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Paolo in Studiorum pauimorum Congressus in/ernat. parabola: I. Lo specifico della parabola; 2. Parabola e
catliolicus, Roma 1963, comparazione; 3. Parabola e allegoria; 4. Parabola e
II, pp. 373-J82 — E.P. Sanders, Paul and metafora. III. La parabola come frontiera del- l’evangelo:
3 Parabola/Parabole
I. Il dialogo e l’annunzio; 2. L’attualità delle parabole. IV. Gesù. In un altro senso, però, il lettore cristiano di
Appendice: Le parabole nei vangeli sinottici. oggi, proprio per il fatto che già sa “come va a
finire”, si trova in posizione svantaggiata, rischia
« Un uomo aveva due figli... » (Le 15,11). Al
di cogliere qualcosa di meno, di non poter ri- ■
lettore cristiano bastano le prime battute del
vivere appieno l’effetto che la parabola faceva sui
racconto per richiamarne non solo tutto lo svolgi-
primi uditori; e, più in generale, di non rendersi
mento fino alla conclusione, ma anche
conto dei motivi per cui a volte Gesù, anziché
l’applicazione, ormai ben nota; momento per
parlare a carte scoperte, faceva ricorso a questo
momento — l’allontanamento, l’esilio, il
tipo di racconti. In realtà una parabola raccontata
ritorno... — egli può leggere in quella vicenda la
la seconda volta non può più avere l’identico
sua esperienza del peccato e del perdono. In un
effetto che ha avuto la prima volta; a rigore, anzi,
certo senso il lettore cristiano di oggi si trova in
ogni parabola non era destinata ad essere
posizione avvantaggiata, può cogliere nella
raccontata più volte, ma era destinata unicamente
parabola qualcosa di più di quanto vi potessero
agli uomini che in quel momento Gesù aveva di
cogliere i primi ascoltatori nel momento in cui
fronte. Quella del figliuol prodigo, ad esempio,
l’ascoltavano per la prima volta dalla bocca di
era destinata ai farisei che in quel momento
Parabola/ Parabole 4
esempio Tertulliano, CSEL 20,235s), molto spesso ritano individuando nel protagonista Gesù, anche
però le ha misconosciute identificandola se non era questo il significato originario; può
praticamente con l’allegoria. essere un ottimo antidoto contro una lettura troppo
L’allegoria va distinta dall’a//ego- resi, cioè da banalmente moralistica. A un certo punto ci si è
una lettura allegorica forzata, anacronistica, chiesti: ma chi, in concreto, può amare così? Chi
estranea all’intenzione originaria (per esempio ha fatto veramente così? E si è risposto: solo
quando in epoca ellenistica si trovava disdicevole Gesù! (Senza con questo negare che, uniti a lui,
che Omero avesse descritto gli dèi in conflitto tra possiamo e dobbiamo farlo anche noi.) Il rischio
di loro, e si sosteneva che egli in realtà aveva del- l’allegoresi tuttavia è che essa fa dire ad un
inteso descrivere allegoricamente i conflitti testo cose magari vere per altra via, cose che la
interiori dell’animo umano). C’è anche Bibbia dice altrove, ma che quel testo non dice, a
un’allegoresi cristiana, che può avere i suoi pregi scapito delle cose che il testo effettivamente dice;
in quanto governata pur sempre dall’a- nalogia in tal senso non può costituire un modello
fidei (De Lubac); così per esempio non è del tutto ermeneutico valido.
fuori luogo rileggere la parabola del buon sama- Altra cosa invece è l'allegoria, in cui la
Parabola/ Parabole 6
descrizione deve essere riferita ad una realtà molte culture, e anche nella Bibbia, questo tipo di
diversa da quella letterale. Così per esempio linguaggio abbia largo spazio; basti pensare alle
nelPallegoria nuziale di Ez 16 è il profeta stesso visioni simboliche dei profeti e dell’ / a-
che vuole che i lettori riferiscano questa storia di pocalittica. Non c’è da meravigliarsi se anche le
amore, di tradimento e di perdono non a due sposi parabole sono state avvicinate all’allegoria, non
qualsiasi di questo mondo, ma alla storia dei solo nella chiesa antica ma già nella tradizione
rapporti fra Jhwh ed Israele. Cogliere via via evangelica. Quella che era semplice- mente una
questi riferimenti non significa aggiungere grande cena (Le 14,15-24) diventa la festa per le
arbitrariamente qualcosa come nell’allegoresi; nozze del figlio del re (Mt 22,1-14); gli invitati
al contrario non coglierli significherebbe non si limitano a respingere l’invito con scuse di
fraintendere il testo, mutilarlo di una sua vario tipo, ma addirittura assalgono i servi e li
dimensione. uccidono; il re è costretto a far radere al suolo la
Alcune correnti dell’estetica moderna (Hegel, loro città... Sono altrettanti particolari che hanno
Croce...) hanno diffuso una valutazione troppo senso solo se riferiti allegoricamente ai diversi
negativa dell’allegoria, ma non c’è dubbio che in momenti della storia della salvezza: l’incredulità
7 Parabola/Parabole
di Israele, l’uccisione dei messaggeri di Gesù, la persino il buon samaritano non sono altri che
distruzione di Gerusalemme. Analogamente la Gesù; la storia narrata, considerata come storia di
parabola del seminatore (Me 4,3-8 parr.) riceve questo mondo, non ha una sua consistenza, una
una dettagliata spiegazione (Me 4,14-20 parr.) in sua logica interna da capire e da cui ricavare
cui ognuno dei terreni raffigura un certo tipo di qualcosa; essa non fa altro che ripercorrere, sotto
cristiani: gli incostanti, quelli che si impauriscono il velo di immagini, un’altra storia già ben nota al
per le persecuzioni, quelli che si lasciano assorbire credente, quella della
dalle cose di questo mondo... E l’evangelista ag-
giunge che anche di tutte le altre parabole Gesù
dava una speciale spiegazione ai discepoli in
disparte (Me 4,33-34).
