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~ BIBLICA
RETORICA BiBLICA
Molti pensano che la retorica classica, ereditata dai Greci attraverso i Romani, sia uni-
versale. Essa sembra infatti normare la cultura moderna, che l'Occidente ha diffuso su
tutto il Pianeta. Ma è giunto ormai il tempo di abbandonare un tale etnocentrismo: la re-
torica classica non è unica al mondo.
La Bibbia ebraica, i cui testi sono scritti soprattutto in ebraico ma anche in aramaico,
segue una retorica ben diversa della retorica greco-latina. Bisogna dunque riconoscere
che esiste un'altra retorica, la «retorica ebraica».
Quanto agli altri testi biblici, dell'Antico e del Nuovo Testamento, che sono stati tra-
dotti o composti direttamente in greco, essi obbediscono in gran parte alle stesse leggi.
Si può dunque parlare non solo di retorica ebraica ma, più largamente, di «retorica bi-
blica».
Queste stesse leggi sono state inoltre riconosciute operanti nei testi accadici, ugaritici
e altri, precedenti o coevi alla Bibbia ebraica, poi nei testi arabi della Tradizione musul-
mana e del Corano, successivi alla letteratura biblica. Occorre dunque ammettere che
questa retorica non è solo biblica; e si dirà che tutti quei testi, che appartengono, a diverso
titolo, alla stessa area culturale, dipendono della stessa retorica, che verrà chiamata «re-
torica semitica».
LA LETTERA
AI GALATI
Titolo originale: La Lettre aux Galates
Traduzione dal francese: Francesco Graziano e Roland Meynet
Revisione: Roberto Di Paolo
ISBN 978-88-10-25111-9
Esistono molte associazioni che hanno come oggetto lo studio della retorica. La più
conosciuta è la «Società internazionale per la storia della retorica»; ma ce ne sono anche
altre. La «RBS» è la sola:
-che si dedica esclusivamente allo studio delle opere letterarie semitiche, essen- zial-
mente la Bibbia, ma anche di altrè, fra cui i testi musulmani;
- che di conseguenza si preoccupa di elencare e descrivere le leggi specifiche di una
retorica che ha presieduto all'elaborazione di testi, la cui importanza non è per nulla in-
feriore a quella del mondo greco-latino del quale la civiltà occiden-tale è l'erede.
Né bisognerebbe dimenticare che. questa stessa civiltà occidentale è anche erede della
tradizione giudaico-cristiana che trova la sua origine nella Bibbia, cioè nel mondo semi-
tico. Più in generale, i testi che noi studiamo sono i testi fondatori di tre grandi religioni:
giudaismo, cristianesimo e islam. Un tale studio scientifico, condizione previa per una
migliore conoscenza reciproca, non farebbe che concorrere a un riavvicinamento tra co-
loro che proclamano di appar- tenere a queste diverse tradizioni.
Fondata a Roma, dove si trova la sua sede sociale, la RBS è un'associazione senza fini
di lucro, che promuove e. sostiene le ricerche e le pubblicazioni:
-soprattutto nel campo biblico, tanto del Nuovo quanto dell'Antico Testamento
-ma anche nel campo degli altri testi semitici, specie dell'islam.
Lo scopo essenziale della RBS è favorire i progetti di ricerche, di scambi tra le uni-
versità e di pubblicazioni nel campo della Retorica Biblica e Semitica, so-prattutto gra-
zie alla raccolta dei fondi necessari per finanziare i diversi progetti.
La RBS accoglie eraggruppa prima di tutto i ricercatori e i professori univer- sitari che,
nelle diverse università o istituti, in Italia e all'estero, lavorano nel campo della Retorica
Biblica e Semitica. Essa è ap~rta anche a tutti quelli che si interessano alle sue ricerche
e intendono sostenerle.
Tuttavia ce n'è anche un'altra, spuntata a cose fatte, ma che non è senza
importanza. La Lettera ai Galati non è facile da comprendere. Uno degli aspetti
maggiori del problema è sapere di quale strumento Paolo si sia servito per
scriverla, giacché bisognerà utilizzare lo stesso strumento per leggerla. Come
tutti gli autori del Nuovo Testamento, e già quelli degli ultimi libri dell'Antico
Testamento - Tobia, Giuditta, i due libri dei Maccabei, Sapienza di Salomone,
Siracide e Baruc - Paolo scrive in greco. È perciò invitante ricorrere alie cate-
gorie della letteratura greca della sua epoca per analizzare i suoi scritti. Egli era
nato a Tarso, città importante dell'Asia Minore, dove fiorivano scuole di retori-
ca, cosa che induce molti a pensare che egli le avesse probabilmente frequentate
ed era perciò istruito nelle regole della retorica classica greco-latina. Anche se
gli studi sull'epistola ai Galati condotti in funzione delle regole di questa retorica
si sono moltiplicati e diversificati da oltre trentacinque anni, tali sWdi non sono
stati affatto i primi; tutt'altro! Già al tempo della Riforma, Melantone analizzava
la lettera di Paolo in questo modo. 1
Nondimeno nell975 Hans Dieter Betz è stato l'iniziatore degli studi moderni
sull'epistola ai Galati secondo le categorie della retorica classica. 2 Nel suo com-
mentario del 1979 egli si riferisce costantemente a Cicerone e a Quintiliano. 3
Seguendoli, Betz ha voluto determinare a quale genere appartenga la Lettera ai
Galati. I tre generi letterari della retorica antica sono: il giudiziario che è pronun-
ciato davanti al giudice, il quale deve decidere su quello che è accaduto; il
deliberativo, che riguarda la politica, prepara la decisione per il futuro; il dimo-
strativo (o epidittico), la cui funzione è, essenzialmente nel presente, biasimare,
4
lodare o consigliare. Betz è dell'awiso che Galati rientri nel genere giudiziario.
Non si è persa l'occasione per opporre a Betz alcune obiezioni. La più impor-
tante è senza dubbio che Paolo non parla davanti a un giudice al quale espor-
rebbe la sua difesa; egli si rivolge direttamente a quelli con cui è in conflitto.
Anche altri, come Georges Kennedy, pensano che la Lettera appartenga al
genere deliberativo, a causa delle esortazioni che Paolo sviluppa nell'ultima
parte della Lettera. 5 Non mancano infine autori, come Antonio Pitta, che sosten-
gono che lo scritto di Paolo dipenda piuttosto dal genere dimostrativo. 6 Paolo in
effetti non avrebbe inteso difendersi o attaccare i suoi awersari, come nel genere
giudiziario; non avrebbe nemmeno avuto di mira la presa di decisione per o
contro la circoncisione in particolare e la legge giudaica in gen~rale, come nel
genere deliberativo. Il suo intento sarebbe stato, attraverso i suoi rimproveri e i
suoi elogi, così come attraverso i suoi consigli, di distogliere i suoi destinatari
1
C.J. CLASSEN, «St. Paul's Epistles and Ancient Greek and Roman Rhetoric».
2
«The Literary Composition and Function ofPaul's Letter to the GalatianS)).
3
Galatians. A Commentary on Paul's Letter to the Churches in Galatia.
4
D'altro canto Betz si riferisce anche all'epistolografia classica: la Lettera ai Galati appartiene
secondo lui al genere della lettera apologetica.
5
New Testament Interpretation through Rhetorica/ Criticism, 144-152.
6
Nell992, Disposizione e messaggio della lettera ai Galati; nel 1996, Lettera ai Galati.
Introduzione 9
7
Vedi, per esempio, A. PITTA, Lettera ai Galati, pp. 37·40.
8
Vedi M. RASTOIN, Tarse et Jérusalem: la double culture de l'apotre Paul en Galates 3,6-4, 7.
lO La Lettera ai Galati
9
PONTIFICIA CO:MMISSIONE BIBLICA, L 'interpretazione della Bibbia nella Chiesa, 36-39.
10
Galatians in Greek. A Structured Analysis of St. Paul's Epistle to the Galatians with Notes
on the Greek; Io., Galatians. A Discussion ofSt Paul's Epistle.
11
Galatians, 41, n. 84.
12
P. BOVATI- R. MEYNET, Il libro del profeta Amos.
13
Mi sia permesso di nominare quelli che avevo costantemente sotto mano: Betz (1979),
Mussner (1981), Ebeling (1981), Vanhoye (1989.2000), Corsani (1990), Pitta (1992.1996),
Légasse (2000), Lémonon (2008).
14
Questa metodologia è esposta dettagliatamente in R. MEYNET, Trattato di retorica biblica.
15
Vedi il Trattato, 371-411.
Introduzione 11
intertestuali che collegano il testo in esame con altri testi che gli fanno eco per
citazione- esplicita o implicita- per riferimento o per allusione, l'analisi reto-
rica biblica si caratterizza per il fatto di dedicare una rubrica specifica a questa
operazione. Non lo fa sempre e sistematicamente, ma solo quando il «co-testO>) è
indispensabile o semplicemente utile per chiarire il senso del testo commentato.
L'analisi della composizione e il ricorso al contesto biblico non sempre sono
sufficienti per comprendere tutta la misura del senso dei testi. La conoscenza di
ciò che gli esegeti chiamano i realia - realtà di ogni ambito, geografiche,
archeologiche, storiche, istituzionali - è spesso indispensabile per comprendere
i documenti scritti. 16 L 'antropologia culturale rappresenta pure una fonte di
riflessione che è quasi impossibile trascurare. Lo si vedrà in particolare per le
istituzioni d'Israele, come la circoncisione, il sabato, il novilunio e tutte le altre
ricorrenze che scandiscono l'organizzazione del tempo, o come le regole
alimentari, la cui comprensione è chiarita dal lavoro delle scienze umane come
la sociologia, l'antropologia culturale e la psicanalisi. 17
I titoli conferiti alle tre sequenze intendono mostrare i rapporti essenziali che
queste intrattengono tra loro:
Indirizzo 1,1-5
-La sezione B inizia con l'immagine della croce di Cristo: «0 stolti Galati, chi
vi ha incantati? Proprio voi, agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù
Cristo crocifisso?)) (3,1; cui fa eco 13); all'inizio della sequenza centrale, l'unica
menzione del battesimo, partecipazione alla croce di Cristo (3,27); alla fine, la
menzione della persecuzione (4,29).
14 La sezione A
Ciascuna delle tre sezioni conta cinque sequenze. La prima sezione è formata
da due sottosezioni comprendenti due sequenze (Al-A2 e A4-A5) che incorni-
ciano una breve sequenza centrale (A3). Vale lo stesso per la sezione centrale,
dove la sequenza centrale (B3) è incorniciata da due sottosezioni (Bl-B2 e B4-
B5). L 'ultima sezione comprende al contrario una sottosezione centrale formata
da tre sequenze (C2-C3-C4), incorniciata da due sequenze (Cl e C5) che si
corrispondono strettamente.
l
L 'INDIRIZZO
(Gall,l-5)
COMPOSIZIONE
* 1 PAOLO apostolo
* 1 PAOLO apostolo
Questa parte pone un problema non tanto di natura grammaticale quanto d'in-
terpretazione. Sarebbe possibile intendere che il brano centrale sia un'espansione
dell'insieme del primo brano, «Paolo apostolo>>, o forse dei due brani estremi,
Paolo e tutti i suoi fratelli: ciò vorrebbe dire che la lettera è inviata da parte di
Gesù Cristo e di Dio Padre. Dato il seguito della lettera, in particolare la prima
sezione in cui Paolo difende la sua vocazione e la sua missione che egli non
riceve da alcun altro che Cristo e Dio stesso, potrebbe sembrare più probabile
che le espansioni del brano centrale si ricolleghino ad «apostolo». Tanto che
sarebbe stato meglio collocare quest'ultima parola all'inizio del secondo brano:
«apostolo non da parte degli uomini...». Tuttavia il parallelismo dei brani estre-
mi, che terminano con una qualificazione dei mittenti, «apostolo» e «fratelli»,
può essere una buona ragione, di ordine retorico, per mantenere la riscrittura di
sopra. In ogni caso, quando un testo presenta qualche ambiguità, la traduzione e
la riscrittura la devono rispettare.
3
O. grazia a voi e pace
da parte di Dio nostro Padre
e dal Signore Gesù Cristo PRINCIPALE
4
l. l'essendosi dato se stesso
per i nostri peccati participiale qualifica «il Signore G.-C.>>
2
La parola aion (che traduce l'ebraico '6liim) può essere resa sia con «mondo» (hii- '6liim ha-
zeh è «questo mondo», çJpposto a ha-'6/iim ha-bii', «il mondo che viene») sia con «secolo». La
traduzione adottata ha voluto rispettare l'identità delle tre ricorrenze della parola.
3
Molti manoscritti legano il pronome hymon (3b) non a «Padre» ma a «Signore»: «da parte di
Dio Padre e del Signore di noi Gesù Cristo». Dato il parallelismo con la fine del versetto 4, è
preferibile seguire NA21 , anche se la variante è ben attestata.
4
Dal punto di vista sintattico, non c'è dubbio che l'ultimo membro del brano centrale (4c) sia
un complemento della proposizione relativa di 4a seguita dalla finale di 4b. Sarebbe stato dunque
possibile ritenere che 4abc formasse un trimembro, nel qual caso 3bc sarebbe un bimembro. La
costruzione concentrica sembra tuttavia innegabile; malgrado la posizione simmetrica di 3b e 4c,
sembrerebbe artificioso fare di 4c un'apposizione a 3b, concernente perciò l'augurio di Ja. Questo
non esclude che la volontà di Dio sia che le comunità della Galazia ricevano «grazia e pace»: la
volontà di Dio è di strappare al peccato e al mondo malvagio (4ab; lato negativo) per donare grazia
e pace (Ja; lato positivo della medesima azione di salvezza).
18 La Lettera ai Galati
* 1 Paolo apostolo
5
• al quale la gloria nei secoli dei secoli. Amen !
Con la parte centrale (2b) i primi membri delle parti estreme costituiscono il
nucleo dell'indirizzo: mittente, destinatario, saluto.
Le parti estreme si corrispondono. Le preposizioni con le quali cominciano i
brani centrali sono identiche (l b.3b), «da parte 'di» (apo ). La coppia «Dio Padre»
e «Gesù Cristm> si ritrova nelle due parti, ogni volta presentata come origine:
e dell'apostolato di Paolo (e della sua lettera), e della grazia e della pace. Le
azioni di Dio (lf) e di Gesù (4ab) sono complementari: Dio ha risuscitato colui
che ha dato se stesso; i termini fmali di questi membri sono tutti e tre negativi:
«morti>> (l f), «peccati» (4a) e «malvagio» (4b). Si noterà pure che la stessa pre-
posizione (ex; lett. «fuori da») si ritrova in 1f dove introduce «dai morti» e in 4b
dove introduce «dal secolo presente malvagio»; come Gesù è strappato alla
morte, così egli ci ha liberati da questo mondo malvagio.
Llindirizzo: 1,1-5 19
CONTESTO BIBLICO
Un paragone con gli indirizzi delle altre lettere paoline permette di tracciare
meglio la specificità di quello di Galati.
Gioia o Grazia?
Il saluto abituale- come in At 23,26, ma anche in At 15,23 e nell'indirizzo
della Lettera di Giacomo (Gc 1,1) - si esprime con il verbo greco chairein,
all'infinito, che si traduce generalmente con «salve>>, ma che significa «ralle-
grarsi>>; all'imperativo, è la prima parola che l'angelo Gabriele rivolge a Maria
nell'Annunciazione (Le l ,28). In rapporto di paranomasia con chairein, charis
ha un senso assai differente: significa la «grazia>>, cosa che non è senza legame
con il seguito dell'epistola, in cui si tratterà di sapere se la salvezza si ottenga
con la pratica della Legge o se sia dono gratuito di Dio.
5
Rrn 1,7; 1Cor 1,3; 2Cor 1,2; Ef 1,2; Fil 1,2; Coll,2; lTs 1,1 ; 2Ts 1,2; Fm 3. Tt 1,4 ha
semplicemente «grazia e pace)). Le due lettere a Timoteo hanno «grazia, misericordia, pace)).
Soltanto la l Ts ne è sprovvista.
20 La Lettera ai Galati
INTERPRETAZIONE
Tutti «fratelli»
È Paolo a scrivere ma egli non è solo; lo fa, in modo esplicito, in compagnia di
tutti quelli che definisce «fratelli» e in collaborazione con loro; non fa alcun nome,
come in altre lettere/ in modo che sia l'insieme della comunità a essere implicato,
senza distinzione possibile di origine, giudaica o pagana. Egli annuncia così ciò
che costituirà il cuore della sua lettera: «Tutti voi infatti siete figli di Dio [... ]Non
c'è giudeo né greco [... ] Tutti voi infatti siete uno solo in Cristo Gesù [... ]» (3,26-
29). Allo stesso modo, il triplice <<noi» dell'ultima parte incorpora non soltanto
l' «io>> di Paolo o il «noh> di tutti i fratelli che sono con lui, ma anche il «voi» dei
destinatari (3a): è questo un modo per integrarli tutti nell'unica comunità di quelli
per i quali Cristo Gesù <<ha dato se stessm> per salvarli dal male e dal peccato.
7
Per esempio in lCor 1,1 (Paolo e Sostene), in 2Cor 1,1 (Paolo e Timoteo), ecc.
8
<<Apostolm> sarebbe allora considerato come un semplice titolo, equivalente a «l'apostolo
Paolo».
PRIMA PARTE
Sezione A
(Gal l ,6-2,21)
22 La Lettera ai Galati
A1 Paolo rimprovera ai Galati di seguire un vangelo che viene dagli uomini 1,6-10
A2 Paolo fa sapere ai suoi fratelli che il suo Vangelo viene da Dio 1,11-17
A4 A Gerusalemme Paolo fa riconoscere dagli apostoli la verità del suo Vangelo 2,1-1 O
COMPOSIZIONE
+ 6 Mi meraviglio
- che così in fretta voi disertiate
: da COLUl·CHE·VI·HA·CHIAMATI nella grazia [di CRISTO]
verso UN VANGELO DIFFERENTE,
7
il quale non è UN ALTRO,
: se non che vi sono ALCUNI che vi turbano
+ e che vogliono
-deviare IL VANGELO di CRISTO.
sa QUALQUNO vi ANNUNCIA-UN-VANGELO
CONTRARIO A quello che voi AVETE RICEVUTO,
sia ar1atema!
10
Ora infatti, (sono) DEGU UOMINI (che voglio) PERSUADERE
. oppure (sarebbe) DIO?
=O allora cerco
=di PIACERE a DEGLI UOMINI?
:: Se (fosse) ancora a DEGLI UOMINI (che volessi) PIACERE,
. di CRISTO non sarei più il servo.
1
Vedi 2Cor 11,4, qui sopra p. 28.
2
Il momento di quest'avvertimento non è precisato. Non sembra che questo passato rinvii al
versetto 7, poiché Paolo non avrebbe utilizzato dopo l'avverbio «ora». Si tratta probabilmente·del
tempo della sua seconda visita ai Galati, in ogni caso un tempo in cui la minaccia dei suoi avver-
sari si faceva già sentire.
Sequenza A l: Ga l ,6-1 O 25
3
Betz, 54-55.
4
A. FEUILLET, «"Chercher à persuader Dieu" (Ga l,lOa)».
5
La prima persona plurale di 8b annuncia la prima persona singolare che segna tutta l'ultima
parte.
6
La seconda persona plurale di 9cd richiama quella della prima parte.
26 Paolo rimprovera ai Galati di seguire un Vangelo che viene dagli uomini
CONTESTO BIBLICO
L'attacco contro i falsi profeti è un tema ricorrente nella storia e negli scritti
profetici. Il falso profeta è colui che annuncia ciò che piace agli uomini.
Così in IRe 22,1-38 (= 2Cr 18), al re d'Israele Acab che vuole strappare
Ramot di Galaad dalle mani del re di Aram, i quattrocento profeti consultati
predicono che il Signore gli consegnerà la città. Su consiglio di Giòsafat re di
Giuda, Acab consulta in seguito Michea figlio di Yimla, sebbene lo detesti
perché non profetizza mai il bene a suo riguardo, ma soltanto il male (l Re 22,8.
18). Acab non Io ascolterà e, nonostante lo stratagemma del suo travestimento -
della sua menzogna - sarà ucciso nella lotta.
Oltre a Os 4,5, Mi 3,5-8.11 ed Ez 13, è soprattutto nel libro di Geremia che si
·trova la maggior parte dei conflitti con i falsi profeti: in 14,13-16, Geremia si
lamenta con Dio che i falsi profeti annunciano la pace (13), ma il Signore gli
risponde che essi periranno insieme a quelli che li ascoltano (14-16); al capitolo
27, Geremia predice che Giuda, come tutti i suoi vicini, dovranno sottomettersi
al giogo di Nabucodonosor re di Babilonia e mette in guardia contro i profeti che
affermano il contrario (9-19.14-15; vedi anche 16-18); lo stesso succede al capi-
tolo 28 durante il confronto con il profeta Anania. Uno dei tratti comuni a questi
testi (anche Ger 23,9-40) è che i falsi profeti annunciano sempre la pace e la
felicità, vale a dire ciò che va nella direzione dei desideri umani (vedi anche Ger
23, 17): essi cercano di piacere agli uomini e non sono più i servi di Dio
(Gall,lO).
L'anatema
Questo termine tecnico significa: promesso alla collera distruttrice di Dio, o
messo a parte per essere sacrificato totalmente al Signore (Dt 27,15-26; 29,19-
27; Gs 6,17-7,26). La traduzione con «maledetto» rende il senso ma lo attenua
un po' troppo.
SequenzaAl: Ga 1,6-10 27
L'idolatria
Accade che i falsi profeti siano accusati di allontanarsi dal Signore per servire
altri dèi (come in Dt 13,2-6). «Essi credono, con i sogni che si raccontano l'un
l'altro, di far dimenticare il mio Nome al mio popolo: come i loro padri hanno
dimenticato il mio Nome per Baah> (Ger 23,27; vedi anche Ger 23,13).
Paolo va ancora più in là, paragonando li a Satana:
13
Questi tali sono falsi apostoli, lavoratori fraudolenti, che si mascherano da apostoli
di Cristo. 14 Ciò non fa meraviglia, perché anche Satana si maschera da angelo di luce.
15
Non è perciò gran cosa se anche i suoi ministri si mascherano da ministri di
giustizia (2Cor 11, 13-15).
INTERPRETAZIONE
Servi di Dio
È servo di Dio chi gli obbedisce. Cerca al contrario di diventarne padrone chi
prova a imporgli i suoi punti di vista umani, chi intende «persuaderlo)) a sotto-
mettersi ai suoi propri pensieri. Paolo era riuscito a persuadere i Galati della
verità del Vangelo di Cristo che aveva loro annunciato (8b). Così tutti si erano
manifestati servitori di Cristo (lOf), tanto chi aveva annunciato il Vangelo (8b)
quanto quelli che lo avevano ricevuto (9d). Attaccandosi al «Vangelo di Cristo))
(7d), avevano seguito le vie di Dio, di «Colui che li aveva chiamati)) (6c). Ave-
vano riconosciuto che in realtà, tramite l'apostolo, era Dio stesso che li aveva
chiamati nella grazia di Cristo (6c). Paolo non aveva cercato di piacere a loro
quando gli aveva annunciato il Vangelo, giacché era stato necessario distoglierli
così dalle loro credenze antiche, da tutto ciò che fino a quel momento li aveva
sedotti. Anche ora non cerca di piacere a loro (l Ocd), nella misura in cui non
esita a contrastare il loro desiderio di cambiare via (6). Non si farà loro servo
adottando il loro punto di vista, ma, restando fedele all'unico vero Vangelo, egli
manifesta di rimanere il servitore dell'unico Cristo. Così li invita a imitarlo
e ad allontanarsi da quelli che vogliono fargli disertare il loro unico maestro,
Cristo Gesù.
28 Paolo rimprovera ai Galati di seguire Wl Vangelo che viene dagli uomini
I falsi profeti
Non si sa ancora nulla del contenuto del vangelo che predicano quelli che
Paolo attacca, se non che esso è diverso dal Vangelo di Cristo che lui stesso
aveva annunciato (6d). Ciò che si può in compenso riscontrare è che Paolo non
li presenta come suoi avversari - come si dice troppo spesso - ma come
aVversari di Dio stesso. Volendo assecondare le inclinazioni naturali dei Galati,
volendo «piacergli», quelli intendono «persuadere» Dio, come per obbligarlo ad
andare nella loro direzione: Paolo infatti, con le domande che pone sulla sua
condotta presente (l Oa-d) e a cui i suoi corrispondenti saranno ben obbligati a
rispondere negativamente, dipinge in realtà il comportamento di quelli che
manifestano la loro compiaceriza verso gli uomini (lOcd) e la loro arroganza nei
confronti di Dio (lOb). Deviando il Vangelo di Cristo (7d), è Dio stesso che essi
inducono a disertare (6). Hanno un bel cercare di travestirsi da «angeli di luce»,
da «angeli del cielo>> (8a); se non sono veri «servi di Cristm> (lOf), devono
essere smascherati.
In questa breve sequenza Paolo rammenta ai suoi destinatari delle chiese della
Galazia che la rivelazione del Vangelo che egli ha ricevuto non viene dagli
uomini (11-12), nemmeno da quelli che erano apostoli prima di lui (15-17), ma
soltanto da Dio; ne è prova il fatto che prima di diventare discepolo di Cristo, da
vero fedele del giudaismo, egli perseguitava la sua Chiesa.
COMPOSIZIONE
15
= Ma quando è piaciuto a [Dio]
: lui che mi ha messo a parte dal seno di mia madre
: e che mi ha chiamato CON LA SUA GRAZIA
16
- di RIVELARE SUO FIGLIO in me
- affinché ANNUNCI lui ALLE NAZIONI,
subito,
non consultai LA CARNE E IL SANGUE
17
: e non salìi a Gerusalemme da quelli (che furono) apostoli prima di me,
Nella prima parte' l'ultimo membro del primo segmento e il primo del secon-
do segmento si corrispondono a specchio («non è l secondo un uomo Il non da
un uomo l l'ho ricevutm>)? Nei membri centrali i due passivi sono complemen-
tari. Nei membri estremi infine «faccio-sapere>> corrisponde a «rivelazione»;
d'altra parte «voi, fratelli» e «Gesù Cristm> segnano le due estremità della catena
di trasmissione.
1
I manoscritti si dividono alla pari tra quelli che hanno all'inizio di 11 la congiunzione gare
quelli che hanno de. Quest'ultima congiunzione si accorda meglio con l'inizio di una sequenza.
J.L. White («lntroductory Formulae in the Body of the Pauline Letten)) riconosce qui una «for-
mula di apertura)), analoga a quella di Rm 1,13; lTs 2,1; Fm 15; 2Cor 1,8. Come in molti altri casi
dello stesso genere, è sembrato inutile tradurre questo de.
2
Le preposizioni kata («secondo))) e para («da)), «tramite))) sono da distinguere. «Secondo un
uomo)) significa «di tipo umano)): Paolo sembra rispondere all'obiezione che il suo Vangelo sia
un'invenzione umana. «Da un uomo)) indica il mezzo di trasmissione (e. non l'origine ultima, cosa
che esprimerebbe la preposizione apo, come in l, l).
Sequenza A2: Ga l, 11-17 31
CONTESTO BIBLICO
Racconti di vocazione
In 15-16 Paolo riprende delle espressioni simili a quelle del racconto della
vocazione di Geremia: «Prima di formarti nel grembo, ti ho conosciuto, prima
che tu uscissi dal seno, ti ho consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni))
(Ger 1,5).
3
Si tratta dell'odierna Giordania, a est del Giordano.
4
L'espressione è ambigua: può trattarsi infatti di un genitivo oggettivo («Gesù Cristo)) è
l'oggetto della rivelazìonè) o di un genitivo soggettivo (è «Gesù Cristo)) che è l'autore della
rivelazione). Data l'opposizione tra «ricevuto da un uomo)) e (<fivelazione di Gesù Cristo)), sembra
che debba essere mantenuta la seconda soluzione, anche se nell'ultima parte è Dio l'autore della
rivelazione di suo Figlio.
5
L'espressione <da carne e il sangue)) è un modo abituale di designare ((un uomo)) (Sir 14,18;
17,31; Mt 16,17; Ef6,12).
6
È possibile attribuire a queste due parole il ruolo di termini medi fra la seconda e la terza
parte.
32 Paolo fa sapere ai suoi fratelli che il suo Vangelo viene da Dio
Lo stesso in Isaia:
1
Ascoltatemi, o isole, udite attentamente, nazioni lontane; il Signore dal seno materno
mi ha chiamato, fin dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome. [ ... ] 5 Ora
ha parlato il Signore, che mi ha plasmato suo servo dal seno materno per essere, per
ricondurre a lui Giacobbe, e a lui riunire Israele[ ... ]. 6 E ha detto: «E troppo poco che
tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d'Israele.
lo ti renderò luce delle nazioni perché porti la mia salvezza fino ali' estremità della
terra» (ls 49, 1.5-6).
Due temi sono comuni a questi racconti: da una parte il fatto che il disegno di
Dio risalga a prima ancora della nascita (vedi anche Sal 71,5-6); dall'altra, la
missione del profeta riguarda non soltanto Israele ma anche le nazioni.
La difesa di Amos
Mentre il racconto della vocazione di Geremia è situato all'inizio della sua
raccolta, il profeta di Tekòa non racconta la sua chiamata se non quando si trova
contrapposto al sacerdote Amasia che vuole cacciarlo da Betel (Am 7,10-17). 7
Ad Amasia che gli intima di andare a guadagnare il proprio pane profetizzando
nel paese di Giuda, Amos ribatte: «Non ero profeta né figlio di profeta; ero un
mandriano e coltivavo piante di sicomòro. Il Signore mi prese, mi chiamò men-
tre seguivo il gregge. Il Signore mi disse: Va', profetizza al mio popolo Israele»
(Am 7,14-16).
La via di Damasco
Gli Atti degli Apostoli riportano tre versioni della vocazione di Saulo. In At
9,1-19 è il narratore che racconta come l'accanito persecutore dei discepoli di
Cristo 8 venga completamente rovesciato dal Signore; appena battezzato da Ana-
nia tre giorni dopo il suo arrivo a Damasco, «e subito nelle sinagoghe annuncia-
va che Gesù è il Figlio di Dim) (9,20). Il secondo racconto è fatto da Paolo stesso
nel suo discorso ai giudei che stanno per arrestarlo (At 22,1-16); ugualmente il
terzo, quando lui compare davanti al re Agrippa (At 26,1-23). Così Paolo riporta
il racconto della sua vocazione quando è attaccato e deve non soltanto difendere
se stesso ma soprattutto giustificare il suo apostolato.
7
Vedi p, BOVATI-R. MEYNET, l/libro del profeta Amos, 323-337.
8
La prima volta che viene nominato, in At 7,58, è al momento della lapidazione di Stefano:
«l testimoni avevano deposto i loro mantelli ai piedi di un giovane chiamato Saulo»; io 8,1, egli è
detto «approvare questa uccisione» e al versetto 3 dello stesso capitolo è precisato: «Quanto a
Saulo, egli cercava di distruggere la Chiesa; andando di casa in casa, prendeva uomini e donne e li
gettava in prigione».
Sequenza A2: Ga l, 11-17 33
INTERPRETAZIONE
La rivelazione di Dio
Non era certamente la scienza che era mancata a Paolo. Il suo zelo per le
tradizioni dei suoi padri era illuminato da uno studio assiduo del giudaismo nel
quale egli eccelleva ( 14). Da buon persecutore della nuova dottrina, gli era stato
sicuramente necessario conoscerla molto da vicino, per poterla combattere e
respingerla più efficacemente (13). Ora, niente di ciò che aveva sentito, dalla
bocca stessa di quelli che perseguitava, aveva avuto presa sulla sua intelligenza e
sulla sua fede. La sua conversione improvvisa, lo sconvolgimento radicale di
tutto quello che aveva creduto fino a quel momento non sarebbe potuto essere
perciò il frutto di qualche influenza umana (12a). Era stato necessario niente
meno che un intervento divino diretto (12b) gli mostrasse in maniera abbagliante
che questo Gesù era proprio il Messia, che lui con tutto il suo popolo stava atten-
dendo, che era il Figlio di Dio e che era stato inviato per la salvezza di tutte le
genti (15-16b). A cose fatte Paolo si vede dunque come obbligato a riconoscere
che, attraverso tutte le vicissitudini della sua vita e dei suoi impegni, era il
Signore che conduceva gli avvenimenti, e che perfino il fatto alquanto sorpren-
dente della sua vocazione non poteva che rientrare in un disegno di Dio che lo
sorpassava da ogni parte, ancor prima della sua stessa nascita.
34 Paolo fa sapete ai suoi fratelli che il suo Vangelo viene da Dio
Nella prima parte Paolo riferisce il suo primo incontro con Cefa e Giacomo a
Gerusalemme; nell'ultima riporta l'effetto positivo di questa visita sulle comu-
nità della Giudea. Al centro una sorta di giuramento, che può sorprendere.
COMPOSIZIONE
2
°Ciò che scrivo a voi,
ecco davanti a DIO
che non mento.
22
- ERO SCONOSOUTO di volto
- per le chiese della Giudea in CRISTO;
23
: solamente ERANO ASCOLTANTI che
«il perseguitante nm un tempo,
ora annuncia la fede
. che un tempo cercava di distruggere»;
24
: e glorificavano a mio riguardo DIO.
All'inizio della prima parte «quindici giorni» (18c) mostra la brevità del
soggiorno a Gerusalemme rispetto ai «tre anni» (18a) che l'hanno preceduto. In
18b e 19b i nomi delle due sole persone che Paolo incontrò a Gerusalemme. 1
Negli ultimi due brani della terza parte «ero sconosciuto di volta>) (22a) si
oppone a «erano ascoltanti)) (23a). 2
La parte centrale è il solo posto in cui è utilizzato il pronome di seconda
persona plurale («voh)) cosi come il presente.
«Gerusalemme)) e «le regioni della Siria e della Cilicia)) sono complementari:
dal punto centrale delle chiese giudeo-cristiane, Paolo riparte verso le comunità
etnico-cristiane. Dei limiti analoghi caratterizzano i rapporti di Paolo con le
1
Per quel che riguarda Giacomo, se si traducesse ei mé all'inizio di 19b con «se non», ciò
lascerebbe intendere che «Giacomo» è uno degli apostoli; ora ~<Giacomo il fratello del Signore>>
non è nel numero dei Dodici come sono il fratello di Giovanni (detto «Giacomo il maggiore») e il
figlio di Alfèo (detto «Giacomo il minore»; vedi At 1,13; in At 12,2 Erode fa mettere a morte di
spada il fratello di Giovanni). È questo parente di Gesù che svolge un ruolo importante nella
comunità giudeo-cristiana di Gerusalemme (in At 12,'17 questo Giacomo è informato della
liberazione di Pietro che Erode voleva uccidere proprio dopo l'esecuzione di Giacomo fratello di
Giovanni: 12,3; vedi anche At 15,13; 21,18).
2
Tanto più che i due sintagmi verbali sono ugualmente delle costruzioni perifrastiche
(«essere»+ participio).
Sequenza A3: Gall,l8-24 37
autorità (18-19: egli resta «quindici giorni» soltanto e vede solo Cefa e
Giacomo) e con le comunità in generale (22-23: egli è «sconosciuto di volto» e
queste lo conoscono solo per sentito dire). Mentre ali 'inizio Paolo resta estrema-
mente discreto sui suoi scambi con Cèfa,3 il passo sfocia al contrario- come se
avesse voluto mantenere la suspense fino alla fine- sulla lode di Dio per l'opera
realizzata tramite l'apostolo delle nazioni.
iNTERPRETAZIONE
3
Il verbo historeo + accusativo della persona (solo in questo modo è impiegato nel Nuovo
Testamento) può significare sia «informarsi presso qualcunO)) sia «informare qualcunO)). Dato che
non c'è qui un secondo accusativo di cosa di cui ci si informa o che informa, non è possibi~e
determinare l'accezione precisa del verbo. <<Fare visita aH (BJ) è troppo neutro ed elimina in
pratica il senso del racconto; «fare la conoscenza db) (Osty, TOB) sembra implicare soltanto che è
Paolo che si è informato presso Cefa; «fare conoscenza com> rispetta probabihnente meglio
l'ambiguità del verbo e rende meglio la reciprocità degli scambi d'informazione tra i· due apostoli,
infonnazioni che sembrano di conseguenza fondarsi sull'evangelizzazione e i suoi progressi
piuttosto che sulla vita e sull'insegnamento di Gesù.
38 Sconosciuto alle Chiese di Giudea, Paolo incop.tra Cefa
Paolo e Dio
Il rovesciamento completo che i suoi interlocutori di Gerusalemme, e di con-
seguenza l'insieme delle comunità della Giudea, hanno potuto costatare in colui
che conoscevano come uno dei loro persecutori più accaniti, viene interpretato
come un'azione divina. Questo è ancora un altro mo<;lo per Paolo di dimostrare
ai suoi corrispondenti della Galazia che è proprio il Signore in persona che
accredita il suo Vangelo. Quanto all'affermazione solenne su cui è focalizzata la
sequenza (20), tale dichiarazione di veracità pronunciata «davanti a Dio)) diffi-
cilmente si potrebbe considerare applicabile solo al versetto precedente; come se
soltanto il fatto che Paolo riferisca di non aver incontrato nessun altro oltre a
Giacomo e Pietro potesse creare difficoltà per i destinatari della sua lettera. Posta
in pieno centro, questa sorta di giuramento si applica all'insieme del passo e
- come si vedrà più avanti -riguarda la totalità della testimonianza di Paolo.
5
A Gerusalemme Paolo fa riconoscere agli apostoli
la verità del suo Vangelo
Il primo passo (1-5) racconta le differenti tappe della visita di Paolo e dei suoi
compagni a Gerusalemme: il resoconto che va a fare ai notabili (1-2), la decisio-
ne riguardante Tito (3) al termine del conflitto sorto a proposito della necessità
della circoncisione dei discepoli d'origine pagana (4-5).
