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DANILO MAZZOLENI

Epigrafi del Mondo


Cristiano antico

© COPYRIGHT 2002 -ISBN 88-465-0231-0


PONTIFICA UNIVERSITÀ LATERANENSE
P,AZZA SAN GIOVANNI IN LATERANO, 4
ROMA

LATERAN UNIVERSITY PRESS
PREMESSA

" TRASCORSO OLTRE un trentennio da quando iniziai il mio percorso

E nella ricerca scientifica, con la preziosa guida di due grandi Mae-


stri, Pasquale Testini (prematuramente scomparso nellg8g) e il pa-
dre Antonio Ferma (che in quest'anno 2002 ha festeggiato il suo centune-
simo compleanno ). Proprio a Pasquale Testini fui chiamato a succedere nel-
l'insegnamento di Archeologia Cristiana dalla Facoltà di S. Teologia della
Pontificia Università Lateranense e due anni or sono quest'ultima mi rivolse
l'invito di proporre un lavoro per un'eventuale pubblicazione, che lo stes-
so Ateneo avrebbe provveduto a vagliare e successivamente - in caso posi-
tivo - a portare a buon fme.
Dopo aver molto riflettuto, notando che in tanti anni erano usciti di-
versi articoli inerenti soprattutto l'epigrafia cristiana dei primi secoli, di-
spersi in edizioni non facilmente accessibili e legati da un fIlo logico dal pun-
to di vista degli argomenti affrontati, proposi di raccogliere un certo nu-
mero di saggi, uniti secondo alcuni temi generali, che potevano essere uti-
li anche agli studenti che si dedicano agli studi epigrafici cristiani negli Ate-
nei e negli Istituti di specializzazione statali ed ecclesiastici (pensavo so-
prattutto ai dottorandi del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana).

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EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO PREMESSA

Redassi quindi un elenco, accantonando le edizioni di gruppi più o me- to l'opportunità di pubblicare questo volume, al Responsabile Editoriale,
no numerosi di testi inediti e preferendo invece lavori di più ampio respi- don Roberto Donadoni, e al dottor Ferdinando Werlen per la loro cortese
ro, che analizzassero le caratteristiche dell'epigrafia di singole regioni geo- disponibilità. Sono grato anche a Barbara Mazzei, mia ex-allieva, che mi ha
grafiche o di particolari siti, oppure temi di carattere generale. Presentai un generosamente aiutato nella composizione informatica dei testi e a Va-
progetto di massima, ma - devo confessarlo - senza essere convinto che es- lentina Luciani, che ha curato gli indici del volume.
so sarebbe stato subito accettato. Fu, perciò, con sorpresa che appresi suc- Per concludere queste brevi note introduttive, mi fa piacere dedicare
cessivamente che la mia proposta era stata accolta. idealmente questa mia "fatica" a quei Familiari, che in diversi periodi han-
Dopo aver compiuto la selezione degli articoli usciti e il loro raggrup- no facilitato non poco il mio lavoro con la loro pazienza e comprensione,
pamento secondo gli argomenti trattati, si pose un primo problema, se cioè oltre che con il loro affetto sincero: in primo luogo i miei genitori, Filiber-
ristamparli anastaticamente (come alcuni fanno), oppure rivederli e ri- to (purtroppo improvvisamente scomparso mentre si stampava questo
comporli. Scelsi la seconda soluzione, perché la riproduzione meccanica- volume) e Biancamaria, poi mia moglie Alessandra e mio figlio Leonardo.
mente fotografica può presentare inconvenienti, soprattutto di ordine Un grazie di cuore anche a loro.
estetico, avendo caratteri tipografici e impaginazioni diverse. Fra l'altro, i
contributi precedenti al1993 (anno in cui avevo iniziato ad archiviare i miei Roma, settembre 2002
materiali in un computer) dovevano essere scannerizzati e rivisti comple-
tamente, poiché il tipo di abbreviazioni bibliografiche adottate nelle note
di ogni articolo si uniformava ai criteri adottati nei singoli volumi, di cui es-
si originariamente facevano parte.
In questo caso, dopo attenta riflessione, si è deciso di eliminare queste
diversità, riprendendo in mano tutte le migliaia di note per dar loro una ve-
ste omogenea. Si è inoltre dovuta superare la tentazione di aggiornare la bi-
bliografia, specie di alcuni contributi, con l'eventuale aggiunta degli studi
apparsi successivamente, perché logicamente ciò avrebbe snaturato i testi
originali, che vanno inseriti nel periodo e nel contesto in cui furono editi,
obbligando ad una revisione generale di tutti gli scritti, cosa che non rien-
trava nel progetto iniziale di questo volume. Si sono pure riprodotte mol-
te delle illustrazioni che corredavano i singoli contributi, raggruppandole,
per esigenze editoriali, in fondo al volume con numerazione progressiva.
Con tutti i limiti che gli articoli apparsi in questa parabola trentenna-
le della mia attività scientifica possono aver avuto e con le inevitabili im-
precisioni che possono contenere, si spera che almeno abbiano portato
qualcosa di positivo nel campo (per troppi aspetti tuttora lacunoso) degli
studi sull'epigrafia cristiana. Certamente, da parte mia devo confessare
che sono stati portati avanti tutti con grande amore ed entusiasmo verso
quest'affascinante disciplina, sentimenti che spero di aver trasmesso e di tra-
smettere ancora nei miei anni di insegnamento ai giovani.
Per concludere queste brevi note, mi sia consentito rivolgere un senti-
to ringraziamento alla Pontificia Università Lateranense, che mi ha forni-

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PART E I

Temi di cara ttere gene rale


EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO

1
L'epigrafia cristiana al tempo dei Severi l

Parlare di epigrafia cristiana dell'epoca dei Severi significa analizzare in pra-


tica il periodo della genesi di questa disciplina. Infatti, eccezion fatta per po-
chissimi testi che si possono riferire con certezza ai decenni conclusivi del
II secolo, come la celebre iscrizione del vescovo Abercio di Gerapoli (fig. 1),
datata fra il 161 e il 180', e probabilmente l'altrettanto famosa dedica di Pet-
torio di AugustodunumJ , è proprio dagli inizi del III secolo che, nei più an-
tichi nuclei delle catacombe romane, iniziano a comparire le prime testi-
monianze scritte che si possono defìnire cristiane.
Contrariamente, però, ai due testi sopra citati, che mostrano già un for-
mulario molto sviluppato e complesso, con un linguaggio simbolico ac-
centuato suscettibile di un'interpretazione non sempre immediata ed uni-

,] D. MAZZO LENI, L'epigrafia crisriana a/tempo dei Severi, in 'Gli imperatori Severi" (a cura di E. dal Co-
valo e G. Rinaldi), "Biblioteca di Scienze Religiose", 138. Roma '999, pp. 273-283
2) La bibliografia in meriro è vastissima. Si vedano, fra gli altri, A. FERRUA, Della patria e del nome di S.
Abercio, in "La Civiltà Cattolica", 94,4, 1943, pp. 39-45; lo., Nuove osservazioni sull'epitaffio di Aber-
cio, in "Rivista di Archeologia Cristiana", 20, '943, pp. 279-305; M. GUARDUCCl, Epigrafia greca, IV, Ro-
ma 1978. pp. 378-386 (con bibliografia precedente); W. WISCHMEYER. Die AberkioinschriFt al" Gra-
bepigramm, in 'jahrbuch fiir Antike und Christeotum". 23, '980, pp. 22-47. Da ultimo, una sintetica
scheda critica di G. FlllPPI è in A. DONATI (a cura di), Dalla Terra alle Centi. La diFFusione del Cri-
stianesimo nei primi secoli, Milano '996, pp. 182-184, nn. 24-25.
31 M. GUARDUCCI, Epigrafia, cit., pp. 487-494.

11
EPIGRAfI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO L'EPIGRAFIA CRISTIANA Al TEMPO DEI SEVERI

voca, negli altri esempi funerari romani le iscrizioni sono generalmente so studioso, diede risultati piuttosto significativi: oltre 1'80 per cento delle
molto diverse, avendo come costante una grande concisione e compren- epigrafi rinvenute in quella regione erano neutre, risultavano cioè prive di
dendo spesso solo i nomi dei defunti e semmai qualche augurio di pace a qualsiasi elemento peculiarmente cristiano. Nella maggior parte dei casi, in-
loro rivolto. Nello stesso tempo cominciano a comparire - da soli o accan- fatti, esse avevano solo il nome del defunto e, in percentuale molto mino-
to ai testi - i primi simboli, soprattutto ancore e pesci4 • re, anche quello del o dei dedicanti'.
Altre dediche sepolcrali, invece, mostrano ancora profondi legami con l'e- Poco più di una cinquantina di epigrafi contenevano invece auguri o
pigrafia pagana, distinguendosi da essa talora solo per pochi (e non sempre acclamazioni di pace certamente cristiani, che si potevano intendere come
sicuri) indizi. Non di rado, poi, il fonnulario è ancora neutro e solamente il con- un simbolico saluto rivolto dai superstiti ai loro cari scomparsi. Fra i tanti
testo di provenienza dell'epigrafe può deporre a favore della sua cristianità. casi di questo genere, basti vedere la dedica dipinta col minio in lettere "pri-
Se quelle ora esposte possono costituire le prime impressioni sull'argo- scilliane" di Caelestiné o quella, molto nota, di Vericundus 9 , in cui l'abbre-
mento in esame, bisogna tuttavia premettere che ben pochi finora ne hanno viazione centrale va preferibilmente intesa come m( emaria) e non come ri-
trattato specificamente, stante anche la persistente difficoltà di condurre in- ferimento a un presunto martire, o come invocazione mariana ante litteram.
dagini epigrafiche di vasto respiro di questo tipo, permanendo la situazione at- Su una parete del Museo Pio Cristiano del Vaticano (già Lateranense)
tuale di sillogi e studi sui materiali delle diverse regioni dell' arbis christianus an- furono poi raccolti altri esempi simili, pure provenienti da Priscilla m • In es-
tiquus quanto mai discontinua e in molti casi tutt'altro che soddisfacente, an- si si riscontra ancora una volta come uno dei primi simboli ad apparire ac-
che se notevoli progressi al riguardo si sono verificati negli ultimi anni. canto ai testi sia - con il pesce -l'ancora, che sarà poi anche uno dei primi
Si può comunque citare, in proposito, un recente lavoro del Carletti ne- ad essere abbandonato, fin dal IV secolo". Quindi, dapprima entrarono nel
gli atti del Colloquio sulla Terza Età dell'Epigrafia, dedicato ai "problemi del- repertorio cristiano elementi figurativi che avevano una valenza cristologica
la cronologia, della natura e dei caratteri propri delle più antiche testimonianze sottesa (connessa con il celebre acrostico) e soteriologica.
epigrafiche sicuramente attribuibili a committenza cristiana"'. L'indagine Proprio un'ancora, insieme a motivi decorativi a forma di freccia e a una
non era comunque specificamente incentrata sull'età dei Severi, ma si spingeva palmetta, ricorre nella famosa epigrafe di Fi!umena", che nel secolo scorso
oltre, fino alla seconda metà del III secolo ed era limitata solo a Roma. fu ritenuta una martire senza il minimo indizio di carattere archeologico od
Un complesso monumentale di notevole rilievo per tentare di ricostrui- epigrafico, creandole poi intorno una tradizione agiografica completa-
re la delicata fase delle origini dell'epigrafia cristiana è quello di Priscilla, in mente apocrifa. Prescindendo da questi fatti, ampiamente noti, si può ri-
cui soprattutto la regione dell'arenario ebbe un'utilizzazione intensa da par- levare che nella sistemazione dei tegoloni sulloculo essi erano stati pro-
te della comunità locale proprio fra la fine del II e gli inizi del III secolo. babilmente invertiti per errore o ignoranza di un fossore.
Il de Rossi trovò in quest'area circa trecento iscrizioni latine e greche, Questa estrema semplicità dei testi cristiani - salvo un certo numero di
spesso ancora affisse ai loculi 6 • Una ricerca specifica, intrapresa dallo stes- eccezioni - perdurò, secondo le risultanze a cui giunse il de Rossi, per cir-
ca mezzo secolo, fino all'incirca al 250, quando il formulario cominciò a po-

4) C. CARLEITI, Epigrafia cristiana, Epigrafia dei cristiani: alle origini della terza età dell'epigrafia, in "La Ter-
za Età dell'Epigrafia" (Colloquio AIEGL-Borghesi 86), Faenza 1988, pp. 128-131.
5) C. CARLEITI, Epigrafia cristiana, cit., pp. "5-135.
6 J l diversi articoli di G.B. DE ROSSI sull'argomento si trovano tutti nel "Bullettino di archeologia cristiana" 7J C. CARLEITI, Epigrafia cristiana, cit., pp. 11g-120.
(= BAC): l, z, 1864, pp. 9-13; I, 6, 1868, p. 84; I, 7, 1869, pp. 16-95; Il, 1, 1870, pp. 5-54; lll, 5, 1880, pp. 5-54; IV, 8) A. SllVAGNI- A. FER1<UA - D. MAzZOLENI- C. CARlEITl,lnscriptiones Christianae Urbis Romae septimo sae-
3,1884-1885, pp. 59-85; IV,4, 1886, pp. 34-166; IV, 5,1887, pp. 7-35 e 109-117; IV, 6, 1888-1889, pp. 7-14 '5-66, culo antiquiores (= ICUR), nova series, Roma-Città del Vaticano '922 sS., IX, 25046.
'°4-'33; V, l, 1890, pp. 69-71,72-80,97-122,140-146; V, 2, 1891, pp. 33-39, 57-96, 97-129. Sulla più antica epi- 9] ICUR IX, 2558,.
grafia priscilliana cfr. C. WlEITl, Linguaggio biblico ecomunità a Roma nel msecolo: il contributo delle iscri- 10 I O. MARUCCHI, I monumenti del Museo Cristiano Pio--Lateranense, Milano '910, tav. LXI, par. XVIII.
zioni dellmarenario" del cimitero di Priscilla, in "Annali di Storia ed Esegesi", 2, 1985, pp. 201-207. Sulle ori- 11 I Cfr., ad es., P. BRUUN, Liste analytique des signes et symboles, in "Sylloge Inscriptionum Christianarum
gini del cimitero si veda, inoltre, P. A FÉVRlER, Études sur les catacombes romaines. I. Le développement de Veterum Musei Vaticani ", 2, Helsinki 1963, pp. 83 e '50- \sl.
lo catacombe de Priscille, in "Cahiers archéologiques", IO, '959, pp. 1-26. 12) ICUR VIII, 23243.

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L'EPIGRAFIA CRISTIANA AL TEMPO DEI SEVERI
EPIGRAFI DH MONDO CRISTIANO ANTICO

co a poco ad arricchirsi di altri elementi, superando l'estrema laconicità del che l'anima del defunto sia ricordata, equivalente ad una richiesta di pre-
periodo delle origini. ghiere in suffragio del fedele scomparso.
Il padre Ferrua, ritenuto il più insigne studioso vivente di questa di- Un altro dato importante sull'epigrafia cristiana del tempo dei Severi
sciplina, nel 1975 dedicò all'epigrafia anteriore al periodo costantiniano un è quello della estrema rarità delle epigrafi datate, d'altronde pienamente
importante interVento nell'ambito del IX Congresso Internazionale di Ar- comprensibile, considerando quanto si è già notato sulla laconicità dei
cheologia Cristiana, confermando la sporadicità delle testimonianze scrit- formulari, che in origine di norma non prevedevano la presenza della da-
te attribuibili all'età severiana in tutte le regioni dell' orbis christianus an- ta di morte. Un'apposita ricerca compiuta nei volumi delle ICUR in occa-
tiquus'J. Comunque, egli individuò, per quanto riguarda Roma, alcune ca- sione di questo intervento ha permesso di evidenziare che epigrafi con un
tacombe in cui diversi elementi portavano a ritenere che almeno un grup- preciso riferimento cronologico, cioè con una data consolare sicura, com-
po di iscrizioni potessero risalire con buona probabilità alla prima metà del prese nei primi decenni del III secolo, sono in realtà pochissime.
III secolo. La più antica iscrizione riporta al 217 ed è relativa ad un sarcofago pro-
Oltre alla già ricordata Priscilla, egli comprese in questo periodo testi veniente dal cimitero di Zotico, sulla via Prenestina, e successivamente
della regione di Lucina e dell'area I del cimitero di S. Callisto, in cui il3 gen- portato a Villa Borghese'6. Vi è ricordato Marcus Aurelius Prosenes, liber-
naio del 236 fu sepolto nella cripta dei papi il primo pontefice, Anterote. to dei due Augusti (ossia, di Marco Aurelio e di Commodo ), maggiordomo
Inoltre, nuclei di epigrafi dei primi decenni del III secolo devono poi esse- dell'imperatore, economo di corte, amministratore dei beni imperiali, or-
re individuati nella regione dei Flavi Aureli di Domitilla, a Calepodio, do- ganizzatore dei ludi gladiatori, responsabile della fornitura dei vini, inca-
ve nel 222 fu deposto martire il papa Callisto, al Coemeterium Maius sulla ricato dallo stesso Commodo dell'amministrazione della corte. I liberti di
via Nomentana e a S. Ermete, dove - come si vedrà fra breve - si trovò un'i- questo liberto furono i dedicanti ed i committenti del sarcofago, decorato
scrizione datata al 234. con eroti, cornucopie, festoni e con il defunto - oggi acefalo - recumben-
È possibile che altri esempi relativi al medesimo periodo si possano in- te sul coperchio.
dividuare anche a Panfilo, a Marco e Marcelliano e a Novaziano, anche se spes- Fino a qui questo monumento funerario non avrebbe proprio nulla di cri-
so è tutt'altro che semplice individuarli con il confOlto di indizi probanti, che stiano, se un'altra iscrizione, aggiunta in un secondo tempo sul margine su-
non siano solo quelli paleografici, estremamente labili e mutevoli. periore del lato destro per iniziativa delliberto Ampelius, al ritorno da una
A proposito della catacomba di Panfilo, ai Musei Capitolini si conser- sua spedizione militare contro i Parti, non specificasse che Prosenes fu re-
va l'iscrizione greca di K<Xpucoç, incisa su una bella lastra di marmo con una ceptus ad Deum il3 marzo del 217, sotto il consolato di Presente ed Estricato.
grafia molto curata a qualche lettera peculiare (si veda, ad esempio, 1'0- Proprio questa espressione fa logicamente pendere la bilancia a favo-
mega )"'. Certo, è innegabile che si tratti di un testo antico, ma non si può ra- re della cristianità del testo, che comunque è stata ugualmente messa in
gionevolmente giungere a datarlo alla seconda metà del II secolo, come si dubbio da qualche studioso. In ogni caso, pur riferendosi al 217, essa fu evi-
era proposto", essenzialmente in base alla grafia, visto che, in realtà, la pri- dentemente incisa almeno qualche anno dopo.
ma utilizzazione di questo cimitero della via Salaria vetus non sembra an- Al 234 riporta invece una lapide della catacomba di S. Ermete'7, perti-
teriore al III secolo e non è provata l'esistenza di ipogei anteriori. nente ad una bambina di dieci anni e otto giorni, Cornelia Paula, morta il
Il formulario è comunque degno di nota, per l'w usata con valore av- 23 luglio del 234, in cui appunto erano consoli Massimo ed Urbano. In que-
verbiale di stato a luogo (come éOOe) e la frase conclusiva in cui si auspica sto caso non sussistono dubbi sulla natura del testo, in cui si legge il verbo
decessitseguito dalla data del dies natalis della piccola defunta.

131 A. FERRUA, L'epigrafia cristiana prima di Costantino, in "Atti del IX Congresso internazionale di Ar-
cheologia Cristiana", (Roma, 21-27 settembre 1975), Città del Vaticano 1978, pp. 583 -616. 161 ICUR VI, 17246; F. W. DEICHMANN - H. BRilNDENBURG - G. BOVINI, Repertorium der christlich-antiken
Sarkophage. f. Rom und Ostia, Wiesbaden 1967, taf 929,1.
14) ICUR X, 26620.
17) ICUR X, 27057.
15} M. GUARDUCCI, Epigrafia, cit., pp. 533-535·

15
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO L'EPIGRAFIA CRISTIANA AL TEMPO DEI SEVERI

Mentre resta molto dibattuta l'autenticità di un epitaffio, ritenuto del vati nel 1883 dall'archeologo sir William M. Ramsay negli scavi di Hierapolis
cimitero di Commodilla e datato al 235's, al 238 è riferito un coperchio di sar- nell'antica Frigia, oggi parte della Turchia. Essi furono donati al papa Leo-
cofago iscritto di origine incerta, conservato al Museo Pio Cristiano, con la ne XIII nel 1888 per il suo giubileo sacerdotale ed entrarono così a far par-
dedica in greco di un altro bambino, 'HpUKÀ.t'toç, vissuto quasi otto anni e te delle collezioni vaticane, dove tuttora sono custoditi".
morto nell'anno in cui erano consoli Pio e Ponziano'9. Prima della loro scoperta era nota una narrazione greca della Vita di un
Altre iscrizioni, pur sprowiste di data consolare, possono contenere ele- vescovo di Gerapoli di Frigia, Abercio per l'appunto, pervenuta in numerosi
menti che consentono ugualmente di giungere ad una cronologia sicura, manoscritti e redatta probabilmente nel IV secolo. All'interno di questa
nell'ambito del periodo in esame. Èil caso dell'epitaffio dello schiavo Mar- compilazione era riportato il testo completo dell'epigramma in ventidue
co, proveniente ancora dalla catacomba di S. Ermete - ma probabilmente versi, che lo stesso presule avrebbe composto per il proprio sepolcro nella
dal sopratterra - e conservato al Museo Nazionale Romano (fig. 2)'0. seconda metà del II secolo.
Anche qui la prima parte della dedica non ha chiari segni di cristianità, Molti studiosi avevano ritenuto questa lunga iscrizione funeraria un
ma le ultime righe la individuano senza dubbio come tale. Essa fu fatta ap- falso non degno di fede, ma il ritrovamento dei due frammenti, che conte-
porre da Alessandro, schiavo dei due Augusti, ossia di Settimio Severo e Ca- nevano proprio una parte del testo già noto dalla Vita, li venne clamorosa-
racalla, colleghi nell'impero fra il 198 e il 211. Proprio questa indicazione con- mente a smentire. Anzi, proprio nel medesimo sito nel 1882 lo stesso Ramsay
sente di datare con buona probabilità la lapide. aveva scoperto l'ara sepolcrale di un tale Alessandro (fig. 3), datata con pre-
Il defunto Marco, vissuto diciotto anni, nove mesi e cinque giorni, face- cisione al216 d.C. mediante l'era provinciale, che riprendeva esattamente i pri-
va parte degli addetti al guardaroba imperiale, ed è detto CaputaEricesi, os- mi tre e gli ultimi tre versi del carme di Abercio, al quale si era ispirata, poi-
sia residente nella strada del Caelimontium dove aveva sede il paedagogium ché doveva trattarsi di un personaggio già allora molto celebre.
puerorum, la scuola per addestrare proprio gli schiavi della casa imperiale. In questo modo, con l'aiuto di una fonte agiografica e di un'altra iscri-
L'ultima parte dell'iscrizione contiene una formula deprecatoria, con zione, si è riusciti a ricostruire completamente il contenuto dell'epigrafe di
cui si scongiurano i buoni fratelli (fratres boni), ossia i confratelli nella fe- Abercio (fig. 1).
de, in nome dell'unico Dio (per unum Deum) di non recare molestia alla la- Il vescovo, che si era preparato da vivo il sepolcro e la relativa iscrizio-
pide (e quindi, per sineddoche, al monumento sepolcrale) dopo la morte ne, si proclama - usando qui e altrove un linguaggio volutamente ambiguo
del dedicante. Non è certo raro trovare questo tipo di espressioni, insieme - "discepolo del pio pastore", cioè di Cristo; proprio per sua ispirazione si
a quelle imprecatorie e alle minacce di ammende contro i violatori delle recò a Roma "per contemplare un regno e vedere una regina dalle auree ve-
tombe, nell'epigrafia cristiana: il fenomeno era diffuso e pagani, ebrei o cri- sti e dagli aurei calzari". La frase potrebbe alludere a quanto narra la bio-
stiani avevano i medesimi timori che il proprio sepolcro potesse subire dan- grafia di Abercio, ossia all'invito rivolto al vescovo dall'imperatore Marco
ni per la vana ricerca di cose preziose o per inserire indebitamente altre sal- Aurelio a recarsi nell'Urbe per liberare sua figlia Lucilla dallo spirito mali-
me dopo la loro morte". gno che si era impossessato di lei, ma anche - secondo un'altra interpreta-
Da questa paura non era immune lo stesso vescovo di Gerapoli di Fri- zione - ad una missione eseguita presso il centro della Chiesa, laddove era
gia Abercio, legato - come si è detto - a quella che è ritenuta la più antica la sede del successore di Pietro.
epigrafe cristiana. Di essa si conservano due frammenti piuttosto estesi, tro- L'iscrizione parla poi di altri viaggi pastorali compiuti da Abercio fino
ai confini orientali dell'impero e della sua familiarità con le epistole paoli-
ne, che portava sempre con sé. Particolarmente significativi sono poi i ri-
181 ICUR Il, 6021.
ferimenti piuttosto espliciti alle specie eucaristiche - vero nutrimento del-
191 lCUR l, 1415.
20) ICURX, 27126.
211 Si veda, ad es., M. PERRAYMOND, FOnTIu/e imprecatorie ('APAI) nelle iscrizioniJimerarie paleocristiane, in
"Quaderni dell'Istituto di Lingua e Letteratura Latina", Il-lll, Roma 1980-1981,pp. 115-152. 221 Cfr. la bibliogcafia citata a nota 2.

17
EPIGRAFI DEl MONDO CRISTIANO ANTICO l'EPIGRAFIA CRISTIANA Al TEMPO DEI SEVERI

lo spirito - e alla fede che guidava il vescovo nelle sue opere. Giunto all'età fusione concettuale, unendo quest'ultima espressione, tanto comune fra i
di settantadue anni, sentendosi evidentemente prossimo alla morte, egli pagani, con la formula escatologica del riposo Èv aYlq:l7tVEUlla'tt 8w'Ù, os-
detta il suo epitaffio e si augura che "coloro che comprendono queste co- sia "nel santo spirito di Dio", raramente attestata altrove.
se", ossia i fedeli consapevoli dei misteri cristiani, si ricordino di lui e pre- Un'altra epigrafe molto discussa di ignota origine, del Museo Vatica-
ghino in suffragio della sua anima. no Pio Cristiano, è quella di lulia Calliste, riferita all'inizio del III secolo e da
Come si notava poc'anzi, dopo aver espresso contenuti di così alto alcuni alla fine del II. Anche in questo caso si tratta di una stele con acrote-
spessore dottrinale, un personaggio di tale prestigio come doveva essere il ri laterali e bisogna ricordare che questo tipo di monumento funerario, a
vescovo di Gerapoli rivela però un aspetto profondamente umano, pale- parte i casi antichi ora ricordati, è molto raro in ambito occidentale presso
sando il timore - comune a tanti altri suoi contemporanei - che il suo se- i cristiani, mentre in oriente ha una notevole diffusione.
polcro possa essere profanato dai violatori di tombe dopo la sua morte. An- Il testo, introdotto dall'intitolazione agli Dei Mani, fu dedicato dal mari-
zi, egli minaccia in questo caso una forte ammenda (in totale, più di 421ib- to e dai figli alla rispettiva moglie e madre lulia Calliste'6. Il formulano è neu-
bre di oro) da devolvere all'erario romano e alla municipalità di Gerapoli. tro, ma nell'ultima riga si leggono una P, un nesso fra I e H e un cristogramma,
Tornando alle iscrizioni romane, si riferisce al principio del III secolo che hanno fatto proporre lo scioglimento p(ax) Ie(su) Chr(isti)' Il problema
anche un'altra famosa epigrafe, quella di Licinia Amias, proveniente dalla principale consiste nella presenza di un monogramma di tipo costantiniano,
necropoli vaticana e conservata al Museo Nazionale Romano']. Dopo la de- usato come compendium scriptl.lrae e non come simbolo, in un'epigrafe del-
dica, di matrice ancora pagana, agli Dei Mani, essa esordisce con l'invoca- la fine del II o degli inizi del III secolo, mentre questo elemento, a parte alcuni
zione greca al Cristo "pesce dei viventi", resa con l'acrostico IX8YL e seguita esempi ugualmente controversi per cronologia o interpretazione, non compare
dalla raffigurazione di un'ancora e due pesci affrontati, che sembra la sua solitamente prima del secondo decennio del IV secolo. Alcuni studiosi, notando
traduzione in immagini. Riguardo al termine ç&V'tEç, si è notato che esso la diversità di modulo e la minore incisione delle lettere, oltre alla non perfet-
era usato fin dal II secolo per alludere ai fedeli, vivificati dal sacramento bat- ta simmetria di quest'ultima linea rispetto alle altre, molto curate sotto questo
tesimale. aspetto, hanno supposto che si tratti di un'aggiunta posteriore.
La corona lemniscata, inserita fra la sigla DM, riprende una consuetu- Altri invece, basandosi su osservazioni diametralmente opposte, han-
dine propria dei monumenti funerari profani e propone un elemento fi- no sostenuto la contemporaneità di tutto il testo iscritto: a parte ogni altra
gurativo, che poi assumerà significati diversi, alludendo alla corona del mar- considerazione, si ha qui una prova di come le impressioni su dettagli epi-
tirio o al premio eterno al quale i fedeli devono aspirare 4 . Quanto al resto grafici possano essere estremamente soggettive e variabili. In mancanza di
del testo conservato, esso appare come altri contemporanei neutro, con la elementi incontrovertibii,la soluzione più saggia sembra in verità quella di
generica espressione benemerenti cui seguiva l'età della defunta, total- sospendere il giudizio, ammettendo certo come suggestiva l'ipotesi di un
mente perduta. testo con un cristogramma del principio del III secolo, se non addirittura
Ai primi decenni del III secolo viene datata un'altra stele in marmo ne- della fine del II. In ogni caso, finora il solo tipo di monogramma di Cristo
ro, originariamente facente parte del cimitero subdiale di S. Ermete, ora con- sicuramente attestato in epoca precostantiniana resta quello formato dal-
servata al Museo Nazionale Romano's. Il testo ricorda che "Proto qui giace le due lettere iota e chi intrecciate, ricorrente già in esempi certamente da-
nello spirito santo di Dio" e che la sorella Firmilla fu la dedicante, in me- tati della Frigia fin dalla metà del III secolo'7.
moria del fratello, ossia IlVTU1TJç Xaptv. Anche qui è awenuta una sorta di Come si è visto da queste brevi note, che comunque non pretendono
certo di avere esaurito l'impegnativo argomento in esame, l'età dei Severi

23] lCUR Il, 4246.


24J G. BIAMONTE, Dal segna pagano al simbolo cristiano, in "Studi e Materiali di Storia delle Religioni", 58, 26] Si veda, ora, la scheda di G. FILlPPI, in A. DONATI (a cura di), Dalla Terra, cit., n. 169, p. 276.
1, 1992, pp. 95-123. 27] W. RAMSAY, The cities and bishoprics ofPhrygia, Oxford 1895 (New York 1965'), pp. 526-528, n. 371. AI·
25] ICUR X, 27233. meno un altro caso è noto anche a Roma (ICUR III, 8716).

19
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO

è per l'epigrafia cristiana un'epoca di grande rilievo, ma in merito alla qua-


le è possibile solo portare dati molto frammentari e discontinui. Tuttavia,
essa costituisce un importante anello della ideale catena di continuità e rot-
ture, di conservatorismi e novità, che segna il progressivo tramonto dell'e- 2
pigrafia classica e la sempre maggiore crescita e diversificazione di quella
cristiana, che, pur usando le stesse lingue e avendo molti tratti comuni, riu- L'epigrafia cristiana in Occidente:
scirà a differenziarsi profondamente dalla prima soprattutto per il conte-
nuto, ma anche per diversi aspetti formali. bilanci e prospettive l

Un considerevole numero di scoperte e studi, susseguitisi negli ultimi de-


cenni, hanno ulteriormente dimostrato l'apporto fondamentale dell'epi-
grafia cristiana, rinsaldando i suoi legami con tante altre scienze che inda-
gano il mondo antico, dalla storia all'archeologia, dalla filologia alla patri-
stica, dalla storia della Chiesa all'iconografia.
Definitasi e sviluppatasi soprattutto a partire dalla seconda metà del se-
colo scorso, per merito precipuo di Giovanni Battista de Rossi (1822-1894),
che le diede i fondamenti metodologici, pur mantenendo molteplici rap-
porti con l'epigrafia classica, l'epigrafia cristiana si differenzia da quest'ul-
tima per una serie di elementi, formali e contenutistici. Gli specialisti che
si dedicano a questa disciplina, poi, non possono limitare le loro compe-
tenze ed i loro interessi - come invece normalmente avviene nel mondo pa-
gano - ai soli testi latini o a quelli greci, poiché in molti centri del mondo
occidentale vigeva il bilinguismo. Ne è prova il fatto che, ad esempio, nel-
le catacombe romane, dove pure prevale nettamente il latino, la percentuale
di iscrizioni in greco è in genere consistente.

11 D. MAzZOLENI, L'epigrafia cristiana in Occidente. Bilanci e prospettive, in "La documentation patristique.


Bilan et prospective" (a cura di J.c. Fredouille e R.M. Roberge), Cap Saint-Ignace - Sainte-Marie (Beau-
ce), Québec, Canada 1995, pp. 107-115·

20 21
EPIGRAFI DEl MONDO CRISTIANO ANTICO l'EPIGRAFIA CRISTIANA IN OCCIDENTE: BILANCI E PROSPETTIVE

Con lo sviluppo, a partire soprattutto dagli anni '70, dell'epigrafia medieva- manca ora solo un volume, l'XI, che comprenderà le iscrizioni intra moenia (so-
le, si va sempre più determinando come limite cronologico per l'epigrafia cristiana prattutto basilicali) e gli aggiornamenti ai volumi precedenti. Contempora-
quello generalmente fissato anche per l'archeologia cristiana, cioè il pon~ca~o neamente, si sta lavorando alla stesura degli indici complessivi della collana,
di Gregorio Magno (590-604). Le più antiche testimonianze finora conoscIUte m finora limitati a quelli onomastici (apparsi di volta in volta a corredo di ogni
Occidente, invece, non si possono datare ad epoca anteriore ai primi decenni del tomo). L'impegnativo progetto si basa su un apposito programma informa-
1II secolo. Inoltre, a parte i numerosi casi documentati a Roma e i meno cospicui tico e consentirà di avere a disposizione, fra pochi anni, una vera miniera di da-
esempi di Milano, Chiusi, della Gallia, della Frigia e dell'Africa', rueribili ad età ti utili per ulteriori ricerche in tanti settori delle scienze dell'antichità 6•
precostantiniana, la gran parte delle iscrizioni paleocristiane pervenute si pon- Riguardo al resto dell'Italia, notevoli progressi si sono registrati con la na-
gono in un arco cronologico, compreso fra l'epoca costantiniana e il VI secolo.. scita, nel 1985, delle Inscriptiones Christianae Italiae septimo saeculo antiquiores (in
Dal punto di vista quantitativo, le iscrizioni paleocristiane fmora pubbh- sigla ICl), che contano fino ad ora otto titoli, comprendenti l'edizione critica, cor-
cate a Roma - fra integre e frammentarie-superano le 4°.000 unità, mentre al- redata da illustrazioni, di epigrafi cristiane di intere regioni (l'Abruzzo, l'Um-
tre decine di migliaia di testi - purtroppo in parte perduti - provengono dall'area bria e la Calabria), o di territori più limitati (da Volsinii a Centumcellae, dal pae-
africana (soprattutto dai territori della Tunisia e dell'Algeria). Fra i centri che-a se degli Hirpini all'ager Capenas, a nord di Roma)". Altri fascicoli sono in stam-
parte il caso eccezionale di Roma - conservano quantità più rilevanti di epigrafi, °
pa, in preparazione, tanto da prevedere che in tempi relativamente ristretti sa-
si possono ricordare in Italia Siracusa, Aquileia e Milano, in Germania Tl'eviri, ranno coperte gran parte della penisola, della Sicilia e della Sardegna.
in Gallia Arles, Lione e Vienne, in Spagna Tarragona e Barcellona. Finalmente, poi, dopo un'attesa protrattasi per oltre 70 anni, nel 1993 sono
La situazione, per quanto riguarda la pubblicazione di corpora relativi stati editi tre volumi delle Inscriptiones Aquileiae, curati da Giovanni Battista Bru-
a territori più o meno estesi, si presenta a tutt'oggi molto discontinua. Se in sin, ma usciti 18 anni dopo la sua scomparsa8• Il terzo tomo comprende i testi cri-
alcuni casi si riscontra addirittura una sovrabbondanza di edizioni critiche stiani di Aquileia e di Grado, ma con molte inspiegabili lacune, che saranno col-
aggiornate e bene illustrate, in altri si deve ancora ricorrere a volumi editi mate quando, in un prossimo futuro, sarà disponibile il fascicolo relativo delle ICI.
nientemeno che alla metà del secolo scorso (è il caso di tante regioni della Passando ad altre nazioni occidentali, come già accennato la Francia of-
odierna Francia), poiché iniziative recenti, intraprese forse con eccessiva fre ancora una situazione piuttosto arretrata dal punto di vista epigrafico,
grandiosità progettuale e realizzativa, procedono con troppa lentezza, fa- visto che dei 35 volumi previsti del corpus, intitolato Recueil des inscriptions
cendo intravedere tempi lunghissimi per la conclusione dell'opera. chrétiennes de la Gaule antérieures à la Renaissance earolingienne, in 19 anni
Iniziando, comunque, da Roma per delineare un quadro generale della si- ne sono apparsi solo due, sia pure con un ricco apparato illustrativo e con
tuazione, nel 1992 è apparso il X volume delle Inscriptiones Christianae Urbis Ro- un commento molto - talora forse troppo - analitico".
mae septimo saeculo antiquioresJ - ormai note in sigla come ICUR -, a distanza Per il Belgio e la Germania, invece, la bibliografia è più che soddisfa-
di 70 anni dal primo della nova series, che fu curato da Angelo Silvagni'. I se- cente e si può contare su buone sillogi, specialmente per il territorio di Tre-
guenti tomi della prestigiosa collana furono pubblicati prima dallo stesso Sil- viri e quello renano Manca tuttora, invece, una raccolta completa delle epi-
OO

vagni, poi dal Ferrua, quindi da Danilo Mazzolenis• A completare la serie


6J D. MAZZOLENI, Le "/nscriptiones Christianae Urbis Romae septimo saeculo antiquiores" (ICUR): stato at-
tuale e prospettive, in "Rivista di Archeologia Cristiana", 70, " '994, pp. 3'3-320.
2] A. FERRUA, L'epigrafia cristiana prima di Costantino, in "Atti del IX Congresso Internazionale di Ar- 7] Il Comitato scientifico delle ICl, pubblicate dalla Edipuglia di Bari, è presieduto da A. Ferma.
cheologia Cristiana", (Roma, 21-27 settembre 1975), Città del Vaticano 1978,1, pp. 583: 61 3, 8J I. B. BRUS'N, Inseriptiones Aquifeiae, volI. 3, Udine '99'-'993.
3] D. MAZzoLENI-C.CARLETII,lnscriptiones Christianae Urbis Ramae septimo saecufo antlqulOres (= lCUR), 91 N. GAUTHIER, Reeueil de> inscriptions ehrétiennes de fa Galile antériellres à la Renaissance caro/ingiellne
X, Coemeteria viae Sa/ariae veteris etviae Flaminiae, Città del Vaticano '99 2. (=RICG ),1. Première Belgiqlle, Paris 1975; F. DESCOMBES, RICG Il, Viennoise du nord, Paris 1985. Sul pia-
41 A. S'LVACNI, ICUR I, Inscriptiones incertae originis, Roma '9 22 . no e sugli scopi dell'opera, cfi-. anche N. DUVAL, Le "ollveall recueil des inseriptions chrétiennes de fa Gau-
5] Al Silvagni si devono i primi due volumi, mentre il terzo apparve nel 1956 col suo nome e con quello di le et les études d'épigraphie en France, in "Epigraphica", 39, 1977. pp. 103-120.
A. FERRUA; quest'ultimo curò da solo i tomi dal N all'VIII, mentre il IX uscì nel 1985 ad opera dello stes- IO] E. GOSE, Katalogderfriihchristlichen lnschrifiell in Triei; Berlin 1958; W. BOPPERT, Diefriihchristlichell Inseh-
so A. FERRUA e di D. MAzZOLEN1, al quale fu affidato il compito di portare a termine la collana. Nel X rifien desMittelrheingebiet, Mainz 197'; K. KRAMER, Diejruhchristliche Grabinschrifien Triers, Mainz a. R. '9%
c.
volume, però, l'edizione delle epigrafi del cimitero di S. Ermete è stata curata da CARLETII. H. MERTEN, Katalogderjruhchristliche /nschrifien des Bisch6Jliehes Dom- und Di6zesanmuseum Trier, Trier '990.

22 23
EPIGRAFI OEL MONDO CRISTIANO ANTICO L'EPIGRAFIA CRISTIANA IN OCCIDENTE: BILANCI E PROSPETTIVE

grafi della Gran Bretagna, certamente non numerose, ma notevoli sotto di- zazione. Ad esempio, si può ricordare la ricerca - prevalentemente storica, ma
versi punti di vista". basata anche sulle testimonianze epigrafiche- dello scomparso Charles Pie-
La medesima situazione si ripete in Austria e in Ungheria, dove peral- tri, inerente specificamente la Chiesa di Roma, la sua organizzazione, la sua
tro i testi paleocristiani noti sono poco numerosi, ma tutti interessanti per politica e la sua ideologia, da papa Milziade a Sisto III"; inoltre il saggio diJos
il loro contenuto". Nella penisola iberica, invece, continua ad essere un pun- Janssens su molti aspetti della religiosità, della famiglia e delle concezioni
to di riferimento per ogni ricerca l'ormai datata silloge di José Vives, apparsa escatologiche dei fedeli romani, quali emergono dall'esame dei loro epitaf-
nellg42 e ristampata nellg6g'J, ma che meriterebbe ulteriori aggiornamenti, fi". Si tratta di lavori importanti, ma le conclusioni esposte possono essere par-
mentre altre epigrafi cristiane sono inserite in corpora dedicati a singole lo- zialmente modificate o arricchite dai volumi delle ICUR apparsi, rispettiva-
calità spagnole, come Granada" o le Isole Baleari's. mente, dopo illg77 e illg80, con centinaia e centinaia di nuovi testi, che i due
Per l'Africa, dopo l'edizione di molti testi nell'VIII volume del Corpus autori logicamente non potevano conoscere.
Inscriptionum Latinarum, sono state pubblicate sillogi inerenti aree archeo- Fra i lavori recenti si può segnalare ancora la monografia di Jean-Pier-
logiche dell'attuale Tunisia, da quella di S. Monica a Cartagine'6 a Mactar'7 re Caillet su L'évergétisme monumental chrétien en Italie et à ses marges'J, che
e ad Haidra,g, nelle quali però, in mancanza di riferimenti cronologici pre- raccoglie le dediche di donatori di tanti pavimenti musivi della penisola ita-
cisi, si dà talora eccessivo affidamento a criteri unicamente paleografici co- liana, fino alle coste dalmate, corredandole di un ampio commento, ma di
me elementi datanti, che spesso in altri contesti si sono dimostrati fallaci. illustrazioni in alcuni casi non adeguate. Ancora, un quadro complessivo
Per quanto concerne l'Algeria, basti ricordare l'edizione critica delle dedi- dell'epigrafia africana fu delineato alcuni anni or sono da Noel Duval".
che funerarie di Altava", in merito alle quali, tuttavia, si è posta in discus- Per l'Africa, una monografia di Yvette Duval ha riguardato i Loca sanc-
sione in diversi casi la natura cristiana'". torum Africae, ossia i riferimenti ai martiri e alloro culto nelle numerose epi-
Riguardo a studi incentrati su argomenti specifici, la situazione discon- grafi dell'area nordafricana's.
tinua delle sillogi, e quindi la limitata possibilità di avere a disposizione re- In questa rapida rassegna bibliografica sull'epigrafia cristiana occiden-
pertori completi di iscrizioni, indubbiamente ne ha frenato finora la realiz- tale non può mancare la manualistica, fino ad oggi ferma in pratica al Trat-
tato di epigrafia cristiana latina egreca del mondo romano occidentale di Felice
Grossi Gondi, apparso nellg2o'6. Una buona sintesi sui principali aspetti del-
11] R. RAofORO, L'epigrafia dal N al VI secolo nella Britannia celtica, in "Atti del IV Congresso Internazionale
di Archeologia Cristiana", (.6-22 ottobre 1938), n, Città del Vaticano 1948, pp. 335-346; V.E. NASH-WIL- la disciplina è poi contenuta nel volume di Pasquale Testini sull'Archeologia
LlAMS, The ear/y christian monuments oJWales, Cardiff1950; CH, THOMAS, Christianity in Raman Britain to cristiana", mentre altri contributi affrontano vari argomenti inerenti la ma-
ad 500, Berkeley-Los Angeles 1981, pp. 6'-95; E. OKASHA, Corpus oJearly christian inscribed stones DJsouth-
teria in modo volutamente divulgativo, per rendere note le sue peculiarità ai
westBritain, in "Studies in theearly Histol)' ofBritain", London-New York 1993; C; TEDESCHI, Osservazioni
suiJormulari delle iscrizioni britanniche dal VallVIII secolo, in "Romanobarbarica", 13, 1994, pp. 283-295. lettori non specialisti'8. Si attende ancora un testo aggiornato e chiaro, che pre-
12] R. NoLI., Friihes Christentum in Osterreich, Wien 1954; R. PiLLlNGER, Neue Ausgrabungen und BejUnde.friih-
christlicher Denkmiiler in Osterreich ('974-1986), in "Actes du Xle Congrès Intemational d'Archéologie Chré-
tienne,(Lyon, Vienne, Grenoble, Genève et Aoste, 21-28 sept 1986), m, Città del Vaticano-Rome 1989, pp.
2089-2125. Un aggiornamento della bibliografia specifica epigrafica (per lo più classica) sull'Ungheria 21 J CH. PIETRI, Roma Christiana. Recherches sur /'Église de Rome, son orgonisation, so politique, son idéolo-
in B. LOR1NCZ, Die epigraphische Forschung in Ungom seit 1902, in "Arheoloski Vestnik", 1980, pp. 257-26S. gie de Miltiade à Sixte III (311-440), Rome 1976.
13 J J. VIVES, Inscripeiones cristianas de lo Espalia cristiana y visigoda, Barcelona '942 (1969'). 22 J J. JANSSENS, Vita e morte del cristiano negli epitaffi di Roma anteriori al sec. VII, Roma 19 81 .
14) M. PASTOR MUNOZ - A. MENDOZA EGUARAs, Inscripeiones latinas de lo provineia de Granada, Granada 231 Rome 1993.
1987, pp. 283-322 . 24] N. DUVAL, L'épigraph ie jUnéraire chrétienne d'Afiique: traditions et ruptures, canstantes et diversités, in "La
IS] C. VENY, Corpus de 105 inscripeiones balearicas hasta lo domination araba, Madrid 1965; lo., Early Chri- terza età dell'epigrafia. Colloquio AIEGL-Borghesi 86", "Epigrafia e Antichità", 9, Faenza 19 88 , pp.
stianity in the Balearic Islands, in "Classical Folia", 21, 1967, pp. 210-223. 26 5']14.
16] L. ENNABLl, Les inscriptionsjUnéraires chrétiennes de lo basilique dite de S.te Monique à Carthage, Rome '975. 251 Y. DUVAL, Loca sallctorum Africae. Le eulte des martyrs en AJrique du!ve 011 VIe siècle, Roma 1982 .
17] F. PRÉVOT, Inscnptions chrétiennes de Mactar, Rome 1984. 26] Una seconda edizione anastatica fu pubblicata a Roma nel 1968.
18] N. DUVAL - F. PRÉVOT, Les inscriptions chrétiennes de Hai"dra, Rome 1975. 27J Bari 1980'.
19] J. MARCILLETJAUBERT, Les inscriptions d'Alta va, Aix-en-Provence 1968. 28] D. MAzZOtENI, VIta quotidiana degli antichi cristiani nelle testimonionze delle iscrizioni, "Archeo-dossier",
20 I A. FERRuA, L'epigrafia cristiana, cit., pp. 605-606. 28, Novara, giugno 1987.

24 25
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO L'EPIGRAFIA CRISTIANA IN OCCIDENTE: BILANCI E PROSPETTIVE

senti in modo sintetico, ma organico, le diverse problematiche connesse con cidevano O dipingevano materialmente le epigrafi, per cui non di rado re-
l'epigrafia cristiana in tutto l'orbis christianus antiquus. sta il fondato sospetto che questi ultimi fossero semianalfabeti o comple-
Pur essendo molteplici i punti di contatto con altre discipline antichi- tamente analfabeti, limitandosi a trascrivere parole, di cui non compren-
stiche, i lavori condotti con metodologia interdisciplinare o pluridiscipli- devano il significato e che non di rado travisavano.
nare sono ancora pochissimi: qualche anno fa si è cercato, ad esempio, di Numerosi aspetti sociali, relativi alle comunità dei fedeli dei primi se-
focalizzare per la prima volta l'attenzione sui rapporti tra epigrafia e pa- coli, si possono ancora cogliere dall'analisi delle testimonianze epigrafiche:
tristica, individuando una serie di elementi di comune interesse, peraltro ad esempio la concezione dellavoro3', oppure la loro composizione, che si
suscettibili di ulteriori sviluppi per ricerche future'9. rivela quanto mai eterogenea. Elementi significativi, a tale proposito, emer-
Partendo dagli epigrammi e dai carmi di autori come Ambrogio, Da- gono, oltre che dalle epigrafi funerarie, anche da quelle musive votive33 ,
maso, Ennodio, Paolino di Nola e Prudenzio, il cui interesse si estende ta- Tutti i gradini della gerarchia ecclesiastica sono rappresentati, con
lora al settore iconografico, e che in parte sono conservati, in parte tra- maggiore o minore frequenza, nei testi cristiani, sia di Roma, come di tan-
mandati dalle sillogi epigrafiche, il discorso si è allargato ai riferimenti bi- te altre località. Ricorrono, inoltre, uffici svolti al servizio delle diverse
blici contenuti nelle iscrizioni basilicali e funerarie, in merito alle quali non chiese locali, come quello di defensor ecclesiae, di cubicularius, di notarius 34•
esiste ancora un repertorio completo. In questo caso la ricerca, per evitare Fra l'altro, appare interessante il riferimento, documentato in diversi esem-
di falsare l'obiettivo programmato, dovrebbe comunque ricercare unica- pi, di esponenti del clero, che svolgevano contemporaneamente attività ar-
mente citazioni vere e proprie di passi o versetti del Vecchio o del Nuovo Te- tigianali e professionali (medici e presbiteri, venditori di tendaggi e sud-
stamento'", cercando di risalire alla versione della Bibbia utilizzata in quel- diaconi, orefici e presbiteri)35.
l'ambiente e in quell'epoca, e non generiche allusioni a concetti contenuti Piuttosto sporadiche, invece, risultano nel mondo paleocristiano oc-
nel Libro sacro, come ad esempio l'espressione in pace, spessissimo ricor- cidentale le attestazioni di monaci e monache - peraltro non ancora raccolte
rente, che si deve ritenere solo l'eco di un salmo e di un concetto più volte e studiate -, nonché di vedove consacrate. Per queste ultime, comunque, re-
ripreso, ma in modo piuttosto globale. centi scoperte hanno consentito di anticipare al III secolo la loro istituzio-
Il lessico delle iscrizioni è un altro spunto promettente - e finora poco ne, sia pure forse ancora a livello di comunità locali36 •
utilizzato - per indagini. Soprattutto a partire dallV secolo, infatti, com- Le epigrafi rivestono un ruolo preminente anche riguardo al culto dei
paiono fenomeni connessi con la lingua parlata, che stava già subendo illen- martiri, a Roma come in tanti altri centri, sedi di santuari mete di pelle-
to processo di trasformazione dal latino al volgare (come accade anche per grinaggi fin dall'antichità (da Cimitile a Tours, da Cartagine a Merida). Ol-
il greco classico, che al termine dell'evoluzione diverrà neo-greco )3'. tre ai già ricordati carmi di papa Damaso e ad altri testi in versi, sono par-
Non sempre, comunque, è agevole distinguere parole di questo tipo (ad ticolarmente preziosi i graffiti tracciati dai fedeli, spesso provenienti da si-
esempio, con monottongazioni, o scambi fra le labiali v-b) da veri e propri ti lontani, nel corso dei vari secoliJ7 • I più antichi sono quelli della triclia sot-
errori di distrazione o di ignoranza dei lapicidi, cioè degli artigiani che in- to la Memoria degli Apostoli - oggi più nota come S. Sebastiano - sulla via

32] D. MAZZOLENI, Il lavoro ne/l'epigrafia cristiana, in "Spiritualità del lavoro nella catechesi dei Padri del
291 D. MAZZOLENi, Patristica ed epigrafia, in "Complementi interdisciplinari di Patrologia", Roma 19 89, Ifl-IV secolo", Roma 1986, pp. 263-271.
pp. 319'3 65. 33] D. MAZZO LENI, Le iscrizioni musive cristiane della 'Venetia et Histria", in "Antichità Alloadriatiche", 28,
3D ] Uno dei pochi contributi apparsi su questo argomento è quello di B. BAGATTI, Espressioni bibliche ne/- Udine 1986, pp. 311-329.
le antiche iscrizioni cristiane della Palestina, in "Studii Biblici Franciscani Liber Annuus", 3, '95 2-1953, 34) G. CUSCITO, Gradi efUnzioni ecclesiastiche nelle epigrafi dell'alto Adriatico orientale, in "Antichità Al-
pp. 111-148. toadriatiche", VI, Udine '974, pp. 211'253, D. MAZZOLENI, Patristica ed epigrafia, cit., pp. 332-346.
3 ] Sldl'"rgomento, si veda, "d esempio, A. FERRUA, Dalgreca al volgare, in "La Civiltà Cattolica",93, I, '94 2, 35) D. MA2Z0LENI, Patristica ed epigrafia, cit., p. 337.
' pp. 207- 216 ; ID., Latino cristiano antico, in "La Civiltà Cattolica", 95, l, '944, pp. 34-38, 237- 244, 37 0 -377; 36] D. MAZZOLENI, Patristica ed epigrafia, cit., p. 341.
H. ZILLIACUS-R. WESTMAN, Langue des inscriptions, in "Sylloge Inscriptionum Christianarum Veterum 37] D. MAZZOLENI, Iscrizioni nei luoghi di pellegrinaggio, in "Akten des 12. Internationalen Kongresses fur
Musei Vaticani", 2, Helsinki 1963, pp. 1-39· Christliche Archaologie" (22-28 Sept.199I), Bonn-Città del Vaticano '994, pp. 301-3°9.

27
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO

Appia, databili con precisione fra la seconda metà del III ed i primi decen-
ni del N seco1038•
Queste umili iscrizioni, spesso di complessa interpretazione, in qual-
che fortunato caso hanno consentito di identificare il nome del martire ve- 3
nerato39 • Molte sono relative a fedeli comuni, ma numerose sono le atte-
stazioni di presbiteri, che venivano a celebrare, anche da lontano, la litur- Riferimenti alla catechesi
gia sulle tombe di quei testimoni della fede.
Da questi cenni, che non pretendono certo di aver indicato tutti gli ele- nelle iscrizioni cristiane del N secolo 1

menti degni di nota che lo studio dell'epigrafia cristiana occidentale può


offrire, dovrebbe comunque essere già evidente lo straordinario valore di
molti documenti iscritti, che consentono di penetrare all'interno di tante
comunità cristiane dei primi secoli.

Compiere ricerche analitiche sulle iscrizioni paleocristiane costituisce tut-


tora un'impresa complessa e delicata. Complessa, perché solo in un certo
numero di casi si può disporre di sillogi aggiornate con un adeguato ap-
parato di indici; delicata, perché sussiste il rischio di prendere per assoluti
dati, che invece possono essere solo significativi e incompleti, o al massimo
possono avere il valore di un campione. Queste cautele valgono sia per in-
dagini effettuate sul materiale abbondantissimo di origine romana, sia
per quello di altre località e territori dell' orbis ehristianus antiquus.
Bisogna, comunque, riconoscere che per Roma la situazione è ora ab-
bastanza confortante, con la recentissima edizione del X volume delle In-
seriptiones Christianae Urbis Romae, curata da chi scrive e dal Cadetti'. Finora
sono stati pubblicati in edizione critica oltre 40.000 testi (fra interi e fram-
mentati, conservati e perduti) e, per terminare la prestigiosa collana iniziata
nel 1922, manca solo l'undicesimo tomo, che raccoglierà le iscrizioni intra-
muranee e gli indispensabili aggiornamenti e supplementi al materiale già
apparso nei precedenti volumi. Gli indici, che si sono già iniziati a redige-

38] A. FERRUA, Rileggendo i graffiti di S. Sebastiano, in "Scritti vari di epigrafìa e antichità ctistiane", Bari
1991, pp. 297-3 4. 3] D. MA2Z01ENI, Riferimenti alla catechesi nelle iscrizioni cristiane del LV secolo, in "Atti del convegno su:
' Esegesi e catechesi dei Padri (secc. II-IV)" (26-28 marzo 1992), Roma 1993, pp. 163-17°.
39] Si veda, ad esempio, D. MA2ZOLENI, Novità epigrafiche dalla catacomba di Panfilo, in "Rendiconti del-
la Pontifìcia Accademia Romana di Archeologia", 63, '990-'991, pp. 95-113. 2] Pontifìcio Istituto di Archeologia Cristiana, Città del Vaticano '992.

29
EPIGRAfi DEL MONDO CRISTIANO ANTICO RIFERIMENTI ALLA CATECHESI NELLE ISCRIZIONI DEL IV SECOLO

re con l'aiuto del computer, consentiranno finalmente di avere a disposi- Il celebre arcosolio di Veneranda nella catacomba di Domitilla (fig. 6),
zione, con grande facilità di consultazione, tutto il materiale romano. riferibile alla seconda metà del IV secolo, contiene invece l'interessante raf-
Per tornare al tema di questo convegno, esistono epigrafi che si possono figurazione dell'introduzione della defunta in paradiso da parte di una mar-
definire esegetiche e catechetiche, oppure contenenti riferimenti ad esegesi tire della catacomba. In questo caso l'iscrizione dipinta in rosso chiarisce,
e catechesi, fino a tutto il IV secolo? La risposta è positiva, ma, tenuto con- oltre che l'identità di Veneranda, anche quella della sua advocata, Petronel-
to degli ovvi limiti di ricerca su esposti, ci si limiterà ad illustrare alcuni la mart(yr). Èun documento importantissimo relativo al culto di questa mar-
aspetti dei due argomenti. tire, di cui qualche studioso forse troppo sbrigativamente ha messo in
1. Sembra opportuno, prima di tutto, definire esattamente che cosa siano dubbio l'esistenza storica6 •
le iscrizioni esegetiche. Il compianto Pasquale Testini3 scriveva che esse sono af- Altre rappresentazioni di martiri nelle catacombe presentano epigra-
fini alle parenetiche e che selvono all'esegesi, ossia all'illustrazione delle raffi- fi che ne chiariscono l'identità, che sarebbe stata altrimenti problematica
gurazioni, cosÌ che un personaggio o un episodio biblico o agiografico vengo- per gli interpreti moderni. Per restare al IV secolo, al 380-39° sono stati da-
no non solo rievocati tramite l'immediatezza dell'immagine, ma anche spiegati tati gli affreschi del cubicolo di Leone nel cimitero di Commodilla, all'in-
e talora commentati. Tali indicazioni -che in realtà sono abbastanza rare, se pa- gresso del quale due santi recano le corone del loro martirio: le didascalie
ragonate al numero di rappresentazioni pervenute-, se talora confermano iden- chiariscono che si tratta di Felice e Adautto, molto venerati nel complesso
tificazioni facilmente raggiungibili, altre volte risultano di grande utilità per ri- funerario della via Ostiense e raffigurati successivamente in diverse altre
conoscere santi, martiri, pontefici e altri personaggi, scene di difficile lettura, ma- pitture'.
gari desunte da fonti non canoniche, o ancora figurazioni frammentarie. Iscrizioni simili definiscono l'identità di quattro martiri del cimitero ad
A seconda del soggetto al quale si riferiscono, il Grossi Gondi4 suddi- duas lauros sull'antica via Labicana, in un dipinto della fine del IV secol08• Nel
videva queste epigrafi in gruppi: da quello biblico a quello agiografico, da registro superiore Cristo viene acclamato da Pietro e Paolo, in quello inferiore
quello allegorico a quello liturgico. Marcellino, Pietro, Gorgonio e Tiburzio, martiri della catacomba, levano la de-
A quanto risulta, finora non è mai stata fatta una recensio su questo tipo stra verso l'Agnus Dei, sito sul monte paradisiaco. Dietro alla testa nimbata si
di iscrizioni, che compaiono su affreschi catacombali e su lastre incise, su ve- legge IORDANIS. Può essere significativo notare che le iscrizioni accompa-
tri a fondo d'oro (fig. 4) e su oggetti di uso diverso. Se è vero, comunque, che gnano solo i quattro martiri e non le immagini superiori del Cristo con Pie-
molti esempi conosciuti (soprattutto nei mosaici degli edifici di culto) risal- tro e Paolo, perfettamente riconoscibili per la loro caratterizzazione fisiono-
gono al V e al VI secolo, certamente possiamo riconoscerne altri già nel IV e in mica. Ma questo non succede in altre raffìgurazioni simili.
qualche caso si può risalire anche ad epoca precostantiniana. Anche i vetri dorati sono provvisti spesso di un'epigrafe che rientra nel
Per dare un'idea dei diversi tipi di queste iscrizioni esegetiche, basti ci- gruppo delle esegetiche: cosÌ in un bell'esemplare del Museo Sacro Vatica-
tare alcuni esempi, che si sono ritenuti significativi. Nella catacomba dei 55. no, i due busti affrontati dei Principi degli Apostoli, in un atteggiamento
Marcellino e Pietro uno dei numerosi affreschi mostra l'inconfondibile simile ad un celebre rilievo aquileiese, sono accompagnati dalle didascalie
iconografia di Daniele orante nella fossa dei leoni (fig. 5); sopra la testa del PFfRVS e PAVLVS e da una grande corona, allusiva alloro martirio".
profeta la didascalia DANIEL conferma ulteriormente - se mai ce ne fosse In un altro fondo dorato Cristo, che compie il miracolo della resurre-
stato bisogno - tale identificazione. La datazione proposta oscilla nell'am-
bito della prima metà del IV secolos•
6] Per lo status quoestionis e per una nuova ipotesi relativa alla figura di Petronilla si veda ora PH. PERGO-
LA, Petronel/a martyr: une evergète de lo fin du Iv<' siècle? in "Memoriam sanctorum venerantes", Miscel-
lanea in onore di mons. V. Saxer, Città del Vaticano 1992, pp. 627- 636 (con bibliografia precedente).
3) P. TESTINI, Archeologia cristiana, Bari 19 802 , p. 473-
4] F. GROSSI GONDI, Trattato di epigrafia cristiana latina egreca del mondo romano occidentale, Roma '920,
71 A. fERRUA, Scoperta di una nuava regione del/a catacomba di Commodil/a, in "Rivista di Archeologia Cri-
stiana". 34, 1958, pp. '3-14.
pp. 322-324.
51 J. G. DECKERS-H.R. SEELIGER-G. MIETKE. Die Katakombe "Santi Marcel/ino e Pietro". Repertorium der Mo- 8] J. G. DECKERS-H.R. SEELIGER-G. MIETKE, Repertorium, cit., pp. '99-20',3,1.
9] CH. R. MOREY, The Gold-glass col/ection oJthe Vatican Library, Città del Vaticano '959, tav. XI. 67·
lereien, Città del Vaticano -Munster 1987, p. 336, 74.4.

3° 31
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO RIFERIMENTI ALLA CATECHESI NELLE ISCRIZIONI DEL IV SECOLO

zione di Lazzaro, ha alle sue spalle l'iscrizione ZESVS CRI5IVS'o e in un ter- co codice, oggi perduto, intitolato: Incipiunt disticha S. Ambrosii de diversis re-
zo S. Agnese arante e nimbata fra due colombe, due stelle e due rotoli è iden- bus quae in basilica Ambrosiana scripta sunto Sono doppi esametri, che cor-
tificata dalla scritta AGN{N}ES (con una doppia nasale), posta a sinistra e redavano raffigurazioni bibliche nella Basilica di S. Ambrogio a Milano. Si
a destra del suo capo". Il vetro è conservato ancora al suo posto all'estremità aprì una disputa sull'effettiva paternità di questi versi, ma oggi si tende a ri-
di una galleria del piano inferiore della catacomba di Panfilo. portarli ad origine ambrosiana per contenuto, lingua e stile'6.
Di tipo più simbolico o allegorico sono altre epigrafi che accompa- Converrà citarne almeno qualcuno, a scopo esemplificativo; l'Annun-
gnano affreschi delle catacombe: l'interpretazione di una scena con un'a- ciazione a Maria era illustrata da questi versi: Angelus affatur Ma ria m, quae
gnella fra due lupi è chiarita proprio dalle didascalie, che identificano la pri- parca loquendi I ore verecundo solvit suffusa rubore. Per il sacrificio di Abramo:
ma con Susanna e i secondi con i perfidi anziani (SENIORIS) che la insi- Offert progeniem sanctis altaribus Habram: I patris ei est pietas, caro non par-
diarono". cere nato. E infine per Noè nell'arca: Arca Noe nostri typus est, et spiritus ales,
Fra le lapidi iscritte si può menzionare almeno quella di Aùp1lÀtoç I qui pacem populis ramo praetendit olivae'7.
8EOOOUÀOç nel cimitero dei SS. Marco e Marcelliano, in cui a sinistra Mosé Dall'analisi di queste iscrizioni desumiamo che una parte delle raffi-
che riceve la legge ha la didascalia MOYNCHC PRO<DHTA, a destra una ra- gurazioni rientrava nel comune repertorio iconografico, altre però si rife-
ra scena di giudizio mostra un personaggio in cattedra e il defunto dinan- rivano a scene rare o addirittura inusitate, e questo fa aumentare il nostro
zi a lui, con l'iscrizione ~EI:nOTHC HMnN )f:'J. rimpianto per l'irreparabile perdita di questo ciclo iconografico.
Iscrizioni accompagnano anche alcune scene di banchetti nella cata- Un discorso molto simile si può fare per le 49 iscrizioni di quattro ver-
comba dei SS. Marcellino e Pietro. Le figure femminili, che servono a tavo- si ciascuna, composte da Prudenzio a commento di raffigurazioni vetero e
la, hanno i nomi di AGAPE e di lRENE, nei quali si potrebbe vedere una va- neo-testamentarie che adornavano un edificio di culto della Spagna. Sono
lenza non reale, ma connessa con i concetti dell'amore e della pace, alla ba- epigrammi iconologici, raccolti poi nel Dittochaeon, che comunque sem-
se della dottrina cristiana'·. Le stesse raffigurazioni potrebbero alludere a brano riferirsi agli inizi del V secolo, e quindi oltrepassano - sia pure di po-
banchetti funebri o a simbolici simposi in ambiente paradisiaco. La cro- co - il limite cronologico di questo convegno's. Il più recente studio su que-
nologia proposta per queste pitture oscilla fra il volgere del III e l'inizio del sti Tituli Historiarum si deve alla Pillinger'9.
N secolo. Si può ricordare infine, sempre riguardo alle iscrizioni esegetiche, che
Il tipo indubbiamente più interessante di queste iscrizioni esegetiche papa Damaso dedicò un tetrastico a S. Lorenzo, in cui descrisse i bassorilievi
è costituito da quei testi, posti ad illustrazione di cicli biblici in edifici di cul- d'argento donati da Costantino con la raffigurazione dei diversi tormenti
to, spesso in versi scritti da grandi personalità della letteratura cristiana an- che il martire aveva dovuto subire. Il testo di questo carme è perduto, ma è
tica. Purtroppo, per il N secolo nessuno si è conservato fino a noi, ma la tra- stato tramandato dalle sillogi'o.
dizione manoscritta consente almeno di conoscere queste brevi, ma signi- 2. Parlare di riferimenti alla catechesi nell'epigrafia cristiana antica
ficative composizioni's. può sembrare, da un certo punto di vista, piuttosto generico. A parte il ri-
Nel1SSg furono pubblicati per la prima volta 21 tituli tratti da un anti- scontro indiretto che può venire da alcune epigrafi di catecumeni, di cui si

161 S. MERKLE, Die ambrosianischen Tituli, in "R6mische Quartalschrift", 10, 18g6, pp. 185-222; l. SCHUSTER,
10] CH. R. MOREY, Collection, cit., tav. V,31. Di una catechesi biblica di S. Ambrogio, in "Rivista Diocesana Milanese", IgS', pp. 19-30; P. BARELLA, L'ar-
11] CH. R MOREY, Collection, cit., tav. XXIV, 221. te a servizio della catechesi nella Milano di S. Ambrogio, in "Arte Cristiana", 34, 1966, pp. 73-80.
12] G. WILPERT, Le pitture delle catacombe romane, Roma 1903, tav. 25'. 171 S. MERKLE, Die rituli, cit., p. 215 n. 3; p. 218 n. 12; p. 221 n. Ig.
131 A. SILVAGNI-A. FERRUA-O. MAZZOLENI-C. CARLETII, Inscriptiones Christianae Vrbis Romae septimo sae- 18 J R. PILLINGER, Die Tituli Historiarum, oderdas sogenannte Dittochaeon des Prudentius, Wien 1980; A. RECIO
=
culo antiquiores ( ICUR), nova serie 5, Roma-Città del Vaticano 1922 55., N, 12185. VEGANZONES, recensione a R. PILLINGER, in "Rivista di Archeologia Cristiana", 57, 1981, pp. 347-35'.
141 J.G. OECKERS-H.R. SEELlGER-G. MIETKE, Repertorium, cit., pp. 255-257, 3g. 191 R. PILLINGER, Die Tituli, cit.
151 O. MA2zoLENI,Patristica ed epigrafia, in "Complementi interdisciplinari di Patrologia", Roma 1989, 20] G.B. DE ROSSI, Inscriptiones Christianae Vrbis Romae, Roma 1857-1888, II, pp. 82, "7; A. FERRUA, Epi-
pp. 323-33 2. grommata Damasiana, Città del Vaticano '942, n. 33.

32 33
EPIGRAFI DEl MONDO CRISTIANO ANTICO RIFERIMENTI ALLA CATECHESI NELLE ISCRIZIONI DEl IV SECOLO

parlerà specificamente fra breve, si può affermare che tutte le allusioni a invece, finora è stato scritto su alcune testimonianze relative a catecumeni
dogmi e Sacramenti sono in fondo connesse con la catechesi pre- e post- alle quali si faceva riferimento precedentemente; sarà quindi opportuno esa~
battesimale che i fedeli ricevevano. minarle dettagliatamente in questa sede.
Tuttavia, notava il padre Ferma" che "coloro che dettavano le iscrizio- Già il de Rossi notava che queste epigrafi erano molto rare,6: si ripro-
ni paleocristiane non avevano affatto l'intenzione di racchiudere in esse una metteva di affrontare prima o poi l'argomento, ma non ne ebbe occasione.
somma della dottrina cristiana e neanche ne ebbero l'occasione; perciò sa- In realtà, si sono potute raccogliere cinque iscrizioni relative a catecumeni
rebbe tempo perso andare a ricercare da essi quello che non ci vollero dire". (due latine e tre greche), sei ad audientes (tutte latine), una di un candida-
Comunque, proprio l'analisi delle epigrafi, specie se funerarie, può con- tus in Christo, infine una milanese con un'espressione interpretata come al-
sentire di cogliere espressioni relative a tanti concetti appresi durante la ca- lusione al catecumenato (instituta haberet).
techesi e vissuti con semplicità, ma con fede salda. Il tutto è espresso con po- Una buona parte di questi testi sono oggi perduti, ma si possono avan-
che parole, per lo più, ma spesso con grande efficacia". zare in merito alcune osservazioni, fra le quali prima di tutto una di carat-
Non è possibile raccogliere tutte le espressioni ricorrenti negli epitaf- tere generale. Come già ebbe modo di notare il padre Janssens'7, in questi
fi, difficilmente classificabili per la grande varietà dei formulari, ma si può esempi non si parla della sorte di questi defunti nell'aldilà, ma si desume
ricordare che non è raro trovare riferimenti alla Trinità e alle tre Persone che che i catecumeni erano ritenuti seguaci di Cristo e a tutti gli effetti aderen-
la compongono, con una maggiore frequenza di allusioni cristologiche. Nu- ti alla comunità dei fedeli, in mezzo ai quali erano seppelliti. Queste epigrafi
merosi anche i richiami alla risurrezione e alla vita eterna, al paradiso e al sono riferibili tutte al IV secolo (una, in particolare, ha la data consolare del
soggiorno fra le anime sante. Talora sono auguri espressi al proprio caro de- 397), epoca in cui le strutture del catecumenato erano già definite.
funto, in altri casi certezze suffragate da una fede salda. L'età dei catecumeni attestati nelle cinque iscrizioni romane è molto
Di questi testi molti sono indubbiamente del IV secolo, ma alcuni posso- varia: 4 anni, Smesi e 3 giorni aveva "'OvTJoillTJ della catacomba di S. Erme-
no con buona ragione attribuirsi ad epoca precostantiniana. Fra i tanti esempi te,8 (fig. 8),9 anni, 8 mesi e 2 giorni Bacius Valerius'9 (fig. 9 ); 20 anni BiK'tOP,
che si potrebbero citare, basti menzionare il giovane Discolio, deposto in una del cimitero di S. Ippolit030, che si proclama "servo del Signore Gesù Cristo";
forma nella catacomba di Priscilla, che afferma: cum venerit a dven tus (Chr(isti) l, 3S anni 'AvòpayaSoç, greco di origine, e infine 60 anni Bonifatius, morto
resurgo in pa(ce)". Alla piccola Aproniane (fig. 7), sepolta nel cimitero di Panfi- nel 39i'.
lo, i genitori dicono invece: crededisti (!) in Deo, vives in Chr(isto)"'. Per il resto, nei formulari non si coglie nulla di diverso o di peculiare ri-
Belle espressioni relative alla resurrezione si leggono anche in iscrizioni spetto a quelli comuni. Riguardo agli audientes, un dato relativo all'età si può
di Vienne, come resurrecturus in Christo, cum sanctis, ma si tratta di testi per ricavare da una dedica musiva di Uppenna, in Africa, dove una Bonifatia vie-
lo più del V secolo". ne definita audiens in Christo, pur essendo vissuta solo un anno e 4 mesi 33• La
Non mancano allusioni ai Sacramenti, e fra questi soprattutto al Bat- tenerissima età di questa aspirante al Battesimo può invitare a pensare in qua-
tesimo e solo in alcuni casi alla Cresima e all'Eucarestia. Sono iscrizioni spes- le maniera awenisse la catechesi in casi simili, ma è un dibattito già ampia-
so molto note, sulle quali esiste una bibliografia talora abbondante. Poco, mente affrontato proprio riguardo al problema del battesimo dei bambini.

26) G.B. DE ROSSI, Inscriptiones, cit., l, p. '95 n. 446.


21] A. FERRUA, s.v. Dogmatiche, iscrizioni, in "Enciclopedia Cattolica", Città del Vaticano 1949-1954, IV, c. 271 J. JANSSENS, Vita e morte, ci L, pp. 25'26.
18°4· 281 ICURX,27231.
221 Un'ampia esemplificazione per Roma fu raccolta da J. JANSSENS, Vita e morte del cristiano negli epitaf 291 ICUR l, '533 = E. DIEHL,lnscriptiones Latinae Christianae Veteres (= ILCV), Berlin 1925-'931 (Dublin-Zii-
.fi di Roma anteriori al sec. VII, Roma 1981. rich 19612, '9703), 1508 A.
23] ICUR IX, 25102. 30 J ICUR VII, 203°0.
24) ICUR X, 26329. 31] ICUR l, 1856.
251 F. DESCOMBES, Recueil des inscriptions chrétiennes de lo Gaule antérieures à lo Renaissance carolingien- 321 ICUR I, 2812 = ILCV, 1508.
ne, lI. Viennoise du nord, Paris 1985, index des mots, pp. 813-814. 33J CIL VIII, 23048.

34 35
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO RIFERIMENTI ALLA CATECHESI NELLE ISCRIZIONI DEl IV SECOLO

Vicino alla precedente fu letta una seconda dedica mutila, ugualmen- defunto non è raffigurato con la sorella orante nella parte inferiore della la-
te oggi perduta, di un altro piccolo audiens, vissuto due anni e dieci mesi "in stra. Non si può escludere, però, che egli in realtà sia da riconoscersi nel gio-
Cristo"34. Non si è potuta proporre una precisa datazione per queste epigrafi, vane in abito pastorale che compare accanto alla figura femminile (per alcuni
perché la basilica funeraria in cui esse furono inserite ha diverse fasi, dalla da identificarsi col Buon Pastore). A parte questo problema ermeneutico, l'i-
fine del IV al VI secolo e il fatto che esse non si conservino più e che man- potesi di intendere il termine christianus come catecumeno è indubbiamen-
chino perfino di esse riproduzioni fotografiche ha impedito di avanzare te suggestiva, ma, per quanto consta, non può essere avvalorata da precisi ri-
qualsiasi ipotesi in merito anche al Duval, che in anni recenti ha ripreso in scontri epigrafici. Anzi, l'abbinamento in diversi casi di christianus efidelis por-
esame questo difficile complesso, per il quale risultano frammentari e in- terebbe ad escludere l'interpretazione prospettata.
completi anche i dati relativi al suo ritrovament0 35• L'ultima iscrizione sulla quale intendiamo soffermarci brevemente è
Un terzo esempio di audiens viene tramandato dal Gori, ripreso dal de quella, oggi perduta, di Flavius Herotimus, proveniente da un non meglio
Rossi ed è probabilmente di origine fiorentina 36 • La defunta, Sozomene, è precisabile cimitero roman0 4'. Di questo diciassettenne, di cui si loda l'in-
un'alumna, ossia una figlia adottiva, della quale non si specifica l'età; il de- dulgenza, si legge che fu candidatus in Christo, espressione che finora non
dicante è il suo patronus, ossia nella fattispecie il genitore adottivo, che qua- trova altre attestazioni nelle iscrizioni cristiane antiche. Essa sembra da in-
si per contrasto ad una catecumena si definisce fidelis, ossia cristiano bat- tendersi nel senso di "catecumeno", come provano, fra gli altri, s. Gerolamo,
tezzato, membro a pieno diritto della comunità. che in una sua epistola (69,3) parla di cathecumeni, qui suntfidei candidati;
Una quarta iscrizione romana, tramandata in un codice Vaticano latino, Tertulliano, che si riferisce (Bapt. lO) a quasi candidatus remissionis et sanc-
parla di audienteS'7, quindi di più persone morte prima di ricevere il Sacramento tificationis in Christo e S. Agostino, che in un suo sermone usa la stessa
battesimale. Sempre da Roma proviene un ulteriore esempio del genere, con- espressione di candidati Christi (146,2).
servato a Milano nell'atrio della Biblioteca Ambrosiana38• Il testo è mutilo, ma Dall'analisi del formulario si evince che anche questo defunto, pur ca-
vi si celebra il ricordo di Maximus, definito dai suoi genitori semperbene audiens. tecumeno, fu depositus in pace Christi, quindi fu ritenuto ugualmente mem-
Infine, ad Aquileia, sotto il piano del pavimento della chiesa di S. Feli- bro della comunità dei fedeli.
ce, si scoprì l'iscrizione di Geminius, un africano della Civitas Tusuritana, Dai dati fin qui raccolti, pur se sporadici e frammentari, emerge anco-
nella Byzacena, di poco più di quarant'anni39 • Si afferma che egli si trova nel- ra una volta come le testimonianze epigrafiche rechino un loro contribu-
la felicità eterna (felix in Deo), cum coepta prima aetate instituta haberet, con to anche riguardo alle tematiche trattate in questo convegno. Un'ulterio-
riferimento proprio alla catechesi ricevuta nel periodo prebattesimale. re prova dell'arricchimento culturale cui può portare lo studio comparato
ATrieste si conserva un'altra iscrizione di provenienza aquileiese, di Ba- delle fonti letterarie e liturgiche con quelle archeologiche e specificamen-
lerius e Malisa 40 : del primo si dice che visse 18 anni e 5 mesi (il numero dei gior- te epigrafiche.
ni è perduto) e che discessit cristi[anu]s (sic!). Il Cuscito4' ritiene che il termi-
ne qui significhi catecumeno e non ancora fidelis, ossia battezzato, poiché il

34) Ibid.
35) N. DUVAL.La mosaiquefunéraire dans l'artpaléochrétien. Ravenna 1976 , pp. 97- 11 9.
36 ] CIL VI, 26660 =ICUR 1,2759 =ILCV, '509 adn.
371 Cod. Vat.lat. 9088 f. 96; F. CABROL-H. LECLERCQ, Dictionnaire d'archéologie chrétienne et de liturgie, Pa-
ris '9°7-1953, Il, 2, s.v. Cathecumène, c. 257 .
'
381 ICUR I, 3669.
391 =
C1L V, 1662 ILCV,3 286 .
40] CIL V, 1714-
41 1 G. Cuscno, Sacramento e dogma in due graffitifigu rati aquileiesi, in "Atti dei Civici Musei di Storia ed
Arte di Trieste", 6, 1969-197°, pp. 113- 125.
42] ICUR I, 3495 =ILCV, 1509 A.

37
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO

4
Il lavoro nell'epigrafia cristiana!

1. Fin dall'età apostolica, il lavoro fu sempre tenuto in grande considerazione nel-


la società cristiana, come attestano molti passi dei Padri, a cominciare dallo stes-
so s. Paolo. Le antiche comunità, pronte a soccorrere coloro che per impedimenti
fisici non potevano svolgere alcuna attività, considerarono il lavoro come un do-
vere sociale e morale, mezzo di sostentamento proprio e per la propria famiglia,
ma anche strumento necessario per esercitare, in modi diversi, la carità'.
Non poteva mancare un riflesso di queste concezioni nell'arte paleo-
cristiana; infatti, un gruppo di raffigurazioni pittoriche e scultoree mostrano
i fedeli nell'esercizio delle loro funzioni, e ciò si verifica a partire dalla fine
del III, ma soprattutto dal pieno IV secolo. Di questo argomento si occupò
tempo fa il Bisconti in due diverse occasioni', riesaminando, fra l'altro,
qualche scena di discussa interpretazione.

l] D. MAZZOLENI, Il/avaro nell'epigrafia cristiana, in "Atti del convegno "Spiritualità del lavoro nella ca-
techesi dei Padri del III-IV secolo" (Roma 15-17 marzo 1985), Roma 1986, pp. 263-271.
21 V. GROSSI-A. DI BERARDINO. La Chiesa antica: eccie.'iologia e istituzioni, Roma 1984, pp. 211-212 (in par-
tic.); CH. MUNIER, Lavoro (s.v.), in "Dizionario Patristico e di Antichità Cristiane", 2, Casale Monfer-
rato, 1984, cc. 1912-lgl4.
31 F. BISCaNTI, Scene di mestiere nella pittHra cimiteriale paleocrisliana a Roma, in "Mondo archeologico", 52,
Ig81, pp. 38-4]; ID., Un nHOVO ("Operchio di sarcofago dal cimitero di Novaziano, in "Rivista di Archeologia
Cristiana", 59, 198], 1-2, pp. 61-85 (pagano, ma con significativi riferimenti al repertorio cristiano); D.
MAzZOLENI, Arti e mestieri nelle iscrizioni paleocristiane. in "Mondo archeologico", 5', 1980, pp. 30-33.

39
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO IL LAVORO NELl.'EPIGRAFIA CRISTIANA

Immagini relative a mestieri, oppure a strumenti ad essi legati, si ritrova- li, come ad esempio, nell'ambito della X regio, nei pavimenti musivi della
no anche graffite su lapidi sepolcrali, nelle quali spesso si contrappone all'in- basilica martiriale di Trieste o di S, Eufemia a Grado, databile con precisione
genuità della resa, qualitativamente scadente, l'immediatezza della rappre- al 579, all'epoca del patriarca Elia. In quest'ultimo tessellato, su oltre una cin-
sentazione. Un certo numero di esempi del genere ricorrono nelle catacom- quantina di dediche di oblatori, diciotto contengono indicazioni di mestieri
be romane e ad Aquileia; basti ricordare la lastra del cavallaio Constantius di (a parte quelle di ecclesiastici). Gli uni accanto agli altri, si ritrovano espo-
Domitilla (fig. 10 f, quella di un omonimo fabbro del Museo Pio Cristiano', nenti dell'ordine senatorio, soldati, professionisti ed artigiani. Di questo ar-
quella del pescivendolo Iulius Marius silvanus del cimitero di Marcellino e Pie- gomento si occupò in particolare, alcuni anni or sono, Giuseppe Cuscito".
trd, o quella del fabbro Flavius Satu r{ ninusJdel Museo aquileiese di Monastero'. Si parlava poc'anzi della scarsità delle indicazioni relative al lavoro in
In genere, comunque, la percentuale di coloro che forniscono l'indi- gruppi anche cospicui di iscrizioni: molto poche sono, ad esempio, quelle
cazione del proprio mestiere è bassa, almeno rispetto alla totalità dei testi attestate in Africa, nelle aree funerarie di Haidra, di S. Monica a Cartagine
noti; e per di più gli esempi conservati risalgono ad epoca in genere tarda, e di Mactar, studiate negli ultimi anni". Una certa abbondanza di tali de-
compresa soprattutto dalla metà del IV secolo in poi. Se il repertorio esi- terminazioni si riscontra, invece, in area greca, in Egitto e in Cilicia, in te-
stente al riguardo si rivela molto composito, di talune attività non esiste an- sti per lo più tardi (anche del VI-VII sec.).
cora documentazione, anche se si sa che in quel periodo il cristianesimo or- In questo panorama, un caso particolare e degno di nota è costituito dal
mai era penetrato in tutte le classi sociali. sepolcreto di Tiro, nell'antica Fenicia, in cui su oltre duecento epigrafi,
2. Può essere significativo, a questo punto, fare riferimento ad alcuni edite dal Rey-Coquais'3, quasi la metà specificano l'attività svolta dai fede-
gruppi omogenei di iscrizioni, assunti come campioni: ad esempio, nelle ca- li in vita,
tacombe di Priscilla, di cui ho curato l'edizione completa per il nono volu- Si tratta di un corpus singolare sotto molti punti di vista, che documenta
me delle lnscriptiones Christianae Urbis Romae 8, su oltre duemila epigrafi (fra l'esistenza di lavori finora mai attestati nelle dediche paleocristiane, e talora
intere e frammentarie), solo pochissime specificano l'attività del defunto. peculiari del luogo. Mi riferisco ai molti cristiani (quasi un quinto del to-
A parte pochi membri del clero ed alcuni militari, sono documentati due tale), impegnati nelle varie fasi dell'industria della porpora, che fu sempre
fossori, un lattaio, Pomponius Felix (fig. 11), un notaio ed uno stenografo, di monopolio imperiale: dai pescatori di murici (KOYXUÀ.EÙ;)", a coloro che li
nome Olimpi09 • Un risultato simile ha dato l'indagine compiuta di recen- frantumavano (KOYXUWK61tOl )'5, ai tintori che utilizzavano i rossi molluschi
te da PatrickSaint-Roch sulle circa cinquecento testimonianze epigrafiche (KOYXUÀ.01tÀ.utai ),6. Oltre ad agenti finanziari, esattori di imposte e fun-
della catacomba detta di Marco e Marcelliano, o di Damaso". zionari dell'annona (torna alla mente, a questo proposito, il collega Leo oJ
Una concentrazione notevolmente maggiore si ha, però, in determinate ficialis annonae dell'omonimo cubicolo dipinto della catacomba di Com-
aree dell'orbis christianus antiquus, o in particolari complessi monumenta- modilla a Roma )", solo un cristiano di Tiro esercita una professione liberale,
quella di medico (fig. 12 ys. Numerosi sono, invece, gli addetti all'alimenta-

4] A. SILVAGNI-A. FERRUA-O. MAZzoLENI-C. CARLETTI,lnscn'ptiones Christianae Urbis Romae septimo sae-


culo antiquiores (= ICUR), Roma-Città del Vaticano '922-1992, III, 8474·
5] ICUR III, 7372. 11] Cristianesimo antico ad Aquileia e in Istria, Trieste 1977- pp. 311-321.
6] ICUR VI, 16291. 12 J N. DUVAL-F. PRÉVOT, Inscriptions chrétiennes d'Hai'dra, Rome '975; L. ENNABl.l, Inscriptionsjunéraires chré-
7] CIL V, 8580; B. fORLATI TAMARO-L. BERTACCHI, Aquileia. Il Museo Paleocristiano, Padova 1962, p. 43, tiennes de lo basi/ique dite de Sainte Monique à Carthage, Rome '975; f. PRÉVOT, Recherches archéologi-
n.lJo. ques jranw.tunisiennes à Mactor. -V. Les inseriptions chrétiennes, Rome 1984.
8] Città del Vaticano 1985. '3 J J. P. REY-COQUAIS, Tyr. Inscriptions de lo nécropole, Paris '977.
9] ICUR IX, 25412, 25811; D. MAzzoLENI, Iscrizioni inedite della catacomba di Priscil/a, in "Atti del X Con- 14] J. P. REy-COQUAIS, Tyr, cit., n. 26, 107B, 118A, '4', 188.
gresso Internazionale di Archeologia Cristiana" (Salonicco, 28 settembre -4 ottobre 1980), Salonic- 15] J. P. REY-CoQuAls,lyr, cit., n. 72,95.
=
co-Città del Vaticano 1984, n. l, pp. 311-3'2 ICUR IX, 25435; 258.2; 26113· 16] J. P. REy-COQUAIS, Tyr, cit., n. 28, 198.
lO J Enqu€te "sociologique" sur le cimetière di( "coemeterium sanctorum Marci et Marcel/iani Damasique", in 17) lCUR IlI, 8669.
"Rivista di Archeologia Cristiana", 59, 1983,3-4, pp. 411-423. 18J J. P. REy-COQUAIS, Tyr, cit., n. 217.


EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO IL LAVORO NEI.L'EPIGRAFIA CRISTIANA

zione, al commercio e all'artigianato, dal venditore di grano (OTtO~É'tPTJç)'9 pia, un altro lettore è marmorario'o; ad Atene ancora un lettore, Isidoro, è an-
ai fornai (àp'tOK61tOt)'O e al mercante d'orzo", dal pasticcere (é'tpaPtOç)" al che coltellinaio".
formaggiaio ('tupo1tOt6ç)'3. E poi carpentieri ('tÉK'tOVEç)'" un fabbro Se alcuni di questi mestieri si potevano svolgere al servizio o nell'am-
(xaÀxEuç)'5, orefici (XPOOOxol, òaK'tuAtòaptOt),6, venditori di tendaggi bito delle attività della Chiesa (il medico, il carpentiere e il marmorario), per
(1tapet'tOupaç)'7, di seta (~E'taçaptOt),8 e di broccati (l3ap/3<xplKaptOt)'9. altri ciò non sembra possibile. È da osservare, comunque, che a parte due
Da notare, inoltre, alcuni fedeli che espletavano una duplice attività: un presbiteri, la duplice funzione è propria di diaconi o suddiaconi, ma so-
raccoglitore di murici era anche mercante di vinoJO , un altro commerciante prattutto di lettori.
di gran03', un terzo cambiavalute. Ciò si può spiegare col fatto che coloro che 4. Può destare sorpresa il fatto che siano note alcune iscrizioni di cri-
esercitavano funzioni connesse con l'industria della porpora, secondo le leg- stiani, che esercitavano attività connesse con il mondo dello spettacolo, ri-
gi imperiali erano tenuti a conservare ereditariamente il mestiere del padre, salenti in genere ad un'epoca compresa fra la metà del N e il V secolo. Tor-
dedicandosi allora, in qualche caso, ad un secondo lavoro, a loro più conso- na alla mente subito, al proposito, l'atteggiamento rigorista di alcuni Padri,
no. Diverso è il fenomeno di alcuni artigiani, che si dicono cantori nelle fun- e in particolare di Tertulliano, che condannava nel De spectaculis non solo
zioni liturgiche (U1tO\jJaA'tat) : cosÌ un salsicciaio e un ricamatore33 • quei fedeli che avessero partecipato, in prima persona a manifestazioni cir-
3. Per mezzo di queste epigrafi di Tiro, che fanno rivivere dinanzi ai no- censi o teatrali, ma anche coloro che vi avessero assistito". Era necessario ri-
stri occhi una città commerciale dell'impero bizantino del V-VI sec., si vie- fuggire da quegli ambienti, in cui regnava la superstizione idolatrica, in cui
ne a conoscere anche l'esistenza di taluni membri del clero che esercitava- era diffusa l'istigazione a sentimenti perversi.
no altre attività: si tratta di un diacono-carpentiere J4 , di un diacono-orefice35 Gli anfiteatri, con la visione di uccisioni e di sangue, educavano l'ani-
e di un suddiacono-tintore e venditore di tendaggi (fig. 13)'6. Non sono mo alla crudeltà; i circhi, agitati da vane passioni di fazioni e contese, por-
esempi isolati: si conoscono, infatti, altri casi del genere in epigrafia. A Ko- tavano a tutte le forme di dissolutezza; i teatri erano scuola di impudicizia
rikos, in Cilicia, è noto un presbitero-orefice'7, ad Ancyra un presbitero è mo- e di oscenità. In queste occasioni, i cristiani non avrebbero potuto mante-
netiere'8 e amico di tutti; a Tebe un lettore è erbivendolo (fig. 1419; ad Olim- nere intatta la loro purezza nell'animo e nel corpo. Perciò tutti gli spetta-
coli, cosÌ pieni di pericoli e di vanità, dovevano essere proibiti ai fedeli.
Fra coloro, che manifestarono un atteggiamento simile al riguardo, è
19] J. P. REV-COQUAlS, Iyr, cit., n. 188, 189.
20] J. P. REv-CoQuAlS, Iyr, cit., n. 39A, 158.
sufficiente ricordare Origene, S. Giovanni Crisostomo e S. Agostino, il qua-
21 JJ. P. REv-CoQUAlS, Iyr, cit., n. 178. le dedicò all'argomento qualche brano delle sue opere, insistendo sull'im-
22] J. P. REv-CoQUAlS, Iyr, cit., n. 33B.
moralità e sul turbamento che portavano nelle coscienze le manifestazio-
23J J. P. REv-CoQ.UAlS, Iyr, cit., n. 43·
241 J. P. REv-CoQUAlS, Iyr, cit., n. n bis, 65 A, 143· ni circensi e teatrali 43 •
25J J. P. REV-COQUAIS, Iyr, cit., n. '79· Di fronte a questa posizione risoluta e decisa dei Padri, si sa tuttavia che,
26J J. P. REV-COQUAIS, Tyr, cit., n. 80, 166, 201.
27J J. P. REv-CoQUAlS, Iyr, cit., n. 133·
ad esempio, gli spettacoli del circo ebbero lunga vita e che ancora nel VI se-
281 J. P. REv,CoQUAlS, Iyr, cit., n. 22, 98. colo si svolgevano regolarmente: un papiro di Ossirinco riporta un pro-
29) J. P. REV-COQUAIS, Iyr, cit., n. 122 e 123.
30] J. P. REV-COQ.UAIS, Iyr, cit., n. 103.
31 JJ. P. REv-CoQuAlS, Iyr, cit., n. 188.
32] J. P. REv-CoQ.UAlS, Iyr, cit., n. 137. 40] M. GlIARDUCCI, Epigrafia greca, IV, Roma 1978, p. 333.
33 JJ. P. REV-COQ.UAIS, Iyr, cit., n. '47 e '71. 4'1 M. GUARDUCCl, Epigrafia, ciL, p. 323.
34] J. P. REv-CoQuAlS, Iyr, cit., n. 143· 42 J H. JURGENS, Pompa diaboli. Die lateinischen Kirchenviiter und das antike Ineater, Stuttgart '972; O. PASQUATO,
351 J. P. REV-COQUAIS, Iyr, cit., n. 201. Spettacoli (s.v.), in "Dizionario Patristico", cit., cc. 328'-3284- Quest'ultimo studioso nota, però, che l'at-
36] J. P. REV-COQ.UAIS, Iyr, cit., n. 133· teggiamento dei Padri fu diverso, a seconda del tipo di spettacolo. CLEMENTE ALESSANDRINO, ad esem-
=
37] Monumenta Asiae Minoris Antiqua ( MAMA), III (A. WILHELM-J. KEIL), Manchester 1931, n. 336A. pio, (l'aed.lIl, lO: SCh 158-59), si mostra favorevole agli esercizi ginnici, se praticati con modestia.
38) CIG IV, 9258. 431 A. P, NCH ERLE, Vita di S. Agostino, Bari 1984, p. 3'. Cf. ad es. anche Aug., De fide et op. 18,33: PL 4°,220 ;
39) GASOTIRIOU,Al XPlcr"t1.(XVlIru[ eiilhl Tfìc; ElEocrOÀlaç, in 'ApxalOÀ.aytK'1Ì 'Eì<p1jfIrplç, '929, PP·15l-l52, n. 6. De cat. rud. 25,48: CCL46,172; ConI VI,7,n: NBA 1,158.

43
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO IL LAVORO NELL'EPIGRAFIA CRISTIANA

gramma di giochi, con corse di carri, parate, cantanti, danzatori, una gaz- un pagano (e di un'epoca, in cui iscrizioni funerarie profane sono ormai estre-
zella inseguita da cani, mimi ed una squadra di atleti 44 • mamente rare a Roma) non poteva sicuramente essere collocato all'interno di
La documentazione epigrafica fornisce un'ulteriore prova in questo un edificio di culto.
senso: così un auriga, Eutumius, era ricordato in una lapide ora perduta da ntesto, molto vivace, ci fa conoscere la bravura di questo singolare perso-
S. Paolo fuori le mura, datata al 439 45 e un catadromarius, cioè un saltim- naggio, che fu molto versatile. La sua traduzione non è semplice, specie in qual-
banco, è menzionato in una dedica di S. Sebastian046 • Quest'ultima, peral- che passo: per la prima volta essa è stata pubblicata dal padreJanssens nel suo
tro, pur comparendo tra le lnseriptiones Christianae Urbis Romae, secondo il studio sulla Vita e morte del cristiano negli epitaffi di Roma anteriori al secolo VIls6•
Ferrua suscita qualche perplessità circa la sua natura'7. Vitale si rivolge in prima persona alla morte, che non risparmia nessu-
Un pantomimus, inoltre, ricorre in un testo mutilo da S. Paol0 48 , men- no, non conosce gioie e non ama gli scherzi, tutte cose invece che il defun-
tre si legge di un Eros pammusus gymnieus, esperto ginnasta, in un titoletto to prediligeva e che avevano fatto la sua fortuna. Sempre allegro, bastava la
proveniente dall'area delle Terme di Dioclezian049 e di un Donatus coroma- presenza di Vitale a far sparire ogni tristezza ed ira, facendo ridere i presen-
gister, istruttore del coro, in un'epigrafe africana so • All'elenco si può ag- ti. Era un ottimo imitatore, poiché cambiava voci ed atteggiamenti, "sicché
giungere Felix doctor, probabilmente istruttore di gladiatori, di un'iscrizione avresti ritenuto che da una sola bocca parlassero molti"; era tanto bravo, da
della catacomba di CiriacaS'. Qualche altro caso è ritenuto ancora dubbio ri- essere più credibile e fedele agli originali delle stesse persone che aveva
guardo alla natura del testo; così, la cantante (eantrix) moglie di un ciabat- preso di mira. Sua specialità erano anche i personaggi femminili, che arros-
tino, di una dedica ritrovata nell'area di S. Agnese sulla via Nomentana 5'. sivano al suo apparire. Il rimpianto di Vitale è che tutti coloro che aveva im-
L'esempio forse più noto ed interessante di un cristiano del mondo dello personato siano all'improwiso svaniti con la sua morte. Il testo termina, im-
spettacolo è però quello di Vitale, un mimo imitatore che doveva aver raggiunto plorando i lettori ad augurare giorni felici a lui, ora triste e turbato.
grande fama nel Vsecolo5J • La grossa lastra funeraria di questo personaggio mi- Come si vede, la dedica ora esaminata ha un formulario, che si potrebbe
surava in origine all'incirca cm. 80 x 200; se ne sono conservati solo tredici definire "neutro", ma non bisogna dimenticare che molte altre epigrafi cer-
frammenti, ma il testo si è potuto ricostruire completamente, poiché è stato tra- tamente cristiane, a cominciare dalle più antiche, non presentano alcun se-
mandato dalle sillogi medioevali. Mancando nel formulario usato palesi indi- gno palese di cristianità.
zi di cristianità, il de Rossi54 dubitava della sua natura, ma il Ferrua ha recisamente In base alla documentazione, passata brevemente in rassegna, si è portati
escluso tali incertezze, essendo assodato che la lapide copriva una tomba sita nel a concludere che in realtà non sempre, o in ogni modo non dovunque, per lo
pavimento della chiesa di S. Sebastiano, dove fu trascritta dai copisti, come le al- meno alcune attività connesse con il mondo dello spettacolo fossero vietate ai
tre epigrafi storiche e martiriali del complesso della via AppiaS5 • Un sepolcro di cristiani. Si può pensare certamente che essi non giungessero a prendere par-
te a manifestazioni contrarie ai precetti della loro religione che offendevano la
morale, o implicavano violenze, o ancora investivano, ad esempio, il campo mi-
44) T. CORNELL-G. MArrHEws, Atlante del mondo romano, Novara 1984, p. 187.
tologico; ma bisogna riconoscere che mancano per ora elementi validi per ad-
45) ICURII,4905·
46) ICUR V, 13698. dentrarsi in questa problematica complessa, che investe più settori delle scien-
47) Ibid. ze dell'antichità cristiana e che comunque andrebbe approfondita.
48) G.B. DE ROSSI, Inscriptiones Christianae Urbis Romae septimo saeculo antiquiores (= ICR), I, Roma 1857-
1861, n. 1205. In ogni caso, la documentazione epigrafica, pur non abbondante, è inne-
49) E. DIEHL, 1nscriptiones Latinae Christianae Veteres ( = ILCV), Berlino 1925-'93' (Dublin-Ziirich 19612, gabile; di conseguenza, andrebbero forse temperate talune posizioni sulla vita
197(3 ),577.
50) CIL VIII, 2264302 = ILCV, 576.
e sul lavoro dei cristiani dei primi secoli nell'ambito della società del tempo.
51) =
ILCV 573 ICUR VII, 18774. 5. Nelle iscrizioni si può constatare un altro dato interessante, cioè la
521 ICUR VIII, 22393. presenza in varie comunità di donne impegnate in diverse attività produt-
53) ICUR V, 13655.
54) ICR Il, p. 94 n. 67.
55) (CUR V, 13655.

44 45
EPIGRAFI DEl MONDO CRISTIANO ANTICO Il lAVORO NEll'EPIGRAFIA CRISTIANA

tive. Pur non essendo numerosissimi, tuttavia questi casi riguardano una Iiea di S. Giovanni a Mastichari, nell'isola di Coo ed è datata alla prima metà
gamma alquanto estesa di mestieri e professioni, talora anche di rilievo. Un del VI secolo". Si tratta di Eustochiané, nobilissima armatrice (vaulCÀtlptcr-
gruppo piuttosto cospicuo di dediche di donatrici, poi, nei tessellati di mol- cra), che offrì una somma in denaro con l'equipaggio della sua n~ve, de-
te località dell'orbis christianus antiquus, fa ritenere che per lo meno alcune nominata Maria, per pavimentare il portico dell'edificio di culto. E la pri-
di esse espletassero funzioni di un certo rilievo, oltre al piccolo commercio ma cristiana nota dall'epigrafia che svolgesse una funzione imprenditoriale
e all'artigianato minuto, tenuto conto dell'entità cospicua di talune obla- di rilievo in campo marittimo e commerciale.
zioni e del fatto che tali offerenti compaiono da sole in queste epigrafi s7. Passando a tutt'altro campo, a Siracusa si conserva la dedica funeraria,
Comunque, fra gli esempi, che si sono potuti raccogliere, senza avere dell'anno 360, di Euterpe7J , una poetessa cristiana che dice di essere "com-
la presunzione della completezza, si ricordano prima di tutto alcune ven- pagna delle Muse", e che visse solo ventidue anni e tre mesi. Il testo è certa-
ditrici: di olio, come Felicissima oliaria a Domitillas8 ." di orzo come Pollecla, mente cristiano, eppure anche in questo caso la defunta portava un nome
quae ordeu( m) bendet de bia Noba S9, di frutta, come Ursa pomararia, sepolta ispirato alla Musa della poesia melica, né dal formulario emergono chiari in-
con il marito Gerontius a Commodilla 6o ; di frittelle (o di bottiglie di vetro ), dizi di cristianità; essa fu ritrovata, però, nella catacomba di S. Giovanni.
come Leontia lagunara (fig. 15 )6'. A Tiro, invece, si trova una acr1tpo1t6Àtcra, 6. Gli spunti di indagine offerti dalle indicazioni di mestieri contenute nel-
dalla quale era possibile acquistare grani d'incens0 6,. le epigrafi cristiane sarebbero ancora molteplici. Si può ricordare, fra i tanti,
Fra le artigiane sono documentate una Bictora operaria in un'epigrafe il caso di lavori singolari o raramente attestati da altre fonti, scegliendone a mo'
del 341GJ, una cuoca (KovòEt'tapia)64, una sarta (sarcinatrix)6s ed un'auri ne- di esempio alcuni fra i più inconsueti. Così, a Creta si legge l'iscrizione di Ko-
trix, cioè un'orafa, di nome Vincentia, a S. Callist0 66 • Cantilla doveva, poi, es- smàs, veterinario di cavalli (1.1t1tta'tp6ç) (fig. 17)74, un suo collega è documen-
sere tessitrice, visto il telaio raffigurato sulla sua lapide 67. tato in Macedonia7S • Non manca neppure un mulomedicus a Roma76 •
Nell'odierna Bulgaria, ad Odessos, si ha memoria di una Ko[3<n)KÀapia, In campo alimentare, si può ricordare a Corinto un craÀyallaptOç, di no-
probabilmente una cameriera (fig. 16r, mentre alla medicina si dedicava- me Andrea, soprannominato "il nassa" per la particolare rete da pesca da lui
no due fedeli, una di Korikos in Cilicia69 e l'altra di Atene 70 , entrambe ia'tpt- usata, mercante di pesce marinaton . A Tiro si conosce invece un venditore di
vai. Un ruolo di responsabilità ebbe Irene, conduc(trix) m(assae) a Tropea, garum (yapoml>ÀTJç)78, salsa a base di pesce, di cui i Romani erano ghiotti; nel-
cioè conduttrice di una tenuta". lo stesso centro un cristiano era pescatore di aragoste (lCapa/3taptoç)79.
Due epigrafi relative a donne impegnate in particolari attività merita- Ancora, a Cirene Anastasios allevava colombe80 , mentre ad Argyropo-
no un discorso a parte. La prima si trova nel pavimento musivo della basi- lis, nell'Attica, un fedele era [3aÀavÉoç, cioè bagnino, addetto agli stabili-
menti balnead'; ancora a Tiro esiste un rigattiere (ypmOml>ÀTJç), impegnato
S7] ST. PELEKANIDES, Corpus Mosoicorum Christionorum Vetustiorum Pavimentorum Graeciae, I. Graecia in- anche nella frantumazione dei muricj8' ed un gessaiol0 83 .
sularis, Saloniero '974, p. 128, n. 105 a.
581 ICUR III, 6699.
59) ILCV 685.
60 l ICUR II, 6114· 721 M. GUARDUCCI, Epigrafia, cit., p. 373.
61] ILCV 684 = ICUR V, 15389. 73) M.GUARDucCI, Epigrafia, ci t., p. 524.
62) J. P. REY-COQUAIS, Tyr, cit., n. 17B. 74) A.c. BANDY, me Greek Inseriptions o/Crete, Athens '970, n. 974-
63) rCR I, 62. 751 5T. PEl.EKANIDES, in 'APXalOÀOytKÒV "'EÀ~lov, 16, 1960, p. 226.
64) V. BESEVlIEV, Spiitgriechische llnd Spiitlateinische lnschriften aus Bulgarien, Bedin 1964, n. 249. 76] =
ILCV 616 ICUR V, '54°3.
65] ILCV 644· T7 J M.GUARDuCCI, Epigrafia, cit., p. 331.
66J ICUR IV, 125°3. 78 J J. P. REY-CoQuAlS, Iyr, cit., n. 6.
67) ICUR II, 6204_ 791 J. P. REy-CoQuAlS, Iyr, cit., n. 24 A.
68] V. BES EVlIEV, Insehriften, cit., n. 250. 8o] M. GUARDUCCI, Epigrafia, cit., p. 471.
69 J MAMA III, n. 269. 81] M. GUARDUCCI, Epigrafia, cit., p. 321.
70] C. BAYET, De titulis Atticae christianis, Parigi 1878, n. 6. 82) J. P. REy-COQUAIS, Tyr, cit., n. 95.
=
71] CIL X, 8076 ILCV 649. 83] J. P. REy-CoQuAlS, Iyr, cit., n. 31.

47
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO EPIGRAfi DEL MONDO CRISTIANO ANTICO

L'elenco potrebbe continuare ancora per molto, ma rischierebbe di es-


sere solo quantitativo.
Al di là di ogni altra considerazione, è importante, comunque, rilevare
un dato complessivo solo apparentemente negativo, vale a dire che dall'esa- 5
me delle iscrizioni cristiane contenenti menzioni di mestieri e professioni non
emergono in genere particolari formulari, che siano connessi al lavoro del cri- Riferimenti epigrafici
stiano inteso in senso particolare, o comunque nuovo rispetto al mondo pa-
gano. Ci si limita normalmente al semplice riferimento, oppure alla raffigu- alle persecuzioni del IV-V secolo 1

razione del defunto in piena attività, o dei soli arnesi da lui comunemente usa-
ti in vita. Non si esalta la dignità del lavoro, inteso come partecipazione al-
l'opera creatrice divina, oltre che come necessità di vita, contrapposta all'o-
zio, che il fedele deve rifuggire; d'altronde, anche le fonti letterarie non of-
84
frono abbondante documentazione sotto questo punto di vista •
Solo raramente si incontrano espressioni degne di nota, che però in fon-
do si potrebbero adattare anche ad un testo pagano: così, di un medico di
S. Sebastian08', si dice che fu sempre amico e caro a tutti, ingegnoso, pru-
dente, non cupido con i poveri, stimato per le sue benemerenze da tutti.
Di fronte a questi dati dell'epigrafia, in certo senso parzialmente de-
ludenti, sta il fatto che proprio le indicazioni esaminate consentono di co- Il mio intervento è strutturato in due parti, ognuna delle quali è indipendente
noscere le diverse componenti dell'antica società cristiana, in cui conflui- dall'altra, anche se strettamente connessa con le tematiche trattate in questa
vano membri delle classi più elevate e più umili, posti gli uni accanto agli sede: la prima si occupa dei riferimenti epigrafici alle persecuzioni del IV e del
altri nei cimiteri o nelle dediche votive dei pavimenti musivi, senza alcuna V secolo; la seconda analizza un certo numero di iscrizioni legate a varie for-
evidente distinzione sociale, ma accomunati da un'unica fede. me di sopravvivenze di paganesimo in diverse aree dell'orbis christianus anti-
quus. Se il primo argomento non è mai stato finora oggetto di indagini com-
plessive specifiche, il secondo è stato in gran parte inglobato in contributi di
carattere prevalentemente storiogranco, più che epigrafico. A questo pro-
posito, si può notare che un gruppo di iscrizioni di alcuni personaggi fauto-
ri della conservazione del paganesimo sono state forse anche troppo esami-
nate e "sezionate", rischiando di perdere talora di vista la peculiarità dei mo-
numenti e il contesto in cui essi si collocano. In ogni caso, proprio in questo
genere di studi sulla tarda antichità si dimostra ancora una volta la straordi-
naria importanza delle fonti epigrafiche per la ricostruzione storica.
Certo, gli argomenti affrontati in questo convegno sono di tale portata e
complessità nelle loro implicazioni da rendere molto difficoltoso un esame sin-
tetico degli elementi offerti dalle iscrizioni. Specie per quanto riguarda le at-

84] V. GROSSI-A. DI BERARDINO, La C1Iiesa, cit., p. 212.


'1 D. MAzZOLENI, Riferimenti epigrafici alle persecuzioni del N-V secolo, in "I martiri della Val di Non e la
reazione pagana alla fine del N secolo", Bologna 1985, pp. 117-134.
851 ICUR V, 13800.

