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Vittorio FUSCO, “Parabola-Parabole”, in Nuovo


Dizionario di Teologia Biblica, a cura di P. Rossano
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Parabola/ Parabole 2

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Paolo in Studiorum pauimorum Congressus in/ernat. parabola: I. Lo specifico della parabola; 2. Parabola e
catliolicus, Roma 1963, comparazione; 3. Parabola e allegoria; 4. Parabola e
II, pp. 373-J82 — E.P. Sanders, Paul and metafora. III. La parabola come frontiera del- l’evangelo:
3 Parabola/Parabole

I. Il dialogo e l’annunzio; 2. L’attualità delle parabole. IV. Gesù. In un altro senso, però, il lettore cristiano di
Appendice: Le parabole nei vangeli sinottici. oggi, proprio per il fatto che già sa “come va a
finire”, si trova in posizione svantaggiata, rischia
« Un uomo aveva due figli... » (Le 15,11). Al
di cogliere qualcosa di meno, di non poter ri- ■
lettore cristiano bastano le prime battute del
vivere appieno l’effetto che la parabola faceva sui
racconto per richiamarne non solo tutto lo svolgi-
primi uditori; e, più in generale, di non rendersi
mento fino alla conclusione, ma anche
conto dei motivi per cui a volte Gesù, anziché
l’applicazione, ormai ben nota; momento per
parlare a carte scoperte, faceva ricorso a questo
momento — l’allontanamento, l’esilio, il
tipo di racconti. In realtà una parabola raccontata
ritorno... — egli può leggere in quella vicenda la
la seconda volta non può più avere l’identico
sua esperienza del peccato e del perdono. In un
effetto che ha avuto la prima volta; a rigore, anzi,
certo senso il lettore cristiano di oggi si trova in
ogni parabola non era destinata ad essere
posizione avvantaggiata, può cogliere nella
raccontata più volte, ma era destinata unicamente
parabola qualcosa di più di quanto vi potessero
agli uomini che in quel momento Gesù aveva di
cogliere i primi ascoltatori nel momento in cui
fronte. Quella del figliuol prodigo, ad esempio,
l’ascoltavano per la prima volta dalla bocca di
era destinata ai farisei che in quel momento
Parabola/ Parabole 4

disapprovavano la misericordia di Gesù per i moderna ci ha fatto riscoprire questa differenza,


peccatori, e dovevano riconoscersi nel questa distanza tra la nostra situazione e quella
personaggio del fratello maggiore. di Gesù, le parabole hanno cominciato a
E tuttavia la chiesa primitiva e gli | costituire un difficile problema, non solo
evangelisti hanno compreso che non ! potevano esegetico ma ermeneutico. Di qui tutta una serie
lasciarle cadere in dimenti- I canza, che esse di soluzioni diverse che oggi si fronteggiano
racchiudevano qualcosa di prezioso anche per i vivacemente, nel tentativo di restituire alle
cristiani delle generazioni successive. Questo parabole il loro senso originario senza per
però inevitabilmente ha comportato un certo questo renderle mute e irrilevanti per gli uomini
spostamento d’accento, una fruizione non del nostro tempo. Sarà utile ripercorrere alcuni
completamente identica con quella originaria. momenti salienti di questa ricerca.
La chiesa antica non lo avvertiva, leggeva tran- I - CENNI SULLA STORIA DEL-
quillamente nelle parabole tutte le sue L’INTERPRETAZIONE—1. L’antichità cristiana -
situazioni, tutte le esperienze attuali dei L’antichità cristiana non ha ignorato del tutto le
cristiani; ma nel momento in cui l’esegesi caratteristiche specifiche della parabola (cf. per
5 Parabola/Parabole

esempio Tertulliano, CSEL 20,235s), molto spesso ritano individuando nel protagonista Gesù, anche
però le ha misconosciute identificandola se non era questo il significato originario; può
praticamente con l’allegoria. essere un ottimo antidoto contro una lettura troppo
L’allegoria va distinta dall’a//ego- resi, cioè da banalmente moralistica. A un certo punto ci si è
una lettura allegorica forzata, anacronistica, chiesti: ma chi, in concreto, può amare così? Chi
estranea all’intenzione originaria (per esempio ha fatto veramente così? E si è risposto: solo
quando in epoca ellenistica si trovava disdicevole Gesù! (Senza con questo negare che, uniti a lui,
che Omero avesse descritto gli dèi in conflitto tra possiamo e dobbiamo farlo anche noi.) Il rischio
di loro, e si sosteneva che egli in realtà aveva del- l’allegoresi tuttavia è che essa fa dire ad un
inteso descrivere allegoricamente i conflitti testo cose magari vere per altra via, cose che la
interiori dell’animo umano). C’è anche Bibbia dice altrove, ma che quel testo non dice, a
un’allegoresi cristiana, che può avere i suoi pregi scapito delle cose che il testo effettivamente dice;
in quanto governata pur sempre dall’a- nalogia in tal senso non può costituire un modello
fidei (De Lubac); così per esempio non è del tutto ermeneutico valido.
fuori luogo rileggere la parabola del buon sama- Altra cosa invece è l'allegoria, in cui la
Parabola/ Parabole 6

descrizione deve essere riferita ad una realtà molte culture, e anche nella Bibbia, questo tipo di
diversa da quella letterale. Così per esempio linguaggio abbia largo spazio; basti pensare alle
nelPallegoria nuziale di Ez 16 è il profeta stesso visioni simboliche dei profeti e dell’ / a-
che vuole che i lettori riferiscano questa storia di pocalittica. Non c’è da meravigliarsi se anche le
amore, di tradimento e di perdono non a due sposi parabole sono state avvicinate all’allegoria, non
qualsiasi di questo mondo, ma alla storia dei solo nella chiesa antica ma già nella tradizione
rapporti fra Jhwh ed Israele. Cogliere via via evangelica. Quella che era semplice- mente una
questi riferimenti non significa aggiungere grande cena (Le 14,15-24) diventa la festa per le
arbitrariamente qualcosa come nell’allegoresi; nozze del figlio del re (Mt 22,1-14); gli invitati
al contrario non coglierli significherebbe non si limitano a respingere l’invito con scuse di
fraintendere il testo, mutilarlo di una sua vario tipo, ma addirittura assalgono i servi e li
dimensione. uccidono; il re è costretto a far radere al suolo la
Alcune correnti dell’estetica moderna (Hegel, loro città... Sono altrettanti particolari che hanno
Croce...) hanno diffuso una valutazione troppo senso solo se riferiti allegoricamente ai diversi
negativa dell’allegoria, ma non c’è dubbio che in momenti della storia della salvezza: l’incredulità
7 Parabola/Parabole

di Israele, l’uccisione dei messaggeri di Gesù, la persino il buon samaritano non sono altri che
distruzione di Gerusalemme. Analogamente la Gesù; la storia narrata, considerata come storia di
parabola del seminatore (Me 4,3-8 parr.) riceve questo mondo, non ha una sua consistenza, una
una dettagliata spiegazione (Me 4,14-20 parr.) in sua logica interna da capire e da cui ricavare
cui ognuno dei terreni raffigura un certo tipo di qualcosa; essa non fa altro che ripercorrere, sotto
cristiani: gli incostanti, quelli che si impauriscono il velo di immagini, un’altra storia già ben nota al
per le persecuzioni, quelli che si lasciano assorbire credente, quella della
dalle cose di questo mondo... E l’evangelista ag-
giunge che anche di tutte le altre parabole Gesù
dava una speciale spiegazione ai discepoli in
disparte (Me 4,33-34).
In questo modo l’antichità cristiana fu indotta a
identificare le parabole, in linea di principio o
almeno in linea di fatto, con vere e proprie
allegorie. Il pastore, il seminatore, Io sposo,
8 ruruliolu/rurulKilc

salvezza. E a questo punto, in pratica, il vicino povero, del quale costituiva tutta la
confine tra allegoria ed allego- resi diventa ricchezza. A questo punto Davide esplode:
fluttuante. Si cercava di attribuire un «L’uomo che ha fatto questo è certamente
significato ad ogni singolo dettaglio degno di morte! ». «Sei tu quell’uomo! »,
narrativo, a meno che non risultasse replica il profeta, e Davide si trova
impossibile (ma con un po’ di ingegno condannato dalla sentenza che lui stesso
risultava sempre possibile!). Così s. aveva pronunziata.
Ambrogio nel commentare la parabola del Le parabole dunque già per Juli- cher
figliuol prodigo attribuisce un significato di- (contrariamente a quanto erroneamente si
stinto alla veste nuova, ai calzari, all’anello, continua a ripetere) non rinviano a verità
al vitello grasso: la veste nuova è la grazia “universali” ma a situazioni estremamente
(alla luce del tema paolino del “rivestirsi di concrete del ministero di Gesù. Purtroppo
Cristo”), i calzari sono l’impegno però per Jiilicher, come per tutta la teologia
missionario (mettersi in cammino per liberale di cui egli era seguace, era l’intero
annunziare il vangelo: cf. Ef 6,15), l’anello, ministero di Gesù ad essere ridotto ad un
che per gli antichi fungeva anche da sigillo, insegnamento genericamente etico-religioso;
è l’autenticità della fede; il vitello grasso poi perciò egli ritenne che, una volta rimosse le
è Cristo stesso che nell’eucaristia si fa cibo allego- rizzazioni della chiesa primitiva, an-
del peccatore pentito. Ed è difficile stabilire che nelle parabole non rimanesse più una
dove cominciava la consapevolezza di pro- dimensione propriamente cristologica, un
porre semplicemente, a titolo personale, ruolo salvifico cioè attribuito alla persona e
degli spunti di attualizzazione, e dove all’opera di Gesù, ma solo quel Gesù
arrivava invece la persuasione di aver maestro, tutto umano, senza risvolti
rinvenuto quei significati che Gesù stesso misteriosi, geniale nella sua semplicità, di
aveva racchiuso nella sua parabola. In questa cui andava in cerca la teologia liberale. È
maniera diventava facile — troppo facile! — importante sottolineare che queste con-
attualizzare le parabole, ritrovare in esse clusioni riduttive nascevano in Jùli- cher non
tutta la dottrina e l’esperienza cristiana: dalle sue riscoperte circa il meccanismo
cristologia, ecclesiologia, sacramenti, linguistico della parabola, bensì
morale, spiritualità... dall’inadeguata interpretazione liberale
2. L’interpretazione moderna dell’intero insegnamento di Gesù. Anche dal
- Lo studio moderno delle parabole prende punto di vista linguistico però Jiilicher ha
avvio con la rimozione di questa confusione reso meno limpida la sua riscoperta, ottenuta
tra parabola e allegoria ad opera di Adolf in realtà induttivamente dall’esame delle
Jiilicher (1857-1938), il quale mise in luce il parabole, con un tentativo teoretico di
carattere tardivo di questi sviluppi derivare la parabola dalla comparazione,
allegorizzanti nei testi evangelici e riscoprì sacrificando così l’aspetto argomentativo ad
come specifico della parabola il una più generica funzione didattica.
meccanismo argomentativo. La parabola Vedremo a suo luogo che questa parte delle
utilizza una vicenda fittizia che in un primo tesi di Jiilicher (riproposta oggi dallo
momento dev’essere considerata soltanto in studioso ebreo D. Flusser) va accantonata,
se stessa, nella sua logica interna, per farne mentre la tesi centrale va decisamente
scaturire una conclusione, una valutazione, mantenuta.
da trasferire poi — nella sua globalità, non Vivente ancora Jùlicher, la teologia
nei singoli dettagli narrativi — alla liberale entrò in crisi, tra l’altro per la
situazione reale che il pa- rabolista aveva di riscoperta del carattere escatologico e non
mira sin dall’inizio. Le parabole di Gesù puramente etico-religio- so del messaggio di
originariamente funzionavano cioè come Gesù (J. Weiss, A. Schweitzer); e ben presto
quella di Natan (2Sam 12,1-7), che per far l’ulteriore riflessione (Schniewind, Jere-
riconoscere a Davide il suo peccato, mias, Kàsemann...) mise in luce che questa
l’adulterio con Betsabea é l’assassinio del escatologia racchiudeva almeno
marito di lei Uria (2Sam implicitamente anche una cristologia,
11,1- 27), gli racconta la storia di un presupponeva cioè un misterioso rapporto
ricco prepotente che per far festa, anziché tra il regno proclamato e la persona del suo
prelevare una pecora dai suoi immensi proclamatore Gesù. Con Charles Harold
greggi, preferì sottrarre l’unica pecora al suo Dodd (1894-1973), e soprattutto con Joa-
9 Parabola/Parabole

