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LA BIBBIA COMMENTATA DAI PADRI

collana diretta da THOMAS C. OoEN


edizione italiana a cura di ANGELO DI BERARDINO

Nuovo Testamento
4/1
-LA BIBBIA .COMMENTATA.DAI PADRI
Nuovo Testamento
4/1

GIOVANNI 1-10
A cura di Joel C. Elowsky
Edizione italiana a cura di Stefano Paletti

Traduzioni di Idalgo Baldi (1, 1 :- 5, 29)


e Stefano Poletti (5, 30 - 10, 42)

o
CITTÀ NUOVA
Pubblicato per la prima volta da InterVarsity Press
]ohn 1-10
(Ancient Christian Commentary on Scripture, New Testament, IVa)
curato da Joel C. Elowsky
© 2006, Institute of Classica! Christian Studies,
Thomas C. Oden e Jod Elowsky.
Tradotto e pubblicato su autorizzazione della Inter Varsity Press,
P.O. Bo~ 1400,,Downers Grove, ~ 60515-1426, USA

Traduzioni di Idalgo Baldi e Stefano Poletti

In sovraccopertina:
Veduta del!'abside
Ravenna, Chiesa di San Vitale.
Archivio Scala, Firenze.
Grafica di Rossana Quarta

© 2017, Città Nuova Editrice


Via Pieve Torina, 55 - 00156 Roma
Tel. 063216212

Con approvazione ecclesiastica

ISBN 978-88-311-9396-2

Finito di stampare nel mese di maggio 2017


dalla tipografia Arti Grafiche La Moderna
Guidonia (Roma)
INTRODUZIONE GENERALE

La religione cristiana, in tutte {e sue manifestazioni: ha bi.sogno del Libro per ec-
cellenza, la Bibbia 1• Quello che vi è scritto è la parte fondante del cristianesimo. Essa è
il referente costante nella storia delle comunità cristiane, in particolare nei primi secoli
del loro sviluppo, ma anche dei fedeli di ogni tempo, che vogliono fare esperienza di
fede ne_lDio di Abramo e nel suo Figlio Gesù Cristo. Essa viene letta sia in privato sia
nelle comunità oranti: nelle quali è per di più proclamata solennemente.
La Bibbia inoltre esiste anche come documento interpretato e utilizzato nei secoli.
Ogni lettura di tale testo, scritto ma dinamico, significa continua interpretazione e
confronto con il presente vissuto dai lettori e dai credenti. La Bibbia può perciò essere
letta come documento storico, culturale e religioso, ma anche come un testo fondante
di tutta la cristianità ché con essà si deve continuamente confrontare.
Generazioni di cristiani- e di ebrei per l'Antico Testamento- pregano, piangono
e gioiscono da sempre leggendola: nelle grandi cattedrali: nella solitudine di una cella
monastica, nel deserto assolato dell'Egitto, nell'intimità di una famiglia o in comunità:
a volte anche inconsciamente ci accostiamo alla Bt'bbia alla luce di una lunga storia
scritta e vissuta prima di noi.
Ma la riscoperta del Libro suscita anche l'interesse alla storia dell'interpretazione
che nel tempo e nello spazio si è data di esso.
L'esegesi biblica, nei primi secoli cristian~ era la base della predicazione, della
ccit~chesi: della elaborazione dottrinale, dell'etica, delle istituzioni ecclesiali e della
liturgia, persino delle controversie. Per questo i testi biblici: sia dell'Antico sia del
Nuovo Testamento, si· rivelano indispensabili per la comprensione stessa della storia
del cristianesimo. Anche l'arte cristiana antica era una rappresentazione di episodi
biblici a fini didattici: le pitture delle catacombe, ad esempio, comunicavano un mes-
saggio biblico. Origene, quando commenta un testo biblico, si pone soprattutto questa
domanda: «Che interesse ha per me questa storia?» (Omelia su Geremia 1, 2).
·Lo studio dei Commenti patristici condotti sulla Scrittura per molto tempo è stato
trascurato perché l'esegesi appariva troppo intessuta di interpretazioni allegoriche tal-
volta fantasiose, e perché considerata senza valore per lo studio e la comprensione della
Sèrittura stessa - oggi che possediamo altri strumenti per una sua maggiore intelligenza

1
«Bibbia» è una parola di origine greca usata per designare l'insieme dci libri contenuti nella
Sacra Scrittura (Antico e Nuovo Testamento). Nell'antichità, fino alla fissazione del canone e anche
dopo, il termine veniva adoperato per indicare semplicemente l' Antico Testamento nella sua triplice
divisione: Legge, Profeti e altri scritti.
6 Introduzione generale

contestuale -. La storia del!' esegesi trovava solo un interesse esclusivamente storico:


come una sorta di archeologia interpretativa senza alcun risvolto sia per il presente, per
la vita delle comunità cristiane, sia per lo studio biblico. ·
In realtà, anche se in qualsiasi scuola esegetica antica c'era un'attenzione alla in-
terpretazione storica e filologica per la comprensione piena del senso biblico - l'alle-
goria oscillava secondo i tempi e i luoghi predominando in ambiente alessandrino -,
la maggior pat:te ·dei tésti conservati fino ai nostri giorni è frutto della predicazione
che mirava alla edificazione e alla formazione cristiana del popolo cristiano, e non di
un'opera di studio o di ricerca. Dall'esperienza quotidiana si evince che, ancor ogg~
ogni" predicatore, nell'ambito di una celebrazione liturgica, tende a una esegesi allego-
rica adatta al pubblico presente e alle circos.tanze di vita degli udt"ton: /orma· comune
del!'antica esegesi: che è in misura ridotta anche dell'esegesi pastorale odierna.

Oggi un'esigenza culturale, insieme a un concreto bisogno sentito nel!'attività di


predicazefone, ha suscitato l'idea, in ambiente protestante americano, di non limitarsi a
ricerche e commenti biblici di carattere scientifico, ma d/ utilizzare la grande ricchezza
di interpretazione accumulata nei primi s~colt" della storia del cristianesimo, il periodo
detto dei Padri della Chiesa: da Clemente Romano (fine del seè. I) fino a Giovanni
Damascèno (morto nel 749ca in Palestina) e Beda il Venerabile (morto nel 735 in In- ,
ghilterra). Sono gli ideatori della Ancient Christian Commentary on Scripture - edita
negli USA presso la InterVarsity Press, la cui pubblt"cazione in più volumi è ancora
in corso -, ad affermare che il progetto «ha come scopo la rivitalizzazt'one dell'inse-
gnamento cristiano fondato sulla esegesi classica cristiana, ·un più intenso studio della
Scr#tura da parte dei laicl che desiderano pensare insieme con la primitiva Chiesa sul
testo canonico, ed essere di stimolo pergli studiosi cristi"ani-nell'ambito storico, biblico,
teologico e pastorale, ad approfondire la ricerca del!' interpretazione scritturistica degli
antichi scrittori cristiani... La parola predicata nel nostro tempo è restata largamente
beneficiaria della precedente influente ispirazione patristica»2, ma senza sapere la pro-
venienza del suo repertorio interpretativo. Si è costatato lo strano fenomeno secondo il
quale il predicatore (specialmente protestante) utilizza tutta una strumentazione espo-
sitiva che viene da molto lontano senza la coscienza riflessa della sua origine. Non è più
profittevole allora attingere dt'rettamente alle fonti primarie? Non ne riceverebbero un
vantaggio lo studio, la meditazione e la predicazione?
Il pubblico al quale ci si è rivolti è primieramente quello non specialistico, ma
che tuttavia è desideroso di nutrirsi della Bibbia sotto la guida d~lle grandi menti del
primo cristianesimo. Non si trascurano comunque i lettori qualificati ed esigenti che
solo da epoca recente cominciano a disporre di alcuni strumenti adeguati. L'Italia in
tal senso è più fortunata, rispetto al pubblico americano, sia per una diversa tradizi"o-
ne culturale e sia per l'incremento dell'interesse e delle pubblicazioni: tra le quali si
distingue il ricchissimo catalogo di Testi Patristici di Città Nuova che ci mette alla
scuola dei Padri. ·

2
Introduzione all'edizione americana, p. XI.
Introduzione generale 7 .

Ora Città Nuova agg~·unge al suo catalogo la collana La Bibbia Commentata d~i
Padri) edizione italiana dei, volumi americani. Essa raccoglie la ricchezza seminata
in tante opere) spesso non facilmente accessibili~ sia in lingua greca che latina) come
nelle altre lingue cristiane: il copto) il siriaco e l'armeno. Ogni singolo libro biblico
viene commentato seguendo l'antzca tecnica catenaria che fa scorrere) concatenati fra
loro) i brani che i Padri scrissero o pronunciarono su quel determinato passo. I com-
menti patristici sono affiancati da altre font~ co,me le poesie di Efrem e di Prudenzio.
1
L opera che qui si presenta è corredata da introduzioni: sommari e note) che guida-
no per i percorsi talvolta toriuos~ delle interpretazioni. Tuttavia il lettore moderno
1

rimane libero di intrattenere un contatto diretto con il testo e con l'esegeta antico.
Inoltre non tutti i libri biblici hanno un commento continuo; in tal caso si è ritenuto
necessario ricorrere a un più ampio uso di opere di diversa provenienza. Le note) non
abbondantz: hanno lo scopo di contestualizzare quei brani che necessitano di una
chiarificazione.
Anche se l'interpretazione proposta da un autore cristiano dei primi secoli oggi
può o non essere più accettata o ritenuta errata) il brano viene riportato perché si
''ascolti)) la sua.voce) perché se ne colga la mentalità e il suo tentativo interpretativo. I
commenti: sovente, venivano pronunciati difronte a una assemblea riunita in preghie-
ra e desiderosa di ricevere la parola di istruzione) di incoraggiamento e di consolazione
del!'omileta. Essa veniva ripresa da qualche stenografo, che registrava il sermone dalla
viva voce del predicatore; a noi il sermone è giunto talvolta rivisto dall1autore, talal-
tra così come era stato predicato e senza alcuna revisione. Lo stenografo che usava
1

un sistema di scrittura veloce) si limitava in un secondo momento a trascrivere delle


note personali. Origène) secondo Eusebi·o, solo in età avanzata permise ai tachigrafi
di trascrivere le sue omelie (Historia EccL VL 36 1). Il vescovo rimaneva di fatto il
1

tractator divinorum eloquiorum (Contra duas epi. Pelag. JV, 8, 24), cioè l'interprete
qualificato nella spiegazione della Scrittura al popolo cristiano.
. Nelle assemblee liturgiche normalmente esisteva un ciclo continuo di letture di
uiì ,testo) a scelta del presidente, e che il predicatore commentava; non è facile rico-
.struire questo dclo) è parzialmente possibile solo per i grandi predicatori. Nel periodo
post-pasquale normalmente si leggevano gli Atti degli Apostoli. Un'opera biblica .ve-
niva letta a brani in occasioni successive e il predicatore allora svolgeva un commento
continuo. Naturalmente ogni predicatore .aveva delle preferenze per opere bibliche da
commentare per i fedeli. Nelle grandi feste il tema era d)obbligo.
La gran parte dei commenti biblici non sono nati' come opere scolastt'che o di stu~
dio - come avviene normalmente oggi -, ma come omelie realmente predicate a cre-
4enti che interagivano con il predi·catore con l'applauso,. con ·il chiacchiericcio, con la
contestazione. L'omelia risente del dialogo diretto o indiretto con il pubblico.
Nella predicazione solitamente gli oratori citavano i passi biblici a memoria, op-
pure utilizzavano delle antologie tematiche. Non di rado il predicatore improvvisava il
suo discorso di commento al brano biblico letto. Origene) in un sermone pronunciato
à ·Gerusalemme alla presenza del vescovo Alessandro) chiede a lui guale passo deve
commentare della lunghissima lettura proclamata dal lettore (l'omelia sul Primo libro
dd Re): si scelse di commentare solo 1Re25-28. ·
8 Introduzione generale

Talvolta il lettore, per errore, proclamava un brano diverso da quello previsto.


Agostlno accenna a questo inconveniente e confessa che, pur avendo preparato un altro
argomen'to, propone all'assemblea una diversa riflessione. Il predicatore è cosciente che
la sua spiegazione è frutto della illuminazione divina e l'ascoltatore può comprenderla
solo se anch'egli riceve una illuminazione: è il pensiero di Origene (Omelie su Gere-
mia 19, lt Omelia su Genesi 12, 5) e di Agostino (Dottrina cristiana IV, ·16, 32).
Altrove Agostino dice: «Felice l'anima che si purifica con la limpidezza della ve-
rità (. ..). Colui che, invece, si compiace della legge di Dio e né riceve tanto diletto
da trovarsi al di sopra di tutti" i godimenti della dissolutezza) non attribuisca a sé tale
ricreante esperienza: Il Signore elargirà il suo bene (Salmo 84, 15). Quale chiederò?
Signore, dammi quel bene, oppure quell'altro? Tu sei buono, o Signore, e nella tua
bontà insegnami la tua giustizia (Salmo 118, 68). Nella tua bontà insegnami e istrui-
scimi. Allora apprendo ad operare, quando nella tua bontà tu mi istruùci» (Sermone
153, 8, 10).
Pur non dando troppa importanza alla retorica, i Padri ne utilizzavano i canoni
per costruire i discorsi e per convincere insegnando. Scrive Agostino: «Per l'esposizione
delle Scritture ci sono delle norme che, a quanto mi sembra, possono essere presentate
validamente a chi si dedica al loro studio. Con esse lo studioso potrà ricavare profitto
non solo dalla lettura di quel che scopersero altri nei passi oscuri delle sacre Lettere,
ma egli stesso potrà diventarne interprete per altri ancora. Mi sono pertanto deciso
a comporre questa trattazione per coloro che vogliono e sono in grado d'apprendere
tali norme, ~ mi auguro che Dio, nostro Signore, non mi neghi' nello scrivere i doni
eh~ è solito elargirmi allorché penso a tale argomento» (Dottrina cristiana, pro!. 1).
Le norme retoriche che si insegnavano a scuola dovevano servire come guida, ma il
predicatore cristiano doveva fare molta attenzione al pubblico e·alla sua capacità di
ricezione e di comprensione. Agostino dice: «Lo ripeto con parole un po' più chiare
, per quei nostri fratelli che hanno più difficoltà a capire. Coloro invece che hanno già
capito sopportino la lentezza degli altri e imitino z'l Signore il quale, pur possedendo
la natura divina ... annientò se stesso ... facendosi obbediente fino alla morte (Fil 2,
6-8)» (Sermone 264} 4).
La correttezza linguistica è importante, ma la comprensione dell'uditorio era la
preoccupazione maggiore del predicatore: «Così dunque non rideranno se per caso ab-
biano sentito qualche responsabile e ministro della Chiesa invocare Dio, usando bar-
barismi e solecism~ o nor1r comprendere il significato delle parole stesse che pronunzia
e separarle in modo scorretto. Non che questi errori' non debbano essere corretti (sì che
il popolo possa dire amen a ciò che comprende pienamente); nondimeno, devono essere
tollerati in spirito di carità(. . ) : Per i più lenti occorre invece condurre la spiegazione ·
in modo più articolato e con un maggior numero di similitudini: si' che tengano nel do- ·
vuto conto ciò a cui assistono» (L'istruzione dei semplici 9, 13). L'uditore va accettato
così com'è, ma va istruito nella parola della salvezza e per questo i grandi Pqdri non
hanno esitato a usare il sermo humilis per essere capitz: ad adoperare le lingue locali
o i dialetti. Quando era possibile e necessario anche dei traduttori. A Gerusalemme z'l
vescovo parlava in greco, ma qualche persona competente traduceva in la#no o in altre
lingue.
Introduzione generale 9

Ho rivolto l'attenzione su questi aspetti, perché jpesso si dimentica che la grande


produzione.esegetica è di carattere omiletico. La lingua della predicazione, il tono del-
la pronuncia del discorso, r_ecitato di fronte all'assemblea, influisce anche sul!'esegesi.
L'oralità era ben curata. Il sermone non veniva solo pronunciato come facciamo noi:
ma in qualche modo musicalizzato.
I testi selezionati in questi volumi hanno tale provenienza.
I Padri hanno commentato la Bibbia non sui testi origin4lt: ma su traduzioni. La
Bibbia cristiana per eccellenza era la traduzione greca dei LXX?, quella usata dai Padri
greci. Le prime traduzioni in latino erano fatte oralmente, come avveniva anche nel IV
e nel V secolo per alcune lingue o dialetti, e come sempre è avvenuto nella stori·a della
mz~uione cristianf!. Tali traduzioni nei primi tempi erano improvvisate alt'interno della
celebrazione liturgica, dopo aver ascoltato il testo letto, per esempio, in greco. Anche
quelle scritte venivano eseguite dal testo greco dei LXX (non dall'ebraico) e dal testo
greco del Nuovo Testamento.
Altrettanto avvenne inizialmente ai tempi più antichi. per i parlanti latino. Ben
presto i latini traducono opere intere, che costituiscono la base di tutti i rimaneggia-
menti' successivi. Essi sorgono perché si è di fronte a un testo letto e riletto, per cui i
nuovi lettori non erano contenti della traduzione e volevano introdurre dei migliora-
menti. Così sorse quella complessa traduzione denominata Vetus latina e dalla fine
del IV secolo si diffonde la traduzione di Girolamo, detta Vulgata dal XVI secolo. Per
questo Agostino può dire: «Si possono contare i traduttori de.Ila Scrittura dal!'ebraico al
greco, ma in nessun modo i traduttori latini» (Dottrina cristiana 2, 11). Lo stesso feno-
meno si ripeteva dove si parlavano altre lingue: prima abbiamo delle traduzioni orali e
poi scritte. Inoltre, delle revisioni o edizioni cristiane si può ricordare la monumentale
opera d/ Origene, gli Hexapla, çhe riportavano su sei colonne: il testo ebraico, la sua
traslitterazione in caratteri greci: e quf!,ttro differenti traduzioni. Inoltre la Bibbia fu
tradotta anche rzelle lingue antiche orientali (siriaca, copta, armena, georgiana, etio-
pica, araba): traduzioni ltormalmente fatte dal greco dei LXX e talvolta dal!' ebraico.
Tt~ le traduzioni siriache la più importante è detta Peshitta, esegulta in tempi diversi
e parzialmente dal!' ebraico. La traduzione gotica nel IV secolo fu fatta da Ulfila, !'e-
vangelizzatore dez' goti. .
Un commento, o meglio un sermone, fatto ·su una traduzione, che a sua volta è
una interpretazione, è natur~le che differisca da uno elaborato sul testo originale. Le
parole e le loro etimologie hanno sfumature diverse, che influiscono sulla elaborazione
dellq riflessione. · . ·
I commenti cristiani: in qualunque lingua siano stati/atti e tramandati: sifondano
sulle traduzioni nelle rispettive lingue. Lo studio del!'esegesi patristica e delle opere
dei Padri deve tenere conto anche di questa complessa storia delle traduzioni. Talvolta

3 Con il termine «Settanta» (Septuaginta) s'intende la traduzione dei LXX, riferendoci alla totali-
tà dell'Antico Testamento in lingua greca. Tale traduzione greca, primo grande tentativo di esprimere
in un altro linguaggio il pensiero religioso ebraico per un'altra cultura, fu fatta in un arco di tempo
alquanto esteso. Tuttavia, da parte ebraica, vengono fatte revisioni o "edizioni" della traduzione dei
LXX, come quelle <li Teodozione, di Aquila (.fine I secolo) e di Simmaco (fine II secolo).
10 Introduzione generale

si trovano divergenze di lingua e di metodo in urio stesso libro biblico sia perché ope-
ra di vari tradutto~ sia perché emendato o completato. con altre traduzioni. Il libro
di Giobbe, per esempio, il cui testo .al tempo di Origene era più breve, è stato da lui
completato con la versione di Teodozione. Cosa avvenne quando questo libro venne
tradotto in altre lingue?

Gli Antichi Commenti Patristici alla Scrittura hanno avuto immediatamente un


grande successo negli Stati Uniti: specialmente in ambiente protestante. Thomas Oden,
della Drew University, ha mirato ad una collaborazione ecumenica, per provenienza
e confessione di fede, e a èhe l'opera venisse tradotta anche in altre lingue. L 1edizione
italiana sostanzialmente assume come base di partenza l'edizione americana. Differisce
·da essa perché si è preferito rielaborare le introduzioni, selezionare e ampliare i testi
e le annotazt"oni. Gli americani: per individuare 1: brani da pubblicare, hanno lavorato
molto con la ricerca digitale mediante i nuovi strumenti informatici'. Gli italiani, per
formazione e cultura, hanno preferito il sistema tradizionale del contatto diretto con
le opere antiche. Per i brani riportati si è fatto spesso ricorso a traduzioni esistenti,
eventualmente migliorate, ma anche a traduzt'oni dai testi originali.

ANGELO Dr BERARDINO
PREMESSA DEL CURATORE

La bibliografia sul Vangelo di Giovanni (in special modo quella italiana) ha co-
nosciuto negli ultimi anni un notevole incremento, soprattutto per quanto riguarda
le opere di commento1• In tale contesto ben si inserisce un'edizione italiana dei volu-
mi del!'Ancient Christian Commentary on Scripture dedicati al!'opera giovannea.
Se infatti la qualità dei commenti recentemente pubblicati appare fuori discussione,
di necessità essi non possono rendere conto, se non in piccola parte, del!'affascinante
· storia del!' esegesi del profondo ed enigmatico "Vangelo spirituale", soprattutto per
quanto riguarda i Padri della Chiesa. Troppo spesso, in effetti~ si ha l'impressione di
trovarsi davanti a un'interpretazione tutta moderna, che non permette al lettore di
apprezzare il lascito del!' esegesi patrùtica, che rappresenta le radici del nostro modo di
interpretare il Vangelo, a tutti i livelli (storico-letterale, letterario, teologico). Quando
si leggono, per esempio, certe dense pagine di Agostino di commento al!'arduo testo
giovanneo, si resta spesso stupiti nel constatare non solo !'acume di certe sue soluzioni
interpretative, ma anche l'attualità della ·sua interpretazione.
Come sa chi ha familiarità con la serie della Bibbia commentata dai Padri, scopo
della presente antologia non è quello di fornire uno studio monografico sul complesso
tema dellà ricezione patristica del Vangelo (a riguardo la breve Introduzione riesce
comunque a fornire un ottimo orientamento). Si vuole piuttosto offrire un campione
rappresentativo delle tendenze esegetiche e interpretative dei Padri su ogni singolo pas-
so evangelico. Il senso di questa raccolta di testi si coglie al meglio se essa viene letta in
parallelo a un commento modernd, non solo perché il Vangelo di Giovanni necessita
. di un solido sussidio alla lettura, ma anche per·poter c01:nprendere appieno, per così

1
S. Grasso, Il Vangelo di Giovanni. Commento esegetico e teologico, Città Nuova, Roma 2008; G.
Zevini, Vangelo secondo Giovanni, Città Nuova, Roma 2009 (19841); R. Infante, Giovanni: introduzio-
ne, 'traduzione e commento, San Paolo, Cinisello Balsamo 2015. Per quanto riguarda le traduzioni di
commenti stranieri, da segnalai·e Y. Simoens, Secondo Giovanni. Una traduzione e un'interpretazione,
EDB, Bologna 2000; K. Wengst, Il Vangelo di Giovanni, Queriniana, Brescia 2005; R.E. Brown, Gio-
vanni: commento al Vangelo spirituale, Cittadella, Assisi 2005 (1979 1 it.); F.J. Moloney, Il Vangelo di
Giovanni, Elledid, Torino 2007; J. Beutler, Il Vangelo di Giovanni. Commentario, Pontificio Istituto
Biblico, Roma 2016.
2
Fra i vari commenti citati, consiglierei a tal fine S. Grasso, Il Vangelo dt' Giovanni, cit., o R.
Infante, Giovanni, cit. Per comodità e necessità di sintesi, farò çendenzialmente riferimento a questi
due volumi per ulteriori approfondimenti, pur avendo tenuto conto dei commentari classici (Barrett,
Bultmann, Schnackenburg, Metzger e gli altri menzionati nella nota precedente).
10 Introduzione generale

si trovano divergenze di lingua e di metodo in uno stesso libro biblico sia perché ope-
ra di vari traduttori: sia perché emendato o completato. con altre traduzioni. Il libro
di Giobbe, per esempio, il cui testo .al tempo di Origene era più breve, è stato 'da lui
completato con la versione di Teodozione. Cosa avvenne quando questo libro venne
tradotto in altre lingue? ·

Gli Antichi Commenti Patristici alla Scrittura hanno avuto immediatamente un·
grande successo negli Sta# Uniti, specialmen~e in ambiente protestante. Thomas Oden,
della Drew University, ha mirato ad una collaborazione ecumenica, per provenienza
e confessione difede, e a che l'opera venisse tradotta anche in altre lingue. L'edizione
italiana sostanzialmente assume come base di partenza l'edizione americana. Differisce
·da essa perché si è preferito rielaborare le introduzioni, selezionare e ampliare i testi
e le annotazioni. Gli americani: per individuare t brani da pubblicare, hanno lavorato
molto con la ricerca digitale mediante i nuovi strumenti informatici. Gli italiani, per
formazione e cultura, hanno preferito il sistema tradizionale del contatto diretto con
le opere antiche. Per i brani ripòrtati si è fatto spesso ricorso a traduzioni esistenti,
eventualmente migliorate, ma anche a traduzioni dai testi originali.

ANGELO DI BERARDINO
PREMESSA DEL CURATORE

La bibliografia sul Vangelo di Giovanni (in special modo quella italiana) ha co-
nosciuto negli ultimi anni un notevole incremento, soprattutto per quanto riguarda
le opere di commento1• In tale contesto ben si inserisce un'edizione italiana dei volu-
mi del!'Ancient Christian Commentary on Scripture dedicati all'opera giovannea.
Se infatti la qualità dei commenti recentemente pubblicati appare fuori discussione,
di necessità essi non possono rendere conto, se non in piccola parte, deltaffascinante
storia del!'esegesi del profondo ed enigmatico "Vangelo spirituale", soprattutto per
quanto riguarda i Padri della Chiesa. Troppo spesso, in effetti~ si ha l'impressione di
trovarsi· davanti a un'interpretazione tutta moderna, che non· permette al lettore di
apprezzare il lascito del!'esegesi patristica, che rappresenta le radici del nostro modo di
interpretare il Vangelo, a tutti i livelli (storico-letterale, letterario, teologico). Quando
si leggono, per esempio, certe dense pagine di Agostt'no di commento all'arduo testo
giovanneo, si resta spesso stupiti nel constatare non solo l'acume di certe sue soluzioni
interpretative, ma anche l'attualità della ·sua interpretazione.
Come sa chi ha familiarità con la serie della Bibbia commentata dai Padri, scopo
della presente antologia non è qùello di fornirè uno studio monografico sul complesso
tema dellà ricezione patris#ca del Vangelo (a riguardo la breve Introduzione riesce
comunque a fornire un. ottimo orientamento). Si vuole piuttosto offrire un campione
rappresentativo delle tendenze esegetiche e interpretative dei Padri su ogni singolo pas~
so evangelico. Il senso df questa raccolta di testi si coglie al meglio se essa viene letta in
pàrallelo a un commento moderno2, non solo perché il Vangelo di Giovanni necessita
di un solido sussidio alla lettura, ma anche per·poter co111-prendere appieno, per così

1
S. Grasso, Il Vangelo di Giovanni. Commento esegetico e teologico, Città Nuova, Roma 2008; G.
Zevini, Vangelo secondo Giovanni, Città Nuova, Roma 2009 (1984 1); R. Infante, Giovanni: introduzio-
ne, 'traduzione e commento, San Paolo, Cinisello Balsamo 2015. Per quanto riguarda le traduzioni di
commenti stranieri, da segnalare Y. Simoens, Secondo Giovanni. Una traduzione e un'interpretazione,
EDB, Bologna 2000; K. Wengst, Il Vangelo dt' Giovanni, Queriniana, Brescia 2005; RE. Brown, Gio-
vanni: commento al Vangelo spirituale, Cittadella, Assisi 2005 (19791 it.); F.J. Moloney, Il Vangelo di
Giovannt', Elledici, Torino 2007; J. Beutler, Il Vangelo di Giovanni. Commentario, Pontificio Istituto
Bib1ico, Roina 2016.
2
Fra i vari commenti citati, consiglierei a tal fine S. Grasso, Il Vangelo di Giovanni, cit., o R.
Infante, Giovanni, cit. Per comodità e necessità di sintesi, farò tendenzialmente riferimento a questi
due volumi per ulteriori approfondimenti, pur avendo tenuto conto dei commentari classici (Barrett,
Bultmann, Schnackenburg, Metzger e gli altri menzionati nella nota precedente).
12 Premessa del curatore

dire, l'antichità delfinterpretazione moderna e l'attualità deltesegesi antica3• D'altro


canto, non bisogna dimenticare che queste opere sono pur sempre figlie della loro epo-
. ca4: si inseriscono in scottanti controversie teologico-dottrinali e utilizzano peculiari
categorie e strumenti interpretativi. Per il lettore più esperto, dunque, questa meditata
antologia può rappresentare un buon punto di partenza per ulteriori approfondimenti
dell'interpretazione patristica del Vangelo e del sostrato storico, culturale e teologico
ad essa sotteso.
Qualche considerazione sui criteri deil'edizione italiana. Come anticipato, l'In-
troduzione dell'editore americano, ]oel C. Elowsky, offre un quadro d'insieme, in
una forma sintetica e il più possibile fruibile anche da parte del lettore non speda.lista,
sulla ricezione patristica del/'opera di Giovanni (/o scopo del suo Vangelo, analizzato
in rapporto ai Sinottici e alla questione della divinità di Cristo; autore, data, luogo di
composizione) e si sofferma in particolare sui commenti antichi fino al V secolo. Al
di là di qualche tagHo e aggiustamento rispetto alt'originale, ho introdotto una serie
di t'ntegraiioni e aggiornamenti~ necessari per chiarire alcuni punti poco perspicui o
poco sviluppati dal!' editore americano, per fornire un quadro più aggiornato su molte
questioni e per indicare le edizioni italiane delle opere citate. Questl interventi' sono
segnalati fra parentesi quadre o, nel caso del!'aggiunta di intere note, con [N .d.C.J alla
fine della nota.
Per quanto riguarda la scelta dei brant', pur usando come base l'edizione amert.'-
cana, i·n numerosi' punti sono intervenuto per rimodellarla, rz'organizzando le z'ntrodu-
zion.z: eliminando i passi meno significativi o aggiungendone di nuovi per mettere in
rilievo questioni a mio parere merz.tevoli di attenzione.
Inoltre, a integrazione del resoconto del/' esegesi patristica, in una serz·e di note al
testo ho fornito un'accurata descrizione dei problemi testuali del Vangelo giovanneo
e delle varianti presentate dai Padrt'6. Un tale approfondimento filologico rappresen-
ta una sostanziale novità ·per questa serie, npnché un'aggiunta significativa rispetto

3 Su questo aspetto cf. T. Rasimus (ed.), The Legacy o/ ]ohn: Second-Century Reception o/ the
Fourth Gospel, Brill, Leiden-Boston 2010, p. 2. .
4
A questo proposito, vale la pena di citare la premessa di Mark Edwards al suo ]ohn Through the
Centuries, «Blackwell Bible Commentaries», Blackwell, Oxford 2004, p. xii: «Spero si tenga sempre
a mente che, se questo libro deve rispecchiare secoli [di storia della ricezione di Giovanni], non può
che riflettere una gran quantità di materiale che a noi può apparire come marginale, errato, fuorviante
o bizzarro» (traduzione mia).
· 5 Per le traduzioni dei brani si veda l'Indice delle traduzioni utilizzate. Per le opere non citate
in tale denco, la traduzione è mia. Per i testi siriaci mi sono basato sulle traduzioni inglesi. Ringrazio
il dott. Idalgo Baldi per avermi gentilmente messo a disposizione buona parte delle traduzioni per la
sezione 1, 1 - 5, 29.
6
Si tratta delle note segnalate con lettere dell'alfabeto all'interno del testo del Vangelo all'inizio
e
di ogni sezione. Ho cercato di presentare discutere le varianti testuali più significative, indicando so-
prattutto quale sia il testo pr<;sentato dai Padri; per evitare di appesantire troppo le note, si è rinuncia-
to, dunque, a uri preciso resoconto della tradizione diretta, cosl come della bibliografi.a sui singoli pro-
blemi. In queste note mi sono basato still'cd.izione critica Ncstle-Aland CNovum Testamentum.Graece,
Deutsche Bibelgesellschaft, Stuttgart 201228), sui commenti a Giovanni (cf. note 1 e 2), cui rimando
per ulteriori approfondimenti, e sui nuovi strumenti per indagare la tradizione diretta e indiretta del
Vangelo giovanneo (da segnalare almeno http://www.iobannes.com/).
Premessa del curatore 13

all'edizione americana. Un'indicazione precisa di varianti o traduzioni alternative è


spesso fondamentale per capire i passi dei Padr~ che in più occasioni testimoniano in-
terpretazioni diverse rispetto al testo riprodotto all'inizio di ogni sezione (CEI 2008).
D'altra parte, più punti del testo del Quarto Vangelo sono tuttora oggetto di di'battito
e di· revisione e, anche in questo campo, l'interpretazione dei Padri offre a volte spunti
di grande interesse.

STEFANO PoLETTI

..
\
INTRODUZIONE A GIOVANNI

Fra le quattro cr~ature viventi dell'Apocalisse (Ap 4, 6-7), il Vangelo secondo


Giovanni viene solitamente identificato con l'aquila 1• Agostino paragona Giovanni
a un'aquila che «spazia nel firmamento riportando le sublimi parole di Cristo e solo
raramente, diciamo cosl posa i piedi sulla terra» 2 • L'aquila è simbolo di un Vangelo
tanto sublime che «coloro che accolgono la sua voce e la conservano devotamente nel
cuore non sono più semplici uomini: non restano più attaccati alla terra, ma, elevan-
dosi sopra tutte le cose terrene e divenendo partecipi della vita degli angeli: abitano
sulla terra come se fossero in cielo»3• La natura stessa di questo Vangelo ha portato
l'esegesi cristiana antica a dare il meglio di sé. Un approccio di tipo meramente storico-
grammaticale o storico-critico al testo costituir.ebbe uno strumento interpretativo utile,
ma sar.ebbe un po' riduttivo, certo non in sintonia con questo «Vangelo spirituale»,
secondo la famosa definizione di Clemente Alessandrino4• In e/fet# la prima esegesi
cristiàna penetrò ben più a fondo nel significato del Vangelo giovanneo grazie a «una
certa comprensione i·ntuitiva e simpatetica»5. I principali interpreti dell'opera sono
gli autori cristiani contenuti nel presente volume. Questa introduzione ha lo scopo
di orientare il lettore nel panorama dei commenti antichi a Giovanni. Notevole fu
l'interesse degli antichi autori cristiani per il confronto fra il Vangelo giovanneo con i
Sinottt'ci. Ciò portò, inevitabilmente, a speculare sul perché Giovanni scrisse un altro
Vangelo, un Vangelo che è così diverso dagli altri( Lo scopo di Giovanni e i suoi criteri
cÒmpositivi hanno pro.dotto ulteriori speculazioni circa il luogo e la data di composi-
zione così come sul!'autore, il che influì direttamente sulla ricezione del Vangelo nella

1
Contrariamente agli altri Padri, Ireneo di Lione (Contro le eresie 3, 11, 8) identifica Giovanni
con il leone e Marco con l'aquila: «Cosl il Vangelo di Giovanni racconta la sua preminente, potente,
gloriosa generazione, che è dal Padre (Gv 1, 1 e 1, 3). [. . .]Perciò questo Vangelo si presenta come
pieno di ogni specie di fiducia: tale è infatti il suo aspetto». ·
2
Agostino, Il consenso degli evangelisti 4, 10, 11; cf. anche Agostino, ibid. l, 6, 9 e Commento al
Vangelo di Giovanni 36.
3 Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Giovanni 1, 1.
4
Clemente Alessandrino, Ipotiposi 6.
5 M.F. Wiles, The Spiritual Gospel. The Interpretation o/ the Pourth Gospel in the Early Church,
CUP, Cambridge 1960, p. 1.
6 Il materiale comune fra il Vangelo giovanneo e i Sinottici si aggira intorno al 10%. [Sulla questio-
ne, cf. M. Mazzeo, Vangelo e Lettere di Giovanni. Introduzione, esegesi e teologia, Paoline, Milano 2007,
cap. 1; S. Grasso, Il Vangelo di Giovanni. Commento esegetico e teologico, Città Nuova, Roma 2008, pp.
831-838; R Infante, Giovanni: introduzione, traduzione e commento, San Paolo, Cinisello Balsamo 2015,
pp. 23-24; S.E. Porter - H.T. Ong (ed.), The Origins of John's Gospel, Brill, Leiden-Boston 2016; M.
Grilli, Il Vangelo secondo Giovanni. Elementi di introduzione e teologia, EDB, Bologna 2016, pp. 11-48.]
16 Introduzione a Giovanni

tradizione esegetica, omiletica e liturgica dei primi secoli. La presente introduzione


vuole esplorare tali questioni: che sono fondamentali per comprendere l'approccio de-
gli antichi scrittori cristiani.

Lo SCOPO DI GIOVANNI E GLI ALTRI V ANGELI

La prima esegesi cristiana considera la questione dello scopo del Vangelo di Gio-
vanni sullo sfondo degli altri Vangeli. Questo è evidente, per esempio, nel seguente
frammento tratto dal Canone muratoriano (II secolo), uno dei primi resoconti sulla
composizione del Quarto Vangelo: «Il Quarto Vangelo è quello di Giovanni: uno dei
discepoli. Quando i suoi condiscepoli e vescovi lo esortavano, disse: "Digiunate con me
da oggi per tre giorni e raccontlamoci poi l'un l'altro qualunque cosa ci sarà stata rive-
lata''. Quella stessa notte venne rivelato ad Andrea, uno degli apostoli: che Giovanni
doveva scrivere ogni cosa a suo nome, mentre tutti lo avrebbero esaminato. E perciò,
anche se nei singoli libri dei Vangeli vengono insegnati diversi principi, non c'è però
nessuna differenza per la fede·dei credenti: dato che in ognuno di essi ogni cosa viene
spiegata dall'unico e potente Spirito. [. .. ]Che c'è da meravigliarsi che Giovanni con
tanta coerenza esponga le singole cose nelle sue epistole dicendo di se stesso: Quello
che abbiamo veduto con i nostri occhi e udito con le orecchie e toccato con le nostre
mani, lo abbiamo scritto per voi (e/. 1 Gv 1, 1-3)? Cosl infatti: Giovanni si professa
non solo testimone oculare e auricolare, ma anch~ scrittore di tutte le meraviglie del .
Signore, secondo il loro ordine»7• Il frammento rappresenta parte di una tradizione
testimoniata e sviluppata da interpreti cristiani nei primi secoli della Chiesa. Secondo
questa tradizione, due furono i motivi per cui Giovanni scrisse il suo Vangelo. Il primo
motivo riguarda il carattere s~oriéo di Giovanni. Come notato fin da Papia, gli scrittori
degli altri Vangeli scrissero «con precisione, seppur non in ordine, l? cose dette e fat-
te da Cristo»8• Nel frammento, invece, Giovanni viene considerato come "testimone
oculare", come "lo storico" fra gli evangelisti. Il Quarto Vàngelo, cioè, forniva un in-
quadramento storico alla narrazione della vita di Gesù9• Secondo la maggior parte degli
autori cri'stiani, Giovanni disponeva degli altri tre Vangeli mentre componeva il suo:
completava le informazioni lasciate da parte dagli altri o) quando includeva episodi
simili cercava di metterne in rilievo il significato teologico (cosi' accadrebbe, per esem-
pio, in Gv 6: la moltiplicazione dei pani e dei pesci è connessa al discorso sul pane della

7
Cf. S.P. Tregelles (ed.), Canon Muratori'anus. The Earliest Catalogue o/ the Books of the New
Testament, Clarendon Press, Oxford 1867; Fragmentum Muratorianum, in A. Filippi - E. Lora (edd.),
Enchiridion Biblicum. Documenti della Chiesa sulla Sacra Scrittura, EDB, Bologna 1993, pp. 2-7.
8 Papia in Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica 3, 39 (il passo si riferisce a Marco). [Cf. Papia di
Hierapofo·. Esposizione degli oracoli del Signore. I frammenti, traduzione, introduzione e note a cura di
E . Norelli, Paoline, Milano 2005 (frammento 5; n. 25).]
9
Cf. Teodoro di Mopsuestia, Commento al Vangelo di Giovanni, Prefazione: «Giovanni tesse la
sua narrazione in modo estremamente preciso e ordinato».

)
Introduzione a Giovanni 17

vita)1°. I primi commentatori erano però consapevoli delle difficoltà che comportava il
confrontofra Giovanni e gli altri Vangeli. ·
Una setta di eretici chiamati alogi rifiutava il Quarto Vangelo sulla base delle
discordanze cronologiche' con i Sinottici11 . D'altra parte, queste discrepanze vennero
considerate una preziosa risorsa da autori come Ireneo. Proprio il vescovo di Lione
notò che i tre riferimenti alla Pasqua contenuti nel Vangelo giovanneo permettono di
postulare che il ministero di Cristo durò due o tre anni - dai Sinottici si dedurrebbe
un anno 12 • 1 Sinottici non contengono molti dei segni che Giovanni include nella sua
opera per dimostrare che Gesù è il Messia, il Figlio di Dio: zl miracolo delle nozze di
Cana (Gv 2, 1-11), la guarigione del cieco dalla nascita (Gv 9) e la risurrezione di Laz-
zaro (Gv 11). Giovanni tralascia invece altri eventi centrali~ come la trasfigurazione o
il racconto dell) istituzione della Cena del Signore - o forse vi si riferisce in un modo più
indiretto, ma non meno pregnante dal punto di vista teologico 13 • Nel Vangelo giovan-
neo sono riportati: poi: alcuni episodi e discorsi memorabili: il buon pastore (Gv 10» la
vite e i tralci (Gv 15), la preghiera sacerdotale (Gv 17), la lavanda dei piedi (Gv 13) e
l'incontro fra Maria di Màgdala e Gesù al sepolcro (Gv 20). Tutti questi brani permet-
tono di cogliere ·aspettifondamentali della figura di Cristo. Si, tenga presente, peraltro,
che per stessa ammissione di Giovanni il resoconto dei segni è incompleto (Gv 20, 30).
Se le differenze più macroscopiche potevano essere facilmente ricondotte agli scopi
e ai criteri compositivi" dell'autore, le discrepanze più minute risultavano più diffù:itt· da
spiegare. IlDiatessaron di· Tazi'ano (fine del II secolo) rappresenta un precoce tentativo
di ridurre i quattro res.oconti a un'unica narrazt'one14 • Sono però le opere successive di

°Cf. la riflessione di Teodoro di Mopsuestia riportata infra a Gv 6, 1.


1
11
Epifanio di Salamina, Panarion 51, 4.
12
Cf. Ireneo di Lione, Contro le eresie 2, 22 (si veda il commento a Gv 5, 1e8, 57). Riferimenti
àJ.la Pasqua sono in Gv 2, 13.23; 6, 4; 11, 55; 12, 1; 13, l; 18, 28.39; 19, 14. [Cf. S. Grasso,Jl Vangelo di
Giovanni, cit., p. 127 n. 48. Alcuni (così Ireneo) identificano la «festa dei Giudei>> di Gv 5., 1 con la Pa-
squa: si veda la nota ad !oc.] La maggior parte dei Padri della Chiesa (Clemente Alessandrino, Tertul-
liano, Origene, Lattanzio e altri) sembra accettare l'idea di una durata annuale del ministero di Gesù.
Secondo Eusebio di Cesarea (Storia ecclesiastica 3, 24, 8; 12-13), «i tre evangelisti hanno dato inizio
. alla loro narrazione sòltanto a partire da ciò che fece il Salvatore in un solo anno, dopo la detenzione
in carcere di Giovanni il Battista. [ .. .] Dunque Giovanni, nel suo .Vangelo, riferisce le azioni di Cristo
' anteriori all'arresto del Battista, mentre gli altri tre evangelisti riportano gli avvenimenti successivi alla
sua detenzione in carcere». Più probabilmente, tuttavia~ il racconto dei Sinottici contiene eventi affe-
renti al ministero triennale delineato da Giovanni, anche precedenti, dunque, all'incarceramento del
Battista. [Teodoro di Mopsuestia, in effetti, contempla la possibilità che gli altri evangelisti non siano
particolarmente interessati all'ordine cronologico (cf. infra, n. 20); interessante anche la riflessione sul-
la «mancanza di ordine» del V ~gelo di Marco nel frammento di Papia sopra citato.] Sulla cronologia e
la posizione dei Padri, cf. E.F. Sutcliffe, A Two-Year Public Mim'stry De/ended, Burns, Oates & Wash-
bourne, London 1938; G. Ogg, The Chronology o/the Public Ministry o/Jesus, CUP, CambriJge 1940.
13 Cf. i commenti a Gv 1, 14 e 6.
14 Il termine Diatessaron, di origine matematico-musicale, significa "attraverso quattro" e indica
proprio I"' armonia evangelica", la fusione armonica dei quattr9 Vangeli; cf. A. Di Berardino (ed.),
Nuovo dizionario patrirtico e di antichità cristiane, A-E, Marietti, Genova-Milano 2006, p. 1398ss.
[N.d.C.] .
18 Introduzione a Giovanni

Eusebio di Cesarea, Epifanio di Salamin:a e Agostino 15 che affrontano il problema di


queste discordanze in modo più significativo, sebbene le loro soluzioni non risultino
sempre soddis/acentt16•
Nel suo commento, Origene, ·uno degli interpreti più rappresentativi dell'esegesi
alessandrina, non ha alcun problema a riconoscere le notevoli discrepanze fra Giovan-
ni e i Sinottici al livello storico-letterale del testo - un livello che Origene prende ben
più.seriamente di quanto gli sia stato riconosciuto. Egll crede che le effettive discrepan-
ze furono concepite dal divino evangelista per mettere in luce alcune sublimi verità teo-
logiche e che gli ispirati autori erano liberi di rimodulare la sequenza degli eventi per
comunicare più profondi messaggi spiritual~· arriva a' sostenere che la verità spirituale è
stata spesso conservata in un'apparente fals#à materiale, sempre allo scopo di condurre
al più eccelso senso spirituale 17 • A suo parere, il fatto che le discrepanze non potessero
essere sempre risolte rendeva necessario l'uso dell'allegoria per raggiungere le più re-
condite verità spirituali insite in esse. Tali' discordanze /ungevano da segni divini che
avvertivano il lettore della necessità dt' ricercare qualcosa sotto la superficie del testo.
Teodoro di Mopsuestia è un rappresentante della scuola esegetica di Antiochia.
Anche questa era interessata a tali problemi:· vi rispondeva, però, non con l'allegoria,
ma con una più accurata analt'si storico-grammaticale. Teodoro postula che gli eventi
narrati in Gv 1-3 debbano essere accaduti prima dei racconti del minz'stero di Gesù
contenuti negli altri tre Vangeli1 8• Rileva inoltre che la precisa indicazione cronologica
fornita da Gi,ovanni per le nozze di Cana dimostra che la tentazione di Cristo non
sarebbe potuta seguire direttamente al battesimo di Gesù, da un punto di vista stori-
co19. Anche la purificazione del tempio riportata da Giovanni deve essere un evento
diverso da quello riportato dai Sinottict20• Teodoro attrt'buisce altre discrepanze al fatto
che Matteo e Giovanni erano testimoni oculari: mentre Marco e Luca si basavano su
'testimonianze altrui. Questo è particolarmente vero per il racconto della pajsione, cui
Giovanni assistette personalmente, al contrario degli altri che fuggirono. Secondo Teo-
doro, i singoli punti di disaccordo sarebbero segno della veridicità dei racconti: perché
dimostrerebbero che non c'è stata influenza fra i diversi scrittori.

15
Eusebio di Cesatea, Quaestiones Evangelicae (PG 22, 877-1016); Epifanio di Salamina, Pana-
rion 51; Agostino, Il consenso degli evangelisti.
16
Spesso si ipotizza che fatti simili siano accaduti in momenti diversi o, nel caso della predicazio-
ne di Gesù, si postula che simili discorsi o frasi siano stati ripetuti iri più di un'occasione con qualche
modifica. Eusebio, come extrema ratio, ammette perfino la possibilità di un errore del copista.
17
Cf. Origene, Commento al Vangelo di Giovanni 10, 18-20, e passim 10, 10-209.
18
L'affermazione di Gv 3, 24 («Giovanni, infatti, non era ancora stato.gettato in prigione») offre
un appiglio importante a Teodoro a sostegno della sua ipotesi: gli eventi dei capitoli 2 e 3, in questo
caso, devono essere avvenuti prima dell'inizio del ministero descritto nei Sinottici. [Cf. il commento di
Teodoro ad loc.; in tale direzione anche i commentatori moderni.]
19
· Cf. Cv 2, lss. (<<li terzo giorno ... ») con i commenti di Teodoro. Cf. anche Epifanio, Panarion
51, lJ -20.
20
Una simile ipotesi di una doppia purificazione del tempio in Crisostomo (Commento al Van-
gelo di Giovanni 23, 2) [e Agostino (Il consenso degli evangelisti 2, 67, 129). Cf. il commento a Gv 3,
24, dove Teodoro considera anche la possibilità che gli altri evangelisti, al contrario di Giovanni, non
riportino gli eventi secondo un'esatta cronologia].
Introduzione a Giovanni 19

In generale, gli scrittor~ patristici intesero quanto narrato nei Vangeli' come «spie-
gato dall'unico e potentè Spirito» 21 • Dato che i racconti dei Vangeli ricevettero ispira-
zione dall'unico Autore divino, non potevano essere in contraddizione fra loro. Forse il
resoconto giovanneo della vùa di Cristo non sarebbe sopravvissuto né avrebbe goduto
di tanto successo se non fosse stato considerato in armonia con i Sinottici. L'accuratezza
storica del Quarto Vangelo, la sua attenzione ai dettagli e i suoi racconti e discorsi che
non si trovano nei Sinottici si guadagnarono l'approvazione della Chiesa, anche se non
era sempre facile trovare delle soluzioni· convincenti - almeno per gli standard odierni.
Altri: però, erano gli scopi della Chiesa. Cirillo di Alessandria, per esempio, dedica ben
poco spazio alla conciliazione dei diversi racconti e ignora largamente i problemi di
cronologia. Eppure, quando rileva alcune discordanze minute, si dilunga a risolverle,
perché, se gll evangelisti sono d'accordo fra loro su questioni rilevanti: saranno anche
d'accordo, a maggior ragione su questioni di scarso valore22. Come nota Wiles «la for-
1 1

za di Cirillo come esegeta consiste non tanto nel modo in cui egli affronta lo sfaccettato
problema del rapporto fra Giovanni e l Slnottici: quanto nella sua relativa prontezza a .
ignorarlo»23 • L'attenzione di Cirillo era catturata da qualcosa di diverso e più profondo.

LA DIVINITÀ Dl CRISTO IN GIOVANNI

Clemente Alessandrino riesce a cogliere il vero fasdno del Quàrto Vangelo:


<<Avendo visto che nei Vangeli erano già stati esposti gli eventi materiali: esortato dai
discepoli e divinamente ispirato dallo Spirito, compose un Vangelo spirituale»24 • Un'e-
spressione come "Vangelo spirituale" potrebbe avere molti significati al giorno d'oggi
- così come ai tempi di Clemente nella tradizione alessandrina. Là e altrove, il Vangelo
giovanneo era moltò popolare fra gli gnostù:i: che, grazie allo strumento dell'allegoria 1

riuscirono in diverse occasioni a sfruttare Giovanni per le loro speculazioni cosmolo-


giche; d'altro canto, né Clemente né il suo allievo Origene erano ostili alt'allegoria
p~rché essa permetteva di corroborare le loro concezioni cosmologiche. Fu l'enfasi di
Giovanni sulla divt'nùà di Cristo che spinse Origene a definire il Quarto Vangelo la
«primizia (aparch~) dei Vangeli». Come dt'ce il commentator~, «colui che si adagiò sul
petto di Gesù» offrì i discorsi più grandiosi,e completi su Cristo: «Nessuno, infatti: de-
gli altri ha mostrato la sua divinità perfettamente come Giovanni»25 • Ciò appare abba-
stanza in Nnea con quanto Giovanni a/ferma della sua opera: Questi sono stati scritti
perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la
vita nel suo nome (Gv 20, 31). Il dt'battito dei Padri sullo scopo del Vangelo giovanneo
si concentra prt'ncipalmente sulla prima parte di questa dichiarazt'one programmatica,

21
Cf. il Canone muratoriano sopra citato.
22
Cf. il commento di Cirillo a Gv 19, 29 sul tipo di supporto per la spugna intrisa di aceto (Com-
mento al Vangelo di Giovanni 12).
23
· M.F. Wiles, The Spiritual Gospel, cit., p. 19.
24
Così si esprimeva Clemente nell'Ipotiposi, citata da Eusebio di Cesarea (Storia ecclesiastica 6,
14, 7).
25
Cf. Origene, Commento al Vangelo di Giovanni l, 22 (riportato infra a Gv l, 1).
20 Introduzione a Giovanni·

sulla credenza che Gesù sia il Cristo) il Figlio di Dio26• I Padri presumevano) infattz:
che Giovanni fosse impegnato a combattere nozioni eretiche sulla natura di Cristo già
ai suoi temp~ alla fine del I secolo. ·
Policarpo di Smirne) un discepolo di Giovanni: raccontava il seguente aneddoto:
f evangelista, una volta) se ne andò di corsa dalle terme di Efeso non appena sentì che
vi era entrato lo gnostico Cerinto; se ne andò perché temeva che crollasse tutto l'edifi-
cio, perché dentro c1era Cerinto, «il nemico della Verità»27 • Anche Girolamo accenna
a questa ostilità fra Giovanni e Cerinto, dz..cendo che i vescovi dell'Asia chiesero a
Giovanni di scrivere un Vangelo «contro Cerinto e altri ereti~ ma soprattutto contro
f eresia allora diffusa degli ebionitz~ i quali sostengono che Cristo non esisteva prima di
Maria: anche da ciò eglifu spinto a proclamare la sua origine divina» 28• Ireneo credeva
che Giovanni avesse scritto il suo Vangelo anticipando le dispute della fine del II secolo
contro gli gnostici valentinian~ «vedendo in anticipo le teorie blasfeme che dividono il
Signore» in due esseri di/ferent~ uno umano, l'altro divino29•
La dtv~nità di Cristo era di fondamentale importanza, non solo nella Chiesa del
II e III secolo) ma anche più tard~ quando la Chiesa era alle prese con le controversie
trinitarie e cristologiche del IV e V secolo. Teodoro sostiene che i cris#ani d'Asia, <<Poi-
ché credevano che Giovanni sarebbe stato superiore agli altri in autorità e fede come
evangelista) [. . .]gli portarono i libri dei Vangeli' per sentire la sua opinione sulle cose
scritte in essi». Giovanni ne approvò il contenu~o come veritiero, ma rilevò che «alcuni
dettagli erano stati trascurati - soprattutto certi miracoli che avrebbero meritato di es-
sere narrati - e che la dottrina era quasi del tutto assente dai loro libri. Aggiunse anche
che, dato che gli evang~listi avevano ..discusso dettagliatamente la venuta del Signore
·nella carne) la quèstione della divinità non poieva essere lasciata da parte; altrimentz:
con il passare del tempo) la gente si sarebbe abituata alla loro testimonianza e avrebbe
pensato al Signore solo per come appare nei loro racconti»30• La versione di Cirillo è
simile; secondo lui: però) le concezioni fallaci sull)eterna generazt'one del Figlio e sulla
preesistenza del Logos erano pericoli reali e presenti già alla fine del I secolo e Giovan-
ni· decise di combatterle3 1• Cirillo sostiene che Giovanni: lasciando agli altri evangelisti
il compito di descrivere dettagliatamente la genealogia secondo la·carne) si concentrò
sulla divinità di Cristo con l1intento di correggere le eresie) presenti e future32• Anche
Crisostomo credeva che Giovanni fosse «più elevato degli altrt'>>33 - eppure, proprio le
omelie di Crisostomo) più di ogni altro commento, esaltano l'umanità di Cristo34 •

2
~M.F. Wiles> The Spiritual Gospel, cit., pp. 10-11.
27
L'aneddoto è riportato da Ireneo di Lione, Contro le eresie 3, 3, 4.
28
Girolamo, Gli uomini illustri 9.
29
Ireneo di Lione, Contro le eresie 3, 16, 5.
30
Teodoro di Mopsuestia, Commento al Vangelo di Giovanni, Introduzione.
31.Cirillo di Alessandria, Commento al Vangelo di Giovanni 1, Prologo·.
32
Id., Commento al Vangelo di Giovanni l, 1. [Sull'omissione della genealogia secondo la carne,
già narrata dagli altri evangelisti> cf. ·anche Eusebio di Cesarea> Storia ecclesiastica 3, 24, 13.]
33 Giovanni Crisostomo, Omelie sul Vangelo di Matteo 1, 3. ·
34
Id., Commento al Vangelo di Giovanni 63, 2. Crisostomo nota, per esempio, r emozione mostra-
ta da Gesù al risveglio di Lazzaro, mentre durante la passione Cristo mantiene totalmente il controllo.
I
Introduzione a Giovanni 21

Questa distinzione fra elementi umani e divini nell'unica persona di Gesù Cristo
diventò uno strumento ermeneutz"co fondamentale nell'interpretàzione cristologica di
Giovanni: utilizzata dagli ~i-todossi per ribattere alle dottrine delle varie sette eretiche.
Ci volle un po' di tempo perché questa distinzione venisse enunciata con chiarezza, ma
alla fine divenne un elemento unificante delle confessioni ortodosse della Chiesa, come
dimostrano il Credo niceno e i successivi concili ecumenici. Quei passi che suggerivano
l'inferiorità di Gesù rispetto al Padre vennero connessi all'umanità conseguente all'in-
carnazionej quei passz: invece, che illustravano in toni sublimi la gloria e la potenza
di Cristo vennero ricondotti alla sua natura divina. Quando si parla di uno dei due
aspetti, tuttavia, si parla in realtà delt unica persona di Gesù Cristo, che è al contempo
umano e divino - un concetto che gli esegeti vedevano enucleato nella frase di Gesù:
Io e il Padre siamo una cosa sola35•
La Chiesa antica, pertanto, individuava come scopo primario del Vangelo secondo
Giovanni quello di allontanare ogni dubbio circa la verità dottrinale della divinità di
Cristo, un aspetto non enfatt'zzato dagli altri evangelisti. Il Vangelo giovanneo, cos~
occupò un posto centrale nei dibattiti trinitari e cristologici.

DATA, PROVENIENZA, AUTORE36

Data e provenienza

Per ragioni che saranno spiegate fra breve, nei primi anni della Chiesa il Van-
gelo di Giovanni non venne citato così spesso, se confrontato con quello di Mattea3 7•
Ciononostante ha alcune delle prime attestazioni nei papiri del Nuovo Testamento. Il
più antico manoscritto del Nuovo Testamento, il P3 2, risalente agli inizi del II secolo,
contiene Gv 18, 31-33 e Gv 18, 37-3838• Questa "traccia testuale" prova che.Giovanni
veniva letto in Egitto, lontano da Efeso, forse già verso il .130 d. C., contraddicendo cosi
l'opinione di quei critici novecenteschi (come Ferdinand Christian Baur) che postula-
vano una datazione più bassa per la composizione dell'opera, il 160 d.C. 39. Contando il

Così, dopo il prologo sublime e prima della trionfale crocifissione e della risurre~ione, viene presentata
l'lliunagine di un Gesù umile, che pure offre così evidenti segni della sua divinità.
35 Gv 10, 30. Per una dettagliata discussione dell'interpretazione cristologica giovannea, cf. M.F.

Wiles, The Spiritual Gospel, cit., pp. 112-147. [Quadro sintetico e aggiornato in S. Grasso, Il Vangelo
di Giovanni, cit., pp. 867-871.] .
36
La trattazione dell'editore americano su questi temi, pur precisa e sùmolante, appare un po'
semplificata su diversi punti, anche per necessità di sintesi. Per un quadro più dettagliato ed equili-
brato sull'identità del discepolo amato e dell'autore del Quarto Vangelo, sulla datazione e sul milieu
culturale in cui si originò, si rimanda alle opere citate alla nota 6. [N.d.C.]
37 Cf. M. Simonetti (ed.), LA Bibbia commentata dai Padri. Nuovo Testamento (vol 1.1), Matteo

1-13, Città Nuova, Roma 2004, p. 11.


38
Frammento 457, John Rylands Library, Manchester.
39 Cf. B. Metzger, The Text o/ the New Testament, OUP, New York 1968, pp. 38-39. Metzger

riporta l'opinione di Diessmann, secondo cui il papiro fu scritto durante il regno di Adriano (117-138
d.C.) o forse durante il regno di Traiano (98-117 d.C.). Cf. anche Nestle-Aland, Novum Testamentum
Graece, cit., p. 687; A. Di Berardino (ed.), Nuovo dizionario patriStico e di antichità cristiane, F-0, Ma-
22 Introduzt"one a Giovanni

tempo necessario per la copia e la circolazione, il Vangelo dovrebbe essere stato compo-
sto verso la fine del I secolo a. C.J ovvero all'epoca indicata concordemente dagli antichi
scrittori e storici cristiani. Girolamo definisce ulteriormente la scansione temporale nel
suo scritto Gli uomini illustri: «Dopo l'uccisione di Domiziano e l'abrogazione dei suoi
decretida parte del Senato' a motivo del!} eccessiva crudeltà} sotto il principato di Ner-
va40 Giovanni tornò a Efeso e, restandovi sino al principato di Traiano, fondò e diresse
le varie Chiese dell'Asia. Stremato dalla vecchiaia} mori' a sessantotto anni di distanza
dalla morte del Signore, efu sepolto nella s~essa Efeso»41 • Ciò porterebbe a collocarè la
data di morte di Giovanni verso il 100 d.C.J terminus ante quem della composizione
dell'opera} se si accetta che Giovanni sia l'autore del Vangelo.
Difficile} invece} trovare un terminus post quem a cau$a delle ambiguità delle
testimonianze interne ed esterne. Come abbiamo visto, nella Chiesa antica era idea
diffusa che Giovanni avesse scritto il suo Vangelo dopo gli altri tre, il che implica una
datazione più tarda rispetto ai Sinottici42. Si può essere più precisi se si dà credito alla
succitata testimonianza di Girolamo. Questt" riporta che Giovanni scrisse l'Apocalisse
sull'isola di Patmos e poi tornò a Efeso sotto Neroa, imperatore dal 96 al 98 d.C. Inol-
tre. sappiamo da Ireneo che «Giovann~ il discepolo del Signore, quello che riposò sul
suo petto, pubblicò anch'egli un Vangelo, mentre dimorava a Efeso in Asia»43 • Di con-
seguenza, secondo queste testimonianze di Ireneo e Girolamo44, si potrebbe collocare la
composizione del Vangelo a Efeso nell'ultimo quinquennio del I secolo (96-100 d. C.). I
Padri sono concordi sul luogo d/composizt'one, Efeso, a eccezione di Efrem il Si'ro} che
riporta una tradizione secondo cui Giovanni scrisse il suo Vangelo ad Antiochia} dove
visse alla fine del regno di Traiano45 •

rietti, Genova-Milano 2007, p. 2182; RE. Brown, Giovanni: commento al Vangelo spirituale, cit., pp.
xciii-xcvii (in part. xcvii). Due altri papiri, il P66 (datato da alcuni alla prima metà del II secolo d.C.) e
il P 75 (seconda metà del II secolo d.C.), includono una quantità di testo giovanneo ancora maggiore. I
papiri non appaiono connessi fra loro, a riprova della precoce e ampia circolazione del Vangelo nella
prima metà, se non nel primo quarto, del II secolo d.C. Cf. H. Hunger, Zur Datierung des Papyrus
Bodmer II (P66), in <<Anzeiger der Osterreichischen A.kademie der Wissenschaften» 4 (1960), pp. 12-
33. [Cf. anche S. Grasso, Il Vangelo di Giovanni, cit., p. 866.]
40 La lezione Pertinace non può essere accettabile per ràgioni cronologiche. [Di norma si tende
a considerare,"Pertinace" una corruttela del titolo di Nerva, "principe": cf. la recente edizione di C.
Barth~ld, Hieronymus. De viris illustribus - Beriihmte Miinner, Carthusianus Verlag, Miihlheim an der
Mosel 2010, che stampa sub Nerva principe, ''sotto il principato di Nerva".] .
41
Girolamo, Gli uomini illustri 9. Cf. anche il frammento 6 Lightfoot di Papia. [Su tale fram-
mento cf. E. Norelli, Papia di Hierapolis. Esposizione degli oracoli del Signore, cit., pp. 435ss. Bisogna
specificare che Girolamo sembra dipendere da Eusebio (cf. Storia. ecclesiastica 3, 20, 8-9; 23, 1-2).]
42
La datazione degli altri Vangeli è.pure questione assai dibattuta.
43
Ireneo di Lione, Contro le eresie 3, 1, 1.
44
Cf. anche ibid. 2, 22, 5; 3, 3, 4; 5, 8, 4; i Prologhi antimarcionita e monarchiano; Clemente Ales-
sandrino, Quale ricco si salverà? 42.
45
M.F. Wiles, The Spiritual Gospel, cit., p. 8. J.N. Sanders, The Fourth Gospel in the Early Church,
CUP, Cambridge 1943, pp. 39-41, postula come luogo di composizione.Alessandria. Questa sua ipo-
tesi, che non ha trovato sostenitori, si basa su argomenti fragili (i manoscritti egizi di Giovanni, il suo
uso da parte degli gnostici. alessandrini, Alessandria come patria di Filone, la cui dottrina del Logos
verrebbe riecheggiata nel prologo).
Introduzione a Giovanni 23

Tutto ciò induce·anche a considerare il rapporto fra Vangelo e Apocalisse, che, a


nostro parere, è stata scritta da Giovanni. Secondo Clemente di A'tessandria, Giovanni
fu esiliato sull'isola di Pa~mos e tornò a Efeso «dopo la morte del tiranno» 46. Se l'A-
pocalisse fu composta dunque sull'isola di Patmos e il Vangelo a Efeso, o Giova,nni
scrisse il Vangelo a Efeso prima di essere esiliato - il che è improbabile, a giudicare
dalle testimonianze discusse - oppure il Vangelo fu scritto quando Giovanni tornò a
Efeso dopo il suo esilio. Pertanto, la composizione del Quarto Vangelo sarà da con-
siderare successiva a quella dell'Apocalisse sull'isola di Patmos. Questa ipotesi aiute-
rebbe a rispondere a una serie di problemi interpretativi: come quelli posti dal denso
prologo (Gv 1, 1-18), in termini che vadano al di dà dei semplici influssi ellenistici o
giudaici: che pure sono sicuramente presenti47 • Se letti s·ullo sfondo dell'Apocalisse, lo
sguardo cosmologico nell'eternità del Verbo del prologo e le altezze celesti raggiunte da
Giovanni passando attraverso la porta nel cielo48 appaiono espressione di una ben più
profonda consapevolezza. Questa ipotesi permetterebbe anche di considerare sotto una
nuova luce la certezza e la convinzione che Gesù sia davvero Dio e uomo. Abbiamo un
testimone oculare che ha visto la sua gloria non.solo sulla terra, ma forse anche in cielo.

L'Autore

Il testo del Vangelo non indica mai esplicitamente il nome del!'autore, il cpe ha
provocato gran dibattito sulla sua identità, ma, a dire il vero, non nella Chiesa anti-
ca. Nel Vangelo stesso ci sono riferimenti enigmatici alt' «altro discepolo, conosciuto
dal sommo sacerdote» (Gv 18, 15-16) e al «discepolo che Gesù amava» (Gv 20, 2;
21, 7.20), che fu testimone oculare (Gv t 14)49• Questo dlscepolo era ovviamente un
compagno fidato di, Gesù e fu presente alla sua crocifissione, dando testimonianza del
ferimento del suo fianco (Gv 19, 35). Questi riferimenti hanno portato i più antichi
commentatori (e quasi tutti i moderni) a identificare Giovanni~ il discepolo di Gesù,
come autore del Vangela5°. I commenti antichi· danno per scontata questa identifica-

46
Clemente Alessandrino, Quale ricco si salverà? 42. Cf. la Storia ecclesiastica di Eusebio e i passi
·di Egesippo ivi riportati (3, 18, 1-4; 3, 20, 8-9; 3, 23, lss.). Cf. S.J. Kistemaker, Revelation, «The New
Testament Commentary>>, Baker, Grand Rapids 2001, p. 28.
47 Su tali influenze cf. S. Grasso, Il Vangelo di Giovanni, cit., pp. 39ss. [N.d.C.]
48 Ap 4, 1.
49
Cirillo menziona il versetto alla forma singolare ("io contemplai"), ma lo considera connesso
non alla testimonianza storica, bensì alla contemplazione spfrituale. Cf. M.F. Wiles, The Spiritual Gos-
pel, cit., p. 10. [Sul sottile problema del "noi". di Gv 1, 14 («autore, cerchia di credenti o testimone
oculare?») d. S. Grasso, Il Vangelo di Giovanni, cit., p. 56. Sulla testimonianza oculare si ricordi il già
citato gasso di 1Gv1, 1-3.]
5 Diversi commentatori moderni postulano una 'scuola giovannea o una rielaborazione di mate-
riale precedente. Molti·ipotizzano che il "discepolo amat!)" sia da identificare con qualcuno al di fuori
della cerchia degli apostoli, per es. Lazzaro (pure "amato" da Gesù: cf. Gv 11, 3.5) o Paolo. [L'elenco
delle possibili identificazioni potrebbe essere lungo: cf. S. Grasso, Il Vangelo di Giovanni, cit., pp. 814-
815.] Nel complesso, queste ipotesi, per quanto ingegnose, non riescono a dar.conto degli elementi in-
terni al Vangelo e trovano s.carso appoggio esterno, nella prima tradizione esegetica o nelle fonti stori-
che. Sul problema cf. C.S. Keener, The Gospel e/fohn: A Commentary, 2 voli., Hendrickson, Peabody
24 lntroduiione a Giovanni

zione, pur soffermandosi sul fatto che Giovann~ con molta umiltà, non faccia esplici--
tamente il proprio nome51•
Sebbene sulla questione non ci fosse consenso unanime, la maggioranza dei Padri
· (Giustino, Ireneo, Tertulliano, Ippolito e Origene) e degli interpreti moderni iden-
tz'fica questo Giovanni con l'autore dell'Apocalisse5 2 . Papia di Ierapolz: considerato
da molti un discepolo di Giovanni, venne perfino considerato suo scriba53 • Molto si
è speculato, pertanto, sul!'affermazione di Eusebio secondo cui Papia identificò due
Giovanni a Efeso: Giovanni l'apostolo, che scrisse il Vangeio, e Giovanni il presbite-
ro, cui si riferiscono 1 Gv e 2 Gv e che, seco.ndo Eusebio, avrebbe scritto l'Apocalis-
se54. Tuttavia, nulla impedirebbe di pensare che questi due Giovanni elencati in Papia
siano la stessa persona, considerato che Eusebio era riluttante a includere l'Apocalisse
nel canone'J. .
· Teofilo di Antiochia identifica l'autore del prologo con Giovanni: uno degli uomi-
ni «ispirati dallo Spirito Santo», ma non si riferisce esplicitamente al!'apostolo Giovan-
nz'56. Due valentinianz: Tolomeo ed Eracleone, considerano chiaramente «Gt'ovanni: il
.discepolo del Signore» quale autore del prologo57• Sia !rendo che Clemente Alessan-
drino vengono citati da Eusebio come sostenitori dell'idea che Giovanni: discepolo di
Gesù, sia l'autore del Vangela58• Tertulliano, il padre della teologia cristiana latina, si
colloca sulla stessa linea59. Policrate1vescovo di Efeso1conferma che l'apostolo Giovan-
ni è il discepolo amato, «colui che posò il capo sul petto del Signore, che fu sacerdote
e portò il petalon che fu martire e maestro»60• Bisogna poi considerare due altre testi-
1

monianze1 risalenti probabilmente allo stesso periodo: il Prologo antimarcionita e il

(Mass.) 2003, I, pp. 81-139. [Da considerare anche Gv 21, 20ss., tralasciato dall'editore americano: cf.
S. Grasso, Il Vangelo di Giovanni, dt., pp. 829ss.] ·
51 Si vedano, ad esempio, Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Giovanni 83, 2; Cirillo
di Alessandria, Commento al Vangelo di Giovanni 11, 12.
52 Giustino Martire, Dialogo con Trifone 81; Ireneo di Lione, Contro le eresie 4, 20, 11; Tertullia-

no, Contro Marci'one 3, 24; Ippolito, Sull'anticristo 36; Origene, Commento al Vangelo di Giovanni 2,
45. I riferimenti sono tratti da W.C. Weinrich (ed.), La Bibbia commentata dai Padri. Nuovo Testamen-
to (voi. 12), Apocalisse, edizione italiana a cura di C. Spuntarelli, Città Nuova, Roma 2008, pp. 13ss.
[Diversi critici sono contrari a questa identificazione: cf. E. Lupieri (ed.), L'Apocalisse di Giovanni,
Mondadori, Milano 1999, p. lxvi; D. Tripaldi, Apocalisse di Giovanni, Carocci, Roma 2012, pp. 24ss.]
53 Frammenti 19 e 20. [Cf. il commento di E. Norelli, Papia di Hierapolis. Esposizt'one degli oracoli ·
del Sif.nore, cit., ad /oc. (frammenti 20a-c).] .
4
Eu_sebio di Cesarea, Storia ecclesiastica 3, 3 9 1 1-8.
55 Cf. C.S. Keener, The Gospel o/ fohn, cit., I, 95-98. Il fatto che Eusebio presuppqnga due Gio-
vanni è da mettere in relazione ai suoi dubbi sulla canonicità dell'Apocalisse: non ha infatti alcun pro-
blema ad attribuite il Vangelo WJ.'apostolo Giovanni.
56 Teofilo di Antiochia, Ad Autolico 2, 30.
57
Tolomeo è citato da Ireneo di Lione (Contro le eresie 1, 8, 5), Eracleone da Origene (Commento ,
al Vangelo di Giovanni 6, 13 ). Origene sta polemizzando con Eradeone, secondo èui Gv 1, 18 Viene
detto dal discepolo piuttosto che da Giovanni.Battista. Su tale questione Eracleone appare più in linea
con l'interpretazione dei Padri. [Parte dell'argomentazione origeniana è riportata infra nel commento
a Gv 1, 16.]
58 E:usebio di Cesarea, Storia ecclesiastica 3, 23, 1-5.
59
Tertulliano, Contro Marciane 4, 2; 5.
60
Policrate, contemporaneo di Ireneo, scrive così in una lettera a papa Vittore I (citata da Euse-
. biodi Cesarea, Stor.ia ecclesiastica 5, 24, 3). · ·
Introduzione a Giovanni 25

Canone muratoriano: Ne,l primo si dice che il Vangelo fu dettato .da "Giovanni a Papia
<<finché era ancora nel corpo», quasi fossero le ultime volontà di un discepolo ormai
anziano61 • Il già citato Canone muratoriano si riferisce all'autore come «Giovanni:
··uno dei discepoli>>, che fu indotto a scrivere dall'incoraggiamento dei condiscepoli. I
commenti del IV e V secolo sposano concordemente l'idea che Giovanni: apostolo e
discepolo di Gesù, fu l'autore del Vangelo.

LA RICEZIONE DI GIOVANNI NEL Il SECOL062

Considerati i. dati della tradizione manoscritta e !'idea dominante che Giovann~


discepolo e apostolo, fu autore del Vangelo, le sue prime attestazioni pongono non
pochi problemi. Il Vangelo giovanneo viene raramente citato dai Padri prima della se-
conda metà del II secolo. Ignazio di Antiochia (morto nel 107 o nel 112), per esempio,
che scrisse una lettera ai cristiani di Efeso, dove il Vangelo sarebbe stato composto, non
vi/a ri/erimento63 • Nqnostante la sua concezione del Logos, Giustino Martire presenta
solo una citazione completa da Giovann~ oltre a diverse allusionz'64. Bisogna aspetta-
re Teofilo di Antiochia per avere un'altra citazione del Vangelo giovanneo65• Mentre
in questi testi si trovano abbondanti riferimenti e citazioni testuali dei Sinottici, la
testimonianza di Giovanni viene passata praticamente sotto silenzio fino al. tempo di
Ireneo. Che cosa può spiegare questo "ritardo"? ·
Un fattore potrebbe essere la composizione più tarda del Vangelo, alla fine del I
secolo: l'opera avrebbe impiegato tempo a diffondersi. Contro questa spiegazione, però,
c'è la ricca testimonianza manoscritta, che dimostra che il Vangelo ebbe una precoce
e ampia circolazione, arrivando fino in Egitto. Forse la composizione tarda ha com-

61
M.F. Wiles, The Spiritual Gwpel, cit., p. 7. [Cf. aricora E. Norelli, Papia di Hierapolis. Esposi-
zione degli oracoli del Signore, cit., ad !oc.]
62
Probabilmente 1' editore americano non ha potuto tener conto del fondamentale studio di C.E.
Hill (The ]ohannine Corpus in the Early Church, OUP, Oxford 2004), che ha ridimensionato la tesi
vulgata della "Giovannofobia" degli autori cristiani ortodossi del 11 secolo d.C. Da segnalare, inoltre,
la pubblicazione di due volumi sul tema: K. Keefer, The Branches o/ the Gospel o/fohn: the Reception
o/ the Fourth Gospel in Early Church, Clark, London 2006; T. Rasimus (ed.), The Legacy o/ fohn, cit.
[N.d.C.]
63 Cf. M. Edwards,John Through the Centuries, cit., p. 2. Tuttavia, Edwards rileva che negli scritti

di Ignazio sono molto diffusi due elementi fondanti dcl V angelo di Giovanni: Cristo come Logos del
Padre .e le opere imperscrutabili dello Spirito. Cf. anche A. Di Berardino (ed.). Nuovo dizionario patri-
stico e di antichità cristiane, F-0, cit., p. 2182. ·
64 La citazione completa è Gv 3, 5, nella sua Prima apologia 61. Il concetto di Logos era un prin-
cipio molto diffuso - nella tradizione giudaica, in Filone, contemporaneo di Giovanni, nello stoicismo
e nel medioplatonismo. Ciononostante è sorprendente che Giustino non faccia appello al Vangelo gio-
vanneo.per sostenere la sua dottrina del Logos. Forse non era interessato ad attribuirne la paternità a
Giovanni. C'è un forte dibattito sulla fonte della dottrina dcl Logos di Giustino: cf. D.T. Runic, Philo
in Early Christian Literature: A Survey, Van Gorcum, Assen 1993, pp. 97~105; M. Edwards, ]ustin's
Logos and the Word o/ God, inJECS 3 (1995), pp. 262-267. [Un quadro più aggiornato in C.D. Allert,
Revelation, Truth, Canon and Interpretation. Studies in Justin Martyr's Dialogue with Trypho, Brill,
Leiden 2002, pp. 177-179-, e nel citato volume di Hill.]
65
Gv 1, 1-3 in Ad Autolico 2, 22 (circa 170 d.C.).
26 Introduzione a Giovanni

. portato tentennamenti nell'accettare la sua autorità. Tuttavia, la sua connessione con


Efeso e con un apostolo come Giovanni andrebbe contro tale ipotesi. Qualche indizio
si potrebbe trovare in un·entgmatico passo di Epifanio di Salamina, che menziona gli
alogi: la già citata setta del II secolo,· secondo i quali ne il Vangelo né l'Apocalisse erano
«opera di Giovanni, ma di Cerinto, e non avevano diritto a un posto nella Chiesa. [. .. ]
Cerinto sostiene che Cristo è di recente origine e un mero uomo. [. . .] Gli alogi sembra-
no credere le stesse cose che crediamo anche noi> ma [. . .] non si attengono alle certezze
del messaggio che Dio ci ha rivelato attraverso san Giovanni. [.. .) Dicono, infatti, [.. .]
che le opere di Giovanni non si accordano con quelle degli altri apostoli»66. Epifanio ci
offre uno sguardo sulla ricezione del!'opera giovannea agli int1.t' del II secolo, almeno
in alcune parti del mondo antico. La "reticenza". nei confronti di Giovanni può essere
almeno in parte spiegata con le notevoli differenze di contenuto fra il Quarto Vangelo
e gli altri tre, ma l'associazione con Cerinto costituì un ostacolo ancor maggiore. ·Da
Ireneo sappiamo che Cerinto era considerato uno gnostico che insegnò «quella che è
detta erroneamente "gnosi"»67 • Secondo Ireneo, come visto sopra, Giovanni si sarebbe
impegnato in una lotta dottrinale proprio contro Cerinto. Possiamo forse pensare che
Cerinto stesse usando il Vangelo di Giovanni come se fosse opera sua, distorcendone il
messaggio68. Ciò spiegherebbe l'animosità di Giovanni contro di lui. Sappiamo anche
che il Vangelo giovanneo ebbe nei circoli gnostici e montanisti' una popolarità maggio-
re di quanta ne avesse nei circoli ortodossi dello stesso periodo69. I codici di Nag Ham-
madi, fra cui c'è una collezione di tesii gnostici del II e de~ III secolo, quali il V angelo
della Verità, l'Apocrifo di Giovanni, il Vangelo di Tommaso, il Va'ngelo di Filippo
e il Trattato tripartito, çontengono abbondanti allusioni: riferimenti e citazioni del
Vangelo di Giovanni: al .contrario di quanto accade nello stesso periodo sul versante
ortodosso70. ·

Il primo commento noto su un testo del Nuovo Testamento è, in ef/ett~ un com-


mento a Giovanni scritto da Eracleone, discepolo dello gnostico Valentino, intorno al
. 160-180 d.C. Tale commento gnostico ebbe grande successo> come si può dedu"e dal
fatto che Ambrogio di Alessandria, uno gnostico valentiniano convertito, commissionò
al suo talentuoso amico e protetto, Ongene di Alessandria, un commento che espones-

66
Cf. Epifanio di Salamina, Panarion 51, 3-4. Il nome della setta (a-logoi: "non Logos'') deriva
proprio dal rifiuto del Vangelo di Giovanni e della sua teologia del Logos.
67
Ireneo di Lione, Contro le eresie 3, 11, 1.
68
Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica 3, ·28, 1-2 cita la testimonianza di Gaio, secondo cui
Cerinto diceva falsità «sulla base di rivelazioni che sarebbero state scritte da un grande apostolo».
Probabilmente la gente del tempo identificava questo «grande apostolo» con Giovanni. La dottrina '
millenaristica di Cerinto, ~oltre, poteva essere facilmente collegata all'Apocalisse di Giovanni.
69
I montanisti erano particolarmente interessati a quei passi sul Paracleto che potevano rafforza-
re il loro carismatico ministero. Cf. R. Heine, The Rote o/ the Gospel ofJohn in the Montanist Contro-
versy, in «Second Century» 6 (1987-1988), pp. 1-19.
° 7
Cf. J.M. Robinson (ed.), The Nag Hammadi Library, HarperSanFrancisco, San Francisco 1990
(fra i vari testi citati, il Vangelo della Verità costituisce una lettura accessibile}. Impiego il termine
"gnostico'' in senso lato, consapevole che gli studi più recenti hanno dimostrato che è difficile parlare
· di uno gnosticismo monolitico.
Introduzione a Giovanni 27 .

se e confutqsse gli errori di Eracleone71 . Origene menziona estesa.mente il commento


di Eracleone e pertanto è stato possibile ricostruirlo parzialmente (resta però incerto se
lo gnostico abbia scritto un ç~mménto completo)72. Un dato rilevante è che Eracleone e
altri valentinianz: come Tolomeo e i suoi seguact73, derivavano la conoscenza del!'opera
giovannea da Valentino, che era contemporaneo di Policarpo.
In definitiva, dobbiamo ammettere la nostra incertezza sul perché Giovanni fu ·
utilizzato così poco dagli antichi autori cristiani postapostolici. È probabile, tuttavia,
che alla base ci sia la combinazione di due fattori: la composizione tarda dell'opera
giovannea e la 'sua popolarità negli ambienti gnostici. Presto, però, ancf.;e gli ortodossi
incominciarono a impiegare in modo significativo il Vangelo di Giovanni.
Ireneo74, che scrisse il suo trattato Contro le eresie probabilmente fra il 175 e il
185 d.C., cercò di riappropriarsi del Quarto Vangelo 'riportandolo in campo ortodosso.
In q~est'opera ribadisce a più riprese che l'opera è stata scritta dall'apostolo Giovanni e
la cita più di sessanta volte, polemizzando proprio contro quegli gnostici che l'avevano
utilizzata così ampiamente75• Secondo Ireneo, Giovanni scrisse il Vangelo per porre
fine a dottrine gnostiche quali quelle sostenute da Cerinto e Valentino, affermando la
divinità di Cristo e stabilendo «la regola della verità nella Chiesa»76• Cosl con Ireneo
inizia la riappropriazione del Quarto Vangelo, che si farà sempre più forte man mano
che la Chiesa antica scoprirà i tesori in esso contenuti.

I COMMENTI DEL III SECOLO

Si sa che furono scritti due commenti a Giovanni nel III secolo: quello, già citato,
di Origene e quello di Ippolito, andato perduto77 • Entrambe le opere erano finalizzate
a ·confutare le interpretazioni eretiche del Vangelo e a chiarirne l'ortodossia. Ippolito
contrastò gli alogi, mentre Origene gli gnostici e, in special modo, la loro negazio-
ne dell'integrità dell'incarnazione, fondamentale nella concezione cristologica della
Chiesa.

71 Cf. l'Introduzione di R. Heine Origen. Commentary on the GosjJel Accordi'ng to fohn, Books
1-10, trad. di R. Heine, Catholic University of America, Washington D.C. 1989, pp. 5 -7. [Si consultino
a riguardo anche le edizioni italiane.di Origene citate infra.] ·
72
Ci sono una cinquantina di citazioni dell'opera di Eracleone in Origene. Per il testo si veda A.E.
Brooks, The Fragments o/ Heracleon, «Text and Studies» I/4, CUP, Cambridge 1891, rist. Gorgias
Press, Piscataway (N.J.) 2004.
73
Cf. Ireneo di Lione, Contro le eresie 1, 8, 5; 1, 12, 1.
74 A. Cosentino (ed.), Ireneo di Lione. Contro le eresie. Smascheramento e confutazione della falsa
gnosi, Città Nuova, Roma 2009, con ricca introduzione. [N.d.C.]
75
Ireneo di Lione, Contro le eresie 3, 11, 7.
76
Ibid. 3, 11, L
77
Il commento di Ippolito è menzionato in una lista di sue opere riportata su una statua che lo
raffigura; ne possediamo anche alcuni estratti per tradizione indiretta. [Su Ippolito cf. almeno B.M.
Metzger, The Canon o/ the New Testament: Its Origin, Development, and Significance, OUP, Oxford
1988, pp. 149-151.]
28 Introduzione a Giovanni

Origene di Alessandria78

Origene scrisse i primi cinque libri del suo commento ad Alessandria e completò
il resto dell'opera a Cesarea, dove si' trasferì nel 231 d. C. a causa dei conflitti con il suo
vescovo, Demetrio. Il testo pervenutoci è t'ncompleto: non solo sono presenti ampie
lacune, a causa della natura frammentaria del testo superstite, ma per di più il com-
mento si ferma al libro XXXII, arrivando a commentare Gv 13. Con ogni probabilità,
1
Origene non completò mai quelle che lui definì le 'primizie" del suo lavoro esegetico79•
Ciononostante, il materiale che ci è pervenuto basta per dimostrare quanto il Vangelo
di Giovanni/asse diventa~o z'mportante per la Chiesa del tempo, soprattutto ad Ales-
sandria, uno dei più grandi centri ecclesiastici e filosofici dell'epoca. L'opera origeniana
ci aiuta a capire l'importanza di questo Vangelo nel lezionario della Chiesa, nella litur-
gia e nelle formulazioni dogmatiche:
Il commento di Origene - al contrario, per esempio, delle omelie di Crisostomo
o di Agostino sul Quarto Vangelo - si concede una certa libertà nel tralasciare esorta-
zioni e spiegazioni omiletiche per portare fino in fondo trattazioni specifiche, a volte
fin quasi alt'esaurimento. Si ha l'impressione che Origene avesse così tanto da dire e
così tanti confronti con altri passi scritturistici da proporre che non ebbe né il tempo
né lo spazio di inserirli nei suoi 32 libri: che coprono. a stento metà del Vangelo. Ecco
perché le citazioni contenute nel suo commento sono spesso tagliate o condensate per
mettere in rilievo i punti della sua argomentazione, spesso in sé alquanto acut~ ma
che altrimenti si perderebbero nei dettagli. Origene dimostra una notevole attitudine
critico-testuale, fornendo una delle più attente trattazioni del testo di tutti gli inter-
preti: e rileva problemi testuali o fattuali su cui altri· sorvolano. I fatti storici erano
ovviamente importanti per Origene, ma non costituivano l'inierèsse primario della
narrazione scritturistica o della sua interpretazione: per lui il cqmpito dell'interprete
era svelare il significato spirituale nascosto nel testo80. Questo 1'Vangelo spirituale"
o/fre larghi spazi a una si/fatta esegesi: che però Origene, in definitiva, piega al servizio
della Chiesa) sotto l'invito (e grazie alla generosità) del suo amico Ambrogio. Come
primo commento ortodosso a Giovanni: i tomi" di_Origene hanno gettato le basi per
gran parte della successiva tradizione esegetica.

78
C. Blanc (ed.), Origè~e. Commentaire sur Saint Jean, Editions du Cerf, Paris 1966-1992 costi-
tuisce la più recente edizione critica del commento a Giovanni. Un'ottima edizione itali.aria è quella
<li E. Corsini (ed.), Commento al Vangelo di Giovanni di Origene, UTET, Torino 1968, con esaustivo
saggio introduttivo. Il commento origeniano è stato oggetto negli ultimi tempi di vivace interesse: oltre
alla nuova edizione a cura di V. Limone, Commento al Vangelo di Giovanni, Bompiani, Milano 2012,
da segnalare E. Prinzivalli (ed.), Il commento a Giovanni di Grige.ne: il testo e i suoi contesti, Pazzini
Editore, Villa Verrucchio 2005; M. Maritano - E. Dal Covolo (edd.), Commento a Giovanni: Lettura
origeniana, Libreria Ateneo Salesiano, Roma 2006; D. Pazzini, Lingua e teologia in Origene. Il commen-
to a Giovanni, Paideia, Brescia 2009. [N.d.C.] .
79
· La critica tende a pensare che Origene si fermò proprio al XXXII libro, lasciando l'opera in- ·
completa. [N.d.C.] . ·
°8
Cf. Origene, Commento al Vangelo di Giovanni 10, 10-14.
Introduzione a Giovanni 29

I COMMENTI DEL IV SECOLO

Abbiamo notizia di quattro commenti scritti nel IV secolo, ma solo uno di loro è
sopravvissuto nella sua interezza: si tratta dei.commenti di Asterio il Sofista, di Teodo-
ro di Eraclea, di Didimo il Cieco, appartenente alla scuola catechetica di Alessandria,
e di Giovanni Crisostomo~ rappresentante della corrente interpretativa antiochena.

I commenti perduti: Asterio z'l Sofista, Teodoro di Eraèlea, Didimo il Cieco81

· Asterio il Sofista era un ariano, motivo per cu~ molto probabilmente, il suo com-
mento andò perduto - la Chiesa era solita distruggere le opere di coloro che erano stati
condannati come eretici. Nell'introduzione al suo commento a Giovanni: Teodoro di
Mopsuestia (V secolo) a/ferma: «Non guardo con invidia al sofista Asterio né lo imi-
terò; invero, considerando l'opera che scrisse sul Vangelo di Giovanni: mi sembra che
egli.punti più alla sua propria gloria che all'edificazione. L'.unico effetto del suo libro
è stato portare il lettore a trascurare tutto ciò che e'è di utile alla comprensione del
Vangelo, perché si sofferma solo su questioni ovvie e, in maniera disonesta, si sforza di
esporre le sue triviali argomentazioni con una profusione di parole»82•
Teodoro di Eraclea (morto fra il351 e il355 d.C.), un semiariano, nemico di Ata-
nasio, fu condannato nel concilio di Sardica ,043 d.C.). È considerato anch'egli autore
di un commento al Quarto Vangelo, pure andato perduto. Girolamo e Teodoreto di
Cirro, che menzionano tale opera, hanno per lui parole di lode83• Il suo commento è
sopravvissuto solo frammentariamente nelle catenae dei Padri greci. ·
Girolamo ci parla anche di Didimo il Cieco (nato nel )101313 d.C.; morto nel
398 d. C.), capo .della scuola catechetica di Alessandria, che scrisse «moltissime opere
illustri», fra cui un commento al Vangelo di Gfovannz?A. Anche quest'opera è soprav-
vissuta solo nei frammenti tràdit,i nelle catenae. Palladio di E/enopoli: una delle fonti
pii) importanti sulla vita e sulle opere di Didimo, a/ferma che «interpretò l'Antico e il
NÙovo Testamento parola per parola~ rivolse grande attenzione ai dogmi: spiegando la
loro ragione in modo elegante e potente, si' da superare per sapienza tutti gli antichi»85 .
Le catenae che citano questi commenti del IV secolo includono anche quello di
Apollinare di Laodic~a. Difensore delle tesi del concilio di Nicea, fu poi giudicato

81
· I passi tratti da questi testi frammentari appaiono per la prima volta in traduzione nel presen-
te volume. Edizione di tali frammenti in J. Reuss, Johannes-Kommentare aus der griechi!ichen' Kirche,
Akadcmie-Verlag, Berlin 1966 (Apollinare di Laodicea: pp. 3-64; Teodoro di Eraclea: pp. 65-176;
Didimo il Cieco: pp. 177-186).
82
Teodoro di Mopsuestia, Commento al Vangelo di Giovanni, Pre/az.ione.
83
Girolamo, Gli uomini illustri 90 («Teodoro, vescovo di Eraclea in Tracia, dotato di uno st~e
elegante e perspicuo, ma, più ancora, mirante al senso letterale, pubblicò, sotto l'imperatore Costanzo,
dei Commenti a Matteo, a Gi'ovanm: a San Paolo e ai Salmi>>); Teoc.loreto di Cirro, Storia ecclesiastica 2,
2 («Teodoro di Perinto; che era un eccezionale studioso, avèva scritto il commento ai santi vangeli e
da molti era chiamato Eracleota»).
84
Girolamo, Gli uomini illustri 109.
85
Pailadio, Star/a lausiaca (PG 34, 1012-1017; il brano citato è a p. 1017).
30 Introduzz'one a Giovanni

eretico per il suo tentativo di risolvere le disquisizioni cristologiche postulando che il -


Logos avesse preso il posto del!'anima razionale di Cristo: in questo modo arrivava a
dimostrare come umano e divino potessero coesistere nella stessa persona.

Giovanni Crisostomo86

Quello di Giovanni Crisostomo non è ,tanto un vero e proprio commento quanto


una serie di 88 omelie pronunciate due volte alla settimana, di' prima mattina, davanti
a un pubblico selezionato, che possedeva una buona conoscenza della Bibbia87 • Tali
omelie coprono l'intero Vangelo88• Il fine principale di Crisostomo è combattere gli
anomei (ariani estremi), che negavano la vera divinità di Cristo. Queste omelie, però,
servono a1Jche a istruire il pubblico sulla vita cristiana, che rende uguali agli angeli89•
Esse ci portano nel vivo dell'Antiochia del tardo IV secolo, con il loro frequente ri-
ferimento a teatr~ musica e spettacoli atletici: con i quali Crisostomo si contendeva
l'attenzione del suo pubblico. Pienamente in linea con la tradizione antiochena appare
la sua cristologia, imperniata sulla distinzione delle due nature. All'interno di tale di-
stinzione, Crisostomo si concentra spesso sul!'umiltà di Cristo nei suoi incontri con gli
altri e sulla sua condizione servile: Gesù si mette al servizio del mondo con la sua vita,
la sua morte e la sua risurrezione. Nelle sue esortazioni al pubblico a non limitarsi ad
ascoltare la Parola, ma a metterla in pratica nella vita di ogni giorno, l'intento pastora-
le si fa sentire più v~·vamente rispetto agli altri commentatori.

COMMENTI DEL V SECOLO

Nel V secolo st' registrano quattro commenti a Giovanni: quello di Teodoro di


Mopsuestia (ca. 350-428); quello di Agostino di Ippona (354-430), scritto nel primo
decennio del V secolo,· qu~llo di Cirillo di ..(!lessandria (mo!tO nel 444), composto nel
prt'mo periodo della sua attività letteraria, prima che scoppiasse la questione nestoria-

86
Testo greco in PG 59, 23-482. [Nel presente volume si è utilizzata di norma la traduzione di A.
Del Zanna (Giovanni Cri'sostomo. Commento al Vangelo di Giovanni, trad. di A. Del Zanna, Città Nuo-
va, Roma 1969-1970). Fra gli studi più recenti sul Crisostomo si segnalano A.J. Naidu, Trans/ormed
in Christ: Christo/ogy and .the Christian Life in fohn Chrysostom, Wipf and Stock Publishers, Eugene
(Oregon) 2002 e D. Rylaarsdam, fohn Chrysostom on Divine Pedagogy: The Coherence o/ his Theology
and Pr~aching, OUP, Oxford 2014.J ·
87
Alcuni studiosi credono che le Omelie su Giovanni precedano le Omelie sul Vangelo di Matteo
e seguano le Omelie sull't'ncomprensibilità di Dio (contro gli anomei); altri sostengono che _esse seguano
le Omelie sul Vangelo di Matteo. Di conseguenza vengono datate fra il 387 e il 389 oppure fra il 390 e
il 394. [L'editore americano propone una classificazione dei commenti per secoli, ma si tenga presente
che Giovanni Crisostomo fu molto legato a Teodoro di Mopsuestia, la datazione del cui Commento a
Giovanni risulta incerta (cf. infra).]
88 Non è commentato l'episodio dell'adultera (Gv 7, 53 - 8, 11). [Sulla tradizione incerta di questo
brano, cf. infra la nota al testo di Gv 8, 1-11.]
89
Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Giovanni 1, 2.
Introduzione a Giovanni 31

na (428); quello di Ammonio Alessandrino (V-VI secolo), scritto nella seconda metà
del V secolo. A quel tempo} il valore del Vangelo di Giovanni nei dibattiti trin#ari e
cristologici era aumentato, 'come "testimoniano la tradizione esegetica e omiletica, le
opere dottrinali e dogmatiche. I trattati di Ilario di Poitiers e di Agostino sulla Trinità
si basano largamente su Giovanni e} pertanto, sono stati inclusi i'n questo volume)
perché le loro argomentazioni dogmatiche hanno, nella sostanza, una /unzione ese-
getlca90. Interpreti come Atanasio, Ambrogio e Basilio hanno composto trattati sullo
Spirito Santo che si appoggiano sui testi" giovannei: sono stati inclusi anche passi da
queste opere. Nella presente introduzione ci concentreremo sulla tradizione esegetica
e omiletica.

Teodoro di Mopsuestia 9 '

Nella sua prefazione, Teodoro dedica l'opera a un certo Porfirio} «ammirevole e


glorioso fra i vescovi», che gli ordinò «di spiegare il senso del santo evangelista Gio-
vanni: .perché la comprensione del suo pensiero è più utile di quella degli altri Vange-
li>>. Questo ritratto ·lusinghiero di Porfirio e la presentazione dell'opera come atto di
obbedienza a lui inducono.a credere che chi commissionò il commento fu Porfirio di
\_.

90
La traduzione utilizzata per il trattato di Ilario è quella curata da A. O razzo (Ilario di· Poitiers.
La Trinità, a cura di A. Orazzo, Città Nuova, Roma 2011); la traduzione dell'opera agostiniana è di
G. Beschin (Agostino. La Trinità, introduzione. di A. Trabè e M.F. Sciacca, traduzione e note di G.
Beschin, indici di F. Monteverde, Città Nuova, Roma 2006, ristampa dell'Opera omnia di Agostino
pubblicata da Nuova Biblioteca Agostiniana-Città Nuova, Roma 19872 , voi. IV). [N.d.C.] ·
91
L'originale testo greco sopravvive solo in frammenti, editi in PG 66, 728-785, poi in R. De-
vreesse, Essay sur Théodore de Mopsueste, Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano 1948,
pp. 289-419 e, più recentemente, in G. Kalantzis, Theodore o/Mopsuestia: Commentary on the Gospel
o/ fohn, St Pauls, Strathfield (NSW) 2004 (con trad. inglese e commento). Un manoscritto contenen-
te una traduzione siriaca dell'intero commento di Teodoro fu scoperto nel 1868. Prima edizione del
testo in J.B. Chabot (ed.), Commentarius in Evangelium D. Johannis in libros VII partitus, Leroux,
Paris 1897; J.-M. Vosté (ed.), Theodon' Mopsuesteni commentarius in evangelium Iohannis Apostoli,
CSCO 115/116 Peeters, Leuven 1940 offre una nuova edizione con traduzione latina. [Da segnalare
che, quando il testo siriaco è lacunoso, Vosté propone una ricostruzione sulla base dei frammenti
greci e di altre testimonianze siriache. M. Conti ha recentemente realizzato una traduzione inglese
del ·testo siriaco edito da Vosté (Theodore o/ Mopsuestia. Commentary on the Gospel o/ ]ohn, tradu-
zione, introduzione e note di M: Conti, a cura di J.C. Elowsky, InterVarsity Press, Downers Grove
2010, alla cui introduzione si rimanda per approfondimenti). L'unica traduzione italiana è a cura di
L. Fatica (Teodoro di Mopsues#a. Commentario al Vangelo di Giovanni apostolo libri VII, a cura di L.
Fatica, Borla, Roma 199i), che tende a seguire la traduzione latina di Vosté. Per un quadro recente
sull'ope1·a cf. F. Thome, Studien zum ]ohanneskommentar des Theodor van Mopsuestia, Borengasscr,
Bonn 2008.] Sopravvivono anche frammenti latini del commento di Teodoro, derivati dagli Atti del
II concilio di Costantinopoli (V ecumenico), che condannò i suoi scritti (J. Straub, Acta Conciliorum
Oecumenicorum 4.1, De Gruyter, Berlin 1971, pp. 49, 50, 55, 58, 59) e dal Constitutùm, una tradu-
zione latina degli Atti ordin.ata da papa Vigilia (O. Giinther, CSEL 35, F. Tempsky, Wien 1895, 1,
248~250, 261, 266, 267). [Si ricordino anche i frammenti contenuti nella difesa scritta da Facondo di
Ermiana (Dife.~a dei tre capitoli 9, 3, 5~6).]
32 Introduzione a Giovanni

Antiochia (404-408), suo comp.agno di studi all'Asketerion di Diodoro di Tarso. Ciò


portérebbe a datare t opera nel periodo del!' episcopato di Porfirio92.
Nell'introduzione, Teodoro dichiara di aver adottato un certo tipo di approccio. La ·
sua opera si concentra su quei punti che appaiono più difficili da capire, «senza so/fer-
marsi su questioni di interpretazione univòca», in cui non c'è nulla da discutere. Cos~
il suo commento ora si dirada, dedicando una o due note per passo, ora si infittisce,
impegnandosi in discussioni approfondite, come quella sul Logos del prologo. Alcuni
hanno visto nella cristologia di Teodoro 11na precoce tendenza al nestorianesimo, in
cui la natura umana e quella divina di Cristo sono nettamente distinte; tuttavia, questo
commento, come quello di Cirillo, fu composto prima dello scoppio della controver-
sia (questa diùinzione, in e/fet# è assente nella maggior parte dei frammenti greci
superstiti)93 •
Abbiamo già discusso l'approccio storico-grammaticale di Teodoro e il suo tentati-
vo di armonizzare il racconto di Giovanni con quello dei Sinottici. Quando, in una sua
Umpida nota, dimostra che Gv 21, 25-26 non fu scritto da Giovann~ la sua precisione
raggiunge quella che noi oggi potremmo chiamare "critica delle forme._''. Nel complesso,

. .
92
George D. Dragas ha suggerito all'editore americano questa ipotesi su11a datazione e sul desti-
natario. Già J.-M. Vosté (Le commentaire de Theodore de Mopsueste sur saint Jean d'après la version
.ryriaque, in «Revue Bib]ique» 32 [1923], pp. 3.35ss.), passando in rassegna i vari "Por.firi" dell'epoca
di cui abbiamo notizia, scartava con decisione Porfirio, vescovo d1 Antiochia dal 404 al 414, dipinto da
_Palladfo come personaggio di dubbia moralità e acerrimo nemico del Crisostomo, e propendeva per
Porfirio, vescovo di Gaza dal 395.fìno alla morte nel 420 (così anche G. Kalantzis, Theodore o/ Mop-
suestia, cit.; Conti non si esprime; scettico R. Devreesse, Essay sur Théodore de Mopsueste, cit., p. 290
n. 5). Vosté considerava anche il «Porfirio, sapiente della sapienza di Cristo», compagno di Teodoro
nella vita ascetica, citato in Giovanni Crisostomo, A Teodoro 4. La critica, insomma, sembra orientarsi
sui primi deéenni del V secolo (R. Devreesse, Essay sur Théodore de Mopsueste, dt., p. 52, però, colloca
il Commento a Giovanni al 385 ca.). La questione cronologica, insomma, resta aperta: cf. F. Thome,
Studien zum ]ohanneskommentar, cit., pp. 30, 70. [N.d.C.] ·
93 F.A. Sullivan, The Christology o/ Theodore o/ Mopsu~stia, Università Gregoriana, Roma 1956,
p. 200, mostra come Teodoro sia interessato a salvaguardare <<la divinità del Verbo contro la dialettica
ariana di esegeti come Asterio». Per il dibattito sulla cristologia di Teodorn cf. M. 0 Carrol,.Verbum
1

Caro: An Encyclopedia on Jesus, the Christ, Liturgica! Press, Collegeville 1992, pp. 180-182, e l'intro-
duzione di G. Kalantzis, Theodore of Mopsuestia, cit. Secondo l'editore del testo siriaco,J.-M. Vosté,
Commentarius, cit., pp. 6-7, la cristologia di Teodoro cerca di dimostrare che i Giudei, privi di fede,
ri~scano a percepire solo l'umanità di Cristo, mentre chi ha fede ne vede chiaramen;te la divinità. Nella
questione entra in gioco anche la tradizione del testo. G. Kalantzis, Theodore o/Mopsuestia, cit., p. 153,
nella sua appendice considera i frammenti greci più affidabili, perché la traduzione siriaca potrebbe
rappresentare un testo rielaborato «per andare incontro ai bisogni e alle aspettative teologiche delle
Chiese siriache nestoriane». D'altro canto, M.F. Wiles, The Spiritual Gospel, cit., pp. 5-6 n. 3, fa notare
che alcuni frammenti della seconda parte del commento di Teodoro sembrano «un'epitome più che
citazioni dirette e sono chiaramente meno affidabili del testo siriaco». Nel presente volume sono stati
inclusi f.i;ammenti.greci considerati affidabili, ma il grosso dei testi qui citati ,proviene dal testo siria-
co. [Si veda l'introduzione di M. Conti Theodore o/ Mopsuestia. Commentary on the Gospel o/John,
cit., pp. xxv-xxix (con bibliografi.a) per un quadro sintetico ed equilibrato delle diverse questioni: se
non si può negare che nella cristologia di Teodoro sia presente un certo dualismo tipico della scuola
antiochena, appare eccessivo enfatizzarne la mancanza di ortodossia, considerato il contesto stqrico-
culturale; la tradizione siriaca è nel complesso affidabile, mentre i frammenti greci ·dalle catenae sono
. stati senz'altro manipolati.]
Introduzione a Giovanni 33

il commentq di Teodoro appare ben più conciso) a tratti quasi "chirurgicd)) se lo si.
confronta con quello di Ciril!o.

Cirillo di·Alessandria94

Il Commento al Vangelo di Giovanni appartiene al primo periodo deltattività


letteraria di Cirillo) che.precede lo scoppio della controversia nestoriana. Può essere
datato, con ogni probabilità, fra il 425 e il 428. Il commento, diviso in 12 libr~ è da
considerarsi· un esempio di "esegesi dogmatz'ca)': propone un'interpretazione dottrinale
e teologica di Giovanni per confutare le eresie diArio, Eunomio) Aezio e dei loro disce-
poli: con le loro idee fallaci sulla seconda e terza persona della Trinità. Le sue ricerche
per due opere precedenti (Tesoro sulla santa e consustanziale Trinità,· Dialoghi sulla
santa e consustanziale Trinità), in cui aveva discusso sistematicamente le loro opinio-
n~ gli risultarono molto utili per il commento a Giovanni. L'incombente polemica con
Nestorio, che esplose nel 4281429 e raggiunse l'apice nel conci/lo diE/eso del 431) non
è presente nel commento, tanto che esso in diversi punti concorda con Teodoro, maestro
di Nestorio95. Grazie alla scrittura di quest'opera, però) Cirillo arrivò senz'altro prepa-
rato alla controversia cristologica sulle due nature neltunica persona di Cristo.
Al primo impatto, l'esegesi dogmatica di Cirillo può apparire rivolta più allo stu-
dioso che al profano. Questa impressione, tuttavia) è assolutamente falsa. Se il suo
commento è dotto, Cirillo rivela, d'altro canto, una preoccupazione tutta pastorale
per la salvezza ·dei suoi ascoltatori. Cirillo considera l'incarnazione di Cristo il nucleo
fondante del Vangelo di Giovanni e, di conseguenzà, anche del suo commento della e
sua teplogia. Nell'incarnazione Cristo si è unito alla natura umana, risan~ndola eri-
chiamandola all'immortalità, in modo tale che «la ·carne, una volta che fosse diventata
il Verbo, divenisse partecipe della sua immortalità»; l'incarnazione è un profondo mi-

94
I libri VII e VIII del commento sono andati perduti. Nel 1638 J. Aubert pubblicò il commento
nell'opera omnia di Cirillo, aggiungendo per la prima volta frammenti dal libro VII e VIII, che aveva
trovato in una catena. Da altre catenae Angelo Mai trasse nuovi frammenti (1844-1845). Il testo di
Aubert, con il materiale aggiuntivo di Mai, fu riportato da J.P. Migne nella sua edizione del 1859 (PG
74, 9-104). Pusey fom1 una nuova edizione del testo (P.E. Pusey [ed.], Sancti patris nostri Cyrilli arch.
Alex.andrini in d. ]oannis evangelium, Clarendan Press, Oxford 1872). Nuovi fram.menti sono stati editi
da]. Reuss,]ohannes-Kommentare, cit., pp. 188-195. Il commento venne tradotto in inglese da Pusey e
Randell. per la Library o/ the Fathers (vol. ·43, Oxford 1874; vol. 48, London 1885). [È ora disponibile
una nuova traduzione inglese a cura di D. Maxwell (Commenlary on fohn: Cyril o/ Alexandria, tradu-
zione di D .R. Maxwell, a cura diJ.C. Elowsky, InterVarsity Press, Downers Grove 2013-2015). Nel
presente volume, per i passi e.li Cirillo si è utilizzata la traduzione italiana a cura di L. Leone (Cirillo di
Alessandria. Commento al Vangelo di Giovanni, traduzione, introduzione e note a cura di L. Leone,
Città Nuova, Roma.1994). Per ulteriori approfondimenti, si vedano' le introduzioni di Maxwell e Leo-
ne e la monografia di N. Russell, Cyril o/Alexandria, Routledge, London-New York 2000, pp. 96ss.] .
95
Per un .c onfronto fra l'esegesi di Cirillo e quella di Teodoro cf. M.F. Wiles, The Spiritual Gos-
pel, cit., pp. 129- ~47. [Negli studi, di norma, vengono sottolineate le differenze fra la scuola antiochena
ela scuola alessandrina: cf.J.W. Trigg, Origen and Cyril o/Alexandria: Contìnuities andDìscontìnuities
in thez'r Approach to the Gospel o/ fohn, in L. Ferrone (ed.), Origeniana octava, Pcetcrs, Lcuven 2003,
pp. 955-956, nn. 3-4 (con bibliografia).] ·
J4 Introduzione a Giovanni

stero in cui «la comune persona del!' u;;anità fruisce della sua vita in lui», che risana
ciò che ha assunto96• A questo riguardo, Cirillo si colloca sulla stessa !t'nea di Atanasio.
Al contempo, però~ arriva a considerare quegli aspetti dell'umanità di Cristo che sem-
brano implicare un'inferiorità al Padre. Egli sostiene che elementi' come le emozioni e
la sò/!erenza; l'opera dello Spirito in lui e la gloria che egli riceve dal Padre non tolga-
no nulla alla sua divinità, ma siano una forma di adattamento alla vita vissuta come
un vero essere umano, frutto della sua interazione con la creazione. Il commento di
Cirillo offre al lettore una profonda ri/le$sione sulle profondità teologiche del Quarto
Vangelo.

Agostino di Ippona97

Come nel caso di Crisostomo, anche l'opera di Agostino non è un vero commento,
quanto una serie di 124 omelie, o trattati, pronunciati a Ippona dopo il 416. C'è gran-
de dibattito fra gli studiosi sulla data, sul genere letterario e su varie altre questioni
(le omelie vennero pronunciate nello stesso momento o in gruppi? Estemporanee o
dettate?)98• Agostino chiama la sua opera "trattatt' più che "omelie''. In latino tracta-
tus indica un tipo di sermone che non solo spieghi l'intenzione del testo, ma anche la
interpreti' alla luce dei vari casi della vita - a questo fine, l'autore usa spesso l'allegoria.
Agostino affronta anche questioni teologiche e polemiche del tempo, confutando le
dottrine eretiche di manichei, donatisti, ariani e pelagiani che potevano influenzare tl
suo gregge. A questo proposito, fohn Rettig offre un memorabile ritratto della predica
agostiniana: «Seduto sulla sua cathedra nella sua chiesa a lppona, con la Bibbia aperta.
su un leggio al suo fianco, Agostino predicava con vigore, con tutta la forza drammatica
tipica del!'antico stile oratorio, rivolgendosi, in modo diretto e immediato, al variegato
pubblico di fronte a lui. Questi africani~ esuberanti e appassionati, rispondevano alle
parole del loro vescovo con entusiastiche grida di approvazione, con. domande, con
lacrime, con gemiti. Il sermone era un vivace scambio fra il pastore e il suo gregge. Egli
era molto sensibile alle reazioni degli spettatori e vi rispondeva prontamente, s,icché

96 Cirillo di Alessandria, Commento al Vangelo di Giovanni 1, 9 (cf. infra i passi a Gv 1, 14).


97
La traduzione italiana utilizzata è di E. Gandolfo (Agostino. Commento al Vangelo di Giovanni,
introduzione di O. Campana e A.Vita, traduzione e note di E. Gandolfo, Città Nuova, ;Roma 2005; la
traduzione è quella dell'Op<;>ra omnia di Agostino pubblicata nella Nuova Biblioteca Agostiniana-Città
Nuova, Roma 1968, voll. XXIV/1e2); si veda anche Agostino. Commento al Vangelo di Giovanni, a
cura di G. Reale, Bompiani, Milano 2010. Sulle citazioni del Vangelo di Giovanni in Agostino, d. H.
Houghton, Augustine's Text o/ fohn: Patristic Citations and Latin Gospel Manuscripts, OUP, Oxford .
2008. [N.d.C.] .
98
Per tutti questi problemi, che l'e·d itore americano presenta in maniera molto schematica, si ve-
dano le introduzioni delle edizioni citate alla nota precedente. In particolare, da segnalare--che di nor-
ma i tractatus I-54 sono considerati anteriori al 416. Queste omelie si differenziano dalle successive per
stile, contenuto e lunghezza e hanno portato a postulare un diverso genere letterario e diverse modalità
di composizione e fruizione: se questo primo gruppo risulta più cqmpatibile con la predicazione ed
eventualmente con una tl'ascrizione tachigrafica (cf. infra), per le omelie 55-124 c'è maggiore incertez-
za (improbabile che siano state predicate; forse furono lette davanti a un pubblico di chierici). [N.d. C.]
Introduzione a Giovanni 35

· la predica raggiungeva rapidamente il cuore del pubblico. En:zotività) ·vivacità, buone


competenze dottrinali, che permettevano loro di seguire complesse argomentazioni teolo-
giche) e un anelito a una /ed~ /erma' e incrollabile: queste erano le caratteristiche della ·
folla degli spettatori»99• Fra questi c'erano ricchi e poveri, giovani e vecchi: schiavi e
liberi) magistrati e cittadini.comuni: istruiti e non istruiti. L 1interazionefra Agostino
e il suo pubblico ha comportato di necessità l'omissione di parti di citazioni. In un
contesto del genere1 erano inevitabili le interruzioni: cosi' come le lunghe divagazioni
tipiche di un predicatore che si fa prendere dalla foga oratoria. Agostino era ovviamen-
te un.oratore:esperto) ma non sacrificava mai la sostanza allo stile. I suoi trattati erano
densi di teologia, anche quando venivano declamati: per lo più in modo estemporaneo,
e trascritti da esperti tachigrafi100• Quest1opera costituisce il primo esempio occidentale
di ricca esegesi dottrinale e di uso delfallegoria 101 •

Ammonio di Alessandria

Non sappiamo molto del presbitero Ammonio di Alessandria102 e del suo commen-
to a Giovanni. I /rammenti di quest'opera che sono sopravvissuti e sono stati conside-
rati autentici sono raccolti da Reuss103 • Secondo Reuss, alcuni /rammenti offrono indizi
sul/1identità dell1autore. I suoi commenti a Gv 3, 6.(/rammenti 75 e 76) impiegano
una terminologia del concilio di Ca/cedonia sulle due nature nell'unica persona di Cri-
sto1041 mentre la sua nota a Gv 4, 3 (/rammento 111) fa riferimento alla condanna di
Eutiche nel secondo sinodo di Efeso {449)1°5. È presente molta enfasi dogmatica sulla
dottrina della Trinità contro eretici come Paolo di Samosata, Marcione1 i sabelliani:
gli ariani, i messaliani e i manichei>. diverse affermazioni cristologiche riflettono la sua
opposizione ai Monofisiti. Tutto ciò porterebbe a identificarlo con l'Ammonio citato
da Anastasio il Sinaita (morto nell'VIII secolo). È evidente che_ Ammonio conosceva
la tradizione esegetica precedente (Teodoro di Eraclea, Apollinare1 Didimo1 Crisosto-
mo> Teodoro di Mopsuestia1 Cirillo di Alessandria). Da ciò possiamo dedurre che, con
ogni probabilità1 nacque nella !>:econda metà del V secolo e visse nella prima metà del
· VI. Come interprete della Scrittura1 segue la scuola di Antiochia nel discutere il senso
storico-letterale del testo e nel tentativo di armonizzare i Sinottici con Giovanni. Non
tralascia del tutto1 però, le tendenze allegoriche alessandrine. La sua familiarità con i
precedenti commenti implica che molte delle osservazioni contenute nel suo commento

99
]. Rettig, Tractates on the Gospel o/ fohn, FC 78, Catholic University of America, Washington
D.C. 1988, p. 5.
100
Cf. ibid., p. 9 n. 27. . ·
101
Cf. B. de Margerie, Introduzione alla storia dell'esegesi. Sant'Agostino, voi. III, Borla, Roma
1986. .
102
Da non confondersi con Ammonio di Ermia e Ammonio Sacca.
103
Cf. J. Reuss, Johannes-Kommentare, cit.; pp. xxvi-xxx e Id., Der Presbyter Ammonius f!On Ale-
xandrien und sein Kommentar zum ]ohannes-Evangelium, in «Biblica>> 44 (1963), pp. 159-170.
104
Cf. infra i commenti a Gv 3, 6.
105
Cf. i frammenti 66, 191, 400, 408.
.36 Introduzione a Giovanni

sono già nei suoi predecessori> tuttavia, in questo volume si è cercato di fornire qualche
esempio della sua esegesi.

ALTRO MATERIALE

La struttura portante della presente antologia è costituita dai commenti di Grige- .


ne, Giovanni Crisostomo, Teodoro di Mopsuestia, Cirillo di Alessandria e Agostino
(di Agostino importanti anche i Discorsi, in cui pure si sofferma sul commento di passi
del Vangelo giovanneo). L'antologia è arricchita da altro materiale di varia natura e
provenienza106: prima di tutto omelie di un ampio spettro di autori,· commenti tratti
dalle catenae; opere dottrinali, testi catechetici e liturgici. Come sopra anticipato, l'ese-
gesi del Vangelo di Giovanni ebbe un ruolo fondamentale nella trattatistica cristiana,
nelle controversie trinitarie e cristologiche. Pertanto, è stato dato dovuto spazio, fra
gli altri: a Ireneo di Lione, ad Atanasio, a Ilario di Poitiers, ai Padri Cappadoci, ad
Ambrogio e ad Agostino (La Trinità). Sono stati inclusi anche testi poetici: soprattutto
di carattere innodico, composti da Romano il Melode, Prudenzio, Ambrogio; Efrem
il Siro (di quest'ultimo da segnalare anche il Commento al Diatessaton di Taziano).
Insomma, partendo dalla solida base offerta da commenti e omelie, caratterizza# per lo
più da temi (è problemi) comuni: si è cercato di includere un'ampia gamma di generi:
opere e autori, al fine di/ornire un campione rappresentativo della ricca e variegata
ricezione delle vertiginose profondità del Vangelo di Giovanni.

JOEL C. ELOWSKY

106
Per un denco dettagliato si rimanda all'Indice delle fonti. Le seguenti opere hanno fornito
utili spunti: M. Edwards, John, dt.; H. Smith, Ante-Nicene Exegesis o/ the Gospels, SPCK, London
1925; H.J. Sieben, Kirchenvéiterhomilien zum Neuen Testament, «lnstrtimenta Patristica» 22, Abbatia
S. Petri, Steenbrugge 1991, pp. 87-129 e Id., Exegesis Patrum. Saggio bibliografico sull'esegesi biblica
dei Padri della Chiesa, «Sussidi Patristici» 2, Augustinianum, Roma 1983, pp. 78-90; Orthodox Study
Bible - New Testament and Psalms, Thomas Ndson, Nashville 2001. Una menzione a parte merita la
Catena aurea di Tommaso d'Aquino, che è stata fonte di ispirazione non solo per la scelta dei passi
p'atristici (la Catena è dominata da Agostino e Crisostomo), ma anche per la modalità di compendiare
i diversi testi cogliendo il succo dell'argomentazione dei Padri. ·
GIOVANNI 1-10
IL VERBO IN PRINCIPIO

In principio era il Verbo,


eil Verbo era presso Dio.
e il Verbo era Dio (1, 1).
La sapienza che Giovanni dimostra non è quella di un'anima semplicemente umana
(Crisostomo). Giovanni ci porge le primizie del Vangelo (Origene). Inizia il suo Vangelo
con leterna generazione del Figlio, con la sua prima nascita, quella divina, mentre gli altri
evangelisti cominciano con la nascita umana, quella da Maria (Crisostomo, Agostino, Ilario).
Nomina il Figlio come il Verbo "in principio", espressione che indica che nulla può essergli
precedente (Cirillo di Alessandria). La Scrittura usa "in principio" in diverse accezioni, ma
qui l'apostolo parla del principio eterno, riconducendo la generazione del Verbo ·alla sapien-
za presente in principio che, secondo Pr 8, 22, è causa della creazione del mondo (Origene).
Lui è la luce prima che il mondo esista, la Sapienza intellettiva e sostanziale preesistente ai se-
coli (Eusebio), il Verbo vivente che era in principio col Padre e che era esso stesso Dio e voce .
di Dio (Cosma). "Principio" non va inteso come riferimento temporale, perché il tempo non
esisteva (Cirillo di Alessandria). "In principio" indica ciò che è prima di tutto, come scrisse
Mosè all'inizio del suo racconto della creazione. In tal senso, al racconto di Mosè dell'inizio
delle cose create Giovanni contrappone il suo proprio racconto dell'inizio, indicando nel
Verbo il principio primo e fondante, da cui tutte le cose sarebbero state create (Teodoro). Il
Figlio era nell'arche, cioè nella somma potestà del Padre: il Figlio è nato dalla sostanza divina
del Padre e non è inferiore al Padre come fosse una cosa creata (Cirillo di Alessandria). Il
Verbo, in quanto Figlio e agente della creazione, è fonte e causa, o "principio", di tutto ciò
che esiste (Agostino). La paradossale combinazione dell"'era" con "in principio'' ci lascia
contemplare niente meno che l'eternità e l'infinità (Crisostomo, Ilario). Nel caso degli esseri
umani, la parola "era" indica il passato; in Dio indica eternità (Crisostomo). Il Verbo di Dio
in principio era ed era sempre (Ambrogio). Il Verbo sempre è:.chi ha in sé l'essere ha in sé
anche l'eternità (Ilario). Lo stesso predicato è attribuito al Verbo quando egli "~ra in prin-
cipio" e quando "era presso Dio". "Era" non significa che il Verbo viene all'essere ~al non
essere, perché egli è sempre (Origene). Il termine·che Giovanni sceglie di usare, Logos, può
significare sia "ragi9ne" che "parola", ma qui la traduzione migliore è "parola" per la poten-
za creatrice che essa implica. Una parola già esiste nelle nostre menti anche prima di essere
pronunciata o concepita. Ma non dobbiamo pensare che il Verbo·di cui parla Giovanni sia
identico alla nostra parola umana., perché è Verbo senza che si possa dire pensiero di Dio,
è forma pura uguale a colui che la origina. È incomprensibile perché è la forma che tutto
·trascende (Agostino). Eppure, come le nostre parole dichiarano quello che c'è nelle nostre
menti, così il Verbo dichiara la mente di Dio, rivelando ci?> che è nascosto (Basilio, Tertullia-


40 Giovanni 1-10

no, Efrem). Al contrario della parola .u mana, il Verbo divino non si disperde,_bensì permane
vivente e sussistente, è una parola eterna che è in grado di creare (Agostino, Cirillo di Geru-
salemme, Atanasio). Questo è il motivo per cui il Verbo è separato dalle ·parole umane che
nemmeno esistevano in principio (Basilio). Da sempre il Figlio è stato con il Padre (Gregorio -
Nazianzeno). Il Verbo viene qui presentato come distinto dal Padre e al contempo consu-
stanziale al Padre (Cirillo di Alessandria). Bisogna tuttavia riconoscere che il nome "Padre"
non è ancora usato qui nel prologo e neppure quello di "Figlio", perché Giovanni teme che
un lettore poco avveduto possa provare a umanizzare la divinità (Gregorio di Nissa). Inoltre,
Giovanni dice che il Verbo era non "in Dio'' ma "presso Dio" e dichiara cosl la sua eternità
come persona con il Padre al fine di scongiurare l'interpretazione che il Verbo fosse ingene-
rato (Crisostomo). In questo modo, il Padre e il Figlio rimangono allo stesso tempo distinti
come persone (Cirillo di Alessandria) e uniti in quanto divinità - un'unione, dunque, che
non è mescolanza (Ambrogio). In questo senso, il Figlio può essere concepito come Sapienza
a fianco del Padre in principio (Metodio). Il Verbo stesso è più della semplice espressione del
suono _del pensiero nascosto di Dio; è una sostanza, un Essere, è Dio. Altri sono stati chia-
mati "Dio"; tuttavia questo versetto rivela che il Figlio non è solo chiamato Dio, ma è Dio
(Ilario). Chiunque consideri la mancanza dell'articolo come un'indicazione che il Verbo è
"un Dio" (cioè una divinità minore e non pienamente Dio) dovrebbe fare la medesima osser-
vazione per quanto concerne il Padre, poiché vi sono occorrenze nella Scrittura in cui viene
designato il Padre e manca l'articolo; peraltro, aggiungere qui l'articolo sarebbe superfluo
poiché l'articolo era già stato impiegato in precedenza per il Verbo (Crisostomo). Giovanni
assicura il fondamento della divinità del Figlio dichiarandolo Dio proprio per prevenire le
obiezioni di chi potrebbe n~gare la divinità del Figlio (Cirillo di Alessandria). Il Verbo era in
principio ed era colui che disse a Mosè: Colui che è mi ha mandato (Ambrogio).

La sapienza di un pescatore? li, sulla pena, sul tribunale futuro, sulla fu-
tura necessità di rendere conto di parole e
Giovanni .giunge a portarci una dot- azioni, pensieri e ragionamenti.
trina così eccelsa, un modello di vita così Giovanni Crisostomo,
sublime e una sapienza tale, come è natu- ·Commento al Vangelo di Giovanni· 2, 2
rale per uno che parla attingendo diretta-
mente ai tesori dello Spirito Santo, come
se fosse appena disceso dal cielo stesso.
Anzi, nemmeno è possibile che coloro che Le primizie del Vangelo
abitano i cieli fossero a conoscenza di tali
tesori, come ho appena.detto~ Ma dimmi, Io penso che la primizia dei V angeli
forse tutto ciò è proprio di un pescatore? sia proprio ciò che tu mi hai prescritto di
O lo è in tutto e per tutto di un retore? investigare secondo le mie capacità, ovve-
Forse· di un sofista o di un filosofo? O di ro il Vangelo secondo Giovanni, che par-
chiunque abbia goduto di una formazione la di colui ·çli cui si può delineare una ge- ·.,
pagana? Certamente no. Non è infatti pos- neal,ogia e che allo stesso tempo proviene ·
sibile che un'anima semplicemente umana da Colui che non ha genealogia alcuna.
discetti in tal modo su quella natura pura e [. .. ] Anche Luca, del resto, riserva le pa-
beata, sulle potenze che le sono associ~te, role più grandi e più perfette a colui che
sull'immortalità e sulla vita senza fine, sul- si adagiò sul petto di Gesù: nessuno, in-
la condizione dei corpi mortali e su quellì fatti, degli altri ha mostrato la sua divinità
che saranno destinati a divenire immorta- perfettamente come Giovanni, facendoce-
Il Verbo in principio (1, 1) 41

lo vedere mentre dice. io sono la luce del inizio? Se è generato ha un inizio; se non ·
mondo (Gv .8, 12), io sono' la via, la verità ha un inizio, come può essere generato?
e la vita (Gv 14, 6), lo sono la rlsurre:done Come, non te lo so proprio dire. Chiedi a
(Gv 11, 25), io sono la .porta (Gv 10, 9), io me che sono un uomo come è stato gene-
sono il buon pastore (Gv 10, 11) [ ... ]. Eb- rato Dio? La tua domanda mi mette in dif-
bene, bisogna avere il coraggio di dire che ficoltà, ricorro però al profeta: La sua ge-
la primizia di tutte le Scritture sono i Van- nerazione chi potrà spiegarla? (cf. Is 53, 8).
geli, e che dei Vangeli la primizia è quello Agostino,
secondo Giovanni, il cui pensiero nessuno Discorsi 196, 1
può comprendere se costui non si sia ada-
giato sul petto di Gesù o abbia ricevuto
da Gesù Maria perché diventi la propria
madre. La nascita di Cristo da Maria
Origene, Difatti io non ascolto che Cristo è na-
Commento al Vangelo di Giovanni 1, 21-23 to da Maria, se non ascolto anche che In
principio era il Verbo e il Verbo era Dio.
Ilario di Poitiers,
Sinodi e fede degli orientali 70
1• la In principio
L'eterna generazione del Figlio
Niente precede il principio
Per quale motivo, mentre tutti gli altri
evangelisti co~inciano è:lall'incarnazione · · Nulla è più antico del principio, se·
[ .. .] , Giovanni, tralasciato tutto il resto, il questa parola si· considera nella sua defi-
concepimento, la nascita, l'educazione e la nizione. Non vi sarà mai il principio del
crescita, ci espone immediatamente la sua principio: e se si pensa che vi sia o sorga
eterna generazione? qualche altra cosa prima di esso, cesserà
Giovanni Crisostomo, · davvero d'essere principio. D'altronde, .
Commento al Vangelo di Giovanni 4, 1 se è possibile che esista qualcosa prima di
quello che veramente è principio, il nostro
discorso andrà all'infinito, giacché sempre
La prima. nascita di nostro Signore viene fuori un altro che mostra, come se-
Gesù Cristo condo, quello su cui si"sofferma la nostra
ricerca. [ ... ] Poiché, dunque, non ha fine
Due sono le nascite del Signore no- un andare sempre a ritroso lungo· il per-
stro Gesù Cristo, una divina, l'altra umana corso dei secoli, si capirà che il Figlio non
[ ... ].Ecco la prima nascita In principio era . è esistito nel tempo, ma esiste fin dall'eter-
il Verbo e il Verbo era presso Dio e il_Ver- nità insieme al Padre. Era, infatti, in prin-
.bo era Dio. Di chi era il Verbo? Del Padre. cipio. E se era in principio, qùale.mente,
Chi erà il Verbo? Il Figlio. Mai il Padre ditemi, potrà sorvolare sul profondo signi-
è.stato senza il Figlio. E tuttavia il Padre, ficato di quella parola «era»? Quando mai
benché .m ai fu senza il Figlio, generò il Fi- la parola «era» si fermerà come alla fine,
glio. Il Padre lo generò, ma il Figlio hon una volta che il pensiero insegue sempre
iniziò·a esistere. Non ha inizio il Figlio, che l'antecedente e precorre la mente che lo
è stato generato senza inizio. E tuttavia è segue?
Figlio e tuttavia è generato. Dirà qualcu- Cirillo di Alessandria,
no: Come può essere generato e non avere Commento al Vangelo di Giovanni 1, 1
42 Giovanni 1-1 O


Differenti modi di intendere "princi- prendimento secondo natura è Cristo, in
pio" nella Scrittura quanto sapienza e potenza di Dio, in re-
lazione a noi, invece, che il Verbo si f ece
Si scoprirà il valore polisemko del carne (Gv 1, 14), per dimorare in mezzo a
termine [«principio»] persino nella paro- noi, che possiamo accoglierlo in un primo
la divina. Un «principio», infatti, è quello momento solo così.
del movimento, e in questo caso è «princi- Origene,
pio» ·di una strada o di una distanza, come Commento al Vangelo di Giovanni .
si evince dalla frase: «Agire con giustizia è . 1, 90-91, 95, 101-104, 106-107
il principio dell~ retta via» (cf. Pr 16, 17).
[. .. ] C'è un «principio», poi, che è quello
della creazione, che si può cogliere ne In
Cristo come sapienza in principio
.principio Dio creò il cielo e la terra (Gen 1, Poiché fino a questo momento ci si
1). Penso, tuttavia, che questo significato sono presentate tante e tali accezioni del
sia trasmesso in modo più ·chiaro nel libro termine «principio», cerchiamo di capire
di Giobbe, nel passo: «Questo è il princi· !'
in quale di esse vada compresa espres-
pio della creazione del Signore» (cf. · Gb sione In principio era il Verbo. E chiaro
40, 19). [. .. ] Potremo apprendere il signi- che non si tratta di «principio» di movi-
ficato di «principio» di generazione anche mento, di una strada o di una distanza, e
dalle parole della Sapienza nei Proverbi: non è meno chiaro che non si tratta nem-
«Il Signore», dice infatti, «mi ha creata meno di generazione. Nondimeno è pos-
come prirÌcipio delle sue vie, in vista del- sibile il senso. di «ciò da cui si è», ovvero
le sue opere» (cf. Pr 8, 22). [ ... ] Non sa- quello di «agente» - se appunto si tiene
rebbe poi strano che qualcuno dica an- presente: «Dio comandò e le cose furo-
che che il Dio di tutti quanti gli esseri sia no create» (cf. Sal 148, 5). Creatore, in-
chiaramente un principio, concludendo fatti, lo è in qualche modo anche Cristo,
che principio del Figlio è il Padre, princi- a cui il Padre dice Sia la luce e Sia un fir- .
pio delle cose create è il creatore e, in una mamento (Gen 1, 3, 6). Ma Cristo è crea-
parola, principio degli ~sseri è Dio. Co- tore in quanto principio, secondo il qua-
me terzo significato c'è quello di principio le è Sapienza, anzi è chiamato Principio
come «ciò da cui si è», ovvero ciò da cui in quanto è Sapienza. La Sapienza, infat-
proviene la materia sottostante, «princi- ti, dice nel libro di Salomone: «Il Signore
pio» per quelli che credono che la materia mi ha creata come principio delle sue vie,
sia ingenerata [ ... ] . Inoltre, «principio» in vista delle sue opere» (cf. Pr 8, 22), af-
è anche «il modo in cui», ovvero secon-. finché «in principio fosse il Verbo», vale
do la forma [. . .], come per esempio an- a dire nella sapienza, intesa da una parte
che Cristo è principio di coloro che sqno . come sostanza della contemplazione degli
stati fatti secondo l'immagine di Dio. [. .. ] esseri e dei pensieri, dall'altra come co-
C'è anche uh «principio» come principio munione· delle cose contemplate in rela-
deffapprendimento [ .. .],perciò dice l'A- zione a ciò che è dotato di intelletto, in
postolo: Infatti voi: che a motivo del tem- quanto il Verbo vi è stato ricevuto. [ .. .] .
po trascorso dovreste essere maestri: ave- Poiché dunque ci siamo proposti di. cç>m-
te ancora bisogno che qualcuno v'insegni i prendere chiaramente l'espressione In
primi elementi delle parole di Dio (Eb 5, principio era il Verbo, e poiché sulla base
12). Duplice è allora il principio dell'ap- della testimonianza del libro dei Proverbi
prendimento; uno~ quello secondo natu- si è messo in luce che «principio» è detta
ra, l'altro invece è in relazione a noi. [. . . ] la Sapienza, e che la Sapienza è origina-
Perciò si può dire che principio di ap- riamente intesa come precedente al Ver-
Il Verbo in principio (1, 1) 43

bo che manifesta, bisogna intendere che ato per natura, I faccio mia la voce della
il Verbo è.sempre nel «principio», ovvero natura che ho ora assunto. // Come uma-
nella Sapienza. Dal momento che è nel- no sono io I per essenza e non per appa-.
la Sapienza, chiamata «principio», niente renza, I così divina è la natura che, I per la
vieta che sia presso Dio e che egli sia Dio, e modalità dello scambio, I si è unita a me.
che non sia presso Dio senza altri attributi, I Perciò sappiate che sono un solo Cri-
ma lo sia persistendo nel «principio», cioè sto, I venuto per salvare ciò di cui e in
nella Sapienza1 • cm sono.
Origene, Cosma di Maiuma,
Commento al Vangelo di Giovanni Canone per il quinto giorno della grande
1, 109-111, 289 settimana - Ode 9

Preesistenza e divinità cli Gesù Cristo


«Principio» non può essere un riferi-
E chi potrebbe rettamente conosce- mento temporale
re, se non il Padre la luce che esisteva pri-
ma della creazione del mondo, la Sapienza Parlando dell'Unigenito non è pos-
intellettiva e sostanziale preesistente ai se- sibile, d'altronde, pensare a un principio
coli, e il Dio Verbo, che vive ed è in prin- nel tempo. Giacché è pritna di ogni tem-
cipio presso il Padre? Questi è la prima e po, ed esiste pritna dei secoli, e inoltre la
unica progenie di Dio anteriore alla crea- natura divina non può avere un termine
zione delle cose visibili e invisibili, il ca- [. .. ]. Un principio infatti non può capirsi
po supremo deffesercito spirituale e itn- per se stesso se non in relazion~ alla fine,
mortale che è in cielo, langelo del grande perché il principio in tanto è tale in quan-
·disegno, il ministro dell'ineffabile volontà to ha un termine e, viceversa, il termine·si
del Padre, il creatore dell'universo insie- capisce se e' è un principi.o. Per principio,
me con il Padre, la seconda causa di tutte qui, intendiamo quello che è definito nel
le cose dopo il Padre, il Figlio vero e uni- tempo, e che noi consideriamo quantitati-
genito di Dio, Signore di tutte le creature, vamente. Ma poiché il Figlio è più antico
·Dio e re, che ha ricevuto dal Padre la si- dei secoli, non potrà essere stato generato
gnoria e il potere per la sua stessa div~ità, nel tempo, ma egli era sempre nel Padre
potenza e onore. coine da una sorgente [. . .]. Paragonando,
Eusebio di Cesarea, dunque, il Padre a una sorgente, il Ver-
Storia ecclesiastica 1, 2, 3 bo era in lui sapienza, potenza, impronta,
splendore e immagine di lui. E se non esi-
steva in nessun modo il tempo quando, in-
La voce della natura che è stata as-
dipendentemente dal Verbo, dalla sàpien-
sunta za, dall'impronta e dallo splendore, era il
Il Padre generò m·e , sapienza crea- Padre, bisogna ammettere che era eterno
tiva, prima dei secoli, /- stabilì me come anche il Figlio il quale è, nello stesso mo-
principio delle sue vie I per le opere che do, eterno con il Padre.
ora, misticamente, si sono compiute (Pr 8,. Cirillo di Alessandria,
22). I Infatti, sebbene io sia Verbo incre- . Commento al Vangelo di Giovanni' 1, 1

1
Anche Atanasio presenta una lunga trattazione sul Verbo inteso come Sapienza (cf. Trattato
contro gli arian.i2, 18-81), rifiutando l'accusa ariana basata su Pr 8, 22 che il Figlio fosse una creatura.
44 Giovanni 1-10

Mosè dà conto delle cose create e inseg~are sia chi sia che la natura della
sua esistenza, il beato Giovanni si ispira a
· Sia nell'uso delle parole sia nell'espo- quest'uso linguistico, dicendo: In princi-
sizione della propria dottrina essi2 mostra- pio era il Verbo. Come vedi, dal momento
rono di chiamare «principio» ciò che è che Mosè ha descritto l'inizio delle cose
prima di tutto. Né, invero, troverai che la che furono create mostrando chiaramen-
divina Scrittura dice cose diverse da quella te che il loro creatore preesisteva a loro,
sentenza: che anzi piuttosto in questo stes- Giovanni ha reputato fosse superfluo per
so senso tale parola è adoperata fra gli uo- lui raccontare anche il principio di ciò che
mini comuni. Per spiegarmi in breve, trala- · fu creato e dichiara che il Figlio era il prin-
sciati molti esempi, ne indicherò uno solo: cipio delle cose esistenti; in altre parole,
il beato Mosè, stabilendo di istruire il po- lui era in principio perché lui era da sem-
polo israelita sia intorno a Dio sia intorno pre. Di conseguenza, se si sv~lgono in-
alle cose create - che, cioè, quegli era uni- dagini su questioni di esistenza, a propo-
co, ·mentre queste sono cose create - ; vo- sito della creazione non si dovrebbe dire
lendo anche richiamare a noi l'ordine della che le cose create esistevano in principio,
creazione, cosl dice: In principio Dio treò in quanto non esistevano prima di esse-
' il cielo e la terra. Disse, cioè, che assoluta- re fatte (se esistevano, infatti, non furono
mente non erano <<in principio»; riteneva fatte). Piuttosto, spingendoci òltre queste
che quella parola non convenisse affatto a cose che, in qualche momento, non sono
cose non esistenti per sé ma create, del ere- esistite, dato che troviamo qualcosa che
. atore delle quali - Dio - non ignorava la le trascende, dovremmo dire che proprio
preesistenza. ·E neppure osò dire che «in . questo è ciò che era in principio. Pertan-
principio» furono fattç; piuttosto, sicuro to, se davvero il Verbo non esisteva - cosl.
dell'opportunità di menzionare anzitutto il sostengono i deliranti ariani - ma ha rie~-
loro creatore, dice: In principio Dio creò, e . vuto la sua esistenza in un momento suc-
successivamènte aggiunge quali realtà sia- cessivo, allora non era lui "colui che era
no state create in principio. Infatti, men- in principio", bensl colui che era quando
zionato dapprima il loro creatore - Dio - egli ancora non era3 • Non po_sso trascura-
onde elevare la mente dell'ascoltatore in re ciò che è primo e riferirmi a ciò che è
primo luogo a lui, solo in un secondo mo- secondo come al "principio " 4• Questo è
mento ricordò le realtà portate all'essere. dunque il significato del Verbo nd Van-
Teodoro di Mopsuestia, gelo di Giovanni, poiché egli è il pri:mo
Commentario al Vangelo di Giovanni 1, 1 termz"nus delle cose esistenti. Se egli è il.
,.. .
primo terminus, comunque, non e e ma1
Spiegazione di Giovanni riguardo stato un momento in cui non fosse, poi-
. ché egli era da sempre. Pertanto, nulla gli
alla preesiste.qza del Creatore
preesisterà mai: dato che il Padre può es:
Dal momento che ~gli ritiene neces- sere considerato come precedente a ogm
sario parlare della divinità dell'Unigenito causa, poiché egli stesso esiste iri se stes-

2
Teodoro si riferisce alle dottrine degli specialisti del linguaggio. . .
3
R. Devreesse segna una lacuna e il pass~ a~pare corro~to. Qui Teodoro fa riferwento ~a d?~­
trina ariana secondo cui c'era un tempo 111 cw Dio non era il Padre, ovvero c era un tempo m cui il
Figlio4 non esisteva. . ·. . . . . . . . _j! al · ·
Cosl la glossa esplicativ.a della versione siriaca chiarisce il punto: «Ch1am1am~ 1Il1Zlo w q~ sias1
cosa ciò che è primo .in esse, ma non chiamiamo ciò che è secondo l'inizio. Infatti, se questo e dopo
quello, n~n è primo; e se non è primo, a fortiori, non è il principio». -
Ii Verbo in principio (1, 1) 45

so, così anche il Figlio esiste. Per questa e sottrae il Figlio. a ogni servitù, e dimo-
ragione, Giovanni senz'altro non voleva stra che egli proviene· dalla sostanza libera
che la frase Egli era in principio fosse inte- e sòvrana assoluta, e afferma, con le parole
sa nello stesso senso della frase In princi- In principio era il Verbo che egli esiste, in
pio Dio creò. Anzi, là (Gen 1, 1) l'aggiunta quella, naturalmente. ·
della parola "creò" definisce l'inizio per Cirillo di Alessandria,
ciò che riguarda le cose create, in modo Commento al Vangelo di Giovanni 1, l
tale da significare solo il loro inizio, men-
tre qui egli dice, in modo semplice e asso-
luto, Egli era in principio. E cosi è eviden- La Genesi si accorda con Giovanni
te che il Verbo qui discusso è il Verbo che
·è il principio primo e fondante e nulla di Argomentano: <<Mosè ha detto: In
ciò che esist~ può essere considerato pre- principio Dio creò il cielo e la terra e non
cedente ad esso. Ed egli aggiunge la paro- nomina il Figlio attraverso il quale sono
la era alla frase in principio per mostrare state fatte tutte le cose, mentre Giovanni
che sta indicando senza ulteriore qualifi- dice: In principio era il Verbo e il Verbo era
cazione l'inizio delle cose esistenti, che è presso Dio e t'l Verbo era Dio. Egli era in
davvero il "primo essere", il "sempi:e es- principio presso Dio: tutto è stato fatto per
sere " e il" mai. non essere" . mezzo di lu~ e senza di lui nulla è stato fat-
Teodoro di Mopsuestia, to». Quanto detto da Giovanni è contrario
Com,mentario al Vangelo di Giovanni, a quanto detto da Mosè, o non piuttosto
Frammento 2.1, 1-2 sono éssi a contraddirsi, preferendo criti-
care nella loro cecità quelle cose che non
comprendono, anziché studiarle con rive-
. renza? [ .. .] Disse pertanto il Signore agli
Il Figlio era nella potestà del Padre
increduli Giudei: Se infatti credeste a Mosè,
Sembra che in questo passo il beato credereste anche a me; perché egli ha scrit-
evangelista intenda come principio5 la po- to di me (Gv 5, 6). Come non vederci lo
testà che è al di sopra di tutto, ossia il Pa- stesso Signore, nel quale in principio Dio
dre, affinché appaia. posta al· di sopra di · Padre ha fatto il cielo e la terra? Infatti la
tùtte le cose la natura divina che ha sotto i frase: In principio Dio creò il cielo e la ter-
suoi piedi tutto il creato, e quasi siede sul- ra l'ha scritta proprio Mosè, che l'autorità
le cose da lui chiamate a esistere. Pertanto dello stesso Signore ha confermato aver-
in questo principio, che è in tutti e sopra la scritta riferendola a lui. O forse anche
tutti, era il Verbo, non con tutte le cose non è lui il «principio»? Non c'è possibili-
che stanno sotto i suoi piedi, ma al di fuori tà di dubitarne; il Vangelo dice chiaro che
di tutto, nel principio, con la sua esisten- avendo i Giudei domandato al Signore chi
za naturale, come un. frutto eterno, in un · fosse, lui rispose: «Il principio, lo stesso
posto, per così dire, più antico di tutti, os- che parlo a voi» (cf. Gv 8, 25)6• Ecco in
sia la natura·del Padre. Perciò nato libero quale. principio Dio ha fatto il cielo e la
dal Padre libero, detiene, insieme a lui, il terra. Dio perciò ha fatto il cielo e la terra
governo dell'univers.o. [. .. ] Il beato evan-. nel Figlio, per mezzo del quale sono sta-
gelista rimprovera aspramente gli eretici, te fatte tutte le cose e senza il quale nien-

5
La parola greca arche può significare sia "principio" che "potenza": Cirillo usa qui questo secon-
do significato ("il Figlio era nella potenza del Padre"). ·
6 Sul grave problema interpretativo del passo e sull'interpretazione di Agostino cf. la nota testuale
e il commento ad !oc. ,
46 Giovanni 1-10

te è stato fatto. Così, ·concordando il Van- comunicare la conoscenza di questa dot-


gelo con la Genesi, conserviamo l'eredità trina a un uomo privo ·di istruzione. Di-
secondo il consenso di ambedue 'i Testa- ce infatti: In principio era il Verbo. Cos'è
menti, e lasciamo le pretestuose calunnie questo: In principio era? Si oltrepassano
agli eretici diseredati7. i tempi, si risale al di là dei secoli, si can-
Agostino, cellano le epoche. Fissa pure un princi-
Discorsi I, 2 pio qualunque, a tuo piacere: non lo tac-
chiudetai in un tempo, perché già esisteva
quello di cui si tratta. Guarda il mondo, e
i, 1b Era rifletti su quanto di esso è scritto: In prin-
cipio Dio creò il cielo e la terra (Gen 1, 1).
Ciò che è creato è fatto quindi «in princi- .
Quando l'infinito «principio» si uni- pio», e racchiudi in una durata determi-
sce a «era» nata ciò che è contenuto in un principio
Ebbene, come quando uno, allor- perché venisse .alla luce. Il mio pescato-
ché abbia condotto in alto mare chi sta di re, illetterato, ignorante, è libero dal tem-
fronte alla riva e riesce a vedere città, coste po, non legato ai secoli. [Il Verbo] supera
e porti, lo ha distolto dalle cose che vede- ogni principio, perché era ciò che è, e non
va prima e non ha posto un termine ai suoi è legato a qualche tempo per cominciare
occhi, ma ha diretto la sua vista verso l'in- a essere, perché era in principio e non era
finito, cosl levangelista, conducendoci al fatto.
di sopra di tutta la creazione, fa spaziare la Ilario di Poitiers,
nostra vista sulle realtà celesti [ ... ]. L'in- La Trinz'tà 2, 13
telletto, librandosi verso il «principio»,
ricerca quale <~principio»; allora, quando
trova quell' «era», poiché sopravanza la Bisogna distinguere «era» e «creò»
sua comprensione, non è in grado di per-
sistere nella sua riflessione, ma continuan- [Gli eretici] sostengono che l' espres-
do a mantenere il suo sguardo fisso e non sione: In principio era il Verbo non indichi
potendo assolutamente desistere, spossato semplicemente l'eternità, poiché sarebbe
si rivolge nuovamente alle realtà inferiori. stata detta anche riguardo al cielo e alla ·
L'espressione In principio era, infatti, non terra [ ... ]. Comunque sia, esaminiamo le
indica nient'altro se non ciò che è sempre testimonianze che essi ci presentano. Di-
ed è senza fìne8 • ·
ce la Scrittura: In principio Dio creò il cie-
Giovanni Crisostomo, lo e la terra. La tèrra era informe e deserta
Commento al Vangelo di Giovanni 2, 4 (Gen 1, 1-2), e anche: C'era un uomo di
.· Ramatàim, un Sufita (1 Sam l, 1). Questo
è ciò· che ritengono abbia forza probato-
qi?vanni ci conduce al di là del «prin- ria. E ce l'ha, in effetti, ma per dimostra-
c1p10» re la correttezza della dottrina che noi ab-
biamo esposto, mentre rende assai debole
. Cercate e capite se sia stato più de- la dimostrazione della loro blasfemia. Che ·.
gno di ammirazione risuscitare i morti che cosa, infatti, dimmi, hanno in comune

7
In un altro dei suoi Discorsi (117) Agostino replica all'accusa ariana secondo cui un padre, per
definizione, è prima del figlio.
8
Si veda anche l'Omelia 3, 2, dove il Crisostomo si addentra più dettagliatamente nell'esegesi di
«era» come espressione dell'eterna Parola creatrice.
Il Verbo in principio (1, 1) 47

creò ed era? Che cosa· hanno in comune nella nascita attesta di avere il Padre come
Dio e l'uomo? Perché pretendi di mesco- prmc1p10.
lare ciò che non si può mescolare, confon·- Ilario di Poitiers,
di ciò che è ben separato e poni in basso La Trinità 12, 25
ciò che sta in alto? Qui, infatti, non solo
il verbo era indica l'eternità, ma anche l' e-
spressione In principio era e il Verbo era. Il Verbo non viene all'essere dal non
Come, dunque, il verbo «essere», quando essere
sia predicato dell'uomo,. indica solamente
il tempo presente, mentre quando lo sia di Lo stesso verbo «era>> è predicato del
Dio indica leternità, cosl il verbo «era», Verbo quando era in principio e quando
detto della nostra natura umana, signifi- era presso Dio, non separato dal principio e
ca il tempo passato, in sé delimitato, men- non allontanato dal Padre. Inoltre, né vie-
tre quando sia riferito a Dio rivela la sua ne <<nel principio» dal non essere <<nel prin-
eternità. cipi0>>, né dal non trovarsi «presso Dio»
Giovanni Crisostomo, viene a essere «presso Dio»: infatti, prima
Commento al Vangelo di Giovanni 3, 2 di ogni tempo e dell'eternità in principio
era il Verbo e il Verbo era presso Dio. [. . .]
E forse Giovanni, intuendo un simile ordi-
namento anche nel Verbo, non collocò I'e-
La parola· di Dio «era» sempre spressione il Verbo era Dio prima di il Ver-
bo era presso Dio, per quanto in relazione
In principio, disse, Dio creò il cielo e a queste espressioni nulla nella loro conca-
la terra (Gen 1, 1). Dunque fu creato il tenazione impedisce di prendere in esame
mondo e cominciò a esistere, mentre pri- singolarmente il valore del loro contenuto:
ma non esisteva; invece il Verbo di Dio in Origene,
principio era ed era sempre. Commento al Vangelo di Giovanni 2, 9, 11
Ambrogio,
Esamerone 1, 5, 19
1
• ic Il Verbo
Cristo era ed è, proprio come il Pa- «Logos» può significa~e sia «ragio-
dre è sempre ne» che «parola»
Era dunque.ed è, perché proviene da Il termine greco logos in latino signi-
colui che, quello che è, lo è sempre. [. .. ] fica sia «ragione» che «parola>>9• In que-
E dato che è proprio di questo essere sem- sto passo però è meglio intendere «paro-
pre Padre è proprio di quello essere sem- la», per ,indicare non solo il rapporto al
pre Figlio, e dato che nell'essere si esprime Padre, ma anche alle cose, che sono sta-
l'eternità, colui che ha in proprio l'essere, te fatte per mezzo del Verbo con potenza
ha in proprio anche l'eternità. [ ... ]Non si creatrice. La ragione invece si chiama giu-
può dubitare che non nasce uno che già stamente ragione, anche se non si fa nulla
esisteva, perché non c'è motivo ·di nasce- per mezzo di essa.
re per colui che rimane in eterno in virtù Agostino,
di ~e stesso. Eppure il Dio unigenito [. .. ] Questioni dt'verse 63

. 9 In latino rispettivamente ratio e verbum.