Il secondo passo (6-10) espone l'accordo finale concluso tra.i due gruppi: da
una parte Paolo e Barnaba continueranno ad annunciare il Vangelo alle nazioni,
dall'altra Pietro, Giacomo e Giovanni continueranno l'apostolato presso i giudei.
La sola legge imposta a Paolo è la premura per i poveri.
COMPOSIZIONE
1
= Poi, dopo quattordici anni,
. di nuovo salì i AGER'D'SALEM:ME,
=con BARNABA
. prendendo-CON (me) anche nm
2
Vi salìi in seguito a una rivelazione.
3
Ora neppure TITo colui che (era) CON me,
che era ouco,
fu costretto AESSERE CIRCONCISO.
4
- (Era) a causa degli infiltrati FALSI-FRATELLI
-i quali si erano introdotti,
·per spiare la libertà nostra
- che abbiamo in CRISTO GESÙ
· affinché noi riducano-in-schiavitù,
Nella prima parte il primo brano (l) presenta il viaggio, l'ultimo (2b-e) il suo
motivo. Nel primo brano il primo segmento (lab) precisa dapprima il tempo, poi
il luogo dello spostamento di Paolo; i due membri del secondo (led) nominano i
due compagni di Paolo 1• Nell'ultimo brano i primi membri dei due segmenti
formano la principale, mentre i secondi sono delle subordinate. Il segmento
centrale (2a) fornisce la ragione che ha spinto Paolo a «salire» a Gerusalemme;
egli fa intervenire implicitamente un nuovo personaggio, Dio stesso. «l notabili))
(2d) di «Gerusalemme>> (lb) accolgono non solo Paolo e Barnaba che sono
giudei come loro, ma anche «Titm> (l d) che fa parte «delle nazionh> (2c).
1
Il primo «com> è una preposizione (meta), il secondo un prefisso (syn).
Sequenza A4: Gal2,1-10 41
I due brani dell'ultima parté oppongono ciò che cercano i falsi fratelli e ciò
che respingono Paolo e i sui compagni. Il primo segmento del primo brano (4ab)
presenta quelli che si oppongono a Paolo3, il secondo espone il loro intento
(«ridurre in schiavitù)) si oppone a «la libertà»). Il secondo brano (5) presenta
prima la reazione di Paolo e dei suoi compagni (5a), poi il motivo del loro rifiuto
(5b). Quest'ultimo membro è una finale che si oppone alle due finali del primo
brano (4c.4e). «La verità del VangelO)) (5b) richiama «la libertà che noi abbiamo
in Cristo GesÙ)) (4cd). Notare il passaggio al «VOÌ>)- ovvero i Galati- alla fine;
il «noi>) che gli corrisponde in 4c può quindi includere anche i Galati nel gruppo
formato da Paolo, Barnaba e Tito.
La parte centrale (3) è molto breve. «Colui con me)> (spesso tradotto giusta-
mente con «mio compagno») nel primo membro richiama la prima parte,
specialmente l d («prendendo-com>); «greco» al centro rinvia nello stesso tempo
a «le nazioni» di 2c e a «voi» di 5b (ovvero i Galati di origine pagana); quanto
all'ultimo membro (3c), questo annuncia il seguito nella misura in cui ciò era
manifestamente quello che rivendicavano i «falsi fratelli>> di 4a. Questa parte
non è solamente di transizione tra le altre due; esprime il risultato del conflitto, o
la decisione presa al suo esito.
Le parti estreme terminano con una finale (2e.5b). «Costringere)> al centro del
passo (3c) annuncia «ridurre-in-schiavitù» alla fine del primo brano della terza
parte (4e); a questa volontà dei falsi-fratelli sembra si opponga quella di Dio che
spinge Paolo a salire a Gerusalemme (al centro della prima parte: 2a).
CONTESTO BIBLICO
Barnaba e Tito
Di Barnaba, levita originario di Cipro, il cui nome aramaico significa «figlio
della consolazione» (At 4,36), gli Atti riferiscono che fu lui a introdurre Paolo
presso gli apostoli quando venne per la prima volta a Gerusalemme, dopo che
era fuggito da Damasco (At 9,27). È lui che gli apostoli delegano successiva~
mente ad Antiochia per esaminare il caso dei greci che hanno abbracciato la fede
cristiana (11,22); dopo di che egli va a cercare Paolo a Tarso e opera con lui per
un anno ad Antiochia. Sopraggiunta una carestia, essi organizzano una colletta e
2
La particella de mostra chiaramente che nna nuova frase comincia all'inizio del versetto 4.
Questa continua fino alla fine del versetto 5, giacché «ai quali» dell'inizio di 5 è .un pronome
relativo che, come «i quali» di 4b, ha per antecedente «i falsi-fratelli». I conunentatori rilevano il
carattere insolito di questa frase che non comporterebbe alcuna proposizione principale, essendo il
primo membro (4a) nn sintagma preposizionale: «A causa degli ... >>. È tuttavia possibile conside-
rare questo sintagma come il predicato della frase, essendo il suo soggetto sottinteso prima di ((a
causa di», tanto che Io si potrebbe tradurre: ((Ora (questo) a causa dei falsi-fratelli...>> o (<Era a
causa dei falsi-fratelli». Tutto si svolge come se la frase cominciata in 2b fosse sospesa nel versetto
3 e ripresa a partire da 4a.
3
I verbi tradotti con <(infiltr;mi» e (dntrodursi» hanno un doppio prefisso identico (par-eis-
aktous e par-eis-èlthon; la traduzione tenta di rendere questo rapporto utilizzando Io stesso
prefisso.
42 A Gerusalemme Paolo fa riconoscere la verità del suo Vangelo
INTERPRETAZIONE
La rivelazione
Nel cuore della prima parte Paolo tiene a precisare che, se egli è salito a
Gerusalemme con Barnaba e Tito, ciò fu a causa di una rivelazione (2a). Se è
ben chiaro che non c'è rivelazione se non divina, bisogna rimarcare che Paolo
non dice nulla delle circostanze nelle quali questa ha avuto luogo né delle sue
modalità; neanche che fu rivolta a lui esclusivamente. Non è precluso pensare
che Dio possa servirsi degli avvenimenti e degli uomini per far intendere la sua
volontà e non si vede perché «un'agitazione e una discussione abbastanza viva))
tra due gruppi, seguita da una decisione di demandare la questione a
Gerusalemme (At 15,2) non possa essere interpretata da Paolo come una
«rivelazione)). Un po' come «gli apostoli e gli anziani, d'accordo con la Chiesa
tutta intera)) (At 15,22), scrivono nella lettera inviata alla comunità di Antiochia:
«Abbiamo deciso lo Spirito Santo e noi ... )) (At 15,28). La convinzione di Paolo è
certamente che sia il Signore in persona che, attraverso e per mezzo delle vicis-
situdini umane, guidi lui e conduca la sua Chiesa. La rivelazione che l'ha spinto
a salire a Gerusalemme è della stessa natura di quella che l'aveva portato a
predicare il Vangelo e che i notabili non tarderanno a riconoscere (2,7-9).
Sequenza A4: Gal2;1-10 43
La circoncisione
Se tutto intero il passo è focalizzato sulla decisione di non imporre la circonci-
sione a Tito (3), il fatto è clie la circoncisione dei discepoli di Gesù d'origine
pagana era effettivamente il nocciolo del problema, perché era il punto cruciale
da cui tutto dipendeva. 4 Il rito della circoncisione segnava difatti l'ingresso dei
«timorati di Dim> - questi pagani attratti dal giudaismo e che adoravano già il
Dio di Israele- nell'alleanza di Abramo e la loro piena appartenenza al popolo
eletto. Da quel momento, allo stesso titolo dei giudei di nascita, essi erano tenuti
a osservare tutti i comandamenti della Legge. La circoncisione non è perciò un
comandamento tra gli altri, è il segno iscritto nella carne che segna la sotto-
missione al regime della Legge. Nulla di sorprendente dunque che tutta la
discussione si cristallizzi su questo solo punto, emblematico di tutto il resto. È
questo che opera la distinzione - la divisione - tra giudei e le nazioni. Imporre ai
cristiani di origine pagana la circoncisione significherebbe imporgli tutte le
pratiche giudaiche; dispensarli significa liberarli da tutti gli obblighi della legge
di Mosè. Paolo è talmente persuaso che Cristo ha liberato i suoi discepoli (4b)
che a ogni costo non vuole che essi ricadano nella «schiavitù>> della Legge (4c).
Portando avanti questa battaglia, egli intende non solo proteggere gli etnico-
cristiani, tra cui i Galati, contro le mire dei falsi fratelli (5b ); il «noi» che usa in
modo insistente (4b.4c.5a) dimostra bene che sono tutti i discepoli di Cristo,
qualsiasi sia la loro origine, a dipendere non più dali' economia della Legge ma
da quella del «Vangelo» (2c et 5b).
I fratelli e i falsi-fratelli
Per salire a Gerusalemme Paolo ha preso con sé un giudeo e un greco, entram-
bi discepoli di Gesù; per due volte, e soprattutto al centro del passo, egli insiste
sul fatto che Tito è «coro> lui (ld.3a), come Barnaba (le). Questi due compagni
dell'Apostolo rappresentano le due componenti della stessa Chiesa di Cristo.
Essi sono perciò fratelli nella fede, fratelli tra loro, fratelli di Paolo e dei notabili
che sono venuti a incontrare insieme. I giudaizzanti che vorrebbero invece sotto-
mettere i discepoli di origine pagana alla Legge si rivelano dei «falsi-fratelli»5
Non sanno infatti riconoscere quelli che hanno seguito Gesù come loro, senza
tuttavia che questi siano sottomessi al rito della circoncisione, come appartenenti
alla stessa famiglia della Chiesa di Cristo, come loro fratelli.
4
Così come testimonia chiaramente At 15,1-2: «Intanto alcuni venuti dalla Giudea inse-
gnavano ai fratelli : "Se non vi fate circoncidere secondo l'usanza che viene da Mosè, non potete
essere salvati"».
5
Questa parola non è utilizzata se non in 2Cor 11,26 (è stato già fatto riferimento a 2Cor 11,4,
p. 34).
44 A Gerusalemme Paolo fa riconoscere la verità del suo Vangelo
COMPOSIZIONE
6
: Da QUELLI CONSIDERATI essere qualcosa
- quali allora sono stati,
nulla a me importa:
Dio l'apparenza dell'uomo non guarda -,
: a me difatti l NOTABILI NIENTE imposero.
+ 7 Ma al contrario vedendo
::che erostatoincaricato del Vangelo DEL l'REPU%!0
-come Pietro della CIRCONCISIONE,
8
- poiché colui che ha agito in Pietro per l'apostolato della CIRCONCISIONE
ha agito uchein me per LEN.4%ION!,
+9e riconoscendo
::la grazia aata a me,
10
: SOLAMENTE dei poveri
- AFFINCHÉ ci ricordassimo,
: cosa che anche mi sono prodigato
- precisamente questo di fare.
2d; vedi p. 40). In più sembra che «colui» di 8a rimandi a «DiO)) di 6d (vedi Rm
l ,5). Il rapporto tra le ultime due parti è evidenziato dalla ripresa di «affinché))
(tradotto dalla CEI con «ci pregarono di))) in 9f e lOb. Le parti estreme sono
agganciate dai termini medi a distanza costituiti dall'opposizione tra <mi ente))
(6c) e «solamente)) (10a).
CONTESTO BIBLICO
INTERPRETAZIONE
6
Questo episodio è collocato dagli Atti prima dell'assemblea di Gerusalemme (At 15).
46 A Gerusalemme Paolo fa riconoscere la verità del suo Vangelo
COMPOSIZIONE
1
Poi, dopo quattordici anni, di nuovo salii a
con BARNABA prendendo con me anche
2
Vi salii in segUito a una rivelazione.
Esposi loro IL VANGELO che annuncio tra UN4ZION1,
ma in privato ai NOTABILI, per evitare di correre o di aver corso invano.
3
Ora neppure Tito mio compagno, che era 17..ua?,
FU COSTRETTO a farsi CIRCONCIDERE.
4
Era a causa di falsi fratelli infiltrati che si erano introdotti per spiare la nostra libertà che
abbiamo in Cristo Gesù, AL FINE DI renderei schiavi, 5 ai quali neanche un'ora abbiamo accettato
di sottometterei,
AFFINCHÉ la verità del VANGELO rimanesse per W.
6
Ma da parte di quelli che erano CONSIDEr<.ATI essere qualcosa- quello che allora potevano essere
poco m'importa, Dio non guarda l'aspetto dell'uomo-, a me i NOTABILI NON IMPOSERO niente.
7
Ma vedendo al contrario che mi era stato affidato IL VANGELO J)ELI'REPuZIC
come a Pietro DELLA CIRCONCISIONE
8
- poiché Colui che operò in favore di Pietro per l'apostolato DELLA CIRCONCISIONE
operò in mio favore anche per UN.4.310Nl-
9 e riconoscendo la grazia che mi era stata data, Giacomo, Cefa e Giovanni, che sono CONSIDEr<.An
essere le colonne, mi diedero la destra così come a BARNABA in segno di comunione:
AFFFINCHÉ noi siamo per !.lN.4.310Nl
e loro per LA CIRcONCISIONE.
10
Soltanto AFFINCHÉ ci ricordassimo dei poveri
e questo ho sempre tenuto a farlo.
I due passi riferiscono avvenimenti che :!;lÌ svolgono nello stesso luogo, a
«Gerusalemme» (la), e nello stesso tempo, quello della visita di Paolo e
«Barnaba>> (lb.9b) ai «notabili»l«considerati» (2c.6a.6b.9a). Il secondo passo (6-
10) espone la posizione presa dai notabili rispetto al «Vangelo» che Paolo ha
esposto loro (1-2) e rispetto alle difficoltà e alle discussioni che questo Vangelo
ha sollevato presso i «falsi fratelli» (4-5). Una prima decisione, negativa, è stata
già presa al centro del primo passo: non obbligare Tito a farsi circoncidere (3).
SequenzaA4: Gal2,1-10 47
Così, secorido la terza legge di Lund,7 il centro del primo passo corrisponde alle
estremità del secondo. Alla decisione negativa del versetto 3 corrisponde infatti
la decisione negativa del versetto 6, per così dire corretta, o meglio, completata
dalla richiesta positiva del versetto l 0: i pagano-cristiani non sono sottomessi
alle prescrizioni della legge mosaica (6), neppure alla circoncisione (3), ma sono
invitati «solamente» a «ricordarsi dei poveri» (10). I verbi «costringere» di 3b e
«imporre>> di 6d appartengono allo stesso campo semantico.
L'insieme della sequenza è segnato dall'opposizione tra giudei e nazioni che
ricorre non meno di sei volte: «Gerusalemme»/<de nazioni» (l a.2b), «Barnaba»/
«Tito» (l b), «greco»l«circoncidere» (3a.3b), «Prepuzio»I«Circoncisione» (7a.
7b), «Circoncisione»l«nazloni» (8a.8b ), «nazioni»I«Circoncisione» (9c.9d).
«Vangelo» usato due volte nel primo passo (2b.5c alla fine delle parti estreme) è
ripreso in 7a, abbinato ad «apostolato» (8a).
Ciascun passo termina con due occorrenze della stessa congiunzione subor-
dinante «al fine di/affinché» (4b.5c; 9c.l0a).
CONTESTO BIBLICO
7
«Idee identiche sono spesso distribuite in modo tale da apparire alle estremità e al centro e
non altrove nel sistema>> (Chiasmus in the New Testament, p. 41; traduzione italiana nel Trattato,
93).
8
Per l'analisi retorica dei due decaloghi, vedi R. MEYNET, Chiamati alla libertà, 77-113.
9
Vedi A. WÉNIN, L 'uomo biblico, «Mitezza e dominio: l'wnanità a immagine di Dim>, 25-38
(specialmente 33-36).
48 A Gerusalemme Paolo fa riconoscere la verità del suo Vangelo
segno perenne fra me e gli Israeliti: infatti il Signore in sei giorni ha fatto il cielo e la
terra, ma nel settimo ha cessato e ha preso respiro"». 18 Quando il Signore ebbe finito
di parlare con Mosè sul monte Sinai, gli diede le due tavole della Testimonianza,
tavole di pietra, scritte dal dito di Dio (Es 31 ).
Le «due tavole>>, ossia le Dieci parole, essenza di tutta la Legge, sono così
riassunte nel solo comandamento del sabato, sul quale si focalizza ciascuna delle
due versioni del Decalogo. Il sabato è pertanto il segno dell'alleanza tra Dio e i
figli d'Israele.
INTERPRETAZIONE
Circoncisione e libertà
All'inizio del suo racconto (1-2), quando Paolo fa il nome dei suoi due
compagni Barnaba e Tito, non li qualifica con la loro origine, giudaica o pagana.
Anche se la sua espressione sembra dare la precedenza a Barnaba, non li distin-
gue che dai loro nomi propri. Non sono i notabili con i quali Paolo parla del suo
apostolato presso le nazioni a sollevare la questione della circoncisione, ma
Sequenza A4: Gal2,1-10 49
quelli che Paolo definisce dei «falsi fratelli>>. Costoro pensano forse, anzi proba-
bilmente, di cancellare la differenza, la distinzione se non la divisione tra giudei
e greci imponendo a questi ultimi la circoncisione che i primi hanno ricevuto.
Paolo non la pensa così. È escluso per lui che i greci divengano giudei. Non è
così che la divisione sarà superata. Ciascuno deve rimanere se stesso. Se s'impo-
nesse la circoncisione ai discepoli venuti dalle nazioni, ciò non significherebbe
soltanto «renderli schiavi», giacché sarebbero così sottomessi a una legge che
non è la loro; sarebbero gli stessi discepoli giudei a perdere la loro libertà,
poiché si vedrebbero obbligati a imporre questa legge a tutti. Se all'inizio del
primo passo (1-2) Paolo non fa distinzione fra i suoi due compagni, alla fine di
questo stesso passo (4-5) il «noi» che egli utilizza con insistenza include tutti
quelli che, quale che sia la loro origine, hanno accolto la libertà e la verità del
Vangelo. Il passo termina in maniera inattesa con un «voi» che richiama i suoi
destinatari a questa medesima verità: essi sono così messi in guardia dalla tenta-
zione di ricadere sotto la schiavitù che vorrebbero imporgli quelli che tentano di
convincerli della necessità di farsi circoncidere. Poiché i notabili non hanno
«costretto» Tito a farsi circoncidere (3), ne consegue logicamente che non po-
trebbero «imporre» nient'altro a chiunque (6c). È vero che il «soltanto» con cui
comincia l 'ultima parte del secondo passo (<<Soltanto affinché ci ricordassimo
dei poveri»: 10a) corrisponde al «niente» con cui termina la prima parte («i
notabili non m'imposero niente»: 6c). Questo «niente» è assoluto e il «soltanto»
indubbiamente non è da interpretare come un'eccezione. La distanza imponente
posta tra le due parole, il fatto che Paolo si guardi bene dali 'utilizzare un verbo
come «imporre» quando introduce la sua ultima frase, sottolinea bene che il
ricordo dei poveri non è un comandamento che gli è stato dettato. L' «affinché»
che introduce «Ci ricordassimo dei poveri» è parallelo a quello che introduce
«siamo per le nazioni e loro per la Circoncisione» (9c). Entrambi scàturiscono
dalla «comunione» che unisce tutti i discepoli di Cristo.
Vangelo e comunione
Se l'accordo a cui giungono Giacomo, Cefa e Giovanni da una parte e Paolo e
Barnaba dall'altra, prevede una ripartizione dei campi di apostolato, gli uni
presso i giudei, gli altri tra le nazioni (9de), per tutti non c'è che un solo
Vangelo. La stretta di mano scambiata tra i membri dei due gruppi non suggella
un compromesso, ma una «comunione» (9c). È lo stesso «Vangelo» che è stato
affidato a Paolo per il «Prepuzio» e a Pietro per la «Circoncisione» (7); è lo
stesso Signore che ha operato in favore di Pietro per «l'apostolato» presso i
circoncisi e in favore di Paolo per le nazioni (8). Come non c'è che un solo
Signore, non potranno esserci due vangeli destinati a due chiese differenti. Se tra
i discepoli di Gesù Cristo alcuni sono circoncisi e altri non lo sono, ciò non potrà
spezzare la comunione della Fede. La sola cosa che potrebbe separarli sarebbe di
non «ricordarsi dei poveri» (10). Interpretare queste ultime parole dei notabili
come una domanda di aiuto tempestivo a favore delle loro comunità sarebbe
50 A Gerusalemme Paolo fa riconoscere la verità del suo Vangelo
10
In 2,12 i giudeo-cristiani saranno chiamati non «la Circoncisione» ma «quelli della circon-
cisione>> (tous ek peritomes; vedi anche Col 4,11 e Tt l, l O); altri impieghi paolini de «la Circon-
cisione» nel senso di «i giudei»: Rm 15,8; Fil3,3; in opposizione a «il Prepuzio»: Rm 3,30; 4,9; Ef
2,11; Col3,11.
6
Ad Antiochia Paolo difende contro Cefa
la verità del Vangelo
Sequenza A5: Gal2,11-21
Nel primo passo (2,11 .. 14) Paolo riporta i fatti avvenuti ad Antiochia, quando
si era opposto a Pietro per la sua condotta che aveva giudicato cattiva. Il secondo
passo (2, 15-21) è il lungo discorso che Paolo rivolge a Pietro, 1 per giustificare i
suoi rimproveri.
1
E, attraverso Pietro, ai suoi destinatari della Galazia.
52 Ad Antiochia Paolo difende contro Cefala verità del Vangelo
COMPOSIZIONE
11
= Quando venne CEFA ad Antiochia,
-IN FACCIA a lui mi opposi
:PERCHÉ ERA CONDANNABILE:
+ 12 poiché prima che venissero alcuni da parte di Giacomo
.. con l P.dtJ.A.Nl mangiava;
+ ma quando vennero,
-si ritirò e si separò egli stesso,
-temendo QUELLI DELLA CIRCONCISIONE.
13
E SEGUIRONO-NELL'IPOCRISIA lui IL RESTO DEI GIUDEI,
così che ANCHE BARNABA fu trascinato DALLA LORO IPOCRISIA.
14
= Ma quando vidi
: CHE NON CAMMINAVANO DIRmi secondo la verità del Vangelo,
-dissi aCEFA DAVANTI A TUTTI:
Le parti estreme sono parallele tra loro. I tre membri dei primi segmenti
(11.14abc) si corrispondono esattamente, sebbene in un ordine differente: «era
condannabile»2 (llc) si applica al solo Cefa, mentre «non camminavano diritti»
che gli corrisponde (14b) è al plurale, giacché, secondo la parte centrale, la con-
dotta di Cefa è imitata da «il resto dei giudei», Barnaba compreso. Gli ultimi due
segmenti della prima parte oppongono la condotta di Cefa3 prima e dopo la
venuta di persone da parte di Giacomo. 4 I tre membri del segmento simmetrico
(14def) riprendono la stessa opposizione: i primi due membri si riferiscono al
tempo in cui Cefa mangiava con i pagani (12b), il terzo membro corrisponde al
tempo in cui se n'era separato per timore dei giudei (12de).
2
Se il participio kategnosmenos è considerato come un passivo, significa «condannato}): da
quelli della comunità che l'avevano accusato presso Paolo o per la sua propria condotta; da Dio
stesso, se si considera il passivo come un passivo teologico. Se si intende come un medio, significa
«condannabile>>.
3
Kephas è più supportato della variante Petros.
4
La variante che vede un solo inviato è poco attestata. Quanto all'espressione utilizzata da
Paolo alla fine di 12a, non permette di decidere se si tratta di persone inviate da Giacomo per
ispezionare la comunità di Antiochia - o almeno la comunità giudeo-cristiana sulla quale avrebbe
avuto giurisdizione- o se si tratta soltanto di persone «dell'ambiente di Giacomo}) (cosi BJ, TOB);
la traduzione d'Osty, qui adottata, non prende posizione su un problema che sembra insolubile e
che in ogni caso non pare determinante per il proposito di Paolo.
Sequenza A5: Gal 2,11-21 53
INTERPRETAZIONE
Il timore di Cefa
Il lettore non sente la voce di Cefa e non conoscerà mai quali argomenti
avrebbe potuto avanzare per giustificare il suo voltafaccia. È perciò inutile darsi
a qualche supposizione. La Lettera non lascia intendere se non l'interpretazione
e il giudizio di Paolo. Secondo lui, il primo degli apostoli «temeva)) «quelli della
Circoncisione)) ( 12e), e più precisamente - pare - quelli che erano venuti «da
parte di Giacomm), il capo della comunità di Gerusalemme. Esisteva perciò una
divergenza tra i discepoli giudei di Gerusalemme e quelli di Antiochia sulla
questione della comunione di mensa. Un giudeo osservante difatti non potrebbe
condividere il pasto dei pagani, perché essi non rispettano le regole della
kasherut e, prima di tutto, perché sono incirconcisi, quindi impuri.
COMPOSIZIONE
Questo passo comprende tre parti organizzate in maniera concentrica: due
parti più lunghe che incorniciano una parte assai breve. Data la difficoltà del
passo, un'analisi di ciascuna delle parti s'impone, prima che ne sia presentato
l'insieme.
16
- Ma sapendo
-che non è giustificato un uomo dalle opere DELLA LEGGE
+se non dalla Fede IN GESÙ CRISTO,
• NOI anche, IN CRISTO GESÙ abbiamo creduto,
+al fine di essere giustificati dalla Fede IN CRISTO
-e non dalle opere DELLA LEGGE,
-giacché dalle opere DELLA LEGGE «non sarà giustificata alcuna carne''·
5
Data la simmetria tra i versetti 15 e 17, sembra sia necessario da una parte tenere la variante
che aggiunge la particella avversativa de all'inizio di 16 («ma noi>>), e dall'altra interpretare «giu-
dei» e «peccatori» di 15 come predicati di una frase nominale indipendente, e non come una
semplice apposizione a «noi», che sarebbe allora il soggetto di «abbiamo creduto» di l6d.
Sequenza A5: Gal2,11-21 55
primo membro (19a) si oppone al presente degli altri due membri («sono
crocifisso)) è un perfetto con valore di presente) e «per la Legge sono morto)) si
oppone a «per Dio vivm>. Nei primi due membri del terzo segmento (20cde)
«nella carne>> si oppone a «in quella al Figlio di Dio)); mentre i primi due mem-
bri sono al presente, il terzo è al passato. Nel bimembro centrale (20ab) è affer-
mata in maniera raddoppiata l'unità vitale tra «me>> e «Cristo)).
I membri estremi (19a.20e) sono al passato e indicano la morte, la propria e
quella del «Figlio di Dio)), mentre tutto il resto del brano è al presente e indica la
vita (il verbo «vivere)) è ripreso cinque volte: 19b.20a.b.c.d).
La costruzione concentrica, che evidenzia la chiave del testo nel suo centro,
non impedisce una lettura lineare in cui la prima affermazione (19a), un po'
oscura, è poco a poco chiarita; e in cui il movimento, che parte da «me)), risale
fino ali' anamnesi della morte di Cristo (20e), sulla quale per Paolo tutta la sua
fede, come la giustificazione, poggiano.
Nell'unico segmento del secondo brano, gli ultimi due membri chiariscono il
primo: opponendosi la giustificazione «per la Legge)) a «la grazia di Dio>>, se
«rigettassi)) quest'ultima, Cristo «sarebbe morto per niente)), poiché la grazia di
Dio mi è stata data mediante la morte di suo Figlio.
Gli ultimi due membri dell'ultimo brano (21bc) rinviano ai membri estremi
del primo (19a.20e) con la ripresa de «la Legge)) e di «morire)).
15
Noi, siamo giudei di natura
e non di questi PECCATORI delle nazioni.
16
Ma, sapendo che non è GIUSTIFICATO alcun uomo per le opere della Legge
se non per la Fede in GESÙ CRISTO,
anche noi, in CRISTO GESÙ abbiamo creduto
per essere GIUSTIFICATI per la Fede in CRISTO e non per le opere della Legge,
giacché per le opere della Legge «non è GIUSTIFICATA alcuna CARNE)).
17
:: Ma SE, cercando di essere GIUSTIFICATI in CRISTO,
:: siamo anche noi trovati PECCATORI,
= ALLORA CRISTO sarebbe servitore del PECCATO?
No di certo!
18
SE infatti ciò che ho demolito,
::quello di nuovo riedifico,
= mi dimostro io stesso TRASGRESSORE.
19
1o, infatti, per la Legge alla Legge sono morto;
affinché viva per Dio, con CRISTO sono crocifisso.
20
Non sono più io che vivo, ma vive in me CRISTO.
Ciò che ora vivo nella CARNE, lo vivo nella Fede nel FIGLIO DI DIO,
che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me.
21
:: Non annullo la grazia di Dio,
::giacché SE fosse per la Legge che viene la GIUSTIFICAZIONE,
= ALLORA CRISTO sarebbe morto per niente.
La prima parte è alla prima persona plurale, l'ultima alla prima persona singo-
lare. «Noi)) (l Sa) e «iO)> ( 19a) giocano il ruolo di termini iniziali; le proposizioni
condizionali introdotte da «se» ( 17a.21 b) e le principali che cominciano con
«allora Cristo» (17c.21 c) svolgono la funzione di termini finali. L'opposizione
tra «la Legge» e «la Fede», sulla quale è costruito il brano centrale della prima
parte (16), si ritrova nel primo brano dell'ultima parte (19-20); «la giustifica-
zione» di 21 b richiama le quattro occorrenze del verbo «essere giustificato» di
16b.l6e.l6g.17a.
La parte centrale è alla prima persona singolare come la parte successiva, ma
«trasgressore» rinvia a «peccatori» della parte precedente (15b.17b). «Ciò che» e
«quello» rinviano alla giustificazione per le opere della Legge. Come la fine
delle altre due parti, la parte centrale esamina infine i due aspetti di un'ipotesi
(18ab come 17ab e 21ab) per trame la conclusione (18c come 17c e 21c).
58 Ad Antiochia Paolo difende contro Cefala verità del Vangelo
CONTESTO BIBLICO
INTERPRETAZIONE
8
«Una volta che si è visto che l'atto di credere è sempre l'incontro di due forme correlative di
n(onç, cioé la n(onç-affidabilità di chi assicura un appoggio saldo e la n(onç-fede di chi accetta
questo appoggio, non c'è più il dilemma imbarazzante della scelta tra senso oggettivo e senso
soggettivo, poiché, essendo correlativi, i due sensi sono sempre presenti·insieme, l'uno esplicita-
mente e l'altro implicitamente)) (A. VANHOYE, ~dl(onç XpLotoù: fede in Cristo o affidabilità di
Cristo?>>, p. 20).
9
Si riconosce qui un esempio chiaro della prima legge di Lund: «Il centro segna sempre una
svolta)) (vedi Trattato, 93).
60 Ad Antiochia Paolo difende contro Cefa la verità del Vangelo
Questione d'idolatria
La salvezza o la giustificazione mediante le mie opere potrebbe essere un:a
forma insidiosa d'idolatria. Mi ergo in effetti come salvatore al posto di Dio,
prendo il suo posto. Mi fabbrico con le mie proprie mani un'immagine di Dio
che non è altro che me stesso. Eppure avevo rovesciato questo idolo quando
avevo abbandonato la mia fiducia nelle opere della Legge, per porre la mia fede
soltanto in Cristo Gesù, nell'opera di salvezza che Egli aveva realizzato, da parte
di Dio, mediante la sua morte sulla croce. Ritornando alle opere della Legge, ho
ricostruito l'idolo che prende perciò il posto di Gesù Cristo crocifisso.
11
Quando Cefa venne ad Antiochia, gli resistei in faccia perché ERA CONDANNABILE: 12 infatti
prima che venissero alcuni da parte di Giacomo EGLI MANGIAVA CON LE NAZIONI; ma quando quelli
furono arrivati, SI RITIRÒ E SI SEPARÒ, temendo quelli della circoncisione.
13
E il resto dei giudei lo seguirono-neii'-IPOCRISIA,
a tal punto che perfino Barnaba fu trascinato dalla loro IPOCRISIA.
14
Ma quando vidi che NON CAMMINAVANO DIRITTI secondo LA VERITÀ DEL VANGELO, dissi a Cefa
davanti a tutti: «Se tu che sei GIUDEO vivi come le H43JON1e non come i GIUDEI, come puoi costringere
le H.4Zl0Nla giudaizzare?
Noi, siamo GIUDEI di nascita e non di questi PECCATORI delle H43/0N1. 16 Ma sapendo che nessun
15
uomo è giustificato per le opere della Legge ma per LA FEDE IN GESÙ CRISTO, anche noi in Cristo
Gesù abbiamo creduto, al fine di essere giustificati da LA FEDE IN CRISTO e non dalle opere della
Legge, giacché dalle opere della Legge "nessuna carne è giustificata" 17 Ma se, cercando di essere
giustificati in Cristo, siamo anche noi trovati PECCATORI, allora Cristo è servitore del peccato? No
di certo!
18
Infatti, se quello che HO DEMOLITO (lo) RIEDIFICO,
mi dimostro io stesso TRASGRESSORE.
19
Io in effetti, per mezzo della Legge, alla Legge sono morto; al fine di vivere per Dio, con
Cristo sono crocifisso. 20 Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me. Quello che ora
vivo nella carne, lo vivo nella FEDE NEL FIGUO DI DIO, che mi ha amato e ha dato se stesso per me.
21
Non annullo LA GRAZIA DI DIO, poiché se per mezzo della Legge venisse la giustificazione, allora
Cristo sarebbe morto per niente».
INTERPRETAZIONE
Ipocrisia e trasgressione
Quello che Paolo trova «condannabile» (l l) nell'atteggiamento di Cefa è ciò
che egli chiama, nel pieno centro del primo passo, la sua «ipocrisia» (13). Se
Pietro infatti si era messo ad agire contro la propria coscienza, contro le proprie
convinzioni, era perché era arrivato a «temere quelli della Circoncisione>> (12).
Denunciando il suo timore degli uomini, Paolo lascia intendere che egli non
teme Dio, poiché sacrifica «la verità del Vangelo». Tutta l'argomentazione del
secondo passo consisterà poi nel provargli che si è mostrato doppiamente «tra-
sgressore». Essendo ritornato alla pratica delle prescrizioni della Legge, Pietro
riconosce implicitamente che la sua condotta era peccaminosa, che aveva. tra-
sgredito la Legge; così facendo, egli abbandona quindi la fede in Cristo, poiché
ripone la sua fiducia nella Legge. Aveva trasgredito tralasciando la Legge, ed
ecco che trasgredisce di nuovo tralasciando la fede. Egli si rivela peccatore sia
demolendo che riedificando. Come potrebbe essere giustificato da questo doppio
peccato nel quale eccolo prigioniero? La Legge lo condanna doppiamente. Solo
la fede nel Figlio di Dio, solo la vita con Cristo, solo la grazia di Dio sarà in
grado di liberarlo dal suo peccato.
7
È il Vangelo di Cristo che ho annunciato
A1 Paolo rimprovera ai Galati di seguire un vangelo che viene dagli uomini 1,6-1 O
A2 Paolo fa sapere ai suoi fratelli che il suo Vangelo viene da Dio 1,11-17
A4 A Gerusalemme Paolo fa riconoscere dagli apostoli la verità del suo Vangelo 2,1-10
Saranno studiate dapprima le relazioni tra le due sequenze della prima sotto-
sezione, poi tra le due sequenze dell'ultima sottosezione. Dopodiché, per
l'insieme della sezione, saranno presentati i rapporti tra le sottosezioni estreme
(Al-A2 e A4-A5) così come i rapporti tra la sequenza centrale (A3) e il resto
della sezione.
64 È il Vangelo di Cristo che ho annunciato
COMPOSIZIONE
Al (1,6-10) A2 (1,11-17)
6 11
MI MERAVIGLIO che così rapida- VI FACCIO SAPERE, fratelli: il
mente voi disertiate Colui che vi ha Vangelo che è stato annunciato da me non
chiamati nella grazia di Cristo verso un è secondo un UOMO.
12
vangelo diverso. Del resto, io, non è da un UOMO che
7
Non che ve ne sia un altro, ma vi sono L'HO RICEVUTO o ne sono stato istruito,
alcuni che vi turbano e che vogliono ma per rivelazione di GESÙ CRISTO.
deviare il Vangelo di Cristo.
8 13
Anche se noi stessi o un angelo del Poiché avete sentito parlare della
cielo vi annunciasse un Vangelo contra- mia condotta di un tempo nel giu-
rio a quello che vi abbiamo annun- daismo: a oltranza perseguitavo la
ciato, sia anatema! Chiesa di Dio e cercavo di rovi-
9
Come ve lo abbiamo già detto, nar/a.
ora di nuovo lo ripeto:
14
se qualcuno vi annuncia un Vangelo E avanzavo nel giudaismo più di
contrario a quello che AVETE RICEVU- molti dei coetanei della mia razza,
TO, sia anatema! essendo molto più zelante per LE
TRADIZIONI dei miei padri.
10 15
Ora infatti sono UOMINI che voglio Ma quando piacque a Colui che mi
persuadere, oppure sarebbe DIO? aveva scelto fm dal seno di mia madre e
che mi ha chiamato con la sua grazia
16
Forse cerco di piacere di rivelare suo Figlio in me affinché lo
agli UOMINf? annunziassi alle nazioni,
subito, non consultai né la carne né il
Se ancora fosse a degli UOMINI che sangue 17 e non salìi a Gerusalemme da
volessi piacere, di CRISTO non sarei più quelli che furono apostoli prima di me,
servitore. ma partìi in Arabia e di nuovo ritornai a
Damasco.