In questo modo l’antichità cristiana fu indotta a
identificare le parabole, in linea di principio o
almeno in linea di fatto, con vere e proprie
allegorie. Il pastore, il seminatore, Io sposo,
8 ruruliolu/rurulKilc
salvezza. E a questo punto, in pratica, il vicino povero, del quale costituiva tutta la
confine tra allegoria ed allego- resi diventa ricchezza. A questo punto Davide esplode:
fluttuante. Si cercava di attribuire un «L’uomo che ha fatto questo è certamente
significato ad ogni singolo dettaglio degno di morte! ». «Sei tu quell’uomo! »,
narrativo, a meno che non risultasse replica il profeta, e Davide si trova
impossibile (ma con un po’ di ingegno condannato dalla sentenza che lui stesso
risultava sempre possibile!). Così s. aveva pronunziata.
Ambrogio nel commentare la parabola del Le parabole dunque già per Juli- cher
figliuol prodigo attribuisce un significato di- (contrariamente a quanto erroneamente si
stinto alla veste nuova, ai calzari, all’anello, continua a ripetere) non rinviano a verità
al vitello grasso: la veste nuova è la grazia “universali” ma a situazioni estremamente
(alla luce del tema paolino del “rivestirsi di concrete del ministero di Gesù. Purtroppo
Cristo”), i calzari sono l’impegno però per Jiilicher, come per tutta la teologia
missionario (mettersi in cammino per liberale di cui egli era seguace, era l’intero
annunziare il vangelo: cf. Ef 6,15), l’anello, ministero di Gesù ad essere ridotto ad un
che per gli antichi fungeva anche da sigillo, insegnamento genericamente etico-religioso;
è l’autenticità della fede; il vitello grasso poi perciò egli ritenne che, una volta rimosse le
è Cristo stesso che nell’eucaristia si fa cibo allego- rizzazioni della chiesa primitiva, an-
del peccatore pentito. Ed è difficile stabilire che nelle parabole non rimanesse più una
dove cominciava la consapevolezza di pro- dimensione propriamente cristologica, un
porre semplicemente, a titolo personale, ruolo salvifico cioè attribuito alla persona e
degli spunti di attualizzazione, e dove all’opera di Gesù, ma solo quel Gesù
arrivava invece la persuasione di aver maestro, tutto umano, senza risvolti
rinvenuto quei significati che Gesù stesso misteriosi, geniale nella sua semplicità, di
aveva racchiuso nella sua parabola. In questa cui andava in cerca la teologia liberale. È
maniera diventava facile — troppo facile! — importante sottolineare che queste con-
attualizzare le parabole, ritrovare in esse clusioni riduttive nascevano in Jùli- cher non
tutta la dottrina e l’esperienza cristiana: dalle sue riscoperte circa il meccanismo
cristologia, ecclesiologia, sacramenti, linguistico della parabola, bensì
morale, spiritualità... dall’inadeguata interpretazione liberale
2. L’interpretazione moderna dell’intero insegnamento di Gesù. Anche dal
- Lo studio moderno delle parabole prende punto di vista linguistico però Jiilicher ha
avvio con la rimozione di questa confusione reso meno limpida la sua riscoperta, ottenuta
tra parabola e allegoria ad opera di Adolf in realtà induttivamente dall’esame delle
Jiilicher (1857-1938), il quale mise in luce il parabole, con un tentativo teoretico di
carattere tardivo di questi sviluppi derivare la parabola dalla comparazione,
allegorizzanti nei testi evangelici e riscoprì sacrificando così l’aspetto argomentativo ad
come specifico della parabola il una più generica funzione didattica.
meccanismo argomentativo. La parabola Vedremo a suo luogo che questa parte delle
utilizza una vicenda fittizia che in un primo tesi di Jiilicher (riproposta oggi dallo
momento dev’essere considerata soltanto in studioso ebreo D. Flusser) va accantonata,
se stessa, nella sua logica interna, per farne mentre la tesi centrale va decisamente
scaturire una conclusione, una valutazione, mantenuta.
da trasferire poi — nella sua globalità, non Vivente ancora Jùlicher, la teologia
nei singoli dettagli narrativi — alla liberale entrò in crisi, tra l’altro per la
situazione reale che il pa- rabolista aveva di riscoperta del carattere escatologico e non
mira sin dall’inizio. Le parabole di Gesù puramente etico-religio- so del messaggio di
originariamente funzionavano cioè come Gesù (J. Weiss, A. Schweitzer); e ben presto
quella di Natan (2Sam 12,1-7), che per far l’ulteriore riflessione (Schniewind, Jere-
riconoscere a Davide il suo peccato, mias, Kàsemann...) mise in luce che questa
l’adulterio con Betsabea é l’assassinio del escatologia racchiudeva almeno
marito di lei Uria (2Sam implicitamente anche una cristologia,
11,1- 27), gli racconta la storia di un presupponeva cioè un misterioso rapporto
ricco prepotente che per far festa, anziché tra il regno proclamato e la persona del suo
prelevare una pecora dai suoi immensi proclamatore Gesù. Con Charles Harold
greggi, preferì sottrarre l’unica pecora al suo Dodd (1894-1973), e soprattutto con Joa-
9 Parabola/Parabole
chim Jeremias (1900-1979), apparve chiaro, la forma linguistica faccia corpo col
proprio utilizzando il concetto di parabola contenuto salvifico e la parabola appaia
riscoperto da Juli- clier, che le situazioni come il linguaggio caratteristico di Gesù,
concrete del ministero di Gesù, a cui l’unico capace di comunicare il regno.