49
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO
RIFERIMENTI EPIGRAFICI ALLE PERSECUZIONI DEL [V-V SECOLO

testazioni concernenti vari tipi di soprawivenze di cariche, riti o pratiche con- l'intolleranza pagana. In epoca posteriore, invece, le fonti ricordano nu-
nesse con il paganesimo, si è preferito perciò concentrare l'attenzione su un nu- merosi martiri donatisti o vittime del donatismo, causati da duri contrasti
mero limitato di monumenti iscritti, scelti criticamente fra i più significativi e tra chiese rivali, soprattutto negli anni compresi dal 340 al 350'.
soprattutto fra quelli di più recente acquisizione, cercando di metteme. in rilievo, Non sono molti, invece, i nomi pervenutici di scismatici africani mor-
sia pure in termini doverosamente concisi, il valore epigrafico e stonco. ti nel corso del IV secolo e nessuno di essi è tramandato in iscrizioni. For-
tunatamente, però, una lapide documenta l'esistenza di una martire do-
t. Se non mancano le notizie delle fonti letterarie relative a martiri cat- natista nel secolo successivo, esattamente nel 434. Dall'altro versante, sicu-
tolici vittime di violenze locali di pagani o scismatici in epoca postdiocle- ramente numerosi furono anche i fedeli uccisi tra i cattolici, specialmente
zianea, bisogna ammettere che l'apporto dell'epigrafia in questo senso si ~i­ in seguito al rescritto di Giuliano in favore dei dissidenti, che causò in que-
vela numericamente scarso. Non è noto, in pratica, nessun riferimento In ste provincie una vera guerra civile. La Ouval" però, rileva che malgrado l'e-
iscrizioni alle persecuzioni, sia pur limitate e diverse dalle precedenti, di Giu- catombe di martiri donatisti o loro vittime di cui parlano i polemisti della
liano l'Apostata ed i soli testi conosciuti che ci tramandino memoria di cri- seconda metà del IV e degli inizi del V secolo, scarsa eco è rimasta nei do-
stiani uccisi nel corso di fatti di sangue del IV e V secolo si trovano in area cumenti letterari, che hanno restituito complessivamente una decina di no-
africana. Non è certo fortuito l'accostamento tra l'Africa, scossa a più riprese mi di entrambe le fazioni fra il 317 ed il 434.
da tumulti tra cattolici, pagani e donatisti e la Val di Non, che ebbe tre il- Non bisogna dimenticare, poi, che l'Africa fu scossa in seguito anche
lustri vittime del fanatismo pagano. Il punto di connessione è fornito pro- da persecuzioni ariane, suscitate dai vandali Genserico ed Unericoe di cui
prio da un preciso riferimento di s. Agostino, il quale nella sua episto~a .a parla soprattutto Vittore di Vita. Esse videro migliaia di cattolici torturati,
Marcellino, scritta tra il 411 e il28 febbraio 412 per chiedere clemenza nel n- incarcerati e deportatiG• Una cinquantina di nomi ci sono noti al proposito
guardi dei donatisti arrestati, passibili di pena di morte, fa esplicito richia- per tutto il V secolo. Di questi martiri, però, non possediamo alcun riferi-
mo ai martiri anauniesi'. Scrive il vescovo di Ippona: "So infatti che nel pro- mento epigrafico; secondo la Ouval', le condizioni politiche potrebbero
cesso dei chierici della Val di Non, uccisi dai pagani e onorati ora come mar- spiegare il motivo per cui non si siano potute commemorare ed onorare de-
tiri,l'imperatore aderì senz'altro alla richiesta che gli uccisori, già tenuti in gnamente queste vittime in epoca di occupazione vandala.
prigione, non fossero condannati alla stessa pena. ~i morte". . ., Torniamo ora ai testi iscritti. Tre di essi si riferiscono a cattolici uccisi
Delle iscrizioni martiriali africane, pervenuteCl m numero nlevante, SI e da pagani, se non forse da scismatici; in realtà, non si può essere più preci-
occupata di recente Yvette Ouval, autrice di un minuzioso ~tudio an~litico, .che si, poiché mancano nei formulari chiari riferimenti per identificare i per-
unisce alla silloge dei testi noti l'analisi approfondita degli elementI da eSSI of- secutori. Nella prima dedica si legge (fig. 18 )8: memoria Victorini im pace mar-
ferti3. L'autrice osserva che, se dal 180 all'epoca costantiniana le epigrafi ci fan- ture professum octav(o) idus Mai(a)s zie solis ora octav(a) a(nno) provinciae
no conoscere circa duecento nomi di martiri o di gruppi di essi, molto poche CCL[- }1. La parte centrale della cifra dell'anno, espresso, come di consue-
sono le attestazioni riferibili a persecuzioni o a violenze di epoca successiva. to in Africa, con l'èra africana, che si faceva partire dal39 d.C., è di dubbia
La Mauretania, a parte Tipasa, nei primi decenni del IV secolo era an- lettura. È stata interpretata come 276 o 281, corrispondenti al315 o al320 d.C.
cora poco cristianizzata; furono numerose le risse in cui molti cristiani eb- Victorinus fu probabilmente ucciso nel corso di una rissa con i pagani
bero la peggio nei riguardi dei pagani, certamente più att~vi c~e non.gli s~i:
smatici in quell'epoca. L'unica documentazione letterarIa dI questI fattI e 41 Cf. ad esempio AGOSTINO, Contra Epist. Parmeniam, 1,8,13 (M. PETSCHENIG), CSEL5I, pp. 33-34;Passio
fornita dalla leggenda agiografica della piccola Salsa, vittima proprio del- Maximiani et lsaac I, PL 8, 768, Passio Donati, 6,7,8,11-13,17.
51 Y. DUVAL, Loca, cit., p. 487.
61 Hist. persecut. Afric. provo tempor. Ceiserici et Hunrici regum Vandalorum, MGH, Auct. ant., III, partic. I,
1-7, pp. 2-3.
7] Y. DUVAL, Loca, cit., p. 490.
2] AGOSTINO, ep. '39,2, NBA 22, pp. 198 -200 . . e .,
3] Y. DUVA!., Loca Sanctarum Africae. Le culte des martyrs en Afrique du IV" au VII s.ecle, Rome 19 82 . 8J Y. DUVAL, Loca, cit., n. '74, pp. 367-371.

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EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO RIFERIMENTI EPIGRAFICI ALLE PERSECUZIONI DEL IV-V SECOlO

(se non con i donatisti). Da notare la precisione della data della deposizio- che si tratta di una me{moria] ma rtu ru{ m], di cui resta solo il nome di Fe-
ne, 1'8 maggio, di domenica, (zie solis, per die solis). li{q?Junis (forse per Felicionis), che patirono il martirio nell'anno 361 dell'èra
La seconda dedica tramanda la memoria di due martiri di Sufasar, il provinciale, corrispondente al 400. L'antroponimo potrebbe anche essere
giovane Maximus e Dativus 9 , del 322. Si legge (fig. 19): Mesa (per mensa) inteso come Feliciani, vista la sua diffusione in area africana. Secondo lo
Maximi pueri etDativi martures. (Anno provinciae) CCLXXXIII. L'anno 283 del- Gsell, si trattava forse di una vittima delle lotte fra cattolici e donatisti, sen-
l'èra africana corrisponde a1322. Illaconismo e la rozzezza dell'iscrizione za poter precisare di che parte fosse. La Duval" ritiene l'ipotesi possibile, an-
si spiegano forse col fatto che si trattava di vittime isolate e locali della tra- che se indimostrabile, pur non escludendo che questo fatto delittuoso si
cotanza pagana, non di una persecuzione sistematica. Essi furono eviden- possa attribuire a pagani, visto che lo stesso s. Agostino, un anno prima, nel
temente sepolti dai loro congiunti in forma umile. L'appellativo puer ap- 399, parla in una lettera'3 di sessanta Sufetani martyres morti per mano di pa-
plicato a Maximus potrebbe essere inteso nel senso di "fedele consacrato". gani, che volevano vendicarsi dell'abbattimento di una statua di Ercole. Fra
Comunque, sia Maximus che Dativus sono ignoti ad altre fonti letterarie o l'altro, è significativo notare che tre anni prima erano caduti vittime del-
agiografiche. l'ostilità pagana Sisinio, Martirio ed Alessandro in Val di Non.
La terza epigrafe è una lastra di calcare proveniente da Renault-Me- L'ultima iscrizione che si presenta in questa sede è forse la più cono-
diouna, ora conservata al Museo algerino di arano, datata a1329, cioè al29 0 sciuta nel suo genere"; trovata a Benian, è esposta oggi al Museo del Lou-
dell'èra africana oo • vre di Parigi. Essa era originariamente collocata sulla fenestella confessionis
Vi si legge: Memoria Benagi et Sexti k( a )l(end)as (Novembres?). Memoria della cripta di un martyrium donatista; appare consunta nella parte centra-
beatissimorum martyrum id est Rogati, Maienti, Nassei, Maximae, quem Bri- le. Il testo è il seguente (fig. 20 ): Mem(oria) Robbe sacre Deigermana Honor{ati
mosus, Cambus genitores dedicaverunt. Passi XII kal(endas) Nov(e)m(bres) A]quesiren(sis) ep(i)s(cop)i cede tradirtor(um)] vexata, meruit dignitate( m)
(anno) CCXC prov(inciae). martiri(i). Vixit annis L et reddidit sp(in'tu)m die VII kal(endas) Apriles (anno)
pro(vinciae) CCCXCV.
La dedica era probabilmente iscritta su una mensa funeraria, fatta ap- Il formulario è molto interessante, anche se le espressioni relative al
porre per commemorare un gruppo di martiri locali dai genitori di due di martirio appaiono in parte stereotipate. Robba ( o Bobba) -la lettura del-
essi. I nomi aggiunti nella prima riga sono stati ritenuti di due altri fedeli l'antroponimo, certamente indigeno, non è sicura - era una religiosa (sa-
uccisi nelle medesime circostanze, ma dodici giorni dopo i primi. Secondo cra Dei), sorella di Onorato, vescovo di Aquae Sirenses ( oggi Hamman bou
la Duval", essi furono più probabilmente vittime di moti pagani, più che di Hanefia) certamente donatista, poiché presente tra i firmatari del convegno
tumulti donatisti. L'espressione passi sunt non fornisce ulteriori precisazioni di Cartagine del 411. Robba fu cede traditorum vexata, cioè cadde vittima dei
sulle circostanze della morte. cattolici, denominati traditori, il 25 marzo del 434, a So anni.
Si ignorano molti dati relativi al ritrovamento, awenuto agli inizi del Questa dedica prova inconfutabilmente che ancora nel quarto decennio
secolo in località Kherba des Aouissat, di un'altra iscrizione, frammentaria del Vsecolo gli scismatici erano vitali e continuavano tra le due comunità ris-
superiormente e a destra. Pubblicata dallo Gsell", essa era già perduta nel se e violenze in Mauretania Cesariense. Nello stesso tempo, il fatto che sia sta-
1956 e non si può disporre neppure di una sua riproduzione fotografica, che ta eretta una chiesa in onore di una martire donatista attesta una certa poli-
avrebbe fra l'altro chiarito taluni dubbi di lettura. Si riesce a comprendere tica di tolleranza da parte dei Vandali occupanti. La Duval's ha inoltre osser-
vato la rarità della formula meruit dignitatem martirii, applicata a Robba.

9] Y. DUVAL, Loca, cit.• n. 182, pp. 386 -3 8 7.


10] Y. DUVAL, Loca, cit., n. 191, pp. 402-405· 121 Y. DUVAL,Loca. cit., p. 490, nota 51.
li] Y. DUVAL, Loca, cit., pp. 4°4-4°5. 13] AGOSTINO, ep. S0, NBA 21, pp. 412.
12] ST. GSELL, in "Bulletin archéologique du Comité des Travaux historiques et scientifìques", Paris 14] Y. DuvAL,Loca,cit., n.194, Pp.408-4lt.
1908, p. CCI; Y. DUVAL, Loca, cit., n. 193. pp. 4 0 7-408 . 15] Y. DUVAL, Loca, cit., p. 411.

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EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO RIFERIMENTI EPIGRAFICI ALLE PERSECUZIONI DEL IV-V SECOLO

In conclusione, si può ribadire che l'epigrafia africana, già ricca di ele- Balcani e in Macedonia fra il360 e il 361. Egli scrisse, inoltre, lettere a città
menti di grande interesse sotto molti punti di vista, è la sola che finora ci do- della Macedonia, dell'Illiria e del Peloponneso sulla rinascita dell'antica re-
cumenta, sia pure sporadicamente, l'esistenza di martiri postdioclezianei ligione e sull'organizzazione di riti e sacrifici. Il testo parla della consacra-
e la persistenza di dolorosi fatti di sangue tra cattolici e pagani e fra catto- zione di un altare compiuta da Kalliopos, consolare sotto l'imperatore
lici e donatisti. Claudio Giuliano, definito "devotissimo e rinnovatore di culti" (8EO<plÀE-
cr'ta'tou Kaì àVaVEOl'tOU 'twv lEpWv). Il Feissel w ha posto questa dedica in
2. Passando ora al secondo punto del mio intervento, si riconosce ge- relazione con altre di simile tenore già note in Asia Minore, sottolineando
neralmente che una personalità di spicco nella politica di restaurazione del il fatto che le iscrizioni di Giuliano si possono spesso considerare come un
paganesimo fu l'imperatore Giuliano; figura complessa e discussa, che già riassunto del programma religioso e politico del suo regno. Il reperto di Sa-
poche settimane dopo il suo ingresso trionfale a Costantinopoli emanò un lonicco è stato riferito agli anni compresi tra il361 e il 363.
formale editto per prescrivere la riapertura dei tempii pagani e la ripresa del- Giuliano, come Massimino Daia, si occupò anche dei sacerdotes pro-
le antiche pratiche sacrificali. Il suo regno fu breve e quantitativamente non vinciarum, pensando di fare di loro i capi gerarchici di tutti i sacerdoti pa-
si può certo dire abbondante la documentazione epigrafica che a lui si ri- gani delle provincie imperiali.
ferisce, specie per quanto concerne l'aspetto più propriamente religioso del Questi organismi, che erano in pratica una sorta di consigli provinciali,
suo operato. È anche verosimile, però, che un certo numero di questi testi progressivamente furono privati delle loro prerogative religiose per assumere
poterono essere rimossi per damnatio memoriae dell'imperatore dopo la sua quelle di rappresentanza dei popoli indigeni romanizzati, come in Gallia, in
morte; inoltre, si sa che i lavori intrapresi per suo ordine per la costruzione Spagna, in Africa. Essi sopravvissero fmo alla prima metà del VI secolo e pro-
o il ripristino di molti templi furono interrotti dopo la sua scomparsa, sen- prio alcune iscrizioni africane, studiate di recente da André Chastagnol e da
za poter quindi apporre le iscrizioni commemorative. NoeJ Duva!, documentano questa persistenza fino in epoca tarda". Fra le più
Fra i testi superstiti, se ne segnala uno africano, in cui è ricordato Giu- importanti è da segnalare la dedica scoperta in Tunisia, ad Haidra, di Astius
liano come restitutor /ibertatis et Romanae religionis'6; un secondo pannoni- Dinamius, sacerdotalisprovinciaeAfricae (fig. 21)", databile proprio agli inizi del
co di Eszeki (la romana Mursae), in cui si fa riferimento preciso ai de/eta vi- VI secolo e preceduta da una croce monogrammatica con le lettere apocalit-
tia temporum preteritorum, intesi come i fondamenti della religione cristia- tiche alfa ed omega, racchiusa in un clipeo. Questo personaggio fu delegato
na, ritenuti enfaticamente come già distrutti dalla restaurazione giulianea'7. della sua città a Cartagine e il suo nome si viene ad aggiungere ad altri testi
Ancora, l'imperatore è definito in un terzo documento epigrafico recreator noti, relativi a personaggi con le medesime cariche, come Tul(l)ius Adeodatus
sacrorum et extinctor superstitionis's. sacerdotalis di un'epigrafe musiva di Djemila'3, o Iulius Honorius flamen per-
Vista la scarsità dei dati epigrafici al proposito, acquista maggior valore petuus di un altro testo a mosaico di Uppenna"'.
la scoperta di una dedica greca, avvenuta a Salonicco'9. È la prima attesta- In epoca tarda il sacerdos, le cui funzioni ormai non avevano più carattere
zione di Giuliano nella città ellenica, anche se si sa che egli si trattenne nei sacro, alla fme di un processo involutivo iniziato a partire dalle disposizioni
restrittive di Graziano, era scelto quasi sempre fra i decuriones municipali e tra
i grandi proprietari. Si pensa che mentre i membri di questi consigli poteva-
16] ClL VIII, 4326. Sui riferimenti epigrafici a Giuliano, cfr. Iulianus (s.v.), in E. DE RUGGIERO, in "Dizio-
nario Epigrafico di Antichità Romane", Roma 1886 SS., voI. IV, 7, pp. 206-208.
17 J ClL III, 10648 b = H. DESSAU, Inscriptianes Latinae Selectae (= ILS), Bedin 1892-lg06, 8946. 20 l D. FEISSEL, Recueil des inscriptions chrétiennes de Macédoine du We au Vie siède, in "BuJletin de Corre-
181 "L'Année Epigraphique", '907, n. 191. La ATHANASSIADI-FoWDEN in un recentissimo studio sull'impe- spondance Hellénique" suppl. VIII, Athènes 1983, p. 247.
ratore Giuliano(L'imperatore Giuliano, Milano 1984) afferma che le iscrizioni contemporanee non fan· 21 J A. CHASTAGNOL - N. DUVAL, Les survivences du culte impérial dans l'Afiique du nord à l'époque vandale,
no menzione della sua politica religiosa (p. 12Ù Questa dedica onoraria e le precedenti, però, co- in" Mélanges d'Histoire ancienne offerts à W. Sesto n", Paris Ig74, pp. 81-118.
stituirebbero tre eccezioni a tale asserzione, che sarebbe, perciò, parzialmente da rivedere. 22] A. CHASTAGNOL - N. DUVAL, Les survivences, cit., n. 4, pp. 100-102.
'9 J K. RHOMIODOULOU, New Inscriptions in the Archeological Museum Thessaloniki, in "Ancient Macedonian 23J A. CHASTAGNOL - N. DuvAL, Les survivences, cit., n. I, pp. 88-93.
Studies in honorofCh. F. Edson", 'g81, pp. 304-305, tav.II. 241 A. CHASTAGNOL - N. DUVAL, Les survivences, cit., n. 5, pp. 102- 104.

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EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO RIFERIMENTI EPIGRAFICI ALLE PERSECUZIONI DEL (V-V SECOLO

no essere molto spesso cristiani, specie in epoca tarda i sacerdotes siano stati taciuti nel medesimo periodo; ogni esempio noto andrebbe, comunque, stu-
preferibilmente eletti per più tempo fra elementi pagani conservatori, dive- diato in rapporto all'ambiente in cui si pone e alla sua cronologia.
nendo essi stessi cristiani solo a partire dalla dominazione vandala, come pro- Ritornando all'epigrafe di Pretestato, Aconia Paolina con stile enfati-
vano proprio due dediche cristiane di sacerdotes di quell'epoca. Queste isti- co afferma che al coniuge si sono schiuse le porte dei cieli, come per i gran-
tuzioni scomparvero, però, con la riconquista bizantina. di sapienti del passato; ella ringrazia inoltre lo sposo per averla associata al-
le proprie pratiche religiose. Un'eco dell'attività di Pretestato è fornita da
3. Fra le maggiori personalità che si adoperarono attivamente a favore un'altra importante dedica's, che ricorda lavori di restauro fatti eseguire da
di una restaurazione del paganesimo bisogna ricordare prima di tutto Vet- lui, in qualità di prefetto urbano, al foro, nel portico degli dèi Consentes, i
tio Agorio Pretestato, che, come ha giustamente messo in rilievo di recen- dodici numi tutelari di Roma. Si sa anche che nel 384, come prefetto del pre-
te la Ruggini'S, per oltre 50 anni fu il personaggio forse di più grande pre- torio, Pretestato aveva ottenuto da Valentiniano II l'emissione di un decreto
stigio dal punto di vista religioso ed intellettuale, oltre che familiare e po- che poneva un limite alle spoliazioni che di frequente erano awenute nei
litico: attivo restauratore di tempi, difensore instancabile delle garanzie le- templi pagani.
gali del paganesimo, animatore, insieme con la moglie Aconia Paolina, sia A questo proposito, è interessante esaminare le ultime fonti epigrafi-
di culti tradizionali a Roma, sia di culti misterici di derivazione greco- che relative a lavori compiuti per il restauro di santuari pagani. Fra il 357 e
orientale. Con lui e con pochi altri esponenti di classi elevate pervenuti a po- i/359 si ha notizia da un'iscrizione romana,g dell'effettuazione di interven-
sti di grande rilievo nell'amministrazione imperiale, si registrarono gli ul- ti nel tempio di Apollo per la cura del prefetto urbano Memmius Vitrasius
timi bagliori dell'antica religione, che si sforzò di offrire all'esterno una vi- Orfitus Honorius, che sarebbe poi divenuto suocero di Onorio. Intorno al365
sione di unità che tale in realtà non era, pubblicizzando al massimo le sue i/ padre di Simmaco, Lucius Aurelius Arianius Symmacus Phosphoryus dedicò
ultime manifestazioni ufficiali. la sua opera al pons Valentiniani (oggi Mi/vio), ponendo nel contempo una
La fortuna ha voluto che almeno nel caso di Pretestato ci sia pervenu- dedica alla Victoria Augusta, comes dominorum principum)o.
ta la sua epigrafe funeraria. Si tratta, anzi, di tre iscrizioni metriche fatte in- Nel 374 il portico del tempio del Bonus Eventus in Campo Marzio fu ri-
cidere dalla sua vedova sulle facce di un cippo,6. Per quel personaggio, pristinato dal prefetto urbano Clodius Hermogenianus Caesarius, seguace dei
morto poco prima di poter rivestire, nel 385, il consolato ordinario, la- culti frigi)'. Finalmente, nel 375-376 si ha notizia, da un'iscrizione ritrovata
sciando in crisi la speranzosa ed illusa nobiltà pagana, la dedicante Aconia circa 25 anni fa presso Fiumicino, di restauri portati a termine nel tempio
Paolina elenca sulla fronte principale, in posizione di indubbio rilievo, di Iside a Porto)'. L'epigrafe fu minutamente illustrata da André Chastagnol,
tutte le cariche sacerdotali rivestite nei diversi collegia (una decina), po- che la riferì esattamente agli anni successivi alla morte di Valentiniano I e
nendole dinanzi alle cariche pubbliche, normalmente anteposte a quelle re- anteriori alla morte di Valente a causa della menzione, all'inizio del testo,
ligiose. Èuno degli ultimi esempi conosciuti, insieme con altre tre iscrizioni dei nomi degli Augusti Valente, Graziano e Valentiniano II. Questi lavori
del coevo vicario dell'Africa Alienius Caeionius Iulianus Kamenius, morto nel nell'Iseo furono compiuti da un prefetto dell'annona ignoto da altri docu-
385", in cui in una dedica funeraria si nominino i diversi sacerdozi rivesti- menti, Sempronio Fausto. Èsignificativo notare che, a partire dal 33l, que-
ti. Appare, perciò, significativa la loro menzione, mentre in altri casi sono

25] L. CRACCO RUGGINI. Un cinquantennio di polemica antipagana a Roma, in "Paradoxos Politeia", Mila- 28 J C1L VI. 102 = ILS 40°3.
no 1979, p. 129· Cfr. anche, della medesima studiosa, Il paganesimo romano tra religione epolitica (384'394 29] C1L VI. 45 =ILS 3222.
d.C.): per una reinterpretazione del "Canoen contra paganos", in "Memorie dell'Accademia Nazionale 30] CIL VI, 3'4°3. 314°4. 314°2 = ILS 769.
dei Lincei". s. VIII, 23. 1979, p. I.lvi si trovano anche ampi riferimenti bibliografici. 31] AMMIANO MARCElLINO. XXIX, 6.17-19; A. CHASTAGNOI.. Lesfastes de la préfect'ure de Rome au bas-empi-
=
26] CIL VI. 1779 ILS 1259; G. POIARA, Le iscrizioni sul cippo tombale di Vezzio Agorio Pretestato, in "Vichia- re. Paris 1962. pp. 192-193.
na ". 4. 1967. pp. 264-289. 32] A. CHASTAGNOL. La restaurotion du tempie d'lsis au "Portus Romae" sousle règne de Grotien. in "Bulle-
=
27) CIL VI. 1778 ILS 1264. tin de la Société des Antiquaires de france". 1967. pp. 47-55.

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EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO RIFERIMENTI EPIGRAFICI ALLE PERSECUZIONI DEL IV-V SECOI.O

sti funzionari, alle dipendenze del prefetto urbano, furono responsabili del- 4· Le tante leggi che, a partire da quelle di Costanzo, avevano ordinato
le opere pubbliche a Ostia, oltre che a Porto. ntempio di Iside, di cui parla la chiusura dei templi pagani, il divieto di compiere sacrifici e la sospensione
la dedica, era già noto da precedenti iscrizioni, ma il monumento non è sta- di ogni immunità e prerogativa giuridica per chi si dedicasse a quei culti,
to ancora individuato. È importante, comunque, che questo lavoro ad un trovarono nelle diverse epoche e nei singoli ambienti applicazioni non
tempio di una divinità orientale sia stato effettuato in epoca così tarda dal uniformi, ma ora rigorose, ora blande; così che si dovette allo zelo e talora
responsabile della manutenzione dei monumenti pubblici su ordine im- al fanatismo di alcuni membri del clero, o di funzionari imperiali, se non di
periale e con la partecipazione finanziaria del fisco. Quello di Porto è l'ul- rado si verificarono eccessi e violenze sia da parte pagana che da parte cri-
timo documento noto sul restauro di un santuario pagano, avvenuto tra il stiana. Le fonti letterarie, ad esempio, ci documentano, tra il386 e il3 88 e i
375 e il 376. Nuove leggi restrittive nei riguardi dei luoghi di culto profani primi decenni del V secolo, oltre venti episodi di distruzione di templi
furono emanate fra il376 e il 377- Una sola eccezione è testimoniata per gli profani, tutti raccolti in un lavoro del de LabriolleJ5 e che interessarono mol-
anni seguenti, vale a dire il ripristino del tempio di Ercole ad Ostia, sotto il te provincie dell'Impero. Bisogna tener presente, però, che se furono ema-
prefetto dell'annona Numerius Proiectus durante il breve regno dell'usur- nate disposizioni che consentivano l'abbattimento dei santuari pagani e
patare Eugenio. non ne osteggiavano le spoliazioni (basti ricordare l'editto di Teodosio Il),
L'iscrizione commemorativa, studiata dal BlochJ3 , consente di risalire in taluni casi vennero anche promulgate leggi - ad esempio nel 399 e nel
appunto al 394, menzionando Teodosio, Arcadio ed Eugenio. Dopo aver 407 - per la loro conservazione, sia pure con un loro adattamento strut-
adottato una politica di cautela, Eugenio in pratica vanificò le disposizio- turale ad edifici di culto cristiani (e gli esempi in proposito non mancano).
ni antipagane di Graziano, ristabilendo le norme precedentemente in vigore L'unica iscrizione che parli chiaramente della distruzione di un famo-
sulle opere pubbliche. Solo tre mesi, però, durò quest'ultimo tentativo di so simulacro pagano proviene da Efeso, sede del notissimo santuario di Ar-
parziale restaurazione pagana. Già nel settembre del 394 l'editto di Euge- temide (fig. 9 )'6. Si tratta di una base quadrangolare, su una faccia della qua-
nio fu abrogato da Teodosio. le si legge: [&xtll]oVoç 'Ap('tÉlltOOç] lw:8eÀò>v à7ta'tT]ÀtOv d&>ç ~TJIlÉ<xç
Come si è visto, proprio le iscrizioni offrono elementi preziosi per ri- à'tpeK1.TJç avSc'to crfìJ..l.<X 't6&, d&'oÀrov ÈÀa'tfìpa 0eòv cr't<XupOv 'te ycpÉprov,
costruire questa delicata fase della storia della fine del N secolo. Non bi- vtK0<p6pOV Xptcr'toù cruyJ30Àov à8àv<x'tov.
sogna dimenticare nemmeno, parlando di sopravvivenza di culti orienta- "Avendo abbattuto l'ingannevole effigie del demonio Artemide, De-
li, un discreto gruppo di epigrafi ritrovate soprattutto nell'area del Phry- meas dedicò questo segno di verità, onorando Dio, che disperde gli idoli, e la
gianum vaticano, che alludono all'effettuazione di taurobo/ia mitriaci, o al- croce, vittorioso simbolo immortale di Cristo". Sono, perciò, due distici, che
la dedica di are sacrificali e votive in onore della Magna Mater, di Ecate, di intendono celebrare la sostituzione della croce alla statua di Artemide mol-
Iside, di Libero, di Attis 34 • La loro datazione oscilla fra il 370 e il390 circa. A to probabilmente quando, proprio nel 435, Teodosio II e Valentiniano im- iII
questi riti si associano esponenti dell'ordine senatorio, la classe più eleva- posero, come accennato sopra, la distruzione dei santuari pagani.
ta della società romana, ma sono rari i personaggi ricordati direttamente Malgrado le disposizioni, tuttavia, si è detto che un certo numero di san-
connessi con le alte sfere politiche. E evidente che questi testi sono eco di tuari rimasero intatti per motivi particolari. Il caso forse più noto è quello
un fenomeno limitato e sono connessi con un particolare ambiente con- del tempio di Iside a Philae, all'estremo sud dell'Egitto, che rimase aperto
servatore, attratto ancora dai numerosi culti orientali che nel secolo pre- al culto pagano fino al terzo decennio del VI secolo. Fortunatamente, in que-
cedente avevano avuto tanti adepti a Roma. sto caso ci sono pervenute anche alcune eloquenti prove epigrafiche, ma si

33] H. BWCH, A new document ofthe lost pagan revival in the West,393-394 A.D., in "Harvard Theological 3s1 P. DE LABRIOLLE, La distruzione del paganesimo, in P. DE LABRIOLLE - G. BARDY- L BREHIER -G. DE PLlN-
Review". 38, '94S, pp. '99-244. VAL, Storia della Chiesa, voI. N: Dalla morte di Teodosio all'awento di s. Gregorio Magno, Torino 1961 ,
341 J. F. MAITEWS, Symmachus and the Orientai Cu!ts, in "Journal or the Roman Studies", 63. '973, PP '75- pp. 20-22.
19S: L CRACCO RUGGINI, Il paganesimo, cit., p. 23 36 1 M. GUARDUCCI, Epigrafia greca, N, Roma 1978, pp. 4 00 -4 0 1.

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EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO

uno
sa di altri templi ancora in piedi in quell'epoca, tra cui uno a Borium ed
però
ad Angila in Libia, oltre ad uno ad Eliopoli in Fenicia. Philae costituisce
io fu manten uto in attività in seguito ad
un caso peculiare, poiché il santuar
un preciso accordo stipulat o nel 451 tra i Roman i e due temibil i popolaz ioni 6
locali, i Blemni ed i Nubian i, molto devoti ad Iside. Per un secolo da allora
sarebbe ro stati garanti ti il libero accesso al tempio , l'effettu azione dei
riti Iscrizioni nei luog hi di pellegrinaggio!
era stato cer-
e la possibilità di consult are in date fissate l'oracolo. Il trattato
e tu-
tament e suggerito da motivi politici e militari, per evitare rappresaglie
fin
multi in quelle zone confinarie dell'im pero. Esso resse per circa 85 anni,
il 537 ritenne opport uno infrang erlo inviand o
quando Giustiniano fra il 535 e
di Narsete , a Philae, per scaccia re i sa-
un corpo di spedizi one, al comand o
aJ'.
cerdoti, smante llare i falsi idoli e trasform are il tempio in chiesa cristian
a
Le truppe trovaro no resistenze, ma alla fine portaro no a termine l'opera
a s. Stefano , ot-
loro assegnata, così che lì sorse un edificio cultual e dedicat o
tenuto adattan do le precede nti struttu re ad uso liturgico.
Prove epigrafiche di questi lavori sono costitui te da diverse croci inci-
e dal-
se sulle pareti del santuar io, dal martell amento di alcuni rilievi egizi
J8
delle quali, situata sul montan te
Ia presenz a di cinque iscrizioni , una sia-
zione t'O Sembra opport uno prima di tutto definire e precisa re quali argome nti
J9
orienta le della porta del naos, contien e la signific ativa afferma :

cr'taupàç fVlxTj<T€V, fu:ì vtK~ ttt. "La croce vinse e sempre vince", che si
con- ~o s~a:i a~pr.ofondi.ti ?ella mia relazione, visto che il titolo assegnatomi,
im-
trappon e alla profana "Iside vince", "'Imç vtK~. Artefice della trasform azione ISCrIZIOnI nelluog ht dI pellegrinaggio", può apparir e troppo generico e
fon- vo, se non in parte fuorvia nte.
del tempio fu il vescovo locale Teodoro, noto da tre dediche e da altre pegnati
ti. Un'epigrafe, incisa sullo stipite occidentale della porta che immett
e nel- È fuor di dubbio che la stragra nde maggio ranza di epigrafi relative a
to in
la cella del tempio , dice (fig. 10 )40: "Anche quest'o pera buona fu compiu ta pellegrini e pellegr inaggi è costitui ta dai graffiti, dei quali si è occupa
parte questa par-
sotto il piissimo pastore padre nostro, il vescovo apa Teodor o. Che Dio lo ~uesto stesso congresso il collega professor Werne r Eck. A
tIcolare classe di testi, volendo rimane re stn'cto sensu nell'am bito dell'ar-
conservi per moltissimo tempo", t Kaì 'toiho tÒ à:ya9òv Epyov fyÉV€tO f1tì
tOU òcHonutOU 1tatpòç Tt,.u'òv f1ttcrK6e 1tou) a1ta E>to&Opou . Ò Se€ò)ç aù'tòv ~o~ento specifico del convegno, senza disperd ersi per altre vie, si può an-
otaq>uÀ.uçTJ è1tì flJ1KtcrtOV xp6vov. tI~Ip~re che I.a docum entazio ne esistente risulta per lo più scarsa e spora-
sia
Cadeva così, dopo una lunga vita e dopo tre secoli dalla liberalizzazio- dIca, msuffiCIente per tentare di abbozz are un discorso complessivo che
confort ato da un congru o numero di elemen ti proban ti.
ne del cristianesimo, uno degli ultimi baluard i del pagane simo.
al-
. Di ~er sé, le epigrafi che i pellegrini - ma a maggio r ragione tutti gli
i di Roma, come
tn fedelI - potevan o leggere nei santuar i ipogei o subdial
di :ant~ altre.l~calità, erano in primo luogo quelle che celebravano le
gesta
n.Friichris tliche Kirchen in anliken Hei· oo
371 Sui templi pagani trasformat i in chiese si veda: F.W. Deichman
pp. 105-1)6; ID., Christiani· del van martm o santi venerati, fossero esse in prosa o in versi a mosaic
incise su lapidi. In base a tale premes sa e tenend o present e il ti~olo della
ligtiimer, in "Jahrbuch des deutschen archaolog ischen Instituts". 54,1939, re-
sierung (der Monumente), s.v. in Rea[[exican fur Antike und Christentu
m, voI. II, 1954, 1228-1241.
in "Cahiers archéologi ques", '7, 1967, pp.
38] P. NAUTIN, La conversion du Tempie de Philae en églisechrétienne,
1-43; E. BERNARD, Les inscriptions grecques et latines de Philoe, voI. n,
Paris 1969, nn. 200-2°4, pp. 251-268.
'I D. MAzZOLENI, [scTizioni"nei luoghi dipellegrinaggio, in "Akten des
Xli. Intematio nalen Kongresse s fur
391 E. BERNARD, Les inscriptions, cit., n. 201, pp. 256-259.
Chnsthche Archaolog Je (Bonn, 22-28 Septembef 1991 l, Città del Vaticano-M iinster 1995, l, pp. 301-309.
40 l E. BERNARD, Les inscriptions, cit., n. 202, pp. 259-263.

60
EPIGRAFI DEI. MONDO CRISTIANO ANTICO ISCRIZIONI NEI LUOGHI DI PELLEGRINAGGIO

lazione, il discorso dovrebbe allora incentrarsi in primo luogo su colui che epoca, tutt'altro che facile da precisare. Anzi, nella maggior parte dei casi
si preoccupò di ricercare e valorizzare i sepolcri martiriali, proponendoli al- attestati nelle iscrizioni cristiane, salvo ulteriori specificazioni peregrinus de-
la devozione dei cristiani, ossia logicamente su Damaso. Non è parso con- ve intendersi nel significato precipuo che il vocabolo ebbe, cioè come "stra-
veniente, però, riproporre ancora una volta in questa sede considerazioni niero", adoperato per designare chi ha lasciato il suo paese di origine e si tro-
_ forzatamente sintetiche - sui celebri carmi del pontefice poeta, poiché l'ar- va lontano dalla sua patria3•
gomento è stato trattato anche in anni recenti in convegni specifici e ulte- Un uso molto più limitato ebbe transmarinus, ricorrente in qualche de-
riori studi di vasto respiro si stanno elaborando sull'argomento. dica cristiana per indicare chi veniva da oltremare (ma generalmente per
Per motivi simili si sono escluse, ad esempio, le epigrafi paoliniane di scopi commerciali, è lecito pensare Y
Cimitile o quelle ambrosiane di Milano, per Iimitarci all'Italia; fra l'altro, in- Si sperava che Roma conservasse almeno alcune testimonianze certe di
dubbiamente alcune di esse saranno prese in considerazione in questo epitaffi di pellegrini, ma la ricerca compiuta ha avuto un risultato essen-
stesso convegno nelle comunicazioni dedicate ai singoli centri che furono zialmente deludente. Sulle circa quarantamila epigrafi funerarie romane,
inseriti nel fenomeno dei pellegrinaggi. esclusi i graffiti devozionali, si trovano meno di un centinaio di casi di cri-
Esorbitavano dal tema specifico - a nostro parere - anche le iscrizioni stiani che dichiarano esplicitamente la loro origine forestiera, mentre in nu-
votive pertinenti a suppellettile liturgica offerta da fedeli, che in nessun ca- mero molto minore altri si proclamano peregrini, ma senza l'aggiunta di in-
so, per quanto consta, rivelano espressamente il loro eventuale stato di pel- dizi o riferimenti, che possano far pensare a pellegrinaggi o a devozione ver-
legrini, ma semmai specificano di essere esponenti del clero o laici appar- so i martiri. Allusioni di questo tipo non sono sconosciute - basti ricorda-
tenenti alle singole comunità locali. re la famosa dedica di Ciriaco invocante i martiri sancti boni benedicti al ci-
Chiariti questi limiti, si sono privilegiati altri spunti di ricerca, presen- mitero di Panfilos, oppure quella in onore del martire Adautto a Commo-
tando quindi una serie di considerazioni basate sulla campionatura di ma- dilla G - , ma nessuno di questi fedeli fu un peregrinus, nel senso in cui si in-
teriali raccolti. Sia ben chiaro che i testi citati non intendono avere carattere tende in questo convegno.
di completezza, ma si sono ritenuti unicamente esempi significativi di de- Si può ribadire, quindi, che coloro che si definiscono peregrini sono ve-
terminate situazioni epigrafiche. Si esamineranno perciò dapprima riferi- rosimilmente solo stranieri che per motivi legati soprattutto alla loro attività
menti sicuri o ipotetici a pellegrini contenuti in testi funerari, votivi o mo- (civile o militare) risiedevano a Roma ed erano dopo la morte deposti in uno
numentali; successivamente si ricorderà brevemente l'apporto dei pellegri- dei cimiteri subdiali o ipogei disseminati lungo le vie consolari. A questo ge-
ni in relazione alle sillogi; infine si commenterà una scelta di epigrafi perti- nere di stranieri si possono ricondurre, per fare qualche esempio, Bassus ci-
nenti a xenodochi o ospizi, relativa a diversi siti dell'orbis christianus antiquus. vis Arabus di una lapide ora al Museo Pio Cristian07, o [I:KU]ÀUlClC>ç, lettera-
to o awocato (crXOÀa.cr'tlK6ç) di Afrodisia, della catacomba di S. CallistoB•
1. Il primo punto della ricerca ha riguardato le iscrizioni funerarie per- Resta quindi solo un'ipotesi, che non può essere confortata da nessun
tinenti a pellegrini, ossia a fedeli deceduti accidentalmente lungo il viaggio indizio, che almeno qualcuno dei peregrini ricordati nelle lapidi romane po-
verso un santuario, o al termine del loro cammino, oppure ancora ritorna- tesse essere veramente un pellegrino, ma la prudenza impone di essere mol-
ti e morti in patria, ma che nella loro lapide avessero eventuali allusioni al
tema trattato. 31 l'eregrillus(s. v.), in E. FORCELLlNI-V. DE VIT, Talius Latinitatis Lexicon, IV, Prato ,858-1887, pp. 585-586.
4] Transmorinus (s. v,), in E. FORCELlINI, Lexil'Oll, cit., VJ, pp. 153-15+ cfr. CIL VIII, 8639, 8642, 8648 e 2°4'4;
Va premesso che il termine latino peregrinus - come puntualizzò il De
E. DIEHL,inscriptiones Latinae Christianae Vetere.s (= ILCV) Berlino '925-193' (2. ed. Dublin-Ziirich '961;
Gaiffier'- non si può ritenere sinonimo di "pellegrino" prima di una certa 3. ed. '970)' '476, 1476 a.
5) illsniptiones CI,ristianae Urbis Romae septimo saeculo alltiquiores, nova seri es (=ICUR), X (D. MAZZO-
LENI- C. CARI.EIT1) 2635°.
6] ICUR Il (A. SILVAGNI), 6020.
21 B. DE GAIFFlER, Pellegrinaggi e culto dei santi: réj1exiallS sur le thème du collgrès, in "Pellegrinaggi e cul- 7] ICUR Il, 4554.
to dei santi in Europa fino alla I Crociala", (9-11 ottobre 1961), Todi 1963, pp. 12- 15. 8] ICUR IV (A. l'ERRlIA), 1220+
EPIGRAFI DEl MONDO CRISTIANO ANTICO ISCRIZIONI NEI LUOGHI DI PELLEGRINAGGIO

to cauti in tal senso. Un esempio particolare potrebbe essere quello di L'altro caso che conviene menzionare qui è quello, ampiamente noto e
L(ueius) Marcius Rufinus del cimitero di Ciriaca, qui nunquan ( !) Romefuit"; studiato, di Restutus di Aquileia, la cui lapide, conservata al Museo di Mo-
il padre Ferma ritiene più suggestiva che verosimile l'ipotesi di vedervi uno nastero, è databile probabilmente più al V che al IV secolo". Il defunto pri-
straniero devoto di S. Lorenzo, che volle essere sepolto nel suo cimitero, pur ma di tutto è definito, con un sostantivo che non trova altre attestazioni, pe-
non essendo mai stato in vita a Roma. leger, evidentemente sinonimo di peregrinus, e si legge poi che egli era ori-
Anche altrove logicamente ricorrono esempi di peregrini che non ag- ginario dall'Africa - si è ipotizzato dall'attuale territorio meridionale della
giungono altro a tale qualifica, da intendersi evidentemente sempre nel mo- Tunisia - ed era venuto ad Aquileia per conoscere la città, ma lì trovò pur-
do che si è poc'anzi specificato, ossia semplicemente nel senso di "stranie- troppo la morte e non poté più rivedere la sua patria, né i suoi familiari. Tut-
ri". Conviene però segnalare due casi particolari, che per motivi diversi me- tavia, gli aquileiesi ebbero per lui sentimenti affettuosi e un sodalizio (quel-
ritano attenzione. lo dei "Florensi", se la lettura è esatta) provvide alla sua sepoltura.
Il primo è sÌ un testo funerario, ma si presenta sotto forma di graffito, co- Se è lecito pensare che Restutus fosse venuto nella città adriatica attirato
me tanti altri nella catacomba di S. Mustiola a Chiusi. Si legge,o(fig. 4): hiepo- dalla sua fama, ma anche dal suo prestigio in ambito religioso e dalle me-
situs estperegrinus Ciconias cuius [no ]men Deus scit. Si ignora, però, da dove ve- morie cristiane lì conservate, tuttavia non traspare nulla dal testo che pos-
nisse precisamente questo anonimo fedele: secondo una spiegazione un po' sa far pensare a un pellegrinaggio devozionale, facendo di conseguenza de-
semplicistica del Kaufmann", da un non meglio precisato paese connesso con durre che l'interesse di questo africano per Aquileia fosse stato prevalen-
le cicogne; secondo altri invece Ciconias è connesso con KU<:Ovla e con i Ci- temente - ci si passi il termine- turistico. Si deve perciò ritenere la lapide di
cones, popolazione tracia stanziata sulla costa dell'Egeo, o ancora con una po- Restutus documento relativo ad uno straniero più che a un pellegrino.
polazione gallica". Indipendentemente da questo, il fatto che si taccia il no- Agli esempi precedenti si può aggiungere l'iscrizione frammentaria di
me del defunto, con una formula ("il suo nome lo conosce solo Dio") nor- Soteriehos, un importante personaggio (IlEYaÀ.orrptrrEo'tu'tllç;), deceduto
malmente usata esclusivamente nelle dediche votive di ablatori non deside- probabilmente in occasione di un pellegrinaggio al santuario di S. Miche-
rosi di rivelare la propria identità, potrebbe indurre ad una considerazione. le a Germia, nella Galazia occidentale, secondo il Mango'5.
Potrebbe trattarsi proprio di un pellegrino del IV secolo, magari in viag- Passando all'epigrafia votiva, nel pavimento musivo della basilica
gio verso Roma e accidentalmente morto nell'antica città etrusca, sepolto preeufrasiana di Parenzo, riferibile al pieno V secolo, si legge, fra le altre, la
poi in una delle due catacombe note di quella comunità. In tal modo si spie- dedica di Iohannis Romeus, il quale con la sua famiglia per sciogliere un vo-
gherebbe l'anonimato del sepolcro; i fedeli di Chiusi avevano potuto co- to donò la somma corrispondente a pavimentare venti piedi di mosaico '6.
noscere solo il paese d'origine del defunto, ma non la sua identità. Sia chia- Il Pais'7 riteneva Romeus un secondo elemento nominale, peraltro rarissimo
ro, comunque, che questa resta solo un'ipotesi di lavoro. nelle iscrizioni (se ne ricorderebbe solo un altro esempio, per giunta di in-
Nella stessa catacomba di S. Mustiola si conserva anche l'iscrizione di certa lettura, a Salona). Si potrebbe allora pensare che l'epiteto di Romeus
Aurelius Melitius, infans eristaeanus (! )fidelis peregrinus, morto la notte del fosse un sinonimo di "pellegrino", di cui l'ablatore si fregiava presumibil-
Sabato santo"; qui invece il termine peregrinus, usato per un bambino, si de- mente dopo essersi recato a pregare sulle memorie martiriali dei cimiteri
ve probabilmente ricondurre al significato generico di "straniero", di cui si romani. Va anche tenuto presente che nel pavimento a mosaico parentino
è parlato in precedenza.
=
14] CIL V, 1703 ILCV, 4813 A; G. CUSCITO, Valori umani e religiosi nell'epigrafia cristiana dell'Alto Adriati·
co, in "Antichità Altoadriatiche", 2, Udine 1972, P.196; G. RINALDI, Osservazioni sull'epitaffio di Restu-
9) ICUR VII (A. FERRUA),19080. tus, in "Antichità Altoadriatiche", 5, Udine 1975, pp. ,8,-189.
=
10 l CIL XI, 2568 ILCV, 2497· 15] C. MANGO, The Pilgrimage Centre ofSt. Michael at Germia, in ''Jahrbuch der Osterreichischen Byzan-
111 C. M. KAUFMANN, Handbuch der altchrisrlichen Epigraphik, Freiburg i. B. 19'7, p. 121. tinistik" 36,1986, n. l, pp. 126-128.
12) Cicones (s. v.) in E. FORCELlINI . V. DE VIT, Totius Latinitatis Onomasticon,lI, Prato 1868, p. 273· 16] ILCV, 1878, A. DEGRAssl, Inscriptiones Italiae, r. X, v. X, f. Il, n. 65.
'31 CIL XI, 255' = (Lev, 1334· 171 H. PAIS, C0'P0ris Inscriptionum I.atinarum Supplemento Italico, I, Romae ,884, n. 26.

65
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO ISCRIZIONI NEI LUOGHI DI PELl.EGRINAGGIO

non esistono altri casi di donatori con doppio nome, pure altrove docu- to. La reliquia, di minime dimensioni e attualmente perduta, era stata certa-
mentati con una certa frequenza ancora nel V secolo. mente riportata ad Elatea - probabilmente nel VII secolo, stando alla datazione
Ammettendo quindi che non sia un antroponimo, si tratterebbe-per proposta per l'epigrafe - da un pellegrino tornato dalla Terra Santa, che ave-
quanto è dato sapere -di uno dei primi esempi dell'uso del termine romeus va visitato il sito in cui awenne il primo miracolo di Gesù.
invece del più consueto peregrinus. Conforta l'interpretazione ora avanzata almeno un'altra epigrafe simile,
Il panorama epigrafico, finora costituito solo da sporadici testi di incer- che si riferisce però a un frammento della roccia del Calvario ed è incisa su
ta interpretazione, trova finalmente a Spoleto un esempio sicuro, in cui i rife- una colonna di granito di Dora, in Palestina".
rimenti ai pellegrini sono espliciti. Purtroppo, però, l'iscrizione in versi, ori- Si parla in questo testo di "Coi) ayiou ro",yo8a ",1.80<;, sempre per indica-
ginariamente collocata sulla facciata della chiesa di San Pietro, segnalata e stu- re una pietruzza custodita in una cavità e ritenuta alla stregua di una reliquia.
diata dal de Rossi, è oggi perduta's. Essa nomina espressamente il vescovo Achil- Questa e quella di Elatea sono testimonianze significative di un'usanza che do-
les e si pensa sia attribuibile agli anni immediatamente successivi alla sua mor- veva essere diffusa nel mondo antico, legata al vivo desiderio dei pellegrini di
te, awenuta intorno al 450,g. Il carme si rivolge a chi è diretto a Roma o ne tor- riportare in patria qualche prezioso ricordo dei santuari che avevano visitato.
na, transitando per Spoleto lungo il percorso della via Flaminia, che era un no-
do di collegamento fra il nord dell'Italia, e specificamente fra Milano e l'Urbe. 2. Occupandoci di iscrizioni e di pellegrini, non si può dimenticare che

Si ricorda che nella chiesa spoletina, dedicata a San Pietro come la grande ba- proprio per merito di questi ultimi ci sono pervenuti i testi di tante epigrafi
silica romana, si conservavano reliquie della Croce e delle catene dell'Apostolo. di grande importanza dal punto di vista storico, archeologico e agiografi-
Era quindi interesse dei pellegrini, che dovevano transitare numerosi per co, i cui originali sono del tutto o in parte perduti. Intendo naturalmente
quella strada già alla metà del V secolo, fermarsi e vedere i tesori custoditi al- riferirmi alle sillogi, per la cui edizione critica si consulta tuttora l'insupe-
l'interno dell'edificio di culto, che era ubicato su un'altura. rata opera del de Rossi, anche se datata al 1888, inserita nel secondo volu-
Fra le iscrizioni indirettamente connesse col fenomeno dei pellegri- me delle Inscriptiones Christianae Urbis Romae. Ad essa si possono aggiun-
naggi mostra un formulario apparentemente singolare quella scoperta nel gere ulteriori ricerche in merito, pubblicate dal Silvagni nel 1921'J.
188 4 fra le rovine della chiesa della Panaghìa a Elatea, in Grecia, e oggi con- In base a quanto appurò con una minuta analisi l'editore, già nel cor-
servata nel Museo Bizantino di Atene (fig. 22 )'0. Su una faccia laterale di una so del IV secolo alcuni pellegrini iniziarono a trascrivere a scopo devozio-
grande lastra di marmo grigio, alta più di 2 metri e 30 cm., si legge, in tra- nale e per uso personale iscrizioni (specie in poesia) lette in santuari vene-
duzione: "Questa è la pietra di Cana di Galilea, dove il nostro Signore Ge- rati di Roma, ma anche di altre località (come Milano, Cimitile o Tours, ad
sù Cristo mutò l'acqua in vino". esempio ). Da piccole raccolte ebbero poi origine compilazioni più ampie,
Superata l'ingenua opinione del Diehl", che pensava si trattasse proprio che corredarono i primi itinerari romani. In seguito, come è noto, nuovi flo-
del letto conviviale usato come giaciglio dal Cristo nell'episodio narrato nel rilegi furono composti con notevoli varianti e rimaneggiamenti, dando luo-
Vangelo di Giovanni (2,1-11), trasportato da pellegrini in Grecia, appare ormai go infine alle sillogi basilicali e cimiteriali.
sicuro che Ò ",i8o<;, di cui si parla, era semplicemente una pietruzza inserita Chi si occupa di archeologia, e in particolare di epigrafia cristiana, cono-
in una piccola cavità posta al centro di una croce marmorea sotto il testo iscrit- sce bene l'utilità di queste fonti e ne awerte la mancanza in taluni casi (ad esem-
pio, per supplire alcuni frammenti damasiani superstiti delle vie Salaria vetus

18] G. BrNAzzl,lnscriptiones Christianae lcaliae septimo saeculo antiquiores (=10). VI, Umbrio, Bari 1989, n.
47, da G. B. DE Rossl.lnscriptiones Christianae Urbis Romae septimo saecula antiquiores (=ICR).II, Ro-
22] M. Avr YONAH, Christian archae%gy in IsraeI1948-1954, in "Actes du V' Congrès International d'Ar-
mae 1888, p. 80, n. Il e p. "4, n. 81.
19] A questa medesima chiesa si riferiscono anche altre tre iscrizioni tramandate dalle sillogi (ICI VI, n. chéologie Chrétienne" (Aix-en-Provence, 13-19 sept. 1954). Città del Vaticano·Paris '957, p. 122.
23] A. SIl.vAGNr, Nuovo ordinamento del/e siI/agi epigrafiche di Roma anteriori al sec. XI, in "Dissertazioni del-
45.4 6 ,4 8 ).
20] M. GUARDllCCl, Epigrafia greca, N, Roma 1978, pp. 350-354 (con bibliografìa precedente). la Pontifìcia Accademia Romana di Archeologia", '921, pp. '79-229. Cfr. D. MAzZOLENl, SiI/agi epi·
21] CH. DlEHL, in P. PARIS, Elatée, Paris 1892 (=Bibl. des Écoles Françaises d'Athènes et de Rome, 6o), p·3'2. grafiche ( s. v.), in "Dizionario Patristico e di Antichità Cristiane",II, Casale Monferrato 1983, cc. 3'93-

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ISCRIZIONI NEI LUOGHI DI PELLEGRINAGGIO
EPIGRAFI DEl MONDO CRISTIANO ANTICO

e Flaminia). Va quindi dato atto a questi anonimi pellegrini di diverse epoche ratteri di tipo filocaliano senza un preciso riferimento ai pellegrini, ma nel-
e nazionalità di averci tramandato materiale veramente interessante e prezioso. la quale si allude alla sete che in quel luogo si placava. Inoltre, fu trovato il re-
sto di un nome con il titolo di episcop[us j, riferito ad un papa o ad un presu-
3. Proprio nelle sillogi si trovano, fra gli altri, alcuni testi pertinenti ad le locale3•.
ospizi o xenodochi, che furono, a ben vedere, uno dei mezzi più efficaci per Spostandoci a Roma, mentre lo stesso Liber Pontificalis in più occasio-
risparmiare disawenture ai pellegrini". Stando ai dati delle fonti, le più an- ni riferisce di xenodochi eretti dai papi Simmaco, Pelagio II e da nobili per-
tiche strutture di questo tipo sorsero sul volgere del IV secolo come espres- sonaggi presso grandi santuari3'; purtroppo la documentazione epigrafica
sione del senso di ospitalità e di carità, in località sedi di grandi santuari o in ta~ senso si rivela carente e pertinente a testi solitamente tardi.
lungo le grandi vie battute dai viaggiatori. Soprattutto in Oriente esse era- E il caso dell'iscrizione di S. Maria in Irivio, denominata dai documenti me-
no spesso annesse a conventi, dove un monaco çEVoOOXoç aveva il compi- dievali in Xenodochio, riportata dalle sillogi, ma conservata anche in originale
to di ricevere gli stranieri e di soddisfare le loro necessità. Oltre ai forestie- (fig. 23)". Secondo il già ricordato Liber Pontificalis"', fu Belisario a erigere que-
ri, però, questi complessi accoglievano, normalmente in padiglioni dis.tin- sto ospizio sulla via Lata (di un secondo costruito sulla via Flaminia non si han-
no ulteriori riscontri). L'Armellini34 ritenne che le strutture dell'antico edificio
ti, poveri, orfani e ammalati's.
S. Basilio di Cesarea in Cappadocia eresse numerosi ospizi, che formarono fossero da riconoscere in quelle emerse nel corso di scavi compiuti nellSgo sot-
una cittadella, denominata "Basiliade"'6. A Roma i primi organismi del genere to la chiesa su citata, ma purtroppo in seguito distrutte. L'anonimo autore del-
sorsero per iniziativa di privati: Fabiola (che però si preoccupò più dell'assi- l'iscrizione, databile fra l'XI e il XII secolo3S , non parla però esplicitamente di xe-
stenza agli infermi) e Pammachio, già proconsole e senatore. S. Girolamo lo- nodochio, ma attribuisce erroneamente a Belisario la costruzione della vicina
da questo suo impegno in un'epistola scrittagli per la morte della moglie Pao- chiesa di S. Maria, che fu restaurata da Leone III nella prima metà del IX secolo.
lina'? e ricorda il grande xenodochio fondato a Porto, che il de Rossi ritenne Anche gli altri epigrammi relativi ad ospizi riportati dalle sillogi non
di aver individuato nel secolo scorso's, ma che in seguito stranamente non è aggiungono molto alla nostra indagine, o perché presumibilmente troppo
stato più ritrovato. A giudicare dalla descrizione dello studioso e dalla pian- tardi, come quello - perduto - riferito a S. Maria sopra Minerva, che atte-
ta da lui pubblicata, si trattava di un vasto complesso, con al centro un qua- sta l'esistenza di una struttura ignorata dalle altre fonti 36 ; oppure perché di
driportico con una fontana, ambulacri e corsie parallele su tre lati e sul quar- origine e cronologia non ben precisabili, come due testi brevi, che secon-
to un'aula basilicale. Fra i reperti epigrafici, oltre al celebre arco di ciborio ora do il de Rossi sarebbero pertinenti ad un triclinio annesso ad uno xenodo-
al Museo Pio Cristiano, che menziona papa Leone III e il medesimo vescovo chio e ad un ospizio per poveri e forestieri 37.
Stefano, ricorrente in un manufatto simile trovato una ventina di anni fa nel- Ènoto che anche le scholaeperegrinorum, sorte a partire dalla fine del VII
l'area di S. Ippolito all'Isola Sacra'9, si segnala una lastra frammentaria in ca- secolo nel borgo di S. Pietro, erano normalmente costituite da una chiesa da
un cimitero e da un ricovero per i pellegrini delle diverse nazionalità3s.Di q'ue-

24) B. DE GAI FFI ER, Pellegrinaggi, cit., p. 34, V. MONACHINO (a cura di). La carità cristiana a Roma, Bologna
1986,83-92. . . . . 30 1GB. DE ROSSI, Dello xenodochio, cit., p. 99.
2S) W. SCHONFELD, Die Xenodochien in ltalien und Frankreich im friihen Mitte/a/ter, In "Zeltschnft Savlgny
Stift. fur Rechtsgeschichte" -Kan. Abt., 12, 1922, pp. l-S4; H. LECLERCQ, HOpitaux. hospices, hotelleries( s. 31] Liber Pontificalis (ed. L. DUCHESNE), Paris ,886-1892, I, pp. 263, 296,309,456,482.
V.), in "Dictionnaire d'Archéologie Chrétienne et de Liturgie", VI, 2, cc. 2748-2770; V. MONACHINO, La 32] G. B. DE ROSSI, lCR Il. p. 445, n. 186.
33] Lib.l'ont., ciL, p. 296.
carità, cit., pp. 65- 122 . 8 34] M. ARMELLlNI, Le Chiese di Roma dal secolo N al XIX, Roma 1891" pp. 277-286.
261 V. MONACHINO, La carità, cit., 83. La notizia è riportata da Sozomeno, H. E. VI, 34 (PG LXVII, c. 139 ).
35] M. ARMELI.lNI, Le Chiese, cit., p. 278.
27) HIER., Ep. ad Oceano 7706 (PL XXII, c. 594J. Cf. inoltre Ep. 76,11 ad Pammachium (ibid. c. 645)·
28] G. B. DE ROSSI, Dello xenodochia di Pammachio, in "Bullettino di Alcheologia Cristiana", 1866, pp. S°- 36] G. B. DE ROSSI, ICR Il, p. 445 n. 187.
37] G. B. DE ROSSI, ICR Il, p. 279.
5' e 99- 100 . 38] V. MONACHINO, La carità, cit., pp. 133-136; M. PERRAYMOND, Scholae peregrinorum nel Borgo di S.l'ietro,
29) L. PANI ERMINI, II ciborio della basilica di S.lppolito al/'lsola Sacra, in "Roma e l'età carolingia", Roma
In "Romanobarbarica", 4, Roma "979, pp. 183-200.
1976, pp. 337-344·

68
ISCRIZIONI NEI LUOGHI DI PELLEGRINAGGIO
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO

sti ultimi, tuttavia, non rimane una specifica documentazione epigrafica ro e un edificio preesistente 44 • La presenza di una struttura di accoglienza
di questo genere si dovette rendere ben presto necessaria nel luogo legato
neppure nelle sillogi.
Restando in Italia, anche negli altri centri di pellegrinaggio si ha un liscontro al culto di S. Simeone Stilita, uno dei più venerati dell'antichità cristiana in
negativo in tal senso: solo due lapidi funerarie contengono riferimenti a due fe- Oriente.
deli, che operarono per i' accoglienza dei forestieri, ma probabilmente si trattava Da varie località siriane provengono pure alcune altre epigrafi com-
di iniziative private di singoli senza riferimento a strutture organizzate. ASor- memorative dell'edificazione di nuvÒOXElU; così da parte del vescovo Sa-
rento, così, si trova un susceptorperegrinorum et hospitumJ9 e aTerranova, in Sar- muele nel 513-514 a Costantina nell'Osroene 4S , e da parte di un benefattore
degna, Seeundus fu pater orfanorum, refugium inopum e fautor peregrinorum •
40 privato sempre nella prima metà del VI secolo a Rimet-Hazim 46 : I formula-
In Occidente si può ricordare ancora un'iscrizione da Guelma, in Afri- ri appaiono piuttosto stereotipati senza ulteriori elementi di rilievo.
ca, databile tra il 379 e il 383, o fra il 408 e il 4234'; ricorda la ricostruzione di Ad epoca anteriore, cioè al 397, si pone invece una duplice dedica di
un ospizio ad peregrinorum hospitalitatem per opera di un Valentinus vir ho- Harran, concernente un ospizio su due piani, ognuno dei quali era stato fi-
nestissimus curator ree i) p( ublicae). È un ulteriore esempio di un intervento nanziato da fedeli diversi, che avevano unito le loro offerte".
di un privato per ripristinare una struttura che la comunità metteva a di- Altri testi relativi ad ospizi usano il termine çEVEO:JV sinonimo di çEVO-
sposizione dei viaggiatori in genere, ma in particolare è lecito pensarlo di 8oXElov. CosÌ una epigrafe musiva pavimentale frammentaria di Ma'in, in
coloro che avevano come meta i santuari martiri ali, che in Africa certo Giordania, ricorda che l'edificio fu compiuto nel 598-599 (fig. 24)48• Si sa che
la città era l'ultimo centro abitato prima della steppa desertica ed è quindi
non mancavano.
In Oriente la documentazione epigrafica in merito appare più cospicua, probabile che fosse fornita di un luogo di sosta per viaggiatori, una parte dei
anche se il termine maggiormente usato, nuvÒOXElOV, di per sé poteva in- quali doveva essere diretta verso la Terra Santa. In un'altra città transgior-
dicare un comune albergo, un luogo di sosta per forestieri che non neces- danica, Madaba, proprio per loro fu concepito e messo in opera il celebre mo-
sariamente viaggiavano per motivazioni di carattere religioso. La cosa, tut- saico detto "della carta", a scopo docetico. Il padre Piccirillo di recente ha ri-
tavia, appare più sicura se la località in cui si trova un'iscrizione del gene- badito l'opinione che questo eccezionale documento traesse ispirazione da
un antico itinerario, aggiornato per i pellegrini del VI secol0 49 .
re è già nota come meta di pellegrinaggi.
Verosimilmente connessa con le vie percorse dai viaggiatori diretti a
Qal'at Sem'an è la dedica incisa su un architrave di Deir Seman (Telamissus), Tornando alle iscrizioni in cui ricorre il termine çEVEO:JV, in Siria esso
nella Siria Antiochena, databile con esattezza al15 ottobre 479, giorno in cui viene talora usato come sinonimo di JlT\'t&'tov, una sorta di avamposto del-
fu terminata la costruzione delnuv80XElov 4'. Nel medesimo sito, da una se- le truppe bizantine posto sotto la protezione dei santi militari, Teodoro,
conda iscrizione si apprende che il 22 luglio dello stesso anno 479 fu inau- Giorgio, Longino, Sergio e Bacco. Un riscontro di questo si ha a Um el-Ha-
gurato un altro ospizio di più modeste dimensioni, voluto da Simeone, pro-
4J
babilmente un esponente della comunità locale •
A Qal'at Sem'an, invece, su una porta della facciata meridionale del 441 LJALA8ERT -R MOUTERDE. Inseriptionsgreeques et latines de lo Syrie (= IGLS), Paris '929 sS., I, n. 413. Sul
santuario si vedano, da ultimo:]. L BlscoP -]. P. 50DINI, Travaux à Qal'atSem'an, in "Aetes du )(l' Con-
grande xenodochio fu trovata una dedica commemorativa degli artigiani grès International. d'Archéologie Chrétienne" (Lyon-Vjenne-Grenoble-Gcnève-Aosta, 21-28 sep-
che lavorarono a quest'opera, le cui vestigia sono localizzate fra il battiste- tembre 1986), CItta del VatICano 1989, pp. 1675-1691 e ('intervento dello slesso50dini in questo con-
gresso (Qal'at Sem'an: quelques données nouvelles, pp. 348-368).
451 V. CHAPOT, Anliquités de lo 5y"e du Nord, in "Bulletin dc Correspondanee Hellénique". 1902. 200. n.
SI. Un ulteriore esempio è edito nella medesima rivista (1896, n. 395) e proviene da Jaré Moghara.
46] W. H. WADDINGTON. Inseriptions, eit.. n. 2408.
391 CIL X. 6460 . 47] W. H. WADDINGTON. Inseriptions, eit., n. 2462-2463.
40 l ClL X. 7995· 48] P. LGATIER, IGLS XXI. 2,fordanie. Paris 1986, n. 163; M. PICCIRILLO. Chiese e mosaici di Madaba Mila-
41] ClL VIII. 543 . no-Jerusalem 1989, p. 237. '
42] '
W. H. WADDINGTON, Inseriptions greeques et latines de lo 5yrie, Paris 1870, III, n. 26 92.
491 M. PICCIRII.I.O. Chiese, cit., pp. 90-91.
43] W. H. WADDlNGTON, Inseriptions, eit., n. 26 91.

70
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO

lahil, dove nell'iscrizione incisa su un architrave frammentario di una por-


ta della fortezza si invoca la protezione divina (fig. 25 )50, o a Soada, dove si
commemora la costruzione di uno çEVEcOV dedicato a S. Teodoros'.
Da ultimo, bisogna anche osservare che diversi altri ospizi, in Siria co- 7
me altrove, si sono riconosciuti in base a considerazioni di carattere archi-
tettonico e topografico, ma risultano privi di documentazione epigrafica". La vita del popolo cristiano a Roma
alla luce delle testimonianze epigrafiche
(dal III sec. alla fine del VIY

La documentazione offerta da molte migliaia di epitaffi delle catacombe ro-


mane è senza dubbio preziosa ed insostituibile per i tanti elementi che i for-
mulari contengono. Ad esempio, dall'analisi dei testi può essere enucleata
una cospicua serie di dati relativi alla religiosità, agli affetti familiari, alle
componenti sociali delle diverse comunità, alloro grado di istruzione'.
Si tratta di un tipo di indagine che va però compiuto con attenzione e
prudenza, ricordando che i dati vengono desunti da un campione, sia pu-
re significativo ed ampio, e che essi non possono mai divenire assiomi as-
soluti, ma unicamente essere indizi per rivelare determinati modi di pen-
sare, di sentire, o di agire di esponenti di quelle comunità sepolti in quei ci-
miteri in quel particolare periodo storico.
In altre parole, dall'analisi delle iscrizioni possono emergere facilmente par-
ticolari sulla vita di tutti i giorni, che la storiografìa ufficiale o le fonti letterarie
certo non documentano; dettagli forse minuti, ma che consentono di conosce-
re in maniera più articolata le diverse componenti del "popolo di Dio". A tale pro-
so] L. JAIABERT - R. MOUTERDE, IGLS IV, n. 1750.
51] W. H. WADDINGTON, [nscriptions, cit., n. 23 27.
52] Tra le scoperte più recenti si segnala, in Terra Santa, quella dell'ospizio annesso al monastero di Marty- 11 D. MAZZOLENI, La vita del popolo cristiano a Roma alla luce delle testimonianze epigrafiche (dal III secolo
rius a Ma'ale Adummim (Khirbet el-Murassas), una costruzione indipendente di m. 43 x 28, capace allo fine del VI). in "La comunità cristiana di Roma. La sua vita e la sua cultura dalle origini all'alto Me-
di accogliere sessanta-settanta persone. Si veda, in proposito, Y. MAGEN - R. TALGAM, The Monastery dio Evo", Città del Vaticano 1999, pp. 2°7-227.
ofMartyrius at Mo'aie Adummim (Khirbet el-Murassos) and its mosaics, in "Christian Archaeology in 2] Sull'argomento, si veda ora D. MAzZOLENl. La produzione epigrafica nelle catacombe romane, in V. FIOC-
the Holy Land. Essays in honour or Virgilio C. Corbo",Jerusalem 1990, pp. 106-107 e 142-144. CHI NlCOIAI-F. BISCONTI-D. MAzZOLENI, Le catacombe cristiane di Roma, Regensburg 1998, pp. 147-184.

73
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO LA VITA DEL POPOLO CRiSTIANO A ROMA

posito, va inoltre precisato che indagini di questo tipo vanno compiute con la in uno dei tanti loculi di una catacomba non meglio precisabilé, come pro-
mente possi~ihnente libera da ~regiudizi e luoghi comuni, perché proprio le epi- babilmente accadde al suo pari grado Fortunius 7• Anche dal punto di vista
grafi funerane possono non dI rado infìciare o ridimensionare concetti lipetu- dei formulari, le epigrafi di fedeli di rango elevato possono spesso appari-
ti acriticamente in tanti studi, anche recenti, sulla primitiva società cristiana. re estremamente scarne, come quella, semplicissima, del clarissimus puer Clo-
Ad esempio, si dipinge spesso il mondo delle catacombe come un mondo dius Insteius Flavius di Pretestato8•
di "uguali", in cui però permangono sensibili differenze dovute al diverso cen- Non potendo affrontarli tutti in questa sede, si può affermare che fra i
so o grado sociale dei defunti, così che si potrebbe credere che generalmente tanti aspetti inerenti alla vita delle comunità cristiane a Roma visti alla lu-
gli indigenti e coloro che appartenevano alle classi più umili dovevano accon- ce delle testimonianze epigrafiche, quello relativo alle componenti sociali
tentarsi di semplici Iaculi, anche anonimi, mentre gli esponenti delle classi più è indubbiamente uno dei più interessanti, anche per il numero di elemen-
elevate avevano sempre a disposizione cubicoli affrescati, o sarcofagi ben de- ti che si possono raccogliere dallo spoglio degli epitaffi.
corati, oppure quanto meno arcosoli ornati con pithlre. Certo, una parte dei mo- Va precisato, tuttavia, che le indicazioni relative alle attività svolte dai de-
numenti più rilevanti della Roma sotterranea è legata al nome (quando esso si funti, sia inserite all'interno dei testi iscritti, che raffigurate nelle incisioni che
conosce per mezzo delle iscrizioni) di viri darissimi, o di esponenti di rango eque- non di rado li corredano, normalmente si diffusero in epoca piuttosto avan-
stre, oppure di alti funzionari statali, ma è anche vero che un riscontro fatto pro- zata, in genere a partire dal pieno N secolo, più tardi, quindi, di molte pitture
prio tramite gli epitaffi (quando essi specificano l'attività o i titoli del defunto) che adornano cubicoli o arcosoli. Queste ultime - come ha scritto di recente
mostra che questo fenomeno non era certo una regola. Fabrizio Biscanti" - "sono le uniche manifestazioni figurative a carattere rea-
Mariano Armellini ebbe a scrivere in proposito: "Il cimitero di Callisto listico che si mantengano tali nelle catacombe romane, anche a contatto
non meno che gli altri hanno messo in luce parecchie iscrizioni di senatori e con il repertorio religioso" e traggono origine dall'arte centro italica, con im-
senatrici deposti in umilissimi luoghi'" e citava il caso di un epitaffio ancora magini di notevole realismo, talora addirittura caricaturali'o.
al suo posto nel Coemeterium Maius, pertinente a Luria Felicitas c(larissima) La comparsa di tali indicazioni avvenne, quindi, in coincidenza con il
f( emina), che dedicò la lapide al marito Aelio Felicissimo v(iro) e(gregioì- periodo delle grandi conversioni di massa e dell'incremento da parte del-
Ulteriori esempi possono essere indicativi al riguardo: nel secondo la Chiesa delle attività catechetiche. Proprio allora si introdussero nei for-
piano della catacomba di Panfilo si conserva ancora affisso al suo posto, a mulari molti elementi precedentemente esclusi dallaconismo arcaico e fu-
destra di un loculo, un magnifico vetro dorato di piccole dimensioni (il dia- rono di nuovo ricordate le mansioni svolte dai fedeli in ambito civile ed ec-
metro è di cm. 5,8), ma di uno straordinario verismo, che riproduce il ritratto clesiale e in quello familiare, come pure sempre più frequenti furono la men-
di un personaggio maschile barbato dai tratti severi, che indossa una cla- zione della deposizione e l'acclamazione in pace".
mide con Una fibula su una spallas• Normalmente questo capo di abbiglia- Dall'analisi delle iscrizioni si evince che molto spesso appare difficile
mento era proprio dei militari e degli alti funzionari e si può perciò ragio- individuare peculiarità dichiaratamente cristiane nelle espressioni perti-
nevolmente supporre che il defunto avesse una posizione sociale piuttosto nenti ai diversi aspetti della vita trascorsa, che riecheggiano pedissequa-
elevata. Tuttavia, la sua sepoltura fu un semplice Iaculo, uguale a tanti al-
tri e per giunta anepigrafe, per cui la sua identità è ignota.
Si può ancora citare il caso di un esponente dell'ordine equestre, il più 6} ICUR 1,1618; C. LEGAe S. ORlANDl, inLe iscrizioni dei cristiani in Vaticano(acura di I. DI STEFANO MAN-
elevato a Roma dopo quello senatorio, Flavius Nicoleon, il quale fu sepolto ZELLA), "Inscriptiones Sanctae Sedis", 2, Città del Vaticano 1997, p. 270, n.3.5+
7} ICUR l, 2257; C. LEGA e S. ORLANDI, in I. DI STEFANO MANZELLA, Le iscrizioni, cit., pp. 269-27°, n. 3.5.3.
81 ICUR V, 14132.
91 F. BISCONTI, La decorazione delle cotacombe ramane, in V. fiOCCHI NICOLAI-F. BISCONTI-O. MAzZOLENI,
3J M. ARMElLlNl, Il cimitero di S. Agnese sulla via Nomentana, Roma 1880, p. 9 8 . Le catacombe, cit., p. 113.
4J A. SILVAGNI-A. FERRUA-O. MAZZOlENI-C. CARLETII,Inscriptiones Christianae UrbisRomae septimo sae- 10] G. ZIMMER, Riimische Berufsdarstellungen, Berlin 1982.
c~/o antiquiores, nova series (=d'ora in poi ICUR), Roma-Città del Vaticano 1922-1992, VIII, 21 7°3 Il J C. CARLETII, Nascita esviluppo de/formulario epigrafico cristiano. Prassi eideologia, in l. DI STEFANO MAN-
5) C. M. MOREY, Ine Go/d-g/ass Collection ofthe Vatican Library, Città del Vaticano 1959, tav. XXN, n. 222. ZElLA, Le iscrizioni, cit., pp. '50-153.

74 75
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO LA VITA DEL POPOLO CRiSTIANO A ROMA

mente quelle ricorrenti nei testi funerari pagani". Come notava il padre Jans- collaborare con Dio nella creazione in progresso continuo, tanto che il
sens'3, ciò vale anche per la menzione dei mestieri, in cui concetti pretta- monachesimo sviluppò una vera teologia del lavoro".
mente cristiani normalmente non sono inseriti nei formulari e quindi so- Proseguendo questa rapida e forzatamente incompleta rassegna, che
no più sottesi che manifestati esplicitamente. tuttavia può rivelarsi utile per comprendere la mentalità che sta alla base del-
Rispetto alla totalità dei testi conservati, la percentuale di tali indicazio- l'inserzione di determinati elementi nelle epigrafi cristiane, non mancano
ni potrebbe sembrare bassa; tuttavia, poiché il numero delle epigrafi funerarie allusioni relative alla funzione delle attività umane in tanti scritti dei Padri,
romane supera le quarantamila unità, si tratta sempre di una quantità rag- anche se in genere questo tema nei primi secoli non fu sviluppato in modo
guardevole di documenti, in gran parte datati al IV secolo, in minore misu- esplicito, ma solo affrontato occasionalmente. Basti ricordare Basilio Magno,
ra al V e al VI. Perciò lo spaccato che si può avere, tramite questi dati, della so- secondo il quale se il lavoro è un mezzo di crescita spirituale, occasione per
cietà cristiana che utilizzava le catacombe è pur sempre significativo. prendere parte all'opera redentrice di Cristo, tutto ciò che serve al lavoro di-
Per capire il motivo per cui tanti fedeli amavano inserire nei propri epi- viene sacro e, quindi, chi danneggia e non tratta adeguatamente gli arne-
20

taffi riferimenti al lavoro svolto in vita, sembra opportuno richiamare pre- si da lavoro è da ritenere sacrilego". Tale mentalità può far comprendere per-
ventivamente alcuni concetti essenziali, soprattutto relativi alla catechesi ché proprio gli utensili da soli compaiano in tante lapidi funerarie, dive-
che essi ricevevano. Si sa che sin dall'età apostolica il lavoro era ritenuto "la nendo una sorta di emblemi dell'attività dei fedeli.
naturale tendenza dell'uomo alla collaborazione divina"" e che, al riguar- Si può ricordare ancora che Demetriade chiude la lettera di S. Girola-
do, lo stesso S. Paolo'5 scriveva: "Chi non vuoI lavorare non mangi", ag- mo con una sentenza: "Nulla è più prezioso agli occhi di Cristo del lavoro
giungendo in un altro passo,6 che con il frutto delle proprie opere bisogna fatto con le tue stesse mani"". Per ribadire l'importanza di una sana attività
soccorrere gli infermi. Ma è soprattutto dalle due lettere ai Tessalonicesi che in opposizione all'inoperosità, lo stesso traduttore della Vulgata cita un pas-
emerge l'importanza del lavoro, naturale necessità per mantenere se stes- so del Libro dei Proverbi'3: "ogni ozioso ha l'anima schiava delle passioni"".
si e conservare la vita, funzione indispensabile per non essere di peso ad al- Si può quindi concludere che era concezione diffusa nelle prime comunità
cuno e per dimostrare attenzione e amore per il prossimo, ponendo le ba- che il lavoro costituisse un dovere sociale e morale, nonché un mezzo per
si per una convivenza umana ordinata. esercitare in diversi modi la carità'5.
Tale concezione viene ribadita ed ampliata nella Didaché", in cui si Nel mondo romano, strutturato in classi piuttosto rigide e basato es-
legge che tutti hanno l'obbligo di lavorare, tranne gli orfani, gli infermi, le senzialmente su agricoltura e commercio, artigianato e piccola industria, era
vedove e gli inabili. L'uomo, destinato ad un continuo rinnovamento, non stimato positivamente, in maniera piuttosto discriminante, il lavoro intel-
può ricadere nell'inerzia. La pigrizia è una sciagura irreparabile e il Signo- lettuale, ritenendolo nobile e riservato ad una ristretta cerchia di persone,
re non ama i pigri, poiché essi non possono essere fedeli, concetto che di- mentre quello manuale, serviie ed umiliante, poteva essere esercitato solo da
venta sentenza diffusa nelle comunità fin dall'età apostolica's. schiavi o plebei. Tale concezione si attenuò progressivamente a partire dal I
Se aveva un ruolo importante per i cristiani, in particolare nella vita mo- secolo dell'impero, quando si cominciarono a rivalutare le attività manuali'6.
nastica, il lavoro era il punto d'incontro fra materia e spirito, un mezzo per
19] A. QUACQ.UARELLl, L'educazione, cil.
12] C. CARLETII, Nascita, ciI., p. '52. 20] RBA - Parvum asceticon -10],2-]; PL lO], 526.
l]] J.JANSSENS, Vita e morte del cristiano negli epitaffi di Roma anteriori al sec. VII, Roma '98" p. 196. 21] RBA 104,2-]: PL lO], 526-527.
141 A. QUACQ.UARELLl, L'educazione a/lavoro, in "Spiritualità del lavoro nella catechesi dei Padri del III- 22] Ep 1]0,15: CSEL56, 195-196.
IV secolo. Convegno di studio e aggiornamento", Roma, '5-17 marzo 1985 (a cura di S. Felici), Roma 2]] 1],4.
1986, p.15· 24] Ep 1]0: CSEL 56, 195-196.
15] 2 TeSS],lo. 25] V. GROSSI-A. DI BERARDINO, La Chiesa antica: ecclesiologia e istituzioni, Roma 1984, pp. 211-212.
16] Atti 20,]5. 26] P. SINISCALCO, Lavoro e riposo nella prospettiva terrena ed escatologica, in "Spiritualità del lavoro nella
17] 4,7; SC(W. RORDORF-A. TUlLER), 248, 160. catechesi dei Padri dellIl-[V secolo. Convegno di studio e aggiornamento", Roma, '5-17 marzo 1985
18] A. QUACQ.UARELLl, L'educazione, ciI. (a cura di S. Felici), Roma 1986, p. 28.

77
EPIGRAfi DEl MONDO CRISTIANO ANTICO LA VITA DEL POPOLO CRISTIANO A ROMA

Tornando ai mestieri documentati da raffigurazioni incise, indubbiamente Simili atteggiamenti furono manifestati da Origene, da S. Giovanni Cri-
nelle lapidi funerarie spesso l'immediatezza della rappresentazione si con- sostomo e dallo stesso S. Agostino, mentre altri, come Clemente Alessan-
trappone all'ingenuità eall'essenzialità della resa, qualitativamente scadente. Fra drino, si mostrarono più moderati, ammettendo come leciti, ad esempio,
i numerosi esempi del genere, basti ricordare, oltre al marmorario Eutropos", raf- gli esercizi ginnici, se praticati con modestia". Nonostante queste posizio-
figurato all'opera nella sua bottega in una celebre lapide ora ad Urbino, prove- ni, generalmente risolute e decise, si sa tuttavia che, ad esempio, gli spet-
niente dalla catacomba dei SS. Pietro e Marcellino (fig. 26), la lastra del caval- tacoli del circo ebbero lunga vita e che ancora nel VI secolo si svolgevano
laio Constantius di Dornitilla'S, in cui egli è effigiato accanto ai due animali, dei regolarmente.
quali è riportato anche il nome, Barbarus e Germanus (fig. 10); quella del pesci- La documentazione epigrafica fornisce un'ulteriore prova in questo
vendolo (che probabilmente vendeva anche ortaggi) Iulius Marius Silvanus, an- senso, ricordando fedeli che erano stati in vita aurighi (cosa dawero sor-
cora del cimitero ad duas lauros (fig. 27)'9, o quella del presunto ortolano Vale- prendente, come scrisse Charles Pietri36 ), saltimbanchi, pantomimi, esper-
rius Pardus di S. CallistdO, oppure ancora l'anonimo fossore intento a prepara- ti ginnasti, istruttori di gladiatori37 • Uno degli esempi più noti si riferisce al
re una salma per la sepoltura, raffigurato su una lastrina del cimitero di Com- mimo Vitale, sepolto a S. Sebastian038, specializzato nelle imitazioni e fa-
modilla3'. A proposito di questi abili "tuttofare" della Roma sotterranea, spesso moso per la sua straordinaria abilità, le cui gesta sono celebrate in un lun-
ricorrenti nelle iscrizioni anche come testimoni dell'acquisto di sepolcri3" si può go carme (fig. 28). Nel cimitero di S. Lorenzo, poi, fu trovata la dedica
precisare che nelle pitture catacombali essi "appaiono molto precocemente, in- frammentaria di una fedele, datata a1S26, in cui probabilmente è menzio-
serendosi coerentemente nei programmi decorativi più antichi"B. nato l'acquisto di un sepolcro da un ex-tribuno - indubbiamente cristiano
Le attività di cui le epigrafi offrono una documentazione spaziano in - preposto proprio alla cura degli spettacoli3'.
settori eterogenei, dall'artigianato al commercio, dalle libere professioni al- Quindi, in base agli elementi emersi dalle iscrizioni cimiteriali, sembra
la burocrazia imperiale, e non mancano - come già accennato - esponen- lecito affermare che in realtà non sempre, e in ogni modo non dovunque,
ti di rango elevato, ad ulteriore riprova che il Cristianesimo era penetrato tutte le attività connesse col mondo dello spettacolo fossero interdette ai cri-
già nel N secolo in tutte le classi sociali. stiani. Evidentemente si tollerava che venissero esercitate, purché non of-
Potrebbe destare meraviglia il fatto che si conoscano iscrizioni di fedeli, fendessero i princìpi della morale o non fossero di tipo cruento.
che esercitavano mestieri connessi con il mondo dello spettacolo, poiché è Un altro dato interessante riguarda la presenza in varie comunità di
noto l'atteggiamento rigorista di alcuni Padri della Chiesa, e in particola- donne impegnate in diverse mansioni produttive. Pur non essendo nume-
re di Tertulliano, che nel De speetaculis stigmatizzava il comportamento di rosissimi, tuttavia questi casi riguardano una gamma piuttosto estesa di me-
coloro che avessero partecipato direttamente a manifestazioni circensi o tea- stieri e professioni, talora di notevole responsabilità e rilievo sociale'o, più
trali, ma anche quello di chi vi avesse assistit0 3'. Era opportuno non fre- spesso di tipo commerciale ed artigianale. Fra queste ultime si può men-
quentare quegli ambienti, in cui regnava la superstizione idolatrica ed era zionare Viccentia (!) aurinetrix, addetta alla manifattura dei fili d'oro, di una
diffusa l'istigazione a sentimenti perversi. lapide dei Musei Vaticani", o Ursa pomararia, ossia commerciante di frut-

35) O. PASQUATO, s.v. Spettacoli, in "Dizionario Patristico e di Antichità Cristiane", Casale Monferrato 1983-
27 JICUR VI, '7225. 1988 (= DPAC), 2, cc. 328'-3284.
28] [CURlII,7372. 36J CH. PIHRI, lnscriptions fiméraires latines, in "Christiana Respublica", 3, Rome '997, pp. '449-'45°.
29 J[CUR Vl, ,629 37] D. MAzZOLENl,ll lavoro neU'epigrafia cristiana, in "Spiritualità del lavoro nella catechesi dei Padri del
30] [CUR IV, 9450." lII-IV secolo. Convegno di studio e aggiornamento", Roma, 15-17 marzo 1985 (a cura di S. Felici), Ro-
3' )ICUR II, 6446. ma 1986, p. 267.
32 JE. CONO. GUERRI, tos '10ssores" de Roma paleocristiana (Estudio iconografico, epigraficoysocial), Città 38] ICUR V, 13655.
del Vaticano '979. 391 lCUR VlI, 17617; C. LEGA e S. ORlAND!, in I. DI STHANO MANZELLA, Le iscrizioni,cit., pp. 277-278, n. ).5.15.
331 F. BISCONTI, ta decorazione, cit., p. "4. 40] D. MAzZOLENI,l/ lavoro cit., pp. 268-27°.
34) H. JURGENS, Pompa dia boli. Die lateinischen Kirchenviiter und das Theater, Stuttgart '972. 4') [CUR IV. 125°3; C. LEGA e N.GABRIELLI, in I. DI STEFANO MANZELLA, Le iscrizioni, cit., pp. 323-324, n.3.11.7.

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LA VITA DEL POPOLO CRISTIANO A ROMA
EPIGRAfi DEL MONDO CRISTIANO ANTICO

ta"', deposta nel cimitero di Commodilla. Ad esse si possono aggiungere una Flaminia (catacomba e area funeraria subdiale) su 395 numeri editi nel X
"venditrice di cibi conservati", Ael(ia) Hilaritas, di cui si ha memoria con il volume delle ICUR (per un totale effettivo di circa 5SO testi) solo una ven-
marito, il quale esercitava la medesima attività presso la caserma dei pre- tina sono le attestazioni relative a mestieri o ai gradi civili rivestiti, con una
toriani43 e un'operaia, Bictora, morta nel 341, che amò i poveri". percentuale di circa il4 per centoS4 •
Se simbolicamente il cristianesimo era ritenuto la sola militia, alcuni te- Fra le indicazioni ricorrenti, alcune meritano di essere evidenziate. Ad
sti dei primi secoli tolleravano che i cristiani svolgessero il servizio milita- esempio, la presenza, in una lapide oggi perduta, di un custos, che portava il
re vero e proprio, osteggiando unicamente l'arruolamento volontario nel- nome - dawero poco comune fra i cristiani - di CiceroSS : è suggestivo pensa-
l'esercito e lo spargimento di sangue, mentre diversi Atti di martiri pre- re che possa trattarsi di un custode del cimitero ed in questo caso sarebbe
sentano figure di obiettori di coscienza 45 • Nella documentazione epigrafi- un'attestazione rara di tale incombenza, da awicinare ad un'epigrafe pan-
ca, invece, non mancano soldati appartenenti a tutte le specialità e a tutti i nonica di Szombathely (1' antica Savaria) con l'esplicita menzione di un Quin-
46 tus custor (!) cymiteris6 e forse ad una dedica musiva perduta di Trieste di un
gradi, già in epoca precostantiniana •
A Roma furono deposti nelle catacombe pretoriani (il corpo fu sciol- Rufinus custos, donatore di un tratto del pavimento della basilica martiriale
to da Costantino), cavalieri o veterani di legioni. Così, per citare qualche di via Madonna del Mare'7. I custodi dei cimiteri potevano avere la loro abi-
esempio, nel Cimitero Maggiore sulla via Nomentana si trova l'iscrizione di tazione accanto alla medesima area funeraria, come dimostrò la scoperta ef-
Licinio, che aveva prestato servizio nella sesta coorte pretoriana 47 ; a Priscil- fettuata nel sito della catacomba di Pretestato negli anni Sessanta58 •
la sono conservate le lapidi dell'eques Blossius Urbanus 48 e quella del veterano Sempre a S.valentino, ricorrono due cubicularii, di cui uno in una lapi-
Publio Marcell04g , mentre nel complesso callistiano fu sepolto un centurione de datata als03 s9 • Il termine potrebbe alludere ad un ufficio di carattere ci-
vile, svolto nell'ambito della corte imperiale, ma anche religioso, poiché è
della quinta coorte, Aurelio Aureliano so .
Fra gli appartenenti a milizie in epoca più tarda, basti menzionare un uf- noto che tale mansione fu istituita a Roma da S. Leone Magno 60 per la cu-
ficiale, Paolo, pri(micerius) escole secunde (sic!), nel complesso callistiano ',
s stodia delle sacre reliquie delle Basiliche di S. Pietro e di S. Paolo. Alcuni ri-
o Secondino, che faceva parte del seguito del prefetto del pretorio, benefi- tengono che il cubiculariato fosse poi esteso ad altri santuari martiriali 6', ma
ciarius praefecti praetorios', oppure ancora Firmus augustalis, intendendo con la questione resta tuttora dibattuta 6'.
questo termine un soldato inserito probabilmente nelle truppe palatine •
S3 Il panorama dei mestieri attestati nelle iscrizioni di questo cimitero, che
Per avere un'idea dell'incidenza dei dati relativi alle attività esercitate si è citato a scopo esemplificativo, comprende anche un retore o awocato
dai fedeli nelle iscrizioni cimiteriali romane, sia pure con un valore pura- (schola[sticusJ), che porta un nome di umiliazione, Lasci(v)us63, un com-
mente indicativo, si può notare che nel complesso di San Valentino sulla via merciante di porpora, negotias pur[purarius l, che evidentemente importa-

S4] D. MAZZOlENI, Riflessioni sulle epigrafi del cimitero di S. Valentino a Roma, in "Historiam pietura refert.
Miscellanea in onore di A. Recio Veganzones", Città del Vaticano 1994, pp. 387-401.
42] ICUR Il, 6"4· SS] ICUR X, 27399.
43] ICUR l, '5'9: C. LEGA-P. LIVERANI, in l. DI STEfANO MANZELIA, Le iscrizioni,cit., pp. 235-236 , n. 3·3·7·
56] L BARKOCZY-A. Mocsy, Die romischen Inschriften Ungams, I, Budapest-Amsterdam 1972, n. 85.
44] ICURI,1420. 57] G. CUSCITO, Le epigrafi della basilica martiriale di Trieste, in "Aquileia nostra", 44, '973, col. '51. n. 18.
45) A. HAMMAN, s.v. Obiezione di coscienzo (nel servizio militare), in DPAC 2, cc. 2453- 2 455.
58] A. FERRUA, Un vestibolo della catacomba di Pretestato, in "Rivista di Archeologia Cristiana", 40,1964.
4 6 ] A. FERRUA, Problemi archeologici perl'insegnamento della storia ecclesiastica, in "La Chiesa antica nei se-
pp. 145- 16S·
coli II-V", Milano '970, pp. 2°7-221.
59) ICUR X, 27362, 27470.
47] ICUR Vl1I, 21 683. 60] V. FIOCCHI NICOlA!, s.v. cubiculario, in DPAC 1, cc. 872-8n
48] ICUR IX, 2s033· 611 Si vedano, ad esempio, ICUR VII, 17759 e '7865, entrambi dalla catacomba di Ciriaca: [- - -]uscubicu-
49] lCUR IX, 2S34 6 . lo/{ f1US -- -] e locus Ioh[ annis J/ cub( icularii) t(i)t(uli).
so] ICUR IV, 967)- 62) M. A. CAVALlARO, Tntorno ai rapporti tra cariche sto tali ecariche ecclesiastiche nel basso impero. Note sto-
S1] ICUR IV, ttt60. nco-eplgrafiche sul cubiculariato, in "Athaeneum", 50, '972, pp. 158-17S·
S2] ICURIV, 12753. 63] ICURX,27437.
53l ICURN, 12460 .

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EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO LA VITA DEl POPOLO CRiSTIANO A ROMA

va la sua merce dall'antica Fenicia, vendendola poi ad una clientela certa- Fra gli artigiani si può ancora citare un clabarus, ossia un fabbricante di
mente di rango elevato"" un fattore, procurator mas{sa Je Ponetianae)6' - ma chiodi, di una lastra dei Musei Vaticani", il vetraio Sabinius Santias di Ponzia-
lo scioglimento dell'abbreviazione PON non è certo -, e un {protecJtor do- no (fig. 29)76, che si dice esperto nell'arte di modellare gli specchi (artis ispe-
minicus, appartenente alla guardia imperiale, in un epitaffio del 453 66 . clararie) e il singolare elefantarius di Commodilla (fig. 30 )n, in cui forse è pre-
Una delle indicazioni più interessanti - perché finora unica - è costi- feribile vedere un venditore di oggetti d'avorio, più che un addestratore di ele-
tuita dalla menzione di un defunto, Maximus, che esercitava la mansione di fanti per i giochi circensi. Molto ben rappresentato è anche il settore alimen-
praepositus de via Flabinia (!), ossia di funzionario responsabile della ma- tare, dai fornai (pistores) ( fig. 31 )78ai lattai (fig. Il )79, dai saiumieri80 ai vendito-
nutenzione della via Flaminia, una delle strade più importanti che si di- ri di prosciutti (fig. 32 )8. e di cibi conservati8', dai pasticceri 83 fino ai macellai 84 .
partivano da Roma, dirigendosi verso l'Umbria e le Marche 67. Questo fede- Nell'eterogeneo ambito delle attività esercitate dai fedeli si ritrovano
le, morto a 40 anni fra la fine del IVe gli inizi del V secolo, volle essere sep- anche guardarobieri85 , osti86 , commercianti di Iind7, scrivani88, fattori 89 e por-
pellito proprio nel grande cimitero subdiale della via Flaminia, legato al no- tieri 90. Fra i professionisti e i funzionari pubblici e privati, poi, ricorrono mol-
me di S. Valentino, ma malgrado il suo rango l'iscrizione è molto semplice ti medici"' e veterinari9', banchieri93, notai (fig. 33 )9\ stenografi95 , corrieri96 in-
nel formulario, senza particolari espressioni. In un secondo momento nel segnanti97, cathedrarii98 e grammatici 99 , impiegati dell'annona'oa. Si riferisce
suo sepolcro fu deposto il corpo di una sua congiunta, Felicissima. proprio ad un dottore, che era anche diacono, una delle rare iscrizioni in cui
Tornando dal caso particolare di S. Valentino alla generalità delle epi- si trovino riferimenti ad opere buone praticate tramite la propria attività:
grafi romane, accanto a mestieri certamente comuni ne compaiono altri più Dionisio era noto per la sua abilità professionale e per la sua mitezza, ma
raramente attestati, anche dalle fonti letterarie, e taluni dawero singolari, di anche perché, disprezzando il profitto, era molto caritatevole verso i pove-
cui si possono citare alcuni esempi. A S. Callisto è noto un Primenius obso-
nator, che svolgeva le funzioni di fare prowiste per la cucina, probabilmen- 751 [CUR IV, 12476; C. LEGA-P. LIVERANI, in l. DI STEFANO MANZEllA, Le iscrizioni, cit., pp. 23'-232.
te al servizio di un personaggio di alto rang0 68 ;nel medesimo cimitero si co- 76J [CUR Il, 4675'
noscono, fra gli altri, un aquarius, un fontaniere addetto alla manutenzione 77] ICUR Il, 6111.
781 [CUR Il, 4247; C. LEGA, in l. DI STEFANO MANZELlA, Le iscrizioni, cit., pp. 327-330.
degli acquedotti alle dirette dipendenze del curator aquarum 6g e un molena- 791 [CUR V, 14583; [X, 25435·
rius ( ossia un molendinarius), un mugnaio, di nome Fes{tiJbus 70 • Iustus eser- 80 J [CUR III, 6524.
811 [CUR V, '4193.
citava invece la mansione di magisterfabrorum stent{ ura Jriorum [per structu- 821 [CUR V, '3'41.
rariorum ], ossia di capomastro7'. Un indoratore (inaurator) ricorre a Ciriaca", 83) ICUR VII, 19027·
841 lCURlI, 4468; C. LEGA, in I. DI STEFANO MANZEllA, Le iscrizioni, cit., pp. 324-324, n. 3.11.8.
un pittore in un'epigrafe dei Musei Vaticani73 e forse un taglialegna carico sot-
851 ICUR IlI, 8480.
to il peso di una fascina è da riconoscersi in una raffigurazione incisa su una 86J ICUR VII, 20608 (popinarius).
lapide priva di testo del cimitero di Aproniano". 87] (CUR VII, 18676; C. LEGA-P. LIVERANI, in I. DJ STEFANO MANZELlA, Le iscrizioni, cit., pp. 23°-23', n. 3.32.
88] [CURVIl, '947' (libra[riusJ).
891 [CUR VII, 20650 (massarus).
90] [CUR VI, '7097.
631 ICUR X, 27525. 9.1 [CUR IV, 9483 (Dionisio era medico e presbitero). Si vedano, inoltre, [CUR VI, '5623, '7322; VII, 17622
64] ICUR X, 274". (arciater),18111.
65] [CURX,27355· 92] [CUR V, '5403.
661 [CUR X, 27458. 931 [CUR VIIl, 23104; C. LEGA, in I. DJ STEFANO MANZELlA, Le iscrizioni, cit., pp. 320-321, n. 3.1104-
671 ICURIV, 12329· 94] ICUR IX, 25812.
681 ICURIV,11958. 95] lCURIX,2 61I 3'
691 lCURIV, 11298. 961 [CUR VIlI, 22635; C. LEGA, in I. DI STEFANO MANZEllA, Le iscriziani, cit., pp·322-323.
70] [CUR IV, 11932. 97] [CURIV, 9894, IX, 23947·
7' J ICUR VIl, '9009· g8] [CUR V, 13486.
72 J ICURI, 2096; C. LEGA, in l. DI STEFANO MANZEllA, Le iscrizioni, cit., PP.334-335, n.3.11.14. 99] [CUR I, '549; C. LEGA-P. LIVERANI, in I. DI STEFANO MANZEl.lA, Le iscrizioni, cit., pp. 229-23°, n·3·3·1.
731 ICUR VI, '5584. 100] [CUR III, 8669.

82 8]
'\

~
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO

ri e curava gratuitamente gli ammalati, mettendo in pratica ciò che gli era
stato insegnato da Cristo stesso'"'.
A riprova della eterogeneità della società cristiana, ricorrono pure nu-
merose attestazioni di personaggi illustri, che rivestivano mansioni di rilievo SECONDA PARTE
nell'amministrazione pubblica, o erano di nobile famiglia'O'; funzionari
imperiali, senatori, consoli, magistrati municipali, amministratori di pro- Le catacombe romane
vincie, che si fregiano dei titoli di viri clarissimi, viri perfectissimi o viri egre-
gii. Fra le numerose epigrafi di questo tipo, si possono menzionare Lucceia
c(larissima)f(emina)filia Viventi c(larissimae) r( ecordationis) v(iri) ex pruefecto
pruetorio et Urbis aetemae (datata al 389 )'°3, [PetrJonilla, deposta a S. Seba-
stiano'"" o Cassia Faretria, sepolta a S. Callisto, entrambe clarissimae femi-
nae'os; il senatore Giovanni, morto nel 494'06, il vir perfectissimus FI(avius) 10-
vinus'07, il v(ir) c(larissimus) Ossiartha, originario della Calabria (fig. 34)'°8 e
il prefetto urbano Giunio Basso, deposto neofita nel 359 nel magnifico sar-
cofago a doppio registro (ora conservato nelle Grotte Vaticane), che è il mo-
numento più emblematico della scultura paleocristiana,"9.
Già da quanto si è detto, pur limitato agli aspetti sociali delle comunità
cristiane, emerge agevolmente la ricchezza di dati che i monumenti epi-
grafici contengono in proposito; altrettanti se ne potrebbero trovare esten-
dendo il discorso ad altri elementi inerenti la vita dei fedeli, come gli affetti
familiari, la religiosità, la lingua. Si tratta di tessere di un variegato ed idea-
le mosaico, che gli studiosi stanno a poco a poco ponendo in luce, per am-
pliare sempre più le conoscenze sul Cristianesimo dei primi secoli a Roma.

IOt] ICUR VII, 18661;J. JANSSENS, Le iscrizioni, cit., p. 192.


102]1. DI STEFANO MANZELlA, Le iscrizioni, cit., pp. 266-267.
103]ICUR V, 13355.
I04]ICUR V, 13606.
105]ICUR IV, 10879.
106]ICUR I, 1473; C. LEGA-S. ORlANDI, in I. DJ STEFANO MANZELlA, Le iscrizioni, cit., p. 275.
I07]ICUR IV, 12295.
108] [CUR V, 13594.
109]ICUR Il, 4164,
EPIGRAFI DH MONDO CRISTIANO ANTICO

1
Considerazioni preliminari
sulle iscrizioni della Catacomba di Panfilo'

Nell'area oggi compresa tra le vie Giovanni Paisiello e Gaspare Spontini,


lungo il percorso della via Salaria vetus, si sviluppò a partire dal Hl secolo la
catacomba, denominata dagli Itinerari' "di Panfilo", non lontana da quella di
Bassilla (o di S. Ermete). Fortunatamente sfuggita ai saccheggi e alle deva-
stazioni dei Goti, essa rimase in vita, a causa delle memorie martiriali in essa
custodite, Uno all'epoca delle traslazioni, ossia agli inizi del IX secolo.
Dopo il Medioevo, il cimitero (che doveva comprendere anche una par-
te subdiale) fu parzialmente esplorato nel suo piano superiore il16 maggio
1594 da Antonio Bosio e da Pompeo Ugoni0 3, i quali trascrissero pure qual-
che epigrafe. Caduta di nuovo in oblio', la catacomba fu riscoperta e rico-
nosciuta solo da Enrico Josi a partire dal 1920' e questo fatto consentì che il

1] D. MAzzo LENI, Considerazioni preliminari sulle iscr1zioni della catacomba di Panfilo. in "Bessarione", Qua-
derno n.7, Roma 1989, pp. 149-160
2] È menzionata specificamente dalla Notitia Ecclesiarum. dal De Laeis, dalla Notitia Portarum e dall'Iti-
nerario di Einsiedlen (R. VALENTINI-G. ZUCCHETTI, Codice topografico della città di Roma) Il, Roma 1942,
pp. 75, 117, 144)'
3] A. BOSIO, Roma sotterranea, Roma 16]2, p. 559.
4] Per le vicende che portarono alla riscoperta del cimitero si veda E. JOSI, Il cimitero di Panfilo, in "Rivi-
sta di Archeologia Cristiana" (= RAC), l, 1924, pp. 15-41.
51 E. JOSI, Il cimitera, cit., pp. '5-119.
ISCRIZIONI DELLA CATACOMBA DI PANFILO
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO

complesso pervenisse fino a noi in uno stato di conservazione ~olto. mi- Quattordici di esse sono state di recente studiate in un contributo della Mi-
gliore degli altri (salvo poche eccezioni), con una b~ona part~d~1 ~ocuha~­ scellanea dedicata al Padre Umberto M. Fasola". Si è pensato però di anti-
cora chiusi - specialmente nel Il piano - e con tanti segnacoh di rICOnOSCI- cipare in questa sede alcune considerazioni di carattere generale sull'epi-
grafia, per diversi aspetti davvero interessante, di questo complesso cimi-
mento affissi sulla calce.
Il cimitero consta di due livelli principali e di uno intermedio, di minore teriale, e in primo luogo - seguendo la tematica prevalente nelle conferenze
estensione, nel quale alcune gallerie sono riservate soprattutto a sepoltu- dell'Accademia Bessarione - i riferimenti cristologici riscontrati nei testi".
re di bambini, anche piccolissimi. Una scala di una settantina di gradini por- Va precisata, tuttavia, preventivamente la consistenza del patrimonio epi-
tava dal sopratterra direttamente al piano più profondo, a oltre 20 metri dal grafico della catacomba di Panfilo, fino ad ora mai quantificata: si conserva-
livello di campagna, uno dei valori più cospicui di tutta la Roma sotterra- no oltre trecentocinquanta is~rizioni, fra intere e frammentarie (compresi an-
nea. Èquella che in buona parte ancora oggi si percorre e che usavano i pel- che i graffiti dei pellegrini). E importante rilevare che più della metà di esse
legrini per scendere al cubicolo martiriale. Se molti indizi inducono a cre- - circa duecento - è ancora al suo posto; una percentuale davvero eccezionale
6
dere che in questo ambiente fosse stato deposto un corpo venerat0 (l'am- rispetto agli altri cimiteri romani, che consente di avere a disposizione una
pio arcosolio poteva contenere, in realtà, anche più di una spoglia), non pa- serie di elementi significativi da tenere in considerazione per lo sviluppo to-
re che nessun graffito devozionale, dei tanti che si leggono - spesso con mol- pografico del complesso. Bisogna ricordare, inoltre, che molte dediche fu-
ta fatica - sull'intonaco che rivestì la parete di fondo della cripta storica, nerarie del secondo piano sono da riferire ad epoca precostantiniana; e, in-
menzioni il nome di un martire. Si è supposto, tuttavia, che lì si trovasse l'e- fatti, i formulari sono caratterizzati spesso da una notevole laconicità.
ponimo del cimitero, Pamphilus, citato dalla Notitia Ecclesiarum,. dal De Lo- Laddove le brevi diramazioni del livello inferiore si presentano pres-
cis, dalla Notitia Portarum e dall'Itinerarium Einsiedlense', ma la CUI figura dal soché intatte, è agevole anche verificare come la percentuale dei loculi
8 iscritti sia in genere molto bassa (un decimo, se non meno) rispetto a quel-
punto di vista agiografico è piena di ombre • . '

Le iscrizioni della catacomba di Panfilo furono pubblIcate, m due con- li anepigrafi, i quali in diversi casi hanno tuttora fissati alla calce di chiusura
tributi successivi apparsi sulla "Rivista di Archeologia Cristiana" del 1924 e oggettini di vario tipo, sui quali già si soffermò Enrico Josi'J. Monete, cam-
del 1926, da Enrico Josi 9 ; in seguito pochissimi altri testi furono editi'o. Il ri- panellini, conchiglie, coppe e piattini di vetro, bamboline e statuette in os-
lievo completo di tutto il materiale epigrafico, tuttavia, compiuto da chi scri- so e avorio sono però talora uniti con un testo funerario.
ve in occasione della sua prossima pubblicazione nel X volume delle In- Si può ritenere una peculiarità del cimitero, poi, la grande abbondan-
scriptiones Christianae Urbis Romae septimo saeculo antiquiores ( edito per cu- za di epigrafi dipinte in rosso sull'intonaco che riveste molti sepolcri: sono
ra del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana), ha consentito di appu- una novantina (più quattro tracciate col carbone e non col minio), mentre
rare che un non trascurabile numero di iscrizioni risultano tuttora inedite. una trentina sono le iscrizioni delineate in rosso ma sulle tegole non into-
nacate, così diffuse soprattutto nella catacomba di Priscilla.
Tornando ai riferimenti cristologici, essi non risultano molto numerosi,
6] Sulla tipologia dell'altare tardo, originariamente rivestito da lastre di porfìdo,(he si trova in questo ma - specie alcuni - si rivelano di notevole interesse. Basta ricordare il ce-
ambiente, si veda V. FIOCCHI NICOLAI, Un altare paleocristiano dal santuano del martiri Mano, Marta, lebre testo di Aproniane'4, la bambina vissuta cinque anni e cinque mesi, che
Audifox e Abacuc sulla via Cornelia, in "Rendiconti della Pontificia Accademia Romana di Archeolo-
gia", 57, 1984-1985, pp. 89-110.
7] R. VALENTINI-G. ZUCCHETTI, Codice, cit., pp. 75, 117, 144·
8] A. AMORE, S.V. Panfilo, in "Bibliotheca Sanctorum", Città del Vaticano 19 68 , c. 93·
91 E.]OSI, Il cimitero, cit.; lo., 1/ cimitero di Panfilo (11), in RAC 3, 19 26 , pp. 5 -211 .
11] D. MAZZOLENI, Iscrizioni inedite dalla catacomba di Panfilo, in "Quaeritur inventus colitur" Miscella-
E.]osl,lscrizioni recentemente trovate ne/ cimitero di Panfilo, in RAC lO, 1933, pp. 341-342 ; A: FERRu~Al­
' nea in onore di P.U.M. Fasola, Città del Vaticano 1989, pp. 465-481. '
\O]
le origini degli accenti, in "La Civiltà Cattolica", 9', 3, '940, pp. 42-53; lo., AntIche IScrlZlOllImed,te di ~o­ 12] Colgo l'occasione per ringraziare allievi e collaboratori, che mi hanno assistito nei lunghi sopralluoghi
ma, in "Epigraphica", 28, 1966, pp. 35-37; lo., Via Paisiello e Panfilo, in RAC 5', '975, ,:~, pp. 27- . Rife-
6, lO catacomba, e, fra questi, G. Biamonte, E. Borriello, C. Fatale, A. Loreti, S. Ognibene, L Siniscalchi.

rimenti ad alcuni epitaffi inediti (sen2a il testo completo) sono contenutI nella plU celebre mono- 13] E. JOSI, Il cimitero (lI), cit., pp. 129-139.
14] E. JOS1, 11 cimitero (11), cit., p. 85.
grafìa di Paul Styger (Die Romischen Katakomben, Berlin 1933, pp. 24 2- 243).