Termini iniziali
Le due sequenze cominciano con un verbo presente alla prima persona
singolare, «mi meravigli m> (6) e «faccio sapere» ( 11 ). «Mi meraviglio» lascia
intendere che, nella prima sequenza, Paolo insorgerà contro la condotta dei suoi
destinatari; mentre «vi faccio sapere», all'inizio del passo successivo, introduce
quello che vuole comunicargli. Così la prima sequenza presenta l'aspetto nega-
tivo del messaggio di Paolo e la seconda il suo aspetto positivo. Il cambiamento
di tono tra le due sequenze è segnato dall'utilizzo, all'inizio della sequenza A2,
del vocativo «fratelli» (11a); mentre la sequenza Al comincia assai bruscamen-
te, senza alcuna apostrofe. Nei due casi ciò che è in discussione è «il Vangelo»:
da una parte «un vangelo diverso» al quale i Galati si sono rivolti (6), dall'altra
«il Vangelo» vero annunciato da Paolo (11).
Termini estremi
All'inizio delle parti estreme (6 e 15) i Galati sono messi sullo stesso piano di
Paolo, poiché sia gli uni che l'altro sono stati «chiamati» da Dio («Colui»)
«nella grazia» o «con la grazia».
Termini medi
L'ultima parte della prima sequenza (10) e la prima parte della sequenza
successiva (11-12) sono le sole dove appare la parola <<Uomo» («uomini»), tre
volte al plurale in 10, due volte al singolare in 11-12. Nei due casi «uomo»
(<<Uomini») è opposto a «Dio» (lOc) o a «(Gesù) Cristo» (10g.12d).
Termini centrali
Le parti centrali (8-9 e 13-14) si corrispondono. Nei due casi si tratta di una
condanna: una volta da parte del giudeo Paolo che perseguitava la Chiesa di Dio
(13), oggi da un altro Paolo che invoca la maledizione divina su tutti quelli che
volessero cambiare il Vangelo (8cd.9de); il seguito della Lettera dimostrerà che
questo sconvolgimento tende a un ritorno al giudaismo. Ciò è già suggerito dalla
corrispondenza tra la doppia occorrenza di «annunciare-un-vangelo (contra-
rio a)» e la doppia occorrenza di «nel giudaismo». Due tradizioni sono così
messe in opposizione, quella dei padri (para-dosis) alla quale Paolo era un tem-
po legato, e quella del Vangelo che i Galati hanno ricevuto (para-lambano)
da Dio.
66 È il Vangelo di Cristo che ho annunciato
INTERPRETAZIONE
«Mi meraviglio»
È molto probabile che, sin dalle prime righe della lettera che era loro inviata,
i Galati abbiano immediatamente compreso quello che Paolo voleva dire. Non
era infatti la prima volta che egli affrontava con loro l'argomento: ciò che gli
dice qui, glielo aveva già detto prima (1,9). Ma bisogna riconoscere che dopo
aver letto le prime due sequenze della sezione (l ,6-1 O e 11-17), il lettore non
informato della divergenza che oppone Paolo e i suoi corrispondenti della
Galazia, non avrà appreso niente di preciso circa il contenuto della controversia.
Certo egli si rende conto che la questione deve essere delle più gravi agli occhi
di Paolo, poiché comincia in modo tanto rude e pure violento. Tutti sanno che
non è bello ricevere un miramur («ci meravigliamo»), questo genere di lettera di
duro rimprovero, divenuto classico nel mondo ecclesiastico, che comincia esatta-
mente con lo stesso verbo del corpo della Lettera ai Galati: «Mi meravigliO>>
(1,6). L'anatema raddoppiato, che al centro della prima sequenza Paolo getta su
chi osasse contraddirlo - fosse pure un angelo del cielo! (1,8-9) -, non lascia
alcun dubbio sull'estrema gravità della situazione. È in questione niente meno
che il Vangelo (1,6.7.8.9.11), e attraverso di esso è la fedeltà a Dio stesso che è
coinvolta (l ,6). In effetti è necessario scegliere: Dio e il suo Cristo oppure gli
uomini (1,10). Se con la prima sequenza (1,6-10) Paolo non ha certamente
redatto una captatio benevolentiae nella debita forma, nondimeno egli ha indub-
biamente attirato l'attenzione dei Galati suoi lettori e suscitato l'interesse di
quelli che attendono con impazienza di conoscere di cosa si tratti esattamente.
passo- quali siano i destinatari della missione che gli è stata affidata da Dio: si
tratta delle nazioni alle quali è stato inviato ad annunciare che Gesù Cristo è il
Figlio di Dio (1,16). Il lettore può cosi cominciare a intravvedere che il conflitto
si pone non soltanto fra «il giudaismm> e «il Vangelm>, in altre parole fra la
tradizione dei padri (1,14) e la rivelazione ricevuta da Dio (1,12.15-16); ma che
dovrebbe vertere sulla relazione tra i giudei e le nazioni a proposito del Vangelo,
vale a dire Gesù Cristo. Effettivamente è su questo rapporto che Paolo ritornerà
negli ultimi due passi della sezione, raccontando come questo è stato già .trattato
nel passato in linea con gli Apostoli.
COMPOSIZIONE
A4 (2,1-10) A5 (2,11-21)
1 11
Poi, dopo quattordici anni, di nuovo SALÌ! A Quando CEFA VENNE AD ANTIOCHIA, gli
GERUSALEMME con BARNABA, prendendo con resistei in faccia perché era da biasimare:
me anche TITO. 2 Vi salìi in seguito a una 12
infatti prima che venissero alcuni da parte
rivelazione. Esposi loro il Vangelo che di GIACOMO mangiava con le nazioni; ma
annuncio tra le nazioni ma in privato ai quando vennero, si ritirò e si mise in dispar-
notabili per evitare di correre o aver corso te, temendo quelli della Circoncisione.
invano.
3 13
Ora PERFINO TITO mio compagno, E lo seguirono nell'ipocrisia il resto
che era greco, dei giudei, tanto che PERFINO BARNABA
NON FU cosTRETIO a farsi circoncidere. FU TRASCINATO dalla loro ipocrisia.
4 14
Ciò era a causa dei falsi fratelli infiltrati che Ma quando vidi che non camminavano
si erano introdotti per spiare la nostra libertà rettamente secondo la verità del Vangelo,
che abbiamo in CRISTO GESÙ, al fine di dissi a Cefa davanti a tutti: «Se tu che sei
renderei schiavi, 5 ai quali neanche un'ora giudeo, vivi come le nazioni e non come
abbiamo accettato di sottometterei, affinché i giudei, come mai vuoi COSTRINGERE le
la verità del Vangelo rimanesse per voi. nazioni a giudaizzare?
6 15
Ma da parte di quelli che erano considerati Noi, siamo giudei di nascita e non di
notabili, - quello che allora potevano essere questi peccatori delle nazioni. 16 Ma sapendo
poco m'importa, Dio non guarda l'apparenza che non è giustificato alcun uomo dalle opere
dell'uomo - a me i notabili non imposero della Legge se non per la Fede in GEsù
nient'altro. CRISTO, anche noi in CRISTO GESÙ abbiamo
creduto per essere giustificati per la Fede in
7
Ma, vedendo al contrario che mi era stato CRISTO e non dalle opere della Legge, poiché
affidato il Vangelo del Prepuzio come ·a dalle opere della Legge «non è giustificata
Pietro della Circoncisione, poiché Colui alcuna carne>>. 17 Se, cercando di essere giu-
che ha operato in Pietro per l'apostolato stificati in CRISTO, siamo anche noi trovati
della Circoncisione ha operato anche in me peccatori, allora CRISTO è servitore del
per le nazioni, peccato. No di certo!
9 18
e conoscendo la grazia Se infatti riedifico ciò che ho demolito,
che mi era stata data, mi dimostro io stesso trasgressore.
19
GIACOMO, CEFA e Giovanni, i notabili che Io infatti per la Legge alla Legge sono
sono le colonne, mi diedero la destra così stato messo a morte; affinché io viva per Dio,
come a BARNABA in segno di comunione: con CRISTO sono crocifisso. 20 Non sono più
dovevamo essere noi per le nazioni, loro per io che vivo, ma vive in me CRISTO. Ciò che
la Circoncisione. ora vivo nella c·ame, lo vivo nella fede nel
Figlio di Dio che mi ha amato e ha dato se
10
Dovevamo soltanto ricordarci dei poveri. stesso per me. 21 Non annullo la grazia di
E questo ho sempre tenuto a farlo. Dio; perché se per mezzo della Legge venis-
se la giustificazione, allora CRISTO sarebbe
morto invano.
Sezione A: Gal l ,6-2,21 69
62
L'ultima parola di A4, «fare)), entra nel campo semantico delle «opere».
70 È il Vangelo di Cristo che ho annunc.iato
accostato a quello di «Gesù» -.ritorna una sola volta altrove nelle due sequenze,
alla fine del primo passo di A4: «Cristo Gesù». 63
INTERPRETAZIONE
63
Le espressioni «in Cristo GesÙ>> traducono due sintagmi leggermente differenti in greco: en
Christo; Jesou in 2,4, eis Christon Jesoun in 2,16.
Sezione A: Gal1,6-2,21 71
Legge o la fede nel Figlio di Dio? In definitiva: me stesso con la mia pratica
della Legge o Cristo con la sua morte? In nome della «libertà» del Vangelo
(2,4), Tito non era stato sottomesso né alla circoncisione né a «nient'altro)) (2,6).
In compenso - in nome dello stesso principio - non si può immaginare che
Paolo avesse preteso dai giudeo-cristiani di Gerusalemme che essi rinunciassero
alla pratica delle osservanze della Legge, dal momento che essi credevano che la
giustificazione gli veniva acquisita non per le opere della Legge ma per la fede
in Gesù Cristo. Ma quando Pietro, dopo aver infranto i divieti della Legge per
condividere la mensa degli etnico-cristiani, ritorna indietro e si separa da loro
(2,12), non so1o rompe la comunione, ma riconoscendo effettivamente con il suo
voltafaccia di essersi comportato come un peccatore (2, 17), conferisce nuova-
mente alla Legge un valore salvifico, sottraendolo di conseguenza alla morte di
Cristo. Ne consegue logicamente che, se i pagani vogliono ·essere salvati dal
peccato, devono praticare la Legge. È vero che, così facendo, Cefa costringe i
pagani a giudaizzarsi.
COMPOSIZIONE
1,6 M/ MERAVIGLIO che così in fretta voi disertiate Colui che vi ha chiamati nella GRAZIA di Cristo
verso un vANGELO diverso. 7 Non che ce ne sia un altro, ma vi sono alcuni che vi turbano e che
vogliono deviare IL VANGELO di Cristo. 8 Anche se noi stessi o un angelo del cielo vi annunzjasse un
vangelo contrario a quello che noi vi abbiamo annunziato, sia anatema! 9 Come ve lo abbiamo già
detto, anche ora di nuovo lo dico: se qualcuno vi annunzia un vangelo contrario a quello che avete
ricevuto, sia anatema! 10 Ora infatti sono degli uomini che voglio persuadere, o sarebbe Dio? Forse
cerco di piacere agli uomini?
• SE ancora a degli UOMINI volessi piacere, di llUSTO non sarei più il servo.
11. VI FACCIO SAPERE, FRATELLI, che /L VANGELO che è stato annunziato da me non è secondo un
uomo; 12 del resto, io, non da un uomo l'ho ricevuto o ne sono stato istruito, ma per una rivelazione di
Gesù Cristo. 13 Infatti, voi avete sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo: a
oltranza perseguitavo la Chiesa di Dio e cercavo di rovinarla. 14 E avanzavo nel giudaismo più di molti
coetanei della mia razza, essendo molto più zelante per le tradizioni dei miei padri. 15 Ma quando
piacque a Colui che mi aveva scelto fin dal seno di mia madre e che mi ha chiamato con la SUA
GRAZIA 16 di RIVELARE SUO FIGLIO in me, perché lo annunzi alle nazioni, subito, non consultai
né la carne né il sangue 17 e NON SALÌ/ A GERUSALEMME da quelli che furono apostoli prima di me,
ma partìi in Arabia e di nuovo ritornai a Damasco.
[ ...]
2, 1 Poi, dopo quattordici anni, di nuovo SALÌI A GERUSALEMME con Barnaba, accompagnato anche da
Tito; 2 vi salìi in seguito a una RIVELAZIONE. ESPOSI LORO /L VANGELO che proclamo alle nazioni ma
in privato ai notabili per evitare di co1Tere o aver corso invano. 3 Ora neppure Tito mio compagno, che
era greco, fu costretto a farsi circoncidere. 4 Ciò era a causa dei FALSI-FRATELLI infiltrati che si
erano introdotti, per spiare la nostra libertà che abbiamo in Cristo Gesù, al fine di ridurci in schiavitù,
5
ai quali neanche un'ora abbiamo accettato di sottometterei, affinché la verità del Vangelo rimanesse
per voi. 6 Ma da parte di quelli che erano considerati i notabili - quello che allora potevano essere stati
yoco m'importa, Dio non guarda all'apparenza dell'uomo -, a me i notabili n'on imposero nulla.
Anzi, vedendo che mi era stato affidato il Vangelo del Prepuzio come a Pietro della Circoncisione-
8
poiché Colui che aveva operato in favore di Pietro per l'apostolato della Circoncisione ha operato
anche in mio favore per le nazioni- 9 e conoscendo LA GRAZIA che mi era stata data, Giacomo,
Cefa e Giovanni, i notabili che sono le colonne, mi diedero la destra così come a Barnaba in segno di
comunione: dovevamo essere noi per le nazioni, loro per la Circoncisione. 10 Dovevamo soltanto
ricordarci dei poveri. E questo ho sempre .tenuto a farlo.
11 Quando Cefa venne ad Antiochia, GLI RESISTEI in faccia perché era da biasimare: 12 Infatti prima
che alcuni venissero da parte di Giacomo mangiava con le nazioni; ma quando quelli arrivarono, si
ritirò é si separò, temendo quelli della Circoncisione.
13 E lo seguirono nell'ipocrisia il resto dei
14
giudei, a tal punto che perfmo Barnaba fu trascinato dalla sua ipocrisia. Ma quando vidi che non
camminava rettamente secondo la verità del VANGELO, dissi a Cefa davanti a tutti: «Se tu che sei
[siudeo, vivi come le nazioni e non come i giudei, come mai Vuoi costringere le nazioni a giudaizzare?
Noi, siamo giudei di nascita e non di questi peccatori delle nazioni. 16 Ma sapendo che non è
giustificato alcun uomo per le opere della Legge se non per la Fede in Gesù Cristo, anche noi in Cristo
Gesù abbiamo creduto per essere giustificati dalla Fede in Cristo e non dalle opere della Legge, poiché
dalle opere della Legge «non è giustificata alcuna carne». 17 Ma se, cercando di essere giustificati in
Cristo, siamo anche noi trovati peccatori, allora Cristo è servo del peccato. No di certo! 18 Infatti se
riedifico ciò che ho demolito, mi dimostro io stesso trasgressore. 19 Io infatti, ~r la Legge, alla Legge
sono stato messo a morte; affmché io viva per Dio, con Cristo sono crocifisso. 20 Non sono .più io che
vivo, ma vive in me Cristo. Quello che ora vivo nella carne, lo vivo nella fede nel FIGLIO DI DIO che mi
ha amato è ha donato se stesso per me. 21 Non annullo LA GRAZIA di Dio;
• perché SE mediante LA LEGGE venisse la giustificazione, allora IJIISTO sarebbe morto per niente.
Sezione A: Gal l ,6-2,21 73
Tra le sequenze Al e A5
Gli esordi si corrispondono. «Mi meraviglio)) (l ,6) e «gli resistei)) (2, 11)
rivelano una riprovazione energica. L'oggetto dei rimproveri di Paolo è simile:
i Galati hanno «disertatO)) (1,6), Cefa «si ritirò e si mise in dispare)) (2,12). La
ragione di un simile comportamento è dovuta ali' influenza di «alcunh) (l, 7 e
2,12). Il verbo «deviare)) può essere messo in relazione con «non camminare
rettamente)) (2,14), tanto più che i loro complementi sono simili: «il Vangelo di
CristO)) (1,7) e «la verità del Vangelm) (2,14).
Le ultime frasi delle sequenze sono parallele. In l, l Oc «gli uomini)) sono
opposti a «Cristm); in 2,2lb è «la Legge)) che gli è contrapposta (1,10).
Tra le sequenze A2 e A 4
Gli esordi si corrispondono. «Vi faccio sapere)) (1,11) ed «esposi lorO)) (2,2)
sono sinonimi; i loro complementi identici («il V angela>)) sono seguiti da deter-
minanti sinonimi ci («che è stato annunciatm) e «che proclamO))). I Galati sono
chiamati «fratelli)) in l, 11; quanto ai giudaizzanti, sono chiamati «falsi fratelli))
in 2,4.
Per i termini medi, «non salìi a Gerusalemme)) (l, 17) si oppone a «salìi a
Gerusalemme)) (2;1), Inoltre, il sostantivo «rivelazione)) è ripreso in 1,12 e 2,2.
«Colui [... ] che mi ha chiamato [... ] perché lo annunzi alle nazioni (1,15-16)
annuncia «Colui che [... ]ha operato anche in me per le nazioni)) (2,8) preparato
da «mi era stato affidato il Vangelo del Prepuzio)) (2,7).
I verbi tradotti con «non consultai)) (1,16) e «non m'imposero niente)) (26),
entrambi segnati dalla negazione, sono identici in greco (prosanatithemai); il
soggetto del primo è Paolo, quelli del secondo sono «i notabili)).
Il comportamento dei «falsi fratelli)) (2,4) di Gerusalemme somiglia in
qualche modo a quello di Paolo quando era ancora fermamente vincolato alle
tradizioni giudaiche (l, 14). Pertanto è possibile affermare che le due occorrenze
di «nel giudaismo)) (l, 13.14) si oppongono a «la nostra libertà èhe abbiamo in
Cristo GesÙ)) (2,4) e «la verità del Vangelo)) (2,5); tanto più che la stessa prepo-
sizione «iD)) è utilizzata per «il giudaismo)) e «Cristo Gesù)).
1,6 MI MERAVIGLIO che così in fretta voi disertiate Colui che vi ha chiamati nella grazia di CRISTO verso un
VANGELO diverso. 7 Non che ce ne sia un altro, ma vi sono alcuni che vi turbano e che vogliono deviare
IL VANGELO di I:RISTO. 8 Anche se noi stessi o un angelo del cielo vi annunziasse un VANGELO contrario a quello
che noi vi abbiamo annunziato, sia anatema! 9 Come ve lo ABBIAMO .GIÀ DETTO, anche ora di nuovo
LO DICO: se qualcuno vi annunzia un VANGELO contrario a quello che avete ricevuto, sia anatema! Lo Ora
· infatti sono degli uomini che voglio persuadere, o sarebbe Dio? Forse cerco di piacere agli uomini? Se
ancora a degli uomini volessi piacere, di OIISTO non sarei più il servo.
12
li VI FACCIO SAPERE, fratelli, che IL VANGELO che è stato annunziato da me non è secondo un uomo; del
resto, io, non da un uomo l 'ho ricevuto o ne sono stato istruito, ma per una rivelazione di GffiÙ OUSTO.
13
Infatti, VOI AVETE SENTITO parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo: a oltranza
4
PERSEGUITAVO la Chiesa di Dio e CERCAVO DI ROVINARLA. L E avanzavo nel giudaismo più di molti coetanei
della mia razza, essendo molto più zelante per le tradizioni dei miei padri. Ls Ma quando piacque a Colui che
mi aveva scelto fin dal seno di mia madre e che mi ha chiamato con la grazia 16 di rivelare suo Figlio in me,
perché /o annunzi alle nazioni, subito, non consultai né la carne né il sangue 17 e NON SALii A GERUSALEMME
da quelli che furono apostoli prima di me, MA P ARTIIIN ARABIA E DI NUOVO RITORNAI A DAMASCO.
8
L Por, DOPO tre ANNI, SALir A GERUSALEMME per andare a conoscere CEFA e rimasi presso di lui
quindici giorni; L9 non vidi nessun altro degli apostoli, ma solo GIACOMO il fratello del Signore.
2
°Ciò che VI SCRIVO, ecco davanti a Dio che NON MENTO.
2
Poi, ANDAI NELLE. REGIONI DELLA SIRIA E DELLA CILICIA. 22 Non ero del resto conosciuto di
L
persona dalle chiese della Giudea che sono in OUSTO; 23 ESSE AVEVANO soltanto SENTITO dire: «Colui
che una volta ci PERSEGUITAVA, ora annuncia LA FEDE che un tempo CERCAVA DI ROVINARE»
24
e glorificavano Dio a causa mia.
2, L POI, DOPO quattordici ANNI, di. nuovo SALÌ/ A GERUSALEMME con Barnaba, accompagnato anche da
Tito; 2 vi salii in seguito a una rivelazione. ESPOSI LORO IL VANGELO che proclamo alle nazioni ma in privato
ai notabili per evitare di correre o aver corso invano. 3 Ora neppure Tito mio compagno, che era .greco, fu
costretto a farsi circoncidere. 4 Ciò era a causa dei falsi fratelli infiltrati che si erano introdotti, per spiare la
nostra libertà che abbiamo in OIISTO GESÙ, al fme di ridurci in schiavitù, s ai quali neanche un'ora abbiamo
accettato di sottometterei, affmché LA VERITÀ del VANGELO rimanesse per voi. 6 Ma da parte di quelli che
erano considerati i notabili - quello che allora potevano essere stati poco m'importa, Dio non guarda
all'apparenza dell'uomo-, a me i notabili non imposero nulla. 7 Anzi, vedendo che mi ERA STATO AFFIDATO IL
VANGELO del Prepuzio come a Pietro della Circoncisione - 8 poiché Colui che aveva operato in favore di
Pietro per l'apostolato della Circoncisione ha operato anche in mio favore per le nazioni - 9 e conoscendo la
grazia che mi era stata data, GIACOMO, CEFA e Giovanni, i notabili che sono le colonne, mi diedero
· la destra così come a Barnaba in segno di comunione: dovevamo essere noi per le nazioni, loro per la
Circoncisione. LO Dovevamo soltanto ricordarci dei poveri. E questo ho sempre tenuto a farlo.
liQuando CEFA venne ad Antiochia, GLI RESISTEI in faccia perché era da biasimare: 12 infatti prima che
alcuni venissero da parte di GIACOMO man~iava con le nazioni; ma quando quelli arrivarono, si ritirò e si
separò, temendo quelli della Circoncisione. E lo seguirono nell'ipocrisia il resto dei giudei, a tal punto che
L
perfino Barnaba fu trascinato dalla sua ipocrisia. 14 Ma quando vidi che non camminava rettamente secondo
LA VERITÀ del VANGELO, dissi a CEFA davanti a tutti: «Se tu che sei giudeo, vivi come le nazioni e non come i
giudei, come mai vuoi costringere le nazioni a giudaizzare? 15 Noi, siamo giudei di nascita e non di questi
peccatori delle nazioni. 16 Ma sapendo che non è giustificato alcun uomo per le opere della Legge se non per
la FEDE in Gffit CIIISTO, anche noi in OIISTO Gesù abbiamo CREDUTO per essere giustificati dalla FEOE in OIISTO e
non dalle opere della Legge, poiché dalle opere della Legge <<Ilon è giustificata alcuna carne». L7 Ma se,
cercando di essere giustificati in I:RISTO, siamo anche noi trovati peccatori, allora I:RISTO è servo del peccato.
No di certo! L8 Infatti se riedifico ciò che ho demolito, mi dimostro io stesso trasgressore. L9 Io, infatti, per la
Legge, alla Legge sono stato messo a morte; affmché io viva per Dio, con OUSTO sono crocifisso. 20 Non sono
più io che vivo, ma vive in me I:RISTO. Quello che ora vivo nella carne, lo vivo nella FEDE nel FIGLIO DI DIO
che mi ha amato è ha donato se stesso per me. 2L Non annullo la grazia di Dio; perché se mediante la Legge
venisse la giustificazione, allora .I:IIISill sarebbe morto per niente.
Sezione A: Gall,6-2,21 75
64
Le preposizioni tradotte con «dopo)) sono differenti in greco (meta in 1,18; dia in 2,1) ma
comunque sinonime.
65
Un incrocio dello stesso genere si trova già nella sequenza Al (1,6-10; vedi p. 27, ultimo
paragrafo). Sulla legge dell'incrocio al centro, vedi il Trattato, 637-638.
66
Un verbo della stessa radice è utilizzato, al passivo, in A4: «mi è stato affidato il Vangelo»
(2,7).
76 È il Vangelo di Cristo che ho annunciato
1/ MI MERAVIGLI O che così in fretta voi disertiate Colui che vi ha chiamati nella grazia di tRISTO verso un
7
VANGELO diverso. Non che ce ne sia mi altro, ma vi sono alcuni che vi turbano e che vogliono deviare
8
IL VANGELO di IJIISTO. Anche se noi stessi o un angelo del cielo vi annunziasse un VANGELO contrario a quello
che noi vi abbiamo annunziato, sia anatema! 9 Come ve lo ABBIAMO GIA DETTO, anche ora di nuovo
LO DICO: se qualcuno vi annunzia un VANGELO contrario a quello che avete ricevuto, sia anatema! 10 Ora
infatti sono degli uomini che voglio persuadere, o sarebbe Dio? Forse cerco di piacere agli uomini? Se
ancora a degli uomini volessi piacere, di OIISTO non sarei più il servo.
11
VI FACCIO SAPERE, fratelli, che IL VANGELO che è stato annunziato da me non è secondo un uomo; 12 del
resto, io, non da un uomo l'ho ricevuto o ne sono stato istruito, ma per una rivelazione di GF.'ìÙ IJIISTO.
13
Infatti, VOI AVETE SENTITO parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo: a oltranza
14
PERSEGUITAVO la Chiesa di Dio e CERCAVO DI ROVINARLA. E avanzavo nel giudaismo più di molti coetanei
della mia razza, essendo molto più zelante per le tradizioni dei miei padri. 15 Ma quando piacque a Colui che
mi aveva scelto fin dal seno di mia madre e che mi ha chiamato con la sua grazia 16 di rivelare suo Figlio in
me, perché lo annunzi alle nazioni, subito, non consultai né la carne né il sangue 17 e. NON SALII A
GERUSALEMME da quelli che furono apostoli prima di me, MA PARTII IN ARABIA E Dl NUOVO RITORNAI A
DAMASCO.
18
POI, DOPO tre ANNI, SALII A GERUSALEMME per andare a conoscere CEFA e rimasi presso di lui
quindici giorni; 19 non vidi nessun altro degli apostoli, ma solo GIACOMO il fratello del Signore.
2
°Ciò che VI SCRIVO, ecco davanti a Dio che NON MENTO..
21
Poi, ANDAI NELLE REGIONI DELLA SIRIA E DELLA CILICIA. 22 Non ero del resto conosciuto di
persona dalle chiese della Giudea che sono in CRISTO; 23 ESSE AVEVANO soltanto SENTITO dire: «Colui
che una volta ci PERSEGUITAVA, ora annuncia LA FEDE che un tempo CERCAVA DI ROVINARE»
24
e glorificavano Dio a causa mia. .
2, 1 POI, DOPO quattordici ANNI, di nuovo SALii A GERUSALEMME con Barnaba, accompagnato anche da Tito;
2
vi salìi in seguito a una rivelazione. ESPOSI LORO IL VANGELO che proclamo alle nazioni ma in privato ai
notabili per evitare di correre o aver corso invano. 3 Ora neppure Tito mio compagno, che era greco, fu
costretto a farsi circoncidere. 4 Ciò era a causa dei falsi fratelli infiltrati che si erano introdotti, per spiare la
nostra libertà che abbiamo in tRISTO GF.'ìÙ, al fine diridurci in schiavitù, 5 ai quali neanche un'ora abbiamo
accettato di sottometterei, affinché LA VERITÀ del VANGELO rimanesse per voi. 6 Ma da parte di quelli che
erano considerati i notabili - quello che allora potevano essere stati poco m'importa, Dio non guarda
all'apparenza dell'uomo-, a me i notabili non imposero nulla. 7 Anzi, vedendo che mi ERA STATO AFFIDATO IL
8
VANGELO del Prepuzio come a Pietro della Circoncisione - poiché Colui che aveva operato in favore di
Pietro per l'apostolato della Circoncisione ha operato anche in mio favore per le nazioni- 9 e conoscendo la
grazia che mi era stata data, GIACOMO, CEFA e Giovanni, i notabili che sono le colonne, mi diedero
la destra cosi come a Barnaba in segno di comunione: dovevamo essere noi per le nazioni, loro per la
Circoncisione. 10 Dovevamo soltanto ricordarci dei poveri. E questo ho sempre tenuto a farlo.
11
Quando CEFA venne ad Antiochia, GLI RESISTEI in faccia perché era da biasimare: 12 infatti prima che
alcuni venissero da parte di GIACOMO manyiava con le nazioni; ma quando quelli arrivarono, si ritirò e -si
separò, temendo quelli della Circoncisione. 1 E lo seguirono nell'ipocrisia il resto dei giudei, a tal punto che
perfino Barnaba fu trascinato dalla sua ipocrisia. 14 Ma quando vidi che non camminava rettamente secondo
LA VERITÀ del VANGELO, dissi a CEFA davanti a tutti: «Se tu che sei giudeo, vivi come le nazioni e non come i
giudei, come mai vuoi costringere le nazioni a giudaizzare? 15 Noi, siamo giudei di nascita e non di questi
peccatori delle nazioni. 16 Ma sapendo che non è giustificato alcun uomo per le opere della Legge se non per
la FEDE in GF.'ìÙ IJIJSTO, anche noi in CIUSTO Gesù abbiamo CREDUTO per essere giustificati dalla FEDE in CRISTO e
non dalle opere della Legge, poiché dalle opere della Legge «non è giustificata alcuna carne». 17 Ma se,
cercando di essere giustificati in [RISTO, siamo anche noi trovati peccatori, allora tRISTO è servo del peccato.
No di certo! 18 Infatti, se riedifico ciò che ho demolito, mi dimostro io stesso trasgressore. 19 Io infatti, per la
Legge, alla Legge sono stato messo a morte; affmché io viva per Dio, con CRISTO sono crocifisso. 20 Non sono
più io che vivo, ma vive in me tRISTO. Quello che ora vivo nella carne, lo vivo nella FEDE nel FIGLIO DI DIO
che mi ha amato è ha donato se stesso per me. 21 Non annullo la grazia di Dio; perché se mediante la Legge
venisse la giustificazione, allora fJIISIO sarebbe morto per niente.
Il nome di «CristO>), citato una sola volta in A3 (1,22), è già stato menzionato
tre volte in Al (1,6.7.10) e lo sarà otto volte nella seconda parte di A5 (2,16
ter.17 bis.19 .20.21 ); accompagnato da «GesÙ)), il nome di «Cristm> ritorna una
Sezione A: Gal l ,6-2,21 77
sola volta in A2 e A4 (1,1 ; 2,4). «Il Signore» (che designa «Cristo Gesù))) non è
utilizzato che in A3 (l, 19).
«Annunciare la fede>> alla fine di A3 (1,23d) risuona dappertutto altrove:
«annunciare» (sotto forma nominale e verbale) è ripreso cinque volte in Al
(«Vangelo» in 1,6.7; «annunciare[-un-Vangelo]» in 1,8 ter.9 bis), tre volte in A2
(1,11 bis. 16), tre volte anche in A4 (2,2 bis.5) e una sola volta in A5 (2,14).
La parola «Legge» che ritorna sei volte nell'ultima parte di A5 (2,16 bis.19
bis.21) non è mai utilizzata prima; è tUttavia da mettere in relazione con le due
occorrenze di «giudaismo» al centro di A2 (1,13-14).
«Ciò che vi scrivo)) al centro di A3 rinvia, nel primo versante, a «vi faccio
sapere)) all'inizio di A2 (1,11a) e anche a «mi meraviglio che[ ... ] voi)) all'inizio
di Al (1,6); questi due verbi sono al presente. Questo stesso sintagma «vi scri-
VO>> annuncia, nel secondo versante, «esposi loro)) all'inizio di A4 (2,2a) e «gli
resistei» all'inizio di A5 (2,11; sostitUito da «dico)) in 2,14); questi verbi sono al
passato.
«Non mento)) al centro di A3 corrisponde a «la verità del Vangelo)) in ciascu-
na delle ultime due sequenze (2,5.14), in opposizione alla menzogna dei «falsi
fratelli» di 2,4a, essendo «falsi->> (pseudo-) della stessa radice di «mentire))
(pseudomai) di l ,20. Al medesimo campo semantico appartengono i verbi
«disertare)) e soprattutto «deviare)) all'inizio di Al (1,6-7); il doppio «anatema))
al centro della stessa sequenza Al (1,8-9) non è senza rapporto con il giura-
mento «davanti a Dio)) del centro di A3, nella misura in cui una tale maledizione
è implicitamente accreditata al nome di Dio. Nell'ultima sequenza, Cefa è
accusato da Paolo di «ipocrisia>>, in altre parole di «non camminare rettamente
secondo la verità del Vangelo» (2,14). La fonte della verità che Paolo difende si
trova nella «rivelazione)) divina (1,15-16), nella sua «grazia» (1,6.15; 2,9.21).
Il giuramento di l ,20, posto così al centro non solo della sequenza centrale ma
anche al cuore stesso della sezione, dovrebbe valere non soltanto per i due
versetti che lo precedono: ciò che Paolo «scrive)) non si limita alla sola sequenza
centrale, ma si estenpe anche a tUtto quello che lui «dice)) (l ,9; 2, 14) nell'in-
sieme della sezione. Ciò che è in causa è «la verità del Vangelo)) (2,14), per la
quale egli s'impegna «davanti a Dio» (1,20).
CONTESTO BIBLICO
I giuramenti di Paolo
Paolo non esita a ricorrere al giuramento per sigillare in maniera assoluta le
sue asserzioni, per esempio: «Dio e Padre del Signore Gesù, lui che è bene~etto
nei secoli, sa che non mentisco» (2Cor 11,31 ); lo stesso nel momento particolar-
mente solenne, in cui egli proclama il suo attaccamento e la sua dedizione totale
al suo popolo:
78 È il Vangelo di Cristo che ho annunciato
1
Dico la verità in Cristo, non mento, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello
Spirito Santo: 2 ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua. 3 Vorrei
infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei
consanguinei secondo la carne. 4 Essi sono Israeliti e hanno l'adozione a figli, la
gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse; 5 a loro appartengono i
patriarchi e da loro proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio
benedetto nei secoli. Amen! (Rm 9,1-5).
INTERPRETAZIONE
dapprima Cefa, Paolo passa al «noi»; ma questo «noi» non designa, come nella
sequenza precedente (2,4-5), l'insieme dei discepoli di Cristo; riguarda questa
volta i soli giudei. È necessario infatti che il ragionamento - con la verità - sia
portato fino in fondo. Se i pagani non sono tenuti a osservare i comandamenti
della Legge, a causa della libertà che hanno in Cristo, non è diversamente per i
giudei. Non per la loro osservanza della Legge essi sono salvati, ma per la sola
«grazia di Dim> (2,21), per l'amore del Figlio di Dio che si è consegnato per
tutti, indistintamente. L' «ia» al quale Paolo passa improvvisamente e che utiliz-
zerà fino alla fine non è l'espediente stilistico che l'oratore utilizza per rendersi
in qualche modo più presente e più convincente. Quando inizia col dichiarare:
«infatti, se riedifico quello che ho demolito, ini dimostro io stesso trasgressore»;
il suo «ia» si riferisce dapprima a se stesso, sebbene in maniera ipotetica, ma il
lettore comprende che si rivolge anche a Cefa, che era ritornato alle pratiche
giudaiche, e, beninteso, ai Galati stessi che i falsi-fratelli volevano convincere a
sottomettersi alla Legge. Negli ultimi tre versetti infine, si potrà comprendere
che egli parla della sua esperienza, ma lo fa solo per darsi come esempio, al fine
di trascinare sia i Galati sia Pietro ad aderire alla verità del Vangelo.
Sezione B
(Gal3,1-5,1)
84 La sezione B
82 l giudei sono FIGLI DI ABRAMO per la Fede in Crìsto, al di là della Legge 3,15-25
85 Cristo ci ha tutti liberati dalla Legge e ci ha resi FIGLI DELLA PROMESSA 4,21-5,1
8
I pagani sono figli di Abramo
per la Fede in Cristo, senza la Legge
Nel primo passo Paolo rimanda i suoi destinatari all'esperienza del dono dello
Spirito che essi fecero quando aderirono alla fede. Al centro della sequenza
Paolo ribadisce come ali' origine Abramo fu giustificato per mezzo della fede. E
conclude mostrando che la giustificazione e il dono dello Spirito sono dovuti
non alla Legge ma alla fede.
Grazie a Gesù Cristo, avete ricevuto lo Spirito perla Legge o per la Fede? 3,1-5
Tutte le persone di Fede sono figli di Abramo e benedetti come lui 6-8
Grazie a Cristo Gesù, abbiamo ricevuto lo Spirito non per la Legge ma per la Fede l 0-14
86 I pagani sono figli di Abramo per la Fede in Cristo
COMPOSIZIONE
* 1 O Galati INSENSATI,
Non senza umorismo, a questi Galati che non comprendono nulla (la) Paolo
domanda di insegnargli qualcosa (2a)! Le «opere della Legge» (2b) sono predi-
cate da quelli che hanno «stregato» i Galati (l b); quanto a «l'ascolto della fede»
(2d), è curiosamente quello di «Gesù Cristo crocifisso» che è stato descritto ai
loro «occhi» (l c).