chim Jeremias (1900-1979), apparve chiaro, la forma linguistica faccia corpo col
proprio utilizzando il concetto di parabola contenuto salvifico e la parabola appaia
riscoperto da Juli- clier, che le situazioni come il linguaggio caratteristico di Gesù,
concrete del ministero di Gesù, a cui l’unico capace di comunicare il regno.
rinviano le sue parabole, sono situazioni Come trovare però nella parabola una tale
create dalla sua predicazione escatologica e densità teologica senza ricadere
dai gesti concreti in cui essa s’incarna. Così nell’identificazione con l’allegoria, e con
per esempio nelle parabole della essa in una concezione in cui dalla parabola
misericordia Gesù non illustra la non si ricava praticamente nulla di nuovo ma
misericordia di Dio come verità religiosa solo vi si ritrova quanto si era appreso già
atemporale (Jiilicher), ma difende la propria prima attraverso il linguaggio non
prassi di accogliere i peccatori; il parabolico? A questo punto (soprattutto in
presupposto è che la misericordia di Dio si Ricoeur) viene in soccorso la moderna
fa evento qui e adesso attraverso Gesù concezione della metafora: non quella della
(Jeremias, Dupont). retorica antica, che ne faceva una semplice
Su queste basi poste da Jiilicher, Dodd e operazione di sostituzione (dico “il leone”
Jeremias si è sviluppata tutta ma pensando ad Achille), ma quella delle
l’interpretazione moderna delle parabole moderne poetiche, che vedono nella
(Linnemann, Dupont, Eich- holz, metafora — quella “viva” non quella
Lambrecht, ecc.), anche se un filone “morta” ormai logorata dall’uso (i piedi del
minoritario non ha mai cessato di tavolo, il collo della bottiglia...) — un
manifestare una certa nostalgia per fenomeno di tensione semantica: un
l’allegoria, ritenendola la sola capace di accostamento inatteso tra due campi
assicurare alle parabole la loro ricchezza semantici solitamente separati, che fa
teologica e la loro perenne attualità. sprigionare una carica di significati nuovi,
3. LA fase PIÙ recente - Negli ultimi non esaurientemente delimitabili una volta
decenni però alle contestazioni più per tutte, né ottenibili attraverso formu-
tradizionali se ne sono aggiunte altre di lazioni concettuali, ma soltanto attraverso la
nuovo tipo. La linea Julicher-Dodd-Jeremias metafora (cf. per esempio
è stata rimessa radicalmente in questione, Ungaretti: «ubriaco d’universo...»', «il
prima in Europa, poi soprattutto negli Stati limpido stupore dell’immensità... »).
Uniti. Ma in che modo ricondurre alla metafora
Al punto di partenza di questa nuova fase, la parabola, che non si limita ad accostare
sulla scia di spunti risalenti a Lohmeyer, va due termini ma due vicende? In che senso la
collocato il postbultmanniano Ernst Fuchs parabola sarebbe una metafora in forma
(1903- 1983). Nel suo sforzo di ricondurre narrativa? Secondo Ricoeur ed altri
la fede cristiana al Gesù prepasquale, in lo choc capace di sprigionare i nuovi
alternativa al kérygma della risurrezione, e significati sarebbe dato dagli sviluppi
sotto l'influsso del “secondo Heidegger” che narrativi paradossali, imprevedibili in base
cerca nel linguaggio — soprattutto quello alla logica umana: il debito che anziché esser
poetico, in opposizione a quello banalizzato pagato fino all’ultimo spicciolo viene
e reificato predominante nella vita compieta- mente condonato, la paga intera
quotidiana — il luogo sorgivo del disvelarsi che viene pagata anche a chi ha fatto un’ora
dell’essere, Fuchs si chiede attraverso quale sola di lavoro, e via dicendo. Sarebbe questa
linguaggio il regno di Dio possa farsi la maniera in cui Gesù riuscirebbe ad
annunzio ed evento di salvezza per mezzo di esprimere attraverso il racconto la
Gesù; e risponde: precisamente attraverso la dirompente novità del regno.
parabola. In nome del contenuto Ma in un altro gruppo di autori soprattutto
escatologico-cristologico del messaggio, americani (Funk, Via, Crossan...), la critica
Fuchs ed altri autori che si ricollegano in alla linea classica Julicher-Dodd-Jeremias
vario modo a questa impostazione (Jùngel, sfocia in conclusioni di segno compieta-
Ricoeur, We- der...) contestano la mente diverso. Si contestano precisa- mente
concezione linguistica di Jiilicher sulla le tesi sul contenuto escato- logico-
parabola come forma dialogico-argomentati- cristologico delle parabole, che le
va universale usata anche da Gesù, e vanno vincolerebbe troppo stretta- mente alla
in cerca di una concezione alternativa in cui situazione storica rendendole incapaci di
Parabola/ Parabole 10

parlare all’uomo di oggi. E la derivazione utilizza to in funzione di una strategia dia


della parabola dalla metafora, la logico-argomentativa che opera il due
rivendicazione di uno statuto poetico, porta momenti: dapprima sollecitando in base alla
questi autori non a fare delle parabole un lin- logica interna del raccon to, una certa
guaggio esclusivo di Gesù e veicolo della valutazione («Quel l’uomo è degno di
rivelazione del regno, bensì un linguaggio morte/») e trasfe rendola poi, in forza di
capace di parlare ad ogni uomo un’analogii di struttura, alla realtà intesa dal
prescindendo dalla fede, un linguaggio che pa rabolista («Se/ tu quell'uomo!»)
autorizzerebbe in nome dell’autonomia Analizziamo i vari elementi della de
dell’oggetto estetico un’interpretazione di finizione.
tipo “secolare” (Via); o addirittura, in nome La parabola è un racconto. Coi questo
della inesauribilità della metafora, termine, nel senso della mo derna
un’interpretazione polivalente, sempre narratologia, va intesa qual siasi descrizione
aperta fino all’indeterminatezza (Crossan, in di un accadimento di una situazione che si
altra maniera Tolbert). modifica; in tal senso si abbracciano non
A questo punto però, se un testo può solo i “racconti parabolici” (Parabeln dei
significare tutto, non finisce per ciò stesso tedeschi) che utilizzando come tempo
col significare niente? Alcuni sviluppi più predominante il passato mettono in scena un
estremi nell’area americana non certo caso come avvenuto una volta («Un
indietreggiano neppure di fronte a questa uomo aveva due figli...»; «Un pastore aveva
sconcertante conclusione: le parabole cento pecore... »), ma anche le “similitudini”
vengono equiparate al koan dei maestri bud- (Gleichnisse), che utilizzando il presente
disti Zen: detti privi di un qualsiasi descrivono un fenomeno che si ripete
precisabile significato, miranti solo ad aprire regolarmente in un certo modo (per esempio
la mente del discepolo all’esperienza del il crescere del seme, il lievitare della
vuoto, del nulla: secondo l’ultimo Crossan, pasta...); anche in queste ultime c’è una
le parabole di Gesù, come i labirinti di Kafka situazione iniziale che poi si modifica, c’è
o di Borges, non sono altro che cifre di uno svolgimento, una “vicenda” da capire.
un’assenza, dell’insormontabile indicibilità Trattandosi di racconto (e a maggior
dell’indicibile. ragione trattandosi di un racconto fittizio,
Di fronte a queste contestazioni di vario costruito strategicamente per un certo scopo)
tipo, sembra più fondato ritenere che la linea la parabola può essere studiata anche con i
Julicher-Dodd- Jeremias, soprattutto se vari metodi di analisi strutturale (Bar- thes,
liberata da alcuni fraintendimenti e meglio Greimas...), fermo restando però che essi
approfondita nelle sue implicazioni, resti riguardano solo il racconto in quanto
tuttora la più valida sia in sede linguistica racconto, non in quanto parabolico, e quindi
per spiegare il funzionamento della non costituiscono un metodo completo di
parabola, sia in sede teologico-ermeneutica studio delle parabole, ma solo un momento
per comprendere in che modo essa sia stata parziale e preliminare.
utilizzata a servizio del messaggio evange- La parabola è un racconto fittizio
lico. (normalmente creato lì per lì, o per
lo meno utilizzato per un certo scopo; al
II - IL MECCANISMO LINGUISTICO limite potrebbe essere un caso realmente
DELLA PARABOLA - accaduto, ma utilizzato non formalmente
1. LO SPECIFICO DELLA PARABOLA • come tale, bensì solo in quanto provvisto di
Il termine parabole, come il corri' spettivo una certa logica interna). Questo carattere
ebraico masal, può esten dersi a tutta una fittizio non esclude l’utilizzazione di
gamma di fenomen linguistici diversi, anche elementi preesistenti di vario genere:
se accomu' nati dalla valenza-base di innanzitutto le situazioni descritte, ricavate
“analogia comparazione”: proverbi (Le non semplicemente dall’esperienza umana in
4,23) sentenze (Me 7,16), raccomandazio ni generale ma da una precisa situazione socio-
di tipo sapienziale (Le 14,7-10) Una culturale (per esempio: il diverso valore del
definizione più stretta va ricava ta talento e del denaro, l’ostilità fra giudei e
induttivamente, studiando il fun zionamento samaritani, la tecnica agricola presupposta
concreto di quelle chi normalmente dalla parabola del seminatore: tutti elementi
chiamiamo “parabo le”. Proponiamo la senza i quali il racconto diventa incompren-
seguente: la pa rabola è un racconto fittizio
11 Parabola/Parabole

