apostolici, I, Roma 19582, pp. 280-351; A


QcfACQUARBLu, I Padri apostolici, Roma 19782, pp. 179-214; F.

,Stj:i)RZA:-BA.RCELLONA,

~fj~)\.Torino 1975.

Epistola di Barnaba (testo critico

bibliogia-

r~WeE>--

""'''l.c<i)V>BARNARD, The Epistle of Barnabas: a paschal homily?, in

:~hristianae 15 (1961), 8-22; J,P. MARTIN, L'interpretazione


i;:;~;riel[a Lettera di Barnaba e nel giudaismo alessandrino, in
' Qriq>~religiosi 6 (1982), 173-183; P. PRIGENT, Les Testimo-)~t:hristianisme primitif. L'pitre de Barnab et ses sour_tJ961; E. RoBILLARD, L'pftre de Barnab: trois poques,
';~zf?les, trois redacteurs, in Revue Bibltque 78 (1971), 184-

,~)~4~~~<>. titolo e con questa attribuzione si suole indicare

' fe-\Y}.,autore appartenenti al periodo dei Padri apostoli. ~}p~Ia in prjma persona e accenna pi volte al suo
e,~ .questo, per, avviene soltanto nelle Visioni e non
p~ delf opera, la quale con un solo titolo', comprende
;fii;.fta loro assai differenti: cinque visioni (Visiones),

39

Capitolo l

dodici precetti (Mandata), dieci parabole o allegorie o similitudini (Similitudines).


Chi era Erma? Stando alle notizie del c.d. Frammento
muratoriano, era fratello del papa Pio I (140-154). Ma se, almeno in parte, si vuole accogliere quanto l'autore dice di se
stesso, occorre ammettere che l'opera fu scritta in tempi diversi
e successivi, a cominciare dall'et di papa Clemente 23 Le altre
notizie, di carattere autobiografico, oggi sono considerate comunemente come fmzioni letterarie. L'autore infatti si dichiara
uno schiavo comperato e poi reso libero da una matrona di nome Rode a Roma 24 Divenuto poi ricco per essersi dato al com-.
mercio, fin per andare in rovina e perdere tutto. Ebbe moglie e ,
figli, discoli e apostati. Convertitosi a una vita di penitenza, vi~,
de i figli ricondotti a una vita buona. Egli stesso, mentre era in"
cammino verso Cuma, ebbe la rivelazioni dell'Angelo della pe-;
nitenza, nella figura di un pastore, che dett i precetti e le simH~
litudini. a queste che si riferisce 1' opera.
. .
Nell'opuscolo si distinguono agevolmente due parti. Nella";,
prima (Visioni I-IV) la chiesa che appare a Erma per istruirlo;:1
Nella seconda parte (Visione V, Precetti, Similitudini), appare':~
l'Angelo della penitenza in forma di pastore.
,
Nel complesso dell'opera, due sono i punti che pi risallafti
no: la previsione dell'imminente fine del mondo e la concessici"7t'.
ne del perdono per i peccati corrunessi dopo il battesimo. Quarib~
to all'aspetto apocalittico si dovr notare che egli non mira tnJ~~;
a descrivere come si svolgeranno gli ultimi eventi, quanto piq~~~
tosto a trarre, dalla certezza della fine, le conseguenze pi
portune nel campo morale e disciplinare.
. \f~
L'altro problema nasce da una ben seria prospettiva: i cijFti
stiani che hanno ricevuto il battesimo e tuttavia ricadono neilB~
ro peccati, quale possibilit avranno di ottenere la remission~-~Vf;;
quindi, la salvezza? Erma, contro i rigoristi, suggerisc Uri~~
~m~va via, qua_si come una. seco?da ch!-amata, mediante _la q~!!l.~~
1 gi battezzatI potranno nacqu1stare il perduto stato d1 graz~f;s
Tu prega Dio, ed Egli guarir i tuoi peccati, quelli di tutt~~~1

op;:.:

~1:

>;"~i'

Visione, Il, 4,3.


24 Visione, I, 1,1.
23

40

~~

&I~~
~~!
!:f.\

:::,'.;i:i.

I Padri apostolici

fu:11 famiglia e di tutti i tuoi fedeli 25 Ma tutto deve essere ac#ompagnato dalla penitenza e dal sincero proposito di non pecpi.
,

,c~

\Le(l;ura

'~~c~nda

visione: la penitenza dev'essere fatta fino a quando si nel


'.m,oiido terreno; dopo sar tardi!
~!~_,L~ -.:_.~

..

, _..- - - Dopo quindici giorni, digiunando e pregando molto il Signore,


}.W,iJu rivelato il significato dello scritto (che mi era stato consegnato) .
.:Q1fosto era il suo tenore: "I tuoi figli, Erma, si sono rivoltati verso Dio,
'.~'aruobestemmiato il Signore e hanno tradito con grande malvagit i
l(O 'genitori. Sono stati in fama di traditori dei genitori senza giova~#i~llfo; Inoltre hanno aggiunto ai loro peccati impurit e impasti di catitiv~ria. Le loro iniquit erano al colmo. Fa' conoscere queste parole a
;:fQm.i toi figli e alla tua consorte, che deve essere per te una sorella.
:A;J\~\Jtessa non frena la lingua con la quale fa la maligna, ma udendo
i"'qll'esfo_parole si frener e avr misericordia. Dopo che tu avrai fatto co.;M$~er loro queste parole che il Signore mi ha ordinato che ti fossero
t;_dy~iatt, saranno rimessi loro i peccati prima commessi e a tutti i fedeli
;;gl,jebamiopeccato fmo a questo giorno, se si pentono con tutto il cuore
;;p).illl1lovono dal loro animo i dubbi. Il Signore ha giurato per la sua
i'gliiija a favore dei suoi eletti: se al compiersi di questo giorno c' an!~f~iaALpeccato,
non conseguiranno la salvezza".
,,
. ..
.
.~,.'

;~~~:..;:;;

P~~;:a;;~:~~l~~i~R-r:;: 1~73~;~~~~~)

~;
'.2;891-1012; R. Joi.Y, Hermas. Le Pasteur (introduzione, testo
~~-.'.~ note), SCh 53, Paris 1958 .

. B,bs1, I Padri apostolici, ID, Il Pastore d'Erma, Torino 1955;

/'C,qyA.RELL1, I Padri apostolici, Roma 19782, PP 235-346; O.


-- 1,

Erma. Il Pastore, Alba 1970.

41

Capitolo I

Studi
C. BAusoNE, Aspetti dell'ecclesiologia del Pastore di Hermas, in
Studia Patristica l1(TU108), Berlin 1972, pp. 101-109; S. GmT, Hermas et le Pasteur, Paris 1962; A Hn..HoRsT, Smitisme et latinisme
dans le Pasteur d'Hermas, Nijmegen 1976; G. MERCATI, Nuove note
di letteratura biblica e cristiana antica, in Studi e testi .95, Citt del
Vaticano 1941, 8lss; C. OsrnK, Rich and Poor in the Shepard of Hermas, Washington 1983; IDEM, The socialfunction offemale imagery ili
second century prophecy, in Vetera Christianorum 29 (1992), 55~74;;
C. VOGEL, Il peccatore e la penitenza nella chiesa antica, Torino,
1967, pp. 14-17; 55-64.
..

42

I PADRI APOLOGISTI
. A CONFRONTO CON GIUDAISMO,
PAGANESIMO E IMPERO ROMANO

primo aspetto fondamentale del criU nstianesimo


l'universalit: una religione non di un solo popolo, ma per tutti. I
cristiani adorano il solo vero Dio; professano una morale in antitesi con i criteri
tradiziom;i del paganesimo~ il mondo pagano cerca, a pi riprese, ora di emarginare, ora di assorbire il cristianesimo. Ma i
cristiani mantengono la propria identit e
sopportano con coraggio le persecuzioni.
In questo clima ostile escono allo scoperto
non pochi scrittori cristiani: loro primo
obiettivo dissipare le opinioni correnti
che mettono in falsa luce la fede e la vita
dei cristiani. L'apparizione di tali opere va
considerata come un fatto del tutto nuovo
eu~ storia del cristianesimo, anche per la
llafura di tali scritti. Gli apologisti intuiscono che occorre scendere sul terreno
;..,,,,~tesso degli av\rersari per dimostrare che
fa dottrina cristiana la vera interprete della
ragione dell'uomo, e non le molteplici e
. spesso contraddittorie enunciazioni delle
_;,:@qsofie. L'azione degli apologisti, inol.fre;. si propone di rendere accettabile la
dottrina cristiana sotto la luce della piena
credibilit, e di guadagnare proseliti alla
chiesa.

43

Capitolo 2

Difendersi dagli attacchi esterni, caratterizzati da diversi


elementi, fu il compito di cui si sentirono investiti gli scrittori
cristiani del secondo secolo, a noi noti appunto col nome di
apologisti (difensori).
Il problema, per i cristiani, era appunto quello di cercare di
dissipare i pregiudizi che li mettevano in una luce falsa e ottenere cos un regolare processo, non solo davanti all'autorit, ma
anche davanti ali' opinione pubblica. Ed proprio questo problema che d luogo alla comparsa di un certo numero di opere
che, a tutti gli effetti, segna un fatto nuovo nella storia del cristianesimo. Sono opere greche non pi soltanto come linguag~
gio, ma come forma di pensiero e di espressione. E quanto al
contenuto, esse sono ispirate dal desiderio di mostrare che il cristianesimo conforme all'ideale dell'ellenismo, o meglio, ne
la vera realizzazione. Certune costituiscono degli atti ufficiali
diretti a giustificare il "nome" di cristiano dalle accuse mossegli. Ma lo scopo principale e comune quello di rendere manifesta davanti all'opinione pubblica la vera natura del cristianesimo, e questo non soltanto per rendergli rispetto, ma anche per
attirargli adesioni 1
Gli apologisti si prefissero diversi obiettivi. Anzitutto quello.
di confutare le calunnie correnti: i cristiani infatti erano accusati
di unioni incestuose e di infanticidi rituali e, in particolare, di
costituire un pericolo per lo Stato: essi rinnegavano infatti il
culto degli di, da sempre riconosciuto. Lo storico Tacito se ne
render interprete, qundo dar dei cristiani questa definizione:
Uomini aborriti per le loro infamie e convinti d'odio per il ge-2
nere umano 2
"
A Nerone, autore della prima persecuzione databile dal 64 e:;
famosa per il martirio dei santi Pietro e Paolo, venne attribuito il)
cosiddetto lnstitutum neronianum, una serie di decreti che pone.-':
vano i cristiani fuori legge. Per oltre due secoli lo scatenarsi del~.ii:
le persecuzioni far ricorso a quell'ordinamento, pur rimanendo;)
ancor oggi una certa quale incertezza, allorch si tratti di stabili- '.'.
re quale sia stata la vera base giuridica>> di quelle persecuzioni./;
,

, ~ ~;

1 J. DANIBLOU-H. MARRou, Nuova storia della chiesa, voi. I, Roma 1970,


p. 133.
.
2 T AC!TO, Annales, XV, 44.

44

l Padri apologisti

e{in che modo si debba giudicare la forma di un processo>>


~O[ltro i membri delle comunit cristiane. La questione tuttavia
!?ll si pone per le grandi persecuzioni dei secc. III e IV, con gli
-iJriperatori Decio, Valeriano e Diocleziano: essi furono autori di
~~iJ:ti speciali contro i cristiani.
, ; AJ.tra questione riguarda la distinzione che gli apologisti si
,PfOpngono di sottolineare: la distinzione e il distacco che or~1 divide la chiesa dalle strutture e dalla mentalit giudaica. Il
rj:$tia,nesimo non si - separato dal giudaismo nel primo mo~~p.tq e all'improvviso. Il cristianesimo predicato agli ebrei co:1):8~~ lUl.a certa difficolt a non restare ebreo nell'osservanza e
:J),~JJ.<>spirito, tanta era radicata la fede ebraica e tanto religioso
~ta)J.suo attaccamento alla Legge di Mos: il pi grande pericot9,i::.h~ .il Vangelo abbia corso stato il rischio di finire riassorh.i(q.'dal giudaismo. Perfino il nome di cristiani non fu coniato
.~ (deli stessi. Si tratta di un nome introdotto dai greci per in~
(ljbar{persone che, evidentemente, non: era pi possibile quali~i;l~e come giudei, e cos mettere in rilievo quello che, di questi
:~():tl.:,giudei, era notorio: la particolarit della loro fede nel Cristo; una fede cio che considerava Ges come il Messia 3

::-

./.:~:.-::. .:,_::'::=

'P,~f {'.approfondimento

;~~iiibnt

-;\,,-Y~6; lC.Tu. Orro, Corpus apologetarum christianorum saeculi


~~F~/idi; 9 voll. (con testo greco e versione latina), Jena 1847~1872;
''Wie$baden 1969 (ristampa).
~ii;(

- --

-,-,..-;-.,.

L(&,:)~(:.J~RINI, Gli apologeti greci, (introduzione, traduzione e note),


~~iA~J986 (con bibliografia); A CASAMASSA, Gli apologisti greci,

;}J9,i)lal944; l DANILOu, Message vanglique et culture hellnistitfdi~;:q~1/e et Ille sicles, Tournai-Paris 1961; R. JoLY, Christianisme
_.,~ti~/J.ilQsophie. Etudes sur Justin et les apologistes grecs du deuxime
i{~j~i;-/e;:aruxells 1973; M. PELLEGRINO, Gli apologeti greci del Il sei;' '" )l()ma 1947; IDEM, Studi sull'antica apologetica, Roma 1947; G.
,_ - ;,GUapologisti greci, in I Padri della chiesa, I, Roma 1984, pp.

27Qs;
~'.i':~~~/ ;: .
e,__..,_, .. .

,:;-,;,.;. 3

Cc. A

BATiFFoL, La chiesa 71/JSCente e il cattolicismo, Firenze 1971, pp.

'.};tgPlL--

45

Capitolo 2

l. QuADRATO

il primo degli apologisti cristiarii, da collocare nella prima


met del Il secolo. Probabilmente era originario dell'Asia Minore, da una delle regioni che aveva dato alla chiesa; tra i Padri
apoStC>lici, Policarpo e Ppia; e che avrebbero dato, tra gli apologisti, anche Apollinare di Gerapoli 'Milziade.
autore di una Apologia, purtroppo andata perduta. Sul
tempo di composizione di questo scritto c'nforma Eusebio di
Cesarea: lui a riferire che, in occasione della visita dell '-imp::;
ratore Adriano (117---138) fu Oriente, Quadrato gli present la
sua opera in difesa della religione cristiana. Ne risulta cos" che
il suo scritto la pi antica delle apologie in difesa dei cristiarit.
utile riportare il passo di Eusebio, perch in esso Quadrata
parla espressamente di colOro che erano stati guariti o resuscita
ti da Cristo, come di persone ancora viventi ai tempi suoi 4
Lettura

.::~j

Difesa del cristianesimo

,,

Elid'.;_;,~

Dopo naiano, che regn per vent'anni interi meno sei mesi,
Adriano ricevette la successione del governo. A lui Quadrato consegni')
un discorso che gli aveva indirizzato: aveva composto questa 11Pologia.;. :_
in favore della nostra religione perch certi uomirii malvagi cercavano ..
di provocare molestie ai nostri. Ancora oggi si trova questo libro in casa di molti nostri fratelli e anche in casa nostra. pc>ssibil vederci
prove lampanti dell'intelligenza dell'autore e della sua retta apostolica
fe_de. 1-<? ~~tto:re manifesta la sua antichit, quando si esprime in quest temum. I.e opere del nosrro Salvatore sono sempre durate, poich
esse erano vere; gli ammalati da lui guariti e i :morti da lui resuscitati
non sono stati visti soltanto il giorno della risurrezione, rita anche in
seguito; hanno continuato a vivere dilrante-la vita terrestre del Salvato're; e anche dopo la sua morte vissero un tempo talmente:considerevole
che qualcuno pure giwito fino alla nostra epoca". --

(Storia ecclesiastica, IY, 3;


Tr. di G. Del Ton, Roma 1964, pp. 250-252)

Cf. EUSEBIO, Historia .ecclesiastica, IV, 3,1---2.

46

I Padri apologisti

'fr l'approfondimento

~clzzioni

_,, : PG 5,1261-1266; Corpus apologetarum,

IX, 339-341.

$.t~i
... <:(j, BARDY, Sut l' apologiste Quadratus, in Annuaire de l'Institut
'!!philQlogie et d'histoire orientales et slaves 9 (1949), 75-86; G. Boslo, voce Quadrato, in BS, X, 1265-1269; A CASAMASS, Gli apolo;~!~tz;-eci, Roma 1944, pp. 216"223; E. PETERSON, voce Quadrato, in
i,~~.X' 362-363; V. ZANGARA, voce Quadrato, in DPAC, II, 2957~g$$'
:(()n; bibliografia).
....
::~ ;;:

'

_-

~~~:<:,:<.

ii;tJ~C.
7~._RJSTONE

DI PELLA DI PALESTINA

:\;::'.'(Vi fu un gruppo etnico che conserv un carattere distinto


primitiva, ed quello dei cristiani provenienti dal
.'gidaismo, conosciuti con il nome di giudeo-cristiani. Sappia~#jp.ihfatti che una parte dei fedeli della Giudea, costituenti la
!4gIJ.i1,lllit di Gerusalemme, s'erano rifugiati a Pella di Palestina
i:}lili:nte.la guerra conclusasi con la distruzione della citt santa
~i~W:Q:'i;C,) .. Cadeva cos l'ultimo vincolo che legava i fedeli cri:J:~fj'filii giudaismo e al tempio di Sion. Si not allora che, a pat;;t_ij'idat 10, la letteratura rabbinica divent maggiormente ostile
~~},j,ristfanesimo, e proprio in quell'epoca le comunit cristiane
{d~)la Siria e della Palestina dovettero subire non poche sofferen:~p'qa parte dei Giudei, specie al tempo della sollevazione di
.;qU.esti sotto Adriano (132-135). Fu allora che le chiese siro'p,aiestinesi lasciarono singolari tracce nella storia del II secolo,
".f;Pii opere d'insegnamento religioso. Questo compito di chiarire
1 :ielazioni tra giudaismo e cristianesimo, quantunque meno
'$gottante di quello delle relazioni con i pagani, venne svolto
ineJJ,~ ai)ologie anti-giudaiche: sono andate perdute quelle di
,Alisfone di Pella e di Milziade. Ci giunta invece, come vedre)n,o, quella di Giustino: Dialogo con Trifone.
:1 . Aristone era un giudeo cristiano originario o abitante di Pelda/E autore di un Dialogo tra Giasone (giudeo-cristiano) e Papi.so (giudeo) intorno a Cristo. Si tratta dunque della pi antica
,opera letteraria intesa a combattere il giudaismo. andata per'B~!Jf! ~hiesa

al

47

Capitolo 2

duta. Il contenuto consiste in un dialogo tra il giudeo-cristiano


Giasone e Papisco, un ebreo di Alessandria, dove si suppone solo l'incontro. Attr1.1.verso le citazioni dell'Aantico Testamento e
per la chiarezza, con cui il cristiano Giasone dimostrava che le
profezie in esso contenute si erano interamente compiute in Ges Cristo, il giudeo finiva per abbracciare la fede e chiedere il
battesimo.
Il danno della perdita del Dialogo diviene quindi tanto pi
grave, in quanto lo scritto di Aristone conteneva la prima apparizione del criterio, divenuto in seguito famoso e valido ancora
oggi, messo in atto per la dichiarazione del pieno adempimento,
in Cristo, delle profezie dell'Antico Testamento. Lo stesso criterio sar richiamato anche da Giustino nel suo Dialogo con Trifone, con la differenza che Trifone non chieder il battesimo.
Per l'approfondimento
Edizioni
PG 5,1277-1284; Corpus apologetarum, IX, 349-363.
Studi
A CASAMASSA, Apologisti greci, Roma 1939, pp. 224-230; AB.
HuLEN, The dialogues with the Jews as sourcesfor early Jewsh argoment against Christianity, in Joumal of Biblical Literature 51
(1932), 58-70; E. PETERSON, voce Aristone, in EC, I, 1911-1912; V,
ZANGARA, voce Aristone, in DPAC, I, 348-349 (con bibliografia).

3. MELITONE DI SARDI
Personaggio di primo piano, diede fama alla sua citt che cli~
venne certamente un centro importante della cristianit asiatica.=.
Sardi era citt della Ldia, nell'Asia Minore. Della sua vita si sa:
soltanto che fu vescovo di quella citt e che prese parte attiy~
nella controversia sulla determinazione della data della celebr;
zione della Pasqua.
.
Risulta che fu scrittore fecondissimo: Eusebio ci ha fomito'i
titoli di una lunga serie di opere, sui vari argomenti5. Interess,~
5

Cf. Historia ecclesiastica V, 26,1-14.

48

I Padri apologisti

il.()lto il fatto che egli indirizz pure a Marco Aurelio un' Apologi, forse in occasione del passaggio dell'imperatore per le citt
delliAsi (176). Eusebio ne ha tramandati alcuni frammenti 6 V
app3.iono cenni in rapporto ad alcuni editti emanati contro i criDi singolare importanza vi appare l'affermazione, avan.!fata per la prima volta, della convenienza dell'accordo fra chiee Stato, con i.I risultato di un reciproco vantaggio 1
?. i~ fortuna arrise allo studioso americano Campbell Bonner,
#tquale, nel 1940, rintracci un'intera Omelia pasquale di Meli'iQre. In realt, pi della Pasqua, lorazione tratta della Passione
cU<;cristo, come prezzo della redenzione del genere umano. Ne
'#~ta os che la sua dottrina cristologica costituisce un com:,P.i~so dogmatico di risolutiva importanza.

stiani.

.s

>->':.-:,::

:':~~.,:)::.

~', JJ~t,t
approfondimento
Ji":
.
<~:'

,, ,:

.,.

:Ediiioni
;'~;'~/Po 5,1207-1232;

Corpus apologetarum, IX, 410-478.

,:~~Jitzioni

\;};~::~~,C\N'tALAMEsSA, La

Pasqua nella chiesa antica, Roma 1978,

:iJic':l:\)c25.

:sfiiiir .

..<f<::.\.,/;:.: ......

Z'{''.:0~J(CANTALAMESSA, Mliton de Sardes. Une christologie antigno;:~~!W@'~u [I sicle, in Revue des Sciences Religieuses 37 (1963), 1j:,,. ~ir.D.EM, /pi antichi testi pasquali. Le Omelie di Melitone di Sardi,

'.\1972; A CAsAMAssA, Gli apologisti greci, Roma 1944, pp.


59;-A IIAMMAN, voce Melitone, in DPAC II,2207-2209 (con bi:~); P. NAUTIN, L' Homlie de Mliton sur la passion, in
~:~,. . \~e d'Histoire Ecclsiastique 44 (1949), 249-438; O. PERLER,
(' }~'14'1?.aque et fragments, SCh 123, Paris 1966; E. PETER.soN, voce
. ;mibne; in EC, VIII, 645-646; J.M. SAUGET, voce Melitone, in BS,

'

'<>.307~309.

:'Historia ecclesiastica IV, 13,6.


f}Iistoria ecclesiastica V, 26,7-11.

49

Capitolo 2

4. ARISTIDE DI ATENE

Filosofo ateniese, autore della pi antica Apologia a noi


pervenuta. Il testo, da tempo scomparso, fu rinvenuto.nel 1889
dall'americano Rendei Harris in traduzione siriaca. In seguito fu
riscoperto da J.A Robinson in lingua greca. Eusebio scrive che
Aristide aveva indirizzato il suo scritto all'imperatore Adriano
(117-138). La traduzione siriaca invece indica, quale destinatario, Antonino Pio (138-161). La ragione, per cui si potrebbe
preferire la data dell'imperatore Antonino Pio dovuta in gran
parte alla descrizione della vita cristiana, in cui setnbra riflettersi la testimonianza di un periodo in gran parte tranquillo.
L'apologia stabilisce anzitutto il vero concetto di Dio: eter~
no, perfetto, immortale, onnisciente, padre degli uomini e suffi~
ciente a se stesso, e dimostra che n i barbari, n i giudei, n i
greci lo hanno posseduto, ma solo i cristiani, che hanno ricevuto
la loro fede da Ges, nato da una vergine giudea, ucciso dai giu~
dei, resuscitato e salito al cielo. Ne confenna la loro vita mira-bile, checch ne dicano le calunnie sul loro conto 8
r
Lettura
Identikit del cristiano
I cristiani sono coloro che sopra tutti popoli della terra hanno ~'
vato la verit; riconoscono infatti il Dio creatore e artefice di tutte'l~;
cose nel Figlio unigenito e nello Spirito Santo e non onorano altr ,,.~,
ali 'infuori di questo. Hanno scolpite nel cuore le leggi dello stesso
gnore Ges Cristo e le custodiscono, sperando nella risurrezione ...
morti e nella vita del tempo futuro~ Non commettono adulterio, htj'fl:
prostituiscono, non pronunciano falsa testimonianza, non desid
beni altrui, onorano il padre e la madre, e amano il prossimo e giu
no con giustizia... Gli altri popoli s'ingannano e traggono in iilg
gli altri; camminando infatti nelle tenebre si scontrano come ubi ,;
Qui, o imperatore, termina il mio discorso per te; discorso che s
dettato nella mia mente dalla verit. Perci smettano i tuoi sapieJi
parlare stoltamente contro il Signore; conviene infatti che voi o
Dio Creatore e ascoltiate le sue parole incorruttibili, affinch,
do il giudizio e le pene, siate riconosciuti eredi della vita immo
(Apologia, cc. 15-17. Tr. di C. B...
Gli apologeti greci, Roma 1986, pp.

FERRUA,

voce Aristide, in EC, I, 1907.

50

I Padri apologisti

P.et l'approfondimento
Edizioni
Testo siriaco e greco, J.H. HAluus-J.A RoBINSON, Text and Stuiles
(TSt), I, 1 Cambridge 18932; Corpus apologetarum, IX, 344-348.
.,
.
~

tiiu:luzioni

,,:''..''e~
'$1.udi

VONA;

Apologia di Aristide, Roma 1950.

,_ . L. ALFONSI, La teologia della Storia nell'opera di Aristide, in


;A'l!gustinianum 16 (1976), 37-40; C. BURINI, Aristide, in Gli apolo-

siii'ire,ci, Roma 1986, pp. 37-60; A CASAMASSA, Gli apologisti gre-

'.~r"ltj~a 1944, pp. 31-48; M. FERMI, L'Apologia di Aristide e la Lette-

/rJ!Yr,fD"ogneto, in Ricerche Religiose, I (1925), 451-545.

}~~?~~-

,...

. .;7.,.;;/f--;::.~

"f!~

-~~0,}!:iLmaggiore apologista greco del Il secolo. Nacque a Fla{'*fl;'tf:,efapolis (oggi Nablus nella Giordania). Lasciata ancor gio'. .,,. 'la Palestina, si trasferl a Efeso. Era un assetato della verit

i;,,,, ., . J~~~fjl.razione lo condusse a prendere contatto con le pi ceH : ':'s9JQ1 dell'epoca: quella stoca, peripatetica, pitagorica,

.J:tjica. Nel platonismo credette di trovare la via giusta.


. 'ifci:he egli. si convert al cristianesimo, all'epoca di
~:~r~Jrse a Efeso. Si dedic ben presto all'insegnamento
ovafode. A Roma, dove si rec ben due volte, riusc a
'~~~tno a s un certo numero di discepoli, tra i quali
9J~Iine dispute anche con un filosofo cinico, di nome
. 'C::~eforse fu proprio quello che lo denunci come cri:N:a;Rti hl prefetto Giunio Rustico, fra il 163 e il 167.
ll,l.o@, sub il supplizio assieme ad.alcuni discepoli. Gli
. 'o. martirio sono considerati autentici.
';;~p~re; e non sono poche, a lui attribuite, tre sole, fra
'~riutei, sono sictiramente di sua mano. E sono: le
. ~;~.e il Dialogo con Trifone ebreo.

''/'ib.a Apologia, scritta tra il 153 e il 155, fu da lui in. )i:J:iperatore Antonio Pio. L'opera non risulta molto
'':':9~9b ..egli .segue piuttosto l'impulso dei suoi. vivi
i'!::he, un corso logico degli argomenti richiamati. Egli

;~;~:{:'

51

Capitolo 2

cerca dapprima, brevemente, di susitare l'attenzione del principe. Quindi passa ai motivi che pi gli interessano, svolti praticamente in due parti: nel primo tratto, di natura piuttosto apologetica, egli procura di difendere i cristiani dalle ingiuste calunnie, .
di cui sono fatti segno; nella parte restante, di carattere piuttosto
informativo e dottrinale, egli cerca di illustrare la vera natura
del cristianesimo e il culto praticato dai cristiani qui che noi
abbiamo notizie sul battesimo, sull'eucaristia e sulla liturgia: ,
della domenica.
La seconda Apologia risulta di uno scritto assai pi breve,,
quasi una continuit della prima. La sua difesa dei cristiani
orienta questa volta a motivi pi concreti e pone in causa le in:\
giustizie del prefetto di Roma, Lollio Urbico, colpevole d'aver::.
condannato a morte tre cristiani. Segue un'esposizione sull'ill~:j
terpretazione delle persecuzioni: esse risultano indubbiamen~~)
come opera dei demoni, ma sono permesse da Dio per metter$~
alla prova la fedelt dei cristiani. L'autore chiede infrne la divul~
gazione della sua opera, cos gli errori saranno svelati e cofofu,J.~
che ingiustamente condannano i cristiani, potranno ravvedersV:t;

sL:

,i;;.:11l

Il Dialogo con Trifone ebreo fu composto probabilmen


negli ultimi anni di vita di Giustino. Si suppone che l'inco ':'
con il giudeo sia avvenuto a Efeso ..Molti accenni, offerti e '
pretestq dell'incontro e del dialogo, non possono escludere
tutto anche elementi di vita vissuta, a cominciare dalla p~
troduttiva, relativa alle varie fasi che avevano condotto Gi{
ad abbracciare la fede cristiana. Il Dialogo si articola in tre '
g: a) dimostrazione che la legge ebraica aveva avuto un co ,~.
puramente precario, di transizione e di preparazione all'a:VY:
di Cristo; b) messianit di Ges. :Divinit e preesistenza de!~
sto, basata specialmente sulle teofanie dell'Antico Testanf'
c) conversione dei gentili e loro chiamata a formare il ver.~
polo di Dio. Nella conclusione, a differenza dell'ebreo ~R
(descritto da Aristone di Pella, come s' visto), Trifone ti '.
cenna al proposito di una sua adesione alla fede e al bat .

La dottrina di Giustino
In lui si deve vedere anzitutto il primo dei Padri, ir(
tentare una conciliazione tra filosofia antica e crisrum '

52

I Padri apologisti

Egli vide nei grandi pensatori dei tempi precedenti degli inizia#Jtj: di quella filosofia. che solo nel cristianesimo avrebbe rag:g!@tola sua piena perfezione. Se egli rimase platonico, fu solo
j:i#.~~ aveva trovato il platonismo interamente realizzato nel
cristianesimo.
;;"; _, ~ cos che egli arriv al concetto dell'assoluta trascendenza
'.:dLDiO. Egli. ammette che questa verit solo parzialmente era
:sfuta raggiunta anche dalle pi avanzate speculazioni del passa:19: tuttavia fu necessaria la rivelazione divina perch quel con~~tiO arrivasse alla sua petfezione completa. Fu necessario,
~q!#ftQ,}'avvehto del Verbo di Dio, perch solo con lui gli uomi(fii,1A.~P:~niiero la partecipazione alla luce diffusa nel mondo:
;-~J.il~fae cos irt Giustino la concezione che il Verbo di Dio , per
1;:'<f~':(!fre 1 ihnediatore tra il Padre e gli uomini. Il seme del Lo~l:)o) fu spars sull'intera umanit. Solo i cristiani de'):na v~nt intera, perch, nel Cristo che loro apparso,
. <j.0110 la verit. in persona>> 9
kcl'Antico Testamento, egli si rif particolannente al va. Ile rofezie. Il loro avveramento nella vita del Cristo e
9~p3ildersi della sua dottrina non si poteva spiegare, se non
.re~lli;lo la loro origine divina. Bisogna osservare che la
;i@t dei pagani era molto accessibile a questo genere
'molti redevano agli oracoli della religione greca e la''fei non erano del tutto disposti a rigettare a priori
'. fit 10
~;~~petto molto singolare delle opere di Giustino con' e1l, notizie che egli ci offre sull'amministrazione del
. _: e sulla celebrazione e partecipazione all'eucaristia
~ -,gia domenicale.
..
,

,.~

~~h~(tal.e realt avvenne (per la prima volta), sempre tra di


.tP.ofiarno questi fatti. Coloro che hanno, vengono in aiuto di
9s~ e siamo sempre uniti gli uni con gli altri. Per tutte le
~j;'t;Cf.

~pj.j,'

-?-'.?~:~ !-....\ . ~

QUASTEN, Patrologia, I, p. 188.


f;,'apoldgetica cristiana nel Il secolo, in Storia della chiesa, I,
.

53

Capitolo 2

cose che riceviamo, ringraziamo il Creatore cli tutte le cose per mezzo
di suo Figlio Ges Cristo e per mezzo dello Spirito Santo. E nel giorno
detto del sole (la domenica), riunendoci tutti in un solo luogo della citt e della campagna, si fa un'assemblea.e sileggono le memorie degli
apostoli e gli scritti dei profeti fino a qando ci tempo. Poi, quando
colui che legge ha tenninato, il presidente, con un discorso, aIlmonisce ed esorta all'imitazione di queste bune cose. Insieme ci alziamo
tutti ed eleviamo preghiere. Come abbiamo gi detto, terminata la nostra preghiera, viene portato pane e vino e acqua e il presidente; allo
stesso modo per quanto possibile, innalza preghiere e ringraziamenti
e il popolo acclama, pronunciando l'Amen.
Dei cibi, su cui si pronunciato il ringraziamento, segue la divisione e la distribuzione a ciascuno, e per mezzo dei diaoni si mandano a coloro che non sono present. Coloro che hanno in abbondanza e -.
vogliono, ciascuno secondo la sua decisfone, d quello che vuole, e
quanto viene raccolto consegnato al presidente; egli stesso va ad aiu~
tare gli orfani, le vedove e coloro che sono bisognosi a causa della malattia o per qualche altro motivo; coloro che sono in carcere e gli stranieri che sono pellegrini: insomma protettore di tutti coloro che sono
nel bisogno.
Tutti quanti insieme ci riuniamo nel giorno del sole, poich il
primo giorno, nel quale Dio cre il mondo, avendo trasformato la tenebra e la materia, e Oes Cristo,. nostro Salvatore, risuscit nello stesso . .
giorno dai morti: infatti lo crocifissero prima del giorno di Saturno, e il~.
giorno dopo quello di Saturno, cio il giorno del sole, apparso ai suof
discepoli e ai suoi apostoli insegn queste cose che ora mandiamo {ti
voi per un esame.
\i
(Prima Apolgia, 67. Tr. di C. BuruNi,:;'.;,~
Gli apologeti greci, Roma 1986, pp. 147~148f_~

<

Per l'approfondimento
Edizioni
PG 6,328-800; Corpus apologetarum, voll. 1-5, Jena 1876-188P,
Traduzioni
C. BURINI, Giustino martire, in Gli ap0 /0geti greci, Roma 198
pp. 83-167; I. GIORDANI, Giustino. Le Apologie e brani scel{i
Dialogo con Trifone, Roma 1962.
Studi
B. BAGATTI, San Giustino e la sua patria, in Augustnanum 1
(1979), 319-331; L. DATIRINO, La dignit dell'uomo in Giustino
"
tire e Ireneo di Lione, in Lateranum 46 (1980), 209-249; C. No
Giustino. Il nome di Dio, in Divintas 23 (1979), 220-238;>

54

I Padri apologisti

Q~ANTO,

Esegesi biblica e storia in Giustino, Bari 1979; IDEM, Note


sull'itinerario spirituale di Giustino, Fede e cultura, in Dialogo 1-9,
,iifCrescita dell'uomo nella catechesi dei Padri. Et prenicena (a cura
_'(lt~_,Felici), Biblioteca di Scienze religiose 78, Roma 1987, pp. 29-39;
,,f'PiuGENT, Justin et 'Ancien Testament, Paris 1964.

':';? Alcune delle notizie sulla sua vita le dobbiamo a Taziano


-;~~ss(>: lo, Taziano, filosofo secondo la filosofia dei barbari,
':pat9 in terra assira, istruito prima nelle vostre dottrine, poi in
Jtiuel1 che ora faccio professione di predicare ... 11 Completan::40,~questi scarsi accenni, si pu aggiungere che egli era di origi;,~r\ :asiatica:, e propriamente dell' Adiabene, regione dell'antica
;,Mesopotamia:, ridotta a provincia romana da Traiano nel 116 ol
'):)9uie di provincia del!' Assiria, gi cristianizzata fin dal I s~co
'19; Jaziano, nato verso il 120 da famiglia pagana, ebbe un'edu;~;Aiion~ greca, e fu sofista. Eusebio ci informa anzi che raggitm-:~&~:una certa gloria per la sua non comune cultura nel campo del:J~i;_losofia greca 12 Poi venne a Roma e qui si convert al
:~:p~pl!ries4rto. Divenne discepolo di Giustino e rest fedele alla
~*f~,~~.-J'inch visse il maestro. Dopo il martirio di Giustino
S<T~), egli defezion dall'ortodossia cattolica. Nel 172 lo tro,, ., :, '() iii Oriente, a capo di una scuola eretica, in cui egli si fa; maestro delle dottrine definite encratite 13 Dell'ultimo
~' .ji(Jd(; della sua vita, fino alla sua morte, nulla pi sappiamo.
,pi lui ci sono giunte due opere: il Discorso ai Greci e il
r~;.>jg~$aron (fusione annonica dei quattro Vangeli).

~~;~~: IlDtscorso

:1Yl1'6

un'opera in difesa del cristianesimo e un


eca. Taziano esordisce, tacciando
"jlf aver rubato ai barbari: nessun'arte, nessuna <lisci-

wattacco alla cultura

.:: I;

~f:-_}(;~;~rri:o~~ ~;~f~;;~~: XVI.

~~: :\dp encratiti>~: nome che designa in senso generale i cristiani che praticava-

?1~ ffi:}~prttine~. Gli ~ticl eresiologi, per, diedero quel nome alla setta fondata
~t~ianp: gh aderenti condannavano l'uso delle carni e del vino e vietavano il
AtAf@!OiltO. Cf.

i~~1~~?-'

.--

F.

BOLGIANI, voce

Encratismo, in DPAC, I, 1151-1153.

~<;t:.

55

Capitolo 2

plina sarebbe stata. da loro inventata. La sola filosofia loro


vanto, ma una ben misera cosa, come dimostrano le assurdit
dei filosofi (cc. 1-3). Ben diverso l'atteggiamento pratico e
teorico dei cristiani: essi credono in un solo Dio e non ammettono quindi l'idolatria (c. 4). Unit e solitudine di Dio non contra.stano con l'esistenza di un altro principio, il Logos, il Verbo,
che era ab aeterno presso il Padre. Il Logos diede origine alla
creazione (c. 5). Resurrezione dei corpi (c. 6), angelologia e demonologia (c. 7), caduta dell'uomo e azione dei demoni (cc. 811 ), psicologia e pneumatologia (cc. 12-13), rigenerazione dell'uomo, senza allusione concreta all'incarnazione del Verbo (cc.
13-19). Tutta questa parte dottrinale per continuamente e ampiamente frammista a una polemica minuta contro la mitologia.
In seguito, dopo un cenno (c. 21) alla credenza in un Dio apparso in forma d'uomo; in cui i cristiani, il cui nome peraltro
non mai pronunciato, credono, inizia la polemica contro gli
aspetti morali e pratici del paganesimo: le assemblee; le feste;:
gli spettacoli (c. 22); i ludi gldiatorii (c. 23), le rappresentazio..,
ni tragiche (c. 24); la vita dei filosofi (c. 25), di cui appresso, la
traduzione, la variet di linguaggi e le preziosit dei granunatici
(cc. 26-27), le diverse legislazioni (c. 28). L'argomento crono::.
logico abbraccia tutta l'ultima parte del Discorso (cc. 29-42), e'.,
tende a dimostrare la priorit della sua legislazione rispett alhf'
legislazione, alla storia, alla letteratura, alla sapienza greca. Egli)
conclude (c. 42), con un'affermazione di certezza nella bont~f:
della causa da lui sostenuta, e si dice pronto, con l'aiuto di Di/,.
a sostenere 1'esame degli avversari 14

Il Diatessaron , di fatto, l'opera pi importante scritta ~<


Taziano, con l'intenzione di offrire l'armonia concordata dfJ
quattro Vangeli: il titolo originale Il Vangelo (esposto) attr4!
verso (il testo) dei Quattro. Egli intese dunque coordinare le ya~t~
rie sezioni dei Quattro Vangeli in un testo unico, organico;~&~
continuato, articolato in modo di seguire il quadro cronologic6}~~
del Vangelo di Giovanni. Oggi lo si pu leggere soltanto a~;~;
verso le traduzioni, anche in traduzione latina.
'

14

Cf. F. BoLG!ANl, voce Taziano, in DPAC, Il, 3355-3356.

56

I Padri apologisti

Letture

Vita spregevole dei filosofi


Che cosa di grande e di straordinario compiono i vostri filosofi?
J:engono nuda una spalla; si presentano con i capelli folti, si fanno ere.scere la barba, portano le unghie lunghe e dicono di non aver bisogno
di nessuno, ma come Proteo, si servono di un conciatore di pelli per la
Wsaccia, d un tessitore per il mantello, di un legnaiolo per il bastone,
digente ricca e di un cuoco per la loro ghiottoneria. O uomo che imiti
}(:ane! Tu non conosci Dio e ti volgi all'imitazione degli esseri che
<1.10:ihanno ragione; gridando in pubblico con autorit diventi difensore
#(~stesso e, se nort ottieni il consenso, lanci ingiurie e l'essere filoso,f~;~venta per te un'arte per guadagnare. Se segui)a dottrina di Plato;'ije/ti si oppone accanitamente colui che insegna secondo Epicuro. Se
dipntrano, vuoi essere come Aristotele, ti insulter colui che segua'.e'.'cli. Democrito. Pitagora afferma di essere stato Euforbo ed infatti
;~fde della dottrina di Ferecide. Aristotele poi si oppone all'immortali;\. i;lell'anima, Accettando contraddittorie trasmissioni di dottrina, di'$~ordi combattete quelli che sono tra loro concordi. Qualcuno afferma
;h~ ij Dio perfetto il corpo; io per dico che non il corpo. Qualcuno
L.!@$tene che il mondo incorruttibile, io invece affermo che corrotti:' :'.';.chela conflagrazione avviene in determinati periodi, io invece di:' , . volta per sempre. Voi dite che sono giudici Minosse e Rada;,,#,l~~e, io affermo che giudice lo stesso Dio. Dite che soltanto l'aniJfniilortale, io sostengo che lo anche il corpo assieme ad essa.
..~''' ;')!! {e cosa, o Greci, noi vi rechiamo danno? Perch disprezzate
?~~m'esseriabominevoli coloro che seguono la parola di Dio? Presso
rtCJ:~~&fQ01fesiste l'antropofagia, ma, voi, falsi testimoni, siete quelli
/;~J,i~tl?:vanno dicendo. Presso di voi, invece; Pelope cibo degli di ani1~lip:;se atnartte di Poseidone, e Cronos divora i suoi figli e Zeus divora
~ . ,,. s>~/

;~i, queste cose ho scritto per voi io, Taziano, filosofo al


i#fparbari, nato nella terra degli Assiri, educato prima secondo
Jte\dpttrine, poi secondo quello che ora professo di predicare.
~Mo ora chi Dio e quale la sua creazione, eccomi pronto da~,y~9;;~'vd per il giudizio sugli insegnamenti, mentre rester inconfutagg~I~:jl'~r,me la vita secondo Dio.
t<z~~:.:
(Discorso ai Greci, 25,1-4; 42,1-2. Tr. di C. BURINI,
:;?h
Taziano, in Gli apologeti greci, pp. 213-214; 231)
,''.~,

57

Capitolo 2

Per l'approfondimento
Edizioni
PG 6,803-888; Corpus Apologetarum, VI.
Traduzioni
Taziano, in Gli apologeti greci (a cura di C. Burini), Roma 1986,
pp. 171-231.
Studi
F. BoLGIANI, La tradizione eresiologica sull'encratismo, in Atti
dell'Accademia delle Scienze di Torino, 91 (1956-1957) e 96 (1961
1962); IDEM, voce Taziano, in EC, Xl, 1807-1812; IDEM, voce Taziano, in DPAC, Il, 3353-3357.
.
.
Per il Diatessaron: F. BoLGIANI, voce Diatessaron, in DPAC, L
945-947 (con bibliografia); A CASAMASSA, Gli apologisti greci, R<>::
ma 1944, pp. 135-162; M. PELLEGRINO, Gli apologisti greci del II se,
colo, Roma 1947, pp. 95-145.

7.

ATENAGORA DI.ATENE

Fonte pressoch unica della vita di Atenagora sono le ope~::


stesse. Altre notizie potrebbero essere fotnite dalla Historia~
christiana di Filippo di Side, storico del V sec. vissuto a CQ~'.
stantinopoli, ma non sono attendibili. Alla luce di tali dati e fa,tti~
storici, si pu affermare che Atenagora indirizz il suo scriaji.
Supplica per i cristiani, a Marco Aurelio e a Commodo, tra.~;
176 e il 178. Nessuna fonte poi lo definisce autore del tratt.i,t.I~
Sulla risurrezione, la cui paternit posta tuttora in discussori,~~1
anche se l'opera in questione continua ad essere affiancata .i!IJ~f;
Supplica e a costituire con essa un binomio indissolubile stt .
nome di Atenagora. Sulla data di morte dell'apologista, rtes '
testimonianza diretta giunta a noi, ma si supponesia av'Ve.
dopo la morte di Marco Aurelio, e quindi d<>po il 180 15

15

Cf. C. BURINI, Gli apologeti greci, p. 236.

58

I Pdri apologisti

e La Supplica per i cristiani porta come titolo originale


'Ambasciata (Presbeia/Legatio). L'autore si presenta cos ai due
j~peitori in qualit di ambasciatore, incaricato di prendere le
;:itifese dei cristiani. L'opera risulta di un esordio (cc. 1-3), di
~a parte centrale (cc. 4-36) e di una breve perorazione finale
.3y37). La parte centrale la pi importante. Essa riprende e
':eoilfuta i tre capi d'accusa che ordinariamente venivano imputa;:/ti'afcristiani: l'ateismo, il cibarsi di carne umana, la pratica del.;2T'j,P.ce,sto~ L'apologista si sofferma specialmente sul primo argo;i~-~(m~rito per dimostrare l'assurdit dell'idolatria; gli altri due sono
i[~i;~S:~t meno sviluppati, tanto dovrebbe apparire ripugnante la
;~;~\J:bh:t ~tessa insinuazione. Molta parte ha pure l'insistenza sul
-)fip6rtamento ossequiente dei cristiani alle leggi dello Stato.
frie si vede, gli argomenti sono ricavati pi dalla ragione e
cltura filosofica che non dalla rivelazione divina. Si ten'' "' _pfu~ente che Atenagora si rivolge a destinatari pagani, e non
;);,~';"'.iCristiani credenti: egli cerca di persuadere i primi con argoC, ~rtFa.dattati al loro livello.
~!'.~;{/. Il Trattato Sulla risurrezione si divide in due parti: la pri~~~1J!i~;,Cc~ 1-10) risponde alle obiezioni tradizionali a proposito
:1:::0'-,JJ.frisurrezione dei corpi, ritenuta dai pagani impossibile e in. ~a .~i Do; la seconda parte (cc. 11-25) stabilisce la conveeilii della risurrezione, argomentando tra l'altro che, essendo
':tjiricfcomposto di un corpo e di un'anima, le due parti debbo-;:~~sere ricompensate oppure punite insieme 16
I

'n>n cre l'uomo senza una ragione. Egli infatti sapiente e


opera cli spfonza vana; n per la propria utilit: egli infatti
ognq di nulla e per lui, che di nulla ha bisogno, assolutamen- -~si,t di quelle da ltii create sar a vantaggio della propria
''neppure a causa di qualcfina delle opere da lui create, cre
':?'.rllssrino degli esseri che dispongono delle opere di ragione e
~i~'di giudizio, n tra quelli superiori, n tra quelli inferiori, fu
creato per l'utilit di un altro, ma per la vita propria e per la
- enza in vita...
.,,

}f:tNAUTIN, voce Atenagora, in DPAC, I, 435.

59

Capitolo 2

Se dunque l'uomo fu creato senza una causa e senza un motivo


(ma nulla di ci che creato da Dio vano, almeno secondo l'intento
del Creatore), n (fu creato) per l'utilit dello stesso Creatore o di
qualcun'altra fra le creature di Dio, chiaro che secondo il primo e pi
comune ragionamento, Dio cre l'uomo per se stesso e per bont e sapienza che si pu contemplare in tutta la creazione. Secondo un ragio~
namento che riguarda pi vicino gli esseri creati (Dio cre l'uomo) per
la vita delle stesse creature, ma non perch fosse accesa per poco tempo e poi si estinguesse completamente.
Dio assegn una vita di questo genere, io credo, ai rettili, agli uccelli, agli animali acquatici o, per parlare pi in generale, a tutti gli es~
seri privi di ragione. Ma a coloro che portano in se stessi l'immagine
del Creatore, che possiedono anche l'intelligenza e sono dotati di Un
giudizio razionale, ad essi il Creatore assegn una vita permanente ed<
eterna, affinch, conoscendo il loro Creatore, la sua potenza e sapie~{:
za, seguendo la legge e la giustizia, vivessero in etern senza sofferen".,~
ze, godendo di quei doni, con i qualicorroboiaroilo la vita precedenre.,:
"};;
anche vivendo in corpi COirutti])ili e terreni.
(La risurrezione dei morti, 12; 3,5,6. Tr. di C. BURIN;,,;:
Gli apologeti greci, Roma 1986, pp. :324-326)'!

Per l'approfondimento
Edizioni
PG (j,889-1024; Corpus apologetarum, VII.
Traduzioni
C. BURINI, Atenagora, in Gli apologeti greci, Roma 1986,. <
233-346; P. UBALDI-M. PELLEGRINO, La supplica per i cristiani; D
risurrezione dei morti, Torino 1947.

Studi
C. BURINI, Un progetto culturale nella Supplica di Ateiuigf{
in Crescita dell'uomo nella catchesi dei Padi-i. Et prenicena (ii'
di S. Felici), Biblioteca di Scienze religiose 78, Roma 1987, pp.f
(con bibliografia); P. NAUTIN, Note critique sur Athnagora, in.
liae Christianae 29 (1975), 271-275; M. PELLEoRINo, Studi su(;
ca apologetica, Roma 1947, pp. 65.:79; IDEM, Gli apologisti gr:; ,
Il secolo, Roma 1947, pp. 146ss.
'

60

I Padri apologisti

Fu il sesto vescovo della citt. Era nato in una regione dell'Onertte vicina al Tigri e all'Eufrate, come dichiara egli stesso.
:~<Gli altri due fiumi, chiamati Tigri ed Eufrate, sono conosciuti
ioltO bene: essi infatti sono vicini alle nostre regioni 17 Tale
dndieazione non pu significare se non un luogo originario. Non
;srcon.osce n l'anno di nascita, n il tempo della sua conversiori:;tlla fede cristiana; noto invece l'anno della sua elezione a
ifesvo di Antiochia (169) e che viveva ancora alla morte di
it!'f.iiroAurelio (180). Di lui parla con ammirazione anche Giro}i"'"' /; a(:cennando alle sue opere scritte non solo contro i paga-- !tai!.che contro certi eretici, di cui dovremo presto parlare:
L",;_J)gtJhe e Marcione.
'1'g()fr;~(Teofilo - scrive Girolamo -, il sesto vescovo della chiesa
iii.tl:~~tiochia, sotto l'imperatore M. Antonino Vero, compose un
' iltro Marciane che giunto fino a noi. Di lui circolano
_ire libri Ad Autolico e un altro contro l'eresia di ErmogeT8ltri brevi, ma eleganti trattati che mrrano all'edificazio_Ha. chiesa. Ho letto, sotto il suo nome, dei Commenti sul
)o/ sui Proverbi di Salomone; che tuttavia mi sembrano
dite dall; eleganza formale degli scritti precedenti 18
#r,ca opera a noi pervenuta quella dei Tre libri ad Au_nportante non solo per valore apologetico, ma anche
dogmatico. Autolico, persona privata, reale o fittizia
'; ci appare come amico dell, autore: egli ancora pagano
,,~, gli parla col fine di condurlo alla fede. Nel I libro,
:tratta della fede dei cristiani in un Dio invisibile e del
aiit,b e dell'importanza del titolo di Cristiano. Nel Il
: *l'insegnamento dei profeti alla follia della religio::~;ll-Ullibro respinge le calunnie contro i cristiani e af-;~1~.Sac:re Scritture sono pi antiche della storia e della
:~*'.;gtec;;i.
J>''.{o.rtd.)Illentale dell'insegnamento di Teofilo quello
___:: t.esistertza di Dio. Inoltre fortemente dichiarata
~e: nel Dio Padre, nel Figlio e nello Spirito, al punto
enhuo scritto, per la prima volta, il termine Tria-

;. e

)idlin, Il, 24.


: .Q/De viris illustribus, XXV.

61

Capitolo 2

de (Trias), col quale egli vuole indicare appunto la Trinit divina. C' di pi. E lui che insiste sulla creazione dell'uomo, sul
peccato della disubbidienza che ha allontanato da Dio e sulla risurrezione fmale 19
Letture

Creazione del mondo e dell'uomo dal nulla


Quale meraviglia se Dio avesse creato il cosmo da una materia
che gi esisteva? Anche un artista, se prende la materia da qualcuno,
crea da essa quello che vuole. Ma la potenza d Dio si rivela proprioin
questo: ne1 creare da ci che non esiste quello che vuole: allo stesso
modo dare anima e movimento non possibile a nessun altro, ma solei
a Dio. L'uomo costruisce immagini, ma ci che da lui creato non pu
dare n la ragione n il respiro, n l'intelligenza. Ma Dio, rispetto al"
l'uomo, possiede questo in pi: creare un essere dotato di ragione, re~ .
spiro, intelligenza. Come dunque Dio pi potente dell'uomo intutt
queste cose, cos anche nel fare dal nulla e nel creare quello che esist .
nella misura che vuole e nel modo in cui vuole.
La Trinit divina

Ugualmente, anche i tre giorni (nella. creazione dell'univerllo)


che esistettero prima dei corpi luminosi, sono immagine della Trinit.. ;
,
di Dio, del suo Verbo e della sua Sapienza>>.
(Ad Autolico, Il, 4 e 15. Tr. di C. BURJN};':'
in Gli apologeti greci, Roma 1986, pp. 383 e 39~);;
~ :i.:.;.,

Per l'approfondimento
Edizioni
PG 6,1023-1168; Corpus apo/ogetarum, VIII.
Traduzioni
>:~
C.BURrN:I, Teofilo, in Gli apologeti greci, Roma 1986, pp. 349'46:2:M
,'~:'t~~

Studi

'

..;)!:,~
. "''

E BERGAMELLI, Il linguaggio simbolico delle immagini nell C.ifFJ~


techesi missionaria di Teofilo di Antiochia, in Salesianum; fl:t~
(1979), 273-297; P. NAUTIN, Notes crtitiqu.es sur Thophile d'AniioV'J
che, Ad Autolicum, livre ll;in Vigiliae Christianae 11 (1957);'2.lf,~
225; IDEM, Teofilo di Antiochia, in DPAC, Il, 3405~3406 (con biblti'.;
grafia); E. RAPISARDA, voce Teofilo, in EC, Xl, 1952-1953.
j~
::-'.;~~

,_rri

19

Cf. C. BURINI, Gli apologeti greci, pp. 358-362.

rn

~!.-'\

.0:tl'

62

I Padri apologisti

9;. LALETIERA

A DIOGNETO

noto che le comunit cristiane dei primi due secoli annoveravano fedeli provenienti dai pi vari strati sociali: schiavi,
semplici lavoratori, persone di condizione agiata e anche uomim di cultura. A quest'ultimo ceto appartenne jndubbiamente
ta,utore della Lettera a Diogneto, di cui ignoriamo persino il
;l'l,()~e. Misterioso rimane pure il destinatario dello scritto, di cui
;~ppare semplicemente il nome: Diogneto. Nell'esordio della lette,ra s~intravede per che si tratta di una persona seria e onesta,
bramosa d'essere istruita sulla natura della fede cristiana e in;~nzionata forse ad abbracciarla: Vedo, ottimo Diogneto - scri:yel'autore - che tu ti accingi ad apprendere la religione dei cri'.S,#~ e con molta saggezza e cura cerchi di sapere di loro 20
iQqapfo alla data di composizione, la tendenza della critica si
,i9.tienta di preferenza verso la seconda met del II secolo.
::!,,\
contenuto della lettera dichiarato fin dall'inizio dall'au~iPrtLstesso, il quale formula in tre domande precise vari quesiti
;:raJui proposti da Diogneto:
~~)'':.in quale divinit ripc1ngono la loro fiducia e come, dirigendo
(/ a essa il loro culto, tengono in dispregio il mondo e disprez~s~.\t>' zano la morte e non considerano di quelli che pur sono rite~H:..<~U,ti tali dai greci, n rispettano le superstizioni dei giudei;
;rm\~<qale mutuo affetto li lega;
}~);>~<P~:i:chmai questa nuova generazione o questa istituzione
1;,)e6.trafa nella vita ora e non prima (c. I).
~~;~:y:L~ risposta al primo quesito si risolve in una co~danna
~f' 'citadell'idolatria, in una critica del formalismo giudaico e
.. ~elebre esaltazione dei costumi propri della vita cristiana:
'~}ie l'anima nel corpo, i cristiani lo sono nel mondo (c.
:' ~eci:fodo quesito si risponde che Dio mand il suo Verbo
'))rido: prima nel cuore degli uomini; poi, realmente, per
o[ioscere dagli uomini e per redimerli dalle loro colpe.
domanda l'autore risponde, dichiarando che Dio perpe, Cumanit constatasse la profondit della propria rovi, a quale nulla l'avrebbe redenta. Egli solo volle redimer))ssandosi i peccati degli uomini, perch Egli solo, il Fiteva essere la vittima di espiazione accetta al Padre.

in

, rza

a Diogneto, I, 1.

63

Capitolo 2

E ora, un breve cenno sullo svolgimento dello scritto riveler


due concetti fondamentali, particolarmente e vivacemente
espressi dall'autore: resta a parte, naturalmente, la famosa descrizione dei costumi dei cristiani, che sar riportata per intero
nella lettura.
a) La religione cristiana non un ritrovato umano, n una teoria filosofica, non ha nulla insomma a che fare con quanto la
mente umana ha saputo immaginare. Dio stesso infatti, per
mezzo del suo Verbo, si fatto maestro di verit agli uomini.
b) Perch Dio ha tardato tanto a mandare il suo Figlio Unigenito? Il motivo duplice e unico: Dio ha voluto che noi
stessi constatassimo la nostra assoluta incapaeit a uscire .
dal baratro, in cui eravamo precipitati. E ci, non quasi .
compiacendosi della nostra miseria, ma, al contrario, per
farci meglio comprendere la sua bont e la sua: misericordia,
giunta fino a caricare i nostri peccati sul suo Figlio divino 21.
Letture
I costumi dei cristiani

I cristiani n per regione, n per voce, n per costumi sono da di- .


stinguere dagli altri uomini. Infatti non abitano citt proprie, n usano\
un gergo che si differenzia, n conducono un genere di vita speciale:.~.
La loro dottrina non nella scoperta del pensiero di uomini multifot"
mi, n essi aderiscono a una corrente fosofica, come fanno gli altri,,.
Vvendo in citt greche e barbare, come a ciascuno capitato, e ade" .. :
guandosi ai costumi del luogo nel vestito,. nel cibo e nel resto, testimp~;y:
niano un metodo di' vita sociale mirabile e indubbiamente paradossru~:/
Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto com~{
cittadini e da tutto sono. distaccati come stranieri. Ogni patria stran~~:~
patria loro e ogni patria straniera. Si sposano come tutti e gener:an~\,)
figli, ma non gettano i neonati. Mettono in comune fa mensa, ma non U:fii
letto. Sono nella carne, ma non vivono secondo la crne. Dimorai~!~
sulla terra, ma hanno la loro cittadinanza .nel cielo; Obbdiscono alle'Jl
leg~i stabilite, e con ~a l?ro vita superano l~ l~ggL Amano tutti, e ~;~
tutti vengono perseguitati. Non sono conosc1utl, e vengono condaru1~?(:~
ti. Sono uccisi e riprendono a vivere. Sono poveri e fanno ricchi mQ1iif/~
mancano di tutto, e di tutto abbondano. Sono diprezzati, e nei disprez:?;~i

""'"'" . Dfo:W

1'... O. Tu.ti,

1947, pp. 56 ' 62.

~I

I Padri apologisti

hanno gloria. Sono oltraggiati e proclamati giusti. Sono ingiuriati e benedicono: sono maltrattati e onorano. Facendo del bene, vengono pulli# come malfattori; condannati, gioiscono come se ricevessero la vita.
giud~i sono combattuti come stranieri e dai greci perseguitati, e
90JC>ro che li odiano non saprebbero dire il motivo dell'odio.

Par

i.cristiani sono lanima del mondo


, ;A dirla in breve, come l'anima nel corpo, cos nel mondo sono i
cii~tiani. L'anima diffusa in tutte le parti del corpo e i cristiani nelle

'Citt: della terra. L'anima bita nel corpo ma non del corpo; i cristiani
abitano nel mondo ma non sono del mondo. L'anima invisibile rac.c~usa in un corpo visibile; i cristini si vedono nel mondo, ma la loro
religione invisibile. La carne odia l'anima e la combatte, pur non
~y~ndo ricevuta ingiuria, perch impedisce di prendersi dei piaceri. Il
tji,orido, che pur non ha avuto ingiustizia dai cristiani, li odia perch si
:~!'>ppongono ai piaceri. L'anima ama la carne che la odia e le membra;
i cristiani amano coloro che li odiano. L'anima racchiusa nel
:'!:.oiPo, ma essa sostiene il corpo; anche i cristiani sono nel mondo coifn~ _una prigione, ma essi sostengono il mondo. L'anima immortale
:abita in na dimora mortale; anche i cristiani vivono come stranieri tra
ii?~ose he si corrompono, aspettando l'incorruttibilit nei cieli. Mal"#~fui:tirnei cibi e nelle bevande, l'anima si raffina: anche i cristiani,
'.lfa;I,fi1tttati, ogni giorno pi si moltiplicano. Dio li ha messi in un posto
;~~ che a essi non lecito abbandonare.
!<s';,>
(A Diogneto, cc. 5-6. Tr. di A QuACQUARELLI,
I Padri apostolici, Roma 19782, pp. 356-358)

-anche

in

i''i?~t>l'approfondimento

!':ii~;dht
,

)I

f-.:,

':?,;1,}'f 2,1168-1185; Corpus apologetarum, ID, 158-210.

rffi~'duitoni

f~.~:~~~iq~ACQUARELLI, A Diogneto, in !Padri Apostolici, Roma 1978,


~''..:e, }77363.

)i<;,~;tfM~(}. MARA, Osservazioni sull' Ad Diognetum, in Studi e mate'{i#,~toria delle religioni 35 (1964), 267-279; M. PERRINI, A Dio. ~scia 1984; C. TIBILETTI, Aspetti polemici dell' Ad Diogne~<Atti .dell'Accademia delle Scienze di Torino, 96 (1961343-388; IDEM, Terminologia gnostica e cristiana in Ad
. t@I Vll,1, in Atti dell'Accademia delle Scienze di Torino
962-1963), pp. 105-119; IDEM, Azione cosmica dei cristiani in
. }tignetum, in Orpheus 41 (1983), 32-41.
:-.;,_,.,;

",'

pp:

65

Capitolo 2

10.

APOLLINARE 01

GERAPoLI

Successe a Ppia come vescovo di Gerapoli, citt della Siria, intorno all'anno 161, quindi all'inizo del regno di Marco
Aurelio (161-180). Fu scrittore versato ugualmente nelle scien"
ze umane e nelle lettere divine, a capo di quei vescovi che com~
batterono vigorosamente, nel suo paese d'origine, il montani'smo nascente, e lo condannarono in parecchi sinodi, tra i prin.
di cui sia stato tramandato il ricordo nella storia della chies~'.
Scrisse parecchie e apprezzatissime opere:
.....
.a) un discorso, vale a dire un'Apologia, diretta a Marco Aurelio;
b) cinque libri contro i pagani;
o''
c) due libri contro i giudei;
d) due libri intorno alla verit.
Purtroppo, di tutti questi scritti, non rimangono che po<;ffi,;
frammenti.
<~
'f

Per l'approfondimento
Edizioni
PG 5,1285-1302; Corpus apologetarum, IX, 486-495.
Studi

.-. j~i{
h;.)l

;;l

P. BURCHl, voce Apollinare, in BS, I, 232-233; V. ZANGARA,


Apollinare, in DPAC, I, 280-281 (con bibliografia).
..A;'~

11.

.:r~
'F~;~~

Mn..ZIADE

Dell'Asia Minore e contemporaneo di Taziano (ca~ 12Q


fese la verit cristiana contro pagani, eretici ed ebrei. TU
sue opere sono andate perdute. Eusebio, fortunatamente; . .
conservato almeno l'indicazione di tre dei suoi scritti 22 :.~
a) un'opera, in due libri, contro i greci;
b) un'altra, pure in due -libri; contro i giudei;
. .
e) una terza, in difesa della filosofia cristiana,.diretta at ..
natori del mondo, da individure faci.Inlente onY.
Aurelio e Lucio Vero.
. \
n

Cf. Historia ecclesiastica, V, J 7,5.

66

I Padri apologisti

Milziade combatt anche contro i montanisti e i valenti-

~iarti.

Per l'approfondimento
kdizioni
< Corpus apologetarum, IX, 364-373.

!~~i

~;:1~,CAsAMAssA, Gli apologisti greci, Roma 1939, pp. 231-235; V.


~GARA,

voee Milziade, in DPAC, II, 2250 (con bibliografia).

lr~--

~ffi\:'.Nessuna fonte antica parla di questo scrittore, noto soltanto

;~~:#ioio della sua breve opera, giunta per fino a noi in ben 16
[ll.li!i)tis~ritti, dal titolo Hermiae philosophi irrisio gentilium phi: , 'horum (Satira dei filosofi pagani, scritta da Ermia filoso.J}~utore intende giustificare questa sentenza di san Paolo:
~;s'~pieriza di questo mondo una follia agli occhi di Dio
),19). Opponendo filosofo a filosofo, opinione a opinio~~a preoccuparsi minimamente di un ordine cronologico,
lsuccessione e dell'insieme delle dottrine da lui irrise, Er"'.' stra che tali dottrine sono contraddittorie e si annulla:une con le altre.
~~ua opera, contenuta in 10 capitoli, l'autore non tratta
.~nte dei problemi teologici in rapporto a Cristo e alla
.. .~ il solo fatto di rifarsi alla sentenza di Paolo, significa
'. s una scelta. A differenza di Giustino e di Clemente,
.\J<ere nella filosofia dei pagani qualche aspetto di vef.~ ititransigente e non esprime se non disprezzo. Ne ri'jriW, che egli pi che un filosofo, un retore di buone
'<fqi;[\e polemista, che sa ironizzare, gettando il ridicolo
.ersari, anche grandissimi, come Platone e Aristote-

67

Capitolo 2

Per l'approfondimento
Edizioni
PG 6,1167; Corpus apologetarum, I.X.

Traduzioni
E.A Rizzo, Ermia (con commento), Livorno 1931.

Studi
M. PELLEGRINO, Gli apologisti greci del Il secolo, Roma 1947,
pp. 260ss; L. Al.FoNSI, Ermia filosofo, Brescia 1947; S. GENNARO;'
Sullo scherno di Ermia filosofo, Catania 1950; P. SINISCALCO, vo~'
Ermia, in DPAC, I, 1201 (con bibliografia).

68

GLI INIZI DELLA


LETIERATURA ERETICA
E LA REAZIONE
DELLA CHIESA

1 confronto, il dialogo, lapertura ai feI nomeni


culturali stata una coraggiosa
azione pastorale della chiesa. Gli apologisti
dovettero far fronte al paganesimo e al giudaismo. Ora, all'interno stesso del cristianesimo, sorgono varie correnti di. pensiero
- gnosticismo, marcionismo e montanismo
- che minacciano la genuinit e l'unit della fede. I pastori della chiesa non solo non
rimangono inerti e passivi, ma reagiscono
con tutti i mezzi possibili, non risparmiando condanne contro le dottrine eterodosse e
i loro sostenitori. Determinante risulta soprattutto razione positiva: illuminare i fedeli intorno ai capisaldi della vera fede trasmessa dalla Tradizione. Tra questi pastori
si distingue Ireneo di Lione il quale compone una trattaZione completa (anche se
non organica) della dottrina cristiana. Egli
confuta le teorie gnostiche e dimostra che
c' un solo Dio creatore, un solo Cristo Figlio di Dio, incarnato per riscattare l 'umanit decaduta, cos come c' un'unica salvezza per l'uomo intero, corpo e anima,
salvezza che viene dal Cristo e che si riceve attraverso l'azione dello Spirito Santo.

69

Capitolo 3

1. Lo

GNOSTICISMO

Occorrer sempre distinguere fra gnosticismo e gnosi>~.


Col primo termine s'intende ordinaiiaroente l'eresia che nei se
colo TI e m tent di sostituire alla semplice fede una conoscenza del divino pi elevata e perfetta, accessibile soltanto a pochi
Ne risult un complesso di sistemi eterodossi, professanti Ull
dualismo radicale fra il mondo degli spiriti e il mondo dei coxpi
Gli gnostici fecero della conoscenza la condizione inelimmabil~
della salvezza. Gnosi infatti la conoscenza dei misteri divini;
riservata per a una lite.
Ci fu una gnosi eterodossa e una gnosi cristiana. La prim~
la gnosi dello gnosticismo, era quella che implicava l'idea dell~
identit del conoscente (lo gnostico), del patrimonio conosciu~
e del mezzo con cui si conosce (la gnosi cio come facolt divJ,~
na implicita, che deve essere risvegliata e attuata). La gnosi cri~
stiana invece comporta la conoscenza di Dio e dei suoi mistefi~
fondata sulla fede e sulla tradizione della chiesa, come pure d~ti1
1' interpretazione spirituale della Scrittura, con la tendenza a -~}~
stinguersi dalla fede e dalla interpretazione letterale della s'
tura, propria del semplice fedele. La gnosi cristiana avr il
massimo sviluppo e la sua sistemazione nel III secolo, sop
--- _
tutto con Clemente d'Alessandria e Origene 1
Alla base della problematica gnostica, come postulate{'
ziale di tutto il sistema, c' il dualismo, l'opposizione tra Di.
la materia, tra il divino e l'antidivino. n silenziodei testi gn"'
ci riguardo _alla chiesa quasi totale. Il loro interesse ri ' altrove. Preoccupati del Dio ignoto, e non di Colui che ne __
velato la volont, gli gnostici preferiscono l'antropologia. clesiologia. questa anche una ragione del loro abbandon9,
l'Antico Testamento e della loro "allegorizzazione del Ntl'
Anche se i diversi sistemi gnostici non costituirono un bl&'
un'entit indivisibile, spesso fonti o scuole, battezzate cori'
diversi, rappresentano uria medesima ideologia 2
'R. FARlNA-J. LBBRETON, Lo gnosticismo, in Storia de!Ja chiesa, II, pp.
Cf. inoltre Le origini dello gnosticismo. Colloquio di Messina, 13-18 aprii"
a cura di U. Bianchi, in Studies in the Histoiy of Religions, Suppi
Numen, Leiden _1967.
2

R.

FARJNA-J. LEBRETON,

70

Lo gnosticismo, in Storia della chiesa; pp.::

Gli Uzi della letteratura eretica

;<;,,.$~lo gnosticismo ebbe il suo focolaio iniziale in qual~he rero,Q~ provincia dell'Asia Minore, ben presto si estese net
:g~Qri centri dell'impero, ad Alessandria, in particolare, e

magpoi a
.~~g:ui. il primo di questi nuovi maestri fu Basilide, che insegn
:~(;),Alessandria, e visse al tempo di Adriano e di .Antonio Pio, tra
lKf~O eil 160. Il problema che sta alla base delle sue ricerche
i1!pfigine del male: Donde viene il male e come nato?.
;~;~;:it'utte le speculazioni di .Basilide furono riprese sviluppate
}~~'.,#>lui che fu ritenuto il teologo pi influente del III secolo:
~tntiilo. Venuto a Roma, vi trascorse almeno una trentina
:"\'"Z:'.'1(136-165). Gli avversari di Valentino furono specialmene),leo ;e Tertuliano. Egli prometteva una conoscenza supe :(gnosi), cio la comprensione di ci che la chiesa propo/semplicemente come oggetto di fede. Era una promessa
'gtadta agli stessi intellettuali cristiani di formazione elle~i41:lali avevano imparato da Platone che la fede una for:;;;,~ffetta di conoscenza. Questa gnosi - tanto per rimanere
~ete cristiano - si presentava come interpretazione della
"(~ accettata dalle chiese. Ma tale interpretazione, accessi' t:ro soltanto a pochi, risultava in netto contrasto con ci
1~s~gnava nella predicazione o si professava al momento
. ~t*ione. Eppure, a chi faceva rilevare questo contrasto,
:'~re\ suoi discepoli rispondevano che potevano raggiun. 11~ gnosi, leggendo la Scrittura in base a un principio
tivo che Ges Cristo aveva rivelato solo ad alcuni, con
'
trasmetterlo ad altri segretamente. Si appellavano
~~tradizione segreta", che consentiva loro di discernere
spenore sotto il velo del linguaggio figurativo dei testi
:c5n addirittura di decidere quali Scritture, tra quelle
Hivano nelle chiese, meritassero fiducia, e quali no!
6s la divisione netta tra semplici credenti, che com'CHa Bibbia seeondo la tradizione pubblica, e gnostici,
")~j:tdevano alla luce della tradizione segreta: due ca.ifedeli, nettamente e irrevocabilmente separate 3
,,_ 'Bl'bbia cos irtterpretata, essi ricavavano un sistema di
''.~':ii~atterizzato da un netto dualismo. Stabilivano una
<~patazione fra il mondo superiore o celeste, e il mon-

,,,~oo,

Ireneo di Lione: Contro le eresie, Milano 1981, pp. 32-33.

71

Capitolo 3

do inferiore o terrestre: il primo ha come origine sua il Dio su~


premo o incomprensibile, da cui procedono, scendendo cli grado
in grado via via che si allontanano da lui, alcune entit (gli Eoni). Essi costituiscono il mondo della perfezione, il Pleroma. Il
termine designava la sfera cosmica .mediatrice tra l'assoluta
realt del principio ideale e divino, e l'assoluta irrealt o vuo-'
tezza della 'materia. Il Pleroma era costituito insomma dal com"
plesso degli Eoni. Per gli gnostici questo mondo non buono e,
come tale, non in grado di accogliere la salvezza portata da
Cristo. In particolare, tutta la realt materiale non ha valore, n
Cristo l'ha fatta propria (l'incarnazione pura apparenza); n. ha.:
alcun valore la carne umana e tutto lagire che da essa dipend~
In tal modo si svuota il valore della libert umana e dell'agii~,
morale 4
),::
E ora una parola, sia pur brevissima, sulla recente scope~
( 1945) della biblioteca cli scritti in lingua copta, rinvenuta n~jl
pressi di Nag Hammadi., in Egitto. Essa comprende dodici cp]:
dici per Uli totale cli 52 trattati. Molte ipotesi sono state avanzat~
sull'origine e sulla natura della biblioteca. La collezione pu#~~
sere stata la biblioteca di un gruppo o di una setta di gnostiq~~
anche di un solo gnostico; o pu aver costituito la documeJifi,]
zione raccolta da un polemista o da un eresiologo a scop
confutazione; o pi semplicemente, pu rappresentare ci
resta di una biblioteca pi ampia 5
Per l'approfondimento

aD#

A) Bibliografia generale sullo gnosticismo, nella Postfazione


duzione italiana del testo di H. JoNAS, Lo gnosticismo, T1
1991-1992, pp. 367-429 (bibliografia scelta e ordinata per
menti).

B) In particolare: R. FARINA-J. LEBRETON, Lo gnosticismo, in.~<'


della chiesa, li, pp. 7-60; G. FII.DRAMO,_ voce Gnosi-gnosti.
in DPAC, Il, 1642-1650 (con bibliografia); L. MoRALo~i
gnostici, Torino 1982; M. SIMONETTI, Testi gnostici cristiani
1970.
..
Cf. E. BELLINI, Ireneo di Lione: Contro le eresie, pp. 33-34 ..
Cf. G, Fn.oRAMO, voce Nag Hammadi, in DPAC, II, 2329-2332. Cf;
RossANo, La Biblioteca gnostica di Nag Hammadi e il Vangelo di Giova
della XVII Settimana Biblica, Brescia 1964, pp. 313-329.

72

Gli inizi della letteratura eretica

2: .IL

MARCIONISMO

-. La dottrina di Marciane va considerata anzitutto come un


::ftjipegno di cntica biblica. Per lui la Legge mosaica radical:~\'ri~rite malvagia; occorre rigettare interamente lAntico Testa.'m~h~o e, nel Nuovo, eliminare tutto ci che pu ricordare la
,Yetphia Legge, poich quest'inserto dell'Antico nel Nuovo non
';n~~ita altro che un'interpolazione o una falsificazione operata
:'.j:ai''~flsi apostoli" giudeo-cristiani. In effetti, soltanto Paolo ha
;~~furlpreso il Vangelo, e solo il Vangelo di Luca, discepolo di
::' -'' )0,, merita questo rispetto. Ed ecco la conseguenza immediaMlii"ciohe oppone il Dio dell'Antico Testamento al Dio di
'i{Cristo, cos come oppone Paolo agli altri apostoli, i quali,
n,4 lui, avrebbero falsificato il Vangelo 6
/pu dire allora che Marciane gnostico nel senso preciso
'""'--Jtermine gnostico comporta nella storia delle dottrine?
t~M~grado certi punti comuni e, in particolare, lo stesso caratterifl~Edualisino, non si pu ritrovare presso Marciane ci che co,_,~,. - 'sceil-fondo del sistema dei grandi gnostici, ad esempio,
'tyalentino. Tutta la concezione gnostica di natura metafi";_&6smologica, antistorica. Quella di Marciane, al contrario,
- '_' e ~torico e biblico. Ne risulta non solo una distinzione,
~pposizione fra due economie.
-~fone opponeva al Dio della vendetta proprio dell'Anti- ento il Dio buono rivelatosi in Cristo. Fu l'av'p:.'pi temibile che la chiesa abbia incontrato nel II seco_l;\ftenne alla stessa generazione dei grandi gnostici, Basi}[#eJ:ltinO, ma era pi vecchio di essi. La sua potenza non
11~4i un metafisico o di un profeta, e non rassomigli n
''qon a Montano. Fu soprattutto un uomo d'azione, un
' }seppe fondare numerose schiere, solidamente costitu. hie legate tra di loro, e che trascin dietro di s i
:pgni di miserie (come egli chiamava i suoi disce,:~cchi dei quali confessarono la fede cristiana fino al
~~~.sua Bibbia mutila, la teologia povera e senza
'z~;:, Ci nonostante la nuova setta, che egli lanci con

73

Capitolo 3

energia selvaggia, intraprese la onquista del mondo e oppo&'~


alla chiesa una resistenza accanita 7
_,,.
Compose un'unica opera, dal titolo le Antitesi, e gi dal til,:.
tolo appare la sua concezione intorno al mondo: per lui il Dfo~;
autore della Legge antica, colui che, da una materia prees~J)
stente, si rese organizzatore di questo mondo malvagio. Il ~ii91
potere, d'ordine e di dignit inferiore, come pure i suoi linii#'~:
spie~ano l~ ~mpe?:ez~oni.della creazi?ne, i pec~ati ~le di~grai~5:
degh uomm1. E il Dio giusto e vendicatore, di cui Marcmne .s1;
compiace di mettete in luce le contraddizioni. l'autore deQ~
Legge antica e dei precetti che
tengono l'uomo .prigionieiQ;;
.
.
Ma, al di l e al di sopra del Dio-Creatore, c' il Dio buon(!:
e misericordioso, il Dio non conosciuto, che solo il Figlio pi~;
ben conosce e coloro a cui Ges Cristo lo rivela, perch egli '~aj
manifestazione umana del Dio sovranamente buono. Egli pre~$
ca la misericordia del Padre e la nuova Legge dell'amore e aen~
libert.
"''
Marciane inoltre impose ai suoi seguaci il dovere di y#~
continenza assoluta e non concesse il battesiino se non ai celiba';:
tari o ai maritati separati dal proprio coniuge: la sua dottrfu~
nonostante un priino rapido diffondersi, in Occidente non el:lli~
a durare molto, mentre in Oriente persistette molto pi a lung~
perduto il trattato di Giustino contro Marciane. Ireneo cfl)'.~j
lasciato un 'esposiziOne sommaria della sua dottrina 8 Tertulli,~~
no, soprattutto, scrisse, come vedremo, cinque libri contro M~~'
~~

~~

ciane.