48 Giovanni 1-1O

Il verbo esiste prima del suono o del stro verbo che nasce dalla nostra scienza .è
pensiero differente da quel Verbo divino che è na-
to dall'essenza del Padre, che è come se
Chiunque perciò può comprendere dicessi: «dalla scienza del Padre, dalla sa-
che cosa sia il verbo, non soltanto prima pienza del Padre»; o, in maniera più pre-
che risuoni al di fuori, ma anche prima cisa, «dal Padre che è scienza, dal Padre
che ·il pensiero si occupi delle immagini che è sapienza». Il Verbo di Dio Padre è
dei suoni [. .. ], e ·p uò comprendere che dunque il suo Figlio unigenito, in tutto si-
cosa sia il verbo, può già vedere, per mez- mile e uguale al Padre, Dio da Dio, luce
zo di questo specchio e in questo enigma · da luce, sapienza da sapienza, essenza da
(cf. 1 Cor 13, 12)- una certa somiglianza essenza; egli è assolutamente ciò che è il
di quel Verbo di cui è detto: In principio Padre, ma non è il Padre, perché questo è
era il Verbo [ ... ] . Infatti quando diciamo Figlio, quello è Padre. Per questo conosce
il vero, cioè ciò che sappiamo, è neces- tutto ciò che conosce il Padre, ma per lui
sario che nasca dalla scienza che conser- il conoscere viene dal Padre, come l'esse-
viamo nella nostra memoria un verbo che re. Infatti in Dio conoscere ed essere so-
sia pienamente della stessa spede della no una sola cosa. E dunque come il cono-
scienza da cui è nato. Il pensiero che si scere non viene al Padre dal Figlio, così
è formato a partire da ciò che già sappia- nemmeno gli proviene l'essere. Pertanto è
mo è il verbo che pronunciamo nel cuo- come «dicendo» se stesso che il Pàdre ha
re: verbo che non è né greeo, né latino, generato il Verbo, in tutto uguale a sé. Egli
che non appartiene ad alcun'altra lingua; infatti non «avrebbe detto» interamente e
ma quando c'è bisogno di portarlo a co- perfettamente se stesso, se ci fosse nel suo
noscenza di coloro ai quali parliamo, si fa verbo qualcosa di meno o di più di ciò che
ricorso a qualche segno che lo esprima. eè in lui. [. .. ] Per quanto concerne que-
[. ... ] Perciò il verbo che risuona al di fuo- sto nostro verbo dunque, se vi abbiamo
ri è segno del verbo che risplende all'in- riscontrato una qualche somiglianza con
terno· e che, più di ogni altro, merita tale quello divino, non esitiamo affatto a con-
nome di. verbo. Perché ciò che pronun- siderare fino a che punto ne è dissimile,
ciamo materialmente con la bocca è voce nella misura in cui ci sarà possibile dirlo.
del verbo e si chiama anch'esso verbo in [ .. .] Che è, dico, questo qualcosa di for-
quanto serve al verbo interiore per appa- midabile e di non ancora formato 10 , se non
rire ali' esterno. un qualcosa del nostro spirito che con una
Agostino, specie di movimento incessante portiamo
La Trinità 15, 10, 19 - 11, 20 di qua e di là, quando pensiamo ora que-
sto ora q1:1ello a seconda che lo scopri.amo
o ci si presenta spontaneamente? C'è un
Il verbo umano è un'utile, benché verbo vero, quando ciò ohe, come ho già
imperfetta, analogia detto, con una specie di movimento inces-
sante portiamo di qua e di là si fissa su ciò
Per questo come la nostra scienza è che sappiamo, ne trae la sua forma, pren- ,
differente dalla scienza. di Dio, così il no- dendone la piena rassomiglianza, cosic-

10
Agosrlno impiega qui la concezione neopl~tonica del regno delle idee presenti nella .1J1Cnte di
Dio idee che egli chiama "forme". Queste forme sono le essenze immutabili delle cose: sono in sé non
for~ate, sorio eterne e·sono sempre nella stessa condizione in quanto sussistenti nell'intelletto di Dio.
Esse non nascono né muoiono, ma tutto ciò che in potenza o in atto nasce e muore è formato sul loro
~d~. .
Il Verbo in prindpio (1, 1) 49

ché quale una cosa si conosce tale anche le, forma che tutto trascende, che è l' esi-
si pensi, cioè tale sia detta nel cuore, sen- stenza di tutte le cose, quale fondamento
za pronunciare parola, senZ'a che si pensi al loro sussistere, dispiegata su di esse. Se
a una parola che senza dubbio appartiene affermi che tutto sussiste in lui, non sei nel
a qualche lingua. Di conseguenza, anche falso. È stato i.rifatti affermato che proprio
se concludiamo - per non dare l'impres- il Verbo è la Sapienza di Dio; d'altra par-
sione di fare una questione di parola - che te troviamo scritto: Hai/atto ogni cosa con
si debba già chiamare verbo quel qualco- . Sapienza (cf. $al 103, 24). Dunque, tutte le
sa del nostro spirito che può ricevere for- cose sussistono in lui; nondimeno, essen-
ma dalla nostra scienza e ciò, anche prima do Dio, tutte le cose gli sono soggette.
che abbia preso forma, perché è· già, per Agostino,
dir così, formabile, chi non vedrà quanto Discorsi 117 1 2, 3
grande è qui la somiglianza con quel Ver-
bo di Dio, che è nella forma di Dio in tal
maniera che non è stato formabile e poi La somiglianza del nostro verbo c9l
formato né può mai essere informe, ma è Verbo
forma pura e veramente uguale a colui dal
quale ha origine e al quale essa è mirabil- [Il Verbo] è immagine di colui che
mente coeterna? Perciò quello di Dio si l'ha generato, lo rivela in tutta la sua com-
dice Verbo senza che si possa dire pensie- pletezza, poiché in nulla è separato da lui
ro di Dio affinché non si creda alla presen- pur sussistendo perfettamente da sé. Allo
za in Dio di qualcosa che cambi e che ora stesso modo il nostro verbo è immagine
si dia una forma per essere Verbo, ora la del nostro pensiero in tutta la sua interez-
riceva, la possa perdere e possa in qualche za. Ciò che, infatti, pensiamo n~ nostro
modo passare da una forma all'altra. cuore, lo esprimiamo con le parole, e ciò
Agostino, che diciamo è immagine del pensiero che
La Trinità 15, 13, 22 - 16, 25 dimora nel cuore. [ ... ] Il nostro cuore è
dunque come una sorgente, e il verbo che
esprimiamo è come un corso d'acqua che
promana da quella sorgente .
. L'incomprensibilità di una forma im- · Basilio di Cesarea,
mutabile Omelia su In principio era il Verbo 16, 3
Non trattiamo ·ora, fratelli, come si
possa intendere quel che è stato afferma-
to: In principio era il Verbo, e tl Verbo era Il Verbo rivela ciò che è nascosto
presso Dio e il Verbo era Dio (Gv 1, 1). Può Il termine Verbo significa anche che
essere inteso in modo inevitabilmente ine- le cose nascoste sono state rivelate per
spresso: non dipende dalle parole dell'uo- mezzo di lui, proprio come i segreti del
mo l'intellezione di esso. Trattiamo del cuore sono rivelati dalle nostre parole.
Verbo di Dio ed esponiamo la ragione per Efrem il Siro,
la quale non si può intendere. Con questo Commento al Diatessaron f, 2
nostro dire non vogliamo darne compren-
sione, ma spieghiamo che cosa può im-
pedire di raggiungerla. È infatti una pu- .Il Verbo come pensi~ro di Dio
ra forma, rton ha ricevuto forma, ma. è la
forma di tutti i formati: forma immutabi- Affermano anche che in ebraico la
le, perfetta, indefettibile, eteqia, invisibi- Genesi inizi con le parole: In principio
50 Giovanni 1-1O

Dio creò per sé il Figlio. Dal momento · magine e somiglianza, ovvero il fatto che.
che, credo, ciò non è certo, ci sono altri ha in sé la ragione senza parlare e la paro-
argomenti che mi convincono, argomènti la nella ragione? Posso dunque non sen-
· che provengono dalla stessa disposizione · za ragione porre come premessa il fatto
di Dio, nella quale si trovava pri.m a del- · che anche allora, prima della costituzione
la fondazione del mondo fino alla gene- dell'universo, non fosse solo, dal momen-
razione del Figlio. Prima di tutte le cose, to che aveva con sé la ragione e nella ra-
infatti, Dio era solo, egli era per se stes- gione la parola che aveva creato a partire
so mondo, luogo, totalità. Solo in quanto da sé come secondo sé operando dentro
nulla v'era, oltre a lui, al di fuori di lui. Ma. se stesso.
a ben vedere, nemmeno allora era davve- Tertulliano,
ro solo: aveva con sé la ragione che dimo- Contro Pra$sea 5
ra in lui stesso,' la sua ragione. Dio, infatti,
è razionale e la ragione fin dal principio è
in lui e da lui deriva ogni cosa. Ma questa L'uso comune delle parole nasconde
ragione è il suo stesso intelletto. I Greci la loro·forza
la chiamano logos, termine con cui indi-
chiamo anche la parola, cosicché ormai è A forza di parlare, le parole perdono
invalso nel nostro uso la traduzione lette- valore: risuonano, passano e perdono va-.
rale per cui diciamo che la parola in prin- lore, e non sembrano altro che parole. C'è
cipio era presso Dio (Gv 1, 1), benché sia però anche nell'uomo una parola che ri-
più adeguato ritenere cronologicamen- mane dentro: il suono solo infatti esce dal-
te anteriore la ragione, poiché Dio non è la bocca. È la parola che viene pronuncia-
in principio dotato di parola, ma è prima ta autenticamente nello spirito, quella che
del principio dotato di ragione, e poiché tu percepisci attraverso il suono, ma che
la stessa parola, avendo fondamento nel- non si identifica col suono. Quando, ad
la ragione, dimostra che quest'ultima le esempio, io dico: Dio, pronuncio una pa-
è anteriore in quanto sua sostanza. [ .. .] rola. È una parola tanto breve: tre lettere
Affinché tu possa comprendere più fa- e due sillabe! Forse che Dio è tutto qui,
cilmentt:, o uomo, guardando in te stes- tre lettere e due sillabe? Quanto è insigni-
so, riconosci che non solo ·sei stato cre- ficante la parola, altrettanto è grandioso
ato a immagine e somiglianza di Dio da il significato che essa .esprime. [ .. .] Che
un creatore dotato di ragione, per il fatto c'è dunque nel tuo cuore quando pensi a
che tu stesso possiedi in te, che sei un ani- una realtà viva, eterna, onnipotente, infi-
male razionale, la ragione, ma anche che nita, ovunque presente, ovunque tutta in-
sei stato animato dalla sua stessa sostan·- tera, in nessun modo circoscritta? Quan- .
za. Vedi come ciò·si verifica dentro di te, do pensi a queste cose, c'è.nel tuo cuore la
quando in silenzio, grazie alla ragione, di- parola di Dio. Questa parola è, allora~ solo
scuti con te stesso, quando essa ti viene quel suono farmato da tre lettere e due sil-
incontro con la parola a ogni moto del tuo labe? Tutto ciò che si dice passa, è un in-
pensiero, a ogni stimolo della tua coscien- sieme di suoni, di lettere, di sillabe. Que-
za. [. .. ] Così, si potrebbe dire, in te la p~­ . sta parola che risuona, passa: ma ciò che
rola è come una seconda persona tramite il suono significa è n~lla mente sia di chi
la quale parli mentre pensi e pensi mentre l'ha pronunciata, sia di chi l'ha udita; esso
parli: la parola stessa è altro da te. Ebbe- rimane anche quando è cessato il suono.
ne, quanto più compiutamente ciò si veri- Agostino,
fica in Dio, del quale tu ti consideri a im- Commento al Vangelo di san Giovanni· 1, 8
Il Verbo in principio (1, 1) 51

La parola che non: si disperde ti, che è stato generato nel tempo, genera
anch'egli, a sua volta, dei figli nel tempo,
. Il Padre genera il .Figlio non come
e poiché ha avuto origine dal nulla, anche
la mente sussistente in noi uomini gene-
il suo logos e la sua parola cessano e non
ra parole inconsistenti, che una volta pro-
perdurano. Ma Dfo non è come un uomo
nunziate si disperdono per l'aria. Del Cri-
(Gdt 8, 16) ma è colui che è (cf. Es 3, 14)
sto invece sappiamo che è Parola generata
ed è eternamente: per questa ragione il
sussistente e vivente nel Padre che la ge-
suo Logos è esistente e, come lo splen-
nera in modo ineffabile e sostanziale da
dore con la luce, coesiste eternamente in-
sempre, non come la parola proferita dal-
sieme al Padre. Il logos e la parola degli
le nostre labbra che appena pronunziata
uomini sono composti di sillabe, non vi-
si disperde. Sta scritto infatti: In principio
vono né compiono una qualche attività,
era il Verbo, e tl Verbo era presso Dio e il
ma indicano soltanto il pensiero del par-
Verbo era Dio (Gv 1, 1). Era il Verbo che
lante, quindi escono e passano per non ri-
da sempre· siede alla destra del Padre; il
apparire mai più, dato che non esisteva-
Verbo che comprendendo la volontà dal
no affatto, prima di essere pronunciati.
'Padre, la eseguì nel creare tutte le cose; il
Per questa ragione il logos e la parola de-
· Verbo che discende e ascese, non come la
gli uomini non vivono né compiono una
parola che pronunziata non discese per
qualche attività né sono un uomo: questo
ascendere a noi che l'abbiamo proferita; il
Verbo eloquente del Padre, che di sé dis- avviene, come ho già detto, perché anche
se: Io dico quello che ho visto presso il Pa- l'uomo che li genera ha una natura deri-
dre (Gv 8, 38); il Verbo che regna sovra- vante dal nulla. Il Logos di Dio, al contra-
no sull'universo che il Padre gli ha dato in rio e a differenza di quanto si potrebbe
potere assoluto. dire, non è proferito, non è costituito da
Cirillo di Gerusalemme, un suono di parole, né il Figlio è ciò che
· Le catechesi 11, 10 Dio comanda, ma come lo splendore con
la luce, è generato, perfetto e derivato da
colui che è pedetto. Per questa ragione
è Dio anche l'immagine di Dio (Il Logos
Il divino verbo creatore del Padre - dice infatti la Scrittura - era Dio) men-
E di nuovo [gli ariani] mormorano: tre le parole e il logos degli uomini non
«Come può il Figlio essere Logos, o il Lo- sono capaci di produrre un'attività. Per
gos essere immagine di Dio? Le parole e questa ragione l'uomo non compie delle
il logos degli uomini, com posti di sillabe, opere tramite le proprie patole, ·ma tra-
non fanno altro che indicare il volere del mite le proprie mani, perché, cioè, que-
parlante, e subito cessano e svaniscono». ste ultime esistono, mentre le sue parole
[. .. ]Ma il ragionamento vero li confuta a non hanno reale sussistenza. Ma la paro-
. questo modo. Se discutono di un uomo, la di ·Dt'o, come dice l'Apostolo, è viva ed
conducano procedimenti umani a propo- energica e più tagliente di ogni spada a
sito del suo Logos e del suo figlio; ma se doppio taglio; essa penetra fin nell'intimo
discutono di Dio che ha creato gli uomi- dell'anima e dello spirito, delle giunture e
ni, non nutrano pensieri umani, ma di- delle·midolla, discernendo i sentimenti e
versi e superiori alla natura degli uomini. i pensieri del cuore. Non c'è creatura che
Quale è colui che genera, tale per neces- resti invisibile di fronte a lei, ma tutte le
sità deve essere anche colui che è genera- cose sono nude e scoperte agli occhi di
to, e quale è il padre del logos, tale deve colui al quale renderemo conto (cf. Eb 4,
essere anche il suo logos. L'uomo, infat- 12-13). Egli è dunque creatore e senza di
52 Giovanni 1-1O

lui nulla è stato fatto né poteva essere fat-· della sua mente era luminosissimo, e in-
_to senza di lui. Non bisogna indagare per tuiva, verosimilmente, che sarebbero sor-
quale ragione il Logos di Dio non è come ti alcuni a dire, spinti dalla loro ·ignoran-
il nostro, poiché, come si è già detto, Dio za, che il Padre e il Figlio sono una sola
non è come siamo noi. e identica cosa, distinguendo le persone
Atanasio, della santa Trinità solo nominalmente, e
Trattati contro gli ariani 2, 34-36 rion ammettendo, invece, che ognuna è
una persona distinta, sicché il Padre è ve-
ramente il Padre e non il Figlio; e il Fi- ·
· glio è propriamente il Figlio. e non il Pa-
L'unico Verbo unigenito 11 dre (come oggettivamente noi dobbiamo
Come poteva esserci in principio un necessariamente ritenere), si accinge a
verbo umano, se l'uomo ricevette il prin- controbattere anche questa eresia che già
. cipio della sua esistenza solo in seguito? serpeggiava in quel tempo, o che egli pre-
[. .. ] In principio dunque non c'era né vedeva che sarebbe venuta fuori. E per-
· un verbo degli uomini, né uno degli an- ciò, per distruggerla, · subito all'espres-
geli, poiché ogni crèatura è posteriore al sione: In principio era il Verbo aggiunge
tempo, avendo ricevuto il principio della l'altra: e il Verbo era presso Dio, apponen-
propria esistenza dal creatore. [. .. ] Suv- do necessariamente il verbo era per defi-
via, ascolta degnamente la parola di" Dio: nire la. sua eterna generazione. Dicendo
ti parla, infatti, dell'Unigenito, e lo chia- poi che il Verbo era presso Dio, dimostra
ma Verbo. che il Figlio esiste per se stesso, e che un
Basilio di Cesarea, altro è Dio Padre, presso il quale era il
Omelia su In principio era li Verbo 16, 3 Verbo. Come, infatti, in definitiva, si po-
trà pensare che ciò che è uno numerica-
mente esista lui stesso presso lo stesso o
in se stesso? [. .. ] Il Figlio è consustanzia-
1
• Id Il Verbo era presso Dio le al Padre e il Padre al Figlio. Perciò essi
si incontrano in una somiglianza strettis-
Etern'a mente immutabile sima, si da vedere il Padre nel Figlio· e il
Figlio nel Padre, e l'uno risplende nell'al-
Non ci fu mai un tempo in cui il Pa- tro, come egli stesso dice in un luogo: Chi
dre fu irrazionale, né un tempo in cui il . ha visto me ha visto il Padre (CV 14, 9); e
Padre non fu il Padre. ancora: Io sono nel Padre e il Padre in me
Gregorio Nazianzeno, (Gv 14, 10).
Discorsi 29, 17 Cirillo di Alessandria,
Commento al Vangelo di Giovanni 1, 2 .

Il Figlio è distinto e consustanziale al


Padre · Nessun riferimento al Padre e al Fi-
glio
Prima ha insegnato che il Verbo era
nel principio, ossia in Dio Padre, come Poi dice e il Verbo era presso Dio. A
abbiamo sottolineato. E poiché l'occhio tal punto· l'evangelista teme il nostro in-

11
· Giovanni Crisostomo nota che l'uso dell'articolo nell'espressione "i/Verbo" distingue questo
Verbo da tutti
.
gli altri "verbi 1' . I
. ·
Il Verbo in principio (1, 1) 53

gegno inesperto, a tal punto teme la no- dicato. Non dice infatti che egli era «in
stra mente infantile e ignorante. Non affi- Dio», ma che era presso Dio, mostrandoci
da ancora al nostro udito l'appellativo di la sua eternità in quanto ipostasi.
Padre, affinché nessuno di coloro che so- Giovanni Crisostomo,
no più carnali sentendo la parola Padre si Commento al Vangelo di Giovanni 3, 3
figuri di conseguenza nella sua mente an-
che una madre. Eppure, in questo prologo
non chiama nemmeno il Figlio: sospetta,
infatti, la nostra familiarità con la natu- Padre e Figlio sono persone distinte
r~ inferiore, affinché nessuno sentendo la
parola Figlio umanizzi Dio per un'insa- Ma noi confesseremo l'identità del-
na congettura suscitata dalle passioni. Per la natura in tutti e due, e tutti e due con-
questo motivo, riprendendo il discorso, lo tinuano a esistere nella propria esistenza,
chiama di nuovo Verbo, tentando di spie- sicché il Padre è ritenuto veramente Pa-
gare alla tua incredulità questo concetto. ·dre, e il Figlio veramente Figlio. In questo
Corµe infatti la tua parola scaturisce dalla modo, annoverato e collocato tra le divi-
tua mente.e non si mischia alle tue passio- ne persone anche lo Spirito Santo, la san-
ni, così, sentendo nominare 'il Verbo, non ta Trinità, degna d'essere adorata, avrà la
rie intenderai la natura a partire dalle tue sua pienezza. ·
pass1on1. Cirillo di Alessandria,
Gregorio di Nissa, Commento al Vangelo di Giovanni l, 2
Contro Eunomio 4, 1

Distinzione delle persone e unità


Giovartni mette in guardia chiunque dèlla divinità
creda che il Verbo sia ingenerato
Infatti ciò che era i·n principio non è
Il primo era, detto del Verbo, indica incluso nel tempo, non è preceduto da
solo il suo essere eterno: infatti In prin- un principio. Dunque, Aria taccia. Inol-
cipio, dice, era il Verbo. TI secondo era, tre ciò che era presso Dio, non si confon-
invece, indica il suo e~sere presso qual- de in una mescolanza, ma si distingue in .
cuno. Del resto, poiché l'essere eterno virtù dell'assoluta perfezione del Ver-
e senza principio è proprio solamente bo che rimane presso il Padre, così che
di Dio, questo ha posto in primo luogo. Sabellio deve tacere. E il Verbo era Dio.
Poi, affinché nessuno, sentendo le parole Dunque il Verbo non consiste nell'emis-
in principio era, sostenesse che il Verbo è sione della parola, ma designa la poten-
anche ingenerato, risolve immedfatamen- za celeste, così che si confuta Fotino. Poi
te.la questione affermando, prima di dire per il fatto che era in principio presso Dio
che cosa .e ra, che era presso Dio. Inoltre, (Gv 1,.2) ci viene insegnata l'unità inse-
affinché nessuno pensasse che tale Verbo parabile dèll' eterna divinità nel Padre e
è un mero suono pronunciato o una sem- nel Figlio, così che .Eunomio deve arros-
plice locuzione interiore, rimuove il pro-
.
Slte.
blema .con !~_aggiunta dell'articolo, come Ambrogio,
ho già detto, e con questo secondo pre- La fede l, 8, 57 12

12
Cf. ibid. 5, 1, 18.
54 Giovanni 1-1 O

La sapienza era con Dio in prin_cipio do- viene ascoltata. In che senso allora era
. in prindpio quello che non esiste né pri-
Dice, inoltre, riguardo alle parole In ma né dopo il tempo? E non so neppu-
principio creò il cielo e la terra (Gen 1, 1), re se possa esistere nel tempo, visto che
che non sbaglierebbe chi identificasse il la parola di coloro che parlano non esiste .
principio ·con la Sapienza. È detta, infat: prima che p,arlino, e dopo che hanno par-
ti, presso uno dei divini coreuti parlare di lato non esisterà più; anzi, nell'atto stes-
se stessa in questo modo: Il Signore mi ha so del parlare, essa alla fine non sarà più
creato come inizio della sua attività, pr/- ciò che era all'inizio. [ .. . ] Difatti, anche
ma di ogni sua opera, nel principio (Pr 8, se da uditore disattento avevi trascurato
22). Ne consegue in modo del tutto con- la prima frase: In principio era il Verbo,
veniente che tutto ciò che venne alla luce cosa ti si chiede con quella successiva: E
è posteriore alla Sapienza, poiché fu fatto il Verbo era presso Dio? 'Avevi forse inte-
per mezzo suo. Si esamini, poi, se le·paro- so "in Dio" [. .. ]? O forse, nella tua sem-
le dell'evangelista In prindpio era il Ver- plicità, ti era sfuggita l'importante distin-
bo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era zione tra "essere in" ed "essere presso"?
Dio, si accordino con quelle .della Gene- Si proclama infatti che quello che era in
si. Bisogna infatti affermare che il princi- principio non era in un altro, ma presso
pio, da cui germogliò il verissimo Verbo, · un altro. [ .. .] Bada alla condizione e al
è il Padre e il Creatore di tutto, nel quale nome del Verbo. Dice infatti: E il Verbo
era. Inoltre, le parole Egli era, in prindpz'o, era Dio. Non è il suono di una voce o l'e-
presso Dio (Gv 1, 2) sembra che inte;11dano . spressione di un pensiero. Il Verbo qui è
significare l'autorità del Verbo, che pos- una realtà, non un suono; una natura, non
sedeva presso il Padre e prima della crea- un'espressione; è Dio, non qualcosa di in-
zione dell'universo, chiamando la sua po- consistente.
testà prin.dpio. Dunque, il Principio dopo Ilario di Poitiers,
il proprio "principio senza principio", ov- La Trinità 2, 15
vero il Padre, diventa principio degli altri
esseri lui stesso, attraverso il quale tutto è
stato creato13 •
Metodio di Olimpo, La divinità è la proprietà specifica
Estratti dal/'opera Sulle cose create 8 della natura di Cristo
Colui quindi che è Dio, non è altro
che Dio. Difatti, quando ascolto e il Ver-
1, le Il Verbo era Dio bo era Dio, non ascolto solo che la Paro-
Il Verbo è più che l'espressione di un ·la è Dio, ma capisco che si mostra che è
suono Dio. Come prima abbiamo visto, nel·caso
di Mosè che fa le veci di Dio e degli uomi-
Dirai infatti: «Il Verbo è il suono del- ni soprannominati dèi, il nome era stato
la voce, la denominazione delle cose e l' e- aggiunto come puro appellativo; qui inve-
spressione dei pensieri[. . .J». Appartiene ce quando si dice era Dio, viene indicata la
alla natura della parola di poter esistere e, realtà di una sostanza: Il termine "essere"
dopo essere stata pronunciata, di essere non designa infatti qualcosa di accidenta-
esistita; invece, esiste di fatto solo quan- le' ma una realtà che sussiste,.
un'origine

13 Cf. anche Ambrogio, Lo Spirito Santo 1, 120, e Basilio di Cesarea, Omelie sull'Esamerone 3, 2.
Il Verbo in principio (1, 1) 55

che perman~, la proprietà ~pecifica di una Giovanni previene..còloro che nega-


natura. no la divinità del Figlio
Ilado di Poitiers,
La Trinità 7, 11 L'evangelista, divinamente ispirato,
intuì che negli ·ultimi tempi si sarebbe-
ro sollevati alcuni per impugnare la natu-
ra dell'Unigenito, e 'per rinnegare il Signo-
Non c'è bisogno di nessun articolo re dal quale erano stati redenti (2 Pt 2, 1):
per affermare la divinità del Verbo essi avrebbero affermato che il Figlio non
· è Dio per natura, e non è stato generato
~bbene, non vedi, dice, che il Pa- da Dio Padre, rpa l'avrebbero sbugiardato
dre è nominato cbn laggiunta dell' arti- come .figlio spurio e detentore di un falso
colo, mentre il Figlio senza? Che bisogna nome, in quanto era, sì, onorato nominal-
pensare allora quando l'Apostolo dice del mente come Figlio e come Dio, ma non lo
nostro' grande Dio e salvatore Gesù Cristo era affatto realmente. [ ... ]È come se uno
(Tt 2, 13} e anche Dio che è sopra ogni co- insorgesse contro le parole della verità, e
sa (Rm 9, 5)? Anche in questi passi si fa si rivolgesse al santo evangelista con que-
menzione del Figlio senza l'articolo. Ma ste parole: il Verbo era presso Dio, o caro;
questo accade addirittura per il Padre. In- lo ammettiamo: crediamo alle tue afferma-
fatti, rivolgendosi ai Filippesi dice: Egll zioni scritte su questo argomento. Ammet-
pur essendo nella condizione di Dio, non tiamo pure che il Padre sussista nella pro-
ritenne un privilegio l'essere come Dio pria persona, e cosi similmente il Figlio:
(Fil 2, 6), e ai Romani: Grazia a voi e pace ma secondo quale natura conviene crede-
da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù re che sussista il Verbo? Poiché, il fatto di
Cristo! (Rm 1, 7). Ma soprattutto . sareb- essere presso Dio non ·significa necessaria-
be stato superfluo preporre questo. arti- mente che abbia la stessa sostanza. E poi-
colo in questo punto, dal momento che ché le divine Scritture parlano di un solo
prima è stato sempre preposto a «il Ver- Dio, attribuiamo questa· realtà solo al Pa-
bo». Come anche parlando del Padre di- dre, presso il quale era il Verbo. Che co-
ce Dio è spirt'to (Gv. 4, 24), non per il fatto sa, dunque, r:isponde a queste insinuazioni
che davanti a «Spirito» non c'è l'articolo I'araldo' della verità? Non solo: il Verbo era
noi non neghiamo che Dio sia incorporeo; presso Dio, ma era anche Dio, affinché, dal
così, anche in questo passo, sebbene da- fatto che era presso Dio, sia riconosciuto
vanti a «Figlio» non ci sia l'articolo, non come un'altra persona presso il Padre, e si
per questo il Figlio è mep.o Dio. E perché creda .che il Figlio sussiste propriamente e
questo? Perché dicendo Dio e poi ancora per se stesso; dal fatto poi che è Dio, sia ri-
Dio, non vuole mostrarci una differenza conosciuto consustanziale, sussistente per
di divinità, ma il contrario. Avendo infat- se stesso per natura, in quanto Dio lui stes-
ti detto prima e il Verbo era Dio affinché so, e proveniente da Dio. Non è possibi-
nessuno pensasse che la divinità del Figlio le infatti che, mentre da tutti gli uomini è
è inferiore, aggiunge immediatamente an- professata una sola divinità, la santa Tri-
che gli elementi utili a conoscere questa nità non risulti di un'unica e identica na-
divinità, richiamando il concetto di eter- tura e, in questo modo, non risulti riferita
nità: dice, infatti: Egli era in principio pres- · all'unica ragìone della divinità. Era, dun-
so Dio e gli conferisce poi la quali.fì~a di . que, e non divenne Dio in seguito, ma era
creatore. già prima, per il fatto che, essendo Dio,
Giovanni Crisostomo, necessariamente doveva esistere fin dall'e-
Commento al Vangelo di Giovanni 4, 3 ternità. Infatti, ciò che è nato nel tempo o
56 Giovanni 1-1 O

fu portato a esistere dal nulla, non potreb- sia sempre unita a quell'Essere sommo,
be essere naturalmente Dio. Ma poiché il a quel Bene che è divino, che sempre· è
Verbo di Dio, in virtù di quell'era, ha l' e- e che era dal principio ed era presso Dio,
ternità, e, per essere Dio, ha la consustan- cioè il Verbo di Dio. Egli è quell'Esse-
zialità con il Padre, di quali castighi e pe- re divino nel quale viviamo e siamo e ci
ne non bisogna ritenere meritevoli coloro muoviamo (At 17, 28). Egli è quello che
i quali pensano che il Verbo sia, in qualche ,era in principio, egli è quello che è. In-
modo, inferiore o dissimile al ·Padre? fatti, dice, è in voi il Figlio di Dio Gesù
Cirillo di Alessandria, : Cristo, nel quale non fu «si'>> e «no», ma
Commento al Vangelo di Giovanni 1, 3 in lui fu il «si'>> (2 Cor 1, 19). Egli ordinò
a Mosè di dire: Colui che è mi ha manda-
to (Es 3, 14).
Il Verbo di Dio è Yahweh, colui che è Ambrogio,
L'anima nostra, dunque, che vuo- Lettere 29, 14
le avvicinarsi a Dio, si elevi dal corpo,
IL VERBO CREATORE COME VITA E LUCE

Egli era, in principio, presso Dio:


tutto è stato fatto pe.r mezzo dia lui .
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esisteb.
In lui era e la vita
e la vita era la luce degH uomini>
la luce splende nelle tenebre
·e le tenebre·non l'hanno vinta (1, 2-5).
Se il lettore leggesse che il Verbo era Dio senza alcun ulteriore chiarimento, potrebbe
essere indotto a credere che Giovanni stia contraddicendo la fede in un solo Dio; Gv 1, 2,
tuttavia, chiarisce leternità e la divinità di quello stesso Verbo, preservando nel contempo
la sua distinzione come persona, coeterna con il Padre (Ilario, Crisostomo). Il Verbo non
è privo di principio, ma è da sempre coesistente con il suo principio .(Teodoro). Giovanni,
in effetti, riassume le prime tre proposizioni di 1, 1 in 1, 2 (Origene). Il pronome "egli"
impedisce di pensare a un secondo Verbo o divinità (Cirillo di Alessandria). Ci si potrebbe
chiedere perché il Verbo non sia qualifi.cato come "Verbo di Dio". Giovanni omette qui la
specificazione per mostrare che questo Verbo non è uno in mezzo a molti, ma è il Verbo
che racchiude tutte le altre parole, sapienza e verità (Origene). Cristo in quanto Verbo è
l'architetto della creazione, è la sapienza che risiede nel cuore del Padre (Prudenzio). Gio-
vanni distingue qui il creatore dalla sua creazione (Teodoro) e si concentra più sul creatore
che sulla creazione: in questo modo si muove al di là del resoconto di Mosè nella Genesi per
raggiungere il creatore (Crisostomo). Il suo scopo è inoltre mostrare che il Verbo è increato,

a La preposizione diti con il genitivo può ass1,1mere valore strumentale, esemplare o efficiente:·
«Dal suo significato dipende il ruolo del Logos nell'opera della creazione» (R. Infante, Giovanni, cit.,
p. 42) . .
bL'interpretazione tradizionale lega l'espressione hò gégonen ("[ciò] che è stato fatto") a quel che
precede (così la CEI). Il sintagma può essere.però connesso anche a quel che segue: "[ ... ] senza di lui
nulla è stato fatto. Ciò che è stato fatto in lui era vita". Tale interpunzione è diffusissima soprattutto
negli scrittori anteniceni (Teofi1o di Alessandria, Ireneo; Tertulliano, Clemente Alessandrino, Origene)
ed è accettata in molte edizioni moderne (Nestle-Aland e, fra i commentatori italiani, Zevini). Come
nota R. Infante, Giovanni, cit., pp. 42-43, la questione va contestualizzata nella contl'oversia ariana.
e Ne\ v. 4 diversi testimoni presentano "è" al posto di "era,, - un problema che può considerarsi
collegato a quello della punteggiatura: «Se si unisce hò gégonen a quanto segue [ .. .] invece di én [era]
nel v. 4 ci si aspetterebbe estìn [è], come è stato fatto nel Sinaitico, nel Claromontano, nella Vetus lati-
na e in molti gnostici e Padri della Chiesa antenicena» (Infante, ibid.). Fra i Padri hanno "è" Ireneo e
Oemente AlessandrinÒ; Origent: conosce la lezione (cf. infra).
58 Giovanni 1-10

. .
poiché esso ha creato tutto. Se il Verbo non è una creatura, allora deve essere consustanziale
col Padre, poiché «ogni sostanza che non è Dio è creatura, e quella che non è creatura è Dio»
(Agostino). Alcuni pensano erroneamente che il Verbo venga rappresentato come subordi-
nato, essendo solo l'agente della creazione piuttosto che il creatore (Cirillo di Alessandria).
L'espressione per mezzo di lui serve a evitare che si pensi ·che il Figlio sia ingenerato (Criso-
stomo). Non bisogna contrapporre una persona all'altra nell'atto della creazione: la creazio-
ne, così come qualsiasi atto di Dio, è un'attività trinitaria (Ambrogio). Giovanni racchiude
nella par.ola "tutto" non solo la creazione delle cose visibili descritte da Mosè, ma anche la
creazione d~lle cose invisibili (Crisostomo). Giovanni specifica la sua prima affermazione
tutto è stato fatto per mezzo di lui precisando che senza di lui nulla è stato fatto, tracciando
così la distinzione fra il creatore e il suo compagno entrambi presenti alla creazione (Ilario).
Il peccato, la malvagità e il male rientrano nel novero delle cose che sono state fatte senza il
Verbo, sono il nulla di cui parla Giovanni, ciò che non è (Origene). Il peccato è nulla poiché
viene al mondo senza il Verbo; nulla è quello che noi diventiamo quando commettiamo
peccato.·Il Verbo, per mezzo del quale tutto è stato fatto, ha desiderato farsi povero per noi
(Agostino). Il v. 4 presenta due possibili letture: "Ciò che è stato fatto in lui era vita" (Ilario)
oppure semplicemente "in lui era la vita". Alcuni modificano la punteggiatura nello sforzo di
provare che lo Spirito Santo è una creatura creata dal Verbo (Crisostomo) o per enfatizzare
l'attività creatrice del Verbo alle spese di quella del Padre e dello Spirito (Girolamo). Anche
se si segue il testo "ciò che è stato fatto in lui era vita", la frase può essere correttamente
intesa come riferita al Figlio: egli dà la vita, che è luce per gli uomini che credono in lui (Ori-
gene). "In lui" non va legato a "ciò che è stato fatto". Tutte le cose che sono state create sono
vita in lui, poiché l' idea di loro era in lui, come un progetto di un oggetto.è nella mente di un
artigiano, e furono create per mezzo di lui, perché egli è l'agente della creazione (Agostino).
Il Verbo è fonte di vita, che, per quanto vi si possa attingere, resta inesauribile e rende pos-
sibile la nostra risurrezione (Crisostomo). Egli è colui che ci ha dato la vita e, al contempo,
ha accettato la nostra morte (Agostino). Quando riceviamo quellà vita, essa diventa anche
il fondamento della luce della conoscenza (Origene). Il Verbo di Dio non è solo vera luce,
ma è anche dispensatore di luce (Cirillo di Alessandria). Il sole può essere presente a una
·persona cieca, ma ella è assente al sole a causa della propria cecità. Allo stesso modo, i cuori
degli stolti sono ciechi di fronte a questa luce (Agostino). Noi.non dobbiamo rimanere nella
tenebra, convinti che essa sia parte della nostra natura (Origene). Nessuno si può nascon-
dere nelle tenebre sfuggendo alla luce del Signore (Ambrogio). Dio ha sconfitto il Nemico
affinché noi ci accostassimo alla luce e diventassimo sue creature (Gregorio Nazianzeno).
La tenebra non prevarrà: se Dio è con noi, chi ci può sconfiggere? (Origene). Il testo può
anche essere interpretato nel seguente modo: la tenebra non ha compreso la luce poiché non
riconosce il Creatore, né riceve suoi raggi (Cirillo di Alessandria). Per la.profonda sapienza
che offrono, questi cinque verset~i dovrebbero essere scolpiti a lettere d'oro in ogni chiesa
(Agostino).

1• 2 Egli era, in principio) presso Dio Ascolto: .E # Verbo era Dio, e i profeti mi
hanno annunziato che c'è un solo Dio. Ma
Un unico Dio perché la mia trepidazione non si protrag-
ga oltre, spiegàmi, mio pescatore, l' ~çono­
Ma dico questo con trepidazione e mia di un così grande mistero. E rapporta
mi emoziono per un linguaggio inusuale. tutto al Dio unico, senza arrecargli offe-
Il Verbo creatore come vita e luce (1, 2-5) 59

sa, senza sopprimerlo, senza assoggettarlo proprio di Dio, cioè di essere sempre; an-
al tempo. Dice:.Egli era in prif!ctpio presso che se si prolunga eternamente nello sfor-
Dio. Essendo in principio, n.o n è racchiu- zo di comprendere Dio, null'altro incontra
so nel tempo. Essendo Dio, non ci si rife- se non che Dio è sempre. Quello dunque
risce a un semplice suono. Essendo presso che ci è stato rivelato attraverso Mosè e
Dio, non gli si fa offesa·, non gli si sottrae che al senso comune non è permesso di
qualcosa. Difatti, non lo si fa scomparire intendere diversament_e , questo appun-
in un altro, e lo si annuncia come presso to, secondo la testimonianza dei vangeli, è
l'unico Dio ingenerato, da cui proviene proprio del Dio unigenito, perché in prin-
come unico Dio generato. cipio era il Verbo, ed egli era presso Dio ed
Ilario di Poitiers, · era la luce vera, e perché il Dio unigenito
La Trinità 2, 16 è nel grembo del Padre (Gv 1, 18), e Gesù
Cristo è Dio sopra tutte le cose (Rm 9, 5).
Era dunque ed è, perché proviene da co-
La coeternità del Verbo col Padre. .lui che, quello che è, lo è sempre. L'essere
poi da lui, cioè l'essere dal Padre, equivale
Come dunque l'espressione In princi- alla nascita. L'essere sempre da colui che è
pià era il Verbo mostra la sua eternità, così sempre equivale a eternità, un'eternità che
le parole Eglt' era in principio presso Dio ci non proviene da sé, ma dall'eterno. Dall' e-
rivelano la sua coeternità. Infatti, affinché terno non proviene se non l'eterno. Se poi
sentendo le parole In principio era t'l Ver- non è eterno, neppure lo è il Padre, che è
bo non si pensasse che è eterno, ma si so- il principio eterno della generazione.
spettasse che per un qualche intervallo di ila.rio di Poitiers,
tempo e per una durata maggiore la vita ~ Trinità 12, 24-25
del Padre fosse anteriore e si attribuisse un
principio all'Unigenito, aggiunge le parole
in principio era presso Dio: in tal modo è Il Verbo è sempre coesistente col suo
eterno come lo stesso Padre. Il Padre, in-· . . .
fatti, non fu mai privo del Figlio, ma Dio
pnnc1p10
fu sempre presso Dio, naturalmente nella Qui, dopo aver detto In principio
propria ipostasi. [. .. ]Avendo infatti detto era, aggiungendo il nome il Verbo, qua-
prima e il Verbo era Dio affinché qualcuno si per analogia ha voluto provare che è
non pensasse che la divinità del Figlio è in- possibile che qualcosa proceda da altro
feriore, aggiunge immediatamente anche senza che sia superato da quello da inter-
gli eiementi utili a conoscere ·questa divini- vallo di tempo [. .. ] e ha dimostrato an-
tà, richiamando il concetto di eternità: di- che che dice In principio era non perché
ce, infatti, egli era in principio presso Dio e il Verbo fosse privo di principio, ma per-
gli conferisce poi la qualifica ·di creatore. ché era dall'eternità coesistente con il suo
Poiché tutto è stato fatto per mezzo di lui.
. ..
prmc1p10.
Giovanni Criso$tòmo, . Teodoro di Mopsuestia,
Commento al Vangelo di Giovanni 4, 1; 3 Commentario al Vangelo di Giovanni 1, 1, 1

L'esistenza e l'eternità del Verbo in Un.riepilogo


quanto Dio
L'evangelista, dopo averci msegna-
Il nostro sguardo volto all'indietro to tre ordini attraverso tre proposizio-
non coglie nulla di anteriore a quanto è ni prima menzionate, li ricapitola tutti e
60 Giovanni 1-1 O

tre in uno solo dicendo Egli era in princi- conveniva, che il Verbo è uno solo, e ve-
pio presso Dio. Delle tre proposizioni per ramente da Dio, in Di.o e presso Dio, su-
prima cosa abbiamo appreso in cosa era bito aggiunge: Egli era in principio presso
il Verbo, cioè in principio, poi presso chi Dio, cioè come Figlio presso il Padre, es-
egli era, cioè presso Dio, e infine chi era il sendo in lui insito, come della sua sostan-
Verbo, cioè Dio. Dunque, come se ci mo- za, lui come Unigenito, non essèndoci un
strasse attraverso il pronome Egli il Ver- secondo.
bo che è il Dio prima menzionato e riu- Cirillo di Alessandria,
nisse in µna quarta proposizione le tre In' Commento al Vangelo di Giovanni 1, 4
principio era il Verbo e Il Verbo era pres-
so Dio e il Verbo era Dio, dice Egli era in
principio presso Dio.
Origene, Perché Giovanni non ha detto «il
Commento al Vangelo di Giovanni Verbo di Dio»14 ?
2, 4, 34-35
Non ci sarebbe nulla di strano se
qualcuno volesse sapere perché non è
«Egli» è un'aggiunta importante detto In principio era il Verbo di Dio e
Qui r evangelista ripete, in qualche il Verbo di Dio era presso Dio e. il Ver-
modo, sommariamente ciò che è stato bo di Dio era Dio. Ma colui che pone tale
detto prima. ·E quando aggi~nge «egli» questione[ .. .] conseguentemente suppo-
[gr. houtos], sembra che quasi sottolinei: ne l'esistenza di più "Verbi'>_ e forse an-
Quello che era in principio, il Verbo cioè che di.natu.r a diversa, dei quali uno po-
che è presso il Padre, quello che è Dio e trebbe essere il Verbo di Dio, uno quello
proviene da Dio, questi, dico, e non altri, degli angeli, un altro ancora quello degli
è colui di cuj mi sono proposto di pa.rlare uomini [ ... ]. Tuttavia, ch~unque ammet-
in questo venerando libro. E sembra çhe terà che la verità è una sola: infatti nes-
non invano abbia aggiunto quelle pa~ole suno oserebbe affermare che la verità di
Egli era in principio pre~so Dio-. Poiché in- J?io sia una, quella degli angeli altra da
fatti ebbe dallo Spirito Santo il dono della questa e quella degli uomini diversa an-
conoscenza del futuro, non ignorò, come cora, ·poiché nella natura degli esseri la
mi sembra [ ... ] che sarebbero sorti alcu- verità riguardo ciascuno di essi è unica.
ni che ·[ ... ] insisteranno e sbattetanno la [ ... ] Ma se una sola è la verità e una so-
testa, dicendo che uno è il Verbo, quello la è la sapienza) allora anche il Verbo che
insito in Dio Padre, e un altro il Figlio, annuncia la verità e la sapienza a coloro
molto simile a quello insito nel Padre, an- che possono accogliere le ·cose semplici e
che lui Verbo, per mezzo del quale Dio fa manifeste sarà uno solo. E certo non af-
tu_tto, sì da intenderlo Verbo del Verbo, fermiamo questo per negare la verità e la
immagine deU'immagine e splendore del- sapienza e il fatto che il Verbo è di Dio,
lo splendore. Come se li ascoltasse, men- ma per mostrare l'utilità dell'aver taciuto
tre predicavano i loro errori, giustamen- l'espressione «di Dio».
te indignato contro le assurde fandonie Origene,
di chi le scriveva, il beato evangelista, do- Commento al Var,.gelo di Giovanni
po aver dichiarato in molti modi, e com·e 2, 4, 37; 39-41

14
La specificazione "di Dio" è presente in Ap 19, 13.
Il Verbo creatore come vita e luce (1) 2)) 61

13 fatte per mezzo di lui. .E chiaramente a


• a Tutto è stato fatto per mezzo di lui
in principio era ha comparato e opposto
Creare nel seno del Padre tutto per mezzo di lui è stato fatto. Que-
gli non è stato fatto giacché era in princi-
Nato dovunque dall'alito del Padre e pio; queste invece sono state fatte poiché
generato dal Verbo, tuttavia nel seno pa- prima non esistevano. Ciò stesso è anche
terno già operavi come sapienza, I che esplicitazione di quanto detto in prece-
pronta creò il cielo, la luce e le altre co- denza: rende manifesto cosa Giovanni
se (Pr 8, 28-30). Tutto questo è stato pro- abbia voluto intendere con In principio
dotto dalla potenza del Verbo, perché il era. In altre parole, insinua· con chiarezza
Verbo ·è Dio. I Avviàti i secoli e ordinata l'eternità di quello.
la condizione dell'universo, il Creatore e Teodoro di Mopsuestia,
Demiurgo rimase però nel seno del Padre Commento al Vangelo di Giovanni 1, 1, 2-3
(Gv 1, 18), I finché dopo una serie di mil-
lenni si degnò di intervenire lui stesso nel
mondo, da lungo tempo corrotto dal pec-
cato. [ ... ] I Ma .Cristo non permise que- Giovanni si muove oltre Mosè e la
sta strage di popoli caduti. Affinché I'ope- creazione verso il Creatore
ra del Padre non perisse impunemente I si
rivestì di membra mortali. Così, risorgen- Mosè, dando inizio alla storia e alla
do con il corpo, avrebbe infranto la cate- scrittura del Vecchio Testa~ento, ci par-
na della morte e ricondotto l'uomo al Pa- la delle cose sensibili e le enumera dilun-
dre. I È oggi quel giorno natale, quando gandosi: dice infatti In principio Dio creò
laltissimo creatore si introdusse nel fan- il cielo e la terra (Gen 1, 1), poi aggiunge
go, unendo la carne allo spirito con la sua eh~ fu creata la luce, per secondo il cielo,
parola. poi le stelle, gli svariati generi degli esse-
Prudenzio, ri viventi e infine (per non essere prolis-
Glz' inni quotidiani. Per il giorno di Natale si passando in rassegna ciascun elemento)
11, 5-8; 11-13 tutto il resto. L'evangelista, invece, sal-
tando tutti i passaggi, in una pa~ola com-
prende queste cose e quelle al di sopra di
Il Figlio a confronto con le cose crea- esse; verosimilmente lo fa perché ciò era
te ben noto ai suoi ascoltatori, perché vole-
va affrettarsi verso un concetto più gran-
Sforzandosi di parlare in modo più de e perché dava inizio a tutta la sua ope-
chiaro della divinità del Monogenito, ha ra parlando non delle creature, bensl dél
voluto ancora manifestarne la differenza · Creatore e di colui che le porta alla lu- ·
nei confronti delle realtà create non so- ce. È per questo motivo che Mosè, ben-
lo indicandone la dignità ma anche mo- ché abbia preso come oggetto la parte più
strando che q1=Jegli non ha assolutamen- piccola della creazione, dal momento che
te alcuna comunione di natura con esse. non ci dice nulla delle potenze invisibili,
Dice infatti: Questo era in principio presso si ·dilunga su quelle cose [cioè sulla crea-
Dio, e Tutto per mezzo di lui è stato fat- zione visibile]; Giovanni, invece, poiché
to. Dicendo in forma dimostrativa questo, si affretta a raggiungere il Creatore, è na-
l'ha opposto a tutto ciò che è stato fatto. turale che tralasci tutto il ·resto, sia que-
Questo - dice .:._ era in principio presso ste cose create che quelle taciute da Mosè,
Dio, mentre tutte le creature sono state e comprenda tutto quanto in una sola e
62 Giovanni 1-1O

breve espressione: Tutto fu fatto per mez- Padre. E perciò non è soltanto Dio ma an-
zo di lui. che vero Dio.
Giovanni Crisostomo, Agostino,
Commento al Vangelo di Giovanni 5, 1 La Trinità l , 6, 9

Il Verbo non fu creato Cristo solo un agente della creazio-


. ne?
Venga fuori adesso un qualsiasi infe-
dele ariano a dire che il Verbo di Dio è Ma sebbene il santo evangelista affer-
stato fatto 15• Come è possibile che il Ver- mi che tutto è stato fatto per mezzQ di lui,
bo di Dio sia stato fatto, se Dio ha. fat-· non penso che l'espressione, che si riferi-
to ogni cosa per mezzo del Verbo? Se lo sce a lui, sia quasi una possibile offesa per
stesso Verbo di Dio è stato fatto, per mez- lui. Giacché, per il fatto che si dice che le
zo di quale altro Verbo è stato fatto? Se tu cose sono state fatte per mezzo di lui, non
dici che c'è un Verbo del Verbo, per mez- ne segue, per questo, che si debba rite-
zo del quale quest'ultimo è stato fatto, eb- nerlo come·un servo e ministro di un'altra
bene, io dico che esso è l'unigenito Figlio volontà e, in questo modo, non sia ritenu-
di Dio. Se invece tu dici che non esiste to creatore per sua natura, oppure sem-
Verbo del Verbo, ammetti che non è sta- bri che egli riceva la potenza di creare da
to fatto colui per mezzo del quale tutto è qualcun altro. Anzi, poiché egli solo è la
stato fatto; poiché non può essersi fatto. potenza di Dio Padre, fa tutto come Fi-
da se stesso colui per mezzo del quale tut- glio unigenito, anche se cooperano e coe-
to è stato fatto 16• sistono con lui il Padre e lo Spirito Santo:
Agostino, tutto cioè viene dal Padre per mezzo del
Commento al Vangelo di san Giovanni l, 11 Figlio, nello Spirito.Santo. Pensiamo, poi,
che il Padre coesiste col Figlio, non per-
ché questi sia impotente a creare qualco-
sa, ma perché è tutto in lui per l'assoluta
Il Verbo è della stessa sostanza del identità di natura.
Padre Cirillo di Alessandria,
Commento al Vangelo di Giovanni l, 5
E ~e
non è stato fatto, non è creatu-
ra; se non è creatura, è consustanziale al
Padre. Infatti ogni sostanza che non è Dio
è·creatura, e quella che non è creatura è L'espressione «per mezzo di lui», la
Dio 17 • Ma, se il Figlio non è della mede- generazione di Cristo, la creazione
sima sostanza del Padre, evidentemente è
una sostanza creata; ma se è tale, non tutte E cosl anche Paolo, ispirato da que-
le cose furono fatte per mezzo di lui. Se pe- sta grazia dice perché in lui furono create
rò ogni cosa per mezzo di lui fu fatta, allora tutte le cose (Col 1, 16). [ .. .] Ma se pensi
egltè una sola_ e medesima sostanza con il che l'espressione per mezzo sia propria di

15 Si vedano anche a tal proposito le obiezioni di Ambrogio, La fede 1, 14, 88.


16
Sullo Spirito "non creato" si veda più avanti il commento del Crisostomo a Gv 1, 4.
17 Agostino postula qui la dottrina teistica delle due sostanze, quella infinita e quella finita, in op-

posizione al postulato panteistico secondo cui esiste una sola sostanza, quella infinita.
Il Verbo àeatore come vita e luce (1, 2-5) 63

un essere inferiore, ascolta cosa dice Da- 1


•J b Senza di lui nu/la ·è stato fatto
vid: In principio tu hai fondato la terra, i
cieli sono opera delle tue mani (Sa! 102, Tutto, ovvero il visibile e l'invisibile
26). Ciò che viene detto del Padre come
creatore, viene detto anche parlando del Affinché tu non pensi che. Giovanni
Figlio. Non l'avrebbe detto se non pen- si riferisca solo a ciò di cui parla Mosè,
sasse a lui come un creatore ma come un aggiunge e senza di lui nulla è stato fat-
sottoposto al creatore. Se allora qui è im- to di ciò che esiste, ovvero che degli es-
piegata ]'espressione per mezzo, non lo è seri creati, siano essi visibili o intellegibi-
per nessun altro motivo se non per evitare li, niente venne alla luce senza la potenza
che si possa pensare che il Figlio è ingepe- del Figlio.
rato. E relativamente al suo titolo di cre- Giovanni Cri$OStomo,
atore per nulla inferiore a quello del Pa- Commento al Vangelo di Giovanni 5, 1
dre, lui stesso dice: Come il Padre risuscita
i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà
la vita a chi ·egli vuole (Gv 5, 21). Se poi Distinzione tra chi crea e chi inter-
nel Vecchio Testamento si dice: In princi- viene nella creazione
pio tu, Signore, hai fondato la terra (Eb 1,
10; cf. Sai 102, 26), il suo titolo di creato- L'affermazione che tutte le cose sono
re è fuori dubbio. Ma se tu sostieni che il · s!ate fatte per mezzo di lui non ha limiti.
profeta si riferiva al Padre e che Paolo at- E ingenerato colui che non è stato fatto
tribuisce al Figlio ciò che era detto inve- da nessuno, e c'è anche colui che è stato
ce del Padre, anche in questo caso si ot- generato dall'ingenerato. ·Dicendo tutte le
tiene la stessa conclusione. Infatti Paolo cose, non si ammette eccezione enon si la-
non avrebbe potuto decidere che la stes- scia nulla che sia al di fuori. Ma mentre
sa espressione convenisse al Figlio, se non osiamo dire che nulla è al di fuori - o forse
avesse creduto con estrema certezza che ci sforziamo di dirlo -, vienici incontro: E
entrambi fossero degni dello stesso onore. senza di lui nulla è stato fatto. Ti sei riferi-
Giovanni Crisostomo, to al Creatore, quando hai proclamato che
Commento al Vangelo di Giovanni 5, 2 ha un compagno. Quando dici che nulla è
stato fatto senza di lui, io intendo che non
è solo; uno infatti è colui per mezzo del
quale tutto .è stato fatto, un altro è colui
Il Figlio non è in alcun modo separa-· senza il quale nulla è stato fatto. Quando
to dal Padre . · si parla dell'uno e dell'altro, si riconosce
un'allusione sia a colui che interviene sia a
,C hi asserisce che il Figlio di Dio è colui che propriamente agisce.
creatore anche degli esseri celesti, sostie-· Ma mentre mi sentivo turbato circa il
ne, evidentemente, che nel Figlio sono Creatore, che è uno e ingenerato, come se
state fatte tutte le cose nel senso che nella dicendo "tutte le cose" tu non lo tenessi
creazione delle opere non si separa affatto fuori, hai dissipato il mio timore dicendo:
il Figlio dal Padre, ma, al contrario, lo si E senza di lui nulla è stato fatto. C'è dun-
congiunge al Padre18 • que qualcosa che è stato fatto per mezzo
Ambrogio, di un altro, il quale tuttavia non è stato fat-
Lo Spirito Santo 3, 11, 83 to senza di foi, ·e se qualcosa è stato fatto

18
Si veda anche Ambrogio, Esamerone 1, 29, e Agostino, Discorsi 52, 4.
64 Giovanni 1-10

. .
per mezzo di un altro, benché non senza che tutte le creature siano state fatte per
di lui, non tutto è stato fatto per mezzo mezzo del Verbo,[ ... ] ma non è possibile
di lui. Altro è l'aver fatto, altro è l'essere che lo siano anche i peccati e le malvagità.
intervenuto presso chi ha fatto. Su questo Origene,
punto, o mio pescatore, come negli altri Commento al Vangelo di Giovanni
casi, non ho nulla di mio da dire. Da parte 2, 13, 91-92
tua devi dare subito una risposta: Tutte le
cose sono state fatte per mezzo di lui. D' ac-
cordo. L'Apostolo infatti ha insegnato: Le
cose visibili e invisibil~ i Trom: le Domina- "Non essere" e "nulla" sono sinonimi
zioni: i Principati: le Potestà) tutto fu fatto Per quanto riguarda i significati di
per mezzo di lui e in lui (Col l, 16)19 • "nulla" e di "non essere", sembrerà che
Ilario di Poitiers, siano sinonimi, poiché il "non essere" po-
La Trinità 2~ 18-19 trebbe essere detto "nulla", e "nulla" po-
trebbe essere detto "non essere". Ebbene,
1'Apostolo chiaramente riferisce l'espres-
Creatò non solo per mezzo ma anche sione "le cose che non sono" non a ciò che ,
non si trova in nessun luogo, ma a ciò che
dal Verbo è malvagio, identificando "ciò che non è"
Vediamo, dunque, per qual(f moti- con il male, dal momento che dice: Chia-
vo sia aggiunta l'espressione E senza di lui ma ali'esistenza le cose che non esistono
nulla è stato fatto. A qualcuno potrebbe (Rm 4, 17). [ ... ] Abbiamo detto prima che
sembrare .superfluo trovare Senza di lui "non essere"e"null" . . . per-
a sono smomm1,
nulla è stato fatto posto di seguito a Tutto ciò ((coloro che non sono" sono "nulla'', e
fu fatto per mezzo di lui. Se ipfatti qualsiasi ogni malvagità è "nulla", perché appun-
cosa è stata fatta "per mezzo del Verbo", to si trova nella condizione di "non esse-
niente è stato fatto "senza il Verbo". Non re", ed essendo chiamata "nulla" è stata
consegue certo al fatto che senza il Verbo fatta senza il Verbo e non è compresa nel
nulla è stato creato il fatto che tutto è sta- · "tutto". Per quanto è possibile ho tentato
to creato per mezzo. del Verbo: è possibile, di determinare cosa sia il "tutto" fatto per
infatti, che, poiché nulla è stato fatto senza mezzo del Verbo e cosa sia stato fatto sen-
il Verbo, non solo.tutto sia stato fatto "per za di lui, ovvero "ciò che non è" in alcun
mezzo" del Verbo, ma anche che qualcosa modo e per questo motivo è detto "nulla".
sia stato fatto "dal" Verbo. Bisogna per- Origene,
tanto sapere come è necessario intendere Commento al Vangelo di Giovanni'
le espressioni "tutto" e "niente". Infatti, è 2, 13, 94; 99
possibile che senza una chiarificazione del
significato di entrambe le parole si capisca
che, se tutto è stato fatto per mezzo del Gli uomini diventano "nUlla" quan-
Verbo, di questo "tutto" fanno parte an- do commettono peccato
che il male e ogni manifestazione del pec-
cato e le azioni malvagie, poiché appun- · _ Intanto, il peccato non fu fatto per.
to tutto è stato fatto per mezzo di lui. Ma mezzo di lui; ed è chiarò che il peccato
ciò è una menzogna. Infatti, non è assurdo è nulla, e a nulla si riducono gli uomini

19
Si veda anche infra il commento a Gv 1, 4, dove Ilario prosegue la sua argomentazione, e Cirillo
di Gerusalemme, Le catechesi 11, 21 · ·
Tt Verbo creatore come vita e luce (1, 2-5) 65

quando peccano. Così l'idolo non fu fatto lui che è increato; come .dia ad esse una
per mezzo del Verbo; possiede una qual- forma, lui che non ha formà; come le fac-
che forma umana, ma soltanto l'uomo fu cia mutevoli, lui immutabile; come le fac-
fatto per mezzo del Verbo. La forma uma- cia ·temporali, lui eterno? Chi può pensare
na dell'idolo, invece, non fu fatta per mez- adeguatamente alle sue ricchezze? Pensia-
zo del Verbo. E sta scritto: ·Sappiamo che mo piuttosto alla sua povertà, affinché a
l'idolo è nulla (1 Cor 8, 4). Queste cose, noi, poveri, sia dato comprendere almeno
dunque, non sono state fatte per mezzo questa20• ·
del Verbo. Invece, tutto ciò che è secondo Agostino,
natura è stato fatto, seriza eccezione alcu- Discorsi l 4, 9
na. Tutti gli astri che sono in cielo, tutto
ciò che risplende lassù, tutto ciò che vola
sotto il cielo, tutto ciò che si muove nell'u-
niverso: ogni creatura, senza eccezione è l, 4a La vita
stata fatta. In breve e più chiaramente per-
ché comprendiate meglio, per mezzo del In lui e per mezzo di lui
Verbo è stato fatto tutto, dagli angeli al Poiché tutto è stato fatto per mezzo
più piccolo verme. di lui, vieni in aiuto e racconta che cosa è
Agostino, stato fatto non senza di lui2 1• Quello che è .
Commento al Vangelo di san Giovanni 1, 13 stato fatto in lu~ è vita (Gv 1, 3-4). Pertan-
to, quello che è stato fatto non senza di lui,
è stato fatto in lui, perché quello che è sta-
Cristo, creatore di tutto, è il modello to fatto in lui, è stato fatto anche per mez-
della vera povertà zo di lui. Tutto infatti è stato creato per
. mezzo di lui e in lui (Col l, 16). In lui tut-
Abbiamo ora trovato il vero pove- to è stato creato; perché egli nasceva come
ro, abbiamo trovato il pio umile, che non Dio creatore. Ma anche per questa ragio-
confida in se stesso, il povero vero, mem- ne quanto è stato fatto in lui, è stato fatto
bro di quel Povero che per noi è divenuto non senza di lui, per il fatto cioè che, na-
povero pur essendo ricco. Guarda il no- scendo come Dio, egli era la vita; e chi era
stro Ricco, che per noi da ricco che era, si è la vita non poteva diventare vita dopo la
/atto povero (2 Cor 8, 9). Vedilo ricco: T ut- , nascita. In lui infatti l'essere nato e quanto
to è stato /atto per mezzo di /ui e sen:.a di ha ricevuto dopo la nascita non differisco-
lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. E più no tra di loro. Non c'è un tempo interme-
creare l'oro che possederlo. Tu sei ricco di dio tra la nascita e la crescita. Ma nessuna
oro, argento, bestiame, famiglia, terreni, delle cose che erano fatte in lui era stata
frutti: ma queste cose non te ie sei potute fatta senza di lui; quello in cui erano fatte
creare tu. Guarda il [vero] ricco: Tutto .è è vita, e Dio, che è nato da Dio, non fu re-
stato /atto per mezzo di lui. Vedilo povero: so tale dopo la nascita, ma fu tale nell'atto
il Verbo si/ece carne e venne ad abitare in stesso di nascere. Nascendo infatti vivente
mezzo a noi (Gv l, 14). Chi potrà pensare · da vivente, vero da vero, perfetto da per-
adeguatamente alle sue ricchezze: come le fetto, egli è nato non senza il potere pro-
produca, lui che non diviene; come le crei, prio della sua nascita, ma sapeva di esse-

20
Sulla povertà di Cristo in relazione a questo passaggio giovanneo si vedano anche i discorsi
265/E, 2 e 239, 6.
21
Si veda anche supra l'argomentazione di Ilario a Gv l, 3b.
66 Giovanni 1-10

re Dio nell'atto stesso del suo nascere Dio lui nulla è stato fatto e poi con le seguenti
da Dio. di ciò che fu fatto si intendono certo gli es-
Ilario di Poitiers, seri intellegibili, ma si esclude lo Spirito.
La Trinità 2, 20 [. .. ]Poiché lo Spirito è increato. Vedi l'e-
sattezza di questa dottrina?
Giovanni Crisostomo,
Commento al Vangelo di Giovanni 5, 1-2
Lo Spirito non è compreso tra le
cose create
Infatti non aggiungiamo il punto fer- La Trinità è coinvolta nella creazione
mo dopo la parola nulla, come fanno gli
eretici. Costoro", infatti, con I'intenzione Devo dire che molti leggono male
, di annoverare lo Spirito tra le cose create questa frase. Dicono: tutto ciò che è sta-
leggono Ciò che fu fatto, in lui era la vita. to creato era vita in lui. La punteggiatu-
Ma così il passo non può essere compreso.
.
ra mvece va messa cosi:' og01. cosa e' stata
In primo luogo perché non era il momen- fatta per mezzo di lui e di tutto il creato
to di nominare qui lo Spi rito [ ... ] . Ma am- nulla è stato fatto senza di lui. Il senso è
mettiamo momentaneamente la loro lettu- questo: ciò che esiste senza di lui vuol dire
ra, cosicché ci apparirà ancor più chiara la che non è stato creato. [ ... ] 22 Ma se tutto è
sua assurdità: Ciò che fu fatto, in lui era la stato fatto per mezzo di lui, allora il Padre
vita. Sostengono essi che la vita è lo Spiri- non e'entra, non c'entra lo Spirito Santo ..
to. Ma questa stessa vita si trova a essere La creazione dunque apparterrebbe sol-
chiamata qui anche luce: continua, infat- tanto al Figlio? È appunto per questo che
ti, e la vz"ta era la luce degli uomini. Dun- dopo aver detto tutto è stato fatto per mez-
que, stando alla loro interpretazione, qui zo di lui, per non escludere dalla creazione
per luce degli uomini si intende lo Spirito. né lo Spirito Santo né il Padre ha aggiun-
[. .. ]Tuttavia, ciò che all'inizio aveva chia- to: e senza di lui nulla è stato fatto di ciò
mato Verbo, viene poi chiamato di volta che e,stste. Quando si dice che senza di lui
in volta Dio, Vita e luce. [. .. ] Se dunque il nulla è stato fatto, si vuol far capire che un
Verbo è la vita, e questo stesso Verbo e la altro l'ha fatto ma che non l'ha fatto sen-
vita si fecero carne [. ..] allora è lo Spirito za di questi.
a essersi fatto carne, e non il Figlio. [ ... ] Girolamp,
Quindi, abbandonata questa interpreta- Omelia sul Vangelo di Giovanni 1, 1-14
zione, accostiamoci a una lettura e a un'in-
terpretazione consuete ..Cosa prevede es-
sa? Che si faccia una pausa dopo ciò che fu
Il Verbo, vita e luce per gli uomini
fatto, e che la fras~ seguente abbia inizio
dalle parole In lui era la vita, che significa- Se il Salvatore è alcune cose per altri,
no Tutto è stato fatto per me,zzo di lui e sen- ma forse alcune per sé e per nessun altro
za di lui nulla è stato fatto. In altre parole, [. .. ] poiché è vita fatta nel Verbo, è ne-
dice, se qualcosa è stato fatto, non è sta- cessario investigare se egli sia vita per sé .
to fatto senza di lui. Vedi, dunque, come e per altri o [solo] per altri, e se p er al-
con una piccola aggiun~a levangelista ab- tri, chi siano essi. [. .. ] In quanto vita, il
bia corretto quelle assurdità che deforma- Salvatore dovrebbe esserlo non per sé, ma
no la verità? Infatti con.le parole senza di per gli altri uomini, dei quali è anche lu-

22
Girolamo prosegue, poi, concludendo in accordo con gli altri Padri che lo Spirito è increato . .
Il Verbo creatore come vita e luce (1, 2-5) 67

ce. Questa vita si aggiunge al Verbo e, do- è stata in lui, così come ogni cosa è stata
po esserglisi aggiunta, ne diviene insepa- fatta per mezzo di lui.' Se tutto, fratelli ca-
rabile. Bisogna, infatti, che il Verbo che rissimi, è stato fatto in lui, e se tutto ciò
purifica l'anima preesista all'anima stes- che è stato fatto In lui è vita, allora anche
sa, affinché, una volta rimossa ogni sua la terra è vita, anche il legno è vita. Sì, di-
mortalità e debolezza, la vita incontami- ciamo che il legno è vita, ma intendendo
nata attraverso il Verbo e la purificazione il legno della croce, dal quale abbiamo ri-
che si ottiene attraverso di lui si ingeneri cevuto la vita. Dunque, anche la pietra sa-
in chiunque si renda capace di accoglie- rebbe vita? Ma è sbagliato intendere così
re il Verbo in quanto Dio. Si osservi, poi, [ ... ]. Ebbene, non lasciarti ingannare, se-
[ ...]che il Verbo non fu fatto in principio, gui questa punteggiatura: Ciò che fu fat-
dal,momento che non ci fu un tempo in to; qui pausa, e poi continua: in lui è vi-
cui il principio era senza Verbo, e perciò ta. Che cosa vuol dire? La terra è stata
è scritto In principio era il Verbo (Gv 1, creata, ma questa terra creata non è la vi-
1), mentre la vita non era nel Verbo; la vi- ta, È che nella sapienza stessa esiste spi-
ta, invece, fu fatta poiché la vita era la lu- ritualmente una certa idea secondo cui fu
ce degli uomini. Quando, infatti, non e'era fatta la terra: questa idea è vita. Cerche-
ancora l'uomo, nemmeno c'era la luce de- rò di farmi capire meglio che posso alla
gli uomini, se si intende la luce degli uo- carità vostra. Un artigiano si mette a fa-
mini in relazione agli uomini. [ ... ] Alcu- re un armadio. Ma prima l'armadio egli
ni manoscritti, poi, presentano la lezione, ce l'ha nella mente: se egli prima di fab-
forse non proprio da rigettare: "ciò che fu bricarlo non ne avesse l'idea nella mente,
fatto in lui è la vita". Se la vita è la stessa come potrebbe costruirlo? Naturalmen-
cosa che la luce degli uomini, nessuno che te l'armadio che è nella mente dell'arti-
si trova nelle tenebre vive e nessuno che giano, non è precisamente quello che poi
vive è nelle tenebre, ma chiunque vive si noi vediamo coi nostri occhi. Nella men-
trova anche nella luce e ·chiunque enella te c'è l'opera in maniera invisibile e sol-
luce vive. tanto una volta realizzata sarà visibile.
Origene, Quando l'armadio sarà costruito, cesse-
Commento al Vangelo di Giovanni rà forse per questo di esistere nella men-
2, 18; 128-129; 132 te? No, l'idea è stata realizzata nell'opera,
ma rimane nella mente ·del .costruttore.
· L'armadio potrà anche marcire, e dall'i-
dea che è nella mente se ne potrà fabbri-
Tutto è vita in lui
care un altro. Considerate, dunque, l' ar-
Ma in che modo tutto fu fatto per madio come idea e l'armadio come opera
mezzo di lui? Ciò che fu fatto, in lui è vi- · eseguita. L'armadio fabbricato non è vita,
ta (cf. Gv l, 3-4). Si potrebbe anche di- ma l'armadio come idea è vita, essendo
re: Ciò che in lui fu fatto, è vita. Seguen- viva l'anima dell' ~rtefice nella quale esi-
do questa punteggiatura, risulta che tutto stono tutte queste cose, prima che venga-
ciò che esiste è vita. E in verità, quale co- no alla luce. Altrettanto si può dire, fra- .
sa non è stata creata in lui? Egli è, infatti, telli carissimi, della sapienza di Dio, per
la sapienza di Dio, di cui sta scritto in un mezzo della quale sono state fatte tutte le
salmo: Tutto hai fatto nella tua sapienza cose: come mente creatrice,. essa le pos-
(Sal 104, 24). Se, dunque, Cristo è la sa- siede tutte ancora prima che siano realiz-
pi~nza di Dio, e il salmo dice: Tutto hai zate; di conseguenza quanto è stato fat-
fatto nella tua sapienza, ogni cosa allora to per mezzo di qu.ella idea creatrice, non
68 Giovanni 1-10

tutto è vita, ma tutto ciò che è stato fatto la proclamazione di queste mirabili realtà.
è vita in lui. Se, infatti, la vita viene in mezzo a noi, il
Agostino, potere della morte viene annientato, e se
Commento al Vangelo di san Giovanni la luce splende su cli noi, allora non ci so-
1, 16-17 no più le tenebre, ma la vita rimane stabil-
mente con noi e la morte non può sopraf-
La sorgente della vita farla. Cosicché ciò che è detto del Padre,
potrebbe essere detto anche dd Signo-
Parlando della creazione Giovanni re: In lui"infatti viviamo, ci muoviamo ed
dice: Tutto è stato fatto per mezzo di lui esistiamo (At 17, 28). Lo stesso dichiara
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che anche Paolo, dicendo: Tutte le cose sono
esiste. Poi prosegue dicendo relativamen- state create per mezzo di lui e tutte in lui
te alla provvidenza: In lui era la vita. ·E sussistono (Col 1, 16-17). Per questo moti-
infatti proprio perché nessuno dubitasse vo lo chiama radice e fondamento.
che per mezzo di lui fossero state fatte co- Giovanni Crisostomo,
sì tante e così grandi cose aggiunge: In lui Commento al Vangelo di Giovanni 5, 3
era la vita. Come, dunque, per quanto si
attinga alla fonte che genera gli abissi non
la si diminuisca affatto, così è anche per
la potenza creatrice delf>Unigenito: quan- 14
• b La vita era la luce
to tu possa pensare che è stato condotto
alla luce e creato per mezzo cli essa, tut- Lui vita per noi, noi morte per lui
to ciò non la renderà mai inferiore. Anzi,
per usare un esempio più adatto, mi ser- In che modo infatti noi abbiamo ac-
virò del paragone con la luce, che lo stes- quistato la vita, e perché lui ha subito la
so evangelistà aggiunge subito dopo: e la morte? Posa lo sguardo su di lui. In prin-
vita era la luce. Come dunque la luce, per cipio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio
quanto possa illuminare migliaia di essed, e z'l Verbo era Dio (Gv 1, 1). Cerca in lui
non perde niente del proprio splendore, uno spazio per la morte. Dove? In forza
così anche Dio, sia prima che dopo la cre- di che? In che maniera egli era il Verbo,
~zione, rimane completo, non perde nulla Verbo presso Dio, Verbo Dio? Se trovi in
della sua essenza né si affatica per il molto lui la carne e il sangue, vi troverai anche lo
operare, ma anche qualora dovesse gene- spazio per la morte. Orbene, su di lui Ver-
rare migliaia di tali universi, e quand'an- bo come poté prevalere la morte? E a noi,
che ne dovesse generare infiniti, egli ri- uomini di questa terra, mortali, corruttibi-
marrebbe sufficiente per tutti essi e non li, peccatori, come poté pervenire la vita?
solo per crearli, ma anche per governarli Lui non aveva pqssibilità di morire, noi di
dopo la loro creazione. In questo passo, vivere; ma ecco che egli volle assumere la
infatti, la parola vita non si riferisce solo morte da noi per darci la vita, che appar-
alla creazione, ma anche alla provvidenza teneva a lui. In che modo egli prese da noi
che la creazione stessa fa sussistere. la morte? Il Verbo sifece carne e venne ad ,
Giovanni Crisostomo, abitare in mev.o a noi (Gv 1, 14). Prese da
Commento al Vangelo di Giovanni 5, 3 noi ciò che avrebbe offerto per noi. E co-
mè a noi ne derivò la vita? E la vita era
la luce deglt' uomini.. Lui vita per noi, noi
Accenni alla risurrezione morte per lui.
Giovanni ci preannuncia anche la Agostino,
dottrina della risurrezione e dà inizio al- Discorsi 23 2, 5
Il Verbo creatore come vita e luce (1, 2-5) 69

Vita come .illuminazione Un cieco non è in grado di vedere la


Non lasciamo inosservato che, pur
luce del sole
essendo possibile scrivere: · "Ciò che fu Ma i cuori degli stolti non sono anco-
fatto in lui era la luce degli uomini, e la ra in grado di aécogliere questa luce, per-
luce degli uomini era la vita", l' evangeli- ché il peso dei peccati impedisce loro di
sta ha invertito i termini: prepone, infat- vederla. Non pensino costoro che la luce
ti, "la vita" a "la luce degli uomini", seb- non c'è, solo perché essi non riescono a
bene "vita" e "luce degli uomini" siano la vederla. È che a causa dei peccati essi so-
stessa cosa[ ... ]. Cerchiamo allora il moti- no tenebre [ ... ]. Immaginate, fratelli, un
vo per cui non si dice che il Verbo· era la cieco in pieno sole: il sole è presente a lui,
luce degli uomini, bensì la vita, creata nel ma lui è assente al sole. Così è degli stol-
Verbo. [ ... ] La vita che si menziona qui ti, dei malvagi, degli iniqui: il loro cuore
non è q~ella degli esseri razionali e irra- è cieco; la sapienza è lì presente, ma tro-
zionali, ma quella che si aggiunge al Ver- vandosi di fronte un cieco, per gli occhi
bo, una volta che questi abbia raggiunto in di costui è come se essa non ci fosse; non
noi la sua pienezza, dal momento che essa perché la sapienza non sia pres~nte a lui,
partecipa del primo Verbo. Noi prendia- ma è lui che è assente. Che deve fare allo-
mo parte a questa vita la prima volta n.el ra quest'uomo? Purifichi l'occhio con cui
momento in cui ci distacchiamo da quel- potrà vedere Dio (cf. Mt 5, 8).
la che ha lapparenza di vita, ma non la Agostino,
realtà, e desideriamo accogliere la Vita ve- Commento al Vangelo di san Giovanni l, 19
ra. È questa vita che, una volta venuta in
noi, diviene anche fondamento della luce
di conoscenza. E forse questa vita è luce Le tenebre non sono una parte irre-
in potenza e non in atto per quelli che non
vocabile della nostra natura
cercano di acquisire con precisione gliele-
menti della conoscenza, ma sia invece per Tuttavia le tenebre degli uomini non
gli altri luce in atto. sono tali per natura: Paolo dice, infatti:
Origene, Un tempo eravate tenebra, ora siete luce
Commento al Vangelo di Giovanni nel Signore (E/ 5, 8), soprattutto se ormai
2, 153; 156-157 ci chiamiamo santi e spirituali. Come Pao-
lo pur essendo tenebra fu capace di diven-
tare luce nel Signore, così è per chiunque
sia tenebra.
i, 5 a La luce splende nelle tenebre Origene,
Commento al Vangelo di Giovanni 2, 134
La luce e il datore della luce
Necessariamente il sapientissimo evan-
gelista si accinge a spiegare, a questo pun- 1
• Jb Le tenebre non l'hanno vinta
to, ciò che ha insegnato precedentemente.
[ ... ] Il Verbo di Dio è sì veramente luce,
L'oscurità non offre riparo dalla luce
non però dispensatore di luce per tutti,
ma per quelli ai quali vuole comunicare la È stolto dunque chi pensa di essere
luce della conoscenza. · sicuro nelle tenebre, perché non può evi-
Cirillo di Alessandria, tare la luce che risplende nelle tenebre, e
Commento al Vangelo di Giovanni 1, 7 le tenebre non la comprendono. Pertanto
70 Giovanni 1-10

vien preso come uno schiavo fuggitivo e mati, una volta che siano stati illuminati,
un mercenario infedele e viene riconosciu- figli della luce (cf. Gv 12, 36). Splenden-
to prima che riesca a nascondersi, perché, do, dunque, nelle tenebre questa luce ne
ancor prima di farne ricerca, tutto è noto è perseguitata, ma non afferrata. [. . .] Che
al Signore, non solo ciò che è accaduto, le tenebre abbiano perseguitato la luce, è
ma anche ciò che dovrà accadere. chiaro dalle sofferenze subite dal Salvato~
Ambrogio, re e da coloro che hanno accolto i suoi in-
Le rimostranze di Giobbe e di Davide 1, 3, 6 segnamenti, i suoi figli, dal momento che
le tenebre operano contro i figli della luce
e vogliono scacciare dagli uomini la luce.
La luce è perseguitata dalle tenebre Ma poiché Dio è con noi, nessuno, pur vo-
lendolo, potrà nulla contro di noi (cf. Rm
La luce splende nelle tenebre, cioè in 8,31). [ ... ] Sonodueimodiincuiletene-
questa vita e in questa povera carne; es- bre non hanno afferrato la luce: da un la-
sa è perseguitata dilla tenebra, ma non è to sono state lasciate indietro e non hanno
afferrata23 , intendo dire dalla potenza del potuto in alcun m~do, a causa della pro-
Nemico, che balzò con impudenza suco.- pria lentezza, stare al seguito della rapidità
lui che sembrava Adamo, si scontrò con della corsa della luce, dall'altro la luce ha
Dio e fu sconfittb, affinché noi, deposta la · voluto tendere, da qualche parte, un ag-
tenebra, ci accostassimo alla luce e poi di- guato alle tenebre e ne ha atteso l'arrivo,
ventassimo luce perfetta, generazione del- cosicché le tenebre, accostatesi alla luce,
la luce perfetta24 • ne sono state dissolte.
Gregorio Nazianzeno, Origene,
Discorsi 39, 2 Commento al Vangelo di Giovanni
2, 166-170

Le tenebre partono ali' attacco


Le tenebre non possono comprende-
Cristo, per i suoi benefici a favore· de-
re la luce
gli uomini, ha preso su di sé le nostre te-
nebre, affìn.c hé con la sua potenza annien- Chiama poi tenebre la natura che ha
tasse la nostra morte (cf. 2 Tm 1, 10) e assolutamente bisogno di luce, ossia tut-
dissolvesse le tenebre nella nostra anima, te le creature. [ . .. ] Poiché la natura delle
perché si compisse ciò che è detto dal pro- creature, che non produce nulla da sé, ha
feta Isaia: Il popolo che giaceva nelle tene- il suo essere e la sua essenza dal Creato-
bre ha visto una grande luce (Is 9, 1; Mt 4, re, gfostamente sente dirsi Che cosa pos-
16). Questa luce, che è stata fatta nel Ver- siedi che tu non l'abbia ricevuto? (1 Cor 4,
bo, è anche vita, splende nelle tenebre delle 7). Poiché, oltre al resto, ha anche la lu-
nostre anime e ha preso dimora dove era- ce, avuta da Dio, la riceve appunto per-
no i reggitori di questo mondo ·di tenebre ché non ce l'ha. Ma ciò che non ha la lu-
(cf. E/ 6, 12), i quali nella lotta contro il ce da se stesso, come è possibile che non .
genere umano tentano di sottomettere alle sia l'opposto? Come non satà chiamato te-
tenebre coloro che non si sforzan<;> in al- nebra? È una logica, anzi necessaria con-
cun modo di opporsi loro per essere chia- seguenza che le creature sono tenebre,

23 Cf. Gregorio di Nissa, Contro Eunomio 13, 3, dove si dice che le tenebre non sono in grado di
accostarsi alla luce.
24
Cf. Gregorio di Nissa, Sulla verginità 11.
Il Verbo creatore come vita e luce (1, 2-5) 71

mentre il Verbo di Dio·è luce, perché egli tuttavia la luce per bontà di Dio e hanno
risplende nelle tenebre. Se ·infatti la natu- la forza dell'intelligenza innata, in un cer-
ra delle creature riceve, per partecipazio- to modo, fin dalla stessa nascita.
ne, il Verbo come luce, ossia in quanto è Cirillo di Alessandria,
luce, essa lo riceve, conseguentemente, in Commento al Vangelo di Giovanni 1, 7
quanto è tenebra. E in essa il Figlio splen-
de come la luce nelle tenebre, sebbene le
tenebre non conoscano la luce. Questo in- Il prologo dovrebbe essere inciso in
fatti significano le parole "le tenebre non caratteri d'oro in tutte le chiese
l'hanno compresa,,. Il Verbo di Dio, infat-
ti, illumina tutti quelli che sono capaci di È l'inizio del santo vangelo che ha il
essere illuminati e, in genere, tutte le cre- nome di Giovanni. Un platonico, come ho
ature che hanno la natura capace di esse- udito frequentemente dire dal santo vec-
re illuminata: Ma è ignorato dalle tenebre. chio Simpliciano, che poi resse la chiesa
La natura ragionevole che è in terra, cioè di Milano come vescovo, affermava che si
l'uomo, talvòlta ha adorato la creatura al doveva scrivere in lettere d'oro ed esporlo
posto del Creatore. «Non compresero la presso tutte le chiese in luoghi facilmen~
luce»: infatti, non riconobbero il Creato- te visibili. ·
re, fonte della scienza, principio dell'intel- Agostino,
ligenza e radice dell~ conoscenza. Hanno La città di Dio 10, 29, 2
GIOVANNI TESTIMONE DELLA LUCE

Venne un uomo mandato a da Dio:


il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce)
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce)
· ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera)
quella che illumina ogni uomob (1, 6-9).
Dio manda un uomo, non un angelo o un essere celeste, per testimoniare l'umanit~ di
suo Figlio (Agostino). Quest'uomo, Giovanni Battista, non fu solo un profeta, ma anche
un apostolo: non solo profetizzò la venuta del Figlio, ma lo vide e convinse molti a credere
in lui (Ireneo). È stato mandato in qualità di apostolo e profeta: cioè ha ricevuto l'autorità
del Signore (Girolamo). Giovanni era la voce di Cristo, il quale, a sua volta, è il Verbo del
Padre (Origene). L'evangelista ricorre alla testimonianza di Giovanni Battista in modo tale
che il suo racconto sia confermato da due o tre testimoni, come vuole la Legge (Cirillo) . I
miracoli di Cristp possono perdere la loro forza cli persuasione con lo ~correre del tempo,
ma la parola resta: per questo è importante che la testimonianza di Giovanni e di coloro
che lo precedettero si sia aggiunta ai miracoli di Gesù (Origene). Giovanni fu testimone di
Cristo, non perché Cristo. avesse bisogno della testimonianza, ma perché "tutti credessero
per mezzo di lui" dopo aver ascoltato una voce con cui potevano identificarsi (Crisostomo).
Il Battista fu testimone e precursore della luce - una luce di cui hanno disperato bisogno gll
uomini che abitano nelle tenebre (Origene) . Il Figlio è la vera luce che illumina ogni uomo
ed è il Verbo per mezzo del quale il mondo venne creato (Atanasio). Giovanni, però, è solo
una lampada, Cristo è luce inestinguibile (Agostino).·Questa luce illumina chiunque ·venga
al mondo; se qualcuno non vede tale luce, è perché chiude.i propri occhi a<l essa, ed è tol-
pevole della propria cecità (Crisostomo). Coloro che vedono davvero sono illuminati dalla
partecipazione in quella luce, che splendette al momento della creazione come luce increata

a Apestalménos ("mandato") deriva dal verbo apostéilo, connesso etimologicamente al termine


"apostolo" (cf. le riflessioni di.Ireneo e Girolamo sotto riportate). Nel Vangelo di Giovanni il verbo è
spesso impiegato anche per l'invio <lel Figlio.
b La maggior parte degli interpreti moderni, legando erch6menon (participio presente del verbo
érchomai, "venire") a en ("era"), traduce "stava venendo/pe1: venire", "veniva" (così la CEI). I Padri',
seguiti da qualche moderno, presentano prevalentemente un'altra interpretazione, che lega il partici-
pio a ''uomo": "Era la luce vera che iUumina ogni uomo che viene nel mondo".
Giovanni testimone della luce (1, 6-9) . 73

e che ci glorifica con i suoi doni (Cirillo). Coloro che sono chiamati a.ess·e re le sue lucerne
devono risplendere sul cand·el~bro della sua umile croce (Agosùno).

16
• Giovanni: un uomo mandato da dal Creatore e autore di questo mondo è
Dio [ ... ] giudicato più che un profeta (Mt 11,
9; Le 7, 26): perché tutti gli altri profeti
Un uomo mandato a dare testimo- hanno annunciato la venuta della luce del
nianza di colui che è più che un uomo Padre, e hanno. desiderato di essere giu-
dicati degni di vedere colui che profetiz-
[Cristo] non si può dire che è venuto zavano; ma Giovanni, pur annunziando in
né che se n'è andato, perché, come Dio, anticipo come tutti gli altri profeti, lo ha
egli è presente ovunque, e non può esse- visto presente, lo ha indicato, ha persuaso
re contenuto in alcun luogo. Come è ve- molti a credere in lui, cosicché può essere
nuto, invece? Nella sua visibile umanità. considerato allo stesso tempo un profeta e
E siccome era talmente uomo da nascon- un apostolo.
dere la sua divinità, fu mandato innanzi a Ireneo di Lione,
lui un grande uomo, affinché mediante la Contro le eresie 3, 11, 4
sua testimonianza si potesse scoprire co-
lui che era più che un uomo. Chi è costui?
Un uomo. E come poteva quest'uomo dire
la verità parlando di Dio? Fu mandato da Mandato col compito di profeta e
Dio. · Come si chiamava? Il suo nome era apostolo
Giovanni.
. Agostino,
Al nostro termine "mandato" corri-
Commento al Vangelo di san Giovanni sponde il termine greco "apostolo" che
2, 4-5 vuol dire appunto mandato e che corri-
sponde a sua volta al termine ebraico si-
. loas. Vedi dunque com~ questo Giovan-
Giovap.ni è un profeta e un apostolo ni, profeta, non soltanto è profeta ma
anche apostolo. Anche Isaia, mandato, fu
Questo Giovanni il Precursore, che un apostolo: Eccomi, manda me (Is 6, 8).
rendeva testimonianza alla luce, da qua- Mand~to da Dio. Ben detto quel "manda-
le Dio era stato inviato? Senza alcun dub- to". [ ... ] Coloro che si erano presentati a
bio da colui di cui Gabriele era l'angelo, nome proprio senza essere stati mandati
perché è lui che annuncia la buona novel- furono appunto ladri e predoni (cf. Gv 10,
la della sua nascita; quel Dio che già, per · 8). Costui invece è stato mandato da Dio e
mezzo dei profeti, aveva promesso di in- il suo nome era Giovanni. È un nome che
viare·il suo angelo come messaggero per si attaglia bene al suo compito. Giovanni ·
precedere la persona di suo Figlio (Ml 3, infatti vuol dire "grazia del Signore''. Io
1), per preparargli la via, cioè per rende- infatti si traduce "Signore" e anna "gra-
re testimonianza alla luce con lo spirito e zia". Il significato dunque di Giovanni è
la forza di Elia (Le 1; 17). Elia a sua vol- "grazia del Signore". Per il fatto di esse-
ta, di quale Dio fu il servitore e il profeta? re stato mandato ha ricevuto l'autorità del
Di colui che aveva fatto .il cielo e la terra Signore.
(cf. 1 Re 18, 36), come confessa lui stes- Girolamo,
so. Se dunque Giovanni era stato inviato Omelia sul Vangelo di Giovanni l, 1-14
74 Giovanni 1-1 O

Giovanni è la voce che annuncia il lo che prescriveva la Legge, a coloro che


Verbo si fossero incontrati con la storia del no-
stro Salvatore, credendo a lui soltanto, che ·
C'è un argomento ancora più strin- esponeva cose superiori alla nostra mente
gente per sostenere che Giovanni, incar- e intelligenza.
natosi per nessun'altra ragione se non per . Cirillo di Alessandria,
la testimonianza della luce, è stato inviato Commento al Vangelo di Giovanni' 1, 7
da un .qualche altro luogo25 , ovvero-il fatto
che fosse ripieno di Spirito Santo fin dal
grembo materno, come è detto da Gabrie- Profezie e miracoli danno testimo-
le nel momento del lieto annuncio a Zac- nianza a Cristo
caria della nascita di Giovanni (cf. Le .1, ·
35-36) [ ... ]. Giovanni, in relazione a Cri- Alcuni [ ... ] tentano di respingere le
sto, che è il Verbo, è t;ma voce. A questa testimonianze dei profeti su Cristo, soste-
riflessione mi invita lo stesso Giovanni, nendo che il Figlio di Dio non aveva biso-
quando risponde a .coloro che gli chiedo- gno di testimoni [ ... ] . A costoro bisogna
no chi egli sia: Voce di uno che g~ida nel dire che, poiché le ragioni che invitano al-
deserto (Mc 1, 3) [ ... ] . E forse per questo la fede possono essere molte, se talvolta
motivo Zaccaria, non crederido alla nasci- alcuni non sono pers,uasi da una di que-
ta della voce che annuncia il Verbo di Dio, ste prove, bensì da un'altra, Dio può offri-
perde la sua voce, riacquistandola nel mo- re ·agli uomini molte occasioni" affinché si
mento in cui nasce il Precursore, la voce accetti che Dio, che. è al di sopra di tutte
del Verbo (cf. Le 1, 20.64). Una voce infat- le creature, si è fatto uomo. Chiaramen-
ti deve essere ascoltata, affinché l'intellet- te è possibile vedere che molti giungono
to sia in grado di accogliere il Verbo che la all'ammirazione di Cristo sulla base del-
voce ha indicato. le testimonianze profetiche~ impressionati
Origene, dal fatto che la voce di così grandi profeti
Commento al Vangelo di Giovanni a lui anteriori abbia indicato il luogo del-
. 2, 180; 193-194 la sua nascita [ .. .] . Bisogna anche valutare
il fatto che i suoi straordinari miracoli po-
tevano certo indurre alla fede coloro che
17 vissero al tempo del Signore, ma non con-
• Giovanni viene per dare testimo- servarono la loro vivida forza dopo che fu
nianza.alla luce trascorso molto tempo e poterono essere
intesi come miti. Più, dunque, dei mira-
La necessità di due o tre testimoni
coli compiuti allora può portare a crede-
Poiché, secondo quanto è stato det- re la testimonianza profetica che adesso
to da Dio per mezzo di Mosè, ogni sen- . possiamo associare a quegli stessi miraco-
tenza sarà stabilita sulla parola di due o tre li. [ .. .] Pertanto, colui che pretende che
testimoni (cf. Dt 19, 15), [Giovanni] ag- non ci sia bisogno di profezie su Cristo,
giunge sapientemente come testimone al- intende anche provare il coro dei profe~.
la sua testimonianza il beato Battista, uo- ti della loro grazia più grande. E infatti,
mo di grandissima autorità. Non pensava . che cosa avrebbe di così grande la testi-
infatti che si dovesse, anche se era degno monianza profetica indotta dallo Spirito
di fede, richiedere lassenso, oltre a quel- Santo, se venisse privata di ciò ·che attiene

25
Origene riteneva che Giovanni potesse essere un angelo inviato come precursore del Salvatore
. (cf. Commento al Vangelo di Giovanni 2, 186). ·
Giovanni testimone della luce (1, 6-9) 75

all'economia del nostro Signore? [ ... ] An- libertà dalla morte attraverso Cristo. [ ... ]
che Giovanni, dunque, venne per rendere Ma poiché c'è un principio in cui c'era il
testimonianza alla luce. Verbo [ ... ],e c'è il Verbo e in lui è la vita
Origene, che è la luce degli uomini, mi chiedo per-
Commento al Vangelo di Giovanni ché [ ... ] egli non venne per dare testimo-
2, 199;202-204;208;212 nianza alla vita, oppure per dare testimo-
nianza al Verbo, o per dare testimonianza
al principio o a qualsiasi altro aspetto di
La voce umana di Giovanni è rivolta Cristo? Considera se non è per il fatto che
ad ascoltatori umani il popolo che abitava nelle tenebre vide una
grande luce (Is 9, 2; Mt 4, 16) e per il fatto
Del resto è chi.a ro che non aveva af- che la luce splende nelle tenebre ma non è
fatto bisogno della testimonianza [di Gio- catturata da esse, che coloro che si trova-
.vanniJ, sarebbe bastato che si fosse mo- no nelle tenebre, cioè gli uomini, hanno
strato qual era nella sua ni.ida essenza e bisogno della luce. Infatti, se la luce de-
avrebbe gettato nello stupore tutti quanti. gli uomini brilla nelle tenebre, là dove in
·Tuttavia non lo fece per il motivo che ho nessun modo le tenebre possono operare,
già detto: avrebbe annientato chiunque, noi parteciperemo anche degli altri aspetti
poiché nessuno avrebbe potuto sostene- della natura di Cristo.
re la potenza di quella luce inaccessibile. Origene,
Per questo si rivestì della carne e affidò la Commento al Vangelo di Giovanni
sua testimonianza a uno dei nostri compa- 2, 224-227
gni di schiavitù, poiché operò tutto in vi-
sta della salvezza degli uomini, e non solo
per la sua gloria, ma anche per l'utilità e
la disposizione alla fede di coloro che lo
Il Figlio, luce e Verbo creatore del
avrebbero ascoltatò .. ·mondo
Giovanni Crisostomo, È chiaro dunque che il Figlio è il .
Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1 Verbo. Ma se il Figlio è la luce venuta nel
mondo (Gv 3, 19), senza alcuna contrad-
dizione si può affermare che il mondo fu
18 fatto attraverso il Figlio. Infatti, all'inizio
• Giovanni non era la· luce
del Vangelo, l'evangelista dice di Giovan-
ni Battista: Non era lui la luce, ma dove-
Gi_ovanni è un precursore della luce
va dare testimonianza alla luce. Poiché, co-
Il sussulto di gioia . del Battista nel me abbiamo detto prima, Cristo stesso era
ventre di Elisabetta al saluto di Maria (cf. la luce vera, quella che illumina ogni uomo
Le 1, 44) era una testimonianza su Cristo, che viene nel mondo. Se infatti egli era nel
una testimonianza sulla divinità del suo mondo e il mondo fu fatto attraverso di lui
concepimento e della sua nascita. Che co- (Gv 1, 1O), è necessario dunque che egli
sa, infatti, è Giovanni, se non,. in tutto e sia il Verbo di Dio, del quale è anche scrit-
per tutto, un testimone e un precursore di to che tutto fu fatto per mezzo di lui. In-
Gesù? Lui che ne ha previsto la nascita ed fatti, o saranno costretti ad affermare che
è morto poco prima della morte del Figlio esistono due mondi, l'uno fatto per m~z­
di Dio, affinché preparasse ovunque un zo del Figlio e l'altro per mezzo del Ver-
popolo ben disposto al Signore preceden- bo, oppure, se il mondo è uno solo e una
do Cristo non solo per quelli che nasco- sola la creazione, ne consegue anche che
no, ma anche per quelli che si aspettano la uno solo e il medesimo è il Figlio e il Ver-
76 Giovanni 1-10 .

bo, anteriore a qualsiasi creazione, che fu sto. In che modo, dunque, illumina ogni
operata per mezzo di lui. uomo? Nella misura in cui ci si accosta a
Pseudo-Atanasio, lui. Ma se alcuni volontariamente, chiu-
Trattato IV contro gli ariani 19 dendo gli occhi dell'intelletto, non voles-
sero accogliere i raggi di questa luce, le
tenebre sarebbero in loro non in conse-
Giovanni è la lampada, Cristo la luce guenza della natura della luce, ma in con-
seguenza della malvagità di coloro che,
Giustamente il Signore lo chiamò h,i- volendolo, si privano di questo dono. La
cerna. Così dice il Signore di Giovanni: grazia, infatti, è stata riversata su tutti [ ... ]
Egli era la lampada che arde .e risplende, e senza che si volgesse altrove da alcuno, ma
voi solo un momento avete voluto rallegrar- accogliendo ugualmente chiunque e chia-
vi della sua luce (Gv 5, 35). D,altra patte, mando ciascuno con lo stesso onore. Co-
l'evangelista Giovanni che cosa dice di lui? loro che non vogliono godere di questo
Venne un uomo mandato da Dio: il suo no- dono, giustamente dovrebbero imputare
me era Giovanni. Egli venne come testimo- a se stessi la 16ro cecità. Qualora, infatti,
ne per dar~ testimonianza alla luce. Non era l'accesso sia aperto a tutti e non vi sia nes-
lui la luce. Chi?· Giovanni Battista. Chi lo suno a impedirlo e quelli che hanno una
dice? Giovanni evangelista: Non era lui la volontà orientata al male rimangano fuo-
luce, ma doveva dare testimonianza alla lu- ri, essi vanno in rovina a causa di nessuno,
ce. Tu dici: Non era lui la luce di chi la stes- ma a causa della loro malvagità.
sa luce afferma: Egli era la lampada che arde Giovanni Crisostomo,
e risplende. Ma ho capito, dice, di quale lu- Commento al Vangelo di Giovanni 8, 1
ce devo parlare; ho capito che, a confronto
della luce di lui, una lucerna non è.la luce.
Ascolta quel che segue: Egli era la luce vera Il Figlio ci illumina con i suoi doni
che illumina ogni uomo che viene in questo
mondo. Giovanni non illumina ogni uomo, Le · creature ·ragionevoli illuminano,
Cristo illumina ogni uomo. E Giovanni si dopo essere state illuminate, attraverso
riconobbe una lucerna che non deve esse- la partecipazione dell'insegnamento che
re spenta dal vento della superbia. E si può passa dalla loro mente a quella degli altri.
accendere una lucerna e si può spegnere. Questo genere di illuminazione si dovreb-
La parola di Dio non può estinguersi, la , be chiamare giustamente insegnamen-
lucerna può sempre estinguersi. to piuttosto eh~ .rivelazione. Ma. il Verbo
Agostino, di Dio «illumina ogni uomo che viene nel
Discorsi 289, 4 mondo», non insegnandolo, come capi-
ta agli angeli o agli uomini, ma piuttosto,
come Dio, creando. Egli, a ciascuna crea-
19 tura, chiamata all'esistenza, infonde il se-
• Veniva nel mondo la luce vera
me della ·sapienza, cioè della conoscenza
Chi non accoglie il dono della luce26 divina, e pianta la radice dell'intelligenza,
e così rende ragionevole 1'essere a~ale;.
Se illumina ogni uomo che viene al facendolo partecipe della sua natura e in-
mondo, come è possibile che così tanti ri- fondendo nell'intelligenza, per dir così, i
mangano non illuminati? Non tutti, infat- lucidi vapori del suo ineffabile splendore,
ti, hanno .conosciuto lo splendore di Cri- nel modo e nella proporzione che egli sa:

26
Cf. il passo di Ago~tino di commento a Gv 1, 5a.
Giovanni testimone della luce (1, 6-9) 77

occorre, perciò, credo,-che in questo argo- Voi siete le lucerne e .Cristo è il can-
mento debba proporre cose non superflue. delabro ·
Per questo motivo, notiamo ·che il nostro
protoparente Adamo conseguì la sapien- Ma anche gli apostoli; fratelli miei,
za non nel tempo, come accade a noi, ma sono le lucerne del giorno, non pensate
si manifestò, fin dal primo apparire della che il solo Giovanni sia lucerna e non lo
sua nascita, dotato d'intelligenza perfetta, siano gli apostoli. Disse loro il Signore:
finché conservò in se stesso intatta la luce Voi siete la luce del mondo (Mt 5, 14). E
ricevuta da Dio e mantenne integra la di- perché non si ritenessero luce quale egli
gnità della sua natura. Il Figlio, dunque, in fu chiamato luce e del quale fu detto: Era
quanto Creatore, illumina, giacché egli è la la luce vera che illumina ogni uomo che
luce vera, mentre la creatura, che parteci- viene in questo mondo, subito dopo fece
pa della luce, è illuminata. E per questo la loro capire che egli era la luce vera. Aven-
creatura è chiamata ed è luce, e si eleva ver- do detto: Voi siete la luce del mondo, pro-
so le cose soprannaturali per mezzo della seguì col dire: Nessuno accende una lu-
grazia di Dio che la glorifica e l'adorna di cerna e la pone sotto il moggio (cf. Mt 5,
svariati onori, sicché, quanti abbiamo ri- 15). Dicendo di voi che siete luce ho in-
'
cevuto questo onore, dobbiamo andare in teso dire di voi che siete lucerne; a evita-
mezzo e, elevando preghiere di ringrazia- re che la fiammella si spenga, non lascia-
mento, con grande voce intonare un can- tevi prendere da esaltazione nella vostra
to. [ .. .] Certamente, il Signore è realmen- superbia. Non vi pongo sotto il moggio,
te misericordioso, giacché le cose piccole . ma per darvi modo di irradiare luce, sa-
e modeste, se consideriamo l'essenza di rete sul candelabro. Qual è il candelabro
ciascuna natura, le rende, mostrando be- della lucerna? State a sentire qual è: siate
nevolenza per esse, grandi e meravigliose: lucerne e avrete il candelabro. La croce
giacché egli, come Dio, volle abbondante- di Cristo è il grande candelabro. Chi vuol
mente riempirci dei suoi doni, e per que- dare luce non arrossisca del candelabro
sto chiamarci dèi e luce, e ornarci anche di di legno28 •
altri beni di tal genere27 • · Agostino,
Cirillo di Alessandria, Discorsi 289, 6
Commento al Vangelo di Giovanni 1, 9

27
Cf. anche Agostino, Discorsi 229.
28
Cf. anche Dùcorsi 182, 5.
. .
L'ACCOGLIENZA DI CRISTO
DA PARTE DEL MONDO E DEI CREDENTI

Era nel mondo


e il mondo è stato/atto.per mezzo di lui:·
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi:
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali: non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generatia (1, 10-13 ).
L'incarnazione è il fine in vista del quale Dio ha condotto ali'esistenza ogni cosa (Mas-
simo il Confessore). Cristo era nel mondo; eppure, in quanto Verbo nato dal Padre prima
di tutti i secoli, lo trascendeva. Con "mondo" Giovanni intende coloro che sono inchio- ·
dati alle cose mondane (Crisostomo). Il mondo non lo riconosce perché è stato accecato
dall'ignoranza (Cirillo di Alessandria). Il mondo è troppo impegnato a fruire della creatura
invece che del Creatore. Ci sono due mondi, quello fatto per mezzo del Verbo e quello di
cui è principe il demonio. Solo quando amiamo Dio diventiamo dèi (Agostino). Con "i suoi"
vengono indicati i Giudei o l'umanità da lui creata. Dopo il mondo non lo ha riconosciuto, .
la frase sui "suoi" serve a rendere l'accusa più impressionante (Crisostomo). Con "mondo"
sono indicati i pagani, che non riconobbe1·0 Dio, con 11 suoi" Israele, che, pur conoscendolo,
cadde nell'ignoranza e non lo accolse. Per questo Gesù si rivolse ai p·agani (Cirillo di Ales-
sandria). L'unigenito Figlio di Dio non ha voluto rimanere solo, ma ha desiderato avere
fratelli adottivi con cui condividere la sua eredità (Agostino). Coloro che lo accolgono, ac-
colgono il potere di diventare figli di Dio abbracciando il Verbo e venendo adottati (Ireneo).
Giovanni non dice che "li ha fatti figli di Dio", ma ha dato potere di diventare figli di Dio,

a Alcuni testimoni manoscritti e alcuni Padri presentano la frase al singolare ("il quale ... è stato
generato"). Cosl Ireneo, Tertulliano, che, polemizzando con gli gnostici, adotta tale lezione, Ambrogio
e Agostino (sulle oscillazioni cf. però Houghton, Augustine's Text offohn, cit., p. 191). Il riferimento,
dunque, sarebbe alla nascita verginale di Gesù. Questa lezione è accettata da alcuni moderni (Zevini,
Vangelo secondo Giovanni, cit., pp. 68-69; contra S. Grasso, Il Vangelo di Giovanni, cit., pp. 53-54 n.
67 e R Infante, Giovanni, cit., pp. 50-51). In questo contesto appare preferibile un riferimento a come
avvenga la "nuova nascita " dei credenti.
Vaccoglt'enza di Cristo da parte del mondo e dei credenti (1, 10-13) 79

suggerendo lo zelo necessario a mantenere l'immagine dell'adozione impressa col battesimo


(Crisostomo). Si diventa figli di Dio non con le proprie capacità, ma con la grazia di Dio.
Dio fa di te un·dio per adozio11e, cosicché tu possa condividere la sua immortalità come lui
ha condiviso la tua mortalità: Dio è il medico venuto a curare la cecità degli uomini per ren-
derli figli di Dio (Agostino). La rinascita non awiene corporalmente, ma attraverso il potere
di Dio (Teodoro). Non siamo nati da Dio nello s~esso modo del suo Figlio unigenito, ma il
Figlio di Dio eleva la nostra natura donandoci una splendida veste con la divina adozione
(Cirillo di Alessandria). Egli è Figlio per natura; noi siamo figli e figlie per adozione e per
l'insegnamento (Cirillo di Gerusalemme). Riceviamo la nostra seconda nascita non da uomo
e da donna, ma da Dio e dalla Chiesa (Agostino). Alcuni leggono la proposizione relativa al
singolare ('(che ... è stato generato") e la riferiscono alla nascita verginale di Gesù {Ireneo),
anche per contrastare le idee gnostiche sulla generazione degli '(eletti" (Tertulliano).

1 10
• Cristo è venuto nel mondo che ha che negli stessi secoli è compreso ha rice-
creato vuto il suo principio e la sua fine in Cristo.
Un'unità, infatti, fu preordinata prima dei
L'incarnazione come fine preordinato secoli, di determinato e indeterminato, di
limitato e illimitato, di finito e infinito, di
[L'incarnazione] è il fine beato per creazione e creatore, di stasi e movimento,
niezzo del quale tutto è stato creato. Que- un'unità che è divenuta manifesta in Cri-
sto è il divino scopo pensato prima del sto negli ultimi tempi29 •
principio degli esseri, che, definendo, di- Massimo il Confessore,
ciamo essere il fine preordinato: tutto in Questioni a Talassio 60
vista di esso, esso stesso in vista di nien-
te altro. Da lungi mirando a questo scopo
Dio condusse ali'esistenza le essenze degli
esseri. Questo è il divino compimento del- Il Verbo è nel mondo ma già lo tra-
la prowidenza e degli eventi prestabiliti, scende
' in base al quale la ricapitolazione di tutte
le cose create da lui è in Dio. Questo è il Era nel mondo, ma non della stessa
mistero che circoscrive tutti i secoli e che età del mondo. Guardati da questa idea!
rivela la grande volontà di Dio, che più che Per questo motivo ha aggiunto e il mon-
. infinitamente e infinite volte infinitamente do è stato fatto per mezzo di lui, ricondu-
preesiste ai secoli, volontà di cui egli è di- cendoti, grazie. a queste parole, ali' esisten-
venuto messaggero, il Verbo secondo I'es- za prima dei secoli dell'Unigenito. Colui,
senza di Dio, che si è fatto uomo e, se è infatti, che ·ascolta che tutto è opera sua,
lecito affermarlo, ha posto se stesso come quand'anche sia del tutto privo di sepsi,
il manifesto fondamento più intimo della quand'anche ostile e nemico della gloria
bontà del Padre e ha rivelato in sé il fine, di Dio, in ogni caso, volente o nolente, sa-
per mezzo del quale la creazione ha avu- rà costretto ad ammettere che il Creatore
to il principio della vera esistenza. Infatti è prima delle sue opere.
per mezzo di Cristo, ovvero per mezzo del Giovanni Crisostomo,
mistero di Cristo, tutti i secoli e tutto ciò · Commento al Vangelo di Giovanni 8, 1

29
Anche Agostino (La Trinità 13, 17) postula altri vantaggi <leJl'incarnazione di Cristo accanto
alla nostra salvezza.
80 Giovanni 1-1 O

Significato di "mondo" la conoscenza di Dio non brillasse in loro


(cf. 2 Cor 4 , 4). Diciamo qui che l'uomo è
Eppure il mondo non lo ha riconosciu- stato accecato non nel senso che sia giunto
to. Qui dice "mondo" la moltitudine, quel- alla privazione completa della luce (l'uo-
la corrotta e attaccata alle realtà terrene, il mo conserva l'intelligenza n aturale datagli
popolo volgare, delirante e insensato, in da Dio), ma nel senso che quella luce si è
. quanto gli amici di Dio e coloro che lo am- spenta con lo stato abituale dell'ignoran-
mirano, tutti lo riconobbero anche prima za, e che, col riyolgersi al vizio, la misura
della sua incarnazione. Persino riguardo della grazia è andata, in qualche modo, in
al patriarca lo stesso Cristo lo chiama per rovina e si è consumata.
nome: Abramo) vostro padre) esultò nelltz Cirillo di Alessandria,
speranza di vedere il mio giorno; lo vide e Commento al Vangelo di Giovanni 1, 9
fu pieno di gioia ·(Gv 8, 56). [ .. .] Il m01i-
do non lo ha riconosciuto, dice. Ma quelli
di cui il mondo ·non.era degno, essi lo, ri-
L'ignoranza della sapienza da parte
conobbero. Avéndo poi parlato di coloro
che non lo riconobbero, in sint~si ci ha an-
del mondo
che dichiarato la causa della loro ignoran- Di lui si dice che è venuto a noi non
za. Non ha infatti semplicemente detto che nel senso che abbia attraversato degli spa-
nessuno lo riconobbe, ma che il mondo zi, ma nel senso che si è fatto vedere ai mor-
non lo ha riconosciuto, cioè coloro che so- tali in una carne mortale. Venne dunque in
no come inchiodati al solo mondo, gli uo- un· luogo dove già era, poiché egli era in
mini che pensano le cose dcl mondo. Al- questo mo;ido) anzi il mondo fu creato per
10 stesso modo, infatti, era solito chiamare opera sua. Gli uomini però si erano lasciati
costoro anche Cristo, come quando dice: prendere dall'insana voglia di godere della
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciu- creatura invece che del Creatore e, confi-
to (Gv 17, 25). Dunque, non egli soltanto, gurati con questo mondo, giustissimamen-·
ma nemmeno il Padre è stato riconosciuto te erano· stati chiamati "mondo". Non lo
dal mondo, come dicevamo. Niente infatti avevano quindi conosciuto, sicché l'evan-
turba la mente come ciò che è indissolubil- gelista dice: E il mondo non lo riconobbe.
mente attaccato alle realtà presenti. · Agostino,
Giovanni Crisostomo, La dottrina cristiana 1, 12
Commento al Vangelo di Giovanni 8, 1-2

Du~mondi
Come mai alcuni ignorano Crist<? ? 30
Quale mondo è quello fatto p er mezzo
Se infatti la luce del sole sorge per di lui? Quale il mondo che non lo riconob-
tutti e il cieco non se ne giova, non per be? Ovviamente il mondo che fu fatto per
questo potresti incolpare lo splendore del mezzo di lui non 'è quello stesso che non
sole, ma la colpa si darà piuttosto al difet- lo riconobbe. Qual è il mondo che fu fatto
to della vista. [ . ..] Così allo stesso modo per mezzo di lui? Il cielo e la terra. Come
bisogna pensare dell'Unigenito: egli, cioè, non lo riconobbe il cielo, se il sole si oscu-
è la vera luce, ma il dio di questo mon- rò alla sua passione? Come non lo riconob-
do, come si esprime Paolo, ha accecato la be la terra, dal momento che com.i nciò a
mente degli infedeli, affinché la luce del- tremare mentre egli era sulla croce? Inve-

30
Ritorna l'immagine del cieco, presente in Crisostomo (cf. Cv 1, 9) e Agostino (cf. Cv 1, 5a).
i:accoglienza di Crùto da parte del mondo e dei cred~nti (1, 10"13) 81

ce non lo riconobbe il mondo di cui è prin- dell'ignoranza e insieme dell'incredulità.


cipe colui dcl quale è stato·detto: Viene il [. .. ] Non fa meraviglia, dice, se il mondo
principe del mondo; contro di me non può non ha riconosciuto l'Unigenito. Esso ave-
nulla (Gv 14, 30). Sono chiamati "mondo" va deviato dalla retta conoscenza conve-
gli uomini malvagi, sono chiamati "mon- niente all'uomo. e, ignaro della sua dignità,
do" gli uomini senza fede: Essi presero il fu paragonato ai giumenti insipienti, çome
nome appunto da quanto amano. Amando canta il divino salmista (cf. Sal 49, 13.20).
Dio, noi siamo fatti dèi; perciò, se amiamo Lo stesso popolo, che Dio aveva scelto c·o-
il mondo, ci si dà il nome di "mondo". me suo, a preferenza di altri, rifiutò Dio
Agostino, presentatosi nella carne, e non volle rice-
Discorsi 121, 1 vere chi era venuto per la salvezza di tut-
ti e premiava la fede con il regno dei cieli.
Considera come si fa serio, su questo ar-
1 11
• I suoi non lo hanno accolto gomento, il discorso dell'evangelista. Egli
accusa il mondo per non aver conosciuto,
Tutta l'umanità non l'ha accolto in nessun modo, chi lo illuminava, cercan-
do quasi di accordare a questo un perdo-
Aveva detto che il mondo non lo ri-
no, mettendo avanti le cause legittime della
conobbe, parlando dei tempi precedenti. grazia accordatagli. Degli Israeliti, invece,
Scende poi al tempo seguente, quello del-
ai quali Dio aveva assegnato una sorte par-
la predicazione, e dice: Venne tra i suoi:
ticolare, scrive: Non lhanno accolto. Non
ma i suoì· non l'hanno accolto, chiamando
poteva, infatti, dire con verità: Non lo rico-
adesso "suoi" i Giudei, come suo popolo
nobbero, giacché ne avevano parlato l'an-
particolare, oppure anche tutti gli uomini
in quanto creati da lui. E come in prece- tica Legge e, dopo di essa, i profeti che li
1
avevano istruiti per la conoscenza della ve-
denza meravigliandosi per la stoltezza dei
più e vergognandosi della comune natu- rità. Il mondo, infatti, ossia i pagani, per
ra diceva che il mondo, creato per mezzo l'adesione al peccato, perdettero la fami-
dilui, non aveva· riconosciuto il suo Crea- liarità con Dio e furono danneggiati anche
tore, cosl adesso di nuovo sopportando a perché non riconobbero chi li illuminava.
fatica la loro malvagità [ ... ] rende l' accu- I Giudei, invece, avendolo conosciuto per
sa più impressionante dicendo: I suoi non mezzo della Legge, ed essendo stati chia-
l'hanno accolto, e questo anche se era lui mati a un modo di vita grato a Dio, volon-
ad andare verso di loro. tariamente caddero nell'ignoranza di chi
Giovanni Crisostomo, già conoscevano, e non accolsero il Verbo
Commento al Vangelo di Giovanni" 9, l di Dio eh~ veniv~ nella sua casa. Proprio di
Dio è, infatti, il mondo, in quanto è stato
creato da lui, e da lui e per lui è venuto alla
luce. Ma Israele sarà chiamato, in qualche
: Né Israele né il mondo hanno rico-
modo, più convenientemente suo proprio,
nosduto colui che portava la luce e avrà in eredità questa gloria, sia per i santi
L'evangelista continua la requisitoria padri, sia per essere stato chiamato princi-
per spiegare perché il mondo non abbia pio e primogenito dei figli di Dio: Israele è
conosciuto colui dal quale riceveva la lu- il mio figlio primogenito (Es 4, 22), dice, in
ce, ossia l'Unigenito e, dopo aver esposto un luogo, Dio a Mosè.· [ ... ] Ma poiché es-
il peccato più grave d'Israele, cerca di con- si.rifiutarono la grazia, si rivolse ai pagani.
fermare anche la colpa dei pagani, e mo- Il mondo è così.illuminato per mezzo del-
stra che nel mondo si è radicata la malattia la penitenza e della fede, sebbene prima lo
82 Giovanni 1-10

avesse ignorato; e il popolo d'Israele ritor- come luce. Che cosa, dunque, egli ha dato
na, invece, nelle tenebre donde era venuto. a coloro che lo hanno accolto? Ha dato il
. · Cirillo di Alessandria, potere di diventare figli' di Dio: a quelli che
Commento al Vangelo di Giovanni 1, 9 credono nel suo nome; affinché, tenendosi
stretti al legrio della croce, possano attra-
versare il mare32•
Agostino,
1 12
• Figli di Dio adottivi Commento al Vangelo di san Giovanni 2, 13

L'unico Figlio di Dio non desidera


rimanere solo Il dono dell'adozione
Ma aggiunge: A quanti però lo han- Io ho detto: «Voi siete dè~ siete tut-
no accolto. Che cosa ha donato a questi? ti figli dell'Altissimo, ma certo morirete co-
Oh, grande benevolenza! Grande miseri- me ogni uomo» (Sal 81, 6-7). Senza dub-
cordia! Era il Figlio unico, e non ha vo- bio egli indirizza queste parole a coloro
luto rimanere solo. Molti uomini che non che non accolgono il dono dell'adozio-
hanno avuto figli, in età avanzata ne adot- ne filiale (cf. Rm 8, 15; Gal 4, 5; E/ 1, 5),
tano qualcuno; e fanno con la volontà ciò ma disprezzano l'incarnazione della ge-
che non hanno potuto fare per mezzo del- nerazione immacolata del Verbo di Dio,
la natura. Questo fanno gli uomini. Ma se defraudando l'uomo di quell'ascensione
uno ha un unico figlio, è più contento per che lo dovrebbe condurre a Dio, e perma-
lui; perché da sol9 possederà tutto, sen- nendo nell'ingratitudine nei confronti del
za dover dividere l'eredità con· altri, rima- Verbo di Dio, che si è incarnato a causa
nendo meno ricco. Non così ha agito Dio: loro. Per questa ragione il Verbo di Dio
l'unico Figlio che egli aveva cre~to, questo si è fatto uomo, e il Figlio di Dio si è fatto
Figlio, lo inviò nel mondo perché non fos- Figlio dell'uomo: affinché l'uomo, mesco-
se solo, ma avesse dei fratelli adottivi. Noi landosi al Verbo di Dio e ricevendo l' ado-
infatti non siamo nati da Dio come l'Uni- zione filiale, divenga Figlio di Dio.
genito, ma siamo stati adottati per grazia Ireneo di Lione,
sua. L'Unigenito infatti è venuto per scio- Contro le eresie 3, 19, 1
gliere i peccati, che ci impedivano d'essere
adottati: egli stesso ha liberato coloro che
voleva fare suoi fratelli, e li ha fatti con lui Il sigillo battesimale dell'adozione
eredi3 1• [. .. ]Non ha avuto paura, lui, d'a-
vere dei coeredi, perché la sua eredità non Perché mai allora non ha detto che li
si impoverisce per il fatto che sono molti ha fatti figli di Dio, ma ha detto: Ha dato
à possederla. Essi stessi diventano la sua il potere di diventare figli dt' Dio? Certa-
eredità, in quanto sono da lui posseduti, mente voleva mostrare che e' è bisngno di
e 1ui a sua volta diventa la loro eredità (cf. un grande zelo, in modo tale che l'imma-
Sal2,7-8; 16, 5). [ ... ]Che Dio sia dunque gine dell'adozione che ci è stata impressa
il nostro possesso e che egli possegga noi: attraverso il·battesimo33 si conservi imma-
che egli ci possegga come Signore, e che colata e integra; allo stesso tempo, però,
noi lo possediamo come nostra salvezza, voleva che fosse chiaro che questo potere

31 Cf. Giovanni Damasceno, La fede ortodossa 4, 15.


32 Cf. Ilario di Poitiers, La Trinità 11, 15.
33 Sul battesimo cf. Basilio di Cesarea, Il battesimo 1, 2, 1565c.
L:accoglienza dt' Cristo da parte del mondo e dei credenti (1, 10-13) 83

nessuno mai potrà sottrarcelo, a·meno che La cura per là cecità degli .uomini
non siamo ·noi i primi a privarcene. [. . .]
Del resto, in questo stesso mistero ineffa- Ora poni lattenzione che a recarci
bile del battesimo, una parte spetta a Dio, la salute è venuto come medico il nostro
ed è il dono della grazia, una parte all'uo- Signore Gesù Cristo. Ha trovato in noi
mo, ed è lofferta della propria fede. Sue- · la cecità del nostro cuore e ha promesso
cessivamente, e per tutto il tempo restan- quella luce che occhio non vide, né orec-
te, c'è bisogno cli ·m olto zelo. Non basta chio ud~ né mai è penetrata in cuore di uo-
iilfatti soltanto l'aver ricevuto il battesi- mo (1 Cor 2, 9). La vedono gli angeli e di
mo e laver creduto per la conservazione essa godono. Come infatti gli uomini sani
della nostra purezza; dobbiamo, bensì, se vedono ciò che non vede il cieco, così gli
vogliamo continuare a godere di questo angeli vedono ciò che non vede l'uomo.
splendore, esibire una vita degna di esso. Perché l'uomo non vede? Perché si ostina
Questo ha fatto Dio per noi. a essere uomo. Cominci una buona volta,
Giovanni Crisostomo, quest'uomo, a lasciarsi curare e da uomo
Commento al Vangelo di Giovanni 10, 2-3 passi tra i figli di Dio, perché diede loro il
potere di diventare figli di Dio. Diede loro
il potere significa che diede loro la facoltà
di curarsi, di vedere rimossa la caligine del
Dalla gr.azia siamo stati fatti figli di loro cuore, perché: Beati i puri di cuore,
Dio perché vedranno Dio (Mt 5, 8).
Quando qualcuno è diventato così Agostino,
puro e per tale sua purità è giustamente Discorsi nuovi Dolbeau 25, 15
computato tra i figli di Dio, non reputi che
ciò sia dipeso dal suo potere perché que-
sto l'ha ricevuto invece per grazia di Dio, 1 13
• Generati da Dio
non avendolo nella natura ormai viziata e
depravata ..
Agostino,
Rigenerati attraverso la potenza divina
Natura e grazia 64, 77 Per coloro - dice - che lo hanno ac-
colto non è stato mutile questo scambio.
Ha dato loro un qualcosa di grande ed
J?ivinità e immortalità grazie ali' ado- elevato, cioè - per quanto possibile - li
zione ha resi uguali a sé nell'onore, facendo lo-
ro dono della filiazione. Della quale gra-
Non ti si dice infatti di diventare un zia godono non secondo il naturale ordine
. animale per non essere uomp,.ma che tu della generazione con una rinascita corpo-
sia di quelli ai quali ha dato il potere di di- rale, bensì per la divina potenza, generati
ventare figli cli Dio. Dio, in realtà, vuol fa- mediante una certa somiglianza e affinità.
re di te un dio, non però per natura come Te.odoro di Mopsuestia,
è colui che ha generato, ma per suo dono Commento al Vangelo di Giovanni 1, 1, 12
e sua adozione (Gal 4, 5-6). Come infatti
egli, assumendo la natura umana (Fil2, 8),
si è fatto partecipe della tua mortalità, co- Il Figlio di Dio elev~ la nostra natura
sì, per elevazione, ti rende partecipe della
sua immortalità. Coloro i quali sono stati chiamati,
Agostino, egli dice, per mezzo di Cristo a essere fi-
Discorsi 166, 4 gli adottivi di Dio, si sono spogliati del-
84 GiÒvanni l-1 O

la loro vile natura, e risplendendo, comè La prima e la seconda nascita


se indossassero una splendida veste~ della
gtazia concessa da chi li onora, sono ele- E in che modo diventano .figli di Dio?
vati alla dignità soprannaturale. Non più, I quali, non da sangue, né da volere di car-
dunque, figli qella carne, ma piuttosto fi- ne, né da volere di uomo, ma da Dio sono
gli adottivi di Dio. Considera, però, quale · stati generati. Vedete dunque d'intende-
prudenza usi il beato evangelista nelle sue re: avendone ricevuto facoltà, sono nati da
parole. Infatti, mentre stava per dire che i Dio per diventare figli di Dio. Questi sono
fedeli erano nati da Dio, affinché qualcu-. i nati da Dio, non da sangue; com'è della
no non pensasse che fossero nati veramen- prima nascita, qual è la nascita nella sven-
te dalla sostanza di Dio Padre, e fossero tura, che proviene da sventure. Ma costo-
completamente simil.i all'Unigenito, o eh~ ro che sono nati da Dio, da che traevano la
anche di lui si dicesse impropriamente: loro prima nascita?. Dal sangue: dalla co-
Dal grembo, prima del!'aurora, ti ho gene- pulazione del sangue del maschio. e della
rato (cf. Sai 110, 3), e quindi anch'egli fos- femmina, dal congiungimento della carne
se collocato nella natura delle cose create, del maschio e della femmina, da ciò ve-
sebbene sia detto Figlio di Dio, per que-· nivano ·generati; e ora da che? Da Dio so-
sto motivo ricorre a questa precauzione. no stati generati. La prima nascita dal ma-
Avendo detto che essi hanno avuto dal Fi- schio e dalla femmina; la seconda nascita
. glio naturale la capacità di diventare figli da Dio e dalla Chiesa .
di Dio, evidentemente per adozione egra- Agostino,
zia, poi soggiunge prudentemente: da Dio Discorsi 121, 4
sono stati generati, ·sia per mettere in evi-
denza la straordinarietà della grazia, per
cui ciò che è estraneo a· Dio Padre viene Dio ti considerava abbastanza im-
unito a lui in una unione naturale in qual- portante da venire a salvarti
che modo intima, sia per far capire che ciò
che è servo viene elevato alla sublimità di .Essi, dunque, né da volere di carne, né
Dio per il suo grande amore. . da volere di uomo, ma da Dio sono stati ge-
· Cirillo di Alessandria, nerati. Affinché gli uomini nascessero da
Commento al Vangelo di Giovanni l, 9 Dio, prima Dio è nato da essi. Cristo infat-
ti è Dio, e Cristo è nato dagli uomini. Ha
dovuto cercare in terra soltanto una ma-
Gesù è Figlio di Dio secondo natura dre, poiché il Padre lo aveva già, in cielo:
è nato da Dio colui per mezzo del quale
Il Padre Dio vero genera infatti il Fi- noi furru:no creati, è nato da donna colui
glio Dio vero. Questi è a lui simile, ma per mezzo del quale noi dovevamo esse-
rion come discepoli simili ai·maestri; né è re ricreati. Non ti meravigliare quindi, o
generato nel senso che intese Pàolo così uomo, se· diventi figlio per grazia, poiché
rivolgendosi ad alcuni: Sono lo che vz' ho nasci da Dio secondo il suo Verbo. Il Ver-
generato in Cristo Gesù mediante il ·Van- bo è voluto nascere prima dall'uomo, af-
gelo. Qui non si tratta di figli secondo na- finché tu avessi la sicurezza di nascere da '
tura, ma figli detti tali per l'insegnamento. Dio, e potessi dire a te stesso: non è senza
Il Cristo, invece, è Figlio secondo natura, motivo che Dio è voluto nascere dall'uo-
vero Dio, non figlio per adozione secondo mo, 10' ha fatto perché mi considerava tal-
la grazia. mente importante da rendermi immorta-
Cirillo di Gerusalemme, le, nascendo lui come un mortale per me!
Le catechesi 11, 9 Perciò l'evangelista, dopo aver detto: Da
I.:accoglienza di Cristo da parte del mondo e dei cred~nti (1, 10-13) 85

Dio sono stati generati; prevedendo lo stu- è anche il Cristo, il Figlio del Dio vivente
pore, lo sgomento anzi, ·che una simile (Mt 16, 16).
grazia avrebbe suscitato in noi, tale da far- Ireneo di Lione,
. ci sembrare incredibile che degli uomini Contro le eresie 19, 1-2
siano nati da Dio, subito aggiunge come
per rassicurarci: E il Verbo si fece carne e
venne ad abitare in mezzo a noi. Ti mera- Contro le interpretazioni gnostiche
vigli ancora che degli uomini nascano da
Dio? Ecco che Dio stesso è nato dagli uo- «Che significa, dunque, che egli non
mmi. è nato né da sangue né da volontà carna-
Agostino, le né da volontà umana, ma da Dio?». Mi
Commento al Vangelo di san Giovanni 2, 15 servirò di questo testo dopo averlo sottrat-
to a coloro che ne abusano. Sostengono
infatti che sia scritto: «Non sono dunque
La sua generazione . nati né da sangue né da volontà carnale né
da volontà umana, ma da Dio», come se
Come potremmo essere uniti all'in- si facesse riferimento a quei credenti nel
corruttibilità e all'immortalità, se pri- suo nome di cui si è detto sopra, sì da di-
ma l'incorruttibilità e l'immortalità non mostrare che esista quel seme misterioso
si fossero fatte ciò che noi siamo, affin- di cui sono imbevuti gli eletti e spiritua-
ché ciò che era corruttibile fosse assorbi- li. Ma come potrebbe essere così, se tutti
to dall'incorruttibilità e ciò che era mor- coloro che credono nel nome del Signore
tale dall'immortalità (cf. 1 Cor 15, 53-54; per la legge del genere umano nascono dal
2 Cor 5, 4), perché ricevessimo l'adozione sangue, dalla volontà di carne e da quel-
a figli (Gal 4, 5)? Chi racconterà la sua ge- la dell'uomo, perfino lo stesso.Valentino?
nerazione? (Is 53, 8). Perché egli è un uo- Pertanto va letto al singolare, perché si ri-
mo, e pertanto chi lo può conoscere? (Ger ferisce al Signore: ma è nato da Dio. [... ]
17, 9). Lo conosce solo colui al quale il In quanto carne, non è nato da sangue né
Padre, che è nei cieli, lo ha rivelato (Mt dalla volontà di carne né da quella dell'uo-
16, 17; 11, 25; Le 10, 21), perché capisce mo, poiché il Verbo si è fatto carne per vo-
che colui il quale non è nato né da volere lontà di Dio.
di·carne, né da volere di uomo (Gv 1, 13), Tertulliano,
cioè il Figlio dell'uomo (Mt 16, 13 ), costui La carne dz' Cristo 19, 1-2
IL VERBO COME
'
TABERNACOLO IN MEZZO.A NOI

E il Verbo si fece carne .


e venne-ad abitare in mezzo a noi:·
e noi abbiamo contemplato la sua gloria}
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal PadreJ
pieno a di grazia e di verità (1, 14).
Sappiamo che si è fatto carne, ma non possiamo sapere come ciò sia avvenuto (Girola-
mo). Il Figlio di Dio divenne Figlio dell'uomo in modo tale da far diventare i figli dell'uomo
figli di Dio (Crisostomo). Questo, però, non ha implicato un cambiamento nella sua sostanza
divina (Ilario). Nell'incarnazione non c'è trasformazione della natura del Verbo: nell'unica
persona di Cristo ci _sono due distinte nature, quella umana e quella divina, unite (Cirillo di
Alessandria; Agostino). Proprio come le parole nella nostra mente prendono corpo -nella
voce, così il Verbo prese corpo nella carne, manifestandosi al mondo, senza tuttavia trasfor-
marsi in carne (Agostino). Il Verbo non solo scelse di rivelarsi facendosi carne, ma comprese
anche che la morte era l'unico modo per eliminare la corruzione de~a nostra carne (Atana-
sio). Si rivestì di una natura sana, che, con Adamo, aveva perso la salute, per riportarla alla
condizione originaria (Efrem). Ha assunto tutto della nostra umanità a eccezione del peccato
(Agostino). Dio entrò nella carne per annientare la morte che ·n si nasconde (Basilio). Ha
reso la nostra carne e la nostra natura partecipi dell'immortalità (Cirillo di Alessandria). Egli
divenne uomo affinché noi fossimo deificati (Atanasio). Cristo unisce la sua propria carne
all'eterna natura divina nel sacramento in cui ci affida il suo corpo (Agostino), consacrandosi
in noi che riceviamo la sua gloria (Massimo il Confessore). Il ricco ha preso la forma di un
sei:vo, umiliandosi per renderci immortali, arricchendo la nostra natura (Efrem,· Agostino,
Cirillo di Alessandria). Venne ad abitare in mezzo a noi: per questo è l'Emmanuele, Dio con
noi (Ambrogio). La frase può essere interpretata come: "Ha posto il suo tabernacolo nella
nostra carne" (Teodoro). La trasfigurazione offrì una visione della sua gloria, che avrebbe
certo accecato gli a,postoli se non fosse stata mediata dal corpo (Efrem). Abbiamo ammirato
la sua gloria in innumerevoli segni divini (Ammonio). Si è potuta contemplare la gloria an-
che nella passione che Cristo ha sopportato per la nostra salvezza (Crisostomo). Diventando
carne, il Verbo ha sanato la nostra carne, che era stata accecata dal peccato e dalla morte, '
ma che ora può vedere la sua gloria (Agostino). Egli è generato dall'amore del Padre (Pru-
denzio). La gloria che abbiamo potuto contemplare può essere propria solo dell'Unigenito e

aA quale termine si riferisce l'aggettivo "pieno" (pleres)? Al di là delle diverse proposte (Padre,
gloria, Verbo), gli interpreti moderni si orientano su "Figlio unigenito", in linea con l'interpretazione
dei Padri.
Il Verbo come tabernacolo in mezzo a noi (1, 14) 87

dimostra che, facendosi u01;n o, egli è rimasto pieno della divinità del Padre (Cirillo di Ales-
sandria). Le opere di Cristo te~timo~iano la gloria che egli condivide con il Padre (Teodoro).

1, 14a E il Verbo si fece ca!ne la tenebra, verso una gloria ineffabile. È


press' a poco lo stesso di quando un re, in-
Chi può descrivere la sua generazio- trattenendosi con benevolenza e premura
ne nella carne? con un povero di bassa condizione, non
si arreca alcun disonore, ma al contrario
Il Verbo si è fatto carne. Come? Non
rende quell'uomo eminente e illustre agli
lo sappiamo. Dio mi ha dato la ragione ma occhi di tutti. Se dunque in relazione alla
non mi ha dato la scienza. So che il Ver-
dignità esteriore degli uomini la relazione
bo si è fatto carne; e tuttavia non so come. con un uomo di condizione più bassa non ·
[ ... ] Cosa leggiamo in Isaia? Chi riuscirà
danneggia per nulla quello dotato di mag-
a spiegare .come è stato generato? (Is 53, 8) giore nobiltà, molto di più questo vale nel
Ma come aveva potuto allora dire: Ecco: la
caso di quella natura immacolata e beata,
vergine concepirà e partorirà un figlio (Is 7, che non ha nulla di esteriore, né si accre-
14)? Lui afferma un fatto, ma quando dice:
sce o diminuisce, dal momento che possie-
Chi riuscirà a !>piegare come è stato genera- de ogni bene stabilmente e perennemente.
to? vuol farci capire che per essere nato è Cosicché, quando senti Il Verbo si fece car-
nato, ma come sia nato non lo sappiamo. ne, non rimanere turbato, non confonder-
· (;irolamo,
ti: non è infatti la sua essenza che si è cala-
Omelia sul Vangelo di Giovanni 1, 1-14 ta nella carne (cosa davvero empia anche a
pensarsi}, ma rimanendo ciò che è ha in tal
modo assunto la forma di servo.
L'Altissimo porta la bassezza al suo (;iovanni Crisostomo,
livello Commento al Vangelo di Giovanni 11, 1
Dopo aver detto che coloro che han-
no accolto Dio sono stati generati da Dio e
sono divenuti figli di Dio, aggiunge anche La carne diventa come il Verbo
il vero motivo di questo ineffabile onore,
ed è questo: il Verbo è divenuto carne e il È conservata la dignità della divini-
Signore ha assunto la forma del servo. È tà: e quindi nel fatto che. il Verbo s'è fat-
divenuto infatti Figlio dell'uo.tµo, pur es- to carne, mentre il Verbo diviene carne,
sendo Figlio di Dio, per rendere figli di non ha perduto per la carne ciò per cui
Dio i figli degli uomini.·La natura eccelsa, era Verbo, né s'è trasformato nella carne,
pur divenendo compagna dell'infima, non così da cessare d'essere Verbo; ma il Ver-
reca danno alcuno alla sua propria gloria:, bo s'è fatto carne, affinché la carne piu~to­
anzi la solleva dalla sua grandissima mise- sto iniziasse a essere ·ciò che· era il Verbo.
ria. Questo, dunque, è quello che è acca- [. . .] Dio, che non conosce mutazione, fat-
duto per 1nezzò di Cristo. Egli, infatti, in to carne non ha perduto alcunché dei beni
nulla sminuì la sua natura in questa disce- della propria sostanza34 •·
s.a, ma ci ha riportati, noi che dimoravamo Ilario di Poitiers,
in uno stato di continuo disonore e nel- Sinodi e fede degli orientali 48
34 Questo è
un concetto che viene enfatizzato in tutta la tradizione patristica di argomento cristo-
logico. Cf. anche Ilario di Poitiers, La Trinità 2, 25; Gregorio Magno, Lettere 67; Ambrogio, l,,ettere 27;
Apollinare, Frammenti su Giovanni 2; Ammonio, Frammenti su Giovanni 2.3.
88 Giovanni 1-10

Due distinte nature in un solo Cri- Il Verbo ha manifestato se stesso


sto e Figlio come carne
Non diciamo infatti che la natura del Il nostro verbo infatti si fa in qual-
Verbo, trasformandosi, è divenuta carne, che modo voce del corpo servendosene
e neppure che fu trasformata in un uomo per manifestarsi ai sensi umani, alla stes-
çompleto, composto di anima ·e di corpo, sa .maniera che il Verbo di Dio si è fatto
ma piuttosto che il Verbo, avendo unito a carne, assumendola per manifestarsi sen-
sé in modo indicibile e inintellegibile, se- sibilmente agli uomini. E ·come il nostro
condo l'ipostasi, una carne animata da ani- verbo si fa voce senza cambiarsi in cose,
ma razionale, è divenuto uomo ed è stato così il Verbo di Dio si èfatto carne, ma non
costituito Figlio dell'uomo; e non per sem- si pensi assolutamente. che si è mutato in
plice volontà e per beneplacito, e neppure carne. Infatti il nostro verbo si fa voce, e il
per l'assunzione di un semplice prosopon. Verbo di Dio si è fatto carne per assunzio-
Sebbene le nature che sono state unite in ne rispettivamente della voce e della car-
una vera unità siano diverse, da due è risul- ne, non per consunzione di sé nella voce
tato un solo Cristo e Figlio. Non però co- e nella carne.
me se fosse scomparsa, a causa dell'unione, Agostino,
la differenza delle nature, ma piuttosto si è La Trinità 15, 11, 20
realizzato per noi l'unico Sigf?.ore, Cristo e
Figlio grazie all'indicibile e arcano concor-
so all,unità della divinità e dell'umanità35 •
Cirillo di Alessandria, Il re abita nella nostra dimora carnale
Seconda lettera a Nestorio 3 li Verbo vedendo che la corruzione
degli uomini non poteva essere eliminata
se non con una morte generale e che d'al-
Carne e Verbo uniti in una sola per-
tra parte non poteva morire il Verbo, che
sona è immortale e figlio del Padre, si prese un
Il Verbo si fece carne, non significa corpo che può morire affinché questo cor-
che cessò di essere Verbo per divenire car- po, partecipando del Verbo che è al di so-
ne mortale, ma che la carne si unì al Verbo pra di tutti, fosse sufficiente a morire per
per non essere più mortale. Come l'uomo tutti, pur rimanendo incorruttibile in virtù
è formato di anima e di corpo, così Cri- del Verbo che abita in lui, e si allontanasse
sto è Dio e uomo. È uomo e insieme Dio; così da tutti la conuzione per la grazia del-
è Dio e insieme uomo: senza confusione la risurrezione. Perciò, offrendo alla mor-
della natura, ma nell'unità della persona. te come vittima e sacrificio esente da ogni
Colui che come Figlio di Dio è da sempre macchia il corpo che si era preso, subito
cocterno·al Padre che lo genera, è lo stesso allontanò la morte d~ tutti i suoi simili con
che cominciò a essere dalla Vergine come l'offerta cli un corpo come il loro. Infatti
figlio dell'uomo. E così alla divinità del Fi- il Verbo di Dio, che è al di sopra di tutti, .
glio si è aggiunta l'umanità; tuttavia non si offrendo il suo tempio e lo strumento del '
è formata una "quaternità" di persone, ma suo corpo come riscatto per tutti, pagava
rimane la Trinità. adeguatamente il debito nella sua morte.
Agostino, Inoltre l'incorruttibile Figlio di Dio, es-
Discorsi 186, 1 sendo in tutti tramite il suo corpo sio:ii-
35
I Padri sottolineano anche con forza che Cristo assunse una "vera carne" (cf: Agostino, Discorsi
362 •.13).
IL Verbo come tabernacolo in mezzo a noi (1_, 14) 89

le a quello di tutti, rivestì adeguatamen- afferrare (la divinità) possa essere afferra-
te tutti dclJiincorruttibilità nella promessa to da ciò che si può afferrare (l'uomo), e
della risurrezione. Questa corruzione che affinché la carne possa ergersi contro co-
si esprime nella morte non' ha più alcuna loro che l'attaccano (i demoni) per mez-
possibilità di colpire gli uomini a causa del zo di ciò che non si può attaccare. Valeva
Verbo che abita fo loro per mezzo di un la pena che il nostro Signore divenisse il
corpo. -Come quando un grande re è en- porto di tutti i beni per i quali gli uomini
trato in una grande città e ha preso dimo- si uniscono, il termine ultimo di tutti i mi-
ra in una delle tante abitazioni che sono in steri, verso il quale accorrono da tutte le
essa, senza dubbio una tale città è ritenu- parti il tesoro di tutte le parabole: sollevati
ta degna di grande onore e nessun nemi- come da ali, tutti gli uomini potranno ri-
co o pirata l'assalta per saccheggiarla, ma posarsi in lui in pace. Ecco la ~apienza di
la si considera piuttosto degna di ogni ri- Dio: l'uomo caduto è risollevato dall'uo-
guardo a causa del re che è andato ad abi- mo stesso. Il corpo di Adamo era anterio-
tare in una sua casa, così è accaduto per il re alle sue malvagie passioni. In tal modo,
Re di tutti. Da quando è venuto nel nostro dal momento che queste erano come una
mondo e ha preso dimora in un corpo si- sorta di ulteriore infermità in una natura
mile al nostro, ogni insidia dei n~mici con- sana, il Signore non le ha assunte. Egli ha
tro gli uomini è c·essata ed è scomparsa la rivestito una natura sana che aveva perso
corruzione della morte che prima eserci- la sua salute, proprio per riportarlo nella
tava il suo potere su di loro . .Infatti, il ge- sua condizione originaria.
nere umano sarebbe perito, se il Figlio di Efrem il Siro,
Dio Signore e Salvatore di tutti non fosse Commento al Diatessaron l, 1
venuto a soccorrerci per mettere fine al-
la morte.
Atanasio, Dio ha assunto l'intera condizione
L'incarnazione del Verbo 9 umana tranne il peccato
E<l (; lecito dire che in quella condi-
La carne unita a Dio sperimenta la zione da lui assunta non è mancato nul-
vittoria la alla natura umana, una natura, tuttavia,
assolutamente libera da ogni vincolo di
:Perché il Signore ha rivestito una car- peccato.
ne mortale? Affinché la carne stessa speri- Agostino,
mentasse la vittoria e gli uomini conosces- Manuale sulla fede) speranza e carità 10, 34
sero e comprendessero i doni di Dio: se
Dio avesse riportato la vittoria senza car-
ne, quale lode gli si potrebbe rendere? Dio nella èarne per annientare la
Inoltre, il Signore voleva manifestare che morte
in origine non ha avuto alcuna gelosia nei
confronti dell'uomo e che non gli ha im- Come, dunque, la divinità può di-
pedito di divenire dio, dal momento che morare nella cai.·ne? Come il fuoco nel
l'uomo in Cl:li il Signore si è umiliato è più ferro: non per movimento, ma per par-
grande di quello in cui ha abitato al tem- tecipazione. Il fuoco, infatti, non scorre
po della prima gloria di Adamo. Ecco per- attraverso il ferro, ma rimanendo nel suo
ché: Io ho detto: Voi si~te dèi (Sal 82, 6; stato, gli partecipa la sua proprietà, senza
Gv 10, 34). Il Verbo, dunque, è venuto e peraltro subire diminuzione nella parte-
si è incarnato affinché ciò che non si può cipazione e riempiendo totalmente di sé
. 90 Giovanni 1-10

il .partecipante. In questo modo appunto mo divenne un essere vivente (Gen 2, 7).


anche Dio, il Verbo, né si è mosso da se Quando poi per il suo peccato fu punito,
stesso, anche se venne ad abitare in mez- l'uomo si sentì giustamente dire: Polvere
zo a noi, né ha subito mutamento, eppu- tu sei e in polvere ritornerai (Gen 3, 19),
re tl Verbo sifece carne, né il cielo rimase fu privato della grazia, e dalla sua carne
. privo di colui che lo contiene, e tuttavia si allontanò l'alito di vita, ossia lo spirito
la terra accolse il cielo nel suo seno. [. .. ] di colui che dice: Io sono la vita (Gv 14,
Comprendi dunque questo mistero. Per 6). Così egli, che era vivente, cadde nella
questo motivo Dio è nella carne, per. uc~ morte per la sola carne, ma conservò l'im-
ciderc la morte che nella carne si nascon- mortalità, giacché alla sola carne fu detto:
deva. Come infatti i medicinali hanno la Polvere tu sei e in polvere ritornerai (Gen
meglio sulle malattie mischiandosi al cor- 3, 19). Era necessario, dunque, che fos-
po e come r oscurità presente in una casa se salvato al più presto e fosse richiama-
attraverso l'introduzione della luce, così to all'immortalità, mediante l'unione alla
la morte che dominava sulla natura uma- vera vita, ciò che nell'uomo era maggior-
na è stata annientata. dalla presenza della mente esposto al pericolo. Occorreva che
divinità. ciò che era malato fosse liberato dalla ma-
Basilio di Cesarea, lattia. Occorreva, insomma, che si annul-
Omelia sulla santa generazione lasse il senso di quelle parole: Polvere tu
di· Cristo 2 sei e in polvere ritornerai (Gen 3, 19), at-
traverso cioè l'unione ineffabile <lel Ver-
bo, che tutto vivifica, con il corpo che era
L'umanità non è più soggetta alla caduto in disgrazia. Era conveniente cioè
morte che la carne, una volta che fosse diventa- ·
Affronta apertamente, con queste ta ij. verbo, divenisse partecipe della sua
parole, il discorso dell'incarnazione. Spie- immortalità. Sarebbe assurdo che il fuoco
ga infatti chiaramente che l'Unigenito è possa comunicare .alla materia la qualità
divenuto, ed è chiamato, Figlio dell'uo- della sua potenza naturale, e quasi, in un
mo. Qùesto è il significato della frase: Il certo s~nso, trasformare in se stesso quel-
Verbo si fece carne. È lo stesso come se la in cui è per partecipazione, e che inve-
avesse detto: È diventato uomo. Quell' af- ce il Verbo, il quale è al di sopra di tutto,
fermazione non presenta nulla di strano non possa dare alla carne il suo proprio e
o d'insolito, giacché, molte volte, la Sacra naturale bene, cioè la vita. Per questo mo-
Scrittura, non il termine della sola car- tivo, penso, il santo evangelista ha detto,
ne, vuole parlare di tutto l'animale [ ... ]. riferendosi soprattutto alla parte anima-
L'uomo è certamente un animale raziona- le, che il Verbo di Dio si è fatto carne. In
le ma composto, composto cioè di anima questo modo stavano assieme la ferita ela
e di questa carne fragile e terrena: Essen- medicina, il malato e il medico, ciò che è
do stato creato da Dio e portato alla lu- caduto nella morte e colui che l'ha porta.:
ce, non avendo, per sua natura, la qualità to alla vita, ciò che è soggiaciuto alla cor-
di essere incorruttibile e immortale (que- ruzione e chi allontana la corruzione, ciò
ste qualità appartengono, per natura, so- che è stato vintÒ.dalla morte e il vincitore
lo a Dio), ebbe l'impronta della vita del- della morte, chi è stato privato della vita
lo Spirito, conseguendo, da parte di Dio, e chi dà la vita.
il bene che supera la natura: Soffiò - di- Cirillo di Alessandria,
ce - nelle sue narici un alito di vt'ta e l) uo- Commento al Vangelo di Giovanni I, 9
Il Verbo come tabernacolo in mezzo a noi (1, 14) 91

Fu fatto uomo affinché noi fossimo nato del Verbo di Dio incarnato per noi,
deificati riceverà la piena gloria della grazia e della
verità di colui che per noi in noi si glori-
Infatti, egli divenne uomo affinché ficò e nella sua venuta si santificò. Infatti
noi fossimo deificati36 ; egli si rivelò me- dice: Quando egli si sarà manifestato) noi·
diante il corpo affinché noi potessimo ave- saremo simili a lui (1 Gv 3, 2). ·
re un'idea del Padre invisibile; egli sop- Massimo il Confessore
portò la violenza degli uomini affinché noi Capitoli sulla dottrina 76
ereditassimo l'incorruttibilità. Certo, egli
non riceveva alcun danno, essendo im-
passibile, incorruttibile, il Verbo-in-sé e La nostra umanità legata alla sua di-
Dio, ma nella sua impassibilità protegge- vinità
va e salvava gli uomini che patiscono, per i In questo giorno della venuta del Si-
quali appunto sopportò tutto questo. gnore dell'universo presso i servi, anche i
· Atanasio,signori si chinino amorevolmente verso i
L'incarnazione del Verbo 54 propri servi.
In questo giorno, nel quale si è fatto
Il pane e il vino povero per noi il ricco, anche il ricco ren-
da partecipe il povero della sua tavola.
Quel che vedete sulla mensa del Si- In questo giorno è venuto fuori per noi.
gnore, carissimi, è pane e vino; ma questo il dono, anche se non l'avevamo domanda-
pane e questo vino, con la mediazione del- . to. Noi allora diamo elemosine a coloro che
la parola, diventa il corpo e il sangue del ce le domandano a piena voce. [ ... ]
Verbo.· Infatti il Signore che in principio Il Signore delle nature oggi si è tra-
era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il sformato contrariamente alla propria na-
Verbo era Dio (Gv 1, 1), per quella sua mi- tura. Non ci sia dunque troppo difficile in-
sericordia, a motivo della quale non trascu- vertire la nostra volontà malvagia.
rò quel che aveva creato a sua immagine, si · Il corpo è legato alla sua natura e non
fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi, può accrescersi o rimpicciolire. Ma la v~­
come sapete. Così questo Verbo assunse lontà ha il potere di crescere in tutte le d1-
l'uomo, ossia l'anima e la carne dell'uomo, mens1ont.
e si fece uomo pur rimanendo Dio. E sic- Oggi si è imp~essa la divinità nell,u-
come anche patì per noi, in questo sacra- manità, affinché anche l'umanità fosse in-
mento ci ha affidato il sùo corpo e il suo tagliata nel sigillo della divinità.
sangue; e anche noi ha trasformato in esso. Efrem il Siro,
Agostino, Inno sulla natz'vità 1, 93-99
Discorsi 229, 1

La ricchezza di Gesù e la sua povertà


In Cristo
. abbiamo la pienezza della
grazia Chi più ricco di colui ad opera del
quale furono create tutte le cose? Il ric-
Dalla sua pienezza noi riceviamo con- co può possedere il denaro, ma non può
tinuamente la grazia conveniente al nostro crearlo. Dopo dunque che ci sono state
progresso. Cosicché colui che ha.custodi- · sottolineate queste sue ricchezze, conside-
to in sé il significato perfett9 e incontami- 'ra la sua povertà: E il Verbo si fece carne e

36 Cf. 2 Pt 1, 4 e Sal 84, 6, ma anche lo stesso Atanasio in Trattati contro gli ariani 2, 70 e Lettera
60, 4 e 61, 2.
92 Giovanni 1-10

venne ad abitare in mezzo a noi. Per que- to questo; ma fa' bene attenzione a quel
sta sua povertà noi siamo divenuti ricchi, che segue. Seguono queste parole: E ven-
in quanto mediante il suo sangue emana- ne ad abitare in mezzo a noi. Vale a dire:
to dal suo corpo - quel corpo che il Ver- quel Verbo che prese la carne abitò tra
bo assunse per abitare fra noi - fu squar- . noi, cioè abitò nella carne umana, e per
dato il sacco dei nostri peccati. Ad opera questo fu detto Emmanuele, cioè "Dio
del suo sangue gettammo via i cenci del-, con noi". Perciò il Verbo ~·zfece carne nel
la nostra malizia, per rivestirci della stola senso che (( s1. 1:iece uomo " , come d.1ce an -
dell'immortalità. che per bocca del profeta Gioele: Effon-
Agostino, derò il mio spirito sopra ogni carne (Gl 3 ,
Discorsi 36, 3 1). Ora l'effusione della grazia spirituale
qui promessa non doveva certo riversar-
si sulla carne priva di ragione, ma sugli
L'arricchimento della nostra comu- uommt. ..
ne natura Ambrogio,
Egli afferma utilmente che il Verbo Il mistero dell'incarnazione del Signore 6; 59
abita anche in noi, svelandoci anche que-
sto sublime mistero. Tutti, infatti, siamo
in Cristo, e la comune persona dell'uma- Il Verbo ha posto la· sua tenda nella
nità fruisce della sua vita in lui. Infatti, per nostra natura
questo è stato chiamato anche nuovissimo Allora, per spiegare la parola era ag-
Adamo, perché, con la partecipazione del- giunge: kai eskenosen en hemin, e ha po-
la natura, arricchisce tutti verso la felici- sto la sua tenda in noi, cioè si è fatto carne
tà e la gloria, mentre il primo Adamo, in- in questo senso, avendo abitato nella no-
vece, trasmise la corruzione e l'ignominia. stra natura. Le parole eskenosen en hemin
Così, il Verbo ha àbitato in n.oi per mezzo chiaramente stanno per ha abitato in noi
di un solo corpo, affinché, essendosi for- così come di noi, uomini, ha detto l'Apò-
mato un solo Figlio di Dio nella potenza, stolo: Quanti siamo in questa tenda sospi-
la sua dignità si riversasse, secondo lo spi- riamo (2 Cor 5, 4), chiamando "tenda" il
rito di santità,' in tutta l'umanità, e così, nostro corpo; oppure anche: Quando sarà
per mezzo di uno di noi, raggiungessimo distruttà la nostra dimora terrena~ Si sa che
anche noi quelle parole: Voi siete dèz: sie- è consueto per la Scrittura designare tutto
te tutti figli dell'Altissimo (Sal 82, 6). Dun- l'uomo a partire dalla carne; ad esempio:
que, in Cristo la sua natura serva diviene A te viene ogni carne (cf. Sal 65, 1).
realmente libera, devata all'unione misti- Teodoro di Mopsuestia,
ca con lui che porta laspetto di servo, in .Commento al Vangelo di Giovanni 1, 1,_14
noi invece è per imitazione di lui, a causa
della parentela della carne. .
Cirillo di Alessandria, 1 14
Commento al Vangelo di Giovanni 1, 9 • <= Noi abbiamo contemplato la sua
gloria
1 14
• b E venne ad abitare in mezzo a noi La gloria della trasfigurazione
Il Verbo è Emnianuele Nella sua misericordia, Cristo s1 e
servito del nostro corpo affinché noi po-
«Sta scritto - replicano - che il Ver- .tessimo sopportare la sua vista e udire le
bo si fece carne». Non nego che sia scrit- sue parole e-non subissimo ciò che subi-
Il Verbo come tabernacolo in mezzo a noi (1, .14) 93

rono i prim.i tra i discepoli, quando sul fabile potere. AJlora, ipfatti, anche la mor-
monte furono presi da116 sgomento a te fu annientata, la maledizione fu abolita,
~ausa della gloria del corpç> ·del Signore i demoni vennero gettati nella vergogna e
che scendeva su di loro. Essi erano pie- vennero esposti .condotti come prigionie-
ni di ammirazione e di stupore per la sua ri in trionfo, la cauzione dei nostri peccati
gloria. [ ... ] Questo accadde perché noi fu inchiodata alla croce. Poi, poiché que-
comprendessimo il motivo per cui egli sti miracoli venivano compiuti in modo
è apparso senza gloria ed è venuto den- invisibile, altri ne vennero di visibili, per
tro un corpo. Dunque, sebbene essi non mostrare che egli era veramente il Figlio
videro la sua pura divinità, ma solamen- unigenito di Dio, il Signore di tutta la cre-
te un po' della sua gloria nel corpo che azione. Infatti, ancora il beato suo corpo
scendeva verso di loro [ ... ], che cosa sa- stava appeso quando il sole rivolse altrove
rebbe accaduto a noi se egli fosse appar- i suoi raggi, la terra fu sconvolta e fu tut-
so nella gloria della sua divinità, senza il ta ricoperta di tenebre, i sepolcri.vennero
suo corpo? rotti e aperd, il suolo tremò, lo sconfinato
Efrem il Siro, popolo dei morti balzò fuori e si riversò
Commento al Diatessaron 15, 7 in città; quando le pietre del suo s~polcro
stavano ancora attaccate alla tomba e i si-
gilli erano ancora al loro posto, era risorto
I segni divini che hanno mostrato la il morto, croci.fisso e attaccato alla croce
sua gloria con i chiodi, e dopo aver riempito i suoi
undici discepoli del suo grande potere li
. Come abbiamo potuto vedere [la sua inviava agli uomini di tutto il mondo, a es-
gloria]? Grazie alla stella dei Magi, agli sere i medici comuni di ogni loro malattia,
angeli, ai pastori, ad Anna, a Simeone, a a correggere il loro stile di vita, a semina-
Gabriele, alla nascita della Vergine, alla re ovunque la conoscenza degli insegna-
voce del Padre che gli dava testimonianza menti celesti, a sciogliere la tirannide dei
con la discesa·su di lui dello Spirito,~ in- demoni, a insegnar~ i grandi e ineffabili
numerevoli segni divini e guarigioni. beni divini e ad annunciarci la buona no-
Ammonio, vella dell'immortalità dell'anima, della vi-
Frammenti su Giovanni' 1, 15 ta eterna del corpo, dei premi che la men-
te umana non può immaginare e che non
avranno mai fine.
La gloria dell'Unigenito è fondata Giovanni Crisostomo,
sulle sue sofferenze Commento al Vangelo ·di Giovanni 12, 3

Noi non lo ammiriamo solo per i suoi


miracoli, ma anche per le sue sofferenze, Reso cieco dalla carne, guarito dal-
poiché fu inchiodato alla croce e fu fru- .la carne
stato, fu percosso, fu coperto di sputi, fu
schiaffeggiato da coloro a cui aveva fatto Nessuno ·avrebbe potuto vedere la
del bene. E per queste stesse azioni che sua ·gloria, se prima non fosse stato gua-
sembrano essere le più vergognose, si <le- rito dall'umiltà della carne. E perché non
ve pronunciare ancora la stessa parola, dal potevamo vederla? Mi ascolti la vostra
momento che lui stesso chiamò "gloria" carità, e presti attenzione a ciò che dico.
ciò che subì. Poiché quello che accadde Polvere e terra erano penetrate nell'oc-
non fu solo proprio della sua sollecitudine chio dell'uomo e lo avevano .ferito, tan-
e della sua carità, ma anche del suo inef- to che non poteva più guardare la luce.
94 Giovanni 1-1O

Quest'occhio malato viene medicato; era veritieri. Risplende colui che un tempo fu
stato ferito dalla terra, e terra viene usa- promesso: a lui la lode di tutto l'universo!
ta per guarirlo. Il collirio, come ogni altro Prudenzio,
medicamento, non è in fondo che terra. Inni quotidiqni 9, 4-9
Sei stato accecato, la carne ti guarisce. L' a-
nima era diventata carnale consentendo ai
desideri carnali da cui l'occhio del cuore 1 14
era stato accecato. Il Verbo si fece carne: • e Pieno di grazia e di verità
questo medico ti ha procurato il collirio.
E poiché egli è venuto in maniera tale da Pieno della divinità del Padre
estinguere con la carne i vizi della carne, e Dopo aver detto che il Verbo si è fat-
con la sua morte uccidere la morte; pro- to carne, cioè uomo [ ... ] , salvaguarda pe-
prio per questo, grazie ali' effetto che in te rò l'identità divina e dimostra, di nuovo,
ha prodotto il Verbo fatto carne, tu puoi che è pieno della divinità propria del Pa-
dire: E noi abbiamo contemplato la sua glo- dre. [ ... ] Perciò, sebbene l'evangelista di-
ria. ca che il Verbo si è fatto carne, non af-
Agostino, ferma tuttavia che egli è soggiaciuto alle
Commento al Vangelo di san Giovanni 2, 16 infermità della carne, né che ha perduto la
sua antica potenza e gloria, per aver assun-
to il nostro corpo debole e privo di glorìa.
1• 14d L)Unigenito del Padre Abbiamo visto, egli dice, la sua gloria più
elevata di qualsiasi altra gloria, e tale quale
L'Unigenito dall'amore del Padre ciascuno ammette che convenga all'unige-
nito Figlio di Dio Padre. Era, infatti, pie-
Nato dal cuore del Padre prima che no di grazia e verità.
il mondo fosse, è riconosciuto come I' al- . Cirillo di Alessandria,
fa e l'omega: I lui stesso origine e fine di Commento al Vangelo di Giovanni 1, 9
tutto quello che è stato e di quanto sarà. I
Egli comandò, disse. E fu creata la terra,
il cielo, l'abisso del mare: la triplice mac- Le opere di Cri~to testimoniano la
china dell'universo, e tutte le creature che sua gloria, la sua grazia ·e la sua verità
vivono sotto la volta del sole e della luna.
I Poi rivestì la forma di un fragile corpo, E così neppure noi abbiamo consen-
le membra soggette alla morte: non do- tito a credere in lui con leggerezza; ma, a
veva perire la stirpe del primo uomo, che motivo di quelle stes~e cose che vedem-
una legge severa aveva sommerso nel pro- mo, abbiamo accolto lui come vero Fi-
fondo del tartaro. I Beata quella nascita, glie monogenito. Ciò che vediamo, infatti,
quando la Vergine - madre feconda per è tale da dimostrare abbondantemente la
opera dello Spirito Santo - generò la no- grandezza di colui che è apparso; di nes-
stra salvezza, e il Bimbo redentore del sun altr'o potevano essere se non del Mo-
mondo mostrò il suo volto. I Canti il de- nogenitd che possiede perfettamente la
lo altissimo; cantate, angeli tutti. Ogni ere- somiglianza del Padre, tanto erano colme
atura, do~que sia, canti la lode a Dio. di vera grazia le opere che erano comp~u-
N essuna lingua rimanga in silenzio, tut- te per mez~o suo. L'evangelista, dunque,
te le voci si uniscano al coro. I Ecco colui ha chiamato "verità" la grazia paragonan-
.che i vati cantavano nei tempi antichi, e · · dola a quella dei Giudei. Tenta di dimo-
che i profeti annunciarono nei loro scritti strare attraverso il paragone la grandezza
Il Verbo come tabernacolo in mezzo a noi (1, 14) 95

di quello (cioè del Signore) ·per ·accusare le come per i Giudei, ma, realmente, per
gli increduli; secondo ciò che dalle paro- la potenza dello Spirito ci ha rigenerati al-
le che seguono fa apparire la sua intenzio- la speranza della risurrezione - tipo della
ne. _Dunque designa col nome di "verità" quale è il battesimo -, speranza che nep-
la grazia, cioè la vera grazia. Ché il Cristo pure la morte potrà vanificare. Oltre a ciò
ha condonato le antiche trasgressioni e ha ha preparato per noi le delizie del regno
donato la salvezza con la remissione dei celeste, se però custodiamo con la nostra
peccati; inoltre ha distrutto la morte che retta vita l'onore della filiazione adottiva
regnava a causa del peccato e ci ha dato la conferito a noi mediante il battesimo.
ferma speranza della risurrezione con l'a- Teodoro di Mopsuestia,
dozione a figli. E questo non solo a paro- Commento al Vangelo di Giovanni 1, 1, 14
IL DONO DELLA GRAZIA DIVINA
TRAMITE L'INCARNAZIONE DI CRISTO

<;-iovanni gli dà testimonianza e proclama:


«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avànti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia a. Perché là Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nesjuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre~,
è lui che lo ha rivelato (1, 15-18).
L'evangelista chiama Giovanni Battista a supporto della sua testimonianza su Cristo (Ci-
rillo). I Giudei tenevano il Battista in grande considerazione (Crisostomo). Gesù era inferiore
al Battista per et~ e notorietà, ma la superiorità di Gesù diventerà presto lampante (Cirillo).
Origene crede che la testimonianza di Giovanni Battista si estenda anche ai versetti seguenti,
perché Giovanni, insieme al resto dei profeti, ha ricevuto la sua grazia profetica da Gesù Cri-

a "Grazia su grazia" traduce il greco charin antì chdritos. Questo senso di "accumulazione" e
"abbondanza" viene p1·ivilegiato dagli interpreti moderni. Come notato dai commentatori, in questo
versetto e nel successivo i Padri sembrano invece leggere una contrapposizione fra due economie della
salvezza, la Legge e la grazia evangelica ("grazia al posto di grazia", ccc.). Se è vero che i Padri sotto-
lineano la diversità deJle economie salvi.fiche, anche in questo contesto, tuttavia, colgono gli elementi
di continuità (sulle "figure" dell'Antico Testamento cf. infra il pas1>0 di Cirillo di Alessandria e la let-
tera di Girolamo ad Agostino), rimanendo ben lontani, naturalmente, da qualsiasi opposizione di tipo
gnostico.
b Prima ·dell'espressione è nel seno del Padre, si hanno tre vari~ti: "il Figlio unigenito", "il Dio.
unigenito" (in alcuni testimoni manca l'articolo) o semplicemente "l'Unigenito". Nestle-Aland, Grass·o
· (Il Vangelo di Giovanni, cit., p. 61 n. 94) e Infante (Giovanni, cit., p. 56) optano per: "Dio unigenito".
La CE! 1974 traduce: "il Figlio unigenito, che è nel seno dcl Padre" sposando la prima vadante. La
CEI 2008 sceglie una traduzione più composita, che rende conto delle diverse lezioni ("Figlio unige-
nito, che è Dio ed è nel seno del Padre"). Per quanto riguarda le testimonianze patristiche, Infante
suggerisce che nei Padri greci prevalga "Dio unigenito" e in quelli latini "Figlio unigenito", ma ci sono
senz,altro notevoli oscillazioni (cf. il commento di R. Schnackenburg, Il Vangelo di Giovanni, Paideia,
Brescia, vol. I , p. 354 per un resoconto dettagliato).
Il dono della grazia divina tramite l'incarnazfone di Cristo (1, 15-18) 97

sto (Origene). Crisostomo e gli altri Padri, invece, attribuiscono queste parole all'evangelista
e pensano siano da riferire a 'tutti i fedeli che ricevono la grazia di Di6 nella sua pienezza
(Crisostomo). La grazia scaturiste dalla natura divina di Cristo come da una fonte perenne,
nobilitando la nostra natura (Cirillo, Crisostomo). Grazia su grazia: il dono della fede e il
risultato della fede, cioè la vita eterna (Agostino); la Legge e l'ado:lione grazie all'unione col
Verbo (Teodoro). Dal confronto fra Giovanni e Gesù l'evangelista passa a quello fra Gesù
e Mosè, la più veneranda figura dell'Antico Testamento, colui che ha dato la Legge (Criso-
stomo). Gesù è superiore a .M osè come la grazia del Vangelo è superiore al sacrificio della
Legge (Ambrogio). Anche la Legge è una grazia, ma quella portata da Cristo la supera di gran
lunga, perché corregge ciò che la Legge non era in grado di correggere (Cirillo). La Legge
minaccia solamente, la grazia del Vangelo cura (Agostino). Invece delle ombre del Vecchio
Testamento è venuta la verità per mezzo di Gesù Cristo (Girolamo). Anche nell'Antico Te-
. stamento, quando si parla di uomini che vedono Dio, ci si riferisce al Verbo (Eusebio). In
molte visioni di Dio nell'Antico Testamento gli uomini non vedevano l'essenza di Dio, ma
piuttosto una forma.della sua gloria adatta alle loro capacità (Diç.migi, Teodoreto, Agostino).
Dio viene rivelato nel modo più chiaro dal Figlio (Ireneo). Il Figlio è l'interprete del divino
(Ambrogio). Egli è figlio per natura, non per adozione (Agostino, Ilario). Solo il Figlio pot~va
vedere il Padre {Cirillo). Egli è il Dio unigenito che è della stessa natura del Padre (Ilario). Il
Figlio procede dal seno del Padre come dal ventre materno (Ambrogio, Agostino). Giovanni
ci mostra la più intima unione fra Padre e Figlio: il seno del Padre indica l'essenza divina
che condivide col Figlio (Crisostomo). Dal seno del Padre il Figlio è venuto a rivelare Dio.
Non è la prima volta che avviene una tale rivelazione (Origene). Questa è però la più chiara e
completa rivelazione, concessa non solo.ai Giudei ma al mondo intero (Crisostomo).