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EPIGRAFI DEl MONDO CRISTIANO ANTiCO ISCRIZIONI DELLA CATACOMBA DI PANFILO

si conclude con la bella espressione: crededisti in Deo, vives in XP( Christo). = In un gruppetto piuttosto cospicuo di epigrafi di Panfilo si insiste sul
In un tardo ambulacro del secondo piano si trova poi una dedica dipinta su concetto di refrigerium, sul cui significato si è scritto molto. In refrigerium si
un Iaculo intonacato, parzialmente mutila a destra, di recente edita da chi legge nella famosa iscrizione con lettere di porfido di Vita/io'" un liberto-
scrive'S. Vi si legge (fig. 35): 'Ep~ai(ç] / €v 8E0/ ì.X8. L'acrostico IX8YL non e non sono molti i liberti cristiani che si dichiarino espressamente tali -che
fu terminato, ma evidentemente si voleva augurare alla defunta di vivere "in "in nome di Dio Padre onnipotente" (in Deo patre omnipotentem -sic!-) in-
Dio Cristo", nella felicità eterna. sieme con Quodvu/deus fece apporre la dedica ai domini (strano non siano
Per alcuni aspetti singolare è il titoletto di Lucemio'6, già pubblicato dal- denominati patroni) Teofilo e Pontiane (usato il dativo debole Pontianeti).
Ia Josi e fissato anche con chiodi accanto a un Iaculo alto di uno dei gran- Le altre espressioni allusive al refrigerio sono di tipo diverso: si va dal-
di ambulacri del secondo livello. L'uso di non coprire con l'epigrafe il Iaculo, Ia certezza che la defunta dormit in refrig(erio), come nel caso di Antiope's (in
ma di porre una piccola lastra accanto ad esso, risulta -come è noto -piut- altri casi con l'ellissi del verbo, in refrigeru -sic !-) (fig. 36)'6, all'augurio Do-
tosto diffuso nelle catacombe ebraiche di Vigna Randanini". Il defunto si minus refrigeret spirituum tuum, che si legge in una dedica".
proclama a Panfilo servus Christi (reso con un cristogramma e con la I fina- A proposito di formule simili, che auspicano il soggiorno in paradiso
le del genitivo), qualifica ampiamente documentata per chierici e laici's. La per il proprio caro scomparso, si possono citare l'iscrizione di Redenta (ispi-
parte più importante è comunque costituita dai simboli, incisi con mano ritus tuus in bono) , o quella dedicata ad Aurelius Bassus da Lusenia Tal/usa (ae-
rozza e senza apparente ordine, anche interrompendo il testo (come nella terna securitate com pace ys. Già fu notato che quest'ultima espressione si ri-
terza riga): una lucerna con la fiammella accesa, un cero ugualmente acce- trova in un'epigrafe di dubbia natura dell'ipogeo di Trebio Giusto, riferita
so, due croci di tipo "latino" e un'approssimativa colomba che becca un ra- al III secolo'9.
mo fÌorito. È logico pensare che i primi due motivi richiamino strettamen- Ancora, due defunti sepolti in Iaculi vicini dichiarano di "riposare nel
te il nome del defunto, Lucemio'9, peraltro non molto comune a Roma'". Signore" (Èv KUpi.ql KOt~&:rat )30, mentre il più comune augurio bibas in Deo,
Per terminare con i riferimenti cristologici, si possono menzionare una de- con il consueto scambio fra le labiali b-v, ricorre in due esem pi (fig. 37 )3' e
cina di cristogrammi decussati, alcuni dei quali nei tardi graffiti dei pellegri- in un terzo in greco, çfìm:ç Èv 8E(j)3'.
ni e due raffigurazioni di pesci, allusivi evidentemente al noto acrostico IX8YL: L'intercessione della defunta per i vivi è richiesta in un'iscrizione di non
uno fra i graffiti ora ricordati nel cubicolo martiriaIe" e un secondo, dipinto con facile lettura, dipinta col minio sulla calce di chiusura e sulle tegole che chiu-
un'ancora, accanto all'iscrizione di rOprONIA". Altre sette ancore ricorrono dono un locul0 33.1l testo è traslitterato in alfabeto greco e piuttosto scor-
a PanfJlo: si sa che fu uno dei simboli più antichi adottati dai cristiani'3. retto: LE1t'tEt~Ea EtÀapa 1tE'tE 1tpo ~11, 1tE'tC 1top ~apt't(O 'too u.1tn~ta, 1tE-
'tE 7t:po AÀ.E1;avOpta, ossia Septimia Ilara, pete pro me, pete pro marito tuo, Sep-
timia, pete pro Alexandria. Lo Josi non si awide, però, che l'antroponimo Sep-
151 O. MAZZOI.ENI, Iscrizioni, cit., n. 9, p. 476.
timia, sia pure in forma errata (CEIITEIMEA) era ripetuto sulla prima tegola
16/ E. Josl,/l cimitero (Il), cit., pp. 79-80.
17] O. MAZZOI.ENI, Les sépultures souterrailles desJuifs d'Italie, in "Les dossiers de l'archéologie'', '9, 1976 ,
pp. 88-93; C. V'SMARA,/ cimiteri ebraici di Roma, in "Roma: politica, economia, paesaggio urbano"(So-
cietà romana e impero tardo-antico, Il), Bari 1986, pp..171 -37 8. 24] E.JOSI, TI cimitero, cit., p. 98.
18] J..IANSSENS, Vito e morte del cristiallo lIegli epitaffi di Roma ollteriori al sec. VII, Roma ")81, pp. 42-44. 251 D. MAZZOI.ENI, Iscrizioni, cit., TI. 8, p. 475·
191 I. KA.lANTO, The lotill cognomina, Helsinki 1965, p. 343; E. JOSI, TI cimitero (Il), cit., p. 81. 26] D. MAZZOI.ENI, Iscrizioni, cit., n. 7, p. 474·
20 I A. SJl.VAGNI-A. FERRUA-O. MAZZOLENI-C. CARLErn,lllscriptiolles Christimwe Urbis Ramae sel'limo sae- 27] L'epigrafe, dipinta in rosso sull"intonaco che copre un loculo, è tuttora inedita.
culo alltiquiores, nova series, Roma-Città del Vaticano '922-1992, (= ICUR),I, 2]15; IV, 9987; VII, 20 454- 28] E.JOSI, TI fimitero, cit., p. 83.
211 E. J051, 11 cimitero, cit., p. 9S. 29] (CURVI,1581O.
22] E.JOSI, Il cimitero, cit., p. 69. Due pesci affrontati ad un'ancora sono incisi, poi, su una lapide, sempre 30] E. JOSI, TI cimitero, cit., p. 68.
dci livello inferiore (E.JOSI, Il cimitero, cit., p. 62). 31 J Le due epigrafL del secondo piano di Panfilo, sono inedite.
231 P. BRuuN, Symboles, sigli es et mOllogrammes, in "Sylloge Inscriptionum Christianarum Veterum Mu- 32] E. JOSI, TI cimitero, cit., p. 84.
sei Vatican i", 2, Helsinki 1963, p. 8]. 331 E. JOSI, Il cimitero (H), cit., p. 79·


EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO ISCRIZIONI DElLA CATACOMBA DI PANFILO

a sinistra. Questo tipo di preghiere si ritrova in altre dediche funerarie, ol- lo uno stato civile, oppure Germana (fig. 38), Lea e lulia erano impegnate nel-
tre che nei graffiti devozionali, come in quelli della Memoria Apostolorum34• l'ambito di una struttura in qualche modo organizzata al servizio della co-
Un'invocazione ai martiri si legge, invece, in un'altra famosa epigrafe munità ?39 Comunque, le tre vedove di Panfilo si possono annoverare fra i
a tessere musive di Panfilo: Martures I sancti boni I benedicti, bos I atiutate (= rarissimi casi anteriori all'epoca costantiniana'O.
adiuvate) Quiracu ( =Cyriacum )35. Se, come pare, il defunto si rivolge non a Proseguendo questa rassegna antologica su alcuni aspetti sociali de-
tutti i martiri, ma specificamente a quelli della catacomba, dispiace che es- sumibili dal materiale epigrafico della catacomba, già lo Josi" notò la gran-
si non siano stati esplicitamente menzionati, visti i dubbi che tuttora sus- de quantità di tombe di bambini esistente nel livello intermedio del com-
sistono sul loro numero e sulla loro identità. Accogliendo tale interpreta- plesso, forse lì raccolta seguendo un progetto generale di utilizzazione
zione, tuttavia, si può almeno dire che essi erano più di uno (gli Itinerari già dell'area. Si può aggiungere che molti di questi sepolcri sono piccolissimi
menzionati parlano di Panfilo, Candido e Cyrinus). (evidentemente di neonati) e anepigrafi, ma in diversi casi provvisti di un
Non possono essere di aiuto in questo senso neppure - come si è ac- segnacolo affisso sulla calce. Quando poi compare un testo, non di rado si
cennato - i tanti graffiti incisi soprattutto sulla parete di fondo della "crip- tratta di alumni o 8PE7t'tOi., quindi "figli adottivi", probabilmente trovatelli
ta storica" e sulle parti superstiti della nicchietta con la distrutta pittura del- raccolti da fedeli di buon cuore, ma non sopravvissuti molto tempo".
la Madonna col Bambin036• Essi si limitano a ricordare nomi di pellegrini e In una lapidina di un bimbo si legge solo il nome, accompagnato dal-
di presbiteri (con qualche altro esponente degli ordini minori), con croci l'augurio di vita eterna, espresso in greco, ma con lettere latine (Cepasi ze-
e cristogrammi; una parte di queste particolari iscrizioni, comunque, mal- ses )'3; in un'altra è ricordato un bambino che aveva - fatto davvero incon-
grado diversi tentativi effettuati, continua ad essere illeggibile. sueto - tria nomina, Claudius Aurelius Reginus44 • Di questi tre elementi no-
Un altro dato che non è stato finora messo in rilievo dell'epigrafia di minali, il primo è in realtà un gentilizio che fu usato con funzione di prae-
Panfilo è che - ad eccezione degli esempi ora menzionati nei graffiti - non nomell, fenomeno d'altronde piuttosto diffuso in epoca tarda. I genitori del
ricorrono mai nei testi funerari membri della gerarchia ecclesiastica e tale piccolo defunto si proclamano miseri e piangono per la crudele sciagura
assenza non è del tutto spiegabile con l'antichità di una parte delle iscrizioni. (crudeli -sic- funeris), che li ha privati anzitempo del loro caro. Il formulario
Quasi in contrasto con questo fatto si può porre invece la menzione di tre riecheggia espressioni ampiamente usate anche fra i pagani; anzi, nessun
viduae in epigrafi dipinte col minio sull'intonaco dei loculi del livello infe- riferimento o simbolo in questo testo è specificamente cristiano.
riore. Tali dediche sono state di recente pubblicate da chi scriveJ7 , ponendo Questa caratteristica si riscontra in un numero piuttosto rilevante di
in evidenza sia la loro cronologia (dovrebbero essere tutte e tre di epoca pre- epigrafi, pertinenti in special modo al livello inferiore del cimitero, a riprova
costantiniana), sia la loro presenza in un unico complesso cimiteriale. A della loro antichità: la laconicità è ritenuta infatti un indizio significativo
quanto consta, non sono finora note altre catacombe con più di una atte- in questo senso. Fra le tante, si possono ricordare, a titolo di esempio, le epi-
stazione epigrafica di vedove. grafi di Heraclius", di Balen'a Zoes'6, o di Fortunata filia Graties'7. In questi due
Sulla funzione e sul ruolo di queste fedeli nell'ambito della società cri- ultimi casi si menziona il nome della madre, in un modo in cui solitamen-
stiana primitiva esiste una specifica bibliografiaJ8 • Si tratta - in due casi su
tre - di iscrizioni brevissime, nelle quali oltre al nome della defunta si evi-
39 J Sul problema si veda, ad esempio, G. STAHLlN, Das Bild der WilWe. in 'Jahrbllch fur Antike und
denzia unicamente la condizione vedovile: tale epiteto designa perciò so- Christentum", 17, 1974, pp. 5-20.
40 J J. JANSSENS, Vita, cit., p. 214; CH. PIETRI, Roma ChristiclIla, Rome '976, p. 721.
41] E. JOSI, Il cimitero (II), ciI., pp. 137-139.
34] ICUR V, 129°7-13°96. 42] J. JANSSENS, Vita, cit., pp. 181 5S.
35] E. JOSI, Il cimitero, cit., p. 63· 43] E. JOSI, Il cimitero (II), cit., p. 125.
36] E.JOSI, Il cimitero, cit., pp. 76-81. 44] L/OSI, Il cimitero (II), cit., p. 143.
37] D. MAzzoLENI,1scrizioni, cit., nn. 1-3, pp. 469-472. 451 Inedita.
38] A. HAMMAN, S.V. Vedove, in "Dizionario Patristico e di Antichità Cristiane", Il, Casale Monferrato 1983, 461 Inedita.
C·355 6. 47 J E. JOSI, Il cimitero, cit., p. 73·

93
EI'IGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO ISCRIZIONI DELLA CATACOMBA DI PANfILO

te - soprattutto nelle iscrizioni greche cristiane - si cita il patronimico; ad Altre volte la defunta è denominata anima dulcis 56 , o dulcissima 57 , men-
essi si possono aggiungere la dedica funeraria di un anonimo filius Ce/ies48 tre in una dedica greca Bacrcr<x è detta <I>tÀtlJlOVOç \jIUXtl, cioè "anima di Fi-
e quella di Marius Candides filius 49 • lemone", con un'espressione ancora oggi di uso comune, pur se piuttosto
In una lapide ancora al suo posto, ma capovolta, si legge poi un'espressio- paganeggiante58 , Bassa ha l'attributo di X<xpét; potrebbe trattarsi della tra-
ne comune nel formulario pagano, ma documentata con una certa frequenza slitterazione di cara latino, anche se in greco propriamente esiste il termi-
fra i cristiani:8apm N6w<x, où&t:ç à.8Q.vu'toç, EU\jIUXt 50. Un altro esempio del ne xapa, che significa "gioia, piacere, gaudio".
genere si ritrova, ad esempio, a Priscilla5'. Si tratta di una persistenza, in cui an- Da ultimo sembra opportuno segnalare che a Panfilo è conservata una
cora una volta il significato della frase non va inteso alla lettera: un fedele non lunga e interessante iscrizione, esaurientemente commentata dal padre Fer-
poteva certo licevere l'esortazione "nessuno è immortale". Solo in qualche ca- ma nel 194059: si tratta di un raro testo con accenti, inciso su una grande la-
so è chiaro l'adattamento cristiano del significato, quando compare l'aggiun- stra e composto da un poemetto in cinque distici greci (posto a sinistra), da
ta Èv 'tOU-tCJ> 'téj) KOOJlCJ>. oppure" cri] \jIUXi] à.8Q.vu'toç napà Xpr]<J'to/. uno in altrettanti versi latini (a destra) e dalla dedica sepolcrale con la da-
Nell'ambito di queste espressioni, che si potrebbero defrnire di tipo "fa- ta della deposizione (al centro), relativa a Marco Aurelio Tsidoro, sive Aca-
talistico", rientra anche quella che si legge su un graffito di un arcosolio del cio, ossia che aveva il soprannome di Acacio, A parte l'importanza del con-
primo piano di Panfilo: de meisfacultatibus hoc meum proprium. Nella lunetta tenuto, è uno dei pochi esempi di signa doeumentati in questa catacomba,
doveva essere ripetuta la stessa frase in greco, ma ne resta solo l'ultima par- oltre ad Aspasio, ricorrente nella medesima epigrafe.
te delle due righe su cui era disposta>J: [ÈI( 'trov éJl]&v ['toiho Jlot: Jl]6vov. Si
vuole alludere al fatto, che di tutte le ricchezze terrene con la morte resta
unicamente un umile sepolcro; implicitamente è un invito a non affannar-
si ad accumulare beni caduchi, ma a badare più ai valori spirituali, che co-
stituiranno il vero tesoro nella vita ultraterrena.
Per terminare queste brevi note, si possono menzionare talune espressioni
affettive particolarmente significative, che rivelano l'umanità dei sentimenti
e il legame che univa i coniugi, o genitori e figli: la più celebre è contenuta nel-
l'iscrizione, oggi purtroppo in parte svanita, di Flavia Prima Amevania (raro
esempio di tria nomina femminili), che oltre all'augurio di refrigerio contiene
il tenero epiteto di miccirita kara, che si potrebbe rendere "piccolina cara"54. Era
teoricamente ipotizzabile, a tale proposito, che Amevania fosse l'indicazione
della patria di origine (a Mevania, ossia dell'odierna Bevagna, in Umbria); ma
l'antroponimo è ripetuto, al genitivo (Amevaniae) in un'altra epigrafe dipin-
ta, ancora al suo posto vicina a quella ora citata55 •

48 J Inedita.
491 Inedila.
So J E. JOSI, 11 cimitero, cit., p. 61.
511 ICUR IX, 26153.
52] ICUR VI, 15755.
53] E. JOSI, Il cimitero (Il), cit., pp. 180-182; A. FERRUA, Sopra un'iscrizione del Museo Lateranese, in "Epi- S6] Nell'epigrafe inedita di Postumia Alcippe.
graphica" 1, 1940, pp. 10-13. 57] E.JOSI, Il cimitero (Il), cit., p. lIB.
54) E. JOSI, l/ cimitero, cit., p. 64· 58] E.JOSI, Il cimitero, cil., p. 70.
551 E. JOSI, Il cimitero, cit., p. 84· 591 A. FERRUA, All'origine, ciI.

94 95
EPIGRAFI DEl MONDO CRISTIANO ANTICO

2
Novità epigrafiche della catacomba
di Panfilo I

La nuova serie delle lnscriptiones Christianae Urbis Romae septimo saeculo an-
tiquiores, curata da Angelo Silvagni prima, da padre Antonio Ferrua poi e
infine da chi scrive, è giunta al decimo volume, che apparirà all'inizio del
prossimo anno 1992. Esso comprenderà all'incirca 1350 numeri per un totale
reale di oltre 2000 iscrizioni, pertinenti ai cimiteri della via Salaria vetus e
della Flaminia, ossia alle catacombe di PanfIlo, di S. Ermete (per la quale l'e-
dizione si deve al collega Carlo Carletti) e di S. Valenti no. La collana, come
è noto, viene pubblicata dal Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana e con
questo tomo giungerà teoricamente al termine del suo lungo itinerario epi-
grafico, ma in realtà è già programmato almeno un altro volume, che rac-
coglierà le epigrafi intramuranee e i supplementi (che si annunciano mol-
to nutriti), frutto di scoperte e acquisizioni awenute in molti complessi mo-
numentali.
In altra sede presentai un primo bilancio complessivo delle testimonian-
ze iscritte della catacomba di Panfilo, indubbiamente una delle più interessanti
della Roma sotterranea. In totale, si sono raccolti oltre 350 testi, tra interi e fram-

1] o. MAzZOLENI, Novità epigrafiche dallo cotocomba di Panfilo, in "Rendiconti della Pont. Accademia Ro-
mana di Archeologia", 63 (1990-1991) 1993, pp. 9S-tt3.

97
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO NOVITÀ EPIGRAFICHE DELLA CATACOMBA DI PANFILO

mentari (circa duecento sono risultati inediti)'; fra questi ultimi, alcuni, di par- che in seguito si occuparono - sia pure non altrettanto approfonditamen-
ticolare rilievo, sono stati studiati in un contributo apparso due anni or sono te - del cimitero, fu quello legato alla sua denominazione. Chi poteva essere
nella miscellanea in onore del compianto padre Umberto Fasola'. stato Panfilo: il proprietario del fondo su cui esso era sorto, o il suo fonda-
Proprio in occasione del rilievo completo e dello studio di tutte le tore, oppure invece il martire più venerato che in esso era stato deposto?
iscrizioni del cimitero, si è scoperto - come si vedrà - un documento, che Un accurato esame di tutte le fonti disponibili fa emergere subito
risolve un importante problema legato al complesso della via Salaria vetus. un'incongruenza, ossia il fatto che i documenti più antichi ignorano la ca-
Sembra opportuno, tuttavia, premettere alcune notizie essenziali in me- taco~b.a, che ~u.r,e ~ come s.i è detto - ebbe origine nel II1 secolo. Anzi, a par-
rito. Solo parzialmente esplorata da Antonio Bosio e da Pompeo Ugonio nel te glI Itmeran gIa ncordati, che commemorano il martire Panfilo da solo
XVI secolo" la catacomba di Panfilo fu poi dimenticata e ritrovata il9 mar- (co~e la Not~tia eccles~arum), o lo associano ad altre figure non meglio co-
zo 1920, in occasione di lavori edilizi per costruire una palazzina moderna. noscIUte, oS~Ia a Candido e a Quirino (il De locis), oppure solo a Quirino (il
Enrico Josi, per conto della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, Malmesbunense )6, nessun riferimento si riscontra nei più accreditati testi
diresse gli scavi, che si rivelarono molto fruttuosi, pubblicando poi due ana- agiografici, eccezion fatta per il tardo Martirologio di Usuardo, che al21 set-
litiche relazioni nella "Rivista di Archeologia Cristiana" del 1924 e del 1926s. tembre menziona un S. Panfilo romano, probabilmente rifacendosi ad una
Si era finalmente individuato il cimitero ricordato dai più importanti notizia del Gellonense'. Da queste due fonti dipende il Baronio, che riportò
Itinerari romani, sorto in epoca precostantiniana con un piano scavato al- la festa nel suo Martirologio Romano senza ulteriori aggiunte 8 •
la notevole profondità di circa m. 20,5 e sviluppatosi successivamente con . . Nel Martir~logio Geronimiano, tuttavia, ricorrono ben cinque marti-
altri due livelli, uno intermedio ed uno superiore. rI dI nome PanfIlo: tre africani, il 12 e il 16 febbraio e il 18 aprile, uno di Sin-

Lo scopritore fu colpito dallo straordinario stato di conservazione del- nada in Frigia il 19 agosto e un quinto di Cesarea di Palestina, menzionato
le gallerie, soprattutto di quelle più antiche, caratterizzate da moltissimi 10- anche dal Martirologio Siriaco e identificabile con l'amico di Eusebi0 9 •
culi ancora integri, su cui erano affissi numerosi oggettini di riconosci- Poiché dunque fino al VII secolo non c'è traccia di un martire Panfilo
mento, fra i quali vetri a fondo d'oro, statuette d'avorio, campanellini me- romano, Enrico Josi prima, il padre Agostino Amore e Pasquale Testini poi,
tallici, conchiglie e monete bronzee. Le iscrizioni in molti casi erano dipinte , proposero una soluzione che, sia pure ipoteticamente, risolverebbe la si-
in rosso su uno strato di intonaco che rivestiva i sepolcri (fig. 39): tale pro- . tuazione'O. Perché non pensare a uno dei santi africani ora ricordati, le cui
cedimento, altrove sporadico, si può ritenere peculiare di questo cimitero. reliquie sarebbero state traslate a Roma forse in seguito alle persecuzioni
La notevole integrità del complesso era dovuta al fatto che esso era for- vandaliche, ossia fra il 430 e gli ultimi decenni del V secolo? La cosa non sa-
tunatamente ed eccezionalmente sfuggito alle devastazioni e alle depre- rebbe inverosimile: è nota dalle pagine dense di drammaticità di Vittore di
dazioni che tanti altri dovettero subire, soprattutto nei secoli scorsi. Uno dei Vita la ferocia delle violenze dei Vandali contro i cattolici" e si sa inoltre che
primi problemi, però, che si trovarono ad affrontare Enrico Josi e gli studiosi molti esuli approdarono in Italia (a Napoli in anni recenti il padre Fasola
scoprì l'arcosolio mosaicato del vescovo Quodvultdeus )".
2] D. MAZZOI.ENI. in Insrriptiones Christianae Urbis Romae septimo saeculo antiquiores (=ICUR), nova se-
ries, X. Città del Vaticano '992, nn. 26312-26660. .
3] D. MAzZOLENI, iscrizioni inedite dalla catacomba di Panfilo, in "Quaeritur inventus colitur". MIscella- 6] R. VALENTINI-G. ZUCCHETTI, Codice topografico della città di Roma, Il, Roma 1942, pp. 75, "7, '44.
nea in onore del P. U. M. Fasola, Città del Vaticano 1989, pp. 467-481. Si vedano, inoltre, ID., ConSIde- 7] J. OUBOIS, Le Martyro/oge d'Usuard, Bruxelles 1969, p. 309; cod. Paris.lal. 12048.
razioni preliminari sulle iscrizioni della catacomba di Panfilo, in "Bessarione". Quaderno n. 7, Roma 1989, 8] C. BARONIa, Martyro/ogium Romanum, Bruxelles '930, p. 2]0.
pp. 149- 160 e, per una prima notizia sull'argomento qui trattalo, lo., Scoperta di un importante graffi- 91 H. DELEHAYE, Commentarium perpetuurn in Martyro/ogium Hieronimianum, Acta 55. Novembris, t.lJ, p.
to nella catacomba di Panfilo, in "Mernoriam sanctorum venerantes". Miscellanea 111 onore d, mom. post., Bruxelles 193', pp. 99, 196, 292, 452.
V. Saxer, Città del Vaticano '99 2 , pp. 547-559· lO] E.Josl: li cimitero, ciI., p. 53; A. AMORE. I Martiri di Roma, Roma 1975, p. '9; P. TESTINI, Le catacombe e
41 A. BOSIO, Roma sotterranea. Opero postuma compita disposta e accresciuta da C. Severoni, Roma 1632, p. • gl, ant,ch, Clmlten cnstlOni a Roma, Bologna 1966, p. 167.
559; P. UGONIO, in cod. Ferrar. Cl. [430, ff. 1099- 1100 . .' . Il] VICT. VIT.. Historia persecutionis Afiicanae provincia e, ,. I, (S. COSTANZA), Messina 1973; S. COSTANZA, VittI>-
5} E.JOSI, l/ cimitero di Panfilo, in "Rivista di Archeologia Cristiana", l, '924, pp. '5-119; ID., Il CImItero dI re dI Vita e /'Hlstona persecutionis Africanae provinciae. in "Vetera Christianorum", 17, '980, pp. 229- 26 8.
12 1 U. M. FASOLA, Le catacombe dI s. Gennaro a Capodimonte, Roma '974.
Panfilo (II), in "Rivista di Archeologia Cristiana", 3,19 26 , pp. '5- 211 .

99
NOVITÀ EPIGRAFICHE DELLA CATACOMBA DI PANFILO
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO

Un legame tra l'Africa e Roma, d'altronde, esisteva anche dal punto di la quale poteva essere ricordata la data della festa di un santo, forse lo stes-
vista agiografico almeno fin dal IV secolo, visto che si apprende dalla De- so S. Panfilo,a.
positio martyrum che nella catacomba di S. Callisto si svolgeva una regola- Proseguendo il cammino, di lì a poco si giunge all'ingresso del cubicolo,
re celebrazione in onore del vescovo e martire cartaginese S. Cipriano. scavato - come appurò lo scopritore - in una fase matura dell'utilizzazio-
Inoltre, nel medesimo calendario della Chiesa romana ricorrono i no- ne del cimitero, tagliando un tratto di galleria con loculi preesistenti, di cui
mi delle africane Perpetua e Felicita il7 marzo'3. Per di più, nel complesso restano tuttora chiare vestigia (fig. 41 )'9. Si ricavò un cubiculum duplex, pre-
cal1istiano erano stati deposti anche due presuli africani, Numidiano e Ot- ceduto da un breve tratto di corridoio e da un ingresso in origine rivestito
tato che aveva retto la comunità di Vescere"'. Una vivacità e molteplicità di di lastre marmoree decorate con rozzi motivi geometrici. Si è potuto ap-
rap~orti, quindi, fra Roma e l'Africa, che gli eventi seguìti alla persecuzio- purare di recente che quella superiore, che fungeva da architrave, era l'i-
ne dei Vandali poterono ulteriormente incrementare. scrizione con lettere di porfido, di cui si parlerà fra breve. Il primo vano, piut-
La teoria della presunta traslazione, però, finora non trovava alcun indizio tosto piccolo, ha ai quattro angoli colonne sormontate da capitelli scavati
probante in catacomba, nemmeno riguardo alla effettiva esistenza di un nel tufo (fig. 42) e una volta a crociera con calotta centrale; sulle pareti i 10-
martire Panfùo venerato, sia pure in epoca tarda, sulla via Salaria vetus. L'u- culi mostrano evidenti segni di una scialbatura che interessò tutto l'am-
nico punto sufficientemente sicuro per una serie di elementi concomitanti era biente. Si notano inoltre grossi fori per assi di legno, che forse sostenevano
l'identificazione, nel secondo piano del cimitero, di un ambiente legato ad una lampade, festoni o simili decorazioni.
memoria martiriale, dettagliatamente descritto da Enrico Josi ne\lg24's. Qui si trova la celebre lastra marmorea, che pure era stata scialbata, con
Si tratta di un cubicolo doppio del secondo piano, situato al termine l'iscrizione in lettere porfiretiche posta dai liberti Vitalio e Quodvuldeus ( !)
di un percorso che doveva essere stato predisposto appositamente per i pel- in refrigerium dei loro domini Teofilo e Pontiane (fig. 43). Di carattere votivo,
legrini. Un'ampia scala -che ancora oggi in buona parte è agibile- portava secondo Josi, ma preferibilmente funeraria, in base al testo. Non si cono-
direttamente dal sopratterra allivello inferiore della catacomba: oltre ai 58 sceva finora la sua collocazione originaria, ma proprio durante questo stu-
gradini conservati, si è calcolato che ce ne fossero altri 12, dando in tal mo- dio ho potuto accertare che essa era affissa sopra l'ingresso, all'esterno del
do ragione all'Itinerario Malmesburiense, che indicava con precisione 7° cubicolo'·, dove di recente è stata di nuovo sistemata.
scalini da scendere per arrivare al sepolcro venerato'G. Girando poi a sini- In questo vano, come nel seguente, furono trovate molte formae -sia pu-
stra, i fedeli dovevano percorrere due lunghi ambulacri rettilinei (alti in me- re sconvolte - nel pavimento, spesso coperte con materiale riutilizzato (co-
dia circa 6 m.) prima di trovarsi proprio dinanzi all'ingresso del cubicolo me la lastra iscritta di Aurelia Chyriace" (fig. 44). Di dimensioni sensibilmente
in questione (fig. 3). Lungo tale itinerario sono ancora visibili i resti di una maggiori (misura m. 3,40 x 2,7° ), il secondo ambiente è caratterizzato da una
nicchietta con un affresco devozionale di Maria col Bambino, riferito alla volta a botte: esso rivela, come il precedente, un'architettura piuttosto evo-
metà circa del VII secolo, purtroppo semidistrutto da un atto vandalico di luta (fig. 45), che conferma una datazione al pieno IV secolo, come mi ha cor-
un "terrazziere" al momento della scoperta'? Superiormente sono tuttora tesemente confermato l'amico e collega Vincenzo Fiocchi Nicolai.
visibili, comunque, graffiti di pellegrini (fig. 40) e - a fatica - alcune lette- Lo scopritore riferisce di aver trovato il pavimento a soqquadro, con
re di un'iscrizione dipinta, che Josi interpretò come NATALIS SCI P{ -j, nel- chiare tracce di devastazione, avvenuta o subito prima dell'abbandono de-
finitivo del cimitero, nel corso del IX secolo, oppure ad opera degli ineffa-

13} Mon. GemI. Hist.. Auct. antiquiss.IX: Chron. min. l. cc. 70-76; H. STERN. Le calendrierdu 3S4· Étude surson
18) E.JOSI, Il cimitero, cit., p. 79: ICURX, 26321.
texte et ses illustrations, Paris '953· 19] E. JOSI, Il cimitero, cit., p. 86.
14) ICUR IV, 9516. 9517 e 10663. 20] ICUR X, 26460. Si può quindi presupporre che il cubicolo stesso sia stato fatto dai liberti per i loro
15) E.J051, Il cimitero, cit., pp. 86-97· patroni.
16) VALENTINI-ZUCCHETII, Codice topografico, cit., p. '44·
21] ICURX,26334.
17] E. J051, Il cimitero, cit., p. 78 .

101
100
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO NOVITÀ EPIGRAFICHE DELLA CATACOMBA DI PANfiLO

bili "terrazzieri" sopra menzionati, per recare un ulteriore gratuito danno riconducibile al pieno V1 secolo, secondo Josi più precisamente ad epoca
alle autorità che avevano fermato i lavori di costruzione della palazzina in successiva alla guerra greco-gotica'7. La sua posa in opera coincise, come è
superficie". chiaramente verificabile, con la stesura di un secondo strato di intonaco so-
Sulla destra, un basso arcosolio con resti di decorazione a bande rosse lo sulla parete di fondo del cubicolo, intonaco più ruvido e pieno di impu-
su intonaco è preceduto da una coppia di cattedre funerarie affrontate rità del precedente (fig. 48).
scavate nel tufo, di un tipo documentato anche in altre catacombe romane, Proprio su tale supporto, e quindi evidentemente nell'ultima fase di uti-
e soprattutto nel Coemeterium Maius (fig. 46). Esse, secondo un'opinione ge- lizzazione dell'ambiente, si osservano decine e decine di graffiti di pelle-
neralmente accettata, avevano un mero valore simbolico, legato con i riti del grini, che in molti casi sono presbiteri, tracciati tutto intorno all'arcosolio,
refrigerio'3. Sulle pareti d'ingresso e su quelle laterali del cubicolo diversi 10- con un maggiore affollamento nelle parti più prossime all'altare e alle
culi sono rivestiti da uno strato di intonaco piuttosto rozzo: inoltre, a de- estremità laterali della parete di fondo'8 (fig. 49).
stra dell'entrata si nota un graffito di Madalger'4 e sulla parete sinistra, fra Un discreto numero di essi fu letto da Josi, che sperava di trovare qual-
pochissimi altri, quello di Maiulus mon(achus) peccator'5. Sono entrambi ;m- che indicazione precisa sul nome di colui che in quel luogo era stato vene-
troponimi di pellegrini di origine africana e questo potrebbe essere un fat- rato, sia pure in epoca tarda, come indicavano altri elementi, oltre ai graffi-
to significativo. ti e all'altare con la nicchietta-reliquiario: cosÌ l'ambiente fu provvisto forse
L'attenzione del visitatore ancora oggi si concentra, però, sulla parete di un architrave all'ingresso (si conserva oggi solo una base di porfido erra-
di fondo del vano, occupata da un grande arcosolio profondo m. 1,10 e co- tica), e poi di lampade pendule o serti floreali, appesi a chiodi o ganci, di cui
perto da una lastra marmorea intatta spessa cm. 7. Vi è addossato un alta- restano i fori, regolarmente disposti esternamente rispetto all'arcosolio.
re in muratura alto poco più di 1 metro, provvisto di un'apertura sulla par- Solo lo Styger'9 dubitò dell'identificazione di questo cubicolo in un san-
te anteriore, che sembra una fenestella confessionis (fig. 47) . tuario martiriale, e anzi dimostrò scetticismo anche sul fatto che questa fos-
Esso doveva essere rivestito superiormente da una lastra di porfido, co- se la vera catacomba di Panfilo: fu confutato punto per punto da Josi, ma
me quelle di cui si conservano chiare vestigia sul lato sinistro; sul destro, di tali obiezioni non resta che uno scarno resoconto sulla "Rivista di Ar-
stando ad una fotografia edita da Josi, dovevano esserci invece lastre di pa- cheologia Cristiana"3 0

vonazzetto, oggi non più reperibili. Ammessa quindi l'esistenza di un luogo venerato nel cimitero, si po-
Anche l'interno della fenestella è foderato da lapidi funerarie pagane re- tevano finora unicamente avanzare ipotesi sull'identità del personaggio og-
secate con la parte iscritta in vista; una di esse, ancora conservata, doveva er- getto del culto dei fedeli, ma non si erano registrati progressi dal 1924,
meticamente chiudere il vano ricavato in tal modo all'interno dell'altare'6. quando Josi aveva scritto: "non un nome, non un indizio ci permette con-
Quindi, in questo caso la fenestella non era stata posta per consentire ai fe- cludere che in questa cripta dove tanti presbiteri discesero a celebrare e a
deli di avvicinare brandea e palliola al sepolcro retrostante, privo peraltro di pregare dal V11 al IX secolo fosse venerato il martire Panfilo, eponimo del
aperture in questa zona, ma era stata ricavata per contenere evidentemen- cimitero, o uno degli altri martiri indicatici dagli Itinerari"J'.
te reliquie di un martire.
Il manufatto, di per sé, riporta ad una tipologia conosciuta in altre ca- 27} E. JOSI, Il cimitero, cit., p. 93. Non anteriore al V-VI secolo per P. TESTINI, Le catacombe, cit., p.•86; al
tacombe (basti ricordare quello simile di S. Ippolito sulla via Tiburtina) e VI per V. FIOCCHI NICOIAI, Un altare paleacristiana dal santuario dei martiri Maria, MarIa, AudiJax e Aba-
cuc sulla via Come/ia, in "Rendiconti della Pontifìcia Accademia Romana di Archeologia", 57, 1984-
1985, p. 106.11 primo studio specifico sul manufatto fu di J. P. KIRSCH, Der Altar in der neuentdeckten
Miirtyrerkrypta der Pamphilus·Kotakombe, in "Romische Quartalschrift", 36. 1926, pp. H2.
22] E. JOSI, Il cimitero, cit. p. 97· 281 ICUR X, 26316-26319,
231 E.JOSI, Il cimitero, cit., pp. 99- 105. 29 J P. STYGER, Die Riimischen Katakomben, Berlin '933, pp. 237-239.
24] ICURX, 26314· 30) R. FAUSTI,Società dei cultori di Archeologia Cristiana. Relazioni delle adunanze dell'anno accademico "932-
25J ICURX, 263"5. '933- Adunanza del 14 maggio '933, in "Rivista di Archeologia Cristiana", lO, "933, p. 341.
26] E. JOSI, Il cimitero, cit., p. 91. )1 I E. JOSI, Il cimitero, cit., p. 97.

102 IO]
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO NOVITÀ EPIGRAFICHE DELLA CATACOMBA DI PANFILO

Questa, quindi, era la situazione, fino a quando non intrapresi il rilie- eventuali dubbi sul fatto che tale appellativo debba realmente riferirsi al no-
vo completo di tutti i graffiti dell'ambiente per l'edizione dei testi nel de- me inciso immediatamente sotto, ossia Panfilu, in cui si nota la caduta del-
cimo volume delle ICUR Il lavoro fu lungo e delicato, complicato inoltre dal- la sibilante finale, fenomeno diffuso nelle iscrizioni cristiane e in partico-
Ia sovrapposizione in alcuni casi di più iscrizioni, dall'esiguità delle loro di- lare nei graffiti. Quindi, il Panfilo qui ricordato non era un semplice fede-
mensioni e dall'estrema sottigliezza dei tratti incisi sulla superficie ruvida le, ma era proprio un martire.
della calce, cosa che rendeva più ardua l'interpretazione. Considerata l'e- Certo, il graffito non dice di più: l'invocazione non è completata da una
stensione dello spazio coperto da graffiti, la parete fu preventivamente preghiera o dall'identità del pellegrino che a lui si rivolse. Ma finalmente è
suddivisa in quattro settori, eseguendo grafici in scala 1:1 il più possibile fe- lecito affermare che davvero questo fu - almeno a partire dal VI secolo - il
deli agli originali. santuario di S. Panfilo, il più importante della catacomba, secondo la se-
Nella paziente opera di rilievo hanno collaborato con me alcuni allie- gnalazione degli Itinerari.
vi ed amici provvisti delle necessarie cognizioni tecniche: fra gli altri, vor- Un'acquisizione di rilievo, quindi, ma che non chiarisce tutte le que-
rei ricordare con gratitudine Giuseppe Biamonte, Alessandra Loreti e Lo- stioni dibattute. Per brevità, sarà bene schematizzare in diversi punti quan-
retta Siniscalchi. A queste ultime, in particolare, si devono i grafici che so- to appare sicuro e quanto è tuttora dubbio o controverso: 1) La catacomba
no pubblicati nelle fCUR ebbe origine nel III secolo, ma solo nel corso del successivo si ricavò un cu-
Proprio durante la trascrizione dei graffiti del settore a sinistra dell'al- bicolo doppio in un punto all'incrocio di gallerie in precedenza occupato
tare, sotto il piano dell'arcosolio, (fig. 50), la mia attenzione fu attirata da da Iaculi. Essendo tale cronologia posteriore alle ultime persecuzioni, ap-
uno di essi, localizzato immediatamente sotto l'epigrafe di Iohannis pare improbabile che si deponesse nel bisomo contenuto nell'arcosolio del
pr(es)b(yter), in pratica l'unica precedentemente letta da Josi in questo secondo ambiente un martire. 2) È possibile tuttavia che altri corpi venerati
spazio" (fig. 51). Si distinguono qui tre righe di scrittura, che tuttavia non fossero sepolti in altri siti della catacomba, o nel sopratterra: forse Candi-
sono pertinenti al medesimo testo; l'incisione, soprattutto nelle due ultime do e Quirino, oppure coloro che sono collettivamente ricordati dal De 10-
linee, è leggerissima, tanto che alcune lettere (la loro altezza varia da 0,8 a cis con l'espressione "molti altri". Anche una celebre iscrizione del cimite-
2,5 cm.) sono distinguibili con molta difficoltà". ro in un latino corrotto invoca genericamente il soccorso dei martures sanc-
Quasi con incredulità dapprima, con emozione poi, riuscii a leggere in ti boni benedicn'34. 3) Nel VI secolo si compiono importanti lavori nel cubicolo
basso lettera dopo lettera il nome PANFILV, con laP allungata, laA di mo- in questione, dando una seconda mano di intonaco alla parete di fondo e
dulo minore, la N piuttosto irregolare e la V finale con il tratto sinistro più costruendo l'altare a blocco con la nicchietta-reliquiario, entro la quale pre-
breve del destro. Salvo due lettere a sinistra, negli spazi limitrofi ed inte- sumibilmente furono accolte proprio le reliquie di un S. Panfilo africano,
riormente non si distinguono vestigia di altre parole. forse portate da esuli della persecuzione vandalica rifugiati a Roma.
Con doverosa prudenza e con la cautela, che è opportuno sia sempre La nascita di un culto importato in una catacomba romana non è inu-
compagna di un epigrafista cristiano, nei mesi seguenti (era il novembre sitata: è sufficiente ricordare quello di S. Quirino, traslato dalla Pannonia,
1989) ripetutamente tornai nel cubicolo per rafforzare la sicurezza della mia nella cosiddetta Platania a S. Sebastiano. Èsolo un'ipotesi, pur se suggestiva,
interpretazione: in una di queste occasioni lessi proprio sopra il nome, do- che il cimitero della Salaria vetus precedentemente portasse il nome di
po tre segni indecifrabili (verosimilmente dovuti ad altra mano e a un di- Panfilo, traendolo da quello del fondatore, omonimo del martire poi de-
verso momento), un'abbreviazione per contrazione quanto mai significa- posto nel cubiculum duplex: si è detto che non sono finora noti documenti
tiva, SCS, ossia s( an )c( tu)s. L'assenza di altri antroponimi a destra toglie anteriori al VII secolo che menzionino la catacomba. 4) Il cubicolo fu mè-
ta di pellegrinaggi fino ai primi decenni del IX secolo, dopo di che le reli-

321 E. J05I. Il cimitero, cit.. p. 94-


331 lCUR X, 263'7. 34J ICURX. 2635 0 .

104 105
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO

quie furono traslate probabilmente nella chiesa di S. Silvestro in Capite (lì


il santo è citato in una lapide medioevale il 21 settembre )35 (fig. 52), o forse
parzialmente nelle Marche e a FuI da, in Germania 3". 5) Ammettendo che le
sue spoglie fossero state custodite - come pare - nel piccolo vano ricavato
nell'altare, bisognerebbe allora spiegare il motivo della vistosa breccia che
3
si nota a destra del manufatto, secondo Josi risalente al momento della tra- Riflessioni sulle epigrafi
slazione e giustificata dal fatto che il corpo venerato sarebbe stato all'interno
dell'arcosolio.
-:.t del cimitero di S. Valentino a Roma 1

Si potrebbe anche pensare, in via ipotetica, che il bisomo ospitasse già


prima dell'arrivo delle reliquie di Panfilo qualche altro martire della cata- l
comba e che quindi il foro fosse stato fatto per asportare anche altre me-
morie martiriali, ma come si è osservato la datazione della prima fase del cu- ~1
bicolo (pieno IV secolo) si opporrebbe a tale teoria, escludendo la deposi-
zione di un martire, al massimo della persecuzione dioclezianea. Il proble-
ma, sotto questo aspetto, resta quindi ancora aperto. Jl
Sarebbe certamente possibile avanzare ulteriori e più articolate suppo-
sizioni ampliando il discorso, ma si rischierebbe di aggiungere ipotesi ad ipo-
tesi in modo non costruttivo, ma sterile. È bene quindi fermarsi a quanto di .Ji Nel 1992 è apparso il decimo volume delle Inscriptiones Christianae Urbis Ro-
nuovo si è trovato, ossia alla sicura prova dell'identità del martire venerato in .~ mae', in cui l'ultima parte - curata da chi scrive - è dedicata alla catacom-
epoca tarda nel cubicolo doppio. Eci tornano alla mente, in proposito, le sag- 11 ba e alla basilica di S. Valentino sulla via Flaminia, a conclusione del lungo
ge parole scritte anni fa da Pasquale Testini: "Fino a quando non si raggiun- j itinerario, iniziato nel secondo tomo con gli antichi cimiteri delle vie Cor-
ge la certezza, è preferibile sapersi contentare dei risultati acquisiti, piutto- -:j nelia, Aurelia, Portuense ed Ostiense3•
sto che cedere alla tentazione di asserzioni recise, che in passato hanno ali- j Il materiale edito comprende 395 numeri, tra il 27270 e il 27665, ma in
mentato tanti culti ingiustificati e tuttora difficili da sopprimere''J7. f
realtà le iscrizioni sono poco meno di 550, poiché come di consueto nella col-

J lana un'unica referenza può riunire due o più frammen ti eterogenei, distinti
da diverse lettere dell'alfabeto. Di tutte, solo una ventina risultano essere le
dediche in greco - fra intere e lacunose -, ossia all'incirca il4 per cento'.
.J Anche se la maggior parte delle iscrizioni erano già state studiate e re-
se note parallelamente dal Gatti' e dal Marucchi 6 , la loro ricognizione com-
1
. .l
l
11 D. MAZZOLENI. Riflessioni sulle epigrajì del cimitero di S. Valentino a Roma, in "Historiam pictura refert".
~ Miscellanea in onore di A. Reeio Veganzones, Città del Vaticano '994, pp. 387-401.
2] D. MAzzOLENI-C. URLETTI, lnseriptiones Christianae Urbis Romae septimo saeruto antiquiores (= ICUR).
n.s., voI. X, Coemeteria viae Salariae veteris et via e Flaminiae, Città del Vaticano 1992.
3] A. SILVAGNI, ICUR Il, Roma '935.
351 A. SILVAGNI, Monumenta epigraphiea christiana saerulo XIll antiquiora, quae in ltaliae jìnibus adhuc ex- 4) ICUR X, 27642-27655 (in alcuni numeri sono compresi più frammenti di lastre differenti).
stant, Città del Vaticano '944, tav. XXXVII, I. 51 G. GATTI, Scoperte di antichità in Roma e nel suburbio. Via Flaminia, in "Notizie degli Scavi", 1888, pp.
361 E. JOSI, Il cimitero, cit., p. 43; A. AMORE,/ Martiri, cit., p. 19. 44 2-45 8 ,50 3-507, 63 Z - 640, 701-7°7, 730-73'; 1889, p. 107.
37) P. TESTINI, Le catacombe, cit, p. 183. 6) O. MARUCCHI, La cripta sepolcrale di S. Valentino sulla via Flaminia, Roma 1878, ma soprattutto Il cimitero

106 10 7
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO EPIGRAFI DEL CIMITERO DI S. VALENTINO

pleta ha consentito di acquisire tal uni inediti e soprattutto di congiunge- sillogi'O, mentre risultano perduti altri tre frammenti, caratterizzati da una
re diversi frammenti, pubblicati in passato separatamente. Un buon numero grafia imitante la damasiana".
di queste unioni, in verità, erano già state individuate in puntuali schede re- In ambito romano, è notevole nel complesso della via Flaminia il fatto che
datte da Paola Bozzini, in occasione del lavoro di sistemazione del materiale la grandissima maggioranza delle iscrizioni, oggi riunite nelle poche gallerie
lapideo in catacomba, compiuto sul finire degli anni '70 per incarico della conservatesi della catacomba, provengano dal cimitero subdiale, che - come
Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. scrive il Marucchi" - "era molto esteso ...e si estendeva nella pianura immedia-
Questi manoscritti, cortesemente messi a disposizione dell'Autrice, si tamente sottoposta ai monti Parioli, fra questi cioè e la pubblica via Flaminia".
sono rivelati particolarmente utili anche per acquisire numerosi dati in me- Quest'area funeraria era già esistente quando papa Giulio I (336-352) costruÌ la
rito a diverse lapidi oggi perdute, sepolte nella rovinosa frana che investì la basilica in onore del santo, di cui sono tuttora visibili le vestigia". Oltre afonnae
catacomba nel 1986 e dalla quale, in seguito ad un delicato lavoro di recu- e a tombe in muratura, furono trovati sepolcri a cappuccina, sarcofagi fittili e
pero e restauro', si poté salvare solo circa un terzo delle gallerie e dei ma- marmorei: uno di questi ultimi, con una lunga iscrizione poetica datata, è an-
teriali ivi collocati. cora oggi conservato all'aperto, internamente all'area monumentale....
A tale proposito, il censimento effettuato da chi scrive ha consentito di i L'esame complessivo delle testimonianze epigrafiche provenienti dal-
,
...... }
l'intero complesso ha consentito di riscontrare una percentuale singolar-
appurare la perdita totale di circa 190 iscrizioni, alle quali si deve aggiun-
gere un cospicuo numero di frammenti di lastre frantumate dal crollo, di mente alta di testi forniti di data consolare: sono 95 e coprono un arco cro-
cui si sono potute recuperare solamente alcune parti. Lo sterro degli am- nologico compreso fra il 318's e il 523'6, quindi ben oltre due secoli di vita. Si
bulacri residui tuttora impraticabili sembra, d'altronde, oggettivamente tratta di poco meno di un quinto di tutte le iscrizioni di S. Valentino.
lontano, poiché richiederebbe ingentissimi mezzi finanziari e la soluzione Da notare, inoltre, che un discreto numero di lastre - oggi sistemate in
di complessi e delicati problemi tecnici. Il rimpianto è acuito dal fatto che -' piccoli ambienti laterali - risultano opistografe, riutilizzando per lo più epi-
la grande maggioranza delle lastre perdute non erano state in precedenza grafi pagane precedenti.
fotografate e solo di recente si è proceduto alla schedatura di tutte le lapi- La presenza di un gruppo abbastanza nutrito di indicazioni relative al-
di superstiti8. Fra le epigrafi oggi non più visibili, di cui però esiste un ne-
gativo nell'archivio fotografico della Pontificia Commissione di Archeolo- ..
.-
-~j
l'età vissuta dai defunti (quelle utili sono 78) ha permesso di condurre
un'indagine statistica a campione sulla vita media dei fedeli di questo ci-
gia Sacra, si può fortunatamente annoverare il frammento opistografo re- mitero, come si è fatto di recente per altri complessi funerari romani". Ne
lativo ad un presbitero uxorato del titulus di Lucina (oggi S. Lorenzo in Lu- è risultato un valore di poco più di 21 anni, non molto lontano da quelli
cina), che è stato ritenuto un significativo indizio per ipotizzare un rapporto emersi in precedenza per altri contesti,8. È opportuno tenere conto, d'al-
di dipendenza fra quella basilica e il cimitero di S. Valentino'.
Si sono invece fortunatamente salvati dalla frana i preziosi frammen-
-
ti in lettere filocaliane, pertinenti ad un testo purtroppo non tràdito dalle
101 ICUR X, 2727°.
11) ICUR X. 2727', 27272, 27273.
12) O. MARUCCHI, Le catacombe, cit., p. 609.
13) B. M. ApOllON] GHETTI. Nuove indagini sulla basilica di S. Valentino, in "Rivista di Archeologia Cristiana",
e lo basilica di San Valentino, Roma 1890. Per le scoperte successive si vedano: Bullettino Comunale", 25, 1949, pp. 17'-'90; R. KRAUTHEIMER-S. CORSETT, Corpus basilica rum christianarum Romae, N, Città
33, '905, pp. 240-256; 300 -3 5; 36 ,19 08 , pp. 94-95; S4. '9 27, p. 264; 55, 19 28 , pp. "9- 13 2, 26,-267. Inoltre, del Vaticano 1976, pp. 276-298.
l'edi2ione postuma, a cura' di E. JOSI, di Le catacombe ramane, Roma 1933, pp. 585-650. 14) ICUR X, 27296. L'iscrizione è datata al 368.
7J I lavori, promossi dall'allora Segretario, il padre Umberto M. Fasola, furono diretti dal compianto ing. 151 ICURX, 27285.
Mario Santa Maria, che dirigeva l'Ufficio Tecnico della Commissione. 16) ICUR X, 27364.
81 Queste schede, curate dalla già ricordata Paola Bozzini, sono conservate nell'archivio della Pontifi- 17) Si veda, da ultimo, A. FERRUA, Saggio biometrico sulle iscrizioni cristiane della Nomentana e della 5010-
cia Commissione di Archeologia Sacra. ria, in "Rivista di Archeologia Cristiana", 64,1988, pp. 43-63. Per un bilancio generale sulle indagini
9) [(UR X, 27537· Cfr. CH. PIETR1. Régions ecclésiastiques et paraisses romaines. in "Actes du Xle Congrès biometriche finora svolte, cfr. M. SGARLATA, Ricerche di demografia storica. Le iscrizioni tardo-imperia-
Intemational d'Archéologie Chrétienne" (Lyon, Vienne, Grenoble, Genève et Aoste, 21-28 septem- li di Siracusa, Città del Vaticano 199', pp. 21-96.
bre 1986), Il, Città del Vaticano 1989, pp. 1035-1062. 18) Un'indagine simile, condotta su iscrizioni aquileiesi del N secolo, fece emergere una media di poco

108
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO EPIGRAFI DEL CIMITERO DI S. VALENTINO

tronde, che 33 dati presi in esame si riferiscono a bambini morti in un'età qualifica sugli affreschi di santi parzialmente conservati nel vano di ingresso
compresa tra pochi mesi e 10 anni: fra questi si può ricordare la piccola Bar- alla catacomba's. Rilevante appare, comunque, la presenza di due aneillae
bara, vissuta solo due mesi e 3 giorni'". Dei,G (fig. 53), alle quali si potrebbe aggiungere - ma in questo caso il sup-
Di contro, fra i più longevi si annoverano un'ottantenne, Tigris, un set- r.
plemento non è sicuro - una birg[ o Dei Secondo il Marucchi,g, poi, anche
tantacinquenne e due settantenni, di cui uno, Maximus, rivestì l'interessante
carica di praepositus -ossia responsabile - della via Flaminia, proprio quel-
la in cui si trovava il cimitero'o.
I
-i
l'espressione virgo fedelis (!), ricorrente in un'iscrizione datata al 402",
equivarrebbe a virgo sacra (fig. 54). Comunque, a parte questi due ultimi
esempi dubbi, già nel sintetico commento ad uno dei testi in questione
Il de Rossi pubblicò nel "Bullettino di Archeologia Cristiana" del 1888 ~
.~ avanzai l'ipotesi che in queste attestazioni si possa vedere un indizio del-
un suo intervento in merito a questo ufficio, altrimenti sconosciuto". Do- ~--
l'esistenza presso il santuario di San Valentino di un cenobio femminile]O,
po aver proposto per la dedica una datazione compresa fra gli ultimi de- che si verrebbe ad aggiungere a quello maschile, menzionato dalle fonti al-
cenni del IV e i primi del V secolo, ed aver notato la rarità dello scambio fra meno dal IX secolo". Èchiaro che tale supposizione per ora tale rimane, non
le consonanti b ed m in Flabinia, l'illustre studioso rileva che dovrebbe trat- potendo essere confortata da altri elementi validi.
tarsi, nel caso in questione, di uno dei praepositi eursus publici o cursuales, ri- Nelle epigrafi del complesso della via Flaminia si fa inoltre menzione di
cordati da fonti letterarie e leggi del IV-V secolo e non assimilabili ai sem- due eubicu/arii]', uno dei quali in una dedica datata al 503". La loro funzione
plici responsabili delle stationes di posta. Essi probabilmente si sostituiro- precisa è dibattuta, dato che il termine si usò per uffici molto diversi: dap-
no ai praefeeti vehieu/orum proprio nell'epoca immediatamente preceden- prima funzionari imperiali (una sorta di camerieri di corte), poi addetti al-
te a quella alla quale appartiene l'epigrafe, costituendosi come un ordine la persona del pontefice o custodi di reliquie34• Una lapide perduta si riferi-
militare e indossando perciò la clamide. sce invece ad un eustos, forse di questo stesso cimitero, che portava il nome
Non è quello del praepositus viae Flabiniae l'unico ufficio, o comunque - raro per un cristiano - di Cicerone", mentre per quanto riguarda attività
l'unico mestiere, attestato nelle iscrizioni di S. Valentino: ce ne sono in tut- più propriamente commerciali si può ricordare un negotias pur[purarius},
to una ventina. Sempre nelle classi più elevate sono documentati il celebre commerciante di stoffe di porpora 1G • Ritorna alla mente, in proposito, la ce-
eomes Herila, deposto nel 442 in pace fidei catholiee" e Herennius, probabil- lebre epigrafe palermitana di Petrus A/exandrinus negotias linatarius:l7.
mente egregius vir']. Un'epigrafe del3T1 si riferisce invece verosimilmente ad È interessante anche la menzione, in una lastra purtroppo perduta, di
un fedele, che espletava le sue funzioni nella prefettura del pretorio'<. un Eucrafius ( !) proeurator mas(sa)e Ponetianae?). Questo fedele espletava
Molto rare sono le attestazioni relative ad esponenti del clero, e fra que- perciò le funzioni di fattore, di amministratore di un fondo, forse da iden-
ste si possono ricordare i due presbiteri che incisero il loro nome e la loro

ICUR x, 27279.
(CUR x, 27414. 27522.
superiore ai 23 anni (D. MAZZO LENI. L'epigrafia cristiana ad Aquileia ne/IVsecolo. in "Antichità Ntoa- (CUR X. 27370.
driatiche", 22. 1. Udine 1982. p. 320). O. MARUCCHI, Il cimitero, cit., p. 84. n. 21.
19) ICUR X. 2735'. ICUR X. 27330.
20] ICURX. 273'9, 27586 a. 27423. 27458. Sugli ultraottantenni attestati a Roma, cfr. A. FERRUA, Macrobii, ICUR X. 274'4, p. 192.
in Saggio. cit., pp. 55-63, O. MARUCCHI. Le catacombe. cit.• pp. 643-647.
211 G. B. DE ROSSI, Del "praepositus de via Flaminia", in "Bullettino di Archeologia Cristiana", s. N. a. VI. [CUR X. 27470.
1888-1889, pp. 257-262. [CUR X, 27362.
22 J ICURX, 27357 a. Cfr. A. FERRUA. La polemica antiariana nei monumenti paleocristiani, Città del Vatica- M.A. CAVALlARO, Intorno ai rapporti tra cariche statali e cariche ecclesiastiche nel basso impero. Note sto-
no 199'. n. 98, p. 121. rico-epigrafiche sul eubieulariato. in "Athenaeum". S0. 1972. pp. '58-'75; V. FIOCCHI NICOlAI, s.v. Cubi-
23) ICUR X. 27343. eulario. in "Di2ionario Patristico e di Antichità Cristiane", I, Casale Monf. 1983. cc. 872-873-
24] ICURX. 27302. Un altro riferimento ad un ufficio espletato in una prefettura è in ICURX. 27360, men- ICURX.27399·
tre a una classe sociale elevata doveva appartenere anche una h(onesta)f(emina), ricorrente in un fram- ICURX.27525·
mento (27557 b). ClL X. 7330.

no ili
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO EPIGRAFI DEL CIMITERO DI S. VALENTINO

tificarsi - ma l'integrazione è ipotetica - con quella massa Pontiana men- frequenza in epoca tarda: è questo il caso, ad esempio, di Tuscus Augurinuss,.
zionata per due volte nella Descriptio Basilicae Vaticanae di Pietro MallioJ8 • Si riconoscono, infine, alcuni nomina humilitatisSJ , come Asellus, Asella
Per concludere questo breve panorama sugli aspetti sociali delle iscri- o Asellica s., forse Impor[tunus}5S e Lascius (per Lascivus (fig. 60 ). t
zioni di S. Valentino, si può ricordare che la gerarchia militare è presente Fra i fedeli sepolti a S. Valentino ci sono taluni non romani: in primo
solo con due defunti: Heraclius [p ro tec}tor dominicus, che faceva parte della luogo la piccola Veneriosa di Ternis7, la cui presenza potrebbe costituire un
guardia imperialeJ9 e morì nel 453 (fig. 55); inoltre un appartenente al nu- indizio, unito con numerosi altri (epigrafici e non) per sostenere la tesi che
merus Comutorum seniorum, un reparto di cavalleria noto tra le vexillationes S. Valentino fosse effettivamente di origine ternana, pur se martirizzato a
Palatinae'°, menzionato in una lastra frammentaria del 407-422 (fig. 56). Roma;8. In un secondo caso, invece, una simile indicazione è solo ipotetica,

T
poiché frutto di un'integrazione s9 •
Per quanto concerne l'onomastica delle dediche di S. Valentino, si ri- Si può citare anche un [ civi}s Rav(ennaslo (fig. 61), un trentind' e, al di fuo-
scontra prima di tutto l'uso di alcuni antroponimi indubbiamente rari, se ri d'Italia, una fedele originaria della GalazjaG'. Su un ultimo straniero non si può
non addirittura inusitati: fra questi Agamamnon - forma corrotta di Aga- dire nulla di più, poiché la lastra è frammentaria dopo il termine civis6J (fig. 62).
memno - scarsamente documentato anche in ambito pagan04 ' (fig. 57), Cu- Abbastanza numerosi sono i riferimenti a compravendite di tombe: in
currus"', Eutussea (forse forma tarda di Eudossia Ì'J, Bacchas«, Gattule's, Traia- un caso resta soltanto una parte del verbo comparare6<, mentre di [lus }tinus
nus<6. Si trovano poi tre soprannomi: un ebreo convertito - presumibilmente si dice semplicemente che pret[ium solvit} (il testo è però mutilo )6;. Altri fe-
- qui nomen abuit(! ) Iuda 47 (fig. 58); una [Eu }statia -se il supplemento è esat- deli si erano acquistati il sepolcro da vivi: uno - il nome è perduto - dal fos-
to -, chiamata anche col nomignolo apparentemente maschile di Poemen sore Libero 66 , un secondo dal fossore AcillinusG7 • Due coniugi avevano effet-
(fig. 59 )48e una terza defunta, morta ne1402, della quale si conserva solo la tuato l'acquisto da un tale Leone, alla presenza del cubuclarius (!) Vincen-
parte terminale del nome, ma che era soprannominata Victorina 49 • zo, garante della regolarità dell'att0 68 • Sull'argomento in generale Jean
Dall'analisi dei dati onomastici, inoltre, non si riscontrano esempi cer- Guyon scrisse anni fa un interessante contribut069 •
ti di sopravvivenza di tria nomina, mentre una dozzina sono i duo nomina at-
testati in campo maschile so e tre in quello femminile. Qualcuno di questi 52 J ICUR X, 27487.
appare comunque atipico, secondo un fenomeno ricorrente con una certa 531 l. KAJANTO, On the problem ofthe "names of humility" in Ear/y Christian Epigraphy, in "Arctos", 3,1962,
pp. 45-53; M. SGARlJITA, Ricerche, cit., pp. 134-137.
54] ICUR X, 27293, 27388 (Asellus), 27386 (Asella), 27387 (Asellica).
55] lCUR X. 27339·
38] ICURX, 27411; R VALENTlNI-G. ZUCCHETTI, Codice topografico della città di Roma, III, Roma 1946, p. 406, 56] ICURX,27437·
5 e IO. 57J ICURX, 27288.
39) ICUR X, 27355· 58) Sull'argomento si veda, da ultimo, V. FIOCCHI NICOlJll, Il culto di S. Valentino tra Temi e Roma: una mes-
40] ICUR X, 27337. Cfr. E. DE RUGGIERO, Dizionario epigrafico di antichità romane, s.v. Comuti, Il,2, Spole- sa a punto, in "Atti del Convegno di studio: L'Umbria meridionale fra tardo·antico ed altomedioe-
to 1910, p. 1225. vo" (Acquasparta, 6-7 maggio 1989), Assisi 1991, pp. 165-'78; G. N. VERRANDO, Reciproche influenze tra
41 J ICUR X, 27423· Roma e il Martirologio e Passionario Umbri, ibidem, pp. 104-110.
42 J ICUR X, 27404· 59l ICUR X. 27390 (Augurino civis l--Jsis).
43) lCURX,273 14· 6o) ICUR X, 27547.
44) lCURX, 27303. 61] ICURX,27516.
451 ICURX, 27398 (per Cattule). 62] ICURX,27335.
46J ICURX, 27364. 631 ICURX, 27517.
47) ICUR X, 27433. 64J lCUR X, 27349.
48] ICURX, 27451. 65J lCURX, 27465.
49] lCURX, 27330. 66] ICURX, 27445.
50 J ICUR X, 27296 (Flavius Crescens), 27327 (Vivius Principius), 27380 (Cl. Acef-J), 27382 (Ailills Dalmaf- 67] ICUR X, 27440.
-l), 27392 (Aur. lucf -l), 27395 (Bletius Aurelianus), 27397 (Caesonills Candidianus e Caesonills Narcis- 68] ICURX, 27470. Altri riferimenti ad acquisti di tombe si trovano ai nn. 27539, 27540, 27541, 27542,27543, 27544
SllS), 27415 (FI. Sel --l), 27417 (FI. Seberianus), 27487 (TlIseus Augurinus), 27489 (Vibusius Augustinus). 69) J. GUYON, Lo vente des tombes à travers l'épigraphie de la Rome chrétienne: le role desfossoTes, mansiona-
511 lCURX, 27296 (Acilia Baebiana), 27397 (Caesonia Nica e Caesonia Heraclia). rii, praepositi et pretres, in "Mélanges de l'Ecole Française de Rome", Antiquité, 86, 1974, pp. 549'596.

112 113
_'_O
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO
EPIGRAFI DEL CIMITERO DI S. VALENTINO

Analizzando i formulari delle epigrafi di S. Valentino, emergono espres- si possono awicinare due aranti femminili 8" una testa sempre muliebre
sioni come depositus in somno pacis70 , o accepta deo fedelis ( !)7', peraltro già piuttosto rozza, che vorrebbe avere l'intenzione di un ritratt0 8S e un'inte-
noti nei testi coevi. ressante raffigurazione della resurrezione di Lazzaro, posta a sinistra di un
Il piccolo Agustinus (!), poi, vissuto solo per 2 anni e 8 mesi, fu deposto testo mutilo, oggi perduto 86 • Per il resto, si possono ricordare una dozzina
in pace nel giorno della festa di S. Felicita (cioè i/23 novembre), essendo 87
di colombe , un gallo al centro di una lastrina 88 , un'ascia e qualche utensi-
morto il giorno precedente. Capita di rado di trovare nell'epigrafia cristiana 8g
le , nonché alcuni dolia 9o •
riferimenti espliciti a ricorrenze liturgiche o al dies natalis di santi 7J •
Singolare appare il caso umano del quarantenne lovianus, morto nel
404, il quale fu nutritor etpapas trium fra trum, evidentemente perché avevano
perduto i genitori e lui era il fratello maggiore" (fig. 63). Della lapide, vista
integra dai primi editori", si conserva attualmente solo una parte abba-
stanza esigua.

In conclusione, si può rilevare la soprawivenza della locuzione paga-


na domus aeterna per indicare la tomba - cosÌ come accade in altre iscrizio-
ni cristiane76 - nella dedica di [5 Jaburtilla 77 •
Ènotevole anche la quantità di testi poetici, pur se nella maggior parte dei
casi frammentari, restituiti dal cimitero di S. Valentino: sono una quindicina,
di cui alcuni datati. In uno di essi si riecheggia il celebre verso virgiliano, par-
lando di funus acerbum 78 , mentre articolato e importante è il carme greco di
Ablabion79 , che - come già osservò il MarucchiBo - fu maldestramente copiato
in un'altra lapide 8'. Resta tuttora controversa la natura di due distici, sempre
greci, di Gallonia, preceduti dall'intestazione D M in lettere latine8'.
Un cenno, infine, alle immagini graffite sulle lastre: una bella figura di
arante maschile fu incisa sotto la già ricordata lapide di Ablabion 83 ; ad essa

70] (CUR X, 27342.


7' J (CUR X, 27314.
72] [CUR X, 27391.
73] Ècelebre il caso di EUOIctU, morta nella festa di S. Lucia a Siracusa (M. GUARDUCCI, Epigrafia greca,
IV, Roma 1978, pp. 526-527).
741 ICURX, 27332.
75] G. CATl'I, Scoperte 1888, cit., p. 450 n. 48; O. MARUCCHI, Il cimitero, cit., p. 85 n. 23.
76] H. NORDBERG, La sigle DM(S) dalls les tituli chrétiens de Rome, in Sylloge lllscriptionum Christianarum
Veterum Musei Va tican i, Helsinki 1963, pp. 211-222. 841 ICUR X, 27605 b, 27384.
77 J ICUR X, 27378. 851 (CURX,27300.
78 J ICUR X, 27636. 86] (CUR X, 27461.
79] (CUR, X, 27642.
87J lCUR X, 273 ,8 , 27332, 27333, 2744', 27463, 27515, 275'7, 27572,27632,27659, 27661,27665 b.
80] O. MARUCCHI, Il cimitero, cit., p. 94, n. 53. 88] ICUR X, 27662.
8, I ICUR X, 27643.
89] [CUR X, 27293. Parte di unagroma compare probabilmente in [CUR X, 27381, scalpelli in (CURX, 27445
82] (CUR X, 27644.
e 27541. Due ancore sono incise in {COR X, 27397 e 27464, una terza - forse _ in 27 664-
83) (CURX, 27642. Un arante maschile ricorre anche in ICURX, 27309. 90 J (CUR X, 27482, 27490, 27511, 27663.
TERZA PARTE

Le iscrizioni di Aquileia
e della Venetia et Histria
EPIGRAFI DEl. MONDO CRISTIANO ANTICO

1
i' epigrafia cristiana ad Aquileia
nel N secolo l

Note ed osservazioni

1. Quando il prof. Mirabella Roberti mi affidò il delicato ed impegnativo com-


pito di tenere una lezione sull'epigrafia cristiana aquileiese nel IV secolo, mi
proposi di tentare di analizzare complessivamente tutto (o per lo meno buo-
na parte) del materiale conservato, presentando poi una serie di considerazioni
e mettendo in rilievo talune caratteristiche mai emerse fmora. Ciò a causa del-
la singolare situazione di stasi quasi totale, che si verifica ormai da circa mez-
zo secolo negli studi sulle iscrizioni di questo centro, e anche per il fatto che,
come ha giustamente rilevato di recente il Cuscito', nell'insieme le dediche fu-
nerarie sono poco conosciute e sono prese in esame unicamente col criterio del-
l'occasionalità. Già nel 1930 Aristide Calderini', scriveva: "Solo dopo la revisione
metodica di tutte le iscrizioni che il Brusin prepara per le Inscriptiones Italiae,
si potrà, con sicuro fondamento, affrontare la questione linguistica" nell'area
di Aquileia; circa 30 anni dopo, nel 1958, Pasquale Testini4 faceva voti, affmché
l'illustre studioso giungesse al sollecito compimento dell'ardua fatica.

lJ D. MAZZOLENI, L'epigrafia cristiana ad Aquileia nel N secolo, in "Antichità Altoadriatiche", 22, 1982, pp.
3°1-3 2 5.
2J G. CUSCITO, Cristianesimo antico ad Aquileia e in lstria, Trieste '9770 p. 221, nota 197.
3J A. WDERINI, Aquileia romana, Milano '930, p. 398.
41 P. TESTlNl, Aquileia e Grado, in "Rivista di Archeologia Cristiana", 34, 1958, p. 169.

119
1
I L'EPIGRAFIA CRISTIANA AD AQUILEIA NEl IV SECOLO
EPIGRAFI DE!. MONDO CRISTIANO ANTICO

I tre una sessantina di lapidi (per lo più frammentarie, come puntualizzò la


Tale desiderio non è stato finora esaudito e, malgrado le voci spesso ri-
correnti di un'imminente pubblicazione, realisticamente non si vede ancora Forlati Tamaro7 ), si trovino nei depositi del Museo Nazionale. La percentuale
troppo vicino il giorno in cui si potrà interamente disporre di un~ docu- delle epigrafi greche è attualmente di circa un decimo del totale - sono po-
mentazione cosÌ preziosa, poiché i titoli cristiani seguiranno quelli profa- co più di una trentina -; una buona parte di esse, però, sono molto mutile e
ni e ad essi sarà dedicato, a quanto si sa, il secondo fascicolo della silloge. ben poco è interpretabile, anche perché - soprattutto nelle lnseriptiones
Più che fare ulteriori auspici (ne sono stati fatti anche troppi) non resta che Graeeae - in diversi casi le letture del Kaibel sembrano da rivedere.
attendere pazientemente che gli attuali curatori e stampatori pongano Un discorso preliminare merita la cronologia di queste epigrafi: è ge-
neralmente accettato che esse appartengano ad un arco di tempo compre-
termine alla loro opera.
Nel frattempo, non potendo verificare tutte le letture fin qui fornite, in so fra l'età costantiniana e la metà del V secolo, quando si verificano profon-
primo luogo dal Corpus Inscriptionum Latinamm, dal Supplementum del Pais di mutamenti nel grande porto adriatico e le vicende storiche costringono
e dalle lnseriptiones Graeeae, poi da coloro che a più riprese si sono occupati, molti aquileiesi a cercare rifugio altrove. Come è stato giustamente osser-
sia pure parzialmente, dell'argomento, né conoscere la consistenza esatta vato, però 8, poiché tali reperti provengono nella stragrande maggioranza
_ e nemmeno la qualità - del materiale tuttora inedito giacente nei ma- da ritrovamenti casuali e presumibilmente in origine dovevano essere per-
gazzini del Museo, si è dovuto condurre l'indagine. basandosi in parec~hi tinenti a cimiteri sub divo, nessuno dei quali si è conservato, in linea di mas-
casi su un discreto numero di riproduzioni fotografIChe (non sempre chIa- sima non è possibile, in base ad elementi interni ai testi o ad altri indizi, di-
ramente leggibili), che corredano alcuni recenti contributi della Forlati Ta- stinguere facilmente le iscrizioni del N da quelle del V secolo, anche se ta-
maro, della Bravar e del Cuscit05, nonché su una trentina di fotografie, cor- lora si può essere inclini a ritenere alcune lapidi più tarde delle altre.
Le poche dediche datate - in parte perdute - non sono di grande aiu-
tesemente fornite dalla Direzione del Museo.
A questo proposito, è opportuno notare che di molte lapidi del Museo to, poiché mostrano, come le altre, notevoli diversità nell'esecuzione e nei
di Monastero non è stata finora pubblicata la completa trascrizione del te- formulari; segno che operavano, quasi negli stessi anni, artigiani di varia ca-
sto, ma solo un essenziale riassunto (fatto, in verità, piuttosto singolare ), co- pacità ed i testi, ad eccezione di alcune espressioni ricorrenti, non seguiva-
sicché talvolta, solo per mezzo di un accurato esame delle illustrazioni edi- no schemi stereotipati, come si può riscontrare in altri ambienti". Per dirla
te, sono riuscito a desumere elementi che si sono rivelati utili per un discorso col Cuscito'O, i titoli cristiani aquileiesi sfuggono ad ogni classificazione si-
che affronti per lo meno alcuni punti della complessa problematica inerente stematica ed andrebbero meglio studiati singolarmente.
Il Brusin" era del parere che forse essi fossero in maggior numero del
all'argomento trattato.
V, piuttosto che del N secolo, ma in realtà non pare, dall'esame dei testi, che
2. Si calcola che le iscrizioni cristiane di Aquileia superino le cinquecento
tale ipotesi possa ritenersi oggettivamente valida. Semmai, si ha l'impres-
unità6, formando un gruppo indubbiamente tra i più cospicui dell' orbis eh- sione che la più gran parte delle lapidi risalga proprio al pieno del N seco-
ristianus antiquus occidentale. Poiché i testi da me raccolti sono press'a po- lo. Anzi, si può considerare un primo dato sull'epigrafia funeraria di Aqui-
co 370 , escludendo alcune decine di dediche musive, è lecito supporre che 01- leia il fatto che non emerge dall'esame dei formulari un'evoluzione tale, da
poter distinguere - salvo casi particolari -le iscrizioni più recenti. Né può
rivelarsi di qualche utilità l'analisi linguistica, poiché testi certamente del
51 B. fORLATI TAMARO, Le iscrizioni cristiane datate di Aquileia, in "Antichità Altoadriatiche", 6, 1974, pp.
201-210; EAO., Epigrafi cristiane sepolcrali con graffiti di Aquileia, in "Archeologia Classica", 25- 26 ,1973-.
'974, pp. 280-296, tavv. XLVIII-LVII; M. G. BRAVAR, Noto su una pubblicazione di lapidi!gurate ~qUlleJeSl
e la collezione dei Civici Musei di Trieste, in "Atti dei CiviCI MuseI di Stona ed Arte d. Tneste ,8,1973- 71 B. FORLATI TAMARO, Epigrafi, cit., p. 281, nota 3.
'975, pp. 83-101; G. (USCITO, Cristianesimo, cit.; lo., Economia esocietà, in "Da Aquileia a Venezia", MI- 81 B. fORLATI TAMARO, Epigrafi, cit., p. 294·
9) B. fa RLATI TAMARO, Le iscrizioni, cit., pp. 201-210.
lano 1980, pp. 571-6 94. . .. .. • . . lO J G. (USCITO, Valori, cit., p. 183.
6] G. (USCITO, Valori umani e religiosi nell'epigrafia cristiana dell'alto Adnatlco, m "Antlchlta Altoadnatl·
Il J G. B. BRUS1N, Il Museo di Aquileia, in "Rivista di Archeologia Cristiana", 38, '962, p. '57·
che", 2, '973, p. '70; lo., Cristianesimo, cit., p. 220, nota '97·

121
120
EPIGRAFI DEl MONDO CRISTIANO ANTICO L'EPIGRAFIA CRISTIANA AD AQUILEIA NEl IV SECOLO

N secolo, come quello con la scena di refrigerio, datato al 352", abbonda- le di Archeologia: raccolsi allora circa 250 dediche, in massima parte voti-
no di volgarismi, che caratterizzano, in altri centri, titoli del V-VI secolo. ve, databili fra il secondo decennio del IV ed il volgere del VI secolo. Per re-
Prima di entrare direttamente in argomento, è bene soffermarsi, sia pu- stare nel tema trattato in questa sede, ad Aquileia sono da riferire al N se-
re brevemente, sul problema della tipologia delle tombe. Come si è già ac- colo, oltre alle quattro iscrizioni (più un frammentino) delle aule teodo-
cennato, le lapidi sono state ritrovate tutte erratiche o riutilizzate; solo l'i- riane, anche dodici dediche (una delle quali, perduta, in greco) facenti par-
scrizione musiva di Clarissima, scoperta dalla Bertacchi'J alcuni anni fa, de- te del tessellato della basilica del Fondo Tullio alla Beligna e le 38 della pri-
corava un lastrone di pietra posto a copertura di un sepolcro in mura tura, ma fase della basilica di Monastero. Per questi due ultimi monumenti sem-
mentre un altro titolo frammentario si trovava accanto ad una sepoltura ri- bra accettabile una cronologia compresa tra la fine del N e gli inizi del V se-
cavata in un'anfora, sempre nell'area della chiesa di S. Giovanni. colo. Come è stato giustamente osservato'S, in quest'epoca le epigrafi voti-
Èlecito pensare che la maggior parte delle tombe fossero simili a quel- ve contengono solo i nomi dei donatori e l'indicazione della superficie of-
le venute alla luce nella stessa zona, diffuse in epoca tardo imperiale in tut- ferta, senza ulteriori attributi o indicazioni di professioni e gradi ecclesia-
to il bacino del Mediterraneo: tombe a cappuccina, testacee (per i meno ab- stici. Non si può ancora dire del tutto risolta la questione dell'effettivo va-
bienti, formate da grossi frammenti di recipienti fittili), sarcofagi (per lo più lore dei pedes quadrati (termine che ha precisi riscontri epigrafici, anche ad
non figurati), sepolcri a cupa (o a cupella), semplici fosse terragne. Un in- Aquileia)", a cui fanno riferimento queste ablazioni, anche se di recente è
teressante campionario di molti di questi tipi di tombe si può vedere nel co- stata avanzata una teoria, certamente geniale, ma non oggettivamente pro-
siddetto "campo dei poveri" della necropoli dell'Isola Sacra". bante, per determinarlo con metodo deduttivo dalla misurazione di un pan-
Quando dal suolo emerge un manufatto semicilindrico (la cupa), su uno nello musivo di Monastero. Appare certo che generalmente non ci può es-
dei lati corti o al centro della parte curvilinea si trova spesso un titoletto mar- sere corrispondenza diretta tra epigrafi di offerenti e tessellato, come si può
moreo, più o meno delle dimensioni di quelli che tanto di frequente si so- verificare agevolmente proprio a Monastero, dove più dediche votive si
no ritrovati ad Aquileia". A tale proposito, comunque, è da registrare che di affollano le une vicino alle altre.
recente il Mirabella Roberti'6 ha individuato, in occasione di saggi di scavo La deduzione più logica è che i fedeli donassero una somma di dena-
compiuti nell'area della basilica dei 55. Felice e Fortunato, sepolcri a cassa di ro per far pavimentare una porzione più o meno estesa di pavimento mu-
mattoni, almeno due tombe a camera e sepolture testacee, prive di corredo. sivo (e tale cifra era indicata nell'iscrizione), ma la comunità delle offerte
raccolte utilizzasse solo il necessario. In altre parole, non è detto che deb-
3· Parlando dell'epigrafia aquileiese del N secolo, ho preferito lasciare da ba esserci, come mi fece notare il padre Ferrua in una comunicazione ora-
parte le dediche musive, che sono state prese in esame in diverse occasioni", le, corrispondenza esatta tra numero dei piedi di mosaico donati e super-
non senza ribadirne naturalmente l'importanza e la notevole diffusione, ini- ficie realmente da coprire: la somma eventualmente esorbitante poteva es-
ziata proprio nelle aule teodoriane ed attestata in molti centri della X regio. sere accantonata per altre necessità della chiesa, mentre la differenza in me-
Questo argomento fu oggetto prima della mia tesi di laurea e succes- no poteva essere colmata con i fondi della cassa comune. Agire diversa-
sivamente, ampliato, della dissertazione di diploma della Scuola Naziona- mente avrebbe comportato una serie di problemi di non facile soluzione.
In conclusione, non sembra che sussistano elementi validi ed incontrover-

12) B. FORLATI TAMARO, Le iscrizioni, cit, p. 206, fig. 4.


IJ) L. BERTACGII, Un decennio di scovi e scoperte di interesse paleocristiano a Aquileia, in "Antichità Altoa- ,8 J G. CUSCITO, Aspetti sociali della comunità cristiana di Aquileia attraverso le epigrafi votive (secoli IV- VI),
driatiche", 6, 1974, pp. 86-88. in "Scritti storici in memoria di P.L. Zovatto", Milano 1972, p. 253.
14J G. CALZA, La necropoli del Porto di Roma nell'Isola Sacra, Roma '94 0 . 191 H. DESSAU, lnscriptiones latinae se/eetae, Berlino 1892-1906, 863, 2905, 7519, 8147; G. CUSCITO, Economia,
15) Sullatipologia delle sepolture subdiali, cfr. P. TESTlNI, Archeologia cristiana, Bari 1980', pp. 84- 8 9. cit., p. 651, nota 2 (iscrizione aquileiese di Trosia Hilaria). Il nuovo valore del piede quadrato fu de-
.6J Le pnme notizie sui ritrova menti in "II Piccolo", 27 settembre 1978; cfr. anche "Aquileia Chiama", 26, terminato da L. BERTACCHI (Problematico a seguilo di recenti indagini su alcuni monumenti paleocristia-
dicembre 1979, pp. '4- 15 P. CASSOLA GUIDA, in "Aquileia Chiama", 27. dicembre 1980, p. '9. ni dell'ambiente aquileiese, in "Atti dci II Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana", 25-31 mag-
'7 J G. CUSCITO, Cristianesimo, cit, pp. 202-205 e 208-220 (con bibliografia precedente). gio '969, Roma '971, pp. 129 e 160 in partie.).

122 12]
EPIGRAFI OH MONDO CRISTIANO ANTICO L'EPIGRAFIA CRISTIANA AD AQUILEIA NEL IV SECOLO

tibili per abbandonare la teoria del Brusin w , secondo il quale il piede qua- se caratteristiche dei formulari, sono stati già posti in luce gli aspetti sociali
drato corrisponde a un quadrato avente per lato la misura di un piede, cioè della comunità e i valori umani e religiosi che l'epigrafia rivela, sempre per me-
all'incirca cm. 29,6. rito del Cuscito". La Bravar'6 e la Forlati Tamaro'7 si sono invece occupate in
Un'ultima osservazione sul più antico pavimento musivo di Monaste- particolare di lapidi con figurazioni, mentre per l'onomastica (estesa anche
ro riguarda la persistenza dell'ipotesi, da parte di qualche studioso, che si ai titoli cristiani) sono da ricordare lo studio del Brusin sugli orientali in Aqui-
tratti in realtà di un complesso sinagogale, malgrado le numerose e fondate leia romana'8 ed una ricerca compiuta anni fa da chi scrive sui nomi barbari-
obiezioni mosse in più occasioni". A parte un'osservazione di fondo, cioè ci (o presunti tali) nell'epigrafia cristiana della X regio'9. In particolare, alcu-
che bisognerebbe addurre valide argomentazioni per sostenere che si trat- ne iscrizioni funerarie sono state più volte prese in considerazione e si è evi-
ti di un edificio della comunità ebraica, piuttosto che cercare di dimo- tato, perciò, di ritornare in questa sede su argomenti già trattati approfon-
strarne il carattere cristiano, resta il fatto che non si può portare alcun in- ditamente. Èil caso, ad esempio, del famoso titoletto del Battesimo, della la-
dizio convincente per sostenere la prima teoria: la presenza di nomi orien- pide di Parecorius Apollinaris, di quelle di Restutus (per cui, fra l'altro, condi-
tali non deve stupire ad Aquileia, come, ad esempio, non stupisce nel se- vido una datazione al V secolo ), di Vincentius, di Balerius e Malisa.
polcreto di Concordia; pensare che possa trattarsi di una setta cristiana Si sarebbe rivelata, invece, quanto mai utile la pubblicazione della tesi di lau-
orientale o ad un'influenza, in certo senso, esterna del culto dei martiri per rea di Tullia Beccari Garbo, sul cui contenuto si è soffermato il Cuscit030 • Si trat-
spiegare la presenza tra gli oblatori del nome Martyrius ( e non Martyrys, se- ta di un lavoro teoricamente prezioso, ma inutilizzato, tanto è vero che ho dovuto
condo una giusta correzione del Panciera"), sembra, in realtà, ragiona- procedere a schedature personali e alla memorizzazione dei diversissimi elementi
mento debole e basato su ipotesi che non si possono accettare. contenuti nelle epigrafi con i lunghi e poco pratici metodi tradizionali, per po-
Prescindendo da ogni altra considerazione, sarebbe in netto contrasto con teme trarre aspetti degni di nota. La Garbo, invece, poté utilizzare un elaboratore
le concezioni del giudaismo trascrivere il nome di Dio (cioè, Domino Sabaoth ) su elettronico, incamerando una vera miniera di antroponimi, di dati e di termini
un pavimento musivo, che doveva essere continuamente calpestato da tutti. Non ricorrenti nei formulari, ma purtroppo non sfruttandoli minimamente.
si nega affatto che Aquileia avesse una sinagoga, ma è bene ricordare che anche
a Roma, dove, in base alle attestazioni epigrafiche, dovevano esistere almeno do- 5. Non è il caso di soffermarsi qui sulle figurazioni che sono incise su mol-
dici (se non tredici) di questi edifici, nessuno fino ad oggi è stato individuato (na- te lapidi aquileiesi e che ne costituiscono già una peculiarità. Riguardo ai mo-
turalmente, Ostia era una comunità distinta )'3. Non è, perciò, un fatto singola- nogrammi cristologici che si trovano nella consueta duplice forma (mono-
re che i resti della sinagoga di Aquileia non siano stati ancora localizzati. gramma costantiniano e croce monogrammatica), di essi ha già parlato la For-
lati Tamaro". C'è da aggiungere, però, che i cristogrammi, contrariamente a
4. Tornando alle dediche funerarie, alcuni aspetti emersi dal loro esame quanto accade altrove, ad Aquileia non sono di regola usati come compendia
sono stati già messi in rilievo. Un aggiornato quadro sintetico della situazione
degli studi epigrafici sull'argomento è stato tracciato tre anni or sono dal Cu- 251 G. CUSCITO, Aspetti, cit., pp. 237-258; lo., Valori, cit., pp. 167-196.
scito, nel volume sul Cristianesimo antico ad Aquileia e in Istria". Oltre a diver- 26 J M. G. BRAVAR, Nota, cit., pp. 83-101.
27] B. FORLATI TAMARO, Epigrafi, cit., pp. 280-296. Riferendosi a questo studio, M. BONFIOLI (Aquileia e Gra-
do. Nuove testimonianze epigrafiche, in "Atti dellX Congresso Internazionale di Archeologia Cristiana" [Ro-
ma 21-27 settembre 19751, Città del Vaticano 1978, p. 97) ritiene che il più antico esempio di orante fem-
20] Un piede quadrato corrisponderebbe. quindi, a mq. 0,0876. Cfr. G. B. BRUSIN, La più antica "domus minile su iscrizioni sepolcrali datate sia del 375 (Inscriptiones Christianae Urbis Romae, nDVa series [=lCUR],
ecclesiae" di Aquileia e i suoi annessi, in "Memorie Storiche Forogiuliesi", 43, 1958-1959, p. 37. Roma-Città del Vaticano '922 SS., II, 6032) e di orante maschile del 382 (ICURI, 313). In realtà, la crono-
21 J Per lo status quaestionis, cfr. G. CUSCITO, Cristianesimo, cit., pp. 210-218. logia va anticipata nel primo caso al360 (ICUR V, 13104) e nel secondo al361 (ICUR 1lI, 8142).
22) S. PANCIERA, Osservazioni sulle iscrizioni musive paleocristiane di Aquileia e Grado, in "Antichità A1toa- 28] G. B. BRUSIN, Orientali in Aquileia romana, in "Aquileia Nostra", 24-25, '953-1954, cc. 55-70.
driatiche", 8, 1975, p. 221. 29] D. MAzzo LENI, Nomi di barbari nelle iscrizioni paleocristiane della 'Venetia et Histria", in "Romanobar-
231 J.B. FREY, CorpusInscriptionum Iudaimrum, l. New York 1975', pp. LXVIII-LXXX!; D. MAzZOLENI, Les sé- barica", " Roma 1976, pp. 159-180.
pultures souterraines desJuifs d'ltalie, in "Les Dossiers de l'Archéologie", '9, 1976, pp. 83-99. 30] G. CUSCITO, Valori, cit., pp. 169-170.
241 G. CUSCITO, Cristianesimo, cit., pp. 220-232. 31] B. FORLATl TAMARO, Epigrafi, cit., pp. 28,-283.

124 125
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO l'EPIGRAFIA CRISTIANA AD AQUILEIA NEL [V SECOLO

scripturae all'interno di un testo funerario - ad esempio in espressioni come vi- Sempre secondo il Nordberg'°, che in pratica concorda con la tesi già
vas in ;:f: o in pace ;:f: - ma solo come simboli". In oltre 70 lastre (la percentuale è esposta, sia pure brevemente, dal Grossi Gondi4 ', non sussistono perplessità
notevole) compare il monogramma decussato, anche ripetuto più volte, supe- sulla reale presenza e sul significato di DM(S) nei titoli cristiani, nonché sul
riormente, al centro o in fondo allo specchio epigrafico. In una decina di casi ai fatto che i lapicidi fossero al corrente del suo contenuto pagano, o meglio,
suoi lati si trovano le lettere apocalittiche (come nell'iscrizione di Secundinus, del non cristiano. Per confortare tale ipotesi, si ricordano alcune iscrizioni cer-
39 1), anche invertite ((J) - A); la loro presenza fa orientare verso una cronologia tamente cristiane di Roma, in cui si legge per esteso DIS MANIBVS o DIS
generalmente non anteriore al terzo o al quarto decennio del IV secolo. MANIS, oppure ancora D MA SACRVM". Non sembra probabile l'esisten-
Il semplice monogramma cristologico senza lettere, comunque, è usa- za di lapidi già predisposte con tale intestazione, poiché l'incisione di due
to anche in epoca successiva al IV secolo e non può certamente, quindi, co- sole lettere non avrebbe portato grande vantaggio. La sigla, quindi, prose-
stituire un termine di datazione ante quem, come è stato di recente affer- guendo una tradizione epigrafica radicata ormai da lungo tempo, mantie-
mato". Talora esso, accompagnato o no dall'alfa e dall'omega, appare in- ne la funzione di intitolazione e, insieme, di elemento decorativo.
sieme con la croce monogrammatica, che si ritrova, da sola, in una ventina AI proposito, il Gro5si Gondi" faceva osservare che quando fra le lettere
di lapidi. Un'unica voltaJ4 compare il monogramma di tipo composito, for- D ed M si trova anche un cristogramma, con quello stesso segno si toglie al-
mato dall'unione del cristogramma costantiniano con lo staurogramma, ri- l'intitolazione ogni apparenza pagana. Il Brusin44 manifestò lo stesso pare-
tenuto dal Bruun" non anteriore al 330, mentre sono ignote ad Aquileia al- re: D M, anche se proprio dei pagani, non offende la fede, il senso religioso
tre abbreviazioni, altrove diffuse, del nome di Cristo. Farebbe eccezione un dei cristiani, poiché le due lettere starebbero ad indicare lo spirito dei tra-
frammento edito dal Pais J6 , che mostra il nesso traI e X, ma potrebbe anche passati.
trattarsi - il pezzo non si può controllare - di un semplice cristogramma di D'altro canto, il padre Ferrua ha constatato in qualche caso il fatto che
tipo consueto, male interpretato o mutilo nell'occhiello superiore. le due lettere DM paiono incise da mano diversa dal resto del testo, men-
Nel titolo funerario di Valentinus", un monogramma costantiniano fra due tre in altri esempi esse rivelano di essere state erase ab antiquo. Quindi è be-
colombe è associato alla sigla D M, che peraltro si ritrova su altre 11 iscrizioni ne non pensare a regole inflessibili.
sicuramente cristiane di Aquileia (una volta all'inverso, M D). TI fatto non de- L'intestazione D M, comunque, continua ad essere usata in alcune lo-
sta meraviglia, poiché è attestato con una certa frequenza anche in altre loca- calità con maggiore frequenza, in altre raramente, almeno fino alla metà del
lità. Il NordbergJ8 ne raccolse 184 esempi solo nelle epigrafi romane edite fino IV secolo 4S ; alcuni esempi, però, sono senza dubbio posteriori. In que-
al 1962; sei di esse hanno una datazione consolare compresa dal 298 al 452. st'ambito cronologico si possono porre, in generale, anche i titoli aquileiesi
L'intitolazione D M (o DMS) si ritrova in Italia, ad esempio, su quasi tut- presi in esame. Non sembra, pertanto, probabile l'ipotesi già avanzata dal
te le 16 dediche funerarie della catacomba di Monte S. Caterina a Chiusi39, Fabretti, dal Boldetti e dal Marangoni più di due secoli fa, ma riproposta an-
probabilmente ancora del III secolo, anche se per molte di esse si dubita del- che di recente 46 , che vorrebbe adattare in senso cristiano D M come D(eo)
la loro natura cristiana.
da E. DIEHL (/nscnptiones Latinae Christianae Veteres (= llCV) Berlin '925-1931, Dublin-Ziirich 19612,
19703) ai numeri 3033 e 3916-3924. Su questo cimitero cfr., da ultimo, M. PERRAYMOND, Antiche memo-
321 Sul loro uso, cfr. P. BRUUN, Symboles, signes etmonogrammes, in Sylloge lnscriptionum Christianarum Ve- n'e cristiane, in "Mondo archeologico", 37, '979, pp. 29-34.
terum Musei Vaticani, 2, Helsinki 1963, pp. 156-160; M. GUARDUCCI, Epigrafia greca, IV, Roma 1978, pp. 40] H. NORDBERG, Eléments, cit., p. 219.
531-532; P. TESTlNI, Archeologia, cit., pp. 354-356. 4' J F. GROSSI GONDI, Trattato di epigrafia cristiana latina egreca del mondo romano occidentale, Roma '920
331 B. FORIATI TAMARO, Epigrafi, cit., p. 282. (rist. ano '968), p. 447, nota I.
341 C[l V, 173 2. 42] [l.CV, 3886, 3886 A; G. GREEVEN, Die Sigeln DMS aufaltcllristlichen Grabinschriften und ih,.e Bedeu tu ng,
351 P. BRUUN, Symbales, cit., p. 160. Rheydt 1897, nn. XLN e '5.
36 ] H. PAIS, Corporis lnscriptionum Latinar/lm Supplementum ltalicum, l. Galliae Cisalpinae, Roma 1884,347. 431 F. GROSSI GONDI, Trattato, cit., pp. 446-447.
37 J ClL V, '7 3. 441 G. BRUSIN, 11 Museo, cit., p. 156.
'
38 ] H. NORDBERG, Eléments pai'ens dans les titufi chrétiens de Rome, in "SylIoge", cit., pp. 211- 222. 451 H. NORDBERG, Eléments, cit., p. 222.
39] CIL XI, 2533-2537; 2538 a-b-c; 2539-2541; 2543, 2544, 2546, 2547. Dieci di queste iscrizioni furono riprese 46J L. BERTACCHI, in Aquileia. 11 Museo l'aleoeristiano, Padova 1962, p. 30.

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EPIGRAFI DEl MONDO CRISTIANO ANTICO L'EPIGRAFIA CRISTIANA AD AQUILEIA NEl IV SECOLO

M( aximo). A parte tutto, resterebbe da spiegare, ammettendo tale inter- A questo proposito, in una svista, causata forse da un'errata interpre-
pretazione, il senso da dare al corrispettivo greco e K, che pure si trova in tazione di un passo del Grossi Gondi'·, è incorsa la Forlati Tamaro 57 nel suo
alcuni titoli cristiani". Può essere, invece, significativo, a questo proposito, studio sulle iscrizioni aquileiesi con figurazioni, confondendo più volte l'on-
il caso di una lapide romana48 , che contiene le due sigle D M e B M quasi giu- ciale con la capitale e causando, quindi, equivoci anche sulla datazione di
stapposte, aldi sopra e al di sotto del testo. BM, poi, nella stessa posizione alcune epigrafi. Così, a commento dell'iscrizione di Eusebiuss8 , si legge che
delle due prime lettere, nel senso di b(onae) m( emoriae), si legge anche su la forma delle lettere "ricorda il cosiddetto onciale, adoperato per i graffì-
un discreto numero di epigrafi aquileiesi. Strana, ma non inusitata, la va· ti sempre in uso nel N secolo", o ancora, per il titolo di Marciana S9 , "le let-
riante M D, dovuta - secondo il Brusin" - ad ignoranza o distrazione degli tere sono anche qui del tipo del cosiddetto oncia le, cosa che ci permette di
scalpellini, che compare nell'iscrizione di lustus'O e si riscontra, fra l'altro, an- concludere che non si scende oltre la metà del secolo N". Si tratta, invece,
che a Roma e a Concordia". sempre di capitale quadrata o di attuaria, scrittura che, comunque, non può
costituire un indizio cronologico assoluto per determinare se una lapide sia
6. Aspetto importante e delicato dell'epigrafia di un determinato luogo del N o del V secolo. Semmai, la grafia, unita ad ulteriori dati desunti dal
è quello paleografico. Le lapidi aquileiesi mostrano una grafia molto varia, an- formulario o di altro genere, può solo essere uno degli elementi utili per so-
che se il tipo fondamentale di scrittura adottata è la capitale quadrata, che a stenere una cronologia.
volte assume la forma di attuaria elegante, altre volte di rustica, con lettere as- Così, il particolare duetus potrebbe far pensare che ai limiti tra N e VI
sai rozze ed irregolari. Rarissima è invece l'onciale, che forse è attestata solo in secolo si ponga lo scorretto testo sepolcrale di Victorinus e Verissima (fig. 64),
due testi editi nel CIL", stando alle riproduzioni pubblicate, e che si ritrova, in- di cui finora - a quanto mi consta - non è stata fornita una lettura, ma so-
torno alla metà del V secolo, nell'unica epigrafe superstite del secondo pavi- lo pubblicata la fotografia con un breve commento60 • Il BrusinG' trascriveva
mento musivo di Monastero5J. Questo particolare tipo di scrittura, noto in pa- unicamente la prima riga in questo modo: Victorinus fiuligina (!) sua Veris-
leografia come seconda grafia canonizzata romana, trae il suo nome da un pas- sima. Si tratta, però, con maggiore probabilità di Victorinus etvirgin< i >a sua
so di S. Girolamo, frainteso dai padri Maurini nella metà del secolo XVIII. La Verissima annos VIII et mensis X (è la durata del matrimonio ). Verissimus cum
denominazione di onciale è, però, ormai entrata nell'uso comune e, come os- filios suos (sono i dedicanti, probabilmente il figlio e i nipoti). Vixsit
serva il CencettiS4 , può benissimo continuare ad essere impiegata per designare Ve<ri>ssima ann(i)s XXlJ{- - -J; segue una sequela di cifre o lettere incom-
tale grafia, tipica e canonizzata, caratterizzata da un tracciato spiccatamente prensibili. Per inciso, sotto l'ultima riga del testo, "redatto da persona igno-
arrotondato e da alcune lettere inconfondibili (a, b, d, e, g, h, m, q, u). Essa si ri- rante e inciso da un lapicida che non aveva familiarità col latino" non sem-
trova anche nell'epigrafia cristiana dall'epoca postcostantiniana", ma soprat- bra di vedere, come è stato scrittoG', tre anfore, allusive ad una sepoltura te-
tutto dalla seconda metà del N secolo fino al VI-VII ed oltre. stacea, ma piuttosto due colombe affrontate accanto ad un vaso alquanto
rozzo, senza alcun riferimento nell'immagine al tipo di tomba.
Tornando alla grafia (che spesso gli epigrafisti chiamano con termine
471 ILCV, 3884 A; [nscriptio"es Graecae (=IG), XIV (G. KAIBEL), Berlino 1890,1829; ICUR I, 4066. filologicamente inesatto paleografia), la sua mutevolezza mi si è rivelata an-
48) ILCV, 539 a, b.
cora poco tempo fa come elemento fallace, in due iscrizioni aretine prove-
49) G. BRUSIN, Il Museo, cit., p. 156.
So] H. PAIS, Supplementum, cit., 349.
SI J ILCV, 2266 C; 3909; CIL V, 8574.
521 CIL V,1700, 8609. 56] F. GROSSI GONDI, Trattato, cit., p. 21.
53) G. B. BRUSIN, in G.B. BRUSIN-P.L. ZOVAlTO, Monumenti paleocristiani di Aquileia e Grado, Udine 1957, 57] B. FORlA'!'l TAMARO, Epigrafi, cit., pp. 284, 287, 288 e 289.
P·35 6. 58) B. FORlA'!'l TAMARO, Epigrafi, cit., p. 284, tav. XLIV, 4.
54] G. CENCETrI, Compendio di paleografio latina, Napoli '968, p. 27- Sull'argomento, cfr. anche A. PETRUCCl, 59] B. FORlA'!'l TAMARO, Epigrafi, cit., p. 287, tav. XLIX, I.
L'onciale romana. Origine e sviluppo di una stilizzazione grafica altomedioevale, in "Studi medioevali", s. 60] B. FORlATI TAMARO, Epigrafi, cit., p. 292, tav. LVII, 2.
1Il, 12, 197', pp. 81-85 (per l'onciale epigrafica). 61] G. BRUSIN, li Museo, cit., p. 158.
55 J P. TESTlNI, Archeologia, cit., p. 348. 62] B. FORlATI TAMARO, Epigrafi, cit., p. 292.

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EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO L'EPIGRAFIA CRISTIANA AD AQUILEIA NEl IV SECOLO

nienti dalla stessa area cimiteriale e datate rispettivamente al 407 e al 408, re) si possono trovare, ad esempio, nella dedica posta da Aurelia Nigela al
ma con caratteristiche di scrittura completamente diverse •
63
marito Ursus 69.
6
In ogni caso, come è stato già rilevat0 ., nelle iscrizioni aquileiesi si no-
ta spesso un contrasto tra la bellezza e l'accuratezza delle lettere e la scor- 7. L'antroponimia cristiana aquileiese è già stata, come si è accennato,
rettezza del testo, cosa evidentemente imputabile più spesso all'imperizia parzialmente oggetto di indagini, soprattutto per quanto riguarda i nomi
dei lapicidi o a loro ignoranza, o ancora a distrazione (come nel caso di pa- di origine orientaleJO ( certamente una discreta quantità, come neIle epigrafi
role ripetute), più che ai committenti, visto che si trovano non di rado let- pagane) e queIli barbarici7'. A questo proposito, si può pensare che il solo
6S
tere singolari, abbreviazioni inusitate e di complesso sciogliment0 , termini Dacco7' sia germanico, mentre per altri cognomina (Babbius, Bononia, Nonnita,
apparentemente senza senso (fig. 65); fenomeni, questi, che no.n si posso- Senea) che si vollero ritenere tali, l'ipotesi non pare sostenibile. Pista 73 , poi,
no spiegare come riflessi del linguaggio parlato in epoca tarda. Riguardo al- creduto erroneamente dal DieW74 nome germanico maschile, è in realtà fem-
l'uso dei numerali, in quattro epigrafi 66 ( tre latine ed una greca) compare minile presumibilmente derivato dal greco mO"'tOç, attestato anche altrove
l'episemon, con il consueto valore di 6 (fig. 66); un altro esempio ricorre nel- (Piste e Pistus )75. Non meraviglia trovare una fanciulla legata ad un plotone
la dedica musiva di Barsaina deIla basilica martiriale di Trieste, alla fine del militare: doveva essere la figlia (o la sorella) di un appartenente a quel nu-
V secolo (o agli inizi del VI)67 • A volte questa cifra è ancora erroneamente merus, come Valeria puel(l)a ex sco[la l ter(tia) scut( ariorum) di una già ri-
.
mterpretata come L o (68 . cordata lapide di ArezzoJ6 doveva essere la moglie di un soldato.
Fra i numerosi volgarismi ed i tanti termini corrotti contenuti nelle Èsignificativo notare, poi, che nessun cristiano ha i tria nomina, che, spe-
iscrizioni funerarie di Aquileia, sono particolarmente diffusi lo scambio tra cie in ambiente provinciale, sono sporadicamente usati ancora nel IV secolo.
le vocali i-e (fedeles, recesset), la caduta di m e s finali di parola (annu, casu, L'unico caso, sia pure atipico, è quello di Furia Firmina Gaudentia, i cui tre
mecu), lo scambio tra le consonanti b-v (birginius, botum ), p-b (ponum ), la mo- nomi sono formati, in realtà, da un gentilizio (Furia) e da due cognomina (Fir-
nottongazione delle desinenze (filie, sue) e parallelamente la presenza di dito mina Gaudentiayn. Questo fenomeno, comunque, trova numerose attesta-
tonghi per ipercorrettismo (pacae, aeis). Ancora, si riscontrano fenomeni zioni nell'onomastica tarda78 •
di geminazione della x (vixsit o vicxit), di dissimilazione da m a n (cun virgi- Abbastanza cospicua, invece, è la presenza di duo nomina: se ne conta-
niun sun), di caduta della nasale dinanzi a consonante o semivocale (dolies) no più di 50 casi, oltre 30 fra gli uomini e una ventina fra le donne. Si nota,
o dell'aspirazione iniziale (abuit), di scambi di casi, soprattutto fra ablati- però, che mentre nel primo caso i gentilizi usati sono soprattutto Flavius
vo ed accusativo (de seculum), di protesi della i dinanzi a s impura (ispiritus), (una ventina di esempi) ed Aurelius ( una dozzina, di cui due in iscrizioni gre-
di trasformazione del gruppo di in z (Zonysati). Fra i verbi, da notare caesquet che), con una sola attestazione per Caesius, Caecilius, Terentius e Varius, in
e quesquet (per quiescit), mentre una sola volta si incontra una dittografia
(fililie). Un buon numero di questi volgarismi (insieme con qualche erro-
69J G. CUSCITO. Valori, cit., p. '9', n. 6. Aurelia Nigela Urso benemereti conpari posuit, q(ui) vi(xit) an(nos)
me(cum) V. Sucipe innocente filiun tun Ursicinu q( ui) vi(xit) an(nos )IIll me(nsem) l.lspiritus berter in po-
631 D. MAzZOLf.NI, Un'iscrizione inedita da Arezzo, in "Vetera Christianorum". '4, '977, pp. 4 -49; ID., Due num(!).
' 70 J G. BRUSIN, Orientali, cito
iscrizioni crisliane dol Duomo Vecchio di Arezzo, in "Vetera Christianorum", 16, '979, pp. 57- 62 .
71] D. MAZZOLENI, Nomi, cit.
641 B. fORLATl TAMARO, Epigrafi, cit., p. 295·
651 Cfr., ad esempio, l'ultima riga dell'iscrizione di Albucio (B. fORLATl TAMARO, Epigrafi, cit., p. 28 5, cav. 72] C1L V, 1645; D. MAZZO LENI, Nomi, cit., p. 163, n. 4.
LVIII, 1): Hic requiescil Albucio in pace qui vixitannos XIV et m(enses) Vd(ies) X P.C.D.T.P.s.E.RT.. 731 CIL V, ,699; D_ MAzZOlENI,Nomi,cit., pp. 165-166, n. Il.

661 CIL V, '702, L. BERTACCHI, Àqui/eia, cit., p. 52, n. 198 (solo riferimento; epigrafe inedit~); G. BRuslN, 741 ILCV,557·
Orientoli, cit., p. 63 (praticamente inedita); L. BERTACCHI, Aquileia, cit., p. 56, n. 332. Ecco il testod. que- 75J ILCV, 4104 D, 2596 A; CIL V, 6998.
st'ultima: [ __ -l Largi[- - -ls fidelis (in pacle recessil qui vixit annos XXCJIT menses sex dieS sex III Idus 76] D. MAZZOLENI, Un'iscrizione, cit., pp. 4'-49.
Oct(obres) qui recessit in pace parentis contra votum posuerunt A-Kil ( arante fra colomba e pecora). 771 CIL V, 166..
8 78] A. FERRUA, Epigrafia cristiana (s. v.), in "Enciclopedia Cattolica", V , Città del Vaticano '949-1954, cc.
67) G. CUSCITO, Le epigrafi della basilica martiriale di Trieste, in "Aquileia Nostra": 44, '973, n. '5, c. 148 e nota 3 .
68) L. BERTACCHI, Aquileia, cit., p. 52 (Iuliane -e non julianeta- ha solo ,8 annI, e non 4 2 ). 435-436; ID., Tnomi degli antichi cristiani, in "La Civiltà Cattolica", "7,1966, pp. 492-498.

13° 131
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO L'EPIGRAFIA CRISTIANA AD AQUilEIA NEL IV SECOLO

campo femminile pur prevalendo Aurelia (7 volte, più una in una lapide gre- mulus, piscina (sul significato simbolico di quest'ultimo termine si è sof-
ca), si ritrova con meno frequenza Flavia (3 volte); in un solo caso, infine, so- fermato in particolare lo stesso Cuscito )89. In cinque iscrizioni si allude, in-
no adoperati altri 9 gentilizi (Annia, Caesia, Dalmatia, Flora, Furia, Iulia, Pe- vece, specificamente alla lapide, al titulus. D'altronde, sono denominazio-
relha, Petronia ed uno mutilo ). ni tutte ampiamente documentate nell'orbis christianus antiquus90.
Di rilievo la presenza di due soprannomi (o signa), introdotti dalle Un ragionamento non molto dissimile da quello fatto per l'intitolazione
espressioni consuete: Urbicus, quis dicibatur Romulus79 e Caesia Donata, quae D M vale anche per domus aeterna, che in una lapide mutila aquileiese indica
et Severa 80. Pochi gli antroponimi di autoumiliazione (o vituperevoli), che, 9
la tomba '. Il Nordberg92 condusse un'indagine anche a questo proposito,
come è noto, furono usati inizialmente dai cristiani, ma poi anche dai pa- concludendo c?e tale espressione, benché certamente di origine profana e ap-
gani, senza badare alla loro etimologia8 ': si tratta di Asellus82 e di Stercorius, parentemente In contrasto con le concezioni del cristianesimo, si ritrova con
ricorrente due volte al maschile ed una al femminile 83 • una certa frequenza nell'epigrafia cristiana, senza implicazioni di carattere teo-
Oltre a quanto già si è scritto su alcuni cognomina, bisogna ricordare che ta- logico o escatologico, ma solo per distinguere il sepolcro (domus aeterna, o ae-
luni di essi ebbero senza dubbio un uso locale; non è necessario, quindi, cerca- ternahs) dalla casa di abitazione, usando quasi una sorta di eufemismo, già di
re sempre una presunta origine orientale, africana o barbarica per nomi che sem- o~gine.p~ga.na. ~ t?mba è considerata come domus anche in un'altra epigrafe
brano inusitati. Questo potrebbe essere il caso di Sudis, Albucio, Emelia e Petuinia. di Aquileia, In CUI sllegge93 : una domus [duoJbus quiescentia mem[bra teneret]'
L'unico esempio di nome femminile con allungamento irregolare nei La stessa concezione traspare anche in un terzo frammento aquileiese,
casi obliqui e desinenza alla greca è Iulianeti, che non deriva certo da un im- in cui compare il termine ospitium 94 , non ignoto nei formulari, anche se non
probabile nominativo ]ulianeta 8., bensÌ da Iuliane, ed è forma simile ad troppo frequente 9s •
Apronianeti, Agapeni, Speni, Agneti, Eutycheti. Molto spesso (all'incirca 50 volte) ricorre depositus (o depositio), termine,
Nelle iscrizioni greche alcuni nomi sono traslitterati dal latino, come come si sa, peculiare del formulario cristiano. Per indicare il trapasso è di
r,
CEYEPNs, BAAHC (per Valens o AKYAlNOC (per Aquilinusl'. Nem- gran lunga più diffuso il verbo recedere ( cui può essere aggiunto de sa ecu-
meno la metà del totale rivela palese origine greca. n:
lo), eno pau~are (al presente o al perfetto ); più sporadiche altre forme (di-
scesslt, decessI t, defunctus est, perit, accepit requiem, complevit aetatem inno-
8. Non molto si può aggiungere alla sintetica analisi dei formulari fat- centem). Una quindicina di epigrafi iniziano con l'espressione hic requiescit,
ta dal Cuscit088 , che ha chiaramente delineato le più notevoli peculiarità del- sei con hic iacet, cinque con hic quiescit. CosÌ nelle iscrizioni greche predo-
l'epigrafia funeraria aquileiese. Il sepolcro viene nominato piuttosto di ra- mina nettamente ÈveétOE KEt'tat, equivalente ad hic iacet e diffuso, come è
do (se ne contano meno di venti casi), ma con epiteti diversi: memoria (tre noto, anche nell'epigrafia giudaica.
volte), mensa (due volte) e sporadicamente locus, arca, sepulcrum, sedes, tu- Nella lapide di Maxentia si legge, poi, accepta ad spirita sancta 96 , che ri-
corda le anime sante come un famoso graffito del cimitero romano di 00-
79 I M. BONflOLl, Aquileia e Crado, cit., pp. 9°-91, n. 1. Sui soprannomi, si veda: I.I<AJANTO, Supemomina.
A study in lotin epigraphy, Helsinki 1966.
80] CIL V, 1641. 89] G. (USCITO, Depositus in hanc piscinam. Morte e resurrezione Tlell'anl"ico cristianesimo aquileiese in
81) A. fERRuA,Epigrafia, cit., c. 436; I. KAJANTO, On tlle problem ofnames ofhumility in earlychristian epigraphy, "Aquileia Nostra", 42, '97', cc. 57-64. '
in "Arctos", 3, 1962, pp. 45-53· 90 J E GROSSI CONDI, Trattata, ciI., pp.ln-195; P. TESTlNI, Archeologia, cit., pp. 394-396 ; A. STUIBER, Depa-
82] CIL V, 8572. sltla-catatheSlS, In "Mullus. Festschrift Th. Klauser", Mtinster 1964, pp. 346-351.
83) CIL V, 1666, 1]06, 8596. 9'] H. PAlS, Supplementum, ciI., 363.
84] cfr. supra nota 68. . . 92 J H. NORDBERG, Domus aetema dans les titu/i chrétiens de la ville de Rome, in "Sylloge ", ciI., pp. 223-228.
85] M. GUARDUCCI, Epigrafia greca, IV, Roma 1978, pp. 512-5'5, fig. '57. Secondo la GuarduCCl, la lapide sa· 93J G. CUSCITO, Valori, cit., p. '95, n. 20.
rebbe del V secolo. 94] G. B. BRUSIN, Nuove epigrafi cristiane di Aquileia, in "Rivista di Archeologia Cristiana", 43,1967, pp. 38-
86) IC XIV, 2348 39, n·4·
87] IC XIV, 2365. 95J ILCV, 61, 11; 2025,6.
88] C. CUSCITO, Cristianesimo, cit., pp. 220-232. 96 ] CII. V, 1686= ILCV,3361.