rinviano le sue parabole, sono situazioni Come trovare però nella parabola una tale
create dalla sua predicazione escatologica e densità teologica senza ricadere
dai gesti concreti in cui essa s’incarna. Così nell’identificazione con l’allegoria, e con
per esempio nelle parabole della essa in una concezione in cui dalla parabola
misericordia Gesù non illustra la non si ricava praticamente nulla di nuovo ma
misericordia di Dio come verità religiosa solo vi si ritrova quanto si era appreso già
atemporale (Jiilicher), ma difende la propria prima attraverso il linguaggio non
prassi di accogliere i peccatori; il parabolico? A questo punto (soprattutto in
presupposto è che la misericordia di Dio si Ricoeur) viene in soccorso la moderna
fa evento qui e adesso attraverso Gesù concezione della metafora: non quella della
(Jeremias, Dupont). retorica antica, che ne faceva una semplice
Su queste basi poste da Jiilicher, Dodd e operazione di sostituzione (dico “il leone”
Jeremias si è sviluppata tutta ma pensando ad Achille), ma quella delle
l’interpretazione moderna delle parabole moderne poetiche, che vedono nella
(Linnemann, Dupont, Eich- holz, metafora — quella “viva” non quella
Lambrecht, ecc.), anche se un filone “morta” ormai logorata dall’uso (i piedi del
minoritario non ha mai cessato di tavolo, il collo della bottiglia...) — un
manifestare una certa nostalgia per fenomeno di tensione semantica: un
l’allegoria, ritenendola la sola capace di accostamento inatteso tra due campi
assicurare alle parabole la loro ricchezza semantici solitamente separati, che fa
teologica e la loro perenne attualità. sprigionare una carica di significati nuovi,
3. LA fase PIÙ recente - Negli ultimi non esaurientemente delimitabili una volta
decenni però alle contestazioni più per tutte, né ottenibili attraverso formu-
tradizionali se ne sono aggiunte altre di lazioni concettuali, ma soltanto attraverso la
nuovo tipo. La linea Julicher-Dodd-Jeremias metafora (cf. per esempio
è stata rimessa radicalmente in questione, Ungaretti: «ubriaco d’universo...»', «il
prima in Europa, poi soprattutto negli Stati limpido stupore dell’immensità... »).
Uniti. Ma in che modo ricondurre alla metafora
Al punto di partenza di questa nuova fase, la parabola, che non si limita ad accostare
sulla scia di spunti risalenti a Lohmeyer, va due termini ma due vicende? In che senso la
collocato il postbultmanniano Ernst Fuchs parabola sarebbe una metafora in forma
(1903- 1983). Nel suo sforzo di ricondurre narrativa? Secondo Ricoeur ed altri
la fede cristiana al Gesù prepasquale, in lo choc capace di sprigionare i nuovi
alternativa al kérygma della risurrezione, e significati sarebbe dato dagli sviluppi
sotto l'influsso del “secondo Heidegger” che narrativi paradossali, imprevedibili in base
cerca nel linguaggio — soprattutto quello alla logica umana: il debito che anziché esser
poetico, in opposizione a quello banalizzato pagato fino all’ultimo spicciolo viene
e reificato predominante nella vita compieta- mente condonato, la paga intera
quotidiana — il luogo sorgivo del disvelarsi che viene pagata anche a chi ha fatto un’ora
dell’essere, Fuchs si chiede attraverso quale sola di lavoro, e via dicendo. Sarebbe questa
linguaggio il regno di Dio possa farsi la maniera in cui Gesù riuscirebbe ad
annunzio ed evento di salvezza per mezzo di esprimere attraverso il racconto la
Gesù; e risponde: precisamente attraverso la dirompente novità del regno.
parabola. In nome del contenuto Ma in un altro gruppo di autori soprattutto
escatologico-cristologico del messaggio, americani (Funk, Via, Crossan...), la critica
Fuchs ed altri autori che si ricollegano in alla linea classica Julicher-Dodd-Jeremias
vario modo a questa impostazione (Jùngel, sfocia in conclusioni di segno compieta-
Ricoeur, We- der...) contestano la mente diverso. Si contestano precisa- mente
concezione linguistica di Jiilicher sulla le tesi sul contenuto escato- logico-
parabola come forma dialogico-argomentati- cristologico delle parabole, che le
va universale usata anche da Gesù, e vanno vincolerebbe troppo stretta- mente alla
in cerca di una concezione alternativa in cui situazione storica rendendole incapaci di
Parabola/ Parabole 10
sibile). Inoltre, l’uso già tradizionale di certe suo specifico è che si tratta di un racconto
immagini nell’Antico Testamento e nel fittizio utilizzato in funzione di una strategia
giudaismo (il pastore o il padre di famiglia o dialogico-argomentativa. II racconto da solo
il re designano Jhwh; il gregge o la vigna, non è parabola: o forse non lo è mai stato, o
Israele; comunque non lo è più; può funzionare
un debito, il peccato, ecc.); ed a volte anche come parabola solo all’interno di un pro-
di certi intrecci parabolici già sviluppati cesso dialogico, di un rapporto tra chi parla e
(Berger). Di qui la necessità di conoscere sia chi ascolta: in tal senso, pur senza escludere
lo sfondo socio- culturale palestinese che tocchi anche la poetica, rientra piuttosto
(Jeremias), sia la preistoria o il “campo nella retorica o meglio nella pragmatica
figurativo” tradizionale di certe immagini (Arens, Frankemòlle), nello studio cioè degli
(Fie- big, Klauck, Flusser); sempre però nel effetti che colui che parla mira a sortire in
rispetto del carattere fittizio del racconto e colui che ascolta.
subordinatamente al ruo La parabola però non è un nudo
lo che ogni elemento svolge in esso. Non ha ragionamento, una specie di sillogismo, ma
importanza, per esempio, affaticarsi come un procedimento argomentativo che passa
Jeremias a precisare dov’era diretto il buon attraverso il racconto; esso infatti funziona
samaritano o a quali diverse specie in due momenti (anche se in pratica l’uno si
zoologiche appartenessero i pesci catturati salda immediatamente all’altro), la cui
dalla rete, qualora questi particolari non successione appare assai distinta- mente
siano rilevanti nella dinamica interna del nell’episodio di Gesù in casa del fariseo (Le
racconto. Né è decisiva la tradizione che usa 7,31-50). In un primo momento
il personaggio del re o del padrone di casa all’interlocutore viene proposto un caso
per adombrare Dio, qualora risulti chiaro che ipotetico sul quale lo si invita a pronunziarsi
in una parabola il re che fa guerra avventa- (« "Simone, ho una cosa da dirti”.