1• 1511 Giovanni Battista era un testimo- né rende la sua testimonianza sommessa-


ne mente e appena mormorandola. Ascolte-
rai la tromba di chi grida più forte. Dico
La. testimonianza dell'evangelista ciò giacché non ho ascoltato queste cose
supportata da quella del Battista da solo, ma è stato ascoltato largamente da
tutti il testimone, l'araldo insigne, la voce
',Ne sono testimone io, dice ·(giacché distinta, il grande e famoso Precursore.
ho visto ciò che ho raccontato), ma ne dà · Cirillo di Alessandria,
testimonianza anche il Battista. È una de- Commento al Vangelo di Giovanni 1, 9
gnissima coppia di teologi e testimoni che
sono stati educati alla verità, e non cono-
scono la menzogna. Osserva come ce lo di- Credibilità della testimonianza ·di
ca con molta evidenza. Non solo dice che
Giovanni di fronte ai Giudei
Giovanni è testimone di lui, ma utilmen-
te aggiunge anche che egli grida la sua te- Questo evangelista chiama continua-
stimonianza prendendo spunto da· quella mente in causa Giovanni, esibendo dap-
espressione: La voce di chi grida nel deser- pertutto la sua testimonianza. Lo fa· non
to. E ciò lo dice giustamente. Era possi- . senza motivo, anzi con grande cognizione
bile, infatti, che alcuni avversari dicessero: di causa, giacché tutti i Giudei tenevano
In che occasione il Battista è stato testimo- quest'uomo in grande considerazione (lo
ne dell'Unigenito? Con chi ha parlato di stesso Giusèppe Flavio, infatti, imputa al-
queste cose? Perciò egli sottolinea che il la morte di costui la guerra, ·s ostiene che
Battista grida, cioè non parla di nascosto, a c~usa sua non esiste più la città che un
98 Giovanni 1-10

tempo era la città madre, e compone lun- grande moltitudine andava da lui per far-
ghi discorsi <l'encomio su di lui)3 7• Perciò si battezzare. Cristo, invece, sebbene fosse ·
volendo far provare vergogna ai Giudei, più importante, era sconosciuto: non si sa-
ricorda continuamente la testimonianza peva che fosse Dio. E poiché egli, che pu-
del Precursore. re era ammirato dal Battista, era ignorato,
Giovanni Crisostomo, sembrava che in qualche modo fosse dopo
Commento al Vangelo dt' Giovanni 13, 1 di lui. Andava, infatti, dopo di lui chi, per
onore e gloria, era fra gli uomini migliore
di quello. Ma chi andava dietro andò avan-
1 15 ti" mostrandosi più grande e più potente di
• b La precedenza tra Giovanni e
Gesù Giovanni. Cristo, infatti, dimostrò la sua
divinità con le opere, Giovanni, invece,
La grandezza di Gesù proviene dal- non elevandosi al di sopra della condizio-
la sua essenza .ne umana, si ritrovò ultimo.
· Cirillo di Alessandria,
Questa è la dottrina trita e risapu- Commento al Vangelo di Gidvanni 1, 9
ta dalla maggior parte: riguardo al tempo
della nascita della carne, il Battista prece-
dette il Salvatore e lo seguì in qualche mo-
do, mentre l'Emanuele venne esattamente 1• 16 Dalla sua pienezza noi tutti abbia-
dopo sei mesi interi, come ci ha nàrrato il mo ricevuto: grazia su grazia
beato Luca. Ora, alcuni pensano che que-
sto dica Giovanni; affinché le parole Colui Giovanni Battista continua la sua te-
che viene dopo di me, è stato /atto prima stinionianza
di me siano interpretate in ragione dell'e-
tà. [. .. ] A ragion veduta, il beato Battista Appare forzato ritenere che all'im-
trasferisce le sue parole dal modo comune provviso e inopportunamente il discorso
di parlare a un modo spirituale di concepi- del Battista venga interrotto da qucJlo del
re la realtà: egli passa dall'immagine della discepolo e a chiunque sappia perlomeno
realtà umana alla spiegazione d'un signifi- ascoltare la connessione delle parole pro-
cato più sottile. È normale infatti che chi nunciate risulta chiara la concatenazione
guida gli altri sia più esperto di coloro che , del discorso: Era di lui che io dissi: Colui
lo seguono: e chi segue obbedisca a chi che viene dopo di me è avanti a me, per-
guida. [. .. ] Per esempio, se un discepolo ché era prima di me. Poi il Battista chia-
supera, nell'arte, il maestro e lo distacca risce in che modo Gesù fosse davanti a
lavorando splendidamente, io credo che lui, in quanto prima di lui - egli è infatti
non a torto si possa dire del discepolo che il primogenito di tutta la creazione, con le
supera il maestro: Colui che viene dopo . parole: Dalla sua pienezza· noi tutti abbia-
di me è stato fatto prima di me. Orbene, mo ricevuto. Per questo dice, appunto: è
se trasferisci, pensando a questo esempio, avanti a me, perché era prima di me. Per
il significato di quelle parole a Cristo no- questo penso che egli sia prima di me e sia .
stro Salvatore e al Battista, secondo me sa- più onorato davanti al Padre, perché dalla ·
rai nel giusto. [. .. ] Il Battista era ammirato sua pienezza io e i profeti prima di me ab-
da tutti, aveva fatto molti discepoli e una biamo ricevuto una grazia più divina~ più

>7 Cf. Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche 18, 106, dove si narr~ la distruzione dell'esercito di
Erode da parte di Areta, un episodio che, secondo alcuni Giudei, rappresentava «la vendetta divina
per il trattamento riservato a Giovanni, soprannominato il Battista».·
Il dono della grazia divina tramite Nncarna:done di Cri~to (1, 15-18) · 99

grande e profetica, al posto della grazia delle sue proprie, quando·avverte di avere
che abbiamo ricevuto da luì in virtù della in sé qualcosa degno d"ammirazione. Dal-
nostra libera scelta. Per questo è avanti a la pienezza, infatti, del Figlio, come da una
me, perché era prima di me; dal momen- fonte perenne, scaturisce il.dono dei divini
to che abbiamo compreso, avendo ricevu- carismi in ciascuna anima che appare de-
to dalla sua pienezza, che la· Legge è stata gna di riceverlo. E seil Figlio, quasi dalla
data per mezzo di Mosè, ma non da Mosè, naturale pienezza, largisce doni, e la. crea-
mentre che la' grazia e la verità non sono tura li riceve, come non si penserà che egli
solo state date per mezzo di Gesù Cristo, possieda una gloria diversa da quella degli
ma hanno anche esistenza per suo trami- · altri, una gloria cioè conveniente all'Uni-
te: è stato Dio e Padre di Gesù a dare per genito di Dio, il quale ha, come frutto del-
mezzo di Mosè la Legge e ad aver creato la propria natura, la superiorità su tutti e
per mezzo di Gesù Cristo la grazia e la ve- la preminenza, dignità proprie del Padre?
rità che sono venute tra gli uomini. Cirillo di Alessandria,
Origene, Commento al Vangelo di Giovanni 1, 9
Commento al Vangelo di Giovanni 6, 34-36

Egli possiede la grazia per natura,


Queste sono parole nostre e di Gio- noi per partecipazione
vanni Egli non possiede, dice l'evangelista,
L'evangelista unisce la sua testimo- il dono ·p er partecipazione, ma egU stesso
nianza a quella del Battista. Infatti le pa- è la sorgente in sé e la radice in sé di tutti
role: Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo i beni, la vita in sé, la luce in sé e la veri-
ricevuto non sono del Precursore, ma del tà in sé; non contiene in sé l'abbondanza
discepolo, e intende questo: Non credia- dei beni, ma la riversa per sovrabbondan-
te che noi, che abbiamo trascorso con lui za su tutti gli altri, e dopo averla riversata
molto tempo e abbiamo condiviso l'ospi- ne rimane ancora pieno. Infatti non è di-
talità e la mensa, gli rendiamo tcstimo- minuito in nulla per averla dispensata agli
·nianza per una qualche grazia. [ ... ] Ma altri, ma continuando a sgorgare come da
noi tutti i dodici, i trecento, i cinquecento, sorgente e rendendo tutti pa11ecipi di que-
i tre.mila, i cinquemila e le mille miriadi di sti berii permane nella stessa perfezione.
Giudei, tutta la moltitudine dei fedeli, di Ciò che io ho, invece, è per partecipazione
allora~ di adesso e del tempo che verrà, noi (l'ho ricevuto, infatti da un altro) ed è solo
tutti dalla sua pienezza abbiamo ricevuto. una piccola parte del tutto.
Giovanni Crisostomo, · Giovanni Crisostomo,
Commento al Vangelo di Gz'ovanni 14, 1 Commento al Vangelo di Giovanni 14, 1

La grazia divina scaturisce dalla na- La fede e la vita eterna


tura del Figlio Che vuol dire dùnque: grazia su gra-
Mi sembra che il Battista si esprima zia? È mediante la fede che noi ci guada-
molto bene dicendo: Perché era prima di gniamo · il favore di Dio; e siccome non
me, ossia di gran lunga migliore e più de- meritava.m o il perdono dei peccati, e cio-
gno · di me, giacché noi · tutti, che appar- nonostante, benché immeritevoli, abbiamo
teniamo. alla schiera dei santi, siamo stati ricevuto un tale dono, ecco la grazia. [ ... ]
.arricchiti del suo proprio bene. E la natu- Una volta ottenuta, poi, la grazia della fe-
ra umana si vanta delle doti di lui più che de, diventi giusto in virtù della fede. Infatti
100 Giovanni 1-10

il giusto vivrà per la sua fede (Ab 2, 4); e vi- ni Battista sia il discepolo conducano ver-
vendo di fede, ti guadagni il favore di Dio; so la vetta della conoscenza gli ascoltatori,
una volta che ti sei guadagnato il favore di che prima hanno preso confidenza con ar-
Dio, vivendo di fede riceverai in premio gomenti meno elevati? Il Battista, infat-
l'immortalità, la vita eterna. E anche que- ti, comparando a se stesso colui che è in-
sta è grazia. Per quale merito, infatti, ricevi comparabilmente superiore a tutti, mostra
la vita eterna? Per grazia. Poiché se la fe- poi in tal modo la superiorità del Signo-
de è grazia, e la vita eterna è la ricompensa re dicendo: Colui che viene dopo di me e
della fede, può sembrare che Dio.ci dia la aggiungendo: era prima di me. L' evange-
vita eterna come qualcosa che ci è dovil- lista, invece, ha fatto molto di più dcl Bat-
to (dovuto, cioè, al fedele che l'ha meritata tista, seppur meno a paragone della digni-
mediante la fede); siccome però la fede è tà dell'Unigenito, poiché non stabilisce un
una grazia, anche la vita eterna è una gra- confronto con Giovanni Battista, ma con
zia legata a un'altra grazia: grazia su grazia. colui che presso i Giudei aveva la gloria
Agostino, maggiore, vale a dire con Mosè: dice in-
Commento al Vangelo di san Giovanni 3, 9 fatti: la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di·
Gesù Cristo.
La Legge e 1'adozione Giovanni Crisostomo,
Commento al Vangelo di Giovanni 14, 3
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo
rt'cevuto, cioè: Riceviamo dalla sua abbon-
danza la grazia dello Spirito, della quale
riceviamo il dono. A proposito della natu- Nella Legge il sacrificio, nel V angelo
ra umana di quello dice che le è presente la misericordia
ogni grazia; ma, simultaneamente, ciò ma- Perdono volentieri, scuso pronta-
nifesta la dignità della natura che è in lui. mente [dice il Signore], poiché voglz'o l1a-
Grazie all'unione con Dio. Verbo, infat- more e non il sacrificio (Os 6, 6), perché
. ti, per la mediazione dello Spirito Santo, per mezzo del sacrificio il giusto riesce
è stato reso consorte della vera filiazione. gradito, per mezzo della misericordia il
Noi riceviamo parte della sua grazia spiri- peccatore viene redento. Io non sono ve-
tuale, e mediante la stessa siamo fatti par- nuto infatti a chiamare i giusti, ma i pec-
tecipi insieme con lui della filiazione adot- catori (Mt 9, 13). Nella Legge c'era il sa-
tiva, pur essendo molto lontani da questa crificio, nel Vangelo c'è la misericordia; la
dignità. E opportunamente aggiunge: gra- Legge fu data per mezzo di Mosè, per mez-
zia su grazia, designando col nome di gra- zo mio la grazia.
zia anche la Legge. In luogo di questa gra- Ambrogio,
zia, dice, è stata data quest'altra grazia. La penitenia 1, 12, 54
Teodoro di Mopsuestia,
Commento al Vangelo di Giovanni 1, 16
Superiorità della grazia rispetto alla
Legge ·
1 7
•1 Grazia e verità vengono da Cristo
Quale sia, dunque, la differenza fra
la Legge e la grazia del Salvatore lo capi-
Mosè come punto di riferimento
rà chiunque è desideroso d'imparare ed~
Vedete come lentamente, un passo al- compagno delle buone fatiche. [. . .] Dun-
la volta, con una sola parola, sia Giovan- que, la Legge condannò il mondo (cf. Eb
Il dono della grazia divina tramite l'incarnazione di Cristo (1, 15-18) 101

11, 7) (Dio,. infatti, ha racchiuso ogni co- ministero di condanna, mentre chiama la
sa sotto il peccato [Gal 3, 22], come scri- grazia del Salvatore ministero di giustizia,
ve Paolo) e dimostrò che . iioi eravamo alla quale attribuisce anche abbondanza
soggetti alla pena. È piuttosto, invece, lo di gloria. E dice ciò considerando molto
stesso Salvatore che ci libera: Poiché non bene la natura dei fatti, ispirato com'era
venne per condannare il mondo, ma affin- dallo Spirito. Dunque, poiché la Legge di
chi il mondo fosse salvato (cf. Gv 3, 17). condanna data per mezzo di Mosè è di-
Anche la Legge dava la .grazia agli uomi- ventata, per mezzo dell'Unigenito, grazia
ni, chiamandoli certamente alla conoscen- di giustizia, come non sarà circondato di
za di Dio, e strappando fuori dall'idolatria gloria, egli dice, colui per mezzo del quale
quelli che avevano errato, e insegnando sono state date leggi migliori?
loro il bene e il male, se non in modo per- Cirillo di Alessandria,
fetto, ma almeno nella maniera che usa il Commento al Vangelo di Giovanni l, 9
pedagogo e utilmente. La verità e la gra-
zia dateci dall'Unigenito ci propongono,
· invece, il .bene non in maniera figurata, La Legge minacciava, il Vangelo
né imprimono in noi ciò che giova, come guarisce
nell'ombra, ma con precetti chiari e sem-
plici, e ci portano alla perfetta conoscen- La morte era la pena dei peccati; nel
za della fede. La Legge dava uno spirito . Signore essa fu un servizio di misericor-
da schiavi per ricadere nella paura (Rm 8, dia, non la pena dcl peccato. [ ... ] Il vin-
15); Cristo, invece, dona lo spirito di' fi- colo non ti terrà legato in eterno, perché
gli adottivi nella libertà. La Legge obbliga la morte temporale del tuo Signore ha uc-
alla circoncisione della carne che è nulla · ciso la tua morte eterna. Questa è grazia,
(la circoncirione, infatti, non conta nulla [1 o miei fratelli, e questa è anche la fedeltà:
Cor 7, 19], come in un passo Paolo scrive era stata promessa, infatti, e la promessa
ad alcuni); il Signore nostro Gesù Cristo è stata mantenuta. Questa grazia non esi-
procura, per mezzo della fede, la circon- · steva sotto l'Antico Testamento: la Legge
cisione dello spirito e del cuore. La Leg- minacciava, .n on aiutava; comandava ma
ge. battezza i peccatori solo con l'acqua; il non guariva; scopriva ma non eliminava il ·
Salvatore, invece, battezza in Spirito Santo male. Solo preparava ad accogliere il me-
e fuoco (Mt 3, 11). La Legge propone, in dico che sarebbe venuto, pieno. di· grazia
figura, un tabernacolo della verità (cf. Eh e di verità. Era come quando il medico,
9, 24); il Salvatore lo trasferisce nello stes- che vuole curare qualcuno, manda prima
so cielo e ci introduce in un tabernacolo un suo aiutante, perché gli faccia trova~
più vero, stabilito da Dio e non dall'uomo. re legato l'ammalato. L'uomo, infatti, era
Non sarebbe difficile aggiungere, a ciò che malato, ma non voleva essere guarito, e si
è stato detto, altre considerazioni, ma non vantava d'essere in buona salute per nÒn
bisogna oltrepassare la misura. Non pos- farsi curare. È stata mandata fa Legge, che
siamo tuttavia assolutamente tralasciare di lo ha legato; e l'uomo allora si è scoperto
dire, utilmente e necessariamente, che il colpevole e ha cominciato a reagire. Vie-
beato Paolo risolse in poche parole la que- ne il Signore e, per guarirlo, somministra
stione riguardante la Legge e la grazia del all'uomo delle medicine talvolta amare e
Salvatore: Se già il ministero c~e porta allà aspre; dice al malato: accetta, sopporta,
condanna fu glorioso, molto di più abbonda non ·amare il mondo, porta pazienza, la-
di glorz'a il ministero che porta alla giusti- sciati curare col fuoco della continenza,
zia (2 Cor 3, 9). Chiama la Legge di Mosè accetta per .l e tue ferite il ferro della per-
102 Giovanni 1-1 O

secuzione. Eri spaventato, benché tu fossi La visione di Dio


legato. Ed ecco che il Signore, lui che era
libero e non era in alcun modo legato, ha · Anche se nessuno lo ha mai visto e
bevuto per primo la medicina che porge nessuno vedrà mai l'arcano di Dio nella
a te; per primo egli ha sofferto per con-. sua essenza, la qivinità è tuttavia appar-
solarti, come per dirti: ciò che tu temi di sa ai santi in rivelazioni deg-!le di lei, ser-
soffrire per te, lo soffro io per te. Questa vendosi di visioni sacre, proporzionate al-
è grazia, una grande grazia! Chi potrà de- le capacità dei veggenti. La sapientissima
gnamente celebrarla? parola di Dio chiama giustamente «rive-
Agostino, lazione di Dio» tale visione - che mostra
Commento al Vangelo di san Giovanni come tracciata in sé in un profilo la divina
3, 13-14 rassomiglianza delle realtà senza forma -
proprio perché eleva il veggent~ verso il
divino: è tramite essa che la divina illumi-
nazione si presenta ai veggenti, i quali ven-
Una nuova grazia, una nuova verità gono cosl santamente. iniziati alla contem-
· Invece della grazia della Legge, desti- plazione di alcune realtà divine.
nata a passare, .abbiamo ricevuto la grazia Dionigi l'Areopagita
del Vangelo, destinata a permanere; inve- La gerarcht'a celeste 4, 3
ce delle ombre e delle figure simboliche
del Vecchio Testamento è venuta la verità
per mezzo di Gesù Cristo. Egli si rese manifesto nella carne
Girolamo
Agostino, Lettere 7538 Noi, nel momento in cui ci serviamo
di ragionamenti religiosi e ci fidiamo del-
le divine rivelazioni, le quali proclamano
apertamente che Dzo nessuno lo ha mai
1• isa Il Dio invisibile visto, sosteniamo che costoro non han-
no contemplato.la natura divina, bensì un
certo tipo di visioni, adatte alle loro ca-
-, è stato visto in molti modi
Il Verbo
pacità. [ ... ] Allo stesso modo dobbiamo
È p1~obabile . che qualcuno possa pen- pensare degli angeli, quando sentiamo che
sare che, in base al passo: Dio, nessuno lo vedono sempre la faccia del Padre mi"o (Mt
ha mai visto, questa frase39 sia in contra- 18, 10): non vedono certo l'essenza divi-
sto con la parola salvifica, giacché sostiene na, non circoscrivibile, rion comprensibi"
che è visibile colui che è per natura invisi- le, non ìmmaginabile, che abbraccia tutti
bile. Tuttavia, se intendi che anche queste gli esseri, ma vedono una forma della sua
cose sono dette a proposito del Logos di gloria, adatta alle loro capacità. [. . .] Ep-
Dio, apparso molte volte e in diversi mo- pure, dopo la sua incarnazione è stato vi-
di (Eb 1, 1) ai padri, come in precedenza sto anche dagli angeli, come dice il divino
abbiamo dimostrato, vedrai che non esiste apostolo, non in una somiglianza di glo~
alcuna contraddizione. ria, ma in un vero e vivente rivestimento
Eusebio di Cesarea, di carne, come una sorta di velame. Dice
Dimostra1Jone evangelica 5, 18, 3 infatti: Egli fu manifestato in carne umana

l
38 Lettera
di Girolamo ad Agostino.
39
11 riferimento è a Es 24, 9-lOa: Mosè salì con Aronne, Nadab, Abiu e i.settanta anziani d'Israele.
Essi videro il Dio d'Israele.
Il dono della grazia divina tramite l'incarnazione di Cristo (1, 15-18) 103

e riconosciuto giusto nello Spirito, fu visto il Padre è invisibile, ma il Figlio è visibile.


dagli angeli (1 Tm 3, 16). · Se ci si riferisce alla carne che egli assun-
Teodoreto di Cirro, se, d'accordo. Tra quelli infatti che videro
Il mendicante 1, 52 la carne di Cristo> alcuni credettero> altri
lo crocifissero: e quelli stessi che avevano
creduto, davanti alla crocifissione dubita-
Cristo apparve a Mosè, ma non nel- rono; e non avrebbero ripreso a credere
se, dopo la risurrezione, non avessero po-
la sua essenza tuto palpare la carne di Cristo. Se quindi
Qualcuno potrebbe dire: la grazia e si vuol dire che il Figlio fu visibile per via
la verità non è stata fatta anche per mez- della carne> siamo d'accordo anche noi, ed
zo di Mosè che ha visto Dio? L'evange- è fede cattolica. Ma se si pretende di af-
lista subito aggiunge: Dio, nessuno lo ha fermare - come quelli fanno - che egli era
mai visto. E come fece allora Dio a rivelar- visibile prima della sua incarnazione, allo-
si a Mosè? Perché il Signore si manifestò ra è un vero assurdo e un grossolano er-
al suo servo. Ma quale Signore? È Cristo rore. Quelle cose visibili furono compiute
stesso che prima inviò la Legge per mezzo corporalmente per mezzo di creature, per
del suo servo, in attesa di venire personal- mostrare in esse una figura profetiea, non
mente con la grazia e la verità. [ ... ] Co- per indicare o rivelare l'essenza stessa di
lui che conosce il Padre nel suo intimo se- Dio. La vostra carità tenga conto di questa
greto40, è venuto a rivelarcelo. Infatti: Dio, semplice osservazione: la Sapienza di Dio
nessuno lo ha mai visto. Ma è venuto l'U- non può essere vista con gli occhi. Ora, o
nigenito stesso del Padre, e ci ha raccon- fratelli, se Cristo è la sapienza e potenza di
tato tutto ciò che ha ·visto. Che cosa vide Dio (cf. 1 Cor 1, 24)> se Cristo è il Verbo
Mosè? Mosè vide la nube, vide langelo, di Dio, e la parola di un uomo non può es-
vide il fuoco: sempre creature che rappre- sere vista con gli occhi, potrebbe esserlo il
sentavano, sì, il Signore, ma non lo ren- Verbo di Dio?
devano presente. La Legge infatti esplici- Agostino,
tamente dice: Il Signore parlava con Mosè Commento al Vangelo di san Giovanni
faccia afaccia, come uno parla con il proprio 3, 17-18
amico (Es 33, 11). [ ... ] Chi parlava con
Mosè, o miei fratelli, era un angelo raffi-
gurante il Signore; e tutte quelle cose che Il Dio unigenito rivela il Padre invi-
furono compiute per mezzo dell'angelo sibile
promettevano la grazia e la verità futura.
Lo sanno coloro che scrutano attentamen- Di questo Padre il Signore ha detto:
te la Legge [ ... ] . Tenete dunque presente Dio, nessuno lo ha mai visto, il suo Verbo,
che tutte le cose che furono viste corporal- come quello voleva e per il profitto di co-
mente, non erano l'essenza divina. Quelle loro che vedevano, mostrava lo splendore
cose, infatti, si vedono con gli occhi del del Padre, rivelava le sue economie; come
corpo, ma I'essenza divina come si può ve- ha detto anche il Signore: Il Figlio unigeni-
dere? Chiediamolo al Vangelo: Beati i puri to, che è ·nel seno del Padre, è lui che lo ha
di cuore, perché vedranno Dio (Mt 5, 8)". Ci rivelato. E il rivelatore del Padre, il Ver-
sono stati degli uomini i quali, ingannati bo stesso, poiché è ricco e molteplice, non
.dalla vuotaggine del loro cuore, dicevano: veniva visto sotto una sola forma, né sotto

40
Agostino chiama "seno" l'intimo segreto del Padre, che solo il Figlio conosce.
104 Giovanni 1-10

un solo aspetto da coloro che lo vedevano, indicandone 1'esclusività. Chiamandolo


ma secondo le diverse motivazioni o in ba- infatti unigenito, oltre che Ft'glio, ha eli-
se all'efficacia delle sue economie41 • minato completamente il sospetto dell' a-
Ireneo di Lione, dozione, dato che la natura dell'unigenito
Contro le eresie 4, 2, 1J garantisce la verità del nome.
Ilario di Poitiers,
J.,a Trinità 6, 39
Cristo è l'interprete della divinità
Cristo è infatti interprete della divini-
tà poiché: Dio, nessuno, lo ha mai vùto: il L'unico che può vedere Dio
Figlio unigenito che è Dio ed è nel seno del Dio, nessuno lo ha mai· vfrto. Egli, in-
Padre, è lui che lo ha rivelato. fatti, essendo l'Unigenito di Dio che è nel
Ambrogio, seno di Dio Padre, ci ha fatto sapere que-
Gt'useppe 14, 84 sto dicendo molto chiaramente al grande
Mosè: Nessun uomo può contemplare la
sua/accia e restare vivo (cf. Es .33, 20). E
una volta disse ai suoi discepoli: Non per-
1• 18b L)Unigenito ché qualcuno abbia visto il Padre; solo co-
lui che viene da Dio ha visto il Padre (Gv
Egli è l'unico Figlio; noi figli nume- 6, 46). Solo dal Figlio -naturale può essere
rosi visto il Padre nel modo in cui può conve-
Lui è Figlio per natura, noi per gra- nientemente essere vista la natura divina, e
zia; lui unico Figlio, noi figli numerosi per- da nessun altro all'infuori di lui.
ché, mentre lui è generato [dal Padre], noi Cirillo di Alessandria,
siamo sta~i adottati. Avendo dunque Dio Commento al Vangelo 4i Giovanni 1, 10
un unico Figlio, quest'unico diletto Figlio
[Dio], come si espriine l'Apostolo, non
lo risparmiò ma lo consegnò [alla morte] Il Dio unigenito non è un altro dio
per tutti noi (cf. Rm. 8, 32). Quale medi-
cina più efficace avrebbe potuto chiedere Del resto, nella natura di Dio, Dio
o sperare il genere umano, di quanto non è uno solo, ma in modo che anche il Fi-
sia stato l'avere [Dio] inviato il suo unico glio sia Dio, per il fatto che la natura in lui
Figlio non a vivere èon noi ma a morire non è differente: ed essendo Dio da Dio,
per noi? non possono non essere Dio entrambi, dei
Agostino, quali per la non differenza del genere non
Discorsi nuovi D 30, 3 ·sia dato distinguere l'essenza. Il numero
però nell'attribuzione del nome non è ri-
gettato, poiché non v'è, nella qualità della
Il Figlio unigenito natura, diversità. Essendo pertanto anate-
ma chi parla di dèi, ed essendo anatema
A Giovanni non sembrava suffi- chi nega che il Figlio sia Dio, chiaramen-
cientemente spiegata la fede nella natu- te si mostra che l'unità dell'unico nome
ra [divina] col nome, se non si aggiunge- per ·entrambi procede dalla proprietà del-
va dall'esterno il potere che gli è proprio, la sostanza stessa senza differenza: si deve

41
Cf. anche Ilario di Poitiers, La Trinità 4, 42.
Il dono della grazia divina tramite l'incarnazione di Cristo (1, 15-18) 105

credere e pr~dicare, tuttavia, nella confes- tra dalla Vergine, in modo tuttavia eh' egli
sione dell'innascibile Dio Padre e dell'u- non fosse privo della propria natura divi-
nigenito Dio Figlio, nessuno.dei due diffe- na, pur nascendo dalla Vergine e trovan-
rendo da sé per dissomiglianza di essenza, dosi in un corpo:
ma entrambi essendo Dio, che Dio è uno Ambrogio,
solo. Pertanto con sollecità e molto dili- I Patriarchi 11, 51
ge.Qte oculatezza la fede dei vescovi met-
te al sicuro la non differenza della natu-
ra generata e di quella generante, dandone Natò da Spirito Santo e da Maria
conferma con l'unicità dcl nome. Vergine
Ilario di Poitiers,
Sinodi e fede degli' orientali' .36 Per questo motivo noi crediamo che
nacque da Spirito Santo e da Maria Vergi:.
ne (Le 1, 35). Sia l'una che l'altra di que-
ste sue nascite è da considerare veramente
1• JRc Il seno del Padre mirabile: quella divina e quella umana; la
priina da padre senza madre, la seconda
Dal seno ·del Padre e dal ventre ma- da madre senza padre; la prima fuori dal
terno tempo, la seconda nella pienezza del tem-
po; la prima eterna, la seconda al momen-
Come dunque per «seno spirituale to opportuno; la prima senza corpo nel
del Padre» s'intende, per così dire, l'inti- seno del Padre, la seconda con un corpo,
mo recesso dell'amore e della natura del che però non ha violato la verginità della
Padre, nel quale è sempre il Figlio, così madre; la prima al cli fuori del sesso, la se-
anche il grembo del Padre è quello dell'in- conda senza alcun virile amplesso.
teriore segreto spirituale dal quale, come Agostino,
da un ventre materno, è stato generato il Discorsi 214, 6
Figlio. Così, per l'uso di parole diverse,
ora leggiamo il «grembo del Padre», ora
il &uo «cuore», dal quale effuse la Paro- L'essenza in cui solo Cristo dimora
la, ora la sua «bocca», dalla quale proce-
dette la giustizia, uscì la sapienza, come Dunque, vedi con quanta sovrabbon-
appunto dice: Io sono uscita dalla bocca danza parli l'evangelista. Nel dire, infatti,
dell'Altissimo (Sir 24, 3 ). Così dal momen- Dio, nessuno lo ha mai visto, non soggiun-
to che non è fissato un unico termine e tut- ge che il Figlio, avendolo visto, l'ha rive-
ti hanno il medesimo significato, ciascuno lato, ma ha aggiunto qualcosa che è supe-
· di questi indica il mistero spirituale del- riore al vedere, e cioè che il Figlio è nel
la generazione paterna piuttosto che una senò del Padre, giacché dimorare nel se-
parte def corpo. Ma, come intendiamo la no del Padre è di gran lunga superiore che
generazione del Padre, così, per raggiun- vedere. Chi infatti vede e basta non ha la
gere una fede perfetta; dobbiamo intende- conoscenza del tutto esatta di ciò che si
re la generazione di Maria, dal momento manifesta, mentre colui che dimora nel se-
che viene benedetto il grembo della ma- - no, non ignora nulla. [ ... ]Per questo mo-
dre, cioè senza dubbio quello verginale di tivo, come dicevo, l'evangelista parla del
Maria, che ci ha partorito il Signore Gesù. seno, rivelandoci tutto grazie a quest'uni-
[ ... ] Il profeta dunque affermò nel Cristo - ca parola, e cioè che grande è l'affinità e
la duplice sostanza, della divinità e -della runità dell'essenza, che immutabile è la
carne, l'una proveniente dal J>adre, l' al- conoscenza, che identica è la potenza. Il
106 Giovanni 1-10

Padre, infatti, non avrebbe potuto porta- La rivelazione più chiara e completa
re nel suo seno un'essenza diversa da sé, e
neppure il Figlio avrebbe tollerato, come Che cosa ha rivelato? Che Dio, nessu- .
. servo e unico tra molti, di dimorare nel se- no lo ha mai· visto, e che c'è un unico Dio .
no del suo signore, poiché questo è pro- Ma questo tutti i profeti e Mosè non han-
prio di un vero figlio, disp osto in grande no fatto altro che proclamarlo: Il Signore è
confidenza col proprio genitore e in nulla
il nostro Dio, unico è il Signore (Dt 6, 4), e
Isaia: Prima di' me non fu formato alcun dio
a lui inferiore.
né dopo di me ce ne sarà (Is 43, 10). Che
Giovanni Crisostomo,
cosa, allora, abbiamo appreso di più dal
Commento al Vangelo di Giovanni 15, 2
Figlio che è nel seno del Padre, dall'Uni-
genito? Innanzitutto che queste stesse pa-
role sono opera sua, e in secondo luogo
1• isd Egli lo ha rivelato abbiamo ricevuto un insegnamento anco-
ra più chiaro, abbiamo compreso che Dio
Questa non è la prima rivelazione è spirito, e quelli che lo adorano devono
adorare in spt'rito e verità (Gv 4, 23), e inol-
Infatti non adesso per la prima volta tre che è impossibile vedere Dio e che nes-
colui che è nel seno del Padre ha rivelato, suno conosce il Padre se non t'l Figlt'o (Mt
come se prima nessuno fosse stato capace 11, 27), che è il Padre del vero Unigeni-
di accoglierlo, ciò che aveva rivelato agli to e tutto ciò che ci è stato detto su di lui.
apostoli, dal momento che è proprio lui Ma l'espressione ha rivelato mostra un in-
a insegnarci-che prima che Abramo fosse, segnamento più chiaro e penetrante·, rivol-
lo stesso Abramo esultò per vedere il suo to e stabilito non solo per i Giudei, ma per
giorno ed essere nella gioia. [ ... ] Anche i tutto il mondo. Ai profeti nemmeno tut-
profeti hanno ottenuto il dono dalla pie- ti i Giudei hanno prestato attenzione, ma
nezza di Cristo, e hanno ricevuto una se- all'Unigenito di Dio tutta la terra ha ac-
conda grazia al posto della prima, poiché cordato la fede. Dunque, la rivelazione in
anch'essi, presi per mano e guidati dallo questo caso mostra lelemento più mani-
Spirito, sono giunti alla visione della veri- festo del suo insegnamento, ed è proprio
tà dopo esservi stati introdotti dalla visio- per questo motivo che egli viene chiamato
ne in figura. Verbo e angelo del grande consiglio.
. Origene, Giovanni Crisostomo,
Commento al Vangelo di Giov'!nni 6, 15 Commento al Vangelo di Giovanni 15, 2-3
LA TESTIMONIANZA DI GIOVANNI BATTISTA

·Questa è la testimonianza di Giovanni: quando i Giudei gli inviarono


da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confes-
sò e non negò. Confessò: «lo non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi
se~ dunque? Sei tu Elia?>?. «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No»,
rispose. Gli dissero.allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a
coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di tè stesso?». Rispose:

«lo sono voce di uno che grida nel deserto:


Rendete diritta la via del Signore,
come disse il profeta Isaia». .

Quelli che erano stati inviati venivano daifarisei. Essi lo interrogarono


e gli dissero: «Perché dunque tu .battezzi: se non sei il Cristo, né Elia, né il
profeta?». Giovanni rispose loro: «lo battezzo nell'acqua. In mezzo a voi sta
·uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono de-
gno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betàniaa, al di là del
Giordano, dove Giovanni stava battezzando (1, 19-28).
, Gli Ebrei mandano <la Gerusalemme sacerdoti e leviti a uno dei loro, Giovanni Battista.
Af contrario dei farisei, erano sinceramente interessati a capire se egli fosse il Cristo. Giovan-
ni cerca, prima di tutto, di correggere le loro idee fallaci sull'identità del Messia (Origene).
Il Battista potrebbe ingannarli ed esaltare se stesso (Agostino); invece confessa umilmente <li
non es~ere il Cristo, facendo loro capire che egli non è più importante di Gesù (Crisostomo).
I Giudei "inciampano" nel Battista come in un'umile pietra, ma non vedono la montagna
(Agostino). Gli chiedono se egli sia Elia, che è il secondo più importante dopo il Messia.
Pensano, infatti, che Giovanni sia proprio il profeta assunto in cielo e ora tornato sulla terra
(Origene). Il fatto che Giovanni neghi di essere Elia sembra contraddire le parole di Gesù
e dell'angelo a Zaccaria. In realtà non c'è contraddizione: Giovanni prefigura Elia, perché
Elia prepara la seconda venuta di Cristo, Giovanni la prima (Gregorio Magno). Viene da
èhiedersi come possano i sacerdoti e i leviti ignorare le circostanze della sua nascita, se suo
padre, Zaccaria, è un alto sacerdote. Gli chiedono se egli sia il profeta di cui parla il Deutc~
ronomio - non sannò, infatti, che tale profeta e il Messia sono la stessa persçma (Origene).
Giovanni è più di un profeta (Gregorio Magno). I capi dei Giudei lo incalzano per avere µna

· a Alcuni testimoni hanno Bethabara (o Betharaba): cf. i passi di Crisostomo e Origene.


108 Giovanni 1-10

risposta (Crisostomo). Allora Giovanni, la voce nel deserto, parla loro del Verbo: Cristo è ia
Parola, Giovanni la voce (Agostino). Giovanni "grida" per aiutare chi è perduto e lontano
(Origine). Giovanni invita a percorrere la via di Cristo chi ha camminato in quella di Mosè
(Cirillo). Predicando la vera fede e le buone opere che ne derivano, Giovanni sta preparando
i cuori dei suoi ascoltatori a percorrere questa via (Gregorio Magno). Anche i farisei man-
dano qualcuno a interrogare Giovanni, ma le loro motivazioni non sono sincere (Origene).
Non sono mossi dal desiderio di conoscere la vera identità di Giovanni, ma dal desiderio di
coglierlo in fallo (Crisostomo). Il battesimo di Giovanni' è solo un battesimo di iniziazione,
che spinge gli uomini a far penitenza in attesa del più perfetto battesimo di Cristo (Cirillo).
11 suo battesimo, dunque, è inferiore perché è solo un battesimo di penitenia e non dello
Spirito (Gregorio Magno, Origene). Giovanni risponde alla loro obiezione annunciando che
lui battezza nel nome di uno che è in mezzo a loro e che loro non conoscono (Apollinare).
Giovanni si rivela molto umile quando parla del suo battesimo e si professa indegno di slac-
ciare i sandali di Gesù (Agostino). Giovanni non vuole sciogliere i calzari a Cristo perché
non intende usurparne il titolo di sposo. Il legaccio dei sandali può simboleggiare l'intreccio
del mistero dell'incarnazione (Gregorio Magno). A Cristo non si possono sciogliere i calzari,
perché lui è lo sposo (Ambrogio). Con l'indicazione Betània l'evangelista chiama a testimo-
nianza la gente di quel luogo (Crisostomo). Una variante del toponimo, Bethabara, significa
"preparazione" e suggerisce la natura dcl battesimo di Giovanni (Origene). ·

1 19
• Sacerdoti e leviti si recano a vede- to; e tuttavia non sta scritto niente di simi-
re Giovanni le riguardo a Cristo da parte dei Giudei,
mentre invece l'atteggiamento dei Giudei
I saéerdoti si recano da chi era di nei confronti di Giovanni è lo stesso di
stirpe sacerdotale Giovanni nei confronti di Cristo quando
per il tramite dei suoi discepoli gli man-
Vediamo, dunque, la seconda testi- da a chiedere: Sei tu colui che deve venire
monianza di Giovanni. Da Gerusalemme i o dobbiamo aspettare un altro? (Mt 11, 3).
Giudei inviano sacerdoti e leviti a chiede- · Origene,
re chi mai fosse Giovanni, loro che erano Commento al Vangelo di Giovanni
della stessa origine dacché il Battista era 6, 43; 50-51; 54
di stirpe sacerdotale. [. .. ] Le ambascia-
te al Battista sono due: una proviene da
Gerusalemme da parte <lei Giudei che in-
viano sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Tu 1 20
• Giovanni' con/essa di non essere il
chi sei?», mentre laltra proviene dai fari- Cristo ·
sei che sollevavano dubbi sulla preceden-
te risposta di Giovanni ai sacerdoti e ai le- I sospetti sono subito dissipati
viti. Si consideri, del resto, in ·che modo,
conformemente al carattere dei sacerdoti Forse, non senza ragione, ci si po-
e dei leviti, le domande siano state rivol- trebbe chiedere perché mai, dal momento
te con educazione, eppure con curiosità che sacerdoti e leviti non domandavano a
[ ... ],non c'è arroganza o tracotanza nelle Giovanni se egli"fosse il Cristo, ma sempli-
loro domande, ma tutto si accorda alla na- cemente Cht' sei, egli non risponda: Io so-
tura di rigorosi ministri di Dio. [ ... ] Essi no voce di· uno che grida nel deserto. [. . .]
interrogano Giovanni con grande rispet- Verosimilmente egli aveva compreso dal-
La testimonianza di Giovanni Battista (1, 19-28) 109

la domanda la circospezione dei sacerdoti fosse vantato dell'identi~à altrui, avrebbe


e dei leviti, ·che rivelavano·il sospetto che perduto il valore personale. Se si fosse esi-
a battezzare fosse il Cristo, ma si guarda- bito come Cristo, non è vero che avrebbe
vano dal chiamarlo così apertamente per potuto rispondersi: "Perché monti in su-
non dare l'impressione di essere precipi- perbia?". Ogni uomo è come l'erba e tutta
tosi. Per questo motivo, per dissipare su- la sua gloria come un fiore del campo: sec-
bito il loro falso sospetto su di lui e in tal ca l'erba e appassisce il fiore (cf. Is 40, 8).
modo stabilire la verità, afferma prima di Vedi di comprendere quel che dura sem-
tutto di non essere il Cristo. [. . .] Ma ag- pre: Ma la parola del Signore dura sempre
giungeremo anche un'altra considerazio- · (Is 40, 8). .
ne a riguardo: il momento della venuta del Agostino,
Cristo aveva cominciato a turbare il popo- Discorsi 289, 4
lo ormai a partire dagli anni della nascita
di Gesù fino a poco prima della sua ma-
nifestazione avvenuta con la predicazio-
ne. Per questo motivo, come è naturale, L'interesse verso Giovanni era.dovu-
dal I]J.Omento che gli scribi e i dottori della to al suo maggior prestigio
Legge attendevano colui la cui venuta era
sperata e ne avevano dedotto il momen- Nei confronti di Giovanni provava-
to della venuta dalle Sacre Scritture, ecco no un sentimento tutto umano. Guardan-
che saltarono fuori Teuda, che ebbe un se- do e avendo davanti agli occhi solo la glo-
guito non piccolo, come se fosse il Cristo, ria .mondana, infatti, ritenevano indegno
· e dopo di lui Giuda il Galileo, nei gior- di Giovanni che egli fosse inferiore al Cri-
ni del censimento (cf. At 5, 35-37). Ebbe- sto, giacché molti. segni ne mostravano la
ne, poiché la venuta del Cristo era attesa grandezza: in primo luogo proveniva da
con gran fermento e se ne faceva un gran una stirpe nobile e illustre, essendo .figlio
parlare, è normale che i Giudei inviino sa- di un sommo sacerdote, poi c'erano lo sti-
çerdoti e leviti a Giovanni per chiedergli le di vita ascetico e il disprezzo di tutte le
Chi sei, nel ca~o egli confessi di essere lui cose umane [ .. .]. Per Cristo, invece, era
il Cristo. il contrario: le origini erano umili, e que-
Origene, sto era motivo di obiezioni: Non è costui
Commento al Vangelo di Giovanni il figlio del falegname? E sua madre, non
6, 56-57; 60-61 si chiama Maria? E i suoi· fratelli Giacomo
e Giuseppe? (Mt 13, 55). Inoltre la sua pa-
tria apparente aveva una fama così sprege-
Un'occasione per ingannare? vole che anche Natanaele dirà: Da Nazaret
può venire qualcosa di buono? (Gv 1, 46),
Ma i Giudei dicono: "Sei forse tu il aveva unò stile di vita comune e il suo mo-
Cristo?". Questi, se non fosse stato la val- do di vestire non aveva nulla di straordina-
le da cohnare, ma il monte da abbassa- rio. [ ... ] Poiché, dunque, Giovanni man-
re, aveva trovato l'occasione per illudere. dava via da sé i Giudei per indirizzarli a
Quelli infatti erano desiderosi di ascolta- Cristo [ ... ] gli inviano ambasciatori nella
re da lui ciò che credevano. Giacché ne speranza che la loro adulazione lo induces-
ammiravano tanto la grazia che avrebbe- se a confessare di essere il Cristo. Non gli
ro senz'altro creduto ciò che avesse detto. mandano ambasciatori di poco conto, co-
Ecco, aveva trovato l'occasione di illudere me a Cristo [. .. ] servitori ed erodiani, ma
il genere umano: Se avesse detto: "Io so- sacerdoti e leviti, e non semplici sacerdoti,
no il Cristo", gli avrebbero creduto. Se si ma quelli di Gerusalemme, vale a dire i più
110 Giovanni 1-10

onorati [. .. ] perché gli chiedano: Chi sei 1 21


• Elia o il profeta
tu?[. . .] Costoro rivolgono questa doman-
da non perché non conoscano la risposta, Elia, secondo in onore presso i Giudei
ma per indurre Giovanni a confessare ciò
che ho <lett~ [ ... ]. Egli risponde alle loro Una volta che i sacerdoti e i leviti
intenzioni, non alla domanda in sé [. . .]: mandati da Gèrusalemme ebbero sentito
«Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. che non era il Cristo che attendevano, si
Confessò: «lo non sono il Crùto». Si osservi informano su Elia, il secondo a essere atte-
la sapienza dell'evangelista. Ripete la stes- so tra coloro onorati presso di loro, se mai
sa cosa per tre volte, mostrando la virtù del fosse lui. Risponde di non esserlo, con-
Battista e la miserevole demenza di quelli. fessando di nuovo la verità con le parole:
[ .. .] Questo è proprio di un umile servi- «Non lo sono». .
tore, non solo non sottrarre la gloria del Origene,
proprio padrone, ma anche rifiutare quella Commento al Vangelo di Giovanni 6, 44
che gli viene tributata dai più. Le folle, in
realtà, giunsero a quest'idea per semplici-
tà e ignoranza, mentre quelli, come dicevo, L' appa.rizione di Giovanni era attesa
per un intento malvagio, sperando che con
l'adulazione avrebbero ottenuto quello Si potrebbe affermare che Giovanni è
che desideravano. Se infatti la loro aspetta- quell'Elia che deve venire, ma che IO negò
tiva fosse stata diversa, non avrebbero in- di fronte ai sacerdoti e ai leviti con le pa-
calzato subito con una seconda domanda, role: «Non lo sono» avendo intuito il se-
ma si sarebbero adirati perché quello non condo fine della loro domanda. Non era
infatti questo che la precedente doman-
aveva risposto a ciò che gli avevano chiesto
[. .. ] . Ma, come se fossero stati colti in fal- da dei sacerdoti e dei leviti voleva accer-
lo, passano ancora a una nuova domanda: tare, se cioè Giovanni ed Elia avessero lo
ste~so spirito42 , ma se Giovanni fosse pro-
«Chi sei, dunque? Sei tu Elia?».
Giovanni Crisostomo, prio quell'Elia assunto in cielo e che ades-
Commento al Vangelo di Giovanni 16, 1-2
so si manifestava, venendo incontro alle
aspettative dei Giudei, senza 'nascita, na-
scita che forse gli ambasciatori di Gerusa-
lemme ignoravano. Giustamente allora ri-
La pietra e la m9ntagna sponde alla loro domanda «Non lo sono»:
infatti egli non era quell'Elia assunto in
Non immaginavano che Gesù fosse il cielo che veniva in un corpo cambiato col
Cristo, ma non avevano mai dubitato del- nome di Giovanni.
la sua venuta. E meritre erano nell'attesa Origene,
della venuta di Cristo, inciamparono in Commento al Vangelo di Giovanni 6, 70-71
lui presente, come si inciampa in un'umi-
le pietra. [ . .. ] I Giudei, ciechi, non videro
l'umile pietra: ma quale cecità non vedere Giovanni prefigura Elia43
la montagna!
Agostino, In un altro luogo, il Signore, interro-
Commento al Vangelo di san Giovanni4, 4 gato dai discepoli sulla venuta di EUa, ri-

42
?rigen~ si ~?nga sulla credenza secondo cui I'anima di Giovanni era vissuta in precedenza
come Elia grazie alla metensomatosi". ·
43
Cf. anche Agostino, Commento al Vangelo di san Giovanni 4, 5-6.
I.A testimonianza di Giovanni Battista (1, 19-28) 11 1

spose: Elt'a è ormai venuto e non lo riconob- ta, e gli ambasciatori, essendo di stirpe sa-
bero, anzi g)i hanno fatto tutto quello che cerdotale, non ignoravano l'incredibile fe-
hanno voluto. E se volete ammetterlo) Gio- lice nascita avuta dal loro celebre collega
vanni stesso è Elia (Mt 17, 12). Giovanni pe- Zaccaria, che cosa han·n o in mente quando
rò, interrogato, rispose: <<lo non sono Elia». domandano Sei·tu Elia?, dal momento che
[. .. ] Se però analizziamo con impegno il sanno anche che Elia è asceso al cielo e ne
problema, ci rendiamo conto che non c'è attendono la venuta·? Forse allora, poiché
contraddizione in questo linguaggio in cui attendono Elia prima di Cristo alla fine dei
alcuni dati sembrano così discordi. A Zac- tempi e dopo di questo Cristo, sembra che
caria infatti, parlando di Giovanni, l' ange- lo chiedano metaforicamente: «Sei tu colui
lo dice: Egli" lo precederà con lo spirito e la · che annuncia il Verbo che verrà prima di
potenza di Elt'a (Le 1, 17). Si dice dunque Cristo alla fine dei tempi?». Giustamente
che verrà con lo spirito e la potenza di Elia, allora a questo Giovanni risponde: Non lo
perché, come Elia preparerà la seconda ve- sono.[. .. ] Pertanto, non c'è nulla di strano
nuta del Signore, così Giovanni fece con la che, come nel caso del Salvatore, dal mo-
prima, e come Elia verrà precursore di Cri- mento che molti conoscono la sua nascita
sto giudice, così Giovanni lo fu di lui come da Maria, molti sono in errore, così anche
redentore. Il Battista, dunque, agiva con lo nel caso di Giovanni non deve meraviglia-
spirito di Elia, ma non poteva essere iden- re che ad alcuni non sfugga la sua nascita
tificato con lui. Ciò che il Signore afferma da Zaccaria, mentre altri dubitino.che l'at-
riguardo allo spirito, Giovanni lo nega nei teso Elia si sia manifestato in Giovanni.
confronti della persona. Era infatti oppor- Origene,
tuno che il Signore parlasse di Giovanni ai Commento al Vangelo di Gt"ovanni
· discepoli con dati riferiti allo spirito; men- 6, 72; 77-78; 81
tre·questi, rivolgendosi a folle tanto legate
alla terra, doveva informarle non sul pro-
prio spirito, ma circa la p_ropria persona fi- Il profeta
sica. Sembra dunque contrario alla verità
ciò che Giovanni disse, ma di fatto non si Poiché, dei molti profeti che c'era- .
scostò della via del vero. no stati in Israele, specialmente quello
Gregorio Magno, che era stato annunciato da Mosè veniva
Omelie sui Vangeli 1, 7, 1 atteso sulla base delle parole: Il Signore)
tuo Dio) susct'terà per te) in mezzo a te) tra i
tuoi fratelli: un profeta par.i a me. A lui da-
I Giudei ignorano la nascita di Gio- ·rete ascolto (Dt 18, 15) [ ... ],ebbene, per
la terza volta gli domandano non se egli
vanni? sia un profeta, ma se egli è il profeta. Dal
Uno potrebbe obiettare che non è lo- momento che quelli non riferivano que-
gico che il figlio di un tale grande sacerdo- sto nome a Cristo, ma credevano che egli
te come Zaccaria, nato nella vecchiaia di fosse un altro diverso da Cristo, Giovanni,
entrambi i genitori contro. ogni aspettativa conoscendo colui di cui era il precursore
umana, fosse ignorato da così tanti Giudei e che costui era il Cristo e il profeta pre-
in Gerusalemme e dai sacerdoti e leviti che annunziato, risponde: No. Forse avrebbe
erano stati mandati come se non avesse- risposto: «Sì» se essi gli avessero rivolto
ro notizia della sua nascita. [. .. ] Se, infat- la domanda senza usare l'articolo, poiché
ti, come si è dimostrato, coloro che aveva- non ignorava di essere un profeta.
no mandato gli ambasciatori sapevano che Origene,
Giovanni era nato da Zaccaria ed Elisabet- Commento al Vangelo di Giovanni 6, 45-46
112 Giovanni 1-10

L'attesa di un profeta simile a Mosè · mitezza dissipa i sospetti e poi afferma la .


verità.
Era atteso soprattutto un profeta si- Giovanni Crisostomo,
mile a Mosè, che avesse la capacità di Commento al Vangelo di Giovanni 16, 2
mediare tra Dio e gli uomini, di ricevere
un'alleanza da Dio e di dare quella nuova
ai suoi discepoli, e di ciascuno dei profeti La voce venne prima del Verbo
il popolo di Israele sapeva che nessuno di
quelli era quello annunciato da Mpsè. Co- Venne prima la voce che la Parola. In
me dunque erano in dubbio su Giovan- ' che modo la voce prima della Parola? [ .. .]
ni se fosse davvero il Cristo, così anche se Perciò abbiamo ascoltato che Cristo è la
fosse davvero il profeta. Non deve dun- Parola, noi ascoltiamo perché Giovanni è
que meravigliare se colo~o che erano in · · la «voce». In quanto gli si disse: Tu, chi
dubbio su Giovanni non sapevano che il sei?" rispose: Io sono voce di uno che grida
Cristo e il profeta erano la stessa persona: nel deserto. Dunque, se Cristo è la Paro-
conseguenz~> .i pfatti, di questa ignoranza
la, Giovanni la <<Voce»; per annunziare a
era il dubbio su Giovanni. noi la Parola, Giovanni è adottato in fun-
. Origene, zione di voce, e perché la Parola potésse
Commento al Vangelo e# Giovanni 6, 90-91 raggiungerci, venne prima la <<Voce». Per-
tanto, Cristo era anzi prima di Giovan-
ni Battista dall'eternità, nondimeno Gio-
vanni dovette nascere per primo così che
la <<Voce» precedesse la Parola fino a noi.
Più che un profeta· Verrà perciò il tempo in cui vedremo il
Lo stesso Giovanni, però, interrogato Verbo così coine è veduto dagli angeli: al
rispose: Non sono il profeta. Sapeva infat- presente, tuttavia, facciamo progressi nel
ti di essere più ch,e un profeta e negava di Verbo per rimanere con lui per sempre.
essere il profeta. E definito d'altronde più · Agostino,
che un profeta, perché il compito profeti- Discorsi 293 A, 5
co consiste nel predire il futuro, non nel
mostrare il compimento. Giovanni perciò Giovanni grida per aiutare chi è per-
è più che un profeta perché indicò presen-
duto
te C~lui del quale aveva proclamato l' an-
nuncio. Egli grida e urla affinché anche co-
Gregorio Magno, loro che sono lontani lo sentano parlare
Omelie sui Vangeli 1, 3, 3 e coloro che sono duri a intendere com-
prendano la grandezza di ciò che viene an-
nunciato dalla forza della voce che lo an-
nuncia, e per aiutare sia coloro che si sono
1 22 23
. • - La risposta della voce che grida allontanati da Dio sia coloro che hanno
nel deserto perso la finezza dell'udito. [. .. ] Necessa-
ria era du~que la voce di colui che grida
L'insistenza dei Giudei nel deserto, affinché anche l'anima senza
Dio e priva della verità - quale altro de-
Vedi dunque come lo pressano con serto, infatti, è più arido di un'anima pri-
insistenza, lo incalzano, lo tempestano di vata di Dio e di ogni virtù? -, bisognosa di
domande senza desistere, mentre egli con insegnamento perché ancora cammina per
La testimonianza di Giovanni Battista (1, 19-28) 113

sentieri tortuosi, venga invitata a raddriz- se, mandano a chiedergli: Perchd dunque
zare la via del Signore. tu battezzi: se non sei' il Crùto) né Elia, né
01:igenc, il profeta?. E dopo averlo chiesto, in segui-
Commento al Vangelo di Giovanni. to vennero per essere battezzati[. .. ]. L'a-
6, 100; 102 poria si risolve così: i farisei, che avevano
sentito le parole Razza di vipere (Mt 3, 7),
pur non credendo si accostano al battesi-
Giovanni Battista indica che Cristo è mo, verosimilmente per paura della folla
la via e, nel tentativo di simulare ai loro occhi,
Vengo, egli dice, per affermare. si lasciano battezzare per non sembrare di
nient'altro che questo: che è davanti alle volersi opporre a essi.
porte colui che è aspettato, anzi il Signo- Origene,
re è dentro le porte. Siate preparati a per- Commento al Vangelo di Giovanni
correre quella strada che egli comanda di 6,146; 151
percorrere. Avete camminato nella via in-
dicata da Mosè, ora prendete la via di Cri-
sto: questa ci è stata predetta dalla schiera I farisei tentano di cogliere in fallo
dei profeti. Giovanni
Cirillo di Alessandria, Poiché egli dice: Io non sono il Cri-
Commento al Vangelo di Giovanni 1, 10 sto, di nuovo quelli, per nascondere le lo-
ro macchinazioni, chiamano in causa Elia
e il profeta. Dal momento che Giovanni
Il fine della predicazione di Giovanni
afferma di non e~sere nessuno dei due,
Egli come abbiamo detto in prece- trovandosi ancora in difficoltà, deposta
denza è chiamato <<Voce» dal profeta per- la maschera, apertamente manifestano le
ché preannunciava il Verbo. Il contenuto loro ingannevoli intenzioni dicendo: Per-
dell'annuncio è spiegato nella frase che se- cf?é dunque tu ·battezzi: se non sei il Cri-
gue: Preparate la via del Signore, raddrizza- sto? Poi, volendo ancora dissimulare i lo-
te i suoi sentieri. Chi predica la retta fede e ro intenti, aggiungono anche la menzione
le. opere buone, che altro fa se non prepa- degli altri, cioè Elia e il profeta. Ma dal
ra·t~ al Signore che viene la via verso il cuo- momento che con l'adulazione non po-
re di chi ascolta? E questo, perché la forza terono trarlo in inganno, si aspettava-
della grazia penetri, la luce della verità ri- no che con un'accusa potessero costrin-
splenda, le strade verso Dio si raddrizzino gerlo a confessare di essete ciò che non
e nascano nell' ariimo onesti pensieri dopo era. Quale stoltezza! Quale tracotanza e
l'ascolto dell~ Parola che guida al bene. inopportuna curiosità! Foste inviati per
Gregorio Magno, sapere da lui la sua identità e la sua erigi"'
O~elie sui Vangeli 1, 20, 3 ne e adesso gli rivolgete persino delle ac-
cuse? Questo infatti volevano costringer-
lo a fare, a confessare di essere il Cristo.
1 25
• Perché dunque tu battezzi~ se non E tuttavia egli non si adira, non dice lo-
sei il Cristo? ro, come ci sarebbe da aspettarsi: «Vole-
te voi forse darmi ordini e impormi delle
L'ipocrisia dei farisei leggi?»; al contrario mostra di nuovo una
grande mitezza.
I farisei, infatti, dopo che sacerdoti e Giovanni Crisostomo,
leviti furono inviati a domandargli chi fos- Commento al Vangelo di Giovanni 16, 2
114 Giovanni 1-10

1 26
• Giovanni battezzava con acqua mo di Gesù, amministrato per tramite dei
suoi discepoli. Dunque, negli Atti coloro
Un battesimo di iniziazione che erano stati battezzati col battesimo di
Giovanni e che non avevano sentito parla-
Egli insegna finalmente, anche a quei re dello Spirito Santo, vengono battezzati
farisei increduli che erano stati mandati per la seconda volta dall'Apostolo. ll bat-
da lui, che Cristo era dentro le porte. Io, tesimo di rinascita, infatti, non era quello
egli dice, porto il battesimo di iniziazione, di Giovanni, ma quello di Gesù per· mez-
lavando con acqua i peccatori perché co- zo dei suoi discepoli, e il cosiddetto lava-
mincino a far penitenza, e insegnando agli ' cro di rigenerazione si ha con il battesimo
uomini che dalle cose piccole si elevino a di rinnoyamento dello Spirito, che anco-
quelle più perfette. ra adesso aleggia sull'acqua, perché viene
Cirillo di Alessandria, da Dio, ma non si manifesta a tutti dopo
Commento al Vangelo di Giovanni 1, 10 l'acqua.
Origene,
Commento al Vangelo di Giovanni·
Giovanni non battezza in spirito 6, 168-169
. Giovanni battezza nell'acqua, non
nello spirito, perché non avendo pote- µ
re di sciogliere dai peccati,. lava con acqua Divinità invisibile, ma presente nel
il corpo dei battezzati ma non ne purifica mondo
l'anima mediante il perdono. Perché dun-
que battezza, pur non potendo - con quel Obiettano a Giovanni: «Perché bat-
rito - perdonare i peccati, se non per an- tezzi se non sei nessuna di queste cose?».
nunciare - per questo tramite - che il Si- Non sanno che non Cristo, che era il pro-
gnore avrebbe istituito il vero battesimo, e feta, battezzò, ma piuttosto furono i suoi
per adempiere - in questo modo - la pro- discepoli a battezzare. Elia non battezzò
pria missione di precursore; così come - il legno dell'altare [. .. ] , ma fece fare ciò
nascendo - aveva preannunciato la n~scita ai_sacerdoti44 • Per rispondere dunque al-
del Salvatore? Attraverso la predicazio- le parole: Perché dunque tu battezzi?, Gio-
ne ne fu il precursore, e anche nel battesi- vanni spiega il suo battesimo corporale.
mo; imitando cioè il sacramento che sareb-. Ma per rispondere alle parole: Se non sei
be stato istituito. Inoltre, annunciandone il il Cristo, egli loda la preesistente natura ·d i
mistero, egli afferm~ che il Signore venne Cristo, dicendo che egli è invisibile nella
fra gli uotnini ma non fu rico.1,1oscfoto, per- sua divinità, ma presente nel mondo. Li
ché, manifestandosi nella carne, fu visibile rimprovera di tenere in scarsa considera-
corporalmente ma non nella divina maestà. zione il Cristo e unisce il Verbo nel prind-
Gregorio Magno, pio con la sua incarnazione legando la fra-
Omelie sui Vangelz' l, 7, 3 se uno che voi non conoscete con le parole
colui che viene dopo di me. Egli mostra
che Cristo è superiore a lui con la frase:
Inferiorità del battesimo di Giovanni Non sono degno. Ma se egli è o in mezzo al
mondo intero per raggiungere ogni crea-
Bisogna peraltro notare che il bat- tura razionale, o solo in mezzo a noi che
tesimo di Giovanni è inferiore al battesi- dominiamo il mondo, in entrambi i casi il

44 1 Re 18, 32ss. (i sacerdoti non vengono esplicitamente menzionati).


La testimonianza di Giovanni Battista (1, 19-28) 115

Verbo è in ogni persona. Se la sua presen" nel dirsi indegno di chinarsi fino ai piedi
za fra di noi è stata finora· trascurata, non di lui, anzi, fino ai sàndali, quali alte lodi
verrà trascurata la sua venuta dopq Gio- ne fece! Perciò venne a insegnare l'umiltà
vanni. Mentre Giovanni parla della natura ai superbi, ad annunziare la via della con-
del Verbo, aggiunge anche alcune parole versione.
sul suo avvento dopo di lui, dicendo che Agostino,
Cristo verrà dopo di lui. Discorsi 293A, 4
Apollinare di Laodicea,
Frammenti' su Giovanni 5
I sandali dello sposo e l'incarnazione
. .
1• 27 Giovanni è indegno di slegare z Era costume presso gli antichi, che
·calzari di Cristo · se uno non voleva prendere come sposa
la ragazza destinata a sé, allora gli scioglie-
va i calzari chi, per diritto di parentela, sa-
Un'orgogliosa umiltà
rebbe stato lo sposo45 • Come, dunque, ap-
Nondimeno, fate attenzione a quan- parve Cristo tra gli uomini, se non come
to ·sia umile quel precursore del suo Si- lo sposo della santa Chiesa? Di lui ancora
gnore, del Dio e uomo. A colui del qua- Giovanni dice: Chi possiede la sposa è lo
le uno più grande non è sorto tra i nati ·di sposo (Gv 3, 29). Dato, però, che gli uomi-
donna si domanda se sia il Cristo. Tale era ni ritennero che Giovanni fosse il Cristo -
la sua superiorità che gli uomini potero- cosa da lui negata -, opportunamente egli·
no ingannarsi. Riguardo a lui, sono incer- si proclamò indegno di sciogliere il legac-
ti se sia il Cristo, fino a spingersi a inter- cio dei sandali di lui. Intendeva, cosl, dire:
pellarlo. Ora, se figlio di superbia e non non posso mettere a nudo i passi del no-
maestro di umiltà, si sarebbe affiancato a stro Redentore, perché non intendo usur-
quegli uomini nell'errore, e senza adope- parne il titolo di sposo. È tuttavia possi"
rarsi a persuaderli, ma semplicemente ac" bile un'altra interpretazione. Chi infatti
cettando ciò che essi credevano. Era forse non sa che le calzature si fanno con le pèlli
troppo per lui voler convincere gli uomin~ di animali morti? Il Signore, nell'incarna-
di impersonare il Cristo? Se avesse tenta- zione, apparve come portando dei calza-
to di persuadere e non fosse stato credu- ri, perché nella sua divina natura volle as-
to, sarebbe rimasto schiacciato e umilia- sumere la condizione mortale della nostra
to, disprezzato dagli uomini e condannato decaduta umanità. [ ... ] L'occhio umano
da Dio. Ma non era necessario per lui fa- non è, tuttavia, in grado di penetrare il mi-
re opera di persuasione presso gli uomi- stero di questa incarnazione. Non c'è in-
ni, già gli era chiaro che quelli ne erano fatti alcuna possibilità di comprendere ap-
convinti: avrebbe potuto accettare il loro pieno come il Verbo si sia rivestito di un
errore e accrescere il suo prestigio. [. .. ] corpo, come lo Spirito supremo e datore
Notate di quanto sarebbe inferiore se ne di vita abbia assunto l' anim~ nel grembo
fosse degno; quanto si umilierebbe se di- della madre, come sia stato concepito e sia
cesse questo. E più grande di me, io sono giunto a vita colui che non ha inizio. Il le-
degno di sciogliere il legaccio del suo san- gaccio dei sandali simboleggia, dunque,
dalo; avrebbe detto infatti di essere degno l'intreccio del mistero. Giovanni, perciò,
di abbassarsi ai piedi di lui. Ora, invece, non è in grado di sciogliere il legaccio dei

45 Sull'usanza a cui si fa riferimento cf. S. Grasso, Il Vangelo di Giovanni, cit., p. 78.


116 Giovanni 1-ZO

sandali, perché neppure a lui è concesso per questo motivo che l'evangelista segna-
di comprendere appieno il mistero dell'in- la anche il luogo, per mostrare la libertà di
carnazione, conosciuto solo attraverso lo parola dell'araldo dalla voce potente. Non
spirito di profezia. si trovava, infatti, in una casa né in un an-
Gregorio Magno, golo né nel deserto, ma sul Giordano in
Omelie sui Vangeli l, 7, 3 mezzo alla folla, alla presenza di tutti co-
loro che erano stati battezzati .(i Giudei,
infatti, si erano trattenuti presso colui che
A Cristo non si possono sciogliere i · battezzava), e là proclamava quella mera-
vigliosa confessione sul Cristo, ricolma di
calzari eccelse, grandi e ineffabili dottrine, e che
Lo. sposo non è Mosè: a lui, infat- non er.a degno di sciogliere il legaccio dei ·
ti, vien detto: Sciogll i calzari dei tuoi pie- suoi sandali. E come fa tutto ciò? Con le
di (Es 3, 5), perché si ritiri davanti al suo parole: Questo avvenne in Betania, o come
Signore; lo sposo non è Giosuè, figlio di riportano più precisamente i manoscritti:
Naum; infatti anche a lui vien detto: Scio- in Bethabara. Betania infatti non era al di
gli i calzari dei tuoi piedi (Gs 5, 15), perché là del Giordano, né ai confini del deser-
non venisse creduto lo sposo della Chie- to, ma vicino a Gerusalemme. Ci segnala i
sa in virtù della somiglianza del suo no- luoghi anche per un altro motivo. Dal mo-
me; nessun altro è lo sposo, ma Cristo sol- mento che si accingeva a narrare fatti non
tanto è lo sposo, del quale Giovanni disse: antichi, ma avvenuti in un passato recente,
Chi possiede la sposa è lo sposo (Gv 3, 29). chiama a testimoni delle sue parole quelli
A quelli, dunque, vien sciolto il calzare, a che erano presenti e 'videro e ·le compro-
questo non si può, come disse Giovanni: va anche con l'indicazione dci luoghi. Fi-
Io non sono degno di slegare il laccio del ducioso che niente veniva aggiunto da sé
sandalo. [. . .] A chi altro, se non al Verbo alle sue parole, ma che riportava sempli-
di Dio fatto carne, conveniva che si djces- cemente e con verità i fatti, sfrutta la testi-
se: Le sue gambe, colonne d'alabastro, po- monianza dei luoghi, come ho detto, co-
sate su basi di oro puro (Ct 5, 15)? Soltanto me dimostrazione non comune della sua
· Cristo, infatti, cammina nell'animo e pas- . veracità.
sa nella mente dei santi, nei quali, come Giovanni Crisostomo,
se fossero basi d'oro e fondamenta prezio- Commento al Vangelo di Giovanni 17, 1
se, restavano salde le impronte la.sciate dal
Verbo divino~
Ambrogio,
LA fede 3, 10, 71; 74 Bethabara al posto di Betania indica
un battesimo di preparazione
Non ignoro che quasi in tutti i mano-
1 28
• Questo avvenne in Betània scritti si trova: Questo avvenne in Betania
[. .. ] ma essendo stato in quei luoghi sul-
La franchezza di Giovanni le tracce di Gesù e dei suoi discepoli e dei
suoi profeti, mi sono convinto che non si
Tale era Giovanni: non la folla, non il. debba leggere Bf?tam'a ma Bethabara. [... ]
prestigio né niente altro temeva degli uo- L'interpretazione del nome Bethabara, in-
mini, ma tutte queste cose le poneva sotto fatti, è coerente con quella del battesimo
i suoi piedi e annunciava a tutti la verità. di colui che preparava al Signore un popo-
di Cristo con la necessaria franchezza. È lo ben disposto [ ... ]. Giordano, invece, è
La testimonianza di Giovanni Battista (1) 19-28) 117

interpretato come "discesa di quelli" [ ... ]; venta più adatto a esserc·portato in alto, si
cosa potrebbe allora essere questo fiume purifica dalla lebbra più impura (cf. 2 Re
"discesa di quelli", giungendo attr~verso 5, 9-14), riceve una doppia razione di doni
il quale si viene purificati, se non il nostro della grazia e diventa pronto ad accogliere
Salvatore, lui che ha separato i discenden- lo Spirito Santo, poiché la colomba dello
ti eredi di Mosè da quelli che invece par- Spirito non vola su nessun altro fiume (cf.
tecipano della parte di Giosuè? Le spon- Mc 1, 10). Pertanto, dopo aver compreso
de di questo fiume che discende allietano, cosa sia il Giordano e il lavacro ·i n esso e
come dice il salmo, la città di Dio (cf. Sal il battesimo di Gesù in esso [ ... ], attinge-
46, 5). [ ... ] Come il drago46 è nel fiume remo dal fiume quanto ci necessita per il
d'Egitto, così Dio è nel fiume che rallegra nostro beneficio.
la città di Dio, infatti il Padre è nd Figlio. Origene,
Perciò, chi viene in lui per essere lavato, Commento al Vangelo di Giovanni
depone la vergogna d'Egitto (Gs 5, 9) e di- 6, 204; 206; 217-219; 249-251

46 Il coccodrillo, che simbolicamente rappresenta il demonio.


L'AGNELLO DI DIO E IL SUO BATTESIMO

Il giorno dopo) vedendo Gesù venire verso di lui~ disse: «Ecco l)agnello
di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto:
"Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, p~rché era prima . di me)). Io
non lo conoscevo) ma sono venuto a battezzare neltacqua) perché egli f asse
mani/estato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato ·lo Spirito discendere.
come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma pro-
prio colui che mi ha inviato a battezzare nel!'acqua mi disse: "Colui sul quale
vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito San-
to)). E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlioa di Dio» (1, 29-34).
Al contrario di Matteo, Giovanni narra nel dettaglio il periodo precedente all'imprigio-
namento del Battista. Gesù si presenta una seconda volta al Battista perché sia chiaro che
egli viene non per essere liberato dai propri peccati, bensl per liberare il mondo dal peccato
(Crisostomo). Si è compiuta la venuta dell'agnello, che era stata preparata da Giovanni (Ci-
rillo di Alessandria). Al contrario dell'ariete, della pecora o di qualsiasi altro animale anno-
verato nel sistema sacrificale dell'Antico Testamento, l'agnello è un animale nel fiore degli
anni che viene offerto nei sacrifici perpetui in nome di tutto il popolo (Origene). È I' agnello
di cui parlava Isaia (Eusebio), l'agnello che ha vinto il leone del peccato e della morte (Beda).
L'agnello ricorda I' ariete impigliato in un cespuglio di spine che viene sacrificato al posto
di Isacco (il cespuglio di ·spine, in particolare, rimanda alla corona di Cristo) (Agostino),
l'agnello pasquale che viene sacrificato per condurre Israele fuori dalla schiavitù dell'Egitto
(Melitone), il sacrificio dei primi nati del gregge di Abele (Ambrogio). È l'agnello che sosti-
tuisce il capro espiatorio (Romano). La sofferenza dell'agnello sconfigge il peccato donando
l'immortalità (Teodoro). Giovanni presenta la sposa allo sposo: Cristo, fofatti, si sposa con
la Chiesa per mezzo del battesimo di Giovanni, in accordo con le cerimonie di fidanzamento
dell'Antico ';['estamento (Efrem). Le folle erano accorse per essere battezzate da Giovanni,
ma si ritrovano a essere istruite sui misteri di Cristo (Crisostomo). Il battesimo di Giovanni
non poteva ·durare più a lungo, m'a Gesù vi si è sQttomesso perché i servi non disdegnassero
il battesimo del Signore, dato che questi aveva accettato il battesimo del servo (Agostino).
Cristo non ·era privo dello Spirito prima della discesa della·colomba; egli, infatti, fu conce-

a In luogo di "Figlio di Dio" alcuni testimoni, fra cui Ambrogio, presentano "eletto di .Dio"
(eklektos), lezione di norma relegata all'apparato, ma accettata recentemente da R. Infante, Giovanni,
cit., p. 66.
I:agnello di Dio e il suo battesimo (1, 29-34) 119 .

pito per op~ra dello Spirit<:> Santo (Agostino). La discesa dello Spiri~o si verificò soltanto
per permettere l'annuncio de~ Cristo (Crisostomo). Lo Spirito scende in tutti i fedeli, ma
è soltanto nel Me.d iatore, Cr!sto, che rimane in modo eccezionale (Gregorio Magno). Solo
Giovanni ebbe questa visione, proprio come i profeti (Teodoro). Forse anche altri videro
la discesa dello Spirito, ma non la capirono o non credettero a ciò che avevano visto, come
aècadde anche per i miracoli di Gesù (Crisostomo) . Lo Spirito Santo appare come colomba
perché esso geme in noi come una colomba e ci fa gemere quando cerchiamo il suo aiuto
sotto il peso del peccato. La colomba simboleggia la pace e l'unità della Chiesa, mentre il
corvo è simbolo di chi cerca di dividerla (Agostino). La colomba rappresenta l'amore del
Padre per i figli. Richiamando il famoso episodio della Genesi, la colomba discende sul vero
Noè, autore della seconda generazione (Cirillo di Gerusalemme). La colomba dello Spirito
Santo ha un corpo vero, proprio come quello di Cristo (Agostino). Dio ha fatto in modo che
il Battista, vivendo nel deserto, non avesse avuto contatti con Gesù prima del battesimo, sì
da rendere più credibile la sua testimonianza. Nel deserto Giovanni ebbe però visioni profe-
tiche che si realizzarono nella discesa dello Spirito su Gesù (Teodoro). Giovanni doveva aver
conosciuto Gesù, perché, come racconta Matteo, lo riconobbe prima di battezzarlo (Criso-
stomo). Il Battista conosceva Gesù e, al contempo, non lo conosceva ancora. La discesa della
colomba manifestò al Battista ciò che non conosceva ancora di lui: Cristo avrebbe riservato
a sé il potere del battesimo. Giovanni era stato mandato dal Padre e dal Figlio: vide il Figlio
nella verità e poi lo riconobbe nella carne (Agostino). Lo Spirito, che si è separato dal genere
umano dopo la caduta, può ora ritornare grazie alla natura perfetta di Cristo, in cui lo Spirito
può risiedere. Con la sua testimonianza Giovanni dimostra che colui che battezzerà con lo.
Spirito Santo rendendoci figli adottivi è il Figlio di Dio (Cirillo di Alessandri~). I figli adottivi
sono i suoi ministri (Agostino).

1 29
• Ecco l'agnello di Dio to raccontato da Matteo, ma narra ciò che
segue la discesa dal monte e dopo esser-
Complementarità di Matteo e di si dilungato s_u questo aggiunge: Giovan-
Giovanni ni: infatti non era stato gettato in prigione
1

(Gv 3, 24) .
Gli evangelisti si sono spartiti gli in- Giovanni Crisostomo,
tervalli temporali: Matteo, condensando il Commento al Vangelo di Giovanni 17, 1
periodo prima che Giovanni Battista fosse
imprigionato, si affretta agli episodi suc-
cessivi, mentre r evangelista Giovanni non
La seconda apparizione al Battista
solo non sintetizza, ma anzi vi indugia pa-
recchio. Il primo, dopo il ritorno di Ge- · Per quale motivo Gesù adesso si pre-
sù dal deserto, passa sotto silenzio tutto senta dal Battista, e non una volta sola,
il tempo intercorso, owero quanto detto ma anche per ·la seconda volta? Matteo,
dal Battista, quanto dettp dai Giudei con infatti, dice che questa venuta era neces-
le loro ambasciate, omette tutto il resto, saria per il battesimo, e anche Gesù lo di-
saltando subito alla prigionia; dice, infatti: mostra aggiungendo le parole: Conviene
Avendo saputo Gesù che Giovanni era sta- che adempiamo ogni giustizia (Mt 3, 15).
to consegnato se ne andò di là (Mt 14, 13 ).
1 Giovanni, poi, lo mostra mentre si ·r eca da
Non cosl Giovanni, che omette il perio- lui una seconda volta dopo il battesimo,
do nel deserto, dal momento che era sta- dicendo: Ho contemplato lo Spirito discen-
120 Giovanni 1-10

dere come una colomba dal cielo e rima- ra. Uno per tutti, per sottomettere tutfr a
nere su di lui. Ebbene, perché si reca da Dio.
Giovanni? Egli infatti non passa sempli- Cirillo di Alessandria,
cemente, ma si dirige verso di lui. [. .. ]Lo Commento al Vangelo di Giovanni 2, 1
fa perché gli aveva amministrato il batte-
simo insieme a molti altri, in modo fale
che nessuno poteva sospettare che si af-
frettasse verso Giovanni per lo stesso mo- Perché un agnello?
tivo per cui lo facevano gli altri, come per . Ci sono cinque animali che vengono
confessare i propri peccati ed essere lava-
offerti ali' altare, tre terrestri e due volati- .
to nel fiume come segno di pentimento. li. Mi sembra importante chiedersi perehé
Per questo si reca là, per dare a Giovan-
Giovanni chiami il Salvatore "agnello" e
ni l'occasione di dissolvere questo sospet- non un altro animale degli altri e, inoltre,
to. Infatti con le parole: Ecco l'agnello di
perché della specie della pecora abbia no-
Dio, che toglie i peccati del mondo, dissipa minato proprio l'agnello, visto che gli ani-
ogni fraintendimento. Colui che, infatti, è
mali terrestri vengono offerti ciascuno a
a tal punto puro da poter lavare via i pec- seconda delle tre età. Ora, questi sono i
cati degli altri, è chiaro che non viene per
cinque animali: vitello, pecora, capra, tor-
confessare i suoi peccati, ma per conce- tora e colomba. [. .. ] I tre tipi di pecore,
dere l'opportunità a quello straordinario
classificati a seconda dell'età, sono ariete,
araldo di imprimere le sue parole con più agnello, agnellino. [. .. ] È l'agnello, tutta-
precisione in coloro che avevano ascolta-
via, che viene offerto nei sacrifici perpe-
to le prime. ·
tui (cf. Ès. 29, 38-44). [ ... ] Quale altro sa-
Giovanni Crisostomo,
crificio perpetuo può essere pensabile per
Commento al Vangelo di Giovanni 17, 1 un essere razionale se non quello del Ver-
bo al suo apice, del Verbo simbolicamente
chiamato "agnello"? [. .. ] Se indaghiamo
La missione preparatoria di Giovan- poi la ragione per cui Gesù sia indicato
da Giovanni come agnello di Dio che to-
ni
glie i peccati del mondo nella stessa econo-
Non più prepardte47 : questa paro- mia della venuta del Figlio di Dio, che, in-
la non è più adatta al tempo, giacché or- carnatosi, visse come uomo in mezzo agli
mai si vede e sta davanti agli occhi colui uomini, penseremo che lagnello altro non
per cui fa la preparazione. [ ... ]Ora, inve- è che questa umanità. Egli era, infatti, co-
ce, il vero agnello, che una volta fu prefi- me pecora condotta al macello, come agnel-
gurato, è condotto a essere ucciso come lo muto difronte ai suoi tosatori (Is 53, 7),
ostia immacolata per tutti, per·aHontana- che dice: Io sono come un agnello mansue-
re il peccato dal mondo, per sconfiggere to che viene portato al sacrificio (Ger 11,
lo sterminatore dell'umanità, per abolire, 19). Per questo anche nell'Apocalisse si
morendo, la morte per tutti, per riscattare vede un piccolo agnello t'n piedi: come im-
gli uomini dalla maledizione [. .. ). Uno è molato (Ap 5, 6). Questo agnello, invero,
l'agnello morto per tutti, che riacquista a immolato per qualche misteriosa ragione,
Dio Padre tutto il gregge che è sulla ter- divenne l'espiazione per il mondo intero

47Preparate fa riferimento a Is 40, 3 (Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore,
spianate nella steppa la strada per il nostro Dio»). Il passo è citato dal Battista in Gv l, 23 con qualche
cambiamento, fra cui proprio l'eliminazione di preparate.
I.:agnello di Dio e il suo battesimo (1, 29)4) 121

(Ap 5, 9). ~er il mondo intero accettò di manifestazione del nostro Salvatore. Infat-
immolarsi in accordo con l'amore del Pa- ti, dopo averlo visto,·e dopo aver indica-
dre verso l'umanità, riscattandoci con il to ai presenti che quello era proprio colui
suo sangue (cf. Ap 5, 9) da 'c hi ci ha com- al quale si riferivano le profezie, annunziò
prati quando ci .siamo venduti al pecca- solennemente: Ecco l'agnello di Dio,· colui
to. Colui che condusse questo agnello al che toglie il peccato del mondo.
sacrificio, tuttavia, fu il Dio nell'uomo, il Eusebio di Cesarea,
grande sommo sacerdote (Eh 8,- 1)48 , che Dimostra_zione evangelica 1, 1O, 15-17
rivela ciò dicendo: Nessuno mi toglie la
mia vita: io la do da me stesso. Ho il potere
di darla e ho il potere di riprenderla di nuo- L'agnello ha vinto il leone
vo (Gv 10, 18).
Origene, L'agnello immacolato è venuto per
Commento al Vangelo di Giovanni essere immolato per noi, ha dato il suo
6,264-265;268;270;273-275 sangue come prezzo della nostra salvez-
za e, accettata temporaneamente la mor-
te, ha condannato per sempre il regno del-
la morte: con meraviglioso e desiderabile
Il compimento delle profezie spettacolo l'agnello ucciso innocentemen-
te ha distrutto con potenza la forza del leo-
Questa vittima era il Cristo di Dio, ne che lo aveva ucciso. L'agnello, che to-
che, come era stato profetizzato fin dai glie i peccati del mondo, ha abbattuto il
tempi antichi, sarebbe venuto dall'alto leone che aveva portato i peccati nel mon-
agli uomini e sarebbe stato immolato co- do, l'agnello, che ci ristora con la libagio-
me agnello a vantaggio di tutto il genere ne della sua carne e del suo sangue perché
umano. Perciò il profeta Isaia dice di lui: non periamo.
Fu condotto come pecora al macello e come Beda il Venerabile,
agnello, muto difronte al tosatore (Is 53, 7). Omelie ~ul Vangelo 2, 7
E aggiunge: Egli ha preso su di sé i nostri ·
peccati e soffre per noz: e noi abbiamo con-
siderato che fosse nella pena, nelle percosse Cristo come agnello e come ariete
e nel!'umiliazione; ma egli è stato trafitto
per i nostri peccati e schiacciato per le no- In luogo di Cristo lariete, in luogo
stre iniquità; il castigo per la nostra pace si è di Cristo l'agnello, in luogo di Cristo il vi-
abbattuto su di lui: dalle sue lividure siamo tello, in luogo di Cristo il caprone, ma è
stati sanati. Il Signore lo consegnò ai nostri sempre il Cristo. L'ariete, perché va avan-
peccati Us 53, 4-6). Egli, infatti, non com- ti al gregge: esso fu trovato tra gli spini,
mise peccato e non fu trovato inganno sulla · quando al padre Abramo fu ordinato, sì,
sua bocca (Is 53 , 9). Parlando del Cristo, . di risparmiare.il figlio, ma di non ·andar-
anche Geremia, un altro profeta ebreo, sene senza aver offerto un· sacrificio. E
proclama cose simili a queste quando di- Isacco era il Cristo, e l'ariete era il Cri-
ce: Io come agnello innocente condotto al sto. Isacco portava la legna per sé, Cristo ,
sacrificio (Ger 11, 19). Giovanni il Battista si era caricato il peso della propria croce.
conferma queste predizioni in seguito alla In luogo di~sacco ci fu l'ariete; ma non fu .

48
Origene propone un contrasto fra la natura divina di Cristo, rappresentata nel sommo sacerdo-
te che compie il sacrificio, e la sua natura mhana, rappresentata nell'agnello che viene sacrificato. Cf.
Origene, Omelie sulla Genesi 8, 9.
122 Giovanni 1-10

Cristo in luogo di Cristo. Ma Cristo fu sia Il sacrificio di Abele prefigura quel-


in Isacco che nell'ariete. L'ariete era impi- lo di Cristo
gliato con le corna tra gli spini; chiedi un
po' ai Giudei con che cosa abbiano co- Anche Abele seppe .dividere: egli
ronato il Signore. Cristo è l'agnello: Ecco che offrì il sacrifìcio con i primi nati del
l,agnello di Dio, colui che toglie t'l peccato gregge, per insegnare che Dio non avreb-
del mondo49• be gradito i doni della terra, che era de-
Agostino, generata nel peccatore, ma quelli in cui
Discorsi 19, 3 risplendesse la grazia del divino mistero.
Pertanto profetò che noi dovevamo es-
sere redenti dalla colpa mediante la pas-
L'agnello pasquale che guida Israele sione del Signore, di cui sta scritto: Ecco
fuori dalla schiavitù · f agnello di Dio, colui che toglie il pecca-
to del mondo. Offrì prendendo le vittime
Il passo dell'Esodo ebraico è sta- dai primi nati per indicare il primogeni-
to letto e le parole del mistero sono state to. Mostrò dunque che il vero sacrificio
spiegate, come la pecora viene sacrificata saremmo stati noi, di cui il profeta· dice:
e come il popolo viene salvato, e come il Portate in dono al Signore i figli degli arieti
Faraone viene sferzato a causa del miste- (Sal29, 1). E giustamente viene approvato
ro. Ebbene, comprendete ora, carissimi, dal giudizio di Dio.
come nuovo e antico, corruttibile e incor- Ambrogio,
ruttibile, mortale e immortale è il mistero Il mistero deltincarnazione del Signore 1, 4
della Pasqua. [ .. .] Corruttibile la pecora,
ma incorruttibile il Signore, non spezzato
.come agnello, risorto come Dio. Se infatti ~'agnello sostituisce il capro espiat9-
. fu condotto al macello come pecora, tut- r10
tavia non era una pecora; se era agnello
senza voce, tuttavia non era un agnello: La veste di lutto è strappata: abbiamo
egli venne come figura e la verità si ma- indossato la veste bianca50 I che per rtoi
nifestò. Al posto dell'agnello ci fu infat- ha tessuto lo Spirito col vello purissimo
ti il Figlio e al posto della pecora l'uomo, dell'Agnello e Dio nostro. I Il peccato è
e nell'uomo Cristo che abbraccia tutte le sta,to cancellato, ci è stata donata incorrut-
cose. [ .. . ]Generato come Figlio, condot- ~ibilità, è manifesto il ritorno della grazia;
to al sacrificio come agnello, immolato I e ce l'ha indicato con chiarezza il Pre-
come pecora, sepolto come uomo, risorse cursore [ .. .] I O messaggio del Battezza-
dai morti come Dio, essendo per natura e tore o mistero in esso nascosto: infatti dice
uomo e Dio. Egli è tutte le cose[. . .], è Fi- agnello il pastore I e non soltanto agnel-
glio in quanto generato, pecora in quan- lo, ma che cancella le colpe: I ha mostra-
to soffre, uomo in quanto è sepolto, Dio to che è inutile il capro che essi mandavan
in quanto risorge. Costui è Gesù, il Cri- nel deserto (d. Lv 16, 8). I <<Ecco - di-
sto, al quale sia gloria nei secoli dei seco- ce - l'agnello ora non c'è più bisogno del
li. Amen. capro: I ponete su di Lui le vostre mani,
Melitone di Sardi, tutti quanti, I confessando le vostre col-
Sulla Pasqua 1-2, 4-5, 8-10 pe, I perché è venuto a prender su di sé,

49
Sul valore figurale del sacrificio di Ìsacco e dell'ariete cf. anche i commenti dei Padri a Gv 8, 56.
50
Riferimento alla liturgia battesimale.
I:agnello di Dio e il suo battesimo (1, 29-34) 123

con le colpe del suo popolo, anche quelle 1 30 31


• · I/battesimo di Giovanni rivela il
del mondo intero». I Dal cielo il Padre ha Cristo a Israele
mandato a tutti il dono. I çolui che. è ap-
parso illuminando ogni cosa. Il matrimonio. attraverso il battesimo
Romano il Melode,
Kontakia - Epifania Il: Adamo e il Battista Eleazaro aveva dato in sposa Rebec-
12-13 ca presso il pozzo delle acque (cf. Gen 24,
1-67), lo stesso fece Giacobbe con Rache-
le (cf. Gen 29, 1-21) e Mosè con Zippora
La passione dell'agnello (cf. Es 2, 16-21). Tutte furono figura del
nostro Signore, che conduce in sposa la
Giovanni Battista pronunciava le pa- sua chiesa attraverso il battesimo di Gio-
role dette, stante la narrazione dell'evan- vanni. Nello stesso modo in cui Eleazaro
gelista, come se il Signore fosse già ve- presentò Rebecca a Isacco, suo signore,
nuto e camminasse tra le folle, senza che mentte questi si faceva avanti attraverso i
tuttavia lo conoscessero. Ora, invece, dal campi, così Giovanni ha introdotto il no-
momento che si avvicina per essere bat- stro Redentore mentre esce dal Giordano:
tezzato, è indicato con le parole: Ecco ta- Ecco f agnello di Dio, colui che toglie il pec-
gnello di Dio. Consideriamo in qual modo cato del mondo.
la Scrittura sia solita adeguare in manie- Efrem il Siro,
ra appropriata ai fatti le parole. Infatti, di- Commento al Diatessaron 3, 17
cendo nel nostro caso: Questi' è colui che
toglie il peccato del mondo, non ha det-
to Figlio monogenito né Figlio di Dio né Il motivo per cui.Gesù fu battezzato
"chi è nel seno del Padre", come risulta
aver detto precedentemente. Nondimeno Egli dunque non aveva bisogno del
la grandezza della natura di costui sem- battesimo e quel lavacro non aveva altra
brerebbe essere ora ben espressa, a con- r~gione se non quella di preparare in an-
ferma della promessa di quanto avrebbe ticipo per tutti gli altri la fede in Cristo.
dato. Ma non ha detto nulla di ciò, ben- Non disse, infatti, «sono venuto 'a battez-
sì.\ ha chiamato "agnello", nome con cui zare per purificare coloro che ricevono
indica la sua passione. Infatti è chiamato il battesimo», né «per .liberarli dai loro
"agnello" e "pecora" a motivo della sua peccati», ma perché egli fosse manifestato
morte, perché ha dissolto il peccato con a Israele. Per quale motivo, infatti, cre-
la passione. Regnando infatti nella nostra di che senza il battesimo non gli sareb-
condizione mortale il peccato e, vicever- be stato possibile portarne l'annuncio e
sa - a causa del peccato - avendo pote- condurre a lui le folle? Certo, 'in tal mo-
stà in noi la morte, venne il Signore e Sal- · do non sarebbe stato per nulla semplice.
vatore nostro Gesù Cristo, rimettendoci Infatti, le folle non si sarebbero riversa-
tutto questo; distrutta la morte con la sua te tutte insieme se I' annuncio fosse stato
morte, distrusse anche il peccato radicato fatto senza il battesimo, non avrebbero .
nella nostra natura a causa della condizio- compreso la sua superiorità senza la pos-
ne mortale. Secondo la promessa ci ha re- sibilità di un paragone. La folla, dunque,
si già immortali, ma in seguito darà com- non si radunò per ascoltare ciò che dice-
pimento alla realtà stessa, quando il dono va, ma per cosa allora? Per essere battez-
dell'immortalità annullerà il peccato. zati dopo aver confessato i propri pecca-
Teodoro di Mopsuestia, ti. Una volta giunti là, tuttavia, venivano
Commento al Vangelo di Giovanni l, 1, 29 loro insegnati i misteri di Cristo e la dif-
124 Giovanni 1-1O

ferenza del suo battesimo. Il battesimo servo più grande di quello del Signore.
di Giovanni era superiore a quello giu- Anche altri furono battezzati col battesi-
daico, per questo motivo tutti accorreva- mo di Giovanni, affinché non si potesse
no, eppure anche così era ancora imper- pensare che il suo battesimo fosse supe-
fetto. riore a quello di Cristo. Anche il Signo-
Giovanni Crisostomo, re accettò quel battesimo, perché i servi
Commento al Vangelo di Giovanni 17, 2 non disdegnassero il battesimo del Signo-
re, dato che questi aveva accettato il bat-
tesimo del servo. Per questo, dunque, era
stato mandato Giovanni.
Il battesimo di Giovanni non pote- Agostino,
va durare Commento al Vangelo di san Giovanni
Giovanni ricevette il ministero del 4, 12-14
battesimo nell'acqua della penitenza, on-
de preparare la via al Signore, quando
il Signore non era ancora apparso. Ma
quando il Signore fu conosciuto, non era 1•32 La discesa dello Spirito sotto forma
più necessario preparargli la via, per.ché di colomba
egli stesso era diventato via per quanti lo
conobbero. Per questo motivo non durò Non fu questa la prima volta che Cri-
a lungo il battesimo di Giovanni. Ma co- sto ricevette lo Spirito
me· si presentò il Signore? Umile. Affin-
ché Giovanni potesse ricevere quel batte- Senza dubbio Cristo non è stato un-
simo nel quale doveva essere battezzato il to con lo Spirito Santo quando lo Spirito
Signore stesso. Ma era proprio necessario . discese su di lui, appena battezzato, sot-
che il Signore fosse battezzato? A que- to forma di colomba; infatti in quel gior-
sta domanda rispondo subito con un'al- no egli ha voluto prefigurare il suo corpo, .
tra domanda: era necessario che il Signo- cioè la sua Chiesa, nella quale si riceve lo
re nascesse? era necessario che il Signore Spirito Santo in particolar modo battez-
fosse crocifisso? che morisse? che fosse zandosi [. .. ]. È infatti assolutamente ri-
sepolto? Se dunque egli accettò di abbas- di~olo il credere che Cristo avesse già
sarsi tanto per noi, perché non avrebbe trent'anni (a tale età infatti fu battezza-
dovuto ricevere il battesimo? [ . ..] Qùan- to da Giovanni [cf. Le 3, 21-23]) quan-
. do il Signore fu battezzato con quel bat- do ricevette lo Spirito Santo, ma venne a
tesimo, ecco che ebbe fine il battesimo di quel battesimo assolutamente senza alcun
Giovanni. Subito dopo, infatti, Giovan- peccato e dunque non privo dello Spirito
ni fu messo in carcere, e da allora nessun Santo. Se infatti dello stesso Giovanni, suo
. altro fu battez:tato con quel battesimo. servo e precursore, è scritto che sarà pieno
[ .. .] Ma se Giovanni avesse battezza- di· Spirito Santo fin dal seno di sua madre
to soltanto il Signore, più d'uno avreb- (cf. Le 1, 15), perché sebbene generato da
be concluso che il battesimo di Giovan- un padre, una volta formato nel seno, rice-
ni era più santo del battesimo di Cristo: vette lo Spirito Santo, che cosa dobbiamo
per il fatto che solo Cristo meritò di esse- pensare e credere del Cristo uomo, la cui
re battezzato col battesinlo di Giovanni, stessa carne non fu concepita in maniera
mentre tutto il genere umano viene bat- carnale, ma spirituale?
tezzato col battesimo di Cristo. [ .. .] Co- Agostino,
sl si sarebbe considerato il battesimo del La Trinità 15, 26, 46
L'agnello di Dio e il suo battesimo (1, 29)4) 125

Cristo non era privo .dello Spirito mente e in tutto, la presenza dello Spiri-
Santo to Santo.
Gregorio Magno,
Affinché nessuno pensasse che Cristo Commento morale a Giobbe 2, 90-92
si trovasse in una condizione di privazione
dello Spirito, come noi, il Battista rimuove
questo sospetto mostrando che la discesa
dello Spirito si verificò soltanto per per- Giovanni ha una visione profetica
mettere 1'annuncio del Cristo. Adesso è rivelato che lo Spirito che
Giovanni Crisostomo, · discendeva con l'aspetto di colomba sul
Commento al Vangelo di Giovanni 17, 2 Signore battezzato non fu visto da tutti gli
astanti, ma dal solo Giovanni in una spe-
cie di visione spirituale, così come i profe-
Lo Spirito rimane su Cristo ti - in mezzo alla folla - erano soliti vede-
re quelle cose che erano a tutti invisibili.
Perciò giustamente è scritto nel Van- In caso contrario sarebbe stato inutile di-
gelo: Colui sul quale vedrai discendere e ri- re che Giovanni aveva testimoniato e det-
manere lo Spirito, è lui che battezza. Lo to: Ho contemplato lo Spirito, se tutti gli
Spirito scende in tutti i fedeli, ma è sol- astanti fossero stati partecipi di questa vi-
tanto nel Mediatore che a titolo singolare sione.
rimane, perché ·non ha mai abbandonato Teodoro di Mopsuestia,
l'umanità del Redentore, dalla cui ·divini- Commento al Vangelo di Giovanni 1, 1, 32
tà procede. [. . .] Ma la bocca della verità,
parlando di questo medesimo Spirito, di-
ce ai discepoli: Egli rimane presso di voi e Perché l'apparizione dello Spirito
sarà in voi (Gv 14, 17). Come mai allora non ridusse la loro incredulità?
la voce divina c;lichia.ra che l'inabitazione
dello Spirito è il segno caratteristico del Il Padre invia una voce a rivelare il
Mediatore? [ ... ] Si può facilmente com- Figlio e lo Spirito scende su di lui, por-
prendere distinguendo i doni del mede- tando la voce sopra il capo di Cristo, [.; .]
sijno Spirito. Ci sono alcuni doni senza i affinché nessuno dei presenti potesse
qùali non si può raggiungere la vita, altri pensare che quelle parole erano riferite a
che manifestano la santità della vita a uti- Giovanni [ ... ].Perché, dunque, i Giudei
lità altrui. La dolcezza, l'umiltà, la pazien- non credettero? Forse che solo Giovanni
za, la fede, la speranza, la ·carità sono doni vide lo Spirito sotto forma di colomba?
dello Spirito senza i quali non si può in al- Perché, se anche lo videro, tuttavia que-
cun modo raggiungere la vita. [ ... ] Con i ste cose h~mno bisogno non solo degli oc-
doni senza i quali non si può pervenire alla chi del corpo, ma piuttosto di una visione ·
vita, lo Spirito Santo rimane[ ... ]. Ma con spirituale, così da non ritenere che l'acca-
quei doni che, manifestandolo, non assi- duto sia-opera di un'immaginazione trop-
curano la nostra salvezza, ma procurano po feconda. Del resto se, pur vedendolo
quella degli altri, non rimane sempre[ ... ]. operare miracoli e.toccare con le proprie
Qualche volta si sottrae ad essi [. .. ] , af- mani i malati e i morti e riportare cos_to-
finché usufruiscano della sua virtù tanto ro alla vita e alla salute, furono a tal punto
più umilmente in quanto essi sono incapa- ebbri a causa della loro malizia ·da testi-
ci di conservarli in modo permanente. Ma moniare cose contrarie a quelle che ave-
il Mediatore di Dio e degli uomini, luomo vano viste, in che modo avrebbero potuto
Cristo Gesù, possiede sempre, continua- vincere la loro incredulità a partire dalla
126 Giovanni 1-1 O

sola manifestazione dello Spirito? Alcu- Lo Spirito di pace nella Chiesa


ni sostengono, tuttavia, che non tutti vi-
dero lo Spirito, ma solo Giovanni e colo- Quando il Signore inviò lo Spiri-
ro che si trovavano in una condizione di to Santo lo manifestò visibilmente in
maggior predisposizione. Se, infatti, fosse due modi: sotto forma di colomba e sot-
stato possibile vedere con gli occhi sen- to forma di fuoco. Sotto forma di colom-
sibili lo Spirito che scendeva sotto forma ba, quando discese sul Signore appena
di colomba, non per questo sarebbe stato battezzato; sotto forma di fuoco, quan-
giocoforza che a tutti risultasse chiaro ciò do discese sugli apostoli riuniti insieme.
che accadeva. [. .. ] In un caso abbiamo visto la colom-
Giovanni Crisostomo, ba discendere sopra il Signore, in un al-
Commento al Vangelo di Giovanni 17, 3 tro le lingue dividersi e posarsi sopra i
discepoli riuniti: nel primo caso viene in-
dicata la semplicità, nel secondo il fervo-
Lo Spirito geme in noi come una co- re. [ ... ]La colomba dice che quanti sono
lomba stati santificati dallo Spirito, devono esse-
re senza inganno; il fuoco sta a indicare
Noi vi amiamo in Cristo; ed è in Cri- che la semplicità non dev'essere freddez-
sto che voi, a vostra volta, dovete amarci. za. Non deve stupire, poi, il fatto che le
E il nostro amore vicendevole gema ver- lingue di fuoco si divisero. Le lingue so-
so Dio: è, questo, il gemito della colomba. no diverse, per questo. lo Spirito si mani-
Se dunque gemere è proprio della colom- festò in lingue distinte. [. .. }.Non hai da
ba, come tutti sappiamo, e se la colomba temere la dispersione nella divisione del-
geme per amore, ascoltate allora ciò che le lingue, se riconosci l'unità nella colom-
dice lApostolo, e non vi meraviglierete ba. Era dunque necessario che .lo Spirito
se lo Spirito Santo s'è voluto manifestare Santo discendesse sul Signore sotto for-
sotto forma di colomba: Poiché non sap- ma di colomba perehé comprenda ogni
piamo cosa chiedere nella preghiera) né co,- cristiano che, se ha lo Spirito Santo, de-
me bisogna chiederlo) lo stesso Spirito in- ve essere semplice come la colomba: deve
tercede per noi con gemiti inesprimibili (cf. mantenere con i fratelli la pace vera, quel-
Rm 8, 26). Che diremo dunque, o fratel- la simboleggiata dal bado della colomba.
li miei? Che lo Spirito geme, mentre egli Esiste anche il bacio dei corvi, ma la loro
gode piena ed eterna beatitudine insieme pace è falsa, mentre quella della colom-
al·Padre e al Figlio? Lo Spirito Santo è ba è vera. Non chiunque dice: la pace sia
Dio, come è Dio il Figlio, come è Dio il con voi, è da ascoltare come colomba. Co-
Padre. [. .. ] Non geme quindi lo Spirito me si distingue il bacio del corvo dal ba-
Santo in sé e presso di sé, in quella Tri- cio della colomba? Il corvo quando bacia
nità, in quella beatitudine, in quell' eter- dilania, mentre la colomba è inoffensiva
na essenza; ma è in noi che geme, perché per natura. [. .. ] Ecco, la colomba disce-
ci fa gemere. [. .. ] Chi, invece, sente I'op- se sul Signore, ma sul Signore battezzato;
pressione di questa· vita mortale, e sa di e allora si manifestò la santa e vera Trini-
essere esule dal Signore[. .. ] geme, [ ... ]il tà, che per noi. è un solo Dio. Il Signore
suo gemito è buono: è lo Spirito che gli ha uscì dall'acqua, come leggiamo nel Van-
insegnato a gemere, è dalla colomba che gelo: Ed ecco) si aprirono per lui i· delt' ed
ha imparato a gemere. egli vide lo Spirito di Dio discendere come
Agostino, una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco
Commento al Vangelo di san Giovanni una voce dal delo che diceva: «Questi è il
6, 1-2 Figlio mio) t amato: in lui ho posto il mio
I.:agnello di Dio e il suo battesimo (1, 29-34) 127

compiacimento» (Mt 3, 16-17). La Trini- però riferisce allo Sposo l'immagine, fa-
tà si rivela qui molto chiaramente: il Pa- cendogli rivolgere le ·parole: I suoi occhi
dre nella voce, il Figlio nell'uomo, -lq Spi- sono come colombe su ruscelli d'acqua (Ct
rito nella colomba. In questa Trinità, [. . .] 5, 12). Secondo alcuni, ne fu tipo in qual-
i discepoli sono stati inviati nel nome del che modo, e in ·qualche misura anche la
Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. In colomba di Noè5 1• Come infatti ai tempi
quale modo, o èristiani, lo Spirito Santo, di Noè la colomba fu figura della salvezza
volendo designare l'unità, avrebbe dovu- che ebbero mediante il legno sulle acque
to manifestarsi se non sotto forma di co- gli uomini che diedero _inizio a una nuova
lomba, affinché si potesse dire della Chie- generazione, e come la colomba tornò da
sa pacificata: Unica è la mia colomba? (Ct Noè sul far della sera con un ramoscello
6, 9). Sotto quale altra forma poteva mani- d'olivo in bocca, così pure - dicono - lo
festarsi l'umiltà, se non come uccello sem- Spirito Santo discese sul vero Noè autore
plice e gemente? della seconda generazione e riunì insieme .
Agostino, attorno a lui genti di diverse etnie per co-·
Commento al Vangelo di san Giovanni struire una nuova arca, antitipo della pri-
6, 3-5; 10 ma dove si salvarono tutte le specie viven-
ti. Dal momento in cui egli scese, i lupi e
gli agnelli in senso mistico pascolano in-
L'amore del Padre, il nuovo Noè sieme; la Chiesa accoglie il vitello·e il to-
ro che pascolano insieme al leone, sicché
Lo Spirito Santo discese mentre il Si- oggi vediamo i principi secolari seguire
gnore veniva battezzato, perché non pas- come discepoli gli uomini di Chiesa. Se-
sasse inosservata la dignità di colui che condo alcuni esegeti, la mistica colomba
stava ricevendo il battesimo [ ... ]. Per la discese al momento del battesimo per ad-
dignità di colui che era disceso nell' ac- ditarci chi salvò i credenti col legno della
qua, dice il Vangelo, si aprirono i cieli: Ed croce e con la sua morte verso sera procu-
ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli .vi- rò il bene della salvezza.
de lo Spirito di Dio discendere come una Cirillo di Gerusalemme,
colomba e venire sopra di lui (Mt 3, 16). Le catechesi 17, 9-1 O
Fu lui, lo Spirito Santo, a prendere auto-
n6.Q.1amente la decisione di discendere,
perché doveva - spiegano alcuni - dare
cosl inizio e potenza ali' evento della gra- Lo Spirito Santo incarnato come co-
zia battesimale, di cui è autore il Salvato- lomba
re fonte della medesima grazia per l'uma-
nità. Secondo alcuni, discese in forma di Non vogliamo però dire che solamen-
colomba, figura della purezza, innocen- te Gesù Cristo abbia avuto un vero corpo,
za, semplicità e tenerezza che egli ha per e che lo Spirito Santo sia apparso inganne-
i figli, che genera e ai quali viene in aiu- volmente agli occhi degli uomini, ma cre-
to quasi con gemiti di preghiera per farli diamo ambedue quei corpi veri corpi. Co-
rialzare dopo le loro cadute. La Cantica me non era necessario che il Figlio di Dio

51
Si veda anche Tertulliano, Il battesimo 8: <<Dopo le acquç dcl diluvio, dalle quali fu purificato
l'antico peccato, in altre parole, dopo il battesimo del mondo la colomba come.messaggero annunciò
alla terra la pace dell'ira celeste [. ..] allo stesso modo la colomba dello Spirito Santo vola verso la no-
stra carne che emerge dal fonte battesimale dopo i vecchi peccati, recando la pace divina mandata dal
ciclo, dove la Chiesa è figura dell'arca».
128 Giovanni 1-10

ingannasse gli uomini, cosl non conveni- La vÌsione profetica ·di Giovanni si
va che li ingannasse lo Spirito Santo; ma realizza
a Dio onnipotente, che creò dal nulla la
creatura universale, non era difficile for- Dice: «Non lo conoscevo; ma chi mi
mare un vero corpo di colomba senza l'a- ha mandato ad annunciare innanzi a tutti
iuto di altri colombi, come a lui non fu dif- che lui è venuto e per questo mi. ha confe-
ficile formare un vero corpo nel grembo cli rito anche la potestà di battezzare in acqua,
Maria senza seme virile. mi ha predetto questo, che cioè sarebbe di-
Agostino, sceso su di lui lo Spirito». Questa parola,
Il combattimento cristiano 22, 24 dunque, gli fu rivolta nel deserto e subito
venne e si pose a fare queste cose. Quando,
allora, venne da lui il Signore, immediata-
mente ebbe modo di riconoscerlo in visio-
ne e parlò, con pubblica testimonianza,
1 33
• Io non lo conoscevo della sua grandezza. Quando nel battezza-
re vide in visione spirituale discendere lo
Il motivo per cui Giovanni viveva nèl Spirito come gli era stato predetto, allora
deserto fu liberato da ogni dubbio perché vide che
l'esito era conforme alla profezia.
Ha indicato anche per qual motivo Teodoro di Mopsuestia,
abbia vissuto nel deserto. Questo in real- Commento al Vangelo_di Giovanni 1, 1, 33
tà è avvenuto per speciale disposizione di
Dio, che - .cioè - non avesse affatto alcun
rapporto col Messia, cosa che necessaria- Giovanni conosceva Gesù?
mente sarebbe accaduta tra loro che erano
coetanei, a causa della parentela, qualora Com'è possibile, allora, che, se non
il Battista avesse vissuto in luogo abitàto. l'aveva conosciuto prima della discesa
Ma per questo motivo facilmente sarebbe dello Spirito e se allora per la prima vol-
sorto il sospetto che faceva quelle attesta- ta l'aveva riconosciuto, egli prima del bat-
zioni in ragione del precedente rapporto, tesimo voleva impedirglielo dicendo: Sono
a motivo dell'amicizia e della parentela. E io che ho bùogno di essere battezzato da te
dunque, per rimuovere tale sospetto, fin (Mt 3, 14)? Questo è prova che lo cono-
dalradolescenza Giovanni è stato isolato sceva molto bene. Certo, non in passato e
e cresceva nel deserto. Onde giustamen- non molto tempo prima, com'è naturale,
te ha detto: Io non lo conoscevo. «Non ho dal momento che le cose strabilianti che
avuto con lui alcuna familiarità né amici- erano accadute quando era ancora fan-
. zia; ma sono stato inviato a battezzare con ciullo, come l'episodio che riguarda i Ma-
acqua a causa sua, affinché, cioè, renda gi, erano avvenute molto tempo prima, in
manifesto lui che, tuttavia no.n conosce- . un tempo in cui Giovanni e lo stesso Ge-
vo». Mostra chiaramente che anche per sù erano molto piccoli. Essendo trascorso
questo battezzava, perché fosse fornita a poi parecchio tempo, come era verosimile
tutti i Giudei, che ·accorrevano per il bat- Gesù era diventato sconosciuto a tutti. Se,
.tesimo, l'occasione di udire il suo insegna- infatti, fosse stato noto, non avrebbe det-
mento e di vedere colui <lel quale rendeva to: Sono venuto a battezzare perché eglifos-
testimonianza. se manifestato a Israele.
Teodoro di Mopsuestia, Giovanni Crisostomo,
Commento al Vangelo di Giovanni 1, 1, 31 çommento al Vangelo di Giovanni 17, 2
L'agnello di Dio e il suo battesimo (1, 29-34) 129

Conosceva Gesù e non lo conosce- Gesù riserva per s~ stesso il potere


va ancora del battesimo
Giovanni dice: Sono io che devo ·esser Questo vide Giovanpi in lui, e conob-
battezzato da te (Mt 3, 16), come se già co- be ciò che ancor·a non sapeva. Sapeva che
noscesse Cristo. Ché se non avesse già co- Gesù era il Figlio di Dio; sapeva che egli
nosciuto colui dal quale voleva esser bat- era il Signore e il Cristo; sapeva anche che
tezzato, non avrebbe avuto senso la sua egli era colui che doveva battezzare in ac-
frase [ ... ] . Dunque, conosceva il Signo- qua e Spirito Santo; tutto questo lo sape-
re. Ma se lo conosceva, perché dice: Non va; ma ciò che non sapeva, e che apprese
lo ·conoscevo: ma chi m,inviò a battezzare per mezzo della colomba, è che il Cristo
nell'acqua mi dz'sse: "Colui sul quale vedrai avrebbe riservato a sé la potestà di battez-
discendere come colomba e fermarsi lo Spi- zare e non l'avrebbe trasmessa a nessun
rito, è lui quello che battezza nello Spirito ministro. È su questa potestà, che il Cristo
Santor. Che· cosa· diremo? Che non sap- riservò a sé e non trasferì in nessun mini-
piamo quando distese la colomba? Per stro, sebbene 'si sia degnato servirsi di loro
non rimanere nell'incertezza, ricorri~mo per battezzare, è su questa potestà che si
agli altri.evangelisti, il cui racconto è più fonda l'unità della Chiesa, che è simboleg-
esplicito, e molto chiaramente vedremo giata nella colomba della quale è stato det-
che la colomba discese allorché il Signo- to: Unica è la mia colomba, uniea è per sua
re uscì dall, acqua. Il cielo si aprì sul Cristo madre (Ct 6, 8).
battezzato e Giovanni vide lo Spirito di- Agostino,
scendere (cf. Mt 3, 16; Mc 1, 10; Le 3, 21- Commento al Vangelo di san Giouanni 6, 6
22). Ma se lo conobbe allora, dopo aver-
lo battezzato, come mai gli dice, mentre
si avvicinava per ricevere il battesimo: So- Chi aveva mandato Giovanni?
no io che devo essere battezzato da te? [ .. .]
Giovanni, quando vide il Signore che si Da chi fu mandato, allora, Giovan-
avvicinava al fiume, lo conosceva, ma ap- ni? Se rispondiamo: dal Padre, diciam·o
pare chiaro che in un certo senso lo co- la verità; e la verità diciamo, risponden-
noS.ceva, e in un certo altro senso non lo · do: dal Figlio. Più chiaro, però, ·se dicia-
conòsceva ancora. Senza questa spiega- mo: dal Padre e dal Figlio. [ ... ] Come
zione Giovanni risulterebbe menzognero. poteva dunque Giovanni non conoscere
[ ... ]Dunque, per mezzo della colomba il colui che lo aveva mandato? [ .. .] se fu
Signore si manifestò a Giovanni, non co- il Figlio, insieme al Padre, che ti mandò,
me a colui che non lo conosceva affatto, come potevi non conoscere colui che ti
ma come a colui che del Signore conosce- aveva mandato? Colui che tu avevi visto
va solo qualche cosa e qualche cosa non nella verità, è quello che t'inviò affinché
conosceva. Sta a noi cercare di sapere che fosse riconosciuto nella carne, e disse:
cosa Giovanni non conosceva ancora del Colui sul quale vedrai lo Spz'rito discende-
Signore, e che apprese per mezzo della co- re come una colomba e posarsi su di luz~ è
lomba. lui quello che battezza nello Spirito Santo.
Agostino, A Giovanni furono rivolte queste parole
Commento al Vangelo di san Giovanni perché egli potesse conoscere colui che
4,16;5,2 prima non aveva conosciuto, oppure per
130 Giovanni 1-10

poter conoscere meglio colui che già co- era colui che dà lo Spirito; ma affinché,
nosceva? ricevutolo, egli, che non conobbe pecca-
Agostino, to, lo conservasse per la nostra natura, e
Commento al Vangelo di san Giovanni stabilisse in noi, di nuovo, la grazia che
5, 1-2 era svanita. Per questo motivo, credo che
utilmente il santo Battista abbia aggiunto:
Ho contemplato lo Spz'rt'to di'scendere dal
Cristo riceve lo Spirito affinché an- cielo e rimanere su di lui. Volò da noi, a
che noi possiamo riceverlo causa del peccato, e colui che non cono-
sceva il peccato si fece come uno di noi
La Sacra Scrittura ci attesta che l'uo- per abituare lo Spirito a rimanere in noi,
mo è stato creato a immagine e somiglian- non avendo in se stesso motivo di andar
za di Dio, che è ·al di sopra di tutto. [ ... ] via o di sottrarsi. Perciò da sé riceve lo
Nello stesso tempo lo Spirito diede la vi- Spirito per comunicarlo a noi, e rinnova
.ta e impresse la sua impronta divina. [. .. ] alla natura il bene antico.
Con l'aggressione del peccato fu ormai Cirillo di Alessandria,
offuscata la somiglianza con Dio, e l'im- Commento al Vangelo di Giovanni 2, 1
pronta divina non era più limpida ma,
in qualche modo, indistinta e adombra-
ta dalla tenebra a causa della trasgressio-
ne. Ma poiché il genere umano cresceva 1 34
immensamente e devastava l'anima di tut- • Giovanni ha visto e testimoniato il
ti, la natura umana fu destituita dell'an- Figlio di Dio
tica grazia: si allontanò definitivamen-
te lo Spirito, e l'uomo razionale decadde Giovanni ha compreso e reso testi-
in un'estrema irrazionalità, ignotando monianza alla divinità di Gesù
persino chi lo aveva creato. Ma l'artefi-
ce dell'universo, dopo aver avuta pazien- È un testimone molto serio colui il
za per molto tempo, alla fine ebbe mise- quale riferisce ciò che veramente ha visto.
ricordia, e si affrettò a riunire il gregge Infatti non ignora, forse, ciò che è scrit-
che vagava sulla terra a quello celeste, e to: Ciò che i tuoi occhi hanno visto) quel-
stabill di restituire, per mezzo dello Spi- lo .riferisci (Pr 25 , 8). Egli, dunque, dice:
rito, all'u'manità la primitiva immagine. «Ho visto il segno e ho riconosciuto colui
[ ... ]Poiché dunque il primo Adamo non che veniva significato per mezzo di quel-
aveva conservato la grazia datagli da Dio, lo. Io testimonio che egli è il Figlio di Dio,
Dio Padre ci destinò il secondo Adamo il quale fu prediéato da Mosè per mezzo
dal cielo. Ci mandò il proprio Figlio, fatto della Legge e della voce dei santi profeti.
a nostra somiglianza, .che non conosceva Ino.ltre, poi, mi sembra che il beato evan-
cambiamento e alterazione e non cono- gelista dica molto opportunamente: Co-
sceva il peccato, affinché, come per la di- stui è il figlio di Dio, cioè egli solo per na-
sobbedienza del primo ci attirammo l'ira tura, egli erede della proprietà paterna,
divina, cosl per l'obbedienza del secondo al quale anche noi, come figli adottivi, ci
fuggissimo la maledizione e cessassero i conformiamo, e per mezzo del quale sia-
suoi mali (cf. Rm 5, 18). Poiché dunque mo stati chiamati alla dignità déll' adozio-
il Verbo di Dio si fece uomo, ricevette lo ne mediante la grazia».
Spirito dal Padre come uno di noi, non Cirillo di Alessandria,
ricevendo qualcosa di speciale per sé: egli Commento al Vangelo di Giovanni 2, 1
I:agnello di Dio e il suo battesimo (1, 29-34) 131

È l'unico Figlio a somministrare il tezzare fosse colui che è ·il Figlio di Dio
battesimo unico, non adottivo. I figli adottivi sono i
ministri del Figlio unico; l'Unico ha la po-
Giovanni rese testt'monianza, perché testà, gli adottivi il ministero.
vide. Quale testimonianza rese? Che lui è Agostino,
il Figllo di Dzò. Era necessario che a pat- Commento al Vangelo di san Giovanni 7, 4
LA CHIAMATA DEI PRIMI DISCEPOLI

Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e,
fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco t agnello di Dio!». E
i suoi due discepoli: sentendolo parlare cosi: seguirono Gesù. Gesù allora si
voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli
risposero: «Rabbì - che, tradotto significa Maestro - dove dimori?». Disse
1 1

loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e


quel giorno rimasero con lui:· erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due a che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano segui-
to, era Andrea fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello
1

Simone e gli disse: <<Abbiamo trovato il Messia» --: che si traduce Cristo - e lo
condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lu~ Gesù disse: «Tu sei Simone 1

il figlio di Giovanni>sarai chiamato Ce/a» - che significa Pietrob (1, 35-42).


Giovanni Battista sceglie di rimanere al fiume per annunciare Gesù con le sue opere,
per affidare la sposa (cioè la Chiesa nascente) allo sposo (cioè Cristo), e continua a parlare
dell'agnello che toglie i peccati del mondo (Crisostomo). Quando i discepoli di Giovanni lo
sentono.parlare di Gesù decidono di abbandonare la voce di Giovanni per seguire il Verbo
(Efrem). Coloro che seguono il Signore non dimenticheranno la lezione di umiltà che egli
ha dato come Figlio di Dio (Beda). Gesù mette subito alla prova la loro fiducia chieden-
do che cosa cerchino (Teodoro). Loro, di.risposta, mostrano il loro desiderio di imp~rare
chiedendogli dove dimori, in modo tale da potersi intrattenere con lui ancora un po' (Ciril-
lo). Se ne vanno all'ora deciina (cioè alle quattro del pomeriggio), numero che richiama la
Legge (Agostino). Dei due discepoli che seguirono Gesù a casa, solo uno è menzionato per
nome, Andrea; l'altro è l'evangelista (Teodoro). Dalle parole di Andrea (''Abbiamo trovato
il Messia,') si può dedurre che la seconda apparizione di Gesù al Giordano aveva suscitato
un nuovo interesse per il Messia; tale interesse era iniziato anni prima con la visita dei Magi
(Efrem). Queste parole attestano anche la trepidante attesa di Andrea per la venuta del Mes-
sia (Crisostomo). Gli episodi narrati da Giovanni sono otl)essi dagli altri evangelisti. Andrea

a L'altro discepolo, il cui nome viene passato sotto silenzio, è identifìcato da molti con "il disce-
polo amato" . L'interpretazione, presente fìn dall'esegesi patristica (cf. il passo di Teodoro di Mopsue-
stia), ha ricevuto pareri contrastatiti: a favore R. Infante, Giovanni, cit., p. 69; decisamente contrario S.
Grasso, Il Vangelo di Giovanni, cit., pp. 90-91n.195.
~ La parola kephas, che in aramaico significa "grotta", "roccia", viene tradotta dal narratore col
nome proprio greco Petros ("masso", "pietra").
La chiamata dei primi discepoli (1, 35-42) 133

porta suo fratello Simone a ç.esù e questo è il primo momento in cui Gesù chiama Simone
col nome di "Pietro,,. Successiyamente, come racconta Matteo, Gesù usa questo nome per
designare le solide fon<lamen~a della.Chiesa (Agostino). Dio cambia nome alle persone per
illuminare il suo disegno (Agostino, Crisostomo).

1, 36 <<Ecco l'agnello di Dio» sto: è venuto per unirsi alla Chiesa. Non
ha detto nulla, è solo venuto. Giovanni, il
Perché Giovanni era ancora presso il suo amico, ha posto ncJla sua mano la de-
fiume? stra della sposa, mostrandogli attraverso
le sue parole le anime degli uomini. Do-
Perché allora non percorse tutta la po che egli li ebbe accolti, si è comporta-
Giudea per annunciare Gesù, ma rimase to con loro in.modo tale che essi non sono
presso il fiume, attendendo che egli pas- più tornati da colui che li ha consegnati a
sasse per indicarlo mentre passava? Per- Cristo. Ma c'è ·anche qualcos'altro da no-
ché voleva che r annuncio avvenisse tra- . tare in questo passo. Come infatti durante
mite le opere [. .. ]. Osserva la .maggiore le nozze non è la fanciulla ad andare dal-
efficacia della testimonianza resa attra- lo sposo, ma è lui che accorre da lei, per-
verso le opere [. .. ]., dal momento che sirto se è figlio di un re e sta per sposa-
egli gettò una piccola scintilla e la fiam- re. una giovane di misere condizioni e di
ma immediatamente si levò verso l'alto. condizione servile, lo stesso accade in que-
[. . .] Inoltre, se Giovanni avesse reso que- sto contesto. Non è stata la natura uma-
sta testimonianza andando in giro, sareb- na a innalzarsi sino al cielo, ma è stato lui
be sembrato che quegli avvenimenti fosse- a venire nella nostra, miserabile e povera.
ro frutto di un qualche interesse umano e Compiute le nozze, non ha lasciato che es-
tutto il suo annuncio sarebbe stato sotto- sa rimanesse an~ora qui, ma l'ha riportata
posto al sospetto. alla casa.paterna.
Giovanni Crisostomo, Giovanni Crisostomo,
Commento al Vangelo di Giovanni 18, 2-3 Commento al Vangelo di Gfovanni 18, 1-2
\

Ecco lo sposo Cristo è l'agnello sacrificato per tutti


L'evangelista dice che Giovanni stava Non solo èon la voce, ma anche con
ancora là e disse Ecco l'agnello di' Dio. Cri- gli occhi Giovanni rende testimonianza a
sto non dice nulla, è quello a parlare. Co- Cristo e lo esalta con la sua gioia e la sua
sì è anche per lo sposo: egli non dice nulla . esultanza: non pronuncia più esortazio-
per un po' alla sposa, ma attende in silen- ni, ma suscita solo lammirazione e lo sba-
zio, sono invece altri che lo mostrano alla lordimento nei presenti e mostra a tutti il
sposa e altri ancora gliela cons~gnano; lei dono per il quale egli è venuto e il modo .
si mostra soltanto ed egli la riceve senza di purificarsi, dal momento che l'agnello
prendèrla, ma quando qualcuno gliela af- proprio queste due cose viene a mostra-
fida. Una volta che lo sposo l'ha ricevuta re. Giovanni non dice, infatti, «colui che
dopo che .gli è stata affidata, egli si com- prendèrà» o «colui che ha preso», ma co-
porta con lei in modo tale che non si ricor- lui che toglie i peccati' del mondo, come se
da più di coloro che l'hanno promessa in fosse un'azione continua. Non li ha tolti
moglie. Questo è accaduto anche con Cri- infatti solo quando sopportò la soffcren-
134 Giovanni 1-10

za, ma da allora fino a oggi egli toglie i te, cosa significhi secondo il senso spiri-
peccati, non certo perché è rimasto sulla tuale "seguire il Signore". Segue il Signo-
croce (uno solo, infatti, è stato il sacrificio re colui che lo imita; segue il Signore colui
per i nostri peccati), ma per mezzo di es- che, per quanto permette l'umana fragi-
sa continua a purificarci. Come, dunque, lità, non trascura cli seguire gli esempi di
il Verbo ci mostra la sua superiorità e il umiltà, che il Figlio di Dio ha dato quando
Figlio la sua preminenza rispetto agli al- era uomo; lo segue chi, partecipando con
tri, cqsì anche l'agnello, il Cristo, il profe- zelo alla sua passione, desidera progredi-
ta, la luce vera, il buon pastore e tutto ciò , re fino a partecipare alla sua risurrezione
che sia detto di lui con l'aggiunta dell' ar- e ascensione.
ticolo, tutto questo rie marca una grande Beda il V cnerabile,
differenza. Gli agnelli infatti erano mol- . Omelie sul Vangelo 17
ti, molti i profeti, i "cristi" e i figli, ma da
tutti quanti Giovanni lo separa nettamen-
te. Ci assicura di questo non solo con l'u- 1 38
so dell'articolo, ma anche con laggiunta • «Che cosa cercate?»
di "Unigenito", perché nulla ha egli in co-
mune con la creazione. La fiducia dei discepoli
Giovanni Crisostomo, Immediatamente, dunque, anche i
Commento al Vangelo di Gz'ovanni 18, 2 discepoli presenti di costui, uc;lite queste
parole, lo abbandonarono e si affrettaro-
no verso Gesù, del quale lui testimonia-
1 37
• Due discepoli seguono Gesù va. Gesù allora si voltò e, osservando che
essi·lo seguivano, disse loro: «Che cosa cer-
La voce invia i discepoli al Verbo cate?». Non certo per ignoranza dice que-
sto, ma per offrir lor:o occasione di mani-
I discepoli di Giovanni, sentendolo festare fiducia verso di lui. E quelli subito
parlare con il Signore, abbandonarono il Io chiamarono Rabbi, esprimendo così il
loro maestro e si misero a seguire Gesù. proprio intim.o convincimento, come .co-
La voce non era in grado di trattenere i loro che non per altro motivo siano sta-
discepoli presso di sé e li invia al Verbo: ti condotti a Gesù se non, per il desiderio
era giusto, infatti, che al sorgere della lu- di obbedirgli quale maestro. Simultanea-
ce del sole si spegnesse la luce della lan- mente chiesero dove abitasse, come se vo-
terna. Giovanni attendeva solo di mette- lessero andare da lui con frequenza. Egli
re fine al suo battesimo col battesimo del non indicò una dimora, ma disse loro che
Signore. · venissero dietro di lui e vedessero, dando
Efrem il Siro, loro in tal modo spazio e maggior familia-
Commento al Diatessaron 4, 17 rità e fiducia nei suoi confronti.
Teodoro di Mopsuestia,
Commento al Vangelo di Giovanni
Seguire il Signore imitandolo . . 1, 1, 37-38

Giovanni invitò due dei suoi discepo-


li a seguire Gesù, e uno di essi, Andrea, Il desiderio di imparare
condusse a lui anche il fratello Pietro. È
chiaro, e voi, carissimi fratelli, lo sapete Interrogati, educatamente si fanno
bene perché vi è stato spiegato più vol- incontro: lo chiamano infatti maestro, mo-
La chiamata dei primi dircepoli (1) 35-42) 135

strando chiaramente di voler imparare da mettendo il titolo, non potremmo neppure


lui qualche cosa. Poi lo pregano di dir loro sapere di chi abbia parlato.
dove sia la sua casa, facendo éapire che là, Teodoro di Mopsuestia,
oppor'tunamente, avrebbero' detto qualco- Commento al Vangelo di Giovanni
sa di importante. Non volevano, probabil- . 1, 1, 39-41
mente, parlare con lui di cose importanti
solo per strada.
Cirillo di Alessandria, La fama del Messia si era diffusa
Commento al Vangelo di Giovanni2, 1
Le parole Abbiamo trovato il Messia
rivelano che la fama del Signore si era dif-
fusa; era iniziata al tempo dei Magi, e si era
1• 39·41 rafforzata grazie a Giovanni, al suo batte-
Andrea incontra suo fratello Si- simo e alla testimonianza dello Spirito. Poi
mone il Signore si era allontanato, divenuto di
nuovo come invisibile per il suo digiuno di
Il compimento della Legge quaranta giorni. Questo è il motivo per cui
Era circa l'ora decima. È forse senza gli eletti bramavano notizie stì di lui: co-
un motivo che l'evangelista ci precisa l'o- storo erano suoi strumenti, come il Signo-
ra?· Non credete che voglia farci notare re stesso testimonia: Io vi ho scelti prima
qualche cosa, impegnarci a cercare qual- che il mondo fosse (cf. Gv 15, 16.19). Egli
che cosa? Era l'ora decima. Questo nume- ha scelto dei Galilei, un popolo rozzo - i
ro richiama la Legge, perché la Legge ven- profeti, infatti, li chiamano popolo rozzo
ne formulata in dieci precetti. Era giunto che dimora nelle tenebre -, ma sono essi
il tempo in cui la Legge doveva compiersi che hanno visto la luce e che confondono i
per mezzo dell'amore; poiché non riusci- dottori della Legge: Quello che è stolto per
vano, i Giudei, a osservarla per mezzo delil mondo) Dio lo ha scelto per confondere i
timore. È per questo che il Signore disse:sapienti (1 Cor 1, 17).
Non sono.venuto ad abolire la Legge, ma a Efrem il Siro,
compierla (Mt 5, 17). Commento al Diatessaron 4, 18
·, Agostino,
Commento al Vangelo di san Giovanni7, 10
Il desiderio di Andrea del Messia
Andrea, rimasto con Gesù e imbevu-
Giovanni è I, altro discepolo di cui to dei suoi insegnamenti, non tenne per
non conosciamo il nome sé questo tesoro, ma con sollecitudine e
senza indugi corre dal fratello per con-
· Dice che uno di quelli che lo segui- dividere con lui i beni dei quali era sta-
rono era Andrea, fratello di Simone, men- to partecipe. Ma perché Giovanni non
tre nulla è detto dell'altro. Chiaramente, ha riferito ciò di cui Gesù aveva parla-
invero, questi è lo stesso beato Giovanni. to con loro? Da dove risulta chiaro che
Sempre~ infatti, mostra di passaré sotto si- quello era il motivo per cui rimasero con
lenzio ciò che lo riguarda personalmente. lui? [ ... ] Considera ciò che costui dice al
Anche quando ha raccontato qualcosa che fratello: «Abbiamo trovato il Messia», che
lo riguarda, evita di citare il proprio nome. si traduce Cristo. Non vedi come in bre-
E invero, se quelli che raccolsero il Vange- ve tempo egli di.mostri quanto ha appre-
lo non avessero indicato lo scrittore pre- so? Ci fa vedere la persuasività del mae-
136 Giovanni 1-10

stro e anche il loro desiderio, concepito Pietro chiamato Cefa


dall'alto e presente sin dal principio, di
occuparsi di queste cose. Queste parole, Né il racconto del quarto Vangelo
infatti, sono tipiche di un'anima in trava- è in contrasto con quanto_ narra Matteo
glio per la venuta di Cristo e in attesa del- sull'occasione in cui Gesù disse a Pietro:
la sua discesa dall'alto, divenuta gioiosa Tu sei Pietro e su questa pietra edifiche-
per l'avverarsi dell'evento atteso e solle- rò la mt'a Chiesa (Mt 16, 18). Non si de-
cita nel condividere con gli altri la buona ve infatti interpretare il testo nel senso che
novella. Questo è affetto fraterno, que- Pietro abbia ricevuto allora per la prima
sta è amicizia intima, questa è la genui- volta questo nome ma che l'aveva ricevu-
na disposizione di chi ncll' occuparsi di to quando, come riferisce Giovanni, gli fu
cose spirituali tende la propria mano agli detto: Ti chiamerai Ce/a, che significa Pie-
altri. Ascolta, poi, come egli lo dica cori - tro (Gv 1, 42). In seguito a questo inter-
l'aggiunta dcll' articolo: non dice, infat- vento, il Signore poté chiamarlo col nome
ti, Messia, ma il Messia. Essi aspettavano che era già suo e dirgli: Tu sei Pietro. Non
quel solo Cristo, che nulla aveva in comu- gli disse infatti allora: Tu ti chiamerai Pie-
ne con gli altri. tro, ma:. Tu sei Pietro, in conformità con
Giovanni Crisostomo, quanto gli aveva detto prima, che cioè si
Commento al Vangelo di Giovanni 19, 1 sarebbe chiamato Pietro.
Agostino,
Il consenso degli evangelt'sti 2, 17, 34

1 42
• Pietro la Pietra
Costruire sulla pietra .
Episodi omessi dagli altri evangelisti
· Non è una gran cosa che il Signore
Quanto al Vangelo di Giovanni vi so- a
abbia detto Simone di chi egli era figlio.
no riportatÌ i seguenti episodi: prima che Che c'è di grande per il Signore? Egli co-
Gesù andasse in Galilea restò Pietro, che nosceva il nome di tutti i suoi santi, che
era insieme ad Andrea, un giorno con lui, aveva predestinato prima della creazione
e in quell'occasione Gesù gli impose il no- del mondo, e ti meravigli che abbia detto a
me di Pietro, 1nentre prima si chiamava un uomo: Tu sei il figlio del tale, e ti chia-
Simone. L'indomani, volendo partire per merai con il tal nome? È una gran cosa che
la Galilea, incontrò Filippo e l'invitò a se- gli abbia mutato nome, e di Simone abbia
guirlo. Subito dopo è narrata la vocazio- fatto Pietro? Pietro deriva da pietra, e la
ne di Natanaele. Tre giorni dopo Gesù è pietra è la Chiesa: nel nome di Pietro, dun-
in Galilea e a Cana compie il miracolo del que, era raffigurata la Chiesa. Chi è più si-
cambiamento dell'acqua in vino (Gv 1_, 39 curo di colui che costruisce sulla pietra?
- 2, 11). Tutti questi episodi gli altri evan- Il Signore stesso lo dice: Chz·unque ascolta
gelisti li hanno omessi, limitandosi a dire queste parole che io vado dicendo e le met-
in forma compendiosa che Gesù tornò in te in pratica, può paragonarsi' a un uomo ac-
Galilea. Ci si lascia ìntendere quindi che corto che ha costruito la sùa casa sulla pietra
dovettero trascorrere alcuni giorni, nei (cioè, non cede alle. tentazioni) (Mt 7, 24)
quali appunto avvennero gli incontri con i [ ... ] . Se Pietro avesse già avuto prima que-
discepoli, che Giovanni inserisce in questo sto nome, non avresti colto il mistero della
punto della narrazione. pietra e potresti pensare che egli si chia-
Agostino, masse così per caso, non per divina prov-
Il consenso deglt' evangelù# 2, 17, 34 videnza. Per questo il Signore volle che

\
· La chiamata dei primi discepoll (1, 35-42) 137

prima si chiamasse diversat:nente, affinché gli antichi, che imponevàno nomi in base
dal cambiamento
. stesso del nome
. risaltas- a eventi concreti, come appunto fece an-
se luminosamente il suo disçgno. · · che Elia. E lo facevano non senza motivo,
Agostino, ma perché avessero un nome che ricor-
Commento al Vangelo qi san Giovanni dasse la benevolenza di Dio e fosse per-
7, 14; 1-4 petuo il ricordo della profezia attraverso i
loro nomi per coloro che li avessero sen-
titi nominare. Allo stesso modo ha chia-
Ciò che è insito in un nome mato Giovanni prima della nascita. A co-
storo, infatti, era in sorte che la loro virtù
Ebbene, perché cambia i loro nomi? risplendesse fin dalla loro giovane età, e
Lo fa per mostrare che è stato lui a stipu- dunque proprio allora ebbero i loro no-
lare la vecchia Alleanza, a cambiare i no- mi, mentre quelli destinati a mostrarla in
mi, a chiamare Abramo "Abraham ", Sa- seguito solo più tardi ebbero l'imposizio-
ra "Sarai" e Giacobbe "Israele". A molti ne del nome. Ebbene, allora entrambi ri-
ha imposto i nomi fin dalla nascita, come cevettero un nome diverso, mentre noi og-
a Isacco, a Sansone e a quelli nel libro di gi abbiamo tutti quanti un solo nome, il
Ìsaia e Osea (cf. Is 8, 3 e Os l, 4 e 6, 9). Ad nome più grande di tutti. i precedenti, il
altri, invece, ha dato il nome dopo che es- nome di "cristiani'', di "Figli di Dio", di
si erano stati chiamati dai genitori, come a "amici" e di suo "corpo'".
quelli menzionati e come a Giosuè figlio Giovanni Crisostomo,
di Nun. Era questa un'usanza anche de- Commento al Vangelo di Giovanni 19, 2-3
LA CHIAMATA DI FILIPPO E NATANAELE

Il giorno dopo Gesù volle partire per la Galt'lea; trovò Filippo e gli dis$_e:
«Seguimi!». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo
trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto
Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, d{Nàzaret». Na-
tanaele gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?» Filippo gli 11

rispose: «Vieni e vedi>>. Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incon-
tro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità». Natanaele
gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti
chiamasse, io ti ho ·visto quando eri sotto l'albero di fichi». Gli replicò Na-
tanaele: «Rabbz: tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!». Gli rispose
Gesù: «Perché ti ho detto.che ti avevo visto sotto l'albero difichz: tu credi?
Vedrai cose più grandi di queste!». Po~ gli disse: ~<In verità, in verità io vi
dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere jopra il Fi-
glio dell'uomo» (l, 43-51).
È notevole che i discepoli prediletti di Gesù siano originari proprio della Galilea, i.ma
regione dalla cattiva fama (Crisostomo). Betsaida significa "casa dei cacciatori": in effetti,
da Il provengono i "pescatori di uomini" (Beda). Gesù incontra il sollecito Filippo, che si
era già dedicato alla lettura della Legge e dei Profeti: per questo con tanta prontezza segue
il Cristo e comunica a Natanaele che questo Gesù di Nazaret è il Messia (Crisostomo). Fra
i Giudei si era diffusa la falsa notizia che il Messia sarebbe stato originario di Nazaret, non
di Betlemme, come disse il profeta (Cirillo). Nazaret aveva una cattiva reputazione e non
poteva essere, secondo le Scritture, luogo d'origine del Messia (Teodoro). Sebbene venga
definito "figlio di Giuseppe", la nascita dalla Vergine Maria non è in dubbio. Le parole di
Natanaele possono essere interpretate in due modi, affermativo o interrogativo (Agostino).
Natanaele, trovando la forza della prova nella Legge e nei Profeti, ammette <;li trovarsi di
fronte a qualcosa di grande. Filippo lo invita ad andare a vedere, consapevole che non solo
vedere significa cred~re, ma anche che il Verbo del Salvatore ha grande potere di persua-
sione (Cirillo). Natanaele resta in dubbio davanti all'annuncio di Filippo, che contrasta ·con
la previsione dei profeti (Crisostomo). Egli si rifiuta di forzare la Sacra Scrittura per adat-
tarla alla sua interpretazione e Gesù lo loda per questo (Efrem). Il dotto. Natanaele riceve

11
La frase pronunciata da Natanaele è una domanda o un'affermazione? I moderni la interpretano
in senso interrogativo, nei Padri la questione è oggetto di dibattito.
La chiamata di Filippo e Natanaele (1, 43-51) 139

i complimenti di Gesù. Secondo Agostino non fu però uno dci Dodici, che erano persone
semplici. Quando nostro. Signore parla di Natanacle come "uno in cui non c'è falsità", lo
associa a Giacobbe, cioè Israele (Agostino) . Il fico è simbolo dell'ombra del peccato (si ricor-
dino le foglie di fico di Adam·o ed Eva) e delle delizie mondane, da cui bisogna allontanarsi
(Agostino, Ambrogio). Natanaelc risponde che Gesù è il Figlio di Dio, ma non può cogliere
appieno le implicazioni della sua affermazione (Teodoro). Pietro farà la sua confessione in
seguito con maggiore co.nsapevolezza (Crisostomo). Ciò che Natanaele ha visto oggi è nulla
a confronto di quanto vedrà in futuro, perché Gesù non è solo il re di Israele, ma anche il re
degli angeli (Crisostomo).·ln questo modo offre a Natanaele un'altra anticipazione della sua
divinità (Teodoro). Gli angeli possono essere interpretati come i predicatori di Cristo, che si
elevano emulando il Signore, ma che devono anche discendere quando predicano, in modo
tale che la loro gente possa comprendere il messaggio (Agostino).

t , 43·45 Filippo e Natanaele seguono po e precisato che era la stessa di Andrea e


Gesù di Pietro, ma col nome della città ha inteso
dimostrare allegoricamente quali fossero
I migliori discepoli scelti dalla Gali- allora i sentimenti di Filippo, quale egli sa-
lea rebbe stato nel suo ministero, quali anche
sarebbero stati Pietro e Andrea. Betsaida
Dunque, presi con sé i discepoli, Ge- infatti significa "casa dei cacciatori" e cac-
sù si reca allora a "caccia" degli altri e con- ciatori erano quelli che si sentirono dire
duce a sé Filippo e N atanaele. Riguardo a dal Signore: «Venite dietro di me e vi farò
ciò non e' è nulla di eccezionale, dal mo- diventare pescatori di uomini>> (Mt 4, 19);
men.to che la fama di Gesù aveva percorso cacciatore era anche Filippo che, prima
tutta la Siria (cf. Mt 4, 24). È straordina- di essere ordinato dal Signore al compi-
rio, invece, ciò che riguarda. Pietro, Gia- to di predicare, mostrò predicando sponta-
como e Filippo, non solo perché credet- neamente quanto fosse intento a catturare
tero prima dei miracoli, ma anche perché anime per la vita eterna.
venivano dalla Galilea, da dove non veni- Beda il Venerabile,
va nemmeno un profeta e nulla di buono Omelie sul Vangelo 1, 17
poteva sorgere. I suoi abitanti, infatti, era- (Dopo l'Epifania [Gv 1, 43 -51])
no in qualche modo più incivili, selvaggi e
rozzi. Ma il Cristo persino là rivelò la sua
potenza, scegliendo dalla terra che non Filippo, il convertito sollecito
produceva frutto i migliori dei suoi 'disce-
poli. Per chi cerca con sollecitudine c'è qual-
Giovanni Crisostomo, cosa di grande (cf. Pr 14, 23) [. .. le Cristo
Commento al Vangelo di Giovanni 20, 1 intendeva qualcosa di più quando disse:
Chi cerca trova (Mt7 , 8). Per questo ades-
so capisco perché Filippo abbia seguito
Betsaida, la città dei "pescatori di Cristo. Andrea aveva ascoltato Giovanni,
uomini" e Pietro Andrea. Filippo, invece, non ave-
va ascoltato nessuno, anzi dopo che Cri-
Non dobbiamo credere che l'evange- sto gli aveva detto solo questo, cioè Se-
lista per caso e senza un motivo spirituale guimi', credette immediatamente e non si
abbia indicato il nome della città di Filip- tirò indietro, ma divenne un araldo anche
140 Giovanni 1-10

per gli altri. Dopo esser corso da Natana- rigettata quell'antica idea, io prometto di
ele gli dice: Abbiamo trovato colui di cui mostrarti proprio i fatti». Ma questo sa-
hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profe- rebbe superfluo per chi una volta ha cre-
ti. Non vedi che mente sollecita aveva egli, duto alla verità.
che aveva meditato continuamente sulle Teodoro di Mopsuestia,
parole di Mosè e attendeva la sua venu- Commento al Vangelo di Gt"ovanni 1, 1, 46
ta? Infatti l'espressione Abbiamo trovato è
propria di coloro che non smettono mai
di cercare.
Giovanni Crisostomo, La nascita verginale
Commento al Vangelo di Giovanni 20, 1 Era chiamato figlio di Giuseppe, per-
ché Giuseppe aveva sposato sua madre.
Tutti i cristiani, infatti, ::;anno bene dal
La falsa notizia sull'origine di Cristo Vangelo che Gesù fu concepito e nacque
da una vergine.
Si era sparsa poi, presso i Giudei, una Agostino,
falsa notizia riguardo a Cristo nostro Sal- Commento al Vangelo di san Giovanni 7, 15
vatore, che egli cioè sarebbe stato da un
paese o villaggio chiamato Nazaret, nono-
stante che la Sacra Scrittura ne avesse par-
lato chiamandolo di Betlemme (Mi 5, 1). Dubbio o conferma?
Fu infatti educato a Nazaret [. .. ],ma non Così disse Filippo a Natanaele, e ag-
era nato lì, bensì in quel paese che abbia- giunse il luogo donde Gesù proveniva:
mo nominato, anzi che è stato conferma- Nazaret. Natanaele gli disse: «Da Nazaret
to dalla voce del profeta. Filippo, dunque, può venire qualcosa di buono?». Come si
segue l'opinione dei Giudei. deve intendere questo, o fratelli? C'è chi
Cirillo di Alessandria, intende questa frase non come un' affer-
Commento al Vangelo di Giovanni· 2, 1 mazione, . ma come un'interrogazione, e
cioè: Da Nazaret può venfre qualcosa di
buono? Interviene infatti Filippo, il quale
1 46
• «Da Nàzaret può venire qualcosa dice: Vieni e vedi. Questo intervento si ac-
di buono?» corda con ambedue i toni: sia con quello
affermativo: Da Nazaret può venire qual-
cosa di buono, confermato da Filippo che
La cattiva reputazione di Nazaret dice: Vieni e ved~· sia con quello dubitati-
Non è certo così, ma va inteso nel vo e interrogativo: Da Nazaret può venire
senso contrario e dubitativo, vale a dire: qualcosa di buono? ·Vieni e vedi·.
«Come è possibile che qualcosa di buono Agostino,
venga da Nazaret?». Infatti era ben poco Commento al Vangelo di san Giovanni 7, 15
stimato fra i Giudei il nome di questo vil-
laggio, ché i suoi abitanti erano per cer-
to pagani, ed era quasi impossibile che ne
venisse qualcosa di buono. Perciò i farisei
Grandi cose provengono d~ N azaret !
dicevano a Nicodemo: Studia, e vedrai che Subito Natanaele ammette che era
dalla Galilea non sorge profeta! (Gv 7, 52). qualcosa di grande e di buono qudlo che
Giustamente, dunque, Filippo dice a Na- doveva venire da Nazaret. È del tutto
tanaele: Vieni: e vedi. «Quando infatti sia chiaro che contribuiva alla prova di ciò
La chiamata di Filippo e Natanaele (1, 43-51) 141

che si cercava non solo a N aza~et: erudi- 1 47


• Un Israelita in cui non e)è falsità
to qual era,· riuscì a farsi un'idea trovan-
do la forza della prova nella· Legge e nei Un buon testimone
Profeti. Filippo gli rispose: «Vieni e·vedi». · Il profeta aveva detto che un capo e
Per credere, egli dice, basterà vedere; e principe sarebbe nato da Betlemme (cf.
se parlerai con lui, sarai certamente d' ac- Mi 5, 1-2). Natanacle, invece, aveva sen-
cordo e, senza dubbio, ammetterai che è tito dire che sarebbe stato .di Nazaret, ed
veramente lui che è aspettato. Dobbiamo è per questo che dice: Da Nazaret può ve-
credere che, nelle parole del Salvatore, nire qualcosa di buono?, dal momento che
c'era una certa divina e ineffabile grazia da nessuna parte nella Scrittura lo si dice_.
che riusciva a trasfqrmare gli animi degli Perciò il Signore, vedendo che Natanaele
ascoltatori. [ ... ] Le sue parole erano ef- era un buon testimone, non come gli scri-
ficaci a far agire, ed erano adatte a per- bi che alteravano la Scrittura per piegar-
suadere. la alla lorq interpretazione personale, af-
Cirillo di Alessandria, ferma: Ecco davvero un Israelita in cui non
Commento al Vangelo di Giovanni 2, 1 c'è falsità. Egli, infatti, prima di conoscere
il Signote aveva chiesto: Da Nazaret può
venire qualcosa di buono?, come in effetti
dovrebbe venire da Betlemme52 •
La meraviglia di N atanaele Efrem il Siro,
Commento al Diatessaron 4, 19
Dicendo Da Nazaret può mai venfre
qualcosa di buono, egli esprime apprez-
zamento e meraviglia nei confronti di
quell'uomo. E non sarebbe stato possibile
Natanaele era uno dei Dodici?
trovare in lui un motivo di biasimo? Cer- Ecco davvero un Israelita in cui non
to che no. Non erano infatti parole di un c'è falsità . Quale testimonianza! Né di
incredulo, né degne di biasimo, ma di lo- Andrea, né di Pietro, né di Filippo è sta-
de. Ma perché e in che modo? Ebbene, to detto ciò che è stato detto di Natanaele
perché costui aveva meditato di più sul- [ ... ]. E con questo, o fratelli? Dobbiamo
le parole dei profeti. Infatti, aveva appre- concludere che N atanaele doveva essere
so dalle Scritture che bisognava che Cri- lui il primo degli apostoli? Non solo Nata-
sto venisse da Betlemme, dal villaggio da naele non risulta il primo nella lista degli
cui proveniva David. Questo dunque era apostoli, ma nemmeno a metà, neppure
quello che credevano i Giudei, e il profeta l'Ultimo. Eppure è a lUi che il Figlio di Dio
lo aveva annunciato fin dai tempi passati ha reso una così grande testimonianza di-
(cf. Mt 2, 6; Mi 5, 2). [. .. ] Quando dun- cendo: Ecco davvero un Israelita in cuì· non
que sentì che veniva da Nazaret, provò · ·e'è falsltà. Ci si domanda perché. Per quel
turbamento e dubbio, non trovando cor- tanto che il Signore ci concede di capire,
rispondenza tra l' annuricio di Filippo e la possiamo saperlo . .Dobbiamo tener .pre-
previsione dei profeti. · sente, infatti, che Natanaele era uno stu-
Giovanni Crisostomo, dioso e un esperto della Legge; per questo
Commento al Vangelo di Giovanni 20, 1 il Signore non volle annoverarlo tra i suoi