In conclusione, certo che il marcionismo costitu pertl~


chiesa nel II secolo, un danno molto grave. Anche se esso e~i'.
la pretesa di dare umi risposta alla questione angoscios!i intprjJ~
all'origine del male (anche Tertulliano si domander: Da dtj'y~
ha ?rig~ne ~ m3;1e? Unde malum?), un probl~ma, ~el resto,'g~~
affiora mev1tabdmente nel rapporto fra l'Antico e il Nuovo I:\t~
stamento, e se pur sottolinea fortemente la novit appo~at~.~~
Vangelo, d'altra parte lo mortifica proprio nelle sue radici~)~

"'[}~~
1

R.

rofil
- .

FARINA-J. LEBRETON,

IRENEO,

voce Marcionismo, in Storia della chiesa, IlJBi~

Advepus haereses, ffi, 12,12.

~~

')~~

'.'i}~f~

: --14\1

74

:;:~I

Gli inizi della letteratura eretica

~.ft9ti:i fino a misconoscere cos tutto il senso della storia della


L!(fi:lvezza: Inoltre, riducendo la persona di Cristo alle funzioni di
,JiW: apparenza, a cominciare dalla sua apparizione nella citt di
'.1?~mao, riduce. il Cristo stesso alla figura presentata dal doce::.:6sm, e cos compromette tutta la realt della redenzione.

~~[>)
\~~~f'l' iipprofolidimento
~::,h;t>::.c:

l-~t}&4~.
gt!,,;<::dl,J.

BJANCIIl, Il dualismo religioso. Saggio storico e etnologico,


' ; :1958; IDEM, Marcion: thologien biblique ou docteur gno.. 7, in Vgiliae Christianae 21 (1967), 141-149; R. FARINA-I.
;,.;, .. :IUTI'oN,fl Mareionismo, in Storia della chiesa, Il, pp. 60-72; E.
;!~!Efll La funzione di Paolo nel pensiero di Marcione, in Rivista
~r.fu,bli,a 34 (1986), 543-597.
EJ~dr)?

~~MONT~MO
Il-niontanismo si presenta come un movimento molto diffe' ialle altre eresie. Esso non vuole nulla che non provenga
'stiail.esirrio e lo esige in tutta la sua integrit. Fu anzitutto
.o:V:mento di un preteso risveglio spirituale, le cui radici
:' 'r per fondatore Montano, oriundo della Frigia. Egli era
;~~~~.dapprima il predicatore di un ascetismo molto rigoroso, di
""tm ripetuti e prolungati, con insistente tendenza al celibato
verginit, e con proibizone assoluta deile seconde nozze.
\le inizio alla nuova corrente nella seconda met del II seco. >frigia (ca. 172). Quel movimento ebbe il nome di Nuova
'zia. Egli infatti s'era proclamato il prescelto del Paraclito
)o Santo), annunziato nel quarto Vangelo e nell' Apocalis;9 scopo di introdurre nella chiesa tutta intera la verit.
.'lla base della Nuova Profezia deve intendersi la prossi.~tusia del Cristo. dunque sullo sfondo di questa calda atcbe devono intendersi le deduzioni morali del montanismo
. 'Jivo: i fedeli dovevano prepararsi per un distacco molto
f~aqicale di quanto s'era fatto fino ad allora nelle comunit
foii.e. Si predic un ascetismo intenso, concretizzato nella

75

Capitolo 3

rinuncia totale al matrimonio 9 e nella prescrizione di digiurif


prolungati e austeri 10
Della letteratura primitiva del movimento andato perduto:
quasi tutto: si conservano appena quattordici oracoli, di cui se1'
dello stesso Montano e gli altri delle sue discepole, Priscilla. ~
Massimilla; altri quattro ce li far conoscere Tertulliano stesso:
Sia detto subito che la dottrina della fede e le Scritture non'
furono toccate. Tuttavia, con il suo appello al Paraclito, che itii
lui, Montano, doveva compiere l'opera del Cristo, di fatto il sliq
movimento alter radicalmente il concetto cattolico della chieS
sa. Non i vescovi ma i nuovi profeti, i veri spirituali rappre~
sentavano l'autorit della chiesa; volevano infatti essere denq,;:
minati gli <<pneumatici. Questa conclusione fu appunto dedottil:
da Tertulliano con precise parole: La chiesa, vale a dire lo SpH
rito, opera per mezzo dell'uomo "spirituale", e non la chiesa, in~
tesa come numero di vescovi 11
l fondatori della nuova corrente morirono per tempo, forse
ignari essi stessi del carattere rivoluzionario della propria operai;
la quale, intesa come rinnovamento spirituale nel seno dellf
chiesa stessa, dovette favorire fortemente la sua propagazionti.
Essa si estese ben presto per tutta 1' Asia Minore, e di l fin:
in Africa, dove trov in Tertulliano l; adesione pi nota e pi,

~~

Rimane ora da vedere quali sono effettivamente gli elemf!rl,J


ti caratteristici e inconfondibili di tutto il sistema. Essi, di fa~::'
to, si riducono a tre:
a) il profetismo;
b) lescatologismo;
c) il rigorismo morale.
Essi vanno chiariti singolarmente.

a) Nel montanismo il prfetismo fu inteso come l'attivit-~


singoli individui che pretendevano di comunicare agli altriJ~
Il divieto delle seconde nozze, con l'implicita autorizzazione del primo matti~
monio deve essere considerato una mitigazione posteriore del postulato originzjgi
ID Cf. A MAYER, voce Montanismo e Montano, in EC, vm, 1343.
. o-;~:;;
11 'fER'tuLLIANO, De pUducitia, 21. Cf. A MAYEll, voce Montanismo e Mo.l!.'%
no, m EC, VITI, 1344.
:~~
. -:..~(;:

;:(

76

Gli inizi della letteratura eretica

:~~blont divina. Montano infatti e le sue presunte profetesse pre~


ii$,ehH'impegno di suggerire o, forse, di imporre il modo di agi:~~;(S\J,scifrando un movimento cii carattere religioso e morale.

'.~~;;,i,b}L'escatologismo, inteso come indirizzo tendente a sott:,).lneare l'attesa della fine del mondo ormai come imminente. In
;;'Piy,,ein forma pi precisa, l'escatologia del montanismo sitra~g~$s nel millenarismo, vale a dire, nell'attesa del regno di Cri;J()jh terra prima del giudizio finale, riservato ovviamente ai
~:,~M . giusti e destinato a durare mille anni.

~%1;;('.c) Jnfirte,

il rigorismo morale. Il montanismo infatti neg


~~ii9tto ogni autorit ecclesiastica e, come preparazione alla fii',."''' _tmi imminente, prescriveva una morale rigorosamente

... ca, come il divieto del matrimonio 12, digiuni severi e pro~ ,g~h. elemosine d'ogni specie; fu incoraggiato il martirio e
>~fuie proibito il sottrarsi alle persecuzioni 13

::;f. Nella storia del montanismo si possono distinguere due fasi.

:,~o un primo periodo, che si tradusse durante il II secolo, ec-

U"''<'' iarsi, dal 200 circa, una nuova fase caratterizzata soprat' . ''dall'acuirsi del rigorismo morale. Il rappresentante pi im;'P,:~te di questa seconda generazione montanista fu, come veTertulliano. Vers l'anno 207 egli pass al moritanismo,
l';iifW~~tmtto a motivo del suo forte rigorismo morale.

:"fei:no;
[~!;{f;~~; ',

W:f'.~rr approfondimento
~,?(

:.Studi

;,%;;1~.

ALANo, voce Montanismo, in DPAC, II, 2299-2301 (con bi-

%~1.).0grafi:a); A CASAMASSA, I montanisti e i polemisti antimontanisti,

i~1i;li'~:;ctitti patristici, Roma 1956, 27-43; P.T. CAMELOT, voce Monta~?f}ib(ili. Catholicisme,
IX, 618-620; R. FAR:INA-J.
LEBRETON, Montano,
. ,
.
.
.
i;Sili'St6ria della chiesa, II, pp; 72-80; A MAYER, voce Montano, in EC,
;.:~-J~~'~}.j.

~\'4~1'47.

~~~f:, ,Ili ieguito tale divieto venne liinitato soltanto alle seconde nozze.
,11PJ'j,':-: 13 'Cf. B. ALLAND, voce Montano-Montanismo. in DPAC, Il, 2299.
';{;(,;;::'

77

Capitolo 3

4. lRENEo

DI LIONE

Appartiene alla sconda generazione dopo gli apostoli, a


un'epoca in cui si ebbe chiara coscienza che la Rivelazione di-
vina si era in Cristo compiuta ed era stata consegnata. alla chiesa, perch la trasmettesse a tutte le nazioni. Quest'opera di propagazione della fede cristiana era gi avanzata: esistevano c<r
munit di credenti nelle principali citt dell'impero e anche
nelle campagne 14
Ireneo nacque verosimilmente verso l'anno 130, in Asia Mi-
nore. Si form alla scuola di Policarpo, vescovo di Smirne, che
aveva conosciuto i discepoli del Signore. Ancora giovane.si tra~
sfer nella Gallia; verso il 170 fu eletto vescovo di Lione. Il contagio aveva raggiunto anche quelle regioni, e allora le preoccupazioni pastorali det vescovo si armarono d'ogni energia per re-,
primere gli errori, anche perch certi cultori della gnosi, com i
discepoli di Carpocrate, pretendevano di affossare i fondamenti
della morale per giustificare la licenziosit dei loro costumi;.
Contro le eresie, contro il complesso della mentalit degli
gnostici, Ireneo affronta direttamente il tema della bont della
carne. Gli eretici consideravano il corpo umano come incapa;
di accogliere la salvezza, e quindi destinato alla distruzione: se-:~
condo loro, infatti, il corpo proviene dal mondo terrestre. e va:
inteso come opacit e pesantezza. Come tale, esso non pug'.'
quindi essere elevato nella sfera del divino che spirito piena<
mente libero dalla pesantezza della materia. La risposta di ~,i.
neo parte anche qui dal principio che l 'pnnipotenza diVina dey~~t
essere concepita in modo nuovo.
..
:;?j
Inoltre egli insiste sul concetto che l'uomo deve crescer~/:{
nella sottomissione a Dio attraverso la libera scelta del bene;::~
lottando contro il male. Dopo tutto, I 'uomo artefice del sq);~
destino, tema ch sar ripreso a parte in una delle letture, ;.i;~
'..;':,1.!
La dimostrazione della predicazione apostolica. Que~i@i~
piccolo libro prezioso, perch ci fa conoscere il vescovo Qrl\li,~
Lione non pi nella sua parte di controversista e di dottore, na:~~
nelle sue funzioni di catechista che espone a tutti, e soprattutt~r:~
ai fedeli, la fede cristiana e le sue prove. L'opera scritta p~~rJ~
1

';~}:~~
Cf. PLooo IL G1ovANE, Episto1a X, 96. Siamo nella Bitinia verso la fine dls1~J

,._li~

~I

78

)[~1

Gli itzi della letteratura eretica

]: ,~ :-'

;::\:lf.tnico Marciano, che Ireneo non vede da. tempo. E a questo


''gllmco egli espone brevemente la verit su Dio e sul destino
'Umano. La verit che Dio Padre, con il suo Figlio e il suo Spi.;~':tito, Cre l'universo e vi colloc l'uomo insieme alla donna, sua
'.~~ll;lpagna dando foro come abitazione il paradiso, perch ne
i'fqs~ero i signori sovrani. Come segno di riconoscenza per il be;/p~ rievuto, volle che I 'uomo osservasse un precetto. Il primo
;/\ioillo, .Adamo, tradito dalla sua inesperienza e istigato dal de{'mohi.o; viol il precetto e fu allontanato dal paradiso: lui e la
Ys!la discendenza. Tuttavia Dio non abbandon la sua creatura,
.:,\:t~leparl ripetutamente, fmch il Figlio suo si fece uomo eri' il male fatto da Adamo. Viene cos nel mondo Ges Cristo,
Jucevera, quella che illumina ogni uomo (Gv 1,9), Figlio
.io uomo, il quale diventa il nuovo capostipite del genere
';f ... o e rinnova l'uomo e il mondo con la sua obbedienza. A
\i'-q~~$t' opera collabora Maria Vergine, che gli d la vita umana
',;y:gjfa,Zie all'intervento straordinario di Dio e ripara, con la sua ob;i;,~enza, la disubbidienza della vergine Eva. La chiesa, proclaf;filildb questa verit e chiamando alla fede, diffonde nel mondo
['~~estb rinnovamento portato da Ges Cristo. Tutto questo am,,,;.pi'iiriertte provato dalle profezie che preannunziano, nei diversi
r:;1~mpi e nei diversi luoghi, tutti gli aspetti della vita e dell'opera
&:~)@es Cristo: dalla nascita ai miracoli, alla risurrezione e alla
~r_~~t di giudice e di re. questa la verit, a cui si deve aderire
;$~(')Jilla fine. La difesa di questa verit la ragione della sua
f~tj~~<Cbntro gli eretici e, in particolare, contro i maestri della fal\~i~~,;;~osi is.

!iJid"~ttrina

~rYE,,sblo
con Cristo che prese inizio l'annunzio della verit;
' ocii. lui essa venne predicata dagli apostoli e diffusa dalla
.... . . , Prima di Valentino, non ci frono discepoli di Va'lentino;

~~ ,qi Marcione, non ci furono discepoli di Marcione: la no;~!'.~lle ere~e cominci a diffondersi con i loro insegnamenti
~~~~ sono falsi.

;~::;:. i;Cf. E. BELLINI, Ireneo di Lione, Contro le eresie, p. 35.

ff,'.' ,.
79

Capitolo 3

Ireneo non rimprovera_ gli avversari di tendere alla gnosi;


ma, nel tendere ad essa, di camminare fuori dalla giusta via, per
cui la gnosi alla quale pensano di arrivare falsa. E questo av7
viene, perch essi pretendono di interpretare le Scritture divirie_
secondo un sistema di pensiero da loro arbitrariamente concepio
to. E cos le parole e le frasi della Scrittura vengono combinate;
in modo da dire quello che i singoli eretici hanno gi in ment~;
sono come tessere di un mosaico che ciascuno combina in modi:
da rappresentare la propria immagine della verit. Cos dalle,.
stesse Scritture si ricavano le concezioni pi diverse, che creanQ,
confusione tra i cristiani. A questi molteplici sistemi di pensi~:
ro, Ireneo contrappose, come regola della verit, la fede procla~;
mata dalla chiesa in tutto il mondo: essa ha il duplice varitaggiO
di contenere tutto ci che Dio ha rivelato e di essere una soia
per tutti; soprattutt attinge il suo valore normativo, non ciall'.~~
bilit degli uomirii, ma dallo Spirito di Dio, che la conserva fth
dele alla sua origine. Cade cos la distinzione sostenuta dagi.1
eretici fra tradizione pubblica e tradizione segreta. La tradizione'
una sola: quella predicata pubblicamente dalla chiesa; le Seri{~
ture sono la forma scritta di questa predicazione e si capiscno:
nel loro vero significato alla luce della predicazione vivente.~
tale ordine di idee Ireneo s'impegna a indicare accuratamenlj?:
quali sono le Scritturechefanno testo: i quattro Vangeli, gliA!t,
degli Apostoli, le Lettere apostoliche e l'Apocalisse, oltre; ~il'
inteso, le Scritture che erano state dei giudei; e spiegare ilmW,
do per individuare I~ tradizione vigente nella chiesa. E alloi~
basterebbe ricordare quello che insegnano le diverse chi~s-~l
fondate dagli apostoli e, in particolare, la chiesa di Roma 1 ~_
V' infine un altro grande merito di Ireneo, la sua fmi~
dottrina della ricapitolazione. In essa elabor la storia de!!lt'.
salvezza, ravvisandola nel mutuo adattamento da parte cli Di~'~i
dell'uomo, del progresso e dell'educazione. Egli presental'm~
carnazione, in quanto essa riassume e _compie tutta la storia p~
cedente dell'uomo, l'istituzione di Cristo come capo di_ fu.tr~
l'universo nel fatto che Cristo e Maria, con la foro ubbidie#~~
hanno riparato la disubbidienza di Adanio ed Eva 17
' ;;?:
J:&J~
. :,

17

Cf. E. Bl!LLINI, Ireneo di Lione, Contro le eresie, p. 35.


Cf. B. STIJDER, voce Ricapitolazione, in DPAC, Il, 2989.

80

Gli inizi della lerteratura eretica

;!Letture

(~U eretici non ammettono n le Scritture,

n la Tradizione

)(~~i;.,:~Quando essi sono confutati in base alle Scritture, si mettono ad


c:ceusare le Scritture stesse, affermando che non sono corrette e non
i'.~~o garanzie, che il loro linguaggio equivoco e non si pu trovare
H~ver.it.a partire da esse, se non si conosce la Tradizione. "Essa, infat~~i~~dicono -, stata trasmessa non mediante gli scritti, ma mediante la
~}~~va Voce: e per questo motivo Paolo ha detto: tra i perfetti parliamo s
:1i sapienza, ma di una sapienza che non di questo mondo" (1 Cor
'.'.'Z.:;6); E questa sapienza ciascuno di loro dice che quella scoperta da
i;(~(i,ma fantasia evidentemente, COS che giustamente secondo loro la
~y~~ ora in Vlilentino ora in Marcione, ora in Cerinto; poi fu in Ba'""" ~ . in un altro disputatore, che non ha potuto dire nulla di salutare.
' Urio di loro cos pienamente pervertito che, corrompendo la reCll verit, non si vergogna di predicare se stesso. Quando invece li
. ., o alla Tradizione che vierie dagli apostoli - quella che graa: successfone dei presbiteri si conserva nella chiesa -, si oppon)t questa Tradizione, affermando che, essendo pi sapienti non
,Mi presbiteri, ma anche degli apostoli, sono stati loro a trovare la
i:J:iura, perch. gli apostoli hanno mescolato alle parole del Salva.i~ prescnzioni della Legge.
(Contro le eresie, III, 2,1-2. Tr. di E. BEL.UNI,
Ireneo di Lione, Contro le eresie, Milano 1981, p. 217)

j[:~~~f

~'fk l,l(Jm artefice del suo destino


iL~:.//'

:WiW.\. betie obbedire a Dio, credere a Lui e custodire il suo precetto: e

......,. ~ta la vita dell'uomo; come disubbidire a Dio male e questa la


'
Jll()rte. Dunque, essendo stato Iddio magnanimo, l'uomo ha cono'.fo';il bene dell'obbedienza e il male della disubbidienza, affinch
'bhio della mente avendo fatta esperienza dell'una e dell'altra cosa,
"' fa. scelta del bene con discernimento e non sia n pigro n negliJ;di fronte al precetto di Dio: cos sapendo per esperienza che di. a Dio male, non tenter di farlo, e, d'altra parte, sapendo
.~~bdire a Dio bene l'osserver con esattezza. Perch ha ricevo. . doppia facolt, che possiede la conoscenza dell'una e dell'altra
.per fare la scelta del bene con cognizione di causa. Infatti come
be potuto avere la conoscenza del bene, se non avesse conosciuto
ntrario?.
(Contro le eresie, IY, 39,1. Tr. di E. BELLINI,
Ireneo di Lone, Contro le eresie, Milano 1989, p. 400)

81

Capitolo 3

Per l'approfondimento
Edizioni
PG 7,23,1322; A RoussEAu ED ALTRI, lrene deLyon. Contre
hrsies, Livres I-V (SCh 100; 152-153; 210-211; 263-264)
1965-i982.

les~

Paris

'

Traduzioni
E. BELLINI, Ireneo di Lione, Contro le eresie e gli altri sift{,;'
Milano 1981; R PEREITO, Epideixis: Antico ctechismo degli adulti~
Roma 1981.

Studi
J. DANILDU, St. Irne et les origines de la thologie de l' histqi;;
re, in Rechrches de Science Religieuse>> 34 (1947), 227-231; ,,
DATIRINO, La dignit dell'uomo in Giustino martire .e Ireneo di LiOll;)
in Lateranum 46 (1980), 209-249; C. JossA, Regno di Dio e chiesq;~
Ricerche sUlla concezione escatologica ed ecclesiologica dell' Alj.~~
versus haereses di ireneo di Lione, Napoli 1970; loM, Storia de{lq~
salvezza ed escatologia nello Adversus haereses di Ireneo di Lion~f.
in Augustinianum 18 (1978), 333-376; R. TREMBLAY, La libe,rtiiS~~
condo sant' Ireneo di Lione, in AAVV., Chiamati alla libert. Saggf
teologia morale in onore di B. Hiiring, Roma 1980, pp. 305-33t"!~:

/Ji

82

<

ALESSANDRIA E GLI

;SCRITTORI ALESSANDRINI

ll'inizio del m secolo la vita della


. chiesa si gi notevolmente evoluta. I
cristian, aumentat di numero, sono presentiin tutte le categorie sociali, specie nelle classi pi elevate e istruite. Sorge di qui
una nuova e premnente esigenza pastorale,
resa pi acuta dal fatto che la maggior parte
dei cristiani tende a staccarsi dal contesto
giudeo-cristiano per inserirsi in quello impregnato di cultura ellenistica. Come e fin
dove accettare e adattars a questa tradizione? Il passo decisivo viene effettuato ad
Alessandria, dove il cristianesimo trova un
terreno adatto per dare origine ali' approfondimento dottrinale della verit della fede. Alessandria vanta la fondazione della
prima scuola catechistica e teologica nella
Storia della chiesa; da qui provengono alcu~
ni dei pi grandi Padri orientali: Clemente,
Origene, Dionigi, Atanasio, Didimo e Cirillo ... , ma anche il maggiore responsabile
dell'eterodossia antica, Ario. r caratteri distintivi della scuola teologica di Alessandria sono una certa preferenza per la filosofia platonica e una costante tendenza alla
interpretazione allegorica dell'Antico Testamento. Possiamo considerare Clemente
Alessandrino e Origene come gli autori
con i quali si apre il III secolo.

83

Capitolo 4

1.

LA SCUOLA DI ALESSANDRIA

Si pu dire che il periodo di speculazione gnostica e di in7


transigente idealismo marcionita aveva fatalmente corroso quel
lo che era stato il fervore originario dell'accesa speranza cristiana. Il messaggio neo-testamentario aveva avuto alle sue prime
sorgenti il vero centro nella speranza del Regno. Lo sforzo degli
eretici ebbe come conseguenza di tradurre la semplicit del
messaggio originario in concetti a bSe di cosmogonia e in te<>J
rie a base di antropologia. Ne segu, specialmente a met del se~
colo Il, che, nel loro insegnamento, pass in seconda linea il pa.:;
trimonio caratteristico del cristianesimo, che era, per essenz!!,,
un patrimonio messianico~ Era naturale che, prima o poi, si cte~
terminasse una reazione 1
Noi non' sappiamo di preciso quando il cristianesimo si~
giunto in Egitto: indizi recenti hanno fatto supporre un arrivp
cristiano molto sollecito. In ogni caso, ad Alessandria stessa I~
prima apparizione della cristianit, alla luce della storia, l'apJ
parizione della scuola catechetica con a capo Panteno e, dopo d
lui, Clemente. Panteno per resta ancora una figura sen~
leggendaria: intorno al suo insegnamento impossibile diie
qualche cosa che non sia un'ipotesi un po' atrischiata. Comutj:;
que, resta vero che, se anche non proprio la fondazione, si deve
a lui lo sviluppo e la prosperit di quell'insegnamento, ancoi~
privato e probabilmente soltanto orale, destinato per a trasfo~~:
marsi in una vera e propria scuola esegetico-catechistica, cb~
prender il nome di Didaskaleion. Clemente incontr Panteri,&
verso il 180: ne divenne presto prima discepolo e poi collabQfii~
tore nell'insegnamento. Infine, verso il 190; so successore. A;t;
cuni dei nomi pi grandi della Patristica orientale uscirono d.~
quel centro: Clemente, Origene, Dionigi, Atanasio, Didimo'.,~
Cirillo, per non parlare del maggiore responsabile dell'eterod~~~
sia antica, il prete Ario.
:'}

'Cf. E. BuoNAIUTI, Storia del Cristianesimo, I,

84

Milano 1943, p.

174.

Alessandria e gli scrittori alessandrini

:~~ ::~: . ' ..

. . Il Didaskaleion fu dunque un centro di studi superiori per

f'~struzione dei catecumeni: applicando il metodo razionale filo-

:spfi.co alle dottrine rivelate e quello filologico, in uso presso gli


~gi.tiori pagani e giudaici, alle Scritture sacre, esso si svilupp
'm'una scuola di scienza teologica e di esegesi biblica e fu, per
'b~dfre, la prima universit teologica dell'antichit cristiana.
aAetforatura ecclesiastica non fu pi semplice arma di difesa
;~~t~riia, ome negli apologisti in gran parte anche in Ireneo,
~:<Fvenne strumento di pacifica conquista intellettuale all'in-- '() della chiesa 2
. 'l primi maestri del Didaskaleion furono dunque, come gi
'~C.~ennato, Panteno, Clemente e Origene. Pochi sono i dati in
.!h~stro possesso sulla vita di Tito Flavio Clemente. Nacque ad
:~~ii.e verso il 150. Proveniva da famiglia pagana, ma l'ardente
~tl~~iderio; presto in lui rivelatosi, di cercare la verit, lo condus;~~',aii.a fede, come era avvenuto in. Giustino. Egli stesso parla
i~~W~uoi vjaggi, intrapresi per ascoltare i maestri pi famosi: vi~sifJ 'Italia meridionale, la Siria e la Palestina 3 Ad Alessandria
~WfC>'1tr Panteno e di lui divenne prima discepolo, e poi succes,se e continuatore nel Didaskaleion, forse gi nel 190. I contat(ttS'~on i presbiteri (predicatori e trasmettitori del messaggio
~ ' : gelico) avevano infuso e lasciato in lui un'ammirazione in):i0nata per la tradizione e specialmente per la tradizione
!i:':quale fonte inesauribile e fedele della fede cristiana.
~persecuzione di Settimio Severo lo costrinse, nel 202, ad
.:fu esilio. Si rec a Cesarea di Cappadocia presso il ve. ~lAlssandro, gi suo discepolo. Non si pu dare come cer~e.eglifosse prete, ma probabile 4 Si sa ancora, da una Iet'.'.d~l 215 o 216, scritta dallo stesso Alessandro, divenuto poi
ovo a Gerusalemme, e indirizzata a Origene, che a quella
'Clemente era gi morto 5
~lla -produzione letteraria di Clemente, che fu certamente
"9,a, ci giunta solamente una parte ma, per fortuna, la par::--. ..

h~,.,_,=~.'"<-~-

.~~;~\~Cf: G. Bosro-E. DAL Covow-M. MARITANO, Introduzione ai Padri della


~lii~~a, IL

p. 235.
. ;$tramati, II, 1-2.
'Paidgog6s, I, 37,3.
'EusEBIO, Historia ecclesiastca, VI, 14;8-9.

85

Captoio 4

te principale, contenuta nella seguente trilogia: a) Il Protretticq


(Protreptik6s); b) Il Pedagogo (Paidagog6s); c) Gli Stromati
(Stromata).
a) Le opere

Il Protrettico. Il titolo iridica gi d per s lo scopo dell'J,


pera: un aggettivo che deriva dal verbo greco (jJro-trepo), CQe
nella sua fonna media significa <<volgersi, indirizzarsi. Eri1:
quello il titolo di un'opera famosa dello stesso Aristotele e r~
chiudeva in s l'idea di un messaggio, di un discorso d esorta"
zione lla filosofia come vera sapienza, rivolto l grande pulf:'
blico. Lo scritto di Clemente la prima opera cristiana che ripe~:
te il titolo aristotelico; pertanto la scelta voluta da Clemente no)ij
senza ragione. Essa infatti, mentre, da una parte, esprime iJZ
patrimonio culturale dell'Alessandrino, sembra, dll'altra p~\;
voler rivolgere fin dal titolo un messaggio al lettore, al pagarip
colto, a cui il discorso diretto, come se Clemente volesse ciiJf;
gli, presentandogli l'opera sua,-che egli-gli offre un discorso-9
esortazione ad accogliere la dottrina della verit che conduce::a;
una perenne beatitudine 6
''.'?~
L'autore si rivolge ai greci e ai seguaci di culti pagani aIJ:pl
scopo di indurli a respingere l'idolatria, a convertirsi lla fo~~f
cristiana e ad ascoltare il Verbo di Dio quale unico Maestro, ii~
discorso richiama le parole di san Paolo ll' Areopago d Aten~~
l'apostolo aveva infatti affermato l'insufficienza del pensiet~i
pagano a risolvere il problema di Dio, pur ammettendo in e~s~;
la presenza dei primi germ1 della verit. Clemente si preoccuP,~~
subito di indicare Cristo, il Verbo di Did, presente nel mon - prima come luce d verit fin dll' origine, e poi, nei tempi:
centi, come. Salvatore, Dio e uomo. Segue la critica delle _
<lenze e dei culti pagani come espressione pratica d immor
e di superstizione: La conclusione dell'opera costituisce
delle pagine pi ammirate del fascino esercitato da Clein .
egli si rivolge a Cristo, Verbo di Dio, come luce del mondo;;~~
mancasse il sole, tutto cadrebbe nell'oscurit. E tale sarebbel'R~
manit, senza la luce di Cristo.
_ ';'.#]

-::::/i~

Cf. M.G. BIANCO, Il Protrettico di Clemente Alessandrino, Torino 1971,\fif~


troduzione pp. 32-33.

'.' .l':1

86

(I

Alessandria

e gli

scrittori alessandririi

...

:y,~

'Cri.rio, nostra luce


1i:;.;:: -<<Accogli Cristo, accogli la facolt di vedere, accogli la tua luce,
-,'ftuich tu-conosca Dio e l'uomo. "Dolce" il Verbo che ci ha illumi,ti~tj, '.'dolce pi dell'oro e delle pietre preziose; desiderabile pi del
'W.~~le e del favo di miele" (Sai 19, 11 ). Come infatti pu non essere deSiderbil colui che ha reso chiara la mente sepolta nelle tenebre e ha
;:~g\lizato"gii occhi" dell'anima "portatori di luce"? E infatti, come se
;i.!8Ji'i fosseil sole per gli altri li.stri l'universo sarebbe nella notte, co~fse'noii avessimo conosciuto il Verbo e non fossimo stati da lui illu;}!iipati con i suoi raggi, in nulla ci distingueremmo dai volatili che vert:gqri')mboccati, poich saremmo nell'oscurit ingrassati e nutriti per
4lf::iorte;Accogliamo e diventiamo diseepoli del Signore.[ ...] CanceltU:~o:'dunque, cancelliamo l'oblio della verit; rimuovendo l'ignoran:'.i~;~lp tenebre che impediscono la nostra vista come. nebbia, contemk(j_~~() il vero Dio, innanzi tutto inneggiando a lui con queste parole:
t!!~ - - v~. Luce". Una luce infatti dal cielo brill su noi sepolti nelle tenehiusi nell'ombra di morte, una luce pi pura del sole, pi dolce
~ yita di quaggi. Questa luce la vita eterna, e tutte le cose che
'~ipano di essa vivono: la notte invece teme la luce e, nasconden''pila paura, cede il posto al giorno del Signore. Tutto diventato
_iridfettibile e l'Occidente si trasformato in Oriente. Questa la
-_creazione.
WifEY:,
(Il Protrettico, XI, 113,2-4; 114,1-3. Tr. di M.G. BIANCO,
!-{~fi'Prottittico di Clemente Alessandrino, Torino 1971, pp. 180-181)

ii~'f~,)'-,;~,'Jl P(!!dagogo. L'opera, in tre libri, presenta Cristo come il

ufo.Pedagogo. Coloro che da poco erano rinati nel battesiiei'ario come fancililli che non venivano affidati subito al
,~tf'.~, ma all'educatore, al precttote. I neo-convertiti dove~
-\gl,uirire dalle passioni pet educarsi alla vita sana dei figli di
J>er gungere a questo scopo, il divino Educatore seguir
, .Jlibot)t e di comprensione. Il II e il III libro costituiscoti e propri trattati di etica cristiana. In una citt corrie Alesa~ ii cui i costumi passavano certamente ogni limite di li~.,'erl'l opPrtuno indicare le ilornie di comportamento de,~ un cristiano.

'.

~: Gli. Stromati.

Costituiscono un'opera molto complessa,


il seguente: Stromati

J~~e,da analizzare 7 Il titolo completo

87

Capitolo 4

di memorie gnostiche secondo la vera filosofia. Il termine


stromata, per s, significa in greco coltri, coperte, tappeti, ma
nel significato specifico, relativamente allo svolgimento degli
argomenti svolti in tutta l'opera, prende il senso di miscellanea. In essa l'autore tratta senza un ordine preciso, almeno apparente, soggetti di carattere morale tra i pi vari. L'opera risulta di otto libri, redatti con un proessc:i pressoch progressivo;
l'ultimo rimasto incompleto. I primi libri sono diretti ai se1lls
plici credenti, mentre gli altri sono riservati a coloro che interi~'
dono raggiungere la petfezione con la pratica del distacco dai
beni del mondo.
Oltre le opere suddette, di larghe proporzioni, risultano a,n~,
cara, sempre di Clemente e giunte fino a noi; due omelie: una
prima, dal titolo singolare: Quale ricco si salver? e un'altra;
dal titolo Esortazione ai novelli battezzati, la cui autenticit, pe"'
r, un po' dubbia.
b) La dottrina
Dovendo limitarci alle opere a noi pervenute, certo che !~
dottrina di Clemente, come gi detto, non facile da esaminai;.]
Meglio ancora: il Protrettico e il Pedagogo restano abbastanzj.t
semplici. Chiaro vi appare l'insegnamento di uno scrittore pr9~
fondamente cristiano, .fiducioso delle buone disposizioni di
suoi lettori e dell'apporto della filosofia tradizinale, nella qual~
egli intravede un preparazione all'avvento del cristianes~<F
Di singolare occorrer rilevare la distinzione, o meglio,Jii
differenza da lui accuratamente sottolineata tra la conoscenzfr
(gnosi) vantata dagli gnostici eretici, e la conoscenza (gnq~~:
cristiana, da lui propugnata. La gnosi eterodossa riteneva inrtam:
il privilegio di raggiungere la perfezione della conoscenza ccirii~
prerogativa riservata a pochi, e quindi a 'una classe eletta. Ci~l
mente invece propugna una conoscenza conquistata con l' awlrf:
cazione di ogni individuo, Occorre per ognlino l'esercizio inc~t
sante, e solo cos sar possibile arrivare alla conoscenza. su~~;:
riore, quindi, alla perfezione.
;,7i
La teologia di Clemente cristocentrica, in quanto il Veq~
di Dio (il Logos), domina tutta la sua dottrina. Ma, non per qti~~
sto, egli trascura gli altri aspetti della vita del cristiano, daL~U.~
ingresso al suo destino ultimo:
<ii
, ',f
:; ;:~
~-~if

88

-~,:~i~.,
',,.,

:~

:,_:'.,~~;

Alessandria e gli scrittori alessandrini

~.l li '.battesimo considerato come una rinascita e una rigene-

'> .razione che porta ali' adozione di figli di Dio e di fratelli di


-?~~ .... Ges Cristo.

~}'' irca la penitenza, Clemente sembra ritenere, come Erma,

'.' ;j:he, dopo il battesimo, la misericordia di Dio sia ancora in~Xr' cline a riconcedere

il perdono dei peccati, ma non pi di una


.:< : volta sola. La ragione da lui addotta consiste nella persua:f~'.i . . sone che la ricaduta, dopo il perdono, sia indice evidente
X""' ddla mancanza di fede 8
;ib}'Non mancano gli accenni all'eucaristia 9 con allusione alle
?i~i}parole del Signore di Gv 6,53: Mangiate il mio Corpo e beil mio Sangue.
:ij)?'ontro le teorie gnostiche, contrarie al matrimonio, Clei't.m1mte lo difende e lo raccomanda. Lo apprezza al punto da
<::..;
un atto di collaborazione con il Creatore 10
. . cnsiderarlo
.

}/,; vete
',;',_

~AProcreazione dei figli

~~~;,

Ci resta da esaminare il tempo opportuno delle relazioni intime


' l sole persone sposate; scopo degli sposi la procreazione dei fi"f.i,ne l'aver figli buoni e belli, come per il contadino causa della
".' gione l'interesse di nutrirsi, e fine della coltivazione la rac,i)leifrutti. Ma di molto superiore il coltivatore che semina un
o:dotato di anima; infatti l'uno coltivatore perch cerca di otte-

.-:-r

nutrimento temporaneo, l'altro perch si prende cura di far


. .eTuniverso: l'uno pianta per se stesso, l'altro per Dio, perch
ij~ '!letto: "Moltiplicatevi" (Gn 1,28) e bisogna obbedire. E per
.o tu.omo inuhagine di Dio, per il fatto che, bench sia uomo,
'ra alla naseita di un uomo.
(Il Pedagogo X, 83,1-2. Tr. di M.G. BIANCO,
,Il Pedagogo di Clemente Alessandrino, Torino 1971, p. 349)

.~}9pprofondimento

rw~titotit
~~S-ffi 8"9; O. Stahlin-L. Fruchtel-U. Treu, Berlin 19852

r~;1~i-.,-,tr,01T1at1,
;. . _Il, 13,56-57,4.
~:f..I;oii

~i"C ;faiitagogos, I, 6,3.


~s~'i : Paidagogos, II, 10,2.

~;

89

Capitolo 4

Traduzioni
li Protrettico, a cura. di M, Galloni, Roma 1991; li Peda.gogo,,i.
cura di A Boatti, (CPS) Torino 1943; li Protrettico e il Ped.agpgo _df:
Clemente Alessandrino, a cura di M.G. Bianco, Torino 1971; Stroma#,:
Note di vera filosofia, a cura di E. Pini, Milano 1985; C' salvezzapef.
il ricco?, a cura di A Pieri, Alba 1965; Clemente Alessandrino. Estrai{
ti profetici, a ura: di C. Nardi, Firenze 1985.
- ..
Studi
L. ALroNsI, li Protrettico di Clemente Alessandrino e l'Epistola 4)
Diogneto, in Aevum, Milano 1946, IOO~I08; M.G. BIANCO, Clt;t~
mente Alessandrino, Torino 1971, pp. 59-66; M, GALWNI, Cldturii;!
evangelizzazione e fede nel Protrettico di Clemente Alessandri11_~;?
Roma 1986; G. GuAsco, Lo gnostico cristiano in Clemente Aless~:
drino, in Sophia, XXIV_ (1956), 264-269; G. LAzzATI, Introduzioii~~
allo studio di Clemente Alessandrino, Milano 1939; M. Puai::.IESI, L"a~;
pologetica greca e Clemente Alessandrino, Nuovo Didaskaleitin]~
(1947), 98ss.
'

3. 0RIGENE

Nacque, forse ad Alessandria, fra il 183 e il 185, figlio ~i~


martire. Infatti il padre, Leonida, fu tra le vittime della perse#.~
zione voluta da Settimio Severo (202). Dopo la confisca dei g~
ni patemi, egli fu costretto a provvedere al sostentamento deJ.J.~
madre e di sei fratelli minori, deQ.icandosi all'insegnamen(~~
Poi, dietro invito del vescovo della citt, Demetrio, div~.i;m1
maestro di catechesi: aveva appena diciotto
(203). Il :IJI~
daskaleion di Alessandria riprendeva cos la sua piena attiv1JJfi
Alcuni anni dopo, verso il 212, visit Rorri.a durante il poI1.tif1g~~
to di Zefirino (199~217). ~tornato ad Aless~dria, affid ~'ll#-il
gnamento catechetico al discepolo Eracla, poich, nel fratte~Wi
il Didaskaleion, favorito dal corso degli eventi e, ancor pi; ~
prestigio di chi lo dirigeva, si era trasformato in un centt:g,J!!
cu~tura, frequentat~ ~a gno~tici e filosofi, cristiani e paganL ~~
Ongene questa attivit duro dal 218 al 230.
,>~
In quell'anno, mentre si trovava a Cesarea di Palestina, v~1t1
ne ord:11ato prete . ~enza il pei:inesso del vescovo Demetri()i:::fi~
vescovi su01 anuc1. Fu dichiarato deposto ed espulso daj:la~

anm

90

.Alessandria e gli scrittori alessandrini

J'.!/.irrillriit: di Alessandria. Prese allra dimora a Cesarea, dove


[(9fo<i~una scuola sul modello del Didaskaleion. Ebbe, tra i suoi
t'!i~~poli, san Gregorio Taumaturgo. All'insegnamento egli asi~t!cio.in queltempo anche la predicazione, ma, avendo impedito
:f~gli}stenogra:fi di fissare le sue parole, la sua opera di predicatowlif1d irt parte perduta. Verso il 247 cominci a infierire la per'.;sectizfone dell'imperatore Decio. Anche Origene venne arresta~
#6~e torturato: diede l'esempio di una mirabile fortezza, e forse,
:\an~M ir seguito alle sofferenze della prigionia e delle torture, di
~i/.a.Jlreve tempo terminava a Tiro la sua vita (252-254).
;:~:fanQuando si parla di Origene, non si pu prescindere da quel
';~,01::!91.eno che da lui prende nome, 1'origenismo, ma, prima di
~;~t,lame; sar utile dare uno sguardo, illmeno sommario, alle
';&e; opere pi importanti,
'"'

~~f O[Je di critica testuale ed esegetiche


ftl,:~,\.;.,:'./::

<''f;>~ L'Esapla un'opera che presentava l'Antico Testamento


i:ili;.si colonne affiancate, contenenti rispettivamente: il testo
~~br~cl), ir caratteri ebraici; il testo ebraico, ritrascritto in carat.:;~i;ifg!'eci; le quattro versioni greche di Aquila, Simmaco, dei
~,. '' ~e di Teodozione: nella quinta colonna un obelo (un se. iihiamo) rilevava quello che era: nel testo greco dei Set,'.ni~ non nell'ebraico; un asterisco serbava invece quello
. .. . ori era nel testo greco, ma era nell'ebraico. Il fine propo~~i>d:a Origene era quell di Uniformarsi, nelle polemiche con
?tlj;'~~fel; a un testo da essi riconosciuto. Di una fatica cos vasta
~.'.:~ ~bli'fa rimase Unicamente il sol testo originale conservato
>.
ahiblibteca di Cesarea. Per esteso si trascrissero soltanto al'ilibri, per esempio il Salterio, oppure si ricopi soltanto la
lwcolonna, vale a dire, la versione dei Settanta. Nonostante
S.t~perdite,.Origene pu essere considerato ancora il fondalella critica biblica testuale u.

i~"iR p egli esegu i Commenti a

quasi tutti libri della Sa-

' >'ttura. Tali commenti appaiono sovente sotto due o anche

. )rii.e letterarie, e cio: come Scolii, o brevi note esegetiche


f#~~i o di parole meno note; come Omelie, sermoni o predi.~~,~.-.::...

91

Capirolo 4

che, delle quali rimane un discreto numero, 20 su Geremia, t~i)


sulla Genesi, ecc.; Commentari veri e propri, sovente in fon'n~_';
di trattati molto estsi. Non ne pervenuto nessuno per interq:',.
del Commento a Matteo, per esempio, in 25 libri, ne rimangonq!

soltanto otto (10~17).


b) Scritti apologetici

Contro Celso. L'intestazione di quest'opera la segrien;


te: Contro il libro di Celso, intitolato La dottrina verace>~2'
Venne scritta infatti da Origene per confutare il filosofo platoni+i
co-eclettico Celso, il quale, nel 170-185 circa, aveva pubblicat6':
una sua opera dal titolo Il discorso veritiero. :La risposta di Ori~i:
gene pu essere datata intorno al 248.
. ,.~:;
Lo scritto di Celso andato perduto, ma stato possibile J1~i
costrurrlo quasi interamente, perch Origene, nella sua confutj{'
zione, ne riprende il testo quasi pagina per pagina.
. .
Ed ecco il contenuto dello scritto del filosofo pagano nella.
presentazione offerta da A Colonna:
l. Introduzione sulla natura della dottrina verace, e op:iru:o''
sulla sua antichit e sulla diffusione nel mondo.
'.':;
2. Celso introduce un giudeo che discute su alcuni punti,. C.c;~j
contro Cristo e contro i giudei stessi che hanno aderit9)!!'.
cristianesimo.
< ' :
3. Dimostra che ogni controversia fra giudei .e cristiani pri~w
di senso e inutile; le controversie provengono dallo sp~rl,ij'j
intollerante dei cristiani; nessun Dio o Figlio di Dio n:i;~
venuto in terra.
};i:;
4. Discussione sui problemi dell'adorazi.one del culto; gli,~~
geli, il giudizio finale, la risurrezione, le pretese dei giu~y
non hanno fondamento e nemmeno quelle dei cristiani.:0,~!
loro opinioni sono prese in prestito dalla sapienza di ~~
popoli, come dimostra in maniera lampante il confronto ~\~
la teologia platonica con le idee dei cristiani.
. "'~
5. Confutazione della dottrina cristiana, inquanto contrari~,Mf
culto degli di e contraria al culto dei demoni 12
. :@
-:

12

Cf. A

CoLONNA,

92

Origene: Contro Celso. Torino 1_971, pp.15-16.

~~:.,._:

Alssandria e gli scrittori alessandrini

,U.1tnetodo del tutto singolare, seguito da Origene nella sua


successive obiezioni dell'avversario, non gli ha perm~~~o un'esposizione sistematica della propria dottrina cattoli(~/9uale troveremo invece nell'opera seguente De principiis. In
i'in~nso, gli ha consentito una risposta immediata a tutte le
f~fugole opposizioni. Ne risulta cos che Origene, pur non aven(~~fti()vato ancora nel cristianesimo una scienza esegetica per;f~~ una .filosofia elaborata, .riconosce per con tutta sicurezza
11Eesso la certezza e la fecondit d'una verit divina 13
:~pl,iaalle

1~~j'*ritti dogmatici

k?~;',.y Principi.

Anche in tempi moderni _il titolo Archai (I

'-J}lf;icipi) .stato suscettibile di due interpretazioni. Secondo l'uti'fdovrebbe essere inteso nel senso di insegnamenti fondamen'.W.'iitorno alla fede cristiana; secondo l'altra dovrebbe essere
''"- Jcrhel senso di principi costitutivi dell'essere, cio delle
. ... .La prima interpretazione trova maggior adesione, anche
1~$laseconda interpretazione risulta meglio acclimatata nell'am;b.~~tt: filosofico e letterario dell'epoca 14
~%::::L'opera, divisa in quattro libri, si articola sui seguenti argo-

itrienti:

~~:/;i~ro I:_ Dio (il Padre). Cristo. Lo Spirito Santo. Degrada-

- . e caduta delle prime creature. Le tre categorie degli esseri


'nli La fine del mondo come restaurazione dell'ordine fisdall'inizio: apocatastasi. Breve trattazione dell'ordine

;;:

~logic:o, coll accenno alla preesistenza delle anime rispetto


@i, posizione evidentemente antignostj_ca.
Wro II: Il mondo e le creature che in sso si trovano. L'e-

, della natura corporea. C' un solo Dio, dell'Antico e del


Testamento. L'incarnazione del Salvatore. Identico lo
che animava.Mos e gli apostoli. L'anima. La risurreziorni e castighi.
fo III: La libert. Il libero arbitrio. Studio delle occasioni
'e tentazioni che spingono l'uomo al peccato, in vista delle
. n,sabilit morali di ogni individuo.

Il. FARINA-J. LEBRETON, La scuola cristiana di Alessandria, in Storia della


Il, p. 415.

. ,.. r. M. SIMONETTI, Origen. I Principi, Torino

~*L
~~~~~?<:.

1968, p. 27.

93

Capito!O 4

Libro IV: la Rivelazione. L'ispirazione della Scrittura. e&::


me leggerla e interpretarla, Riesame e ricapitolazione di futtigW
argomenti trattati nel corso dell'opera.
!
Questo lavoro di Origene, pi degli altri, come vedremo #
seguito, diede luogo; nell'et successive, a forti discussioni, fjX
no a provocare la condanna dell'autore~ Il motivo; a quanto.pa~;
re, fu forse un equivoco, gi.in partenza, sulla vera natura d~l{i.
l'opera e sulla vera intenzione dell'autore, In tempi recenti si:;e;
tentata ripetutamente una rivalutazione dell'uno e dell'altra{
Un carattere importante di questo trattato quello di esse~
una teologia in ricerca o in esercizio, spesso dimenticato lungQ'.j~
secoli: ne sono seguite gravi incomprensioni verso il pensieto:d,t
Origene. Egli espone e confronta varie tesi tra loro, propone.i~
tono problematico diverse soluzioni, quindi non conclude cQ~
affermazioni dogmatiche unilaterali, ma lascia trasparire ult~
riori tensioni e prospettive: egli ci presenta pi una sintesi (<i~
suppone l'unione di tesi differenti) che un sistema {che richi~
rigorosi postulati, da cui si traggono logiche cnseguenze)>f~~~'

"~

Letture
:r:I,{
Ottenebrati dalle passioni, diveniamo insensibili alle ferite del/' aniir14;
Se il corpo si ferisce, se un osso si frattura, se i nervi si romponf,
infermit fisiche come queste si producono ordinariamente in meno''if~
un'ora. Ma poi c' bsgno di molte sofferenze e di molto tempQ ~
guarirle: quante infiammazioni, quanti tormenti.! Se poi accade che.@j
uomo subisca l~ s.tessa ferita una seconda v?lta o pi so_vente. imc,:~i~
che la frattura s1 npeta, quante pene allora pnma di guarire, qmite ~1~
ferenze per riuscire a scainparfa!... Passianio adesso dall'esempfoj' '
corpo a quello dell'anima.. Oh! 'Se noi potessimo vedere oom;
ogni peccato, il nostro uomo interiore ferito e come le cattive p
gli facciano male! ... Se potessimo vedere, se potessimo sentirelti'~
trici dell'anima ferita, .resisteremmo certo al peccato fino a co~f
morirne! Al contrario, invece, come uomini posseduti d31 demo '
come dei folli che, non avendo l'uso dei sensi naturali, non siac
no di essere feriti, noi,.ottenebrati dalle. passioni inondane o eecit3_
vizi, non siamo in grado di avvertire quali colpe impartiamq, q
rite infliggiamo
anima nostra con il peci:ato.
. . ' ' .
(Omelie sul Libro dei Numeri, 8,1. Tr. di M. S:P .'
in La teologia dei Padri, vol. I, Roma 1974, pp. 291".

an.

15

G. Bosro-E.

DAL CovoLO-M. MARITANO,

sa, Il, p. 312.

94

Introduzione ai Padri de//i:F

Alessandria e gli scrittori alessandrini

~~?~~yversario

sempre con noi

.\'''

:':!~1::: ~Vediamo anzitutto chi l'avversario con il quale percorriamo la


jt' .. L'avversario sempre con noi: questa la nostra infelicit e la

a,

~~ tniseria!

Ogni volta che pecchiamo, il nostro avversario esulta

/{:i4!:~gioia; sapendo che pu andar superbo al cospetto del principe di

ifii}(i:esto mondo che lo ha messo al nostro fianco: egli infatti, avversario


;~;~;questci o quell'uomo, riuscito! ad esempio, a rendere quest'uomo
r0~hi,yo del principe di questo mondo per mezzo di questi o di tali altri
. ti o delitti. Ma pu succedere che l'uomo sia equipaggiato con
' ., atura di Dio e si faccia scudo da tutte le parti: 1' avversario cer"
' : ~gualmente di infliggergli una ferita, ma non potr in alcun mo'qiprlo. L'avversario cammina sempre con noi, npn ci abbandona
'(!,':~rea ogni occasione per tenderci dei tranelli, per vedere se pu in
modo farci crollare e far scivolare nel profondo del nostro
re. un pensiero cattivo.

:.e

\~~i5ftt: (Commen:; ~ ~~;f:;fa~e~";a~~~a~oi~i~.R~~~ 1~71,P~~~)

,.Prnde questo nome il complesso delle dottrine di Origene e


' <?yimento dottrinale che da esse si svilupp. fuori dubbio
:grande fu l'influenza di Origene J;lella speculazione cristia, J.greca quanto latina, specialmente nel metodo esegetico
U~as~Unilazione della filosofia platonica per l'elaborazione
teologia cristiana. Ma grandi furono pure le polemiche che
M e il VI secolo si accesero attorno ad alcune tipiche dot rigeniste, spesso accentuate dai suoi stessi seguaci.
li fu il primo a introdurre nel linguaggio teologico l'eone Uomo-Dio (Theanthropos), per indicare la stretta
che esiste in Cristo fra la natura divina e la natura uma).hnente fo il primo a designare la Mado1U1a col titolo di
idi Dio (Theotokos) .
. ~le accuse avanzate contro di lui va posto in primo piano
' ssione della preesistenza delle anime, prima della crea. ,dei corpi. Segue la cosiddetta apocatastasi, vale a dire, la
~one ciclica dell'universo, detta anche teoria dell 'eterJomo. In particolare egli propugn la dottrina, secondo la
:Di(}, bont infinita e universale, permetterebbe la reden_:(:li tutti i peccatori, passati prima attraverso il fuoco infer-

95

Capitolo 4

nale, non ritenuto eterno. Va notato infine il suo eccessivo allei<


gorismo, cio la sua soverchia insistenza sul senso spiritm11:
della Bibbia: la sua lotta, per s giusta, contro il letteralismo d~i'
marcioniti e, almeno in parte, contro quello dei giudei, provoc'
poi la reazione litteralistica della scuola di Antiochia.

Per lapprofondimento
Editori
PG 11-17; GCS 2,49-374; 3,1-293; 22,1-364.
Traduzioni
N. AN'roNIONO, EsortaziOne al martirio, Omelie sul Cantico ~J:'
CantiCi, Milano 1985; A COLONNA, Origene: Contro Celso, Torili(i!
1971; U. CoRSINl, Commento al Vangelo di Giovanni; Torino 19~
pp. 811-908; L. DAITRINO, Apologia del cristianesinw (Contro Cels~;i
Padova 1987; M.I. DANIELI, Omelie sulla Genesi, Roma 1978; IDEM];
Omelie sull'Esodo, Roma 1981; IDEM, Omelie sul Levitico, Rom~:
1985; G. DEL ToN, Origene. La preghiera, Roma 1974; M. SwqNiff;
TI, Origene: I Principi, Torino 1968; IDEM, Commento al Cantico.Mii

~:::ci Roma 1982.

)ti

L. BOUYER-L. DATTRINo, La spiritualit dei Padri (3/A), Bolo~~


1983, p. 195ss; IDEM, La spiritualit deiPadri (3/B), Bologna 1986;'~~
53ss, 176ss; H. CR.ouZBL, voce Origne, in Catholicisme, X, 243~25 lii
G. LoMIENTO, L'esegesi origeniana sul Vangelo di san Lilca; 1966; G. V AGAGGINI, Maria nelle opere di Origene, Roma l
AA VV., Atti dei due Colloqui Internazionali su Origene (Mn
1973); AAVV., Origeniana, Bari 1975 (Bari 1977), Origeniana se
da, Roma 1980.

96

ella seconda met del II secolo e nei


N. primi
decern del III gli scrittori ecclesiastici non solo difendono il cristianesimo
dalle accuse mosse dal paganesimo, ma affrontano le prime incipienti eresie sorte in
seno alla chiesa. Queste; di natura antitrinitaria, si manifestano con due fisionomie differenti: il modalismo e l' adozionismo.
A partire da papa Vittore I (188-189), la
lingua latina va man mano sostituendosi a
quella greca e, con papa Damaso (366-384),
sar la lingua liturgica ufficiale a Roma, in
Gallia e in Africa.
Sorgono scrittori diversamente dotati,
meno audaci degli orientali ma pi positivi,
soddisfatti delle formule tradizionali della
fede cristiana. Nella storia della teologia,
Tertulliano tiene di diritto rin posto di primo
piano. Con lui, tutta la dottrina cristiana,
dogmi di fede e morale, studiata e trattata.
Si deve a lui la creazione di molte formule,
destinate a perdurare, spesso con il ricorso a
vocaboli di nuovo conio. In Africa, a Cartagine, opera Cipriano. Alla fine del III secolo
e all'inizio del IV, fino all'avvento di Agostino, egli il maestro di tutti e il dottore
della chiesa latina nel campo della disciplina ecclesiastica e della morale cristiana.

97

Capitolo 5

Mentre in Oriente fiorivano Clemente e Origene, onnai,


aperti agli influssi dell'ellenismo, in Occidente gli uomini
chiesa, fatte poche eccezioni, sembravano estranei a ogni impe,7:
gno inteso a conciliare fede cristiana e dottrina greca. Ma c'era
di pi. Anzich spingersi nei campi rischiosi delle ricerche dottrinalmente ardite per tentare di spiegare i misteri divini, gli oc"
cidentali preferivano rimanere docilmente sicuri nell'accettaZi<>';
ne delle norme tradizionali della loro fede. Se poi si vuole pene;trare maggiormente in questa divisione, tendente a sottolineary:
la diversa mentlit tradizionale e dottrinale dell'Oriente e del:;
l'Occidente, emerger chiaramente l'impossibilit, per gli occH
dentali, di distinguere, tra i fedeli, le due categorie dei sempl~;'.
credenti e dei perfetti: i primi considerati e, per cos dire, ~~;
talogati in un grado inferiore, perch creseiuti nella pura ace~~~
tazione delle verit rivelate, i secondi invece ritenuti ormai:el~J
vati in Un grado superiore per aver raggiunto la vera gnosi,-~~
privilego di una scienza ben pi profonda dei misteri div~fi
Uno dei fattori pi decisivi, atti a spiegare il ritardo di uri~
letteratura tutta propria dell'Occidente, va cercato nel domiriio
incontrastato esercitato dalla persistenza, anche in Occiden~@
della lingua greca, particolannente come lingua di cultura; '!M
questo avvenne certo in campo profano; si pensi che lo s~s~
Marco Aurelio scrisse in greco i suoi Ricordi, e siamo gi ngi1~
anni tra i 161 e il 180, ma avvenne anche in campo cristiano;-~
opere letterarie scritte in Roma e nell'Occidente fino alla rig~)
del II secolo furono scritte in lingua greca: cos la Lettera 'M#
Clemente ai Corinti, il Pastore d'Erma, gli scritti di Giustinbf~
di Ireneo. Il bisogno d'Una 1etteratur in lingua latina comm~f~~
a farsi sentire quando, nell'accresciuto numero dei credentf'.:.'11;\
Cristo, reclutati anche fuori dell'ambiente giudaico da tutti.Le
sociali, erano ormai troppo numerosi coloro per i quali :noni"
familiare la lingua greca 1
,
Ma prima che si chiudesse il II secolo, ecco apparire, a(
in Occidente, i primi scrittori e le prime opere in lingua Iaf
non solo, ma, fra di essi, anche uno dei suoi pi grandi nell'.>
vt letteraria: Tertulliano. Cominceremo per a trattare dei
no noti, appunto perch appaia in maggior risalto lo se
maggiore.

di;

'Cf. M.

PELLEGRINO,

98

Letteratura latina cristiana, Roma 1985.

Gli inizi della letteratura cristiana in Occidente

~f~/MINUCIO

FELICE

~!~~-" !)~ila sua vita abbiamo alcune notizie da Girolamo: Minu'.i,ijg~F~lice,

distinto avvocato in Roma, scrisse un dialogo, in cui

,~WiP,<',lrta una discussione tra un cristiano e un pagano, intitolato

;Ji'(.,tayius (Ottavio). Sotto il suo nome circola pur un altro libro


fi'~rfl.dstino o contro i matematici; ma per quanto sia opera d'uoG~fm~dj talento, non nii sembra concordi nello stile con l'opera
~;@g~~)i!.c:lnzionata. Minucio altres ricordato da Lattanzio nelle
~;~~y/opere>> 2
iZ;J.;>d:ndubbiamente il nostro uomo appartenne a un'et compre. fi;a gli ultimi decenni del II secolo e gliinizi del III. Sembra
.ai accertato che la sua patria fu l'Africa, (probabilmente
, oggi Costantina, Algeria). Presto egli si port a Roma,
~-~sercit l'avvocatura. Era dapprima pagano: si ignora se la
.;;conversione avvenisse prima del suo arrivo nella capitale
.J.Firnpero, oppure dopo.
/L'opera, intitolata Ottavio, si presenta in forma di dialogo,
'lt,o da parte di tre intimi amici: Cecilio Natale, pagano; la~: .Ottavio, cristiano e Minucio Felice, arbitro tra i due inqcutori. L'occasione che diede motivo alla discussione fu un
:i~ che. Cecilio; il pagano, aveva indirizzato, come espressio;Qi, religioso ossequio, alla statua di Serapide, davanti alla
~,.rano venuti a trovarsi i tre amici, mentre compivano una
/~erena passeggiata lungo la strada che da Ostia portava a
~opera

si articola nelle seguenti parti: dopo una breve intrope (cc. 1-4), ecco un'esposizione del paganesimo, dichiara;piena convinzione da parte di Cecilio (cc. 5-13). Intervie_.9fa Ottavio con una risposta di ben maggiore convinzione
;:e~a;del cristianesimo (cc. 14-38), risposta tanto efficace che
::.~ alla fine la conversione di Cecilio (cc. 39-41).
:qrrattere di quest'opera strettamente apologetico. Spe'~Qte in passato essa stata oggetto di indiscussa ammira"'-:Ri:mangono tuttavia alcuni problemi ancora insoluti. Rebbia innanzitutto una prima questione: il dialogo reala:Yv-enuto, oppure opera d'una mera finzione letteraria?
i ,rilevano, nella struttura dell'opera, la presenza di due
'C]JilOLAMO, De viris illustribus, Torino 1971 (trad. di E. Caroisani), p. 166.

99

Capitolo 5

orazioni abilmente introdotte dall'autore stesso e poi collegat;


fra loro, cos da risultarne un dialogo.

Dopo tutto, lo scrittore si sofferma poco sulla trattazione dei:


dogmi e sui principi essenziali della fede cristiana, come tale~;
Egli sa che di fronte al suo obiettore deve difendere il cristiane~
simo pi nella sua parte esteriore che non per la profondit dei,
suoi dogmi. Pertanto le ragioni delle caratteristiche dell'ape#
di Minucio vanno ricercate nell'epoca in cui l'autore visse, cd~;
me pure nell'educazione e nel carattere della sua mentalit, b1'.(
diversa dal carattere e dalla mentalit di un Tertulliano 3 Quel'~;
la che egli intende difendere e valutare la vita dei cristiani; beri:
pi che il complesso dottrinale della loro fede..
<
Per lapprofondimento
Edizioni
PL 3,231-360; CSEL 2,1-71.

'''

.''}.;:_

ift;

Traduzioni
j;
E. PARATORE, Minucio Felice: Ottavio, Bari 1971; L RuscA,
nucio Felice: Ottavio. Contraddittorio tra it.n pagano e un crisifn?!\J
Milano 1957.
>'~

Ml;,

.. ~

~~
~
E. PARATORE, La questione Tertulliano-Minucio, in Ricer~~
Religiose 18 (1947), 132-159; I. VEccmorn, Lafilosofia poliii{'lfr,
~\i
Minucio Felice, Urbino 1974.
-::~~~
~):j

2. IPPOLITO DI ROMA

:j;~!
;~
)~

Sembra fosse originario della Grecia. A Roma egli divenn,~~


prete durante il pontificato di Z,efirino (199-217). Alla mori,,'@l~
Zefirino divenne papa Callisto (217-222); Ippolito si posf;Wi
una posizione di contrasto, soprattutto perch giudicava trop~'1
indulgente la condotta disciplinare del vescovo di Roman~,
guardi della penitenza e del matrimonio. Ormai opinion~:;
mune che Ippolito spingesse la sua opposizione fino alla-.
zione di uno scisma che dur fmo al 235: fu il rimo anti:.
'U.

MoRICCA,

Letteratura latina, I, pp. 84-85.

100

Gli inizi della letteratura cristiana in Occidente

.'f''>

t.4t,e-na

storia. L' ~ssunzione al trono imperiale di Massimino il

::~r~ce, nemico dei cristiani, port all'arresto contemporaneo di

'.;fppolito, riconciiiatosi con la chiesa, e del nuovo vescovo di Ro~;m:a~ Pqnziano. Fbrono deportati in Sardegna, dove ambedue mo~mhfr martiri della fede. Il papa Fabiano, successo a Ponziano,
' .\ portare a Roma i loro corpi. Nel 1551, nella zona dell'antijtnitero di Via Tiburtina, si scopr una statua che venne dai
:,nconosciuta per quella di Ippolito: ora essa conservata
... :atrio dell::t Biblioteca Vaticana. Su uno degli stipiti, lo stes~q,tjlahno p0rta pure inciso il catalogo delle opere che si riferil:;~6n() al periodo degli scritti di Ippolito pubblicati prima del
~2M; anno in cui fu eretto il monumento.
y~'.,'..~Molto numerose sono le opere attribuite alla mano di Ippd~ilit6~sfill 'autenticit delle quali per non sempre concorde risul.:parre degli studiosi. Mi limiter pertanto a richiamare le
'lWportanti:

~~~.f~i Il Syntagma, o Riassunto contro trentadue eresie. Questo


"-""':~trattato appartiene al primo periodo dell'attivit di Ippoli:~tiiitnte
il pontificato di Zefirino (199-217).
'A' ,'~~,:

'i!P'~~ 'lPhilosophumena. la pi importante delle opere di Ip. 'ip. Composta dopo il 222, conosciuta e citata con diversi
'{"a cominciare da quello con cui la design l'autore: Eleno:Ci>rifutazione di tutte le eresie. L'opera comprende comJamente dici libri. Il titolo Philosophumena significa
,tifone delle dottrine filosofiche; come tale, si riferisce ai
-. '"quattro libri, che trattano della filosofia dei greci. I lisfanti (V~IX) tendono a dimostrare che tutte le eresie non
'.:h attingere alle dottrine dei filosofi pagani, ai misteri e
_ftofogia, e non alla Scrittura e alla Tradizione della chiesa.
e~: ()libro, incompiuto, riassume teorie filosofiche ed ereti' ;,fr precedenza trattate.
0

'.flnticristo la sola opera di Ippolito che ci sia pervenu-

"I#ta: fu scritta verso il 200. L'autore dichiara che l'ap-

--~-

\'

d:ll' Anticristo non pu ritenersi imminente.

,''.

:ella tradizione apostolica. L'opera risulta anzitutto un

'~lltur a pressoch codificato, e si riferisce alla consacra-

_ lvescovo, seguita dalla celebrazione della messa ponti1,lil,il liturgia eucaristica destinata ad avere grande influsso

101

Capitolo 5

sulla tradizione liturgica posteriore, soprattutto in Occident


Quindi ha luogo l 1amministrazione del battesimo, con tutti
particolari del rito battesimale.
Non mancano altre opere pi brevi, di carattere esegetiq
come il Commento a Daniele e parecchie Omelie.
Nella Tradizione apostolica si trova la Preghiera eucaristl~
che rappresent il canone pi antico che si conosca. Ad esso~:
ispira direttamente, come risulta dalla prossima lettura, la s!
conda preghiera eucaristica della liturgia oggi introdotta.. ''

Lettura
Preghiera eucaristica
Per compiere la tua volont e per conquistarti un popolo s~~
Ges Cristo ha teso le mani nella passione per liberare dalla soff~W
coloro che hanno fiducia in Te. E, accettando volontariamente la sffi
renza per distruggere la morte[ ...] e manifestare la risurrezione,~~
dendo il pane, ti rese gi'a2.ie e disse: "Prendete, mangiate, quest:~:
mio corpo, che sar spezzato per voi". LO stesso feee con il Cal~;~
cendo: "Questo il mio sangue, che verr sparso per voi. QuandqJ~
questo, fatelo in memoria di me".
.... j~;j
(La Tradizione apostolica, 4. Tr. di R. T.. /F'
Ippolito di Roma: La Tradizione apostolica, Alba 1972, pp,

Nello studio della personalit di Ippolito, appare anzi .


rappresentante del vecchio presbiterato romano, di clii .
manda la tradizione catechetica e le usanze. liturgicl;i~;
manca per un altro aspetto del suo temperamento, va!~.
certo quale spirito reazionario. Egli non si rese conto che.J
luppo del popolo di l)i,o porta con s situazioni nuov~ t:/
cristianesimo non una setta di puri, ma la citt di tutti .
mini. A parte questo, non c' nessun motivo di fame
smatico. I suoi scritti respirano la pi pura Tradizione~
violenza dipende in buona parte da un genere letterarie):;'
il rappresentante di un <<integrismo che la gerarcha ha
ragione di non accettare. Ma stato ugualmente un gratfd
tore della chiesa 4

Cf. J. DANil.ou, Nuova storia della hiesa, Turino 1970, p. 145h';

102

Gli inizi della letteratura cristilma in Occidente

~ ~:.1 .

~'~~~

'f#.!!. /'.approfondimento
/i';~:;~'<:

_g'?iZiiini

'V' P 10,16,3; GCS 1,1(1891)1-340; 1,2 (1897) 1-47; 26 (1916) l.~~[1{'B. Barre, Hyppolite de Rome: l Traition Apostolique (SCh
;~:1)~'Paris 1946; P. NAUTIN, Hippolyte: Contre les hrsies, Paris 1949,
i"~il9-37; loEM, Homlies pascales (SCh 27), Paris 1950; IDEM, Hyp. ;etJosipe, Paris. 1947 .
. ,~~Oni

k:'.''''R'NoRELLI, L'Anticristo, Firenze 1987; R. TATEO, La Tradizione

:(:a/l/;$.tiilca; Roma 1979.

~1>F<:.:.:\",

Wtudi . .

~~~t:j:i;.:accesso pi comodo alla bbliografia generale ippolitea cost-

.. ~ ..