sibile). Inoltre, l’uso già tradizionale di certe suo specifico è che si tratta di un racconto
immagini nell’Antico Testamento e nel fittizio utilizzato in funzione di una strategia
giudaismo (il pastore o il padre di famiglia o dialogico-argomentativa. II racconto da solo
il re designano Jhwh; il gregge o la vigna, non è parabola: o forse non lo è mai stato, o
Israele; comunque non lo è più; può funzionare
un debito, il peccato, ecc.); ed a volte anche come parabola solo all’interno di un pro-
di certi intrecci parabolici già sviluppati cesso dialogico, di un rapporto tra chi parla e
(Berger). Di qui la necessità di conoscere sia chi ascolta: in tal senso, pur senza escludere
lo sfondo socio- culturale palestinese che tocchi anche la poetica, rientra piuttosto
(Jeremias), sia la preistoria o il “campo nella retorica o meglio nella pragmatica
figurativo” tradizionale di certe immagini (Arens, Frankemòlle), nello studio cioè degli
(Fie- big, Klauck, Flusser); sempre però nel effetti che colui che parla mira a sortire in
rispetto del carattere fittizio del racconto e colui che ascolta.
subordinatamente al ruo La parabola però non è un nudo
lo che ogni elemento svolge in esso. Non ha ragionamento, una specie di sillogismo, ma
importanza, per esempio, affaticarsi come un procedimento argomentativo che passa
Jeremias a precisare dov’era diretto il buon attraverso il racconto; esso infatti funziona
samaritano o a quali diverse specie in due momenti (anche se in pratica l’uno si
zoologiche appartenessero i pesci catturati salda immediatamente all’altro), la cui
dalla rete, qualora questi particolari non successione appare assai distinta- mente
siano rilevanti nella dinamica interna del nell’episodio di Gesù in casa del fariseo (Le
racconto. Né è decisiva la tradizione che usa 7,31-50). In un primo momento
il personaggio del re o del padrone di casa all’interlocutore viene proposto un caso
per adombrare Dio, qualora risulti chiaro che ipotetico sul quale lo si invita a pronunziarsi
in una parabola il re che fa guerra avventa- (« "Simone, ho una cosa da dirti”.
tamente raffigura l’uomo stolto (Le 14,31- "Maestro, di’ pure”. "Un creditore aveva
33), o il padrone di casa sorpreso dallo due debitori: uno gli doveva cinquecento
scassinatore raffigura l’uomo impreparato al denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi
giudizio di Dio. la possibilità di restituire, condonò il debito
La parabola però non è un racconto a tutti e due. Chi di loro gli sarà più
fittizio qualsiasi. Ovviamente non è una riconoscente?”'»); di qui la frequenza delle
fiaba, un romanzo, una narrazione costruita introduzioni interrogative (Chi di voi? Che
per il puro gusto del narrare. Non basta ve ne pare? Chi di quei tali... ? Cosa farà
neppure aggiungere (con Almeida) che si quel tale?). Una volta ottenuta la risposta
tratta di un racconto intertestuale, inserito in desiderata (« "Suppongo quello a cui ha
un altro racconto, come sono anche quelli condonato di più”. "Hai giudicato bene”»)
delle Mille e una notte. E neppure è subentra subito il secondo momento: la
sufficiente aggiungere un generico intento di valutazione ottenuta viene trasferita ad
modificare il lettore, come può avvenire un’altra realtà, finora non menzionata, ma
anche in altri tipi di racconti fittizi alla quale mirava sin dall’inizio il
(midrasim, racconti chassidici...) di cui parabolista ed in funzione della quale aveva
giustamente oggi la “teologia narrativa” ci costruito il racconto fittizio (« Vedi questa
invita a riscoprire l’importanza, liberandoci donna...?»).
dall’ossessione della storicità (Weinrich, Perché si ricorre a questo procedimento,
Gùttgemanns...), ma che non sempre perché ci si trasferisce nel fittizio se poi ci si
presentano il meccanismo specificamente deve ritrasferire nella realtà? Evidentemente
parabolico. È necessario, ma non ancora perché se ne ricava qualcosa che
sufficiente, aggiungere la caratteristica della diversamente non si ricaverebbe: il
“specularità” (Rouiller): la parabola è un “giudizio” pronunziato dall’interlocutore
racconto modellato su un altro, un po’ come stesso e poi applicato ad una realtà alla quale
quella recita che Amleto fece improvvisare, egli non sarebbe stato disposto ad applicarlo.
ricalcata sul delitto che egli sospettava, per È una strategia cui si ricorre perché ci si
scrutare le reazioni di sua madre e del re. trova di fronte ad interlocutori che non
La parabola però non serve semplicemente a accettano il punto di vista del parabolista
scrutare le reazioni degli interlocutori, ma a («Se costui fosse un profeta saprebbe chi è
fornire ad essi stessi una nuova visione. Il questa donna che lo tocca: è una
Parabola/ Parabole 12

peccatrice») e probabilmente lo re- un’unica struttura unitaria) ed è delimitato. È


spingerebbero se proposto loro in forma per questo che non ha senso voler attribuire
diretta; si cerca perciò, un po’ come nella un significato ad ogni singo
maieutica socratica, di far scaturire da loro lo elemento; voler precisare per esempio a
stessi quella valutazione. chi o a che cosa corrispondono gli amici coi
Perché funzioni, il meccanismo deve quali il pastore si rallegra per il ritrovamento
rispondere a due requisiti. In primo luogo la della pecora, o l’olio e il vino che il
vicenda fittizia utilizzata dev’essere samaritano versa sulle piaghe del ferito, o
coerente, animata da una logica interna tale l’albergo dove lo lascia in convalescenza.
da portare inequivocabilmente alla Sia dalla parte della vicenda fittizia che dalla
valutazione voluta e non ad un’altra; Davide parte di quella reale ci sono elementi che
non poteva assolvere il ricco prepotente e restano fuori dal contatto (il pastore ha cento
condannare il povero che era stato pecore e ne smarrisce una, ma il Signore non
depredato; il fariseo Simone non poteva ha solo cento anime e non ne smarrisce una
rispondere che provoca maggior sola) e che tuttavia devono esserci per
riconoscenza un condono minore. Di qui la ottenere il mascheramento desiderato:
frequenza delle formule introduttive che altrimenti avremmo una' sola vicenda,
sottolineano la necessità di una certa verrebbe meno il percorso attraverso la
opzione, l’assurdità del contrario: Forse vicenda fittizia.
che...? Nessuno...! Chiunque...! Non è Altrettanto evidente è che il punto di
possibile che...! Oppure, come vedremo a contatto dev’essere più generale, più astratto,
suo luogo, queste domande si hanno tale da valere sia per la situazione fittizia sia
all’interno del racconto sulla bocca dei per quella reale, e potenzialmente per ogni
personaggi, ognuno dei quali si sforza di far situazione simile (per esempio nella parabola
capire all’altro la validità del suo punto di di Natan: è sommamente condannabile un
vista (per esempio il fratello maggiore del ricco che ruba ad un povero; in quella di
prodigo ed il padre). Gesù al fariseo Simone: avrà più
Ma oltre a questo primo requisito di riconoscenza chi ha avuto un condono più
coerenza interna, il racconto deve grande).
possederne anche un altro, in rapporto alla Senza questa “astrattezza” resteremmo
vicenda reale: dev’essere abbastanza diverso imprigionati nel racconto fittizio senza
da essa per non permettere di individuarla poterne più uscire. Molti non hanno
prima del tempo, ma al tempo stesso compreso che nella concezione jùlicheriana
abbastanza simile, strutturalmente identico, quest’astrattezza è attribuita ad un passaggio
isomorfo, tanto da esigere il trasferimento intermedio, non all’applicazione, che invece
della valutazione dall’uno all’altra. Davide è estremamente concreta (« Tu sei
non è un ladro di bestiame, e a sua volta il quell'uomo! », « Vedi questa donna...?'»).
protagonista della parabola di Natan non è Di qui la “insurrogabilità” della parabola,
un adultero omicida: il punto di contatto sta da intendersi non come inesauribilità del
nel fatto che in entrambi i casi c’è un potente linguaggio metaforico rispetto a quello
che fa violenza ad un debole, un ricco che esplicito, tanto meno come
ruba ad un povero. L’elemento comune, il indeterminatezza, impossibilità di stabilire
punto di contatto tra le due vicende (punc- una volta per sempre quale sia la
tum comparationis, tertium compa- valutazione da ottenere e quale sia la
rationis), non consiste nella corrispondenza situazione reale cui trasferirla, bensì come
in questo o quel particolare isolatamente impossibilità di sortire quell’effetto in altro
considerato (Betsabea e la pecorella...), ma modo, senza passare attraverso il racconto.
nella corrispondenza nella struttura Dopo aver mostrato in positivo,
essenziale delle due vicende. Non A = A’, B induttivamente, lo specifico del meccanismo
= B’, ma A:B = A’:B’. Davide non ha rubato parabolico, sarà utile ritornare anche sul
pecore, ma si è comportato nei confronti di confronto con gli altri modelli linguistici
Uria come quel ricco prepotente nei proposti: la comparazione, l’allegoria, la
confronti di quel povero. metafora.
È in questo senso che il punto di contatto 2. Parabola e comparazione - Appare chiara a
è unico (se comprende più elementi, essi questo punto la parte fragile delle teorie di
sono organicamente collegati all’interno di Jùlicher. La parabola non è semplicemente
13 Parabola/Parabole