52
Efrem conclude che N atanaele testimonia dunque che entrambe le profezie, quella sull' o rigi-
rie da Betlemme (Mi 5, 1) e quella in.diretta sull'origine da Nazaret (Is 9, 1), trovano compimento in
Gesù. ' · ·
142 Giovanni 1-10

discepoli, perché aveva scelto dei sempli- re. Quando peccarono si adattarono del-
ci, per confond~re il mondo'.53 • le cinture di foglie di fico e coprirono le
Agostino, parti vergognose;. infatti a causa del pec-
Commento al Vangelo di san Giovanni cato suscitarono il senso della vergogna.
7, 16-17 Pertanto, se si fecero cinture i primi pec-
catori - dai quali discendiamo, nei quali
eravamo periti - venendo egli a cercare e
Il rapporto tra Natanaele e Giacob- a salvare ciò che era perduto, con foglie di
be fico si fecero di che coprire le parti vergo-
gnose, che altro si volle dire con: Ti ho vz'-
Ora questo Giacobbe nella Scrittura sto quando eri sotto l'albero di fichi, all'in-
è chiamato uomo senza inganno. Questo fuori di: "Non saresti venuto a colui che
Giacobbe, come voi sapete, fu chiamato purifica dai peccati se egli per primo non
Israele. [. . .] Il Signore a lui: Perché tl ho ti avesse veduto nel velamento del pecca~
detto che ti avevo visto sotto l'albero di fi- to"? Siamo stati veduti perché potessimo
ch~ tu credi? Vedrai' cose più grandi di que- vedere; siamo stati amati affinché potessi-
ste! Quali sono queste cose più grandi? mo amare.
È cosz: vi dico. Per il fatto che quello è un Agostino,
Israelita senza inganno, pensa a Giacobbe Discorsi 174, 4
anche del quale si dice che in lui non c'era
inganno e ricorda il fatto cui allude Cristo,
la pietra posta sotto il capo, la visione .d u-
rante il sonno; la scala elevantesi dalla terra L'albero di fichi e la mondanità
al cielo, gli angeli che scendevano e saliva- Oh, se Gesù da qualche parte volges-
no e vedi che cosa dice il Signore all'Isra- se lo sguardo su di me, che giaccio anco-
elita senza falsità: Vedrete il cielo aperto. ra sotto quel fico che non dà frutti (cf. Le
Ascolta, Natanaele senza inganno, ciò che 13, 6). Dopo tre anni anche il nostro fico
vide Giacobbe senza inganno: Vedrete li porterebbe frutti. Ma da dove nasce tan-
delo aperto e gli' angeli salire e scendere - ta speranza per i peccatori? Ah, se quel
verso chi? - verso il Figlio del!'uoma54 • coltivatore della vigna del Signore, di cui
Agostino, parla il Vangelo, che forse ha ricevuto
Discorsi 89, 5 l'ordine di tagliare il nostro fico, gli con-
cedesse clemenza anche per quest'anno,
finché non scavi attorno e vi metta una ce-
1 48 sta di letame: chi sa che non possa rialza-
• «Come mi conosci?»
re da terra il misero e non possa solleva-
re il povero dal fimo (cf. Sal 113, 6)! [. .. ]
All'ombra del peccato Me copre ancora il fico, cioè il prurito
Voi sapete come i primi peccatori, delle seducenti delizie del mondo: quan-
Adamo ed Eva, si adattassero delle cintu- to ad altezza è basso, quanto a resistenza

53 Agostinonon annovera Natanaele tra i Dodici dal momento.che il suo nome non compare nelle
liste di Mt 10, 3, Mc 3, 18 e Le 6, 14, anche se molti altri Padri ritengono che egli sia da identificare
con Bartolomeo, il quale, avendo per nome un patronimico, poteva avere anche un secondo nome.
Agostino, tuttavia, deve aver in mente anche il passo di Gv 21, 2, in cui Natanade è menzionato in
compagnia degli altri Dodici.
54 Cf. Ambrogio, Giacobbe e la vita beata 2, 4, 14.
La chiamata di Filippo e Natanaele (1, 43-51)
I .
143

è fragile, quanto all'uso è molle, ·quanto ai nulla di tutto ciò. [. . .] Pietro e Natanaele,
frutti è sterile. infatti, hanno pronunciato le stesse paro-
· Am~rogio, le, ma ciascuno no"n con la stessa consa-
· Le vergini 1, 3 pevolezza: Pietro infatti confessò il Figlio
di Dio, in quanto Dio vero, Natanaele, in-
vece, solo l'uomo. [ ... ] Dopo aver det-
to, infatti: Tu sei il Figlio di Dio, aggiun-
1 49
• «Rabb~ tu sei z'l Figlio di Dio, tu ge: Tu sei il re d'Israele. Il Figlio di Dio,
sei il re d'Israele» · tuttavia, non era solo il re d'Israele, ma il
re del mondo intero. Ciò diventa più chia-
N atanaele conosce Cristo in modo ro anche con quello che segue. Per Pietro,
ancora imperfetto infatti, Cristo non aggiunge altro, ma es-
sendo ormai la sua fede perfetta, dice che ·
Anche Natanaele - convinto dal-
avrebbe costruito la sua Chiesa sulla sua
le opere stesse - gli disse: Rabhz: tu sei il
Figlio di Dio) tu sei il re d)Israele; ovvero: · confessione. Qui, invece, la confessione di
Natanaele è considerata manchevole e an-
«Tu sei il Messia che già è stato annun-
cora bisognosa di perfezionamento.
. ciato». Senza dubbiq il Messia era atteso
Giovanni Crisostomo,
da quelli come vicino a Dio, al di sopra
Commento al Vangelo di Giovanni 21, 1
di tutti e re d'Israele, benché ne avessero
un'idea piuttosto confusa e carnale. Non
era infatti possibile che i Giudei sapesse-
ro all'epoca né in che modo fosse Figlio 1• 50-51 Cose più grandi di queste
di Dio, né come fosse re d'Israele. Ma è
chiaro che anche Natanaele non lo indi- Il Signore degli angeli
cava.Figlio di Dio per generazione divina,
bensì per la familiarità con Dio; in quan- Non vedi come egli lo conduca da
to gli uomini, accostandosi a Dio con le terra verso lalto a poco a poco e lo renda
proprie capacità, erano chiamat~. figiì di capace di pensare a lui non come a sem-
Dio. Né infatti era possibile che Natanae- plice uomo? . Infatti, colui che gli angeli
le avesse subito tale conoscenza, che dopo servono e colui sul quale gli_angeli salgo-
lungo tempo vediamo gli apostoli stessi fi- no e discendono, come può costui essere
nalmente aver acquisito. Ma ciq che gli era uomo? Questo è il mo.tivo per cui egli di-
stato detto dal Signore non poteva bastare ce: Vedrai cose più grandi di queste, e per
a render manifesta l'altra natura. mostrarlo introduce il servizio degli ange-
Teodoro di Mopsuestia, li. Vuol dire press'a poco: è questo, Nata-
Commento al Vangelo di Giovanni 1, 1, 49 naele, che ti è sembrato grande e per cui
mi hai chiamato re d'Israele? Cosa dirai
dunque, vedendo gli angeli salire e scen-
La confessione di N atanaele e quel- dere su di me? Con queste parole lo indu-
ce a confessarlo come Signore degli angeli.
la di Pietro
Proprio come sul Figlio del Re, infatti, gli
. Pietro, dopo quei così grandi miraco- angeli salirono e scesero, sia nel momento
li e quel éosì grande insegnamento, aven- della crocifissione, e di nuovo alla risur-
do confessato Tu sei il Figlio di Dio, viene rezione e all'ascensione, e prima di allora
detto beato. Natanaele, invece, che aveva anche quando vennero e lo servirono (cf.
detto la stessa cosa prima dei miracoli e Mt4 , 11). Gli angeli salirono e scesero an-
prima dell'insegnamento non si sentì dire che per la sua nascita, gridando: Gloria a
144 Giovanni 1-10

Dio nei cz'eli e pace sulla terra (Le 2, 14), e ta dalle parole: Ti ho visto sotto l'albero di
quando si recarono da Maria e da Giusep- fichi. Che Dio ci abbia chiamati e giustifi-
pe [ ... ]. Il Signore rende il presente una cati, è certamente cosa più grande che l'a-
dimostrazione del futuro. Dopo aver già verci visti giacere all'ombra di morte. A
mostrato il suo potere, Natanaele avrebbe che cosa ci avrebbe giovato l'essere stati
ben presto creduto che cose più grandi sa- visti, se ci avesse lasciati dove ci ha visti?
rebbero seguite. Non saremmo ancora là? Che è questa co-
Giovanni Crisostomo, sa più grande? Quando mai noi abbiamo
Commento al Vangelo di Giovanni21, 1 . visto gli angeli salire e discendere sopra il
Figlio dell'uomo? [. .. ] Gli angeli di Dio
sono i buoni predicatori che annunciano
Gesù dà a N atanaele un indizio della Cristo: essi salgono e discendono sopra il
sua vera natura Figlio dell'uomo. [ ... ] Ascoltate l'aposto-
lo Paolo [. .. ]. Fin dove era asceso? Fino
Così [il SignoreJ mostra che nul- al terzo cielo (cf. 2 Cor 12, 2-4). Fin do-
la di quanto detto da. lui era grande, né ve è disceso? Fino a dare il latte ai bam-
era sufficiente a rendere palese del tut- bini (cf. 1 Cor 3, 1-2). [. .. ] Anche un pa-
to chi egli fosse. [. . .] Il Signore ha detto dre potrebbe essete colto e un tale oratore
che gli angeli salgono e scendono su di da far risuonare il foro e tremare la tribu-
lui, in quanto ministri di ciò che è fatto na: quando rientra a casa, se ha un bambi-
da lui stesso. no piccolo che lo aspetta, mette da parte
Teodoro di Mopsuestia, l'eloquenza forense con la quale era salito
Commento al Vangelo di Giovanni in alto, e con accenti infantili si accosta al
1, 1, 50-51 suo piccolo. [. .. ] Se il Signore stesso è sa-.
lito e_disceso, vuol dire che anche i .suoi
predicatori devono salire mediante l'imi-
I predicatori ascendono imitando tazione di lui, e discendere con la predi-
Cristo e discendono predicando caztone.
Agostino, .
Fratelli, so di avervi parlato ·di co- Commento al Vangelo dì san Giovanni
se più grandi che non sia questa, indica- 7) 22-23
'
GESU A UNA FESTA DI NOZZE

Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c'era 1a madre


di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a
mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le
rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora» a (2, 1-4).
Cristo, da servitore, partecipa al matrimonio dei suoi servitori (Crisostomo). I festeg-
giamenti hanno luogo nella "Galilea delle genti", perché i Giudei hanno respinto lo sposo
celeste (Cirillo). Si compie così la profezia di Isaia (Eusebio). Secondo la scansione tempo-
rale di Giovanni, il matrimonio avvenne tre giorni dopo il battesimo di Gesù (Teodoro di
Mopsuestia). Nel terzo giorno, cioè negli ultimi tempi, il Verbo discende sulla terra per con-
sumare il suo matrimonio con la nostra natura umana, che egli cura (Teodoro di Eraclea). Il .
terzo giorno richiama anche la Trinità (Cesario), mentre il miracolo di Cristo preannuncia il
dono del suo ~angue per la sua sposa, la Chiesa (Cesario, Agostino). il fatto che Gesù accetti
l'invito alle nozze conferma e santifica l'istituzione del matrimonio (Origene) e, al contempo,
preannuncia il suo matrimonio (Massimo di Torino). La sua presenza al matrimonio, inoltre,
annulla la maledizione della Genesi (Cirillo). Questo è il primo miracolo raccontato da Gio-
vanni, ma Maria aveva già avuto prova della potenza di suo figlio: per questo gli chiede di
compiere un miracolo (Romano). Maria sperava che suo Figlio si rivelasse (Teodoro di Mop-
suestia). La tesi manichea che Maria non sia la madre di Gesù va rigettata (Agostino). Gesù
la rimprovera per questa richiesta, pur amandola e r~spettandola (Crisostomo). In questo
rimprovero possiamo intravedere la sua natura divina (Agostino). La redarguisce per la sua
attenzione al vino terreno, mentre lui pensa al vino della nostra redenzione'(Massimo di To-
rino). Egli attende infatti l'ora dell'eucaristia, stabilita dal Padre (Ireneo). Nel miracolo Gesù
si rivela in quanto Dio; nell'ora della crocifissione si mostrerà come uomo.e riconoscerà sua
madre (Agostino). Il miracolo npn awenne per necessità. Come creatore del tempo, Cristo
sa qual era il tempo più appropriato per completare la sua opera, ma onora anche sua madre
e compie il miracolo nel momento opportuno (Romano). La domanda Non è ancora giunta la
mt'a ora? chiarisce che Gesù decide quando compiere il miracolo, indipendentemente dalle
circostanze (Teodoro di Mopsuestia).

a Alcuni autori, fra cui Taziano, Efrem il Siro, Teodoro di Mop,suestia (cf. infra) e Gregorio di
Nissa, leggono la frase in forma interrogativa. Il senso dell'enigmatica risposta di Gesù è assai dibattu-
,, sia. nell'esegesi antica che in quella moderna. Pur prevalendo l'idea che la frase sia affermativa, non
to,
e e pieno consenso.
146 Giovanni 1-10

21
• Una festa di nozze a Cana della bevanda di fede della nuova cono-
scenza.
Il servitore partecipa al matrimonio Eusebio di Cesarea,
dei suoi servitori Dimostrazione evangelica 9, 8, 8-9
Gesù era assai noto in Galilea, per
questo lo invitano al matrimonio, ed egli·
vi si reca: non teneva, infatti, in conside- · Tre giorni dopo il battesimo
razione la sua dignità, ma il beneficio che
ne potevamo trarre. Colui che non ha rite- ' È· evidente che questo terzo gior-
nuto indegno assumere la forma di servo, no debba essere calcolato come il terzo
non avrebbe certo disprezzato di prende- giorno dopo il battesimo. Secondo quan-
re parte a un matrimonio di servi. to detto, il primo giorno è quello in cui
Giovanni Crisostomo, Andrea e il suo compagno lo seguirono
Commento al Vangelo di Giovanni21; 1 e passarono la notte con lui. Il secon-
do giorno contiene gli eventi su Filippo
e N atanaele. Il terzo giorno è connesso
agli eventi della festa di nozze. Tutti que-
Il matrimonio celebrato in Galilea sti ·fatti ebbero luogo in Galilea. Subito
La celebrazione delle nozze non si dopo il suo battesimo se ne andò e visse
svolge a Gerusalemme, ma fuori della · in quel luogo.
Giudea, come in una regione pagana. È la . . Teodoro di Mopsuestia,
Galilea delle genti (Is 8, 23), come dice il Commento al Vangelo di Giovanni 1, 2, 1
profeta. È chiaro che la Sinagoga dei Giu-
dei respinse lo sposo c;eleste, ma lo accolse
con gioia la Chiesa delle genti.
Cirillo di Alessandria, · Un i:natrimonio escatologico nel ter-
Commento al Vangelo di Giovanni 2, 1 zo giorno
Secondo la teoria'' di questo passo, il
Verbo discese dal cielo in modo tale che
Il primo miracolo nella Galilea del- lo sposo, facendosi carico del castigo del-
le genti la natura umana, potesse convincere la ·
Considera allora se le parole inizia- sposa ad accogliere il seme della sua sag-
li della profezia non presentino proprio gezza. Organizza il matririionio nel terzo
questo primo miracolo del nostro Sal- giorno, cioè negli ultimi tempi. Infatti egli
vatore, avvenuto a Cana di Galilea me- colpì la trasgressione .che fu in Adamo e
diante la trasformazione dell'acqua in vi- di nuovo ci curò nel terzo giorno, cioè ne-
no, quando si dice: Questo per prima cosa gli ultimi tempi, quando, facendosi uomo
bevi: subito agt'sci, paese di Zabulon e ter- per noi, si incarnò e in lui fece risorgere
ra·di Ne/tali~ Galilea delle genti (cf. Is 8, la carne. Per questo Giovanni cita il terzo
23). Questo miracolo simboleggiava una giorno come giorno in cui egli consacrò il
più spirituale mescolanza, cioè la trasfor- matrimonio.
mazione da bevanda assolutamente fisica Teodoro di Eraclea,
nella gioia spirituale e razionale propria Frammenti su Giovanni 12

55
Termine tecnico p er indicare la comprensione del disegno divino offerta dal passo.
Gesù a una festa di nozze (2, 1-4) 147

La dote del suo regno è mattesa e donde avanzò come sposo che esce dal
talamo, secondo la profezia della Scrittu-
Il terzo giorno è simb~lo della Tri- ra: Eglz' è come !>poso che procede dal suo
nità, i miracoli delle nozze. sono j ' miste- talamo, esultante come campione nella sua
ri delle beatitudini celesti. Era dunque un corsa (cf. Sai 18; 6). Esce come sposo dal-
giorno nuziale e un giorno di festa, dal la camera nuziale e, invitato, si reca alle
momento che la Chiesa redenta era con- nozze.
giunta allo sposo che veniva: quello spo- Agostino,
so, intendo, a cui tutta l'eternità del mon- Comrnen.to al Vangelo di san Giovanni 8, 4
do sin dall'origine era stata promessa in
sposa; colui che discese sulla terra per in-
vitare la sua diletta al talamo della sua al-
tezza, dandole per il presente la caparra 2 2
• Fu invitato alle nozze anche Gesù
del suo sangue, per il futuro la dote del
suo regno. Il creatore dell'uomo e della donna
Cesario di Arles; non rifiuta l'invito
Discorsi 167, 1 ·
Gesù, che fu il creatore dell'uomo e
della donna e portò Eva ad Adamo dopo
averla plasmata, non disdegna di essere
Lo sposo era il Verbo
invitato a un matrimonio. Per questo nel
Invitato, il Signore si reca a un festi- Vangelo egli dice di questa unione: L' uo-
no di nozze. C'è da meravigliarsi che vada . mo non divida quello che Dio ha congiunto
alle nozze in quella casa, lui che è venuto (Mt 19, 6). Pertanto si vergognino gli ere-
a nozze in questo mondo? Se non fosse tici che rifiutano il matrimonio, dato che
venuto a nozze, non avrebbe qui la sposa. Gesù fu invitato a un matrimonio e c'era
[ ... ]Il Signore ha qui, dunque, una sposa anche sua madre.
che egli ha redento col suo sangue, e alla Origenc,
quale ha dato come pegno lo Spirito San- Fr. 28 sul Yangelo di Giovanni
to (2 Cor 1, 22). L'ha strappata alla tiran-
nia del diavolo, è morto per le sue colpe,
è risuscitato per la sua giustificazione. Chi Il matrimonio viene santificato dalla
può offrire tanto alla sua sposa? Offrano presenza di Cristo ·
pure gli uomini quanto c'è di meglio al
mondo: oro, argento, pietre preziose, ca- Il Signore si reca dunque alle nozze,
valli, schiavi, ville, possedimenti: ci sarà cosicché esse, già prima istituite da lui,
forse qualcuno che può offrire il suo san- fossero santificate con la benedizion~ del-
gue? Se uno offrisse il suo ·sangue per la la sua presenza. Si reca alle nozze del vec-
sposa, come potrebbe sposarla? Il Signo- chio ordinamento mentre era sul punto di
re invece affronta serenamente la morte, prendere una nuova sposa, sempre vergi-
dà il suo sangue per çolei che sarà sua do- ne, attraverso la conversione dei Gentili.
po la risurrezione, colei che già aveva uni- Si reca alle nozze, lui che da nozze non eb-
to a sé· nel seno della Vergine. Il Verbo, be origine. Si reca alle nozze non certo per
infatti, è lo sposo ·e la carne umana è la godere del bançhetto, ma per farsi cono-
sposa; e tutti e due sono un solo Figlio di scere coi miracoli. Si reca alle nozze non
Dio, che è al tempo stesso .figlio dell'uo- per bere vino, ma per darlo.
mo. Il seno della Vergine Maria è il tala- Massimo di Torino,
mo dove egli divenne capo ·della Chiesa, Sermoni23
148 Giovanni 1-10

L'annullamento della maledizione me, senza avere visto, I come, senza aver
avuto prova di un suo miracolo, I lo in-
Occorreva che chi doveva restaurare vitasti a con1piere il prodigio. I Infatti la
la stessa natura dell'uomo, e riportarla a domanda non è semplice per noi a questo
una condizione migliore, non solo benedi- punto: I come potesti dire al Figlio tuo:
cesse quelli che erano già nati, ma offrisse «Da loro del vino, I Tu che ogni cosa hai
1

la grazia anche a quelli che sarebbero nati fatto con sapienza»? I I Ecco le parole che
dopo, e santificasse il loro ingresso alla vi-. a noi dice la madre del Dio dell'univer-
ta. Inoltre, eccoti un terzo motivo. È sta- so: «Ascoltate, amici, / lasciatevi istruire
to detto, in un luogo, da Dio alla donna: . se volete conoscere i misteri. I Io vidi già
Con dolore partorirai ifigli (Gen 3, 6). Co- mio figlio compiere miracoli[ .. .]. Il Cosl,
me, dunque, si doveva allontanare da noi poiché nessuno può con certezza credere
la maledizione? Come altrimenti era lecito quel che non dicono i libri I scritti dai te-
evitare le nozze condannate? Questo pro- stimoni oculari della sua grazia, I questi
blema lo risolse il Salvatore, che amò mol- fatti li tralascerò; ne toccherò di più gran-
tissimo gli uomini. Con la sua presenza di di cui ho precisa conoscenza. I Io so
onorò le nozze: egli, gioia e letizia dell'uni- che non conobbi uomo, I e pure partorii
verso, cancellò l'antica tristezza del parto. un figlio al di là di natura e di ragione, I
Cirillo di Alessandria, e son rimasta vergine com'ero. I Cerchi
Commento al Vangelo di Giovanni 2, 1 dunque un miracolo più grande di questa
nascita, o uomo? I Gabriele stette di fron-
te a me dicendo come si generava questo
2 3
• La madre di Gesù gli disse: «Non
figlio I che ogni cosa ha fatto con sapien-
hanno vino»
za. 11 Dopo il concepimento, udii Elisa-
betta chiamarmi madre di Dio prima del
parto; I dopo il parto Simeone mi esaltò
Perché Maria si aspetta un miraco- con un canto I e Anna mi salutò accla-
lo?'6 mando; i Magi dalla Persia I accorsero al-
Il Cristo era presente alle nozze .e una la mangiatoia, I poiché una stella del cielo
folla di convitati banchettava I e la gio- aveva preannunciato la sua nascita. I Pro-
ia per loro si mutò in afflizione: I soffriva clamavano la loro gioia insieme agli ange-
lo sposo, e i coppieri I non finivano più li i pastori I e con loro si rallegrava tutto
di mormorare. I Uno solo era il dramma, il creato. I Quale miracolo più grande di
che mancava il vino; I e nella sala c'era un questi potrei cercare? I Per questo sono
po' di trambusto. I Quando Maria santis- certa che mio figlio è I Colui che ogni cosa
sima se ne accorse, I subito andò dal Fi- ha fatto con sapienza».
glio e disse: «Non hanno vino, I ti prego, Romano il Melode,
figlio, mostra che puoi tutto, I Tu che ogni Kontakia - Le nozze di Cana 5-9
cosa hai/atto con sapienza». Il Ti scongiu-
riamo, Vergine augusta, da quali suoi mi-
racoli conoscesti che il Figlio tuo poteva, Maria vuole che Sl1;0 Figlio si riveli
I senza aver vendemmiato grappoli, elar-
gire il vino, I visto che ancora non aveva Sua madre - con lo stile delle madri -
fatto prodigi, come scrisse Giovanni l'i- lo spingeva a compiere il miracolo, desi-
spirato da Dio? I Facci comprendére co- derando che già fosse rivelata la grandezza

56
Cf. anche Massimo il Confessore, Vita di Maria 67.
Gesù a una festa di nozz.e (2, 1-4) 149

dcl Figlio suo e pensando che la mancanza gano ostacoli alle attivit~ spirituali non è
del vino fornisse l'occasione propizia per saggio obbedire.
il miracolo. Giovanni Crisostomo,
Teodoro ·di Mopsuestia, Commento al Vangelo di Giovanni 21, 2
Commento al Vangelo di Giovanni l, 2, 3

Il rimprovero di Gesù mette in risal-


2 4
• Donna, che vuoi da me? to la sua divinità
A quelle nozze dice Giovanni che era
Contro i manichei 57
presente la Madre <lel Signore, ma egli
l'apostrofa così: Donna, che vuoi da me?
Che e'è tra me e te, donna? Non è an-
Non che volesse respingere colei da cui
cora giunta la .mia ora. Cerchiamo di capi-
aveva assunto la carne, ma, sul punto di
re perché si è espresso così. Prima, però,
cambiare lacqua in vino, voleva rimarcare
confutiamo gli eretici [i manichei]. Che
con estrema fortezza la sua divinità: quella
cosa dice l'inveterato serpente, l'antico
divinità con cui aveva creato la stessa sua
istigatore e iniettatore di veleni? Che cosa
madre e che in nessun modo era stata crea-
dice? Che Gesù non ebbe per madre una
ta nel grembo cU lei.
donna. Come puoi provarlo? Con le paro-
Agostino,
le, tu mi dici, del Signore: Che e'è tra me
Il consenso degli evangelisti 4, 10, 11
e te, donna? Ma, rispondo, chi ha riporta-
to queste parole, perché 'possiamo credere
che davvero si sia espresso così? Chi? L' e-
vangelista Giovanni. Ma è proprio l'evan- Gesù ha in mente il vino della nostra
gelista Giovanni che ha detto: E_ la madre redenzione
di Gesù si trovava là. [ ... ] Abbiamo qui
La beatissima Maria gli dice: Non
due affermazioni dell'"evangelista. Egli di- hanno vino.· A lei quasi irritato risponde
ce: la madre di Gesù si trovava là; ed egli Gesù: Donna èhe vuoi da me? Chi potreb-
stesso riferisce le parole di Gesù a sua ma- be dubitare che queste parole siano pro-
dre. prie di un uomo adirato? Ma credo che
. Agostino, ciò vada imputato al fatto che la Madre
Commento al Vangelo di san Giovanni 8, 6 tanto temerariamente ricordava la man-
qmza della bevanda materiale a colui che
era venuto per offrire ai popoli di tutto il
Gesù ha sempre onorato la madre mondo il nuovo calice della salvezza eter-
na. Per questo infatti risponde: Non è an-
Sul fatto che egli tenesse la madre in cora giunta la mia ora, preannunciando
grande considerazione ascolta l' evangeli- la gloriosissima ora della sua passione, o
sta Luca raccontare come egli fosse sotto- il vino della nostra redenzione, col quale
messo ai genitori (cf. Lc2,51) [. .. ]. Quan- avrebbe giovato alla vita di tutti. Infatti,
do, infatti, i genitori non ostacolino e non ciò che chiedeva Maria era una grazia tem-
impediscano l'operato di Pio, è necessario porale, ciò che preparava Cristo era una
egiusto obbedire.[. .. ] Ma quando voglia- gioia eterna. E tuttavia al Signore, nella
no qualcosa in modo intempestivo o pon- sua immensa bontà, non rincrebbe di of-

57
Cf. anche Origene, Fr. 28 sul Vangelo di Giovanni.
150 Giovanni 1-10

frire un piccolo dono, mentre ne prepara- racolo~ non l'hai generato tu: tu non hai
va di grandi. generato la mia divinità; ma siccome hai
Massimo di Torino, generato la mia debolezza, allora ti rico-·
Sermoni' 23 nascerò quando questa mia infermità pen-
derà dalla croce,,.
Agostino,
L'ora stabilita dal Padre Commento al Vangelo di san Giovanni 8, 9

Non c'è nulla che è fuor{ luogo in


lui, nulla che è fuori tempo, come non
c'è nulla di incoerente presso il Padre.
Il creatore del tempo non è sotto-
Tutto è conosciuto in anticipo dal Padre, messo al tempo
è compiuto dal Figlio, nel modo v.o luto Ma il Cristo, vedendo la Madre dir-
al momento opportuno. Perciò quando gli: "Fammi questa grazia", subito le ri·
Mafia aveva fretta di vedere il miracolo spose: I Che c'è fra me e te, donna? Non
del vino e voleva partecipare prima del è venuta la mia ora. I Queste parole alcu-
tempo alla coppa "in piccolo''58, il Signo- ni le presero a pretesto della propria em-
re, respingendo la sua fretta intempesti- pietà; I essi dicono che Cristo è sottomes-
va, disse: Donna, che vuoi da me? Non è so alla necessità, I pretendono che egli sia
ancora giunta la mia ora; egli attendeva soggetto al tempo [ ... ]. Il "Rispondi, fi-
quell'ora che era conosciuta in anticipo glio - dice la santissim~ madre di Ges{i - :
dal Padre. Tu che metti il morso alle ore con la mi·
Ireneo di Lione, sura, I come puoi attendere le ore, figlio
Contro le eresle 3, 16, 7 mio e mio Signore? I Come puoi aspetta-
re il tempo, tu che hai fissato gli interval-
li per i tempi, I Tu il creatore delle cose
La croci.fissione e il riconoscimento visibili e insieme delle invisibili, I tu che
di Maria' 9 ·
di giorno come di notte nella tua poten-
za I decidi come vuoi trasformazioni in-
Nostro Signore Gesù Cristo era Dio e terminabili? I Tu fissasti il corso degli an-
uomo. Come Dio non aveva madre, come ni in cicli ordinati: I come puoi aspettare
uomo l'aveva. Maria, quindi, era madre l'ora per il miracolo che ti chiedo, I tu che
della carne di lui, madre della sua umani- ogni cosa hai fatto con sapienza?". 11 "Pri-
tà, madre della debolezza che per noi as- ma che tu te ne accorgessi, Vergine san-
sunse. Ora, il miracolo che egli stava per ta, io sapevo che a loro sarebbe mancato
compiere era opera della sua divinità, non il vino": I così l'Ineffabile, il Misericor-
della sua debolezza: egli operava in quan- dioso subito rispose all'augusta Madre. I
to era Dio, non in quanto era nato debo- "Io conosco tutti i pensieri che in que-
le. Ma la debolezza di Dio è più forte de- sto momento hai agitato nel tuo cuore. I
gli uomini (1 Cor 1, 25). La madre esigeva In te stessa così hai ragionato: I - La ne-
un miracolo ed egli, accingendosi a com- cessità ora chiama mio figlio al miracolo,
piere un'opera divina, sembra insensibile I e col pretesto dell'ora egli indugia -. I
ai sentimenti di tenerezza filiale. È come Madre purissima,- ascolta ora il senso del
se dicesse: "Quel che di me compie il mi- mio indugiare; I quando l'avrai compreso,

58
La coppa diventa simbolo della coppa eucaristica.
59
Cf. anche Agostino, La fede e il simbolo 4, 9.
Gesù a una festa di nozze (2, 1-4) 151

ti concederò sicuramente la grazia, I io che ora invece, contro l'ordine fissato, prima
ogni' cosa ho /atto con sapienza". dell'insegnamento tu· hai chiesto prodigi.
· Romano il Melode, I Per questo ho indugiato un poco, I e se
Kontakia - Le nozz~ di Cana 10-12 ho cercato l'ora opportuna di compiere il
miracolo, I era ·solo per questa ragione. I
Ma poiché i genitori devono essere onora-
C'è un or~ine preciso per tutte le ti dai figli, I ti userò ·riguardo, madre, per-
cose ché tutto posso operare I io che ogni cosa
ho fatto con sapienza".
"Innalza la tua mente alle mie paro- Romano .il Melode,
le e comprendi, o purissima, ciò che dirò: Kontakia -Le nozze di Cana 13; 15-16
quando dal nulla I io trassi il cielo e la ter-
ra e l'universo intero, I allora avrei potuto
ordinare in un istante tutto il creato; I in- Una domanda, non un'affermazione
vece gli diedi vita in una successione ben
regolata. I Così le cose create furono com- Non è ancora giunta la mia ora. Biso-
poste in sei giorni, I non perché io non ab- gna leggere in altro modo: Non è ancora
bia potere sufficiente I ma perché la schie- giunta la mùrora?. Cioè: perché mi incal-
ra degli angeli, vedendo le cose che facevo zi e mi secchi? [ ... ] Il pretesto della man-
a mano a mano, I proclamasse la mia di- canza di vino che tu adduci è un'offesa
vinità cantando e inneggiando: - Gloria a per me: come se acquisissi la capacità di
te, Signore, I che ogni cosa hai fatto con sa- agire a causa del bisogno degli altri e non,
pienza.' -. [. .. ] Comprendi bene tutto ciò al contrario, a causa del mio potere, che
che dico, o santa: io volevo ora annuncia- ha fatto sl che si causasse questo bisogno.
re il mio verbo in primo luogo agli Israeliti [. .. ]Comprendendo che egli non doveva
I e insegnare loro la speranza della fede, I aspettare un'ora o un momento predeter-
affinché prima dei miracoli essi apprenda- minato per mostrare segni né era motivato
nò chi mi ha mandato, I e conoscano con dal bisogno degli ospiti per offrire i suoi
certezza la gloria del Padre mio I e il suo doni, [ ... ] Maria ordina fiduciosa ai servi
fermo volere, che cioè anch'io con lui I sia di obbedirgli. Se, invece, le parole La mia
g~orifìçato qa tutti. I Infatti ciò che fa co:. ora non è ancora giunta fossero state pro-
lui che mi ha generato lo faccio anch'io./ nunciate in senso affermativo o imperati-
che sono consostanziale a lui e allo Spiri- vo, come hanno pensato alcuni, quasi egli
to, I io che ogni cosa ho fatto con sapien- si·rifiutasse di agire, sua madre avrebbe ri-
za. 11 Se avessero compreso tutto questo nunciato e non avrebbe ordinato ai servi
quando videro miracoli terribili, avrebbe- di obbedirgli.
ro riconosciuto che io sono I Dio prima Teodoro di Mopsuestia,
dei tempi, anche se mi son fatto uomo; I Commento al Vangelo di Giovanni 4, 2, 4
IL MIRACOLO DELL'ACQUA TRASFORMATA IN VINO:
IL PRIMO SEGNO

Sua madre disse ai seroitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».


Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giude~
. contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riem-
pite d'acqua le anfore»; e le riempirono fino all'orlo. Disse loro di nuovo:
«Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene
portarono. Come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, colui che dirigeva
il banchetto - il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori
che avevano preso l'acqua - chiamò lo sposo e gli disse: «T uttt' mettono in
tavola il vino buono all'inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno
buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù; egli
manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui (2, 5-1°1).

Esaudendo la richiesta della madre, Gésù dimostra di onorare la madre e, al contempo,


di non essere sottoposto al destino. Le anfore erano per la purificazione, il che significava che
venivano accuratamente pulite: non ci potèva essere inganno nel compimento del miracolo
(Crisostomo). Queste anfore simboleggiano anche il grembo della Vergine in cui Gesù è sta-
to concepito e che è stato testimone di una trasformazione della natura. Come un re che par-
tecipa al proprio banchetto, Cristo non solo porta con sé il proprio vino, ma lo versa anche ai
r
suoi ospiti come un servitore (Efrem): Cristo ha convertito nèl vino del Vangelo acqua della
Legge e dei Profeti, che, senza Cristo, è insapore (Agostino). Colui che ha creato l'acqua dal
nulla è in grado di trasformare la stessa acqua in vino (Massimo di Torino). La specificazio-
ne aggiunta da Giovanni (fino altorlo) è garanzia della veridic_ità del miracolo.(Teodoro). Il
miracolo si svela gradualmente e raggiupge il suo culmine con la testimonianza del direttore .
del banchetto,. che giudica il vino di buona qualità (Crisostomo). Gesù usa i suoi poteri con
saggezza (Efrem). Questo miracolo trascende i sensi e manifesta la potenza divina (Ilario).
Gesù sceglie testimoni appropriati per testimoniare il miracolo e la qualità del vino (Criso-
stomo). Il miracolo prova che Gesù è Figlio di Dio (Massimo di Torino), il re della gloria e
lo sposo della Chiesa (Beda). Convertire l'acqua ·in vino non è diverso dal convertire il vino
in sangue nell'eucaristia (Cirillo di Gerusalemme). Oggi continuiamo a celebrare il mistero
della trasformazione del viÌio nel ba_n chetto della Chiesa (Romano).
il mimcolo delfacqua tra!>/ormata in vino: il primo segno (2, 5-11) ·
. .
15.3

2 5
• «Qualsiasi cosa vi dica) fa tela» La natura trasformata nel grembo
Perché come primo segno il Signo-
Gesù onora ·sua madre facendo ciò re ha cambiato la natura dell'acqua? Per
che essa chiede · mostrare che la divinità che aveva operato
una trasformazione de1la natura nelle an-
Per quale motivo, allora, dopo aver fore aveva trasformato la medesima natu-
detto: Non è ancora giunta la mia ora e do- ra nel grembo della vergine. N elio stesso
po aver trascurato la richiesta, fece pro- modo, come coronamento dei suoi mira-
prio ciò che aveva detto la madre? So- coli, il Signore ha aperto la tomba per ma-
prattutto perché era una dimostrazione nifestare la sua indipendenza nei confronti
sufficiente per coloro che gli si opponeva- della cupidigia della morte. Egli ha così ri-
no e credevano che egli fosse sottoposto solto le incertezze che gravavano sulla sua
a un'"ora" del fatto che ciò non era vero. nascita e sulla sua morte, grazie a quest' ac-
Se infatti lo fosse stato, come avrebbe po- qua trasformata sostanzialmente in vino,
tuto fare ciò che fece se la sua ora non era senza che le anfore di pietra abbiano su-
ancora giunta? Lo fece, inoltre, anche per bito una conseguente trasformazione: era
onorare la madre. il simbolo del suo corpo miracolosamen- ·
Giovanni Crisostomo,
te concepito e creato in una vergine senza
Commento al Vangelo di Giovanni 22, 1 l'intervento di un uomo. Egli ha dunque
trasformato l'acqua in vino per provare il
modo in cui la sua concezione e Ia sua na-
scita si siano realizzate. Ha chiamato sei
2 6
• Anfore di pietra per la purificazione anfore di pietra per rendere testimonian-
za all'unica Vergine che l'aveva messo al
Anfore per la purificazione, non per mondo. Le anfore concepirono, contra-
l'inganno riamente al loro uso solito, concepirono
un vino nuovo, ma non rinnovarono più
Non dice senza motivo per la purifi- questo miracolo, come anche la Vergine
cazione rituale dei Giudei, affinché nessu- · concepì ·e partorì l'Emmanuele, ma non
no dei non credenti sospettasse che, es- concepì più in seguito. La nascita dalle
s6ndo rimasta sul fondo della posatura, anfore trasformò la piccolezza in grandez-
un~ volta versatavi l'acqua e mèscolata- za, la ristrettezzà in abbondanza, l'acqua
la, se ne ricavasse un vino 'leggero. Per di fonte in dolce vino. In Maria, al contra-
questo dice per la purificazione rituale dei rio, la grandezza e la gloria della divinità
Giudei, per mostrare che quelle anfore cambiarono il loro aspetto in quello della
non erano mai state contenitori per vino. debolezza e dell'ignominia. Quelle anfoi:e
Dal momento che la Palestina è una re- . se1vivano alla purificazione dei Giudei: il
gione arida e non è facile trovare fonti e Signore vi riversò la sua dottrina, per ma-
sorgenti, tenevano le anfore sempre pie- nifestare che era venuto secondo la Leg-
ne di acqua in modo da non dover corre- ge e i profeti, ma al fine di cambiare tutto
re ai :fiumi nel caso avessero ·avuto biso- col suo magistero, nello stesso modo in cui
gno di purificarsi. l'acqua divenne vino.
. Giovanni Crisostomo, Efrem il Siro,
Commento al Vangelo di Giovanni 22, 2 Commento al Diatessaron 5, 6-7
154 Giovanni 1-10

2 7
• «Riempite d'acqua le anfore» tevano ce~to saziare cinquemila persone e .
neppure riempire le dodici sporte avanza-
Il re v~rsa il suo vmo per gli ospiti te, se l'onnipotenza del Signore non fosse
stata, diciam9 così, la fonte del pane. Co-
Hai rappresentato la tua Chiesa nel- . sì, egli avrèbbe potuto, gettata via l'acqua,
la sposa, I nei suoi invitati i tuoi invitati, far affluire il vino nelle anfore. Ma se così
I nella sua magnificenza il tuo avvento. I avesse fatto, avrebbe diinostrato di voler
Che la festa lo ringrazi, perché là, con la riprovare l'Antico Testamento. Mutando
moltiplicazione del suo vino, I si poté assi- ,invece l'acqua in vino, ci dimostra che an-
stere a sei miracoli: I le sei anfore messe da che l'Antico Testamento viene da lui; in-
parte per l'acqua I in cui il Re fu invitato a fatti per ordine suo furono riempite le an-
versare il suo vino. fore. Sì, anche l'Antico Testamento viene
Efrem il Siro, dal Signore; esso però non possiede alcun
Inni sulla verginità 33, 2-3 sapore, se non vi si scopre Cristo.
Agostino,
Commento al Vangelo di san Giovanni 9, 5
Il vino di Cristo dall'acqua della Leg-
ge e dei Profeti
Tenendo conto di questi dati evan- La trasformazione rende testimo-
gelici, che certamente sono chiari, si po- nianza al Creatore
tranno chiarire tutti i misteri che sono
nascosti in questo miracolo del Signore. Ai servitori che attendevano egli di-
[. .. ] Non tralascia nessuna delle antiche ce: Riempite d)acqua le anfore. Il servito-
Scritture. Quella era r acqua, e il Signore re mostrò il suò ossequio obbedendo sen-
chiamò spiriti senza inte(ligenza quei di- za indugio: ecco, immediatamente quelle
scepoli, perché percepivano ancora il so-. acque cominciarono per miracolo ad ac-
lo sapore dell'acqua e non quello del vino. quisire forza, a cambiare colore, a sprigio-
E come trasformò l'acqua in vino? Aprì nare odore, ad avere sapore, in una paro-
loro l'intelligenza e spiegò loro le Scrittu- la a cambiare tutta la loro natura. Questa
re, cominciando da Mosè attraverso tutti i trasformazione dell'acqua dalla sua natu-
Profeti. E quelli, ormai inebriati, diceva- ra in un'altra testimonia la potenza del-
no: Non ardeva forse in noi il nostro cuore) la presenza del Creatore. Nessuno infatti
lungo la via) quando ci spiegava le Scrittu- potrebbe mutare l'acqua in qualcosa dal
re? (Le 24, 32). Avevano scoperto Cristo diverso uso, se non colui che la creò dal
in quei libri, nei quali sino a quel momen- nulla. [. . .] Carissimi non dobbiamo dubi-
to non lo avevano riconosciuto. Nostro Si- tare che 'trasformò l'acqua in vino proprio
gnore Gesù Cristo mutò dunque l'acqua colui che. in principio la rese solida nella
in vino: così ciò che prima era insipido neve e la indurì nel ghiaccio, che la tra-
acquista sapore, e ciò che prima non ine- sformò in sangue per gli Egiziani e che or-
briava, adesso inebria. Certo, egli avreb- dinò che scaturisse da un'arida roccia per
be potuto ordinare che si gettasse via l' ac:. gli Ebrei assetati, la roccia che con lasca-
qua dalle anfore, e riempirle di vino, che turigine di una nuova fonte nutriva, al.po-
egli poteva far affluire dalle misteriose sto del seno materno, una moltitudirie di
sorgenti del creato, come fece con il pa- popoli infiniti.
ne quando saziò tante migliaia di persone Massimo di Torino,
(cf. Mt 14, 17-21). Cinque pani non po- Discorsi23
Il miracolo dell'acqua trasformata in vino: il primo segno (2, 5-11) · 155

"Fino all'orlo" Il ·miracolo manif~sta la potenza di


Non inutilmente ha aggiunto fino
Dio al di là dei sensi
al!'orlo, ma perché non naséesse il sospet- In Galilea, il giorno delle nozze
.to, qualora fosse stata poca I'acqua, che il dall'acqua si è prodotto del vino. Forse
vino fosse stato diluito e quegli- inganna- il nostro linguaggio, la nostra .intelligenza
to il loro gusto - simulasse il mutamento potrà spiegare in quali modi sia cambiata
dell'acqua in vino. Poi, quelli stessi che at- la natura, così che scomparisse la mancan-
tingevano parimenti mescevano. za di sapore dell'acqua e apparisse il gusto
Teodoro di Mopsuestia, del vino? Non si trattò di una mescolanza,
Commento al Vangelo di Giovanni l , 2, 7 ma di un'azione creativa, e di un'azione
creativa che non traeva origine da se stes-
sa, ma che si attuò nel passaggio da una
2 8
cosa a un'altra. Non che per la trasfusio-
• Il vino portato a colui che dirige il ne di un elemento superiore si sia ottenuto
·banchetto un elemento di qualità inferiore, ma scom-
parve ciò che esisteva e cominciò a esiste-
Il miracolo gradualmente si rivela re ciò che non esisteva. Lo sposo è triste,
i familiari sono turbati, la solennità del
Gesù voleva che la potenza del suo
miracolo fosse riconosciuta lentamen- banchetto nuziale è in pericolo. Si ricorre
te, un poco per volta. Se fosse stato detto a Gesù. Egli non si alza, non si scompo-
subito, i servitori sarebbero stati ritenuti ne, ma compie il suo intervento rimanen-
folli se avessero testimoniato un tale pro- do tranquillo. Si versa acqua nelle giare e
digio per uno ritenuto allora dai più solo si attinge vino con le coppe. La percezio-
un semplice uomo. Essi lo sapevano bene, ne di chi attinge non coincide con la co-
per averne avuto la prova, e non potevano noscenza di chi versa. Coloro che hanno
non credere alle loro stesse mani, ma non versato pensano che si attinga dell'acqua;
sarebbero stati capaci di persuadere anche coloro che attingono pensano che sia sta-
gli altri. Per questo motivo egli non lo ri- to versato del vino. Il tempo intermedio
non serve a far sì che nascano le qualità
velò a tutti, ma solo a chi era in grado di
cùmprendere cosa era accaduto, riservan- naturali di un elemento e periscano quelle
do ·una comprensione più chiara del mi- dell'altro. La modalità del fatto inganna la
racolo per il futuro [ ... ] . E del resto egli vista e il pensiero, eppure si sperimenta la ·
non aveva fatto un semplice vino, ma il vi- potenza di Dio in ciò che è accaduto.
Ilarfo di Poitiers,
no migliore.
Giovanni Crisostomo, La Trinità 3, 5
Commento al Vangelo di Giovanni 22, 2 .

2 10
• Colui che dirigeva il banchetto
2 9
• L)acqua diventata vino chiamò lo sposo

Gesù usa i suoi poteri per un motivo Testimoni appropriati


Colui che non volle trasformare le Che fosse vino, d~que, e anzi il mi-
pietre trasformò l'acqua a Cana (Lc4, 3-4). glior vino, non solo i servi, ma anche lo
Efrem il Siro, sposo e colui .c he dirigeva il banchetto lo
Inni sulla verginità 14, 11 testimoniarono. E che fosse stato fatto da
156 Giovanni 1-1 O

Cristo lo testimoniavano coloro che aveva- mo comune, come Signore del cielo e·
no versato l'acqua. Cosicché anche se il mi- della terra trasformava a suo piacimento
racolo non fosse stato rivelato allora, tut- gli ·elementi. E con suggestiva correlazio-
tavia non era possibile che passasse sotto ne colui che aveva mutato l'acqua in vino
silenzio sino alla fine: così tante e inoppu- come primo dei miracoli che da morta-
gnabili erano le testimonianze che egli ave- le avrebbe mostrato ai mortali, egli stesso
va già incassato! I servitori erano testimo- come primo dei miracoli che, ormai im-
ni della trasformazione dell'acqua in vino, . mortale in virtù della risurrezione avreb-
mentre il direttore del banchetto e lo sposo be mostrato a quanti avrebbero deside-
testimoniavano che il vino era buono. rato solo la vita immortale, ha imbevuto
Giovanni Crisostomo, la loro mente carnale della scienza divi-
Commento al Vangelo di Giovanni 22, 3 na. [. . .] Perciò, fratelli carissimi, amiamo
con tutto il cuore queste nozze di Cristo
e della Chiesa che allora erano prefigura-
té in una sola città e ora sono celebrate in
2 11
• I discepoli credono in Gesù tutto il mondo.
Beda il Venerabile,
Il miracolo prova che Gesù. è il Fi- Omelie sul Vangelo 1, 14
glio di Dio
I discepoli credettero non certo in Acqua trasformata, vino trasformato
ciò che vedevano accadere, ma in ciò che
il senso corporeo non poteva vedere. Cre- Troviamo credibile che a Cana di Ga-
dettero non che Gesù Cristo fosse il Figlio lilea abbia tra~formato l'acqua in vino - il
della Vergine, cosa che già sapevano, ma vino è come il sangue -, e avremo diffi-
che egli era l'Unigenito dell'Altissimo, poi- coltà a credere che egli abbia mutato il vi-
ché era dimostrato dalle sue opere. Perciò no in sangue? Se allora, invitato a nozze,
anche noi, fratelli, crediamo che sia Figlio operò un così strepitoso miracolo, non
di Dio colui che confessiamo essere Figlio confesseremo a maggior ragione che egli
dell'uomo. Crediamo che egli sia partecipe abbia voluto dare ai figli del suo. talamo
della nostra natura, sia uguale alla sostanza nuziale (cf. Mt 9, 15) ·di godere del suo
paterna, dal 1nomento che prese parte alle corpo e del suo sangue?
nozze come uomo, ma mutò l'acqua in vi- Cirillo di Gerusalemme,
no ·come Dio. Il Signore nostro, a misura Le catechesi 22, 2
di questa fede, ci concederà di gustare del
sobrio vino della sua grazia.
Massimo di Torino, Il miracolo si perpetua al banchetto
Discorsi23 della Chiesa
Quando Cristo manifestamente con
la sua potenza mutò lacqua in vino, I tut-
Il miracolo manifesta il re della gloria
ta la folla si rallegrò, I giudicando mera-
Manifestò con questo ·miracolo che viglioso il suo sapore: I ora godiamo tut-
era re della gloria e sposo della Chie- ti del banchetto della Chiesa. I Il vino si
sa egli che, venuto alle nozze come uo- trasforma nel sangue di Cristo60 I e noi lo

60
Anche in Cipriano (Lettere 63, 12-13) troviamo un excursus sulla mistione nel calice eucaristico
dell'acqua col vino, simbolo dcll'unfone di Cristo col suo popolo.
Il miracolo dell'acqua trasformata in vino: il primo se_gno (2, 5-11) 157

beviamo in . santa letizia I glorificando il tempi, che ha preso forma di servo, I che
grande sposo: I il vero sposo infatti è il Fi- ogni cosa ha fatto con ·sapienza.
glio di Maria, I il Vcrbo che è prima dei Romano il Melode,
Kontakia - Le nozze di Cana 20

·.
LA PURIFICAZIONE DEL TEMPIO

Dopo questo fatto scese a Cafàrnao, insieme a sua madre, ai suoi fratelli
e ai suoi discepoli. Là rimasero pochi giorni.
Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti: i
cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal
tempio, con le pec9re e i buoi> gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne
rovesciò i banchi: e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste
cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ri-
cordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà.
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostriper
fare q1-!-este cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre
giorni lo farò risorgere». Gli dùsero allora i Giudei: «Questo tempio è stato
costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli
parlava del tempio del suo corpo. Quando poifu risuscitato dai mort~ i suoi
discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura è
alla parola detta da Gesù. ·
Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti: vedendo
i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui: Gesù, non si fidava
di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimo-
nianza sull'uomo. Egli infatti conosceva quello che c'è nell'uomo (2, 1.2-25).
Questo evento non è posizionato allo stesso modo negli altri Vangeli: è possibile che
Gesù abbia scacciato i mercanti dal tempio due volte e che Giovanni narri la prima, mentre
gli altri evangelisti la seconda (Agostino). In alternativa, bisogna pensare che solo Giovanni lo
abbia posizionato nel momento giusto (Teodoro). In ogni caso, è importante badare al senso
spirituale più che a quello materiale. I fratelli di Gesù, stranamente, non sono menzionati al
matrimonio (Origene). I fratelli di Gesù non sono .figli della Vergine Maria né di Giuseppe e
della sua precedente moglie. Si tratta, invero, di parenti di Mada e di Giuseppe (Beda). C'è
una Pasqua umana (quella "dei Giudei") e una divina (Origene). I cambiamonete nel tempio
rappresentano simbolicamente coloro che disobbediscono alla Chiesa traendo profitto da
essa (Origene, Agostino). Gesù ha questa reazione violenta perché è spinto dal sincero affetto
verso il Padre e la sua casa (Crisostomo) . .La frusta da lui usata è lo Spirito Santo che spazza
via i malvagi (Eracleone in Origene). Scacciando buoi e pecore, Gesù dimostra non solo che il
tempio non è un mercato, ma anche che il sistema sacrificale va abolito (Teodoro). Tempio di
La purificazione del Tempio (2, 12-25) 159

· Cristo sono le nostre anime (Origene), i nostri corpi (Ireneo) e la Chiesa, da cui vanno cacciati
i ladri e i mercanti (Agostino). I Giudei richiedono un segno, ma la loro richiesta ingannevole
non può essere esaudita (Crisostomo). Gesù risponde a tale richiesta parlando del tempio del
suo corpo; in seguito i Giudeì useranno queste parole contro di lui nel processo (Origene).
Cristo dimostra la sua divinità affermando la sua autorità di distruggere e far risorgere il
tempio del suo corpo (Ilario).- Il corpo dì Cristo, che può simboleggiare anche la Chiesa, può
essere distrutto dai suoi persecutori, ma nell'ultimo giorno risorgerà (Origene). Cristo chiama
il suo corpo un "tempio" per rivel~re chi è che vi dimora (Teodoreto). Contro le interpreta-
zioni ariane, bisogna affermare che il Figlio risollevò il proprio corpo (Ambrogio). Lo stesso
fece anche il Padre, che non fa nulla senza il Verbo, perché sono un'unica cosa (Agostino,
Teodoro). Giovanni dice che la gente ·credeva ai suoi miracoli, anche se non ci spiega quali
miracoli egli abbia compiuto a Gerusalemme (Origene). Gesù si dimostra prudente e pru-
denti dovrebbero essere i suoi ministri (Cirillo). Egli infatti non si affida totalmente a coloro
che devono ancora rinascere dall'acqua e dallo Spirito (Agostino). Egli conosceva i cuori di
tutti e poteva distinguere i veri discepoli dagli incerti e dai bugiardi (Teodoro).

2 12
• Gesù scese a Ca/arnao retto. Gli altri evangelisti hanno riportato
il nudo fatto (come abbiamo visto, lo fan-
Un gesto compiuto due volte? no spesso), poiché a loro non interessa la ·
corretta sequenza degli eventi, ma solo la
L'episodio della folla di vendito- narrazione degli eventi.
ri cacciata dal tempio è riportato da tut- Teodoro di Mopsuestia,
. ti e quattro gli evangelisti, ma Giovanni Commento al Vangelo di Giovanni 3, 29
lo colloca in tutt'altra sede, cioè dopo la
testimonianza che a Gesù rese Giovanni
Battista. Ricordato il suo ritorno in Ga-
lilea, dove cambiò l'acqua in vino, dopo
Senso materiale e senso spirituale
una permanenza di pochi giorni a Cafar- Gli altri tre evangelisti raccontano
nao dice l'evangelista che egli dalla Gali- che, dopo la lotta del Signore contro il
l~a, sall a Gerusalemme durante la Pasqua diavolo, egli si ritirò mGalilea (Mt 4, 12;
dei' Giudei e, fatta una frusta con delle Mc 1, 14; Le 4, 14). Matteo e Luca, però,
cordicelle, scacciò dal tempio i venditori. sostengono che egli fosse a N azaret appe-
Ne segue chiaramente che il gesto fu com- na dopo questi eventi e· che da partì per n
piuto dal Signore non una volta soltanto andare ad abitare a Cafarnao (Mt 4, 13; Le
ma due, e Giovanni ricorda la prima volta, 4, 16.31). Matteo e Marco citano anche il
gli altri tre la seconda. ' motivo per questa sua ritirata: aveva sapu-
Agostino, to che Giovanni era stato catturato (Mt 4,
Il consenso degli evangelisti 2, 67, 129 12; Mc 1, 14). [ ... ] È dunque nostro dove-
re avvertire il lettore che la verità di questi
racconti sta nel senso spirituale, perché, se
la discrepanza non viene risolta, molti ri-
La cronologia corretta
fiuteranno i Vangeli in quanto testi poco
Ci sono due soluzioni possibili: o credibili, oppure non scritti da uno spiri-
questo evento è accaduto due volte o, se è to divino o non accurati nel riportare·gli
accaduto una sola volta, Giovanni ha· cer- eventi. La composizione di questi Vange-
cato di raccontarlo secondo l'ordine cor- li, in effetti, si dice coinvolga entrambe le
160 GiovonJJi 1-10

cose. Chi accetta i quattro Vangeli e pensa menzionati), ma vadano a Cafarnao éon
che le discrepanze non possano essere ri- lui e i discepoli.
solte con il senso anagogico ci dica quan- Origene,
do il Signore è giunto a Cafarnao tenendo Commento al Vangelo di Giovanni 10, 39
presenti le succitate difficoltà sui quaranta
giorni di tentazione che non possono tro-
var posto in Giovanni. Se infatti ciò accad-
I fratelli sono parenti di Maria e di
de sei giorni dopo il battesimo di Cristo,
è chiaro che egli non è stato tentato, né Giuseppe61
è stato a Nazaret, né Giovanni era stato Molti sono turbati perché all'inizio
catturato [ ... ]. I quattro evangelisti [. .. ] della lettura di questo Vangelo viene detto
hanno fatto abbondante uso di cose dette che, quando il Signore discese a Cafarnao,
e fatte secondo i poteri prodigiosi di Ge- lo seguirono non solo la madre e i disce-
sù. In alcuni punti hanno inserito nei lo- poli ma anche i fratelli. Né sono manca-
ro s.critti elementi a loro chiari dal punto ti eretici, i quali ritenevano che Giuseppe,
di vista spirituale come se fossero elementi sposo della beata Vergine Maria, avesse
percepibili dai sensi. Ma io non li condan- generato da un'altra moglie quelli che la
no perché hanno introdotto alcuni cam- Scrittura chiama fratelli del Signore. Al-
biamenti minori in ciò che accadde dal tri con perfidia anche maggiore ritengono
punto di vista della storia mirando all'u- che abbia generato questi figli proprio da
tilità dell'oggetto mistico. Di conseguen- Maria dopo la nascita deISignore. Ma noi,
za hanno raccontato ciò che è successo in fratelli carissimi, dobbiamo sapere e pro-
'
questo luogo come se fosse accaduto in un fessare senza esitazione e incertezza che
altro luogo o ciò che è accaduto in que- non solo la beata Madre di Dio ma anche
sto tempo come se fosse accaduto in un il beato testimone e custode della sua ca-
altro tempo e hanno composto il racconto stità, Giuseppe, sono rimasti sempre im-
in questa maniera, con un certo grado di muni da qualsiasi atto coniugale, e che so-
adattamento. Il loro fine, infatti, era dire no chiamati fratelli e sorelle del Signore
il vero dal punto di vista materiale e spiri- secondo l'abituale uso della Scrittura non
tuale allo stesso tempo per quanto possi- i nati da loro ma i loro co·ngiunti. Infat-
bile, ma, se non era possibile in entrambi ti Abramo così dice a Lot: Non vi sia di-
i sensi, preferivano lo spirituale al mate- scordia tra me e te, tra i miei mandriani e i
riale. tuoi, perché noi siamo fratelli (Gen 3, 18).
Origene, E Labano a Giacobbe: Forse perché sei
Commento al Vangelo di Giovanni mio fratello, dovrai servirmi per nulla? (cf.
10, 3A; 18-20 Gen 29, 15). Sappiamo che Lot fu figlio
di Aran fratello di Abramo e Giacobbe fu
figlio di Rebecca, sorella di Labano, ma
per la parentelà sono stati chiamati fratel-
I suoi fratelli erano invitad al matri-
li. In base. a questa regola, come ho detto
monio? più volte, si deve intendere che nella Sacra
Dobbiamo chiederci perché ì suoi Scrittura sono chiamati fratelli del Signore
fratelli non siano invitati al matrimonio anche i congiunti di Maria o di Giuseppe.
(non erano presenti, visto che non sono Beda il Venerabile,
Omelie sul Vangelo 2, 1

6l Simile argomentazione in Agostino, Commento al Vangelo di san Giovanni 10, 2-3.


La purificazione del Tempio (2, 12-25) . 161

2 • 13 Gesù si recò a Geru.salemme per vogliono essere redenti: ttssi non voglio-
la Pasqua no essere ricomprati, ma,vogliono vende-
re. Meglio sarebbe per loro essere reden-
La Pasqua "dei Giudei" ti dal sangue di Cristo e giungere così alla
pace di Cristo. A che serve acquistare in
Considerando la precisione del sa- questo mondo beni temporali e transito-
pientissimo Giovanni, mi chiedevo che co- ri, come il denaro e i piaceri del ventre e
sa significasse pet lui l'aggiunta "dei Giu- della gola, o gli onori della lode umana?
dei". Quale altro popolo, infatti, ha una Che altro sono, tutte queste cose, se non
festa di Pasqua? Per questo sarebbe sta- fumo e vento? e tutte passano e corrono
to sufficiente dire "la Pasqua era vicina". via. Guai a chi si attacca alle cose che pas-
Ma forse, visto che e'è una Pasqua umana, sano, perché insieme con esse passerà an-
quella di coloro che non la festeggiano in che lui. Non sono, tutte queste cose, un
accordo con l'intenzione della Scrittura, e fiume che corre rapidamente verso il ma-
una divina, quella vera, che viene celebra- re? Guai a chi vi cade dentro, perché sa-
ta in spirito e verità da coloro che adora- rà tq1scinato in mare. Dobbiamo, dunque,
no Dio in spirito e verità (Gv 4, 24), egli custodire il nostro cuore totalmente libero
ha messo in contrasto quella "dei Giudei" da siffatte cupidigie. Fratelli miei, coloro
con quella divina. che cercano questi beni, sono 'dei mercan-
Origene, ti. Anche Simon Mago voleva comprare
Commento al Vangelo di Giovanni lo Spirito Santo, perché voleva venderlo
10, 67-68 (cf. At 8, 18-19); e credeva che gli apostoli
foss~ro come quei mercanti che il Signore
cacciò dal tempio col flagello. Egli era uno
che voleva comprare per rivendere; era
2• 14-15 La cacciata dei cambiavalute un venditore di colombe. Lo Spirito San-
to apparve sotto forma di colomba (cf. Mt
La casa del Padre de(Salvatore 3, 16); e chi sono i venditori di colombe,
o fratelli, chi sono se non quelli che dico-
· Nel tempio, che è detto anche essere no: siamo noi che diamo lo Spirito Santo?
la çasa del Padre del Salvatore, cioè nel- E perché dicono così, e a quale prezzo lo
la éhiesa o nella predicazione del salutare vendono? A prezzo del proprio onore. Ri-
messaggio della chiesa, ebbene nel tempio cevono, in compenso, cattedre temporali,
trovò chi stava trasformando la casa di suo e così sembrano proprio venditori cli co-
Padre in un mercato. lombe. Attenzion.e al flag'ello di corde! La
Origene, colomba non si vende: si dà gratuitamen-
Commento al Vangelo di Giovanni 10, 133 te, perché si chiama grazia.
· Agostino,
Commento al Vangelo di san Giovanni 10, 6
Vendere lo Spirito Santo
Chi sono, poi, quelli che nel tempio
vendono i buoi? Cerchiamo nella figura il
Perché questa violenza?
significato del fatto. Chi sono quelli che Ma perché allora si comporta così?
vendono le pecore e le colombe? Sono co- Egli avrebbe poi operato guarigioni di
loro che nella Chiesa cercano i propri in- sabato e fatto molte altre cose che ai lo-
teressi e non quelli di Gesù Cristo (cf. Ft'l ro occhi erano una violazione della Leg-
2, 21). È tutto venale per coloro che non ge, ma per non dare l'impressione che il
162 Giovanni 1-1 O

suo comportamento futuro fosse quello di gello è immagine del potere e dell'attivi-
un oppositore di Dio e di avversario dcl tà dello Spirito Santo che scaccia i malva-
Padre egli subito si adopera per dissipa- gi. [ ... ] Il flagello venne legato a un pezzo
re il loro sospetto. [. . .] E del resto non li di legno. Il legno è un simbolo della ero- .
ha semplicemente scacciati, ma ha rove- ce che abbatte gli speculatori, i mercanti e
sciato anche i loro banchi e ha versato a tutto quanto il male.
terra il denaro in moçlo che essi potesse- Origene,
ro riflettere sul fatto che colui che corre Commento al Vangelo di Giovanni
per se stesso un rischio per il buon ordine, 10, 212-214
della casa, non avrebbe potuto disprezza-
re chi della casa è il Signore. Se lo avesse
fatto con un secondo fine sarebbe bastato
solo l'ammonimento, ma porsi in una si-
Gesù abolisce il sìstema dei sacrifici
tuazione di pericolo, questo è molto più Tuttavia il Signore nostro in manie-
rischioso. Non era certo una cosa da nul- ra oscura e misteriosa diceva queste cose,
la sia esporsi all'ira dei mercanti sia aiz-· come pure compiva quei gesti con un fi-
zare contro di sé la folla di quei bottegai, ne simbolico, solo adombrando con l'al-
del tutto irrazionali, oltraggiosi e invidio- lusione il proprio intento e non facendo
si. Non era dunque il gesto di un ipocri- queste cose in modo manifesto. Riteneva
ta, ma di uno disposto a sopportarne le infatti · che gli ascoltatori non potessero
dolorose conseguenze in vista dell'ordine ancora recepire quanto veniva detto; on-
della casa. Per questo mostra la sua sinto- de neppure i discepoli compresero, come
nia col Padre non solo attraverso le azio- nota l'evangelista. Si credeva, infatti, che
ni, ma anche le parole: non dice, infatti, col cacciare i venditori di buoi e di pe-
"la santa casa", ma la casa del Padre mio. core abolisse la pratica della mercatura,
Lo chiama Padre, ma essi non si arrabbia- laddove piuttosto significava che i sacrifi-
no; pensavano che fossero solo parole. Ma ci degli animali bruti sarebbero stati abo-
quando in seguito parlò con più franchez- liti.
za m'ostrando la sua concezione della pro- Teodoro di Mopsuestia,
pria uguaglianza col Padre, allora furono Commento al Vangelo di Giovanni 1, 2, 19
presi dall'ira.
Giovanni Crisostomo,
Commento al Vangelo di Giovanni 23, 2
2 16
• Come osate trasformare la casa del
Padre mio in un mercdto?
Lo Spirito Santo come il Salvatore
Le nostre anime sono tempio di Cri-
· Eradeone dice che i mercanti che sto
vendevano vitelli, pecore e colombe e i
cambiamonete che stavano seduti rappre- Ora Cristo è particolarmente geloso
sentano coloro che non danno via nulla · della casa di Dio in ognuno di noi: non
gratuitamente, ma considerano l'ingresso vuole che essa sia una casa di mercato o
di forestieri nel tempio come portatore di che la casa di preghiera diventi un covo
commercio e profitto. Forniscono i sacri- di ladri, perché è figlio di un Dio geloso
fici per i riti di Dio solo per il loro profitto (Es 20, 5). [. . .] Queste parole dimostra-
e la loro avidità. [. . .] Il flagello, invece, è no che Dio desidera che nulla di estraneo
stato fatto con le corde da Cristo, che non al suo volere si mescoli all'anima di nessu-
lo ha ricevuto da nessun altro. [. .. ] Il fla- no, ma soprattutto all'aniina di chi desi-
La purificazione del Tempio (2, 12-25) . 163

dera ricevere gli insegna~enti della fede ad abbattere il tempiq. Verrà infatti il tem-
più divina. po quando saranno scacciati fuori median-
Origene, te la fune <lei loro peccati. Quanto invece
Commento al Vangelo di Giovanni 10, 221 al tempio di Dio, cioè al eorpo di Cristo,
all'assemblea dci fedeli, una sola ne è la
voce, e come un solo uomo.così canta nel
I nostri còrpi sono templi in confor- salmo. [ ... ] Se lo vogliamo, sarà anche la
mità al corpo di Cristo nostra voce; se lo vogliamo, potremo insie-
me ascoltare il cantore ed essere noi stessi
Da ciò deriva che egli definisce tem- ' nel npstro cuore dei cantori. Se al contra-
pio di Dio l'opera modellata, quando dice: rio non lo vogliamo, saremo dentro quel
Non sapete che siete tempio di Dio e che lq tempio. come gente che compra e vende:
Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge saremo cioè persone che cercano se stesse.
il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché Agostino,
santo è il tempio di Dio, che siete voi (1 Cor Esposizioni sui Salmi 130, 1-2
3, 16-17): chiaramente egli definisce il cor-
po come il tempio in cui abita lo Spirito.
Come anche il Signore dice su questo argo-
mento: Distruggete questo tempio e io in tre 2 17
• Lo zelo per la casa di Dio
giorni lo farò risorgere. Ma egli- aggiunge -
parlava del tempio del suo corpo. Ed egli sa Non si può essere indifferenti nella
che i nostri corpi non sono solamente tem-
pio, ma anche membra del Cristo.
casa di Dio
Ireneo di Lione, E chi è divorato dallo zelo per la casa
· Contro le eresie 5, 6, 2 di Dio? Colui che quando vede che ·qual-
cosa non va, si sforza di correggerla, cerca
di rimediarvi, non si dà pace: se non trova
Compratori e venditori nel corpo di rimedio, sopporta e geme. [ ... ] Ogni cri-.
Cristo .stiano sia divorato dallo zelo per la casa
di Dio, per quella casa di Dio di cui egli
, ·. Aveva valore figurativo il gesto del fa parte. [.: .] Ora, se tu ti preoccupi che
Signore quando cacciò dal tempio quella nella·tua casa non ci sia niente fuori posto,
gente intenta ai loro affari, che cioè era an- sopporterai, potendolo impedire, il male
data al tempio per vendere e comprare. Se che tu vedessi nella casa di Dio, dove tro-
pertanto quel tempio era un simbolo, ne vi la salute e il riposo senza fine? [. .. ] Fa'
segue chiaramente che anche nel corpo cli tutto ciò che puoi, a seconda delle persone
Cristo - che è il vero tempio, mentre l'al- di cui sei responsabile.
tro ne era una figura - c'è tutto un mis.cu- . Agostino,
glio di compratori e di venditori, di gen- · Commento al Vangelo di san Giovanni 10, 9
te cioè che cerca i propri interessi. e non
quelli di Gesù Cristo. [. . .] Ma questi tali
che vollero fare della casa di Dio una spe-
lonca cli ladri riuscirono forse a distrugge- 2 18
• La richiesta di un segno
re il tempio? Lo stesso è da dirsi di qualilti
nella Chiesa cattolica menano una vita ri-
Perché chiedono un segno?
provevole: per quanto sta in loro vorreb-
bero ridurre la casa di Dio a una spelon- C'era bisogno di un segno per far
ca di ladri, ma non per questo riusciranno cessare i loro misfatti e liberare la casa da
164 Giovanni 1-1 O

questa vergogna? Non era forse il segno Cristo proclama la risurrezione come
più grande della sua virtù proprio quel- sua opera
lo zelo che lo aveva preso per la casa di
Dio? [. .. ] Essi però non si ricordavano Con la facoltà di riprendere la vita
della profezia ma chiedevano: Quale se- e con il potere di far risorgere il tempio,
gno ci mostri'?, da una parte infastiditi dal insegna che egli stesso è il Dio della pro-
fatto che i loro turpi commerci erano stati pria risurrezione, e tutto questo lo attri-
spazzati via, dall'altra sperando di poterlo buisce però all'autorità del comando del
bloccare con la richiesta di un miracolo. Padre. Si intende che l'Apostolo non dice
Per questo motivo egli nega il segno. Del il contrario, quando annuncia che Cristo è
resto, anche in precedenza si erano pre- potenza di Dio e sapienza di Dio, perché
sentati chiedendo un segno, ed egli ave- qualunque cosa Cristo ha operato, l'ha
operato la poten:Ga e la sapienza di Dio, e
va risposto: Una generazione malvagia eri-
qualunque cosa la potenza di Dio ha ope-
belle chiede un segno) ma non le sarà dato
rato, senza dubbio l'ha operato Dio, di cui
altro segno se non quello di Giona (Mt 16,
Cristo è sapienza e potenza (cf. 1 Cor 1,
4). Questa risposta tuttavia è più chiara,
24). Infine, Cristo è stato .ora risuscitato
quella data nel tempio è più enigmatica.
dai morti per opera di Dio, dal momen-
Infatti, colui che previene i desideri an-
to che egli stesso ha compiuto le opere del
che di coloro che non li hanno formulati e
Padre grazie a una natura non differente
opera miracoli, costui non avrebbe oppo-
da quella di Dio. E la fede nella risurrezio-
sto rifiuto a coloro che glielo chiedevano
ne è posta in quel Dio che ha risuscitato
se non avesse saputo che la loro natura era
Cristo dai morti.
µialvagia e ingannatrice e le loro intenzio-
Ilario di Poitiers,
ni ingannevoli. ·
La Trint'tà 9, 12
Giovanni Crisostomo,
Commento al Vangelo di Giovanni 23, 2
Il mistero della risurrezione del, cor-
po di Cristo ·
19 21
2. · Il tempio ricostruito in tre g(or- Entrambi (sia il tempio che il cor-
nz po di Gesù), secondo un'interpretazione,
mi sembrano essere un tipo della Chiesa,
Le parole di Gesù e la falsa accusa perché la Chiesa, chiamata "tempio" (d.
E/ 2, 21), è costruita con viva pietra e di-
È probabile, inoltre, che ci sia un ri- venta la casa spirituale "per il sacro sacer-
ferimento alle parole: Distruggete questo dozio" (1Pt2, 5), posta sulle fondamenta
tempio e in tre giorni lo farò risorgere in degli apostoli e dei profeti, con Gesù Cri-
una falsa accusa a Cristo riportata da Mat- sto come testata d'angolo (E/ 2, 20). Gra-
teo e Marco alla fine dei Vangeli (Mt 26, zie alle parole: Ora voi siete corpo di Cri-
61; Mc 14, 58). Egli, infatti, stava parlando sto e sue membra (1 Cor 12, 27), anche se
del tempio del suo corpo, ma loro lo ac- l'armonia delle pietre di un tempio sem-
cusarono pensando stesse parlando di un bra essere distrutta o, come è scritto nel
tempio di pietra. salmo 21 (Sal 21, 15), tutte le ossa. di Cri-
· Origene, sto sembrano essere sparse nelle persecu-
Commento al Vangelo di Giovanni zioni e nelle torture di coloro che muo-
10, 251-252 vono guerra contro l'unità del tempio,
La purificazione del Tempio (2, 12-2~) . 165

sappiamo che il tempio sa.rà ricostruito e che gli ariani, separando il Figlio <lal Pa-
il corpo risorgerà il terzo gi9rp.o dopo il dre, corrono il rischio di affermare che è
giorno del male che lo minaccia e il·gior- stato il Padre a patire. Per noi, invece, è
no della fine. Il terzo giorno) infatti, sor- facile insegnare. che questo è stato detto
gerà nel nuovo cielo e nella nuova terra dell'opera del Figlio; infatti, anche lui ha
(cf. Ap 21, 2), quando queste ossa (Ez 37, risuscitato il suo corpo, come disse: Di-
11), l'intera casa di Israele, si rialzeranno struggete questo tempio e in tre giorni lo
sul grande giorno del S~gnore, dopo che farò risorgere. Anche lui ci ha vivificati in-
la morte è stata vinta (1Cor15, 26.54-55). sieme col suo corpo. Come il Padre risu-
Di conseguenza; anche la· risurrezione di scita i morti e dà la vita, così anche il Fi-
Cristo dopo la passione sulla croce con- glio dà la vita a chi egli vuole (Gv 5, 21).
tiene il mistero della risurrezione dell'in- [ ... ] Dunque, è indicato essere Dio pro-
tero corpo di Cristo. prio colui che ha compiuto l'opera della
Origene, nostra risurrezione.
Commento al Vangelo di Giovanni Ambrogio,
to, 22s-229 La fede 3, 2, 13

Non questo corpo, ma "questo tem- Il Padre e il Figlio sono uno


. "
pio Egli risuscitò la sua carne; ciò dimo-
Perché mai l'evangelista non ha tra- stra che era Dio, uguale al Padre. Fratel-
lasci~to queste parole, ma ne ha aggiunto
li miei, l'Apostolo parla di colui che lo ri-
suscitò da morte. Di chi parla? Del Padre:
la spiegaziOne dicendo: Parlava del tempio
umiliò se stesso facendosi obbediente fino
del suo corpo? Non ha detto, infatti, di-
alla morte e a una morte di croce. Per que-
struggete questo corpo, ma il tempio, per·
sto Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al
indicare ·il Dio che vi abita. Distruggete
di sopra di ogni nome (Fil 2, 8-9). Il Signo-
questo tempio che ha molto più valore di
quello dei Giudei. Quello infatti custodi- re fu risuscitato ed esaltato. Chi lo risu-
va la Legge, questo il Legislatore; il primo scitò? Il Padre, al qual~ nei Salmi egli di-
la 'lettera che uccide, il secondo lo Spirito ce: rialzami: che io li possa ripagare (Sal 41,
che dà vita. 11). Fu dunque il Padre che lo risuscitò?
Teodoreto di Cirro,
Non si risuscitò da solo? Ma c'è qualcosa
che il Padre fa senza il Verbq? Qualcosa
Il mendz'cante 3, 61
che fa senza il suo Unigenito? Anche Cri-
sto era Dio. Ascoltatelo: distruggete questo
tempio e in tre giorni lo farò risorgere. Ha
2 22
• Quando Gesù fu risùsdtato dai forse detto: "Distruggete il tempio e il Pa-
morti dre in tre giorni lo farà risorgere?". Come
è vero che quando il Padre risuscita anche
Il Figlio, essendo Dio, risollevò il suo il Figlio risuscita, cosi è vero che quando
corpo il Figlio risuscita anche il Padre risuscita;
infatti, il Figlio ha dichiarato: Io e z'l Padre
Ma il Padre non si è spogliato del- siamo una s~la cosa (Gv 10, 30).
la carne, perché non il Padre si è fatto Agostino,
carne, bensì il Verbo, come leggiamo, si Commento al Vangelo di san Giovanni
è fatto carne (Gv 1, 14). Vedete dunque 10,11
166 Giovanni 1-10

Gesù risuscita il suo corpo in armo- troppo presto alla fede di Cristo Signore
nia col Padre del mondo. Affinché, a questo punto, ci ·
offrisse un'immagine, e ci insegnasse chi ·
Benché il Padre sia detto risuscitare soprattutto occorra iniziare, riceve, da una
Cristo, tuttavia il senso di siffatta espres- parte, chi crede, ma non si fida ancora di
sione non è dubbio; infatti la concordia essi, affinché da ciò si comprenda che i
che si ha fra entrambi per ciò che concer- neofiti debbono rimanere fra i catecume-
ne tutte le operazioni, fa sì che con egual ni non poco tempo, giacché, per.fino così,
diritto possano essere attribuite tanto al potranno appena diventare fedeli.
Padre quanto al Figlio. · Cirillo di Alessandria,
Teodoro di Mopsuestia, Commento al Vangelo di Giovanni 2, 1
Commento al Vangelo di Giovanni 1, 2, 21

2 25
2 23
• Gesù sapeva cosa ·e)era nel loro
• La folla credette at miracoli di cuore
Gesù
Rinascita nel battesimo" e fede in
Quali miracoli videro essi? Gesù
Come fu possibile che molti credette- Ecco, essi già credevano in Gesù, e
ro in lui per aver visto i suoi miracoli? A Gesù non si affidava a loro. Perché? Per-
quanto pare, egli non ha compiuto opere ché non erano ancora rinati dall'acqua e
sovrannaturali a Gerusalemme, a meno di dallo Spirito. Ecco perché abbiamo esor-
supporre che la Scrittura le abbia trascu- tato ed esortiamo i nostri fratelli catecu-
rate. Ma non si potrebbe considerare un . meni. Se infatti li interroghiamo, essi ri- ·
miracolo l'atto di costruire un flagello di spandono che hanno già creduto in Gesù;
corde e di scacciarè tutti dal tempio [. .. ]?
ma sicc;ome non ricevono la sua carne e il
Origene,
suo sangue, Gesù non si è ancora affidato
Commento al Vangelo di Giovanni 10, 319
ad essi. Che cosa devono fare perché Ge-
sù si affidi ad essi? Rinascere dall'acqua e
dallo Spirito. La Chiesa dia alla luce quelli
2 24
• çesù non sifidava di loro che porta nel suo grembo. Sono stati con-
cepiti, vengano alla luce. C'è un seno che
Il dispensatore dei suoi misteri do- li nutrirà; non abbiano paura d1 venir sof-
vrebbe.seguire la prudenza di Gesù focati, non si stacchino dal seno materno.
Agostino,
Cristo non si fida ancora dei neofi- Commento al .Vangelo di san Giovanni 12, 3
ti, dimostrando che bisogna consolidare
un amore grande e sincero verso Dio, che
non. si stabilisce subito, in chi vuole aver- Gesù sa che la fede della folla è anco-
lo, ma si rafforza con lo slancio verso il be- ra imperfetta
ne, con la diligenza e con il tempo. Impa-
rino, da ciò, i dispensatori dei misteri del . Ma se davvero avevano creduto, per-
Salvatore a non ammettere nessuno pre- ché non dava loro credito? Evidentemen-
maturamente dentro i sacri veli, a non ser- te allora le parole molti credettero in lui
virsi, per le sacre mense," di neofiti battez- qui non sono dette d'una fede vera e sal-
zati intempestivamente, ~ che aderiscono da, come accade n~ caso di quelli che,
La purificazione del Tempio (2, 12-?5) . 167

credendo una volta per sempre che sono so non dava loro credito: In queste paro-
vere le sue parole, lo considerano dottore le c'è la dottrina propria della vera fede.
della verità, nòn dubitando minimamen- È resa manifesta la potenza della scienza
te di quanto detto da lui. Ciò, infatti, è di di Cristo, per la quale non era ingannato
quanti realmente credono. Invece, quelli dall'apparenza di · coloro che gli si acco-
presi da stupore per l'accaduto lo lodava- stavano ma, conoscendo esattamente tut-
no in quanto uomo da amqiirare e grande. ti, già sapeva quali fossero veri discepoli e
Tuttavia certo non tutti prestavano uguale quali dubitassero fra sé oppure gli si acco-
assenso alle sue parole, non assecondan- stassero con atteggiamento menzognero.
dolo alcuni, cosa che è di quanti credono Teodoro di Mopsuestia,
realmente; p~r cui ha aggiunto: egli stes- Commento al Vangelo di Giovanni 2, 2, 25
NICODEMO E LA QUESTIONE DELLA RINASCITA

Vi era tra ifarisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei.
Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbi: sappiamo che sei venuto
da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu com-
pi, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità> in verità io ti dico, se
uno non nasce dall'altoa> non può vedere il regno di Dio».
· Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio?
Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». ·
Rispose Gesù: «In verità> in verità io ti dico, se .uno non nasce da acqua e
Spirito, non può entrare nel regno di Dio h. Quello che è nato dalla carne è
carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho
detto: dovete nascere dall'alto. Il vento e soffia dove vuole e ne senti la voce,
ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».
Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù:
«Tu sei maestro d'Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti
dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo vedu-
to; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della
terra e non credete, come crederete se vi parlerò di- cose del cielo?» (3, 1-12).
In seguito ai miracoli Nicodemo, uno <lei farisei, si reca da Cristo di notte spinto dal
rimorso (Cirillo). Andò da lui di notte perché voleva essere illuminato, ma era timoroso e
non voleva farsi riconoscere. La notte può avere un valore simbolico: Nicodemo si ~ccostava
alla luce, ma era ancora oppresso dalle tenebre della carne (Agostino). Il personaggio appare

a sull'espressione cf. S. Grasso, Il Vangelo di Giovanni, cit., pp. 150-151: «l significati dell'avver-
bio greco [anothen] "di nuovo" I" dall'alto" non si esclu<lono, ma al contrario si completano a vicen-
da. [ ... ]Nicodemo interpreta l'avverbio anothen come "di nuovo" e su questa comprensione si basa
il fraintendimento». La maggior parte dei Padri interpreta "di nuovo"; alcuni Padri greci (Origene,
Cirillo di Alessandria, Crisostomo) preferiscono invece "dall'alto": cf. Schnackenburg, Il Vangelo di
Giovanni, cit., pp. 527-529.
b In luogo di "nel regno di Dio", alcuni manoscritti e qualche testimonianza patristica (Giustino,
Ireneo, Tertulliano, Ippolito) presentano "nel regno dci cieli", variante nata probabilmente sotto l'in-
flusso del Vangelo di Matteo (cf. almeno Mt 18, 3). Si tenga presente che, in un'altra sua opera (Sull'a-
ntina 39, 4), Tertulliano presenta la citazione giovannea con "nel regno di Dio".
e La parola greca pneuma significa sia "vento" che "spirito"/ "Spirito": la frase gioca s~~ambi­
valenza.
. Nicodemo e la questione della rinascita (3, l-12) 169 .

altrove nei Vangeli come discepolo di Gesù, ma qui è ancora confuso dalla sua mentalità
giudaica: per questo si reca da Cristo di notte (Crisostomo). Nicodemo non comprende
]'origine divina di Gesù (Cirillo). Solo coloro che sono rinati possono capire chi sia davvero
Gesù (Crisostomo). Il lavacro della rinascita è l'illuminazione nello spirito (Giustino). Gesù
si affida a coloro che sono rntti di nuovo, non a chi, come Nicodemo, crede nel suo nome
dopo aver 'visto i miracoli (Agostino). Quando l'anima rinasce, viene generata di nuovo e
ricreata a immagine e somiglianza di Dio (Atanasio, Gregorio Nazianzeno, Teodoro). La
prima nascita è quella da Adamo ed Eva, la seconda quella da Dio e dalla Chiesa (Agostino) . .
· Le parole di Gesù sulla nascita e sul regno lasciano Nicodemo turbato e perplesso. Come
uomo di poca fede, Nicodemo fa fatica a capire il significato di questa nuova nascita e come
essa avvenga (Crisostomo). Gesù gli spiega come lo Spirito eserciti il suo potere per mezzo
dell'acqua (Teodoro). La rinascita prevede una duplice purµìcazione ed è UI? patto stretto
con Dio in vista di una seconda vita (Gregorio Nazianzeno). Se qualcuno si chiede come sia
possibile la nascita da acqua e Spirito, quel qualcuno dovrà allora chiedersi anche come sia
possibile la nascita di Adamo dal fango (Crisostomo). Il battesimo ordinato da Gesù è il lava-
cro della rigenerazione; della purificazione dal peccato parla Isaia (Giustino). Alla necessità
del battesimo è legata indissolubilmente la fede (Tertulliano). La rinascita richiede una radi-
cale rottura con la vita passata (Basilio). L'uso dell'acqua è connesso ai simboli divini (Cri-
sostomo). Nascere dallo Spirito è diverso dal nutrirsi di esso (Agostino). Il rinnovarsi nello
spirito della mente avvj.ene per mezzo dello Spirito Santo (Ambrogio). L'acqua e lo Spirito
danno vita come nel momento della creazione, come un grembo materno dà vita a un em-
brione (Crisostomo). Un credente battezzato che ha ricevuto il perdono dei peccati genera
comunque un figlio oppresso dai peccati <li Adamo, perché ciò che è nato dalla carne è carne
(Agostino). Nel battesimo non c'è solo il perdono dei peccati, ma- anche la vita e la salvezza
con la partecipazione alla risurrezione di Cristo (Teodoreto). Proprio come la morte viene
da ciò che è nato dalla carne, così la vita viene da ciò che è nato dallo Spirito (Gregorio di
Nissa). La nascita spirituale è opera di Dio e avviene secondo la grazia (Crisostomo). Queste
parole su carne e spirito vanno riferite anche a Cristo, ma la sua nascita da carne e spirito ha
caratteri unici (Tertulliano). Le nostre menti sono trasformate da Cristo e diventano tutt'u-
no con Dio e lo Spirito (Ammonio). L'acqua unita allo Spirito è il simbolo esteriore di una
rigenerazione tutta interiore e spirituale (per questo non si dice: "ciò che è nato dall,acqua")
(Teodoro). Lo spirare del vento non può essere impedito: Gesù impiega questo semplice
esempio per aiutare Nicodemo a comprendere l'analogo potere dello Spirito (Crisostomo).
Abbiamo difficoltà a capire sia il movimento dello Spirito sia la nostra rinascita (Ilario). Lo
Spirito soffia dove gli aggrada s~nza limiti, agendo secondo il proprio volere (Teodoro). Il
suo volere, però, è comune al Padre e al Figlio da cui è mandato e procede (Beda). Si ascolta
il suo suono proprio come lo ascoltarono i presenti alla Pentecoste (Teodoro). La Parola e
il sacramento sono la voce dello Spirito (Agostino). Lo Spirito conosce bene colui nel quale
dimora ènon può essere ingannato (Ignazio). Lo Spirito visita di frequente i santi, ma questi
non hanno la capacità di possederlo sempre; su Cristo, che è totalmente puro, lo Spirito
rimane costantemente (Beda). Se non riusciamo a capire come funziona il vento, perché ci
preoccupiamo tanto di capire come funziona lo Spirito? (Crisostomo). Nicodemo, dottore
dei Giudei, non capisce le parole di Cristo: in questo modo Gesù gli insegna a essere umile
(Agostino). Gesù aiuta Nicodemo a riconoscere le figure del battesimo presenti nell'Antico
· Testamento (Crisostomo, Efrem). Da Gesù impariamo anche l'importanza di insegnare solo
ciò che i discenti siano in grado di comprendere. Quando Gesù insegnava, aveva come testi-
mone la Trinità. Se Nicodemo non era in grado di comprendere le cose terrene, come poteva
170 Giovanni 1-1O

comprendere quelle celesti? (Cirillo). Gesù accusa Nicodemo non tanto di essere duro di
comprendonio, quanto di essere privo di fede: ciò che Gesù sta insegnando va al di là dei
ragionamenti umani e può essere compreso solo con la fede (Crisostomo).

>, i-2 Un fariseo di nome Nicodèmo essi, ha operato in loro la salvezza [. .. ]. Si


andò da Gesù di notte è recato da Gesù, ma vi si è recato di not-
te, per cui parla ancora come chi è nelle
Il rimorso di Nicodemo tenebre della sua carne. Non capisce ciò
che gli dice il Signore, non capisce ciò che
Nicodemo è uno dei dottori ed è an- gli dice la luce che illumina ogni uomo che
noverato fra i capi. Ma egli non è comple- viene in questo mondo (Gv 1, 9).
tamente incredulo, e non partecipa del Agostino,
tutto alle loro follie, ma è già preso da ri- Commento al Vangelo di san Giovanni
morso, anche se non ama ancora Cristo: 11, 4-5
è toccato, senza che se ne accorga, dal ri-
morso della coscienza. E preso dal rimor-
so - e credo che a nessuno sfugga che il
beato evangelista lo ha detto chiaramen-
Il timore di Nicodemo
te all'inizio -, andò di notte da lui, e at.. Probabilmente non· era in~redulo ma
testò chiaramente di sapere che veniva da soltanto timido, e perciò si era avvicinato
Dio come maestro, e che nessuno avrebbe alla luce di notte, perché voleva essere il-
potuto fare tali miracoli senza ·avere Dio luminato pur avendo paura di essere rico- ·
con sé. nosciuto.
Cirillo di Alessandria, Agostino,
Commento al Vangelo di Giovanni 5, 2 Commento al Vangelo di san Giovanni 33, 2

Accostarsi alla luce nelle tenebre del- Al~re comparse di Nicodemo


la carne
Quest'uomo compare anche nel mez-
Si reca dal Signore, e vi si reca di not- zo del V angelo, quando si riferisce a Cristo
te; si accosta alla luce, ma la cerca nelle con queste parole: La nostra Legge giudica
tenebre. Ebbene, a quelli che sono rina- forse un uomo prima di averlo ascoltato e
ti dall'acqua e d~o Spirito, che cosa dice di sapere ciò che fa? (Gv 7, 51). [. .. ] Inol-
l'Apostolo? Un tempo voi eravate tenebre, tre dopo la crocifissione egli mostra gran-
ora invece siete luce nel Signore; cammi- de sollecitudine per il sepolcro per il cor-
nate come figli della luce (E/ 5, 8); e an- po del Signore: Vi andò anche Nicodèmo
cora: Noi invece, appartenendo al giorno, - quello che in precedenza era andato da lui
dobbiamo essere sobri (1 Ts 5, 8). Coloro di notte - e portò circa trenta chili di una
dunque che sono rinati, appartenevano al- mistura di mirra e di aloe (Gv 19, 39). An-
la notte e ora appartengono al giorno: era- che adesso egli 'mostra una ·certa disposi-
no tenebre, e ora sonq luce. A questi Gesù zione nei cònfronti di Cristo, sebbene non
si affida, ed essi non vengono a lui di not- quella necessaria e nemmeno con le inten-
te, come Nicodemo, non cercano il giorno zioni adatte, ma ancora confuso dalla sua
nelle tenebre. Essi ormai professano aper- mentalità giudaica. Per questo vi si recò di
tamente la loro fede; Gesù si è affidato ad notte, temendo di farlo di giorno. Ma la
Nicod~mo e la questione della rinascita (3, ~ -12) 171

magnanimità di Dio non lo respinse né lo questo: «Se non rinasci· dall'alto, se non
accusò, nori lo privò del suo insegnamen- diventi p~ute dello Spirito di rigenerazio-
to, ma il Signore dialogò con lui con molta ne attraverso il lavacro, non potrai avere
benevolenza e gli dischiuse 'misteri davve- di me una comprensione appropriata, mi
ro eccelsi, certo, in modo enigmatico, ma conoscerai secondo natura e non secon-
comunque glieli rivelò. do lo Spirito». Questo anothen alcuni lo
Giovanni Crisostomo, interpretano come «dal ciclo», altri come
Commento al Vangelo di Giovanni 24, 1 «dal principio»'. Colui che non nasce così,
non può vedere, dice il Signore, il regno
di Dio. Egli mostra dunque se stesso ma
anche che non c'è solo quello che si vede,
Nicodemo non sa chi sia veramente ma che abbiamo bisogno di altri occhi per
Gesù vedere il Cristo.
[Nicodemo] pensa d'avere una per- Giovanni Crisostomo,
fetta pietà, e crede che sia abbastanza, per Commento al Vangelo di Giovanni 24, 2
la salvezza, ammirare soltanto ciò che è
degno d'ammirazione. ( ... ] Quando di-
ce· che egli è venuto da parte di Dio co-
me maestro, e che Dio opera con lui, non Il lavacro è l'illuminazione dello spi-
sa ancora che egli è Dio per natura, né rito
comprende, evidentemente, l'economia
dell'incarnazione, ma va da lui come a un Senza coscienza della pdma nostra
semplice uomo, e·ha di lui una conoscen- generazione, per la legge di necessità na-
za modesta. sciamo da un umido seme, mediante ram-
Cirillo di Alessandria,plesso dei genitori, e siamo procreati con
Commento al Vangelo di Giovanni· 2, 1 istinti pravi e inclinazioni perverse; onde
non restiamo figli di necessità e d'igno-
ranza, ma di elezione e <li scienza, e ot-
teniamo la remissione dei peccati prima
3 3
• Se uno non nasce dalt alto (ano-
commessi, si invoca nell'acqua, su colui
then) che ha deliberato di rigenerarsi e s'è pen-
tito dei peccati, il nome di Dio Padre e
Solo chi è rinato può capire chi sia · Sig11ore universale: e questo solo si profe-
risce nel condurlo al lavacro per l' abluzio-
Gesù ne, - poiché nessuno è in grado di dare un
Se dunque non rinasci dall'alto e non nome al Dio inesprimibile, e solo un folle
'ricevi la retta dottrina è come se tu vagas- incurabile ardirebbe sostenere che ve ne
si fuori, lontano dal regno dei cieli. Ma sia. Tale lavacro è denominato illumina-
Gesù questo non lo dice chiaramente; an- zione, perché chi accoglie queste dottrine
zi, per rendere il suo discorso meno _gra- è illuminato nello spirito. Nel nome inol-
voso non lo presenta a chiare lettere, ma tre di Gesù Cristo crocifisso sotto Ponzio
in modo indefinito: Se "uno" non rinasce, Pilato e dello Spirito Santo, che per mez-
dice. [. .. ] Ora, se i Giudei avessero sen- zo dei Profeti predisse tutti gli eventi re-
tito queste parole lo avrèbbero deriso e lativi a Gesù, riceve l'abluzione l'illumi-
se ne ·sarebbero andati, Nicodemo, in- nato.
vece, mostra in questo ·caso desiderio di Giustino,
apprendere. [. .. ] Quello che· gli dice è Prz'ma apologia 61
172 Giovanni 1-1O

Nicodemo aveva creduto per i mira- La rinascita spirituale ci conduce


coli, ma non era rinato verso Cristo
Quest'uomo, dunque, aveva creduto
anch'egli nel nome di lui. E perché ave- Dallo Spirito viene per noi la rinasci-
va creduto? Nicodemo lo dichiara aper- ta, dalla rinascita la riformazione, dalla ri-
tamente: Nessuno infatti può . compiere formazione la consapevolezza della digni-
i segni che tu compi se Dio non è con lui. tà di colui che ci ha plasmato.
Ora, s~ Nicodemo era uno di quei molti Gregorio Nazianzeno, ·
che ·avevano creduto nel nome di lui, già · Omelia 31 (Discorso te9logz'co 5), 28 .
di fronte a Nicodemo domandiamoci per-
ché Gesù non si era fidato di loro. Rispose
Gesù e gli disse: In verità, in verità ti dico:
nessuno può vedere il regno di Dio se non
Una nuova nascita si cela nell'imma-
nasce di nuovo (Gv 3, 3). Dunque, Gesù si gine della risurrezione
affida a coloro che sono nati di nuovo. Ec- "Se dunque credete - dice - che io sia
co, quelli avevano creduto in lui, ma Gesù stato inviato quale maestro da Dio e, co-
non si affidava ad essi. me dite, i miracoli compiuti vi spingono a
Agostino, questo, la nostra dottrina richiede un'altra
Commento al Vangelo di san Giovanni 11, 3 ragione di vita e attende il principio del-
la nuova generazione". Così - certo - at-
tendiamo di vedere il regno di Dio, che,
Ritratto e immagine nel battesimo finché siamo mortali, non possiamo rice-
vere, se prima morti non risorgiamo incor-
Quando una figura disegnata sul le- ruttibili. Crediamo che ciò accada nel tipo
gno è stata cancellata da macchie prove- per mezzo del battesimo: rinasciamo infat-
nienti dall'esterno, per poter restaurare ti nel tipo della risurrezione, come rinno-
l'immagine nella stessa materia occorre vati.
che si presenti colui che . éra stato raffi- Teodoro di Mopsuestia,
gurato, e si deve alla su~ figura se non si · Commento al Vangelo di Giovanni 2, 3, 3
elimina la materia in cui era stato raffigu-
rato, ma si modella ancora in essa il suo
ritratto. Allo stesso modo il sa~tissimo Fi-
Le due nascite
glio del Padre, che è immagine del Padre,
è venuto nelle nostre regioni per restaura- Nicodemo non conosceva altro mo-
re l'uomo creato a sua immagine e ritro- do d{ nascere, se non quello da Adamo ed
varlo mediante la remissione dei pecca- Eva; ancora non sapeva che si poteva na-
ti, dopo che era stato perduto, come dice scere da Dio e dalla Chiesa. Conosceva so-
egli stesso nei Vangeli: Sono venuto a cer- lo quei genitori che generano per la morte,
care e salvare àò che era perduto (cf. Le non ancora quelli che generano per la vita;
1~, 10). Perciò anche ai Giudei diceva: Se conosceva solo quei genitori che generano
non si rinasce, non indicando, come essi degli eredi, non ancora quelli che, essendo
pensavano, la nascita dalla donna, mari- immortali, generano figli che per sempre
ferendosi alla rigenerazione e restaurazio- rimarranno. Vi sono, insomma, due nasci-
ne dell'anima nella sua conformità all'im- · te: Nicodemo ne conosceva una sola. Una
magme. nascita è dalla terra, l'altra dal cielo; una
Atanasio, è dalla carne, l'altra dallo Spirito; una da
LJincarnazt'one del Verbo 3, 14, 1-2 ciò che è mortale, l'altra da ciò che è eter-
/

Nicodemo e la questione della rinascita (3, 1-12) 173

no; una dall'uomo e dalla donna, l'altra da infatti, è l'incerta domanda di coloro che
Dio e dalla Chiesa. E tutt' è due sono uni- nçm hanno una fede abbastanza forte e so-
che, e perciò irripetibili62 • no ancora legati alla terra. Per questo an-
Agostino, che Sara rise quando chiese: Come? (cf.
Commento al Vangelo di san Giovanni 11, 6 Gen 18, 22). Molti altri che hanno chie-
sto questo hanno perso la fede. [. .. ] Alcu-
ni chiedono: «Come si è incarnato?», altri
· invece: «Come· è nato?» sottoponendo la
3 • 4 Com'è possibile· nascere una secon- sua natura infinita a questi deboli ragiona-
da volta? menti. Sapendo questo dobbiamo dunque
evitare tale inopportuna curiosità, dal mo-
Il motivo della meraviglia di Nicode- mento che chi cerca queste risposte non
mo conoscerà il come e perderà la fede.
Giovanni Crisostomo,
Recatosi dunque da un uomo, ma Commento al Vangelo dl Giovanni 24, 2-3
ascoltando cose più grandi della natura
umana e che mai aveva sentito altrove, Ni-
codemo è turbato, perplesso, in difficol-
Gesù chiarisce il significato della
tà. Allora si erge verso l'altezza delle paro-
le ascoltate, ma è come ottenebrato e non
nuova nascita
comprende, disorientato com'è e sempre Poiché quello aveva detto: Forse uno
sul punto di cadere dalla fede. Perciò egli può rientrare nel ventre di sua madre e
obietta adducendo a pretesto l'impossibi- nascere?, il Signore nostro ha esposto in
lità di quello che dice Gesù, e in tal modo qual modo questo potrà accadere, dicen-
richiede una spiegazione più chiara. [. . .] do che ciò procede dall'acqua e dallo Spi-
Per lui c'erano due difficoltà: da una par- rito. Ha parlato dell'acqua, poiché in essa
te il significato di una tale nascita, dall' al- è compiuta la cosa; e dello Spirito, per-
tra la questione del regno. Non aveva mai ché è colui che mostra la propria poten-
sentito, infatti, presso i Giudei il nome di za per mezzo dell'acqua, appunto perché
questo regno e l'idea di_questa nascita. Ma questo, e non lacqua, è detto Spirito di
ora si concentra sulla prima, quella che adozione, dal momento che siamo rigene-
più colpisce la sua comprensione. rati per la sua potenza. Per la qual cosa,
· Giovanni Crisostomo, anche, nel battesimo nominiamo lo Spiri-
Commento al Vangelo di Giovanni24, 3 to unitamente al Padre e al Figlio, laddo-
ve non facciamo menzione alcuna dell' ac-
qua, onde da ciò sia manifesto che l'acqua
Una fede debole è presente in funzione di segno e per un
uso (visibile). Invochiamo invero lo Spiri-
Lo chiami Rabbì e <lici che è venu- . to quale agente unitamente al Padre e al
to dal cielo, ma non accogli le sue paro- Figlio, giacché il Signore alle parole: «Può
le e rivolgi al tuo maestro una parola che forse uno entrare nel ventre di sua madre
produce molti turbamenti? Questo Come, e nascere?» ha opposto da acqua e da Spi-

62
Quest'ultima osservazione è diretta contro i donatisti, una setta cristiana nordafricana <ld tem-
po di Agostino, secondo la quale chi era stato battezzato da ministri indegni o peccatori (in particolare
dai lapsi che avevano abiurato durante le persecuzioni dei Romani) doveva ricevere un secondo bat-
tesimo..Agostino cerca di dimostrare che l'efficacia del potere santificante del battesimo e degli altri
sacramenti'viene direttamente da Dio attraverso la Chiesa e non dagli individui che li amministrano.
174 Giovanni 1-1 O

3 5
rito. Essendo il ventre - nella gencrazio- · • La nascita da acqua e da Spirito
ne naturale - il luogo in cui è plasmato
il bambino, per divina virtù è portato al- Nato da acqua e da Spirito
la perfezione ciò che dall'inizio lo forma.
Così, anche nel nostro caso, l'acqua fa le Se dunque si chiede: "Com'è possibi-
veci della matrice, mentre è lo Spirito del le nascere dall'acqua?", allora io chiedo:
Signore che agisce. Il battesi.rrlo è detto "Come è possibile nascere dalla terra?".
anche segno della morte e della risurre- In che modo l'argilla si è divisa nelle va-
zione, e per questo è chiamato anche ri- rie parti del corpo? In che modo da quella
generazione. Infatti, come chi risorge do- sostanza identica a se stessa (la terra infat-
po la morte è ritenuto creato nuovamente, ti ha una sola natura)' quelle cose che da
così chi è partorito dal battesimo è detto lei si sono generate hanno potuto essere
nato nuovamente, perché dapprima muo- così varie e differenziate? Da dove sono
re nell'acqua e siJ.nilmente per divina vir- venute le ossa, i nervi, le arterie c. le ve-
tù ne risorge, sembrandogli l'immersione ne? [ .. .] Come infatti in principio la terra
[nell'acqua] la deposizione nel sepolcro, fungeva da elemento primordiale e tutto
mentre il levare il capo alle singole invo- era in mano al suo plasmatore, così ades~
cazion!, per la potenza dello Spirito, lari- so è I' acqua a essere elemento costitutivo
surrezione. e tutto è in mano alla grazia dello Spirito.
Teodoro di Mopsuestia, [. . .] Anche allora l'uomo fu creato solo in
Commento al Vangelo di Giovanni 2, 3, 5 seguito, quando ormai la.creazione era av-
venuta, mentre ora è il contrario: l'uomo
nuovo viene plasmato prima della nuova
creazione; prima viene generato quèsto
·Una duplice purificazione uomo, e solo allora il mondo sarà trasfor-
E siccome noi siamo formati di due mato. [ .. .]Allora dette all'uomo il paradi-
parti, intendo dire dell'anima e del corpo, so come dimora, adesso ci ha aperto il cie-
della ~atura visibile e di quella invisibile, lo. [ ... ] Dunque la prima creazione, quella
ne deriva che duplice deve essere anche di Adamo, avvenne dalla terra, la seguen-
la purificazione: quella attuata per mezzo te, quella della donna, da un.a costola, poi
dell'acqua, cioè, e quella per mezzo del- quella seguente, di Abele, dal seme, e tut-
lo Spirito (Gv 3, 5), la prima deve esse- tavia non siamo in grado di comprendere
re ricevuta in modo visibile e corporeo, nessuna di queste creazioni. [. .. ]Il Padre,
la seconda in modo invisibile e incorpo- il Figlio e lo Spirito operano ogni cosa.
r~o; l'una ha un significato figurale, l'altra Ebbene, crediamo alla parola di Dio, es- ·
è vera e purifica le profondità dell'animo. sa è più degna di fede della nostra vista.
Quest'ultima viene a essere un rimedio al- L'occhio spesso s'inganna, ma ·è impossi-
la nostra prima generazione e cosl ci ren- bile che la ·parola.fallisca. Dunque prestia-
de nuovi da antichi che eravamo e simili a mole fede.
Dio invece di quelli che siamo ora; ci ri- Giovanni Crisostomo,
fonde senza che ci sia bisogno del fuoco e Commento al Vangelo di Giovanni 25, 1-2
ci·ricostruisce senza spezzarci. [. .. ] Si de-
ve pensare che l'efficacia del battesimo sia
come un patto stretto con Dio in vista di Battesimo e rigenerazione
una seconda vita e di un comportamento
più puro. Quanti si siano convinti e creda-
Gregorio Nazianzeno, no alla verità degli insegnamenti da noi
Omelia 40 (Sul battesimo), 8 esposti [ ... ] sono portati da noi nel luo-
Nicodemo e la questione della rinascita (3, 1-12) 175

go dov'è l' ~equa e rigenerati nella stessa re. La rinascita, come indica lo stesso no-
maniera onde fummo rigenerati noi stes- me, è inizio di una s~conda vita. Ma per
si: nel nome del Padre di tutti e Signore cominciare la seconda vita bisogna por-
Iddio, del Salvatore nostro ·Gesù Cristo e re termine alla precedente. Come nel caso
dello Spirito Santo (Mt 28, 19), compiono della doppia corsa allo stadio, una pausa,
allora il lavacro nell'acquà. Giacché Cri- un po' di riposo divide la corsa dell'an-
sto ha detto: Se non sarete rigenerati non data dalla corsa del ritorno, allo stesso
entrerete nel regno dei cieli (Gv 3, 3.5). modo, allorché si cambia vita, sembrò
Ora è chiaro a ognuno che è impossibile, necessario che ~na forma di morte si in-
una volta nati, rientrare nel seno mater- terponesse fra le due vite, per porre ter-
no. Il profeta Isaia spiega in qual maniera mine a ciò che precede e dare inizio a ciò
si sottrarrà ai peccati chi si penta. Dice: che vien di seguito.
Lavatevi: fatevi puri, togliete il male dalle Basilio di Cesarea,
anime vostre; imparate a operare il bene; Lo Spirito Santo 15, 35
difendete l'orfano e rendete giustizia alla
vedova. Venite allora e ragioniamo, dice il
Signore. Se pur siano i vostri peccati come
porpora, al pari di lana li schiarirò; e se sia- Perché nel battesimo si usa l'acqua?
no come cremisi, al par di neve li sbianche-
rò (Is l, 16-20). L'uso dell'acqua nel battesimo è ne-
Giustino, cessario e indispensabile, ed ecco perché.
Prima apologia 61 C'è un episodio in cui si racconta che, sce-
so in volo lo Spirito al di sopra dell'acqua,
l'Apostolo non stette fermo di fronte a
La fede e la necessità del battesimo quello, ma ecco cosa dice: Chi può impedi-
re che siano battezzati nel!'acqua questi che
La legge del battesimo, infatti, è sta-
hanno ricevuto) come noi: lo Spirito Santo?
ta imposta e la sua forza prescritta: Anda-
(At 10, 47). Perché allora l'acqua è neces-
te dunque - dice - e fate discepoli tutti i
saria? In esso sono presenti simboli divi-
popoli: battezzandoli nel nome del Padre e
de.l Figlio e dello Spirito Santo (Mt 28, 19). ni: il sepolcro e la morte, la risurrezione
A 'questa legge è connessa quella cond~­ e la vita, tutto in un medesimo momen-
zione: Se uno non nasce da acqua e Spiri- to. Infatti, proprio come in un sepolcro,
to, non può' entrare nel regno dei cieli, che quando immergiamo la testa sotto l'acqua
lega indissolubilmente la fede alla neces- l'uomo vecchio viene sepolto e, una volta
sità del battesimo. Pertanto è per questo disceso laggiù, scompare tutto quanto una
motivo- che tutti i credenti venivano bat- volta per sempre. Quando invece la rial-
tezzati. ziamo, ecco che esce l'uomo nuovo. Nello
. Tertulliano, stesso modo in cui per noi è semplice im-
Il battesimo 13, 3 mergere e rialzare la testa, così è facile per
Dio seppellire l'uomo vecchio e riportare
alla luce quello nuovo. Questo gesto è ri-
petuto tre volte, affinché tu apprenda che
Una rottura radicale col passato è la potenza del Padre, del Figlio e dello
Anzitutto è necessario interrompe- Spirito Santo a operare in pienezza que-.
re la continuità con la vita precedente. ste cose.
Ciò che è impossibile se non siamo rina- Giovanni Crisostomo,
ti dall'alto, secondo la parola del Signo- Commento al Vangelo di Giovanni 25, 2
'
176 Giovanni 1-10

Rinascita e nutrimento passo precedente aveva detto che noi ri-·


nasciamo.
Anche la rigenerazione del battesi- Ambrogio,
mo, in cui avviene la remissione di tutti i Lo Spirito Santo 3, 1O, 64
peccati passati, si compie per opera dello
Spirito Santo, secondo l' afferm~zione dcl
Signore: Se uno non nasce da acqua e da
6
Spirito, non può entrare nel regno di Dio. J, Carne da carne, Spirito da Spirito
Ma una cosa è nascere dallo Spirito, un' al-
tra nutrirsi dello Spirito; cosl come una Il grembo materno è per I'embrione
cosa è nascere dalla carne, il che avviene come lacqua per il credente
quando la madre partorisce, ~n'altra è nu-
trirsi della carne, il che avviene·quando la Non c'è più madre, doglie, sonni, in-
madre allatta il bambino, che si rivolge al contri o abbracci tra corpi: d'ora in avanti
seno materno per bere con piacere da co- la formazione della nostra natura è opera
lei dalla quale è nato, per vivere, per avere dello Spirito Santo e dell'acqua. L'acqua
cioè l'alimento onde vivere da colei dal- viene presa divenendo generazione per
la quale ha avuto l'inizio della propria esi- colui che viene generato. Ciò che, infat-
stenza. ti, è la madre per l'embrione, lo è l'acqua
Agostino, per il fedele: nell'acqua; infatti, egli viene
Discorsi71, 12, 19 plasmato e formato. In principio fu detto:
Le acque brulichino di esseri viventi (Gen
1, 20), ma dal momento in cui il Signo-
re si immerse nelle correnti del Giorda-
Rinascere per mezzo dello Spirito no, l'acqua non brulica più di esseri vi-
Santo venti, ma di anime razionali e dotate di
spirito [. . .]. Ciò che viene plasmato nella
Chi nasce dallo Spirito, e chi vien fat- madre ha però bisogno di tempo, men-
to Spirito, se non chi si rinnova nello spi- tre nell'acqua non è cosl~ avviene tutto in
rito della sua mente (cf. E/ 4, 23)? Costui un momento. [ ... ] Tale è infatti la natu-
è, evidentemente, chi viene rigenerato per . radei corpi, che ha bisogno di tempo per
mezzo dell'acqua e dello Splr#o Santo, poi- divenire perfetta. Non così la natura del-
.ché noi otteniamo la !Jperanza della vita lo Spirito, che opera cose. perfette sin da
eterna grazie al lavacro di rigenerazione e principio.
di rinnovamento dello Splrito Santo (cf. Tt Giovanni Crisostomo,
3, 5-7). E in un altro .passo l'apostolo Pie- Commento al Vangelo di Giovanni 26, 1
tro dice: Ma voi siete battezzati nello Spi-
rito Santo (cf. At 11, 16). Ma chi viene
battezzato nello Spirito Santo, se non chi
I bambini e il battesimo
rinasce per mezzo dell'acqua e dello Spirito
Santo? Dunque, è a proposito dello Spiri- Ma come si spiega - dicono - che
to Santo che il Signore ha detto: In verità, uno, ormai battezzato, un fedele, per ave-
in verità ti dico, se uno non nasce da acqua re già lasciato il peccato, generi uno che
e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. è con il peccato del primo uomo? Perché
E per quèst9 motivo il Signore nel passò lo genera dal corpo, non dallo spirito. Ciò
seguente ha affermato che noi nasciamo che è nato dalla carne·, è carne. Afferma
proprio da colui per mezzo del quale nel l'Apostolo: Se anche d nostro uomo este~
Nicodemo e la questione della rinascita (3, 1-12) 177

riore si va disfacendo~ quello interiore in- nascere un battezzato, iofatti non può ri-
vece si rinnova di giorno in giorno (2 Cor nascere se non chi è già nato.
4, 16). Tu non generi un bimbo da ciò che Agostino,
in te si è rinnovato; da ciò che in te si cor- Discorsi 294, 16
rompe generi il bimbo. Tu, per evitare la
morte eterna, sei nato e sci rinato; quello
era nato, non è ancora rinato. Se tu vivi
perché rinato, permetti che anche quello Non solo il perdono dei peccati
rinaséa e viva[ ... ]. Perché ti opponi? Per- Se dunque l'opera del battesimo con-
ché tenti d'infrangere l'antica prassi del- sistesse soltanto in questo, per quale moti-
la fede sollevando nuove questioni? Cos'è vo battezziamo anche i neonati che ancora
ciò che dici: i bambini non hanno affatto il non hanno ~perimentato il peccato? Cer-
peccato, anche quello originale? Che altro tamente non solo questo ci riserva il sacra-
dici, se non che non vadano a Gesù? Ma mento, ma cose ben più grandi e perfette
Gesù ti grida: Lascia che i piccoli vengano di queste: è caparra, infatti, dei beni futuri
ime (cf. Mc 10, 14)63 • e figura della risurrezione futura, parteci-
Agostino, pazione alle sofferenze del Signore e co-
Sermoni 174, 8, 9 munione con la sua risurrezione, un man-
tello di salvezza, una tunica di gioia, una
stola di luce, anzi, la luce stessa.
Teodoreto di Cirro,
Un peccatore rinato dal seme del Compendio dei miti degli eretici 18
giusto
Ti fa meraviglia che dal seme del giu-
sto nasca il peccatore e non attira la tua La carne è morte, lo Spirito è vita
meraviglia il fatto che dal seme del}? olivo
nasce l'olivo selvatico? Se1viti di un altro Sappiamo che la carne è soggetta alla
paragone. Considera il giusto battezzato morte a causa del peccato, mentre lo Spi-
come un chicco di grano mondo: non fai rito di Dio è incorruttibile, vivificatore e
caso che dal chicco di grano mondo na- immortale. È evidente che, come la na-
sce il frumento con la paglia senza la quale scita materiale comporta necessariamen-
era stato seminato. Quindi, come c'è una te anche la generazione della forza des'ti-
generazione carnale nella discendenza dei nata a distruggere lessere generato, così
nati, c'è una generazione spirituale nella lo Spirito infonde una forza vivificatrice in
discendenza dei rinati; vuoi che dal bat- coloro che vengono generati tramite esso.
tezzato nasca il battezzato quando sai che Qual è il risultato di ciò che si è detto?
dall'uomo circonciso non nasce un circon- Lasciata la vita carnale che è necessaria-
ciso? Certamente questo generare è secon- mente seguita dalla morte, dobbiamo cer-
do la carne e, pure secondo la carne, è la care quella vita che non porta come con-
circoncisione, e tuttavia da un circonciso seguenza la morte. ·
non può nascere un circonciso; perciò, al- Gregorio di Nissa,
lo stesso modo, da un battezzato non può La verginità 13

63 In
questo passo Agostino enuncia la dottrina del pecrnto originale, secondo cui il peccato di
Adamo e la conseguente maledizione si sono trasmessi ai suoi discendenti di generazione in generazio-
ne nel momento della nascita.
178 Giovanni 1-10

La nascita spirituale secondo la gra- to dallo Spirito di Dio, natb da Dio, è an~
zia divina · · che uomo dalla carne di uomo, generato
nella carne.
.Riconosci la dignità dello Spirito? Tertulliano,
Egli è infatti l'opera di Dio in azione. Pri- La carne di Cristo 18, 5-7
ma aveva detto: da Dio sono stati gene-
rati (Gv 1, 13), ora dice che lo Spirito li
genera. Quello che è nato dallo Spirito è Cristo ci tr·asforma in esseri sp1r1-
Jpt'rito; in altre parole, colui che è nato tuali
dallo Spirito è spirituale. Qui infatti non
si parla della nascita secondo la materia, Spirito è il Padre in quanto Dio, e
ma di quella secondo l'onore e secondo spirito è il Figlio in quanto Dio; per que-
la grazia. sto motivo lo Spirito, che è il Padre e il Fi-
Giovanni Crisostomo, glio, genera spirito, che è il Figlio e Dio.
Commento al Vangelo di Giovanni 26, 1 Consustanziale è, dunque, il Cristo al Pa-
dre secondo la divinità, e consustanziale
alla Madre secondo la carne, sebbene egli
Cristo nacque nello Spirito e nella sia una cosa sola da entrambe le nature,
carne senza mutamento e mescolanza. Secondo
la parola del Signore, noi siamo formati
Il Signore stesso afferma con deci- tramite Cristo, dal momento che la nostra
sione e ferm.ezza: Quello che è nato dalla mente è trasformata in una qualità spiri-
carn,e è carne, proprio perché nato dalla tuale.
carne. "Ma parlava solo dell'uomo, non Ammonio,
di se stesso", ma se non parlava anche di Frammenti su Giovanni 3, 8
sé, allora nemmeno dell'uomo Cristo. Ne-
ga dunque che Cristo fosse uomo e in tal
modo sosterrai che la natura umana non Gesù parla di una generazione spiri-
gli si addicesse. Ma poi egli aggiunge: e tuale.
quello che è nato dallo Spirito è spirito, lo
dice colu.i che, in quanto Dio, è Spirito ed Intende dir questo: "La realtà della
è nato da Dio. Queste parole certamen- generazione necessariamente è simile al-
te si riferiscono più a lui stesso che non a la natura del generante. Dunque, quando
chi crede in lui. Se dunque esse sono rife- la carne genera la carne, necessariamente
.dte a lui, perché non lo sono anche quel- la nascita è corpo,rale; ~a quando a gene.:
le citate prima? Infatti non si può certo rare è lo Spirito necessita che compren-
fare questa distinzione: questa afferma- diamo incorporea e spirituale la nascita".
zione ricondurla a lui e quella preceden- Invero attraverso ciò mostra anche che
te agli altri uomini, se non neghi la dupli- Facqua - che ha unito allo Spirito - non
ce sostanza di Cristo, quella della carne e agisce con quello ma è citata come segno
quella dello Spirito. Del resto, se assunse e per l'uso visibile, non avendo invece ag-
la carne così cbme possedette lo Spirito, giunto "ciò che è nato da acqua" ma so-
nel momento in cui si esprime sulla con- lo ciò che è nato da ·Spirito, apertamente
dizione delle due sostanze che aveva in sé, attribuendo il fatto della generazione allo
non è possibile che volesse determinare il Spirito.
suo Spirito ma una carne non sua. Così, Teodoro di Mopsuestia,
dal momento che egli stesso è Dio Spiri- Commento al Vangelo di Giovanni 2, 3, 6
Nicodemo e la questione della rinascita (3, 1-12) 179

3 , 7-8 Il vento soffia dove vuole le creature, e fissarne l'origine entro i li-
miti? ·
n potere del vento e il potere dello Ilario di Poitie·rs,
La Trinità 12, 56
Spirito .
Dicendo Non meravigliarti rivela
lo sconcerto del suo animo e lo condu- La natura dello Spirito è la sua liber-
ce verso qualcosa di più leggero dei cor-
pi [ ... ]. Non si tratta della pesantezza tà
dei corpi né di enti puramente incorpo- Lo Spirito Santo, infatti, giacché go-
rei (Nicodemo, infatti, non avrebbe po- de dell'onnipotenza, tutto compie co-
tuto comprenderlo), ma, trovato un en- me vuole, e nulla resiste alla sua azione.
te medio tra il corporeo e l'incorporeo, Ascolti dunque la sua voce, dice, cioè per-
ovvero lo spirare del vento, lo conduce cepisci il rumore della sua venuta; ma non
a partire da qui. [ ... ] Quando dice sof- puoi sapere dove sia contenuta la sua per-
fia dove vuole non intende che il vento ha sona onde tu possa comprendere il modo
una qualche scelta, ma c:_he lo spirare del della sua azione. Come infatti è immensa
vento secondo la sua natura non può es- la sua natura e dunque è presente dovun-
sere impedito e ha una sua propria poten- que voglia, c.osl anche la sua azione è inef-
za. [. .. ] L'èspressione soffia dove vuole, fabile, ché tutto compie secondo la pro-
dunque, mostra l'incoercibilità dcl vento, pria volontà.
la sua presenza ovunque e l'impossibili- Teodoro di Mopsuestia,
tà di arrestarlo ad andare di qua e di là, Commento al Vangelo di Giovanni 2, 3, 8
anzi il vento si dispiega con grande forza
e nessuno può deviare la sua veemenza.
[. . .]Questo esprime il potere del Paracli- La volontà dello Spirito è identica a
to. Se anzi nessuno può trattenere il ven- quella del Padre e del Figlio
to, ma es~o si sposta dove vuole, molto di
più l'azione dello Spirito non potrà essere Quando infatti viene data agli uomini
fermata dalle leggi della natura, dai limiti la grazia dello Spirito, lo Spirito viene in-
della generazione corporea o da nient' al- viato dal Padre e viene inviato dal Figlio,
tr9 di simile. procede dal Padre e procede dal Figlio,
Giovanni Crisostomo, perché il suo invio si identifica col prece-
Commento al Vangelo di Giovanni 26, 1-2 dere del Padre e del Figlio. È venuto di
sua volontà, poiché ·come è uguale al Pa-
dre e al Figlio, cosl ha volontà comune col
Al di là della nostra comprensione Padre e· col Figlio.
Beda il Venerabile,
Ho la fede accolta nella mia rigene- Omelie sul Vangelo 2, 16
razione e ne sono all'oscuro, e posseggo
già quello che ignoro. Rinasco infatti sen-
za rendermene conto, ma con i frutti del- Il suono del vento nella Pentecoste
la rinascita. Non c'è limite per lo Spirito
che parla quando vuole, ciò che vuole e Bene ha detto ne senti la voçe, ché
dove vuole. E se non conosco il motivo anche la sua prima discesa sugli aposto-
del suo divenire e del suo andare, anche li avvenne con fragore; udivano infatti un
se sono consapevole della sua presenza, suono come di vento impetuoso; in più
potrò forse annoverare la sua natura tra parlavano le lingue per la potenza del-
180 Giovanni 1-10

lo Spirit.o, che era su di loro. E così, do- Lo Spirito non può essere ingannato
po che ha elevato tutto ali' altezza del Ge-
nerante, ottimamente conclu<lc: Così è Se anche alcuni hanno voluto ingan-
chiunque è nato dallo Spirito; cioè, tale è la narmi secondo la carne, tuttavia lo Spirito
generazione dello Spirito. Non può essere non può essere ingannato in quanto viene
compresa dai ragionamenti degli uomini da Dio. Egli sa, infatti, da dove viene e do-
ma, in quanto superiore al loro dominio, ve va e rivela i segreti.
dal solo rumore si comprende che accade, Ignazio di Antiochi~,
per l'utilità di quanti intendono. Lettera ai Filadelfiesi 7, 1
Teodoro di Mopsucstia,
Commento al Vangelo di Giovanni 2, 3, 8
I limiti dell'uon10 nel ricevere lo Spi-
rito
La Parola e il sacramento sono la
voce dello Spirito Lo Spirito viene ai santi e se ne va via
da loro, perché, pur non avendo capaci-
Il padre che deve morire genera dalla tà di possederlo sempre, vengano ristora-
sua sposa il figlio che dovrà succedergli, ti dalla luce del suo ritorno saltuario ma
ma Dio genera dalla Chiesa non fìgÌi che
frequente. Invece lo Spirito rimane stabil-
dovranno succedergli ma figli che vivran- mente solo nell'unico mediatore tra Dio
no eternamente ·c on lui. Il Signore prose-
e gli uomini, nell'uomo Gesù Cristo, nel
gue: Quello che è nato dalla carne è carne quale non ha trovato neppure la macchia
e quello che è nato dallo Spirito è spirito. di un cattivo pensiero da fuggire.
Dunque, si tratta di una nascita spiritua- Beda il Venerabile,
le, e si nasce nello Spirito mediante la Omelie sul Vangelo 1, 15
parola e il sacramento. Lo Spirito è pre-
sente perché si possa nascere; è presente
invisibilmente lo Spirito da cui nasci per-
ché nasci in maniera invisibile. Il Signo- L'analogia tra il ve.n to è lo Spirito
re i.9fatti continua: Non meravigliarti se ti
ho detto: Dovete nascere dall'alto. Il vento Ecco dunque la conclusione: se, in-
soffia dove vuole e ne senti la voce ma non fatti, del vento, del quale si ha percezione
sai da dove viene né dove va. Nessuno ve- con l'udito e il tatto, non si può conosce-
de lo Spirit9: come possiamo allora sen- re né l'origine né la via, perché affannar-
tirne la voce? Viene cantato un salmo, è si riguardo all'attività dello Spirito divino
la voce dello Spirito; viene annunciato il quando, pur udendo la voce del vento,
Vangelo, è la voce dello Spirito; si procla- non ne comprendi l'attività? [ ... ] Come
ma la parola di Dio, è la voce dello Spi- dunque il vento non si mostra; sebbe-
rito. Ne senti la voce ma non sai da dove ne emetta la sua voce, cosl anche la na-
· viene né dove va. E altrettanto sarà di te scita secondo lo Spirito è invisibile agli
se nascerai dallo Spirito: chi ancora non occhi del corpo. Eppure il vento ha un
è nato dallo Spirito, n.on saprà donde tu , corpo, sebbene molto leggero, dal mo-
venga né dove tu vada. Il Signore infat- mento che tutto ciò che si percepisce ha
ti aggiunge: Così è chiunque è nato dallo un corpo. Se dunque non ti disorienta il
Spirito. fatto di non vederne il corpo, e non per
Agostino, questo credi che non ci sia, perché allora
Commento al Vangelo di san Giovanni 12, 5 udendo lo Spirito esiti e chiedi tali prove,
Nicodemo e La questione della rinascita (3) 1-l2) 181

purificato n~lle acque del Giordano (2 Re


5, 1-19), tutti questi fatti, dico, prefigu-
ravano la rigenerazione e la purificazio-
ne futura. E del resto le parole dei profeti
accennavano proprio a una siffatta rige-
nerazione, come, ad esempio, le seguenti:
[ ... ] si· rinnoverà come quella dell'aquila
J, 9· 10 Il maestro dJsraele la tua giovinezza (Sal 103, 5) [ .. .]; Beati
quelli a cui sono stati perdonati i peccati
Nicodemo impara l'umiltà (Sal 31, 1). E lo stesso Isacco era una pre-
Si direbbe, o fratelli, che il Signore figurazione di questa rinascita. [ ... ] Cri-
abbia voluto smontare quel maestro dei sto dunque, cercando· di richiamare tut-
Giudei. Il Signore sapeva quello che vo- ti questi fatti alla memoria di Nicodemo,
leva: voleva che Nicodemo nascesse dallo disse: «Tu sei maestro in Israele e non lo
Spirito. Non si può nasèere dallo Spirito, sai? Di quello che conosciamo parliamo e
se non si è umili, perché è l'umiltà che ci · di quello che abbiamo veduto attestiamo e
fa nascere dallo Spirito: il Signore è vicino nessuno accetta la nostra testimonianza»
ai contriti di cuore (cf. Sal 33, 19). Quel- (Gv 3, 11).
lo, essendo un maestro, era troppo sicuro Giovanni Crisostomo,
di sé, e stava sulla sua per il fatto che era Commento al Vangelo di Giovanni 26, 2
dottore dei Giudei. Il Signore lo aiuta a
liberarsi dalla superbia per poter nascere
dallo Spirito. Tipi di battesimo purificatore nel
Agostino, Vecchio Testamento
Commento al Vangelo di san Giovanni 12, 6
Ciò che gli mancava di. sapere ri-
guardava la Legge e i Profeti: il bagno
Nicodemo dovrebbe aver compreso con l'issopo, le acque dell'aspersione,
Gesù il battesimo di purificazione e altre èo-
se simili. Se questi simboli non fossero
Osservate come non lo accusi mai già esistiti prima della venuta del Figlio,
di"malvagità, ma piuttosto di ottusità di le parole del Signore sarebbero state in-
mente e di semplicità .. «Ma cos'aveva in giuriose nei confronti di Nicodemo. Ma
comune - potrebbe obiettare qualcuno se erano nascoste nella Scrittura e Nico-
- questa rigenerazione con la storia dei demo non le aveva riconosciute, a buon
Giudei?». E cos'ha, rispondo, di non co- diritto il Signore ha risvegliato il suo tor-
mune con essa? Infatti la creazione del pore, ha guarito la sua malattia con la dol-
primo uomo, quella della donna tratta · cezza della sua voce e ha fatto presente al-
dal suo fianco, e inoltre le acque sterili la sua memoria il battesimo di espiazione
dell'Antico Testamento e quelle altre co- -che già esisteva in Israele [ ... ] . Il Signore
se straordinarie che avvennero per mez- lo riprende con dolcezza: lo vedeva mala-
zo delle acque, come nell'episodio della to ma prossimo alla guarigione e, ignaro
Jonte da cui Eliseo trasse fuori I'ascia (2 della legge ·antica, il Signore gli rivela il
Re 6, 1-7), in quello del Mar Rosso çhe battesimo di espiazione per il corpo e per
gli Ebrei attraversarono (Es 14, 5-31), in l'anima. Non avevi compreso Nicodemo
quello della piscina che langelo agitava la storia di Giacobbe che nacque con di-
(Gv 5, 4), nell'episodio di Naaman Siro, ritto di primogenitura (cf. Gen 25, 25)? O
182 Giovanni 1-1 O

quella di Naaman che fu come rinnovato La Trinità co1ne testimone


quando Eliseo parlò con lui (cf. 2 Re 5,
14) [ ... ]?Nello stesso modo fu purificata Il Salvatore cita i testimoni al numero
Miriam (cf. Nm 12, 9-15). Questo è chia- plurale, per il fatto che ha in se stesso, per
ramente il simbolo del battesimo dato ai natura, il Padre e lo Spirito: in questo mo-
pagani dal momento che l'issopo ha il po- do, ciò che era detto era confermato, co-
tere di sbiancare le pietre? me richiedeva la Legge mosaica, dalla pa-
Efrem il Siro, rola di due o tre testimoni.
Cirillo di Alessandria,
Commento al Diatessaron 14, 12-13
Commento al Vangelo di Giovanni 2, 1

3 11
• Non accogliere la testimonianza J , 12 Cose della terra e cose del cielo
Insegna solo ciò che i tuoi ascoltatori
Le cose celesti sono inaccessibili agli
possono comprendere
stolti
Perciò, messa da parte la spiegazi9-
Non avete accettato, egli dice, a cau-
ne profonda, decide di dover ricorrere al-
sa della vostra confusione, l'insegnamento
la semplice fede per ciò che quello non
conveniente che non superava la capaci-
riesce a capire. Egli attesta di sapere m.ol-
tà dell'intelligenza umana: e come potrei
to bene ciò che dice, facendo capire, con ·
esporvi le cose che riguardano la divinità?
l'espressione del volto, che è molto pe~i­
Quelli che non riescono a capire la pro-
coloso contraddire. Non era verostmile
pria realtà, in che modo potrebbero capi-
che Nicodemo si fosse dimenticato di ciò
re le cose superiori a loro? Orbene, se non
che di Cristo nostro 'Salvatore aveva affer-
credete a me solo, che vi parlo, ma esige-
mato, che cioè egli era venuto da Dio co-
te, per ciascuna cosa, molte testimonian:
me maestro. Orbene, come non ~arebbe ze, chi vi presenterò come testimone dei
un grande pericolo opporsi a colui che è misteri celesti?
presso Dio ed è Dio (Gv f, l)? Tale com- Cirillo di Alessandria,
portamento potrebbe sembrare l'equiva- Commento al Vangelo di Giovanni 2, 1
lente di voler lottare con Dio. Certamen-
te, da ciò dobbiamo trarre insegnamento,
noi che abbiamo il potere d'insegnare, per
capire che è meglio, per quelli c?e hann~
La pena dell'incredulità
da poco abbracciato la fede, spiegare gli Non ti meravigliare se qui si parla di
argomenti di fede con semplici ragiona- "battesimo terreno". Lo chiama così o per
. menti piuttosto che offrire loro un discor- il fatto che.viene compiuto sulla terra op-
so profondo e una disquisizione compli- pure perché lo confronta con la sua na-
cata[ ... ]: l'insegnamento non deve essere scita, ben più eccezionale di quello. Ben-
dato senza discernimento, ma deve esse- ché infatti questa nascita di cui si parla sia
re adattato in proporzion·e alle capacità di ce1este, se paragonata alia (("vera nasci- .
ciascupo. ta, quella che è proceduta dalla potenza
Cirillo di Alessandria, del Padre, la prima risulta terrena. A ra-
Commento al Vangelo di Giovanni 2, 1 gione dunque, non dice "non compren-
Nicodemo e la questione della rz·nasdta (3, 1-12) 183

dete" ma: tJOn credete. Qualora, infatti, prende ciò che non è possibile afferrare
uno si trovi in difficoltà in' relazione a ciò con il ragionamento, ina solo con la fede,
che non riesce 'ad afferrare con la mente e la responsabilità non è dell'ignoranza, ma
che non comprende facilmente, verosimil- dell'incredulità.
mente ne riterrà responsabile la propria Giovanni Crisostomo,
ignoranza. Quando tuttavia non si com- Commento al Vangelo dz' Giovanni 27, 1

\
LA RIVELAZIONE DEL DONO DI DIO

«Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal clelo, il
Figli"o dell'uomo E come Mosè innalzò .il serpente· nel deserto, così bù;ogna
0
••

che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la
. b
vita eterna .
, Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché
chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti:
n9n ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché
il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato;
ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome
del!' unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno
amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiun-
que infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere
non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché ap-
paia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio» (3, 13-21). . ·
Il Signore è disceso dal cielo come Figlio dell'uomo (Ambrogio). Come può il Figlio
dell'uomo essere disceso dal cielo se è nato dal grembo di Maria qui sulla terra? Chi si pone
una tale domanda ignora l'incarnazione del Verbo. Natura divina e natura umana costitui-
scono un unico Cristo: per questo lui è qui e al contemp.o in cielo. Noi ascendiamo in cielo

a Gran parte delle testimonianze antiche (ivi compresi i Padri) presenta specificazioni come "che
è nei cieli", "che era nel cielo", "che viene dal cielo".
b Da questo punto in poi, il dialogo fra Gesù e Nicodemo sembrerebbe lasciar posto a un mono-
logo di Gesù. Molti esegeti moderni sostengono si tratti, in realtà, di un commento dell'evangelista. Di
conseguenza, in alcune edizioni <lel Vangelo (per es. nella CEI 1974) il discorso diretto si chiude alla
fine del versetto 15 (dopo in lui abbia la vita eterna), mentre in altre (cosl la CEI 2008, qui riprodotta)
continua fino al versetto 21. Sono stati proposti anche intc.rventi più radicali (trasposizioni) e altre
soluzioni di punteggiatura. Si tratta di una questione molto sottile e dibattuta. Un simile dibattito ha
·interessato anche la ~ezione 3, 31-36 (cf. nota ad loc.). Da segnalare una recente indagine diJ.S. Pau-
lovkin (The Patristic Reception o/ the Speakers in fohn 3, PhD Diss., Florida International University,
Miami, Florida 2015), che, sulla base di un'accurata analisi delle fonti, conclude che i Padri tendono
a leggere i due blocchi (3, 13-21; 31-36) come continuazioni del discorso diretto. A titolo di esempio,
va menzionata fa testimonianza di Ireneo, una delle più esplicite sul problema di 3, 13-21: «Il Signore
diceva: Chi crede in me non è condannato ecc.» (Ireneo <li Lione, Contro le eresie 5, 27, riportato sotto).
Da notare sia l'indicazione "il Signore diceva" sia ".irt me" in luogo di "in lui".
La rivelazt"one del dono di Dio (3, 13-21) 185

per mezzo di uno solo: Cristo (Agostino, Ilario). L'espressione ~'Figlio dell'uomo" designa
tutta la persona di Cristo in relazione alla sostanza inferiore. Eppure ·egli è, al contempo,
in cielo e dappertutto (Crisostomo) .. In definitiva, è bene considerare la discesa e l'ascesa
di Cristo come un mistero che non dobbiamo cercare di risolvere con la ragione (Ilario).
Dopo aver menzionato il battesimo, Gesù passa ora alla·fonte del battesimo, cioè la croce
(Crisostomo). Gesù insegna a Nicodemo il senso spirituale della Legge (Beda), mostrando
come il serpente di bronzo sia figura della croce (Ambrogio). In esso si può cogliere il mi-
stero dell'incarnazione (Cirillo). Mosè non ci ha insegnato a credere nel s~rpente, che in sé
era maledetto, ma a credere in colui che avrebbe sconfitto il serpente (Giustino). Come il
serpente di bronzo era in grado di sanare, così Gesù, che ha rivestito la somiglianza della
carne peccatrice ed è morto sulla croce, salva il mondo dai peccati (Beda). Proprio perché
di bronzo, il serpente non poteva morire (Efrem). Chiunque sia stato morso dai serpenti del
peccato deve solo contemplare Cristo e guarirà ottenendo il perdono di tutti i suoi peccati
(Agostino). Cristo, autore e causa di vita per chi crede in lui, non perirà. Questo testo mostra
l'intensità dell'amore di Dio e, per contrasto, l'ingratitudine degli uomini {Crisostomo). Il
Padre ha dato al mondo un dono inestimabile, il suo Figlio unigenito, non un figlio adottivo
(Ilario). Donando suo .Figlio al mondo, il Padre dona la vita stessa, l'unico dono che può
sconfiggere la morte (Agostino), e ci restituisce ciò che avevamo perduto (Beda). I simboli
dcl legno e dell'agnello testimoniano l'amore del Padre per i suoi figli (Efrem). La prima
venuta di Cristo è stata per il nostro perdono, la seconda sarà per il nostro giudizio (Criso-
stomo). Il dono della salvezza può essere rifìutatò, come l'aiuto del medico (Agostino). Il
peccato e la trasgressione sono in nostro potere (Clemente). La·nostra separazione da Dio
dipende unicamente da noi e dalle nostre azioni (Ireneo). Chi non crede è già stato giudica-
to; il giudizio sarà per chi è a metà strada fra i fedeli e gli empi (Ilario). Il giudizio che deve
ancora venire non riguarda tanto coloro che non hanno fede, quanto coloro che professano
la fede ma non hanno azioni per dimostrare la propria fede (Gregorio Magno). L,incredulo
sta già scontando la punizione (Crisostomo). La luce è scesa sugli uomini, ma gli uomini
hanno rifiutato la sua illuminazione (Cirillo, Crisostomo). Preferiscono, insomma, rimanere
nella malvagità (Crisostomo). Il loro libero arbitdo li rende schiavi del peccato (Apollinare).
Còstoro hanno un rapporto di amore-odio per l~ verità: la amano quando non vengono in-
gap.nati e la falsità viene messa a nudo; la odiano quando la luce li mette a nudo mostrando
chi·sono per davvero (Agostino). I buoni si allietano di essere visti.(Tertulliano). Questo non
perché sono orgogliosi delle proprie buone azioni, ma perché desiderano che gli altri vedano
ciò che Dio ha fatto in loro (Agostino).

3 , 13 L)unico che è salito e disceso dal della maestà>> colui che ha patito, e il Fi-
cielo glio dell'uomo, come è stato scritto, colui
che è disceso dal cielo.
Entrambe le nature salgono e scen- Ambrogio,
dono · La fede 2, 7, 58

,,Partecipe dell'una e del!' altra natu-


ra, cioè della natura umana e della natu- L'incarnazione
ra divina, nella natura umana ha subito la
passione, in modo che, se non si fa alcuna Ad alcuni appare strano che il Signo-
distinzione, si. può dire che è «il signore re abbia. detto nel Vangelo: Nessuno è mai
186 Giovanni 1-10

salito al cielo, se non colui che è disceso solo ad ascendere in cielo65 ? [. .. ]Ti mera-
dal cielo il Fz'gHo dell1uomo che è in cielo.
1 viglia perché era qui e anche in cielo? Fe-
Come si può dire - affermano - che il Fi- ce altrettanto per i suoi discepoli. Ascolta
glio dell'uomo è disceso dal cielo se è sta- l'apostolo Paolo che dice: La nostra patria
to assunto qui in terra nel grembo della è in cielo (Fil 3, 20). Se un uomo com'e-
Vergine? Non dobbiamo disprezzare co- ra l'apostolo Paolo camminava in terra col
loro che dicono tali cose, ma istruirli. Cre- corpo mentre spiritualmente abitava in
do infatti che si pongono il quesito con cielo, non era possibile al Dio del cielo e
sentimenti di pietà, però ancora non so- della terra essere contemporaneamente in
no in grado di comprendere il problema. cielo e in terra?
Ignorano infatti che l? divinità ha assun- Agostino,
to l'umanità in maniera che Dio e l'uomo Commento al Vangelo di san Giovanni 12, 8
formassero un'unica persona; e che l'uma-
nità aderì alla divinità in maniera tale che
il Verbo, l'anima e il corpo formassero un La sua discesa è il suo concep~ento
unico Cristo. dallo Spirito
Agostino,
Discorsi 265B, 2 L'espressione discese dal cielo indica
la causa del suo concepimento dallo Spi-
rito. Non fu Maria infatti a dare origine al
In cielo per mezzo di lui corpo, anche se per la nascita e la crescita
del corpo essa offrì tutto ciò che è naturale
Egli dunque era qui ed era anche in per il suo sesso. Invece con l'espressione il
cielo: era qui con la carne, era in cielo Figlio delfuomo si allude alla nascita della
con la divinità; o meglio, con la divinità carne concepjta nel grembo della Vergine.
era dappertutto64 • Egli è nato dalla madre, Nel fatto poi che è in cielo si esprime il po-
senza allontanarsi ·dal Padre. Sappiamo tere della natura divina che sempre rima-
che in Cristo vi sono due nascite, ;una divi- ne. Per aver creato e dato inizio alla car-
na, l'altra umana; una per mezzo della qua- ne in virtù propria, essa non si rimpicciolì
le siamo stati creati, l'altra per mezzo della in un corpo circoscritto a partire dalla sua
quale veniamo redenti. [ ... ] Egli è disceso potenza infinita. Per la forza dello Spirito
per noi e noi ascendiamo per mezzo di lui. e la potenza del Dio Verbo, il Signore del
Solo infatti discende e ascende colui che cielo e del mondo, rimanendo nella forma
ha detto: Nessuno ascende in cielo se non 1 dì servo, non si allontanò da alcuna orbi-
colui che dal cielo discende. Non ascende- ta interna o esterna del cielo e del mondo.
ranno dunque in cielo coloro che egli fa Per questo allora si dice discese dal cielo, è
figli di Dio? Certo che ascenderanno; ci figlio dell1uomo ed è in cielo: il Verbo fat-
è stato promesso in modo solenne: Saran- to carne non ha lasciato di essere Verbo.
no come gli angeli' di Dio in cielo (Mt 22, Difatti, perché è Verbo, è anche in cielo;
30). In che senso, allora, nessuno ascen- perché è carne, è anche Figlio dell'uomo;
de al cielo se non chi ne è disceso? Infat- perché il Verbo si è fatto carne, è dal cielo,
ti uno solo è disceso, e ·uno solo è asceso. è Figlio dell'uomo ed è in cielo. Il pote-
E gli altri? Che cosa pensare, se non che re del Verbo non rimane secondo moda-
saranno membra di lui, così che sarà uno lità corporee, per cui non si rende assente

64 Cf. anche Agostino, Lettere 187, 9.


65 Cf. anche Agostino, Il castigo, il perdono dei peccati e il battesimo dei bambini 1, 31, 60.
La rivelazione del dono di Dio (3, 13-21) 187

lì da dove discende; e la carne non aveva quale modo di ragionare può concepirlo?
preso inizio se non dal Verbo; e il Verbo Discende dal cielo il Figlio dell'uomo che
fatto carne, per"essere carne, non per .que- è nel cielo; e quale intelletto ne fornirà una
sto non era anche Verbo. · spiegazione? Il Verbo si è fatto carne (Gv
Ilario di Poitiers, 1, 14); quali parole potranno esprimerlo?
La Trinità 10, 16 Il Verbo diventa carne, cioè Dio diventa
uomo; e colui che è uomo, si trova in cie-
lo; e colui che è Dio, viene dal cielo. Co-
Figlio dell'uomo che è in cielo e dap- lui che discende, ascende; ma discende
pertutto pur non discendendo. È quello che era,
eppure non era quello che è. Sondiamo le
. Qui ha chiamato Figlio del!'uomo ragioni, ma veniamo meno nella ragione.
non la carne, ma ha dato il nome, in que- · Vediamo la ragionevolezza, ma non com-
sto caso per così dire, a tutto se stesso prendiamo le ragioni. Ma intendendo Cri-
in relazione all'inferiorità della sostanza. sto Gesù in questo modo, lo conoscere-
Questo è un tratto caratteristico del Si- mo; p~nsando invece di conoscerlo di più,
gnore, riferirsi all'interezza della sua na- non ne avremo conoscenza.
tura ora riguardo alla sua divinità ora ri- Ilario di Poitiers,
guardo alla sua umanità. [ ... ] Vedi che La Trinità 10, 54
anche ciò che sembrà particolarmente ec-
celso è del tutto indegno rispetto alla sua
grandezza? Egli infatti non si trova solo
3 14
in cielo, ma ovunque e riempie tutto. Egli • Innalzare il serpente e innalzare il
parla però venendo incontro alla debolez- Figlio del/1 uomo
za dell'ascoltatore, desiderando innalzar-
lo un poco alla volta. La croce come sorgente del battesi-
· Giovanni Crisostomo, mo
Commento al Vangelo di Giovanni 27, 1
Dopo aver parlato del beneficio de-
rivato dal battesimo egli introduce la cau-
sa di quel beneficio, la croce [. .. ]. Più di
Il mistero della salita e della discesa ogni altra cosa, infatti, queste due cose
di Cristo mostrano l'ineffabilità del suo amore: la
Non è. secondo motivazioni di ca- sofferenza sopportata per i suòi nemici e,
rattere corporeo che il medesimo sogget- una volta morto per i suoi nemici, il dono
to discenda e rimanga, perché una cosa attraverso il battesimo del perdono di tut-
è il cambiamento che implica un lascia- ti i lÒro peccati.
re, un'altra cosa l'essere imperturbati che Giovanni Crisostomo,
è proprio del ·rimanere. Come bambino Commento al Vangelo di Giovanni 27, 1
piange, ma è in cielo; come fanciullo cre-
sce, eppure rimane il Dio della pienezza.
Ma nel fatto che ascende lì dove era prima Il senso spirituale della Legge
e discende quello stesso che rimane, qua-
le significato vi sarà racchiuso secondo il · Con l'arte straordinaria del magiste-
modo umano di intendere? Il Signore in- ro divino il Signore adatta proprio Mosè,
fatti dice: E se vedeste t'l Figlio del!'uomo cioè il maestro deÌla Legge, al senso spi-
salire là dove era prima? (Gv 6, 62). Il Fi- rituale della stessa Legge, ricordando la
glio dell'uomo ascende lì dov'era prima; vecchia storia e spiegandola come prefìgu-
188 Giovanni 1-10

razione della sua passione e della salvezza · posto in un luogo visibile e alto, affinché
degli uomini. a nessuno sfuggisse che egli era innalzato
Beda il Venerabile, da terra.
Omelie sul Vangelo 2, 18 Cirillo di Alessandria,
Commento al Vangelo di Giovanni 2, 1

Il serpente di bronzo è figura dell'u-


manità di Cristo Il Crocifisso porta alla morte il ser-
pente
A ragione il Signore comandò che le
ferite dei colpiti fossero. curate facendo le- Attraverso la figura e il segno im-
vare in alto un serpente di bronzo. Infatti, piegato contro i serpenti che mordeva-
il serpente di bronzo è un'immagine della no Israele si manifesta }'innalzamento che
croce. [ ... ] Fu dunque crocifisso il mon- ha avuto luogo per la salvezza di coloro
do nelle sue lusinghe, e per questo motivo che credono, dal momento che, per mez-
non un vero serpente, ma un serpente di zo di colui che doveva essere crocifisso,
bronzo fu levato in alto, poiché il Signo- il serpente - così è stato preannunciato -
re prese l'aspetto del peccatore nella realtà avrebbe ottenuto la morte, mentre salvez-
del corpo umano, è vero, ma senza la re- za ci sarebbe stata per coloro che erano
altà del peccato, in modo che attraverso stati morsi e che cercano rifugio in colui
la fragilità della deboleiza umana, fingen- che aveva mandato al mondo il proprio
do di essere il serpente, deposte le spoglie Figlio crocifisso. Infatti, lo Spirito profeti~
della carne, distruggesse l'astuzia del vero co ci ha insegnato tramite Mosè a non cre-
serpente. dere al serpente, quando ci mostra che in
Ambrogio, principio egli era stato maledetto da Dio
Lo Spirito Santo 3, 50 e nel libro del profeta Isaia rivela che sa-
rà giustiziato come nemico attraverso la ·
grande spada, cioè Cristo.
La storia di Mosè e del serpente di Giustino Martire,
bronzo Dialogo con Trifone 91, 4

Di nuovo, insomma, come in figura,


delinea con questo fatto il mistero dell'in- Il Crocifisso salva coloro che viveva-
carnazione. Il serpente significa il peccato no sotto la maledizione
crudele che uccide ruomo, che si pasce di
tutto il genere umano, che morde l'anima Attraverso questo segno egli procla-
di ciascuno in vari modi, e versa il molte- mav~ un mistero, attraverso questo segno
plice veleno della depravazione, che tanto egli annunciava che avrebbe annientato
potere aveva raggiunto, sicché non poteva il potere del serpente, che ·aveva causa-
·essere evitato con altro mezzo che con l'a- · to anche la trasgressione di Adamo, e an-
iuto celeste. Perciò Dio Verbo si foce simi- nunciava la salvezzà a coloro che credono
le alla carne del peccato, per condannare in colui che attraverso questo segno, va-
nella carne il peccato (cf. Rm 8, 3), come è le a dire la croce, doveva morire a causa
scritto, e per ess~re il mediatore della sal- dei morsi .del serpente, che sono le azio-
. vezza eterna per chi si rivolge, con ardente ni malvagie, le idolatrie e gli altri pecca-
fede, a lui o allo studio dei divini dogmi. ti. [ ... ]Proprio nel modo, dunque, in cui
Il fatto, poi, che il serpente sia stato eretto Dio dispose il segno attraverso il serpen-
su un alto palo, fa pensare a Cristo che fu te di bronzo e lo mantenne senza colpa,
La rivelazione del dono di Dio (3, 13-21) 189

così anche nella Legge e' è una maledizio- La natura del serpente di bronzo
ne su coloro che vengono crocifissi, ma come quella di Cristo ·
non c'è più maledizione su ~risto di Dio,
per mezzo del quale tutti coloro che han- Il serpente di bronzo per natura non
no commesso azioni degne di maledizio- può soffrire: attraverso tale serpente, per-
ne sono salvi. tanto, viene rivelato che colui che soffrirà
Giustino Martire, sulla croce non può morire.
Dialogo con Trifone 94, 2; 5 Efrem il Siro,
Commento al Diatessaron 14, 15

Riportati alla vita eterna


·La spiegazione del simbolismo
. I serpenti indicano i peccati che por-
tano alla perdizione sia l'anima che il cor- Tentiamo di spiegare il loro signifi-
po, non solo perché erano infuocati, vele- cato, per quanto. il Signore ci aiuterà. La
nosi, abili a distruggere, ma anche perché verga significa il regno, il serpente la mor-
per opera del serpente i nostri progenito- talità. La morte infatti è stata propina-
ri furono indotti a peccare e da immorta- · ta all'uomo dal serpente (cf. Gen 3, 1). Il
li divennero mattali a causa del peccato. Signore si è degnato di prendere su di sé
Il serpente di bronzo prefigura il Signore, questa morte. La verga, cadendo in terra,
che è venuto nella somiglianza· della car:- prese la forma di serpente perché il regno
ne peccatrice, perché, come il serpente di di Dio, che è Cristo Gesù, venne sulla ter-
bronzo aveva, sì, l'aspetto simile ai ser- ra. Si rivestì di mortalità che conficcò sul-
penti di fuoco nia non aveva certo nelle la croce. [ ... ] Per compassione Dio diede
sue vene l'ardore del veleno nocivo, che loro un rimedio che, mentre dava allora la
anzi col suo innalzamento risanava quel- sanità, preannunciava il futuro piano della
li che erano stati feriti dai serpenti, così il salvezza. [. .. ] Questo significa che chiun-
Redentore del genere umano non ha rive- que viene morso dai serpenti dei pecca-
.stito la carne peccatrice, ma la somiglian- ti, guardi Cristo e otterrà la salvezza nella
za della carne peccatrice, in cui soffreri- remissione dei peccati. Perciò, fratelli, la
d'? la morte di croce libera dal peccato e mortalità che è stata assunta dal Signore,
dalla stessa morte quelli che credono in è necessario che l'abbia .anche la Chiesa '
lui. [ ... ] Come quelli che guardavano il . suo corpo, -il cui capo, come uomo, è in
s~rpente di bronzo, innalzato quale se- cielo. Perciò la Chiesa è soggetta alla mor-
gno, venivano risanati sul momento della te che le è stata inflitta per suggestione del
morte temporale e dalla ferita che.il mor- serpente. Dobbiamo infatti la morte al
so del serpente aveva inflitto, quelli che peccato del primo uomo, ma poi perver-
guardano al mistero della passione del Si- · remo alla vita eterna per Gesù Cristo Si-
gnore credendo, professando e imitando gnore nostro. Ma quando si verrà alla vita
sinceramente, sono salvati per sempre da e ritornerà al regno? Alla fine del mondo.
ogni tipo di morte che, a causa del pecca- Infatti Mosè l'afferrò per la coda, dove è
to, avevano contratto sia nell'animo che il termine, per riportarlo allo stato primi-
nella carne. tivo. ·
Beda il Venerabile, Agostino,
Omelie sul Vangelo 2, 18 Discorsi 6, 7
190 Giovanni 1-1 O

3, 15· 16 Dio dona il Figlio unigenito ripeterle> perché mi preoccupo non tan:.
to dei poveri, quanto piuttosto delle vo-
La passione che dona vita stre anime.
Giovanni Crisostomo, .
Egli dice che è il Figlio di 'Dio a es- Commento al Vangelo di Giovanni 27, 2
sere consegnato> la sorgente della vita, e
della vita eterna. Colui che ha offerto la
vita per gli altri non poteva rimanere con-
tinuamente nello stato di morte. Se infatti
Un dono di valore manifesta amore
coloro che credono nel Crocifisso non pe- Dio> che ama il mondo, ha dato ad
riscono, ancor più a ragione lo stesso Cro- esso tale prov~ del suo amore, da offrire
cifisso non perirà. Colui che spazza via la il suo Figlio unigenito. Se la fede nel suo
· distruzione altrui> molto più lui stesso ne è amore nasce dal fatto che ha consegnato
libero. Colui che dà agli altri la vita> molto una creatura alle creature> e ha dato per
più la fa sgorgare per se stesso. il mondo ciò che è del mondo e, per re-
Giovanni Crisostomo> dimere ciò che esiste dal nulla> ha offerto
Commento al Vangelo di Giovanni 27, 2 colui che esiste dal nulla> il ·rinunciare a
qualcosa di vile e disprezzabile non con-
ferisce grande merito alla prova: Invece,
La profondità dell'amore di Dio e la è prezioso ciò che evidenzia la carità, e le
nostra risposta cose grandi si misurano ·con le cose gran-
di. Dio, che ama il mondo, non gli ha dato
Infatti dalle parole Dio amò tanto il un figlio adottivo, ma il suo Figlio, il suo
mondo viene messa in risalto la grandez- Unigenito. Di qui l'appartenenza, di qui
za e l'intensità di tale amore. Veramente la nascita, di qui la verità. Non si tratta di
grandissima, anzi infinita, era la distanza una creazione, non di un'adozione, non di
tra Dio e il mondo. Giacché proprio lui una falsità. Di qui nasce la fiducia nell> ~­
che è immortale, senza principio, infinita- more e nella carità, dall'aver dato cioè il
mente grande, amò noi che siamo fatti di proprio Figlio, il proprio Unigenito per la
terra e di cenère, carichi di innumerevoli salvezza del mondo.
peccati> per averlo offeso continuamente> Ilario di Poitiers>
e ingrati. E le parole c~e seguono sono di La Trinità 6, ~O
un tono altrettanto commovente; aggiun-
se infatti: Che diede il suo Figlio, l'Unige-
nito, non un servo, un angelo, un arcan-
Cristo è la vita del mondo
gelo. Nessun padre ha mai avuto tanto
amore per il proprio figlio) quanto Dio ne Se infatti il Padre non avesse conse-
ha avuto per questi suoi servi ingrati. [ ... ] gnato la Vita, noi non avremmo avuto la
Eppure noi non ci sentiamo toccat~ nel vita; se questa. Vita non fosse morta, la
profondo del nostro animo da tutti questi morte non sarebbe stata uccisa. Lo stesso
benefici; anzi> siamo ingrati sino al pun- Signore, il Cristo, è la Vita; di lui l' aposto-
to da rivestire con livree e con gualdrappe lo Giovanni afferma: Egli è il vero Dio e
d'oro i nostri servi, muli e cavalli, mentre la vita eterna (1 Gv 5, 1O). Egli stesso, per
disprezziamo il nostro Signore quando è bocca del profeta, condannò a morte la
nudo e vagabondo, quando va mendican- morte dicendo: O morte) sarò la tua mor-
do di porta in porta e quando sta agli an- te; sarò il tuo pungiglione) o inferno.' (cf.
goli delle strade stendendo la mano. [. .. ] Os 13, 14). Come se dicesse: "Io morendo
Dico spesso que~te cose, né cesserò mai di ti uc~derò, io ti annienterò, io ti strappe-

.I
La rivelazione del dono di Dio (3, 13-21) 191

rò ogni potere, io ti toglierò i prigionieri albero e i tesori del mare sono trasportati
che hai tenuto in tuo possesso. Hai voluto dal legno di un'imbarcazione: così è pu-
prendermi benché fossi innocente:. ~ giu- re per l'anima che ha bisogno del corpo
sto che perdi quelli che hai ·voluto tenere come di Ùno strumento. Il Signore fu alla
avvinti a te. mercé della rabbia di una folla inferocita,
Agostino, ma conservò il silenzio come muto e aiutò
Discorsi 265B, 4 gli uomini ad ascendere verso l'alto con la
sua forza.
Efrem il Siro,
Commento al Diatessaron 21, 7; 9
Ritorno a ciò per cui siamo stati creati
Il Figlio di Dio nostro Redentore e
Creatore, che esiste prima dei tempi, si è 3 17
fatto Figlio dell'uomo alla fine dei tempi, • Non per condannare ma per sal-
perché dopo averci creato con la potenza vare
della sua divinità per farci godere la bea-
titudine della vita eterna, egli stesso, as- Il perdono e il giudizio
sunta la fragilità della nostra umanità, ci Molti dei più infingardi, abusando
ha voluto risanare per farci ricevere la vita della bontà di Dio nei riguardi dcl gene-
che avevamo perduto. re umano, per commettere un maggior
Beda il Venerabile, numero di peccati e per adagiarsi sem-
Omelie sul Vangelo 2, 18 pre di più nell'accidia, fanno discorsi co-
me questi: "L'inferno non esiste, non vi
sono castighi, Dio ci perdona tutti i pec~
Il mistero del legno e dell'agnello cati". [ ... ]Due infatti sono le venute del
Cristo; una c'è già stata e l'altra avrà luo-
Abramo aveva numerosi servito- go ~el futuro; ma non hanno entrambe
ri: perché Dio non gli chiese di sacrifica- lo stesso scopo; la prima avvenne non
re uno di loro? La ragione è che Abramo per punire i nostri peccati, ma per per-
noti avrebbe rivelato il suo amore con l' of- donarli; la seconda, invece, non sarà per
ferta di un servo, ma era necessario suo .fi- perdonare, ma per giudicare il male che
gli~. Nello stesso modo ci sono ·stati molti avremo commesso. Egli stesso dice della
servitori di Dio, ma·egli non ha mostrato il prima: Non sono venuto per giudicare) ma
suo amore per le proprie creature tramite per salvare il mondo (Gv 12, 47); e del-
nessuno di costoro, bensì attraverso il pro- la seconda, inv~ce: Quando verrà il Fi-
prio Figlio, grazie al quale Dio ha procla- glio nella gloria del Padre suo [. .. L porrà
mato il suo amore per noi [ ... ] . Il mistero le pecore alla sua destra e i capri alla sini-
del legno e dell'agnello comincia a diven- stra (Mt 25, 31.33). E gli uni andranno al-
tate chiaro con Abramo: durante il sacri- la·vita, gli altri al supplizz'o eterno (Mt 25 >
ficio di Isacco, infatti, un agnello, simbo- 46). [ .. .] Ma siccome egli è stato indul-
licamente, si impiglia nell'albero (cf. Gen gente, non ha fatto la requisitoria, ma ha
22, 1-13 ); Giaèobbe poi utilizza dei pez- offerto il perdono. Se infatti l'avesse fat-
zetti di legno mettendoli nell'acqua (cf. ta allora, tutti sarebbero stati certamente
Gen 30, 37-42). Il legno diventa dunque tolti di mezzo: Tutti infatti hanno peccato
degno di portare il Signore, dal momen- - dice l'Apostolo - e sono privi della glo-
to che nessun osso gli fu spe.zzato. I frutti ria di Dio (Rm 3, 23). Non vedete quindi
della terra sono prodotti dal legno di un risplendere l'infinita grandezza della mi-
192 Giovanni 1-10

sericordia di Dio nei riguardi del genere nostro potere tanto le nostre cadute quan-
umano? to i nostri mancamenti.
Giovanni Crisostomo Clemente Alessandrino,
Commento al Vangelo di Giovanni 28, 1 Stromati 2, 15, 69, 1

La separazione da Dio è una scelta


3 18
• ç:_hi non crede in lui è già condan- volontaria .
nato La separazione <la Dio è la morte;
e la separazione dalla luce sono le tene-
Il rifiuto dell'aiuto del medico bre; e la separazione da Dio è la perdita
Dunque il medico, per quanto dipen- di tutti i beni che si trovano presso di lui
de da lui, viene per guarire il malato. Se [. .. ]. Poiché la· luce è eterna, coloro che
uno non sta alle prescrizioni dcl medico, hanno accecato se stessi, o che sono sta-
si rovina da solo. Il Salvatore è venuto nel ti accecati da altri, sono per sempre pri- ·
mondo: perché è stato chiamato Salva- vati dell'allegria della luce, non perché la
tore del mondo, se non perché è venuto luce apporti loro la pena della cecità", ma
per salvarlo, e non per giudicarlo? Se tu perché la cecità stessa fa cadere sopra di
non vuoi essere salvato da lui, ti giudiche- loro una tale disgrazia. Per questo il Si-
rai da te stesso. Che dico: ti giudicherai? gnore diceva: Chi crede in me non è con- .
Ascolta: Chi crede in lui non è giudicato; dannato, cioè non è separato da Dio, per-
chi invece non crede .. . (e qui cosa ti sare- ché, per mezzo della fede, è unito a Dio;
sti aspettato se non: viene giudicato? ma Ma chi non crede - aggiunge - è già stato
dice:) è già ·stato giudicato. Il giudizio non condannato, perché non ha creduto nel
è stato ancora pubblicato, ma è già avve- nome dell'unigenito Figlio di Dio, cioè
nuto. ha separato se stesso da Dio con una sua
Agostino, scelta volontaria. ·
Commento al Vangelo di san Giovanni Ireneo di Lione,
. 12, 12 Contro le eresie 5, 27

Non c'è bisogno di giudicare i cre-


Il peccato e la trasgressione sono in denti .
nostro potere
Chi crede - dice - non è giudicato.
A buon diritto il profeta dice: Non Perché sarebbe necessario giudicare il cre-
cosi' i malvag~ ma come pula che il vento dente? Il giudizio, infatti, esiste per le cose
dt'sperde; perciò non si alzeranno i malvagi ambigue; una volta tolta l'ambiguità; non
nel giudizio (quelli cioè che sono stati già si richiede più l'esame del giudizio. Da qui
giudicati, perché chi non crede è già stato deriva che non è necessario neppure che
giudicato), né t' peccatori nel!'assemblea dei siano giudicati gli increduli, poiché non
giusti (vale a dire quelli già condannati per c'è ambiguità sul fatto che sono incredu-
non essersi riuniti a coloro che- hanno vis- li. Ma una volta abolito il giudizio verso i
suto senza biasimo), perché ìl Signore ve- credenti e i non credenti, il Signore ha ag-
glia sul cammino dei giusti, mentre la via giunto il motivo e la categoria delle perso-
dei malvagi va in rovina (Sai 1, 4-5). Anco- ne verso le quali sarà necessario esercitare
ra una volta il Signore mostra che sono in il giudizio. Alcuni si trovano a metà stra-
La rivelazione del dono di Dio (3, .13-21) 193

da tra i fedeli e gli empi, hannò qualco- venga represso dalla legge chi mai poté es-
sa degli uni edegli altri, rria propriamen- sere tenuto a freno dalla legge.
te non corrispondono né agli uni n~ agli Gregorio Magno,
altri, perché partecipano al 'tempo stesso Commento morale a.Giobbe 26, 27, 50
dei due modi di essere. [. .. ] Molti infatti
sono trattenuti nella Chiesa dalla paura di
Dio, ma insieme sono sollecitati ai vizi ter- La mancanza di fede è di per sé una
reni dai piaceri del mondo. Pregano, per- ..
pun1z1one
ché hanno paura; peccano, perché lo vo-
gliono. [ ... ]Il giudizio è dunque contro di Il Salvatore dice questo, perché è già
loro, perché già è stato eseguito contro gli un castigo la sua stessa incredulità, quan-
increduli, e d'altro canto non è necessario do è ostinata e senza alcun ripensamento,
per i credenti. in quanto il fatto stesso di essere privi del-
Ilario di Poitiers, la luce ha in sé un grandissimo castigo; e
Commento ai Salmi 1, 22 anche perché preannunzia un avvenimen-
to futuro. L'incredulo è infatti come l'o-
micida, che seppure non è condannato
dalla sentenza del giudice, è già condanna-
Il giorno del giudizio to dalla natura stessa del suo delitto. È in
questo senso che Adamo è morto il giorno
Nel giudizio finale non vengono giu- stesso in cui mangiò dall'albero.
dicati e periscono altri [. .. ] dei quali il Si-
Giovanni Crisostomo
gnore dice: Chi non crede è già stato giudi-
Commento al Vangelo di Giovanni 28, 1
cato. [. .. ] Risorgono quindi anche tutti gli
infedeli, non per il giudizio, ma per il sup-
plizio. Allora non viene discussa la cau-
sa di coloro che si presentano al cospet- 3• 19 La condanna di coloro che amano
to del severo giudice già condannati per la le tenebre
loro incredulità. Mantenendo, sì, la pro-
fessione della fede, ma non possedendo La facoltà di determinare -la nostra
le opere corrispondenti, sono condanna- pun1z1one ..
ti 'aj.la perdizione. Quelli poi che non so-
no in possesso. dei sacramenti della fede Quelli che, dice, pur potendo essere
non udranno nell'esame finale la senten- partecipi della luce, preferiscono rimane-
za del Giudice, perché, già' giudicati per re nelle tenebre, come non si dirà giusta-
le tenebre dell'iQcredulità, non meritano il mente di loro che sono la causa dei loro
rimprovero e la condanna di colui che essi mali? Essi vogliono subire quei mali, che
hanno disprezzato. [. .. ] Un principe che . potrebbero evitare solo se volessero valu-
regge uno stato civile punisce in un mo- tare giustamente le cpse, e preferissero la
do il cittadino colpevole all'interno e pu- luce alle tenebre e le cose oneste alle tur-
nisce in altro modo il nemico che si ribella pi. Inoltre, ha lasciato la volontà dell'uo-
all'esterno. Nel cittadino rispetta i diritti e mo 1ibera dai vincoli della necessità, e li-
lo richiama nei termini del meritato rim- bera di scegliere spontaneamente l'una o
provero. Contro il nemico invece muove l'altra cosa, così da meritare giustamente
guerra, adopera mezzi coercitivi e gli in- la lode per il bene fatto e la punizione per
fligge torture che la sua malvagità merita; il contrario. E questo lo insegna anche al-
ma non va a cercare che cosa dice la leg- trove, dicendo: Se sarete docili e ascoltere-
ge circa la sua colpa. Non è necessario che te, mangerete i frutti della terra. Ma se vi
194 Giovanni 1-10

ostinerete e vi ribellate) sarete divorati dal-· si parla· allora nella frase citata? Dei pec-
la spada (ls 1, 19-20). catori che avevano deciso di perseverare
Cirillo di Alessandria, nel loro stato di peccato. Gesù era infat-·
Commento al Vangelo di Giovanni 2, 1 ti venuto proprio per perdonare i peccati
passati e per premunirci contro le future
ricadute. Ma siccome vi sono alcuni così
La luce li ha raggiunti ma essi l'han- molli e fiacchi nel sostenere fatiche per ac-
no rifiutata quistare in virtù, che vogliono continuare
a peccare fino al momento di esalare l'ul-
La ragione della punizione degli uo- . timo respiro e non recedere mai dalla !o-
mini è che essi non hanno voluto rinun- ro malvagità, il Signore volle qui rivolgersi
dare alle tenebre per andare verso la lu- a costoro. Esigendo il cristianesimo tan-
ce. E con queste parole il Cristo toglie agli to una fede ortodossa come una vita in-
increduli ogni possibilità di trovare delle temerata, costoro hanno paura - egli dice
scuse. «Se infatti - egli dice - io fossi ve- - di aggregarsi a noi, perché non' voglio-
nuto per chiedere ragione del loro oper3:_- no condurre una vita virtuosa. Infatti nes-
to e per punirli, essi potrebbero dire: "E suno penserebbe a confutare gli errori di
per questo che ci siamo allontanati". Ma chi viv~ nel paganesimo; chi adora dèi di
io sono venuto per strapparli alle tenebre quella specie e celebra feste indecenti eri-
e per condurli alla luce. Come avere pie- dicole al pari degli dèi compie anche azio-
tà di uomini che si rifiutano di venire dalle ni degne delle sue çredenze; ma quelli che
tenebre alla luce? [.. .]». , sono adoratori del yero Dio, se vivono de-
Giovanni Crisostomo, diti ai vizi, s~ranno rimproverati e accu-
Commento al Vangelo di Giovanni'-28, 2 sati da tutti; tanto è ammirevole l'influsso
della verità anche sui suoi nemici. Nota-
te quindi quanto il Signore sia preciso nel
La scelta di rimanere nel male parlare. Non ha detto infatti: "Chi com-
pie·cattive azioni non viene alla luce", ma:·
Poi, siccome quanto egli aveva det- «Chi fa il male continuamente, cioè, chi
to sembrava a molti incredibile (nessuno vuole avvoltolarsi sempre nella melma del
infatti preferirebbe le tenebre alla luce), peccato, non vuole assoggettarsi alle mie
spiega per quale motivo costoro" si com- leggi, ma restandone al di fuori si dà sen-
.porta.no così. Quale ne è il motivo? Che le za alcuµ ritegno alla fornicazione e com-
loro opere erano cattive. Dzfatt; chiunque mette ogni altro genere di cose proibite.
fa il male odia la luce, perché le sue opere Costui, se venisse qui, verrebbe Sl!bito
non siano smasch~rate (Gv 3, 20). [ ... ] Se . smascherato, come un ladro sorpreso da
egli si fosse assiso in tribunale per giudica- un'improvvjsa· luce. Per quello si sottrae
re, ci sarebbe stata qualche giustificazione: alla mia legge».
chi infatti è consapevole di aver commesso Giovanni Crisostomo,
del male, di solito fugge lòntano da chi lo Commento al Vangelo di Giovanni 28, 2
deve giudicare; ma tutti i peccatori accor-
rono da chi concede il perdono. Se per-
tanto egli è venuto proprio per concedere La schiavitù del libero arbitrio
il perdono, sarebbe stato logico che accor-
ressero da lui soprattutto quanti avevano Coloro che amano le tenebre invece
sulla coscienza molti peccati. Molti tutta- della luce non hanno scuse. Non credono
~ia lo fecero: pubblicani e peccatori ven- in Cristo non per ignoranza ma per mal-
nero a sedersi a tavola con Gesù. Di chi vagità, il che 'non verrebbe ammesso dai
La rivelazione del dono di Dio (3, 13-21) 195

suoi insegn~menti. L'espressione "colo~o 3 21


• Che le loro oper~ siano conosciute
che non credono" non va 'riferita alle c~­
pacità della loro natura o a.Ila loro sotto- Il bene gode nell'essere visto
missione a qualcun altro, ma al loro libero
arbitrio, che li ha resi schiavi di passioni Ciò che ci rende luce del mondo sono
sconvenienti [ ... ]. Costoro conoscono la le nostre opere buone. Ma il ben.e, purché
luce, ma non vi si avvicinano, perché te- sia vero e completo, non ama le tenebre
mono di essere catturati per la loro ipocri- ma gode nell'essere visto ed esulta per il
sia: affermano di conoscere Dio, ma lo ne- fatto stesso di essere riconosciuto. La virtù
gano con le loro azioni. . cristiana non si accontenta di essere, de- ·
Apollinare di Laodicea, sidera anche essere vista. La sua pienezza
Frammenti su Giovanni 14 deve essere tale da promanare dall'animo
all'aspetto esteriote e da scaturire dalla ·
coscienza fin sulla superficie.
Tertulliano,
3, 20 I malvagi odiano la luce · L'eleganza delle donne 2, 13, 2-3

Il....rapporto di amore e odio con la ve-


nta Non per proprio merito
In realtà l'amore deJla verità è tale, Afferma poi che sono compiute in Dio
che quanti amano un oggetto diverso pre- le opere di chi viene alla luce, perché que-
tendono che l'oggetto del loro amore sia sti capisce che la sua giustificazione non
la verità; e poiché detestano di essere in- dipende dai suoi meriti, ma dalla grazia di
gannati, detestano di essere convinti che Dio.
s'ingannano. Perciò odiano la verità: per Agostino,
amore di ciò eh.e credono verità. L'amano Il castigo e il perdono dei peccati
quando splende, l'odiano quando ripren- e il battesimo dei bambini l, 61
de. Non vogliono essere ingannati e vo-
gliono ingannare, quindi l'amano allorché
si rivela, e l'odiano allorché li rivela. Que- Odia le tue opere e ama le opere di
sto il castigo con cui li ripagherà: come non Dio in te
vogliono essere scoperti da lei, lei contro il
loro volere scoprirà loro, rimanendo a loro ·È questo che ha voluto far risaltare.
coperta. Cosl, cosl, persino cosl cieco e de- Molti hanno amato i loro peccati, e molti
bole, volgare e deforme è l'animo umano: hanno confessato i loro peccati. Chi rico-
vuole rimanere occulto, ma a sé non vuole nosce i propri peccati e li condanna, è già
che rimanga occulto nulla. E viene ripaga- d'accordo con Dio. Dio condanna i tuoi
. to con la condizione opposta: non rimane peccati; e se anche tu li condanni, ti -unisci
lui occulto alla verità, ma la verità rima- a Dio. L'uomo e il peccatore sono due co-
ne occulta a lui. Eppure anche in questa se distinte: l'uomo è opera ~i Dio, il pec-
condizione infelice preferisce il godimento catore è opera tua, o uomo. Distruggi ciò
della verità a quello della menzogna. Dun- che tu hai fatto, affinché Dio salvi ciò che
que sarà felice allorché senza ostacoli né egli ha fatto. È necessario che tu detesti in
turbamento godrà dell'unica Verità, grazie te l'opera tua e ami in te l'opera di Dio.
alla quale sono vere tutte le cose. · Quando comincia a dispiacerti ciò che hai
Agostino, fatto, allora cominciano le tue opere buo-
Le confessioni 10, 23, 34 ne, perché condanni le tue opere cattive.
196 Giovanni 1-10

Le opere buone cominciano col riconosci-· che lo redarguisce e la fugge, affinché non
mento delle opere cattive. Operi la veri- gli vengano rinfacciate le sue opere cattive
tà, e così vieni alla luce. Cosa intendo di- che egli ama. [. .. ] Anche i peccati meno
re dicendo: operi la verità? Intendo dire gravi, sè trasc;urati, proliferano e produ-
che non inganni te stesso, non ti blandi- cono la morte. Sono piccole le gocce che
sci, non ti lusinghi; non dici che sei giu- riempiono i fiumi; sono piccoli i granelli
sto mentre sei colpevole. Allora cominci a di sabbia, ma se sono numerosi, pesano e
operare la verità, allora vieni alla luce, af- schiacciano. [ ... ] E che significa elimina-
finché sia manifesto che le tue opere sono , re, se non fare in modo con opere buone
state fatte in Dio. E infatti il tuo peccato, - gemendo, digiunando, facendo elemosi-
che ti è dispiaciuto, non ti sarebbe dispia- ne, perdonando - di non essere sommersi
ciuto se Dio non ti avesse i1luminato e se dai peccati?
·la sua verità non te l'avesse manifestato. Agostino,
Ma chi, dopo essere stato redarguito, con- Commento al Vangelo di san Giovanni
tinua ad amare i suoi peccati, odia la luce 12, 13-14
LA TESTIMONIANZA DI GIOVANNI

Dopo queste cose, Gesù andò con i suoi discepoli nella regione della
Giudea, e là si tratteneva con loro e battezzava. Anche Giovanni batt~zzava
a Ennòn, vicino a Salùn,. perché là c}era molta acqua/ e la gente andava a
farsi battezzare. Giovanni: infatti: non era ancora stato gettato in prigione.
Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeoa
riguardo alla purificazione rituale. Andarono da Giovanni e gli dissero:
«Rabb~ colui che era con te dall'altra parte del Giordano e al quale hai
dato testimonianza, ecco, sta battezzando e tutti accorrono a lui». Giovanni
rispose: «Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stata data dal cielo.
Voi stessi mi siete testimoni che io- ho detto: "Non sono io il Cristo", ma:
"Sorto stato mandato avanti a lui''. Lo sposo è colui al quale appartiene la
sposa; ma l'amico dello sposo, che è presente e l'ascolta, esulta di gioia alla
voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere; io, invece,
diminuire» b. · · · .