tamente raffigura l’uomo stolto (Le 14,31- "Maestro, di’ pure”. "Un creditore aveva
33), o il padrone di casa sorpreso dallo due debitori: uno gli doveva cinquecento
scassinatore raffigura l’uomo impreparato al denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi
giudizio di Dio. la possibilità di restituire, condonò il debito
La parabola però non è un racconto a tutti e due. Chi di loro gli sarà più
fittizio qualsiasi. Ovviamente non è una riconoscente?”'»); di qui la frequenza delle
fiaba, un romanzo, una narrazione costruita introduzioni interrogative (Chi di voi? Che
per il puro gusto del narrare. Non basta ve ne pare? Chi di quei tali... ? Cosa farà
neppure aggiungere (con Almeida) che si quel tale?). Una volta ottenuta la risposta
tratta di un racconto intertestuale, inserito in desiderata (« "Suppongo quello a cui ha
un altro racconto, come sono anche quelli condonato di più”. "Hai giudicato bene”»)
delle Mille e una notte. E neppure è subentra subito il secondo momento: la
sufficiente aggiungere un generico intento di valutazione ottenuta viene trasferita ad
modificare il lettore, come può avvenire un’altra realtà, finora non menzionata, ma
anche in altri tipi di racconti fittizi alla quale mirava sin dall’inizio il
(midrasim, racconti chassidici...) di cui parabolista ed in funzione della quale aveva
giustamente oggi la “teologia narrativa” ci costruito il racconto fittizio (« Vedi questa
invita a riscoprire l’importanza, liberandoci donna...?»).
dall’ossessione della storicità (Weinrich, Perché si ricorre a questo procedimento,
Gùttgemanns...), ma che non sempre perché ci si trasferisce nel fittizio se poi ci si
presentano il meccanismo specificamente deve ritrasferire nella realtà? Evidentemente
parabolico. È necessario, ma non ancora perché se ne ricava qualcosa che
sufficiente, aggiungere la caratteristica della diversamente non si ricaverebbe: il
“specularità” (Rouiller): la parabola è un “giudizio” pronunziato dall’interlocutore
racconto modellato su un altro, un po’ come stesso e poi applicato ad una realtà alla quale
quella recita che Amleto fece improvvisare, egli non sarebbe stato disposto ad applicarlo.
ricalcata sul delitto che egli sospettava, per È una strategia cui si ricorre perché ci si
scrutare le reazioni di sua madre e del re. trova di fronte ad interlocutori che non
La parabola però non serve semplicemente a accettano il punto di vista del parabolista
scrutare le reazioni degli interlocutori, ma a («Se costui fosse un profeta saprebbe chi è
fornire ad essi stessi una nuova visione. Il questa donna che lo tocca: è una
Parabola/ Parabole 12
una comparazione prolungata. Stando a forti, che utilizzano veri simboli carichi di
Jùlicher, ogni qual volta una comparazione significato): l’idillio della giovinezza, la
anziché fra due termini (A è come A’) viene munificenza dei doni, l’avvilimento della
posta tra due frasi (A:B = A’:B’), avremmo prostituzione agli stranieri, il perdono che
ipso facto una parabola. Ma se alla parabola viene ancora offerto...
è essenziale la funzione argomentativa, Nella parabola invece Voptimum è che
allora non è così. Non basta una qualsiasi l’ascoltatore non sospetti neppure
“frase”, una qualsiasi asserzione o lontanamente, all’inizio, la vicenda reale
descrizione che si limiti staticamente ad (guai se Davide capisse già in partenza
affermare un certo rapporto, ma occorre una l’intenzione di Natan!);
vicenda che attraverso il suo intreccio narra- o anche se la intuisce, è chiamato comunque
tivo faccia concludere che quel rapporto è a concentrare la sua attenzione sulla storia di
necessario: deve essere così, non può non questo mondo, sulla sua logica interna. Certo
essere così (non semplicemente di fatto A è anche nella parabola la vicenda è dettata
B; ma: A deve essere B; posto A ne segue dalla vicenda reale, ricalcata momento per
B). Non ogni proposizione risponde a questo momento su di essa, “speculare”, isomorfa,
requisito e perciò non ogni comparazione è però dev’essere tale che nella mente
parabola (anche se ogni parabola dell’ascoltatore (e per anticipazione già nella
presuppone una comparazione). mente del parabolista) possa essere conside-
La parabola non si limita a paragonare rata autonomamente, solo nella sua logica
staticamente, per esempio, il regno di Dio ad interna e nella valutazione che essa fa
un tesoro o ad una perla, ma la vicenda scaturire.
dell’uomo che ha incontrato il regno alla Definite in questo modo le due forme
vicenda dell’uomo che ha scoperto il tesoro linguistiche, essendo qualitativamente
o la perla e deve regolarsi in un certo modo diverso il loro effetto e il rapporto che
(Mt 13,44-46). s’instaura tra chi parla e chi ascolta, non è
3. Parabola e allegoria - Il meccanismo fin possibile, com’è stato spesso sostenuto, che
qui esposto ci consente anche di uno stesso brano, globalmente considerato,
comprendere la differenza qualitativa tra per il medesimo ascoltatore, funzioni
parabola e allegoria, e al tempo stesso la contemporaneamente sia come parabola che
facilità del passaggio dall’una all’altra. come allegoria. L’allegoria non funziona
L’allegoria non è qualcosa di più o come parabola per il solo fatto di possedere,
qualcosa di meno della parabola, qualcosa di almeno in qualche caso, una certa coerenza
più bello o di meno bello, di più ricco o di anche a livello della vicenda fittizia (che
meno ricco: è qualcosa di diverso, perché altre volte può ridursi ad un flusso di
diversa è la sua “pragmatica”: diverso il rap- immagini, privo di interna coerenza, senza
porto che s’instaura tra chi parla e chi che per questo l’allegoria cessi di
ascolta, diverso l’“effetto allegoria” funzionare): tale coerenza infatti è un
dall’“effetto parabola”. fenomeno ulteriore, accessorio rispetto agli
L’allegoria opera attraverso un continuo effetti di sovrapposizione specifici
gioco di accostamento, di intenzionale dell’allego- ria. E a sua volta la parabola non
sovrapposizione, tra l’immagine e la realtà, funziona come allegoria per il fatto di
sprigionando momento per momento i suoi presupporre delle corrispondenze puntuali
molteplici effetti didattici, estetici, pratici; tra i vari momenti della vicenda fittizia e
l’ascoltatore perciò sin dall’inizio deve avere quelli della vicenda reale: si tratta infatti di
davanti agli occhi entrambe le vicende. Per contatti esigiti dall’identità di struttura,
capire come allegoria Ez 16 devo sapere già dall’indispensabile “specularità” o isomor-
in partenza che fia tra le due vicende; essi dunque non
lo sposo è Jhwh e la sposa è Israele; in costituiscono un fenomeno ulteriore ed
questo modo, man mano che il racconto si autonomo rispetto al meccanismo
sviluppa, io sono in grado di comprendere parabolico, ma semplicemente un
(non solo sotto il velo delle immagini, come presupposto di esso.