una comparazione prolungata. Stando a forti, che utilizzano veri simboli carichi di
Jùlicher, ogni qual volta una comparazione significato): l’idillio della giovinezza, la
anziché fra due termini (A è come A’) viene munificenza dei doni, l’avvilimento della
posta tra due frasi (A:B = A’:B’), avremmo prostituzione agli stranieri, il perdono che
ipso facto una parabola. Ma se alla parabola viene ancora offerto...
è essenziale la funzione argomentativa, Nella parabola invece Voptimum è che
allora non è così. Non basta una qualsiasi l’ascoltatore non sospetti neppure
“frase”, una qualsiasi asserzione o lontanamente, all’inizio, la vicenda reale
descrizione che si limiti staticamente ad (guai se Davide capisse già in partenza
affermare un certo rapporto, ma occorre una l’intenzione di Natan!);
vicenda che attraverso il suo intreccio narra- o anche se la intuisce, è chiamato comunque
tivo faccia concludere che quel rapporto è a concentrare la sua attenzione sulla storia di
necessario: deve essere così, non può non questo mondo, sulla sua logica interna. Certo
essere così (non semplicemente di fatto A è anche nella parabola la vicenda è dettata
B; ma: A deve essere B; posto A ne segue dalla vicenda reale, ricalcata momento per
B). Non ogni proposizione risponde a questo momento su di essa, “speculare”, isomorfa,
requisito e perciò non ogni comparazione è però dev’essere tale che nella mente
parabola (anche se ogni parabola dell’ascoltatore (e per anticipazione già nella
presuppone una comparazione). mente del parabolista) possa essere conside-
La parabola non si limita a paragonare rata autonomamente, solo nella sua logica
staticamente, per esempio, il regno di Dio ad interna e nella valutazione che essa fa
un tesoro o ad una perla, ma la vicenda scaturire.
dell’uomo che ha incontrato il regno alla Definite in questo modo le due forme
vicenda dell’uomo che ha scoperto il tesoro linguistiche, essendo qualitativamente
o la perla e deve regolarsi in un certo modo diverso il loro effetto e il rapporto che
(Mt 13,44-46). s’instaura tra chi parla e chi ascolta, non è
3. Parabola e allegoria - Il meccanismo fin possibile, com’è stato spesso sostenuto, che
qui esposto ci consente anche di uno stesso brano, globalmente considerato,
comprendere la differenza qualitativa tra per il medesimo ascoltatore, funzioni
parabola e allegoria, e al tempo stesso la contemporaneamente sia come parabola che
facilità del passaggio dall’una all’altra. come allegoria. L’allegoria non funziona
L’allegoria non è qualcosa di più o come parabola per il solo fatto di possedere,
qualcosa di meno della parabola, qualcosa di almeno in qualche caso, una certa coerenza
più bello o di meno bello, di più ricco o di anche a livello della vicenda fittizia (che
meno ricco: è qualcosa di diverso, perché altre volte può ridursi ad un flusso di
diversa è la sua “pragmatica”: diverso il rap- immagini, privo di interna coerenza, senza
porto che s’instaura tra chi parla e chi che per questo l’allegoria cessi di
ascolta, diverso l’“effetto allegoria” funzionare): tale coerenza infatti è un
dall’“effetto parabola”. fenomeno ulteriore, accessorio rispetto agli
L’allegoria opera attraverso un continuo effetti di sovrapposizione specifici
gioco di accostamento, di intenzionale dell’allego- ria. E a sua volta la parabola non
sovrapposizione, tra l’immagine e la realtà, funziona come allegoria per il fatto di
sprigionando momento per momento i suoi presupporre delle corrispondenze puntuali
molteplici effetti didattici, estetici, pratici; tra i vari momenti della vicenda fittizia e
l’ascoltatore perciò sin dall’inizio deve avere quelli della vicenda reale: si tratta infatti di
davanti agli occhi entrambe le vicende. Per contatti esigiti dall’identità di struttura,
capire come allegoria Ez 16 devo sapere già dall’indispensabile “specularità” o isomor-
in partenza che fia tra le due vicende; essi dunque non
lo sposo è Jhwh e la sposa è Israele; in costituiscono un fenomeno ulteriore ed
questo modo, man mano che il racconto si autonomo rispetto al meccanismo
sviluppa, io sono in grado di comprendere parabolico, ma semplicemente un
(non solo sotto il velo delle immagini, come presupposto di esso.
nelle forme più deboli in cui l’allegoria, In tempi successivi però, col variare
intessuta di simboli puramente “steno- dell’atteggiamento del lettore, può avvenire
grafici”, si riduce a linguaggio cifrato; ma che la parabola cominci a funzionare come
anche alla luce di esse, come nelle forme più allegoria, ad essere fruita come allegoria. È
Parabola/ Parabole 14

assai facile infatti che il lettore cristiano Conserva certo una qualche utilità, ma è
medio, che già conosce l'applicazione della innegabile che l’aspetto specifico della
parabola e che inoltre già condivide il punto parabo- licità va perduto. Viceversa, il recu-
di vista di Gesù e non ha bisogno di esserne pero di esso consente anche al lettore di
convinto, non faccia troppa attenzione alla oggi, senza perdere quanto può esserci di
funzione argomentativa della parabola. Egli valido in una lettura distinta dei vari
non prende più sul serio l’ipotesi che il elementi del racconto, di coglierne
figliuol prodigo invece di essere accolto a pienamente la dinamica complessiva e
braccia aperte sia cacciato via, come l’efficacia che gli è propria.
pretende il fratello maggiore, o per lo meno 4. Parabola e metafora - Una volta chiarito
invitato a rifarsi vivo solo quando lavorando che il meccanismo argomentativo della
duramente si sarà rifatto una posizione; il parabola riscoperto da Jiilicher ne spiega
racconto così viene riferito momento per assai bene l’efficacia e la “insurrogabilità”,
momento all’esperienza del peccato e del appare superflua la nuova proposta che,
perdono, a volte perdendo completamente di partendo dalle moderne teorie sulla
vista il personaggio del fratello maggiore, lo metafora, vorrebbe individuare
scontro di Gesù con la mentalità dei farisei, lo specifico delle parabole di Gesù nei tratti
il suo sforzo di giustificare il suo modo di paradossali, umanamente imprevedibili (il
accogliere i peccatori. debito condonato, il salario intero pagato
A rigore tuttavia — ed è facile verificarlo anche a chi non ha lavorato tutta la giornata,
anche nella catechesi — anche se il lettore la festa imbandita non al figlio rimasto in
già conosce l’applicazione, se lo si invita a casa ma allo scapestrato che ritorna, ecc.).
fare attenzione alla vicenda fittizia nel suo È dubbio, tra l'altro, che questa nuova
intreccio unitario per coglierne la logica proposta riesca effettivamente ad offrire
interna e ricavarne la valutazione che ne un’alternativa alla linea Julicher-Dodd-
scaturisce, anche per lui può continuare a Jeremias senza ricadere nell’antica
funzionare come parabola. identificazione con l’allegoria. Non ogni
Poiché come già notato 1’"effetto linguaggio metaforico, capace di dischiudere
parabola” scaturisce dalla dinamica una nuova visione (Aurelio) è necessaria-
complessiva del brano, mentre l’“ef- fetto mente “parabola”. Perché sia “parabola”
allegoria” può scaturire dai singoli elementi deve trattarsi di un racconto; la grossa
uno per uno, non va escluso che il medesimo difficoltà allora, per questa nuova teoria, è
brano possa funzionare al tempo stesso come quella di individuare, a livello di racconto,
parabola nel suo complesso e come allegoria quella tensione che nella metafora si ha tra
in alcuni elementi. Così per esempio nella due termini, ognuno col suo campo
parabola della gran cena nella versione di semantico. Nella parabola la tensione dov’è?
Matteo (Mt Se è solo quella interna al racconto, quella
22,1- 14) alcuni elementi (le nozze del tra le premesse e la conclusione, tra l’esito
figlio del re, l’uccisione dei messaggeri, la che apparirebbe scontato in partenza agli
distruzione della città, l’espulsione ascoltatori prigionieri della vecchia logica
dell’invitato privo di veste nuziale...) umana e l’esito imprevedibile che gli dà
rinviano allegoricamente ai singoli momenti invece Gesù (Crossan, Ricoeur), allora la
della storia già nota ai lettori; il che tuttavia, tensione è fra racconto e mondo, ma non fra
almeno in linea di principio, non impedisce racconto e regno: fra racconto e regno,
che il brano nel suo complesso possa ancora racconto e storia della salvezza, il rapporto
funzionare come parabola, sollecitare cioè torna ad essere di ricalco, di copia, né più né
un giudizio (in questo caso: far capire che è meno che nell’allegoria.
stata giusta la sostituzione dei primi invitati
con altri). In concreto però sembrano
fenomeni limitati ad una piccola parte del
materiale e legati alle riletture successive,
non all’uso originario.
Rileggere come allegoria una parabola
non è tanto un aggiungere qualcosa, come
nell’allegoresi, quanto un togliere qualcosa,
un non coglierne appieno gli effetti.
1U91 Parabola/Parabole