Nella seconda parte il secondo brano si differenzia dal primo non solo perché
situa nel presente l'azione de «lo SpiritO», o più esattamente di Dio che lo con-
cede, ma anche perché1 anziché opporre «la carne» a «lo Spirito>~, presenta i due
termini di una scelta - «le opere della fede» o «l'ascolto della fede» - tra i quali i
Galati devono scegliere per riconoscere la vera causa della manifestazione de «lo
Spirito». 69
69
L'esclamazione di 4b è compresa in maniera differente dai commentatori. O si tratta infatti
solo di un modo di insistere su quello che è stato appena detto: «E sarebbe davvero invano!» (cosi
la BJ). Oppure Paolo vorrebbe aggiungere che questo sarebbe ancora peggiore: «Magari fosse
invano!)) (così la TOB). Dato il contesto generale della Lettera, in cui si vede l'Autore costante-
mente preoccupato di ricondurre i destinatari sulla via che avevano conosciuto prima di essere
deviati dai fautori del disordine, sembra che sia più coerente preferire l'incoraggiamento alla
minaccia.
Sequenza Bl: Gal3,1-14 87
Mentre nella prima parte il dono dello Spirito ha avuto luogo nel passato,
quando i Galati hanno «ascoltato la fede» (2d); nella seconda parte è al presente
con i prodigi che l'accompagnano.
CONTESTO BIBLICO
Sebbene il verbo tradotto con «stregare» (baskaino) non sia utilizzato altrove
nel Nuovo Testamento, sembra che esso sia da accostare al verbo «sedurre» (ex-
apatao) di 2Cor 11,3; la situazione di questo testo è infatti molto vicina a quella
di Gal:
2
Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina: vi ho promessi infatti a un unico
sposo, per presentarvi a Cristo come vergine casta. 3 Temo però che, come il serpente
con la sua malizia sedusse Eva, così i vostri pensieri vengano in qualche modo traviati
dalla loro semplicità e purezza nei riguardi di Cristo. 4 Infatti, se il primo venuto vi
predica un Gesù diverso da quello che vi abbiamo predicato noi , o se ricevete uno
spirito diverso da quello che avete ricevuto, o un altro vangelo che non avete ancora
sentito, voi siete ben disposti ad accettarlo (2Cor 11,2-4).
È dunque possibile intendere nelle prime battute del passo un'allusione alla
prima tentazione.
INTERPRETAZIONE
Insensati!
Se Paolo tratta i Galati da insensati, non è per insultarli ma per provocarli alla
riflessione. Ciascuna delle due apostrofi vigorose, sulle quali si articola la sua
arringa, è seguita da una serie di domande che non hanno altro obiettivo che
portare i Galati a ricordarsi della loro storia, a meditare sulla loro esperienza e a
esaminarla. A nessuna delle cinque domande che pone loro a raffica, l'Apostolo
concede la minima risposta. Senza dubbio egli fa affidamento alla loro intelli-
genza e alla loro saggezza: i suoi interlocutori sono infatti del tutto capaci di
rispondervi punto per punto.
è lui, e non loro, che opera le potenze70 che essi hanno potuto constatare con i
loro propri occhi. Se hanno un po' d'intelligenza, comprenderanno che tutto
quello che hanno provato si origina nella croce di Cristo.
L'ammaliamento
Nella sua apparente durezza Paolo discolpa in un certo senso i Galati. Il loro
traviamento è così incomprensibile, che non può essere, in un certo senso, che
l'opera di un altro che li ha ammaliati, di una potenza malefica che li ha «strega-
th>. Allo stesso modo Luca presenterà il tradimento di Giuda come fosse l'opera
di satana (Le 22,3). Gli stessi avversari di Paolo, sicuramente da lui puntati fin
dall'inizio, vengono così oltrepassati: se ciò che fanno è designato in questo
modo, è perché quelli sono vittima di una forza diabolica che vuole annientare il
disegno di Dio.
COMPOSIZIONE
+ 6 Come ABRAMO «CREDETTE inDIO
= e questo fu accreditato a lui come giustizia»,
7
comprendete dunque
+che le (persone) di FEDE
=costoro sono figli di ABRAMO.
8
: E la Scrittura pre-vedendo
+che per la FEDE
=DIO avrebbe giustificato le nazioni,
+pre-disse ad ABRAMO
= che <<Saranno benedette in te tutte le nazioni»,
9
+ così che le (persone) di FEDE
= saranno benedette con il CREDENTE ABRAMO.
70
Le <qJotenze» (dynameis), vale a dire «opere o manifestazioni di potenza». È la parola utiliz-
zata più spesso, per esempio nel terzo vangelo, per designare ciò che si è soliti chiamare
«miracoli>>.
SequenzaB1: Gal3,1-14 89
CONTESTO BIBLICO
Le estremità del passo rinviano alla storia di Abramo. La prima citazione (Gal
3,6) è tratta da Gen 15,6: ad Abramo che fa notare a Dio che egli se ne va senza
figli, il Signore promette che la sua posterità sarà così numerosa come le stelle del
cielo, cosa che Abramo «credette>>.
La seconda citazione (Gal 3,8) è più difficile da identificare in maniera precisa.
Può difatti riprendere Gen 12,3 che completa le prime parole rivolte da Dio ad
Abramo, quando lo invita a lasciare il suo paese. Ma questo primo testo dice:
«Saranno benedette in te tutte le famiglie della terra»>, mentre Paolo scrive:
«saranno benedette in te tutte le nazioni>>. L'espressione «tutte le nazioni della
terra» è utilizzata nella benedizione accordata ad Abramo dopo che egli ha
accettato di offrire suo figlio lsacco: «e nella tua discendenza saranno benedette
tutte le nazioni della terra... » (Gen 22,18). Ma quest'ultima formula dice «nella tua
discendenza» e non «in te», come Gen 12,3 e come Paolo. Si può dunque pensare
che questa citazione riprenda allo stesso tempo i due luoghi della Scrittura.
INTERPRETAZIONE
71
Elogisthe (da logizomai), tradotto con «accreditato», è in rapporto (almeno di paranomasia)
con eneulogethesontai e eulogountai (da eneulogeo e eulogeo), tradotti con «benedire» (8-9).
90 I pagani sono figli di Abramo per la Fede in Cristo
denti tutti quelli e soltanto quelli che, come lui, saranno giustificati da Dio a causa
della loro fede (9). Tale padre, tale figlio. I pagani come i giudei possono essere
giustificati, benedetti tutti insieme da Dio (8d.9), nella misura e solo nella misura
in cui essi credano che la vita e la salvezza vengono da Dio solo.
COMPOSIZIONE
Negli ultimi due brani della prima parte le citazioni della Scrittura si oppon-
gono: o l'uomo «vivrà» «della fede>> (llc) oppure egli «vivrà>> per aver «fatto»
le opere della Legge, vale a dire «tutto ciò che è scritto nel libro della Legge»
(lOet). Cosi i due termini dell'alternativa sono chiaramente esposti: o la giustizia
e la vita procedono dall'adempimento della Legge, oppure essi sono frutto della
fede. La posizione di Paolo è anch'essa chiaramente espressa nel primo seg-
mento (Il).
Sequenza Bl: Gal3,1-14 91
Nella seconda parte i brani estremi oppongono «la maledizione della Legge}}
assunta da Cristo «per noi» (il che vuoi dire «al nostro postO))) a «la benedizione
di Abramo» e a «la promessa dello Spiritm} (14a.14c). H pronome «noh} (13a.
13b.l4d) include il giudeo Paolo che scrive come pure i Galati a cui si rivolge,
i quali fanno parte delle «nazionh) (14a).
Questo «nOi)) della seconda parte rinvia a «tutth) (hosoi in lOa) e a «chiun-
que)) (pas in l Od) della prima parte, pronomi che si applicano tanto ai Galati, che
vogliono mettersi sotto la Legge, quanto ai giudei che vi si trovavano o che vi si
trovano ancora sottomessi. Così la prima parte descrive lo stato di «maledizio-
ne)) in cui sono ridotti quelli che sono sotto la Legge, mentre la seconda presenta
la liberazione o il «riscattm) (13a) operato da Cristo a beneficio di tutti.
CONTESTO BIBLICO
Questo breve passo contiene non meno di quattro citazioni dell'Antico Testa-
mento. Quelle che, al centro di ciascuna delle due parti, sono introdotte dalla
formula «sta scrittO)} sono entrambe tratte dal Deuteronomio. Quella del versetto
11 è presa da Abacuc e quella del versetto 12 dal Levitico.
Dt 27,26
La maledizione citata da Paolo all'inizio (lO) è l'ultima delle dodici maledizioni
che Mosè ordina ai Leviti di pronunciare sul popolo d'Israele distribuito, gli uni
sul monte Garizim gli altri sul monte Ebal, dopo l'entrata nella terra promessa. La
dodicesima maledizione è una specie di ripresa conclusiva, che racchiude tutte
quelle precedenti che prendono di mira colpe particolari. Sebbene sotto forma di
maledizione, questa è in realtà una lista di colpe da evitare, vale a dire l'enunciato
di una legge nella quale tutti i comandamenti sono negativi. Le benedizioni e le
maledizioni propriamente dette saranno enunciate immediatamente dopo il ver-
setto citato: esporranno dettagliatamente in cosa esse consisteranno per quelli che
avranno custodito o meno i comandamenti (Lv 28).
Dt 21,23
La citazione simmetrica alla prima (13de) è tratta dal Codice deuteronomico.
Paolo assimila la crocifissione di Gesù alla consuetudine di impiccare a un
albero (la parola ebraica 'e$ può tradursi sia con «alberm) sia con «legnO)})
i criminali, dopo che siano stati lapidati. Essi dovevano essere calati e seppelliti
prima della notte, per non contaminare la terra d'Israele, poiché un impiccato è
una «maledizione di Di m). L'espressione «sospeso al legnO)} è frequente nella
prima predicazione cristiana (At 5,30; 10,39 [13,29]; lPt 2,24).
Ab2,4
La citazione di 11 c, che è presa dal profeta Abacuc, sarà ripresa in Rm l, 17.
Nei due casi «la fede)) non è determinata dal pronome suffisso di terza persona
92 I pagani sono figli di Abramo per la Fede in Cristo
come nel testo masoretico («vivrà della sua fede))) né di prima persona come nei
Settanta («vivrà della mia fedeltà»).
Lv 18,5
La citazione del versetto 12 proviene da quello che si è soliti chiamare «il
Codice di santità)), che è il cuore del Levitico: «osserverete dunque le mie leggi
e le mie prescrizioni, mediante le quali chiunque le metterà in pratica vivrà)).· Il
capitolo 18 è dedicato alla lunga enumerazione dei divieti sessuali (ma anche al
divieto di sacrificare a Molok i propri figli attraverso il fuoco). Tutte queste
abominazioni sono attribuite alle nazioni pagane, Egitto e Canaan, da cui Israele
deve distinguersi e separarsi, detto in altre parole «santificarsh): «Siate per me
consacrati, poiché io, il Signore, sono santo, vi metterò a parte da tutti questi
popoli perché siate mieh) (Lv 20,26). Non bisogna certamente dimenticare che,
in posizione simmetrica al versetto da cùi Paolo ha tratto la sua citazione, si
trova un versetto complementare al primo: «Osservate le mie leggi e le metterete
in pratica. lo sono·il Signore, che vi santifica)) (Lv 20,8).
INTERPRETAZIONE
COMPOSIZIONE
1
O Galati insensati,
chi vi ha stregati, voi agli occhi dei quali Gesù Cristo è stato descritto crocifiss~
2
Questo solo voglio sapere da voi:
è per le opere della LEGGE che avete ricevuto lo Spirito
o è per l'ascolto della FEDE?
3
Siete così insensati,
che dopo aver cominciato con lo Spirito ora finite con la carne?
4
Avete provato tante cose invano? E sarebbe veramente invano!
5
Dunque COLUI che vi concede lo Spirito
e che opera prodigi in mezzo a voi
è per le opere della LEGGE
o è per l'ascolto della FEDE?
6
Come Abramo «CREDETTE in DIO e ciò gli fu accreditato come giustizia»,
7
comprendete dunque che sono le persone di FEDE che sono figli di Abramo.
8
E la Scrittura prevedendo che per la FEDE DIO avrebbe giustificato le nazioni,
fredisse ad Abramo che «saranno benedette in te tutte le nazioni»,
così che le persone di FEDE saranno benedette con il CREDENTE Abramo.
10
Infatti tutti quelli che sono dalle opere della LEGGE sono sotto la maledizione,
sta scritto infatti: «Maledetto chiunque non si attacca
a tutte le prescrizioni del libro della LEGGE per farle!».
11
E che per la LEGGE nessuno sia giustificato davanti a DIO, è chiaro,
poiché «il giusto per la FEDE vivrà»;
12
e la LEGGE non dipende dalla FEDE, ma <<colui che le avrà fatte
vivrà per esse».
13
Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della LEGGE,
essendo diventato per noi maledizione,
poiché sta scritto: «Maledetto chiunque è appeso al leg'IJOb),
14
affinché per le nazioni la benedizione di Abramo avvenga
in Cristo Gesù
affinché la promessa dello Spirito noi la ricevessimo per la FEDE.
-Il nome di «Dim> torna soltanto negli ultimi due passi (6.8a.lla), ma, sebbene
non sia menzionato nel primo passo, si parla di lui in Sa («colui>)).
- Il nome di «Gesù Cristo» si ritrova soltanto nella prima parte del primo passo
(lb) e nell'ultima parte dell'ultimo passo («Cristm»: 13a; «Cristo GesÙ)): 14b);
Sequenza Bl: Gal3,1-14 95
ogni volta è presentato come colui che è stato «crocifissO>) (l b) ovvero «appeso
al legnO>) (13c).
-È grazie alla «fede)) in lui che «lo Spiritm> è stato «ricevutO)) o «concessO>)
(2b.5a; 14c).
- Il nome di Abramo che ritorna quattro volte nel passo centrale è ripreso alla
fine dell'ultimo passo (14a), legato a quello di Cristo Gesù.
-C'è infine un quarto personaggio che non è menzionato, ma di cui si parla
proprio all'inizio del testo, «chi)) (l b): il primo tentatore che sembra dissimularsi
dietro quelli che turbano i Galati (vedi p. 87).
Per quel che riguarda gli altri personaggi, destinatari e scrittore, bisogna
notare le differenze tra le diverse unità della sequenza.
. Il primo passo è interamente alla seconda persona plurale e rimprovera diret-
tamente i Galati (1-5) .
. La prima parte del terzo passo è invece alla terza persona plurale (10-12) e il
«tutti)) con cui comincia (lOa) racchiude tanto i Galati pagani quanto i giudei che
li turbano e vogliono metterli sotto il giogo della Legge.
, L'ultima parte è infine alla prima persona plurale (13-14) che raccoglie dunque
in un «npi)) inclusivo i tre protagonisti del conflitto: sia Paolo sia i suoi destina-
tari Galati e pure gli avversari che egli combatte .
. Il passo centrale garantisce il passaggio tra gli altri due: il verbo principale
della sua prima parte, «comprendete)> (7), è alla seconda persona plurale come il
primo passo; mentre la sua seconda parte è alla terza persona plurale come 10-
12, e mette in scena «tutte le nazionh) come 13-14.
L'opposizione tra la fede e la Legge si ritrova nei passi estremi (2 e 5; 11-12 e
13a.l4c), mentre il passo centrale non parla che della fede.
CONTESTO BIBLICO
La ripresa della benedizione di Abramo, alla fine dell'ultima parte come alla
fine della parte centrale, sembra dover sostenere il riferimento a Gen 22,18: in
effetti Gal3,14 non dice più «in te>) comein 8b, ma «in Cristo GesÙ)). Ciò lascia
intendere che Cristo Gesù sia «la discendenza)) di cui parla Gen 22, 18, cosa che
Paolo dirà chiaramente nel passo seguente (3,16). Il legame con la storia della
legatura di !sacco è rinforzato dal fatto che il versetto 13 termina con l'immagine
di Cristo «appeso allegnm); Abramo aveva posto suo figlio !sacco, sua discen-
denza, «sulla legna)) per il sacrificio (Gen 22,9).
96 I pagani sono figli di Abramo per la Fede in Cristo
INTERPRETAZIONE
L'albero dell'onnipotenza
Dei giudei, o dei giudaizzanti, tentano di sedurre i Galati per far credere. loro
che saranno giustificati dalle loro opere. Paolo domanda di primo acchito ai suoi
corrispondenti di individuare l'ammaliatore che si nasconde dietro di loro (1). Se
non hanno completamente perduto il senno, potranno riconoscervi colui che fece
credere al primo uomo che poteva impadronirsi dell'albero proibito, che cosi
essi sarebbero stati come degli dèi, che avrebbero acquistato l'onnipotenza. Si sa
che, avendo prestato fede alle insinuazioni del serpente, il risultato non si fece
attendere e i nostri progenitori si ritrovarono nudi e destinati alla morte. È alla
stessa tentazione che sono sottoposti i Galati: penseranno forse che la giustizia e
la vita sono delle cose che essi possono afferrare, che sono in grado di raggiun-
gere con le loro proprie opere; oppure crederanno che lo Spirito si riceve e si
accoglie da un altro (2.5; 14)?
Nel primo passo la promessa è opposta alla Legge che, venuta molto più tardi,
non potrebbe revocarla. Il passo centrale pone la doppia domanda della funzione
della Legge e del suo rapporto con le promesse. Il terzo passo espone infine il
ruolo transitorio della Legge al servizio della fede nella promessa.
È grazie alla promessa e non alla Legge che Cristo è l'erede di Abramo 3,15-18
È grazie alla Fede e non alla Legge che noi ereditiamo la giustizia 21b-25
100 I Giudei sono figli di Abramo per la Fede in Cristo
COMPOSIZIONE
15
= Fratelli, come uomo dico:
- quantunque da UN UOMO UN TESTAMENTO promulgato
-nessuno LO ANNULLA o vi aggiunge.
16
Ora ad ABRAMO furono dette LE PROMESSE
:e al SEME di lui;
:non dice «e ai semi» come per molti,
:ma come per uno solo «e al tuo SEME»,
:che è CRISTO.
17
= Oro (è) questo (che) dico:
UN TESTAMENTO già-promulgato da DIO
- dopo quattrocento e trenta anni venuta LA LEGGE
- NON LO REVOCA in modo da invalidare LA PROMESSA.
18
Se infatti (era) da LA LEGGE {che veniva) L'EREDITÀ,
non (sarebbe) da LA PROMESSA;
:ora ad ABRAMO (è) per LA PROMESSA (che)Dio HA FATTQ-GRAZIA.
Il discorso si sviluppa in due tempi: ciò che vale tra gli uomini (15-16) vale
anche per.Oio (17-18). Ciò che è dapprima chiamato «testamento» (15b.17b) è
poi qualificato «promessa)), una sola volta, al plurale, nella prima parte (16a), tre
volte, al singolare, nella seconda parte (17d.18b.18c), dove si oppone a «la
Legge>>.
«Eredità)) di 18a appartiene allo stesso campo semantico di «testamento))
e «fare-grazia>) entra pure in questo campo nella misura in cui l'eredità è un
dono gratuito, gratuitamente fatto al figlio. È possibile ritenere .che «seme)) (tre
volte in 16) appartenga allo stesso campo, poiché è il seme, la discendenza che
eredita.
CONTESTO BIBLICO
Alleanza - Testamento
Il termine diatheke che nei Settanta traduce l'ebraico berft, significa «allean-
za)); tale è il senso che ha nel racconto del patto concluso tra il Signore e
Abramo (Gen 15,18; 17,2.4.7 ... ); più ampiamente esso ha il significato di
«disposizione (legale))), da cui quello di «testamento)).
Sequenza B2: Gal3,15-25 101
Alleanza - Promessa
Contrariamente all'alleanza conclusa per mezzo di Mosè, l'alleanza con
Abramo non è condizionata dall'osservanza di un comandamento. In Gen 15
l'alleanza è annunciata come un· dono, un dono gratuito, cosa che esprime il
termine «promessa>> utilizzato da Paolo: 72
18
In quel giorno il Signore concluse quest'alleanza con Abram: «Alla tua discendenza
io do questa terra, dal fiume d'Egitto al grande fiume, il fiume Eufrate; 19 la terra dove
abitano i Keniti, i Kenizziti, i Kadmoniti, 20 gli Ittiti, i Perizziti, i Refaìm, 21 gli
Amorrei, i Cananei, i Gergesei e i Gebusei» (Gen 15,18-19).
INTERPRETAZIONE
72
«Promessa)) non è mai utilizzato nella Genesi, né nel resto del Pentateuco, il che non vuol
dire però che la realtà della promessa sia assente.
102 I Giudei sono figli di Abramo per la Fede in Cristo
promulgato da Dio». L'applicazione è fatta in realtà fin dalla prima parte (16):
come se Paolo avesse fretta di precisare che il testamento di cui vuole parlare è
quello che è stato fatto a vantaggio di Abramo e del «suo seme». Non chiarisce
invece il contenuto di ciò che ora chiama «le promesse». Si potrebbe pensare al
dono della terra di Canaan (Gen 15,7.18-21; 17,8), o anche alla benedizione che
egli riceverà da parte di tutte le nazioni della terra (Gen 22,18). Questo plurale
sembra tuttavia concentrarsi, sotto la penna di Paolo, nel dono di una discen-
denza, giacché egli non accenna a null' altro. Al nome di «AbramO» con cui
comincia la sua lunga frase (16a) corrisponde alla fine quello di «Cristo»: è lì
che voleva arrivare, facendo convergere - mediante un ragionamento puramente
grammaticale fondato su Gen 13,15; 17,8; 24,7 - sulla sola discendenza nume-
rosa promessa al Patriarca.
COMPOSIZIONE
19
+ Perché dunque LA LEGGE?
Nel primo brano della parte centrale i segmenti estremi sono complementari:
descrivono non soltanto la finalità della Legge (19b) ma anche la sua origine
(19e). Questi segmenti si oppongono, almeno dal punto di vista temporale, al
bimembro centrale, dove si parla della promessa fatta al seme di Abramo. Il
secondo brano (20) precisa il ruolo del «mediatore>> di cui si parla alla fine del
brano precedente.
Le parti estreme si riducono a una domanda, accompagnata tuttavia alla fine
da una negazione vigorosa. Entrambe riguardano «la Legge>>, la sua finalità e la
sua natura.
La domanda del rapporto tra «la Legge>> e «le promesse>>, posta nell'ultima
parte, rinvia al primo brano della parte centrale, dove lo stesso rapporto è stato
già proposto.
CONTESTO BIBLICO
«Un mediatore))
Anche se la parola non si trova nel Pentateuco, ciò non impedisce che la realtà
vi sia presente. L'espressione «per mezzo di Mosè)) è usata in Lv 26,46: «Questi
sono gli statuti, le prescrizioni e le leggi che il Signore stabili fra sé e gli
Israeliti, sul monte Sinai,per mezzo di Mosè)). Vedi anche Es 20,18-21; Dt 5,5.
INTERPRETAZIONE
COMPOSIZIONE
21
:b Se infatti fosse stata data UNA LEGGE capace di far vivere,
-realmente daLA LEGGE (ci) sarebbe l~ GIUSTIZIA.
23
- Prima che venisse LA FEDE,
- sotto una LEGGE eravamo custoditi RINCHIUSI,
- fino a LA FEDE che doveva essere rivelata;
24
: cosicché LA LEGGE è diventata nostro PEDAGOGQ fino a CRISTO,
: affinché per LA FEDE NOI SIAMO·GIUSTIFICATI.
+ 25 Una volta venuta LA FEDE,
+non siamo più sotto un PEDAGOGO.
Sequenza B2: Gal3,15-25 105
Nella prima parte le due principali oppongono «la giustizia» (21c) e «il pecca-
tO>> (22a). Alle estremità le subordinate oppongono il «dono>> de «la Legge>> e
«la promessa>> (22b) che così è in un certo senso identificata con «la vita>> (21 b).
La seconda parte oppone due tempi, prima e dopo la fede. Al centro (24) due
subordinate, prima una consecutiva poi una finale, in cui il ruolo della Legge è
definito come quello di un «pedagogm>.
Da una parte all'altra, i complementi del verbo «rinchiudere>> stabiliscono un
rapporto tra «il peccato» e «la Legge» (22a.23b). «La giustizia» che non può
donare la Legge (21 c) è ottenuta dalla fede (24b ). «Gesù Cristo», oggetto della
fede (22b) è anche il destinatario della Legge, il pedagogo che conduce fino a lui
(24a).
INTERPRETAZIONE
«fa vivere)) e procura «la giustizia)) è la fede in Colui che ha donato la promessa,
che la vita e la giustizia sono un dono gratuito di Dio in Gesù Cristo.
15
Fratelli, parlo alla maniera umana: anche un TESTAMENTO stabilito da un uomo nella
debita forma, nessuno lo annulla o vi aggiunge. 16 Ora è ad Abramo che sono state fatte
LE PROMESSE e alla sua discendenza. Non è detto «e alle discendenze» come per
molti, ma come per uno solo «e alla tua discendenza», la quale è CRISTO.
17
Ebbene, ecco quel che dico: un TESTAMENTO già stabilito da Dio nella debita forma,
LA LEGGE che è venuta quattrocentotrent'anni dopo non lo revoca in modo da
annullare LA PROMESSA. 18 Se infatti è in virtù de LA LEGGE che si eredita, non è più
in virtù de LA PROMESSA; ora è per LA PROMESSA che Dio ha fatto-grazia ad Abramo.
19
Perché dunque LA LEGGE?
Essa fu aggiunta in vista delle trasgressioni
finché arrivasse la discendenza cui era destinata LA PROMESSA;
essa è stata promulgata tramite degli angeli per mezzo di un mediatore.
20
Ora questo mediatore non è mediatore di uno solo, e Dio è uno solo.
21
LA LEGGE è perciò contro LE PROMESSE [di Dio]? Non sia mai!
Se infatti fosse stata data una LEGGE che avesse il potere di far-vivere, sarebbe effetti-
vamente per LA LEGGE che ci sarebbe la giustizia. 22 Ma la Scrittura ha rinchiuso tutto
sotto il peccato affinché LA PROMESSA, per LA FEDE in GESÙ CRISTO, fosse donata a
quelli che CREDONO.
23
Prima dell'arrivo de LA FEDE, noi eravamo tenuti sotto custodia rinchiusi sotto LA
24
LEGGE, fino a LA FEDE che doveva essere rivelata, cosi che LA LEGGE è diventata
il nostro pedagogo fino a CRISTO, affinché per LA FEDE noi fossimo giustificati.
25
Ma arrivata LA FEDE, non siamo più sotto unpedagogo.
Sequenza B2: Gal3,15-25 107
CONTESTO BIBLICO
73
Trattato, 413-431.
74
Trattato, 637-639.
108 I Giudei sono figli di Abramo per la Fede in Cristo
si sarebbe basata sul perdono dei peccati, accordato gratuitamente, prima ancora
che questi fossero consumati. Questa nuova alleanza non sarebbe più stata con-
dizionata dall'osservanza dei comandamenti e avrebbe raggiunto così la gratuità
dell'alleanza abramitica.
Nel vangelo di Luca la sequenza della controversia in Galilea - che comincia
esattamente con la remissione dei peccati all'uomo paralitico - espone, sotto
forma di racconto, in cosa consiste la nuova alleanza, conclusa in Cristo. 75
INTERPRETAZIONE
Questa sequenza è assai breve, contando un solo passo della misura di una
parte.
COMPOSIZIONE
28
- Non c'è giudeo né greco,
non c'è schiavo né libero,
non c'è uomo e donna.
I brani estremi sono rivolti alla seconda persona plurale, mentre il brano
centrale è una dichiarazione di tipo generale, formata da tre frasi nominali.
I primi segmenti dei brani estremi cominciano e finiscono allo stesso modo. 76
Alle estremità «figli di Dio» (26a) corrisponde a «di Abramo il seme» (29b), cui
fa eco «eredi» (29c): i termini appartengono allo stesso campo semantico della
filiazione.
76
La costruzione sintattica di 26 è discussa. Molti sono del parere che «in Cristo Gesù» non
possa essere complemento di «per la fede>). Infatti mai altrove nel Nuovo Testamento Cristo è il
complemento di «credere» (o di «la fede») seguito da en: «per la fede» e «in Cristo Gesù» dovreb-
bero essere considerati allora come due complementi distinti di «siete figli di Dio». Il parallelismo
con il bimembro simmetrico (28de) potrebbe appoggiare questa posizione. Per rimuovere l'ambi-
guità, sarebbe possibile mettere una virgola dopo «per la fede», cosa che distinguerebbe i due
complementi. Sembra preferibile conservare l'ambiguità.
112 Siete tutti Figli di Dio e seme di Abramo
CONTESTO BIBLICO
Figli di Dio
La figliolanza divina non è un'invenzione del Nuovo Testamento. L'inizio del
passo sembra citare Dt 14,1: «Voi siete dei figli per il Signore vostro Dio». Ma
questa figliolanza sembra riservata ai soli figli d'Israele: «Tu sei infatti un
popolo consacrato al Signore, tuo Dio, e il Signore ti ha scelto per essère il suo
popolo particolare fra tutti i popoli che sono sulla terra» (Dt 14,2).
77
La prima attestazione di questa triplice benedizione risale a Giuda ben Hai (verso il 150
dopo Cristo); vedi Tosephta Berakot, 7,18 (ed. Zuckermandel). Ringrazio R. Neudecker per
avermi aiutato a rintracciare l'origine di questa benedizione. Vedi R. MEYNET, «Composition et
genre littéraire de la première section de l'Epitre aux Galates», Il.
Sequenza B3: Gal3,26-29 113
INTERPRETAZIONE
Battesimo e circoncisione
Non si parla di circoncisione nella sequenza. Essa è tuttavia presente, presup-
posta, sullo sfondo; senza la quale non è possibile cogliere la portata di questi
pochi versetti e in particolare della triplice opposizione su cui la sequenza è
focalizzata. È infatti la circoncisione che distingue fino a opporli giudei e greci;
è la circoncisione che innalza una barriera tra uomini e donne, poiché essa non
114 Siete tutti Figli di Dio e seme di Abramo
Né schiavi né liberi
Secondo Gen 17, 12-13 lo schiavo non giudeo comprato con denaro deve
essere circonciso. Es 12,44 prevede che lo schiavo debba essere circonciso per
essere ammesso a mangiare la Pasqua con i figli d'Israele. Così non è la circon-
cisione a distinguere in Israele l'uomo libero e lo schiavo. L'opposizione
centrale tra liberi e schiavi si distingue dunque dalle due che la inquadrano. Si
ritrova infatti all'interno sia del mondo giudaico che del mondo greco, sia per gli
uomini che per le donne. Riguarda tutti i figli di Adamo, tutti gli esseri umani.
L'enigma al centro
La specificità di quest'opposizione non smette di sorprendere. Si verifica così,
una volta ancora, la legge dell'enigma al centro. 79 Non sembra che questo enig-
ma possa essere risolto a livello della sequenza. Bisognerà perciò attendere il
livello superiore, della sezione e pure del libro, per essere in grado di decifrarlo.
78
Vedi per esempio H. SAVON, «Le pretre Eutrope et la "vraie circoncision"», 385-386.
79
Vedi Trattato, 413 s.
11
Cristo ci ha tutti riscattati dalla Legge
e ci ha resi figli di Dio
La quarta sequenza comprende due passi paralleli tra loro (4,1-11 e 4,12-20).
Il problema maggiore di questa sequenza è quello del genere e della funzione del
secondo passo che ha sempre costituito un problema per gli esegeti: «La
pericope fa l'effetto di una grande parentesi tra i versetti 8-11 e i versetti 21 ss». 80
«Questa sezione presenta un cambiamento di tono molto marcato rispetto alla
precedente. Il linguaggio è differente e pure lo stile tradisce una brusca emo-
zione, tanto che numerosi commentatori suppongono che il sentimento abbia
preso in Paolo la meglio sul rigore logico con il quale aveva dettato le sezioni
precedenti, anche se l'aveva fatto con una grande tensione interiore». 81 La BJ
intitola questo passo: «Ricordi personali».
H.-D. Betz vi ha visto da parte sua il ricorso, ben attestato nel mondo greco-
latino, all'argomento peri philias. 82 Tuttavia il tono molto personale con cui
Paolo si rivolge ai Galati non deve far perdere la reale portata, teologica, del suo
argomento: non si tratta in questo passo d'amicizia, ma di figliolanza, e di
figliolanza reciproca, ciò che è proprio in linea con il passo precedente.
Siamo tutti, giudei e pagani, figli di Dio nel suo Figlio 4,1-11
Siamo tutti, voi e io, figli gli uni degli altri 12-20
80
Mussner, 467.
81
Corsani, 277.
82
H.-D. BETZ, «The Literary Composition and Function of Paul's Letter to the Galatians»,
372; Io., Galatians, 220-221.
116 Cristo ci ha tutti. riscattati dalla Legge e ci ha resi figli di Dio
A. SIAMO TUTTI, GIUDEI E PAGANI, FIGLI DI DIO NEL SUO FIGLIO ( 4,1-11)
COMPOSIZIONE
1
E oraJO dico:
6
: E che siete FIGLI,
-mandò DIO lo Spirito di SUO FIGLIO
-nei cuori di noi gridando:
«ABBA, PADRE!»,
7
così che non sei più SCHIAVO
-ma (sei) FIGLIO,
:e se (sei) FIGLIO,
-anche (sei) EREDE per DIO.
83
Per questo si traduce spesso: «E che siete figli, (prova ne è che) ha inviato ... ». Il ritmo
sembra portare a ritenere che «nei nostri cuori» sia il complemento di «gridando».
84
Si potrebbe anche notare il gioco di parole tra «ereditare» (klero-nomos, due volte, in l b e
7b), «legge>> (nomos, due volte, in 4c e Sa) e «amministratori>> (oiko-nomos, in 2).
118 Cristo ci ha tutti riscattati dalla Legge e ci ha resi figli di Dio
CONTESTO BIBLICO
«Abbà, Padre»
Termine aramaico, «abbà», sempre tradotto in greco, si ritrova in Rm 8,15:
«E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma
avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo:
«Abbà! Padre!». Questa maniera familiare di rivolgersi a Dio, che non è affare
da bambini, è quella di Gesù stesso: «E diceva: Abbà! Padre! Tutto è possibile a
te: allontana da me questo calice! Però, non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi
tu!» (Mc 14,36).
INTERPRETAZIONE
e servire. Chi rifiuta di esserne affrancato ne farebbe un idolo, allo stesso titolo
dei falsi dèi adorati e serviti dai pagani.
B. SIAMO TUTII, VOI E IO, FIGLI GLI UNI DEGLI ALTRI (4,12-20)
COMPOSIZIONE
15
Dov'è dunque la vostra beatitudine?
,------------------------,
SE CIÒ FOSSE STATO POSSIBILE,
Vi rendo testimonianza che, ESSENDOVI CA VA TI GLI OCCHI,
ME (LI) A\'IU:STE DATI.
16
Sono dunque diventato vostro nemico, perché vi dico la verità?
17
- Vi corteggiano, non per il bene,
- ma separarvi vogliono,
- affinché li corteggiate.
18
È bene essere corteggiati,
per il bene e per sempre
. e non solo quando sono presso di voi.
19
= FIGLIOLI miei,
=che di nUOVO PARTORISCO-NEL-DOLORE
= fino a quando CRISTO sia FORMATO in voi.
20
: Vorrei essere presso di voi adesso
: e cambiare la mia voce
: perché non so più cosa fare con voi.
Alle estremità della prima parte (12.14cd) «come>> è ripreso due volte; il
primo segmento guarda al futuro, l'altro ricorda il passato. Nel brano centrale i
membri estremi contengono verbi appartenenti allo stesso campo semantico, tutti
segnati dalla negazione; al centro (13b) l'azione di Paolo alla quale corrisponde
la reazione dei Galati nei membri che la incorniciano. «Angelo» (14c) è della
stessa radice di «evangelizzare» (13b).
Sequenza B4: Gal4,1-20 121
La parte centrale comprende, alle estremità ( 15a.l6), due domande che mira~
no all'atteggiamento attuale dei Galati nei riguardi di Paolo. Il brano centrale
presenta la testimonianza resa dall'Apostolo all'atteggiamento passato dei suoi
destinatari.
Nell'ultima parte i due segmenti del primo brano oppongono l'atteggiamento
di seduzione dei rivali di Paolo e la fedeltà alla quale egli invita i Galati. Nel
secondo brano Paolo in un certo senso prolunga la metafora. Il primo segmento
(19) utilizza in ciascun membro dei termini appartenenti al campo semantico
della generazione.
La domanda all'inizio della parte centrale (15a) rimanda alla prima parte che
ricorda la bella accoglienza che Paolo aveva trovato presso i Galati; in maniera
complementare, la domanda della fine ( 16) prepara la terza parte in cui Paolo
dice «la verità» dei suoi avversari (17-18) e quella del proprio atteggiamento
(19-20).
Quelli che l'Apostolo chiama suoi «fratelli» alla fine d,el primo brano ( 12b)
sono chiamati suoi «figlioli» all'inizio dell'ultimo (19a); al centro (15) Paolo
attesta che i Galati l'avevano un tempo trattato come avrebbe fatto una madre
(che non esiterebbe a dare i propri occhi per il suo bambino). 85 Nell'ultima parte
Paolo si presenta non come padre dei suoi discepoli ma come loro madre: egli li
«partorisce di nuovo nel dolore» ( 19b): c'è perciò reciprocità nella loro rela-
zione, poiché quelli che lui genera di nuovo si erano presi cura di lui come una
madre. La fine del versetto, «fino a quando Cristo sia formato in voi» (19c),
è variamente interpretata: o si comprende che Paolo genera in loro Cristo;
oppure che, con un'immagine ardita, egli voglia dire che i Galati, essendo stati
generati da lui, diventeranno a loro volta gravidi di Cristo che sono incaricati di
partorire anche loro. È possibile infine ritenere che il verbo tradotto con «espel-
lere)) in 14b appartenga allo stesso campo semantico della generazione: il verbo
ek-ptuo - utilizzato solo qui in tutto il Nuovo Testamento - significa infatti
«gettare sputandm) e lo si interpreta sia semplicemente come «gettare)), sia nel
senso proprio di «sputare», giacché era il gesto che si faceva davanti a una
persona colpita da una malattia o da una infermità considerata come maledizione
divina, per scongiurare la cattiva sorte. Il secondo senso di questo verbo è
tuttavia «gettare per abortO)). Nella linea di lettura fin qui condotta è invitante
tenere questa immagine: «formatm) di 19c si opporrebbe allora a «espulsO)) di
14b. I due «come)) all'inizio del passo (12ab), ai quali fanno eco i due «come))
della fine del versetto 14, alla fine della prima parte, sembra che tematizzino
bene la reciprocità del rapporto di figliolanza che lega l'Apostolo ai suoi
discepoli.