nelle forme più deboli in cui l’allegoria, In tempi successivi però, col variare
intessuta di simboli puramente “steno- dell’atteggiamento del lettore, può avvenire
grafici”, si riduce a linguaggio cifrato; ma che la parabola cominci a funzionare come
anche alla luce di esse, come nelle forme più allegoria, ad essere fruita come allegoria. È
Parabola/ Parabole 14
assai facile infatti che il lettore cristiano Conserva certo una qualche utilità, ma è
medio, che già conosce l'applicazione della innegabile che l’aspetto specifico della
parabola e che inoltre già condivide il punto parabo- licità va perduto. Viceversa, il recu-
di vista di Gesù e non ha bisogno di esserne pero di esso consente anche al lettore di
convinto, non faccia troppa attenzione alla oggi, senza perdere quanto può esserci di
funzione argomentativa della parabola. Egli valido in una lettura distinta dei vari
non prende più sul serio l’ipotesi che il elementi del racconto, di coglierne
figliuol prodigo invece di essere accolto a pienamente la dinamica complessiva e
braccia aperte sia cacciato via, come l’efficacia che gli è propria.
pretende il fratello maggiore, o per lo meno 4. Parabola e metafora - Una volta chiarito
invitato a rifarsi vivo solo quando lavorando che il meccanismo argomentativo della
duramente si sarà rifatto una posizione; il parabola riscoperto da Jiilicher ne spiega
racconto così viene riferito momento per assai bene l’efficacia e la “insurrogabilità”,
momento all’esperienza del peccato e del appare superflua la nuova proposta che,
perdono, a volte perdendo completamente di partendo dalle moderne teorie sulla
vista il personaggio del fratello maggiore, lo metafora, vorrebbe individuare
scontro di Gesù con la mentalità dei farisei, lo specifico delle parabole di Gesù nei tratti
il suo sforzo di giustificare il suo modo di paradossali, umanamente imprevedibili (il
accogliere i peccatori. debito condonato, il salario intero pagato
A rigore tuttavia — ed è facile verificarlo anche a chi non ha lavorato tutta la giornata,
anche nella catechesi — anche se il lettore la festa imbandita non al figlio rimasto in
già conosce l’applicazione, se lo si invita a casa ma allo scapestrato che ritorna, ecc.).
fare attenzione alla vicenda fittizia nel suo È dubbio, tra l'altro, che questa nuova
intreccio unitario per coglierne la logica proposta riesca effettivamente ad offrire
interna e ricavarne la valutazione che ne un’alternativa alla linea Julicher-Dodd-
scaturisce, anche per lui può continuare a Jeremias senza ricadere nell’antica
funzionare come parabola. identificazione con l’allegoria. Non ogni
Poiché come già notato 1’"effetto linguaggio metaforico, capace di dischiudere
parabola” scaturisce dalla dinamica una nuova visione (Aurelio) è necessaria-
complessiva del brano, mentre l’“ef- fetto mente “parabola”. Perché sia “parabola”
allegoria” può scaturire dai singoli elementi deve trattarsi di un racconto; la grossa
uno per uno, non va escluso che il medesimo difficoltà allora, per questa nuova teoria, è
brano possa funzionare al tempo stesso come quella di individuare, a livello di racconto,
parabola nel suo complesso e come allegoria quella tensione che nella metafora si ha tra
in alcuni elementi. Così per esempio nella due termini, ognuno col suo campo
parabola della gran cena nella versione di semantico. Nella parabola la tensione dov’è?
Matteo (Mt Se è solo quella interna al racconto, quella
22,1- 14) alcuni elementi (le nozze del tra le premesse e la conclusione, tra l’esito
figlio del re, l’uccisione dei messaggeri, la che apparirebbe scontato in partenza agli
distruzione della città, l’espulsione ascoltatori prigionieri della vecchia logica
dell’invitato privo di veste nuziale...) umana e l’esito imprevedibile che gli dà
rinviano allegoricamente ai singoli momenti invece Gesù (Crossan, Ricoeur), allora la
della storia già nota ai lettori; il che tuttavia, tensione è fra racconto e mondo, ma non fra
almeno in linea di principio, non impedisce racconto e regno: fra racconto e regno,
che il brano nel suo complesso possa ancora racconto e storia della salvezza, il rapporto
funzionare come parabola, sollecitare cioè torna ad essere di ricalco, di copia, né più né
un giudizio (in questo caso: far capire che è meno che nell’allegoria.
stata giusta la sostituzione dei primi invitati
con altri). In concreto però sembrano
fenomeni limitati ad una piccola parte del
materiale e legati alle riletture successive,
non all’uso originario.
Rileggere come allegoria una parabola
non è tanto un aggiungere qualcosa, come
nell’allegoresi, quanto un togliere qualcosa,
un non coglierne appieno gli effetti.
1U91 Parabola/Parabole
A meno che non si intenda eliminare la del racconto (come esigerebbe la nuova
dualità racconto/regno identificando il regno teoria), bensì il suo punto di partenza: il
col racconto stesso, secondo quegli esiti ritrovamento di un tesoro, il condono
estremi esistenzialistici e nichilistici già insperato di un enorme debito, il
segnalati all’inizio nel panorama delle festeggiamento per il figlio che non lo
posizioni attuali. Se invece (con H. Weder) merita, il pagamento dell’intera paga anche
la tensione viene individuata non all’interno a chi ha lavorato appena un’ora, ecc. Anche
del racconto ma nel suo rapporto con la se in alcuni casi questi elementi rappre-
realtà del regno, viene racchiusa tutta nella sentano già una conclusione rispetto ad un
copula “è”, che indica una somiglianza ma al antefatto precedente (il debito e
tempo stesso una dissomiglianza (il regno è l’impossibilità di pagarlo; la fuga da casa; la
simile alla vicenda raccontata, pur non giornata intera di lavoro fatta dagli operai
essendo identico ad essa), allora si lascia da della prima ora...), diventano poi a loro volta
parte la moderna teoria sulla metafora viva e un antefatto rispetto allo sviluppo parabolico
si torna a ricondurre la parabola alla vero e proprio. Il racconto infatti s’impernia
comparazione, come nelle tesi meno valide su ciò che avvenne dopo, sulla valutazione
di Jiili- cher. del successivo comportamento dei
In realtà la parabola non opera, come la protagonisti: dell’uomo che per entrare in
metafora, attraverso lo scontro di due diversi possesso di quel tesoro dovette vendere
campi semantici. Non c’è tale scontro in tutto; del debitore che avendo ricevuto il
nessuno dei due momenti del suo funziona- condono doveva anche lui condonare al suo
mento: non nel primo momento, in cui si fa prossimo; del fratello maggiore
leva solo sulla logica interna alla vicenda o degli operai della prima ora, che
fittizia; non nel secondo momento, il s’indignano per l’equiparazione con chi non
trasferimento del giudizio ottenuto dalla ha fatto come loro il suo dovere.