A meno che non si intenda eliminare la del racconto (come esigerebbe la nuova
dualità racconto/regno identificando il regno teoria), bensì il suo punto di partenza: il
col racconto stesso, secondo quegli esiti ritrovamento di un tesoro, il condono
estremi esistenzialistici e nichilistici già insperato di un enorme debito, il
segnalati all’inizio nel panorama delle festeggiamento per il figlio che non lo
posizioni attuali. Se invece (con H. Weder) merita, il pagamento dell’intera paga anche
la tensione viene individuata non all’interno a chi ha lavorato appena un’ora, ecc. Anche
del racconto ma nel suo rapporto con la se in alcuni casi questi elementi rappre-
realtà del regno, viene racchiusa tutta nella sentano già una conclusione rispetto ad un
copula “è”, che indica una somiglianza ma al antefatto precedente (il debito e
tempo stesso una dissomiglianza (il regno è l’impossibilità di pagarlo; la fuga da casa; la
simile alla vicenda raccontata, pur non giornata intera di lavoro fatta dagli operai
essendo identico ad essa), allora si lascia da della prima ora...), diventano poi a loro volta
parte la moderna teoria sulla metafora viva e un antefatto rispetto allo sviluppo parabolico
si torna a ricondurre la parabola alla vero e proprio. Il racconto infatti s’impernia
comparazione, come nelle tesi meno valide su ciò che avvenne dopo, sulla valutazione
di Jiili- cher. del successivo comportamento dei
In realtà la parabola non opera, come la protagonisti: dell’uomo che per entrare in
metafora, attraverso lo scontro di due diversi possesso di quel tesoro dovette vendere
campi semantici. Non c’è tale scontro in tutto; del debitore che avendo ricevuto il
nessuno dei due momenti del suo funziona- condono doveva anche lui condonare al suo
mento: non nel primo momento, in cui si fa prossimo; del fratello maggiore
leva solo sulla logica interna alla vicenda o degli operai della prima ora, che
fittizia; non nel secondo momento, il s’indignano per l’equiparazione con chi non
trasferimento del giudizio ottenuto dalla ha fatto come loro il suo dovere.
vicenda fittizia a quella reale, perché questo Indubbiamente l’antefatto umanamente
trasferimento fa perno precisamente sull’a- imprevedibile riflette la novità inaudita del
nalogia strutturale, l’isomorfia tra le due regno che sconvolge ogni logica umana.
vicende; non c’è mai scontro perché nel Esso tuttavia non impedisce che la parabola
primo momento le due vicende vengono assuma un’andatura autenticamente dia-
tenute ben distanti l’una dall’altra, nel logica e faccia appello alla razionalità
secondo poi, quando vengono avvicinate, la dell’interlocutore. Il problema non è se sia
vicenda fittizia non interessa più per il cosa di tutti i giorni che un creditore
campo figurativo (pastori e pecore, festa condoni di colpo ai suoi debitori ogni
nuziale...) ma unicamente per la struttura debito, quello più piccolo come quello più
logica che soggiaceva alla vicenda fittizia; è grosso, ma chi di quei due si mostrerà più
unicamente questa struttura logica il punto di riconoscente (Le 7,40-43). Il problema non è
contatto con la vicenda reale. La differenza se sia verosimile umanamente che un re
di fondo sta nel fatto che il ricorso ad un condoni di colpo un debito di diecimila
diverso campo figurativo non ha la stessa talenti, pari alle entrate fi
funzione che ha nella metafora: quello che
interessa al parabolista non è il potenziale
espressivo di quel campo semantico, da far
scontrare in maniera originale e creativa con
quello dell’altra vicenda; quello che gli
interessa è unicamente la sua capacità di
racchiudere la medesima struttura logica,
però al tempo stesso nascondendola, ren-
dendone provvisoriamente non rico-,
noscibile l’identità.
Con questo non si nega che ci sia, nelle
parabole più caratteristiche, uno scontro tra
la visione nuova di Gesù e la visione della
vecchia logica umana. A ben vedere però
l’elemento paradossale e umanamente
imprevedibile costituisce non la conclusione
Parabola/ Parabole 1092

scali annuali di un paio di province ai lavoranti perché non va sradicata subito la


dell’impero, ma se sia giusto per un uomo zizzania, col pericolo di tagliare
che ha ricevuto un condono così grande prematuramente anche il grano non ancora
rifiutarne poi uno infinitamente più piccolo, cresciuto (Mt 13,29); il re nel condannare il
cento denari (il rapporto è di un milione ad servo infingardo gliene espone per filo e per
uno: diecimila talenti equivalgono a cento segno le motivazioni (Mt 25,26; cf. Le
milioni di denari!), ad un suo collega che si 19,22s); persino Abramo dall’alto della sua
trova nella stessa condizione di bisogno (Mt gloria replica cortesemente alle proteste del
18,23-35). Il problema non è se capiti ad ricco sprofondato neH’inferno (Le 16,24-
ognuno di noi di trovare un tesoro, ma 31).
piuttosto, qualora lo si sia trovato e per Proprio in queste parabole più sviluppate
entrarne in possesso sia necessario vendere narrativamente — fra le quali si trovano
tutti i propri averi, come sia logico anche le più sicuramente gesuaniche e, se
comportarsi (Mt 13,44). Il problema non è così è lecito esprimersi, le più
se tra i datori di lavoro ce ne siano di così inconfondibilmente “evangeliche” —
generosi da dare la paga intera anche a chi emerge in modo più inequivocabile
non ha fatto l’intera giornata lavorativa, ma un’impostazione argomentativa,
se sia giusto per gli altri operai recriminare autenticamente dialogica. Anche negli
per questo gesto di generosità come se interlocutori più prigionieri di vecchie
venisse leso qualche loro diritto (Mt 20,1- logiche deformanti Gesù non dispera di
16). Il problema non è se tutti i padri di poter trovare un residuo di logica autentica-
questo mondo accoglierebbero così mente umana che permetta loro di
festosamente il figlio scapestrato che ritorna comprendere meglio il suo modo di agire,
a casa dopo aver distrutto un patrimonio, ma anche se le sue ragioni ultime restano
se per l’altro fratello, che si dichiara tanto accessibili solo alla fede. Resta da chiarire
affezionato a suo padre, sia giusto rifiutare meglio il rapporto tra i due momenti,
di condividere quella gioia (Le 15,25-32). l’“antefatto” che riflette intatta tutta la
L’impostazione dialogico-argomen- gratuità della salvezza, non prevedibile e non
tativa, che nelle parabole più brevi è deducibile in base ad alcuna logica umana, e
sottolineata dalle introduzioni in forma questo appello alla razionalità che
interrogativa (Chi di voi? ecc.), in queste caratterizza invece lo svolgimento
parabole narrativamente più sviluppate successivo, l’intreccio propriamente
affiora all’interno del racconto stesso. I parabolico.
protagonisti dialogano. Possiamo ascoltare E importante comunque notare che
sia le proteste del fratello maggiore o degli escludendo la nuova teoria della derivazione
operai della prima ora, sia le risposte del della parabola dalla metafora, non si intende
padre o del datore di lavoro; il dialogo negare che la singola parabola concreta
all’interno del racconto riflette quello tra possa incorporare anche metafore, simboli,
Gesù ed i suoi interlocutori (E. Linnemann). effetti poetici di vario tipo, ma solo
Alla vecchia logica contraria a quella di distinguere tutta questa ulteriore ricchezza
Gesù non viene opposta solo una logica di- dal procedimento specifica- mente
vina incomprensibile all’uomo, un decreto parabolico. [^Simbolo I]
imperscrutabile e basta, ma si entra in III - LA PARABOLA COME
dialogo, si cerca di far ragionare. Il padre FRONTIERA DELL’EVANGELO
sulla soglia della casa cerca di convincere il — 1. Il dialogo e l’annunzio - La tesi fin qui
figlio maggiore a entrare anche lui alla festa. esposta del carattere dialogico della
Il datore di lavoro non si trincera nella sua parabola ne impedisce tanto la
insindacabile autorità padronale, ma espone identificazione con l’annunzio evangelico,
pacatamente le sue ragioni ai contestatori: quanto la dissociazione. Il dialogo di per sé
Amico, nessun tuo diritto è stato violato, il non è l’annunzio; però non può essere reso
tuo contratto è stato rispettato: chi può autonomo, non può essere separato
proibirmi di disporre liberamente dei miei dall’annunzio.
soldi? O forse vedi con dispiacere questo La parabola come tale, benché
mio gesto di generosità, vorresti che chi è presupponga l’annunzio e addirittura possa
rimasto disoccupato faccia' la fame, vada via incorporarlo come antefatto narrativo, non si
a mani vuote? Il padrone del campo spiega identifica con l’annunzio, a meno che non si
1093 Parabola/Parabole

voglia svuotare la parabola della sua speci- quella voluta dal narratore. Se si tratta di
fica indole dialogico-argomentativa, oppure parabola, il narratore deve indicare, in una
svuotare l’annunzio evangelico della sua maniera o nell’altra, anche il referente extra-
specifica indole profetica, kerygmatica, di narrativo; se a volte ciò non era fatto
messaggio cioè proclamato esplicitamente, è solo perché risultava già
autoritativamente da parte di Dio, di evento chiaro dalle circostanze concrete in cui era
salvifico gratuito, non deducibile da alcuna pronunziata la parabola, e non (come pensa
verità di ordine puramente razionale ed M.A. Tol- bert) per lasciare all’ascoltatore la
umano. libertà di collegarla ad un referente qualsiasi
Contro l’enfasi spropositata posta sulla a suo arbitrio. Resta il fatto della
parabola soprattutto da Fuchs, che “inesauribilità” delle letture e delle
trasferisce ad essa l’efficacia salvifica della interpretazioni, che però riguarda ogni testo
risurrezione, va ribadito che la parabola non e non solo le parabole, e va inteso
è l’evangelo, non assorbe in se stessa positivamente, come pienezza e non come
l’evangelo, ma rinvia ad esso, rinvia alla vuoto o indeterminatezza di significato.
predicazione non parabolica di Gesù che le Le parabole non sono dunque né il centro
fa da premessa e da orizzonte. Naturalmente o l’essenza dell’evangelo — sia come unico
si potrà obiettare che a sua volta anche linguaggio capace di mediare il regno
l’espressione “regno di Dio”, e la (Fuchs), sia come semplice variante figurata
proclamazione del suo approssimarsi, è essa di altri linguaggi non figurati (allegorismo
stessa linguaggio metaforico, è essa stessa antico) — né all’opposto un corpo estraneo
“parabola”: discorso legittimo, che però ci in mezzo al materiale evangelico, isolabile e
porta molto lontano dallo specifico di quelle fruibile, prescindendo dall’evangelo, in
che in senso più stretto chiamiamo letture “secolari” o “polivalenti”. Piuttosto,
“parabole”, e che comunque non autorizza il esse vanno viste come la frontiera
ruolo che proprio a queste ultime si dell’evangelo: frontiera mobilissima su cui
vorrebbe attribuire. l’evangelo, senza mai cessare di essere dono
Rinviando alla predicazione di Gesù ed inaudito, messaggio che viene da Dio e non
alla prassi in cui essa s’incarna, le parabole dagli uomini, si rivela però veramente
rinviano al mistero della sua persona, in rivolto agli uomini, capace di farsi carico dei
attesa di un disvelamento definitivo della loro interrogativi e di assumere tutto quanto
sua identità e della sua autorità; in tal senso ancora resta in loro di capacità di
rinviano in ultima analisi proprio alla risur- camminare verso la verità. Gesù certo non è
rezione e non possono essere poste, come in riducibile a Socrate, ma non è neppure
Fuchs, in alternativa ad essa. estraneo a Socrate, non è da meno di
Altrettanto inammissibile però è anche la Socrate.
dissociazione. L’autonomia delle parabole è Ma in che senso l’annunzio, nelle
un’autonomia relativa, non assoluta; è parabole, si fa dialogo? Rispetto al momento
un’autonomia funzionale alla strategia dell’annunzio vero e proprio qual è la
argomentativa: un’autonomia che dev’essere funzione di questo momento dialogico,
prima affermata (« Quell’uomo è degno dì razionale e per così dire “socratico”? È una
morte!»), poi subito dopo negata («Se; tu funzione di servizio, molto umile, scevra da
quell’uomo!»). E altra cosa dunque pretese totalizzanti. La parabola col suo
dall’autonomia dell'opera d’arte (alla quale appello alla razionalità dell’interlocutore non
peraltro è lecito appellarsi solo in sede di pretende affatto di far scattare in lui, per via
fruizione puramente estetica, non per di deduzione razionale, l’accettazione di
escludere i riferimenti storici eventualmente Gesù e del suo messaggio. In tal senso l’“ef-
presenti anche in un’opera d’arte!). fetto parabola” non coincide con l’evento
Il racconto isolatamente considerato non salvifico della "parola” accolta nella fede;
è “parabola”: potrà essere fiaba, romanzo, tant’è vero che l’effetto parabola può aversi
fatto di cronaca. Un ateo può leggere nella anche nell’interlocutore che pur avendo
parabola del figliuol prodigo solo la compreso si chiude, rimane sulle sue po-
descrizione di un conflitto familiare o psico- sizioni ostili, anzi le irrigidisce proprio
logico, e nessuno potrà proibirglielo, però in perché ha capito, proprio perché si è visto
tal caso il racconto non è letto come smascherato (Linne- mann: c’è anche nelle
parabola, è letto in maniera contraria a parabole qualcosa che porterà Gesù alla
Parabola/ Parabole 1094