Chi viene dall}alto è al di sopra di tutti:· ma chi viene dalla terra, appar-
tiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è ·al di sopra di
tuttic. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua te-

a Nei testimoni antichi ci sono oscillazioni sul numero, "un Giudeo" o "i Giudei" (così Origene), ·
ma il singolare, più raro in Giovallni, è preferito dagli.editori.
b In alcune edizioni del Vangdo (così la CEI 1974) il discorso diretto continua fino alla fine del
versetto 36 (dopo: ma l'ira di Dio rimane su di lui), in altre (così, ad es., la CEI 2008 e R Infante, Gio-
vanni, cit., p. 110) si chiude in questo punto, alla fine del versetto 30. Cf. S. Grasso, Il Vangelo di Gio-
vanni, cit., p. 179 n . 89: «[Gv 3, 31-36] sono parole di Giovanni Battista,[. . .] di Gesù[. .. ] o dell'au-
tore del Quarto vangelo». Grasso propende per la prima · interpreta~ione: «Sebbene tanto la critica
letteraria quanto quella esegetica· abbiano seri dubbi sia sull'autenticità del testo che segue sia sulla sua
collocazione, si può concludere che l'autore ha l'intenzione di porre sulle labbra di Giovanni Battista
una testimonianza qualificata da un punto di vista cristologico, in completa sintonia con Ja prospettiva
teologica del Quarto vangelo». Generalmente i Padri intendono 3, 31-3 6 come parole del Battista, cer-
cando di spiegare perché egli possa definirsi come 'e colui che viene dalla terra" (questa affermazione,
se riferita al Battista, è in effetti considerata problematica da molti commentatori moderni). ·Si ha qui
un problema analogo a quello della pericope 3, 13-21 (cf. nota ad loc.) . . .
e Qualche testimone, omettendo è al di sopra di tutti, legge: "Chi viene dal cielo attesta ciò che
ha visto e udito". Così anche alcuni Padri (Ippolito, Origene, Eusebio, Tertulliano, Ilario). L'aggiunta
di è al di sopra di tutti, che ripete un sintagma dell'inizio èlel versetto, resta dubbia e viene posta fra
parentesi quadre da Nestle-Aland.
198 Giovanni 1-1 O

stimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero.


Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura eglt"1 dà
lo Spirito. Il Padre am.a il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede
nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma
l'ira di Dio rimane su di lui (3, 22-36).
Gesù è verità e non cerca di nascondersi: si reca direttamente a Gerusalemme e poi
al Giordano per portare aiuto alle grandi fr;>lle che l1 si radunano. Si dice' che Gesù stava
battezzando, ma più oltre l'evangelista specifica che erano i suoi discepoli a battezzare (Cri-
sostomo). L'evangelista afferma che il Battista non era stato ancora imprigionato: da· questa
indicazione deduciamo che, qui e in precedenza, vengono riportati eventi del ministero pub-
blico di Gesù tralasciati dai Sinottici (gli altri tre evangelisti, infatti, riportano gli avvenimenti
successivi all'incarceramento di Giovanni) (Eusebio). Quando i discepoli di Gesù incomin-
ciano ad amministrare il battesimo, Giovanni continua a battezzare per non esacerbare il
conflitto fra i due gruppi, ma non riesce appieno nel suo intento (Crisostomo). I discepoli di
Giovanni difendono il suo battesimo quando i Giudei sembrano affermare la superiorità di
Cristo (Agostino). Continuano a considerare Cristo come un discepolo di Giovanni, uno del
loro rango, indegno di amministrare il battesimo autonomamente. La risposta di Giovanni
suggerisce che Cristo è Dio e merita gli onori che riceve (Crisostomo). Giovanni, invece, in
quanto uomo, è in grado di dare solo ciò che ha ricevuto dal cielo (Agostino). Anche noi do-
vremmo accontentarci di ciò che abbiamo ricevuto invece di sforzarci di avere di più (Cirillo).
Giovanni mantiene il suo ruolo di servitore anche se i suoi discepoli affermano ·if contrario
(Crisostomo). Gesù è lo sposo e il Battista è I' amico dello sposo che si rallegra perché lo sposo
ha sostituito le dure pene e i tormenti della Legge con il perdono e una festa nuziale (Ambro-
gio). Giovanni definisce se stesso l'amico dello sposo piuttosto che il servitore perché in un
matrimonio i servitori non sono mai felici come gli amici (Crisostomo). Il compito dell'amico
è preparare la sposa, cioè la Chiesa, per la venuta dello sposo, difendendo la purezza vergi-
nale di lei (Beda). Perché si parla della voce dello sposo? La Chiesa è coniugata con Cristo
dalla voce, perché la fede deriva dall'ascolto e I' ascolto dalla parola di Dio (Crisostomo). Così
Giovanni funge da modello di umiltà perché esalta lo sposo anziché se stesso non cercando
di usurpare il ruolo dello sposo (Agostino). li ruolo di Giovanni diminuisce man mano che
quello di Cristo aumenta (Beda). Cristo non cresce nella sua divinità, ma nella sua umanità;
cresce in noi quando miglioriamo la nostra conoscenza di lui (Agostino). Giovanni parla di
uno che viene dall'alto, che è superiore a lui perché è tutt'uno con il Padre (Cirillo). Smorza
l'orgoglio dei suoi discepoli dimostrando la superiorità di Cristo (Crisostomo). Con umiltà
Giovanni, pur avendo un'anima partecipe dello Spirito,. parla del suo insegnamento come
semplice, terreno, umano, se lo si confronta con la sapienza di Cristo, che viene dall'alto (Cri-
sostomo, Agostino). Si parla di cose che ha visto e udito, ma, invero, Cristo dà testimonian~
za di cose che i nostri serisi non possono percepire (Crisostomo). Quando accettiamo con
fede ciò che dice, la nostra fede dà testimonianza della loro verità (Cirillo). Il Figlio è stato
mandato dal Padre come Verbo pronunciato (Agostino). Cristo stesso ha riceve lo Spiritoe
d Neltesto greco il soggetto della frase è sottinteso. Diversi manoscritti e la maggior parte delle te-
stimonianze patristiche sul passo (Crisostomo, Cirillo, Didimo il Cieco, Ammonio, Agostinb) presenta-
no l'aggiunta del soggetto: "Dio" (ho theòsldeus). Editori e commentatori moderni, pur considerando
1'aggiunta un'interpolazione, ritengono questa interpretazione corretta (non cosl S. Grasso, Il Vangelo
di Giovanni, cit., pp. 181-182).
La testimonianza di Giovanni (3, 22-36) 199

senza misura, mer_itre noi, che siamo creature, ne abbiamo una parte (Ammonio, Crisostomo,
.Agostino). Il Padre ha dato tutto al Figlio e così, mandando il Figlio, ha· mandato un altro se
stesso (Agostino). Non bisogna'però p~nsare che il Figlio non abbia ciò che dà·il Padre, per-
ché il Figlio possiede dall'eternità ciò che il Padre possiede (Atanasio). Come uomo riceverà
tutto dal Padre alla sua seconda venuta (Ammonio). Gesù conclude questa sezione minac-
Ciando una punizione, soprattutto per chi non coniuga fede e opere (Crisostomo). La fede fa
cessare l'ira di Dio (Ambrogio). Coloro che non credono non verranno curati, ma verranno
abbandonati (Agostino). La risurrezione toccherà sia a chi crede che a chi non crede, ma chi
non crede è destinato a una punizione più amara della morte (Cirillo).'

3, 22 Gesù si reca in Giudea poli, allo scopo di attirare quanti più pote-
vano alla dottrina della salvezza.
Gesù non teme di andare in Giudea Giovanni Crisostomo,
Commento al Vangelo di Gz'ovanni 29,1
Niente è più chiaro, niente è più forte
della verità [ .. .]. Mentre la verità si offre
senza veli a tutti quelli che vogliono am-
.mirare la sua bellezza; non vuole nascon- 3 23 24
• - Giovanni non era ancora stato
dersi, non teme i pericoli e gli agguati; non arrestato
va in cerca della gloria che proviene dal
favore popolare e non soggiace ad alcuna Gli eventi prima dell'arresto di Gio-
cosa umana [. .. ] . In occasione delle feste vanni66
. solenni egli saliva a Gerusalemme per im-
partire pubblicamente ai Giudei che vi si Si può constatare che i tre evangelisti
trovavano i suoi insegnamenti, convalida- hanno.dato inizio alla loro narrazione sol-
ti dall'autorità dei suoi miracoli. Trascor- tanto a partire da ciò che fece il Salvato-
si poi i giorni festivi, si recava spesso nei re in un solo anno, dopo la detenzione in
pressi del Giordano, poiché una gran folla carcere di Giovanni il Battista. [. .. ] Si dice
accorreva là. Cercava sempre i luoghi più perciò che lapostolo Giovanni fu prega-
frequentati, non però per ostentazione o to di far conoscere col suo Vangelo il pe-
per desiderio di gloria e di onore, ma per- riodo omesso nel racconto dei precedenti
ché si preoccupava di recare giovamento a evangelisti e le azioni compiute dal Salva-
quanti più poteva. · tore in questo tempo (in quello.. cioè ante-
Giovanni Crisostomo, riore ali' arresto del Battista). E lo stesso
Commento al Vangelo di Giovanni 29,1 evangelista ad attestare ciò dicendo: Co-
sì Gesù diede inizio ai propri miracoli (cf.
Gv 2, 11). E riferendo, tra le altre azioni
di Gesù, il battesimo che egli ricevette dal
I discepoli di Gesù battezzavano
Battista quando costui battezzava nella re-
Più avanti l'evangelista dice che non gione di Euon, vicino a Salem, lo dichia-
Gesù, ma i suoi discepoli battezzavano ra con chiarezza ancora maggiore dicen-
(Gv4, 2); [ ... ]Gesù non aveva ancora da- do: Giovanni~ infatti~ non era ancora stato
to lo spirito. È quindi spiegabile come non gettato in prigione. Dunque Giovanni, nel
fosse
.
lui
.
a battezzare; ma soltanto i disce- suo Vangelo, riferisce le azioni di Cristo

66
Sul rapporto fra Giovanni e i Sinottici cf. l'Introduzione.
200 Giovanni 1-10

anteriori all'arresto del Battista, mentre · ciò, anzi superandoli, in quanto era meno
gli altri tre evangelisti riportano gli avve- sospetta la sua testimonianza, ed egli go-
nimenti successivi alla sua detenzione in deva di una maggior reputazione, rispetto
carcere. ad essi, presso tutti. [. .. ] Se poi qualcu-
Eusebio di Cesarea, no ci domandasse che cosa aveva in più il
Storia ecclesùistica 3, 24, 8-12 battesimo dei discepoli del Cristo rispetto
a quello di Giovanni, risponderemo che
non aveva niente in più. Infatti tanto l'u-
no come raltro battesimo erano privi del-
J. 25 Una discussione tra i discepoli di la grazia dello Spirito e tanto quello che
Giovanni · questo avevano l'unico scopo di ·attirare
i battezzati alla fede nel Cristo. Le paro-
Perché Giovanni continuava a bat~ le che seguono forniscono comunque una
tezzare? conferma che q~esto battesimo non aveva
niente in più dell'altro. [. .. ]I discepoli di
Ma perché se i discepoli di Gesù bat- Giovanni nutrivano sempre una certa in-
tezzavano, Giovanni continuò a battez- vidia nei confronti dei discepoli del Cri- ·
zare finché non venne gettato in carcere? sto, anzi nei confronti dello stesso Cristo;
[ ... ] Se, infatti, egli avesse cessato di bat- e vedendo che essi battezzavano, comin-
tezzare quando quelli cominciavano, sa- ciarono ad attaccare discorso con quelli
rebbe stato da parte sua un palese ricono- che venivano battezzati,· quasi che il loro
scimento del fatto che i discepoli di Gesù battesimo avesse qualcosa in più di quel-
avevano maggior dignità dei suoi. Perché lo dei discepoli del ·Cristo. Rivolgendosi
dunque battezzava? Per non suscitare nei a uno dei battezzati, tentarono di convin-
suoi discepoli sentimenti di opposizione cerlo di ciò, senza però riuscirvi. Notate
e di gelosia. Giacché, non essendo riusci- bene che l'evangelista mette in risalto il
to a convincere i suoi discepoli ad anda- fatto che furono costoro, e non quel Giu-
re da Cristo, quantunque avesse procla- deo, a far nascere la disputa. Non disse in-
mato e riconosciuto tantè volte il primato fatti che un certo Giudeo li interrogò, ma
di Gesù e la sua inferiorità rispetto a lui, che alcuni discepoli di Giovanni67 inizia-
se oltre a tutto ciò avesse anche posto fi- rono una disputa con un Giudeo, sul te-
ne al suo battesimo, li avrebbe resi ancor ma della purificazione.
più proclivi al dissidio. Per tale motivo Giovanni Crisostomo,
il Cristo cominciò a predicare con mag- Commento al Vangelo di Giovanni 29,1
gior lena solo dopo che Giovanni fu tol-
to di mezzo. Io penso anzi che la fine co-
sì prematura di Giovanni venne permessa I discepoli di Giovanni difendono il
da Dio, proprio perch~ gli animi di tutti suo battesimo ·
si rivolgessero al Cristo e perché non si
scindessero per seguire l'uno o l'altro dei Giovanni battezzava e Cristo bat-
due. [. .. ] Egli non cercava di procurarsi tezzava. I discepoli .di Giovanni si pre-
gloria per la sua persona, ma inviava dal occuparono: la gente accorreva in massa
Cristo i suoi ascoltatori, non distinguen- a Cristo e solo alcuni andavano da Gio-
dosi affatto dai discepoli di Gesù nel far vanni. Quanti infatti si recavano da lui,

effetti, il testo greco indica che la disputa parte da loro: «Sorse una disputa dai discepoli di
67 In

Giovanni con un Giudeo (ekton matheton Ioannou meta Ioudaiou)».


La testimonianza di Giovanni (3, 22-36) 201

Giovanni li mandava a farsi battezza- in poi: Tutti infatti - gli dicono - corro-
re da Gesù; ma Gesù non mandava da no da lui.
Giovanni, per essere bat~ezzati, · quelli . Giovanni Crisostomo,
che venivano da lui. Questo fatto turbò Commento al Vangelo dt" Giovanni 29, 2
i discepoli di Giovanni, e, come era d~a­
spettarsi, cominçiarono a discuterne con
i Giudei. Probabilmente i Giudei avran- 3 27
no detto che Cristo era superiore a Gio- • La risposta di Giovanni
vanni, e quindi si doveva frequentare il
suo battesimo. Ma i discepoli, che ancora . Le opere di Cristo testimoniano che
non avevano capito, difendevano il bat- egli viene dal cielo
tesimo di Giovanni. Si ricorse allo stesso
Che cosa risponde invece Giovan-
Giovanni, perché risolvesse la questione.
ni? Non li rimprovera aspramente, te-
[. .. ] «Non credi tu che bisognerebbe im-
mendo che lo abbandonassero e finissero
pedir loro di andare da Gesù, e farli ve-
col commettere qualche altra cattiva azio-
nire piuttosto da te?».
ne; e cosa dice? Nessuno degli uomini può ·
Agostino,
rt'cevere qualcosa che non gli sia stata data
Commento al Vangelo di san Giovanni
dal cielo (Gv 3, 27). Non meravigliatevi se
13, 8-9
egli parla in maniera così umile del Cristo:
non poteva insegnare tutto in una sola vol-
ta, fi,n dall'inizio, a quelli che erano domi-
J, 26 Tutti vanno da lui nati da simili sentimenti. Per il mòmento
li vuole intimorire e far lqro comprendere
Colui che tu hai battezzato, adesso che, opponendosi a Gesù, si opponevano
battezza in realtà a Dio. [. .. ] Non avrebbero quin-
di dovuto meravigliarsi, se le sue gesta ap-
Colui al quale tu hai reso testimo- parivano illustri e se tutti accorrevano da
nianza, cioè colui che tu battezzasti. Di- lui, in quanto è proprio delle azioni divine
cendo infatti: E al quale tu hai reso testi- essere mirabili, ed essendo veramente Dio
monianza, essi sottintendono quest'altro colui che le ordinava. Se non fosse stato
concetto: colui che tu stesso hai indicato Dio, non avrebbe posseduto un'influenza
come un personaggio illustre e che deve così grande. Giacché tutto ciò che è uma-
a te di essere stato reso famoso, osa fare no presenta i suoi lati deboli ed è difet-
le stesse cose che fai tu. Non dissero pe- toso, di.breve durata e soggetto a perire;
rò esplicitamente: «Colui che tu battez- le opere del Cristo invece non erano co-
zasti», giacché sarebbero stati costretti a sì, e conseguentemente non erano opere
ricordare anche la voce proveniente dal umane.
la
cielo e ·discesa dello Spirito Santo; che Giovanni Crisostomo,
cosa dicono invece? Colui che era con te Commento al Vangelo di Giovanni 29, 2
al dt' là del Giordano e at quale tu hai reso
testimonianza: cioè, colui che aveva il ran-
go di tuo discepolo, che non aveva niente
Giovanni parla di sé
· di più rispetto a noi, ora si è separato da
te e battezza. Ma, oltre a tali affermazio- Come u0mo, dice, ho ricevuto ogni
ni, essi pensavano di poter suscitare il suo cosa dal delo. [ ... ] Ebbene, sapete qua-
sdegno contro Gesù anche ricordandogli le testimonianza io gli ho reso. Come po-
che la sua gloria sarebbe diminuita d'ora trei ora dirvi che lui non è quello che vi ho
202 Giovanni 1-1 O

detto? Se io sono qualcosa è perché l'ho degli uomini, ma di compiere la missione


ricevuta dal cielo, e voi mi volete cosl vuo- di cui il padre, che mi ha inviato, mi ha in-
to da mettermi contro la verità? caricato. Se io ho reso testimonianza, non
Agostino, è una testimonianza senza fondamento; io
Commento al.Vangelo di san Giovanni 13, 9 non ho detto altro se non quel che ave-
vo la missione di dire. Non vogliate quin-
di stimarmi grande per questo; è solo la
Accontentarsi dei doni del cielo grandezza del Cristo che risplende in tut-
to ciò; ché egli è il Signore di ogni cosa».
Egli dice che non c'è nessuna cosa Giovanni Crisostomo,
buona che non sia stata data completa- Commento al Vangelo di Giovanni 29, 2
mente da Dio. Che cosa possiedi che tu non
l'abbia ricevuto? (1 Cor 4, 7). Questo con-
verrebbe che la creatura sentisse dirsi. Io
3 29
credo che debbano essere contenti della • Lo sposo ha la sua sposa
propria sorte, e contentarsi dei beni che
si sono avuti dal cielo, non desiderare nul- Cristo è lo sposo della Chiesa
la di più, e non essere ingrati fino al pun-
to di disprezzare la volontà di Dio, [ ... ] Egli è l'unico sposo della Chiesa, que-
ma debbono invece apprezzare senz'altro sti è l'attesa delle genti, nel trasmettere a
questo il vincolo della grazia nuziale i pro-
qualunque cosa Dio abbia voluto darci.
Cirillo di Alessandria,
feti slegarono i loro sandali. Questi è lo
sposo, io sono l'amico dello sposo: .esul-
Commento al Vangelo di Giovanni 2, 1
to perché viene, perché odo il vociare del
corteo nuziale, perché ormai non ascoltia-
mo i crudeli supplizi dei peccatori, i cru-
>.28 Voi siete testimoni che io non sono deli tormenti della Legge, ma la remissio-
·it Cristo ne delle colpe, la voce della letizia, il suono
della gioia, l'esultanza della festa nuziale.
Giovanni testimonia il suo ruolo di Ambrogio,
servitore I patriarchi 4, 22

«Se voi vi basate sulla mia azione per


ricordarmi che io gli ho reso testimonian-
L'amico dello sposo, non il suo servo
za, allora il Cristo, che non può apparire
disprezzabile ai vostri occhi per dare testi- Come mai colui che aveva detto: Non .
monianza, deve sembrare molto più gran- sono degno di sciogliergli i lacci dei sanda-
de di me. Del resto, questa testimonianza li, ora afferma di essere suo amico? Non .
non era la mia, era la testimonianza stessa parla.così per esaltare i propri meriti e per
di Dio. Di conseguenza, se io sono degno vantarsi, ma per dimostrare come si inte- ·
di fede per voi, .t ra le altre dichiarazioni ressa della sua opera, per mostrare che, in-
che ho fatte, io ho detto di essere stato in- vece di rimanere offeso e rattristato, egli
viato dav~ti a lui». Vedete come a poco desiderava ardentemente vederla compiu-
a poco li convince della divinità di que- ta, e che questo era stato lo scopo di tut-
ste parole? In fondo, ecco il pensiero: «lo ta la sua condotta precedente. Ora, egli
non sono che un servitore, io non parlo esprime questo pensiero in un modo mol-
che in nome di colui che mi ha inviato; io to originale, mediante questo paragone
non cèrco affatto di·accattivarmi il favore dell'amico dello sposo. Non si comporta-
La testimonianza di Giovanm"(3, 22-36) 203

no infatti così i servi dello sposo, non si la parabola egli passa ora alla questione
rallegrano e ·fanno festa in' tali circostan- principale. Il Precursore, avendo infatti
ze come i suoi ·amici. Non dice di ·e.s sere ricordato lo sposo e la sposa, spiega ora
uguale a lui in dignità (lungi' da lui una ta- come avvenga lo sposali~io, cioè per mez-
le affermazione); ma volendo spiegare la zo della parola e·della dottrina. È così che
grandezza della sua gioia e inoltre doven- la Chiesa diviene la sposa di Dio. Per que-
do adattarsi alla debolezza dei suoi disce- sto anche Paolo diceva: La fede, dunque,
poli, si qualifica suo amico. Avendo pre- dipende dall'udire e l'udire dalla parola di
cedentemente accennato al fatto di essere Dio (Rm 10, 17). È dunque per questa vo-
nulla più che un servitore del" Cristo, al- ce che io mi rallegro. Non a caso poi usò
lorché disse: Io sono stato inviato davanti l'espressione "che sta vicino", per indica-
a lui, e terriendo che i suoi ~iscepoli non re che egli aveva già compiuto l'opera sua
rimanessero umiliati da quel che avveniva, e che ormai non gli restava che rimanere
chiama se stesso amico dello sposo, per di- immobile e ascoltare lo sposo, avendo già
mostrare non solo che egli non si sentiva consegnata a lui la sposa; inoltre che egli
affatto umiliato, ma anzi se ne rallegrava era un esecutore e un servo, e che ciò che
immensamente. per lui era motivo di speranza e di gioia
Giovanni Crisostomo, si era ormai tradotto in realtà. Per questo
Commento al Vangelo di Giovanni 29, 2 così prosegue: Questo gaudio, dunque, che
è il mio, si è compiuto.
Giovanni Crisostomo,
Gli amici dello sposo sono i predi- Commen_to al Vangelo di Giovanni 29, 3
catori
Lo sposo è colui al quale appartiene la
sposa. [. .. ] La sposa è la santa Chiesa, ra- Giovanni, amico dello sposo, model-
·dunata da tutti i popoli [.. :J, la sua vergi- lo di umiltà
nità è purezza di mente, perfezione della
Vi furono dei profeti prima di Gio-
carità, rinità della fede universale, concor-
vanni, e molti, e grandi, e santi, degni di
dia deJla pace, castità nel corpo e nell' ani-
Dio, pieni di Dio, che preannunziavano
ma, dal momento che la castità del corpo
il Salvatore, testimoni della verità. Non-
non ha valore senza l'integrità della fede.
dimeno, di nessuno di loro si poté dire
E di questa vergine, vale a dire della Chie- quel che fu detto di Giovanni: Tra i nati
sa cattolica, sono amici i preqicatori della
di donna non è sorto alcuno più grande di
verità evangelica. Per questo Giovanni di-
Giovanni il Battt'sta (Mt 11, 11). A che mi-
ce: L'amico dello sposo, che èpresente e l'a-
ra una tale grandezza inviata a precedere
scolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. il Grande? Alla testimonianza di"una pro-
Sta vicino colui che rimane saldo nella ret-
fonda umiltà. Era tale infatti la sua poten-
ta fede e predica ciò in cui crede.
za da poter essere ritenuto il Cristo. Gio-
Beda il Venerabile,
vanni avrebbe potuto sfruttare l' èrrore
OmeNe sul Vangelo 3
degli uomini anch~ senza darsi da fare a
persuadere di essere il Cristo, perché, pur
tacendo da parte sua, già glielo attribu~
La pienezza della gioia . ivano quanti lo ascoltavano e lo vedeva-
. · Ma che cosa significano le parole: Co- no. Non era suo compito seminare l'erro-
lui che sta vicino ad ascoltarlo, gode im- .re, ma incoraggiare alla fedeltà. Ma, quale
f?Zensamente per la voce dello sposo? Dal- umile amico dello sposo, pieno di zelo
204 Giovanni 1-10

verso lo sposo, egli non si sostituisce, da· Dio cresce quando vivè in noi
adultero, allo sposo, rende testimonian-
za all'amico suo, si fa anche premura di Lui deve crescere; io, invece, diminui-
presentare alla sposa colui che era il vero re. Che vuol dire? Lui deve essere esaltato
sposo; per essere amato in lui, ha in orro- e io umiliato. Come può crescere Gesù?
re di essere amato al suo posto. Chi pos- Come può crescere Dio? Chi è perfetto
siede la sposa - dice - è lo sposo. E, come non cresce. Dio né cresce né diminuisce.
se tu chiedessi: E che dici di te? L'amico Se potesse crescere, non sarebbe perfet-
dello sposo, - dice - che è presente e l' a- . to; se potesse diminuire, non sarebbe Dio.
scolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Come può crescere Gesù che è Dio? [. . .]
È lì in piedi e ascolta: il discepolo ascolta C'è qui un grande mistero. Prima della ve-
il maestro; è in piedi perché ascolta; per- nuta del Signore Gesù, l'uomo riponeva in
ché, se· non ascolta, cade. È un fatto che se stesso la sua gloria. È venuto questo uo-
yale a garantire perfettamente la dignità mo per abbassare la gloria dell'uomo e far
di Giovanni; infatti, pur potendo farsi va- .crescere la gloria di Dio. È quanto affer-
lere quale il Cristo, preferì ·r endere testi- ma l'Apostolo, è quanto afferma la Sacra
monianza a Cristo, attirare l'attenzione su Scrittura: Chi si vanta, si vanti nel Signore
di lui, abbassarsi, piuttosto che essere ac- (1 Cor l, 31). Vuoi gloriarti in te stesso?
colto in suo luogo e venire a mancare a Vuoi crescere, ma cresci male, a tuo dan-
se stesso. no. Ora, crescere male è un menomarsi.
Agostino, Sia dunque Dio a crescere in te, Dio che è
Discorsi 288, 2 sempre perfetto. Quanto più conosci Dio,
e quanto più lo accogli in te, tanto più ap-
parirà che Dio cresce in tè; in sé però non
diminuisce, essendo sempre perfetto. Ieri
3• 30 Lui deve crescere; io, invece, dimi- lo conoscevi un poco, oggi lo conosci un
nuire pocò di più, domani lo conoscerai ancora
meglio: è la luce stessa di Dio che cresce
Giovanni diminuisce quando · au-. in te, così che in qualche modo Dio cresce
in te, lui che rimane sempre perfetto. [ ... ]
menta la conoscenza di Cristo .
Esamina la natura dell'uomo: nasce, cre-
Lo stesso Giovanni rivela il mistero di sce e impara a comportarsi da uomo. Che
questa differenza: dato infatti che, per la cosa può apprendere dalla terra se non ciò
grandezza delle sue virtù, la folla credeva che è terrestre? Umano è il suo linguaggio,
che fosse lui il Cristo, mentre, per la de- umana la sua conoscenz·a, umana la sua sa-
bolezza della carne, alcuni credevano che pienza; carnale com'è, giudica secondo la
il Cristo non fosse tale ma solo un profe- carne, pensa secondo la carne: ecco tutto·
ta, egli dice: Lui deve crescere; io, in.vece, l'uomo. Viene la grazia di Dio e rischia-
diminuire. È cresciuto ·il Signore, perché i ra le sue tenebre, come dice il salmo: Tu,
· fedeli di tutto il mondo hanno conosciuto o Signore, farai rùplendere la mia lucerna;
che era Cristo colui che era stato creduto mio Dio, rischiara le mie tenebre (cf. Sa!
un profeta. Diminuì Giovanni, perché di- 18, 29). Assume, la grazia, questa mente
ventò manifesto che colui che era ritenu- umana e la converte nella sua luce; ·uno,
to il Cristo non era Cristo, ma precursore allora, comincia a dire ciò che dice l'Apo-
di Cristo. stolo: Non io però, ma la gràzia di Dio che
Beda il·Venerabile, è con me (1 Cor 15, 10); e: non vivo più io,
Omeli·e sul Vangelo 2, 20 ma Cristo vive in me (Gal 2, 20). Che è
La testimonianza di Giovanni (3, 22-36) ·205

quanto dire: Lui deve crescere; ìo) invece, Questo infatti significano le parole è al di
diminuire. · sopra di tutti.
Ag~stino, Cirillo di Alessandria,
Commento al Vangelo di san Giovanni Commento al Vangelo di Giovanni 2, 12
. 14, 4-6

Giovanni smorza l'orgoglio dei suoi


discepoli
3, .3 1 Chi viene dall'alto è al di sopra di
tutti n tarlo corrode l'albero dal quale è
nato, la ruggine intacca il ferro da cui si
.La supériorità di chi viene dall'alto forma e le tarme polverizzano la lana: così
la vanagloria conduce in perdizione l' ani-
Non c'è nulla di grande o di stupen- ma che l'ha nutrita in sé. È quindi necessa-
do, se Cristo supera la gloria degli uomi- rio porre ogni diligenza nel riuscire a libe-
ni. La sua gloria, infatti, non si limita sol- rarci da questo vizio. Notate con quanta
tanto al superamento di quella, ma è al eloquenza Giovanni parla ai suoi disce-
di sopra, com~ di Dio, di tutto il creato, poli tormentati da 'tale passione, e come
al di sopra di tutto ciò che è stato creato. a fatica riesca a placarli. Dopo quanto ha
Egli non è compreso nel numero di tutti, detto prima, cerca infatti di calmarli pro-
ma è al di fuori di tutti e, per la sua natu- . spettando loro la seguente considerazio-
ra divina, è al di sopra di tutti. Ed espone ne: Chi viene dal!'alto, è superiore a tutti'.
il motivo con il quale confonde l'avversa- Poiché voi - egli dice - invocate in ogni
rio e lo fa zittire. Chi viene dal!'alto, egli68 occasione la mia testimonianza, procla-
dice; ·ossia, chi è generato dalla radice mando con ciò che io sono quanto mai de-
suprema, e conserva naturalmente in se gnò di fede, è giusto che riconosciate pure.
stesso la nobiltà paterna, sarà senza dub- che chi viene dal cielo non viene conside-
bio al di sopra di tutti. Non è possibile rato persona degna di fiducia da chi abi-
che il Figlio non appaia tale qu~le è rite- ta la terra. Ma che significano le parole "è
nuto d'essere, e ciò giustamente, chi l'ha superiore a tutti"? Significano che questi
generato. Il Figlio, essendo conveniente- non ha bisogno di alcuno, che basta a se
mente, per l'identità di natura, lo splen- stesso e che è incomparabilmente superio-
dore e l'impronta del Padre, come sarà re a tutti.
inferiore nella gloria? Non si disonorerà Giovanni Crisostomo,
nel Figlio la proprietà del Padre, e non Commento al Vangelo di Giovanni 30; 1
insulteremo l'impronta ~i chi l'ha gene-
rato, se lo consideriamo inferiore? Nes-
suno, credo, . avrà dei dubbi su qùesto. · Un insegnamento terreno
Perciò è anche scritto: Perchi tutti onori-
no il Figlio come onorano il Padre (Gv 5, Giov~nni definisce terrene le sue pa-
23). Chi invece si gloria degli stessi OhO- role, in quanto paragona la propria dottri-
ri di Dio Padre, giacché è da lui per na- na a quella del Cristo. L'espressione parla
tura, come non sarà ritenuto, insomma, da essere terrestre significa soltanto che .le
superiore. alla natura delle cose create? sue parole sono povere, umili e meschine

68
Il Battista (pilì sotto si dice: <<ll Battista dice che il Figlio viene dall'alto [. . .J»). Cf. la nota al
testo.
206 Giovanni 1-10

se confrontate con la grandezza del Cri~ 3 32


• La testimonianza di ciò che ha vz',.
sto; in un certo senso, quindi, somiglianti sto e udito
alla natura terrena. In lui: .in/attt.: sono na-
scosti tutti' i tesori della sapienza (Col 2, 3). Cose al di là dei sensi
[ ... ] Eppure egli non derivava tutto dalla
terra, ma quanto vi era in lui di più im- Dopo aver detto del Cristo cose gran-
portante proveniva dal cielo: aveva un'a- di e sublimi, continua con un linguaggio
nima ed era partecipe dello Spirito, realtà, meno elevato; l'espressione quello che ha
queste, che non derivano certo dalla terra. visto e udito ha infatti un carattere piut-
Perché, dunque, dice di essere una crea- tosto umano. In realtà, le cose che sapeva
tura terrestre? Ciò non significa altro che: non le aveva apprese con la vista e l'udito,
"Io sono un essere limitato e di nessun va- ma le possedeva tutte nella propria natura,
lore, com'è appunto chi vive sulla terra e come colui che era uscito perfetto dal seno
in terra è nato, mentre il Cristo è sceso a del Padre, senza bisogno di alcun maestro.
noi dal cielo". [ ... ] Per mezzo di questi due sensi noi uo-
Giovanni Crisostomo, mini veniamo a conoscenza di ogni cosa e
.Commento al Vangelo di Giovanni 30, 1 veniamo considerati maestri degni di fe-
de per ciò che abbiamo appreso tramite
la vista e l'udito, proprio perché non rac-
contiamo fantasticherie o menzogne. Per
Giovanni parla di Dio quando è il- far comprendere tutto ciò, Giovanni dis-
luminato se: Quello c~e ha visto e udito, per dimo-
strare che in lui non v'era menzogna, ma
Come può dunque essere terrestre il tutta verit~.
suo linguaggio? È che Giovanni parla di Giovanni Crisostomo,
sé in quanto uomo. L'uomo, in quanto ta- Commento al Vangelo di Giovanni 30, 1
le, è dalla terra e terrestr~ è il suo linguag-
gio; e se poi dice qualcosa di divino, vuol
dire che è stato illuminato da Dio. Se non 3 33
fosse stato illuminato, in quanto terre-
• Dio è veritiero
stre parlereb.b e un linguaggio solo terre- L'accordo dei credenti testimonia ·
str.e. Una cosa, dunque, è la grazia di Dio, che Dio è veritiero
un'altra cosa la natura dell'uomo. [ .. .]
Assume, la grazia, questa mente umana e Non poteva dimostrare altrìmenti
la converte nella sua luce; uno, allora, co- l'empietà degli increduli se non mettendo
mincia a dire ciò che dice l'Apostolo: Non in evidenza la splendida virtù de~ credenti.
io però) ma la grazia di· Dio che è con me Il male, infatti, si riconosce facilmente, pa-
(1 Cor 15, 10). [ ... ] Giovanni quindi, per ragonandolo al bene, e la conoscenza del-
quel che è proprio di Giovanni, viene dal- le cose migliori smaschera le cose turpi. Se
la terra e terrestre è il suo linguaggio. Se qualcuno, dunque, egli dice, acconsente
qualcosa di divino hai ascoltato da Gio- alle parole di colui che viene dall'alto, cer-
vanni, proviene da chi illumina, non da ti.fica e riconosce, mediante il suo consen-
chi riceve luce. so, che il non mentire è sempre congenito
Agostino, e inerente alla natura divina. Da questo,
Commento al Vangelo di san Giovanni 14, 6 per chi vede, è chiaro; di conseguenza, il
La testimonianza di Giovanni (3, 22-36) 207

contrario. Infatti, chi rifiuta la "fede atte- Lo Spirito è in Cristo secondo una
sterà che Dio non è veritièro. misura infinita ·
Cirillo di Aless~ndria,
Commento al Vangelo di Giovanni 2, 3 Ma che cosa significano le parole:
Dio infatti non dà lo spirito con misura?.
Vuol farci comprendere che, mentre tut-
ti abbiamo ricevuto con misura l'influsso
.3, 34 Pronunciare le parole di Dio . dello Spirito (per Spirito intende la sua
ispirazione, che viene distribuita in tante
Dio ha pronunciato il Verbo parti), egli possiede invece senza misura
Il Figlio di Dio, infatti, ha un Padre: e tutta intera tale ispirazione. Se l'ispira-
ha un Padre, e ascolta dal Padre. E che co- zione dello Spirito è immensa, a maggior
sa ascolta dal Padre? [ ... ] Forse il Figlio ragione lo è la sua sostanza: vedete come
ha udito il Verbo del Padre? Ma il Figlio anche lo Spirito è infinito? Colui, dun-
è il Verbo stesso del Padre. Quando con- que, che accoglie in sé l'influsso dello
cepisci la parola che intendi pronunciare Spirito, che ha una perfetta conoscenza
[ .. .] vuoi esprimere una cosa, e la conce- di Dio, che dice: Di quello che conosciamo
zione stessa della cosa nel tuo cuore è già parliamo e quello che abbiamo veduto at-
parola. [ ... ] È così che Dio ha concepi- testiamo, come potrebbe da.re adito a ra-
to il suo Verbo, cioè ha generato suo. Fi- gionevoli sospetti? Non dice, infatti, nul-
glio; Con questa differenza, che tu, quan- la che non sia di Dio e dello Spirito. Per
do concepisci una parola nel tuo cuore, sei il momento non parla affatto di Dio Ver-
legato al tempo che passa; menfre Dio ha bo, ma dal Padre e dallo Spirito trae ar-
generato fuori del tempo il Figlio per mez- gomenti per rendere credibile la propria
zo del quale creò tutti i tempi. Ora sicco- dottrina.
me il Figlio è il Verbo di Dio, e il Figlio ci Giovanni Crisostomo,
ha parlato, essendo egli il Verbo del Padre Commento al Vangelo di Giovanni 30, 2
è venuto a dirci, non la sua parola, ma la
parola del Padre.
Agostino, Lo Spirito viene dosato in noi
Commento al Vangelo di san Giovanni 14, 7
Che cosa vuol dire: Dio senza misu-
ra dà lo Spirito? Sappiamo che agli uo-
Cristo possiede lo Spirito senza limiti mini Dio concede lo Spirito con misura.
Ascolta l'Apostolo che dice: Secondo la
· Essendo fonte dello Spirito, [Cristo] misura del dono di Cristo (Ef 4, 7). Cioè,
lo distribuisce. Si parla dell'azione dello agli uomini Dio concede 16 Spirito con
Spirito, che gli uomini possono accoglie- misura, al suo unigenito Figlio senza mi-
re solo in una certa misura. Lui invece lo sura. In che senso Dio concede agli uo-
possiede interamente. Il Figlio ha tutto lo mini lo Spirito con ·misura? A uno infatti
Spirito secondo la sostanza, e non certo per mezzo dello Spirito viene dato il lin-
solo una parte come una creatura. Perciò guaggio 4ella sapienza; a un altro, invece,
è lui che lo concede e i santi attraverso le dallo stesso Spirito il linguaggio di cono-
loro preghiere fanno in modo che Cristo scenza (1 Cor 12, 8). [. .. ] Qno dunque ha
lo elargisca, questo, un altro ha quello; e ciò che ha
Ammonio, uno, non ha l'altro. C'è una misura,:esiste
Frammenti su Giovanni 3, 34 una .certa divisione di doni. [ ... ] Ma Cri-
208 Giovanni 1-10

sto che dona lo Spirito, lui lo riceve sen- da solo. è, secondo la' sua sostanza, Logos e
za misura. Sapienza del Padre, non avere eternamen-
Agostino, te tutto ciò che ha il Padre, se è vero che
· Commento al Vangelo di san Giovanni dice: Tutte le cose mie sono tue, e le tue
14, 10 sono mie (Gv 17, 10) e sostiene che tutto
ciò che è suo è anche del Padre? Se è vero
che ciò che è del Padre è anche del Figlio,
e che il Padre possiede queste caratteristi-
3 35
• Il Padre ama il Figlio e gli ha dato che dall eternità, è chiaro, allora, che ciò
1

ogni cosa che il Figlio ha, essendo anche del Padre,


è da sempre nel Figlio. Il Logos ha detto
Il Padre ha nlandato un altro se stes- queste parole non perché un tempo non
so avesse ciò, ma perché il Figlio, che ha fin
dall'eternità ciò che h a, lo ha dal Padre.
Ha aggiunto: Gli ha dato in mano ogni
Atanasio,
cosa, affinché anche qui tu abbia a notare Trattati contro gli ariani 3, 35
la distinzione che viene indicata dall' affer-
mazione: Il Padre ama il Figlio. Infatti, il
Padre non ama anche Giovanni? E tutta-
via, non gli ha dato tutto in mano. Il Pa- Il Figlio, in quanto uomo, riceverà
dre non ama Paolo? E tuttavia, non gli ha tutto alla seconda venuta
<lato tutto in mano. Il Padre ama il Figlio,
· Anche se il Padre ama il mondo, non
ma lo ama come Padre il Figlio, non co-
lo ama come ama il Figlio, che eglj. pre-
m e padrone il servo; lo ama come Figlio
dilige oltre ogni misura per la sua incar-
unigenito, non come figlio adottivo. P er
nazione, come proprio Verbo, sapienza e
questo gli ha dato in mano ogni cosa. Co-
splendore. Gli ha dato in mano ogni cosa:
sa vuol dire tutto? Vuol dire che il Figlio
ciò sarà pienamente compiuto quando alla
è potente ql:Japto il Padre: il Padre infatti sua seconda venuta ogni ginocchio si pie-
generò uguale a sé colui per il quale non
gherà davanti a lui dopo che avranno ri-
sarebbe stata una preda l'essere, nella for-
gettato ogni loro malvagità. Qui chiama
ma di Dio, alla pari con Dio (cf. Fil 2, 6).
il suo potere mano, il potere che il Figlio
Il Padre ama il Figlio e glt' ha dato in ma- possiede per natura e non per partecipa-
no ogni cosa. Essendosi dunque degnato
zione, dal momento che ogni bene è nel
di mandarci il Figlio, non pensiamo che ci
Padre secondo la sostanza e il Figlio vie-
sia stato mandato uno inferiore al Padre;
ne compreso in questo potere. Egli rice-
mandando il Figlio, il radre ci ha manda-
ve come uomo la potestà che aveva prima
to un altro se stesso.
dell'incarnazione in quanto Dio.
Agostino,
Ammonio,
Commento al Vangelo di san Giovanni
Frammenti su Giovanni 3, 35
14, 11

Il Figlio possiede dalreternità ciò 3• 36 Vita .eterna o assenza di vita


che il Padre possiede
La fede senza le opere è morta
Queste parole non mostrano che il
Figlio, Un tempo, non ebbe queste carat- Di nuovo si riferisce qui al Padre
teristiche. Come poteva, infatti, colui che l'accenno al castigo. Non disse, infatti:
La testimonianza di Giovanni (J) 22-36) 209

«L'ira del Figlio», anche se è -lui il giu- crede, fira di Dio si allontana e viene la vi-
dice, ma fece menzione al Padre per in- ta. Credere dunque in Cristo significa gua-
cutere maggior timore. Non è dunque dagnare la vita: chi infatti crede in luz: non
sufficiente - voi direte - credere riel Fi- viene giudicato.
glio perché ci sia dato di ottenere la vita Ambrogio,
eterna? Per nulla affatto. Ascoltate come La penitenza 1, 53
il Cristo spiega questo concetto con la·fra-
se: Non chiunque dice: "Signore) Signore"
entrerà nel regno dei cieli (Mt 7, 21), e la L'ira di D~o rimane su chi non crede
bestemmia basta ·da sola a far precipitare
nell'inferno.[ .. .] Poiché se anche uno cre- Chi crede nel Figlio ha la vita eterna.
de in maniera perfettamente ortodossa nel Perché? Perché compie l'opera di Dio.
Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo, ma Difatti questa è l'opera di Dio: credere in
nella vita non si comporta con rettitudine, colui che egli ha mandato. Chi non crede
la fede non gli gioverà affatto per la salvez- nel Figlio non avrà la vita ma l'ira dt' Dio
za.'[ .. .] Egli inserì, pertanto, nel suo di- rimane su di lui. Non verrà su di lui mari-
scorso non solo belle promesse, ma anche mane ~u di lui: egli è abbandonato, non
espressioni che suonano del tutto contra- guarito.
rie. Notatde, egli soggiunge: Chi non cre- Agostino
de nel Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Discorsi 130A, 7
Dio rimane su di lui. [. ..] Non vi è dubbio
che se non seguiranno le buone opere in-
terverrà presto o tardi un grande castigo. La risurrezione senza vita di chi non
Non è stato detto "lo aspetta,,, ma rimane ha fede
su di lui, per far capire che l'ira non si al-
lontanerà mai. Affinché poi non si credes- Del credente dice che avrà la vita
se che le parole non vedrà la vita alludesse- eterna. Per quello che non crede, invece,
ro alla morte temporale, ma, al contrario, le parole hanno un'altra spiegazione. In-
· si credesse all'eternità della pena, fu usa- fatti non ha ·detto che egli non avrà la vita
ta questa espressione proprio per indicare (risorgerà secondo la legge comune della
che essa sarebbe stata perpetuo tormento. risurrezione), ma ha detto che non vedrà
Giovanni Crisostomo, la vita, cioè non raggiungerà, neppure
Commento al Vangelo di Giovanni 31, 1 con la vista, la vita dei santi, non gusterà
la loro felicità, né trascorrerà la vita piena
di felicità. Questo, infatti, vuol significa-
. re realmente quella parola vita: vivere nei
La fede fa cessare l'ira di Dio tormenti, che è cosa peggiore di qualsia-
L)ira di Dio rimane su di lui. Ciò che si morte, giacché l'anima è trattenuta nel
rimane, certamente ha già avuto inizio, e corpo soltanto per scontare la pena.
ha avuto inizio da una cplpa, perché pri- Cirillo di Alessandria,
ma non ha creduto. Quando dunque uno Commento al Vangelo di Giovanni 2, 4
GESÙ ARRIVA AL POZZO IN SAMARIA

Gesù venne a sapere che i farisei avevano ~entito dire: «Gesù fa più di-
scepoli e battezza più di Giovanni>> - sebbene non fosse Gesù in persona a
bàttezzare, ma i suoi discepoli-, lasciò allora la Giudea e si diresse di nuovo
verso la Galilea. Doveva perciò attraversare la Samaria.
Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicara, vicina al terreno
che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c'era un pozzo b di Gia-
cobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era
circa mezzogiorno (4, 1-6).
Gesù evita la Giudea a causa della malizia dei farisei nei suoi confronti (Crisostomo). Ci
insegna, cosl, che non è peccato fuggire i persecutori. Non è Gesù in persona a battezzare,
ma i suoi discepoli. Tuttora i ministri inferiori purificano per mezzo del superiore maestro.
I discepoli di Gesù o sono già stati battezzati da Giovanni o potrebqero essere stati battez-
zati da Gesù stesso. Perché il resoconto di Giovanni sia in armonia con quello degli altri
evangelisti, bisogna postulare che i Sinottici non riportino la prima venuta del Signore in
Galilea, raccontata da Giovanni, che ebbe luogo subito dopo il battesimo e prima dell'inca,r-
ceramento d~ Battista, e narrino invece la seconda venuta, di cui parla anche Giovanni in
questo passò, che sembra aver luogo dopo l'incarceramento del Battista (Agostino). Anche i
discepoli si recheranno presso i Gentili quando saranno perseguitati (Crisostomo). Il viaggio
in Samaria è presentato come una visita fortuita per non dare motivo di lamentela ai Giudei;
i Samaritani, però, si mostreranno più pronti dei Giudei ad accogliere il messaggio di Gesù
(Teodoro). La Samaria è una regione istituita dagli Assiri: dopo aver deportato ISraele, man-
darono popoli provenienti da zone diverse a popolare la Samaria. Il pozzo di Giacobbe era

•Girolamo, nel passo citato sotto, sostiene che si tratti di Sichem, non di Sicar, e postula un errore
nella tradizione. Eusebio (Onomasticon 150; 164) distingue Sychar, "vicino a Neapolis", da Syçhem e
forrusce una descdzione del luogo seguendo il resoconto giovanneo. Nelle vicende dei patriarchi una
località di nome Sichem è connessa alla figura di Giacobbe (cf. Gen 33, 18-19 e Gen 34, cui allude
Crisostomo) e alla sepoltura di Giuseppe (d. Gs 24, 32). In Gen 48, 22 si parla del dorso di un monte
(in ebraico Sichem) dato in eredità a Giuseppe. Sullo spinoso problema dell'identificazione del luogo
cf. S. Grasso, Il Vangelo di Giovanni, cit., p. 192.
b Il termine greco qui impiegato per indicare il pozzo è pege, che può significare anche «-sorgen-
te", "fonte di acqua corrente". In effettipegé viene generalmente tradotto con "sorgente" in Gv 4, 14,
nelle parole di Gesù. La donna samaritana (Gv 4, 11-12), invece, designa il pozzo di Giacobbe con la
parola phréar, che indica più propriamente una cisterna. La distinzione di termini (pege in Gv 4, 6.14;
phréar in Gv 4, 11-12) viene tendenzialmente mantenuta nelle traduzioni latine: /ons ("fonte"), puteum
("pozzo").
Gesù arriva al pozzo in Samaria (4, 1-6) 211

a Sicar (Crisostomo). Si parla di Sichem, non di Sicar (Girolamo). Giuseppe, cui Giacobbe
lasciò in eredità quel luogo, è figura di Cristo: questi viene ora a prendere possesso della sua
proprietà (Cesario). Il significato simbolico dell'episodio è questo: la predicazione di Gesù
raggiunge i Gentili, ma egli non taglia ì rapporti con i patriarchi (Cirillo). La stanchezza del
cammino provata da Gesù ristora gli affaticati (Ambrogio). Il suo affaticamento e la sua sete
dimostrano che egli condivideva con noi le sensazioni umane (Ilario). Egli era stanco di non
trovare la fede - cosa che lo aff~tica anche oggi (Cesario). La Sorgente si recò alla sorgente
per lavare, non per bere (Romano). Il suo arrivo al pozzo simboleggia l'arrivo alla profondità
dell'esperienza umana: si siede dopo aver sòpportato con umiltà la stanchezza (Agostino).
'

4• 1 I farisei avevano .sentito delle ope- Giudea. Avrebbe potuto cettamente re-
re di Gesù · starvi, senza farsi prendere <la quelli, se lo
avesse voluto. [. .. ] Ma, siccome in ogni
Gesù voleva mitigare la loro invidia cosa che egli faceva come uomo, voleva
offrire un esempio agli uomini che avreb-
Il Signore non lasciò la Giudea per ti- bero creduto in lui, quel Maestro buono
more, ma per non dare occasione alla loro lasciò la Giudea non per timore, ma per
malizia e per placare la loro invidia. Certo, darci un insegnamento. Così, un serVo di
sarebbe stato capace di trattenerli anche Dio non pecca, se si rifugia in altro luo-
quando andarono contro di lui, ma non go di fronte al furore dei suoi persecµtori.
voleva impiegare così tùtto il suo tempo, Agostino,
in modo tale che l'economia della sua in- Commento al Vangelo di san Giovanni 15, 2
carnazione non venisse creduta. Se infatti
ogni volta che subiva attacchi fosse fuggi-
to, questo atteggiamento avrebbe desta-
4 2
to sospetto in molti. Per questa ragione la • Battezzavano i di'scepoli di Gesù
maggior parte delle volte si comportava in
modo molto umano. L'inferiore purifica per mezzo del
Giovanni Crisostomo, superiore
Commento al Vangelo di Giovanni 31, 1
Può forse fare difficoltà il fatto che l' e-
vangelista dica: Gesù battezza più gente di
Non c'è peccato nel fuggire i perse- Gt"ovanni, e, dopo aver affermato che Ge-
cutori sù battezza, subito dopo aggiunge: sebbene.
non fosse Gesù in persona a battezzare, ma
Se il Signore avesse saputo che i fari- i suoi discepoli. Che significa? Forse che
sei si interessavano del fatto che egli faceva Giovanni prima si era sbagliato, e .poi si
. più discepoli e ne battezzaya più di Gio- è corretto? [. .. ] O piuttosto non sono ve-
vanni, con l'intenzione di valersene per se- re ambedue le cose, che Gesù battezzava
guirlo e diventare anche loro suoi discepo- e non battézzava? Battezzava, infatti, per-
li e farsi battezzare da lui, certamente non ché era lui che purificava dai peccati, e non
avrebbe lasciato la Giudea, ma vi sarebbe battezzava, perché non era lui che immer-
rimasto per loro. Avendo con~sciuto, in- geva nell'acqua. I discepoli esercitavano il
vece, le loro cattive intenzioni, in quanto ministero corporale, egli interveniva con
essi non si erano informati per seguirlo ma la potenza della sua maestà. Poteva forse
per perseguitarlo, per questo egli lasciò la smettere di battezzare lui che non smette
212 Giovanni 1-10

mai di purificare? lui del quale il medesi- mentre quelli che battezzò Giuda, li bat-
mo evangelista per bocca di Giovanni Bat- tezzò Cristo. Coloro, dunque, che hanno
tista ha detto: Elui che battezza (Gv l, 33)? ricevuto il battesimo da un ubriaco, da un
È Gesù, dunque, che tuttora battezza, e omicida, da un adultero, se quel battesi-
battezzerà finché ci sarà uno da battezzare. mo era di Cristo, sono stati battezzati da
Si accosti sicuro l'uomo al ministro inferio- Cristo. Non mi preoccupa se il ministro è
re, poiché ha un maestro superiore. un, adùltero o un ubriacone o un omici-
. Agostino, da. Tengo conto di ciò che mi vien detto
Commento al Vangelo di san Giovann·i 15, 3 per mezzo della colomba: È lui quello che
battezza (Gv 1, 33).
Agostino,
Commento al Vangelo di san Giovanni 5, 18
I discepoli battezzano con I' autorità
di Cristo
Tu dunque non sei migliore di Gio- I discepoli erano già battezzati
vanni, ma il battesimo che tu amministri è
S'intend~ inoltre ch'essi erano già sta-
superiore al battesimo di Giovanni. L'uno
ti battezzati o col battesimo di Giovanni,
è di Cristo, l'altro di Giovanni. E che lo
come pensano alcuni o, come è più atten-
desse Paolo o Pietro, era di Cristo. E se lo
dibile,.con quello di Cristo. Il Signore non
ha dato anche Giuda, era sempre di Cri-
si sarebbe infatti sottratto al ministero di
sto. Giuda battezzò, e dopo Giuda non si
battezzare, per avere dei servi battezzati,
ribattezzò; si ribattezzò invece dopo Gio-
per mezzo dei quali battezzare gli altri.
vanni. Perché il battesimo dato da Giu-
Agostino,
da era di Cristo; quello, invece, dato da
Lettere 265, 5
Giovanni era di Giovanni. Non poniamo,
con questo, Giuda al di sopra di Giovan- 1
ni, ma il battesimo di Cristo dato anche
per mano di Giuda al di sopra del bat- 4 3
• Lasciare la Giudea
tesimo di Giovanni dato anche per ma-
no di Giovanni. È stato detto infatti che Il momento della partenza di Gesù
il Signore, prima della sua passione, bat- per la Galilea
tezzava più gente di Giovanni; e l'evan-
gelista aggiunge: sebbene non fosse Gesù I tre evangelisti non raccontano nul-
in persona a battezzare, ma i suoi discepo- la che contrasti con quanto riportato da
li. Cioè, era lui che battezzava, e non era Giovanni: essi hanno soltanto omesso di
lui: era lui per la potestà, erano i disce- narrare la prima venuta del Signore in
poli per il ministero; essi prestavano il lo- Galilea, quando cambiò l'acqua in vino,
ro servizio amministrando il battesimo, la qual cosa era avvenuta subito dopo il
ma la potestà di battezzare restava in Cri- battesimo e prima che Giovanni fosse rin-
sto. :Qunque, i suoi discepoli battez?ava- chiuso in carcere. Ci fu poi un'altra venu-
no, e tra essi c'era ancora Giuda: e quel- ta di Gesù in Galilea, che avvenne dopo la
li, allora, che furono battezzati da Giuda carcerazione di Giovanni, ma dagli evan-
non furono poi ribattezzati, mentre quel- gelis~ viene collegata direttamente alle
li che erano stati battezzati da Giovanni narrazioni precedenti. Di questo ritorno
furono di nuovo battezzati? Certo, ma si in Galilea parla anche l'evangelista Gio-
trattava di un altro battesimo: ·quelli che vanni esprimendosi in questo modo: Gesù
battezzò Giovann~, li battezzò Giovanni; venne a sapere che ifarisei avevano sent#o
Gesù arriva al pozzo in Samaria (4, 1-6) 213

dire: «Gesù fa più discepoli e battezza più fossero privati del suo beneficio. Agì in tal
·di GiovannÌ» - sebbene non fosse Gesù in modo nei loro confronti perché si pensas-
-persona a battezzare) ma i suoi dt'scepoli - ) se che in maniera fortuita avesse compiuto
lasciò allora la Giudea e si 'diresse di nuo- là ciò che fece; e così, anche, fosse mani-
vo verso la Galilea. A quelr epoca - così ci festata la buona·volontà dei Samaritani, ai
si lascia intendere - Giovanni era già sta- quali fu bastante il semplice passaggio del
to imprigionato e i Gfodei avevano senti- Signore per la conoscenza della ·verità, co-
to dire che Gesù si attirava più seguaci di sa che ai Giudei non valse neppure la sua
Giovanni e battezzava con maggior suc- diuturna permanenza in mezzo a loro.
cesso di lui. Teodoro di Mopsuestia,
Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni 2, 4, 4
Il consenso degli evangelisti 2, 18, 42

4• 5 ·6 Sicar, città della Samaria, e il poz-


4, 4 Il passaggio attraverso la Samaria zo di Giacobbe
La Samaria
. Un esempio per i discepoli
Ma da dove avevano preso il loro
L'evangelista accenna al passaggio at- nome i Samaritani? D eriva da Semer, un
traverso la Samaria con le parole Doveva monte così chiamato dal suo possessore (1
perciò attraversare la Samaria. Fecero co- Re 16, 24) . [. . .]I suoi abitanti erano chia-
sì anche i suoi discepoli quando, inseguiti mati Israeliti e non Samaritani, ma nel cor-
dai Giudei, si recarono dai Gentili. E co- so del tempo incapparono nell'ira di Dio
sì fece Cristo, quando fu cacciato si recò [. .. ] poi il re degli Assiri li deportò a Babi-
presso quelle genti [ . .. ].Lo fece cosicché lonia e in Media e mandò ad abitare in Sa-
i Giudei non avessero alcuna scusa e non maria popoli provenienti da zone diverse
potessero dire che egli si era allontanato [ ... ] . Ma Dio mandò contro di loro leoni,
per andare dai non circoncisi. per far capire che non aveva consegnato i
Giovanni Crisostomo Giudei p er una sua debolezza, ma a cau-
Commento al Vangelo di Giovanni 31, 2 sa dei loro peccati. Il re fu informato di
ciò e fece mandare un sacerdote per con-
segnare a loro la Legge di Dio. Tuttavia
I Samaritani sono pronti a ricevere essi non si allontanarono del tutto dalla lo-
l'insegnamento di Cristo ro empietà, ma solo in p~rte. Col passare
del tempo, abbandonati i loro idoli, inizia-
L'evangelista ha usato la necessità del rono ad adorare Dio. Quando tornarono i
transito come occasione ed esordio del Giudei, però, questi ultimi li osteggiarono
suo racconto. Ma non ha riportato questo e li trattarono come nemici, chiamandoli
particolare inutilmente. Infatti, non co- Samaritani per via del monte.
me andava in Giudea o si allontanava dai · Giovanni Crisostomo,
Giudei andando dalla Giudea nella Gali- · Commento al Vangelo di Giovanni 31, 2
lea, così il Signore si accostava pure ai Sa-
maritani - a causa della loro separazione
· dai Giudei evitava di offrire il destro alle
Il pozzo di Giacobbe
giuste proteste di quelli -, ·ma come per
caso operò quel che colà accadde, perché Come mai l'eva.ngelista è così detta-
quanti fra i Samaritani erano degni non gliato riguardo al luogo? Lo fa affinché,
214 Giovauni 1-10

sentendo la donna dire: Nostro padre Gia- Predicazione ai Gentili e salvezza dei
cobbe d dz'ede questo pozzo (cf. Gv 4, 12), patriarchi
non ci stupiamo. Quel luogo, infatti, era
quello in cui Levi e Simeone, accesi d'ira Uscito dal territorio della Giudea, ed
p er i fatti di Dina, commisero quell'atroce essendo giunto presso la terra straniera, si
strage (cf. Gen 34). ferma al pozzo di Giacobbe. In questo mo·
Giovanni Crisostomo, do sottintendeva, a guisa di tipo ed enig-
Commento al Vangelo di Giovanni 31, 2 ma, che anche se il messaggio evangelico
era stato divulgato a Gerusalemme e la pa-
rola divina avrebbe raggiunto in seguito le
genti pagane, non sarebbe andato perduto,
Sicar o Sichem? insieme a Israele, l'amore verso i padri, ma
Oltrepassò Sichem (non Sicar, come Cristo li avrebbe accolti di nuovo nella gra-
molti erroneamente leggono)69, chiamata zia e, presso di essi, ormai santi, avrebbe
attualmente Neapolis, ed entrò nella chie- riposato e dimorato di nuovo, dopo aver
sa costruita sul fianco destro del monte salvato loro, per sempre 'la divina grazia.
Garizim, vicino al pozzo cli Giacobbe. E Cirillo di Alessandria,
qui che il Signore si sedette, assetato e af- Commento al Vangelo di Giovanni 2, 4
famato, saziato poi da~la fede della Sama-
ritana.
Girolamo, 4•68
Lettere 108, 13
Gesù è affaticato
La nostra umana debolezza
Il legittimo erede del patriarca giun- Molte cose, dunque, noi leggiamo e
ge al suo pozzo crediamo in conformità al mistero dell'in-
carnazione, ma nelle stesse debolezze del-
Il nostro Signore Gesù Cristo venne la natura umana è Eossibile contemplare
alla proprietà che il santo Giacobbe ave- la maestà divina. «E affaticato dal cam-
va lasciato al suo figlio Giuseppe. Riten- mino Gesù», per «ristorare» gli affaticati;
go, però, che questa proprietà fosse sta- «domanda da b ere» lui che vuole offrire
ta lasciata in eredità non a Giuseppe ma a da b ere, <<ha fame» lui che vuol dare agli
Cristo, di cui il santo patriarca Giuseppe affamati il cibo dell~ salvezza.
costituiva la figura, lui che solo il sole e la Ambrogio,
luna adorano e le stelle benedicono. Per La fede 5, 4, 54
questo il Signore venne in quella proprie-
tà, affinché i Samaritani, che desideravano
rivendicare per sé l'eredità del patriarca di
Fiumi di acqua viva
Israele, conoscessero il suo proprietario e
si convertissero a Cristo, il vero erede del Chi ignora il mistero del suo pianto,
patriarca. della sete e della fame, sappia che [ .. .] chi
Cesario di Arles, ha sete offre dal suo seno fiumi d'acqua vi-
Discorsi 170, 1 va. [. .. ]E quando prende cibo o bevanda,

69 Nella sua opera intitolata I nòmi ebraici (CCL 72.142.20ss.) Girolamo ribadisce l'idea di una
corruttela e fornisce l'etimologia dei due termini («Sichar, conclusione o ramo, [. .. ] Sichem, che si
traduce I< sp alle ")
».
Gesù arriva al pozzo in Samaria (4, 1-6) 215

non si assoggetta a una necessità, ma alla te di Samaria: I era l'ora della calura, cir-
maniera consueta di comportarsi del corpo. ca l'ora sesta, I com'e sta scritto. I Era a
Ilario di Poitiers, mezzo il giorno, quando il Messia venne a
La Trinità 10, 24 illuminare coloro eh'erano immersi nella
notte. I La Sorgente si recò alla sorgente
per lavare, non per bere; I la Fonte d'im-
Cristo s1 stanca quando non trova mortalità si fermò come bisognosa al ru-
fede scello dell'infelice: I è stanco per il cam-
minare colui che sul mare ha camminato
Poteva forse la potenza di Dio provare
senza fatica, I colui che offre gioia e re-
la stanchezza? No di certo; era tuttavia af-
denzione.
faticato perché non trovava un popqlo fe-
Romano il Melode,
dele. Proprio allora Cristo prova stanchez-
Kontakia - La Samaritana 4
za, quando non riconosce nel suo popolo
alcuna virtù. Anche oggi la nostra disob-
bedienza lo affatica, la nostra debolezza lo
affatica. Siamo deboli, infatti, quando an- Il Signore è sceso sino al fondo
diamo in cerca non delle realtà stabili ed
~terne, ma di quelle effimere e caduche. Arrivò stanco, perçhé portava il pe-
· Cesario di Arles, so della carne debole. Era l'ora sesta, per-
·Discorsi 170, 2 ché era la sesta età del mondo. E giunse al
pozzo, perché egli è disceso fino al fondo
di questa nostra dimora. Per questo è det-
4• 6b Era mezzogiorno to nel salmo: Dal profondo ho gridato a te>
o Signore (Sa! 129, 1). Si è seduto, perché,
La Sorgente va alla sorgente nella ca- come ho detto, si è umiliato.
lura del giorno Agostino,
Cristo, soffio di vita per gli uomini, Commento al Vangelo di" san Giovanni· 15, 9
stanco I per il cammino sedette a una fon-
-L'ARRIVO DELLA SAMARITANA

Giunge una .donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dam-


mi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi.
Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu) che sei giudeo, chiedi da
bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno
rapporti con i Sama.ritani. Gesù le risponde: ~<Se tu conoscessi il dono di Dio
e chi è colui che ti dice: ((Dammi da bere!'', tu avresti chiesto a lui ed egli ti
avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e
il pozzo è profondo; da dove prend~· dunque quest'acqua viva? Sei tu forsè più
grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con. i
suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest'ac-
qua avrà di nuovo sete; ma chi berrà del!'acqua che io gli darò) non avrà più
sete in eterno. Anzi:· l'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente a
d'acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore- gli dice la donna-) dam-
mi quest'acqua, perché io non-abbia più sete e non continui a venire qui ad
attingere acqua» (4, 7-15).
La Samaritana che appare a Gesù è figura della Chiesa che sarebbe sorta dai Gentili.
Egli chiede di bere perché ha sete della sua fede (Agostino) e della salvezza del mondo intero
(Massimo di Torino). Come un cacciatore, egli ha mandato via i suoi discepoli per impedire
che intimidiscano la donna (Efrem). Quando le chiede dell'acqua, ella all'inizio si rifiuta di
dargliela. La Samaritana è sorpresa che un Giudeo chieda qualcosa a un Samaritano perché i
Giudei non interagiscono con i Samaritani e non usano nemmeno i loro recipienti. Risponde
a Gèsù dimostrando il suo rispetto per i costumi e la sua perspicacia (Teodoro, Crisostomo,
Agostino). Gesù parla con lei perché l'antica Legge non è più valida (Crisostomo). Egli ha
sete e cerca di soddisfare questa sua sete con il dono dello Spirito Santo, che è l'acqua che
viene menzionata qui e in Gv 7, 37 come dono di Dio (Agostino). Zaccaria profetizzò che
l'acqua viva deJ Vangelo sarebbe scaturita da Gerusalemme e avrebbe raggiunto il mondo
intero. Gesù e i suoi apostoli hanno portato a compimento questa profezia (Eusebio). L'ac-
qua viva è quella che si attinge dalla sorgente (Agostino), rappresenta lo Spirito di Cristo e
la sua potenza (Eracleone in Origene), la grazia spirituale (.Ambrogio), che irrora la nostra
natura inaridita (Cirillo). Non tutti conoscono il dono di quest'acqua viva che si trova nel
battesimo, altrimenti non ritarderebbero questo sacramento (Cesario). La donna continua la

a Sul termirie greco per indicare la sorgente (pege) cf. la nota al passo precedente.
I.:arrivo della Samaritana (4) 7-15) 217

sua conversazione con Gesù chiamandolo con riverenza "Signore" (Crisostomo). La Sama-
ritana, però, -non è ancora pienamente consapevole del senso dell'acqua viva (Teodoro). Il
Signore sa che rion c'è bisogno 'di un seçchio, perché egli ha già in sé quell'acqua rinfrescante
con cui inonda le nostre menti (Cesario) .. Non tutti allo stesso modo attingono dal pozzo di
Giacobbe, cioè dalle Scritture (Origene). La donna considera Giacobbe un suo antenato
per due motivi: i Samaritani erano vicino alla regione giudaica e seguivano alcuni culti di
questa; Geroboamo, discendente di Giacobbe, occupò la Samaria (Cirillo). La donna sostie-
ne la superiorità di questo pozzo e dcli' acqua che ne deriva; G~sù dimostrerà di essere più
grande di Giacobbe (Crisostomo). Gesù conosce un'acqua che non solo soddisfa la sete, ma
è anche fonte perenne di ristoro (Teodoro). Quest'acqua può essere paragonata a un'idea:
alcune idee appaiono a prima vista soddisfacenti, ma ripensandoci emergono dei dubbi; chi
riceve l'acqua di Cristo è capace di trovare risposta a tutto ciò che cerca (Origene). I piaceri
del mondo non potranno mai soddisfare la nostra sete spirituale come 'l'acqua viva di Cristo
(Agostino). L'acqua dello Spirito sazia la nostra sete .d i vita con l'immortalità (Apollinare).
Lo Spirito è chiamato "fuoco" per il potere di stimolare e riscaldare proprio della grazia e
per quello ,di distruggere i peccati; "acqua" per il su_o potere di purificare e di _rinfrescare
le menti che lo accolgono (Crisostomo). Le fiamme della Geenna vengono spente grazie al
battesimo (Massimo di Torino). Chi ha la grazia dello Spirito dentro di sé, avrà dentro di sé
la sorgente dei divini insegnamenti e non _avrà mai sete (Cirillo). La Samaritana è più ricettiva
· di Nicodemo; si dimostra anzi più devota a Gesù che ai patriarchi che ha appena nominato e,
alla fine, intuisce la natura spirituale dell'acqua viva (Crisostomo). Fin qui la donna sembra
però leggere la promessa del Signore in senso materiale (Agostino).

4 7
• Una donna di Samaria l'intenzione di suscitare in lei la fede e be-
re quella fede e poterla così assimilare al
La donna è figura della Chiesa suo corpo: al suo corpo che è la Chiesa.
Agostino,
È significativo il fa~to che questa don- Commento al Vangelo di san Giovanni
na, che rappresentava la Chiesa, provenis- 15, 31
se da un popolo straniero per i Giudei: la
Chiesa infatti sarebbe sorta dai Gentili,
che per i Giudei erano stranieri. Ascoltia-
mo, allora, noi stessi in lei, in lei ricono-
Gesù ha sete per lei e per la salvezza
sciamoci e in lei rendiamo grazie a Dio, del mondo
per noi. Il Salvatore chiede dunque dell'acqua
Agostino, alla donna e finge di avere sete per donare
. Commento al Vangelo di san Giovanni· agli assetati la grazia eterna. E certo, infat-
15, 10 ti, non era possibile che la fonte provasse
la .sete, né colui in cui è l'acqua viva po-
teva attingere l'acqua piena del fango ter-
La sete di Gesù per la fede della don- reno. Ma allora Cristo aveva sete? Sì cer-
na to, ma·non di bevanda umana, bensì della
salvezza del niondo, non dell'acqua ·del
La sua bevanda era fare la volontà di mondo, ma della redenzione del genere
colui che lo aveva mandato. Per questo le umano. Dunque, in modo straordinario,
aveva detto: Ho sete, dammi da bere, con la Fonte, seduta sul pozzo, proprio lì pro-
218 Giovanni 1-1O

duce una corrente di misericordia e con il i suoi discepoli perché essi non facessero
suo flusso di acqua viva purifica la donna scappare la sua preda. Inizia la conversa-
nel peccato col suo sesto uomo, un adul- zione con una domanda tale da suscitare
tero, non un marito. Con un nuovo gene- risposte sincere: Dammi da bere. Chiede
re di miracolo la donna, che era arrivata acqua e poi promette I' acqua della vita;
da meretrice al pozzo di Samaria, torna a domanda, ma poi smette di chiedere, co-
casa casta dalla fonte di Cristo. Colei che me la donna che lascia il suo secchio. Egli
era venuta a cercare l'acqua ne riporta la mette da parte i pretesti perché la verità
purezza. Subito dunque, appena il Signo- per la quale essi erano serviti si era ormai
re glieli addita, lei riconosce i suoi peccati, presentata.
si confessa a Cristo, annuncia il Salvato- Efrem il Siro,
re e, lasciato il secchio 'per l'acqua, porta Commento al Diatessaron 12, 16
in città non un'anfora ma la grazia: pare
che ritorni non gravata da alcun peso, ma
piena di santità. Ho detto che torna pie- 49
na: colei, infatti, che era giunta peccatrice • Come mai tu, che sei giudeo, chie-
torna predicatrice, colei che aveva lascia- di da bere a me, che sono una don-
to lanfora riportava la pienezza di Cristo, na samaritana?
senza alcuna perdita per la sua città. Così,
anche se non riporta acqua ai suoi concit- Il rispetto per la Legge della donna
tadini, tuttavia è incappata nella fonte del- samaritana
la salvezza: la donna torna dunque· a casa
santificata dalla fede in Cristo.
È evidente che il beato Giovanni me-
diante questa narrazione ha voluto mo-
Massimo di Torino,
strare le virtù della donna, come colei che
Sermoni97
non facilmente sia stata a dargli da bere,
ma dapprima abbia ricordato le norme
della Legge. E così a causa della grande
4 8
• I discepoli erano andati via onestà non tollerava con estranei que-
sta violazione della norma, che facilmen-
Il Signore si reca al pozzo come un te tuttavia, subito, quasi necessariamente
cacciatore si verificava. Per tal motivo, perché non
sembrasse che la donna era ostile ·ai fo-
Il Signore si reca al pozzo come un restieri ovvero per cattiveria non voleva
cacciatore, domanda l'acqua pe~ poter- dar da bere a lui, levangelista ha aggiunto
ne donare, chiede da bere come un asse- queste parole: I Giudei infatti non hanno
tato per poter estinguere la sete. Fa una rapporti con z' Samaritani; onde apprendia-
domanda alla Samaritana per poterla am- mo in qual modo non come a estraneo alla
maestrare e, a sua volta, lei gli rivolge una sua fede, a motivo dell'inimicizia abbia ri-
domanda. Nella sua ricchezza il Signore · fiutato di dargli l'acqua, ma piuttosto per-
non si vergogna a chiedere come un indi- ché voleva ammonirlo a non trasgredire la
gente, in modo da poter insegnare al po- norma legale per l'impellenza della sete.
vero a chiedere. Egli non teme di parlare Dunque, questa .risposta della.donna il Si-
con una donna da sola per potermi in~e­ gnore nostro colse quale occasione per il
gnare che chi dimora nella verità non può proprio insegnamento.
trovarsi in difficoltà. Si meravigliavano che Teodoro di Mopsuestia,
parlasse con una donna. Aveva allontanato Commento al Vangelo di Giovanni 2, 4, 9
Varrivo della Samaritana (4, 7-15) 219

La perspicacia e lo zelq della donna simo: perché preve~eva che non glie-
ne avrebbe dato, a maggior ragione non
I Samaritani non si servivano di tut- avrebbe dovuto. Ma perché allora? Per-
te le Scritture, ma solo dei libri di ·Mosè ché lui era del tutto indifferente a queste
e non usavano molto nemmeno i Profeti. osservanze. Colui che, infatti, voleva in-
Essi erano ans.iosi di proclamarsi di nobi- durre altri a liberarsene, a maggior ragio-
li origini giudaiche e orgogliosi di Abra- ne avrebbe dovuto passarci sopra.
mo, considerandolo loro progenitore, dal Giovanni Crisostomo,
momento che proveniva dalla Caldea, e
Commento al Vangelo di Giovanni 31, 4
chiamavano padre anche Giacobbe, poi-
ché era della stirpe di Abramo. I Giu-
dei però li disprezzavano accomunando-
li a tutti gli altri [. .. ]. Quando dunque la 4 10
• Il dono di Dio: l'acqua viva
donna sentì Dammi da bere assai opportu-
namente chiese a Cristo: Come mai tu, che La sete placata dallo Spirito Santo
sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono Chiede da bere e promette da bere.
una donna samaritana? Come capì che era È bisognoso come uno che aspetta di rice-
Giudeo? Forse dagli abiti o dalla parlata. vere ed è nell'abbondanza come uno che
Considera però quanto la donna sia stata è in grado di saziare. Se conoscessi - dice .,. .
perspicac~. Se anche infatti era una situa-
il dono di Dio. Il dono di Dio è lo Spirito
zione da evitare, spettava a Cristo preoc- Santo.
cuparsene, non a lei. Non dice infatti: "I Agostino,
Samaritani non hanno rapporti con i Giu- Commento al Vangelo di san Giovanni
dei", ma il contrario. Tuttavia la donna, 15, 12
anche se immune da colpa, poiché pensa-
va che un altro potesse cadere in errore,
non tacque, ma corresse chi pensava che
stesse violando la Legge. Acqua e Spirito come doni di Dio
Giovanni Crisostomo, Dobbiamo provare anche che lo Spi~
. Commento al Vangelo di Giovanni 31, 2, 4 rito Santo è chiamato ''dono di Dio'" nel-
le Sacre Scritture? Se si desidera tale pro-
I Giudei non usavano nemmeno i va, la troviamo nel Vangelo di Giovanni
loro recipienti che riferisce queste parole ~cl Signore Ge-
sù: Se qualcuno ha sete, venga a me e beva.
I Giudei non si servivano assolutamen- Dall'intimo di chi crede in me, come dice la
te dei loro recipienti; e la donna, che porta- Scrittura, scaturiranno fiumi d'acqua viva.
va con sé un recipiente per attingere lacqua, [. . .] Disse questo dello Spirito che avreb-
si stupì che un Giudeo le chiedesse da bere, · bero ricevuto quelli che avessero ereduto in
cosa che i Giudei non erano soliti fare. lui (Gv 7, 37-39). Per questo anche l'apo-
Agostino, stolo Paolo dice: Tutti siamo stati dissetati
Commento al Vangelo di san Giovanni' co~ un solo Spirito (1 Cor 12, 13). Ma qui
( 15,11 è chiamata dono di Dio quest'acqua, che
è lo Spirito Santo? Ecco ciò che è in que-
stione. Ma come troviamo che in ,questo
·Cristo abolisce l'osservanza della leg-
passo quest'acqua è chiamata Spirito San-
ge cerimoniale to, così in un altro passo dello stesso Van-
Perché allora le chiese da bere se la gelo troviamo che quest'acqua è chiamata
Legge non lo permetteva? Se rispondes- dono di Dio. [ ... ]Poiché quest'acqua viva,
220 Giovanni 1-1 O

come spiega l'evangelista, è lo Spirito San·- piovana, che si raccoglie nei fossi o nelle ci-
to, non c'è dubbio che lo Spirito Santo è sterne, non viene chiamata acqua viva. Po-
il dono di Dio, di cui il Signore parla qui. trebbe anche essere acqua di sorgente, ma
[. . .] Perché ciò che dice: Dal suo intimo se è stata raccolta in qualche luogo e non è
scaturiranno fiumi di acqua viva equivale a più in comunicazione con la sorgente, es-
queste parole: Diventerà in lui sorgente di sendone tagliata fuori, non si può più chia-
acqua zampillante fino alla vita eterna. mare acqua viva. Acqua viva si chiama solo
Agostino, quella che si attinge alla sorgente. Ora, ta-
La Trinità 15, 19, 33 le era l'acqua che si trovava in quel pozzo.
Agostino,
Commento al Vangelo di san Giovanni
L'acqua viva da Gerusaleplme 15, 12
Dunque, in quello stesso giorno del
Signore - dice il profeta - uscirà acqua vi- L'acqua viva esce dallo Spirito e dal-
va da Gerusalemme (Zc 14, 8). Questa è
la potenza di Cristo
la bevanda spirituale e gradevole dell'in-
segnamento del Cristo, in grado di dare la Eradeone non mente quando dice che
vita e la salvezza, di cui egli stesso parlò, <<l'acqua che dona il Salvatore esce dallo
nel Vangelo secondo Giovanni, istruendb Spirito e dalla sua potenza>>. Egli ha inter-
la Samaritana [. . .]. Proprio questa bevan- pretato le parole Non avrà più sete in eter-
da apportatrice di salvezza è uscita da G e- no con queste precise parole: «La vita che
rusalemme. Da lì, infatti, si è diffuso il suo il Salvatore ci dona, infatti, è.eterna e in-
Vangelo e da ll i suoi inviati lo hanno dif- corruttibile, come: del resto, anche la pri-
fuso nel mondo, cosa che è indicata nelle ma vita che viene dal pozzo è destinata a
parole: Fino al primo mare e fino al ma- rimanere: la grazia è il dono del Salvatore,
re ultimo uscirà acqua viva (Zc 14, 8). 'Pa- infatti, non possono essere portati via, non
role queste che indicano i confini di tut- si consumano e non periscono per chi ne
ta la terra: le terre verso l'oceano orientale ha parte».[. . .] Non interpreta però in mo-
sono chiamate primo mare, mentre quelle do convincente lo "zampillare" e dice che
che si trovano verso occidente sono indi- coloro che partecipano dell'acqua riversa-
cate mediante le parole mare ultimo, ter- ta in abbondanza dall'alto a loro volta ri-
re che sono state colmate dall'acqua vi- versano ciò che hanno ricevuto per la vita ·
va dell~insegnamento evangelico che reca eterna degli altri. Il Signore, inoltre, loda la
con sé la salvezza, a proposi~o del quale Samaritana perché dimostra una fede salda
sempre il Cristo insegna dicendo: Chi be- e appropriata alla sua natura, nel momento
ve dell'acqua che io gli darò non avrà più in cui non dubita delle cose che egli le dice.
sete in eterno70• Origene,
Eusebio di Cesarea, Commento al Vangelo di Giovanni
Dimostrazione evangelica 6, 18, 48-49 13, 59-60; 62-63

L'acqua di sorgente è viva La grazia dello Spirito


Comunemente si chiama acqua viva Questa fonte è senza dubbio la grazia
quella che zampilla dalla sorg~nte. L'acqua spirituale, un fiume che procede da una

70 Eusebio ritorna su questo punto in Dimostrazione evangelica 10, 7, 8-9.


I.:arrivo della Samaritana (4, 7-15) 221

fonte viva. Dunque fonte della vita è an- facendole capire che egH non è una perso-
·chelo Spirito Santo.[ ... ] La buona acqua, na comune. Ella lo apostrofa in modo ri-
dunque, è la grazia _spiritualé. Chi ·darà al verente con il titolo di "Signore".
·mio petto questa sorgente? 1n me prorom- Giovanni Crisostomo,
pa, in me scorra il donatore della vita eter- Commento al Vangelo di Giovanni 31, 4
na. Scorra in noi, non scorfa via da questa
sorgente. [ ... ] Come potrò conservare il
mio vaso, perché il peccato non vi produ- La donna non comprende
ca una fessura che ne faccia stillare fuori
l'umore della vita eterna? Eppure, dal momento che la donna
Ambrogio, non comprendeva ancora queste parole,
Lo Spirito Santo 1, 161-162 né sapeva cosa fosse l'acqua viva, gli dice:
Signore, non hai un secchio e il pozzo è pro-
fondo; da dove prendi dunque quest'acqua
La natura umana germoglia in una viva? Ha mutato il tono della conversazio-
vita virtuosa ne. Prima ha detto con sicumera: Come
mai tu, che sei giudeo; adesso·in maniera
Chiama acqua viva il dono vivificante conveniente premette alle proprie parole
dello Spirito, per mezzo del quale soltanto, · l'appellativo Signore. Là gli parlava così,
l'umanità, sebbene abbandonata completa- sospettando che lui trasgredisse la Legge
mente, come i tronchi sui monti, e secca, ·e per l'urgenza della sete; qui invero, aven-
privata dalle insidie dd diavolo di ogni spe- do compreso dalla risposta di lui e dalle
cie di virtù, viene restituita all'antica bellez- parole pacate che quello non aveva chie-
za della natura e, assorbendo la grazia vivi- . sto da bere perché oppresso dalla sete, ha
ficante, viene coronata di ogni sorta di berii tributato l'onore dovuto con le sue paro-
e, germogliando all' àmore della virtù, pro- le: «Donde, dice, mi dai quest'acqua viva?
duce rami ubertosi dell'amore di Dio. Non hai neppure un secchio e il pozzo è
Cirillo di Alessandria, fondo».
· Commento al Vangelo di Giovanni 2, 4 Teodoro di Mopsuestia,
Commento al Vangelo dt"Giovanni, 2, 4, 11
Il ritardo del battesimo
Non tutti conoscono il dono di Dio, Non c'è bisogno di secchio
perché non tutti desiderano_ I'acqua viva:
Prima dell'arrivo del Signore il poz-
se infatti la desiderassero, non ritarde-
zo era profondo e senza secchio nessuno
rebbero il sacramento- dd battesimo. [ ... ]
poteva attingere acqua. Giunge il Signore,
Non ritardare, o uomo, il rimedio per la
sorgente viva, per purificare i cuori di tut-
tua salvezza, perché non sai quando la tua ·
ti, placare la sete, saziare le anime. Non ha
vita ti sarà richiesta.
bisogno di un secchio, ma si riversa da so-
. Cesario di Arles,
lo nelle menti di ciascuno.
Sermoni 170, 4
· Cesario di Arles,
Sermoni 170, 4
4 11
• Il pozzo è profondo
La riverenza d~lla donna Bere dal pozzo di Giacobbe
Il nostro Signore fa già aumentare la Le Scritture, dunque, sono introdu-
riverenza della donna nei suoi confronti zioni, dalle quali, poiché qui sono chiama-
222 Giovanni 1-1 O

.te "pozzo di Giacobbe", se comprese cor- cobbe? egli non risponde: «Sì, lo sono»,
rettamente, si può risalire a Gesù, perché poiché avrebbe dato l'impressione so-
ci doni una sorgente d'acqua zampillante lo di vantarsi senza poter forn~re anco-·
per la vita eterna. Ma non tutti allo stesso ra una prova; e tuttavia, così dicendo, si
modo attingiamo dal poz~o di Giacobbe prepara proprio a dimostrarlo. [. . .] Di-
[. .. ] . Coloro che sono saggi nelle Scritture ce infatti: «Se veneri Giacobbe perché ti
bevono come Giacobbe e i suoi figli; men- ha dato quest'acqua, se io posso procu-
tre quelli più semplici e ingenui, chiamati rartene una molto migliore, cosa dirai?».
"pecore di Cristo", bevono come le greggi [. .. ] Il confronto, inoltre, viene fatto non
di Giacobbe; quelli poi che fraintendono sull'inferiorità di Giacobbe, ma sulla su-
le Scritture e vi leggono blasfemie, con la periorità di Cristo. Egli non dice, infat-
scusa di averle studiate, bevono come la ti, che quell'acqua non ha valore, che è
Samaritana prima che avesse la fede. . senza qualità o da disprezzare, ma mostra
Origene, solo ciò che anche la natura testimonia:
Commento al Vangelo di Giovanni Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuo-
13, 37-39 vo sefe.
Giovanni Crisostomo,
Commento al Vangelo di Giovanni 32, 1
4 2
•1 Più grande del patriarca Giacob-
. be.;> .
Il miglior
. pozzo
Gi~cobbe come padre La donna, in, altre paròle, dice: «Non
puoi dire che Giacobbe ci dette questa
I Samaritani, pertanto, erano stranie- fonte, ma si servl di un'altra per sé: sia lui
ri, in quatito erano una colonia babilone- che i suoi figli, infatti, bevvero da qui, ma
se. Ma essi rivendicavano Giacobbe come non l'avrebbero fatto se ne avessero avuta
loro padre per due motivi. Poiché essi abi- un'altra migliore. Nemmeno tu, dunque,
tavano in un tenitorio confinante e vici- potrai darmi acqua da questa fonte e non
no alla regione giudaica, seguivano alcuni è possibile che tu ne abbia ·una migliore,
culti di questa e cercavano di gloriarsi del a meno che tu non confessi di essere più
padre giudeo. Un altro motivo, che è real- grande di Giacobbe. Da dove viene, dun-
mente vero, è questo: molti abitanti della que, l'acqua che hai promesso di darci?».
Samaria discendevano dalla stirpe di ·Gia- Giovanni Crisostomo,
cobbe. Infatti, Geroboamo, figlio di Nat, Commento al Vangelo di G,iovanni 31, 4
staccate dieci tribù dal regno di Giuda e
metà ·della tribù di Efraim, partito da Ge-
rusalemme, durante il regno di Geroboa-
mo, figlio di Salomone, occupò la Sama- 4 13
• Chiunque beve di quest'acqua avrà
ria, e qui costrul case e città. di nuovo sete
Cirillo di Alessandria,
Commento al Vangelo di Giovanni 2, 4 L'acqua che placa la sete
«V'è graride differenza - dice - fra
Gesù è più grande di Giacobbe quell'acqua e questa che io prometto di
. . dare. Quella infatti, quando l'hanno bevu-
Quando poi la donna obietta: Sei ta, placa per breve tempo la sete; poco do-
tit forse più grande del nastrò padre Gia- po, invero, consumata secondo la sua na-
!:arrivo della Samaritana (4, 7-15) 223

·-·· · tura, fascia· nuovamente assetato chi poco vare risposta a tutto ciò che cerca perché
· prima -l'ha hevuta. Invece, 1'acqua che io le sue acque balzano ·verso l'alto, la sua
do è di tal natura che non solò non è .con- comprensione zampilla e si innalza dietro
sumata, né lascia afflitto dalla sete chi la a quest'acqua.così vivace, che lo conduce
beve ma, al contrario, in lui diviene come a saltare e zampillare a sua volta verso la
fonte che sgorga in perpetuo. Come in- vita eterna».
fatti I'acqua della sorgente non viene me- Origene,
no, dovendo esservi portata e immessa in Commento al Vangelo di Giovanni
quella, ma continuamente fornisce perpe- 13, 13; 15-16 .
tuo godimento a quanti vogliono; simil-
mente anche la potenza di quest'acqua of-
fre soccorso eterno a chi la riceve, sempre I piaceri . del mondo non possono
lo custodirà né lo lascerà perire; così, dun- soddisfare la nostra sete
que, non cadrà nella morte colui che ha ri-
cevuto ql,lesta grazia». Ciò il Signore dis- . Ma non dimentichiamo che il Signore
se molto giustamente, essendo certo tale prometteva un dono spirituale. Che vuol
- · la potenza dello Spirito. Pér questo anche dire: Chi beve di ques-tacqua avrà di nuo-
adesso riceviamo da lui le primizie del- vo sete? Questo vale per l'acqua naturale,
lo Spirito con la speranza della futura ri- e vale pure per ciò che essa significa. L' ac-
surrezione, giacché nella figura si compie qua del pozzo è simbolo dei piaceri mon-
. adesso questo evento, mentre allora atten- dani nella loro profondità tenebrosa; è da
---· ·diamo la grazia perfetta che deve essere ri- lì che gli uomini li attingono con l'anfo-
cevuta, dal momento che per la sua parte- ra della cupidigia. Quasi ricurvi, affonda-
cipazione rimarremo incorruttibili. no la loro cupidigia per poterne attingere
Teodoro di Mopsuestia, il piacere fino in fondo; e gustano questo
Commento al Vangelo di Giovanni 2, 4, 13 piacere che hanno fatto precedere dal-
la cupidigia. Chi infatti non manda avan-
ti la cupidigia, non può giungere al piace-
Concetti che non soddisfano e con- re. Fa' conto, dunque, che la cupidigia sia
cetti che placano la set.e l'anfora e il piacere sia lacqua profonda.
Ebbene, quando uno giunge ai piaceri di
· Bisogna dunque cercare di capire che questo mondo: il mangiare, il bere, il ba-
significa Avrà sete nell'espressione Chiun- gno, gli spettacoli, gli amplessi carnali; cre-
que beve di quest'acqua avrà di nuovo se- di che non avrà di nuovo sete? Ecco per-
te. [ .. .] Il senso primario potrebbe esse- ché il Signore dice: Chi beve di quest'acqua,
re questo: «Chi attinge a concetti che si avrà di nuovo sete; chi invece beve dell' ac-
suppongono profondi, quand'anche sia qua che gli darò io, non avrà sete in eterno.
per breve tempo soddisfatto, prendendo Ci sazieremo--dice il salmo-dei beni della
come verità profondissima ciò che ha fat- tua casa (Sal 65, 5). Allora, qual è l'acqua
to emergere e che pensa di aver scoper- che ci darà lui se non quella di cui è stato
to, tuttavia in seguito ripensandoci sarà detto: È in te la sorgente della vita? E co-
di nuovo colto da dubbi [ ... ].Io, invece, me potranno aver sete coloro che si sazia-
ho una parola tale da generare una sor- no dal!'abbondanza della tua casa (Sai 3 6,
gente di bevanda vivificante per colui.che 10.9)?
accoglie ciò che io annuncio. Chi riceve Agostino,
la mia acqua, poi, riceve un tale benefi- Commento al Vangelo di san Giovanni
do che in lui la sorgente è capace di tro- 15, 16
224 Giovanni 1-10

4 14
• L'acqua di vita eterna talvolta le vampe <li un fuoco immenso
fanno evaporare le correnti delle acque
Immortalità e Spirito Santo e che come da un nutrimento provenien-
te dalle acque si accrescano con sempre
Egli dice che l'acqua visibile può spe- più forza, cosicché non sembra che l' ac-
gnere la sete per poco tempo, ma l'acqua qua estingua gli incendi, ma li alimenti.
invisibile disseta per sempre una persona, Qual è dunque quell'acqua che spegne il
perché non c'è più sete della vita quando fuoco ma non ne è vinta? Si tratta, cre-
l'immortalità zampilla su di te. Ciò che se- do, di quella che sgorga nel lavacro dalla
gue dimostra che lo Spirito Santo è ciò che fonte di Cristo, che non viene consumata
qui viene promesso gratuitamente [ ... ]. dai peccator~ ma estingue le fiamme del-
Lo Spirito della saggezza, la cui presenza la Geenna. E l'acqua che, mentre viene
è costante, dona la sua abbondanza .in mo- versata attraverso il battesimo negli uo-
do gratuito. mini, estingue le fiamme ·dell'inferno e
· Apollinare di Laodicea, continua a vivere negli uomini. [. .. ] In
Frammenti su Giovanni 17 modo mirabile, dunque, l'acqua di Cri-
sto, con una sola operazione, vivifica ed
estingue: infatti da una parte vivifica le
Il fuoco e l'acqua dello Spirito anime, dall'altra porta via i peccati. Le
La Scrittura chiama la grazia del- anime sono guarite dal refrigerio di que-
lo Spirito a volte "fuoco", a volte invece sto lavacro, i peccati sono consumati dal
"acqua,,, rendendo chiaro che questi no- suo flutto. Inoltre, per ciò che riguarda
mi non indicano la sua sostanza ma la sua la superiore grazia del battesimo, nei cie-
operazione. Lo Spirito, infatti, non è com- li se ne celebra il mistero, mentre negli
posto da diffe~enti sostanze, in quanto è inferi la Geenna viene estinta: qui scor-
invisibile e di una sola specie. [. .. ] Co- rono le acque, giù il fuoco si raffredda;
r
sl chiama. lo Spirito con appellativo di qui l'uomo viene immerso nel fonte, giù
viene liberato dall'inferno. Non meravi-
"fuoco", alludendo al potere di stimolare
e riscaldare proprio della grazia, e a quello gli il fatto che nel sacramento del battesi-
di distruggere i peccati; lo chiama invece mo l'inferno viene aperto mentre il cielo
cc acqua" per il suo potere di purificare e di
rimane ancora chiuso: si aprono, infatti,
rinfrescare le menti che lo accolgono. In- questi luoghi perché la libertà e la gra-
fatti rende l'anima pronta a riceverlo co- zia possano riunirsi nel lavacro di Cristo,
me ,u n giardino fitto di alberi di ogni tipo, la libertà predisposta per chi è destinato
carichi di frutti e sempre in fiore, impe- a risorgere e la grazia per chi è destinato
dendo che sperimenti le angustie e gli in- a regnare.
ganni di Satana. Massimo di Torino,
Giovanni Crisostomo, Sermoni98
Commento al Vangelo di Giovanni 32, 1

Lo Spirito è la sorgente dei divini in-


Il battesimo estingue le fiamme dd- segnamenti
l'inferno Bisogna sapere, inoltre, che il Salva-
Spesso vediamo verificarsi questo: tore chiama acqua la grazia dello Spirito
r a
che acqua versata ha potere di spegne- Santo, e se uno sarà partecipe di lui, avrà
re le fiamme, ma anche, al contrario, che in se stesso la sorgente dei divini insegna-
L'arrivo della Samaritana (4, 7-15) 225

menti, sì da non dover aver più. bisogno pensava che Gesù fosse· un giudeo tra-
dei consigli degli altri, e da.poter esortare sgressore della Legge f ... ] , poi, sentendo
coloro ai quali ·accade di avere sete della parlare di acqua viva, credette che parlas-
parola· divina e.celeste. Tali èrano, mentre se di un'acqua sensibile. Infine, compren-
si trovavano in questa vita e sulla terra, i dendo che si trattava di discorsi spiritua-
santi profeti e gli apostoli" e i successori al li, credette che l'acqua può estinguere la
loro ministero. Di essi è scritto: Attingere- necessità della sete, ma non sapeva an-
te acqua con gioia alle sorgenti" della salvez- cora che cosa mai fosse quest'acqua, an-
za (ls 12, 3 ). cora dubitava, ritenendo che si trattasse
Cirillo di Alessandria, di qualcosa superiore alle cose sensibili.
Comm.ento al Vangelo di· Giovanni 2, 4 [ ... ] Signore - gli dice la donna -) dammi
quest'acqua, perché io non abbia più sete e
'.non continui a venire qui ad attingere ac-
4, 15 Dammi quest)acqua, perché io non qua: vedi come preferisce lui al patriarca
Giacobbe?
abbia più sete Giovanni Crisostomo,
Commento al Vangelo di Giovanni 32, 2
·· La Samaritana è più saggia di Nico-
demo
· La donna credette immediatamente Non e' era più bisogno di fatica
apparendo molto più saggia di Nicode-
- mo, anzi non solo più saggia, ma anche Tuttavia la Samaritana continua a
più coraggiosa. Quello, infatti, pur aven- intendere il linguaggio di Gesù in senso
do udito migliaia di insegnamenti simili, materiale. È allettata dalla prospettiva di
né chiamò nessun altro ad ascoltare, né non dover più patire la sete e crede di
si sentì lipero di parlarne. Lei invece mo- poter intendere in questo senso materia-
strò atti da apostolo, annunciando a tutti le la promessa dcl Signore. Certamente il
ciò che aveva udito e chiamandoli da Ge- Signore estinguerà la nostra sete, ma lo
sù, trascinando da lui tutta qùan.t a la c_ittà. farà quando i morti risorgeranno. La Sa-
Quando, invece, egli ascoltò Gesù, disse: maritana, invece, voleva che si realizzasse
Come può accadere questo? (Gv 3, 9), e fin d'ora quello che un tempo il Signore
qopo che Cristo ebbe impiegato con chia- aveva concesso al suo servo Elia, il qua-
rezza il paragone del "vento", egli tutta- le per quaranta giorni non patì né fame
via non accolse le sue parole. Non cosl la né sete (cf. 1 Re 19, 8). Colui che ave-
donna, che dopo l'iniziale titubanza, rice- va concesso questo per quaranta giorni,
vuta la Parola senza dimostrazione ma in perché non poteva concederlo per sem-
.forma di asserzione, subito si .affrettò ad pre? A questo aspirava la Samaritana: a
accoglierla. · non aver più alcun bisogno,·a non dover
Giovanni Crisostomo, più faticare. Ogni giorno doveva re.car- .
Commento al Vangelo di Giovanni 32, 1 si a quella sorgente, venir via carica, e di
nuovo ritornare alla sorgente non appena
l'acqua attinta era esaurita; e tutti i giorni
La Samaritana venera Gesù · più di la stessa fatica, perché quel bisogno, mo-
mentaneamente soddisfatto, non si estin-
Giacobbe
gueva. [ ... ] Il bisogno la costringeva alla
Vedi come a poco a poco sia con- fatica, che la sua debolezza mal soppor-
dotta verso i misteri più alti? All'inizio tava. Oh, se avesse sentito l'invito: Veni-
226 Giovanni 1-10

te a me, quan# siete affaticati e oppressi: e Agostino,


io vi ristorerò (Mt 11, 2 8) ! Infatti Gesù le Commento al Vangelo di san Giovanni
diceva queste cose, perché non si affati- 15, 15, 17
casse più. Ma lei ancora non capiva.
..·.1
;!·
G ••

ADORARE IN SPIRITO E VERITÀ

Le dice; «Va' a chiamare tuo marito é.ritorna qui>>. Gli risponde la don-
na: «lo non ho marito».·Le dice Gesù: «Hai detto bene: "Io non ho marito)' .
.. ·· Infatti hai avuto cinque. mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in
questo hai deito il vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un
profeta.' I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che
·-· è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credim~
donna, viene l'ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il
•. , Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo,
·: perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l'ora - ed è questa - in cui i
--· veri adoratori adoreranno il Padre in spiritoa e verità: così infatti il Padre
vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano
·devono adorare in spirito e verità». Gli' rispose /q, donna: «So che deve·venire
il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le
dice Gesù: «Sono io, che parlo con te» (4, 16-26).
. La risposfa della Samaritana è in sé una forma di confessione, perché non ha un marito
legittimo (Origene). La donna cerca di nascondere la propria colpa, ma viene scoperta da
Gesù °(Crisostomo). Nella sua risposta Gesù rivela la sua sapienza divina (Agostino). L'invito
· ad andare a cercare il marito era un'occasione per svelare le cose nascoste (Cirillo). Le azioni
della donna riflettono quelle della Chiesa: la Samaritana nega di avere molti mariti così come
la Chiesa nega di avere molti dèi. Quando però si pente e va al pozzo del battesimo, il suo
sesto, vero marito la chiede in sposa e la salva dal peccato (Romano). I sei mariti possono
rappresentare il Pentateuco e l'eresia di Dositeo (Girolamo). Per manifestare il proprio stu-
pore davanti alla conoscenza di Gesù, la donna può solo affermare che egli è un profeta. La
Samaritana fa riferimento ai "nostri padri" per indicare il patriarca Abramo che ha offerto
Isacco su quella montagna (Crisostomo). Ci fu una disputa fra Giudei e Samaritani su quale
monte fosse più sacro: il monte Garizim, perché era il luogo della benedizione quando Israe-
le attraversò il Giordano, o il monte Sion, dove Salomone costruì il tempio (Origene). Cristo
richiede fede alla donna, offrendole un'ancora di salvezza (Crisostomo). Gesù parla dell'a-
dorazione che non sarà più legata a un luogo (Cirillo): sarà costruita sulle pietre vive della
Chiesa (Origerie). Gesù afferma che la salvezza viene dai Giudei, ma non è per i soli Giudei

· a Sulla parola greca pneuma, che significa sia "vento" che "spirito/Spirito", cf. Gv 3, 8. Nell'ese-
gesi patristica il termine viene esplorato nella sua ambivalenza.
228 Giovanni 1-10 ·

(Agostino). La salvezza era contenuta nelle Scritture dei Giudei (Origene). Cristo predice la
fine dei santuari di entrambi i popoli. La salvezza verrà dai Giudei, non è in loro (Teodoro).
Il primo Viene l'ora si riferisce alla forma di adorazione perfetta che avverrà fuori dai corpi; ·
il secondo Viene t ora, cui segue l'aggiunta cli ed è questa, allude all1 adorazione che avviene in
questa vita (Origene). Dio è adorato non in un luogo, ma nello Spirito (Ambrogio). Coloro
che adorano il Padre nello Spirito adorano la Trinità (Ambrogio, Basilio). Coloro che non
cedono più ai desideri della carne camminano nello Spirito e così adorano nello Spirito. ll
Padre cerca veri adoratori per mezzo del Figlio: grazie alla sua parola, ci rende tali e ci porta
a una vita più divina. Elia trovò Dio nel sussurro di una brezza leggera. Noi conosciamo Dio
in spirito quando il Figlio ce lo svela. Gesù dice che Dio è spirito per distinguerlo dal mondo
materiale, perché Dio è per natura imperscrutabile. "Verità" è in opposizione all 1immagine
(Origene). Spirito non indica certo il vento, ma una sostanza incorporea e vivificante (Didi-
mo). Essendo incorporeo e ubiquo, la vera adorazione non è legata a un unico luogo, ma alla
coscienza dell'adoratore (Teodoro). Ci sono libertà e conoscenza per coloro che adorano
lo Spirito in spirito e verità (Ilario). La vera preghiera avviene solo per mezzo dello Spirito
(Evagrio). Bisogna pregare nel tempio dopo essere diventati il tempio (Agostino). Anche la
donna, come tutti i Samaritani, aspetta la venuta del Messia (Crisostomo). Non sj rende con-
n
to che il Messia è già con lei, ma era ormai degna della rivelazione (Agostino). Gesù svela
gradualmente la propria identità portandola a confessare e ad adorarlo come vero Messia
(Efrem).

16 18
4, · I mariti della Samaritana vero enumerando tutti i precedenti mariti
e rivelando quello adesso nascosto.
Il valore della confessione Giovanni Crisostomo,
Commento al Vangelo di Giovanni 32, 2
È come se avesse già qualcosa d~ll'ac­
qua che zampilla per la vita eterna, quan-
do dice [. .. ]: Io non ho marito, condan-
nandosi per il rapporto intrattenuto con La sapienza divina
un uomo simile.
Origene, Bisogna tener presente che davvero
Commento.al Vangelo di Giovanni 13, 50 in quel momento la Samaritana non ave-
va marito, ma conviveva con un ·marito il-
legittimo, che quindi più che un marito
era un adultero. [. .. ] E affinché ella non
La fretta di ricevere il dono
credesse che il Signore le aveva detto: Hai
La donna lo sollecita per ottenere il detto bene: "Io non ho marito" perché l' a-
dono, ed egli le dice: Va' a chiamare tuo veva appreso da lei e non perché questo lo
marito, come per suggerire che era neces- sapesse in quanto era Dio, aggiunge una
sario che anche lui partecipasse ·di quel cosa che la donna non aveva detto: Infat-
dono. Lei però aveva fretta di ottenerlo e ti hai avuto cinque mariti e quello che hai
cercando 'di nascondere la sua colpa, co- ora non è tuo marito; in questo hai detto il
me se parlas,se a un uomo, dice: Io non · vero.
ho marito. Sentendo ciò, Cristo opportu- Agostino,
namente le rivolg~ laccusa, esponendole Commento al Vangelo di san Giovanni
con precisione entrambe le questioni, ov- 15,20
Adorare in spirito e verità (4, 16-26) 229

Un'occasione per svelare cose nasco- infatti non nascose nulla a colui che co-
ste nosce ogni cosa prima che accada, I ma
disse: «Non ho marito». Non disse jnfatti:
Chi non capisce chiaramente che al «Non ne ho avuti», e dicendo così credo
Salvatore non sfuggiva che lei ·non avesse volesse dire: I "Anche se prima ebbi dei
un marito legittimo, ma che l'invito ad an- mariti, ora però non voglio avere I quelli
dare a· cercare il·marito era un'occasione che avevo: adesso infatti ho te che mi hai
per svelare le cose nascoste? preso nella tua rete I pescandomi per vir-
Cirillo di Alessandria, tù·della fede dal fango dei miei peccati, I
Commento al Vangelo di Giovanni 2, 4 affinché io possa ricevere I gioia e reden-
zione".
Romano il Melode,
L'incontro col sesto marito Kontakia -La Samaritana 11-12; 14
«Se vuoi ch'io ti dia fiumi d'acque
pure, I va', chiama tuo marito; non voglio
imitare il tuo pensiero, I per questo non I sei mariti
-·-·- dirò: - Sei Samaritana, come mai chiede-
sti a~qua? -. /.Non rimprovero la tua se- Questa donna· abbandonò i suoi cin-
- te; sono io infatti che con la mia sete ti ho que mariti (i cinque libri di Mosè) e anche
spinto ad avere sete. I Ho.recitato la par- il sesto (l'eresia di Dositeo) che si vantava
te dell'assetato, ho finto il tormento di un di avere, per trovare il vero Messia, l'au-
assetato per rivelare che tu eri assetata. I tentico Salvatore.
Va~, dunque, chiama tuo marito e ritorna Girolamo,
con lui». I Ma la donna rispose: «Non ho Lettere 108, 13
marito, ahimè». E a lei il Creatore: I «Non
hai marito, lo so; ne avesti cinque infatti,
e il sesto non lo avrai I a procurarti I gioia
e redenzione». 11 O sapienti enigmi, o sa- 4 19
• Tu sei un profeta
pienti simboli! I La storia della Chiesa è
raffigurata I nella fedé della santa con co- La conoscenza di Cristo
lori veri, che non invecchiano. I Al modo
in cui la donna che tanti mariti _aveva avu- La donna non si adirò, né allontana:
to ha rinnegato suo marito, I così la Chie- tasi fuggì, né pensò che fosse un'offesa,
sa ha rinnegato e abbandonato molti dèi ma ammira di più il Signore e persevera
come fossero mariti, I e a un solo Sovrano ancora: Signore, vedo che tu sei un profe-
si è promessa cominciando dalle acque. I ta.'[. ..], dove il vedo significa: "Mi sembra
. Cinque mariti ebbe quella donna e il se- che tu sia un profeta". Poi, dove averlo
sto non l'ebbe; la Chiesa invece ha lasciato sospettato, non gli chiede nulla sulla vita
or· ora I i cinque dell'empietà e come se- sensibile o sulla salute del corpo [ .. .] . La
sto dalle acque I prende te I gioia e reden- donna non si preoccupa della sete, ma le
zt'one. Il [ ... ] Tali errori, dunque, ha ab- sue domande seguenti riguardano i dogmi
bandonato la sposa che viene dalle genti I della fede.
e accorre al pozzo del fonte battesimale I Giovanni Crisostomo,
rinnegando le credenze. di un tempo, co- · Commento al Vangelo di Giovanni 32, 2-3
.me un giorno fece la Samaritana; I questa
230 Giovanni 1-1O

4 20
• I nostri padri hanno adorato su Senza di essa non possiamo ottenere al-
questo monte cuno dei grandi misteri. Anzi, sembriamo
quelli che tentano di attraversare il mare
"I nostri padri" significa Abramo senza una nave, in grado per poco di ser-
virci delle mani e dei piedi mentre nuo-
Con le parole I nostri padri intende tiamo, ma progrediti oltre subito veniamo
Abramo, che si pensava avesse offerto su sommersi dai flutti. Nello stesso modo co:-
quel monte il figlio Isacco. · loro che si servono dei loro ragionamenti
Giovanni Crisostomo; prima di aver appreso qualcosa incappano
Commento al Vangelo di Giovanni 32, 2 in un naufragio [. . .] . Per essere sicuri che
non capiti anche a noi, attacchiamoci alla
sacra àncora con la quale Cristo ora tra-
Le origini del disaccordo sporta la Samaritana.
Giovanni Crisostomo,
Riguardo all'espressione I nostri pa- Commento al Vangelo di Giovanni 33, 1, 2
dri e quel che segue, bisogna sapere che
la separazione dei Samaritani dai Giudei
nacque relativamente a quello che essi ri- L'adorazione dei cristiani non è lega-
teqevano il luogo santo: i primi, infatti, ri- ta a un luogo .
tenendo santo il monte chiamato Garizim, -
vi adoravano Dio, dal momento che Mo- Condanna insieme l'ignoranza di tut-
sè nel Deuteronomio dice: In quello stesso ti, dicendo che il modo di adorazione usa-
giorno Mosè diede ·quest)ordine a{popolo: to da ambedue si sarebbe trasformato in
«Ecco quelli che, una volta attraversato il un altro più vero. Non si cercherà più un
Giordano, staranno sul monte Garizìm per luogo, egli dice, dove si pensi che abiti
benedire il popolo» (Dt 27, 11-12). [ ... ] I realmente Dio, ma ciascuno adorerà dal
Giudei, invece, ritenendo Sion un luogo suo posto, come dice uno dei santi profeti,
santo e adatto a Dio, pensano che quello il Signore che riempie l'univer.so e che può .
sia il luogo scelto dal Padre di tutte·le co- contenerlo. Dice poi che l'ora e il tempo
se, e per questo motivo dicono che Salo- per abrogare tali consuetudini è la sua ve-
mone abbia costruito lì il tempio e che lì si nuta nel mondo còl corpo.
tiene tutto il culto dei leviti e dei sacerdoti. · Cirillo di Alessandria,
Sulla base di ciò l'uno e l'altro popolo ri- Commento al Vangelo .di Giovanni 2, 4
tenevano che i loro padri avessero adorato
Dio su questo o su quel ·mont~.
Origene, La Chiesa costruita con p~etre vive
· Commento al Vangelo di Giovanni
13, 77-79
I Giudei, dal momento che ·da loro
la
viene salvezza, sono immagine di coloro
che seguono dottrine "sane", mentre i Sa-
maritani sono immagine degli eterodossi,
4 21
• Credim~ donna; viene .l'ora e per questo divinizzano il Garizim, che
' significa appunto "divisione" o "distinzio-
Cristo chiama alla fede ne", dato che lì avvenne la divisione e di-
stinzione delle dieci tribli dalle altre due,
Dappertutto, carissimi, · c'è bisogno ai tempi di Geroboamo[. .. ]. I Giudei, in-
·
della fede, della fede che è madre dei be- vece, divinizzano Sion, che significa "os-
ni, che è il farmaco della nostra salvezza. servatorio". [. .. ] Del resto, dunque, non
Adorare in spirito e verità (4) 16-26) . 2.31

era ancora giunta l'ora annunciata da Cri- una cosa sola: loro e. nòi, ma in lui, non
sto, quando né su questo monte né a Ge- in noi. Donde è nato Cristo? Dai Giudei.
rusalemme avrebbero adorato il .Padre, e Così infatti è scritto: La salvezza viene dai
bisognava evitare allora il monte dei Sa- Giudei·; ma non per i soli Giudei. Infatti
maritani e adorarlo a Sion, dove appunto non è scritto: «La salvezza per i Giudei»,
è Gerusalemme, dal momènto che Cristo ma: La salvezza dai Giudei.
dice che Gerusalemme è la àttà del gran re Agostino,
(Mt 5, 35). E quale potrebbe essere la città Discorsi 375, 1
del gran re, la vera Gerusalemme, se non
la Chiesa costruita con pietre viventi, dove
vi è il santo sacerdozio, dove le offerte spi- La salvezza dalle Scritture dei Giu-
rituali vengono presentate a Dio (cf. 1 Pt dei
2, 5) da uomini spirituali che hanno com-
preso la legge spirituale? Quando invece Il voi letteralmente si riferisce ai Sa-
si appressi la pienezza del tempo (Gal 4, maritani, ma anagogicamente agli etero-
4), allora non dobbiamo pensare che la ve- dossi relativamente alle Scritture. Il noi,
ra adorazione e il culto perfetto si attuino sempre letteralmente, sono i Giudei, ma
ancora a Gerusalemme, giacché non si sa- allegoricamente significa: lo, il Verbo, e
rà più nella carne ma nello spirito e nulla quelli conformati a me, che abbiamo la
sarà più in figura, ma nella verità: epbe- salvezza dalle Scritture dei Giudei. Infatti,
. ne ognuno allora sarà predisposto a essere il mistero ora rivelato era già stato dischiu-
·uguale a quei veri adoratori che Dio cerca so dalle Scritture dei profeti e dalla mani-
· .(cf. Gv 4, 23} festazione del Signore nostro Gesù Cristo
Qrigene, (cf. Rm 16, 26; 2 Tm 1, 10).
Commento al Vangelo di Giovanni Origene,
13, 81; 83-85 Commento al Vangelo di Giovanni 13, 101

I santuari scompariranno,
4 22
• L'adorazione e la salvezza vengo-
no dai Giudei Ottimamente adesso dice: Credimi,
dopo che in modo evidente ha dimostrato
la verità delle sue parole, cioè con quanto
Cristo è nato dai Giudei
le ha detto prima: Viene l'ora in cui né su
Due differenti pareti convergono nel- questo monte, né in Gerusalemme adore-
la pietra angolare: da Una parte i Giudei, rete il Padre. «Vuoi- dice - essere edotta
dall'altra i Gentili; da punti diversi ma non in questo. Sappi dunque che avverrà che
in una diversa direzione: Potete osservare entrambi i luoghi abbiano fine». Eppure,
che le pareti sono tanto più distanti l'una perché i Giudei e i Samaritani non sembri-
dàll' altra quanto più sono lontane dall' an- no dover essere equiparati, per il fatto che
golo di congiunzione. A mano a mano .che ha predetto la fine di entrambi i santua-
si avvicinano all'ang!Jlo, tanto più si avvi- ri, dice: Voi adorate ciò che non ·conoscete
cinano tra di loro. E quando sono all' an- - cioè «voi Samaritani» - noi invece ado-
golo, aderiscono. Qµesto fece Cristo. [. .. ] riamo ciò che conosciamo - cioè «noi Giu-
Quelli che vennero dalla parte dei Giudei dei»; poi aggiunge: perché la salvezza vie-
peraltro sono inseriti nella buona parete; ne dai Giudei. Non ha detto «nei Giudei»,
quelli, s'intende; che vennero, che non ri- ma dai Giudei. Infatti la salvezza non è sta-
masero nella rovina. Siamo poi diventati ta in essi ma da essi, ché da essi è venuto
232 Giovanni 1-10

il Cristo-nella-carne. «Pertanto - dice - la L'adorazione nello Spirito


verità è presso i Giudei; pur tuttavia en-
trambi i santuari saranno annientati». Essa venne a sapere che Dio è spirito ·
T codoro di Mopsuestia,
e non è adorato in un luogo, bensì è ado-
Commento al Vangelo di G,iovanni rato nello Spirito, e venne a sapere che
2, 4, 21-22 Cristo è il Messia e che pertanto chi è an-
cora atteso dai Giudei è già venuto. Udi-
te queste parole, la Samaritana, che è un~
rappresentazione della Chiesa, conobbe I
4, 23-24 Adorare il Padre in spirito e ve·- misteri della Legge e credette.
rità . Ambrogio,
Isacco o l'anima·4, 26
I figli adorano il Padre
Due volte è scritto Viene l'ora, ma
la prima non è seguita dalle parole ed è Adorare la Trinità
adesso, .mentre la seconda volta l'evange- Che significa che <<il Padre è adorato
lista dice ma viene !'ora ed è adesso. Credo in Cristo», se non che «il Padre è in Cri-
che la prima volta si riferisca all' adorazio- sto» e che «il Padre parla in Cristo» e che
ne fuori dai corpi che avverrà nella perfe- <<il Padre rimane in Cristo»? Certamente
zione, mentre la seconda all'adorazione di non come un corpo in un corpo (ché Dio
quelli che sono perfetti in questa vita se~ non è corpo) [. . .]. Non si viene a inten-
condo quanto l'umana natura consente dt dere, dunque, un'inserzione di un co~p?
avanzare. È possibile, dunque, adorare il in un altro ma l'unità della potenza divi-
Padre in spirito e verità non solo quando na. Media~te l'unità della potenza divina
viene l'ora ma anche adesso [ ... ] . Come, Cristo è adorato nel Padre, dal momen-
infatti, gli angeli non adorano il Pad.re a to che Dio Padre è adorato in Cristo. Al-
Gerusale~e, perché la loro adorazione lo stesso modo, dunque, per mezzò dell'u-
supera quella di chi adora il Padre a Geru- nità della medesima potenza, ·è adorato in
salemme, così coloro che per disposizione Dio anche lo Spirito, mentre Dio è adora-
interiore hanno ottenuto di essere uguali to nello Spirito. [. . .] Quando si dice che
agli" angeli {cf. Le 20, 36) non adoreran~o Dio è adorato nella verz"tà, per il significa-
il Padre a Gerusalemme, ma lo faranno m to peculiare di quella precisa parola, che
modo migliore·[ ... ]. Ebbene, quando non viene spesso .pronunciata nello stesso sen-
si adora né su questo monte né a G·eru- so, si deve intendere che anche il Figlio è
salemme, dal momento che giunge l'ora, adorato. Allo stesso modo è adorato an-
adora con fiducia il Padre, essendo dive- che lo Spirito, poiché Dio viene adorato
nuto figlio. [. .. ]I veri adoratori adorano il nello Spirito. Dunque, il Padre è adorato
. Padre in spirito e verità non solo nel tem- con il Figlio e con lo Spirito, poiché è ado-
po futuro, ma anche nel presente. Ma gli rata la Trinità.
adoratori in spirito, poiché adorano per Ambrogio,
ciò che hanno ricevuto, nel presente ado- Lo Spirito Santo 3, 82; 85
rano sulla base di una caparra dello Spirito
(2 Cor 5, 5), ma quando riceveranno tutto
lo Spirito, allora adoreranno il Padre nella L'illuminazione dello Spirito ci per-
pienezza dello Spirito.
Origene,
mette di adorare
Commento al Vangelo di Giovanni L'adorazione nello Spirito fa sì che
13' 86-88; 99-100; 112 1, attività della nostra mente sia svolta nel-
Adorare in spirito e verità (4, 16-26) . 233

la luce, come puoi appre~dere dalle pa- ri adoratori coloro che sòno in condizioni
role dette alla Samaritana. Abituata a diverse.
credere erroneamente, se~ondo la· con- Origene,
suetudine del suo paese, che l' adorazio- Commento al Vangelo di Giovanni
ne si dovesse fare in un luogo, il Signo- 13, 109
re nostro la disingannò, insegnandole
invece che bisogna adorare nello Spiri-
to e nella verità, chiaramente presentan- Veri adoratori per mezzo di Gesù
do se stesso come la verità. Al modo in
cui parliamo di un'adorazione nel Figlio, Se il Padre cerca, cerca per mezzo del
- come nell'immagine di Dio e Pàdre, co- Figlio che è venuto a cercare e salvare ciò
sl anche parliamo. di un'adorazione nel- che era perduto .(Le 19, 1O), ovvero colo-
lo Spirito, come in colui che mostra in se ro che egli rende veri adoratori purifican-
·stesso la divinità del Signore. Perciò an- doli e ammaestrandoli con .la sua parola
. che nell'adorazione lo Spirito Santo è in- e con i veri dogmi. [ ... ] Poiché, per la vi-
separabile dal Padre e dal Figlio. Fuori ta che chiamiamo "mediana" e comune,
... di lui non potresti in alcun modo adora- noi siamo vivificati appunto dallo Spirito,
re, se sei in lui invece non potrai separar- che stan<lo àttorno a noi soffia il cosiddet-
ti da lui, come non rh~scirai a separare la to alito di vita, in senso corporale, riten-
luce da ciò che vedi. E impossibile infat- go che da questo sia derivato che lo Spiri-
ti vedere l'immagine di Dio invisibile, se to sia chiamato Dio che ci conduce verso
non nell'illuminazione dello Spirito. Chi la vera vita. Lo Spirito, infatti, secondo la
fissa gli occhi sull'immagine è incapace di Scrittura (cf. 2 Cor 3, 6), è detto vivifican-
separare la luce dall'immagine: la causa te, ed è chiaro che vivifica non la vita me-
del vedere necessariamente si vede insie- diana, ma quella più vicina a Dio: la lette-
me alle cose viste. Così giustamente dun- ra, del resto, uccide e produce morte non
que per l'illuminazione dello Spirito noi nel senso,che separa lanima dal corpo, ma
vediamo lo splendore della gloria di Dio: perché separa l'anima da Dio, dal suo Si-
attraverso l'impronta noi siamo condotti gnore e dallo Spirito Santo.
a colui cui appartengono l'impronta e il Origene,
sigillo della medesima· forma. Coff'lmento al Vangelo di Giovanni
Basilio di Cesarea, 13,119; 140
Lo Spirito Santo 64

Lo Spirito, sussurro di una brezza


Chi cammina nello Spirito adora nel- leggera, svelato dal Figlio
lo Spirito
Nel terzo libro dei Re lo Spirito del
Tra quelli che sostengono di adora- Signore, sceso su Elia, suggerisce que-
re il Creatore, alcilni non sono più nella ste considerazioni ·r iguardo a Dio: Disse:
carne, ma nello Spirito, perché cammina- «Domani esci e fermati sul monte alla pre-
no nello Spirito e non soddisfano la bra- senza del Signore». Ecco, il Signore passa
ma della carne, altri invece non sono nello come vento impetuoso e gagliardo da spac-
. Spirito, ma nella ,carne e combattono se- care i monti e spezzare le rocce davanti al
condo la carne. Bisogna allora dire che so- Signore, ma il Signore non è nel vento (in
no veri adoratori quelli che adoranò il Pa- altri testi troviamo: nel t;ento del Signore).
dre .nello Spirito e non nella carne, nella Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore
verità e non in figur.a, mentre non sono ve- non è nel terremoto. Dopo il terremoto, un
234 Giovanni 1-10

fu~co, ma il Signore non è nel fuoco. Dopo abbiamo potuto, ogni interpretazione che
il fuoco, il sussurro di una brezza leggera (1 tende a intendere Dio come qualcosa· di
Re 19, 11-12). Forse, si mostra attraverso corporeo, affermiamo secondo verità che
queste cose in quanti elementi bisognerà Dio è incomprensibile e imperscrutabile.
trovarsi per avere conoscenza del Signo- Origene,
re [. .. ]. Ma del resto, a chi spettava par- I prindpz' 1, l, 4~5 ·
larci di Dio se non al Figlio? Nessuno co-
nosce il Padre se non il Figlio (Mt 11, 27),
affinché anche noi, quando il Figlio ce fo Lo Spirito è una sostanza, non un
svela, conosciamo come Dio sia Spirito e vento
ci adoperiamo per adqrarlo nello Spirito
che dà la vita e non nella lettera che uc- Dal momento che Dio è invisibile,
cide (cf. 2 Cor 3, 6) e per venerarlo nella dalla sua invisibilità consegue la sua in-
verità e non più in :figura né nelle ombre corporeità. Essendo dunque incorpora-
e nelle immagini riflesse, proprio come gli le è invisibile. Se le cose stanno così, ciò
angeli non lo servono fu immagini o om- che qui è detto "spirito,, non sarà aria pas-
bre, ma secondo realtà intellegibili e cele- sibile di movimento. Infatti, non perché
sti (cf. Eb 8, 5). presso gli uomini lo spirito indica il ven-
Origene, to, ne consegue che questo si applichi an-
Commento al Vangelo di san Giovanni che a Dio. Come dunque Dio è detto "lu-
13, 145-146 ce", dal momento che illumina non la vista
ma la mente, ma non è un corpo, bensì
luce intellettuale; quando viene chiama-
"Spirito" distingue Dio dal mondo to "amore", non si tratta di una disposi-
materiale zione dell'animo, ma di upa sostanza che
ama ciò che crea e di cui si occupa. Co-
(Nel dettato evangelico] troviamo sì Dio, che qui viene chiamato "spirito",
scritto: Dio è spirito [. .. ]. A ciò che cre- non è vento, ma una sostanza incorporea
deva la Samaritana, ovvero che Dio viene e vivificante. Chiunque abbia appreso che
adorato più o meno giustamente in base Dio è spirito, adorandolo in modo spiri-
alle prerogative dei luoghi materiali [ ... ], tuale, in spirito e verità, non in modo figu-
il Signore risponde che chi vuole seguii-e rato; adora il Dio di tutte le cose. Dunque,
Dio deve lasciar perdere le preferenze ac- per distinguerlo .dalla lettera dice in spiri-
cordate a luoghi corporali e dice: Viene to, mentre per distinguerlo dalla :figura di-
l'ora in cui né su questo monte né a Geru- ce in verità. Queste cose, infatti, valevano
salemme adorerete il Padre. Dio è spirito, finché era il loro tempo, ma quando venne
e quelli che lo adorano devono adorare in la verità, ovvero quando Cristo si manife-
spirito e verità. Si noti come risulta con- stò, giunsero alla loro fine.
seguente il rapporto tra lo spirito e la ve- Didimo il Cieco,
rità, cosl da nominare lo spirito in oppo- Frammenti su Giovanni 1
sizione ai corpi e la verità in opposizione
ali'ombra o all'immagine. Coloro che ado-
ravano a Gerusalemme, infatti, adorava-
Dio è incorporeo ed è ovunque
no Dio ponendosi al servizio dell'ombra
e dell'immagine delle realtà celesti (cf. Eh Infatti Dio è di natµra incorporea, né
8, 5), non in spiritq e verità, e allo stes- è circoscritto da luoghi, ma è dovunque e
so modo coloro che adoravano sul monte secondo tale nozione bisogna che sia ado-
Garizim. Confutata, dunque, per quanto rato. Questi è il vero adoratore, colui che
Adorare in spirito e verità (4, 16-26) 235

con il dovuto zelo gli tributa onore, e in La preghiera del t~ologo


coscienza limpida crede di poter dovun-
que parlare con l'Immenso. · . Se vuoi pregare, hai bisogno di Dio,
Teodoro di Mopsuestia, che dona la preghiera a chi prega (cf. 1 Sam
Commento al Vangelo di Giovanni 2, 4, 24 2, 9). Invocalo,· dunque, dicendo: Sia san-
tificato il tuo nome, venga il tuo regno (Mt
6, 9-10), cioè lo Spirito Santo e il tuo Fi-
glio unigenito. Questo, infatti, il suo inse-
La libertà con la conoscenza nell'a- gnamento quando ha detto di adorare il
dorazione Padre z'n spz'rito e verità. Chi prega in spiri-
La donna, ,quindi, memore delle tra- to e verità non onora pjù il Creatore a par-
. dizioni dei.paqri, pensava.che Dio doveva tire dalle creature, ma lo canta partendo
essere adorato o sul monte, come in Sama- direttamente da lui stesso. Se sei teologo
ria, o nel tempio, come in Gerusalemme. pregherai veramente, e se preghi veramen-
[. .. ]Gli uni e gli altri presumevano di rac- te sci teologo.
chiudere Dio - in cui sono tutte le cose e Evagrio Pontico,
. · che non può essere contenuto da alcunché La preghiera 58-60
di esterno a lui - o sulla cima di un mon-
te, o all'interno di una costruzione. Visto
quindi che Dio è invisibile, incomprensi- Prega nel tempio dopo esser divenu-
bile e immenso, il Signore dice che è giun- . to il tempio
. - to il tempo in cui Dio non si deve adorare
né sul monte né nel tempio, perché Dio è E tu pensi davvero di essere più vi-
Spirito, e lo Spirito non è né circoscritto cino a Dio perché stai su un monte, e che
né limitato, lui che per la potenza della.sua più presto ti potrà esaudire, quasi tu lo in-
natura è ovunque, non è assente da alcun vocassi da vicino? Certo, Dio abita in alto;
posto e sorpassa in tutto tutte le creatu- ma guarda le umili creature (Sal 137, 6). Il
re. Ecco allora i veri adoratori, quelli che Signore è vicino; ma a chi? forse a quelli
lo· adoreranno in spirito e verità. Per colo- che stanno 'in alto? No: Il Signore è vici-
ro che nello spirito adoreranno Dio Spiri- no a quelli che hanno il cuore contrito (Sai
to, il prirp.o avrà una funzione, il secondo 33, 19). Cosa mirabile! Egli abita in alto,
rkeverà un onore, perché c'è distinzione e si avvicina agli umili: riguarda ali'umile,
tra colui che deve essere adorato e colui e da lontano conosce il superbo. Vede i su-
nel quale lo si deve adorare. Pertanto, il perbi da ·lontano, e tanto meno si avvici-
fatto di aver detto Dio è Spirito, non eli- na a loro quanto più essi si ritengono alti.
mina né il nome né il dono dello Spirito E tu cercavi un monte? Discendi, se vuoi
Santo. [ ... ]E così è stata indicata la natu- raggiungere Dio. Ma se vuoi ascendere,
ra del dono e di colui al quale si rende l'o- ascendi; solo non cercare un monte. C'è
nore, quando il Signore ha insegnato che un sahno éhe parla di ascensioni nel cuore;
nello spirito occorre adorare Dio Spirito. nella valle del pianto (cf. Sa! 83, ·6-7). La
Ha .m ostrato quindi sia la libertà e la co- valle è in basso. Cerca di raccoglierti den-
noscenza degli adoratori, sia l'infinitudine tro di te. E se vuoi trovare un luogo alto,
di colui che deve essere adorato, dal mo- un luogo santo, offriti a Dio come tempio~
mento che Dio Spirito viene adorato nel- nel tuo intimo. Santo, infatt~ è il tempio di
lo spirito. Dt'o, che siete voi (1 Cor 3, 17). Vuoi pre-
Ilario di Poitiers, gare nel tempio? Prega dentro di te; ma
La Trinità 2, 31 cerca prima di essere tempio di Dio, affin-
236 Giovanni 1-10

ché egli possa esaudire chi prega nel suo il Messia verrà, ripudierà il monte e di-
tempio. struggerà il tempio, e c'insegnerà davvero
Agostino, ad adorare in spirito e verità. Ella sapeva
Commento al Vangelo di san Giovanni· dunque chi poteva ammaestrarla, ma an-
15,25 cora non si rendeva conto che il maestro
era già fi con lei. Però, ormai era degna
che egli le si rivelasse. Messia vuol dire
4 25 26 unto; unto in greco è Cristo, e in ebraico
• · Il Messia Messia; e nella lingua punica, "Messe" si-
Anche i Samaritani aspettavano Cri- gnifica "ungi".
sto Agostino,
Commento al Vangelo di san Giovanni'
Come mai i Samaritani aspettavano la 15,27
venuta di Cristo, dal momento che acco-
glievano solo gli scritti di Mosè? Senz'al-
tro sulla base di quegli stessi libri. [. .. ]
Giacobbe aveva profetizzato: Non sarà La graduale ~ivelazione di Gesù
tolto lo scettro da Giuda né il bastone del
Se tu sei re, perché mi domandi
comando tra i suoi piedi, finché verrà co-
lui al qUllle esso appartiene e a cui è dovuta delr acqua? Egli le si rivela progressiva-
l'obbedienza dei popoli (Gen 49, 1O). E lo mente, prima come ç;iudeo, poi come
stesso Mosè dice: Il Signore tuo Dio susci- profeta, poi come il Cristo. Egli la con-
terà per te, in mezy,o a te, tra i suoi fratelli: duce di passo in passo fino al gradino più
un profeta pari a m.e (Dt 18, 25). elevato. Ella vede da principio uno che
Giovanni Crisostomo,
ha sete, poi un Giudeo, poi un profeta
· e infine Dio. Ella ha persuaso colui che
Commento al Vangelo di Giovanni 33, 2
aveva sete, ha provato avversione per il
Giudeo, ha interrogato il saggio, è stata
corretta dal profeta e infine ha adorato
Il Messia è lì con lei
il Cristo.
Adesso i Giudei si battono ancora Efrem il Siro,
per il tempio e noi per il monte; quando Commento al Diatessaron 12, 18
~-
.....
:.:..,·.

I CAMPI SONO PRONTI PER LA MIETITURA

In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che par-


lasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che
-· cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città .e
_ disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che
ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui.
Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbz: mangia». Ma egli rispose loro:
«lo h_o da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si doman-
davano tun l'altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù
... .disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e com-
piere la sua opera. Voi non dite forse: "Ancora quattro mesi e poi viene la
mietitura''? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi' che già
biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il.salario e raccoglie frutto
per la vita eterna, perc~é chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo
infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l'altro miete. Io vi ho man-
dati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete
subentrati nella loro fatica».
Molti Samaritani di quella" città credettero.in lui per la parola della don-
na, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i
Samaritani giunsero da lu; lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase
là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano:
«Non è più per i tuoi discorsi· che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo
udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo» (4, 27-42).
Dal comportamento di Gesù impariamo l'umiltà. Tale umiltà suscita grande stupore fra
i discepoli (Origene). Gesù offre un esempio del rispetto con cui si dovrebbero trattare le
donne (Cirillo). La Samaritana lascia la sua anfora perché ora porta un'acqua nuova dentro
di sé, l'acqua viva trovata in Cristo (Romàno, Agostino). Dimenticate le cose materiali, torna
al proprio villaggio e rifer:isce ciò che ha udito al pozzo, diventando come un apostolo e
un evangelista (Origene, Crisostom'o). La donna, non vedendo più nulla di terreno, rivela
tutto ciò che ha fatto e invita gli altri a gustare l'acqua viva (Crisostomo). Impegnato nella
conversione dei Samaritani, Gesù ha trascurato il cibo (Cirillo). Egli parla ai suoi discepoli
di un cibo che non conoscono, che egli riceve dal Padre (Origene). Come la Samaritana ha
a-Yuto difficoltà nel comprendere le parole sull'acqua, così i discepoli non comprendono il
significato del "cibo" (Agostino). Egli spiega ai suoi discepoli che la sua fame è il desiderio
238 Giovanni 1-10

per la nostra salvezza (Crisostomo). La volontà di Dio è che noi ci pentiamo e salviamo noi
stessi (Ambrogio). ·n cibo del Figlio è fare la volontà del P adre, una volontà che è indistin-
guibile dalla sua (Origene). L'opera di Cristo, però, non è ancora completa, perché non ci ha
ancora portati alla perfezione (Origerìe, Ambrogio). L'opera è la conversione degli uomini
(Teodoro). Gesù invita i discepoli ad alzare gli occhi perché i loro pensieri siano concentrati
sulle cose celesti (Origene). I campi che biondeggiano per la mietitura rappresentano la
moltitudine di anime pronta a ricevere la predicazione del Vangelo (Crisostomo). Mosè e i
profeti hanno preparato il raccolto per gli apostoli (Origene, Crisostomo). L'opera di Gesù
come seminatore è stata preparata già dai grofcti (Teodoro). Il raccolto viene dunque mietu-
to dalla "splendida e acutissima predicazione degli apostoli", che poi depongono il loro rac-
colto nell'aia della Chiesa (Cirillo). I Samaritani chiedono a Gesù di rimanere con loro e lui
accetta, rimanendo non solo per i Samarit~ni, ma per tutti coloro che lo pregano (Origene).
L'evangelista non racconta cosa Gesù disse loro durante il suo soggiorno. Ciò accade spesso
quando, come in questo caso, i risultati sono positivi: praticamente tutta la città fu convinta
dalle parole di Cristo (Crisostomo). La gente va oltre le parole della donna per essere istruita
direttamente dalla fonte (Origene, Crisostomo).