85
Il quotidiano La Repubblica del9 aprile 1998 titolava: <<Catania: la disperazione della madre
del bambino ferito alla testa dai banditi. "Darei i miei occhi a mio figlio")); il piccolo di cinque
anni rischiava in effetti di perdere la vista.
122 Cristo ci ha tutti riscattati dalla Legge e ci ha resi figli di Dio
INTERPRETAZIONE
COMPOSIZIONE
1
Ora dico: per tutto il tempo che L'EREDE è fanciullo, non differisce in nulla da uno
schiavo, pur essendo padrone di tutto, 2 ma è sotto tutori e amministratori fino al
termine stabilito da suo PADRE. 3 Così anche noi quando eravamo fanciulli, sotto gli
elementi del mondo eravamo schiavi; 4 ma quando venne la pienezza del tempo, Dio
ha mandato SUO FIGLIO avvenuto da una donna, avvenuto sotto la Legge 5 per
riscattare quelli sotto la Legge affinché ricevessimo LA FIGLIOLANZA.
6
E che voi siete FIGLI, (prova ne è che) Dio ha mandato lo Spirito di SUO
7
FIGLIO nei nostri cuori che grida: «Abbà, PADRE! », così che non sei più
schiavo ma FIGLIO, e, se sei FIGLIO, sei anche EREDE per Dio.
8
Ma allora, quando non conoscevate Dio eravate schiavi di dèi che per natura non lo
sono. 9 Adesso invece che conoscete Dio, anzi che siete conosciuti da Dio, come
tornate DI NUOVO a quei DEBOLI e miserabili elementi ai quali ancora DI NUOVO volete
asservirvi? 10 Osservate giorni, mesi, stagioni e anni!
= 11 Temo di aver faticato invano PER VOI.
12
Diventate come me, perché anch'io (sono diventato) come voi, FRATELLI, vi
supplico. In nulla mi avete fatto torto: 13 sapete che è a causa di una DEBOLEZZA della
carne che vi ho evangelizzati la prima volta. 14 Ora la prova che per voi consisteva
nella mia carne non l'avete respinta né ESPULSA, ma come un angelo di Dio mi .avete
accolto, come CRISTO Gesù.
15
Dov'è dunque la vostra beatitudine? Vi rendo questa testimonianza che, se
fosse stato possibile, VI SARESTE CAVATI GLI OCCHI PER DARMELI.
16
Così che sono diventato il vostro nemico, perché vi dico la verità? ,
17
Vi corteggiano, non per il bene ma vogliono separarvi affinché li corteggiate. 18 È
bello essere corteggiati, per il bene e per sempre, e non solo quando sono presso di voi.
19
FIGLIOLI miei, che DI NUOVO PARTORISCO-NEL-DOLORE fin quando CRISTO sia
formato in voi, 20 vorrei essere vicino a voi adesso e cambiare la mia voce.
=Perché non so più cosa fare CON VOI.
124 Cristo ci ha tutti riscattati dalla Legge e ci ha resi figli di Dio
1
Ora dico: per tutto il tempo che L•EREDE è fanciullo, non differisce in nulla da uno
schiavo, pur essendo padrone di tutto, 2 ma è sotto tutori e amministratori fino al
termine stabilito da suo PADRE. 3 Così anche noi quando eravamo fanciulli, sotto gli
elementi del mondo eravamo schiavi; 4 ma quando venne la pienezza del tempo, Dio
ha mandato SUO FIGLIO avvenuto da una donna, avvenuto sotto la Legge 5 per
riscattare quelli sotto la Legge affinché ricevessimo LA FIGLIOLANZA.
6
E che voi siete FIGLI, (prova ne è che) Dio ha mandato lo Spirito di SUO
7
FIGLIO nei nostri cuori che grida: «Abbà, PADRE!», cosl che non sei più
schiavo ma FIGLIO, e, se sei FIGLIO, sei anche EREDE per Dio.
8
Ma allora, quando non conoscevate Dio eravate schiavi di dèi che per natura non lo
sono. 9 Adesso invece che conoscete Dio, anzi che siete conosciuti da Dio, come
tornate DI NUOVO a quei DEBOLI e miserabili elementi ai quali ancora DI NUOVO volete
asservirvi? 10 Osservate giorni, mesi, stagioni e anni!
11
= Temo di aver faticato invano PER VOI.
12
Diventate come me, perché anch'io (sono diventato) come voi, FRATELLI, vi
supplico. In nulla mi avete fatto torto: 13 sapete che è a causa di una DEBOLEZZA della
carne che vi ho evangelizzati la prima volta. 14 Ora la prova che per voi consisteva
nella mia carne non l'avete respinta né ESPULSA, ma come un angelo di Dio mi avete
accolto, come CRISTO Gesù.
15
Dov'è dunque la vostra beatitudine? Vi rendo questa testimonianza che, se
fosse stato possibile, VI SARESTE CAVATI GLI OCCHI PER DARMELI.
16
Cosl che sono diventato il vostro nemico, perché vi dico la verità?
17
Vi corteggiano, non per il bene ma vogliono separarvi affinché li corteggiate. 18 È
bello essere corteggiati, per il bene e per sempre, e non solo quando sono presso di voi.
19
FIGLIOLI miei, che DI NUOVO PARTORISCO-NEL-DOLORE fin quando CRISTO sia
formato in voi, 20 vorrei essere vicino a voi adesso e cambiare la mia voce.
=Perché non so più cosa fare CON VOI.
I due passi sono di uguale composizione: due parti incorniciano ogni volta una
parte più corta (6-7; 15-16). Terminano su una dichiarazione simile (11.20c)
dove l' «io» di Paolo, all'inizio, è messo in relazione con il «voi» dei Galati alla
fine.
I numerosi termini del campo semantico della generazione e della parentela
del primo passo («ereditare» in la e 7b; «padre>> in 2b e 6b; «figlio» in 4b, 6a
bis, 7b bis, «adozione-filiale» in 5b), trovano il loro corrispondente nel secondo
passo con «fratelli» di 12a, «figlioli» e «partorire nel dolore» di 19; termini ai
quali bisogna aggiungere «vi sareste cavati gli occhi per darmeli» di 15b, e pure
«né espulsa» di 14b. Mentre la figura del padre domina nel primo passo, nel
secondo domina q1,1ella della madre.
Nei due passi si ritrova la stessa opposizione tra due tempi: nel primo versante
del primo passo, il tempo in cui «Dio ha mandata» suo Figlio (4b) - vale a dire
colui nel quale i Galati «conoscono Dio, anzi sono conosciuti da Lui» (9ab) -, si
oppone, nel secondo versante del passo, al tempo in cui «vogliono» ritornare al
passato (9bc-10). Nel primo versante del secondo passo, ci fu il tempo in cui
ricevettero Paolo «come un angelo» (ovvero come un inviato) di Dio (14c) che si
Sequenza B4: Gal4,1-20 125
oppone, nel secondo versante del passo al tempo in cui «si vuole separarli)). Si
noterà la ripresa dei sinonimi nun (9a) e arti (20b ), entrambi tradotti con
«adeSSO)).
Le due occorrenze di «Cristo)) nel secondo passo (14c.19b) designano lo
stesso personaggio che nel primo passo è chiamato, due volte pure, «suo Figlio))
(4b.6a).
La prima parola del secondo passo, «diventate)) (12a), è lo stesso verbo
utilizzato due volte al participio per il Figlio di Dio in 4p (e che qui è perciò
tradotto con <<avvenuto))).
Da notare, nel secondo versante di ciascun passo, la ripresa di «di nuovo))
(9bc.19a) e di «volere)) (9c.l7a); peraltro a «deboli)) di 9b, alla fine del primo
passo, fa eco «debolezza)) di 13b, all'inizio del secondo.
INTERPRETAZIONE
86
Oppure come dice anche in 1Cor 4,14-16: «14 Non per farvi vergognare vi scrivo questo; è
per ammonirvi come figli miei carissimi. 15 Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in
Cristo, ma non certo molti padri; infatti sono io che, mediante il Vangelo, vi ho generati in Cristo
Gesù. 16 Vi prego dunque, diventate miei imitatori)) (vedi anche 1Ts 2,7).
87
Si valuterà la distanza che separa questa interpretazione e quella che Betz riconosce ai
«come)) del versetto 12: «L'idea soggiacente è il topos della saggezza popolare per la quale "una
vera amicizia'; è possibile solo tra eguali)) (Galatians, 222).
88
Galatians, 221.
12
Cristo ci ha tutti liberati dalla Legge
e ci ha resi figli della promess·a
Quelli che hanno aderito a Cristo sono stati liberati dalla schiavitù (4,21-26);
perciò non sono figli della sposa schiava di Abramo, ma di quella libera (4,28-
5,1). Con Cristo vedranno una numerosa discendenza, come è stato annunciato
dal profeta Isaia (27).
COMPOSIZIONE
21
Ditemi, voi che sotto una Legge volete essere,
(forse) LA LEGGE non l'intendete?
22
:: ÈSCRITIOINFATII
.. che Abramo ebbe due figli,
l'uno dalla serva
+e l'altro dalla libera.
_23Ma quello dalla serva secondo la carne fu generato,
+e quello dalla libera in ragione de la promessa.
24
:: QUESTE COSE SONO _ALLEGORICHE
.. queste infatti sono due alleanze:
L'opposizione tra il figlio della schiava e quello della libera, che struttura la
seconda parte, si ritrova nella parte seguente tra l'alleanza del Sinai, assimilata
ad Agar (24cd) e quella della Gerusalemme di lassù (26ab ). Il parallelismo tra i
due segmenti non è matematico: tuttavia è chiara l'opposizione tra la prima
alleanza «che genera per là schiavitù» (24cd) e J'altra, che essendo «libera»,
genera dunque per la libertà coloro di cui è «la madre)) (26ab). 89 Il versetto 25 è
una specie di inciso in cui Paolo precisa che il partner dell'alleanza del Sinai è
«la Gerusalemme attuale)), ossia il giudaismo, anche se i due luoghi sono molto
distanti l'uno dall'altro.
Il «voler essere sotto una legge)) dell'inizio (21) equivale per Paolo a essere
ridotto in «schiavitù)) (24c ).
89
II còrrelativo del men di 24c è il de di 26a.
Sequenza B5: Gal4,21-5,1 129
CONTESTO BIBLICO
INTERPRETAZIONE
COMPOSIZIONE
27
:: È scritto infatti:
- «Rallegrati, sterile, tu che non partorisci,
- esulta e grida, tu che non hai i dolori
+ perché numerosi (sono) i partoriti dell'abbandonata
+ più di quelli di colei che ha marito».
CONTESTO BIBLICO
Questo breve passo cita il primo versetto di Isaia 54 e allude quindi all'in-
sieme dell'oracolo che inizia con queste parole (ls 54,1-10).
INTERPRETAZIONE
La citazione si comprenderà solo nell'insieme in cui è inserita, dunque nella
sequenza di cui essa costituisce il centro.
COMPOSIZIONE
28
:: E voi, FRATELii,
+ secondo la promessa d'lsacco siete PARTORITI.
29
- Ma come allora colui che secondo la carne fu generato
- perseguitava colui secondo lo Spirito,
=così anche adesso.
30
= Ma cosa dice la Scrittura?
- «Caccia via la serva e suo figlio;
: infatti non EREDITERÀ IL FIGLIO della serva
:con IL FIGLIO» della libera.
31
Perciò, FRATELLI,
-non siamo PARTORITI della serva
+ma della libera.
= 5, 1 Per la libertà Cristo ci ha liberati;
+ state dunque fermi
- e di nuovo a un giogo di schiavitù non siate sottomessi.
Sequenza B5: Gal4,21-5,1 131
La coppia «carne» l «Spirito» del primo brano (29ab) è ripresa nel secondo
brano dall'opposizione tra la «schiava>> che ha generato Ismaele «secondo la
carne>> e la «(donna) libera>> alla quale è stato donato lsacco «secondo lo Spirito»
(30cd); opposizione che rimbalza anche nel terzo brano, per cadere sul termine
«schiavitù», che non era apparso in precedenza.
Il rimedio alla persecuzione del primo brano è l'espulsione del persecutore e
di sua madre nel brano centrale, dopo di che l'Autore invita i Galati a non rica-
dere sotto «il giogo» della schiavitù.
Le due occorrenze di «partoriti» (tekna) all'inizio degli ultimi brani (28b.3lb),
corrispondono alle due occorrenze di «figli» (hyios) nel brano centrale (30cd);
sono i partoriti o i figli che «ereditano» (30c). Le due occorrenze di «fratelli», in
termini iniziali dei brani estremi, appartengono al medesimo campo semantico
dei termini precedenti.
«Perseguitare» (4,29b) può essere messo in relazione con «essere sottomessi»
(5,1c), perché quest'ultimo verbo significa nella forma attiva «avere qualcosa
contro qualcuno» (Gen 49,23), e nella forma passiva «essere sottomessi»,
«essere assoggettati». 90 Questi due verbi fanno dunque un'inclusione; e hanno il
loro corollario in «scacciare», al centro (30b ).
CONTESTO BIBLICO
La persecuzione di Ismaele
Il racconto biblico non parla di persecuzioni da parte di Ismaele; in Gen 21,
quando Sara chiede a suo marito di scacciare Agar e suo figlio, Ismaele «gio-
cava» con il fratellino (me$a/Jeq, letteralmente «rideva», fatto che crea un gioco
di parole con il nome di lsacco, Yi$/:liiq):
8
Il bambino crebbe e fu svezzato e Abramo fece un grande banchetto quando Isacco
fu svezzato. 9 Ma Sara vide che il figlio di Agar l'Egiziana, quello che lei aveva
partorito ad Abramo, scherzava con il figlio Isacco. 10 Disse allora ad Abramo:
«Scaccia questa schiava e suo figlio ... » (Gen 21,8-10).
La versione dei Settanta ha tradotto il verbo con paizo, che può anche signifi-
care «prendere in giro», «burlarsi dh>, e il fatto sarà interpretato dalla tradizione
in modo molto negativo.
La persecuzione di lsacco da parte di suo fratello lsmaele potrebbe riflettere
l'esperienza di Paolo e delle prime comunità cristiane' di fronte all'ostilità sia dei
pagani sia dei giudei che non avevano riconosciuto Gesù come Messia:
14
Voi infatti, fratelli, siete diventati imitatori delle Chiese di Dio in Cristo Gesù che
sono in Giudea, perché anche voi avete sofferto le stesse cose da parte dei vostri
connazionali, come loro da parte dei Giudei. 15 Costoro hanno ucciso il Signore Gesù
90
I due termini si ritrovano insieme in 2Ts l ,4: «Cosi noi possiamo gloriarci di voi nelle
Chiese di Dio per la vostra fermezza e per la vostra fede in tutte le persecuzioni e tribolazioni che
sopportate».
132 Cristo ci ha tutti liberati dalla Legge e ci ha resi figli della promessa
e i profeti, hanno perseguitato noi, non piacciono a Dio e sono nemici di tutti gli
uomini. 16 Essi impediscono a noi di predicare ai pagani perché possano essere salvati.
In tal modo essi colmano sempre di più la misura dei loro peccati! Ma su di loro l'ira
è giunta al colmo (l Ts 2,14-16).
«Scaccia la schiava»
Nel racconto della Genesi è Sara che dà questo ordine ad Abramo (Gen
21, l O); il modo con cui Paolo introduce la citazione, facendo la Scrittura sogget-
to di «dire», lascia pensare che questo ordine venga da Dio stesso.
INTERPRETAZIONE
La contestazione dell'eredità
La questione della filiazione comporta naturalmente quella dell'eredità,
perché è il figlio che eredita. A chi andrà la promessa, che è la cosa più preziosa
che Abramo ha ricevuto? Chi riceverà i benefici della promessa, che è quella di
una discendenza numerosa? Nella figura, si sa che è stato il figlio della libera
che ha ereditato la promessa. Ma poiché sono i discepoli di Cristo i figli di
!sacco secondo la promessa, sono essi che erediteranno ciò che il Signore ha
promesso al loro padre Abramo: una discendenza più numerosa della sabbia
sulla spiaggia del mare e delle stelle del cielo.
COMPOSIZIONE
I passi finali iniziano con la seconda persona plurale e terminano invece con
la prima plurale (26.31 ). I centri di ambedue i passi finali rimandano alla
Scrittura, più precisamente alla storia di Abramo, mentre il brano centrale è una
citazione di Isaia. Il vocabolario della filiazione attraversa i tre brani. Le oppo-
Sequenza B5: Gal4,21-5,1 133
sizioni tra libertà e schiavitù, tra la promessa e la carne segnano i passi estremi.
Ciò che «ora» (25.29) succede è messo in relazione con ciò che è avvenuto ai
tempi di Abramo.
21
Ditemi, VOI che volete essere sotto una legge,
forse non intendete la Legge?
22
È scritto io/atti che
Abramo ebbe due FIGLI, uno dalla serva e l'altro dalla libera.
23
Ma colui dalla serva SECONDO LA CARNE è stato GENERATO,
e colui dalla libera IN RAGIONE DELLA PROMESSA.
24
Queste cose sono allegoriche: queste infatti sono due alleanze. Una del monte Sinai
GENERANDO per la schiavitù, la quale è Agar. 25 Ora il monte Sinai è in Arabia, ma
corrisponde alla Gerusalemme di ADESSO : è schiava infatti con i suoi BAMBINI. 26 La
Gerusalemme di lassù è libera la quale è NOSTRA MADRE.
27
È scritto m/atti:
«Rallegrati, sterile, tu che NON PARTORISCI, esulta e grida, tu che non hai
i dolori, perché numerosi sono i. BAMBINI dell'abbandonata più che quelli
di colei che ha marito».
28
Ora VOI, FRATELLI, SECONDO LA PROMESSA d'lsacco siete BAMBINI. 29 Ma così come
colui che SECONDO LA CARNE era stato GENERATO perseguitava colui che lo era stato
secondo lo Spirito, così anche ADEsso.
30
Jia cosa dice la Scrittura?
«Caccia via la serva così come suo FIGLIO
infatti NON EREDITERÀ il FIGLIO della serva con il FIGLIO» della libera.
31
Perciò, FRATELLI, NOI non siamo BAMBINI della serva ma della libera. 5, 1 Per la
libertà Cristo ci ha liberati; state dunque fermi e non siate sottomessi di nuovo a un
giogo di schiavitù.
INTERPRETAZIONE
91
Le parole di Gesù: «Rimetti la tua spada nel fodero, perché tutti quelli che prendono la
spada, di spada periranno», ricordano quelle di Dio alla fine della storia del diluvio: «Chi sparge il
sangue dell'uomo, dall'uomo il suo sangue sarà sparso» (Gen 9,6).
92
R. MEYNET, La Pasqua del Signore, 59; vedi anche ID., Morto e risorto secondo le Scritture,
39-40. .
Sequenza B5: Gal4,21-5,1 135
quale si afferma che dopo aver attraversato la morte, «vedrà una discendenza»
(ls 53,10) lui che avevano privato di «generazione» (Is 53,8). 93 Anche se l'ora~
colo di salvezza di Is 54 non pronuncia mai il nome di colei a cui è diretto, è
facile riconoscere Gerusalemme, che rappresenta tutto il popolo d'Israele. A un
personaggio maschile segue un'immagine femminile, che sono in stretta rela-
zione. Se le prime generazioni cristiane hanno riconosciuto nel Servo il tipo di
Cristo, Paolo vede in quello della sposa la figura della Chiesa. È lei l'erede delle
promesse fatte ad Abramo e alla discendenza che, grazie a Cristo, è più
numerosa della discendenza di quella che aveva marito.
93
Vedi R. MEYNET, «Le quatrième chant du Serviteur», 426; trad. it., «La salvezza per mezzo
della conoscenza. Il quarto canto del Servo (ls 52,13-53,12)», StRh 5 (31.01.02; 06.07.2011) 17;
vedi anche ID., Morto e risorto, 104.
13
È la Croce di Cristo che ci giustifica
Sezione B: Gal3,1-5,1
82 l giudei sono FIGLIOl ABRAMO per la Fede in Cristo, al di là della Legge 3,15-25
85 Cristo ci ha tutti liberati dalla Legge e ci ha resi FIGLI DELLA PROMESSA 4,21-5,1
138 È la Croce di Cristo che ci giustifica
COMPOSIZIONE
Bl (3,1-14) B2 (3,15-25)
1 GALATI mSENSATI, chi vi ha stregati, voi agli 15 FaATELLI, parlo alla maniera umana: anche un
occhi dei quali GESÙ CRISTO è stato descritto testamento stabilito da un uomo nella debita
crocifisso? 2 Questo solo voglio sapere da voi: è forma, nessuno lo annulla o vi aggiunge. 16 Ora
per le opere della LEGGE che avete ricii'IJUto lo è ad Abramo che sono state fatte le PROMESSE
Spirito o è per l'ascolto della FEDE? e alla sua discendenza. Non è detto «e alle
discendenze», come per molti, ma ç:ome per
uno solo «e alla tua discendenza», la quale è
CRISTO.
3 Siete così insensati, che dopo aver cominciato 17 Ebbene, ecco quel che dico: un testamento già
con lo Spirito ora finiate con la carne? 4 Avete stabilito da Dio nella debita forma, la LEGGE
provato tante cose invano? E ciò sarebbe che è venuta quattrocentotrent'anni dopo non lo
veramente invano! 5 Dunque Colui che vi revoca, in modo da annullare la PROMESSA.
concede lo Spirito e che opera prodigi in mezzo a 18 Se, infatti, è in virtù della LEGGE che si
voi è per le opere della LEGGE o è per l'ascolto eredìta, non è più in virtù della PROMESSA; ora è
della FEDE? per la PROMESSA che Dio ha fatto-grazia ad
Abramo.
10 Infatti, tutti quelli che sono dalle opere della Se, infatti, fosse stata data una LEGGE che
LEGGE sono sotto la maledizione, poiché STA avesse il potere di far-vivere, sarebbe
SCHIITO: «Maledetto chiunque non si applica a effettivamente per la LEGGE che ci sarebbe la
tutte LE OOSE SCIII'l1'E nel libro della LEGGE per giustizia. 22 Ma LA SCRmURA ha rinchiuso tutto
farle!» 11 E che per la LEGGE nessuno sia sotto il peccato,
giustificato davanti a Dio, è evidente, giacché * affmché la PROMESSA,
«il giusto per la FEDE vivrà»; 12 e la LEGGE per la FEDE in GESÙ CRISTO,
non dipende dalla FEDE, ma «chi le avrà fatte fosse donata a quelli che CREDONO.
vivrà per esse».
della LEGGE, essendo divenuto per noi 23 Prima della venuta della FEDE, noi eravamo
maledizione, poiché STA St:RIITO: «Maledetto rinchiusi sotto la custodia della LEGGE, fino alla
chiunque è sospeso al legno!» 14 affinché per le FEDE che doveva essere rivelata, 24 così che la
nazioni la benedizione di Abramo avvenga in LEGGE è diventata il nostro pedagogo fino a
CRISTO GESÙ, CRISTO, affinché per la FEDE noi fossimo
* affinché la PROMESSA dello Spirito giustificati. 25 Ma, venuta la FEDE, noi non
noi la ricevessimo per la FEDE. siamo più sotto un pedagogo.
Sezione B: Gal3,1-5,1 139
Le due sequenze, che comprendono ciascuna tre passi, sono parallele tra loro.
BI (3,1-14) B2 (3,15-25)
1 GALATI INSENSATI, chi vi ha stregati, voi agli 15 FRATELLI, parlo aila maniera umana: anche un
occhi dei quali GESÙ CRISTO è stato descritto testamento stabilito da un uomo nella debita
crocifisso? 2 Questo solo voglio sapere da voi: è forma, nessuno lo annulla o vi aggiunge. 16 Ora
per le opere della LEGGE che avete ricevuto lo è ad Abramo che sono state fatte le PROMESSE
Spirito o è per l'ascolto della FEDE? e alla sua discendenza. Non è detto «e alle
discendenze», come per molti, ina come per
uno solo «e alla tua discendenza», la quale è
CRISTO.
3 Siete così insensati, che dopo aver cominciato 17 Ebbene, ecco quel che dico: un testamento già
con lo Spirito ora finiate con la carne? 4 Avete stabilito da Dio nella debita forma, la LEGGE
provato tante cose invano? E ciò sarebbe che è venuta quattrocentotrent'anni dopo non lo
veramente invano! 5 Dunque Colui che vi revoca, in modo da annullare la PROMESSA.
conced'e lo Spirito e che opera prodigi in mezzo a !8 Se, infatti, è in virtù della LEGGE che si
voi è per le opere della LEGGE o è per l'ascolto eredita, non è più in virtù della PROMESSA; ora è
della FEDE? per la PROMESSA che Dio ha fatto-grazia ad
Abramo.
10 Infatti, tutti quelli che sono dalle opere della Se, infatti, fosse stata data una LEGGE che
LEGGE sono sotto la maledizione, poiché SfA avesse il potere di far-vivere, sarebbe
SCIIITIO: «Maledetto chiunque non si applica a effettivamente per la LEGGE che ci sarebbe la
tutte LE COSE SCIIITIE nel libro della LEGGE per giustizia. 22 Ma LA SClllTIURA ha rinchiuso tutto
farle!» 11 E che per .la LEGGE nessuno sia sotto il peccato,
giustificato davanti a Dio, è evidente, giacché +affinché la PROMESSA,
«il giusto per la FEDE vivrà»; 12 e la LEGGE per la FEDE in GESÙ CRISTO,
non dipende dalla FEDE, ma «chi le avrà fatte fosse donata a quelli che CREDONO.
vivrà per esse».
della LEGGE, essendo divenuto per noi 23 Prima della venuta della FEDE, noi eravamo
maledizione, poiché SfA SCIIlTIO: «Maledetto rinchiusi sotto la custodia della LEGGE, fino alla
chiunque è sospeso allegnoh> 14 affinché per le FEDE che doveva essere rivelata, 24 così che la
nazioni la benedizione di Abramo avvenga in LEGGE è diventata il nostro pedagogo fino a
CRISTO GESÙ, CRISTO, affinché per la FEDE noi fossimo
* affinché la PROMESSA dello Spirito giustificati. 2S Ma, venuta la FEDE, noi non
noi la ricevessimo per la FEDE. siamo più sotto un pedagogo.
INTERPRETAZIONE
Fratelli insensati
I Galati, cui Paolo da dell' «insensato», e per ben due volte, non sono per lui
degli stranieri, come i goyim per i giudei. Sono dei «fratelli» (15). Se è davvero
difficilé considerare il primo passo della sottos_ezione come una captatio bene-
volentiae, non si può affatto negare che gli epiteti che Paolo assegna ai suoi
destinatari hanno la funzione di attirare la loro attenzione, e pure di punzec-
chiarli, non per ferirli ma per spronarli. Ciò che può sembrare un insulto, tanto
più grave perché raddoppiato (la.3a), è in realtà un appello alla saggezza, un
invito a riflettere.
della prima sequenza sono tratte da racconti in cui è una discendenza che viene
promessa al Patriarca (Gen 15,1-6; 12,1-3). L'arrivo di un figlio- tutti i genitori
lo sanno - è il dono per eccellenza. Ciò fu per Abramo al massimo grado, data la
sua età e la sterilità di sua moglie, come pure dovette esserlo del resto per suo
figlio e per suo nipote. La figliolanza rappresenta anche tutti gli altri doni, tutto
quello che si «eredita», vale a dire senza merito, senza aver dovuto far nulla,
senza «opere>> che si sarebbero dovute compiere. È quello su cui insiste la fine
del primo passo della seconda sequenza a proposito di Abramo (18), così
com'era stato già sperimentato dai Galati nel primo passo della prima sequenza.
Al Patriarca, che s'intristiva nell'attesa di dover morire senza figli, è stata ormai
«fatta-grazia» di una discendenza che sboccia in colui che, in un certo senso,
rappresenta da solo la promessa, «Cristo». Ma il seme di Abramo si estende pure
a tutte le nazioni, che sono diventate, per la fede, suoi «figli» (7).
eravate-schiavi di divinità che per natura non 24 Ciò è allegorico: queste infatti sono due
lo sono. 9 Adesso al contrario che conoscete Dio, alleanze. Una (viene) dal monte Sinai generando
o piuttosto che siete conosciuti da Dio, come per la schiavitù la quale è Agar - 25 certo il
tornate di nuovo a fJUii d11JoD 1IDiMrabiJJ 111.111.1/Jti ai monte Sinai è in Arabia ma corrisponde alla
quali ancora di nuovo volete asservirvf! Gerusalemme di adesso: infatti essa è schiava
w Osservate giorni, mesi, stagioni e anni! 11 Terno con i suoi figlioli - 26 la Gerusalemme di lassù è
di aver faticato invano per voi. libera la quale è nostra MADRE.
12 Diventate come me,- perché anch'io (sono 28 Quanto a voi, FRATELLI, secondo la promessa
diventato) come voi, FRATELLI, vi supplico. 13 In d'Isacco siete figlioli. 29 Ma così come colui che
I).Ulla mi avete fatto torto: sapete che è a causa di secondo la CIJ'IJI è stato generato perseguitava
una debolezza della CIJ'IJI che vi ho evangelizzati quello che lo è stato secondo lo Spirito, così anche
la prima volta. 14 Ora, la prova che consisteva per adesso.
voi nella mia c.tmlnon l'avete respinta né espulsa,
ma come un angelo d.i Dio mi avete accolto, come
CRISTO Gesù.
15 Dov'è dunque la vostra beatitudine? Vi
rendo questa testimonianza che, se fosse stato 30 Ma cosa dice la Scrittura?
possibile, vi sareste cavati gli occhi per «Caccia via la serva cosi come suo figlio
darmeli. 16 Dunque sono diventato vostro infatti NON EREDITERÀ il figlio della serva con il
nemico, perché vi dico la verità? figlio» della libera.
17 Vi corteggiano, non per il bene ma vogliono
separarvi affinché li corteggiate. 18 È bello essere
corteggiati, per il bene e per sempre e non solo
quando sono presso di voi. 19 Figlioli miei, che 31 Perciò, FRATELLI, non siamo figlioli della
un'altra volta PARTOR.ISCO NEL DOLORE fin quando serva ma della libera. 5, 1 Per la libertà CRISTO
CRISTO sia formato in voi. 2o Vorrei essere ci ha liberati; state dunque fermi e non siate
vicino a voi adesso e cambiare la mia voce. sottomessi di nuovo a un giogo d/ schiavitù.
Perché non so più che fare con voi.
Sezione B : Gal3,1-5,1 145
COMPOSIZIONE
Altri rapporti
-«Figlio» (hyios) e «figliolo» (teknon) ricorrono lungo tutta la sottosezione.
«Figlio» è utilizzato per designare il Figlio di Dio in 4,4b e 6b, per qualificare
quelli che hanno ricevuto «l'adozione-filiale» grazie a Gesù (4,6a.7 bis); per
designare i due figli di Abramo (4,22b.30b.30c.30d). Il sinonimo «figliolo» è
utilizzato per designare i discepoli di Paolo (4, l9b ), i figli di Abramo (4,25d.
28b.31 b) e anche quelli de «l'abbandonata» (4,27c; cui bisogna aggiungere il
verbo «non partorivi» di 4,27b). «Ereditare», che ricorre all'inizio e al centro del
primo passo (4,1a.7c), è ripreso sotto forma verbale al centro dell'ultimo passo
(30c);
-il primo passo di B4 oppone il figlio allo «schiavo» (4,lb; ripreso sotto forma
verbale in 3c.8b.9e), mentre BS oppone il figlio della «serva» (4,22b. 23a.25c.
30bc.31b; S,ld) a quello della «libera» (4,23b.30d.31b); così «schiavitù» (4,24c)
si oppone a «libertà» (S,lb; e «liberare» in S,lb); questa opposizione è analoga a
quella che oppone «la carne» (4,23a) e «la prom~ssa» (4,23c; di nuovo in 28a) e
a quella che oppone «la carne» (4,29b) e «lo Spirito» (4,29c); «la carne» è
ripresa in B4 (4,13b.14b) opposta ad «angelo di Dio» e «Cristo Gesù» (4,14de);
«lo Spirito» in 4,6b è contrapposto agli «elementi del mondo» (3bc), «questi
deboli e miserabili elementi>> (9d);
-lo stesso verbo odino ricorre nelle due sequenze (tradotto con «partorire nel
dolore» in 4,19b e con «che non ha avuto i dolori» in 4,27bc);
- «di nuovo» ricorre alla fine dei passi estremi (4,9c.9e; Scd), sempre legato
all'asservimento;
146 È la Croce di Cristo che ci giustifica
-il verbo «volere>> si trova non solo nei primi due passi ma anche nell'ultimo
passo di B4 (17b.20a).
INTERPRETAZIONE
Riscatto e libertà
Le parole «libera» e «libertà» abbondano nella seconda sequenza. Anche se
non appaiono nemmeno una volta nella prima sequenza, tuttavia non si parla
d'altro lungo tutto il suo primo passo. Come il figlio, sebbene sia erede, è trattato
da schiavo fmché non raggiunge la propria maggiore età, così prima della venuta
del Figlio di Dio i giudei erano sottomessi alla Legge, così come i pagani erano
schiavi dei loro idoli. Il Figlio di Dio li «ha riscattati>> (4,5), li «ha liberati» (5, l).
Ora ci sono schiavi che amano le proprie catene, che preferiscono tornare alla
servitù (4,9), che vogliono ritrovare il giogo al quale erano sottomessi (5,1).
Mentre Paolo aveva annunciato la liberazione ai pagani della Galazia, ci sono
quelli che «vogliono» separarli e che per questo li «corteggiano» per legarli a sé,
o piuttosto per legarli, sottometterli di nuovo alle osservanze della Legge. Essi
sono insomma come il figlio della serva, generato secondo la carne, che perse-
guita quelli che sono figli secondo la promessa d'Isacco (28-29). Volendo essere
sotto la Legge, si sottomettono in realtà alla volontà dei loro nuovi padroni, di
cui si rendono schiavi. La loro volontà è alienata.
Figliolanza ed eredità
Se il tema della libertà è importante, quello della figliolanza lo è ancora di più.
Non è certo un caso che il primo sostantivo della sottosezione sia «erede» (4,la),
che si ritroverà, sotto forma verbale, quasi alla fine (30c). Del resto si parla di
figliolanza in ognuno dei cinque passi, al contrario della libertà che non compare
nel passo centrale della seconda sequenza e indirettamente neppure nel secondo
passo della prima sequenza. In realtà i due temi sono correlati, poiché soltanto il
figlio è libero mentre lo schiavo, non essendo figlio, non riceve l'eredità. Il pri-
mo passo della prima sequenza è incentrato sulla persona del «Padre», invocato
nella preghiera dei suoi figli con il nome tutto particolare di «Abbà» (6c).
L'eredità di cui si parla qui sembra essere «lo Spirito di suo Figlio» (6b), quello
appunto che permette di rivolgersi a Dio come proprio Padre e nostro Padre.
Quanto alla seconda sequenza, essa tratta, in maniera per così dire comple-
mentare, delle due madri e dei loro due figli: una è libera e genera secondo la
promessa, l'altra al contrario genera per la schiavitù. Al centro della sequenza, la
libera, che era prigioniera della propria sterilità, si vede liberata e riceve la grazia
di una discendenza numerosa. Tra i suoi figlioli, quelli che sono figli di Abramo
non secondo la carne ma secondo lo Spirito, quelli che sono stati generati non
dalle opere della carne, come il figlio dello schiavo, ma che sono stati generati
secondo la promessa di Dio, secondo il suo Spirito, che sono perciò figli donati
da Dio, veri figli di Dio. Tra loro naturalmente quelli a cui Paolo si rivolge come
Sezione B : Gal3,1-5,1 147
ai propri «figlioli>>, pagani che egli ha generato alla fede e che genera un'altra
volta, fin quando Cristo sia formato in loro (4, 19). Ma il movimento della figlio-
lanza non è a senso unico; tra l'Apostolo e i suoi discepoli la figliolanza è
reciproca, avendo questi ultimi trattato Paolo come una madre, pronta a donare
al suo bambino ciò che ha di più prezioso, la pupilla dei propri occhi. È questo
del resto l'amore filiale al quale Paolo fa riferimento quando dice loro che «è
bello essere corteggiati (o coccolati), per il bene e per sempre» (4,18). Questi
nuovi figli che l'Apostolo ha generato a Cristo genereranno a loro volta Cristo
(4, 19); la figliolanza non si compie che nella paternità e nella maternità. Così
facendo essi saranno veri discepoli secondo le parole stesse di Gesù:
«Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». 49 Poi, tendendo la mano verso i suoi
discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! 50 Perché chiunque fa la volontà
del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre» (Mt 12,48-50).
La fraternità
Si potrebbe pensare, a prima vista, che i vocativi, «fratelli», all'inizio degli
ultimi passi di ogni sequenza (4,12b; 4,28a), così come alla fine della sotto-
sezione (4,31 ), siano dei semplici segni di composizione. Dato il contesto e la
situazione, questi epiteti ricevono tutto il loro valore. Quelli che turbano i Galati
pretendono che questi pagani diventino i propri fratelli, certamente; ma, secondo
loro, essi non potranno diventarlo se non facendosi circoncidere e osservando
tutte le prescrizioni della Legge. Quindi per il momento non lo sono. Per Paolo
al contrario i G'alati sono fin d'ora suoi fratelli, a pieno titolo. Non è infatti per la
Legge che i pagani entrano nella figliolanza d'Abramo e nella figliolanza divina,
ma per la fede in Gesù Cristo: Lui solo ha riscattato quelli che erano sotto la
Legge (4,5), «è per la libertà che Cristo ci ha liberati» (5,1), giudei e pagani
insieme, facendo di tutti i figli della stessa madre, la Gerusalemme di lassù
(4,26), dello stesso Padre dei cieli.