morte di croce). esplicita. Sta in questa dimensione


Il ruolo positivo della parabola è cristologica la ragione di fondo della
piuttosto quello di spianare la via al vangelo perenne attualità delle parabole evangeliche,
rimuovendo pregiudizi, eliminando al di là di ogni differenza di situazione
perplessità che possono ostacolare il storica: attualità perenne per il cristiano, ma
cammino dell’uomo verso la fede (senza che anche per ogni uomo che si senta interpellato
per questo la loro rimozione significhi dalla figura di Gesù.
automatica- mente la fede!). È solo un tratto Tuttavia per superare pienamente la
di strada; può condurre soltanto fino alle distanza, il recupero della dimensione
soglie dell’annunzio, che resta intatto nella cristologica deve prolungarsi anche nel
sua fragilità, nella sua nudità. recupero di una dimensio
I farisei mormorano vedendo Gesù a
mensa con i peccatori (Le 15, 1-2). Non solo
non accettano la sua autorità e il suo
messaggio, ma ritengono di avere un
positivo argomento per poterlo smentire: se
costui fosse veramente un uomo di Dio, un
profeta, non tratterebbe con tanta familiarità
i peccatori! Gesù replica, non per dimostrare
loro la sua autorità e la verità del messaggio
(di essa semmai sono un segno, nella misura
in cui possono esserlo, i miracoli), ma per
rimuovere la loro obiezione, dal momento
che essi stessi possiedono tutti gli elementi
per comprenderne l’inconsistenza. Nel
personaggio del fratello maggiore, incapace
di condividere la gioia del padre in quel mo-
mento così importante per lui, sono costretti
a guardare allo specchio il loro vero volto, a
rendersi conto che la loro pretesa giustizia
nasconde una radicale estraneità ai pensieri e
ai sentimenti di Dio. In base all’An- tico
Testamento essi sono in grado di capire che
Dio gioisce non per la morte ma per la
salvezza del peccatore, e che chi veramente
ama Dio e gli è vicino, dovrebbe condividere
questa gioia. Il racconto è costruito in
maniera tale che l’ascoltatore non può dar
torto al padre e ragione al figlio maggiore,
anche se gli argomenti di quest’ultimo sono
esposti correttamente, nel migliore dei modi.
In questa maniera Gesù fa cadere una
obiezione, li rende più vulnerabili al-
l’annunzio, anche se l’accettazione di
quest’ultimo non è assicurata attraverso la
parabola, ma potrà aversi solo con un atto di
fede, non producibile attraverso nessuna
argomentazione umana.
2. L’ATTUALITÀ DELLE PARABOLE
- Proprio grazie alla loro funzione
argomentativa, e non in forza di pretesi
risvolti allegorici misteriosi, cifrati,
accessibili solo agli iniziati, le parabole di
Gesù racchiudono quella dimensione
cristologica (Jeremias, Dupont) che la fede
postpasquale non farà che rendere più
1095 Parabola/Parabole

ne ecclesiologica, più di quanto non modo, la versione mat- teana della parabola
avvenga in Jeremias. della gran cena (Mt 22,1-14) aggiunge
I tentativi di ritrovare nelle parabole una l’intera scena dell’espulsione dell’uomo
ecclesiologia esplicita restano problematici e sprovvisto di veste nuziale, per prevenire i
riguardano comunque solo una parte limitata cristiani, soprattutto quelli provenienti dal
di esse: parabole del ritardo del padrone, paganesimo, dal pericolo di illudersi che
parabole della crescita che sembrano l’essenziale fosse solo l’essere entrati nella
alludere anche ad un suo prolungarsi nel chiesa al posto dei primi invitati, i giudei
tempo... Più interessante appare increduli, e che la salvezza fosse ormai
il tentativo di individuare una dimensione assicurata. Anche in questo caso, una scena
ecclesiologica implicita, che i ritocchi aggiunta di sana pianta non fa altro che
postpasquali non hanno fatto altro che rendere esplicito qualcosa che Gesù aveva
esplicitare. Così per esempio la parabola lasciato implicito ma ugualmente
della pecora smarrita, originariamente una presupponeva: la salvezza è offerta a tutti,
parabola della misericordia, mirante a di- anche ai peccatori, però dev’essere accolta,
fendere dai denigratori la prassi di Gesù di tradursi in cambiamento di mentalità e di vi-
accogliere a mensa i peccatori (Le 15,3-7), ta. Anche questa volta, si è dovuto cambiare
nella versione di Matteo diventa un modello proprio per rimanere fedeli.
di pastoralità per la comunità cristiana: La stessa “teoria delie parabole” di Me
«Allostesso modo, è volontà del Padre 4,1-34 parr. in definitiva non fa altro che
vostro celeste che neppure uno di questi pic- esprimere, anche se attraverso uno schema
coli vada perduto» (Mt 18,12-14). Che cos’è artificioso dal punto di vista storico, la
avvenuto? Il racconto resta lo stesso, ed in convinzione che gli increduli, e in un certo
definitiva anche l’applicazione, però viene senso
guardato in direzione diversa: non ci si con- i discepoli stessi prima della pasqua, non
trappone più ai denigratori della prassi di avevano veramente compreso le parabole.
Gesù, ma a chi tra i pastori della comunità Di fronte alla luce abbagliante della
trascurasse di imitarla. La chiesa ha risurrezione, sembrava oscurità e cecità
compreso che se Gesù aveva agito così, se quanto di Gesù avevano compreso prima. E
Gesù aveva rivelato con i suoi gesti tuttavia quello che comprendevano adesso
l’atteggiamento misericordioso del Padre, era quello che c’era già allora, era il mistero
allo stesso modo doveva agire anch’essa; ed di Gesù; erano essi a non comprendere, ad
ha trovato l’opportunità di esprimere questa essere ancora prigionieri della cecità umana.
sua consapevolezza attraverso quello stesso Nella luce della pasqua l’intero ministero di
racconto. Dal punto di vista letterario è una Gesù appariva un “parlare in parabole”, un
modifica, un’aggiunta; in realtà però essa enigma misterioso di cui solo la risurrezione
non fa che esprimere un presupposto che avrebbe offerto la piena decifrazione (cf. Gv
c’era già nel ministero prepasquale: Gesù 16,25. 29). È uno schema artificioso nel
infatti aveva indicato ai discepoli le sue modo (soprattutto nello spostare alle
scelte, i suoi atteggiamenti, il suo stile parabole di Gesù lo schema apocalit-
nell’annunzio del regno, come un cammino
che an- ch’essi dovevano percorrere.
Altre volte, si direbbe che la chiesa
primitiva ha intuito che lasciando inalterata
la parabola, mentre la situazione storica era
cambiata, si sarebbero avuti grossi equivoci.
Così l’allegorizzazione della parabola del
seminatore, che individua i terreni cattivi nei
cristiani incostanti, intimoriti dalla
persecuzione o schiavi delle ricchezze, aiuta
a capire che la divisione tra terreni buoni e
cattivi non è solo quella che si ebbe nel mi-
nistero di Gesù, non coincide con la
divisione tra cristiani e giudei rimasti
increduli, ma continua anche oggi e passa
anche attraverso la comunità. Allo stesso
Parabola/ Parabole 1096