1]2 l]]
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO

97
mitilla : spirita sancta in mente habete Bassu peccatorem rum suis omnibu
- L'EPIGRAFIA CRISTIANA AD AQUILEIA NEL [V SECOLO

tre il padre Ferrua indagò sui dati biometrici delle epi~rafì di ~re~~'os. ~tri ten-
Sempre riguardo ai formulari specificamente funerari l'n due c .,s.
. '" ., aSI e at- tativi di questo genere non sono stati finora effettuati su testi cnstIaru, mentre
testata chiaramente I acqUisto dI un sepolcro (con il verbo emere)98
sono stati già oggetto di studi particolari l'età e la durata dei matrimoni'oG.
tre in altri tre si allude alla preparazione della tomba, fatta da alcuni ~~n~
99
Ad Aquileia 160 iscrizioni contengono dati demografici (circa il 43,5%
Ii ancora in vita • Un frammento greco contiene probabilmente la min e_
di quelle rilevate), tra le quali 152 delle latine (45,4%) e 8 delle greche (24%)'
cia di una sanzione pecuniaria contro gli eventuali violatori o profanat:~ Di queste, 94 si riferiscono a uomini (59%) e 63 a donne (oltre iI39%), men-
da pagare al fisco • Molti esempi di queste ammende sono noti nel sep:;~
mo

tre in 3 casi nessun elemento consente di risalire, dato lo stato frammenta-


creta di Concordia m'.
rio delle lastre, al sesso dei defunti"".
In una ricerca simile, svolta recentemente da chi scrive (e tuttora ine-
~. Le circa 3~0 iscrizioni funerarie di Aquileia che si sono potute pren- dita) su 1050 iscrizioni del primo piano del cimitero di Priscilla di Roma, ri-
dere In es~m.e (SI sono es~luse ~ue!le ce~tamente risalenti al V secolo ), pos- salenti per lo più al III e al N secolo, è emersa invece una percentuale mol-
s~~o costItUIre u~ campIOne sI?n~fi~a~lvo pe~.analizzare i dati demografi_ to bassa di dati utili, solo il 18%, cioè meno di 180 testi. In quel caso, però,
CI In es~e conten~t~,purc~ntut~ I hm~tI ch~ un mdagine di questo tipo com-
molte dediche fra le più antiche sono caratterizzate da formulario sempli-
porta. E presumIblle pero che SI potra registrare qualche variazione, anche cissimo, con il solo nome del defunto ed eventualmente un'acclamazione.
sensibile, quando saranno editi quei testi che tuttora non sono pubblic t' La media dell'età vissuta risulta essere ad Aquileia di poco più di 23 an-
a I.
Tuttavia, queste prime risu Itanze possono avere un certo interesse. Anche ni,08, molto vicina a quanto già riscontrato in gruppi di iscrizioni pagane di
il Calderini,02 compì una ricerca di questo tipo, però non specificando su Roma e di Tivoli.
quante iscrizioni e unendo insieme materiale pagano e cristiano.
Come dovunque, tuttavia, contribuisce ad abbassare notevolmente la
Statis?che s~ sono state ~~ettuate ~o ad ora su diversi gruppi dilapidi durata media della vita il gran numero di fedeli morti a meno di 20 anni, 92,
profane di Roma e dI altre localita, nonche su quelle giudaiche romane'DJ. Già cioè più del 58%, fra cui 53 uomini (pari quasi al 57%) e ben 39 donne (qua-
m
il Degrassi " però, rilevava l'utilità che avrebbe potuto avere un lavoro dello stes- si il 62%). Parimenti, solo 11 persone (il 7%), fra le quali lO uomini (circa il
so tipo, condotto sulle epigrafi cristiane, generalmente più ricche di indicazioni 10,5%) e una sola donna (1'1,6%) hanno più di 70 anni. Colui che visse più a
relative all'età vissuta. Un breve saggio in questo senso fu fornito dallo stesso
lungo fu FI(avius) Aparenta''''', che secondo una lapide perduta raggiunse 99
studioso, un altro dal Nordberg, sempre su campioni di iscrizioni romane, men-

105] H. NORDBERG, Biometrical notes. The infonnation on allciem Chrislian illscriptionsfrom Rome cOllceming
971 ICURIII, 8034. La preghiera è simile a quella della lapide di Aurelio Maria (CIL V. 3 = ILCV ).
16 6 the duratioll oflife and the birth and death, in "Acta lnstituti Romani Finlandiae", Il, 2, Hels1I1ki 1963;
martyres saneti, in mente havite Maria. ,3349 .
ID., Biométrique et mariage, in "Sylloge", cit., pp. 185-210. L'indagine compiuta dal p. Ferma (Le .sen-
98 J H. PAIS, Supplementum, ciI., 357; G. CUSCITO, Economia, ciI., p. 654, nota 52.
99) crL V, 1642,1649,17°9. zioni pafeocristiane di Treviri, in "Akten des VII. Interno Kongresses fiir Christliche ArchaoIogle",
100 J IG XN ,2362. (Trier5-I1 Sepl. 1965), Città del Vaticano-Berli n 1969, pp. 2g1-293) su 94 datI relatIvI ad UOmIl11 e 61 a
donne è giunta a stabilire un'età media di mortalità di 25 anni per i primi e di 21,3 per le seconde. So-
101] R FORI.ATl TAMARo, Concordia paleo,cristiana, in "luHa Concordia dall'età romana all'età moderna", Tre-
[o 10 uomini e 3 donne superarono i 60 anni.
VISO 1978 , pp. '44-157 (~artlc.). S~,~I argomento, cfr. A. M. ROSSI, Ricerche su/le multe sepolcrali romane,
111 "RIVIsta Stonca dell Antlch,ta ,5, 1975, pp. 1lI-159. 106] P. TE5TINI, Aspetti di vita matrimoniale in antiche iscrizio~ifun.erarie ~ris~i~ne: i~ "~ater~num"I?'~' 42,

102) A. CALDERlNI, Aquileia, cit., p. 390. 1976, " pp. '5°-,64; C. CARLE'ITI, Aspetti biometrici del mammolllo nelle ISCnzWIlI msnane d, Roma, In Au-
3] L. MO~E:n, Statistica demografica ed epigrafia:. durata media della vita in Roma imperiale, in "Epi-
10 gustinianum", '7, Ig77. pp. 39-51. . . ..
107 j A Roma sono risultate, nell'epigrafia profana, medie. diverse, comprese tra 121,16 e:. 23:3 anl1l; a T,-
graphJCa ,21, '959, pp. 60-7 8 ; A. DEGRAssr, DatI demograficI In IScrizioni cristiane di Roma, in "Rendi-
voli 22,67; nel Norico e nella Pannonia ben 43,5 (l datI sono nportatl dal DegrasSl, L mdlcuzlone, Clt.,
conti dell'Accademia Nazionale dei Lincei", 18, '9 63, pp. 20-28; lo., L'indicazione dell'età nelle iscrizio-
ni ~epolcrali latine, in "Aktendes IV. Intern. ~ongresses fu:
griechische und lateinische Epigraphik",
pp. 89-90); a Rusicade, in Africa, 44,99; in Spagna 36,2; a Burdigala 35,7. M:die molt~ basse SI n-
scontrano invece nelle iscrizioni pagane dell'Isola Sacra (16,85 a n 111 ), nonche nelle dedIChe del Pri-
Wren 19 64, pp. 72-g 8 (con b,bI. precedente l,. W. SU?ER, L utll.l:zazlOne de/l e iscrizioni sepolcrali roma-
mo piano del cimitero di Priscilla (18,37Circa). . . ... _
ne ne/le ncerche demografiche, 111 RivISta Stanca dell AntI<'h.ta ,5, '975, pp. 217-228. Per le giudaiche
cfr. H. 1- LEON, The Jews in ancient Rome, Roma '960, p. 229. ' 108] Secondo il criterio adottato dal Degrassi (L 'indicazio"e, cit., P.90 ), quando nel te~tl sono mdICat,: me-
104) A. DEGRASSI, L'indicazione, cit., pp. 89-90. 1 si vissuti, fmo a 6 si computa la cifra degli anni senza variaZIOnI, oltre I 6 SI aggIunge una UnIta.
=
I
1091 ClL V, 1652 !LCV, 439.

134
135
j
j
EPIGRAFI OH MONDO CRISTIANO ANTICO L'EPIGRAfIA CRISTIANA AD AQUILEIA NEL IV SECOLO

anni Ci numerali sono trascritti in lettere per esteso); poco meno, 93 anni, L'analisi dei testi aquileiesi consente di desumere 34 dati relativi alla du-
visse un altro fedele"o. La più anziana aquileiese di cui sia indicata l'età ar- rata del matrimonio, di cui però 11 incompleti. È un materiale troppo esi-
rivò invece solo a 70 anni, 5 mesi e 7 giorni"'. Da notare la specificazione an- guo per tentare una statistica sull'età media in cui avvenivano le nozze; per
che delle ore vissute in due dediche che si riferiscono ad adulti e non, co- di più, questo elemento si può ricavare solo in dieci casi, nove relativi a don-
me normalmente accade, a bambini: in una si legge che Cetulicus visse 70 an- ne ed uno solo ad un uomo. Tuttavia, si può osservare che le giovani pren-
ni, 7 giorni, 5 ore e mezzo"'. devano generalmente marito piuttosto tardi, rispetto ai parametri già no-
ti"', secondo i quali la punta massima di matrimoni avveniva tra i 14 ed i 21
10. Tenendo presente quanto già è stato scritto, si può aggiungere qual- anni, con una maggiore frequenza tra i 15 ed i 18. Ad Aquileia, invece, risulta
che nota anche sulle espressioni relative al matrimonio nell'epigrafia aqui- un valore medio di quasi 22 anni, con un'età minima di 14"° ed una massi-
leiese. Per designare il consorte il termine più usato è certamente virginius C2S ma di 35"'. Aurelius Fortunatus, morto a 40 anni, 5 mesi e 20 giorni, aveva in-
volte), più raramente ricorrente al femminile Cvirginia). Secondo l'interpreta- vece preso moglie solo dieci anni e cinque mesi prima, poco più che tren-
zione del Kaufmann, del Ferma, del Testini e del Nordberg"3, questo sostanti- tenne"', comunque ancora nell'età media, calcolata dal Cadetti'" per gli uo-
vo designa qui virginem duxit, oppure quae virgo nupsit. Non sembra probabi- mini tra 20 ed i 30 anni.
le, perciò, che esso alluda, come ritiene il Cuscito"" a sposi dai costumi illiba- Logicamente, si tratta di dati puramente indicativi, e con valore solo di
ti. Fra l'altro, pare quanto mai esplicita al proposito proprio l'iscrizione diAu- limitato campione, anche perché è stato giustamente messo in rilievo che
relia Isevera, ricordata dallo stesso studioso, in cui si legge che la defunta visse l'annotazione della durata del matrimonio non avveniva regolarmente,
35 anni cum carum virginium suum Rufinianum ed ebbe 14 figli"s. ma di preferenza quando essa era notevole per lunghezza o brevità, o an-
Comunque, si può annoverare fra le caratteristiche del formulario lo- cora quando un particolare vincolo di affetto legava i due coniugi. Talora,
cale la diffusione di virginius, meno spesso si trova coniunx Ccoiux) e, in or- anche nelle lapidi di Aquileia, essi affermano di aver vissuto sine ulla que-
dine decrescente, compar, maritus, uxor e (r6~~toç Cnell'unica lapide greca rella, o inculpate"<' L'unione coniugale protrattasi per maggiore tempo at-
che ricordi un coniuge). Sponsa Csponsata), nel significato di fidanzata o pro- testata nelle iscrizioni in esame è quella di due anonimi defunti, vissuti in-
messa, ricorre nella famosa epigrafe di Aurelia Maria"6 e in quella di un'a- sieme per 38 anni Cma non è specificata la loro età )"s.
nonima defunta, dedicata dal suo sponsus, dopo più di tre anni di fidanza-
mento"'. In un frammento, infine, si ricorda una vedova"s. 11. Un fenomeno rimarchevole è l'assoluta mancanza, pur in alcune cen-
tinaia di titoli funerari cristiani, di esponenti di qualsiasi grado della gerarchia
ecclesiastica, altrove ampiamente attestati nello stesso ambito cronologico. Ol-
=
110 J CIL V, '709 ILCV, '337. tre al famosissimo titoletto del Battesimo"6, si trovano invece cinque neofiti"'.
111] CIL V, 1671.
112J ClLV, 1667.
113] C. M. KAUFMANN,Handbuch deraltcbristlichen Epigraphik, Freiburg i. B. '9'7, P.194; A. FERRuA,Sulla tom-
ba dei cristiani e su quella degli Ebrei, in "la Civiltà Cattolica", '936,4, p. 302; P. TESTINI, Arcbeologia, cit., 119 J C. CARIETII, Aspetti, cit., pp. 32-5'.
p. 374; H. NOROBERG, Biométrique, cit., p. 209. In un recente studio, Jos JANSSENS (Vita e morte del cri- ]20 J C1L V, ]678 = (LCV, 2]68 = G. CUSCITO, Valori, cit., p. ]93, n. '3 (la lettura delle cifre fornita dal C(L è
stiano negli epitaffi di Roma o"teriori al sec. VII. Roma 1981, p. 1I2) non esclude che anche virgi"ius po- sta ta emendata).
tesse significare "sposo per la prima volta". 121] H. PA1S, Supplementum, cit., 358 = ILCV, 2579.
I(4) G. CUSCITO, Valori, cit., p. 184; lo., Cristianesimo, cit., p. 229. 122] G. CUSCITO, Valori, cil, p. '95, n. 22.
115] G. CUSCITO, Valori, cit., p. '95. n. 21. Non è esatto quanto asserito dal Brusin (Nuove, cit., pp. 36-38, n. 123J C. CARLETIl, Aspetti, cit., p. 41.
3), che cioè la defunta "morÌ di 35 anni". Tale è invece la durata del matrimonio. Nell'iscrizione mu- ]24J CIL V, 8579, 8607; G. B. BRUSIN, Epigrafe aquileiese col "refrigerium", in "Miscellanea Pio Paschini", I,
tila CIL V, ,653, virgi"ia, cosÌ come negli altri casi, non è nome proprio, come scrive la Forlati Tama- Roma 1948, pp. 69- 79.
ro (Epigrafi, cit., pp. 288-299). 125] C1L V, 1728.
116] CIl V, l636 = ILCV, 3349. =
126) C1L V, 1722 G. CUSCITO, Valori, cit., p. ]95, n. 22.
1'7] ClL V, 1620 = ILCV, 4214. 127] G. BRUSIN, Nuove, cit., pp. 35-36, n. 2; C1L V, ]654, '723, 8633; G. BRUSIN, in "Notizie degli Scavi" '930,
118] CIL V, 1724. p. 443, n. 3'.

137
L'EPIGRAFIA CRISTIANA AD AQUILEIA NEl IV SECOLO
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO

Non è il caso di soffermarsi sugli aspetti sociali della comunità aqui. se, che lo condussero a quell'infima condizione sociale (tuttavia - si potreb-
leiese, quali emergono dai testi epigrafici, poiché si può fare riferimento al be osservare - non ritennero opportuno restituirgli la libertà).
puntuale lavoro del Cuscito su questo argomento"8. Generalmente, co- Una seconda interpretazione, pure accettabile, è proposta dal padre
munque, non sono molti i dati al riguardo contenuti nelle iscrizioni, sia fu. Ferrua, secondo il quale nella seconda riga si potrebbe leggere VE[ - - -l, da
nerarie che musive, dello stesso periodo. integrarsi in Ve[ma] ( o Ve[ rnaculus j), etimologicamente "figlio di schiavo",
Sembra opportuno, però, segnalare la presenza fra i fedeli aquileiesi di ma usato anche come cognomen. Certo, in questo modo avrebbe spiegazione
un liberto, Romanus"9, del figlio di uno schiavo (verna) in un frammento per- ancora più logica il fatto di aver ricevuto, malgrado le benemerenze, l'indi-
duto'30 e soprattutto, di uno schiavo, ricordato in una lapide esposta al Mu- gnum nomen servitutis, cioè l'antroponimo Verna.
seo di Monastero e che stranamente nessuno, a quanto mi risulta, ha mai Sempre nella riga 2, la A di bona e fu aggiunta fra la N e la E dallo stes-
preso in considerazione, nemmeno per segnalarne l'esistenza. Come scris. so lapicida, accortosi dell'errore. Domini, con diverso significato, si ritrova
se il Testini'3', liberti e schiavi sono molto raramente attestati nelle iscrizio. in altre iscrizioni aquileiesi, come affettuoso appellativo di defunti, per lo
ni cristiane. Tuttavia, come ha di recente ribadito la Sotgiu, illustrando un più bambini, o ragazzi, come Sabinus, al quale la zia dedica la lapide fune-
collare di schiavo appartenuto a un arcidiacono, databile tra la seconda metà raria (domino dulcisimo - sic!- nepoti)·33.
del Vegli inizi del VI secolo'3', è ampiamente dimostrato che con l'avven- In altri contesti lo stesso termine è usato in segno di stima verso persone
to del cristianesimo nell'Impero romano non scomparve di colpo la schia- di riguardo o di rispetto nei confronti dei genitori'3'.
vitù, ma per lungo tempo ancora anche i cristiani e le comunità stesse pos- Un altro concetto più volte ricorrente nelle iscrizioni funerarie di Aquileia
sedevano schiavi. è il dolore dei parenti superstiti, che contra votum hanno dovuto fare il titolo se-
Tornando alla lapide aquileiese, ricomposta da due frammenti, ma pur- polcrale per il loro caro. Questo sentimento è reso talvolta in modo originale,
troppo mutila superiormente a destra, si legge (fig. 67): D(e)p(ositus) X[- come ha chiaramente sintetizzato il Cuscito'3s ;in un caso la defunta viene chia-
- - (seguiva la data)] bonae memoriae Vi[-. -] plus quam frugal[is - - -] qui vixit mata inpia'36 , perché ha lasciato i genitori, oppure in merita, poiché prematura-
annis p(lus) m(inus) [- - -] quiquefactis meritisque suis indignum nomen servi- mente scomparsa (si tratta di bambini )'37. Inmeritus (fig. 68) non è aggettivo stra-
tutis acceperat. Domini contra votum suum posuerunt. no, come si è scritto di recente'38, ma trova numerosi riscontri, nonché una spie-
Si tratta, perciò, di un titolo posto dai padroni (domini) contro la loro vo- gazione logica plausibile (corrisponde a non merensj'J9. Dato prezioso, parimenti
lontà ( contra votum suum, espressione comune ad Aquileia) ad uno schiavo già messo in rilievo, è la menzione della patria d'origine, presente in circa un
più che probo, che - si dice - malgrado le sue opere ed i suoi meriti, aveva do- terzo delle lapidi greche e in un discreto numero di latine"o.
vuto sottostare all'indegno stato servile. Il testo, caratterizzato da buona gra-
fia, è certamente singolare: i padroni, sinceramente rammaricati per la mor-
1331 CIL V, 1706 e G. BRUSIN, in "Notizie degli Scavi", '9Z5, p. 27 (Ursa).
te dello schiavo, ne lodano i pregi e compiangono le avversità da lui trascor- 134) F. GROSSI GONDI, Trattato, cit., p. 105.
135] G. CUSCITO, Cn'stianesimo, cit., p. 230.
136] ClL V, 1686.
137] ClL V, 1669, B. FORLATI TAMARo,Epigrafi, cit., tav. L, 1: Inmeritefiliae/ Augurine innocenti/ parenles con/tra
128] G. CUSCITO, Aspetti, cit, ID., Economia, cit., pp. 659-675. Sui militari si veda il recente articolo di Giovanni
votum fece/runt quae vixit/ annis X d(eposita) in pacae / posEt} / tertiu kal(endas) Mar(tias). Questa for-
Lettich (Presenza di militari ad Aquileia nel IVsecolo, in "Aquileia Chiama", 27, dicembre '980, pp. 5-7).
mula di datazione è piuttosto rara.
129] ClL V, 1680.
138) B. FORLATI TAMARO, Epigrafi, cit., p. 287.
130] ClL V, 8601 = ILCV, 769 adn. Probabilmente si riferisce a uno schiavo anche l'iscrizione di {ustus (H.
'39 J Per altri riscontri, cfr. ILCV, [[[ ( indices ), p. 308.
PA1S, Supplementum, cit., 349), poiché la dedicante si dice domina, senza aggiunta di nome proprio.
1401 G. BRUSIN, Orientali, cit.; G. CUSCITO, Africani in Aquileia e nell'Italia settentrionale, in "Antichità Al-
131) P. TESTINI, Archeologia, cit., p. 375. Per alcuni esempi di schiavi cristiani, cfL!LCV, 767 A(=ICURI, 3679);
toadciatiche", 5, '974, pp. 147-148. Il Calderini (Aquileia, cit., p. 343 ss.) raccolse in un elenco basato sul-
770; 77'; 772; 3782; ICUR I, 28'5; G. W. CLARKE, Two Christians in the Familia Caesaris, in "Harvard Theo-
le testimonianze epigrafiche gli immigcati ad Aquileia e gli aquileiesi emigrati altrove, ma il suo la-
logical Review", 54, '971, pp. 121-124(su un'iscrizione romana del cimitero di S. Ermete). Cfr. oraJ.JANs-
voro è in parte da rivedere, come ha dimostrato il Panciera (Aquileiesi in Occidente ed Occidentali in
SENS, Vita, cit., pp. '76-,8,.
Aquileia, in "Antichità Altoadriatiche", '9, 1981, pp. 105-138). In questi studi sono compresi alcuni ti-
'32 J G. SOTGIU, Un col/are di schiavo rinvenuto in Sardegna, in "Archeologia Classica", 25-26, '973-'974, pp.
toli cristiani.
688-697, tav. CXIl (con bibliografia precedente).

139
iI
.......,I

.:J
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO

Oltre a numerosi orientali, di regioni diverse, sono attestati anche afri-


cani e un apulo"'. Si conferma così ancora una volta il cosmopolitismo di
Aquileia in epoca tardo imperiale.
Fra gli altri elementi che ricorrono nei formulari si evidenzia, poiché 2
piuttosto rara nelle dediche latine, la filiazione, espressa nell'iscrizione di
Diogenianus'4' e che si ritroverà, nel secolo V, a Grado nella celebre dedica Osservazioni sulle iscrizioni musive
musiva dell'ebreo convertito Petrus'43.
delle aule teodoriane di Aquileia 1

Non c'è dubbio che sarebbe stato necessario soffermarsi su molti altri
aspetti che l'epigrafia funeraria aquileiese invita ad approfondire, ma, come
si è più volte rilevato, in parte essi sono stati già chiaramente delineati (co-
me, ad esempio, la spiritualità )'44, in parte converrà che siano affrontati più
compiutamente dopo l'edizione di tutto il materiale. Al termine, comunque,
di queste note, che - sia pure frammentarie, mi auguro abbiano portato un
piccolo contributo-, è doveroso richiamare all'attenzione il grande valore ri-
vestito dalle testimonianze epigrafiche, che ci consentono di arricchire sen-
sibilmente le nostre conoscenze sui primi secoli del cristianesimo ad Aqui-
leia e si rivelano ancora una volta - per ripetere una felice definizione del pa-
dre Ferrua - un insostituibile "occhio dell'archeologia". Non è certamente un compito semplice occuparsi ancora delle ormai co·
nosciutissime quattro iscrizioni musive pavimentali (cinque, se si considera
anche un frammento dimenticato da molti) del complesso teodoriano di
Aquileia, proponendosi di dire qualcosa di nuovo. Sull'argomento, infat-
ti, esiste una bibliografia vastissima, che si incrementa ulteriormente di an-
no in anno, tanto che appare difficile essere sempre aggiornati sui lavori più
recenti. A tale proposito, tuttavia, ho avuto già occasione di rimarcare di re-
cente, nell'ambito di una relazione presentata a Cassino al VII Congresso Na-
zionale di Archeologia Cristiana', che curiosamente le epigrafi in oggetto
non compaiono nel terzo volume della silloge del Brusin sulle lnseriptiones
Aquileiae, edito nel 19933• Èuna lacuna notevole ed inspiegabile, come quel-

[J D. MAzZOLENI, Osservazioni sulle iscrizioni musive delle aule teodoriane di Aquileia, in "Rivista di Ar-
cheologia Cristiana", 72, 1996, pp. 209-243.
Questa relazione fu presentata ad Aquileia il3 ottobre '993 al Congresso su "Radici mediterranee del-
la cultura e delle lingue minoIÌtarie d'Europa. L'Ellenismo da Alessandria ad Aquileia a Lione", di cui
non sono apparsi gli atti. Per questo motivo si è ritenuto opportuno pubblicarlo altrove, aggiornando
'4'] =
CIL V, 8582 ILCV, 4433. solamente qualche nota bibliografica.
'42] CIL v, 1646. 21 D. MAzZOLENI, Studi e scoperte di epigrafia cristiana in Italia dal 1983 al 1993, in "Atti del VII Congresso
143) G. B. BRUSIN, Grado. L'epigrafe musiva di Petrus, in "Noti2ie degli Scavi", 1947, pp. 18-20. Nazionale di Archeologia Cristiana" (Cassino, 20-24 settembre 199]), (in stampa).
[44J G. CUSCITO, Valori, cit., pp. 175-182; ID., Cristianesimo, cit., pp. 222-228. 31 G.B. BRUSIN, Inscriptiones Aquileiae. Pars tertia, a cura di M. Buora, Udine '993.

14°
EPIGRAH DEL MONDO CRISTIANO ANTICO ISCRIZIONI MUSIVE DELLE AULE TEODORIANE DI AQUILEIA

la di tanti altri testi cristiani musivi e funerari di Aquileia e di Grado, e che Giova tenere presente, in proposito, che agli inizi del N secolo l'uso dei
potrebbe essere legata presumibilmente alle intricate vicende di questo at- duo nomina, fossero essi tipici (gentilizio e cognomen), o atipici (due cogno-
tesissimo corpus, protrattesi per oltre un settantennio, ma che difficilmen- mina) in generale era già tramontato, a parte un certo numero di eccezio-
te si potranno conoscere con sicurezza. ni riscontrabili in diverse località e in ambienti particolarmente conserva-
Tornando alle epigrafi del complesso teodoriano, è possibile realisti- tori o provinciali. Fra l'altro, tutti i membri del clero partecipanti al conci-
camente soltanto tracciare un quadro generale di quanto risulta ormai as- lio arelatense sottoscrivono con un unico nome e ciò potrebbe essere si-
sodato, di quanto è solo probabile e di quanto invece è tuttora aperto a di- gnificativo'.
verse ipotesi, evidenziando magari qualche elemento scarsamente consi- Riguardo a crevisti, il verbo fu spiegato fondamentalmente in due mo-
derato in passato e che sembra invece meritevole di una maggiore atten- di: o crescita in senso materiale, legata all'infanzia di Teodoro e quindi pre-
zione. E ciò è proprio quanto mi propongo in questa relazione. , sumibilmente ad una preesistente dimora della sua famiglia 8; oppure cre-

1. Cominciando il discorso dall'aula nord, la prima dedica si trova qua-


1 scita in senso figurato, da intendersi nel significato di ascesa nella gerarchia
ecclesiastica fino a raggiungere l'episcopat0 9 •
si al centro della prima campata, orientata verso ovest, cioè in senso oppo- Secondo il Brusin>O', pur essendo Teodoro - come vuole la tradizione-
sto rispetto alle figurazioni. Le tessere, grosse e irregolari, sono notevol- genere Thracius, egli avrebbe teoricamente potuto, come tanti orientali, tra-
mente più piccole solo nella zona mediana degli ottagoni (dove cioè corre sferirsi con i suoi ad Aquileia, trascorrendovi la giovinezza; la sua casa pa-
l'iscrizione), che sono allineati l'uno di seguito all'altro. L'epigrafe in que- terna sarebbe stata poi trasformata in ambiente cultuale. Molti altri studiosi,
stione fu ritrovata dal Lanckoronski nel 18934 (fig. 69). fra cui di recente la Bertacchi", preferiscono invece pensare - riprendendo
Il vescovo aquileiese è qui invocato in seconda persona, come nell'altra iscri- l'opinione del Costantini" - ad un'allusione alla dignità episcopale rag-
zione dell'aula meridionale e per due volte riceve l'appellativo dife/ix. Alcuni stu- ~ giunta, mentre il Tavano'] pone più l'accento - e tale spiegazione è indub-
I
diosinon esclusero che nel primo caso si trattasse del cognomen, ossia di un se- biamente suggestiva - sulla crescita morale e spirituale, e quindi sui meri-
condo antroponimo, di Teodoro, mentre il Brusinsi mostrò contrario a tale ipo- ti acquisiti da Teodoro.
tesi. Il Bovini', d'altronde, aggiungeva: "Si potrebbe altresÌ ritenere che il primo Si era anche supposto che l'iscrizione fosse incompleta, mancante di un
fetix sia stato usato come aggettivo ed il secondo invece in sostituzione dell'av- quiescis o di un altro verbo simile, allusivo ad una presunta traslazione del
verbiofe/iciter". Equesta sembra la spiegazione più convincente, considerato an- corpo di Teodoro all'interno dell'aula"'. Si troverebbe un parallelo di tale si-
che il fatto che il vescovo, nel solo documento ufficiale a noi pervenuto, cioè i ca- tuazione a Parenzo, dove la stessa cosa si sarebbe verificata per il vescovo
noni del Concilio antidonatista di Arles del 314, fuma come Theodorus episcopus Mauro nel N secolo. Tale ipotesi, tuttavia, pur meritevole senza dubbio di
de civitateAqui/egensiumprovincia Da/matia6, e non come Theodorus Fe/ix, come pre- considerazione, fu già ritenuta dal Bovini" "troppo ardita", non potendosi
sumibilmente avrebbe fatto se avesse avuto un secondo elemento nominale. fondare su nessun dato concreto delle fonti o della tradizione.

7] J. GAUOEMET, Conciles, cit., pp. 40-41.


41 K. VON lANCKORONSKI, G. NIEMANN, H. SWOBOOA, Der Dom von Aquileia, Wien 1906, p. 50; C. CECCHELU, 8] O. MARUCCHI, La basilica di Aquileia e i suoi annessi, in "Arte Cristiana", 3, '9'5, pp. 2°7-217, p. 206; S. STUC-
Gli edifici e i mosaici paleomstiani nella zona dello basilica di Aquileia, in AA.Vv., La Basifica di Aquileia, Bolo- CHI, Le basiliche paleocristiane di Aquileia, in "Rivista di Archeologia Cristiana", 33-34, 1948-1949, p. '75.
gna 1933, pp. 107-272. Le lettere sono alte cm. 12-13. Subito dopo la presentazione di questa relazione è ap- 9] C. COSTANTINI, Gli ultimi scavi di Aquileia, in "Arte Cristiana", 7, 19'9, pp. 184-'93, p. '91.
parso il volume di J. P. CA!LLET, L'évergétisme monumental chrétien en Italieet à ses marges, "Collection de l'É- IO] G. B. BRUSIN, Recensione a: G. BOVINI, Antichità cristiane di Aquileia, Bologna 1972, in "Memorie Stori-
cole Française de Rome", '75, Rome 1993, che logicamente si occupa anche delle epigrafi musive delle au- che Forogiuliesi", 52, '972, pp. 195-196.
le teodoriane. Poiché a questo studio è dedicata un'ampia recensione, pubblicata nel medesimo fascico- II] L. BERTACCHI, Architettura e mosaico, in AA.vV., Da Aquileia a Venezia, Milano 198o, p. '97·
lo della "Rivista di Archeologia Cristiana" (pp. 431-44'), in cui si parla dettagliatamente di alcune opinioni 12] C. COSTANTINI, Gli ultimi, cit., p. 191.
dell'A. in merito alle iscrizioni in oggetto, non si è ritenuto opportuno riprenderle in esame in questa se- 13) S. TAVANO, Aquileia e Grado, Trieste 1986, p. 136.
de, includendole nel testo c si rimanda, quindi, direttamente ad essa ad integrazione di questo articolo. 14] M. MIRABElLA ROBERTI, Considerazioni sulle aule teodoriane di Aquileia, in "Studi Aquileiesi", Aquileia
5) G. BOVINI, Antichità cristiane di Aquileia, Bologna 1972, pp. 49-50. 1953, pp. 2°9- 21 4.
6) J. GAUDEMET(a cura di), Concilesgaulois du we siècle, in "Sourees Chrétiennes", 241, Paris 19770 pp. 58-59, '5) G. BOVINI, Antichità, cit., p. 48.
EPIGRAFI DEI. MONDO CRISTIANO ANTICO ISCRIZIONI MUSIVE DElLE AULE TEODORIANE DI AQUILEIA

Anche il Costantini'6 pensò ad una lacuna nel testo, da integrare con aspetto, i supplementi proposti non sono del tutto assodati". Se è vero che
espressioni del tipo ecclesiam convocasti, o pacem ecclesiae vidisti. In realtà, il nome di questo oblatore manca solo dell'ultima lettera (una 5) e la lettura
non c'è bisogno di pensare che l'epigrafe sia mutila, dato che - per dirla an- non può essere che lanuariu[ s l, è possibile che ad esso seguisse qualche al-
cora col Bovini'7 - "essa può considerarsi nella sua formulazione del tutto tra cosa, calcolando lo spazio danneggiato prima del termine della prima
conclusa". Non sussistono, d'altronde, resti di altre lettere, né guasti tali, da riga. Il Costantini e lo Gnirs" proponevano l'espressione cum suis, ma già il
far supporre la presenza di un quinto ottagono contenente la parte termi- Bovini'3 dimostrò come sette lettere non potrebbero materialmente entra-
nale dell'iscrizione. re nella parte perduta. Èbene tenere presente, tuttavia, che la soluzione pro-
A tale proposito, poi, giova ricordare in questa sede quanto autore- -'. posta troverebbe ampi riscontri nell'epigrafia musiva votiva della Venetia
volmente scrisse la Bertacchi'8, poiché è giusto ed opportuno che epigrafi- et Histria e che non di rado essa compare abbreviata CVM 5. o C. SVIS, co-
sti ed iconologi non dimentichino le risultanze archeologiche, emerse so- me potrebbe essersi verificato in questo caso, risolvendo i problemi di po-
litamente in seguito all'acquisizione di elementi probanti, prima di enun- co spazio disponibile nella lacuna.
ciare le proprie - pur rispettabilissime - ipotesi: "Qualcuno ha supposto che Non si può escludere a priori, tuttavia, neppure la presenza di un tito-
l'iscrizione sia stata aggiunta in un momento successivo alla stesura del mo- "
lo onorifico in sigla - come V.c. o V.E. per v(ir) c(larissimus) e v(ir) e(gregius),
saico, ma esse senza dubbio furono contemporanee". E - aggiunse la stu- oppure di un grado della gerarchia ecclesiastica, come ad esempio PBR per
diosa - il carattere più marcatamente commemorativo che dedicatorio di p(res)b(yte)r, e ciò aumenta il nostro rimpianto per la perdita di un ele-
questa epigrafe assicurerebbe che il mosaico e l'iscrizione sarebbero stati mento, che avrebbe presumibilmente recato un contributo importante
eseguiti quando il vescovo era già morto, ossia dopo il 319'9. Osservava a ta- nella ricostruzione delle vicende monumentali dell'aula. Appare d'altron-
le proposito lo Stucchi'o che "ci si rivolge a Teodoro in seconda persona, per de logico che avanzare ulteriori ipotesi in merito non sembra scientifica-
accentuare il tono esaltativo del testo" e che "l'appellativo fe/ix può benis- mente corretto, mancando qualsiasi indizio concreto per suffragarle.
simo significare beato nel regno dei cieli", Nella seconda riga si legge la significativa espressione de Dei dono, so-
Èinnegabile che il tenore dell'iscrizione - come si vedrà per quella del- stanzialmente simile al de donis Dei, che ricorre in altre dediche musive di
l'aula meridionale - porterebbe a tali conclusioni, ma congiuntamente S.Felice di Aquileia'" 5. Eufemia a Grado's, di Parenzo (fig. 71 )'6, del Doss Tren-
anche ad altre del tutto differenti, che forse non sono state finora suffi- to (fig. 72)'7 e soprattutto di Iesolo (fig. 73)'8, tanto per rimanere nell'ambi-
cientemente messe in rilievo. Mi si consenta, comunque, di rimandarle to della Venetia et Histria. Essa fu usata per diversi secoli nel mondo cristia-
temporaneamente, dopo che avrò esaminato l'altra dedica di Teodoro. no ed è concettualmente diversa da quelle che si trovano più spesso in mol-

La seconda iscrizione dell'aula settentrionale si legge, all'interno di


2.
una tabella ottagonale, nella seconda campata, all'angolo nord-occidenta-
211 C. (OSTANTINI, Gli ultimi, cit., p. 187; C. (ECCHEllI, Gli edifici, cit., p. '32. Le lettere sono alte cm. 11-13.
le della base del campanile, con le lettere disposte in senso inverso rispet- 22 J C. (OSTANTlNI, Gli ultimi, cit., ibidem; A. GNIRS, Zur Frage der christlichen Kultanlagen aus der 1. Hiilf-
to alle figurazioni (fig. 70 ). te des N. Jahrhunderts in iisterreich. Kiinstenlande, in 'Jahreshefte des Osterreich. Archaologischen [n·
stituts", 19-20,1918, C. 203.
Il testo è parzialmente mutilo a destra e in realtà, malgrado i numero-
G. BOVINI, Antichità, cit., p. 54.
si studiosi che ne hanno parlato non abbiano per lo più evidenziato questo _.. 23]
24]
25)
C1L V, 1618.
C1L V, '592; G. (USCITO, Una pianta settecentesca del Duomo di Grado e le iscrizioni musive del secolo VI,
in "Aquileia Nostra", 43, '972, c. 118, n. 8. Nell'iscrizione si legge de donum Dei.
26] A. DEGRASSI, Parenrium, Inscriptiones Iraliae, regio X, val. X, f. II, Roma 1934, nn. 69-7°-71, pp. 33-34.
16) C. COSTANTINI, Gli ultimi, cit.. p. '9lo 27] P.L. ZOVATTO, Mosaici paleocrisrioni delle Venezie, Udine 1963, p. 140; A. BUONOPANE, Supplementa Ita-
171 G. BOVINI, Antichità, cit., p. 48. /ica. Regio X - Venetia et Histria - Tridentum, n.s., 6, Roma '990, n. 36, pp. '73-175; D. MAzZOLENl, Mosaici
18] L. BERTACCHI, Architettura, cit., p. 197. pavimentali paleocristiani in tem'torio trentino, in "Archeoalp. Archeologia delle Alpi", vol. Il, Trento
19] L. BERTACCHI, Architettura, cit., ibidem. .1 1993, p. 160.
20 J S. STUCCHI, Le basiliche, cit., p. 171- 28) G. (USCITO, La basilica paleocristiana di Iesolo, Padova 1983, pp. 41, 42, 46, 47, 53.

145
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO ISCRIZIONI MUSIVE DEl.LE AULE TEODORIANE DI AQUILEIA

te iscrizioni pagane, del tipo de suofecit( o ex suo peculio, ex sua pecunia, e co- nella lacuna del testo; ma questo non costituirebbe una grossa difficoltà, es-
sì via), anche se sussiste una somiglianza formale, tipologica con loro'9. sendo noti altri riscontri in merito.
Della formula cristiana raccolsero numerosi esempi alcuni studiosi, co- Riguardo all'entità dell'offerta, essa è indubbiamente una delle più co-
me il Monceaux3o , il Bulié" e il De Capitani d'Arzago", mentre il Grossi Gon- spicue della Venetia et Histria: gli 880 piedi (ma potrebbe essere perduta
di riteneva che essa fosse in qualche modo correlata con un passo del Canone qualche altra cifra relativa alle unità) di Ianuarius sono superati quantita-
della Messa (offerimus praeclarae maiestati tuae de tuis donis ac datis). tivamente solo dai 1000 di Probus et Severa J7 e dai 1200 di Victor et TheosebesJ8
È indubbio, comunque, che si tratti del più antico esempio del genere della Basilica di Monastero (fig. 74), nonché - se la lettura del secondo nu-
attestato in epigrafia cristiana, laddove gli altri noti risalgono almeno al V merale è esatta - dai 1500 di Paulinus et Marcellina J9 della Basilica di Piazza
secolo. Non ha invece avuto seguito le lettura proposta dal CostantiniJJ , se- della Corte (oggi Piazza Biagio Marin) a Grado_ La media delle donazioni,
condo il quale de dei sarebbe da intendersi come un volgarismo per dedit, invece, generalmente oscilla intorno ai 100 piedi in tutti i tessellati della re-
e quindi la seconda riga dovrebbe integrarsi in dedit dono v{otoquefecit j. 40
gione e un'oblazione così importante potrebbe essere in relazione con un
Neppure il supplemento oggi generalmente accettato alla fine dellali- personaggio facoltoso della società aquileiese.
nea 2 si può dire sicuro: la V superstite è stata integrata in passato dalla mag- Ma a quanto corrispondevano più di 880 piedi? Prima di tutto, è bene
gior parte degli studiosi in v{ovit j". Solo lo Gnirs, lo Stucchi e il Bovini" pro- puntualizzare che si tratta di piedi quadrati, misura di superficie romana
ponevano una soluzione diversa, ossia v{oto fecit j. Se teoricamente non si espressamente documentata anche in epigrafia_ Altre volte parlai di questo
può escludere nessuna delle due possibilità, si può dire però che nel primo argomento e non è opportuno che ci torni ancora sopra 4 ': tuttavia, sembra
caso le lettere entrerebbero più agevolmente nello spazio mancante al ter- da escludersi la corrispondenza a 261 metri quadrati, suggerita da alcuni in
mine della riga, anche se - e questo non è un elemento da sottovalutare- base ad ipotesi diverse"', mentre resta valida la proposta del Brusin4J , che
il verbo voveo, nel significato di "far voto di, promettere in voto", non ricorre giungeva a 77 metri quadrati, calcolando - come pare più probabile - il pie-
mai nelle oltre 250 iscrizioni musive di donatori della Venetia et Histria, che de quadrato di 0,0876 metri quadri, corrispondente alla misura di un pie-
pure mostrano una certa varietà di formulari, mentre si ritrovano, invece, de per un piede.
espressioni come votum so/vit, pro voto fecit, o ex voto,6. La questione della cronologia di questa iscrizione ha suscitato un am-
Accettando un'integrazione di questo tipo, tuttavia, bisognerebbe am- pio dibattito: chi la voleva della seconda metà del N secolo", chi della pri-
mettere che essa fosse abbreviata, magari nel verbo, per entrare agevolmente

371 L. BERTACCHI, La basilica di Monastero di Aquileia, in "Aquileia Nostra", 32-33, '961-1962, c. 89.
38] G. B. BRUSIN, Monumenti, cit., p. 34).
291 In una lapide aquileiese si legge invece (de) Dei data (G.B. BRusIN.lnscriptiones, cit., III, n. 2906). 39 l P. L. lOVATI'O, Grodo. Antichi monumenti, Bologna '97', p. 91.
30 l P. MONCEAUX, LafomlUle" de donis Dei ", in "Bulletin de la Societé des Antiquaires de france", 19°2, 40] D. MAzZOlENl, Le iscrizioni, cit., p. 323.
pp. 245- 247. 41] D. MAzZOLENI, L'epigrafia cristiana ad Aquileia nel IV secolo, in "Antichità Altoadriatiche", 22, Udine
3'] F. Buué, Osservazioni sulla formula "de donis Dei" in Dalmazia, in "Bullettino di Archeologia e Storia '9 82 , pp. 30 5-3 06 ; D. MAzZOlENI, Le iscrizioni, cit., pp. 323-3 24.
Dalmata", 35,1912, pp. 43-47· 42 J M. MIRABELLA ROBERT!, Considerazioni, cit., pp. 232-233; H. KAHlER, Die spiitantiken Bauten unterdem
32 J L. DE CAPITANI D'ARZAGO, L'esatta iscrizione della patena di Canoscio, in "Epigraphica", 3, '94', pp. 277- Dom von Aquileia und ihre Stellung innerhalb des fiiihchrist/ichen Kirchenbaues, Saarbriicken '957, p. 32;
283. S. TAvANo,Aquileia, cit., p. '36.
331 C. COSTANTINI, Gli ult.mi, cit., p. 187. 43] G. B. BRUSIN. La più antico "domus ecclesiae" di Aquileia e i suoi annessi, in "Memorie Storiche Foro-
34] C. CECCHELll, Gli edifici, cit., p. 132; G. B. BRUSIN-P. L. lOVAITO, Monumenti paleocristiani di Aquileia e giuliesi", 42, 1958 - 1959, p. 37· Cfr. anche S. STUCCHI, Le basiliche, cit., p. 181; G. BOVINI, Antichità, cit., p.
Grado, Udine 1957, p. 52; P. L. lOVAITO, Architetture paleocrisliane delle Venezie in epigrafi commemorative, 59· Riguardo alla teoria di L. BERTACCHI (Prablematico a seguita di recenti indagini su alcuni monumen-
Pordenone 1958, p. 43; B. fORLATI TAMARO, Ricerche sull'aula teodoriana nord e sui battisteri di Aquileia, ti paleocristiani dell'ambiente aquileiese. "Atti del Il Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana [Ma-
in "Aquileia Nostra", 34, 1963, c. 85· tera, 25-31 maggio 1969]". Roma 1971, P.129), volta a determinare un nuovo valore del piede in base
35J A. GNIRS, Zur Froge, cit., c. 203 (con l'ulteriore proposta, che non si adatterebbe però al contesto, di alla misurazione di un pannello del pavimento musivo di Monastero di Aquileia, si veda quanto os-
vfotum so/vil]); S. STUCCHI. Le basiliche, cit., p. 181; G. BOVINI, Antichità, cit., p. 55. servai in due precedenti lavori (D. MAzZOlENI, L'ep.grafia, cit., pp. 305-306; D. MAzZOlENl, Le iSfri2ioni,
361 D. MAZZOlENI, Le iscrizioni musive cristiane della 'Venetia et Histria", in "Antichità Altoadriatiche", 28, cit., p. 324).
Udine 1986, p. 318. ~ 441 P. TESTINI. Aquileia e Grado, in "Rivista di Archeologia Cristiana" 34,1-2.1958, pp. 169-181, p. 17).

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EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO ISCRIZIONI MUSIVE DELLE AULE TEODORIANE DI AQUILEIA

ma metà" e chi del 320 circa46 , coeva al resto dei mosaici. Essa di per sé non estrema prudenza, citando come sintomatico l'esempio di S.Eufemia a
offre indizi incontrovertibili per suffragare l'una o l'altra opinione, anche Grado, dove si possono riscontrare diversità, definite "preoccupanti", di gra-
se qualche elemento in essa contenuto potrebbe far preferire una datazio- fia in lettere certo contemporanee, ma scritte da musivari di differente an-
ne più avanzata. Riguardo alla presenza di de donis Dei, il Brusin47 acuta- zianità, o perizia. Eanalizzando altri tessellati della regione simili differenze
mente scrisse che la formula presa singolarmente non si farebbe assegna- si verificano molte altre volte. D'altronde - aggiungeva lo ZovattoS3 - "tra il
re al secondo decennio del IV secolo, e solo l'ambiente in cui si trova ad N e il VI secolo la scrittura subisce leggerissime modifiche". Per di più, in
Aquileia determinerebbe il dato cronologico. Nessuna radicale obiezione un ambiente provinciale "non si può attribuire valore assoluto a schemi pa-
dal punto di vista strettamente epigrafico, tuttavia, può essere mossa, am- leografici, che si ripetono facilmente da luogo a luogo".
mettendo la sua contemporaneità al resto dei mosaici dell'aula, opinione In conclusione, ]a dedica musiva di Ianuarius si può ritenere il più an-
che sembrerebbe oggi prevalente. tico esempio conservato di epigrafe musiva di un donatore. Ma verosimil-
Per di più, se si ritenesse l'epigrafe di Ianuarius più tarda per il suo con- mente non era l'unico del complesso teodoriano, poiché un settore non pic-
tenuto e la sua grafia -secondo il parere espresso dal Panciera,8-, bisogne- colo della campata è perduto, distrutto dalle fondazioni del campanile e non
rebbe credere, per assurdo, che essa fosse stata posta in opera quando il pa~ sembra azzardato pensare che esso contenesse altre iscrizioni di offerenti.
vimento dell'aula settentrionale era già coperto dal successivo impianto cul- Secondo un'ipotesi avanzata S', una di esse poteva essere inserita a sud, do-
tuale, denominato post-teodoriano o fortunazianeo e risalente, secondo la ve resta traccia di un altro riquadro.
maggior parte degli studiosi, alla metà circa del IV secolo 49 • Anche se - co-
me ipotizzava la Bertacchi50 - tale complesso avesse conservato in un primo 3· La terza ed ultima epigrafe dell'aula settentrionale è la più concisa,
tempo il tessellato precedente, prima che ne fosse costruito uno nuovo, a essendo formata solo da un antroponimo e da un verbo, ma è forse quella
livello superiore, la data più avanzata sarebbe sempre da scartare. che ha maggiormente stimolato l'interesse degli studiosi, che si sono sfor-
Gli indizi paleografici ugualmente non possono recare alcun confor- zati di proporre interpretazioni spesso diverse e talora - sia permesso dir-
to in tal senso: in passato ho avuto più volte occasione di ribadire che fon- lo - abbastanza fantasiose (fig. 75).
dare una proposta di cronologia sulla forma delle lettere è metodologica- L'iscrizioness si trova al di sopra della raffigurazione di un ariete visto
mente da evitareS '. Non vi è nulla di più fallace dell'uso di questo criterio, di scorcio, che il Brusins6 definì "impressionistico", all'interno di una tabella
sia quando si analizzano lapidi, sia quando si ha a che fare con mosaici iscrit- ottagonale, formata da un duplice ricorso di tessere nere, nell'ultima cam-
ti. Giova ricordare, a tale proposito, quanto oculatamente scrisse il Mirabella pata dell'aula nord. Orientata verso la parete di fondo, essa presenta carat-
Roberti S', cioè che la paleografia è sempre un elemento da prendersi con teri forse più quadrati e meno apicati delle altre del complesso teodoriano,
di un tipo paleografico che -come giustamente rivelarono il Cecchelli e il
BrusinS7 - "non ha norme per un'esatta datazione".
45) G. B. BRUSIN, Monumenti, cit., p. 56; G. BOVINI, Antichità, cit., p. 58; G. (USCITO, Una pianta, cit., p. 238; È stato più volte notato che le prime tre lettere del nome Cyriace ap-
G. CUSCITO, Cristianesimo antico ad Aquileia e in lstria, Trieste 19770 p. 203. paiono distanziate tra loro, mentre le altre sono vicinissime e l'ultima let-
46) S. TAVANo, Aquileia, cit., p.168. La BERTAccHI(Architettura, cit., P.196) ritiene possibile che questa par-
tera di vibas è addirittura leggermente rimpicciolita e inclinata, per non far-
te del pavimento abbia potuto avere un rifacimento in epoca un po' più tarda rispetto al resto. Ciò
farebbe pensare agli anni fra il 325 e il 330. la uscire fuori dall'ottagono. Si è parlato in questo caso di un imprevisto mu-
471 G. B. BRUSIN, La più antica, cit., p. 60.
48) S. PANCIERA, Osservazioni sulle iscrizioni musive paleocristiane di Aquileia e di Grado, in "Antichità Al-
toadriatiche", 8, Udine 1975, p. 219. Egli riconosce, tuttavia, che "la paleografia non fornisce elementi 53) P. L. ZOVATTO, Antichità cristiane di Verona, Verona '950, p. 33.
caratteristici". 54) L. BERTACCHI, Architettura, cit., p. 196.
49] Si vedano, da ultimi, S. TAvANo, Aquileia, cit., pp. 145-15°; L. BERTACCHI, Architettura, cit., pp. 223- 228 . 55] K. VON LANCKORONSKI, Der Dom, cit., p. 50; C. CECCHELLI, Gli edifici, cit., p. 122. Le lettere sono tutte
50 I L. BERTACCHI, Architettura, cit., p. 224· alte cm. 10.
51] D. MAzZOLENI, Le iscrizioni, cit., pp. 326-327. 56] G. B. BRUSIN, Aquileia e Grado, Padova '97', p. 80.
52) M. MIRABELLA ROBERT!, La basilica paleocristiana di S. Canzian d'lsonzo, in "Aquileia Nostra", 38,1967, c. 74- 57) C. CECCHELLI, Gli edifici, cit., p. 146; G. B. BRUSIN, Monumenti, cit., p. 43.

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EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO ISCRIZIONI MUSIVE DELLE AULE TEODORIANE DI AQUilEIA

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tamento del testo, in cui sarebbe stata inserita anche la seconda parola, lad- biyah 6., in Giordania, o della basilica di Klap5ì 65 in Grecia, o - per rimanere
dove era prima previsto solo il nome, oppure di semplice imperizia del mu- più vicini ad Aquileia - di S.Peter im Holz nell'antica Teurnia GG •
sivario nell'ordinatio dell'iscrizione. Come si vedrà, è nettamente da prefe- Molte - forse troppe - ipotesi sono state proposte sull'identificazione
rirsi la seconda ipotesi. del personaggio, a cui si augura la vita (presumibilmente la vita eterna). È
Già il Brusin e il Marcon 5s , seguìti poi da altri, ritenevano che l'accla- bene prima di tutto precisare che Cyriace di per sé potrebbe essere un vo-
mazione fosse stata aggiunta in un secondo tempo, mentre il Bovini" si era cativo maschile, da Cyriacus, ma anche femminile, da CyriaceG' (fig. 76).
mostrato più incerto in proposito: "accettando tale ipotesi - scriveva - si po- Antroponimi con l'uscita in -e al nominativo sono di uso comune nel mon-
trebbe pensare a un onore tributato posteriormente a un benefattore". Di do cristiano e molto spesso questa forma prevale su quella tradizionale in
60
successivo inserimento dell'epigrafe augurale parla anche lo Iacumin , _a G8 • Così, ad esempio, si trovano Aproniane, Iuliane, Eutychiane, e appunto Cy-
che presuppone l'esistenza di un testo primitivo, indubbiamente diverso da riace, che nei casi obliqui presentano forme allungate alla greca (Apronia-
quello che oggi si legge. La scritta, quindi, opera di un artigiano "che non netis, Iulianeti, Eutychianeti o Cyriacetis )69.
era neppure in grado di ripartire lo spazio in proporzione alle lettere", sa- In diversi vetri a fondo d'oro di origine romana, risalenti per lo più al
rebbe più tarda del pannello, nel quale sarebbe stata inserita con evidenti N secolo, scene bibliche, immagini di santi, di coniugi o figure di oranti
forzature G'. femminili sono associate ad iscrizioni, in cui si augura la vita in Dio, o in Cri-
Se teoricamente questa supposizione dell'aggiunta totale o parziale del- sto, o nella pace eterna alla defunta, oppure ad una coppia di coniugi'O (figg.
1'epigrafe può essere accettata e ritenuta plausibile, in realtà pare escluderla 77-78). Quindi, tornando al caso di Aquileia, deve essere valutata - accan-
quanto afferma la BertacchiG', la cui esperienza e autorevolezza non penso to alle altre - anche l'ipotesi che il personaggio oggetto dell'acclamazione
siano in discussione e che sempre distingue nei suoi lavori - come è scien- fosse non un benefattore, ma una benefattrice, che portava un nome in-
tificamente corretto - ciò che è certezza archeologicamente documentabile, dubbiamente di origine greca, ma molto diffuso anche in Occidente.
da ciò che è solo teoria soggettiva, e quindi ipotetico. Ebbene, a proposito D'altronde, trovare menzionate donne sole nelle dediche di oblatori
di Cyriace vibas, ella scrive che "l'iscrizione è senza dubbio contemporanea non è raro: per citare solo un esempio, nella chiesa di S. Giovanni di Masti-
al mosaico". Di fronte a una simile categorica asserzione ogni proposta al- chari, nell'isola di Coo", un'armatrice di navi con l'equipaggio di una di es-
ternativa, fino a quando qualcuno dimostrerà concretamente il contrario,
dovrebbe cadere.
D'altronde, non bisogna stupirsi per irregolarità constatate nelle epi- 64] M. PICCIRIILO, Chiese, cit., pp. 3'°-3".
grafi musive pavimentali: in quanti tesseIlati: che pu.r~ presen~an~ u~ a~­ 65] P. ASIMAKOPOLOS-ATZAKA, Corpus mosaicorum christianonun vetustiorum pavimentorum Graeciae, Il, Sa-
lonicco 1987, pp. 164-169, tavv. 275,279.
parato iconografico raffinato e giocato magan su sottili cromatlsmlle.lscn- 66] G. C. MEN1S, La basilica paleoeristiana nella diocesi settentrionale dello metropoli di Aquileia, Città del Va-
zioni, specie quando si accompagnano a figurazioni, hanno lettere distan- ticano 1958, pp. 123-124.
671 A un nome femminile aveva anche pensato il PANCIERA (Osservazioni, cit., pp. 219-220). che però ri-
ziate o infittite, oppure sono caratterizzate da una grafia qualitativamente teneva poco probabile, "considerata l'associazione, originaria o posteriore, comunque verosimil-
scadente! Fra i tanti esempi, basti ricordare in questa sede alcune dediche mente non casuale, con l'ariete".
delle chiese di S. Stefano a Umm al-Rasas 63 e di Giovanni ed Elia a Khatta- 68] Cfr.• ad esempio,lnseriptiones Christionae Urbis Romae seplimo saeculo anliquiores, nova series, ed. A.
SIIVAGNI, A. FERRUA, D. MAZZOIENI, C. CARIETTI, voi l. l-X, Roma-Città del Vaticano '922-'992 (= ICUR)
Il, 43Z4; III, 7089 a, 75'5. 75 25, 7526, 7527, 7528, 7529, 7530, 7532, 8481, 8830; N, 9573, 9754, 9755, 10887,
11253, "597, n851, 11860, 118770 lI878, 12454, 12596, 1z597; V, '3143, 13'44, '3'45, '3500, '3501, '4,61, '4,62,
58 1 G. B. BRUSIN. Monumenti. cit., ibidem; E. MARCON, La "domus ecclesiae" di Aquileia. Ipotesi e indagini, '4163,14,64'14,65, 14174f Numerose altre attestazioni si trovano anche negli altri volumi delle ICUR.
Cividale 1958, p. 25. 69] Ad Aquileia ricorre in una lapide il dativo Iulialleti, per cui si veda D. MAZZOIENI, L'epigrafia, cit., p.
59] G. BOVINI. Antichità. cit.. pp. 66-67· 316 .
60 l R lACUMIN, La Basilica di Aquileia. Il mosaico dell'au/a nord, Reana del Rojale 1990, pp. 101-102. 70] C. R MOREY, The Go/d-Glas. Col/ection ofthe Valican Library with additiollal Catalogues ofother Gold-
611 RlACUMIN, La Basilica, cit., p. 102. Glass Colleclions, edited by G. FERRARI, Città del Vaticano '959; F. ZANcHI Roppo, Vetri pa/eocrisliani
621 L. BERTACCHI, Architettura, cit., p. 193· a figure d'oro conservati in Italia, Bologna 1969.
63) M. PICCIRILLO, Chiese e mosaici di Madaba,Jerusalem-Milano 198 9, pp. 27 2-3 01 . 71] M. GUARDUCCI, Epigrafia greca, N, Roma 1978, p. 373.
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se fece una generosa offerta per pavimentare tutto il portico antistante l'e- meno a nove, includendo solo quelle fondamentali, e senza tener conto del-
dificio di culto. le diverse sfumature o varianti aggiunte ad esse da altri studiosi.
Tale interpretazione ha ricevuto anche l'autorevole avallo del padre Fer- Mai come in questo caso, quindi, si potrebbe dire che cento ipotesi non
ma, che in un colloquio avuto di recente mi ha confermato oralmente la sua fanno una certezza, anche se qualcuna di esse pare più verosimile e altre in-
opinione, già espressa diversi anni or sono, secondo la quale l'iscrizione in v~ce.ol~~emodo. i~probabili. Questa preferenza va soprattutto alle spiega-
oggetto dovrebbe riferirsi preferibilmente ad una fedele benemerita per la ZIOm pIU sempllCl, che sono confortate da più numerosi riscontri in altri pa-
comunità, alla quale si augura la vita eterna, con una formula fin troppo dif- vimenti musivi, come appunto quelle che pensano a un offerente (si è pre-
fusa in epigrafia, anche al di fuori dell'ambito funerario, per pensare a si- c~sat~ ~r~ma che potrebbe. e:,sere anche una offerente), forse un personag-
gnificati sottesi e nascosti al di là di quanto si legge. È bene ricordare che gIO dI rIlIevo della comumta, verso la quale si era reso benemeritos,.
spiegazioni troppo dotte ed elaborate molte volte hanno nuociuto alla Riguardo alla possibile relazione con la figurazione sottostante dell'a-
corretta interpretazione di testi iscritti paleocristiani, qui come altrove. riete, pur suggestiva ed evocatrice di concetti concatenati e di un simboli-
Si è fatto precedentemente cenno all'esistenza di numerosi tentativi di smo sempre più sottile, bisogna serenamente e obiettivamente riconosce-
identificazione del personaggio, al quale si augura la vita eterna. Si parlò di re, sempre tenendo ben presenti tutte le testimonianze in qualche modo si-
un martire aquileiese altrimenti ignot07" dello stesso vescovo Teodoro 73 o mili dell'orbis christianus antiquus, che tale rapporto non è assolutamente ne-
di suo padre", dell'architetto o del musivario75 , di un non meglio precisato cess~rio.e ~he anche in altri contesti sono noti diversi casi in cui figurazio-
"devoto di Dio"76, oppure, intendendo il nome simbolicamente, della co- ne e ISCrIZIOne non hanno alcun nesso logico.
munità aquileiesen . Ancora, altri pensarono al proprietario del presunto edi- Basti ricordare un monumento da me stesso scavato nellg87 con il pa-
ficio-che poi sarebbe stato trasformato in domus ecclesiae- preesistente al- ?re ~iccirilI.o, owero la chiesa di Ayoun Mousa (o delle sorgenti di Mosé)
l'aula settentrionale78 , o a un fedele benemerito, che si volle degnamente In GlOrdand'. Il bel pavimento musivo di quest'aula, con girali entro i
commemorare79, e che potrebbe essere - come scriveva il Testini RO - "se non quali si svolgono scene di caccia, di agricoltura e di pastorizia, proprie del
un vescovo... almeno un ecclesiastico di rango preminente per censo e di- repertorio figurativo ellenistico-bizantino e in genere prive di un preciso si-
gnità, al quale sarebbe legata la costruzione dell'ambiente cultuale". Forse gnificato simbolico cristiano, se non quello di alludere alle attività umane,
per nessun altro personaggio menzionato in un'epigrafe cristiana si pos- contiene due sole concise iscrizioni. La prima si trova nella navatella destra,
sono annoverare altrettante proposte di identificazione, che assommano al- all'interno di un medaglione con un'aquila dalle ali spiegate con le lettere
apocalittiche alfa ed omega - questa sÌ interessante e rara immagine cri-
stologica - e consiste unicamente nel nome e nella qualifica di un diacono,
72] C. CECCHElU, Litostrati di Aquileia, in "Memorie Storiche Forogiuliesi", 18,1922, p. 11 suppone, in realtà,
che si tratti di una martire, mentre per J. FINK, Der Ursprung der iiltesten Kirchen von Aquileia, in "Miin- Tommaso, che evidentemente contribuì all'esecuzione del tessellato o fu re-
sterische Forschungen", 7, Miinster-Kòln 1954, p. 81, sarebbe un martire romano. sponsabile dei lavori 8) (fig. 79).
73] E. MARCON, La "domus'; cit., p. 27.
74] G. B. BRUSIN, recensione, cit., p. 196. La seconda, all'interno di un girale della navata centrale, è posta a destra
75} M. MIRABELLA ROBERT!, Considerazioni, cit., p. 235, nota 36; R. FARIOI.I, Struttura dei mosaici geometri- di un cacciatore che sta trafiggendo con una lunga lancia un leone (fig. 80). Si
ci, in "Antichità Altoadriatiche", 8, Udine 1985, p. 164, nota 'o.
76J C. COSTANTINI, l mosaici scoperti ad Aquileia negli ultimi scavi, in "Arte Cristiana", 6, 1918, p. 74.
nl S. TAVANO, Aquileia e lo "domus ecclesiae", in "Rivista di Storia della Chiesa in Italia" 25,2, '971, p.493.
Lo studioso, però, successivamente ha espresso il parere che potrebbe trattarsi di "un altro benemerito 811 A favore di tale ipotesi si era pronunciato successivamente P. TESTlNI, "Basilica", "domus ecclesiae" e
nei riguardi della comunità cristiana di Aquileia, ma fors'anche del primo proprietario dell'edificio aule teo,doriane di Aquileia, in "Antichità A1toadriatiche", 22, Udine 1982, p. 398: "Cyn'acus probabil-
entro cui sorse l'aula" (S. TAVANO, Aquileia, cit., p. 139). mente e st~to Il pnmo ad avere il suo nome iscritto accanto a quello di Teodoro. Di qui l'interroga-
78] C. CECCHELLI, Gli edifici, cit., p. 148, G. C. MENIS, r mosaici cristiani di Aquileia, Udine 1965, p. 20. Tale tIVO: perche non attnbUlre a lUI uno o ambedue i pavimenti musivi, salvo quanto si deve a lanuan"us?".
opinione era stata anche espressa in un primo tempo dal G. B. BRUSIN, Monumenti, cit., '957, p. 43. In tal modo -continua il Testini- si darebbe giustificazione storica a un personaggio, comunque emi-
791 B. BAGATTI, Note sul contenuto dottrinale dei mosaici di Aquileia, in "Rivista di Archeologia Cristiana", nente, nella storia delle origini cristiane di Aquileia.
34, 1-2, 1958, p. '33· 82 J M. PICCIRIlLO, Chiese, cit., pp. 216-225.
I
80 P. TESTlNI, Aquileia, cit., p. '73· 83 J M. P'CCIRILLO, Chiese, cit., p. 222.

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EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO ISCRIZIONI MUSIVE OELLE AULE TEODORIANE DI AQUILEIA

è scartata l'ipotesi che il nome che si legge, CfE<t>ANOC, possa avere qualche 5. L'unica epigrafe dell'aula meridionale si trova, come è noto, nell'ul-
relazione con la figurazione vicina, poiché essa è di repertorio (si ripete, con tima campata 88 , racchiusa all'interno di un clipeo delimitato da una dupli-
poche varianti, in altri pavimenti della regione) e non individualizzata. L'an- ce fila di tessere nere, collocato al centro di un mare ricco di pesci e - per dir-
84
troponimo, quindi, deve riferirsi a un benefattore di cui null'altro si ricorda • la con la Bertacchi 89 - "quasi portato dalle onde" (fig. 82). In questo mede-
Tornando a Cyriace vibas, il verbo appare nella comune forma volga- simo sfondo sono ambientate le tre scene consuete del ciclo biblico di Gio-
rizzata vibas per viva s, che mostra lo scambio - frequente nel latino tardo- na e si muovono barche con pescatori ed eroti (si esclude naturalmente che
fra le labiali b e v. Se esistono numerosissime attestazioni di acclamazioni siano angeli - come qualcuno ha supposto di recente _90, poiché questi ul-
simili in contesti funerari, essa compare ugualmente in ambienti legati al- timi non compaiono mai alati prima della fine del IV secolo e comunque
la venerazione di martiri, specie in graffiti di pellegrini, oppure - anche se non sono in nessun caso raffigurati nudi nell'arte paleocristiana )9'.
più di rado - semplicemente in edifici di culto. . Quattro guasti, coperti con tessere di colore neutro, indicano che lì fu-
Ad esempio, sotto il Battistero Lateranense a Roma sono notI due graf- rono inseriti sostegni fissi di una cattedra episcopale, secondo alcuni9" o di
8
fiti, uno greco e uno latino, in cui si legge OYPCOC BIBAC e LEO VIBAS s. una mensa lapidea, secondo altri 93 • È molto importante anche a tale propo-
Non bisogna neanche dimenticare l'iscrizione musiva di Euterio di Pado- sito rammentare quanto scrisse la studiosa ora menzionata negli Atti del III
va, in cui pure ricorre, in modulo minore, vrvAS • Si può precisare infine Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana9" ribadendolo successiva-
86

che, comparativamente, sono molto più rari gli esempi in cui vivas è atte- mente anche nellg80 nel volume di vari autori Da Aquileia a Venezia 9':
stato da solo, rispetto a quelli in cui è unito a espressioni come in Deo, in Do- "Qualcuno ha voluto supporre che questa iscrizione sia stata inserita in un
mino, in Christo, in aeterno, o inter sanctos. momento successivo alla stesura del mosaico, ma un'indagine da me per-
sonalmente eseguita insieme a Heinz Kahler agli inizi degli anni sessanta ha
4. Prima di passare all'analisi della seconda iscrizione di Teodoro nel- confermato inequivocabilmente la continuità del tessuto musivo e del suo
l'aula meridionale, è bene rammentare la presenza di un altro piccolo sottofondo nel medaglione e nel tessuto musivo che lo circonda. L'indagi-
frammento di epigrafe musiva, di cui restano solo tre lettere (una I e al di ne è stata compiuta rimuovendo uno dei quattro rappezzi che deturpano il
sotto una I e probabilmente una O), nei cosiddetti ambienti intermedi, in margine dell'iscrizione e che sono stati certamente prodotti dai piedi della
uno dei due vani mosaicati addossati al corridoio scoperto lastricato, in gran cattedra che vi doveva essere sovrapposta in un momento successivo".
parte occupato dalle fondazioni del campanile. Di fronte a un dato così sicuro, desta meraviglia che qualcuno ancora
Illacerto mostra una cornice ad archetti con terminazione a foglia d'edera continui ad ipotizzare che l'epigrafe sia stata aggiunta in un secondo mo-
e accanto i miseri resti iscritti, di cui naturalmente nulla si può dire, se nonsup-
porre, a puro titolo di ipotesi, che le due lettere della seconda riga potrebbe-
C. CECCHELLI, Gli edifici, cit., p. 156. Il frammento è ricordato anche da I.. BERTACCHI, Architettura, ciI., 1980,
ro riferirsi ad un nome, come Io{ annes lo Io{seph f' (fig. 81). p. 198. Le lettere sono alte cm. 12,5.
881 H. SWOBOOA, Neue Funde aus dem altchristlichen Osterreich, Kòln 1909, p. Il; C. CECCHELLI, Gli edifici,
cit., p. 156. Le lettere sono alte cm. 6-'3; il cristogramma cm. 22.
891 I.. BERTAccm, Architett1Jra, cit., p.219·
84J M. PICCIR1LLO, Chiese, cit., p. 220.
851 G. B. GIOVENALE, l/ Battistero Lateranense, Roma 1929, pp. 69-70, fig. 3S; G. PELI.ICCION1, Le nuove sco- 90] R !ACUMIN, La Basilica di Aquileia. II. Il mosaico dell'aula teodoriana, Reana del Rojale '993, p. '30.
perte sulle origini del Battistero Lateranense, in "Atti della Pontificia Accademia Romana di Archeolo- 91) C. (ARLETII, S.V. Angelo, Il. Iconografia, in "Dizionario Patristico e di Antichità Cristiane", l, Casale Mon-
gia", s.lII, Memorie, XII,I, Città del Vaticano '973, p. 83. Le iscrizioni sono state nfente, sIa pure du- ferrato 1983, cc. 202-203.
bitativamente, al principio del IV secolo ( cfr. P. TESTINI, "Basilica", cit., p. 397). Quest'ultimo studio- 92l M. MIRABEU.A ROBERTI, La posizione dell'altare nelle più antiche basiliche di Aquileia e di Parenzo, in "Ri-
so ricorda che anche a Treviri, nell'edificio sottostante la Liebfrauenkirche, risalente al 350-380, 51 So- vista di Archeologia Cristiana", 26, 1950, pp. 181-194; I.. BERTAccHI,Architettura, cit., p. 219; S. TAVANO,
no letti graffiti con nomi e acclamazioni augurali su un mmello di chiusura del presbiterio. . Aquileia, cit., p. 168.
86] A. BARZON, Padova cristiana dalle origini all'anno 800, Padova '955, pp. 280-282; P. I.. ZOVA"ITo,Mosal- 93] G. B. BRUsIN,Monumellti, cit., p. m.

ci, cit., pp. 47-49· b hd


94J I.. BERTAccm, Un decennio di scavi e scoperte di interesse paleocristiano ad Aquileia, in "Atti del rn
Con-
871 A. GNIRS, Die christliche Kultanlage aus konstan6nischer Zeit am Platz des Domes in Aquileia, in '1ahr uc es gresso Na2ionale di Archeologia Cristiana" (= "Antichità Altoadriatiche", 6), Trieste '974, p. 71.
kunsthistorischen Instituts der k.k. Zentralkommission fur Denkmalpllege", I, 4, 1915, p. 162, fig. 126; 951 I.. BERTACCHI, Architettura, cil., p. 219.

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EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO
_ _ _ _ _ _ _ _ _=.::....:-=..::c=.::....:--=-=c::..:.c:.:..:"-=-=--=.:.:.=..:-=..::c.:..:....:c..:..:..:-:..:.c:.:..:_______ ISCRIZIONI MUSIVE DELLE AULE TEODORIANE DI AQUILEIA

mento in un contesto già esistente e paiono quanto meno improbabili ri- morto -come vorrebbero i più 99- , o era ancora vivo quando la dedica fu po-
maneggiamenti all'interno del testo·G• sta in opera? Fra coloro che hanno manifestato la prima opinione, lo Zo-
Un elemento forse finora non sufficientemente valorizzato è costitui- vatto'OO portava come prova la presenza dife/ix, attributo dei beati nel regno
to dalla presenza del monogramma cristologico decussato, o "eusebiano", dei Cieli, mentre in anni recenti il Carlini oo , riteneva la cosa certa, pensan-
o "costantiniano", che campeggia in posizione di assoluto rilievo al centro do a un intento celebrativo della sua attività pastorale poco dopo la sua
dello spazio al di sopra della prima riga del testo, quasi a voler sancire che scomparsa e supponendo che autore del testo potesse essere un chierico
l'opera non solo è stata eseguita "con l'aiuto di Dio onnipotente", ma anche aquileiese, che avrebbe dato voce a tutta la comunità.
nel nome di Cristo. Ebbene, quello di Aquileia è indubbiamente in assolu- Anche secondo il Tavano'"' il tono dell'augurio lascerebbe capire che il
to uno dei più antichi esempi datati di cristogrammi che ci siano pervenu- vescOVO era già morto, quando fu aggiunta questa epigrafe e terminato il
ti, risalendo agli anni intorno al 32097. Se ciò vale per l'Occidente, in Terra mosaico: qui come nell'aula nord egli penserebbe a un inserimento dei due
Santa esistono monogrammi riferiti ad epoca precostantiniana, ma molti testi celebrativi dopo la prima stesura dei pavimenti, Il ragionamento sa-
studiosi non ritengono del tutto sicuri gli indizi - non di rado piuttosto de- rebbe ineccepibile, se i già citati riscontri archeologici avessero escluso ca-
boli - addotti per proporre una tale datazione,8. Per qualcuno di essi, poi, tegoricamente interventi o correzioni successive all'esecuzione dei tessel-
si discute se le lettere X e P incrociate siano effettivamente allusive a Cristo lati. Non sembra ammissibile, quindi, quanto aggiunge il su ricordato Car-
o all'antroponimo XPHCTOC, di uso piuttosto comune. Iini'o" secondo il quale ci sarebbe un fondato sospetto di rimaneggiamen-
Certo, il testo che esalta l'opera del vescovo Teodoro appare singolare to del testo, magari quasi contemporaneo al compimento dell'opera e por-
sotto diversi aspetti, pur riecheggiando espressioni che si ritroveranno più tato a termine con tale perizia, da non farlo distinguere ad occhio nudo.
o meno simili in altre iscrizioni dedicatorie di edifici di culto, sempre co- Per il completamento del pavimento con l'iscrizione dopo la morte di
munque più tarde di quella aquileiese. La prima peculiarità consiste nel fat- Teodoro si è pronunciata anche la Bertacchioo, ed effettivamente il testo dà
to che ci si rivolge al vescovo, chiamandolo con l'attributo di "felice" come l'impressione di commemorare le opere di un defunto. Le uniche voci, au-
nell'aula settentrionale, e rivolgendosi a lui in seconda persona, come ap- torevoli ma dissenzienti, in proposito, furono in epoche diverse quelle di
punto nell'epigrafe sopra ricordata. Scorrendo rapidamente i formulari di Carlo Cecchelli,o5, di Mario Mirabella Roberti'oG e, successivamente, di Pa-
centinaia di epigrafi del medesimo genere di varie regioni del mondo cri- squale Testini'07.
stiano antico, ci si accorge che mai - per quanto si è potuto appurare - ci si Il primo studioso, in particolare, era del parere che l'epigrafe in oggetto
rivolge a un vescovo fautore di un edificio di culto in questo modo, ma si avesse solo un indirizzo acclamatorio, "che non pare rivolto a un morto", ri-
usa generalmente la terza persona singolare. Si adopera invece la seconda
soprattutto nel caso di dediche a martiri o a santi, ricorrendo idealmente a
loro per impetrarne l'intercessione o la protezione su un santuario. 99] Si vedano, ad esempio, O. FASIOLO, I mosaici, cit., p. 24; S. STUCCHI, Le basiliche, cit., p. '74; G. B. BRU-
SIN, Monumenti, cit., p. 1I1 e G. B. BRUSIN, Aquileia, cit., p. 37; L. BERTACCHI, Architettura, cit., p. 203; S.
Un problema dibattuto e di complessa soluzione è poi quello legato al- TAVANO, Aquileia, cit., p. '35.
la stessa datazione dell'iscrizione e del mosaico di cui fa parte: Teodoro era 100] P. L. ZovATTo,Masaici, cit., p. 64.
IO'] A. CARLINI, Il vescovo, cit., nota '7 a p. 12.
'02] S. TAVANO, Aquileia, cit., p. '35.
l03J A. CARI.INI, Mosaici, cit., p. IO.
96J Fra coloro che pensavano ad un inserimento dell'iscrizione in un secondo momento, O. FASIOLO, I 104] L. BERTACCHI, Architettura, cit., p. '97.
mosaici di Aquileia, Roma '9'5, p. 24; S. STUCCHI, Le basiliche, cit., p. '74; G. B. BRUSIN, Monumenti, cit., 105] C. CrccHFlLl, Recensione a j. Fink, Der Ursprungderiiltesten Kirchen am Domplatz von Aquileia, Munster-
p. III; P. L. ZovAlTo,Mosaici, cit., p. 64;G. B. BRuslN,Aquileia, cit., p. 37;G. BOVlNI,Antichità,cit., p. '95; Kiiln 1954, in "Byzantinische Zeitschrift", 49,2, 1956, pp. 434-435.
S. TAVANO, Aquileia, cit., p. '35. 106J M. MIRABELLA ROBERT!, Considerazioni, cit., p. 229, nota 25.
971 P. BRUUN, Symboles, signes et mo,wgrammes, in H. ZILLIACUS (a cura di), Sylloge lnscriptionum chri- 1071 P. TESTINI, "Basilica", cit., p.395. Per un'allusione ad una persona non necessariamente defunta si era pro-
stianarum Veterum Musei Vatican i, voI. Il, Helsinki 1963, pp. '56-,60. nunciato anche W. N. SCHUMACHER, Hirt und "Guter Hirt". Studien zum Hirtenbild in der riimischen Kunstvom
98] B. BAGAlTl, Alle origini della Chiesa, Città del Vaticaoo '96" p. '59; B. BAGAlTI, Archeologia cristiana in zweiten bis zum Allfangdes viertenJahrllUnderts unter besondererBeriicksichtigung der Mosaiken in der Sudhal-
Palestina, Firenze 1962, pp. 17-20. le von Aquileia, "Romische QuartaIschrift". Supplementhef't340 Rom-Freiburg-Wien 1977. p. 303 e n. 418.
EPIGRAFI DH MONDO CRISTIANO ANTICO ISCRIZIONI MUSIVE DEllE AULE TEODORIANE DI AQUILEIA

cordando che l'attributo felix non è sempre necessariamente legato a de- tate fra la fine del III e la prima metà del IV secolo, in cuifelix è espressione au-
funti,08. E tale considerazione va indubbiamente tenuta presente; tuttavia, gurale per persone viventi: "augurio a chi ha eretto l'edificio, a chi vi entra, a
pare opportuno evidenziare alcuni aspetti connessi con l'accettazione del- chi legge". Si tratta di considerazioni, che senza dubbio fanno oscillare l'ago
la soluzione accolta dai più. della bilancia a favore dell'ipotesi che vuole Teodoro ancora in vita, quando fu-
Assodato che iscrizione e mosaici sono contemporanei, se si ritiene che rono poste in opera le due epigrafi che lo ricordano.
la prima sia stata apposta in un momento successivo alla scomparsa di Teo- Sia ben chiaro che questi ragionamenti, scaturiti da un'analisi il più pos-
doro, con ciò stesso si ammette che il vescovo abbia potuto compiere felice- sibile serena di tutti gli elementi a disposizione, non intendono in alcun mo-
mente tutto (omnia baeatefecisti) e soprattutto solennemente inaugurarlo (et do essere conclusivi o asseveranti, né risolvere tutte le difficoltà e i dubbi esi-
gloriose dedicasti), quando in realtà il pavimento almeno in alcune campate del- stenti, ma si propongono unicamente di esaminare una questione certo
le due aule non era non solo terminato, ma neppure iniziato. Si obietterà che complessa in un'ottica forse parzialmente diversa da quella comunemen-
anche a Concordia probabilmente, secondo le ipotesi più recenti'og, il tessel- te adottata finora.
lato dell'aula sarebbe stato posto in opera qualche decennio dopo la consa- Tornando al testo, che presenta qualche volgarismo e qualche incon-
crazione della basilica, ma pensare a Teodoro che inaugura uno dei primi com- gruenza nei casi grammaticali usati -peraltro comprensibile nell'epoca in cui
plessi cultuali cristiani dopo la Pace religiosa, acclamato dal gregge affidato- fu eseguita-, un ampio dibattito si è aperto a causa della presenza del greci-
gli dal Cielo, camminando sulla squalida tellus - come dirà più tardi l'iscrizione smo poemnio al posto di grege. Come giustamente constatò il Cuscito"3, è un
di S. Eufemia a Grado _"0, oppure su un mosaico incompiuto, fa una certa dif- fatto rilevante, ulteriore conferma della presenza ad Aquileia di una cultura
ficoltà. E ritorna in mente l'omnia baeate fecisti del testo; a rigore, senza tes- ellenistica "evoluta e latinizzata". A proposito della scelta del termine greco
sellato, o senza una parte di esso, non si sarebbe potuto parlare di omnia. traslitterato in latino, lo Iacumin'" ha di recente puntualizzato che probabil-
Ritenendo, quindi, l'iscrizione di Teodoro una sorta di "prototipo" -vi- mente lo si preferì invece del più usuale grex , per accentuare il significato di
sta la sua datazione alta - di quelle dedicatorie o celebrative, che poi se- "mandria eterogenea", con svariate razze di animali, owero una comunità con
guiranno schemi maggiormente uniformi, si potrebbe forse più facilmen- diverse componenti, come si immagina fosse quella cristiana aquileiese.
te comprendere perché essa abbia un certo numero di peculiarità che altrove Il Carlini"', che ha riesaminato recentemente il contenuto dell'epigrafe,
non si ripetono, prima fra tutti quella che la comunità stessa, che ha con- contesta la correlazione, finora accettata, di poemnio con caelitus tibi [tra ]di-
tribuito all'esecuzione dell'opera, si rivolge con animo grato al suo pasto- tum ed adiuvante Deo omnipotente, cioè tra aiuto divino e aiuto dei fedeli, poi-
re, celebrando quanto è stato fatto con l'aiuto divino. ché essa non trova riscontri puntuali nella letteratura cristiana antica e visto
Sempre a proposito di questo testo, poi, il Testini notava quanto segue"': che il gregge, in realtà, era il destinatario dell'opera del vescovo. Egli, quin-
"ritenere Teodoro già morto mi pare sia decisamente da escludere: non saprei di, fornisce una nuova proposta di traduzione: "...con l'aiuto di Dio onni-
infatti indicare un altro esempio d'iscrizione funebre pavimentale, - e posta potente, per il gregge a te affidato dal cielo tutte queste cose felicemente hai
in una chiesa!- per l'epoca cui appartiene. Si dovrebbe cioè ammettere un ca- costruito e solennemente hai fatto la consacrazione". Accettando tale solu-
so talmente singolare da cozzare contro ogni prassi allora vigente". E, a favo- zione, tuttavia, come ammette lo stesso studioso, due congiunzioni coordi-
re di tale asserzione, egli ricorda il caso di due epigrafi musive romane"', da- nerebbero due parti squilibrate della frase e il verbo dedicare sarebbe usato
con un significato assoluto"6. L'ipotesi, comunque, merita di essere ap-
profondita e dibattuta dai filologi e dagli esperti di latino tardo.
108] C. CECCHEllI, Recensione, ciL, pp. 434-435.
1091 L BERTACCHI, Architettura, cit., p. 315.
110 J ClL V, p. 149; C. Cuscrro, Unu pianta, cit., c. "7, n. 7·
III J P. TESTINI, "Basilica", cit., p. 395. "31 G. CUSCITO, Cristianesimo, cit., p. 202.
112] La prima è pertinente ad un mosaico pavimentale di una domus sull'Esquilino (G. LUGLI, La basilica 1141 R. [ACUMIN, La Basilica lI, cit., p. 28.
di Giunio Basso sull'Esquilino, in "Rivista di Archeologia Cristiana", 9, 1932, p. 241); la seconda alla ba- "5) A. CARLINI, Il vescovo Teodoro e il suo gregge, in "Le Panarie", 16, n. 59, 1983, pp. 8-9.
silica di Ciunio Basso (CIL VI, 1737; G. LUGLI, La basilica, cit., p. 223). 1161 A. CARLINI, Il vescovo, cit., 1983, p. 9.

159
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTlCO. _ ISCRIZIONI MUS1VE DElLE AULE TEODORIANE DI AQUILEIA

A proposito dell'iscrizione, si può notare un'altra piccola cosa sul verbo del- AI termine di queste note, che si spera non siano state del tutto inutili
la riga 6, parzialmente integrato a causa di una lacuna. Se è vero che tutti onnai e abbiano fornito qualche riflessione sulle tematiche affrontate, si può
accettano il supplemento {tra ]ditum, il Buliénellgog aveva proposto {cre]ditum'''', porre ancora l'accento sul fascino e sulla ricchezza compositiva di questi mo-
ma l'ipotesi non ha avuto seguito. Il padre Ferma ritiene invece che tale soluzione saici, talmente straordinari, che anche chi li ha studiati più volte e crede di
non sia affatto da escludersi e che il verbo credere, pur avendo un significato af- conoscerli a memoria, rivedendoli scopre sempre particolarità e sfumatu-
fme a tradere, etimologicamente sarebbe preferibile nell'economia del testo"s.È re, che gli erano in precedenza sfuggite. Eanche gli epigrafisti non sfuggono
un'osservazione che penso meriti di essere presa in considerazione. a questa regola.
Da notare, poi, nella parte conclusiva del testo, l'uso di due verbi,face-
re e dedicare. Sono entrambi ampiamente attestati nelle epigrafi relative ad
edifici di culto costruiti e consacrati da esponenti del clero. In particolare,
dedicare - come ha notato di recente Yvette Duval nella sua monografia sui
Loca sanctorum Africae"9- è di uso corrente nelle epigrafi funerarie e mo-
numentali, mentre nelle chiese martiriali la cerimonia di dedica si confon-
deva in parte con quella della consacrazione dell'altare.
Di per sé, già il Grossi Gondi rilevava che il verbo viene adoperato come
sinonimo di sacrare, consecrare e dica re, per designare il rito liturgico, pre-
sieduto dal vescovo, volto a consacrare a Dio un edificio di culto"o. Ad esem-
pio, per i papi Damaso e Sisto III si usa dicare, volendo alludere rispettiva-
mente all'inaugurazione delle chiese romane di S.Lorenzo in Damaso''',
S.Pietro in Vincoli''', S. Maria Maggiore"3 e S. Lorenzo fuori le mura"·.
L'aggiunta dell'awerbio gloriose può poi riferirsi alla gloria divina, per
la quale l'opera è stata realizzata, ma anche alla solennità della cerimonia.
Non si dimentichi che quello di Aquileia fu uno dei primi complessi cultuali
portato a compimento alla fine del secondo decennio del IV secolo, pochi
anni dopo l'editto di tolleranza verso il Cristianesimo, precedendo anche
molte basiliche romane costantiniane, in cui certamente in quel periodo i
lavori erano ancora in corso, in primo luogo S. Pietro in Vaticano"s.

1171 F. Buué. Osservazione all'iscn'zione in mosaico dell'ambularro della basilica urbana di Salano eretta dai
vescovi Sinferio ed Esichio, in "Bullettino di Archeologia eStoria Dalmata", 32, '909, p. 356.
118] Tale opinione è stata espressa dal padre Ferrua in una comunicazione orale.
119J Y. DUVAL, Loca sanctorum Africae, Rome 1982, p. 593.
120] F. GROSSI GONDI, Trattato di epigrafia cristiana latina egreca del mando roma/w occidentale, Roma '920
(ed. anast. 1968), pp. 30' e303.
121] A. FERRUA, Epigrammata Damasiana, Città del Vaticano 1942, p. 212, n. 58.
122] E. DIEHL,lnscriptiones [ati",;e christianae veteres, voll.J-III, Berlino '925-1931 (2' ed. Dublin-Ziirich 1961,
3" ed. ibid. 1970, suppl. J. MOREAU-H. I. MARROU, Ziirich 1967) (= ILCV), 974.
123J ILCV 976.
124]ILCV 1770.
125 j Secondo R. KRAUTHEIMER, Roma. Profilo di una città, 312-1308, Roma 1981, p. 38, la Basilica Vaticana
fu iniziata fra il319 ed il322 eterminata nel 329.

160
EPIGRAFI DEl MONDO CRISTIANO ANTICO

3
Considerazioni in margine alle
Inseriptiones Christianae Aquileiae'

Nel 1993 è stato pubblicato il III volume delle lnscriptiones Aquileiae di Gio-
vanni Battista Brusin, a cura di Maurizio Buora, per conto della Deputazione
di Storia Patria per il Friuli'. Sono state edite 411 iscrizioni cristiane, ma un
rapido controllo ha consentito di verificare molte singolari lacune: man-
cano, infatti, completamente le epigrafi musive del complesso teodoriano,
quelle delle basiliche di Monastero, del Fondo Tullio, dei 55. Felice e For-
tunato" oltre ad un gruppo di lapidarie del Museo Paleocristiano di Mo-
nastero, mentre a Grado - i cui materiali sono ugualmente inseriti nella sil-
loge - non sono comprese tutte le dediche musive della chiesa di S. Maria
delle Grazie (pertinenti alla navata destra e ai due ambienti di servizio).
Tenendo conto, perciò, dei testi non inclusi nel volume, da un calcolo
approssimativo il loro numero complessivo dovrebbe essere all'incirca di

lJ D. MAzZOLENI. Considerazioni in margine alle Inseriptiones Christianae Aquileiae, in "Studi sul Cristia-
nesimo antico e moderno in onore di Maria Grazia Mara". "Augustinianum". 35, '995, pp. 787-796.
2] l primi due volumi, dedicati alle epigrafi pagane, erano apparsi rispettivamente nel '99' e nel '992,
sempre ad Udine.
31 Le tre dediche votive musive, edite nel CIL V, ai numeri 1617/1619, sono oggi perdute, poiché la chie-
sa cimiteriale fu distrutta nel 1786. Nel volume delle Inseripliones Aquileiae non compare neppure "i-
scrizione musiva funeraria scoperta nell'area della chiesa di S. Giovanni ed illustrata da L BERTAC-
CHI (Un decennio di scavi e scoperte di interesse po/eocristiano ad Aquileia. in "Atti del III Congresso Na-
zionale di Archeologia Cristiana", Trieste '974. p. 87).
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO CONSIDERAZIONI SUllE "!NSCRIPTIONES CHRISTlANAE AQUllEIAEl>

600 unità, quantità tutt'altro che trascurabile, considerato il fatto che non modo aspetti inerenti, ad esempio, i formulari dei testi funerari e la storia de-
sono molti i centri dell'orbis christianus antiquus che la raggiungono. gli studi epigrafici ad Aquileia 9 , con la pubblicazione di alcuni altri inediti'o.
Se è innegabile che la silloge testé uscita abbia, quindi, molte carenze, Ora, invece, finalmente si possono cominciare ad avanzare almeno al-
anche nel commento delle singole epigrafi, bisogna tener presente che es- cune considerazioni d'insieme, sia pure integrando i dati desunti dalla sil-
se sono attribuibili soprattutto all'incompiutezza delle schede del curato- loge del Brusin con quelli evidenziati da altri articoli - come quelli poc'an-
re', Giovanni Battista Brusin, scomparso nel 1976 senza aver potuto porta- zi citati-, editi in sedi diverse. Quella che emerge è indubbiamente un'epi-
re a termine il delicato ed impegnativo lavoro s• In ogni caso, è certamente grafia cristiana per molti aspetti interessante e con diverse peculiarità:
positivo il fatto che dopo quasi un settantennio si sia sbloccata una inso- una, immediatamente percepibile, riguarda le lastre funerarie, che si pre-
stenibile situazione di stalla quasi totale degli studi e delle pubblicazioni sentano per lo più di piccole dimensioni e sono spesso accompagnate da fi-
epigrafiche su Aquileia e che, nell'ambito del volume, siano state pubbli· gurazioni incise, un gruppo delle quali fu preso in esame alcuni anni fa da
cate diverse epigrafi funerarie poco note o del tutto sconosciute, oltre a un Fabrizio Biscanti". In nessun altro luogo esse sono cosÌ abbondanti, consi-
discreto numero di fotografie d'archivio totalmente inedite. derata la quantità delle iscrizioni conservate.
È bene tener presente, d'altronde, che in ogni caso -come è stato giu- ~ Oltre a molte oranti (figg. 83-84-85), singole o in gruppi familiari, ricor-
stamente scritt06 - "la pubblicazione risponde ad un debito di umana e pa- rono anche rappresentazioni di significato più spiccatamente dogmatico o
tria pietà e ad un obbligo di giustizia, ma insieme assolve con realistica e fat- simbolico - come la celebre scena del battesimo" - e alcune figure pastora-
tiva valutazione ad un impegno di scienza, contratto con l'Autore scom- li'J sullo sfondo di un ambiente bucolico-paradisiaco, oppure immagini più
parso e con gli studiosi tutti". Non vi è dubbio che essa costituisca "un pun- propriamente legate all'attività e al mestiere del defunto (come il fabbro 0 -
to di riferimento prezioso per il mondo scientifico". se il significato della scena non è simbolico" - il vasaio )'s. In altri casi questo
Volgendo lo sguardo al recente passato, si può agevolmente constatare elemento, importante per i risvolti sociali che comporta, è indicato solo nel
che finora era stato possibile effettuare - non senza fatica e difficoltà nel re- testo: cosÌ, oltre alle più conosciute attestazioni delle epigrafi musive di S. Eu-
perimento dei materiali e nelle ricognizioni - solamente poche indagini femia e di S. Maria delle Grazie a Grado, nelle lapidi aquileiesi si ritrovano ri-
parziali sulle iscrizioni cristiane della città altoadriatica, che pure per quan- ferimenti a diversi militari'6, a un agitator ( un amiga impegnato nelle corse cir-
tità di materiali è la terza in Italia, dopo Roma e Siracusa. Fra quelle apparse
di recente, si può ricordare che chi scrive aveva tracciato nel1g82 un quadro
dell'epigrafia cristiana nel IV secolo' e nel1g86 aveva dedicato un contribu-
9) G. CUSCITO, Valori umani e religiosi nell'epigrafia cristiana dell'Alto Adriatico, in AAAd, 2, Udine '972,
to alle dediche musive, nel più ampio ed articolato contesto della Venetia et pp. 167-196; lo., Le iscrizioni paleocristiane di Aquileia, in AAAd, 24, Udine 1984, pp. 257-283; lo., La "So-
Histria 8• Altre ricerche di Giuseppe Cuscito avevano approfondito in special cietas Christiana" ad Aquileia nel IV secolo, in AAAd, 29, Udine 1987, pp. 183-210.
IO] G. CUSCITO, Epigrafi paleocristiane inedite o poco note di Aquileia, in "Rivista di Archeologia Cristiana",
63,1987, pp. 167-192.
11] F. BISCaNTI, La rappresentazione dei defunti nelle incisioni delle lastre funerarie paleocristiane aquileiesi
4) Mancano, ad esempio, diverse misure - soprattutto delle lettere - di lapidi, che pure l'Autore non e romane, in AAAd, 30, Udine 1987, pp. 289-308. In precedenza alcune lapidi con incisioni erano sta-
di rado pubblica per primo. Un certo numero di letture risultano poi imprecise. riscontrandole con te analiZ2ate da B. FORLATI TAMARO, Epigrafi cristiane sepolcrali con graffiti di Aquileia, in "Archeolo-
gia Classica", 25-26, '973-1974, pp. 280-296.
le fotografie, che corredano il testo.
5] Gli attuali curatori, dopo varie vicissitudini che i materiali avevano subìto dopo la morte dello stu- 12] G. CUSCITO, Sacramento e dogma in due graffiti figurati di Aquileia, in "Alti dei Civici Musei di Trieste",
dioso, hanno preferito, invece di rielaborarli spesso radicalmente, presentare il lavoro così come era 6,1969-1970, pp. "3-125.
stato lasciato, per non snaturarlo. Non sarebbe stato inutile, tuttavia, avvisare i lettori delle princi- 13) Oltre a I.A., 3116, l'immagine doveva apparire in una lapide mutila (l.A., 3099), in cui si conservano
pali lacune della silloge, per evitare spiacevoli equivoci nelle ricerche. una pecora ed un arbusto. Indossa vesti pastorali anche un personaggio effigiato nella lastrina del
6) V. PERI, Le "lnscriptiones Aquileiae"di Giovanni Battista Brusin, in "Memorie Storiche Forogiuliesi", 63 Battesimo ora ricordata (l.A., 3204).
14] G. CUSCITO, Cristianesimo antico ad Aquileia e in lSllia, Trieste '977. p. 222.
'993, pp. 11-21-
7) =
D. MAzZOLENI, L'epigrafia cristiana ad Aquileia nel JV secolo, in "Antichità Altoadriatiche"( AAAd), '5) l.A., 2933 e 2934.
16] IA,2909/2928.
22, Udine Ig82, pp. 301-325.
8) D. MAzZOlENI, Le iscrizioni musive cristiane della ''Venetia et Histria", in AAAd, 28, Udine 1986, pp. 3"-329. 17] IA,2929.
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO CONSIDERAZIONI SULLE ,,[NSCRIPTIONES CHRISTlANAE AQUllEIAE)l

censi)'7( fig. 86), a un argentarius's, a un[magiste}rlitterar(umj'9 e a un iscolaris l'unione della croce monogrammatica con il monogramma decussato'3. In
secondo il Brusin facente parte di una schola cantorum'O. .' un unico caso, poi, l'alfa e l'omega sono associate ad una crocetta dai brac-
Non intendendo, logicamente, affrontare, né tanto meno esaurire in ci equilateri, in una lapide evidentemente più tarda, quasi sicuramente già
questa sede un discorso tanto ampio e complesso, come quello concernente del V secolo". Solo altre sei piccole croci del medesimo tipo, oppure "lati-
l'epigrafia cristiana aquileiese, si cercheranno unicamente di evidenziare ta- ne", ricorrono in tutte le altre lastre", che evidentemente dovevano avere
luni elementi di rilievo fra i tanti degni di nota, come i riferimenti cristo- una simile cronologia.
logici e quelli più propriamente dossologici, oltre ad alcune altre peculia- Nella dedica di Valentinus>G, un cristogramma fra due colombe compare
rità contenute nei testi, che si sono ritenute, sfogliando le pagine di questo con la sigla D M, nota almeno in un'altra dozzina di dediche cristiane aquileiesi
corpus, meritevoli di essere segnalate. (una volta invertita, M D)". Non deve apparire strano trovare tale intestazio-
Iniziando dai più comuni simboli cristologici, le lapidi di Aquileia of- ne, sorta come consacrazione agli Dei Mani, in ambito cristiano, né bisogna
frono numerose attestazioni di cristogrammi nella consueta duplice forma. cercare scioglimenti di abbreviazioni diversi dai consueti's. Questa formula,
Bisogna ricordare, prima di tutto, che il monogramma più noto ed antico usata per consuetudine da secoli, aveva perso ormai il significato letterale e pro-
è quello che compare all'inizio della celebre epigrafe del vescovo Teodoro, babilmente indicava solamente un sepolcro, sempre protetto dalla legge ro-
nell'aula meridionale del complesso cultuale aquileiese. Esso è in assoluto mana, indipendentemente dalla religione professata dal defunto.
uno dei primi datati, risalendo ad un'epoca immediatamente precedente Espliciti riferimenti cristologici inseriti in particolari espressioni non
a1319, anno della morte del presule". sono certo comuni nell'epigrafia aquileiese. In un caso si legge come esor-
Già nellg82, comunque, chi scrive ebbe occasione di osservare che i cri- dio di una lapide -se l'interpretazione è giusta -in nomine (in realtà, sulla
stogrammi si trovano ad Aquileia in una settantina di lastre, con una per- lastra compaiono sopralineate due lettere, MP, forse erroneamente tra-
centuale davvero cospicua rispetto ai parametri finora attestati, ossia circa scritte dall'artefice, invece di NE) IS )(SI, singolari abbreviazioni di Iesu Chri-
il 12% di tutte le iscrizioni funerarie" (figg. 83-84). Agli esempi già noti si pos- sti,g. In un altro la formula mutila in nomine Dei patris et [- - -) va comple-
sono ora aggiungere una dozzina di epigrafi nuove, edite nelle Inscriptiones tata con molta probabilità et [filii et spiritus sancti]'0. In una terza lastra com-
Aquileiae. Si può rilevare inoltre che i monogrammi di Cristo sono sempre pare l'espressione, parzialmente integrata, in nom[ine Christi} Salvato-
usati come simboli, al di fuori del testo, e non come abbreviazioni in formule ris3'( fig. 85).
particolari, come altrove accade. In una dozzina di casi, poi, i due tipi di mo- Una duplice possibilità è invece offerta dal Brusin per un altro testo,
nogrammi sono associati alle lettere apocalittiche alfa ed omega, talora in- quello di Balerius, il quale - secondo due soluzioni proposte - discessit cri-
vertite, non per errore o distrazione, ma per significare che per i cristiani la sti[anu}s (!), oppure Cristi [servu }Sl', ma sembra nettamente preferibile il pri-
fine della vita terrena (omega) coincide con l'inizio di quella ultraterrena mo supplemento, per indicare lo stato di "fedele da poco battezzato" al mo-
(alfa ). mento del trapasso.
Per concludere con i cristogrammi, si può notare altresÌ che uno solo Fra tutte le iscrizioni, tuttavia, si segnala quella incisa su un sarcofago
di essi, fra quelli attestati ad Aquileia, è di tipo composito, formato cioè dal-
23 J LA.,J088.
24J LA., 3109.
18 J LA., 2930. 25J lA, 29°4,29",2943,3°14 (?), 3° 29, 3393·
19] LA., 2931. 26 J LA.,3 235·
20 J LA.,2932. 27 J O. MAZZOLENI, L'epigrafia, cit., p. 309.
21] Cfr., da ultimo: D. MAZZOlENl, Osservazioni sulle iscrizioni 7llusive delle aule teodoriane, in Aui del Con- 28 J Sull'argomento cfr., ad esempio, D. MAZZOlENl, [-'epigrafia, cit., p. 309.
vegno"Radici mediterranee della cultura e delle lingue minoritarie d'Europa. L'Ellenismo da Ales- 291 LA.,J120.
sandria ad Aquileia, a Lione" (Aquileia, 2-3 ottobre 1993) p'articolo è stato poi edito sulla "Rivista di 30] lA, 3027.
Archeologia Cristiana", 72,1996, pp. 2°9-243, N.dA J. 3 J LA., 3187.
22] D. MAzZOlENl, L'epigrafia, cit., pp. 308-309. '
321 LA,29 8 9·
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO CONSIDERAZIONI SULLE "INSCRIPTIONES CHRISTlANAE AQUILEIAEl>

gradese del V secolo - o posteriore a tale data, secondo il Brusin -, in cui si altrove piuttosto rara, ricorrente nell'epigrafe della piccola Aurelia'o. Evi-
chiede il ricordo nella preghiera dei superstiti: memento nostri qui lege / sic dentemente, ella visse in pace con la sua coscienza e con le leggi cristiane,
Xpm (= Christum) videas in die iudi/cii inmones apenes edabas (t). L'ultima li. ma in verità non poteva essere altrimenti, per una bambina di poco più di
nea va intesa come immunis apoenis evades33 • 4 anOl.
Rimanendo sempre nel tema, è molto conosciuta e citata, poi, la lun. Fra i termini usati per indicare la tomba, due si segnalano soprattutto:
ga dedica sepolcrale di Aurelia Maria, incisa all'interno di un clipeo, che si [h}ospitium nella lastra mutila di Ursinus" e [re}quietis l(ocus) [do}mus ae-
conclude con un'altra invocazioneJ4. La fanciulla, denominata puella virgo in- te[rni}tatis nella dedica di [A}ur(elius) Vitalis.... Sui valori simbolici dell'e-
nocentissima, si dirige ormai verso il luogo dove sono i giusti e gli eletti, vero spressione [ deposit}us in hanc pis[cinam}(fig. 85) si soffermò già anni fa il Cu-
so la pace eterna, dopo aver vissuto solo 16 anni, 5 mesi e 18 giorni, essendo scito in un contributo specifico'!.J. Indubbiamente è rilevante il sostantivo pi-
stata fidanzata per soli 25 giorni con Aurelius Damas. I genitori, che dum vi- scina, molto di rado attestato come sinonimo di "sepolcro", in cui il cristia-
vent habent magnum dolorem, a malincuore hanno dovuto prowedere alla se- no, purificato dall'acqua battesimale, rinasce alla nuova vita; esso, comun-
poltura della figlia, "infelicissima, dolcissima e amatissima" e concludono que, ricorre anche in una lapide di Salona''', la quale peraltro - come notò
l'epigrafe con questa preghiera a tutti i martiri: martyres sancti, in mente ha- il Cuscito 45 - non si può dire certamente cristiana. In Cilicia si ritrova inve-
vite Maria (!). ce il greco ÀOu'tp<X, che pur riferendosi forse alla forma dell'arca, può ave-
Altre espressioni si segnalano per chiari riferimenti escatologici. Nel- re iosito il medesimo significato simbolico·G•
la lapide di Massenzia, definita inpia per aver lasciato nel dolore i genitori, Sempre a proposito di espressioni e termini allusivi al sacramento del-
si legge che la bimba è stata accepta ad spirita sancta, per indicare le anime l'iniziazione cristiana, solamente due sono i riferimenti a neofiti, contenu-
sante del paradiso che l'hanno certamente accolta3'. Tornano alla mente al- ti nelle lapidi aquileiesi: il primo, relativo a Aurelius Iulianus, il quale nofitus
tri casi simili, come il celebre graffito romano in corsiva della catacomba di (t) discessit"; e il secondo, di Exsuperius, che con dolore vide morire due fi-
Domitilla, in cui Basso, che si definisce "peccatore", invoca gli spirita sanc- gli neofiti·8• Si ignora, comunque, fino a quando esattamente un cristiano
ta, perché si ricordino di lui e della sua famiglia 36• appena battezzato potesse essere denominato in tale modo· 9 •
Pisinio fu invece deposto in hoc sanctorum loeo, alludendo verosimil- Una delle più note epigrafi di Aquileia è certamente il titoletto con sce-
mente all'area funeraria, in cui già riposavano tante anime elette3'. Leontia, na battesimale del Museo di Monastero, in merito alla quale si sono avan-
vissuta 33 anni, di cui 13 in matrimonio con suo marito Simplicio, viene de- zate in passato ipotesi diverse. Secondo il Brusin, chi riceve l'acqua batte-
finita - senza alcuna implicazione agiografica - sancta: beatorum merito vi- simale è una fanciulla con monili - come anche altri pensavano-, ma il per-
cinia praestat38 • sonaggio in tunica corta cinta, che sta alla sua destra, sarebbe lo sponsus lu-
Efficace ed originale anche l'espressione adoperata in un'altra dedica, stralis, cioè il padrino e l'ultima figura, palliata e nimbata, sarebbe quella del
quella di Cerbonia, la quale -si legge nella r. 7 - complevit lucem aeternam, nel
senso che "raggiunse", o "ottenne" la luce eterna, ossia il paradis039• Da no- 4 1J LA.,3 22 4-
tare inoltre l'espressione vixit in pace, tanto comune in ambito africano, ma 42] LA., 2980.
43] G. CUSCITO, IJepositus in hanc piscinam. Morl'e e resurrezione nell'antico crisl'ianesimo aquileiese, in
"Aquileia Nosl'ra", 42, '97', cc. 57-64.
33] l.A., 3393. 44] G. CUSCITO, Epigrafi, cit., p. '70, nota 7· Contro il significato simbolico del termine ed a favore di un
34 J l.A., 2925. preciso riferimento al tipo del sepolcro si schierò invece N. DuvAJ., "Piscina e"et "mensae"funéraires
351 l.A.,3 136 . de Salone el' Aquilée, in AAAd, 26, Udine 1985, pp. 437-462.
36) A. SILVAGNI-A. FERRuA,lnscrip'tiones Christianae Vrbis Romae septimo saeculo antiquiores (= /CUR), ncr 451 G. CUSCITO, Epigrafi, cit., pp. 169-170.
va series, IIl, Città del Vaticano 1956, 8034. 46 ] J. KE1L-A. W'LHELM, Monumenta Asiae Minoris Antiqua,llI, Manchester 1931, 30 4-
37] LA., 3162. 47 J L A., 2972.
38] LA., 3"4. 48] L A., 3a39.
391 LA., 3148. 49] J. JANSSENS, Vita e morte del cristiano negli epitaffi di Roma anteriori al see. VII, Roma 1981, pp. 26-3 2.
40 I l.A., 29 8, . 50 J LA., 3204, p. 1119·

168
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO CONSIDERAZIONI SULLE "INSCRIPTIONES CHRISTIANAE AQUILEIAEll

ministro, che pronuncia la formula battesimale. rarchia ecclesiastica, eccezion fatta per l'iscrizione musiva del vescovo Mar-
Tale ipotesi merita certamente attenzione, ma non si capirebbe, in ciano nel complesso cultuale gradese'7 e per quella - perduta - del vescovo
questo caso, la funzione del nimbo dietro al capo del presunto celebrante Amantius e del suo diacono Ambrosius, datata al 423s8.
e il personaggio, identificato con il padrino, avrebbe un abbigliamento per Proprio queste due dediche funerarie erano state in passato oggetto di
lo meno singolare, più simile in realtà a quello dei pastori, indossando una ampio dibattito, riguardo all'identificazione della sede di origine di questi
tunica corta, cinta e manicata e calzando verosimilmente fasciae cruraless>. presuli, escludendo a priori quella aquileiese, non documentata da altre fon-
Il Cuscito" era invece del parere che si trattasse di una raffigurazione trini- ti. Di recente, iI Peri ha riesaminato la questione, proponendo una soluzione
taria, con il Padre (la figura palliata e nimbata), il Figlio (il Buon Pastore) degna di attenzione e che sarebbe soddisfacente anche dal punto di vista
e lo Spirito Santo (la colomba). Sempre riguardo a questo testo, il Brusin storicoS9 ,
avanza poi la curiosa ipotesi che il nome del defunto fosse-cosa, in verità, Potrebbe trattarsi di due vescovi adgentes, ad illuminationem gentium di-
del tutto improbabile - Spiritus'J, ma a parte ogni altra considerazione (chi recti, connessi con il primo movimento di rievangelizzazione europea, in-
sarebbe allora la fanciulla raffigurata?) esso non sarebbe stato, in questo ca- viati come "presuli itineranti", senza titolo e sede urbana, per convertire po-
so, abbreviato. polazioni di stirpe barbarica, reggendo poi quelle nuove comunità che si sta-
Passando ora in rassegna i formulari funerari, si nota, fra l'altro, la pre- vano organizzando, In questo senso, quindi, si potrebbe spiegare, in parti-
senza di qualche espressione augurale, che merita di essere segnalata: co- colare, la frase peregrinatus pro causa .fidei dell'epigrafe di Marcianus e i ri-
sì, l'iscrizione di Ursus e del figlio Ursicinus, ridondante di volgarismi, si con- ferimenti a due etnie confluite nell'ambito della Chiesa (consortia sacra par-
elude con un auspicio della dedicante, Aurelia Nigela, moglie e madre dei tecipare.fidei) dell'iscrizione di Amantius, tornato in patria al termine del suo
due defunti: ispiritus berter in ponum(!), ossia spiritus vester in bono, che la vo- mandato 60 .
stra anima possa essere in paradiso, nel beneS4 • Ancora, il titoletto mutilo che Ancora, fra le tante si può segnalare da ultima la lapide, oggi perduta,
due geni tori, fEleulterus ed Ursicif na l, dedicarono al figlioletto, che pro- di Recius Simplicius, che definisce lui stesso e la sua consorte timorati cressiani
babilmente doveva essere morto dopo altri fratellini, contiene un commo- .fideles6'. Se gli ultimi due appellativi (cressiani è logicamente un volgarismo
vente auspicio: dormis cum iis, qui ante te mi/fhi erepti, quiete1m hetema (!) per christiani) compaiono piuttosto comunemente nei formulari paleocri-
pet(i)be/f r( unt) benemerelnt(es), quorum ispiritus / finter sanctosl acceptus es(55. stiani, per quanto consta non si conoscono altri casi in cui, nel medesimo
I supplementi, accolti dal Brusin, erano stati già proposti dal Mommsen,6. contesto, aggiunga anche timorati, per indicare una vita condotta secondo
A parte le attestazioni ricorrenti fra i donatori dei pavimenti musivi più i precetti evangelici nel timor di Dio.
tardi, come quello di S. Eufemia a Grado, l'epigrafia cristiana di Aquileia non
offre certo una documentazione ampia relativa a membri del elero e que-
j
sto, in realtà, appare un dato parzialmente deludente. Infatti, non si cono-
scono testi funerari pertinenti a presbiteri, o ad altri esponenti della ge-
J-1
1
,
5'] LA., 3204. 1
52] G. Cuscrro, Sacramento e dogma, cit., pp. 113-125. 1 57) LA., 3364.
53) LA., p. 1119·
541 LA., 2986. Più che q( ui) viexit) an(nos) me(nses) V, senza il numerale relativo agli anni per presunta
11 58] lA,29 0 4-
59) V. PERI, Le "Inseriptiones", cit., pp. 18-21. Per Marciano, cfr. in particolare V. PERI, Le Chiese dell'Impe-
ro e le Chiese "tra i barbari". La territorialità ecclesiale nella rifonna canonica italiana, in "Kanonika" (in
distrazione dellapicida, si potrebbe proporre un'altra lettura: q(ui) viexit) an(nos) me(cum) V, allu-
! stampa).
dendo alla durata del matrimonio.
55 J LA., 3222. 60 l V. PERI, Le '1nseriptiones", cit., p. 20.
56 J ClI. V, '720. 61] LA.,3179·

17°
171
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO

4
L'epigrafia cristiana a Concordia!
-;
--1-I Note ed osservazioni
,
I
1
I
l
I

~ Si ritiene che Concordia sia uno dei centri che conservano il maggior nu-
mero di iscrizioni cristiane nella X regio, un centinaio fra funerarie e voti-
ve, risalenti per lo più (salvo alcune eccezioni) al periodo compreso fra la
metà del IV e la metà del V secolo.
Contrariamente a diverse altre località, però, l'epigrafia concordiese è sta-
-l ta oggetto di numerosi studi, complessivi o parziali, che hanno analizzato in
modo approfondito molti aspetti del materiale a disposizione, ponendolo

j inoltre in un più ampio contesto storico, in rapporto con le tormentate vi-


cende di quell'epoca nel territorio. Fra i contributi scientifici sull'argomen-
to apparsi negli ultimi anni, è sufficiente ricordare quelli dello Zovatto', del-

I
l I J D. MAzzOLENI. L'epigrafia cristiana a Concordia. in "Antichità A1toadriatiche",31, Udine 1987, pp. 75-9'.
I 2] P.L ZOVATfO, Le epigrafi latine egreche dei sarcofagi paleocristiani della necrapoli di lulia Concordia, in
"Epigraphica", 8, 1946, pp. 74-83; lo., Le epigrafi greche e la disciplina battesimale a Concordia nei secoli
IV e V. in "Epigraphica", 8, 1946, pp. 84-90; lo., Antichi monumenti cristiani di lulia Concordia Sagitta-
ria, Città del Vaticano '950; lo., L'epigrafe di Faustiniuna nel nuovo sepolcreta cristiano di Concordia, in
"Epigraphica", 12, '950, pp. 135-136; ID., Epigrafe cristiana concordiese di singolare importanza, in "Epi-
graphica", '3, '95', pp. 87-91; lo., lulia Concordia cristiana, in G. BRUSIN-P.L. ZOVAITO, Monumenti ra-
mani e cristiani di lulia Concordia, Pordenone 196o, pp. 83-242.; ID., Nuove iscrizioni cristiane di Concordia,
l
in "Memorie Storiche Forogiuliesi", 50, '970, pp. 107-116; lo., Un'iscrizione sepolcrale greca di Concor-
dia, in "Epigraphica", 33,197', pp. '72-174.