vicenda fittizia a quella reale, perché questo Indubbiamente l’antefatto umanamente
trasferimento fa perno precisamente sull’a- imprevedibile riflette la novità inaudita del
nalogia strutturale, l’isomorfia tra le due regno che sconvolge ogni logica umana.
vicende; non c’è mai scontro perché nel Esso tuttavia non impedisce che la parabola
primo momento le due vicende vengono assuma un’andatura autenticamente dia-
tenute ben distanti l’una dall’altra, nel logica e faccia appello alla razionalità
secondo poi, quando vengono avvicinate, la dell’interlocutore. Il problema non è se sia
vicenda fittizia non interessa più per il cosa di tutti i giorni che un creditore
campo figurativo (pastori e pecore, festa condoni di colpo ai suoi debitori ogni
nuziale...) ma unicamente per la struttura debito, quello più piccolo come quello più
logica che soggiaceva alla vicenda fittizia; è grosso, ma chi di quei due si mostrerà più
unicamente questa struttura logica il punto di riconoscente (Le 7,40-43). Il problema non è
contatto con la vicenda reale. La differenza se sia verosimile umanamente che un re
di fondo sta nel fatto che il ricorso ad un condoni di colpo un debito di diecimila
diverso campo figurativo non ha la stessa talenti, pari alle entrate fi
funzione che ha nella metafora: quello che
interessa al parabolista non è il potenziale
espressivo di quel campo semantico, da far
scontrare in maniera originale e creativa con
quello dell’altra vicenda; quello che gli
interessa è unicamente la sua capacità di
racchiudere la medesima struttura logica,
però al tempo stesso nascondendola, ren-
dendone provvisoriamente non rico-,
noscibile l’identità.
Con questo non si nega che ci sia, nelle
parabole più caratteristiche, uno scontro tra
la visione nuova di Gesù e la visione della
vecchia logica umana. A ben vedere però
l’elemento paradossale e umanamente
imprevedibile costituisce non la conclusione
Parabola/ Parabole 1092
voglia svuotare la parabola della sua speci- quella voluta dal narratore. Se si tratta di
fica indole dialogico-argomentativa, oppure parabola, il narratore deve indicare, in una
svuotare l’annunzio evangelico della sua maniera o nell’altra, anche il referente extra-
specifica indole profetica, kerygmatica, di narrativo; se a volte ciò non era fatto
messaggio cioè proclamato esplicitamente, è solo perché risultava già
autoritativamente da parte di Dio, di evento chiaro dalle circostanze concrete in cui era
salvifico gratuito, non deducibile da alcuna pronunziata la parabola, e non (come pensa
verità di ordine puramente razionale ed M.A. Tol- bert) per lasciare all’ascoltatore la
umano. libertà di collegarla ad un referente qualsiasi
Contro l’enfasi spropositata posta sulla a suo arbitrio. Resta il fatto della
parabola soprattutto da Fuchs, che “inesauribilità” delle letture e delle
trasferisce ad essa l’efficacia salvifica della interpretazioni, che però riguarda ogni testo
risurrezione, va ribadito che la parabola non e non solo le parabole, e va inteso
è l’evangelo, non assorbe in se stessa positivamente, come pienezza e non come
l’evangelo, ma rinvia ad esso, rinvia alla vuoto o indeterminatezza di significato.
predicazione non parabolica di Gesù che le Le parabole non sono dunque né il centro
fa da premessa e da orizzonte. Naturalmente o l’essenza dell’evangelo — sia come unico
si potrà obiettare che a sua volta anche linguaggio capace di mediare il regno
l’espressione “regno di Dio”, e la (Fuchs), sia come semplice variante figurata
proclamazione del suo approssimarsi, è essa di altri linguaggi non figurati (allegorismo
stessa linguaggio metaforico, è essa stessa antico) — né all’opposto un corpo estraneo
“parabola”: discorso legittimo, che però ci in mezzo al materiale evangelico, isolabile e
porta molto lontano dallo specifico di quelle fruibile, prescindendo dall’evangelo, in
che in senso più stretto chiamiamo letture “secolari” o “polivalenti”. Piuttosto,
“parabole”, e che comunque non autorizza il esse vanno viste come la frontiera
ruolo che proprio a queste ultime si dell’evangelo: frontiera mobilissima su cui
vorrebbe attribuire. l’evangelo, senza mai cessare di essere dono
Rinviando alla predicazione di Gesù ed inaudito, messaggio che viene da Dio e non
alla prassi in cui essa s’incarna, le parabole dagli uomini, si rivela però veramente
rinviano al mistero della sua persona, in rivolto agli uomini, capace di farsi carico dei
attesa di un disvelamento definitivo della loro interrogativi e di assumere tutto quanto
sua identità e della sua autorità; in tal senso ancora resta in loro di capacità di
rinviano in ultima analisi proprio alla risur- camminare verso la verità. Gesù certo non è
rezione e non possono essere poste, come in riducibile a Socrate, ma non è neppure
Fuchs, in alternativa ad essa. estraneo a Socrate, non è da meno di
Altrettanto inammissibile però è anche la Socrate.