148 È la Croce di Cristo che ci giustifica
COMPOSIZIONE
Tra le sequenze BI e B5
Per tre volte, ciascuna sequenza fa esplicitamente ricorso alla Scrittura (B l:
3,8a.10bc.13c; B5: 4,22a.27a.30a), cosa che non si trova altrove nella sezione.
In BI, «la carne>> si oppone a «lo Spiritm> (3,3bc); lo stesso in B5 (4,29b; in
4,23 «la carne>> è opposta a «la promessa>>).
I sintagmi «Cristo ci ha riscattath> alla fine di B l (3, 13 a), e «Cristo ci ha
liberath> alla fine di B5 (5,1bc) giocano per questi due passi il ruolo di termini
finali.
Tra le sequenze B2 e B4
B2 si chiude con l'immagine del «pedagogo>> (3,24-25) e B4 comincia con
quella dei «tutori e amministratorb> (4,2), immagini che svolgono la funzione di
termini medi a distanza.
3, 1 Galati insensati, chi vi ha stregati, voi agli occhi dei quali Gesù Cristo è stato descritto crocifisso? 2 Questo solo
voglio sapere da voi: è per le opere della Legge che avete ricevuto lo Spirito o è per l'ascolto della Fede? 3 Siete cosi
insensati, che dopo aver cominciato con lo Spirito ora finiate con la caJ'llll 4 Avete provato tante cose Invano? E ciò
sarebbe veramente invano! 5 Dunque colui che vi concede lo Spirito e che opera prodigi in mezzo a voi è per le opere
della Legge o è per l'ascolto della Fede? a Come Abramo «credette in Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia)),
7 comprendete dunque che sono le genti di Fede che sono figli di Abramo. 8 E la Scrittura prevedendo che per la Fede
Dio avrebbe giustificato le nazioni, predisse ad Abramo che «saranno benedette in te tutte le nazioni>~, 9 cosi che le
genti di Fede saranno benedette con il credente Abramo. 10 Infatti, tutti quelli che sono dalle opere della Legge sono
sotto la maledizione, poiché sta scritto: «Maledetto chiunque non si applica a tutte le préscrizioni del libro della Legge
per farleb>. 11 E che per la Legge nessuno sia giustificato davanti a Dio, è evidente, giacché <di giusto per la Fede vivrà));
12 e la Legge non dipende dalla Fede, ma «chi le avrà fatte vivrà per essen. 13 CRISTO Cl HA RISCATIATI dalla maledizione
della Legge, essendo divenuto per noi maledizione, perché sta scritto: «Maledetto chiunque è sospeso al legno!>~
14 affinché per le nazioni la benedizione di Abramo avvenga in Cristo Gesù, affinché ricevessimo la promessa de lo
Spirito per la Fede.
15 Fratelli, parlo alla maniera umana: un PROVVEDIMENTO stabilito da un uomo nella debita forma, nessuno lo annulla
o vi aggiunge. 16 Ora è ad Abramo che sono state fatte le promesse e alla sua discendenza. Non è detto: «e ai
discendenti)), come per molti, ma come per uno solo: «e alla tua discendenzan, la quale é Cristo. 11 Ebbene, ecco quel
che dico: un PROVVEDIMENTO già stabilito da Dio nella debita .forma, la Legge che è avvenuta quattrocentotrenfanni
dopo, non lo revoca In modo da annullare la promessa. 18 Se, infatti, è in virtù della Legge che si eredita, non è più in
virtù della promessa: ora é per la promessa che Dio ha fatto grazia ad Abramo. 19 Perché dunque la Legge? Essa fu
aggiunta in vista delle trasgressioni fino alla venuta della discendenza cui era destinata la promessa: essa è stata
promulgata dagli angeli per mano di un mediatore .. 20 Ora questo mediatore non è mediatore di uno solo, e Dio è uno
solo. 21 La Legge è perciò contro le promesse di Dio? Non sia mai! Se infatti fosse stata data una Legge che avesse il
potere di far vivere, sarebbe effettivamente per la Legge che ci sarebbe la giustizia. 22 Ma la Scrittura ha rinchiuso tutto
sotto il peccato, affinché la promessa, per la Fede in Gesù Cristo, fosse donata a quelli che credono. 23 Prima della
venuta della Fede, eravamo rinchiusi sotto la custodia della Legge, fino alla Fede che doveva essere rivelata, 24 così
che la Legge è diventata il nostro pedagogo fino a Cristo, affinché per la Fede fossimo giustificati. 25 Ma venuta la
Fede, non siamo più sotto un pedagogo.
[...]
4,1 Ora dico: per tutto il tempo che l'erede è fanciullo, non differisce In nulla da uno schiavo, pur essendo padrone di tutto,
2 ma egli è sotto tutori e amministratori fino al termine stabilito da suo padre. 3 Cosi anche noi quando eravamo fànciulli,
sotto gli elementi del mondo eravamo schiavi; 4 ma quando venne la pienezza del tempo, Dio ha mandato suo figlio nato da
una donna, nato sotto la Legge, 5 per riscattare quelli sotto la Legge affinché ricevessimo l'adozione filiale. 6 E poiché siete
figli, Dio ha mandato lo Spirito di suo Figlio nei nostri cuori che grida: «Abbà, Padre>~, 7 cosi che non sei più schiavo ma figlio,
e se sei figlio, sei anche erede per Dio. 8 Ma allora, quando non conoscevate Dio, eravate schiavi di divinità che per natura
non lo sono. 9 Adesso al contrario che conoscete Dio o che piuttosto siete conosciuti da Dio, come ritornate di nuovo a quei
deboli e miserabili elementi ai quali ancora di nuovo volete assetvitvf? 10 Osservate giorni, mesi, stagioni e anni! 11 Temo di
aver faticato invano per voi. 12 Diventate come me, poiché anch'io sono diventato come voi, fratelli, vi supplico. 13 In nulla mi
avete fatto torto: sapete che è a causa di una debolezza della carne che vi ho evangellzzaU la prima volta. 14 Ora, la prova
che per voi consisteva nella mia.came non l'avete respinta né l'avete rigettata, ma come un angelo di Dio mi avete accolto,
come Cristo Gesù. 15 Dov'è dunque la vostra beatitudine? Vi rendo questa testimonianza che, se fosse stato possibile, vi
sareste cavati gli occhi per darmeli. 16 Dunque sono diventato vostro nemico, perché vi dico la verità? 17 Vi corteggiano, non
per il bene ma vogliono separarvi affinché li corteggiate. 18 È bello essere corteggiali, per il bene e per sempre e non solo
quando sono presso di voi. 19 Rglioli miei, che un'altra volta partorisco nel dolore fin quando Cristo sia formato in voi.
20 Vorrei essere vicino a voi adesso e cambiare la mia voce: infatti non so più che fare con voi.
21 Ditemi, voi che volete essere sotto la Legge, forse non intendete la Legge? 22 È scritto infatti che Abramo ebbe due
figli, uno dalla setva e l'altro dalla libera. 23 Ma quello della setva è stato generato secondo la carJJ.e, e quello della libera in
ragione della promessa. 24 Ciò è allegorico: questi infatti sono due PROVVEDIMENTI: uno viene dal monte Sinai generando
per la schiavitù la quale è Agar. 25 Certo il monte Sinai è in Arabia, ma corrisponde alla Gerusalemme di adesso: infatti
essa è schiava con i suoi figli. 26 La Gerusalemme di lassù è libera la quale è nostra madre. 27 È scritto infàtli: «Rallegrati,
sterile, tu che non hai partorito, esulta e grida, tu che non hai avuto i dolori poiché numerosi sono i figli dell'abbandonata
più di quelli di colei che ha un marito>>. 28 Quanto a voi, fratelli, è secondo la promessa d'lsacco che siete figlioli. 29 Ma cosi
come quello che è stato generato s~oondo la =e perseguitava quello che lo è stato secondo lo Spirito, cosi è ancora
adesso .3o Ma che dice la Scrittura? «Caccia via la setva cosl come suo figlio, infatti non erediterà il figlio della setva con il
figlio>~ della libera. 31 Perciò, fratelli, non siamo figlioli della setva ma della libera. 5, 1 Per la libertà CRISTO Cl HA LIBERATI;
state dunque saldi e non siate sottomessi di nuovo a un giogo di schiavitù.
150 È la Croce di Cristo che ci giustifica
95
Fin qui questo titolo era riservato a Gesù. Così nel primo passo della sequenza A2: «Ma
quando piacque a Colui che[ ... ] mi ha chiamato.con la sua grazia di rivelare in me suo Figlio ... »
(1,15-16); nell'ultima parte della sequenza A3: «Vivo nella fede nel Figlio di Dio» (2,20).
96
«Greco» non è utilizzato altrove nella sezione; quanto a «giudeo» al singolare, non è neppu-
re utilizzato altrove nella sezione. «Greco>> ricorre solo un'altra volta nella Lettera (all'inizio della
sequenza A2 per qualificare Tito: 2,3); ((giudea» è utilizzato, per qualificare Pietro, solo all'inizio
del discorso di Paolo a Cefa (alla fine della prima parte della sequenza A3: 2,14).
97
Vedi Trattato, 637-639; vedi qui sopra p. 33.116.
Sezione B : Gal3,1-5,1 151
3, 1 Galati insensati, chi vi ha stregati, voi agli occhi dei quali Gesù Cristo è stato descritto crocifisso? 2 Questo solo
voglio sapere da voi: è per le opere della Legge che avete ricevuto lo Spirito o è per l'ascolto della Fede? 3 Siete cosi
insensati, che dopo aver cominciato con lo Spirito ora finiate con la carne? 4 Avete provato tante cose invano? E ciò
sarebbe veramente invanol s Dunque colui che vi concede lo Spirito e che opera prodigi in mezzo a voi è per le opere
della Legge o è per l'ascolto della Fede? 6Come Abramo «Credette in Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia)), 7com-
prendete dunque che sono le genti di Fede che sono FIGLI DI ABRAMO. 8 E la Scrittura prevedendo che per la Fede
Dio avrebbe giustificato le nazioni, predisse ad Abramo che «saranno benedette in te tutte le nazioni)), 9 cosi che le
genti di Fede saranno benedette con il credente Abramo. 1o Infatti, tutti quelli che sono dalle opere della Legge sono
sotto la maledizione, poiché sta scritto: «Maledetto chiunque non si applica a tutte le prescrizioni del libro della Legge
per farleh). 11 E che per la Legge nessuno sia giustificato davanti a Dio, è evidente, giacché ccii giusto per la Fede vivrà));
12e la Legge non dipende dalla Fede, ma cechi le avrà fatte vivrà per esse)). 13 Cristo ci ha riscaHali dalla maledizione
della Legge, essendo divenuto per noi maledizione, perché sta scritto: «Maledetto chiunque è sospeso al legnoh)
14 affinché per le nazioni la benedizione di Abramo avvenga in Cristo Gesù, affinché ricevessimo la PRO~IESSA dello Spirito
per la Fede. ·
15 Fratelli, parlo alla maniera umana: un provvedimento stabilito da un uomo nella debita forma, nessuno lo annulla o vi
aggiunge. 16 Ora è ad Abramo che sono state fatte le PROMESSE e alla sua discendenza. Non è detto: cee ai discendenth),
come per molti, ma come per uno solo: cee alla tua discendenza)), la quale è Cristo. 11 Ebbene, ecco quel che dico: un
provvedimento già stabilito da Dio nella debita forma, la Legge che è avvenuta qualtrocentotrent'anni dopo, non lo
revoca in modo da annullare la PROMESSA. 18 Se, infatti, è in virtù della Legge che si eredita, non è più in virtù della
PROMESSA; ora è per la PROMESSA che Dio ha fatto grazia ad Abramo. 19 Perché dunque la Legge? Essa fu aggiunta in visla
delle trasgressioni fino alla venuta della discendenza cui era destinata la promessa; essa è stata promulgata dagli angeli
per mano di un mediatore. 20 Ora, questo mediatore non è mediatore di uno solo, e Dio è uno solo. 21 La Legge è perciò
contro le PROMESSE di Dio? Non sia mai! Se infatti fosse stata data una Legge che avesse il potere di far vivere, sarebbe
effettivamente per la Legge che ci sarebbe la giustizia. 22 Ma la Scrittura ha rinchiuso tutto sotto Il peccato, affinché la
promessa, per la Fede In Gesù Cristo, fosse donata a quelli che credono. 23 Prima della venuta della Fede, eravamo
rinchiusi sotto la custodia della Legge, fino alla Fede che doveva essere rivelata, 24 così che la Legge è diventata il
nostro pedagogo lino a Cristo, affinché per la Fede fossimo giustificati. 25 Ma venuta la Fede, non siamo più sotto un
pedagogo.
26 Tutti, infatti, siETE FIGLI DI DIO per la Fede In Cristo Gesù; 27 infatti voi-tutti-che siete stati battezzati in Cristo,
avete rivestito Cristo. 28 Non c'è giudeo né greco, non c'è schiavo né libero, non c'è uomo né donna. Tutti, infatti,
siete uno-solo in Cristo; 29 e se voi siete di Cristo, allora siete LA DISCENDENZA DI ABRAMO, eredi secondo la
PROMESSA.
4, 1Ora dico: per tutto il tempo che l'erede è fanciullo, non differisce in nulla da uno sc.hiavo, pur essendo padrone di tutto,
2ma egli è sotto tutori e amministratori fino al termine stabilito da suo padre. 3Così anche noi quando eravamo fanciulli,
sotto gli elemenH del mondo eravamo asserviti; 4ma quando venne la pienezza del tempo, Dio ha mandato suo Figlio nato
da una donna, nato sotto la Legge, 5per riscattare quelli sotto la Legge affinché ricevessimo L'ADOZIONE FlUA LE. 6 E
poiché SIETE FIGLI, Dio ha mandato lo Spirito di suo Figlio nei nostri cuori che grida: ccAbbà, Padre)), 7così che non sei più
schiavo ma figlio, e se sei figlio, SEI ANCHE EREDE PER DIO. 8Ma allora, quando non conoscevate Dio, eravate schiavi
di divinità che per natura non lo sono. 9Adesso al contrario che conoscete Dio o che piuttosto siete conosciuti da Dio, come
ritornate di nuovo a quei deboli e miserabili elementi ai quali ancora di nuovo volete asservirvi? 10Osservate giorni, mesi,
stagioni e anni! 11 Temo di aver faticato invano per voi. 12 Diventale come me, poiché anch'io sono diventato come voi,
fratelli, vi supplico. 13)n nulla mi avete fatto torto: sapele che è a causa di una debolezza della carne che vi ho evangelizzati
la prima voHa. 14 Ora, la prova che per voi consisteva nella mia carne non l'avete respinta né l'avele rigettata, ma come un
angelo di Dio mi avete accolto, coine Cristo Gesù. 15 Dov'è dunque la vostra beatitudine? Vi rendo questa testimonianza
che, se fosse stato possibile,. vi sareste cavati gli occhi per darmeli. 16 Dunque sono diventato vostro nemico, perché vi dico
la verità? 11 VI corteggiano, non per il bene ma vogliono separarvi affinché li corteggiate. 18 È bello essere corteggiati, per il
bene e per sempre e non solo quando sono presso di voi. 19 Figlioli miei, che un'altra volta partorisco nel dolore fin quando
Cristo sia formato in voi. 20 Vorrei essere vicino a voi adesso e cambiare la mia voce; infatti non so più che fare con voi.
21 Ditemi, voi che volete essere sotto la Legge, forse non intendete la Legge? 22 È scritto infatti che Abramo ebbe due figli,
uno dalla serva e l'altro dalla libera. 23 Ma quello della serva è stato generato secondo la carne, e quello della libera in
ragione della promessa. 24 Ciò è allegorico: questi infatti sono due provvedimenH: uno viene dal monte Sinai generando
per la schiavitù la quale è Agar. 25 Certo il monte Sinai è in Arabia, ma corrisponde alla Gerusalemme di adesso: infatti
essa è schiava con i suoi figli. 26 La Gerusalemme di lassù è libera la quale è nostra madre. 27È scritto infatti: «Rallegrati,
sterile, tu che non hai partorito, esulta e grida, tu che non hai avuto i dolori poiché numerosi sono i figli dell'abbandonata
più di quelli di colei che ha un marito)). 28 Quanto a voi, fratelli, è secondo la promessa d'lsacco che voi siete figlioli. 29 Ma
cosi come quello che è stato generato secondo la carne perseguitava quello che lo è stato secondo lo Spirito, cosi è
ancora adesso 30 Ma che dice la Scrittura? ccCaccia via la serva così come suo figlio, infatti non erediterà il figlio della
serva con il figlio)) della libera. 31 Perciò, fratelli, non siamo f~glioli della serva ma della libera. 5, 1Per la libertà Cristo ci
ha liberati; state dunque saldi e non siate sottomessi di nuovo a un giogo di schiavitù.
152 È la Croce di Cristo che ci giustifica
CONTESTO BIBLICO
Rivestire Cristo
Non si tratta di un rivestimento interiore, come una specie di mascheramento,
ma di un'identificazione interiore, frutto di una trasformazione radicale, come in
1Cor 15,51-54, in cui si parla niente meno che del passaggio dalla morte alla
vita:
51
Ecco, io vi annuncio un mistero: noi tutti non moriremo, ma tutti saremo trasfor-
mati, 52 in un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba. Essa infatti
suonerà e i morti risorgeranno incorruttibili e noi saremo trasformati. 53 È necessario
Sezione B: Gal3,1-5,1 153
infatti che questo corpo corruttibile si vesta d'incorruttibilità e questo corpo mortale si
vesta d'immortalità. 54 Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incor-
ruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura:
«La morte è stata inghiottita nella vittoria» (vedi anche Rm 13,12-14; 2Cor 5,1-4).
INTERPRETAZIONE
Il centro delle composizioni concentriche nasconde la chiave della loro
lettura. La cosa è risaputa da molto tempo. 98 La messa a fuoco formale indica
quella del senso. L'esperienza ha già ampiamente confermato la fondatezza della
terza delle «cinque regole ermeneutiche»: «partire dal centr@. 99 In altre parole
al centro si troverà l'idea principale che l'autore sviluppa nell'insieme del suo
testo, la sua «tesi)) o, se si volesse utilizzare la terminologia della retorica classi-
ca, la sua propositio.
«Tutti»
La prima parola del passo centrale deve tanto più attirare l'attenzione in
quanto è l'unica volta, non solo nella sezione ma anche in tutta la Lettera, che
Paolo la utilizza per rivolgersi ai suoi destinatari. Se la prima sequenza della
sezione (BI) si rivolge in primo luogo agli etnico-cristiani della Galazia e la
seconda (B2) tratta soprattutto della situazione dei giudeo-cristiani, si compren-
derà meglio che la terza sequenza (133) segna una svolta decisiva nella misura in
cui gli uni e gli altri sono ormai «tutti>} uniti nello stesso «VOh} che non crea più
divisione tra loro. Logicamente dopo la sequenza centrale, che segna in un certo
senso «lo spartiacque}}, le due sequenze dell'ultima sottosezione non riprende-
ranno la distinzione tra le due componenti originali della comunità cristiana che
formano ormai un tutt'uno, cosa che è annunciata nel secondo versante della
sequenza centrale, dove - l 'unica volta in tutta la sezione - gli uni e gli altri sono
detti essere «uno-solm} (28). Il «tutti>} del passo centrale trova un'eco nel passo
centrale dell'ultima sequenza, in cui Paolo lascia parlare Isaia: «Poiché numerosi
sono i figlioli dell'abbandonata... }}. Questo rabb'fm, tradotto con «numerosi>}, era
stato utilizzato cinque volte alle estremità del quarto canto del Servo (ls 52,14.
15; 53,11.12 bis) dove designava. già tutte le moltitudini per le quali il Servo
aveva donato la sua vita. 100
98
Perciò ho riservato Wl intero capitolo a questa questione nel mio Trattato, «Ii centro delle
com~osizioni concentriche)), 413-471.
9
Vedi Trattato, 563-569.
100
Vedi R. MEYNET, «Ii quarto canto del Servo (Is 52,13-53,12))).
154 È _la Croce di Cristo che ci giustifica
distinguevano dai greci, vale a dire dai pagani, con i quali non potevano neanche
condividere i loro pasti; la condizione degli schiavi non aveva granché a vedere
con quella degli uomini liberi, ed era lo stesso per quella delle donne in rapporto
agli uomini. Fino a oggi, nelle benedizioni della preghiera del mattino, il giudeo
benedice il Signore di non averlo creato goy, di non averlo creato schiavo e di
non averlo creato donna. Questo per dire il radicamento profondo di tali diffe-
renze, che sono anche delle separazioni. Paolo non nega queste differenze. Come
potrebbe farlo? Non fosse che per la differenza sessuale, iscritta nel corpo e
voluta da Dio fin dalle origini (Gen 1,27)! Si sa pure peraltro che Paolo non
mette realmente in dubbio la differenza sociale tra schiavi e uomini liberi (lCor
7,21-24). Queste ultime due distinzioni non erano discusse dai giudaizzanti che
turbavano gli etnico-cristiani della Galazia, ma solo la prima: volevano difatti
che, tramite la circoncisione, questi «grech> diventassero «giudei» come loro.
Paolo non nega questa prima distinzione, non più delle altre due: egli afferma
soltanto che non è determinante, che essa è assunta in una realtà superiore, che è
quella della figliolanza divina.
prima alleanza, e fino a oggi, è per la circoncisione che il neonato maschio entra,
l'ottavo giorno, nell'alleanza di Abramo. È per il battesimo che tutti, i giudei
come i pagani, sono entrati nella nuova alleanza. Paolo spiegherà altrove che il
battesimo è un'immersione nella morte di Cristo per risuscitare con lui, per
rinascere alla vita nuova (Rm 6,3-14). Si comprende allora perché la sezione sia
posta interamente, dal primo versetto, all'ombra della Croce (3,1): stando
sospeso al legno, Cristo ci ha riscattati tutti dalla maledizione della Legge (3,13),
e così la benedizione è avvenuta per tutte le nazioni. La fede in Cristo Gesù
consiste dunque in un'adesione alla sua persona fino a imitarlo, a identificarsi a
Lui, nella sua Passione e nella sua morte, per risorgere con Lui a vita nuova.
«Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me» (2,20).
TERZA PARTE
Sezione C
(Gal5,2-6,18)
158 Sezione C
COMPOSiZIONE
Data la complessità del testo, l'analisi sarà svolta dapprima parte per parte.
+ 3 Attesto di nuovo
-a ogni uomo facendosi-CIRCONCIDERE:
. che è obbligato a fare tutta la LEGGE.
4
Voi siete tagliati fuori da CRISTO,
- voi che per la LEGGE VI GIUSTIFICATE;
::dalla GRAZIA siete decaduti.
5
= Per noi infatti, (è) per LO SPIRITO, dalla FEDE,
= (che) la speranza della GIUSTIFICAZIONE (l ')aspettiamo.
Quello che Paolo «dice» dapprima ai Galati («voi») che vogliono «farsi
circoncidere» (2ab), lo «attesta» in seguito «a ogni uomo» che lo fa (3ab). I terzi
membri sono complementari: da un lato «Cristo» non servirebbe a nulla (2c),
dall'altro il nuovo circonciso dovrebbe osservare tutti gli altri precetti de «la
Legge» (3c); l'opposizione tra «alcuna)) e «tutta)) segna il carattere inconciliabile
della dedizione a Cristo e alla Legge. 1
Nel secondo brano il secondo segmento oppone «noh) (Sa) a «voh) del primo
(4a). Il primo membro (Sa) con «SpiritO)) e «fede))2 corrisponde ai membri estre-
mi del primo segmento con «Cristm) (4a) e «grazia)) (4c). 3 Quanto al secondo
membro (Sb), si oppone al membro centrale del segmento precedente (4b): 4 o si
«cerca di essere giustificati dalla Legge)) o si «attende la speranza della giusti-
ficazione)) per mezzo della fede.
Da un brano all'altro, Paolo passa dal problema particolare della circoncisione
a quello più generale che esso implica, quello della giustificazione per la Legge
o per la fede.
1
I termini ophelései (<<Utilità»; 2c) e opheiletés («obbligato»; 3c) sono in rapporto di parono-
masia.
2
I due termini sono complementari: il primo indica l'opera di Dio, il secondo l'atteggiamento
dell'uomo.
3
Christos e charitos («grazia») sono in rapporto di paronomasia.
4
Il presente dikaiousthe ha valore conativo e per questo motivo è tradotto spesso con «cercate
di giustificarvi>) (vedi anche Gv 10,32 o Le 11,52).
Sequenza Cl: Gal5,2-12 161
6
:: Infatti, in CRISTO GESÙ,
- né la circoncisione ha valore né il prepuzio,
+ma la FEDE operante tramite L'AMORE.
I membri estremi oppongono <da fede operante tramite l'amore» «in Cristo
Gesù>> che sola ha «valore», tanto a «la circoncisione» che al «prepuzio», che
invece non hanno valore, né l'una né l'altro.
Alla domanda del primo segmento (7b ), il secondo segmento (8) fornisce una
prima risposta, scartando l'ipotesi che ciò che è accaduto sia qualcosa di buono.
Quanto all'ultimo segmento (9), se non nomina affatto i fautori del tUrbamento,
li qualifica però in maniera negativa, come lo faceva già il primo segmento (7b ):
infatti quello che gli avversari di Paolo esaltano -la circoncisione, che può sem-
brare una piccola cosa come il fermento - in realtà tira in ballo «la verità», (7b)
così come il fermento fa fermentare «tutta la pasta» (9).
Nel terzo brano, il primo segmento (llab) descrive la situazione attuale di
Pa()lo, l'ultimo (12) quella che meriterebbero i suoi avversari; sembra che quelli
che «sconvolgono» i Galati a causa della circoncisione siano gli stessi che
«perseguitano» Paolo per lo stesso motivo. Al centro, la vera posta in gioco del
litigio: «lo scandalo della Croce».
162 Conta solo la Fede operante tramite l'amore
Il secondo brano che oppone Paolo (l Oab) e il suo avversario (l Ocd) prende in
considerazione il futuro (espresso nei secondi membri). Paolo desidera prima di
tutto che la comunione di pensiero tra lui e i Galati sia restaurata; correlativa-
mente annuncia in seguito il castigo che i suoi avversari porteranno da soli.
Questo brano assicura il legame tra gli altri due. Il primo segmento (lOab) è
legato al brano precedente dal verbo «persuadere» (IOa come 7b.8); 5 d'altra
parte «il Signore>> di l Oa è «Colui che vi cftiama» di 8. Il secondo segmento
(lOcd) annuncia l'ultimo brano: «colui che vi turba» designa al singolare gli
stessi personaggi di «coloro che vi sconvolgono» di 12; e «ne porterà la pena»
annuncia «dovrebbero essere tagliati» di 12.
I due verbi della stessa radice, tradotti ugualmente con «tagliare», in 7b e 12
giocano il ruolo di termini estremi. 6 «Colui che vi turba» (IOc) e «coloro che vi
sconvolgono» (12) si oppongono a «Colui che vi chiama» (8), ovvero «il
Signore» (lOa). «Fa fermentare» di 9 è da mettere in relazione con «turbare>> di
lOc e «sconvolgere» di 12; in modo correlativo, «Colui che vi chiama» di 8 (al
centro del primo brano), ovvero «il Signore» di l Oa, annuncia «lo scandalo
della Croce» di llc, al centro dell'ultimo brano.
5
In 7b il verbo peithomai è generalmente tradotto con «obbedire a»; la traduzione qui adottata
ha voluto rispettare la parentela di questo verbo con le prime parole dei versetti 8 e l O.
6
In 7b il verbo eg-kopto è un derivato di kopto, «tagliare» (12); significa «tagliare [la strada])),
nel senso figurato di «impedire)) (vedi 1Ts 2,18; Rm 15,22); data l'immagine della corsa con cui
comincia il versetto da un lato, e dall'altro la parentela di questo verbo con quello del versetto 12
con cui fa inclusione, pare necessario conservare l'immagine. Per il senso di «correre)), non si
tratta di competizione atletica come in lCor 9,24.26, ma semplicemente della condotta di vita
cristiana (in Gal2,2, come in Fil2,16, il verbo ha il senso di «lavorare)), «prodigarsi)), «faticare))).
Sequenza Cl: Gal5,2-12 163
2
Ecco, io, Paolo, vi dico:
se vi fate CIRCONCIDERE,
3
CRISTO NON VI GIOVERÀ A NULLA. E dichiaro
di nuovo a chiunque si fa CIRCONCIDERE:
egli deve osservare tutta LA LEGGE.
4
Siete tagliati-fuori
da CRISTO, voi che ne LA LEGGE vi giustificate;
da LA GRAZIA siete decaduti.
5
Noi, infatti, è in virtù dello Spirito che,
da LA FEDE attendiamo la speranza
de LA GIUSTIFICAZIONE.
6
In CRISTO GESÙ, infatti, né la CIRCONCISIONE
HA VALORE, né il prepuzio,
ma LA FEDE operante per mezzo de L'AMORE.
7
Correvate così bene! Chi vi ha tagliati dall'essere persuasi
8
da LA VERITÀ? QUESTA PERSUASIONE non viene
da COLUI CHE VI HA CHIAMA.
9
UN PO' DI FERMENTO
fa fermentare tutta LA PASTA.
10
Io, sono persuaso per voi nel
SIGNORE che
non penserete altrimenti. Quanto a COLUI CHE VI TURBA,
ne porterà la pena, chiunque egli sia.
11
Quanto a me, fratelli, se predico ancora LA CIRCONCISIONE, perché sono
tuttora perseguitato? È dunque tagliato-fuori, lo scandalo
de LA CROCE!
12
Dovrebbero essere tagliati, QUELLI CHE VI SCONVOLGONO!
<<La circoncisione» è menzionata al centro del passo (6a) così come nei brani
estremi (2b.3b; l la). Nella prima parte essa è riferita a «la Legge» (3c.4b) di cui
costituisce uno dei comandamenti; nell'ultima parte può essere messa in rela-
zione con «colui che vi turba» (lOc) e «coloro che vi sconvolgonO>> (12), poiché
sono questi che vogliono convincere i Galati a farsi circoncidere. «Questa
persuasione» (8a) designa la posizione degli oppositori di Paolo a proposito della
necessità della circoncisione; «un po' di fermento» (9a) è nella stessa relazione a
«tutta la pasta» (9b) come la «circoncisione» (3b) lo è a «tutta la Legge» (3c).
La legge della circoncisione, come pure l'irtcirconcisione, sono opposte, nella
parte centrale, a «la Fede» (6c). Come in 4-5, «la Fede» - che viene da «la
164 Conta solo la Fede operante tramite l'amore
grazia>> (4c), che ottiene «la giustificazione>> (5c) e che è «verità>> (7b)- ha per
oggetto «Cristm> (6a.2c.4b); il nome di «Cristm> non è ripreso nell'ultima parte
ma <da Croce>> (Ile) rinvia all'atto salvifico fondamentale di Cristo Gesù;
«Colui che vi chiama>> (8b) e «il Signore>> (lOb) designano senz'altro lo stesso
Cristo Gesù.
Gli avversari di Paolo che predicano la circoncisione, «taglianm> i Galati da
«la verità>> del Vangelo (7), essi «tagliano-fuori>> «lo scandalo della Croce>>
(11); 7 a causa loro i loro seguaci si ritrovano «tagliati-fuorh> «da Cristm> (4ab) e
«decaduti dalla grazia>> (4c). Il passo si chiude con l'auspicio che siano loro a
essere «tagliath> (12).
Al verbo centrale della parte centrale, «non ha valore>>, corrisponde «non
gioverà a nulla>> dell'inizio (2c). «Dovrebberm> di 12 richiama «deve>> di 3c. 8
CONTESTO
7
In llb il verbo katargeo (al passivo) è spesso tradotto con «essere abolito)). L'inconveniente
di questa· traduzione è che essa maschera la simmetria con lo stesso verbo del versetto 4: «Siete
tagliati fuori da Cristo)).
La radice di katargeo è quella del sostantivo ergon («opera))) preceduto da a- privativa e dal
prefisso kata-; il senso è quindi <<rendere inoperail.te)); questo verbo ha perciò la stessa radice del
participio «operante)) (en-ergeo) del versetto 6.
8
La prima parola di 12, ophelon, è una forma stereotipata, funzionante come avverbio (lat.
utinam), che introduce un desiderio. La traduzione qui adottata, con riferimento alla sua etimo-
logia, vuole rendere il rapporto di questa parola con il verbo della stessa radice utilizzato in 3c,
tradotto con «deve)).
9
I Settanta utilizzano il participio di questo verbo per tradurre Dt 23,2: «L'uomo coi testicoli
contusi o con il membro mutilatO)),
10
San Giovanni Crisostomo presenta le due interpretazioni successivamente; la seconda gli
fornisce l'occasione di un lungo attacco contro i Manichei che praticavano l'automutilazione.
Sequenza Cl: Gal5,2-12 165
INTERPRETAZIONE
Il vero taglio
La circoncisione è, in senso proprio e in senso figurato, un'operazione che
taglia. Il taglio praticato sul corpo è il segno della separazione. tra gli ebrei e
i pagani. Volendogli imporre il segno di separazione che è la circoncisione,
i giudaizzanti in realtà «tagliano-fuori)) i Galati «da CristO>), li separano da «la
grazia)) (4), li «taglianO)) da «la verità)) (7), essi «tagliano-fu orh) «lo scandalo
della Croce)) (11). Con la sua parola, Paolo dovrà tagliare nel vivo: o è la pratica
della Legge che giustifica o è la Croce di Cristo. Quelli che non volessero sce-
gliere tra le due dovrebbero essere tagliati fuori dalla comunità dei creclenti (12).
Oramai non è più la circoncisione che fa la differenza, è la Croce: è lei la vera
pietra di paragone, «lo scandalO>) (1lb), ovvero la pietra sulla quale inciampano
quelli che credono di trovare altrove la loro salvezza.
15
La Legge si compie nell'amore
La sequenza comprende un solo passo le cui due parti sono parallele. Intro-
dotta da «dica», 1 la seconda parte esplicita e commenta il contenuto della prima.
GUIDATI dallo Spirito per resistere alla bramosia della carne 16-18
1
«Paolo usa spesso le parole lego de= "dico dunque", per annunciare che riprende un'idea già
espressa dandole un nuovo sviluppo (3,17; 4,1; 5,2, etc.)» (Bonnard, 112).
168 La Legge sì compie nell'amore
COMPOSIZIONE
13
Voi, infatti, alla libertà siete stati chiamati, fratelli;
-soltanto non la libertà come pretesto ala carne,
+ma per L'AMORE servitevi gli uni gli altri.
= 14 Infatti tutta LA LEGGE in una sola parola si compie:
=«AMERAI il prossimo tuo come te stesso».
15
Ma se gli uni gli altri vi mordete e divorate,
:guardate a non essere distrutti gli uni dagli altri.
16
:: Ora dico:
+camminate secondo LO SPIRITO
- e non soddisferete la bramosia de la carne.
2
Il verbo pleroo può essere inteso come transitivo e la frase significherebbe: «per mezzo
dell'amore, l'uomo compie tutta Legge» (come in Rm 13,8); se lo si considera come intransitivo, il
senso diventa: «tutta la Legge trova il suo compimento, il suo apice nell'amore». La traduzione
rispetta l'ambiguità del greco.
3
Questo verbo può essere compreso anche come un medio che significherebbe: «se vi lasciate
guidare dallo Spirito», «se vi conducete con lo Spirito». Quest'ultima interpretazione accorda più
spazio all'iniziativa dell'uomo e alla sua responsabilità. Il parallelismo di 18 con 16 («camminate
secondo lo Spirito») sembra dover essere considerato come complementare: responsabilità dell'uo-
mo in 16, iniziativa dello Spirito in 18.
Sequenza C2: Gal5,13-18 169
esplicitata l'opposizione tra «lo Spirito» e «la carne», di cui l'uomo rappresenta
la posta in gioco (17d). 4
Le due parti sono parallele. I primi segmenti contengono un imperativo, ogni
volta opposto a «la carne>> ( 13c.16c). I .centri, che cominciano ugualmente con
«infatti», danno la ragione di questi imperativi (14.17). Infine gli ultimi seg-
menti, che cominciano tutti e due con «ma se», si oppongono a quanto precede;
questi segmenti sono opposti l'uno all'altro: l'uno (15) contempla un atteggia-
mento negativo, l'altro (18) una condotta positiva.
Nella prima parte «la carne» è opposta a «l'amore» (13bc), nella seconda è
opposta a lungo a «lo Spirito» (16bc.17ab). «La Legge» si ritrova al centro della
prima parte (14a) e alla fine della seconda (18b); 5 la prima volta è presentata in
modo positivo come un equivalente de «l'amore», la seconda volta in modo
negativo, giacché è opposta a «lo Spirito» e presentata come equivalente de «la
carne».
CONTESTO BIBLICO
La carne
«La carne» (he sarx) designa prima la condizione dell'essere umano fatto di
«carne e sangue» (Gal 2,20; 4,14). Opposta a <<lo Spirito» (to pneuma), «la
carne» è ciò che produce «bramosie e passioni» (5,16-17.24).
4
Si potrebbe tradurre, in modo più chiaro, con «insorge contro»; la scelta di «brama>> è ~ettata
dalla necessità di manifestare il rapporto con «bramosia» di I 6.
In 17d la congiunzione hina è intesa come introduzione sia a una finale sia a una consecutiva.