"due voll.: Ricerche su Ippolito (Sea 13), Roma 1977, e Nuove


~h su Jppolito (Sea 30), Roma 1989, che forniscono anche le pi
'i,hat.e prospettive di ricerca. In quest'ultimo volume contenuto
. .o
di M. Guarducci sulla statua della Biblioteca Vaticana (pp .
:;
.; ~

suoJtome non appartiene solo alla Patrologia e alla storia


jesa. Fu il primo grande scrittore in lingua latina. Sono
. jlb1ogo e la data della sua nascita: opinione ormai ac)e;che egli.sia nato a Roma intorno all'anno 200. La sua
)6ne; per, molto tarda, s'aggira verso il 250, nella chie.bfua, prima come catecumeno, poi, per il sopraggiun"na' grave malattia, in grado di ricevere il battesimo.
.' primi eventi, pur cos modesti; che ebbe inizio la sua
egata ad avvenimenti di rara gravt specialmente per
'';fil Roma; come consegenza della persecuzione di
' itfuo, ad altissime doti d'ingegno e di cultura, univa
.'non poca ambizione; anche se unita a molta austerit
poca socievolezza Godette comunque di grande sti.p0munit romana, e venne ordinato presbitero, con
't; dallo stesso papa san Fabiano. Infuriava allora la
~i.~:me di Decio, durante la quale trov la morte papa Fa;~!9hiesa di Roma rimase per alcun tempo senza pontefi-

'a

103

Capitolo 5

ce: quell'assenza dur ben quattordici mesi. La comunit df;;


stiana venne allora governata dal Presbyterium, un collegio,(tl'.
cui faceva parte, non certo secondaria, lo stesso Novaziano. F,i!'
in quel tempo che sorse a Roma, e anche a Cartagine, la ccisicJ,~
detta questione dei lapsi (i caduti), di coloro cio che si ermi,tj)
resi colpevoli d'aver prestato culto agli dei, culto imposto d*
l'imperatore: in seguito essi, dichiaratisi pentiti, chiedevan;:i}l
pubblico perdono. Il nuovo papa, Cornelio, si mostr inclin,~;;~
concederlo (251). Novaziano si oppose, fino ad accusare il pn~
tefice di lassismo. Ne nacque presto uno scisma molto violent1~
Novaziano si abbandon a una propaganda attivissima, al puri@
di provocare l'adesione di non poche chiese dell'Oriente. Pap~
Cornelio, frattanto, riuniva nell'autunno del 251 un solenn~
concilio romano che deliber la scomunica di Novaziano,
vicende degli ultimi anni e della morte di lui mancano notiz1~

SWJi

~~-

E ora, al di fuori delle sue vicende biografiche e, in parti~


lare, intorno alla questione dei lapsi, che meriterebbe una trat4tt\
zione a parte, esaminiamo le opere di Novaziano. Sono certi~
mente autentici due trattati, il De Trinitate, composto probaij~
mente prima del 250, e il De cibis iudaicis, scritto dopo::"lA\
scisma; altri due trattati, De Spectaculis e De bono pudicitiaei~~
infine, due lettere dirette a S. Cipriano.
. 1' '
Ci i.nteressa in particolare il De Trinitate. Pi che un tra .
dogmatico vero e proprio, l'opera espone le tre verit prilci
del Simbolo, la regola di verit (regula veritatis). Si artic
tre parti: la fede nel Padre (cc.1~8); la fede nel Figlio, del.
ugualmente affermata la divinit e l'umanit (cc. 9-28), e
lo Spirito Santo, di cui rapidamente sono esposti gli attribU
29). Gli ultimi due capitoli (cc. 29-30) dichiarano che la di.
zione delle Persone non compromette l'unit divina. Tut ,..
mentre appare sicura la sua dottrina nei confronti del Padr.
meno vi appare quella intorno a Cristo. Pur essendo da 1@
chiarato Figlio di Dio, l'autore non lo rende esente da certo A
le subordinazionismo.

Per l'approfondimento
Edizioni

PL 3,911-1000; 4,810-860 (tra le opere di Cipriano); CSEJS'


CCL4.
_,

104

Gli inizi della letteratura cristiana .in Occidente

..... ioni

>Y. Lor, Novaziano: La Trinit, Torino 1975.

~ilf4i
~' : 'Y: Lm, La latinit cristiana nel De Trinitate di Novaziano, in
~~ta di cultura classica e medioevale 13 (1971), 1-42 e 136-172;

fSwNETTI, Alcune osservazioni sul De Trinitate di Novaziano,

J . }'.~,Sfudi in onore di A Monteverdi,

l'f:. ";

IL Modena 1959, pp.

771-783.

tt~1f'<
i$~~~7TER.tuLLIANO
~s eccettua l'Octavius di Minucio Felice, la cui data in}la letteratura cristiana fa la sua prima comparsa nel 197
'.1~ opere di Tertulliano 5
.,'Egli nacque a Cartagine in data da fissare tra il 150/160, in
linbiehte pagano. Il padre, un funzionario di Roma, vantava
'olQ di centurione proconsolare>>. Trascorse gli anni della
; ovinezza con una condotta alquanto libera, ed di questa,
;;volta divenuto cristiano, che egli espresse il rammarico con
;ollda amarezza 6 Crebbe e si matur soprattutto nell'esercir Ua parola. Pi preziosa di questa retorica, per, la scienl diritto influ profondamente sulla formazione intellettuale
"lllliano; essa pose nelle mani del futuro apologista delle
be non dovevano servire solamente a fare sfoggio, ma a
.'):t~re: dopo i pagani, saranno gli eretici a farne le spese:
~erito della prescrizione, tolto dalla lingua giuridica, datesi classica della Tradizione una forma e un'efficacia

;;?'

h$i conosce n il tempo n il motivo della sua converLaJ.la fede cristiana. Probabilmente fu l'esempio offerto
fc){tezza dimostrata dai martiri. Data l'impulsivit del suo
r, 'una volta convertito egli dedic tutto il suo ardore alla
'della fed cattolica, bersaglio delle persecuzioni imperiali
cahmnie popolari. Non per nulla le prime sue opere

J1t

g,J.

!BRETON,

Gli scrittori cristiani d'Africa, in Storia della chiesa, II,

.: f; De rsurrectione carnis, 59.

':tEeRETON, Gli scrittori cristiani d'Africa, in Storia della chiesa, II, p. 254.

105

Capitolo 5

avranno per fine la difesa dalle prime e dalle seconde. Da a110~


la sua vita conobbe tre fasi ben distinte, ognuna delle quali T.,;
caratterizzata dai vari contenuti della sua stessa fede: si ebbe cd~
s un primo periodo, con la sua piena aderenza alla nuovaf~'
(197-206). Un secondo tempo, in cui gi si manifestava ils~.Jf
interesse per le dottrine montaniste (207-211). Un terzo periq,~;
do, in cui egli dichiar la sua piena adesione al montanismo ;!l'
suo completo distacco dalla chiesa cattolica (212-217). C<?n:
questa data cessano le notizie sulle opere da lui scritte: l'ultirn.!l'
infatti porta il titolo De pudicitia.
>,;;
San Girolamo ci dice che egli giunse a una tarda vecchi~:f~i
protratta quindi, forse, fin verso il 240.
. )~
Dei suoi numerosi scritti, citeremo i pi importanti, distii,1Jf

. .'!."1
m tre gruppi.
..;,_::r.
;~1
:,~~?~

a) Gli scritti apologetid

.i}~i

->~~

Ad nationes (Ai pagani). il primo dei suoi scritti: risal~


al 197, e si compone di due libri. L'autore sottolinea anzitii~
l'ingiustizia delle persecuzioni contro i cristiani, confuta le ~
lunnie diffuse tra i pagani e mette in lUce la licenza e l'immof~
lit dei costumi e dei riti del paganesimo. L'opera, pi che pr~j\
di maturit, si presenta come un preludio al secondo sCti~~i
composto subito appresso e ben pi importante: I'Apologe. '

L'Apologeticum. Molti nwtivi dell'opera preceder}'


vengono ripresi quasi con le medesime parole, ma co11 i.in.~
laborazione pi compiuta ed efficace, con logica serrata, 1;i'
giuridico, veemenza di passione, s da fare di quest'opera'
dei capolavori destinati a sopravvivere nei secoli. Dopo 9'
traduzione cli carattere giuridico sull'ingiustizia delle legg::
procedimenti, con cui si perseguitano i cristiani, l'autor r(
ma e confuta le accuse d delitti occulti, quali l'irifanti'
l'incesto; poi quelle dei delitti manifesti, quali il disprezzo;
religione ufficiale e dell'imperatore. Dimostra che i prtes
non sono tali; i cristiani riconoscono l'unico vero Dio cl{
manifestato in Cristo e sono leali verso l'imperatore e vet
patria; la loro condotta irreprensibile e l'amore fratemcf .
tra di_ loro. Il cristianesimo ben superiore alla filosofia;.
esso ha desunto dalla Scrittura quanto ha di buono. L'op

106

Gli inizi della letteratura cristiana in Occidente

..:,.

;~ghclude con un'appassionata esaltazione del martirio 8, come

f}f~lremo in una prossima lettura.


\Y\;.Di quest'opera cos famosa piace riportare alcuni celebri
\'PlissL Anzitutto il commento, con cui Tertulliano presenta la ri1~p~sfa data da Traiano alla richiesta di Plinio per avere direttive
i'8.*t'llodo di procedere nei riguardi dei cristiani che in Bitinia,
(~gtohe della Turchia asiatica che si affaccia sul mar Nero e sul
;m;ar'~i
Marmara, egli trovava molto numerosi.
.
. .
-~~ ~:~.;

'.

''('~j\.

'.ttture

-~.era di Traiano a Plinio (111e113)

~~z;'('Caro Plinio, la pista che hai seguito nell'istruire i processi contro

~!ii.~lli che ti sono stati deferiti come cristiani proprio quella alla quale

Yaov:Vi attenerti. Non si pu infatti stabilire una nonna generale che as-

(~~4\~qnello che si potrebbe chiamare un carattere rigido. Non si deve


fNfu~ere l'iniziativa di ricercarli; qualora vengano denunciati e con[~;irbisogna punirli, con quest'avvertenza per, che, chi neghi di es-

,.

ri.stiano e lo faccia vedere con i fatti, cio tributando atti di culto

bi di, quantunque per il passato abbia suscitato sospetti, ottenga


genza in grazia del suo ravvedimento. Riguardo poi alle denunce

ltile, non debbono essere prese in considerazione in nessun proce-

L. ,,, '~fo giudiziario: testimoniano una prassi abominevole che non si

~@fd.lce'per nulla ai nostri tempi.


:if:;:;'~1\ .. .
(Plinio, Ep. X, 97. Tr. di P. CARRARA,
f{ffef,~';jp'gni di fronte al cristianesimo, Firenze 1984, Il, pp. 58-59)
~~ij)~. :..... .

: .' o, mentre governava la sua provincia, consult l'imperatore


,suld farsi, riferendo che, tranne la loro ostinazione a sacrifiull' altro aveva scoperto circa i loro riti, se non che tenevano conanteb1cani per inneggiare a Cristo come a un Dio e per rassodare
:(iisipl,ina, proibendo l'omicidio, l'adulterio, la frode, la prfidia
'w'i;nisfatti. Allora Traiano rispose che tali persone non doveva.. :i:rsi; ma, se venivano deferite, erano degne di pena.
ntenza necessariamente confusa! Dice di non doverli ricercare
rqnocenti e ordina d punirli come rei! Perdona e infierisce, dis~condanna. Perch, o censura, ti dai la zappa sui piedi? Se con.Vprch noli ricerchi? Se non indaghi, perch non assolvi?.
..
(Apologetico 2,6-8. Tr. di F. GUERINO,
L'Apologetico, Roma 1950, pp. 43-44)

107

Capitolo 5

L'altro passo famoso lo troviamo verso Il} fine dell'ope,r~B

Il sangue dei martiri una semente!


Suvvia, egregi governatori: sarete ancora pi egregi pressoilJ)~
polo se gli immolerete i cristiani. Ors, coraggio, tormentateci, to~a;c:
teci, condannateci, stritolateci: la vostra iniquit la prova della nos.~~
innocenza! Dio permette che noi soffriamo tutto questo.'.. EpPur;:~
nulla giova la vostra squisita crudelt, anzi un, attrattiva per la nostt'iiJ
religione. Pi siamo mietuti da voi, pi cresciamo: il sangue dei ~
stiani un semel.

(Apologetico, 50. Tr. di F. GuERJ:N~~
L'Apologetico, Roma 1950, p. 202!;'.

b) Gli scritti polemici

:,~~

:-,.:,~.;~~~

De praescriptione haereticorum (La prescrizione degJ~


eretici). L'opera fu dettata da Tertulliano, indotto dalla preocpt,l~
pazione di difendere la fede dei semplici cristini, in vista . ''
seduzioni offerte dal pullulare di tante eresie che, a partire d
met del II secolo, nascevano come funghi. Se alcune fin'!
per scomparire presto, altre invece ncontravano un pro ,
cos rapido che al tempo dello scrittore erano diffuse quf
per poco, non lo era la stessa chiesa cattolica 9 .
<)
Per <<prescrizione si ntende un me:zzo, con cui, per il]~~
corso del tempo e il concorrere di determnate condizioni e tw~
costanze, qualcuno acquista o perde un diritto, oppure si riti ,,
liberato da un'obbligazione. Gli eretici - egli scrive- p
dono di correggere la regola di fede per mezzo delle Se
Essi, per, non hanno alcun diritto di agire cos, perch 1 ,
ture non appartengono se non alle chiese fondate dagli apQ
o derivate da loro. Tali chiese possono, in virt di un J)s
ininterrotto, vale a dire, in virt del diritto di "'prescrizion
re uso delle Scritture, Di fronte alle pretese degli ere .
chiese hanno il mezzo di opporre questo diritto. Irenep .
gi fatto ricorso all'argomento, adducendo l'apostolicit).
chiese antiche. vero per che Tertulliano espone la su3:<
mentazione in forma del tutto originale, ricorrendo ai p .
9 Cf. R.F. REFoUL, Le trait de la prescription (SCh 46), Paris 1957,Ill
) ~\
zione, p. 1l.

108

Gli inizi della letteratura cristiana in Occidente

\~i certi e pi fondati del diritto. Ne deriv che la sua opera eb;:pe un'importanza insolita di fronte alla storia delle controversie
c;J>J:oprie di quell'et IO.
,-,,.

/1,,

Adversus Marcionem (Contro Marcione). quasi super:_O,uo sottOlineare l'importanza di quest'opera: essa stata definir-'tl!;~<ia chiave di volta di tutta la ricostruzione della propaganda
rftiardonita e la base centrale d'ogni punto d'accesso allo svilup::po disciplinare e soteriologico cristiano del II e del III seco'.lp>;1i Conobbe tre successive redazioni: di queste, soltanto l'ul%~; la terza, a noi pervenuta: fu scritta, con ogni probabilit,
,:;ira il- 207 e il 208.
:ifF;; L'opera:, la pi estesa tra quelle scritte da Tertulliano, si arti,-~?1,a in cinque libri: nei primi due l'autore confuta il principio
'.'~ggqamentale della dottrina marcionita, vale a dire, non solo la
~~~Iizione, ma l'opposizione fra il Dio dell'Antico Testamento
{;i;_~tl)i() del N~ovo: s~mplic~1!1ente assu:do, s~rive Tertullian~,
'i;'P,lf"!J~are all'esistenza di due dei! Nel ill hbro dimostra che Cnt~~' JfMessia preannunciato nell' A T. e nel IV affronta Marcioi[jfo,C()ii~ responsabile del rimaneggiamento del Vangelo di san
1~P,a .. Nel V critica l'eresiarca per avere esteso lo stesso metodo
;f4t-Aiinlipolazione e di alterazione ad almeno dieci delle lettere
ii;~:sJm. Paolo, con il ripudio delle altre: le Lettere pastorali e agli

~~~~e_i,
F"

"''tt, Adversus Praxean (Contro Prassea). noto che si tratta


foretico vissuto nel Il secolo: quanto sappiamo di lui, ci pro-~.Jinicamente dalle notizie incluse in quest'opera. Giunto a

>i1, Prassea v sostenne per due decenni (180-200) una doti:ri_nitaria di contenuto modalista: unica la persona divina,
_:_-ente denominata secondo gli aspetti, sotto i quali la si vo_''onsiderare. Quindi, non il Verbo, ma il Padre si sarebbe info; teoria che prese il nome di Patripassianismo. Nello
culi Tertulliano appare per la prima volta il termine Trini, opera contiene la pi chiara espsizione prenicena della
-a ortodossa irttomo alla Trinit.
)~ Cf. G. BARDY, voce Tertullien, in DThC, XV, 1,135.
_}(E, BUONAlUTI, Il cristianesimo nell'Africa romana, Bari 1928, p. 100; citae:diR BRA.UN, omre Marcion (SCh 365), Paris 1990, p. 7.

109

Capitolo 5

c) Scritti di carattere disciplinare e morale


.::

i"

I pi noti sono tre e hanno costituito in ogni tempo uno de~_;


gli aspetti pi singolari della personalit di Tertulliano: essi han~~
no per oggetto il matrimonio e costituiscono il motivo pi stret.<
to della sua adesione alle dottrine montaniste. Ognuno di questr~
scritti appartiene a un periodo diverso dell'evoluzione religiosa/
di Tertulliano.

Ad uxorem (Alla moglie). In previsione della propria mor%


te, egli raccomanda alla nioglie di non passare a seconde noz~;:,
L'opera, in due libri, ha forma epistolare, e_ risulta, nella sy~
struttura interna, un indirizzo di carattere esortativo; Fu scritti
tra il 200 e il 206, quando Tertulliano era ancora cattolico. ~uf
dall'inizio egli propone quello che sar il fondamento di tutti}~',
sua dottrina intorno al matrimonio: Io non ripudio, egli sCliv~~:;,
l'unione dell'uomo e della donna, benedetta da Dio come il :V:i~i:
vaio del genere umano, destinato perci a popolare la terra ~.~}
formare il mondo (Gn 1,28): essa dnnque perrriessa, nei lfuiiQ\'
per di una sola unione 12 Come si vede, l'unicit del matriiio;,
nio fin d'ora enunciata, sia pure con moderata premessa. V~.~;,
dremo alla fine la condanna inesorabile delle seconde noz.zt:J;
.. : .f)~

De exhortatione castitatis (L'esortazione alla castit}:'


Anche in quest'opera, diretta a un amico che aveva perdutoJ<{i
moglie, ritorna l'invito a non risposarsi. Scritta probabilmentfy
tra iL204 e il 212, vi appaiono evidenti i primi sintomi della Sl)~i
deviazione montanista: il matrimonio permesso, ma si risol\r~f(
dopo tutto, in un vizio maltollerato. La verginit e la continri,z~i
sono beni superiori.
';'/'~
D monogamia (L'unicit delle nozz~). Con quest'op~l~
noi siamo introdotti nella sfera d~lla vera maturit di. pens~~fi
propria di Tertulliano. relativamente ally nozze. L' affermai~90,.~~
posta fin dal principio del trattato, esplicita e solenne: l'l'.~1
riconosciamo un solo matrimonio, cos ome riconosciain1{'\ii1;
solo Dio 13 L'urgenza di questa affermazione suppone ~;
avversari, chiamati in causa perch seguaci di dottrine opps~?W
'., .. .p,,

;;/J

Ad uxorem, I, 2,1.
" TERTULLIANO, De monogamia, I, 2,

11

'TERTULLIANO,

110

Gli inizi della letteratura cristiana in Occidente

!gli eretici, i

marcioniti, perch interdiscono del tutto le nozze; i


;'a,ttlici, detti gli psichici, perch le raddoppiano fino a pennet~f:re le seconde, le terze nozze, ecc. 14
;\(;:pei primi il nostro autore non intende preoccuparsi, ora, n
l~()lto n poco; gli importano i cattolici, da lui ritenuti, in mate:p_'ll., i pi pericolosi, ed soprattutto nell'impugnarli che egli troj:fa'ilpretesto per impostare tutta la questione delle seconde nozri~;: da lui irrimediabilmente condannate.

)~i)'a dottrina

lt.h;:',)ndubbiamente complessa risulta la personalit di Tertullia~~; 'DUanti giudizi pronunciati su di lui, mi sembra che il se:@~hle, di G .. Bardy, sia dei pi obiettivi. Tertulliano fu anzi?tij@: im moralista, nel senso che il maggior numero dei suoi
J~~#,t~ fu destinato a delle questioni di morale. Ma sarebbe tra~~\tfa:re alcuni degli aspetti essenziali delle sue opere quello di
if~riet presenti soltanto i punti di vista delle sue dottrine morali.
:i:)p':ffetti egli ha toccato tutte le questioni suscettibili di interes;~.fu;,ela dottrina e la vita cristiana. Come apologista egli ha por~talrisolutamente la difesa del cristianesimo sul terreno del di;f#:. ai pagani ha mostrato che gli editti imperiali contro i crii~i,~ non avevano nessuna base giuridica; agli eretici ha
@:ipp~tol'ai:gomenfo della prescrizine e ha dimostrato che essi
~~~@avevano il diritto di fare appello alrautorit delle Scritture
:::&:-.:'li~he. Teologo, non s' accontentato di confutare Marciane
' _gnostici. Allo scopo di delucidare i dogmi della Trinit e
fnlirilazione ha apportato delle formule indimenticabili.
''iilista, s' spinto, d'istinto, (purtroppo!), anche prima del
YJ>assaggio al montanismo, fino a soluzioni le pi austere e
Jiste. Tuttavia, nellungo periodo in cui egli s' mantenuto
le alla disciplina cattolica, seppe temperare le sue esagera@coil sagg e prudenti rilievi 15

'zmi
,; L 1-2; CSEL 20; 47; 69; 70; 76; CCL I, Il.
~\:S':~)~J~Cf;TuRTULUANo, De moMgamia, I, 1.

H&C'
'\
;y;.:;-

G. BARDY, voce Tertullien, in DThC, XV, 1,139.

111

Capitolo 5

Traduzioni
C. MoRESCHINl, Tertulliano: Opere scelte (contiene: A Scapula,;
Sulla prescrizione; Contro Ermogene; Contro i Giudei; Sulla carne di,
Cristo; Sulla risurrezione dei morti; Contro i Valentiniani; Contrd
Prassea; Sull'unico matri71!0nio), Torino 1974.
Studi
R. CANTALAMESSA, La cristologia di Tertulliano, Friburgo 1967;,
E. DAL Covow, Riferimenti mariologici in Tertulliano, Lo Statu~
Quaestionis, in La mariologia nella catechesi dei Padri (Et prenic~:
na), (a cura di Sergio Felici), Biblioteca di Scienze Religiose, Ro~~
1989, pp. 120-132; A GRAMAGLIA, Il linguaggio eucaristico in Tertl,i
liano, in Sangue e antropologia nella liturgia, (a cura di F. Va:ttionit
Atti della IV settimana (21-26 Nov. 1983), Roma 1984, pp. 915-lO!Qi
C. MoRESCHINI, Temi e motivi della polemica antimarcionita di Tertfi.:H
liano, in Studi classici e orientali 17 (1968), 149-186; C. Tran.
Verginit e matrimonio in antichi scrittori cristiani, Roma 1983i;J~;'
Uoi..IONE, Il matrimonio in Tertulliano tra esaltazione e disprezz', fil
Ephemerides liturgicae 93 (1979), 479-494.
'it

JJfti!

l~

5.

:-;~~1

LA LE1TERATURA MARTIRIALE

noto come il Signore stesso abbia ripetutamente pred,j~


agli apostoli e ai loro futuri seguaci persecuzione e morte: S,~~
rete odiati da tutti per causa del mio nome; ma chi avr pe~sti,y~
rato firto alla fine, sar salvo (Mt 10,22). Se la caratteri~t(~
della predicazione di Ges l'aver inserito la persecuzio11e:~~!1
discepoli e la possibilit di un martirio in un contesto escat<>;~
gico, il primo pensiero cristiano lega la concezione della, lll~~
del martire a quella del dies natalis, ma, al contrario dei p_ag~~
che intendevano con questa espressione il giorno della na$tiifj)
questa espressione stava a significare il giorno della morte te.il:;~
na conte giorno di vera nascita 16 Quel giorno si celebrav si)~
tomba del martire il sacrificio eucaristico 17 Attorno a qri~~ll~
;~.':~:~~~

Cf. L. BoUYER-L. DATIRiNo, la spiritualit dei Padri, 3., Bologna\


pp. 43-47..
\'
11 A quella mensa noi non ricordiamo i martiri nel modo con cui commem9
mo gli altri defunti che riposano nella pace della morte, poich per questi siairio ,
per lo pi, ad elevarele nostre preghiere: ai martiri, al contrari, rivolgiamo ni'
stre preghlere, perch essi intercedano per noi, affinch possiamo camminare
patria sulle loro tracce: AGOSTINO, Commento al Vangelo di Giovanni, 84;f
1

112

Gli ifilzi della letteratura cristiana in Occidente

!lb'tc)i della fede venne a crearsi, fin dall'inizio, un'atmosfera di


~1.nerazione diretta anzitutto alla religiosa piet con cui veniva)'.'i\'.&:consegnate e custodite le loro spoglie 18 : tale venerazione
'.,~Y~Wi.e consegnata alla tradizione e messa poi per iscritto, in mo~:{l''.da. assicurarla come un documento insostituibile. Abbiamo
[\igJ(11ccennato al Martyrium Polycarpi, come primo documento
~;_jp:cui :appare il termine martire, cio un cristiano morto~
}itestim:oniare la propria fede nella risurrezione: ma accanto a
~i]y~t;i prima memoria si andato costituendo tutto un genere
;g;@.tterario di scritti che prende il nome di letteratura martiriale;
~~~J,;6Secondo H. Delehaye 19 tutti i documenti che riportano i pro. ) eJe decisioni dell'autorit giudiziaria, raccolti sotto il no,\~Acta martyrum 20 , sono la voce autentica e storica di un
"'niartiriale: di contro, le Passones e i Martyra sono l'am.. . ento narrativo e devozionale, spesso ricalcato su una serie
([+ :f/t6pbi ricorrenti del martirio cristiano, ma con una notevole
~~gg1nta'di inventiva e originalit; le Legende, come si evince
[i~~o stesso titolo, sono soltanto racconti leggendari.
:f;;ti;i\Tra gli Atti, ricordiamo qui soltanto quelli dei martiri Scilli"{BGL 7527), messi a morte nel luglio dell'anno 180 e quel. lvescovo martire Cipriano di Cartagine (BHL 2037), che
o parte degli Acta di lingua latina, pi aderenti al procedigiudiziario: in ambito greco citiamo solo quelli dell'apota Giustino e dei suoi compagni (BHG 973) e del filosofo
[omo (BHG 149). Gli Acta greci si distaccano ben presto
Sscarilo procedimento processuale, per far sempre pi spa: .einserzioni, pi o meno ampie del redattore: gli Atti di
lq {scritti tra il IV e il V secolo) fanno da cerniera per la
nazione delle Passiones.
iaJe Passioni, ricordo quelle dei martiri di Lione (fine II
);>con la tenera figura della piccola schiava Blandina, i
pagni di martirio temono per la sua fragilit, ma che

'.Ja::.f,

V. SAXER, Morts, rnartyrs, reliques en Afrique chrtienne aux premiers


Paris' 1980.
: : .DEI.EHAYE, Les passions des rnartyrs et. les genres littraires, Bruxelles
,.'(}.D. GoRDINI, La letteratura agiografica nei primi cinque secoli, in Sto
' phiesa, n, 2, appendice, pp. 846-870.
[V. SAXER, Atti dei martiri deiprimi tre secoli, Padova 1984; G. LAZZATI,
pi della letteratura sui martiri nei primi quattro secoli, Torino 1955; G.
, Oli atti dei martiri come documenti processuali, Milano 1973.

113

Capitol 5

dimostra una forza d'animo eccezionale, che la mette in ~~~tij


di sopportare le tremende pene che le vengono inflitte (Maifj~~;
rium Lugdunensium). Cifo ancora. quella di Carpo, Pap~c:f:,~
Agotonice (Martyrium Carpi), condannati alle fiamme per~?ft~j
aver voluto sacrificare agli dei; su racconto di un testimone {)i'\i:~
lare; e quelle dei martiri romani: Cecilia, Agnese, lppolito,>$e%~
bastiano, .Cosma e Damiano e il diaeono Lorenza 21 Ma ~a.;j
menzione a parte merita la Passio Perpetuae etPelicitae. }>e' '~~(,;
tua di Cartagine: ventidue anni, eccezionalmente bella, di
na f arniglia, ottimamente istruita, degnamente maritata,
,
di un bambino appena nato, viene martirizzata, insieme .ai/s
compagni, il 7 marzo del 202. Le compagna Felicita, che.
sa dal sangue del parto a quello del martirio, con le maffim
ancora gonfie di latte, tanto da indurre a commozione la, f oll~~
Cartagine che assiste alla sua condanna. il diario di prigti),
di Perpetua che ci stato tramandato, la cronaca fedele deLK .
martirio, cos come essa lo ha lasciaro, concepito, scritto di, '''''.;
mano 22 , assieme a quello di uno dei suoi compagni, che li(
no di un redattore, forse lo stesso Tertulliano, ha consegnatp
storia 23
,

6.

CIPRIANO

Cecilio Ciprianonacque verso il 210 a Cartagine, d~ ~:


glia non cristiana. La sua cultura conobbe molti sbocchi, s
do il costume del tempo, e abbracci lo studio del IatiJiq;
greco e dellatetorica, ma del diritto, a differenza di Tertul~
non sembra avere cognizioni approfondite. Divenne pre,s ,
moso come retore . Non fece viaggi, e rimase quasi contj;Q.:
mente entro gliorizzonti urbani e nelleconsuetudinid'uri(~
ta famiglia.
....
La conversione al cristianesm ebbe la sua origine. n~ll
contro con un presbitero della citt, di n()me Ceciliano. E{'
no 245. L'avvenimento sorprese tuttala citt. La prima e;
guenza di quella conversione fu la decisione di privarsi Mi
21 A AMORE, /martiri di Roma, Roma 1975:
"Passio Perpetuae et Felicitae, Il, J,
23 Cf. Atti e Passini dei Martiri, Firenze 1987.

114

Gli inizi della letteratura cristiana in Occic!ente

,~~i,;patrimoniali: se di tutti o solo in parte, non si pu dire. Nel

~~f9.: _dopo la morte del vescovo Donato e a soli tre anni dalla
(~:ilversione, fu eletto vescovo di Cartagine per acclamazio;~~:~Polare. In quegli stessi anni da porre l'inizio di una rara
!,@~f~nza.e di una instancabile dedizione a favore delle classi
' ,overe~ Era ormai da un trentennio che la chiesa cartaginese

: eva di pace.

[~~-Nel 250 si scatenavala persecuzione di Decio. Furono im-

, atti pubblici, da cui risultasse l'adesione di ogni cittadino


to. ufficiale: i renitenti erano condannati alla confisca dei
.all,'esilio oppure al lavoro nelle miniere. Sembra che la pe''.niprte fosse comminata soltanto ai vescovi. Molte, pur,; furono le apostasie, anche da parte di alcuni membri del
'{;;ipriano ritenne opportuno o nece~sario ritirarsi nell'om. luogo vicino alla citt, e di l ~eguire e controllare gli av. enti. Si mantenne in vigile contatto con alcuni presbiteri,
T'scelti per il governo della sua chiesa attraverso un fre'te invio di lettere.
1, ~.JAt cessare della persecuzione, dovuta unicamente alla morte
!ldr@ecio, Cipriano pot ritornare a Cartagine nella primavera
~~~~25:( . Sors~ allora la questione della riammissione dei lapsi
' 'i:f-comunione della chiesa. I caduti, appoggiati da parte del
'\~s!iJ.e a Cipriano, e sostenuti dagli stessi confessori della
~-sopravvissuti alle tortre, esigevano la riammissione. Cio pcorse a misure di grnde prudenza, mettendosi in con., zit\J,tto con altri vescovi dell'Africa e con Roma, in quel
''flto senza vescovo e governata, come abbiamo visto, dal
.ierium, di cui faceva parte preminente il prete Novazia-decisioni prese dal concilio di Cartagine del 251 furono
.enti: a) coloro che avevano sacrificato, denominati sacriovevano fare penitenza, in previsione di esser riconciliat per in punto di morte; b) coloro che erano riusciti a
. e:n attestato dell'avvenuto sacrificio, senza per avervi
;ip;lto, denominati perci libellatici, erano ammessi alla
'ijza e alla riconciliazione.
~3.nto a Roma Novazano; deluso per l'elezione di papa
. lio, provocava lo scisma che da lui prese il nome, inteso a
)r~ il rigorismo pi esigente in rapporto ai Japsi. Cipriano
\I'Q~lio rimasero fermi per una condotta di comprensibile
. '.ssione.
>

115

Capitolo 5

Superato questo periodo di inquietudine interna, si abbatt~Xj


va sulla citt una sventura d'altro genere, la peste. La caii~]
eroica, con cui Cipriano si prodig per i colpiti dal contagio, ijl\i
duce a ricordare quella a noi pi nota, in cui rifulse la carit. d~
san Carlo e di Federico Borromeo a Milano. Passata anche que'~
sta sciagura, insorse un'altra penosa questione riguardo al-bai!'
tesimo conferito dagli eretici.
' !'.i
Il papa di queltempo, Stefano l (254-257), sosteneva eh~)
non si doveva rinnovare quel battesimo. La tesi contraria era af1
fermata da Cipriano, unitamente ai vescovi dell'Africa e d#*i
lAsia Minore. C'era il rischio che si passasse alla provocazioif~
di uno scisma: lo imped la morte di papa Stefano nell 'agoso;
del 257. Frattanto cominciava a infierire la tremenda persecii~'.
zione voluta dall'imperatore Valeriano. L'anno seguente . (258),~
dopo un anno d'esilio, Cipriano moriva a Cartagirie, mart#,~1
della fede.
~)f~
.-.;.:;;,,

.:.~if

a) Le opere

a~

L'attivit letteraria di Cipriano strettamente legata


avvenimenti della sua vita e del suo tempo. Tutti i suoi sctj~
sono dovuti a circostanze particolari e mirano a fini pratici.' e;U1
priano era un uomo d'azione. Si curava pi della direzione d~l!~\
anime che di speculazione teologica. Non possedeva la proftj#~
dit di Tertulliano, n il suo talento letterario e la sua ardei{~
passione: era dotato di saggezza pratica 24 Tra le sue numer~~~
opere, sceglieremo le pi singolari:
;~J5ffi
; ';_}:1~
A Donato. Pi che una lettera, lo scritto si risolve in !)'~
pagina autobiografica. L'autore, da poco convertito, espoh~~
l'amico, specie nella prima parte, il mutamento prodottosiJ),~!,@
per effetto della conversione alla fede cristiana. Il destinati!\\\
non va confuso con Donato, vescovo di Cartagine. Si trat~a';:j~
un amico, compagno della conversione. Ecco il brano pi st~~
ficativo di tutto lo scritto.
';?:~

r.

~. &,~,w.1,p.
116

m.

'~1
,I

Gli inizi dell letteratura cristiana in Ckciden!e

)'.ettura
:~::,

4z: gioia del/a conversione


L-::: ~<Un volta io giacevo nelle tenebre di una notte buia; mi trovavo

:~me sballottato sul mare del mondo che mi gettava in tutte le direzio-

:m;' incerto delle vie che mi si paravano davanti, ero in balia di me stes\i. non ero consapevole della mia vita. Lontano dalla verit e dalla
rit~nevo che fosse veramente difficile e pesante per i miei sentimenti cli quel periodo ci che la misericordia di Dio mi prometteva per
alla salvezza. Ritenevo fosse difficile poter nuovamente rina,ser e deporre le abitudini precedenti, anche se il battesimo nell'ac:qa della salvezza mi rinnovava a vita nuova. Ritenevo ugualmente
id,if:'icile che un uomo potesse cambiare la mente e l'anima senza muta;~'nel suo fisico. Continuavo a dirmi: come sar possibile una conver':~t~ile cos grande da liberanni tutto a un tratto da ci che fin dalla na~iii:,J!A si solidific come quando si colloca del materiale e lo si ammuc~J .in depositi? Come sar possibile liberarmi da quelle abitudini che
)),Qildebitamente contratto e che da molto tempo mi dominano con ard~ginia, perch sono invecchiate ccin me? Queste abitudini sono lega1~;A,:radjci inolto profonde[.. '.]. Spesso mi trovavo con questi pensieri.
{~.~ch'io legato dai moltissimi vizi della mia vita passata e non
;jf~ mai ereduto di potermene liberare. I vizi aderivano alla mia vita e
j~;~bntiiluavo ad assecondarli. Nonpensavo pi di poter raggiungere i
r""' ' ~gliori; per questo favorivo ci che mi nuoceva come se fosse

h cosa che ormai mi appartenesse e fosse cresciuto con me. Ma


g~unse l'aiuto dell'acqua che rigenera. La corruzione della vita
dente venne cancellata e dall'alto si diffuse una luce nel mio ani~l:iio'>piirificato e mondo. Ricevetti dal cielo lo Spirito e attraverso una
r~onda nascita diventai uomo nuovo. Dopo questo avvenimento ci
~~heefa colpito dal dubbio divenne, in un modo che io non saprei de'.~i:fy~re, improvvisamente certezza; quello che era impenetrabile mi
t~filiarve accessibile e luminoso.
~:,t,f">'.:,
(A Donato 3,4. Tr. di G. Toso,
~il'i.
Opere di Cipriano, Torino 1980, pp. 82-84)

foe,
'pfu'.tanni

:.,

~gti~~:>},

~i!'.:~ 'Delapsis(Gli apostati). Quest'opera, universalmente co'.~#~'S~ita, porta un titolo che, letteralmente, si riferisc ai cadu({~~0'dti11U1te l'infierire della persecuzione

di Decio; il titolo stes-

''.j~~;,:per, reso pi comunemente col tennine di apostati o

i\Mche di rinnegati. Lo scritto fu composto nella primavera del


t~~l;.quando era cessata la persecuzione e Cipriano era ritornato
~_);sede a Cartagine dopo quattordici anni di esilio.

~t:'

117

Capitolo 5

L'opuscolo passa in rassegna tre categorie in base al com%'.


portamento tenuto dai cristiani durante quel periodo di prova: i'.
pi fedeli, confessori della fede pur in mezzo ai tormenti; i ca"';"
duti nell'apostasia; i libellatic, ch s'erano procurato astuta/
mente il certificato cli adesione. Lo scritto fu redatto in previsios'.
ne del sinodo che i vescovi dell'Africa avevano deciso di orga"
nizzare nel maggio del 25 l sui criteri da adottare in rappol"f({
alla caduta dei cristiani. Cipriano ammetteva che i caduti do"
vevano venire riconciliati. Egli insisteva per sulla necessit dt
una penitenza severa e prolungata: fm tanto che sulla conver8io~
ne non avevano garanzie sufficienti, non bisognava riconcilif~;
salvo in punto di morte 25

De catholicae ecclesiae unitate (L'unit della chiesa). Sif


tratta di una lettera pastorale, scritta in occasione dello scism~:
di Novaziano. Anche a Cartagine era in atto uno scisma, capg:'
giato dal prete Novato e dal diacono Felicissimo, tutti e due opj'
positori di Cipriano. Roma e Cartagine subivano dunque cotj~S
temporaneamente le due deviazioni. Era l'anno 251. In segilitef:
Cipriano riprese l'opuscolo con alcuni ritocchi, sicch, almenq.'.
per alcune part, oggi si riconoscono due redazioni: la scon<I~.
fu scritta quando gi si svolgeva la controversia sulla va!W~t
del battesimo conferito dagli eretici, come sosteneva il pap~'.
Stefano. Quest'opera pu essere considerata come il primo trat~j
tato sulla chiesa. L'atteggiamentO e il pensiero di CiprianoJor}~
mano l'oggetto di conclusioni ancora molto discusse dap~;
degli studiosi. Ne vedremo il processo e il contenuto nel giud,f~.;
zio conclusivo.
'.>
De dominica oratione (La preghiera del Signre). C<J~+
tiene soprattutto il commento sulle singole petizioni del P.t~~:j
npster. Precedono alcune. premesse generiche sul modo di Pre~'
gare sulle doti che devono ssere proprie di ogni preghier; ti,(
conclusione afferma la necessit di accompagnare la preghierhi
con le buone opere, il che dona al breve opuscolo il pregio &ui11
carattere sociale e comunitario,

L'epistolario. una raccolta cli 81 lettere,. delle qualibeP.!


16 inviate allo stesso Cipriano da vari corrispondenti. Le let~I;
abbracciano tutte le fasi che distinguono i periodi pi singol'j
'~ ~

"J. DANILOU, Nuova storia.della chiesa, p. 244.

118

Gli inizi della letteratura cristiana in Occidente

-~bll.

sua ricca esistenza. Sono divise in gruppi, secondo l'argoJrtento; .i destinatari e le occasioni che le hanno dettate. Vi trat;Jatal questione dei lapsi elo scisma creato prima da Novato e
,fi':>i da. Novaziano. Vi la corrispondenza con i vescovi di Ro:fua; Cornelio e Stefano. Infine la questione sul battesimo confe'.rfrp dagli eretici. L'importanza maggiore di questo epistolario
::affiora dalle notizie storiche, fomite da chi aveva vissuto tutte le
,~teride in prima persona.
',~),La dottrina
{

>;. Cipriano resta uno dei personaggi di maggior rilievo nella

~~tPrfa della chiesa cristiana antica. In rapporto ai grandi contes~fo1tj <!ella fede, soprattutto

in relazione ai misteri della Trinit e


~J~ff'n,carnazione, la su dottrina risulta irreprensibile. Ma
'sii_ecialmente nei confronti della chiesa e del battesimo, dove
~f~ppaie particolarmente la sua sollecitudine, che hanno luogo al;,ctjne riserve. stata infatti posta questa domanda: Cipriano ri,'..s9iiosceva o no il diritto di Roma a intervenire negli affari di
l'tli1faJtra chiesa locale? Dille risposte date dai vari studiosi, mi
rf?!lfo che quella di J. Danilou sia tra le pi evidenti: Nel pen:~i~fo di Cipriano c' certamente dell'ambiguit. O, pi esatta~U~~fo; egli viene a trovarsi sulla confluenza di due correnti, alle
~qj.f;:l.l(rende ugualmente testimonianza, ma non ne vede ancora
~f;p6ssibilit di conciliazione. attaccato ll 'unit della chiesa
<ii.!Jel's~le e iil particolare al primato romano. Ma, d'altronde,
~ihtiI:namente conscio dei diritti dell'episcopato locale. Papa Sterif!llio,dal canto suo, ha piena coscienza del suo diritto di interve'.1~,negli affari delle altre chiese. E, d'altronde, Cipriano, in oc~E'.itMorie precedente, sollecitandolo a intervenire, gli aveva rico-::11'1>ci:uto questo diritto [... ].
~(0%:~>'~, al di l dei problemi particolari, cerchiamo di mettere in
)'l~':(ff significato della controversia, se ne vede l'importanza.
:Jt&~a-iiguarda infatti fa questione del principio e delle modalit
!)l (;rimato romano. Il conflitto non verte su questo primato in
?~,,:Ciptiano ne uno dei grandi testimoni. Bens verte sulla sua
~;~#e1isione. Quel che Cipriano rifiuta un intervento in un setto!:'i he, a suo parere, di pertinenza della chiesa locale. D'altra
'\)?~e non e' dubbio che la violenza della condanna scagliata da
~$'tfano rivela una tendenza del vescovo di Roma a un abuso di
:~ '~ ~ '.:~''! .. .

.,.,._.

119

Capitolo 5

autorit. Nella misura in cui difendeva la legittimit delle diver~


se tradizioni liturgiche, Cipriano protestava legittimamente con~
tro le tendenze centralizzatrici di Roma. Ma nella misura in cui
trattava una questione dogmatica, Stefano era nel giusto, affer;
mando il diritto proprio di intervenire. L'avvenire dimostrer
che aveva ragione 26

Per l'approfondimento
Edizioni
PL 4; CSEL 3,1-2; CCL 3,1-2.
Traduzioni
G. Toso, Opere di san Cipriano, Torino 1980 (contiene: A D1Ui,{
to; La condotta delle vergini; Gli apostati; L'unit della chiesa catto~
lica; La preghiera del Signore; A Demetriano; La pestilenza; Le bur/.'
ne opere e I' e/e11l()sina;La virt della pazienza; La gelosia e /' invidii!,/.
A Fortunato; Atti proconsolari; Lettere).
'
Studi
P. BREZZI, La riconci/azione ecclesiastica nel/a disciplina peniten~
zia/e secondo Tertulliano, Origene e Cipriano, in Atti dell'Accad~~:
mia Pontaniana, Nuova Serie, voi. N, 1952, pp. 105-127; L. DAri.gl~
NO, L'ecclesiologia di san Cipriano, in Lllteranum 50 (1984),
150; G. MoNGELLI; La chiesa di Canagine contro Roma durante l'~D
piscopato di san Cipriano, in Miscellanea francescana>> 59 (1959W:
104-201; F. TR.Isoouo, San Cipriano: un governatore di anime';iif:
Latomus XX (1961), 342-243; 549-567.
:~.l'

12n.

Dopo Cipriano, veniamo in contatto con ire scrittori, che.s~~


gnano indubbiamente una loro nota caratteristica nella letterafit~\
ra cristiana sotto Diocleziano, e son<>: Amobio, Lattanzio e \1.~i
torino di Pettau. Il periodo di cui ora parliamo, la cosiddetta ~j
di Diocleziano (284-305), f contraddistint da una delle pife~;
roci persecuzioni: considerando il cristianesimo pericolosO~~)
lo stato, egli lo combatt aspramente a partire dal 303, editto ~'.
Nicomedia, e fece numerosi martiri.
/<"

26

J. DANILO, Nuova storia della chiesa, p. 247-248.

120

Gli inizi della letteratura cristiana in Occidente

7.

ARNOBIO

;.~ Dopo la letteratura costruttiva, fiorita nel campo pastorale e


.~:quello teologico, si ritorna, con l'opera di Amobio, pi pro;P,ii,ainente nel campo apologetico e polemico. Egli ebbe i natali
:aSica; citt della Numidia, oggi El-Kef, in Tunisia. Era pagano
,d esercitava con molto prestigio la professione di retore. Fu in
;~,eguito a un sogno che egli si convert alla fede cristiana. Quale
:'.'pi"i:(errna della sua nuova decisione, compose un'opera dal tito-

io.:Adversus nationes (Contro i Gentili).

,;E l..'opera si compone di sette libri, ed scritta soprattutto per


:{.fendere il cristianesimo dalle accuse dei pagani (c. I); rispon;:i:iea varie obiezioni sull'opera salvifica del Cristo, sugli ultimi
"I.lesti.ili dell'umanit e sull'essenza del cristianesimo (c. II); ri#>fte l'accusa di empiet sui pagani (cc. III-V), mostrando come
;~#esti, e non i cristiani, offendano la divinit con le pratiche del
T9fo culto (cc. VI-VIl) .
. Al suo apparire l'opera, assegnata dai vari studiosi agli anni
;:3,'.'.l~305 ebbe iildubbiamente successo, come si pu vedere in
:;~Faccenno dello stesso Girolamo: Arnobio, egli scrive, sotto
;:J'iiJrlperatore Diocleziano insegn con pieno successo la retorica
$'ellacitt di Sicca, in Africa. Scrisse dei libri contro i pagani,
'.:l{6ri assai divulgati 27
~<jj;>r~ttavia, nel suo complesso, l'opera non pu suscitare ora
"udizi del tutto lusin iero, al di fuori, s'intende, dell'inJone del. suo autore. Cos ne parla uno degli studiosi dell 'o':, Per quanto il suo scritto non sia, n voglia essere, un'e'iione della fede cristiana, le nozioni teologiche vi si rivela,esso superficiali o contraddittorie, sicch egli apparso
posteriore tradizione cristiana come testimone teologico di
:ijt molto debole. Nonostante questo, l'opera di Amobio,
l- :sua stessa drammaticit ricca di fermenti e di spunti, ha
sto di singolare importanza nella storia della letteratura e
~;;.~Ipe11siero dell'Africa cristiana e, sotto pi di un aspetto, pre~~'!tij(}y a quella di Agostinou.

~~t~::-~;:

~~.~\'..~1 QIRoLAMO, De viris illustribus, 79.

i:'~~~t\:',}.t Nrccou, voce Arnobio, in EC, I, 2011.

'

121

Capitolo 5

Per l'approfondimento
Edizioni
PL 5, 718~1288; CSEL 4;
nes libri VII, Torino 1953 2

c. MARCHESI, Arnobii adversus natio:.;

Traduzioni
R. LAURENTI, Arnobio: Contro i Gentili, Torino 1962.
Studi
B. AMATA, Problemi di antropologia arn,obiana, in Biblioteca tJi>;
scienze religiose 64, Roma 1985, pp. 145-155; IDEM, La cristologia~'
di Arnobio il vecchio, in Bessarione 5 (Roma 1986), 54-94. ~%
MAzzA., Studi Arnobiani, in Helikoil 3 (1963), 111-169; E. RAPJ.+;_
SARDA, Arnobio, Catania 1945.
J.~~
., .. ~\:~

8.

LATTANZIO

Nacque nell'Africa proconsolare, forse a Cirta nell 'od.ieri{~


Algeria, verso il 260. Fu _ discepolo di Arn~bio ed ebbe un'~~;~~
cazione molto accurata, tanto da divenire presto assai noto ,~r~
la sua oratoria. Verso il 290 fu chiamato da Diocleziano alla ~~;~
tedra di retorica a Nicomedia, scelta dall'imperatore come pfg"~
pria sede. Non ebbe molta fortuna: Nicomedia era citt di ctilfflh,~
ra greca e non era certo in grado di apprezzate un maestro :d
lingua e di cultura latina. Dovette rivolgere i suoi impegni;:p!~~J
che all'insegnamento, a.Ila stesura di opere scritte. Della s.M~
conversione al cristianesimo non cdnosciamo n
i .niotivi n~/!e~
.
, .. ;,(.,,
circostanze che l'accompagnarono. Quel che certo che]~~
venne un cristiano fervente e un fervido difensore della reigi'.~~,]
ne abbracciata. Con la promulgazione_ dell'editto di Mil4i{~~
(313) il cristianesiffio raggiungeva finahnen:te la sua liti~[f~~
Lattanzio, ormai avanzto in et, fu chiamato fu Gallia da <f~
stantino, quale precettore di Crispo, il maggiore dei figli. Moiita~!
Treviri verso il 330.
- '~
Tra le sue opere, ecco le pi importanti:
>')I~
_.

':''"f"li

Divinae institutiones (Le istituzioni divine): distint/~


sette libri, composti tra il 304 e il 313, hanno un fondame11taj#~
intento apologetico, mirando a difendere il cristianesimo cta,:u,1
accuse dei pagani. Ma la cultura dell'autore e il suo propostQ~

'";!

::~

122

. :\~n;-;

Gli .inizi della letteratura cristiana in Occidente

},ili;'nspondere esaurientemente alle obiezioni dei pagani colti


-t4etro all'opera il carattere d'una trattazione sistematica, come
j)'@ca il titolo, ove l'elemento polemico integrato dal costante
:~1iiipgno diapprofondimento :razionale del cristianesimo. I prinf~tpi!.1'.iargorilenti trattati sono: l'unit di Dio d'assurdit del po1fu't~1~rn6; la demonofogia, l'insufficienza. della pretesa sapienza
~lfuiana, !;incarnazione e la redenzione, la giustizia, il vero culto
29
;tdifbio
~!:._e=-.:-:
' la vita futura

i:~~~~.-~: De opificio Dei (L'opera di Dio). L'argomento dichia~~~~c{pi esplicitamente in un sottotitolo aggiunto da san Girola~~'?}~ulf _operc: di.Dio . o creazi~ne del mondo 30 ~'?pera di:;;m~ ,contro

gh ep1cure1, negaton della presenza divma nell 'or-

'\~e,-.. e
nella disposizione del mondo. Lattanzio si ferma di
.
"),._.;~.'-?-'.

Mil'efetenza sulla struttura dell'uomo, dcl cui corpo egli descrive


:kmtt~Ja pelfezione, per esaltare poi l'anima, espressione della
~t~gi:()ne, il dono che distingue l'uomo da tutti gli animali. In
~tq\fost'opera gii argomenti sono tolti pi dalla f~losofia che dalla
Ftg~ij:Ona cristiana e dalla Scrittura.
t"~~{r:

". <....:. Ve mortibus persecutorum (La morte dei persecutori). In


~t'opera l'autore intende delineare il male che nel mondo e

. . a'.dell'intervento della collera di Dio che punisce i malvayalore dello.scritto anzitutto di carattere storico, poich
'(tC>re sterrde la sua opera dopo la pubblicazione dell'editto
no (313). Perci egli pu avvalersi della fine miseranda
~rsCutori dei cristiani, da Nerone a Diocleziano. Il desti un certo Donato, 1ln cristiano sottoposto alle torture e
~~idnato, poi liberato grazie all'editto di Galerio emesso nel

.:o

i iifo storico del cristianesimo

~<#'$grore ha ascoltato le tue preghiere, carissimo Donato, quelle


aj'hai offerto al suo cospetto a ogni ora, e le suppliche dei nostri
tjJU, che. con la loro gloriosa confessione hanno guadagnato una
1

.i::i9M. PELLEGRINO, Letteratura cristiana antica, Roma 1985, p. 37.

'.':f GIROLAMO, De viris illustribus, 80.

123

Capitolo 5

corona eterna per i meriti della fede. Ecco che, eliminati tutti gli a,vE?J
versari, ritornata nel mondo la tranquillit, la chiesa che poco temij<j):
addietro era stata sconfitta ora risorge e con maggiore gloria si ricostiL;
tuisce il tempio di Dio; che era stato distrutto dagli empi, grazie &li~?
misericordia del Signore. Dio infatti suscit imperatori che hanno im-)(
nullato gli ord.ini malefici e sanguinosi dei tiranni e si sono presi cm~.;
del genere umano, cosicch ormai, come dissipata la nube di un temp~(
luttuoso, una pace gioconda e serena allieta le menti di tutti ... Qulli
che avevano insultato Dio, ora sono a terra; quelli che avevano distruF,;
to il suo sacro tempio, sono caduti con maggior rovina; quelli che ave~;:
vano massacrato i giusti, persero le loro anime colpevoli per i colpi c
lesti e con le meritate sofferenze. Tardi ci accaduto, certo;
modo pesante e adeguato. Infatti Dio aveva differito il loro castigo p~fi
mostrare contro di loro grandi e mirabili esempi che insegnasserd :~~
posteri che esiste un solo Dio e che Egli, come giudice, commina agli';~
empi e ai persecutori supplizi evidentemente meritati-.
. ']\
(La morte dei persecutori, I, 1-7. Tr. in G. Bos1oc E. DA.i.. Covoi.0%1
M. MARITANO, Introduzione ai Padri della chiesa, m, pp. 20-2J3

ma m>

.,

:,-;:;;~

Un primo giudizio su Lattanzio ebbe ad emetterlo lo stessdj


Girolamo: Lattanzio, egli scrive, come un fiume di eloque~i'.~
za ciceroniana: volesse il cielo che egli avesse potuto affermai.e~
la nostra dottrina con la stessa facilit con cui riuscito a .
struggere quella degli avversari 31 Questo giudizio, cos sin' -- _.,;_
co, stato assai beri allargato da uno studioso di Lattanzio,.nQ'~
del tutto recente, ma indubbiamente ancora valido: Lat __'r
non una di quelle forti personalit che imprimono al corso gli eventi una scossa decisiva: anzi espressione tipica di ..
mentalit comune agli albori del quarto secolo; ma il suo no.
inseparabile dal momento storicamente importantissimo de
pace tra la chiesa cristiana e l'impero.L'adesione di Costrt
fu fondamentale nella evoluzione, sia politica che religiosa,
la societ. Lattanzio prte viva di questa evoluzione. L .
mento colto e dirigente doveva esser convinto, perch .fi
possibile la vittoria definitiva del cristianesimo. Il quarto se'
doveva vincere la battaglia culturale cristiana. Questo compii e volle Lattanzio 32

Epistola, 58,10.
REGmus, Lattanzo, Torino 1928, p. L

" GIROLAMO,
32

L.

DE

124

~!"'{

Gli inizi della letteratura cristiana in Occidente

~:;:::/.
~~'i,~fapprofondimento
'

~~~t'~.;

'P,ti!d,~ioni
,i:{:"::'.

:R: Calliani, lA

morte dei persecutori, Alba 1967; G.


~i;o: Le divine istituzioni, Siena 1936-37.

MAZZoNI,

;Bosro-E. DAL Covow-M. MARITANO, Introduzione ai Padri


:hfe~a.

III,pp. 13-21; M.
'jiina 1947,. pp. 151-207.

PELLEGRINO,

Studi sull'antica apolo-

,:; '.

~:ktf;::.

~-91')VITrORINO DI PETIAU

~:,;(.''

nella seconda met del m secolo noi abbiamo avu. :riotizie sicure sulle chiese esistenti nell'Illirico danubiano.
1
' ; \;h,iese, per, dovevano risalire, per la loro fondazione, ad
\ antica, perch, al loro affacciarsi nella storia, esse ci ap0, perfettamente organizzate, a cominciare dalla gerarchia
inpletamente costituita in una di queste chiese, quella
javio, che viene a trovarsi il vescovo Vittorino, martire del-~rsecuzione di Diocleziano (304): Pettau, oggi Ptui nella
:.!!i:ia settentrionale, sulla riva destra della Drava, fino al
8:fiella Stiria.
t\rttorino, d'incerta origine, forse greco, fu esegeta e, per di
:~$egeta di lingua latina. Dei suoi numerosi scritti c'informa
J;iin: Vittorino, vescovo di Pettau, non sapeva cos bene il
-~ ome il greco. Perci le sue opere ci appaiono eccellenti
l. contenuto, ma piuttosto mediocri quanto allo stile. Esse

;>p~;>Soltanto

(LCommenti al Genesi, all'Esodo, al Levitico, a Isaia, a


}ele, ad Abacuc, ali' Ecclesiaste, al Cantico dei cantici, alilisse; il trattato Contro tutte le eresie e numerose al3: .

j:>ei suoi scritti ci sono pervenuti solo i

seguenti:

ij{Gmoi:.AMo, De viris illustribus, 74.


-;-,

125

_.,,

I
aw~I

Commentari i in Apocalypsim Ioannis (Commento


pocalisse di san Giovanni). Vi si nota una certa quale tendeig~l
al millenarismo, senza per questo che essa si manifesti n t!iiJ~;~
n incondizionata.
<;~
De fabrica mundi (Sulla settimana della creazione d~~~
mondo). Vi affiora anche qui l'adesione alle teorie millenaJ:is!J~
che, cos come vi si nota la predilezione per l'esegesi allegt:@}!
. u ana 34.
co-cns
. . ,,,e,.1~
.

;<'{I

Adversus omnes haereses (Contro .tutte le eresie). No.n;.~:~


da escludere che si tratti di un testo tradotto da Vittorino '~
un'opera scritta in greco a Roma, al tempo di papa Zefiriil-9'.i
(199-217).
?~
.

, ..~ ..'l~i~/i

~~~

..-..

'~?~C

Per l'approfondimento

<~:;~~

.:
''~

Edizioni
StudiPL 5,301-344; CSEL 59.
C. CuRn, Il rgno millenario
nianum 18 (1978), 419-433.

in Vittorino di Pettau, in

"Cf. C. CURTI, voce Vittorino, in DPAC, II, 3614.

126

Augii$~,1~
>]~

'[},~~~
'.#j

IL SECOLO IV.
IL PRIMO PERIODO
IN ORIENTE:

LA CRISI ARIANA E ATANASIO

l'et aurea, quella dei granI IdiIV secoloe Dottori


destinati a dare una si-

Padri
stemazione definitiva a tanta parte delle dottrine teologiche. Con l' <<Editto di Milano
(313) il cristianesimo diventa religio licita,
comincia un mondo nuovo, la chiesa pu
dedicare tutte le sue energie e formulare
meglio la dottrina a fronte di varie e pericolose eresie. Il fenomeno particolarmente
vivo in Oriente: in vari centri sorgono e allargano le loro influenze ariani, macedoniani, sabelliani, nestoriani, apollinaristi e monofisiti. Per questo l'Oriente cristiano teatro dei primi grandi concili: Nicea (325),
Costantinopoli (381), Efeso (431) e Calcedonia (451). La scienza teologica raggiunge
sviluppi di inattesa profondit e straordinaria estensione. Gli autori pi in vista in Oriente associano alla loro scienza teologica
la pi avanzata cultura greco-ellenistica non
messa al bando ma accolta almeno (ma non
solo) nelle sue forme letterarie. Le scuole di
Alessandria e di Antiochia trovano in questo periodo il clima favorevole per unaripresa straordinaria, e da qui prtono i movimenti culturali pi robusti e pi avanzati.

127

Capitolo 6

Agli inizi del secolo IV si effettu nella storia della chies~


una delle pi importanti rivoluzioni che essa abbia mai con()?
sciuto: ignorata e perseguitata nel periodo precedente, acquist~
completa libert fino a godere i favori del governo che le accrtf:
d i pi ampi privilegi. Lo stato romano, senza abbandonare lll~;;
mediatamente il paganesimo, adott ufficialment il cristian~S,F;
mo. Volendo ora perfino fissare una data a questo mutameri~i:;
non resta che richiamarci all'editto di Milano del 313, stipulatii
da Costantino e da Licinio. Da allora si not perfino una riv~~
luzione nella dottrina cristiana in merito alle concezioni poljfl,\'.~
che. certo che la mentalit del IV secolo non considerva -aji~
cora l'impero come braccio secolare, come avverr nel Mediott"j
vo;-ma-come elemento che poteva compenetrarsi con la-chies~~
pur in settori differenti, per il raggiungimento dell'unico fi,i?~
dell'uomo. Gli imperatori, con sincerit d'animo, pur negli-e;~
cessi e negli errori commessi, sentirono la preoccupazione 4~~;
problemi cristiani come vitali per la chiesa e per lo Stato. L'ifi.~l
tervento nelle questioni dottrinali, si tratti dell'arianesimo o s~
tratti, come vedremo, del donatismo, non va interpretato. com'~
un fatto di polizia o di ordine politico: fu una vera partecipaiiffe:J
ne nell'ordine spirituale e di una convinzione intima di esse}i
responsabili, di fronte ai sudditi, anche del raggiungimento ~eJ~
le realt celesti. Si viene quindi realizzando l'idea di una co1*~
razione fra la citt terrestre e quella celeste; non due societ~jn~
una sola, quella cristiana. Questo un primo effetto ideologie,~
e pratico della impostazione religiosa costantiniana e dei s*j~
successi; certo, un effetto pensato e valutato non nei mmffi}.f
particolari. Le conseguenze di certe impostazioni vanno mol$~
pi al di l di quanto inizialmente non si pensi 1
/:~
Nel IV secolo, data la nuova libert
concessa alla chiesa;:d~
.
.
venne forte l'aumento della popolazione cristiana. Tale aumri!iJj
pose alla chiesa di quel secolo molteplici problemi di orcijil~
giuridico, organizzativo, pastorale. Altri sviluppi riguardar9d
discus~ioni teologiche, la liturgia, il ~~to dei ~artiri,
nachesuno, la grande letteratura patristica. di quest'ultll,Jl:q,j
aspetto che noi ci dovremo ora occupare particolarmente, a
minciare dalle crisi ariana.
<'.t~
~~w~

il?11
di

,"fi,

J.R.

PALANQUE,

Vittoria deila chiesa, in Storia della chiesa, m, l,

128

pp~ 19jJ~

Il secolo IV

Il primo periodo in Oriente

~~ftR!o
,\~i~.~:Nacque verso il 256 e mor nel 336. Il luogo della sua nasci!4J<ie~ta incerto tra la Libia e Alessandria. Era gi anziano quan~~tominci a diffondere 1a sua dottrina. Della sua vita anterioi~{pon si conosce molto. Risulta comunque che egli percorse

~parte della sua carriera ad Alessandria e che fu molto ami~'.;d parecchi discepoli di Luciano di Antiochia, che gli ariani

p'~*sjd~ravano sempre come loro precursore: certo che a quei~~;,::Luciano la cristologia ariana non pu che ricollegarsi, a
\~,ri~o noi sappiamo del suo pensiero in fatto di subordinazioni~It{!), vale a dire, della teoria che riferiva al Figlio una subordip~pne-di-dignit..-e .di potenza. Delle dottrine di quel maestro
'~9.:cortdivise pienamente il contenuto.
~~~ Ad Alessandria egli ricevette dapprima il diaconato e, in seifill1t0, il sacerdozio. Fu quindi preposto a una chiesa della citt,
!~Jtiidi Baucali. Fu attraverso queste prime circostanze che egli
i '~ acquistando un grande ascendente e perfmo una grande
rtza che gli attrasse numerosi ascoltatori. La sua predica; rimasta per i primi tempi indisturbata, rifletteva, in ma. pi o meno manifesta, le teorie di Luciano di Antiochia.
".ecmsceme subito i punti fondamentali, che saranno quelli
:esplicita teoria ariana:
~Nella Trinit solo il Padre eterno, e perci egli solo meri. riamente il nome di Dio. Il Figlio la prima delle creatufu un tempo, in cui non era; fu creato dal nulla, ed servi. e di strumento al Padre per la creazione del mondo, ed
. esto che gli' non simile a nessun'altra delle creature. La
hdizione di essere creato comporta il non essere partecipe
ortalit di Dio; egli la sapienza di Dio, ma sapienza
'} l'immagine del Padre, ma un'immagine imperfetta e
Orisustanziale. Quanto allo Spirito Santo, di cui del resto
'arla: ben poco, egli ugualmente una creatura, per di pi
re al Figlio. TI Figlio si incarnato in Ges Cristo, e cos,
omo assunto, egli tiene il posto dell'anima 2
'Vescovo della citt, Alessandro, intervenne vietando ad
d continuare la sua predicazione. Egli si rifiut ed ebbe
oggio di non pochi vescovi della Palestina e delle regioni

129

Capitolo 6

vicine. Tra questi debbono essere ricordati i vescovi di Nco';;


dia, sede imperiale, e di Cesarea. I vescovi dell'Egitto rima&.
fedeli ad Alessandro. Nel sinodo che vertile radunato

condannate le affermazioni di Ario; costui, essendo ormai di


nuta insostenibile la sua permanenza ad Alessandria, si rifu:
presso l'amico Eusebio di Nicomedia, ed ebbe purel'appog
dell'altro vescovo, Eusebio di Cesarea, di cui dovremo occu' ,
ci in seguito.
Ario 3 continu a propugnare le sue dottrine, provoc
successivamente adesioni e opposizioni nelle regioni di q
tutto l'Oriente. In questa situazione cos complessa e cos agi .
ta, intervenne l'imperatore Costantino, il quale, a scopo dich~~~
rire le varie posizioni in contrasto, indisse un concilio che fu ~f~
lebrato a Nicea, presso Nicomedia, nell'angolo nord-occidn(~~~~
le dell'odierna Turchia, nel 325~
..S'.;~
..
; :,";'"~

2. IL

CONCILIO DI NICEA

:I

Vi parteciparono 300 vescovi, i quali condannarono le te.,


di Ario. Essendosi questi rifiutato di sottoscrivere il sim ,
decretato dal concilio, venne esiliato unitamente ad alcurii
seguaci.
Occorre segnalare anzitutto la sproporzfone dei rappresen. ',
ti le varie regioni. L'Occidente latino era rappresentato solo,'
tre o quattro vescovi: tra questi emergeva gi fin da allora la.fjc
ra di Osio di Cordova. Papa Silvestro deleg due preti rom.
rappresentarlo; Va rilevata ancora la presenza di Alessan
Alessandria, accompagnato dal suo diacono e futuro succes{
Atanasfo, destinato a divenire il pi fiero avversario di ,
La professione di fede sancita dal concilio di Nicea,
portava una precisazione di assoluta chiarezza, in quanto'il
glio veniva defmito: Dio vero da Dio vero, generato e::
creato, consustanziale al Padre (homoousios). Questo te ,

' Di Ario sono conservate due lettere: una indirizzata ad Eusebio di Nic.
e tramandata da Epifanio (Haeteses; 69,6) e da Teodoreto (Historia ecclesi .
1,5,1-4); l'altra una lettera pubblica indirizzata al suo stesso vescovo, in cui v
esposta la fede ariana, tramandataci da Atanasio e in traduzione latina da Ilario
Trinitate 4,12- 13; 6,5-6).
'

130

Il secolo IV - Il primo periodo in Oriente

i~be la sorte di raccogliere le pi fiere opposizioni. Si protest,

~fparte degli oppositori, gli anti-niceni, che esso non era com~~so nelle Scritture. Eppure era evidente che l'adozione di quel
(~irQiii segnava una data memorabile nella storia della teolo-

iilf esso significava ed esprimeva quanto fosse utile a illustrare

t~~~ii e il contenuto stesso dei libri sacri. Manc questa convini~<;tne da parte di molti, e cos, l'illusione che con il concilio
~~ controversia fosse stata risolta e chiusa dur assai poco.
{~~i;presto la lotta riprese, e pi accanita che mai, come dimo~tj:$Ja storia dell'arianesimo dopo il concilio di Nicea.

i~~mo
'"y

t'.('_Costantino, dapprima volle imporre la formula del conci;~().) vescovi che non la firmarono, vale a dire, Ario e i suoi
:'.s9ropagni, furono mandati in esilio. Altri accondiscesero, ma a
~{#.~to o con riserve. Ne seguiva cos che l'unione e la sconfitta
)~.rsia non erano ancora opera di un'azione spontanea di
~.nella chiesa, che pure con le sole sue forze aveva trionfato
~~-~.}>'gnosticismo, la vittoria dell'ortodossia era stata ottenuta,
if._tj:,_momento, grazie all'appoggio dell'imperatore. E tale ap;~ggib cercarono appWlto ora di conquistarselo i partigiani di
;"' ;;;. E ci riuscirono.
gli avversari della definizione di Nicea entr in grazia
:;imperatore Costantin proprio il maggior protettore di
)Eusebio di Nicomedia: per il suo istinto degli intrighi, so,un ruolo enorme nel corso delle prime controversie aria.: .ero capo del partito di opposizione e personaggio tra i pi
alla corte di Costantino, tra il 326 e il 335 riusc a far
_ una decina di vescovi dalle loro sedi, fino ali' esilio di
)sfo, diyenuto nel frattempo (328) vescovo di Alessandria .
.'.' ~f> pure che Ario e gli riani vennero richiamati dal loro
o poi riabilitati. Da allora venne a delinearsi una struttura
:,Bi.~edelia societ cristiana: da un lato i vescovi discutevano
_"'Qncili cercavano di definire, nia dall'altro c'era l'imperatore
".' fo a. intervenire per appoggiare gli uni o per deporre gli
~~;~::~~~~ ~ ... ..