173
,,
-..
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO L'EpIGRAFIA CRISTIANA A CONCORDIA

la Forlati TamaroJ, della Fogolari 4 e dell'Hoffmans. Da alcuni anni, poi, il Cuscito" notò "una forte sintesi di valori umani e ricordi classici, di cultura an-
BroiloG ha awiato l'edizione completa, prevista in tre volumi, delle iscrizioni tica e di fede cristiana".
lapidarie del Museo Nazionale Concordiese di Portogruaro. Si è cercato, quindi, di focalizzare qualche particolare aspetto del vasto
Di notevole rilievo è, inoltre, il recente studio di Giovanni Lettich', de- argomento in questione, facendo il punto della situazione in altri casi e pro-
dicato alle epigrafi sepolcrali tardoantiche di Concordia, che raccoglie 105 ponendo - quando possibile - alcune considerazioni e riflessioni.
testi, suddivisi topograficamente in quattro gruppi: quelli provenienti dal- Un primo problema fondamentale relativo alle iscrizioni cristiane con-
Ia necropoli di levante (di gran lunga i più numerosi); quelli del sepolcre- cordiesi riguarda proprio la loro effettiva quantità: si è parlato all'inizio di
to di ponente (in realtà si tratta di un unico esemplare); quelli del complesso un centinaio, ma tale cifra risulta tenendo conto anche delle epigrafi tarde
cultuale paleocristiano e, infine, le epigrafi tardoantiche non localizzabili. di militari,fabricenses e siriani immigrati, che, ad esempio, il Diehl'J riten-
A parte alcune marginali osservazioni, che ebbi modo di avanzare in una re- ne sicuramente cristiane, inserendole nella sua silloge, ma che in realtà non
censione, pubblicata due anni or sono sulla "Rivista di Archeologia Cri- contengono nessun segno palese di cristianità.
stiana"8, e malgrado la mancanza di qualsiasi corredo illustrativo (anche una La questione si presenta complessa e di difficile (se non impossibile) so-
serie di apografi sarebbe stata utile al lettore in una silloge di questo gene- luzione: in altri contesti monumentali e ambientali normalmente si consi-
re), si tratta di un lavoro di indubbia importanza per lo studio dell'epigra- derano cristiani quei testi, che, pur non avendo chiari indizi di cristianità
fia tardoantica concordiese, e quindi anche per quella cristiana. Esso ha inol- (si pensi a tanti epitaffi delle catacombe), siano stati trovati in ambienti fu-
tre il merito di aver accertato la pertinenza topografica di ogni testo. nerari cristiani e, pur avendo un formulario "neutro", siano di cronologia
Stante questa situazione, non è un compito facile parlare ancora di iscri- tarda, ossia grosso modo della metà del IV secolo o di epoca posteriore. Do-
zioni cristiane di Concordia, cercando di far emergere elementi nuovi, che non vrebbero perciò normalmente ritenersi cristiane buona parte delle iscrizioni
siano già stati messi in rilievo in altre sedi; per di più molte delle questioni tut- dubbie concordiesi, oltre alla trentina circa, che contengono elementi og-
tora dibattute, relative a singoli testi, realisticamente sembrano destinate a ri- gettivi in favore di tale natura.
manere senza una sicura soluzione, considerato anche il fatto che alcuni di es- Specie in epoca recente, però, alcuni studiosi (ad esempio, la Forlati Ta-
si sono stati fin troppo indagati e quasi "sezionati" alla ricerca dei significati più maro'4 e il Lettich's) hanno dubitato della cristianità di molti testi, e so-
riposti. Basti pensare all'epigTafe del presbitero Maurenzio (fig. 87), deposto prattutto del fatto che fossero effettivamente cristiani tutti i militari di
ante limina Apostolorum 9 ; a quella di Faustiniana (fig. 88), "che ancora viva rac- stirpe germanica e gallica, provenienti da zone in cui la nuova religione era
comandò se stessa e la sua tomba al tabernacolo di Cristo e alla memoria dei penetrata poco e sporadicamente, quando pure non era ancora del tutto
santi"'o; e al delicato carme di {Th ]arsilla (fig. 89), "dolce fringuello"", in cui il sconosciuta,G.
D'altronde, che il Cristianesimo fosse in diversi casi non pienamente as-
similato anche da coloro che erano già entrati nella comunità dei fedeli, può
4) G. FOGOLARI, La maggior basilica paleocristiana di Concordia. Relazione preliminare, in "Atti del IU
Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana", Trieste 1974, pp. 267'295; EAD., Concordia paleocri·
essere provato dalla generale scarsità e marginalità dei riferimenti in meri-
.1
stiana, in lulia Concordia, cit., pp. ,83-z02. to nei formulari, almeno rispetto a molti altri parametri noti. Si trovano, in-
5] D. HOFFMANN, Die spiitriimischen Soldatengrabinschriften von Concordia, in "Museum Helveticum", 20,
fatti, alcuni monogrammi cristologici, poche croci poste al di fuori del testo,
1963, pp. 22.-57; ID., Das spiitriimische Bewegungsheer und die Notitia Dignitatum, Diisseldorf,l, 1969, II,
1970, pp. 6,-116.
6] P. M. BROIlO, Iscrizioni lapidarie latine del Museo Nazionale Concordiesr di Portogruaro (I sec. a.c.·lII d.C.),
l, Roma 1980. 12] G. CUSClTO, Arti, mestieri e vita quotidiana, in AA. Vv., Da Aquileia a Venezia, Milano 1980, p. 631.
7) G. LEITICH, Le iscrizioni sepolcrali tardoantiche di Concordia, Trieste 1983. 13) L'elenco completo dei testi concordiesi riportati nella silloge di E. DIEHL,lnscriptiones Latinae Chri·
8] 60,1-2,1984, pp. '71-173· stianae Veteres (= ILCV), Berlin '925-'93' (Dublin-Ziirich 196,2,19703), si trova in G. LEITICH, Le iscri-
9] Per brevità, si ritiene opportuno citare di norma la più recente edizione critica delle iscrizioni men- zioni, cit., pp. '73-174.
zionate, ossia quella del Lettich. G. LEITICH, Le iscrizioni, cit., n. 99. 14J B. fORLATI TAMARO, Concordia, cit., p. '45.
lO] G. LEITICH, Le iscrizioni, cit., n. 98. 15] G. LE"lTICH, Le iscrizioni, cit., pp. 16, 40 ql (in part.).
11] G. LETIICH. Le iscrizioni, cit., n. 102. 16J B. FORLATI TAMARO, Concordia, cit., p. 146.

174 175
EPIGRAFI DEl MONDO CRISTIANO ANTICO L'EpIGRAf'lA CRISTIANA A CONCORDIA

un'unica colomba; inoltre, talora, la menzione del clero o delia comunità con- stiano, rivolte contro i profanatori delle tombe. Basti ricordare la più lun-
cordiese, a cui si raccomanda la custodia del sepolcro. Raramente ricorre l'ap- ga epigrafe cristiana greca finora conosciuta, la stele di Cleomene (o Filo-
pellativo fidelis'7 e in un solo caso è attestata una formula deprecatoria, nel- mene) di Tanagra", che su quaranta righe di testo ne riserva ben dodici a mi-
la quale si scongiurano gli eventuali malintenzionati "in nome di Dio onni- nacce di ogni tipo contro i viola tori, per i quali si arriva ad invocare lo stra-
potente e per i corpi dei santi che abitano in questa basilica'''s. zio del cadavere e la maledizione estesa ai diretti discendenti.
Data l'origine barbarica dei soldati concordiesi - osserva il Lettich'J-
"

Pochi sono gli esempi più ricchi dal punto di vista del contenuto, os-
sia quelli già ricordati di Faustiniana, di Maurenzio e di (Th ]arsi/la, ai qua- attestata dai loro nomi, l'invocazione di pene, che non sembrano docu-
li si può aggiungere l'iscrizione di A'Ùp(i]À.toç) Kup'tvoç, che - si legge - "gia- mentate altrove, non appare incompatibile con il cristianesimo, sia pure su-
ce nel Signore"'9. Anche il gruppetto di neofiti siriani, oltre all'appellativo perficialmente assimilato, e sono forse da considerare una reminiscenza di
di neobattezzati che li caratterizza, non aggiungono altre espressioni ine- costumanze nazionali, o un preannunzio del diritto penale del Medioevo.
renti la nuova religione di cui erano entrati e far parteo. A proposito di ammende, giudicate scetticamente da molti sproposi-
In base a tali risultanze, richiamate solo per grandi linee, si può perciò tate e quindi prive di una effettiva applicazione pratica, nonché delle altre
affermare che l'epigrafia tardoantica concordiese costituisce un insieme ati- pene richiamate nelle epigrafi di Concordia, un importante contributo è ve-
pico rispetto a molti altri coevi; in essa fra l'altro prevalgono, rispetto alle nuto di recente da un docente di diritto romano, Giambattista Impallo-
componenti locali, stranieri, molti dei quali militari di diversa provenien- meni". La normativa in vigore per lo meno dall'epoca di Settimio Severo am-
za. Anche se non crea alcuna difficoltà ammettere l'esistenza, dopo la metà metteva la possibilità della pena capitale per i casi più gravi di spoliazioni
del N secolo, di un cimitero misto (in Cilicia" se ne conoscono esempi po- e di sottrazioni di ossa dai sepolcri; ad essa si aggiungevano (e spesso si so-
steriori di oltre due secoli), è certamente possibile che appartenessero a cri- stituivano), in forza di una disposizione confermata da Costanzo, ammen-
stiani anche un numero non meglio precisabile di epigrafi "neutre", ma que- de che potevano raggiungere le 20 libbre d'oro, da devolversi generalmen-
sta, in mancanza di dati oggettivamente probanti, è solo un'ipotesi. te al fisco. Era ammesso inoltre un risarcimento ai privati, che avessero in-
terposto querela.
Certo, non costituisce argomento sufficiente per escludere a priori la Riguardo alla grande varietà delle multe invocate, l'Impallomeni'; è del
cristianità di un testo la presenza di formule di minaccia nei confronti dei parere che esse fossero realmente operanti, pur se prive di carattere uni-
violatori dei sepolcri, siano esse ammende più o meno consistenti, la pena versale. Da una disposizione di Adriano si deduce, infatti, che la disciplina
capitale, o quella -assolutamente inconsueta per la legislazione romana- funeraria poteva essere sottoposta a regole municipali, aventi una limita-
del taglio delle mani (fig. go ). A parte il fatto che già la più antica iscrizio- ta efficacia territoriale. Ammesso, però, che la pena dell'amputazione del-
ne cristiana nota, quella del vescovo di Gerapoli di Frigia Abercio, termina le mani e, in fondo, anche quella capitale fossero unicamente un monito o
proprio con la prescrizione di una forte sanzione pecuniaria nei confronti un'imprecazione, privi in realtà di applicabilità (i casi del genere sono so-
di eventuali malintenzionati, l'epigrafia cristiana offre, in un vasto arco cro- lo cinque, complessivamente), l'Impallomeni suppone che proprio a Con-
nologico, centinaia di esempi del genere in molte zone dell'orbis christianus cordia la minaccia di una sanzione pecuniaria potesse essere unita alla ga-
antiquus. Ad esse spesso si uniscono vere formule imprecatorie, in qualche ranzia di una più accurata sorveglianza pubblica, non gratuita, ma legata
caso di inaudita violenza, che si direbbero poco consone allo spirito cri- al pagamento di una somma proporzionale all'ammenda indicata. In altre

17] G. L~TIICH, Le iscrizioni, cit., I1n. 9 e 68.


18] G. LFTIICH, Le iscrizioni, cit., n. 100. 22] M. GUARDUCCI, Epigrafia greca, IV, Roma 1978, pp. 339-344 (con bibliografia precedente).
19] G. LETflCH, Le iscrizioni, cit., n. 10l. 23] G. LEITICH, Le iscrizioni, cit., pp. 76-77-
20 l G. LETI'lCH, Le iscrizioni, cit., nn. 86, 87, 8g, 90. 24] G. IMPALLOMENI, Per una nuova ipotesi sul fondamento giuridico delle sanzioni sepolcrali alla luce dei ri-
211 S. GUYFR-E. HERlFFlD, Monumento Asioe MinorisAntiqua, ll, Manchester 1930;J. KEll-A.U. WILHELM, trovamenti in Concordia Sagittario, in "Aquileia nostra", 55, 1984, cc. 121-132,
Monumento Asiae Minoris Antiquo, IlI, Manchester '93'. 251 G. IMPALLOMENI, Sanzioni sepo/crali, cit., cc. 125-126.

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EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO L'EpIGRAFIA CRISTIANA A CONCORDIA
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parole, la multa sarebbe stata quasi una forma di assicurazione nei confronti . l'epigrafe, che ha una grafia regolare (contrariamente a molte altre concor-
dell'inumato e il fisco stesso avrebbe proweduto alla custodia e all'eventuale diesi), con lettere di buona capitale. Accettando tale proposta, si tratterebbe
rivalsa nei confronti dei rei. dell'unico esempio finora conosciuto di un'iscrizione cristiana precostanti-
È un'ipotesi suggestiva, su cui gli studiosi di diritto romano potranno niana non solo del territorio concordiese, ma in pratica nell'ambito di tutta
avanzare o meno obiezioni. In ogni caso, si conferma una nostra impres- la X regio (a parte il discusso caso di Cyn'ace vibas ad Aquileia )3'.
sione, che cioè il gran numero di queste espressioni di minaccia, a Concor- Dalla cronologia di questo testo -una volta accettata - si potrebbero
dia come altrove, unite alla paura dell'uomo della tarda antichità che il suo poi trarre importanti considerazioni sulla presenza di una comunità di fe-
sepolcro fosse violato dopo la sua morte, possa deporre a favore di un'ap- deli a Concordia già nel III secolo, anteriormente a quanto avevano supposto
plicabilità reale e non solo teorica di tali pene. lo Zovatt033 e la Forlati Tamaro34 •
Un'ultima considerazione, per quanto concerne il numero dei testi cri- La proposta del Lettich è suggestiva e indubbiamente degna di atten-
stiani noti a Concordia, riguarda l'incidenza dell'analfabetismo anche nel- zione, ma in verità bisogna riconoscere che gli elementi addotti in suo fa-
la comunità locale dei fedeli: su 34 sepolture accertate nell'area del com- vore non sono tutti oggettivamente probanti. Lo studioso" esclude un pos-
plesso cultuale paleocristiano, tre sole erano fornite di iscrizione, con ùna sibile reimpiego del sarcofago nel N o V secolo, non riscontrandosi alcun
percentuale minore dellO per cento di alfabetizzazione, non troppo dissi- segno di abrasione dell'epigrafe originaria e di incisione di una successiva
mile da quella che si riscontra percorrendo le gallerie di molte catacombe ad un livello più basso. È tutt'altro che raro nell'antichità cristiana, però, il
romane. D'altronde, giustamente ha osservato il Ferrua'6 che l'alfabetizza- caso di titoli sepolcrali posti su tabelle precedentemente anepigrafi di sar-
zione non è da mettersi necessariamente in rapporto diretto con la presenza cofagi riutilizzati. In proposito, il Ferrua36 ritiene labili i giudizi estetici su
di un epitaffio, poiché molti si facevano scrivere da un altro il titolo sepol- cui si fonda la cronologia ipotizzata, aggiungendo di non vedere perché l'ar-
crale ed è anche probabile che non pochi rinunciassero a una simile spesa. ca non poté essere riadoperata. La grafia da sola potrebbe quindi costitui-
Parlando delle più antiche epigrafi concordiesi, è da segnalare un ar- re un indizio a favore, ma oggettivamente non un elemento decisivo per pro-
ticolo di Giovanni Lettich", apparso nel 1980, nel quale sono ripresi in esa- porre una simile datazione.
me tre testi già noti, ma con ulteriori osservazioni e soprattutto con inte- Pur non potendo essere sicura l'ipotesi del Lettich, l'epitaffio di Irenea
ressanti proposte di datazione. acquista tuttavia un rilievo particolare sotto un altro punto di vista, poiché
La prima iscrizione, dedicata dalla patrona Iulia Ravenna alla dicianno- accade piuttosto di rado di trovare iscrizioni cristiane certamente riferibi-
venne Irenea (variante di [rene, sporadicamente attestata anche altrove'8), è in- li a liberti o liberte37•
cisa sulla fronte di un sarcofago figurato, trovato dal Bertolini nel 189°'9 ad Le altre due epigrafi, risalenti alla prima metà (se non addirittura ai pri-
ovest della necropoli detta "delle milizie" e, dopo vicende non del tutto chia- mi decenni) del N secolo -sempre secondo il Lettich38 - sono quelle di M(ar-
re, ritrovato prima del 1945 a Gorgo al Monticano. Ora è conservato al Museo cus) Aterius Florentius e di Aur(elius) AurelianusJ9 , provenienti dalla necro-
Civico di Treviso (fig. 911°. Il sarcofago, praticamente inedito fino a pochi an- poli di levante. Una tale cronologia, in verità, era stata respinta pochi anni
ni fa, viene datato al pieno III secol03' e più precisamente intorno al 245-260, addietro dal Cuscit0 40 , che escludeva una retrodatazione dei due testi fino
per tipologia e caratteri stilistici; alla medesima epoca viene riportata anche
32J L BERTACCHI, Architetrura e mosaico, in AA. Vv. Da Aquileia a Venezia, Milano 1980, p. '94.
33) P. L. ZOVATIO, Antichi monumenti, cit., p. 27.
26J Tale opinione è stata esposta in una comunicazione orale. 34] B. FORIATI TAMARO, Concordia, cit., pp. '43-'45 (in particolare).
Z7] Testimonianze epigrafiche su/cristianesimo primitivo di Concordia, in "Aquileia nostra", 51,1980, cc. 2-9· 35] G. LEITICH, Testimonianze, cit., c. 2S4.
281 Per Roma, cfr., ad esempio,A. S'LVAGN'-A. FERRUA-D. MAzZOLENI-C. CARLETIl, [nscriptiones Christia- 36 ] Questa opinione è stata ancora espressa oralmente dal padre Ferrua.
nae Vrbis Romae septimo saec,,/o antiqlJiores (=ICUR), Roma-Città del Vaticano 1922 55., I, 1982; Il, 5357· 37] (LCV, 763-766 A.
29J In "Notizie degli Scavi", 1890. p. 172.11 testo fu poi ripreso dal Diehl, in ILCV, 2753· 38 ] G. LnTlcH. Testimonianze, cit., c. 249.
30] F. REBECCHI, Isarcofagi romani dell'arroadriarico, in "Antichità A1toadriatiche", 13, 1978, pp. 243-246,nota 143· 39] CIL V, 8677 = ILCV, '942; CIL V, 8724 = ILCV, 829.
311 F. REBECCHI, I sarcofagi. cit., p. 246. 40 ) G. CUSCITO, Cristianesimo antico ad Aquileia e in lstria, Trieste '977. p. 203.

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EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO L'EpIGRAFIA CRISTIANA A CONCORDIA

a quell'epoca, nella quale invece si poneva la dedica musiva di Ialluarius nel- Nell'iscrizione di Aurelio Aureliano, inoltre, compare ancora, accanto
l'aula settentrionale di Aquileia (fig. 70 )". a quella cristiana, la formula già usata in contesto pagano (ma spesso ri-
Nel caso di Aterio Florenzio indizi utili per awalorare la datazione pro- ~-
corrente a Concordia )'5 ex proprio suo, simile a de suo e ad altre, alla quale pro-
posta dal Lettich sono ritenuti la presenza dei tria nomina, il sicuro reim- gressivamente si venne a sostituire de dono Dei.
piego in epoca successiva alla metà del IV secolo e la presenza del genitivo
dei nomi dei defunti, contrariamente all'uso comune nelle più tarde epigrafi Ulteriori osservazioni si possono fare riguardo alle epigrafi musive di
concordiesi. Nel secondo (e forse questo potrebbe essere l'elemento più va- donatori, conservate nel pavimento della basilica paleocristiana, fatto ese-
lido) la menzione, nell'ammenda minacciata, deifolles denariorum, borse di guire, secondo quanto ha ribadito di recente la Bertacchi'6, molto proba-
denari pesate e sigillate dalla zecca, emessi da Diocleziano e rimasti in cir- bilmente nella prima metà del V secolo, in epoca successiva all'inaugura-
colazione per tutta la prima metà del IV secolo, ma non oltre. zione dell'edificio di culto.
In realtà, il termine folles è frutto di un'integrazione, che si dice sicura" Pur essendo stati pubblicati in passato in diverse occasioni'7, si può no-
in base ad altri confronti concordiesi. tare che di questi testi (in parte integri, in parte lacunosi) non è stata mai
Anche l'uso del gentilizio Aurelius, molto più comune fra i soldati nel data finora un'edizione critica, completa delle necessarie misure delle ta-
corso del III e agli inizi del secolo successivo, ma sempre più raro in segui- belle e delle lettere, mai riportate da nessuno, a quanto mi consta. Perfino
to, potrebbe orientare verso la cronologia proposta. nella pianta del tessellato, peraltro molto chiara e particolareggiata, pub-
In quest'ultima iscrizione è da rilevante interesse la presenza dell'e- blicata nel 1978'8, risulta mancante un frammento di iscrizione disposta su
spressione de dono Dei. Essa, in pratica, equivale a de data Dei che si legge nel- tre righe della navata centrale, mentre ne è riprodotto un altro, posto im-
la lastra sepolcrale di Aterio Florenzio; anzi, non è da trascurare l'ipotesi del mediatamente a sinistra della dedica di Faustiniana, ad est della zona ab-
Diehl43 , che proponeva - sia pure dubitativamente - anche qui il supplemento sidale, apparentemente sfuggito all'attenzione generale (fig. 92).
data; tale soluzione non ha avuto successo, ma in realtà essa è possibilissima, Il fenomeno di simili carenze nella pubblicazione di epigrafi musive
se non preferibile, visto che si tratta di un termine già ricorrente a Concordia. non è nuovo nemmeno nell'ambito della X regio: anche per alcuni altri pa-
In ogni modo, la sostanza non cambia ed è importante trovare attesta- vimenti si sono moltiplicati i contributi di carattere iconografico, trascu-
ta questa formula forse già nella prima metà del IV secolo, poiché con quel- rando però di fornire una preliminare lettura completa di tutte le iscrizio-
lo già ricordato di Aquileia, i due esempi concordiesi sarebbero i più anti- ni conservate (compresi i frammenti), corredandola dei necessari dati. Èsuf-
chi del suo uso epigrafico. Di per sé, de dono ( o de donis) Dei significa chia- ficiente ricordare il caso di Verona'·.
ramente che gli averi umani sono ritenuti un beneficio della Provvidenza, al- Ad ogni buon conto, tornando al tessellato concordiese, prima di tutto bi-
la quale si intende rendere grazie con un'offerta (se la dedica è votiva), op- sogna dire che esso si inserisce in una numerosa serie di mosaici pavimentali
pure attingendo da essi si può procedere all'acquisto di un sepolcro. Si rite- noti in altri quattordici centri della X regio, tutti con epigrafi votive di oblato-
neva che questa espressione avesse origine solo dal V secolo, diffondendo-
si in epoca successiva fino al pieno Medioevo", mentre ora si può affermare
che essa fu introdotta nei formulari probabilmente quasi un secolo prima. 451 G. LETTlcH, Teslimonianze, cit., c. 250.
46) L. BERTACCHI, Architettura, cit., p. 3'5.
471 P. L. ZOVATTO, Nuove iscrizioni, cit., p. 116; G. FOGOLARI, La maggior basilica cit., pp. 180-18,; EAD., Con-
411 L. BERTACCHI, Architettura, cit., p. 196. cordia cit., pp. 188 e '91; L. BERTACCHI, Architettura, cit.. p. 316.
42) G. LETTICH, Testimonianze, ciI., nota 12. a c. 256. 48] In Iulia Concordia, cit.. tav.4.
43) ILCV, 829. 49 J C. CIPOLLA, Verona, in "Notizie degli scavi", 1884. pp. 4°1-4'4; P. VIGNOLA, Verona, in "Notizie degli Sca-
441 P. MONCEAUX, La fonnule "de donis Dei", in "Bulletin de la Societé des Antiquaires de France", '902, vi", 1884, pp. 136-137; P. GAZZOLA,!I mosaico scoperto nel sottosuolo della Biblioteca Capitolare di Verano,
pp. 245- 247; F. Buué, Osservazioni sullafonnula "de donis Dei" in Dalmazia, in "Bullettino di Archeo- in "Studi Storici Veronesi", 1948, pp. 71-108; G. FOGOLARI, Nuovi ritrovamenti paleocristiani nell'ambito
logia e Storia Dalmata", 35, '9'2, pp. 43-47; L. DE CAPITANI D'ARZAGO, L'esatta iscrizione della patena delle Tre Venezie, in "Atti del VI Congresso Internazionale di Archeologia Cristiana" (Ravenna, 23-30
di Canoscio, in "Epigraphica", 3, '94', pp. 277-283. settembre 1962), Città del Vaticano 1965, pp. 171-178.

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EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO L'EpIGRAFIA CRISTIANA A CONCORDIA

ri, databili dal secondo decennio del N alla fine del VI secoloso . Anzi, Concor- Qualche dubbio resta per altre integrazioni proposte: Eunom[ us J(un ca-
dia si può includere idealmente nel primo momento di evoluzione di questo so del genere è noto a Firenze54 ), oppure Eunom[iusJ; Theod{orusJo Theod[otusJ;
particolare tipo di iscrizioni, in cui i formulari sono caratterizzati ancora da Gala{ta J- come suggerisce la FogolariSS - o Gala{tiaJ (una Galatia si ritrova
grande semplicità: nomi dei donatori (da soli o in coppia), senza alcuna spe- ad AltinoS"). [PJresentina, normalmente scritto col dittongoS', è invece attestato
cificazione di parentela o di mestiere con indicazione della superficie offerta. in qualche testo cristiano del Norico e della Tarraconense.
Non si trova mai a Concordia, invece, stando agli esempi conservati in- Non è molto diffuso Mammula, originariamente forse un soprannome, de-
tegri o quasi, la motivazione dell'atto, resa altrove molte volte con espres- rivato da Mamma s8 • Non è frequentissimo fra i cristiani neppure Faustinia[ naJ;
sioni come ex voto, spesso ricorrente, ad esempio, a 55. Felice e Fortunato a è particolarmente significativo ritrovare il nome di questa clarissim a femina in
Vicenza s'. tre iscrizioni diverse: oltre che nel mosaico (fig. 94), anche nel celebre sarco-
Le lettere, per lo più, hanno un ductus piuttosto irregolare e sono di- fago e in un piccolo capitello (fig. 95). Questo fatto è importante anche ai fini
sposte nelle singole righe senza un ordine preciso o spazi simmetrici, talo- della datazione del sarcofago stesso, che non può discostarsi molto da quella
ra troppo infittite, altre volte troppo allargate. Nell'iscrizione di Erculianus del tessellatoS9 • C'è da aggiungere che l'epigrafe votiva, in base a quanto è ri-
et Constantia (fig. 93 )5', in particolare, la T della prima linea fu ridotta di mo- masto, doveva svilupparsi almeno su tre - se non su quattro - righe, come in
dulo per non urtare la cornice ottagonale; e l'ultima riga, contenente l'of- genere le altre concordiesi. Se la lettura della prima linea è sicura (Fausti-
ferta, è spostata verso destra rispetto al centro. nia...), nella seconda si distinguono le vestigia di tre lettere: la prima dovreb-
Le epigrafi sono composte sempre da tessere nere su fondo bianco e l'al- be essere, per motivi di spazio, una A, cioè la finale del nome, ma le poche tes-
tezza delle lettere varia fra i lO e i 18,5 cm. (è una delle medie più alte fra tut- sere superstiti sembrerebbero avere un andamento verticale, quindi un piccolo
ti i pavimenti della X regio). La grafia, poi, non offre molte particolarità de- dubbio dovrebbe sussistere al riguardo.
gne di nota: è usata, come di consueto, una capitale attuaria rustica, in cui Sembra invece certa la parte superiore di una E, con i tratti orizzonta-
le G hanno il tratto complementare molto ridotto e rivolto esternamente li ridotti, come sempre accade in questo pavimento musivo: è forse l'inizio
verso il basso, mentre le L presentano la lineetta di base obliqua, che scen- della congiunzione et? In questo caso, l'ultima lettera della riga, una F, do-
de al di sotto del piede di scrittura. vrebbe essere pertinente ad un secondo antroponimo di un offerente (o di
Alcune considerazioni si possono avanzare sui nomi dei donatori; anzi- una donatrice ), associato a Faustiniana nell'epigrafe. Bisogna tener presente,
tutto, come nella grandissima maggioranza dei casi (sono all'incirca 250 iscri- però, che nelle circa 250 iscrizioni musive della X regio ( e anche altrove, a
zioni) nei tessellati della Venetia et Histria, tutti i donatori hanno ormai un uni- quanto consta), quando compare una coppia di oblatori non è mai la don-
co elemento nominale, il cognomen. Per quanto concerne gli antroponimi in- na a precedere l'uomo.
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tegri il cui supplemento appare sicuro, risultano di uso comune Ursus, Con- Nella terza riga si vedono i resti di due lettere, ma troppe sono le pos-
stantia, lul{ianaJe (MJaximus. Raro è invece Erculianus, di regola scritto con l'a- sibili integrazioni; escludendo, comunque, che ci fosse (come in altri quat-
spirazione iniziale (Herculianus) e contrapposto al frequente Herculanius; è uno tro casi a Concordia) cum suis, visto che certamente non si tratta della par-
dei tanti nomi pagani di origine mitologica diffusi anche fra i cristianiS3 • te superiore di una S, né di una C, se fosse stato fecit o fecerunt ( come nell'i-
scrizione di Ursus et Mammula) (fig. 96), doveva probabilmente compari-
50) D. MAZZOLENI, L'epigrafia cristiana ad Aquileia nel IV secolo, in "Antichità Altoadriatiche", 22, Udine re qui l'entità della superficie donata.
1981, pp. 305-306; ID., Le iscrizioni musive cristiane della Venetia et Histria, in "Antichità Altoadriatiche",
28, Udine 1986, p. 314.
5'] G.B. BRUSIN, I mosaici della chiesa cimiteriale di S. Felice a Vicenza, in "Atti dell'Istituto Veneto di Scien- 54) ILCV, '585 A.
ze, Lettere e Arti", 102, '942-1943, pp. 621-635; M. MIRABELLA ROBERTl, I musaici, in La Basilica dei San- 55] G. FOGOLARI, Concordia, cit., p. 191.
ti Felice e Fortunato in Vicenza, Vicenza 1979, pp. 39-54- 56] CIL V, 12197·
52] G. FOGOLARI, Concordia, cit., p. 191.11 testo, però, non è trascritto integralmente. 57) I. KAJANTO, The Latin Cognomina, Helsinki 1965, p. 289.
53] D. MAZZOLENI, Onomastica (s.v.), in "Dizionario Patristico e di Antichità Cristiane", Casale Monfer- 58] I. KAJANTO, Cognomina, cit., p. 302.
rato '983, Il. cc. 2478-2480. 59] G. LEIT1CH, Le iscrizioni, cit., pp. '34-135.
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO

In due casi sono completamente perduti ( o comunque non integrabi-


li) i nomi degli offerenti: il primo si riferisce ad un'epigrafe mutila a destra,
'Ji L'EpIGRAFIA CRISTIANA ACONCORDIA

Ogni fedele, tuttavia, aveva diritto che nella sua epigrafe fosse indica-
ta esattamente la sua offerta, e non solo la parte che fosse stata utilizzata per
situata lungo il lato sinistro della solea, in cui si conservano solo le iniziali quello scopo.
degli antroponimi dei due oblatori (G{-- et) G{-]) (fig. 97). Il secondo è Tale discorso non è fine a se stesso, perché in passato si volle proporre
pertinente al resto di un'iscrizione collocata subito a sinistra di quella di Fau- un nuovo valore per il piede quadrato, proprio in base alla misurazione di
stiniana, di cui si è già fatto cenno. un pannello musivo della basilica di Monastero, con al centro l'iscrizione
Delle ultime due righe si leggono una V e quattro cifre, relative con molta di due donatori 64. Tale corrispondenza è, quindi, improbabile e, in man-
probabilità all'offerta compiuta, che fra l'altro doveva essere la più cospicua fra canza di elementi validi per sostenere tesi contrarie, converrà considerare
quelle conservate: 400 piedi. Ciò fa rimpiangere ancora di più la perdita di que- il piede quadrato (misura di superficie documentata per esteso in testi pa-
sta epigrafe, che doveva riferirsi a fedeli facoltosi, forse di alto lignaggio come gani)65, secondo il tradizionale valore di un piede per un piede, equivalen-
Faustiniana. Si tenga conto che le donazioni variano, nel tessellato di Concordia, te a mq. 0,0876.
da un minimo di 25 ad un massimo di 150 piedi, ma quattro soli dati utili sono Tornando ai donatori concordiesi, salvo il caso dubbio di Faustiniana,
troppo pochi per trarre qualsiasi considerazione. A tale proposito, in una pic- di cui si è parlato, si tratta sempre di coppie di fedeli, probabilmente mari-
cola svista è incorsa la FogolariGo , scrivendo che 'Vrsus e Mammula dovevano es- to e moglie, che purtroppo però non indicano mai il loro grado sociale o l'at-
sere persone abbienti, poiché donarono i mezzi per far pavimentare ben 150 pie- tività professionale, come spesso invece accade nei tessellati più tardi. Può
di, mentre gli altri donatori in questa basilica prowedono a 25 piedi". In realtà, essere significativo, comunque, il fatto che nessun elemento nominale si ri-
solo Erculianus e Constantia offrono 25 piedi, ma 50 ne regalano sia Theodo{ rus} vela di origine barbarica, né orientale, cosa che invece si verifica in diverse
e Gala{tia}, sia {M}aximus e {P}resentina (fig. 98). epigrafi funerarie, anche di epoca anteriore, dei sepolcreti concordiesi,
Èda tener presente, inoltre, che la media delle offerte negli altri tessella- siano esse di militari o meno.
ti della X regio è molto varia: oscilla intorno ai 100 piedi a Monastero di Aqui- È un dato negativo che potrebbe avere un certo rilievo, tenuto conto
leia, ma scende a 25 a S. Eufemia a Grado. Fra le singole oblazioni, si va da un della cospicua presenza di orientali (e specialmente di siriani), come pure
minimo di 9 piedi a S. Canzian d'Isonzo 6' a un massimo di 1500 - se la lettura di elementi di stirpe germanica nella città nel corso della seconda metà del
è esatta - nella basilica di Piazza Vittoria (oggi Piazza Biagio Marin) a Grad06'. N e della prima metà del V secolo. Si pensi, poi, che in altri tessellati, pres-
Si può ribadire, a tale riguardo, quanto ebbi già modo di puntualizzare soché coevi o posteriori, queste caratteristiche invece si ritrovano con una
in precedenti occasioni6J ,a proposito della precisa corrispondenza -o meno certa abbondanza: è sufficiente ricordare il caso di Monastero di Aqui-
66
- fra offerte dei donatori ed effettiva superficie da mosaicare. La soluzione più leia e successivamente S. Maria delle Grazie 67 e S. Eufemia a Grad0 68 .
logica e pratica è che si effettuasse una raccolta generale delle oblazioni e, suc- Comunque, le iscrizioni musive concordiesi sono documenti di rile-
cessivamente, si disponessero e si distribuissero nel tessellato le epigrafi vo- vante interesse sotto diversi aspetti, costituendo un'ulteriore attestazione
tive in base ad un progetto complessivo e secondo le oggettive necessità. Nel
caso, perciò, in cui la somma fosse superiore al fabbisogno, la comunità in-
camerava l'eccedenza per altre spese, mentre nell'eventualità contraria essa 64J L. BERTACCHI, Problematico a seguito di recenti indagini su alcuni monumenti paleacrisriani dell'ambien-
te aquileiese, in "Atti del Il Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana" (2S-31 maggio 19( 9), Ro-
interveniva, attingendo dalla cassa comune per coprire la differenza. ma 197', pp. 129-130.
65] H. DEssAU,lnscriptiones latinae selertae, Berlino 1892-1906, 863, 2905, 7519, 8'47; G. CUSCITO, Economia
e società, in AA. Vv., Da Aquileia a Venezia, cit., p. 65" nota 2.
661 G.B.IlRUSIN, in C.B. BRUSIN-P.L. ZOVATTO, Monumenti l'aleocristiani di Aquileia e Grado, Udine '957, pp.
(;01 G. FOGOLARl, Concordia, cit., p. 188. 33 -349.
611 M. MIRABELLA ROBERTI, La basilica paleocristiana di S. Canzian d'lsonzo, "Aquileia nostra", 38,1967, c. '
67 J C.B.IlRUSIN, Nuove epigrafi romane e cristiane, in "Notizie degli Scavi", 1918, pp. 187-191; P.L. ZOVATIO,
69· La prothesis e il diaconicon della basilico di S. Maria di Grado, in "Aquileia nostra", 11, '95', cc. 4 -44.
62 J P.L. ZOVATIO, Grado. Antichi monumenti, Bologna '97', p. 91. '
68] G. CUSCITO, Una pianta settecentesco del Duomo di Grado e le iscrizioni musive del secolo VI, in "Aquileia
631 D. MAZZOlENI, Epigrafi musive, ciL nostra", 43,197', cc. 105-114.
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO EPIGRAFI OH MONDO CRISTIANO ANTICO

di un uso, che ebbe grande diffusione in molte aree dell'orbis christianus an-
tiquus, dal secondo decennio del N fino alla seconda metà dell'VIII secolo
(gli esempi più tardi sono documentati in territorio giordand9).
Poco dopo la metà del V secolo, però, cessano a Concordia i documenti
epigrafici, ma -come notò il Cuscito'" - probabilmente anche dopo l'inva-
5
sione di Attila la città restò un importante centro militare e sede di un'in- Le iscrizioni musive cristiane
dustria di stato di prim'ordine (la fabrica sagittaria J, che rimase in funzio-
ne fino al termine del dominio bizantino. della «Venetia et Histria>/

Prima di soffermarsi sulle caratteristiche delle iscrizioni musive cristiane no-


te nell'area della Venetia et Histria, è bene rendersi conto della diffusione di
questo particolare tipo di dediche nel territorio con l'aiuto di una cartina
riassuntiva. In essa sono evidenziate tutte le località in cui tali epigrafi so-
no conosciute (fig. 100 ): da ovest Brescia, Trento e Doss Trento, Verona, Vi-
cenza, Padova,Jesolo, Concordia, Aquileia, Grado, Zuglio, Invillino, S. Can-
zian d'lsonzo, Trieste, Parenzo e Pola. Sono in tutto una quindicina di cen-
tri, che conservano tessellati attribuibili ad un arco cronologico compreso
tra i primi decermi del N e la fine del VI secolo', con una quantità di iscri-
zioni oscillante da un massimo di 74 a Grado e di 57 ad Aquileia, ad un mi-
nimo di una o due a Padova, Invillino, Trento' e Doss Trento, Zuglio.

I] D. MAZZOLENI, Le iscnzioni musivecnstione della "Venetia et Histria", in "Antichità Altoadriatiche", 28,


Udine 1986, pp. 3"-329.
2] Per le datazioni dei pavimenti musivi si ritengono per lo più valide quelle proposte alcuni anni or
69] Un certo numero di esse sono raccolte da M. PICCIRII.LO. Chiese e mosaici dello Giordania se/Lentnana/e, sono da S. TAVANO, Aquileia cnstiana, in "Antichità Altoadriatiche", 3, 1972, pp. 199-202.
Gerusalemme 1981; ID., Um er-Rasas Kastron Mefaa. suppl. a "La Terra Santa", 62, nov.-dic. 1986, pp. 3] Un'epigrafe molto frammentaria è stata di recente pubblicata da G. CIURLETTI, La zona arrheologira
10-17 (in particolare). di S. Maria Maggiore (Trento), in "Restauri ed Acquisizioni 1973-1978", Provincia Autonoma di Tren-
70 J Arti, cit., p. 671. to, Assessorato Attività Culturali, n.192, s.d.
EPIGRAFI DEl MONDO CRISTIANO ANTICO LE ISCRIZIONI MUSIVE CRISTIANE DElLA "VENETIA ET HISTRIA"

1. Sulle dediche musive cristiane dei pavimenti della Venetia et Histria . renzo, di Invillino e il più antico pavimento di Trieste. In conseguenza, lo stu-
esiste un'eterogenea bibliografia comprendente numerosi titoli, anche se dio risulta incompleto sotto diversi punti di vista.
esse non sono state mai finora analizzate nel loro complesso. Si può osser- 2. Comprendendo i ritrovamenti più recenti, le iscrizioni musive cristiane
vare, comunque, che solo un numero limitato di contributi sui monumen- della Venetia et Histria risultano essere, tra intere e frammentarie, poco meno
ti in questione si è occupato specificamente delle iscrizioni, mentre nella di 250. Di queste, tre sono funerarie (ad Aquileia e a Grado) e nove si possono
maggior parte dei casi le dediche sono state prese in considerazione solo in definire più propriamente dedicatorie o monumentali (ancora ad Aquileia e
quanto facenti parte di determinati tessellati, talora non sfruttando a pie- a Grado, inoltre al Doss Trento ). Quindi, 236 testi sono votivi e si riferiscono a
no i dati offerti dall'esame di antroponimi e formulari, oppure omettendo singoli fedeli o a esponenti del clero, a gruppi familiari o talvolta ad ablatori ano-
alcuni elementi essenziali, come l'indicazione dell'altezza delle lettere. nimi. Èda tener presente, però, che in alcune dediche sono ricordate insieme
Comunque, fra gli studi epigrafici apparsi più di recente su singoli com- più donazioni, una di seguito all'altra, come ad esempio a Brescia, a S. Eufemia
plessi, si possono ricordare, fra l'altro, quelli del Brusin, dello Zovatto e del a Grado o a Parenzo; numericamente, perciò, esse sarebbero di più. Sembra op-
Cuscito', che hanno portato - specie questi ultimi - all'edizione critica di portuno distinguere preventivamente le epigrafi funerarie da quelle di offerenti.
alcuni tra i più rilevanti pavimenti musivi della regione. Il primo tipo di iscrizioni è notoriamente attestato con una certa frequenza nel
Una breve digressione merita un articolo apparso nel 1976 della Toyn- mondo pagano in diverse località dell'Impero. Noel Duval' osservò, però, che
bees; esso, però, non ha avuto molta risonanza, a causa della sua pubblica- eccezion fatta per pochissimi casi, come uno di Porto relativo adAntonia Achai-
zione in una miscellanea in onore di Zadoks-Josephus Jitta di carattere cé, i mosaici sepo1crali profani rivelano sensibili diversità sia dal punto di vista
non propriamente archeologico. Già il titolo del lavoro, incentrato sui do- della tematica iconografica che da quello compositivo, rispetto alle tombe cri-
natori dei pavimenti musivi delle chiese paleocristiane dell'Italia del nord stiane; essi hanno più contatti con le coeve pitture e sculture funerarie.
e della Dalmazia, autorizzava a nutrire buone speranze sul suo contenuto, Basti ricordare il noto mosaico sepo1crale del III secolo, conservato al
che si poteva credere fosse una sintesi delle risultanze, emergenti dall'ana- Museo di Spalato, in cui l'iscrizione di T Aurelius Aurelianus è raffigurata co-
lisi delle epigrafi musive di un territorio ancora più esteso della Venetia et me parte di una stele a lato di un'erma e del defunto seduto con in mano un
Histria. rotulo. Essa rivela - sempre secondo il Duval 9 - che non si era ancora rag-
Se sono indubbiamente valide talune osservazioni relative alle caratte- giunta un'autonomia nel campo delle composizioni musive di questo ge-
ristiche di un certo numero di ablatori e su alcuni formulari, rincresce rilevare nere. Come si è anticipato poc'anzi, tre soli sono gli esempi di iscrizioni fu-
prima di tutto che la studiosa non prende in considerazione, in realtà, nessun nerarie noti nella X regio: il primo fu scoperto dalla Bertacchi'O nell'area del-
esempio della Dalmazia, spingendosi solo fino a Pola; e poi che il concetto di la chiesa di S. Giovanni ad Aquileia e fu attribuito alla seconda metà del N
Italia del nord è limitato in pratica solo alle Venezie, escludendo, però, oltre secolo. Benché il testo sia mutilo, si è conservato il nome della defunta, Cia-
a Brescia, complessi come quelli di Concordia e diJesolo (in parte già noto an- rissima, ricorrente anche in una dedica parentina". Se però nell'ultima riga
che prima del recentissimo lavoro del Cuscitd), i tessellati di S. Tommaso a Pa- è inserita davvero la data indizionale (l'interpretazione non è certa), il te-
sto si dovrebbe posticipare almeno alla prima metà del V secolo, dato che
41 G. B. BRUSIN-P. L lOVATIO, Monumenti paleocristiani diAquileia edi Grado, Udine '957; P. L lOVATIO,
questo elemento è in epoca anteriore ancora sconosciuto nei testi iscritti.
Mosaici paleocristiani delle Venezie, Udine '963; G. (USCITO, Una pianta settecentesca del Duomo di Gra-
do e le iscrizioni musive del secolo VI, "Aquileia Nostra", 43, '972, colI. lOS-124; ID., Le epigrafi della basi-
lica martiriale di Trieste, in "Aquileia Nostra", 44, '973- colI. '27-,66. All'argomento dedicai un lavoro
d'insieme alcuni anni or sono, sia pure mantenendo un tono divulgativo (D. MAZZOLENI,iscrizioni 7] N. DuvAL,l.a mosai'quefunéraire dans l'art paléochrétien, Ravenna 1976, p. 16.
votive nelle Venezie, "Mondo Archeologico", '4-15, 1977, pp. 14-19). 8J H. THYIANDER, inscriptions du l'art d'Ostie, Lund '951-1952, A 20, p. 35.
5) c. M. TOYNBEE, Donors ofEarly Church FlDor-mosaics in Northern italy and Dalmatia, in "Festoen A. N. 9) N. DUVAL, La mosai'quefunéraire, cit., p. 15.
ladoks- Josephus Jitta", Groningen-Bussum 1976, pp. 577-587. 10 1 L BERTACCHI, Un decennio di scavi e scoperte di interesse paleocristiano ad Aquileia, in "Antichità AI-
6J G. (USCITO, La basilica paleocristiana di iesolo, Padova '983; ID., La basilica paleocristiana di iesolo. Per toadriatiche", 6, 1974, pp. 87-88.
lo studio dei primi insediamenti cristiani nella lagl/na veneta, in "Aquileia Nostra", 54, 1983, colI. 217-252. 11 J A. DEGRAssl, Parentil/m, "Inscriptiones Italiae", r. X, v. X, f.II, Roma '934, p. '9.
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO LE ISCRIZIONI MUSIVE CRISTIANE DELLA "VENETIA ET HISTRIAI>

La seconda dedica sepolcrale è quella, molto nota, di Petrus qui Papa no Resta da ricordare l'ultimo singolare epitaffio gradese, quello del ve-
nell'aula sottostante S. Eufemia a Grado, interessante sotto diversi aspetti, scovo Marcianus, già dettagliatamente analizzato in diverse occasioni, che
visto che si deve ritenere - come notò il Brusin" -l'unica attestazione epi- contiene nel formulario elementi degni di nota, come la chiara allusione a
grafica conservataci della conversione di un giudeo, primo della comunità quarant'anni di esilio e peregrinazioni pro causa fidei.
locale. In questo senso è da intendere l'espressione solus ex gente sua, secon-
do l'interpretazione ribadita di recente dal Panciera'J e già avanzata in pre- 3. L'uso di inserire nei pavimenti musivi di edifici di culto dediche vo-
cedenza dal Brusin e dal Cuscito'·. Il testo deve risalire alla metà circa del V tive di donatori che contribuirono alla loro esecuzione, oppure iscrizioni de-
secolo (anche qui l'indizione costituisce solo un elemento impreciso di da- dicatorie, è documentato praticamente in tutto l'orbis christianus antiquus
tazione); il mosaico richiama per lo schema decorativo una dedica mutila- nei secoli compresi dal IV al VI. La sua diffusione si spinse fino in territori
probabilmente coeva - scoperta nel pavimento della basilica di S. Maria del- all'interno di provincie periferiche dell'impero. Un esempio sintomatico al
la Piazza ad Ancona, ugualmente caratterizzata dall'uso dell'indizione's. riguardo può essere costituito da un'epigrafe greca frammentaria, che ri-
Le poche altre iscrizioni sepolcrali musive note in Italia sono localizzate corda lo scioglimento di un voto da parte di un diacono di nome Nonno,
in Sardegna, a Porto Torres· 6 ( datate alla seconda metà del IV o agli inizi del in un lacerto musivo con due pavoni affrontati ai lati di un cantaro, perti-
V secolo); in Campania, a Teano; in Sicilia, a Kaucana e a S. Miceli di Sale- nente ad una chiesa del V secolo nel cuore della Cappadocia. Il monumen-
mi (secondo il Duval", queste ultime sarebbero della seconda metà del VI to fu segnalato dallo Jacopi'9 in località Kuru Dere nella valle del fiume Sa-
secolo). A parte si considera il dibattuto caso dell'epigrafe della Basilica Apo- rus nell'Antitauro.
stolorum di Ravenna, riferita a Neone. Al di fuori dell'Italia l'uso dei mosai- Queste dediche musive, spesso stereotipate nei formulari, talora però
ci sepolcrali è documentato in Spagna, Jugoslavia, Siria e Palestina. È faci- racchiudono elementi di notevole interesse, riportando ad esempio cita-
le pensare, comunque, che queste dediche funerarie musive, sporadica-, zioni bibliche, come in un notevole gruppo di testi di Israele e della Gior-
mente note in diverse località del Mediterraneo, siano opera di un influs- dania; e, sporadicamente, di altre località. Ad esempio, in un pavimento
so diretto o indiretto africano, visto che proprio nei territori delle attuali Tu- frammentario del V secolo di Storgosia (oggi PIeven ) in Bulgaria, proprio
nisia ed Algeria si ha una straordinaria diffusione di questa particolare spe- dinanzi al presbiterio si legge il famoso versetto del Salmo 42,4, introibo ad
cie di testi, specialmente nel corso del V secolo, come ha dimostrato anni altarem Dei'·. A questo proposito, si può notare invece che in nessuna epi-
fa in uno studio specifico Noel Duval'R• grafe musiva della X regio ricorrono precisi riferimenti scritturistici.
Iscrizioni di offerenti, come si è detto, sono attestate in molte regioni
del Mediterraneo, ma particolarmente abbondanti esse risultano in Grecia,
12] G. B. BRUSIN, L'epigrafe musiva di Petrus, in "Notizie degli Scavi", '947, p. '9.
131 S. PANCIERA, Osservazioni sulle iscn'zioni musive paleocristiane di Aquileia e di Grodo, in "Antichità AI- nelle isole greche (ampia documentazione al riguardo è fornita già nel pri-
toadriatiche", 8, '975, p. 226. mo volume della silloge dei pavimenti musivi ellenici, apparso nel 1975)" e
141 G. B. BRUSIN, L'epigrafe, cit., p. '9; lo., Aquileia e Grodo, Padova '97', p. 244; G. CUSCITO, Aspetti sociali
della comunità cristiana di Aquileia allmverso le epigrafi votive (secoli lV-VI), in "Scritti storici in onore
nel territorio siro-palestinese, dove le dediche appaiono spesso notevol-
di P. L Zovatto", Milano '972, p. 244; lo., Cristianesimo antico ad Aquileia e in lstria, Trieste '9770 pp. 201- mente sviluppate nei formulari, contenendo molti elementi relativi alla
220.
composizione del clero e dei fedeli di quelle comunità. La maggiore con-
15] L. SERRA, L'arte nelle Marche, Pesaro '929, pp. 23-25; M. L. CANTI POLlCHErtl, Santa Maria della Piazza,
Falconara M. '981, p. 30 e figg. 24-25. centrazione di testi si ha nei secoli V e VI.
16] G. MAETZKE. Porto Torres (Sassari) -Tomba paleocristiana con rivestimento in mosaico, in "Notizie degli
Scavi", '966, pp. 355-365.
17] N. DUVA!., La mosai'queJùnéraire, cit., p. 120. La prima editrice datò queste dediche al Vsecolo (M. BILO'J'fA,
Le epigraJì musive della basilica di S. Mice/i a Salemi, in "Felix Ravenna", "3-"4, '9770 pp. 30-64). Per Tea- 19] G. jACOPI, Missione archeologica italialla iII Allatolia. Relaziolle sulla prima campaglla esplorativo, in "Bol-
no si veda R. FARIOLI, Note iconogmJìw-stilistiche su due mosaici campani, Faenza '970, pp. 1-11 e lìg. 1. Se- lettino del Regio Istituto Archeologi<l c Storia dell'Arte", 7, '937, pp. 17-18 e (<IV. XVIII, fig. 65; R. P. HAR-
condo il Ouva! (La mosai'queJùnéraire, cit., p. 77), non sarebbe invece funeraria l'epigrafe di incerta cro- PER, Tituli ComallOrUI1l Cappadocia c, in "Anatolian Studies", 18. 1968, p. '35, n. 8,04.
nologia, trov<lta nel sottosuolo dell'abside di S. Pietro M<lggiore, o Basilica Apostolorum, di R<lvenna. 20] V. BESEVlIEV, Spiitgriechische und spiit1ateinische lnschriftell am Bulgarien, Berlin 1964, p. 34, n. 49.
181 N. OUVAL, La mosai'que funérarie, ciL 21] ST. PELEKANIDES, Corpus Mosaicorum Christianorum Vetustiorum Pavimentorum Graeciae, " Salonicco '974.
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO LE ISCRIZIONI MUSIVE CRISTIANE DELLA "VENETIA ET HISTRIAII

Per quanto riguarda l'Italia, mentre questo tipo di epigrafi sono diffu- lo, O altre cinque della sinagoga di En-Gedi'8, della seconda metà del V, o del-
se, sia pure sporadicamente, nella maggior parte delle regioni, esse non so- la prima metà del VI secolo, in cui pure sono ricordati ablatori.
no documentate nel Lazio, e soprattutto a Roma. Come osservano il Gui-
dobaldi e la Guiglia in un loro recentissimo studio sui pavimenti delle ,S, Giovanni Battista de Rossi'9 definì l'uso di contribuire da parte dei fe-
chiese della Capitale dal N al IX secolo", "è certamente sorprendente con- deli alla pavimentazione musiva delle chiese, ricordando tali offerte con
statare quanto divengono rari a Roma a partire dall'età costantiniana i iscrizioni, "antichissimo". Il superlativo è forse da attenuare, visto che gli
mosaici pavimentali. Proprio dalla metà del N secolo, mentre in gran par- esempi più antichi che si conoscono non si possono anticipare oltre i pri-
te del mondo romano i nuovi edifici di culto si arricchiscono di pavimenti mi decenni del N secolo, Il Cattane030 ritenne questo costume, anche se co-
musivi, a Roma l'interesse per questi tipi di tessellati si esaurisce rapida- mune, "strano e certo poco conforme all'evangelica umiltà; - aggiungendo
mente per estinguersi nell'arco di pochi decenni". Proprio dal N al IX se- inoltre - in ogni tempo vi furono fedeli sulla cui generosità più che la
colo, invece, prevalgono nell'Urbe pavimenti marmorei, suddivisi nello pietà, poté l'ambizione". Il giudizio sembra troppo categorico e in ogni ca-
studio ora ricordato in sei tipi fondamentali. so ciascun fenomeno andrebbe inquadrato nell'epoca e nell'ambiente in cui
si verifica. Non si può, inoltre, definire "strano" un fatto attestato in centi-
4. Come le dediche funerarie, così quelle votive non furono certo usa- naia di esempi in quasi tutto l'orbis christianus antiquus nello spazio di circa
te esclusivamente nel mondo cristiano. Se ne conoscono, infatti, molti tre secoli. D'altronde, lo stesso S. Cipriano intorno alla metà del III secolo in-
esempi pagani, relativi a edifici pubblici, religiosi e privati. Basti ricordare, viò ai vescovi numidi u~a lettera3', raccomandando di pregare per alcuni do-
fra le più antiche, l'iscrizione musiva delg6 d.C. pertinente ad un complesso natori, di cui fa i nomi. E logico che i fedeli contribuissero, secondo le proprie
termale della provincia di Rieti'3, o fra le tarde la lista di dedicanti di un edi- possibilità, a spese cospicue come l'esecuzione di un pavimento musivo, si-
ficio residenziale biabsidato di Stobi, in Macedonia, datata al N-V secolo". milmente a quanto si era fatto in epoca anteriore da parte dei pagani per la
Numerose sono anche le epigrafi di ablatori ritrovate in tessellati di si- pavimentazione di templi o di opere pubbliche. In qualche caso poteva av-
nagoghe di ambiente siro-palestinese, risalenti per lo più ai secoli V e VI e venire che gli offerenti, anziché da una dedica, fossero ricordati da un loro ri-
studiate dal Lifshitz's. Ad esempio, a Gaza,6 i nomi dei donatori sono ri- tratto. Ciò si verificherebbe nell'aula teodoriana meridionale di Aquileia, con
portati in una dedica racchiusa in un medaglione: Menahem e Yeshua, fi- i busti dei personaggi, che il Brusin3" ritenne un unicum per quanto riguarda
gli del beato Isses, commercianti in legno, mosaicarono, rendendo grazie gli oblatori di mosaici pavimentali.
a questo santo luogo nel mese di Laas (secondo il calendario macedone, fra L'interpretazione di quelle immagini è però controversa; è certo, co-
luglio ed agosto) dell'anno 569 dell'èra di Gaza, cioè nel508-5og. Altre vol- munque, che in altri casi si trovano realmente ritratti di ablatori. Ad esempio,
te le iscrizioni sono in ebraico o in aramaico, come una trovata nel nartece a Gerasa, nella chiesa dei SS. Cosma e Damiano, di sicuro quattro donatori,
della sinagoga di Khirbet Susiya'7, della fine del N o degli inizi del V seco- fra cui il paramonario Teodoro e sua moglie Giorgia, sono effigiati a figura in-
tera (la seconda in atteggiamento di arante) nel mosaico datato al 533. Si trat-
ta, comunque, sempre di casi piuttosto rarill. I motivi che potevano indurre
22] F. GUIDOBALDI -A. GUIGLIA GUIDOBAlOI, Pavimenti marmorei di Roma dal IV o/IX secolo, (= "Studi di
Antichità Cristiana", 36), Città del Vaticano ]g83, P.13.
231 In essa si legge di P. Rubrius Trophimus e di P. Rubrius Agatho, i quali vermicu/um stroverunt item pavi-
mentum spicam straver(unt) impensa sua (M. MICHElI, Memorie storiche della città di Rieti, Rieti 1898,
p. 235, n. CXLN). 28] M. AVI-YONAH, in "Encyclopaedia", cit., Il, p. 378 e fig. a p. 44 8 .
24] D. fEiSSEL, Recueil des inscriptions chrétiennes de Macédoine du IIIe ou VIe siècle, in "Bulletin de Corre- 2g] Del così detto "opus olexandrinum" e dei marmorarii romani che lavorarono nella chiesa di S. Maria in Ca-
spondanee Hellénique" ,Suppl. 8, Paris Ig83, n. 279, p. 233· stello, in "Bullettino di Archeologia Cristiana", 6, S. Il, 1875, p. 123.
25] B. LIFSHITZ, Donateurs etfandateurs dans les synagoguesjuives, Paris 1967. 30 ] R. CATTANEO, L'architettura in Italia dal secolo IV al Mille circa, Venezia 1888, p. 49.
26 J M. AVI-YONAH (a cura di), Encyclopoedia ofArchaeological Excavations in the Holy Land,lI, London 197G, 31] Ep. LXII, II, 2 (CSEL),2, p. 699).
p. 412 e fig. a pago 4'5. 321 G.8. BRUSIN, in G. 8. BRUSIN-P. L. ZOVATTO, Monumenti, eit., pp. 86- 87.
27] M. AVI-YONAH, in "Encyclopaedia", cit., IV, London ]978, p. 1123. 33] M. PICCIRlLLO, Chiese e mosaici della Giordania settentrionale, Jerusalem ]g81, pp. 40-4', tav. 30, foto 34 a.b.

193
EPIGRAFI DEl MONDO CRISTIANO ANTICO LE ISCRIZIONI MUSIVE CRISTIANE DELLA "Vf.NETIA ET HISTRIAH

a compiere l'oblazione di un tratto di tessellato erano diversi. Molte volte que- Ancora, mentre spesso si precisa la quantità di tessellati devoluta, non
sto aweniva per lo scioglimento di un voto, come esplicitamente affermano si specifica mai la somma di denaro corrisposta per l'occasione, come talo-
cinquantasei dediche di diversi centri della X regio, con espressioni come va- ra accade di leggere in dediche di sinagoghe palestinesi: ad esempio, ad
tum so/vit, pro votofecit, ex voto e simili. Solo in un'iscrizione del Duomo di Po- Hammat-Gader nella prima metà del V secolo39 •
la la motivazione espressa è senz'altro singolare: Donatianus donò duecento Riguardo agli oblatori della X regio, giustamente il Cuscito'O ebbe ad os-
piedi di mosaico pro commemoratione Zebide, quindi a ricordo, in suffragio pro- servare che, mentre nei testi risalenti al IV secolo essi non ricordano quasi
babilmente della moglie morta. Si può avvicinare a questa solo una dedica giu- mai gli eventuali titoli e le proprie condizioni sociali, questi attributi ri-
daica del pavimento della sinagoga di Shiloh, in cui si legge che l'oblazione corrono generalmente a partire dal V secolo inoltrato (a parte alcune ec-
era awenuta unÉp à,vunuoowç TIopq>uptOU KUì. 'IuKKa!X>u à&À.<p(0)iY'. cezioni, come le dediche di Jesolo e talune gradesi di S. Eufemia e dei "pa-
In molti casi, comunque, il motivo dell'oblazione non viene specificato; stophoria" di S. Maria delle Grazie). Gli elementi di cui disponiamo, co-
si può così pensare che si tratti solo di un contributo alle spese della comunità, munque, ci consentono di affermare che veramente tutte le classi sociali da-
anche se, come ebbe ad osservare il Testini35 "è da credere che spesso qualc~­ vano, in qualche modo, la loro offerta". Se la gerarchia ecclesiastica è rap-
na delle espressioni indicanti l'offerta possa o debba sottintendere l'esisten- presentata in molti suoi gradi (vescovi, presbiteri, un arcidiacono", diaco-
za di un voto, di una promessa che non si volle rendere di pubblica ragione". ni e lettori in numero rilevante, accoliti), non mancano pubblici funziona-
Riguardo agli offerenti, essi compaiono singolarmente, oppure uniti a ri (notarii e actuarii), militari, armatori di navi, maestri, artigiani (un cal-
familiari che si associano all'oblazione (spesso la moglie, i figli e talora fra- zolaio e un barbiere), esponenti dell'ordine senatorio ed equestre, comu-
telli e genitori); in qualche caso, però, non si specifica il rapporto intercor- ni nuclei familiari.
rente fra le persone ricordate in un'iscrizione. Si può notare, fra l'altro, che A questo proposito, dall'esame delle dediche di donatori emergono al-
a Brescia, a piazza Vittoria e a S. Eufemia a Grado, a Parenzo, a S. Canzian cuni elementi di rilievo, come la menzione di formazioni militari altri-
d'Isonzo e a Verona in una decina di dediche compaiono da sole donne do- menti ignote, il numerus Tarvisianus, il numerus equitum Persoiustinianiorum,
natrici; ciò awiene non troppo di frequente altrove, come, ad esempio, in il numerus Cadisianus (fig. 101). Sulla presunta origine di questo corpo pro-
una famosa epigrafe del mosaico pavimentale della chiesa di S. Giovanni a posi già alcuni anni fa 43 che essa potesse essere derivata dal popolo dei
Coo, della prima metà del VI secoloJ6 • Vi è menzionata Eustochiané, un'ar- '--~ KUÒ1<J'iìVOl, ricordato da Procopio nel De Bello Persiano'" poiché sconfitto
matrice (le donne della X regio, invece, non ricordano mai la loro eventua- da Belisario. Essi potrebbero facilmente aver costituito un numerus inviato
le attività), associata all'equipaggio di una sua nave, di nome Maria, per mo- poi a combattere in Italia, come awenne anche per gli equites Persoiusti-
saicare il portico ('tÌ1v <J'totXv) dell'edificio di culto. Ancora, nel tessellato niani45 • Fra i donatori, è da notare inoltre a Trieste la presenza di quattro de-
della chiesa di S. Andrea di Lesbo, della prima metà del V secolo, si legge che
37
Asteria fece un'offerta per la sua salvezza e per quella della sua famiglia •
In ogni caso, nella Venetia et Histria sono sempre privati e non comunità 391 M. AVI -YONAH, in "Encyclopaedia", cit., Il, pp. 472-473.
o collegia collettivamente a compiere le ablazioni, come invece si riscontra in 40] G. CUSCITO, Aspetti, cit., p. 253.
4'] l'attività esercitata (o il grado ecclesiastico) degli ablatori sono indicati in molti testi dei pavimen-
un mosaico del 482 di Khirbet-el-Maqati in Giordania, donato da tutto il vil- ti musivi di Brescia (S. Maria Maggiore), Grado (pastophana di S. Maria delle Grazie e S. Eufemia),
laggio (nella terzultima riga si legge, infatti, à,nò 1tpOO<papaç 't'iìç Kroll~)38. Parenzo (in tutte e tre le fasi dell'eufrasiana), S. Canzian d'\sonzo, Doss Trento, Trieste (seconda fa-
se della basilica martiriale e S. Giusto).
421 Un altro arcidiacono è ora attestato in una dedica musiva di Emana (Lubiana), edita di recente (L.
PLESNICAR -GEC, Starokrscanski Center v Emani, Ljubljana 1983, p. 59, fig. 26 a).
43] D. MAZZOLENI, Rassegna di epigrafia cristiana: 1965-1975, in "Rivista di Storia e Letteratura Religiosa",
34) M. AVI'YONAH, in "Eneyclopaedia", cit..IV, p·1099·
35] P. TESTINI. Archeologia cnstiana, Roma 1958 (Bari 19 802 ). p. 48 5. '979, pp. 278 -279.
36 ] M. GUARDUCCI. Epigrafia greca, IV. Roma 1978, p. 373, lìg. 109· 441 /14,4 1,19(ed.DINDORF).
37 J ST. PELf.KANIDES, Corpus, cit., n. 105, p. 128 e lìg. 110.
451 O. HOFFMANN, Der /lNumerus equitum Persoiustinianiorum" auI eil1er Mosaikinschrift von S. Eufemia in
Grado, in "Aquileia Nostra", 33, 196'-1962, coli. 8'-92.
38 ] M. PICCIRILLO. Chiese, cit., pp. 23-25 e tav. 14, fig. '4-

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EPIGRAFI DEI. MONDO CRISTIANO ANTICO LE ISCRIZIONI MUSIVE CRiSTIANE DELLA "VENETIA ET HISTRIA"

fensores ecclesiae, che secondo la Toynbee 46 costituirebbero le uniche atte- tale e delle isole greche. Si veda, ad esempio, una dedica di Ktima, nell'iso-
stazioni note di questo ufficio nell'epigrafia greca e latina, dimenticando l'e- la di Cipro, della fine del IV o degli inizi del V secolo54 •
sistenza di un testo funerario cagliaritano contenente una omologa carica, Il formulario ricorrente nelle epigrafi votive della X regio, come d'al-
edito dalla Pani Ermini già nel1g6g 47 • tronde quello usato anche altrove per questo tipo di testi, segue per lo più
Un'ultima osservazione relativamente ai mestieri riguarda il sarso (per schemi ripetitivi, che presentano scarse varianti nel corso di circa tre seco-
sarsor) di un'altra dedica triestina nella basilica martiriale (fig. 102): secondo li; pochi sono gli esempi che si distinguono per qualche elemento nuovo da-
alcuni antroponimo di origine orientale48 , per altri invece forma popolare per gli altri. Generalmente, ai nomi dei donatori segue subito l'indicazione del-
sartor'9, indicherebbe perciò un sarto. Negli "Atti della Chiesa di Cirta", però, la superficie di mosaico offerta, oppure soltanto l'espressione votum solvit
si trova un Felix sarsof'°, inteso nel senso di mosaicista, o meglio restauratore (o simili).
di mosaici, visto che il termine deriva dal verbo sarcio, che significa rappez- In tre casi, a Brescia (abbreviato ), a Verona e a Parenzo si trova il ver-
zare, restaurare. Trattandosi nel caso in esame di un pavimento musivo, l'i- bo tesse/lare, raramente usato in iscrizioni latine e invece spesso ricorrente
potesi che lubianus svolgesse tale attività sembra quanto meno suggestiva. in dediche greche del Mediterraneo orientale nella forma omologa 'l'l1qXxo.
Accanto ai donatori che ci hanno tramandato il loro nome e la loro at- A proposito dell'iscrizione di Parenzo5S , originariamente trovata lacunosa
tività, ce ne sono alcuni che per umiltà vollero mantenere l'anonimato, na- nella parte destra, essa è stata oggetto di un intervento di restauro, che l'ha
scondendo la propria identità con una formula del tipo euius nomen Deus completata in modo parzialmente opinabile (fig. 105). Proprio la fotogra-
scit, o simili. Nella X regio si trovano cinque di questi esempi, uno nel più re- fia di questa discutibile integrazione però, è stata scelta, con una decisione
cente tessellato di Monastero di Aquileia, due a S. Eufemia ed uno a S. Ma- in verità poco felice, in un recente manuale di epigrafia romana e portata
ria delle Grazie a Grado, uno a Parenzo. Non è un donatore anonimo, invece, ad esempio delle dediche votive cristiane56 • Nella didascalia si legge, fra l'al-
anche se è stato erroneamente scambiato per tale, il servus tuus tibi serviens tro, l'ambigua dicitura "resta in sospeso la misura dei piedi del tratto di spet-
votum solvit del pavimento di S. Eufemia a Grad0 5'. La prima riga del testo, tanza di questi fedeli".
in tessere di pasta vitrea scura, rivela ancora, pur essendo lo stato di con- In realtà, il restauratore moderno, non sapendo che cifre scrivere, ha po-
servazione non buono, che quella è in realtà la dedica diDomninus v(ir) c(la- sto in opera tre punti per indicare un numerale indefinito. A parte ciò, l'in-
rissimus) (figg. 103 e 104), di cui fecero cenno il Brusin e lo Zovatt05', pur non tegrazione del testo è molto più probabilmente la seguente: lnfan[tiusJet
trascrivendola integralmente, e che il Cuscito diede come perduta53 • lnnoc[entiaJex suo pereulioJbas[ilicamJtes[ellaveruntJp(edes) [---]. In una fo-
Oblatori che tacciono il loro nome sono, comunque, ampiamente do- tografia scattata in epoca precedente al restauro, fra l'altro, si distingue chia-
cumentati in altri pavimenti musivi, specialmente del Mediterraneo orien- ramente la parte superiore della E nella seconda riga (fig. 106); ciò esclude
il supplemento pavimentum. In conclusione, sarebbe stato forse preferibi-
le completare il testo, se esistevano dubbi sulla sua integrazione, con tessere
461 c. M. TOYNBEE, Donors, cit., p. s83· bianche, evidenziando così ciò che non si è conservato, come si è fatto per
47) L PANI ERMlNl, Iscrizioni cristiane inedite di S. Sottimo o Cagliari, n ''Rivista di Storia della Chiesa in Ita-
lia", 23.1, 1969, pp. 10-18. Sui defensores si veda, inoltre, P.L ZovAno, Il "defensorecdesiae" e le iscrizioni una parte dell'iscrizione del cubiculario Sesinius nel battistero di Grado, che
di Trieste, in "Rivista di Storia della Chiesa in Italia", 20, I, 1966, pp.• -8. peraltro era facilmente supplibile.
4 8 ] A. DEGRASSI, Scritti vari di antichità, III, Venezia-Trieste 19 67, p. 94·
491 L'interpretazione fu suggerita dal p. Ferma a G. CUSCITO (Le epigrafi, cit., col. ISI l·
In tredici epigrafi della regione presa in esame, poi, si trova l'espressione
50] '9 a, 12, p. 188 (GSEL 26). Sul termine si veda, ad esempio, E. fORCELLlNI, lotius Latinitatis Lexican, V, de donis Dei (o de Dei dono), di uso comune nell'epigrafia cristiana, soprat-
Prato 187', p. w· tutto a partire dal V secolo (il primo caso noto è proprio quello, anteriore
51 1 È la sola iscrizione conservata nella navata meridionale della basilica.
52] G. B. BRUSlN, Aquileia e Grado, Padova 1952, pp. '73 e '75; lo., Aquileia '97', cit., p. 247; P. L. ZOVATIO,
La basilica di S. Eufemia a Grado, in "Palladio", 3-4, 1952, pp. 112-125; lo., Architetture paleocristiane del-
la Venezia in epigrafi cammemarative, Pordenone 1958, p. 125; lo., Grado. Antichi monumenti, Bologna 54) M. GUARDUCCI. Epigrafia, cit., pp. 421-423 e lìg. 124-
'971, p. 19, nota 12. 55) A. DEGRASSI, Parentium. cit., n. 57, p. 26.
531 G. CUSClTO, Una pianla, cit., col. '23, nota .6. 56] G. SUSINI, Epigrafia romana, Roma 1982, tav. LIII.

197
LE ISCRIZIONI MUSIV[ CRISTIANE DELLA "VENETIA ET HISTRIA»
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO

posto ipo~etico, che era .giunta a determinare un nuovo valore per il piede
a questa data, dell'aula teodoriana nord di Aquileia). Tale formula, che aJe-
quadrato 111 base alla mIsurazione di un pannello musivo di Monastero di
solo assume la funzione di caratteristica locale, ripetendosi in sei epigrafi
Aquileia con al centro un'epigrafe di oblatori. È logico pensare - scrivevo-
conservate, sta a significare che i beni terreni sono considerati doni divini,
57 c~e i fe~eli off~issero un~ somma corrispondente ad una determinata por-
dei quali si rende per gratitudine una parte con l'offerta votiva •
L'entità della superficie di tessellato offerta dagli oblatori dei diversi
complessi della X regio risulta, quando essa è indicata, molto varia: la più esi-
8
gua ammonta a 9 piedi, in un testo mutilo di 5. Canzian d'lsonzos ; la più co-
I
.---t
Zione dI mosaICo messo 111 opera e tale cifra era indicata nell'iscrizione. La
comun~tà, pe~ò, delle donazioni raccolte utilizzava il necessario, integran-
do con I fondi della cassa comune l'eventuale differenza in meno, o accan-
tonando per altre spese ciò che fosse avanzato. Agire diversamente avreb-
spicua a 15 00 , accettando la lettura proposta per una dedica della basilica
be causato senza dubbio una serie di problemi di complessa soluzione.
di Piazza della Vittoria a Grados9 . Ci sono anche casi, comunque, di 1200 e
A parte ogni altra considerazione, poi, l'esistenza di una misura di su-
di 1000 piedi a Monastero di Aquiledo. 5i può osservare, al proposito, che
perficie diversa dal piede lineare è documentata da iscrizioni pagane, che
in un solo pavimento musivo, fra quelli conservati almeno per un discreto
parlano esplicitamente di pedes quadrati; essi dovrebbero, quindi, corri-
tratto, non è mai ricordata la quantità di tessellato donata, cioè a 55. Felice
spondere, secondo quanto indicò il Brusin6\ a quadrati aventi come lato la
e Fortunato a Vicenza 6,. Escludiamo, logicamente, i mosaici pervenutici in
misura di un piede romano, cioè cm 29,6; complessivamente, perciò, mq
sporadici lacerti (come Invillino o Trento).
0, 08 76 .
Facendo un quadro statistico, sia pure di valore puramente indicativo,
. .P~r quant? I:iguarda l'onomastica dei donatori, per lo più gli antropo-
limitato ai centri che conservano più dediche di oblatori, si può notare che
nu~u ncor~~ntl nsultano essere di uso comune; non mancano, però, quelli
nella basilica aquileiese di Monastero la media delle offerte risulta essere di
ra~I o addmttura i~usitati, come ad esempio Barbes a Verona, Barsaina a
100 piedi; lo stesso valore si può ricavare a Parenzo, mentre a 5. Eufemia a
Tneste, Immola a VICenza, Murgio e Sambo a Grado, Ioellus ad Aquileia Ze-
Grado esso si abbassa a soli 25 piedi. bide a Pola. '
Non c'è ancora accordo fra gli studiosi sulla questione del valore esat-
.Un buo,n ~u~ero di essi: poi, spec~almente in area aquileiese e grade-
to da attribuire al piede quadrato. Evito di soffermarmi sull'argomento, poi-
se, nvela un ~ng1l1e greca o slro-palestmese, costituendo un'ulteriore pro-
ché già ne parlai in occasione di un mio precedente intervento sull'epigra-
va della coSpIcua presenza di orientali nel territorio di quello che fu il più
fia cristiana ad Aquileia nel IV secoI06'. Ricordo solo, brevemente, che con-
lJ~por~ante p.orto e cen.tro commerciale dell'Adriaticds. Un solo antropo-
futai allora quella teoria 6" certamente suggestiva ma basata su un presup-
mmo nvela dI essere chIaramente barbarico, come ho messo in evidenza in
un lavoro apparso nel 197666: si tratta di Guderit, già noto da alcune attesta-
02
571 P. MONCEAUX, La formule "de donis Dei", in "Bulletin de la Societé des Antiquaires de France". 19 , zioni letterarie e probabilmente di matrice ostrogota. Non sussistono vali-
pp. 245- 247; F. BUllé, Osservazioni sulla formula "de donis Dei" in Dalmazia, in "Bullettino di Archeo-
logia e Storia Dalmata". 35, '912, pp. 43-47; L DE CAPITANI D'ARZAGO, L'esatta iscrizione della potena
di e~ementi, invece, per ammettere che sia barbarico l'antroponimo Ama-
di Canoscio, in "Epigraphica", 3,194', pp. 277'283; F. GROSSI GONDI, Trottato di epigrafia cristiana lati- ra, ncorrente per due volte in dediche di Grado. Fra l'altro, un nome affine
na e greca del mando occidentale romano, Roma '9 20 , p. 373·
6 Amaros, si legge in una lapide trentina del IV secolo, scoperta nel 1964 sot~
58] M. MIRABELLARoBERTI, La basilica paleocristiana di S. Canzian d'lsonzo, in "Aquileia Nostra", 38,19 7,
to la Cattedralé'.
col. 69·
591 P. L ZOVATIO, Grodo, cit., p. 9'-
60] G. B. BRUSIN, in G. B. BRUSIN-P. L ZovAno, Monumenti, cit.. p. 343; L BERTACCHI, La Basilica di Mo-
naslero di Aquileia, in "Aquileia Nostra", 36, 1965, col. 89· 64J G. K BR"USIN, La più anlica "domus ecclesiae" di Aquileia e i suoi annessi, in "Memorie Storiche foro-
611 Le iscri2ioni sono state ripubblicate di recente, con belle fotografie, da M. MIRABELLA ROBERTI,La ba-
glUlleSl ,43,1958-'959. p. 37·
si[ica dei Santi Felice e Fortunato in Vicenza. I musaici, Vicen2a 1979, pp. 37-55· 65] G. BRlJSIN, Orientali in Aquileia romana, in "Aquileia Nostra", 24-25, '953-1954, colI. 55-70; S. PANCIE-
82
62] D. MAZZO LENI, L'epigrafia cristiana ad Aqui[eia nel IV secolo, in "Antichità Altoadriatiche", 22, 19 , pp. RA, Vilo economIca e sociale di Aquileia in elà romana, Aquileia '957.
305-306. . 66] D. ~:ZOLENI, Nomi di barbari nelle iscrizioni paleocrisliane della 'Venetia el Hislria", in "Romanobar-
63] L BERTACCHI, Problemalica a seguiLO di recenli indagini su alcuni monumenli paleocrisliani dell'ambIen- banca. I, Roma 1976, p. 175.
1 6
te aqui/eiese, in "Atti dci Il Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana" (25-3 maggio 19 9), Ro· 67] '- ROGGER. Scavi e scoperle sotto lo Calledrale di Trento, in "Studi Trentini", '9730 4. p. 39'-
ma '97', p. 129·

199
EPIGRA ... DEL MONDO CRISTIANO ANTICO LE ISCRIZIONI MUSIVE CRISTIANE DELLA "VENETIA ET HISTRIA»

Mentre l'unico nome di umiliazione, o vituperevole, che si trova tra i do- Il Panciera" alcuni anni fa presentò in questa sede uno studio specifi-
natori della Venetia et Histria è Stercorius, che ritorna in due iscrizioni ve- co sulla grafia delle iscrizioni musive di Aquileia e Grado, cercando di de-
ronesi 68 , signa, o soprannomi, risultano essere il già ricordato Papario del- finire le peculiarità di ogni complesso e i punti in comune con altri, facen-
l'epigrafe sepolcrale sotto S. Eufemia e il femminile Toribus a Vicenza 69 • do emergere indizi atti a determinare una possibile cronologia relativa. Si
Solo in due casi si incontrano esempi di duo nomina: Ge{ minius ] tratta di un lavoro che reca indubbiamente un suo contributo sotto diver-
Dem{etria Jnu{ s] (se l'integrazione è esatta) in un testo mutilo di Monaste- si aspetti nuovo alla complessa questione. Va tenuta presente, comunque,
ro di Aquileia e Marcus Bibulus in una dedica perduta di S. Eufemia a Gra- una acuta osservazione del Mirabella Roberti", che, ribadendo come la pa-
do'o. Considerato l'arco cronologico a cui le iscrizioni appartengono, tale leografia sia sempre elemento da prendersi con estrema prudenza, ricorda
scarsità non meraviglia, visto che quasi dappertutto, a partire dal IV seco- l'esempio di S. Eufemia a Grado, dove si possono riscontrare diversità, de-
lo, si usa ormai un unico elemento nominale. finite "preoccupanti" nella grafia di lettere certo contemporanee, "ma scrit-
Per quanto concerne le pochissime iscrizioni greche -sono sei, di cui cin- te da musivari di diversa anzianità" (o di diversa abilità). Questo fenome-
que ad Aquileia ed una a Grado-l'onomastica si rivela soprattutto di matrice no si rivela anche altrove, ad esempio a SS. Felice e Fortunato a Vicenza e nel-
siro-palestinese (Bappoo'OOo<;, MaAXO<; e MoBllr'l). Non sembra però verosimile l'aula martiriale di Trieste, nonché a Monastero di Aquileia. Bisogna, quin-
la singolare ipotesi della Toynbee", secondo la quale eùXapt<J'twv della dedi- di, concludere che l'esame della grafia delle epigrafi musive della X regio non
ca gradese di S. Eufemia sarebbe un antroponimo e non una forma verbale. porta a risultati oggettivamente probanti, ne su di essa sembra sia possibi-
le fondare una qualsiasi cronologia, sia pure relativa. Di questo parere era
La presenza di iscrizioni greche in occidente, anche in epoca tarda, non
è certo strana, dato che questa lingua rimase in uso in particolari ambien-
ti (tra cui proprio quello commerciale) per diversi secoli; semmai si po-
j anche lo Zovatto 74 , che scrisse: "tra il IV e il VI secolo - arco di tempo in cui
sono, appunto, comprese tutte le iscrizioni esaminate -la scrittura subisce
leggerissime modifiche". Trattandosi, per di più, di un ambiente provinciale,
l
trebbe dire che il numero di queste epigrafi, in rapporto a quelle in latino, "non si può attribuire valore assoluto a schemi paleografici, che si ripeto-
è forse anche troppo esiguo, tenendo presenti i parametri noti in altre lo- no facilmente da luogo a luogo".
\
Le dediche votive della Venetia et Histria possono essere racchiuse in ta-

~
calità, specialmente costiere, in contatto con l'Oriente.
Facendo, ora, una breve digressione sul materiale impiegato nelle de- belle quadrate, rettangolari, ansate, ottagonali, oppure in clipei con corni-
diche musive, si rileva che le tessere sono generalmente di calcare o di ci di diverso tipo (a fasce di vari colori, ad intreccio, a meandro ...). A volte
marmo e solo raramente di pasta vitrea, su cui poteva essere in origine ap- le singole righe sono delimitate da una fila di tessere rosse, non propria-
plicata una foglia d'oro, spesso poi perduta per consunzione (esempi sono mente sottolineature, ma solo espediente con valore decorativo.
noti a Monastero e al Fondo Tullio di Aquileia). Nei testi presi in esame le Dal punto di vista linguistico, il latino delle epigrafi di oblatori è quel-
lettere sono per lo più nere su fondo bianco, in capitale attuaria rustica; in lo popolare o volgare, che mostra diversi fenomeni propri dell'epoca tarda.
numerosi casi esse presentano apicature. La loro altezza varia, nei diversi tes- Molto comune è lo scambio fra i suoni consonantici b e v (come solbit, per
sellati, dai 5-6 ai 16-18 cm. Per quanto concerne il ductus, generalmente dal solvit), o fra le vocali e ed i Cfecet perfecit, Felex per Felix ...). Ciò fornisce un'ul-
IV secolo esso mantiene ancora una certa regolarità ed eleganza, tendendo teriore documentazione del fatto che la scrittura spesso si adeguava a quel-
successivamente a scadere. la che era la pronuncia corrente del tempo in quel territorio. Alcuni verbi
della terza coniugazione, poi, vengono curiosamente usati come se fosse-
ro della seconda: si trovano, in tal modo, forme come solvent ( che non è cer-
681 P. L. lOVATIO. Mosaici, cit.. p. 35; H. PAIS, emporis Inscriptionum Latinarum Supplemenla ftalica, f.I, Ro-
ma 1884, n. 1258.
69) M. MIRABEllA ROBERT!, I musaici, cit., p. 43 e fig. 28 a p. 4 2 . 721 S. PANCIERA, Osservazioni, cit., pp. 217-233.
73] M. MIRABELLA ROBERTI, La basilica, cit., col. 74.
70 l G. CUSCITO. Una pianta, cit., col. I18, n. 20.
71) C. M. TOYNBEE. Donors, cit., p. 583, 74) P. L. lOVATIO, Antichità cristiane di Verona, Verona 1950, p. 33

200 201
EPIGRAFI DEl MONDO CRISTIANO ANTICO LE ISCRIZIONI MUSIVE CRISTIANE DElLA "VENETlA ET HISTRIAl>

to un futuro) per solvunt, o forse per solve( ru )nt e solvet per solvit. Data la fre- invece tre epigrafi mutile; la prima di Archelaus (antroponimo certamente
quenza del fenomeno, non si può escludere che in questa zona fossero in greco ); la seconda del tector Eraclius con sua moglie; la terza di Stefanus, del-
uso le due versioni solvo e solveo, come accade per altri verbi latini. la consorte Marcella e del figlio Andrea. Il Degrassi78 riteneva tect( or), ab-
La m finale, che in realtà pare fosse pronunciata fin dalle origini come breviato per sospensione, errore dellapicida per lector. Il fatto che il termi-
una nasale tenuissima, in qualche caso è sostituita dalla 11; così si può tro- ne appaia in sigla avvalorerebbe questa ipotesi, visto che il grado ecclesia-
vare votun per votum. Nel corpo di una parola si può, inoltre, riscontrare ta. stico spesso compare in questa forma, ciò che non accade normalmente per
lora la riduzione fonetica del nesso consonantico ns (pesorum per pensorum altri mestieri. Il termine tector, comunque, indicherebbe di per sé proprio
si legge in una dedica triestina). Correntemente ricorrono alcune abbre- l'attività di decoratore pittore. Peccato che la perdita della dedica non con-
viazioni per sospensione di facile scioglimento, come ad esempio F P per senta di controllarne la lettura, come sarebbe stato opportuno.
f(ecit) p(edes) e FF PP per f( ecerunt) p(edes), VOT per vot(um), LECT per In ogni caso, tutte le iscrizioni (sia quella dello strato più antico, come
leet( or). Raramente si trovano, invece, forti contrazioni, come nell'iscrizio- quelle successive, datate alla seconda metà, se non alla fìne del VI secolo)
ne di Stefanus di uno dei "pastophoria" di S. Maria delle Grazie a Grado. riportavano l'indicazione della quantità di tessellato donata, secondo i
consueti formulari. Si tratterebbe, se la cronologia proposta dagli editori è
6. Ho preferito non soffermarmi in questa sede, se non fuggevolmen- esatta, di uno dei più tardi mosaici con epigrafi votive della X regio, da met-
te all'inizio, su alcuni testi più propriamente dedicatori, su cui, fra l'altro, tere accanto a S_ Eufemia e agli ambienti laterali di S. Maria delle Grazie a
sarebbe difficile aggiungere qualcosa a quanto è già stato scritto da molti Grado. Si può, quindi, in base a questo dato, modifìcare leggermente un giu-
in varie occasioni: mi riferisco alle epigrafi teodoriane di Aquileia, a quel- dizio espresso una decina d'anni or sono dal Bovini79 • È, perciò, anche a Pa-
le eliane di Grado ed a quella del Doss Trento, che ricorda i santi anargiri renzo, oltre che con la pavimentazione musiva della basilica eliana di S. Eu-
Cosma e Damiano. femia, che si può dire abbia termine l'attività della "gloriosa scuola aqui-
Fra i complessi che nella X regio hanno restituito pavimenti con iscri- leiese". Della sua produzione, però, si risentirà ancora nei secoli successivi,
zioni musive, vorrei solo ricordarne uno, purtroppo perduto come quello sia pure con un mutamento di forme e di repertorio figurativo.
di SS. Felice e Fortunato ad Aquileia, ma che pur essendo stato inserito nel
relativo fascicolo delle Inscriptiones Italiae7S , è generalmente dimenticato an-
che in sede di raffronti. Si tratta di due tessellati sovrapposti di un edificio
di culto parentino, identificato con quello - demolito nel sec. XlII- dedi-
cato a san Tommas0 76 •
Il mosaico, trovato nel luglio 1886 gettando le fondazioni degli uffici
provinciali ed illustrato dapprima dal Gregorutti poi dal Babudri 77 , nello
strato inferiore conservava una sola dedica di donatori, comprensiva però
di tre oblazioni, fatte da Ianuarius cum suis, da Rusticianus v(i)r religi(osus)
con sua madre Clarissima, da Gaianus et Renata. Il lacerto fu datato alla se-
conda metà del IVo agli inizi del Vsecolo. Lo strato superiore comprendeva

75] A. DEGRASSI, Parentillm, cit., nn. 183-186.


76] C. GREGORU'ITI, Iscrizioni romane e cristiane, in "Atti e Memorie della Società Istriana di Archeologia
e Storia Patria", 2, 4, 1886, pp. 208-212; F. BABUDRI, Le antiche chiese di Parenzo, in "Atti e Memorie del-
78] A. DEGRASSI, Parentium, cit., n. 18S.
la Società Istriana di Archeologia e Storia Patria", 38, '9'2, pp. 212-215.
77] C. GREGORU"ITI, Iscrizioni, cit., pp. 208-212; F. BABUDRI, Le antiche, cit., pp. 212-215. 79] G. BOVINI, Groda pa[eocristiana, Bologna '973, p. 169.

202 2°3
EPIGRAFI DEI. MONDO CRISTIANO ANTICO

6
L'epigrafia della «Venetia et Histria»
I nel V secolo 1
------

In un convegno incentrato sulla figura di Attila sarebbe stato davvero au-


spicabile che l'epigrafia, tanto spesso prodiga di riferimenti storici e di ri-
svolti sociali, avesse fornito un suo contributo diretto o indiretto sulla di-
scesa degli Dnni o sul loro condottiero. Ciò, purtroppo, non è avvenuto-
almeno finora - e quindi si è pensato di presentare in questa sede una se-
rie di considerazioni e di osservazioni sulle iscrizioni cristiane attribuibili
al pieno V secolo, prima e dopo il fatidico 452 che vide la caduta di Aquileia,
dopo strenua resistenza.
Pur privilegiando, come era giusto e opportuno, le testimonianze epi-
grafiche aquileiesi e gradesi, si è però incentrata l'attenzione anche su un cer-
to numero di testi di altri centri della regione, di cui queste due città faceva-
no parte nell'antichità, ossia della X regio augustea, che secondo un'opportu-
na puntualizzazione dello Zaccaria', a partire dal 297, in seguito alla riforma
dioc1ezianea, assunse la denominazione di Venetia etHistria. Nel Vsecolo, quin-
di, è storicamente più esatto parlare di Venetia et Histria, più che di X regio.

'1 D. MAZZOLENI, L'epigrafia della "Venetia et Histria" nel V secala, in "Atti del Convegno: Attila. Flagel-
lum Dei?" (Aquileia, settembre 1990), Roma '994, pp. 193-215
21 C. ZACCARIA, 11 governo romana nella regio X e nella provincia Venetia et Histria, in "Antichità Altoa-
driatiche" 28, 1986, pp. 73-78.

2°5
'.
,~

L'EPIGRAFIA DELLA "VENETIA ET HISTRIA» NEL V SECOLO


EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO

proP.os~to, ma non di ~alore as~oluto. La prudenza deve poi essere la prima


In un certo senso, il discorso si riallaccia in parte, proseguendolo, a
cOl~s~glIeradell~ studIOSO che Intraprenda questo tipo di ricerca ed è pre-
quanto ebbi già occasione di scrivere sull'epigrafia ad Aquileia nel IV secolo
fenbde astenersI dal proporre una cronologia definitiva, se oggettivamen-
alcuni anni or sono', fermi restando i limiti che già rilevai allora e che in al-
te mancano validi motivi per farlo, piuttosto che avanzare ipotetiche pro-
tre occasioni hanno ribadito altri studiosi, e in primo luogo Giuseppe Cu-
poste, che potrebbero poi essere equivocate o clamorosamente smentite.
scito. Parlando appunto di iscrizioni paleocristiane aquileiesi, nellg84 egli
Visto il tipo di materiale a disposizione, si è preferito suddividere l'ar-
notava quanto sia arduo ogni sforzo per elaborare i dati più significativi ine-
gom~nto di questo intervento in due parti, dedicando spazio maggiore al-
renti al tema trattato, mancando tuttora un'edizione critica completa del
le eplg~afì m~si~e (per lo pi~ votive), in merito alle quali si è avanzata da par-
materiale a disposizione4 • Il rincrescimento aumenta per il fatto che Aqui-
te deglI studiOSI una dataZIOne compresa nell'ambito del V secolo, esami-
leia, con Roma, Treviri e Siracusa, è uno dei centri più ricchi di testimonianze
nando poi alcune dediche sepolcrali rappresentative, per le quali il discor-
epigrafiche cristiane in Occidente; infatti, avere a disposizione solo un nu-
so è molto più complesso. Si partirà in entrambi i casi da Aquileia e da Gra-
mero incompleto di testi, per di più dispersi in varie pubblicazioni e non tut-
d~, 'p.er passare.suc~essivamente più in breve, dati i limiti di spazio dispo-
ti criticamente vagliati, consente di acquisire unicamente dati frammentari,
nIbIli, ad alcUnI fra I centri più significativi della Venetia et Histria.
che possono essere talora fallaci. CosÌ che non si possono awiare indagini
. Un'osserv~zione preliminare, soprattutto per quanto concerne Aqui-
di carattere generale e questo non giova certo all'evoluzione degli studi.
leI~ ,e Grado, ngu~rda la vastissima bibliografia esistente sui complessi in
Malgrado gli indubbi progressi degli ultimi anni, anche per altre im-
cUI e documentabIle una fase costruttiva nel V secolo: molto spesso sussi-
portanti città della Venetia et Histria la situazione non appare migliore; in
ste un disaccordo piuttosto netto tra le opinioni in merito. In altre parole,
qualche caso si sa della scoperta di importanti documenti, awenuta diver-
spe.cie per i mosai~i pavi~entali della Basilica del Fondo Tullio alla Beligna
si anni or sono, ma alla quale non è seguita alcuna edizione. Sono situazioni
o di Monastero, di S. Mana delle Grazie o di Piazza della Corte a Grado an-
che negli articoli apparsi più di recente si propongono, soprattutto i~ ba-
talora complesse, in cui entrano contingenze e problemi, che la ricerca scien-
tifica non dovrebbe conoscere. se a raffronti stilistici, cronologie distanti almeno di qualche decennio tra
Perdurando tale stato di cose, che non mostra finora molti segni posi-
loro. Questo da un lato dimostra la vitalità e l'incessante progresso degli stu-
tivi per !'immediato futuro, affrontare esaurientemente un argomento im-
di, nonché i continui spunti per nuovi raffronti che si riescono a reperire;
pegnativo e di vasto respiro, come l'epigrafia cristiana nel V secolo, può es-
dall'altro sta a significare che ancora non si è raggiunta la certezza per fis-
sere temerario come tentare di ricomporre un mosaico avendo a disposi-
sare la cronologia delle diverse fasi dei monumenti analizzati.
zione solo un numero limitato di tessere. Ma procedendo nella ricerca, ci
Va subito precisato in proposito che, malgrado gli sforzi fatti e i lode-
siamo resi conto che già le iscrizioni note, in alcune zone attestate in mo-
voli tentativi compiuti, bisogna riconoscere che gli elementi desumibili dal-
do sporadico e senza tutti i necessari dati critici, tuttavia possono consen-
le iscrizioni musive non sono in grado di fornire un sussidio valido in que-
tire di avanzare alcune riflessioni che riteniamo degne di nota, ma che non
st.o senso. In alt:e parole: non è sostenibile una proposta di datazione, po-
intendono essere in alcun modo conclusive. mamo, nella pnma meta del V secolo, basata unicamente su presunte ca-
Si può affermare in primo luogo che sono relativamente poco nume-
ratteristiche della grafia o su altri dati che le dediche contengono. Ciò sa-
rosi i testi datati, attribuibili con sicurezza al V secolo; per altri la cosa è so-
rebbe inesatto e fuorviante, mentre è possibile solo desumere alcuni indi-
lo probabile, per altri ancora più ipotetica, non esistendo indizi sicuri e in-
zi, valutabili caso per caso.
controvertibili per riferire, ad esempio, una dedica funeraria al V, anziché
Il primo gruppo di iscrizioni a mosaico di cui ci occupiamo sono le do-
al IV secolo. Onomastica, grafia, formulari possono offrire elementi utili in
dici dediche (fra intere e frammentarie) della Basilica detta del Fondo Tul-
lio ~lla Be.ligna,. oggi staccate dal loro contesto originario e affisse in pan-
82
3} D. MAZZDLENI, L'epigrafia cristiana ad Aquileia ne/IVsecolo, in "Antichità Altoaclriatiche" ,22,19 , pp. nelli al pnmo plano del Museo di Monastero. Le opinioni sulla loro crono-
4}
3°1-3 25.
G. CUSCITO, Le iscrizioni paleocristiane di Aquileia, in "Antichità Altoadriatiche", 24, 19 8 4, p. 265·
logia non sono univoche: sarebbero di epoca post-attilana, fra la fine del V

207
206
EPIGKAFI DEl MONDO CRISTIANO ANTICO l.'EPIGKAFIA DELLA "VENETIA ET HISTRIAIl NEl V SECOLO

e il principio del VI secolo per il Brusins e più o meno ~e1 ~edesim~~e~io~ rato, così che i cristiani potevano far capo liberamente ad una o all'altra chie-
do per la Cantino Wataghin6, che recentemente ha nbadlto le ~ff~llJta dI sa del loro territorio.
queste epigrafi con quelle di Monastero (ora ritenute d~lla meta CIrca del Tornando alle epigrafi della Beligna, si può avanzare, con l'occasione, una
V secolo ). Al 410-430 pensa invece il Tavano', non lontano In questo caso dal- proposta alternativa ad una lettura di una dedica, a suo tempo edita dal Bru-
la BertacchiB, che pone alla fine del N secolo il mosaico figurato del deam- sin": il supplemento Nonnos{us} di un testo mutilo a destra potrebbe essere
bulatorio (la cui funzione è stata chiarita solo in studi recenti), e un po' più contestato. Si potrebbe pensare che il nome fosse integro e che si tratti quin-
tardi quello delle navate con le dediche di offerenti. Secondo tali proposte, di di Nonnos, con l'uscita in ·os alla greca del nominativo, come Constantinos
quindi, la data per questo tessellato ha un'oscillazione di circa un secolo, dai della Basilica martiriale di Trieste". Questa soluzione si adatterebbe meglio
primi anni del V al principio del VI. alle la~~n~~ Nonnos {et} / Sever{i}a{na}/cum su{is} Ifecerunt (p( edes) __ o?].
Un indizio significativo potrebbe però essere fornito dalla presenza, in SI e gla accennato al fatto che, fino a non molto tempo fa, la cronolo-
questo pavimento e nella prima fase di Monastero, di una me~esima.co~­ gia generalmente accettata per il più antico pavimento a mosaico della Ba-
pia di donatori, Primenius e Leontia. Difficile pensare a un caso d.lom.ommla, silica di Monastero fosse compresa tra la fine del IV e il principio del V se-
poiché - come giustamente rilevò il Panciera9 - soprattutto Il prImo an- colo'3, confortata anche dalle risultanze di analisi al radiocarbonio, compiute
troponimo non è certo di uso corrente. La cosa appare invece meno pro- su materiali lignei appartenenti a questa fase (l'oscillazione era fra il 4 10 e
babile per un terzo offerente, MaÀXoç, ricorrente in un'epigrafe perd~ta (di il 510 )'4. Tale opinione è stata di recente ribadita dal Tavano "senza incer-
cui resta una fotografia) della Beligna e ancora a Monastero',sempre In una tezze"'s, mentre per il pavimento più tardo, che rivestì circa un terzo dell'aula
dedica in greco, in cui si ricorda MaÀXoç fra i figli di Bup~woooç.'o Il no- (con un unico testo iscritto) il medesimo studioso ha proposto il 430-440.
me è di origine sira, ma ha una certa diffusione anche in Occidente, con la Secondo la Bertacchi'6, invece, la presenza di un'abside poligonale e di un
forma latinizzata Malchus. Se si trattasse del medesimo oblatore, bisogne- tipo di recinzione presbiteriale piuttosto evoluto farebbero abbassare la da-
rebbe ammettere - ma in questo caso è una pura supposizione - che prima tazione tradizionale al 450 circa per la costruzione primitiva e ad epoca po-
fosse stato accomunato nell'offerta di Monastero alla sua famiglia e in epo- st-attilana per i lavori successivi.
ca successiva (divenuto forse adulto) alla Beligna avesse fatto una donazione Bisogna onestamente riconoscere che il materiale epigrafico di Mona-
da solo. stero, pure numericamente piuttosto cospicuo, non consente di prendere
Comunque, l'eventuale presenza dei medesimi benefattori in due di- una posizione rigorosa a favore dell'una o dell'altra ipotesi. Sono testi per
verse chiese porrebbe un interrogativo ancora irrisolvibile, in base alle no- lo più latini, oltre ad alcuni greci, dal formulario stereotipato, nei quali ai
stre conoscenze, se cioè in quel periodo storico i fedeli potessero essere le- n.omi degli offerenti, sempre privi di altre specificazioni sul loro grado so-
gati ad un unico complesso cultuale e alle sue strutt~re ecC!esiastic.he, co- Ciale, segue normalmente l'indicazione della superficie donata. Sembrano
me accade a Roma con i tituli, o se tale rapporto non SI fosse ancora Instau- poi significative le sensibili diversità di grafia riscontrabili in questo tes-

51 G. B. BRUSIN, La Basilica del Fondo Tullio alla Betigna di Aquileia, Aquileia 1947, p. 66.
:;
Il 1 G. B. BRUSIN, La Basilica, cit., p. 65.
6] G. CANTINO WATAGHIN, Problemi e ipotesi sulla Basilica della Beligna di Aquileia, in "QlIaeritur inven- 12 J G. (USCITO, Le epigrafi della Basilica martiriale di Trieste, in "Aquileia Nostra", 46,1973, C. 13 2, n. 2.
tus colitur" (Miscellanea in onore di P.U.M. Fasola). Città del Vaticano 1989, pp. 80-82. 13J G.B. BKUSIN, Un gra nde edifiào cultuale a Monastero di Aquileia, in "Bollettino d'Arte", 34, "949, p. 35 6;
7] S. TAVANO, Aquileia e Grado, Trieste 1986, p. 240. lo., Monumen:', CIt.,. p. 30 4; S. lAVANO, Aquileia cristiana, Udine 1972, p. 134; G. (USCITO, Aspetti sociali
8] L. BERTACCHI, La Chiesa del Fondo Tullio, in AA.Vv., Da Aquileia a Venezia, Milano 1980, p. 245·
della comunlta mst,ana d, AqUIleia attraverso le epigrafi votive (secoli lV-VE), in AA.Vv., Scritti storici in
9] S. PANCIERA, Osservazioni sulle iscrizioni musive paleocristiane di Aquileia e di Grado, in "Antichità Al- -:.
_.
onore di P.L. Zovatto, Milano 1972, p. 242; ID., Cristianesimo antico ad Aquileia e in lstria, Trieste 1977. p.
toadriatiche", 8, 1975, pp. 222-223. Per l'iscrizione di Primenius et Leontia della Beligna, cfr. G. B: B~u~ 208.
SIN, La Basilica, cit., p. 66; per quella di Monastero, G.B. BRUSIN-P.L. ZOVATIO, MonumentI paleocnstIam 14J L. BERTACCHI, Un decennio di scavi e scoperte di interesse paleocristiano ad Aquileia, in "Antichità Al-
di Aquileia e Grado, Udine 1957, p. 342· . toadriatiche", 6, '974, pp. 64-66.
IO J Per l'iscrizione della Beligna, cfr. G. B. BRUSIN, La Basilica, cit., pp. 68-69; per quella dI Monastero, G. 151 S. TAvANo,Aquileia, cit., p. 253.
B. BRUSIN, Monumenti, cit., p. 332. 16J L. BERTACCHI, La Chiesa di Monastero, in AA.Vv., Da Aquileia, cit., pp. 2.19- 2 4°.

208
2°9
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO L'EPIGRAFIA DElLA "VENETIA ET HISTRIA» NEl V SECOLO

sellato, ad ulteriore riprova della labilità di indizi di questo tipo per ipo- giace Clarissima, che visse 23 anni e fu sepolta il 15 ottobre nella quarta in-
tizzare una determinata cronologia, o anche per proporne una relativa". dizione" (ossia, nel quarto anno indizionale). Una difficoltà non lieve da su-
All'edizione completa dei testi, che fu curata dal Brusin'" (una succes- perare sarebbe però costituita dal numerale IIII che precederebbe - fatto
siva nuova scoperta fu pubblicata dalla Bertacchi'9), si può aggiungere po- davvero singolare e mai altrove attestato - l'abbreviazione IN[ D Jper ind(ic-
co: alcune cose ebbi modo di notarle in occasione di una precedente rela- tione), di cui in realtà si sono conservate solo le prime due lettere. Fra l'al-
zione sulle iscrizioni musive della Venetia et Histria, alla quale pure riman- tro, nell'ultima riga tra il numerale e la lettera I si vede un guasto, che for-
do per ulteriori considerazioni di carattere generale sull'argomento'". Si può se poteva contenere originariamente una fogliolina decorativa. Ese IN fos-
dire solo che in una dedica frammentaria va senz'altro preferita la lettura se guanto rimane dell'acclamazione conclusiva in [pace}? In questo caso bi-
Maru (per Marus, antroponimo maschile attestato con una certa frequen- sognerebbe riconsiderare i supplementi, pure geniali, dell'intero testo.
za) all'inusitato Niaru, che era stato proposto e mai contestato", in base a un Presumibilmente fra la fine del N e l'inizio del Vsecolo fu posto in ope-
disegno non completamente esatto e fedele all'originale (fig. 107). Riguar- ra il pavimento musivo, oggi perduto, della chiesa cimiteriale dei 55. Feli-
do al nome Acrida ricorrente in un'altra epigrafe, poi, più che ad una deri- ce e Fortunato'8. La presenza fra i donatori di Malchus et Eufemia'·, ugual-
vazione da acer sembra preferibile pensare ad una forma corrotta di Agroe- mente ricorrenti a S. Maria delle Grazie a Grado, ha fatto pensare - se si trat-
cia, che è usato soprattutto a Treviri". Ancora, in un testo greco frammen- tasse delle medesime persone - ad una cronologia ravvicinata fra i due edi-
tario appare più probabile il supplemento [E}OOÉ/3[tOç], piuttosto che il più fici di cult0 30 , ma si vedrà che per quello gfadese le opinioni divergono. Del-
raro [E]ù(JE~[T]çl'3(fig.108). le tre dediche che furono trascritte ad Aquileia non si può dire molto, in
Proseguendo questo sintetico panorama delle iscrizioni musive aqui- mancanza del tessellato, se non che anch'esse ricalcavano formulari am-
leiesi riferite al V secolo, si deve menzionare l'epitaffio di Clarissima, uno dei piamente documentati.
tre esempi del genere noti in tutta la Venetia et Histria, trovato nel 1970 nel- Spostandoci ora idealmente a Grado, tutti e tre i complessi cultuali han-
l'area della Chiesa di S. Giovanni". La tipologia del testo, che ha diverse so- no iscrizioni musive datate, in uno dei loro momenti costruttivi, nel corso
miglianze con quello gradese dell'ebreo convertito Petrus'S e la possibile pre- del V secolo. A parte il caso dell'epitaffio di Petrus, sia a S. Maria delle Gra-
senza della data indizionale rimanderebbero al pieno V secolo più che al- zie (fig. 109) come a Piazza della Corte le dediche votive mostrano le me-
l'età ambrosiana, come si era supposto'". desime caratteristiche incontrate ad Aquileia e riscontrabili in molti altri
Malgrado le notevoli lacune, la Bertacchi" ha proposto diverse inte- centri della regione: nomi dei donatori e indicazione della superficie offerta,
gl'azioni che completerebbero la dedica, tradotta nel modo seguente: "Qui senza ulteriori specificazioni. Solo la protesis e il diaconicon di S. Maria, ma
soprattutto il pavimento di S. Eufemia, posteriore ai limiti cronologici og-
getto di questa indagine, offrono diversi elementi degni di nota, messi in
171 D. MAzZOLENI, Le iscrizioni musivecristiane della Venetia et Histria, "Antichità Altoadtiatiche", 28, Udi- rilievo anni fa dal Cuscit03'.
ne 1986, pp. 326-327.
18) G. B. BRUSIN, Monumenti, ciI., 1'1'·33'-349·
La vicenda della chiesetta cimiteriale sotto il Duomo gradese appare
19) L. BERTACCHI, La Basilica di Monastero di Aquileia, in "Aquileia Nostra", 34,1965, cc. 79- 134. piuttosto singolare, dato che, come è stato chiarit03', essa subì notevoli tra-
20] D. MAzZOlENI, Le iscrizioni musive, cit..
sformazioni, comprendenti anche la messa in opera del mosaico iscritto, do-
211 G. B. BRUSIN, Manumemi, cit., 1'·335·
22] A. FERRUA, Le iscrizioni paleocristiane di Treviri, in "Akten des VB. Intern, Kongresses fiir Christliche po l'interruzione dei lavori intrapresi dal vescovo Niceta per la nuova ba-
Archaologie" (Trier, 5-11 Sel't. 1965), Città del Vaticano-Berlin 1969, 1'.298; E. GOSE, Katalagderfruh-
christlichen lnschriften in liier, Berlin 1958, n. 404, p. 50 e n. 71, p. 22.
23] G. B. BRUSIN, Monumenti, ciI., 1'.336. 281 CIL V, 1617, 1618, 1619; G,B. BRUSIN, Chiese pafeocristiane di Aquileia, in "Aquileia Nostra", 22, 1951, C.46.
24) L. BERTACCHI, Un decennio, cit., p. 87; EAD., La Chiesa di S. Giovanni e lo Chiesa di S.llaria, in AA.vv., Da 291 ClL V, 1619.
Aquileia, cit., p. 263. ]0 J G. B. BRUSlN, Nuove epigrafi romane e cristiane, in "Notizie degli Scavi", 53, 1928, pp. 289-290; S. PAN-
251 G. BRUSIN, L'epigrafe musiva di Petrus, in "Notizie degli Scavi", 72, 1947· 1'1'.18-20, ClERA , Osservazioni, cit., p. 231.

26) L. BERTACCHT, Un decennio, cit., p. 88. 3') G. CUSCITO, Aspetti sociali, ciI., 1'1'.237-258; lo., Cristianesimo antica, cit., 1'1'.318-325.
271 L. BERTACCHI, Un decennio, cit., p. 87· 321 L. BERTACCHI, Il Duomo dedicato a S. Eufemia, in AA. Vv., Da Aquileia, cit., pp. 279-281.

210 211
l'
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I
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EPIGRM'I DEL MONDO CRISTIANO ANTICO I
L.'EPIGRAHA DELLA "YENETIA ET HISTRIA" NEL Y SECOLO

silica. Questo fatto è stato spiegato con il ritorno ad Aquileia dei profughi,
I
I
epoca eliana 40 , ma che era creduta fino a non molto tempo fa della metà cir-
nella seconda metà del V secolo, una volta che cessò l'allarme per l'invasione ca del V secol0 4'.
unna, il buono stato di conservazione dell'epigrafe dell'ebreo convertito Pe- Di per sé, la funzione del donatore potrebbe essere interpretata in due
trus, la singolarità del suo contenuto, la bellezza dell'apparato decorativo, modi: un "cameriere", forse alle dipendenze dell'episcopio, oppure un cu-
che richiama tanti esempi africani, hanno attirato l'attenzione di diversi stu- stode delle reliquie, inserito nella gerarchia ecclesiastica 10cale42 • Quest'ul-
diosi su questo test033 • L'uso di una data non assoluta come quella indizio- tima ipotesi, anche se suggestiva, è stata nettamente accantonata dalla Ca-
naie non ha però consentito di riferire il mosaico ad un anno determinato vallaro43 in un'approfondita indagine sul cubiculariato: "Non si può esten-
e anche in questo caso la cronologia proposta oscilla almeno di alcuni de- dere fuori di Roma - ha sostenuto la studiosa -l'istituzione del cubicularius
cenni. Secondo la Bertacchi34, "per il tipo di lettere e per le abbreviazioni ecclesiastico, che Leone Magn~ ha creato soltanto per i sepulchra Apostolorum,
dev'essere classificata come parecchio tarda, cioè della Hne del V o dell'inizio cioè di S. Pietro e di S. Paolo". E probabile, quindi, che Sesinius fosse solo un
del VI secolo". Lo Zovatto, l'Egger, il Mirabella Roberti e il Cuscit03S sono in- impiegato civile più che un addetto alla basilica. Un suo collega si ritrova fra
vece propensi ad indicare il 451, ma piuttosto - aggiunge il Tavan0 36- "stan- i donatori di uno dei vani annessi a s. Eufemia 4., ma, per quanto consta, i due
do agli elementi epigrafici, che paiono tardi, non dovrebbe essere difficile esempi gradesi sono finora gli unici noti in epigrafi fuori di Roma.
scendere verso il 496 o anche oltre". Per la fine del V secolo si era pronun- Alcuni studi recenti45 tendono a spostare verso gli inizi del VI secolo, se non
ciato anche il Panciera37, per i14~ o il 480 la Ruggini 38• ai decenni successivi, le dediche musive conservate nella navata destra della Chie-
Effettivamente, pur non essendo indizi assoluti, la presenza di talune sa di s. Maria delle Grazie, a causa di un certo numero di somiglianze, soprat-
abbreviazioni per contrazione e l'affinità con esempi simili noti in Africa39 tutto di grafia, con le dediche di s. Eufemia. In realtà, questo può rivelarsi un cri-
indurrebbero ad orientarsi preferibilmente verso la seconda metà del V se- terio poco probante, poiché si è visto in molti casi come tali caratteristiche non
colo, ma non si può escludere a priori l'attribuzione al 451, che ora però si abbiano neppure un valore relativo nell'ambito del medesimo pavimento. An-
opporrebbe alla ricostruzione delle vicende monumentali dell'edificio. Ri- zi, a S. Maria i formulari non contemplano ancora la menzione dell'attività svol-
guardo al testo si è scritto tutto ciò che si poteva dire: è da tempo assodato ta dai donatori o il loro grado civile o ecclesiastico, elementi che si troveranno
che solus ex gente sua vuole indicare la comunità etnica di cui Petrus aveva invece documentati in molti esempi del Duomo eliano. Inoltre, a s. Maria i for-
fatto parte prima della conversione. mulari ricalcano modelli già conosciuti nei tessellati precedenti della Venetia et
Il Battistero annesso a S. Eufemia ha conservato un'unica iscrizione mu- Histria. Qualche dato interessante offre l'onomastica degli oblatori, che oltre a
siva mutila, quella di Sesi{ nius l cubicularius, che ora si preferisce ritenere in 46
una dedica anonima , mostra forme nominali piuttosto rare, come Sambo, o di
chiara origine mitologica, anche se portate da cristiani, come ,Afrodite~7.