dissociazione. L’autonomia delle parabole è Ma in che senso l’annunzio, nelle
un’autonomia relativa, non assoluta; è parabole, si fa dialogo? Rispetto al momento
un’autonomia funzionale alla strategia dell’annunzio vero e proprio qual è la
argomentativa: un’autonomia che dev’essere funzione di questo momento dialogico,
prima affermata (« Quell’uomo è degno dì razionale e per così dire “socratico”? È una
morte!»), poi subito dopo negata («Se; tu funzione di servizio, molto umile, scevra da
quell’uomo!»). E altra cosa dunque pretese totalizzanti. La parabola col suo
dall’autonomia dell'opera d’arte (alla quale appello alla razionalità dell’interlocutore non
peraltro è lecito appellarsi solo in sede di pretende affatto di far scattare in lui, per via
fruizione puramente estetica, non per di deduzione razionale, l’accettazione di
escludere i riferimenti storici eventualmente Gesù e del suo messaggio. In tal senso l’“ef-
presenti anche in un’opera d’arte!). fetto parabola” non coincide con l’evento
Il racconto isolatamente considerato non salvifico della "parola” accolta nella fede;
è “parabola”: potrà essere fiaba, romanzo, tant’è vero che l’effetto parabola può aversi
fatto di cronaca. Un ateo può leggere nella anche nell’interlocutore che pur avendo
parabola del figliuol prodigo solo la compreso si chiude, rimane sulle sue po-
descrizione di un conflitto familiare o psico- sizioni ostili, anzi le irrigidisce proprio
logico, e nessuno potrà proibirglielo, però in perché ha capito, proprio perché si è visto
tal caso il racconto non è letto come smascherato (Linne- mann: c’è anche nelle
parabola, è letto in maniera contraria a parabole qualcosa che porterà Gesù alla
Parabola/ Parabole 1094
ne ecclesiologica, più di quanto non modo, la versione mat- teana della parabola
avvenga in Jeremias. della gran cena (Mt 22,1-14) aggiunge
I tentativi di ritrovare nelle parabole una l’intera scena dell’espulsione dell’uomo
ecclesiologia esplicita restano problematici e sprovvisto di veste nuziale, per prevenire i
riguardano comunque solo una parte limitata cristiani, soprattutto quelli provenienti dal
di esse: parabole del ritardo del padrone, paganesimo, dal pericolo di illudersi che
parabole della crescita che sembrano l’essenziale fosse solo l’essere entrati nella
alludere anche ad un suo prolungarsi nel chiesa al posto dei primi invitati, i giudei
tempo... Più interessante appare increduli, e che la salvezza fosse ormai
il tentativo di individuare una dimensione assicurata. Anche in questo caso, una scena
ecclesiologica implicita, che i ritocchi aggiunta di sana pianta non fa altro che
postpasquali non hanno fatto altro che rendere esplicito qualcosa che Gesù aveva
esplicitare. Così per esempio la parabola lasciato implicito ma ugualmente
della pecora smarrita, originariamente una presupponeva: la salvezza è offerta a tutti,
parabola della misericordia, mirante a di- anche ai peccatori, però dev’essere accolta,
fendere dai denigratori la prassi di Gesù di tradursi in cambiamento di mentalità e di vi-
accogliere a mensa i peccatori (Le 15,3-7), ta. Anche questa volta, si è dovuto cambiare
nella versione di Matteo diventa un modello proprio per rimanere fedeli.
di pastoralità per la comunità cristiana: La stessa “teoria delie parabole” di Me
«Allostesso modo, è volontà del Padre 4,1-34 parr. in definitiva non fa altro che
vostro celeste che neppure uno di questi pic- esprimere, anche se attraverso uno schema
coli vada perduto» (Mt 18,12-14). Che cos’è artificioso dal punto di vista storico, la
avvenuto? Il racconto resta lo stesso, ed in convinzione che gli increduli, e in un certo
definitiva anche l’applicazione, però viene senso
guardato in direzione diversa: non ci si con- i discepoli stessi prima della pasqua, non
trappone più ai denigratori della prassi di avevano veramente compreso le parabole.
Gesù, ma a chi tra i pastori della comunità Di fronte alla luce abbagliante della
trascurasse di imitarla. La chiesa ha risurrezione, sembrava oscurità e cecità
compreso che se Gesù aveva agito così, se quanto di Gesù avevano compreso prima. E
Gesù aveva rivelato con i suoi gesti tuttavia quello che comprendevano adesso
l’atteggiamento misericordioso del Padre, era quello che c’era già allora, era il mistero
allo stesso modo doveva agire anch’essa; ed di Gesù; erano essi a non comprendere, ad
ha trovato l’opportunità di esprimere questa essere ancora prigionieri della cecità umana.
sua consapevolezza attraverso quello stesso Nella luce della pasqua l’intero ministero di
racconto. Dal punto di vista letterario è una Gesù appariva un “parlare in parabole”, un
modifica, un’aggiunta; in realtà però essa enigma misterioso di cui solo la risurrezione
non fa che esprimere un presupposto che avrebbe offerto la piena decifrazione (cf. Gv
c’era già nel ministero prepasquale: Gesù 16,25. 29). È uno schema artificioso nel
infatti aveva indicato ai discepoli le sue modo (soprattutto nello spostare alle
scelte, i suoi atteggiamenti, il suo stile parabole di Gesù lo schema apocalit-
nell’annunzio del regno, come un cammino
che an- ch’essi dovevano percorrere.
Altre volte, si direbbe che la chiesa
primitiva ha intuito che lasciando inalterata
la parabola, mentre la situazione storica era
cambiata, si sarebbero avuti grossi equivoci.