4 27
• Parlava con una Samaritana ma anche alle donne, attirandole alla fe-
de. E prenda, come esempio, questo fatto
Il comportamento di Gesù con la chiunque insegn~ nella Chiesa, e non si ri-
donna fiuti di giovare alle donne. N on dobbiamo
tener dietro ai propri voleri,. ma all'utilità
Impariamo allora che egli è mt'te
del messaggio.
e umile di cuore (Mt 11, 29), non disde- Cirillo di Alessandria,
gnando di parlare di simili argomenti con
Commento al Vangelo di Giovanni 2, 5
una portatrice d'acqua, che esce dalla cit-
tà spinta da una grande p overtà e si affati-
ca per portare l'acqua. I discepoli, giunti,
si m eravigliano, dal momento che ave- 4 28
vano già contemplato la grandezza della • La donna lasciò la sua anfora
sua divinità, e si stupiscono che uno così
grande parli in quel modo con una don- La donna se ne va con un'altra acqua
na. Ma noi, ·condotti da arroganza e su- Ma quando il Misericordioso fu al
p erbia, dispre.zziamo quelli più semplici pozzo, [ ... ]I allora una donna di Samaria
dimenticando che è detto per ogni uomo: si mise l'idria sulle spalle I e venne uscen-
Facciamo l'uomo a nostra immagine e so- do da Sichar sua città: I e chi non dice be-
miglianza (Gen 1, 26). ata la sua partenza, come pure il ritorno?
Origene, I Uscì infatti nel peccato, e ritornò senza
Commento al Vangelo di Giovanni macchia, figura d ella Chiesa; I uscì e attin-
13, 166-167 se la vita come una spugna; I uscì portan-
do l'idria, ritornò portando Dio; e chi non
L'uguaglianza di uo~o e donna nel reputa beata I questa femmina, o meglio,
Vangelo chi non venera la figura di colei che viene
dalle genti, I colei che ricevette I gioia e
Egli dimostra con ciò che, essendo redenzione?
uno solo il Creatore, dà la sua vita, per Romano il Melode,
mezzo della fede, non solo agli uomini, Kontakia - La Samar-itana 5
'
I campi sono pronti per la mietitura (4, 27-.42) 239 .
·-

Prima di predicare, las_cia là tua an - senso di umanità nel _desiderio di annun-


fora ciare il Cristo ai suoi concittadini, attra-
verso la testimonianza che lui le ha detto
Dopo aver udito: Sono io, io che ti tutto quello eh~ lei ha fatto. Li invita poi
parlo e dopo aver accolto nel cuore Cr~­ a vedere l'uomo che ha una parola supe-
sto Signore, che altro avrebbe potuto fa- riore a quella di ogni altro: ciò che infat-
re se non abbandonare l'anfora e corre- ti di lui era visibile con gli occhi era un
re ad annunziare la buona novella? Gettò uomo. Bisogna allora che anche noi, di-
via la cupidigia e corse ·ad annunziare la menticati e accantonati i bisogni corpo-
verità. Imparino quanti vogliono annun- rali, ci affrettiamo a condi~dere con gli
ciare il Vangelo: gettino la loro idria nel altri la grazia di cui siamo stati resi parte-
pozzo. Ricordate quello che vi ho detto cipi: a questo, infatti, ci esorta l'evangeli-
prima a proposito dell'idria? Era un re- sta tramite l'elogio della donna per colo-
cipiente per attingere l'acqua; in greco si ro che lo sanno leggere.
chiama hydria perché in greco acqua si di- Origene,
ce hydor tome se noi dicessimo: acquaio. Commento al Vangelo di Giovanni
.:.. La donna, dunque~ gettò via l'idria che . 13, 169; 173-174
ormai non le serviva più, anzi era diven-
tata un peso: era avida ormai di dissetar-
si solo di quell'acqua. Liberatasi del peso
ingombrante, per annunziare il Cristo an- 4 29
• Che sia lui il Cristo?
dò in città e disse alla gente: «Venz'te a ve-
dere un uomo che mi ha detto tutto quello Il lavoro di un evangelista
che ho fatto!».
1\gostino, Come gli apostoli lasciarono le loro
Commento al Vangelo di san Giovanni reti quando furono chiamati, così lei lascia
15, .30 la sua anfora per svolgere il compito di un
evangelista, non per chiamare una o due
persone, come fecero Andrea e Filippo,
La Samaritana come un apostolo ma per chiamare una città intera.
Giovanni Crisostomo,
Egli si serve di questa donna come C9mmento al Vangelo di Giovanni 34, 1
un apostolo, egli l'aveva accesa con le
sue parole a tal punto che, lasciata 1' an-
fora, la donna corse in città p~r annun-
Gustare la fonte per credere
ciare agli uomini: Venite a vedere un uo-
mo che mi ha detto tutto quello che ho Non si vergognò di dire: Mi ha detto
fatto. Che sia lùi' il Crz'sto?, e poi: Usci-
tutto quello che ho fatto, anche se avreb-
rono dalla città e andavano da lui. [ ... ]be potuto dire: «Venite a vedere un profe-
Penso che non invano l'evangelista ab- ta»: quando l' aoima è stata accesa dal fuo-
bia scritto dell'abbandono dell'anfora, co divino, non vede più nulla di terreno,
lasciata la quale la donna andò in città. non la fama, non l'infamia, è mossa solo
Letteralmente sottolinea la grande fret- · dall'ardore.della fiamma. [ ... ]Ella voleva
ta della Samaritana nell'atto di lascia- indurli a credere non in base alle sue pa-
re l'anfora, non preoccupandosi tanto role, ma che, ascoltato lui, condividessero
del ·suo compito corporale e meschino con lei il suo parere[ ... ]. Non disse: «Ve-
quanto piuttosto dell'utilità di molti. Si nite e credete», ma Venite a vedere., molto
muove, infatti, spinta da un grandissimo più semplicemen .~ e. Sapeva infatti che, se
240 Giovanni 1-10

si fosser<;> dissetati a quella fonte, sarebbe ceve il cibo dal solo Padre, senza interme-
accaduto a loro ciò che aveva sperimen- diari.
tato lei. Origenc,
Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Giovanni
Commento al Vangelo di Giovanni 34, 1 13, 219-220

4 33
• Chi gli ha portato da mangiare?
4 31
• I discepoli pregano il Rabbi di
mangiare I discepoli non capiscono
C'è da meravigliarsi se quella do~­
Lo zelo nell'annuncio del Vangelo na non aveva apcora capito il significato
Avendo dunque cominciato la con- dell'acqua, dal momento che i discepoli
versione dei Samaritani [ ... ] egli si occu- non capiscono ancora il significato del ci-
pa totalmente della salvezza degli eletti, bo? ·
e non si preoccupa più di nutrire il suo Agostino,
corpo, nonostante che fosse stanco per il Commento al Vangelo di san Giovanni
viaggio, come è stato scritto. Ciò certa- 15, 31
mente lo fa per rendersi utile a coloro che
insegnano nelle Chiese e per insegnare a
disprezzare 'la fatica e a preoccuparsi più 4 34
• Fare la volontà del Padre
della salvezza del prossimo che del pro-
prio corpo. Maledetto - dice il profeta - Cristo ha·fame della nostra salvezza
chi compie fiaccamente l'opera del Signore
(Ger48, 10). Egli chiama suo cibo I-a salvezza de-
Cirillo di Alessandria, gli uomini e delle donne, mostrando il
Commento al Vangelo di Giovanni 2, 5 suo grande desiderio della nostra salvez-
za. Questo desiderio in lui è grande quan-
to lo è in noi quello del cibo. Vedi anche
come spesso egli non parli apertamen-
4
.Ji Un cibo che i dt'scepoli non cono- te ma per figure. Naturalmente ciò ren-
de difficile per i suoi ascoltatori la com-
scono prensione del significato delle sue parole,
ma allo stesso tempo accresce l'importan-
Il ;Figlio è ristorato ·dal Padre za di quel significato una volta eh~ sia sta-
Non è strano dire che non solo uo- to compreso.
mini e angeli hanno bisogno di cibi intel- . Giovanni Crisostomo,
legibili, ma anche il Cristo di Dio: anche Commento al Vangelo di Giovanni 34, 1
egli, irifatti, per così dire, è ristorato sem-
pre dal Padré, il solo a non avere bisogni e
autosufficiente in sé. La maggior parte di La volontà di Dio è pentimento e
coloro che vengono istruiti riceve il nutri-
mento dai discepoli di Gesù, a cui è sta-
perdono
to ordinato di distribuirlo alle folle (Le 9, Il cibo di un sacerdote è la remissio-
16), mentre i discepoli lo ricevono da Ge- ne dei peccati. Pertanto, [. . .] Cristo dice:
sù stesso [. .. ]. Il Figlio di Dio, invece, ri- Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi
r• .
·~

I campi" .'iono pronti per la mietitura ( 4, 2 7-42) 241

ha mandato. Che cos'è la volontà di Dio se mi resta soltanto la corona di giustizia (2


non: Nella conversione e nella calma sta la Tm 4, 7-8).
vostra salvezza (Is 30, 15)? · Origene,
Ambrogio, Commento al Vangelo di Giovanni
Lettere 57 (a Simpliciano) 13, 241-242

Una sola volontà


L'opera del Padre non è ancora com-
li cibo conveniente al Figlio di Dio piuta
quando diventa operatore della volontà
del Padre consiste nel fare in sé il vole- Come, infatti, Cristo non è stato anco-
re che era anche nel Padre, di modo che ra sottomesso, così non è ancora perfetta
la volontà di Dio sia nella volontà del Fi- l'opera del Padre, perché il Figlio di Dio
glio e quella del Figlio sia inseparabile da disse: Il mio cibo è fare la volontà del Pa-
quella del Padre, finché non siano più due dre mio, che mi ha mandato, e compia la
volontà ma una sola. Proprio quest'unica sua opera. Perché far questioni, dunque,
volontà è quella che fa dire al Figlio: Io e se sarà in me la sottomissione del Figlio,
il Padre siamo una cosa sola (Cv 10, 30), nel quale è ancora imperfetta ropera del
motivo per cui chi vede lui ha visto il Fi- Padre perché io stesso non sono ancora
glio e ha visto anche colui che lo ha man- perfetto?
dato (cf. Cv 12, 45). [. .. ] Solo il Figlio, Ambrogio,
avendo accolto tutta la volontà del Padre, La fede 5, 13, 170
la compie.
Origene,
Commento al Vangelo dt' Giovanni La conversione del mondo
13, 228; 23 1
Che cos'è quest'opera? La conversio-
ne degli uomini. Anzi, dawero in modo
Il processo di perfezionamento e il molto buono, parlando come uomo, ha
cibo solido detto che rispetto al cibo del corpo per lui
è capitale quell'opera e il fare la volontà di
Per questo fu mandato il Salvatore: colui che lo ha mandato; ché quella gli fu
anzitutto per fare la volontà di colui che affidata.
l'aveva mandato, essendo divenuto qui il Teodoro di Mopsuestia,
suo operatore~ in secondo luogo per por- Commento al Vangelo di Giovanni' 2, 4, 34
tare a compimento l'opera di Dio e per-
ché tutti, resi p erfetti, siano resi adatti al
"nutrimento solido" e al contatto con la
sapienza. Il nutrimento solido è invece per 4 35
• I campi biondeggiano per la mie-
gli adulti: per quelli che, mediante l'espe- titura
rienza, hannò le facoltà est:rcitate a distin-
guere il bene dal male (Eh 5, 14). [ ... ] E "Alzate i vostri occhi"
quando ognuno di noi, in quanto opera
di Dio, sia reso perfetto da Gesù, dirà: Alzate i vostri occhi è un' espressio-
Ho combattuto la buona battaglia, ho ter- ne che si incontra spesso nella Scrittura,
minato la corsa, ho conservato la fede. Ora quando il Verbo di Dio ci esorta ad alza-
242 Giovanni 1-10

re e sollevare in alto il nostro pensiero e la 4• >6-38 Perché chi semina gioisca insie-
nostra vista, rivolto verso il basso e piega- me a chi miete
to, incapace di drizzarsi in modo definiti-
vo, come si dice nel libro di Isaia: Levate Mosè è il seminatore e gli apostoli i
i vostri occhi e guardate. Chi ha creato ta- mietitori
li cose? (Is 40, 26). [ .. .] Nessuno che si
trovi in balìa delle passioni e indulge alla Io penso che in ogni arte e scienza fat-
carne o è invischiato nelle cose materiali te di molti teoremi a seminare è colui che
ha osservato il comandamento Levate i vo- ne scopre i principi, che poi altri accol-
stri occhi, perciò un tale uomo non vedrà gono ed elaborano consegnando ad altri
i campi nemmeno se sono ormai bianchi i propri risultati, [. .. ] cosicché quelli che
per la mietitura. vengono dopo possono raccogliere, co-
Origenè, me in una mietitura, il frutto completo di
Commento al Vangelo di Giovanni quell'arte e di quella scienza giunte a pie-
13, 274; 278 na maturazione. Ma se questo è vero per
le arti e per alcune delle scienze, quanto
più sarà vero per l'arte delle arti e la scien-
za delle scienze? [. . .] Vedi allora se coloro
I campi della salvezza che seminano possano essere Mosè e i pro-
feti, che hanno scritto per nostro ammoni-
Cosa poi sia la volontà del Padre mento, di noi per i quali è arrivata la fine
lo spiega più avanti: Voi non dite forse: dei tempi (1 Cor 10, 11) e hanno annun- .
"Ancora quattro mesi e poi viene la mie- ciato la venuta di Cristo, mentre quelli che
titura"? [ .. . ] Di nuovo, con le parole or- hanno mietuto non siano gli·apostoli, che
mai familiari, li rivolge alla contemplazio- hanno accolto Cristo e hanno contemplato
ne delle realtà eccelse. [. .. ] Il campo e la sua gloria (cf. Gv l, 14), perfettamente
le messi qui significano la moltitudine di concorde a quei seqii razionali e profetici
anime preparate a ricevere la predicazio,. che lo riguardavano, mietuti secondo l'e-
ne. Qui infatti intende gli occhi del cor- laborazione e la comprensione del miste-
po e quelli della mente: vedevano, infatti, ro nascosto da secoli e ora manifestato ne-
la folla dei Samaritani che si avvicinava gli ultimi tempi, cioè quel mistero che non
e chiama campi biondeggianti la pronta è stato manifestato agli uomini delle prece-
volontà di quelli. Nello stesso modo in denti generazioni come ora è stato rivelato
cui le spighe, infatti, quando biondeggia- ai suoi santi apostolt' e profeti' (E/ 3, 5). Il
no, sono ormai pronte per la mietitura, "seme" era ogni parola rigµardo la rivela-
cosl anche costoro sono ormai pronti al- zione del mistero taciuto dall'eternità, ora
la salvezza. Perché tuttavia non si espri- rivelato attraverso le Scritture profetiche
me chiaramente? [. .. ] In primo luogo (d. Rm 16, 25) e con l'apparizione del Si-
perché l'enfasi delle sue parole fosse più gnore nostro Gesù Cristo (cf. 2 Tm l, 10),
grande ed esse fossero davanti ai loro oc- quando la luce vera (Gv 1, 9) ha reso bion-
chi [. .. ] . Poi perché il suo discorso fos- deggianti i campi per la mietitura inondan-
se più piacevole e rimanesse più a lungo doli di luce. Sulla base di questa parola i
nella memoria. campi, nei quali i semi sono stati gettati,
Giovanni Crisostomo, sono la Legge e i Profeti, che n.o n erano
Commento al Vangelo di Giovanni 34, 1-2 ancora biondi per coloro che non avevano
1 campi sono_ pronti per la mietitura (4, 2 7-42) 243

accolto la venuta del Verbo, ma lo sono di- vio e come frutto hannq offerto gli uomi-
. ventati per coloro che sono stati istruiti dal ni a Dio. Per questo aggiunge: Chi mie-
Figlio e che hanno obbedito a lui che dice- te riceve il salario, cioè: "Non perché da
va: Alzate i vostri occhi e guardate {campi me sia la causa e l'inizio dell'opera il vo~
che già biondeggiano per la mietitura. Co- stro lavoro sarà senza ricompensa; ma se-
me veri discepoli di Gesù, ·anche noi alzia- condo il vostro lavoro anche voi riceve-
mo gli occhi e contempliamo i campi se- rete la ricompensa. Il beneficio dunque
minati da Mosè e dai profeti, per vedere la è comune: mio, ché ho seminato, ma an-
loro doratura e come sia possibile mieterli che vostro perché mietete; voi infatti go-
e raccoglierè il frutto della vita eterna. dete raccogliendo il frutto, e giustamente
Origene, anch'io godo vedendo il seme crescere.
Commento al Vangelo di Giovanni In questo infatti anche maggiormente è
13, 302-303; 305-308 rivelata la verità della grazia, dal momen-
to che sul seme da me seminato v'è data
tanta potenza da poter condurre alla fe-
Profeti e apostoli de molti grazie agli aiuti che vengono da
me. Dal momento che per la potenza che
Chi è che semina, e chi è che miete? procede da me siete in grado anche voi
I profeti gettarono il seme, ma noti furono di compiere queste cose, ciò conferma la
loro a mietere, bensì gli apostoli. E tuttavia grandezza della mia potenza" . [ ... ] Pur
essi non sono stati privati della gioia e del- essendosi detto seminatore della religio-
la mercede delle loro fatiche,.ma si allieta- ne, tuttavia l'insegnamento religioso ha
no e godono insieme con noi, anche se non avuto inizio prima della sua venuta nel-.
mietono con noi, né del resto è lo stesso se- la carne, cioè per mezzo dei .profeti e dei
minare che mietere. Proprio dove il lavoro giusti che hanno fatto seguito, e abilmen-
è minore e più grande la gjoia, per quello te mostra che anche allora quel principio
io :vi ho riservato, non dunque alla semina, era stato dato da lui. "Ho mandato voi
dove la fatica è grande. Nella mietitura, in- - dice - a mietere e godere del lavoro al-
fatti, il raccolto è copioso, ma non lo è la trui. Dopo che quelli molto han lavorato
fatica. Qui dunque il Signore vuole inten- affinché il seme della religione rimanes-
dere che era volontà dei profeti che tutti se tra gli uomini, voi venite solo ora e da
gli uomini andassero verso di lui, fine al questa messe raccogliete gli uo~ini, con-
quale ha contribuito anche la legge. Perciò ducendoli alla fede. Infatti non vi ordi-
i profeti seminarono, affinché produces- nerei di mietere e godere dell'altrui 1avo-
sero questo·frutto. Egli mostra, inoltre di ro se fin da principio questa seminagione
averli inviati lui e che c'è una grandissima non fosse mia. Perciò àd altri ho dato da
affinità tra la vecchia e la nuova legge, tut- seminare, ad altri invece da mietere, co-
to ciò veicolandolo in una sola parabola. me si confà al tempo, dividendo le varie
Giovanni Crisostomo, operazioni della seminagione,,.
Commento al Vangelo di Giovanni 34, 2 Teodoro di Mopsuestia,
Commento al Vangelo di Giovanni
2, 4,36-38
I profeti, Gesù e gli apostoli
Chiama se stesso ((seminatore", giac-
L'aia è la Chiesa
ché egli ha cominciato a insegnare e pre-
dicare; mentre chiama "mietitori" gli Le messi spirituali e la moltitudine
apostoli, poiché da lui hanno preso l' av- delle spighe spirituali sono coloro che pri-
244 Giovanni 1-10

ma furono istruiti dalla voce dei profeti Salvatore. Ebbene, chi videro essi a essere
per essere accolti nella fede di Cristo. È salvato? Udirono solo le sue parole, e dis-
biondo chi è maturo e già pronto a credere sero ciò che avrebbero detto se avessero ·
e confermare nella pietà. Il ferro del mie- visto anche molti e grandi miracoli. E per
titore è la splendida e acutissima predica- quale motivo gli evangelisti non ci riferi-
zione degli apostoli che taglia agli ascolta- scono queste parole e ciò che fu detto ai
tori il legame del culto legale, e li manda Samaritani di così ammirevole? Affinché
nell'aia, cioè nella Chiesa di Dio, dove, tri- tu comprenda che essi tralasciano molti
turati e pressati, diventeranno cibo puro, eventi importanti, e tuttavia dal loro com-
degno del granaio di chi raccoglie. pimento hanno mostrato tutto. Persuase
Cirillo cli Alessandria, infatti tutto il popolo e l'intera città con le
Commento al Vangelo di Gt"ovanni 2, 5 sue parole. Dove invece non credono, al-
lora sono obbligati a riportare le sue paro-
le, affinché a causa dell'indifferenza degli
ascoltatori non si sia portati a biasimare il
4 40
• I Samaritani chiedono a Gesù di predicatore. ·
rimanere Giovanni Crisostomo,
Commento al Vangelo di Giovanni 35, 1
Gesù rimane con coloro che lo chie-
dono
-
Giovanni non ha scritto che i Samari- 4 42
• Noi stessi abbiamo udito
tani gli chiedevano di entrare in Samaria o
di entrare in città, ma di rimanere da loro Rapporto diretto col Verbo
[ ... ]. Nel seguito poi non dice «rimase in
quella città due giorni», oppure «rimase in Essi rifiutano la fede ottenuta tramite
Samaria», be·nsi rimase là, cioè presso co- la parola della donna, riconoscendo che è
loro che glielo chiedevano. Gesù, infatti, meglio aver ascoltato il Salvatore in per-
rimane presso coloro che lo pregano, so- sona piuttosto che lei; cosicché essi pote-
prattutto quando chi lo prega esce dalla rono anche apprendere che questi è vera-
propria città e si reca da Gesù, in qualche mente t'l salvatore del mondo[. .. ]. Non c'è
modo sull'esempio di Abramo, che obbe- nulla di strano, allora, nel sentir dire che
dl a Dio che gli diceva: Vattene dalla tua alcuni camminano nella fede e non nella
terra) dalla tua parentela e dalla casa di tuo visione, mentre altri camminano nella vi-
padre (Gen 12, 1) .. sione, che è più grande rispetto alla fed~.
Origene, Origene,
Commento al Vangelo di Giovanni Commento al Vangelo di Giovanni
13, 345-346 13, 352; 362

I discepoli superano il maestro


4 41
• Molti di più credettero per la paro-
la di Gesù Alla donna dicevano: «Non è più per
i·tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché
Cosa disse Gesù ai Samaritani? noi stessi abbiamo udito e sappiamo che ·
questi è veramente il salvatore del mon-
Essi non confessarono che egli era un do»: i discepoli hanno superato il maestro.
cristo tra tanti, che egli era veramente il [ ... ]Vedi come hanno capito in frett~ che
...'
I campi sono pronti per la mietitura (4) 27-42) 245

egli stava per attirare a sé il mondo e che lui era il vero salvatore, ~olui che.porta la
era venuto per la comune ·salvezza e che vera salvezza, non solo una temporanea.
non avrebbe circoscritto la sua pr6vviden·· [. .. ] Avendo poi sentito che la donna di-
za solo ai G iudei, ma che seminava il suo ceva dubitando: Che sia lui il Cristo?, non
verbo dappertutto? [ ... ]Dicendo che egli dicono anche loro: «Noi dubitiamo», ma:
è il Salvatore del mondo, intendevano che «Noi crediamo».
il mondo è perduto. Molti, infatti, erano Giovanni Crisostomo,
venuti a salvarlo, profeti e angeli, ma solo Commento al Vangelo di Giovanni 35, 1
LA GUARIGIONE DEL FIGLIO DEL FUNZIONARIO:
IL SECONDO SEGNO

Trascorsi due giorni, partì di là per la Galilea. Gesù stesso infatti ave-
va dichiarato che un profeta non r/ceve onore nella propria patria. Quando
dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto
quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch'essi i·nfatti era-
no andati alla festa.
Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua
in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao.
Costu~ udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e
gll chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. Gesù gll
disse: «Se non vedete segni e prodig/ voi non credete». Il funzionario del re
gli' disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose:
«Va', tuo figlio vive». QuelPuomQ credette alla parola che Gesù gli aveva det-
to e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi
servi a dirgli': «Tuo figlio vive/». Volle sapere da loro a che ora avesse comin-
ciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri: un'ora dopo mezzogiorno, la febbre lo
ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quel!'ora Gesù gli aveva detto:
«Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo
segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea (4, 43-54).
Dopo due giorni in Samaria, i Samaritani credono; dopo molti giorni in Galilea, la patria
di Gesù, i Galilei devono ancora essere convinti (Agostino). La consuetudine genera spesso
disprezzo (Crisostomo). Sembra che i profeti vengano onorati solo dopo morti (Origene).
Gesù è accolto con onore in Galilea (Teodoro). I Galilei presenti alla festa a Gerusalemme
avevano potuto ammirare tutto ciò che Gesù aveva compiuto in quell'occasione (Origene).
I tanto disprezzati Samaritani e ora i Galilei accolgono Gesù. Cristo ritorna a Cana per
confermare, con la sua presenza, la fede che il suo miracolo ha prodotto (Crisostomo) o per
provare ancora a convertirli, visto che dopo il primo miracolo solo i suoi discepoli credettero
in lui (Agostino). L'aristocratico che lo incontra può essere un ufficiale di Erode o dell'impe-
ratore in missione in Giu.dea (Origene). Non sarà da identificare, però, con il centurione dì
cui parla Matteo. Sebbene Gesù rimproveri quest'uomo, acconsente a compiere il miracolo.
Questo è il comportamento da lui spesso tenuto con chi non crede; con chi crede, invece,
egli utilizza lo strumento dell'insegnamento. Non dobbiamo però rimanere immobili in atte-
sa di miracoli che possono o non possono arrivare, ma dobbiamo rendere grazie e glorificare
Dio senza bisogno di "pegni della potenza divina" (Crisostomo). Ci si potrebbe chiedere
perché un uomo che interpella Gesù con tanta fiducia riceva parole cosl severe. Questo
La guarigione del figlio del funzionario: il secondo segno (4, 43-54) 24 7

accade perc4é la sua fede è ancora·debole e lo porta a pensare che la presenza fisica di Gesù
sia necessaria perché il miracolo possa compiersi (Gregorio Magno). Non dobbiamo essere
troppo severi nel giudicare questo padre, che, co'me spesso fanno i padri, si lascia trasportare
dal suo affetto per il figlio (Crisostomo). Istruttivo il confronto con l'episodio del centurione.
Gesù rifiuta di recarsi personalmente dal figlio del funzionario, ina è disposto a far visita al
servo del centurione, insegnandoci come bisogna considerare gli onori terreni (Gregorio
Magno). In un caso il Signore cede alla pressione, nell'altro si arrende all'umiltà e loda la
fede del centurione (Agostino). Cristo non respinge l'ignoranza del funzionario, ma lo porta
alla fede per mezzo del miracolo (Cirillo, Teodoro). I servi gli raccontano i dettagli della
guarigione in modo tale che si possa essere sicuri che è merito di Gesù (Crisostomo). Alla
fine, sia il padre che il figlio vengono curati (Cirillo). La frase finale può risultare ambigua,
ma sicuramente indica che ci sono stati due segni in Galilea, il secondo dei quali avvenuto
quando Gesù tornò in Galilea dalla Giudea (Origene).

4, 43 Gesù lascia la Samaria e va t'n Ga- n


to che non ha ottenuto onore, senti co-
lt'lea sa dice: E tu Cafarnao sarai/orse innalzata
fino al cielo? Fino agli in/eri precipz'terai.'
La differenza tra il soggiorno in Sa- (Mt 11, 23). La chiama sua patria sulla ba~
maria e quello in Galilea se del criterio che aveva trascorso là una
gran quantità di tempo. E dunque? "Non
Gesù, dopo i due giorni trascorsi in
vediamo - egli dice - che molti sono am ~
Samaria, partì per la Galilea, dove era cre-
mirati dai propri familiari?". Senz'altro
sciuto. L'evangelista continua: infatti ave-
è vero, ma non bisogna giudicare queste
va dichiarato che un profeta non riceve cose sulla base di rare testimonianze. Se
· onore nella propria patria. Gesù non lasciò . alcuni erano onorati nella propria patria,
dopo due giorni la Samaria perché non vi
ancor di più lo erano in terra straniera: la
era stato onorato: non era la Samaria la
consuetudine, infatti, spesso genera di-
sua patria, ma la Galilea. [ ... ] Mi sembra
sprezzo. ·
che sarebbe risultato più evidente che un
Giovanni Crisostomo,
profeta non è onorato nella sua patria, se
egli fosse rimasto in Samaria, ·anziché tor-
Commento al Vangelo di Giovanni 35, 2
nare in Galilea. [ ... ] Il Signore si fermò
due giorni i,n Samaria e i Samaritani cre-
dettero in lui; in Galilea, invece, era rima- I profeti sono onorati solo dopo la
sto tanti giorni e i Galilei non avevano cre- loro morte
duto in lui.
. La patria dei profeti era in Giudea eq
Agostino,
è evidente che essi non abbiano ottenuto
Commento al Vangelo di san Giovanni onore dai Giudei, giacché furono lapida-
16, 1; 3
ti~ tortura!~tagliati in due, furono uc.cisi di
spada andarono in giro coperti' di pelli di'
1

4 44 pecora e di capra, bisognosi~ tribolati, mal-


• Un profeta non riceve onore nella trattati (Eh 11, 37). [ ... ] Desta meraviglia
propria patria · della verità delle parole del Salvatore il
La consuetudine genera disprezzo fatto che non valgano solo per i santi pro-
feti, disprezzati dai loro compatrioti, e per
Mi pare che qui egli si riferisca a Ca- il nostro Signore, ma anche per quelli che
farna~ come a sua patria. Riguardo al fat- erano versati in una qualche forma di co-
248 Giovanni l-10

noscenza e furono odiati dai loro concit- di Dio, e contemplare tutto ciò che fece là
tadini, al punto che alcuni furono persino Gesù, e soprattutto in che modo scacciò
condannati a morte. [ ... ] Ma l'aspetto più con una frusta di cordicella fatta da lui tut-
paradossale di ciò che è capitato ai profeti ti i venditori di buoi, pecore e colombe e
è che i cittadini non hanno onorato la lo- le pecore e i buoi e tutta la merce. La festa
ro parte vivente, mentre hanno onorato la a Gerusalemme è il principio per i Galilei
parte ormai motta, costruendo e adornan- dell'accoglienza del Figlio di Dio venuto
do per loro dei monumenti (cf. Mt 23 , 29). per loro: se non avessero visto ciò che fece
Origene, durante la festa, non r avrebbero accolto,
Commento al Vangelo di Giovanni ed egli non sarebbe andato con sollecitu-
13, 372; 376; 378 dme da loro se non fossero stati ben dispo-
sti ad accoglierlo, lasciando quelli ché lo
pregavano di rimanere da loro.
Origene,
4, 45 I Galilei accolsero Gesù Commento al Vangelo di Giovanni
13, 387-388
Gesù è accolto con onore in Galilea
E cosl, dopo che trascorse colà due
giorni; riprese il cammino per la Galilea, La fede dei Samaritani e dei Galilei
come si era prefisso. Non solo riteneva che
Non vedi che quelli disprezzati li tro-
ciò fosse opportuno, ma diceva anche più
viamo tra i più solleciti ad accostarsi a lui?
volte che un profèta non è onorato nella
Chi disse: Da Nazaret può venire qualcosa
sua patria, chiamando patria sua la Giu-
di buono? (Gv 1, 46), chi invece: Studia e·
dea, che appunto per questo lasciava, per-
vedrai che dalla Galilea non sorge profeta.'
ché i Giudei - in altre parole - per grande
(Gv 7, 52). Dicevano queste cose per in-
invidia in vari modi volevano perseguitar-
sultarlo, perché i più pensavano che egli
lo. Tutto quanto l'evangelista ha detto a
venisse da Nazaret. Lo disprezzavano an-
proposito dei Samaritani è stato inseri-
che dicendo che era Samaritano: Tu sei· un
to chiaramente nel corso della sua narra-
Samaritano e un indemoniato (Gv 8, 48).
zione. Del resto, la patria del Messia non Ma ecco però che i Samaritani e i Galilei
era la Samaria, né le parole non ebbe onore
credono, per la vergogna dei Giudei. I Sa-
potevano essere dette dei Samaritani, giac-
maritani sono addirittura trovati migliori
ché costoro sia credettero, sia con grande
onore lo accolsero. Tuttavia anche i Ga-
dei Galilei. I primi infatti accolsero la te-
stimonianza di una donna, gli altri videro i
lilei, dice l'evangelista, lo accolsero con .
prodigi che egli aveva compiuto.
onore, sapendo e avendo visto le cose che
Giovanni Crisostomo,
furono compiute da lui in Gerusalemme.
Commento al Vangelo di Giovanni 35, 2
Teodoro di Mopsuestia,
Commento al Vangelo di Giovanni
2, 4, 43-45
4 46
• a Gesù ritorna a Cana
La festa a Gerusalemme preparò i La presenza di Cristo conferma il
Galilei ad accogliere Gesù suo precedente miracolo
È possibile, se uno è Galileo, celebra- Si narra che Gesù era venuto a Cana,
re la festa a Gerusalemme, dove è il tempio ma non si aggiunge per quale motivo era
La guarigione del figlio del funzionario: il secondo segno (4, 43-54) 249

venuto. Era venuto infatti in Galilea a cau:. po, avendo egli quel titolo. Alcuni ritengo-
sa dell'invidia dei Giudei. Ma perché pro- no che costui fosse quello del Vangelo di
prio a Cana? La prima volta Vi si era reca- Matteo (Mt 8, 5-15). Tuttavia si rivela di-
to perché invitato a un banchetto nuziale, verso da quello. [. . .] Il primo, infatti, ve-
ma ora, perché? Io credo che vi sia andato niva a Cafarnao scendendo <lai monte, il
per confermare con la sua presenza la fe- secondo, invece, incontrò Gesù a Cana. Il
de suscitata dal miracolo compiuto e, ve- servo del primo era infermo per una para-
nendo senza essere chiamato, per attrarli lisi, il figlio dell'altro per la febbre.
di più a sé, dando la preferenza a queµi Giovanni Crisostomo,
piuttosto che ai suoi e abbandonando per- Commento al Vangelo dz:Giovanni 35, 2
sino ]a patria.
Giovanni Crisostomo
Commento al Vangelo di Giovanni 32, 5
4 48
• Segni e miracoli
Una seconda visita per convertire I miracoli sono per chi non crede
Cana
In effetti, già questo era segno di fe-
E lì [cioè a Cana], quando cambiò de: andare e chiedere. Dopodiché l'evan-
l'acqua in vino, come scrive il medesimo gelista lo conferma dicendo che, dopo le
Giovanni, credettero in lui solo i suoi di- parole di Gesù Va ), tuo figlio vive, credette
· scepoli (cf. Cv 2, 1-11); eppure la casa era
alla parola e si mise in cammino. Perché
piéna d'invitati! Egli fece un miracolo così allora ce lo dice? Forse scrive così lodan-
grande, ma in lui credettero soltanto i suoi do i Samaritani perché credettero senza
discepoli. Ora il Signore torna in questa
miracoli, oppure sta accusando la città di
stessa città della Galliea. Cafarnao nella persona delrufficiale, che
Agostino, veniva di là. [. . .] Nota, poi, che egli allo-
Commento al Vangelo di san Giovanni 16, 3 ra credette, quando parlarono i servitori
e non Cristo. Accusa dunque il suo modo
di pensare, col quale andò da Gesù e par-
4 46
• b Il funzionario del re lò a lui: in tal modo, infatti, poteva con-
durlo più vicino alla fede, dal momento
Un ufficiale di Erode? che prima del miracolo non aveva creduto
con molta convinzione. [ ... ] Dice: Signo-
Qualcuno piuttosto semplicemente
penserà eh~ questo ufficiale del re fosse un
re, scendi prima che il mio bambino muoia,
come se il Signore non potesse risuscitar-
uomo di Erode, mentre un altro come il
lo dopo la morte e come se non sapesse
primo dirà che fosse al servizio dell'impe-
le condizioni del bambino. Per questo lo
ratore, per una missione in Giudea. Non
accusa e biasima la sua coscienza, per mo-
sembra, infatti, che fosse Giudeo.
strare che i suoi miracoli erano compiu-
Origene,
ti principalinente a vantaggio dell'anima.
Commento al Vangelo di Giovanni 13, 395
E infatti sulla mente ammalata del padre
opera una guarigione non inferiore a quel-
la del figlio, persuadendoci a dare ascolto
Il centurione di Matteo alla sua parola non per i miracoli, ma per
Sicurarnente egli era di stirpe regale jJ suo insegnamento. I miracoli infatti non
o aveva una qualche dignità di questo ti- servono a chi crede, ma a chi non crede
250 Giovanni 1-1 O

(cf. 1 Cor 14, 22) e a chi ha la mente ap- quindi una presenza corporale del Signo-
pesantita. re, che non è mai assente secondo la realtà
Giovanni Crisostomo, dello spirito. Ebbe cioè una fede non per-
Commento al Vangelo di Giovanni 35, 2 fetta in lui, perché ritenne che non avreb-
be potuto ridonare la salute se non essen-
do presente di persona. Se avesse creduto
Non aspettare un miracolo in maniera perfetta, sarebbe stato senza al-
cun dubbio convinto che non esiste alcun
Che cosa apprendiamo ·allorà da ciò? luogo in cui non è presente Dio. E fu an-
Non forse che non dobbiamo attendere che in preda a un dubbio non lieve, per-
miracoli né andare in cerca di pegni del- ché rese onore non alla maestà divina ma
la potenza divina? Vedo, infatti, che mol- alla presenza corporea. Chiese quindi la
ti diventano maggiormente ben disposti salute per il figlio e tuttavia esitò nella fe-
quando, se un figlio non sta bene o una de, perché ritenne, sl, ":i grado di confe-
moglie è malata, godono di un qualche rire la guarigione colui dal quale era ve-
conforto. Invece è necessario continuare a nuto, ma lo considerò come assente dal
rendere grazie e glorificare anche se non si figlio che stava per morire. li Signore, pre-
ottengono benefici. Questo infatti è pro- gato di andare da lui, mostrò con eviden-
prio dei buoni servitori, saldi e affeziona- za di non essere assente dal luogo al quale
ti, come è doveroso: ricorrere al proprio era stato invitato: restitul la salute con un
Signore non solo quando sono tranquilli, cenno della sua volontà, egli che in questo
ma anche quando sono rimproverati. An- modo aveva dato vita a tutte le cose.
che questo è segno dell'amore di Dio, per- Gregorio Magno,
ché il Signore corregge colui che egli ama Omelie sui Vangeli 28, 1
e percuote chiunque riconosce come figlt"o
(Eh 12, 6).
Giovanni Crisostomo,
4 49
Commento al Vangelo di Giovanni 35, 3 , Scendi prima che il mio bambino
.muoia

Una fede imperfetta I padri si lasciano trasportare dall' af-


fetto per i figli
Su questo punto solo mi sembra ne-
cessario disquisire per una retta interpre- Vedi dunque che ha creduto solo
tazione: come mai all'ufficiale venuto a · quando i servi gli hanno annunziato la co-
chiedere la salute del figlio vien detto: Se sa, non quando glielo ha detto il Cristo?
non vedete segni e prodig~ voi non credete? Gli è rimproverato quindi lo spirito con
Se chiedeva la salute per il figlio, quell'uo- cui era andato a lui, e così è incoraggiato
mo senz'altro credeva, perché non avreb- maggiormente a credere, dato che prima
be rivolto una simile richiesta a chi non del miracolo non credeva molto. Non vi è
avesse ritenuto un salvatore. Perché allora poi nulla di straordinario nel fatto che fos-
vien detto: Se non vedete segni e prodtgz: se andato da lui e lo avesse pregato.. Spes-
vot' non credete, proprio a lui, che ebbe fe- so i padri, spinti dall'affetto paterno, van-
de prima ancora di vedere alcun prodigio? no non soltanto dai medici di cui si fidano,
Prestate però attenzione ai termini esatti ma anche da quelli che non danno loro
della sua richiesta e vi tornerà chiaro che molto affidamento, per non lasciar nulla
vacillò nélla fede. Chiese infatti che Ge- di intentato. [. . .] Se invece avesse creduto
sù scendesse e risanasse il figlio. Esigeva intensamente a lui, siccome suo figli~ era
LA guarigione del figlio del funzionario: il secondo segno (4, 43-54) 25 l

agli estremi, non avrebbe c~rtamènte tra- La differenza di fede fra il funziona-
. scurato di venire in Giudea. rio e il centurione
' Giovano.i 'Crisostomo,
Commento al Vangelo di Giovanm·35, 2 Il centurione gli disse: Non son degno
che tu entri sotto z'l mio tetto, ma di' una
parola e il mio servo sarà guarito; poiché
anch'to, benché sia un subalterno, ho sotto
4,50 Tuo figlio vive di me dei soldati: e dico a uno: ((Vat' ed egli"
Il disprezzo per gli onori terreni va; e a un altro: "Vieni" e viene; e al mio ser-
vo: "Fa' questd' e lo fa. Il Signore, rivoltosi
In proposito dobbiamo tenere pre- alla folla che lo seguiva, disse: Vi dico: nep-
sente con cura che un centurione venne pure in Israele ho trovato tanta fede (Mt 8,
dal Signore, come sappiamo dal raccon- 8-11; Le 7, 6-9). Perché in Israde non ave-
to di un altro evangelista, e disse: Signo- va trovato tanta fede? Perché un profeta
re, il mio servo è t'n casa, a letto, paralizza- non è onorato nella sua patria. Non poteva
to e soffre terribilmente (Mt 8, 6). E Gesù dire, il Signore, a quel centurione ciò che
subito gli rispose: Verrò e lo guarirò (Mt disse all'ufficiale regio: Va', il tuo figliolo
8, 7). Come mai l'ufficiale regio lo prega vive (Gv 4, 50)? Notate la differenza: que-
di porta.rsi da suo figlio ed egli rifiuta cli sto ufficiale voleva che il Signore scendesse
andarci di persona, mentre, non invitato a a casa sua, mentre il centurione se ne rite-
recarsi dal servo del centurione, promette neva indegno. Al centurione il Signore di-
~-··che sarà personalmente da lui? Non ritie- ce: Io verrò a guarirlo (Mt 8, 7) ~ all'ufficiale
ne di dover stare con una presenza diretta dice: Va', il tuo figltolo vive. A uno promet-
presso il figlio dell'ufficiale e non sdegna te una sua visita, all'altro concede la gua-
di recarsi a far visita al servo del centurio- rigione con la sola parola. Eppure questi
ne. Tutto ciò non ha forse lo scopo di rin- pretendeva che il Signore andasse da lui,
tuzzare la nostra superbia che ci spinge a quello non si reputava degno di tanto ono-
valutare negli uomini non la natura, in for- re. In un caso il Signore cede alla pressio-
za della quale sono stati creati a immagine ne, nell'altro si arrende all'umiltà. All'uffi-
di Dio, ma gli onori e le ricchezze? Men- ciale sembra voler dite: Va', il tuo figliolo
tre diamo peso a ciò che sta attorno a loro vive, non mi tediare oltre; vo~ se non ve-
non teniamo conto dei valori spirituali, e dete segni e prodigi: non credete; tu pretcn- ·
a motivo di condizioni fisiche disistimate di che io venga personalmente in casa tua,
finiamo col perdere di vista ciò che vera- quando è sufficiente che io comandi con la
mente essi sono. il nostro Redentore inve- parola; non pretendere segni per credere;
ce, per mostrare che vanno sottovalutate il centurione, che è straniero, ha ritenuto
le realtà tenute in gran conto dagli uomini sufficiente la mia parola e ha creduto pri-
mentre si devono accogliere da parte dei ma ancora che io operassi, mentre voi, se
santi quelle che il mondo disprezza, rifiu- non vedete segni e prod-ig~ non credete.
tò di recarsi dal figlio dell'ufficiale regio e Agostino,
si dichiarò disposto a far visita al servo del Commento al Vangelo di san Giovanni 16, 5
centurione. [ ... ] Ecco, viene dal cielo chi ·
non disdegna di andai;e incontro a un ser-
vo sulla terra, e noi rifuggiamo di subire Cristo non respinge la nostra igno-
qualunque umiliazione in questo mondo
ranza
pur provenendo da esso.
Gregorio Magno, Occorreva che. il credente si avvici-
Omelie sui Vangeli 28, 2 nasse a lui in questo modo, ma Cristo non
252 Giovanni 1-1 O

respinge la nostra ignoranza, anzi, come stante, in modo che fosse chiaro che ·l'ac-
Dio, i peccatori li colma anche di bene- caduto non era una conseguenza natura-
fici. Insegna, dunque, che l'uomo non ha le, ma opera di Cristo. Giunto, infatti, alle
compiuto ciò che sarebbe stato di lode s~ porte della morte, come dimostra il padre
lo avesse fatto, mostrandosi, nello stesso con le parole scendi prima.che il mio bam-
tempo, maestro delle virtù e dispensatore bino muoia, fu liberato immediatamente
dei beni richiesti. Infatti nella parola Vt( dalla malattia, cosa che sconvolse anche
c'è la fede, nell'espressione tuo figlio vi- i setvi. Costoro, infatti, forse non soltan-
ve risplende l'adempimento di ciò che, si to per dare la notizia, ma anche perché ri-
desiderava, con il potere grande e conve- tenevano che fosse superflua la venuta di
niente a Dio. Cristo, andarono incontro al padrone.
Cirillo di Alessandria, Giovanni Crisostomo,
Commento al Vangelo di Giovanni 2, 5 Commento al Vangelo di Giovanni 35, 2

La'fede del funzionario è ancora im~ Una doppia guarigione


perfetta ·
Un solo ordine del Salvatore guari-
Scrivendo qui credette l'evangelista sce due persone. Nel dignitario reale dà
non intende che quello creda del tutto la fede inaspettata, e il giovanetto lo strap-
perfettamente, ma vuol significare: accol- pa alla morte corporale. È difficile a dirsi
se la parola senza esitazione, sperandone chi dei due sia stato guarito prima. Tutti e
qualcosa di grande: [ ... ] Che il funziona- due, credo, furono guariti nello stesso mo-
rio regio, dunque, con fede imperfetta sia mento, per comando del Salvatore, dalla
partito dal Signore, apertamente lo mani- malattia che li possedeva. E i sçrvi, venen -
festa quanto segue. A lui che tornava, in- do incontro, annunziano la guarigione del
fatti, si fecero incontro i servi annuncian- fanciullo e, nello stesso tempo, la celeri-
dogli la guarigione del fanciullo. Ma egli . tà dei divini comandi. E questo lo aveva
non tornò per ringraziare del miracolo; ordinato molto sapientemente Cristo, che
piuttostp chiese in quale ora il fanciullo aveva confermato subito nella fede il fra-
fosse stato guarito; quando :finalmente eb- gile signore con il compimento della spe-
be per certo che era stata la stessa ora in ranza.
cui il Signore gli aveva promesso la guari- Cirillo di Alessandria,
gione del fanciullo allora credette lui con Commento al Vangelo di Giovanni 2, 5
tutta la sua famiglia.
Teodoro di Mopsuestia,
Commento al Vangelo di Giovanni
4 52
2, 4, 46-48 • Questo fu il secondo segno
Un passo ambiguo
4 51 Questo passo è ambiguo. Da una par-
• La buona notizia della guarigione
te, infatti, potrebbe significare che Gesù
Il miracolo è opera di Cristo nel viaggio dalla Giudea alla Galilea ha
compiuto due segni, dei quali quello che
Non vedi come è chiaro il miracolo? riguarda il figlio dell'ufficiale è il secon-
Il bambino non fu liberato dal pericolo in do; dall'altra, però, che, essendo due i se-
modo semplice, né casualmente, ma all'i- gni che Gesù operò in Galilea, fece il se-
La guarigione del figlio del funzionario: il secondo segno (4, 43-54) · 253

condo al suo ritorno dalla Giudea. Ed è rimase col Signore fino circa all'ora deci-
questo il senso plausibile e "vero, perché il ma: sta scritto infatti: Il giorno dopo Gesù
primo miracolo non lo fece venendq dal- volle partire per la Galilea e trovò Filippo
la Giudea in Galilea, vale a dire la trasfor- (Gv 1, 43) .
.mazione dell'acqua in vino, che avvenne Origene,
all'indomani che Andrea, fratello di Si- Commento al Vangelo di Giovanni
mon Pietro, chiese a Gesù dove abitasse e 13, 434-435
LA GUARIGIONE DEL PARALITICO: IL TERZO SEGNO

Dopo questi fatti: ricorreva una festa dei Giudeia e Gesù salì a Geru-
salemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina,
chiamata in ebraico Betzatàb, con cinque portici: sotto i quali giaceva un
grande numero di infermi, ciechi: zoppi e paralz'tici. [Un angelo z'n/atti in
certi momenti discendeva nella piscina e agitava l'acqua; il primo a entrarvi
dopo l'agt'tazione dell'acqua guariva da·qualsiasi malattia fosse affetto c.] Si
trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo gia-
cere e sapendo che da molto tempo era cosi: gli dz'sse: «Vuoi guarire?». Gli'
rispose i'! malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina
quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi~ un altro scende prima
di me». Gesù gli dlsse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all'istan-
te quell'uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare (5, 1-9a).

a Quale sia la festa qui citata è questione molto dibattuta. Il computo delle Pasque di Ireneo (cf.
infra) ha il merito di identificare un dato cronologico importante e non cosl scontato nell'esegesi pa-
tristica: in Giovanni il ministero pubblico di Cristo non dura solo un anno (cf. l'Introduzione). Non è
però certo che la "festa dei Giudei" menzionata in Gv 5, 1 sia la Pasqua. Origene (Commento al Van-
gelo di Giovanni' 13, 258-259) conosce questa identificazione, ma la rigetta perché p oco dopo. a Gv 7,
2, viene menzionata la festa delle Capanne. Gioyanni Crisostomo (ad loc. e in altri suoi scritti), Cirillo
cli Alessandria e Ammonio (Fra,mmenti su Giovanni 155) pensàno a una festa di poco successiva alla
Pasqua, cioè la Pentecoste. Teodoro di Mopsuestia non si esprime a riguardo. Cf. R. Infante, Le feste
dt' Israele nel Vangelo secondo Giovanni, San Paolo, Cinisello Balsamo 2010, pp. 79ss. (a favore della
Pentecoste) e S. Grasso, Il Vangelo di Giovanni, cit., p. 234, secondo cui «tutto ciò che conta per il let-
tore non è sapere per quale ricorrenza -G esù vi sia salito, ma che l'azione che Gesù compirà in.seguito
è da interpretarsi all'interno di una cornice festiva».
bll versetto 2 presenta diversi problemi. In prhno luogo, il termine "porta" manca nel testo greco;
di norma gli editori moderni o lo sottintendono o lo integrano (la "porta delle Pecore" è attestata in Ne
3, 1). Questa difficoltà testuale ha fatto s1 che i Padri parlassero di una "piscina delle Pecore". Inoltre,
il nome della piscina si presenta in diverse forme, nei manoscritti e nei Padri: Bethsaida (Tertulliano,
Girolamo), Bethesda (Crisostomo, Cirillo, Didimo), Bethzatha (Eusebio, Teodoro).
, e Questo versetto ha una tradizione testuale incerta ed è comunemente considerato non origina-
rio. E conosciuto da diversi Padri: fra i greci Crisostomo, Cirillo, Didimo; fra i latini Tertulliano, Am-
brogio, Cromazio di Aquileia (anche Agostino, nel passo citato sotto, sembra alludelvi). «Che il verso
sia secondario si desume non solo dalle esigue testimonianze manoscritte che lo riportano, ma anche
dal vocabolado non giovanneo. Tuttavia questo particolare è funzionale al seguito del racconto. Infatti
senza descrivere il fatto che chi entrava nella piscina al' momento dell'agitazione dell'acqua riceveva la
guarigione non si possono capire le parole con cui l'uomo si rivolge a Gesù» (S. Grasso, Il Vangelo di
Giovanni, cit., p. 236).
La guarigione del paralitico: il terzo segno (5, 1-9a) 255

La "festa dei Giudei" è una delle tre feste di Pasqua citate da Giovanni (Ireneo). La
festa costituiva un'occasione· per rivel~rsi: Cristo si rivelò a tutti per mezzo di uno solo (Te-
odoro). Le acque simboleggiano i popoli; i cinque portici richiamano i cinque libri di Mosè;
scendere nell'acqua agitata significa cr~dere nella passione del Signore (Agostino). I sacer-
doti lavavano gli animali che stavano per essere sacrificati. La rarità delle guarigioni esaltava
il miracolo (Teodoro). L'acqua che cura il corpo allude al mistero del battesimo, all'acqua
che cura l'anima (Crisostomo). L'acqua .del battesimo è di gran lunga superiore. L'angelo
che ·scende sulla piscina è un tipo dellq Spirito Santo che scende sul battesimo (Croma-
zio, Ambrogio). La perseveranza di quest'uomo, che è paralitico da trentotto anni, serva da
esempio per coloro che si arrendono troppo faci1mente se le loro preghiere non vengono im-
mediatamente esaudite (Crisostomo) . Quaranta è un numero sacro (Agostino). La domanda
rivolta all'uomo (Vuoi guarire?) da una parte dimostra la modestia di Gesù, che non si rivela
subito, dall'altra mette in luce l'insensibilità dei concittadini che non aiutano il paralitico
(Anfilochio). La domanda farebbe già intuire al malato che Gesù aveva il potere di guarirlo
(Cirillo). Nonostante la sua immane sofferenza il mala.t o non si lamenta: risponde con pa-
role miti e tranquille, che suscitano compassione (Crisostomo). Gesù lo cura con tre diversi
ordini: Àlzati, che costituisce l'atto stesso della guarigione (Agostino); prendi la tua barella e
cammina, che mostrano il completamento della guarigione (Efrem). Gesù chiama anche noi
a prendere la nostra barella, cioè a governare il nostro corpo, invece di essere da lui governati
(Cesario). Nella barella viene simboleggiato il prossimo: ora che siamo stati curati, siamo noi
a dover aiutare il prossimo in difficoltà (Agostino).

5• 1 Gesù andò a Gerusalemme per una scritto poi che da lì, sei giorni prima della
festa Pasqua) venne a Betania (Gv 12, 1); sali-
to da Betania a Gerusalemme e mangia-
Cristo era sempre presente a Gerusa- ta la Pasqua, soffre la sua passione l'in-
lem~e per la Pasqua domani. Tutti riconosceranno che queste
tre feste di Pasqua non possono essere in
[Alcuni] non si sono presi la briga di un solo anno.
scrutare ne.i Vangeli, per cercare quante Ireneo di Lione,
volte, al tempo della festa di Pasqua, il Contro le eresie 2, 22, 3
Signore sia salito a Gerusalemme dopo il
suo battesimo, secondo quel costume dei
Giudei di ogni paese di venire ogni an- Un'opportunità per rivelarsi
no a Gerusalemme in questo periodo e di
celebrarvi la festa della Pasqua. Una pri- Sceglieva il tempo in cui tutti si radu-
ma volta, dopo che ebbe cambiato l' ac- navano p er aiutare tutti. E così anche allo-
qua in vino a Cana di Galilea, salì per la ra andò a Gerusalemme. Non ritenne ne-
festa della Pasqua [. .. ]. Dopo salì una se- cessario girare qua e là e andare dovunque
conda volta a Gerusalemme per la festa vi fosse~o ammalati da sanare, per non da-
della Pasqua, quando guarisce il parali- re l':iirtpressione di cercare la gloria; invece
tico che da trentotto anni stava ai bordi ne sanò uno solo e per suo mezzo si rivelò
della piscina [. . .]. Poi, dopo aver risusci- agli uomini.
tato Lazzaro dai morti, essendo insidiato Teodoro di Mopsuestia,
· dai farisei, si ritirò nella città di Efraim; è Commento al Vangelo di Giovanni 2, 5, 1
.
256 Giovanni 1-10

5• 2 Una piscina con cinque portici tendeva la guarigione come se quelle ac-
que potessero far qualcosa. Giacché in
Agitata da Cristo esse erano lavate le viscere delle peco-
Penso che quella piscina e quell' ac- re, offerte vittime a Dio. Dio alimentava
qua significhino il popolo giudaico. Che quest'idea, facendo sì che quelle acque di
le acque simboleggiano i popoli ce lo di- tanto in tanto si agitassero e, dal momen-
ce chiaramente Giovanni nell'Apocalisse, to che i malati credevano ·che quelle fos-
quando, essendogli state mostrate molte sero agitate dalla divina potenza, dopo
acque e avendo egli chiesto che cosa signi- che vi erano discesi, ottenevano la grazia
ficassero, gli fu risposto che le acque so- della guarigione. Tuttavia non era sanato
no i popoli (cf. Ap 17, 15). Queli' acqua, insieme un gran numero di infermi, ben-
dunque, cioè quel popolo, era circondato sì chi per primo scendeva otteneva l'aiu-
dai cinque libri di Mosè come da cinque to con la grazia della guarigione. Ciò ac-
portici. Ma quei libri erano destinati a ri- cadeva perché la facilità della guarigione
velare l'infermità, non a guarire gli infer- non riducesse l'effetto del prodigio ma,
mi. [ .. .]E come mai guarivano nell'acqua aspettando essi con grande attenzione e
agitata, quanti non riuscivano a guarire nei impazienza l'agitarsi dell'acqua, conser-
portici? Infatti, si vedeva r acqua improv- vassero miglior memoria della propria
visamente agitata e non si vedeva chi era guarigione, dopo aver ottenuto la salu-
ad agitarla. E da credere che ciò avvenis- te. Perciò, benché molti infermi giacesse-
se per virtù angelica, non senza allusione ro là, il Signore non- sanò assolutamente
a un mistero. Non appena I' acqua veniva tutti, ma per mostrare la propria potenza
agitata, il primo malato che riusciva a im- scelse uno afflitto da gravissima malattia
mergervisi, guariva; dopo di lui, chiunque e che ormai disperava per la propria gua-
altro si gettasse nell'acqua, lo faceva inutil- rigione. ·
mente. Che .significa questo, se non che è Teodoro di Mopsuestia,
venuto un solo Cristo per il popolo giudai- Commento al Vangelo di Giovanni 2, 5, 2-5
co e, con le sue grandi opere, con i suoi in-
segnamenti salutari, ha turbato i peccato-
ri; con la sua presenza ha agitato le acque
L'annuncio della cura del battesimo
provocando la sua passione? Ma agitò l' ac-
qua rimanendo nascosto. Infatti, se l'aves- Qual è questo modo di curare? A
serp conosciuto, non avrebbero croafisso il quale mistero allude? [ ... ] Che cos'è che
Signore della gloria (1 Cor 2, 8). Scendere viene abbozzato? Un battesimo stava per
nell'acqua agitata significa, dunque, crede- essere concesso, un battesimo di grande
re umilmente nella passione del Signore. potenza, un dono grandissimo, purificato-
Agostino, re di tutti i peccati e capace di rendere vivi
Commento al Vangelo di san Giovanni anziché morti. Queste realtà sono prean-
17, 2-3 nunciate nell'immagine della piscina [. .. ].
Questo miracolo fu compiuto affinché co-
5 3 loro che avevano compreso in quel tempo
• Una moltitudine di invalidi come era possibile guarire tramite l'acqua
La rarità delle guarigioni esalta il mi- le malattie del corpo potéssero credere
racolo · più facilmente che l'acqua può sanare an-
che le malattie dell'anima.
Qui ·era radunata una gran folla di Giovanni Crisostomo,
malati, afflitta da varie malattie, che at- Commento al Vangelo di Giovanni 36, 1
E.i ..
r...
;..:..:

La guarigione del paralitico: il terzo segno (5, ~-9a) 257

. .5,4 Un angelo agitava l'acqua creazione. Allora uno solo veniva guarito,
.
,. ora tutti sono risanati, o almeno il solo po-
:. L'acqua della piscina e J1 acqua . del polo cristiano.
: battesimo Ambrogio,
I misteri 4, 22-23
· L'acqua di quella piscina non si agi-
tava che una volta all'anno, mentre l' ac-
qua del battesimo della Chiesa è sempre L'angelo dichiara la discesa dello
,. pronta ad agitarsi. Quella non si agita- Spirito Santo
va che in un solo luogo, mentre questa si
___ agita per il mondo intero. Lì scendeva un In questo tipo che cosa annunziava
angelo, qui lo Spirito Santo. Lì la grazia l'angelo, se non. la discesa dello Spirito
di un angelo, qui il mistero della Trinità. Santo, che, destinata ad avvenire ai nostri
- 'Lì l'acqua non guariva che un uomo l'an- tempi, invocata dalle preghiere sacerdota-
. no, qui essa·salva ogni giorno intere folle. li, avrebbe consacrato le acque? Quell'an-
L'acqua della piscina non guariva che il gelo era un messaggero dello Spirito San-
;_ ç9rpo, questa del battesimo invece guari- to, poiché, mediante la grazia spirituale,
sce a. un tempo anima e corpo. Quella li- avrebbe dovuto essere portata la medici-
berava solo il corpo dalla malattia, questa na alle ip.alattie della nostra anima e del-
· libera corpo e anima dal peccato. Pres- la nostra mente. Quindi, lo Spirito ha gli
. so l' aèqua della piscina giaceva una mol- stessi ministri di Dio Padre e di Cristo.
·- titudine di malati, perché essa ne guariva Così riempie ogni cosa, possiede ogni co-
uno solo l'anno; presso I' acqua del bat- sa e opera tutto in tutti (1 Cor 12, 6), come
tesimo sta in attesa soltanto chi è voluto operano anche Dio Padre e il Figlio (cf.
venire per essere guarito: essa è sempre Gv 5, 17). "
pronta a guarire, purché si venga per es- Ambrogio,
sere guariti. Lo Spirito Santo 1, 7, 88
Cromazio di Aquileia,
Sermoni 14
55
• Malato da trentotto anni·
Per loro scendeva un angelo, per te La perseveranza del paralitico
lo Spirito Santo ·
La perseveranza del paralitico era .
Era a Gerusalemme questa piscina, impressionante. Aveva trentotto anni e
nella quale veniva guarito un solo mala- ogni anno sperava di essere liberato dal-
to una volta all'anno. Ma nessuno veni- la sua malattia, giaceva là e non cl.esisteva.
va guarito prima della discesa dell'ange- Se non il passato, la previsione del futuro
lo. Discendeva dunque l'angelo, e perché non sarebbe stata sufficiente a concludo
ci fosse un segno che l'angelo era disceso, via da quel luogo sè non fosse stato per-
l'acqua veniva agitata. L'acqua veniva agi- severante? Considera poi come era nor-
tata per gli increduli; per essi c'era un se- male che anche gli altri malati vigilasse-
gno, per te c'è.la fede. Per essi discendeva ro. Infatti non era noto in che momento
un angelo, per te discende lo Spirito San- l'acqua sarebbe stata agitata, ma gli zop-
to; per essi si agitava un elemento creato, pi e i mutilati potevano almeno vederlo, i
per te agisce Cristo, lo stesso Signore deJla ciechi, invece, come potevano fare? Forse
258 Giovanni 1-10

lo capivano dal rumore che si produce- inviò il dono dello Spirito Santo (cf. At
va. V crgogniamoci allora, vergogniamo- 2, 1-4).
ci diletti e doliamoci della nostra grande Agostino,
indolenza. Quello aveva perseverato per Commento al Vangelo di san Giovanni 17, 5
trentotto anni, senza aver ottenuto ciò
che desiderava, ma non desisteva. Non lo
otteneva non a causa della propria non-
5 6
curanza, ma perché era impedito da altri • Vuoi essere guarito?
e subiva violenza, ma non desisteva. Noi,
invece, se perseveriamo dieci giorni 'in La modestia di Gesù e l'insensibili-
preghiera per qualcosa e non la ottenia- tà della città
mo, allora ci intorpidiamo nel metterci lo
Gli chiese Gesù: Vuoi guarire? Os-
stesso impegno. E perseveriamo per tan-
serva la sua modestia. Non chiese: «Vuoi
to tempo in cose umane, combattendo e ·
che io ti guarisca», perché non desiderava
sopportando avversità, esercitando lavori
millantare né rivelarsi prima del miraco-
servili e alla fine tuttavia spesso veniamo
lo. Quello rispose: «Lo voglio, ma non ho
disillusi nella nostra speranza. Ma nel no-
nessuno», perché <love non c'è amore non
stro Signore, da cui è possibile ottenere
c'è nessuno vicino. Perciò appunto ti chie-
una mercede molto maggiore, non siamo
do, non per saperlo - quale malato infatti
in grado di perseverare con il conveniente
non desidera guarire_:-- ma per mostrarti la
impegno. Perché, anche se non ottenessi-
cruddtà dei tuoi buoni concittadini, per-
mo nulla, il solo fatto di dialogare senza
ché non ti hanno dato una mano a gettar-
sosta con lui non è equivalente a miriadi
di beni?
ti nella piscina, cosa che quando l'avessi
chiesta ti avrebbe reso come un loro ne-
Giovanni Crisostomo,
nuco.
Commento al Vangelo di Giovanni 36, 1-2
Aµfìlochio di !conio,
Omelie9, 2

Il numero quaranta71
La domanda di Gesù comunica il
Il quaranta è un numero sacro ed è suo potere di guarire
simbolo di perfezione. [ ... ] Mosè digiu-
nò quaranta giorni (cf. Es 34, 28), altret- È una prova manife.s ta della grande
tanto Elia (cf. 1 Re 19, 8), e lo stesso Si- bontà di Cristo, che non aspetta di esse-
gnore e Salvatore Gesù Cristo con il suo re pregato da chi sta male, ma previene
digiuno arrivò a questo numero di giorni per sua benevolenza la domanda. Infatti,
(cf. Mt 4, 2). Ora, Mosè rappresenta la come vedi, va incontro, e ha compassio-
Legge, Elia i Profeti, il Signore il Van- ne dell'infermo prima che lo supplichi. Il
gelo. [. ..] Lo stesso Signore Gesù ha vo- fatto, poi, che gli domandi se voglia es-
luto significare questo più chiaramente, sere liberato dalrinfermità, non è che lo
quando, dopo· la risurrezione, passò in domandasse come se non sapesse ciò che
terra quaranta giorni con i suoi discepo- a tutti era manifesto, ma piuttosto per-
li (cf. At 1, 3 ); e, asceso al cielo nel qua- ché la sua intenzione era quella di pro-
rantesimo giorno, dopo altri dieci giorni, vocare più ardentemente il desiderio di

n Cf. anche i quarant'anni trascorsi da Israele nel deserto (Dt 2, 14).


~a guarigione del paralitico: il terzo segno (5, .l-9a) 259

• Àlzatz~
quella grazia e di stimola.do a chiedere 5 8
prendi la tua barella e cam-
la guarigione. La sua domapda, poi, se mina
voglia avere ciò che certamente deside-
rava, ha una certa enfasi con la quale fa La parola "àlzati" costituisce la gua-
capire che egli può farlo, ed è già pronto ..
r1g1one
a compierlo, e soltanto sollecita la richie-
sta da parte di colui che avrebbe ricevu- Tre cose gli ha detto: Àlzatz: prendi
to la grazia. la tua barella, cammina. Ma la parola àl-
. Cirillo di Alessandria, zati non espresse il comando di qualcosa ·
Commento al Vangelo di Giovanni 2, 5 da farsi, ma l'atto stesso della guarigione.
All'infermo già guarito, il Signore ordina
poi due cose: Prendi la tua barella e cam-
mina.
5, 1 Non c)è nessuno che mi aiuti Agostino,
Commento al Vangelo di san Giovanni 17, 7
La comm.o vente mitezza del paraliti-
-- co
Cosa d può essere di più degno di La completezza· della guarigione
compassione di queste parole? Che cosa Non era sufficiente dire "Àlzati e
· di più commovente di questi fatti? Non cammina"? Non sarebbe stato, infatti, un
vedi che il suo cuore è stato provato da miracolo se lui, che non era in grado di gi-
una lunga sofferenza·.e che fa sua smania rarsi sopra il suo letto, semplicemente si
è contenuta? Non ha nemmeno rivolto in- fosse alzato e se ne fosse andato·? Tutta-
giurie, come invece sentiamo fare a mol- via, per mostrare che la sua guarigione era
ti in frangenti simili; non ha maledetto la completa, il Signore gli ordina di portare
sua nascita, né è stato infastidito dalla do- via la sua barella [ ... ] . Se anche egli fosse
manda [ ... ] . Con mitezza ed educazione rimasto in silenzio, sarebbe stata la sua ba-
risponde: «Sì, Signore». Eppure ancora rella a gridare [la guarigione].
non sapeva chi fosse colui che domanda,. Efrem il Siro,
va, né che stava per guarirlo. Tuttavia, con Commento al Diatessaron 13 , 2
grande tranquillità racconta come stanno
le cose e non chiede di più come se stesse
parlando con un medico, perché desidera Prendi la tua barella, cioè il control-
solo renderlo partecipe della sua sofferen-
lo della tua vita
za.·Si aspettava forse che Cristo lo aiutasse
a gettarlo nell'acqua e per questo motivo Cosa significa, dunque, prendi la tua
desidera commuoverlo con le sue parole. barella se non prendi e governa il tuo cor-
[ ... ] Alcuni pensano che questo personag- po? Conduci ciò .che conduceva te: sot-
gio sia quello che in Matteo giace nel let- to il dominio del peccato, infatti, prima
to (cf. Mt 9, 2), ma non è così[ ... ] perché la tua carne ti guidava verso il male, ora
quello in Matteo aveva moiti che si occu- invece sotto l'impero della grazia conduci
pavano di lui, mentre questo non ha nes- tu e guida il tuo corpo verso il bene. Pri-
suno. ma, secondo un ordinamento contrario e
Giovanni Crisostomo, turbato era la carne a comandare, mentre
Commento al Vangelo di Giovanni 37, 1-2 l'anima serviva, ma ora, grazie . alla mise-
260 Giovanni 1-1 O

rk~rdia di Cristo, è lanima a detenère il volta guarito, era lui a portare il lettuccio?
, controllo e la carne, sottomessa, occupa il Cosa dice l'Apostolo? Portate i pesi gli uni
ruolo di servitrice. Alzati, dice, prendi la degli altri: e così voi adempirete la legge .
tua barella e "va' a casa tua". Quando fo- di Cristo (Gal 6, 2). La legge di Cristo è
sti cacciato da casa tua, vale a dièe dalla la carità, e la carità non si compie se non
patria del paradiso una volta commesso il portiamo i pesi gli uni degli altri.· Soppor~
peccato, la tua carne ti ha gettato nel mon- tatevi a vicenda con amore - aggiunge l'A-
do, ma adesso per dono della misericor- postolo - e studiatevi di conservare f unità
dia divina preridi la tua barella e governa dello spirito mediante il vincolo della pa-
il tuo piccolo corpo in ogni opera buona ce (E/ 4, 2-3 ). Quando tu eri infermo ve-
e torna alla tua casa, cioè torna, attraverso nivi portato dal tuo prossimo; adesso che
la via della giustizia, alla vita eterna. [ ... ] sei guarito devi essere tu a portare il tuo
È da quella che siamo stati buttati nell'esi- prossimo: Portate i pesl gli uni degli altri,
lio di questo mondo, per cui, quando senti . e cosi voi adempirete la legge di Cristo. È
dire al paralitico: ((Prendi la tua barella e così, o uomo, che tu completerai ciò che
va, a casa tua )) , ered'i che sta
. detto a te: reg- ti mancava. Prend; dunque, il tuo lettuc-
gi la tua carne in castità e torna in paradiso cio. E quando l'avrai preso, non fermar-
co~e a casa tua e nella tua patria. ti, cammina! Amando il prossimo e inte-
Cesado·di Arles, ressandoti di lui, tu. camminerai. Quale
Sermoni 171, 1 cammino farai, se non quello che condu-
ce al Signore Iddio, ·a colui che dobbiamo
amare con tutto il cuore, con tutta l'ani-
5• 9 ma, con tutta la mente? Al Sigriore non
Prese la sua barella e cominciò a siamo ancora arrivati, ma il prossimo lo
camminare abbiamo sempre· con noi. Porta dunque
colui assieme al quale cammini, per giun-
Il percorso dell'amore ·
gere a colui con il quale desideri rimanere
Ora io ti domando: perché pròprio per sempre. Prendi, dunque, il tuo lettuc-
nel lettuccio viene simboleggiato il prossi-
. .
cto e cammina.
mo, se non perché quel tale mentre era in- Agostino,
fermo veniva portato nel lettuccio, e, una Commento al Vangelo di san Giovanni 17, 9
~· '
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-..:...
t .
r

..
GUARIRE DI SABATO

- - Quel giorno pe~ò era un sabato. Dissero dunque i Giudei all'uomo che
era stato guarito: «E sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli
~- rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: ((Prendi la tua barella e
· cammina"». Gli domandarono allora: «Chi è l'uomo che ti ha detto: r'Pren-
. di e cammina''?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi /ossej Gesù
~-ln/a.tti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo
trovò.nel tempio e gli disse: «Ecco: sei' guarito/ Non peccare più, perché non
· ti accada qualcosa di peggio». Quell'uomo se ne andò e riferì ai Giudei che ·
-· era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché
- faceva tali cose di sabato. Ma Gesù disse loro: «Il Padre mio agisce anche
ora e anch'io agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo,
perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi
uguale a Dio (5, 9b~18).

L'episodio dimostra la necessità di andare oltre la Legge e abbracciare l'obbedienza del- .


la fede (Cirillo). I Giudei non accusano Gesù di aver violato la Legge curando il malato, ma
accusano il malato di portare la barella (Agostino). Se il paralitico avesse nascosto la sua gua-
rigione non avrebbe avuto problemi, ma decise, invece, di fare una coraggiosa confessione
(Crisostomo). Dato che Gesù non era rimasto in quel luogo dopo il miracolo, l'uomo non era
sicuro dell'identità del suo guaritore (Teodoro). Gesù si era ritirato, perché l'µomo è il per-
fetto testimone del miracolo (Crisostomo). La guarigione di uno solo della folla di malati può
sembrare un miracolo di poco conto; Gesù, però, è interessato soprattutto alla guarigione
dell'anima (Agostino). L'uomo indica Gesù come autore del miracolo; ciò può spiegare per-
ché Gesù, incontrando l'uomo nel tempio, si rivolga a lui con parole severe (Teodoro). Un'al-
tra possibile. spiegazione è che Cristo lo stia mettendo in guardia soprattutto contro i suoi
peccati futuri e le conseguenze che ne possono derivare (Crisostomo). Chi è stato ·curato da
Dio per vivere una nuova vita deve cercare di rimanere puro (Gregorio Nazianzeno). Anche i
Giudei operano guarigioni di sabato, come la circoncisione (Ireneo). Gesù risponde alle loro
accuse portando come esempio il Padre, che opera in lui e attraver~o di-lui, dal momento che
sono consustanziali (Ilario, Atanasio). Per mezzo delle sue azioni e delle sue parole Cristo si
propone come uguale al Padre per potere e autorità (Agostino, Teodoro). Quando Gesù dice
che il Padre sta ancora operando, questo non significa che egli stia continuando lopera della
creazione (il riposo di cui si parla nella Genesi, peraltro, va inteso come figura del riposo di
·Cristo nella tomba). Il Padre sta ancora operando perché la creazione cesserebbe di esistere
senza la sua mano provvidenziale. Pertanto i Giudei non devono meravigliarsi che Gesù
262 Giovanni 1-1O

operi anche di sabato, perché il Padre e il Figlio continuano a operare all'unisono fin dalla
creazione (Agostino). I Giudei sono ostili perché Gesù si arroga prerogative divine (Am-
brogio). La violazione della legge del sabato può essere giustificata solo se Gesù ha la stessa
dignità di colui che ha stabilito la legge del sabato (Crisostomo). I Giudei comprendono che
Gesù è uguale al Padre, cosa che gli ariani non accettano (Agostino). Si potrebbe sostenere
che quest'eguaglianza sia un'impressione sbagliata dei Giudei. Tuttavia, le sue opere e le loro
conseguenti reazioni confermano che egli è davvero uguale a Dio. Se cosl non fosse> sia Gesù
che l'evangelista correggerebbero le idee fallaci dei Giudei (Crisostomo). I Giudei hanno
reagito così perché erano concentrati sulla Carne, non sul Verbo (Agostino).

5• .10 È contro la Legge portare pesi di osservazione a quell>uomo perché portava


sabato il suo giaciglio. Ammesso che non si do-
vesse rinviare la guarigione> era lecito da-
Le leggi del sabato non sono più in re quell'ordine? Perciò dicevano: Non ti è
vigore lecito portare la tua barella. E quello, ap-
pellandosi ali> autore della sua guarigione:
Cristo guarisce l'uomo in giorno di Colui che mi ha guarito mi ha detto: "Pren-
sabato e ordina subito al miracolato di di la tua barella e cammina''. "Potevo non
trasgredire l'osservanza della Legge, ·esor- accettare .un ordine da chi avevo ricevJ1to
tandolo a intraprendere il cammino du- la guarigione?». E quelli: Chi è l'uomo che
rante il sabato e, per giunta, carico del ti ha detto: "Prendi e cammina"?
lettino> nonostante che Dio gridi ad alta Agostino,
voce> per mezzo -di uno dei santi profeti, Commento al Vangelo di san Giovanni
per dire: Non portate alcun peso fuori dal-
17> 10
le vostre case in giorno di sabato (Ger 17 >
22). Eppure non ci sarà nessuno> se è sa-
no di mente, che affermi che quell'uomo
si sia reso sprezzante dei comandamenti 5 11
divini. Cristo, infatti, voleva dimostrare ai
• Prendi la tua barella e cammina
Giudei> tipologicamente, che essi sarebbe-
ro stati salvati, per mezzo dell'obbedien- Una coraggiosa confessione di gua-
za della fede> negli ultimi tempi del seco- . r1g1one
lo. Questo penso che significhi il sabato> Del resto, se egli avesse voluto assu-
che è l'ultimo giorno della settimana. È mere un atteggiamento ambiguo, avreb-
necessario, poi, che coloro i quali sono be potuto dire: «Non faccio questo vo-
stati guariti per mezzo della fede e sono lontariamente> ma per ordine di un altro.
stati trasformati nella nuova vita> rigettino · Se questo è un crimine, accusate chi me
l'antica Legge> presa alla lettera> e rifiutino l'ha ordinato e lascerò a terra la mia ba-
quel culto che era solò tipologico. rella», e in tal modo avrebbe nascosto la
Cirillo di Alessandria, guarigione. Sapeva> infatti> bene che ve-
Commento al Vangelo di Giovanni 2, 5 niva rimproverato non per la violazio-
ne del sabato, ma per la guarigione dal-
la malattia. Eppure non lo nascose, non
Il problema è il trasporto, non la disse quelle parole e non chiese perdono>
guar1g1one ma a chiare lettere confessava e rivelava
Perciò non rimproveravano lui d'aver apertamente il miracolo. Così> dunque,
guarito un uomo di sabato> ma facevano si comportò il paralitico. Osserva invece
Guarire di sabato (5, 9b-18) 263

come agirono disonestamente quelli: non gran fiamma. Perciò, andandosene, il Cri-
chiesero, infatti, "Chi ti ha guarito", ma sto lasciò che essi discùtessero la cosa tra
tacevano su questo, continuando aq ad- loro.
durre come pretesto la scus·a della viola- Giovanni Crisostomo,
. zione. Commento al Vangelo di Giovanni 37, 2
Giovanhi Crisostomo,
Commento al Vangelo di Giovanni 37, 2
Un miracolo modesto secondo il
punto di vista umano
5, 12 Chi ti ha detto di/are questo? Se consideriamo superficialmente e
secondo il modo umano d'intendere e di
L'identità nascosta dall'umiltà · conoscere le cose, non troveremo qui né
un grande miracolo se pensiamo alla po-
Colui che era stato sanato non sapeva tenza di lui, né un atto di grande bon-
chi fosse, perché Gesù, non appena lave- tà se pensiamo alla sua benignità. ,Erano
va guarito, si nascose. Infatti, se fosse ri- tanti, gli infermi, e uno solo fu guarito:
masto accanto a colui che aveva curato, eppure il Signore, con una sola parola,
ciò sarebbe stato di chi volesse pubblica- avrebbe potuto rimetterli tutti in p~edi.
mente mettersi in mostra, cosa che il Si- Che cosa· dobbiamo concludere, se non
gnore nostro dovunque evita con attenzio- che quella potenza e quella bontà opera-
. . ne. Infatti, anche se era conveniente per vano più con lo scopo che le anime inten-
lui essere conosciuto quale Dio tuttavia, dessero attraverso i s~oi gesti il senso che
dal momento che appariva uomo e mol- essi possiedono in ordine alla salute eter-
ti nutrivano tale opinione di lui, delibera- na, che non allo scopo di procurare un
tamente si guardava dal giudizio di quelli qualche beneficio ai corpi in ordine al-
che lo vedevano. la salute temporale? [ .. .] Tutta la salute
Teodoro di Mopsuestia, ridonata temporaneamente alle membra
Commento al Vangelo di Giovanni mortali, alla fine è venuta meno, mentre
. 2, 5, 10-11 l'anima che ha creduto è passata alla vi-
ta eterna.
Agostino,
Commento al Vangelo di san Giovanni 17, 1
5, 13 Gesù si era allontanato
Gesù si allontana lasciando un testi-
14 1
L ammonizt'one di Gesù
mone pe.rfetto 5,

Si nasconde prima di tutto perché, Gesù è tradito dall'uomo guarito


in sua assenza, la testimonianza risultas-
se al di sopra di ogni sospetto; chi infatti Dopo che quello si è scusato dicendo
aveva fatto esperienza della propria gua- che un altro gliel'aveva ordinato, volsero
rigione era il testimone più degno di fede la loro ira verso colui che aveva detto ciò a
della grazia. Inoltre, perché non si .accen- quel tale. [. .. ]Pertanto, chi segnalava Ge-
desse maggiormente il fuoco nelle anime sù a uomini così irati e furiosi non agiva da
di quelli: egli sapeva infatti che, anche la · amico; ma al contrario, per assecpndare i
sola presenza di colui che essi invidiavano Giudei, consegnava il proprio soccorrito-
faceva divampare in quegli invidiosi una re. Né si trovava in caso di necessità, sì che
264 Giovanni 1-10

sarebbe stato scusabile se avesse fatto que- Guarito per una nuova vita in Dio
sto forzato da quanti l'interrogavano. E c-
co infatti che il Signore nostro, accostan- · Ieri stavi buttato su un giaciglio, in-
dosi a lui nel tempio; disse tali parole con fermo e prostrato, e non c~era nessuno che
le quali indicava l'inclinazione di costui al ti gettasse nella piscina quando l'acqua ve-
peccato. niva agitata. Oggi hai trovato un uomo
.Teodoro di Mopsuestia, che è anche Dio, o meglio, che è Dio e uo- .
Commento al Vangelo di Giovanni ino. Ti sei rialzato dal tuo giaciglio, anzi
2, 5, 12;-15 hai sollevato il tuo giaciglio e hai come in-
ciso su una colonna il beneficio ottenuto:
non voler di nuovo gettarti sul giaciglio a
causa del peccato. [. .. ] Al contrario, cam-
La pedagogia della malattia72 mina così come sei tenendo a mente il co- · .
mandamento: Non peccare più perché non
Impariamo prima di tutto che l'infer-
ti accada dt' peggio, cioè di tornare malva-
mità di colui era stata generata dal 'pecca-
gio dopo il miracolo.
to, in secondo luogo che l'inferno esiste Gregorio Naiianzeno,
veramente, in terzo luogo che il supplizio
Ora'.l,.ioni 40, 33
vi è continuo e interminabile. [. ..] "Ma
come - tu domanderai -'- tutte le malattie
del corpo hanno dunque origine dai pec-
cati?". Non tutte, ma moltissime. Alcune 5 16
• I Giudei perseguitavano ·Gesù per- .
infatti derivano dalla pigrizia. Giacché la ché violava il sabato
gola, l'ubriachezza, la pigrizia, causano
. malattie di questo genere. [. . .] Ma per- Anche i' sacerdoti giudei guarivano
ché, nel caso di questi paralitici (cf. Mt 9,
2), il Cristo mette in causa i pecca.t i?[. , .]
di sabato
So che alcuni calunniosamente sostengo- Essi non si sono voluti sottomettere
no che questo paralitico avesse accusato alla Legge di Dio che li orientava verso
il Cristo e per tale ragione si fosse sen- la venuta di Cristo; ma sono arrivati a tal
tito dire tali parole. E che diremo allora punto da rimproverare il Signore di ope-
di quell'altro di cui parla Matteo, che si rare le sue guarigioni in giorno di sabato;
è sentito dire quasi le stesse parole? An- cosa che la Legge non impediva, anzi essa
che a quello infatti disse: Ti sono rimessi stessa in un certo qual modo operava del-
i peccati. Da questo è chiaro che non fu le guarigioni, eseguendo la circoncisione
quello il motivo per cui udì quelle parole, dell'uomo in questo giorno. Al contrario
[. . .] ma fu messo in guardia per il futuro. essi non si rimproveravano niente quan-
[. .. ] Per questo lo ammonisce, conside- do, per mezzo della loro tradizione e della
randolo capace di osservare il suo ordine summenzionata Legge farisaica, trasgredi-
e lo aiuta a comportarsi assennatamente vano il comandamento di Dio, e non os-
con la grazia concessa e col timore di ma- servavano l'essenziale della Legge, che
li futuri. consiste nell'amore verso Dio.
Giovanni Crisostomo, Ireneo di Lione,
Commento al Vangelo di Giovanni 38, 1-2 Contro le eresie 4, 12, 1

:U rapporto di causa7effetto fra peccato e malattia, tipico di certa tradizione giudaica, viene
72

messo chiaramente in crisi dalle parole di Gesù prima della guarigione del cieco dalla nascita: cf. il
commento dei Padri a Gv 9, 2-3.
!;'.
I:':

Guarire di· sabato (5, 9b-18) 265

· 5,11 Gesù e-il Padre· operano sempre Padre: è proprio del Logos, infatti, com-
.altunisono p~ere le opere del Padre e non essere al <li
f uod di lui. [ ... ] Nessuna delle creature è
-..n. Padre
.. ,, costituisce un "esempio di- infatti causa efficiente, ma tutte sono sta-
- vino te create tramite il Logos; se questi faces-
se parte delle creàture, non avrebbe crea-
Di fronte al rimprovero di aver violato to tutte le cose. [ ... ] Per opera del Logos,
il sabato, aveva replicato: Il Padre mio ope- infatti, sono state create le cose che non
. ra fino a ora, e anche io opero, in modo da esistevano. Se Dio crea e opera tramite il
_·far capire che aveva agito così sull'autori- Logos, questi non fa parte delle cose che ~
- tà di colui che gli eta di esempio. Indicava sono state fatte e create, ma è piuttosto il
. in ogni caso che quanto aveva operato era Logos del Dio creatore, e si riconosce dal-
da intendersi come opera del Padre, per- le opere del Padre, alle quali concorre an-
-- ché era questi a operare in lui che opera- che il Logos, che egli è nel Padre e che il
va. E poi, dinanzi all'accusa di essersi fat- Padre è in lui, a causa della proprietà di
. to uguale a Dio, appropriandosi del nome sostanza e dell'uguaglianza in tutto del Fi-
__.paterno, aveva aggiunto: In verità, in verità glio col Padre.
io vi dico: il Figlio da se stesso non può fa- Atanasio,
re nulla, 4e non ciò. che vede fare dal Padre. Trattati contro gli ariani 2, 20-22
Ilario di Poiticrs,
La Trinità 7, 17
Il Figlio è uguale a Dio
Il Padre opera in Cristo qià allora si dette a conoscere uguale
S_i accendeva quindi la loro ira fino al ·a Dio. Il Padre mio - afferma - agisce an-
punto che bramavano di ucciderlo, a causa che ora e anch'io agisco. Quella concezio-
ddle opere compiute di sabato. Ma vedia- ne di ordine fisiologico circa il sabato ne fu
mo c4e cosa il Signore rispose: Il Padre mio rimossa. Ritenevano infatti che il Signore,
agisce anche ora e anch'io agisco. [. ..]Dice essendo stanco, avesse cessato del tutto di
questo, perché si riconosca in lui la poten- operare. Ascoltano: Il Padre mio opera sem-
za della natura del Padre, quando si ser- pre e diventano inquieti. E anch'io agisco: si
ve della.potenza della propria natura nelle è fatto uguale a Dio, eccoli in agitazione.
. ·opere compiute di sabato. Dato infatti che Agostino,
il Padre opera in lui che opera, necessaria" Discorsi 125,·6
mente è lui a operare quando opera il ·Pa-
dre, [ ... ] in modo che la stessa opera che
in quel momento si compiva per mezzo di Il Figlio ha la stessa potenza del Pa-
lui in parole .e fatti, fosse ritenuta opera dre
della natura del Padre che agiva in lui.
Ilario di Poitiers, Ha ricordato il Padre che, di sua pro-
La Trinità.9, 44 pria volontà e potenza, sempre opera, né
cessa di sabato dalle opere che sono per
uso nostro, sapendo che qualsiasi momen-
Il Padre e il Figlio sono la medesima to è propizio alla nostra salvezza. Al Pa-
dre, dice, ha fatto cenno per mostrare di
essenza essere in possesso della stessa potenza. In-
Le parole anche ora mostrano che, in vero come quello, benché abbia stabilito
quanto Logos, egli esiste eternamente nel per gli altri la legge del riposo sabbatico,
266 Giovanni 1-1 O

ha poter~ di operare sempre non soggetto rebbero caduti nel nulla. [ ... ] Ecco perché
alla legge, così anche questi gode di uguale anche l'affermazione del Signore: Il Padre
potenza, né esiste precetto o legge che gli mio agisce anche ora mostra una - diciamo .
impedisca d'operare qualsiasi cosa voglia. così- continuazione .dell'opera del Padre,
Teodoro di Mopsuestia, grazie alla quale mantiene e governa tutto
Commento al Vangelo di Giovanni 2, 5, 17 il creato. Diverso infatti potrebbe essere il
senso di ·queste parole, se il Signore aves-
se detto: «e opera adesso", pòiché non sa-
Il riposo di Dio rebbe necessario che l'intendessimo come
continuazione della stessa opera. Ma un
Proprio per un motivo assai giusto altro è il senso che ci è imposto dall' espres-
siamo quindi spinti a indagare, se ne sa- sione: anche ora, vale a dire: "Dal momen-
remo capaci, e a spiegare come sono ve- to in cui egli operò creando tutte le cose".
re le due affermazioni, cioè quella della Agostino,
Genesi in cui si dice che il settimo giorno La Genesi alla lettera 4, 11-12
Dio si riposò da tutte le sue opere che ave-
va fatte, e quella del Vangelo in cui il Si-
gnore in persona, dal quale sono state fat- Il Padre continua l'opera attraverso.
te tutte le cose, dice: Il Padre mio agisce il Figlio
anche ora e anch'io agisco. [. .. ] Il Signore
Gesù Cristo, che soffrì solo quando lo vol- Quindi è come·se dicesse ai Giudei:
le, confermò il simbolismo di quel riposo "Perçbé vi aspettate che io non operi di
nella sua sepoltura. Egli infatti riposò nel sabato? La legge del sabato vi è stata data
sepolcro il giorno di sabato e passò tutto in riferimento a me. Volgete l'attenzione
quel giorno in una specie di santa inope- alle opere di Dio: io ero presente quando
rosità, dopo che nel sesto giorno, cioè nel- esse venivano compiute e tutte sono state
la Parasceve, chiamata il sesto giorno del- compiute per mio mezzo.[ ... ] Il Padre ha
la settirp.ana, aveva portato a compimento creato la luce; egli disse: Sia fatta la luce
tutte le sue opere[. .. ] quando disse: Tut- (cf. Gen 1, 3); ma, se disse, vuol dire che
to è compiuto; e chinato il capo spirò (Gv operò per mezzo del Verbo. Ed io ero, io
19, 30). Che c'è dunque di strano se Dio, sono il suo Verbo; per mezzo mio attra-
volendo anche in tal modo prefigurare il verso quelle opere il mondo è stato creato,
giorno in cui il Cristo si sarebbe riposato e per mezzo mio attraverso queste opere
nel sepolcro, si riposò dalle sue opere quel il mondo è governato. Il Padre mio ope-
solo giorno per produrre in seguito la suc- rò allora, quando creò il mondo, e ancora
cessione dei secoli? E ciò perché fosse ve- adesso opèra governando il mondo. Cre-
ra anche l'affermazione della Scrittura: Il ando ha creato per mezzo mio, governan-
Padre mio opera sempre. Si potrebbe an- do governa per mezzo mio".
che pensare che Dio si riposò dal creare Agostino,
altre specie di creature poiché in seguito Commento al Vangelo di san Giovanni
non creò più nuove spede, ma da allora 17, 15
egli opera fino al presente e continuerà an-
che dopo a operare governando le mede- 8
sime specie di esseri che furono create al-
5
•1 Farsi uguale a Dio
lora; ·nondimeno neppure in quello stesso La ragione dell'ostilità
settimo giorno Dio cessò di governare con
la sua potenza il cielo, la terra e tutti gli al- È l'evangelista che attesta che si face-
tri esseri ch'egli aveva creato, altrimenti sa- va uguale a Dio, dicendo di essere il figlio
Guarire di sabato (5, 9b-18) 267

proprio di Dio. Infatti non sono poste in dere Cristo, compresero il senso delle pa-
bocca ai Giudei le parole: p'et questo mòti- role di Cristo. ·
vo lo volevamo 'uccidere, ma è l'evangelista Agostino,
in propria persona che dice·: Per questo i· Commento al Vangelo di san Giovanni
Giudei· cercavano ancor più di ucciderlo. E 17, 16
ne ha spiegato la causa: per questo i Giu-
dei si erano decisi a ucciderlo, perché, sic-
come violava il sabato come se fosse Dio e I Giudei comprendono cosa rivendi-
. rivendicava Dio come suo proprio Padre, ca Gesù
non soltanto nella violazione del sabato
.. Cristo si arrogava la maestà della potenza Ma quelli che non vogliono· accet-
divina, ma anche con il nome del suo pro- tare queste verità con animo pio, dicono
prio Padre si arrogava il diritto di essere che il Cristo non faceva se stesso uguale a
eternamente uguale a lui. Dio, bensì che i Giudei sospettavano che
Ambrogio, lo fosse. [ ... ] Dimmi, i Giudei lo persegui-
La fede 2, 8, 68 tavano o no? Certo che lo perseguitavano:
tutti lo sanno. Lo perseguitavano per que-
sta ragione o per un'altra? Tutti dovran-
no ammettere che era per questa ragione.
Solo Dio può violare il sabato Diceva che Dio era il Padre suo o no? An-
che in questo caso la risposta è affermati-
Se poi non fosse stato figlio di Dio e
va. Tutto il résto ne discende dunque co-
della stessa sostanza di Dio, la difesa sa-
me logica conseguenza. Infatti, il dire che
rebbe 'stata peggiore di un atto di accusa.
Dio è il Padre suo, il fatto di prosciogliere
Se infatti un funzionario che trasgredi-
dall'osservanza del sabato e di essere per-
sce la legge del re, posto in stato di ac-
seguitato dai Giudei, per questa più che
cusa, dicesse, a sua giustificazione, che il
per l'altra ragione non era una falsa opi-
re stesso ha trasgredito la legge, non so-
nione, ma verità e certezza. Cosl il fatto
lo non verrebbe assolto, ma diventereb-
be reo di un crimine ancor· più grande. di proclamare se stesso uguale a Dio era
un'espressione dello stesso concetto.
Ma qui, poiché pari è la dignità, tale di-
· Giovanni Crisostomo,
fesa è del tutto legittima. Per la stessa ra-
Commento al Vangelo di Giovanni 38, 3
gione per cui non potete imputare a Dio
una tale colpa, non potete impµtarla ne-
anche a me.
Giovanni Crisostomo, Gesù e l'evangelista non correggono
Commento al Vangelo di Giovanni 38, 2 i Giudei
L'espressione, infatti, Il padre mio ope-
ra e io opero equivale ~ppunto all'altra con
I Giudei comprendono ciò che non cui si proclama uguale a Dio. Non indi-
comprendono gli ariani ca infatti alcuna differenza tra queste due
frasi. Non dice: "Egli opera e io eseguo i
I Giudei hanno capito ciò che invece suoi ordini"; ma: "Come egli opera, cosl
gli ariani non capiscono. Gli ariani dico- faccio anch'io". Dimostra inoltre la com-
no che il Figlio non è uguale al Padre, e di pleta uguaglianza. Se non fosse stato pro-
qui 1'eresia che affligge la Chiesa. Ecco, gli prio questo che egli voleva dimostrare, il
stessi ciechi, gli stessi che giunsero a ucci- sospetto dei Giudei sarebbe stato infonda-
268 Giovanni 1-10

to; egli non avrebbe poi sorvolato sull'erro- osava farsi uguale a Dio, ma proprio per
re, ma lo avrebbe corretto. E neppure l' e- questo erroneamente, ché in quell'uomo
vangelista avrebbe taciuto in proposito, ma non sapevano scorgere Dio. Vedevano la
avrebbe chiaramente detto che i Giudei lo carne e non riconoscevano Dio. Distin- ·
sospettavano, mentre lui non proclamava guevano l'abitacolo e non chi vi abitava;
se stesso uguale a Dio. Così, del resto, egli quel corpo era un tempio, all'interno vi
fa in altre occasioni, quando si accorge che dimorava Dio. Non certo nella carne Ge-
ha detto una cosa in un certo senso, mentre sù si uguagliava al Padre, n on nella for-
essa viene compresa in un senso divers.o. ma di servo si paragonava al Signore: si
Giovanni Crisostomo, faceva uguale a lui non in ciò che per noi
Commento .al Vangelo di Giovanni 38, 3, 33 si è fatto, ma in ciò che egli era quando
ci fece.
Agostino,
Vedevano solo la carne Commento al Vangelo di san Giovanni 18, 2
I Giudei dunque si agitarono e s'indi-
gnarono; e giustamente, poiché un uomo
IL PERFETTO ACCORDO TRA PADRE E FIGLIO

Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità) in verità io vi dico: il


Figlio da se stesso non può fare nulla) se non ciò che vede fare dal Padre;
:- quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama
il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più
. grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati. Come il Padre risuscita i
~ - morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole» (5, 19-21).

Gesù dimostra che la sua volontà e quella del Padre sono un'unica cosa dal momen-
to che egli ha la stessa sostanza del Padre e non può agire in contrasto col Padre (Cirillo,
·'_·-. crisostomo, Agostino). Il fatto che entrambi operino. conferma la loro distinzione come
- persone della Trinità (Ambrogio) e la vicinanza fra Padre e Figlio, simile a quella fra fiainma
e luce (Agostino). Quando Gesù dice che non può fare nulla sta testimoniando la debolezza
'della natura umana (Gregorio di Nissa). Quest'affermazione non implica una diminuzione
· di potenza o autorità rispetto al Padre (Teodoro). Il Padre ama il Figlio e ne approva la
sua opera (Cirillo). Viene in mente l'immagine di due artigiani, uno che i~segna e uno che
impara (Agostino). Il rapporto fra Padre e Figlio può essere concepito come quello fra un
oggetto e la sua immagine riflessa in uno specchio (Basilio).·n Padre mostra se stesso al Figlio
'manifestandosi per mezzo delle opere del Figlio, ma il Figlio non ignora le opere del Padre
· (Cirillo). Il Figlio glorifica il Padre per mezzo delle sue opere e il Padre gioisce della nostra
ammirazione per le opere del Figlio (Basilio). Con l'espressione opere ancora più grandi si
allude alla risurrezione universale (Teodoro). Con la sua risurrezione Gesù stabilisce la sua ·
. uguaglianza col Padre (Cirillo).

5 19
• Il Figlio da se stesso non può /are Signore e, nello stesso tempo, come uno
nulla dei servi: Il Eiglio da se stesso non può fa-
re nulla, se non ciò che vede fare dal Padre~·
Gesù fa la volontà di Dio Padre quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo
stesso modo. Egli, in questo modo, dimo-
Mescolando pertanto l'umano col di- . stra l'identità della sua sostanza col fat-
vino, e combinando un discorso di me- to che può fare indifferentemente le stes-
dia portata ·con tutti e due gli elementi, se cose che sono di Dio Padre, e operare
in qualche modo fissa lentamente la di- similmente come il Padre. Infatti, quelle
gnità conveniente all'Unigenito; e mette cose che hanno la stessa natura, agiscono
in rilievo la natura umana, dicendo come similmente; mentre, quelle che hanno una
270 Giovanni 1-10

natura diversa, hanno senz'altro un divcr'- La stessa sostanza implica le stesse


so modo di operare. Dunque, come Dio · opere
vero da Padre vero, afferma di poter fare
le stesse cose con lui; ma affinché appaia Ci siamo resi conto che il Padre non
che egli è uguale al Padre non solo nella fa delle opere a parte, affinché il Figlio le
potenza, ma ha sempre lo stesso pensiero veda e a sua volta faccia ciò che ha visto
e la medesima volontà, dice di non poter ·fare dal Padre suo. Queste parole: Il Figlt'o
fare nulla da sé, se non ciò che vede fare da se stesso non può fare nulla, se non ciò
al Padre. che vede fare dal Padre, significano che il
Cirillo di Alessandria, Figlio è tutto del Padre e che tutta la sua
Commento al Vangelo di Giovanni 2, 6 essenza e potenza derivano da colui che
lo ha generato. Ha poi aggiunto che egli
fa le stesse cose che fa il Padre e le fa nel-
lo stesso modo; affinché non si pensi che il
Un'unica essenza Padre fa delle opere e il Figlio delle altre,
ma che, in virtù della medesima potenza,
Se uno dicesse di non poter portare il Figlio fa le medesime cose che fa il Pa-
un legno grosso .e pesante da trascinare, dre, giacché il Padre opera per mezzo del
denunzierebbe la sua debolezza. Se un al- Figlio.
tro, invece, dicesse: "Sono un uomo ra- Agostino,
gionevole, nato da padre ragionevole, e Commento al Vangelo di san Giovanni 21, 2
non posso fare, come mio proprio e da me
stesso, ciò ·che non vedo inerente alla na-
tura di chi mi ha generato", allora r espres- L'uguaglianza esclude la diver.sità
sione "non posso'' indica che la natura è
costante, e non può essere trasformata, da Dunque, il Figlio è detto e diniostra-
ciò che è, in un'altra. [ ...] Allo stesso mo- to essere uguale al.Padre. Buona·è quella
do comprenderai Cristo che dice: Il Figlio uguaglianza che esclude ogni differenza di
da se stesso non può fare nulla, se non ciò natura divina e indica con il Figlio il Pa-
che vede fare dal Padre. dre, di modo che il Figlio gli sia uguale.
Cirillo di Alessandria, Ché l'uguaglianza esclude la diversità e la
Commento al Vangelo di Gt'ovanni 2, 6 singolarità, perché nessuno che sia uguale
è solo con se stesso. Pertanto l'evangelista
ha interpretato che cosa significhi dirsi fi-
glio proprio di Dio, vale a dire farsi· ugua-
Impossibilità di agire m contrasto le a Dio.
col Padre Ambrogio,
La fede 2, 8, 69
E perché non ha detto che non fa
niente di contrario, ma che non può? Per
dimostrare così ancora una volta che l'u- Fiamma e luce
guaglianza è perfetta e assoluta. La frase
non indica infatti la sua debolezza, ma at- Le opere del Padre e del Figlio sono
testa la sua grande potenza. dunque inseparabili. Quando dice: Il Fi-
Giovanni Crisostomo, glio da se stesso non può fare nulla, è come
Commento al Vangelo di Giovanni 38, 4 se dicesse: "Il Figlio non è da sé" . E infat-
Il perfetto accordo tra Padre e Figlio (5, 19~21) 271

ti se è Figlio, vuol dire che è nato, e se è nulla, è chiaro che non applica la mancan-
·nato, deve il suo essere a ·colui dal quale za di potenza alla divinità dell'Unigenito,
è nato. Ma il Padre generò il Figlio .ugua- ina attribuisce l'impossibilità alla debolez-
le a sé. Niente mancò a colui che lo gene- za della nostra natura. È la carne a essere
- rò; non ebbe bisogno del tempo per ge- debole, come è ·scritto: Lo spirito è pronto,
nerarlo, perché lo generò eterno come era ma la carne è debole (Mt 26, 41).
egli stesso; non ebbe bisogno di una ma- . . . Gregorio di Nissa,
dre per generarlo, perché da se stesso pro- Sulla divinità del Figlio e dello Spirito Santo
ferì il Verbo. E non ha n·e ppure preceduto (PG 46, 564-565)
nell'età il Figlio, sl da generarlo a sé infe-
··· riore. Qualcuno dirà che Dio ebbe il Fi-
glio dopo tanti secoli, nella sua vecchiaia. Non c'è alcuna diminuzione di po-
Ma come non si può parlare di vecchiaia tenza o autorità
··· · riguardo al Padre, cosl non si può parlare
di crescita riguardo al Figlio: né uno in- Se avesse voluto intendere una di-
vecchia né I' altro cresce; ma il Padre ha · minuzione della potenza o della potestà,
... generato il Figlio uguale a sé, leterno lo avrebbe dovuto dire: , "Se non ciò che il
ha generato eterno. Come può, dirà qual- Padre ordina", o "ciò che a lui dà la possi-
cuno, l'eterno generare un altro eterno? bilità di fare". Ma ha aggiunto: Se non ciò
Allo stesso modo che lina fiamma effimera che vede fare dal Padre, il che indica somi-
genera una luce effimera. Sono simultanee glianza. Se infatti non fa se non ciò che ve-
la fiamma che genera e la luce generata; de fare dal Padre, evidentemente possiede
non c'è priorità di tempo tra l'una e l'al- col Padre somiglianza perfetta nel suo agi-
tra: nell'istante in cui comincia la fiamma, re. E ciò sarà impossibile se anch'egli non
in quel medesimo istante comincia la luce. avrà identica potestà.
Dammi una fiamma senza luce e io ti darò Teodoro di Mopsuestia,
Dio Padre senza il Figlio. Commento al Vangelo di Giovanni 2, 5, 19
Agostino,
Commento al Vangelo di san Giovanni 20, 8
5 20
• Il Padre ama il Figlio
La "forza debole" di Cristo L'amore del Padre è approvazione
per le opere del Figlio
Orbene, non è disceso nudo il Verbo,
ma facendosi carne ( cf. Gv ·1, 14a): la for- Se il Padre ama il Figlio, certamente
ma non era di Dio, ma forma di servo (Fil non lo ama perché lo rattrista, ma piutto-
2, 5-8). Questi è dunque colui chè ha det- sto perché lo rallegra con le opere che egli
to di non poter fare nulla da sé solo. Non compie e mette in atto. Invano, dunque, lo
potere è proprio della debolezza. Come la perseguitano perché non rifiuta di essere
tenebra alla luce e la morte alla vita, cosl la misericordioso in giorno di sabato[ .. .]. Il
debolezza si oppone alla potenza. Eppure Padre non l'avrebbe amato se avesse tra-
Cristo è la potenza di Dio ( cf. 1 Cor _l, 24). sgredito la volontà del Padre suo e aves~e
La potenza assolutamente non è impossi- operato sempre per e.o nta suo ciò che gli
bilità. Se infatti la pot,enza fosse debole, piaceva.
che cosa sarebbe la possibilità? Quando Cidllo di Alessandria,
dunque il Verbo rivela· che non può far Commento al Vangelo di Giovanni 2, 6
272 Giovanni 1-10

Due artigiani? natura del Fìglio, e mostrando in se stesso


tutto ciò che propriamente è in lui, affin-
Di nuovo il pensiero umano si diso- ché conosca il Padre da ciò che egli è e ap-
rienta. Il Padre mostra al Figlio ciò che pare, e quanto grande sia egli per natura.
egli fa; quindi, dirà qualcuno, il Padre Cirillo di Alessandria,
compie qualche opera separatamente, af- Commento al Vangelo di Giovanni 2, 6
finché il Figlio possa vedere ciò che egli
fa. Di nuovo si affaccia al pensiero umano
l'immagine di due artigiani: un artigiano
che insegna la sua arte al figlio, e gli mo- Il Padre gioisce della nostra ammira-
stra ciò che fa affinché a sua volta quello zione
faccia altrettanto: Gli manifesta tutto quel- Il Figlio da se stesso nqn può fare nulla
lo che fa. Mentre allora il Padre opera, il e mz' ha ordinato lui che cosa devo dire e di
Figlio se ne sta inoperoso per vedere quel- cosa devo parlare (Gv 12, 49). Per mezzo di
lo che fa il Padre? E certo che tutto è stato tutte queste cose ci conduce alla conoscen-
fatto per mezzo di lui, e senza di lui nulla za del Padre, e a lui rivolge l'ammirazione
è stato/atto di ciò che esiste (Gv 1, 3). Ve- degli esseri creati, affinché per mezzo di lui
diamo perciò in che senso il Padre mostra conosciamo il Padre. Non si discerne il Pa-
al Figlio ciò che fa, pur rimanendo vero dre, infatti, dalla differenza delle opere che
che il Padre non fa nulla se non per mez- rivelerebbe una sua attività particolare e
zo del Figlio. distint~ [ ... ].Dalla gloria che gli rende.l'U-
Agostino, nigenito, egli raccoglie l'ammirazione del-
Commento al Vangelo di san Giovanni 21, 2 le sue creature, per la grandezza delle sue
opere, e perché ne è l'autore, egli è esaltato
e glorificato da coloro che lo riconoscono
Come la riflessione in uno specchio Padre del Signore nostro Gesù Cristo.
Ma concepiamola come una trasmis- Basilio di Cesarea,
sione di volontà che avviene in una forma Lo Spirito Santo 19
divina, nell'eternità, dal Padre al Figlio,
come l'immagine di una forma che si ri-
flette in uno specchio. Il Padre infatti' ama Gesù allude alla risurrezione
il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa.
Per conseguenza, tutto ciò che appartiene Opere àncora più grandi di queste
al Padre appartiene al Figlio, non per len- - evidentemente più grandi della guarigio-
ta e graduale addizione, ma perché ogni ne del paralitico - disse che devono essere
cosa insieme gli è presente. mostrate, così che essi ne restino stupiti.
Basilio di Cesarea, Con la qual cosa allude alla risurrezio-
Lo Spirito Santo 20 ne universale e a quanto allora sarà visto
compiuto da lui, quando starà a giudicare
l'universo, e quelli stessi in tale circostan-
za vedranno la sua dignità. Allora giusta-
Il Padre esprime le sue opere in quel- mente si stupiranno, rendendosi conto di
le del Figlio
chi fosse e chi sia stato reso cieco; e senza
Il Padre mostra di nuovo al Figlio ciò dubbio, ciò visto, consentiranno a credere
che fa, non come ~e lo facesse vedere dise- nella natura che in lui abita.
gnato in un quadro, o come se insegnasse Teodoro di Mopsuestia,
a un ignorante: egli infatti, come Dio, sa Commento al Vangelo di Giovanni
tutto; ma esprimendo tutto se stesso nella 2,5,20
i; ··

Il perfetto accordo tra Padre e Figlio (5, 19-21) 273

5,2 1 Il Figlz:o dà la vita a chi egli vuole nel Figlio. Inoltre, non è che il Padre dà vi-
ta per conto suo, e per conto suo il Figlio.
Solo Dio può vincere la morte Poiché il Figlio ha naturalmente in se stes-
Osserva ancora come, con queste pa- so il Padre, fa tutto, e tutto fa il Padre per
role, si dimostri l'uguaglianza. Chi opera in mezzo del Figlio. E poiché il Padre ha nel-
egual modo nel risuscitarè i morti, come la sua natura la potestà di far vivere, come
può essere inferiore in qualche cosa? O co- cc l'ha anche lui, perciò attribuisce a tutti
me avrebbe· una sostanza diversa da quella e due la potestà di risuscitare i 1norti, come
del Padre chi risplende dei medesimi attri- se ognuno r avesse per conto suo.
. buti? Il potere di far vivere è proprio del- Cirillo di Alessandria,
- ·fa divina sostanza che è uguale nel Padre e Commento al Vangelo di Giovanni 2, 6
IL GIUDIZIO DEL PADRE E DEL FIGLIO

«Il Padre infatti non giudica nessu.no, ma ha dato ogni giudizio al Figlio,
perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi nòn onora il Figlio,
non onora il Padre che lo ha mandato.
· In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che
mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato
dalla morte alla vita» (5, 22-24).

Viene smentita l'idea del Padre che opera e del Figlio che sta ·a guardare. Quando dice
che il Padre non giudica nessuno; non sta dicendo che il Padre non giudicherà nel giudizio
universale, ma afferma che nessuno vedrà il Padre invisibile nel giudiziò, perché si vedrà
solo il visibile Figlio dell'uomo (Agostino). È anche vero che il Padre hà assegnato il giudizio
al Figlio fin dall'inizio (Tertulliano) all'atto della creazione (Ambrogio). Questo giudizio
è in qualche modo un dono del Padre al Figlio (Ilario). Egli è non solo giudice, ma anche
nostro avvocato (Ambrogio). Alcuni cercano di denigrare l'onore di Cristo perché egli parla
di onorare il Figlio come si onora il Padre; costoro devono capire che anche qui Gesù sta
stabilendo un'uguaglianza con il Padre, perché il Padre e il Figlio possiedono la mèdesima .
natura (Cirillo). Chi non riconosce e adora il Figlio non può rieonoscere e adorare il Padre
(Lattanzio). Solo cose della stessa natura possono essere messe sullo stesso piano di onore
(Ilario). Cristo attribuisce la gloria della salvezza a suo Padre quando dice che avrà la vita
eterna chi crede in colui che lo ha mandato (Crisostomo). Tale individuo nop verrà giudicato
perché ha prestato ascolto a Cristo e ha creduto alle sue promesse (Agostino); infatti non
solo eviterà la tribolazione del giudizio, ma verrà anche onorato dal giudice (Teodoro). Co-
stui passerà dalla morte della non fede alla vita della fede e dalla mòrte del vecchio Adamo
alla nuova vita, che dura in eterno. Bisogna impegnarsi per prepararsi a ciò che è eterno più
che per prolungare ciò che è temporaneo (Agostino).

5 22
• Il Padre non giudica nessuno cesse qualcosa che il Figlio non fa. Come
se il Padre operasse e il Figlio stesse a ve-
Cristo mette alla prova la nostra dere. Così infatti voleva suggerire alla no-
mente stra mente un modo d'intendere grosso!~-
. no, come se il Padre facesse qualcosa che
Dianzi, quando ·diceva: Il Padre ama il Figlio non fa, e il Figlio stesse lì a vedere
il Figlio e gli manifesta tutto ciò che egli l'opera che il Padre gli mostra; quindi co-
fa (Gv 5, 20), credevamo che il Padre fa- me se il Padre facesse qualcosa che il Fi-
.. il giudizio del Padre e del Figlio (5, 22-24) 275
,..' .

.~ glio non fa. Adesso, in~ece, vediamo che il per mezzo di lui e affidat.o nelle sue mani,
_ figlio fa qualcosa che il Padre non fa. Ve- non ammette nessuna·eccezione di tempo
~ dete come il Signore ci scuote e ci agita dal perché rion saranno tutte se. non saranno
:· profondo dell'anima! Ci porta di qua e di quelle di ogni tempo. Il Figlio, pertanto,
: là senza tregua, impedendoci di acquietar- è colui che ha giudicato fin dall'inizio, ab-
.. ci nella sapienza della carne. Ci tiene so- battendo la torre colma di superbia e con-
spesi e in tensione per purificare la nostra fondendo le lingue, punendo tutta la terra
anima; purificandola vuole prepararla ad con la violenza delle acque, riversando su
accogliere la verità, per poterla così col- Sodoma e Gomorra una pioggia di fuocp
mare di essa. e zolfo, in quanto Dio da Dio. .
Agostino, Tertulliano,
Commento al Vangelo di san Giovanni Contro Prassea 16, 2
21, 12

Il. giudizio dato come atto di


'
genera-
Il Padre giudica attr'averso il visibile z1one
-- Figlio dell'uomo
Il Padre ha lasciato il giudizio al Fi-
È secondo la natura divina nella qua- glio senza dubbio per virtù di generazio-
.· le il Padre ha generato il Figlio uguale a ne, non di donazione74 • Vedi quanto· ha
. sé che il Padre giudica insieme al Figlio. voluto che tu non diminuissi il Figlio, al
~. Si dice dunque che il Padre non giudi- punto che te lo ha costituito come giudice.
ca per dire che nel giudizio non appari- Ambrogio,
rà la natura di Dio ma la natura dcl Figlio Là fede 2, 12, 100
dell'uomo. Non che colui che ha affidato
ogni giudizio al Figlio non abbia a giudi-
care, dal momento che il Figlio dice di lui: Il giudizio è un dono del Padre al Fi-
Vi è chi cerca e giudica (Gv 8, 50) . .Ma il glio
Signore ha detto: !{Padre ·infatti non giu-
dica nessuno) ma ha dato ogni giudizio al Per il fatto che a lui è stato dato ogni ·
Figlio, come sè avesse detto: "Nessuno ve- giudizio, si fanno conoscere di lui sia la
drà il Padre nel giudizio dei vivi e dei mor- · natura che la nascita, dal momento che
ti, ma tutti vedranno il Figlio", perché egli può avere tutto solamente una natura sen-
è anche Figlio dell'uomo, affinché appun- za diffe.renze, e chi nasce non può avere
to anche i malvagi lo possano vedere73 • qualcosa senza che gli sia stato dato. Gli
Agostino, è stato dato ogni giudizio, perché dà la vi-
La Trinità 1, 13, 29 ta a quelli che vuole. E non può sembrare
che sia stato tolto il giudizio al Padre, co-
sì che egli non possa giudicare, perché il
giudizio del Figlio viene dal giudizio dcl
Il Figlio giudice fin dal principio
Padre: Da questi infatti è stato dato ogni
Il Padre ha affidato ogni giudizio al giudizio.
Figlio dal prmcipio. Dicendo ogni po- Ilario di Poitiers,
tere e ogni giudizio e che tutto fu creato La Trinità 7, 20

73 Cf. anche Agostino, Commento al Vangelo di san Giovanni 21, 13, e Discorsi 214, 9.
74
Ambrogio sembra contraddire Ilario (cf. sotto). Cf. anche i caveat di Agostino (La Trinità 1, 13).
276 Giovanni 1-1O

Il giudice è anche nostro avvocato perfetta somiglianza. Si dica, per esempio,


di essi: Giovanni sia onorato come Pietro.
Ma c'è timore che il giudice sia trop~ Forse che la parola come non significherà
po severo: considera chi hai per giudice. di dover dare lo stesso onore a tutti e due?
Certo, il Padre ha lasciato ogni giudizio a [. .. ] Quando, dunque, la parola come si
Cristo. Potrà dunque egli c~ndannarti, se usa per il Figlio e per il Padre, per quale
ti ha riscattato dalla morte, se per te si è motivo esiteremo a prestare uguali onori
offerto, se sa che la tua vita è la ricompen- ad ambedue?
sa della sua morte? Cirillo di Alessandria,
Ambrogio, Commento al Vangelo di Giovanni 2, 8
ci·acobbe e la vita ·beata 1, 6, 26

5 23 Riconoscere il Figlio
• Onorare il Figlio come il Padre è
onorato Chi non ha riconosciuto il Figlio, non .
ha potuto riconoscere nemmeno il Padre.
Il come indica parità di onore Questa è la sapienza e il mistero del som-
\
mo Dio. Dio ha voluto essere conosciuto
[I nostri awersari] dicono çhe 1'e-
e venerato attraverso di esso; per questo
spressione come non indica certamen- motivo ha mandato prima i profeti ad an-
te l'uguaglianza di ciò che si dichiara, ma nunciare la sua venuta, affinché, una volta .
esprime piuttosto una certa similitudine, che si fosse compiuto in lui tutto ciò che .
come quando il Salvatore esorta: Siate mi- era stato profetizzato, allora fosse creduto
sericordiosi come è misericordioso il Padre dagli uomini Figlio di Dio e Dio. E tutta-
vostro (Le 6, 36). Forse che saremo mise- via non si creda che sono due dèi, perché
ricordiosi come il Padre in virtù di quel- il Padre e il Figlio sono uno.
la parola come? [. .. ] Che cosa, dunque,
Lattanzio,
opporremo a questa affermazione? [ ... ] Epitome delle divine istituzioni 44, 2-4
Dunque, quando la parola come riguar-
da soggetti per natura diversi, allora non
indica certamente una perfetta uguaglian- ·
za, ~a piuttosto una somiglianza e un'im- L'onore di Cristo e quello del Padre
magine. Se invece viene usata per soggetti è indivisibile
che hanno perfetta somiglianza fra di loro,
allora indica uguaglianza in tutto, e somi- Le cose non sono messe mai sullo
glianza, e altra parola che si trovi per indi- stesso piano di onore se non in virtù del-
carla. Per esempio: il sole ·brilla in cielo, e la natura, e ·un onore equiparato non se-
similmente l'argento in terra: ·ma essi so- para mai quelli che devono essere onora-
no differenti tra loro per natura. [. . .] Giu- ti. Dato che il mistero della nascita esige
stamente diciamo che il metallo terrestre l'uguag~anza nell'onore, il Figlio deve es-
non raggiunge lo stesso splendore del so- sere onorato alla pari col Padre. E se non
le, ma una certa somiglianza e immagine, si cerca I' onore di colui che solo è Dio,
nonostante che si usi, per questo, la paro- non è fuori dell'onore dell'unico Dio co-
la come. Supponiamo, invece, che la stes- lui il cui onore è identico e medesimo con
sa parola si usi per i santi discepoli Pietro quello di Dio. Come infatti chi non ono-
e Giovanni, i quali, sia per natura che per ra il Figlio, non onora neppure il Padre,
la loro pietà verso Dio, hanno fra loro una allo stesso modo chi non cerca l'onore
Il giudizio del Padre e del Figlio (5, 22-24) 277

. · dell'unico Dio, non cerca l)eanche quel- morte alla vita, e non incorro nel giudizio.
lo di Cristo75• Non è presunzione mia, è promessa sua.
Ilafio di PQitiers, Agostino,
LA Trinità 9, 23 Commento al Vangelo di san Giovanni 22, 4

Onorato dal giudice


5, 24 Ascoltare e credere
Chi obbedisce - dice - alle mie parole
Parole scelte con cura per evitare la e crede, è partecipe della vita eterna, non
- ·· .'
van1ta solo evitando il giudizio, cioè le sofferenze
del giudizio; ma al contrario sarà in onore
Non disse: "Chi ascolta le mie parole e, in specie, dallo stesso giudice sarà .tribu-
e mi crede": avrebbero creduto infatti che tato onore.
questa fosse un'espressione di superbia e Teodoro di Mopsuestia,
vana millanteria. [. . .] Considera che cosa Commento al Vangelo di Giovanni 2, 5, 24
: - dice anche in questo caso, allo scopo di
non esasperarli: Chi ascolta le mie parole e
crede a colui che mi ha mandato avrà la vita
eterna. Essi potevano accettare facilmen- Dalla morte della non fede alla vita
te questo modo di esprimersi, quando era della fede I

-· loro insegnato che chi ascolta Gesù, crede


al Padre. E affinché tu non pensassi che, cre-
Giovanni Crisostomo, dendo, non avresti dovuto morire secon-
Commento al Vangelo·di Giovanni' 39, 2 do la carne [. .. ] sappi che la morte è il
tributo che devi pagare per la condanna
inflitta ad Adamo. Cadde sopra di lui, nel
quale tutti eravamo presenti, la condanna:
Chi non sarà giudicato? Certamente dovrai morire (Gen 2, 17). La
sentenza divina non può essere annullata.
Che significa: "Non incorrerai nel E solo quando avrai pagato questo tribu-
giudizio"? Nessuno potrà spiegarcelo me- to della morte dell'uomo vecchio, verrai
glio dell'apostolo Paòlo, che dice: Tutti accolto nella vita eterna · dell'uomo nuo-
noi dobbiamo comparire davantl al tribu- vo, e passerai dalla morte alla vita. Compi
nale d,i Cristo (2 Cor 5, 10). [. . .] E tu pre- fin d'ora il passaggio dalla morte alla vita.
sumi di non dover comparire in giudizio? Qual'è la tua vita? È la fede: Il giuSto per
No, rispondi tu, non è che io mi ripromet- fede vivrà (Ab 2, 4; Rm l, 17). [ .. .] Quan-
. ta questo, ma credo a colui che nie lo pro~ do, credendo in Cristo, sei da lui illumina-
mette. E il Salvatore che parla, è la Verità . to, tu passi dalla morte alla vita76: permani
che promette. [ ... ] Io quindi ho ascoltato nella vita alla quale sei passato e non in-
la parola del mio Signore e ho creduto. Da correrai nel giudizio.
infedele che ero, son diventato fedele; se- . Agostino,
condo la sua parola, io s.on passato dalla Commento al Vangelo di san Giovanni 22, 6

75 Cf. anche Atanasio, Contro gli ariani 1, 18 e 33; 3, 7.


76
Cf. Agostino, J~ttere 55, 1. ·
278 Giovanni 1-10

Preoccuparsi del giorno che dura in p.amente possibile? Vi rendete conto che,
eterno esauriti gli sforzi e i suoi averi, non può ot-
tenere altro che prolungare alquanto que-
Agli uomini che amano vivere su sta vita: non gH è possibile renderla eterna.
questa terra, a loro, viene promessa la vi- Allora, se si opera con tanto affanno, tan-
ta; poiché temono assai la morte, è a loro to sforzo, tante spese, tanta urgenza, tante
promessa eterna.[ ... ] Vediamo che uomi- premure, tanta preoccupazione allo scopo
ni attaccati a questa vita temporale, desti- di vivere un poco in più, in che modo bi-
nata a finire, si affaticano tanto per essa al sogna adoperarsi per vivere eternamente?
punto che, appena il timore della moìte E se vengono considerate persone accorte
sarà diventato incombente, faranno tutto quanti si danno da fare con tutti i me~zi
il possibile non per eliminare la morte, ma per differire la morte e prolungare di po-
solo per differirla. Quanto non si affanna chi giorni la vita e non perdere quei pochi
l'uomo in pericolo di morte, dandosi alla giorni, quanto stolti sono coloro che vivo-
fuga, cercando di sottrarsi, cedendo quel no in nlodo da lasciarsi sfuggire il giorno
che possiede per riscattarsi, nella fatica, che dura in eterno?
nel sopportare tormenti e disagi, nel con- Agostino,
sultare medici e far tutto ciò che è urna- Discorsi 127, 1-2
LA RISURREZIONE E IL GIUDIZlO

«In verità, in verità io vi dico: viene t ora - ed è questa - in cui i morti


udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno. Come
infatti il Padre ha·la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la
vita in se stesso, e glt' ha da.to il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo.
Non meravigliatevi di questo a: viene l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri
udranno la sua voce e usciranno, quantifecero il bene per una risurrezione di vita
e quanti fecero il male per unà risurrezione di condanna» (5, 25-29). ·
. Gesù dice ai suoi discepoli che l'ora della risurrezione non è lontana (Crisostomo). Per
mezzo dello Spirito Dio risveglierà la nostra carne, che egli stesso ha assunto e sepolto per per-
mettere la risurrezione (Tertulliano). Coloro che credono alla voce di Cristo, che prima erano
morti viventi, ora sono coloro che vivranno. Il Figlio e il Padre hanno la vita in se stessi; la nostra
vita si trova solo in lorb, non in noi stessi. Il Padre ha dato al Figlio la vita nell'atto della genera-
zione, in modo che avesse vita in se stesso (Agostino). La vita genera nuova '(Ìta (Ilario). Queste
parole si riferiscono alla natura umana, che nella sua unione col Verbo ha ricevuto l'onnipo-
tenza divina (Teodoro). Alla fine Cristo giudicherà sotto la stessa forma sotto cui fu giudicato,
cioè come Figlio dell'uomo (Agostino). La sua apparenza esteriore come Figlio dell'uomo pro-
vocava scetticismo e stupore (Teodoro). La frase va letta così: "Perché è Figlio dell'uomo, non
meravigliatevi". È giudice perché è Figlio di Dio, non perché è Figlio dell'uomo (Crisostomo).
Al contrario di quanto dicono gli eretici, ci sarà la risurrezione della carne e anche i peccatori
usciranno dai sepolcri per il giudizio (Tertulliano). La risurrezione del corpo porterà o alla vita
ete,rna o al tormento eterno (Agostino). Alcuni verranno accolti dall'ineffabile splendore della
Trinità, altri dovranno sopportare di essere scacciati lontano da Dio (Gregorio Nazianzeno) ..

5, 25 Viene l'ora ed è questa dopo aver detto: Come il Padre risusci-


ta i morti e li vivifica, così anche t'l Figlio
L'ora è vicina vivifica chi vuole (Gv 5, 21), perché non
sembrasse che la cosa fosse stata detta
Detto questo, parla anche della pro- per millanteria e per presunzione, la di-
va che viene data con le opere. Infatti, mostra coi fatti, dicendo: .Vz'ene l'ora. Su-

a In polemica con Paolo di Samosata, Crisostomo legge nel seguente modo: "Perché è Figlio
dell'uomo, non meravigliatevi di questo". Cf. Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Gt"ovanni
39, 3, riportato sotto (simile argomentazione in Ammonio, Frammenti su Giovanni 167).
280 Giovanni 1-1 O

bito dopo, affinché tu non creda che vi 5 26


• Il Padre ha la vita in se stesso
sia da attendere a lungo, aggiunge: An-
:d è venuta. Come infatti accadrà nella ri- La vita in se stesso
surrezione, così sarà anche ora, egli dice.
Perché allora, udito il comando, risorge- Perché ha aggiunto in se stesso? Non
remo[. .. ]. era sufficiente dire: Come il Padre ha la vi-
Giovanni Crisostomo, ta, così ha concesso anche al Figlio di avere
Commento al Vangelo di Giovanni 39, 2 la vita? Ha aggiunto: in se stesso: cioè co-
me il Padre ha la vita in se stesso così an-
che il Figlio ha la vita in se stesso. Dicendo
in se stesso, ha voluto inculcarci qualcosa.
La carne richiamata alla vita [ ... ]Forse l'apostolo Paolo, che tu hai fat-
to vivere, non aveva la vita? Sl, l'aveva. E
Lo Spirito dona vita alla carne quan- gli uomini che erano morti e risuscitano
do è morta. Viene l'ora - ed è questa - in e, credendo alla tua parola, passano dalla
·cu.i i morti udranno la voce del Figlio di Dio morte alla vita, una volta compiuto il pas-
e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno. saggio, non avranno anch'essi in te la vita?
Che cosa è morto se non la carne? E che Sl, l'avranno, perché io stesso poc'anzi ho
cosa è «voce", se non il Verbo? E che co- detto: Chi ascolta la mia parola e crede a
sa è parola se non lo Spirito? Giustamen- colui che mi ha mandato, ha la vita eterna
te, un giorno, richiamerà alla vita la carne, (Gv 5, 24). Dunque, coloro che credono
divenuto carne lui stesso, e la farà risorge- in te hanno la vita, ma di proposito non
re dalla morte, che lui stesso ha sofferto, hai detto che ce l'hanno in se stessi. Par-
e dal sepolcro, nel quale lui stesso è stato lando invece del Padre, tu dici: Come il
introdotto. Padre ha la vita in se stesso, e subito rife-
Tertulliano, rendoti a te: così ha concesso anche al Fi-
La risurrezione della carne 3 7, 6-7 glio di -avere la vita in se stesso. Ha con-
cesso al Figlio di avere la vita come ce l'ha
lui. Come ce l'ha il Padre? In se stesso. E
Chi crede vivrà al Figlio come ha concesso di averla? In
se stesso. Paolo, invece, come ce l'aveva?
Quelli, dunque, che non l' avran- Non in se stesso, ma nel Cristo. E tu, fede-
no ascoltata ·non vivranno. A chi è riferi- le, come hai la vita? Non in te stesso, ma
to: quelli che avranno ascoltato? Coloro nel Cristo. Vediamo se questo dice l'Apo-
che avranno aderito con la fede e avran- stolo: Non vivo più io, ma Cristo vive in me
no" adempiuto sono quelli che vivranno. (Gal 2, 20).
Quindi, prima di credere e di ubbidire, Agostino,
giacevano senza vita; andavano pure in gi- Commento al Vangelo di san Giovanni' 22, 9
ro, ma erano morti. Che cosa erano capaci
di fare andando in giro da morti? E tut-
tavia, se alcuno di loro fosse colpito dalla Vita in se stesso nell'atto della gene-
morte fisica, si affretterebbero, si occupe- razione
rebbero della tomba; a ravvolgere, a por-
tare, a seppellire il morto sarebbero quei Come infatti' il Padre ha la vita in se
morti dei quali fu detto: Lascia che i morti stesso, così ha concesso anche al Figlio di
seppelliscano i loro mf!rti (Le 9, 60). avere la vita in se stesso, cosicché la sua
Agostino, non è una vita partecipata nel tempo ma
Discorsi 127, 5, 7 una vita immutabile; anzi, egli stesso è vi-
~
..
'
r'-

La risurrezione e il giudizio (5, 25-29) 281

ta. Così ha concesso anche al Figlio di avere vente, a motivo dell'unità di natura e del
·/a vita in se stesso. Come ce l'ha il Padre, mistero della sua nascita perfetta e inef-
· cosl ha dato al Figlio di averla. Con qua- fabile.
le differenza? Con 1a differenza che il Pa- Ilario di Poitiers,
.- dre l'ha data e il Figlio l'ha ricevuta. Ma La Trinità 7, 26
che forse esisteva già il Figlio, quando l'ha
ricevuta? È però ammissibile che Cristo
sia stato un tempo senza luce, lui che è la Gesù parla della sua natura umana
sapienza del Padre, e del quale è detto: è
riflesso della luce perenne (Sap 7, 26)? Di- Il padre - egli dice - gli ha dato il
- re quindi ha concesso al Figlio è come dire: · medesimo potere di risvegliare i morti e
ha generato il Figlio; generandolo, infatti, lo stesso pqtere di giudicare. Non sba-
gli ha <lato la vita. Come gli ha dato l' es.:. glia nel dire queste cose sull'uomo, per-
sere, cosl gli ha dato di essere vita, e pre- ché nella sua unione con il Verbo egli ha
cisamente di essere vita in se stesso. Che ricevuto la medesima onnipotenza del pa-
significa essere vita in se stesso? Che egli dre77 .
.. non ha bisogno di avere la vita da nessun Teodoro di Mopsuestia,
altro, ma è egli stesso la pienezza della vi- Commento al Vangela di Giovanni
ta, da cui tutti i credenti, purché vivano, 2, 5, 26-27
ricevono la vita. Ha concesso al Figlio dt:
·· avere la vita in se stesso: ha dato a lui, in
quanto egli è il suò Verbo, in quanto in
5• 27 Il potere di giudt'care
principio era il Verbo, e il Verbo era presso
Dio (Gv 1, 1).
Agostino, Così come fu giudicato, egli giudi-
Commento al Vangelo di san Giovanni cherà
22, 10
Sarà la natura di uomo che compa-
rirà per giudicare, perciò afferma: Gli ha
dato t"l potere di giudicare, perché è Figlt'o
La vita genera vita
· dell'uomo. Questo giudice sarà il Figlio
Quando poi dice: Come il Padre ha dell'uomo. Egli giudicherà di quella na-
la vita in sé, così anche al Figlio ha dato tura che fu sottoposta a giudizio. Ascol-
di vivere la vita in se stesso (Gv 5, 26), ha tate e tenete presente: questo lo aveva già
dichiarato che tutto ciò che in lui è vita, detto il profeta: Volgeranno lo sguardo a
viene dal vivente. Se il vivente è nato dal colui che hanno trafitto (Zc 12, 10; Gv 19,
vivente, si prod~ce una nascita, senza che 37). Vedranno quella natura che colpiro-
ci sia novità di natura. Non è qualcosa di no con la lancia. Siederà da giudice colui
nuovo infatti quello che è generato come che fu sottoposto a un giudice. Emanerà la
vivente da un vivente, perché non è stata condanna per colpevoli senz'altro tali chi
suscitata una vita dal nulla per farla nasce- falsamente fu presentato reo. Egli verrà, e
re; e una vita che trae la sua nascita dalla verrà in quella natura umana.
vita, deve vivere necessariamente nel vi- Agostino,
vente e come vita deve avere in sé il vi- Discorsi 127, 10

77
La versione siriaca mette fo evidenza la distinzione fra la natura umana e la natura divina di
Cristo.
282 Giovanni 1-10

5• 28 Non meravigliatevi di questo . · La risurrezione sarà corporale


Nessuno potrà pensare che i morti
Lo stupore per la sua natura visibile che sono nei sepolcri siano qualcosa di di-
Ma quando egli com prese che que- verso dai corpi e dalla carne, poiché an-
sto discorso così elevato contrastava con che i sepolcri stessi non sono altro che al-
la sua natura visibile, aggiunse: Non mera- loggiamenti dei cadaveri. Infatti anche gli
viglt'atevi di ques_to. Considerando questa stessi uomini vecchi (Ef4, 22; Col 3, 9), va-
natura visibile - dice - non dovete avere le a dire i peccatori, coloro che sono morti
dubbi su quel che dico: Viene l'ora in cui per l'ignoranza di Dio, coloro che gli ereti-
tutti coloro che sono nei sepolcri" udranno la ci sostengono che devono essere interpre-
sua voce e usciranno. Ci sarà una divisione tati nel termine "sepolcri", usciranno dai
fra di loro e ognuno avrà una ricompensa sepolcri per andare incontro al giudizio,
commisurata ai propri meriti. come viene chiaramente dichiarato. Ma
Teodoro di Mopsuestia, come potranno dei sepolcri uscire dai se-
Commento al Vangelo di Giovanni polcri? Dopo le parole del Signore, anche
2, 5, 28-29 le sue azioni, che significato crediamo che
abbiano, dal momento che egli risuscita i
morti dalle bare, dai sepolcri? A che sco-
po, questo? Se per mostrare semplicemen-
·La meraviglia per il Figlio dell'uomo te la sua potenza o p_e r la grazia momen-
tanea del ridare la vita, non sarà una cosa
Paolo di Samosata non legge in que- tanto grande per lui risuscitare quelli che
sto modo. Come legge? "Gli diede il po- poi dovranno morire di nuovo. Ma se que-
tere di giudicare, perché è Figlio dell'uo- sto vale soprattutto per garantire la fede
mo''. Ma la frase, letta così, non ha alcun nella risurrezione futura, allora viene sta-
costrutto logico. Infatti non ha il potere bilito che anche la risurrezione sarà una
di giudicare per il fatto che è uomo, altri- risurrezione del corpo, in base alla norma ·
menti che cosa impedirebbe che tutti gli fornita dalle sue testimonianze.
altri uomini fossero giudici? Ma siccome
Tertulliano,
egli è Figlio di quella irieffabile sostanza, La risurrezione della carne 37-38
per questo è giudice. Così dunque si deve
leggere: "Perché è Figlio dell'uomo, non
vi meravigliate di ciò". Poiché agli ascolta- 5 29
tori sembrava che dicesse cosè contraddit- • La risurrezione dl vita e la risurre-
torie e poiché lo ·s timavano niente di più zione di condanna
che un semplice uomo, mentre le sue pa-
Risurrezione di vita eterna o di mor-
role erano ben al di sopra del livello uma-
no, anzi al di sopra degli stessi angeli, e
te eterna
degne soltanto di Dio, per risolvere que- Tu dici che i pagani vengono liberati
sta loro obiezione, aggiunse: "Non mera- dal corpo di questa morte temporale per-
vigliatevi del fatto che è Figlio dell'uomo, ché yerrà l'ultimo giorno di questa vita,
perché viene l'ora in cui tutti quelli che so- e saranno liberati temporaneamente dal
no nei sepolcri udranno la sua voce e usci- corpo di questa morte. Verrà anche il gior-
ranno [ ... ]". no quando tutti coloro che sono nei sepol-
Giovanni Crisostomo, cri udranno la voce di' lui> e ne usciranno
Commento al Vangelo di Giovanni· 39, 3 quanti fecero il bene, per una risurrezione
La risurrezione e il giudizio (5, 25-29) . 283

"di vita: ecco i liberati dal çorpo di questa ro con lui. Quanti fecero il male andran-
·.·morte. Quanti fecero il male per una risur- no incontro alla condanna che la spada
rezione di' condanna (Gv 5, 48-29): ·ecco al · che li giudica ha già inflitto a coloro che
corpo di questa morte. Il corpo di questa non hanno creduto. Alcuni saranno accol-
morte ritorna all'empio, né se ne libererà ti dalla luce ineffabile e dalla visione della
.' mai. Allora non sarà eterna la vita, ma la sacra e regale Trinità, che ora risplende su
. morte sarà eterna, perché eterna la pena. di loro con splendore e purezza maggio-
' · Agostino, ri e si unisce pienamente all'intera anima
Discorsi 154, 16 [ ... ]. Gli altri [. .. ] devono sopportare di
essere scacciati lontano da Dio insieme al-
la vergogna che per sempre tormenterà la
Due opposti destini un1ani loro coscienza.
Quanti fecero il bene andranno in- Gregorio Nazianzenò,
contro alla risurrezione di vita, che ora è Discorsi 16, 9
nascosta in Cristo e si manifesterà in futu-
.
.
1

IL TESTIMONE DEL FIGLIO E DEL PADRE

«Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il
mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui
che mi ha mandato.
Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testt'monianza non sarebbe
vera. C'è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che
egli dà di me è vera. Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli' ha
dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma
vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplen-
de, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere
che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse,opere che io ~·to facendo,
testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi
ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato
la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voz>
infatti non credete.a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture,
pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testi-
monianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita.
Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l'amo-
re di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se
un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere,
voi che ricevete gloria gli uni dagli altri: e non ·cercate la gloria che viene
dal!' unico Dio?
Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi ac-
cusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti' credeste a Mosè,
credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi
scritti: come potrete credere alle
,
mie parole?» (5, 30-47).

Il Figlio non può far nulla di per se stesso, ma fa ogni cosa attraverso il potere della Tri-
nità. Facendosi uomo, si è sottomesso alla Legge, lui che ha fatto la Legge (Cirillo). Il volere
di Cristo è in armonia con quello del Padre e dello Spirito (Crisostomo). Noi, invece, nel
nostro stato peccaminoso, ci ostiniamo ad agire secondo il nostro volere! (Agostino). Cristo
allude a un altro, Giovanni Battista, come colui che porta testimonianza in vece ·sua (Teo-
Il testimone del Figlio e del Padre (5, 30-47) 285

doro) e come qualcu.n o cui la gente crede (Crisostomo). È affidabile pe.r ché è stato mandato
da Diò (Efrem). Giovanni era.solo una lampada; tutti, compresi gli apostoli e i profeti, sono
solo una lampada a çonfronto. di Cristo, che è la vera luce (Agostino). Le opere di Cristo
sono la prova che egli è stato mandato dal Padre. Dimostrano altresì che il Padre e il Figlio
possiedono una n.a tura unica e inseparabile (Ilario). Nonostante le sue apparizioni a Mosè .e
ai profeti, Gesù afferma che essi non hanno mai udito o visto Dio. Ri:vela ai suoi ascoltatori
che Dio è al di sopra del linguaggio umano e, al contempo, smorza il loro orgoglio (Criso-
.stomo). I saggi rifiutano la parola di Dio, che sta in piedi di fronte a loro. Per comprendere
1a natura di Dio bisogna contemplare le sue ope~e (Cirillo). Il Verbo di Dio è la forma di
suo Padre (Atanasio). Le Scritture parlano di Cristo in qualsiasi punto, eppure loro non
·credono. È necessario indagarle con attenzione per scovarne i tesori nascosti (Crisostomo).
Gesù non è interessato alla gloria ma alla loro reazione al suo rimprovero, che spera li porti
alla virtù (Teodoro). Il Salmo 117 profetizzò che uno sarebbe venuto nel nom~ del Signore
s~o Padre. Egli sarà accolto da tutte le nazioni (Eusebio). L'Anticristo arriverà con il suo
proprio nome e verrà accolto più prontamente di Cristo (Ilario). Lo· accoglieranno coloro
che assecondano la loro inclinazione al male. L'Anticristo è più affascinante (Teodoro). La
·ricerca della gloria umana è destinata a fallire (Cirillo). Gesù fa appello alla loro autorità per
accusarli. Loro, tuttavia, non credono nemmeno a Mosè, che impartì insegnamenti su Cristo
.(Cdsostomo). Le parole di Mosè sono le parole di Cristo (Ireneo). Mosè ricevette la Legge
da Cristo il Mediatore (Ilario). Cristo, tuttavia, è nascosto nella Legge come un seme di orzo
è nascosto sotto la pula (Agostino).

5, 30 Il Figlio ·non può far nulla per la Si sottomise alla Legge egli che ha
sua propria autorità fatto la Legge
Il Figlio opera attraverso il potere. Essendosi · fatto uomo ·e prendendo
della santa Trinità forma di schiavo (Fil 2, 7), si sottomise al-
la Legge egli che ha fatto la Legge, come
Il Figlio, poiché è della stessa sostan- Dio e Signore. Perciò alle volte parla come
za del ·Padre, e ha, per natura, come pro- uno che è sottomesso alla Legge, alle vol-
prio, tutto quello che ha il Padre, fa par- te come chi è superiore alla Legge e, sen-
te sostanzialmente della stessa divinità del za poter essere ripreso, ha il potere di fare
Padre, a causa dell'identità di natura (egli, l'uno e l'altro. Ora discute con i Giudei,
infatti, è nel Padre e, a sua volta, ha in se come custode della Legge e come uomo,
stesso il Padre [Gv 10, 38; 14, 10]). Perciò come chi non sa trasgredire i éomanda-
spesso, irreprensibilmente e veramente, at- menti divini, e non fa nulla di sua inizia-
tribuisce al Padre il potere delle sue opere, tiva che non convenga alla Legge. Perciò
non perché affermi di non poterle fare, ma dice: Io non posso fare nulla da me stesso;
perché riferisce tutto all'unica operazione come ascolto, giudico.
della divinità. Infatti, vi è una sola divinità Cirillo di Alessandria,
nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. Commento al Vangelo di Giovanni 2,·9
Cirillo di Alessandria,
Commento al Vangelo di Giovanni 2, 9
. •,

286 Gjovanni 1-1 O

Il giudizio del Padre è anche quello .5. 31 -32 Un altro mi rende testimonianza
del Figlio
Gesù allude alla testimonianza di ·
Egli dunque non dice niente altro che Giovanni Battista
questo: "Io non ho una mia propria vo-
lontà, diversa da quella del Padre: ma se Stavano per fare la seguente obie-
egli vuole qualcosa, anch'io la voglio e se zione alle parole pronunciate da nostro·
io voglio qualcosa, anche lui la vuole. Co- Signore su se stesso: "Le tue parole non
me, dunque, nessuno osa criticare il Padre sono vere, non sono accettabili, perché
mentre giudica, così neanche me; la de- tu rendi una testimonianza su te stesso,,
cisione di ambedue promana, insomma, (cf. Cv 8, 13 ). 'Il Signore, allora, li preven-
dallo stesso parere". Non meravigliarti ne dicendo: "Non dovete accettarmi co-
poi se dice di queste cose in termini uma- me vero perché porto testimonianza a me
ni, già che coloro lo consideravano sem- stesso - questo è ciò che indubbiamente
plicemente un uomo. [. .. ] "Come infatti avete in mente. Voi avreste il diritto di fa-
l'uomo, libero da ogni interesse e passio- .r e una simile accusa se io fossi l'unico a
ne, non può essere seriamente accl,lsato di portare testimonianza su mc stesso; ma in
aver giudicato contro la giustizia, così ora realtà qualcun altro ha detto altre parole
non potrete muovermi alcuna critica. Chi simili alle mie parole su me stesso ed era
vuole consolidare e difendere i suoi inte- un testimone molto affidabile".
ressi, può forse essere sospettato da molti Teodoro di Mopsuestia,
di ledere a tale scopo la giustizia. Ma chi Commento a Gt'ovanni 2, 5, 31 -32
non ha di mira i propri interessi, quale
pretesto addurrà per non dare un giusto
gm. diz"10? [ .. . ]" .
Giovanni Crisostomo,
~. 33 -34 Giovanni .mandato come tes#-
Commento al Vangelo di Giovanni 39, 4
mone del vero

La testimonianza di Giovanni:
Vogliamo fare la nostra volontà
È come se dicesse: "Io non avevo af-
li Figlio unigenito dice: Non cerco la fatto bi'sogno della testimonianza umana
mia volontà, e gli uomini vogliono fare la di costui, perché sono Dio; ma, poiché voi
propria volont~! Si umilia tanto lui che è avreste preferito ascoltare lui e lo ritenete
uguale al Padre, mentre s'innalza tanto chi più degno di fede di qualsiasi altro, e siete
giace così in basso che non potrebbe al- accorsi da lui come da un profeta (tutta la
zarsi se lui non gli porgesse la mano! Fac- città infatti si riversò sulle rive del Giorda-
ciamo dunque la volontà del Padre, la vo- no), mentre a me non avete creduto nep-
lontà del Figlio e la volontà dello Spirito pure quando ho compiuto miracoli, per
Santo: poiché questa Trinità è una solavo- questo io faccio menzione della sua testi-
lontà, una sola potenza, una sola maestà. moruanza)) .
Agostino, Giovanni Crisostomo,
Commento al Vangelo di san Giovanni Commento al Vangelo di Giovanni 40, 2
22, 15
Il testimone del Figlio e del Padre (5, 30-41) 287

Giovanni è. affidabile perché·è stato 5 • 36 Le opere testimoniano che Cristo è


mandato <la pio . mandato dal Padre
Se il Signore non accettava. testimo-
Le opere prov~no che lui è il Figlio
rifanza dagli esseri umani, perché dun-
que andò da Giovanni per ricevere testi- Dio unigenito rivela di essere Figlio
monianza <la lui? Perché Giovanni è stato con la testimonianza non solo del nome,
mandato da Dio, come impariamo dalle ma anche del potere. Le opere da lui com-
parole "Colui che mi ha- mandato mi ha piute attestano infatti che è stato manda-
detto" (cf. Gv 1, 33 ). Il Padre ha reso te- to dal Padre. Chiedo: che cosa attestano
stimonianza a Cristo per mezzo di Gio- le opere? Che è stato mandato. Quindi
v-anni, proprio come Mosè ha scritto di me in lui che è inviato si mostra sia l' obbe-
(Gv 5, 46). dienza del Figliò che l'autorità del Padre,
Efrem il Siro, e le opere che compie non possono esse-
Commento al Diatessaron 13, 11 re di un altro, se non di colui che è stato
mandato dal Padre. [. .. ] Scorri i libri del
V angelo e passa in rassegna tutto il loro
contenuto. [ .. J Se nei libri non si trova
sul Figlio alcuna testimonianza del Padre,
5, 35 Una lampada che arde e risplende tranne quella che questi è suo Figlio, ec-
co la verità di simile testimonianza, cioè
i profeti e gli apostoli sono le lucer- elle le opere stesse da lui compiute con-
ne di Dio fermano la veridicità della testimonianza.
Quale falsità viene oggi addotta? Il suo sa-
Tutti gli uomini, in effetti, sono co-
rebbe solo un nome di ~dozione, Dio sa-
me delle lucerne, che si possono accen-
rebbe menzognero, i nomi sarebbero privi
dere e spegnere. [ ... ] Solo il Cristo non
di contenuto?
è una lucerna: egli non si accende né si
Ilario di Poitiers,
spegne; perché come il Padre ha la vita in
La Trin#à 6, 27
se st~sso, così ha dato al Figlio di avere
la vita in se stesso (Gv 5, 26). Anche gli
apostoli quindi sono lucerne: ed essi ren-
dono grazie perché vengono accesi con la Una natura inseparabile
luce della verità, ardono in virtù dello Spi- Allora, ignorando la volontà del Pa-
riio di carità, li al4nenta l'olio della gra- dre, sono senza colpa quelli che mai han-
zia di Dio. Se non fossero lucerne, di es- no udito e visto, e nei quali non dimora la
si non direbbe il Signore: Voi siete la luce sua parola? Eppure sono senza scusa per
del mondo (Mt 5, 14). E dopo aver detto non avere conosciuto la sua testimonian-
loro: Voi siete la luce del mondo, li avver- za, dal momento che Cristo dichiara che
te che non devono considerarsi luce, co- la testimonianza del Padre su di lui è <la-
me è quella di cui si dice: Era la vera luce) ta dalla testimonianza delle sue opere. Le
che illumina ogni uomo .che viene in questo opere quindi testimoniano su di lui, per-
mondo (Gv 1, 9). · · ché è stato mandato <lal Padre. Ma questa
Agostino, testimonianza delle opere è quella del Pa-
Commento al Vangelo di san Giovanni dre. E dal momento che l'opera del Figlio
.23, 3, 1-2 è testimonianza del Padre, si dovrà neces-
288 Giovanm: 1-10

sariamente intendere che agisce nel Cristo I saggi rigettano la parola del Signore
quella natura per la quale anche il Padre
è testimone. E così, il Cristo che opera e Che i farisei, gonfi di assurda iattan-
il Padre che testimonia nelle opere di lui, za, abbiano immaginato che la divina pa- ·
mostrano che la nascita avviene secondo rola dimorasse con loro e in loro, e ab-
una natura inseparabile, perché si dice biano perciò affermato d'aver raggiunto
che la testimonianza di Dio su Cristo cor- la sapienza, ciò è attestato dallo stesso
risponde ali' opera stessa di Cristo. Spirito di Cristo, per mezzo del profeta
Ilario di Poitiers, Geremia che si rivolge ad essi con que-
La Trinità 9, 20 ste parole: Come affermate di essere sa-
pienti e d'avere con voi la parola del Si-
gnore? Invano è diventato menzognero lo
sti'lo degli scribz> i saggi sono stati confusi:
5• 37 La voce del Padre non udita) la sua sconcertati' e accalappiat~· quale sapienza
forma non vista hanno essi? Ecco, hanno rigettato la paro-
la del Signore (Ger 8, 8-9). Come, infat-
Linguaggio umano e Dio ti, non saranno sorpresi a rifiutare il Ver-
bo vivente e sussistente di Dio, giacché
E come mai Mosè dice: Dio parlava) non hanno accolta la fede, ma hanno di-
Mosè rispondeva (Es. 19, 19)? Come mai sonorato l'impronta di Dio Padre. e han-
David dice: Udì una lingua che non cono- no sdegnato di contemplare il suo veris-
sceva (Sai 80, 3)? e ancora Mosè: C.'è for- simo volto attraverso la potenza e la virtù
se un popolo che ha udito la voce di Dio? divina?
(Dt 4, .33), né visto mat' la sua/accia?. Ep~ Cirillo di Alessandria,
pure si dice che lo videro. Isaia, Geremia, Commento al Vangelo di Giovanni 3, 2
Ezechiele e molti altri. Che cosa vuol dire
dunque ora il Cristo? Li introduce a una
dottrina filosofica per gradi, dimostrando
che in Dio non vi è voce, né figura, ma che Comprendere Dio attraverso le sue
egli trascende ogni suono e figura sensi- opere
bile. Infatti, come quando dice: Né ave-
te ascoltato mai la sua voce, non intende Non possiamo comprendere, in al-
dire che egli emette una voce, che però tro modo, la natura ineffabile di Dio se
non è udibile, così quando dice: Né ave- non attraverso le opere che egli compie.
te mai· visto la sua faccia, non intende dire Per questo Paolo ci esorta a contempla-
che egli abbia una figura, che. però è invi- re il Creatore delle cose per analogia alla
sibile; vuol far capire invece che Dio non grandezza e alla bellezza del creato (Rm
ha alcuna di queste due cose. [. .. ] E per- 1, 20). [. .. ]Giustamente Cristo riprende-
ché dico ciò? Non solo voi non avete udi- va il suo discepolo (cioè Filippo) perché
to la sua voce, né avete visto la sua faccia, pensava che Dio Padre si potesse vedere
ma non potete dire neppure ciò di cui so- in altro modo, mentre si poteva, invece,
prattutto vi gloriate e vi inorgoglite, cioè contemplare la sua immagine che espri-
di aver ricevuto e di conservare presso di me, in se stessa, il volto del Padre (cf. Gv
voi i suoi comandamenti. 14, 9).
Giovanni Crisostomo, Cirillo di Alessandria,
Commento al Vangelo di Giovanni 40, 3 Commento al Vangelo di Giovanni 3, 2
Il testimone del Figlio e del Padre (5, 30-47) 289

.,, JS La sua parola non di1JZora ·in voi non abbiamo udito la sua voce?", egli di-
ce: Voi scrutate le Scritture. Proprio esse
La parola è la forma di suo Padre testimoniano di me (Gv 5, 39), indicando
Egli ha ben collegato il Logos all'im- così che, per mezzo di esse, Dio ha testi-
magine, per mostrare che il Logos di Dio moniato di lui, einfatti sia sulle rive del
è immagine, impronta e figura del proprio Giordano, sia sul monte, gli aveva reso te-
Padre, e che i Giudei che non lo avevano stimonianza. [ ... ] Essi non avevano nep-
accolto mentre parlava, non avevano ac- pure udito la voce sul monte, 1' avevano
colto il Logos che è figura di Dio. Dopo udita in quell'altra occasione, ma non le
averla·vista, il patriarca Giacobbe fu bene- avevano prestato ascolto. Perciò li indi-
-detto, e da Giacobbe fu chiamato Israele, rizza alle. Scritture, dimostrando che da
come testimonia la Sacra Scrittura dicen- esse possono attmgere la testimonian~a
do: Il ~ole sorse per lui quando passò la figu- del Padre.
ra di Dio (Gen 32, 32). Questa era quella Giovanni Crisostomo,
che disse: Chi ha visto me ha visto i'! Padre Commento al Vangelo di Giovanni 40, 3
(Gv 14, 9); Io sono nel Padre e il Padre è
-in me (Gv 14, 10) e Io e il Padre siamo una
cosa sola (Gv 10, 30): per questo Dio è ~no
solo, e una sola è la fede nel Padre e nel Fi- Scrutare le Scritture
glio·. Poiché il Logos è Dio, il Signore Dio
nostrò è l'unico Signore (cf. Mc 12, 29). Non disse, infatti, "leggete le Scrittu-
. Atanasio, re", ma scrutate le Scritture. Siccome le co_-
Trattati contro gli ariani 3, .25, 16 se che erano state dette su di lui esigevano
attente ricerche (in quanto erano rimaste
provvidenzialmente per questo nascoste
Le Scritture parlano di Cristo agli antichi sotto un velo), ordina loro di
Perciò soggiunge: E neppure avete la scavare con diligenza, per poter trovare
sua parola stabile in voi (Gv 5; 38); cioè i quanto sta celato in profondità. Esse in-
comandamenti, i precetti, la Legge, i pro- fatti non vennero alla superficie, né sono
feti. Quantunque Dio vi abbia insegnato state messe in un luogo in vista, ma sono
tutto questo, tuttavia niente di tutto ciò è state nascoste in profondità come un te-
presso di voi, perché voi non mi crede.te. soro. Chi dunque cerca ciò che è celato
Quan.tunque le Scritture dicano in parec- nel profondo, se non cerca con diligenza e
chi punti, anzi ovunque, che dovete crede- con fatica, non troverà mai ciò che cerca.
re in me, voi non mi credete: è quindi evi- Per questo il Cristo, dopo aver detto: Scru-
dente che la sua parola si è ritirata da voi. tate le Scritture, aggiunse: perché credete di
Perciò aggiunge anche: Perché non credete avere in esse la vita eterna. Non disse "ave-
a colui che egli ha mandato. te", ma "credete di avere", per dimostrare
Giovanni Crisostomo, che essi non avrebbero ottenuto un buon
Commento al Vangelo dt' Giovanni 40, 3 risultato, se pensavano di ottenere la sal-
vezza dalla sola lettura senza la fede. [ ... ]
G:iustamente dunque disse credete, per il
5 39
• Indtigare le Scritture per trovare Cristo fatto che non volevano credere a lui, ma
erano pieni di presunzione, a motivo della
Trovare la testimonianza del Padre semplice lettura.
Poi, onde essi non obiettino: "Co- Giovanni Crisostomo,
me mai ha reso testimonianza a te, se noi Commento al Vangelo dt' Gt'ovanni 41, 1
290 Giovanni 1-10

5 41
• Io non ricevo gloria dagli esseri . tr~ venisse nel proprio ·nome, questo lo ac-
umani cogliereste. È chiaro pertanto che lo Spiri-
to Santo rivolge le parole con cui ha inizio.
Gesù non mira alla gloria dell~ gente il salmo non pjù al popolo giudaico, ma a
tutte le nazioni78•
"Io ho usato queste parole non per- Eusebio di Cesarea,
ché voglio la gloria da voi o perché mi Dimostrazione evangelica 6, 8, 2-3
aspetto che la vostra fede sia un vantag-
gio per me, ma per rimproverarvi perché
non avete l'amore di Dio. E con il prete-
L'Anticristo verrà ricevuto più pron-
sto dell'amore di Dio, voi mi perseguitate
come se io stessi vantandomi, con vanità o
tamente di Cristo
addirittura empietà, di essere a lui eguale. Se viene nel nome del Padre, egli non
Dunque vi rimprovero affinché voi, una è il Padre, e neppure cessa di avere la na-
volta rimproverati, possiate rivolgervi alla tura divina in cui si trova il Padre, dal mo-
virtù. Poi egli disse opportunamente: ou mento che è proprio di chi è Figlio e Dio
lambano, cioè, 'Io non ricevo' la gloria che venire nel nome di Dio Padre. In seguito,
mi viene data. La mia natura non si accre- un altro verrà nello stesso nome e sarà ri-
sce in dignità con la gloria della gente" . cevuto. Ma costui è solo un uomo, e da lui
Teodoro di Mopsuestia, gli uomini attenderanno l'onore per sé, e
Commento a Giovanni 2, 5, 41-42 a lui renderanno a loro volta onore, anche .
se con falsità dirà loro di essere venuto nel
nome del Padre. È fuori dubbio che qui si
5 43 allude all'Anticristo, il quale li ingannerà
• Gesù è venuto nel nome del Padre gloriandosi del nome del Padre. E quando
onoreranno costui e da lui saranno onorati
La sua venuta nel nome del Signore - riceveranno infatti questo spirito dell'er-
Il sacro testo evangelico richiama an- rore - , non cercheranno l'onore di colui
che questo passo (Sal. 117, 25-26a.27a), che solo è Dio79•
dal momento che esso si è compiuto quan- Ilario di Poitiers,
do il Salvatore e Signore nostro, il Cristo, La Trinità 9, 22 .
entrò a Gerusalemme [ ... ] . L'e~pressione:
Benedetto colui che viene nel nome del si·-
gnore spiega anche il passo successivo che Assecondare l'inclinazione al male
dice: Dio è Signore e si è manifestato a noi.
"Io riferisco quello che dico e faccio
Dunque uno solo e lo stesso è colui che si
è rivelato a noi coine Dio Signore, eviden- al Padre, perché la mia gloria è la gloria di
mio Padre. Pertanto io vi conduco al Pa-
temente il Logos di Dio, il quale è bene-
dre e non offro scuse per la vostra man-
detto perché è venuto in mezzo agli uomi-
canza di fede. Ma egli (cioè l'Anticristo)
ni nel nome del Signore, che lo ha inviato,
verrà e non farà menzione del Padre; in-
cioè in nome del Padre. Biasimando allo-
vece, farà tutte le sue opere per la sua pro-
.ra quanti tra i circoncisi non credevano in
pria gloria. Dirà a tutti che è dio mostran-
lui, diceva loro: Io sono venuto nel nome
dosi grande e degno di ammirazione sopra
del Padre mio e non mi accogliete. Se un al-

78
Cf. anche Dimostrazione evangelica 9, 18.
79
Cf. anche Ireneo di Lione, Contro le eresie 5, 25, 4.
Il testimone del Figlio e del Padre (5, 30-47) . 291

tutti. E voi ~i rifugerete in lui, starete fer- proviene soltanto da Dio, come diceva il
ini nel vostro proposito senza avvalervi del Salvatore. ·
vostro amore di Dio o dell'intervento del Cirillo di Alessandria,
Padre. Da tutto ciò che fate ora e farete Commento al Vangelo di Giovanni 3, 2
allora è evidente che agite ·s eguendo la vo-
stra inclinazione al male".
Teodoro di Mopsuestia,
5 45
Commento a Giovanni 2, 5, 43 • Mosè è il vostro accusatore
Gesù usa le loro autorità
1

5,44 L'unica. gloria degna Osserva come ha precluso ogni possi-


bilità di difesa. [ . .. ]Affermate di compie-
re un atto di fede verso Mosè, con quello
L'Anticristo promette agio
che osate fare contro di me: io vi dimostro
Dal momento che io - dice Gesù - ancora una volta che ciò significa, prima
vi porto a Dio senza promettervi nulla di di tutto, non credere a Mosè. Sono infatti
grandioso in questa vita, voi fuggite via da tanto lontano dall'oppormi alla Legge che
me perla difficoltà delle mie parole. L'al- colui che vi accuserà altri non è se non co-
tro mostra tutta la sua gloria in questa vita lui che vi ha dato la Legge. Come dunque,
promettendo grande agio e dignità a colo- a proposito delle Scritture, diceva: Nelle
ro che credono in lui. E cosl voi, alletta- quali credete di avere la vita eterna, analo-
ti dall'avidità di questa vita, vi rifugerete gamente dice a proposito di Mosè: in cui
presso di lui. avete sperato, ritorcendo ovunque contro
Teodoro di Mopsuestia, di essi i loro stessi argomenti.
Commento a Giovanni 2, 5, 43 Giovanni Crisostomo,
Commento al Vangelo di Giovanni 41, 2

La ricerca della gloria · destinata al


5 46 47
fallimento • - .Mosè scrisse di Cristo
Rimprovera i farisei desiderosi di Cristo porta a compimento la profe-
gloria umana e . di potere, sottintenden- zia di Mosè
do oscutatnente che essi agiscono molto
male, perché attribuiscono temerariamen- E da che cosa risulta evidente - di-
te le malattie della loro anima a Dio che ranno - che Mosè ci accuserà e che ciò che
non conosce, in nessun modo, la malattia. · tu dici non è vana millanteria? Che cosa
Inoltre, poiché essi sono attaccati stretta- hai tu in comune con Mosè? Hai violato
mente al desiderio di gloria, mandano in il sabato, che egli aveva ordinato di rispet-
rovina, per essa, ciò che vi è di più bel- . tare; e come potrà egli accusare noi? Co-
lo, ossia la fede in lui. E ciò sembra che me risulta evidente che noi crederemo in
ce lo dica sapientemente anche Paolo: Se un altro che verrà nel suo ·proprio nome?
cercassi ancora - egli dice - di piacere agli Tu affermi infatti tutte queste cose senza
uomini: non sarei servo di Cristo (Gal 1, provarle. Eppure tutte queste cose sono
10). Accade irrimediabilmente che quelli dimostrate da quanto è stato detto prima.
che vanno a caccia di onori umani, perdo- Allorché dalle opere, dalla voce di Gio-
no di vista la gloria del cielo e quella che vanni, dalla testimonianza del Padre, sa-
292 Giovanni 1-10

rà cfunostrato che io vengo dal Padre, ri- vuto dalla mano del Mediatore (Gal 3,
sulterà evidente che Mosè dovrà accusare 19). E chiediti se è vero Dio colui che ha
costoro. Che disse Mosè, infatti? Non ha dato la Legge, visto che certamente è me- .
forse detto che se verrà uno che compi- diatore colui che l'ha data. O forse Mo-
rà prodigi (Dt 13, 2ss.), che li condurrà a· sè non ha condotto il popolo incontro a
Dio e preannunzierà veramente il futuro, Dio sul monte? O forse Dio non è disce-
gli uomini dovranno credergli? E il Cristo so dal mon~e? O forse questo è un nome
non- ha forse fatto tutto questo? · falso e adottivo e non il nome della natu-
Giovanni Crisostomo, ra propria? [ ... ] E per te non è Dio, per
Commento al Vangelo di Giovanni 41, 2 il motivo che ha parlato attraverso la de-
bolezza dell'uomo, affinché tu ascoltassi
e vivessi?
Le parole di Mosè, ovvero di Cristo Ilario di Poitiers,
La Trinità 5, 23
In questo passo egli vuol sottolineare
il fatto che gli scritti di Mosè· sono le sue
proprie parole. Dunque, se è così per gli Il seme è nascosto sotto la pula
scritti di Mosè, sarà anche così senza dub-
bio per quelli degli altri profeti. · Egli stesso affermò: Se credeste a Mo-
Ireneo di Lione, sèJ credereste anche a meJ· infatti egli ha
Contro le eresie 4, 2, 3 scritto di me. Ma come nell'orzo l'interno
è nascosto sotto la pula, così il Cristo si ce-
la sotto il velo dei misteri della Legge. Co-
Il Mediatore ha dato la Legge a Mosè me i misteri della Legge sono presentati e
messi in evidenza, così anche quei pani si
Chiaramente egli ti confuterà, ti con- espandevano quando venivano spezzati80 •
futerà con l'intero libro della Legge, che, Agostino,
disposta per mezzo degli angeli, ha rice- Discorsi' .13 O, 1
' .