:tf:

. enti

~~~c;}A. PlNCHERLE, Introduzione al cristianesimo antico, Bari, 1971, pp. 163-164.

ti,'.
&~fJ,

131

Capitolo. 6

-{~

~-::.~{~
altri; bastava che cambiasse l'imperatore o che cambiasse.1Ji!W
d'opinione, che la vita della chiesa ne risentiva immediatam~n~
il contraccolpo 5
X~~
.
.
'
Dopo la morte di Costantino (337) e quella di Eusebio AA~
Nicomedia (341) successe un periodo di relativa tranquilli~~
L'Occidente era governato dal figlio di Costantino, Costafi!lt'.~
favorevole ai sostenitori di Nicea, mentre l'Oriente era retto ig~
Costanzo Il, favorevle agli anti-niceni, ma non ancora a vi~o~
aperto. Fu dopo il 350 che Costanzo Il, divenuto unico inipe~~1
tore, si dichiar apertamente ostile ai niceni, e la sua protezion~J~
per i filo-ariani dur fino alla sua morte (361).
Jg,;
Prima di parlare dei protagonisti del periodo successivo, p*g
corre fermare l'attenzione su due nomi, per motivi diversi, asS:!Jt~
importanti: Eusebio di Cesarea e sant' Atanasio.
}i~iJ
:

,.,fl,~I

4.

EUSEBIO DI CESAREA

.~,~+~

Nato in Palestina, forse proprio a Cesarea, intono al 2


comp la sua formazione culturale in questa citt, sede M
scuola e della biblioteca fondata da Origene. Suo maestr~,;
Panfilo, il pi dotto dei discepoli di Origene, per il quale '
nutr sempre grande venerazione. Durante l'infierire dellC,.
secuzione trov il modo di nascondersi, prima a Tiro, poi 1(
Tebaide d'Egitto. Venne eletto vescovo di Cesarea tra il 313>
315. Accolse e protesse Ario, quando l'eresiarca fucostre
lasciare l'Egitto. Durante il concilio di Nicea sottoscrisse ils
bolo includente il termine consustanziale (homoousios), piir
per convinzione intima, per compiacere Costantino. Gode .
stima dell'imperatore,. tanto da apparire pi vescovo di.'
che pastore di anime. Della sua influenza egli approfitt
proteggere Ario e il suo partito e accusare Atanasio, fino a ;
neme la condanna nel 335 al concilio di Tiro. Nel trerits
anniversario del regno di Costantino (335) tenne il discors.~
lebrativo. Fu colto dalla morte dopo quella dell'impera
(339/340). La sua fama legata soprattutto alle sue opcr:e
natura storica ed erudita. Ecco qui le notizie delle princ
s J. DANILOu, Nuova storia della chiesa, p. 305.

132

Il secolo IV - Il primo periodo n Oriente

1&~f i Chronicon (La Cronaca): in due libri. Il primo sem;p]jemente un compendio della storia dei popoli pi antichi
~~dei, Assiri, Ebrei, Greci e Romani). Il secondo prendeva co~~[pnto di partenza l'anno 2016-2015 prima di Cristo (nascita
~;4-:braino) e giungeva fino al 325 dopo Cristo. San Girolamo
:!iff;ece la traduzione in latino, arricchendola fino al 378 (morte
~~'.imperatore Valente). Durante il Medioevo l'opera costitu
~i;fnte pressoch unica per la storia pi antica dell'umanit.

~St,~

Historia ecclesiastica (La storia della chiesa): l'opera


\~~J1a: assicurato la fama di Eusebio e gli ha procurato un credi-

:t~};jp~ritato, fino a servire di base e di modello a tutte le storie


~~~J!l:(chiesa posteriori. Egli, in realt, han si era proposto di illuj'tf~)'evoluzione della chiesa, a cominciare dalle sue origini e
~~L~vare fino alla sua epoca. Egli sa, e ne cosciente, d'es!~~il primo ad attuare un progetto cos vasto e cos utile, e con
~#g~one. Nessuno, prima di lui, aveva ancora pensato a scrivere
f''i'foi.j.a della chiesa. Il suo intento fu quello i raccogliere i ma, i illustrativi, relativi al divenire della comunit cristiana. Il
ilistoria designa quindi per lui una collezione di docutfriuniti appunto per un fine apologetico. Nella sua opera
considera il trionfo della chiesa come il risultato della storia
~. ,..,: f1l'Sale. Il contenuto rappresenta una sorgente preziosa della
~ ''$i~ dei primi secoli cristiani a motivo del gran numero di do~nti originali in essa conservati 6

. e

! Vita Constantini (La vita di Costantino). Il titolo potrebbe


jare un 'idea errata, quasi a indicare una biografia. In realt
're intende dimostrare che Costantino fu l'unico, tra tutti
-peratori romani, a essere l'amico di Dio e, fra tutti gli
:' i, un esempio della vita cristiana 7 certo che la verit
fSa; se fu un grande imperatore, non fu egualmente un uo JJ :~emplare 8
[~~%)Pella sua ulteriore e molteplice attivit letteraria si possono
~~~ ancora, tra le opere apologetiche, la Preparazione evan, ~JPraeparatio evangelica), scritta per difendere i cristiani

,,.,J';:'-ct, J. MoREAU, vce Eusbe de Palestine, in DHG, 15,1453-1554.

10
tiff,'
~
~y~~-~.,;

.Va
. , I ' 3 4.

~b(}Gf.

I. MoREAD, voce Eusbe de Palestine, in DHG, p. 1456.

133

Capitlo 6

dall'accusa d'aver abbandonato la religione tradizionale del pa,j


ganesimo per passare a quella degli ebrei; la Dimostrazid~
evangelica (Demonstratio evangelica), indirizzata agli ~l,-~
che accusavano i cristiani d'aver mutato e corrotto la religil~
dei padri. Non mancano altre opere, d minore importanza; 9i!
carattere biblico ed esegetico, che hanno per modello il metri~
di Origene.
\:~;;
Una valutazfone critica di Eusebio di Cesarea non pu', i:>}f
viamente, non tener tonto di un doppio aspetto della sua prog~~
zione, quello della sua dottrina teologica e quello del su conti'
buto, come autore soprattutto della storia della chiesa e dell~ i(lj
tre opere di natura apc1logetia ed esegetica. Quanto af PrYi'~
aspetto indubbio che egli S'attenile, se non in tutto, ad 31c~
elementi di sapore ariano, negando l'uguaglianza del Padrlf'.~
del Figlio sul piano della dignit e della potenza, e affeimajl~
una concezione gerarchica della Trinit, nella quale il Figli<)~~~;
subordinato al Padre e lo Spirito Santo al Figlio. Altro giu:~~
rimane invece per Eusebio in rapporto ad altre opere'. Gli gg~@
nosciuto comunemente il titolo di padre della storia ecc1si1ifi
stica. A questo lavoro, come ad altri di larga erudizine,fl,W~
gata in gran parte la sua fama migliore e ben meritata. /(~}.~

I.2;~

Per l'approfondimento

Edizioni
PG XIX> XXIV; GSC, in vari volumi. Nelle Soi.trces Chrti~ ,..
nn. 31, 41, 55 e 73 (Historia ecclesiastica); nn. 228, 262, 115;:
(Praeparatio evangelica).

Traduzioni
G. DEL ToN, Eusebia di Cesarea, Storia ecclesiastica,
1964.
. ..
Studi
S.

CALDERONE, Costantino e il cattolicesimo, Firenze 19


FARlNA, La teologia di Eusebio e la svolta di Nicea, in ~f
num 27 (1965), 666-671; lnEM, L'impero e l'imperatore cristid
Eusebio di Cesarea, Ziirich 1966; M. SIMONBT'rI, La crisi aria '. '

IV secolo, Roma 1975.

134

. ;;:

Il secolo IV - Il primo periodo in Oriente

J:~. :,~~.

!$;/:ATANASIO
;";~~';

;;,~Y:~~-. ~

i~:W: Nacque ad Alessandria verso il 295, probabilmente da geni-

~n non- cristiani, ma ebbe modo di convertirsi, senza dubbio,


1!W'<ialla prima giovinezza. Come comportavano i tempi, rice~~~((eanzitutto un'educazfone classica, compresi gli elementi di
i~~(}U:a filosofica. Ma la sua fonte principale fu certamente la letibira delfa Bibbia e nello studio della Scrittura egli trov i segreti
,vera sapienza, inclusi nei divini misteri e vi si abbandon
tta la vita senza limiti. Era allora vescovo della citt Ales, colui che per primo aveva vietato ad Ario quella pred'Rri che gi conteneva i genni della sua eresia. Atanasio, nel
,mp, era stato nominat lettore e poi diacono. Dovette fin
j:>ta godere la stima del suo vescovo, poich, essendo stato
il concilio di Nicea (325) egli dovette accompagnarlo.
ora divenne uno dei maggiori protagonisti della storia del-

:o

esa.

i,:(';;$:chieratosi senza cedimenti nella difesa della dottrina sanci- :~Nicea, venne a trovarsi quale oggetto e bersaglio di implaJnemici. Divenuto vescovo di Alessandria nel 328, da allo-.b accuse e condanne che lo obbligarono ad affrontare ben
qli,e esili. Qui, per brevit, mi _ possibile riassumerli nel
drr.>- .stesso presentato dal DaIilou.
;fif.'?~fo. 0 esilio, sotto Costantino: 11 luglio 325-22 novembre 337 a

~'~;
'

'~-silio,

sotto Costanzo: 16 aprile 339-21 ottobre 346, a

-,; _ esilio, sotto lo stesso Costanzo: 9 febbraio 356-21 feb~62; nel deserto d'Egitto;
-esilio, sotto Giuliano l'Apostata: 24 ottobre 362-5 settem;.-3~ riel deserto d'Egitto;
'i't:siiio, sotto Valente: 5 ottobre 365-31 gennaio 366, nel
-&d'Egx'tto.
'i<------: un periodo finalmente di relativa tranquillit affront la
;_;:carico d'anni e di gloria, il 2 maggio 373 9

135

Capitolo 6

Ci che meraviglia come egli sia riuscito, in mezzo a taht~


prove, a porre mano a numerose opere, di cui, alcune, som)dj.'
molto rilievo 10 Qui mi limiter a quelle pi strettamente co.r.
nesse alle occasioni e agli scopi, per cui furono scritte.
4
a) Scritti apologetici e dogmatici

Oratio contra gentes (Discorso contro i pagani) e Or4t,t~


de Incarnatione Verbi (Discorso sulla incarnazione del VerkQ~1
non si tratta di due opere distinte o separate, ma di un trattat'.
unico in due libri. Il doppio titolo sta a sigllificare unicament~J~
successione di due discorsi, fra loro collegati. Infatti nel P!'f~;
mo libro Atanasio tende a dimostrare l'assurdit dell'idolatria:J
del politeismo; nel secondo, contro giudei e pagani, svilupp~r!~
dottrina della necessit dell'incarnazione come unico riin:e<li~
atto a guarire la corruzione umana. Il silenzio su ogni ace~~~
all'eresia ariana induce a collocare l'opera intorno al 318, e<i';~
quanto dire, prima della predicazione d Aria.
~Yi

/.~
)1

Lettura

L'incarnazione del Verbo

,,,;;..;i;

Vedendo che la stpe razionale andava in rovina e la mort:':~~


gnava su di loro grazie alla corruzione; vedendo che la minaccia ~(i~
nessa con la trasgressione faceva dominare la corruzione contro di n9~~
e che era assurdo che quella legge fosse abrogata prima di essere ~~~
disfatta; vedendo che era assurdo, in quanto era accaduto, che scomf1il'~
rissero gli esseri, di cui Egli stesso era creatore; vedendo che la: pfy.?f~
sit degli uomini superava ogni limite e che a poco a poco l'ave\ii;#~
fatta crescere a danno loro fino a renderla insopportabile; vedend()_:c:j'~~
tutti gli uomini erano soggetti alla !flOrte, e?b~ piet della nostra
compatendo la nostra debolezza, s1 abbasso fmo alla nostra colTUZ1 '
e non permise che dominasse la morte; ma, affinch non
~.
che era stato creato e non riuscisse inutile lopera del Padre .s '
confronti degli uomini, si prese un corpo non diverso dal nostro.
volle semplicemente essere un corpo, n volle soltanto apparir~
corpo. Infatti, se avesse voluto seplcemente apparire, avrebbe
manifestare la sua divinit per mezzo di un essere pi potent~
prese un corpo come il nostro; e non si limit a prenderlo, ma lo

si

~.

10 L'elenco completo il lettore potr trovarlo nella Clavis Patrwn Gt04i~


Il, pp. 12-60.
:

136

Il secolo IV

11 primo periodo in Oriente

:,-

(~ una vergine

pura e senza macchia, che non conosceva uomo: un


gli uomini.
corpo nella
~;yergine come in un tempio e se lo appropri come uno strumento per
:'farsi conoscere e abitare in esso. Cos, preso da noi un corpo simile al
'p(j'$tro, poich tutti siamo soggetti alla corruzione della morte, lo con'~,~gil alla morte per tutti e lo present al Padre, compiendo un gesto di
~jiefiigni.t, affinch, come se tutti fossero morti in Jui, fosse abolita la
~i~gg~ della corruzione che colpiva gli uomini.
:~fi./ihcarnazione del Verbo, II, 8. Tr. di E. BELLINI, Atanasio, L' incar..j';ffiiime del Verbo, Roma 1976, [Collana di testi patristici], 2, p. 51ss)
v-:~:-/~:-
.
~rpo puro e veramente non contaminato dal contatto con
~~li che potente e creatore dell'universo, si prepar un

1f'''.'.'~ Otationes contra arianos (Discorsi contro gli ariani).

:z~o110 considerati come lopera pi importante, quanto a conteilllio:dogmatico, tra gli scritti di Atanasio. L'opera fu composta
:r':\:335, o, pi probabilmente, verso il 356-358. Sono tre Disi, a cui viene aggiunto un quarto trattato, di autore ignoto e
,,.,,,,J'ta posteriore. Il primo discorso insiste sull'eterna generai~Io~ del Figlio dal Padre e sulla loro sostanziale unit. Nel se'f,~~)l.do. e terzo libro vengono richiamati e opportunamente chia;'ijt,I1lel loro senso giusto i testi della Scrittura, addotti inopportu\'.~Jfuiente dagli ariani per sostenere le loro tesi. Il quarto dichiara
~~\i}t110 rapporto del Padre e del Figlio, sottolineando la distin~'.~!itie delle Persone e negando la separazione della loro natura.
,-i;~-<.>':

I'

;.:;~~i<;:_.":;.-.~.

~~Mi/itti storico-polemici

::;'"

,--

;:Apologia contra arianos (L'apologia contro gli ariani).


''Crlita d,opo il suo secondo esilio, durato dall'aprile del 339
{tobre del 346, con residenza a Roma. noto come gli ariavssero ripreso nei suoi confronti calunnie e accuse. In sua
$~egli riporta la notizia del concilio che a Roma (340-341),
,eiit papa Giulio, aveva riconosciuto la sua innocenza. In
:fYi S()no accenni all'altro concilio del 343, quello di Sardica,
' ema Sofia, in cui i cattolici avevano riconosciuta la sua ria,~, )me alla sede di Alessandria.

);Apologia de fuga sua (L'apologia per la sua fuga). Ata}1rttende giustificare la sua fuga da Alessandria. Infatti, nel
~aio del 357, era entrato nella citt un nuovo vescovo, certo
,g;fo della Cappadocia, insediatovi con forza dall'imperatore
~. Atanasio dovette allora fuggire e riparare nel deserto

137

Capitolo 6

presso i monaci: dal deserto scrisse a propria difesa questo dd+.


cumento, destinato a combattere le calunnie dei suoi avversrii
e, in modo particolare, l'accusa di vilt, insinuata dallo stesso
Costanzo.
'
Epistulae festales (Le lettere festali). Tali lettere prendo;
no nome dall'usanza dei vescovi di preannunciare la data dell4
Pasqua e l'inizio della Quaresima. Il vescovo estendeva le sii~
esortazioni anche alla pratica del digiuno e alla frequenza d~I:
sacramenti. L'interesse maggiore deriva dalla lettera 39, def1.
lanno 367: vi sono enumerti i libri dell'Antico Testamentef;.
accolti come ispirati, e, in pi, vi sono elencati i ventisette- libtj:
del Nuovo, attualmente in uso.
>
Tomus ad Antiochenos (Lettera inviata alla chiesa di A~~
tiochia). Atanasio scrive in nome dei vescovi d'Italia, d'Atab~~
dell'Egitto e della Libia, riuniti ad Alessandria nel celebre cd~~
cilio del 362. Vennero confermate queste verit: lo Spirito Satj~
consustanziale al Padre e al Figlio; la Trinit non pu sopp()r~
tare nessuna divisione e nulla che appartenga alla natura creata1;
il Verbo, nell'incarnazione, si fece vero uomo, non assumendo!
soltanto un corpo umano, ma anche un'anima umana.
<;q

Epistulae quattuor ad Setapionem (Le quattro lettef~;~


Serapione). Serapfone, vescovo di Tmuis, sul Delta deI- N~;
aveva segnalato ad Atanasio il sorgere di wi nuovo errore .~~
rappresentava la terza Persona della Trinit come lin esse~~
creato, il cui compito era quello di servire come strumeritQ !lii;
Verbo divino per la santificazione delle anime. Atanasio risppi\i1
de dimostrando la divinit dello Spirito Santo in base ai 'ij\f;
della Scrittura e della Tradizione.
, }~~

>.::;~~~~

c) Scritti ascetici

\.:~~t
::.::i/~~~

APJ?are, speci~lmente nel _sec?l~ IV, una letter~tura cM~I


annuncia come biografica, po1che si presenta quasi esclu~f~~*
mente sotto forma di vita di santi, vescovi, asceti e monadi
fenomeno era indubbiamente connesso con un movimentdI'.''1
carattere spirituale, sorto fin dalla seconda met del fil s - --. destinato ad arricchirsi di uno slancio pressoch prodigiosi
scetismo sotto forma di eremitismo e, in seguito, di cenJ>.
smo. Il luogo d nascita va ascritto all'Egitto.

138

Il secolo IV - Il primo periodo in Oriente

La figura pi caratteristica di questo movimento resta senza


d_ubbio quella di Antonio abate, riconosciuto a buon diritto col
:titolo di <<Padre del monachesimo. Ed di lui che Atanasio ha
J~ciato scritta la vita (Vita Antonii), divenuta giustamente assai
:famosa. Egli ebbe modo di conoscere personalmente il santo.
J~fol tracciarne la biografia storica, egli si propose, in pi, di of~
frire ai monaci un documento di edificazione ascetica di spiri~
tjlalit d'alto livello.

. Per una valutazione. La polemica condotta da Atanasio


~;c~ntro

gli ariani insiste in modo del tutto particolare sul concetFiglio), e per ci stesso lo scrittore
_ombatte il fondamento della concezione ariana che esigeva so<fo n Dio, (il Padre), essenzialmente trascendente, al quale era
'~bccorso un essere intermediario, (il Figlio), per la creazione del
(:ftj.ndo essenziimente materiale. Atanasio difende il Verbo, esi(~tnte presso il Padre indipendente dalla creazione dell'universo
;;~ontra Aranos, Oratio Il, 30-31). Ci non toglie che Dio ab~1a creato tutto per mezzo del suo Verbo, ma, a sua volta, il no~'stro autore non manca di insistere nell'affermazione che tale
#iliione mediatrice non comporta affatto un ruolo di inferiorit e
;:qi subordinazione. Cristo il vero Figlio di Dio, generato e delJ~ stessa sostanza del Padre, per natura e partecipazione.
!t'.v,, Partendo da questi principi fondamentali, Atanasio trova la
&:jSposta alle obiezioni degli ariani. Costoro sostenevano che
f;f.gbi generazione comporta alterazione e divisione nel generan~~:>Atanasio risponde che nel Padre la generazione del Figlio
~;;~:_eterna, e non pu sopportare il confronto con quelle degli uo~l't.IJu. _In Dio non c' n un prima n un poi. Allo stesso modo
}a~'.prerogative della piena divinit del Figlio trovano il loro fon~iJ#i:nento sulla base della sua immutabilit. E principi analoghi
~liJm>ho richiamati sia nelle Lettere a Serapione, sia nel concilio
[t~,A!essandria del 362, per sostenere la divinit dello Spirito

1o dell'unit di Dio (Padre -

~irto.
[:l'approfondimento
<oni

!i'ro XXV-XXVIll; H.G.

0PITZ,

Athanasius Werke, 11,1; IIl,l; Ber-

'.J934-I941.

f,

139

Capitolo 6

Traduzioni
G .LM. BARTELINK, Vita di sant' Antonio (Introduzione di ,
Mohnnann), Milano 1974; E. BELLINI, IncarnaziOne del Verbo, Roful
1976; B. BoRGHINI, Incarnazione del Verbo e Vita di sant' AntoniO,Al
ba 1972; L. JAMMARONE, Lettera a Serapione: sulla divinit dellciSpi,,
rito Santo, Padova 1983; L. LEONE; Contra Gentes, Napoli 1965; E
SALA, S. Atanasio: Cr~sto Dio (Gontra Arianos), Siena 1933~
.j.:;~
Studi
G. Bos10-E. DAL Covow-M. MARITANO, Introduzione aiPatf,r
della chiesa, m, pp. 219-246; G. PETERs, I Padri della>chiesa (Au~~~:
sio), vol. II, Roma 1991, pp. 12-44; M. SIMONETII, La crisi ariana (ii!.
IV secolo, Roma 1975.

140

IL SECOLO IV.

IL SECONDO PERIODO
IN ORIENTE:

I PADRI CAPPADOCI

o~ ~ c~ncilio d~ Al~ssandria (3?2), la


cns1 anana vemva m parte sopita per
una pi larga accettazione della consustanzialit divina, attribuita al Figlio di Dio. Ma
non cessano le controversie teologiche. Basti un elenco delle principali eresie sorte in
questa seconda met del secolo e nella prima met del seguente: apollinarismo, macedonianismo, pelagianesimo e nestorianesimo, da una parte, e, dall'altra, monofisismo e
monotelismo. Si accendono dispute dottrinali vivaci per numero e valore. Sorgono
uomini eminenti, padri-pastori, versati in
ogni campo della cultura e formati nelle posizioni pi avanzate della dottrina cattolica.
Sono gli eredi di Atanasio e vengono definiti i Cappadoci in quanto operano in Cappadocia: Basilio, Gregorio di Nissa e Gregorio di Nazianzo. A loro il compito di definire
la dottrina sullo Spirito Santo, che non poteva rimanere isolata e a s stante, ma doveva
illuminare tutta la: dottrina trinitaria, in attesa che, in Occidente con l'opera di sant' Agostino, il mistero ricevesse una luce teologica decisamente avanzata e una sistemazione destinata a durare fmo a san Tommaso.

141

Capitolo 7

Con il superamento della crisi ariana ci si sarebbe aspe ,


un 't di tranquilla serenit nella vita della chiesa. Purtroppo, ":ii
l'et di Ario era stata funestata da questionLdi carattere 4o8f:~i
malico in rapporto alla Trinit, l'et. seguente conobbe puf{(i.~
preoccupanti controversie in rapporto alla cristologia. La qu~1&\
stione aveva radici remote. Gi i primi discepoli di Ario avevan\)llfo
immaginato di far svolgere al Verbo divino la funzione di Prin9!t<)
pio vitale che l'anima normalmente compie nell'uomo, il c:he~:~
consentiva di addossargli la responsabilit delle debolezze ~~D:
travagliarono Ges nei resoconti dei Vangeli: la sua fame, 1a s~~f
sete, la sua stanchezza, il suo pianto, il timore della morte, eic!l,$l~:i
via. Ne seguiva, pe:t loro, in un certo senso, la verifica speriirieq.y4
tale dell'inferiorit del Verbo in rapporto a Dio e alla sua es~~d4,~
ziale iinmutabilit: ma significava anche accordare a Cr(tglJ
un'umanit incompleta, mutila, un corpo senz'anima, o tute\tl,:0
pi, un'anima priva di ragione.
''~J
Da questa concezione di base nacquero e si diffusero molte,,I-tl
plici eresie che turbarono la vita della chiesa nella secondam~~~j
del IV secolo e nella prima met del seguente. Eccone I' eleJ1pq~~
l'apollinarismo, il macedonianismo, il pel~gianesimo e il nes~~\~
rianesimo. Ne daremo subito brevi notizie.
<~~,;

) L' apollinarismo
>::w~

L'eresia prende il nome dal suo ideatore, Apollinare di ~~


dicea, detto il Giov.ane. Propriolui, che in un primo tempo av~y~
difeso la dottrina Proclamata da Nicea, cominci a destare pp;~
mi sospetti intOrno alla sua cristologia al tempo dello stesso ~9tj%i
cilio di Alessandria, presieduto, come.s' gi visto, da Atanl!.t~f
nel 362. Una volta apparse inluce le sue teorie, .queste furonfj~~;
petutamente respinte in diversi concili (Ro1Da nel 377, Alessa,l::.~
dria nel 378, ecc,). Ecco la sua dottrina. Affermava che il \ft~
bo, pur consustanziale al Padre, si un in Ges Cristo al cofB9;,;j
prendendo il posto dell'anima razionale.Ne seguiva cos, pi[~
troppo una mutilazione; nell'umanit del Cristo, della sua p~
pi nobile, al punto da rendere inspiegabile come fosse ogge~~
della redenzione l'anima stessa, non assunta dal Verbo. Com~iifi,
vede, Apollinare intendeva il mistero. dell'incarnazione col"Q'~
sola e semplice assunzione del corpo.
:'I

142

Il secolo IV - Il secondo periodo in Orienie


'
~tt:;:

~~~,:~;;:l macedonianismo
(i~,~:;-Quanto

al nome, l'eresia fa capo a Macedonio, vescovo di


;~q~taritinopoli, deposto nel 360. Incerte rimangono le notizie
C~~lfa sua vita e neppure si conosce il suo preciso rapporto con
[~~-~~fa che fu detta apptinto dei Macedoniani, ma anche cono.:.
~~i'ilta con l'altro appellativo di pneumatomachi, avversari dello
~'.p@to -Santo. Tale appunto l'oggetto di questa teoria: la negai{rifBne della divinit dello Spirito Sartto. Tale dottrina infatti affer~va he lo Spirito Santo er una creatura differente dagli angeli
~~~q'pr grado e per dignit. Nel concilio di Alessandria l'eresia
~~~~e presa in s'.11e in f~nna inru:etta, perch s~~br~va _che e~
!o~~-non fosse destinata a diffondersi. Ma nel concilio di Costantt)!ffQPQI (381) i seguaci di quella teoria furono condannati, comcom. ssi erano nel numero dbgli eretici che non ammette' la consustanzialit e la distinzione delle tre Persone divine.
_ _ , _Del pelagianesimo e del nestorianesimo diremo a suo luogo in
W~bliori al foro pparire nell'ordine cronologico e nelle regioni
~'ilote prevalentemente vennero diffusi. In pi, credo opportuno,
'"adipa8sare a trattare dei tre grandi Cappadoci, chirire un
.: o loro merito, quello d ;avere contribuito con la loro prudente
zia a eliniinare certa quale incomprensione fra latini e greci
, , 'ambito della Stessa professione dell'ortodossia nicena, reci~p;a incomprn8ione provocata dalle differenze delle due lingue
:;,~:proposit dei termini dottrinali e decisivi nella stessa professio'gella fede: i latini cominciavano gi a non sapere pi molto be,,"' ,~' _greco, e i greci non avevano certo molta dimestichezza con il
)Jb}tfuQ'. Il problema era di fare ammettere la eonvergenza delle
6hnule, alle quali, da una parte e dall'altra, si era giunti nel
la dottrina concernente fa Trinit. Ecco le singole for': per gli orientali, una ousia (essenza) e tre ipostasi (sussiindividuale); per i latini una substantia e tre Personae. La
aformula appariva ai secondi sospetta di arianesimo, mentre
eonda appariva ai primi sospetta di professare la dottrina del~
co retico Sabellio, che riteneva le tre Persone divine non
\rna semplicemente aspetti diversi, nomi, modi di essere. San
_.'ilio ebbe il merito, per primo, di adoperarsi per superare que'.:~proca incomprensione e promuovere l'opera indispensabiili,ritinione nelle chise 1

si

-_ ere

143

Capitolo 7

1.

BASILIO DI CESAREA

Nacque nel 329 a Cesarea, capitale della Cappadocia, l,'.6f


diema Kaiseri, nella Turchia asiatica centrale, non solo da gemtQ;;j:
ri cristiani, ma in una famiglia di santi, a cominciare dalla nont1,~J
santa Macrina, discepola di san Gregorio Taumaturgo, per finii~l
ai due fratelli, Gregorio, vescovo di Nissa, e Pietro, vescovo.cli\;
Sebaste, nell 'Annenia Minore. Apprese i primi rudimenti da} i!~":
dre, rinomatissimo retore, universalmente stimato. A ompleiaj:~~:
la sua formazione fu inviato, prima a Bisanzio, poi a Cesare~;,i)~
Costantinopoli, e infine ad Atene, il vero centro degli studi. Fu:q(';:
questa citt che egli incontr Gregorio di Nazianzo, al quale sifo;,:;
g fin d'allora con la pi fraterna amicizia. Verso il 355/356,iii;,
tratto dalla fama della vita ascetica condotta da Eustazio di s~.~~~
ste, ritorn in patria, e per i consigli di lui, intraprese un viaggip;'.:
che lo condusse a vedere i pi celebri monasteri dell'Egitto, deUa::;
Siria e della Mesopotamia. Al suo ritorno avvenne il suo ml:Jta};
mento definitivo: da retore si fece asceta Fiss la sua dimqi~;
nella valletta del fiume Iris, non lontano da Neo-Cesarea, e ivitM
mase per parecchi anni. In quella solitudine austera lo, raggi~!,
l'amico Gregorio Nazianzeno (358-360). Fu in quel ritiro eh~.:(
due compagni composero l'opera nota col titolo di Philoc'al{d,.~
un'antologia che raccoglie passi scelti dalle opere di Origene&:
Gregorio intanto, non sentendosi di durare pi a h.mgcr h.1~
quella vita austera, si era staccato da lui. Ma anche per Basjli~
quella solitudine era destinata a finire: chiamato dal suo vescq~'ij:\
Dianio a Cesarea, fu ordinato lettore e condotto al concili()\@
Costantinopoli (360). Il successore di Dianio, il vescovo El!~~~
bio, lo tenne con s e lo ordin sacerdote (362). Restano ancQi~
sconosciuti i motivi che assai presto indussero Basilio, a C!!-ri~~'
di malintesi, ad allontanarsi. Ritiratosi nuovamente nella scili@'.i
dine del Ponto, mantenne per i contatti con molti vescovi d~ll;~
regione. Furono anni di intensa attivit, pojch, proprio in qjl~f:
tempo, egli dett due tra Je sue opere migliori: i tre libri cnifg
Eunomio, gi vescovo di Costantinopoli (Adversus Eunomiu('l.~i
e il Piccolo Asceticon, un raccolta di domande poste dai fnitefil\
monaci, con le relative risposte, a proposito della vita da co11guf~
re secondo Dio. Nel 370 veniva a morte il vescovo di Cesat~~
Basilio fu destinato a sostituirlo. Quell'incarico sarebbe duratQ1
nove anni, che furono pieni di attivit pastorale. La fama dlfa~

144

Il secolo IV

Il secondo periodo in Oriente

~HM~~ i;antit e il prestigio della sua persona divennero presto cos


4,[ijj:(fusi che perfino l'imperatore Valente si astenne da ogni inter:tih~~~to contro di lui. Il 370 fu infatti l'anno in cui l'imperatore
,'.~{~iQe inizio alla sua persecuzione contro i cristiani cattolici orto~
;tdQssi. Assunto all'impero d'Oriente dal fratello Valentiniano
~i~~p.:+), si era fatto seguace dell'arianesimo, e ormai era deciso a
JiiPtporre, con ogni violenza, l'unificazione delle chiese in tutto
&\ff,Oriente. Se contro Basilio egli non os gravare la mano, questo
::#.Y,yenne per la stessa impressione di venerazione che il vescovo
b\~~scitava in quanti avevano modo di avvicinarlo. noto come,
~'Jm.quegli anni, Valente decidesse di dividere l'antica Cappadocia
~\}itdile province, e cos anche la giurisdizione di Basilio veniva a
f,\spezzarsi. Egli vi si oppose, e cre nuove sedi episcopali, con
~~~9JI1ini a lui devoti (372). Possono essere ricordati il fratello
~t\qtegorio, posto come vescovo a Nissa, e Gregorio di Nazianzo,
';;a/Sasima, una borgata sulla strada che portava verso la Cilicia.
;::Ei\ 'In quello stesso anno ebbero inizio i generosi tentativi opera;;~(!:if(:a Basilio per ricondurre all'ortodossia il vecchio consigliere
tt~amico, Eustazio di Sebaste. Ma fu una riconciliazione di breve
rata. Nemmeno passati due anni, Eustazio, con un completo
,ha.faccia, riprendeva il suo atteggiamento, fino a farsi capo
iosiddetti Pneumatomachi (375), meglio conosciuti ormai
lto la denominazione di Macedoniani. Fu allora che Basilio
;,1 .,,:.'e mano all'opera che porta come titolo De Spiritu Sancto.
~jj(~~>Mentre da un parte continuavano queste polemiche dottrina!f:li~la morte colse Basilio il primo gennaio del 379. Era morto da
0:~.;>()'qhi mesi l'imperatore Costanzo II (378) e l'impero vedeva fi.. ente sul trono un sovrano di fede ortodossa, Teodosio I.
lui anche l'Oriente riconquistava la pace.
Basilio lasci nei suoi scritti i sobri documenti della sua cul:;t, ma, soprattutto, della sua vita interiore e della sua intensa
"one pastorale. Tutte le sue opere sono d'occasione, composte
f sodd.isfare immediate esigenze pratiche 2

~~:~critti esegetici
~<<'Exaemeron (La creazione del mondo). Il lavoro risulta di no:;::'"'- omelie, recitate durante una settimana della Quaresima, e
Cf. M.

PEu.EGRINO, voce

Basilio, in EC, II, 973.

145

Capitolo 7

commenta l'opera della creazione del mondo fino al quinto gi


no, secondo la successione dei primi capitoli del Genesi.
quindi compreso il racconto del sesto giorno, relativo alla
zione dell'uomo: lacuna che sarebbe stata colmata pi tardi;
po la morte di Basilio, dal fratello Gregorio di Nissa. Le om.
dell' Exaetneron non si possono considerare n'esegesi in se
moderno, quanto piuttosto una meditazione religiosa: lora
presenta un quadro grandioso di tutta la creazione, seguendo
lettera il testo biblico e rinunciando di proposito a ogni senso:
legorico. Sant' Ambrogio scriver pi tardi il suo Exaemeron; ~~~\
nendo presente l'opera di Basilio. Uno dei concetti dominanp/~~
queste omelie risulta la negazione ~ll'eternit dlla materi~~
teoria abbastanza diffusa presso filosofi della Grecia.
'/~~

No

b) Scritti dogmatici

~:.:.~t:
<~'.:-\:~/~;;

<;t:?J

Adversus Eunomium (Contro Eunomio). Eunomio diq~


co, sulla costa meridionale della Propontide; nei pressi dell'. ' ""'
diema Balka, noto come il capo del neo-arianesimo. Infa . .
rese capo della corrente dei cosiddetti anomei: costoro cq
deravano il Verbo di. Dio del tutto disSimile>>, in greco il,
moios, da Dio Padre, in opposizione alla definizione di J!\Ti.
(omoousis), che l'aveva proclamato simile, cio della ste e"
sostan~a. Si pensava c~e ~ prop?o _dell'essenza della d~viili~'.~:~~
sere mgenerata. Il Figlio, qumdi, non poteva partec1p~ 4~)8~
l'essenza del Padre, ma solo della sua attivit, appunto pei:~!
generato. Nel primo libro, Basilio prende di mira l'argorile)J.~~
principale ~11 'a~~~ario, il qu~e appunto s~sten~va ~he l!a~
butodella mnasc11Jilzt, vale a dire l'essere mgemto, e non s.g,!Jfj
un attributo proprio del Padre, ma elemento unico ed essenz1,iij~
della divinit. Il Figlio, pertanto, per il fatto di essere genet~~~
per ci stesso poteva essere Dio, non essendo stato creatc);:+fi,{j
Nel secondo libro l'autore difende la consustanzilit'efY~
Verbo, con piena adesione a Nicea. Nel terzo estende la ste~i!~
argomentazione allo Spirito Santo.
>18!
:: (.-_~!,!,

De Spiritu Sancto (Intorno allo Spirito Santo). In p~~


<lenza abbiamo gi avuto occasione di rilevare le contestaziom~
insorte contro la dottrina della chiesa, professante ia piena 'diMi:~
nit dello Spirito Santo. E fu proprio ih rapporto a questa prot~~
sione di fede che alcuni invece contestarono a Basilio tale co~

:'1~i

146

n secolo

IV -

n secondo

periodo in Oriente

tone, come se si trattasse d'una novit del tutto personale.

_o si sent in dovere di rispondere, sia per impegno personajl!, per esposizione dogmatica, e cos intese dimostrare che il

Ji(, e o Spirito Santo hanno una sola identica natura con il


. , ed era quindi giusto rendere ad entrambi gli stessi onori
'si atttj.buivano al Padre. In sua difesa si estendeva inoltre al
r,so e alla .conferma della Scrittura e della Tradizione, con
titperazione di quanti l'avevano preceduto in questa confes~: Ireneo, Clemente Romano, Dionigi d'Alessandria, Euse4i Cesarea e Origene, ponendosi cos al riparo da quell' accu~ <<novit, che nella lingua cristiana del tempo, non a caso,
:,sinonimo di eresia 3

;~&f~itde/lo Spirito Santo nell'anima


-~QUant an'unione dello Spirito coli l'anima, essa non consiste in

:Yicmanza di luogo: (come fufatti ci si potrebbe avvicinare corpo'eij.te a uri essere fucorporeo?), ma nello stare lontano dalle passioni

tgono nell'anima a causa del suo amore verso la carne e la allon;;~~~o' dall 'futimit con Dio. Bisogna quindi purificarsi dalla sozzura
~~nf,1-atta col vizio e ritornare alla nativa bellezza, restituendo, per cos
,.,_;',"'O:all'immagine regale laprimitiva forma mediante la purezza; solo
;fpossibile avvicinarsi al Paraclito. Ed Egli, come un sole, se tro,:il_ >cchio puro, ti mostrer in se stesso l'immagine di Dio invisiNella.beata contemplazione dell'immagine, tu vedrai l'ineffabile
-~z~dell'archetipo. Per mezzo dello Spirito, i cuori s'funalzano, i
lisono condotti per mano, i progredienti diventano perfetti. Egli
'.lita G9loro che si sono purificati e, comunicandosi loro, li rende
' ' ~~. Queste; per citarne solo poche fta le molte, sono le nozioni
pjrito Santo, sulla sua dignit e sulle sue operazioni .
. Ji>rno'allo Spirito Santo 9,23. Tr. in G. Bos10-E. DAL Covar.o. '
M. MARITANO, Introduzione ai Padri, m, P 275)

--epistolario

:,\~latrici del suo gusto letterario e della sua cultura, le letdi Basilio, che abbracciano un periodo che va dal 357 al 378

'f~cono alle questioni pi varie, sui terni pi diversi, sono

147

Capitolo 7

. s~~

'}\~
'~~~

state considerate, fin dall'antichit, come modello dell'episi6i~~


grafia. Lettere ufficiali, lettere indirizzate al suo lero, leuef,$.s
sulla penitenza, divenute presto norma della disciplina periit:e,ri'~
ziale in Oriente, lettere a carattere pi specificamente moral~;~~
fianco le grandi lettere che offrono una sintesi dottrinale e ci)e~~
rente del suo pensiero teologico, lettere di raccomandazion~ff~j
per un sacerdote di passaggio, per un povero riel bisogno; I~t"
una qualche questione legata alla vita della comunit: ma aj<)l,~
tissime sono le lettere di amicizia e di consolazione, dove il vef)j
scovo esprime forse il meglio di se stesso, sia che consoli;C*'~1
rimproveri, che esorti, che si confronti, che incoraggi, che of:ff,M
e chieda aiuto.
.
'}/~~;
Trecentosessantacinque lettere: Basilio ama scrivere e. a}Ji;]
che gli si risponda. Queste lettere aprono uno spaccato dellv~tji~
e della personalit di questo vescovo forte e sicuro, oltre a esstj~~;
una preziosa miniera di informazioni e di dati sulla chiesa;4~
Cappadoda e su quelle orientali, poich Basilio ebbe conta#U
con tutto il mondo allora conosciuto e gioc sicuramente unfif,9.~
lo importante, non solo nei rapporti interni della chiesa, mfl.i ,'
che nei rapporti chiesa e impero. Ives Courtonne, traduttore
vasto epistolario di Basilio (Parigi 1957-1966), non esita a
nire il complesso di queste epistole come la parte pi consid .
vole di tutta l'opera di Basilio: la fonte pi ricca per conos '
la sua vita e il suo tempo. Di esse, molte per non godono di '
sicura autenticit, come il corpus indiriZzato ad Apollinare'
Laodicea o altre lettere, la cui paternit stata accertata esse{
Evagrio Pontico, di Gregorio di Nissa o dello stesso Nazianz;.
In particolare vorrei ricordare il Discorso ai giovani sulla, e .
ra ellenzca. Col pretesto di guidare i nipoti, egli spiega con{
filosofia e la paideia ateniesi conducano l'uomo a un atteg
mento che si avvicina all'ascetismo cristiano.

>~M

d) Opere ascetiche

/}~~
!''f~

L'orgariizzazione della vita monastica: Regulae fu.sius trtl~~


tatae. Regulae brevius tractatae: Regole trattate pi diffusariJe,~
te e pi brevemente.
\'li~
~otto il titolo di opere ~scetiche vanno comprese ~ ~~~]
particolare le due raccolte di Regole, connesse con l'attiv1~~
Basilio quale riformatore del monachesimo. Si tratta di unad,~
:_--:---,~~~

148

:1

Il secolo IV - ll secondo periodo in Oriente

lffi,
i{f~-:-f.:.
:.>~f:~:<';"'J

;iji~ raccolta di istruzioni sulla vita religiosa, in forma di rispo~~m~~~ quesiti, risposte per avanzate senza l'esigenza di un ordine
!;> f:gic', La prima raccolta comprende 55 numeri che trattano dei
'.\.:iitidei monaci; la seconda, di 313 numeri, svolge una specie
t:'jSistica della vita monastica 4
,:;,, ;'.>}

:Ne.1 giudizio complessivo su Basilio stato ammesso che


.era singolarmente predisposto per divenire un teologo di
.de levatura, come si pu dedurre da uno dei suoi meriti
glori, quello d'aver liberato il terreno da ogni equivoco nel.. dei termini relativamente al problema trinitario: se, prima
'), esistevano ancora grossi equivoci (il vocabolo greco ou:natura, era adoperato come sinonimo di hypostasis, perso.'egli defin in maniera inoppugnabile il vero valore dell'uno
''~,,;; ... )'filtro, e questo serv a riconciliare verso l'ortodossia molti
<1ii6mi~ariani: esiste in Dio una sola natura, mentre vi sono tre Per-

~~,

~E0l<Thttavia i suoi compiti pastorali e la sua breve vita gli lascia~~.f.(!~p in realt solo poco tempo per costruire una complessa opeCl'Y J~ologica. Gli consentirono hl.meno di metter in luce alcuni
' -~-~tti singolari della dottrina cristiana. A parte la controversia
'oEunornio, seguace di un arianesimo radichle, merita d'es)ico:fdato il suo trattato sullo Spirito Santo, che, oltre ad af. ru:ne 1a divinit, ne descrive in maniera mirabile l'azione
iafede, nella liturgia, nella vita quotidiana della chiesa 5

J:{ :, ...

tmom

i!,11; Noo-M.B. ARTIOLI, Opere ascetiche, Torino 1980; M. FORLIN... eco, Le lettere di san Basilio, Torino 1983; E. CAVALCANIT, L' e:fnza di Dio nei Padri greci. Il trattato sullo Spirito Santo 4i Basi'FCesarea, Roma 1984; M. NALDINI, Discorso ai giovani, Firenze
:s4~.JDM, Sulla Genesi (Omelie sull'Esatnerone), Firenze 1990; A
,, no-.RAccoNE, Epistolario, Alba 1968.

~. M. PELLEGRINO,

.<tr. A

voce Basilio, in EC, TI, 974 .


HAMMAN, Per leggere i Padri della chiesa, Roma 1992, pp. 72-73.

149

Stmfi

~ww?

P. ScAZZoso, Introduzione ali' e~cles~ologia di san_ Basilio Mag~~~


Milano 1975; D. SALACHAS, La legislazione della chiesa a propos~tq;~
delle categorie di eretici, in Nicolaus 9 (1981), 315-347; L. Ci. '' ''i,f
u, Studi basiliani sul rapporto Padre-Figlio, in Studium Bi\:)l

Franciscanum, Analecta 15, Jerusalem 1982; S. MANNA, L' ecci


logia di san Basilio, in Nicolaus IO (1982), 47-74; S. Saco

Sati Basilio e la sua organizzazione dell'attivit assistenziale a


rea, in Civilt classica e cristiana 3 (1982), 353-372; B. Pf>'
Provvidenza e vita morale nel pensiero di Basilio il Grande; ..
1983; IDEM, L'uguaglianza dei peccati secondo Basilio il Grcl!!'
Studia Morali.a>> 21 (1983), 239-258; R. LAVATORI, f-Q Spirito Sai(
il suo mistero. Esperienza e teologia nel trattato dello Spirito Sa~(
Basilio, Citt del Vaticano 1986; T. SPIDLIK, San Basilio Magn
cultura, in Crscita dell' uomq nella Catechesi dei Padri (Et pr
na), a cura di s;Felici, Roma 1987, pp. 65-72; G. LUNARDI,
Basilio il Grande, in Vetera Christianorum 21 (1984), 3H-326:

Illavw.

2. GREGORIO DI NAZIANZO
Fu pressoch coetaneo di Basilio, e di lui grandissimo ,
co. Nativo egli pure della Cappadocia (329-330), ebbe i ila
un famiglia cristiana: il padre infatti era vescovo di Nazi.
nel sud-ovest della Cappadocia,
Compiuti i primi studi a Cesarea di Cappadocia, dove:
nobbe Basilio, pot continuarli a Cesarea di Palestina, po
Alessandria, dov'era vescovo Atanasio, e infine ad Aten~,;
fu raggiunto da Basilio. I due amici si trovarono in pieno :
do per condurre una vita illibata, pur in mezzo a quella eff
scenza goliardica. Negli anni 355/356 Basilio lasciava Ate]'i
rifugiarsi nel suo primo eremitaggi, presso Neo-Cesare'.!:
raggiungeva pi tardi anche Gregorio. Fil in questo perio~
vita comune che essi compilarono quella serie di estratti.',
,:
opere di Origene, nota con il titolo di Philocalia.
Gregorio per non seppe reggere a lungo a quella vi!a
austera: affiora qui infatti uno degli aspetti pi singolari de.
temperamento, una certa quale incostanza in contrasto con .
lio, uomo d'azione e di rara fermezza di carattere. Egli,. re
presso il padre, che lo ordin prete, all'incirca nel 360, VI. :'
per nove anni, aiutandolo amorevolmente nell'amministra#

150

D secolo IV -

n secondo periodo in Oriente

iji, <liocesL Quando, nel 370, l'imperatore Valente divise la


, '.' adQc:ia in due province, Basilio, gi vescovo di Cesarea, vide
zarsi il territorio della sua giurisdizione vescovile. Con im. ta reazione cre una serie di nuove sedi episcopali. Si rivol-che a Gregorio che, pur controvoglia, si rassegn ad accetta-8ede di Sasima, una borgata sulla strada per la Cilicia, abitata
- nte rozza e Gregorio rion seppe adattarsi a quello squallore,
~ che fugg nuovaniente nella solitudine. Durante questo nuoritjro lo raggiunse la notizia della morte di Basilio (379).
:Morto Valente (378), inizia una nuova fase per le chiese del- ente. Con l'assunzione di Teodosio all'impero, l'ortodossia
contare sul suo appoggio. A Costantinopoli, i cattolici ri,ro animo e provvidero a costituirsi un vescovo proprio. Fu
to dl suo eremo proprio Gregorio, il quale passava cos
solitudine della vitameditativanel bel mezzo delle preoccu:'t> della vita pastorale. Ma era anche un'occasione favorevo.perch apparisse la dote sua pi singolare, l'eloquenza.
:oi>ei tre capJ>adoci egli fu l'oratore pi valido. Furono ascolta,_{)rt estrema ammirazione le sue famose cinque Orazioni teolo}Je, che gli valsero il nome di teologo. La sua fama ebbe tan_.- _ sione che perfino san Girolamo si rec dalla Siria a Co_tinopoli, indotto dal desiderio <li ascoltarlo. In questa citt si
' \hel 381, per volont dello stesso Teodosio, un grande conci-_ secondo ecumenico. Ai margini delle discussioni teologipero, si fecero sentire anche i riflessi di uri intemiinabile sci-- odottosi in Antiochia. I sostenitori di uno di quei partiti coJarono persino a contestare la designazione di Gregorio,
--patriarca di Costantinopoli, pur riconosciutagli dallo stesso
_osio. Il grande vescovo, stanco di quelle lotte e desideroso di
;.-e-di solitudine, si dimise dalla sua carica e raggiunse i suoi
'hi di origme in Cappadocia. Vi trascorse gli ultimi anni, tra
, _di e la pratica di una vita ascetica ed esemplare.
/opera del Nazianzeno assai vasta: comprende 45 orazio. . 5 lettere e una grande quantit di versi, circa 17 mila, distrii:}n alci.lne centinaia di canni.

:a

'- elle sue Orazioni, pochissime sono quelle di carattere ese,:c;oiOttime sono quelle di natura morale in senso stretto: ve
. -~~~- .

151

Capitolo 7

. '~-~

ne una che merita di essere ricordata, la XIV, tenuta a Cesarei,;]


probabilmente nel 373, interamente diretta all'amore e al sollir;:V:,}
dei poveri. A Cesarea fu poi, in seguito, costruito un grande o$p_~-;;
zio per i bisognosi e per i lebbrosi, sicch divenne quella la citt.;'.!
di Basilio per antonomasia. Tra i discorsi furono inoltre degni di(;
nota quelli funebri, dettati in occasione della morte del frated:''
Cesario, della sorella Gorgonia e di Basilio stesso 6
. .,;;
Poche, ma di somma importanza, le cinque Orazioni di.ca~;
rati.ere teologico: furono pronunciate a Costantinopoli, nel 38Pt~
in difesa dell'ortodossia nicena, contro gli ariani. Esse rappr~:j;
sentano quanto di meglio abbia prodotto l'eloquenza teolqgi,,<l'it~
del secolo IV. A parte la prima, la quale tratta delle qualit~:gh~
deve possedere chi chiamato a parlare dei dogmi dellafe~~
nella seconda orazione l'oratore tratta della natura e degli attiif;i'
buti di Dio e riafferma 1'impossibilit di definirlo in term.irtii)G~
sitivi e senza ricorrere a espressioni antropomorfiche; nella

za, parla della tre Persone divine e afferma, mediante il rie


ai testi delle Scritture e alla fede della chiesa, la divinit e la:
sustanzialit del Figlio, in opposizione a Eunonio; nella q.
egli d la giusta interpretazione dei testi biblici, di cui si v
no gli ariani; nella quinta afferma, contro le obiezioni dei
matomachi o macedoniani, che si facevano forti dell'asse
ogni accenno in proposito nelle Scritture, la natura dviri~
Spirito Santo, non generato, a differenza del Figlio, ma pf
dente dal Padre per processione 7
Lettura
Continua compresenza in Cristo di manifestazioni divine e

umiL

disprezzi 8,

Cristo dunque, ch ora tu


esiste da sempre ed eri
sopra di te: Colui, che ora uomo, ignorava qualsiasi compo~-
Rimase ci che era e si assunse ci che non era. In principio
senza causa: quale infatti potrebbe essere la causa d Dio?-1n:
tuttavia nacque per una causa. E questa fu perch venissi sal"sfacciato arrogante, che disprezzi la divinit, proprio perch a~.?
Egli dir della sorella Gorgonia, che con la sua pazienza riuscita a,{:.
re il marito e a vivere con lui in continenza: Oh, natura fenUniru.le, c]1e baf
to la natura maschile nel combattimento comune per l salvezza! (Oratioi
' Cf. Q. CATAUDELLA, voce Gregorio Nazianzeno, in EC, VL 1o93';'_;
' Qui Gregorio si rivolge a un ipotetico avversario, ariano.

152

Il secolo IV - Il secondo periodo in Oriente

;ma greve materialit, venendo a contatto con la carne attraverso la me.,@lzione della mente 9 L'uomo terrestre, cos, divenne Dio, perch si
;1'9se insieme con Dio, e divenne una persona sola, dato che prevalse
;1;~16n~nto superiore, affinch io diventassi Dio allo stesso grado, nel
~4\(al Egli era diventato uomo. Nacque, vero, ma era stato anche ge{~fato: da una donna, certo, ma che era anche vergine: il primo fenol:fuehcf umano, il second divino. Da una parte non aveva padre, ma
~:('all!3ltra non aveva madre: sono entrambe manifestazioni della divini~i,F portato in seno, senza dubbio, ma fu riconosciuto dal profeta, an~9h;egli ancora portato in seno, che sobbalz dinnanzi al Verbo, per il
.:J .. . ~ aveva avuto la vita. Fu avvolto, certo, in fasce, per, risorgendo,
:-. _ber dalle fasce, nelle quali lo avevano sepolto [... ].
1;~:~1}fyfuore, ma d la vita e con la sua morte distrugge la morte. Viene
" ili, ma risorge. Discende agli inferi, ma ne trae le anime, sale al
'verr a giudicare i vivi e i morti.
(Orazione XXIX, Theologica m, 19-20. Tr. di F. Trusoauo,
Cristo nei Padri, Brescia 1981, pp. 122-124)

gorio di Nazianzo fu il primo a curare una edizione cri.come diremmo noi oggi, delle sue lettere su richiesta di un
')ylicrobo: autore di ben duecentoquarantaquattro lettere,
peI: la maggior parte tra gli anni 283-289. Esse sono so6 a carattere autobiografico, per lo pi dirette a fanliari
-. ici, molte brevi e concise. Importanti dal punto di vista
,. O; lo sono meno nel riguardo storico e documentario.
oche sono quelle che trattano rgomenti di teologia. Vanrd,_te comunque le lettere 101 e 102, nelle quali l'autore
..di mira l'apollinarismo. Dalla lettera 101 il concilio di
:_(~31) riprese un passo esteso,.e il concilio di Calcedonia
:19 nport per intero.

'.'\risse, come abbiamo gi visto, migliaia di versi, specie ne;. anni di vita e nel suo ritiro. I suoi canni abbracciano
'iti vari, per lo pi con riferimenti autobiografici. Non
t, contengono argomenti non personali, e riferiti a mo.. Jlinare, come si sa, negava che in Cristo esistesse !'anima razionale, il cui
occupato dal Verbo di Dio.

153

Capitolo 7

tivi di fede. Questi ultimi, per lo pi, sono svolti in una sh:
prose ritmate. Gregorio infatti si assfulse il compito, tra l'af
di combattere gli avversari nella fede ma anche con le stesse . ~;;:'.
mi da essi usate, in particolare cntro gli apollinaristi, i quali#1;~
cevano ricorso ai ritini poetid per diffondere le foro toori.~i~
mezzo al popolo. Alcuni titoli dei crmi di Gregorio possoliq,Cl,~~
re un'idea degli. argome?ti trattati (De Patre,: De _Filio; De Sp{fji
tu Sancto; De mcarnatzone adversus Apollmarzum, ecc.). :~.f.0
-,.,&f
Dopo quanto si ora esposto risulta che non sarebbe gi~~f\i::]
ridWTe, come sovente avviene, l'opera del Nazianzeno a qlie)1~7
di un semplice rappresentante autorizzato della credenza corii~;fu
ne, propria della chiesa del tempo, vale a dire, di un seIIipliC .
terprete delle dottrine ricevute per tradizione. Nella de~i
del rapporto tra le tre Persone divine e, in particolare, dell~ reJa,,i~
zioni dello Spirito Santo con le altre due Persone, per li q~~~
non esisteva ancora una dottrina in tutta stabilita, egli die .
suo apporto' di chiarificazione e cli precisazione, andando
avanti di quel che avessero fatto i suoi predecessori, nel for(ij_ '::.i<
lare la dottrina della processione dello Spirito Santo. . .<~~~
Egli definisce la prima delle tre Persone mediante l' ttgh,:
nesis (il nrin essere gilerato); la seconda, mediante la ghenW
(l'essere generato); la terza mediante l'echop6reusis (la p~,
sione). Lo Spirito Santo - egli affemia-; in quanto proced
Padre, non creatura; in quanto ingenerato, non Fig~q~::.,;,,i
quanto in mezzo tra l'ingenerato e il generato Dio 10 ; La. .~9~
logia cattolica non avrebbe dovuto fare che un passo pi V'
con la proclamazione del Filioque (proclamando cio cK
Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio) per giungereJ:i,
todossia quale doveva essere ddpo definitivamente fissat.~1}
1

Per l'approfondimento
Edizioni
PG 35-38.
TradU2ioni
Q. CATAUDELLA, Gregorio Nazianzerio, Orazioni scelte;]' .
1936; E. BOL.ISANI, La poesia del Nazianzeno, Padova 1953; E C(j.
10
11

Oratio XXXI, Theologica V.


.
Cf. Q. CATAUDELi.A, voce Gregorio Nazianzeno, m EC, VI,

154

. Y,;~z~,

1095-1<)9~~1;

Il secolo N - Il secondo periodo in Oriente

~~t

i\~iGregorio Nazianzeno, Poesie scelte, Catania 1957; L. V1scoNTI,

r,fe!fii.. e autobiografia, Roma 1987.


~;ua;

~~:j,;;p, RuoAss, La figura di Cristo in san Gregorio Nazianzeno, R~Jij.~'':1968; E. BELLINI, Il mistero trinitario nei primi discorsi di san
~,.frgrioNazianzeno, inAugustinianum 13 (1973), 525-534; A CA-

'.~kfno, Virt e ricerca di Dio nel/' epistolario di san Gregorio di Na?/ilip~zo, in Sileno 5-6 (1979-1980), 183-207; U. CR1SCUOLO, Grego(1,~'B;di Nazianzo e Giuliano, in AA VV., Talariskos, Napoli 1987, pp.
J-:'"5;2os; F. Tu.Isoouo, La figura del!' eretico in Gregorio di Nazianzo,
. i:igiistinianum 25 (1985), 793-832; IDEM, La pace in san GregofNaz'ianz, in Civilt classica e cristiana 7 (1986), 193-229; S.
. ()NE, L'anima come immagine di Dio nell'opera di Gregorio Na)ino;in Civilt classica e cristiana 6 (1985), 565-571.

~:L.

~(g{:J:GREGORIO DI NISSA

~f~'f=:::.~::.

a;~(1Naeque

a Cesarea, capitale della Cappadocia, fra il 335 e il


~'.f4~1Fratello di Basilio il Grande, era pi giovane di lui di alcuni
LA differenza di Basilio e di Gregorio Nazianzeno, ignoria.dove egli compisse i suoi studi. Questo per certo, che nei
~ scritti egli dimostra una cultura larga e una profondit di
~siero superiore agli scrittori del suo tempo. Prese i primi or. fino al grado di lettore (360), ma l'attrazione degli studi let. . . . fo affascin al punto da fargli abbracciare la professione di
r~t~~te~ Pass anche al matrimonio, ma la giovane sposa gli ventneno assai presto.
'Lasciata,allora la vita di mondo, siricondusse presso Basilio
j.'n.pnastero da lui fondato nella valle del fiume Iris. In questo
pdo, del resto a noi poco noto, scrisse la sua opera giovanile
rginitate, nella quale gi fanno apparizione i primi segni
turo grande mistico. Ma questi sono anche gli anni in cui il
ane monaco si dedic con sommo impegno agli studi, in cui
~ono il primo posto la teologia, la filosofia e le Scritture_
' zione di Basilio alla dignit di vescovo e di metropolita
),, e le difficolt sorte dalla divisione della Cappadocia in
r9vincie per opera dell'imperatore Valente, indussero Basi'"
)::ircondars di persone a lui devote. Fu lui stesso a designare
'JJo Gregorio alla sede episcopale di Nissa, una piccola cit. lontana da Cesarea (371).

155

Capitolo 7
...:.. ,,-;

,#~

Ma Gregorio non era un uomo mlto adatto al goveI'lloi!~


una diocesi, e tanto meno all'amministrazione degli affari d\t~~~
chiesa. I suoi implacabili nemici, ariani, colsero il pretesto pf~;1
prio da quest'ultimo motivo per accusarlo d'aver dilapidato i ~;z
ni della chiesa (376). Venne deposto, ma due anni dopo,,~~
morte di Valente, pot far ritorno, accolto con devozione filiaj6,~
Nel 380 fu presente alla morte della santa sorella Macrina~ c()lf
lei tenne quella famosa conversazione sull'immortalit deU'liiit~f~
ma, un dialogo che rappresenta, sull'argomento, l 'a:ntitsi crt~J
stiana del Fedo ne di Platone 12 Fu presente al concilio di CosJ.P?!:
tinopoli (381), e forse ebbe anche l'incarico di rimettere oriil~~i
nelle chiese di Palestina e dell'Arabia. Molte delle sue lette~,~
manifestano dei rapporti con questi viaggi.. La fama della, ,~,lit~
dottrina lo designava ormai quale difensore dell'ortodossia,~F.
non venne meno all'attesa. Lo colse la morte nel 394.
K~
La produzione di Gregorio di Nissa molto ricca, e sell1bf~Q;
sia stata conservata quasi interamente. Data la natura del ns!f~
lavoro, mi limiter, come sempre, alle opere pi importanti, nc/~1
solo, ma, dove egli prese di mira gli avversari della fede gi~ Cq~j
futati anche da altri Padri, lascer l'argomento pressoch al stji~~
titolo.
:~\~\

.::,~

a) Trattati dogmatici

-A~#~S
Verso il 36QJ';~~;~

Adversus Eunomium (Contro Eunomio).


retico aveva pubblicato una sua Apologia. San Basilio gli ave#~
risposto con una sua confutazione: Refutatio. Ma, appresso1f ,..
retico ritorn sull'argomento con una sua Apologia di una:q
logia. Nel frattempo Basilio fu colto dalla morte. Allora i1J;
venne lo stesso Gregorio, scrivendo le opere che rispondot1
tre libri di Eunomio, in data probabile del 383. La reazione,ii)j
Gregorio quindi si spiega non solo perch dettata dal desiq~~~l,
di ~fendere la dottrina ca~oli~a, ma anche ~er difendere fa\gt{I
mona del fratello, preso di mrra da Eunormo.
,'ili#:

<)~

GREGORIO DI NrssA, Vita di santa Macrina (a cura di E. Giannarelli),.


no 1988. Cf. E. GlANNARELLI, La donna e la santit: la vita di santa Ma1
Gregorio di Nissa, in Rivista di Ascetica e Mistica 44,34 (1992), 397-427,:\
12

donna era l'oggetto del nostro parlare, se pure era una donna: ncm so se siif
connotare su un piano naturale colei che si ~a elevata al d sopra della natiii:h\; .
s scrive il Nisseno in apertura del libro a. lei dedicato (Vita di sanJa Macrinq.;J;

156

Il secolo IV - Il secondo periodo in Oriente


~!-n.

~ff)::
~'.: 0 Anche contro gli eretici pneumatomachi redasse lo scritto
~'!J6(Spiritu Sancto (Intorno allo Spirito Santo), di cui difese la
~dNfuit. Nel Mversus Apollinarem (Contro Apollinare) trov
t~~fo la teologia dell'incarnazione nel suo rapporto con l'unit
~~'.d).la natura umana: una delle opere pi notevoli del Nisseno.
~!'.~'.,(>ratio catechetica magna (Grande discorso catechetico)
7~sposizione di tutto il piano di salvezza nel suo insieme:
.. ione dell'uomo, peccato originale, incarnazione e reden'ri~, sacramenti. In nessuno scritto del Nisseno appare pi
. aro il suo pensiero. Pi di qualunque altro Padre del IV secolo
i approfondisce il dogma e si sforza di renderne conto di
;" nte alle obiezioni dei filosofi 13

;$crtt esegetici
.;~~~;'.>Meritano anzitutto d'essere ricordate le opere intorno al priwm~f capo del Genesi. Basilio aveva lasciata incompiuta un'opera
'"'''qesto soggetto, l'Exaemeron. Egli s'era limitato a trattare
:gomento, adattandosi a un pubblico di fedeli certamente non
g~toistruiti e non molto esigenti. Non aveva trattato della creai:)ne dell'uomo. Non erano mancate alcune critiche. Gregorio
, se perci riparare, come dimostra il titolo del suo scritto:
togla in Exaemeron (Esposizione apologetica sul!' Exaeme.. .t;:gli procede per una strada nuova, basandosi su una nuova
.ne dell'intera creazione. E vi aggiunge perfino una seconda
. a, sulla sola creazione dell 'omo (De opificio hominis) 14
-$:e.risse commenti anche a singoli libri della Scrittura: otto
.~lie Sull'Ecclesiaste (In Ecclesiasten homiliae VIII); quindici
~'lie sul Cantico dei cantici (In Canticum Canticorum homi0'i~V); cinque discorsi sulla preghiera del Signore (De oratioominica V), ecc.

Cf. J. DANILOu, voce Gregorio Nisseno, in EC, VI, 1101.

Cf. E. CoRsINI, Plrome humain et plrome cosmique chez Grgoire de Nys:Ecriture et culture philosophique dans la pense de Grgoire de Nysse (Actes
o{/oque de Chevetogne), Leiden 1971, pp. 111-126; U. BIANCHI, Presupposti
JCle dualistici nel/' antropologia di Gregorio di Nissa, in AA VV., La doppia
_'ne. del/' uomo negli Alessandrini; nei Cappadoci, nella gnosi,. Roma 1978,
~3'"15.

157

Capitalo 7

c) Opere ascetiche

-:;);.'

De virginitate (Sulla verginit): esaltata la vergini~


come un ritorno dell'uomo alla sua vera natura, perch creM~~
immagine di Dio, e come partecipazione alla stessa vita.degtl
angeli.
.
5,~;
Indirizzata a tutti i battezzati l'opera De professione chi;1~
stana ad Harmonium: quid nomen christianorum professiij~~
sibi velit (Sulla professione cristiana: che cosa comporti, n?J(~
professione di fede il nome cristiano), ecc.
,,,_
.. ..
,~

. . :' ,~_>:
-.. ~;

j~,

d) Le orazioni

I discorsi pronunciati da Gregorio sono legati per lo pi ~


circostanze, a cui di volta in volta si ispiravano: in primo ludgffef.
solennit e feste religiose (il battesimo di Ges, la Pasqua, esJ!
i panegirici di santi e di martiri; orazioni funebri; sermonih~
avevano un fine morale: De paupe_ribus amandis et benigniffiJ,~
complectendis (Sul/' amore dei poveri e sul dOvere di acciJg{_~~~
benevolmente), ecc.
Y)i;

<~-~?~

0
L'epistolario del Nisseno assai meno copioso di quello~l
Nazianzeno e risulta di non pi di una quarantina di letter~;;~~~
tate dalle pi varie circostanze, tra cui abbondano le sempllf~
municazioni o le presentazioni. Non molte quelle purmerite.Q1l
casionali; pi importanti le lettere di contenuto dottrinale: ~~
in particolare, degna di essere richiamata, diretta al fra ' '.
Pietro, e tratta della differenza fra i due termini essenza (o~
ra) e ipostasi. Ma le lettere pi interessanti sono quelle
ai luoghi santi, .indirizzate alle sue amiche lontane: una ti
una commossa descrizione della Palestina, mentre l'altra sglia i pellegrinaggi verso i luoghi santi a colOro che sono_ e'
ti nella vita petfetta, perch non sono necessari alla sal.
dato che egli stesso non ha constatato un reale cambiamen~
la visita in Terrasanta: e poi Dio dappertutto; anche a e _
ricordare anche l'epistola 85, indirizzata a Anfilochio d'I
che un vero gioiello di architettura sacra nel descrivere~:.
i particolari un mysterion e una fonte, per quanto rig',,
larte cristiana del tempo.

e) Le lettere

158

Il secolo IV

Il secondo periodo in Oriente

f:~>

;i:'.'

~ttura
..
,);.'

i'j~tti i discorsi su Dio ce ne offrono soltanto un'apparenza

~It'._

Ogni dottrina sull'ineffabile essenza divina, nonostante l'appaun discorso elevato e rispondente alla realt di Do,
r?girilnto una somiglianza dell'oro e non l'oro vero. Infatti, un valore
'.~A~ supera 1'intelligenza e ogni concetto razionale, non possibile che
i~YiDmostrato nella sua interezza e perfezione. Ancorch si tratti di un
l~lo, iniziato in paradiso agli arcani misteri: egli ascolt s parole
;:ipeffabili (2Cor 12,4), ma ineffabili rimangono i pensieri su Do. Egli
(~sso -afferma infatti che questi pensieri non si possono esprimere a
t{atoie.
tX. -E allora, coloro che suggeriscono qualche valida considerazione
iWU~intelligenza dei misteri, non possono affermare come questi siano
:\W)~stessi, masi limitano a descrivere lo splendore della gloria, l'im@gine dell'essenza, la bellezza di Dio; ad affermare che in principio
~il Verbo, che il Verbo era Do. E tutto ci a noi, che non abbiamo
[i:~~tp quel divino tesoro, sembra che sia oro; invece, per coloro che
~~~srio contemplare la verit, appare come oro, ma non lo_ (... ].
~+W>L'essenza divina al disopra dell'ambito del pensiero. Anzi, il
tt che ne abbiamo, solo un'immagine di quello dovuto. Infatti,
rion mostra l'autentica realt di Colui che nessuno ha conosciuto
u onoscere n vedere, ma, come in uno specchio e in una figura
eh.osa, ne descrive soltanto l'apparenza [...].
I/anima, invece, condotta per mano attraverso tali pensieri, alla
~Zione delle cose ineffabili, con la sola fede deve ospitare in s
_i-e~senza che supera ogni intelletto.
(Commento al Cantico dei Cantici, 3. Tr. di M. SPINELLI,
in Teologia dei Padri, Roma 1974, I, p. 21)
:J'~riia, propria di

_ncludendo. La trascendenza di Dio, come si vede, uno

~:-JlSpetti pi singolari della teologia di Gregorio di Nissa,

---- sa specialmente negli scritti contro le teorie di Eunomio,


: e. affermava la possibilit d'una conoscenza esatta del---- a divina. Gregorio rimaneva nella convinzione dell'in- ertsibilit di quella essenza divina: -in ogni maniera e per
~~! Tuttavia, era sempre possibile avere una conoscenza
'"a della sua esistenza e perfino degli attributi di Dio. Egli
-~_trattare problemi vari e piolteplici, d'ordine esegetico,
.gip, montle e ascetico, individuando di ogni questione i
'.)~centrali e risolutivi, per condurre i suoi lettori o i suoi
~fori alla soluzione delle pi svariate obiezioni, con la
~ella fede e l'apprendimento dell'intelligenza.

159

Capitolo 7

Nella dottrina trinitaria egli introdusse, come motivo atfo;~:.


spiegare le differenze che distinguono le persone divine, le lorq'
relazioni immanenti, rivelate dagli stessi nomi: Padre, Figlio '?~
Spirito Santo (ingenerazione, generazione, processione). Ne!J#'
cristologia, una volta assicurata l'unione delle due nature (uiaji,f
na e divina), ne deriva la cosiddetta comunicazione degli idj~~:;
mi, in quanto gli atti propri, dovuti a ciascuna delle due natui,-t;!::
possono essere attribuiti all'unica Persona, e cio a Cristo. '"}

,!'

Per l'approfondimento
Ed

:./'f'.

iziom

PG 44-46; AAVV., Gregorii Nysseni opera, Berlin 1921ss,


den 1952ss (edizione critica).

Lj,7~

-:_:~~

Traduzioni
' ;5~"
S. LILLA, Gregorio Nisseno, Giovanni Crisostomo: La verginitJ,~;
Roma 1967; IDEM, Fine, professione e perfezione del cristiano, R~~~!
1979; IDEM, L'anima e la risurrezione, Roma 1981; N. NALDINI,1i?~;
grande catechesi, Roma 1982; R. Cruscuow, Epistole, Napoli 19~\l~
G. CALDARELLI, La preghiera del Signore, Omelie sul Padre nostfbi,~
Roma 1983; G. LOZZA, Discorso sui defanti, Torino 1991; C. Mo~;~
SCHINI, Opere di Gregorio di Nissa (Antologia delle opere pi sigrJ'tft{i
cative, Torino 1991; IDEM, Omelie sul Cantico dei Cantici, Rm,~
1988; E. GIANNARELLI, La vita di santa Macrina, Milano 1988; M./S~~
MONETI1, La vita di Mos, Milno 1984.
.~;>:~

;~~

Studi
E. CAVALCANTI, I due discorsi: De pauperibus amandis;': ':
Orientalia Christiana Periodica 44 (1978), 170-180; B. SALM<f
Ragione e liberto in Gregorio di Nissa, in Vetera Christianoruni
(1979), 251-258; B. SALMONA, Gregorio di Nissa eia cultura lal
in Civilt classica e cristiana.>>, Genova 1985, pp. 489~506;
progetto di Dio sull'uomo: analisi del De homiris opificio di...~
gorio di Nissa, in Temi di Antropologia teologica, Roma 19!H;'
343-376; IDEM, La dimensione ecclesiaie in Gregorio di Nisf.~
AAVV., La concezione della chiesa nell'antichit cristiana, Qe
1986, pp. 9-26; B. TEsrA, L'anma nel pensiero di Gregorio di,
in Communio 83 (1987), 36-58; U. BIANcHI, Presuppsti plat:
e dualistici nell'antropologia di Gregorio di Nissa, in AAVV;:
doppia creazione negli Alessandrini, nei Cappadoci e nella gnosi;:_
ma 1978, pp. 83-115.

IP>.

160

IL SECOLO IV.
L'OCCIDENTE

orto Costantino (337), l'Occidente


in balia degli ariani. In questo contesto, la difesa della fede nicena diventa il
massimo impegno del vescovo di Poitiers,
Ilario. Per la sua fedelt all'ortodossia viene
colpito dalla sentenza imperiale (Costanzo)
nel 356 e va esule in Asia Minore. Qui ha la
possibilit di documentarsi sulle variegate
posizioni teologiche filoariane e filonicene.
Morto Costanzo (361), torna in patria e,
con la parola e con la penna, il pi deciso
difensore del Credo niceno. Ha il grande
merito di essere l'intennediario tra mondo
latino e mondo greco col risultato di arricchire il patrimonio teologico dell'Occidente. La sua teologia tende a dimostrare e difendere la piena divinit di Cristo.
Intanto la pubblicazione (357) della formula di fede elaborata a Sinnio suscita forti
reazioni in Occidente dove ambienti sempre pi vasti prendono coscienza dei termini dottrinali del confronto fra niceni e antiniceni. Da segnalare la coraggiosa azione di
Eusebio di Vercelli, di Febadio, di Faustino
e di Filastrio di Brescia. Rappresentanti della fede ortodossa, di tendenza rigorista e intransigente contro coloro che avevano ceduto agli avversari del Credo niceno, sono
Gregorio di Elvira e Lucifero di Cagliari.

161

Capitolo 8

Nella seconda parte del N secolo si fece sentire forte~er.


pure in Occidente, non solo nel campo politico, ma and1c:f
quello religioso, il succeders dei vari eventi. Alla morte di
stantina infatti (337) i suoi tre figli, proclamatisi Augusti,
dero convegno a Sirmio, metropoli della Pannonia, oggi Mi
vitza, per passare a una nuova divisione dell'impero: a Cos. .
no II tocc l'Occidente; a Costanzo l'Oriente; Costante, il
giovane, dovette accontentarsi dell'Illirico. Costantino, che .
la sua qualit di fratello maggiore, godeva, rispetto ai fiatel1;
una superiorit di onore e pretendeva di esercitare una speci$
tutela sul fratello Costante, irritato per certi atteggiamenti di,
tonomia palesemente dimostrati, gli mosse guerra. Fu .
sconfitto e ucciso (340), e cos la sua pari d'impero paS
mano di Costante, senza che Costanzo, allora impegilatQ
Oriente contro i Persiani, potesse accampare alcuna pretes~
tal modo Costante; in Occideht, era venuto in possesso dL,
parte dell'impero ben p vasta di quella su coi imperav'
stanzo. Si deve tener presente questa condizione di relatiV:a
feriorit. di Costanzo nei confronti del fratello, che si s
protratta per un decennio (340-350), per valutare con esa
..
certi atti della sua politica religiosa>> 1
La spartizione. stessa dell'impero in due piti, fonnalrri
ancora unite, ma di fatto indipendenti l'una dall'altra, fav;p
contrapposizioni e contrasti fra le erarchie delle varie chi.e
lasciava loro una certa libert di movimenti, impensabili
Costantino. E proprio questa libert di movimento penni
l'Occidente di prendere posizione contro il prepotere dei s
ci di Ario (eusebiani), dominanti in Oriente. Sono infa.ttF
dubbio le simpatie personali di Costanzo per la parte filo~
anche se il suo atteggiamento.nei confronti del contrasto _,
ceni e filo-ariani trovaspiegazione su una lineii essenzi~
politica. In Occidente invece la tendenza d9minante in ~ ,
rivel in senso niceno, e, con Roma, si allinearono le chi
Occidente. Ne segu pertanto che Costnzo indirizz s '
questa direttiva la sua politica religiosa.
Il contrasto fra Ocddentali .e Orientali rimase perci.?
dizionato, nel decennio 340-350, dalla situazione politi '

si

'M. SIMONETri, La ctisi ariana nel secolo IV, Roma 1975, p. 136.

162

Il secolo IV - L'Occidente

;'..yC,deva l'impero diviso tra Costante e Costanzo: le decisioni


ifPtese dall'episcopato cli una delle due parti dell'impero restava!At~inoperanti nell'altra. Ma tale situazione politica fu radical,[jlfinte alterata agli inizi del 350 da un pronunciamento militare
'.~,tJ.t,:Gallia che port il generale Magnenzio sul trono della parte
g~b~identale dell'impero. Costante, nel suo tentativo cli fuggire
~\WJ~pagna, fu raggiunto e ucciso. Fu allora che Costanzo rifiut
~ia~Lpr()poste cli un accordo inviategli dall'usurpatore, e avanz
[~~ntro di lui nella penisola balcanica: l'esercito cli Magnenzio
~Tusb una sconfitta decisiva a Mursa, una citt della Pannonia in~;t~~ote, nel 351. Cos l'impero era di nuovo riwto nelle mani
)\igirtm unico imperatore. I contrasti per fra chiese d'Oriente e
~~ljiese d'Occidente, di natura sia dottrinale sia disciplinare, con~ktiifi\l,<lf()no inal~rati 2
;;un. primo indizio di questa continuit si ebbe senz'altro con
erie di intrighi ai danni di Atanasio, che finalmente aveva
. fo far ritorno nella sua sede di Alessandria. Tali intrighi eh~ come esito la decisione da parte di Costanzo di tenere un
. ilio ad Arles, nella Gallia, dov 'egli allora risiedeva~ ma la
:,vera intenzione era quella di. raccogliere firme contro Ata"9. Agli intervenuti infatti fu proposta l'accettazione cli un
~ to implicante la condanna del vescovo di Alessandria:
")rifiuto comportava la deposizione e l'esilo. Tutti aderiro. :infuori di Paolino, vescovo di Treviri, il quale fu deposto
sWato (353). Intervenne allora papa Liberio, eletto l'anno
'; ton una lttera diretta all'imperatore: in essa il papa
'e\ia fa convocazione d'un secondo concilio, poich quello
non aveva trattato nessuno dei problemi essenziali, e ne
,a\ra il programma: confermare la fede di Nicea e regolare,
ne accordo, le questioni relative alle singole persone,
. di Atanasio in prima linea.
.\concilio ebbe luogo a Milano (355). L'esito, purtroppo,
i~c_e .che rinnovare, aggravandle, le decisioni cli Arles.
) ~tti, per amore o per forza, sottoscrissero la condanna di
isio all'infuori di tre vescovi, i cui nomi non possono es,'.f:iciOrdati, se non con somma lode: Lucifero di Cagliari, Eu~:;diVerceUi e Dionigi di Milano, tutti perci esiliati. Dioni-

)es

;M. S1!!.toNErn, La crisi ariana nel secolo TV, pp. 212-213.


163

Capitolo 8

. !;f,\
gi fu immediatamente sostituito nella sua sede milanese aa:url'.;
vescovo cappadoce, di nome Aussenzio, completamente favo~1f
vole ai nemici di Atanasio.
' .i1
Mai, per l'ortodossia, la situazione era staia pi critica.c!6eE;
in questo tempo cos angustiato. Ovunque le grandi sedi episcO,~'
pali erano vacanti od occupate, se non dagli ariani, dalle)of~f
creature, come quella di Aussenzio a Milano. Nel frattempo.fu~f
rono tenuti nel Medio Oriente alcuni concili, atti a dimostrir&;1
certi dissidi fra gli stessi ariani. Fra essi va ricordato parti-01~~~
mente quello di Sinnio del 357. La formula conclusiva esclrid~~
va, in particolare, in rapporto al mistero della Trinit e in :e~i\t;~
zione al Figlio, l'uso dei due termini homosios (consustarizia~fi
le) e homoiousios (simile secondo la sostanza). In Occidef!~'.~
quella formula fu considerata manifestamente eretica; tantcf;i:fii
essere pubblicamente definita la bestemmia di Sirmio. Da i:>)
lora i nemici dichiarati ddla divinit di Ges Cristo trioilfaro
ovunque. Girolamo non avrebbe tardato a definire quell'e
con parole che rimasero famose: Tutta la terra gemeva, sd
sa di vedersi divenuta ariana! 3
Ancora una volta per furono gli avvenimenti politici
gnare una direzione nuova alle vicende religiose. Il 3 nove .
361, Costanzo veniva colto dalla morte. Al suo posto occtf.
trono il suo givane cugino, Giuliano, conosciuto poi cl tj
di Apostata . .Infatti egli si preoccup ben presto di dareai:
stini dell'impero una direzione del tutto opposta a quella
predecessore: la reazione pagana, da lui concepita ed effet
.
.
segn una data anche nella storia della chiesa 4
Con la sua morte precoce, per; avvenuta durante fa e '
gna da lui intrapresa contro la Persia (363), si ebbe il ti ..
della sua opera, e di essa non rest che un pessimo riCq
in tutto questo tormentato periodo del bel mezzo d~
secolo che emergono, anche in Occidente, alcune figur ..
mo piano, di cui dovremo occuparci, a cominciare dal.
Ilario di Poitiers.