tico della rivelazione in due tempi, in- 6. La zizzania (Mt 13,24-30) troducendo una separabilità
tra para- xy 7. La grande cena (Le 14,16-24; Mt boia e “spiegazione”) ma non nell’in-
22,1-10)
tenzione profonda che lo anima, che 8. I due figli (Mt 21,28-31) è quella di sottolineare la
d i m e n s i o n e 9 . I cattivi vignaioli (Me 12,1-9; Le profondamente cristologica, ed an-
20,9-16; Mt 21,33-41)
che ecclesiologica, delle parabole. 10. Il figlio prodigo (Le 15,11-32) Le riscoperte dell’esegesi
moderna/'^! 1. La pecora smarrita (Le 15,4-7;
ii ci aiutano a rivela regolarmente
delimitare in il più profondo (Dupont), quello che sta alla
maniera più precisa base anche delle riletture successive, pur
l’uso delle senza lasciarsi esaurire da nessuna di esse. x
parabole nel
contesto storico IV - APPENDICE: Le parabole nei vangeli
sinottici — Nei vangeli
della predicazione
di Gesù, il numero delle parabole è calcolato da un
distinguendo meglio minimo di 35 a un massimo di 72: la
i diversi stadi di differenza deriva dalla difficoltà di
riletture classificazione dei testi (alcuni sono
successive, senza considerati solo metafore, altri lóghia
per questo negare parabolici, altri paragoni brevi, ecc.). Ecco
la continuità che comunque una lista minima comunemente
li collega. Anche i accettata come base ottimale per identificare
ritocchi il materiale parabolico dei vangeli:
postpasquali non 1. L’uomo forte (Me 3,24-27; Mt 12,24-26;
sono semplicemente Le 11,17-18.21-22)
un’incrostazione da 2. Il granello di senape (Me 4,30-32; Mt
rimuovere, un velo 13,31-32; Le 13,18-19)
da la-> cerare per 3. Il lievito (Mt 13,33; Le 13,20-21)
far riemergere il 4. Il seme che cresce da sé (Me 4,26-29)
volto di Gesù 5. Il seminatore (Mt 13,3-9; Me
1
(Jeremias), ma ci 4,3-9; Le 8,5-8)
aiutano — come del > Mt 18,12-14)
resto anche le 12. La dramma smarrita (Le 15,8-10)
ulteriori riletture 13. I due debitori (Le 7,36-50)
attraverso tutta la 14. Il servo e il padrone (Le 17,7-10)
storia dell’esegesi 15. Gli operai della vigna (Mt 20, 1-5y
4-ié.
cristiana — a 16. Il fariseo e il pubblicano (Le 18,9-
cogliere meglio, 14)
attraverso le 'y,Yl. I ragazzi in piazza (Mt 11,16-19; Le
molteplici 7,31-34)
risonanze, 18. Il tesoro nascosto (Mt 13,44)
l’intenzione 19. La perla nascosta (Mt 13,45)
originaria. Queste 20. Il servo spietato (Mt 18,21-35)
riletture non 21. Il buon samaritano (Le 10,25-37)
rendono però • v22. I due in lite (Mt 5,25-26; Le 12,
inutile lo sforzo 58-60)
dell’esegeta di 23. L’amministratore astuto (Le 16, 1-8)
risalire alle ori- 24. Lazzaro e l’epulone (Le 16,19-31)
gini. Il 25. Il ricco insensato (Le 12,16-20)
significato più 26. Il fico sterile (Le 13,6-8) v^27. Il
originario, quello portiere in attesa (Me 13,33-36;
autenticamente Le 12,35-38)
parabolico, in >v28. Il ladro notturno (Mt 24,43-44;
genere escatologico Le 12,39-40) y29. Il servo fedele
ed implicitamente (Mt 24,45-51; Le 12,42-46)
cristologico, si
1097 Parola

30. Le dieci vergini (Mt 25,1-13)


31. L’invitato senza veste nuziale (Mt
22.11- 14)
x.y.32. I talenti/mine (Mt 25,14-30; Le
19.11- 27)
33. L’amico importuno (Le 11,5-10)
34. La vedova ostinata (Le 18,2-8)
35. La rete (Mt 13,47).
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Neuerscheinungen zur Hermeneutik der sacerdoti, c. I profeti, d. I sapienti; 3. L’azione della
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Gleichnisforschung im Horizont von Hermeneutik und Contenuti o effetti specifici; 3. Parola autorevole ed
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1099 Parola

20,45-49; 19,1-9.10-14], mentre un paio si


trovano in 2Sam 12,1-4 e 14,5-7. Quanto al
WJLO |ft>? ^s>—^AjUi^Jricu_^'cL. . rabbinismo, oltre a J. Jeremias, Le parabole
di Gesù, Paideia, Brescia 19732, p. 230 (la
Q^r ^1 K ^ più antica parabola rabbinica è di R. Johanan
ben Zakkai, ca. 80, in b.Sliab. 153a), cfr.
soprattutto D. Flusser, Die rabbinischen
P^r6, ( (\ U^ Gleiclinisse und der Gleichniserzàhler
Jesus-I. Dos Wesen der Gleichnis, Bern-
2.3 Le parabole. Che esse Frankfurt-Las Vegas 1981, che riconosce
appartengano all’insegnamento l'estensione delle parabole come posteriore a
Gesù: vedi in specie M. Adinolfi, I meialim
tipico del Cìesù terreno è fuori di BereSit Rabbd, RivBib 29 (1981) 57-67
dubbio; infatti, vi si riscontra (che ne enumera 32); e soprattutto H.K.
una dissomiglianza nei confronti, McArthur & R.M. John- ston, They Also
Taught in Parables. Rabbinic Parables from
sia della tradizione giudaica (per thè First Centuries of thè Christian Era,
quanto riguarda la loro Grand Rapids 1990 (che riporta 115
parabole dell'età tannai- lica, fino al 220).
abbondanza e la loro 207 Cosi in passato A. Jùlicher, Die
ampiezza) 206 , sia della successiva Gleichnisreden Jesu -1. Die Gleichnisreden
Jesu im allgemeinen, Freiburg i.B. 1886,
tradizione protocristiana (dove
Tubingen 19103, pp. 150s., 193, secondo
questa tecnica manca quasi del il quale con la necessaria eliminazione
tutto). La discussione verte deU’intcrpretazione allegorica delle parabole
rimarrebbe un Gesù soltanto umano, maestro
appunto, tra l’altro, sulla loro di morale e tutt’alpiù di teologia.
valenza cristologica già nello 208 vedi in particolare J.J. Vincent, The
Parables of Jesus as Self-Revelation, in K.
stadio gesuano. A fronte di chi la AJand e al., (edd.), Studia Evangelica, TU
nega 201 vi è chi la afferma a 73, Berlin 1959, pp. 79-99; e anche J.
chiare lettere 208 . Jeremias, Le parabole di Gesù, p. 280: «
Tutte le parabole di Gesù costringono
l’uditore a prender posizione verso la sua
persona e il suo messaggio. Esse sono infatti
tutte colme del “mistero del regno di Dio”
(...) È sorto l'anno di grazia di Dio, poiché è
comparso Colui, la cui occulta maestà
traluce dietro ogni parola ed ogni parabola, il
Salvatore ».
Altri tendono a spostarne la
cristologia (almeno quella
206 L’elenco delle parabole di Gesù può esplicita) a livello della redazione
variare, a seconda che si comprendano o no
alcune brevi similitudini (cosi per esempio J. postpasquale 209 . Altri ancora
Lambrecht, Le parabole dì Gesù, EDO, parlano più cautamente di una
Bologna 1982, pp. 34-35, ne elenca ben 42;
invece V. Fusco, « Parabola- Parabole », in 209Cosi, almeno in linea di massiina, H.
Nuovo Dizionario di teologia biblica, a cura Weder, Metafore del regno. Le parabole di
di P. Rossano - G. Ra- vasi - A. Girlanda, Gesù: ricostruzione e interpretazione, DCR
Ed. San Paolo, Cinisello Balsamo 1988, pp. 60, Paideia, Brescia 1991 (orig. led.
1081-1097, ne enumera solo 35; a volle si Gòttingen 1978, 19843, risi. 1989): « Dopo
dislingue Ira parabole aforistiche, più brevi, la Pasqua, le parabole del regno di Dio
e parabole narrative, più lunghe: cfr. J.D. divengono parabole su Gesù (...) Ne
Crossan, « Parable », in ABD 5, pp. 146- consegue la tesi che l'interpretazione
152). In ogni caso, a nessun maestro del cristologica, in quanto conseguenza
giudaismo si attribuiscono mai tante necessaria della svolta storica dalla croce
parabole. Nell’Antico Testamento, ma qui si alla risurrezione, costituisce l’interpretazione
dovrebbe parlare piuttosto di allegorie, se ne più adeguata delle parabole di Gesù » (p.
attribuiscono 4 a Ezechiele [cfr. Ez 17,3-21 ; 120).
Parabola/ Parabole 1100

cristologia almeno implicita 210 , e seminatore con Gesù 212 . Ma se il


mi sembra questa la via migliore problema del « chi è Gesù » non
da seguire. Infatti, è innegabile si trova subito in primo piano,
che le parabole, pur avendo esso è comunque presente tra le
normalmente come tema centrale righe. Allora possiamo
il regno di Dio, sono distinguere una cristologia
indissolubilmente legate alla implicita e addirittura una
persona e al comportamento del cristologia quasi esplicita.
Gesù terreno. Questi non ne è Esaminiamo quindi brevemente
soltanto l’autore estrinseco, ma, per ciascuna delle due possibilità
per il fatto che in lui una parabola tipica, riferibile
predicazione e comportamento allo stadio gesuano.
sono strettamente intrecciati, egli Una cristologia implicita si
stesso « appartiene può rinvenire nella parabola
intrinsecamente alla verità che esse della pecorella smarrita (cfr. Mt
comunicano » 211 ". Ciò non 18,12-14 / Le 15,4-7). La duplice
significa ancora che tutte le redazione evangelica lascia certo
parabole implichino intendere che la fonte Q è stata
necessariamente una cristologia diversamente utilizzata e
vera e propria: per esempio, la interpretata da Mt e da Le 213 ,
celebre parabola detta « del sicché è inevitabile constatare
seminatore » probabilmente non una rilettura ecclesiale del
costringe neanche a identificare racconto. Tuttavia, non solo nel
in modo assoluto la figura del suo fondo essa risale con tutta
probabilità al Gesù terreno 2I \
210 Vedi J. Dupont, Les impiications ma nel cuore del racconto è
cristologiques de la parabole de la brebis inevitabile scorgere un ri-
perdue, in Id. (ed.), Jésits aux origines de la
christologie, pp. 331-350; La parabola degli
ferimento alla figura e al
invitati al banchetto nel ministero di Gesù, ministero di Gesù. Nel contesto
in Id. e altri, La parabola degli invitati al della sua vita, infatti, vi si legge
banchetto. Dagli evangelisti a Gesù, TRSR
14, Paideia, Brescia 1978, pp. 279-329; H. in trasparenza un rimando al suo
Frankemòlle, Hat Jesussicli selbst comportamento nei confronti dei
verkiindigt? Cliristologische Ini- plikationen pubblicani e dei peccatori. La
in den vormarkinischen Pnràbeln, BiLe 13
(1972) 184-207; G. Segalla, Cristologia metafora del pastore premuroso,
implicita nelle parabole di Gesù, Teol 1 sullo sfondo della terminologia
(1976) 297-337; V. Fusco, Oltre la
parabola. Introduzione alle parabole di biblica che descrive in questo
Gesù, Boria, Roma 1983, pp. 158-161; C. L. modo Dio stesso e i suoi
Blomberg, Interpreting tlie Parables, rappresentanti (cfr. Sai 23,1; Ger
Downers Grove IL 1990, specie pp. 313-
323.
211 H. Weder, Metafore del regno, p. 212 II seminatore a rigor di termini
326. « Chi trascura questo rapporto, non può può essere qualunque annunciatore della pa-
più comprendere la vicinanza della basileia rola di Dio. Su questa parabola, cfr. in
cóme evento nel vero senso del termine. Sarà particolare V. Fusco, Parola e regno. La
costretto a interpretarla come verità generale sezione delle parabole (Me. 4,1-34) nella
o come possibilità ontologica » (ib. p. 119 prospettiva marciano, Aloisiana 13, Mor-
nota 129). celliana, Brescia 1980, specie pp. 307-339.
1101 Parola