33] G. B. BRUSIN, L'epigrafe musiva, cit; G. B. BRU51N-P. L ZOVATTO, Monumenti, cit, p. 458; ID., Grado. An- 40 J S. TAVANO, Aquileia, cit., PP·394-39S; L BERTACCHI, II Battistero, in AA.Vv., Da Aquileia, cit., p. 300 (pri-
tichi monumenti, Bologna '97', p. 16; G. CUSCITO, Aspetti sociali, cit., p. 246; lo., Cristianesimo antico, cit, ma metà del VI secolo ).
pp. 215-218; S. TAVANO, Aquileia, cit., pp. 321-322. 41) P. L ZOVATro, Il Battistero di Grado, in "Rivista di Archeologia Cristiana", 22-24, 1947'1948 , p. 231; G.
34) L BERTACCHI, 1/ Duomo, cit, p. 280. B. BRUSIN, Nuove epigrafi, cit, p. 293; G. CUSCITO, Gradi efunzioni ecclesiastiche nelle epigrafi dell'Alta
35] P.L ZOVATTO, Grado nella staria e nei monumenti, Gorizia 1967, p.Z2; R. EGGER, Zu zwei altchristlichen Adriatica orientale, in "Antichità Altoadriatiche", 6, Udine '974, pp. 220- 244.
Grabinschriften Aquilejas, in "Studi Aquileiesi", Aquileia 1953, p. 343; M. MIRABELlA ROBERTl, La più an- 42 J G. B. BRUSIN, Nuove epigrafi, cit., p. 293; P. L ZOVATTO, Monumenti, cit., p. 406, nota 23; ID., Grado, cit.,
tica basilica di Grado, in AA.vv., Arte in Europa. Scritti di storia dell'arte in onore di E. Arslan, I, Milano p. 58; G. CUSCITO, Gradi, cit., p. 220.
1966, p. 107; G. CUSCITO, Aspetti sociali, cit, p. 245. 43) M. A. CAVALlARO, Intorno ai rapporti tra cariche statali e cariche ecclesiastiche nel Basso Impero. Note sto-
36) S. TAVANO, Aquileia, cit, p. 322. nco-ep,grafiche sul eubiculariato, in "Athenaeum", 50, '972, I, pp. 158 '175.
371 S. PANCIERA, OsseJ1lazioni, cit, pp. 230-231. 441 P. L. ZOVATTO, Monumenti, cit., p. 493; G. CUSClTO, Una pianta settecentesca del Duomo di Grado ele iscri-
381 L RUGGINI, Ebrei e orientali nell'Italia settentrionale tra il N e il VI secolo d.C., in "Studia et Documenta zioni musive del secolo VI, in "Aquileia Nostra", 43, '972, C. 120, n. 39.
Historiae et Imis", 26, '959, p. 226, n. 97. 45) L BERTACCHl, S. Maria delle Grazie, in AA. Yv., Da Aquileia, cit., p. 296; S. TAVANO, Aquileia, cit, p. 404.
39) Sui mosaici funerari africani cfr. ad es., N. DUVAL, La mosai'que fun éra ire dans l'art paléochrétien, Ra- 46 J G. B. BRUSIN, Nuove epigrafi, cit., p. 28 9.
venna 1976. 47 J G. B. BRUSIN, Nuove epigrafi, cit., pp. 290 e 291.

212
21]
EPIGRAFI DEl MONDO CRISTIANO ANTICO L'EPIGRAFIA DElLA "VENETIA ET HISTRIAli NEl V SECOLO

Le epigrafi della protesis e del diaconicon, dell'epoca del patriarca Elia, vati dubbi in proposito. Non si può escludere che quella intesa come una
sono più ricche di dati sulla composizione sociale degli offerenti, anche se D atipica sia in realtà un'interpunzione triangolare posta dopo il numera-
alcune sembrano parzialmente guastate da interventi di restauro forse an- le M, di modo che l'offerta scenderebbe allora a 1000 piedi.
tichi. Fra di esse, comunque, segnaliamo l'iscrizione di Martinus {le }ct(or), Un'altra dedica mutila fu letta e integrata, per i nomi dei benefattori,
che vot( um) [solb }it, perché erroneamente attribuita dal Mommsen alla vi- Agapitus et Daim[on }55, ma quest'ultimo antroponimo sarebbe assoluta-
cina S. Eufemia 48 e riportata in modo non corretto. Dato che si è appurata mente inusitato per un cristiano, oltre che improbabile; se la terza lettera
la sua vera ubicazione, essa quindi non è da ritenersi perduta 49 • fosse in realtà una Lcol tratto di base accorciato (come talora accade anche
La Chiesa di Piazza della Corte (o Piazza Vittoria, oggi Piazza Biagio Ma- nelle lapidis6 , DALM[- --) si potrebbe supplire meglio inDalm[atia}, ad esem-
rin) ha restituito cinque dediche di donatori (una di esse molto laCl!.nosa), pur- pio. CosÌ, Afrodi[ tes}, più che Afrodi[sia}, potrebbe essere l'integrazione
troppo non visibili attualmente, perché reinterrate dopo gli scavi. Elecito spe- migliore per una terza iscrizione frammentaria di questo pavimento, visto
rare che in un futuro non troppo lontano si pensi ad una sistemazione dell'a- che il medesimo nome - come si è detto - ricorre fra gli oblatori di s. Ma-
rea, consentendone la fruizione, oltre che agli studiosi, ai numerosi turisti che ria delle Grazie S'.
affollano Grado? Fra l'altro, pur se pubblicate e più volte, le epigrafi di questo Passando in rapida rassegna gli altri tessellati con iscrizioni votive del-
complesso non sono mai state corredate delle necessarie misure (dimensioni la Venetia et Histria, si riscontra che almeno una decina di essi sono stati at-
delle tabelle che le contengono e altezza delle lettere), che normalmente do- tribuiti al V secolo, da Brescia a Concordia, da lnvillino a Parenzo, da Pola
vrebbero sempre comparire in una pubblicazione epigrafìca scientificaso • a Trieste, da Vicenza a Zugli0 58 • Èstata recentemente posticipata, invece, la
La Bertacchis• nellg80 riuscì a ricomporre per le prima volta il tessuto mu- cronologia a suo tempo proposta per il mosaico di Iesolos 9 e si tende a spo-
sivo di quest'aula, forse dedicata a s. Giovanni Evangelista, ponendo il mosai- stare più verso la prima metà del VI secolo che non alla fine del V quello di
co nella seconda metà del IV secolo, alcuni decenni prima, cioè, di quanto ave- S. Canzian d'Isonzo, scoperto dal Mirabella Roberti 60 (fig. 111).
vano pensato lo Zovatto, il Mirabella Roberti e la Marchesan Chineses" orien- Proprio nel corso del V secolo avviene progressivamente, ma non do-
tati verso il principio, se non verso la prima metà del V secolo. Anche in que- vunque, l'inserimento nei consueti formulari, per lo più stereotipati, delle
sto caso le iscrizioni non offrono elementi sicuri per prendere posizione in me-
rito, ma l'impressione è che i testi siano della prima metà del V secolo.
55) P. L. ZovAno, Grado, cit., p. 91.
Nell'epigrafe di Paulinlls et Marcellina (fig. 110) la superficie donata è sta- 56] Cfr., ad esempio, l'iscrizione diPamponius Felix laeleDl;us (scritto IAClEARIVS) nella catacomba di Pri-
ta interpretata come 1500 piedi di mosaicos3.ln realtà, la seconda cifra non scilla a Roma (Inscriptiones Christianae Urbis Romae septimo saeculo antiquiores, nova series, IX, Città
è cosÌ sicura: il padre Ferrua, il Panciera e la Bonfioli54 manifestarono moti- del Vaticano 1985, 25435).
57 J G. B. BRUSIN, Nuove epigrafi, cit., p. 290.
58 J Per Brescia, cfr. G. PANAZZA, L'arte medievale ae!lerritorio bresciano, Bergamo 1942, pp. 23, 27, 28; per
Concordia, D. MAZZOLENI, L'epigrafia cristiaaa a Concordia, in "AntichitàAltoadriatiche",3" 1987, pp.
v,
ClL 1597. 9°-91; per InviJlino, V. B1ERBRAUER, Gli scavi a Ibligo-Invillino. Campagne degli anni 1972-1973 sul Colle
Il Cuscrro (Una pianta, cit., c. 122) nella silloge delle iscrizioni musive di S. Eufemia accenna solo a Zucca, in "Aquileia Nostra", 44, '973, cc. 85-108; per Parenzo, A. DEGRASS1,Parentium, Jascriptioaes Ita-
questa dedica, lasciando però aperto il problema della sua identificazione. liae, regio X, val. X, f. Il, Roma '934; per Pola, B. FORLATI TAMARo, Polo et Nesactiu"" Inseripliones Ita-
50 l H. SWOBODA-W. WILBERG, Bericht uber Ausgrabungen in Grado, in "Jahrbuch des Deutschen Archao- liae, regio X, val. X, f.l, Roma '947; per Trieste, G. CUSCITO, Le epigrafi, cit, cc. 127-166; per Vicenza, B.
logischen Instituts", 9, 1906, cc. 1-24; P. L. ZOVATIO, Monumenti, cit., pp. 5°3-510; lo., Mosaici paleocri- FORLATI TAMARO, Ritrovameali e scoperle, in 1/ Duolllo di Viceaza, Vicenza 1956, p. 25; per il pavimento
stiani delle Venezie, Udine 1963, pp. '56-'58; lo., Grado, cit., pp. 89-91; G. BOVINI, Grado paleocnstlana, più tardo dei SS. Felice e FortunalO, G. CARRARa, La chiesa aatica dei 55. Felice e Forlunato, in G. Lo-
Bologna '973, pp. 83- 100. RENZON, La Basilica dei 55. Felice e Fortunato, Vicenza 1937, p. 14; per Zuglio, P. M. MORO, La basilica ci-
SII L. BERTACCHI, Chiesa di Piazza della Corte, in AA. Vv., Da Aquileia, cit., tav. XXVIII, p. 303· miteriale di Forum Iulium CamiculII, in "Memorie Storiche Forogiuliesi", 39,1943-'95', pp. 92-95.
52) G. MARCHESAN CHINESE, La Basilica di Piazza della Vittoria a Grado, in "Antichità Altoadriatiche", 2, 591 G. CUSCITO, La basilica paleocristiana di Jesolo, Aquileia 1983. La nuova cronologia, proposta da M. Tom-
Udine 1980, pp. 3°9-3 23. balani, recentemente scomparso, è riportata da S. LVSVARDI SIENA, in AA.VV., La Cattedrale di Vero-
531 P. L. ZOVATIO, Grado, cir, p. 9 . aa, Verona 1987, p. 90, nota "4. La BERTACCHI (Concordia Oderzo Treviso Iesolo Torcello Cervigaano, in
54 J Il parere del padre A. Ferrua è' stato espresso in una comunicazione orale. S. PANCIERA, Osservazioni: AA.vv., Da Aquileia, cit., pp. 333-334) aveva in preceden2a proposto gli inizi del secolo VII.
ci t, p. 226; M. BONFlOLl, In margine ai mosaici di via Madonna del Mare a Trieste. Osservazioni sui numeralI, 60 l M. MIRABElLA ROBERT1, Uaa basilica paleocristiona a 5. Canzian d'Isonzo, in "Studi Goriziani", 39, '966, pp.
in"Aquileia Nostra", 45-46, 1974- 1975, C. 579· 43-62; ID., La basilica paleacristiana di s. Caazian d'lsonzo, in "Aquileia Nostra", 38, 1967, cc. 61-86.

215
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO L'EPIGRAFIA DELLA "VENETIA ET HISTRIA» NEL V SECOLO

già ricordate indicazioni di mestieri, di gradi ecclesiastici e civili, che si ri- sensibilmente diverse - si legge ancora 66 - da quelle riscontrate dalla Bertac-
velano dati preziosi per risalire alle componenti di quelle comunità. Di que· chi nel riquadro di Probus et Severa a Monastero di Aquileia 67 , dove si era ri-
sto argomento, nell'arco cronologico compreso fra il IVe il VI secolo, si oc- cavata un'ipotetica fiÙsura di un piede per un terzo di piede. Soggiunge la fio-
cupò anni addietro analiticamente il Cuscit06., evidenziando la ricchezza rio Tedone 68 : "Curioso è il fatto che l'iscrizione di Marin{ us J- oggi perduta-
della documentazione in proposito, pur nella relativa sporadicità del ma- si riferisca alla dedicazione della fascia esterna limitante i pannelli musivi".
teriale a disposizione. A proposito della basilica più tarda, poi, si legge che lo stato di con-
Un caso sintomatico, fra tutti i tessellati dei centri sopra citati, riguar- servazione precario dei mosaici impedisce di verificare un'eventuale corri-
do allo stato degli studi sulle epigrafi votive, può essere ritenuto quello di spondenza tra ampiezza del pannello e superficie offerta. "Questo - pro-
Verona, dove fino a poco tempo fa non si poteva dire ancora chiarita la si· segue la Lusuardi Siena 6, - potrebbe implicare una subordinazione dei de-
tuazione del complesso monumentale in cui le dediche erano inserite 6'. Ora dicanti alle esigenze architettoniche e decorative del committente, in quan-
un'accurata e documentata monografia sulla Cattedrale di Verona, scritta da to, una volta raccolte le quote degli offerenti, questi decideva come aggre-
diversi autori e curata da Pierpaolo Brugnoli6J , ha finalmente consentito di garle in modo da rivestire almeno tot campiture T'. Quest'ultima possibilità,
chiarire le idee in merito, ponendo tutte le iscrizioni (due di esse, segnala- espressa quasi con cautela e prudenza, sembra essere in realtà la soluzione
te dal Maffei, risultano perdute )6<, nel contesto dei mosaici e dei momenti più logica; ammetterne altre porterebbe inevitabilmente a ipotesi devian-
costruttivi di cui facevano parte e corredando il testo con chiari grafici. Que- ti e inverosimili. Mi soffermai già altre volte sull'argomento, ma soprattut-
sta parte dello studio è stata affidata a Silvia Lusuardi Siena e a Cinzia Fio- to in occasione del già menzionato intervento alla XV Settimana di Studi
rio Tedone: si sono distinti due diversi pavimenti relativi a due interventi Aquileiesi sull'epigrafia musiva della Venetia et Histria 70 ; sarà bene richia-
successivi e che non sorsero esattamente sulla medesima area. mare in breve quanto scrissi allora.
Il primo di essi è stato datato all'episcopato di S. Zeno (367-372 circa), il Evidentemente, dato che i fedeli offrivano una somma corrisponden-
secondo "almeno alla metà del Vsecolo'>6s poiché, commentando i testi in que- te a pavimentare un determinato tratto di mosaico della loro chiesa, avevano
stione, si toccano alcuni argomenti di interesse più generale concernenti l'e- diritto che tale cifra fosse riportata nell'iscrizione relativa alla donazione in-
pigrafia musiva votiva, converrà soffermarvisi per chiarire qualche punto. tegralmente; la comunità, comunque, coordinata dal clero, raccoglieva
Notando che nella navata sinistra del pavimento più antico si trovavano preventivamente tutto il denaro, utilizzando ciò che era necessario, ossia ag-
tre dediche di ablatori, di un'uguale superficie di 120 piedi, poste al centro di giungendo eventualmente qualcosa dal depositum charitatis, se la somma
pannelli rettangolari, le Autrici si sono mostrate entrambe del parere che ci raccolta non fosse stata sufficiente a coprire le spese, oppure accantonan-
fosse un rapporto diretto fra donazione e mosaico, ossia che in questi casi le do per ulteriori necessità ciò che fosse avanzato. Gli offerenti in ogni caso
dediche fossero collocate al centro del riquadro offerto. Le misurazioni ef- non avevano più alcuna parte e competeva al maestro musivario, oltre che
fettuate, però, hanno portato a desumere valori quanto meno singolari, per ai committenti, la scelta dei motivi decorativi e la disposizione delle singole
cui un piede quadrato avrebbe le inverosimili dimensioni di cm. 26,9 di lato, epigrafi - non di rado senza alcuna apparente regolarità - nell'ambito del
tessellato. I pavimenti conservati mostrano che solo raramente l'iscrizione
si trova al centro di un pannello e tale inserzione non può non avere un rap-
611 G. CUSCITO, Aspetti sociali, cit.; ID., Cn·stianesimo antico, cit., passim.
62] P. GAZZOLA, TI mosaico scoperto nel sottosuolo della Biblioteca Capitolare di Verona, in "Studi Storici Ve-
ronesi", 1948, pp. 7'-108; G. FOGOLARI, Nuovi ritrovamenti paleocristiani nell'ambito delle Tre Venezie, in
"Atti del VI Congresso Internazionale. di Archeologia Cristiana", (Ravenna, 23-30 settembre 1962 ), 66] S. LUSUAROI SIENA, La Cattedrale, cit., p. 89, n. 90.
Città del Vaticano 1965, pp. 271-278; B. FORLATI TAMARO, La basilica paleocristiana di Verona e la nuove 67] L. BERTACCHI, Problematica a seguito di recenti indagini su alcuni monumenti paleocristiani dell'ambien-
scoperte, in "Rendiconti deUa Pontificia Accademia Romana di Archeologia", 30-31,1957-1959, pp. "7- te aquileiese, in "Acei del II Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana", (25-31 maggio 1969), Ro-
12 7. ma 197', p. 129.
63] S. LUSUARDI SIENA, La Cattedrale, ciI.. 68] C. FIORIO TEDONE, in La Cattedrole, cit., p. 53.
64J S. MAFFEI, Verona illustrata, III, Verona '732, p. 208. 69] S. LUSUARDI SIENA, in La Cattedrale, cit., p. 52.
65] S. LUSUAROI SIENA, La Cattedrale, cit., pp. 54-55. 70 J O. MAZZOLENI, Le iscrizioni musive, cit., pp. 323-324 Cfr. anche lo., L'epigrafia, cit, pp. 305-306.

216 217
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO L'EPIGRAFIA DElLA "VENETIA ET HISTRIA" NEL V SECOLO

porto di casualità, come dimostrano proprio le misurazioni effettuate e non sufficientemente messa in rilievo: Barbes e Martana" Per il primo, per
giunte a risultati sempre differenti, alle quali prima si faceva riferimento. quanto consta un unicum, la Fogolari'8 suppose una possibile derivazione
Si può quindi ribadire che i pedes quadrati, esplicitamente menzionati in daU'etrusco Barba; il secondo, parimenti inusitato, dovrebbe essere con-
iscrizioni pagane", dovevano corrispondere, secondo quanto scrisse a sUo nesso con Martha.
tempo il Brusin'" a quadrati di cm. 29,6 di lato, valore del piede lineare ro- Terminiamo con]e dediche musive della Venetia et Histria, segnalando
mano, ossia a mq. 0,0876. la presenza di quattro iscrizioni tuttora inedite, più o meno mutile, facen-
Nel lavoro sopra menzionato sui tessellati di Verona, si nota poi da par- ti parti del pavimento della basilica preeufrasiana di Parenzo, stranamen-
te delle Autrici che non sembra esserci rapporto tra il ceto sociale o la te non riportate dal Degrassi nel relativo fascicolo delle Inscnptiones Italiae,
quantità dell'offerta e la collocazione dell'epigrafe nell'ambito del mosai- né dagli altri studiosi che hanno trattato più o meno analiticamente del-
co 73 • L'osservazione è valida non solo nel caso in esame, ma in generale an- l'argomento'9. Si nota che almeno due epigrafi furono parzialmente dan-
che in altri monumenti consimili e sarebbe strano il contrario, visti gli neggiate da successivi interventi, dovuti forse alla parziale consunzione del-
ideali di uguaglianza del Cristianesimo e considerato il fatto che le dona- le tessere; si trovano nella navata destra dell'attuale aula. La prima è inse-
zioni erano effettuate liberamente secondo le disponibilità di ognuno. Co- rita in una tabella rettangolare, formata da una fila di tessere nere. Vi si leg-
sì, tanto per citare un altro esempio significativo, a S. Canzian d'Isonzo l'u- ge: [-- Jus et V[--- J/na [rum su J/isfe[ c(erunt) p(edes) --J (fig. 113). Il nome del-
mile offerta di un barbiere ha il medesimo rilievo di quella, immediata- la donatrice si può integrare in V[ aIeJria, o V[ eneJna.
mente vicina, di un notaio 74 • Nella medesima navata, più vicino al presbiterio, si vede un'altra tabella
Tornando alle epigrafi musive veronesi, si allude anche ad una omo- rettangolare frammentaria, con alcune lettere superstiti: Serenu[ s et
geneità nella formazione dei cognomina attestati, in cui il gruppo più co- SiI?Jv[aJna c[ um J I suis [f( e)c(e)Jr(unt) p(edes) Cf-- J (fig. 114). L'iniziale del
spicuo sarebbe costituito dai suffissi in -ius e in -io. Tale osservazione sem- primo nome è corsiva; quella che doveva essere presumibilmente la R nel-
bra valere solo per gli antroponimi femminili, visto che cinque su sette di l'abbreviazione per contrazione fCR, poi, fu male intesa come P nel rozzo
essi presentano tale terminazione. Fra quelli maschili, invece, solo Sterconus, restauro antico, che non seppe completare il testo danneggiato, ma preferì
ricorrente in due dediche, rientra in questo gruppo75, ma si tratta di un no- proseguire, a destra, il motivo dei fiori quadripetali, senza neppure com-
me di umiliazione, o vituperevole, come Vespula. È noto che tali epiteti fu- pletare la comicetta dell'epigrafe. Tale intervento deve in ogni caso collo-
rono in principio diffusi solo fra i cristiani con lo scopo di mortificarsi por- carsi prima dell'episcopato di Eufrasio, che edificò la nuova basilica con un
tandoli; in seguito, però, divennero un fenomeno di moda e non è raro tro- altro tessellato, di cui si conservano solo alcuni lacerti 80• Non risulta che qual-
vame attestazioni anche fra i pagani'6. Per terminare con il tessellato di Ve- cuno si sia soffermato specificamente su questo fatto, che assumerebbe una
rona, si può evidenziare la rarità di due altri cognomina di donatori, finora certa rilevanza per ricostruire un aspetto delle vicende di questo interessante
complesso cultuale.
A sinistra dell'iscrizione, già nota, di Ursa s, se ne distingue un'altra, in
71] H. DEssAv.Inseriptiones latinae se/eetae, Berlino 1892-1906, 863, 2905, 7519, 8147; G. CUSCITO, Economia, una vecchia foto della Soprintendenza già ai Monumenti di Trieste s,: si ve-
cit., p. 651, n. 2 (epigrafe di Aquileia di Trosia Hilara).
72] G. B. BRVSIN, Lo più antica "dom"s ecdesiae" di Aq"ileia e i s"oi annessi, in "Memorie Storiche Foro-
giuliesi", 43,1958-1959, p. 37·
73] S. LVSVARDI SIENA, La Cattedrale, cit., p. 52. 77] G. FOGOLAR1, N"ovi n'travamenti, cit., p. 274.
74] M. MIRABELLA ROBERT!, La Basilica, cit., cc. 68-69. 78] G. FOGOIARI, N"ovi n'travamenti, cit., ibidem.
75] P. L. ZOVATTO, Mosaici, cit., p. 35; H. l'AIS, Corporis Inscriptian"m 1.atinar",n S"pplementa Italiea, Roma 79] B. MOIAJoLl,1.a Basilica e"frasiana di Parenzo, Padova 1943; G. BOVINI, 1.e antichità cristiane della fascia
1888, 1258. costiera istn'ana da Parenzo a Polo, Bologna 1974, pp. 11-99. La silloge del Degrassi era apparsa nel 1934
76] Cfr. I. KAJANTO, On the prablem ofnames ofh"mility in early Christian epigraphy. in "Arctos",3, 19 62 , pp. (Parenti"m, cit., nn. 57-89, escluso il n. 64).
45-53. Per qualche riscontro pagano in iscrizioni siciliane, si vedano A. FERRUA, Epigrafia siCllla pagana l
80 A. DEGRASSI. Parenti"m, cit., n. 88. Sono perduti i nn. 87 e 89.
e cristiana, in "Rivista di Archeologia Cristiana". '7, '94', p. 37; C1G IV, 57'2; P. ORsl,1.ipari. Esplorazioni 81] A. DEGRASSI, Parentiunl, cit., n. 73.
archeologiche in "Notizie degli Scavi", 1929, p. 85· 82] Archivio Fotografìco, n. 4929 (anno 1936).

218 219
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO L'EPIGRAFIA DELLA "VENETIA ET HISTRIA>J NEL V SECOLO

dono solo le lettere [ ---}uis, evidentemente di [cum s}uis, e qualche vestigio all'inizio del Vsecolo (l'indicazione della coppia consolare è incompleta )89;
di una linea superiore. Un'ulteriore dedica mutila, disposta su due righe, è da ultimo l'iscrizione perduta di Flavius Aparenta 90 , con al centro un'oran-
ubicata a sinistra della famosa epigrafe del diacono Innocenzio, che de du- te con una croce e una colomba, incisa probabilmente nel 432.
nis D(e)i et s(an )c(ta)e eclisie pro votu suo fecet p(e)d(es) XC (ma non si può A tutt'oggi quest'ultima sarebbe l'epigrafe datata più tarda di Aquileia.
escludere nemmeno la lettura XLJ83. Al di sopra di una fila di foglie cuo- Eriprendendo al proposito una giusta osservazione del (uscit09', si può pre-
riformi si conservano unicamente le lettere [--- }erb (forse di [s }erb( us) cisare che nessun testo funerario sembra spingersi finora ad epoca post-at-
[Dei?]) e, sotto, [-- }cer ( di [fe }cer(unt)). Il testo doveva ulteriormente svi- tilana. Le lapidi conosciute paiono infatti comprese fra il IV e la prima
lupparsi orizzontalmente a sinistra. metà del V secolo, ma per lo più esse sembrano essere del IV9', anche se non
Un'ultima osservazione su questo mosaico, della metà circa del V se- è affatto facile distinguere con certezza le più antiche dalle più recenti. In-
colo, riguarda la presenza di antroponimi nuovi fra gli offerenti, come fatti, l'esame di formulari, grafia e lingua non consente di cogliere un pro-
Ulupo, Bassinus e il magister puerorum Clamosus 8\ ricorrente anche nel pri- cesso evolutivo tale, da far riconoscere in base a precisi indizi le dediche più
mitivo tessellato, sempre che si tratti della medesima persona (fig. l1S).Si tarde: diversi volgarismi, normalmente in altri centri più diffusi nel Vsecolo,
riteneva che vi fosse attestato un unico caso sia pure atipico, di duo nomina, ad Aquileia sono documentati abbondantemente già nel IV, come prova-
Iohannis Romeus85 , ma in realtà sembra più facile pensare a romeus come no- no alcuni testi datati 93 .
me comune, sinonimo di pellegrino. Fra le poche lapidi attribuite al periodo in esame, comunque, si può ri-
Il discorso sulle epigrafi musive votive del V secolo (argomento al qua- cordare quella, molto conosciuta, di Restutus, composta in versi e studiata
le da diversi anni sono particolarmente legato) ha impegnato la maggior dal punto di vista metrico anni fa dal Rinaldi 94 • È noto che questo fedele ori-
parte dello spazio a disposizione; non ne resta molto, perciò, per presentare ginario dell'Africa - forse della Tunisia meridionale, secondo il Tavano 9s -,
almeno alcune riflessioni sulle iscrizioni funerarie di questo periodo, per le venuto ad Aquileia per conoscere la città, vi trovò disgraziatamente la mor-
quali già all'inizio si è anticipato qualche dato. te e in tal modo non poté rivedere né la sua patria, né i suoi familiari. Tut-
Per quanto riguarda Aquileia, sono numericamente pochi i testi rife- tavia, trovò fra gli Aquileiesi sentimenti affettuosi e il sodalizio dei Floren-
ribili con buona probabilità al V secolo, a parte alcune lapidi fornite di da- si (ma la lettura del nome non è sicura) prowide alla sua sepoltura.
ta consolare, su cui si soffermò la Forlati Tamaro 86 • Una di esse, mutila, si tro- Ancora, fra le epigrafi edite, una in particolare contiene significativi
va nei magazzini del Museo: è del 5 dicembre 404 e si riferisce a due bam- indizi di datazione al pieno V secolo. Si tratta della dedica di Paulus v(i)r
bini (uno si chiama Ursulus). I( audabilis) -o v(ir) r(e)I( igiosus)- serbus D(e)i, oggi conservata a Vienna e
È purtroppo perduto, poi, il celebre epitaffio del vescovo - probabil- ripresa in esame di recente da RudolfNo1l9 G• Il defunto apparteneva ad una
mente di Iovia nella Savia - Amanzi0 87 e del suo diacono Ambrogio, risalente formazione militare altrimenti ignota, il numeerus) 2al..., che il Diehl97 du-
al 423, mentre il Mommsen88 pubblicò due frammenti non combacianti di bitativamente scioglieva Sal(iorum). Difficile trovare un'alternativa plau-
una lapide greca del 442, proveniente dalla zona di Monastero, per la cui in-
terpretazione restano alcuni punti oscuri. Si può aggiungere un'altra lapi-
89] ClL V, 8607 + 1621; B. FORIATI TAMARO, Le iscrizioni, cit., p. 208.
de molto mutila in due parti combacianti, conservata a Trieste e attribuibile 901 ClL V, ,652.
9' J G. CUSCITO, Le iscrizioni, cit., p. 270.
92 J D. MA2Z0LENI, L'epigrafia cristiana, cit., p. 303. Di parere opposto era G. B. BRUSIN (1/ Museo di Aqui-
831 A. DEGRASSI. Parentium, cit., n. 7'. leia, in "Rivista di Archeologia Cristiana", 38,1962, p. 15Ù
841 A. DEGRASSI, Parentium, cit., nn. 58 e 74· 93] Di questa opinione è anche G. CUSCITO (Le iscrizioni, cit., p. 266).
8s1 A. DEGRAssl. Parentium. cit., n. 75· 941 G. R1NALDI, Osservazioni sull'epitaffio di Restutus, in "Antichità Altoadriatiche", 5, '974, pp. 18J-l89'
86J B. FORLAT! TAMARO, Le iscrizioni cristiane datate di Aquileia, in "Antichità A1toadriatiche", 6, 1974 pp. 95] S. TAVANO, Aquileia, cit., p. 247.
201-210. 96) R. Nol.L, La collezione aquileiese a Vienna, in "Antichità Altoadriatiche", 23, 1984, p. 255 e fig. 7.
87! ClL V, ,623; G. CUSCITO, Gradi, cit., p. 244, n. 5. 97] E. DIEHL, Inscriptianes latinae christianae veteres, Berlino 1924-1931 (= ILCV) (2. ed. 1961,3, ed. Dublin-
881 ClL V. 1624. Zurich 1970),560.

220 221
EPIGRAFI DEl MON 00 CRISTlIINO IINTICO L'EPIGRAFIA DElLA "VENETIA ET HISTRIA)J NEL V SECOLO

sibile, visto che le tre lettere dell'abbreviazione per sospensione si adatta- esponenti della comunità locale'o4. Resta però aperto il problema della cri-
no a pochissimi termini conosciuti fra quelli geografici o di popoli: Zal- stianità o meno di una trentina di epitaffi, poiché nei formulari di questi
dapa, piccolo centro della Moesia inferior; Zaliches, città del Ponto cono- manca qualsiasi indizio in tal senso.
sciuta anche come Leontopolis; e Zalissa, località caucasica dell'Iberia, In altri contesti la datazione stessa, riferita ad epoca tarda, poteva far
odierna Georgia. Generalmente, i numeri derivavano la loro denomina- orientare verso tale ipotesi, ma a Concordia la situazione appare particolare;
zione da un sito o da un'etnia, ma in questo caso nessun appiglio di ca- è presumibile che proprio fra gli stranieri, specie se di origine barbarica, esi-
rattere storico ci soccorre. stesse ancora una forte percentuale di pagani. Tuttavia, il Diehl'os propen-
Per la lapide di Vienna due elementi soprattutto consiglierebbero di deva ugualmente per la natura cristiana di questi testi dal formulario neu-
pensare ad una data tarda, genericamente ammessa dallo stesso Noll98: la tro, mentre seri dubbi in proposito - senz'altro condivisibili - sono stati
presenza della formula iniziale hic requiescet (per requiescit) in pace, nor- avanzati di recente dalla Forlati Tamaro,"6 e dal Lettich"'7.
malmente diffusa proprio a partire dal Ve poi nel VI secolo, anche in testi Sempre a Concordia sono sicuramente del Vsecolo alcune iscrizioni par-
di sicura datazione 99 ; inoltre, l'uso dell'indizione. Si sa, infatti, che tale si- ticolarmente note, come quella di Maurenzio, il cui sarcofago fu collocato ver-
stema di cronologia relativa, malgrado la documentazione in merito sia so il 410-425 ante limina domnorum Apostolorum<e8; quella di {Th ]arsilla, defini-
molto abbondante, non è documentato prima dell'inizio del V secolo'DO. I ta affettuosamente "dolce fringuello", più volte oggetto di minute analisi te-
numerosi volgarismi disseminati nell'epigrafe, poi, pur con i limiti esposti stuali'09. Questo epigramma è ritenuto"O "il più notevole documento finora co-
in precedenza, non farebbero altro che confermare la cronologia indicata. nosciuto della cultura letteraria dell'antica Concordia", una composizione cor-
Un cospicuo gruppo di iscrizioni comprese tra la seconda metà del IV retta dal punto di vista linguistico e metrico. Infine, bisogna menzionare la de-
e la prima metà del V secolo si trovano a Concordia; anche in questo cen- dica di Faustiniana da rissim afemina"', il cui nome ritorna in un testo musivo
tro dopo l'invasione attilana mancano testimonianze epigrafiche, pur man- mutilo della basilica concordiese'" e su un capitellino"': evidentemente si trat-
tenendo la città un ruolo piuttosto attivo come fabbrica di armi fino al ter- tava di un personaggio di rilievo della comunità locale. In proposito ha scrit-
mine del dominio bizantino,m. Fortunatamente, gli studi apparsi negli ul- to il Tavano"4:"Se Faustiniana intervenne nel completamento della basilica for-
timi anni, e in prima istanza quello del Lettich'"', hanno portato maggiore se verso il 420-430, poté predisporre un'area per la sepoltura,3o o 40 anni do-
chiarezza nella situazione, accertando il contesto topogra6co di tutte le po al massimo, per cui il sarcofago non dovrebbe scendere molto oltre il 450".
iscrizioni, la maggior parte delle quali proviene dalla cosiddetta "necropoli I formulari di questi tre testi concordiesi, a parte alcune espressioni di uso
di levante". Anche in questo caso mi permetto di rimandare per una serie comune, si possono ritenere peculiari sotto diversi aspetti, per cui non appa-
di considerazioni specifiche al mio intervento nell'ambito del convegno su re possibile desumere chiari segni di evoluzione o l'inserzione di frasi sinto-
Rufino di Concordia e il suo tempo, i cui atti sono apparsi alcuni anni or sono'"'. matiche, che saranno sviluppate in epoca successiva in altri testi funerari.
Giova ricordare, comunque, che si tratta di epigrafi atipiche sotto certi
aspetti, perché in diversi casi relative a stranieri di varia stirpe che svolge- 104] G. '-ElTICH, l.e iscrizioni, cit., pp. 34-38 (in part.).
vano il proprio servizio militare o la propria attività a Concordia, più che a 1051 L'elenco completo dei testi concordiesi riportati in ILCV si trova in G. LErflCH, Le iscrizioni, cit., pp.
173-174.
IOG J B. FORLIIl"J TAMARO, Concordia pa/eocristiana, in "Iulia Concordia dall'età romana all'età moderna", Il
981 R. Non, La collezione, cit., p. 255. ed., Treviso 1978. p. 145.
991 F. GROSSI GONDI, Trattato di epigrafia cristiana latina egreca del mondo romano occidentale, Roma 1920, 107J G. LErflCH, Le iscrizioni, cit., pp. lG. 40 e 4' (in part.). 107.
p. 193 (in esempi datati, prima sporadicamente, poi con sempre maggiori attesta2ioni dal384 in poi). 108] G. LErflCH, Le iscrizioni, cit., n. 108.
Cfr. D. MAZZOLENI (a cura di ).Inscriptiones Christianae Italiae, 2, regio VlI. Centumcellae, Bari 1985 (in 109) G. LErflCH, Le iscrizioni, cit., n. IOg.
questo centro compare nella stragrande maggioranza dei testi, databili fra V e VI secolo). 110 1G. LEITICH Le iscrizioni, cit, p.llO.
100] F. GROSSI GONDI. Trattato, cit., pp. 218-2Ig. 111 J G. LETTICH, Le iscrizioni, cit., fl. 98.
101 J G. CUSCITO, Arti, mestieri e vita quotidiana, in AA.vv., Da Aquileia, cit., p. G72. m) D. MAZZOLENI, L'epigrafia, cit., p. gl, n. 7.
101 J G. LETTICH. Le iscrizioni sepo/crali tardoantiche di Concordia, Trieste 1983. "3 J L BERTACCHI, Concordia, cit., p. ]IG e lìg. 278 .
103] D. MIIZZOIENI, L'epigrafia, cit.. 114) S. TAVANO, Sculture e m08aici tW'doantichi a Concordia, in "Antichità Altoadriatiche", ]1, 1987, p. 130.

222 22]
EPIGRAFI DEl MONDO CRISTIANO ANTICO _ L'EPIGRAFIA DElLA "YENETIA ET HISTRIA» NEl Y SECOLO

Proseguendo questo rapido ed antologico panorama nella Venetia et Hi- di S. Mauro dal cimitero suburbano alla basilica episcopale"9, oppure a
stria, fra le epigrafi edite in anni recenti riferite al V secolo se ne può se~ quella patavina di Opilio v(ir) c(larissimus), prefetto del pretorio che costruì
gnalare una di Trento, relativa ad un siriano di 40 anni, Dizas, che esercita- la basilica e l'oratorio dedicato a S. Giustina martire"o. Per forza di cose mi
va la professione di intendente"s. Oltre ad attestare la presenza di orienta- sono potuto soffermare solo su alcune dediche funerarie; va da sé, quindi,
li anche in centri dell'entroterra, la lapide- che fa parte di un gruppo di iscri- che sarebbe fuor di luogo - considerate le premesse fatte all'inizio - tenta-
zioni, a quanto risulta non ancora completamente pubblicate - si può ri- re di formulare considerazioni conclusive assolute sull'epigrafia della Ve-
tenere un documento significativo anche sotto un altro punto di vista, poi- netia et Histria nel V secolo, nel periodo antecedente e immediatamente suc-
ché è il primo testo greco cristiano scoperto nell'area trentina, presumibil- cessivo all' arrivo degli Dnni. Pur essendo i dati a disposizione frammentari,
mente del principio del V secolo. tuttavia sono emersi, già dai pochi testi che si sono presentati, elementi in-
dubbiamente interessanti, attardamenti nei formulari, ma anche qualche
Passando nell'attuale Veneto, a Vigonovo, nell'agro patavino, il Cusci- novità, che anticipa caratteristiche che saranno maggiormente diffuse nel
to"6 ha riconosciuto e studiato due frammenti combacianti riferiti più o me- secolo successivo, al tramonto del quale si chiude convenzionalmente la sfe-
no alla medesima data, pertinenti ad un sarcofago che il Mommsen"7 cre- ra di competenza dell'epigrafia cristiana antica e inizia quella dell'epigra-
deva fosse conservato a Venezia. L'iscrizione ricorda un diacono, Aurelius fia medievale, con caratteri spesso profondamente diversi.
Satuminus, e sua moglie, Aura (antroponimo raro e curioso) Veneria; si può
avvicinare per diversi motivi a quella concordiese di FI(avius) Aiatancus, so-
prattutto per il contenuto e per alcuni volgarismi, oltre che per il divieto di
deporre nell'arca altri membri della famiglia, chiamando come garanti il cle-
ro e la comunità cristiana locale. Non si può escludere che neppure l'epi-
taffio di Aurelius Satuminus sia originario di Concordia, anche se non sa·
rebbe finora possibile spiegare tutti gli eventuali spostamenti del manu-
fatto, a Venezia prima, nell'entroterra poi, fino alla sua ingloriosa fine e al
recupero degli unici due frammenti superstiti.
A parte ogni altra considerazione, l'iscrizione di Vigonovo è un'ulte-
riore attestazione della diffusione anche presso membri della gerarchia ec-
clesiastica di formule deprecatorie contro eventuali profanazioni o viola-
zioni del sepolcro, a riprova di quanto tale fenomeno fosse diffuso, specie
nelle aree sepolcrali a cielo aperto"8.
Giunto a questo punto, mi accorgo di aver esaurito lo spazio a mia di-
sposizione, senza aver potuto neppure far cenno ad altre epigrafi più o me-
no conosciute, più o meno importanti, della regione, come ad esempio - fra
i testi martiriali in senso lato - a quella parentina allusiva alla traslazione

115) L CRISCUOLO, Un nuovo documento epigrafico tridentino, in "Epigraphica". 43, 1-2. Ig81, pp. 261-264.
116] G. CUSCITO, Ritrovata l'epigrafe del diacono uxarato Aurelius Saturninus. in "Aquileia Nostra", 54, 1984,
cc. 137-180.
117] CIL V. 2305. 119] G. CUSCITO, Cristianesimo antico, cit., p. 127.
118] Oltre a tali espressioni. nell'epigrafia cristiana ricorrono anche formule imprecatorie e minacce di 120] P. L. ZOVAITO. L'oratorio paleocristiano di S. Giustina a Padova, in AA.vv., La Basilica di S. Giustina. Ar-
ammende. te e storia, Castelfranco Veneto 1970, p. 26.

224 225
QUARTA PARTE

Altre Regioni italiane


EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO

1
Considerazioni sull'epigrafia
dei secoli VI-VII in Italia l

1.Continuità o rinnovamento? Questa questione di base si pone preventi-


vamente, volendo delineare un quadro generale dell'epigrafia cristiana
del VI e del VII secolo. E non sembri eccessivamente limitativo aver ristret-
to la ricerca all'Italia, visto che in questo Paese - e a Roma in primo luogo
- si conserva più della metà di tutta la documentazione pervenuta ci nel-
l'orbis christianus antiquus.
Certo, tentare di abbozzare un discorso complessivo, sia pure per gran-
di linee, senza che di tutto il materiale disponibile sia apparsa un'edizione
critica può apparire, in certo senso, azzardato e prematuro. Da quanto si co-
nosce, comunque, è senz'altro possibile rilevare come una serie di elemen-
ti comuni ricorrano in molte epigrafi del VI secolo, mentre alcuni di essi so-
no attestati ancora nel VII.
Sembra opportuno avvisare preliminarmente, però, che il discorso fra i
due periodi in esame per l'Italia si rivela sotto diversi punti di vista sensibil-
mente differenziato. Basti ricordare che ilimiti convenzionali dell'epigrafia cri-
stiana antica - cosÌ come quelli dell'archeologia cristiana - si pongono in ge-

l] D. MAzZOLENI, Considerazioni sull'epigrafia dei secoli V/-VIl in Italia, in "Acta XIII Congressus Interna-
tionalis Archaeologiae Christianae", (Split-Poreé, 25.9-1.10.1994), Il, Città del Vaticano-SplitI998, pp.
881-892.

229
EPIGRAFI DEl MONDO CRISTIANO ANTICO CONSIDERAZIONI SULL'EPIGRAFIA DEI SECOLI VI-VII IN ITALIA

nere proprio all'epoca del pontificato di Gregorio Magno e che le sillogi più Un rapido cenno all'onomastica, che dovrebbe essere più analitica-
accreditate di epigrafi di Roma e della penisola' sono septimo saeculo antiquiores, mente affrontata in altri contributi presentati a questo congresso, per ri-
vale a dire non contemplano - salvo alcune eccezioni - materiali di VII seco- badire che nel VI secolo in Italia appare ormai generalizzato da tempo l'u-
lo, che a rigore dovrebbero rientrare in corpora medievali, in molti casi anco- so di un unico elemento nominale (pochi conservatori portano ancora i duo
ra di là da venire. Per forza di cose, quindi, le osservazioni che si presentano in nomina; inoltre non si ritrovano più neppure soprannomi, o signa). La gran-
questa sede riguarderanno soprattutto l'epigrafia del VI secolo. de maggioranza degli antroponimi ricorrenti, poi, si riconduce ancora ad
D'altronde, viste le oggettive difficoltà di procedere ad un'indagine di un'origine latina e greca, mentre - tutto sommato -l'incidenza degli ele-
tale genere in uno spazio di tempo relativamente breve, si è preferito af- menti nuovi, genericamente definiti "barbarici" (come, tanto per portare un
frontare in questa sede solo alcuni fra i temi di maggiore rilievo relativi ad esempio, il goto Sendefara a Tortona7 ), risulta ancora molto limitata. Que-
iscrizioni funerarie, monumentali e votive, nonché ai graffiti, rimandando sto fenomeno si verifica soprattutto a Roma, ma anche nelle altre regioni
eventualmente altri spunti di approfondimento ad una ricerca futura. della penisola8•
2. Analizzando i formulari delle epigrafi sepolcrali del VI secolo, si può os- Un aspetto interessante è, poi, indubbiamente quello linguistico: a
servare prima di tutto che generalmente essi appaiono già da tempo definiti giudicare dai testi conservati, nei secoli in esame si scriveva ancora in un di-
e compiuti nei loro elementi fondamentali; nel periodo in esame non si regi- screto - e talora in un buon -latino; e lo stesso vale per il greco, che dopo
strano, quindi, sensibili mutamenti rispetto ai secoli precedenti, cosa che si ri- un lento declino registra un certo incremento d'uso, soprattutto nei terri-
scontra, d'altro canto, anche nella grafia dei testi, in cui continua a prevalere tori soggetti all'influenza culturale bizantina. Basti ricordare la celebre
nettamente l'attuaria rustica, salvo sporadiche inserzioni di onciali. iscrizione bilingue dell'esarca di Ravenna Isacio, morto nel 643 9•
È ancora molto diffuso - come era già avvenuto nel V secolo -l'esor- Certo, i volgarisrni in questi documenti tardi sono spesso numerosi, ma
dio hic requiescit ( o quiescit) in pace, che, ad esempio, caratterizza quasi tut- - salvo eccezioni - in fondo non sono più frequenti di quelli che si trovano
te le iscrizioni di Centumcellat>', delle quali quattro -come quella di Iusta del comunemente nell'epigrafia funeraria cristiana dei due secoli precedenti lO

551- sono datate al pieno VI secolo e le altre, salvo un caso, sono state per Un altro elemento ricorrente ancora, sia pure in modo tutto sommato
lo più attribuite proprio a quest'arco cronologico, costituendo un gruppo, sporadico, nelle iscrizioni del VI secolo, è la presenza di formule depreca-
pur se numericamente limitato, piuttosto omogeneo di testi coevis• torie o imprecatorie contro i violatori dei sepolcri, dettate evidentemente
A proposito delle espressioni di esordio dei testi funerari a cui poc'an- dalla persistente frequenza delle profanazioni in aree non custodite. Una
zi si faceva riferimento, il Sartori6 scrisse che "nell'accezione cristiana i due certa concentrazione di queste espressioni si registra in area ravennate e ro-
termini (allusivi al riposo e alla pace) si completano per indicare una realtà mana, ma esse sono attestate anche in altre regioni italiane".
nuova ed attiva: l'attesa fiduciosa nella resurrezione e la tranquillità non dal- Fra le epigrafi edite in anni recenti, si può comunque segnalare un fram-
le traversie della vita, ma dal timore della punizione eterna, proiettata ver- mento trovato nella penisola del Sinis, in Sardegna, in cui si ricorre a una
so il futuro... di un aldilà positivamente identificato nel regno dei cieli".

7] G. MENNELLA, ICI, VII: regio IX, Dertona, Libama, Forum Iulium Iriensium, Bari '990, n. 10. Così come l'e-
ditore, penso che questa epigrafe sia preferibilmente del 54', più che del 480. Sull'origine di questo
2] Si tratta, come è noto, della nova series delle Inscriptiones Christianae Urbis Romae septimo saeculo an- nome germanico, cfr. V. BIERBRAuER,Die Ostgotischen Grab- und Schatzfunde in Italien, in "Atti del V
tiquiores (= rCUR) e delle Inscriptiones Christianae Italiae septimo saeculo antiquiores (= ICI). Convegno Internazionale di Studi sull'alto Medioevo", Spoleto '974, p. 42, n. '32.
3] D. MA2ZOLENI, ICI II: regio VII,Centumcellae, Bari 1985. 8) D. MAzzo LENI, Nomi di barbari nelle iscrizioni paleocristiane della "Venetia et Histria", in "Romanobar-
4] D. MA2ZOLENI, ICI II, cit., n. 3. barica", " Roma 1976, pp. '59-,80.
5] D. MA2ZOLENI, Testimonianze archeologiche ed epigrafiche paleocristiane nel territorio di Centumcellae, in 91 M. BOLLINI, Le iscrizioni greche di Ravenna, Faenza '975, n. '7.
"Atti del Convegno: Dal Porto di Traiano alla città di Gregorio Magno" (Civitavecchia, 26-27 ottobre 10 l H. ZILLIACUS-R. WESTMAN, Langue des inscriptions, in "Sylloge Inscriptionum Christianarum Veterum
1989), Civitavecchia '99', pp. 28-39· Musei Vaticani", 2° voI., Helsinki 1963, pp. '-36.
6) A. SARTORI, Formulari}iJnerari cristiani: la tradizione innovata, in "La Terza Età dell'Epigrafia", "Collo- 11] M. PERRAYMOND, Formule imprecatorie ('APAI) nelle iscrizioni}iJnerarie paleocristiane, in "Quaderni del-
quio AIEGL-Borghesi 86" (Bologna, ottobre 1986). Faenza 1988, p. ,66. l'Istituto di Lingua e Letteratura Latina", II-III, '980-'981 (ma 1983), pp. "5-'52.

2]0 2]1
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EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO CONSIDERAZIONI SUll'EPIGRAFIA DEI SECOLI VI-VII IN ITALIA

minaccia non nuova nei formulari, invocando per i malintenzionati la sor- datazione, in precedenza solo sporadicamente attestati.
te di Giuda e la lebbra di Giezi" (fig. 116). Così, soprattutto in ambito culturale bizantino, in varie località si men-
Con una diffusione discontinua proseguono anche le citazioni di bra- ziona il nome dell'imperatore d'Oriente con l'anno del suo regno, come, ad
ni biblici, ma spiace constatare che non esiste ancora uno studio specifico esempio, in due lapidi di Ravenna e di S. Agata dei Goti's. In iscrizioni mo-
ed esauriente sull'argomento, a cui fare riferimento') (un passo del libro di numentali, funerarie e votive si afferma sempre più, comunque, l'uso di no-
Giobbe si ritrova, ad esempio, in una lapide cagliaritana") (fig. 117). minare il papa (specie se il testo è romano), sia pure inizialmente senza l'an-
Sembra opportuno ribadire, al riguardo, che simili indicazioni, per es- no di pontificato, oppure il vescovo della diocesi, con espressioni del tipo: sub
sere veramente tali, debbono riferire precisamente versetti del Vecchio o del i110 episcopo, salvo ilIo papa, aetate o temporibus illius pontificis,g. Tale sistema, pe-
Nuovo Testamento e non solo riecheggiare concetti o pensieri espressi nel raltro, ricorre forse più di frequente in epigrafi di edifici di culto, o relative al-
testo scritturistico. Seguendo questa seconda via la ricerca perderebbe di vi- la suppellettile liturgica. Si veda, ad esempio, la celebre lastra votiva di S. Pie-
sta i veri obiettivi, portando a risultanze per certi aspetti aberranti. tro in Vincoli, che inizia con salbo papa n(ostra) Iohanne'".
Altro curioso fenomeno relativo ai testi funerari è la persistenza delhl Grande diffusione ha, poi, proprio nei secoli VI e VII, la menzione del-
dedica D( is) M(anibus) almeno fino al VII secolo inoltrato, come dimostrano l'indizione, che si ritroverà fino al tardo Medioevo, abbinata ad altri riferi-
- fra le altre - due lapidi di Lucera's(fig. 118). Probabilmente essa aveva man- menti cronologici, oppure senza ulteriori precisazioni". Purtroppo è noto
tenuto nel tempo la sola valenza di indicare la sacertà di un sepolcro, ma ap- che in quest'ultimo caso non è dato risalire ad un anno definito, ma è leci-
pare ugualmente significativo trovarne alcuni esempi in un'epoca tanto to solo proporre una serie di possibilità, come accade in una lapide trenti-
inoltrata. na, che può essere solo genericamente attribuita al VI secolo".
3. Per quanto concerne gli elementi datanti di un testo, il VI secolo si Riguardo ai sistemi di datazione, si può ancora ricordare che nei seco-
identifica proprio con l'arco cronologico, in cui progressivamente muta il li in esame in Italia non si usano ère, altrove diffuse, né in genere menzio-
sistema più diffuso in Occidente (e quindi in Italia), di indicare la coppia ni dell'anno di regno di sovrani di stirpe barbarica, come ad esempio acca-
consolare. Nel 541, infatti, si elesse nella pars orientalis l'ultimo console, Ba- de in area gallica o nella penisola iberica'J.
silius iunior'6. Sempre a proposito di date, tanto comuni specie nei testi funerari, si
Per questo motivo, a parte un certo numero di casi, noti in varie loca- può riscontrare agevolmente come proprio nel corso del VI secolo aumen-
lità, in cui si continuò ad indicare nei decenni successivi, fino al progressi- tino nell'epigrafia cristiana italiana gli esempi di computo progressivo dei
vo esaurimento dell'uso, il postconsolato (come, ad esempio, in una lastra giorni dei mesi, il quale si sostituisce a poco a poco al sistema classico ro-
funeraria calabrese"), si dovettero necessariamente adottare altri sistemi di

18) A. FELLE, ICI, VTJI: regio Il, Hirpini, Bari '993, n. 60.
12] R. ZUCCA. Le formule imprecatorie nell'epigrafia cristiano in Sardegna, in "Atti del IV Convegno suU'ar- 191 P. TESTINI, Archeologia cristiano, Bari 1980', p. 404-
cheologia tardoromana e medievale", (Cuglieri, 27-28 giugno 1987), Oristano "990, p. 211. 20 J E. DIEHI, Inscriptiones latinae christianae veteres, Berlino '925-1931 (2 a ed., Dublin-Ziirich '9 61 , 3a ed.,
13] D. MA2Z0LENI, Patnstica ed epigrafia, in "Complementi interdisciplinari di Patrologia", Roma 1989, ibid. 1970),1780 =A. SILVAGNI, Monumento epigraphica christiana saec.X1lJ antiquiora, l, Roma '943, tab.
pp. 34 6 -35 2. . XI,5.
14) L. PANI ERMINI-M. MARINONE, Catalogo dei materiali paleocristiani e altomedioevali. Museo ArcheolagJ- 21 J Cfr., ad esempio, A. SllVAGNI, L'indizione ne/l'epigrafia medievale di Roma e l'origine de/l'indizione romano,
co di Cagliari, Roma 1981, n. 47, pp. 35-36. in "Scritti di paleografia e diplomatica in onore di V. Federici", Firenze '944, pp. 3-18 .
'5] C. CARlETI!, Nuove iscrizioni paleocristiane di Lucero, in "Vetera Christianorum", 13, 1976, I, pp. 137-148; 221 D. MA2ZOLENl, Studi e scoperte di epigrafia cristiano in Italia dal 1983 0/1993, in "Atti del Vll Congresso
D. MA2ZOlENI, Le ricerche di epigrafia cristiano in Italia (escluso Roma), in "Actes du Xle Congrès In- Nazionale di Archeologia Cristiana" (Cassino, 20-24 settembre 1993), (in stampa).
temational d'Archéologie Chrétienne", (lyon, Vienne, Grenoble, Genève et Aoste, 21-28 septembre 23) P. TESTINJ, Archeologia, cit., pp. 403-4°4.
1986), Città del Vaticano 1989, p. 2296. 24) A tale proposito, una particolarità altrove sconosciuta è costituita da un gruppo di iscrizioni siciliane
16) D. VAGlIERl, Consules (s. v.), in "Di2ionario Epigrafico di Antichità Romane", v. Il, p. II, Spoleto 1910, clelia fine del IV o degli inizi del V secolo, in cui i giorni vengono contati in serie continua dopo le
pp. 11°7-1108 e 1178. calende, da due a trenta. Sull'argomento, cfr. A. fERRUA, J/Ilome del mese, in "Rivista di Archeologia
17) M. BUONOCORE, ICI, V: regio m, Regium lulium, Locri, Taurianum, Trapeia, Vibo Valentia, Copia-T1lUrii, Bion- Cristiana", 61, 19 85, l-Z, pp. 69-70 e M. GRIESHEIMER, Quelques insrriptions chrétiellnes de Sicile orien-
da lulia, Bari 1987, n. 44. tale, in "Rivista di Archeologia Cristiana", 65,1989,1-2, pp. 160-16" fig.!.

2]2
2]3
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EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO
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CONSIDERAZIONI SULL'EPIGRAFIA DEI SECOI.I VI-VI/IN ITALIA
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mano, basato su calende, none e idi'" Attestazioni più antiche di tale nuo- so teodoriano di Aquileia, nel secondo decennio del IV secolo, ma poi si
vo modo di contare i giorni, comunque, non sono rarissime; furono raccolte diffonde in tanti si ti, ci si potrebbe chiedere cosa distingua una dedica del IV,
e studiate anni fa dal padre Ferrua". o del V secolo da una del VI, nei formulari, nell'onomastica o nella grafia.
Si può notare, inoltre, che nel Liber Pontifìcalis si comincia ad adottare A dire il vero, l'analisi dei numerosi esempi conservati rivela che non
quest'uso "moderno" solo a partire dalla biografia di Gregorio Magno, ma l emergono sensibili differenze, né un arricchimento progressivo dei testi nel-
anche per i suoi successori non si abbandona ancora del tutto il sistema la-
tino, come sembra che sia awenuto più in generale in tutto l'Occidente. Non
si può spiegare, tuttavia, in maniera soddisfacente la motivazione, per cui
,I l'ambito di tre secoli. E neppure le lettere della basilica di S.Eufemia a Gra-
do ( del 579) mostrano palesi differenze rispetto a quelle, ad esempio, del-
la prima aula dei 55. Felice e Fortunato a Vicenza (probabilmente di età teo-
tale cambiamento awenne proprio nel corso del VI secolo. dosiana )3'. Semmai, fra la fine del V e il VI secolo si specifica con maggiore
4. Il VI e - in misura molto minore - il VII secolo vedono anche la per- frequenza l'attività del donatore, in precedenza quasi sempre taciuta: ele-
sistenza in Italia di dediche musive pavimentali di donatori, di recente rac- mento importante per i riflessi sociali che ne derivano, rivelando la varietà
colte e studiate dal Caillef6. Tale fenomeno, usando un termine che si sta af- . delle componenti di queste comunità di offerenti, ben evidenziata, anni fa,
fermando negli ultimi anni anche in ambito cristiano, ma che in precedenza in un articolo del Cuscito".
non era adoperato in questo senso specifico, si riporterebbe, secondo lo stu- Comunque, proprio nel VII secolo in Italia gli esempi di tessellati con de-
dioso, ad una sorta di "evergetismo". Esso sarebbe però legato in molti ca- diche di oblatori divengono molto rari, in coincidenza probabilmente con il
si non all'intervento di vescovi, alti esponenti del clero o laici delle classi più declino delle botteghe dei musivari. Ciò invece non accade in Oriente, e spe-
elevate, ma di fedeli di ogni ceto sociale, che collaboravano in base alle pro- cificamente in ambito giordano, dove recenti scoperte hanno documentato
prie possibilità all'esecuzione del tessellato della propria chiesa. Se, infat- la presenza di queste epigrafi fino alla seconda metà dell'VIII secolo 33.
ti, l'offerta era sorretta dalla speranza di operare per la propria salvezza con- 5· Pochi cenni solamente è possibile dare su un'altra importante clas-
tribuendo ad un'impresa a favore della comunità, proprio sotto questo pun- se di iscrizioni, molto diffusa nei santuari martiriali anche nel VI e VII se-
to di vista - sempre secondo il Caillet - sarebbe lecito "a pieno diritto" par- colo: intendo riferirmi ai graffiti di fedeli e pellegrini, frequenti nei luoghi
lare di "evergetismo"'7. Tale interpretazione, pur degna di considerazione, venerati di catacombe e cimiteri subdiali.
sembra tuttavia un po' opinabile, dilatando un fenomeno in realtà cuco- Sul valore di queste testimonianze si possono richiamare le tesi, talo-
scritto a determinati personaggi e a particolari circostanze. ra contrastanti, esposte a Bonn nell'ultimo Congresso Internazionale di Ar-
In ogni caso, diversi pavimenti a mosaico della penisola risalgono all'e- cheologia Cristiana". In ogni caso, se è certo che molti di questi particola-
poca in questione, come quelli delle aule di Ancona, Luni, Salemi'8, ma è so- ri documenti epigrafici devono risalire al periodo in esame, è anche vero che
prattutto la Venetia et Histria che conserva di gran lunga il maggior numero risulta spesso difficile distinguere un graffito del VI secolo, o posteriore a
di queste testimonianze epigrafiche, da Trento aJesolo, da Grado a Trieste", tale cronologia, da uno del V o del IV, a meno che il testo stesso o il supporto
per concludere con i frammenti dell'eufrasiana di Parenzo30 • Dato che la tra- su cui è tracciato non portino elementi decisivi in un senso o nell'altro.
dizione delle epigrafi di offerenti ha il suo esempio più antico nel comples-

311 D. MAZZOLENI, Le iscrizioni musive cristione dello 'Venetia et Histria", in "Antichità Altoadriatiche", 38 ,
251 A. FERRUA, Il nome, ci t, pp. 6'-75. L'articolo dimostra che anche in alcune epigrafi anteriori al VI se- Udine 1986, pp. 3'9-32'.
colo è attestata tale consuetudine, facendo seguire il numerale immediatamente dal nome del me- 32 J G. (USCITO, Aspetti sociali della comunità cristiana di Aquileia attraverso le epigrafi votive (secoli IV-VI),
se, oppure in modo più esplicito, con l'ordinale progressivo del giorno e il genitivo del mese. in "Scritti storici in memoria di P.L. Zovatto", Milano 1972, pp. 237- 258 .
26] J. P. CA1LLET, L'€vergétisme monumental chrétien enltalie et à ses marges, Rome '993. 331 M. PICCIR/LLO, Chiese e mosaici della Giordania settentrionale.]erusalem 1981; M. P/CCIRILLO, Chiese e
271 J. P. CA1LLET, L'€vergétisme, cit, p.IX. mosaici di Madaba,]erusalem-Torino '989; M. P/CCIR/LLO·E. ALLIATA, Umm al-Rasas Mayfa'ah.I. Gli sca-
28) J. P. (A1LLET, L'évergétisme, cit, pp. '9- 24, 3°-33, 35-41. vi del complesso di Santo Stefano,]erusalem 1994.
291 J. P. (AILLET, L'€vergétisme, cit., pp. 66-7', 104-113,208-211,213-24,218-257,276-29°. 34] D. MAzzo LENI , Iscriziani nei luoghi di pellegrinaggio, in "Akten des XII. Intern. Kongresses fur (hristliche
30J J. P. CA1LLET, L'€vergétisme, cit, pp. 324-33 . Archaologie" (Bonn.Kiiln, 22-28 Sept 1991), Città del Vaticano-Bonn 1995, pp. 301-309.
'

234 235
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I

J
EPIGRAfI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO CONSIDERAZIONI SULL'EPIGRAFIA DEI SECOLI VI-VII IN ITALIA

Ad esempio, in base a diverse considerazioni dovrebbero essere riferiti al lo il Carletti4', proponendosi di isolare alcune coordinate nell'evoluzione di
periodo compreso fra il VI e l'VIII secolo molti graffiti dei santuari tardi delle questo particolare tipo di iscrizioni, e avanzando una serie di osservazioni
catacombe romane di Panftlols e di Commodilla, in cui compaiono, fra gli al- in merito, il cui valore si può estendere dalla particolare situazione urbana
tri, alcuni antroponimi barbarici e, nel cimitero della via Ostiense, anche un esaminata ad un ambito più generale.
testo in alfabeto runico, individuato anni fa dal Carletti36 (fig. 119). A Parenzo, La Chiesa in qualche modo prolungò la vita dell'epigrafia di apparato,
poi, sembra opportuno ricordare i graffiti absidali della Basilica eufrasiana, in- di origine classica, pur delimitandola negli spazi definiti degli edifici di cul-
cisi sui marmi che compongono la decorazione ad opus sectile e letti per la pri- to. Già all'epoca di Gregorio Magno, però, queste iscrizioni (come pure le
ma volta dal Degrassi, che li riferì proprio all'arco cronologico in questioneJ7. raffigurazioni dei libri sacri), cessato il ruolo di strumenti di lettura, erano
La loro singolarità, rispetto agli omologhi romani e di altri siti, consi- divenuti solo oggetti da contemplare4'.
ste nel fatto che si tratta di testi contenenti la data della morte - espressa se- Proprio nei mosaici absidali del VI e del VII secolo, da quello della basi-
condo il calendario romano - e il nome di fedeli, per poterne celebrare ve-
risimilmente il dies natalis. Così, ad esempio, si legge (fig. 120): Undecimo 1 lica dei 55. Cosma e Damiano43 a 5. Lorenzo al Verano" a 5. Agnese fuori le mu-
ra", si nota come non sia attribuita più eccessiva importanza alla possibilità
k( a)l(endas) Apre/lis (!) obitu(m) Felici/tas38• . li di leggere e capire un testo. Esso, infatti, tende ad aumentare il suo valore sim-
6. L'ultimo punto che si intende affrontare riguarda un argomento, che bolico, viene collocato in spazi concavi o semicircolari meno agevolmente di-
in realtà da solo poteva essere lo spunto per un intervento specifico, ossia stinguibili dagli osservatori e finisce con l'assumere una funzione certamen-
J
le iscrizioni relative ad edifici di culto, che soprattutto nel VI secolo hanno j te di secondo piano, in contesti essenzialmente decorativi.
A questo processo si affianca - come pure osservò il Carletti 46 - quello

~
esempi illustri a Roma, come a Ravenna o a Parenzo.
In altre parole, si tratta di quella che in epoca recente è stata definita della diffusione, sempre nelle composizioni absidali, di epigrafi ridotte al
"epigrafia d'apparato"39, che adorna le absidi musive delle chiese, o gli ar- ruolo di didascalie, peraltro spesso indecifrabili dal basso, anche per lo scar-
redi della suppellettile liturgica, in merito alla quale si è posto più volte il so risalto cromatico che ad esse fu attribuito. Così, nell'oratorio di 5. Ve-
problema della sua fruizione da parte della comunità dei fedeli, visto che
in molti casi il testo non si poteva agevolmente leggere dal basso.
l
I
nanzio del Battistero lateranense, le immagini dei santi dalmati sono cor-
redate da iscrizioni non nitide, ma quasi confuse nel fondo d'oro".
A tale proposito, Luce Pietri40 notò che queste iscrizioni, prescindendo
l Tale fenomeno, che riguarda gli edifici di culto, viene messo in relazio-
dal loro contenuto, anche quando restavano oscure e indecifrabili erano cer-
tamente percepite dai più come sacre e contribuivano in tal modo a "sa- i ne in qualche modo con la decadenza dell'alfabetizzazione e dell'organizza-
zione scolastica, che ebbe le sue conseguenze anche nel livello di istruzione
cralizzare" ulteriormente il monumento, di cui facevano parte.
Questo discorso si riallaccia a quanto scrisse in un suo articolo sull'e-
pigrafia monumentale di apparato nelle chiese di Roma dal IV al VII seco-
j delle comunità dei fedeli 48 . Quest'ipotesi merita certamente considerazione,
anche se l'argomento sembra suscettibile di ulteriori approfondimenti.

lj
I
4'] C. CARLEITI, Epigrafia, cit., pp. 275-286.
35) ICURX, 26314-26322. 42] C. CARLEITI, Epigrafia, cit., p. 286.
I
36] C. CARLEITI, [graffiti dell'a./Jresco di S. Luca nel cimitero di Cammodilla. Addenda et corrigenda, in "Ren- 43) J. WILPERT'W. N. SCHUMACHER, Die riimischen Mosaiken und Malereien derkirchlichen Bauten vom IV.-
diconti della Pont. Accademia Romana di Archeologia", 57, 1984-85 (ma 1986), pp. 129-143. XIll.Jahrhundert, Freiburg-Base!-Wien '976, pp. 328-330, taw. 20-22; G. MAITHLAE, Mosaici medievali
37) A. DEGRASsl,Inscriptiones Italiae, r. X, f. X, Il, Parentium, Roma 1934, nn. 95-182. di Roma, Roma 1962, p. 209, fig. I.
38) A. DEGRASsI,Inscriptianes, cit., n. 102; P. RUGa, Le iscrizioni dei sec. VI-VIl-VIII esistenti in Italia, 2, Citta- 44) J. WILPERT-W. N. SCHUMACHER, Die riimischen Mosaiken, cit., p. '5; G. MAITHIAE, Mosaici, cit., p. 205,
della '975, n. 95. fig. 110.
39) C. CARLEITI, Epigrafia monumentale d'apparato nelle chiese di Roma dal IV al VIl secolo, dalla lettura al- 45 J J. WILPERT-W. N. SCHUMACHER, Die riimischen Mosaiken, cit, p. '5; G. MAITHLAE, Mosaici, cit., p. 209, fig. l.
la contemplazione, in "Atti de! VI Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana", (Pesaro-Ancona, 19- 46J C. CARLEITI, Epigrafio, cit., pp. 282-283.
23 settembre 1983), Ancona 1985, pp. 275-286. 47 J J. WILPERT'W, N. SCHUMACHER ,Die riimischen Mosaiken, cit, pp. 94-95; G. MAITHIAE, Mosaici, cit." p.
40) L PIETRI, Pagina in pariete reserata: épigraphie et architeeture religieuse, in "La Terla Età dell'Epigrafia", 211, figg. 112-113.
Colloquio AlEGL-Borghesi 86 (Bologna, ottobre 1986), Faenza 1988, p. 157. 48J C. CARLEITI,Epigrafia, cit., p. 283.

237
.
-. I

j
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO

A questo punto sembra opportuno concludere qui un discorso, che in


verità si può dire solo iniziato ed abbozzato per alcuni aspetti. Va ricono-
sciuto, comunque, a questo congresso il merito di aver attirato l'attenzio-
ne degli studiosi su argomenti di ampio interesse, finora non adeguata- 2
mente trattati.
Testimonianze archeologiche
ed epigrafiche paleocristiane
nel territorio di Centumcellae 1

1
I
l
l

JI
Ricostruire le vicende del cristianesimo primitivo di un centro antico o di
un territorio più esteso è come tentare di ricomporre un mosaico, di cui si
j
II ha un numero variabile di tessere di diverso genere, ma nel quale possono
presentarsi due incognite: che le lacune siano molto superiori alle parti co-
j
.--t
I
perte e che le ipotesi e gli elementi leggendari siano in quantità prevalen-
te rispetto ai dati sicuri. Qui entra in gioco, perciò, l'acutezza (e il rigore
j scientifico) dello studioso, che si deve impegnare a raccogliere tutti gli in-
dizi possibili, vagliandoli criticamente e presentando poi conclusioni, che
J in molti casi possono apparire limitate, ma senz'altro preferibili a suppo-
sizioni suggestive, prive tuttavia di riferimenti concreti.
I
l Per quanto concerne Centumcellae, ossia Civitavecchia, è lecito afferma-
re che la situazione attuale degli studi sulle testimonianze storico-letterarie
ed archeologiche dei primi secoli del cristianesimo è dawero soddisfacente:
ad alcuni buoni saggi sulle vicende della città dall'antichità all'epoca moderna'

Il D. MAzZOlENI, Testimonianze archeologiche ed epigrafiche paleocristiane nel territorio di Centumcellae,


in "Atti del Convegno: Dal porto di Traiano alla città di Gregorio Magno" (26·27 ottobre 1989), Ci·
vitavecchia 1991, pp.21·39.
2] V. ANNOVAZZI, Storia di Civitavecchia, Roma 1853; C. CAuSSE, Storia di Civitavecchia, Firenze 1898 (19362); S.
BASTIANElll, Centumcellae (Civitavecchia), Castrum Novum (Torre Chiaruccia), in "Italia Romana: municipi

239
TESTiMONIANZE PALEOCRISTIANE NEL TERRITORIO DI "CENTUMCELLAElI
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO

poté fa~ori~e tale penetrazione fu verosimilmente, qui come altrove, la pre-


si sono aggiunti in anni recenti una indagine preliminare compiuta da chi scri-
sen~a dI un. ~porta~te porto e quindi di un polo commerciale aperto ai con-
ve sulle epigrafi cristiane e successivamente la silloge dei ventidue testi fmo-
tattI esterm, SIa con Il Mediterraneo occidentale che con l'Oriente. Oltre a ta-
ra noti, editi nel II fascicolo delle Inscriptiones Christianae Italiae3. L'anno scor-
le supposizione esiste però un indizio significativo, l'esilio di papa Cornelio
so, poi, è apparso il documentatissimo volume di Vincenzo!iocchi Nicolai sul-
4 e del clero suo seguace durante la persecuzione di Decio; e la sua morte, av-
le aree funerarie paleocristiane nel Lazio settentrionale • E un ottimo lavoro,
venuta proprio nella città tirrenica nel 253'. Tale circostanza facilmente poté
frutto di anni di ricerche e di sopralluoghi, che per la prima volta fornisce un
f~vorirel'i~~re~ento:l'organizzazione di una comunità di fedeli presurni-
esauriente quadro delle nostre conoscenze sulla topografia cristiana di quel-
bilmente gta eSIstente m precedenza. L'archeologia, però, non offre finora nes-
la che fu denominata ''Tuscia romana".
sun elemento che si possa riferire al III secolo.
Un paragrafo del capitolo dedicato alla via Aurelia riguarda proprio Cen-
Il primo dato sicuro sulla presenza di un vescovo a Centumcellae risale
tumcellae5: dopo aver analizzato tutti i dati a disposizione, l'Autore giusta-
-. c.om~ è noto - al 314 anno successivo alla Pace della Chiesa, quando al Con-
mente ribadisce che le iscrizioni ora citate costituiscono, pur nella molteplicità
Ciho dI Arles sottoscrisse anche un Epictetus episcopus a Centumcellis. Un se-
delle loro provenienze, il materiale più cospicuo a noi noto della fase paleocri-
condo presule omonimo si schierò verso la metà del IV secolo a favore de-
stiana di Civitavecchia. Purtroppo, però, come si dirà tra breve, le epigrafi tut-
gli ariani e dell'imperatore Costanzo nelle controversie dottrinali che tor-
tora conservate sono pochissime; alcune erano già perdute nella seconda metà
m.entaro~o la vita spirituale di quel periodd. Non entro in merito alla que-
del secolo scorso, ma si pensa che la maggior parte di esse siano andate distrutte,
stIOne agIOgrafica. Tuttavia, dei cinque martiri rivendicati a Civitavecchia,
o comunque disperse, in occasione dei bombardamenti che colpirono la città
secondo il Fiocchi Nicolai9 , una -S. Firmina- sarebbe in realtà frutto di un cul-
nel 1943· Fortunatamente, però, per alcune di queste lapidi restano riproduzioni
to importato (con le sue reliquie), mentre il gruppo Secondiano, Veriano
grafiche, presurnibilmente fedeli, e in un caso un calco, ritrovato ~al F~occhi~~­
e.Marcellia~o sarebbe da spostare nella vicina Castrum Novum e leggenda-
colai nell'Archivio di Stato a Roma6 • Basandosi su questo matenale, e pOSSIbI-
rIa sarebbe Invece la figura di Flaviano.
le perciò avanzare una serie di considerazionigenerali indubbiame~~eu~~­
Dal punto di vista politico ed economico, è significativo notare che Ci-
che a determinare una cronologia di massima per questo gruppo dI ISCrIZIOnI.
vitavecchia non subì in epoca tardoantica il tracollo e il declino di tanti al-
Prima di soffermarci in sintesi sulle scarse testimonianze archeologiche
tri centri, anche costieri, ma anzi mantenne un suo ruolo di rilievo special-
e su quelle epigrafiche, sembra opportuno tuttavia fissare almeno qualche
mente nel corso della lunga guerra greco-gotica. Rimasta al di fuori del do-
punto sulle origini cristiane di Centumcellae, ben sapendo che tale argomen-
minio longobardo, fu ancora il porto più importante del Ducato Romano
to è per molti aspetti analizzato più specificamente in altre relazioni presen-
fi.no a~'invasi?ne saracena dell'828, in seguito alla quale il papa Leone IV de-
tate in questo incontro. Èlogico pensare che la nuova religione trovasse i pri-
Cise di costrUIre la nuova Leopoli (o Cencelle) a circa tredici chilometri di
mi adepti a Centumcellae in epoca anteriore a Costantino e un elemento che
distanza dal vecchio abitato. Si sa che tale insediamento, però, del quale si
conserva l'iscrizione dedicatoria nel Museo Civico (fig. 121 )'0, ebbe vita mol-
61
e colonie", s.I, 14, Roma '954; AA.vv., Civitavecchia. Pagine di staria e di archeologia, Civitavecchia 19 ; F.
CORRENTI, Chome lo papa vale... Note per una riletlllra critica della storia urbanistica di Civitavecchia: Civi-
71 L. DUCHESNE. Le Liber Pontificalis, Paris 1886-1892, l, p. XCVI, 4-7.
tavecchia 1975; AA.vv., Civitavecchia Cil suo cntroterra durante il medioevo, Civitavecchia 1986 . Per un'mfor-
6 81 D. MALLAROO. La Campania eNapoli nella crisi ariana, in "Rivista di Storia della Chiesa in Italia", " '947,
mazione sintetica si vedano le voci Civitavccchia deU'Enciclopedia Cattolica, IlI, Roma '949-1954, cc. '7 4-
pp. 205-208; EIANZON.I, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII, Faenza 1927, pp. 520-
1167 (E. JOSI) e deU'Enciclopedia dell'Arte ant'Ìca classica e oricntale, suppl. 1970, Roma '973, pp. 233-235 (M.
52'; C. CALlSSE, Stona Clt., pp. 40-4'.
TORELU), nonché M. TORELLl,Etruria, in "Guide archeologiche Laterza", Bari 1980, pp.lI2-llg.
9] V. FIOCCHI NICOLAI, I cimiteri cit., p. 33, nota 240.
31 D. MAZZOLEN', Testimonianze epigrafiche cristiane dal territorio di CenLUmcellae, in "Atti del Il Conve-
gno sul Paleocristiano nella Tuscia" (Viterbo, 7-8 maggio 1983), Roma 1985, pp. 6,·82; lo., Centumcellae,
lO l CH.LAuER.La cité carolingienne de Cenrelle (Leapoli), in "Mélanges de l'Ecole Française de Rome", 20, 1900,
pp. 147-153; O. MARUCCHI, La iscrizione monumentale di Leopoli presso Civitavecchia, in "Nuovo Bullettino di
in "Inscriptiones Christianae Italiane" (= ICI), Il, Bari 1985. 88 Archeolo.g~a Cristiana", 6, '900, pp. '95-2°4; O. Ton, La città medievale di Centocelle, Allumiere 1958; lo., un-
41 V. F'OCCHI NICOLAI, I cimiteri paleocristiani del Lazio. ,. Etruria meridionale, Città del Vaticano 19 .
rocelle, 1I1 1usc.a ArcheolOgica", 1971, fase. 5-6, pp. 20-22; lo., Centocellc, in Civitavecchia e il suo entroten'O, cit.,
51 V. FIOCCHI NICOLA!, I cimiteri cit., pp. 33-45· pp. 19-28. G. INSOlERA, Iscrizioni e stemmipontifici nella storia di Civit'Ovecchia, Civitavecchia '984, pp. 11-21.
61 V. FIOCCH. N'COLAI, l cimiteri cit., p. 37, fìg. 6.
EPIGRAFI DEl MONDO CRISTIANO ANTICO
., TESTIMONIANZE PALEOCRISTIANE NEl TERRITORIO DI "CENTUMCElLAE"

to breve, visto che già nell'889 gli abitanti fecero ritorno all'antico insedia-
mento, che assunse allora il nome di Civitas Vetula. Se le fonti consentono
I
t rienti - desunti da numerose pubblicazioni parziali, ha potuto distingue-
re sei sepolcreti (fig. 122), siti rispettivamente sulla via Aurelia, in località S.
di ripercorrere per grandi linee la storia di Civitavecchia dall'epoca roma- Francesco di Paola, fuori dalla porta orientale della città; ancora sull'anti-
na fino a tutto l'alto Medioevo, i dati archeologici relativi ad edifici di cul- ca via Aurelia, all'incrocio fra le vie Leopoli e Morosini; in località Polveriera,
to sono scarsissimi e insufficienti. a nord-est dell'abitato; vicino alla vecchia fabbrica dell'allume; nell'area del-
Non si conosce praticamente nulla su quella che doveva essere la pri- la darsena; e probabilmente in quella località Prato del Turco, nella quale
mitiva cattedrale: un'ipotesi vorrebbe identificarla con la chiesa di S. Pietro", si trovò la necropoli dei militari della flotta".
di cui però non si hanno notizie certe prima del IX secolo, ossia dall'epoca Da queste sei aree provengono venti iscrizioni, mentre due furono
di papa Pasquale I (817-82Ù frutto di ritrovamenti sporadici non meglio precisabili,g.
Relativamente alle vestigia monumentali - riguardo alle quali la si- Non si hanno, però, molti elementi riguardo alla tipologia e alle carat-
tuazione è stata riassunta in questo convegno dal Correnti - il Bastianelli teristiche dei sepolcreti subdiali'9. Le aree funerarie individuate, in base ai po-
segnalò nel 1956" la scoperta di un edificio a pianta rettangolare e di un'e- chi dati pubblicati, dovevano essere piuttosto povere, formate da tombe
sedra semicircolare, oltre ad alcune tombe, nella zona compresa fra la con- umili, in diversi casi a cappuccina, ossia con la copertura forma ta da tegolo-
fluenza delle vie Leopoli e Morosini. In mancanza di un rilievo e di una vi- ni posti a spiovente, oppure da sepolcri a cassone con pareti e fondo in mu-
sione diretta di quei resti, si può solo supporre la presenza di un oratorio o ratura e coperti da una lastra di arenaria. Solo in un esempio forse il sepolcro
di una piccola memoria funeraria. Un discusso esempio di basilica a tre na- era sormontato da una stele, cosa dawero rara in occidente per i cristiani'".
vate, individuato nel XVIII secolo e oggetto di ricerche archeologiche una Per avere un'idea di come si dovevano presentare questi cimiteri all'aperto,
quarantina di anni or sono - rimaste inedite - si trovava a nord della dar- situati intorno all'abitato lungo le vie che si diramavano da esso, basti pensa-
sena, ma il Bastianelli e il Torelli erano molto discordi sulla sua funzione e re a quello tuttora visibile in buono stato di conservazione a Tarragona". Lo
sulla sua cronologia: edificio civile di età traianea per il primo", cristiano e stesso Fiocchi Nicolai" ha segnalato, inoltre, il ritrovamento di un frammen-
quindi più tardo di almeno due secoli per il secondo". to di fronte di sarcofago a colonne, proveniente dalla chiesa urbana di S. Ma-
Da ultimo, le vestigia di una costruzione, secondo il Bastianelli'5 di ria, riferibile alla metà circa del IV secolo. Èil solo esempio di scultura fino ad
epoca tarda, individuate presso la vecchia fabbrica dell'allume insieme ora documentato nel territorio di Civitavecchia per l'epoca paleocristiana.
con un sepolcreto, si potrebbero ritenere pertinenti ad una chiesa funera- A parte questo pezzo e le iscrizioni, si conoscono solo alcune lucerne, due
ria, ma di esse rimane unicamente una scarna descrizione, priva di rilievi o delle quali di provenienza ignota: una, oggi perduta, con la raffigurazione del
di dati più precisi. Come si è visto, il bilancio, per quanto riguarda le testi- sacrificio di Isacco (fig. 123), e l'altra -visibile al Museo -con un monogramma
monianze architettoniche di presunta origine paleocristiana a Centumcel- cristologico"; entrambi sono riferibili alla fine del IV, se non al V secolo.
lae, si presenta quasi sconfortante. Fortunatamente, le cose migliorano
passando all'analisi delle aree funerarie, consistenti in cimiteri a cielo aper-
to: il Fiocchi Nicolai'6, in base ai dati - anche in questo caso raramente esau- 17) G. B. DE ROSSI, Sepo/creto scoperto in Civitavecchia, in "Bullettino dell'Instituto di Corrispondenza Ar-
cheologica", 1865, pp. 42-46; D. ANNOVAZZI, in "Notizie degli Scavi", 1877. pp. 123-124 e 264-265; S. BA-
STIANELLI, Centumcellae, cit., pp. 47-48; CIL XI, 3520-3536.
18) V. FIOCCHI NICOLAI, I cimiteri, cit., p. 42; D. MAZzo LENI, ICI Il, cit., "4-"5.
11] C. CALlSSE, Storia cit., p. 66, nota l; F. CORRENTI, Chome lo papa, cit., pp. 127, "53-"54. 19] V. FIOCCHI NICOLAI, I cimiteri, cit., p. 44.
12) Cfr. C. MARLETTA, Iscrizione cristiana rinvenuta in via Leopo/i, in Civitavecchia e il suo entroterra, cit., p. 20] D. MAZZOLENI, ICI II, cit., "7.
71. Dati utili sulle scoperte nel territorio si trovano ora in S. BASTIANELLl, Appunti di campagna, Roma 21] P. TESTINI, Archeologia cristiana, Bari 19802, pp. 283-284. H. SCHLUNK- TH. HAusscHILD, Hispania an-
1988, dove sono stati riprodotti integralmente i quaderni di note dello studioso. tiquo. Die Denkmiiler der friihchristlichen und westgotischen Zeit, Mainz 1978, tavv. 23-27, pp. "31-135.
13] S. BASTIANELLI, Rinvenimenti nell'area della città, in "Notizie degli Scavi", "940, p. 189, fig. 3. 22] V. FIOCCHI NICOLAI, I cimiteri, cit., pp. 42-43, fig. IO.
14) M. TORELLI, Etruria, cit., p. "S, 23] V. FIOCCHI NICOLA!, Icimiteri, cit., pp. 43-44. Qualche altra lucerna cristiana è stata presentata in questo
15] S. BASTIANELLI, Rinvenimenti, cit., pp. "93-194. convegno nella relazione di Antonio Maffei su La romanizzazione de/ territorio di Centumcellae e l'evolu-
161 V. FIOCCHI NICOLA!, 1cimiteri, cit., pp. 35-42. zione delle strutture agrariefino a/VI secolo dell'era cristiana (in "Atti del Convegno", cit., pp. 17-20).

243
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO TESTIMONIANZE PALEOCRISTIANE NEL TERRITORIO DI "CfNTUMCELLAE»

Tornando alle testimonianze epigrafiche, si tratta - salvo che in un ca- iscrizioni cristiane e che, fra l'altro, ritorna certamente in questa stessa la-
so - di testi tardi, da porsi nel pieno Vo nel VI secolo. pide nella quarta e nella quinta riga'8.
È importante che quattro di essi contengano l'indicazione dei conso- La deformazione grafica che molte volte caratterizza i numerali nelle de-
li, così che si possono datare con precisione agli anni 516, 545 e 557 (per due diche funerarie non aiuta a prendere una decisione più netta in questo sen-
volte )'4. Ebbi già modo di rilevare che questi ultimi furono incisi a distan-
za di soli sei giorni, il primo il 18, il secondo il 24 luglio, e pur provenendo
verosimilmente da una medesima bottega, le lapidi presentano una grafia
con talune sensibili diversità, ulteriore prova della precarietà di indizi di ta-
j so. Tuttavia, la cosa sembra non essenziale per l'interpretazione globale
dell'epigrafe, che contiene una duplice indicazione cronologica: la menzione
del sedicesimo anno dopo l'elezione dell'ultimo console in occidente, Basi-
lius iunior, awenuta nel 541, che rimanda proprio al 557; per di più è citata la
le genere per proporre, in mancanza di altri elementi, un'eventuale crono- quinta indizione, che ebbe termine il 31 agosto del 557. È noto che le indi-
logia per epigrafi, anche nel medesimo sito. zioni,g furono create all'epoca di Diocleziano per la tassazione dei fondi ru-
Proprio l'iscrizione - purtroppo perduta - incisa il 24 luglio 557 si può stici e che esse si basavano su cicli di quindici anni, che si ripetevano senza
ritenere una delle più interessanti di Centumcellae per diversi motivi (fig. soluzione di continuità, iniziando ogni anno indizionale dallO settembre e
124): prima di tutto per la presenza di un nome ostrogoto (Wilifara) -l'u- terminando il31 agosto. L'uso epigrafico di tale sistema, che non è utile però
nico barbarico qui attestato-, forse portato da una fedele rimasta in città do- per risalire ad una data precisa, se non è confortato da ulteriori indizi cro-
po il suo ricongiungimento all'impero bizantino, awenuto proprio tre an- nologici, non si riscontra in epoca anteriore al V secolo, ma fu largamente
ni prima, nel 554'5. diffuso soprattutto nei secoli successivi, fino al tardo Medioevo.
Il testo è preceduto da una crocetta ed esordisce con un'espressione ri- La dedica di Wilifara contiene un ultimo elemento degno di nota: nel-
corrente a Civitavecchia altre 14 volte e usata in generale nell'epigrafia cri- l'ultima riga - cosa che dimostra come la lapide non poté essere preparata in
stiana soprattutto nel V e nel VI secolo, hic requiescit in pace'6. Tornando al- precedenza o reimpiegata, come talvolta si pensa awenisse - si legge la sigla
la nostra iscrizione, si nota nella seconda riga la forma del relativo qui in- D M S, ossia d(is) M(anibus) s( acrum), una persistenza dell'intitolazione alle
vece del femminile quae (anche questo è un fenomeno ampiamente atte- divinità tutelari dei sepolcri soprawissuta dal formulario pagano, presumi-
stato, specialmente a Roma) e la presenza di un curioso segno di inter- bilmente solo con una sfumatura giuridica, ossia per indicare un locus reli-
punzione, simile a due piccole S piuttosto aperte awicinate, che si ripete an- giosus, protetto dalla legge come tutte le tombe contro i deprecabili fenomeni
che nella quinta linea. di profanazione e alienazione indebita, tanto diffusi nell'antichità. Non de-
Riflesso del latino tardo è anche lo scambio tra le vocali scure o ed u in sta quindi meraviglia trovare la sigla D M5 (o D M) in un testo cristiano - ce
annus (che è un accusativo plurale), mentre l'espressione pl(us) m(inus) qui ne sono altre centinaia di esempi30 - e neppure che essa compaia nel pieno VI
può avere avuto effettivamente il significato di approssimazione, poiché è secolo, quando ormai da tempo non esisteva più un'epigrafia funeraria pro-
seguita da una cifra intera relativa agli anni, senza l'aggiunta di mesi e gior- fana. Si pensi, d'altronde, che ancora un secolo dopo, a Lucera, in Puglia, due
ni vissuti, come spesso accade in altri casi. Un piccolo problema interpre- iscrizioni pubblicate dal Carletti ripetono la medesima abbreviazione.
tativo riguarda proprio l'età della defunta: generalmente letta come 40 - an- Come già anticipato in precedenza, una seconda dedica di Centumcellae ri-
che da me nell'edizione critica delle iscrizioni 27 - potrebbe di per sé essere sale esattamente al557 e fu incisa il 18 luglio di quell'anno, sei giorni prima del-
intesa anche come 16, poiché la seconda cifra è molto simile ad un epìsemon,
numerale di origine greca, che con il valore di 6 è ampiamente usato nelle
28] Ibidem. Cfr. C. M. KAUFMANN, Handblich der altchristlichen Epigraphik, Freiburg i. B. 1917, pp. 48-49.
29 J F. GROSSI GOND!, Trattato di epigrafia cristiana latina egreca del mondo romano occidentale, Roma 1920
(ed. ana5t. 1968), pp. 218-219.
24) D. MA2ZOLENI, ICI II, cit., 1-2-3-4. 301 H. NORDBERG, Eléments pai"ens dans les tituli chrétiens de Rome, in "SylIoge Inscriptionum Christiana-
251 D. MAZZOLENI, Testimonianze, cit., p. 65· rum Veterum Musei Vaticani", Helsinki 1963, pp. 211-222.
26) D. MAZzOLENI, Testimonianze, cit., p. 66. 311 C. CARLETTI, Nuove iscrizioni paleocristiane di Lucera, in UVetera Christianorum", 13, 1976, " nn. 2-3, pp.
27) D. MAZzoLENI, ICI II, cit., 4. 139-143·

244 245
TESTIMONIANZE PALEOCRISTIANE NEL TERRITORIO DI "CENTUMCELLAE>l
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO

la precedente. Un primo fatto da notare è che essa occupa la parte postica di una Nel già citato fascicolo delle Inscn'ptiones Christianae Italiae pubblicai, tra
lastra funeraria del 54532 • Èraro trovare due testi datati in una lapide opistografa le altre, una piccola lapide fino ad allora inedita e mutila inferiormente, di
ed è importante sapere che trascorsero nel nostro caso solo dodici anni prima Margarita 36 , che era affissa all'interno dell'Associazione "Centumcellae".
che essa fosse reimpiegata per un'altra tomba (fig. 125), nella quale fu sepolta Inaspettatamente, qualche anno fa l'iscrizione fu ripubblicata inte-
Iusta, morta all'incirca a 7S anni (anche qui il plus minus può realmente indica- grandola con quasi tutte le parti mancanti e completa dei dati di ritrova-
re approssimazione). Null'altro di particolare emerge dal formulario, se non l'u- mento 37 , cosÌ che mi premurai di aggiornare la situazione in una comuni-
so _ come nell'iscrizione precedente - della strana interpunzione a forma di cazione sulle scoperte di epigrafia cristiana in Italia, tenuta in occasione del-
doppia Saperta e la menzione, anche in questo caso, della data indizionaie (in- l'Xl Congresso Internazionale di Archeologia Cristiana nel 1986 (fig. 129 )'8.
dictione quinta), insieme con il post-consolato di Basilius iunior. Si ritrova, inol- Il formulario, molto semplice, specifica che la defunta visse "più o meno"
tre, dopo la cifra della decina, l'episemon con valore complessivo di 16. Unico ele- 40 anni. La lapide proviene dall'area funeraria della via Aurelia, presso le vie
mento di carattere linguistico da rilevare (oltre ad annus per annos, come nel ca- Leopoli e Morosini, e fu scoperta nel 19S6. Al Museo di Civitavecchia, poi, è
so prima analizzato) la non frequente forma volgare requiex~t per ~equi~s~t, pe- ancora conservata la dedica frammentaria di Iohann{es}, preceduta da una cro-
raltro ricorrente altre due volte a Civitavecchia33 • Per errore, infme, illapIClda al- ce monogrammatica e dalla solita espressione hic requiescit in pace-'9 (fig. 130).
terò il titolo abbreviato di ve, v(ir) c(larissimus), spettante agli esponenti di ran- Un ultimo frammento di lapide fu segnalato dal Fiocchi Nicolai come
go senatorio e quindi ai consoli, in VS, improbabile in tale contesto. ancora esistente nei magazzini del Muse040 ; probabilmente aveva la data
Sulla faccia opposta (fig. 126), l'iscrizione si riferisce invece a Restutus, espressa con i nomi dei consoli, dei quali peraltro nulla si è conservato: nel-
un giovinetto che aveva il titolo di l(audabilis) p(uer), forse perché figlio di la terza riga lo studioso ora ricordato ha proposto l'interessante supple-
magistrati municipali, e che visse solo dieci anni. Morì ilS ottobre delS4S, mento: locum a Fi{ rmino (o Fi{ dentio J) fossore comparavit}, che potrebbe al-
quattro anni dopo il consolato di Basilius iunior, durante il nono anno in- ludere alla compravendita di un sepolcro da un fossore (o da un altro pri-
dizionale. Il formulario non offre altre peculiarità di rilievo, ma la grafia ap- vato )4' (fig. 131).
pare notevolmente irregolare ed i~certa, con le l~ttere ~olto allu,nga~e .. Come si è detto, delle altre epigrafi di Centumcellae restano solo - nel-
La più antica epigrafe datata dI Centumcellae rISale a Circa trent anm PrI- la migliore delle ipotesi - riproduzioni grafiche, e un calco, conservato al-
ma, rispetto alla precedente, è cioè delS1634 (fig. 127); di essa possediamo so- l'Archivio di Stato di Roma""'.
lo un essenziale grafico, poiché la lapide, mutila a sinistra, era già perduta del Quest'ultimo testo si riferiva ad una tomba a più posti, visto che erano ri-
1919. Si riferiva a una Benedicta ed esordiva con ogni probabilità con la con· cordati almeno tre defunti, {Ga }udiosa, Homobonus e un terzo nome mutilo,
sueta espressione hic requiescit in pace, di cui restava solo la seconda parte. (-}tius. Vi compariva inoltre il già ricordato volgarismo (requi}excit(fìg.132).
Passando ai testi non datati, ma tuttora superstiti (almeno per buona par- La più interessante delle iscrizioni perdute è forse quella di Apollonius,
te ), si può segnalare innanzitutto la dedica di un maestro di scuola, Melleu~, vi~­ estesa per ben dodici righe43 (fig. 133). Egli - vi si legge - visse più o meno
suto 30 anni e deposto nel sepolcro - denominato tumulus senza alcun nfen-
35
mento alla sua forma specifica -1'11 luglio di un anno imprecisat0 (fig. 128).
36] D. MAzZOlENI, ICI Il, cit., 12.
Il defunto è definito, con un'espressione non nuova nei formulari fu· 37) C. MARLEn"A, lscrizione, cit., p. 71.
nerari, "amico degli amici" amicus amicorum. Anche qui la grafia appare ir- 381 D. MAZZOlENI, Le ricerche di epigrafia cristiana inltalia (esclusa Roma), in "Atti dell'XI Congresso In-
ternazionale di Archeologia Cristiana" (Lyon - Vienne - Grenoble - Genève et Aoste, 21-28 septem-
regolare e le righe sensibilmente ondeggianti. bre 1986), 1Il, Città del Vaticano 1989, p. 2290, nota36.
39] D. MAZZO LENI, ICI li, cit., 10.
40 J D. MAzZOLENI, ICI li, cit., 5. Un disegno dell'iscrizione si trova nelle già ricordate note del Bastianel-
li (Appunti, cit., p. 30)'
32 ] D. MAzZOLENI. ICI Il, cit., 2 e 3·
41] V. FIOCCHI NICOLAI, l cimiteri, cit., p. 39.
33] D. MAZZOLENI, ICI. li, cit., 9 e '4· 42) V. FIOCCHI NICOIAI, l cimiteri, cit., p. 37, fig. 6; D. MAZZOLENI, ICI II, cit., 9.
34] D. MAZZOLENI, ICI Il. cit.• 1.
43] D. MAzZOLENI, ICI li, cit., 7.
35) D. MAzZOLENI.ICI Il, cit., '4·

247
EPIGRAFI DH MONDO CRISTIANO ANTICO

70 anni, dei quali 40 con sua moglie Dulcaia (si era quindi sposato a 30 an-
ni); morì ilIO maggio di un anno non indicato. Dopo di che spirò anche sua
nipote, che si chiamava Pascasia e aveva 18 anni (annos non è stato scritto
r TESTIMONIANZE PALEOCRISTIANE NEL TERRITORIO DI "CENTUMCHLAE»

notare che questa fu la prima dedica cristiana scoperta nel territorio di Ci-
vitavecchia alla metà del XVIII secolo".
Dal punto di vista dell'onomastica, è interessante rilevare la presenza, in
dopo il numerale, forse per distrazione). Essa fu deposta - espressione sin- un'altra epigrafe perduta, di un nome di probabile origine africana, Vincoma-
golare - superpectum abunculo suo, cioè superpectus avunculi sui, "sopra il pet- lusSO; altri antroponimi attestati nell'epigrafia locale possono riportare alla me-
to di suo zio". Evidentemente, la giovane fu seppellita in una tomba per lo desima area geografica, come Homobonus e [Mu }ndicus (o [Me}ndicus l'.
meno a due posti, ricavata verticalmente nel terreno. Ciò è abbastanza normale, visti i contatti che indubbiamente dovette-
Ella morì dopo soli nove mesi di matrimonio (quindi, probabilmente ro sussistere tra il porto laziale e quelli africani.
di parto) e lasciò nel "lutto sempiterno" il padre, la madre e la nonna. Stu- Poco resta da dire degli altri frammenti per completare questa sinteti-
pisce la mancanza del marito di Pascasia fra i parenti superstiti, ma non si ca rassegna sull'epigrafia cristiana di Centumcellae. Si può far cenno, ad
può logicamente ipotizzare nulla per spiegare tale assenza. esempio, al testo mutilo inciso su una stele, provvista - a quanto pare - di
La durata della convivenza coniugale era specificata anche in un'altra un foro nella parte inferiore, relativa ad un defunto dal nome non integra-
iscrizione perduta, forse la più antica cristiana di Centumcellae, stando al for- bile (resta solo una lettera )5', definito fedelis in [Deo) (o in [Christo}) (fig. 13 6 ).
mulano e alla regolarità della grafia, oltre che alla presenza dei duo nomina": Come si è visto, pur essendo numericamente non molto consistenti le
lulia Apronia visse 30 anni, dei quali 16 da sposata (fig. 13Ù Aveva quindi iscrizioni paleocristiane di Civitavecchia si rilevano preziose sotto div~rsi
contratto matrimonio a 14 anni, nel pieno dell'età media in cui le fanciulle aspetti. Si può notare, nello stesso tempo, qualche carenza, forzatamente le-
prendevano marito nell'antichità, almeno s;condo le indagini statistiche gata - come sempre - anche alla casualità dei ritrovamenti: ad esempio, pur
compiute in base ai riferimenti epigrafici45 • E significativa la presenza del- essendo certamente esistente in città un vescovo almeno dall'epoca costanti-
l'espressione donnit in pace, usata nella prima metà del N secolo soprattutto niana, e quindi una comunità organizzata, salvo il probabile caso di lulia
in area ostiense, ma documentata con altri esempi nel territorio costiero a Apronia, come si è detto, mancano totalmente epigrafi che possano riferirsi al
nord di Roma 4G • N secolo, anzi tutte - a parte le quattro datate al pieno VI - non possono an-
Non presentano elementi peculiari le epigrafi di Albanus, preceduta da ticiparsi prima del maturo V secolo. Nessuna di esse, poi, contiene riferimen-
un monogramma cristologico 47 ; il fedele visse più o meno 60 anni e fu sep- ti a membri del clero; e a parte le due menzioni di mestieri (più un laudabilis
pellito il25 gennaio di un anno imprecisato nel corso del terzo anno indi- puer), non è possibile ricavare molti dati sui cristiani di Centumcellae, se non
zionale (il testo è quindi indubbiamente tardo, come d'altronde gli altri). che essi - come giustamente ha osservato il Fiocchi Nicolai53 - dovevano ap-
Oltre al già ricordato magister ludi, un altro mestiere era attestato nel- partenere a classi sociali piuttosto modeste, ossia alla piccola e media bor-
la perduta dedica di un nauclerius ( ossia nauclerus, "armatore di navi") e la ghesia, come si direbbe oggi. Malgrado questi limiti, si può ritenere Civita-
sua attività era certamente da mettersi in relazione con il carattere portua- vecchia uno dei centri più notevoli del Lazio settentrionale, almeno per quan-
le e commerciale di Centumcellae48 (fig. 135). Il nome di questo defunto non to attiene le testimonianze epigrafiche paleocristiane. Èperciò auspicabile che
era integrabile, poiché si conservavano solo le due ultime lettere, [- }us. Da future indagini, condotte rigorosamente secondo le moderne metodologie di
scavo, possano recare elementi nuovi per arricchire la sporadicità delle nostre
conoscenze del primitivo cristianesimo nel territorio di Centumcellae.
44] O. MAZZOLENI.ICI II, cit., II.
45] C. CARLETTI, Aspetti biometrici del matrimonio nelle iscrizioni cristiane di Roma, in "Augustinianum", '7,
19TJ, pp. 39-5'· 49] G. TORRACA, in "Novelle Letterarie", Firenze,30, ]769, p. 665. IV.
46] G. B. DE ROSSI, Il pavimento di S. Maria di Castello di ComelO-Tarqllinia, in "Bullettino di Archeologia 50] D. MAzZOLENI, ICI Il, cit., '5.
Cristiana", ,875, p. 109· 5] J O. MAZZOLENI, ICI Il, cit., 9 e 20.
47] O. MAZZOLENI, ICI Il, 6. Il Bastianelli vide ancora la lapide e la disegnò (Applmti, cit., p. 296). 52 J D. MAzZOLENI, ICI II, cit., ]7.
48] O. MAZZOLENI, ICl Il,cit., ,6. 53) V. FIOCCHI NICOLAI, I cimiteri, cit., p. 45.

249
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO

3
Ostia: epigrafia cristiana
Note ed osservazioni l

L'epigrafia cristiana di Ostia e Porto costituisce indubbiamente un complesso


di notevole rilievo sotto diversi aspetti, che nell'ultimo trentennio si è ulterior-
mente arricchito in seguito alle numerose scoperte awenute nelle due località.
In attesa di uno studio analitico, che prenda in esame tutte le testimo-
nianze note analizzandole in maniera completa, si è pensato di avanzare in
questa sede una serie di considerazioni ed osservazioni, basate soprattutto sul-
le acquisizioni più recenti, ma anche sui materiali di maggior rilievo già no-
ti'. Senza avere alcuna pretesa di completezza, si intendono evidenziare almeno
taluni elementi degni di nota nei formulari di questi due gruppi di iscrizioni.
Per Ostia, il gruppo più cospicuo di testi cristiani è quello pubblicato
nel XIV volume del CIL3. Nell'ambito delle novità ostiensi, certamente uno

l) O. MAzzo LENI. Epigraphie chrétienne: notes etobservations, in ''Ostia. Port et porte de la Rome antique".
Genève 2001, pp. 282-288 (in questa sede si pubblica la versione originale e completa in italiano).
21 Alcune caratteristiche delle iscrizioni ostiensi e portuensi furono enucleate già da G. CALZA, Nuove
testimonianze del cristianesimo ad Ostia, in "Rendiconti della Pontificia Accademia Romana di Ar-
cheologia", 25-26, 1949-1951, pp. 135-138. La maggior parte dei testi furono editi nel CIL XIV e, alcuni
di essi, furono ripresi da E. OIEHL nelle sue lnscriptiones Latinae Christianae Veteres, Berlin 1925-1930
(Dublin-Ziirich 19612,19703) e da F. CABROLed H. LEcLERcQnel Dictionnaire d'Archéologie Chrétien-
ne et de Liturgie, s.v. Ostie, Paris 1936, fase. CXL-CXLI, cc. 42-53.
3) In particolare, il gruppo più cospicuo è in CIL XIV, 1875-1936.
Ep[GRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO OSTIA: EPIGRAFIA CR[STIANA

dei lavori più indicativi degli ultimi tempi risale a11991, quando furono pub- Riguardo all'onomastica cristiana, un'indagine condotta venticinque
blicate, pur se con un commento molto ridotto, trentacinque epigrafi cri- anni fa appurò che su oltre cento cognomi documentati, una forte percen-
stiane inedite di varia provenienza'. Qualcuna di esse mostrava chiari indizi tuale, ossia il trentacinque per cento, sono di origine non latina'3. Scorren-
di appartenere ad epoca precostantiniana, come la lapide mutila con un'an- do rapidamente gli elementi nominali ricorrenti nei testi cristiani, si può no-
cora incisa di M. Aur(elius) [- - -}'. tare che in una lapide proveniente da via degli Augustali" è attestato l'an-
Questi ritrovamenti confermano ulteriormente quanto scrisse il padre troponimo Virginius, adoperato spesso anche come appellativo comune, nel
Antonio Ferma a proposito della cronologia delle epigrafi ostiensi, in un ar- senso di "marito che ha sposato una vergine"'s.
ticolo sulle iscrizioni cristiane del III secolo nel mondo cristiano antico: "nei Qualche elemento nominale è molto raro o unico, come è il caso di
dintorni di Roma solo Ostia e Porto sono centri in cui si possano ragione- Mandrasius (scritto, in realtà, Mandraslus ),6. Fra i cristiani non è comune, poi,
volmente cercare iscrizioni precostantiniane", anche se, pmdentemente, il nome Lisistrato'7 ed è da segnalare, inoltre, un Traianus'8, che trova un ri-
"non si potrebbe giurare sull'età di ciascuna". D'altra parte, anche le lapidi scontro esemplificativo in una dedica romana di S. Valentino'9. Fra i nomi
greche edite in IG XIVG sono ritenute dallo studioso certamente preco- mitologici, correntemente adoperati anche dai fedeli, si può citare un Sep-
stantiniane, per la presenza della "notevolissima clausola arcaica" Èv Kupim timius Hermes'o, una Artemidora", un'Aphrodisia".
xaipnv, "salutare nel Signore". Per quanto concerne, invece, i cognomina tipicamente cristiani, dall'a-
Alla fine del III secolo o ai primi decenni del IV risalgono anche alcu- rea della cosiddetta basilica cristiana proviene la lapide frammentaria di un
ni sarcofagi con iscrizioni8• Non sono numerosi, invece, gli esempi di date Quodvult[deusl, antroponimo piuttosto comune di origine africana, con l'e-
consolari attestate ad Ostia, che pure avrebbero costituito, come sempre, spressione [hic dorlmit'3, molto diffusa localmente, di cui si parlerà più
precisi punti di riferimento per la cronologia delle altre. Fra le scoperte più avanti.
recenti, un testo inciso su una lastra opistografa, proveniente da S. Aurea, Sempre per l'onomastica, denota un certo conservatorismo l'uso, in al-
rimanda al 3729, un secondo al 391'", mentre fra gli esempi già conosciuti si meno tre casi, dei tria nomina" - due dei quali atipici-, e addirittura di un ra-
può ricordare una lapide del 384" e un'interessante dedica di un prepositus ro polionimo'5, mentre, secondo una prassi piuttosto comune, viene adope-
(!) mediastinorum de moneta oficina (!) prima, un lavoratore della zecca rato anche qualche soprannome, come nell'iscrizione di [Ti19ris si[vel
ostiense, che fu operativa solo fra il 309 e il 313, per cui essa dovrebbe esse- Gen[e}rosa'6, o in quella di Callidromus signa Leucadz'7. Si era supposto che que-
re pertinente a questo breve lasso di tempo". In questo caso, si tratta della sti signa indicassero per i cristiani nomi nuovi, imposti loro al momento del
più antica iscrizione cristiana datata fino ad ora nota ad Ostia.

13] A. LICORDARI, Considerazioni su/l'onomastica ostiense, in "L'onomastique latine - Colloques interna-


tionaux du CNRS" (Paris, 13-15 octobre 1975), Paris '977. p. 240.
4] A. MARINUCC[, Ostia. Iscrizioni cristiane inedite o parzialmente edite, in "Rivista di Archeologia Cristia- 14] A. MARINUCC[, Ostia, cit., n. 11, pp. 89-90.
na", 67, I, 1991, pp. 75-113. 151 1- JANSSENS, Vita e morte del cristiano negli epitaffi di Roma anteriori al secolo VII, Roma 1983, pp. 107-112.
5] A. MAR!NUCCI, Ostia, cit., n. 2, pp. 78-79. 16] A. MARINUCCl, Ostia, cit., n. 18, pp. 96-97.
6] IG XN, 947-950. 17] A. MAR[NUCCI, Ostia, cit., n.18, pp. 96-97.
7] A. FERRUA, L'epigrafia cristiana prima di Costantino, in "Atti del IX Congresso Internazionale di Ar- [8J A. MARINUCC[, Ostia, cit., n. 20, p. 98.
cheologia Cristiana", (Roma, 21-27 settembre 1975), Città del Vaticano '978, I, pp. 597-598. 19 J ICUR X, 27364.
8J G. WILPERT, l sarcofagi cristiani antichi, l/III, Roma 1929/1936, tav. 255,5 e p. 347, fig. 216; F.W. DEICH- 20 J A. MARINUCCl, Ostia, cit., n. 25, pp. 103-104.
MANN - H. BRANDENBURG - G. BOVIN[, Repertorium der christlich-antiken Sarkophage, l. Rom und Ostia, 21] CIL XN, 1886.
Wiesbaden 1967, nn. 70, 78, 130 (protocostantiniano), 992, 1031 (= CIL XN, 1905, 1963, ILCV, 3°87, 22 I CIL XN, 1885.
2585B). 23] A. MARINUCCI, Ostia, cit., n. 3, pp. 80-82.
9] A. MARINUCCI, Ostia cit., n. 23 B, pp. 101-102. 24] CIL XIV, 1901 (Marcus Curtius Victorinus), 19'9 (Marcus Sa/inator Martialis), 1923 (Valerius Cocillus Macus).
10] A. MARINUCCI, Ostia cit., n. 26, pp. 104-1°5. 251 CIL XN, 1908 (Lucius Iulius Euresius Filetus).
llJ CILXIV,1880. 26] A. MARINUCCI, Ostia, cit., n. lO, pp. 88-89.
12] CIL XIV, 1878. 27] CIL XIV, 1877.
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO OSTIA: EPIGRAFIA CRISTIANA

battesimo, ma l'epigrafia non offre generalmente supporti convincenti a ta- ta, anche se concettualmente affine, la dedica dormitione (per dormitioni), se-
le ipotesi, anche perché sono molto rari i casi in cui questi appellativi hanno guita dal genitivo del nome della defunta 36 .
uno specifico significato simbolico, o sono comunque in qualche modo con- Un altro augurio già ricorrente in età precostantiniana compare in un'e-
nessi, per la loro etimologia, con la sfera religiosa o dogmatica'8. pigrafe mutila da Pianabella, edita nel 199137: refr[igeret spiritus? tluus in Do-
Scorrendo ancora i testi ostiensi, si nota che in una lapide latina ricor- miE no]. Inusitata a Roma, ma adoperata più di qualche volta ad Ostia, è l'e-
re in greco l'espressione, mutuata dal formulario pagano, [OÙÒE]tC; à8ava- spressione si Deus permiserit, con alcune varianti, come cum (o quando)
'toç, "nessuno è immortale", che in altri casi può essere preceduta da un ver- Deus voluerit, cum Deus permiserit, segno di sottomissione alla volontà divi-
bo all'imperativo, con l'invito a rassegnarsi al volere del destino (8aPOEt, na 38 , mentre è notevole anche la sola attestazione di migravit ad Dominum,
E1HjlUXEt) e che talora è qualificata dall'aggiunta tipicamente cristiana "in per indicare il trapasso 39.
questo mondo"'". Particolarmente diffusa in area orientale (Palestina, Egit- Due lapidi presentano invece l'intitolazione agli Dei Mani 4o, come ac-
to) e sporadicamente altrove, essa trova riscontri anche a Roma30. cade in un consistente gruppo di iscrizioni cristiane di varie località; una
Come si è accennato prima, piuttosto comune in ambito ostiense è an- persistenza, legata probabilmente all'indicazione di un sepolcro protetto
che l'espressione hic dormit, con l'eventuale aggiunta di in pace, che entrò in dalla legge da eventuali alienazioni o atti sacrileghi4'.
uso in epoca precostantiniana3', per ribadire il fatto che per i cristiani la mor- Sempre riguardo ai formulari, in una dedica greca, di una fedele mor-
te significa dormire in attesa della resurrezione. Ad esempio, hic dormEitl ri- ta a 28 anni, edita nel 1996, ricorre l'espressione [È]v8aÒE [lCO]qlà'tE ("qui ri-
corre in un testo mutilo e in altri due integri, editi nel 19913'( fig. 138), con il posa"), invece del più comune Èv8a& lC€t'tat ("qui giace").
complemento, in un caso, dell'espressione in pace. Passando ai mestieri attestati nelle epigrafi cristiane ostiensi, essi non so-
In proposito, si possono ricordare ancora tre lapidi frammentarie, tro- no frequenti come ci si potrebbe aspettare in un centro economicamente co-
vate negli scavi di Pianabella, mentre in altre due la locuzione è frutto di un sÌ attivo; oltre al già citato operaio della zecca locale, fra le scoperte più recenti
supplemento, anche se probabile33 • In ogni modo, già nel XN volume del si segnala un probabile arge[ntariusl, ossia un banchiere, cambiavalute4',
CIL ne furono pubblicati molti altri esempi 34. Vista la frequenza delle atte- mentre in quelle già edite nel CIL XN si conosceva un vicarius dispensatoris,
stazioni, sembra lecito parlare di una peculiarità dell'epigrafia ostiense, an- ossia "vice cassiere"4J e un ex dispensator" e un liberto imperiale, che era aiu-
che se l'espressione hic dormit è diffusa parimenti altrove, soprattutto nel- tante del procuratore summi choragii, ossia del responsabile dei magazzini del-
la regione costiera e nell'entroterra laziale, proprio nel N secol03s , mentre le suppellettili teatrali, posto alle dipendenze dell'imperatore". Scarse, inve-
è del tutto rara a Roma. Può essere ritenuta una variante, peraltro poco usa- ce, le attestazioni di esponenti del clero, fra i quali si possono citare solo un
vescovo, Bel/ator, di cui si parlerà più oltre, e un presbitero 46 .