GIROLAMO, Altercatio Luciferiani, 19.


BARDY, L'evoluzione dell'arianesimo, in Storia

'Cf. G.
216-218.

..

della chiesa, nr;:.

.:~(.{
':,

164

Il secolo IV

L'Occidente

> _Nacque a Poitiers, nell'Aquitania, Francia occidentale, iniforrio al 315, forse da famiglia pagana e nobile. Con ogni proba'.~il;itil ricevette un'educazione liberale nella stessa sua patria,
:fpf8e a Bordeaux, che a quel tempo era un centro culturale di
;ptjilrissimo ordine. anche probabile che egli si sia orientato
(ij:~;f~de cristiana dopo assidua meditazione e profonda rifles~ione,, coine sembrano suggerire alcune testimonianze della sua
~~pera maggiore (De Trinitate). Una volta ricevuto il battesimo,
;~on sappiamo quale ruolo egli abbia sostenuto nell'ambiente
~~:~c1esistico prima dell'episcopato. Intorno al 360, alla morte
:ta~Ivescovo di Poitiers, Ilario venne chiamato a succedergli: in~~lffiiincia cos, da quella data, la sua intensa attivit di pensiero
~~;<lizione, fino a occupare un posto di rilievo nella storia del
i:Wrscolo, e, in particolare, nella letteratura cristiana antica per
~~:!lifesa dell'ortodossia cattolica nella professione del simbolo
~~1'e11, eontro le teorie di Ario.
![J;;?ta Gallia era rimasta a lungo estranea alle controversie che
@i:\tevano tormentato l'Oriente. Ma le cose cambiarono, allorch
~~I~petatore Costanzo, per la rivolta di Magnenzio, dovette re~iQ';si- in Gallia. Fu allora appunto, come s' visto in precedenza,
----- j;~gli- indisse il concilio da tenersi ad Arles nel 353, prima e
a Milano, due anni pi tardi. Quanti si rifiutarono di sottoyete le imposizioni avanzate dall'autorit imperiale, venneeposti ed esiliati: anche Ilario, a sua volta, venne deportato e
otto_ nella Frigia {Turchia asiatica) nel 356: vi rimase per
; 'quattro anni.
;ptal termine di quel periodo di tempo che Costanzo, forse
:zli~rarsi di un personaggio divenuto ormai, proprio in OrienD::po' troppo scomodo, gli concesse la possibilit di rientrare
;iiJlia. In seguito, per la ribellione di Magnenzio, Costanzo
parve dalla scena politica dell'Occidente, e, con lui, ogni
'gid'intervento nelle cose religiose della Gallia. Cos Ilario
:rj_-preridere la sua azione sia sul piano dottrinale sia su quel' )plinare e morale. Condusse una lotta senza quartiere, unit a Eusebio, vescovo di Vercelli, per smascherare Aussen- o dei capi filo-ariani, insediato a Milano. Arriv persino a
o,_rre un'opera di natura polemica contro gli ariani, vale a
;:otitro Aussenzio (Contra Arianos vel Auxentium).

165

Capitolo 8

Gli ultimi anrii della sua vita vennero condotti 'neIP


della diocesi di Poitiers e furono impegnati in un 'attivit p~
le di notevole impegno. Troviamo ura traccia di questa op~ ,,
non solo in alcune opere esegetiche, ma anche negli Inni>(
fatti, collegandosi a una tradizione venerabile che egli avevii''.
perto e apprezzato in Oriente, Ilario favorisce nella sua dic''
pratica del canto sacro e compone egli stesso alcuni inni l
posito di glorificare Dio e di preservare i fedeli dall'ei
Fu scrittore di grande lena e di notissima efficacia; Ecco;,
lenco delle sue opere principali:

a) Opere dogmatiche-polemiche
.

~~

. I]'@i
De Trinitate (La Trinit), giunta a noi anche con altri tit<>J:~),~

Sulla fede e Contro gli ariani. Il primo libro serve di intrqdut~~~


ne a tuttaJ'opera, con l'annuncio dei temi principali da tratt~;~
Il sec,ondo libro entra nel pieno dell 'argomertto sul probl~ii!~~
della Trinit, con il richiamo alla formula battesimale di Matt,~~~
...nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, ..>> ~~,m
28,19). Passa quindi a confutare le eresie dei sabelliani e deglHl
ariani, i quali falsavano il significato delle Scritture; L ar:&~~
mento offre all'autore la possibilit di detenninare la vera nafi:W~
ra della paternit, nel Padre, e della filiazione, nel Figlio: l'~gi,~1~
l'altro non possono avere se non la natura dell'etemit. llJib~tj~
termina cos con la nozione dello Spirito Santo.
C<
Il terzo libro affronta pi direttamente la teoria degli ari~~
sulla inferiorit del Figlio. I libri, dal quarto al settimo, costitu,~
scono un complesso organicamente inteso a confutare la letre,rk~
di Ari.o scritta a suo tempo ad Alessandro; vescovo di Al~s~ifF
dria, e ritenuta da sempre come il manfesfo della dttrimi. atj,4f~~
na. La confutazione sostenuta a base di testi scritturistid, e h):i
per fine di provare che il Figlio era gi riconosciuto come Di~~
nell'Antico Testamento. Anche nel Nuovo non fa che paif~k
del Figlio come vero Dio. L'autore ricorre soprattutto al Prol~~
go del Vangelo di Giovanni.
.. /~,'.
Se i libri dal quarto al settimo sono da considerare :piili~
espressamente dottrinali in relazione al mistero trinitari,::il.\
:. J..~~

,.-,,.,':
5

Cf. G. Tuzzo; Sant' llario di Poitiers: la Trinit; Torino 1971,

pp. 9-10.

166

Introduzi6rii;~

<t

Il secolo IV

L'Occidente

, plesso dei libri dall'ottavo al dodicesimo insiste sul piano


ogetico, riprendendo a una a una le obiezioni degli ariani.
libro deeimo ha inizio la retta interpretazione di quei pass,
liali le espressioni dell'umanit sofferente del Cristo erano
ntate dagli riani come prove dell'inferiorit della sua di.t. Nasce di qui, per l'autore, l' opportlinit di distinguere,
.c9s dire, i tte momenti della vita del Salvatore: prima delcfilncliione, della stessa incarnazione, e dopo l'incarnazione:
~irer sempre separare ci che proprio della passibilit
"'.umo assunto, da ci che proprio della divinit impassibi'~'. .. +.:t,:opera si conclude con due notevoli capitoli 6 , in cui si af~t~Wia il sorgere della grave eresia che negava la divinit dello
~r:Pirjto Santo. Siamo nel 360.

lti~ra
~ifji/~atura

del Figlio: a che cosa serve la fede

.,r:.'b',(:__ , .'.

~,~iy:}<ll Figlio procede da quel Padre che detiene l'essere, unigenito da

~fj:'g~rierato, generato da generante, vivente da vivente. Come il Padre ha


:11~ ;Vita in. se stesso, cos al Figlio fu data la vita in s. Egli perfetto da
tJl~~i che perfetto, perch tutto da colui che tutto; non una parte
;;J~fyisa o staccata, perch cascuno nell'altro, e nel Figlio si trova la
~~i~6zz della divinit. generato inintelligibile da Colui che inintcl~i$it;'ile; non c' possibilit di conoscenza, se Iion fra di loro. generato
~';fuYisib.ile da Colui che invisibile, perch l'immagine del Dio invisitr:~}.!Hperch chi ha visto il Figlio ha visto anche il Padre. C' distinzioii:'h~i. pt:rch vi un Padre e un Figlio, ma la natura divina non diversa
:~~~~U.'llilq e nell'altro, perch runo e l'altro sono una cosa sola. C' un
;j('.1-?i<tda Dio, un solo unigenito dal solo Dio ingenerato. Essi non sono
~~du; di, ma un solo Dio; non sono due di ingenerati, perch il Figlio
~;:ProC:ede per nascita da Colui che ingenerato; in nulla l'uno differisce
~:fl!ill'altro, perch la vita del Padre vivente presente nel Figlio vivente.
t!,~'~i'(Qiieste sono le conclusioni; a cui siamo giunti per quanto riguarda
t'.:~~'natura divina: non abbiilmo offerto un compendio della fede; ma la
''.'i:lnsapevolezza che l'argomento inesplicabile. La fede perci, si pu
~'..'.ti~~ettare; non d alcun beneficio, perch nulla potr essere compreso.
,,ii~~~y~ro il contrario. La fede presenta questo beneficio, di far conoscere
;:Jiqh~ essa Iion pu abbracciare ci che materia della nostra ricerca.
~p,\i\
(La Trinit, Il, 11. Tr. di G. Tuzzo,
!\~{','
La. Trinit di sant'Ilario di Poitiers, Torino 1971, p. 128)

. .

'!'.' ~- ..

~.'

De Trinitilte, XII, 55-5<;;.

167

Capitolo 8

b) Opere storiche

Si tratta di due libri, diretti all'imperatore Costant~


primo (Liber primus ad Constantium Augustuin) invia t;\tj
sto a impedire le difficolt opposte dagli eretici coiltro-i.s9fi(
tori del Credo niceno. Il secondo (Liber secundus ad Con
tium Imperatorem) propone a Costanzo di promuovere qp(
blico dibattito e un concilio per la difesa della fede ort:lct
Abbiamo quindi i frammenti storici (Fragmenta hl~(

ca)~ un'opera di molta importanza, sia per i docunienfriri_

riportati (lettere di imperatori, di papi e di vescovi, foniml '


di fede, atti dei concili del tempo, ecc.), sia per i ragguagli ,,
niti su quell'et, in cui si svolse la fase pi acuta delle coritr,
versie. Ci giunta purtroppo, come indica lo stesso titolo;miJ:
la, ed ancora difficile distribuire, in una sicura cronofogrk; ~'
frammenti rimasti.
__ ,

c) Gli scritti esegetici

>~~~2~

))i'~

;:..,:~:{~~:

Ilario non manc di estendere la sua attivit pastorale a#&~'~


al commento di qualche libro sacro. Tale il Commeritari~~~if#~

Evangelium Matthaei (Commento al Vangelo di. Matteo) ~;j


trattato sopra i Salmi (Tractatus super Psalmos). Egli sosti~~:i

che soltanto coloro che accettano l'insegnamento della chi'


possiedono la chiave sicura per comprendere ci che la Scrit
tende a esprimere. Del resto era questa una regola di fede, di"__._ _ _ nuta ormai tradizionale presso gli ortodossi.
<"~i~~

,~;

d) Gli intU

Ilario il primo autore occidentale, di cui sia attestata :uil;~H;1;


tivit innografica. Del suo libro _di inni (Liber hymnorum) son!?li
giunti a noi tre composizioni. Sono per lo pi di contenutod,~lf;l
trinale. L'argomento riguarda, rispettivamente, la Trinit, il hili~t
tesimo e la lotta sostenuta da Cristo contro il demonio. Anh~,;
l'attivit innografica dillario va inserita nel contesto della cc)tj;r
troversia ariana: nell'esilio -di Oriente egli venne a conosc.~~zM
di inni che eretici e ortodossi diffondevano per pubblicizzare t~~
loro tesi e combattere quelle contrarie. Perci Ilario pens)jj:'.
servirsi di tale mezzo di ptopaganda anche lui. La forma pet~ii

168

Il secolo IV - L'Occidente

~mamente elaborata: una caratteristica, questa, tanto pi evi~~

nei confronti con la studiata semplicit degli inni ambro-

j.', come vedremo. Per questo l'iniziativa di Ilario non sort


ito pienamente felice 7
';o eia di mediazione, compiuta da Ilario di Poitiers, fra la
a orientale e quella occidentale, risalta con particolare evi~ La sua attivit segnata appunto da una svolta dovuta al
., fto con la teologia orientale. Il suo soggiorno in Oriente gli
~o fuolto per approfondire il suo pensiero teologico. Le querii. di fondo intorno al dogma, soprattutto la consustanzialit
7.Eiglio con il Padre, sOho trattate specialmente nella sua ope' ggore (De Trinitate). La polemica contro gli ariani e altri
~tilo accompagn e lo impegn, ben consapevole com'egli
elle difficolt di una tale impresa e della insufficienza delle
. dialettiche di fronte al mistero, in uno sforzo di appro. ~nento speculativo che far di quella sua opera una pietra
d,&;:;.tate nello sviluppo del pensiero teologico 8
g~t~~

:. :.,

l'ppprofondimento

ioni
PL 9-10; CSEL 22 (1981); CSEL 65 (1916).
'lf+ioni
i::L Tuzzo, LA Trinit, Torino 1971; P. VIOLA-E SARTORI, Com'ip al Vangelo di Matteo, Citt del Vaticano, 1983.

'<.;H.di

"':':',<G. GIAMBERARDINI, Sant' Ilario

di Poitiers e la sua attivit apo-

~if.fpJica e letteraria, Il Cairo 1956; R. IACOANGELI, Il linguaggio sote~~iJ.:J,{ggico di Ilario di Poitiers, in Cristologia e catechesi patristica, I,
~{(i.dpia 1980, 121-148; C MoREScHINI, Il linguaggio teologico di /la-

%:Jef?~';4j.foitiers, in La Scuola cattolica 53 (1975), 39-375; A ORAZf:fto,.Jlario di Poitiers e la universa caro assunta dal Verbo, in Au,,.... - 'anum 23 (1983), 399-419; M. SIMONETTI, Note sulla struttura
:cronologia del De Trinitate di Ilario di Poitiers, in Studi urti 29 (1965), 274-300; IDEM, Note sul Commento a Matteo di
,;;~t#f(odi Poitiers; in Vigiliae Christianae 2 (1965), 165-182.
~)~~'(.i::

.. : .

..

)'~M. S!MClNE1TI, in J. QuAsTEN, Patrologia, Torino 1971, ID, pp. 50-51.


;,,} Cf; M. PELLEGRJNO, Letteratura latina cristiana, Roma 1985; p. 58.

169

Capitolo 8

2.

EUSEBIO DI VERCELLI

Nato in Sardegna, venne per tempo a Roma, dove ehb l~~~.


compagno il futuro papa Liberio e conobbe con probabilit A~{
nasio. Vi rimase fino alla sua elezione a vescovo di Vetc~lll~
Quando Costanzo Il cerc di strappare la condanna di Atari~t~!
ai vescovi convenuti Milano per il concilio (355), egli si rifiM~~
t. Esule raggi?nse .Scitpoli, citt ?ella Palestina, sogg~~~:>,~;
vescovo filo-anano Patrofilo, dove nmase fino al 360. 1'ra~fe@$
to in Cappadocia, fu infirie condotto nella Tebaide. La moli~,~
Costanzo gli ottenne la libert e os pot partecipare al conc"W'.~
di Alessandria {362). D ritorno In Italia, ccmtinu fa sua attivi,t
anti-ariana cn nano di Poitiers. Mor in una data da collo);~
tra il 370 e il 371.
>:''.(ii
Sotto il noine di Eusebio, sono state pubblfoate tre lettere':;~~
prima contiene la risposta del vescovo di Vercelli all'impe~~~
Costanzo, che ne aveva sollecitato la presenza al concilio di.Mfi;
lano (355). La seconda diretta da Eusebio al clero e al popo1ofll\
Vercelli, conteneva la notizia delle pressioni e dei maltrattani~!\~
ti inflitti a lui e ai suoi compagni di prigionia da partedelsdg;
carceriere, il vescovo filo-ariano Patrofilo. La terza, diit~'i
Gregorio di Elvira, non . per lo pi ritenuta autentica.
'~i:i*~
Il nome di Eusebio stato richiamato in questi decenni; ~\
che a proposito di una raccolta di brevi trattati sulla Triillt:(l[~
Trinitate): l'opera era stata erroneamente attribuita per tutl~i;ij
medioevo ad tanasio~ Oggi gran parte della critica rifiuta~~
paternit eusebiana e preferisce collocarne l'origine negli /'"'!
380-400, in ambiente della Spagna o della Gallia meridio '
L'opera giunta a noi in due redazioni, una pi breve (li
VIl), una pi estesa (I-VIII), non ha soltanto uno scopo pd
co, contro eresie recenti e non recenti, ma anche quello ' ''
strare il mistero trinitario in tutti i suoi aspetti; anche ti
rapporti con l'incarnazione del Verbo. Nl complessoji l
in grado di rilevare un dominio teologico assai avanzato; '
poter pensare gi al prossimo tempo, in cui Agostino a
messo mano al suo celebre. trattato sulla Trinit. In quest'
golare aspetto il De Trinitate pseudo-atanasiano, non sol
esclude, ma supprte il carattere prontuario e catechetico,'
nato ai collaboratori del vescovo nel loro ministero pastd

170

Il secolo IV - L 'Occidenl

lettura
: ....
~-~'"

''.:'

lt{]rijutazione di un eretico

fi'#"- 'Dice l'eretico: ''L'eternit conviene soltanto al Padre!". Ma per-

'hf

tu la supponi soltanto per lui? Di certo, se d poco tempo Egli ha


'.i~p.~to il ~ig~o, no~ pu essei:e eterno. Scegl~ ?unque per ,te una di
~'fl~e_ste

soluzioru: o esiste per essi wia sola etenuta, OPPure c'e, per en-

;;j'fajilbi, una sola posteriorit. lilfine, perch mai tu adduci in questione


t,~Jtanlo il Figlio, come se in qualche tempo Egli non fosse esistito,
i:tilntreci stesso dovrebbe essere attripuito maggiormente al Padre, il
' e; come tu vai dicendo e secondo la tua stessa professione di fede,
, . sarebbe stato Padre, almeno per qualche tempo?
~!~:\; Certo, se l'esser nato diviene per il Figlio il motivo di non poter
.., r considerato eterno, dato che tu affermi che Egli nato in un tem. sai tardo o avanzato, ne risulta necessariamente che anche per il
.. la nasita del Figlio costituisce wi motivo per negare la sua eter. . dato che Egli lei ha generato solo da poco tempo. Non ti rendi
he cos; nel tuo discorso, tu giungi alla negazione dell'eternit
1'un per l'altro?.
~}::'.:'~:(La Trinit, V, 9-10. Tr. di L. DATIRINO,
}:.~~::_ .....
Pseudo-Atanasio: La Trinit, Roma 1980, p. 116)
~~~~;;:rf~.:.:
s;,.;;.; .: . .

~'f~rl'pprofondirriento
sf'i,\. .

12,959-968; CCL 9,1-205; 451-479 .

.:,',_'zioni
~\~{-\L.

DJ\rtruNo, Pseudo-Atanasio: La Trinit, Roma 1980.

ti'~

~~!~:k ,'.E. CR.dvELLA, S. Eusebio di Vercelli (Saggio di biografia critica),


. ili 1961; L. DATIRINO, voce Eusebio di Vercelli, in DES, Il, 976-

/ IDEM, La lettera di Eusebio di Vercelli al clero e al popolo della


'diocesi, in Lateranum 45 (1979), 60-82; IDEM, Il De Trinitate
~_atanasiano: opera di catechesi?, in Lateranum 44 (1978),
S; IDEM, Eusebio di. Vercelli, vescovo-martire o vescovo-mona- Aug0stinianum24 (1984), 167-187; M. SIMONETTI, Studi su/
'J!rinitatepseudo-atanasiano, in Nuovo Didaskaleion 3 (1949),

2.

171

Capitolo 8

3.

MARIO VfITORINO

Originario dell'Africa, nacque al principio del IV secolo/


Divenne presto celebre come maestro di retorica a Roma., e ft1:
per molti anni seguace della filosofia neoplatonica e perfino n~f
mico del cristianesimo. Ma verso il 355, convertitosi, s'iridus:S:
a ricevere il battesimo. Per la sua fedelt alla nuova fede, d;v~r~
te in seguito abbandonarel'msegnarnento, nell'anno 362, aalit;
sa dell'editto di Giuliano l'Apostata, che vietava l'iilsegnamen>;:
to dell'eloquenza e della letteratura ai maestri cristiani. Nel sJ19,,
primo periodo, allorch non era ancora convertito, pubblic ~~;
versi scritti con alcune traduzioni, specie da Plotino e da Pc)~!
rio, un' Ars grammatica, ecc. Dopo la conversione diresse la csu~
attivit di scrittore a soggetti inerenti alla nuova fede, con scpg~
polemici e dottrinali. Si hanno cos vari scritti anti-ariani, ba~~f
su presupposti di dottrina neoplatonica, non privi di succ~~~!,)i
come dimostra certa quale influenza a lungo esercitata. Non.ti:~~!
scur nemmeno alcuni commenti alle lettere paoline. E restah'~
di lui perfino tre Inni a gloria della Trinit.
<t
Fu colto dalla morte, non molti anni dopo, a datare dal 362il'
Quanto all'operosit letteraria, quella, s'intende, posterio~
alla sua conversione, occorrer far parola anzitutto delle
Lettere. Si tratta di una corrispondenza di carattere dottrinale.;;
scambiata fra lui e un certo filosofo, di nome Candido, Jlll rrli~:
sterioso personaggio, che ci appare come suo amico e seg '
di dottrine ariane. L'uno e l'altro hanno in comune il lingua
della filosofia neoplatonica applicato ai concetti personai, te.od
logici trinitari. Non da escludere che questo Candido costi~
sca una finzione letteraria, per meglio llustrare la dottrina PPfi
fessata dall'autore.
;<.'.'#;
Ed ecco un'opera di respiro pi ampio, Adversus Ary'li:
(Contro Aria). L'autore si propone una diretta difesa delter@:~
ne homousios (consustanziale), che il concilio di Rimini del3;~i
aveva proscritto. Tra le opere esegetiche, vanno ricordati i s\i.~
Commentari alle lettere di san Paolo, di cui ci rimangono qt:!~J~
delle lettere dirette ai Galati, ai Filippesi e agli Efesini.
esegesi essenzialmente letterale. Dell'Antico Testament g!f\
dimostra una conoscenza piuttosto sommaria.
,}~
Di singolare attrazione, possono considerarsi i suoi tre
intorno alla Trinit (Hymni tres De Trinitate ), di argom~ijf~j

8M

La:syPJ
idifli

;'&~

172

Il secolo IV - L'Occidente

"4ottrinale e redatti in struttura ritmica approssimativa. In essi


::\(ittorino loda la Trinit, ne scruta con trepida adorazione il mi~tero, nella cui luce contempla la propria vita (Inno Il), con ac.9enti di commossa preghiera, nei quali, non a torto, s' veduta
tin'anticipazione delle Confessioni agostiniane 9
ttura
l!na preghiera dettata dalla fede e dalla piet

:?:iet, Signore!

Piet, Cristo! Piet, Signore, poich ho creduto in te;

}> piet, Signore, poich, per la tua misericordia, ti ho conosciuto.


i:f'ifa; Signore! Piet, Cristo! Tu sei il Verbo del mio spirito; Tu sei il

Verbo della mia anima; Tu sei il Verbo della mia carne!


:p~et, Signore! Piet, Cristo! Dio vive; Dio vive sempre: Dio vive da
se stesso, poich prima di lui, .non c' nulla.
~et, Signore! Piet, Cristo! Cristo vive; e poich Dio generandolo,
<:
concesse che Cristo viva direttamente da se stesso, poich vive
\:,.: . direttamente da s, Cristo vive sempre.
;fit, Signore! Piet, Cristo! Poich Dio vive e Dio vive sempre, di qui

nata la vita eterna, la vita eterna Cristo, il Figlio di Dio.
~Wet, Signore! Piet, Cristo! Che se il Padre vive direttamente, da se
stesso, e il Figlio, in conseguenza della generazione del Padre,
vive da se stesso, consustanziale al Padre ci che vive sempre
;;:;>
come Figlio.
~'(?et, Signore! Piet, Cristo! O Dio, tu mi hai dato un'anima; l'anima
'\'.~::
poi immagine della vita, poich I 'anima vive; anche I 'anima
'.'.,~i . mia vive in eterno.
'i'h~t, Signore! Piet, Cristo! Dio Padre, se io sono stato fatto a tua so:;f miglianza e a immagine del Figlio, una volta creato possa io vivere nei secoli, perch il Figlio mi ha conosciuto.
(Inno, 11,1-34. Tr. di F. TRISOGLIO,
Cristo nei Padri, Brescia 1981, p. 252)

<'';:

. Il giudizio su Vittorino, dato dagli studiosi del nostro tem molto positivo. Questo professore di retorica seppe coni!~{ifare con molta serenit, cortesia e impeccabile logica gli argo'.~frinti degli ariani. Indubbiamente, nei suoi brevi trattati, egli di~(:te pi da filosofo che da uomo di chiesa, ci che era a quel
~~~po un'originalit degna di nota. In queste discussioni meta;jsiche, ove si esplica la sua vigorosa dialettica, egli si sforza di
~:p9;

;;;'.!;/
~;,: ' .

[~i<: 9 M. i>Eu.EGRINO, Lerteraiura latina cristiana, p. 58.

173

Capitolo 8

sostenere il dogma con la ragione; se egli invoca testi bibl


lo fa soprattutto per mostrare agli altri e a se stesso che nelle;1
avventurose speculazioni non si allontana dalla vera dottrina>
Per /'approfondimento
Edizioni
PL 8,993-1310; CLP 94.-100; CSEL 83.
Studi

B. CITTERlo, Caio Mario Vittorino, Brescia 1948; D. RoSATo,


dottrina trinitaria di M. Vittorino Africano, Napoli 1942; M. Si:MN
TI, La processione d~llo Spirito Santo nei Padri latini, in Maia
(1955), 316-320; IDEM, All'origine della formula teologica: Un(l,
senza-tre ipostasi, in Augustinianum 14 (1974),173-175; lbEM:;
crisi ariana nel seco!O IV, Roma 1975, pp. 287-298; V. VASQOEz;
inni di M. Vittorino, Catania 1946.

IO J.R. p ALANQUE, Le chiese occidentali verso la met del IV secol,. mSt


della chiesa, m, 1, p. 284.
. ...

174

~Ql COSTANTINOtoi~~~It~
EFESO (431)
E CALCEDONIA (451).

L'ORIENTE

G li

ultimi anni del secolo IV e la prima


met del V vedono emergere nuove
controversie teologiche, il nestorianesimo e
il monofisismo, ma nel contempo grandi figure di padri-pastori capaci di denunciare e
confutare tali dottrine. Urgente si dimostra
la necessit di convocare grandi assemblee
di vescovi, i concili, per definire le verit
della fede: a Costantinopoli lo Spirito Santo, detto potenza di Dio, considerato
non inferiore rna sullo stesso piano del Padre e del Figlio; a Efeso si condanna la dottrina di Nestorio, che non riconosce a Maria
il titolo di Theotkos; a Calcedonia viene
sottoscritta una professione di fede cristologica secondo la quale in Cristo vi sono due
ri1lture unite e iriconfuse. Detta formula
possibile grazie a una fruttuosa collaborazone tra Occidente e Oriente: si tratta della
lettera, detta tomus, che papa Leone Magno
indirizza a Flaviano, patriarca di Costantinopoli. fusomma, i due problemi teologici,
quello trinitario e quello cristologico, cronologicamente si accavallano essendo associati e mescolati in una ricca osmosi.

175

Capitolo 9

dell'impe~

certo che nel corso del IV secolo, nell'ambito


romano, appaiono inquietanti sintomi di disgregamento: semp~~~
pi spesso l'amministrazione, e perfino il governo, si sono tr:';
vati divisi tra pi sovrani, ognuno dei quali regna su una deter;;'~
minata parte dell'impero. Dall'abdicazione di Diocleziano, aV;:.
venuta nell'anno 305, alla morte di Teodosio (395), dunque pi,f:{
la durata di quasi un secolo, si pu calcolare che il mondo r~
mano sia stato riunito sotto l'autorit di un solo imperatore,~'.'.'
tutto, per poco pi di un ventennio. Con i figli di Teodosio, Af/i:
cadio e Onorio, le due met dell'impero appaiono non pi sol~.
tanto separate, ma divise e antagoniste, addirittura in aperto;,
conflitto. Dopo di loro l'unit non verr mai pi ristabilita, s~i
non in modo provvisorio (423) o fittizio.Anche la loro sorte si%:
r, non solo diversa, ma opposta. Mentre l'impero d'Occiden!Ci
dovette presto crollare sott i colpi dei barbari, quello d'Orien:::
te, nonostante qualche disastro, come la sconfitta di AdrianopoU>,<
(378), pot riaversi e mantenersi fino al 1453, con il none d,t;1
impero Bizantino L.
''
Anche i riflessi che emersero nel campo strettamente relif.
gioso sortirono col tempo effetti divergenti. vero che il pfj:Jt.:;:
blema trinitario aveva appassionato in egual misura le chiS..)
dell'Oriente e dell'Occidente: ma nel V e nel VI secolo le~~~
di controversie teologiche diventeranno una caratteristica diff."0
rente in ciascuno dei due ambienti culturali. I problemi c:ristol&'.~
gici (apollinarismo, nestorianesimo, monofisismo) saranno foijI;i
damentalmente questioni specifiche confinate particolarnie~f?.]
in Oriente; il pelagianesimo, per contrasto, apparir come ~
eresia ambientata in Occidente. Non si possono negare interveil~:
ti d'autorit, o anche personali, nell'una e nell'altra parte: ve&i
dremo papa Leone Magno intervenire, in un momento decisifq~
in occasione del concilio di Calcedonia, nel 451. Sta di fatto c}j;,;
le due parti del mondo cristiano, nel corso di questi secoli, a;i
darono orientandosi del tutto diversamente 2
;;.:i(
vero inoltre che, nelle chiese d'Oriente, venne delinefili~
dosi un'atmosfera di contrasti che ebbero alla base motivi 4~
,', ~:12.}

1
2

Cf. J. DANILOu, Nuova storia della chiesa, pp. 366-387.


Ivi, pp. 390-391.

176

Concili di Costantinopoli, Efeso e Ca!cedonia - L'Oriente

ben differente natura e, talora, effetti

assai negativi. La brevit


del presente lavoro non permette di diffondersi in questioni del
1\ltto collaterali, quali lo scisma d'Antiochia che, dal 362 in poi,
:yjde in lotta ben tre vescovi contemporaneamente; e nemmeno
#permette cli insistere sull'antagonismo e la rivalit tradiziona1~. fra Alessandria e Costantinopoli, divenuta, quest'ultima, orJt:ai sede politica, ma anche episcopale, principale dell'Oriente.
;Ne vedremo, tuttavia, nel corso della presente trattazione, certi
~ffetti conclusivi, e non solo marginali.
Nel frattempo, dopo la sconfitta cli Adrianopoli, in cui l'imp~ratore Valente aveva trovato la morte a opera dei Visigoti (30
{riaggio 378), era stato eletto, appena l'anno dopo, suo succes~~ore il generale Teodosio, di origine spagnola, fervente credente
'~;lii tutto ligio alla fede nicena. Come primo atto della sua nuo\v.ii autorit egli promulg un .editto a Tessalonica (380), che imponeva ai suoi sudditi la professione dell'ortodossia cattolica,
Jpt esplicito riferimento alla cattedra di Pietro e al suo titolare,
.'papa Damaso, vescovo di Roma. Indisse quindi un concilio, che
~Jtenne a Costantinopoli nel 381. Fu il secondo concilio ecume:iiio, L'assemblea, ivi convenuta, adott unanimemente un teJfo che ricordava, seppure in modo sommario, il Credo niceno,
;~;condannava tutte le eresie sollevatesi contro di esso. [ ... ] Ne
~~~g una definizione dogmatia, in cui erano dichiarate la con;~~tanzjalit e la distinzione delle tre Persone divine, come pure
~iiLperfetta incarnazione del Verbo: ancora una volta erano conf;~~ati gli eunomiani e gli pneumatomachi. Purtroppo questo
X@w d~ttrinale, ricordato nella lettera del concilio (382), an(;~to disgraziatamente perduto 3
;;, . Cpn la sconfitta dell'arianesimo e la condanna delle eresie
(;*1J.bito appresso qualificate, gli ultimi decenni del IV secolo co['ft()Qbero un periodo di breve e relativa tregua. Ed proprio in
~~\!es.fa fine del secolo e nell'immediato inizio del secolo se;gtienie, che si fa luce uno dei nomi pi prestigiosi della storia
!)~Ua chiesa, quello di Giovanni Crisostomo.
'"''~.:~>'

;..

!j ,:, l G. BARnY-J.R PALANQUE, ll concilio di Costantinopoli, in Storia della chie-

m, PP

363-364.

.177

Capitolo 9

1.

GIOVANNI CrusosTOMO

Nacque ad Antiochia fra il 340 il 350. La madre Antu~a;y


rimasta vedova a soli vent'anni, si dedic interamente all'edu,4
cazione cristiana del figlio. Sembra che la formazione letterajl~1
del futuro Crisostomo, detto appunto bocca d'oro per la: s;M
straordinaria eloquenza, si maturasse alla scuola del famoso t~~:i
tore Libanio. Trovandosi a vivere in una citt, in cui il pagane~it;
mo sfociava in una. insopportabile mondanit, a diiotto
giovane lasciava il mondo per raccogliersi tra i monaci, resid~l'!fi1
ti nelle vicinanze. Aveva da poco ricevuto il battesimo, neL3~~;;:
La vita che egli ora conduceva era tutta. dedita agli studi sacri~~;
livelli certamente superiori. Ammesso poi al lettorato ne137}'~
pass al servizio della chiesa di Antiochia, presso il vesc)Y,#iMelezio. Alla morte della madre, nel 372, si ritir in grottes()J,i,f.,';
tarle sulle montagne vicine, affrontando una vita ascetica (;q~V~
rigorosa da andarne scossa la stessa salute. Fu obbligato a ritq~'i
nare ad Antiochia (378), dove riprese le funzioni di lettore: ?~l{
381, ordinato diacono, segu il vescovo Melezio al concilio"qj\'
Costantinopoli. L il vescovo trovava la morte, senza aver p~fi!;
toto porre fine allo scisma che da anni tormentava la chiesa aJi:~)
tiochena.
: p;,:{
Il successore di Melezio, Flavia.no, 10 ordin prete rteL38$1i\~
o forse nel 386. Da quell'anno tutta la sua attivit fu dedicaraaj:t~'
la predia.zione. Era suo ufficio preparare anzitutto i catecumeili,~
al battesimo. Infatti appartengono a questo periodo le sue
chesi battesimali. Ma sempre pi varie si offrivano le occasi,_,.,
di parlare, soprattutt perch la sua fama di oratore stava diffofi,":~i~
dendosi ovunque: per undici anni (386-397) egli riw attorng~;~
s una folla enorme di uditori.
\2
Costantinopoli frattanto era divenuta, dopo Rma, la see' , ''
da capitale dell'impero, superando perfino Alessandria e Arit!
chia. Nel 397 il Crisostomo fu chiamato a qeUa sede, in quaji
di vescovo. E poich l la vita di molti, anche cristiani, nor{'
affatto esemplare, egli si dedic subito alla rifonna dei costwrji}~~
senza riguardi e timori: il clero, i monaci e i ricchi, quan~~*~
occorse e dove occorse, sentirono la sua parola di aperto rijlj$j,~.
prov~ro. Della carit cristiana verso i poveri e verso i deboliesJW~~
fece Il programma della sua vita di pastore, vigile e generos~ri

atll1if,

178

~i

Concili di Costantinopoli, Efeso e Calcedonia - L'Oriente

Ma ben presto

dovevano succedere tempi dranunatici a causa


4eUa debolezza del giovane imperatore Arcadio e per l' arrogan#e per gli intrighi dell'imperatrice Eudoss~a, di cui~ Cris?sto:mo biasim la condotta. Un complesso d1 accuse lffimentate,
;Jtiamsistenti, ottennero dall'imperatore un primo decreto di esili (403). Il popolo, ben presto, a lui sommamente e intrepida9}ente devoto, ne reclam il ritorno, che, di fatto, ebbe luogo a
;,~r~ve distanza. Il grande vescovo, per, non pot godere di una
pptesa serena. I suoi nemici, tra i quali anche qualche vescovo,
:#dubbianiente invidioso, e la stessa imperatrice strapparono al
'.;aebole Arcadio un nuovo ordine di esilio, nel giugno del 404.
;;Qli.fu assegnata una localit dell'Annema Minore (Cucusa),
/Pte!sOCh sperduta. Ma poich anche l accorrevano molti suoi
i!llnmiratori, la corte imperiale ne prese ombra e gli cambi deIillazione, relegandolo a Pityus, sulla sponda orientale del Mar
~'ttro; ai piedi del Caucaso. Non pot arrivare fino alla nuova di[;-i;ftora: onnai sfinito per fatiche e sofferenze, venne meno duran~ite' il viaggio (407).
': , Le sue opere si diffusero presto in modo incredibile, e que~~ta sua popolarit non fu certo il risultato d'una voga passegge!'.Pt~ Essa si mantenne inalterata per lungo tempo, cos come ne
kf~ndono testimonianza attraverso i secoli il numero eccezional~~nte considerevole dei manoscritti a noi trasmessi. Il testo.
,,,mco~delle sue opere fu presto tradotto nella maggior parte del;;~lingue cristiane. Ecco allora un elenco, almeno sommario,. dei
~fi9i
scritti.
-,!

.; ;~-

La maggior parte di qesti sCritti consiste in omelie, o in


,'commenti in forma omiletica, intorno a libri delle Scritture. Futenute, la pi parte, durante il periodo antiocheno. Sul Gei'fM_si si hanno due serie: l'una di nove, l'altra di sessantasette
i1~fu~lie~ Altre riguardanti i Libri dei Re, i Salmi, Giobbe, i ProYfrrbi, vari Profeti.

?fq.no
?~.:.,;:-'

'

!:':!<it'. Sul Nuovo Testamento, ecco le omelie su Matteo, Luca,

'.'.'f}iovanni, ma, soprattutto, famose le omelie sulle Lettere di san


-:}!i:iol. Si pensi che sulle epistole ai Corinti restano due serie di
;.J;nelie, rispettivamente di quarantaquattro e trenta discorsi.
\'

179

Capitolo 9

b) Omelie dogmatiche e polemiche

.,;;

De incomprehensibili Dei natura (Sulla incomprensibi~,;


t di Dio). un complesso di dodici orazioni. La questione;i;f
lora assai dibattuta, aveva per oggetto la possibilit o men, ~i]'
l'intelligenza umana, di conoscere l'essenza divina: Eunoml~{'c
capo degli anomei, affermava che, data la rivelazione fatta. ~;:
Dio, 1?uomo era ormai in grado di conoscere Dio cos come Egij;
si conosce. Basilio e Gregorio Nisseno avevano gi confuQ\t~:~
questa teoria. Il Crisostomo si pone sulla stessa strada, con ql!~~:
sta sola differenza: Basilio e Gregorio intendevano rivolgeraj:'':~?
lettori esperti di questioni teologiche; il Crisostomo invece si Tti::
volge al popolo cristiano, cercando di semplificare l'ardua qiW'.
stione.
::,/f
Catecheses ad illuminandos (Catechesi destinate.q~
istruire i catecumeni). Come gi sappiamo, durante il perio4~'\
della sua predicazione antiochena, il Crisostomo fu incarita~9:
della preparazione al battesimo dei catecumeni (386-397).
c) Discorsi morali

Contra ludos et theatra (Contro i giochi del circo e it~4~


tri). Le attrazioni dei pubblici spettacoli erano causa di disertare'
la chiesa persino nel giorno del Venetd Santo e di Pasqua;<>
~;:,

::

d) Feste religiose

Molti temi delle sue numerose omelie furono dettati dalla ii~:
correnza di solennit liturgiche (Natale, Epifania, Gioved e Ve~:
nerd Santo, Pasqua, Ascensione, Pentecoste, ecc.).

e) Discorsi occasionali

De statuis, ad popolum.antiochenum (Sulla distruziiJne dell.<


statue, al popolo di Antiochia). Nel 387 Teodosio aveva imp,Qi;
sto alla citt di Antiochia il versamento di una tassa straordiDa~;
ria. Il popolo ne fu cos sdegnato che si sollev e distrusse turl'
le statue erette in onore dell'imperatore e della famiglia imp~
riale. A sua volta, Teodosio ne fu cos irritato che aveva decis9;
di distruggere la citt. Davanti a quella minaccia, il vescov~

180

Concili di Costantinopoli, Efeso e Calcedoni - L'Oriente

~lviano si mosse verso

Costantinopoli per ottenere un atto di

~leinenza, mentre intanto il popolo, sotto l'incubo di quella pu~


i#ziolle, riempiva le chiese. Fu in quell'occasione che il Criso~
~torno tenne questi mirabili discorsi per infondere nel popol

fiotivi di coraggio e di speranza. Teodosio concesse alla fine il


~rdono. Le orazioni Sulle statue sono considerate come uno
4imaggion capolavori di eloquenza d'ogni tempo .
.t) I trattati

'" De. inani gloria et de educandis liberis (Sulla vanagloria


dei figli). Sono due argomenti, apparentemenJ~ staccati, ma fusi in un solo libro. La prima sezione tratta del
vizjo principale di Antiochia, la lussuria e la dissolutezza; la se~o:p.da si propone di preservare la giovent, insegnando ai geni1Bri la buona maniera per allevare i figli e le figliole. La corru~
zioiie del mondo resta senza freno perch nessuno custodisce j
'propri figli, nessuno parla loro della castit, del disprezzo della
'fi~chezza e della gloria, dei comandamenti di Dio 4
~. $ull'educazione

De sacerdotio (Sul sacerdozio). il pi noto dei trattati


:del Crisostomo, redatto in sei libri, fra il 381 e il 385. L'autore
:~dn solo non nasconde, ma moltiplica l difficolt di quel mini~'tero. Egli stesso confessa d'aver paura davanti a un compito
.,~he porta un uomo debole e peccatore a frequentare i misteri pi
acri, a prendere su di s la responsabilit della salvezza dei
suoi fratelli, soprattutto a dover parlare nel nome stesso di Dio.
'Ma uh grido del cuore, dalle prime pagine in cui egli afferma il
;!.~fila di fondo del suo argomento, vince anticipatamente su tutto
:~hresto.
i"'

;:Lettura

'La vocazione di Pietro


',) -~-''

",;:: Che cosa puJ concepirsi d pi vantaggioso della pratica di ci


1
',cheprova nel miglior modo il nostro amore per il Cristo, secondo la te,;~9ffionianza del Cristo stesso? Rivolgendosi al capo degli apostoli:
;~etro, disse, mi ami tu?". E alla dichiarazione fonnale di quest'ulti-

~>

4 J. QUASTEN,

Patrologia, Il, pp; 468-469.

181

Capitolo 9

maes~~

mo, soggiunse: "Se tu mi ami, pasci le mie pecore'. Quando il


domanda al discepolo se pu contare sul suo amore; non per appf~,!i~;,
dere una cosa sconosciuta, perch, che cosa potrebbe apprendere; L\}
che vede il segreto di tutti i cuori? No, ma egli vuole mostrarci in quaj,~:
considerazione tiene quell'autorit che si esercita sul suo gregge. Pci~">1
ch non vi dubbio possibile a questo riguardo, ugualmente. 111fti':;
che una grande ricompensa attende colui che avr lavorato in un' 9per~~
COS cara a Crist~ Noi stessi, quando vediam qualcuno dei nostri sd'.i(
vitori intento con grande cura alla custodia delle nostre greggi, corisg~
deriamo questa sollecitudine .come una prova d'amore per noi; be11ch~'.:
tutto questo s'acquisti a prezzo d'argento; in che modo dlinque C914i;
che ci ha riscattati non con l'oro e l'argento, ma al prezzo della siia'
stessa vita, donando il suo sangue per il riscatto del gregge, riori <l9i~
vrebbe ricompensare magnificamente i pastori? [... ].
; y;
Quando Ges domandava a Pietro se egli lo amava, questa domfuls~
da non aveva per scopo di stabilire l'amore del discepolo, ma piutto~#i}:
di manifestare la.grandezza di quello del maestro; e cos, quando di~,~~
"Qual il servo fedele e prudente", non che ignori quale il s~PY:lffi
dotato di queste qualit, ma vuole mostrare in tal modo come i sfVit"Hi'
ri sono rari e quante sono elevate le loro funzioru. Vedete anche .C:!fi!g<
Egli l ricompensa: "Egli li stabilir s~ tutti i suoi beni''.
-~-.,\,~

(Il Sacerdozio, II, l. In La spiritualit dei Pad[ij;,


DATIRJNO, III/B, Bologna 1983, p. 1.~~$

di L. BouYER~L.

g) L'epistolario

. ''~"":-.,.f

.,,,:~>~:~

Pelle varie vicende che contristarono la sua ultima esistei'~


d notizia il numero elevato delle sue lettere. Ne restano all'ii#:
circa 240. La maggior parte sono dirette a persone amC]i'.~J,~j
hanno per oggetto temi di incoraggiamento allo scopo di mri,t~'i;
nere la forza necessaria di fronte alle sofferenze della vita;
lettere appartengono specialmente al periodo del suo secq,ri~~
esilio (404-407). Le pi interessanti sono le due letterein~~l
zate al papa Innocenzo I. Il papa ruppe allora ogni vincol.I~~
comunione con i suoi avversari d'Oriente, responsa~ili deJ s~,(j;:
immeritato esilio e con le lettere affettuose dimostr la sua tj:>:Q~
solante adesione alla sua causa. Ma meritano anche di ess~~l
lette le lettere del carteggio di Crisostomo e di OlllnpiacJ.e,.Lilf~
la quale Gregorio di Nissa aveva dedicato le Omelie sul Cqnti,~#1;
del Cantici, carteggio perch spesso le parole di lui sono un~e:~a~'"

u;i

__ ,.

182

,~;

Condii di Costantillopoli, Efes0 Calcedonia - L'Oriente

;~1Ie parole di lei, uno tra gli epistolari pi belli. Rimasta vedo'~.a m9lto giovane, Olimpiade dovette vincere le resistenze dello

'.Stesso imperatore per consacrarsi a Dio. Giovanissima diaco


qes'Sa fa compagna di lavoro e di carit del grande Crisosto;mo; Un'amicizia a tutta prova, resa pi solida e profonda dalle
5,

t~fferenze di entrambi, come l'esilio e la prigionia. Crisostomo


'~titi una grande fiducia in lei, tanto da affidarle anche delicati
).!i\()cirichi
di carattere spirituale 6
-
,~}~--

....

Per. un giudizio finale su questa superiore figura di Padre

:rt~na chiesa, valga quanto ha scritto su di lui G, Bardy: S'in-

,g;inerebbe chiunque volesse. vedere nel Crisostomo un teologo


fu~l senso stretto della parola. Le controversie allora dibattute

''hn lo interessano e non hanno presa su di lui. D'altra parte,


''~~li.visse in un periodo e in un ambiente, in cui non erano nsor~
Ji.,.grandi prc:iblemi da risolvere: quello trinitario, insorto per
;~era di ariani, era ormai in gran.parte superato; quello dell'in<p~a.zione dei nestoriani stava appena insorgendo. Ma, in pi,
?\Jcprre aggiungere certa quale indifferenza da lui manifestata
;:&fffonte alle pute discussioni di ordine speculativo. Quello che
~~jjftta di pi che egli fu anzitutto un uomo d'azione, un predi~
~!~t~e e un moralista. Egli si preoccup d'insegnare a vivere be!U~pi che a beri pnsare,persuaso com'egli era che quanti vihf9no bene sono disposti anche a pensare bene. Ne segue quindi
;;8fo~; con lui, . la teologia non presume di far progressi, come
li\919 per un Basilio e per un Gregorio Nisseno. Ne risulta che
(~~pii i;i ebbe una teologia personale del Crisostomo, ma, con lui,
'i~ffaJuce la teologia di tutta la chiesa, quella che si preoccupa di
~1~~P vivere senza pretendere di risolvere misteri insondabili 7 ,
~,,

..... .

~g;r l'approfondimento

~Edi~ioni
~f PG 4764; G. BAREILLE, Oeuvres compltes, Bar-le-due 1865~!':~13 (19 voll.).

i, Per ilproblema delle diaconesse nella chiesa primitiva, cf. R.


.,,,.0 .. ~

ri de$femmes dans l'Eglise, Ge!llbloux 1972.

GRvsoN, Le mi-

}Q. RisosTOMo,Lettres Olimpias, (a cura diAM. Malingrey), SCh 11, PaPllJ947.


~\,~7

l,'-"-"
.;,~

'.o. BARD\', voce Jean Chrysostome, in DThC, VIII, 1, p. 672.

;_'.

I.~ .'.:,~':' -;

183

apitolo 9

Yi''

Traduzioni

Le catechesi battesimali, Alba 1975; R. CALLEGARI;;;


Dall'esilio. Lettere, Milano 1976; A CERESA GASTALOo, Vanit. Ed~;;
cazione dei figli. Matrimonio, Roma 1977; A D:L ZANNA, Commentg.;
al Vangelo di Giovanni, Roma 1969-1970; G. DI NOLA, L'unit dellf
nozze, Roma 1984; G. FALBO, Dialogo sul sacerdozio, Milano 1.91~:;~
S. LILLA, La verginit, Roma 1976; E. Lom, Commento alla lettera.iii'.'
Romani, Siena 1970-1971; R. M:cNun-F. MONTI, Commento al Vaig~;
lo di Matteo (3 voll.),-Roma 1966; C. PIAZZINO, Omelie sulla leiterd'i4
Colossesi, Torino 1939; A QuACQUARELLI, Il sacerdozio, Roma 1980;
C. RIGGI, w vera conversione, Roma 1980; G. TIRONE, Commento al~>
le lettere ai Corinti, Siena 1962; IDEM, Omelie su Giovanni Evang~lf/;
sta, Torino 1944-1948; S. ZINCONE, Commento alla lettera ai Galii_{
Roma 1982; IDEM, Panegirici su san Paolo, Roma 1988.
.:\
C. BRIGAITI,

Studi
A CERESA GASTALDO, Teoria e prassi nelle catechesi battesrriMe
di san Giovanni Crisostomo, in Catechesi battesimali nei Padti dell//
secolo (a cura di S. Felici), Biblioteca di Scienze religiose 60, RomA'
1984, pp. 57-63; M. DUJARIER, Breve storia del catecumenato, To~~;
1984; M. FALANGA, Il pensiero pedagogico di san Giovanni Crisos(f~
mo, Bari 1984; AM. MALINGREY, voce Giovann Crisostomo; #,i;
DPAC, Il, 1551-1558; H.J. MARRou, Storia delreducazione nell' anfij;
chit, Roma 19842 ; A NocENT, Il sacedozio dei fedeli secondo',sM:
Giovanni Crisostomo, in Vetera Christianorutn 7 (1970), 305"324;;:
G. SFAMENI GASPARRO, La coppia nei Padri, Milano 1990, pp. i4()S\
149; F. SPEDALIERI, La Madre di Dio nella soteriologia di san Gi'i:~
vanni Crisostomo, in Ephemerides Mariologiae 1965, pp. 385-4ff~;
S. ZINcoNE, Ricchezza e povert nelle omelie di sali Giovanni.Cris~~:1
storno, L'Aquil 1973; IDEM, Lo Spirito Santo nelle catehesi disq'fr',
Giovanni Crisostomo, in Lo Spirito Santo nella catechesi patristicl_i(~J
cura di S. Felici), Biblioteca di Scienze religiose 54, Roma 1973;-:pp~;
23-31.
...~:
<:'

2.

EPIFANIO DI SALAMINA

Nacque verso il 315 vicino a Eleuteropoli, in Palestina/~


famiglia probabilmente ebrea, ma di lingua e cultura greC,~~
Compiuti i primi studi, si rec in Egitto e visse insieme ai &ti'Ji
naci di quel paese. Ritornato in Palestina, fond a sua vofr(#g(
monastero, del quale divenne il superiore per una trentina.ll;
.
:.~

184

Concili di Costantinopoli, Efeso e Calcedonia

L'Oriente

}umi. Nel 367 fu chiamato alla sede episcopale di Salamina di


:ipro, oggi nota col nome di Costanza. Nel 381 fu presente al
concilio di Costantinopoli.
X' Si fece conoscere sia come scrittore sia come deciso confutatore di eresie, ma, soprattutto, si rese nemico d'ogni forma di
origenismo, da lui ritenuto particolarmente pericoloso. Nel 402
diy~nne avversario del Crisostomo in fama di origenista. Venne
;~rfino a Costantinopoli, ma senza raggiungere alcun risultato.
'.Al suo ritorno a Cipro, durante il viaggio, fu raggiunto dall
'iitorte (403). Gli rec una grande fortuna la fama della sua indi'yJduale santit, espressa in una vita del tutto ascetica.
t Fli un uomo di erudizione impressionante: conosceva il gre~, l'ebraico, il siriaco, il copto, e non era del tutto ignaro del la~tfilo; Gli nocque per il suo eccessivo fanatismo nel combattere
~l~tte le dottrine da lui avversate .
.. Delle sue opere vanno specialmente ricordate le due seM~~~nti:

. . , ., Ancoratus (L'uomo saldamente ancorato). In mezzo alle


!cte,llipeste delle varie eresie che gi s'erano diffuse e ancora si
bii:ffondevano, compromettendo la saldezza della fede, l'autore
;~ip:tende suggerire dei fondamenti sicuri in una costante fermez1\za, come agganciati a delle ancore.

;. . Panarion, inteso come l'armadietto, per la custodia delle


>medicine (Il contravveleno o l'antidoto). Per il suo contenuto,
,;i'.~ppera conosciuta anche con il titolo di Le eresie (Haereses):
i~dfatto,lo scritto risulta del richiamo di ben ottanta eresie, a coda quelle che gi erano apparse anteriormente al cri{~hiuiesimo. L'importanza dell'opera risiede specialmente nei
l\~~ghi estratti letterali e nelle fonti direttamente citate, di cui, al:::triliienti, si sentirebbe la mancanza penosa.
~~~'~/Non si pu porre temiine alla pur breve delineazione della
;f!gqra di Epifanio di Salamina senza richiamarsi al fatto che si
HI~ve soprattutto a lui il cambio di atmosfera che fino al secolo
;~!X i1Ioltrato aveva continuato a brillare attorno alla rinomanza
&'Mimrigene. L'entrata in lizza di un avversario particolarmente
~ ., ,ace e temibile come Epifanio cambi quella rinomanza paci,~ n un'atmosfera di tempesta. Fino al 374, anno in cui egli
e ,,,s mano all'Ancoratus, si assunse il cmpito di demolire

fidinciare

185

Capitolo 9

Origene nell'opinione pubblica della chiesa cattolica. UomO<ti\'.


piet edificante e di vita integerrirtla, costituitosi cacciat()re ~#
eresie, subdor nell' origenismo una Il1agnifica preda. Nel s)J:~;
Ancoratus egli pone Origene tra gli eresiarchi, rinfacciandogltjlj
suo allegorismo, la sua dottrina cristologica, le idee sulla ri~tij+,
rezione dei corpi. Le ste.sse accuse ripet, rincarando la :d9s~~
nel suo Panarion. Anche altre sue opere attestano la mede$i@(
ostilit, nella quale Epifanio doveva trovare un alleate> poten~;,#~
assolutamente imprevedibile: Girolamo 8, come appresso ~s;
mo modo di vedere.
' ,.,
In questa nostra et non pochi stud~osi tendono a riabilit~'.
Origene in molti tratti delle sue concezioni, certamente arQi~~
ma comprensibili in tempi, in cui la teologia non aveva aric;ot;f:
raggiunto quei punti fermi, a cui il progresso degli_studi avrk~;
condotto la dottrina della chiesa. Molto utile pu tornare I~ c;,q}
noscenza degli interventi effettuati nell'incontro tenuto a Roml\;
nel maggio 1985 da parte di parecchi studiosi dell 'antichit~
stiana 9
..-'
-;<E,~

cpl
-:~.)

Per l'approfondimento
Edizioni
PG 41-43; GCS 1980-1985.
Traduzioni
C. RI001, Epifanio ontro Mani (Panariori e Haereses),
1967; IDEM, Epifanio, l'ancora della fede, Roma 1977.

'I
' ~.;;

'i{~

f{_~fA~
,tr::

},ii

Studi
C. RiGGI, La figura di Epifanio nel IV secolo, in Studia Patif~ijfil
ca VIlI, (TU 93), Berlin 1966, pp. 86~107; IDEM, Il termine h,g~fef{;
sis in Epifanio, in Salesianum 29 (1967), 3-27~ IDEM, Origefi~;,~
Origenisti sec?nd~ Epifanio, in .Augus~anum~~ 2~ (1986), I 1$d$~~
AA VV., L' orzgemsmo: Apologie e polemiche (g1a citato nella n~ta~l
. -:.: ::;;~t-i:;.
,:,

P. DE LABRIOUE, San Girolamo e l' origenismo, in Storia della chief '


pp. 42-43.
.
t Cf. AA W., L' origenismo: Apologie e polemiche intorno a Orgene, ...
contro di studi dell'antichit cristiana (9-11 maggio 1985), a cura dell'lstitut\)',
stico Agustinanum, Roma 1986.
8

186

Concili di Costantinopoli. Efeso e Calcedonia - L'Oriente

!~'! DA TuoooRo DI MoPSUESTIA A NEsroruo


Dal problema trinitario, inteso come impegno a spiegare la
interiore della realt divina, sollevato dall'arianesimo,
;Eoriente cristiano pass a quello che bisogna chiamare propria:illente cristologico; Ci si chiede allora: nel Verbo incarnato, ci
s4Jle proviene da Dio e ci che dell'uomo, in quale modo si
i]niscono per costituire un unico Signore, Ges Cristo? I due
~problemi cos, quello relativo alla divinit e quello relativo alla
\umanit, si sono distinti progressivamente; cronologicamente
N~~si si sovrapposero e, in origine, si presentarono mescolati. Per
~oro.prendere tutto il problema fin dalle sue radici occorre risali~'.iifaH'eresia ariana. certo che i primi discepoli di Ario avevaz~p immaginato di fare svolgere al Verbo divino le funzioni di
~<principio vitale che normalmente l'anima svolge nell'uomo,
~to da attribuire al Verbo stesso le serie delle debolezze sof~fprte eia Ges nella sua vita terrena: la fame, la sete, il pianto, la
~BllJJ'a della morte nell'orto del Getsemani, ecc. Da qui essi rica~~i,yano il senso dell'inferiorit del Verbo nei confronti con il vei1!Pi:Dio, il Padre. Non solo. Tutto questo significava accordare a
f,}tnsto un'umanit incompleta, mutila, un corpo senz'anima,
;~~ch questa. era s.tata sostituita dalla presenza del Verbo 10
i10 . Fu proprio sulla linea di questa antropologia ariana che venbne:~ collocarsi Apollinare di Laodicea. Con lui, come abbiamo
'\visto nel cap. VII (p; 142) prende inizio la lunga serie delle
sie cristolo iche e delle reazioni a catena che esse provocap. . da lui che ebbe principio la caratteristica insistenza sule.l dell'Uomo~Dio, e fu lui l'autore della formula: Unica
'atl,lra incarnata (la realt concreta) del Verbo divino 11 Ne
vava, come conseguenza, il rifiuto a dividere e a separare i
;~lelllenti (natura umana e natura divina), che invece si assoo n~ll 'incarnazione 12
;~truttura

~~(::\o f, J. D~u, !"uova st~ria della chiesa, p. 392. .


~;~t.,'t';.,:: 11 Non c'e separazione tra il Logos e la sua carne menzionata nelle Sacre
;, , ' '"'lbii; ma il medesimo una sola physs, una sola hypostasis, una sola potenza.
'oprosopo11; tutto intero Dio e tutto intero uomo (De fide et incarnatione, 6 .
. '"ZMANN, Apollinaris von Laodicea und sein Schule, TU 1, Ttibingen 1904),

Cf. J. DANIlDU, Nuova storia della chiesa, p. 393. Cf. R. AoRAIN, voce
. fi4ire, DHG, III, 962-982; A GRILLMEIER, Ges il Cristo nella fede della
}a~ Brescia 1982, (2 voli.), I, pp. 606-626.

187

Capitolo 9

....~~~~

Posti tali principi, non poteva risultarne se non una precisf,~0


immediata reazione, che ebbe la sua prima espressione propria~s
mente ad Antiochia e il suo principale protagonista in Teodl'if'.

di Mopsuestia.

Teodoro di Mopsuestia nacque ad Antiochia verso il 350;':;_


fu prima presbitero nella sua citt e poi vescovo di Mopsustiil,fi
in Cilicia (392-428). Fu pure condiscepolo e amico di Giova.illii
Crisostomo. A differenza per di quest'ultimo, egli trascors~g
una vita senza contrasti e mor nel 428, in tarda et e in famtw~
grande scienza e santit. Ma proprio tale fama, dopo la sua mt!'~'
te, risult presto inquinata: ebbe infatti la cattiva sorte di imn,1)1;'~
verare tra i suoi discepoli, proprio Nestorio, e per questo motiv~;
egli sar ripetutamente chiamato in causa come responsabile; #'ii'.
qualche modo, delle deviazioni teologiche imputate al suo &1!:,'
scepolo.
.
Giudicato come scrittore egli appare, per il numero dei s~;i.}
scritti, uno dei pi fecondi dell'antica letteratura cristiana; mar~:;
condanna che in seguito gli fu inflitta nocque fortemente. a;A3';
conservazione delle sue opere stesse, che in gran parte nd!U:of~
no perdute. Di tali scritti sono ricordati anzitutto le sue Horfiif5
liae catecheticae (Omelie catechetiche), in numero di sed1C1{!
come commento al Simbolo oppure ai sacramenti (battes:in@_'
eucaristia, ecc.) S tratta, in genere, di esposizioni serene. S'crist
se pure Commenti a quasi tutti i libri della Bibbia, dove appn,(*
si segnal quale rappresentante cospicuo della scuola esegetJ.Qif\
antiochena. in questo settore che egli critic fortemente ran~:,
gorismo tutto proprio della scuola alessandrina. E fin qui nqlJ~
di particolare. Dove invece occorre fermare la nostra atteni.O~~
nel campo propriamente teologico. Pur essendo egli morto::~~
pace con tutta la chiesa, in seguito la sua dottrina, in settoreP(.ll'
lemico, fu coinvolta nelle controversie nestoriane e apollina#~~
e persino monofisite. Infatti, nelle sue preoccupazioni di colp~
in radice tali eresie, egli fin per insistere con tale ecceden,~~)
sulla distinzione in Cristo tra le due nature, divina e umana, .:J4'1
com romettere dannosamente l'unit in Cristo della pers~#
proprio da qui che sorge in lui la difficolt maggiore, ,!it~::
me spiegare cio il modo con cui le due nature s 'incontrrti;ll:
Cristo. Il tennine pi frequentemente da lui usato quellcf;~J.~
congiunzione (synepheia), ed proprio quello che si pres~~~;~
giudizi negativi sulla sua teologia cristologica. Il difetto 'P~q[
. ';!

188

Concili di Costantinopoli, Efeso

Calcedonia - L'Oriente

~erkoloso di quel termine infatti sta nel fatto che, nell'uso pi


:C:bin'une, l'equivalente greco aveva per lo pi il significato di
!~~mplice unione, e non quello di unit; per esprimere quest'ulti'iffl:o senso si ricorreva invece al termine henosis; cos infatti de,;y~:essere inteso il mistero del Verbo incarnato, nel quale la pre1,~~za della natura divina e umana confluiscono nell'unica PerJ9na del Cristo, Dio-Uomo 13

~e;,. l'approfondimento
iJizioni
;;~.('( PG .66,9-1020.
:,Vfi:Jduzioni

f;'.;; '. Le. commentaire de Thodore

de Mopsueste sur /es Psaumes (1-

;i~{)) {a cura di R. Devresse), Studi e Testi della Biblioteca Vaticana 3,

f'.Qilt del Vaticano 1939; Les homlies catchetiques, (a cura di R. Tonii\~ti e R. Devresse), Studi e Testi della Biblioteca Vaticana 145, Citt

;ifLVaticano 1949.

"- ~:-:.'

/ti>>E. HAMMAN, Thodore de Mopsuestie, DThC, XV, 335-379; P.


{P,~NTE; Una riabilitazione di Teodoro di Mopsuestia, in Doctor
'iG!)nmunis 1 (1950), 3-15; M. SIMONETII, Note sull'esegesi vetero;'if~stamentaria di Teodoro di Mopsuestia, in Vetera Christianorum 14
m977), 69-102; F.A SULLIVAN, The Christology of Theodoro of MoFf1;f~~s(ia, Roma 1956; IDEM, Further notes on Theodoro Mopsuestia,
~\F: Theological Studies 20 (1959), 264-279.

~}:
(::: fi

in questo clima che entra in scena Nestorio. Si sa poco

;~ila sua vita giovanile. Nacque forse nel 381 a Germanicia di

~S'Ui,a, oggi Mar'as. Studi ad Antiochia ed entr in 1ln monaste~~~.i;,posto nelle vicinanze della citt, dove poi visse come prete.
~!p.n., certo che seguisse le lezioni di !eodoro di Mopsuestia,
~;m,~, ne conobbe certamente le opere e 81 fece seguace e propu~jfill:~tore delle sue dottrine, soprattutto nel campo cristologico.
~~~ ortoscenza che egli si procur in fatto di scienze sacre fu int'U.Pbbiamente considerevole.
r~_-;,_,.

X> .

~'::}::!'Si tenga presente come anche nella conclusione liturgica delle preghiere del-

''Ja"Messa si trovi sempre questa clausola: Per il nostro Signor Ges Cristo, che vive
;{,frgna con Te nell'unit dello Spirito Santo. Non detto nell'unione, ma nell'uni;i;!~; 'me nel latino corrispondente: in unitate.

~~F
189

Capitolo 9

_.::).

'"j~
Dopo la morte di Sisinnio, vescovo di Costantinopoli, ~:V$~
venuta nel dicembre del 427, Teodosio Il lo scelse come succ~~;~:
sore sulla cattedra della capitale. Cos, fin dall'inizio, egl~:~U:
distinse per il suo zelo contro gli eretici e contro tutto ci che gll~
parve abuso o errore. Ma le persone sagge poterono ben pres~~;;
notare che lo zelo del riformatore era spesso indiscreto. Egli<ii,i,~~r
fatti non manc di sottolineare un errore nell'appellativo The&J);
tkos, comunemente attribuito alla Vergine negli ambienti c&;}f
stantinopolitani. Da quel momento il termine divenneoggettd~;
aspre discussioni e la notizia fu conosciuta anche altrove, per:(~~;;;
no a Roma, soprattutto, come vedremo, per opera di Cirillo, v~~,'
scovo di Alessandria.
~,;;~,;i
Le discussioni su quell'argomento divennero cos imp~gii~t~
tive e cos decisive da provocare ben due convocazioni: un ~Jri,~f~
do a Roma nel 430 e l'anno dopo un concilio ecumenico aEf{~
so: la conclusione port alla condanna e alldeposizione di ij'W:
storia. Fu allora che venne naturalmente e solenilemeflte~
proclamato il titolo di Theotkos riferito alla Madonna. <H~l~
Le accuse mosse contro Nestorio e, di riflesso, i tentat!'fi~
spesso tendenziosi, a cui egli stesso ricorse per difendersi e gi~f-<i.
stificarsi, servirono a far luce su punti pi deboli delle sue c~ri;~
vinzioni. Nel suo sforzo di emarginare l'arianesimo e l'apol ''
risma, non tenne presente la Tradizione della chiesa 14, e
s'accorse fin dal principio che egli stava predicando una 49,
na teologica e, pi ancora, cristologica, le cui espressioni 'I.1
destre e intempestive non poterono non sorprendere gli spip!ifi
abituati ad altre forme di pensiero e di espressione.
.. .~';
Egli infatti, pur ammettendo in Cristo la realt delle due:'
ture, divina e umana, e pur preoccupandosi di attribuire a :
scuna natura ci che le apparteneva, ma d attribuirle questtf
tanto, si indusse a insistere con forza eccessiva sulla dallt;~
pur si deve ammettere in Cristo, fino per a lasiare nell'o'
l'unit fondamentale che, ugualmente, occorre confessar~
Cristo. Fu soprattutto su quel titolo attribuito alla Ve :
(Theotkos), che si acuirono le reazioni. Nestorio non p'
che, nell'unit delle due nature, divina e umana, confluenti>
persona del Cristo, quel titolo dato alla Vergine diveniva il
14

Cf. T. CAMELOT, voce Nestorius, in Catholicisme, IX, 1170.

190

Concili di Costantinopoli, Efeso e Calcedonia - L'Oriente

~Uario ovvio e naturale della premessa, poich


;;r:~Jlrie la madre, fu tale non solo perch diede
!{,~~omo, ma Cristo Uomo-Dio 1s.

Colei che ne dialla luce Cristo

!.~:.~:_:~--

VJ~r' l'approfondimento

:~aioni

~t~

F. LooFs, Nestoriana, Halle 1905.

~~J'uzioni

~<,- RNAu, Nestorious, Le livre d'Hraclide de Damas, Paris 1910;

i}!fi:EM';

Les lettres de _Nestorius Saint Cyrille et Saint Clestin et


<'ieffdciuze anathmismes de Cyrille, Revue de l'Orient chrtien, 16
tjti9), 176-199.

?i~~#i.

''_;:;,,G.

CASSIANO, L'incarnazione del Signore (a cura di L. Dattrino),


~fua1991 (on bibliografia); A GRIILLMEIER, Ges il Cristo nellafe'fJ~-della hiesa, (2 voll.), Brescia 1982, pp. 607-805 (con bibliografia);

~>SIMNETI1, voce Nestorio-Nestoritinesimo, in DPAC, Il, 2390;_~J.9'4; L ScIPIONI, Nestorio e il concilio di Efeso: storia, dogma, criti~\ta;'Milano 1974; IDEM, Ricerche sulla cristologia del Libro di Era~&Zfde di Nestorio, Freiburg 1956; B. STUDER, Dio Salvatore nei Padri
~!~~Ila chiesa; Brescia 1986, pp. 263-294.

~;;,:

~~~~~{:.

fi'f;Coo:LLO DI ALESSANDRIA E IL CONCU,10 DI EFESO


'.;'.>;.:

::(~J~,\
~};;:, .Nipote

del vescovo Teofilo di Alessandria, nacque verso il


~~Q. Comp ottimi studi classici e condusse una vita eremitica.
i\JEo;iio lo chiam in seguito a far parte del clero della citt, e, al~\iamorte, egli venne eletto a succedergli. Nonostante l'et, si
~~Aotare per la.sua autorit e per la sua intransigenza. Per ra.: ,cli preminenza episcopale, nutr certa quale avversione per
'M di Costantinopoli, avversione che si sarebbe estesa an'ne confronti' del defunto Giovanni Crisostomo. Attese a
'.<li.lavori di esegesi e di'teologia: la maggior parte delle sue
e sono anteriori alla controversia nestoriana. Fu infatti a
-e dal 428 che Nestorio, fatto vescovo di Costantinopoli,
~/~~:: ..j,

1':'<-:. _ . Cf. E. HAMMAN, voce Nestorio, DThC, XI, 76-157.

1;

191

ti

<>Io 9

cominci a predicare contro gli apollinaristi: Cristo era Dio~r~~


fetto e uomo perfetto. Maria, perci, doveva essere onorata nqlfi*l
come Madre di Dio, ma semplicemente come Madre &~,~~
Cristo. Cirillo gli scrisse allora due lettere per richiamarlB
maggiore prudenza di linguaggio. Frattanto l'uno e l'altro
ressarono a Roma il papa Celestino I (422-232). Fu datarag~ ..J,~:
ne a Cirillo. Egli intanto fece approvare da un sinodo di ves2;qV<i';:;t
egiziani ben dodici anatematismi, nei quali descriveva gli. '''f'
rari di Nestorio da ritrattare. Nel frattempo l'imperatoreTeq
sio II (408-450) convoc un concilio a Efeso per la Pente(:
dell'anno 431. Dopo lunghe discussionisi giunse frnalment6
la condanna definitiva delle dottrine di Nestorio e alla pr
mazione della divina maternit di Maria: fu cos riconoscili
titolo a lei attribuito di Theotkos (Dei genetrq, madre di
Molti sostenitori di Nestorio continuarono tuttavia
ostilit e rimproverarono a Cirillo di misconoscere nel Cri8-t
totale presenza delle due nature. Per questo egli si sent in dc}
re di rispondere. Mor il 27 giugno del 444. Intanto, appogg
dosi sul suo nome, cominciarono a serpeggiare, come vedfe
i primi sintomi di quell'eresia che prese il nome di mollo,
smo, affermante in Cristo la presenza di una sola natura. )
Cirillo fu scrittore copiosissimo: molte per delle sue o'
ci sono giunte incomplete e altre sono andate del tutto pe:rd
La parte pi estesa dei suoi scritti ha per oggetto l'esegesi bi
ca dell'Antico Testamento e del Nuovo: in questa ope:rosii/
cos attiva, seppe astenersi egualmente dagli eccessi del letf
lismo antiocheno, come pure dall'allegorismo alessandfin6 0
Quanto alle opere di natura dogmatico-apologetica o p
mica, la parte pi importante si esprime nel suo atteggatn.'
di teologo. Prima della controversia nestoriana, egli ebbe
ralmente gli ariahi come fronte di confutazione. Ma poi
attivit di teologo e di polemista fu-da lui svolta soprattutt
tro l'eresia nestoriana. In una serie di piccoli trattati, W
scritti in forma di lettera, egli si propose di sviluppate il d.,
dell'unit personale di Cristo e quello della matemt di(
Maria, come corollario del prililo 16

in

q
Ja:J

16

M. JuGIE, voce Cirillo d'Alessandria, in EC, ill, 1720.

192

Concili di Costantinopoli, Efeso e Calcedonia - L'Oriente

~f--::-c

~!.::. Ci premesso, vorrei offrire un giudizio finale sulla perso-

~nl!lit _e sull'opera di questo personaggio, senza dubbio figura


~;pJu:neggiante in Oriente nei primi decenni del V secolo. sicud{r~'Ja sua posizione impegnata in fatto di ortodossia; ma petples~iSi:non si pu talvolta non rimanere di fronte al linguaggio da lui

tfefs~~t e alla sua terminologia teologica. La foga della polemica

:;4d induce non di rado ad adoperare termini non sempre adatti, se

~\~?n addirittura incerti. Vale allora il giudizio del Quasten:


[;;,~}ridente

che Cirillo fa in realt derivare l'unione in Cristo dalla


e, invece, la dualit dalle nature. Egli anticipa cos la
r~~isione del concilio di Calcedonia, di cui prepara il fonda~{hento teologico. Ma la sua terminologia molto- difettosa e fu
- ente causa di gravi malintesi, giacch egli usa indistinta' __ nte i termini physis (natura) e hypostasis (persona) per in~~are tanto la natura quanto la persona. Egli parla de/I' unica
'f.Jtnli!itra incarnata del Vetbo per indicare l'unit di persona, con,v,;"::to che Atanasio fosse responsabile di questa pericolosa
' l"essione 17 Tale formula in realt era stata diffusa da Apolo;' . ,
'di Laodicea, il quale identificava natura e persona e inse~\jgpaya una sola natura in Cristo [... ]. Fu accusato, ancora, di
!i~ollinarismo e di monofisismo. Di fatto per egli si sforz di
~~ifehdere la dottrina tradizionale contro i due eccessi estremi,
'.~W'pollinarismo e il nestorianesimo. Fu compito poi del concilio
Cakednia (451) di conciliare appunto pensiero e terminolo'' jiella sua definizione: l'unione delle due nature in una sola
~~~rsona,

SOila IR.

;1~1;~~.: :. _:

;;J:"r:J' approfondimento

:'f:yril ofAlexandria (a cura di P. E. Pusey e T. Randell), Library of


:f;:tthers of the Holy Catholic Church, 43; 47; 48, Oxford 1874-

,}.

_ De rectafide ad Reginas, I, 9.
~~~;~i'J. QuASTEN, Patrologia, II, p. 141.

193

Capitolo 9

Studi

G. FERRER.o, Temporalit, escatologia e cristologia nel commri~i#;


di Cirillo Alessandrino al quarto Vangelo, in Nicolaus 6 (1978);;~~f
86; G. MOLARI, La cristologia di .san Cirillo e /'.antropologia neqpli4
tonica, in Euntes Docete 12 (1959), 223-229; R. RosINI, Il Pfim9'$~;'
nito in san Cirillo Alessandrino, in Studia Patavina 13 (1965),37~
64; C. VoNA, voce Cirillo di Alessandria, io BS, m, 1308-13l5:C''

5.