23,1-6; 31,10; Ez 34), serve a le immagini pastorali, il riferimento al


contesto dei pubblicani e dei peccatori, il
Gesù per legittimare il suo parallelo con un testo rabbinico meno
proprio comportamento, evangelico (cfr. b.Ber. 37a, dove la
preferenza per i convertiti rispetto ai giusti è
presentandolo addirittura alla motivata dalla loro disponibilità al
stregua di quello di Dio. « Ciò pentimento e non dalla ricerca da parte del
che Dio era sempre stato per pastore), e la stessa diversificata
reinterpretazione da parte della comunità.
Israele, adesso lo è Gesù nella 215
H. Weder, Metafore de! regno, p. 213;
sua opera e nella sua parola. La da parte sua, J. Dupont, Implications
vicinanza di Dio nei confronti dei christologiques, raggiunge le stesse
conclusioni: « Il comportamento di Gesù
perduti si realizza nella vicinanza pone gli uomini di fronte al comportamento
di Gesù nei confronti dei con cui Dio stesso inaugura la venuta del suo
regno » (p. 349).
pubblicani e dei peccatori » 215 . 216
Cfr. H. Weder, Metafore del regno, p.
Che questa dimensione 215; nel Vangelo di Tommaso la pecora
cristologica sia originaria viene perduta è « la più grossa » e quindi la più
preziosa: quindi ciò che viene ricercato, in
confermato indirettamente dalla radicale contrasto con la parabola di Gesù, è
successiva redazione della stessa ciò che merita amore per la sua preziosità (la
scintilla divina nell'uomo decaduto).
parabola da parte dell’apocrifo
Vangelo di Tommaso, che cancella
gli elementi cristologici mediante
una reinterpretazione gnostica 216 .
La cristologia della parabola
raggiunge perciò quella del màsàl
riportato dalla triplice tradizione
e immediatamente spiegato: «
Non sono i sani che hanno
bisogno del medico, ma i malati.
Non sono venuto a chiamare i
giusti, ma i peccatori » (Me
2,17). Si conferma così la co -
scienza di Gesù, non solo di
andare controcorrente, ma di
rappresentare la premura stessa
di Dio nei confronti dei lontani e
dei per-

.
. 213 La redazione maiteana, come lascia
intendere la conclusione (cfr. 18,14), mette
l'accento sulla responsabilità pastorale nei
confronti dei più piccoli all'interno della
comunità cristiana. La redazione lucana
invece (cfr. 15,7) punta sull’accoglienza
gioiosa che va riservata al peccatore che si
converte, con una punta polemica contro chi
presume della propria autosufficiente
diversità.
214
Vanno in questo senso alcuni fattori:
1102 IL GESÙ TERRENO

duti, in contrasto con chi si accontenta della propria presunta


giustizia 213 .
Una cristologia più esplicita traspare invece dalla parabola dei
vignaioli omicidi (cfr. Me 12,1-9). La sua sostanziale gesuanità oggi
è ritenuta sicura, a dispetto di alcuni tratti allegorici (come la me -
tafora fondamentale della vigna, derivante peraltro da Is 5,1 s) e di
qualche aggiunta periferica postpasquale (come i vv. 10-11 [ci -
tazione di Sai 118,22s]) 2IS . Soprattutto alcune precise osservazio ni
vanno in questo senso 214 . Esse riguardano: la modalità della morte
del « figlio », di cui qui si dice che « lo uccisero e lo gettaro no fuori
della vigna » (v. 8), mentre Marco sa che Gesù non fu uc ciso
aH’interno della città e il suo corpo non fu gettato fuori di es sa
(tanto che i paralleli della parabola Mt 21,39 / Le 20,15 correg -
gono, precisando che prima lo cacciarono fuori e poi lo uccisero);
l’assenza di ogni accenno non solo alla sepoltura del figlio, ma an -
che alla sua risurrezione; il ritorno attribuito al padrone della vi -
gna, non al figlio'(contrariamente all’attesa escatologica della
Chiesa primitiva); il riferimento alla situazione economico-sociale
d’inizio del secolo I (il tempo di Marco era molto più violento di
quel
lo qui illustrato circa la possibilità di istituire un possedimento ter -
riero); e in particolare l’uso del titolo di « figlio » con tacito ri -
ferimento a Gesù. A questo proposito, contrariamente a quan to
ritenevano in un recente passato vari studiosi del Nuovo
Testamento 215 , va notato che « abbiamo almeno quindici esempi di
questo termine nella letteratura del protogiudaismo che ci è sta ta
conservata. Questi brani dimostrano che il termine “figlio” non è
stato creato dalla Chiesa primitiva » 216 . La conclusione che se ne
può trarre è che la ricorrenza della qualifica di « figlio » nella pa -
rabola rappresenta un'allusione molto chiara alla coscienza che
Gesù aveva di se stesso come figlio di Dio, ben distinto dai « servi
». Questa conclusione si completa, notando che la cristologia della
213In questo contesto £i può collocare anche la parabola del fariseo e del pubblicano
(cfr. Le 18,9-14): il suo intento non è cerio primariamente crislologico, ma la solenne
conclusione del v. 14a (« Vi dico: Questi discese a casa sua giustificato, e non l’altro »)
suggerisce che Gesù conosce e proclama il giudizio di Diq stesso, peraltro già rivelato nel
suo stesso comportamento (cfr. G. Rossé, Le, pp. 696-697).
214 Esse sono stale ben esposte da J. H.Charlesworlh, Gesù nel giudaismo del suo
tempo, pp. 175-197.
215 Cfr. per esempio H. Conzelmann, Teologia del Nuovo Testamento, non so
lo a p. 169 della 1* edizione (Paideia, Brescia 1972; orig. led. Miinchen 1968), ma ancora
a p. 132 della rifalla 4 a edizione (Brescia 1991; orig. ted. Tiibingen 1987): « Quesli e i
restanti passi con il tilolo “il figlio” rientrano nella cristologia della comunità ».
216 J. H. Charlesworth, Gesù nel giudaismo del suo tempo, p. 191 (va precisato che i
vari passi si riferiscono a persone diverse, che, olire al Messia, possono essere
LOCHI A E PARABOLE 1103

parabola è inquadrata in una cornice di storia della salvezza (il fi -


glio viene inviato dopo il fallimento della missione di tre preceden ti
invii di altrettanti servi), per cui risulta che Gesù sapeva anche
misurare la distanza che lo separava da chi lo aveva preceduto, pur
come inviato di Dio (cfr. Ger 7,25; 25,4; 26,5; 35,15: « Vi ho in vialo
tutti i miei servi, i profeti »), collocandosi quindi su di un piano
ben divèrso da loro e soprattutto presentandosi in una evi dente
prospettiva escatologica; nello stesso tempo, egli rivela di co noscere
bene lo scopo della propria missione e anche le premesse che
potevano condurlo alla morte. Il mettersi a fuoco, da parte di Gesù,
in rapporto sia a Dio sia alla storia costituisce tutto lo spes sore e
l’originalità della forte cristologia della nostra parabola 222 .
Il fatto poi che essa sia formulata solo indirettamente col ricorso al
genere « enigmatico » del màSàl rappresenta un ulteriore segno di
autenticità: Gesù non si rivela massivamente, col fulgore di una
teofania, ma si propone discretamente aH’intelligenza di chi lo
incontra, perché l’adesione a lui sia più riflessa, personale, e
convinta 223 .

anelli: Abele, Enoch, Giuseppe, Mosè, Levi, in genere il saggio e il giusto, e anche R.
Manina ben Dosa); l’autore raggruppa i lesti in quattro gruppi cronologici: 4 sono
testimoniati tra II e I sec. a.C. (Sir 4,10; lEn 105,2; Test.Lev. 4,2; Ezechiele
il Tragediografo su Mosè), 3 verso la fine del sec. I a.C. (Sap 2,18; 4QpDan A* = 4Q246;
e 4QFlor 1,11), 3 nel sec. I d.C. (b.Ber. 17asu R. Hanina ben Dosa; Pregh. di Gius. 6-7;
Test.Abr. 13,1-5), e 5 verso il 100 d.C. (4Esd 7,28; FI.. Gius., Ant. 2,232; Gius. eAs. 6,3.5;
Ap.EÌ. 5,25; e il samaritano Mem.Marq.). [L’unica correzione alle parole citate riguarda il
termine « proto-giudaismo », che sostituiremmo volentieri con « medio giudaismo »]. . ..
i' ' ;
222
« La sua rivendicazione di investitura escatologica, avvertibile nella parabor la,
costituisce un presupposto fondamentale della cristologia primitiva » (R.Pesch; Me II, p.
335); cfr. anche H. Weder, Metafore del regno, pp. 192-193.;,
223
Altre parabole polrebbero essere esaminate per la loro valenza cristologica. Cosi le
parabole del tesoro nascosto nel campo e della perla preziosa (cfr. Mt 13,44-46) dicono
che gli ascoltatori di Gesù devono porre l’accoglienza del suo annuncio, del regno al di
sopra di ogni altro valore; la parabola degli invitati al banchettò (cfr. Mt 22.1-14 / Le
14,16-24) fa vedere che di fronte all’annuncio di Gesù bisogna fare una scelta chiara, che
avrà delle risonanze escatologiche; ecc. In tutti questi casi, la figura personale di Gesù
emerge nella sua statura unica e determinante: decidere per lui significa decidere per Dio, e
viceversa decidere per Dio non è possibile senza decidere anche per lui.
218
Cfr. H. Weder, Metafore del regno, pp. 185 e 189 noia 34; cfr. anche J. Jeremias, Le
parabole di Gesù, pp. 89-90 (con la nota 101). A collocare la parabola dopo la Pasqua
furono sopraltutto A. Jiilicher e R. Hullmann.

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