80
Agostino sta commentando la moltip]icazione dei pani e dei pesci (Gv 6, 5-14). ,,
LA MOLTIPLICAZIONE DEI PANI E DEI PESCI:
IL QUARTO SEGNO

Dopo questi fatti: Gesù passò all'àltra riva del mare di Galilea, cioè di
Tibe,riàdea, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva
sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con·i suoi discepoli.
Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzàti gli occhi: vide che una grande folla veniva da lui e
disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da
mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello
che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non
sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne Ùn pezzo». Gli disse
allora uno dei suoi discepoli: Andrea, fratello di Simon Pietro: «C'è qui un
ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tan-
ta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C'era molta erba in quel luogo.
Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù
prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti: e lo
stesso fece dei pesci: quanto ne volevano. E quando furono saziati: disse ai
suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati: perché nulla vada perduto». Li
raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo,
avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi
è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che
venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò h di nuovo sul monte, lui da solo
(6, 1 ~ 15).
Giovanni racconta il miracolo del pane, uno dei pochi miracoli riportati da tutti e
quattro gli evangelisti. Giovanni, però, è maggiormente interessato all'aspetto dottrinale

a L'indicazione topografica è molto discussa. Il testo indicherebbe due denominazioni del lago
con una successione di due genitivi; "di Galilea" e "di Tiberiade" (tes thalasses tes Galilaias tes Tiberia-
dos). Dopo "Galilea" Crisostomo e alcuni manoscritti leggono "dalle parti (eis tà mere) di Tiberiade"
(si tratterebbe della città).
b Diffusa, soprattutto in ambito latino, è la variante "fugge/fuggì" (gr. pheughei, lat. fugit e simili)
al posto di anechoresen ("si ritirò ''); anche Cirillo e Crisostomo, nel loro commento, utilizzano il verbo
pheugein ("fuggire") per definire l'azione di Gesù. La variante è apprezzata dalla critica moderna, ma
non viene accolta a testo.

294 Giovanni 1-10

(Teodoro). Cristo lascia Gerusalemme per calmare l'opposizione e mitigare i suoi nemici:
questo è un atto di carità (Cirillo). La folla segue Gesù più per i suoi miracoli che per i suoi
insegnamenti; Giovanni non li racconta uno per uno, ma si concentra sugli atti principali
di Cristo. Gesù si ritira solo con i suoi discepoli e lontano 'dalle folle e dalla confusione -
un comportamento, questo, da imitare (Crisostomo). Questo evento avviene un anno pri-
ma della passione, in coincidenza con la Pasqua subito dopo la decapitazione del Battista
(Beda). Gesù non partecipa alla festa perché sta annullando l'antica Legge pacificamente
(Crisostomo). In un dettaglio - la domanda a Filippo - va riscontrata una discrepanza con
gli altri evangelisti (Agostino). Gesù chiede informazioni a Filippo sulla mancanza di cibo
in modo tale che il discepolo possa ricordare la situazione iniziale e testimoniare la grandez-
za del miracolo (Crisostomo, Teodoro). Il miracolo ci insegna che con Dio tutto è possibile ·
(Cirillo). Nonòstante lo scetticismo dei discepoli, colui che ha creato l'universo è senz'altro
in grado di creare l'abbondanza da cinque pani e due pesci (Romano). Il numero di cinque
pani, cibo di scarsa qualità, richiama i cinque libri di Mosè, mentre i due pesci, cibo più
raffinato, richiamano l'insegnamento di apostoli ed evangelisti (Cirillo). I cinque pani (il
Pentateuco) sono portati da un ragazzo (il popolo d'Israele); il seme dell'orzo (Cristo) è na-
scosto nella pula (Vecchio Testamento); i due pesci, invece, simbolizzan.o i-sacerdoti e i re il
cui ruolo viene realizzato in Cristo (Agostino). C'era molta erba in quella stagione durante
il mese di Nisan, quando incomincia a fare più caldo (Teodoro). Nella sua preghiera Gesù
dimostra la suà solidarietà con il Padre e con lo Spirito, che erano p.i;esenti con lui nel suo
primo atto creativo (Romano). Ci insegna inoltre che prim~ dei pasti dobbiamo ringraziare
Dio (Crisostomo). Il miracolo venne compreso dai presenti solo in seguito, non nel mo-
mento in cui accadde (Ilario). Ciò che avvenne era al di là della comprensione dei cinque
sensi (Clemente). Il creatore del grano moltiplica quei grani come fossero semi affidati non
alla terra, ma alle sue fertili mani creative, portatrici di vita. Nello spezzare i pani, il pane si
-moltiplica, proprio come l'Anti'co Testamento è stato "aperto" e ''spiegato" daJla venuta di
_Cristo (Agostino). Come il pane spezzato è stato sparso sulle montagne e poi raccolto per
essere riunito, così possà la Chiesa, sparsa su tutta la terra, essere riunita nell'unico regno
di Dio (Didachè). Il pane avanzato in questo miracolo dimostra che Dio ci dà sempre più
di quanto abbiamo bisogno e serve come prova del miracolo stesso (Efrem). Il pane che
Cristo ha donato quel giorno per mezzo dei suoi apostoli continua nella vita della Chiesa
anche ora e .fino alla fine del mondo (Origene). Bisogna imparare a essere generosi con i
doni che Dio ci ha dato, perché Dio può dare molto partendo da poco (Cirillo). Dopo che .
Gesù fece il miracolo, il popolo comprese che era venuto al mondo il profeta che sareb-
be stato come Mosè (Efrem). "Governare il mondo intero è un miracolo più grande che
saziare cinquemila persone con cinque pani" (Agostino). Quando le persone vedono il
miracolo, cercano di incoronarlo re perché sono ammaliate dalle cose mondane, ma Cristo,
che disprezza ogni carica terrena, fugge (Crisostomo). Cristo sa di essere già re (Agostino).
Bisogna seguire il suo esempio: disprezzare la gloria terrena, ricercare quella di Dio (Ciril-
lo). Il nostro potere è la nostra debolezza (Ambrogio). Gesù rifugge la folla per andare su
una montagna a pregare, insegnandoci che la preghiera è necessaria ogni volta che la fuga
è necessaria (Agostino).
La m~ltiplicazione dei pani e dei pesci: il quarto seg!'JO (6, 1-15) 295

6, l L'altra r.iva del lago d/ Galilea 6• 2 La moltitudine e i· mt'racoli


La prospettiva dottrinale ·di Giovan- I miracoli, non gli insegnamenti mo-
.
01
tivano le masse
Non lo seguivano con ferma convin-
Da qui l' ev~ngelista passa al raccon-
zione: quantunque ascoltassero una dot-
to del miracolo del pane, riportato anche
trina cosl elevata, venivano attratti piutto-
. da tutti gli altri evangelisti. In ogni caso
sto dai prodigi, e ciò era indizio della loro
· Giovanni racconta questo episodio per il
rozza mentalità. I miracoli, infatti - dice
suo contenuto dottrinale, cosa che gli al-
l'Apostolo - sono per gli incrt>dul~ non per
~·-tri omettono. Egli pensava fosse partico-
chi crede (cf. 1 Cor 14, 22). Tale è il popo- ·
larmente importante dar conto di tale dot-
lo, secondo Matteo; ma ascolta come tutti
trina nel suo racconto.
si stupivano per la sua dottrina perché egli
Teodoro di Mopsuestia,
insegnava loro come uno' che ne ha la pote-
Commento al Vangelo di Giovanni 3 6 1
' ' stà (Mt 7, 28-29).
Giovanni Crisostomo,
Commento al Vangelo di Giovanni 42, 1
Fuggire i nemici per il loro interesse
.. Quando gli avversari ci perseguitano, La mancanza di racconti dei miracoli
:.... quand'anche la nostra presenza non ab-
bia a riportare nessun.danno, se tuttavia ci Notate come, nel corso di un inte-
.. mettiamo da parte e, in questo modo, riu- ro anno, anzi anche ora, nella festa della ·
sciamo a parare i primi colpi, e ci sottraia- Pasqua, non ci racconti niente a proposi-
mo al loro furore, allora finahnente arrive- to dei miracoli, all'infuori della guarigio-
remo a difenderci dall'ira di chi ci vuol far ne del paralitico e del figlio qel funziona-
~ale, e infrangeremo la loro superiorità, rio regio. Non si è preoccupato di narrarci
amtando quelli che sono cattivi verso di tutto, perché non sarebbe stata neanche
noi piuttosto che essere aiutati: il che ~i­ una. cosa possibile, ma ha riferito soltan-
gnifica che noi non cerchiamo i nostri in- to pochi fatti, tra tanti e tanto importanti.
teressi, ma quelli degli altri. Compito della Giovanni Crisostomo,
carità è dunque non contrapporsi a quel- Commento al Vangelo di Giovanni 42, 1
li che ci vogliono del male, né, per il fatto
se
che non ci si possa fare dd male siamo
presenti, dobbiamo esacerbare i lor~ ani- 63
mi, perché non poss'ono essere superiori
• Gesù salì sulla montagna e là si
alla forza di chi è odiato. La carità, dun-
pose a sedere con i suoi discepoli
que, non cetca il suo interesse (1 Cor 13, Un punto di osservazione sulla mon-
5), come dice Paolo, e questa era manife-
stamente in Cristo. ·
tagna
Cirillo di Alessandria, Perché poi òra era salito sul monte e
Commento al Vang(/lo di· Giovanni 3, 4 ivi se ne stava seduto con i discepoli? Per
296 Giovanni 1-1O

il prodigio che stava per compiersi. Il fat- ge, prendendo occasione dalla pe1v ersità
to che solo i discepoli vi salirono è colpa dei Giudei.
delle turbe che non lo seguivano. Ma egli Giovanni Crisostomo, .
salì sul monte non solo per questo motivo, Commento al Vangelo di Giovanni 42, 1
ma anche per insegnarci che occorre evi-
tare il tumulto e la folla, e che .l a solitudi-
ne è la più adatta alle meditazioni filosofi-
6·5· 6 Una domanda che mette alla pro-
che. Spesso egli andava da solo sul monte
e vi pernottava in preghiera, per insegnar- va
ci che chi si accosta a Dio deve essere li-
bero da ogni affanno e cercare un luogo Discrepanze fra i Vangeli
tranquillo.
Giovanni racconta che il Signore, os-
Giovanni Crisostomo,
servate le folle, chiese a Filippo>volendolo
Commento al Vangelo di Giovanni 42, 1
mettere alla prova, come si sarebbe potu-
to dar loro da mangiare. Può sorprenderci
come, in tal caso> possa esser vero quanto
riferito dagli altri evangelisti, e cioè che fu-
6 4
• Era vicina la Pasqua rono i discepoli a dire per prim~. al Signo-
re di licenziare le folle perché andasséro
Un anno prima della passione a comprai·e il vitto nelle località vicine, e
a questo loro suggerimento rispose il Si-
Matteo e Marco (cf. Mt 14, 1-12; Mc gnore, come riferisce Matteo: Non occor-
6, 17-29; Le 9, 7-9) menzionano l'assassi- re che vadano; voi stessi date loro da man-
nio di Giovanni Battista quando racconta- giare (Mt 14, 16). Con Matteo concordano
no del miracolo del pane; Giovanni, inve- Marco e Luca, i quali omettono solo le pa-
ce, dice che la festa della Pasqua ebraica role: "Non occorre che vadano". TI fatto
era vicina. È evidente che Ja festa della Pa- dunque lo si dovrà ricostruire così: dette
squa coincida con la decapitazione di Gio- queste parole, il Signore si volse alla folla
vanni Battista e che un anno dopo l'evan" e disse a Filippo quel che riferisce Giovan-
gelista ritorni al momento · della Pasquà, ni, mentre gli altri lo omettono81 •
quando il mistero della passione del Si" Agostino,
gnore fu completo. Il consenso degli evangelisti 2, 46, 96
Beda il Venerabile,
Commento al Vangelo di Marco 2, 6
La grandezza del miracolo
Diceva questo come nella ve'cchia
Gesù non partecipa alla festa Legge di Mosè, e ciò prima di portare a
compimento il miracolo: "Cosa c'è nella
"Perché - tu chiederai - non si re- tua mano?". Siccome i miracoli che acca-
ca alla festa, ma, mentre tutti accorrono dono improvvisamente di solito ci fanno
a Gerusalemme, egli se ne va in Galilea e dimenticare ciò che è accaduto in prece-
non solo, ma con i discepoli, e poi a Cafar- denza, per prima cosa lo legò a sé con la
nao?" A poco a poco egli aboliva la Leg- sua ammissione, in modo che poi, quan-

81
Crisostomo (Commento al Vangelo di Giovanni 42, 2) cita la possibilità che si possa trattare di
due racconti differenti.
La moltiplicazi'one dei pani e dei pesci: il quarto segno (6, 1-15) 297
,•..

do sarebbe stato colto dallo stupore, non parole: Chi crede nel Figlio non è condan-
~ ·dimenticasse ciò che allora .egli aveva det- nato: chi non crede è già stato condannato
'.. to e, facendo il confronto con.queste cose, (Gv 3, 18).
: comprendesse la grandezza del miracolo. Cirillo di Alessandria,
Giovanni Crisostomo·, Commento àl Vangelo di Giovanni 3, 4
· Commento al Vangelo di Giovanni 42, 1

6 79
Una domanda fatta per insinuare il • · La divina provvidenza in cinque
dubbio pani d'orzo e due pesci
Con questa domanda a Filippo, vole- Il Creatore dell'universo provvederà
va insinuare il dubbio nei suoi discepoli,
· in modo tale da far risaltare maggiormen- «Come abbiamo saputo e a te non
te ai loro occhi il miracolo che stava per nascondiamo la verità, o Maestro, I trove-
fare. Anche se sembra parlare a un solo rai che nient'altro abbiamo se non cinque
...discepolo, .le sue parole riguardano tut- pani d'orzo; I e neppure questi li ha pro-
. ti. Per spiegare il fine di questa doman- curati qui nel deserto alcuno di noi, I ma
da l'evangelista aggiunse: Diceva così per li ha portati un ragazzo ch'è venuto con
metterlo alla prova; egli" infatti sapeva bene la sua gente. I Nient'altro abbiamo dispo-
. quello che stava per fare. Dice per metterlo nibile, o tu che ami l'umanità: I per una
·- alla prova, ma intende, piuttosto, per pro- folla sterminata come questa, o Miseri-
durre la prova. In primo luogo tenne Fi- cordioso, I potrebbero mai bastare code-
lippo nel dubbio e nella difficoltà a causa sti cinque pani? I Oltre ai pani, il ragazzo
della mancanza di cibo, ma poi, quando ha due pesci: I affrettati allora a sfamar-
. Filippo vide compiersi il miracolo, avreb- li tu, poiché sei I pane celeste d' immorta-
be capito che tutto deve essere sempre af- . lità». Il Quand'ebbe udito queste parole
fidato a Dio e che egli non deve sentirsi in dai suoi .discepoli, il Cristo I così rispose
imbarazzo per nessun tipo di mancanza. loro: .«Siete ll1: errore;_poiché non sapete I
Teodoro di Mopsuestia, che io ho creato il mondo e del mondo mi
. Commento al Vangelo di Giovanni 3, 6, 5 do pensiero. I So bene, adesso, di quali
cose ha bisogno questa gente: I vedo il de-
serto e il sole che tramonta, I conosco la
stanchezza della folla qui presente, I e so
Debolezza di fede
che cosa sto per fare per tutti loro. I Por-
L'incredulità è la peggiore malattia e rò io rimedio alla loro fame, poiché sono
il male peggiore e, se Dio fa o promette di /pane celeste d'immortalità. I I [. .. J.Voi
fare qualcosa, çredianioci subito con fede non potete, ora, con i vostri pensieri, pro-
semplice. Inoltre, non accusiamo Dio se, curare il cibo.poiché siete uomini: I date
per nostra fragilità, non riusciamo a capi- dunque da mangiare alla folla, voi che co-
re con la nostra mente in che modo si pos- sl siete preoccupati, I oppure, se non ave-
~ano compiere quelle cose che sono al di te la forza di farlo, tacete! I Io, da ·Solo,
sopra delle nostre forze. [. .. ] Dunque, la mi prendo cura di tutti perché sono Cre-
realtà soprannaturale si raggiunge cori la atore, I perché sono buono, perché sono
· fede e non con la ragione; e chi crede è Dio prima-dei-tempi. I A ogni carne offro
ammira~o, mentre chi fa il contrario, non è · il nutrimento (cf. Sal 136, 25), I mentre
privo di colpa. E di questo lo.stesso Salva- voi guardando la moltitudine vi preoccu-
. tare ce ne rende testimonianza con queste pate I e non pensate a me che d'ogni co-
298 Giovanni 1-1O

sa sono il Dispensatore, I poiché dal cielo Cosi è la lettera' del Vecchio Testamento:
sono qui a offrire I il pane celeste· d'im- · è avvolta nell'involucro di significati ma-
mortalità. 11 Quel che voi pensate e dite teriali. Però se si arriva al midollo, nutre .
adesso dentro di voi, io già lo so: I guar- e sazia. Un ragazzo portava cinque pani e
dando questa gente, il luogo e l'ora, I voi due pesci. Vogliamo domandarci chi era
pensate: - Chi nutrirà tutta la moltitudine questo ragazzo? Probabilmente era il po-
in questa landa. deserta?-. I Di qui capi- polo d'Israele, il quale portava i pani co-
rete chiaramente chi io sia, amici mi~i. I me un bambino, senza mangiarli. Le cose
Io nutrii Israele nel deserto I e a loro feci che portava, chiuse erano un peso, e solo
dono di pane dal cielo; I da una roccia' fe- se scoperte nutrivano. I due pesci, poi, mi
ci sgorgare l'acqua in terra arida, I e oltre sembra vogliano significare quei due su-
a ciò procurai loro in abbondanza I nutri- blimi personaggi del Vecchio Testamento,
mento di quaglie (Es 16-17), perché io.so- che venivano unti per santificare e regge-
no I pane celeste d'immortalità». re il popolo: cioè il sacerdote e il re. Fin-
Romano il Melode, ché avvolto nel mistero, venne colui che
Kontakia - La moltiplt"ca:t.ione dei pani era stato simboleggiato da quei due per-
. 12-17 sonaggi; venne finalmente colui che era
adombrato nel midollo dell'orzo e che si
nascondeva sotto la paglia di questo. ·Egli
Il significato dei cinque pani e dei venne per riunire e realizzare nella sua
due pesci persona le due figure, quella del sacerdo-
te e quella del re: del sacerdote in quanto
Io penso[ .. ~] che i cinque pani di or- egli offrì se stesso come vittima per noi a
zo rappresentino i cinque libri del sapien- Dio, del re in quanto egli stesso ci regge. E
tissimo Mosè, cioè tutt~ la Legge, giacché così ci vengono svelati i misteri che erano
essi offrono il cibo più grossolano attra- tenuti nascosti. Siano rese grazie a colui,
verso la lettera e la storia. E ciò si capisce che in se stesso realizzò le promesse del
dal fatto che erano di orzo. I pesci, invece, Vecchio Testamento.
sono il cibo dei pescatori, ossia gli scritti Agostino,
più delicati dell'insegnamento del Salvato- Commento al Vangelo di san Giovanni 24, 5
re. E dicendo che erano due, vuol far capi-
re che per mezzo di essi risplende il mes-
saggio apostolico ed evangelico.
· Cirillo di Alessandria, 6• 10 Molta erba, molte persone
Commento al Vangelo di Giovanni 3, 4
La stagione

L'involucro del Pentateuco, il midol- C'era molta erba in quel luogo: ciò si-
gnifica che il luogo dove si sedettero era
lo di Cristo
gradevole e il tempo era bello. Era Nisan
I cinque pani significano i cinque li- (più o meno aprile) quando la terra, di so-
bri di Mosè. Giustamente essi non sono di lito, si adorna di un manto erboso, special-
frumento, ma di orzo, perché appartengo- mente nelle regioni dove le temperature
no al Vecchio Testamento. Ora, voi sape- sono alte. Poco sopra aveva pure indica-
te che l'orzo è fatto in modo che con fatica to questa stagione dicendo: Era vicina la
si arriva al midollo, poiché il midollo è ri- .Pasqua.
coperto da un involucro di paglia così te- ·Teodoro di Mopsuestia,
nace e aderente çhe si fa fatica a toglierlo. Commento al Vangelo di Giovanni 3, 6, 10
La moltiplicazione dei pani e dei pesà: il quarto segno (6, 1-15) 299

6, 11 Gesù r_ese grazz'e apparse dal nulla. Non diminuisce il pane


che si divide, eppure sempre nuovi pez-
Moltiplicatevi zi riempiono le mani di chi lo divide. La
rapidità della cosa inganna la vista; men-
Cristo fa allora portare i cinque pa- tre segui con gli occhi una mano ricolma
ni I e alzando gli occhi al Padre dice: I <li pezzi, osse1vi 1' altra che non subisce di-
«Le opere che compio sono tue, perché minuzione nella sua porzione. Tra un mo-
· son tuo figlio: I infatti insieme a te e allo mento e l'altro cresce la quantità dei fram-
Spirito al principio creai I l'universo .i nte- menti. Coloro che lo spezzano esercitano
ro, poiché sono I pane celeste d)immortali- il loro servizio, coloro che mangiano sono
tà». 11 Ecco che i servi del Cristo, stando occupati. nella cosa, coloro che hanno fa-
- .a mensa come padroni, I aspettavano Ge- me sono saziati, e i resti riempiono dodici
sù che li servisse, e lo trovarono all'istan- ceste. Non il pensiero, non la vista posso-
té; I il Sovrano benedisse quei cinque pani no seguire il processo di un'azione tanto
I parlando ad essi con voce inafferrabile: soggètta ai sensi. Esiste quanto non esiste-
I «Crescete in modo percettibile e molti- va, si constata quanto non si comprende,
plicatevi (cf. Gen l, 22.29; 9, 1.7) I e sfa- resta solo da credere che Dio è capace di
. mate ora tutti i presenti». I Subito i pani tutto.
ubbidirono al. Signore: I invisibilmente si Ilario di Poitiers,
riprodussero I come ad essi; aveva detto il La.Trinità 3, 6
Cristo, che è I pane celeste d) immortalità.
Romano il Melode,
Kontakia - La moltiplicazione dei pani
13, 19-20
Oltre i cinque sensi
In un modo davvero mistico i pani
vengono spezzati dàl Salvatore e nutrono
Ringraziamento priffia del pasto la folla dei suoi ascoltatori. Grande, infat-
ti, è la folla che si ferma al mondo sensi-
Ma come mai il Cristo, quando è sul bile, come se fosse l'unica cosa che esiste.
punto di guarire il paralitico, di risuscita- Dice Platone: "Guardati intorno e bada
re il morto, di placare il mare, non prega che nessuno dei non iniziati ascolti. Co-
e qui, invece, trattandosi dei pani, fa que- sì sono coloro che pensano che esista so-
sto? Per insegnare che, prima della refe- lo ciò che possono tenere nelle loro mani,
zione, dobbiamo rendere grazie a Dio .. ma non ammettono nel novero delle co-
D'altra parte, egli è solito far ciò nelle co- se esistenti azioni, processi di generazio-
se meno importanti, affin,ché tu apprenda ne e tutto ciò che fa parte dell'invisibile"
che non fa così perché ne ha bisogno. Se, (Plat.,Thaet. 155). Tali sono coloro che di-
infatti, ne avesse avuto bisogno, lo avrebbe pendono solo dai cinque sensi. Ma la co-
fatto piuttosto nelle cose più importanti. noscenza di Dio è qualcosa di inaccessibi-
Giovanni Crisostomo, le alle orecchie e agli altri organi di senso.
Commento al Vangelo di Giovanni 42, 3 Clemente Alessandrino,
Stroma# 5, 6

I miracoli non sono subito chiari


Il cr~atore del grano lo moltiplica
Cinque · pani sono offerti e spezza-
ti; tra le ma.n i: di colord che li· spezzano; Chi; infatti, ·anche.. adesso .nutre ·il ·
s~ n~ inti:oducono, :per così d~re, ·porzioni mondo. intero,.se·non
.. .
colui
.
che con. pochi
·.
·.·.· .
.. . ; ..
300 Giovanni 1-10

grani crea le messi? Cristo operò, quindi, al bisogno della folla che lo mangiava. Il
come Dio. Allo stesso modo; infatti, che suo miracolo, dunque, non era misurato
con pochi grani moltiplica le messi, co- secondo il suo potere, ma secondo la fa-
sl nelle sue mani ha moltiplicato i cinque me di coloro che erano affamati. Perché ·
pani. La potenza era nelle mani di Cristo; se ci si mettesse a misurare il suo miraco-
e quei cinque pani erano come semi, non lo secondo il suo potere, mai si riuscireb-
affidati alla terra, ma moltiplicati da colui be a misurare l'estensione che il suo pote-
che ha fatto la terta. re può vittoriosamente raggiungere. Il suo
Agostino, miracolo, pertanto, è stato misurato dal-
Commento al Vangelo di san Giovanni· 24, 1 la fame delle migliaia di persone e ha su-
perato vittoriosamente la misura di dodi-
ci canestri. Il desiderio del cliente supera
Mentre si spezza, il pane si moltipli- il potere di qualsiasi artigiano: questi non
ca è in grado di esaudire i desideri dei clienti
in tutto e per tutto. Nel caso di Dio, inve-
Ordinò che si spezzassero i pani; ce, la sua attività creativa supera i deside-
mentre questi venivano spezzati, si molti- ri di chi si trova nel bisogno. Infatti dice:
plicarono. Niente di più vero. Quanti libri Raccogliete i pezzi avanzatz: perché nulla
infatti vengono fuori da quei cinque libri vada perduto, in modo tale che nessuno
di Mosè quando, come se si spezzassero, pensasse che tutto ciò fosse frutto dell'im-
vengono esposti e spiegati82! maginazione. Poi, dopo aver conservato
Agostino, gli avanzi per un giorno o due, si sarebbe-'
Commento al Vangelo di san Giovanni 24, 5 ro convinti che Gesù avevà compiuto per
davvero il miracolo e che non si era tratta-
to di una vacua visione.
Pane disperso, Chiesa riunita Efrem il Siro,
Commento al Diatessaron 12, 4
Per I'eucaristia ringraziate come se-
gue. [. . .] Per il pane spezzato: "Ti ringra-
ziamo, Padre nostro, per la vita e la co-
noscenza che a noi rivelasti per mezzo di 6 13
• Riempz'rono dodici canestri
Gesù tuo figlio. A te la gloria nei secoli.
Come questo pane spezzato era sparso sui Il dono del pane che continua tutto-
colli e raccolto divenne una cosa sola, cosl · ra
la tua Chiesa si raccolga dai confini della
terra nel tuo regno poiché tua è la gloria Ora nei salmi sta scritto a proposito
e la potenza per Gesù Cristo nei secoli,, . di Giuseppe: Le sue mani hanno lavora-
Didachè 9, 1-4 to nel portare la cesta (Sal 81, 16), men-
tre a proposito dei discepoli di Gesù sta
scritto che portarono via i pezzi avanzati,
Dio dà sempre più di quanto abbia- i Dodici - penso - raccolsero dodici ce;
mo bisogno · sfr non mezzi pieni, ma tutti pieni. Fino a
questo momento - credo - e sino alla fine
Non ha moltiplicato il -pane in base del inondo i dodici cesti, pieni del pane di
al suo potere di moltiplicarlo, ma in base vita che le folle non sono capaci di man-

82
Cf. sopra r altro passo cli Agostino (i cinque pani rappresentano il Pentateuco).
La moltiplicazione dei pani e dei pesci: il quarto segno (6, 1-15) 301

giare, restano presso i discepoli ·che sono re (cf. Mt 14, 25-31); è apparso nella nu-
superiori alle folle. · be (cf. Mt 17, 5); ha lìberato la sua Chiesa
Or~gene, dalla circoncisione e ha sostituito Giosuè,
Commento a Matteo 11, 2 figlio di Nun, con Giovanni che era vergi-
ne e gli ha affidato Maria (cf. Gv 19, 25-
27), la sua Chiesa, come Mosè affidò il suo
.Cristo moltiplica le nostre buone gregge a Giosuè (Df 31 , 7-8), in modo ta-
opere le che si realizzassero le parole: Come me.
Efrem il Siro,
Sappiamo che i discepoli, all'inizio, Commento al Diatessaron 12, 4
....dimostrarono un comportamento piutto-
sto lento riguardo a questo modo di agi-
re, ma poiché erano fatti così, il Salvatore
·· diede loro un' àbbondante raccolta di ciò I miracoli quotidiani non sono meno
che era rimasto. Ciò ci fa capire che, se ab- miracolosi
. biamo dato un po' del nostro tempo per
I miracoli compiuti da nostro Signore
:. la gloria di Dio, riceveremo, come scam-
Gesù Cristo, sono opere divine che solle-
bio, una grazia ancora più feconda, secon-
citano la mente um·ana a raggiungere Dio
do quanto aveva detto Cristo: Una misura
attraverso le cose visibili. Siccome Dio
buona) pigiata) scossa, traboccante vi sarà non è una realtà che si possa vedere con
. versata nel seno (Le 6, 38). Non dobbiamo gli occhi, e siccome i suoi miracoli, con
- dunque esitare ad accogliere, nella carità,
i quali regge il mondo intero e provvede
i nostri fratelli, ma dobbiamo essere deci-
a ogni creatura, per la loro frequenza fi-
si e liberarci dalla pigrizia che ci tiene lon-
niscono per passare inosservati, al punto.
tani dall'ospitalità. Aiutati dalla speranza,
che quasi nessuno si accorge dell'opera di
attraverso la fede ·con la quale crediamo
Dio che anche nel più piccolo seme appa-
che Dio può moltiplicare le cose più pic- re mirabile e stupenda, Dio si è riservato,
cole, apriamo il no~tro cuore a chi versa
nella sua misericordiosa bontà, di compie-
nell'indigenza.
re a tempo opportuno talune opere fuori
Cirillo di Alessandria,
del normale corso degli avvenimenti natu-
Commento al Vangelo di Giovanni 3, 4
rali, affiflché, quanti hanf?.o fatto l' abitudi-
ne alle cose di tutti i giorni, rimanessero
impressionati, vedendo non opere mag-
6114 Il profeta che deve venire nel mon- giori, ma insolite. Governare il mondo
intero, infatti, è un miracolo più grande
do che saziare cinquemila persone con cin-
que pani. Tuttavia, di quel fatto nessuno
Il profeta come Mosè
si stupisce, di questo gli uomini si stupi-
Quando erano soddisfatti, dunque, scono, non perché sia più grande, ma per-
videro che li aveva nutriti nel deserto, co- ché è raro. [. .. ] E tuttavia non è sufficien-
me aveva fatto Mosè grazie alla preghiera, te considerare questo aspetto nei miracoli
e gridarono: Questi è davvero il profeta che di Cristo. [. .. ]Il Signore in alto sul monte
deve venire nel mondo! Ripetevano quel ci aiuta a capire meglio che il Verbo sta in
detto.di Mosè: Il Signore.susciterà per te un alto. [ ... ] Egli ha visto le turbe, si è accor-
profeta, non uno qualunque, ma uno come .to che avevano fame e misericordiosamen- ·
me (Dt 18, 15), che vi nutrirà con pane nel te le ha nutrite, non solo con bontà, ma
deserto . .Come me ha camminato sul ma- altresì con potenza. Che avrebbe giovato,
302 Giovanni 1-10

infatti, la sola bontà, quando occorreva il dato ai suoi fedeli di essere cristiani. Ci
pane con cui nutrire quella folla affamata? sarà dunque un regno dei cristiani, che è
Se alla bontà non si fosse associata la po- in formazione, che ora si prepara, e vie-
tenza, quella folla sarebbe rimasta digiu- ne acquistato dal sangue di Cristo. E un
na e affamata. Sì, perché anche i discepoli giorno avverrà la manifestazione del suo
che si trovavano col Signore in mezzo al- regno, allorché apparir~ lo splendore dei
la folla che aveva fame, anch'essi voleva- suoi santi, dopo il giudizio che egli com-
no nutrirla affinché non venisse meno, ma pirà. [ ... ] Ma i discepoli e le turbe che
non sapevano come. credevano in lui, pensarono che egli fos-
Agostino, se già venuto per regnare. Volerlo rapi-
Commento al Vangelo di san Giovanni re per farlo re, significava voler anticipa-
24, 1-3 re il suo tempo, che egli teneva nascosto,
per manifestarlo al momento opportuno,
e opportunamente proclamarlo alla fine
del mondo.
6 15
• Stavano per farlo re Agostino,
Commento al Vangelo di san Giovanni 24, 2
Cristo disprezzò le cariche terrene
Quanto è grande la tirannia della go-
la! E quanto era grande l'incostanza e la Rifuggire dalla gl~ria terrena
volubilità della loro mente! Non si preoc-
cupano costoro infatti più della trasgres- Cristo si offre come modello nel di-
sione del sabato, non sono più mossi dal- sprezzo della gloria, sfuggendo a quel-
lo zelo per la causa di Dio, ma ogni cosa li che lo vogliono onorare, disprezzando
Viene messa da parte ora che il loro ven- questo regno terreno, sebbene realmen-
tre è pieno. Il profeta ora era con loro e si te non sia invidiabile, dal momento che
apprestavano a incoronarlo re: ma il Cri- egli regna su tutte le cose insieme al Pa-
sto fugge. Perché mai? Per insegnarci che dre. Nello stesso tempo fa pensare a co-
dobbiamo disprezzare le dignità mondane loro che mirano alla speranza futura, che
e per dimostrare che non aveva bisogno di per essi è piccola cosa ciò che è grande
alcune delle cose di questa terra. per il mondo, e che non è bello accettare,
Giovanni Crisostomo in questa vita del mondo, gli onori, anche
Commento al Vangelo di Giovanni 42, 3 se questi sono liberamente proposti; si
deve, invece, raggiungere quell'onore che
viene da Dio: è infatti umiliante voler pri-
Cristo è già re meggiare nelle cose del mondo, per colo-
ro che tendono alla grazia divina e hanno
Sì, era re: ma non di quelli che ven- sete della gloria eterna. Dobbiamo, dun-
gono proclamati dagli uomiòi, bensl ta- que, rigettare l'ambizione, sorella e vici-
le da elargire il regno agli uomini. [ .. .] na dell'arroganza, e non molto lontana da
Certo, da sempre egli regna insieme con essa. Ed evitiamo, in questa vita, l'onore
il Padre in quanto è Figlio di Dio, Verbo apparente, perché è dannoso, ma cerchia-
di Dio, Verbo per mezzo del quale sono mo piuttosto la santa umiltà, cedendo l'u-
state fatte tutte le cose. Ma i profeti ave- no all'altro.
vano predetto il suo regno anche in quan- Cirillo di Alessandria,
to è Cristo fattosi uomo, e in quanto ha Commento al Vangelo di Giovanni 3, 4
La moltipllcazione dei pani e dei pesci: il quarto segno (6, 1-15) 303

Il nostro potere non è quello politi- La fuga e la preghiera


co, ma la debolezza . ·
Non c'è infatti diversità fra il moti-
Nell'Antico Testamento, il potere im- vo che l'induss.e a fuggire e quello per cui
. periale era conferito dai sacerdoti, non ri- si mise a pregare; anzi, volendo il Signo-
chiesto dispoticamente, e si dice comu- re trasformare quel misero suo corpo che
nemente che gli imperatori aspirassero al siamo noi e renderlo conforme al suo cor-
sacerdozio più che i preti al potere impe- po glorioso (cf. Fil 3, 21), trasse anche da
riale. Cdsto fuggì per non essere procla- quell'episodio un'occasione per insegnare
mato re. Abbiamo il potere di noi stessi. a noi che quanto ci induce a fuggire è pu-
Il potere del sacerdote è debolezza. Dice re un motivo, e forte, perché ci mettiamo
Paolo: Quando sono debole, sono forte (2 a pregare.
Cor 12, 10). Agostino,
Ambrogio, Il consenso degli evangelisti 2, 47, 100
Lettere 60 (a Marcellina)
CAMMINARE SULLE ACQUE: IL QUINTO SEGNO

Venuta intanto la sera, i suoi discepoli sèesero al mare, salirono in barca


e si avviarono verso l'altra riva del mare in direzione di Cafàrnao. Era ormai
buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti> il mare era agitato, perché sof
fiava un forte vento. Dopo aver remato per cz'rca tre o quattro miglia, videro
Gesù che camminava sul mare e st' avvicinava alla barca, ed ebbero paura.
Ma egli disse loro: «Sono io, .non abbiate paura.'». Allora vollero prenderlo
sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti.
Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, vide che e'era
soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca,
ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tibe-
rìade, vicino a( luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore
aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e
nemmeno i suoi discepoli~ salì sulle barche e si diresse a~la volta di· Cafàrnao
alla ricerca di Gesù (6, 16-24). ·

Anche in questo episodio è da rilevare qualche discrepanza fra Giovanni e gli altri evan-
gelisti (Agostino, Crisostomo). Gesù manda avanti i suoi discepoli e si prepara al miracolo
per rafforzare la fede degli apostoli. Il brutto tempo e l'oscurità rendono molto difficile lana-
vigazione; ciò che più preoccupa, però, è l'assenza di Gesù - un grave pericolo per chiunque
si ritrovi preda delle tempeste della vita (Cirillo). Questa tempesta rappresenta il pericolo in
cui si trova la Chiesa (Agostino). Cristo non va immediatamente in. aiuto dei suoi discepoli,
ma aspetta finché sono abbastanza lontani dalla spiaggia: Cristo viene in aiuto quando ci
troviamo in mezzo ai flutti della tentazione (Cirillo). Dicendo: Sono io Gesù si aspetta che
lo riconoscano dalla voce e, al contempo, mostra che egli è lo stéssp che parlò a Mosè (Gi-
rolamo). Senza nemmeno bisogno che Gesù salga sulla barca, si compiono due miracoli: la
tempesta si placa all,istante e t>imbarcazione raggiunge immediatamente la riva (Teodoro).
Gesù lascia sospettare alla folla il miracolo. Il potere di Gesù sulle acque è anche più grande
di quello di Mosè (Crisostomo).
Camminare sulle acque: il quinto segno (6) 16-24) 305

6, 16 Venuta la sera, i suoi discepolisce- quelli che lo cercavano, comandò ai disce-


sero al mare poli di andare via prima, mentre egli ri-
mase, preparandosi opportunamente a un
In maniera riassuntiva altro miracolo. Era desideroso di trovare
qualsiasi occasione e avvenimento per raf-
Matteo riferisce [. .. ] che dapprinci- forzare nella fede l'animo degli apostoli.
pio Gesù comandò ai discepoli di imbar- [ ... ] Come, dunque, si fece sera, e la notte
carsi e precederlo di là del lago, mentre allentò l'ostinatezza di quelli che lo cerca-
egli avrebbe licenziato le folle (Mt 14, 22), vano, il gruppo dei santi discepoli scese al
t:; successivamente, licenziate le folle, egli mare. Subito lo traversarono, obbedendo,
si recò da solo sul monte a pregare. Que- in tutto. e senza indugio, a lui che era Dio
sta descrizione non contrasta con quella di e maestro.
· Giovanni che riferisce prima che egli fug- Cirillo di Alessandria,
gì da solo sul monte a pregare e poi: Ve-· Commento al Vangelo di Giovanni 3, 4
nuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero
al mare e salirono sulle barche (Gv 6, 16-
. 17). Chi non s'accorge che Giovanni par-
la in maniera riassuntiva quando dice che 6• 11-18 Gesù non era con loro
i discepoli in un secondo momento fecero
quel che il Signore aveva loro comandato In mezzo alla tempesta senza Gesù
prima di fuggire sul monte?
Agostino, Gli avvenimenti stimolano i discepoli
Il consenso degli evangelisti 2, 47, 100 a cercare il Salvatore con più alacrità. Cer-
tamente, creano un turbamento le tenebre
della notte profonda che galleggiano sulle
acque come un fumo, e impediscono di di.:
Due racconti diversi rigere la rotta. Né minore spavento provo-
A me sembra che questo prodigio sia ca la forza dei venti che si agitano selvag-
diverso da quello di cui parla Matteo. E giamente e sollevano onde alte a1 di fuori ·
che sia un altro risulta da vari indizi. Egli, del normale. Ma mentre avvenivano que-
del restq, compie molte volte miracoli ste cose, Gesù non era .ancora arrivato da
analoghi, per fare in modo che, non so- loro. E questo era soprattutto il pericolo e
lo non destino eccessivo stupore in quel- aumentava la loro paura, il fatto cioè· che
li che li vedono, ma li accettino con molta non fosse presente con loro che navigava-
fede. [ ... ] Perché dunque allora non gri- no. Dunque, è necessario che siano sbal-
darono subito al miracolo, mentre ora cre- .lottati dalla tempesta quelli che non sono
dono fin dal primo istante? Perché allo- con lui, ma in qualche modo sono separati
ra la tempesta continuava, squassando la ·da lui, oppure quelli che sembra che si sia-
barca, mentre ora, al suono della sua voce, no allontanati da lui, disprezzando le leggi
sopraggiunge la bonaccia. divine e si separano, col peccato, da colui
Giovanni Crisostomo, che li può salvare. Perciò, se è pericoloso
Commento al Vangelo di Giovanni 43, 1 essere immersi nelle tenebre spirituali, e se
è disagevole essere sommerso nell'amaro
mare dei piaceri, andiamo da Gesù: ciò ci
libererà, infatti, sia dai pericoli sia dal pec-
Rafforzare la fede degli apostoli
cato che porta alla morte.
Affinché, dunque, apparisse di esser- Cirillo di Alessandria,
sene andato e raffreddasse l'entusiasmo di Commento al Vangelo di Giovanni 3, 4
306 Giovanni 1-10

La Chiesa nella tempesta questo mondo le tribolazioni, aumentano


i mali, aumentano i crolli, si arriva al col-
Ecco perché fuggì di nuovo, solo, mo: G esù avanza, calcando i flutti. E sono
sul monte (Gv 6, 15). È il primogenito tali le tribolazioni, che anche quelli che ·
dei morti che ascende sopra tutti i cie- hanno creduto in Gesù, che si sforzano di
li, e che intercede per noi (cf. Col 1, 18; perseverare sino alla fine, si spaventano e
Rm 8, 34). [. .. ] Mentre, dunque, egli sta- temono di venir meno. [. .. ] Se aprono il
va lassù in alto, in quale situazione si tro- Vangelo, se aprono le Scritture, vedono
vavano i discepoli nella barca? Egli stava che tutto ciò è stato predetto: che, cioè,
lassù in alto; in basso la barca raffigurava il Signore si comporta cosl. Egli abbassa
la Chiesa. [ ... ] Era buio perché non era l'alterigia del mondo per essere glorific·a-
ancora sorta la luce: s)era già fatto buio to dagli umili.
e Gesù.non li aveva ancora raggiunti. Av- Agostino,
vicinandosi la fine del mondo, crescono Commento al Vangelo di san Giovanni
gli errori, sovrabbondano i terrori, dila- 25, 4-7
ga l'iniquità, si moltiplica l'infedeltà. E
la luce, che l'evangelista Giovanni chia-
ramente identifica con la carità - tanto
che egli dice: Chi odia il proprio fratello, 6 9 20
• 1 · Non abbiate paura!
è nelle tenebre (1Gv2, 11) -, rapidamen-
te va estinguendosi. [. .. ] Crescono le te-
L'aiuto divino è nostro
nebre, e Gesù tarda a venire. Le tenebre
che vanno crescendo, la carità che va raf- Osserva, infatti, che Cristo non ap-
freddandosi, l'iniquità che va moltipli- pare subito a quelli che erano nella bar-
candosi, questi sono i flutti che agitano la ca, appena si staccano dalla terra, né
barca. Le tempeste e i venti sono le gri- . all'inizio dei pericoli, ma quando erano
da che alzano i malvagi. Raffreddandosi lontani molti stadi dalla terraferma. In-
la carità di molti, si levano minacciosi i fatti, la grazia del Salvatore non ci arriva
flutti che agitano la barca. [. . .] Avevano subito, non appena imperver~a il perico-
remato per circa venticinque o trenta stadi lo, ma dopo che sono cresciuti la paura
(Gv 6, 18-19). I discepoli frattanto avan- e il pericol.o, e ci troviamo, per così aire,
zavano decisamente, né quei venti, né la in mezzo ai flutti della tentaziòne: allora
tempesta, né i flutti, né le tenebre impe- Cristo ci viene incontro in modo inaspet-
divano alla barca di avanzare e ·d i tenere tato e ci libera dalla paura e da ogni pe-
il mare. In mezzo a tutti quegli ostacoli, ricolo, cambiando in pace e in gioià, con
la barca andava avanti. Perché l'iniquità la sua ineffabile potenza, tutto ciò che fa
che va moltiplicandosi e la carità di mol- paura. [ ... ] Quando Cristo ci apparirà e
ti che si raffredda, sono come i flutti che risplenderà per noi, faremo senza fatica
vanno crescendo, come le tenebre che in- anche ciò che supera le nostre speranze,
fittiscono, coine il vento che infuria. Con e quando siamo in pericolo perché non
tutto ciò la barca camminava. Chi - infat- è vicino a noi, con la sua presenza fare-
ti - avrà perseverato sino alla fine, questi mo, senza ormai faticare, qualsiasi lavo-
sarà salvo (Mt 24, 13 ). [ ... ] E come li rag- ro. Cristo è, dunque, la soluzione d'ogni
giunge Gesù? Calcando i flutti, calpestan- pericolo, ed è il compimento di tutte le
do l'orgoglio del mondo, passando sopra opere che superano le nostre speranze, se
tutte le grandezze del secolo. E ciò tan- lo accogliamo.
to più avviene quanto più il tempo passa Cirillo di Alessandria,
e l'età del mondo cresce. Aumentano in Commento al Vangelo di Giovanni 3, 4
Camminare sulle acque: il quinto segno (6, 1.6-24) 307

"Sono io" nifestare, nel contempo, più chiaramen-


te la sua divinità. [.: .] Perché Giovanni
Sono io, non aggiunge chi. I Qiscepo- ci narra minutamente tutte queste cose,
li potevano riconoscerlo dalla vocé, che e perché non disse che il giorno dopo la
era loro così familiare [ ... ] . O potevano folla, dopo aver attraversato il mare, se ne
ricordare che, come sapevano, egli era co- andò? Egli ci vuole insegnare un'altra co-
lui che aveva detto a Mosè: Così dirai agli sa. Che cosa? Che il Cristo, anche se non
Israeliti: "Io-Sono mi ha mandato a vol' (Es apertamente, ha lasciato indirettamen-
3, 15). te sospettare questo alla folla. [ ... ] Che
Girolamo, cos' altrq restava da congetturare se non
Commento al Vangelo di Matteo 2, 14, 27 che egli aveva attraversato il mare a pie-
di? Non si poteva dire infatti che avesse
varcato il mare su un'altra barca. Ce n'era
6, 21 Rz'sultati immediati infatti una sola - narra l'evangelista - sulla
quale erano saliti i suoi discepoli. .
Giovanni Crisostomo,
Il miracolo si accresce Commento al Vangelo di Giovanni 43, 1
Per accrescere il miracolo davanti ai
loro occhi, egli camminò sull'acqua e non
sali sulla barca. Ma l'evangelista dice: Al-
lora vollero prenderlo sulla barca, e subito
Un miracolo più grande di quello di
la barca toccò la riva alla quale erano diretti Mosè
(Gv 6, 21). Riporta questo per dimostrare Anche i Giudei attraversarono il Mar
che i discepoli non lo presero sulla barca, Rosso, sotto la guida di Mosè; ma grande
ma mentre cercavano di farlo, sia la ·barca è la differenza tra quell'episodio e questo.
che il Signore raggiunsero la riva a una ve- Mosè infatti operava ogni cosa pregan~
locità straordinaria. do, in quanto era un servo: questi, invece,
Teodoro di Mopsuestia, con ogni autorità. Allora, spirando il ven-
Commento al Vangelo di Giovanni3, 6, 21 to di ostro l'acqua si era ritirata e pote-
rono passa~e 'ali'asciutto, ma ora ben più
grande è il miracolo. Mentre infatti l' ac-
6 22 qua · conserva la sua natura, sostiene sul
• La folla alla ricerca di Gesù suo dorso il Signore, confermando quel
detto: Camminando sopra il mare come so-
La folla può intuire il miracolo pra un pavimento (Gb 9, 8).
Perché poi non salì sulla barca? Per Giovanni Crisostomo,
compiere un miracolo maggiore e per ma- Commento al Vangelo di Giovanni' 43, 2
LE FOLLE E IL PANE

Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabb~ quando sei venuto


qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non per-
ché avete visto dei segni: ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete
saziati'. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane
per la vita eterna e che il Fi'glio delf uomo vi daràa. Perché su di. lui il Padre,
Dio, ha messo ll suo sigz'llo». Gli' dissero allora: «Che cosa dobbiamo com-
piere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è /lopera di Dio:
che crediate in colui che egli ha mandato».
Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo?
Quale opera fpi? I nostri pad,ri hanno mangiato la manna nel deserto, come
sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo». Rispose loro Gesù:
«In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo,
ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di
Dio è coluzb che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero:
«Signore, dacci sempre questo pane» (6, 25-34).
La reazione della folla dimostra la sua volubilità (Crisostomo). Gesù si mescola ora con
la folla per saziare le loro anime con un altro tipo di pane (Agostino). Le loro menti, però,
sono ancora attaccate al pane temporale (Crisostomo). Spesso si cerca Gesù solo per vantag-
gi temporali, non per i benefici che può offrire p er l'eternità (Agostino). Non bisogna essere
attaccati alle cose terrene. Gesù mette in chiaro che nutre i loro corpi solo perché cerchino
il cibo eterno invece di quello temporale (Crisostomo). Gesù può offrire questo nutrimento
spirituale perché egli ha ricevuto il sigillo del Padre. Il Figlio è impronta del divino: in lui
possiamo vedere il Padre (Ilario). È per mezzo di Cristo che anche noi riceviamo il sigillo
di Dio (Cirillo). Il sigillo è il segno di perfezione e amore nei nostri confronti (Ambrogio).
Fare le opere di Dio significa credere nel Figlio che è sigillo del Padre (Ilario). La stessa fe_d e

•In luogo del futuro "darà" (dosei), alcuni testimoni, fra cui Crisostomo, hanno il tempo presen-
te, "dà" (dfdosin) , variante nata probabilmente per influsso di Gv 6, 32 ("vi dà").
b Nel testo greco l'espressione è ambigua: si può intendere sia "il pane di Dio è quello che scen-
de dal cielo e che dà la vita" oppw-e "il pane di Dio è colui che scende dal cido ecc.". La citazione
di Tertulliano - "il pane è il verbo di Dio vivo" (panis est sermo Dei vivi') - presenta alcune varianti
peculiari, che rendono più esplicito il testo evangelico (per la menzione dd "Dio vivo" cf. Gv 6, 57: Il
Padre vivente ha mattdato. me).
Le folle e il pane (6, 25-34) 309

è pure un' op.era di Dio in noi (Agostino). Dopo le parole di Gesti, la folla .ancora non crede ·
e chiede un altro miracolo che li possa sfamare. Gesù spiega che il Padre è colui che dona
il pane di cui ha appena parlato (Cris9stomo). In questo modo conduce graduahnente gli
uomini dal pane e dal vino terreni al suo corpo e al suo sangue (Efrem). Come il nostro pane
·_·. quotidiano, Gesù è l'unica cosa necessaria nella nostra vita (TertUlliano). La manna era solo
una figura di lui, unico vero pane dal cielo che dà la vita (Cirillo). Anche il suo luogo dina-
scita, Betlemme, che significa "casa del pane", indica che Gesù è il pane dal cielo (Eusebio).
La reazione della folla ricorda quella della Samaritana, che richiese l.' acqua viva spinta dal
desiderio di soddisfare un bisogno materiale (Agostino). .

6, 25 Rabb~ quando set' venuto qua? so perché non vada perduto neppure un
frammento.
La volubilità della folla Agostino,
Commento al Vangelo di san Giovanni
Tuttavia, dopo un cosi grande mira- 25, 9-10
colo, non gli chiesero come aveva attra-
versato il mare, né cercarono di appren-
dere particolari di così grande prodigio.
Che cosa dicono? Rri.bbi: quando sei venu- 6 26
• Alla ricerca di pane
to qua? (Gv 6, 25). A meno che non si di-
ca che la parola ''quando,, sia stata detta Il rimprovero di Gesù
da costoro invece di "come". Vale la pena
ora di valutare attentamente la volubilità Egli ha compiuto il miracolo dei pani
della loro mente. Quelli stessi infatti che ben a proposito, proprio mentre stava per
dicevano "questi è il profeta", che cerca- entrare in Cafarnao, città ostinata e immo-
vano di rapirlo e di farlo re, dopo che lo rale, allo. scopo di far breccia nell'animo
ebbero trovato, non fecero più progetti di corrotto dei suoi cittadini, non solo con
tal genere. i miracoli che aveva compiuto nella città,
Giovanni Crisostomo, ma anche con quelli compiuti fuori di es-
Commento tfl Vangelo di Gt'ovanni 43, 1-2 sa. Quale pietra infatti non si sarebbe inte-
nerita di fronte alla gran folla che, animata
da così grande fervore, entrava nella città?
Pane per l'anima Ma essi non avevano affatto tali sentimenti,
desideravano soltanto il cibo del corpo, e
Colui che si è sottratto ~e turbe ri- per questo vennero rimproverati da Gesù.
fugiandosi sul monte, s'intrattiene ora . Giovanni Crisostomo,
con le turbe. Adesso potrebbero pren- Commento al Vangelo di Giovanni 43, 2
derlo, adesso potrebbero farlo re. [ ... ]
A conclusione del miracolo misterioso, il
Signore pronuncia un discorso con l'in- Soddisfare la carne invece dello spi-
tenzione di nutrire quei medesimi che già rito
ha nutrito; di saziare con le sue parole le
intelligenze di coloro dei quali ha sazia- Voi mi cercate per la carne, non per
to lo stomaco con i pani. Ma saranno essi lo spirito. Quanti cercano Gesù solo per i
in grado di comprendere? Se quelli non vantaggi temporali! C'è chi ricorre ai pre-
comprenderanno si raccoglierà il discor- ti per riuscire in un affare; e'è chi si rifugia
310 Giovanni 1-10

nella Chiesa perché oppresso da un poten-


1
Il cibo temporale e il cibo eterno
te; c'è chi vuole s intervenga presso unta-
le su cui egli ha scarsa influenza. Chi per "Ho nutrito i vostri corpi - egli . di-
una cosa> chi per un altra; I~ Chiesa è sem-
1
ce - perché da ciò foste invogliati a cer-
pre piena di gente siffatta. E difficile che si care quell'altro cibo che dura e che nutre
cerchi Gesù per Gesù. [ ... ]Voi mi cercate la vostra anima: ma voi invece correte .di
per qualche altra cosa, dovete inveèe cer- nuovo a quello terreno. Per questo non
care me per me. Già comincia a suggerire capite che io non vi conduco a quello im-
l1idea che questò nutrimento è lui stesso, perfetto, ma a quello non effimero che dà
come apparirà chiaro da quel che segue: e la vita eterna e che alimenta non il corpo,
che il Figlt'o del!'uomo vi darà (Gv 6, 26- mal' anima" .
27). Forse ti aspettavi di mangiare ancora Giovanni Crisostomo,
dei pani, di poterti mettere nuovamente a Commento al Vangelo di Giovanni 44, 1
tavola, d'impinguarti ancora. Ma egli parla
di nutrimento che non perisce, che resta per
la vita eterna, come prima aveva detto al-
6• 27b Il sigillo del Padre
la Samaritana. [ ... ] Quella ·donna, che era
stanca di andare ad attingere, si rallegrò ed
espresse il desiderio di ricevere quel dono, Il Figlio è impronta del Padre
sperando che così non avrebbe più patito .
la sete del corpo. E così, attraverso quel Appartiene alla natura dei sigilli pre-
dialogo, pervenne alla bevanda spirituale. sentare integralmente la configurazione
Il Signore usa qµi lo stesso metodo. dell'immagine impressa in essi, senza ave-
Agostino, re nulla in meno di quanto vi è disegna-
Commento al Vangelo di san Giovanni to; e mentre. ricevono tutto ciò che in essi
25, 10 si imprime, i sigilli esprimono pienamen-
te quanto vi è stato tracciato. Ma questo
non serve come paragone per la nascita
divina, perché nei sigilli e' è una materia,
6 278
• Il cibo eterno ·una diversità di sostanza e l'atto di impri-
mere, mediante i quali le immagini di ele-
L'attaccamento alle cose di questa menti più resistenti si ~primono su so-
vita stanze più morbide. [. .. ] In tal modo,
il fatto ·che Dio lo aveva contrassegnato
Non datevi da fare non significa non non esprimeva di lui se non la forma di
lavorare, ma non essere attaccati alle co- Dio che lo contrassegnava. [ ... ] Per il fat-
se terrene, cioè non avere preoccupazio- to che era nella· forma di Dio, in quanto
ni riguardo a come potremmo trascorrere Dio lo segnava col sigillo, egli rimaneva
tranquillamente il domani, ma considera- Dio. Ma dato che doveva assumere la for-
re ciò come cosa di secondaria importan- ma di servo e diventare obbediente fino
za. Chi lavora, può non tesaurizzare·per il alla morte,' non considerando un posses-
domani; chi lavora può non preoccuparsi: so da tenere gelosamente pe1· se l'essere
il lavoro e la preoccupazione nori sono in- uguale a Dio, per obbedienza si è svuota-
fatti la stessa cosa. Chi lavora, non lo fac- to per prendere la forma di servo (Fil 2,
cia soltanto per lavorare, nia per soccorre- 8). Si è svuotato della forma di Dio, cioè
re chi ha bisogno.. della su·a uguaglianza con Dio. Non pen-
Giovanni Crisostomo, sando però·di essere uguale a Dio in virtù
. . al Vangelo di Giovanni
Comm.en(o .. 44;
. 1 ;dr un pÒsse~so .geloso, pu'r essendo 'Di'!> :e· .

: ·'· ·' . . . : .
. . - . .
Le folle e il pane (6, 25-34) 311

uguale a Di9, si trovò segnato come Dio l'opera di Dio, credere in colui che il Pa-
da Dio. · dre ha mandato. E chi è colui che il Padre
Ilario di Poitiers, ha mandato? Senza dubbio, colui sul qua-
La Trinità 8, 44-45 le il Padre ha posto il sigillo. E chi è colui
sul quale il Padre ha posto il sigillo? Cer-
tamente il Figlio dell'uomo, colui cioè che
Attraverso Cristo possiamo ricevere offre il cibo della vita eterna.
Ilario di Poitiers,
il sigillo divino
La Trinità 8, 42
Afferma che il Figlio è il volto di Dio
--· Padre, ossia l'impronta; e che da lui vie-
nè la luce, cioè la grazia che, per mezzo La fede è l'opera di Dio
dello Spirito, si effonde nella creatura, e
-. per mezzo della quale siamo formati per A che serve preparare i denti e lo sto-
la fede in Dio, ricevendo, quasi come con maco? Credi, e mangerai. La fede si di-
un sigillo, la somiglianza con il Figlio, per stingue dalle opere, come dice l'Apostolo:
:.. mezzo di lui che è immagine del Padre, L'uomo vlene glustt'ficato dalla fede, sen-
perché si conservi bene in noi l'essere sta- za le opere (Rm 3, 28-29). Esistono opere
. ti fatti a immagine e somiglianza del Crea- prive della fede in Cristo, che apparente-
tore. mente sono buone: in realtà non lo ·s ono
Cirillo di Alessandrià, perché non sono riferite a quel fine che le
Commento al Vangelo di Giovanni 3, 5 rende buone: Il fine della Legge è Crlsto,
per la giustt'zia di ognuno che crede (Rm 10,
4). Il Signore non ha voluto distinguere la
Il segno di pet;fezione e amore fede dalle opere ma ha definito la fede
stessa un'opera. È fede, infatti, quella che
Cristo è il nostro sigillo, cioè il segno opera mediante l'amore (cf. Gal 5, 6). E
di perfezione e amore, ·perché il Padre, non ha detto: Questa è l'opera vostra, ma
amando·il Figlio, ha posto il suo sigillo su ha detto: «Questa è l'opera di Dio: credere
di lui. in colui che egll ha mandato» (Gv 6, 29), in
Ambrogio, modo che colui' che sl gloria si glori nel St'-
Isacco o l'anima 8, 75 gnore (1 Cor 1, 31).
Agostino,
Commento al Vangelo di san Giovanni
25, 12, 1-2
6 28 29
• - L'opera di Dio
La fede nel Figlio di Dio
· Il Signore, esponendo il mistero della
6 3
• °Cercano un segno
sua incarnazione e divinità, ha presentato
Chiedono un altro miracolo
anche la dottrina della nostra fede e della
nostra speranza. Che ci procurassimo non Mentre ancora avevano negli occhi
il cibo che·perisce, ma quello che dura in il recente miracolo, come se non ne fos-
. eterno; ci ricordassimo che questo cibo di se ancora venuto alcuno, essi. dicevano:
eternità ci è dato dal Figlio dell'uomo; sa- "E che prodigio fai tu?" e non gli lasciano
pessimo che. il Figlio ha 'ricevuto il sigillo neanche la libertà di scegliere il prodigio;
da Dio Padre; conoscessimo che questa è ma ritengono di dover necessariamente
312 Giovanni 1-10

indurlo a non farne unò diverso da quel- scende dal cielo e dà la vita al mondo (Gv
lo compiuto al tempo dei loro antenati. 6, 33 ).
Per questo dicevano: I padri nostri man- Giovanni Crisostomo,.
giarono la manna nel deserto, credendo Commento al Vangelo di Giovanni 45, 1
in questo modo di stimolarlo a compie-
re un prodigio di tal genere, che potesse
sfamarli materiahnente. Perché non ricor- Dal pane e dal vino temporali al cor-
davano nessun altro dei miracoli dei tem- po e al sangue di Cristo
pi più antichi, benché ne fossero accaduti
molti, in Egitto, nel mare, nel deserto, ma Il Signore ha prodotto pane in quan-
citavano solo quello della manna? Non tità da poco pane nel deserto e ha conver-
era forse perché erano dominati esclusi- tito l'acqua in vino a Cana. Prima di tut-
vamente dalla tirannia della gola? [. .. ] to cerca di abituare le loro bocche al suo
E non dicono neanche: "Dio fece que- pane e al suo vino finché arriverà per lui
sto, ma tu che cosa fai?" perché non sem- il momento di offrire loro il suo sangue e
bri che essi lo considerino uguale a Dio. il suo corpo. Egli ha permesso loro di gu-
Non menzionano neanche Mosè, perché stare in abbondanza pane e vino tempora-
non sembri che abbiano di lui un' opinio- li così da spingerli all'abbondanza del suo
ne troppo bassa. Ma lo collocano nel mez- corpo e del suo sangue. Ha donato loro
zo, dicendo: I padri nostri mangiarono la cose di scarso valore senza denaro perché
manna nel deserto. sapessero che questo dono supremo era
Giovanni Crisostomo, gratuito. [. .. ] La realtà inferiore del pane
Commento a! Vangelo di Giovanni 45, 1 e del vino, che egli ha donato, era piacevo-
le alla bocca, mentre quella del suo corpo
e del sangue è un beneficio dello spirito.
Egli ci ha allettato con queste cose che so-
6• 30-31 Il vero pane dal cielo no piacevoli al palato per attirarci verso le
· cose che vivificano l'anima. Perciò ha na-
Gesù si rivela come pane della vita scosto la dolcezza nel vino che aveva pro-
dotto, per mostrar loro quale tipo di teso-
Cristo, poi, chiama "vero" quel pa-
ro sia nascosto nel suo sangue che dona
ne, non perché fosse falso il miracolo
la vita.
della manna, ma perché essa era l'im-
Efrem il Siro,
magine, non la verità stessa. Ricordan-
Commento al Diatessaron 12, 1
do però Mosè, non si anteponeva a lui,
perché ancora non lo consideravano più
grande di Mosè, ma anzi credevano che
Mosè fosse più grande di lui. Perciò, do- 6 33
• Il pane di Dio dà la vita
po aver detto: "Non Mosè vi ha dato",
npn aggiunge: "Io invece vi do", ma dice
Il solo bene necessario
che è il Padre che lo dà. Essi allora: Dac-
ci questo pane da mangiare. Credevano Cristo è il nostro pane, poiché Cristo
infatti ancora che si trattasse di un cibo è vita come vita è il pane, dice infatti: lo
materiale e si aspettavano di satollarse- sono il pane della vita (Gv 6, 35), e poco
ne ·a volontà: per questo accorsero fret- prima: Pane è il Verbo del Dio vivo che dt"-
tolosamente. Che cosa dunque risponde scende dal cielo (Gv 6, 33), e crediamo che
il Cristo? Cercando di elevarli a poco a nel pane ci sia il suo corpo, poiché ha det-
poco, replica: Il pane di Dio è quello che to: Questo è il mio corpo (Mt 26, 26; Mc
Le folle e il pane (6, 25-34) 313

14, 22; Le 22, 19). Di moqo che, doman- stanza del Padre, a vivjficare tutto, giacché
dando il pane quotidiano, chi~diamo la vi- egli è la vita per natura.
ta eterna in Cristo e l'unione·indissolubi- Cirillo di Alessandria,
le con il suo corpo. Ma c'è la possibilità Commento al Vangelo di Giovanni 3, 6
di interpretare quest'affermazione anche
secondo_la carne, comunque sempre me-
diante la pietà di un comportamento reli-
gioso: il Signore comanda di richiedere il Betlemme, casa del pane
pane, il solo bene necessario ai fedeli.
Tertulliano, Non nascerà in nessun altro luogo
La preghiera 6, 1-2 della terra se non a Betlemme, villaggio
che ancora oggi esiste nei pressi di Geru-
salemme e dove, da parte di tutti gli abi-
tanti, si testimonia che in essa, dopo l' e-
La manna dal cielo prefigura il vero poca dei pròfeti, non è nato nessun altro
pane personaggio importante ·e famoso presso
Immagina che Cristo abbia detto, tutti gli uomini a eccezione del solo Cri-
con convinzione, qualcosa del genere: "O sto Gesù, conformemente alle parole del
Giudei, voi stimate piccole e vili le cose Vangelo. Betlemme, inoltre, significa "Ca-
grandi e racchiudete· in confini molto ri- sa del pane": ha dunque in sé il nome del
stretti la generosità del Signore dell'uni- nostro SalVatore che uscì da essa, dato che.
verso. Voi, infatti, siete non poco stolti, il Logos divino è nutrimento delle anime
quando pensate che la manna sia stata il razionali, cosa che egli stesso dimostra
pane disceso dal cielo, sebbene abbia nu- quando dice: Io sono il pane dfrceso dal
trito, nel deserto, un solo popolo: ma i po- cielo (Gv 6, 51).
poli sparsi per tutto il mondo sono innu- Eusebio di Cesarea,
merevoli. E pensate che la generosità di Dimostrazione evangelica 7, 2, 43-44
,Dio verso gli uomini sia cosi gretta da dare
il nutrimento soltanto a un popolo. Ma ciò
che è avvenuto, fu soltanto il tipo di realtà
pi\! universali, e quella benevolertza verso 6• 34 Dacci questo pane
un~ parte fu una prova di una benevolen-
za universale, come una caparra concessa Desiderosi di soddisfare un bisogno
a quelli che la presero per primi. Ma poi- materiale
ché il tempo della verità è per noi alle por-
te, il Padre mio vi dà questo pane dal delo Come la Samaritana, alla quale Gesù
(Gv 6, 32), che fu adombrato agli antichi _ aveva detto: Chi beve di quest'acqua, non
per mezzo della manna. Nessuno, infatti, avrà più sete' lì per naveva preso la frase iii
pensi che la manna sia il pane celeste, ma senso materiale, ma desiderosa di soddi-
giudichi piuttosto celeste quello che può sfare un bisogno, aveva ·risposto: Damm~
nutrire tutto il mondo, e può dare la vita o Signore, di quest'acqua (Gv 4, 13-15), co-
all'universo intero". Rimprovera, dunque, sì anche questi dicono: Donaci~ o Signore,
i Giudei perché sono legati a ciò.che è av- di questo pane che ci ristor~ e non d man-
venuto tipicamente, e si rifiutano di cerca- chi mai.
re la bellezza della .verità: non era, infatti, Agostino,
propriamente la manna, ma lo stesso Uni- Commento al Vangelo di·san Giovanni
genito Verbo di Dio, che procede dalla so- 25, 13
IO SONO IL PANE DELLA VITA

Gesù rz'spose loro: «Io sono zl pane della vi'ta; chi viene a me non avrà
fame e chi crede in me non avrà sete) mai! Vi ho detto però che voi mi ave-
te visto) eppure non credete. Tutto ciò che il Padre mi dà) verrà a me: colui
che viene a me, io non lo caccerò fuori: perché sono disceso dal cielo non per
fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la
volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli'
mi ha dato) ma che lo risusciti nel!' ultimo giorno. Questa t'nfatti è la volontà
del Padre mio: che chiunque vede il Fig!t'o e crede z'n lui abbia la vita eterna;
e io lo risuscz'terò nell'ultimo giorno» (6, 35-40).
L'unico cibo che può soddisfare è il pane di Dio (Ignazio) . Identificandosi con questo
pane, Cristo allude qui alla sua divinità; in seguito si riferirà alla sua carne (Crisostomo).
Nutrendosi del pane della vita, gli uomini, in origine creati per la vita eterna, ricevono 'ora
il potere sulla morte (Cirillo). Il pane di Cristo allude all'eucaristia, che preserva il nostro
corpo per l'incorruttibilità dopo la risurrezione (Teodoro di Eraclea). E importante una
partecipazione assidua all'eucaristia (Cirillo). Il pane di Cristo è il cibo dei santi (Ambrogio).
Il pane della vita ci fa pregustare la festa della resurrezione, quando non saremo più dipen;
denti dal cibo sensibile (Teodoro di Eradea).,Il fatto che il Padre abbia dato fedeli al Figlio
dimostra che la fede non è un accidente (Crisostomo). Cristo non escluderà chi viene a lui;
l'orgoglio esclude, mentre l'umiltà nell'imitazione di Dio umile ristora, perché le membra di
Cristo fanno umilmente la volontà del Padre come egli stesso fece (Agostino). Cristo vuole
compiere la volontà del Padre (Ilario). Se Cristo rimette la sua volontà al Padre, noi dobbia~
mo fare lo stesso, confidando nel sostegno del Padre (Tertulliano). Non perderà nulla di ciò
che il Padre gli ha dato, né ]a sua umanità ricevuta alla nascita, né le sue pecorelle, smarrite
o malate, che sono state a lui affidate (Girolamo). Chi crede è predestinato alla vita eterna:
cosl ha stabilito l'infallibile provvidenza divina (Agostino). La volontà def Padre e quella del
Figlio co.incidono (Crisostomo). La volontà del Padre è che chiunque vede il Figlio e crede in
lui abbia la vita eterna. I Giudei videro Gesù, ma non credettero in lui; noi non lo vediamo,
eppure crediamo in lui, ricevendo la vita eterna (Agostino). Ghi crede in questa vita sarà
perfetto nella vita dopo la risurrezione (Clemente). Chi conduce una vita ·pura crede alla
risurrezione (Crisostomo). Il Padre porterà al Figlio coloro che credono; il Figlio li riceverà
e li farà rivivere nell'immortalità: questa è l'opera della Santa Trinità (Cirillo). Cristo ci parla
qui di una doppia resurrezione: la prima quando una persona giunge alla fede, passando
dalla morte alla vita; la seconda quando risorgerà l'ultimo giorno (Agostino).
Io sono il pane della vita (6, 35-40) 315

6," Gesù è il pane della vita Il pane di vita dà potere sulla morte
"Sono io il pane della vita, non il pa-
Desiderio del pane di Dio ne materiale, che può mitigare gli stimoli
Non parlate di Gesù Cristo, mentre della fame e impedire che il èorpo muoia
desiderate il mondo. Non ci sia in voi ge.. per essa; ma sono colui il quale restituisce
losia. Anche sè vicino a voi vi supplico non l'essere vivente per la vita eterna, e rendo
ubbiditemi. Obbedite a quanto vi scrivo. l'uomo, creato per la vita, superiore alla
Vivendo vi scrivo che biamo di morire. morte,,. ·
La mia passione umana è stata crocifissa, Cirillo di Alessandria,
e·non è in me un fuoco materiale. Un'ac- Commento al Vangelo di Giovanni 3, 6
qua viva mi' parla dentro e mi dice: qui al
Padre (cf. Gv 14, 12). Non mi attirano il
nutrimento della corruzione e i piaceri di Spirito vivo e corpo incorruttibile
questa vita. Voglio il pane di Dio che è la
carne di Gesù Cristo, della stirpe di Da- Dal momento che il pane terreno
vid, e come bevanda il suo sangue che è è solito dar vita alla nostra debole natu-
ramore incorruttibile. ra carnale, Cristo fa ciò anche per mez-
Ignazio di Antiochia, zo dello Spirito, rendendo lo spirito vivo
Lettera ai Romani 7 e preservando il corpo in vista dell'incor-
ruttibilità dopo la risurrezione - un suo
dono per tutti coloro che credono in lui.
Chiama qui la sua carne "il pane della vi-
Il pane si riferisce alla divinità ta" perché ce ne cibiamo nel sacramento.
Teodoro di Eraclea,
Sta per iniziare la rivelazione dei mi- Frammenti su Giovanni .3 3
steri. E per prima cosa discute della sua I

divinità, dicendo: Io.sono il pane della vi-


ta. Ciò infatti non viene detto riguardo Benefici di una comunione frequente
al suo corpo (di questo dice alla fine: E
il pane che io vi darò è la mia carne), ma Che cosa, dunque, promette Cri-
per -ora soltanto riguardo alla sua divini- sto? Nulla di ciò che si può corrompe-
tà. E infatti quella, grazie al Dio Verbo, è re, ma piuttosto un'eucaristia che consi-
pane, allo stesso modo in cui questo pa- ste nella partecipazione della santa carne
ne, grazie alla presenza in esso dello spi- e del sangue, che rende tutto l'uomo in-
rito, diventa pane celeste. E qui il Cristo corruttibile, sicché non abbia bisogno di
non adduce testimoni, come nel discorso ciò che allontana la morte dal corpo, cioè
precedente, poiché ha come testimonio del cibo e della bevanda. [ .. .] Il corpo
il fatto dei pani e inoltre perché costo- di Cristo, dunque, vivifica quelli nei qua-
ro, per il momento, fingono di aver fede li è presente, e li conserva per l'incorrut-
in lui. Ma essi lo avevano contraddetto e tibilità, unito ai nostri corpi. [. . .]. Stan-
accusato, per questo qui pronunzia la sua do così le cose, sappiamo che quelli che
sentenza. soho battezzati e hanno gqstato la grazia
Giovanni Crisostomo, divina, se frequentano la Chiesa pigra-
Commento al Vangelo di Gz'ovanni 45, 2 mente e controvoglia e se cessano di fre-
316 Giovanni 1-10

quentare, per lungo tempo, l'eucaristia per un momento, ma non aiutò l'anima a
di Cristo, giacché non vogliono unirsi a vivere virtuosamente e nobilmente. [. . .] Il
lui misticamente, costruiscono una pietà pane vivo ristorò le anime dei credenti con .
funesta e si escludono dalla vita eterna, le sue parole di vita e procurò al mondo la
dal momento in cui si rifiutano di rice- vera vita.
vere la vita. E quel rifiuto, sebbene sem- Teodoro di Eraclea,
bri frutto, in qualche modo, di una pie- Frammenti su Giovanni 31
tà, li travolge nella rovina e nell'inganno.
Occorrerebbe, invece, che essi, con tutte
le forze e con tutta la diligenza, si sfor-
6 36
zassero di purificarsi subito dal peccato • Vedere e non credere
e, osservando un comportamento di vita
onesto e buono, si affrettassero fìnalmen - · Hanno visto i miracoli e la Scrittura
te, con grande fiducia, a correre incontro
alla vita. Per questo egli dice: Mi avete visto e
Cirillo di Alessandria, non avete creduto, sottintendendo con ta-
Commento al Vangelo di Giovanni 3, 6 li parole sia i miracoli, sia le testimonianze
della Scrittura. Sono esse - egli dice - che
mi rendono testimonianza (Cv 5, 39).
Giovanni Crisostomo,·
Il pane di Cristo è il cibo dei santi Commento al Vangelo di Giovanni 45, 2
È un ricco tesoro quello che ci offre
un pane nutriente. Ed è davvero nutriente
quel pane chi mangia del quale non avrà
più fame. Gesù diede questo pane agli 6 • 37 Tutto ciò che il Padre mi dà
apostoli perché lo distribuissero al po-
polo dei credenti (Mt 15, 36), e oggi dà a Né la fede né 11).ancanza di fede sono
noi quel pane che il sacerdote stesso ogni accidenti
giorno consacra con. le parole di Cristo.
Questo pane dunque è diventato il cibo Ma che cosa intende quando dice:
dei santi. Possiamo ricevere addirittura lo Tutto dò che mi dà il Padre verrà a me?
stesso Signore che ci ha dato in cibo la sua Mette alle strette la loro incredulità e mo-
carne. [. .. ] Lo riceve infatti chi esamina . stra che chi non crede a lui va contro la
se stesso; e chi lo riceve non morrà della volontà del Padre.. Egli tuttavia non di-
morte del peccatore, perché questo pane ce Ciò apertamente, ma lo sottintende: e
è la remissione dei peccati. lo vediamo far ciò in ogni occasione, per
Ambrogio, dimostrare che coloro che non gli credo-
I patriarchi- 9, 38 ·no non offendono solo lui, ma anche il
Padre, poiché, se la sua volontà è questa,
e se è _venuto per salvare l'intero univer-
Gesù dona cibo vero, vera vita so, coloro che non gli credono trasgredi-
scono la sua volontà. [. .. ] Ma Paolo dis-
Non avremo fame, perché tutti sia- se: "È il Cristo che li consegna al Padre":
mo morti al peccato oppure perché, dopo Quando infatti avrà consegnato il regnò
la risurrezione eterna e incorruttibile, da- a Dio Padre (1 Cor 15, 24). Come dun-
rà vita a coloro che credono, quando non que il Padre, quando dà qualcosa, non si
ci saranno né cibo né acqua percepiti dai priva di ciò che dà, cosl il Figlio, quando
sensi. La mann~ nel deserto nutrì il corpo lo avrà consegnato, non si sarà privato di
~-
'.


Io sono il pane della vita (6, 35-40) 317
·-
"

; nulla. Di lui si dice che "consegna" il re- produce. [ ... ] Per guarire la causa di tut-
:, gno, perché, per mezzo di' h~i, abbiamo ti i mali, cioè la superbia, il Figlio di Dio
··-acquistato il diritto ~ entrar,vi. L'espres- è disceso e si è fattò umile. Perché t'in-
. sione "per mezzo del quale" si riferisce superbisci, o uomo? Dio per te si è umi-
~- anche al Padre, come in questo passo: Per liato. Forse ti saresti vergognato d'imitare
· ·mezzo del quale siete stati ·chiamati alla un uomo umile, imita almeno Dio umi-
•· comunione con i/Figlio suo (1 Cor 1, 9), le. [ .. .] Ora, poiché Dio insegna l'umil-
' cioè per volontà del Padre. [ ... ] In que- tà, ha detto: Non sono venuto per fare la
·.. sto passo egli sottintende, pressappoco, mia volontà, ma la volontà di colui che mi
. questo concetto: "La tua fede in me non ha mandato. In questo modo loda e racco-
·- -è piccola cosa_, ma ha bisogno della gra- manda l'umiltà. Chi è superbo fa la pro-
zia soprannaturale", e ribadisce questo pria volontà, chi è umile fa la volontà di
concetto in ogni occasione, per dimostra- Dio, Perciò chi viene a me non lo cacce-
-·-re che l'anima generosa, attirata da Dio, rò fuori. Perché? Perché non sono venu-
ha bisogno della fede. [ ... ] Ma qui egli, to per fare la mia volontà, ma la volontà
con l'espressione "quello che mi dà il Pa- di colui che mi ha mandato. Son venu-
- dre", non intende dire altro che questo: to umile, son venuto a insegnare l'umil- ·
"Credere in me non è una cosa ordinaria tà, sono venuto come maestro di umiltà .
. e non dipende dalla ragione umana, ma Chi viene a me, è incorporato a me; chi
· è opera della rivelazione soprannaturale viene a me, diventa umile; chi è unito a
· e dell'anima pia che accetta la rivelazio- me, .sarà umile: perché non fa la propria
- ne''. E quell'altra espressione "chi viene volontà, ma quella di Dio. Perciò non sa-
da· me sarà salvo" significa questo: "Go- rà cacciato fuori, mentre, per essere stato
drà in modo del tutto partiçolare della superbo, fu cacciato fuori. [.: .] E cosl il
mia assistenza. Proprio per loro infatti io Maestro di umiltà è venuto non per fare la
sono venuto e ho preso un corpo e forma sua volontà, ma la volontà di colui che lo
d1. servo " . ha mandato. Andiamo a lui, entriamo in
Giovanni Crisostomo, lui, incorporiamoci a lui, per fare, anche
Commento al Vangelo.di Giovanni 45, 2-3 noi, non la nostra volontà ma la volontà
di Dio; e così non ti caccerà fuori, perché
· siamo sue membra avendo egli voluto es-
L'orgoglio esclude, l'umiltà include sere il nostro capo insegnandoci l'umiltà.
Agostino,
Questo è dunque il motivo per cui Commento al Vangelo di san Giovanni
non cacci fuori chi viene a te: perché sei 25, 15-16; 18
disceso dal cielo non per fare la tua volon- i
tà, ma la volontà di colui che ti ha man-
dato? [ ... ] Temo che l'anima si sia allon-
tanata da Dio per questo motivo: perché 6 • 38 La volontà di Dio
era superba. [ ... ]Il superbo getta fuòri le
cose intime, chi è umile ricerca le cose in- Cristo si dimostra obbediente
time. Se a causa della superbia veniamo
cacciati fuori, grazie all'umiltà rientria- Non che egli non voglia quello che fa,
mo dentro. [ ... ]Quando un medico vuol ma mostra la propria obbedienza mosso
debellate una malattia, se si limita a cu- dalla volontà paterna, volendo personal-
rare gli effetti trascurando la causa, pro- mente compiere la volontà del Padre.
cura soltanto una guarigione temporanea, Uario di Poitiers,
perché, rimanendo la causa, il male si ri- La Trinità 3, 9
318 Giovanni 1-10

Compiere la volontà di Dio veramente vengono a Cristo, perché ven-


gono nel modo che dice egli stesso: Tutto
Se lui st~sso ha detto di non fare la sua ciò che il Padre mi dà, verrà a me; e colu.i
volontà, ma quella del Padre, senza dub- che viene a me, io non lo caccerò fuori (Gv
bio le azioni che compiva erano la volon - 6, 37). E poco dopo aggiunge: Questa è
tà del Padre: noi siamo chiamati a pren- la volontà del Padre che mi mandò) che io
derle come esempi, perché predichiamo, non perda niente di ciò che egli mi dette
operiamo e sopportiamo fino alla morte: (Gv 6, 39). Da lui dunque è data anche la
la possibilità di portarle a termine dipende perseveranza nel bene sino alla fine, e non
dalla volontà di Dio. [ ... ] Cristo stesso era viene data se non a quelli che non peri 4

la volontà e la potenza del Padre, e tutta- ranno, perché quelli che non perseverano
via si consegnò alla volontà del Padre co- periranno.
me per dimostrare come si sopporta una Agostino,
sofferenza necessaria. La correzione e la grazia 23
Tertulliano,
La preghiera 4, 3-5

6 40
• La volontà del Padre
6 39
• Non perdere nulla di àò che egli Due volontà coincidenti
ha dato
Che cosa dici? Una cosa è la tua e
Le pecorelle smarrite vengono resti- un'altra cosa è la sua? Perché dunque nes-
suno resti perplesso di fronte a tale dif-
tuite
ficoltà, eglj confuta poi questa opinio 4

Cristo parla qui dell'intera sua uma- ne erronea dicendo: Questa appunto è la
nità, che egli ha assunto alla nascita nel- volontà di colui che mi ha mandato, che
la sua interezza. Allora la pecora che si è chiunque vede i/Figlio e crede in lui, abbia
smarrita e vagava nel mondo inferiore ver- la vita eterna (Gv 6, 40). Non è forse que-
rà portata sana e salva sulle spalle del Sal- sta la tua volontà? [. ..] Se tu vuoi questo,
vatore. E la pecora che era malata per il è chiaro che una sola è la volontà: infatti
peccato verrà curata dalla misericordia del anche altrove egli dice: Come il Padre rùu-
Giudice. · · sdta i morti e ll vivifica, così anche il Figlio
· Girolamo, vivifica chi vuole (Gv 5, 21). [ ... ] Non so-
Contro Giovanni: vescovo di· Gerusalemme no venuto, cioè, a fare altro se non quello
) 34 che vuole il Padre e non ho una volontà
diversa da quella del Padre. Tutte le co-
se che sono del Padre, infatti, sono mie, e ·
Prescienza e perseveranza quelle che sono mie, sono sue (Gv 17, 10).
Giovanni Crisostomo,
Dunque tutti quelli che sono stati co- Commento al Vangelo di Giovanni 45, 3
nosciuti fin da prima nella disposizione
sommamente previdente di Dio, che so-
no stati p~edestinati, chiamati, giustifica- Chiunque vede e crede
ti, glorificati, non dico quando ancora non
sono rinati, ma quando ancora non sono Aveva affermato due cose: Questa è
nemmeno nati, già sono figli di Dio, e as- l'opera di Dio: credere in colui che egli ha
solutamente non possono perire. Questi mandato (Gv 6, 29). Qui invece aggiunge:
Io sono il pane della vita (6, 35-40) 319

Chiunque vede e crede (yv ,6, 40) .' I Giu- effetti nulla manca all~ fede, che è da sé
de(lo videro, ma non credettero: ebbe- perfetta e compiuta.
ro una cosa, ma mancò .loro l'altra. Come Clemente Alessandrino,
sarebbero potuti arrivare alla vita eterna Jl pedagogo 1, 28, 5 - 29, 2
seriza questa seconda cosa? Essi, che vi-
dero il Cristo, non giunserò [al fine del-
la vita eterna] perché non credettero; noi. Chi è puro crede alla risµrrezione
che abbiamo creduto senza vedere, cosa
faremo? Con due cose infatti si merita la Nessuno di quelli che vivono onesta-
vita eterna: col vedere e col credere; se ne mente resta incredulo di fronte alla risur-
manca una, non si consegue il premio del- rezione, ma i giusti anelano ad essa quo-
la vita eterna. Ai Giudei mancò una delle tidianameqte, pronunziando quelle sante
due cose, a noi manca l'altra: essi ebbero parole: Venga il regno tuo (Mt 6, 10). Chi
l'opportunità di vedere, ma non giunse- sono dunque quelli che non credono nella
ro a credere; a noi è dato credere, ma è risurrezione? Sono coloro che cammina-
negato il vedere. Ebbene noi, in quanto no in mezzo alla corruzione, che condu-
crediamo in lui pur non avendo visto, ec- cono una vita impura, come dice il profe-
co che siamo detti beati dallo stesso no- ta: Inquinate sono le sue vie in ogni tempo:
stro Signore in una delle sue predizioni i suoi giudizi sono lontani dai suoi occhi
(cf. Gv 20, 29). (Sa! 9, 5). Non c'è alcun uomo che con-
Agostino, duce una vita pura e che non creda alla
Discorsi 14A, 5 risurrezione; e quelli che hanno coscien-
za di non aver commesso del male, dico-
no, sperano e credono che riceveranno il
.
premio.
La fede porta alla perfezione della ri-
surrezione Giovanni Crisostomo,
Commento al Vangelo di Giovanni 45, 4
Si potrebbe dire che lo slancio sia la
fede, concepita nel tempo; la meta invece
è il raggiungimento stabile, per sempre, L'opera della santa Trinità
di ciò che è stato promesso. Il Signore
stesso ha proclamato chiaramente que- Il Padre porta al Figlio, per mezzo
sta "unità" della salvezza, dicendo: Que- della conoscenza e della contemplazione
-;ta ·infatti è la volontà del Padre mio: che conveniente a Dio, quelli .ai quali ha stabi-
chiunque vede il Figlt'o e crede in lui abbia . lito di dare la grazia divina. Il Figlio, poi,·
la vita eterna; e io lo risusciterò nel/'ultt'- accogliendoli, li vivifica e, partecipando
mo giorno (Gv 6, 40). Noi crediamo dun- il -proprio bene a coloro che, per loro na-
que di essere divenuti perfetti, per quan- . tura, _sono soggetti alla corruzione e, tra-
to possibile in questo mondo; in verità è smettendo ad essi, come scintille di fuoco,
alludendo ad esso che [il Signore] parlò la potenza vivificatrice dello Spirito, li tra-
dell'ultimo giorno, tenuto da parte (cf. 2 sforma tutti interamente per l'immortali-
Pt 3, 7) fino a quando (il mondo) avrà fi- tà. Ma ora, di nuovo, ascùltando che il Pa-
ne. Ora, la fede è l'insegnamento allo sta- dre porta al Figlio, mentre il Figlio dà, a
to perfetto; per questo sta scritto: Chi cre- quelli che vanno dalui, la potenza della ri-
de nel Figlio ha la vita eterna (Gv 3, 36). surrezione, non farti trascinare da pensieri
Se dunque noi che crediamo abbiamo la assurdi, sì da credere che ciascuna perso-
vita, che cosa ci resta ancora da ottene- na agisca in modo separato e diviso, e fac-
re, dopo aver acquistato la vita eterna? In cia quello al quale, per natura, è portato.
320 Giovanni 1-10

Pensa, invece, che il Pad1·e opera insieme La doppia risurrezione


al Figlio, e il Figlio insieme al Padre, e che
la nostra salvezza, e quindi il ritorno alla Credere e passare alla vita, questa è la
prima risurrezione; e siccome non c'è sol-
vita, è opera, per così dire, di tutta la san-
tanto questa, prosegue dicendo: e io lo ri-
ta Trinità.
susciterò nell'ul#mo giorno (Gv 6, 40).
Cirillo di Alessandria, Agostino,
Commento al Vangelo di Giovanni 4, 1 Commento al Vangelo di san Giovanni25,19
\
IMPARARE DAL PANE DELLA VITA

Allora i Giudei si misero a mormorare contro di l'?l-i perché aveva detto:


«lo sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il
figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dun-
que può dire: "Sono 'disceso dal cielo"?».
Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me,
se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo
giorno. Sta scritto nei profeti: E tutti saranno istruiti da Dio a. Chiunque ha
ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno ab~
bia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in
·· verità io vi dico: chi credeb ha la vita eterna.
Io sorio il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel
deserto e sono morti:· questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne
mangia non muoia. lo sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di
questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia.carne per la vita del
mondo» (6, 41 -51). ·
La fame dei Giudei non è la fame dell'uomo interiore (Agostino). Essi mormorano con-
tro Gesù perché non riescono a intendere le·sue parole in senso spi rituale. Si riferiscono a lui
come al figlio di Giuseppe, ignorando la sua nascita miracolosa (Crisostomo). Gesù capisce
che il loro mormorio è dovuto alla mancanza di fame spirituale, perché non sono stati attirati
a Cristo dal Padre (Agostino). Il Padre attira i fedeli al Figlio; in seguito il Figlio darà il regno
al Padre: il Figlio non è subordinato al Padre, ma i due sono legati da affetto e reciprocità
(Ambrogio). ·Cristo porta al Padre e il Padre porta a Cristo (Ilario). Si arriva a Cristo gra:tie
al dono della fede e bisogna essere umili, perché non è opera nostra, ma opera del Padre.
Cristo non parla di chi è trascinato a forza, ma di chi, dopo che Cristo gli si è rivelato, anela
a conoscerlo perché attratto dalla rivelazione dcl vero (Agostino). Dio, in quanto maestro, ci
ammaestra attraverso il suo Figlio, dal momento che la fede può essere appresa, in definitiva,
solo da Dio (Crisostomo). I profeti hanno scritto che tutti saranno istruiti da Dio: non tutti

a Iltesto della citazione ricorda da vicino Is 54, 13 (Tutti i tuoi figli saranno discepoli del Signore).
h Sulla scorta di Gv 3, 15.36 e passi simili (5, 24; 8, 24), diffusissima nei manoscritti e nei Padri
·è l'aggiunta di "jn me" (gr. eis emé, lat. in me) dopo "chi crede" (gr. ho pisteuon, Jat. qui credit). Il
complemento non è presentato dalla tradizione alessandrina (cf. R Infante, Giovanni, cit., p. 175); fra
i Padri, Clemente e Cirillo cli Alessandria non lo includono (con qualche oscillazione). L'aggiunta non
è accolta a testo dagli editori moderni.
322 Giovanni" 1) O

arrivano a Crist9, ma nessuno arriva per altra via. Il Padre insegna per mezzo della voce del
Figlio (Agostino). Solo gli esseri divini possono vedere pienamente Dio; il Figlio ce lo fa co-
noscere attraverso lo Spirito Santo nella misura in cui noi siamo in grado di rkeverlo (Cirillo .
di Gerusalemme). Chi riceve Cristo e crede in lui ha la vita, perché Cristo è la vita che ha
sconfitto la morte (Agostino). Anche il peccato ha il suo proprio pane che porta a morire
nel peccato. Cristo ci sprona a essere affamati del pane del cielo che lui dona (Atanasio).
Come pane della vita, egli impasta il suo corpo con noi per formare un unico pane (Criso-
stomo). Siamo come chicchi di grano sparsi che vengono radunati in un unico pane celeste
(Cipriano). Per mezzo di questa unione esso distrugge la ·corruzione e la morte (Cirillo di
Alessandria). Il pane vivo del sacramento è infinitamente superiore alla manna perché offre il
corpo di Cristo, cioè la sostanza della vita eterna (Ambrogio). Coloro che ne mangiano spiri-
tualmente e con innocenza vivranno in eterno e avranno la remissione dei peccati (Agostino,
Ambrogio). Come neonati, all'inizio siamo nutriti dal latte dell'umanità di Cristo per poi
arrivare a mangiare il pane perfetto che viene dal cielo (Ireneo, Clemente). La manna piove
ancora oggi dal cielo nel corpo di Cristo del sacramento (Ambrogio). Chiediamo pane come
mendicanti davanti a Dio (Agostino). Cristo è morto per redimere, con la sua carne, la carne
di tutti. Il Verbo vivificante, diventando carne, ha reso la sua carne vivificante, dando la vita
a tutti coloro che partecipano del suo corpo (Cirillo di Alessandria).

6 41 Giuseppe, come pure l'espressione: Come


• I Giudei mormoravano
può costui darci a mangiare la sua carne?
La fame dell'uomo interiore (Gv 6, 52). Tutto era interpretazione in
senso materiale di concetti che invece an-
Essi erano loritani da quel pane cele- davano intesi in senso mistico e spiritua- .
ste, ed erano incapaci di sentirne la fame. le. Ma come potevano costoro - tu dirai -
Avevano la bocca del cuore malata; ave- avere un'idea esatta di quel che significava
vano -le orecchie aperte ma erano sordi, mangiare la sua carne?
vedevano ma erano ciechi. Infatti, questo . Giovanni Crisostomo,
pane richiede la fame dell'uomo interiore. Commento al Vangelo di Giovanni 47, 2
. Agostino,
Commento al Vangelo di san Giovanni 26, 1
6 42
• Costui non è forse Gesù, il figlio di
La questione della carne Giu~eppe?

Dopo tutto ciò, prospetta anche Ignorano la- miracolosa nascita di


un'altra soluzione, dicendo: Lo spzrzto
Gesù
è quello che ·vivifica, la carne non giova a
niente (Gv 6, 63); cioè, ogni cosa che di Da ciò risulta evidente che non cono-
me viene detta, deve essere accolta in sen- scevano ancora la sua straordinaria nasci-
so spirituale, perché chi ascolta con men- ta. Perciò lo chiamavano ancora figlio di
talità materialistica, non ne ricava alcun . Giuseppe. Tuttavia egli non li corregge e
profitto, né beneficio. Erano infatti tipici non .dice: "Non sono figlio di Giuseppe"
esempi di mentalità materialistica l'avan- e non certo perché era figlio di Giuseppe,
zare dei dubbi sul modo in cui aveva po- ma perché essi non avevano potuto ancora
t~to scendere dal cielo e ritenerlo figlio di · essere chiaramente informati riguardo al-

Imparare dal pane della vita (6, 41-51) ·. 323

la maniera miracolosa in c~i era stato dato glio e il Figlio al Padre. Essi, infatti, danno
alla luce. E se ancora non avevano potu- vicendevolmente, in modo che colui che
to ascoltare bene la .verità sµila sua gene- riceve non acquista qualcosa come se non
razione corporea, tantomeno avrebbero fosse suo, e colui che dà non lo perde.
·· potuto sentir parlare di qu~lla ineffabile e · Ambrogio,
spirituale. La fede 2, 12, 104
Giovanni Crisostomo,
Con:zmento al Vangelo_ di Giovanni 46, 1
Cristo porta al Padre, il Padre a Cri-
sto
6, 43 Mormorano tra di loro E pur se nessuno va al Padre se non ·
per mezzo di lui stesso, nessuno tuttavia
Mormorare contro la dottrina della
.
grazia
viene a lui se il Padre non lo attira .
Ilario di Poitiers,
Come a dire: so perché non avete fa- · La Trinità 11, 33, 6
·· me, so perché non comprendete e quindi
non cercate questo pane. Non mormorate
tra voi. Nessuno può venire a me) se non lo Raggiungere Cristo con il dono del-
attira il Padre che mi ha mandato (Gv 6, la fede
43-44) . Mirabile esaltazione delia grazia!
Come sei venuto? Sei venuto creden-
Nessuno può venire se non è attratto. Se
do, sebbene all'ultima meta ·ancora non
non vuoi sbagliare, non pretendere di giu-
sia arrivato. Siamo ancora in via: abbiamo
dicare se uno è attratto o non è attratto,
avanzato, ma non siamo arrivat\ alla .fine.
né di stabilire perché viene attratto questo
e non quello. Cerca di prendere le parole Servite il Signore nel timore ed esultate a
come sono e cerca d'intenderle bene. Non lui con tremore, affinché il Signore non si
ti senti ancora attratto? Prega per essere adiri e voi periate dalla via giusta (Sal 2, 11-
12). Temi che, mentre arrogantemente at-
attratto.
Agostino, tribuisci a te r aver trovato la yia giusta' per
Commento al Vangelo di san Giovanni 26, 2 qu_esta tua arroganza non abbia a perire
smarrendo la via giusta. Io - ribatte - son
giunto, son giunto per una mia decisione,
son giunto con le forze della mia volontà.
6 44
• Il Padre d attira Cos'è mài codesto tuo inalberarti? code-
sto tuo gonfiarti? Vuoi vedere come an-
. Affetto, non subordinazione che questo ti sia stato donato? Ascolta co-
lui che ti ha chiamato: Nessuno viene a me
E tu dici che il Figlio di Dio, data la . se non l'attira t'l Padre che mi ha mandato
sua debolezza, è sottomesso,. mentre a lui (Gv 6, 44).
il Padre porta quelli che egli dovrà risusci- Agostino,
tare nell'ultimo giorno? Questa ti sembra Discorsi 30, 10
la sottomissione, in cui si prepara il regno
al Padre, mentre il Padre porta al Figlio e
non vi è posto per la calunnia, perché il La rivelazione del vero è l'attrazione
Figlio consegna il regno al Padre e nessun
altro viene a lui preferito? Queste sono Cosl, quando ascolti: "Nessuno vie-
prove di affetto, perché il Padre dà al Fi- ne a me se non è attratto dal Padre", non
324 Giovanni 1-10

p~nsare di essere attratto per forza. ·An- il Figlio del Dio vivente. [ .. .] Pietro è sta-
che l'amore è una forza .che attrae l' ani- to attratto, ed è stato attratto dal Padre:
ma. Non dobbiamo temere il giudizio di Beato te, Simone figlio di· Giovanni: perché .
quànti stanno a pesare le parole, ma so- non carne e sangue te l'hanno rivelato, ma
no incapaci d'intendere le cose di Dio; i il Padre mio che è nei cieli (Mt 16, 16-17).
quali, di fronte a questa affermazione del Questa rivelazione è essa stessa un' attra-
Vangelo, potrebbero dirci: "Come posso zione. [. .. ]Ora se queste cose, che appar-
credere di mia volontà se vengo attratto?". tengono ai gusti e ai piaceri terreni, eserci-
Rispondo: "Non è gran çosa essere attr~tti tano tanta attrattiva su coloro che amano
da un impulso volontario, quando anche non appena vengono loro mostrate - poi-
il piacere· riesce ad attrarci". Che signifi- ché veramente «ciascuno è attratto dal
ca essere attratti dal piacere? Metti il tuo suo piacere»-, quale attrattiva eserciterà
piacere nel Signore, ed egli' soddisferà i de- il Cristo rivelato dal Padre? Che çosa desi-
sideri del tuo cuore (Sal 36, 4). Esiste anche dera l'anima più ardentemente della veri-
un piacere del cuore, per cui esso gusta .il tà? [. ..] Qui in terra, anche se ci sostiene
pane celeste. Che se il poeta ha potuto di- l'autentica speranza, è più facile aver fame
re: «Ciascuno è attratto dal suo piacere» che esser saziati. Beati - dice infatti il Si-
(Verg., Bel. 2, 65), non dalla necessità ma gnore - coloro che hanno fame e sete di giu-
dal piacere, non dalla costrizione ma dal stizia, - cioè che hanno fame e sete qui, in
diletto; a maggior ragione possiamo dire terra - perché saranno saziati (Mt 5, 6). Ma
che si sente attratto da Cristo l'uomo che dove saranno saziatì? In cielo. Così, do-
trova il suo diletto nella verità, nella beati- po aver detto: Nessuno viene a me se non
tudine, nella giustizia, nella vita eterna, in lo attira il Padre che mi ha mandato, co-
tutto ciò, insomma, che è Cristo. Se i sen- sa aggiunge? E io lo risusciterò nell'ultimo
si del corpo hanno i loto piaceri, perché giorno (Gv 6, 44). Gli do ciò che· ama, e
l'anima non dovrebbe averli? [. .. ] Dam- gli rendo ciò che spera; vedrà ciò che sen-
mi un cuore anelante, un cuore affamato, za vedere ha creduto, mangerà ciò di cui
che si senta pellegrino e assetato in que- adesso ha fame e sarà saziato con ciò di cui
sto deserto, un cuore che sospiri la fonte adesso ha sete. Dove? Nella risurrezione
della patria eterna, ed egli capirà ciò che dei morti, perché io lo risusciterò nell'ul-
dico. [. .. ] Perché dice che uno deve esse- timo giorno.
re attratto dal Padre? Se dobbiamo esse- Agost~o,
re attratti; lo saremo da colui al quale una Commento al Vangelo di san Giovanni
donna innamorata dice: Correremo dietro 26, 4-6
l'odore dei tuoi profumi (Ct 1, 3). Ma con-
sideriamo, o fratelli, e, per quanto è pos-
sibile, cerchiamo d'intèndere ciò che ha 6 45
• Tutti saranno istruiti da Dio
voluto è:lird. Il Padre attira al Figlio colo-
ro che credono nel Figlio, in quanto sono La fede può essere appresa solo da
persuasi che egli ha Dio per Padre. Dio
Padre, infatti, ha generato il FigHo ugua-
Dio
le a sé; e il Padre attrae al Figlio colui che, Ma come - dimmi - lo attira? Lo ave-
nella sua fede, sente e sa che colui in cui va già spiegato molto tempo prima il pro-
crede è uguale al Padre. Aria ha creduto feta che, vaticinando, diceva: Saranno tutti
che il Figlio fosse una creatura: il Padre is.truz'ti da Dio (Gv 6, 45). Vedi la digni-
non lo ha attirato [ ... ]. Colui che il Pa- tà della fede? E come preannunziò che
dre.ha attratto, ha detto: Tu sei il Cristo, non dagli uomini, né per mezzo degli uo-
Imparare dal pane della vita (6) 41-51) 325

mini, ma dalla bocca stess~ di Dio avreb- parlava, e il Padre in$eghava. Io, che so-
bero appreso? Per questo, p~r rendere le no uomo, a chi insegno, o fratelli; se non
· sue parole più degne di fede, egli li riman- a chi ascolta la mia parola? Se io, es~endo
dò ai profeti. E se è stato detto - si obiet- uomo, insegno a chi ascolta la mia parola,
terà - che essi sarebbero stati istruiti da anche il Padre insegna a colui che ascolta
Dio, perché taluni non credono? Perché il suo Verbo, la sua Parola. [ .. .] Il Signo-
tali parole si riferiscono solo alla maggior re ci spiega anche questo, e ci aiuta a ca~
parte degli uomini. Inol~re, a parte ciò, la pire il significato delle sue parole: Chi ha
profezia pon indica addirittura tutti, ma ascoltato il Padre e ha accolto il suo inse-
tutti i volonterosi. Il maestro, infatti, siede gnamento) viene a me. E subito aggiunge
·· in cattedra, mettendo tutto se stesso a di- quanto si sarebbe potuto presentare alla
sposizione di tutti, per diffondere tra tutti nostra mente: Non che alcuno abbia veduto
là sua· dottrina. il Padre) ma solo colui che viene da Dio ha
Giovanni Crisostomo, veduto il Padre (Gv 6, 46). [ ... ]Quando io
Commento al Vangelo di Giovanni 46, 1 affermo: Chiunque ha ascoltato il Padre e
ha accolto il suo insegnamento, voi potre-
ste obiettare: Se non abbiamo mai visto il
Nessuno arriva da un'altra via Padre, come abbiamo potuto accogliere il
suo insegnamento? Vi rispondo: Non che
Ci esprimiamo correttamente quan- alcuno abbia veduto il Padre) ma solo co-
do di un maestro di lettere che sia unico lui che viene da Dio ha veduto il Padre. Io
· in una città, diciamo: Costui qui insegna conosco il Padre; io vengo da lui, ma co-
lettere a tutti, non perché tutti le impari- me viene la parola da colui al quale essa
no, ma perché chiunque impari le lette- appartiene; non come una parola che suo-
re in quel posto, non le impara se non da na e passa, ma come la Parola che perma-
lui; e così possiamo ben dire: Dio insegna ne presso chi la pronuncia e che attrae chi
a tutti a venire a Cristo, non perché tutti l'ascolta.
vengano a lui, ma perché nessuno viene a Agostino,
lui altrimenti. Commento al Vangelo di san Giovanni
Agostino, 27, 7-9
La predestinazione dei santi 8, 14

6 46
Il Padre insegnava, il Figlio parlava • Solo colui che viene da Dio ha vi-
sto il Padre
Ecco come esercita la sua attratti-
va il Padre: attrae col suo insegnamento, Solo le membra della divinità vedo-
senza costringère nessuno. _Ecco come at- no Dio nella sua pienezza ·
trae. Saranno tutti ammaestrati da Dio: at-
trarre è l'arte di Dio. Chiunque ha ascolta- ·G li angeli quindi lo vedono secondo
to il Padre e ha accolto il suo insegnamento) il loro grado di comprensione, gli arcan-
viene a me. Sì, attrarre è proprio di Dio. geli secondo la potenza che è loro propria,
E allora, fratelli? Se chiunque ha ascoltato i troni e le dominazioni più degli ordini
il .Padre e ha accolto il suo insegnamento precedenti ma in misura sempre inferiore
· viene al Cristo, Cristo non gli ha insegna- a quanto richiederebbe la visione esausti-
to niente? E allora perché gli uomini non va che ha assieme al Figlio lo Spirito Santo.
hanno visto il Padre come maestro, men- Questi infatti scruta tutto e conosce le pro-
tre hanno vis~o il Figlio? Gli è che il Figlio fondità di Dio (1 Cor 2, 10). Sicché, come
326 Giovanni 1-10

disse Gesù, conoscono il Padre, adeguata- è quella che si vede, ma quella che ·non si
mente e alla stessa maniera, il Figlio uni- vede. Infatti, la vita eterna è il Verbo, che
genito e lo Spirito Santo: Nessuno conosce era in principio presso Dio, e il Verbo era.
il Padre se non i'l Figlio e colui al quale il Dio, e la vita era la luce degli uomini (Gv
Figlio lo ha rivelato (Mt 11, 27; cf. Le 10, 1, 1-4). Egli stesso, che è la vita eterna, co-
22). Il Figlio unigenito che vede esaustiva- municò la vita eterna anche alla carne da
mente il Padre lo rivela a tutti secondo le lui assunta. Egli venne per morire, ma il
capacità di ciascuno assieme allo Spirito e terzo giorno risuscitò. La morte venne a
per mezzo dello Spirito, perché solo lui as- trovarsi tra il Verbo che assunse la carne e
sieme allo Spirito Santo partecipa della di- la carne che risorgeva, e fu debellata.
vinità del Padre: generato senza passione Agostino,
prima dei secoli eterni, conosce chi lo ge- Commento al Vangelo di san Giovanni
nera come il genitore conosce il generato. 26, 10
Dunque, poiché gli angeli non conoscono
il Padre nella misura in cui l'unico gene-
rato lo c9nosce, ce lo rivelerà l'Unigenito
che assieme allo Spirito Santo - come·già
6 48
• Io sono il pane della vt'ta
detto - .rivela Dio a ciascuno secondo le
sue capacità per mezzo del medesimo Spi- Anche il peccato ha il suo pane
rito: nessun uomo si potrebbe vergognare Dio, per mezzo del suo Verbo viven-
della propria ignoranza. te, dà vita a tutti e dona il suo Verbo co-
Cirillo di Gerusalemme, me cibo e vita ai santi, come dichiara il
Le catechesi 6, 6 Signore stesso: Io sono il pane della vita.
[. .. ] Anèhe il peccato, però, ha un pane
suo proprio - un pane di morte, che ri-
6• 47 Chi crede ha la vita eterna chiama coloro che sono amanti del piacere
e privi di intelletto. Dice il peccato: "Toc-
cate con delizia il pane preso di nascosto
La vita uccide la morte
e le acque furtive". Chi soltanto li tocca
Quanto segue deve' rimanere in noi non sa che chi è nato dalla terra muore nel
ben impresso: In verità, in verità vi dico: peccato (cf. Pr 9, 17 -18). Anche quando il
chi crede in me ha la vita eterna (Gv 6, 47). peccatore pensa di trovare il piacere, il ri-
Ha voluto rivelare ciò che è. In maniera sultato finale di questo cibo è tutto fuor-
più concisa avrebbe potuto dire: "Chi cre- ché piacevole, come ci ammonisce di nuo-
de in me, ha me".[ ... ] Ma cos'è avere me? vo la saggezza divina: È piacevole il pane
È avere la vita eterna. Colui che è la vita procurato con frode, ma poi la bocca sarà
eterna accettò la morte, ha voluto morire: piena di granelli di' sabbia (Pr 20, 17). [. . .]
ma in ciò che possedeva di tuo, rion di suo. Il pane della saggezza è un frutto vivente,
Egli ha ricevuto la carne da te, in cui poter come dice il Signore: Io sono il pane vivo,
morire per te. Egli ha preso la carne dagli disceso dal cielo. Se uno mangia di questo
uomini, ma non nel modo in cui la pren- pane vivrà in eterno (Gv 6, 51). Dopo che
dono gli uomini. Egli, che ha il Padre nel gli Israeliti mangiarono la manna, che era
cielo, scelse una madre in terra: in cielo è pane delizioso e meraviglioso, morirono
nato senza madre, in terra è nato senza pa- [ .. .].Ora le persone malvagie hanno fame
dre. La vita ha accettato la morte, affinché di un siffatto pane, perché le anime deboli
la vita uccidesse la morte. Dunque chi cre- soffriranno la fame. Solo il giusto,· essendo
de in me - dice - ha la vita eterna, che non preparato, sarà soddisfatto e dirà: Ma io
Imparare dal pane della vita (6, 41-.51) 327

nella giustiz,efa contemplerò t'l tuà volto, al dai denti, masticare; insomma, ha soddi-
risveglio mi sazierò della tua z'mmagine (Sai sfatto ogni desiderio. Come leoni spiranti
17, 15). Coloro che partecipano del pa- fuoco, ritorniamo dunque da quella men-
ne divino provano sempre tin' avida fame. sa che ci ha fatto diventare temibili per il
Costoro hanno un dono che non viene mai diavolo, considerando che sia il nostro ca-
meno, come promette la Sapienza quan- po e la grandezza dell'amore che per noi
do dice: Il Signore non lascia che il giusto ha manifestato. ·
soffra la fame (Pr 10, 3). Lo promette an- Giovanni Crisostomo,
che nei Salmi Benedirò tutti i suoi raccolti: Commento al Vangelo di Giovanni' 46, 2-3
sazierò di pane i suoi poveri (Sai 132, 15).
::... Possiamo anche sentire il nostro Salvato-
re: Beati quelli ·che hanno fame e sete della
giustizia, perché saranno saziati (Mt 5, 6).
L'unione di molti chicchi di grano
· Dunque per i santi e per coloro che ama- Anche in questo simbolo sacro (cioè
no la vita in Cristo è ben più soddisfacente il pane) si intende che il nostro popolo
elevarsi nell'avida ricerca di questo cibo. è stato radunato, tanto che, come mol-
Atanasio, ti chicchi di grano uniti, tritati e impasta-
Lettere festa/i 7, 4-6 ti insieme fanno il pane, allo stesso modo
sappiamo di essere in Cristo, che è pane
celeste, un unico corpo, nel quale è riunita
Impastare il suo- corpo col nostro e raccolta la nostra pluralità.
Cipriano,
Veramente allora essi non trassero al- Lettere 63 , 13
cun profitto da quei discorsi; noi invece ne
abbiamo goduto realmente i benefici ef-
fetti. Proprio per questo dobbiamo capire
in che cosa consiste il miracolo dei misteri, Il pane della vita distrugge corruz~o­
perché ci sono stati dati e quale sia la loro ne e morte
utilità. Siamo un corpo solo - dice l'Apo- Tolta tut.ta la pelle del discorso, e le-
stolo - e membra della sua carne e delle sue vandosi, per cosl dire, tutta la veste, si mo-
ossa (E/ 5, 30). Quelli che sono stati ini- stra ormai nudo agli Israeliti, dicendo: Io
ziati ad essi, rispettino fedelmente quan- sono t'l pane della vita, perché da ciò impa-
to è stato detto. Affinché dunque diventia- rino che, se vogliono restare incorrotti e li-
mo tali, non solo con l'amore, ma·anche, berarsi dalla stessa morte dovuta al p~cca­
per così dire, fisicamente, comunichiamo- to, devono divenire partecipi di colui che
ci con quella carne: e ciò avviene per mez- può dare la vita, distrugge la corruttibilità ·
zo del cibo che egli ci ha donato, volendo e annienta la morte.
dimostrare l'affetto che ha per noi. Egli si Cirillo di Alessandria,
mischiò con noi, e il suo corpo si compe- Commento al Vangelo di Giovanni' 4, 2
netrò coi nostri, affinché fossimo un solo
essere, cosl come il corpo è unito alla sua
· testa. Questo è segno di immenso affetto
reciproco. [ ... ] E . proprio questo ha fat- 6, 49 Manna nel deserto
to il Cristo, per spingerci a una più gran-
de amicizia e per dimostrarci il suo affet- Il vantaggio del pane vivo
to per noi; e non soltanto si è offerto agli
sguardi di coloro che lo desideravano, ma È stato dimostrato che i sacramen-
si è lasciato toccare, mangiare, frantumare ti della Chiesa sono più antichi; ora ap-
328 Giovanni 1-10

prendi che sono anche più grandi. È co- re il pane celeste spiritualmente, di porta-
sa realmente prodigiosa che Dio allora re all'altare l'innocenia. I peccati, anche
ab.b ia fatto piovere la manna per i nostri se quotidiani, almeno non siano morta-
padri e che essi siano stati nutriti ogni li. Prima di accostarvi all'altare, badate a
giorno da cibo proveniente dal cielo. quello che dite: Rimetti a noi i nostri de-
Perciò è stato ·detto: L'uomo n:iangiò il biti, come noi lt' rimettiamo ai nostri debi-
pane degli angeli (Sa/78, 25). Ma tuttavia tori (Mt 6, 12). Perdona e ti sarà perdo-
coloro che mangiarono quel pane, mori- nato: accostati con fiducia, è pane, non è
rono tutti nel deserto; invece questo cibo veleno.
che tu ricevi, questo pane vivo, che è di- Agostino,
sceso dal cielo, ti somministra la sostan- Commento al Vangelo di san Giovanni
za della vita eterna, e chiunque lo mangi, 26, 11
non morirà in eterno. È infatti il corpo
di Cristo.
Ambrogio,
I misteri 8, 47 Questo pane è la remissione dei pec-
cati
Io sono il pane vivo disceso dal cielo.
6• 50 Il pane dai cielo dà la vita eterna Se uno ne mangerà, vivrà in eterno, cioè:
in precedenza io non_ho parlato della vita
Cristo è il pane del sacramento temporale né della fine di questa vita, alla
quale anche se uno soggiace, purché abbia
Dobbiamo intendere, o miei fratelli, ricevuto il mio pane, vivrà in eterno. Lori-
che per quanto riguarda questa morte vi- ceve, infatti, chi esamina se stesso; e chi lo
sibile e corporale, noi non moriremo se riceve bon morrà della morte del pecca-
mangiamo il pane che discende dal cielo? tore, perché questo pane è la remissione
No, per quanto riguarda la morte visibile dei peccati.
e carnale, moriremo anche noi come quel- Ambrogio,
li. Ma per quanto riguarda quella morte I patriar~hi 9, 39
che il Signore c'insegna a temere, di cui
sono morti i padri di costoro, quella mor-
te ci sarà risparmiata. Mangiò la manna
Mosè, la mangiò Aronne,. la mangiò Fine- 6 51
• a Il pane vivo dal cielo
es e molti altri che erano graditi a Dio, e
non sono morti. Perché? Perché ebbero Il pane perfetto dal de.lo
l'intelligenza spirituale di quel cibo visi-
bile: spiritualmente lo desiderarono, spi- Lui poteva venire a nç>i nella sua glo-
ritualmente lo gustarono e spiritualmente ria indicibile, ma noi non eravamo in gra-
furono saziati. Anche noi oggi riceviamo do di sopportare la grandezza della sua
un cibo visibile: ma altro è il sacramen- gloria. Perciò, come a dei neonati, lui che
to, altra è ]a virtù del sacramento. Quanti era il pane perfetto del Padre offrì a noi se
si accostano all'altare e muoiono, e, quel stesso come il latte, poiché si trattava del-
che è peggio, muoiono proprio perché ri- la sua venuta come uomo. Questo perché,
cevono il sacramento! È di questi che par~ nutriti, per dire così, dalla mammella della
la l'Apostolo quando dice: Mangiano e be- sua carne, e tramite tale allattamento abi-
vono la loro condanna (1 Cor 11, 29). [. .. ] tuati a mangiare e a bere il Verbo di Dio,
Procurate dunque, o fratelli, di mangia- possiamo contenere in noi stessi lui, che è
Imparare dal pane d~lla vita (6, 41-51) . 329

il pane d'~ortalità, lui, che è lo Spirito po da una Vergine di çui il Vangelo ci rac-
del Padre. conta a sufficienza. Quanto più ecc~llen­
Ir~neo di'Lione, tc è questo rispetto a ciò che ci fu prima!
Contro le eresie 4, 38, 1 Coloro che mangiarono la manna, o il pa-
ne, sono morti, ma coloro che mangiano
questo pane, vivranno per sempre. [ .. .]
Una nuova dieta spirituale Chiunque ha esperienza di questa pioggia
di saggezza divina è deliziato e, non aven-
Il latte è un nutrimento risponden- do bisogno di nessun altro cibo, vive non
te alle esigenze del bimbo appena forma- di solo pane) ma di ogni parola di Dio (Mt
tosi e venuto alla vita, un nutrimento per 4, 4).
lui benefico, preparato da Dio, nutritore Ambrogio;
e Padre di tutti gli esseri generati e rige- Lettere 77
nerati. Esso è come la manna che discese
dal cielo per gli antichi Ebrei, cibo celeste
·degli angeli (Sal 77, 24-25). [ ... ] Divenne
egli stesso [se. Gesù], il Logos, cibo spiri- Come mendicanti davanti a Dio
tuale per le persone sagge, una volta che In effetti, quando preghiamo, siamo
l'amorevole e benevolo Padre lo aveva fat- tutti mendicanti di Dio; stiamo dav.anti al-
to scendere come pioggia (Le 11, 27-28). la porta di casa del gran padre di famiglia,
O meraviglioso mistero! [ ... ] Questi so- anzi ci prostriamo con la faccia a terra,
no i cibi a noi adatti che il Signore ci do- gemiamo supplichevoli, desiderosi di ri-
na: offre la carne e versa il sangue e così cevere qualcosa; e questo qualcosa è Dio
nulla manca alla crescita dei bambini. O stesso! Che ti chiede un mendicante? Del
incredibile mistero! Siamo invitati a spo- · pane. E tu che cosa chiedi a Dio, se non
gliarci della vecchia e carnale corruzione e Cristo che dice: Io sono il pane vivo) disce~
·così pure ad abbandonare il vecchio cibo, so da/cielo?
adottando al suo posto un nuovo regime , Agostino,
di vita, quello di Cristo; siamo invitati a ri- Discorsi 83, 2
cevere lui stesso, se possibile, e custodirlo
dentro di noi, stringendo al nostro cuore il
Salvatore, per annientare in noi le passioni
della carne. · 6 • 51h Il pane che io darò è la mia carne
Clemente di Alessandria,
Il pedagogo 1, 41, 1 - 43, 1 Il pane vivifica la nostra carne .

Io muoio, dice, per dare la mia vita a


tutti, e redimere, con la mia carne, la carne
La manna piove ancora dal cielo ·
di tutti. La morte, infatti, morirà nella mia
Chiedi perché il Signore Dio non fac- morte, e la natura umana, che è corruttibi-
cia piovere manna ora come fece sui no- le,· risorgerà insieme a me. Per questo mi
stri antenati. Se ci pensi, capirai che egli sono fatto simile a voi, cioè uomo del se-
fa piovere manna dal c.ielo sui suoi servi, me di Abramo, affinché in tutto sia assi-
e per di più ogni giorno. La manna cor- milato ai fratelli (Eb 2; 17). [ ... ] Infatti,
porea si trova, in effetti, in molti posti, ma colui che aveva il potere della morte non
ora non è più motivo di grande meraviglia, poteva essere annientato in altro modo,
perché ciò che è perfetto è arrivato (1 Cor e così pure la morte stessa, se Cristo non
13, 15). Questo è il pane dal cielo, il cor- avesse dato se stesso per no!, uno solo co- .
330 Giovanni 1-1O

me redenzione per tutti: egli era al di ·so- vivificante come lui che lo è per natura. Il
pra di tutti. [. . .] Cristo, dunque, diede il corpo di Cristo vivifica quelli che ne sono
suo corpo per la vita di tutti e, median_te se partecipi: caccia via la morte e quanto è iri
stesso, introduce in noi la vita: in che mo- quelli che sono soggetti alla morte, e allon-
do questo avvenga, lo dirò per quanto mi tana la corruzione, partorendo in se stesso
è possibile. Infatti, dopo che il Verbo vivi- la ragione che distrugge completamente la
ficante di Dio abitò nella carne, la rinnovò corruzione.
nel suo bene, cioè nella vita e, unitosi ad Cirillo di Alessandria,
essa in modo ineffabile di unione, la rese Commento al Vangelo di Giovanni 4, 2
CARNE E SANGUE DEL FIGLIO OELL'UOMO

Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può


costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità) in veri-
tà io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio deltuomo e non bevete il
suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il m,io
sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nel!'ultimo giorno. Perché la mia
carne è vero a cibo e il mio sangue vera" bevanda. Chi mangia la mia carne e
beve il mio sangue rimane in me e io in lu{ Come il Padre, che ha la vita) ha
mandato me e io vivo per il Padre) così anche colui che mangia me vivrà per
me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i
padrib e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Gesù disse queste èose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao (6, 52-59).
Anche i nostri sensi possono aver difficoltà a comprendere le parole di Gesù, ma la fede
cj conferma che dawero riceviamo il corpo e il sangue di Cristo nel sacramento (Cirillo di
Gerusalemme). Il corpo di Cristo è medicina d'itllJilortalità (Ignazio). Il corpo di Cristo dà la
vita perché è unito al Verbo che vivifica tutto. Come si mangia la sua carne? Questo mistero
è svelato solo a chi crede (Cirillo di Alessandria). Grazie ali' eucaristia, che è pane terreno e
celeste insieme, i nostri corpi terreni sperano la vita eterna (Ireneo). Le sue parole non sono
una parabola o un enigma, ma per dawero è necessario mangiare il suo corpo (Crisostomo).
Solo questo cibo dà vera sazietà (Agostino). Noi siamo in Dio e lui è in noi quando parteci-
piamo della sua carne e del suo sangue nell'eucaristia (Ilario). Come due pezzi di cera diven-
tano uno dopo esser stati collegati, così chi riceve il corpo di Cristo diventa un tutt'uno con
lui, perché mangiamo e beviamo la vita (Cirillo di Alessandria). Presupposto di quest'unione
è, naturalmente, la purezza di cuore (Agostino). Cristo è immagine vivente del Padre vivente:
non differisce dal Padre e vive grazie a lui (Ilario). Non dice di essere dipendente dal Padre,
perché lui e il Padre hanno la medesima essenza, al di là del tempo e di ogni causa (Gregorio
Nazianzeno). Non deve suonar strano quando dice che lo mangiamo: quando ciò awiene, ci
nutriamo della vita, perché lui è vita (Agostino). Viviamo in Cristo perché la nostra natura è
unita alla sua natura quando lo mangiamo (Ilario). Nutrirsi del corpo di Cristo ci dà non solo
vita, ma la vita eterna. Il nostro Signore sa quanto preziosa sia la vita agli occhi degli uomini

a In luogo dell'aggettivo alethes ("vero") alcuni testimoni presentano l'avverbio alethos ("vera-
mente"). Hanno l'avverbio (vere) i testimoni latini: la Vetus, la Vulgata, Ilario di Poitiets (cf. il passo
infra), Agostino e Ambrogio. Gli editori moderni privilegiano alethes, ma l'avverbio a/ethos ha trovato
diversi sostenitori. ·
b Cirillo, Crisostomo e le traduzioni latine presentano anche qui "i vostri padri" (cf. 6, 49).
332 Giovanni 1-10

e per questo ripete spesso la sua promessa, proponendo il confronto con la manna mangiata
dai Padri (Crisostomo). Nel sacramento riceviamo il pane celeste d'immortalità (Romano).

6 52
• Come può costui darci la sua carne al vescovo e ai presbiteri in una concor-
da mangiare? dia stabile spezzando l'unico pane che è
rimedio di immortalità, antidoto per non
La persuasione della fede morire, ma per vivere sempre in Gesù
Cristo.
Una volta Cristo parlando ai Giudei Ignazio di Antiochia,
disse: Se non mangiate la mia carne e non Lettera agli Efesini 20
bevete il mio sangue, non avete in voi la vi-
ta. Quelli non intendendo spiritualmente
le sue parole se ne andarono scandalizzati, A chi crede il mistero viene rivelato
credendo che il Salvatore li invitasse alla
sarcofagia (Gv 6, 52-53). C'erano nell'An- Non spiega ancora il modo in cui
tico Testamento i pani della proposizione avrebbe dato la sua carne da mangiare:
(d_ Lv 24, 5-9; 1Mac1, 22; 2 Mac 10, 3) sapeva, infatti, che essi giacevano nel-
i quali, proprio perché .dell'Antico Testa- le tenebre e non potevano capire in nes-
mento, sono terminati. Nel Nuovo Testa- sun modo quel mistero. Dimostra, invece,
mento sono un pane celeste e un calice di quanto vantaggio ne sarebbe seguito dal
salvezza (Sal 116 [115], 4) che santifica- mangiare la sua carne, perché, convincen-
no 1'anima e il corpo. Come il pane è pro- doli, col proporre loro il godimento eter-
prio per il corpo, così il Logos è proprio no, a voler vivere subito, in qualche mo-
per l'anima. Non ritenerli come semplici do li istruisse a credere. Una volta che essi
e naturali quel pane e quel vino: sono in- avessero creduto, avrebbero potuto logi-
vece, secondo la dichiarazione del Signo- camente anche imparare a capire. Lo dice
re, il corpo e il sangue. Anche se i sensi ti il profeta Isaia: Se non credete, non capt're-
inducono a questo, la fede però ti sia sal- te (Is 7, 9). Occorreva dunque che, poste
da. Non giudicare la co~a dal gusto, ma in essi prima le radici della fede, fosse in-
per fede abbi la piena convinzione, tu che sinuata, in secondo luogo, la conoscenza
sei giudicato degno del corpo e del sangue di ciò che ignoravano; non si doveva pen-
di Cristo. sare che la ricerca preceda la fede. Cre-
Cirillo di Gerusalemme, do che Gesù, tralasciando giustamente di
Le catechesi ai misten· 4, 4-6 spiegare in che modo avrebbe dato loro
da mangiare la sua carne, li esorta a cre-
dere prima ancora che essi indaghino. In-
fatti, avendo spezzato il pane, lo diede a
6• 53 ·Non c'è vita senza il corpo e il san- quelli che già credevano, dicendo: Pren-
gue del Figlz'o del!' uomo dete e mangiate: questo è il mio corpo (Mt
26, 26). Egli è, infatti, vita per natura, in
La medicina dell'immortalità quanto è stato generato dal Padre vivente;
ma lo è anche, tuttavia, il suo santo corpo
Ognuno e tutti insieme nella grazia congiunto, in qualche modo, e unito in~
che viene dal suo nome vi riunite in una fallibilmente al Verbo che vivifica tutto:
sola fede e in Gesù Cristo del seme di Da- perciò il corpo è ritenuto suo, ed è credu-
vid figlio dell'uomo e di Dio per ubbidire to come una sola cosa con lui. [ ... ] Vedi
Carne e Jangue del Figlio dell'uomo (6, 52-59) 333

come egli non spieghi il modo del mistero bola, ma si convincano che davvero è ne-
a chi è ignorante e non vuùle credere sen- cessario mangiare il suo corpo.
za indulgere alla curiosità, mentre si vede Gi~vanni Crisostomo,
che lo dichiara molto chiaramente a ·q uelli Commento al Vangelo di Giovanni 47, 1
che già credono?
Cirillo di Alessandria,
çommento al Vangelo di Giovanni 4, 2 La vera sazietà
Quello che gli uomini bramano me-
diante il cibo e la bevanda, di saziare la
4 fame e la sete, non lo trovano pienamente
6,5 La carne e il sangue di Gesù per la
vita eterna se non in questo cibo e in questa bevanda,
che rendono immortali e incorruttibili co"
Il Verbo incarnato è vita loro che se ne nutrono, facendone la so-
cietà dei santi, dove sarà la pace e l'unità
Chi mangia, dunque, la santa carne di piena e perfetta. È per questo che, come
Cristo ha la vita eterna: la carne ha, infatti, prima di noi hanno capito gli uomini di
in se stessa il Verbo che .è vita per natura. Dio, il Signore nostro Gesù Cristo ·ci of-
Cirillo di Alessandria, fre il suo éorpo e il suo sangue, attraver-
Commento al Vangèlo di Giovanni 4, 2 so elementi dove la molteplicità confluisce
nell'unità. Il pane, infatti, si fa con mol"
ti chicchi di frumento macinati insieme, e
il vino con molti acini d'uva spremuti in-
Pane terreno e pane celeste s1eme.
Noi gli offriamo ciò che è suo, procla- Agostino,
mando in modo armonico la comunione e Commento al Vangelo di san Giovanni
runità della carne e aello Spirito. Perché 26, 17
come il pane che viene dalla terra, dopo
aver ricevuto l'invocazione di Dio, non è
più pane ordinario, ma eucaristia, essendo Siamo un'unica cosa, perché il Padre
costituito da due cose, la terrena e la cele- è in Cristo e Cristo in noi
ste, così i nostri corpi, partecipando all' eu-
caristia, non sono più corruttibili, perché Se infatti veramente il Verbo si è fat-
hanno la speranza della risurrezione. to carne (Gv 1, 14) e noi riceviamo vera"
Ireneo di Lione, mente il Verbo fatto carne come alimento
Contro le eresie 4, 18, 5 nel Signore, come pensare che non rimane
naturalmente in noi, lui che, nato uomo,
ha assunto la natura della nostra carne, or-
mai inseparabile da lui, e ha mescolato la
6 55
• Vero cibo, vera bevanda
natura della sua carne alla natura eterna
nel sacramento della carne, a cui noi dob-
biamo comunicare? Così infatti noi tutti
Il vero cibo
siamo una sola cosa, perché il Padre è in
O vuole intendere che questo è il cibo · Cristo e il Cristo è in noi. [ ... ] Se quindi
vero, in quanto salva r anima, oppure vuo- veramente Cristo ha assunto la carne del
le rassicurarli riguardo a quei suoi discor- nostro corpo, se veramente l'uomo nato
si, iri modo che non credano che quanto da ·Maria è il Cristo, e veramente nel sa-
ha detto prima sia un enigma o una para- cramento [dell'eucaristia] noi riceviamo la
334 Giovanni 1-10

carne del suo corpo e saremo una cosa so- ·La purezza ·del cµore
la perché il Padre è in lui e lui è in noi, c'è
da chiedersi: in che modo si può affermare Finalmente il Signore spiega come
[solo] una unità di volontà, dal momento avvenga ciò di cui parla, e in che consista
che, grazie. al sacramento, è propriamente mangiare il suo corpo e bere il suo sangue:
la natura il sa~ramento dell'unità perfet- . Chi mangia la mia carne e beve il mio san-
ta? [ ... ] Se non avremo appreso da Cristo gue, dimora in me e io in lui (Gv 6, 56).
quanto diciamo sulla sua reale presenza in Mangiare questo cibo e bere questa be-
noi grazie alla natura, lo diremo in modo yanda vuol dire dimorare in Cristo e avere
stolto ed empio. Egli infatti dice: La mia Cristo sempre in noi. Colui invece che non
carne è veramente cibo e il mio sangue è ve- dimora in Cristo; e nel quale Cristo non
ramente bevanda; Chi mangerà la mia car- . dimora, né mangia la sua carne né beve il
ne e berrà il mio sangue, rimane in me e io suo sangue, ma mangia e beve a propria
in lui (Gv 6, 56-57). Circa la realtà della condanna un così sublime sacramento, es-
carne e del sangue non si è lasciato spazio sendosi accostato col cuore immondo ai
a dubbi. Ora, sia secondo la dichiarazione misteri di Cristo, che sono ricevuti degna-
stessa del Signore sia secondo la nostra fe- mente solo da chi è puro; come quelli di
de, si tratta di vera carne e di vero sangue. cui è detto: Beati i puri di cuore, perché ve-
Ricevuta la prima e bevuto il secondo, es- dranno Dio (Mt 5, 8).
si fanno sì che noi siamo in Cristo e Cristo Agostino,
s_ia in noi. O forse questo non è verità? Po- Commento al Vangelo dt' san Giovanni
trà non essere vero per quanti negano che 26, 18
Gesù Cristo è veto Dio! Egli è quindi in
noi per mezzo della sua carne e noi siamo
in lui, mentre ciò che noi siamo, insieme 6 57
• Il Padre, che ha 1a vita, ha manda-
con lui, si trova in Dio. ·
Ilario di Poitiers,
to Cristo
La Trinità 8, 13 -14
Cristo è l'immagine vivente della vita
Le altre immagini, fatte di diversi me-
talli, colori, sostanze .ò artifici, riproduco-
6 56
• La carne e il sangue · di Gesù et no laspetto esteriore di quelle realtà di cui
uniscono sono state costruite immagini. Ma, pur es-
sendo immagini vere, possono forse come
Un'unica cosa con Cristò cose inanimate uguagliare le realtà viventi,
come cose dipinte o scolpite o fuse ugua-
Com~ unendo la cera alla cera si ve- gliare le realtà originarie? Il Figlio invece ·
drà che l'una è nell'altra: allo stesso modo, non è immagine per il Padre secondo ta-
credo, chi riceve la carne del nostro Sal- li modalità, perché è immagine vivente di
vatore e beve il suo prezioso sangue, co- un vivente (2 Cor 4, 4; Col I, 15); nato da
me egli dice, si trova a essere una sola cosa lui, non ha una natura diversa; non diffe-
con lui, unito e mescolato in qualche mo- rendo in nulla, possiede anche la poten-
do a lui mediante quella partecipazione, sì za di quella natura da cui non differisce.
da trovarsi lui in Cristo e, a sua volta, Cri- Il fatto di essere l'immagine comporta che
sto in lui. la nascita del Dio unigenito fa conosce-
Cirillo di Alessandria, re Dio Padre, ma lo fa conoscere essendo
Commento al Vangelo di Giovanni 4, 2 egli stesso forma e immagine di Dio invisi-
Carne e sangue del Figlio dell'uomo (6, 52-59) 335

bile (Col l, 15). E per questo non perde la Cristo ha il Padre dentro di sé
somiglianza legata alla natura, perché non
manca del potere della natura. · Egli vive dunque per il Padre, e come
Ilario di Poitiers, egli vive per il Padre, allo stesso modo noi
·La Trinità 7, 37 vivremo per la sua carne. Ogni paragone si
utilizza come traccia per la comprensione
di qualcosa, così che sulla base del model-
lo proposto intendiamo ciò di cui si tratta.
L'essere del Padre e del Figlio è co- Questa è dunque la ragione della nostra
mune vita: abbiamo Cristo che rimane per la sua
carne in noi, esseri carnali, e noi vivremo
Tutto quello che il Padre possiede è per lui nella stessa modalità in cui egli vive
del Figlio (Gv 16, 15) e viceversa, tutto per il Padre. Se allora noi naturalmente vi-
quello che il Figlio possiede appartiene al viamo per lui secondo la carne, e cioè ab-
Padre. Pertanto non vi è niente di privato, biamo ricevuto la natura della sua carne,
perché tutto è in comune: il loro stesso es- come egli non avrà in sé il Padre per natu-
sere è comune e possiede pari dignità, an- ra secondo lo Spirito, posto che vive per il
che se lessere del Figlio proviene dal Pa- Padre? Sì, egli vive per il Padre, in quanto
dre. In ·questo senso si dice anche: Io vivo la nascita non gli ha apportato una natu-
grazie al Padre, non nel senso che il Padre ra estranea e diversa; egli riceve dal Padre
tenga insieme il vivere e l'essere del Fi- ciò che è, senza tuttavia che qualche dis-
glio, ma nel senso che il Figlio trae la sua somiglianza di natura intervenga per sepa-
esistenza dal Padre al di fuori del tempo .rarlo da lui, e per nascita ha in sé il Padre
e della causa; · nella potenza della sua natura.
Gregorio Nazianzeno, Ilario di Poitiers,
Discorsi teologia: Secondo discorso sul Figlt'o La Trinità 8, 16
4 (30), 11

Non solo vita, ma vita eterna


Nutrirsi di Cristo
Non intende parlare qui di una vita
·.. · Il Signore ha invitato i servi e ha ap- qualunque, ma di quella che va tenuta in
prèstato loro in cibo . se stesso. Chi può gran pregio. È evidente che non si parla
avere l'ardire di mangiare il proprio Si- qui della vita pura e semplice, ma di quel-
gnore? E tuttavia egli afferma: Chi mangia la gloriosa e ineffabile, giacché anche gli
di me, vivrà per me (Gv 6, 58). Quando si infedeli e i non iniziati vivono, pur non
mangia Cristo, si mangia la vita. Né si uc- mangiando la sua carne. Vedi dunque che
cide perché si possa mangiare, ma egli ri- non si tratta di questa vita, ma di quell'al-
dona la vita .ai morti. Quando si mangia, tra? È come se dicesse: "Chi mangia la mia
infonde vita nuova, ma la sua nari si ridu- carne, quando morirà non andrà in perdi-
ce. Perciò, fratelli, non esitiamo a mangia- zione e non sarà punito". Anzi non parla
re un tale pane nel timore di consumarlo neppure della risu~rezione comune (tutti,
interamente e non trovare poi di che man- infatti, risorgeranno), ma di quella beata
giare. Si mangi il Cristo: mangiato, è vi- e gloriosa, che costituirà il premio per gli
vente, perché, ucciso, è risorto. eletti.
Agostino Giovanni Crisostomo,
Discorsi 13 2A, 1 Commento al Vangelo di Giovanni 47, 1
336 Giovanni 1-10

6• 58·59 Chi mangia questo pane vivrà in · dimostrare ad essa che egli non si oppone:-
eterno va al Padre.
Giovanni Crisostomo,
Commento al Vangelo di Giovanni 47, 1-2
Lunga vita e vita eterna
Ricorda poi di frequente la manna,
sia.per mettere in risalto la differenza, sia
Pane celeste d'immortalità
per indurle alla fede. Se fu possibile so- Tutti gli angeli del cielo stupiscono al
stentare la vita per quarant'anni, senza vedere ciò che accade sulla terra: I uomini
messe, senza frumento e senza possedere terrestri, abitatori di quaggiù, I s'innalzan
neanche la più rudimentale attrezzatura, a con lo spirito e giungono lassù I partecipi
maggior ragione egli avrebbe potuto far- di Cristo crocifisso (cf. Eb 3 , 10); I tutti in-
lo in quell'occasione, essendo ve~uto con sieme mangiano il suo corpo, I e, accostan-
scopi ben più importanti. D'altra parte, se dosi con fede ardente al pane della vita, da
quelle cose non ei·ano se non delle prefi- lui sperano eterna salvezza. I Anche se dai
gurazioni della realtà, e tuttavia si racco- sensi è visto come pane, I nello spirito san-
glievano senza sudori e fatiche il cibo quo- tifica poiché è I pane celeste d'immortali-
tidiano, a maggior ragione sarà così ora, tà. 11 Che sia carne dell'Emmanuele il pa-
dato che grande è la differenza, sia per- ne che prendiamo I per primo lo insegna
ché non si muore mai, sia p~rché si gode a tu.tti noi il Signore in persona: I quando
la ~era vita. Molto opportunamente egli infatti venne alla passione volontariamen-
accenna di frequente alla vita, perché essa te, I Cristo spezzò il pane della salvezza I
è cosa molto desiderabile per gli uomini dicendo ai suoi apostoli, come sta scritto:
e niente è così dolce come il non morire. . I "Avvicinatevi e mangiate di questo pa-
Anche nella vecchia alleanza veniva infatti ne: I se ne mangerete avrete in sorte la vita
promessa una vita lunga; ora però non si senza tempo, I infatti è la mia carne que-
tratta più soltanto di longevità, ma di una sto cibo, I poiché io, che voi vedete, sono
vita senza fine. Nèllo stesso tempo vuol di- I pane celeste·d'immortalità". Il Sappiamo
. mostrare di revocare ora il castigo merita- tutti, quanti possediamo fede totale in Cri-
to dal peccato, annullando quella senten- sto, I che accostandoci con devozione al
za di morte, per sostituire adesso non una pane mistico I e attingendo poi dal cali-
qualunque vj.ta, ma la vita eterna, contro ce di salvezza I animati da intenzione pura
la quale appunto era stato emanato quel e sincera, I prendendo parte tutti, con vi-
decreto. Questo discorso lo fece in una si- va fede in lui, I al corpo di Cristo e insie-
n.agoga mentre insegnava a Cafarnao (Gv me al suo sangue, I abbiamo la speranza di
6, 59) , là dove erano avvenuti prodigi più ottenerne cittadinanza sin.ili~ agli angeli; I
che in ogni altro luogo, per cui avrebbero realmente, infatti, il santissimo corpo I di
dovuto ascoltarlo con maggiore interesse. Gesù il Cristo che ha sofferto la passione è
Ma.perché insegnava nella sinagoga e nel I pane celeste d'immortalità. .
tempio? Sia perché voleva attirare a sé la Romano il Melode
folla che si radunava in quei luoghi, sia per Kontakia ~ La moltiplicazione dei pani 12-17
LA DISERZIONE DI MOLTI DISCEPOLI

Molti dei suoi discepoli: dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è .
dura/ Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che-i suoi discepoli
mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se ve-
. deste il Figlio_ del!' uomo salire là dov) era prima? È lo Spirito che dà la vita,
la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono
vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da
principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe
tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me) se
non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non an-
davano più con lui. .
Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rùpose
Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi
abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio>>. Gesù riprese: «Non
·sono forse io che ho scelto vo~ i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!».
Parlava di Giuda) figlio di Simone Iscariota: costui infatti stava per tradirlo, ·
ed era uno dei Dodici (6, 60-71).
· I discepoli hanno difficoltà a cogliere il senso profondo delle parole di Gesù e le consi-
derano "dure": se ·perfino loro reagiscono così, come reagirebbero i suoi nemici? (Agostino).
Bisogna essere saggi ascoltatori per cogliere il mistero dietro il discorso di Cristo (Cirillo).
L'aggettivo "duro" indica che le parole sono al di sopra della meschinità degli ascoltatori.
Alcuni dei discepoli sembrano sfruttarle come scusa per andarsene (Crisostomo). Gesù par-
la poi dell'ascensione del Figlio dell'uomo al luogo dove si trovava in precedenza. Per capire
quest'affermazione bisogna tener presente che il Figlio di Dio e il Figlio dell'uomo sono
un solo Cristo (Agostino). Quando Gesù oppone spirito e carne, non intende sminuire la
carne, ma rivelare che è lo Spirito che dà la vita (Tertulliano). La carne, unita allo Spirito, ha
grande valore; per questo il Verbo si è fatto carne (Agostino). Cristo è la fonte dello Spirito
e dovunque c'è Spirito c'è vita (Ambrogio). Le sue parole ai discepoli sono spirito, cioè sia
spirituali sia dello Spirito. La carne è tempiq del Verbo: questo la santifica .e la vivifica. Ciò
dunque avviene non in virtù della carne stessa, ma in virtù di Dio che si è unito alla carne in
Cristo (Cirillo). Gesù conosceva i pensieri dei suoi nemici e conosce anche i nostri (Ilario).
L'atto stesso di credere è in sé un.dono e non un merito, perché il Padre deve attirarci a Cri-
sto (Agostino). Questo evento ha permesso di capire chi fra i discepoli credeva davvero e chi
invece fingeva di credere (Tertulliano). La domanda Volete andarvene anche voi? mette alla
338 Giovanni 1-10

prova le m.otivazioni dei Dodici, che dimostrano tutto il loro attaccamento a Gesù (Crisosto-
mo). Il Signore non li costringe, ma li convince (Atanasio). Cristo suggerisce che non impor-
ta il numero dei discepoli, ma la loro fedeltà. La domanda di Pietro Da chi andremo? implica
che G esù è la miglior guida possibile: chi si allontana da lui è perduto. La sua guida era
presente, come figura, nel racconto dell1Esodo (Cirillo). Pietro dimostra di aver pienamente
interiorizzato gli insegnamenti del Maestro (Crisostomo). La fede è il presupposto della co-
noscenza: Pietro crede e, di conseguenza, sa che nel corpo e nel sangue di Cristo c'è la vita
eterna (Agostino). Il numero "dodici" è significativo: per questo Giuda verrà rimpiazzato
dopo il suo tradimento (Agostino). In ques~o momento Gesù non denuncia apertamente le
trame di Giuda, ma gli fa capire che ne è consapevole (Crisostomo). Questo avvertimento
del maestro induce i discepoli a indagare le proprie motivazioni (Cirillo). Il comportamento
4i Gesù nei confronti di Giuda ci insegna che Dio può utilizzare a fin di bene le azioni del
diavolò (Agostino).