EUTICHE, IL MONOFISISMO E IL CONCILIO DI

CALCED~
~; . :/;~

Verso lo scadere della prima met del V seeolo,. e cio,;~


440 in poi, avvenne nella storia della chiesa una specie di e:~
biamento di generazione: a Roma papa Leone successe a Si~~
ID (440-461); ad Alessandria muore nel 444 il vescovo CiriU~~~
gli succede certo Dioscoro, futuro sostenitore diEutiche; ~
stantinopoli, due anni dopo, diviene vescovo Flaviano, l'ow9$.!~
tore di Eutiche.
. c:{i1~
Costui, nato nel 378 a Costantinopoli, era entrato pres ~!ii
uno dei monasteri vicini alla citt, ed ebbe come maes .
certo Massimo che lo educ nel clima di una conipl~
versione per ogni teoria m~storiana. Divenne capo della s11a
munit (archimandrita) e fu considerato come guida moralf
stigiosa dei monaci di tutta la cerchia costantinopolitana..: .JI~
ebbe per, e non dimostr mai, il possesso di una larga e s1<i
cultura teologica. Tutto questo non imped che egli diverii$~
uno dei personaggi pi autorevoli e influenti, anche pres~9!J.~1
corte imperiale allorch era sul trono Teodosio Il, negli aJlii:!~f~
il 408 e il 450. L'illustre archimandrita ne approfitt per <ijc~~
rare guerra a tutti i seguaci della dottrina nestorianae, npi~H~
quanti professavano la presenza di Cristo n due natme: ;N
rendeva conto, nel suo iricrollabile fanatismo, che egli futl
cadere nell'errore contrario. Ii monoQsismo (olia sola
nfatti,-. la negazione delle due nattire i1i Cristo, in li ass .
nell'incarnazione.
.
Fu appunto negli anni 447-448 che si riaccesero a Cast.
nopoli le controversie cristologiche, allorch incominci a\
nifestarsi certa opposizione contro le teorie sostenute da E,

rta

194

Concili di Costantinopoli, Efeso e Calcedonia - L'Oriente

i,~he. L'inizio della nuova controversia si ebbe con una denuncia


:f8,yanzata contro Eutiche davanti al vescovo di Costantinopoli,
}J<laviano. Fu riunito ben presto un sinodo nella stessa capitale,
:she pronunci la sua condanna e la sua deposizione. A sua volta
~:l:<"J,aviano invi la relazione di quanto era avvenuto a papa Leo~pe; nel novembre del 448. Il pontefice approv l'operato del sii(Jdo e rispose con una lettera, divenuta presto assai celebre
'.:(Epistula ad Flavianum o nche Tomus ad Flavianum) il 3 giu449. Intanto per. a Costantinopoli le cose mutarono faccia.
\1Teodosio II, influenzato dall'eunuco Crisafio, in tutto favorevo'.,ii~ a Eutiche, disapprov la deposizone del monaco e convoc
;;y,11nuovoconcilio a Efeso. Fin dalla prima sessione Eutiche fu
0filchiarato ortodosso e riabilitato (8 agosto 449), Flaviano invet~~ ,venne deposto e talmente maltrattato da morirne per le per?\(!Osse e l'esilio tre giorni appresso, dopo aver potuto per invia;%fe~a Leone notizia di quanto era accaduto e un caldo pressante

;goo

:!,~ppello 19

)~~F''Intanto altri e rapidi eventi mutarono il clima. L'anno se~;~~p~, Teodoro Il veniva a morte, e cos il potere passava nelle
~~dell'imperatrice Pukhesia, ben diversamente decisa. Furo~~)mnullati i decreti del conciliabolo di Efeso (conosciuto poi
""'' .. e Latrocinio efesino), ed Eutiche venne cacciato dal suo
p.astero e confinato in un luogo ignoto. Accanto a Pulcheria
"'y,~ruie.a trovarsi il nuovo imperatore, Marciano, da lei sposato.
~[BiJ:w a indire immediatamente un nuovo concilio, che si tenne
~li/Calcedonia nell'autunno del 451, e fu il quarto concilio ecu1t~rtico. Vi fu ripresa la questione dottrinale e si giunse all'ap~Wffiy~ione d'una nuova formula che risentiva della lettera di
t:".'''JI:eQne: vi proclamata in Cristo una sola persona (iposta,tcsl come vi coesistono due nature (umana e divina), in. ;, e complete, senza mescolanza e senza trasfonnazione,
ine, indivise, s che egli consustanziale al Padre se0. la divinit e consustanziale a noi uomini secondo l'u)20
'iStricamente vennero chiamati <<monofisiti quanti rifiuta. la dottrina del concilio di Calcedonia, secondo la quale il
.:.,'O di Dio, nato dalla Vergine secondo l'umanit, in una
>

Cf.. V. MOl'IACHINO, voce Flaviano, in EC, V, 1448.

',~,c;f. M. SIMNETTI, voce Calcedonia (concilio), DPAC, I, 566.

195

Capitlo 9

sola ipostasi (persona) e in due nature (en duo physeis), le qa}f


permangono inconfuse, immutate, indivise, inseparabilmertt~:
unite 21
};
Nessuno ebbe modo di illustrare meglio questa verit d:~
fede cristiana di quanto risulta dalla lettera di papa Lene I (TiA:
mus ad Flavianum). dunque opportuno conoscere il micl{>:
centrale di quel celebre documento.

Lettura
Ges Cristo, vero Dio e vero uomo
Salve dunque le propriet specifiche dell'una dell'altra nattif~
che vennero a confluire in una stessa persona, dalla maest fu ass~t)j;
l'umilt, dalla potenza l debolezza, dall'eternit la mortalit, e per di1
struggere il debito gravante sulla nostra condizione, la natura invi()Ja.;
bile fu unita alla natura passibile[... ]. Avveniva cos, conformem~ii%
alle esigenze della nostra salvezza, che il solo unico mediatore tra
e gli uomini, Ges Cristo uomo, poteva morire in virt di una m~.~i
come non poteva morire in virt dell'altra natura. Perci, in un'pitf!i\(
e perfetta natura di vero uomo nacque il vero Dio, completo di tUttfgJJ}
attributi sia suoi che nostri. E dicendo nostri, intendiamo ci cM!il;
Creatore pose in noi fin clall 'origine e che poi assUnse per rest:uri'.i:ffj;f,;
Di ci che invece vi fu immesso dal demonio ingannatore e dall'riiU,Q1
ingannato fu accolto, non esisteva alcuna tracca nel Salvatore: no#bl!~
sogna pensare che egli, per il fatto che volle condividere le nostre:~~
bolezze, partecipasse anche alle nostre colpe. Egli assunse la cond(~~
ne di schiavo, ma senza la contaminazione del peccato: arricch1:4lf~.:
l'elemento umano, ma non sminu l'elemento divino, poich queJE~
nientamento che lo rese - lui linvisibile - visibile, e per cui voll~ ''''
il Creatore e il Signore di tutte le cose - essere un comne ino .
atto di misericordiosa condiscendenza, e non gi esaurimento de..
potest. Pertanto colli.i che rimanendo nella condizione di Di9
l'uomo, nella condizione di schiavo si fece uomo[ ...]. Mantiene'
integralmente l'una e l'altra natura ci che le proprio, sicclico
condizione di Dio non sopprime la condizione di schiavo; cos la' ,
dizione di schiavo non ridimensiona la condizione di Dio. fufattrij:
monio si gloriava percM l'uomo, cadendo vittima del suo inganl).Q;:
rimasto privo dei doni di Dio e, spogliato del privilegio dell 'imm
t, era stato colpito dall'inesorabile sentenza di morte, mentre,.
mezzo ai suoi mali aveva trovato motivo per consolarsene, avend:_

P.!e;

21

Cf. M. Juom, voce Eutiche, in EC, V, 869.

196

Concili di Costantinopoli, Efeso e Caledonia - L'Oriente

(compagno nella prevaricazione, e anche Dio, attenendosi a un'esigen-

::za di giustizia, aveva dovuto modificare i propri piani nei riguardi del'.J.'lomo che aveva creato e colJocato su un alto piedistallo d'onore. Era
:dunque necessario[.-.] che, nell'ordinamento di un disegno segreto, da
parte Dio, che immutabile, la cui volont inseparabile dalla sua
-~iit, realizzasse con un mistero ancora pi nascosto il piano primiti'.V, proposto per noi dalla sua piet, e che d'altra parte l'uomo, trasci.)t~to nella colpa dall'iniquit fraudolenta del demonio, non andasse in
.{:ginpleta rovina contrariamente al proposito stesso di Dio.
,;:' 4. Fa dunque il suo ingresso in mezzo alle miserie di questo mon~b [...] il Figlio di Dio: scende dal cielo, sua sede, ma non si stacca
i~itlla gloria del Padre ed generato attraverso un modo e una nascita
['~solutamente nuovi. Nuovo fu il modo, perch egli invisibile nella
~sjia natura, si rese visibile nella nostra; di per s irraggiungibile, volle
;~ssere raggiunto; vivente prima di tutti i tempi, cominci a essere nel
!)fompo; signore dell'universo, assunse la condizione di schiavo, naJ~eondendo l'immensit della sua maest; da impassibile si degn di es~~re uomo passibile e Dio immortale, si degn di opporsi alle leggi
';Aella morte. E nuova fu la nascita con la quale fu generato, perch la
\yerginit inviolata della madre non conobbe la concupiscenza, ma for~~ fa materia della carne. Ci che fu assunto dalla madre del Signore fu
Wfnatura e non la colpa; n d'altra parte nel Signor Ges Cristo, gene'Y.f.1i0 nel seno della vergine, la natura diversa dalla nostra appunto
~;Ii'i,ch straordinaria la sua nascita. Colui infatti che vero Dio al'~S vero uomo, e nulla di fittizio esiste in questa unit, in quanto sus~]sf6no in mutuo rapporto l'umilt dell'uomo e l'altezza della divinit.
come il Dio non viene alterato dalla sua condiscendenza miseriosa, cos l'uomo non viene assorbito dalla dignit che riceve. Cia, a delle due nature compie, restando in comunione con laltra, ci
le proprio, e quindi il Verbo opera ci che spetta al Veroo, mentre
' ame esegue ci che spetta alla carne. cos che uno brilla per i mili che compie, mentre l'altra soccombe per gli oltraggi che subi; e come il Verbo non si distacca dalla gloria patema, che in eguale
.l'll possiede, cos la carne non abbandona la natura della nostra
e umana. Difatti un solo e unico soggetto veramente il Figlio di
~ veramente il figlio dell'uomo: Dio per la ragione che "in prino era il Verbo, il Verbo era presso Dio e Dio era il Verbo" ed uoper la ragione che "il Verbo si fatto carne e abit in mezzo a noi";
:io per la ragione che "le cose tutte furono fatte per mezzo di lui e
'za di lui nulla fu fatto" ed uomo per la ragione che "fu fatto da
:ifua e fu fatto sotto la legge".
ii90;) (LoNE, Tomo a Flaviano, (Ep. 28) 3-4. Tr. di T. MARIUCCI,
~Ornelie e Lettere di san Leone Magno, Torino 1969, pp. 533-535)

:;m

~~

197

Capitolo 9

Per l'approfondimento
Studi
G. BARDY, Il latrocinio efesino e il oncilio di Ca/cedonia;.!#
Storia della chiesa, IV, pp. 265-300; P.T. CAMELOT, De Nestoriu,S,1f!.
Eutichs: ropposition de deiu christologies, in Das Konzil von Chql.;,
kedon. Gschichte und Gegenwart, Wiirzburg 1951,I, PP 213-242; Mi
Juom, voce Monofisiti, in EC, VIII, 1299-1302; J. KEU:.Y, Il pensifr
cristiano delle origini, Bologna 19842 ; V. MoNACHIN0,11 ruloA~i:
papi nelle grandi controversie cristologiche, in Gregorianum.>> 3?,
(1952), 104-170; S. PINcHBRLE, Introduzione al cristianesimo anticq;
Bari 1971, pp. 218-227.
.
.....

198

I CONCILI
'DI COSTANTINOPOLI (381),
EFESO (431)
E CALCEDONIA (451).

10

L'OCCIDENTE

lario aveva
il P?nte di collega:
I mento
Oriente e Occidente. Dopo di
l~ciato

tra

lui operano il collegamento dell'Occidente


con la cultura greco-cristiana Ambrogio e
Girolamo: l'esegesi e la teologia greca entrano nel mondo latino. La situazione politica, per, si deteriora. In Occidente, sotto la
pressione dei barbari e per le ribellioni interne degli usurpatori del potere imperiale;
si creano fratture con l'Oriente. Il fenomeno
ha le sue conseguenze nella sfera culturale.
Controversie e polemiche assumono significati, valore e sviluppi diversi: priscillianisnw, donatismo e pelagianesimo, eresie sorte in Occidente, lasciano l'Oriente quasi indifferente. Teologicamente i due mondi si
manifestano, se non separati, molto distinti.
Sant'Agostino offre un'elaborazione teologica cos personale e originale da imporsi a
tutta. la cultura occidentale futura, da diventare un perfetto e incontrastato dominatore.
Nel De Trinitate elabora la prima teologia
autenticamente occidentale del grande mistero trinitario, pur tenendo presenti i meriti
di Tertulliano e .di Ilario.

199

Capitolo 10

Lo stesso periodo, considerato in rapporto all'impero d'Q'?,;


riente, ci interessa ora in relazione all'impero d'Occidente:.1,f
condizioni politiche e sociali per che riguardano quest'hltifi:!:Si:
furono in realt del tutto diverse. Mentre in Oriente, se si ecef~}
tua qualche parentesi, ome la sconfitta di Adrianopoli (37S);"r~:
situazione, di fatto, non sofferse decisive mutazioni, in Occtfi
dente, invece, il succedersi di eventi formidabili provoc il croh:;
lo dell'impero. Le trib germaniche dell'Europa orientale e set;\
tentrionale dovettero cedere terreno di fronte alla pressione dii~.
gli Unni, e non ebbero altre risorse, se non quelle di cercafJ
rifugio al di qua delle linee romane. Ebbero cos inizio, ccinJ;
prima penetrazione degli invasori, le ondate dei barbari: Visigo~.:
ti, Ostrogoti e Franchi. Nel dicembre del 406 fu abbattufacy;:
frontiera del Reno. La Gallia e, con essa, l'insieme dei psi;
latini, videro irrompere a ondate successive le invasioni, e'{
contemporanei risentirono dolorosamente di quell'avvenime11~~
simbolico rappresentato dalla presa e dal sacco di Roma da pm'i'.;
te di Alarico, re dei Visigoti, nel 410. Ma questo non fu che *~:
episodio di una lunga serie di prove che avrebbero portato : s.~~.
stituire ovunque, alla potenza romana, la dominazione degli iJi-::
vasari e a frantumare l'unit imperiale in una serie di regni pfa'::;
ticamente indipendenti 1

In questa certamente non breve durata di tempo, che si svoti~
se nella seconda met del secolo IV e nel V, fiorirono anchejri1
Occidente, come gi in Oriente, illustri Padri della chiesa. Fa~
qualche eccezione, come nel caso di Girolamo, essi furono,an~
che vescovi, al servizio diretto della chiesa. E noi li vedr~J#'g;
soprattutto come pastori e come scrittori, quindi solerti pr(iij.~
catari e profondi pensatori. La loro funzione episcopale co~\!~
portava pertanto la conoscenza larga e sicura delle Sacre Sctitti;'
ture e grande abilit esegetica. C' di pi. Come in Oriente;}#(?;
che in Occidente la teologia assunse in gran parte l'impgil"q)
caratteristico della controversia, indotti come spesso fur>,lt1!
questi grandi pastori d'anime, a dirigere le loro armi contro ii,'Q~
pochi dissidenti ed eretici. Come gi in precedenza, anche <:)~~~
per maggiore facilit di trattazione, offrir dapprima un acceJjh'Qi
sommario alle principali teorie eretiche che funestarono lv(al
della chiesa in Ocddente.
.:.0
(/;

' J. DANILOU, Nuova storia della chiesa, p. 387.

~~;
"'"'"
;,-.

200

-~

Concili di Costantinopoli, Efeso e Calcedonia

j;'

L'Occidente

DONATO E IL DONATISMO

'.'.;,

(. Lo scisma, noto con il nome di donatismo, prese nome da


:Donato di Cartagine, che ne fu il primo capo e animatore. Ebbe
:fui.zio dalla fine della persecuzione di Diocleziano (303-305) e
9iir fino all'invasione musulmana. L'origine dello scisma trov fa sua causa nel fatto che a Cartagine una parte dei fedeli,
;Q:dpo la morte del vescovo Mensurio, si oppose alla elezione del
~sJ!o successore Ceciliano. Il motivo addotto, da parte dei dissi(ienti, contro di lui e altri autorevoli cristiani, era quello di aver
'tonsegnato i libri delle Scritture e i vasi sacri ai messi imperiali
)Ufo scopo di evitare l'arresto 2
:?> Accanto per a questo motivo non tardarono a emergere ben
iiiltr ragioni per allargare e far perdurare il dissidio: motivi dotftt:IDali, diseiplinari, sociali e perfino politici, come certa av,~~~i::sione all'impero romano e l'estensione del dissidio stesso al
;#sentimento delle plebi oppresse, specie nelle zone rurali. A
'..ehiarimento dello scisma valga ora il giudizio di uno studioso
;;~~ila questione: il donatismo fu e rest indubbiamente W1 movili~nto scismatico, dalle sue origini fino alla fine. Mai venne
~fondannato dalla chiesa a titolo di eresia.
f;~i?; Agostino tuttavia, come vedremo, non manc di qualificare
i#W~tesia tale scisma in base ad alcuni principi da essi professati
-~~~ritio la fede, perch estranei all'insegnamento della chiesa. Il
~pro scisma, nonostante le loro proteste in contrario, implicava
~.~rimi di dottrina sul valore dei sacramenti, e non doveva tardare
~l!iiprovocare da parte loro una concezione completamente falsa
~WfPTil.o 'alla natura della chiesa.
~;;;e :a) Anzitutto essi subordnarono la validit del battesimo
-'" 'ii solo ali' ortodossia del ministro, ma anche alla sua moralit.
a,nto ritennero nullo il battesimo conferito dai cattolici, da
~ ritenuti traditori .
. :. b) Pur essendo ormai isolati in una ridotta porzione dell 'A~fiia, .si ritennero i soli a costituire la vera chiesa.
~B\ In contrasto con i loro principi teorici, erano in essi evidenti
~{V'a~l.ls che facevano delle Scritture e i falsi ragionamenti, ai
~~~-~--,.
~~i;i .. ' Alla fine della persecuzione, coloro che avevano saputo resistere, anche a co};;"~odi

gravi privazioni, tactiarono i colpevoli di quelle consegne col titolo di tradi-

j\i.Ori (latino tradtores, da tradere, consegnare).

201

Capitolo 10

. :f~~"'
,;J~1

quali si ispiravano per giustificare la loro maniera di vedere e~:j


agire 3 I donatisti ebbero pure un loro teorico; certo PannenianoC';
vescovo di Cartagine. Di lui non ci giunta nessuna operai II1~i'.
ne abbiamo notizia da Ottato, vescovo di Milevi~ che ne confu.@}~
il contenuto 4
~ ?.1
La questione fu poi ripresa anche da Agostino, come .s~~';
luogo si vedr.
';);;;)'

2.

PELAGIO E Il.. PELAGIANISMO'

:;:f~~:~~J'.::

Gli anni 410-412 segnano una svolta nella chiesa d'Afriq~i~;


nel momento stesso in cui il donatismo era pressoch motifi~ti
cato, s manifest una nuova eresia, il pelagianismo. E propi'j:q';;
in Africa esso era destinato a u,rtare contro la prima e pi m~t~~
opposizione, e le lotte chene risultarono assorbirono pro~~,*!J,i,;
vamente l'attivit degli ultimi anni di Agostino, fino alla ~U:~~
morte ( 430).
:.:,X,
. :~[~!:':
Pelagio, monaco bretone, nato in Inghilterra; all'incirca v!#:t
so il 354, era venuto presto a Roma, dove risiedette per p~f~
chio tempo: forse dall'anno 384 al 410. Godette di molta stifuit'l
per la sua vita austera e per la sua propaganda in favore deu?:f?J;
deale ascetico. L'invasione di Alarico e la presa di Roma (41,9~%
lo costrinsero a rifugiarsi in Africa, con il monaco e discepqfQJ]
Celestio. Le teorie da essi propalate destarono presto molte R!'~;.'
plessit, fino a provocare una prima condanna da parte del
cilio di Cartagine del 411. Pelago, prima, e poi anche Cele,~
lasciarono l'Africa per l'Oriente, ma le loro dottrine av're_l:)b'
fatto sentire presto la neessit di una confutazione, e il p " :
..
scendere in campo risolutamente fu proprio Agostino.
Pelagio esercit \in influsso molto pi con l'insegnam
vivo e con la predicazione che non con gli sCritti. Perci s
vessimo sostenere nonostante la concordanza evidente di pe .
ro e di espressione, che non tutte le opere a lui attribuite fiit
dettate da Pelagio in persona e che forse sono soltanto ope :.

r ..

> Cf. G. BAREILLE, voce Donatisme, in DThC, IV, 1701-1728..


/{',;,
Cf. L. DA1TRINO, Oliato di Milevi. La vera .chiesa, Roma 1988. Il tsto .c9Jjfil
tiene una larga introduzione intorno a tutto il movimento. donatista.
.:Y~1
x~:-~

202

'I

Concili di Costantinopoli, Efeso e Calcedoni - L'Occidente

~onimi collaboratori, resterebbe fuori dubbio che esse esprimo-

;ib un sola e unica dottrina ben caratterizzata. Ora chi potrebbe


essere 1' ispiratore di questa dottrina, se non Pelagio stesso 5?
> La sua una _dottrina che esprime fiducia ottimistica nei
i;nfronti della bont della nostra natura, nella forza e nella pos~ibilit della natura stessa, in quanto essa risulta opera di Dio.
C)ntro ogni fatalismo e contro ogni determinismo, da qualun~e parte esso provenga, la dottrina pelagiana esalta la libert
4~U 'uomo. Iddio ha dato all'uomo la possibilit fondamentaie
{li scegliere liberamente tra il bene e il male. Da questa premesderiva che si tratta di una libert puramente psicologica, vale
'a::Jlire di liber arbitrio, piuttosto che di libert, ed esso risiede
'Qriicamente nella possibilit di scegliere, indifferentemente, il
'Oh il male 6
)>'Esiste dunque una santit naturale, manifestata nelle virt
:~gli stessi pagani e dei fosofi, ed era gi in atto prima della
l~gge mosaica, come espressione di giustizia. Ci si pu quindi
9liedere: Ma allora che cosa la grazia?. Pelagio non la ritie,~~; se non il bene stesso della natura, la stessa legge naturale, la
'.CJ@l, in realt, sempre un dono di Dio. Appare dunque qui, in
~~fitii; un equivoco sul termine grazia come dono gratuito, e
~@ nozione di sopra~na,tura. Solo il tempo avrebbe chiarito il
1Meto senso di questi concetti. Per Pelagio la grazia del Cristo
~~tessaria per poter adempiere pi facilmente quanto stato co'.~andato da Dio. Essa consiste, di fatto, nell'insegnamento e
:~~\l'esempio di Cristo: egli perci insiste volentierisulla imita;~~:il.e di Cristo. Non per niente predic un ideale d'impeccabiliG~\ iin ideale proposto a tutta la chiesa, la quale, da allora e per
:~:~i, doveva essete la sposa di Cristo, santa e immacola. .. Ellora <<pur riconoscendo l'elevazione di una tale morale,
. ' . . e esigenze si spingono fino al rigorismo (infatti tutti i pec~~~!i'~ono uguali!), e perci non si pu fare a meno d'interrogarsi
l~lll s110 vlore religioso e, soprattutto, sulla sua qualit cristiana.
~l;tafondata sulla possibilit fondamentale della natura, questa
[~{)tale risulter facilmente tacciata di razionalit e di naturali-

sa

r~o7.
;.;~~~(
~'!\~,

Gf::'..so. DE Pu:NvAL, Le lotte del pelogianesimo, in Storia dello chiesa, IV, p. 103.
/l':.

P.T. CAMEI.C>i, voce Plage, in Cotholicisme X, 1093.

ff('. >1 lvi, X,

1094.

'.f::

203

Capitolo 10

Dopo queste brevi note per presentare gli eretici, presen~


tiamo, ora, i grandi pastori di questo periodo sul versante 0 cd~';
dentale della chiesa.
'
3. AMBROGIO
Nacque da famiglia romana (339), ma a Treviri (Trier), do)'.~,
il padre aveva la sua residenza come prefetto del presidio .le.)$,
l'impero per le Gallie 8 Morto il padre nel 354, la madre ritqJjlg(
a Roma con i tre figli: Satiro, Marcellina e Ambrogio. hnme~~~f,
nel corso delle pubbliche magistrature, venne poi nominatq g,9~:;
vematore della Liguria e dell'Emilia (372-373), con sedeaMJ.~;,
lana. Alla morte del vescovo filo-ariano Aussenzio, scoppaf,(){~
no forti tumulti. Ambrogo che era intervenuto per dovere. d'fil~i
ficio, venne, per acclamazione di popolo, destinato a succ4~~~1
nella sede episcopale della stessa Milano (374): in breve te.~PQ~
ricevette il battesimo, gli ordini sacri e lordinazione episcopaj~~r
E da quell'anno egli si trov coinvolto nei pi grandi avyerii~J
menti che si avvicendarono fino alla conclusione del seco10;1
Durante il suo episcopato si succedettero quattro imperatofi'i~
Valentiniano I (364-375), ~;imperatore che ratific la sua .elezj9~
ne; Graziano, figlio di Valentinino I (375-383); Valentfuian:Q';y;;,
figlio di Valentfuiano I (375-392); Teodosio (379-395). ID,fi#:~i
alla morte di Valentiniano I, furono acclamati Augusti i d'll~.. '"~
vani figli: Valentiniano II per l'Illiria, l'Italia e l'Africa; (Jr.
no, il maggiore dei due fratelli, per le Gallie, la Spagna e la
tannia. Essendo Valentiniano II fanciullo di appena quattro :.
la reggenza rimase nelle mani della madre Giustina, atj
Graziano invece, cristiano convinto, fu ostile al. pagane~''
all'arianesimo. Furono quelli, per, anni di relativa calm~,
le cose cambiarono per la morte prematura. di Graziano, 11(;
dall'usurpatore Massimo (383). La corte di Milano, intanttj,
fluenzata da ufficiali e familiari di Giustina, di. fede :,,
prendendo ombra dal prestigio goduto da Ambrogio, di
zio a non pochi intrighi e molestie, col pretesto di avere ,
chiese destinate ai cultori di fede ariana. Si arriv perfino>~
gere d'assedio la Basilica, dove il vescovo e i suoi fedeli sie ,
'Epistola, 59,4.

204

Concili d Costantinopoli, Efeso e Calcedoni a

L'Occidente

rifugiati (febbraio-aprile del 386); La fermezza d Ambrogio indusse la corte a pi saggi consigli, tanto pi che l'usurpatore
.Massimo stava invadendo l'Italia, giungendo fino a Roma. Venile sconfitto ed eliminato solo per l'intervento d Teodosio
(Aquileia 388). In quello stesso anno moriva l'imperatrice Giustina, convertitasi al cattolicesimo l'anno precedente. Dopo la
sconfitta di Massimo, essendo Valentiniano Il appena diciassettenne, Teodosio diveniva, d fatto, se non d diritto, l'arbitro di
:fotto l'impero. Negli anni immediatamente successivi avvenne
:tincidente d Tessalonica (390): per un'improvvisa ribellione
,'della citt, Teodosio ne ordin la punizione, che si mut presto
:m un vero massacro. Ambrogio ne rimase fortemente addolorat~, ed escluse l'imperatore, con una lettera riservata e personale,
dii.Ila comunione della chiesa. Teodosio fin per comprendere il
;'so errore e, dopo un'esemplare penitenza, venne riammesso.
:Nell'inverno del 391, Valentiniano Il, che si era frattanto portain Gallia, si trasferiva a Vienne, sul Rodano. Dovette per su<,,ire la prepotenza del generale franco Arbogaste, fino a incon;_trare una morte ignominiosa in circostanze misteriose, appena
J'anno dopo. La sua salma, portata a Milano per le solenni ese.quie, ebbe l'onore di una delle pi commosse orazioni funebri
j>ronunciate da Ambrogio. Nel 395 avveniva la morte di Teodo'.~io, e ancora una volta Ambrogio esaltava la morte dell'impera.tore con un discorso celebre. A due anni di distanza veniva me}ri6 _anche il grande vescovo (397).
-.. L'attivit di Ambrogio si estese ai campi pi vari: a quello
;p11storale, sociale e politico, e trova ancora la pi vasta docu)~#i~i:itazione nelle sue opere di carattere esegetico, morale, asce:?Jico. e dogmatico, a cui si aggiungono le lettere e la caratteristica
t;fu'q<luzione degli inni.
:~:: Ecco ora un accenno agli scritti:

'to

::~""

~~} Opere
~'.:;!

.-.,.'

~?>

esegetiche

Si hanno, di lui, pi di venti opere di natura esegetica, brevi

5~lc0:nplesse, frutto della sua predicazione. Esse si possono giu;,t@s~e sotto due differenti aspetti: letterario o spirituale. Quanto
;:;i;~Fprimo, Ambrogio non si propose, come fine, l'esposizione

~iiletterale delle Scritture, quanto piuttosto quello dei sen.,i allego-

Y::*ie morali, sui modelli di Origene e dei Cappadoci. Ma di ben


~xi;D:aggior

valore resta sempre il loro aspetto spirituale.

-~~Y:~

205

Capiiolo 10

Tra questi scritti, due meritano un accenno particolare:

4i:

Il Commento al Vangelo di Luca. l'opera pi ampia


Ambrogio, comunemente divisa in dieci libri, ed era gi a conq."'
scenza del pubblico fin dal 389. Essa si compone e collega diverse omelie, tenute al popolo per vari anni nelle varie riunioqf
liturgiche d,omenicali. Non furono pronunciate di seguito,. fil,
modo da formare un commento ordinato e organico; esse for;,;
mano piuttosto. una raccolta eterogenea di omelie varie, ripi:ese.
poi in un secondo tempo. Riesce perci difficile individuare)~
data, in cui furono pronunciate. A parte il criterio esegetico pl'~7
ferito da Ambrogio nella sua esposizione, l'opera prende v~q~~
soprattutto dal suo contenuto dogmatico e dall'ispirazione splnj:+
tuale che tutta la anima e la pervade, sicch essa pu essere an,~
noverata giustamente come un'opera classica della teologia, .~
della spiritualit patristica che la liturgia della chiesa h.a impiaj
gato largamente nel Brevirio, soprattutto per le feste mariane ~
nel ciclo natalizio 9

Lettura
L'esempio della Madonna
Ed entrando da lei, l'angelo disse: "Salve, piena di grazia, ilSh
gnore con te, benedetta tu fra le donne". Ma essa, come lo vide, ii~.
mase turbata all'entrare di lui.
. :f.
Riconosci la vergine dalle sue maniere, riconosci la vergine clal!~
sua verecondia, riconosci la vergine dalla sua risposta, riconoscila, (t~
mistero che in lei si compie. caratteristica delle vergini aver so~~
zione, intimorirsi qualora un uomo entri nella loro casa; e trepiW#i;~
un uomo rivolge loro la parola.. Le donne imparino a imitare un sirii\~
proposito di pudicizia. Maria, s ne stava tutta sola nelle sue stanZe ~:;'
grete, dove nessun uomo poteva vederla, ma solo 1in angelo scoprii}ii~
e mentre se ne stava sola, senza amicizie, sola, senza presenz in~~
screte, per non contaminarsi con chiacchiere grossolane, viene sal~~i
dall'angelo. Imparate, vergini, a evitare la spensierata leggerezza de~~
parole; Maria temeva perfino il saluto di un angelo.
'.'(\t
(Commento al Vangelo di san Luca,.
70~i)
Tr. di G. COPPA, Opere di sanf Ambrogio, Torino 1969, p, 4:3$J.l

n...

: ;.:\.{!-!
,;;~~

Cf. G. COPPA, Opere di sant' Ambrogio, Torino 1969,

206

pp. 89-91.

Concili di Costantinopoli, Efeso e Calcedonia - L 'Occiden1e

L'Exaemeron (Commento ai sei giorni della creazione).


Uopera si estende in sei libri e comprende i nove discorsi pro.tiuriziati nella settimana santa in uno degli anni compresi tra il
~86 e il 390. Gli argomenti trattati derivano direttamente dal
lt:cconto biblico: creazione del ciefo, della terra e della luce (li;~W I); del :firmamento (m; delle acque e delle piante (Ili); del
~ole, della luna e delle stelle (IV); dei pesci e degli uccelli (V);
-~~gli animali e dell'uomo (VI). Le sue fonti sono specialmente
()rigene (De principiis e Commento ai primi quattro capitoli del
qenesl) .e Basilio (Hexaemeron). Occorre lasciare ad Ambrogio
,l rivendicazione di aver presentato in Occidente la prima e pi
~,ampia trattazione del racconto biblico della creazione del mon?4' Nel confronto con gli originali greci (Origene e Basilio),
,egl mostra indipendenza di giudizio e un'estrema libert, sict;h la sua opera finisce per superare gli stessi modelli. Nelle
'#pende descrizioni dei vari momenti della creazione dell'uni.Y~So e del nostro mondo, l'autore si effonde in un'atmosfera di
;:~ilesia, con tutte le vibrazioni suscitate da un'anima di poeta 10
', Ecco come egli descrive la formazione del mare nella terza
giornata:

~ttura
)(ftlare e la vita in esso prodotta
~/;_:'

< . Dio, dunque; Vide che il mare era 'un bene. E di fatto questo elef;Jr,ento splendido a vedersi, sia quando biancheggia per il sollevarsi
~@lle masse d'acqua e delle cn~ste ondose, e gli scogli spumeggiano di
;"@,~'1H spruzzi, sia quando, dolcemente increspandosi la sua superficie
[~.l!:o spirare di brezze pi miti, acquista il cupo colore cangiante, pro%1ifi?Aella serena bonaccia, che spesso abbacina gli occhi di chi lo coni:~mpl da lontano, allorch non sconvolge i lidi circostanti con la vior;Ifu:a dei suoi marosi, ma Ii saluta come abbracciandoli, con sereni
:';~pessi ~e con.che suono gradito, con che giocondo mormorio, con
~,lle:~oave e armonioso rimbalzare delle onde! - TuttaVia io penso che
,~., .quelle parole non si sia voluto dare Ula valutazione dell'incanto
, ... ~e creatura ha per i nostri occhi, bens esprimere che esso corrii/~j>tin4e perfettamente al pensier del Creatore, conforme al motivo
~~Ila sua operazione [ ...].
~"!(~;

Capitolo 10

Perch enumerare le isole, che il mare ci offre spesso agli sguar!ii::


come tanti monili, ove coloro, che con costante proposito di morti:ij~f'
zione, rinunziano alle attrattive della sregolatezza mondana; prefe,ti]:
scono vivere nascosti al mondo, e schivare gli scabrosi anfratti di q~e"
sta vita? Perci il mare rifugio alla temperanza, palestra di vita morti;;.
ficata, solitudine austera, porto sicuro, tranquillit nel secolo, vi~i
frugale nel mondo, e inoltre incentivo al raccoglimento per le persot1e
fedeli e consacrate a Dio, s che le loro salmodie rivaleggiano col aj'f";
morare delle onde che sciabordano lievemnte, e le isole echeggiat\g
col loro applauso alla danza composta dei flutti santi, risuonando degli;
inni dei cristiani. E come potrei descrivere compiutamente lil. belleiZa:
del mare, che il Creatore vide? Che altro devo aggiungere? Che cos:~
il canto del mare, se non un'eco dei canti dell'assemblea cristian~i'
Perci molto giusto che la chiesa sia paragonata al mare: in principig~
all'entrare della folla fedele, essa rigurgita da tutti gli ingressi delle sp,~
onde e poi, mentre il popolo prega tutto insieme, scroscia come iln!
flusso di onde spumeggianti, quando il canto degli uomini, delle cL<>,ik
ne, delle vergini, dei ragazzi fa eco ai responsori dei salmi come l'~ti
monioso fragore delle onde. Che dire poi dell'acqua che lava i piedafr
lo spirar della brezza salutare dello Spirito Sant?
":;
II Signore ci conceda tutto questo: di navigare su di un legno vel~~
ce al vento di una rotta precisa, di approdare a un porto sicuro, di vi~}
tare che gli spiriti maligni ci scuotano con assalti pi gravi di quantd
siamo capaci di sostenere, di scampare ai naufragi della fede, di go~er.~:
una profonda bonaccia; e se talora qualche evento sollevasse contro'.4.f'
noi i flutti tempestosi di questo mondo, di avere per timoniere il Signtjd
re Ges, il quale destandosi in nostro aiuto, comandi con una sola .P:l..";
rola, plachi la tempesta e restituisca al mare la tranquillit.
'.)
A lui onore e gloria, lode, eternit dai secoli, e ora e sempre p~t
tutti i .secoli. Amen.
.;;:.
(Esamerone, V, 21-24. Tr. di G. Co~P.t;
Opere di sant'Ambrogio, Torino 1969, pp. 190-i9~!,

auti~

Nel numero degli scritti esegetici di Ambrogio gli


delle varie Patrologie annoverano anche opere che, pur aveij:d.<:)\
per oggetto riferimenti diretti ai libri della Bibbia, tuttavia n6.fl'i
si risolvono in commenti veri e propri, ma si servono di pagJri~
e di episodi delle Scritture per la loro predicazione e per 1?.fils~~~
gnamento in genere. Tra questi, uno dei pi singolari e purtr9p~
po poco conosciuti, la Storia di N abot e di Gezabele, conte#[~;
ta nel terzo Libro dei Re (21,1-19) 11
;t::

./'.

;.:.:.'.

" Oggi cf. tRe 21,1-9.

208

Concili di Costantinopoli, Efeso e Calcedonia

L'Occidente

Nabot noto come l'israelita che non volle cedere la propria


vgna al re Acab. Fu la moglie del re, Gezabele, a intervenire e a
ordire un processo fraudolento, per cui Nabot, falsamente accusat come bestemllliatore, venne condannato a morte e lapidato.
La societ, nella quale Ambrogio viveva, presentava disuguaglianze stridenti: i potenti avevano immense ricchezze, che
,:poi sperperavano senza ritegno; il contrasto con la miseria delle
'masse era il pi grave che si potesse immaginare. Nessuno megiio di Ambrogio poteva intervenire e parlare chiaro per suggerire i rimedi necessari. Ed egli non manc di farlo, soprattutto in
''questo trattato, anche se breve 12
~b) Opere morali e ascetiche

,- _ De offidis ministrorum (Dei doveri degli ecclesiastici).


.L'opera ha per modello il De officiis di Cicerone, ma se ne di,, scosta per diversa ispirazione e diverso intendimento. In Am"-brogio prevale la giusta nozione e _la retta visione del fine ulti)hio che l'uomo deve proporsi e la certezza di una vita futura, in
d5rii la virt sar premiata e il vizio punito. Come conseguenza
~Dmediata ne deriva il disprezzo dei beni terreni, un disprezzo,
;:_~~mtende, razionale, che rifiuta anzitutto l'apatia stoica. Lo
\~sritto diviso in tre libri: nel prinio l'autore tratta dell'onesto,
'.;ijei senso che a questa virt fanno capo le norme della prudenza,
~,a~lla giustizia, della fortezza e della temperanza. Il secondo li:~~io parla dell'utile: utile tutto ci che accompagnato dalle
'.:~virt dell'amore, della mansueQJ.dine, della beneficenza e della
(generosit. Il terzo libro tende a provare l'inseparabilit dell 'o;;hesto e dell'utile. Quando per non sia possibile conciliarli,
?necessario che il cristiano preferisca l'onesto all'utile, anche a
{'~\)sto della vita, come gi hanno dimostrato di saper fare tanti
:;~roic cristiani. Con quest'opera, che ebbe in ogni tempo tanta
i;iJ;C;>rtlUla, Ambrogio ha offerto non solo al clero, ma a tutti gli uo~funi un vero codice di filosofia morale del cristianesimo.
~.,: De virginibus (Le vergini). questa la prima opera com\{:~sta da Ambrogio; certamente il pi antico dei suoi lavori
;'_giunti fino a noi. Esso risale all'incirca al terzo anno del suo
'f~piscopato, quindi, con tutta probabilit, al 377. Era nota ormai
'';;,,
/
:)~~'.'.;:

"_.,

12 AMBROGIO,

La storia di Naboth, a cura di M.G. Mara, L'Aquila 1975.

209

Capitolo 10

la fama della sua predicazione in favore della verginit. Pef(;i~;


gli venne sollecitato a mettere anche per iscritto le sue conv~r~3
zioni 13 A far questo insisteva anche la sorella Marcellina, ve:r';
gine consacrata a Dio, e cos Ambrogio si risolse a fare. L'opera;
infatti dedicata a lei e consta di tre libri. In realt lo scritto ri0
suita dalla ripresa e dalla rielaborazione di tre omelie, tenute pii.({
vescovo in varie circostanze. Da un ac:cenno della prima di q:~
ste omelie si pu dedurre che essa fu pronunciata, come ve~;;,
mo, proprio nel giorno della festa di sant' Agnese (21 gennaiQ,
377). Infatti, oltre i motivi destinati alla esaltazione della casti~
t, come virt tipicamente cristiana ed evangelica,. vi risultanq
celebri pagine consacrate agli esempi con cui l'autore arricchi':>
sce la parte pi strettamente dottrinale ed espositiva. Ora, tra le:
pagine pi giustamente celebrate, vi quella relativa appunto ai''
martirio di Agnese, che ora viene qui riprodotta.

Lettura

Il martirio di sant' Agnese, vergine


~

E torna bene a proposito parlare oggi delle vergini, perch il~<


tale di una vergine: bello, che il nostro libro prenda inizio dal s:llg:.
elogio: il natale di una vergine, seguiamone la castit. il natale . <!{
una martire, immoliamo sacrifici pacifici. il natale di santa Agne~;i
l'ammirino gli uomini, non si scoraggino i fanciulli, stupiscano le s~i~::
se, la imitino le vergini. Ma che cosa posso dire che sia degno di lej,:~:
nemmeno il suo nome manc di una splendida lode? La sua conscta~)'.
zione fu tanto superiore ll'et, la sua virt fu tanto superiore alla natii~;.
ra, da sembrarmi ch'essa abbia ricevuto non un nom di persona;
un presagio di martirio che indicava che cosa sarebbe stata. Ma 0.89:'
ove procurarmi un aiuto. Essa sub il martirio a dodici anni. Qufili(l{\
abominevole la crudelt, che non risparmi nemmeno un'et cosi tenC?;
ra; ma quanto grande l contrario l'efficacia di una fede, che anc~ ~
quell'et ha tratto i suoi testimoni! Ma c'era posto in quel corpicit\1~
per una ferita mortale? E colei, che non aveva posto per ricevere #l'.
colpo di spada, ebbe forza di vincere la spada? Eppure, a cotesta et;)~;

.ill'li!

'~

:>t

..~

13 Molti altri Padri, prima e dopo Ambrogio, hanno trattato della verginit: Ng
cito solo a\Cuni: TERTULLIANO, Sul velo delle vergini (a cura di P.A Gramaglii, ~~)
ma 1984); CrPRIANo, La condotta delle vergini (a cura di G. Toso, Torino J$)8mi~
METODIO o'OuMro, li banchetto delle dieci vergini {a cura di A Zeolo, fircp~i
1990); PELAGIO, Ad Demetriadem (tr. inglese in The letters of Pelagius and hisf(itrr,
lowers, di B.R. Rees, Woodbridge 1904); Aoosmm, La verginit consacrata (a@~l
ra di A Trap), Roma 1987.
"

210

Concili di Costantinopoli, Efeso e Calcedonia - L'Occidente

)bi,Unbine non sono capaci di sostenere lo sguardo irato dei genitori, e,


si scalfiscono con l'ago, si mettono a piangere per quelle punture
;'(!()me se fossero ferite. Costei, invece, senza spaurirsi per le mani in> sanguinate dei carnefici, immobile tra i violenti strattoni delle catene
,: stridenti, eccola offrire il suo corpo alla lama del giustiziere furibondo,
'wonta a morire ~enza ancora sapere che fosse la morte; e come trasci~ riafa contro volont verso l'altare, eccola tendere fra le fiamme le mani
'\a Cristo, e pur tra i fuochi sacrileghi tracciare il segno della vittoria del
/Signore; eccola introdurre il collo e le mani nei ceppi ferrati. Ma nes;;'. s1m ceppo poteva stringere membra tanto esili [... ].
;;
Aquante minacce dovette ricorrere il carnefice per farsi temere e a
!5quante lusinghe per farsi ascoltare; e. quanto furono a desiderarla in
::.'~posa! Ma essa: "Anche questo sarebbe un affronto verso lo Sposo,
:'fargli aspettare colei che gli deve piacere. Egli solo mi avr, perch mi
:ia scelto per prima. Perch iildugi, sicario? Perisca pur il mio corpo,
~:3.:he pu essere amato solo da sguardi che mi ripugnano". Stette immoS,~:bile, preg, pieg il capo. Allora avresti visto spaventarsi il carnefice,
:'' :come se fosse luj il condannato, tremargli le mani di sicario, impallidi)i'.m per il timore di una pena che non lo riguardava, mentre la fanciulla
~:: v,er s non aveva paura. Ecco dunque in una sola vittima un duplice
i'{nartirio, quello della purezza e quello della fede: si conserv vergine e
f~merit il martirio a un tempo.
~y;'
(Le vergini, 1,2; 5,7-9. Tr. di G. COPPA,
/~t
Opere di sant' Ambrogio, Torino 1969, pp. 546-548)
'Se

:,~;~;/>'.
.( '~ '

'~~;j'opere dogmatiche

1,Jf~,:; . . Il

numero di queste opere rilevante. Mi limiter al loro


f~';~f~rico, con un semplice accenno all'argomento trattato.

~t;: De fide, ad Gratianum (Sulla fede, all'imperatore Gra-

~J4!wi.o). Grazian!) aveva chesto ad Ambrogo un'esposizione e

,r )1 difesa della fede sulla divinit del Verbo, da contrapporre

teorie propugnate da suo zio Valente, imperatore d'Oriente,


. sso il quale egli si accingeva a partire.

De incarnationis dominictie sacramento (Il mistero delcarnazione del Signore). L'opera rivolta anzitutto contro
}apollinaristi, e, in secondo luogo, contro gli ariani. Contro i
autore difende la vera natura del corpo di Cristo e I'esi-

:h'tl.r

nza -in Cristo

di una vera anima umana.

; e: De sacramentis - De misteriis (Sui sacramenti - Intorno


misteri). Siamo, in realt, di fronte a un'opera unica: una ca-

211

Capitolo IO

techesi ai nuovi battezzati. Vi viene spiegato il senso dei riti def


battesimo, della confermazione e dell'eucaristia. Nel De sacra":
mentis vi aggiunta anche una breve parafrasi del Pater noster~

De Spiritu Sancto (Lo Spirito Santo). Lo scopo dell'op#!

quello di dimostrare la piena divinit dello Spirito Santo

elA

sua assoluta uguaglia.nZa con le altre due Persone della Tririit{


'

.\~:

De poenitentia (Sulla penitenza). L'opera fu scritta mtt)


no al 389 ed costituita da un trattato in due libri, senza alcuh:
rapporto di origine con omelie precedentemente pronurteiat<
L'autore intende confutare soprattutto le teorie dei seguad dt
Novaziano, avversario di papa Cornelio (351) per la questi~~;
dei lapsi. Novaziano negava la possibilit del perdono per gJ;t
apostati pentiti e per alcuni dei peccati pi gravi. Le idee del #'::i
gorista e dei suoi seguaci si erano diffuse in diverse zone 4i!'
mondo occidentale. L'opera di Ambrogio ancora oggi intere.~~,
sante, perch ci informa sulla disciplina penitenziale in vigore,:~:
Milano nell'tdtimo scorcio del IV secolo.
:.:
d) I discorsi

Sono tre i discorsi, o meglio, le commemorazioni tenut~ ~~


Ambrogio in occasione del decesso di persone a lui carissiirt~fil
per parentela o per amicizia e motivi di governo.
-
Il primo discorso (De excessu fratris Satyri libri du,Q.);;
commemora la perdita del fratello carissimo, di nome SatiiQ'ffi
L'argomento si allarga ovviamente sul valore cristiano .d~Qlll
morte, ma anche sull'affettuosa e commossa rievocazione d~l~~
figura del defunto, ed il soggetto del primo discorso. n sec6&~l
do si estende sul rema della risurrezione.
;;,:~~'
_:.::.;:~'.e

Il secondo fu pronunciato nel luglio del 392, quajiq~~


giunsero a Milano le spoglie del giovane imperatore, mortc:{}tt;
misteriose circostanze a Vienne all'et di ventidue nni. Il'''"'>
vane era ancora catecumeno, e Ambrogio pronunci COIIlli
e memorabili parole: se i martiri vengono purificati dal loro _
gue, egli stato plirificato dalla sua devozione e determinai(
di seguire Cristo. Tali parole saranno poi sovente citate da-iaj,"~
logi per sostenere la validit del battesimo di desiderio. i:)~

'0!

212

Concili di Costantinopoli, Efeso e Calcedoriia - L'Occidente

Il terzo discorso ha per argomento la morte dell'imperatore Teodosio (De obitu Theodosii). Ambrogio si richiama alla
sggezza:, alla piet e alla virt dell 'iillperatore scomparso e, nel
~inpo stesso, suggerisce ai soldati il dovere della soggezione e
della fedelt al giovane imperatore destinato a succedergli,
Onorio. L'orafore ricorda pure ai due giovani sovrani (Onorio e
Arcadio) l'esempio del padre che aveva saputo cos bene assic'urare la pace fra la chiesa e l'impero.
e) Lettere

Assommano a pi di novanta e costituiscono un documento


ilssai valido, soprattutto in rapporto al tempo, in cui furono
scritte. Ambrogio stesso aveva deciso di fare una raccolta delle
:sue lettere, ma solo dopo la sua morte questa documentazione,
cos importante per la storia e la vita della chiesa del tempo, per
irapporti de~ potere ecclesiastico con gli imperatori e, non ultimo; per il contesto socio-culturale in cui ha operato il vescovo
di Milano, stata sistematizzata. Molte sono indirizzate agli imperatori, Graziano, Valentiniano II e Teodosio, tese a combattete!' eresia ariana, a far valere le disposizioni dei concili e a riaffrmare l'autonomia della chiesa. Altre mostrano una preoccupazione pi prettamente pastorale, sia: che si tratti di stabilire la
'data. della Pasqua o si preoccupino della situazione di altre dio,cesi o che diano le direttive per la celebrazione di matrimoni
1r:nisti. Troviamo eco delle sue lotte contro il paganesimo e il
'giudaismo, contro la multiforme eresia ariana, che generava
~~ontinue eresie simili o contrarie a se stessa. Sua corispondente
pfivilegiata forse la sorella Marcellina, a cui scrive per ripor::tarle le sue omelie o, per raccontare il ritrovamento dei corpi di
~Qrvasio e Protasio, avvenimento che tanto colp il giovane
Agostino: o i suoi amici, Simpliciano o. P~oljno di Nola. Al ve.:sovo Felice (Ep 3,4) descrive con emozione i tesori del santliat!>: le Scrittlire che contengono la dottrina della saggezza, il ta~pemacolo, dove abita il Cristo che parla ai fedeli, che hanno in
:iii:i: tutto quello che loro necessita; ma sempre allo stesso Felice
:~Mli scrive una lettera di ringraziamento per i tartufi che gli ha
}:i,viato! Del 381 sono invece tre lettere del concilio di Aquileia,
'.~iJe delle quali sono indirizzate all'imperatore Teodosio. Neri1;stjlta un quadro molto interessante in relazione alla situazione
:p_olitica e religiosa di quell'et cos varia e cos convulsa.
f'

213

Capitolo .10

f) Gli inni

Ilario di Poitiers, a imitazione di quanto avveniva in Oriel)~


te, aveva gi tentato di introdurre nella liturgia della chiesa glj,
inni sacri. Ma quelli da lui composti erano divenuti tanto po(I'
popolari che quasi non ne rimaneva traccia. Il primo e pi effi.:'.
cace compositore di inni dell'Occidente fu proprio Ainbrogio; Il<
suo metro di strofe a quattro righi, metrum ambrosianum, fu di
esempio per i secoli seguenti. Altri ne seguirono l'esempio, sic~
ch poi soltanto di alclini sicura l'autenticit. Qualcuno di tali)
inni ancora in uso nell'innologia liturgica 14
''
Giudizio. La maggior parte delle opere di Ambrogio furon'.:
espresse, in un primo tempo in forma di predicazione e, solo il.
seguito, v~nnero riprese, rielaborate e adattate nella struttura,>'.
propria di trattati per essere messe a disposizione dei lettori: tuh:~
te hanno per fine l'istruzione e l'edificazione dei fedeli. Di fat,;
to, il grande vescovo non si sentiva portato a grandi e approfon!i)
dite speculazioni astratte e anche quando l'argomento lo port,\
trattare soggetti dottrinali e teologici, egli si accontent di periJi:
correre le vie della fede tradizionale della chiesa, ed evit ordic{
nariamente di entrare in discussioni filosofiche e sottili. Dc)ptj_,;,'
Ilario, egli fu il pi importante campione dell'ortodossia trinit~)
ria contro l'arianesimo e il macedonianesimo: ma, a differenii'
di Ilario, egli insegn e dichiar apertamente l'integrit dell'~~~
manit del Cristo.
...
Nel campo della mariologia la sua posizione di prim'ordi#)
ne. Ricorre in lui apertamente l'appellativo di Madre di Dio e D,i:~
difesa della verginit della Madonna anche dopo la nascita ~~
Ges. Inoltre egli resta sempre il grande ponte, assieme a Gitq;,~
lamo, che ha realizzato il passaggio dell'esegesi.biblica dalF~ti;l
riente all'Occidente.
!;;;,
noto, in pi, come da molto tempo corressero fra la con~~;
zione teologica dell'Occidente e quella dell'Oriente non pocfef'!
perplessit in relaiione al vero significato del termine hyposi~~\:
sis, che si prestava al doppio senso di substantia e di pers()~
Fu merito di Ambrogio quello di aver sostituito al vocablQiii
substantia quello di natura. Di fatto, l'ultima soluzione del'pl'~~
blema, dovuta poi ad Agostino, avrebbe avuto il suo cardine ~:
:};}~~.
1

O.

FALLER,

voce Ambrogio, in El, I, 984-1000.

214

,'.{1~~

Concili di Costantinopoli, Efeso e Calcedonia - L'Occidente

na tale visione ambrosiana. Questo richiamo pu essere sufficiente per dare un'idea del ruolo sostenu,to da Ambrogio nel
c;ampo della dottrina patristica_ Il suo ap}iorto va ricercato soprattutto nell'avere egli accolto in una unica corrente i vari affluenti provenienti dalle pi varie sorgenti: da Atanasio e da Basilio, per l 'Ori.ente; da Tertulliano, specialmente, per l 'Occident, In .questa corrente unica confluirono cos le pi varie
c;oncezioni per uniformarsi e associarsi in una elaborazione unitaria e sistematica, destinata a facilitare conclusioni teologiche
pi precise e pi sicure.
In conclusione, la Scrittura, il Cristo, la chiesa, le anime:
ecco gli ideali di Ambrpgio, che spiegano su di un piano misti(!()-spirituale la sua azione pastorale, il suo zelo, la sua "politia" Tutto si riconduce qui, nel voler instaurare, col polso del
co.ndottiero, ma con la dolcezza del padre, la nuova universalit
cristiana, desti:Oata provvidenzialmente a sostituire e a perpetuar~ quella romana 15

.fer l'approfondimento
diiioni
. PL 14-17; edizione recente, con testo, traduzione e note di cominento, ad opera della Biblioteca Ambrosiana e Citt Nuova: Opera
dmni di sant'Ambrogio, Milano 1977ss (in via di completamento).
Tfaduzioni
{~ G. COPPA, Opere di sant'Ambrogio; contiene: Exaemeron; Esposi;~pne del Vangelo secondo Luc (1 L I.JIJV); Le vergini, La penitenza;
ll:sacramenti; La dipartita del fratello; La morte di Valentiniano; La
;ifibite di Teodosio; Lettere (scelte); Inni (scelti), Torino 1969.
'f.',

"S;udi

,- -"-'

., . G. LAZZATI, Ambrosius episcopus, in Studia Patristica Mediolaifi[:'ti$ia, 6, Milano 1976; L. CRAcco RUGGINI, Ambrogio e le opposi'cf.ini anticattoliche tra il 383 e il 390, in Augustinianm 14 (1974),
:l4~~449; PAREDI, Sant'Ambrogio e la sua et, Milano 19853; L.F.
~LATO, La dottrina esegetica di sant' Ambrogio, in Studia PatristiAf!}Jediolanensia, 9, Milano 1978; G. ToscANI, Teologia della chiesa
t~ sant' Ambrogio, in Studia Patristica Mediolanensia, 3, Milano 197 4.
'0.~);:,-

~'0:-::::
.. :.

AMBROGIO,

Inni, a ctira di M. Simonetti, Firenze 1988. Cf. G. COPPA, Opere

;:?/.%ani' Ambrogio, pp. 41-42. Per la poesia cristiana, cf. J. QuASTEN, Patrologia, I,

''ppi'143-156;

m. pp. 243-324; come opera di prima, ma notevole, indicazione.

215

Capitolo IO

4.

GIROLAMO

Nacque a Stridone, piccola localit posta ai confini della(


Dalmazia e la Pannonia, intorno al 345, da famiglia cristiana'e,agiata: egli stesso si compiacer di definirsi dahnata. Venri.
per tempo inviato a Roma per completare gli studi e divenne J."..:
lievo del famoso grammatico latino Elio Donato. Al pari degl{
altri giovani romani egli sent l'attrazione della vita mondarl~,1~,
ma al tempo stesso non restava indifferente allo spttacolo clf!l'.'
popolo di Roma che frequentava numeroso le chiese e le trrd:5t.
dei martiri. Obbligato da impegni familiari, giunse a Treviri, re<\
sidenza ordinaria dell'imperatore Valentiniano. Fu l che ebb~~;:
conoscenza della vita monastica, introdottavi da Atanasio, patji\:{
durante il suo primo esilio~ Ripartito dalla Gallia, si trasferl l;~;;
paese natale e cos pot ammirare il fervore del clero di Aq\i1~t
leia e delle citt vicine. Infine, data una sistemazione definitivli'i
ai suoi beni, part per l'Oriente con la previsione di non ritorhas>::
re mai pi. Un viaggio lungo e penoso lo condusse fino ad Ari/''.
tiochia di Siria, presso l'amico Evagrio del Ponto (374). La fa~/
ma degli anacoreti che vivevano nelle vicine solitudini lo atttil~~:;~;
se irrimediabilmente, sicch egli stesso si condusse nel desertcf~l
della Calcide, presso Berea, oggi Aleppo. In mezzo a rigoro~~;<
mortificazioni, cominci lo studio della lingua ebraica sottqMJ;
direzione di un giudeo convertito. Nel 376, colpito da una g:f~~f
vosa infermit, fece ritorno ad Antiochia, dove nel 379 ricev~tt:']
l'ordinazione presbiterale. L'anno seguente lo ritroviamo a<'.)~~:"
stantinopoli, uditore ammirato di Gregorio diNazianzo, dve~\it'.ii
to vescovo della citt: pot cos ascoltare le sue orazioni di:iia~tJ
tura esegetica, destinate ad aprirgli un orizzonte nuovo. . . i/;;~
In occasione del concilio di Costantinopoli (381) egli coS::o
nobbe pure Gregorio di Nissa. L'anno seguente s 'indusse
~~f,
compagnare a Roma il vescovo Paolino di Antiochia, come'p~~1
Epifanio di Cipro, dando cos inizio al suo secondo soggim~~
nella capitale dell'impero (382-385): era vescovo della citt~~;~
pa Damaso (364-384), suo grande amico e ammiratore. ,; ;,e;,!
Ebbe subito l'incarico di rivedere le traduzionilatine.d,l1fo~
, ...,,,f'fl,)
Bibbia, allora in uso, e non sempre fedeli. Fu questa la pr!tp'iiJ,
stesura, da lui intrapresa, di quella versione latina, nota ancqt~~
oggi col nome di Vulgata, Grazie soprattutto ad Epifanio, Gifp~('1
lamo venne introdotto nel gruppo che contava tra i suoi mem~

ad

;,,+.?;~

216

Concili di Costantinopoli, Efeso e Calcedonia

L'Occidente

pi influenti alcune matrone e fanciulle della pi alta aristocrazia di Roma. Davanti a loro egli rappresentava il pi fervido avvio agli studi seri e rigorosi della Scrittura, non solo, ma anche
una risoluta tendenza per l'ascetismo monastico, del quale egli
era l'esempio pi vivo nella pratica e negli scritti. Nella casa
.dell'Aventino, di propriet della patrizia Marcella, confluivano
altre-dame: la vedova Paola, con le figlie Blesilla ed Eustachio,
.ed altre giovani donne. Dove prima si parlava con la raffinata
}eganza il latino e il greco, fu intrapreso lo studio della rude
lingua ebraica, fino a leggere 1e Scritture nei testi originali. Ma
iort tutto era destinato a correre cos serenamente. L'amicizia e
i favore concessogli da papa Damaso suscitarono qualche ombra di gelosia. La stessa vita austera, di cui era esempio vivente,
provocava qualche censura in quanti non si elevavano allo stesso livello. La predicazione della verginit, da lui iniziata, era vista conie una condanna del matrimonio anche cristiano. La morJe di papa 'D~aso nel 384 allarg questo fronte fino a divenire
.3.pi;1rta ostilit, e allora, l'anno dopo, egli decise di lasciare la capitale per far ritorno in Oriente. Ma a Roma rimaneva, di lui, un
'ricordo incancellabile, e segn, anche nella storia della chiesa,
un- triennio memorabile.
In Palestina lo raggiungevano Paola e la di lei figlia Eusto9hi. La piccola comitiva intraprese presto un pio pellegri.:'.aggio attraverso i luoghi santi, testimoni della vita terrena del
:Salvatore. Visitarono pure l'Egitto, ove conobbero personaltnente la vita austera ed esemplare vissuta in tanti monasteri.
T:nfme raggiunsero Betlemme, dove Paola divenne la fondatrice
mmonasteri femminili, cos come Girolamo ne regger uno di
:~onaci, con annesso un ospizio per i pellegrini. Quella rimarr
-'.9nnai la dimora stabile di Girolamo, fmo all'anno della morte.
}-~5 U soggiorno di Betlemme dur circa 34 anni. In quel perio:._ g:~ non mancarono di farsi sentire anche in quelle regioni i ri~1lssi delle invasioni degli Unni (402), dei montanari dell'IsauDrji(405) e dei pirati saraceni (410-412). Contemporaneamente
(l'animo di tutti i sudditi dell'impero veniva sconvolto dalle nof.Jizie dell'occupazione di Roma da parte di Alarico (410). E inCtjit cominciava pure la serie di lutti che crearono tanti vuoti
:-:attorno al grande vegliardo di Betlemme: nel 404 era morta Paoit.!~' rtel 418 la seguiva Eustochio. E a breve distanza anche Giro:~Jamo raggiungeva l'eternit (419-420).
~~'.

t~'~
217

Capitolo IO

Il periodo pi che trentennale, vissuto da lui a Betlemme; :fu':'.


trascorso con la dedizione a un'attivit letteraria eccezionie:
Ma, prima di trattarne direttamente, credo opportuno fare il se~.'.
guente breve accenno. noto come in un primo tempo, Girol~,
mo non si sia astenuto da un giudizio lusinghiero nei confronti:
di Origene 16 e di lui tradusse perfino l'opera Intorno aiprincipi
(Peri archn). Ma ben presto tutto mut radicalmente. fudott.
dalle circostanze pi varie e dalle pressioni di Epifanio, vescovcj
di Salamina di Cipro, egli intravide in Origene radici di eresie:~;
appunto perch tali, non restava che condannarlo. La contes;
una volta iniziata, ebbe come conclusione la vittoria degli arttf:
origenisti 17 In questi ultimi nostri decenni non sono mancilti'
esimi studiosi, tendenti a riabilitare la posizione di Origene.l~'
Ed ora, prima di trattare della ricchezza e della variet dell~
produzione letteraria di Girolamo, faccio mia una nota preventi-''
va di uno dei pi recenti traduttori di alcune opere: Basta ~
uno sguardo all'arida elencazione delle opere del dalmata ~f
rendersi conto della multiforme fecondit della produzione g~
ronimiana. Dalle traduzioni agli scritti originali, dalle rielabora~
zioni ai commenti, dalle polemiche ai trattati, dalle biografie ai
panegirici, dalle epistole alle omelie, tutta una vasta orchestrlt
zione d'interessi e di temi, di strutture e di stili, di punti d'arriyQ
e di nuovissime aperture 19 Ecco allora un rapido richiamo
sue opere principali.

lle

a) Le traduzioni della Bibbia

La fama di Girolamo in gran parte legata alla ormai fa-,


mosa Vulgata, la versione in latino della Bibbia, anche se a lqf
non da attribuire la traduzione integrale. Per di pi, per alc\!U.i
libri, si tratta di revisione di versioni gi in uso; tale infatti::U
suo intervento per Vangeli, voluto da papa Damaso. ailct;ifl
dubbio se egli abbia fatto lo stesso lavoro per il resto del Nuo:V,q
De viris illustribus, 54.
Per maggiori notizie, cf. P. Da LABRIOLLB; Girolamo e l' origenism0, in St~i
r(a della chiesa, IV, pp. 41-59.
)~;
18 Cf. AA VY, L' orgenismo. Apologie e polemiche intorno a Origene, in J\:i/
gustinianum 26 (1986).

1 E. CAMISANI, Opere scelte di san Girolamo, Torino 1971, p. 11.


16

GIROLAMO,

17

218

Concili di Costantinopoli, Efeso e Calcedonia

L'Occidente

Testamento, la cui revisione, del resto, appare meno accurata.


Dell'Antico Testamento trascur quasi del tutto i cosiddetti libri
deutero-canonici (Ecclesiastico, Sapienza, I e II Maccabei,
ecc.), perch non compresi nel canone ebreo.
Egli comp pure due revisioni del testo latino del Salterio,
dalla versione greca dei Settanta: al 384 va riferita la prima correzione (Salterio romano); al 389 circa la seconda revisione
(Salterio gallicano), penetrata nella Vulgata, nel 392/93 comp
la versione del testo ebraico (Psalterium ex Hebraeo), mai adottata. Tutti gli altri libri (protocanonici) furono da lui tradotti dal
testo originale ebraico, attraverso un lavoro duro e costante, iniziato nel 391 e prodotto fino al 406.
b} Opere scritturistiche e commenti

Come commentatore della Scrittura, Girolamo ha lasciato


un'eredit inconfondibile. Pi che del Nuovo, egli si lasciato
attrarre dall'Antico Testamento, ed in questo campo che si
pu constatare il solco pi profondo, specialmente con il comfiiei1to agli scritti dei profeti maggiori e minori. Se ne veda qui
un elenco, anche se incompleto:
J. Brevi commenti ai Salmi;
2, Commento al libro dell 'Ecclesiaste;
3. Commento al libro di Isaia ( il miglior commento steso da
Girolamo ai libri dell'Antico Testamento);
4'. Si libri di commento a Geremia (interrotto dalla morte);
5: Commento ad Ezechiele;
:6. Commento a Daniele;
~1( Commento ai profeti minori (Osea, Gioele, Amos, ecc.).
Per il Nuovo Testamento si hanno soltanto:
f Commenti al Vangelo di Matteo;
:21 Commenti alle quattro Epistole di san Paolo (ai Galati, agli
~Efesini, a Tito, a Filemone).

Lettura

'.~ croce del!' anima


...

Quando parlo della croce, non penso al legno, ma al dolore. In ef-

fe1:ti questa croce si trova nella Britannia, in India e su tutta la terra.

219

Capitolo IO

segui(J'.~

Cosa dice il Vangelo? Se non portate la mia croce e non mi


ogni giorno ... (Le 14,27). Notate cosa dice! Se un animo non affe~i9:/::
nato alla croce, come io alla mia per amor vostro, non pu essermfo::
discepolo. Felice colui che porta nel suo intimo la croce, la risurrezij.)7,
ne, il luogo della nascita e dell'ascensione di Cristo! Felice chi ha :S~,
tlemme nel suo cuore, nel cui cuore cio Cristo nasce ogni giorno! di?
significa del resto Betlemme? Casa del pane. Siamo anche noi una
del pane, di quel pane che disceso dal cielo. Ogni giorno Cristo vietj~:
per noi affisso alla croce. Noi siamo crocifissi al mondo e Cristo cri><
cifisso in noi. Felice colui nel cui cuore Cristo risuscita ogni gioinili
quando egli fa penitenza per i. suoi peccati, anche i pi lievi. Felice shf
ascende ogni giorno dal monte degli Ulivi al regno dei cieli, ove c,t
scorro gli ulivi rigogliosi del Signore, ove si eleva la luce di Cristo; oy.:;
si trovano gli uliveti del Signore. Sono come olivo fecondo nella i~~:'
di Dio (Sai 51,10). Accendiamo anche la nostra lampada con l'olio. i'!V
quell'olivo e subito entreremo con Cristo nel regno dei cieli.
'~-{;::;
(Commento al Salmo 95. Tr. di G. C~nT~\
La teologia dei Padri, Roma 1974, II, p. '14~}T

casa-''

e) Opuscoli polemici

,~,-~::~

;y::;

. ; :, ~

Nota giustamente il Camisani che la maggior parte d~ti,~:~~


biografia geronimiai:J.a si potrebbe costruire, seguendo il f1!~J
conduttore delle polemiche da lui sostenute come un comb~f.R:i
tente battagliero, da cui erompe una personalit cos irruente ~ii"~
non essere sempre contenuta nei limiti pi trattenuti 20,
,X;;:
Tra queste contese, degna di nota la disputa intero~~~
tra un luciferiano e un ortodosso (Altercatio Luciferiani et /Jdif.ti
todoxi), vale a dire, un dialogo vivacissimo fra un discepolo-~~~
Lucifero, vescovo di Cagliari, e un difensore della discipliiliif;
adottata dalla chiesa. L'obiezione del luciferiano era quellii~~~~~
sosteneva il dovere di deporre per sempre i vescovi che si fl)s~~i~
ro compromessi durante le persecuzioni, e, in pi, la nece$&imJ)
di reiterare il battesimo cnferito dagli eretici, perch riteritjt~~l
invalido. Il valore maggiore dell'opera risulta dal vivo atta~*~~
mento che Girolamo dimostra alla Tradizione della chiesa:'. "z2
Notevole, nell'opuscolo Contro Elvidio, la difesa :cidf~~
perpetua verginit della Madonna. C' di pi. In questo layO,~i
Girolamo il primo ad affermare pur la sicura verginit di.'~:ali~
' <;:.:~;/~{
20

Cf. E.

CAMISANI,

220

Opere scelte di san Girolamo, p. 19.

Concili di Costantinopoli, Efeso e Calcedonia - L'Occidente

Giuseppe. In pi difende l'ideale ascetico da lui cos intensamente praticato e propugnato. Quest'ultimo argomento svolto
pure nell'opera Contro Gioviniano, dove, inoltre, viene esaltato
il valore della verginit. Egli trov egualmente l'impegno d'intervenire Contro i Pelagiani, e cos trov il segreto d confutarli,
ricorrendo soprattutto ai testi scritturistici.
Lttra

La perpetua verginit della Madonna e di san Giuseppe


Ma come non neghiamo tutto ci che stato scritto, cos pure
'c(mtestiamo tutto ci che non stato scritto. Noi crediamo che Dio
nlito da una Vergine perch l'abbiamo letto. Noi non crediamo che Ma,ria si spos dopo aver dato alla luce il suo figlio, perch non l'abbiamo
J~tto. E questo non lo diciamo, perch vogliamo condannare le nozze,
dat che la stessa verginit indubbiamente un frutto delle nozze, ma
perch non giusto che noi facciamo dei giudizi temerari a proposito
:~i sante persone. Infatti, se volessimo fondare il nostro giudizio sulla
.!)]era possibilit, allora noi potremmo sostenere che anche Giuseppe
'd.o.vette avere pi mogli, per il fatto che n'ebbero pi d'una Abramo e
(Jtacobbe; e che i fratelli del Signore furono generati da questi mogli,
;~9me parecchi se i'immaginano, spinti da una temerit non tanto pia
i@arito azzardosa. Tu dici che Maria non rimase una vergine; quanto a
:ij}e, non esito a proclamare che lo stesso Giuseppe fu anch'egli vergine
':ji::~ite Maria, cosicch da un matrimonio verginale potesse nascere un
'.figli vergine. Se infatti la fornicazione noil incide per nulla in una
::S,~ta persona, e d'altra parte non scritto ch'egli ebbe una seconda:
m:ioglie, ma fu piuttosto il custode che il marito di Maria, e cio di Co;J~i che si credeva ch'egli possedesse come sua, allora ne consegue che
~museppe, liii che merit l'appellativo di padre del Signore, rimase
:t~~i'gine insieme con Maria ..

~i~

1'2~'.Biografie

Opere

scelt~c;:;; ~~;~~~~~-T~~~ ~97~~~s;~)

e opere di cultura cristiana e profana

f~i. ' Girolamo, non solo ammiratore della vita ascetica, ma, egli

1I~f'sso, con piena coerenza con tale ideale, dedito a una pratica
i~(lsierae spirituale, non pot astenersi daJ descrivere alcuni motd~Ilida proporre come esempi di alta spiritualit. Tre sono le vi~~, cli eremiti, da lui lasciate, sull'esempio della famosa Vita di
g~iint'Antonio, scritta da Atanasio.
tt~;/

.;;~
~:.';.(

221

Capitolo 10

Vita Sancti Pauli (La vita di Paolo, l'eremita), fu scriria:~


durante il soggiorno di Girolamo nel deserto della Calcide, dri%;/i
rato dal 375 al 379. Illavoro non deve essere considerato come.i;
un documento storico, quanto piuttosto come la descrizion~ di,:(;
un ambiente posto quasi tra cielo e terra, dove il fondatore de]Jii,G
vita eremtica sembra vivere una vita di eccezionale austerit~;;'.;
nel tempo stesso, tra fenomeni quotidiani di manifestaziom sH:;
prannaturali. Sotto la penria di Girolamo i lettori dell'Occiclenft.,.
potevano rivivere tutto I 'incanto del monachesimo egizianq/;
Malco fu invece un monaco caduto prigioniero di ~~
banda di predoni (Vita Malchi monachi captivi): riusc a fuggii~'~
e a ritornare alla vita solitaria presso Antiochia. Girolamo lo 2of<:
nobbe di persona e ne scrisse la vita verso il 390.
-: ~~~;
Ilarione fu uno dei grandi istitutori della vita eremitica'i1:~
Palestina (Vita sancti Hilarionis). Mor a Cipro nel 371 e GfrQt~;
lamo ne descrisse la vita una ventina d'anni dopo, nel 39i1~r:;
A queste opere, d'indole religiosa, possiamo associare aJ,tffi;;
due opere, di natura ben diversa, ma non meno prezios p~]pJ~
loro utilit.
'.2:iiif:0j
Prima della sua Storia ecclesiastica; Eusebio di Cesai-~;:
aveva redatto una specie di prospetto, il Chronicon, in cui ~cittf~;
parivano, accostate, le differenti cronologie allora esistenti: T;.;'.9~~
riginale and poi perduto. Girolamo per fece in tempo a v~t;t;0
ne ~a copia, n~ intravide I 'importanza e la tradusse in l~~,.
contmuandola fmo al 378.
- ;-\{1]~

De viris Ulustribus (Gli uomini illustri). In questa o~a';:


l'autore ha presente il criterio che gi Svetonio aveva usato -- _,
lo scritto che porta lo stesso titolo. Il nostro fornisce cos nb __ ,, _,
su ben 135 scrittori. L'opera non ha la pretesa di una vera st~~
letteraria, tuttavia, a parte qualche giudizio non sempre obi~tti~J
vo, l'autore pot dimostrare come ai cristiani poteva esser n~~~
nosciuto il diritto di partecipare alla professione delle
Faccio mio un giudizio dello ZOckler, riportato dal Canm!
Girol~o ha aperto una via nu?va, e cos pu ri~endic~;~(li
la stona della letteratura teologica, lo stesso mento che sp;~~I
ad Eusebio di Cesarea nel campo della storia ecclesiastic~'f.'.~!~~

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" E. """"'"" Opm

di

w Giro,_, _ , 1971, p.

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222

Concili di Costantinopoli, Efeso e Cakedonia - L'Occidente

~)

L'epistolario

Con la raccolta delle sue lettere, siamo di fronte all'attivit


ttte:taria che, dopo le pere di natura biblica, ha contribuito a
dare la maggior fama a Girolamo. La tradizione di affidare alle
tipistole tanta parte di se stessi con il succedersi degli eventi pi
imprevisti, nelle confidenze personali, nelle conseguenze dei
propri impegni e in tutto quello, insomma, che era destinato a
una pubblica o privata conoscenza era divenuto .un costume tipico della mentalit tutta propria di Roma. Non il caso di pensasoltanto all'epistolario di Cicerone e di parecchi altri nomi
~leberrimi. superfluo pensare perfino alle lettere, genuine o
pr~sunte, scritte ai figli da Cornelia, madre dei Gracchi .
... L'epistolario di Girolamo comprende 154 lettere: 122 sono
~llo stesso dalmata, le altre appartengono ai suoi corrisponden;ti (papa Damaso, Agostino, Epifanio, Teofilo, ecc.). Cultore appassionato della letteratura classica, la sua raccolta porta in s i
caratteri delle lettere d'occasione, come era l'epistolario di Ci'c.erone, e i caratteri delle lettere dottrinali, come risulta dall' epistolario di Seneca. La raccolt stata distribuita per lo pi in sei
ctegorie: lettere in cui emergono fatti e accenni biografici;
l~i;tere consolatorie; elogi funebri (di Fabiola, di Marcella, di
~ola) 22 ; lettere esortatorie, poimico-apologetiche, didattiche.
;;9tne si vede, i soggetti trattati sono molti e vari, si estendono
:il.'d: argomenti di morale pratica, teologia dogmatica, esegesi bi}ii._ca, apologetica, polemica, orazioni funebri, corrispondenza
;!!i:rlliliare. Quello che in ogni pagina il lettore moderno potr
~Wecilmente rilevare la costante presenza dell'autore con la
~~ii:asporitaneit, la sua vivacit, e perch no?, .con la sua impulmvit, in una parola, con la sua personlit inconfondibile.
:\~;'.; In tanta variet di argomenti molto difficile poter scegliere
:?ql).alche lettura di pi specifico interesse. Mi sono limitato a
ii!\e: la prima, relativa ll'insofferenza di Girolamo per le mal~t~e in genere, di cui egli stesso ebbe a soffrirne gli effetti,
~ll,pecialmente a Roma; la seconda, in cui esprime il suo preciso
~?p.oscimento per la priorit della cattedra di san Pietro, tenuta
~t1~;papa Damaso.

re

1~< 22 Cf. A

CEREsA GAsTALDO, Figure e motivi femminili nel/' epistolario di Gikf~tamO, in Orpheus 13,l (1992), 77-83.

!'.S\'

223

Capitolo IO

Letture
La lingua malefica
Non calunniare mai nessuno nel modo pi assoluto e non cere~'}
di farti bello mettendoti a criticare gli altri, e impara a rendere pi Jitii'f; '.
fetta la tua vita piuttosto che denigrare quella degli altri. RicordseriifY
pre, inoltre quello che dice la Scrittura: Non amare la detrazione'#;?
vuoi evitare di essere sradiqlto (Pro 20, 12). Sono veramente pc~(j
quelli che sanno staccarsi da questo difetto ed ben raro trovare \lIP.'~
che voglia mostrarsi cos irreprensibile, nella sua vita, da non critic.if '.;
con soddisfazione la vita altrui. Anzi l'istinto di questo difetto, p~n~~~f'
trato cos fortemente nell'animo umano, che anche coloro che si sori~;;;'
allontanati di molto dagli altri vizi, cadono in questo, che figura cii)~t!
l'ultimo laccio del diavolo. Tu, per, questo difetto devi evitarl() !\ti
punto che non solo non devi permetterti di criticare, ma non dev1 ~k.
retta neppure una volta a chi critica, per non rafforzare con la tua: com~~~
plicit l'influenza di chi sparla degli altri e per non favorire con la N~~;
accondiscendenza il suo vizio [...].
<'./(;i
Fortunato chi s' premunito contro questo vizio al punto che ne~~S;]
suno si senta di dir malignit in sua presenza! Se noi avessimo quest(:l.,;
scrupolo di non dar retta cos alla carlona ai diffamatori; a quest~o-~;,:i
tutti si guaderebbero bene dal dir male degli altri, per evitare di buti,r~'2:
a terra con le loro critiche non tanto gli altri quanto se stessi. Ora;.:~':,.
questo male universalmente diffuso, se questo vizio vivo e veg~t~
in molti, appunto perch trova quasi in tutti orecchie compiacenti.V'::;:
(Epistola 148,16 (A Celanzia]. Tr. di G. CQ~Tif~
La teologia dei Padri, Roma 1975, III, pp. 170~~%fJ;'1
'"<.'"}!S

Priorit della cattedra di san Pietro


'' '< 1
Con un furore che duta da secoli, i popoli d'Oriente
scontrarsi tr loro, e riducono a brandelli l'inconsutile tunica der;S,~\?;
gnore, tessuta da cima a fondo senza cuciture. Delle volpi devastari9.:~~
vigna di Cristo: in mezzo a cisterne spaccate e senz'acqua diffi~i~~i'j
capire dove si trovi quel fonte sigillato, quell'orto chiuso da un recmtri1:ij
di cui parla la Scrittura (cf. Ct 4,12).
:\'.ti
Per quanto ho deciso di consultare la cattedra di Pietro, dove si tfl.~?}
va quella fede che la bocca di un apostolo ha esaltato; vengo ''.?~,;
chiedere un nutrimento per la mia anima, l, dove un tempo ricevi(
vestito di Cristo.
No davvero! :N l'immensit'. del mare, n l'enorme distanzat~
stre hanno potuto impedirmi di cercare la perla preziosa. Dove' sa::.
corpo, l si raduneranno le aquile (Le 17,37). Dopo che il patrim
stato dissipato da una progenie perversa, solo presso di voi si c .'.,.
va intatta la eredit dei padri. Cost una terra dalle zolle fertili ripr:og,

coniinua,4!~~

. ~:w::~
224

.-<~~;
,;;'?:?~~

Concili di Costantinopoli, Efeso e Cakedona - L'Occidente

:ce al centuplo la pura semente del

Signore; qui il frumento nascosto


j1ei .solchi della terra degenera in loglio e avena. In Occidente sorge l
s.ole della giustizia, mentre in Oriente ha posto il suo trono sopra le
.stelle quel Lucifero, che era caduto dal cielo. Voi siete la luce del mondo, il sale della terra (Mt 5,13), voi i vasi d'oro e d'argento; qui da noi
vasi di terra cotta e di legno attendono la verga di ferro che li spezzi e
il fuoco eterno.
La tua grandezza, a dir il vero, mi mette in soggezione, ma la tua
;bont mi attira. Io, vittima, attendo dal sacerdote la salvezza e come
.una pecorella smarrita chiedo protezione al pastore. Metti da parte ci
' he invidiabile, sottraiti un momento al fasto dell'altissima dignit
wnana: ecco il successore del pescatore, con un discepolo della croce
'.he io desidero parlare.
, Io non seguo altro primato se non quello di Cristo; per questo mi
metto in comunione cori la tua Beatitudine, cio con la cattedra di Pie.;o. che su questa pietra edificata la chiesa. Chiunque si ciba delJ'Agnello fuori di tale casa un empio. Chi non si trova nell'Arca di
:.No; perir nel giorno del diluvio.

(Epistola 15,1-2 [Lettera a papa Damaso].


Tr. di G. CoRTI, La teologia dei Padri, N, cit., pp. 80-81)

So

Il giudizio che occorre proporre sulla figura di Girolamo


pu non richiamare altri due nomi: quello di Ambrogio e
04uello di Agostino. Meno sistematico e profondo di Ambrogio e
)J!fono geniale di Agostino. Ma in compenso, egli ebbe, pi del'.J'ul16 e dell'altro, preparazione filologica, vastit e prontezza d
'.'.\sgiioscenze, acutezza dell'argomentazione, vivacit di polemi)::&l'a, straordinaria variet e ricchezza di scrittura: a differenza
::a~ll'uno e dell'altro egli si neg a impegni pastorali ed ecclesiajj~~)~i, riservando il pi e il meglio delle sue energie e del suo in;.g~gno" alle sue attivit di scrittore. E tuttavia non si intenderebbe
iil sua personalit, se non la si collegasse con la sua vocazione
~~.~r le lettere e con il disegno di perfezione cristiana e monastica
~he' egli persegu con ansiosa e mai dismessa coerenza 23
t1.:'. Rimangono fonda:mentali alcuni aspetti della dottrina da lui
&'sostenuta: l'autorit indiscussa della sacra Scrittura e la sua ori~?~e divina; I 'unit essenziale della chiesa; la verginit perenne
~'.'.MiiitMadonna; la legittimit del culto dei Santi e delle loro reli[@ie; l;eccellenza della verginit. Ma soprattutto come tradut'~rore dell'Antico Testamento e come esegeta che egli ha reso alla
~~~~.::_ ..
.;.1~cm

';'<(

23

Cf. S. PRicoco, voce Girolamo, in DSLG, II, p. 2057.