Così l’allegorizzazione della parabola del
seminatore, che individua i terreni cattivi nei
cristiani incostanti, intimoriti dalla
persecuzione o schiavi delle ricchezze, aiuta
a capire che la divisione tra terreni buoni e
cattivi non è solo quella che si ebbe nel mi-
nistero di Gesù, non coincide con la
divisione tra cristiani e giudei rimasti
increduli, ma continua anche oggi e passa
anche attraverso la comunità. Allo stesso
Parabola/ Parabole 1096
tico della rivelazione in due tempi, in- 6. La zizzania (Mt 13,24-30) troducendo una separabilità
tra para- xy 7. La grande cena (Le 14,16-24; Mt boia e “spiegazione”) ma non nell’in-
22,1-10)
tenzione profonda che lo anima, che 8. I due figli (Mt 21,28-31) è quella di sottolineare la
d i m e n s i o n e 9 . I cattivi vignaioli (Me 12,1-9; Le profondamente cristologica, ed an-
20,9-16; Mt 21,33-41)
che ecclesiologica, delle parabole. 10. Il figlio prodigo (Le 15,11-32) Le riscoperte dell’esegesi
moderna/'^! 1. La pecora smarrita (Le 15,4-7;
ii ci aiutano a rivela regolarmente
delimitare in il più profondo (Dupont), quello che sta alla
maniera più precisa base anche delle riletture successive, pur
l’uso delle senza lasciarsi esaurire da nessuna di esse. x
parabole nel
contesto storico IV - APPENDICE: Le parabole nei vangeli
sinottici — Nei vangeli
della predicazione
di Gesù, il numero delle parabole è calcolato da un
distinguendo meglio minimo di 35 a un massimo di 72: la
i diversi stadi di differenza deriva dalla difficoltà di
riletture classificazione dei testi (alcuni sono
successive, senza considerati solo metafore, altri lóghia
per questo negare parabolici, altri paragoni brevi, ecc.). Ecco
la continuità che comunque una lista minima comunemente
li collega. Anche i accettata come base ottimale per identificare
ritocchi il materiale parabolico dei vangeli:
postpasquali non 1. L’uomo forte (Me 3,24-27; Mt 12,24-26;
sono semplicemente Le 11,17-18.21-22)
un’incrostazione da 2. Il granello di senape (Me 4,30-32; Mt
rimuovere, un velo 13,31-32; Le 13,18-19)
da la-> cerare per 3. Il lievito (Mt 13,33; Le 13,20-21)
far riemergere il 4. Il seme che cresce da sé (Me 4,26-29)
volto di Gesù 5. Il seminatore (Mt 13,3-9; Me
1
(Jeremias), ma ci 4,3-9; Le 8,5-8)
aiutano — come del > Mt 18,12-14)
resto anche le 12. La dramma smarrita (Le 15,8-10)
ulteriori riletture 13. I due debitori (Le 7,36-50)
attraverso tutta la 14. Il servo e il padrone (Le 17,7-10)
storia dell’esegesi 15. Gli operai della vigna (Mt 20, 1-5y
4-ié.
cristiana — a 16. Il fariseo e il pubblicano (Le 18,9-
cogliere meglio, 14)
attraverso le 'y,Yl. I ragazzi in piazza (Mt 11,16-19; Le
molteplici 7,31-34)
risonanze, 18. Il tesoro nascosto (Mt 13,44)
l’intenzione 19. La perla nascosta (Mt 13,45)
originaria. Queste 20. Il servo spietato (Mt 18,21-35)
riletture non 21. Il buon samaritano (Le 10,25-37)
rendono però • v22. I due in lite (Mt 5,25-26; Le 12,
inutile lo sforzo 58-60)
dell’esegeta di 23. L’amministratore astuto (Le 16, 1-8)
risalire alle ori- 24. Lazzaro e l’epulone (Le 16,19-31)
gini. Il 25. Il ricco insensato (Le 12,16-20)
significato più 26. Il fico sterile (Le 13,6-8) v^27. Il
originario, quello portiere in attesa (Me 13,33-36;
autenticamente Le 12,35-38)
parabolico, in >v28. Il ladro notturno (Mt 24,43-44;
genere escatologico Le 12,39-40) y29. Il servo fedele
ed implicitamente (Mt 24,45-51; Le 12,42-46)
cristologico, si
1097 Parola
.
. 213 La redazione maiteana, come lascia
intendere la conclusione (cfr. 18,14), mette
l'accento sulla responsabilità pastorale nei
confronti dei più piccoli all'interno della
comunità cristiana. La redazione lucana
invece (cfr. 15,7) punta sull’accoglienza
gioiosa che va riservata al peccatore che si
converte, con una punta polemica contro chi
presume della propria autosufficiente
diversità.
214
Vanno in questo senso alcuni fattori:
1102 IL GESÙ TERRENO
anelli: Abele, Enoch, Giuseppe, Mosè, Levi, in genere il saggio e il giusto, e anche R.
Manina ben Dosa); l’autore raggruppa i lesti in quattro gruppi cronologici: 4 sono
testimoniati tra II e I sec. a.C. (Sir 4,10; lEn 105,2; Test.Lev. 4,2; Ezechiele
il Tragediografo su Mosè), 3 verso la fine del sec. I a.C. (Sap 2,18; 4QpDan A* = 4Q246;
e 4QFlor 1,11), 3 nel sec. I d.C. (b.Ber. 17asu R. Hanina ben Dosa; Pregh. di Gius. 6-7;
Test.Abr. 13,1-5), e 5 verso il 100 d.C. (4Esd 7,28; FI.. Gius., Ant. 2,232; Gius. eAs. 6,3.5;
Ap.EÌ. 5,25; e il samaritano Mem.Marq.). [L’unica correzione alle parole citate riguarda il
termine « proto-giudaismo », che sostituiremmo volentieri con « medio giudaismo »]. . ..
i' ' ;
222
« La sua rivendicazione di investitura escatologica, avvertibile nella parabor la,
costituisce un presupposto fondamentale della cristologia primitiva » (R.Pesch; Me II, p.
335); cfr. anche H. Weder, Metafore del regno, pp. 192-193.;,
223
Altre parabole polrebbero essere esaminate per la loro valenza cristologica. Cosi le
parabole del tesoro nascosto nel campo e della perla preziosa (cfr. Mt 13,44-46) dicono
che gli ascoltatori di Gesù devono porre l’accoglienza del suo annuncio, del regno al di
sopra di ogni altro valore; la parabola degli invitati al banchettò (cfr. Mt 22.1-14 / Le
14,16-24) fa vedere che di fronte all’annuncio di Gesù bisogna fare una scelta chiara, che
avrà delle risonanze escatologiche; ecc. In tutti questi casi, la figura personale di Gesù
emerge nella sua statura unica e determinante: decidere per lui significa decidere per Dio, e
viceversa decidere per Dio non è possibile senza decidere anche per lui.
218
Cfr. H. Weder, Metafore del regno, pp. 185 e 189 noia 34; cfr. anche J. Jeremias, Le
parabole di Gesù, pp. 89-90 (con la nota 101). A collocare la parabola dopo la Pasqua
furono sopraltutto A. Jiilicher e R. Hullmann.