Quest'ultima opzione («in modo che non facciate ciò che volete») avrebbe l'inconveniente di
considerare l'uomo come la posta in gioco di una lotta che lo supera e nella quale la sua libertà non
sarebbe veramente coinvolta.
5
Secondo la quarta legge di Lund (vedi R. MEYNET, Trattato, 93).
6
Vedi l'analisi del Canto del mare in R. MEYNET, Chiamati alla libertà, 41-74.
7
in Mc 12,28la domanda è leggermente diversa: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
170 La Legge si compie nell'amore
(Mt 22,35-40; vedi Mc 12,28-34). Paolo riassume dal canto suo tutta la Legge
nell'unico comandamento dell'amore del prossimo.
INTERPRETAZIONE
COMPOSIZIONE
19
• Manifeste sono le opere della carne,
• le quali sono:
L'elenco delle opere della carne è organizzato in tre segmenti. Alle estremità
due segmenti unimembri dove sono raggruppate le opere che riguardano il
corpo, nelle sue rivendicazioni sessuali (19c) e orali (21 b). Al centro un trimem-
bro di tipo ABB': vengono prima le colpe contro Dio (20a), seguite da quelle
che riguardano il prossimo (20b-21a). L'elenco comincia con il singolare nei
primi due membri e si chiude con il plurale negli ultimi due; quanto al membro
di 20b, esso combina plurale e singolare. Questa progressione verso il plurale
sfocia nell'apertura finale «e cose simili a queste».
La seconda parte comincia con un pronome relativo che riprende quello
dell'inizio della prima parte (19b). «Le opere della carne» e «il regno di Dim)
sono in opposizione e si può dire che formino una inclusione.
CONTESTO BIBLICO
La fine del passo di Gal 5,19-21 («non erediteranno il regno di Dio») si ritro-
va due volte in lCor 6,9-10; e anche in conclusione di Ef 4,30-5,5. 1
INTERPRETAZIONE
Un elenco aperto
Contrariamente alla maggioranza degli altri elenchi di vizi che si trovano nelle
lettere paoline,2 quello della Lettera ai Galati, benché molto lungo, non è conclu-
so. Si apre su «e cose simili a queste», per significare che è ben lungi dall'essere
esaustivo; e ciò si accorda bene con il plurale di «le opere della carne» che
l'introduce.
1
Altri elenchi di vizi in Rm 13,13; lCor 5,9-ll; 2Cor 12,20-21; Col3,5-8; lTm 6,3-5; 2Tm
3,1-5; Tt 3,1-3.
2
Vedi tuttavia 1Tm 1,9-10.
176 Le opere della carne, il frutto dello Spirito
non potrà ricevere nulla da colui che non considera suo padre. Il difetto di filia-
zione provoca inevitabilmente un deficit di fraternità; ed effettivamente è ciò che
capita con tutto ciò che fa ergere i fratelli gli uni contro gli altri nella comunità e
ne fa dei nemici. Colui che non ha messo in atto la fraternità non potrà mai
condividere l'eredità con coloro che ha rinnegato in quanto fratelli.
COMPOSIZIONE
+ 22 Il frutto de LO SPIRITO è:
+ amore,
= gioia, pace, pazienza, benevolenza,
23
= bontà, fedeltà, mansuetudine, temperanza.
+Contro tali-cose non c'è LEGGE.
24
- Coloro di Cristo [Gesù] LA CARNE hanno crocifisso
con le passioni e le bramosie.
+ 25 Se viviamo dello SPIRITO,
+ nello SPIRITO camminiamo anche.
26
- Non essere vanitosi,
gli uni gli altri provocando(ci),
.. gli uni gli altri invidiando(ci).
Alle estremità della prima parte «la Legge» si oppone a «lo SpiritO». L'elenco
delle virtù (22b-23a) comprende nove termini, il più delle volte organizzati in tre
gruppi di tre; ma poiché l'amore è la fonte di tutto ciò che segue (vedi il contesto
biblico), è possibile presentarli in modo da fare risaltare questo fatto. Nella
seconda parte «lo Spiritm> è ripreso due volte al centro (25), mentre i segmenti
estremi enumerano una serie di cinque vizi che sono il fatto de «la carne>>.
Alle nove virtù della prima parte si oppongono nella seconda parte «le passio-
ni e le bramosie>> (24b), così come la vanità (o vanagloria), la provocazione e
l'invidia (26). «Carne>) e «Legge)) fungono da termini medi.
CONTESTO BIBLICO
INTERPRETAZIONE
Lo Spirito e la carne
Le «passionh) e «bramosie)) della carne (24b) - al plurale -, che conducono
alle divisioni tra membri della comunità a causa della «vanagloria)), alle sue
«provocazionh) e «invidie)) reciproche (26), si oppongono a «l'amore)) e al suo
corteo di virtù, ciascuna al singolare, come per meglio indicare la coesione
dell'unico «frutto dello SpiritO)) e la sua capacità di unire invece che dividere.
Lo Spirito e la Legge
È strano che Paolo concluda l'elenco delle virtù che accompagnano l'amore
dichiarando che <<contro tali cose non c'è Legge)). Si capirebbe che lo dica a
proposito delle opere della carne. Infatti contro le sue passioni e bramosie la
Legge non può fare altro che vietarle; è incapace di dare la forza di resistere.
Ancora una volta, a quanto sembra, Paolo non manca di senso dell'umorismo:
che cosa mai potrebbe fare la Legge contro l'amore? Tutta corrazzata con i suoi
comandamenti e i suoi interdetti, si trova totalmente disarmata di .fronte alla
forza tranquilla dell'amore, della grazia, della pace e di tutte le altre virtù.
178 Le opere della carne, il frutto dello Spirito
La Legge e la Croce
Non è la Legge che può avere la meglio contro la carne, contro le sue passioni
e bramosie. Al contrario, con il dono della sua vita sulla Croce, Cristo Gesù ha
ridotto all'impotenza la carne per coloro che, a imitazione del loro maestro,
«hanno crocifisso la carne>>. A questo amore manifestato sull'albero della croce
solo può rispondere quello dei discepoli, come «frutto dello Spiritm>. La Legge
cede in definitiva davanti alla virtù, alla forza di un'altra legge, quella dello
Spirito di Cristo.
COMPOSIZIONE
19
Manifeste sono LE OPERE DELLA CARNE, le quali sono:
fornicazione, impurità, dissolutezza,
20
idolatria, stregoneria,
- inimicizie, discordia, gelosia, ire,
21
-contese, divisioni, scissioni, INVIDIE,
ubriachezze, orge e cose simili a queste,
24
Quelli che sono di Cristo hanno crocifisso LA CARNE
con le passioni e le bramosie.
25
Se NOI viviamo DELLO SPIRITO,
camminiamo NELLO SPIRITO.
26
Non cerchiamo la vanagloria,
gli uni gli altri provocandoci,
gli uni gli altri INVIDIANDOCI.
Gli inizi oppongono «le opere della carne>> e «il frutto dello Spirito)); «le
opere» sono al plurale mentre «il frutto» è singolare.
Mentre i vizi passano progressivamente dal singolare al plurale, le virtù sono
tutte al singolare. La seconda lista forma un tutto per così dire chiuso e compiu-
to, mentre la lista dei vizi è aperta con «e cose simili a queste» con le quali non
si chiude.
Sequenza C3: Gal5,19-26 179
CONTESTO BIBLICO
Rm 6,20-23
È possibile scorgere una relazione tra la fine del primo passo (21f) e l'inizio
del secondo (22a): l'amore infatti con il suo corteo di virtù è detto «frutto dello
SpiritO», cioè dono che questi fa a «quelli che sono di Cristo»; il che non è senza
relazione con il <<regno di Dia» ricevuto in «eredità», vale à dire come un dono
totalmente gratuito.
In Rm 6,20-23 due frutti sono opposti: il «dono gratuito» della vita eterna e il
«salario» del peccato che è la morte:
20
- Quando eravate schiavi del peccato,
eravate liberi nei riguardi della giustizia.
21
: Quale FRUTTO avevate. allora
:[da cose] di cui oggi vi vergognate?
= Infatti il loro TRAGUARDO, è la morte.
INTERPRETAZIONE
Le opere e il frutto
Le opere sono ciò che si fa; e Ìe opere della carne sono solo opere cattive,
come se l 'uomo lasciato alle proprie forze non potesse fare nulla di buono. Il
frutto al contrario si coglie, si riceve da un altro; è offerto, donato, gratuitamente.
Le opere sono quelle dell'uomo, il frutto viene dallo Spirito di Dio. Le opere
della carne si moltiplicano all'infinito, il fruttò dello Spirito è unico, essendo
tutte le sue manifestazioni riassunte nell'amore.
Un frutto singolare
La singolarità del «frutto>> dello Spirito si oppone palesemente alla molteplicità
delle ((Opere>> della carne. Gli idoli che trascinano coloro che si abbandonano alle
loro passioni non hanno nulla in comune con lo Spirito di Cristo Gesù, al cui
seguito si sono messi i discepoli. Gli idoli dividono coloro che li servono, mentre
l'unico frutto dello Spirito li unisce nell'amore. «Molti saranno i dolori del malva-
gio, ma l'amore del Signore circonda chi confida in lui» (Sal32,10).
La filiazione divina
La posta in gioco, in questo dittico dei vizi e delle virtù, è niente meno che la
·filiazione divina. Tutto il problema è di sapere a quali condizioni i Galati - e
ovviamente ciascuno dei lettori - ((erediteranno il regno di Dio», saranno cioè
trattati come suoi figli. Questa condizione può essere detta unica: comportarsi da
fratelli nei confronti degli altri uomini. Le opere della carne sono focalizzate su
tutto ciò che divide, dalle «inimicizie» alle «invidie» (20b-21a), e Paolo vi torna
alla fine (26). Quanto alle «passioni» e «bramosie» (24), quanto alla «fornicazio-
ne>> e alla «dissolutezza», alle ((Ubriachezze e orge» (19c.21b), tutto questo «e
cose simili» sono il sintomo di un disprezzo profondo degli altri come di se
stessi. Chi non si comporta da fratello nega nei fatti di essere figlio dello stesso
Padre. Perfino l'uso dei pronomi manifesta l'opposizione tra la fraternità che
unisce el'invidia che divide: mentre il primo passo si chiude con una messa in
guardia rivolta ai Galati, come se fossero separati da Paolo, il secondo passo e
dunque tutta la sequenza finisce alla prima persona del plurale dove Paolo invita
i suoi destinatari a essere uniti a lui in Cristo (25-26).
17
L'amore si compie in vita eterna
COMPOSIZIONE
4
- ma l-'opera di SE STESSO CIASCUNO esamini,
:e allora IN SÉ soltanto avrà di che vantarsi
:e non IN UN ALTRO.
=5 CIASCUNO infatti porterà IL PROPRIO carico!
Le parti estreme cominciano con una condizionale e finiscono con due uni-
membri simili (2.5). Esse considerano due aspetti complementari dei rapporti tra
i membri della comunità; vi si trova infatti la stessa opposizione tra se stessi e gli
altri: «un uomo» e «costui» in lab in relazione con «te stesso» e «anche tu)) in
l cd; «l'opera di se stessm) e «in sé soltantO)) in relazione a «un altrm) in 4.
Al centro i comandi delle parti estreme sono definiti «legge di CristO>).
iNTERPRETAZIONE
La reciprocità
Il segreto per evitare di cadere nell'orgoglio e di schiacciare gli altri risiede
nella reciprocità: «portate i pesi gli uni degli altri~~. Essere «spirituale» (l b)
consiste non solo nell'aiutare gli altri riprendendoli, ma anche nel farsi aiutare da
loro quando arriva il proprio turno. L'amore a senso unico semplicemente non
sarebbe l'amore. Lo Spirito non è appannaggio di alcuni; se non è di tutti, non è
di nessuno.
La legge di Cristo
Questi consigli, che potrebbero sembrare semplice saggezza umana, sono
chiamati nel brano centrale (2b) «legge di Cristo». Il genitivo «di Cristm~ può
essere compreso in due modi che non si escludono l'un l'altro: la legge alla
quale Cristo si è sottomesso, e quella che egli ha dato ai suoi discepoli. In Lui
i primi discepoli hanno riconosciuto la figura del Servo:
16
Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed. egli scacciò gli spiriti con la
parola e guarì tutti i malati, 17 perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del
profeta Isaia: «Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle malattie» (Mt
1
8,16-17 che cita Is 53,4).
1
Il verbo tradotto con «portare» è lo stesso di quello che Paolo utilizza in 2 e 5 (bastazein).
184 L'amore si compie in vita eterna
COMPOSIZIONE
7
NON vi illudete,
+di Dio non ci si beffa,
=poiché quello che AVRÀ SEMINATO un uomo,
= è quello anche che MIETERÀ:
8
= infatti IL SEMINANTE ne LA CAR_NE di lui
:daLA CARNE MIETERÀ la perdizione,
= ma IL SEMINANTE ne LO SPIRITO
: da LO SPIRITO MIETERÀ la vita eterna.
2
Il termine oikeios designa chi abita la stessa casa (oikia), da cui «familiare>>, «parente»,
«della stessa famiglia» (vedi Ef 2,19); «compagno», nel senso etimologico proprio di colui che
condivide lo stesso pane, rende bene il senso.
3
In 9a kalon (lett. «il bello») è tradotto con «buono» e in l Ob agathon (lett. «il buono») è
tradotto con «il bene» per rispettare la corrispondenza con «i benh> (agathois) di 6b.
Sequenza C4: Gal6,1-10 185
CONTESTO BIBLICO
INTERPRETAZIONE
Fare il bene
Il discepolo sarà giudicato sul bene che avrà fatto. Questo bene è destinato a
«tutti», senza distinzione (lOb), vale a dire perfino a quelli che non condividono
la fede cristiana, giacché Paolo aggiunge che il bene deve essere fatto soprattutto
verso quelli che credono in Cristo. L'inizio del passo aggiunge un'altra precisa-
zione: chi è istruito nella Parola che a lui trasmette la fede ha il dovere di fare il
186 L'amore si compie in vita eterna
bene prima e anzitutto verso chi lo istruisce, rendendolo partecipe in modo molto
concreto di tutti i suoi beni (6). Lasciare senza risorse chi consacra il proprio
tempo e le proprie forze all'annuncio del vangelo sarebbe in definitiva farsi
beffe di Dio (7b ), giacché è Lui che ha inviato il messaggero della sua Parola.
COMPOSIZIONE
1
Fratelli, anche se un uomo è sorpreso in qualche colpa, voi GLI SPIRITUALI,
RADDRIZZATELO con SPIRITO di mansuetudine, badando a te-stesso a non essere tentato
anche tu. 2 Portate i pesi gli uni degli altri.
6
CHI È ISTRUITO nella parola, egli FACCIA PARTECIPARE di tutti i suoi beni chi lo istruisce.
7
Non vi illudete, non ci si beffa di Dio; infatti ciò che avrà seminato un uomo,
quello egli mieterà.
8
Poiché chi semina nella propria carne, dalla carne mieterà la perdizione;
ma chi semina ne LO SPIRITO, da LO SPIRITO mieterà la vita eterna.
9
Di fare il bene noi non scoraggiamoci; perché, a suo tempo noi mieteremo, se
non desistiamo.
°
1
Così dunque, mentre noi abbiamo il tempo, operiamo il bene verso tutti e soprattutto
verso i compagni di fede.
I due passi sono complementari. I loro esordi identificano due categorie diffe-
renti di persone alle quali l'Autore si rivolge: il primo passo riguarda quelli che
sono incaricati di «raddrizzare)) chi ha peccato (l), il secondo mira a «chi è
ammaestrato)) (6). I primi infatti _danno una lezione, gli altri la ricevono. Per così
dire, il primo passo vuole regolare le relazioni del maestro con il suo discepolo,
il secondo del discepolo con il suo maestro. Agli «spirituali)) dell'inizio del
primo passo (l; cui fa eco immediatamente «con spirito di mansuetudine))) corri-
spondono le due ricorrenze di «Spirito)) al centro del secondo passo (8b);
l' <momo sorpreso in qualche colpa)) è quindi, in un certo senso, qualcuno che
«ha seminato nella sua carne)) (Sa).
Il primo passo è incentrato sulla legge di Cristo (2b) che è, per così dire, l'ori-
gine o la causa della condotta dei discepoli; mentre il secondo passo è incentrato
sulla conseguenza di tale condotta (8), la sanzione cioè che sarà applicata da
«Dio)) (nominato in 7b).
Sequenza C4: Gal6,1-10 187
D'altro canto, mentre la fine del primo passo (3-5) e l'inizio del secondo (6-8)
sono alla terza persona singolare, l'inizio del primo passo (1-2) è alla seconda
persona («voi)) poi «tu))), e la fine del secondo passo (9-10) è alla prima persona
plurale. Paolo finisce quindi per inserirsi, per così dire, nella comunità alla quale
si rivolge all'inizio, realizzando così la comunione a cui invita tutti i suoi desti-
natari; l'ampliamento è sottolineato con l'uso di «tutti)) (lOb). Questa specie di
composizione concentrica è rafforzata dall'inclusione formata da «fratelli)) pro-
prio all'inizio (la) e da «compagni di fede)) proprio alla fine (lOc; soprattutto se
si ricorda che la parola tradotta con «compagnb) significa spesso «parenth)). 4
CONTESTO BIBLICO
Il fariseo e il pubblicano
I versetti 3-4 sono illustrati dalla parabola del fariseo e del pubblicano in Le
18,9-14. 5
INTERPRETAZIONE
La legge di Cristo
«La legge di CristO>), di cui si parla .al centro del primo passo (2b ), non è altro
che quella de «lo SpiritO)) di cui parla il centro del secondo passo. Quest'ultimo
è «lo spirito di mansuetudine)) che ispirerà quelli che devono riprendere il
colpevole (l). È anche lo spirito di umiltà di chi sa di non essere al sicuro dalla
tentazione e che ha coscienza di essere minacciato dall'orgoglio (1.3). La Legge
di Cristo invita a non credersi superiori agli altri (4). Essa consiglia di portare
4
Si potrebbe essere tentati perciò di tradurre l'ultima espressione con «fratelli nella fede»,
come fa la BG.
5
Vedi il mio commento in Il vangelo secondo Luca, 644-645.
188 L'amore si compie in vita eterna
i pesi gli uni degli altri senza imporre il proprio carico ad altri (2.5). Sulla stessa
linea essa prevede lo scambio e perfino la comunione dei beni tra quelli che
insegnano e quelli che sono istruiti (6). Il bene che essa comanda di fare si
estende a tutti i membri della famiglia cristiana, ma supera il cerchio comuni-
tario per estendersi a «tutti>) (10).
Il giudizio di Dio
La legge che tutti i discepoli devono adempiere, portando i pesi gli uni degli
altri, è quella «di Cristm) (2). Quanto al giudizio che sanzionerà l'obbedienza o
meno alla legge di Cristo, non compete ad alcun discepolo, per quanto «spiri-
tuale)) che sia, arrogarsene il potere (4); è soltanto «DÌ@ (7) che lo pronuncerà
«a suo temp@: Lui invierà quelli che avranno seminato nella carne alla perdi-
zione e farà al contrario ereditare la vita eterna a quelli che avranno seminato
nello Spirito (8).
18
Conta solo la creazione nuova
Introduzione 6,11
1
«Lettera» (gramma) non indica la missiva (che sarebbe epistole) ma la lettera dell'alfabeto, il
carattere.
2
Così la maggior parte dei Padri, sia greCi che latini.
3
Altri esempi di aoristo epistolare: ICor 5,11; Fil2,28; Fm 12.19.21; Col4,8.
4
Altripostscriptum di Paolo: 1Cor 16,21; Fm 19; Col4,18; 2Ts 3,17.
Conta solo la creazione nuova
COMPOSIZIONE
Come per la sequenza Cl, l'analisi sarà svolta dapprima parte per parte.
12
= Tutti quelli che vogliono fare-bella-figura NELLA CARNE
: sono quelli che impongono che voi siate circoncisi
- unicamente per NON essere perseguitati per LA CROCE di CRISTO;
13
- infatti gli stessi circoncisi NON osservano LA LEGGE
: ma vogliono che voi siate circoncisi
per vantarsi NELLA VOSTRA CARNE.
5
Il relativo maschile tradotto con «per cui» (l4c) può avere per antecedente sia «nostro
Signore» sia «la croce», maschile in greco. Non è possibile conservare l'ambiguità nella tradu-
zione. L'opzione qui ritenuta è di considerare come antecedente il sintagma più prossimo. In ogni
caso il senso sostanzialmente con cambia.
Sequenza C5: Gal 6,11-18 191
6
t E tutti quelli che a questa regol~ si conformeranno,
-PACE (sia) su di loro e MISERICORDIA
-e su l'Israele di Dio.
+ t? D'ora innanzi, noie a me nessuno procuri,
+ poiché io, i segni di Gesù nel mio corpo porto!
- ts La GRAZIA di nostro Signore Gesù Cristo
: (sia) con il vostro spirito, fratelli. Amen!
11
Vedete con quali grossi caratteri vi scrivo di mia propria mano:
12
TUITI QELLJ CHE vogliono fare bella figura ne la carne
sono quelli che vi impongono di essere CIRCONCISI
soltanto per non essere perseguitati per la Croce di CRISTO;
13
infatti neppure gli stessi circoncisi osservano LA LEGGE
ma vogliono che siate CIRCONCISI
per vantarsi nella vostra carne.
14
A ME, non avvenga di vantarmi
se non ne la Croce di NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO
per mezzo del quale il mondo è stato crocifisso per me
e io per il mondo.
15
Infatti in CRISTO GESÙ
né la CIRCONCISIONE è qualcosa né il prepuzio,
ma la nuova creazione.
16
E TUTTI QUELLI CHE seguiranno questa regola,
LA PACE sia su di loro e LA MISERICORDIA
e su l'Israele di Dio.
17
D'ora innanzi, nessuno mi procuri fastidi,
poiché IO, porto nel mio corpo i segni di GESÙ!
18
LA GRAZIA di NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO
sia con il vostro spirito,Jratelli. Amen!
Paolo sottolinea dapprima di propria mano l'importanza di quello che sta per
scrivere (l 0). Per quanto riguarda il corpo del passo, le parti estreme cominciano
con lo stesso pronome relativo, «tutti quelli che)) (12a. 16a). Ciascuna mette in
scena due «personaggi)): nella prima, gli avversari di Paolo prima (12-13) poi
Paolo stesso (14); nell'ultima, i destinatari di Paolo alle estremità (16.18) e
Paolo al centro (17).
Ma non sono tutti qui gli unici personaggi presenti in queste parti. Nella prima
parte, Paolo e i suoi avversari si pongono in rapporto a «la Legge)) (13a; la
circoncisione in 12b e 13b; «la carne)) in 12a e 13c; «il mondm) due volte in 14c)
e in rapporto a «la croce di Cristm) (12c.14b). Nell'ultima parte, si parla soltanto
del rapporto con Cristo, nella duplice dimensione delle sofferenze («i segnh):
17b) per Paolo, e de «la pace)), <da misericordia)) e «la grazia>> (16b.l8a) per i
destinatari.
Sequenza C5: Gal 6, 11-18 193
CONTESTO BIBLICO
La visione delle ossa inaridite (Ez 37) è una descrizione sorprendente della
nuova creazione operata dallo Spirito di Dio.
«l segni di Gesù»
Paolo non chiarisce il senso della parola stigmata, che ricorre soltanto qui nel
Nuovo Testamento. Questi segni che l'Apostolo porta nel proprio corpo
potrebbero essere quelli delle «persecuzioni» (12c), flagellazione o lapidazione,
che egli ha subito per la propria fede in Cristo Gesù (2Cor 11,23-25; vedi anche
2Cor 1,8-10).
«La grazia>>
Come nelle altre sue lettere, Paolo conclude il proprio scritto augurando «la
grazia» (charis) ai suoi destinatari. Quest'augurio, che fa eco a quello dell'in-
dirizzo (1,3), acquista qui senza dubbio un rilievo particolare a causa dell'accusa
diretta mossa da Paolo contro i Galati all'inizio della sezione: «Non avete più
nulla a che fare con Cristo, voi che cercate la giustizia nella Legge; siete deca-
duti dalla grazia» (5,4). L'inclusione che formano le due uniche ricorrenze di
questo termine nella sezione sembra perciò molto significativa.
Conta solo la creazione nuova
<<Amen!»
Questa formula con la quale l'Autore conclude la sua lettera si trova soltanto
alla fine della Lettera ai Romani (16,27).
INTERPRETAZIONE
I grossi caratteri
Se Paolo tiene a far notare che scrive d'ora innanzi di sua propria mano in
grossi caratteri, non è solo per autenticare l'insieme della sua lettera con la
propria grafia. Senza dubbio egli intende anche insistere sull'importanza che
accorda alle righe che seguiranno. Per concludere la propria lettera, non si
accontenta di un riassunto, di una semplice ricapitolazione; egli tematizza con
grande chiarezza quello che costituisce l'essenziale di ciò che ha voluto dire
lungo tutta la sua lettera.
8
«La circoncisione equivale a una morte mistica» (M. ÉLIADE, La nascita mistica, 43).
Sequenza CS: Gal 6,11-18 195
La nuova creazione
Cristo è risuscitato a vita nuova. La Croce non è la fine di tutto; non è la fine
di Gesù né a maggior ragione quella dei discepoli. È solo il sentiero obbligatorio
di una nuova nascita, di una «nuova creazione)). «Le prime cose, ecco sono
avvenute, vi annuncio delle nuove, prima che spuntino, ve le faccio conoscere))
(Is 42,9; anche Is 43, 18-19). Paolo ha saputo riconoscere in Gesù il Servo
sofferente, nel quale il Signore aveva promesso di concludere una nuova allean-
za non soltanto con Israele ma anche con tutte le nazioni.
19
È la Legge di Cristo che bisogna adempiere
Sezione C: Gal5,2-6,18
COMPOSIZIONE
5, 13 VOI infatti, alla libertà siete stati chiamati, FRATELLI. Soltanto, che la libertà non serva da
pretesto per LA GWVE, ma per mezzo de L 'AMORE servitevi GU UNI GU ALTRI.
14
Infatti tutta la LEGGE" si compie in una sola parola:
<<AMERAI il tuo prossimo come te stessm>.
15
Ma se vi mordete e vi divorate gli uni gli altri, guardate di non essere distrutti gli uni dagli
altri.
16
Ora dico: camminate secondo LO SPIRITO, e non soddisferete la bramosia de LA CARNE
17
Infatti LA GWVEbrama contro LO SPIRITO e LO SPIRITO contro LA C4RNé.
Infatti essi si oppongono l'uno all'altro così che non fate ciò che vorreste.
18
Ma se siete guidati da LO SPIRITO, non siete sotto la LEGGE.
19
Ora /e opere de LA GWVE sono manifeste; sono
fornicazione, impurità, dissolutezza, 20 idolatria, stregoneria, inimicizie,
discordia, gelosia, ire, contese,- divisioni, scissioni, 21 invidie, ubriachezze,
orge e cose simili.
Vi avverto, come vi ho già avvertito: quelli che praticano queste cose non eredi-
teranno il REGNO DI DIO.
22
Ma il frutto de LO SPIRrTO è
AMORE, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, 23 MANSUETUDINE,
temperanza.
Contro tali cose non c'è LEGGE. 24 Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso LA
C4RNEcon le sue passioni e le sue bramosie. 25 Se viviamo de LO SPIRITO, conformiamoci
a LO SPIRITO. 26 Non cerchiamo la vanagloria, provocandoci GLI UNI GLI ALTRI, invidian-
doci GLI UNI GLI ALTRI.
6/ FRATELLI, anche se uno è sorpreso in errore, VOI gli spirituali, correggetelo con spirito di
MANSUETUDINE, badando a te stesso
a non essere tentato, anche tu.
2
Portate i pesi GLI UNI DEGLI ALTRI!
Così compirete la LEGGE di Cristo.
3
Poiché se uno crede di essere qualcosa mentre non è niente, si illude. 4 Ciascuno esamini la
propria opera, e allora in sé soltanto avrà di che vantarsi, e non in altri. 5 Infatti ciascuno porterà
il proprio carico.
6
Chi è istruito nella Parola renda partecipe di tutti i suoi beni chi lo istruisce. 7 Non vi
ingannate: non ci si beffa di Dio. Quello che un uomo semina, mieterà.
8
Poiché chi semina nella SUA CARNE mieterà, da LA CARNE, la corruzione;
chi semina ne LO SPiRITO mieterà, da LO SPIRITO, LA VITA ETERNA.
9
Non scoraggiamoci di fare il bene; a suo tempo, mieteremo, se non desistiamo. 10 Così
dunque, finché ne abbiamo il tempo, operiamo il bene verso tutti, ma soprattutto verso i
nostri FAMILIARI di fede.
Sezione C: Gal5,2-6,18 199
1
Con «familiari», alla fine della sottosezione (6,10b), l'Autore conclude con il tema della
fraternità che lega tutti i membri della stessa famiglia.
200 È la Legge di Cristo che bisogna adempiere
INTERPRETAZIONE
La fraternità
Se ognuno è schiavo degli altri, significa che tutti sono uguali. In altre parole,
sono fratelli. È proprio così che i Galati sono chiamati da Paolo all'inizio delle
sequenze estreme (5,13; 6,1). La fraternità è prima di tutto la relazione che
unisce quelli che condìvidono la stessa fede in Cristo, che appartengono perciò
alla stessa parentela, che fanno parte della stessa famiglia, com'è detto alla fine
della sottosezione (6,10). Non si limita tuttavia ai «familiari di fede», anche se
naturalmente è «soprattuttO)) verso di loro che bisogna «operare il bene»; essa
Sezione C: Gal 5,2-6,18 201
deve estendersi a «tutti)). Cosa che lascia intendere che sono figli di Dio non
soltanto i fedeli di Cristo ma tutti gli uomini. «Il prossimo')) che ciascuno deve
amare come se stesso (5,14) comprende la totalità dell'umanità.
L'eredità e la figliolanza
Quelli che si asterranno dalle «opere della carne)> e accoglieranno «il frutto
dello Spirito» «erediteranno il regno di Di@ (5,2-1). Così è spiegata, nel cuore
della sottosezione, la figliolanza divina di «quelli che sono di Cristo Gesù»
(5,24) e che «vivono dello Spirito» (5,25). Così sono spiegate le condizioni
secondo le quali l'eredità verrà trasmessa. Non basta in realtà essere figli per
ereditare; bisogna anche mostrarsene degni. È almeno necessario comportarsi da
figli, ovvero comportarsi come il Padre dei cieli, fare le opere di Dio, «adem-
piere la legge di Cristo (6,2) che non è altro che l'amore reciproco (5,14).
La regalità
«Entrare nel regno di Dio» può significare accedervi in quanto sudditi del re
che è Dio. L'espressione può essere compresa anche nel senso di accedere alla
regalità di Dio. Eppure nel cuore della sottosezione Paolo non riprende questa
espressione che ricorre così spesso nei vangeli sinottici; non la utilizza mai nelle
sue lettere. Dice invece: «ereditare il regno di Di@ (come in 1Cor 6,9.10; 15,50;
vedi pure Ef 5,5). Il figlio del re partecipa della sua regalità, eredita il suo regno,
diventa re a sua volta. C'è qui niente meno che quello che il Signore aveva
annunciato alle origini quando aveva detto: «Facciamo l'uomo a nostra imma-
gine, a nostra somiglianza e che domini sui pesci del mare, gli uccelli del cielo, il
bestiame, tutte le bestie selvatiche e tutte le bestie che strisciano sulla terra»
(Gen 1,26).
202 È la Legge di Cristo che bisogna adempiere
COMPOSIZIONE
2 11
Ecco, lo, Paolo, VEDETEcon che grosse lettere
VI DICO: VI SCRIVO di mia propria mano: 12 Tutti
se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà quelli che vogliono fare bella figura ne
a nulla. 3 E dichiaro di nuovo a chiunque si fa LA CARNE sono quelli che vi impongono di
circoncidere: ha il dovere di osservare tutta essere circoncisi unicamente per non essere
LA LEGGE. ferseguitati a causa de LA CROCE di Cristo;
3
infatti neanche gli stessi circoncisi
osservano LA LEGGE ma vogliono che siate
circoncisi per trarre vanto dalla vostra
CARNE.
4
Siete tagliati fuori da Cristo, voi che ne LA 14
LEGGE vi giustificate; da LA GRAZIA siete Quanto a me, non possa vantarmi che ne
decaduti. 5 Noi, infatti, è mediante /o Spirito, LA CROCE di nostro Signore Gesù Cristo per
che dalla Fede attendiamo la speranza della il quale il mondo è stato crocifisso per me e
giustificazione. io per il mondo.
6 15
In Cristo Gesù, Infatti
né la circoncisione ha valore né la circoncisione è qùalcosa
né il prepuzio, né il prepuzio,
MA LA FEDE OPERANTE MEDIANTE L'AMORE. MA LA NUOVA CREAZIONE.
7 16
Correvate cosi bene! Chi vi ha impedito di E tutti quelli che seguiranno questa regola,
obbedire alla verità? 8 Questa convinzione la pace sia su di loro e la misericordia, e
non viene da Colui che vi ha chiamati. 9 Un sull'Israele di Dio.
po' di fermento fa lievitare tutta la pasta.
10 17
lo, sono convinto per voi nel Signore che D'ora innanzi, nessuno mi procuri fastidi,
non penserete altrimenti. Quanto a colui che poiché io, porto nel mio corpo, l SEGNI di
vi turba, ne porterà la pena, chiunque egli Gesù!
sia.
11 18
Quanto a me, FRATELLI, se predico LA GRAZIA di nostro Signore Gesù
ancora la circoncisione, perché sono tuttora Cristo sia con il vostro spirito, FRA TELU.
perseguitato? È dunque tagliato fuori lo Amen!
scandalo de LA CROCE! 12 Dovrebbero essere
tagliati, quelli che vi sconvolgono!
Termini iniziali
-In greco i primi termini («ecco»: 5,2a; «vedete>>: 6,lla) sono imperativi dello
stesso verbo, il primo al singolare (ide), il secondo al plurale (idete);
-«vi scrivo» (6,11 b) richiama <<Vi dico» (5,2b );
- il sostantivo «la Legge» è ripreso solo nelle prime parti di ogni sequenza. È
opposto a «la fede» nella sequenza Cl («la Legge»: 5,3c.4b; «la fede»: 5b); nella
sequenza C5, «la Legge>> (6,13b) è messa in serie con «la carne» (6,12c.13c),
con «il mondo» (6,14c.d) e si oppone a «la croce» (6,12e.l4b).
Termini finali
- Le uniche due ricorrenze del vocativo «fratelli» si trovano alla fine delle ulti-
me parti (5,lla; 6,18b);
-il verbo «portare» è utilizzato solo nei brani centrali delle parti finali (5,10d;
6,17b).
Termini medi
«Perseguitato( i) » e «la croce» ricorrono solo alla fine di C l (5, 11 b-d) e
all'inizio di C5 (6,12de; il sostantivo «la croce» sarà ripreso con il verbo
«crocifiggere» in 6, 14bc).
Termini estremi
Le due ricorrenze della parola «spirito» segnano le parti estreme (5,5b e
6,18b). Così «la grazia» ricorre alle estremità (5,4b e 6,18a) e non altrove nella
sezione.
Termini centrali
Soprattutto le parti centrali di ciascuna sequenza (5,6 e 6,15) si corrispon-
dono: ai due termini dell'alternativa tra «circoncisione» e «prepuzio» sono
contrapposte «la fede operante mediante l'amore» (5,6d) e «la nuova creazione»
(6,15d).
Da notare che il pronome «io» (riferito sempre a Paolo) ricorre tre volte nella
sequenza Cl (5,2a.l0a.lla) e quattro volte nella sequenza C5 (14a.14c.l4d.17b);
ciò è tanto più notevole in quanto questo pronome non riapparirà nel resto della
sezione.
204 È la Legge di Cristo che bisogna adempiere
5,2 Ecco, io, Paolo, vi dico: se vi fate circoncidere, CRISTO non vi gioverà a nulla. l E dichiaro di nuovo a
chiunque si fa circoncidere: egli ha il dovere di fare tutta LA LEGGE. 4 Siete tagliati fuori da CRISTO, voi che
ne LA LEGGE vi giustificate; da LA GRAZIA siete decaduti. 5 Noi, infatti, è mediante LO SPIRITO, che da LA FEDE
attendiamo la speranza della giustificazione:
6 In CRISTO GESù né la circoncisione ha valore né il prepuzio, ma LA FEDE operante mediante l-AMORE.
7
Correvate cosi bene! Chi vi ba impedito di obbedire alla verità? 8 Questa convinzione non viene da Colui
che vi ha chiamati. 9 Un po' di fermento fa lievitare tutta la pasta 10 Io, sono convinto per voi nel Signore che
non penserete altrimenti. Quanto a colui che vi turba, ne porterà la pena, chiunque egli sia. 11 Quanto a me,
FRATELLI, se predico ancora la circoncisione, perché sono tuttora perseguitato? È dunque tagliato fuori, lo
scandalo de LA CRoCE! 12 Dovrebbero essere tagliati, quelli che vi sconvolgono!
Il Voi infatti, alla libertà siete stati chiamati, FRATELLI. Soltanto, la libertà non serva da pretesto per LA
CARNE, ma per mezzo de l-AMORE servitevi gli uni gli altri. 14 Infatti tutta LA LEGGE è compiuta in una sola
parola: <~E~ il tuo prossimo come te stesso». 15 Ma se vi mordete e vi divorate gli uni gli altri,
guardate di non essere distrutti gli uni dagli altri.
16
· Ora dico: camminate secondo LO SPIRITO, e non soddisferete la bramosia de LA CARNE. 17 Infatti LA CARNE brama
contro LO SPIRITO e LO SPIRITO contro LA CARNE: infatti questi si oppongono a vicenda cosi che non fate ciò che
vorreste. 18 Ma se siete guidati da LO SPIRITO, non siete sotto LA LEGGE.