225

Capitolo 10

chiesa un servizio inestimabile. In lui troviamo la onvergeh~;


tra l'antico e il nuovo, fra classicismo e cristianesimo, fra Ort~n~'.
te e Occidente. C' chi vorrebbe distinguere la sua prdrizipn~;
letteraria i.il tre direzioni, quale storico, quale biblicc>'e qua.J.j.'i,W'
!ernista. In realt queste qualifiche si fondarono e tutte concorfyi]
no a dare rilievo a una personalit di assoluta eccezione. , '.'>i.\
Dopo la sua morte egli incontr una fortuna rapida e~ri,'
meritata. Fu annoverato nella chiesa medioevale tra i maggirj:
dottori e i suoi scritti furono assicurati in innumerevoli C:odi~f~
La traduzione del Chronicon e il De viris illustribus furonofi~'.~
fondamenti del sapere storico medioevale. Fu ammiratissWi;():
nell'et rinascimentale e spesso il suo nome appare nei dijc~
menti del concilio di Trento. Anche nella chiesa del nostro tem~
po, con pontefici recenti, quali Bnedetto X\l e Pio Xn, fu t~iliS
tato il suo prestigio di traduttore e di esegeta 24
<!
Per lapprofondimento
Edizioni
::
PL 2230; CC (Series latina) 1959ss; Edizioni parziali in CSE~;;
Traduzioni
E. CAMISANI, Opere scelte di san Girolamo (contiene: Gliuomi~~
illustri; Vita di san faolo eremita; Contro Elvidio; Lettere [sc~lt]f~
alcune Omelie), Turino 1971; S. COLA, Lettere (voll. I-IV),, ~o#i
1960-1964; IDEM, Commento a Daniele, Roma: 1966; IDEM, Giroiamft!;
Verginit e MatrimoniO nell'epistolario, Padova 1982; loi:iM, Omiij~
sui Vangeli e su varie ricorrenze liturgiche; Roina 1990; R. ~\:
Commento al Vangelo di Marco, Roma 1965; S. AL1Qu, Comme. .
al Vangelo di Matteo, Roma 1969; G. LANATA, Vita di san PaofO
.
rione e Malco, Milano 1975; C. MoRESCHINI, Vita di /larione,M,;
1975; M.I. DANIBLI, La perenne verginit di Maria (contro E!vidfif:'
Roma 1988; A CERESA GASTALoo, Gli uomini illustri, Fil'enze 196~{
M. PAVIA, Commento al libro di Giona, Roma 1992.
)
Studi
F. CAVALLERA, St. Jrome. Sa vie et son oeuvre, Paris 192~;!~
della grazia divina sulla volont umana sei_q~~:
do san Girolamo, Roma 1948; A PENNA, San Girolamo, Torino 1949,'.i
IDEM, Principi e caratteri del/' esegesi di san Girolamo, Roma 1950{
::;:--x,
SCHEMBRI, La priorit

I vi, p. 2058.

226

Concili di Costantinpoli, Efeso e Calcedonia

L'Occidente

;E.

ROMANELLI, L'attivit ascetico-monastica di san Girolamo a Ro1J'l4 Roma 1957; G. DEL ToN, San Girolamo di Stridone: luogo dinasCita, vita, carattere e grandezza, Trieste 1962; S. VISITANTAINER, La
dottrina del peccato in san Girolamo, Roma 1962; L. LAURITA, Insegnamenti ascetici nelle lettere di san Girolamo, Nocera Superiore
,i967; G. Sro1co, L'epistolario di san Girolamo, Napoli 1972; S. PRIcoco, Storia letteraria e storia ecclesiastica dal De viris illustribus
lii Girolamo, (Quaderni del Syculorum Gymnasium), Catania 1979;
f, GRECO, San Girolamo, maestro di spiritualit, in Asprenas 33
{1986), 305-329; F. MoRENO, San Girolamo. Temperamento e santit,
R9ma 1989.

5,

AGOSTINO

Nacque il 13 novembre 354 a Tagaste (Souk-Ahras), piccola


citt della Nuniidia, da padre pagano e da madre cristiana, di
n.ome Monica. La scuola di Tagaste gli offr i primi rudimenti.
Frattanto, come comportava l'uso dei tempi, fu rinviato il suo
:battesimo ad et adulta. Continu gli studi nella vicina Madau:ro, quando gi si manifestavano in lu.i le prime tendenze verso
}ipa vita di piaceri pericolosi, tendenze che diventarono passioni
:Una volta che pot raggiungere Cartagine per la protezione ac.,ordatagli da un ricco benefattore, Romaniano (370).

Cartagine era citt di studi. La lettura dell'Hortensius di Ci.~~r-0ne gli aveva gi comunicato il desiderio della verit. Lesse
i~che la Bibbia, ma; per allora la giudic un libro oscuro e scrit_:!c:J in una lingua barbara; aderl., come simpatizzante, alla setta
:4ei manichei. Consegu, intanto, i titoli necessari per esercitare
J)nsegnamento e, come professore, raggiunse il paese natale,
'dov incontr la donna a cui per parecchi anni rimase unito.
Nhn ne conosciamo il nome. Deluso per la morte di un caro
~co, ritorn a Cartagine, dove rimase fino al 383 come proJe.ssore di retorica. In.fine a ventinove anni, lasciava l'Africa ~
;:Roma: aveva frattanto abbandonato il manicheismo. In preda a
:,erto quale scetticismo, coltiv qualche simpatia per la filosofia
;4~Ua N11ova Accademia, incline alla teoria della probabilit.
;(~on l'aiuto degli amici gli riusc di ottenere una cattedra a Mi~'tano, in vista di una retribuzione pi consistente.
>/ . La nuova citt segn la svolta decisiva di tutto il suo avve:hlie: con il disgusto ormai in lui acuito per i piaceri, si accom..
-~

~-~>,~.

227

Capitolo IO

pagnava l'effetto benefico che egli provava nell'ascoltare t;iii;'l,


segnarilento del vescovo Ambrogio. Furono questi i prodi"om!\
che lo portarono alla conversione.
. - , . >.:~
Bramoso di solitudine, decideva allora di ritirarsi dall'i~se~
gnamento e di recarsi in una villa a Cassiciaco, (oggi Cassagtj'/
in Brianza, a poco pi d una trentina di chilometri da Mil(}llQ);L
nell'autunno del 386. Erano con lui la madre e alcuni amici. Iri':
quel ritiro egli compose le prime sue opere, di carattere filoS~p~~~;
co (Contro gli accademici; I soliloqui, ecc.), persuaso oirij~:. :
che l'uomo, se bene intenzionato, era in grado di raggiungeiel~:'i
verit.

Ritornato a Milano, riceveva, nella Pasqua del 387, ht\:


quell'anno cadeva il 24 aprile, il battesimo, conferitogli da :Afu,:;t:
brogio. Prese presto la decisione di ritornare in Africa; mentr;,:,;;
insieme con la madre, a Ostia, attendeva la nave, Monica veniva&
sorpresa dalla morte. Decise allora di rimandare la partetiz~\. .
Trattenutosi ancora per circa un anno a Roma, si pnev' ~il:,;
viaggio nell'autunno dell'anno seguente, per raggiungere l':A~f.
frica. Si ferm anzitutto a Tagaste. Sistemate le cose di proprie~;>
t della famiglia, pens di creare una comunit con pochi amCi';/
al modo della vita monastica. Recatosi un giorno ad Ipp~i\.'A
mentre il vecchio vescovo Valerio dichiarava d'aver bisogno (l.f:;;
un altro presbitero per coadiuvarlo, avvertita la sua presenta)f~'.}
da lui additato per acclamazione al nuovo incarico (391). Ap~~f~
na alcuni anni dopo, nel 396, il vescovo Valerio otteneva ~~:'.\
Agostino fosse consacrato vescovo, come ausiliare prima,~?
successore poi, al momento della sua morte: il che avvenn~ s#~i;j
bito l'anno appresso, nel 397.
2;{2~
A questo punto la storia di Agostino si confonde con: qve:U~~
delle sue opere: sermoni, lettere, trattati polemici, smdi teologt~;;i
ci. Si aggiungano le cure pastornli, la direzione del clero &)f~
pona che viveva in comunit col suo vescovo, i viaggi obblig~~:~~
dalla lotta contro gli eretici, e si avr il bilancio di una delle ~if[~
pi utilmente spese.
"H~~jf
Aveva 76 anni, quando i Vandali25 vennero per espU:gtjt~
anche Ippona; nel terzo mese dell'assedio, egli, mentre rne'gi~~

i.'~i~

" Per la situazione socio-religiosa dell'Africa in quel periodo: cf. A Iso8'iff1\


cristiani nell'Africa vandalica nei Sermones del tempo (429-534), Milario J9?@fi
(con bibliografia).
i~~~

._,:;.iill

228

4~

Concili di Costantinopoli, Efeso e Calcedonia - L'Occidente

tava i salmi penitenziali, serenamente spir. Era il 28 agosto del


430.
L'attivit letteraria di Agostino soffre di pochi confronti,
tanto vasta. Se dovessimo ricorrere a richiami allegorici, non
.dovrenuno fermarci al lago o al mare, ma all'oceano, soprattut,to se si tiene presente che quando egli si decise a mettersi a scrivere, era gi pi che trentenne, nel ritiro di Cassiciaco (386387). Ed ora, come sempre, esporremo il contenuto delle sue
opere principali, distinguendole in gruppi separati, a seconda
-del loro contenuto.
-~e opere

-~) Scritti autobiografici


Confessiones (Le Confessioni). una delle opere pi faI'iiose di Agostino e si articola in tredici libri. Egli vi espone, in
fifona autobiografica spirituale, la propria vita fino alla sua con.versione alla fede cristiana. Fu composta, con ogni probabilit,
;g il 397 e il 398, con l'intento di offrire un motivo di edifi\azione; Infatti la rievocazione di queste sue memorie si spinge
fino alla decisione di prendere il battesimo. Il titolo (Confessio;J,es) ha senso biblico, e significa lodi. L'opera divisa in due
$~. La prima comprende il libri I-IX, e giunge fino alla sua
:'(:bnversione; alla morte della piissima madre e alla partenza
~dall'Italia per l'Africa e copre un arco di tempo che va dal 354
:lii 388. , questa parte, pi propriamente storica. La seconda
ii?.arie (libri X-XIII) una elevata contemplazione della creazio;:~ e della gloria di Dio, con riferimento ai primi capitoli della
~Genesi.

;:[F Pi che a motivi occasionali, non dimostrati (in tutto il cor;;i9 dello sritto), le Confessioni appaiono dovute ad un intimo

::~~spgno dello scrittore di raccogliersi in se stesso per meditare,


!,!;tospetto di Dio, il dramma del suo passato e il significato del
'.i~ilopresente, a un impulso religioso che portava il cristiano ari~~~~scere e a lodare nelle s~e ~cen:de la misericordios~ opera
i:~jli Dm, a confessare la sua m1sena e il suo peccato, a offrire alla
'.:fileditazione dei fratelli quelle esperienze che avrebbero potuto
~~dificarli e incoraggiarli 26
r.:~~;

~;:~:'

'""" "M. PELLEGRINO, Letteratura latina cristiana, p. 105.

';;.::'.

~K

~~;.:.
~~~(-

229

Capitolo IO

Letture
Una preghiera
Sei grande, o Signore, e degnissimo di lode; grande la tti~',~~}j
tenza; non ha limiti la tua sapienza.
.
.
.:)'?!
E l'uomo, piccola parte della tua creazione, brma looarti.,I'utiifil;!l
che trascina la sua fragilit' e porta in s la testimonianza del suo p~;t
cato, testimonianza per cui .tu, o Dio, resisti ai superbi; ma '.tllitayift'.
l'uomo, piccola. parte della tua creazione, desidera lodarti.
. ;<JW!~
Tu sei che lo chiaini, in maniera che goda nel lodarti; pojch.d'JJ@
cre~o per te ed .inquiet? il cuor nostro, fiJ?-ch .non i;i:posa in ~~\~~
o Signore, che 10 sappia e comprenda se sia pnma 1 mvocartt o JIJ~i
darti e se sia prima il conoscerti o l'invocarti.
.
. :).~Ma chi ti invoca non conoscendoti? Colui infatti che non fr wrih;:;;
sce pu invocare altro invece che te. O piuttosto sei invocato, ~c~~~j
si conosca? Come dunque invocheranno quello in cui non harin>'ct~~:;
duto? o come credono senza colui che Io predichi?
.
. '\W1:0
Loderanno il Signore coloro che lo cercano. Quel1i infatti li'1~:
cercano, Io troveranno e, trovandolo, lo loderanno.
>':'<;~~
Che io cerchi te, o Signore, invocando te e che ti invod~.tj0'.
dendo in te; infatti a noi tu fosti annunziato.
<:C;f,f,
Ti invoca, Signore, quella fede che tu mi hai donato, che m:t:Jil!i\
~stillato per l'umanit del tuo figliolo, per il ministero di rin nij:i~~t%
dicatore.
.....; );:'.;;;):
(Confessioni I, 1. Tr. di M. CAPoo'~~~
Le corifessioni di sant'Agostino, Torino 1951, pp.. 5,~t~~

io

La nostalgia di un santo: Tardi ti ho amato!

'.y<'

Tardi ti ho amato, o bellezza tanto antica e tanto nuova, ti-ciiti,,


amato! Tu eri dentro di me ed io fuori: ivi ti cercavo gettandomi;?
')'.;:
forme, su queste belle cose da te fatte.
Tu eri con me, ma io non ero con te, pei'ch mi tenevano lti'(
quelle creature che, se non esistessero in te, non avrebbero e!l~f
Tu mi hai chiamato, hai gridato, hai vinto la mia sordit~ ':
balenato, hai briJlato, hai dissipato la mia cecit, Hai sparso il ..
fumo, io l'ho respirato ed ora a te anelo. Ti ho gustato ed ora hci.
sete. Mi hai toccato ed ardo dal desiderio della pace tua 28.
(Confessioni X, 27. Tr. di M. CAPO.ii'
Le confssioni di sant' Agostino, Torino 1951, pp. 38,.::.
": ... ~ '.

L'inizio dell'opera, come s vede, contiene un'espressione famosJl;:.'f;:


rum est cor nostrum, donec requiescat in te!
,;:.
28 Anche questa preghiera contene un'espressone non meno nota: Ser
gnovi, sero te amavi, pulchritudo tam antiqua et semper nova!
27

230

Concili di Costantinopoli, Efeso e Calcedonia

L'Occidente

e Retractationes (Le ritrattazioni). L'opera, pi che un


tjchiano dei suoi scritti, destinato a porre in rilievo eventuili
:eifori, come lo stesso titolo potrebbe suggerire, un'originale e
drcostanziata rassegna degli scritti stessi, allo scopo di riesamii loro motivi e il loro contenuto. Il lavoro, gi da tempo
(jato, fu posto in atto soltanto fra il 426 e il 427, e riprende il
c9Qtrollo, in due libri, di ben 94 opere, attraverso una sistema:#cme cronologica. Il risultato pu essere considerato del tutto
;)psitivo, soprattutto se si tiene presente il senso di correttezza e
':fil. .responsabilit che accompagna l'autore nei confronti dei suoi
Jettori,ma; ancora di pi, per comprendere pi esattamente l'e},i,oluzione del suo pensiero 29 Con tutta sincerit egli stesso con~f~ssa, nel prologo dell'opra: Voglio sottomettere a una severa
;~~nsura tutto quello che ho scritto. Purtroppo, in tutta la serie
id~gli scritti da lui riesaminati, egli non ebbe il tempo di recensi;~.le lettere e i sermoni, gli scritti cio di carattere pi propria;fu~nte pastorale.

nare

;~) Scritti filosofici

'\.:

f..;;.

1 ..

Contra Academicos (Contro gli accademici). Consta di

~,&~ Ilbri: sono i primi scritti di Agostino dopo la sua conversio-

~~~ .:n~ll'autunno dei 366. Egli combatt lo scetticismo proprio


~~~jl~ Nu?~a Accademia: la felicit non consiste nella ~icerca
~~ll venta, ma nella conoscenza e nel suo possesso (libro I);
~!J;ilri:na dell'uomo pu e perci dovrebbe aspirare alla certezza,
~);e?n accontentarsi della probabilit (libri II e III).

e De libero arbitrio (I/libero arbitrio). L'opera, in tre libri,


'ata a Roma, fu continuata e.completataa Ippona negli anni
.~391 eil 395, ed ha per oggetto soprattutto l'origine del ma:1. problemi connessi con questo essenziale argomento. Lo
tt() risente di evidente polemica anti-manichea, contro ov. ente quella teoria che si fondava sul dualismo dei due prin. ugualmente divini: il be11e e il male. L'autore si sofferma
a patura e sul comportamento della volont, in rapporto al,(fjne morale e al problema del peccato. L'importanza del la. pu esser rilevata soprattutto nel IIl libro, nel quale si di29

Cf M. MARIN, voce Agostino, in DSGL, I, 33.

231

Capitolo IO

mostra che la volont la vera artefice del valore o del nd11~ ''
lore, se ci si riferisce alla vita dell'uomo. quasi superflud'if,_ .
tolineare la grande attualit di quest'opera, intesa come un ~sH:;)
sivo messaggio sul valore della vita e sulla responsabile digq.~t.~'.ii'
d'ogni uom:o.
.:i>

De magistro (Il maestto). L'autore espone sull'argom~ri.{fl~:


to teorie m:olto originali, poich non d molto valore all'ins~;C
gnamento, inteso come metodo didattico di semplice info~~\:
zione verbale fra maestro ed allievo. sua invece la prop<>st~t:,
dell'illuminazione interiore, poich nell'intimit dell'riofa't~
che abita la verit. Il problema quindi della comunicaziofi'.fr~0
maestro e allievo viene ridotto cos a funzione stimolatrice 'del1\t:
l'attivit intellettual dell'allievo. Per effetto diquesta prerrf
ne consegue che il magistero divino prende in realt il poste{ . ""
magistero dell'uomo e Dio risulta il vero e unico maestro: Idqt~f'
solo pu agire dall'interno e infondere alla mente umanalalqc~;;;;
necessaria per distinguere la verit dall'errore. facilmentr'i~
scontrabile in questa trattazione un influsso della conceziori~:flj:;'.S
losofica socratico-platonica.
:;:
c) Scritti apologetici

De vera religione (La vera religione). L'opera fusri~.f


da Agostino prima dell'ordinazione presbiterale, quindi, p~~)
del 391. Se bene ricorrere, in genere quandosi tratta d~I!~j
opere agostiniane, al criterio cronologico, qusto lo si deve fi!i,~}i
ancor pi per il lavoro presente, se si vuole ben compren4~t1oJ![~
Infatti l'opera risente in ogni sua parte della freschezza eht~
siastica per la sua nuova fede; mostra gi una sua maturi~'.~!~(
pensiero, la quale, ormai fecondata da studi e da riflessio~i s~r'
sacri testi, si traduce in affermazioni esaurienti, come supef{t.Q
mento di tutte le difficolt, di tutte le ansie, di tutti i prohlt'lfu.11,;
che per tanto tempo avevano irretito il suo spirito nei vari p#,9~;:1
di trascorsi a Cartagine, a Rom:a a M:ilano 30
. ;:.''';
L'intento dello scrittore quello di dimostrare che fa :ve~s:
religione si trova unicamente nel cattolicesimo. Egli stesso.c9~zi
ne parla, ricordando, dopo parecchi decenni, la composzidn~)
~L'"

;,- -.<-:,/~~~
"'P. RorrA, Sant'Agostino. La vera religione, Torino 1943 (Introduzione;1L:::i
~,:/:'f:~t

VIII).

232

Concili di Costantinopoli, Efeso e Calcedonia

L'Occidente

dell'opera: Scrissi allora il libro D vera religione, nel quale si


dimostra che, per essere nella vera religione, si deve adorare
flnico vero Dio, cio la SS. Trinit: Padre, Figlio, Spirito Santo; si dichiara inoltre con qaanta divina misericordia, nella sucessione dei tempi, stata concessa agli uomini la religione cristiana, che la vera religione, e come al culto dello stesso Dio si
deve l'uomo conformare nella sua vita. Questo libro diretto in
rnodo principale contro le due nature ammesse dai manichei 31
De civitate Dei (La citt di Dio). Con La citt di Dio sia!fio davanti ad uno dei capolavori pi letti d'ogni letteratura.
L'occasione che ispir la composizione dell'opera stata di~hiarata dallo stesso autore: In quel tempo Roma fu devastata
dai Goti di Alarico e colpita da grave sventura. Questa devastailone i cultori degli di, chiamati comunemente pagani, s 'adoperarono a rivolgerla contro la religione cristiana, bestemmian'49 il vero Dio con pi acerbit del solito. Pertanto, ardendo di
.z~lo per la casa di Dio, stabilii di scrivere i libri della Citt di
'f>io, contro le loro bestemmie e i loro errori. Quest'opera mi
t~I1Ile occupato per alcuni anni, poich vi interponevo molte altre cose che non potevo differire e richiedevano d'essere risolte
primaj2
Chiara appare dunque l'ispirazione di tutta l'opera: fu la
.reazione all'accusa dei pagani, quasi che la caduta di Roma,
provocata dai Goti di Alarico, fosse la conseguenza dell'abban.c:fono del culto degli di tradizionali imposto dal cristianesimo.
l'fine del lavoro appare perci anzitutto apologetico. Ma Agoistino .supera di molto questo motivo polemico occasionale per
J?roporre una visione della storia di tutta l'umanit nei suoi ele:ifi:riti essenziali, ricollegandosi al significato e al ruolo della
;9iesa, come appare nel quadro e nello svolgimento del conte:,'tj:to di tutta l'opera.
Nella caduta di Roma tanfo rovine sono un monito anche
per i cristiani, eventualmente troppo attaccati ai beni terreni (li:bro I). Ci premesso, Agostino passa alla prima confutazione
'dell'accusa avanzata dai pagani: la storia dimostra che Roma,
.~.~che al tempo dei suoi di e prima dell'avvento del cristianesi:nio, ebbe a subire stragi e sconfitte (libri II-V). La polemica si
31
32

Ritrattazioni, l, 13.
Ritrattazioni, Il, 43.

233

Capitolo IO

volge quindi contro i filosofi e gli scrittori pagani che promette,~


vano la felicit ultraterrena attraverso il crilto degli di, prete~~
semplicemente assurda (libri VI-VII). Ma i filosofi hannoptl,fe'
tentato di costruire una loro teologia naturale, dai presoctatfr
ci, i quali non hanno compreso es.attamente l'immaterialit di'
Dio, a Platone, che ha ignorato la redenzione e tutta la Rivefa:f
zione, ai neoplatonici, costruttori di una demonologia fan~s'iic~;
e ignobile (libri VIII-X). Qui potrebbe aver termine la parte piij,
propriamente polemica e negativa, per dare inizio a quella pi:
propriamente espositiva e dogmatica.
: '.
Il pensiero dello scrittore si volge perci ai primrdi deilt~
creazione, quella degli angeli, anzitutto distinti in angeli fed~li~f
angeli ribelli, la cui rispettiva posizione .ha dato origine, per cct
dire, alle due citt, quella di Dio e quella dei demoni, i cui :J:p
flessi si fanno presenti nche sulla dimora degli umini, caratt~:,
rizzata dall'urgenza di tre grandi problemi: quello dell' origi/~
del male (inteso come deficienza di bene e di perfezione; vl~t~'
dalla diversione della volont umana dal Bene supretr;));:'
quello della morte, fisica e morale; quello del peccato origindi~t.:
Di qui l'origine delle passioni, dalle pi comuni alle pi scoM''
volgenti (libri XI-XIV). Da una situazione cos costituita hah6o;
inizio e sviluppo le due citt, fra loro in perpetua antitesi: la c,It~i
t terrena, col suo modo di vivere e di godere, con sede Iiririt;aW:
alla terra e al mondo presente, la citt di Dio, dimorante tei#pQf~
raneamente sulla terra, in ttesa per della sua felicit eterna: M'.
vicende dell'una e delraltra sono seguite dall'autore fili a@J~
loro origini, personificat rispettivamente. in aino ed A~m;.
gi gi, fino alla costituzione dei grandi imperi deU'Orient~-~)
dell'Occidente, con Roma. In questa complessa evoluzione/{~
vicende delle due citt appaiono connesse e cohuniste (libn, Xi_&q1
XVIII). La conclusine riguarda l'esito :finle delle duecl,~;;J~\
felicit eterna per l'una, la condanna di Dio per l'altra. M~'sp{Q;
il giudizio finale riveler vennente i confiru della citttert~~W!
e della citt celeste, difficili, finoa quel momento, ad essen;:Jfi'~;
stinti interamente (libri XIX-XXIl).
:::':;\]!
Il De civitate Dei, che contiene la teolo a e la filosofia : ., "''
la storia di Agostino, nasce dalle esperienze dure cui fu$&
posta l'et dell'autore, a comincire dal sacco di Roma def . ,.
da cui trae occasione l'opera. Sono gli stessi eventi dell~e~~
che chiedono una spiegazione; anche se, in fondo, Agostirlori~~~
->:<~

234

Concili di Costantinopoli, Efeso e Calcedonia - L'Occident

mostra di preoccuparsi troppo della tragedia che si consuma


nell'et sua. Non lo turba la cadta di Roma, ma l'accusa che i
pagani ii.volgevano ai cristiani d'essere loro causa di questa caduta, avendo provocato l'ira degli di protettori 33 Infatti Roma
per lui non ha un significato cos dec~sivo; la storia ha per lui
inizio fuori del tempo e una fine al di l del tempo; la storia ha
un significato trascendente 34
Questa dunque la concezione, che accompagna la composizione di tutta l'opera: Siccome, a causa del peccato, vi sono
11omini che amano se stessi fino .al disprezzo di Dio e a non
iunare Dio, come quelli rinnovati dalla sapienza, fino al disprezzo di se stessi, cos vi sono due citt. La stessa dialettica che govema la storia di ogni singolo uomo regge quella della societ
umana. ancora il principio della interiorit che fondamento
nche della storia dei popoli, che non divisa esteriormente per
et; per secoli, ecc., ma secondo i due amori e i due tempi. Il
_mistero che il dramma deU 'uomo, il mistero e il grande
<jramma della storia umana; identica la soluzione 35
;i letture

' Fine e contenuto della Citt di Dio


In quest'opera da'me intrapresa e a te dovuta, secondo la mia
promessa, mi accingo a difendere, o Marcellino 36, figlio mio carissi.:)no, la g/Oriosissima citt di Dio, coritro coloro che antepongono i loro
;;di al suo fondatore_ Considerer questa citt sia nel tempo mentre, vi'vndo di-fede, va pellegrinando tra gli empi, sia nella stabilit della sua
r:tem~ dilnora, clie ora aspetta con pazienza, finch la giustizia non si
;i converta in giudizio e che consguir col suo valore nella finale vittoi/i;ia e nella pace completa. questa un'opera grande e difficile ma Dio
''VI nostro aiuto. So bene quali argomenti sidebbano addurre per con.,iwcere i superbi circa la bellezza della virt dell'umilt, la quale fa s
~!:b~e tutte le grandezze terrene, vacillanti per l'umana instabilit, siano
7,:::s~perate non dall'usurpazione dell'orgoglio umano, ma dall'altezza
;:jI.el dono della divina grazia. Infatti il re e fondatore della citt, di cui
: ..

~:.,

~'.-~.(-.:

33

.. 3'

Cf. De ci vitate Dei, I, I ,4.


Cf. G.. SANTINELL, Dagli inizi del cristianesimo al secolo XIV,

),;J~75, p. 216.
~;;' ... 35 M.F. SCIACCA.,

Milano

voce Agostino, in DEF, p. 113.


tribuno romano. Fu mandata in Africa dall'imperatore Onorio.
(}.piede la vita per la fede nel 413 e fu annoverato nel numero dei maniri.

;v::,:
'~,!;;

~MarcelliJio,

~/.'.:;.:

235

Capitolo IO

intraprendiamo a parlare, rivel nella scrittura del suo popolo, la s~"W


tenza della legge divina che dice: Dio resiste ai superbi e d grazfg'
agli umili. Lo spirito orgoglioso di un'anima superba, desidera ed amir'
che sia detto in sua kide, quello che proprio di Dio: perdonare aivin~
ti e debellare i superbi.
,,
E appunto per questo non bisogna passare sotto silenzio tutto quel~
lo che l'argomento dell'opera intrapresa esige ed autorizza a dire im~
che intorno alla citt terrena; la quale, mentre vuol dominare,. pr
avendo i popoli sottomessi, si trova essa stessa dominata dalla medeSl"
ma sfrenata passione. di dominio.
(La citt di Dio, Prefazione. Tr. di C. BORGOGNO;
Agostino, w citt di Dio, Roma 1949, pp. 15-16j';
La citt terrena e la citt celeste
Due diversi amori generano le due citt: l'amore di s, portato .fF,
no al disprezzo di Dfo, gener la citt terrena; l'amore di Dio, port,<t,16,
fino al disprezzo di s, gener la citt celeste. Quella si gloria in s?~
stessa, questa in Dio. Quella cerca la gloria degli uomini, questa ha pf ,
massima gloria lddio, testimone della coscienza. Quella leva il suo f:''
po nell'orgoglio della sua gloria, questa dice al suo Dio: Tu sei la miil'.
gloria, tu elevi il mio capo. Quella nei suoi principi e nelle sue vitt.tj,~:
si lascia dominare dalla bramosia di dominio; questa ci present refa~.:
procamente uniti nella carit e i capi nel comandare ei sudditi nell'ob,-.:'
bedire. Quella ama la sua potenza nei suoi grandi, questa dice al SUP,,;
Dio: Amer te, o Signore mia fortezza.
_ ;t
I sapienti di quella, vivendo secondo l'uomo, hanno cercato i betji,i;
del loro corpo o della loro anima o di entrambi, e quelli che sono giuri{
ti a conoscere Dio, non lo glorificarono come Dio n gli resero griz_ie{
ma vaneggiarono nei loropensamenti e il loro stolto cuore si ravviilS.~.'.
nelle tenebre. Vantandosi di essere saggi, cio lasciandrn~i domin~~!
dalla superbia ed innalzandosi nella loro sapienza, divennero pazzi?e-;
mutarono la gloria dell'incorruttibile Dio in simulacri di uominicot~~
ruttibili, di uccelli, quadrupedi, e di serpenti (perch trascinarono o s~~;
guirono i popoli agli altari dell'idolatria) e adorarono e servirono)\;
, _
creatura invece del Creatore, il quale benedetto nei secoli.
Nella citt di Dio, invece, l'unica sapienza dell'uomo la pieij,
con la quale adora rettamente il vero Dio aspettando Lui stesso oie&
premio nella societ dei Santi, ove gli uomini sono uniti agli angeli JA
finch Dio sia tutto in tutti.
'<,>:::;~
(La citt di Dio, XIV, 28. Tr. di C. BoRGOQN6;;:
Agostino, w citt di DiO, Roma 1949, pp. 114-li.~X:;

236

Concili di Costantinopoli, Efeso e Calcedonia - L'Occidente

d) Scritti dogmatici

De fide et Symbolo (La, fede e il Simbolo). Nell'ottobre del


393, la chiesa d'Africa apriva ad lppona la serie dei suoi concili
plenari. Agostino, bench fosse allora ancora semplice presbitero,
fu invitato dai vescovi presenti a prendere la parola davanti al1' assemblea. Fu allora che egli tenne il suo discorso sulla fede crisfoma, seguendo i vari articoli del Simbolo battesimale e dichiarandone la pi genuina espressione. Quel discorso piacque e ne fu
chiesta ad Agostino la pubblicazione. L'autore segue passo passo
l'ordine del Simbolo, senza tuttavia attenersi sempre alla riproduzione lettrale dei singoli articoli: egli espone un commento ora
esteso, ora meno, ad ognuno degli articoli, lasciando intravedere
la doppia sua intenzione di supporre chiaramente la fede cattolica
.e di mettere al bando le. eresie, tendenti a sovvertirla.
De diversis quaestionibus octoginta tribus (La. trattazione di 83 questioni diverse). Molti sono i soggetti trattati in questa raccolta, e si riferiscono alla Scrittura, alla teologia, alla filosofia e alla vita cristiana. Cos ne parla egli stesso: Queste questioni si trovavano disperse su un gran numero di foglietti, sui
quali, dal primo tempo della mia conversione e dopo il mio ritorno in Africa, m~ mano che venivo interrogato dai fratelli,
' scrivevo le risposte; senza tener conto di qualsiasi ordine. Divenuto vescovo, procurai di riunirli tutti insieme e di formarne un
volume, tutti enumerati in modo da permettere al lettore di tro.vare facilmente quello che egli desiderava 37 Di qui appare
biara la cura, con cui Agostino si premur di raccogliere insie ll'le fo questioni pi varie, ed emerge pure l'importanza che egli
vi attribuisce. Ne deriva un incitamento anche per i lettori mo. demi, qualora si tenga presente il suo contenuto dottrinale. Per
sommi capi, eccone gli argomenti, ordinati complessivamente
per gruppi:
a) questioni relative alla natura dell'anima, all'esistenza di
Dio Creatore, alla natura e all'origine del male, al libero arbitrio
e alla felicit;
b) questioni d'indole propriamente teologica, riguardanti
l'incarnazione e la Trinit;
37

Ri1rat1C12ioni . I, 26.

237

Capitolo lQ

c) questioni relative alla Scrittura;


d) questioni relative alle lettere di san Paolo;
e) risposte a vari quesiti relativi alla vita pratica del cristi.a~
00~

Enchiridion sive de fide, spe et charitate (Il manuale;


ossia il libro sulla fede, sulla speranza e sulla carit). Co~e gi~
nel discorso De fide et Symbolo, l'autore segue l'ordine del siaj-;
bolo in uso nelle chiese dell'Occidente, senza per ricorrere, a
un criterio catechetico, poich la visione dell'argomento e la re~
lativa esposizione risulta assai pi ampia. Ecco anzitutto il con"
tenuto dell'opera, in modo molto sommario: dopo un accenno al
motivo occasionale che ha ispirato tutto il lavoro, composto pr
aderire alla richiesta dell'amico Lorenzo, a noi pressoch sto.,,
nosciuto, 1'autore traccia succintamente la via che conduce ~
Dio, attraverso la pratica qelle tre virt teologali, la fede, l speranza e la carit {libri 1-11). sotto questo preciso aspetto che
tutta l'opera si presenta, in un certo senso, con l'ampiezza di
una teologia della redenzione.
La prima parte ci porta alla stessa origine della creazione ~
com' suo costume, Agostino tratta soprattutto del male, sia in
se stesso, sia sotto le forme dell'errore e della menzogna (libri
111-VIl). Appresso, una volta stabilito il principio che, se plir
vero che il male non compromette lopera di Dio, anche vero.
che esso getta l'uomo in una profonda niiseria, ne deriva i(
piano della redenzione, compiuta attraverso l 'incamazione e la
redenzione (libri VIII-XII). La terza parte dell'opera tratta deF
l'applicazione dei frutti della redenzione stessa, che si realizza
con il battesimo e la giustificazione che esso comporta, con i'c:if~
ficacia della presenza dello Spirito Santo e con il magistero ope7
rante della chiesa (libri XIII-XVI). La quarta parte espone i be~
nefici della redenzione: la reniissione dei peccati, la consegu11~
te pratica della virt e delle opere buone, non meno necessari,~,
della fede stessa. Deriva da qui una specie di trattazione margi~
nale sulla natura del peccato (libri XVII-XXII). La parte succes..:
siva richiama come conclusione di tutta la redenzione, la risurrezione finale, e ne presenta succintamente la realt, il modo e
gli effetti (libro XXIII).
' 8 Cf. G. BARDY-J.A BECKAER"J'-J.BoU'I"ET, Qllilestiones 83, in Oeuvres de Si!
Augustin (Bibliothque Augustnienne, IO), Paris 1946, /ntroduction, pp. 11-50.

238

Concili di Costantinopoli, Efeso e Calcedonia

L'Occidente

A questo punto per l'autore ben lontano dal credere d'aver esaurito il suo piano. La trattazione perci si estende sul governo del mondo, esercitato dalla Provvidenza divina: qui egli
richiama la realt del trionfo del dominio di Dio, nonostante la
resistenza e. l'opposizione della malignit degli uomini, e tocca i
misteri della predestinazione, dell'universalit della salvezza,
con accenni al destino dell'uomo nella fase terrestre della sua
preparazione e nel suo coronamento futuro (libri XXIV-XXIX).
La parte conclusiva di tutta 1'opera non poteva non tener
presente il primo disegno, riguardante tutte e tre le virt teologali, e perci l'autore espone rapidamente il beneficio della speranza cristiana e le funzioni della carit (libri XXX-XXXIll) 39
Anche solo dalla semplice esposizione del contenuto dello
scritto potr risultare l'importanza di quest'opera agostiniana, la
cui ricchezza dottrinale ha avuto il privilegio d'essere stata tenuta nella massima considerazione dei pi vari studiosi, al punto da essere apprezzata come un eccellente sommario della stessa dottrina cristiana.

De cura pro mortuis gerenda (La cura da prestare ai de-

funti). L'oasione dello scritto dichiarata dallo stesso autore:


Mi aveva dichiarato per lettera per sapere se era avvantaggiato
per un cristiano essere sepolto, dopo la morte, presso il sepolcro
(Memoria) di una martire 40 Il rihiedente era nientemeno che
Paolino, vescovo di Nola. A Nola infatti in quel tempo, molte
famiglie chiedevano insistentemente al vescovo l'onore di seppellire i loro morti presso la tromba del prete Felice, morto nel
260; martire della fede. Agostino, in una lunga lettera, tratta ampiamhte i diversi problemi relativi al culto dei morti in genere.
Egli insiste per sul fatto che, al di l degli onori funebri in uso
presso i pagani, ci che vale di pi soprattutto quello di clii offre l'esempio la chiesa, e che consiste nel pregare per essi!

De Trinitate (La Trinit). un'opera d'immane fatica, in


quindici libri, alla quale lo scrittore attese per lunghi anni, dal
399-400 al 420. Essa non ha carattere polemiCo. La controversia
ariana infatti, propria specialmente del mondo orientale, non ri~In questa esposizione dell'argomento dell'Enchiridion ho seguito la traccia
delineata da J. R:rvIBRE, in Oeuvres de St. Augustin (Bibliothque Augustinienne 9,
lre srie) Paris 1947. lntroduction, pp. 85-87.
4-0 Ritrattazioni, II, 64.

239

Capitolo IO

guardava ormai la fede del mondo occidentale, se non ai mrgI"


ni. Lo scritto risponde perci a problemi ben pi positivi.
Tutta l'opera si presenta organicamente divisa in due parti:
la prima comprende il nucleo dei libri I-VII; l'altra part, il secondo gruppo, dal libro Vlll al XV. Dopo un prologo, in cui
l'autore pone in risalto i limiti della ragione umana che possono
essere corretti soltanto dall'intervento della fede, entra immediatamente in argomento, espone dapprima una teologia biblia
della Trinit, esaminando i vari passi della Scrittura in cui si accenna al mistero (libri I-IV). Quindi egli passa a proporre suc.,cessivamente argomenti d'ordine speculativo a difesa del dog~
ma (libri V-Vlij. Il libro vm serve come di transizine alla si
conda parte.
Mentre nei libri precedenti Agostino s'appoggiava sulla
Scrittura e sulla Tradizione per stabilire il dogma e difendeva la
fede contro le interpretazioni tendenziose degli eretici, egli si
sforza ora, a cominciare dal libro ottavo, di entrare nell'intelli-'genza del mistero e di comprendere proprio quello che egli ere:
de per effetto della fede. Sapendo che l'uomo creato a immagine di Dio, egli scruta la natura dell'anima, o piuttosto, quell'-a
spetto dell'anima da lui denominata mente (mens), per
individuarvi l'immagine creata dalla Trinit. E cos egli scopre
nell'interrelazione della memoria; dell'intelligenza e della vo"
lont un'immagine di Dio: Uno nella Trinit delle Persone 41
Di fatto, Agostino insiste sulle analogie chel'anima spiri"
tuale presenta con la Trinit in base ai processi conoscitivi e vo~
litivi, pur tenendo bene ferma l'infinita distanza intercorrent
tra la realt creata dell'anima e la Divinit increata. Agostino h!!
riscontrato nell'anima e messo in evidenza i seguenti stati tema,
ri: intelletto, cognizione, amore (mens, notitia, amor); memori~,
intelligenza, volont (memoria, intelligentia, voluntas); essere;
conoscere, volere (esse, nosse, velle) 42
Nel De Trinitate si rivela nel pi alto grado l'originalit del
teologo che, fedele all'insegnamento biblico e tradizionale; IO
illustra con insuperata profondit d'introspezione psicologica~
con un vigore speculativo impregnato del senso del mistero, c&
" P. AaAiissE, La Trinit, in Oeuvres de St. Augustin (Bibliothque
nienne 16), Paris 1955, p. 7.
42 P. PARENTE, voce Trinit, in EC, XII, 536.

240

Augusti~

Concili di Costantinopoli, Efeso e Calcedoni

L'Occidente

s da elevare lo studio teologico a trepida contemplazione e preghiera 43.


Lettura

Preghiera al Dio uno e trino


Signore nostro Dio, crediamo in te, Padre e Figlio e Spirito Santo, perch la Verit non avrebbe detto: Andate, battezzate tutte le genti
n.el nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (Mt 28,19), se tu
non fossi Trinit. N avresti ordinato, Signore Dio, che fossimo battezzati riel nome di chi non fosse il Signore Dio. E una voce divina non
avrebbe detto: Ascolta, Israele: il Signore Dio tuo un Dio unico (Dt
6,4), se tu non fossi Trinit in tal modo da essere un solo Signore e
Dio. E se tu fos~i Dio Padre e fossi pure il Figlio tuo Verbo, Ges Cristo, e il vostro dono, lo Spirito Santo, non leggeremmo nelle Scritture:
Dio ha mandato il figlio suo (Gal 4,4; Gv 3,17), n tu, o Unigenito, diresti dello Spirito Santo: Colui che il Padre mander in mio nome (Gv
14,26) e: Colui che mander da presso il Padre (Gv 15,26).
Dirigendo la mia attenzione verso questa regola di fede, per quanto ho potuto, per quanto tu mi hai concesso di potere, ti ho cercato ed
ho desiderato di vedere con l'intelligenza ci che ho creduto, ed ho
molto disputato e molto faticato: Signore, mio Dio, mia unica speranza, esaudiscimi e fa' s che non cessi di cercarti per stanchezza, ma
cerchi sempre il tuo volto con ardore. Dammi tu la forza di cercare, tu
che hai fatto s di e~sere trovato e mi hai dato la speranza di trovarti
con una conoscenza sempre pi perfetta. Davanti a te sta la mia forza e
la mia debolezza: conserva quella, guarisci questa. Davanti a te sta la
mia scienza e la mia ignoranza; dove mi hai aperto, ricevimi quando
entro; dove mi hai chiuso, aprimi quando busso. Fa' che io mi ricordi
di te, che comprenda te, che ami te. Aumenta in me questi doni fino a
quando tu. mi abbia riformato interamente. So che sta scritto: Quando
si parla molto, non manca il peccato (Pro 10,19), ma potessi parlare
soltanto per predicare la tua Parola e dire le tue lodi, non soltanto eviterei allora il peccato, ma acquisterei meriti preziosi, pur parlando
molto. Perch quell'uomo, di cui tu fosti la felicit, non avrebbe comandato di peccare al suo vero figlio nella fede, quando gli scrisse:
., Predica la parola, insisti a tempo e fuori tempo (2Tm 4,2). Non si do' - vfl! dire che ha molto parlato colui che non taceva la tua parola, Signofo, non sfo a tempo, ma anche fuori tempo? Ma non c'erano molte parole perch c'era solo il necessario.
(La Trinit 15,51. Tr. di G. CORTI, in La teologia dei Padri,
a cura di A Heilmann, I, Roma 1981 2, p. 36)

" d. M. PELLEGRINO, La letteiatura latina cristiana, p. I 08.

241

Capitolo lO

e) Scritti polemici

De haeresibus (Contro le eresie in genere. Le eresie)'.


L'opera incompleta, perch manca la parte in cui Agostino .iri~
tendeva dimostrare i motivi per i quali uno si fa eretico (quid/a+,
ciat haereticum). Nella parte da noi posseduta, l'autore; tenendo;
presenti Eusebio di Cesarea, Epifanio e Pilastro, e, in pi, co~
personali conoscenze, descrive ben ottantotto eresie, a con#rt:;..
ciare da Simon Mago fino a Celestio.

In rapporto al manicheismo. Considerevole il ii,~;<
mero degli scritti relativi a questo soggetto. Essi si possono c,P~i
siderare sotto due aspetti: scritti contro l'eresia in genere, o~~/
vero contro i singoli eretici. Qui mi limiter al primo groppe(
- De Genesi, contra manichaeos (Sulla Genesi, cntr{1~
Manichei). Opera in tre libri destinata a risolVere le biezfoilj~;
~~:~~~~t avanzate dai manichei contro la narrazione ~~~:

- De duabus animabus, contro manichaeos (Intorno all'4.~


due anime, contro i manichei). noto come il dualismo cosnli~':
co trovasse, presso i manichei, un;applicazione anche nell'aro~~
ma dell'uomo: essi ammettevano due anime riell'individ~~
umano, una proveniente dal principio del bene, l'altra dal pii#i12.
cipio del male. Agostino dichiara che nell'uomo esiste un'~H
ma sola; il male deriva unicamente dal libero arbitrio.
:\~
- De natura boni, contra ma.nichaeos (La natura delb~ijfi;~
contro i manichei). L'autore dimostra che tutte le cose s$5i~f:
buone, avendo Dio per autore, che buono per essenza, Il Iir1U~~
una privazione del bene (defectus boni). Ripugna quindl'-~~j:%)
stenza di un principio assoluto del male, giacch dovrebbe tW~~fa
re la negazione di qualsiasi entit, cio U male assoluto. ;~?g;;
.. -" ::ir:-~.i.,,~

Contro il donatismo. I mezzi per debellare il doriijti:~~


smo da parte dei vescovi ortodossi dell'Africa furono dl1~~;u~~
riunioni conciliari (nel 403-404-410-411-412) sotto la gui"'
Agostino stesso, e pubblici contraddittori e discussioni; e~
gnati alla documentazione perfino stenografica. Se . ne ajf
tracce o vere relazioni, inserite nelle stesse opere di Ago'' ,,
- De baptismo, contra donatistas, libri VII (Sette librf ,
battesimo, contro i donatisti). VeQe esaminata la tesideUa:
dit del battesimo conferito fuori dalla chiesa; la questirie(

242

Concili d Costantinopoli, Efeso e Calcedonia - L'Occidente

ne trattata soprattutto sotto il profilo storico, date le diverse tesi


sostenute da una parte e dall'altra_

- Contra litteras Petiliani, libri/// (Contro le lettere di Petiliano ). L'opera apre la controversia sostenuta contro Petiliano,
vescovo di Cirta (oggi Costantina, in Africa): era il solo avversario degno di Agostino, la pi alta personalit dello scisma,
oraclo del suo partito grazie alla tenace energia delle sue con~
_Vinzion, alle sue doti di oratore e ai suoi sofismi di giurista.
Tutto lo scritto consta di tre libri, redatti il.d intervalli, man mano
che nelle mani di Agostino pervenivano dichiarazioni e lettere
del vescovo scismatico, il quale scriveva contro i cattolici, negando la validit del loro battesimo_ Vale la pena di sottolineare
.Ja discussione introdotta da Agostino nel respingere il seguente
''principio sostenuto dai donatisti, che dalla coscienza del ministro, dipende la giustificazione recata dal battesimo.
. ll')O

- De unico baptismo, contra Petilianum liber (Un battesiunico, libro contro Petiliano). Da alcuni anni si continuava

'~la polem.ica donatista, quando Petiliano ritorn alla carica con


lino scritto dal titolo De unico baptismo. Agostino rispose con
5, iil altro scritto recante il medesimo titolo. In esso egli dovette
Y';d,ifendersi anche da accuse personali.

~,i

Contro il pelagianesimo. Fu questo uno dei pi in-

~'.<sistenti

bersagli contro il quale Agostino dovette puntare le sue


~'~~- superfluo sottolineare che di pelagianismo insorgente si
~\#;.ila con insistenza anche ai nostri giorni .

._,, ..: - De peccatorum meritis et remissione et de baptismo par-

~1~N.lorum (Sui meriti e sulla remissione dei peccati. Il battesimo

~~{{~!bambini). Marcellino, tribuno di Cartagine, veniva continua~~wente importunato dai pelagiani. Non sentendosi in grado di ri~:;_$,9lvere le loro obiezioni, si rivolse ad Agostino, il quale rispose
Y:~~pprfrna con quest'opera, stesa in due libri, a cui aggiunse in
, uito un terzo iibro. Il primo dichiara che la caduta di Adamo
'~ vera causa della morte e del peccato e che il battesimo ri~fte il peccato nei bambini. Il secondo confuta l'impeccabilit,
stenuta diti pelagiani Il terzo, scritto a modo di lettera, impu.,., fa tesi di Pelagio che negava fa realt del peccato originale.
-questa l'argomentazione di Agostino: il battesimo can'"
one dei peccati, i neonati non ne commisero dei propri.
,lista dunque da intendere, oppure, se ci non riusciamo a com-

243

Capitolo 10

. .~~~j;

- .-~.::~!.::~

;,~:;~},~'.~

prendere, almeno da credere che i bambini traggono, nasc~~j;


do, il peccata originale.
)i
- De natura et gratia (La. natura e la grazia). Lo stess~'.
Agostino ne ha definito il carattere e il fine: Il libro io Fho;
scritto per rispondere allibro di Pelagio De natura: ho inteso d>
difendere la grazia e non attaccare la natura, la quale libei:~'.f
governata proprio dalla grazia 44 in quest'opera che ricorr~J~
famosa espressione a gloria della Madonna: Escludiamo dijib,;
que la santa Vergine, nei riguardi della quale, per l'onore del~.i~;;
gnore, non voglio si faccia questione alcuna di peccato 45
- De gratia Christi et de peccato originali, libri II (La gr<ff!;.,
zia di Cristo e il peccato originale). L'autore dimostra chel~/
grazia necessaria non soltanto per poter osservare pi fcil~:;
mente la legge divina, come i pelagiani sostenevano, ma; se:m.;;t
plicemente, per poterla anche solo osservare. Per quanto riguar~:.
da il peccato originale, Agostino confuta pi direttamente :i~}
dottrina di Celestio, discepolo di Pelagio, dottrina errata/ i#i:
quanto dichiarava che il peccato di Adamo danneggi lui soli:),)~::
non il genere umano, e che i bambini appena nati sono nello ~tii~:.
to in cui era Adamo prima della sua caduta.
:\
- De nuptiis et concupiscentia, ad Valerium comitem, .librk
II (Le nozze e la concupiscenza, al conte Valerio). Lo stesso.
Agostino ne traccia l'origine, dichiarando che egli dedicavKi
due libri al conte Valerio, personaggio di alto rango alla coite:(ft:1
Ravenna. I pelagiani infatti, nella persona del vescovo GiuliimQ;~
di Eclano (Campania), avevano scritto al conte Valerio, ~~?i:
sando Agostino di voler condannare le nozze, fosse solo pert:,M;:
egli ammetteva il peccato originale. Allora cos dichiar Agstj;:,
no: Noi difendiamo in quest'opera la bont delle nozzei_ ~t;
non far credere che esse siano viziate dalla concupisceni:a cteJJ,':
carne ... La castit coniugale fa infatti buon uso del male cil~~
passioni in vista della procreazione dei fanciUlli 46
{;}
- De gratia et libero arbitrio (La grazia e il libero #r~~
bitrio ). Agostino difende la gratuit della grazia, senza daffij.Q'L~
del libero arbitrio. Le Scritture testimoniano che l'uomo lib~~;
ro, sia quando vuole il bene, sia quando vuoleJl triale. ~i~!~~
.

Ritrattazioni, Il, 42.


Ritrattazioni, Il, 42.
46 Ritrattazioni, II, 53.
44

244

~.,::-;,~/:'.

Concili di Costantinopoli, Efeso e Calcedonia - L'Occidente

.l'uomo risulter degno di premio e di castigo. Ma la Scrittura


dice anche che se Dio non aiuta l'uomo nell'uso del suo libero
arbitrio, questi non riesce a volere il bene con lefficacia che
il~cessaria per compierlo.

_- De correptione et gratia liber (Libro sulla riprensione e


sulla grazia). L'autore dichiara che, nonostante la nec~ssit della grazia per fare il bene, giusto, utile e conveniente richiamare e correggere chi fa il male. In quest'opera egli tocca gi il
problema della gratuit della predestinazione e del dono della
perseveranza. L'aver stabilito fra la grazia di Adamo e la grazia
.- degli uomini redenti una distinzione, nel senso della superiorit
della grazia concessa ai cristiani su quella concessa ad Adamo,
, prima della sua caduta, fece scorrere fiumi d'inchiostro. Giansemo volle farne la chiave della dottrina agostiniana.
t) Scritti esegetici

Nei Commentari e nelle stesse opere polemiche Agostino


cerca spesso di tener conto del senso letterale della Bibbia; ma,
soprattutto nelle Omelie (per esempio sui Salmi e sul Vangelo di
Giovanni) preferisce il senso allegorico-mistico. Comunque,
egli dedica un'opera intera per spiegare come si deve intendere
eattuare l'esegesi. La dottrina cristiana (De doctrina cristiana,
' libri N). il primo manuale di esegesi biblica apparso nell 'an:.; tihit cristian. Sono questi i punti salienti:
_ _ _ - insegna anzitutto che la Scrittura, ispirata da Dio, ne ma;; nifesta il pensiero e la volont; contiene le regole della fede e i
<precetti della vita, e non pu essere compresa, se non da uno
i spirito pieno di fede e da un cuore pieno di amore;
.:
- stabilisce il canone dei Libri Sacri, con una tale precisio?fie che sar adottato dal concilio di Trento;
;,- - - esige che l'esegeta conosca tutte le discipline clella cultu\fli umana, prima di interpretare l'insegnamento dello Spirito
' ., $'iiJlto;
precisa tutte le precauzioni _necessarie per determinare se
;:;iUesto in questione debba essere inteso in senso proprio o figui':tato. L'esegeta adotter senza esitazione il senso letterale ogni
'.>'yolta che esso risulta chiaro e non pregiudica la retta fede; pas{ser al senso figurato solo quando la verit rivelata non pu esf:'!!ere spiegata senza una interpretazione simbolica.

t; _. -

245

Capitolo 10

Esegesi dell'Antico Testamento

De Genesi ad litteram, liber imperfectus (Sulla Genesi/


attraverso l'interpretazione letterale: opera non compiutj:
L'opera costituisce un saggio e un tentativo di interpretazione
letterale, messo in atto da Agostino ancora prete. Pi tardi C()n~
fess egli stesso di non aver p0tuto reggere al peso di un lavoro
irto di tanta responsabilit e di tante difficolt. Interruppe l'e:
sposizione al versetto 26 del capo I 47

De Genesi ad litteram, libri XII (Sulla Genesi, come iri;


terpretazione letterale). Come si vede, in seguito egli riprese'
lavoro. Ne risult un'opera complessa, nella quale, iri.tenzion~i
mente, l'autore intese escludere i sensi allegorici. In compen~~
egli introdusse numerose e diffuse digressioni: i libri VI,
X contengono trattazioni di antropologia. Di quest'opera di~
egli stesso questo giudizio: Sono pi numerosi i problemi pto~
posti che non le risposte 411

vu.e,

Enarrtidnes in Psalmos (Esposizioni sui Salmi). Costi~


tuiscono un'opera, a cui Agostino attese per gran parte della vi~
ta, a datare dalla sua ordinazione sacerdotale. Ne cominci J '.~
sposizione senza un ordine prestabilito, e solo pi tardi pens a
dare una disposizione pi organica ai suoi discorsi 49 I trentadue,
discorsi sul Salmo 118 furono gli ultin e risultano posteriori ilJ.'
415. In questi commenti non bisogna cercare la spiegazionelet~
terale. Sono stati giudicati un capolavoro di eloquenza popolare;
di una vivacit e di una originalit inimitabili.
Esegesi del Nuovo Testamento

De consensu evangelistarum (Il consenso degli evang~tii


sti). Articolata in quattrO libri, l'opera risulta un'apologia dei

Vangeli contro le detrazioni degli infedeli, e un saggio di on~l


Iiazione delle apparenti contraddizioni delle quattro narrazioQi,
Il I libto si estende sull'autorit, sul carattere e sul fine irite~o
dagli evangelisti, e respinge l'accusa che essi abbiano alterato'fa
dottrina di Cristo. Il Il e il III si propongono di conciliare M;at~
teo con Marco, Luca e Giovanni. Il IV mette in evidenza i f~~f
Ritrattazioni, I, 18.
Ritrattazioni, Il, 24.
:..<.
" Parecchi di questi sermoni non furono mai pronunciati, ma soltanto dettali
1

48

246

Concili di Costantinopoli, Efeso e Calcedonia - L'Occidente

teri particolari che.distinguono Marco, Luca e Giovanni. Anche


se alcune osservazioni sono pi sottili che fondate, in nessun'altra opera Agostino dimostra tanta finezza e tanta ingegnosit.

De sermone Domini in monte (Il discorso della montagna, tenuto dal Signore). Partendo dai capp. 5-7 di Matteo,
Agostino raggruppa nella grande cornice del Discorso della
montagna, e soprattutfo intorno alla enunciazione delle beatitudini, le altre parole di Cristo. In tale sintesi, particolarmente elevata per piet e per profondit, troviamo come riassunta la teologia morale dell'insegnamento del Signore.
Tractatus in lohannis evangelium (Il Trattato intorno al
Vangelo di Giovanni). un complesso di 124 discorsi, distinti
in due gruppi: il primo nucleo, con i discorsi 1-54, pronunciati
intorno agli anni 411-413; il secondo, con i discorsi 55-124, tenuti o dettati pi tardi, negli anni 416-418. Lo scritto, a volta a
volta dogmatico o morale, costituisce un lavoro magistrale, e
pu ritenersi il commento migliore di tutta la patristica al quarto
Vangelo.
g) Scritti morali e pastorali

De bono coniugali (/beni della vita coniugale). Agostino


espone la dignit e il fine del matrimonio. L'opera considerata
13. trattazione pi completa sui doveri degli sposi che la patristica ci abbia tra.mandato.

. Il! De bono .viduitatis (/ beni della vedovanza)_ Per quanto


l'autore ammetta la liceit di un secondo matrimonio, tuttavia
egli esalta il merito e la virt di una santa vedovanza, con I' ap. poggio, s'intende della grazia divina.
De catechizandis rudibus (La catechesi dei principianti).
'Tra i molti suoi impegni, Agostino non ha lasciato da parte
. . neanche quello di affrontare per iscritto i problemi della cate: . chesi in linea teorica, e tale si presenta questo manuale di istru., zione catechetica. Si divide in due parti, di estensione differen:: -":~-- La prima, la pi importante, indica il modo di insegnare
la Storia Sacra: il catechista deve insistere non soltanto sopra i
fatti raccontati dall'Antico Testamento, ma anche sopra gli
avvenimenti accaduti dopo Cristo e nella vita della chiesa. Egli

247

Capitolo 10

deve cercare di porre in rilievo i punti essenziali: la creaziorte'f'


la caduta originale, il diluvio, la santit dei Patriarchi, l'emigra)
zione dei giudei in Egitto, la promulgazione della Legge per
mezzo di Mos, la cattivit di Babilonia, le profezie con J'an"
nuncio di Cristo, l'incarnazione e la redenzione, la nuova Leg
ge, l'espansione vittoriosa della chiesa, i martiri, il giudiziQ finale e la vita futura. Debbono quindi seguire gli insegnamenti
sui precetti morali che derivano dalla Rivelazione e che consistono nell'amore di Dio e del prossimo. Concludono questa prima parte i consigli diretti al catechista, qualora egli venga a trq~
varsi stanco e deluso sul profitto dei suoi uditori. Importante, il1
ogni caso, l 'irtvito a sapersi adeguare al livello intellettuale dy:
gli uditori. La seconda e ultima parte riporta, a modo di esem~
pio, due discorsi catechetici pratici. L'opera stata considrata
in ogni et un lavoro esemplare.
h) I discorsi

Con le nuove scoperte, anche molto recenti 50, il numero sm


pera ormai i cinquecento discorsi. Possono essere raggruppatiin
quattro categorie:
- Sermoni su argomenti dedotti dalle Scritture dell'Antico
e del Nuovo Testamento;
- Sermoni sulle diverse solennit dell'anno liturgico:
- Sermoni per la commemorazione dei Santi;
- Sennoni di indole varia, specialmente su argomenti di na
tura morale.
Si tenga comunque presente che un gran numero di discorsi
furono pronunciati e poi raccolti a parte fino a costituire veri e
propri trattati: tali, per esempio, furono i 124 discorsi, gi ricot~
dati, che poi formarono il Trattato intorno al Vangelo di Gio:;
vanni.
Chiarezza ed efficacia nei suoi discorsi, incisivit e profondit ne sono le principali caratteristiche: Agostino sa stabili7
re con gli ascoltatori un rapporto immediato di simpatia e di
compenetrazione; egli adegua lingua, sti!e, ritmo e tono con
"'Cf. F. DoLBEAU, Nouveau.x Sermons d'Augustin, in Revue des tudes Auc
gustinennes 36 (1990), 355-359; 37 (1991), 37-98 e 261-306; 38 (1992), 50-?9;
Sermons indits de St. Augustin, in Revue Bndectine 101 (1991), 240-256; 102
(1992), 45-74.
.

248

Concili di Costantinopoli, Efeso e Calc:edonia - L'Occidente

variare delle circostanze e dell'uditorio e avvince a s il pubblic con spirito di intensa carit. L'esposizione, limpida nel ricorso alle parole pi proprie e agli argomenti pi efficaci anche
quando tratta profonde tematiche dottrinali o spirituali, ricerca i
mezzi espressivi pi accessibili al popolo per aiutarlo a comprendere51.
i) Le epistole

Anche l'epistolario assai vasto. Esso risulta di ben pi di


200 lettere, scritte da Agostino tra il 386 e il 429; di altre 53, dirette a lui, e di altre nove, inserite tra gli Opuscula, per il loro
carattere particolarmente dottrinale. Gli argomenti raramente
sono soltanto occasionali; la grande maggioranza contiene riferimenti ed esposizioni teologiche, filosofiche e morali. Le lettere sono molto importanti per conoscere la vita, l'influenza e la
dottrina di Agostino, e sovente ci offrono la chiave di lettura di
altre opere. Non trascurabile anche l'aspetto letterario e stilistico, e tuttavia, come gi stato notato per lEpistolario di Girolamo, il valore interno di quelle epistole supera quello strettamente letterario. A volte esse assumono I' ampiezza e le caratteristiche di veri trattati, morali e dottrinali. Spesso l'autore
risponde alle questioni pi varie, appunto perch sollecitato e,
talvolta, perfino perch importunato; ma egli si guarda bene dal
non acconsentire a quello che egli considerava uno degli aspetti
del suo impegno pastorale. Alcune di queste epistole hanno sortito una grande fortuna per profondit e chiarezza di esposizione. l3aster qui, per brevit, richiamare almeno l'epistola 120,
sul problema trinitario e sui rapporti tra fede e ragione 52 .

La dottrina
Volendo ora esaminare, a colpo d'occhio, il fulcro del suo
pnsiero teologico, ecco i punti fondamentali delle sue ricerche:
anzitutto il problema trinitario.
Pi che indagare infatti a fondo il problema dell'esistenza di
Dio, parendogli questo un aspetto non del tutto necessario di
51
52

M. MAAIN, voce Agostino, in DSGL, pp. 43-44.


Ivi, p. 44.

249

Capitolo 10

fronte alle controversie allora in atto, egli si propose di affronta:.,


re i segreti della vita intima di Dio e delle sue manifostaiioni al
di fuori, cio, al di fuori della sua interiorit divina, definita, co~
me comporta il linguaggio teologico, ad extra. Infatti, se gli
orientali avevano insistito maggiormente sul dogma della 1in~
t delle Persone, Agostino s'indugia maggiormente sul dogma
dell'unit di natura nelle tre Persone divine, sottolineando la lo,
ro consustanzialit, pur nella distinzione delle Persone. La real~
delle Persone divine, ma uguali e distinte, trova per Agostino la
sua ragione nelle loro stesse relazioni, in quanto il. Padre Coli
che genera, il Figlio Colui che generato, e lo Spirito Santo G':
lui che procede dal Padre e dal Figlio, come da un solo princF
pio. Diversa quindi la questione delle operazioni ad extra. N1
riguardi della creazione, il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo
sono un unico principio, cos come un unico creatore e un unico
Signore 53
Altro grande problema che impegn a fondo Agostino ft,J
quello dell'origine e della natura del male. Egli, per primo, nel~
le sue polemiche contro i manichei, riusc a cogliere la dimen~
sione metafisica del problema: Il male non altro che la priva.:
zione del bene 54 Lo studio delle lettere di Paolo gli offerse.I~
conoscenza perfetta della volont dell'uomo irt tutta la sua pro~
fondit: l'uomo libero di scegliere tra il bene e il male 55 NeJ1ij
considerazione dell'uomo e del suo stato primitivo, ritornano
quindi i problemi della colpa di origine con tutte le sue conse::
guenze, quindi la necessit della redenzione, il modo, e i mei:li;
con cui fu compiuta e venne applicata: furono questi i problerm'
destinati ad assorbire una parte decisiva di tutta l'attivit spec;;,
lativa dell'Ipponense. La realt della prima caduta e l'eredita
delle sue conseguenze, estese a tutta l'umanit, fu dimostrata da
Agostino con il ricorso alle Scritture 56 e con la testimonian,za
dei Padri greci e latini. La riparazione della caduta dell'uomo
venne effettuata da Cristo, il Verbo di Dio che assunse la natura;
umana: Cristo, Verbo e Uomo in una sola Persona 57 L'uomo)
una volta divenuto cristiano per effetto della Reden}
si Cf. La Trinit, V, 14,15.
Confesioni, III, 7,12.
ss ll libero arbitrio, I, 26. Cf. S.
s6 Ad Romanos, V, 12.
S7 Enchridion, 36.
54

250

FLOREZ, voce

Il male, in DPAC, ll; 21J72.


. -

Concili di Costantinopoli, Efeso e Calcedonia - L'Occidente

zione operata da Cristo, partecipa dei benefici della redenzione


stessa attraverso la chiesa. Il pensiero di Agostino intorno alla
chiesa fu chiarito soprattutto nella polemica contro i donatisti.
In questa controversia risulta illustrato anche il valore dei sacramenti, la-cui efficacia non dipende dalla santit o dalla indegnit dei ministri, ma unicamente da Cristo, che ne , insieme, istitutore e vero ministro.
Dopo l'evidenza ormai provata della grandezza di Agostino
nel campo della teologia in genere, occorre ora fare parola del
campo pi specifico della sua teologia, quello della grazia, al
punto che egli noto soprattutto proprio col titolo di dottore
della grazia. Il problema della grazia si pu dire che lo occup,
a cominciare del 412, per tutto il corso della vita e fu specialmente cuito dalla controversia provocata dal pelagianesimo.
Grazie alle sue esperienze personali di convertito, agli influssi
sia negativi, sia positivi del manicheismo e del neoplatonismo,
alla sua fedelt verso la tradizione africana, specialmente nella
questione del battesimo dei bambini, e, anzitutto, grazie allo
studio intenso delle lettere di san Paolo, egli arriv a chiarire la
questionenel suo nodo intimo, a proposito del rapporto personale fra Dio e l'uomo. E mentre in un primo tempo, specie nei
suoi scritti anti-manichei, aveva insistito sulla libert l.llana, in
seguito, so.tto l'influsso decisivo delle grandi lettere dell'aposto~
Io Paolo, egli cominci a far dipendere ogni atto spiritualmente
salutare dalla grazia divina, intesa come luce interiore e forza
efficace 58
Per l'approfondimento
Edizioni
PL 32-46; CSEL, dal 1897; CCL, dal 1954.
Traduzioni
Nuova Biblioteca Agostiniana (NBA). Edizione latino-italiana, dal
1965.
Studi
Data la vastit degli studi sul soggetto, indicher soltanto dove
trovare lelenco dei possibili repertori bibliografici: cf. A TRAP, voce
Agostino, DPAC, I, 91-104.
58

B. S11!DER, voce Grazia, in DPAC, Il, 1688.

251

Capitolo IO

A titolo d'informazione immediata, ricordo alcuni studi di pil fa:c


cile consultazione: L. BERBITA, Sant' Agostino a Cassiciaco, Cassago
1982; C. CREMONA, Agostino d'1ppona, Milano 1986; E. GILSON, In"
traduzione al.lo studio diAgostino, Casale Monferrato 1983; R. GuARDINI, La conversione di sant'Agostino, Brescia 1956; M.A Mc NAMA~
RA, L; amicizia in sant' Agostino, Brescia 1970.
-

6. Voci

FEMMINILI

a) Egeria

Messasi in cammino dall'estremo Occidente, la pellegrina


Egeria ci ha lasciato una serie di lettere, indirizzate ad altry
donne, che ella chiama sorelle, che vanno sotto il nome di Itihe,~
rarium Egeriae e che illustrano il suo viaggio verso la Palestinii,
durato tre anni. Il pellegrinaggio verso i luoghi santi era un
mento privilegiato della vita di un cristiano: un momento dialtt
spiritualit e di intensa commozione e molti di questi ricordi i
viaggio ci sono stati tramandati nella Patristica del IV secolo.
Egeria infatti compie il suo pellegrinaggio ad loca sancta rioJJ,come una turista curiosa: ma, Bibbia alla mano, con spiritodi
vera asceta, segue ogni tappa del suo viaggio con la lettura di
brani adeguati, tratti sia dall'Antico che dal Nuovo Testamento,
e tali letture sono precedute e seguite da una breve orazione. 'fr
questa una pratica costante: ...e questo desideravo infatti som~
mamente, che dovunque arrivassimo, si leggesse sempre il pa8so relativo dal libro della Bibbia 59
Ma la novit il tocco tipicamente femminile che emerge
da queste lettere. L'autrice curiosa, ha l'ansia di vedere tut~
to, indisciplinata, intraprende viaggi non previsti, ha il gusto
delle descrizione, ha fretta di arrivare, ma si ferma spesso a cn-templare i paesaggi, nota ed annota tutto, precisa, ha una capa"
cit di cogliere i particolari, di stupj.rsi e di entusiasmarsi, tanto
che a volte piega addirittura la lingua al suo entusiasmo. PU(
pervaso da un'autentica spiritualit, questo scritto ha una sua

mo.:.

59

Peregrinatio Egeriae, IV, 3.

252

Concili di Costantinopoli, Efeso e Calcedonia - L'Occidente

freschezza tutta particolare ed l'unico scritto di donna che sia


pervenuto fino a noi nella sua interezza, fatta eccezione per la
Passio Perpetuae, di cui abbiamo gi parlato.
b) Due poetesse

Per la poesia, ci sono state tramandate le opere di due poetesse: una di lingua latina e una di lingua greca. Dai libri di storia sappiamo che Eudossia era ateniese, cresciuta in un ambien-'
te culturale aperto. Recatasi a Costantinopoli per chiedere protezione a Pulcheria, fin per sposarne il fratello, I'imperatore
Teodosio II. Nella controversia nestoriana, prese le part di Ne~
storia, ma si narra che venne ricondotta all'ortodossia da Simeone Io stilita. Scrisse poesie, sullo stile di Omero, molto apprezzate da Fazio, tutte perdute: le prime per celebrare il marito,
le altre a carattere religioso, una parafrasi delle profezie di Dartiele e Zaccaria e un'esposizione poetica .dei primi libri dell'Antico Testamento. Di lei rimangono solo frammenti di un
poema, in cui riprende la Confessio Cypriani, che narra la storia
leggendaria di Cipriano di Antiochia, un mago, una specie di
Faust ante litteram, che vende l'anima al diavolo, ma viene salvato da un fanciulla, e termina la sua vita martire per Cristo. La
sua devozione era molto popolare nel tempo_
L'altra voce quella di Petronia Proba, matrona romana,
che si ciment in un centone, una parafrasi poetica dell'Antico e
del Nuovo Testamento, dalla creazione all'ascensione, per celebrare) doni di Cristo, usando le paroJe e i versi di Virgilio_ Bench desse prova di creativit, nel piegare i vocaboli virgiliani e
nel dar loro un significato tutto nuovo, ma soprattutto di immaginazione nell'inventare un mondo cos complesso, i suoi versi
rimangono spesso oscuri e la sua cristologia non perfettamente ortodossa. Condannata dal Decreto Gelasiano, che proibiva di
trattare. argomenti teologici in versi di origine pagana, e avversata da Girolamo, che trovava l'opera molto puerile e solo
Un gioco di ciarlatani 60, nondimeno le innumerevoli trascrizioni testimoniano quanto la sua opera venisse letta ed apprezzata nei conventi, sopratlltto nel periodo rinascimentale.
60

Epistola 53,7.

253

Capitolo 10

Per l'approfondimento
Edizioni
PL 19,805-818, per Proba; PG 85,827-864, per Eudossia; G.F. GA~
MURRINI, S. Silviae Aquitanae Peregrinatio ad loca sancta, ann. 385388, Bibl. Ace. Stor. Giur. 4 '(1887), pp. 35-110, per Egeria.
Traduzioni
EaERIA, Pellegrinaggio in Terrasanta,

(a cura di N. Natalucci), Fi-

renze 1991.

Studi

AA VV., La donna nel pensiero cristiano antico, (a cura di U


Mattioli), Genova 1992; K. AsPEGREN, The male woman. A feminine
ideai in the early Church, Stoccolma 1990; C. CARIDDI, Il Centof!e}>
di Proba, Napoli 1971; E.A CLARK, Women in the early Church, W:1fr
mington 1983; U. D10NISI, voceEudossia, in DPAC I, 1273-1274;.C.
MAZ.Zucco, E fui fatta maschio: la donna nel cristianesimo primitivo,
Torino 1989; N. NATALUCCJ, L'Itinerario di Egeria: note e ossetvaiio~
ni, in Rivista di Ascetica e Mistica 44,3-4 (1992), 428-43~; J;
OPELT, voce Proba, in DPAC, Il, 2907-2098; E. SCHLUSSER-FIOREN~
ZA, In memoria di lei, Torino 1990; H. SrVAN, Anician Women;:thi
Cento of Proba and the aristocratic conversion in the fourth centu_,,Y;
in Vigiliae Christianae 4 7 (1993), pp. 140-157; T. GroRGI,/l silerziiq.
delle Madri, in Quaderni di azione sociale, 96 (1993) 83-}02;;,

254

IL PERIODO DELLA
DECADENZA (451-750)

11

alla morte di Cirillo di Alessandria


(444), per la chiesa greca, e dalla morte di sant'Agostino (430), per quella latina,
inizia un periodo di decadenza. Pi che di
ulteriore creazione teologica, si deve parlare di insegnamento; pi che di approfondimenti dogmatici, di .riferimenti e di elaborazione dottrinale. Si evidenziano tuttavia
le figure di san Leone Magno e san Gregorio Magno per la chiesa latina, e san Giovaru Damasceno per quella greca.
Con Leone Magno il papato si afferma
chiaramente come il centro di tutta la chiesa: il vescovo di Roma deve compiere le
sue funzioni di pastore universale con lo
stesso impegno e la stessa autorit, di cui
Cristo fece un dovere all'apostolo Pietro. I
suoi discorsi e le sue lettere proiettano luce
sulle varie dispute dogmatiche. Di san Gregorio Magno interessa la sua prodigiosa attivit pastorale in un'et in cui lo sfacelo
dell'impeto tornano e il dilagare delle invasioni barbariche sembrano annunciare la
rovina irreparabile dell'Europa occidentale.
San Giovanni Damasceno raccoglie gli
insegnamenti di Padri e scrittori antichi circa la Trinit, la creazione, la redenzione e i
sacramenti. Il suo nome legato alla marioJogia e al culto delle sacre immagini.

255

Capitolo li

Nella storia della letteratura cristiana antica si parla, in genere, di tre periodi: quello delle origini, quello aureo e quello
della cosiddetta decadenza. Il periodo intermedio, appunto definito aureo, si estende all'incirca, come abbiamo appena considerato, dalla met del IV secolo alla met del V ed disseminato dai nomi pi prestigiosi; in Oriente emersero i Padri Cappadoci e il Crisostomo; in Occidente Ambrogio, Girolamo e
Agostino, per non ccennare se non ai maggiori.
Il sorgere di tali geni pu, senza dubbio, avere una spiegazione: essi furono impegnati anzitutto in grandi dispute, quali
l'ariana, la pelagiana e altre ancora, e seppero dare un contributo decisivo alla sistemazione della scienza teologica. Ma viene
da pensare anche ad altre cause, le quali stanno all'origine di
epoche particolarmente fortunate. Non si parla forse anche di al"
tre et auree, quali quella di Pericle, quella di Augusto e quella
del nostro Rinascimento? Ci che ancora caratterizza queste et
fortunate proprio che, dopo il loro massimo fiorire, segue
un'epoca di decadimento. Ed quello che avvenuto verso la
met del V secolo: la morte di Agostino (431) segn realmente
un periodo successivo di lento decadimento e cos si arriv fatalmente al termine dell'evo patristico. Uno studioso di tutto il
movimento ha dato un giudizio indubbiamente severo di quest'ultima et della Patristica: un periodo di lento decadimento, causato dalle invasioni barbariche in Ocddente e dal dispoti~
smo degli imperatori in Oriente. Le grandi opere vennero quasi
del tutto a mancare e quelle poche che si scrissero risentono la
stanchezza e la mancanza di originalit.
Ma, per fortuna, ecco le eccezioni anche per quella lunga e
secolare et: Infatti, nonostante tutto, emersero qua e l figure
grandissime, come quella di Giovanni Damasceno, in Oriente, e
di Gregorio Magno, a cui dobbiamo aggiungere anche Leone
Magno, in Occidente. Ma queste non sono che poche felici ec~
cezioni, che non distruggono l'impressione dell'insieme. Ma
possibile riconoscere, ai protagonisti di quest'et, qualche merito singolare? Sembra di s. L'importanza dei Padri di quest'epoca - aggiunge il no8tro studioso -, consiste soprattutto
nell'aver conservato i tesori dell'antico sapere teologico, co-:
sicch, posti come anello di congiunzione tra il mondo antico ,:y
che tramonta e quello nuovo che s'inizia, ebbero il merito di

256

II periodo della decadenza

porre i fondamenti della successiva et medioevale 1


Ecco, allora, un breve cenno ai tre illustri Padri, ra richiamati.

1.

LEONE MAGNO

La sua nascita risale agli ultimi decenni del IV secolo. La


tradizione lo fa nativo di Volterra (Etruria), ma non sembra infondata un'altra tradizione storica che ne riferisce i natali a Roma: forse nacque a Roma da famiglia proveniente dall'Etruria.
Ancora giovane, faceva gi parte del clero romano, e a Roma
comp i suoi studi, impadronendosi in modo superlativo della
lingua latina. Ordinato diacono, ebbe modo di far conoscere
presto le sue doti eccezionali di dottrina e di capacit organizzativa~ Alla morte di papa Sisto ill ( 440) venne designato con voto unanime alla successione: ebbe allora inizio uno dei pi gloriosi e lunghi pontificati della storia della chiesa (440-461). Uno
dei suoi primi i:hterventi fu diretto a sradicare da Roma e da altre parti la presenza inquieta di non pochi manichei, rifugiatisi
nell'Urbe e altrove, dopo che lAfrica era stata invasa dai Vandali. O:l:mbatt inoltre gli errori di Priscilliano e di Pelagio (Ep
l,2,15), :ma in modo molto pi diretto si oppose alle dottrine di
Eutiche (monofisismo): appartiene a questa fase della sua attivit la famosa lettera inviata al patriarca di Costantinopoli Flaviano, nota col nome di Tomus ad Flavianum, accolta integralmente net concilio di Calcedonia (451 )2.
(
L'episodio pi conosciuto della vita di papa Leone la sua
f'.' ambasciata ad Attila, che si concluse con il ritiro delle truppe
". barbariche dall'Italia (452). Non gli riusc invece di impedire il
,'.' saccheggio dell'Urbe, attuato da Genserico, re dei Vandali, tre
/knmnipi tardi. A parte il richiamo a questi eventi storici, l'ope~" rgsit di Leone legata ai suoi vigili e ripetuti interventi per eli~i-0 minare gli abusi che andavano infiltrandosi nell'organizzazione
f& clesiastica. Egli diede severe disposizioni per la regolare elert #one dei vescovi e per assicurare la loro permanenza nelle sedi

~:<---~i:.

?-

~V;.

G. ZANNONI,

Epistola, 28.

voce I Padri della chiesa, in EC, IX, 526.

,._,_.;:

~~~-

j:'~,

257

Capitolo l i

in cui erano stati eletti; ma pi di tutto, la sua a.Zionefu diretta~


definire il primato della sede apostolica di Roma. La morte lo
colse, nella pienezza del suo prestigio, il 10 novembre dell'alino
461 3 La sua attivit letteraria il frutto dell'azione pastorale:
i Discorsi e le Lettere.
I Discorsi sono in numero di novantasei. Leone il primo
papa, anzi, il solo papa, prima di Gregorio Magno, di cui l'anti~
chit ci abbia tramandato i discorsi. La sua predicazione fu inte~
sa da lui come una parte insostituibile della sua missione ePh
scopale. Per questo le s.ue omelie vennero pronunciate dirwnZi,
alla comunit di Roma e nella ricorrenza delle principali soleih
nit dell'anno liturgico: il loro aspetto dottrinale pertanto resta
quello pi singolare.
Eccone i soggetti, a modo schematico: Omelie 1-5: per jj
giorno della sua consacrazione e successive ricorrenze; 6;-11;
per la raccolta delle offerte e delle collette; 12-20 per il digiunp
di dicembre; 21-30: per il Natale; 31-38: per l'Epifania; 39~50~
per la Quaresima; 51: commento al V~gelo della Trasfigurazi:'
ne; 52-70: per la Passi()ne 71-72; per la Pasqua 73-74: per l'Aj.
scensione; 75-77: per la Pentecoste: 78-81: per il digiuno:,d!
Pentecoste; 82-84: per la festa degli apostoli Pietro e Paolo; 85:
per la festa delmartire Lorenzo; 86-94: per il digiuno di settem~
bre; 95: commento al vangelo delle beatitudini; 96: contro reresia eutichiana 4
Volendo ora indagare il contenuto dottrinale dei suoi discrsi, occorrer tener presente che Leone non pretese.mai di riusci'::
re nuovo e originale. Egli si tenne ben stretto alla tradizione: t~
logica latiria. Ci nonostante, riusc a porre in evidenza certe.
dottrine essenziali, come quelle che riguardano Tinci;unazion~/~
la Redenzione. Insistente ritorna in lui il rapporto fra la celbi~g
zione del Natale della Pasqua: il succedersi dei vari moment[
della passione, della morte della risurrezione del Signore'nn
si potrebbero comprendere senza il senso e il valore dell 'indifJ
nazione. attraverso i due misteri dell'incarnazione e dellaR:
denzione che si realizza disegno divino e la ~alvezza deU'~~
manit.
.

n-

3 Cf. G. ZANNONI, voce Leone l, BS VII, .1232-1278~


T. MARIUccr, Omilie - Lettere di san Leone Magno, Torino 1968,

258

p.

17.

n periodo

della decadenza

Equanto alla vita morale, Leone presenta una sua concezione geniale della vita stessa, impegnata, secondo i suggerimenti
di san Paolo, iil una ltta da cui ogni cristiano non pu sottrarsi.
Cristo ha vinto il demonio, ma l'uomo deve saper reagire contro,
le trame e i raggiri di quel nemico e del mondo. E ora, tutto considerato, non facile poter scegliere, tra gli stessi discorsi, qualche lettura, tanti e tali sono gli argomenti da lui trattati. Ne ho
scelto uno che mi sembrato tra i pi originali: ripreso dall' Omelia 37, tenuta nella festa dell'Epifania.

Lettura
Cristo ama la fanciullezza
Qiiand_ lo splendore della nuova stella condusse i tre magi ad
adorare Ges, ssi lo videro non comandare ai demoni, risuscitare i
morti, ridonare la vista ai.ciechi, agli zoppi il passo saldo o la parola ai
--muti: lo Videro come bambino silenzioso, quieto, tutto abbandonato alle cur della madre: in lui non appariva cert nessun segno di potest,
i_ma si rivelava un grande prodigio di umilt. L'aspetto stesso della sacx:a infanzia, a cui si era adattato Dio, il Figlio di Dio, poneva davanti
~gli occhi ci che iin giorno egli avrebbe predicato alle orecchie, e ci
,che ancora il suono della voce non annunziava, gi l'effetto della vista
.-:~Io insegnava; Tutta infatti l'azione vittoriosa del Salvatore, che sconfisse il diavol e il mondo; cominci on l'umilt e si comp nell'umilt; Egli inizi i suoi giorni, da lui stesso predisposti, nella persecuzione, e nella persecnzione li fin; n all'infante manc la sopportazione
-dlle Sofferenze, n al futuro sofferente manc la mansuetudine infantile, poich l'unigenito figlio di Dio, umiliando la sua maest, accett
di nascere come uomo e di essere ucciso dagli uomini.
__
Cosl dunque l'onnipotente Dio rese buona, col privilegio della sua
:;Jinilt; la nostra causa di per s perduta, egli distrusse la: morte con
f;':'l'autor della morte, precisamente rion sottraendosi a tutto ci cui i
1::,persecutori lo sottoposero, ma tollerando con mitezza e soavit, per
~\ijobbedienza al Padre, le crudelt di quelli che in lui infierirono. Quanto
~;, dunque conviene che siamo umili, quanto si addice che siamo pazienti
i,/f:noi, che se incontriamo qualche sofferenza non dobbiamo mai soppor~~ tarla Se non a nostro buon merito! "Chi infatti si glorier di avere il
~r:cur casto o esser mondo dal peccato?" (Pro 20,9). San Giovanni diff_ce: ''Se diciamo di non aver peccato, inganniamo noi stessi e la verit
~;itn~n in noi" (1 Gv 1,8); chi si trover tanto immune da colpa che in lui
fk:l;i giustizia non abbia nulla da condannare n la misericordia da perdo-

~"hare?

t\;,.
i:.~~:~

259

Capitolo Il

Perci tutta la saggezza della vita cristiana, carissimi, non comiiste.


nelle molte chiacchiere, non nelle dispute sottili e neppure nella brama
di lode e gloria, nia nell'umilt vera, voluta, .che il Signore Gesil Cristo
scelse, dal grembo della madre fino al supplizio della croc, preferendola a ogni prestigi<>, e che a noi insegn. Quando infatti i suoi discepoli discutevano fra di loro, come ci dice l'evangelista, "chi fosse
maggiore nel regno dei cieli, egli chiam un fanciullo e lo pose in
mezzo ad essi e disse: In verit vi dico, se non vi convertirete e non di~
verrete come fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli. Colui dunque
che si render piccolo come questo fanciullo, sar il pi grande n~l
regno dei cieli" (Mt 18,1; Mc 9,3ss; Le 9,44ss). Cristo ama la fanciul"
lezza, che all'inizio accett nell'anima e nel corpo. Cristo ama la fan~
ciullezza, maestra d'umilt, norma d'innocenza, modello di mansutU"
dine. Cristo ama la fanciullezza, verso la quale orienta il comportamento degli adulti e che fa abbracciare agli uomini nella loro tarda et
Sul suo stesso esempio, egli umilia coloro che poi innalza al regno.
eterno.
(Omelia XXXVII, 2-3, Tr. di G. CoRTI..
in La teologia dei Padri, Il, Roma 1974, pp. 55-So)

Le Epistole risultano meno importanti dei Discorsi sott<i


l'aspetto dottrinale, se si eccettuano le lettere 28 165, e cio}~
lettera diretta a Flaviano (giugno 449) e quella indirizzata ~13
l'imperatore Leone I (agosto 458): in compenso, hanno unnote.~
vole valore storico, perch offrono una chiara informazione' lri
ca le vicende religiose dell'epoca e presentano il pontefice neh
l'esercizio concreto della sua azione direttiva e pastorale. D~ll~
173 lettere dell'epistolario, 143 sono di san Leone, mentre le ali
tre, di altri mittenti,. sono dirette a lui5.
Il momento pi decisivo. della sua attivit fu l'intervento .cfu
lui attuato nella controversia cristologiCa, provocata da uticij~:~;
La lettera da lui inviata (Tomus ad Flavianum) costitusce,.:.ift'
materia, il documento pi importante prodotto dalla chiesaJati~
na 6 Eccone in breve il contenuto:
:;;
',;

Cf. T. MARruccr, Omilie-Lettere. di san Leone Magno, p. 16. Per la cristoJq)


gia di san Leone, vedi A GRILLMEIER, Le Christ dans la tradition chrtienne, P3i%:
1973, p. 534.
. .. :'.
6 Cf. U. DOMINGUEZ DEL V AL, San Le6n y el Tomus ad Flavianum, m~lt~l~
mantica 3 ( 1962), 193-233; B. STtJDER, li concerto di consustanziale iii Lorj&,
Magno, in Augustinianum 13 (1973), 599-607.
'
5

260

Il periodo della decadenza

vv. 1-15

vv.

vv.
vv.

vv.
vv.

Introduzione: messo in evidenza il disprezzo manifestato da Eutiche per la Sacra Scrittura e per il
Simbolo della fede, ed sotto questo aspetto che
egli rivela perci d'essere molto imprudente e perfino assai inesperto;
16-53 Si espone l'origine delle due nature del Cristo, quali vengono descritte nel Credo e nella Scrittura;
54-93 Viene descritta la coesistenza delle due nature in
Cristo nell'unit di persona;
94-120 Viene spiegato il modo di operazione delle due
nature;
121-176 La comunicazione degli idiomi;
177-205 Conclusione: si accenna ancora all'imprudenza
dell'inesperto Eutiche, non sufficientemente biasimato nel precedente sinodo del 448.

Volendo ora dare un giudizio conclusivo sulla figura di papa Leone, trovo molto opportuno quanto ha scritto il Batiffol:
Il merito pi grande di san Leone sta nella concezione che egli
ha avuto dell'unit e della disciplina della universalis ecclesia,
nella concezione che egli ha della funzione del vescovo di Roma in questa unit. Egli non ha creato nulla di tutto ci, ha ereditato tutto, ma ha dato a queste concezioni la loro espressione
pi accentua~: non il primo papa, come si preteso, ma pienament il papa... Si pu dubitare che egli abbia visto molto
lontano, perch riel momento presente, risolve le difficolt giorno pr giorno, a una a una; non dubita della solidit dell'impero
fomano e d assegnamento su questo totius mundi praeslium.
Per questo un papa del vecchio mondo, ma, in compenso, la
chiesa antica non ne ha conosciuto nessun altro pi completo e
pi grande 7

Per l'approfondimento
Edizioni
PL 54-56; CCL 138 e 138 A
7

P.H.

BATIFFOL, Lon

l'', in DThC, IX, 301.

261

Capitolo Il

Traduzioni
T. MARruca, Omilie-Lettere di san Leone Magno, Torino 1968;
E. VALERIANI, San Leone. Il mistero di Natale; Il mistero pasquale (2
voll.) Alba-Roma 1966.
Studi
P. BREZZI, San Leone Magno, Roma 1947; M.D. DE Soos, Le mystre liturgique d' aprs St. Lon le Grand, Miinster 1958; B. EMMl,
Leone ed Eutiche, in Angelicum 29 (1952), 3-42; C. LEPELLEY, St.
Lon et la cit romaine, in Revue des Sciences Religieuses 41
(1961), 130-150; J. LORETI, La pneumatologia di san Leone Magno, in
Spirito Santo e catechesi patristica, Roma 1983, pp. 133-153; P.A Mc
SHANE, La Romanitas et le pape_ Lon le Grand, Paris 1979; A OLI"
VAR, La predicacion cristiana antigua, Barcelona 1991; C. PlETRI, Roma cristiana, Roma 1976; F. SPEDAL!NI, La Madre del Salvatore nella
soteriologia di san Leone Magno, in Marianum 43 (1963), 23-30.

2.

GREGORIO MAGNO

Nacque, con ogni pnJbabilit, a Roma, nel 540, da famiglil:l


patrizia, d'antica nobilt e di tradizione cristiana. Alla sua prima
cultura, assai accurata, aggiunse in seguito studi biblici e patri~
stici, segnati da indubbio influsso agostiniano. Non furOno ....
estranei alla sua formazione neppure le discipline giuridiche,
come tutta la sua attivit futura avrebbe dimostrato.

Copr la carica di prefetto di Roma, ma, nel tempo stesso, si
sent attirato alla vita monastica, tanto da organizzare nel palai- .
zo paterno, sul Celio, un monastero, nel quale si ritir con alcu-
ni compagni. Questa vita, per, da lui sempre rimpianta, doveva
durare poco: il papa Pelagio II volle ordiriarlo diacono e lo invi
come apocrisario (nunzio) presso l'imperatore Tiberio II a Costantinopoli. Vi rimase dal 579 al 585: ebbe mod cos di acquistarsi preziose amicizie e vaste esperienze politiche e ammiriistrative. Ritornato a Roma, venne elevato al soglio pontificio al-.
la morte di papa Pelagjo II (579-590). Incominci con lui uno
dei pontificati pi importanti, ma, appunto per questo, la storia
della sua attivit di pontefice si riannoda in tutto alla storia della
chiesa.
Nonostante i limiti impostigli da uno stato di salute assai . .
precario, la sua operosit fu straordinaria, se si pensa ai tempi

262

II periodo della decadeIIZa

in cui gli tocc di reggere la chiesa. Roma, l'Italia e tutto l'impero conobbero, in quel periodo, le ore pi tragiche della loro
storia, per le invasioni dei barbari, le pestilenze e le carestie: il
destino dell'impero era ormai avviato verso l'ultimo e inevitabile sfacelo. Gregorio riusc a tenere con i Longobardi rapporti
amichevoli, giovandosi dei buoni accordi intervenuti con la regina Teodolinda e, per suo mezzo, con il re Agilulfo. Nel campo
dell'azione missionaria, dovuto a lui il merito di aver inviato
nell'Inghilterra, ancora pagana, i primi predicatori del Vangelo. In pi, si tenne costantemente in contatto con le varie diocesi; anche le pi lontane, per correggere abusi, assicurare la fede
e la vita cristiana, ma anche consigliare e vigilare sull'elezione
regolare dei vescovi. Si giov, nel suo ministero di capo della
chiesa, della grande possibilit offertagli dalle comunicazioni
epistolari; nel suo ministero pastorale diretto da ricordare la
sua operosit di prediatore e di scrittore. Per tutte queste benemerenze egli annoverato nel numero dei quattro grandi Dottori della chiesa latina. Mor nel 604.
Gregorio il primo grande scrittore del Medioevo e, tra i
papi, il pi fecondo. Le sue opere tradiscono, nel loro insieme,
il carattere singolarmente pratico della sua operosit, improntata
soprattutto a un livello sociale, disciplinare e morale. Eccone
subito un accenno sommario:

HomiliaeXLin Evangelia (Omelie sui Vangeli). Una delle sue attivit predilette fu la predicazione diretta al popolo convocato per le Stazioni: costituivano, queste, l'effettuazione di
particolari cetjmonie, con processione e celebrazione eucaristica. Fu soprattutto Gregorio a dare a quella pratica un nuovo impulso, rimasto poi pressoch tradizionale. Il papa commentava
egli stesso il tratto del Vangelo del giorno e ne traeva lezioni di
morale pratica, con atlusione agli eventi del tempo. La raccolta
di ben 40 di tali omelie fu da lui pubblicata riel 593.
Moralia, sive expositio in lob (Trattazioni morali, ossia
esposizione sul libro di Giobbe). Questo commento al celebre
libro dell'Antico Testamento, iniziato gi durante il suo soggiorno a Costantinopoli, fu condotto a termine durante i primi
anni del suo pontificato: consta di ben 35 libri. L'argomento fu
trattato dapprima in forma di omelia, diretta a certi monaci che
gli avevano suggerito il soggetto, allo scopo di conoscere i pro-

263

Capitolo Il

fondi misteri contenuti nel libro sacro. In seguito egli riprese il


soggetto in forma ben pi organica e allargata. Come appare chiaramente dal titolo, Moralia, con cui stato trasmesso, l'opera costituisce un autentico patrimonio di vita cristiana e spirituale.
Regula pastoralis (La regola pastorale). Il fine dell'opera
posto, in forma di domanda, all'inizio dello scritto: Perch
dunque osano alcuni assumere il magistero pastorale, se la direzione delle anime la suprema fra le arti? (I, 1). Cos Gregorio, delineando subito la figura ideale del vescovo, intende descrivere in quelle pagine la gravit dell'ufficio pastorale, al quale si pu esser fedeli solo con la santit della vita. Tra le opere
di Gregorio questa, meglio di ogni altra, ne svela la sapienza, la
straordinaria capacit di penetrare nei misteri dell'anima e di intuirne le miserie e la grandezza, la fede saldissima nell' azine
di Dio che redime e salva 8
Dialogorum libri W (I quattro libri dei dialoghi). Un titolo pi completo sarebbe I quattro libri dei Dialoghi sulla vita e i
miracoli deiPadri d'Italia e sull'immortalit. Gregorio descrive
un mondo di santit e di prodigi al di fuori ormai delle piccole e
complesse cose umane. L'opera, composta negli anni 593-594,
e divisa in quattro libri, narra nell'antica forma letteraria d~l
dialogo in cui interlocutore il diacono Pietro, amico d'infanzia, le gesta prodigiose dei Patres italici, di san Benedetto so~
prattutto, al quale dedicato tutto il secondo libro. Il quarto,
invece dedicato al racconto di apparizioni dei defunti, per provare l'immortalit dell'anima.
Lettura
La fede nelle realt che non si vedono

Quando il capostipite del genere umano fu per sua colpa espulso


dai gaudi del paradiso, venne fra le angosce di questa cecit e di quesfo: .
esilio che noi stessi soffriamo; peccando infatti usc completament clf
s e non pot vedere pi la beatitudine della patria celeste, che prima ;;
contemplava. Nel paradiso l'uomo si era abituato a godere delle patole
di Dio, a partecipare alla purezza di cuore, all'eccelsa visione propri~:::::'
dei beati spiriti angelici; ma quando cadde quaggi, si allontan d:if
,;;

Cf. G. CREMA.scou, Omelie - Regola pastorale di


Torino 1968, pp. 19-20.

264

san

Gregorio

Magii'bf

Il periodo della decadenza

lume spiritualt\ che lo riempiva. E noi, nati dalla sua carne, nelle tenebre di questo esilio, certo, abbiamo udito che esiste la patria; abbiamo
udito .dei suoi cittadini, gli angeli di Dio; abbiamo udito che uniti a questi angeli sono gli spiriti dei giusti e degli uomini perfetti; ma tutti gli
uomini carnali, dato che non possono conoscere per esperienza quelle
realt invisibili, dubitano che realmente esista ci che non vedono con
gli occhi del corpo. Dubbio che certo non pot esistere nel nostro progenitore, perch, anche cacciato dalla gioie del paradiso, ricordava ci
che aveva perduto, dato che l'aveva visto. Ma gli altri, quando ne odono parlare, non possono sentire e ricordare tali realt, perch nessuno di
loro ne ha esperienza diretta, come lui, almeno per il passato.
Proprio come se una donna incinta fosse chiusa in carcere, e ivi
desse alla luce iln figlio da allevare e far crescere in carcere. Se sua
madre gli parla del sole, della luna, delle stelle, dei monti e dei prati,
degli uccelli volanti, dei cavalli trottanti, egli che non conosce se non
le tenebre del carcere, ode che tutto ci esiste, ma non conoscendole
per esperienza, diffida della loro vera esistenza. Cos gli uomini nati
nella cecit di questo loro esilio, quando odono che vi sono sommi beni e invisibili, dubitano della loro vera esistenza, perch conoscono direttamente solo quelle povere realt visibili tra cui sono nati. avvenuto per questo che lo stesso Creatore delle cose visibili e invisibili,
l'Unigenito del Padre, venuto quaggi per redimere il genere umano,
e ha mandato nei nostri cuori lo Spirito Santo, perch ricevessimo da
lui una nuova vita e credessimo in ci che non possiamo conoscere ancora per esperienza. Tutti noi dunque, che abbiamo ricevuto questo
Spirito pegno della nostra eredit, non dubitiamo della vita di tali realt invisibili. Ma, chiunque non ancora incrollabile in questa certezza,
deve senz'altro prestar fede alle parole degli uomini pi perfetti di lui,
e credere a quelli che ormai, per dono dello Spirito Santo, esperimentarto le realt invisibili. Sarebbe sciocco infatti che quel fanciullo ritenesse che la madre mentisce parlandogli della luce, perch egli stesso
null'altro conosce se non le tenebre del suo carcere.
(Dialoghi, 4,1. Tr. di G. CORTI, in La teologia dei Padri,
a cura di G. Mura, Roma 1974, Il, p. 87)

Registrum epistolarum (Registro delle lettere). Gregorio


conservava nell'archivio del Laterano (Registrum) la sua corrispondenza, divisa secondo gli anni del suo pontificato (590604): un complesso di ben 854 lettere, divise in quattordici libri. Esse costituiscono la fonte pi ricca e preziosa di infonnazioni e sono dirette a imperatori, patriarchi, vescovi, monaci,
laici d'ogni grado: per tutti egli spiega un apostolato pieno di
zelo e di sapienza, di prudenza e di bont.

265

Capitolo Il

Un giudizio sintetico. Gregorio visse e oper in un periodo


di profonda trasformazione politica e religiosa. Con il suo spirito eminentemente pratico, ebbe subito la visione netta dei doveri e dei diritti del papato. Egli non fu un teologo speculativo, n
un filosofo, n un lettrato nel vero senso della parola. Fu un
maestro di disciplina, un monaco, un apostolo, profondo conoscitore del diritto romano, dotato di non comuni facolt organizzative.
Come scrittore, Gregorio, spicca per la tendenza pratica
che ebbe non solo efficacia nell'indirizzo pure pratico della
Scolastica, ma su tutta la vita e il progresso della chiesa durante
il Medioevo. La sua importanza dogmatica piuttosto pedagogica, per aver adattato cio alla media intelligenza del suo tempo e dei popoli la dottrina tradizionale, particolarmente quella
di sant' Agostino 9

Per l'approfondimento
Edizioni
PL 77-79; CCL 140-144.
Traduzioni
B. BoRGIIlNI, Moralia (Passi scelti), Alba 1965; G. CREMASCOLI,
Omelie sui Vangeli - Regola pastorale di san Gregorio Magno, Turino
1981; A FIORINI, Vita e miracoli di san, Benedetto, Roma 1954; E.
GANDOLFO, Gregorio Magno. Omelie su Ezechiele (2 voll.) Roma
1979-1980; M.T. LovATO, Gregorio Magno, La Regola pastorale, Roma 19902

Studi
G. CREMASCOLI, Novissima hominis nei Dialoghi di Gregorio Magno, Bologna 1980; C. LoRENzoNI, San Leone Magno, san
Gregorio Magno e Loro tempi, Roma 1942; V. PARONETIO, Gregorio
Magno, Roma 1985 (con bibliografia); V. RECCHIA, L'esegesi d Gregorio Magno al Cantico dei Cantici, Torino 1967; L.SERENTH, Serv
di tutti. Papa e vescovi al servizio della chiesa, secondo Gregorio Magno, Torino 1980; F. TATEO;,La struttura dei Dialoghi di Gregori
Magno, in Vetera Christianomm 2 (1965), 101-127; A VALO~,
Gregorio Magno, Torino 1955.
B. PESCI, voce Gregorio I, in EC, VI, 1123.

266

Il periodo della decadenza

3.

GIOVANNI DAMASCENO

Nacque a Damasco (Siria) dopo il 650, secondo dati molto


approssimativi, quando la citt, gi dal 635, era caduta sotto il
dominio degli Arabi. Dalle fonti bibliografiche pi antiche risulta che egli visse dapprima alla corte del califfo Jazid, negli
anni compresi tra il 680 e il 683, e da lui ebbe cariche importanti: fu anche logoteta, capo civile della popolazione cristiana. In
seguito si ritir a vita monastica, ali 'incirca verso il 705, a San
Saba, presso Gerusalemme. Godette presto di grande prestigio
per la sua eloquenza, e specialmente per la lotta intrapresa contro le eresie cristologiche, sorte in Siria e in Palestina, e contro
fa. dottrina e l'azione che avversavano il culto delle immagini
sacre (iconoclastia), disposizioni iniziate gi a Bisanzio dall'imperatore Leone ill Isaurico (726). Venne a morte nel 749.
I suoi scritti, di grande ampiezza, riguardano tutti i campi
della teologia:

Tra le opere di carattere fifosofico, polemico e dogmatico


merita una particQlare menzione la Fonte della conoscenza
(gnosi), ed questo il lavoro che gli ha procurato la fama maggiore. Si divide in tre parti: 1) Dialettica, quale introduzione alla filosofia; 2) Notizia sulle eresie; 3) Intorno al/a fede ortodossa. Ed , quest'ultima, la parte pi importante di tutta l'opera,
che si svolge in ben cento capitoli.
Tra gli scritti di carattere omiletico, particolare interesse
suscitarono sempre le sue prediche sulla nascita e sulla morte
della Madonna.
Lettura

La Madre di Dio, assunta in cielo, una benedizione per il mondo


La fonte della vita tratta alla vita attraverso la morte. Colei che,
nel m(>mento di divenire madre, aveva contraddetto alle leggi della natura, adesso vi si sottopone, consegnando alla morte il suo corpo im
macolato, Dobbiamo, infatti, una volta spogliati di quest'abito mortale,
riverstirci d'incorruttibilit (lCc:ir 15,53), giacch anche il Signore della natura non ha voluto sottrarsi all'esperienza della morte. La carne,
infatti, morendo, sconfigge la morte con la morte; procura, attraverso

267

Capitolo Il

la corruzione, l'incorruttibilit; fa, insomma, della propria estinzione,


la sorgente della risurrezione. Il Creatore dell'universo accoglie con le
sue stesse mani l'anima santa nella quale il Dio incarnato ha trovato la
sua dimora. Il Signore conferisce il dovuto onore a colei che, a dispetto
della sua natura di creatura, egli, nella sua infinita bont verso gli uomini, si scelse come madre, secondo il piano della salvezza, incarnandosi e accettando la convivenza umana. Le schiere degli angeli, coni'
naturale supporre, stavano a guardare, mente aspettavano che tu lasciassi gli uonni. Che morte meravigliosa, dal momento che ti si spiana la strada verso Dio! Anche .se, infatti, ci fosse. accaduto, per volont di Dio, a vantaggio .di tutti gli uomini a lui fedeli - e noi crediamo
che sia avvenuto cos -, ci nondimeno rimane infinita la differenza
fra i servi di Dio e sua madre.
In che modo, allora, chiameremo il mistero che ti coinvolge? Col
nome di "morte'', forse? Eppure, bench la tua anima santa e beata si
separi, secondo la legge della natura, dal tuo corpo .privilegiato e immacolato, e questo sia consegnato alla legittima sepoltura, esso, tuttavia, non permane nella morte e non si dissolve nella corruzione. Il corpo di colei che, nonostante il parto, conserv la verginit, fu preservato, a dispetto della morte, in modo da non . corrompersi, ma, al
contrario, da mutare in un tabernacolo ancora pi grandioso e divino,
immune dalla morte e destinato a durare nei secoli dei secoli. Allo
stesso modo come, infatti, il sole, bench sia dotato d'un chiarore luminosissimo e ininterrotto, allorch viene appena coperto dalla luna,
sembra sparire e oscurarsi e mutare con le tenebre la propria luminosit, mentre, in realt, non viene affatto privato di questa, ma continua a
contenere senza sosta una sorgente di luce ed anzi, esso stesso, un'inesauribile fonte di chiarore; perch Dio, suo creatore, lo ha fatto cosl:
ebbene, non diversamente; sei anche tu fonte perenne della vera luce,
tesoro inesauribile della vita stessa, feconda sorgente di benedizione,
causa e origine di tutti i nostri beni. E anche se la morte, per qualchetempo, ha nascosto il tuo corpo, scaturiscono ci nonostante sorgenti
limpide e inesauribili di luce sfolgorante, di vita immortale e di autentica felicit, fiumi di grazia, fonti risanatrici, una benedizione senza fine. Tu sei, infatti, come il melo tra gli alberi del bosco ... , dolce il tuo
frutto per il palato (Ct 2,3) dei fedeli. Il tuo saro transito, perci, non
lo chiameremo "morte", bens "sonno" o ''viaggio" o, per dir meglio,
"arrivo": preso commiato dal corpo, infatti, vai a vivere fra le cose migliori [... ].
La tua anima, infatti, non discesa nell'inferno e la tua carne non
ha visto la corruzione (Sal 15,10). J] tuo corpo, immacolato ed esente
da qualsiasi contaminazione, non : stato lasciato sulla terra, ma tu, o
regina, signora e padrona, vera Madre di Dio, sei stata assunta nella

268

Il periodo della decadenza

regale dimora celeste. Il cielo ha attirato a s colei la cui grandezza era


superiore a quella dei cieli.
(Omelia sul transito di Maria, I, 10-13. Tr. di M. SPINELLI, iri
La teologia dei Padri (a cura di G. Mura), II, Roma 1974, pp. 170-172)

Gli inni. Durante il secolo VII e nel periodo della lotta


contro le immagini si era diffuso in maniera singolare, nella
chiesa greca, l'uso della poesia ritmica. Uno dei maggiori culto~
ri di questo genere liturgico fu il Darnasceno, autore di numerosi inni, sulla cui autenticit purtroppo si scrive ancora, con risultati talora molto discussi: si va da una dozzina a circa un
migliaio! La raccolta pi notevole . forse quella dal titolo Octoechos (Libro degli otto toni) comprendente otto uffici domenicali. Altra raccolta nota con il nome di Canoni: canti composti di nove odi, differenti per metrica e melodia. Fanno parte
della poesia ritmica del Darnasceno, in modo particolare, gli inni per la Pasqua, per l'Ascensione, per l'Annunciazione e per la
Dormitio della Vergine. Erano cos diffusi e cos comuni che
ancora nel secolo X venivano ripetuti e cantati con entusiasmo
dai fedeli.
Discorsi sulle sante immagini: in essi egli seppe ben distinguere tra l'adorazione dovuta a Dio e la venerazione verso i
santi e le loro reliquie.
Concludendo. Nella sua attivit letteraria, il Damasceno si
preoccup9 soprattutto di raccogliere l'insegnamento degli antichi fino a trascriverne certi passi. Diresse la sua attenzione su
problemi teologici particolari, quali l'incarnazione, col fine preciso di combattere certe eresie cristologiche; si distinse singolarmente nella mariologia, in cui difese strenuamente gli attributi resi particolarmente alla Vergine.
In Occidente fu conosciuto solo nel XII secolo, perch solo
allora fu attuata la traduzione delle sue opere. In compenso egli
vi esercit ben presto un'influenza notevole, soprattutto nel
campo dell'evoluzione teologica e sulla trattazione sistematica
nei vari problemi emergenti nelle Summae Theologicae. Fu cos
che s'impose ai grandi scolastici del Medioevo. Fu utilizzato
anche da san Tommaso, al quale venne perfino accostato.

269

Capitolo 11

Per l'approfondimento
Edizioni
PG 94-96; PTS 7 (1969); 12 (1973); 17 (1975); 22 (1981).

Traduzioni
M. SPINELLI, Omelie cristologiche e mariane, Roma 1980; VouLET,

Jean Dama.scne. Les Homlies sur la Dormition et la Nativit

(Testo e tr. francese) (SCh 8), Paris 1961.

Studi
P. GALIGNANI, La Trasfigurazione nell'innografia e nell'omiletica
di san Giovanni Damasceno, in Rssia cristiana 89 (1967), 3-9;.A.
S1CLARI, Giovanf!i di Damasco. La funzione de/l dialettica, Perugi~
1978; B. STUDER, Giovanni Damasceno, DPAC, II, 1559-1562.

270

CONCLUSIONE

In questo vasto arco di tempo, che dal II secolo si produce


fino al secolo VIB, abbiamo visto i Padri pre-niceni e i Padri
post-niceni.
Tale periodizzazione motivata dalla profonda trasformazione che la rluova politica inaugurata da Costantino provoc
nelle lettere cristiane, e successivamente dalla decadenza che,
per motivi diversi, si avverte sia in Oriente che in Occidente, a
partire all'incirca dalla met del V secolo. Preliminarmente va
rilevato che carattere fondamentale della letteratura patristica fu
la funzionalit, l'essere, nella quasi totalit, impegnata a rispondere alle molteplici esigenze cui la chiamava la vita della comunit cristiana. La letteratura d'evasione fu qui praticamente sconosciuta. E la vita comunitaria, dovunque molto fervida per
gran parte del periodo che c'interessa, assicurava un'ampia circolazione d'idee, per cui anche correnti e dottrine complesse, a
partire dal livello elevato della trattazione scritta solo per pochi
competenti, venivano conosciute e diffuse per diversi tramiti
anche a pi modesto e ampio livello. In tal senso non arbitrario qualificare anche come popolare il complesso di tale
letteratura 1
E ora: arrivati al nostro traguardo, viene naturale volgersi
indietro per considerare il cammino percorso. Faremo cos anche noi ora, al compiersi del nostro assunto. Con i treni rapidi
avviene che non possibile soffermarsi in certe stazioni, apparentemente poco importanti, dove pur sarebbe bene poter scendere e vedere attentamente luoghi e cose interessanti. Rimane la
speranza che, tempo permettendo, almeno in seguito non mail.chi l'occasione di poter, almeno di sfuggita, dare un'occhiata a
quanto prima non s' potuto. quello che avvenuto anche a
noi, sicch sar bene accennare ora, sia pur brevemente, a due
1

M. SIMONEITI, I Padri della chiesa, in DSGL, II, pp. 1542-1543.

271

Conclusione

soggetti, su cui in precedenza non stato opportuno soffermarsi


per non compromettere la linearit del nostro argomento: voglio
dire il sorgere e il propagarsi del monachesimo, e la creazione,
accanto alla produzione patristica, di una serie di opere note col
termine di apocrife. Vi accenner ora con molta brevit.

Il monachesimo
Se vero che il monachesimo, come complesso fenomeno
religioso, presente anche in altre religioni2, pur certo che tale
fenomeno si espresse e si realizz nella societ cristiana in due
forme: quella dell'anacoretismo, come vita solitaria, e quella
del cenobitismo, come vita di comunit. Pur non essendo ancora
del rutto chiarite le sue origini 3 , tra i moventi che si suppongono
alla base di questo movimento, non manca un legame con l'effi~
cacia recata dall'esempio dei martiri. Si voluto infatti spiegare, all'origine dell'eremitaggio, il carattere dell'ascesi anacoretica, sia per un'interpretazione dei consigli evangelici, invitanti
il discepolo ad abbandonare tutto, sia per una trasposizione delle esigenze del martirio; sia per il desiderio di realizzare le con~ .
dizioni di vita evangelica 4
Ma non sono da. escludere le tristi condizioni politiche e sociali dell'Egitto nel IlI secolo, poich rimane oi'mai fuori di~
scussione che il monachesimo ebbe le sue prime reali espressioni nell'anacoretismo di Antonio 5 in Egitto. Ma ecco realizzarsi,
nell'et seguente, nell'alta Tebaide, il cenobitismo di Pacomi
Dall'Egitto questo genere di vita, tendente in ogni caso a una
superiore perfezione di spiritualit, con la premessa di un supre-
mo distacco dal mondo, si diffuse presto nell'Asia Minore, ed
ebbe una sua particolare fisionomia per opera di Basilio di Cesarea 7 , in forma particolarmente cenobitica.
Per il monachesimo buddista: cf. O. Borro, Buddha e il buddismo, Fossano
1974, pp. 25-26; 29"30. Per quanto riguarda il movimento essenico, e in partico~.
il monastero di Qumran, cf. L. Mrnuior, Regola per la comunit, Torino 1971.
3 Cf. L. DAITRINO, II primo monachesimo, Roma 1984, pp. 11-15.

CT. P. DO'iRB, voce Ermites, in Catholicisme, IV, 392.


s ATANASIO, Vita di sanf Antonio, (a cura di G.M. Bartelink),. Milano 1978:._.
6 La regola di san Pacomio (traci. di M. Sorighe), in G. 'TuRBESSI, Regole 111{?;
nastiche antiche, Roma 19782, pp. 93-131.
-, .
7 Per una prima informazione: G. LoMBARDO, li mcnachesinw basiliano, iri'>;
4

Quaderni medioevali 9 (1980), 217-222.

272

t~

Conclusione

In Europa fu merito di Atanasio, durante i suoi soggiorni di


esilio, in Gallia e a Roma, l'aver portato una conoscenza esplicita di quel nuovo genere di vita ascetica, cos come fu merito
poi di Girolamo averne propagato la pratica 8 .
In Gallia, in Spagna 9, nell'Africa romana fiorirono eccellenti iniziatori di vita monastica, a cominciare da Agostino. Ci
che ora vale la pena di rilevare che tali sedi non furono soltanto centri di alta spiritualit, ma anche di alta cultura. A tutte
queste fanne monastiche imporr, a suo tempo e almeno in Europa, lentamente ma durevolmente, la sua impronta la Regola di
Benedetto 10
Nelle Gallie, Martino di Toilrs, morto nel 400, fu il pioniere
del monachesimo occidentale, che egli pratic in una fonna mista, a mezzo tra la vita anacoretica e cenobitica. Il racconto della sua vita, scritta da Sulpicio Severo 11 , rappresent per la gente
del V secolo una guida alla perfezione. Ma il grande ordinatore
del monacbesimo occidentale, prima di Benedetto, fu Giovanni
Cassiano (360-435). Monaco di origine orientale, amico di Crisostomo12, che lo avva consacrato diacono, si stabil a Marsiglia, negli anni tra il 415 e il 435, dove fond due monasteri,
uno maschile e uno femminile. Cassiano fu autore di un'opera
molto diffusa in Occidente: le Istituzioni cenobitiche, uno scritto che aveva appunto per fine di offrire uno schema programmatico di vita cenobitica 13 riadattando l'ideale monastico egiziano al mondo occidentale dell'inizio del V secolo. Fu in contatto cort un altro centro di spiritualit delle Gallie, Lerins,
8 01.tre l'esperienza romana, Girolamo fond poi un monastero maschile a Betlemme, mentre Paola ne fondava uno femminile. Vanno ricordate qui anche le
esperienze di Rufino di Aquileia e delle due Melanie, sempre in terra palestinese.
Fu Melania l'anziana a nizaie al monachesimo Evagrio Pontico, autore di un Trattato pratico sulla vita monastica (a cura di Lorenzo Dattrino, Roma 1992).
~ Egeria che ci d notizia del sorgere della vita monastica in Spagna (ltinerarium Egeriae, m, 8), che vanter monaci come Martino di Braga (VI sec.) e Isidoro
di Siviglia, morto nel 636.
10 A LEN'nm. S. Benedetto -La Regola, Montecassino 1980'.
11 SULPICIO SEVERO, Vita di Martino, (a cura di J.W. Smit), Milano 1975 .. Cf.
AA VV., Saint Martin de Tours et son temps, Roma 1961; S. PR.1coco, L'isola dei
Santi: il cenobio di Lerino e le origini del monizchesimo gallico, Roma 1978.
12 Nell'anno 4-05 egli si spinse fino a Roma per difendere il suo amico ingiustamente calunniato.
13 GrovANNl CASSIANO, Le istituzioni cenobitiche, a cura di L. Dattrino, Abba
zia di Praglia 1989.

273

Conclusione

l'isola-monastero, fucina di monaci e di vescovi, tra cui Cesario


di Arles, morto nel 542, autore di una Regola delle vergini,
scritta su richiesta della sorella Cesaria, che ebbe una grandissima diffusione nei monasteri femnnili 14
Se nei monasteri orientali era presente solo una piccola minoranza di sacerdoti, in Occidente si assistette a un fenomeno,
che era un po' l'esatto contrario: cio la vita comune dei sacerdoti secolari attorno al vescovo. L'iniziatore di questa singolare,
e per certi versi gravida di conseguenze, esperienza fu il santo
vescovo Eusebio di Vercelli, il quale, non appena: ebbe ricevuto in questa citt, per disposizione divina, la dignit: di sommo
pastore, allo scopo di offrire se stesso a tutto il suo clero, quale
specchio celeste dell istituzioni spirituali, raccolse tutti i hieri'"
ci vicino a s entro il recinto di tina stessa dimora 15, come del
resto ci testimonia Ambrogio in una delle sue lettere e addirittura in una sua Omelia 16 L'esempio del vescovo vercellese fu seguito presto da altri vescovi, come Paolino di Nola, da Vittricio
di Rouen, Martino di Tours, e da molti altri vescovi dell'Italia
settentrionale. Anche Agostino ne segu l'esempio a lppona, dove tutti i chierici vivevano come dei veri monaci. Alla fine, i
chierici si trovarono ad abbracciare, oltre il sacerdozio, la vita
monastica, e, di contro, i monasteri finirono per diventare dei.
vivai di vescovi, come abbiamo visto per Lerins. Il complesso
fenomeno monastico rende di chiara evidenza il concetto che il
cristiano vive in questo mondo, ma non appartiene pi a questo
mondo: un estraneo, un esule in cammino da questa valle di lacrime verso la Patria; un pellegrino diretto a passi concitati
verso la meta radiosa ... Il monaco, come Abramo, padre di tutti
i credenti, ali' appello cii Dio lascia la f arniglia e la patria per
andare dietro - uinile e docile pellegrino - al Sign:ore che s'
degnato invitarlo alla sua sequela 17

14

CESARIO DI

ARI.Es, La vita perfetta. Scritti monastici, (a cura di M. Spinel-

li), Roma 1981.

" LORENZO DAITRINO, La fig~ra del presbiterio nella Patristica, in Presbyteri 27 (1993), 714-719.
16 Epistola, 63; Sermo, 56,4.
17 L. DAITRINO, Escatologia e pellegrinaggi nei Padri della chiesa, in AA VV.,
Chiesa e pellegrinaggio, Roma 1993, p. 191.

274

Conclusione

Come abbiamo gi avuto occasione di rilevare, gi nei primi


secoli.del cristianesimo cominciarono a diffondersi alcuni scritti, noti col nome di Atti dei martiri, che avevano per fine di far
conoscere anzitutto l'eroismo di questi campioni della fede, dimostrato soprttutto nella loro morte. In seguito per, da quegli
inizi, si pass anche alla descrizione della vita intera dei servi di
Dio, dando luogo a quel genere letterario che prese il nome di
agiografia. Alcuni di questi scritti godettero di grande popolarit, dovuta anche all'eccezionale talento qei loro autori. Baster
ricordare qui le biografie scritte da Atanasio e da Girolamo 18
Non minor fama ebbe la Storia Lausiaca del Palladio, amico e
biografo del Crisostomo: essa tratta delle Vite dei Santi Padri,
opera di grande importanza per conoscere la vita interna delle
comunit monastiche egiziane 19 Anche gli Apophtegmata Patrum20 narrano le storie dei Padri del deserto, ma come vere perle riportano anche i detti delle Madri del deserto, in particolare
di Amma Sincletica, della quale ci tramandata anche una biografia, che ricorda da vicino quella del grande monaco Antonio.
Come lui, Sincletica nasce da una ricca famiglia e, come lui, dona tutte le ricchezze ai poveri per nascondersi nel deserto, insieme alla sorella cieca~ Ma ben presto la sua fama di santit.si diffonde per tutto l'Egitto e molte donne si recano presso di lei,
tanto che diventa necessario costruire un monastero. Costretta
suo malgrado a fare da badessa, Sincletica preferisce ammaestriu-e le sue monache con il silenzio e con l'esempio della sua
piet, pi che con la parola 21
Gli apocrifi
Una parola ancora per gli scritti anonimi. Intendo quei libri
cos detti apocrifi 22, diffusi in gran numero nella chiesa delle
18

Anche Possidio scrisse una Vita Augustini.

ta di sant'Agostino, Alba 1955.

Cf. M. I'Eu.EGRINO, Possidio, Vi-

,. PALLADIO, La storia Lausiaca, a cura di C. Mohrmann e G.J.M. Bartelink,


Milano 1975.
20 Sentences des Pres du dsert, Solesmes 1981. Cf. B. W ARD, Apophtegmata
Matrum, in Studia Patristica 16 (Berlino 1985), pp. 63-66.
21 Vita S. Syncleticae (PG 28,1487-1557).
21 Recentemente due ottimi studiosi hanno curato la ristampa di gran parte degli scritti apocrifi: L. MoRALDI, Apocrifi del Nuovo Testamento (2 vcill.), Torino
1971; P. SACCHI, Apcrifi dell'Antico Testamento, Torino 1981. Studi: M. ERBETIA,

275

Conclusione

origini. Il vocabolo apocrifo di origine controversa. Usato gi


nel mondo pagano nel significato di segreto, vietato ai non iniziati, nella letteratura fin per assumere il senso di libro, il cui
autore volutamente si era celato sotto il nome di qualche profeta
o di qualche apostolo, con la pretesa di essere uguagliato agli
autori sacri, anche se ad esso la chiesa negava ogni motivo di
ispirazione divina. Questi scritti furono redatti per la maggior
parte nei prirr tre secoli.
Per quelli riferibili al Nuovo Testamento 23 , la lingua greca
quasi sempre l'unica usata, e la loro origine fa sempre capo ad
ambiente cristiano. La loro composizione dovuta al desiderio
di completare e arricchire le scarse notizie che sulla vita di
Cristo e sull'attivit degli apostoli sono contenute nei libri canonici. Non sempre contengono idee e dottrine ortodosse, e non
pochi di questi scritti furono pubblicati per diffondere teorie
ereticali.
nota la loro suddivisione in Vangeli, Atti, Lettere, Apocalissi. Si hanno cos vari titoli: un Protovangelo, quello di Giacomo, che racconta la nascita e l'infanzia di Maria, il suo matri;.
monio, la nascita di Ges; Il Vangelo di Pietro 24 , di Tommaso,
che narra l'infanzia di Ges e che Origene dice scritto dai manichei (Catechesi, VI, 31); quello degli Egiziani, di origine gnostica, quello degli Ebrei 25 , ecc.; Atti di Pietro, composti verso la
fine del II secolo e giunti incompleti; di Paolo 26, di Giovanni,
che sono i pi antichi che possediamo, ecc.; Lettera degli Apostoli, la pi importante per la teologia delle due nature di Cristo;
di Paolo e Seneca, di Seneca a Paolo 27 , ecc.; Apocalissi di PieGli Apocrifi del N1WV0 Testamento, Turino 1966. uscita anche la ristampa del testo, curato da A Dr NoLA, Apocalissi apocrife, Milano 1993.
."' Cf. E. PAGELS, I Vangeli gnostici, Milano 1981.
24 Scoperto alla fine del secolo scorso in Egitto, narra la passione, la morte e il
seppellimento di Ges, con evidenti tracce di docetismo. anteriore alla seconda.
met del II secolo.
25 Girolamo che ne cura la traduzione dal!' aramaico in linglia greca: e latina.
20 Contine, tra gli altri scritti, un vero romanzo che narra della vergine Tecla e .
di Paolo. Ebbe una grandissima diffusione in ambiente cristiano. Cf. M. ZAPPAI.i, 11
romanzo di Paolo e Tecla, Milano 1924.
27 un ipotetico scambio epstoiaie tra Paolo e Seneca, piuttosto mediocre per
forma e contenuto, di quattordici lettere, scritte in latino: opra di una scuola di retori, ha intento apologetico. Girolamo (De viris illll.Ytribus, Xll) scrive che erano
molto lette. Cf. L. BoccIOLINl PALAGI, Il carteggio apocrifo di Seneca e Paolo, Firenze 1978.

276

Conclusione

tro 28 , di Tommaso, della Vergine, tutte piuttosto tarde, e cos via.


Il contenuto approda spesso nel meraviglioso e nell'inverosimile. Perci non c' da stupirsi che la chiesa abbia sempre dimostrato un aperto rifiuto alla loro accettazione. La questione
cambia quando questi scritti siano visti sotto l'aspetto della loro
utilizzazione come fonti e documenti letterari.
Di fronte a un generale e tradizionale scetticismo, qualche
studioso, anche recente, del parere che, relativamente, per
esempio, alle varie zone divise fra gli stessi apostoli in vista della loro predicazione, qualche porzione di verit non sia da
escludere: Tommaso fra i Parti, popolazione iranica posta tra
l 'Elbruz, I' Amu Darya e il Caspio e il deserto centrale persiano;
Pietro nel Ponto, regione della Turchia asiatica nord-orientle, e
a Roma; Andrea nella Scizia, nome che anticamente indicava
vag;unente le popolazioni a Nord del Mar Nero, e cos via 29 Un
discorso anche pi positivo. andrebbe fatto intorno all'influenza
esercitata dalla letteratura apocrifa sullo sviluppo della letteratura e dell'arte sacra attraverso il periodo dell'ultimo impero e di
tutto il Medioevo 30

L'ultimo periodo della Patristica, chiamato a ragione o a torto, secondo i diversi punti di vista, periodo della decadenza,
prende inizio, come abbiamo visto, dopo la morte di Agostino e
si protrae fino alle soglie dell'et medievale. Pi che di ulteriore
creazione teologica si dovrebbe parlare di insegnamento; e pi
che di approfondimenti dogmatici, si dovrebbe parlare di riferimenti e di rielaborazione dottrinale. I nomi pi rilevanti di questo lungo e secolare svolgersi della storia restano Leone Magno
e GregOJ;io Magno per la chiesa latina, e Giovanni Damasceno
per la chiesa greca.
Per la storia in genere, il Medioevo appare come il tempo in
cui, dopo la dissoluzione dell'impero romano, vennero acquistando fisionomia propria i popoli europei, nelle loro tradizioni
e nei loro problemi. Anche l'et patristica si confonde, nel suo
" Clemente Alessandrino considerava questo scritto come canonico. Anche il
Canone Muratoriano lo accettava come canonico, ma con riserva.
,. EU5:EBIO or CEsAREA, Historia ecclesiastica, m, I, I.
'Cf. C. CECCHELLI, Mater Christi (4 voli.), Roma 1946-1954; B. BAoArn,
L'archeologia cristiana in Palestina, Firenze 1962.

277

Conclusione

concludersi, con l'et medioevale. Si possono gi scorgere alcuni nomi che costituiscono il ponte di congiuniione tra le due
et: Gregorio, vescovo di Tours, nelle Gallie (538-594); lo spagnolo Isidoro di Siviglia (ca. 560~636) e il Venerabile Beda
d'Inghilterra, motto nel 735, forse il pi grande erudito del
Medioevo. Costoro formano lanello di congiunzione che lega
Tertulliano, Ambrogio e Agostino ad Anselmo, a Bernardo, a
Bonaventura, a Tommaso d'Aquino.

278

INDICE DELLE LETTURE

Agostino, La. Trinit 15,51. Tr. di G. CORTI, in La teologia dei Padri, a


cura di A Heilmann, Roma 19812, I, p. 36.
La citt di Dio, Prefazione. Tt. di C. BORGOGNO, Agostino, La citt di J)io, Roma 1949, pp. 15-16.
La citi di Dio, XIV, 28. Tr. di C. BORGOGNO, Agostino, La citt
di Dio, Roma 1949, pp. 114-115.
Confessioni 1,1. Tr. di M. CAPODICASA, Le confessioni di sant'Agostino, Torino 1951, pp. 55-56.
Confessioni X, 27. Tr. di M. CAPODICASA, Le confessioni di san/Agostino, Torino 1951, pp. 389-390.
Ambrogio, Commento al Vangelo di san Luca, II, 7-8. Tr. di G. CoPPA, Opere di sant'Ambrogio, Torino 1969, p. 438.
Esamerone; V ,21-24. Tr. di G.
Torino 1969, pp. 190-193.

COPPA,

Opere di sanf Ambrogio,

Le vergini, 1,2; 5,7-9. Tr. di G. COPPA, Opere di sant'Ambrogio,

Torino 1969, pp. 546-548.


Aristide di Atene, Apologia, cc. 15-17. Tr. di C. BURINI, Gli apologeti
greci, Roma 1986, pp. 58-60.
Atanasio, L'incarnazione del Verbo, II, 8. Tr. di E. BELUNI, Atanasio,
L'incarnazione del-Verbo, Roma 19762, p. 51ss.
Atenagora, La. risurrezione dei morti, 12; 3,5,6. Tr. di C.
apologeti greci, Roma 1986, pp. 324-326.

BURINI,

Gli

Basilio.di Cesarea, Intorno allo Spirito Santo 9,23. Tr. in G. Bosm-E.


DAL Covow-M. MARITANO, Introduzione ai Padri, m, p. 275.
Cipriaoo, A Donato, 3;4. Tr. di G. Toso, Opere di Cipriano, Torino
1980, pp. 82-84.
Clemente di Alessandria, li Protrettico, XI, 113,2-4; 114, 1-3. Tr. di
M.G. BIANCO, Il Protrettico di Clemente Alessandrino, Torino
1971, pp. 180-181.
Il Pedagogo X, 83,1-2. Tr. di M.G. BIANCO, Il Pedagogo di Clemente Alessandrino, Torino 1971, p. 349.

279

Indice delle letture

Clemente Romano,Lettera ai Corinti, cc, 8 e 24. Tr. di A QuACQUARELLI, I Padri apostolici, Roma 19782 , pp. 54-55 e 66.
La Didach, cc. 1 e 9-10. Tr. di A QuAcQUARELLI, 1 Padri apostolici,
Roma 19782 , pp. 29-30 e 34-36.

Erma, Il pastore, I, 6. Tr. di A QUACQUARELU, I Padri apostolici,


Roma 19782, 247-248.
Eusebio di Vercelli, La Trinit, V, 9-10. Tr. di L. DATI'IUNO, PseudoAtanasio: la Trinit, Roma 1980, p. 116.
Giovanni Crisostomo., Il Sacerdozio, Il, 1. hi La spiritualit dei Padri, di L. BouYER-L. DATTRINO, ID/B, Bologna 1983, p. 184.
Giovanni Damasceno, Omelia sul transito di Maria, I, 10-13. Tr. di
M. SPINELLI, in La teologia dei Padri, a cura di G. Mura, Il, Roma
1974, pp. 170-172.
Girolamo, Commento al Salmo 95. Tr. di G. CoRn, La teologia dei
Padri, Roma 1974, Il, p. 143.
Contro Elvidio, 19. Tr. di E.
lamo, Torino 1971, p. 268.

CAMisANI,

Opere scelte di san Giro-

Epistola 148,16 (A Celanzia). Tr. di G. CORTI, La teologia dei Padri, Roma 1975, Ill, pp. 170-171.
Epistola 15, 1-2 (Lettera a papa Damaso). Tr. di G. CoRn, La teologia dei Padri, Iv. Roma, pp. 80-81.
Giustino, Prima apologia, 67. Tr. di C. BURINI, Gli apologeti greci,
Roma 1986, pp. 147-148.
Gregorio di Naiianzo, Orazione XXIX, Theologica IIl, 19-20~ Tr. di
F. Trusoauo, Cristo nei Padri, Brescia 1981, pp. 122-124.
Gregorio di Nissa, Commento al Cantico dei Cantici, 3. Tr. di M.
NELLI, Teologia dei Padri, Roma 1974, I, p. 21.

SPI-

Gregorio Magno, Dialoghi, 4,1. Tr. di G. CORTI, in La teologia dei


Padri, a cura di G. Mura, Roma 1974, 11; p. 87.
Ignazio di Antiochia, Lettera agli Smirnesi, VIIl, 1. Tr. di A QuAcQUARBLLI, I Padri apostolici, Roma 19782, p. 136.
-

Lettera ai Romani, IV-VIlI. Tr. di A QuACQUARBLU, I Padri apo"


stolici, Roma 1978 2 , pp. 122-125.

Ippolito, La Tradizione apostolica, 4. Tr~ di R. TATEO, Ippolito di Roma: La 11-adizione apostolica, Alba 1972, pp. 84ss.

280

Indice delle ietture

Ireneo di Lione, Contro le erese, m, 2,1-2. Tr. di E. BELLINI, Ireneo


di Lione: Contro le eresie, Milano 1981, p. 217.

Contro le eresie, IV, 39,1. Tr. di E. BELLINI, Ireneo di Lione:


Contro le eresie, Milano 1981, p. 400.

Ilario di Poitiers, La Trinit, II, 11. Tr. di G. Tu.zzo, La Trinit di sant' Ilario di Poitiers, Torino 1971, p. 128.
Lattanzio, La.morte de persecutori, I, 1-7. Tr. in G. Bosm-E. DAL
CovoLO-M. MARITANO, Introduzione ai Padri della chiesa, m,
pp. 20-21.
Leone Magno, Omelia XXXVII, 2-3. Tr. di G. CoRTI, in La teologia
dei Padri, Roma 1974, II, pp. 55-56.

Tomo a Flaviano (Ep. 28) 3-4. Tr. di T. MA.Rrucc1, Omelie e Lettere di san Leone Magno, Torino 1969, pp. 533-535.

Lettera a Diogneto, cc. 5-6. Tr. di A QuACQUARELLI, I Padri apostolici, Roma 1978 2 , pp. 356-358.
Lettera di Barnaba, V. Tr. di A QuACQUARELLI, I Padri apostolici,
Roma 19782 , pp. 192-193.
Mario Vittorino, Inno, 11,1-34. Tr. di F. TRISOGLIO, Cristo nei Padri,
Brescia 1981, p. 252.
Martirio di Policarpo, XIll-XV. Tr. di A QUACQUARELLI, I Padri
apostolici, Roma 19782 , pp. 167-168.
Origene, Omelie sul Libro dei Numeri, 8;1. Tr. di M; SPINELLI, in La
teologia dei Padri, vol. I, Roma 1974, pp. 291-292.

Commento al Vangelo di san Luca, 25,5. Tr. di M. SPINELLI, in La


teologia dei Padri, voi. I, Roma 1974, p. 294.

]>linio, Ep. X, 97. Tr. di P. CARRARA, I pagani difronte al cristianesimo, Firenze 1984, II, pp. 58-59.
Quadrato, in EuSEBIO DI CESAREA, Storia ecclesiastica, IV, 3. Tr. di
G. DEL ToN, Roma 1964, pp. 250-252.
Taziano, Discorso ai Greci, 25,1-4; 42,1-2. Tr. di C. Bmmu, Taziano,
in Gli apologeti gred, pp. 213-214; 231.
Teofilo, Ad Autolico, Il, 4 e 15. Tr. di C. BURINI, in Gli apologeti .greci, Roma 1986, pp. 383 e 399.
Tertulliano, Apologetico 2,6-8. Tr. di F. GUERINO, L'Apologetico, Roma 1950, pp. 43~.

Apologetico, 50. Tr. di F.


203.

GUERINO,

L'Apologetico, Roma I 950, p.

281

INDICE GENERALE

Prefazione
Sigle

pag.

INTRODUZIONE GENERALE
l. La terminologia: Patristica e Patrologia
2. La metodologia
3. Gli strumenti
CAPITOLO 1
I PADRI APOSTOLICI
1. La Lettera di Clemente Romano
2. La Didach
3. Ignazio di Antiochia
4. Policarpo di Smirne
S. Ppia di Gerapoli
6. L'epistola dello Pseudo-Barnaba .
7. II Pastore di Erma
CAPITOLO 2
I PADRI APOLOGISTI A CONFRONTO CON GIUDAISMO, PAGANESIMO E IMPERO ROMANO
1. Quadrato
2. Aristone di Pella di Palestina
3. Melitone di Sardi
4. Aristide di Atene
5. Giustino
6. Taziano
7. Atenagora di Atene
8. Teofil di Antiochia
9,, La Lettera a Diogneto
10. Apollinare di Gerapoli
11. Milziade
12. Ennia

282

7
7
11
14

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63'
66
66
67

Indice generale

CAPITOLO 3
GLI INIZI DELLA LETTERATURA ERETICA E LA
pag. 69
REAZIONE DELLA CHIESA
1. Lo gnosticismo
70
2. Il marcionismo
73
3. Il montanismo
75
4. Ireneo di Lione

78
CAPITOLO 4
ALESSANDRIA
E GLI SCRITTORI ALESSANDRINI
1. La scuola di Alessandria
2. Clemente Alessandrino
3. Origene
CAPITOLO 5
GLI INIZI DELLA LE'ITERATURA CRISTIANA IN
OCCIDENTE
1. Minucio Felice
2. Ippolito di Roma
3. Novaziano
4. Tertulliano .
5. La letteratura martiriale
6. Cipriano
7. Arnobio
8. Lattanzio
9. Vittorino di Pettau

83
84
85

90

97

99
100
103
105
112
114

121

122

1. Ario
2. Il concilio di Nicea

127
129
130

3. L'arianesimo
4. Eusebio di Cesarea
5. Atanasio

132
135

CAPITOLO 6
IL SECOI.D IV. IL PRIMO PERIODO IN ORIENTE:
LA CRISI ARIANA E ATANASIO

125

131

283

CAPITOLO 7
IL SECOLO IV. IL SECONDO PERIODO
IN ORIENTE: I PADRI CAPPADOCI
a) L'apollinarismo
b) Il macedonianismo
1. Basilio di Cesarea
2. Gregorio di Nazianzo
3. Gregorio di Nissa .

CAPITOLO

pag. 141
142
143
144

150
155

IL SECOLO IV. L'OCCIDENTE


1. Ilario di Poitiers
2. Eusebio di Vercelli
3. Mario Vittorino
9
I CONCILI DI COSTANTINOPOLI (381), EFESO
(431) E CALCEDONIA (451). L'ORIENTE
1. Giovanni Crisostomo
2. Epifanio di Salamina
3. Da Teodoro di Mopsuestia a Nestorio
4. Cirillo di Alessandria e il concilio di Efeso
5. Eutiche, il monofisismo e il concilio di Calcedonia

161
165

170
172

175
178
184
187

CAPITOLO

CAPITOLO

>>

191

194

199

10

I CONCILI DI COSTANTINOPOLI (381),


EFESO (431) E CALCEDONIA (451). L'OCCIDENTE
1.
2.
3.
4.
5.
6.

Donato e il donatismo
Pelagio e il pelagianismo
Ambrogio
Girolamo
Agostino
Voci femminili
a) Egeria
b) Due poetesse

284

201
202
204

216
227
252
252
253

Indice generale

CAPITOLO 11
IL PERIODO DELLA DECADENZA (451-750)
1. Leone Magno
2. Gregorio Magno
3. Giovanni Damasceno

pag.255
257
262
267
271

CONCLUSIONE

INDICE DELLE LETI'URE

279

282

INDICE GENERALE

285

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