28] Sull'argomento, cfr. da ultimo I. KAJANTO, Roman nomenclature during the late Empire, in I. DI STEFA- 36] CILXN,1926.
NO MANZELlA( a cura di), Le iscrizioni dei cristiani in Vaticano, "Inscriptiones Sanctae Sedis", 2, Città del 37) A. MARINUCCI, Ostia, cit., n. 7, pp. 85-86.
Vaticano 1997, p. '05· 38) C1L XIV, 1883, 1885,1893, Ig00, 1913, 1915.
2g] A. MAR1NUCCI, Ostia, cit., n. 11, pp. 8g-go. 39] C1L XIV, 1889.
30 J ICUR VI, '5755; IX, 26'53. 40] CII. XIV, 1908; A. MARINUCCI, Ostia, cit., n. 18, pp. 95-97.
31) Si vedano, ad esempio, A. MARINUCCI, Ostia,cit., nn. 12, '4, '7,18,20,22,25,27,3°,34, pp. gO-g2, 94'100, 41] Si veda, da ultimo, M. L. UWELLI, Nota su "D(is) M(anibus)" e "D(is) M(anibus)s(acrum)" nelle iscri-
'03, 106-1Og, 112-113· zioni tardo-imperiali di Roma, in I. DI STEFANO MANZELlA, Le iscrizioni, cit., pp. 185-187.
32) A. MARINUCCI, Ostia, cit., nn. 8-g-lO, pp. 86-8g. 42] A. MARINUCCI, Ostia, cit., n. 12, pp. 90-91.
33] D. Nuzzo, Impiego e reimpiego di materiale epigrafico nella basilica cristiana di Pianabella (Ostia), in "Ve- 43] CII. XIV, 1876. Sui dispensatores si veda N. VULlé, s.v. dispensator, in "Dizionario Epigrafico di Anti-
tera Christianorum", 33, 1996, " p. 97· chità Romane", a cura di E. DE RUGGIERO, Il, p. III, Roma 1922, pp. '920-1923.
341 Si vedano, ad esempio, C1L XIV, 1879, 188o, 1883/84,1886,1887,1888, 188g, 18go, 18g1, 18g2, 18g2, 1895, 44) CILXN,1877-
18g7, '902, 1903, '904, 1907, 1908, 1909, '910, 1912, 1913, 1914, Ig15, 1916, Ig17, 1918, 1920, 1921, 1922, '9 23, 45) G. WHNBERGER, s.v. choragium, in E. DE RUGGIERO, "Dizionario Epigrafico di Antichità Romane", Il,
'924, '927, 1928, '929, '930, '93', '93 2. p. I, Roma 1900, p. 219.
35] V. fiOCCHI NICOlAl, Ager Capenas: Inscriptiones Christianae Italiae, regio VII, fase. IV, Bari 1986, p. 21. 46) ClL XIV, ,879'

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EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO OSTIA: EPIGRAFIA CRISTIANA

Per quanto riguarda l'apparato figurativo, non sono molte nemmeno l'area della chiesa di S. Aurea e l'architrave della cosiddetta basilica cristia-
le raffigurazioni incise sulle lapidi ostiensi; fra queste, si possono segnala- na, è quella di Quin'acus dal presunto oratorio cristiano presso il teatro 59 , se-
re due cesti colmi di pani, allusivi al refrigerio, della lastra di Aurelio Lisi- condo alcuni da identificarsi con la cosiddetta chiesa di S. Ciriaco sul de-
strato 47, un'anfora,8, un'ancora, una colomba e un ramoscello di palma". Uno cumano massimo. Si tratta di un coperchio di un sarcofago strigilato, con
staurogramma con lettere apocalittiche ricorre in un frammento di recen- una raffigurazione di Orfeo nel pannello centrale, e con l'iscrizione hic/ Qui-
te acquisizione, mentre un cristogramma pure con alfa ed omega compare riacus / dormit in paceGo, che si era messa in relazione con il martire Ciriaco,
in un frammento edito nel1gg6S' e in un altro, edito nel CILXIVS'. Era già co- secondo la tradizione vescovo messo a morte durante una persecuzione (po-
nosciuto anche un monogramma cristologico di tipo compositos3. co probabile) del 283. ma anche in questo caso non sussistono indizi pro-
Ad Ostia l'area sepolcrale paleocristiana più importante era localizza- banti per sostenere tale ipotesi, pur suggestiva.
ta nella zona sud-orientale del suburbio, tra le vie Ostiense e Laurentina, do- Fuori Porta Laurentina è ubicata la basilica cimiteriale di PianabelJa, che
ve esisteva una chiesa di S. Lorenzo con annesso ospizio per i pellegrini e la ha restituito pure significativi reperti epigrafici; è un caso di aula cultuale
chiesetta di S. Ercolano, dalla quale proviene la maggior parte delle iscri· sorta su un preesistente cimitero cristiano comunitario, il quale a sua vol-
zioni e dei sarcofagi paleocristiani di Ostia. Si tratta di ventuno testi, sc~­ ta si era installato in un'area pagana abbandonata 6'. Gli studi più recenti
perti fra il 1824 e il 1825, che risalgono al IV secolo e furono poi editi nel CIL hanno portato alla conclusione che essa fu costruita probabilmente verso
XIV54. Uno di essi menziona la costruzione di un edificio dedicato a Dio e la fine del IV secol06', se non all'inizio del V secol063 e che forse essa fu re-
ai Santi da parte di Anicius Auchenius Bassus e di Tyrrenia Honorata ss• Si è ipo- staurata sul volgere dello stesso dal vescovo Bellator, continuando poi ad
tizzato che si tratti della chiesa di S. Ercolanos6. essere attiva fino ad epoca carolingia. Proprio a questo vescovo si riferisce
Ritornando di recente su questa iscrizione, la OrlandiS7 notava che au- un epistilio iscritto, trovato ne11g82, in cui si ricorda un'opera compiuta da
tori di questo "intervento evergetico di natura imprecisata", oltre ai coniu- questo presule, ricordato anche dalle fonti letterarie64.
gi ora citati, furono i figli, pur non menzionati esplicitamente. Auchenio Le campagne di scavi condotte fra il1g81 e illg8g non sono ancora com-
Basso fu, tra l'altro, governatore della Campania e raggiunse la carica più pletamente edite, ma una parte delle epigrafi, spesso molto lacunose, è sta-
elevata fra il382 e il 383, rivestendo la prefettura urbana, ma la sua fortuna ta pubblicata qualche anno fa da Donatella Nuzzo 6s . Fra di esse, si segnala
declinò subito dopo in seguito a gravi accuse rivoltegli. un carme frammentario composto in onore di un defunto, in cui era pre-
Come osservava Alfredo Marinucci nel 1991S8, l'unica epigrafe edita sente un riferimento probabile alla dedica della basilica, datata con un'in-
proveniente da un edificio di culto, a parte quella di S. Monica scoperta nel· dicazione consolare, purtroppo incompleta, o al 420 o al 44666.
In questo epitaffio per indicare il trapasso, awenuto il4 novembre, si
usa il verbo ire: ibit p(ridie) noneas) [Nov(embres) j, ma la deposizione av-
47 J A. MARINUCCI, Ostia, cit., n. '9, pp. 97-98.
48] C1L XIV, ,878.
49] A. MARINUCCI, Ostia, cit., n. 2, p. 79; CIL XIV, 1898. 59] C1LXIV,5232.
50 J A. MARINUCCI, Ostia, cit., n. 3', pp. 109-110. 60 l CIL XN, 5z32.
51] D. Nuzzo, Impiega, cit., p. 102. 61 J R. CALZA, Le sculture e lo probabile zona cn'stiana di Ostia e di Porto, in "Rendiconti della Pontificia Ac-
52] CIL XIV, '935. cademia Romana di Archeologia", 37,1964-1965, pp. '55-166; U. BROCCOLI, Ostia pa/eocn'stiana, Roma
53 J C1L XIV, 1909· '984, pp. 15-16, 26-27, 29-30, 67; R. GIORDANI, Scovi nella tenuta di Pianabella di Ostia Antica 1976/1977.
54] L. PASCHITIO, Ostia colonia romana, in "Dissertazioni della Pontificia Accademia Romana di Ar- La basilica cn'stiana, in "Memorie della Pontificia Accademia Romana di Archeologia", 5. III, '4, 1982,
cheologia", 5.11, IO, '912, pp. 482-483. pp. 77-87.
62) S. COCCIA-L. PAROLI, La basilica di Pianabella a Ostia Antica nelle sile relazioni con il paesaggio fra tardo
55] C1LXIV, 1875·
56] V. FIOCCHI N/COLAI, Evergetismo ecclesiastico e laico nelle iscn'zioni paleocristiane del Lazio, "Historiam antico ed altomedioevo, in "Archeologia Laziale", X, Roma 1990, pp. 177-181.
pictura refert. Miscellanea in onore del p. A. Recio Veganzones", Città del Vaticano '994, pp. 244-245. 63J D. Nuzzo, Impiego, cit., p. 86.
57 J S. ORLANDI, Dedica votiva posta dal senatore Anicius Auchenius Bassus e dalla moglie Turrenia Honora· 64] D. NUllO, Impiego, cit., p. 103.
ta assieme con ifigli, in I. DI STEFANO MANZILLA, Le iscn'zioni, cit., 3.5.6, pp. 271-272. 65] D. Nuzzo, Impiego, cit., pp. 85-114.
58] A. MARINUCCI, Ostia, cit., p. 75, nota 2. 66 J D. NUlzo, Impiego, cit., p. 95·
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO OSTIA: EPIGRAFIA CRISTIANA

venne il giorno dopo la morte, ossia ils novembre, come è esplicitamente notum sumitefontes, ossia "avvicinatevi alle fonti dei cristiani". L'epigrafe do-
indicato. Tale specificazione non è frequente, poiché è noto che si preferi- veva essere in relazione con una struttura battesimale.
va seppellire nel giorno stesso del decesso. Rincresce che la frammentarietà Dal cosiddetto oratorio delle terme di Mitra provengono altre due
del testo non consenta di ricostruirlo a pieno. epigrafi edite dal Marinucci". Una di esse consiste in due frammenti non
Un secondo epigramma frammentario proviene dall'area della basili- combacianti e si riferisce a un Marcianus ( del gentilizio che precede il no-
ca e celebra le virtù di una fedele, di cui non è pervenuto il nome, ripren- me resta solo la parte finale), che dedicò l'iscrizione alla moglie e alla Figlia,
dendo immagini note da altri carmiE,. morta in tenera età. La seconda allude ad un fedele, con un nome non mol-
Un'altra area sepolcrale usata dai cristiani si trovava fuori di Porta to comune, specie fra i cristiani, Si/ono
Ostiense, sull'omonima via, e lì furono deposte la martire Cryse (nella tra-
duzione latina Aurea) e Monica, madre di AgostinoE8 • Fortunatamente, è
pervenuto un frammento del suo carme sepolcrale, attribuito ad un Bassus, ISCRIZIONI CRISTIANE NEL TERRITORIO DI PORTO
E9
ritenuto il console dell'anno 408, da un manoscritto medievale .
L'epitaffio si sviluppa in sei righe ed è conservato all'interno della chie- Dopo la pubblicazione del XIV volume del CIL, il gruppo più cospicuo di
sa attuale. Una sua traduzione potrebbe essere la seguente"': "Qui lasciò le iscrizioni cristiane di Porto fu pubblicato nel 1952 nella silloge del Thylan-
ceneri la tua castissima madre I Agostino, nuova luce ai tuoi meriti; I tu che der'·. In particolare, furono editi oltre ottanta testi, provenienti per lo più
sacerdote fedele al divino messaggio di pace I ammaestri con la vita i popoli dall'area a destra del canale di Traiano (più di sessanta) e in minore quan-
affidati [a te li vi incorona immensa gloria per le vostre opere Ila madre vir- tità da quella a sinistra (meno di una ventina).
tuosissima più beata per il Figlio". Per quanto concerne il territorio che le fonti tarde chiamano Isola Sa-
Proprio in quest'area funeraria, nel novembre del 1981 fu trovata, in una cra, molte nuove ed interessanti testimonianze epigrafiche emersero poi da-
catasta di marmi, l'iscrizione Chrys[e] hic dormE it], che si è ipotizzato pos- gli scavi condotti nell'area della basilica di S. Ippolito fra il 1971 e il 19797S • I
sa essere pertinente alla martire, con un formulario piuttosto comune ad reperti ammontarono a 278 iscrizioni, più o meno mutile, delle quali 231 pa-
Ostia". Vista l'essenzialità del testo e la mancanza di qualsiasi appellativo gane e le altre cristiane, riferibili ad un ampio arco cronologico, compreso
o indizio cultuale, non è però escluso che possa trattarsi di un'omonima fe- fra il IV secolo ed almeno il IX secolo76 • Il numero di queste ultime fu forse
dele, morta fra la Fine del III e i primi decenni del IV secolo. quantitativamente inferiore alle attese, visto il particolare contesto di un
Nell'area della presunta basilica cristiana di Ostia, su cui molto si è di- santuario venerato come quello di S. Ippolito, da cui esse provenivano.
battuto, su una colonna incisa l'iscrizione Vo/usiani v( iri) c(larissimi), rife- Nel 1984 Giulia Sacco pubblicò poi le epigrafi greche di Porto, fra le qua-
rimento ad un esponente di rango senatorio, che evidentemente contribuì li diciassette cristiane (ma di queste, una, bilingue, era già stata studiata dal
all'esecuzione dell'arredo liturgico dell'aula. Su un architrave del medesi- Thylander e tre provengono dagli scavi già citati del 1971-1979)". Nell'ulti-
mo complesso venne inciso invece un chiaro richiamo ai quattro fiumi pa- mo cinquantennio, quindi, finora dal territorio portuense sono stati editi
radisiaci e al battesimo: in (Christo). Geon, Fison, Tigris, Eufrata / {Ti}cri[st]ia-

721 A MARINUCCI, Ostia, cit., nn. 1e 30, pp. 77-78 e 108-109.


67] D. Nuzzo,Impiego, cit., p. 96 . . , .. ." 73J I. KAJANTO, The Latin Cognomilla, Helsinki 1965, p. 237
68\ U. M. FASO lA-V. FloccH I NICOlAl, Le necropoli duranle lo fomlUzione della CItta cnstla~a, IO Actes du 741 H. THYlANDER, Les inscriptions du Portd'Ostie, Lund t9S2. Una parte di esse erano già state inserite nel
Xle Congrès Interoational d'ArchéologieChrétienne (l.yon. Vienne, Grenoble, Geneve et Aoste. 2t- CII. XIV.
28 septembre t986)", Città del Vaticano-Rome 1989, pp. n60-n6t, nota 38 . 751 D. MAZZOLENI, I reperti epigrafici, "Ricerche nell'area di S. Ippolito all'Isola Sacra a cura dell'Istituto
69] G.B. DE ROSSI, Illscriptiones Christia,we Urbis Romae septimo saeculo alltiqlliores, Il, Roma ,888, p. 25 2, di Archeologia Cristiana dell'Università di Roma "La Sapienza», 1, Roma 1983.
n.XXII. 761 D. MAZZOI.ENI, I reperti, cit., p. 21. Il volume pubblica, inoltre. una quindicina di tavole lusorie, stu-
70] U. BROCCOLI, Ostia paleocrisLiana, Roma t9 8 4, p. 35· diale da Vincenzo Fiocchi Nicolai.
7' J U. BROCCOLI, Ostia, cit., p. 37· 771 G. SACCO, Iscrizioni greche d'Italia. I. Porto, Roma 1984, nn. 67-83.

259
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO OSTIA: EPIGRAFIA CRISTIANA

e
meno di centoci nquant a testi cristiani (una parte dei quali, però, ridotti cors? ~el VI secolo, per riparar e i guasti prodot ti dal lungo conflitto fra
bi-
esigui framme nti), in grand~ maggio ranza sepolc~a!!s. In qualche caso, zantml ed ostrogoti, amplia ndo - a quanto è dato capire _ un'aula prece-
però, sussistono tuttora dubbi sulla natura delle lapidi. . ..
dente. Vengono anche citati i nomi dei martiri Taurino ed Ercolano forse
Sembra utile riprendere, in questa sede, alcune consIderaZIOnI sulle sco- venerati nel medesi mo sito in cui era deposto Ippolito. '
perte epigrafiche dall'area di S. Ippolito,.nel più ampio contest o d.elle
m
iscri-
questo
Ques~a ~pigrafe si aggiunge ad altre martiriali già note in ambito locale,
a che anche on-
zioni cristiane di Porto. Prima di tutto, SI ha conferm fra le qualI SI possono ricordare quella votiva di due fedeli, devoti "a Dio
caso prevalg ono nettam ente gli epitaffi (21), ~ent~e una dozzina di l~stre nipoten te e a Cristo Suo (Figlio) e ai santi martiri Taurino ed Ercolano "8J o
sono dedicat orie o votive; domina in assoluto Illatmo , e due sole dediche la lapide comme morativ a di lavori eseguit i dal vescovo Donato in onore ~jj
lacunose sono in lingua greca. Eutropio, Bonosa e Zosima, congiu ngendo l'edificio di culto al ~epolcr
o ve-
Alcune epigrafi sono decisamente degne di nota, come due fram.men- nerato!4,.Nell'ambito della medesima tipologia, si conosce poi un quarto car-
ti non combac ianti in belle lettere damasiane, che attester ebbero un mter- me, dedicat o a quest'u ltima martire8 5.
vento del pontefice cultore dei martiri anche in questo santuar io, cert~­ Doveva contenere proprio una lista di reliquie di santi un ulteriore fram-
mente fra i più venerati del suburb io romano (~gg. 1:9-140 ): ~urtropp.o,
il
mento epigrafico proveniente dagli scavi del santuario di 5. Ippolito, riferibi-
le forse allX s~cold6, men,tre all'incirca coeva era verosimihnente un'epig
ile.
conten uto del testo non è stato riporta to dalle sillogi e non e mtegrab ra-
Interessante è anche un'iscrizione opistog rafa (parzia lmente mutila) fe frammentana, che contIene un chiaro riferim ento a lavori voluti dal vesco-
in caratteri semifilocaliani, che ricorda lavori compiu ti da un vescovo locale, vo 5tefa~o, a.i ~empi di papa Leone III (795-816)87. Il medesimo presule è ricor-
Eraclida, contem porane o o di poco posteriore a papa ~amas? (366-~84),~h~ dato sulllscnzlOne della lastra di ciborio, trovata in questo stesso scavo e su
una
potrebb e aver edificato il martyrium dedicat~ ad IPPo~lt~~; SI parla InfattI
Il
dI
s~conda lastra, ora al !"fu~eo Pio Cristiano del Vaticano, che si riteneva prove-
mre d~llo x:nodo chio dI Pammachio (le vestigia sono state più probabi
una basilica eretta in onore del "beato martIre Ippohto (fig. 141). nome l-
mente Ide~tificate con la chiesa dei 55. Pietro e Paolo, sempre a Porto)88
Ros-
del medesi mo presule ricorreva già su un donario , pubblic ato80 dal de .
si nel 1871 e probab ilmente pertine nte al santuar io portuen se ProPrIO que~te eloque nti testimo nianze dimost rano come l'opera del

vescovo 5tef~no,Ignoto alle altre fonti, dovette essere in realtà piuttos


Un altro framme nto riporta la qualifica di episcopus, ma sfortun ata- to ri-
8 pre-
mente non resta neppur e una lettera del nome di questo presule . ; un levante e artIColata nel territor io portuen se. Altri espone nti del clero loca-
pure .in u~a lastra mol-
sbitero (di epoca verosimilmente più tarda) ricorre le erano conosciuti dalle iscrizioni edite dal Thylander: il vescovo Donato
to lacunosa, mentre riveste singolare import anza una lapIde rIcomp osta da '
8,.. che adornò il sepolcro dei martiri Eutropio, Bonosa e Zosima 89.
profan0 .
più frammenti, che riutilizzava un precede nte testo . Oltre al vescovo Pietro, menzio nato come riparato re dei danni provo-
Essa si riferisce ad import anti opere effettua te nel santuar IO per men- 9o altro
catI dalla vandalzca rabzes ad un'aula martiri ale , si posson o citare un
nel
to di un tale Sabino (o Sabiniano), non altrime nti noto, probab ilmente episcopus, di cui resta solo la parte finale del nome 9'; un presbit ero (in un

,dal formulario assolutam ente


78 J Si veda. ad esempio, la dedica di Valerio Veturio. originario dell'Africa
In I. DI STEFANO MANZELu. Le 83) H. THYUNDER,Inscriptions, cit., B249.
neutro (C. RICCI, Epitaffio di Valerius Veturius, colonicus nato in Africa,
12 8 . . "R d' ti 84) H. THYLANDER, Inseriptions, cit.. B234.
iscrizioni, cit., 3. .'9, p. 34 .
79 J P. TESTINI, Indagini nell'area di S.Ippolito all'Isola Sacra. L'iscrizione
della Pontificia Accademi a di Archeolog ia" 5'-52, 1978-1979, pp.
del vescovo Herachda,. In en Icon
35-46; ID., Domaso e rl santuano S.l'
L. PANI ERMINI,/ ter-
851 H. THYLANDER, Inscriptions, cit., B235. Se ne conserva solo un
86) D. MAZZOLENI, J reperti, ciI., n. 244, p. '37.
framment o.

Ippolito a Ramo, in "Saeculari a Damasian a", Città del Vaticano 1986, pp. 29'-3°3; 87) D. MAZZOLENI,I reperti, cit., n. 246, pp. 13 8 -139.
in "Archeolo gia laZIale Il, Qua- di Porto, in "BlIl!ettin o di Archeolog ia Cristiana",4, 1866 , p. 102,.
ritorio laziale partuense dopo illVsecolo alla luce degli scavi all'Isola Sacra, 88) G. B. DE ROSSI, I mOllumellti cristiani .
. O MA . . .
derni del Centro di studio per l'archeolo gia etrusco-ita lica", 3, '979,
pp. 243-249.
. RlICCHI, I monumellt l del Museo CnstlOIlO PIO Lateranense, Milano '9 0, tav.IV,3.
80 I G. B. OE RossI, Epigrafe d'un sacro donan'o in lettere d'argento
sopra lo tabella di bronzo, in "Bulletuno 89) H. THYLANDER, IllscnptlOns, cII., B234. '
edita in CIL XlV, 5 232, furono ripre-
di Archeolog ia Cristiana" , s.ll, 2, 1871, pp. 65'70. 90) Le problema tiche connesse Con questa epigrafe, framment aria,
811 D. MAZZO LENI, I reperti, cit., n. 277, p. '57. se In esame da P. TESTINI, Indagini, cit., p. 54.
82 J D. MAZZOLENI, I reperti, cit., n. 232, pp. 129-131. 9') H. THYLANDER, Inseriptiolls, ciI., B357.

260
EPIGRAFI DEl MONDO CRISTIANO ANTICO OSTIA: EPIGRAFIA CRISTIANA

frammento, non riconosciuto dall'editore )9'; due diaconi, di cui uno padre li), qualcun'altro è peculiare dei fedeli per la sua etimologia (Adeodatus'os,
di un suddiacon09J . Anas{tasius ]'06, Marturia'o" Quodvultdeus '08).
Forse la scoperta più sorprendente degli scavi di S. Ippolito consiste nel A proposito di epigrafi portuensi con data consolare, oltre a quella ora
titoletto di autentica, inserito con il lato iscritto rivolto verso l'interno del ricordata se ne contano finora poche: una rimanda a un consolato di Gra-
sarcofago contenente probabilmente parte delle reliquie del martire por- ziano, compreso fra il 364 e il 378'09, una seconda al 366"°, una terza al 386"',
tuense 9" che dichiara essere proprio quello il luogo in cui riposa S. Ippoli- una quarta fra il394 e il 422"', un'altra a1408"J, un'altra ancora al480, oppure
to (fig. 142). La piccola lapide è stata variamente datata, o al IX o al XII se- al 5410 agli anni seguenti, ricordando un Basilio.... un'ultima al 491"5. Quin-
col09" ma nel primo caso sarebbe direttamente connessa con la traslazio- di, nessun esempio si riferisce ad epoca anteriore alla seconda metà del IV
ne parziale delle spoglie nella chiesa di S. Giovanni Calibita al tempo del ve· secolo.
scovo Formoso, poi papa dall'891. Inoltre, su una lapide ricorre l'espressione domus aetemalis, di origine
Fra le dediche funerarie, merita di essere ricordata una lastra datata al pagana, per designare la tomba, come si riscontra diverse volte nei testi cri-
40696, di Nonius Rufinianus e Tigra{ nla, genitori di Proiecticius, morto a die- stiani"6 e, in particolare, in un secondo frammento portuense"'.
ci anni, tre mesi e quattordici giorni. Da notare la presenza di un attarda- Fra gli altri epitaffi, per lo più molto mutili, appare singolare la dedi-
mento di duo nomina e di un nome di umiliazione', che tuttavia in origine ca di un soldato, che esercitava però anche l'attività di orefice (fig. 143),,8: è
poteva riferirsi alla condizione di bambini abbandonati e adottati da fa- il solo caso di un mestiere citato in testi cristiani emersi dallo scavo di S. Ip-
miglie cristiane, poiché proiectus equivale ad "esposto". La persistenza del polito e, più in generale, nel territorio portuense, insieme a quello di un ma-
doppio nome in ambito maschile contava già nel territorio poco meno di gistrianus, un agens in rebus, che in realtà faceva parte di un corpo milita-
una decina di esempi98, mentre si conosce finora a Porto un unico caso di rizzato al servizio dell'imperatore"". Una lastra già nota conteneva invece la
tria nomina"". menzione di due militari, Adeodato, centurione della settima coorte e un
Passando in rassegna l'onomastica dei cristiani portuensi, non si ri- suo commilitone, che prestava servizio nella seconda coorte"O e un'altra ri-
scontrano appellativi singolari o inusitati, ma in genere i nomi adoperati rien- cordava il mi/es Fabio Crispino"'.
trano nella prassi: così, alcuni sono di derivazione mitologica (Epaphroditus'OO,
Satumina'eo, LEjxlmo&i)poç'O', Heliodora'OJ, Herculanus'o" uno dei martiri loca-
105J H. THYLANDER, lnscriptio"s, cit., B236.
106] H. THYIANDER, lnscriplions, cit., B226. Questo antroponimo, peraltro, ricorre anche in ambito giudaico,
in un'iscrizione della catacomba di Villa TorIonia, edita da U. M. FASOLA, Le due catacombe ebraiche
di Villa 1'orlonia, in "Rivista di Archeologia Cristiana", 52, 1976, pp. 36-37.
92] H. THYlANOER, l"scriptions, cit., B259. 107 J H. THYLANDER, lnscriptions, cit., 8249.
931 H. THYLANoER,lnscriptions, cit.. B228 e B227. 1081 H. THYLANDER, lnscriptio"s, cit., 8240. Questo nome è comunemente ritenuto di origine africana.
94] D. MAzZOLENI, l reperti, cit., n. 242, p. '35. 1091 H. THYLANDER, Inscriptions, cit., A347.
95] A. FERRUA, recensione a: Ricerche archeologiche nell'Isola Sacra. M.I. Veloccia Rinaldi, li pons Matidiae; IIO] H. THYLANDER, Inscriptions, cit., 8240.
P. Testini, La basilica di S.lppolito all'Isola Sacra, Roma '975, in "Rivista di Archeologia Cristiana", 5', '97S, l Il 1 H. THYlANDER, lnscriptions, cit., 8236.

P·357· 112 J G. SACCO, Porto, cit., n. 75.


96J D. MAZZOLENI, ireperti, cit., n. 250, pp. '42-'43. 113] H. THYLANDER, Inscriptions, cit., B244.
97) cfT. da ultimo M. R SGARLATA, Ricerche di demografia storica. Le iscrizioni tarda-imperiali di Siracusa, Città 114] H. THYLANDER, Inscriplions, cit., 8273-
del Vaticano '99', pp. '34-137; D. MAZ20LENI, La produzianeepigrafica nelle catacambe romane, in V. FIOC- 1151 H. TBYIANDER, lnscriptions, cit., 8272.
CHI NICOlAI-F. BISCONTI-D. MAzZOLENI, Lecatacambe cristiane di Roma, Regensburg 1998, p. 158. 116 J H. NORDUERG, E/éments paiens dans les tituli chrétiens de Rome. Domus aeterno dans les tituli chrétiens
98] H. THYLANDER,lnscriptions, cit., B227(due casi), B230, B236, B240' B242, B243, B249. de Rome, in H. Z,LLlACUS (a cura di), Sylloge inscriptionum christianarum veterum Musei Vaticani, Hel-
99 J H. THYIANDER, lnscriptions, cit., A284. sinki 1963, val. zo, pp. 223-229.
100] H. THY1ANDER, lnscriptions, cit., A284. 117J H. TBYlANDER, lnscriptions, cit., 8253.
101 J H. THYLANDER, lnscriptions, cit., B248. 118 J D. MAZZOLENI, I reperti, cit., n. 278, pp. 157-158.
1021 G. SACCO, Porto, cit., n. 78. 119] G. SACCO, Porto, cit., n. 75.
I03! H. THY1ANDER, lnscriptions, cit., B231. 120 I H. THYLANDER, lnscriptions, cit., 8256. L'iscrizione è datata al 386.
l04J H. THY1ANDER, lnscriptions, cit., B249. 121 J H. THYLANDER, lllscriptialls, cit., B236.
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO
OSTIA: EPIGRAFIA CRISTIANA

Poche raffigurazioni incise corredano i reperti di S. Ippolito: piccole cro-


possono citare pache per pace"6, vibas e vibant per vivas e vivant'37, una forma
ci (generalmente segno di epoca piuttosto avanzata, dal V secolo in poi)''',
corrotta (o mal compresa dallapicida) davvero singolare (besenti), al posto
uno staurogramma"J, una colomba'" e un'ancora"5, mentre queste due ul- di vixit')8.
time immagini, unite ad una pecora, ricorrevano su una lastra della necro-
poli dell'Isola Sacra, trafugata una trentina di anni fa"6 e una colomba su un
ramoscello ornava una lastra edita nel CIL XN"7. Erano già noti a Porto
esempi di cristogrammi, con alfa e omega, croci monogrammatiche ac-
compagnate da lettere apocalittiche, semplici croci.
Tracciando un bilancio, pur se non definitivo, dell'epigrafia cristiana
portuense, soprattutto funeraria, si ha certo l'impressione di uno sviluppo
in età piuttosto matura, come proverebbe la presenza di espressioni come
hic requiescit ( con o senza in pace )"8, che solitamente entrano nei formula-
ri soprattutto dal V secolo; d'altro canto, altri elementi orienterebbero in-
vece verso una cronologia più antica, come l'espressione, ricorrente anche
a Porto come a Ostia, hic dormit, con o senza l'aggiunta in pace"'. Quest'ul-
tima locuzione, tanto comune nel formulario cristiano, compare invece da
sola in sette casi'JO, una volta nella variante in pace Dom(ini)'J', una volta in
greco, nell'augurio meno comune "pace a lui""'. Si ritiene che quest'ultimo
sia indizio di età precostantiniana'JJ.
Si può notare inoltre che nei pochi titoli cristiani greci portuensi è atte-
stato il saluto èv K(upi)ro xaipetV, corrispondente al latino salvete in Domino.
Compare già nella prima metà del N secolo anche l'augurio vivas in Deo,
o in Domino, che è attestato nelle sue varianti sette volte'J4 e in un caso in gre-
CO'J5. Tutto sommato, poi, non si riscontrano molti volgarismi o errori di la-
picidi, come accade con maggiore frequenza in età avanzata: fra i pochi, si

122) D. MAzZOLENI, I reperti, cit., nn. 242, 246.256,262,266,27°,272, pp. 135, 138, '47, '49, '5', '53, '55.
123] D. MAZZOLENI, I reperti, cit., n. 263, p. '50.
124J D. MAZZOLENI, I reperti, cit., n. 258. p. 148.
1251 D. MAzZOLENI, I reperti, cit., n. 259, p. 148.
126] G. CALZA. La necropoli del Porto di Roma nell'Isola Sacra, Roma '940, p. 265, fig. '59. Si tratta della de-
dica di Iu/ia Eunia al marito Telesphoro.
127) ClL XlV, '953.
128) H. THYIANDER, Inscriptions, cit., 8265-272.
129] H. THYLANDER,lnscriptions, cit., 8227, 8228, 8229, 8238, 8246, 8248, 8284.
130] H. THYLANDER, lnscriptions, cit.. Az85. 8224. B225, B242, B243. B244, 8285.
131) H. THYLANDER, lnscriptions, cit., 8241.
132] H. THYLANDER, lnscriptions, cit., A284; G. SACCO, Porto, cit., n. 74. Il resto dell'iscrizione è in latino.
133) A. fERRUA, L'epigrafia, cit., p. 597
13 6 ] H.THYLANDER, lnscriptions, cit.• 8244.
134) H.THYLANDER, lnscriptions, cit., 8231, 8232, 8233, 8247, 8250, 8255, 8256.
1351 G. SACCO, Porto, cit., n. 69· 1371 H.THYLANDER, Inscriptions. cit., 8232, 8233, 8231.
13 8 J H.THYLANDER, Inscriptiolls, cit., 8244.
QUINTA PARTE

L' Orbis Christianus Antiquus


EPIGRAfI DEL MONDO CRISTIANO ANTlCD

1
Osservazioni sull'epigrafia cristiana
l
in Bulgaria

Le iscrizioni paleacristiane note nel territorio dell'odierna Bulgaria costi-


tuiscono un gruppo cospicuo e importante sotto diversi aspetti. A Veselin
Be'Sevliev spetta il merito di aver raccolto e pubblicato questo materiale
(spingendosi fino al XN secolo) nella sua silloge Spatgriechische und spat-
lateinische Inschriften aus Bulgarien'.
Si tratta di un lavoro, oltre che utile, puntuale, aggiornato al 1962; l'au-
tore, però, non ritenne opportuno analizzare complessivamente le carat-
teristiche e gli elementi contenuti nei singoli testi, per condurre uno studio
specifico su di essi e sull'epigrafia cristiana bulgara, forse anche perché la
vastità dell'ambito cronologico preso in esame (un millennio) avrebbe im-
pedito un discorso critico unitario, possibile solo separando l'indagine in
almeno due parti, la prima delle quali incentrata sul periodo paleocristia-
no (fino al VI-VII secolo), la seconda limitata all'epoca medioevale.
Prezioso si rivela anche l'apparato illustrativo che il Besevliev allegò al suo
studio, in genere chiaramente leggibile e indispensabile per cogliere molti da-
ti significativi (come la grafia, l'ordinario dei testi, la tipologia del materiale su

l] D. MAzZOlENI, Osservazioni sull'epigrafia cristiana in Bulgaria, in "Studia Slavico-Byzantina et Me-


diaevalia Europaensia in memoriam lvan Dujcev", l, Sofia 1989, pp. ZO-28.
2] Berlin 1964.
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO EPIGRAFIA CRISTIANA IN BULGARIA

cui essi sono incisi) riguardo all'argomento preso in esame. Le iscrizioni più Nel 1979 lo stesso Ivan Dujéev ha dedicato un sostanzioso contributo
antiche, pubblicate in questa silloge, risalgono al IV secolo e sono soprattut- alle Testimonianze archeologiche ed epigrafiche sul Cristianesimo primitivo in Bul-
to documenti di carattere ufficiale o epitaffi con "possibili" segni di cristianità. garia (l-VII secolo), edito nel 1984 nei "Rendiconti della Pontificia Accade-
Èbene precisare, però, che per lo meno alcuni titoli di questo genere non pre- mia Romana di Archeologia"5.
sentano, in realtà, indizi probanti per sostenerne la natura cristiana (un ca- Si nota, fra l'altro, che proprio grazie ai ritrovamenti archeologici (fra
so si prenderà in esame al termine di queste note) e dovrebbe comunque sus-
sistere un dubbio a questo riguardo; è noto, infatti, che non fu brusco ed im- 1
I i quali ai primi posti le iscrizioni), si sono notevolmente arricchite le risul-
tanze delle fonti storiche scritte sui primi secoli del Cristianesimo nell'an-
provviso il declino dell'epigrafia pagana. Anche quando le comunità cristia- tica Tracia. Purtroppo, in un certo numero di casi, l'incertezza della crono-
ne erano ormai organizzate e costituivano una maggioranza nella società, logia e l'ignoranza dei dati di ritrovamento dei reperti sono fattori negati-
continuavano a sopravvivere, certamente ancora nel V secolo, le ultime fran- vi per la loro analisi in monumentale. Tuttavia, proprio le epigrafi conten-
ge di seguaci dell'antica religione di Roma o di culti locali). gono indizi utili per localizzare centri cristiani talora altrimenti ignoti, fa-
Tornando all'epigrafia cristiana bulgara, alcuni elementi offerti dal cendoci conoscere diversi elementi sul clero e sulle comunità dei fedeli.
suo studio, come i riferimenti biblici e martiriali, le attestazioni di gradi del- Il Dujéev6 si sofferma poi sull'importanza della lingua latina, vista come
la gerarchia ecclesiastica e di mestieri, le particolarità onomastiche e i testi un influsso del mondo occidentale in un'area per tanti aspetti più legata al-
monumentali furono analizzati nel 1980 da Ion Barnea nell'ampia e ap- l'oriente. Sono presentate anche numerose osservazioni su elementi ritenu-
profondita relazione presentata in occasione del X Congresso Internazio- ti di particolare rilievo dell'epigrafia bulgara: caratteristiche dei formulari nei
nale di Archeologia Cristiana4 • centri principali, particolarità onomastiche, alcuni volgarismi, membri del-
È un contributo fondamentale, perché, per la prima volta, furono prese la gerarchia ecclesiastica, menzioni di alcuni mestieri, di stranieri e in gene-
in esame complessivamente circa 1100 iscrizioni cristiane dell'Illirico orienta- re peculiarità degne di nota. Èun panorama utile, che unisce i dati epigrafi-
le, territorio quanto mai esteso, che si spingeva dalle coste greche fmo quasi ci alle testimonianze archeologiche di altro genere, a quelle agiografiche e al-
all'Europa centrale. Particolare impegno richiese senza dubbio la poderosa sin- le fonti relative alla storia del primitivo Cristianesimo in Bulgaria.
tesi di bibliografia e dati (in molte lingue diverse) e l'elaborazione di tanti spun- Il valore e l'importanza delle iscrizioni cristiane sono stati messi in ri-
ti che il materiale offriva, le cui risultanze sono ora a disposizione degli studiosi. lievo anche di recente da Renate Pillinger7, in uno studio sui monumenti pa-
Un lavoro di questo genere dovrebbe essere fatto anche per altre regioni del- leocristiani bulgari. La studiosa ha posto in evidenza il contributo che esse
l'orbis christianus antiquus, che ancora sfuggono a studi sistematici. recano sul piano filologico, per la storia del latino e del greco tardi, nonché
Anche nel più vasto contesto dell'Illirico orientale, basandosi sul sag- il loro apporto per ricostruire almeno parzialmente alcuni aspetti della vi-
gio del Barnea ci si rende conto dell'importanza delle testimonianze epi- ta di quelle antiche comunità di fedeli, compresa la strutturazione del cle-
grafiche della Bulgaria, in cui soprattutto emergono due centri, per la ro. A tale proposito, la Pillingef'l ha ricordato la presenza di vescovi, pre-
quantità e la qualità del materiale che hanno restituito: Serdica (l'odierna sbiteri,lettori, diaconi, suddiaconi, vicari e di una diaconessa".
Sofia) con 21 testi (15 latini e 6 greci) e Odessos (Varna) con ben 63 epigra-
fi (56 greche e 7 latine).

51 pp. 18,-20 5. Per un quadro sintetico delle più antiche testimonianze ccistiane in Bulgaria, cfc. anche
3) Sui fenomeni connessi con la più tarda cristianizzazione di particolari ambienti (ad esempio, quel- l. DUJ~Ev, S.V. Tracia, in "Dizionario Patristico e di Antichità Cristiane", Casale Monferrato Ig83, II, cc.

li rurali), si veda ora P. TESTlNI, "Spazio cristiano" nella tarda antichità e nell'alto Medioevo, in "Atti del 3486 -349 0 .
VI Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana", (Pesaro-Ancona 18-23 settembre Ig83), Ancona 6] I. DUJ~Ev, Testimonianze, cit., p. 188.
7] R PILUNGER, Monumenti paleocristiani in Bu/garia, in "Rivista di Archeologia Cristiana", 61,3-4, Ig8S,
Ig8S, pp. 31-4 8 .
4) I. BARNEA, L'épigraphie chrétienne de l'lllyricum orientai, in "Actes du Xe Congrès lnternational d'Ar- pp. 275-3 0.
8] '
R PILLlNGER, Monumenti, cit., pp. 2n-278.
chéologie Chrétienne", (Thessalonique, 28 septembre-4 octobre Ig80), Thessalonique-Città del Va-
gl L'iscrizione è in V. BESEVLlEV, Spiitgriechische, cit., n. 231.
ticano Ig84, pp. 631-6 78 .

27° 2'71
1
]
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO EPIGRAFIA CRISTIANA IN BULGARIA

"
Pur non soffermandosi specificamente su molti testi, la studiosa ne se- In quattro casi'3 ricorre l'intitolazione D(is) M( anibus), ma non si può
gnala alcuni, soprattutto pertinenti a edifici di culto. Fra di essi un'interes- definire questo un fenomeno "curioso"'., visto che in tanti epitaffi cristiani
sante dedica di Sandanski'·, inserita in un pavimento musivo, che si sviluppa di molte località, anche del VI e del VII secolo, si ritrova la medesima ca-
su otto righe e tramanda il nome del vescovo locale Giuliano (quello del suo ratteristica". È ormai assodato da tempo che si tratta di una soprawivenza
predecessore, che pure in origine compariva, è perduto ). Viene ricordata, del formulario pagano, senza alcun mutamento formale di significato. A
inoltre, un'epigrafe di Augusta Traiana (Stara Zagara), contenente citazio- Serdica l'abbreviazione D M precede le iscrizioni di un neofita (fig. 145) e di
ni del salmo 131,14; un altro passo dei salmi (42,4) era riportato nel mosai- un militare'6, a Odessos quella di un altro soldato'7.
co pavimentale (oggi scomparso) della chiesa paleocristiana di Pleven". Piuttosto dubbia appare invece l'epigrafe del veterano Valeerius) Tzita
Come si è visto, non mancano studi essenzialmente o prevalentemente qui et Vitalis ( questo era il suo soprannome )'8, che contiene la singolare si-
epigrafici sulla Bulgaria. L'esame del materiale pubblicato, tuttavia, mi ha sug- gla 5DMTIl, sciolta come s(it) D(is) M(anibus) t(uis) t( erra) l(evis), datata
gerito di avanzare ulteriori osservazioni, puntualizzando altre cose e soffer- all'inizio del N secolo. In realtà, non si nota nessun indizio di cristianità in
mandomi su qualche elemento, che ho ritenuto degno di considerazione e che questo testo e la stessa cronologia potrebbe farlo ritenere senza difficoltà
finora era stato trascurato o non analizzato con sufficiente rilievo. pagano. Per di più, l'augurio STIl è generalmente sconosciuto nel formu-
2. Anche nelle iscrizioni cristiane della Bulgaria, come altrove, si osserva lario cristiano, mentre è notoriamente molto diffuso in quello profano.
talora, la persistenza di elementi che si direbbero peculiari del formulario Un'altra espressione che si può ritenere una persistenza è domus aeter-
pagano.
In primo luogo merita di essere segnalata una stele proveniente dal-
, I
na (o aeternalis), con il corrispettivo greco OIKOL AInNIOL, per indicare
il sepolcro. Essa ricorre anche in due epigrafi bulgare, la prima di Beroe",
l'area sepolcrale di Serdica, oggi conservata al Museo Archeologico di So-
fia", datata al V secolo (fig. 144)' J. j
in cui si legge domo eternafecit (per domum aeternamfecit); la seconda di Phi-
lippopolis, dove compare la forma corrotta YKOL EnNEIOL'·. Di questo ar-
Oltre alla presenza di interessanti antroponimi, talvolta altrimenti j gomento si occupò ugualmente il Nordberg", portando ampia esemplifi-
sconosciuti (Casatecus, Sotane, Tumane), l'epigrafe incisa sulla faccia prin- cazione. Evidentemente, è logico che per i cristiani la tomba non poteva es-
cipale del monumento funerario contiene l'indicazione delle misure del- t

sere ritenuta, in senso stretto, una domus aeterna; l'espressione, ormai di uso
l'area funeraria, in longo pedes XX et in lato pedes XX. Nessuno ha notato fi-
~
comune, era probabilmente intesa nel significato generico - ancora oggi dif-
nora che si tratta un dato raro nei testi cristiani; anzi, normalmente proprio fuso - di "estrema dimora".
tale specificazione si ritiene, in generale, uno degli elementi discriminan- 1 Sembra opportuno precisare, da ultimo, che la formula /-lVT\/-lOOuvov
ti fra formulari pagani e cristiani. Per di più, la cronologia piuttosto avan-
zata (V secolo) fa escludere che questo epitaffio appartenga ancora al pe-
1
.1
XUptV, usata nell'epitaffio del siro MaÀXo<;", e ritenuta peculiare cristiana",

riodo di transizione, nel quale persistevano in diversi casi espressioni usa- I


4
33l V. BESEVLIEV, Spatgriechische, cit., n. 6, '7,46, 130.
te da tempo nell'epigrafia sepolcrale.
Nel testo in oggetto si precisa anche il posto occupato dai defunti nel-
~ 14) I. DUjCEV, Testimonianze, cit., p. 190.

j 15) H. NORDBERG, Eléments paiens dans les tituli chrétiens de Rome, in H. ZILLlACUS, SyUoge /nscriptionum
l'area, che era stata donata da Barba stationarius, come si legge nella parte Christianarum Veterum Musei Vaticani, 2, Helsinki 1963, pp. 211'222. Si veda anche quanto osservai in
proposito qualche anno fa: D. MAzZOLENI, L'epigrafia cristiana ad Aquileia nel IVsecolo, in "Antichità
superstite dell'iscrizione sul lato minore: dinanzi a Casatecus fu deposta So- Altoadriatiche", 22, Udine '982, I, pp. 309-34'.
tane, a destra Tumane, a sinistra Sambatio. Da notare infme che la tomba è 16J V. BESEVLlEV, Spatgriechische, cit., nn. '7 e 6.
'7 J V. BE5EVLIEV, Spatgriechische, cit., n. '30.
denominata lapis, usando una sineddoche. ,8) V. BESEVLIEV, Spatgriechische, cit., n. 4 6 .
19] V. BE5EVLlEV, Spatgriechische, cit., n. 192.
20 J V. BESEVLlEV, Spatgriechische, cit., n. 209.
IO) V. BESEVLlEV, Spiitgriechische, cit., n. 239, R. PILLINGER, Monumenti, cit, pp. 296'298. 21) H. NORDBERG, Eléments paiéns, cit., pp. 223'226.
11) V. BESEVLlEV, Spatgriechische, cit., n. 49, R. P'LLINGER, Monumenti, cit., p. 299. 22 J V. BESEVLIEV, Spatgriechische, cit., n 8.
12) V. BESEVLJEV, Spatgriechische, cit., n. 7. 23) I. DUjCEV, Testimonianze, cit. , p. 188.

272

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273
EPIGRAFI DEl MONDO CRISTIANO ANTICO EPIGRAFIA CRISTIANA IN BULGARIA

è in realtà molto comune proprio nell'epigrafia pagana, soprattutto nella Per quanto riguarda ancora le donne, non sembra accettabile l'ipote-
variante IlvJ1lll1ç Xaptv. si 38 di vedere con certezza in Florentia virgo39 e in Mapia rcap8évoç (fig. 147),.
3. Già il Bamea'" e la Pillinger's si sono soffermati sui membri del clero, di cui di Serdica due virgines Dei sacratae. Come ha ricordato di recente Jos Jans-
resta documentazione nell'epigrafia bulgara. Va notata, comunque, la presen- sens", il titolo di "vergine" è dato nelle iscrizioni a fanciulle, donne e talo-
za fra di essi di alcuni presbiteri "uxorati" in testi del N-VI secolo'6. Ad Odessos ra a uomini, non necessariamente in rapporto con una condizione di vita
il lettore Bonos si dice figlio del presbitero Pietro", mentre a Nicopoli si conosce monacale, ma soprattutto nel senso di "persona non sposata", sia pure con
la dedica funebre di Aurelia Marcellina, moglie del presbitero Turannius Leontius>-8. un valore accessorio umano e religioso, insito nel termine stesso.
Di recente, poi, è stata scoperta a Krivnja, nel dipartimento di Razgrad, 4- L'epigrafia cristiana della Bulgaria contiene in diversi casi indicazioni
l'epigrafe di Sperantius filius Martyri presbyteri'9. ~i peregrini, ossia di stranieri che ricordano esplicitamente la propria origine.
Il discorso passa ora dai riferimenti alla gerarchia ecclesiastica alle indica- E un elemento interessante sotto diversi aspetti, che può consentire di fare uti-
zioni di mestieri, sempre utili e interessanti per risalire almeno in parte alla li considerazioni dal punto di vista onomastico, dei formulari e sociologico.
composizione sociale delle singole comunità cristiane3•• Ne hanno già parlato, Prima di tutto è da ricordare la cospicua presenza di un gruppo di siria-
evidenziando i dati di maggiore rilievo, il Duj cev3' e il BameaJ2 , che ha osservato ni, i quali come di consueto ci tengono a precisare con esattezza la patria e la
come tali specificazioni siano concentrate soprattutto nei testi di Odessos. località di origine. Su tali toponimi esistono, per altri contesti geografici, al-
Si può segnalare, comunque, la presenza di alcuni pellicciai siriani33, che cuni contributi specifici, i più recenti dei quali si devono a Denis Feissel"'.
esercitavano un'attività altrove attestata piuttosto di rado nell'epigrafia cri- La rappresentanza più consistente di cristiani provenienti dalla Siria si
stiana, ma evidentemente redditizia in regioni dal clima continentale e ri- trova ad Odessos 43 ; per lo più - come si è notato in precedenza - si tratta di
gido (fig. 146). Per quanto riguarda donne cristiane, invece, va ricordata ad commercianti di pellicce. Casi sporadici sono attestati anche a Serdica44 , a
Odessos l'iscrizione, incisa su un cippo, di Paolina l(O'ul3ouKÀ.apw: 34 • Le sue Mesembria 4S , a Orizovo·6 e a Philippopolis". Qui Zenobis, antiocheno· 8,
mansioni dovevano essere in pratica quelle di cameriera3S e non, quindi, precisa ulteriormente di essere Aapllavasl1vOç, ma tale toponimo è altri-
quelle di "donna che faceva baldacchini"36. AI maschile, invece, nel mondo menti ignoto e non è stato possibile risalire alla sua esatta ubicazione.
cristiano il cubicularius assume una più ampia gamma di significati, e a Ro- Chiude la serie Cirilla di Laodicea'9.
ma designa specificamente il "custode delle reliquie apostoliche''J7. Fra gli altri stranieri, la già ricordata Aurelia Marcellina, che aveva spo-
sato un presbitero, era Oesc(ensis), nativa di Oescus nella Dacia Ripuaria s••
24 J I. BARNEA, L'épigraphie, cit., pp. 6S6-6S7·
25] R. PILLINGER, Monumenti, cit., pp. 277-278.
26) Sul matrimonio dei chierici nell'antichità cristiana cfr. quanto ha osservato di recente G. CUSCITO,
commentando l'iscrizione di un diacono sposato del Veneto: Ritravata l'epigrafe del diacono uxarata 38) I. DUjCEV, Testimonianze, cit., p. '92.
Aurelius Satuminus (CIL V, 2305), in "Aquileia nostra", 55,1984, cc. 168-172. 39] V. BESEVLlEV, 5piitgriechische, ciI.. n. '5.
271 V. BESEVLlEV, 5piitgriechische, cit., n. 109. 40 l V. BESEVLlEV, 5piitgriechische, cit,. n. 16.
28] V. BESEVLlEV, Spiitgriechische, cit., n. 48. 4 1] 1- JANSSENS, VIta e morte det rristiono negli epitaffi di Roma anteriori al sec. VII, Roma 1981, pp. 198-210.
29] I. BARNEA, L'épigraphie, cit., p. 672: V. BESEVLlEV, in "Archeologia", Sofia, 2, 1976, pp. 49-53. 42] D. FEISSEL, Toponymes orientaux dons les épitaphes grecques de Concordia, in "Aquileia nostra", 5,,1980,
30 J cfr. ad esempio D. MAzZOLENI, Il/avoro nell'epigraJìa cristiana, in "Spiritualità del lavoro nella cate- cc. 329-336; TD., Remarques de toponymie syrienne d'apròs les insrriptionsgrecques chrétiennes trouvées hors
chesi dei Padri del III-IV secolo", (Roma '5-'7 marzo 1985), Roma 1986, pp. 263-271. de 5yrie, in "Syria", 59, 3-4, 1982, pp. 319-343.
31] I. DUjCEV, Testimanianze, cit., pp. 195-196. 431 V. BESEVLlEV, Spiitgriechische, cit., nn. 97, 99, 100, 101, 102, 103, "7.
32] I. BARNEA, L'épigraphie, cit., pp. 660-661. 44] V. BESEVI.lEV, 5piitgriechische, cit., n. 8.
33] V. BESEVLlEV, Spiirgriechische, cit., nn. 99, 100, 102,1°3,104,126. 451 V. BESEVI.lEV, 5piitgriechische, cit., n. 161.
34) V. BESEVLlEV, Spiitgriechische, cit., n. 250. 46] V. BESEVI.lEV, 5piitgriechische, cit., n. 205.
35] Cubiculario, S.V., in 1- PERIN - E. FORCELLlNI, Lexicon tatius Latinitatis, Padova 1864-1924, (Bologna 19652), 47 J V. BESEVLlEV, 5pdtgriechische, cit., n. 210.
48] 'Av~LOXEUçè da ritenersi preferibilmente un aggettivo (antiocheno), piuttosto rhe un antroponimo
Il, p. 527.
36) I. DUjCEV, Testimonianze, cit., p. 196 (I. DUjCEV, Testimonanze, cit., p. 199).
37] M. A CAVALLARO, Intorno ai rapporti tra cariche statali e cariche ecclesiastiche nel Bassa Impera. Note ste>- 49) V. BESEVI.lEV, 5piitgn'echische, cit., n. 220.
rico-epigraJìche sul cubiculariato, in "Athaeneum", 50,1972, \, pp. 158-175. So J I. BARNEA, L'épigraphie, cit., p. 672.

274 275
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO EPIGRAFIA CRISTIANA IN BULGARIA

La moglie del già citato siriano Malchos s', Apronia, era dalmata, Salonitana, al testo di Bizone: de donis Dei et s(an )c(t )orum Cusme etDammiani tempor(e)
mentre Ammouchis veniva da Selinunte (della Cilicia, o forse della Sicilia )S2 dof min li Eugypi epi(scopi) Laurentius cant(or) cfondidit? --l (fig. 72).
e Tpo<ptllll MooollVJ1 faceva parte probabilmente del popolo dei Musones L'espressione iniziale de donis dei è di uso corrente nell'epigrafia cri·
di Numidias3 • Per quanto concerne un testo di BeroeS\ di FI( avius) Moco de stiana fin da) V secolo, ma i più antichi esempi conosciuti risalgono alla pri-
patria Artacia de vico Calso, privo in realtà di espliciti indizi di cristianità, pur ma metà del N e si conservano ad Aquileia 62 e a Concordia63 •
se riferibile al V-VI secolo, si tratterebbe di un personaggio proveniente dal Riguardo alla diffusione de) culto di Cosma e Damiano64 , Sergio Tava-
territorio degli Artakioi. Anche in questo caso, però, non si è identificato con no ha di recente osservato6; che tale fenomeno ebbe un forte impulso fra il
certezza tale sito. Fra gli stranieri in iscrizioni bulgare si possono ricorda- terzo e il quinto decennio del VI secolo, specie in occidente (Roma, Raven-
re ancora il navicularius 'oçUxòÀ.toç 'AmaYÒçS5, probabilmente dell'Asia Mi- na, Trento, Grado), probabilmente a causa di un miracolo da cui avrebbe
nore; Taziano, giunto a Philippopolis, metropoli della Tracia, pure dall'Asia ;
s6
tratto vantaggio la salute di Giustiniano nei primi anni del suo impero; il
ad Odessos risiedeva invece Stefanos7, oriundo della Bitinia, del villaggio di culto sarebbe, quindi, connesso con la politica imperiale e avrebbe perciò
avuto un carattere di ufficialità e in certo senso di imposizione.
Balll3ffiÀ.w.
5. A Bizone (oggi Kavarna) si conosce un'iscrizione, che il Bdevliev con- L'iscrizione di Bizone, che ricorda la costruzione di un edificio di cul-
sidera però perdutas8 • Èracchiusa in una tabella ansata ed è incisa su una la- to da parte del diacono Stefano, è pertanto la prima testimonianza relati-
stra di calcare. Il testo, datato al V o al VI secolo, ricalca formulari ampia- va ai Santi Medici in territorio trace; per la datazione sembrerebbe tuttavia
mente usati nell'epigrafia monumentale (fig. 148): + de donis D(e)i et preferibile (anche osservando la grafia dell'epigrafe) pensare più al VI che
s(an)c(t)i Cosma et Dami(ani) construi iussit Stefanus diak(onus). non al V secolo, non escludendo proprio l'epoca giustinianea, in riferimento
Si tratta di un testo significativo, poiché fornisce una prova esplicita all'ipotesi sopra esposta.
della diffusione del culto dei santi Cosma e Damiano anche in un centro mi- Sempre a proposito della venerazione verso determinati santi attestata in
nore della Tracia già nel V-VI secolo. La più antica attestazione del genere ri- iscrizioni della Bulgaria, si può ricordare (escludendo i testi specificamente
sale alla metà circa del V secolo edè riferita da Teodoreto di Ciros., per la città martiriali pertinenti a reliquiari) il caso di Decius, che si proclama famulus
di cui era vescovo, situata vicino ad Antiochia. Oltre alla Siria, i Santi Anar- s(an )c(t)i Andrae (per Andreae) in un epitaffio di Serdica del V-VI secolo (fig.
giri erano sicuramente venerati nello stesso V secolo in Cilicia, Cappadocia, 149 )66. E noto che il culto dell'Apostolo fu diffuso soprattutto in Oriente67 ; an-
Grecia, Mesopotamia e a Costantinopoli; nel VI a Roma (basta citare la basi- che a Serdica, verosimilmente, doveva esistere una chiesa dedicata al Santo.
lica romana a loro dedicata da papa Felice N), a Ravenna e ad Ossirinco •
60
Il formulario fa tornare alla mente, ad esempio, l'epigrafe musiva di
Va ricordata anche, a tale proposito, un'iscrizione musiva pavimenta- Nonnus, Eusebia, Petrus et Iohannes, che si proclamano famuli s(an )c(t)ae
le del "sacello" annesso alla basilica paleocristiana del Doss Trento, proba- martyris Eufemiae nell'omonima basilica di Grado, risalente all'epoca del pa-
bilmente della seconda metà del VI secolo6•• Il suo formulario è molto simile triarca Elia 68 •

62] G.B. BRUSIN, in G. B. BRUSIN-P. L. ZOVATIO, Monumenti paleocristiani di Aquileia e Grado, Udine '957.
51 1 V. BESEVLlEV, Spiitgriechische, cit., n. 8. pp. 55-56.
52) V. BESEVLlEV, Spiitgriechische, cit., n. 20; I. DUJcEv, Testimonianze, cit., n. '90. 63] G. LETIICH, Testimonianze epigrafiche sul Cristianesimo primitivo a Concordia, in ilAquileia nostra", 51,
531 V. BESEVLlEV, Spiitgriechische, cit., n. 20. 1980, cc. 249-25'.
541 V. BESEVLlEV, Spiitgriechische, cit., n. 19 2. 64] H.DELEHAYE, Les origines du culte des martyrs, Bruxelles 1934', pp. '9°-19'; E. RUPPRECHT, Cosmae et
55] V. BESEVLlEV,Spiitgriechische, cit., n. 96. Damiani sanetarum medicorum, vito et miracula, Berlin '935.
56 1 V. BESEVLlEV, Spiitgriechische, cit., n. 207. 65) S. TAvANo, La restaurazione giustinianea in Africa e nel/'altoAdriatico, in "Antichità A1toadriatiche", 5,
57] V. BESEVLlEV, Spiitgriechische, cit., n. 249· Udine 1976. p. 258.
58 1 V. BESEVLIEV, Spiitgriechische, cit., n. 84. 661 V. BESEVLIEV, Spiitgriechische, cit., n. '4.
671 F. DvORNIK, The idea oJthe Apostolicity in Byzantium andthe legrnd oJthe ApostleAndrew, Cambridge Mass. 1958.
591 PG 83, '373; 84, 747·
60) V. SAXER, s.v. Cosma e Damiano, in "Dizionario Patristico", cit., I., c. 79 6. 68) CIL V, 1600; G. Cuscrro, Una pianta settecentesca del Duomo di Grado e le iscrizioni musive del secolo VI,
61] P.L. ZOVATIO, Mosaici paleocristiani delle Venezie, Udine 1963, p. '40. in "Aquileia nostra", 43, '972, c. "7, n. 5·

277
EPIGRAFI DEl MONDO CRISTIANO ANTICO

Un'iscrizione incisa su una lastra di arenaria di Mesembrja69, incorni-


ìl EPIGRAf'IA CRISTIANA IN BULGARIA

Perciò qui da noi sarebbe piuttosto da leggere in chiave strettamente cri-


ciata d una tabella ansata e datata al VI secolo, si è rivelata di grande im- stologica X(plO"'tÒ<;) M(ovo) f(evllç), che è pure lettura possibile'>8>. L'ipotesi
portanza per chiarire il problema dello scioglimento della sigla x~r,. dif- è da tenere in considerazione; in ogni caso, sono certo più frequenti gli
fusa in molte regioni dell'orbis christianus antiquus soprattutto fra Il pIeno esempi risalenti al pieno V secolo o ad epoca posteriore, per i quali sareb-
IV e il VII secol07• e anche ad Odessos, in un epitaffio del V secolo, relativo be preferibile applicare lo scioglimento sopra proposto.
alla moglie di un candelaio (fig. 15 0 )7'. Per lo meno qualche altro elemento merita di essere richiamato nelle
Giovanni Battista de Rossi si occupò oltre un secolo fa dell'argoment07', iscrizioni della Bulgaria. Dell'onomastica ha già trattato in parte il Barneas,;
proponendo di sciogliere tale abbreviazione in XP10"'tÒ<; M1XalÌ À fa~t11À; alcune altre osservazioni sono state aggiunte dal Dujcev83 • Si è messa in ri-
quindi in un'invocazione angelologica, più che in XP10"'tÒ<; Mapiaç yevva, lievo soprattutto la presenza di antroponimi di origine tracia, che sono co-
ossia "Cristo nato da Maria", espressione cristologica. La scoperta dell'epi- munque sempre, in percentuale, pochi rispetto a quelli di uso comune nel
grafe di Mesembria, in cui si legge Mapia XP10"'tÒV yev(ay3, che si aggiun- mondo latino e greco orientale.
ge ad un testo già noto del Museo Copto del Cairo, di origine nubiana7., con A tale proposito, l'attestazione di un presbyterdi nome Buraidus (fig. 152 )&',
l'iscrizione XP10"'tò[V] Mapia yevva, ad una dedica di Refade in Siria7s e ad ha fatto desumere l'esistenza di un trace convertito al cristianesimo ed entra-
un papiro di Ossirinco della Biblioteca Bodleiana di Oxford76 , ha fatto to nella gerarchia ecclesiastica nel V o VI secol08s , in contrapposizione con al-
orientare la maggior parte degli studiosi verso la seconda interpretazione. tri presbiteri dal cognomen "romano", come Leonianus (fig. 151) o Maxentius 8G •
Solo in questo senso apparirebbe particolarmente significativa la presen- In realtà, è bene puntualizzare che eviden temente nel V-VI secolo doveva es-
za contemporanea delle due criptografie XMf e IX8YL in un'altra epigrafe sere ormai numeroso il clero locale (compresi i vescovi) e ancora più folta la
siriana datata al 516-51777; la prima ribadirebbe la natura umana del Cristo, rappresentanza di traci cristianizzati ed organizzati in singole comunità, co-
la seconda (il noto acrostico) quella divina. me altrove normalmente accade. Non è lecito neppure supporre, inoltre, che
Nel suo recentissimo volume sui Sigilli di calce nelle catacombe78 , il fer- i traci portassero solo nomi traci; con ogni probabilità anche i sopra ricorda-
rua presenta tre esemplari di bolli, rispettivamente delle catacombe di Pre- ti presbiteri Leoniano e Massenzio non erano peregrini, ma autoctoni.
testato e di S.Callisto a Roma79 e di Siracusa8., in cui compare la sigla XMr, Passando in rapida rassegna le iscrizioni della Bulgaria, ricche di vol-
osservando che "non sembra ragionevole che già prima del concilio Efesi- garismi e di interessanti fenomeni linguistici del latino e del greco tardi, pe-
no del 431 si sia del nostro monogramma un'interpretazione mariologica. raltro anche altrove documentati con abbondanza, si può almeno notare,
fra le espressioni di uso meno comune, hic requiescit corpus, seguìto dal ge-
nitivo del nome defunt0 87 • Nell'epitaffio di Contantianus di Serdica88 si leg-
69 J V. BESEVLlEV, Spdtgriechische, cit., n. '5 6. ge invece l'efficace espressione ic estpositus, ut requiescat ( !) in celi (per in cae-
70 l M. GUARDUCCI,I graffiti sotto [o Confessione di S. PietTo in Vaticano: II, Città del Vaticano 1958, pp. 134- lis), mentre in un testo della medesima località ricorre il poco comune ver-
137;]. O. TRADER, in "Eranos" 68, 1970, 148-190. SI veda quanto gla ebbI modo di premare In propo-
sito: D. MAZZO LENI, Aspetti cristologici delle iscrizioni paleoCTistiane.fùori d'lta[ia, in "Bessarione", Qua- bo repausare (repauset19.
derno n. 3, Roma 1982, pp. 33-34·
711 V. BESEVlIEV, Spdtgriechische cit., n. 106.
72 ] Interpretazione delle greche sigle XMr, in "Bullettino di Archeologia Cristiana", 5. Il, I, 1870, pp. 25-3 2. 81] A. FERRUA, Sigilli, cit., p. 73.
73 J V. BESEVlIEV, Spiitgriechische, cit., n. Is6. 82) I. BARNEA, L'épigraphie, cit., p. 675.
741 M. GUARDUCCI, Epigrafia greca,lV, Roma 1978, p. 4S9, n. 2. . 831 I. DUjCEV, Testimonianze, cit., p. '90.
7sl Vi si legge: XpuJtòç Ò ÈK Mapiaç YEv\f1l8Elç (L. JALABERT-R. MOUTERDE, Inscriptions grecques et/att- 84] V. BESEVlIEV, Spdtgriechische, cit., n. 12.
nes de la Syrie, Paris1929, I, n. 424)' 8sJ I. DUjCEV, Testimonianze, cit., p. '90.
76 ] B. P. GENfElL-A. S. HUNT, Greek Papiri, ser. Il, Oxford 1897, p. 167, n. 112 a. 86] V. BESEVlIEV, Spdtgriechische, cit., nn. lO e Il.
771 L. JAIABERT-R. MOUTERDE,Inscriptions, cit., n. 1648. 87 JV. BESEVlIEV, Spdtgriechische, cit., nn. Il e 12. Èinvece spesso attestato, a partire dal V secolo, hic requiescit
78] Città del Vaticano 1986. (con l'aggiunta eventuale di in pace), immediatamente unito all'antroponimo.
791 A. FERRUA, Sigilli, cit., nn. 120-121. 88) V. BESEVlIEV, Spiitgriechische, cit., n. 18.
80 J A. FERRUA, Sigilli, cit., n. '44· 891 V. BESEVLlEV, Spdtgriechische, cit., n. 19·

279
EPIGRAfi DEL MONDO CRISTIANO ANTICO
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO

Suscita curiosità per il suo contenuto l'iscrizione che FI(avius) Constan-


tius fece apporre a FI(avia) Leontia e a Domnica, trovata a Korten e conserva-
ta Museo Archeologico di S06a90 • Si apprende dalla sua lettura che una del-
le defunte per maleficia de secolo obiit, ossia che la morte sarebbe stata causa-
2
ta da una funesta magìa. Anche se forme di superstizione di vario tipo so-
pravvissero a lungo in alcuni nuclei della società cristiana primitiva, è bene
Osservazioni sulle iscrizioni cristiane
puntualizzare che in realtà questo testo non presenta nessun esplicito indi-
zio di cristianità e che potrebbe essere ritenuto senza difficoltà pagano, con-
di Creta!
siderato il fatto che viene genericamente datato al IV-V secolo e che in quel-
l'epoca vivevano ancora, in molte località dell'Impero, esponenti delle anti-
che religioni.
Al di sotto dello specchio epigrafico è incisa una corona di foglie lem-
niscata, anche questo elemento non decisivo per determinare la natura del-
la lastra.

L'isola di Creta, che fu evangelizzata fin dall'età apostolica (ad opera in pri-
mo luogo di Paolo e del suo discepolo Tito ), fu terra di martiri e di confes-
sori, e sicuramente nel Vsecolo era già organizzata in una sede metropoli-
tana e in otto vescovadi', conserva un ragguardevole numero di testimo-
nianze archeologiche, risalenti ai primi secoli del Cristianesim03• Fra di es-
se, assumono un ruolo di particolare rilievo le iscrizioni, che pur non es-
sendo abbondantissime, tuttavia contengono non pochi elementi di note-
vole interesse, che le segnalano nel più ampio contesto dell'epigrafia del
mondo cristiano antico.

,I D. MAzZOLENI, Osservazioni sul/e iscrizioni palearristiane di Creta, in "Atti del Congresso Internazionale
su Creta romana e protobizantina" (Heraklion, 23-30 settembre 2000), c.s.
21 Per un'informazione sintetica, cfr. D. STiERNON, Creta, origini del cristianesimo (s.v.) e M. fALLA CA-
STEI.FRANCHI, Creta, archeologia (s.v.), in "Dizionario Patristiro e di Antichità Cristiane", I, Casale Mon-
ferrato 1983, cc. 834-837.
3] Cfr., ad esempio, A. DI VITA, Due nuove basiliche bizantine a Gortina, in "Atti del X Congresso Inter-
nazionale di Archeologia Cristiana" (Salonicco, 28 settembre-4 ottobre 1980), Città del Vaticano- Sa-
lonicro 1984, val. Il, pp. 71-79; ID.,I recenti scavi del/a 5.A.l.A. a Gortina. Un contributo al/a conoscenza di
Creta tardo-antica e protobizantina, in "XXVI Corso di Cultura sull'Arte Ravennate e Bizantina", Ra-
venna '991, pp. 169-'93; S. CURUNI, Monumenti di Creta paleocristiana: indagini stll/a consistenza del pa-
trimonio architettonico, ibidem, pp. '31-168.
90 J V. BESEVUEV, Spiitgriechische, cit., n. 20.
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO ISCRIZIONI CRISTIANE DI CRETA

L'importanza di questo tipo di documenti fu riconosciut~ già dal Le- puntuale indicazione in questo senso sono finora molto rare: una sola vol-
clercq4, che lamentava solo la carenza di testi datati nell'isola. E indicativo; ta ricorre la data consolare (abbinata a quella indizionale )'", mentre a Gor-
poi, che dell'argomento si siano occupati in passato, sia pure in maniera dif- tina, su alcune colonne di un ninfeo, poi trasformato in una cisterna con fon-
ferente, alcuni fra gli studiosi più qualificati del settore, e in particolare Mar- tana, a settentrione del cosiddetto Pretorio", viene citato il nome di tre mem-
gherita Guarducci, che fra il 1935 e il19S0 pubblicò, nell'ambito dei quattro bri della famiglia imperiale in testi piuttosto tardi di carattere acclamato-
volumi delle sue Inscn"ptiones Creticae, anche le epigrafi paleocristiane5; e il rio (Eraclio I, Eudocia e probabilmente il figlio dell'imperatore, Costanti-
padre Antonio Ferrua, autore di un sintetico, ma acuto articolo del 19S4 su no - fig. 1S3)". In nessun caso, tuttavia, si tratta di epigrafi sepolcrali, le qua-
questo tema 6, ispirato dal corpus ora citato. li invece per una trentina di volte, con una percentuale piuttosto forte ri-
Ad essi si può aggiungere a pieno diritto Anastasius C. Bandy, il quale spetto alla totalità degli esempi noti, adoperano l'indizione'J.
nel 1970 curò quella che si può ancora oggi ritenere (con gli inevitabili ag- Purtroppo, si sa che questo tipo di datazione, istituito in un primo tem-
giornamenti) la silloge più completa e di più agevole consultazione delle po da Diocleziano per scopi meramente fiscali ed ufficializzato poi da Giu-
iscrizioni cristiane di Creta7. stiniano ne1S37, non è utile per ricavare l'indicazione di un anno preciso,
Le opere ora ricordate si possono integrare con i numerosi contributi ma al massimo consente di proporre alcune soluzioni possibili, basandosi
parziali apparsi nell'ultimo trentennio, che hanno incrementato la quan- su cicli di quindici anni che si ripetevano l'uno di seguito all'altro".
tità dei documenti disponibili con le nuove acquisizioni e che non di rado Tale incertezza è all'origine di tre o quattro proposte di datazione che
sono stati pubblicati nel prestigioso Annuan"o della Scuola Archeologica Ita- si sono potute talora avanzare per epigrafi cretesi, anche quando nel testo
liana di Atene8• si citano altri elementi che potrebbero essere utili al riguardo, come il gior-
Per quanto concerne l'epigrafia cristiana cretese, quindi, la situazione no della settimana, che, di fatto, restringe le possibilità plausibili.
appare dal punto di vista delle sillogi e degli studi epigrafici specifici sod- Basti citare, in proposito, l'iscrizione di Stefano, un sarto (pa1tTJ1ç), il qua-
disfacente, anche perché lo stesso Bandy cercò di analizzare i diversi ele- le mOlì venerdì 3dicembre durante l'undicesimo anno indizionale, che potrebbe
menti contenuti nei formulari in maniera generalmente equilibrata e pres- corrispondere aIS77, al 622, o al 667's, con un'oscillazione di quasi cento anni,
soché completa9 • escludendo tuttavia una datazione anteriore al V secolo, che pure era stata
La rassegna di tutte le epigrafi edite, ivi comprese quelle di più recen- proposta in precedenza, basandosi essenzialmente sulla forma delle lettere'6.
te acquisizione, ha però suggerito a chi scrive di ritornare sull'argomento In proposito, è utile ricordare quanto scrisse proprio il Bandy'7, che cioè
in questa sede, puntualizzando tal une osservazioni già avanzate ed ag- la grafia delle iscrizioni, pur importante, può essere unicamente una gui-
giungendone altre, che sono sembrate degne di rilievo, sperando così di por- da approssimativa per datarle e che è azzardato e inutile seguire questa stra-
tare un contributo alla ricerca su questo particolare argomento. da, che pure è stata pericolosamente intrapresa altrove (si pensi all'ambi-
Il problema tuttora più dibattuto di molte epigrafi cristiane di Creta è to africano), quando non sussistono altri elementi validi per suggerire una
quello relativo alla loro precisa datazione. Infatti, le iscrizioni fornite di una cronologia definita delle epigrafi.

IO] CC/C, n. 31. Si riferisce a1539·


4] H. LECLERCQ, Crète (s.v.), in "Dictionnaire d'Archéologie Chrétienne et de Liturgie", Paris 1914,lI1, 2, c. 3°3°· Il J A. DI VITA, l recenti scavi, cit., p. '72.
5J M. GUARDUCCI, lnscriptiones Creticae (d'ora in poi abbreviato IC), volI. I-IV, Roma 1935- 195°. 121 lC, N, nn. 512 A,B e C; CC/C, n. 23 A,B,C. In particolare, di queste testimonianze si è occupato auto-
6] A. fERRUA, Le iscrizio~i cristiane di Creta, in "Rivista di Archeologia Cristiana", 30, '954, pp. '37-142. revolmente, in questo stesso convegno, il collega Lidio Gasperini.
71 c.
A. BANDY, The Creek Christian lnscriptions ofCrete( d'ora in poi abbreviato CC/C), Athens 197°· '3] CC/C, pp. 17-18. Curiosamente, il numerale che indica l'indizione, talora è ripetuto per tre volte (cfr.
8] Cfr., ad esempio, P. MONNAZ21, Un'iscrizionefuneraria cristiana dall'area della Megali Porta di Cortyna, CC/C, nn. 8,40,4').
in "Annali della Scuola Archeologica Italiana di Atene", 62-63, '994-95, [ma 19991, pp. 33 1-333. 1 ma- 14J V. GRUMEL, Traité d'Études Byzantines, I. La Chronologie, Paris 1958; CC/C, pp. '7-20.
teriali epigrafici venuti alla luce nel corso delle campagne di scavi della missione dell'Università di 15) A. fERRUA, Le iscrizioni cit., p. '40; CC/C, n. 40.
Bologna a Mitropolis sono di imminente pubblicazione. 161 le, IV, n. 495·
9] GC/C, pp. 3- 2 7. 171 CC/c, p. '9·
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO ISCRIZIONI CRISTIANE DI CRETA

Certo, l'impressione che si ricava dall'esame dei materiali cretesi è che in questo caso, trattandosi di un bambino, non si può escludere nemmeno che
si tratti per lo più di produzioni tarde, riferibili ad epoca non anteriore al il signum fosse stato suggerito da una particolare vivacità del piccolo fedele.
V secolo e questo può essere awalorato, ad esempio, dall'uso piuttosto este- Scorrendo i formulari delle epigrafi funerarie di Creta, emergono cer-
so della già menzionata data indizionale, che inizia a diffondersi nei testi tamente ulteriori elementi degni di nota, talvolta discordanti da altri con-
soprattutto da qUell'epoca. Si poneva questo problema anche il padre Fer- testi conosciuti, come la sparuta presenza di bambini, che sono solamente
rua'8, che notava peraltro nelle iscrizioni locali "una grande affinità sia nel tre su oltre cento testi sepolcrali, mentre in un unico caso è specificata l'età
fraseggiare sia nelle particolarità di lingua e di paleografia" ed era incline del piccolo defunto,6. Questa scarsità di indicazioni biometriche, tuttavia,
a riferirle piuttosto al VI-VII secolo. si può ritenere una caratteristica locale, perché anche per gli adulti poche
Riguardo all'apparente assenza di iscrizioni precostantiniane in un'i- volte si precisa quanto tempo essi vissero"', mentre più spesso viene indicato
sola certamente cristianizzata in epoca apostolica, il medesimo studioso am- il dies natalis, ossia il giorno della sepoltura'8, vero specifico cristiano.
metteva la possibilità che "alcuni titoli sepolcrali, i quali sembrano appar- Sono interessanti, come sempre, i dati relativi ai mestieri esercitati dai
tenere ancora al terzo secolo e non presentano carattere specifico di paga- defunti, utili anche per avere un'idea della composizione sociale di quelle
nesimo, siano in realtà opera di cristiani"'9. Si tratta di un'ipotesi da tenere comunità: a Creta non sono, in realtà, molto numerosi, ma si trovano, ol-
presente, ricordando che anche in altre regioni evangelizzate nei primissi- tre al già citato sarto'9, un veterinari0 30 , un clavicularius, che si potrebbe tra-
mi secoli manca finora un'epigrafia certamente precostantiniana (ad esem- durre come custode, o portiere' (fig. 156), un medico3', un probabile co-
pio, in Glicia e in Siria) e che anche nelle catacombe romane un nutrito nu- struttore navale, che era anche lettore33 e un archivista34 (fig. 157), che ave-
mero di testi mostra un formulario neutro, senza elementi peculiari allusivi va il medesimo grado ecclesiastico. Alcuni anni fa, poi, fu pubblicata una
alla religione dei fedeli'o. dedica sepolcrale di Gortina pertinente alla moglie di un lapicida, o scal-
L'onomastica delle iscrizioni cristiane cretesi rispecchia un po' le con- pellin03s.
suetudini delle altre regioni: accanto a nomi prettamente cristiani ( come Fra i titoli relativi all'amministrazione civile, si segnala il caso di Sigi-
8f:6ÒClU).,oç - fig. 154 -, 'Ava(r'tamoç, 8f:é>òwpoç, ~ro"Cllpiç"), se ne trovano al- lius, citato in un testo perduto, che era scriniarius (archivista) e aveva la sin-
tri di uso comune, non di rado di origine mitologica (basti ricordare ~11fl11- golare qualifica, probabilmente onoraria, di "padre della città"36.
tpia, "H).,tOç, 'Hp<ilCÀ.€toç"). Fra i chierici attestati, meritano di essere ricordati prima di tutto un ar-
Da segnalare, inoltre, la presenza di un unico soprannome, o signum, » , civescovo e due vescovi". Il titolo del primo, Teodoro, costituisce un'ulteriore
'Iroa\lVll<; o (per oç) lCaì 'A!3<icrtalCtoç'3, ossia "Giovanni, detto anche Aba- prova che la sede di Gortina nel VI secolo aveva la dignità arcivescovile38 ; si
staktos" (fig. 155), che etimologicamente significa "insopportabile", con la con- tratta, poi, del medesimo personaggio, che firmò gli atti del Concilio di Co-
sueta locuzione che precede questo tipo di antroponimi"'. Il significato ne-
gativo dell'appellativo lo awicina ai cosiddetti "nomi di umiliazione", o "vi-
26] GClC, n. 58. Giovanni morì a nove anni. Gli altri due esempi sono i nn. 3 e 54.
tuperevoli"'s, che ebbero un uso abbastanza diffuso dal pieno IV secolo, ma 27 JGClC, nn. 17, 4 , 58, 97, 103, 105.
'
28J GGC, pp. 20-22-
29 JGClC, n. 40.
30 JGGC, n. 97·
18] A. fERRUA, Le iscrizioni, cit., p. '40. 311 GGC, n. 22.
191 A. fERRUA, Le iscrizioni, cit., p. '42. 32] GGC, n. 18.
20 1 D. MA2ZOLENI, La produzione epigrafica ne/le catacombe romalle, in V. fiOCCHI NICOW-F. BISCONTI-D. 33) GClC, n. 37·
MAZZOlENl, Le catacombe cristiane di Roma, Regensburg 1998, p. '51. 34] GClC, n. 6.
211 GClC, nn. 67, 106, 38, 56, 11,31,71,108. 35] H. KRITZAS, naÀCltOxp1crn(l\~1C1Ì ÉltIypa<M'! Ù1tÒ 11ÌV r6Jp"t\)V(l, in A0t/3lì Eìç ~ VJ\~ llv AvOpTyx r. Ka-
22] GCle, nn. 63, 3',23,47. ÀOKmplvou, Heraklion 1994, pp. 253-260; Supplemelltum Epigraphicum Graecum (= SEG), '994, n, 724.
231 GClC, n. 58. 'Apacr"tClnDç, usato però come cognomen, ricorre in un altro testo cretese (GCIC, n. 49). 36] GClC, n.32.
24) Cfr., da ultimo, D. MA2ZOLENI, La produzione epigrafica, cit., p. 158 (con bibliografia precedente). 37] Di altri due vescovi cesta il titolo, ma non il nome, in iscrizioni dedicatorie mutile (GGC, nn. 28-29).
25 J D. MAZZOLENI, La produzione epigrafica, cit., ibidem. 38] GClC, n. 31.
EPIGRAfi DEL MONDO CRISTIANO ANTICO ISCRIZIONI CRISTIANE DI CRETA

stantinopoli (536-553). Il vescovo Ecclesiodoro, invece, non è conosciuto da mento affrontato negli studi di anni recenti in diverse occasioni4'. Alcuni fe-
altre fonti, ma è stato riferito al pieno VII secolo, se non addirittura all'VIII". deli sono nati nella Grecia continentale, come Epifania a Salonicco48 , o in al-
Agli esempi ora ricordati si possono ora aggiungere il nome di un al- tre isole, come Aryndinus a C0049, mentre Aristeas, originario di Neagortina,
tro arcivescovo, &:'tp<XVlOç, e probabilmente un secondo testo relativo a era stato lettore nella chiesa di Salonicco50 . C'era anche chi era della stessa iso-
Teodoro, in due epigrafi musive pavimentali pertinenti a due fasi successi- la di Creta, come Theoktistos di Herakleion5', o Teodulo di Kissamion5'.
ve della basilica di Mitropolis 40. In particolare, la scoperta del primo nome Scorrendo i formulari, si riscontra che in due epigrafiS3 ricorre la sigla, o
ha consentito di sciogliere in maniera convincente il monogramma già no- trigramma, XMr (fig. 158), sul cui significato fin dal secolo scorso si aprì un
to, ricorrente su un elemento architettonico tuttora visibile nell'area della articolato dibattito, che vide anche l'intervento di Giovanni Battista de Ros-
basilica detta di S. Tito. si54 • Fondamentalmente, le opinioni in merito allo scioglimento di questa ab·
Doveva contenere un riferimento ad un arcivescovo anche la dedica breviazione, che si trova più o meno sporadicamente in tante regioni del mon-
molto frammentaria, edita dal Gasperini4' e pertinente alla parte superio- do cristiano anticoss , in testi funerari ma anche dedicatori, si possono suddi-
re di un basamento. Purtroppo, non resta nulla del suo nome, ma solo l'i- videre in due partiti: chi vuoi vedervi un'invocazione angelologica a Cristo,
nizio della formula [È1tt - - - l 'toù ay[lO't<X'tOU àpxuòmCTK:01tOU - - - l. Michele e Gabriele, chi invece propende per un'interpretazione cristologica,
Bisogna inoltre ricordare che, secondo una recentissima ipotesi di An- che ribadisce la natura umana di Gesù, veramente generato da Maria 56.
tonino Di Vita, si potrebbe identificare in un metropolita anche rewpYlOç, A dire la verità, sono più numerosi i sostenitori della seconda soluzio-
ricordato in due iscrizioni pertinenti ad opere idrauliche<', "poiché Giusti- ne, che può essere confortata da alcuni significativi esempi, in cui l'abbre-
niano aveva dato ai vescovi la supervisione dei servizi urbani dell'acqua"43. viazione appare sciolta, mentre per suffragare la prima ipotesi non si pos-
Un ultimo presule attestato dalle iscrizioni è EtXppa'tàç, il cui nome ap- sono finora portare prove epigrafiche convincenti5'. Lo stesso Ferrua, che in
pare in una dedica musiva pavimentale di recente acquisizione, nella qua- un primo tempo era favorevole allo scioglimento angelologico, poi optò per
le si ricorda la costruzione di una chiesa dedicata a S. Michele Arcangelo ad quello cristologico, vedendo anzi un'allusione specifica a Cristo unigenito,
Eleutherna 44 • Egli prese parte al Concilio di Calcedonia del 451 ed è quindi X(ptCT'tÒ)ç M(ovo) r(evilç)5 8•
finora il primo vescovo dell'isola ricordato in un documento epigrafico.
Le iscrizioni cretesi offrono inoltre attestazioni di diversi altri esponenti
47J A. AVRAMEA, Mort loin de la patrie. L'apport des inscriptions paléochrétiennes, in "Epigrafia medievale
del clero e di religiosi, dai presbiteri ai lettori, dai diaconi ai monaci 4s. Ri- greca e latina. Ideologia e funzione", (Erice, 12-18 5ettembre 1991), Spoleto '995, pp. 1-65.
guardo a questi ultimi, in particolare, si specifica che il suddiacono Ana- 481 GC/C, n. 61.
49 J GC/C, n. 64·
stasio aveva trascorso trentasei anni di vita monastica46 • 50 J GC/C, n. 37·
Un altro elemento che, comparativamente, a Creta ricorre forse con 5.] GC/C, n. 45.
maggiore frequenza che altrove è l'indicazione della patria di origine, argo- 52) GC/C, n. 106.
53J GC/C, nn. 104 e 110.
54) G.B. DE ROSSI, Interpretazione delle greche sigle XMr, in "Bullettino di archeologia cristiana", s. Il, a.I,
1870, pp. 25-31.
l
40 A. DI VITA, Gortina di Creta. Archeologia e staria di una città antica, Atene 2000, p. 12. 55) In anni recenti, un ulteriore esempio è stato ritrovato durante gli 5cavi nella catacomba romana, già
41) L GASPERINI, Le epigrafi. Appendice, in A. DI VITA (a cura di), Gortina l, Roma 1988, pp. 336-337, D. denominata di Vigna Chiaraviglio, ma in realtà facente parte del complesso della Memoria Apostolica
42) lC, N, nn. 461 e 465. sulla via Appia (generalmente noto come S. Sebastiano). cfr. C. CARLEHI, Nuove iscrizioni dalla ca-
43) A. DI VITA, Gortina, cit., p. '3. tacomba della ex Vigna Chiaraviglio sulla via Appia, in "Mélanges de l'Ecole Franç<lise de Rome - Anti-
44) P.THEMELlS, APXUIOÀ.C)'YIKÉç EIÙljcrElç 1992-1994, Ncilf.lDç EÀ.EU8Epvu, in KpTl'nK1\ Ecrtiu, 5, 1994-1996, quité", 106, 1994, n. " pp. 34-35·
p. 273; SEG '995, n. 1267. 56) Sull'argomento, si vedano da ultimi T. PERDA, Some remarks an the Christian Symbol XMr, in ''[he Jour-
45J Cfr. GC/C, nn. 5, 77 (presbiteri); 92 (diacono); 6,37, 104 (lettori); 56, 76 (suddiaconi);30, 56, 86 (mo- nal ofJuristic Papirology", 22,1992, pp. 21-27, e S. R. LLEWELYN, the Christian Symbol XMr:an Acrosticor
naci); D. PALLAS, Les monuments paléochrétiens de Grèce découverts de '959 à '973. "Sussidi allo studio anlsopsephism?, in "New Documents illustrating Early Christianity", voI. 8°, Cambridge 1998, pp. 156-168.
delle antichità cristiane", V, Città del Vaticano '9770 p. 266 (diacono); P.THEMELIS, APXUIOÀOYU(Éç 57J La questione fu sinteticamente riassunt<l <lnche da GC/C, pp. 10-11.
ElùljcrElç, cit., p. 275; SEG '995, n.1270 (presbitero). 58) A. FERRUA. Sigilli su calce nelle catacombe, Città del Vaticano 1986, pp. 72-73- Un bollo, impresso più
46J GClC, n. 56. volte sui Iaculi della catacomba romana di Pretestato, reca appunto l'iscrizione: VlNCES XMr.
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO ISCRIZIONI CRiSTIANE DI CRETA

Per confortare l'interpretazione cristologica, si può ricordare che talora "poiché mi salverò"G7 e il cantore Teodoro si è addormentato nel sonno del-
l'abbreviazione appare sciolta proprio in questo senso, come a Mesembria, la morte, "attendendo (che si realizzino) le veridiche promesse di Cristo"G8.
Go Ancora su questo tema si possono ricordare due iscrizioni: la prima sup-
nell'odierna Bulgarias9 . In un'altra epigrafe di Mir'ayé , in Siria, compaio-
no indicativamente insieme XMr e IXE>YI., per affermare evidentemente plica il ricordo di "Gesù Cristo, figlio del Dio vivente"69, chiedendo di ri-
la natura umana e divina del Cristo. Le due sigle sono abbinate anche ad condurre la sua anima "nel seno di Abramo, Isacco e Giacobbe", con un'e-
EdessaG'in un testo del V-VI secolo: XMr e IXE>YI. +A+Q+. In quest'ulti- spressione ricorrente anche altrove nell'epigrafia cristiana. Eulampios e Ste-
mo caso, la presenza ulteriore delle due lettere apocalittiche accentua il si- fania, invece, rivolgono una richiesta di aiuto alla Madre di Dio, alla Theo-
gnificato cristologico del contesto, ribadendo che Gesù, veramente gene- tokos, perché interceda per loro 7o (fig. 159).
rato da Maria, ma nello stesso tempo figlio di Dio e Salvatore, è il principio Forse meno spontaneo e più di repertorio è, invece, quanto si legge in
e la fine G,. uno dei pochi carmi cristiani, queUo di Bavaro, "la mia anima pura sarà por-
Non bisogna poi dimenticare che al trigramma XMr è stato attribui- tata in paradiso con i vittoriosi martiri''''.
to anche un significato psefico, basandosi sul valore numerico delle lette- Anche a Creta, come in tanti altri paesi del mondo cristiano antico, so-
re greche che lo costituiscono. Esso corrisponde, infatti, a 643 e trova un'e- no attestate in edifici di culto iscrizioni musive pavimentali di fedeli, che vol-
G3 lero contribuire con un'offerta all'esecuzione dell'opera. Questa peculiare
quivalenza con la frase &:ytOç ò E>E6ç, la cui somma è appunto 643 .
Fra i numerosi spunti di riflessione contenuti nelle iscrizioni cristiane tipologia di testi fu studiata in anni recenti, per quanto concerne l'Italia e
di Creta, meritano almeno un cenno le espressioni cristologiche, ricorren- la Dalmazia, da Jean-Pierre Gatier7'.
ti in diverse epigrafi funerarie dell'isola e che non sono state finora ade- Se è vero che i formulari di queste dediche sono generalmente ripeti-
guatamente poste in rilievo dagli studiosi. tivi, ricordando i nomi degli ablatori, talora la loro qualifica o professione,
Si tratta di locuzioni spesso originali, che rivelano la profonda religio- il motivo dell'offerta e in diversi casi la quantità di tessellato donata, mol-
sità di quei fedeli, in special modo la fede nella resurrezione e nella salvez- to più raramente si precisa anche la somma di denaro devoluta. Ebbene, ta-
za portata all'umanità dal Redentore. Una si rivolge a Cristo con il celebre le indicazione invece ricorre in tre epigrafi cretesi di Poros (alonte): sia Teo-
acrostico IXE>YI., allusivo alla Sua natura divina e alla Sua opera soteriolo- dulo (fig. 160 )73, come Antàxios 74 ed Eliodoro7s, infatti, "per la loro salvezza"
G danno "un semisse", ossia mezzo solido aureo.
gica e così lo prega: "salva la sua anima", ossia quella della defunta " men-
tre il già citato lettore Giovanni si definisce <ptAOXPllO"'tov, ossia "caro a Cri- La medesima offerta ricorre, sempre in Grecia, a Kallion76 , mentre al-
sto"Gs. Un'altra epigrafe si indirizza a "Colui che è stato sulla croce", implo- tri esempi della stessa località, dell'isola di COS77 e di Glil Bagtche, presso
rando la Sua pietà GG ; ancora, un presbitero, Teoctisto, ringrazia il Signore,
67] GCIC, n. 77-
68 J GGC, n. 71. Alle "veridiche promesse di Dio" fa invece riferimento l'iscrizione del presbitero Nika-
sios di Eleutherna (P.THEMEUS, ApxalOÀaylKÉç EIOtloElç, cit., p. 275; SEG 1995, n. 1270).
591 V. BESEVUEV, Spii tgriech isehe und spiirlateinisehe Insehriften aus Bulgarien, Berlin 1964, n. 156 . Il testo è 69 J GGC, n. 102.
datato al VI secolo. 70 J GGC, n. 9·
60] IGLS IV, 1648. Quasi una sintesi delle due sigle si trova anche in un'epigrafe della regione antioche- 711 GC/C, n. 93·
na (IGLS Il, 424; M. GUARDUCCI, Epigrafia greca, IV, Roma 1978 , pp. 43 8 -439). 721 J. P. GATIER, L'évergétisme monumental ehrétien en Ita/ie et à ses marges, "Collection de l'École Françai-
61 J D. FEISSEL, Reeueil des inscriptions chrétiennes de Maeédoine du me au Vie siède, Paris 1983, n. 25, P·43: se de Rome, 175", Rome 1993. Una serie di usservazioni a questo studio sono contenute in lIna re-
62] D. MAZZOLENI, Alfa e Omega (s.v.), in F. BISCONTI (a clIra di), Temi di iconografia paleocnstlana, Citta censione apparsa in "Rivista di Archeologia Cristiana", 72.1996, pp. 431-442 a firma di chi scrive.
731 GCIC, 67 A; S. PELEKANIDIS-P. ÀT7.AKA, LuvTawa Tli),> 1tUÀalOxpIOTla\llKWV IjII]<jlIOwTli),> oo1ttlìwv tiìç
del Vaticano 2000, pp. 102-103·
'EÀÀaOOç. I. NTJOIlllT11Cl\ 'EÀÀàç, E>EcmaÀovi1CT\ 1974. n. 96, pp. 115-116.
63) GGC, p. lO.
74] GGC, 67 B.
64] GGC, n. 99·
751 GGC,67C.
65) GGC, n. 6.
66l GGC, n. 53. Una lettura nuova dell'iscrizione (datata al VII secolo) è stata recentemente proposta da 76] V. CH. PETRAIKOS, Bul;avnvO: Kaì ~EOaIlll\lll(a MVll~Eia <l>9t.6lTlOOç - <llcoKi.&ùc;, in "APXaIOÀo'ylKOV
O. GRATZIOU, 'o omupò; ffiç ÀmpEU'tllco àvtLlOC1+LEVO Toii 1tjX1Yt0{3ul;avnvoii \'Uoii' "Eva ltap6&ry- fj.EÀnov·, 26, 1971. BI, 1974, pp. 282-283.
~a àlto nlV KpJ1'tTl. in fj.EÀTiov Tiiç XPlOT1a\llKlÌç apxalOÀaylKlÌç ETalpEiaç, 4, 20, 199 8, pp. 71-80. 77] S. PELEKANIDIS-P. ATzAcA. LuvTay~a, cit., n. 31, pp. 70-74-
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO

Smirne, in Anatolia 78 , sono di entità più cospicua e variano da uno a quat-


tro solidi.
Èbene infine precisare che, riguardo alla datazione di questo mosaico
pavimentale cretese, sembra preferibile pensare al V secolo, piuttosto che 3
al IV, come aveva proposto la Guarducci 79 •
Vescovi e cattedrali nella documentazione
epigrafica in Occidente
(Gallia, Iberia, Africa )1

Si presentano in questa sede unicamente materiali per una ricerca sulle re-
lazioni fra vescovi e cattedrali in base alle testimonianze epigrafiche del-
l'area gallica, iberica ed africana. Si tratta, quindi, di un certo numero di os-
servazioni su iscrizioni eterogenee per ambiente di appartenenza, crono-
logia e formulari, che non vogliono, né possono avere pretesa di comple-
tezza, ma solo fornire eventualmente qualche argomento di riflessione o
spunti per ulteriori indagini.
Èuna ricerca che necessariamente, considerato iI carattere di visione ge-
nerale che dovrebbe avere, ha diversi limiti; essa richiederebbe l'esame ap-
profondito di ognuna delle situazioni prese in considerazione, partendo dai
testi epigrafici, ma estendendosi successivamente alla situazione storica, to-
pografica ed archeologica dei singoli siti. È comunque auspicabile che al-
tri, in un prossimo futuro, riprendano l'argomento, semmai limitandolo ad
aree più ristrette, nelle quali sia più realisticamente possibile sintetizzare
dei dati. In ogni caso, se il materiale resterà quello che si ha oggi a disposi-
zione, sembra difficile che possa emergere qualche cosa di nuovo nella sfe-

I J D. MAzzoLENI, Vescovi e cattedrali nello documentazione epigrafica in Occidente (Gallia, lben'a, Africa),
78 ] H. GRÉGOIRE, Recueil des inscriptions grecques chrétiennes d'Asie Mineore, I, Paris '9 22 , n. 9 ' , pp. 26- 27. in "Actes du XI' Congrès (ntemational d'Archéologie Chrétienne" (Lyon, Grenoble, Genève et Ao-
ste, 21-28 sept. 1986),1 vol., Rome-Città del Vaticano 1989, pp. 779-800
79) le, l, nn. 6S e 6S bis, pp. 266-2 67.
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO VESCOVI E CATTEDRALI IN OCCIDENTE

ra dei rapport i fra vescovo e cattedrale, qualcosa che vada al di là delle


sem- ra ~e1 ~a~mo non consen ta di conoscere l'elenco comple to di questi obla-
plici ipotesi, che, sopratt utto quando si ha a che fare con ricerch e epigraf i- ton, dI CUI vengono scrupol osamen te annota te le offerte.
che sarebbe bene ridurre al massimo. Questi elementi, d'altro canto, normal mente non ricorro no nelle iscri-
,Èimpossibile, ad esempio, sapere caso per caso se i vescovi avessero so- zioni del genere in occidente, mentre si ritrova no sopratt utto nei mosaici
lo parte alle cerimo nie di dedicazione degli edifici di culto o s: il loro
in- pavimentali in oriente4 •
tervento (oppur e la loro influen za) si esplicas se anche nelle fasI precede n- . . ~ figura del vescovo Rusticus è nota anche dalle fonti letterarie, dalle qua-
Ma-
ti, come nella scelta del sito, o durante la progett azione e l'esecuz ione dei II SI VIene a conoscenza di un suo diretto rapport o epistolare con S. Leone
ve-
lavori. In base ai dati che possediamo, comun que, quella di Rusticu
s di gno. Il presule si dice figlio di un altro vescovo (Bonosus) e della sorella del
general e e si tratta sempre sc~vo Ar~tor (entram bi altrime nti ignoti); faceva perciò parte di una familia
Narbon ne è, in fondo, un'eccezione alla regola
di un'ope ra di ricostruzione, non di un primo impian to. eplscopalzs, come se ne trovano altre nel V-VI secolo nelle Gallie.
Anche se le iscrizioni prese in considerazione sono tutte già molto no- Iniziati i lavori nel 441, è il clero stesso che collabora col vescovo a se-
so-
te, si è ritenut o tuttavia opport uno riporta rne i testi in appendice, dove
pu- guirne lo svolgimento, protrat tosi per quattro anni. Import anti e nuovi
no i d~ti relativi alla messa in opera delle fondaz ioni in pietra da taglio e al
re si trovano le referenze bibliografiche essenziali.
compIm ento, dopo un anno, delle muratu re dell'abside.
Le iscrizioni che ricorda no l'attività edilizia di vescovi in area gallica . Finanzia~ore della costruzione fu in primo luogo il prefetto del preto-
ag-
sono pochissime, e fra loro solo quelle relative a Rusticus' si segnala no
sot- n.o delle Galhe Marcello, la più alta autorit à civile del luogo; a lui si
gIUnsero, per concorrere alle spese, collegh i ed amici del presule , proba-
to diversi punti di vista.
Si tratta del celebre gruppo di epigrafi (quasi tutte già conosciute fin bilmen te tutti facenti parte del clero, anche di diocesi vicine.
dal XVII secolo ), studiat e mirabil mente dal Marrou nella Rivista di Archeo- ~a fi~ra ~iRusticus à legata non solo alla cattedrale, ma, come provano
nel
logia cristiana del 19703. Il testo principale, suddi~is~ in cinque parti ~ per- altre IscnZlOill, alla fondazione di una seconda chiesa, dedicata a S. Felice,
sem-
duto per circa un quarto del totale (figg. 161-16Ù SI sviluppa su un a.rchitra
ve 45 6, pure col sussidio finanziario di altri ablatori (fig. 165-166)5; dubbio
cul-
framme ntario a destra, che doveva origina riamen te sormon tare Ii portale bra invece il suo intervento diretto nell'erezione di un piccolo edificio di
pro- fe è incisa sulla faccia di un
della chiesa di Narbon ne; esso - come si è accenn ato - non si riferisce to a Saint Loup, presso Narbon ne, in cui l'epigra
ma solo alla sua ri- opera in un'altra chiesa sita a circa
priame nte alla fondazione della cattedr ale della città, altaré; pare più probabile, invece, la sua
costruzione, dopo che l'edificio primitivo era stato distrutt o da un incen- 60 chilometri dalla sede vescovile, a Minerve (45 6-457)7 (fig. 8).
dio. La scelta del sito, quindi, fu condizi onata dalla preesistenza di un'altra Non è chiaro, poi, se un'ulte riore dedica si riferisca ancora alla catte-
pez-
basilica, anche se la pianta poté essere variata e ampliata. drale, al già ricorda to S. Felice oppure ad una nuova chiesa, essendo il
zo erratic0 • Come giustam ente osservò il Marrou 9, l'attività di Rusticu
8
s si
I dettagl i contenu ti in questa epigrafe sono numero si e interessanti, es-
sendo fra l'altro specificati la durata del lavoro, i criteri costruttivi, il nome esplicò non solo a Narbon ne , ma anche in centri periferici della sua dioce-
epi-
di chi sovrintendeva alle opere e, infine, la lista dei donato ri che consent
i- si. Questo fatto può essere conside rato un mutam ento nella politica
rono una sollecita ricostru zione della cattedrale.
Al primo posto si trova un alto funzionario, Marcello, prefe~o del p.re~
Molti esen~pi del genere si trovano in territorio giordano. Si veda, ad
dI esempio, M. PICCIRIUO, Chie-
torio delle Gallie, che aveva sede ad Arles; si leggon o poi nomi dI vescoVI 4J
se e mosaICI della GIOrdania settentrionale,]erusalem '9 81 .
sedi vicine, che pure vollero concorr ere alle spese. Rincres ce che la frattu- S! Cfr. appendice n. 2.
vestro; b) Altare hoc mu{nus
6J H. I. MARROU, Le dossier, cit., p. 344. Si legge: a) Ora te pro me Rustico
quondJam Hermetis presbyteri.
2] Cfr. appendice n. I.
. . 71 Cfr. appendice n. 4.
di ArcheologIa Cn- 8J Cfr. appendice n. 3.
31 H.-I. MARROU, Le dossierépigraphique de l'éveque Rusricus de Narbonne, in "Rivista
9 J H. I. MARROU, Le dossier, cit., p. 34 6 .
stiana", 46, '970, p. 331-349.

293
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO VESCOVI E CATTEDRALI IN OCCIDENTE

scopale, non più incentrata unicamente nell'area della cattedrale, ma vol- donia, nelle quali ricorrono formulari simili. In questi testi, comunque, si
ta ad incrementare il numero di chiese della diocesi, come accadrà con sem- può notare che il vescovo è designato come episcopus o come pontifex e che
pre maggiore frequenza nei secoli successivi. Iniziative simili erano già questi due termini sono usati anche (in contesti diversi) per il medesimo
state attuate da S. Martino di Tours nel IV secolo e, in seguito, ai tempi di personaggio, Pimenio, che assunse il seggio vescovile nel 62g. Il suo nome
S. Cesario di Arles'". ritorna in un'iscrizione di Gades's, in una di Cordova'6 e in altre due facen-
L'unico altro caso noto di iscrizione di area gallica che sia relativa ad un ti parte di un secondo gruppo di epigrafi, dai formulari più espliciti, di Sal-
intervento edilizio di un vescovo consiste in un breve testo, di gran lunga pensa'7 e di Medina-Sidonia,8.
meno significativo dei precedenti e, comunque, non pertinente ad una Nella decina di testi che commemorano certamente una dedicazione
cattedrale. Si tratta di un'epigrafe in mediocre stato di conservazione, tro- di chiesa da parte di un vescovo, uno in realtà parla più precisamente di con-
vata a Le Fleix e preceduta da un grande monogramma cristologico". Do- sacrazione di un altare'· a Jativa, ad opera di un altrimenti sconosciuto
po l'esordio in XPI nomine, diffuso solitamente in ambito non funerario, si Atanasio. Si sa, comunque, che tale atto liturgico poteva coincidere con la
legge che Saffarius ep(iscopu)s domum D(e)i edefic(avit) (!). L'uso di questo dedicazione dell'intero edificio di culto.
verbo, comunque, indicherebbe un intervento diretto del vescovo nella co- In alcuni altri casi, invece, non si tratta sicuramente di una cattedrale
struzione dell'edificio cultuale. Fra l'altro, Saffarius è noto anche da un come a S. Maria di Ibahernando'" e a Cehegin"; a rigore, è materiale che no~
passo dell'Historia Francorum (IX, 41); il suo episcopato si pone intorno al 590. dovrebbe entrare in questa ricerca. Il numero dei casi certi, perciò, si as-
sottiglia ulteriormente.
Nella penisola iberica sono conservate poco meno di una ventina di Per quanto riguarda i formulari usati, comune è l'esordio in nomine Do-
iscrizioni dedicatorie, risalenti quasi sempre al pieno VII secolo, incise su mini (o Dei) (fig. 170), mentre i verbi che indicano l'atto compiuto sono almeno
mense d'altare o su cippi romani riutilizzati. Il formulario, salvo eccezioni, quattro: sacrare, consecrare,fundare, dedicare. In fu ndare, particolarmente, che
appare piuttosto ripetitivo. ricorre a Dos Hermanas, presso Siviglia", si potrebbe vedere qualche cosa di
In una mezza dozzina di casi il vescovo sembrerebbe tuttavia citato so- più della semplice partecipazione di un vescovo ad una cerimonia di consa-
lo come riferimento cronologico (ad esempio, anno sexto decimo domini Pi- Cl'azione, ma in ogni caso non è quella una ecclesia cathedralis urbana.
meni epi(scopi)" e non si può desumere con assoluta sicurezza, stando al- A Granada (Iliberris) un'iscrizione parla della dedicazione di tre chiese, av-
l'analisi del testo, la presenza episcopale nemmeno alla cerimonia di con- venuta in tempi diversi'3; la più recente risale al 603/610 e l'atto formale fu com-
sacrazione dell'aula cultuale. piuto da Paolo, Accitano ponnfice (fig. 169). Ivescovi nominati hanno l'attributo
Questa osservazione varrebbe soprattutto per l'epigrafe, oggi perduta, di sancti, usato naturalmente in senso di rispetto e reverenza, come spesso ac-
del presbitero Stefanus Alexandrinus'3, che legò il suo nome alla costruzio- cade anche in epoca anteriore nell'epigrafia cristiana. C'è da notare, però, che
ne della cattedrale di Tarragona; il vescovo Giorgio è menzionato unica- un elemento importante è in questo testo la menzione di Gudiliv(a), eviden-
mente con l'espressione sub pontificatu, senza esplicitamente ricordarlo
come presente alla cerimonia.
Dubbie (o per lo meno non chiare) si possono ritenere almeno altre 151 Cfr. appendice n. 9.
16] Cfr. appendice n. 13.
quattro dediche'" di Acci (fig. 171), Cordova, Vejer de la MieI e Medina-Si- '7 J Cfr. appendice n. IO.
18] Cfr. appendice n. 8. L'iscrizione riportata da E. DIEHl (inscriptiones Latinae Christianae Veteres f=
ILCVJ), Berlin 1925-1931, Dublin-Ziirich 19612, 19703) al n. 2108 adn. come perduta sembra unacopia,
con qualche variante, di ILCV, 2108 da Salpensa.
10 1 H. I. MARROU, Le dossier. cit., ibidem. '9) Cfr. appendice n. 17.
11] Cfr. appendice n. 5. 20 l Cfr. appendice n. 21.
12 J Cfr. appendice n. 9. 21) Cfr. appendice n. 18, 19.
131 Cfr. appendice n. 22 22) Cfr. appendice n. 15.
141 Cfr. appendice n. Il,13, '4.8. 23) Cfr. appendice n. 6.