19
Ora le opere della carne sono manifeste; sono fornicazione; impurità, dissolutezza, 20 idolatria, ·
stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, scissioni, 21 invidie, ubriachezze,
orge e cose del genere. Vi awerto, come vi ho già awertiti: quelli che praticano queste cose non
erediteranno il Regno di Dio.
22
Ma il frutto de LO SPIRITO è AMORE, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà,
2
mansuetudine, temperanza. Contro tali cose non c'è LEGGE. 24 Quelli che sono di CRISTO GESÙ
l
hanno CROCIFISSO LA CAJINE con le sue passioni e le sue bramosie. 25 Se viviamo de LO SPIRITO,
conformiamoci a LO SPIRITO. 26 Non cerchiamo la vanagloria, provocandoci gli urti gli altri, invidiandoci
gli uni gli altri.
6, 1 FRATELLI, anche se qualcuno è sorpreso in una colpa, voi GLI SPIRITiiALI, correggetelo con spirito di
mansuetudine, badando a te stesso a non essere tentato, anche tu. 2 Portate i pesi gli uni degli altri! Cosi
compirete LA LEGGE di CRISTO. l Poiché se qualcuno pensa di essere qualcosa mentre non è niente, si
. illude. 4 Ciascuno esamini la propria opera, e allora in sé soltanto avrà di che vantarsi, e non per altri.
5
Infatti ciascuno porterà il proprio carico.
6
Colui che è istruito nella Parola faccia partecipe di tutti i suoi beni chi lo istruisce. 7 Non vi illudete: non
ci si beffa di Dio. Quello che un uomo avrà seminato, inieterà. 8 Infatti chi semina nella SUA CARNE mieterà,
da LA CAJINE, la corruzione; chi semina ne LO SPIRITO mieterà, da LO SPIRITO, la vita eterna. 9 Non ci scoraggiamo
°
di fare il bene; a suo tempo, mieteremo, se non desistiamo. 1 Cosi dunque, mentre ne abbiamo il tempo,
operiamo il bene verso tutti, ma soprattutto verso i nostri compagni di FEDE.
11
Vedete con quali grosse lettere vi scrivo di mia propria mano: 12 tutti quelli che vogliono fare bella figura
ne LA CARNE sono quelli che vi impongono di essere circoncisi solo per non essere perseguitati a causa de LA
CROCE di CRISTO; Il infatti neanche gli stessi circoncisi osservano LA LEGGE ma vogliono che siate circoncisi-
per trarre vanto dalla VOSTIIA CA/t'VE. 14 Per me, non possa vantarmi che de LA CROCE del NOSTRO SIGNORE GESù
CRISTO per il quale il mondo è stato CROCIFISSO per me e io per il mondo.
15
Infatti né la circoncisione è qualcosa né il prepuzio, ma la nuova creazione.
16
E tutti quelli che seguiranno questa regola, la pace sia su di loro e la misericordia, e sull'Israele di Dio.
17
D'ota innanzi; nessuno mi procuri fastidi, perché io, porto nel mio corpo 1SEGNI di GESÙ! 18 LA GRAZIA
di NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO sia con il vostro SPIRITO, FRATELLI. Amen!
Sezione C: Gal S,2-6, 18 20S
L'opposizione, nella sequenza centrale, tra «le opere» (S,l9) e «il frutto»
(S,22)- vale a dire tra quello che l'uomo fa e quello che riceve- si ripercuote da
cima a fondo nella sezione:
-il sostantivo «le opere)) (ta erga) è ripreso al singolare in 6,4 («sua propria
opera))), sotto forma verbale (ergazomai) in S,6 («la fede operante mediante
l'amore))) e iri 6,10 («pratichiamo il bene))). 2 Entrano nella stessa serie due
sinonimi: «fare)) (poieo: S,3.17; 6,9) e «osservare)) (phylasso: 6,13); come «fare))
in S,3, «osservare)) ha lo stesso complemento, «la Legge)).
-Il sostantivo «il fruttO)) non è ripreso altrove; tuttavia molti verbi fanno parte
dello stesso campo semantico: «mietere)) soprattutto (6,7.8 bis.9), ma anche
«ereditare)) (S,21), i quali hanno dei complementi analoghi («la vita eterna)) in
6,8 e «il regno di Dio)) in S,21 ), e pure «attendere)) «la giustificazione)) (S,S).
Tutte queste parole hanno in comune il significato di ricevere un dono.
L'opposizione tra <<la carne)) e «lo SpiritO)), sempre all'inizio dei due passi
della sequenza centrale (S,19 e 22), risuona dall'inizio alla fine della sezione,
sebbene «la carne)) non appaia nella sequenza Cl:
-tale e quale, l'opposizione tra «la caine)) e «lo Spiritm) si ritrova non solo nella
sequenza C2 (S,l6-17) e nella sequenza C3 (S,24-2S) ma anche nella sequenza
C4 (6,8).
- «Lo SpiritO)) è ripreso nella prima parte della sequenza C l, legato a <<la fede))
(S,S); con «la grazia)) e «Cristm) sono opposti a «la Legge)) (S,4); anche in S,2-3
«la Legge)), simboleggiata e sintetizzata dalla circoncisione (S,2.3), si oppone a
«CristO)) (S,2); la medesima opposizione è ripresa nel cuore della sequenza Cl
(5,6).
-«La circoncisione)) è opposta a «la croce)) alla fine della sequenza Cl (5,11).
L'opposizione si ritroverà all'inizio della sequenza CS tra «la croce di CristO)) da
una parte (6,12) e «la carne)) (6,12.13) dall'altra, la circoncisione (6,12.13 bis) e
<<la Legge)) (6,13). Al centro della sezione (S,24) «la carne)) era già contrapposta
alla croce di Cristo: «quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne ... )).
Nella stessa sequenza «la Legge)) (S,23) è opposta a «lo Spiritm) (S,2S bis);
come pure in S,l8. In CS <da croce di nostro Signore Gesù CristO)) è opposta al
«mondO)) (6, 14). Infine «i segni di Gesù )) che Paolo porta nel suo corpo (6, 17)
sono da mettere in relazione con «la Croce di nostro Signore Gesù CristO)) (6,14
bis; vedi la sequenza C5, p. 192); essi si oppongono ali' altro segno nel corpo che
è la circoncisione.
-«L'amore)) che è il primo «frutto dello Spiritm) (5,22) è legato a «la fede)) nel
cuore di Cl (5,6); all'inizio di C2, si oppone a «la carne)) (5,13) ma è definito
come l'essenza de <<la Legge)) in S,l4.
2
Il verbo tradotto con «tagliare fuori» (5,4 e 11) è della stessa radice (vedi p. 167, versetto Il).
206 È la Legge di Cristo che bisogna adempiere
5, 2 Ecco, io, Paolo, vi dico: se vi fate circoncidere, CRISTO non vi gioverà a nulla. 3 E dichiaro di nuovo a
chiunque si fa circoncidere: egli ha il dovere di fare tutta LA LEGGE. 4 Siete tagliati fuori da CRISTO, voi che
ne LA LEGGE vi giustificate; da LA GRAZIA siete decaduti. 5 Noi, infatti, è mediante LO SPIRITO, che da LA FEDE
attèndiamo la speranza della giustificazione.
6
In CRISTO GESÙ né la circoncisione ha valore né il prepuzio, ma LA FEDE operante mediante L-'AMORE.
7
Correvate così bene! Chi vi ha impedito di obbedire alla verità? 8 Questa convinzione non viene da Colui
che vi ha chiamati. 9 Un po' di fermento fa lievitare tutta la pasta 10 Io, sono convinto per voi nel Signore che
non penserete altrimenti. Quanto a colui che vi turba, ne porterà la pena, chiunque egli sia. 11 Quanto a me,
FRATELLI, se predico ancora la circoncisione, perché sono tuttora perseguitato? È dunque tagliato fuori, l~
scandalo de LA CROCE! 12 Dovrebbero essere tagliati, quelli che vi sconvolgono!
13
Voi infatti, alla libertà siete stati chiamati, FRATE LLI. Soltanto, la libertà non serva da pretesto per LA
CAIINI!, ma per mezzo de L-'AMORE servitevi gli uni gli altri. 14 Infatti tutta LA LEGGE è compiuta in una sola
parola: <~EI<AI il tuo prossimo come te stesso». 15 Ma se vi mordete e vi divorate gli uni gli altri,
guardate di non essere distrutti gli uni dagli altri.
16
Ora dico: camminate secondo LO SPIIUTO, e non soddisferete la bramosia de LA CAIINE. 17 Infatti LA CAIINE brama
contro LO SPIRITO e LO SPIRITO contro LA CAIINE: infatti questi si oppongono a vicenda così che non fate ciò che
vorreste. 18 Ma se siete guidati da LO SPIRITO, non siete sotto LA LEGGE.
19
Ora le opere della carne sono manifeste; sono fornicazione, impurità, dissolutezza, 20 idolatria,
stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, scissioni, 21 invidie, ubriachezze,
orge e cose del genere. Vi avverto, come vi ho già avvertiti: quelli che praticano queste cose non
erediteranno il Regno di Dio.
22
Ma il frutto de LO SPIRITO è AMORE, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà,
23
mansuetudine, temperanza. Contro tali cose non c'è LEGGE. 24 Quelli che sono di CRISTO GESÙ
hanno CROCIFISSO LA CAIINE con le sue passioni e le sue bramosie. 25 Se viviamo de LO SPIRITO,
conformiamoci a LO SPIRITO. 26 Non cerchiamo la vanagloria, provocandoci gli ùni gli altri, invidiandoci
gli uni gli altri.
6, 1 FRATELLI, anche se qualcuno è sorpreso in una colpa, voi GU SPIRITUALI, correggetelo con spirito di
mansuetudine, badando a te stesso a non essere tentato, anche tu. 2 Portate i pesi gli uni degli altri! Cosi
compirete LA LEGGE di CRISTO. 3 Poiché se qualcuno pensa di essere qualcosa mentre non è niente, si
illude. 4 Ciascuno esamini la propria opera, e allora in sé soltanto avrà di che vantarsi, e non per altri.
5
Infatti ciascuno porterà il proprio carico.
6
Colui che è istruito nella Parola faccia partecipe di tutti i suoi beni chi Io istruisce. 7 Non vi illudete: non
ci si beffa di Dio. Quello che un uomo avrà seminato, mieterà. 8 Infatti chi semina .nella SUA CAIINE mieterà,
da LA CARNE, la corruzione; chi semina ne LO SPIRITO mieterà, da LO SPIRITO, la vita eterna. 9 Non ci scoraggiamo
di fare il bene; a suo tempo, mieteremo, se non desistiamo. 1° Cosi dunque, mentre ne abbiamo il tempo,
operiamo il bene verso tutti, ma soprattutto verso i nostri compagni di FEDE.
11
Vedete con quali grosse lettere vi scrivo di mia propria mano: 12 tutti quelli che vogliono fare bella figura
ne LA CAIINE sono quelli che vi impongono di essere circoncisi solo per non essere perseguitati a causa de LA
CROCE di CRISTO; 13 infatti neanche gli stessi circoncisi osservano LA LEGGE ma vogÌiono che siate circoncisi
per trarre vanto dalla VOSTRA CAIINE. 14 Per me, non possa vantarmi che de LA CROCE del NOSTRO SIGNORE GESÙ
·CRISTO per il quale il mondo è stato Cl\OCIFISSO per me e io per il mondo.
15
Infatti né la circoncisione è qualcosa né il prepuzio, ma la nuova creazione.
16
E tutti quelli che seguiranno questa regola, la pace sia su di loro e la misericordia, e sull'Israele di Dio.
17
D'ora innanzi, nessuno mi procuri fastidi, perché io, porto nel mio corpo !SEGNI di GESù! 18 LA GRAZIA
di NOSTRO SIGNORE GESù CRISTO sia con il vostro SPIRITO, FRATELLI. Amen!
Sezione C: Gal 5,2-6,18 207
Da notare però che «la Legge» è presentata in maniera positiva al centro delle
prime unità delle sequenze C2 e C4: la Legge che si riassume ne «l'amore» in
5,14 è detta «legge di Cristo» in 6,2.
«Tutta la Legge» ricorre all'inizio di Cl (5,3) e all'inizio di C2 (5,14). Nel
primo caso «tutta la Legge» è messa in relazione con la circoncisione, poiché chi
si fa circoncidere «ha il dovere di fare tutti i precetti della Legge»; nel secondo
caso «tutta la Legge» è ricondotta al suo compimento nell'amore.
È anche possibile notare che il verbo «portare» ricorre nelle sequenze estreme
(5,10; 6,17) e pure in C4 (6,2.5).
Si è già notato che «ereditare il regno di Dio» al centro della sezione (5,12)
era da mettere in relazione con «mietere la vita eterna>> al centro di C4 (6,8) e
con «attendere la speranza della giustificazione>> alla fine della prima parte di Cl
(5,5). «La nuova creazione» al centro di CS (6,15) è sicuramente da mettere sulla
stessa linea de «il regno di Dio», «la vita eterna», «la giustificazione» - e pure
«la grazia» alle estremità della sezione (5,4 e 6,18), giacché si tratta qui di tanti
modi differenti per designare la medesima opera di Dio. Il fatto che, per la mag-
gior parte, queste parole ed espressioni occupino delle posizioni strategiche, ne
sottolinea l'importanza.
Da notare infine che il verbo «ereditare», al centro della sezione (5,21) è la
sola parola di tutta la sezione che fa riferimento alla figliolanza divina. Esso è
però da mettere in relazione con le quattro ricorrenze dell'apostrofe «fratelli»
che occupano posizioni abbastanza regolari: la fine delle sequenze estreme
(5,11; 6,18), l'inizio delle sequenze estreme della sottosezione centrale (5,13 e
6, l). «Fratelli» è cosi l 'ultima parola della Lettera, proprio prima dell' «amen>>
finale.
INTERPRETAZIONE
La fraternità
Non è esagerato dire che tutta intera la sezione è costruita sulla quadruplice
ricorrenza dell'apostrofe «fratelli». Non c'è qui, sotto la penna di Paolo, una
pura clausola formale, un semplice artificio retorico. I Galati ai quali egli si
rivolge non sono giudei, sono degli incirconcisi, dei goyim. Per un fedele della
legge di Mosè sono perciò stranieri; ancor più, delle persone impure con cui non
è permesso condividere la tavola. Paolo al contrario li chiama «fratelli», in
maniera simmetrica e sostenuta, poiché vuole far comprendere ai giudaizzanti
venuti a turbarli che questi pagani non hanno bisogno di essere circoncisi e
praticare la Legge, per essere ammessi come i discepoli giudei di Gesù nella
figliolanza divina. Se sono figli di Dio per la fede in Cristo, senza circoncisione
né Legge, devono essere considerati anche loro come dei fratelli.
208 È la Legge di Cristo che bisogna adempiere
La grazia
La nuova creazione non è il frutto di un'evoluzione per così dire naturale. Ben
lontano da tutto ciò, l'espressione stessa indica che essa è dovuta all'iniziativa di
Dio. Lui solo ha creato l'universo, Lui solo poteva ricrearlo. Una simile inizia-
tiva non è nemmeno dovuta ali' opera degli uomini. Al contrario, costoro sono
solo capaci, lasciati a loro stessi, di produrre «le opere della carne». I circoncisi
si sono rivelati incapaci di osservare la Legge (6,13). Era necessario perciò che,
per pura grazia, Dio intervenisse per spezzare il circolo infernale delle stipula-
zioni dell'alleanza, irrimediabilmente seguite dalla loro rottura. La nuova allean-
za annunciata dai profeti dell'Esilio poggia sul perdono dei peccati, sul fatto che
Dio fa grazia. Voler ritornare alla Legge e alle sue pratiche, volervi sottomettere
i discepoli di Gesù pagani significa molto semplicemente «decadere dalla
grazia» (5,4). Si capisce meglio allora perché Paolo termini la sua Lettera con
queste parole: «La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito,
fratelli». E forse l' «amem> finale può essere interpretato come un invito rivolto
ai lettori a ripeterlo, come per significare che essi accettano di ricevere questa
grazia.
Indirizzo 1,1-5
A. COMPOSIZIONE
* 1 Paolo apostolo
-Il nome di «Paolo» con il quale comincia l'indirizzo sarà ripreso solo all'inizio
dell'ultima sezione (5,2: «io, Paolo, vi dico ... »).
- «Apostolo» ricorrerà solo due volte, per designare «quelli che furono apostoli
prima (di lui)», alla fine della sequenza A2 (1,17) e nella sequenza A3 (1,19:
«non vidi nessun altro degli apostoli>>).
-Il centro della prima parte (1,lb-f: «apostolo, non da parte degli uomini e non
per mezzo di un uomo, m:a per mezzo di Gesù Cristo e Dio Padre che l 'ha
rialzato dai morti») torva un'eco molto chiara all'inizio della sequenza A2:
11
Vi dichiaro, fratelli, che il Vangelo che da me è stato annunciato non è secondo un
uomo; 12 del resto, io, non l'ho ricevuto da un uomo né ne sono stato istruito, ma per
rivelazione di Gesù Cristo (Gall,ll-12).
Gall,l-6,18 213
-«Padre» (11.3.4) per indicare Dio si ritroverà solo al centro del primo passo
della sequenza B4, nel vocativo «Abbà, Padre>> (4,6).
-Il primo tennine dell'ultima parte, «grazia>>, sarà ripreso alle estremità· della
sezione C (5,4: «dalla grazia siete decaduti>> e 6,18: «la grazia del Signore nostro
Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen!>>); l'ultima volta come un
augurio, creando così un'inclusione con quello dell'indirizzo; ma la parola
ricorre anche in punti strategici della prima sezione: nelle sequenze simmetriche
A2 (l, 15: «colui che mi ha chiamato con la sua grazia di rivelare suo Figlio in
me>>) e A4 (2,9: «conoscendo la grazia che mi era stata data, Giacomo, Cefa e
Giovanni, i notabili che sono le colonne, mi diedero la destra come a Barnaba in
segno di comunione>>), come alla fine della sezione (2,21: «non annullo la grazia
di Dio; se la giustificazione venisse per la Legge, allora Cristo sarebbe morto per
niente>>).
-«La pace» (1,3) ritorna come augurio alla fine della Lettera (6,16: «e tutti
quelli che seguiranno questa regola, la pace sia su di loro ... »),ma fa parte della
lista delle virtù al centro della sezione C (5,22: ((ma il frutto dello Spirito è
amore, gioia, pace ... »).
- La risurrezione di Cristo di cui parla la prima parte (l, l) non è mai menzionata
altrove; tuttavia si può pensare che la dichiarazione di Paolo alla fine della prima
sezione (2, 19: Mjfinché viva per Dio, con Cristo sono stato crocifisso»), vi
faccia allusione.
- In compenso, il dono che ha fatto di se stesso, di cui si parla al centro della
terza parte, ricorre più volte: proprio alla fine della prima sezione (2,20: ((quello
che ora vivo nella carne, lo vivo nella fede nel Figlio di Dio che mi ha amato e
ha dato se stesso per me»); all'inizio della seconda sezione (3,1: <<Galati insen-
sati, chi vi ha stregati, voi agli occhi dei quali Gesù Cristo è stato descritto
crocifisso?»); e lo stesso alla fine della medesima sequenza BI (3,13: «Cristo ci
ha riscattati dalla maledizione della Legge, essendo diventato maledizione per
noi»). Infine nel primo passo della sequenza B4 è espressa chiaramente la volon-
tà di Dio Padre (4,4-5: «Dio ha mandato suo Figlio [... ]per riscattare quelli sotto
la Legge affinché ricevessimo l'adozione filiale»).
214 L'insieme della Lettera
2
La kasherut è l'insieme delle norme che indicano quali sono i cibi «puri» (kasher), cioè
permessi dalla Legge.
Gall,1-6,18 215
3
La BJ, Osty e la TOB accentuano il rapporto traducendo con «per niente» e «a niente».
Gal1,1-6,18 217
B. INTERPRETAZIONE
L'interpretazione dell'insieme della Lettera si svilupperà a partire dalla
sequenza centrale (3,26-29). Come in tutte le costruzioni concentriche infatti il
centro è la chiave di volta di tutto l'edificio, la pietra del tutto speciale che ne
assicura la coesione. Punto nodale in cui tutti gli elementi trovano la loro
articolazione, il centro fornisce perciò la chiave di lettura dell'intero corpo.
Questa interpretazione si svilupperà secondo tre assi: la figliolanza, la fede, il
compimento.
LA FIGLIOLANZA
Tutti fratelli
Della Lettera ai Galati ci si ricorda il più delle volte l'apostrofe poco lusin-
ghiera con la quale comincia la sua seconda sezione: «Galati insensati)) (3, l).
Ciò non impedisce al suo autore di rivolgersi ai suoi destinatari, e per ben nove
volte come a suoi «fratelli)) (1,11; 3,15; 4,12.28.31; 5,11.13; 6,1.18). Non biso-
gna nemmeno dimenticare che Paolo non scrive da solo; «tutti i fratelli che sono
con me)) (1,2) sono ugualmente i mittenti del suo discorso, cosa che non s'incon-
tra in nessun'altra lettera di Paolo. Si tratta perciò di fratelli che scrivono a dei
fratelli. Non si sa da dove la Lettera sia stata scritta né chi siano questi «fratelli)),
per così dire, coautori della Lettera, ma il fatto che essi siano qualificati come
«tutti)) può lasciar intendere che Paolo non faccia alcuna distinzione tra i suoi
compagni giudei e greci. Questo «tutth) annuncia in ogni caso i due «tutti)) sui
quali è costruita la sequenza centrale della Lettera: «tutti, infatti, siete figli di
Dim), «tutti, infatti, siete uno-solo in Cristo GesÙ)) (3,26.28). Certo Paolo non
usa l'apostrofe «fratellh) in questa sequenza centrale, ma la fraternità che unisce
tutti quelli cui si rivolge è implicita dalla loro figliolanza comune. E non è
sicuramente fortuito che l'ultima parola della Lettera, proprio prima dell'«amem)
finale, sia il vocativo «fratelli)). Il fatto è notevole, tanto più che la Lettera ai
Galati è la sola che si chiuda in questo modo. Questa insistenza è probabilmente
dovuta al fatto che, per i giudaizzanti che si opponevano a Paolo, i discepoli
pagani di Gesù non potevano essere veramente considerati come dei «fratelli))
finché non fossero entrati nell'alleanza di Abramo con la circoncisione.
La paternità
Seme di Abramo e figli di Dio, i discepoli di Gesù sono eredi non solo del
padre dei credenti ma anche e prima di tutto di «Dio Padre nostro e del Signore
Gesù Cristo» (1,3). Il movimento di figliolanza, che prende la propria origine in
Dio Padre, non si ferma a suo Figlio Gesù; ancor più non si ferma a chi ha
ricevuto il dono della fede ed è diventato discepolo di Gesù: Esso prosegue nel
rapporto tra l'Apostolo e quelli che, grazie a lui, sono venuti anche loro alla
fede. Ma questo legame filiale non sarebbe vero se non fosse reciproco. Così
l'Apostolo, che genera nuovi figli di Dio, riceve egli stesso la vita da quelli cui
l'ha trasmessa: «voi che un'altra volta partorisco nel dolore>> (4,19), voi che,
come una madre, «vi sareste cavati gli occhi per darmeli>> (4, 15). Gli uni come
gli altri sono chiamati a mettere al mondo Cristo mediante l'annuncio della fede:
«voi che un''altra volta partorisco nel dolore, fin quando Cristo sia formato in
voi>> (4, 19). Per utilizzare dei termini che non sono direttamente quelli di Paolo,
il discorso teologico e cristologico è inseparabile dal discorso ecclesiologico.
LA FEDE
che abbiamo in Cristo GesÙ>> contro quelli che volevano ridurre Tito in schiavitù
sotto il giogo della Legge tramite la circoncisione (2,4); egli aveva rifiutato di
«sottomettersi» alle pressioni dei «falsi fratelli». Era in gioco infatti «la verità del
Vangelo». Eppure egli aveva scritto che desiderava essere «servo di Cristo»
(l, l 0). La contraddizione è evidente. Tuttavia si risolve nel fatto che «il Figlio di
Dio mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (2,20). Paolo si fa schiavo di
colui che si è fatto schiavo per lui, per riscattarlo, per liberarlo. In questo senso
«non c'è schiavo né libero», essendo ciascuno schiavo dell'altro nell'amore. È
ciò su cui l'Apostolo insisterà nuovamente nella sezione centrale. Mentre «erava-
mo rinchiusi sotto la custodia della Legge» (3,23), «Cristo ci ha riscattati dalla
maledizione della Legge» (3,13; 4,5) così che «non siamo più sotto un pedagogo»
(3,25), ma siamo «figli» (4, 7). Di conseguenza non ci si deve più «asservirsi>> alla
Legge (4,9), giacché siamo figli della donna libera. Tutta la seconda sezione si
chiude con questa dichiarazione solenne: «per la libertà Cristo ci ha liberati; state
saldi dunque e non siate sottomessi di nuovo al giogo della schiavitù» (5,1).
Quanto all'ultima sezione, essa contiene la soluzione dell'enigma che rappresenta
la negazione della distinzione tra schiavo e libero. All'inizio della sottosezione
centrale, che espone la legge di Cristo, Paolo pone un paradosso sorprendente:
<<Voi, infatti, siete stati chiamati alla libertà, fratelli. Soltanto, che la libertà non
serva da pretesto alla carne, ma per mezzo dell'amore servitevi gli uni gli altri»
(5,13). La libertà consisterebbe quindi nel servire! Il segreto si rivela nell'espres-
sione «gli uni gli altri». Se ciascuno si fa servo dell'altro, se ciascuno è perciò
trattato come uomo libero, in realtà non c'è più né schiavo né libero. Questa
duplice categoria è superata e l'amore ne è la causa. È l'amore con cui, per primo,
Cristo ci ha amati, dando se stesso per noi (2,20).
]L COMPIMENTO
Il battesimo e la circoncisione
Il battesimo, per il quale si entra nella Chiesa, consiste nell'essere immersi
simbolicamente con Cristo nella sua morte, per risorgere con lui ed ~ssere
rivestiti della sua gloria (3,27). Questo rito è quindi in relazione stretta con
quello della circoncisione che fa entrare l'uomo nell'alleanza di Abramo. Come
per tutte le altre realtà del Primo Testamento, non è riducendo queste che si
possono esaltare quelle del Nuovo, bensì il contrario. Il significato della circon-
cisione è di altissimo valore, del quale spesso i pagani che non la praticano non
hanno idea. La circoncisione - come del resto il sabato e i divieti alimentari -
indica la rinuncia alla totalità, ali' autosufficienza, l'accettazione della mancanza
e perciò Papertura all'altro. Nel caso del neonato, circonciso l'ottavo giorno, la
circoncisione è separata dall'iniziazione sessuale come quella praticata tra tanti
altri popoli. La sua importanza è assai più marcata: simboleggia l'apertura a Dio.
nel sangue versato nella circoncisione di Gesù una prefigurazione del sangue
sparso sulla Croce. 4 La Croce tuttavia supera notevolmente il senso della circon-
cisione, lo porta alle sue estreme conseguenze, giacché non si tratta più soltanto
di una rinuncia parziale ma totale, di un abbandono radicale, quello della vita
stessa. Così la croce di Cristo compie al di là di ogni misura ·la circoncisione di
Abramo. Non è solo la croce di Cristo che compie la circoncisione, ma anche
quella che il suo discepolo accetta di portare. Paolo accusa quelli che vogliono
imporre la circoncisione ai pagani, di sottrarsi alla persecuzione, vale a dire alla
Croce, che gli altri giudei minacciano di dare loro (6,12). Paolo al contrario ha
accettato di «portare nel suo corpo i segni di Cristo» (6, 17). Il paradosso è che la
Croce che compie la circoncisione è inflitta ai discepoli di Gesù da quegli stessi
che Paolo chiama «quelli della circoncisione» (2,12).
Né giudeo né greco
Se i pagani diventati discepoli di Gesù non sono tenuti a diventare giudei per
essere giustificati, i loro compagni giudei non sono invitati a lasciare il proprio
popolo e ad abbandonare le loro peculiarità. Rimangono giudei; restano circon-
cisi. Nella misura in cui le prescrizioni della Legge non entrano in contraddi-
zione con l'unità di tutti i discepoli, potrebbero continuare a seguirle, convinti
tuttavia che non sono le opere della Legge che assicurano loro la salvezza, ma il
fatto di essere stati immersi nelle acque del battesimo e di aver rivestito Cristo.
L'unità di tutti i discepoli, acquistata dalla croce di Cristo e ricevuta nell'unico
battesimo, non annulla la distinzione tra giudei e greci, la supera, la assume. È
l'amore reciproco, quello che Cristo stesso ha manifestato, che compie l'unità
dei giudeo-cristiani e degli etnico-cristiani.
Né schiavi né liberi
L'opposizione tra schiavi e uomini liberi non è risolta con l'inversione dei
ruoli, che fa in modo che lo schiavo finisca col prevalere sul suo padrone.
Questo in realtà non risolverebbe nulla. L'unica soluzione è quella che Paolo ha
4
Per esempio, Lettera di Barnaba, 9,8; 0RIGENE, In Rom. Il, 13, 911CD; AMBROGIO, Ep., 72,9
(PL XVI, 1246).
224 L'insieme della Lettera
saputo riconoscere nell'opera di Cristo che ha dato se stesso, che è arrivato fino
a dare la sua vita in riscatto per le moltitudini. Ed è per. questo che Dio l'ha
esaltato al di sopra di tutto e l 'ha fatto sedere alla sua destra. Questa è la
condotta che il discepolo di un tale maestro è invitato a seguire. Se ognuno si fa
schiavo di tutti gli altri attraverso il servizio reciproco, non c'è schiavo né libero;
tutti sono uguali, tutti sono fratelli. Qui è ancora l'amore reciproco che permette
di superare l'opposizione, di compiere l'unità tra tutti i discepoli, anche se,
all'epoca di Paolo, la schiavitù non è stata ancora abolita. Comunque, anche
dopo il 27 aprile 1848, solo l'amore è e resta sempre la forza che permette di
superare la distinzione e l'opposizione tra quelli che esercitano il potere e quelli
che lo subisèono.
Né uomo né donna
La distinzione tra schiavo e libero è stata finalmente abolita, almeno nel suo
principio. È lo stesso per la terza coppia, l'uomo e la donna. L'opposizione tra
schiavi e uomini liberi è un'istituzione puramente umana. Seppur voluta da Dio,
la distinzione tra giudei e goyim non è originaria. Solo la differenza sessuale
risale, secondo la rivelazione biblica, alla creazione del mondo: <<Dio creò
l 'umano a sua immagine, a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creÒ>>
(Gen 1,27). Già in questo versetto della Genesi, la differenza sessuale è precedu-
ta dall'enunciato della sua unità: «Dio creò l'umanm>. 5 Va da sé che la distin-
zione, perfino l'opposizione, tra l'uomo e la donna trovano il loro superamento
nell'amore reciproco che essi si donano. Il compimento si realizza in pienezza
nella generazione. In questo essi adempiono la loro vocazione di diventare
immagine e somiglianza di Dio che li ha generati.
5
Hii- 'iidiim, «l'umano)), tratto da <<l'humus>>, ha- 'adiimti.
CONCLUSIONE
1
Il «passo» dell'analisi retorica biblica, la quale preferisce evitare una terminologia greca.
226 La Lettera ai Galati
rigorosa: il primo espone i legami della figliolanza divina tra Gesù e suo Padre
così come tra i discepoli di Gesù e Dio stesso; il secondo prosegue sulla stessa
linea mostrando che i legami di figliolanza uniscono i membri della comunità
cristiana, figliolanza reciproca in cui i discepoli sono generati da chi ha annun-
ciato loro il Vangelo e in cui l'Apostolo è anche esso generato dai suoi discepoli.
In questo esempio si verificano le due caratteristiche fondamentali della retorica
biblica e semitica: la binarietà e la paratassi. 2
La frase seguente: «il mondo è illuminato dalle sue folgori» ha senso, anche
se non si sa quale sia il referente del pronome «sue», come pure da chi sono
inviate le folgori. Quest'altra frase: «la terra vede e trema)) ha ugualmente senso,
anche se si ignora quello che la terra veda. Considerando adesso che queste due
frasi formano un insieme - un «segmento bimembrO)) per utilizzare la termino-
logia specifica dell'analisi retorica biblica - emerge un nuovo significato, che
non è la semplice somma dei significati dei due membri isolati, ma la supera
notevolmente.
Siamo tutti, giudei e pagani, figli di Dio nel suo Figlio (4,1-11)
Siamo tutti, voi e me, figli gli uni degli altri (4,12-20).
2
Vedi Trattato, 13-24.
3
Il nome dell'autore dei lampi è pronunciato nel segmento successivo (Sal 97,5), come nel
primo versetto del salmo: «il Signore)) (Sal97,1).
4
Vedi R. MEYNET, Leggere la Bibbia, cap. 8: «l presupposti dell'analisi retorica)), 123-137.
Conclusione 227
5
Vedi M.R. COSBY, «Galatians: Red-Hot Rhetoric». L'Autore introduce la sua conclusione
con queste parole: «Quando Paolo detta Galati è come un vulcano, che vomita una retorica
rovente)) (p. 308). Nella discussione che era seguita alla conferenza de li' Autore, Lauri Thurén,
utilizzando un'altra metafora, aveva reagito-dicendo che Galati non era un'e-mail.
GLOSSARIO DEI TERMINI TECNICI
Simmetrie totali
COSTRUZIONE
PARALLELA figura di composizione in cui le unità in rapporto due a due sono
disposte in modo parallelo: AB C D E l A'B'C'D'E'.
Quando due unità parallele tra loro incorniciano un unico
elemento, si parla di parallelismo per designare la simmetria tra
queste due unità, ma l'insieme viene considerato (l'unità di
livello superiore) come una costruzione concentrica: A l x l A'.
La «costruzione parallela», è detta anche «parallelismm) (che
si oppone a «concentrismO))).
COSTRUZIONE
SPECULARE figura di composizione in cui le unità in rapporto due a due
Sono disposte in modo antiparallelo o «a specchim) :
AB C D E l E'D'C'B' A'
Come la costruzione parallela, la costruzione speculare non
ha un centro; come la costruzione concentrica, gli elementi in
rapporto si corrispondono a specchio.
Quando la costruzione comprende soltanto quattro unità, si
può parlare anche di «chiasmO)): A B l B 'A'.
COSTRUZIONE
CONCENTRICA figura di composizione in cui le unità simmetriche sono disposte
in modo concentrico: AB C D E l x l E'D'C'S'A', intorno a
un elemento centrale (questo elemento può essere tm'tmità di
uno qualsiasi dei livelli di organizzazione testuale).
La «costruzione concentrica)), è detta anche «concentrismO))
(che si oppone a «parallelismm)).
Glossario dei termini tecnici 231
Simmetrie parziali
TERMINI CENTRALI termini o sintagmi identici o simili che segnano i centri delle
due unità testuali simmetriche.
-all'interno del passo, le parti sono incorniciate (salvo che non siano molto
corte, come un'introduzione o una conclusione); le eventuali sottoparti sono
disposte in comici contigue;
-all'interno della sequenza o della sottosequenza, i passi, riscritti in prosa, sono
disposti in comici separate da una riga bianca;
-all'interno della sequenza, i passi di una sottosequenza sono disposti in comici
contigue.
Abbreviazioni
ACFEB Association catholique française pour l'étude de la Bible
BI Bible de Jérusalem
BG Bibbia di Gerusalemme
cap. capitolo
col. colonna(e)
etc. et cetera
ed. edidit, ediderunt
Éd. Éditions
EDB Edizioni Dehoniane Bologna
fr. francese
Id. Idem
ingl. inglese
i t. italiano
Légasse LÉGASSE, S., L 'Épftre de Pau/ aux Galates, LeDiv Commen-
taires 9, Paris 2000
n. nota, note
NA27 NESTLE-ALAND, Novum Testamentum Graece, Stuttgart,
Deutsche Bibelgesellscha:ft, 1993 27
Osty La Bible Osty, Paris, Éd. du Seuil, 1973
p. pagina, pagine
ser. Serie
sp. spagnolo
TOB Traduction recuménique de la Bible
trad. traduzione
Libri biblici
Le abbreviazioni dei libri biblici sono quelle della Bibbia di Gerusalemme,
EDB, Bologna.
Commentari
I commentari sono citati solo con il cognome dell'autore m minuscolo,
seguito dal numero della pagina. Per esempio: Légasse, 126.
234 La Lettera ai Galati
l. L'indirizzo (1,1-5) 15
PRIMA PARTE
È il Vangelo di Cristo che ho annunciato
Sezione A (Gal1,6-2,21) 21
SECONDA PARTE
È la Croce di Cristo che ci giustifica
Sezione .B (Gal3,1-5,1) ............................................................................... 83
12. Cristo ci ha tutti liberati dalla Legge e ci ha resi figli della promessa
(Sequenza B5: 4,21-5,1) 127
A. I due figli di Abramo: uno è schiavo, l'altro è libero (4,21-26) 128
B. Fecondità della Gerusalemme di lassù {4,27) 130
C. I discepoli di Cristo sono liberi (4,28-5,1) 130
D. Cristo ci ha tutti liberati dalla Legge
e ci ha resi figli della promessa (4,21-5,1) 132
TERZA PARTE
È la Legge di Cristo che bisogna adempiere
Sezione C (Gal 5,2-6,18) ............................................................................. 157
Conclusione .... ..... ... .. .......... ........ ...... ........... ........... ....... ........ ........ .... ...... ..... 225
Glossario dei termini tecnici .... .................................................................... 229
Sigle e abbreviazioni .............................................. ... ................................... 233
Opere citate ........................ .... ...... ............ .................................................... 235
Indice degli autori ........................................................................................ 239
Indice dei riferimenti biblici 241