294 295
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO VESCOVI E CATTEDRALI IN OCCIDENTE

temente un personaggio eminente del luogo, il quale a sue spese (sumptu pro:: fusione si può desumere l'acquisizione da parte del vescovo di un ruolo es-
prio) e utilizzando mano d'opera locale (operarios vemolos) compì il lavoro. E senziale, a partire all'incirca dal penultimo decennio del VI secolo, nella li-
lecito dunque pensare che l'intervento del vescovo si sia limitato unicamente turgia della deposizione delle reliquie in un edificio di culto.
all'atto liturgico della dedicazione dell'edificio di culto. Sempre la Duval Z7 ipotizza che in epoca anteriore fosse sufficiente in ta-
Riassumendo, il materiale della penisola iberica, pur essendo appa- li occasioni la presenza del solo presbitero del luogo; posteriormente si sa-
rentemente piuttosto consistente, in realtà, al vaglio criti~o, non offre mol- rebbe stabilita una prassi, per cui il presule interveniva personalmente per
ti elementi che riguardino strettamente il tema trattato. E, comunque, una presiedere tali riti. Proprio la documentazione epigrafica, in mancanza di
documentazione preziosa anche dal punto di vista agiografico, a causa de- ulteriori fonti specifiche al riguardo, fornisce gli indizi più probanti.
gli elenchi di reliquie raccolte nelle singole chiese che questi testi in diver- In almeno un caso fra quelli esaminati la menzione del vescovo è seguita
si casi riportano dettagliatamente. da quella di un presbyter, evidentemente il titolare della chiesa, preceduta
dall'espressione per i( n)stantia'S (hg. 173). Ciò potrebbe significare che era
Sedici iscrizioni in area africana sono relative a vescovi, che in quat- proprio il clero locale a sollecitare l'intervento episcopale, che poteva da-
tordici casi parteciparono direttamente alla deposizione di reliquie, men~ re, oltre a tutto, valore pienamente legale all'atto.
tre in altri due ebbero un ruolo di rilievo anche nella costruzione degli edi- Raramente, però, viene precisata la diocesi di appartenenza dei presu-
fici di culto. li, segno forse che per lo più si trattava di chi aveva giurisdizione religiosa
In un primo gruppo di testi si possono comprendere i cosiddetti "pro- su quei siti, non di stranieri. In un'iscrizione, incisa su una lamina plumbea,g
cessi verbali", studiati da Yvette Duval nel suo ampio e documentato volu- trovata a Telergma, ricorrono eccezionalmente i nomi di quattro vescovi, ma
me sui Loca sanctorum Africae"'. I formulari si compongono normalmente di la città non era sede episcopale; forse la loro presenza contemporanea in
due parti: l'elenco delle reliquie e la formula di deposizione, comprenden- quel luogo si può connettere con un concilio regionale (di cui peraltro non
te il nome del vescovo intervenuto alla cerimonia e la data in cui essa av- restano notizie )30.
venne. Inizialmente è comune l'espressione hic posite suntmemorie o reliquie Prima della metà del VI secolo, quindi, secondo la Duval, i "processi ver-
(le desinenze sono normalmente monottongate). bali" di deposizione delle reliquie tacciono normalmente il nome dell'au-
La cronologia, salvo un caso - in cui peraltro non è sicura la pertinenza ad torità preposta al rito, poiché tale compito era affidato ad un presbitero, che
un vescovo (si parla di unLaurentius VVS)"-, datato al 452 (fig. 174), è compresa ometteva (forse per umiltà) la sua identità. Quando, poi, fu il vescovo a pre-
nella seconda metà del VI secolo o nei primi decenni di quello successivo. siedere a tale liturgia, non è detto con ciò stesso che egli fosse necessaria-
Dal 550 circa, comunque, le iscrizioni riportano solo il nome del presule mente anche l'ispiratore della dedicazione della chiesa, che poteva benis-
che depose le reliquie in un edificio di culto, in pratica compiendo i riti con- simo già preesistere. Si può osservare, d'altro canto, che si conosce molto po-
nessi alla sua dedicazione. co, sia in Africa come altrove, del modo in cui si svolgevano tali consacra-
Le formule relative alla consacrazione sono state distinte dalla Duval'6 zioni di edifici cultuali o di alcune loro parti, oppure di qualche ambiente
in due gruppi: nel primo si dice che le reliquie sono state deposite (o posite) annesso.
ab episcopo... ( fig. 172), mentre nel secondo, in modo più chiaro, è aggiun- Due iscrizioni per il loro particolare tenore si segnalano sulle altre: nel-
ta la specificazione per manus episcopi... ( hg. 17]). La prima espressione la prima3' si legge che il vescovo Navigius fece edificare la chiesa di S. Digna
sembra di uso anteriore all'altra, che poi allude specificamente solo alla de-
posizione di reliquie e non anche alla dedicazione di chiese. Dalla sua dif-
27) Y. OUVA1, Loca, cit., p. 573-
28] Cfr. appendice n. 26.
24] Paris, 1982. 29) Cfr. appendice n. 36.
251 Cfr. appendice n. 35· 30 l Y. OUVA!., Loca, cit., p. 574·
26 J Y. OUVA1, Loca, cit., pp. 572-573- 311 Cfr. appendice n. 32.

297
I
I
.-,

I
EPIGRAFI DEI. MONDO CRISTIANO ANTICO ApPENOICE

a Rusicade (Skikda); in questo testo in versi il presule si definisce nobilis an-


tistes perpetuu(s)que pater, nonché Cristi legisque ministero
Pur non comparendo esplicitamente il termine episcopus, un caso simile ARfAGAlLICA
deve essere quello di Potentius3', che cura la decorazione della basilica di S.
Salsa a Tipasa (non si tratta, quindi, di una nuova costruzione, ma solo di 1- NARBONNE, dalla Cattedrale. Ora al Museo del Palazzo arcivescovile" (figg. '-Ù Anno 445.
lavori di abbellimento ). (a)+ D(e)o et Xpo (= Christo) miserante lim(en) hoc c(01)1( o)k(a)t(um) e(st) anno IIII c(on)s(ule) Valentiniano
In una terza epigrafe musiva in versi 33, sempre di Tipasa, si ricorda, con Aug(usto) VJ, mk( a )I(endas) D(ecembres), XVIII anno ep(iscopa)tus Rustir[i- l
un linguaggio non privo di enfasi, l'opera del rector Alexander (il termine è (b) Rustirus ep(iscopu)s, epi(scopi) BonosifiliusI epi(sropi) Aratoris de sorare nepus, I epi(scopi) Veneri sori( us)
sinonimo di vescovo). in monasterio, I conpr(es)b(yter) errle(siae) Massiliens(is)./ anno XV ep(iscopa)tus su(i), d(ie) ann(i) V,
In base alla documentazione epigrafica conservata, si può osservare che 1I1 id(us) Orteo)b(res) I r(urantibus) Urso pr(es)b(ytero), Hermete diaco( no) et eor( um) seq( uen)tib( us).
il vescovo lega il suo nome all'edificio di culto a causa delle sue peculiari pre- (c) coep(it) deponeere) pariet(es) ecrl(esiae) dud(um) exuslae;1XXXVII d(ie) quod( rata) in fundam(emo) po-
rogative ecclesiastiche, non essendo egli di norma investito dell'aspetto eco- ni coepi(t); I anno lI, VII id(us) Ort(o)b( res) absideem) p( er)f(ecit) Monlanus subd(iaconus); I Marrel/us
nomico dell'opera. Progressivamente, comunque, il clero sembra assume- Gal/(iarum) pr( a )ef(ectus), D(e)i cultor, prece / exegit ep(iscopu)m hoc on( u)s suscip(ere), impendia / ne-
re in prima persona l'ufficio di sovrintendere ai lavori di costruzione di nuo- cessar(ia) repromittens, quae per
ve chiese, sostituendosi a quella che era stata la munificenza dei fedeli, spes- (d) bienn(ium) administ( rationis) I suoe pr(a )ebu(it) artifi(ci)b(us) I mercedem sol(idos) DC, I ad operea) et
so di alto rango. ceter(a) so[(idos) ID, I hinr ob/at(iones) s(an)r(t)i
Sempre a proposito delle iscrizioni pervenuteci, anche in Africa è be- (e) epi(scopi) Veneri so/(idos) Cf ---1/ epi(scopi)Dynami (so[idos) L[ ---1/ Oresi (solidos) CC{ ---1/ et Deconia[ni
ne distinguere i casi in cui, come ad Haidra (fig. 172 Y', i testi parlano uni- (so[idos) ---1/ Saluti [(so[idos) --- J.
camente della consacrazione di un nuovo altare, e non della intera chiesa.
Tenute presenti tali cautele, anche il numero delle epigrafi africane che 2 - NARBDNNE, dalla Chiesa di S. Felice" (figg. 5-6). Anno 456.
commemorino l'attività edilizia di vescovi nei confronti della loro cattedrale (a) [---lann(o)XXVIill ep(i)s(copa)tus Rustic[i ---J martis [-l
non risulta certo abbondante, né - tutto sommato - fornisce molti elementi (b) ne longitudinis et 0/[ titudinis --- l
che possano portare nuova luce ad un miglior inquadramento del com- (c )Sacros(an)r(t)a ecrl( esia) sol(idos) VJI Proiectus pr(es)b(yter)(sa/idos) III Venantius diac( onus) (sa[idum)
plesso problema. li Avitianl us ---1/ SenatI or ---I
(d) Innocentius subd[iaconus ---11 vir in[(ustris) Sa/utius [-11 v(ir) c(larissimus) Lympidius [- J
Avvertenza: si riportano qui di seguito i testi delle iscrizioni relativi al- (e) [-lnnius l I[-lnus M
l'attività costruttiva di vescovi nelle aree gallica, iberica e africana. Trat- (f) A G/ismoda comitissa[-l I in ec(c)[e(sia)[-l
tandosi di materiale per lo più ampiamente noto, si è ritenuto opportuno (g) [-l SE s( an)c(tu)s ep( iscopu)s[- l 0[- l
ridurre i riferimenti bibliografici all'essenziale.
3 - NARBONNE, dalla Chiesa N. D. de la Major. Ora al Museo epigrafico" (fig. 7). Anno 444.

Anno XVll episr( o)p( a )t(us) Rustici I anni die CCLXVI k( a)I( endas) Iul(ias)

4 - MINERVE, Hérault (cantone di DloOlac), Chiesa parrocchiale" (fig. 8). Anno 456-457.

35) CIL XII, 5336 =ILCV, 1806 = H I. MARRou,Le dossier, cit., pp. 332-333.
32) Y. DOVAl. Loca, cit., n. 170. 361 H. LMARRou, Le dossier, cit., p. 340.
331 Cfr. appendice n. 38. 37) CIL XII, 5335 = ILCV, 1858 = H. LMARROU, Le dossier, cit., p. 344.
34) Cfr. appendice n. 25· 38 J CIL XII, 4311 = ILCV, 1852 a = H. L MARROU, Le dossier, cit., P.345.

299
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO ApPENDICE

Rusticus ann(o) XXX ep(isco)p(a)tus suif(ieri)f(ecit) IO' SALPENSA (Conv. Hispalensisl'. Anno 648.

5' LE FLEIX, "apud Petrocorios". Perduta". + Reliquie s(an)c(t)orum id {estl loanni 8abtiste, Eulalie, luste, Rufine et Felici I martirum ( -l. Dedicata est
;f: 1+ In Xpt nomine ISaffarius ep(iscopu)s I domum D(e)i edefic(abit)
hec basilica a Pimenio antistite sub d(ie) VIII/ kal(en)das lunias era DCLXXX(C,).

11- GUADIX (Acci) "(fig. 11). Anno 652.


AREA IBERICA
(In postica) In nomine D(omi)ni sacrat{a Ieslt eclesio domne Me{-I c?lrucis die tert{io/ idlus Moios ann{o I
ulndecimo et quIarto I re19no g/oriosis{ simo/ru 1m dominor(um) n(ost)rar( um) {Chin/da lsvindi et Recci-
6 - GRANADA (Iliberris), inserita nel muro della Chiesa di s. Maria, detta Alhambra" (fig. 9)· Anni 577-594-
sv{ indi Ire19um et quinto deci{ ma I po lntificatus sanIctissilmi lusti episco{pi l.
(In nomilne D(omin)i n(o)s(tr)i IlltJ (=lesu) Xpt (=Christi) consacrata est / {e lclesia s(an)c(t)i Stefani primi
martyris / (iln locum Nativola a s(an)c(t)o Paulo, Accitano pont(i)f(i)c(e) / d(ie) (VII kal(endas)lan(ua_
12' CABRA (Conventus Astigitanusl'. Anno 660.
rias)?l an( no) d(omi)ni n(o)s(tr)igl(oriosissimi) Wittirici reg(i)s / er(a) DCXV; item consacrata est ecle-
(a) + I Ara I s(an)c(t)a I d( omi)ni (b) + /{funldavit e{am/ -sancltissimus Il''·1 et fililum eius /l-1m mona-
sia s(an)c( t)i Vincentii, I martyris Valentin(i), a s(an)c(t)o Lil/iolo, Accitano pont(i)f(i)c(e),1 (d(ie) XI]
cu(m). (c) + I dedicavit I hanc aede I d(o)m(inu)s 18acauda I ep(i)scop(u)s. (d) + I consecrata e(st) I ba-
kal(endas) Feb(ruarias) an( no) VIII gl(oriosissimi) Reccaredi reg( i)s ere a) DCXXX111 hec s( an)c(t)a tria
silica haec I s(an)c(t)ae Mariae IUk(a)l(endas) lunias I e(ra) DCLXXVIII.
tabernacula in gloriam Trinitatis indivise Icohoperantib(us) s(an )c( t)is aedificata sunt ab inl( ustri) Gudi-
liv{ a- 1/ cum operarios vernolos et sumptu proprio.
13- HISPALIS". Anno 662.

7 - MARTOS (Conv. Astigitanus), dal Convento di S. Francesco" (fig. 10). +In nomine D(omi)ni hic /sunt recondite reliquie I s(an)c(t)or(um) Servandi, Germani, I Saturnini,luste, Ru-
fine Imartir(um) et loani Babtiste Isub d( ie) nonas lunias Ianno XXXIll domni I Pimeni pontificis Iera DCC.
{-l Cepriano episcupo ordinante edificatI a est ecclesia -l·

'4- VEJER DE LA MIEL (Conv. Gaditonus)". Anno 674.


8 -MEDINA-SIOONIA (Conv. Hispalensis i'. Anno 630.
+ (Iln n(omi)ne D( omi)ni I(esu) h(ic) ca(n)/dite sunt reliquie s(on)c(t)or(um) /{Stelfoni, Servandi, Germani,
Hic sunt reliqui(e) /(s(an)c( to)lr(u)m condite id.l{- fi, Stefani,lulia/{ ni, Fellici, lusti, Pastor/{i, Frluctuosi, Au-
lu{ slte, I Rufine mart(y)r( um) I sub die XVl11 I k( a)I( e)nd(as) Februar(ia)s I {era DCCXIIl, anno VII
guri, /{Eullogi, Aciscli, Rom/{ an li, Martini, Quirici I(elt Zoyli martirum.1 Dedicata hec basi/lica d( ie) XV1l
d(omi)ni Theo/deracis ep(i)sc( o)pi.
kal(endas) /{Ilanuarias anno se/{clundo pontifica/{ t lus Pimeni era De; LXVIII.

15- DOS HERMANAS (Conv. Hispolensisl'. Anno 637 (7).


9- VEJER DE LA MIEL (Conv. Gaditanus)". Anno 644.
Fundavit s( an )c(t )um hoc Xpt et venerabile temp{lum l antistes Honoratus, honor de nomine cuius I poI/et in ae-
+ ((n) n(o)m(ine) d( omi)ni n(o)s(tr)i[I]T]<n>Xri(sti) (recondite 1/ sunt reliqu{ie1/s(an)c(t)orum Vi{ nlIcenti,Fe-
ternum etfactis celebratur in istis.1 Hic aram in media sacrans altare recandit.1 Tres fratres sanctos, retinet
licis,lluliani morti/rum. Dedica/tio il/ius b{asil/Iice sub d(ie)/ XV11l k(alleendas) Decem(bres) I anno sex-
quos Cardoba passos; I aedem deinde trium sanctorum iure dicavit.1 Versibus aera subest annos per saeclo
to Idecimo domi/n i Pimeni epi(scopi) I aera DCLXXXII.
resignans.1 Aera DCLX.

39) E. LE BIANT, Recueil des inscriptions chrétiennes de lo Gaule antérieures au VIU e siècle, Paris, 1892, pp. 299- 16· CANGAS DE ONIS (Conv. Asturicensis)". Anno 737.
302; CIL XIII, 1028 = ILCV, 1812. Resurgit ex preceptis divinis hec macina sacra, I opere exiguo comtum fidelibus votis I perspicue cio rea t oc tem-
40] ILCV, 1815 = J. VIVES, Inscripciones cristianas de lo Espana romana y visigoda, Barcelona (= VIVES), 19692,
3°3·
411 ILCV, 1815 adn. = VIVES, 354. Un particolare ringra2iamento va al p. A. Recio Vegan20nes, che ha for- 44J [LCV, 2108 = VIVES, 306.
nito la fotografiadeU'apografo di questo testo (di cui pure si occupa nel suo intervento) (fig. 170)e 45l ILCV, 1817= VIVES, 307·
le referen2e bibliografiche. L'iscrizione fu individuata nel XV11 secolo a Martos, trascritta e pubbli- 46J lLCV, 1816 = VIVES, 308.
cata, ma in seguito andò perduta Q. JURADO, Historia de Arjona, ms. 43, ff. 94r-96v della Bibl. Muni- 471 ILCV, 2109 = VIVES, 309.
cipal di Jerez de la Frontera; Rus PUERTA, Corografia de jaén,Jaén 1898, pp. /8-19). 48 J VIVES, 3'°.
! 49) VIVES, 3'3.
42] lLCV, 2105 = VIVES, 304. !
43J ILCV, 2107 = VIVES, 305· ! sol VIVES, 3'5.

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EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO ApPENDICE

plum obtuliluS sacn"s, I demonslrans figuraliter signaculum alme crucis. I SiI Xpo placens ec aula sub crucis ARFA AFRICANA
tropheo sarrata, Iquam[amulus Faffila sir condiditfide pro mIa Icum Frailiuba coniuge ac suorum prolium
pignera nata, I quibus, Xp€. tuis munen"bus pro hor sit gratia piena I ac post uius vile decursum preveniat 23 - AjN GHIGBA. Ora al Museo di Costantina" Anno 543 (7).
misen"cordia larga. I Hir vate Asten"o socrato sunt altaria Cn"sto I diei revoluti temporis annis CCC. I secu- Hic memon"a saneti luliani.1 Deposite sunt a s( anc)to ep(iscop)o Emiliano. Flon"dus I pres(byter) misen"cordia
li etate porrecta per hordinem sexta, I currente era septingentesima septagesima quintaque. indigens vorum I reddit d( ami)no D(e)o a( d)iuvante.

17- JAllVA (Conv. Carthaginiensis)" Secolo VII. 24- FURNOS MAIUS (Hr Aln Fouma). Ora al Museo di Tunisi ,8 Prima metà VI secolo.
+ In n(omine) d( omi)ni Athanasius epi(is)c(opu)s septi/mo anno sacratio/nis suae erexit/ hoc alta/re. Amen. Conlokl ata J/ a Symeonlel/ episcopo.

18- CEHEGIN (Conv. Carthaginiensis)~ 25 - HAlDRA. basilica I. Ora al Museo di Tunisi (parte sinistra). Calco intero al Museo della Civiltà romana
llnl n(omine) D(omi)ni Vitallis 11 ep(iscopu)s consecravit I hanc baselicom. a Roma (fig. 12)" Anno 568-569.

Hic abentlurJ/reliquie beal ti J/ martin"s et an/tistitis Cypn'a/ni, d(e)p(osite) a beateo) Melfleo ep(i)sc(op)o an(no)
'9- CEHEGIN (Conv. Carthaginiensis j' lIll / d( o)m(in)i lustini imp(eratan")s.
+Iln l nolm(ine)l Do( mini) Acrusminus I Bigastrens(is) ecclesieep(iscopu)s Isacravit anc baselicom I s(an)c( t)i
Vincenti anno 11l pontifica(t)us I sui. 26 - HENCHIR AKRIB. Ora al Museo di Algeri'" (fig. 1)). Anno 580.

+ In nomine Patn" et Fili et Sp(iritus) S(an)c(t)i, posite sunt memo/rie s(an)c(t)i luliani et Laurenticum sociis
20 - GlNÉS (Conv. Hispalensis)" Prima metà Vl secolo (l). suis Ipermanus beati Columbi ep(i)s(cop)i s(an)c( t)e ecl(e)s(i)e Nici/vensi istius plebi, per istantia Donati
IAJ (crux monogrammatica): w / lSanctolrum Il mem(on"a)J posita I salv/foJ domnlo-J/tio pr(es)b(yteri) I inp(e)r(ante) [iberio anno Vind(ictione) Xlll s( u)b d(ie) pr(i)d(ie) I n(o)n(a)s Oetobres.
ep(i)s(copo).1 Amen.
27- HENCHIR FELLOUS. Ora al Museo del Louvre. Parigi". Dopo il 537.
21 - IBAHERNANDO. Chiesa di S. Maria. Ora a caceres (Conv. Emen"tensis j' Anno 635· a) Me(n)sa mlarturum J
+In n(omine) D(omi)ni sl a Jcrata Iest hel c baJselica s(an)c(ta)e I Marl ie- 11 quemdis alb -Oron J/tio pontiJl ice b) + lc benerande relyquie beateorum) mart(y)r(u)m Moenlae?JIet Sebastiani, d(e)p( o)s(i)t(e) in pace sub die

-IJApn"/fles era DlCLXXll1. 1Il id( uum)/ Nf ovem Jbn"um ind(i)et(ione) III per manus b(ea)t(i)s(si)mi I Rebl--J antl is Jtitis. +lulianf us
presb(yter)? l et Vietar mon(a)c( u)s bl ot Jum D(e)o bolverunt?].
22 - TARRAGONA, Cattedrale" Perduta.
28 - KELlBIA. Ora al Museo del Bardo. Tunisi". Seconda metà Vl secolo.
Stephanus Alexandn"nus in honore Dei et/omnium sanctorum die VII id(us) Apn"l(es) I an( no) tertio ordinatio-
nis eius cum suis I sub pontificotu Georgii epi(scopi), sigillum I hic esto. S(an)c(t)o beatissimo Cypriano I episcopo antiste I cum s(an )c(t)o Adelfio presbitero I huiusce unitatis I Aqui-
nius et luliana eius cum I Villa et Deogratias prolibus I tesellu( m) aequori peren/ni posuerunl.

29 - MAHlDJBA. Ora al Museo di Costantina". Prima metà secolo Vl.

57) Y. DUVAL. Loca, cit., n. '33·


5'] VIVES.3 17· 58] Y. DUVAL. Loca, cit.. n. 12
52] VIVES.318. 59] Y. DuvAL, Loca, cit., n. 54·
531 VIVES.3 19· 60 J Y. DUVAL, Laca, cit., n. 126.
541 ILCV. 1096 adn. = VIVES. 322. 61] ILCV. 2089 = Y. DUVAL, Loco, cit., n. 21.
55] VIVES, 549. 621 Y. DUVAL. Loco, cit., n. 25.
56] VIVES.556. 63] Y. DUVAl. Loco, cit.. n. 95.

]02 ]0]
EPIGRAFI DEL MONDO CRISTIANO ANTICO ApPENDICE

[---p ]osite suE nt-/--- Fo ]rtunariani ep(i)s(copi){-/---]eis proficio reseur)r(e)c(curu)s B[-/-] regente African[ a 36- TELERGMA. Ora al Museo di Costantina'" (fig. 15-16). Anno 636.
prob---J. + In nomine d(omi)ni D(e)i lh(s)u Xpl D(e)i et salvaloris nos[-] / + id est saneri ISlefani saneri Fa[ -]i sacti
Teudori el sacti Biclari et Co/rone per manus bearissimoru(m) episcoporu( m) id est Leontzius ep(is)c(opu)s
30 - MEZLOUG". V secolo (?). Perduta. santee) eclesie Sestinensis / FeI(ix) ep(is)c(opu)s sa(n)ere eclesie Centurihonensis Benenacus ep(is)c(opu)s
Hic m(e)m(orie) (crux monogrammatica) sancto/ru(m) Bincenri, Felicis, / CO<s>tanri et Vierorie / posite a sanc- sa( n)er(e) eclesie C S[-] / mediano lanuarius sa(n )cte e(c)Iesie Caifensis regente domno n( ostro) str[-
ro Crescicuro e<p>isco[po I/ die III k(a)I(endas) Apriles. Amen. Ip e d(e)o consrrbando Petro.

3' - ROUlS. Ora al Museo di Tebessa". 37- THALN. V-VI secolo.

a) Memoria sanerae Maximae / [Don latillae et Secundae A + w/ Hic mem/oria/I---] CA / ORl/[-1 posita a Fa/ustiniana e/p(is)co(po).
b) + posita a domino patre / Faustino episcopo urbis Tebestinae sub die V/ idus <lanuarias> laneua)r(ias) in-
dict(ione) XIII. 38 - llPASA. Mosaico pavimentale della basilica di Alessandro".
c) + Archangelu/s Mika/e1 et / Cab/rie/I/. [Mem lori/a/ s(an)c(I)i Bi/n/ce/n/ti mar/tiris s(an)c( ta)e Cri/spi/nae / Hic ubi 10m claris laudantur moenia tectis, / culmina quad nitent sanctaque altaria cemis, / nan opus est proce-
mar/tiri/s. rum, seI tanti gloria faeri / Alexandri recloris ovat per saecula nomen./ Cuius hanorificos fama astendente
labores / iustos in pulcrham sedemgaudent locasse priores, / quas diuturna quiesfallebat posse videri./ Nunc
32 - SKIKDA (Rusicade). Ora al Museo del Louvre, Parigi".
luce praefulgent subnixi altare decoro / colleeramque sua m gaudent flarere corona m, / animo quod sollers
Magna quod adsurgam sacris !fastigia teeris, / quae dedit officiis sollicitudo piis, / martyris ecclesiam veneran/do implevit cuslos honestus; / undiq[ ue] visendi studio crhistiona aetos circumfilsa venit /Iiminaque sanera pe-
nomine Dignae / nabilis antistes perpetuu(s)/que pater / Navigius posuit, Cristi le/gisque minisler: suspiciant dibus contingere laeta, / omnis sacra canens, sacramento monus porrigere gaudens.
cuncti religionis opus.

33 - SILA. Ora al Museo di Costantina".

[I/n nomine Parris et / [Fi]li et Sp(iritu)s S(an)c(t)i deposite sunt r(e)l(i)q(ui)e s( anero)r( u)m m(arty)r(u)m /
Marci, Optati et evIIl/ die prizie(!) n(o)n(as) Mai{i}as / ind(ictione) III, o v(i)r(o) bera)t(issi)mo / Boni-
fatio ep(i)sco(pa) [etpropris [[-IAI! [-]S (---).

34 -SILA. Ora al Museo di Costantina"'. Metà VI secolo.

[-Regu ]Iia/[ni --- lupi Vi/{eroris?-Js Celsi / [Barici?-Do Inatia/{ ni posite? a sanctol Emerito epis(copo) / [---
]II ind(ieriane) XIII.

35 - SITIAS. Ora al Museo di Sétif" (fig. 14). Anno 452.

In hoc loco sanero deposi/roe sunt reliquiae sancti / Laurenti martiris die Il1 n{i}an(as) [ Aug(usta,) cons(ulacu)
Herculiani v(iri) c(larissimi) / die dom(i)n(ica) dedicante Laurentio / WS p(ost) m(ortem) Dom(ini)
an( no) p(rovinciae) CCCCXII!. Amen.

641 Y. DUVAI., Laea, cit., n. '50.


65] Y. DUVAL, Laca, cit., n. 64.
66] =
lLeV, 1826 Y. DuvAL, Laea, cit.. n. g1.
671 Y. DUVAL, Laca, cit., n. 106. 70] Y. DUVAL, Laea, cit., n. 112.
68) Y. DUVAL, Laea, cit., n. 110. 7' I Y. DUVAL, Laea, cit., n. 48.
6gI (Lev, 2104 = Y. DUVAL, Laca, cit., n. 146. =
72 I CIL VlII, 20g03 ILCV, 1825.

]°4 ]°5
INDICE DEI NOMI E DEI LUOGHI

'A(3a<JtaKTtx; vedi 'IOla VVTjç lG9 Altava 24


Abercio, vescovo Il, 16, '7. 176 Altino 183
Ablabion1l4 Amantius, vescovo 171
Abramo 33, 289 Amara 199
Abruz2023 Amaros199
Acacio, vedi Marco Aurelio Isidoro 95 Ambrogio, diacono 220
Acei 294 Ambrogio, s. 2G
Achilles, vescovo GG Ambrosius. diacono '7'
Acilia Baebiana 112 Amevania, vedi Flavia Prima Amevania 94
Acillinus1l3 Ammiano Marcellino 57
Aconia Paolina 5G, 57 Ammouchis27G
Arricia 210 Amore, A. 88, 99, IOG
AcrusminuS302 Ampelius15
Acyndinus 287 Anastasio, suddiacono 286
Adautto, martire G3 'A V«<Jta<JlOçz84
Adeodat02G3 Anastasios 47
Adeodatus 2G3 Anasta! sius ]2G3
Adriano, imperatore 177 Anatolia 290
Ad(ia) Hilaritas 80 Ancona 19°,234
Africa 22, 24, 25, 35, 50, 51, 55, 5G, G5, 70, 100, '35, 212, 221, basilica di s. Maria della Piazza '90
2GO, 29', 297, 298 Ancyra 42

II Afrodisia G3
AFrodllsia] 215
AFrodi[ tes] 215
AFrodites 213
Agamamnon, vedi AgamemnD112
,A vopéryaSoç 35
Andrea 47, 203
Angila Go
Anicius Auchenil.ls Bassus, vedi Auchenio Basso 256
Annia132

~1 Agamemno, vedi Agamamnon 112


Agape 32
Annovazzi, V. 239, 243
Antàxios 289
i Agapitus 215 Anterote, papa 14
I Agn{n}es, vedi Agnese 32 Antiochia 27G
Agnese, s. 32 Antiope 9'
Agostino, s. 43, 50, 5', 53. 79, 258 Antitauro 191
Agroecia 210 Antonia Achaice 189
Agustinus 114 Aphrodisia 253
Ailius Da/ma [... ]112 Apollonius 247
Aln Ghiba 303 Apollonj Ghetti, B.M. 109
'AKUÀivoç, vedi Aquilinus '32 Apronia 27G
AlbanuS248 Aproniane34, 89,15
'
Albucio 130, 132 Aquae Sirenses, vedi Hamman bou Hanefìa 53
Alessandria '41 Aquileia 22, 23. 3G, 40, G5. "9. 120, 121,122, 123,124,125,
Alessandro IG, 17 12G, 130, 133, 134, 135. 137, 138. 139, '40, '4 , '42 , 143, '45,
'
Alessandro, martire 53 '48, '51, '52, '53, '55, 15 G, '59, 160, 164, 165, 166, lG9, '70,
AlexandeT298 179,180,184,185,187,189, 193,196,198, '99, 200, 201,202,
Algeri 303 2°5.206,2°7.211,212,217,220,221,234.277
Algeria 22, 24. 190 basilica del Fondo Tullio alla Beligna 123, lG3, 200,
Alienus Caeionius Julianus Kamenius S6 207.208,209
Alliata, E. 235 basilica di Monastero 123, 147, lG3, 184, 185, 19G,

]07
INDICE DEI NOMI E DEI LUOGHI ij INDICE DEI NOMI E DEI I.UOGHI

'98.199.200.201.207.209 Aure/ia Nige/a 131. 170 Basslls 63. 258 Bravar. M.G. 120. 125
basilica di s. Felice 36. 145 Aurelio Aureliano. vedi AuT(elius)Aurelianus 80.181 Bastianelli. S. 239. 242. 243. 247 Brehier. L 59
basilica di 5S. Felice e Fortunato 122, 163. 202, 211 Aurelio Lisistrato 256 Bayet, C. 46 Brescia 187. 188. 189, '94. 195. 197. 215
basilica di s. Giovanni 163. 189. 210 Aùp1\À'oç E>roOuÀoç 32 Beccari Garbo. T. 125 basilica di s. Maria Maggiore 195
Monastero 217. 220 Aurelius '31.,80 Belgio 23 Brimosus52
Museo Paleocristi~no di Monastero 40, 65. 120, 123, Aurelius Bassus 91 Belisario 69. 195 Broccoli. U. 257. 258
124.128.138.163.169.207.208 Aurelius Fortunatus137 Bellator. vescovo 257 Broilo, P.M. 174
Aquilinus. vedi 'AI<uÀivoç 132 Aurelius lulianus 169 Benedicta 246 Brllgnoli. P. 216
Aquinius303 Altre/ills Melitills 64 Benenatlls 305 Brusin. G. B. '3. 119. 121, 124. 125.127.128,129,130.131.133.
Aratol, vescovo 293 Aurdius Saturninus 224.274 Benian53 136.137.139.140.141.142.143.146,147.148.149, '50. 15 2•
Arcadia. imperatore 58 Austria 24 Bernard, E. 60 155.156.157.163.164.165.166.167.169.170.17), 182, 185.
Arche/aus 203 Avi Yonah, M. 67, 192. '93. 194. 195 Beroe 273. 276 188.190.193.196.198. '99. 208. 209. 210, 211. 212. 2'3. 215.
Arezzo 131 Avitianl usi 299 Bertacchi, L. 40. 122. 123. 127. '30. 143. 144. 147. '48.149. 218,221,277
Argyropolis 47 Avramea. A. 287 150.155.157.158.163.179.180.181.185.189.198.208.209. Bruun. P. 13, 90. 126, 156
Aristeas 287 Ayoun Mousa 153 210,211,212,213,214,215,217,223 Bulgaria 46.191.269.27°.271.272,275.277,279.288
Arles 22, 142, 241, 292 chiesa delle sorgenti di Mosè 153 Bertolini. D. 178 Bulié, F. 146, 160. 180. 198
Armellini. M. 69.74 Babbills131 Bdevliev. v. 46, '91, 269, 272. 273. 274. 275. 276, 277, 278. Buonocore, M. 232
Artemidora 253 Bablldri. F. 202 279. 280. 288 Buonopane, A. 145
Asella113 Bacchasll2 &tpa Vloç 286 8uora, M. 141, 163
Asellica 113 Bacco, s. 71 Bevagna 94 Buraidus. presbytef279
Asellus113. 132 Bacius Valerills35 Biamonte, G. ,8.89.1°4 Burdigala '35
Asia Minore 55. 276
Asimakopolos-Atzaka, P. 151
Bagatti. B. 26. '52. 156
Balcani 55 I Bil<top35
Bictora 46, 80
Byzacena 36
Cabra 301
Aspasia 95 Baleari. isole 24 Bierbrauer. V. 215. 23' Cabrol. F. 36. 251
Asteria 194 Balerius36. 125. 167 Bilotta, M. 190 Caecilius '31
Astius Dinamius 55 BaÀ'lç. vedi Va/ens132 Binazzi. G. 66 Cnelestino13
Atanasio 295 Baleria Zoes 93 Biscanti. F. 39. 7), 75. 78. ,65.262.284.288 Caesia 1)2
Atene 43. 46, 66
Museo Bizantino 66
BaI!/3WÀro 276
Bavétw 289 I Biscop. J.L. 71
Bitinia 276
Caesia Donata '32
Caesius13 1

~
Scuola Archeologica Italiana 282 Bandy. A.c. 47. 282. 283 Bizone. vedi Kavarna 276. 277 Caesonia Heraclia 112
Aterio Florenzio, vedi Marcus Aterius Florentius180 Barba 219. 272 Bletius Aurelianus 112 Caesonia Nica 112
Athanas;us 302 Barbara 110 Bloch. H.58 Caesonius Candidianus 1'2
Athanassiadi- Fowden. P. 54 BarbaruS78 Blossius Urbanus 80 Caesonius Narcissus 112
Attica 47 Barbes 199. 219 Bobba, vedi Robba • martire 53 Caillet.J.P. '5, 142• 234
Attila 186, 205 Bapj}Éooooç 200, 208 Boldetti, M. 127 Calabria 23. 84
Attis58 Barcellona 22 Bollini, M. 231 Calcedonia 286
Atzaka. P. 289 Bardy. G. 59 Bonlìoli. M. 125, 132. 214 Caldelli. M.L. 255
Auchenio Basso. vedi Anicius Auchenilts Basslts 256 Barella. P.33 Bonifatia 35 Ca!derini. A. 119. "34, 139
Augurina 113 Barkòczy. L 81 Bonifatills 35 Calisse. C. 239. 241, 242
Augusta Traiana. vedi Stara Zagara 272 Bamea. I. 270. 274. 275. 279 Bonn 235 Callidromus253
Augustodunum Il Baronia. C. 99 Bononia131 Callisto. papa '4
AÙP(i)À.loç) Kupivoç 176 Barsaina 130. 199 Bonos274 Calvario 67
AuT(elius) A urelianus. vedi Aurelio Aureliano 179 Barzon, A. 154 Bonosa, martire 261 Calza. G. 112. 251. 257, 264
lA ]ur(elius) Vitalis 169 Basiliade 68 Bonosus, vescovo 293 Cambus52
Aura Veneria 224 Basilio 263 Boppert. W. 23 Campania '90,256
Aurea. vedi Cryse. martire 258 Basilio di Cesarea. s. 68. 77 Borium60 Cana66
Aure/ia 132 Basilio Magno, vedi Basilio di Cesarea 77 Borriello. E. 89 Candido, martire 92. 99. '05
Aurelia Chyriace 101 Basilius iuniof, console 232, 245. 246 Bosio. A. 87. 98 Cangas De Dnis 301
Aure/ia Damas168 BéLacra, vedi Bassa 95 Bovini. G. 15, 142, 143. 144. 145. 146. '47. 148, 150. 156. 203. Canti Polichetti. M.L. '90
Aurelia Isevera 136 Bassa. vedi Mcrcra 95 214, 219,252 Cantilla46
Aurelia Marcellina 274. 275 Bassinus 220 8ozzini, P. 108 Cantino Wataghin. G. 208
Aurelia Maria 134, 136. 168 Basso 168 I Brandenburg, H. '5.252 Capenas. ager 23
i

308 i 30 9
!
cl
INDICE DEI NOMI E DEI LUOGHI
INDICE DEI NOMI E DEI LUOGHI

Cappadocia 68, '91, 276 Cjvita~; Tusuritana 36 Cucurrus112 Diocleziano, imperatore 180, 245, 283
Caracalla, imperatore 16 Civitas Vetula, vedi Civitavecchia 242 Curuni, S. 281 Diogenianus 140
Carletti, C. Il, 12, '3, 22,32,40, 63, 74, 75, 76, 90, 97, 107, Civitavecchia, vedi Centumcellae 239,241,242,243,244, Cuscito, G. 27, 36, 4', 65, 81, "9, 120, 121, 122, '23,124,125, Dionisio 83
135, 137, '51,155,178,23 2,23 6 , 246,249 13°,13 ,13 2,133, 1J4, 13 6 , '37, 138, 139, '4°, '45, '48, 158,159, Discoli034
chiesa di s. Maria 243 '
237,245,248, 287 ,64,16.5, 16 9,170 ,175, '79, 185,186,188, '90, '95, '96,200, Dizas224
Carlini, A. 157, 159 chiesa di s. Pietro 242 206,209,211,213,214,215,216,218,220,221,222.224,225, Djemila 55
Carraro, G, 215 Museo di Civitavecchia 247 23.5,274, 277 Domnica280
Cartagine, 24, 40, 53, 55 via Leopoli 242, 243, 247 Cyriace 149, IS0, '.5 1, '.54, 179 Dornninus196
area archeologica di S. Monica 24, 27,4° via Morosini 242, 243, 247 Cyriacus '5', '.53 Donalianus 194
Casatecus 272 Clamosus 220 Cyrinus, martire 92 Donato, vescovo 261
Cassia Faretria 84 C/arissima 122, 189. 202, 210, 211 Dacia Ripuaria 27.5 Donatus44
Cassino 141 Clarke,G.W.138 Dacco13 1 Dora 67
Cassola Guida, P. 122 Claudio Giuliano, vedi Giuliano l'Apostata, impera. Daim lo1lJ2'5 Dos Hermanas 295. ]01
Castrum Novum 24' tore 54 Da/m[atia] 215 DuboiS,].99
Cattaneo, R. 193 Claudius Aure!ius Reginus 93 Da/matia 132 Duchesne, L. 69, 241
Cavallaro, M.A. 81, III, 213, 274 Clemente Alessandrino 43, 79 Dalmazia 188,289 Dujcev,!. 27', 273, 274, 275, 279
Cecchelli, C. '42, '45, '46, 149, 152, '55, '57, '58 Cleomene, vedi Filomene '77 Damaso, papa 26, 27,33,4°,62,160,260 Dulcaia248
Cehegin 295,3°2 clodius Hermogenianus Caesarius 57 Daniel, vedi Daniele profeta 30 Duval, N. 25,36,40,55,169,189,190,191,212
Cencelle, vedi Leopoli 241 Clodius Insteius Flavius75 Daniele, profeta vedi Daniel30 Duval, y. 23, 25,50,51,52,53, 160, 296, 297, 298,3°3,3°43°5
Cencetti, G. 128 Coccia, S. 257 Dalivus52 Dvornik, F. 277
Centumcellae, vedi Civitavecchia 23, 230, 2]9, 24°,241, Commodo, imperatore 15 De Capitani d'Ar2ago, L. 146,180,198 [E)OOell!liç]210
242,244,245,246,247,248,249 Concordia 124, 128, '34, 158, 17], 174, 'n. 178, 179, 180, 181, De Gaiffier, B. 62,68 [E)OOÉll!tOçJ 210
Cerbonia ,68 182, ,83, 184, 186, 187, 188, 2'5, 222, 223, 224, 277 De Labriolle, P. 59 [Eleu] tems '70
Cesarea 68, 99 Conde Guerri, E. 78 De Plinval, G. 59 [Eu Jstatia, vedi Poemen 112
Cesario di Arles, s. 294 Constantia 182,184 De Rossi, G.B. '2, '3, 21, 33, 35, 36, 44, 66, 67, 68, 69, 110, Ecate 58
Cetulicus 136 Constantinos 209 193,243,248,258,260,261,278,287 Ecelesiodoro, vescovo 285
Chapot, V. 7' Constantius 4°,78 De Ruggiero, E. 54, '12,255 Eck, W.61
Chastagnol, A. 55, 57 Contantic1nus 279 De Vit, V. 63, 64 Edessa 288
Chiusi 22, 64, 67, 126 Coo 47,1.51,194,287,289 Decio, imperatore 241 Efeso .59
catacomba di Monte s. Caterina 126 chiesa di s. Giovanni '94 Decius277 tempio di Artemide 59
catacomba di s. Mustiola 64 Corbett, S. 109 Deckers,].G. 30, 31, 32 Egeo 64
Cicero81 Corbo, V.c. 72 Degrassi, A. 6.5, 134, '35, 14.5, 189, 196, '97, 202, 203, 215, Egger,R 212
Cicerone 111 Cordova 294, 29.5 219,220,236 Egitto 40,59,254
Ciconias64 Corinto 47 Deichmann, F.W. 'S, 60, 252 Elatea 66, 67
Cilicia 4', 46, 169, 176, 276, 284 Cornelia Puula 15 Deir Seman, vedi Te!amissus 70 chiesa di Panaghla 66
Cimitile 27, 62, 67 Cornelio, papa 24' Del Covolo, E. 11 Eleutherna 286, 289
Cipolla, C. 18, Cornell, T. 44 Delehaye, H. 99, 277 chiesa di s. Michele Arcangelo 286
Cipriano, s. 100, '93 Correnti, F. 240, 242 Demeas, vedi 6T]1lÉaç 59 Elia, patriarca 4°,214,277
Cirene 47 Cos 289 Demetriade 77 Eliodor0289
Ciriaco 63 Cosma c Damiano, 5S. 202, 276, 277 Deogratias 303 Eliopoli 60
Ciriaco, martire 257 Costantina, città 7', 303, 304, 30.5 Descombes, F. 23, 34 Emona, vedi Lubiana '95
Cirilla di Laodicea 275 Costantini, C. 143, '44, '45, 146, 152 Dessau, H. .54, 123, 185, 218 En-Gedi193
Cirta, Atti della Chiesa 196 Costantino, imperatore 22, 33, 80, 240 Deus 64, 196, 255 Ennabli, L. 24,4°
Città del Vaticano 40, 79,160 Costantino, foglio di Eraelio I 283 6'lllÉro;, vedi Demeas59 Ennodio26
area del Phrygianum 58 Costantinopoli 54, 276, 28.5 6T]1l1J'I:Pia284 Epaphroditus 262
basilica di s. Pietro 81, 16o, 213 Costanza, S. 99 Di Berardino, A. 39, 48, 77 Epictetus episcopuS241
Grotte Vaticane 84 Costanzo, imperatore 59,177,241 Di Stefano Mamella, !. 75, 79, 80, 82, 83, 84, 254, 256, 260 Epifania 287
Musei Vaticani 79, 82, 83 Creta 47,281,282,28.5,286,287,288,289 Di Vita, A. 281, 283, 286 Eraelida, vescovo 260
Museo Pio Cristiano (ex Lateranense) '3, 16, '9, 40, Criscuolo, L. 224 Diehl, E. 44, 63, 66, 127, '31, 160, '75,178,179,180,22,,223, Eradio I, imperatore 283
63,68,261 Cristo '7, 18, '9, 3',35, 36, 59, 77. 84, 126, 15', 1.56, 166, '74, 233,25',255,295 Eraclius 203
Museo Sacro Vaticano 31 261,278,287,288,289 Dio 16, 59, 60, 64, 73. n. 90, 9', 124, '5', '52, '56, '59, 160, Ercolano. martire 261
Cimletti, G. 187 Cryse, vedi Aurea, martire 2.58 17', 17G, 256, 261, 289 Ercole .53

310 311
INDICE DEI NOMI E DEI LUOGHI ìI INDICE DEI NOMI E DEI LUOGHI

Furia Firmina Gaudelltia 131 •All<iotaKtoç 284.288


Erculianus 182. 184 Fenicia 40. 60. 82
Fumos Maius. vedi Hr AIn Fourna 303 Giovanni. s. 66
'EpJ.uxijç] 90 Ferrari, G. '5'
Eros 44 Ferrua. A. 11. '3. 14. 22. 24, 28,3 1,3 2, )), 34. 40, 44. 63. 64.
I Ga] udiosa 247 Giovenale, G.B. '54
Gabriel 304 Girolamo. s. 36. 68, 77, 128
Estricaro, console 15 74.80.81,88.90.94,95.97, '09. 110. 123. 12 7. '3 • 13 2•'35.
' Gabriele. arcangelo 287 Giuda 232
Eszeki, vedi Mursae54 '36.'39.14°,151.152.160. ,68.178. '79. 19 6•2'0.2\4.218.233.
Gades 295 Giuliano l'Apostata. vedi Claudio Giuliano. impera-
Eucrafius 111 234.252,262.26",278.279.282.283.28",287
Gaianus202 tore 55. 57. 58
Eudocia. imperatrice 283 Février. P.A. 12
Galal ta]183 Giuliano, vescovo 272
Eudossia 112 Filemone 95
Galal tia1183. 184 Giulio l, papa 109
Eufemia 211 Filippi. G. 11. '9
Galatia 183 Giunio Basso 84
Eufrasio, vescovo 219 Filomene, vedi Cleomene '77
Gala2ia 65. 113 Giustina s., martire 225
E1Ì<pp<Xtiiç286 Filumena '3
Galilea 66 Giustiniano. imperatore 277, 283. 286
Eu/rata 258 Fink.J. 152
Gallia 22. 55, 29' Gnirs, A. '45. 146. '54
Eugenio 58 Fiocchi Nicolai, V. 73. 75, 81, 88, 101. 103.111.113.24°.241.
Gallonia 114 Gorgo al Monticano 178
Eulampios 289 242.243,247.249,254,256.258.259,262.284
Gasperini. L. 283. 286 Gorgonia 90
Eunoml iusl,83 Fiorio Tedone. C. 216. 217
Gatier. P.L. 71, 289 Gorgonio. s. 3'
Eunom[ US]183 Firenze 183
Gatti. G. 107, "4 Gori, A.F. 36
Eusebia 277 Firmilla 18
Gattule 112 Gortina 283. 285
Eusebio. s, 99 Firmina, s. 241
Gaudemet. J. '42• '43 basilica di Mitropolis 286
Eusebius 129 Firmus80
Gauthier. N. 23 basilica di s. Tito 286
EUcrKIU 114 Fison 258
Gaza '92 Pretorio 283
EusIochiané 47, '94 Fiumicino 57
Gazzola. P. 181, 216 Gose. E. 23. 210
Euterio '54 F~ avia) Leontia 280
Ge[ minius] Demletrialnu[s] 200 Grado 23, 41. '40, '42. '45. '47. '49,158.163,165,17°,184,
Euterpe 47 F~avius) Ala ta ncus 224
Geminius)6 .87.189. '90. 194. 195. 196. '97. 198. 199, 200. 201. 202. 203.
Eutimius44 F/(avius) Aparenta '35. 221
Genfell, B.P. 278 207.211.214.234.235.277
Eutropio. martire 26, FI(avius) Consrantius280
Genserico 51 basilica di piazza della Corte 147, 207. 211, 214
Eutropos78 F/(avius) lovinus 84
Geon258 basilica di piazza della Vittoria, vedi piazza Biagio
Eutussea. vedi Eudossia 112 FI(a vius) Moco 276
Georgia, vedi Iberia 222 Marin e piazza della Corte 184. 194. 198, 214
Eutychiane15' FI(avius) Seberianus 112
rEWpylOç 286 basilica di s. Eufemia 40, 4'. '45. 149. 158. 163. '70.
Exsuperius 169 Flavia '32
Gerapoli, vedi Hierapolis ". 16. '7, ,8.176 184. ,85, 189. '90. 194. 195.196.198,200,201.203.211.
Fabio Crispino 263 Flavia Prima Amevania 94
Gerasa '93 212,213.214.235
Fabiola 68 Flaviano. s. 241
chiesa di ss. Cosma e Damiano '93 basilica di s. Giovanni Evangelista 214
Fabretti. R 127 Flavius 13'
Germana 9) basilica di s. Maria delle Grazie 163, 165. 185. 195. 196.
Fafflla302 Flavius Crescens112
Germclnia, 22, 23. 106 202.203.207,211,213,215
Falla Castelfranchi, M. 28, Flavius Herotimus)6
Germanus78 piazza Biagio Marin, vedi piazza della Corte e piaz-
Farioli. R '52. '90 Flavius Nicoleon74
Germia 65 za della Vittoria 147, 184. 214
Fasiolo, 0.156. '57 Flavius Satur[ninus} 40
santuario di s. Michele 65 Gran Bretagna 24
Fasola. U.M. 89, 98. 99. 108. 208, 258. 263 Flora '32
Gerontius 46 Granada. vedi l/iberris 24.295.3°0
Fatale, C. 89 Florentia 275
Gesù Cristo 66, 287. 288. 289 chiesa di s. Maria, detta Alhambra 300
Fausti. R. 103 Floridus 303
Giacobbe 289 Gratziou. O. 288
Faustinia! na 1,83. 223 Fogolari. G. '74. ,8,. 182. 183, 184, 216. 219
Giezi 23z Graziano, console 26]
Faustiniana 174.176. ,81.183.184.185 Forcellini, E. 63, 64. 196. 274
Forlali Tamaro. B. 40. 120. 121. 122.125.126.129. '30. '34.
Ginés)02 Grecia 66, 'S',
'91.276,287.289
Feissel. D. 55. '92. 275. 288
Giobbe 232 Greeven. A.G. 127
Fe/eXl96 136. '39, 146, 165, '74, '75. '79. 21 5. 216, 220. 221. 223
Giona '55 Grégoire. H. 290
Felice e Adautto. ss. 3' Formoso. papa 262
Giordani. R 257 Gregorio Magno. s. 21. 2)0, 2]4. 2)7
Felice IV, papa 276 Fortunata 93
Giordania 7', '5'. '91,194 Gregorutti. C. 202
Felici. S. 76. TJ, 79 FortuniuS75
Giorgia 19) Griesheimer. M. 233
Felicissima 46, 82 Francia 22, 23
Giorgio, s. 71 Grossi Gond~ F. 25.)0. 127.129. 133.139, 146.160, 198.222.245
Felicita, martire 100, 114 Frey. J.B. 124
Giorgio. vescovo 294 Grossi. V. 39. 48. 77
Felicitas236 Frigia 16, '7. '9. 22. 99. 176
Giovanni 285 Grume!. V. 283
Felix 44.196 Friuli 163
Giovanni Crisostomo, s. 43, 79 Gsell. SI. 52. 53
Felix. episcopus 305 Fulda ,06
Felle. A. 233 Furia '32
Giovanni. detto Abastaktos. vedi 'lwétvVllç o Kuì Guadix301

]1]
]12
194,197,278,282,288,290
Guderit199
G adiliv(a) 295
INDICE DEI NOMI E DEI LUOGHI

Guarducci, M. Il, 14,43,47,59,66, 114, 126, '32,15 , '710


'
Illirico 270
ImmoJal99
Impallomeni, G. 177
Impo~ tunusJII3
ì Jarè Moghara 71
Jativa 295,3°2
Jesolo 187, 188, 195, 234
INDICE DEI NOMI E DEI LUOGHI

Janssens,J. 25,340 35, 45, 76, 84, 90, 93, '36, '38, 169, 253, 275 Lega, C. 75, 79, 80, 82, 83, 84
Leo '54
Leo officia/is annonile40
Leon, H.J.'34
Guelma 70 Infan[ tiusl'97 Jitta, Z.J. 188 leone 11]
Guidobaldi, F. 192 Innocj entia!197 Josi, E. 87, 88, 89, 90, 91, 92, 93, 94. 95, 98, 99, '00, 101,102, Leone Magno, s. 8" 2'3, 293
Guiglia, A. 192 Innocentius 299 lO]. 104, 106, 108, 240 Leone III, papa 68, 261
Glil Bagtche 289 Innocenza, diacono 22 Jugoslavia '90 Leone IV, papa 24'
Guyer, S. 176 Insolera, G. 24' J ul'ado, J. 300 Leone XIII, papa '7
Guyon,J. ".l lovillino ,87,189,198,215 Jmgens, H. 43, 78 Leoniano, vedi Leollianus 277
"HÀloç 284 'loxivvTjç (; Kcxì APU<JtCXKtoç, vedi Giovanni detto Kahler, H. '47, 155 Leonianus. vedi leoniano 279
·HpaKÀ.l'loç 284 Abaslaklos 284 Kaibel, G. 121, ,28 Leontia 46, ,68,208
Habram33 101 annes!l54 Kajanro, I. 90, 113, '32, .83,218,254,259 Leontopolis, vedi Zaliches 222
Haidra 24, 40, 55, 298, 303 lo[seph J'54 Kallion 289 Leontzius]05
Hamman bou Hanefia, vedi Aquae 5irenses 53 loellus '99 Kalliopos 55 Leopoli, vedi Cencelle 24'
Hamman, A. 80, 92 lohanneS277 KcXplKoç '4 Lesbol94
Hammat-Gader 19 lohann[es] 247 Kaucana 190 chiesa di s. Andrea 194
Harper, R.P. '91 lohannis 104 Kaufmann, C.M. 64, 136, 245 Lettich, G. 134, '74, '75, 176, 1770 178, '79, 180, ,81, ,83,222,
Harran 71 /ohannis RDmeus 65. 220 Kavarna, vedi Bizone 276 223,277
Hausschild, Th. 243 lovia 220 Keil,J. 4', 169, 176 Libero 58, "3
Heliodora 262 lovianu.<; 114 Kelibia303 Libia 60
Henchir Akrib 303 Ippolito, martire 260 Khattabiyah '50 Licinia Amias 18
Henchir Fellous 303 chiesa di ss. Giovanni ed Elia 15a Licinio 80
Jppona 50
Heraclius 93, 112 Kherba des Aouissat 52 Licordari, A. 253
/rene 32, 46 '78
Herakleion 287 Khirbet e1-Maqati '94 Lifshitz, B. '92
Irmea '78, '79
'HpaKÀnoç ,6 Khirbet el-Murassas, vedi Maale Adummim 72 Lione 22,141
!sacco 243, 289
Hérault, vedi Minerve 293, 299 Isacio, esarca 231 monastero di Martyriu572 Lisislrato 253
Liverani, P. 80, 83
HercuJanuS262 Iside 58, 60 Khirbet Susiya 193
L1ewelyn, S.R. 287
HercuJianius 182 lsidoro, lettore 43 Kirsch,J.P·103
Herculianus 182 Tlmç60 Kissamion 287 Longino, s. 7'
Lorenzo, s. 33, 64
Hercnn;us 110 Israele '9' Klapsi 15'
Lorenzon, G. 215
HeriJallo Isses, beato 192 Korikos 41, 46
Loreti, A. 89, 104
Her2feld, E. 176 Istria 124 Korten 280
Lorincl, B. 24
Hierapolis, vedi Gerapoli 17 lIalia 22, 23, 62, 66, 70, 126, ,64, 188, 190, 192,229,231,233, Kosmàs47
L(ucius) Marcius Rufinus 64
Hispalis 301 235, 247, 289 Kramer, K. 23
Lubiana, vedi Emona 195
Hoffmann, D. 174, 195 lubiilllUS 196 Krautheimer, R. 109, 16o
Lucceia 84
Homobonus 247, 249 luda 112 Krit2as, H. 285
Lucera 232, 245
Honoratus 301 lal[ iO/w J,82 Krivnja 274
I.ucerniogo
Hr Aln Fourna, vedi H,fnos Maius 3D] lu/ia 93, '32 Ktima 197
Luda, 5. 114
Hunt, A.S. 278 lulia Apronia 248, 249 Kuru Dere '91
Lucilla, figlia di Marco Amelio 17
[lus]tinus113 lulia Calliste 19 Lallckoronski, K. '42, 149
Lucias Aurelius Arianus Symmacus Phosphoryus 57
lacumin, R. '50, '55, '59 lulia Eunia 264 Lanzoni, F. 241
Lucius luJius Euresius Fi/etm 253
!anuariu5 145. 147. 148. 149. 153. 180,202 lulia Ravenna 178 Lasci(v)us81,113
Lugli, G. 158
Ibahernand0302 la/iana 303 Lauer, Ch. 241
Luni 234
chiesa di s. Maria 302 luliane 130,132,151 Laurentius 2n
Lur;a Fe!icitas74
Iberia 29' lulianas 303 Laurentiu5. vescovo 296
LllSeni" Tallusa 9'
Iberia, vedi Georgia 222 lalias Honorias 55 Lazio 192, 240
Lusuardi Siena, S. 215, 2,6, 217, 218
Iesolo vedi Jesolo '45, 215 [uiius Marias Si/vanus 40, 78 Lazzaro ]1, 115
Lympidius 299
Il Cairo 278 fusta 2]0, 246 Le Blant, E. 300
[M)aximus 182, 184
Museo Copto 278 IllSlus 82, 138 Le Fleix 294, 300
[Me Indiclls, vedi [Mu Indicus 249
lliberris, vedi Granada 295,3°0 Jaeopi, G. 191 Lea93 M(arcus) Aterias Florenlius, vedi Marco Aterio Flo-
Illiria 55 Jalabert, L. 7', 72, 278 Leclercq, H. 36, 68, 251, 282
renzio 179

314 315
INDICE DEI NOMI E DEI LUOGHI INDICE DEl NOMI E DEI LUOGHI

M. Aw( elius) I··· 1252 Marius 94 Micheli, M. '90, '92 NòWo.94


Ma'ale Adummim, vedi Khirbet el-Murassas 72 Marletta, C. 242, 247 Mietke, S. 30, 31, 32 NonnitéJ131
Macedonia 47, 55 Matrou, H.1. ,6o, 292, 293, 294, 299 Mikae/304 Nonno, diacono 191
Mactar 24, 40 Martana21g Milano 22, 33, 36, 62, 66, 67 Nonnos209
Madaba 71 Martha2 1 9 basilica di S. Ambrogio 33 Nonnos{ usI 209
Madalger 102 Martino di Tours, s. 294 Biblioteca Ambrosiana 36 NonnuS2n
Maffei, S. 216, 243 Martinus 214 Milliade, papa 25 Nordberg, H. "4, 126, 127, 133, i34, '35, 136, 245, 263, 273
Magen, Y. 72 Martirio, martire 53 Minerve, vedi Hérault 293, 299 Norico '35, .83
Magna Mater58 Marlos300 Mir'iìyé288 Numerius Proiectus 58
Mahidjba 303 convento di s. Francesco 300 MirabeUa Roberti, M. "9, 122, '43, '47, 148, '52, '55, '57, Numidia276
Main 7' Marturia 263 182,184,198,200,201,212,214,215,218 Numidiano, s. 100
Maiulus102 Martyrius, vedi Martyrys 12 M6csy,A.81 NUlZO, D. 254, 256, 257, 258
Mw..Xoç 27, 200, 208 Martyrys, vedi Martyrius 124 MoesiéJ InEerior222 Odessos, vedi Varna 46,2]\,2]3, 274, 275, 2')6, '78
Malchos, vedi MaÀXoç 2')6 Maru vedi Marus 210 Molajoli, B. 219 Oescus275
Malchus 208,211 Marucchi, 0.13. 107, 109.111,114,143.241,261 Mommsen, T. 170, 214, 220, 224 Ognibcne, S. 89
Malisa 36,125 Marus vedi Maru 210 Monachino, M. 68, 69 Okasha, E. 24
Mallardo, D. 24' Massen2ia 168 Monceaux, P. 146, .80, 198 OIimpia 41
Mallio, P. 112 Massenzio, vedi Maxentius 279 Monica, madre di Agostino 258 0limpi04°
Mamma 183 Massimino Daia 5S Monnazzi, P. 282 Olonle, vedi Poros 289
Mammula 183, ,84 Massimo, console 15 Montanus subdiaconus 299 010n2ac 299
Mandras<i> uS2 53 Mastichari 47, '5 Moreau, J. 160 'Ov'lc:ri~1135
'
Mango, C. 65 basilica di s. Giovanni 47, '5' Moretti, L. '34 Onorato, vescovo S3
Marangoni, G.• 27 MéteP'l200 Morey, Ch. R. 3', 3', '5' Onorio, imperatore 57
Mara, M.G. 163 Matthews, G. 44, 58 Morey, C.M. 74 Opi/io 225
Marcelliano, s. 24' Matthiae, G. 237 Moro, P.M. 215 Oran052
Marcellina '47, 2'4 Maurenzio, presbilero 174, 176,22) Mosè, profeta 32 Orfeo 257
Marcellino S0 Mauretania S0, 53 MOUV<Jl]ç llpoql'l1a 32 Origene 43, 79
Marcellino e Pietro, ss. 3' Mauro, s. 225 Moutcrde, R. 7',72,278 Orizov0275
Marcello, prefetto del pretorio, vedi Marcel/us, prae- Mauro, vescovo 143 {Mu jndicius, vedi {Me jndicus 249 Orlandi, S. 75, 79, 84, 256
fectus Gal/iarum 292, 293 Maxentia '33 Munier, Ch. 39 Orsi,P.218
Marcel/us, praefectus Gal/iarum, vedi Marcello pre- Maxentius, vedi Masscnzio 279 Murgio199 Osroene71
fetto del pretorio 299 M,lximus 36,52, 82, 110 Mursae54 Ossiartha 84
Marche 82, 106 Mazzoleni, D. '3, 22, 23, 25, 26, 27, 28, 32, 39, 40, 61, 63, Napoli 99 Ossirinco 43, 276, 278
Marchesan Chinese, G. 214 67,]3, 74, 75, 79, 81, 87, 89, 90, 9 , 9 2, 97, 98, 107, 110, 124, Narbonnc 292, 299 Ostia 58, 124, 25', 252, 255, 256, 258, 264
'
Marciana 129 125, '30, '3', '41, 145,146, '47, 148, '5', 164, 166, 167, 178, basilica di s. Felice 293, 299 basilica di Pianabella 254, 255, 257
Marciano, vescovo 170 18,,184,205,206,210,215,217,221,222,223,229,230, '31, chiesa deUa Notre Dame dc la Mayor 299 chiesa di s. Aurea 252, 257
Marcianus 171, 259 232,233,235,239,240,243,244,246,247,248,249, '5', 259, Museo del Palazzo Arcivescovile 299 chiesa di s. Ciriaco 257
MarcilletJaubert,]. 25 260,26.,262, ,63, 264, 269, 273, 274, 278, 281, 284, 288, 29' Museo Epigrafico 299 chiesa di s. Ercolano 256
Marco .6 Medina-Sidonia 294, 295, 300 Narsete 60 chicsa di s. Lorenzo 256
Marco Aurelio Isidoro, sive Acacio 95 Melleus246 Nash Williams, V.E. 24 epigrafe di s. Monica 256
Marco Aurelio, imperatore 15. 17 Memmius VitréJsius Orlìtus HOllorius 57 Nautin, P. 60 tempio di Ercole 58
Marcon, E. IS0, 152 Menahem '92 Navigius, vescovo 297, )04 terme di Mitra 259
Marcus Aurelius Prosenes 15 Mendola Eguaras, A. '4 Neagortina 287 via degli Augustali 253
Marcus Curtius Victorinus 253 Menis, GL '5', '52 Neone 190 Ottato, s. 100
Marcus Salinator Martialis 253 Mennella, G. 23' NiéJru210 Oi'lpcroç '5
Margarita 247 Merida 27 Niceta, vescovo 211 Oxford 278
MOjlia 275, 278 Metklc, S. 33 Nicopoli 274 Biblioteca Bodleiana 278
Maria 33,100,278,287 Merten, H. 23 Niemann, G. '42 'OçUXÒÀloç 'AcnavOç 276
Maria, nave 47 Mcsembria 275, 278, 288 Nikasios, presbitero 289 P. Rubrills Agatbo '92
MarinI usi 217 Mesopotamia 276 Noè33 P. Rllbrius Jraphimus '92
Marinone, M. 232 Mezloug304 Noli, R. 24, 221, 222 Padova '54, 187
Marinucci, A. 252, 253, 254, 255, 256, 259 Michele, atcangelo 287 Nonius Rufinianus 262 Pais, H. 65,120,126,128, '33, '34, '37, '38,200,2.8

]17
INDICE DEI NOMI E DEI LUOGHI
INDICE DEI NOMI E DEI I.UOGHI

Potschenig, M. 5' Procopio 195 basilica dì s. Lorenzo in lucina 108


Palestina 67.99, '9°.254
Pettorio di Augustodunum 11 Proieetiòus 262 basilica di s. Maria in Trivio (in Xenodochio) 69
l'alias, D. 286
Proiecrus 299 basilica di s. Maria Maggiore 160
Pammachi068 Petuinia 1]2
Prosenes, vedi MafCUS AUfe/ius Prosenes 15 basilica di s. Maria sopra Minerva 69
Pamphilus 88 Philae 59, 60
l'roto 18 basilica di s. Paolo 44, 81, 213
Pana2Za, G. 215 tempio di Iside 59
Prudenzio 26, 33 basilica di s. Pietro in Vincoli 160, 233
Panciera, S. 124.139. 148. 151,19°,199.201,208,211,212,214 Philippopolis 273. 275, 276
Pubi io Marcello 80 basilica di s. Silvestro in Capite 106
Panfilo. martire 90. 92, 99, 101, 1°3, 105, 106 Piccirillo, M. 7,,186, '93, '94, 235, 293
Pani Ermini, L. 68,196,232,260 Puglia 245 basilica di s. Valentino 107, 108, 109, 110, 111,112,113, 114
l'ietti, Ch. 25. 79, 93, 108
Qal'al Sem'an 70 Battistero Lateranense 154. 237
Pannonia 105, 135 l'ietTi, L. 236
Paolina 68 Pietro e Paolo, 55. 31 Quacquarelli. A. 76. 77 Caelimontillm ,6
Quintlls8l Campo Marzio 57
Paolina cubicularia 274 Pietro, presbitero 274
Quiriacus 257 catacomba dei ss. Marcellino e Pietro 30, 32. 40, 78
Paolino di Nola, s. 26 Pietro, s. '7. 3'
Quirino, martire 99, 105 catacomba dei 55. Marco e Marcelliano 14.32,4°
Paolo, s. 3', 39, 76, 28, Pietro, vescovo 261
Qllodvuldells 9',99,101 catacomba di Aproniano 82
Paolo. ufficiale 80 Pillinger, R 24, 33, 271, 272, 274
Paolo, vescovo 295 Pimenio, vescovo 295 QllodvuJ~dellsl 253 catacomba di Bassilla, vedi catacomba di s. Ermete 87
Quodvultdeus 263 catacomba di Cale podio 14
Papario. vedi Petrus 200 Pinrherle. A. 43
Radford, R. 24 catacomba di Ciriaca 44,64. 81. 82
Parecorius Apollinaris '25 Pio, console 16
Ramsay, W.M. '7, 19 catacomba di Commodilla 16,31,41,46,63,78,80,
Paren20 65, 143, 145, 187, 188, 189,194,195,196,197,198, Pisinio 168
Pista 131 Ravenna 190, 23', 233, 236, 276, 277 83,236
2°3.215,219,234,236
Basilica Apostolorum. vedi s. Pietro Maggiore '90 catacomba di Damaso, vedi catacomba di ss. Mar-
basilica eufrasiana 236 Piste '31
basilica di s. Pietro Maggiore. vedi Basilica Apo- co e Marcelliano 40
chiesa di s. Tommaso ,88 Pistus 131
stolorum 190 catacomba di Domitilla '4,3',40,46,78, '33, 168
Parigi 53, 303, 304 Plesnii'ar-Gec, L. '95
Razgrad 274 catacomba di Novaziano 14
Museo del Louvre 53. 303, 304 l'leve n, vedi Storgosia '9', 272
Rebecchi, F. 178 catacomba di Panfilo '4, 32, 34, 63, 74, 87, 88, 89. 90,
Paris, 1'.66 Poemcn. vedi Eustatia 112
Recio Veganzones, A. 33, '07. 300 91,92, 93, 94, 95, 97, 98, 100, 103, 23 6
Paroli. L. 257 Pola 187,188,194, '99, 215
Recills 5imp/icills 17' catacomba di Ponziano 83
Pascasia 248 Polara, G. 56
Redcnla9 catacomba di Pretestato 75. 81, 278, 287
Paschetto, L. 256 Pollecla46 '
Refade 278 catacomba di Priscilla 12.13, '4.34,80,89,94,135,215
Pasquale I, papa 242 Polveriera, località 243
Renala202 catacomba di s. Callisto '4. 46, 63, 74. 78, 82. 84, 100. 278
Pasquato, a. 43. 79 Pomponius Felix 4°,215
Renault- Mediouna 52 catacomba di s. Ermete '4. '5, 16, 18, 22,)5, 87, 97, 138
Pastor Munoz, M. 24 Pontiane 91, 101
Restutus 65, 125.221,246 catacomba di s. Ippolito 35,102
Palllinlls '47, z14 Ponziano, console 16
Rey-Coquais,j.P. 41, 46, 47 catacomba di s. Sebastiano 27, 44. 48, 84, 287
Paulus31,221 Poroso vedi alonte 289
Rhomiodolou, K. 54 catacomba di s. Valentino 80, 81, 82, 97, 253
Pelagio Il, papa 69 Porto 57, 58. 68, 25', 189, 25', 252, 259, 26o, 262, 264
Ricci, C. 260 catacomba di Vigna Chiaraviglio 287
Pelliccioni, G. '54 basilica di s.lppolito 68, 259, 26o, 261, 262, 263
Rieti '92 catacomba di Vigna Randanini 90
Pelekanides, SI. 46, 47, '9', 194, 289 canale di Traiano 259
Rimel-Hazim 7' catacomba di Villa Torlonia 263
Peloponnes055 chiesa di ss. Pietro e Paolo 261
Rinaldi, G. 11, 65, 221 chiesa di s. Giovanni Calibita 262
Perda, T. 287 Isola Sacra 122, 259,264
Robba, vedi Bobba 53 cimitero di s. Lorenzo 79
Pere/lia 132 tempio di Iside 57. 58
xenodochio di Pammachio 261 Rogger, I. 199 cimitero dì Zotico 15
Pergola, l'h. 3'
Roma 12, 14, 17, 22, 23, 25, 27, 29,36,4°,45,47,56,57.58, Cimitero Maggioce, vedi Coemeterium Maius 74. 80
Peri, V. '7' Porto Torres 190
61,63,64,66,67.68,69, 7J, 74, 75, 78.80,81.82, .84, 88, Coemeterium Mc1ius, vedi Cimitero Maggiore 14,
Perin,].274 Portogruaro 174
Perpetua, martire JOO Museo Nazionale Concordiese 174 9°,97,99,100,105,107,113,124,127,128,134, '35, 154, 15 8 , 74,102
164, 178, 192,206,208,21),215,229,23°,236,237,24°,244, Cripte di Lucina, vedi catacomba di S. Callisto '4
Perraymond, M. 16, 69, 127, 23' Postumia Alcippe95
247,252,254,255,270,276,277, 278, 28 7 cubicolo di Leone, vedi catacomba di CommodilJa)1,
[Petrfonilla 84 Potentius 298
Petraikos, V. Ch. 289 Prato del Turco, località 243 arcosolio di Veneranda, vedi catacomba di Domi- 3440
Perronella martyr, vedi Petronilla 31 tilla31 Esquilino '58
Presente, console 15
basilica dei ss. Cosma e Damiano 237 Flabinia. vedi via Flaminia 110
Pctronia 132 [P/resenti"a 183, 184
basilica di Giunio Basso 158 ipogeo dei Flavi Aureli, vedi catacomba di Domi-
Petronilla, vedi Petronella martyr 3' Pretestato, vedi Vettio Agorio Pretestalo 56
Petrucci, A. 128 Prévot, F. 25,41 basilica di s. Agnese fuori le mura 44, 237 tilla '4
Primeniw; 82,208 basilica di s. Lorenzo fuori le mura (al Verano) ipogeo di Trebio Giusto 9'
Petrus31, 140, 210, 211, 212, 277
160,237 Memoria Apostolorum, vedi catacomba di S. Se-
Pctrus A/exandrinus 111 ProbUS217
basilica di s. Lorenzo in Damaso 160 bastiano 92
Petrus qui Papario '90, 200

]18 ]19
INDICE DEI NOMI E DEI LUOGHI INDICE DEI NOMI E DEI LUOGHI

Memoria degli Apostoli. vedi catacomba di S. Se- S. Maria di (bahernando 295 Sétif, vedi Sitifis 304 Stefano, diacono, vedi Stefanus diak( onus) 2n
bastiano 92 Savia-Amanzio 220 Settimio Severo, imperatore 16, In Stefano, s. 60
Monti Parioli 109 Sabiniano. vedi Sabino 260 Severj i lalllal 209 Stefano, vescovo 68, 261
Musei Capitolini '4 Sabinius Santias 83 Severa '32, '47, 217 Stefanus 202,203
Museo della Civiltà Romana 303 Sabino, vedi Sabiniano 260 Sgarlata, M. 109. 113. 262 Stefanus A/exandrinus. prosbitero 294,3°2
Museo Nazionale Romano 16. 18 Sabinus139 Shiloh '94 Stefanus diak( onus), vedi Stefano diacono 276
oratorio di s. Venanzio, vedi Battistero Lateranen~ ISlaburtilla "4 Sicilia 23. '90, 276 Stercorius 132. 200, 218
se 237 Sacco, G. 259,262.263,264 Sigi/iuS285 Stern, H. 100
Platania. vedi catacomba di s. Sebastiano 105 Sa[[arius 294, 300 Sila )04 Stiemion, D. 281
pons Va/entiniani. vedi ponte Milvio 57 Saint Loup 293 Si/o 259 Stobi '92
ponte Milvio. vedi pons Va/entiniani 57 Saint-Roch, P_ 40 Silvagni, A. 13.22,32,4°,63,67,74,90.97,106, 107. '51, Storgosia, vedi Pleven '9'
Porta Laurentina 257 Salemi 190.234 168. 178. 233 Stucchi, S. '43, '44, '46, 147. \5 6. 157
Porta Ostiense 258 basilica di s. Miceli 190 5ilvana21 Stuiber, A. '33
tempio del Bonus Eventus 57 Salona 65. 169 Simeone, stilita, s. 71 Styger, P. 88, 103
tempio di Apollo 57 Salonicco 54, 55. 287 Simmac057 Suder, W. 134
terme di Diocleziano 44 Salpensa 295, 301 Simmaco, papa 69 Sudis '32
via Appia 27.44,287 Salsa, s. 50 Simpliciol68 Sufasar 52
via Aurelia 107, 240, 243. 247 Sa/utius 299 Sinis 2]1 Susanna32
via Cornelia 107 Sambatio 272 Siniscalchi, L. 89, 104 Susini, G. 197
via Flaminia 66, 68,69,80.82,97,110. '07, 109. 110. 111 Sambo 199, 213 Siniscalco, P. n Swoboda, H. '42. '55, 214
via G. Spontini 87 Sarnuele. vescovo 71 Sinnad.99 Szombathely, vedi Savaria 8,
via Labica na:l' Sandanski 272 Siracusa 22, 47, 114. 164, 206, 278 [Thlarsilla '74, 223
via Lata 69 Santa Maria. M. 108 catacomb" di s. Giovanni 47 I lilgrjç sii ve] GenI elmsa 253
via Laurenrina 256 Sardegna 23.7°,19°.23' Siria 70, 7', 72, '90, 276, 278, 284, 288 0Eooul..oç 284
via Nomentana '4, 44, 80 Sartori, A. 230 Sisinio, martire 53 0E6&ùpoç 284
via Ostiense 3'. 107, 236. 256 Saturnina 262 SiSlo IlI, papa 25, ,6o Talgam, R. 72
via Paisiello 87 Savaria, vedi Szombathely 8, Sitifis, vedi Sétif304 Tanagra In
via Portuense 107 Saxer. V. 31,98.276 Siviglia 295 Tarragona 22, 243. 294,302
via Prenestina 15 Schlunk. H. 243 Skikda. vedi Rusicade 297, 304 Taurino, martire 261
via Sa/aria vetus '4, 67. 87. 97. 98. 100, 105 Schiinfeld. W. 68 [IKU]ÀaKlDç 63 Tavano, S. 143, 147, 148. '52. 155, '56,157, ,87, 208, 209, 212,
via riburtina 102 Schumacher, W.N. '57, 237 Smirne 290 213.221,223,277
Villa Borghese 15 Schuster, I. 33 Soada 72 Taziano 276
Romanus'38 Secondiano, s. 24' Sodini.j.P.71 Teano '90
Romu/us. vedi Urbicus 132 Secondino 80 Sofia, vedi Serdic. 271, 280 Tebe41
Rordorf. W. 76 Secundinus 126 Museo Archeologico 280 Tebe"·3 04
Rossi. A.M. 134 Secundus70 Sorrento 70 Tedeschi, C. 24
Rouis304 Seeliger, H.R. 30, 3',)2 Sotalle272 Te1amissus, vedi Deir Seman 70
Rufina di Concordia 222 Se\inunte 276 Soterichos 65 Telergma 297,)05
Rufìnus81 Sempronio Fausto 57 IoJtT]piç 284 Teoctisto. presbitero, vedi Teokristos 288
Ruggini Cracco. L 56. 58. 212 Sendefara 23' Sotgiu, G. 138 Teodoreto di Cim 276
Ruga, P. 236 Senea 131 Sotiriou, GA 4' Teodoro, arcivescovo 285, 286
Rupprecht, E. 2n UlttqtElll EtÀllpll, vedi Septimia Ilara 9' Sozomelle, 36 Teodoro, cantore 289
Rus Puerta 300 Septimia, vedi Septimia lIara 9' Sozomen068 Teodoro. paramonario '93
Rusicade, vedi Skikda '35. 297, 304 Septimia l/ara 9' Spagna 33.55, '35, '9 0 Teodoro, s. 7', 72
chiesa di s. Digna 297 Septimius Hermes 253 Spalato 189 Teodoro, vescovo 60, '42,143, '44, '52, '53. 154, 156, 157,
Rusticianus 202 Up<xlttoociìpoç 262 Spef<lOtius 274 '58, '59, 166
Rusticus episcopus. vedi Rusticusdi Narbonne 299 Serdica, vedi Sofia 270. 272. 27), 275, 277> 279 Spoleto 66 Teodosio, imperatore 58
Rusticus di Narbonne. vedi Rusticus episcopus 292, Serenulsl219 chiesa di s. Pietro 66 Teodosio Il, imperatore 59
293.3 00 Sergio. s. 7' Stahlin, G. 93 Teodulo 287, 289
S. Agata dei Goti 233 Serra, L. 190 Stara Zagara, vedi Augusta Traiam 272 Teofìlo 91, '01
S. Canzian d'lsonzo 184, 187. 194.195.198,2\5.218 Ses4 niusl212 Stefania 289 Teoktistos, vedi Teoctisto 287. 288
S. Francesco di Paola 243 Sesinius 197.21] Stefano 276, 283

]20 ]21
INDICE DEI NOMI E DEI LUOGHI INDICE DEI NOMI E DEI LUOGHI

Terentius 131 Tropea 46 Veneranda]1 Weinberger, G. 255


Terni "3 Trosia Hi/aria 123 V{enelria 219 Westmann, R. 26, 23'
Terranova 70 Tuiler, A.]6 Veneriosa 113 Wilberg, w.
214
Tertulliano 36, 43, 78 Tu/(I)ius Adeoda/Us 55 Velletia et Histria 27, 145,146, '47, .6", 182, ,87, ,88, .89, 194, Wil"e1m, A.U. 4,,169, ,]6
Testini, p, 25, 30, 98, 103,106,119,122,126,128,133,135, TI.lmanC272 200,201,205,206,207.210, 21J, 215, 217, 219, 224, 225, 234 Wi/ifara 2#, 245
136,138, '47, '52, '53, '57, '5 8 , '94, 233, 243, 260, 261, 270 Tunisi 303 Veneto 224, 274 Wilpert, G. 32, 237, 252
Teurnia 151 Museo del Bardo 303 Venezia '55, 224 Wischmeyer, W. 11
chiesa di s, Pcter in Holz 'S' Tunisia 22, 24. 55. 65, 19°,221 Venezie 188 Ycshua '192
Thala305 Turannius Leontius, presbitero 274 Veny, C. 24 Zaccaria, C. :w5
Thcmelis, p, 286, 289 Turchia 17 Vericundus 1J la Idal'a 222
Theoa'( orus] ,83, ,84 Tuscia 240 Ve[ ma] '39 laliehes, vedi Leontopolis222
Theodorus episcopus 142 TUSC1l5 Augurinus 112, ti] Vel macu/us] '39 lalissa 222
Theoa'( otl/sl183 Tyrrenia Honorata 256 Verona 18" 187, '94, '97. '99, 216, 2,8 lanchi Roppo, F. '5'
Theosebes '47 Ugonio, P. 87, 98 Cattedrale 216 Zebide '99
Thomas, Ch, 24 Vlup0220 Verralldo, G,N, "3 Zeno,s.216
Thylandcr, H. ,89,259,261,262,263,264,265 Umm al-Rasas '50 Veriano, s. 241 lenobis 275
Tiburzio, S.]I chiesa di s. Stefano '50 Verissima 129 Zesus Crislus32
Tigrana262 Um el-Halahil71 Verissimus 129 lilliacus, H. 26, 156, 231. 263, 273
Tigris 110, 258 Umbria 23, 82, 94 Vescere 100 Zimmer, G. 75
Tipasa 50, 298, 305 Unerico5 1 Vespu/a 218 Zosima, martire 261
basilica di s. Alessandro 305 Ungheria 24 Vettio Agorio Prete'lato, vedi Pretestato 56,57 Zovatto, P. L. 123,128, '45, '46, '47, '49, '54. 157,173, '79,
basilica di s. Salsa 298 Uppenna 35, 55 Vibusius Augu.5tinus H2 181,184,185,188, '90, 193, 196, 198, 200, 201, 208, 212, 213,
Tiro 4',46,47 Urbano, console 15 Viccentia79 2'4, 215,218,225,276,277
Tito, discepolo di s. Paolo 28, Urbino 78 Vicenza 182, ,87, '98, '99,200,201,215.235 lucca. R. 232
T( itus) Aurelius Aurelianlls 189 Vrbicus quis dicibatur Romulus 132 basilica di ss. Felice e Fortunato 182. 198, 20', 215, 235 Zucc"etti, G. 87, 88, 99, 100, 112
Tivoli 135 Vrsa 46, 79,219 VictoTl47,3 0 3 luglio 187, 215
Tombolani, M. 2'5 VrsiCll na ]170 Victora Augusta 57
Tommaso, diacono 153 Ursicinus 170 Victorina 112
Tommaso, s. 202 Ursinus16g Victonnus $1,129
Torelli, M. 240, 242 UrsUlUS220 Vienna 222
ToribuS2oo Vrsus "', 170, ,82, ,83, 184 Vienne 22, J4

Torraca, G. 249 Vaglieri, D. 2]2 Vignola, P. 181


Tortona 2]1 Val di Non 50, 53 Vigonovo 224
Toti,0.24 Va/ells, vedi Bai..'lCf '32 Villa 303
' Vak-nte, imperatore 57 Vincentia 46
Tours 27,67
Toynbee, C.M. 188, 196, 200 V.lentini, R. 87, 88, 99, 100, 112 Vincentius 125
Tracia 27', 276 Valentiniano I, imperatore 57 Vincenzo lI]
Trader,j.0.278 Valen1iniano Il, imperatore 57 Villcoma/us 249
Traianus 112, 253 Valentiniano lll, imperalore 59 Virginius 253
Trento '45, ,87, '98 ,224,234,277 Valentino, 5. "3 Vismara, C. 90
Doss '45, ,87, ,89,195,202,276 Va/entillus 70, ,26,167 Vitale #, 45, 79
Treviri 22,23. 135, 154. 206, 210 Valeria 13' Vila[ lis 1302
Liebfrauenkirche '54 V{ aie lria 219 Vilalio 9', l0'
Treviso 178 Valerio Veturio 260 Vitalis, vedi Va/erius Tzita 273
Museo Civico 178 Va( erius) Tzira qui el Vita/is273 Vittore di Vit. 5', 99
Trieste 36,41,81, '30, ,87, 189, '95, '99, 201, 209, 215, 220, Va/erius Cocillus Macus 253 Vives, j. 24,3°0,3°1,3°2
234 Va/erius Pardus78 Vivius Principius112
basilica di s. Giusto '95 Varius13 1 Vulié N., 255
basilica martiriale 41,13°,195,201,2°9 Varna, vedi Odessos 271 Xp'l0~6ç 156
basilica di via Madonna del Mare 81 Valicano, vedi Città del Vaticano XpICf1:6ç 279, 287
Tpoq>lll'l Mooo'l\'1] 276 Vejer De La Miei 294, 300, 301 XpICf~Òç M1Xtx~À rtxj3pI~À 278
Venantius 299 Waddington, W.H. 70, 7', 72

322 323
TAVOLE ILLUSTRATIVE

fig. 1- VATICANO, Museo Pio Cristiano - Ricostruzione del cippo di Abereio

fig. 2 - ROMA, Museo Nazionale Romano -Iscn'zione di Alexander (da s. EmICte)

325
TAVOLE ILLUSTRATIVE TAVOLE ILLUSTRATIVE

fig. 5 - ROMA, Catacomba dei 55. Marcellino e Pietro - Affresco con Daniele nella
fossa dei leoni

fig. 3 -ISTANBUl, Museo Archeologico - Cippo di Alessandro

fig. 4 - ROMA, Catacomba di PanfIlo - Vetro dorato con S. Agnese orante fig. 6 - ROMA, Catacomba di Domitilla - Arcosolio di Veneranda con lo dejimta intro-
dotta in cielo dalla martire Petronilla

]27
TAVOLE ILLUSTRATIVE TAVOLE ILLUSTRATIVE

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.,. .......=-.:-"'
~

fig. 7- ROMA, Catacomba di Panfilo -Iscrizione di Aproniane


~t~~~c, fig. IO -
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ROMA, Catacomba di Domitilla - Iscrizione del cavallaio Constantius


't .. _3..

AN ETIAYC.Al O O~'HC1M'H 'KA1H


XOY ME. NH E.l'Pl·nn-l1Hnro ETITA "KAA
lOYAIW NAIT'WN1'E.CCAPW"N
MH"NWN TI E. "N 'T E. J.J-- r.'P~VN 1'1''HW"N
fig. 8 - ROMA, Catacomba di S. Ermete· Iscrizione di 'OvTl"ll' TI (da una scheda auto·
grafa del de Rossi)

fig. 11 - ROMA, Catacomba di Priscilla -Iscrizione del/attaio Pomponius Felix e de/-


Io moglie Marcio

tep..,t\}p(T
or\N6IA CP€ POtJ
p-.CJ ov .
J

I P"TPoV
fig. 9- VATICANO, Museo Pio Cristiano . Iscrizione muLilo di Bocius Val"ius dalla cotacomba fig. 12 - TIRO, Sepolereto -Iscrizione del medico Anastasio
di S. Ippolito

]28
TAVOLE ILLUSTRATIVE
TAVOLE IllUSTRATIVE

fìg. '3 - TIRO, Sepolcreto -Iscrizione di Adelfia, venditore di tendoggi e suddiacono

fìg. 16 - VARNA -Iscrizione di Poolino cubicularia

w C~ AHe W CTtPb
fìg. '4- TEBE DI TESSAGLIA -Ismzione di Pietro, lettore ed erbivendolo
OC.I< CYXIOCA
TO'rNOMAKOCMAC
rmll,4.TPOCEN AS
K.A fAkli ~KAr,(.\NfT
ToN NATE O",'510tH(
TUJVE/\E DC nAPA C
"f'oy i"t /). N € 7t,A YCAT:
&MHN IOY.AIOYKAIN
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fig. 'l7 - CRETA -Iscrizione di Cosmas veterinario


fig. '5 - VATICANO, Museo Pio Cristiano -Iscrizione di Leontia, venditrice difritlelle

.130 .131
TAVOLE lll.USTRATIVE TAVOLE ilLUSTRATIVE

ME,M O RIA vIe


To~lt\JI l MPÀ.c E
MARTvR..Ef"R.-°ff
Sgvjv\ oCTAVlnvg
MAIS f ~ESo(.rò 0R6
°CTAVAPR ccl1L I
fig. ,8 - TIPASA -Iscrizione di Victorinus

fig. 20 - BENIAN' Iscrizione di Robbo

t====l1 \-)::::,_,=:::=",c'" ======================11


I(
Af t SAMAX)
tv\lf\JE~\ET
l À T I \I \ !\;\ARTV
..J C C L X>O< \1\ R. ES
.f

fig. 19 - SUFA5AR -Iscrizione dei martiri Maximus e Dativus fig. 2'- HAIDRA - Iscrizione di Astius Dinamius

332
TAVOLE ILLUSTRATIVE TAVOLE ILLUSTRATIVE

~o T H N E. I COLI
--

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.~

NTONtE- Né Wl'.

~ €OD.Wpoy

fig. 25 - UM EL-HALAHII. - Architrave con iscrizioneframmentaria di un ospizio

fig. 22 - ATENE, Museo Bizantino - iscrizione da Elatea

fig. 23 - ROMA, Chiesa di s. Maria in Trivio - iscrizione commemorativa di Belisario, presunlofondatore della chiesa

EN t· .'. UV-
A /}2i'.. N..' \
..r..t: I . (:lAJ
fig. 26 - URBINO, Museo Archeologico - Lastra del marmorario Eutropos, raffigurato nell'atto di rifinire un sarcofa-
fig. 24 - MA 'JN- Grafico di iscrizione musiva pavimentole dell'ospizio per pellegrini annesso alla chiesa occidentale go, proveniente dalla catacomba romana dei 55. Pietro e Marcellino

334
J
gj
335
TAVOI.E ILLUSTRATIVE TAVOI.E ILLUSTRATIVE

fig. 27- ROMA, Catacomba dei 55. Pietro e Marcellino -Iscrizione del pescivendolo lulius Marius Silvanus
fig. 29 - ROMA, Catacomba di Ponziano -Iscrizione del vetraio Sabinius Santias

fig. 28 - ROMA, Catacomba di S. Sebastiano - Corme filllerario (in gran parte ricostruito sulla base delle sillogi epi-
grafiche) del mimo Vitale

fig. 30 - ROMA, Catacomba di Commodilla -Iscrizione di Olympius, commercianle in 086"'tti d'avorio

136 137
TAVOLE ILLUSTRATIVE
l,
I
TAVOLE ILLUSTRATIVE

fig. 31- VATICANO, Museo Pio Cristiano - Iscn"zione mutila de/fornaio Mercurio fig. 33 - ROMA, Catacomba di Priscilla -Iscrizione mutila di un nataio

fig. 34 - ROMA, Catacomba di S. Sebastiano - Iscrizione del calabrese Ossiartha, v( ir) c( larissi mus)

fig. 32 - ROMA, Catacomba di S. Agnese -Iscrizione mutila di un venditore di prosciutti

339
-1

J
TAVOLE ILLUSTRATIVE TAVOLE ILLUSTRATIVE

fig. 37- ROMA, Catacomba di Panfilo - Iscrizione di Amantia

fig. 35 - ROMA, Catacomba di Panfilo - Iscrizione di EPMAI [C}

fig. 36 - ROMA, Catacomba di Panfilo - Iscrizione di Marius

fig. 38 - ROMA, Catacomba di Panfilo -Iscrizione dello vedova Germana

34° J41
TAVOLE ILLUSTRATIVE

1
I
TAVOLE ILLUSTRATIVE

fig. 39 - ROMA, Catacomba di Panfilo -Iscrizione di Clodius Priscianus (lCUR X, 26345)

fig. 41- ROMA, Catacomba di Panfilo - Graffiti di presbiteri su alcuni lo certi di intona-
co della nicchietta con Maria e il Bambina, distrutta ne/192o

fig. 40 - ROMA, Catacomba di l'anfilo -Ingresso al cubicolo doppio nel piano inferiore fig. 42- ROMA, Catacomba di Panftlo - Colonna angalare scavata ne/ tufo del primo ambiente
del «cubiculum duplex»

342 343
TAVOLE ILLUSTRATIVE

l TAVOLE ILLUSTRATIVE

fig. 43 - ROMA, Catacomba di Panfilo -Iscrizione con Ieri ere di porfido dedicalo da Vitalio
e Quodvuldeus ai loro patroni (ICURX, 26460).

fig. 45 - ROMA, Catacomba di Panfilo - L'ingresso 01 cubicolo veneroto con l'altare o blocco dinanzi all'arcosolio difondo
fig. 44- ROMA, Catacomba di Panfilo -Iscrizionedi Aur( eIia) Chyriace ancoro in situ sul
pavimento del cubicolo veneroto (ICURX, 263:34)

345
344
TAVOLE ILLUSTRATIVE TAVOLE ILLUSTRATIVE

fig. 46 - ROMA, Catacomba di Panfilo - Una delle due cattedrefunerarie affrontate nell'arcosolio a destra del cubica-
lo del martire

fig. 48 - ROMA, Catacomba di Panfùo - Angolo sinistro del cubicolo del martire con il secondo s/Talo di intonaco ben visibile

fig. 47- ROMA, Catacomba di Panfilo - Arcosolio con altare a blocco nel cubicolo del martire

346 347
TAVOLE Il.LUSTRATIVE TAVOLE ILLUSTRATIVE

lìg. 49 - ROMA, Catacomba di Panlìlo - Graffiti incisi sul settore destro dell'orcoso/io (dis. A. Loret; - L Sinisco/chi)

lìg. 52 - ROMA, Catacomba di Panlìlo - Cubicolo venerato. Grafico dei graffiti incisi sul settore sinistro dell'arcosolio
(di•. A. Lareti - L. Siniscalchi)

lìg. so - ROMA, Catacomba di Panlìlo - Particolare del settore a sinistra dell'altare, sotto l'arcoso/io fig. 52 - ROMA, Chiesa di s. SJvestro in Capite. Iscrizione medievale che ricorda,fra gli altri martiri, S. Panfilo, il21 settembre

34 8 349
TAVOLE ILLUSTRATIVE
TAVOLE IllUSTRATIVE

fig. 55 - ROMA, Catacomba di S. Valentino -Iscrizione di Heraclius [protec Itor dominicus, del 453 (ICUR X, 27355)
fig. 53 - ROMA, Catacomba di S. Valentino -Iscrizione opistrografa di Fiabanella ancilla dei (ICUR X, 27414)

fig. 54 - ROMA, Catacomba di S. Valentino -Iscrizione frammentaria opistografa del 402 di [- - -Jala sive Victorina fig. 56 - ROMA, Catacomba di S. Valentino - Frammento di iscrizione di un milite dei Cornuti seniores, del 407-422
virgo fedelis (i) (ICURX, 27330) (lCUR X, 271"J7)

351
35°
TAVOLE ILLUSTRATIVE TAVOLE ILLUSTRATIVE

fig. 59 - ROMA, Calacomba di S. Valentino -Iscrizione mutila di [Eu]statia (7), qui et Poemen (ICURX, 2745 1)

fig. 57-RoMA, Catacomba di S. Valentino -Iscrizione di Gorgonius con il nome Agamamnonis abraso nello terza
riga (ICUR X, 27423)

fig. 58 - ROMA, Catacomba di S. Valentino -Iscrizione mutila di un fedele, qui nomm abuit luda (ICUR X, 2742 8 ) fig. 60 - ROMA, Catacomba di S. Valentino -Iscrizione di Lasci(v)us schola[sticus J (ICUR X, 27437)

352 353
TAVOLE ILLUSTRATIVE TAVOLE ILLUSTRATIVE

s.
fig. 6]- ROMA, Catacomba di Valentino -lscrizione( aggi in gran parte perduta) di
lovianm, del 404 (lCURX, 27332)

fig. 61- ROMA, Catacomba di s. Valentino - Frammento di iscrizione di un cittadino ra-


vellnale (lCUR X, 27547)

fig. 62 _ ROMA, Catacomba di S. Valentino - Frammellto di iscrizione di uno straniero (civis [- - -]) (lCUR X, 27517) fig. 64 - AQUILEIA, Museo di Monastero - Iscrizione di Victorinus e Verissima (da Forla-
li Tamaro) (lA ]244)

354 355
TAVO tE IttuSTRATIVE TAVOtElttUSTRATIVE

fig. 6S -AQUltElA -Iscrizione di Albllcio (da Far/ati Tamaro) (I.A.3 2 44)

fig. 67- AQllI I.EIA, Museo di Monastero - Iscrizione di schiavo cristiano

fig. 66 - AQUILEIA, Museo di Monastero - Iscrizione di Largi( us) (LA. 3109) fig. 68 - AQUlI.EIA, Museo di Monastero -Iscrizione di Allgurina

357
TAVOLE ILLUSTRATIVE
TAVOLE ILLUSTRATIVE

fig. 71 - PARENZO, Basilica preeufrasiana - Iscrizione musiva del diacono Innocentius

fig. 69 - AQUILEIA, Aula settentrionale -Iscrizione musiva del vescovo Teodoro

fig. 72 - TRENTO, Castello del Buonconsiglio -Iscrizione musiva proveniente dal Doss Trellto
fig. 70 - AQUILEIA, Aula settentrionale -Iscrizione musiva del donalOre lanuarius

359
TAVOLE ILLUSTRATIVE
TAVOLE ILLUSTRATIVE

fig. 75 - AQUILEIA, Aula settentrionale -Iscrizione musiva di Cyriace

fig. 73 -IESOLO, Basilica paleocristiana - Grafico dell'iscrizione musiva di [- - -Jimius (da Cusci!o)

fig. 76 - ROMA, Catacomba di Domitilla -Iscrizione di Cyriace (lCUR lII, 7529)

Il
I
fig. 74 - AQUILEIA, Basilica di Monastero - lscnzione musiva di Vietor et Theosebes

,i
J
TAVOLE ILLUSTRATIVE l TAVOLE ILLUSTRATIVE

fig. 77 - VATICANO, Museo Sacro - Vetro dorato con Buon Pastore e {'iscrizione: Concordi, bibas in pace Dei (da CmTIJcci) fig. 79 -AYOUN MOUSA, Chiesa del diacono Iommaso - Pannello musivo con l'aquila fra le lettere apocalittirhe e {'i-
scrizione allusiva al diacono Tammuso

fig. 80 - AYOUN MousA, Chiesa del diacono Iommaso - Cacciatore all'interno di un girale della navata centrale, con
fig. 78 - VATICANO, Museo Sacro - Vetro dorato con la moltiplicazione dei pani e /'isc6zione: dignitas amicorum vi- l'iscrizione L~É<paVoç
vas im ( !) pace Dei zeses (da Carrurri)
TAVOLE ILLUSTRAT1VE TAVOLE ILLUSTRATIVE

fig. 83 - AQUILEIA, Museo Paleocristiano -Iscrizione mutila di Donata con arante e cristogramma
fig. 81- AQUILEIA, Ambienti intermedi lra le due aule. Lacerto musivo con resto di iscrizione su due righe

fig. 82 - AQUILEIA. Aula meridionale -lscrizione musivo del vescovo Teodoro fig. 84 - AQUILEIA, Museo Paleocristiano -Iscrizioneframmentario di Valentina. con arante erroci monogrammatiche
TAVOLE ILLUSTRATIVE TAVOLE ILLUSTRATIVE

fig. 85 - AQUII.EIA, Museo Paleocristiano -Iscrizione di Iovinus con arantefra colombe (in alto) e lapide con allusio-
ne cristologica e col tennine "piscina" (in basso)
lìg. 87- CONCORDIA -Iscrizione del presbitera Maurenzio

fig. 86 - AQUII.EIA, Museo Paleocristiano -Iscrizione dell'auriga Vrbicus fig. 88 - CONCORDIA - Sarcofago di Faustiniana
TAVOLE ILLUSTRATIVE TAVOLE ILLUSTRATIVE

fig. 89- CONCORDIA -iscrizione di (Th lalsilla fig. 9'- TREVISO, Museo Civico - Fronte di sarcofago do Concordia (do Lettich)

fig. 90 - PORTOGRUARO, Museo Nazionale Concordiese - Fronte di sarcofago di Fla( vius) Victurus
n
fig. 92 -CONCORDIA, Basilica Paleocristiana - Particolare dello pianto (do:lulia Concordia dell'età romano all'età ma-
demo, tov. 4).
TAVOLE ILLUSTRATIVE TAVOL~ ILLUSTRATlV~

fig. 93 - CONCORDIA, BASILICA PALEOCRISTIANA - Iscrizione di Erculianus et Constantia

fig. 95 -CONCORDIA, Museo Civico - Capite/lino con iscrizione di Faustiniana

fig. 94- CONCORDIA, Basilica Paleocristiana - Tscrizione musiva frammentaria di FOtlsrinia{ no J

fig. 96 - CONCORDIA, Basilica Paleocristiana - Iscrizione musiva di Ursus et Mammula

370 371
TAVOLE ILLUSTRATIVE TAVOLE ILLUSTRATIVE

fig. 99 - CONCORDIA, Basilica Paleocristiana -Iscriziolle musiva di Eunom[ius l et lul[iana l

fig. 97-CONCORDlA, Basilica Paleocristiana - Iscrizione musivaframmentaria

fìg. 98 - CONCORDIA, Basilica Paleocristiana -lscn'zione musiva di [M]aximus et [PJresentina fig. 100 - La (/Venetia et Histriu)} - Sono sottolineati o centri, in cui si conservano iscrizioni musive pavimentali

372 373
TAVOLE ILLUSTRATIVE TAVOLE ILLUSTRATIVE

fig. 101- GRADO, Basilica di Sant'Eufemia - Iscrizione votiva di lohannis miles del numerus Cadisianus
fig. 103 - GRADO, Basilica di Sant'Eufemia - Iscrizione di Domninus v(ir) c(larissimus)

fig. 102 - TRIESTE, Basilica martirale di via Madonna del Mare - Iscrizione votivo di lubianus sarsor lìg. I04-IBIDEM - Al'0grafo della l'recedente iscrizione con evidenziata lo l'rima rigo; in l'arte nOlll'iù visibile

374 375
TAV01ElllUSTRATIVE TAVOLE ILLUSTRATIVE

fig. 107 - AQUILEIA, Basilica di Monastero -Iscrizione votiva di [Eu ]sebius et Maru[ 5]

fig. 105 - PARENZO, Basilica preeufrasiana -Iscrizione votiva di Infantiu5 et Innocentia dopo Wl arbitrario reslauro

fig. 106 - PARENZO, Basilica preeufessiana ~ Iscrizione votiva di Infantius et Innocentia prima dei restauri fig. 108 - AQUILEIA, Basilica di Monasl-ero -Iscrizione vOliva di {E JOOÉ~rlOç/

377
TAVOLE ILLUSTRATIVE TAVOLE IllUSTRATIVE

fig. III - AQUILEIA, Basilica di Monastero -Iscrizione votiva di Probus et Severa

fig. 109 -GRADO, Chiesa di S. Maria delle Grazie· Iscrizione voliva di Serges, Thecla, Theodorus e Anastasia

fig. 110 - GRADO, Chiesa di Piazza della Corte (o di Piazza Vittoria). Iscrizione votiva di Paulinus et Marcellina

fig. 112 - S. CANZIAN D'IsONZO, Basilica paleocristiana . Iscrizione votiva di Laurentius notarius e di Vigilantius tosar (I)

379
TAVOI.F.II.I.USTRA'flVE TAVOI.E ILLUSTRATIVE

fig. 113 - PARENZO, Basilica preeufrasiana -Iscrizione votiva dì [... Ius et V( .. Jria nella novala destra

fig. 115 - PARf.NZO, Basilica preeufrasiana - Sen'e di epigrafi pavimentali,fra cui, Q sinistra, iscn"ziolle votiva mutila di
donatori con i lorofamiliari, [curo sJuis

fig. 116 - SINIS - Frammento di iscrizione cori minaccia contro i violaron° dei sepolcri (da Zucca)
TAVOLE ILLUSTRATIVE TAVOLE ILLUSTRATIVE

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l f·xr~:tTA'rch~l.srlOp(
r ~VRSUSSUAUltleRc.:'\R~/t i
I~~r<-.l'\vdIA!Uc:rsN08AE I fig. 119 - ROMA, Catacomba di Comlllodilla· Grafico del graffito runico sull'aJji-esco di 5. Luca (da COI'/elli)

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lP.,SO docnINANT(Uld(~E
UIXlfANN>IV'IIlJllNf,\C<NQNlS
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fig. 117 - CAGLIARI, Museo Nazionale -Iscrizione del minister Silbius con citazione biblica (da Pani Ennini)

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L/f (·bl ~v{& LICI
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fig. 120 - PARENZO, Basilica preeufrasiana. Graffito di Felicitas (da Degrassi)

fig. ,,8- LUCERA (FOGGIA)' Iscrizione con intestazione D M (da Carlelli)

fig. 121 CIVITAVECCHIA, Museo Civico . Iscrizione di Leone IV provenienle da Leopoli ("Cencelfe")
TAVOLE ILLUSTRATIVE TAVOLE ILLUSTRATIVE

fig. 124 - CIVITAVECCHIA -Iscrizione perduta di Wilifara. datata dal557 (da de Rossi)

fìg. 122 - Le areefunerarie cristianefinora tlote 'lei territorio di Centumcellae

fig. 125 -Iscrizione di lusta. dalata 01557. incisa sul lata postica dell'epigmfe di Restutus. Èconse",ata al Museo Civi-
co di Civitavecchia

fìg. 123 - Lucerna (oggi perduta) collia raffigurazione del sacnjìcio di Isacco, proveniente da Centumcellae
TAVOLE Il.LUSTRATlVE TAVOLE ILLUSTRATIVE

fig. 126 -Iscrinolle di Restutus I(andabilis) p( UN), datata al .'>45. È conservota al Museo Civico di Civitavecchia

fig. 128 -Iscrizione del magister laudi MelIeus, conservata al Museo Civico di Civitavecchia

fig. 127 - CIVITAVECCHIA -Iscrizione (oggi perduto) di Benedicta, dototo 015,6

fig. 129 - lsaizione ricomposta da piùframmenti, di Ma rga n"ta, conservata presso l'associazione "CenlUmcellae"
TAVOLE ILLUSTRATIVE TAVOLE ILLUSTRATIVE

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fig. '32 - CIVITAVECCHIA - Grafico tratto dal calco dell'iscrizione di [- - -Itius [Ga ludiosa e Homobonus

fig. 130 -Iscrizioneframmentaria di lohann[ es], al Museo Civico di Civitavecchia

l •••.••

fig. 1]1- Frammento superstite di iscrizione con resto di data consolare (nei depositi del Museo Civico di Civitavecchia)
fig. '33 - CIVITAVECCHIA - Iscrizione perduta di Apollonius e Pascasia
TAVOLE ILLUSTRATIVE TAVOLE ILLUSTRATIVE

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FVIT FEDELISI
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fig. 134 - CIVITAVECCHIA -Iscrizione perduta di lulia Apronia

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(~~~""""'"""~ fig. 136 - CIVITAVECCHIA -Iscrizione perduta di un fedele, mulila ai lati
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fig. '35 - CIVITAVECCHIA -Iscrizione perduta di un armatore di navi (da Torraca)

fig. 137 - OSTlA -Iscrizione[rammentan'a con ancora (dis. Mazzo/eni)

39° 391
TAVOLE ILLUSTRATIVE TAVOLE ILLUSTRATIVE

fig. 138 - OSTIA -Iscrizione di Secunda (dis. Mazzoleni) fig. '40 - IsolA SACRA, Santuario di S. Ippolito - Frammento non combaciante della medesima lastra damasiana

fig. 141- [SOIA SACRA, Santuario di S.lppolito -Iscrizione del Vescovo Heraclida

fig. 139 - IsolA SACRA, Santuario di S. lppolito· Frammento di iscrizione damasiana

392 393
TAVOLE ILLUSTRATIVE TAVOLE ILLUSTRATIVE

fig. '42 - ISOLA SACRA - iscrizione di autentica trovata nel sarcofago di S. Ippalito
fig. 144 ~ SERDICA -iscrizione di Casatecus

fig. 145 - SERDICA -Iscrizione di un neofita

fig. '43 - ISOLA SACRA, Santuario di S. Ippolito -Iscrizione di un soldato, che era anche orefice

394 395
TAVOLE ILLUSTRATIVE TAVOLE ILLUSTRATIVE

fig. 146 - ODESSOS -Iscrizione di Eulampia, moglie di un pellicciaio fig. 148 - B1ZONE -Iscrizione votiva del diacono Stefano (da Besevliev)

fig. 147 - SEROlCA -Iscrizione di Maria


fig. 149 - SERDICA -Iscrizione di Decio

397
TAVOLE ILLUSTRATIVE
TAVOLE ILLUSTRATIVE

fig. 150 - OOESSOS ·!scrizionf' di Damiané, moglie di Giovanni candelaio


fig. '52 - SERDICA - lscrizione del presbitero Buraidus

fig. '5' - SERDICA -Iscrizione del presbitero Leoniono fig. 153 -GORTlNA, (Creta) - Chiesa di S. Tito -lscrizione su colonna di Coscantino,fig[io di Eraclio I

399
TAVOLE ILLUSTRATIVE TAVOLE ILLUSTRATIVE

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fig. 154 - KASTElLI KISSANOU, (Creta) - Iscrizione di Teodulo

fig. 157 - HAGHI01 DEKA, (Creta) - Iscrizione di Giovanni, lettore e archivista

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fig. 158 - PANETHYMOS, (Creta) - Iscrizione di Ireneo (da Bandy)

fig. 155 - PLORA, (Creta) - Iscrizione di Giovanni con soprannome (da Bandy)

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fig. 156 - HAGHIOI DEKA,


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(Creta) - Iscrizione frammentaria di un c1avicularius fig. 159 - HAGHlOI DEKA, (Creta) - Iscrizione di Eulampios e Stefania (da Bandy)

4°° 4°1
TAVOLE ILLUSTRATIVE TAVOLE ILLUSTRATIVE

fig. 160 - POROS, (Creta) -Iscrizione musiva di Teadulo (da Bandy) fig. 162 - NARBONNE, Iscrizione di Rusticus - Parte sinistra

fig. 161- NARBONNE - Museo del Palazzo Arcivescovile - Architrave con iscrizione del vescovo Rusticus (appendice, n. 1)

fig. 163 - NARBONNE, Iscrizione di Rusticus - Parte centrale

4°2 4°3
TAVOLE ILLUSTRATIVE TAVOLE ILLUSTRATIVE

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fig.•67 - NARBONNE - Museo Lapidario - isrrizione dedicaloria di Rusticus (appendice, n. 3)

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fig. 164 - NARBONNE, Iscrizione di Rusticus . Parte deslra fig .• 68 - MINERVE (HÉRAULT) - Chiesa parrocchiale -Iscrizione dedicatorio di Rusticus (appendice, n. 4)

fig.169 - GRANADA -Iscrizione dedicatoria della Chiesa di S. Stefano conservata nella Chiesa di S. Maria,
detta A/hambra (appendice, n. 6)
fig.•65/.66 - NARBONNE' Chiesa di S. Felice - Architrave con iscrizione dedicatoria di Rusticus (appendice, n. 2)
TAVOLE ILLUSTRATIVE
TAVOLE ILLUSTRATIVE

F~' 'INSCr<IPCION;:-ì~i\(;~IENTi\DAn::::LDINTEL D~\\J


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CONVE N10 DE: ~;. FKj\NeISCO DC: \lX~TOS C;!l:;ws .vl-Vin

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fig. '70 - AllO!,'Ta[a dell'iscrizione di Martos (appendice, n. 7)

fig. '72 - HAl0RA -iscrizione relativa olla deposizione di reliquie di S, Cipriano (calco nel Museo della Civiltà roma-
na a Roma)( appendice, n. 25)

fig. 173 - H' AKRIB -Iscrizione di deposizione di reliquie. Apografo (appendice. n. 26)

fig. '7' - Aeel (Guadix) - Lato postico di cippo romano con iscrizione dedicatoria di una chiesa (appendice. n. 11)
TAVOLE ILLUSTRATIVE

I~ 1)-1 Ol LOCOSA NC10Dlf05J


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\~AVKJNr\f\.:;Af\111\1SD l EilI M~

~CONS~\tKC\/lANIV
\j 1ED6r~NDtD1 CA NTELAVRENTI O
v\JS plJl OR:-; :.\.. ~ A[\1 P(lC ( X JJIA~~E N
lìg. 174-SITIfIS - Iscrizione della Chiesa di S. Lorenzo. Apografo (appendice, n. 35)
INDICE

pago
Premessa 5

PARTE I: Temi di carattere generale

1. L'EPIGRAFIA CRISTIANA AL TEMPO DEI SEVERI Il


2. L'EPIGRAFIA CRISTIANA IN OCCIDENTE: BILANCI E PROSPETTIVE 21
]. RIFERIMENTI ALLA CATECHESI NELLE ISCRIZIONI CRISTIANE DEL N SECOLO 29

4.1L LAVORO NELL'EPIGRAFIA CRISTIANA 39

S. RIFERIMENTI EPIGRAFICI ALLE PERSECUZIONI DEL IV-V SECOLO 49

6. ISCRIZIONI NEI LUOGHI DI PELLEGRINAGGIO 61


7. LA VITA DEL POPOLO CRISTIANO A ROMA ALLA LUCE
DELLE TESTIMONIANZE EPIGRAFICHE (DAL III SEC. ALLA FINE DEL VI) 73

l'ARTE II: Le catacombe romane

1. CONSIDERAZIONI PRELIMINARI SULLE ISCRIZIONI


DELLA CATACOMBA DI PANFILO 87
2. NOVITÀ EPIGRAFICHE DELLA CATACOMBA DI PANFILO 97
3. RIFLESSIONI SULLE EPIGRAFI DEL CIMITERO DI S. VALENTINO A ROMA 107

PARTE III: Le iscrizioni di Aquileia e della Venetia et Histria

1. L'EPIGRAFIA CRISTIANA AD AQUILEIA NEL IV SECOLO 119


2. OSSERVAZIONI SULLE ISCRIZIONI MUSIVE
DELLE AULE TEODORIANE DI AQUILEIA 141
]. CONSIDERAZIONI IN MARGINE ALLE
lNSCRIl'TIONES CHRISTIANAE AQUILEIAE 163
4. L'EPIGRAFIA CRISTIANA A CONCORDIA 173
5. LE ISCRIZIONI MUSIVE CRISTIANE DELLA "VENETIA ET HISTRIA» 187
6. L'EPIGRAFIA DELLA "VENETIA ET HISTRIA» NEL V SECOLO 205

411
EPIGRAFI DEl MONDO CRISTIANO ANTICO

PARTE IV: Altre Regioni italiane

1. CONSIDERAZIONI SULL'EPIGRAFIA DEI SECOLI VI-VII IN ITALIA 229

2. TESTIMONIANZE ARCHEOLOGIHE ED EPIGRAFICHE PALEOCRISTIANE


NEL TERRITORIO DI CENTUMCELLAE 239

3. OSTIA: EPIGRAFIA CRISTIANA. NOTE ED OSSERVAZIONI 251

PARTE V: L'Orbis Christianus Antiquus

1. OSSERVAZIONI SULL'EPIGRAFIA CRISTIANA IN BULGARIA 269

2. OSSERVAZIONI SULLE ISCRIZIONI CRISTIANE DI CRETA 281


3. VESCOVI E CAITEDRALI NELlA DOCUMENTAZIONE E1'IGRAFIA
IN OCCIDENTE (GALLIA, IBERIA, AFRICA) 291

Indice dei nomi e delle cose notevoli

Illustrazioni

412
Finito di stampare nel mese di dicembre dell'anno 2002
da SO.GRA.RO. - Roma

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