°Ciò che Gesù dice è un grande mi-


6• 6 loro, perché non lo capiscono. Dovrebbe-
stero ro, invece, porre più interesse ad appren-
dere e ad affinare la mente con quello che
Il mistero sotto il velo della dura pa- ascoltano: non, al contrario, contraddire
rola un così sapiente insegnamento, e classifi-
care duro un linguaggio che dovrebbero
Se questo linguaggio appaive duro ai invece ammirare. [. .. ] Bisogna, dunque,
discepoli, immaginate ai nemici. Era neces- essere saggi ascoltatori dei divini misteri
sario tuttavia che cosl fosse espresso ciò che e, simili ad abili cambiavalute, che rico-
non era comprensibile a tutti. Anziché pro- noscono la moneta buona da quella fal-
vocare avversione, i segreti di Dio devono sa, non dobbiamo subito creare problemi
impegnare la nostra attenzione. Quelli, in- insolubili a ciò che si accoglie per fede, e
vece, defezionarono non appena sentirono neppure dare facilmente credito dannoso
il Signore parlare cosl: non pensarono che a ciò che ha bisogno di essere verificato,
annunciava qualcosa di arcano e che sot- ma dobbiamo trattare convenientemente
to il velo di queste parole nascondeva un ciascuna delle questioni proposte, e per-
grande dono. Le intesero arbittariamen- correre la via giusta, non piegando né da
te, in senso puramente umano, e pensaro- una parte né dall'altra. Chi, dunque, si av-
no che Gesù potesse e volesse distribuire via verso la. rettitudine della fede cristiana
ai credenti in lui la carne di cui il Verbo deve percorrere la via regia.
era rivestito, facendola a pezzi. Questo lin- Cirillo di Alessandria,
guaggio è duro - essi dicono - e chi lo può Commento al Vangelo di Giovanni 4, 3
intendere?
Agostino,
Commento al Vangelo di san Giovanni 27, 2 La dura parola come scusa per an-
darsene
· Bisogna essere saggi ascoltatori Che vuol dire dunque il termine "du-
ro"? Vuol dire che è difficile da capirsi,
Questo è il modo di agire degli igno- che è troppo al di sopra della meschini-
ranti: condannano la sottigliezza dell'inse- tà, che incute spavento. Credevano infatti
gnamento, troppo alto per essere capito' da che egli parlasse di cose che superavano la
La diserzione di molti discepoli (6, 60-71) 339

sua dignità e il suo rango. Per questo dice- e il Figlio dell'uomo sorio un solo Cristo.
vano: Chi lo"può ascoltare? Probabilmente È Figlio di Dio da sempre, Figlio dell'uo-
per trovare una scusa per sé; essendo sul mo nel tempo, e tuttavia un solo Cristo
punto di andarsene via. · , nell'unità della persona. Era in cielo quan-
Giovanni Crisostomo, do parlava in terra. Era Figlio dell'uomo
Commento al Vangelo di Giovanni 47, 2 in cielo così come era Figlio di Dio in ter-
ra: Figlio di Dio in terra nella carne assun-
ta, Figlio dell'uomo in cielo nell'unità del-
la persona.
6,6z Il Figlio delf uomo che sale là Agostino,
dov'era prima Commento al Vangelo di san Giovanni 27, 4

Figlio di Dio da sempre, Figlio dell'uo-


mo nel tempo 6 63
• Lo Spirito che dà la vita
Cristo è il Figlio dell'uomo, nato dal-
la Vergine Maria. Ha cominciato dunque Solo lo Spirito può dare la vita
a essere Figlio dell'uomo qui in terra, dove
ha assunto la ·carne, che appunto provie- Se afferma che la carne non giova
ne dalla terra. Perciò il profeta aveva det- a nulla, il senso va dedotto dal contesto
dell'affermazione. Infatti, poiché i disce-
to: °La verità è sorta dalla terra (Sai 84, 12).
Cosa vuol dire dunque: Se vedeste il Figlio poli avevano ritenuto duro e intollerabile
dell'uomo ascendere dov'era prima? Nes- il suo discorso - quasi avesse loro prescrit-
sun problema se avesse detto: Se vedrete il to davvero di mangiare la sua carne - e il
Figlio di Dio ascendere dov'era prima. Egli suo scopo era porre la condizione di sal-
invece ha parlato del Figlio dell'uomo che vezza nello spirito, premette che lo spiri-
ascende dov'era prima. Come poteva il to è ciò che dà la vita e dunque aggiunge
Figlio dell'uomo essere in cielo, dal mo- la carne non giova a nulla, ma sta parlan-
mento che cominciò a esistere qui in ter- do ovviamente dd "dare la vita". Prose-
ra? Ha detto dov'era prima, come se, men- gue dunque a spiegare come sia da inten-
. tre diceva queste cose, n.o n fosse in cielo. dere "spirito": Le parole che io vi ho detto
In un altro passo dice: Nessuno ascende in sono spirito e sono vita. [.. .] E così, stabi-
cielo, se non chi dal cielo discese, il Figlio lençlo che il suo discorso è dispensatore di
dell'uomo che è in cielo (Gv 3, 13). Non di-· vita, poiché la parola è spirito e vita, di-
ce che "era 1'; dice: il Figlio dell'uomo che ce anche che la medesima parola è carne,
è in cielo. Parlava stando in terra, e affer- perché la parola si è/atta carne (Gv 1, 14).
mava di essere in cielo. E non disse: "Nes- Dobbiamo dunque desiderarlo per riceve-
suno ascende in cielo, se non chi dal cie- re la vita, divorarlo con l'ascolto rumi- e
lo discese, il Figlio di Dio che è in cielo". · narlo nell'intelletto e digerirlo con là fede.
Che cosa si propone, con queste parole, se . Tertulliano,
non farci intendere ciò che già nel prece- La risurrezione della carne 37, 1-3
dente discorso noi abbiamo cercato d'in-
culcare alla vostra carità, e cioè che Cristo,
Dio e uomo, è una sola persona, non due, L'immenso valore della carne vivifi-
sicché non accada che per noi le persone cata dallo spirito
della Trinità siano quattro invece di tre?
Cristo è uno solo: il Verbo, lanima e la Non giova a nulla la carne nel sen-
carne sono uh solo Cristo; il Figlio di Dio so in cui costoro la intesero: essi la inte-
340 Giovanni 1-10

sero nel senso della carne morta fatta a parole pertanto che vi ho detto sono spiri-
pezzi, come si vende al macello, non nel to, ossia spirituali e jntorno allo Spirito; e
senso della carne vivificata dallo Spirito. sono vita, ossia vivificanti intorno alla vita
[... ]La carne non giova nulla, cioè la car- per natura. E dice queste cose non per vo~
ne da sola; se però alla carne si unisce lo ler rendere vana la sua carne, ma per inse-
spirito, allo stesso modo che alla scienza gnarci la verità.
si unisce la carità, allora gioverà moltis- Cirillo di Alessandria,
simo. Se, infatti, la carne non giovasse a Commento al Vangelo di Giovanni 4, 3
nulla, il Verbo non si sarebbe fatto car-
ne per abitare fra noi (cf. Gv l, 14). Se
tanto ci ha giovato il Cristo mediante la Il Verbo santifica la carne
carne, come si può dire che la carne non
giova nulla? Ma è lo Spirito che median~ Anche lo stesso corpo del Signore
te la carne ha operato la nostra salvezza. era santificato dalla potenza del Verbo
La carne fu come il vaso: considera ciò che le era unito, ed è reso così operante
che portava, non ciò che era. [ ... ] Tut- in noi in ordine alla mistica benedizione
to ciò è opera della carne, guidata però, che può trasmetterci anche la sua santità.
come suo strumento, dallo spirito. È lo [. .. ] Anche qui, di nuovo, dice che la car-
Spirito - dunque - che vivifica, la carne ne non può giovare a nulla in ordine alla
non giova a nulla, ma nel senso che quelli santità di quelli che la ricevono, per quan-
la intesero, non nel senso in cui io do da to riguarda la natura della carne umana;
mangiare la mia carne. ma se si pensa e si crede che essa'è tempiò
Agostino, del Verbo, sarà allora certamente conci-
Commento al Vangelo di san Giovanni 27, 5 liatrice di santità e di vita, sebbene que-
sto non avvenga in virtù della carne, ma
in virtù di Dio che le è unito, e che è san-
Dove e' è vita, e' è lo Spirito to e vita.
Cirillo di Alessandria,
Come il Padre è fonte di vita, così Commento al Vangelo di Giovanni 11, 9
moltissimi hanno ricordato che pure il Fi-
glio è stato indicato come fonte di vita (Sai
36, 10). Dice, infatti: Presso di te, o Dio
6 64
onnipotente, il tuo Figlio è fonte di· vita, • Gesù sapeva chi non credeva e chi
cioè è fonte dello Spirito Santo, poiché lo lo avrebbe tradito
Spirito è vita, come dice il Signore: Le pa-
role che io vi ho detto sono Spirito e vita, Gesù cohosce i nostri pensieri
poiché dove c'è lo Spirito, c'è anche la vi-
ta, e dove c'è la vita, c'è anche lo Spirito Difatti, Cristo Signore conosce i pen-
Santo. sieri umani; non solo quelli suscitati da
Ambrogio, uno stimolo del momento presente, ma
Lo Spirito Santo 1, 15, 172 anche quelli indotti dall'impulso ·di una
volontà futura, secondo la testimonian-
za dell'evangelista [. .. ]. La forza della
Parole spirituali e vivificanti sua natura abbraccia quindi la conoscen-
za delle cose non ancora presenti, e non
La natura della carne[. .. ] non rende ignora i motivi di inquietudine che si in~
vivificante lo Spirito, ma è la potenza del- tradurranno in animi ancora tranquilli. Si
lo Spinto che rende vivificante il corpo. Le penserà allora che sia ali'oscuro di quanto
La diserzione di molti discepoli (6, 60-71) 341

esiste per mezzo di lui e in lui? E che sia lizzati dal Signore stesso?. E non per que-
impotente nell'ambito proprio chi è po- sto, tuttavia, gli altri credettero di doversi
tente in quello altrui? allontanare dalle orme di lui, ma essi, che
Ilario di Poitiers, sapevano che egli era il Verbo di vita e che
La Trinità 9, 59 era venuto da Dio, perseverarono ad ac-
compagnarlo fino alla fine, sebbene egli
avesse con mitezza offerto loro di andarse-
ne, se avessero voluto. Non ha importan-
6, 65 Nessuno può venire al Figlio, se za che alcuni, Figelo ed Ermogene e File-
non gli è concesso dal Padre to e Imeneo, abbiano abbandonato il loro
La fede è un dono apostolo (2 Tm 1, 15; 2, 17): lo stesso tra-
ditore di Cristo era uno dei suoi aposto-
Ma per fard sapere che anche il ere- li. Ci meravigliamo se le sue chiese sono
. dere stesso è dato in dono, non quale ri- abbandonate da alcuni, quando ci mostra-
compensa: Come vi ho detto - egli dice no cristiani solo quelle sofferenze che noi
- nessuno viene a me se non colui al qua- affrontiamo sull'esempio di Cristo stesso?
le sarà stato concesso dal Padre mio. Ma Vennero di mezzo a noi, dice la Scrittura,
dove il Signore_ha detto questo - se ci ri- ma non furono dei nostr~· se fossero sta-
chiamiamo ai passi antecedenti del Van- ti dei nostri: sarebbero certamente rimasti
gelo -, troveremo che egli ·h a detto pure: con noi (1 Gv 2, 19).
Nessuno potrà venire a me se non lo avrà Tertttlliano,
attratto il Padre che mi ha mandato (Gv 6, Contro gli eretici 3
44). Non ha detto: ('avrà condotto" ; ma:
avrà attratto. Questa forma di violenza si
fa al cuore, non al corpo. Allora, di che ti
6 67
meravigli? Credi e vieni; ama e sarai at- • Gesù sfida i Dodici
tratto. Non ritenerla violenza dura e im-
portuna; è dolce, è soave; è la soavità in L'attaccamento dei discepoli
sé che ti attrae. Non si attira una peco-
ra quando si mostra dell'erba all'anima- Se li avesse lodati, essi avrebbero po-
le affamato? E ritengo che si muova non tuto credere di fargli un favore restando,
perché spinta, ma che si avvicini per de- e perciò avrebbero ceduto a un sentimen-
siderio. to troppo umano; mostrando invece di
Agostino, non avere affatto bisogno della loro com-
Discorsi 131, 2 pagnia, egli mise ancora più in risalto il
loro attaccamento e nota con quanta pru-
denza ha parlato. Non ha detto infatti:
6 66 "Andatevene", come si sarebbe espresso
,. Molti discepoli lasciarono Gesù se avesse voluto scacciarli, ma ha chiesto:
Ve ne volete andare anche voi'?, frase che
La gente di poca fede
escludeva ogni imposizione e costrizione
Svolazzino pure quanto gli piace a da parte sua e che dimostrava il suo desi-
ogni vento di tentazione le paglie di poca derio che rimanessero attaccati a lui, non
fede: proprio per questo la massa di fru- per una sorta di vergognoso ritegno, ma
mento verrà riposta più pura nel granaio per gratitudine. Con I'evitare di accusar-
del Signore. Non è avvenuto forse che al- li apertamente e col trattarli invece dol-
cuni discepoli si sono allontanati scanda- cemente, ci mostra un esempio di come
342 Giovarmi 1-10

comportarsi saggiamente in simili circo- Chiesa dei primogeniti, saremo arricchi-


stanze. ti déi beni che non possono essere com-
Giovanni Crisostomo, presi dall'intelligenza umana. E la stessa .
Commento al Vangelo di Giovanni 47, 3 natura dei fatti dimostrerà chiaramente
che è cosa buona e salutare voler seguire
Cristo e stare eternamente con lui. Non-
Nessuna costrizione dimeno·, conosceremo ciò dalle più anti-
che Scritture. Quando gli Israeliti, dopo
È proprio della vera divinità non co- essersi liberati dalla tirannia egiziana, an-
stringere, ma convincere. Il nostro Signo- davano alla terra promessa, Dio non per-
re non utilizza la forza, ma offre la scelta, mise che si recassero attraverso vie incer-
dicendo a tutti: Se qualcuno puole venlre te e vaghe, dovunque volessero dirigersi:
dietro a me, e ai suoi discepoli in partico- non c'era dubbio che si sarebbero smarri-
lare: Volete andarvene anche voi? ti, se fossero stati privati della guida. [. .. ]
Atanasio, Vedi come sia loro comandato di seguire
Storia degli ariani 8, 67 e di levare l'accampamento con il levarsi
della nube e, di nuovo, di fermarsi e trat- ·
tenersi con essa? Era salutare, perciò, ob-
Il numero e la fede bedire alla propria guida, agli Israeliti di
allora, come ora a noi è salutare non se-
L'adoratore non sarà valutato da Dio pararci da Cristo. Egli, infatti, era per gli
in base al numero dei componenti, ma in antichi adombrato come il tabernacolo, la
base alla rett.a fede, quand'anche il loro nube e il fuoco; ma, per quanto ci riguar-
numero sta esiguo. da, trasferiremo la storia dei fatti nel sen-
Cirillo di Alessandria, so spirituale. [. . .] Ciò che poi segue, che
Còmmento al Vangelo di Giovanni 4, 3 non camminavano cioè di loro iniziativa,
ma si fermavano o camminavano seguen-
do il movimento della nube, era di ·n uo-
vo una figura, perché tu capissi ciò che è
6 68
• Pietro credeva nelle parole di· vita stato detto da Cristo: Chi mi vuole servire
eterna mi segua) e dove sono io) la sarà anche il
mio servo (Gv 12, 26). La costanza nel se-
La migliore guida guirlo - e lo stargli appresso strettamente
- viene significata dal camminare sempre
Da chi dunque andremo?, dice, per con lui.
non dire ciò che era equivalente, e cioè; CÙillo di Alessandria,
"Chi ci insegnerà simili cose?", oppure: Commento al Vangelo di Giovanni 4, 4
"Presso chi troveremo cose migliori?".
Tu hai" parole di vita eterna, non dure, co-
me dicono quelli, ma tali da condurre alla Pietro accetta la risurrezione
cosa più importante di tutte, cioè alla vita
eterna, e duratura, e libera da ogni corrut- Da chi ce ne andremo? Queste parole
tibilità. Da queste parole potremmo cer- sono indizio cli un grande affetto. Diino-
tamente capire che bisogna aderire a Cri- strano infatti che essi amano il loro Mae-
sto come unico ·e solo maestro, e servirci .stro più di tutti, più dèi loro padri, delle
di lui come guida che ci può condurre be- loro madri e di tutti i loro beni, e che, al-
ne alla vita eterna. Cosl entreremo nella lontanandosi da lui, ·non avrebbero la pos-
celeste divina dimora e, jntrodotti nella sibilità di trovare un rifugio altrove. Poi,
La diserzione di molti discepoli (6, 60-71) 343

perché non .sembrasse ave.r detto: Da chi abbandonato il Maest_ro,-ma Dio lo ha so-
ce ne andremo? perché nessuno li avrebbe stituito.
accolti, Pietro aggiunge: Tu ~ai le parole di Agostino,
vita eterna. [. .. ] Essi avevano già accetta- Commento _al Vangelo di san Giovanni
to la risurrezione e la so:rte che allora verrà 27,10
assegnata a ciascuno.
Giovanni Crisostomo,
Commento al Vangelo di Giovanni 47, 3 Cristo non denuncia né punisce Giu-
da
E considera la sua saggezza: non lo
6, 69 I Dodici credono in Gesù e sanno denunciò, ma neppure gli permise di re-
che lui è il Cristo stare completamente nascosto, sia perché
non diventasse troppo insolente e ostina-
Crediamo per conoscere to, sia perché, ritenendo di non venire mai
scoperto, non commettesse quella sua de-
Abbiamo creduto per poter conosce- littuosa impresa con troppa impudenza.
re; se, infatti, avessimo voluto conoscere · Per tali motivi, in seguito, lo rimprovera
prima di credere, non saremmo riusciti né più apertamente.
a conoscere né a credere. Che cosa abbia- . Giovanni Crisostomo,
mo creduto e che cosa abbiamo conosciu- Commento al Vangelo di Giovanni 47, 4
to? Che tu sei il Cristo Figlio di Dio (Gv 6,
68-70), cioè che tu sei la stessa vita eterna,
e nella carne e nel sangue ci dai ciò che tu Chi tradirà Gesù
stesso sei.
Agostino, Con quel rimprovero, dunque, più
Commento al Vangelo di san Giovanni 27, 9 aspro, li esorta a una sobrietà convenien-
te, e fa in modo che ognuno badi di più a
se stesso. Non dice ancora chiaramente la
persona da cui doveva essere ·tradito ma,
6 70
• Uno dei Dodici è un diavolo addossato a uno, in modo semplice e inde-
terminato, il peso di quell'empia azione,
·Dodici come numero sacro spronava tutti alla lotta e li esortava a vigi-
lare con maggiore attenzione, giacché cia-
Si può anche scorgere nelle parole: scuno temeva la condanna della sua ani-
Ho scelto voi dodici un riferimento al sa- ma.
cro significato di quel numero. Il nume- Cirillo di Alessandria,
ro dodici non fu disonorato dal fatto che · Commento al Vangelo di Giovanni 4, 4
uno si perdette, perché al posto di quello
che si perdette, subentrò un altro (cf. At
1,· 26). Il dodici, questo numero sacro, è Dio utilizza a fin di bene le azioni del
rimasto intatto, perché in tutto il mondo, diavolo
cioè ai quattro punti cardinali, gli apostoli
avrebbero annunziato la Trinità. Tre per Forse ci saremmo aspettati che dices-
quattro fanno dodici. Giuda si è perduto se: "Ho scelto voi undici". Si può forse
.senza profanare il numero dodici: egli ha scegliere anche un diavolo? E tra gli eletti
344 Giovanni 1-1 O

ci può essere un diavolo? Di solito si dice. [ . .. ] Se dunque Dio sa utilizzare anche le


eletto in senso positivo: forse anche Giuda azioni del diavolo, il male che un malvagio
è stato eletto per essere utilizzato, senza compie abusando dei doni di Dio nuoce
che lo volesse e lo sapesse, per uno scopo a lui, ma non pregiudica la bontà di Dio.
buono? Questo è secondo lo stile di Dio, il Dio lo utilizza: che se, da quel sapiente ar-
quale agisce in maniera contraria ai malva- tefice che è, non sapesse utilizzarlo, non lo .
gi: là dove infatti i malvagi utilizzano male permetterebbe.
i doni di Dio, Dio, al contrario, utilizza a Agostino,
fine di bene le cattive azioni dei malvagi. , Commento al Vangelo di san Giovanni 27, 10
LA FESTA DELLE CAPANNE
E IL COMPLOTTO DEI GIUDEI

Dopo questi/atti: Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva a


più percorrere la Giudea) perché i Giudei cercavano di ucciderlo.
· Si avvicinava intanto la festa dei Giude~ quella delle Capanne b. I suoi
fratelli gli dissero: «Parti di qui e va' nella Giudea) perché anche i tuoi di-
scepoli vedano le opere che tu compi. Nessuno infatti: se vuole essere ri-
conosciuto pubblicamente, agisce di nascosto. Se fai queste cose) manifesta
te stesso al mondo!». Neppure i suoi fratelli infatti credevano in lui. Gesù
allora disse loro: «Il mio tempo non è ancora venuto; il vostro tempo invece
è sempre pronto. Il mondo non può odiare voi: ma odia me) perché di esso
io attesto che le sue opere sono cattive. Salite voi alla f esta; io non salgo e a
questa festa) perché il mio tempo non è ancora compiuto». Dopo aver detto
queste cose, restò nella Galilea (7, 1-9).
Il viaggio di G esù presso i Gentili serve anche da avvertimento ai suoi oppositori (CirH-
. lo) . Evitando i suoi persecutori offre un esempio alla nostra debolezza (Agostino). Giovanni
dice "non poteva" indicando la sua natura umana. Sono passati cinque mesi dal miracolo dei
pani e la festa delle Capanne è vicina (Crisostomo). In questa occasione c'è un grande afflus-
so di persone a Gerusalemme e si costruiscono tende per commemorare le peregrinazioni di
lsrade nd deserto (Agostino). La festa delle Capanne è una figura: indica il tempo in cui tutti
i santi si raduneranno nella Gerusalemme celeste (Cirillo). I fratelli di Gesù vogliono che
partecipi alla festa e si riveli perché sono .attaccati alla gloria terrena (Agostino). In questo
modo dimostrano di non credere in lui e di ignorare chi lui sia davvero (Tertulliano). Gesù
non cerca questo tipo di gloria: ecco perché dice loro che il suo tempo non è ancora giunto
(Agostino). Il rimprovero di Gesù contro le cose mondane non può che g~nerare l'ostilità
e l'odio del mondo (Cirillo). Il tempo deve ancora venire perché sarà crocifisso alla Pasqua
successiva (Crisostomo). La sua festa non sarà mondana e non durerà solo un giorno, ma
sarà una·festa eterna (Agostino).

a In luogo di "voleva" (gr. ethelen I lat. voleba~), Crisostomo e qualche altrn testimone leggono
"poteva" (gr. eichen exousian; habebat potestatem in alcuni testimoni della Vetus e.in Eusebio di Ver-
celli). La variante è apprez:r.ata con buone ragioni dai commentatori, ma genera1mente non accolta a
testo.
bll termine greco utilizzato per indicare la festa (skenopegt'a) significa "piantare, erigere la tenda".
e Molti testimoni presentano "non salgo ancora" (oupo, "non ancora'', al posto di ouk, "non"),
variante nata sotto l'influsso del contesto (cf. 7, 6.8) e per evitare l'incongruenza fra il v. 8 e il v. 10.
346 Giovanni 1-1 O

7 1
• Gesù evita la Giudea 7 2
• La festa delle Capanne
Gesù va da coloro che non lo respin- Cinque mesi più tardi
gono
L'espressione Dopo questi fatti non
Molto bene, pertanto, Cristo si trasfe- significa altro se non che era trascorso
rl presso i pagani, facendo capire, con que- molro tempo da allora. Ciò risulta eviden-
sto, che avrebbe passato tutto agli estranei, te dal fatto che, quando il Cristo sedeva
se non avessero smesso di perseguitarlo e sul monte, come narra l'evangelista, era la
di pensare ali'espulsione del benefattore. festa di Pasqua, mentre qui si parla della
Cirillo di Alessandria, festa dei Tabernacoli. Durante il periodo
Commento al Vangelo di Giovanni 4, 5 di cinque mesi l'evangelista ha descritto e
ci ha riferito soltanto il miracolo dei pa-
ni e il discorso che rivolse a quelli che li
Un esempio alla nostra debolezza avevano mangiati, eppure Gesù non smi-
se di far miracoli e di esporre la sua dot-
Con questo, come ho detto, voleva
trina, non soltanto cli giorno o di sera, ma
offrire un esempio alla nostra debolezza. spesso anche di notte. Proprio così ebbe i
Non aveva perduto la sua potenza, ma vo-
primi approcci con i discepoli, come tut-
leva consolare la nostra fragilità. Ci sareb- ti gli evangelisti narrano. Perché dunque
be stato infatti, come dicevo, qualche fe-
omisero tutto questo?· Perché non pote-
dele che si sarebbe nascosto per sottrarsi vano raccontare tutto. D'altra parte essi
ai persecutori; e, affinché ciò non doves-
ebbero cura di parlarci di quegli episo-
se essergli rinfacciato come un delitto, il
di dai quali sarebbe poi emersa qualche
Capo ha creato un precedente che pote- contraddizione od opposizione da parte
va trovare conferma in alcune membra. In
dei Giudei.
questo senso l'evangelista dice: Non vole- Giovanni Crisostomo,
va pi'ù andare per la Giudea, perché i Giu-
Commento al Vangelo di Giovanni' 48, 1
dei cercavano di ucciderlo, come se Cristo
non potesse muoversi tra i Giudei senza
farsi uccidere dai Giudei. In effetti, quan-
do volle, dimostrò la sua potenza.
Agostino, La commemorazione della festa
Commento al Vangelo di san Giovanni 28, 2
Chi ha letto le Scritture sa cosa era la
festa della Scenopegia. In quel giorno si co-
"Non voleva" o ((non poteva"? struivano tende, s~ili a quelle nelle qua-
li i Giudei avevano abitato quando, usci-
Quando l'evangelista dice non pote- ti dall'Egitto, peregrinavano nel deserto.
va, sta parlando di lui come uomo che fe- Era una festa che si celebrava con parti-
ce molte cose in modo umano; ma dimo- colare solennità. Con tale celebrazione i
stra la potenza della sua divinità quando Giudei volevano ricordare i benefici del
afferma che stava in mezzo a loro e non Signore, essi che avrebbero poi ucciso il
riuscivano a prenderlo (cf. Gv 7, 30 ecc.). Signore.
Giovanni Crisostomo, Agostino,
Commento al Vangelo di Giovanni 48, ·1 Commento al Vangelo di san Giovanni' ~8, 3
La festa delle Capanne e il complotto dei Giudei (7) 1-9) 347

La festa delle Capanne come figura rigione di malattie e difetti del corpo, men-
tre gli · estranei erano tutti attenti a lui, le
Dunque, la Legge mosaìca ordinava persone a lui più prossime erano lontane.
di recarsi da ogni regione a Gerusalemme, Infine arrivano e si fermano fuori e non en-
per celebrare qui la festa tipica delle Ca- trano, non tenendo conto, evidentemente,
panne. E da qui l'uomo spirituale risalirà di quello che avviene dentro, e nemmeno
col pensiero alla riunione di tutti i santi in attendono, come se gli annunciassero qual-
Cristo che, dopo la risurrezione dei mor- che cosa di più necessario di quello che sta-
ti, converranno da ogni parte del mondo va facendo proprio in quel momento, ma
nella città c.eleste, la Gerusalemme celeste, per giunta lo interrompono e vogliono ri-
per celebrare qui la vera festa delle Capan- chiamarlo da una opera così importante.
ne, cioè la festa dell'immortalità dei corpi, Tertulliano,
dopo cioè che è stata debellata la corru- La carne di Cristo 7, 9-10
. · zione ed è morta la morte. ··
Cirillo di Alessandria,
Comme.nto al Vangelo di Giovanni 3, 4 7 6
• La risposta di Gesù ai suoi fratelli
Il nostro tempo deve ancora arrivare
1, 3 -5 I fratelli di Gesù83 Gli davano consigli sul modo di ar-
rivare alla gloria secondo la mentalità del
La ricerca della gloria umana mondo e, mossi da affetto terreno, lo esor-
tavano a non rimanere nascosto e ignora-
I discepoli conoscevano le opere del to. [. .. ] Essi lo esortano a cercare la sua
Signore, ma essi le ignoravano. Questi fra- gloria, ma . egli vuole . che l'esaltazione
telli, cioè questi parenti, erano, sl, legati al sia preceduta dall'umiliazione e intende
Cristo da vincoli di sangue, ma la parente- giungete alla gloria percorrendo la stra-
la stessa rendeva ad essi più difficile la fede da dell'umiltà. [. .. ] Dal momento che noi
in lui. [ .. .] Perché non credevano in lui? siamo il corpo di nostro Signore Gesù Cri-
Perché cercavano la gloria umana. Anche sto, siamo sue membra, e con animo grato
nel suggerimento che gli danno, i fratel- riconosciamo in lui il nostro capo, dicia-
li appaiono preoccupati della sua gloria: molo pure, poiché egli stesso si è degnato
"Sai fare dei miracoli: fatti conoscere"; di dirlo per noi. All'insulto di coloro che
cioè mostrati a tutti per ottenere la lode di amano il mondo, rispondiamo: "Il vostro
tutti. Era la carne che parlava alla carne: la tempo è sempre pronto, mentre il nostro
carne senza Dio alla carne con Dio. non è ancora giunto".
Agostino, Agostino,
.Commento al Vangelo di san Giovanni 28, 4 Commento al Vangelo di san Giovanni
28, 5-7

La mancanza di rispetto dei paren- 7 7


• Il mondo odia Gesù
ti di Gesù
Il rimprovero genera ostilità
Quando Gesù insegnava quale fosse la
via per la vita, quando predicava il regno di Molto sapientemente, anche ora, il
Dio, quando compiva miracoli per la gua- Salvatore rimprovera i fratelli perché pen-

83 Sui fratelli di Gesù cf. il commento a Gv 2, 12.


348 Giovanni 1-1 O

sano e vivono secondo il modo del mon- lità. Infatti, l'animo dedito ai piaceri pecca-
do; e dà una seconda risposta confeziona- minosi non riesce a sopportarne il castigo.
ta, per così dire, con arte, con la quale non Cirillo di Alessandria, ·
soltanto dimostra che essi non compren- Commento al Vangelo di Giovanni 4, 5
dono chi egli sia per natura, ma, inoltre,
sono tanto lontani dall'amarlo che prefe-
riscono vivere una vita conforme a quella 7 89
• • Gesù declina l'invito di andare
del mondo piuttosto che vivere nella virtù. allafe$ta
Il mondo non odia voi, giacché ragionate
ancora come quello; ma odia me, perché La Pasqua successiva è il suo tempo
sopporta malvolentieri che io riprenda i lo- ·Il mio tempo non è ancora compiu-
ro vizi. Pertanto, voi andrete a questa fe- to. Eppure, doveva essere crocifisso nella
sta senza correre alcun pericolo, mentre a prossima Pasqua. [. .. ]Era necessario che
me non conviene. Giacché certamente par- accadessero altri miracoli e che venisse-
lerò, e dirò apertamente quel che giova: ma · ro pronunziati altri discorsi, in modo che
agli amanti del piacere sarà sgradito il rim- molta più gente tra il popolo credesse in
provero, e potrà facilmente suscitare l'ira lui e i discepoli, constatando la costanza e
di quello che non accetta il rimprovero. Il la fiducia del Maestro, nonché i patimenti
mondo è proclive al peccato; ma il Signo- che avrebbe subito, divenissero più forti . .
re corregge quelli. che operano non con- Giovanni Crisostomo,
venientemente; spesso, poi, la correzione Commento al Vangelo di Giovanni 48, 2
deve essere fatta col ·rimprovero. Accusa-
re il peccato significa rimproverare quelli
che lo amano; e accusare il vizio significa
La festa eterna
rimproverare quelli che lo hanno. Quando,
dunque, la necessità spinge il maestro a ri- In occasione di questa festa voi cercate
muovere un rimprovero, e il metodo peda- la gloria umana; il mio tempo, però, il tem-
gogico lo richiede, e, d'altra parte, il disce- po della mia gloria, non è ancora giunto. Il
polo, non tollerando.il rimprovero·, si adira mio giorno di festa non coincide e non pas-
moltissimo, allora dall'odio derivano certa- sa con q1=1esti giorni, ma durerà in eterno.
mente i mali. Perciò il Salvatore dice di es- Questa sarà la vera festa: giofa senza fine,
sere odiato dal mondo, giacché questo non eternità senza difetto, serenità senza nubi.
può ancora sopportare l'ammonizione col Agostino, ·
rimprovero, quando conviene farla per uti- Commento al Vangelo di san Giovanni 28, 8
UNA DISPUTA SUL SABATO ALLA FESTA

Ma quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non
apertamente, ma quasi di nascosto a. I Giudei intanto ·10 cercavano durante
la festa e dicevano: «Dov'è quel tale?». E la folla, sottovoce, faceva un gran
parlare di lui. Alcuni infatti dicevano: «È buono.'». Altri invece dicevano:
«No, ingannala gente.'». Nessuno però parlava di lui in pubblico, per paura
dei Giudei.
Quando ormai si era a m.età della festa, Gesù sali' al tempio e si mise a
insegnare. I Giudei ne erano meravigliati e dicevano: «Come mai costui co-
nosce le Scritture, senza avere studiato?». Gesù rispose loro: «La mia dottri-
na non è mia, ma di colui che mi ha mandato. Chi vuol fare la sua volontà,
riconosce_rà se questa dottrina viene da Dio, ose io parlo da me stesso. Chi
parla da se stesso, cerca la propria gloria; ma chi cerca la gloria di colui che
lo ha mandato è veritiero, e in lui non c'è ingiustizia ..Non è stato forse Mosè
.a darvi la Legge? Eppure nessuno di voi osserva la Legge.' Perché cercate di
uccidermi?». Rispose la folla: «Sei indemoniato.' Chi cerca di ucciderti?».
Disse loro Gesù: «Un'opera sola ho çompiuto, e tutti ne siete meravigliati.
Per questo Mosè vi ha dato la circoncisione - non che essa venga da Mosè,
ma dai patriarchi - .e voi circoncidete un uomo anche di sabato. Ora, se un
uomo riceve la circoncisione di sabato perché non sia trasgredifa la legge di
Mosè~ voi vi sdegnate contro di me perché di sabato ho guarito interamente
un uomo?» (7, 10-23 ).
L'indicazione come di nascosto suggerisce che la festa delle Capanne ha un senso occul-
to e va interpretata come figura (Agostino). Gesù vi andò quasi di nascosto per non rivelare
la sua divinità e per fornirci un esempio di come ci si debba comportare con i persecutori
(Crisostomo). Le accuse contro di lui fungono da consolazione per il cristiano che le subisce.
Cristo viene accusato di ingannare la gente, ma la sua è una "seduzione buona", che porta
dal male al bene (Agostino). Sembrerebbe che si.a il popolo ad avere una buona opinione di

a Molti manoscritti, Crisostomo e la quasi totalità delle versioni latine (compresa la Vulgata) leg-
gono "come (gr. hos; lat. quasi) di nascosto": cf. i passi di Crisostomo e Agostino sottbriportati. Il
"quasi" serve evidentemente a mitigare l'espressione seguente. L'hos non è presentato da alcuni testi-
moni, fra cui Cirillo, ed è talvolta espunto dagli editori moderni (fra parentesi quadre in Nestle-Aland).
350 Giovanni 1-10

Cristo, mentre i capi giudei gli rivolgono là succitata accusa (Crisostomo). Invece di incitare
il popolo a seguire gli insegnamentì di Cristo, questi capi si comportano da guide irresponsa-
bili: sviano la gente comune e la portano fuori strada (Cirillo). L'ammirazione nei confronti
della sapienza di Gesù si accompagna a sospetto e malizia: i Giudei si interrogano sulla fonte
di cotanto sapere, ma non ne comprendono l'origine divina (Crisostomo, Agostino). Gesù
non ha bisogno di apprendere la dottrina, perché lui la insegna non come uomo ma come
Dio (Ambrogio). Solo tenendo presente il rapporto fra la persona del Padre e quella del
Figlio, che è la dottrina dcl Padre, si può comprendere l'affermazione paradossale La mia
dottrina non è mia (Agostino, Cirillo). I Giudei, che tramano di ucciderlo, non fanno certo
la volontà di Dio e, pertanto, non possono riconoscerne la sua dottrina (Cirillo). Gesù non
insegna nulla di estraneo alla Legge, ma la trasforma dal senso letterale a quello spirituale,
portando a compimento ciò che era espresso in figura (Cirillo). Le parole di Gesù non al-
lontanano da Dio, ma portano a lui (Teodoro). La folla, accecata da queste parole di verità,
risponde in modo impulsivo e irrazionale, accusando di essere indemoniato colui che scaccia
i demoni. Tutto il mondo. è opera del Verbo, ma i Giudei rimangono turbati da una sola sua
opera, la guarigione di sabato. Eppure anche i Giudei circoncidono di sabato (Agostino).
Guarendo di sabato, Gesù porta la Legge a compimento (Ireneo). Cristo è la festa in cui
troviamo libertà perfetta e assoluta e il vero riposo sabbatico (Cirillo).

7 10 11
• - Gesù va alla festa delle Capanne nemici che c'insegµivano - distrutti cioè
tutti i nostri peccati-, siamo riusciti a pas-
La festa delle Capanne come figura sare. Ma ora, prima di giungere alla patria
di Cristo promessa, cioè al regno eterno, noi vivia-
mo nel deserto e abitiamo sotto le tende.
Cerchiamo dunque di che cosa era Coloro che se ne rendono conto, accetta-
ombra questo giorno di festa. Vi ho spie- no di vivere sotto le tende. Era da aspet-
gato cos'era la Scenopegia: era la festa tarsi che alcuni avrebbero compreso. Sa di
delle Tende, in quanto il popolo, libera- essere sotto le tende chi si rende conto di
to dall'Egitto e in marcia nel deserto ver- essere pellegrino, e si rende co.n to di,esse-
so la terra promessa, aveva abitato sotto re pellegrino chi si avvede di sospirare la
le tende. Indaghiamone il significato e si patria. E siccome il corpo di Cristo abita
vedrà che si tratta di noi; di noi, dico, che sotto le tende, ·anche Cristo abita sotto le
siamo le membra di Cristo, se lo siamo; e tende. Allora, però, non palesemente, ma
se lo siamo è degnazione sua, non merito come di nascosto. L'ombra infatti oscura-
nostro. Consideriamo noi stessi, o fratel- va ancora la luce: al sopraggiungere della
li: siamo stati tratti fuori dall'Egitto, dove luce, l'ombra si è dileguata. Cristo era na-
eravamo schiavi del diavolo come i Giu- scosto: egli era presente alla festa dei Ta-
dei del Faraone, dove, asserviti ai desideri bernacoli, ma era nascosto. Ora che la ve- ·
terreni, attendevamo a opere di fango, lo- rità ci è stata rivelata, ci rendiamo conto
gorando le nostre forze. E infatti, come se che camminiamo nel deserto. Infatti, se
fossimo a fabbricare mattoni, Cristo ci ha ce ne rendiamo conto, noi ci troviamo nel
gridato: Venz'te a me, voi tuiti che siete af deserto. Perché nel deserto? Perché siam.o
faticati e oppressi (Mt 11, 28). Tratti fuori in questo mondo, dove si patisce la sete
di.là mediante il battesimo, come attraver- come lungo una caro,v aniera riarsa. Ma se
so il Mar Rosso - rosso perché consacrato abbiamo sete, saremo dissetati. Beati - in-
dal sangue di Cristo -, morti tutti i nostri fatti - coloro che hanno fame e sete di giu-
Una disputa sul sabato alla festa (7, 10-23) 351

· stizia, poiché saranno saziati (Mt 5, 6). E comportarci in simili circostanze. D'altra
. nel deserto la nostra sete si 'p lacherà nella parte non era convenie~te né opportuno
rupe: la rupe - infatti - era Cristo (1 Cor che facesse la sua comparsa in mezzo a lo-
10, 4) ed ~ stata percossa con la verga af- ro, proprio quando erano irritati e infuria-
finché scaturisse l'acqua. Affinché scatu- ti e, per di più, quando la festa era ormai
risse l'acqua è stata percossa·due volte (cf. finita.
Nm 20, 11), come due sono i legni della Giovanni Crisostomo,
croce. Tutte queste cose, dunque, che ac- Commento al Vangelo di Giovanni
cadevano ad essi in figura, si sono avve- 48, 2; 49, 1
rate in noi. Non a caso l'evangelista dice
del Signore: Sali' al giorno di festa, non pa-
lesemente, ma come di nascosto. Lo stesso
7 12
particolare "di nascosto" era una figura, in • Buono o bugiardo?
·quanto che nella stessa festa si celava mi-
steriosamente il Cristo: rappresentava in- Le accuse a Cristo, la consolazione
fatti, quel giorno di festa, le membra di per il cristiano
Cristo peregrinanti quaggiù.
Agostino, Se cresci nel Cristo, lascia pure che
Commento al Vangelo di san Giovanni 28, 9 di te ·si dica: Inganna la gente. Questo che
si dice di Cristo, lo si dice anche di tutto
il corpo di·Cristo. Non dimenticare che il
corpo di Cristo è ancora nel mondo, non
Un modello di comportamento
dimenticare che il corpo di Cristo si tro-
Perché vi sall di nascosto? Egli infat- va ancora nell'aia; osserva in che modo è
ti avrebbe potuto benissimo andarvi pub- bestemmiato dalla paglia. Vengono bat~
blicamente, stare in mezzo a loro e respin- tuti insieme, ma la paglia viene consuma-
gere il violento assalto, come fece spesso. ta mentre il frumento viene purificato. Si
Ma non voleva comportarsi così troppo · consoli il cristiano, se di lui si dice quanto
frequentemente, giacché,.$C fosse salito là, è stato detto del Signore. [ ... ] Ciò è stato
sotto gli occhi di tutti., e avesse eluso an- detto a conforto dei futuri predicatori del-
. cora una volta la loro sorveglianza, come . la parola di Dio, che, pur essendo veritie-
se fossero dei ciechi, avrebbe fatto risalta- ri, sarebbero stati considerati seduttori (2
. re troppo chiaramente la sua divinità, cosa Cor 6, 8).
che allora sarebbe stata inopportuna, e an- Agostmo,
zi l'avrebbe svelata completamente. [. .. ] Commento al Vangelo di san Giovanni
Le grazie che vengono"elargite dal Cristo 28, 11;29, 1
in modo umano non vengono elargite al
solo scopo di confermare la sua incarna-
zione, ma anche per insegnarci la virtù. Il seduttore buono
Se, infatti, avesse compiuto ogni cosa co-
me Dio, come avremmo potuto sapere in Se sedurre significa ingannare, né Cri-
. qual maniera dobbiamo comportarci nel- .sto è seduttore né i suoi apostoli, né deve
le contrarietà della vita? [ .. .] Ma perché, esserlo alcun cristiano. Se invece sedurre
lui che sempre parlava in pubblico, ora lo significa condurre· qualcuno da una posi-
fa quasi di nascosto? Veramente non è det- zione a un'altra mediante la persuasione,
to di nascosto, ma quasi di nascosto. Co- bisogna vedere da dove e dove lo si vuol
sì infatti era necessario che facesse, come condurre: se dal male al bene, il seduttore
ho detto, per insegnarci come dobbiamo è buono; se dal bene al male, il seduttore
352 Giovanni 1-1 O

14 1
è cattivo. Se dunque per seduzione inten- 7
• -~ La meraviglia e t sospetti dei
diamo condurre gli uomini dal male al be- Giudei
ne, potessimo tutti essere chiamati sedut-
tori ed esserlo davvero! Un'ammirazione piena di malizia
Agostino,
Commento al Vangelo di san Giovanni 29, 1 L'evangelista non ci narra che cosa
abbia insegnato: ci dice soltanto che par-
lò in modo così ammirevole che li intenerì
e mutò i loro sentimenti, tale era l' effica-
Popolo e capi
cia delle sue parole. Quelli però che dice-
Alcuni infatti dicevano: «È buono!». vano: Imbroglia la gente, ora, mutando il
Altri invece dicevano: «No, inganna la gen- loro atteggiamento, dicevano: Come fa co-
te!». La prima credo sia stata l'opinione stui a sapere delle Scritture, senza avere stu-
della moltitudine e la seconda dei capi e diato? (Gv 7, 15). Vedi come l'evangelista
dei sacerdoti. La calunnia è infatti tipica dimostra che la loro ammirazione era pie-
della loro invidia e della loro malvagità. na di malizia? Non dice, infatti, che essi
[. .. ] Vedi come la classe dirigente sia cor- ammiravano la sua dottrina o che appro-
rotta, mentre i governati sono sani quanto vavano le sue idee: dice soltanto che si me-
al giudizio, ma non hanno fu misura suf- ravigliavano, cioè che erano stati colti dal-
ficiente quel coraggio di cui le masse so- lo stupore, e dicevano: "Come può sapere
prattutto scarseggiano? tante cose?", mentre,-partendo da questo
Giovanni Crisostomo, dubbio, avrebbero dovuto giungere al-
Commento al Vangelo di Giovanni 49, 1 la conclusione che lui non era un sempli-
ce uomo. Ma poiché essi non lo volevano
ammettere, ma si meravigliavano soltanto, ·
ascolta che cosa egli dice: La mia dottrina
7 13
• Per paura dei Giudei non è mia (Gv 7, 16).
Giovanni Crisostomo,
Guide che portano fuori strada Commento al Vangelo di Giovanni 49, 1
Come, dunque, un esperto di. navi-
gazione, che dirige il timone di una nave
Da dove arriva il sapere di Gesù?
veloce, se la fa cozzare contro gli scogli è
colpevole del naufragio; e come un esper- Probabilmente tutti erano stupiti,
to auriga che guida cavalli veloci, se fa ur- ma non tutti si convertivano. E quale era
tare le ruote contro una pietra, nonostan- il motivo del loro stupore? Perché molti
te che possa dirigere la loro corsa, con la sapevano dove era nato e come era stato
guida delle redini, nella direzione voluta, educato; non l'avevano mai visto andare
è giustamente colpevole egli stesso piutto- a scuola, e ora lo sentivano discutere ~­
sto che i cavalli; così, penso, i principi dei torno alla Legge, citare i testi della Leg-
Giudei, avendo il popolo non solo obbe- ge, cose che nessuno avrebbe potuto fare
diente ma anche sottomesso dalla paura senza essere andato a scuola. Di qui il loro
servile, poiché non l'hanno guidato secon- stupore. Ma il loro stupore offrì al Mae-
do la legge divina, dovranno giustam_e nte stro l'occasione d'inculcare una verità più
pagare la p ena per tutti. elevata.
Cirillo di Alessandria, · Agostino,
Co~mento al Vangelo di Giovanni 4, 5 Commento al Vangelo di san Giovanni 29, 2
Una disputa sul sabato alla festa (7, 10-23) 353

1, t6 La dottrina di Gesù viene da Dio ce mia e non mia: c'è, sembra, contraddi-
zione nell'espressione ·mia e non mia. Ora,
Gesù insegna come Dio . · se consideriamo attentamente ciò che dice
nel prologo I<? stesso santo evangelista: In
L'insegnamento che viene da Dio è, principio era il Verbo, e il Verbo era presso
dunque, diverso da quello che viene dagli Dio, e il Verbo era Dio (Gv 1, 1), troviamo
uomini. E così, siccome i Giudei ricercava- la soluzione di questo problema. Quale è
no il suo insegnamento secondo la natura la dottrina del Padre, se non il Verbo <lel
umana, e dicevano: «Come fa costui a sa- Padre? Cristo stesso è la dottrina del Pa-
pere di lettere, senza aver studiato?» Gesù dre, dato che egli è il Verbo del Padre. Sic-
rispose loro e disse: «Il mio insegnamento come però il Verbo non può essere di nes-
non è il mio». Infatti, siccome insegna sen- suno, ma dev'essere di qualcuno, chiamò
za aver studiato le lettere, insegna, a quanto sua la dottrina, in quanto la dottrina è lui
· pare, non come uomo ma come Dio, per- stesso; e la chiamò non sua, in quanto egli
ché Dio non ha appreso il sapere, ma ne è è il Verbo del Padre. Infatti che cos'è tan-
stato I'autore. Dio, infatti, ha trovato ogni to tuo quanto tu stesso? E che cos'è tanto
strada ~el sapere, come sopra si è letto. Per- meno tuo quanto tu stesso, ·se ciò che tu
ché senza dubbio è a proposito del Figlio di sei è di un altro? [. .. ]Per farla breve, dirò
Dio che è stato detto: Questi è il nostro Dio alla vostra carità che mi sembra che il Si-
e non se ne·conterà un altro accanto a lui; gnore Gesù Cristo dicendo: la mia dottri-
infatti egli ha trovato ogni strada del sapere. na non è mia abbia inteso dire: "Io non so-
Dopo queste cose egli fu visto in terra e vis- no da me". Quantunque infatti diciamo e
se tra gli uomini (Bar 3, 36-38). Come può, crediamo che il Figlio è uguale al Padre, e
dunque, non avere la sua dottrina secondo che tra di loro non c'è alcuna differenza di
la·natura divina colui che trovò ogni strada natura e di sostanza, e che tra colui che ha
del sapere prima di essere visto in terra? generato e colui che è stato generato non
Ambrogio, è intercorso alcun intervallo di tempo; tut-
La fede 2, 9, 79-80 tavia, salvo e fermo questo, altro è il Padre
e altro è il Figlio.
Agostino,
Il rapporto fra Padre e Figlio e la Commento al Vangelo di san Giovanni
"contraddizione" di Gv 7, 16 29,3;5
La mia dottrina - rispose - non è
mia, ma di colui che mi ha mandato (Gv 7,
16). Ecco la prima profonda verità. Sem-
G~sù è la dottrina del Padre
bra che in queste poche parole si contrad- Egli dice che la sua dottrina è quella
dica. Non dice infatti: '~Questa dottrina del Padre, o perché la sua dottrina è per-
non è mia"; ma dice: La mia dottrina non fettamente simile alla dottrina del Padre,
è mia. Se non è tua, come può esser tua? oppure, dice, perché è la dottrina di lui,
Se è tua, come può non esser tua? Tu essendo egli stesso la Sapienza del Padre,
dici a un tempo mia e non mia. Se egli per mezzo della quale parla su tutto e le-
avesse detto: questa dottrina non è mia, gifera84.
non ci sarebbe problema. [. .. ] Il pro- Cirillo di Alessandria,
blema dunque consiste nel fatto che di- Commento al Vangelo di Giovanni 4, 15

84 Crisostomo (Commento al Vangelo di Giovanni 49, 2) svolge considerazioni analoghe a quelle


di Agostino e Cirillo di Alessandria. '·
354 Giovanni 1-10

7 17
• Chi vuol fare la volontà di Dio,_ri- 7 18
• C~rcare la proprt'a gloria
conoscerà se questa dottrina viene
da lui Gesù trasforma la Legge
Dà questo segno manifesto di non ri-
I Giudei non fanno la volontà di Dio cercare affatto dall'insegnamento la pro-
pria gloria il fatto che non si serve di di-
Essi cercavano di ucciderlo, perché scorsi peregrini ed estranei alla Legge.
aveva guarito di sabato un paralitico. Per- Questo era il suo modo di parlare, esor-
tanto, in parte atterrisce quelli che trama, · tarli cioè a obbedire alle antiche prescri-
vano contro di lui per fargli del male, in zioni, rinnovando soltanto la rozza e inuti-
parte li rimprovera manifestamente per- le ombra del senso letterale, per trasferire
ché macchinavano di ucciderlo e obbe:- a un'interpretazione spirituale ciò che nei
divano alla loro cupidigia piuttosto che tipi è ancora nascosto. E questo lo afferma
alla volontà di Dio. Allora capirete mol- nel Vangelo secondo Matteo in cui dice:
to bene, dice, che la mia dottrina è quel- Non sono venuto per abolire la Legge, ma
la di Dio Padre, quando cioè seguirete la per portarla a compimento (Mt 5, 17).
sua volontà piuttosto che la vostra. Ora, Cirillo di Alessandria,
la volontà di Dio e del legislatore è quella Commento al Vangelo di Giovanni 4, 5
di rinunciare ali' assassinio. Allora, infatti, J

dice, non spinti da un odio ingiusto, né


costretti dai vostri costumi selvaggi ver~o
forme di ira inopportuna, allora capire-
Le mie parole portano a Dio
te se la mia dottrina viene da Dio, oppu- Se - dice - avessi voluto allontanar-
re io parlo per conto mio. Unendo, dun- vi da Dio e avvicinarvi a me, sarebbe sta-
que, all'utile il rimprovero, li rimprovera to evidente che io vi stavo insegnando una
. giustamente perché accusano temeraria- dottrina contraria a Dio. Dato però che
mente la sua dottrina che è approvata da vi ho portato a lui · grazie alle mie paro-
Dio Padre ed è voluta da lui, oppure, il le, è chiaro ed eVidente che queste paro-
che è vero, che insegna ed espone insie- le che vi vengono dette sono giuste e che
me con lui. Dice, poi, per conto mio inve- chi vuole accusarle di essere peccaminose
ce di dire, propriamente e particolarmen- ·n on ha alcuna ragione di farlo.
te, secondo una perfettissima conformità Teodoro di Mopsuestia,
e identità con la volontà del Padre. Infat- Commento al Vangelo di Giovan_ni 3, 7, 18
ti, nessuno che sappia ragionare penserà
che egli tacci le sue parole come adulte-
rine, ma vuole dire che esse sono dette 7 20
soltanto secondo la volontà di Dio Padre. • La risposta della folla
Questi, infatti, parla mediante il suo ger-
moglio come mediante la parola e la sa- La folla accecata dalla verità
pienza. E non dice certament.e cose che Gli rispose come folla, non in manie-
non si accordino con lui stesso. E come ra ordinata · ma agitata [. .. ]. È chiamato
potrebbe essere? indemoniato colui che sca.cciava i demo-
Cirillo di Alessandria, ni. Che altro poteva dire una folla agitata?
Commento al Vangelo di Giovanni 4 , 5 Quale altro odore poteva esalare un pan-
Una disputa sul sabato alla festa (7, 10-23) 355

tano smosso? Ma da che cosa era agitata giorno, cioè col sabato,. che fate? Ripo-
la folla? Dalla verità. Il fulgore della luce sate per osservare il ·s abato, oppure cir-
turbaya gli occhi malati della folla. Coloro concidete per adempiere il precetto sa-
infatti che hanno gli occhi malati non sop- cro dell'ottavo giorno? Io so - egli dice
portano il fulgore della luce. Ma il Signo- - che cosa fate. Circoncidete !'uomo di sa-
re, per niente turbato, tranquillo nella sua bato. Perché? Perché la circoncisione ap-
verità, non rese male per male né insulto partiene ai segni della salute, e gli uomini
per insulto (cf. 1Pt3, 9). non devono privarsi della salute in giorno
Agostino, di sabato.
Commento al Vangelo di san Giovanni . Agostino,
30, 2-3 Commento al Vangelo di san Giovanni 30, 4

7~ 21 La risposta di Gesù Cristo compie la Legge guarendo di


sabato
Meraviglia e turbamento per una Il Signore riprendeva coloro che lo .
sola sua opera rimproveravano ingiustamente di fare
guarigioni in giorno di sabato. Infatti egli
Tutto ciò che vedevano nel mondo
non aboliva la Legge, ma la compiva (cf.
era opera sua, e non vedevano lui che tut-
to aveva fatto. Un'opera sola aveva com-
Mt 5, 17), eseguendo l'opera del sommo
sacerdote, rendendo Dio propizio verso
piuto, àveva cioè guarito un uomo di sa-
gli uomini, purificando i lebbrosi, guaren-
bato, ed erano rimasti turbati. Come se,
do i malati, morendo infine lui stesso per-
trattandosi di un malato guarito di saba-
ché l'uomo esiliato uscisse dalla sua con-
to, lo avesse guarito una persona diversa
danna e ritornasse senza timore nella sua
da colui che li scandalizzò per aver guarito
eredità
un uomo di sabato.
Ireneo di Lione,
Agostino,
Contro le eresie 4, 8, 2
Commento al Vangelo di san Giovanni 30, 3

La festa in Cristo
1 22 23
• · Il sabato e la circoncisione85
Sapremo, anche da altri passi, che di
sabato non bisogna far nulla, ma si deve in
La circoncisione di sabato
qualche modo riposare ed essere liberi dal
· Fu Abramo, infatti, il primo che ri- sudore ·causato da qualsiasi attività e fati·
cevette la circoncisione dal Signore ( cf. ca. Infatti nell'Esodo dice: Per sei anni se-
Gen 17, 10). E voi circoncidete un uomo minerai la tua terra e ne coglierai i prodot-
di sabato. È Mosè che ve lo dice. La Leg- ti> ma al settimo li falcerai e li lascerai (Es
ge vi prescrive di circoncidervi nell' otta- 23, 10). Non vuole che si riposi la terra,
vo giorno della nascita (cf. Lv
12, 3), e la che non può avere il senso della fatica; e
Legge vi prescrive di riposare nel setti- perciò non dettò propriamente questa leg-
mo giorno (cf. Es 20, 10). Ora, se l'ottavo ge per essa, ma, lasciando riposare la terra
giorno dalla nascita coincide col settimo incolta, faceva riposare quelli che la posse-

85
Cf. i commenti a Gv 5, 10-18.
356 Giovanni 1-1 O

devano. In molti modi ci indicava la festa 15, 12). Noi, infatti, che una volta servim-
in Cristo, nella quale coloro che sono vis- mo al peccato e ci asservimmo al diavo-
suti nel timore di Dio avranno una liber- lo per il piacere del peccato, giustificati in
tà perfetta e assoluta nella santificazione Cristo, per mezzo della fede, ascenderemo
e nella grazia ricchissima dello Spirito. E nel vero e santo riposo sabbatico, rivestiti
questo lo capiamo ancora dai precetti mo- della libertà mediante la grazia e illuminati
saici: Se un tuo fratello) ebreo o ebrea) si dai doni divini.
vende a te) ti servfrà per sei ann~· ma al set- Cirillo di Alessandria,
timo anno lo manderai via libero da te (Dt Commento al Vangelo di Giovanni 4, 6

·'
LA FONTE DELLA DOTTRINA DI GESÙ

«Non giudicate secondo le apparenze; giudicate con giusto giudizio!».


Intanto alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano:·«Non è costui quello
che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppur.e non gli dicono
nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui
sappiamo di dov'è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove
sia». Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo; voi mi
conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma
chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché
vengo da lui ed egli mi ha mandato».
Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di
lul perché non era ancora giunta la sua ora.
Molti della folla invece credettero in lui: e dicevano: «Il Cristo, quando
verrà, compirà forse segni più grandi di quelli che ha /atto .costui?».
I farisei udirono che la gente andava dicendo sottovoce queste cose di
lui: Perciò i capi dei sacerdoti e i farisei mandarono delle gùardie per arre-
starlo. Gesù disse: «Ancora per poco tempo sono con vo~· poi vado da colui
che mi ha mandato. Voi mi cercherete e non mi troverète; e dove sono io, voi
non potete venire». Dissero dunque tra loro i Giudei: «Dove sta per andare
costui: che noi non potremo trovarlo? Andrà forse da quelli che sono dispersi
fra i Greci e insegnerd ai Greci? Che discorso è quello che ha fatto: "Voi mi
cercherete e non mi troverete", e: "Dove sono io, voi non potete venire"?»
(7' 24-36).
Gesù afferma il principio che, quando si esprime un giudizio, bisogna farsi guidare dal-
la verità come unico criterio più che dal rispetto o dall'onore dovuto a una persona. L'amore
universale è presupposto di ogni equo.giudizio (Agostino). I Gerosolimitani si rimettono al
giudizio dei loro capi corrotti (Crisostomo). Si meravigliano che Gesù non venga catturato
e sono indotti a pensare che i capi l'abbiano riconosciuto come Messia. I Gerosolimitani
sostengono che nessuno conoscerà le origini del Messia. Ora, nella Scrittura vengono affer-
mate sia la conoscenza che l'ignoranza delle origini del Messia. Cristo spiega entrambe le
. affermazioni: si conoscono le sue origini umane (a eccezione del parto verginale di Maria),
ma non quelle divine (Agostino). Solo Cristo conosce il Padre, essendo il suo vero Figlio,
nato dalla natura di Dio. Non può capire l'origine di Cristo chi nega che sia nato dal Padre e
358 Giovanni 1-10

sostiene che sia stato creato dal nulla. La frase Vengo da lui ed egli mi ha mandato implica che
la sua generazione da Dio è precedente alla sua venuta· (Ilario). Una forza invisibile trattiene
la furia dei Giudei: non lo possono arrestare perché non-è ancora giunto il momento della
passione (Crisostomo, Teodoro). Gesù, pertanto, ha pieno controllo del proprio destino:
arriverà lora in cui si degnerà di lasciarsi condurre alla morte. Nonostante l'opposizione
dei capi, molti della folla credettero in lui perché erano stati colpiti dai suoi miracoli e li
ritenevano degni del Messia (Agostino). Il discorso fornisce un esempio del garbo e della
mitezza con cui bisogna affrontare i nemici (Cirillo). Gesù preannuncia la sua morte e la sua
risurrezione per attirare a sé fedeli (Crisostomo). Li invita a godere della sua presenza finché
possono, altrimenti se ne pentiranno: in breve tempo Gesù non sarà più accessibile a loro
(Cirillo). Questo awertimento è rivolto anche a noi: dobbiamo comportarci come lui ci ha
comandato e rimanere lontani dal peccato se vogliamo raggiungerlo (Crisostomo). I Giu-
dei' pensano che Gesù abbia·intenzione di andare fra i Gentili. Sebbene involontariamente,
profetizzano la diffusione dd messaggio evangelico che Gesù, attraverso le sue membra (la
Chiesa), avrebbe compiuto (Agostino).

1 24 in modo particolare fra due che sono pa-


• Non giudicate secondo le apparenze
renti, quando addirittura si deve giudicare
L'amore universale giudica con equità tra padre e figlio. Ecco; ad esempio, che il
padre si lagna perché il figlio è cattivo, e il
È molto difficile, fratelli, evitare in figlio si lagna della durezza del padre. Sal-
questo mondo il difetto qui segnalato dal viamo il rispetto che il figlio deve al padre;
Signore: quello di giudicare secondo le distinguiamo, quanto a rispetto, il padre
apparenze, invece che con retto giudizio. dal figlio ma diamo ragione al figlio se il fi-
Il monito che il Signore ha rivolto ai Giu- glio ha ragione. Consideriamo uguali nella
dei, vale anche per noi: condannando loro verità il figlio e il padre, rendendo al padre
ha ammonito noi; rimproverando loro, ha l'onore che gli è dovuto, senza che ne scà-
voluto mettere in guardia noi. [ ... ] È ve- piti la giustizia.
ro, i Giudei giudicavano secondo le appa- Agostino,
renze, ma appunto per questo non appar- Commento al Vangelo di san Giovanni ·
tengono al Nuovo Testamento, né hanno 30, 7-8
in Cristo il regno dei cieli, né entrano a
far parte della società dei santi angeli. [ ... ]
Avendo tali promesse, e appartenendo al
Nuovo Testamento, ed essendo diventati 7 25 26
• - Gli abitanti di Gerusalemme
eredi della nuova eredità e coeredi del Si-
gnore stesso, abbiamo una nuova e più si- Si rimettono al giudizio dei capi cor-
cura speranza; non giudichiamoci, quindi, rotti
secondo le apparenze, ma.con retto giudi-
zio. Chi è che non giudica secondo le ap- Perché si fa menzione dei Gerosoli-
parenze? Colui che ama tutti ugualmente. mitani? L'evangelista vuol dimostrare che
L'amore universale non fa distinzione di soprattutto essi, che erano stati ritenuti
persone. Non è parzialità onorare le per- degni di tanti miracoli, erano i più mise-
sone in modo diverso a seconda delle loro rabili di tutti, dato che, pur avendo visto
funzioni, ma si rischia di cadere in parzia- coi loro occhi la più chiara prova della sua
lità quando si giudica tra due persone, e divinità, ~i rimettevano completamente al
La fonte della dottrina di Gesù (7, 24-36} 359

giudizio de~ loro corrotti capi. ·Non era convocati gli esperti della Legge, chiese lo-
forse una manifestazione sovrannaturale il ro dove Cristo doveva nascere, ed essi ri-
fatto che mentre essi, pur essendo infuria- sposero: In Betlemme di Giuda (Mt 2, 5); e

.ti, nel momento stesso cu! tramavano la citarono la testimonianza profetica (Mi 5,
sua morte, lo circondavano e cercavano di 2). Ora, se i profeti avevano predetto sia la
ucciderlo e lo avevano già nelle loro mani, sua patria di origine, sia il luogo dove sua
d'un tratto si calmarono? madre lo partorì, donde ha potuto nascere
Giovanni Crisostomo, presso i Giudei l'opinione che adesso ab-
Commento al VangelO di Giovanni 50, 1 biamo sentito: Il Crz'sto, quando verrà, nes-
suno saprà di dove sia, se non dalle stesse
S,critture che avevano proclamato e prean-
Si meravigliano del suo potere nunciato l'una e l'altra cosa? Le Scrittu-
re avevano predetto la sua origine umana,
[ ... ] appare come potenza ciò che mentre la sua origine divina rimaneva na-
poteva essere scambiato per debolezza: scosta agli empi e doveva essere rivelata a
egli, infatti, insegna in pubblico durante chi si accosta a Dio con profondo rispetto.
la festa, tanto che le turbe si meraviglia- Probabilmente i Giudei dissero: Il Cristo,
no [ ... ]. Quanti sapevano con quale ac- quando verrà, nessuno saprà di dove sia, in
canimento veniva ricercato, si meraviglia- quanto questa persuasione era stata origi-
vano del suo potere che impediva loro di nata in loro dalla parola d'Isaia: Chi.potrà
prenderlo. Ma, siccome non avevano un'i- raccontare la sua origine? (Is 53, 8).
dea chiara del suo potere, pensarono che Agostino,
i capi, meglio informati, lavessero ricono- Commento al Vangelo di san Giovanni 31, 2
sciuto come Messia; e che avessero perciò
deciso di risparmiare colui che in tutti i
modi avevano ricercato per ucciderlo.
7 28
. Agostino, ~ Sapere e non sapere
Commento al Vangelo di-san Giovanni 31, 1
Conoscono Gesù come uomo ma
non come Dio
7 27
Le misteriose origini di Cristo Orbene, il Signore stesso spiega am-

a
bedue le affermazioni quelli che cono-
Conoscenza e ignoranza delle origi- scevano la sua origine e a quanti non la
cono·scevano, rendendo così testimonian-
ni di Cristo ·
za alla divina profezia che di lui aveva va-
Se esaminiamo attentamente le Scrit- ticinato e la sua debolezza umana e la sua
ture, o fratelli, troviamo che esse di Cri- maestà divina. [ ... ] Sapete di dove sono
sto avevano detto: Sarà chiamato Nazare- io, Gesù di Nazaret, di cui conoscete an-
no (Mt 2, 23 ). In esse, quindi, era stata che i genitori. Sotto questo aspetto rima-
predetta la sua origine. Se poi cerchiamo neva nascosto solo il parto verginale[ .. .] .
il luogo della sua nascita, considerandolo Eccetto dunque il parto verg~ale, sapeva-
come suo luogo d'origine, neppure esso no tutto di Gesù come uomo: era nota la
era ignoto ai Giudei, essendo stato predet- sua faccia, era nota la sua patria, era no-
to dalle Scritture. Infatti quando i Magi, ta la sua parentela, si sapeva dove era na- ·
vista la stella, lo cercarono per adorarlo, si to. Giustamente egli disse: Voi mi conosce-
presentarono a Erode e gli dissero chi cer- te esapete di dove sono, secondo la carne
cavano e che cosa volevano; quello allora, · e l'aspetto umano. Ma secondo la divini-
360 Giovanni 1-10

tà no: Io non sono venuto da me} e chi mi Non conosce Cristo chi non conosce
ha mandato è veritiero, e voi non lo cono- la sua origine
scete; se volete conoscerlo, credete in co-
lui che egli ha mandato e allora lo cono- Forse non viene da Dio qualunque
scerete. uomo, benché nato nella carne, secondo il
Agostino, modo comune di pensare? Come egli ne-
Commento al Vangelo di san Giovanni ga che questi sappiano chi egli è e da dove
31, 2-3 è, se non nel senso che la frase "da dove
è,, si riferisce all'autore della sua natura, il
quale non poteva essere conosciuto, pro-
7 29
prio perché si ignorava che egli era il figlio
• Gesù sa chi lo ha mandato di Dio? [. .. ] Non ha ricevuto da se stesso
l'esistenza colui che è venuto, ma chi lo
Solo Cristo conosce Dio perché egli ha mandato è verace (Gv 8, 26) e gli empi
solo viene da Dio non lo sanno. Colui che è stato mandato
Nessuno conosce il Padre, e il Figlio ha ricevuto quindi l'esistenza .da colui che
lo proclama frequentemente. Se poi dice lo ha mandato. E viene da colui dal quale
che è noto solo a sé, è perché egli viene da si ignora che viene. E se si ignora chi egli
lui. Dicendo che viene da lui, domando se è, è perché si ignora da chi viene. Non co-
nel suo caso si allude a un atto creativo op- nosce Cristo chi non conosce da dove Cri-
pure alla generazione nella stessa natura. sto viene. E non lo proclama Figlio chi ne-
Se si tratta di un atto di creazione, allora ga che è nato. E non intende che è nato
(e' è da dire che] tutte le cose create sono chi penserà che viene dal nulla. Fino a tal
da Dio. E in che senso tutte le cose non punto poi non viene dal nulla, che gli em-
hanno conosciuto il Padre, dal momento pi non sanno da dove viene.
che il Figlio non lo ignora proprio perché Ilario di ·Poitiers,
è da lùi? Se nel fatto di essere da Dio sem- La Trinità 6, 29
brerà che è stato creato e non che è nato,
essendo .tutte le cose da Dio, in che sen-
so non ignora il Padre alla pari con tutte La sua esistenza da Dio è precedente
le cose che sono da lui? Se poi è proprio al suo avvento
di lui conoscere il Padre, perché è da lui,
in che s~nso non sarà proprio di lui essere Tuttavia, per evitare che l'eresia fa-
dal Padre? La risposta è che come Figlio cesse coincidere il suo venire da Dio col
vero è dalla natura di Dio, e solo lui co- tempo della sua venuta nel mondo, subi-
nosce Dio, appunto perché solo lui pro- to ha aggiunto: Poz'ché sono da lui, ed egli
cede da Dio. Hai dunque una conoscen- mi ha mandato (Gv 7, 29). Ha conserva-
za in senso proprio da una generazione in to l'ordine del mistero evangelico, quando
senso proprio. E dal.fatto che è da Dio, ri- ha proclamato che è nato ed è stato invia-
cavi che in lui non c'è la forza di una cre- to, in modo che si sapesse chi è e da do-
atura - tutto infatti esiste da Dio in virtù ve è, secondo l'affermazione precedente.
di una creazione - ma la realtà della sua Non dicono infatti la stessa cosa le espres-
nascita, per la quale solo lui conosce il Pa- sioni sono da lui ed egli mi· ha mandato, co-
dre, mentre lo ignorano gli esseri che so- me non è la stessa cosa dire non mi cono-
no da lui. scete e non sapete da dove io sono.
Ilario di Poitiers, Ilario di Poitiers,
La Trinità 6, 28 La Trinità 6 29
1
La fonte della dottrina di Gesù (7, 24-36) 361

1, 3o Cercavano di arrestare Gesù sto di te, e tanto meno di colui per mez-
zo del quale sei stato creato. Se l'ora tua
Una forza invisibile frena' la lo"ro fu- dipende dalla sua volontà, dalla sua vo-
ria lontà dipenderà ancor più l'ora sua. Non
parlava quindi dell'ora in cui sarebbe sta-
E tali parole provocavano la loro indi- to costretto a morire, ma dell'ora in cui si
gnazione, giacché dicendo: Non lo conosce- sarebbe degnato di lasciarsi condurre alla
te e dimostrando che essi lo conoscevano morte.
ma simulavano l'ignoranza, effettivamente Agostino,
li pungeva sul vivo e li esasperava. Per que- Commento al Vangelo di san Giovanni 3, 5
sto cercavano di arrestarlo, ma nessuno gli
mise le mani addosso, perché l'ora sua non
era ancora venuta (Gv 7, 30). Vedi come i
7 31
· loro sforzi sono frustrati da una forza invi- • La reazione della folla
sibile e la loro furia è tenuta a freno? Ma
· perché non si dice che era stato lui a trat- Parte della folla crede in lui
tenerli, esercitando impercettibilmente la
Il Signore salvava gli umili e i pove-
sua potenza, ma la sua ora non era ancora
ri. I capi diventavano· furiosi, e non solo
venuta? L'evangelista ha voluto parlare nel
non riconoscevano il medico, ma anzi vo-
modo più umano e più umile possibile, in
levano ucciderlo. Una parte della folla ri-
maniera che egli venisse considerato anche
conobbe invece la propria malattia, e sen-
un vero uomo.
za esitazione riconobbe in lui la medicina.
Giovanni Crisostomo,
Ecco cosa dicevano tra sé quei · tali che
Commento al Vangelo di Giovanni 50, 2
erano rimasti scossi dai miracoli: Il Cristo,
quando verrà,' potrà fare prodigi più gran-
di? (.Gv 7, 31). Cioè, se non ce n 'è un altro,
La sua potenza divina impedisce l' ar- questo è il Cristo. Coloro che parlavano
resto così credettero, dunque, in lui.
Agostino,
Volevano arrestarlo, ma nessuno di
loro gli metteva le mani addosso, come se '
Commento al Vangelo di san Giovanni 31, 7
fossero trattenuti da una potenza divina:
non era infatti giunto ancora il momento
in cui si sarebbe dovuta compiere la sua 7• n -33 Gesù ritorna a Dio
passione.
. Teodoro di Mopsuestia, Un discorso garbato
Commento al Vangelo dl Giovanni
3, 7, 30-31 . Ditemi, dicé, per quale motivo vi fri-
dignate con me, come se mi trattenessi
sulla terra più del necessario. Ammetto
di essere a voi molesto, e non molto bene
Gesù non è nato soggetto al destino
accetto a quelli che non coltivano la vir-
[ ... ] nessuno riusd a mettergli le ma- tù, già che io calpesto chi non ama Dio,
ni addosso, perché non era ancora giunta la e talvolta abbatto, con i miei rimproveri,
sua ora, cioè, perché egli non voleva. Che chi si dimostra empio. So bene di attirar-
significa infatti: ·non era ancora giunta la mi l'odio. Ma non tendetemi il laccio della
sua ora? Il Signore, certo, non è nato sog- morte prima del tempo. Starò ancora un
getto al destino. Non devi pensare que- poco con voi, ma andrò via pieno di gio-
362 Giovanni 1-1 O

ia, quando venà il tempo conveniente alla facoltà di una mente umana fare predizio-
mia passione, e non sopporterò di stare in ni sulla propria morte. ·
mezzo agli empi. Non mi piace, dice, stare Giovanni Crisostomo, ·
insieme agli assassini e, come Dio, mito- Commento al Vangelo di Giovanni 50, 2-3
glierò di mezzo dagli empi. [. .. ] Pertan-
to, il discorso è condotto con molto gar-
bo e singolàre mitezza, fatto per darcene
7 34
un esempio. [ ... ]L'animo amante di Dio • Dove sono io, voi non potete ve-
deve porsi al di fuori d'ogni tumulto e dei ntre
movimenti aspri dell'ira; e ciò che capita a
causa della pochezza d'animo, deve consi- Un severo awertimento per i Giudei
derarlo un impeto vano dei flutti; e<ama-
re il ragionamento pacato come una tran- Io, dice, sono stato mandato ·per dar-
quilla serenità, e voler vivere, quanto più vi la vita, sono venuto per liberare il ge-
possibile, nella pazienza, mostrandosi ver- nere umano dalla morte che, per il pecca- ·
so tutti paz_iente, e seguire completamen- to, lo ha dominato, e per riporta{e a Dio,
te lonestà, e non parlare con alterigia ai con molta pazienza, quelli che si sono al-
..
nemici. lontanati per il peccato. Sono venuto per
Cirillo di Alessandria, portare la luce divina e celeste a quelli che
Commento al Vangelo di Giovanni 5, 1 si trovano nelle tenebre, per annunciare la
buona novella ai miseri, per dare la vista
ai ciechi, per proclamare la scarcerazio-
ne ai prigionieri e per promulgare l'anno
Un discorso per attirarli a sé di grazia del Signore (Is 61, 1-2;'Lc 4, 18-
Egli disse tutto questo per attirarli a 19). Ma poiché, per la vostra enorme stol-
sé. Il fatto che ormai restava poco tempo e tezza, avete creduto- bene ·di rigettare una
che, dopo la sua dipartita, avrebbero sen- così feconda distribuzione di beni celesti,
tito il desiderio di lui e non lo avrebbero dopo un po' di tempo ritornerò da quel-
potuto più trovare, era un motivo di più lo dal quale spno venuto. Ma ve ne penti-
che poteva indurli a stringersi più stretta- rete, e ripensando tardivamente e invano,
mente a lui. Se infatti la sua presenza non piangerete amaramente su voi stessi; e per
fosse stata più desiderata, sarebbe sem- quanto vogliate trovare colui che dà la vi-
brato che lui non dicesse niente di stra- ta, non vi sarà possibile allora usufruirne.
ordinario. Se invece la sua presenza fosse Una volta, infatti, che ho voltato la testa
stata desiderata, in modo però che fosse per allontanarmi dall'amore per voi, met-
stato possibile trovarlo, ciò non li avrebbe terò un muro per impedire ogni vantaggio
turbati tanto. Ancora, se egli fosse rimasto di questa vostra ricerca.
per molto tempo in mezzo a loro, proba- Cirillo di Alessandria,
bilmente anche in tal caso essi si sarebbe- Commento al Vangelo di Giovanni 5, 1 ·
ro dimostrati indifferenti nei suoi riguar-
di. Ora però egli li turba profondamente
e li spaventa. Le parole Vado a colui' che
Un severo awertimento per noi
mi ha mandato spiegano che egli non su-
birà alcun danno dalle loro insidie e che si Ma ponendo che queste cose siano
avvia alla passione volontariamente. Egli state dette a costoro,. dobbiamo però te-
dunque ha preannunciato qui due cose: mere che riguardino anche noi, in quan-
che se-ne andrà tra poco e che essi non po- to "°:eanche noi possiamo andare laddove è
tranno raggiungerlo; e non era certo nella lui, poiché la nostra vita è. piena di
.
peccati. ·
La fonte della dottrina di Gesù (7, 24-36) 363

7 35
Riguardo ai_discepoli egli infatti dice: Vo- • Andrà forse dai Gentili?
glio che dove sono io anch'essi siano con me
(Gv 17, 24). Temo invece che di noi si di- Una profezia involontaria
ca il contrario, e cioè: Dove .~ono io voi non Essi non sapevano ciò che dicevano;
potete venire. Se ci comportiamo in modo ma per suo volere essi furono profeti. Il
contrario a quanto ci ha comandato, come Signore infatti intendeva ar,tdare alle gen-
potremo andare da lui? [ ... ] Se dunque ti, non con la presenza del corpo, ma tut-
noi rubiamo, se siamo dediti ali' avarizia, tavia con i suoi piedi. Quali erano i suoi
se commettiamo ingiustizie, .se leviamo pied_i? Quelli che Saulo persecutore vole-
la nostra mano per colpire un nostro si- va calpestare quando il capo dal cielo gli
mile, se non distribuiamo elemosine, non gridò: Saulo, Saulo, perché mi persegui-
potremo mai andare lassù, ma ci tireremo ti? [ ... ] Chi ha mandato? I suoi araldi, i
addosso molti mali [ ... ]. Se lo vogliamo, suoi discepoli, i suoi servi, i suoi redenti
possiamo rendere più ardente quella fiam- da lui creati, i suoi fratelli da lui redenti;
ma che inizialmente riceviamo dalla gra- anzi, poiché dire cosl è poco, ci ha manda-
zia dello Spirito; se però non lo vogliamo, to le sue membra, ci ha mandato se stesso;
la perderemo subito. E quando essa sarà e mandandoci le sue membra, fece anche
spenta, nella nostra anima non resteranno noi sue membra.
altro che le tenebre. Agostino,
Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di san Giovanni
Commento al Vangelo di Giovanni 50, 1 31, 10-11
L'OFFERTA DELL'ACQUA VIVA

Nell'ultimo giorno) il grande giorno della festa) Gesù, ritto in piedi: gri-
dò:«<Se qualcuno ha sete) venga a mea, e beva chi crede in me. Come dice la
Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva b». Questo egli
disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era
ancora lo Spirito e, perché Gesù non era ancora stato glorificato.
All'udire queste parole, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero
il profeta.'». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il
Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: Dalla stirpe di Davide
e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo?». E tra la gente nacque
un dissenso riguardo a lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno
mise le mani· su di lui (7, 37-44).

3
ln diversi testimoni manca "a me" (gr. pr6s me, lat. ad me) dopo "venga". L'omissione è presen-
tata da Cipriano e, in qualche caso, da Agostino. ·
b Un passo di assai discussa interpretazione. In sintesi, i problemi sono tre: bisogna porre un
punto prima o dopo "chi crede in me"? Nell'espressione "stfo grembo'', a chi si riferisce il posses-
sivo "suo"? Da quale testo è tratta la citazione? La prima e la seconda questione sono strettamente
correlate. Chi interpunge dopo "chi crede in me" tende a considerare Cristo come sorgente dei fiumi
("grembo di Cristo"). Con questa lettura, di solito si lega l'espressione "come dice la Scrittura" a ciò
che segue. Interpungendo invece prima di "chi crede in me" si otterrebbe il seguente testo: "Chi crede
in me, come dice la Scrittura, fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo grembo''. L'anacoluto iniziale
andrebbe legato al possessivo: " ... dal suo grembo, cioè dal grembo di thi crede in me". Su questa
seconda interpretazione si orientano nettamente i Padri; la prima sembra avere però qualche spora-
dica - e non sempre sicura - attestazione (Giustino Martire, Ippolito Romano, Cipriano, Ambrogio,
Efrem). I commentatori moderni si dividono. Nei commenti più recenti sembra prevalere la prima in-
terpretazione (così anche la CEI); l'eclizione Nestle-Alan<l segue però la seconda. Comunque si intenda
la frase, non è stato trovato un passo dell'Antico Testamento che corrisponda perfettamente alle parole
di Gesù. Il problema era sentito già dai Padri, che propongono diverse possibili fonti. Crisostomo e
Teodoro di Mopsuestia, pur accettando l'interpunzione più comune fra i Padri (punto dopo "beva"),
propongono un'interpretazione alternativa per eliminare il problema della citazione: "Chi crede in
me come dice la Scrittura", ovvero "chi segue la Scrittura credendo in me". Dettagliata rassegna delle
opinioni dei Padri in Schnackenburg, Il Vangelo di Giovanni, cit., ad !oc. Zevini, Vangelo secondo Gio-
vanni, dt., pp. 243 -244, accetta la prima interpretazione e chiude il discorso diretto·dopo "come dice la
Scrittura", in modo tale che le parole di Gesù possano essere ricondotte a Is 55, 1 (la fine del discorso
è però segnalata da "questo egli disse").
e Questa frase tanto concisa sullo Spirito ha ricevuto alcune aggiunte: l'epiteto hdgion ("santo")
e il participio dedoménon ("non era ancora stato dato"). Tali ampliamenti sono diffusi nelle testimo-
nianze patristiche.
I:offerta dell'acqua viva (7, 37-44) 365

Quando la festa si avvia alla conclusione, Gesù offre alla gente una bevanda spirituale
come provvista per il viaggia (Crisostomo). Se non siamo più assetati e fiumi sono in noi, è
perché Cristo ci ha dato in dorio l'acqua viv.a (Agostino). Il testo citato da Gesù non si trova
nei manoscritti della Settanta e nelle traduzioni latine; se ci si rivolge ai testimoni ebraici si
può identificare un passo èalzante dai Proverbi (Girolamo). Dato che non si riesce a identifi-
care Ja fonte, il passo deve significare "chi crede in me seguendo la Scrittura". Gesù ribadisce
qui l'importanza di indagare la Scrittura (Crisostomo, Teodoro). Gesù utilizza l'immagine
dd fiume, che è un elemento importante della festà delle Capanne; questa immagine ricorre
anche nei Salmi e in Isaia (Cirillo di Alessandria). L'acqua viva è lo Spirito (Ireneo). Anche
nell'Apocalisse viene rappresentato come fiume che sgorga dal trono di Dio (Ambrogio).
Quest'acqua dona l'immortalità (Origene). Dobbiamo dunque bere dalla Scrittura, la cister-
na che contiene l'acqua viva dello Spirito. Come l'acqua è la fonte della vita dell'universo in
tutte le sue forme, così anche lo Spirito, che è unico, si manifesta in molteplici doni (Cirillo
di Gerusalemme). I fiumi di acqua viva sgorgano dai fedeli nelle sacre predicazioni (Gregorio
Magno). -La fede in Cristo è il fiume dello Spirito che zampilla dalla terra arida (Ireneo). Lo
Spirito è presente anche prima della venuta di Cristo, per esempio nei profeti; si dice che
Non vi era ancora lo Spirito perché dopo la crocifissione e risurrezione di Cristo lo Spirito si
manifesterà in un ~odo assolutamente diverso, rivelando l'universalità del messaggio evange-
lico (Agostino). Gli apostoli non solo avranno lo Spirito, ma lo trasmetteranno anche ad altri
(Crisostomo). Nei profeti lo Spirito si manifestava come un'illuminazione che permetteva la
visione del futuro; in chi crede in Cristo, invece, lo Spirito trova dimora integra e perfetta
(CiriJlo di Alessandria). Si allude al .d ono dd battesimo. Il passo della Scrittura deriva da Isaia
(Cipriano). La folla comprende che le parole di Gesù sono divine, ma non riesce a cogliere la
sua vera identità perché non è ben guidata dai capi. Sa che il Messia verrà da Betlemme, ma si
fa sviare dal fatto che Gesù sia stato educato a Nazaret (Cirillo di Alessandria).

1, 37 Se qualcuno ha sete to il suo Spirito: Se uno ha sete - dice - ven-


ga a me e beva. Se uno crede in me, fiumi di
Provviste per il viaggio acqua viva sgorgheranno dal suo seno. Co-
me si trova in te un tale fiume? Ricorda
Nell'ultimo giorno, quando tutti sta- la tua aridità di una volta. Veramente se
vano per tornare a casa, egli diede loro le non fossi stato arido, non avresti avuto se-
provviste per il viaggio verso la salvezza e te; se non avessi .avuto sete, non avresti be-
parlò 'ad alta voce, sia per mostrare fidu- vuto. Com'è che no11 avresti bevuto se non
ciosa sicurezza e· franchezza nel parlare, ·avessi avuto sete? Se tu non ti fossi trovato
sia per far capire al popolo che lui aveva vuoto, non avresti creduto in Cristo. Pri-
parlato della bevanda spirituale. ma di dire: Fiumi d'acqua viva sgorgheran-
Giovanni Crisostomo, no dal suo seno, aveva già detto: Sè uno ha
Commento al Vangelo di Giovanni 51, 1 sete, venga e beva. Perciò avrai un fiume di
acqua viva, perché bevi. Tu, se non hai se-
te, non bevi; ma se eri assetato, per quale
ragione volevi vantarti del fiume come se
Ricorda chi ti ha dato in dono l' ac-
fosse tuo? Ne segue che: Chi si vanta, si
qua vanti nel Signore (1 Cor l, 31). ·
Conserva il dono, ma riconosci il dato~ Agostino,
re. Il Signore, promettendo,che avrebbe da- Discorsi 160, 2
366 Giovanni 1-10

7 8
•3 a I fedeli e la Scrittura Dio», e ancora: Mosè vi accusa (Gv 5, 39;
6, 45 ; 5, 45).
I testimoni ebraici Giovanni Crisostomo, ·
Commento al Vangelo di Giovanni 51, 1
Leggiamo (negli scritti degli evange-
listi e degli apostoli) molti passi dell'An-
tico Testamento che non sono contenuti
nei nostri manoscritti, come [. .. ] Dal suo Chi segue la Scrittura sarà saziato
grembo sgorgheranno fiumi dt' acqua vi-
L'espressione come dice la Scrittura va
va [. .. ]. Chiediamo (ai nostri detrattori)
riferita a ciò che precede. Nei libri sacri si
dove siano scritte queste parole e, se non
trovano numerose profezie sul Messia, co-
sono in grado di rispondere, indichiamo-
me ha affermato egli stesso altrove (Gv 5,
glielo noi dai manoscritti ebraici: [. .. ] dai
39); Gesù, incitando ogni persona·che cre-
Proverbi86 •
de in lui, intende dire: "Chiunque segue la
Girolamo,
Scrittura e crede in me sarà pieno di gra-
Prologo al Pentateuco zia e non solo essa sarà come un fiume che
mai si prosciuga, ma anche sgorgherà da
lui, offrendosi a lui e a molti altri".
Scrutate le Scritture Teodoro di Mopsuestia,
Ma dove la Scrittura dice: Gli sgor- Commento al Vangelo di Giovanni 5, 1
gheranno dal seno fiumi di acqua viva? In
nessun passo. Che cosa significa dunque la
frase: Chi crede in me) come dice la Scrittu- Cristo come fiume (Levitico, Salmi,
ra? Qui occorre mettere la punteggiatura Isaia)
in modo che le parole: Gli sgo'rgheranno
dal seno risultino pronunciate dal Cristo87 • Quando Dio comandò di fare ciò che
Siccome molti dicevano: Lui è il Crùto e: riguardava la festa 'delle Capanne, così dis-
Il Cristo) quando verrà) farà forse più prodi- se a Mosè: [. . .] Nel primo giorno prende-
gi di quellt' che ha fatto lui? (Gv 7, 26.31), rete rami di palme) rami frondosi di albero
egli mostra che occorre avere in proposi- e frutti di alberi ornamentali~ e salici e ra~
to un"idea giusta e che non si deve crede- mi di agnocasto del torrente per fare alle-
re tanto ai miracoli quanto alle Scritture. gria (Lv 23, 39-40). [. .. ] La festa delle Ca-
Molti, infatti, pur vedendolo nell'atto in panne significa il giorno desiderato della
cui operava prodigi, non lo accoglieva- risurrezione: il fatto di prendere i rami di
no come il Cristo, anzi, diranno più tar- palma e il frutto di alberi ornamentali e
di: Non a/fermano forse le Scritture che il altro indica quasi l:ln recupero del paradi·
Cristo verrà dal seme di David? (Gv 7, 42). so che ci si dovrà restituire pe~ mezzo di
Egli tornava spesso a trattare questo argo- Cristo. Quanto al fatto, poi, che tutto que-
mento, per dimostrare di non rifuggire da sto si debba prendere dal torrente, e, con
questo genere di dimostra;l ione rinvian- questo, divertirsi, dicemmo che al torren-
doli ancora una volta alle Scritture. Prima te si assimila nostro Signore Gesù Cristo,
aveva detto: Scrutate le Scritture, poi: Sta in cui troveremo ogni gioia e piacere della
scritto nei profeti: "Saranno tutti t'struiti da speranza, e in cui troveremo il nostro di-

86
Pr18, 4: Le parole della bocca dell'uomo sono acqua profonda, la/onte della sapienza è u.n torren-
te che straripa. Simile idea sulla fonte ebraica nel Prologo al Paralipomenon.
87
Non sono, cioè, parte di una citazione scritturistica: cf. nota al testo.
Vofferta del/lacqua viva (7, 37-44) 367

letto in moqo divino e spirituale·. Che poi rito. Dunque, quel fiume è lo Spirito. Lo
Cristo sia chiamato torrente ce lo attesta Spirito è nel trono di Dio. L'acqua, infatti,
il sapientissimo salmista che ·dice di noi a non lava il trono di Dio [.:.].E che c'è di
Dio Padre: I figli degli uomtni troveranno strano se nel trono di Dio si trova lo Spiri-
la speranza all'ombra delle tue ali. Si ine- to Santo, dal momento che lo stesso regno
briano dell'adipe della tua casa, e li disse- di Dio è opera dello Spirito [. . .] ?
terai nel torrente delle tue delt"zie (Sal 36, Ambrogio,
8~9). E lo stesso Signore parla altrove per Lo Spirito Santo 3, 20, 153-156
mezzo dei profeti: Ecco, ·io mi ~olgerò ver-
so di essi come un fiume di pace e come un
torrente in piena (Is 66, 12). Fiumi per l'immortalità
· Cirillo di Alessandria,
Commento al Vangelo di Giovanni 5, .1 Vedi dunque che chi crede in lui ha
dentro di sé non solo un pozzo, ma pozzi;
non solo fonti, ·ma anche fiumi: fonti e fiu-
mi che non sollevano questa vita mortale,
1,.3Bb Fiumi di acqua viva ma conferiscono quella eterna.
Origene,
Lo Spirito è in tutte le cose Omelie sut· Numeri 12, 1
In tutte .le cose (E/ 4, 6) è per noi lo
Spirito, ed egli è l'acqua viva, che il Signo-
Un unico Spirito, molteplici doni
re dona a coloro che credono rettamente
in lui (cf. Gv 7, 39), a coloro che lo amano. Ritornando alla Sacra Scrittura bevia-
Ireneo di Lione, mo alle acque dei nostri serbatoi, conte-
Contro le eresie 5, 18, 12 nitori delle dottrine di fede, o per meglio
dire dei nostri pozzi donde sgorgano pu-
re sorgenti (cf. Pr 5, 15). Beviamo l'acqua
Il fiume dello Spirito Santo viva zampillante per la vita eterna (Gv 4,
14), secondo quanto disse il Signore rife-
Non è di scarso significato nemmeno rendosi allo Spirito che avrebbero ricevu-
il fatto che possiamo leggere che un fiu- to i credenti in lui. Cristo disse queste pa-
me scorre dal trono di Dio. L'afferma l'e- role - bada bene - rifacendosi ali' Antico
vangelista Giovanni: E mi mostrò un fiume Testamento: Per chi crede in me, come dice
di acqua viva, limpido come cristallo,· che la Scrittura, fiumi d'acqua viva sgorgheran-
scaturiva dal trono di Dio e dell'Agnello in no dal suo sr;no. Non parlò dei fiumi mate-
mezzo alla sua piazza, e dall'una e dall'al- riali che irrorano la terra rendendola pro-
tra parte l'albero della vita che produceva duttiva di triboli o di alberi, ma di quelli
dodici raccolt~ producendo il suo raccolto spirituali che inondano di luce le anime.
ogni mese, e le foglie del!'albero per curare Lo spiegò in un'altra occasione, dicendo:
tutte le genti (Ap 22, 1-2). Questo è, sen- Ma l'acqua che io glt' darò diventerà in lui
za dubbio, il.fiume che scaturisce dal trono sorgente di acqua che zampilla per la vita
di Dio, cioè lo Spirito Santo, che beve co- eterna. Intendeva parlare di un'acqua viva
lui che crede in Crfrto, come Cristo stesso e zampillante di nuovo genere: zampillan-
disse: Se uno ha sete, venga a me, e beva te, ma su quanti vogliono rendersene de-
colui che crede in me. Come disse la Scrit- gni. Perché chiamò acqua la grazia dello
tura: "Fiumi di acqua viva scorreranno dal Spirito? Perché l'acqua è l'elemento costi-
suo ventre". E questo lo diceva dello Spi- . tutivo dell'universo, fonte della vita vege-
368 Giovanni 1-10

tale e animale. La pioggia scende dal cielo ero dèsiderio, umiltà nei confronti di Dio
con una sola forma, ma produce forme di- e misericordia per gli uomini nostri fra-
verse. Una sola sorgente infatti irriga tut- telli.
to un giardino, e una sola specie d'acqua Gregorio Magno,
cade in tutto il mondo; ma diventa bianca Omelie su Ezechiele 1, 1O
nel giglio, rossa nella rosa, purpurea nelle
viole e nei giacinti, in altre svariate forme
nelle varie specie di piante, in una forma La via della giustizia tracciata nel de-
nellà palma e in un'altra nella vite. È tutto
serto
per tutte le cose, ed è sempre acqua non
diversa da quella di prima: la medesima I profeti annunciavano il nuovo pat-
pioggia, che in continuazione si trasfor- to di libertà e il vino nuovo da versare in
ma, cadendo in una forma o in un'altra, otri nuovi (Mt 9, 17), cioè la fede nel Cri-
e adattandosi a una struttura o a un'altra sto, via della giustizia tracciata nel deser-
degli esseri che la ricevono fino a diven- to e fiumi dello Spirito Santo zampillan-
tare quello che ciascun essere è. Così lo ti dalla terra arida per dissetare la stirpe
Spirito Santo, uno, semplice e indivisibile, eletta di Dio.
distribuisce la sua grazia a ciascuno come Ireneo di Lione,
vuole. Come al contatto con l'acqua un al- Contro le'eresie 4, .33, 14"
bero già quasi secco emette nuovi polloni,
così con la conversione che rende degni
dello Spirito Santo l'anima già peccatrice
7
produce grappoli dj santità. Per volere del .>9 Non vi era ancora lo Spirito
Padre e nel nome di Cristo, un solo Spiri-
to opera in molteplici potenze: si manife- La presenza dello Spirito prima e
sta nella lingua di uno come spirito di sag- dopo. la glorificazione: due modi di-
.
gezza e nella mente illuminata d'un altro versi
come spirito di profezia, conferisce a uno
il potere di scacciare i demoni e a un altro Per qual motivo, dunque, il Signore
il dono di interpretare le Scritt~re, ~largi­ Gesù Cristo stabilì di dare lo Spirito San-
sce a uno la forza di mantenersi casto e a to solo dopo la sua glorificazione? Prima
un altro la conoscenza della vera miseri- di rispondere in qualche modo a questa
cordia, insegna a uno le vie del digiuno e domanda, c'è da risolvere un altro pro-
dell'ascesi e a un altro quelle del disprez- blema che potrebbe turbare quaJcuno.
zo degli interessi corporali o della prepa- Come si può dire che lo Spirito Santo non
razione al martirio. · era ancora presente negli uomini santi, se
Cirillo di Gerusalemme, il Vangelo dice che Simeone conobbe il
Le catechesi 16, 11-12 Signore appéna nato per mezzo dello Spi-
rito Santo, e così la vedova Anna, profe-
tessa (cf. Le 2, 25-3 8), e lo stesso Giovanni
Le sacre predicazioni che lo battezzò (cf. Le 1, 26-34)? Zacca-
ria, a sua volta, pronunciò molte parole
Quando le sacre predicazioni fluisco- dietro ispirazione dello Spirito Santo (cf.
no dall'anima dei fedeli, fiumi di acqua vi- Le 1, 67-79),, e Maria stessa non concepì il
va sgorgano dal grembo dei credenti. Le Signore senza aver prima ricevuto lo Spi-
parti interiori del grembo altro non sonò rito Santo (cf. Le 1, 35). Sicché abbiamo
che le parti più profonde dell'anima; in molte prove della presenza dello Spirito
altre parole, una giusta intenzione, un sa- Santo, prima che il Signore fosse glorifica-
L'offerta dell'acqua viva (7, 37-44) 369

to mediante la ·risurrezione della carne. E le, con mutazioni e forme transitorie, ma-
non fu certo un altro Spirito Santo quello nifestava la sua sostanza coeterna al Padre
di cui furono dotati i profeti che annun- e al Figlio e altrettanto immutabile senza
ciarono la venuta cli Cristo. Ma il modo venir assunta da lui in unità di persona c0-
còn cui sarebbe stato dato doveva esse- me la carne del Verbo incarnato (Gv 1, 14),
re assolutamente diverso dal precedente: non oso affermare che prima di allora non
è di questo modo che qui si parla. Prima sia accaduto nulla di simile.
della risurrezione, infatti, in nessuna par- Agostino,
te si legge che degli uomini riuniti insie- La Trinità 4, 20, 29-30
me, ricevuto lo Spirito Santo, abbiano co-
minciato a parlare nelle lingue di tutte le
genti. Dopo la sua risurrezione, invece, la
prima volta che apparve ai suoi discepo- Gli apostoli trasmetteranno lo Spiri-
li, il Signore disse loro: Ricevete lo Spirito to ad·altri
Santo (Gv 20, 22). Tutti poi riconoscono che ai profeti
Agostino, viene dato lo Spirito Santo: ma tale grazia
Commento al Vangelo di san Giovanni 32, 6 era limitata e sporadica e sulla terra es-
sa venne a mancare da quel giorno di cui
fu detto: Ecco) la vostra casa vi sarà lascia-
Lo Spirito si rivela in un modo nuò- ta deserta (Mt 23, 38). Già prima di quel
giorno, tuttavia, aveva cominciato a farsi
vo alla Pentecoste
sempre più rara. Nessun profeta era più
Come dunque lo Spirito Santo non era tra loro e la grazia non veniva propizia-
stato ancora dato perché Cristo non era sta- ta dai loro sacrifici. Essendo dunque sta-
. to ancora glorificato, se non nel ~enso che to tolto a loro lo Spirito Santo, esso venne
quella dispensazione, o quella donazio- poi profuso abbondantemente, e questa
ne, o quella missione dello Spirito Santo donazione ebbe inizio dopo la crocifissio-
avrebbe avuto nel suo compimento una ne, non solo con maggiore abbondanza,
particolare caratteristica mai riscontrata ma anche accompagnata da carismi più
prima di allora? In nessun luogo infatti grandi (più stupefacente infatti fu il do-
noi leggiamo di uomini che parlano lingue no, come quando dice: Non sapete di qua-
loro sconosciute, per la discesa in loro del- le spirito siete [Le 9, 55]; e di nuovo: Non
lo Spirito Santo, come è accaduto quan- avete ricevuto lo spirito della servitù, ma
do e' era necessità di provare la sua venuta lo spirito dell'adorazione [Rm 8, 15]). In-
con segni sensibili, i quali rivelassero che fatti anche quegli antichi avevano lo Spi-
tutta la terra e tutte le nazioni fondate sul- rito, ma non lo trasmettevano agli altri;
la diversità delle lingue avrebbero creduto . gli apostoli invece avrebbero riempito di
in Cristo per il dono dello Spirito Santo, lui innumerevoli infedeli, e poiché essi
in modo che si adempisse ciò che si can- avrebbero ricevuto quella grazia (giacché
ta nel salmo: Non ci sono linguaggi: non ci anc.o ra non era stata data), dice: Non e'e-
sono parole di cui non si intenda la voce. Il ra ancora lo Spirito Santo. Di questa gra-
loro suono si espande per tutta la terra e i zia dunque l'evangelista diceva: Non c'era
loro accenti' fino ai confini del mondo (Sa! ancora lo Spirito, cioè non era ancora sta-
18, 4-5). [. .. ] Per quanto riguarda la ma- to dato, perché Gesù non era ancora stato
nifestazione sensibile dello Spirito Santo glorificato, chiamando gloria la croce.
sotto forma di col9mba o di lingue di fuo- Giovanni Crisostomo,
co, poiché una creatura sottoposta e doci- Commento al Vangelo di Giovanni 51, 2
370 Giovanni 1-10

Una dimora ancora imperfetta lo Spirito che avrebbero ricevuto quelli che
credevano in lui. Infatti, attraverso il bat-
Mentre nei profeti lo Spirito serviva tesimo si riceve lo Spirito Santo, e cosl do- ·
per fare profezie, ora, invece, dimora nei po essere stati battezzati e avere ricevuto
fedeli per mezzo di Cristo, e cominéiò a lo Spirito Santo, si giunge a bere il calice
dimorare dapprima in lui quando si fece del Signore. Ma non turbi nessuno il fat-
uomo. Infatti, come Dio, .egli ha insepara- to che quando la divina Scrittura parla del
bilmente e sostanzialmente lo Spirito co- battesimo dica che abbiamo sete e bevia-
me suo proprio. Ma è unto per noi, e si di- mo, e che poi sempre nel Vangelo il Signo-
ce che abbia ricevuto lo Spirito, in quànto re dica: Beati quelli che hanno sete e fame
è uomo, per comunicare non a se stesso di giustizia (Mt 5, 6), perché vuol dire che
ma alla natura umana i beni divini, come quello che si prende con avidità e con for-
abbiamo già insegnato. Quando dunque il te sete viene bevuto in modo .più abbon-
divino evangelista d dice: Lo Spirito non dante e ricco.
era stato ancora dato, perché non ancora era Cipriano,
stato glorificato (Gv 7, 39), comprendere- Lettere 63, 8
mo che egli ci vuole dire che.l'abitazione
dello Spirito Santo negli uomini non era
ancora integra e perfetta.
7 40 41
Cirillo di Alessandria, • · Profeta o Cristo?
Commento al Vangelo di Giovanni 5, 2
Gente pronta a credere, ma guidata
male
Un'allusione al battesimo
Ammirano il suo modo di parlare li-
Viene preannunciato e predetto che beramente, come conviene a Dio, e consi-
i Giudei, se avranno sete e cercheranno derando che le sue parole non sono a mi-
Cristo, si disseteranno presso di noi, cioè sura d'uomo, si ricordano della Legge che
otterranno la grazia del battesimo: Se sof aveva già p1·edetto, riferendosi a Cristo,
friranno la sete nei deserti - dice [Isaia] - che sarebbe stato un profeta simile al sa-
acqua dalla roccia egli farà scaturire per lo- pientissimo Mosè, che avrebbe trasmesso
ro: la roccia si spaccherà, sgorgherà t acqua a Israele i discorsi di Dio. [. . .] Per questo,
e berrà il mio popolo (Is 5, 21). Ciò si rea- dalla qualità dei discorsi e dalla magnifi-
lizza nel Vangelo, quando Cristo, che è la cenza delle parole, deducono che è appar-
pietra, viene ferito dal colpo di una lan- so colui che è stato predetto dàlla Legge.
cia durante la passione. Egli, ricordando [. .. ] Sebbene se ne aspettassero due, cioè
quello che era stato predetto dal profeta, Elia e il profeta predetto dalla Legge, os-
esclama: Chi' ha sete venga e beva chi cre- sia il Messia, parlano, invece, di tre per-
de in me: come dice la Scrittura, ''fiumi di sone, pensando che il Profeta sia diverso
acqua vz·va sgorgheranno dal suo seno))88• E da Cristo. Pertanto, si addice bene ad essi
perché potesse essere ancora più eviden- ciò che dice il profeta Ezechiele: Quale la
.te che Il il Signore parla non del calice ma madre, tale la figlia. Sei degna figlia di tua
del battesimo, la Scrittura aggiunge que-· madre (Ez 16, 44-45). La folla cioè ha la
ste parole: Questo egli disse rtferendosi al- stessa malattia di quelli che le sono prepo-

88
Un passo della Lettera 73, 11 sembra confermare che Cipriano interpretava il testo giovanneo
con questa punteggiatura: Proclama a gran voce il Signore che chi è assetato venga e beva i fiumi di acqua
viva che sono fluiti dal suo grembo.
I:offe,rta dell'acqua viva (7, 37-44) 371

sti. Bisogna tuttavia osservare che la fol- Avendolo ammirato già prima per i suoi
la stava sul punto di credergli, e di essere discorsi, e avendo accolta come guida la
convinta, dalle parole del Salvatore,-ad ac- libertà meravigliosa del suo insegnamen-
coglierlo; ma poiché non era ben guidata to poiché lo stimavano molto, consulta-
· dai capi, si lasciò andare per molteplici vie no anche la divina Scrittura, pensando di
del suo pensiero, alcuni chiamandolo Cri- poter ricavare di lì un'ottima conoscenza
sto, altri profeta, e credendo .che già fosse di lui: i fatti stanno in questo modo. Cre-
presente. L'aggiunta, infatti, della parola dono, pertanto, che nascerà dal seme del
veramente ha il significato di un ragiona- beatissimo Davide e in Betlemme di Giu-
.mento ben preciso, e induce al sospetto di da, convinti evidentemente su questo dal-
... una fede abbracciata. le profezie. [. .. ] Ma il pensiero dei Giu-
Cirillo di Alessandria, dei, senza guida, sbagliava e non riusciva
Commento al Vangelo di Giovanni 5, 2 a orientarsi riguardo al Messia per la sola
Nazaret situata in Galilea, dove si diceva
che Cristo fosse stato educato. Infatti, uno
dei santi evangelisti scrive: E venne a Na-
42 44
7, - Cristo verrà da Betlemme, non zaret, dove era stato allevato (Lc.4, 16). Ma
dalla Galilea nonostante che sapessero che egli era nato
in Betlemme di Giuda dalla santa Vergi-
Un'indagine non portata fino in fon- ne, che era del seme di Davide (la sua stir-
do pe discendeva dalla tribù di Giuda), per
il fatto che il Signore era stato educato a
Non è senza fatica che i Giudei fan- Nazaret, escono fuori dal vero e salutare
no la ricerca su Gèsù .. Infatti, arrivano ad ragionamento.
avere la vera conoscenza di lui attraver- Cirillo di Alessandria,
so ogni riflessione e varie interpretazioni. Commento al Vangelo dt' Giovanni 5, 2
I CAPI GIUDEI NON CREDONO E NON INSEGNANO

Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e que-
sti dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie:
«Mai un uomo ha parlato così!» a. Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete
lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei
farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!». Allora
Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro,
disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di
sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studiab,
e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!» (7, 45-52).
I farisei temono che la gente si lasci irretire da Gesù e mandano le guardie ad arrestarlo;
queste, però, rimangono profondamente colpite dalle parole di Gesù e si ritrovano a crede-
re in lui (Agostino, Cirillo). Comprendono che le parole di Gesù sull'acqua viva non sono
proprie di un uomo, ma solo del Dio vivente (Atanasio). Chi, come le guardie, non conosce
la Legge crede nel suo autore; chi invece la dovrebbe conoscere, come i farisei, non crede
(Agostino). Chiedono: Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Nicodemo di-
mostra che c'è qualcuno fra loro che ha creduto in lui (Crisostomo). Con il suo intervento
Nicodemo dimostra di credere, ma non rivela apertamente la sua fede perché trattenuto dal
pudore (Cirillo). Nicodemo ha la speranza che anche i farisei crederebbero, se solo prestas-
sero ascolto a Gesù (Agostino).

1 45 6
• -4 Perché non lo avete condotto e pieni di ammirazione per lui. Resero, an-
qui? zi, testimonianza alla sua divina dottrina,
quando alla domanda di quelli che li ave"
L'ammirazione delle guardie . vano mandati: Perché non lo avete condot-
Coloro poi che erano stati mandati ad to?, essi risposero di non aver mai sentito
arrestarlo, ritornaronò con le mani pulite un uomo parlare così: infatti, nessun uomo

a La risposta della folla si p resenta in diverse e più prolisse varianti: "Nessun uomo ha mai parlato
così come quèst'uomo,,, "Nessun uomo ha mai parlato così come quest'uomo parla,,.
_b Nella tradizione occidentale dopo ''studia" (erauneson) è assai diffusa l'aggiunta di "le Scrit-
ture" (tàs graphàs/Scripturas), probabile glossa esplicativa (cf. Gv 5, 39). Questa forma è presente nel
.p~sso di Agostino.
Tcapi giudei non credono e non insegnano (7, 45-52) 373

parla così89 . ~gli invero aveva parlato così poco dicono questo: ci accusate ingiusta-
perché era Dio e uomo. · mente di non avervi potuto portare quel-
Agostino, lo che voi volete uccidere. In che modo,
Commento al Vangelo di san Giovanni 33, 1 infatti, potevamo costringere con la for-
za quello che, se 'lo si sente parlare, è Dio
per natura?
La potenza del discorso di Cristo. Cirillo di Alessandria,
Commento al Vangelo di Giovanni 5, 2
Temendo i gran sacerdoti e i farisei
che il popolo giudaico si lasciasse pren-
dere dalle parole del Salvatore, mandano
le loro guardie per arrestarlo, sperando Il discorso del Dio vivente
che, una volta che Cristo fosse stato tol- [. . .] capirono che egli non era un uo-
to di mezzo, si sarebbero liberati di ogni mo come loro, ma era colui che diede l' ac-
preoccupazione per lui. Ma accadde pre- qua ai santi e colui che fu annunciato dal
cisamente ciò che temevano a quelli che profeta Isaia (Is 53 ). Egli era infatti dav-
erano . stati mandati, e questi tornarono. vero lo splendore della luce (cf. Sap 7, 26;
Perciò, quel che era logico che, udendolo, Eh 1, 3) e il Verbo di Dio, il fiume che un
li avrebbe atterriti, lo sanno loro malgra- tempo sgorgò dalle fonti e irrigò il paradi-
do, e al di là d'ogni loro pensiero, e ina- so; ora dà a tutti lo stesso dono dello Spiri-
spettatamente sentono dire: Nessuno ha to. [ .. .] Queste non sono parole di un uo-
mai parlato come quest'uomo. Poiché di- mo, ma parole del Dio vivente che davvero
cono queste cose per giustificarsi di non promette vita e dona lo Spirito Santo.
aver portato il Signore, spieghiamo, di Atanasio,
nuovo, le loro parole, cercando sempre Lettere festali 44
la chiarezza. Infatti, dicono, se ci gloria-
mo della conoscenza della Sacra Scrittura,
se ci vantiamo di conoscere le leggi divi-
ne, se ammirìamo la sapienza come un be- 7 47 49
• - Solo il popolo crede in Gesù
ne sublime e celeste, perché perseguitia-
mo empiamente colui che è pieno di tanta Chi non conosce la Legge crede nel
sapienza, o perché offendiamo, in modo
suo autore
così stravagante, chi non dovrebbe mini-
mamente essere offeso, che anzi piuttosto Quelli che non conoscevano là Leg-
dovremtno atnare teneramente? E noi sot- ge, credevano in colui che aveva dato la
tomettiamo le nostre teste alle pene sta- Legge; egli invece veniva disprezzato da
bilite dalla Legge, desiderando di uccide- quelli che insegnavano la Legge, affinché
re senza motivo colui che è innocente e si adempisse ciò che il Signore stesso aveva
giusto! Penseremo, pertanto, che la rispo- detto: Io sono venuto perché vedano quelli
sta delle guardie avesse questo significato. che non vedono e quelli che vedono diven-
Ma io penso che essi dicano qualcosa di tino ciechi (.Cv 9, 39). Ciechi infatti son di-
più profondo, esprimendosi così: Nessuno ventati i dottori farisei, mentre sono stati
ha mai parlato come quest'uomo. Pressap- illuminati i popoli che non conoscevano la

89 Agostino sta qui adattando il discorso diretto; nelle Esposizioni sui Salmi 58, 1, 7 riporta il se-
guente testo: "Nessun uomo ha mai parlato come colui" (nemo umquam hominum sic locutus est st'cut
i/le). Cf. Houghton, Augustine's Text o/fohn, cit., p. 256.
374 Giovanni 1-10

Legge, ma che hanno creduto nell'autore grave malattia. Dobbiamo, pertanto, cre-
della Legge. dere senza esitazione, spinti dal vanto piut-
Agostino, tosto che dal pudore, portando avanti noi ·
Commento al Vangelo di san Gi'ovanni 33, 1 apertamente la libertà di parola, e tenendo·
lontana la simulazione servile. Per questo il
beato Paolo stabilisce: Un operaio non deve-
vergognars~ ma deve dispensare rettaménte
7 50 52
• : Nicodemo chiede di ascoltare la parola della verità (2 Tm 2, 5).
Gesù Cirillo di Alessandria,
Commento al Vangelo di Giovanni 5, 2
Anche tra i capi qualcuno crede in
lui
Egli dimostra che costoro non cono- La speranza di Nicodemo
scono la Legge e non la rispettano. Giac-
ché, se essa vieta di uccidere chiunque Uno dei /anse~ Nicodemo - quello
senza prima ascoltarlo, costoro, che anco- che si era recato da Gesù di notte (cf. Gv ·
ra prima di averlo udito stavano preparan- .3, 2) e che probabilmente non era incre-
dosi a farlo, sono trasgressori della Legge. dulo ma .soltanto timido, e perciò si era
E pokhé dicevano che nessuno dei capi avvicinato alla luce di notte, perché vole-
credeva in lui, l'evangelista precisa che va .essere illuminato pur avendo paura di
anche Nicodemo andava annoverato tra i essere riconosciuto -} · rispose. ai Giudei:
capi, per dimostrare che anche tra i capi La nostra legge giudica forse un uomo pri-
qualcuno credeva in lui. Essi però non di e
mf!- di averlo ascoltato e di sapere ciò che
mostrarono sufficiente coraggio e, comun·- fa? Perversi com'erano, volevano condan-
que, stavano accanto al Cristo. narlo prima di conoscerlo. Nicodemo in-
Giovanni Crisostomo, fatti sapeva, o almeno era persuaso, che se
Commento al Vangelo di Giovanni 52, 1 essi avessero avuto' soltanto la pazienza di
ascoltarlo, probabilmente avrebbero fatto
çome quelli che, mandati per arrestarlo,
avevano preferito credere in lui. Gli rispo-
La timida fede di Nicodemo
sero, seguendo i pregiudizi del loro ani-
E, ancora, per il fatto che soppor- mo: Saresti anche tu Galileo? Cioè, anche
ta malvolentieri che i farisei condannino tu sei stato sedotto dal-Galileo? Il Signore
il popolo solo perché ammira Gesù, [Ni- inf~tti era chiamato Galileo, perché i suoi
codemo] dimostra d'essere d'accordo con genitori erano di N azaret. [ . .. ] E cosa dis-
chi crede. Infatti, poiché era trattenuto da sero quei sedicenti dottori della Legge a
un pudore che non ancora univa allo ze- Nicodemo? Studia le Scritture} e vedrai che
lo la libertà di parola, non riesce a mani-· non sorge profeta dàlla Galilea. Ma il Si-
festare apertamente la sua fede, ma avvol- gnore dei profeti era sorto proprio dalla
gendola con simulazione come una veste, Galilea.
non si lascia sorprendere come favorevole Agostino,
a Cristo: in realtà è oppresso ancora da una Commento al Vangelo di san Giovanni 33, 2
L'ADULTERA

E ciascuno tornò a casa sua.


Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo
. nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a inse-
gnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in
adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata
sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci~ ha comandato di
lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo
alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scri-
vere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell'interrogarlo, si alzò
e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di
lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andaro-
.no uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna
era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Do?Jna, dove sono? Nessu-
no ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse:
«Neanch'io ti condqnno; va' e d'ora in poi non peccare più» (7, 53; 8, 1-11) 0

Il racconto dell'adultera è contenuto in molti manoscritti greci e latini del Vangelo di


Giovanni (Girolamo). Forse alcune persone di poca fede hanno espunto il brano ritenen-
do .che incoraggiasse radulterio (Agostino). Il monte degli Ulivi è luogo pregnante, perché

a Sulla questione dell'autenticità di Gv 7, 53 - 8, 11 ~della storicità dell'episodio cf. la nota di S.


Grasso, Il Vangelo di Giovanni, cit., pp. 363-364 n. 2: <<E universalmente riconosciuto che il passag-
gfo originariamente non faceva parte del Vangelo[ ... ]. Probabilmente la storia è vera, ma non è stata
riportata dall'autore del Vangelo. [. . .] Tuttavia, mentre io passato c'era grande consenso sulla non-
originarietà del testo, attualmente ci sono molti studi che vi ridanno credito». Per quanto riguarda le
testimonianze dei Padri, «nessun padre orientale cita il passaggio prima del X sec.; anche i primi oc-
cidentali come Ireneo, Tertulliano e Cipriano non vi fanno riferimento. Origene nel suo commentario
al Quarto Vangelo passa da Gv 7, 51 a 8, 12, ugualmente Giovanni Crisostomo, Cirillo di Alessandria,
Teodoro di Mopsuestia, Nonno di Panopoli. Nell'area latina la pericope gode di un'attestazione mi-
gliore fin dal IV sec. (anche se manca in importanti codici della Vetus latina). [. ..]Il pa~saggio si trova
.[. ..] negli scritti di Ambrogio e Agostino; Girolamo dice che si trova in molti codici latini e greci, cosl
lo inserisce nella sua Vulgata. [. .. ]Eusebio afferma che Papia parla di una storia di una donna accusata
di molti peccati e difesa da Gesù che viene riportata nel Vangelo degli Ebrei (cf. Ht'stori~ ecclesiastica
3, 39; 17). [ ... ]Episodio a cui allude anche la Didascalia siriaca 7 della prima parte del III scc.». Fra i
Padri orientali da citare la testimonianza di Didimo il Cieco (IV sec.) nel suo Commento all'Ecclesiaste
7, 21-22a. Studio esaustivo sut' passo in Ch. Keith, The Pericope Adulterae, the Gospel o/]ohn, and the
Literacy of]esus, Brill, Leiden 2009.
376 Giovanni 1-1O

Gesù è l'Unto del Signore e rende anche noi partecipi della sua unzione (Agostino, Beda).
Dato che la parola greca per "misericordia" assomiglia a quella per "uliveto", questo luogo
potrebbe anche indicare la sublime misericordia del Signore, ovvero Gesù stesso: Gesù si
è fatto umilmente carne e ora si offre con umiltà ai fedeli che costituiscono il suo tempio
(Beda). I capi giudei sottopongono il caso dell'adultera a Gesù per coglierlo in fallo: il per-
dono sarebbe in contrasto con la Legge, la punizione con la misericordia professata da Gesù.
La stoltezza terrena, però, non può ingannare la sapienza divina (Agostino, Beda): la risposta
di Gesù salvaguarderà la giustizia senza smentire la sua mansuetudine. La reazione di Cri-
sto si presta a diverse interpretazioni simboliche. Distogliendo lo sguardo dagli accusatori,
Gesù li condanna (Agostino) . Lo scrivere in terra è stato così interpretato: vengono scritti
i peccati degli accusatori (Girolamo); vengono scritti i nomi degli accusatori (in terra, non
in cielo); l'umiliazione di Gesù (Agostino); il dito che ha scritto la Legge sulla pietra ora la
scrive su terra che porterà frutto (Agostino, Beda); è necessario un umile esame di coscienza
prima di esprimere ogni giudizio (Beda); vengono rimessi i peccati della donna e vengono
ribaditi i precetti. La risposta di Gesù è la voce della giustizia contro i sedicenti custodi della
Legge che, in realtà, sono i suoi prevaricatori. Non comprendono che Gesù è il legislatore,
ma conoscono la propria coscienza e rinunciano a lapidare la donna (Agostino). Prima di
esprimere un giudizio, bisogna giudicare se stessi (Gregorio Magno). Si mise a guardare
altrove perché aveva previsto che gli accusatori se ne sarebbero andati senza continuare la
discussione (Beda). Gesù tornò a scrivere a terra: non li degnò nemmeno di uno sguardo
mentre cadevano colpiti dalla freccia della giustizia. Gli accusatori dell'adultera se ne anda-
rono riconoscendo la propria condizione di peccato; molti critici implacabili dell'adulterio,
invece, sono i primi a commetterlo e non si curano della propria ipocrisia, In particolare,
quando si tratta di adulterio, uomini e donne meritano lo stesso trattamento: gli uomini non
hanno alcuna scusante. Se con i Giudei Gesù era stato la voce della giustizia, con l'adultera
è la voce della mansuetudine. Con le sue parole la donna confessa il proprio peccato e riceve
il perdono di Gesù. In questo episodio il Signore dimostra di essere al contempo giusto e
misericordioso: dopo aver ricevuto il suo perdono, bisogna impegnarsi a correggersi con
tutte le proprie forze il prima possibile (Agostino).

Molti manoscritti greci e latini con- credo, di concedere alle loro mogli l'im-
tengono la storia punità di peccare, tolgono dai loro codici
il gesto di indulgenza che il Signore com-
Nel Vangelo secondo Giovanni è pì verso l'adultera, come se colui che dis-
presente l'episodio dell'adultera che se: d'ora ln pol non peccare più avesse con-
venne accusata davanti a Gesù: traman- cesso il permesso di peccare, o come se la
dano l'episodio molti manoscritti greci e donna non dovesse essere guarita dal Dio
latini. risanatore con il perdono del suo pecca-
Girolamo, to, perché non ne venissero offesi degli in-
Dialogo contro i pelagiani 2, 17 sensati.
Agostino,
Un episodio espunto perché inco- Iconnubiaduhennj2, 7,6
r~ggia l'adulterio
Alcwii di fede debole, o piuttosto ne-
mici della fede autentica, per timore, io
I.:adultera (7, 53; 8, 1-11) 377

s, 1 Il monte degli Ulivi 8


• 2° Insegnare nel tempio
Cristo, l'unzione e la lotta La misericordia si offre con umiltà ai
Gesù, poz~ se ne andò al monte degli
fedeli
Ulivi, al monte dei frutti, al monte dell'o- Gesù si dirige verso il monte degli
lio, al monte dell'unzione. Poteva trovare, Ulivi per significare che era lui il vertice
il Cristo, per insegnare, luogo più adatto della misericordia, torna di nuovo al mat-
del monte degli Ulivi? Il nome "Cristo" tino nel tempio per significare che questa .
infatti viene dalla parola greca chrisma, misericordia si sarebbe manifestata coll'i-
che tradotto significa "unzione". Egli in- nizio della luce del Nuovo Testamento e
fatti ci ha unti per fare di noi dei lottatori sarebbe stata offerta ai fedeli, che costitui-
contro il diavolo. scono il suo tempio. [ .. .] Lo star seduto
Agostino, del Signore indica l'umiltà dell'incarna~
Commento al Vangelo di san Giovanni 3 3, 3 zione, per cui si è degnato di aver miseri-
cordia di noi. [ ... ] Ben a ragione dunque
il testo dice che quando Gesù, sedutosi,
insegnava, tutto il popolo venne a lui, per-
Noi partecipi della sua unzione ché dopo che con l'umiltà della sua incar-
Veniamo con tutta l'intenzione del- nazione egli si avvicinò agli uomini, furo-
la mente a colui che risiede sull'invisibi- no molti che accolsero volentieri le sue
le monte degli Ulivi. Lo unse infatti Dio, parole, ma furono di più a disprezzarle
il suo D~o, con l'olio di allegrezza più dei con empia superbia.
suoi compagni, perché egli si degni di fa- Beda il Venerabile,
re noi suoi compagni (cf. Sai 44, 8), par- Omelie sul Vangelo 1, 25
tecipi della sua unzione, cioè della grazia
spirituale.
Beda il Venerabile, 8 4
• J- Gesù messo alla prova
Omelie sul Vangelo 1, 25
La lingua ingannatrice
I Giudei condussero una donna, che
Il monte· degli Ulivi e la sublime mi- era meretrice, dal. Signore per tentarlp
[ ... ]. Nella legge di Mosè è scritto che,
sericordia di Dio '
se una donna è sorpresa in adulterio, de-
Il monte degli Ulivi indica la sublimi- ve esser lapidata (cf. Lv 20, 10). Tu che ne
tà della pietà e della misericordia del Si- dici? (Gv 8, 3-5). Così diceva la lingua che
gnore, perché in greco misericordia si dice non riconosceva il Creatore. Costoro si ri-
oleose oliveto oleon, e l'unzione d~ll'olio fiutavano di pregare secondo le parole: Li-
suole portare sollievo alle membra stan- bera la mia vita dalla lingua ingannatrice
che e dolenti. Il fatto poi che l'olio eccel- (Sal 119, 2): Si erano infatti accostati con
le per pregio e purezza e, qualsiasi liquid.o inganno per agire con questo piano: il Si-
gli avrai versato sopra, subito sale e si por- gnore era venuto non per abolire la Legge
ta in superficie, ~ignifica in modo adatto la ma per darle compimento (cf. Mt 5, 7) e
grazia della misericordia divina. per rimettere i peccati; essi perciò aveva-
Bedà il Venerabile, no complottato tra di loro: . "Se dirà: Sia
Omelie sul Vangelo l, 25 lapidata, noi gli diremo: E dov'è allora
378 Giovanni 1-10

che rimetti i peccati? Non sei tu che vai per la causa della verità e della mansue-
dicendo: Ti son rimessi· i tuoi peccati (Mt tudine e della giustt't.t·a (Sa! 44, 4-5). Egli
9, 2)? E se dirà: Sia rilasciata, noi diremo: ci ha apportato la verità come dottore,
E dov'è che sei venuto a dar compimento la mansuetudine come liberatore, la giu-
alla Legge e non ad abolirla?». Ecco una stizia come giudice. Per questo il profe-
lingua che vuole ingannare anche Dio! ta aveva predetto che il suo regno sareb-
Agostino, be stato totalmente sotto l'influsso dello
Discorsi 16A, 4 Spirito Santo. Quando parlava, trionfava
la verità; quando non reagiva agli attac-
chi dei nemici, risaltava la mansuetudi-
Gesù messo alla prova ne. E siccome i suoi nemici, per invidia
e per rabbia, non rh,iscivano a perdonar-
Proprio per tentarlo portarono a lui
gli né la verità né la mansuetudine, in-
la donna sorpresa in adulterio e gli chie-
scenarono uno scandalo per la terza co-
sero che cosa comandasse di fare di lei,
sa, cioè per la giustizia. Che cosa fecero?
dato che Mosè aveva comandato di lapi- Siccome la ·Legge ordinava che gli adul-
dare una tale: se anch'egli avesse detto di
teri fossero lapidati, e ovviamente la Leg-
lapidarla, lo avrebbero deriso in quanto si
ge non poteva ordinare una cosa ingiu-
dimenticava della misericordia éhe aveva
sta, chiunque sostenesse una cosa diversa
sempre insegnato; se invece avesse vietato
da ciò che la Legge ordinava, si doveva
di lapidarla, si sarebbero scagliati contro
considerare ingiusto.' Si dissero dunque:
di lui e lo avrebbero condannato giusta-
Egli si è considerato amico della verità e
mente, secondo loro, in quanto promoto-
passa per mansueto; dobbiamo imbastir-
re di scelleratezza e avverso alla Legge. Ma
gli uno scandalo sulla giustizia; presentia-
non sia mai che la stoltezza terrena trovi
mogli una donna sorpresa in adulterio, ri-
che dire e la sapienza divina non abbia co-
cordiamogli cosa ·stabilisce in simili casi
me rispondere; non sia mai che la cieca
la Legge. Se egli ordinerà che venga lapi-
empietà impedisca al sole di giustizia (Ml
data, non darà prova di mansuetudine; se
4, 2) di risplendere al monqo. .
Beda il Venerabile, deciderà che venga rilasciata, non salverà
la giustizia. Ma per non smentire la fama
Omelie sul Vangelo 1, 5
di mansuetudine che si è creata in mezzo
al popolo, certamente - essi pensavano -
dirà che dobbiamo lasciarla andare. Cosl ·
Giustizia e mansuetudine
noi avremo di che accusarlo, e, dichiaran-
Accusarlo di che? Forse che aveva- dolo colpevole di aver violato la Legge,
no sorpreso pure lu~ in qualche delitto, potremo dirgli: sei nemico della Legge,
oppure si poteva dire che quella donna devi rispondere di fronte a Mosè, anzi, di
aveva avuto a che fare con lui? In che sen- fronte a colui che per mezzo di Mosè ci
so allora essi volevano metterlo alla pro- ha dato la Legge; sei reo di morte e devi
va, per avere di che accusarlo? Abbiamo essere lapidato anche tu assieme a quella.
modo di ammirare, o fratelli, la straordi- Con tali parole e proposito, s'infiamma-
naria mansuetudine del Signore. Anche i va l'invidia, ardeva il desiderio di accu-
suoi avversari fecero esperienza della sua sarlo, si eccitava la voglia di condapnarlo.
grande mitezza, della sua mirabile man- Ma tutto questo contro chi? Era la per-
suetudine, secondo quanto di lui ~ra sta- versità che tramava contro la rettitudine,
to predetto: Cingiti la spada al fianco, po- la falsità contro la verità, il cuore corrotto
tentissimo/ e maestoso t'avanz.a cavalca,
1 contro il cuore retto, la stoltezza contro
[}adultera (7, 53; 8, 1-11) 379

la sapienza. Ma come gli avçebbero potu- Altre interpretazioni dello scrivere in


to preparare dei lacci in cui non sarebbe- terra
ro essi stessi caduti per primi? Il Signore,
infatti, risponde in modo tale da salvare Fu allora che egli si mise a scrivere in
la giustizia senza smentire la mansuetu- terra con il dito, come per indicare che gli
dine. Non cade nella trappola che gli è accusatori meritavano d 'essere scritti in
stata tesa, ci cadono invece quegli stessi terra,. non in cielo, cioè là dove con loro
che l'hanno tesa: gli è che non credevano gioia erano scritti i nomi dei discepoli (cf. .
in colui che li avrebbe potuti liberare da Le 10, 20). Se tracciava segni in terra, lo fa-
oghi laccio. ceva per indicare la sua umiliazione, rap-
Agostino, presentata dal suo piegare il capo; o for-
Commento al Vangelo di san Giovanni se voleva anche significare che era giunto
33,4 il tempo in cui la sua legge sarebbe stata
scritta in una terra fruttifera e non più ste-
rile come la pietra, quale era stata quella
anteriore a lui.
8 •5 -6 Si chinò e si mise a scrivere col Agostino,
dito per .terra · Il consenso degli evangelisti 4, 10, 17

Gesù si volta per condannare gli ac- ·


cusatori Il dito di Dio scrive sulla terra
Ma lui, che era venuto come reden- Questa misericordia che cosa ha vo-
tore e non come condannatore (era ve- luto significare? La grazia. La durezza di
nuto infatti a salvare quel che era per- cuore dei Giudei che cosa significava in-
duto [cf. Mt 18, 11]), si voltò come se vece? La Legge data su tavole di pietra.
non volesse vederli in faccia. Non è sen- Il Signore scriveva col dito, ma sulla ter-
za significato questo voltarsi. Qualcosa ra, perché da lì potesse ricavare frutto.
si vuole esprimere con questo voltarsi. È Qualunque cosa venga seminata sulla pie-
come se dicesse: "Mi portate una pecca- tra invece non germoglia perché non può
trit,e, voi peccatori. Se siete convinti che mettere radice. In ambedue i casi si parla
debbo condannare i peccati, bene, co- di dito di Dio: col dito di Dio fu scritta la
mincerò da voi"·. · Legge, dito di Dio è lo Spirito Santo.
· Agostino, Agostino,
Discorsi 16A, 4 Discorsi 272B, 5

Gesù scrive i peccati degli accusatori Colui che ha scritto la Legge sulla
pietra ora scrive.in terra
Si mise a scrivere col dito per terra.
Naturalmente si parla dei peccati degli ac- Possiamo anche interpretare retta-
cusatori e di tutti i mortali, secondo quan- mente che il Signore, sul punto di conce"
to sta scritto nel profeta: Quanti si allon- dere il perdono alla peccatrice, volle scri-
tanano da te saranno scritti nella polvere vere a terra, per far vedere che egli . era
(Ger 17, 13). · colui che aveva scritto sulla pietra il de-
Girolamo, calogo della Legge col suo dito, cioè con
Dialogo contro i pelagiani 2, 17 I'opera dello Spirito Santo. E se a ragione
380 Giovanni 1-10

era stata scritta sulla pietra la Legge, che be che il nostro cuore non ci riprende in
era data per domare il cuore di un popo- nessun atto di tutta la nostra vita (cf. Gb
lo duro e contumace, a ragione scrive in 27, 6) e ricordiamo con cura che se ci avrJ
terra il Signore, sul punto di dare la grazia ripreso il nostro cuore, Dio è più grande del
del perdono ai contriti e agli umili di cuo- nostro cuore e conosce tutto (1Gv3, 20).
re in modo che potessero portate frutto di Beda il Venerabile,
salvezza. Ben a ragione chinatosi scrive a Omelie sul Vangelo 1, 5
terra col dito egli che, apparso una volta
in alto sul monte, aveva scritto sulla ·pietra,
perché i.Il virtù dell'umiliazione dell'uma-
nità assunta infonde nel fertile cuore dei Il perdono
fedeli Io spirito della grazia egli che, ap- Quando l'uomo peccò, gli venne det-
parendo in alto in figura di angelo, aveva to: Tu sei terra (Gen 3, 19). Perciò nel dare
dato duri precetti a quel popolo che allora il perdono ~peccatrice, glielo dava seri- ·
era duro di cuore. Ben a ragione, dopo es- vendo in terra. [ ... ] Egli di nuovo si met-
sersi chinato a scrivere in terra, pronuncia te a scrivere. Due volte scrisse, l'abbiamo
eretto parole di misericordia, egli che, per sentito, due volte scrisse: prima per dare
la partecipazione all'umana debolezza, ha il perdono, poi per rinnovare i precetti. Si
promesso il dono della pietà agli uomini fanno infatti tutt'e due le cose quando noi
e lo ha elargito con l'efficacia della divina riceviamo il perdono..
potenza. Agostino,
. Beda il Venerabile, Discorsi 16A, 5
Omelie sul Vangelo 1, 5

L'umiltà nel giudicare 8 7


• S,caglz'are la prz~ma pietra
L'inchinarsi di Gesù esprime l'umil- Non riconoscevano il Creatore,' ma
tà; il dito, che è flessibile per le articola-
conoscevano la propria coscienza
zioni, la sottigliezza del discernimento; la
terra indica il cuore degli uomini che ren- E . lui, che era venuto a perdonare . i
de frutti sia di buone che di cattive azioni. peccati, disse: Chi di voi sa di essere senza
[ .. .] Nel chinarsi a scrivere in terra prima . peccato, cominci a scagliare la pietra contro
e dopo la sentenza, egli ci fa capire che sia di lei (Gv 8, 7). Che risposta! O meglio,
prima di punire uno che incorre nel pec- che sfida! Se avessero voluto scagliare la
cato sia dopo averlo meritatamente puni- pietra contro la peccatrice, immediata-
to, dobbiamo esaminare umilmente noi mente sarebbe venuta la sentenza: Col
stessi se per avventura non fossimo incorsi giudizio con cui avrete gt'udicato, sarete
nelle stesse malefatte che riprendiamo in giudicati anche voi (Mt 7, 2). Avete con-
quello o in altri. [. . .] Ma allora, per sfug- dannato, sarete anche voi condannati. Essi
gire a questi pericoli, che ci resta da fare però, anche se non riconoscevano il Cre-
se non, a vedere un altro che pecca, vol- atore, conoscevàno la propria coscienza.
gere lo sguardo in basso, cioè considerare · E infilandosi uno dietro l'altro, quasi per
umilmente quanto in basso siamo gettati non vedersi in faccia tra di loro per la ver-
dalla condizione della nostra fragilità, se gogi:ia, a cominciare dai più vecchi (pro-
non ci sorregge la divina pietà? Scriviamo prio così dice l'evangelista) fino ai più gio-
perciò a terra col dito, cioè consideriamo vani, tutti se la squagliarono. E lo Spirito
attentamente se possiamo dire con Giob- Santo aveva già detto: Tutti hanno travia-
'
•.

I.:adultera (7) 53; 8) 1-11) 381

to, tutti sono corrotti> più nessuno fa il be- · Signore disse: Chi di v.oi è senza peccato,
ne, neppure uno .(Sal 13, 3). scagli per primo la pietra contro di lei.
, Agostino, Gregorio Magno, ·
Discorsi 16A, 4 Commento morale a Giobbe 14, 29, 34

La voce della giustizia che costringe 8 8


• Chinatosi di nuovo, scriveva per
a scrutare se stessi terra
Cosa rispose dunque? Guardate che
.. risposta piena di giustizia, e insieme pie- Gesù prevedeva che se ne sarebbe-
. na di mansuetudine e di verità! Chi di voi ro andati
è senza peccato - dice - scagli per primo
una pietra contro di lei (Cv 8, 7). O rispo- Espresso il suo giudizio, il Signore
sta della Sapienza! Come li costrinse ari- chinatosi di nuovo scriveva sulla terra. Cer-
entrare subito in se stessi! ·Essi stavano to, secondo l'usuale modo di comportar-
.fuori intenti a calunniare gli altri, invece si degli uomini, possiamo intendere che
di scrutare profondamente se stessi. Si in- il Signore dinanzi ai malvagi tentatori si
teressavano dell'adultera, e intanto perde- chinò a scrivere a terra, perché così, guar-
vano di vista se stessi. Prevaricatori della dando altrove, permetteva di andarsene ·
Legge, esigevano l'osservanza della Leg- liberamente a quelli che, colpiti dalla sua
ge ricorrendo alla calunnia, non sincera- risposta, prevedeva che si sarebbero allon-
mente, come fa chi condanna ladulterio tanati in fretta piuttosto che continuare a
con l'esempio della castità. Avete sentito, interrogare.
o Giudei, avete sentito, farisei e voi, dot- Beda il Venerabile,
tori della Legge, avete sentito tutti la ri- Omelie sul Vangelo 1, 5
sposta ·del custode della Legge, ma non
avete ancora capito che egli è il legislato-
re. [ ... ] Questa è la voce della giustizia: si Gesù non li guarda nemmeno
punisca la peccatrice, ma non ad opera dei
E il Signore, dopo averli colpiti con
. peq:atori; si adempia la Legge, ma non ad
la freccia della giustizia, non si fermò a ve-
opera dei prevaricatori della Legge. Deci-
derli cadere, ma, distolto lo sguardo da es-
samente, questa è la voce della giustizia.
si, si rimise a scrivere in terra col dito (Gv
Agostino,
8, 8).
Commento al Vangelo di san Giovanni 33, 5 Agostino,
Commento al Vangelo di san Giovanni 33, 5
Bisogna prima giudicare se stessi
Chi non giudica prima s~ stesso non 8 9
• Se ne andarono_uno per uno
è in grado di giudicare rettamente gli altri.
Conoscerà forse per sentito dire come si
L'ipocrisia dei critici dell'adulterio
giudica rettamente, tuttavia non può giu-
dicare rettamente le colpe degli altri se la E infatti quelli ai quali nòn piace quel
coscienza della propria innocenza non gli gesto del Signore non sono personalmen-
offre alcun criterio di giudizio. Ecco per- te virtuosi, e non è certo la castità che li
ché a quei tali, che insidiosamente gli con- rende severi; ma piuttosto appartengono
dussero l'adultera perché la punisse, il al numero di quegli uomini ai quali il Si-
382 Giovanni 1-10

gnore dice: Chi fra di voi è senza peccato, Cristo, poiché il diritto civile non sembra
scagli contro di lei per primo la pietra. So- stringere uomini e donne con i medesimi
lo che quelli, intimoriti dalla coscienza, si legami di pudicizia. [. . .] Dunque, gli uo~
ritirarono, rinunciando a tentare Cristo e mini non devono avere in abominio ciò
a punire l'adultera; questi invece sono ma- che Cristo perdonò all'adultera, ma piut-
lati e rimproverano il medico, commetto- tosto riconoscere il rischio che anch'essi
no adulterio e sono implacabili contro le corrono, e poiché soffrono di analoga ma-
adl.lltere. Ma se a costoro si dicesse, non lattia cercare rifugio nel medesimo Salva-
la frase udita da quelli: Chi è senza pecca- tore supplicandolo con devozione. De-
to (infatti chi c'è senza peccato?), ma: Chi vono confessare che r indulgenza che fu
è senza questo peccato, scagli contro di lei adoperata per quella, come essi leggono,
per primo la pietra, allora forse, invece. di è necessaria anche per loro, e accettando
sdegnarsi perché non avevano ucciso l'a- il rimedio per i propri adultèri smettere
dultera, rifletterebbero alla grande mise- di commetterne. E devono anche lodare
ricordia del Signore, che li perdpna e, per la tolleranza del Signore nei loro confron-
quanto adulteri, li lascia viverè. ti, fare penitenza, assumere un atteggia-
Agostino, mento indulgente e mutare convinzione
I connubi adulterini 2, 7, 6 sul castigo delle donne e la loro propria
impunità.
Agostino,
I connu~i adulterini' 2, 8, 7
Parità di trattamento fra uomo e
donna
Ma quando noi diciamo loro queste La miseria e la misericordia
cose, non solo non vogliono sottrarre nul-
la alla loro severità, ma per di più si adira- E quelli, colpiti da essa come da una
no contro la verità e rispondono dicendo: freccia poderosa, guardandosi e trovando-
"Ma noi siamo uomini!". Allora la digni- . si colpevoli, uno dopo l'altro, tutti si ritz'-
tà del nostro sesso dovrà sopportare que- rarono (Gv 8, 9). Rimasero soltanto loro
sto affronto di essere messi alla pari con le due: la misera e la misericordia. [. . .]Quel-
doJ?ne nel castigo da subire, se abbiamo la donna era dll.1).que rimasta sola,· poiché
relazioni con altre donne oltre le nostre . tutti se n'erano andati. Gesù levò gli occhi
mogli? Invece, proprio perché sono uo- verso di lei. Abbiamo sentito la voce della
mini, ancor più dovrebbero essere in gra- giustizia, sentiamo ora la voce della man-
do di tenere virilmente a freno le illecite su~tudine. Credo che più degli altri fosse
concupiscenze C.. ]. E al contràrio si in~ rinlasta colpita e atterrita da quelle paro-
dignano, se sentono che gli uomini adul- le che aveva sentito dal Signore: Chi di voi
teri sono soggetti allo stesso castigo del- è senza peccato, scagli' per primo una pietra
le donne adultere; eppure bisognerebbe èontro di lei. Quelli, bada.ndo ai fatti loro
punirli tanto più gravemente quanto più e con la loro stessa partenza confessando-
ad essi _spetta di superare le donne in vir- si rei, avevano abbandonato la donna col
tù e di guidarle con l'esempio. [. .. ] Co- suo grande peccato ·a colui che era senza
loro ai quali dispiace che tra la donna e peccato. E poiché essa aveva sentito quel-
l'uomo si osservi la stessa norma di pu- le parole: ·Chi di voi è senza peccato, scagli
dicizia, scelgono piuttosto, specialmen- per primo una pietra contro di lei, si aspet-
te a questo proposito, di essere soggetti tava di essere colpita da colui nel quale
alle leggi del mondo anziché a quelle di n~n si poteva trovar peccato. Ma egli, che
I}adultera (7, 53; 8, 1-11) 383

aveva respinto gli avversari di lei con la vo- segue: Va, e d'ora innanzi non peccare
ce de.Ila giustizia, alzando verso di lei gli più (Gv 8, 10-11). Il Signore, quindi, co_n -
occhi della mansuetudine [. ...J: danna il peccato, ma non l'uomo. Poiché
Agostino, se egli fosse fautore del peccato, direbbe:
Commento al Vangelo di san Giovanni 33, 5 neppure io ti condanno; va'' vivi come ti
pare, sulla mia assoluzione potrai ·sem-
a
pre contare; qualunque sia tuo peccato,
io ti libe~erò da ogni pena della geenna
· 8, 10 Nessuno ti ha condannata e dalle torture dell'inferno. Ma non disse
così. Ne tengano conto coloro che ama-
La donna confessa il suo peccato no nel Signore la mansuetudine, e tema-
. Le dava il perdono, ma nel darlo, no la verità. Infatti dolce e retto è il Signo-
... ergendo il suo volto verso di lei, le dis- re (Sa! 24, 8). Se lo ami perché è dolce,
se: Nessuno ti ha lapidato? Ed essa non devi te~erlo perché è retto. In quanto è
rispose: "Perché? Che ho fatto, Signore? mansueto dice: Ho taciuto; ma in quanto
Ho forse fatto qualcosa di male?". Non è giusto aggiunge: Forse che sempre tace-
·· cosl rispose, ma esclamò: Nessuno, Signo- rò? (Is 42, 14). Il Signore è misericordioso
re. Ella si accusò. Gli altri non avevano e hénigno. Certamente. Aggiungi: longa-
potuto portar le prove e se I'erano squa- nime, e ancora: molto misericordioso, ma
gliata. Essa invece confessò; il suo Signore tieni conto anche di ciò che è detto alla
non ignorava la colpevolezza ma ne ricer- fine del testo scritturale, cioè verace (Sa!
cava la fede e la confessione. Nessuno ti ha 85, 15). Allora infatti giudicherà quan-
lapidato? Ed essa: Nessuno, Signore. Nes- ti 1' avranno disprezzato, egli che ~desso
suno, per confessare il tuo peccato, Signo- sopporta i peccatori. Forse che disprezzi le
re, per attenderne il perdono. Nessuno, Si- ricchezze della sua bontà, della sua pazien-
gnore. Riconosco tutte e due le cose: so chi za, della sua longanimi'tà, non compren-
sei e so chi sono. E davanti a te lo confes- · dendo che questa bontà di Dio ti spinge so-
so. Ho infatti sentito: Celebrate il Signo- lo al pentimento? Con la tua ostinatezza e
re, perché è buono (Sai 105, 2). Riconosco con il tuo cuore impenitente accumuli sul
quel che confesso, riconosco la tua miseri- tuo capo l'lra per il giorno del!' ira, quan-
cordia. [. . .] Quelli, agendo con inganno, do si manifesterà il giusto giudizio di Dio,
peccarono; questa mvece, confessando, il quale renderà a ciascuno secondo le sue
trovò il perdono. opere (Rm 2, 4-6). Il Signore è mansueto,
Agostino, il Signore è longanime, è misericordioso;
Discorsi 16A, 5 · ma è anche giusto, è anche verace. Ti dà
·il tempo di correggerti; ma tu fai assegna-
. mento su questa dilazione, senza impe-
8 11 gnarti a correggerti. Ieri sei stato cattivo?
• Va' e d'ora in poi non peccare più Oggi sii buono. Anche oggi sei caduto nel
male? Almeno domani cambia. Tu invece
Dio è giusto e misericordioso rimandi sempre e ti riprometti moltissimo
Neppure io ti condanno, neppure io, dalla misericordia di Dio, come se colui
dal quale forse hai temuto di esser con- che ti ha promesso il perdono in cambio
dannata, non avendo trovato in me alcun del pentimento, ti avesse anche promes-
peccato. Neppure io ti condanno. Come, so una vita molto lunga. Che ne sai cosa
Signore? Tu favorisci dunque il pecca- ti porterà il domani? Giustamente dici in
to? Assolutamente no. Ascoltate ciò che cuor tuo: quando mi correggerò, Dio mi
384 Giovanni 1-1 O

perdonerà tutti i peccati. Non possiamo regge; non puoi, però, citarmi una profe-
certo negare che Dio ha promesso il per- zia secondo cui Dio ti ha promesso una
dono a chi si corregge e si converte; è ve- vita lunga.
ro, puoi citarmi una profezia secondo cui Agostino,
Dio ha promesso il perdono a chi si cor- Commento al Vangelo di san Giovanni 8, 11

\ I
IL TESTIMONE DELLA LUCE DEL MONPO

Di nuovo Gesù parlò loro e disse: «lo sono la luce del mondo; chi segue
me) non camminerà nelle tenebre) ma avrà la luce della vita».
Gli dissero allora i farisei: «Tu dai testimonianza di te stesso; la tua te-
stimonianza non è vera». Gesù rispose loro: <<Ànche se io do testimonianza
di me stessp) la mia testimonianza è vera) perché so da dove sono venuto e
dove vado. ·voi invece non sapete da dove vengo o dove vado. Voi giudica-
te secondo la carne; io non giudico nessuno. E a~che se io giudico) il mio
·giudizio è veroa) perché non sono solo) ma io e il Padreb che mi ha manda-
to. E nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è
vera. Sono io che do testimonianza di me stesso) e.anche il Padre) che mi ha
mandato) dà testimonianza di me». Gli dissero allora: «Dov)è tuo padre?».
Rispose Gesù: «Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me,
conoscereste anche il Padre mio». Gesù pronunciò qu.este parole nel luogo
del tesoro) mentre insegnava nel tempio. E nessuno lo arrestò) perché non
era ancora venuta la sua ora (8, 12-20). ·

\ Gesti è la luce del mondo hitero, non solo della Galilea, della Palestina o della Giudea
(Crisostomo). La luce che ha creato il sole si mostra al mondo. Egli è Dio da Dio, luce da
luce, ma·ha temperato il suo splendore sotto la nube della carne per poter parlare agli uomini
(Agostino). La sua illuminazione porta all'immortalità (Ireneo). La rinascita nel batte~imo ·
ci illumina e ci rende figli della luce perfetta (Gregorio Nazianzeno). Gesù è lo splendore
dell'eterna luce che, secondo la profezia di Isaia, sarebbe apparso in Galilea (Teqdoro).
L'Unigenito è luce per natura, che dà luce spirituale a tutto l'universo (Cirillo). La luce
del sole di Dio non tramonterà mai, purché noi continuiamo a seguirla con gli occhi della
fede: adesso il nostro dovere è s~guire Cristo; per il futuro egli ci promette la luce dell'a vita
(Agostino). Nel suo invito a seguire la luce, Gesù richiama l'episodio dell'Antico Testamento

a<<l manoscritti oscillano fra alethine (=veritiero, autentico) e alethes (=verace, valido). Quest'ul-
tima forma può essere considerata un'armonizzazione con le altre rièorrenze di alethes nello stesso
brano e quindi non originale» (S. Grasso, Il Vangelo di Giovanni, cit., p. 374 n. 14). Da segnalare anche
dikaia (=giusto) di Cirillo e altri testimoni
b Il Padre che mt' ha mandato (ho pémpsas me pater): alcuni testimoni presentano solo "colui che
mi ha mandato" (ho pémpsas me).
386 Giovanni 1-10

in cui Israele seguì la luce nel deserto (Cirillo)90 ; Il nostro Signore riserva una tacita lode a
Nicodemo, che segue la luce al contrario dei suoi colleghi (Crisostomo). L'accusa dei fari-
sei è fallace, non solo perché la Legge non stabilisce che la testimonianza di sé è falsa, ma
anche perché Cristo sta affermando la propria natura (Cirillo). Gesù, essendo Dio da Dio,
è testimone attendibile di se stesso (Crisostomo). È vera la testimonianza della luce, perché
essa, oltre a mostrare le altre cose, mostra anche se stessa. Quando Gesù dice di sapere da
dove viene, si sta riferendo al Padre: venendo in mezzo a noi non si è allontanato di là, né
ritornandovi ci lascia. Anche se la luce splende su di loro, i Giudei, come tutti gli infedeli,
non possiedono gli occhi per percepirla" Questi giudicano secondo la carne, cioè vedono
l'uomo e come tale lo giudicano (Agostino). Il loro giudizio è dunque errato. Cristo, invece,
dice di non giudicare nessuno (Crisostomo). Con questa affermazione Gesù non intende
negare il giudizio, ma solo differirlo. Qu~do verrà per giudicare, il suo giudizio sarà vero
perché giudicherà insieme al Padre (Agostino). Il Figlio, infatti, è stato mandato dal Padre,
ma non è in nessun modo inferiore a lui (Cirillo). Gesù chiama il Padre asostegno della sua
testimonianza. Il passo deJla Legge sui due o tre testimoni necessari per stabilire un fatto
conterrebbe un'allusione alla Trinità (Agostino). Il fatto che chiami a sostegno della sua te-
stimonianza il Padre conferma che Padre e Figlio hanno la stessa dignità (Crisostomo). L'af-
fermazione: Se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio indica che il Figlio è la via che
conduce al Padre (Cirillo) e che il Figlio è del tutto simile al·P adre, pur essendo due personè
distinte (Agostino). Gli eterodossi usano questo passo per dimostrare.che il Dio adorato dai
Giudei· non è il Padre di Cristo, sostenendo che né gli antichi Giudei né i farisei conosceva-
no il Padre perché il Padre era diverso dal Creatore che loro adoravano. In realtà il Dio dei
Giudei è il Padre. I farisei, però, non conos~evano il Padre perché non vivevano secondo il
volere del Creatore; non credevano in lui perché negavano il Figlio. Il '(Dio", il '.e Signore"
in cui credevano i Giudei sarebbe stato conosciuto pienamente come "Padre» solo dopo la
rivelazione di Gesù. L'indicazion~ che Gesù parlò nel luogo del Tesoro è significativa: le sue
parole sono il contributo più inestimabile donato al tempio (Origene). Quando si dice che
non era ancora venuta la sua ora, s'intende non l'ora decisa dal fato, ma un'ora disposta dalla
sua volontà (Agostino).

8 12
• La luce del mondo La luce che ha creato il sole si mostra
attraverso la nube della carne
La luce del mondo intero
I manichei hanno creduto 'che Cristo
Siccome essi parlavano sempre della Signore fosse questo sole, visibile agli oc-
Galilea e del profeta, per distogliere tutti chi di carne; che apertamente compare al-
da un concetto errato che di lui àvevano fa vista non solo degli uomini, ma anche
altri e per dimostrare che egli non è affat- degli animali. Ma la retta fede della Chiesa
to uno dei profeti ma il Signore del mon- cattolica riprova tale invenzione e sa che è
do, dice: Io sono la luce del mondo. Non un insegnamento del diavolo. [. . .] Presso
della Galilea, non della Palestina, non del- di te è la fonte della vita, aggiunge: E nella ·
la Giudea. tua luce vedremo la luce (Sal 35, 1O): Dio
Cirillo di Alessandria, da Dio, luce da luce. Per mezzo di questa
Commento al Vangelo di Giovanni 52, 2 luce è stata crèata la luce del sole (Gen 1,

90
«La festa delle Capanne era famosa per le sue luminarie, in ricordo della nube luminosa che
aveva guidato gli Ebrei nell'esodo (vedi Es 13, 21). Prendendo spunto da questa·usanza Gesù proclama
di essere la vera luce del ìnondo» (CEI ad loc.).
Il testimone della luce del mondo (8, 12-2Q) 387

3); e la luce .che h~ creato il sole, sotto il [ .. .] Scacciamo le tenebre così da avvici-
quale ha creato anche noi,~ 'diventato lu- narci alla luce e diventare la luce perfetta,
ce per noi sotto il sole. Sì, è. d.ivent~to lu- i figli della luce perfetta.
ce per noi sotto il sole colui che ha creato Gregorio N azianzeno,
il sole. Non disprezzare la nube della car- Orazione 39 (Sulle sante luci) 2
ne: essa copre la luce, non· per oscurarla
ma per temperarne lo splendore. Parlan-
do, durique, attraverso la nube della car- La profezia di Isaia
ne, la luce che non conosce tramonto, la
luce della sapienza, dice agli uomini: Io so- Non riconosci le parole del profeta
no la luce del mondo. (cf. Is 9, 1-2) nel fatto che i Galilei godono
Agostino, _ di una grande luce? Per questo Gesù dice:
Commento al Vangelo di san Giovanni "Io sono quella luce. E do questa luce non
34, 2; 4-5 solo a loro, ma a tutti. Chiunque sta vici-
no a me non soffrirà. Ho luce a sufficien-
za per tutti".
La luce che porta l'immortalità Teodoro di Mopsuestia,
Commento al Vangelo di Giovanni
Egli (se. l'Agnello di Dio) ha ricevuto, 3,8, 12
dal Dio che ha fatto tutte le cose per mez-
zo del suo Verbo e le ha ordinate per mez-
zo della sua Sapienza, il potere su tutte le L'Unigenito è luce per natura
cose, .quando il Verbo si fece carne (Gv 1,
· 14): [ .. .] per fare in modo che nella .car- . Infatti, poiché vedeva che gli stes-
ne del nostro Signore faccia irruzione la si dottori impazzivano con la plebe, e
luce del Padre, e che, uscendo dalla sua chi derideva e chi era deriso soffrivano
\
la
carne, venga in noi: così che l'uomo entri stessa malattia, oscurati quasi dalla notte
. nell'incorruttibilità, circondato da1la luce dell'ignoranza, e che tentavano, senza riu-
del Padre. scirci, di capire il suo mistero, si porta in
Ireneo di Lione, mezzo e grida: Io sono la luce del mondo.
Contro le eresie 4, 20, 2"Percorrendo, dice, tutta la Scrittura, e
credendo di approfondire diligentemente
le profezie dei profeti sul mio conto, siete
I figli della luce perfetta, rinati nel andati molto fuori dalla via della vita". E
ciò non fa meraviglia, giacché non e' è in
battesimo mezzo a voi chi riveli il mistero e illumini
Ascolta la voce di Dio [ ... ] : Io sono la tutto il mondo, irradiando la luce, a guisa
luce del mondo. Pertanto avvicinati a lui, · del sole, negli animi di quelli che lo rice-
sii illuminato (cf. Sal 34, 5) e non lasciare vono. D'altronde, è necessario che chi non
che la tua faccia si vergogni mentre :rice- ha in sé la luce divina e spirituale cammini
ve il segno 'della vera luce. ,È uria stagio- senz'altro nelle tenebre e, iÌ1 questo modo,
ne di rinascita: rinasciamo. E un tempo di incorra in grandi assurdità. Che poi l'U-
cambiamento: riceviamo di nuovo il pri- nigenito sia luce per sua natura, in quan-
mo Adamo. Non rimaniamo ciò che sia- to splende dalla luce per natura, cioè da
mo, ma diventiamo ciò che siamo stati un Dio Padre, lo abbiamo diffusamente espo-
tempo. La luce splende nelle tenebre (cf. sto nel primo libro, citando la frase: Era la
Gv 1, 5) in questa vita e nella carne. Le te- luce vera (Gv 1, 9)·. Bisogna osservare che
nebre l'hanno perseguitata, ma non vinta. egli si definisce luce non particolarménte e
388 Gi·ovanni 1-1 O

limitatamente degli Israeliti, ma di tutto il non vai in senso contrario al suo, seguen-
mondo, e dice che è verissimo per questa do la sua direzione senz'altro sbaglierai
ragione. Infatti noi diciamo che è stato lui andando in occidente anziché in oriente.
a dare la luce spirituale a tutta la natura, Sbaglierai tu che lo segui in terra, sbaglie-
. . . .
e a mserire, come un seme, m ogni uomo rà il marinaio che lo segue in mare. In-
chiamato alla vita, l'intelligenza, secondo somma, se credi di dover seguire il corso
quanto è stato detto di lui: Era la luce vera del sole e ti dirigi anche tu verso occiden-
che illumina ogni uomo che viene in que- te, al quale esso tende, vedremo, quando
sto mondo. sarà tramontato, se tu non camminerai
Cirillo di Alessandria, nelle tenebre. Ecco dunque che, anche se
Commento al Vangelo di Giovanni 5, 2 tu farai di tutto per non abbàndonarlo,
sarà lui ad abbandonarti, obbligato com'è
a compiere ogni giorno, a nostro servizio,
il suo corso. Invece nostro Signore Ge-
Se non ti allontani da Dio, egli non sù Cristo, anche quando non si mostrava
tramonterà mai per te a tutti, avvolto com'era nella nube della
In che modo ti ha distolto dagli occhi carne, aveva tutto in mano con la potenza
della carne per richiamarti agli occhi del della sua sapienza. Il tuo Dio è tutto dap-
cuore? Non si è accontentato di dire: Chi pertutto; se tu non ti allontani da lui, egli
segue me, non camminerà nella tenebra, non tramonterà mai per te.
ma avrà la luce, ma ha aggiunto della vi- Agostino,
ta, in linea col salmo che dice: Presso di Commento al Vangelo di san Giovanni
te è la fonte della vita (Sal 35, 10). Nota~ 34, 5-6
te, fratelli, come concordano le parole del
Signore con la verità del salmo: nel sal-
mo la luce si trova unita alla fonte della Il dovere di adesso, la promessa per.
vita, e il Signore parla di luc(! della vz'ta.
Nel linguaggio ordinario e commensura-
il futuro
to alle cose d'ogni giorno, una cosa è la Ciò che ha pro"messo lo esprime
luce e un'altra è la fonte: la bocca cerca con un verbo al futuro; non dice, infat-
la fonte, gli occhi cercano la luce; quando ti: "ha", ma dice: avrà la luce della vita. E
abbiamo sete cerchiamo la fonte, quan- tuttavia non dice: chi mi seguirà, ma chi
do siamo al buio cerchiamo la luce; e se mi segue. Usa il presente per indicare ciò
abbiamo sete di notte, accendiamo la lu- che dobbiamo fare, il futuro per indica-
ce per cercare la fonte. In Dio non è cosl: re la promessa riservata a chi fa: Chi se-
luce e fonte sono la medesima cosa: colui gue me, avrà. Adesso deve seguirmi, poi
che ti illumina perché tu veda, egli stes- avrà; adesso deve seguirmi credendo, poi
so è la fonte cui puoi dissetarti. Guardate avrà; vedendo faccia a faccia. Finché siamo
dunque, fratelli miei, guardate, se sape- nel corpo - dice 1'Apostolo - siamo esuli~
te guardare profondamente, la luce di cui lontani dal Signore; camminiamo infatti al
parla il Signore dicendo: Chi segue me, .lume della fede e non della visione (2 Cor
non cammina nella tenebra. Segui que- 5, 6-7). Quando vedremo faccia a faccia?
sto sole materiale e vediamo se davvero . Quando avremo la luce della vita, quan-
non camminerai nelle tenebre. Eccolo do saremo pervenuti alla visione, quando
che sorge e avanza verso di te; seguendo questa notte sarà trascorsa.
il suo corso si dirige verso occidente, e tu Agostino,
probabilmente sei diretto in oriente; se tu Commento al Vangelo di san Giov4nni 34, 7
Il testimone della luce del mondo (8, 12-20) 389

'La luce che guidò Israele nel deserto s, 13 La tua testimonianza non è vera
Del resto, poiché come · Dio sapeva
Le accuse false dei farisei
che essi lo avrebbero contraddetto, svol-
ge il suo pensiero con un'immagine an- Chi può convenientemente dire: Io
tica dei fatti, e, prendendo' lo spunto da sono la luce del mondo (Gv 7, 12), se non
ciò che accadde ai loro antenati, dichiara colui soltanto che, per sua natura, è Dio?
apertamente che se l'avessero voluto se- Chi mai dei santi profeti ha osato dire ta-
guire ne, avrebbero tratto grande giova- li parole? Ci dicano, percorrendo tutta la
mento. E scritto, dunque, dagli Israeliti Sacra Scrittura, se qualcuno degli angeli
che essi, di giorno, erano guidati da una ha pronunciato tali parole! Ma, non te-
nube che, tutta la notte, prendeva forma nendo in nessun conto le cose necessarie,
di fuoco (Es 13, 21-22; Nm 9, 15ss). Infat- parlano per contraddire quanto voglio-
ti, quando traversarono il deserto per re- no, e vanno a concludere, con ostinazio-
carsi nella terra promessa, una nube, per ne, solo in ciò in cui sono perfetti, cioè
volere di Dio, sovrastava su di essi, a guisa nella maldicenza. Lo incalzano per dimo-
· di tetto, e li proteggeva dalla luce del so- strargli che egli non è la luce del mon-
le; di notte, invece, una colonna di fuoco, do, accusando le sue parole e affermando
combattendo con le tenebre, li guidava. che non è vera la sua testimonianza. Sono
Così, seguendo il fuoco che li precedeva, bravi a fare del male, ma non sanno fare il
non sbagliavano via, ma andavano diretta- bene, e sono convinti di poter distrugge-
mente nell,a terra promessa, non preoccu- re la sua testimonianza con la sola e sem-
pandosi della notte o delle tenebre. Così, plice consuetudine, non preoccupandosi
chi segue me, cioè le orme del mio inse- di annullarla con le leggi e le prescrizio-
gnamento, non sarà mai nelle tenebre, ma ni legali. Ci dicano, infatti, dove la Leg-
si guadagnerà-la luce della vita, ossia lari- ge stabilisca che la propria testimonianza
velazione dei miei misteri, capace di con- di sé non è valida. [ . .. ] Questi sciocchi
durlo alla vita eterna. non capivano che, quando uno afferma la
Cirillo di Alessandria, propria natura e spiega ciò che gli com-
Commento al Vangelo di Giovanni 5, 2 pete sostanzialmente, dobbiamo pensa-
' re che costui non lo faccia per iattanza, e
neppure voglia arricchirsi di inutile glo-
Una tacita lode per Nicodemo ria, ma perché vuole spiegare ciò che è
Egli ha parlato della luce e delle tene- veramente. Per esempio, se un angelo di"
bre spirituali: cioè vuol dire che chi lo se- cesse: "Io sono un angelo», per indicare _
gue non resta nell'errore. Con queste pa- la sua natura; o se un uomo, per indica-
role attira a sé ed esalta Nicodemo, perché re ciò che è, dicesse: "Sono un uomo"; e,
ha parlato con franchezza, e loda le guar- così pure, se uno facesse parl~re il sole,
die per il loro comportamento. Il fatto poi ed esso, spiegando la sua natura, parlasse
che parlasse ad alta voce significava anche in questo modo: "Io percorro l'orbe ce-
che essi ordivano in segreto le loro mac- leste e do ai mortali la luce" nessuno cre-
chinazioni, cioè nelle tenebre e nell'errore derebbe che esso dica di se stesso il falso,
e non avrebbero però mai potuto vincere ma penserebbe che mostra ciò che è vera-
la luce. mente per natura . .
Giovanni Crisostomo, Cirillo di Alessandria,
Commento al Vangelo di Giovanni 52, 2 Commento al Vangelo di Giovanni' 5, 2
390 Giovanni 1-10

8• 14 La mia testimonianza è vera m grado di rendere testimonianza a se


stesso.
Dio è degno testimone di se stesso Agostino,
Commento al Vangelo di san Giovanni
I Giudei gli contestano ciò che egli 35, 5-6
stesso aveva detto prima, come se lo aves-
se detto in senso assoluto. Che cosa dice
allora il Cristo? Smentisce tale loro inter-
Il Figlio si riferisce al Padre
pretazione e dimostra che egli aveva p.ro-
nunziato quelle parole come loro opi- Anche se io rendo testimonianza di me
nione, perché lo ritenevano un semplice stesso, la mia testimonianza è vera, peréhé
uomo, e dice: Anche se io testimont"o di me so di dove vengo e dove vado. Intendeva ri-
stesso, la mia testimonianza vale, perchd so ferirsi al Padre: il Figlio rendeva gloria al
da dove sono venuto. Che cosa significa Padre. Uguale a lui, glorifica il Padre dal
questo? "Io sono Dio da Dio e figlio di quale è stato mandato. Quanto più l'uomo
Dio. Dio è degno di fede se testimonia per è tenuto a glorificare colui dal quale è stato
sé medesimo: voi però non lo sapete". creato! So di dove vengo e dove vado. Que-
Giovanni Crisostomo, sti che vi parla di persona, è in possesso
Commento al Vangelo di Giovanni 52, 2 di qualcosa che non ha mai lasciato; e tut-
tavia è venuto a noi: venendo in mezzo a
noi non si è allontanato di là, né ritornan-
La luce fa vedere altre cose e se stes- dovi ci lascia. C'è da meravigliarsi? È Dio.
sa Ciò non è possibile all'uomo; e neppure al
sole. Quando il sole va verso l'occidente
La luce fa vedere altre cose e se stes- abbandona l'oriente, e finché non torna a
sa. Tu, ad esempio, per cercare la tunica, spuntare in oriente, in occidente non c'è.
·accendi la lucerna e la lucerna accesa ti Nostro Signore Gesù Cristo, invece: viene
consente di trovare la tunica; aécendi for- quaggiù e rimane lassù; ritorna lassù e non
se un'altra. lucerna per vedere quella che cessa d'essere quaggiù. Ascolta quello che
hai acceso? No, perché la lucerna acce- dice altrove il medesimo evangelista e, se
sa, mentre rivela gli oggetti che erano al puoi, comprendi; se non puoi, credi: Nes- .
buio, mostra anche se stessa ai tuoi oc- suno ha mai visto Dio; il Figlio unigenito
chi. [. .. ] È dunque vera la testimonian- che è nel seno del Padre, lui ce lo ha rivela-
za della luce, sia che mostri se stessa, sia to (Gv 1, 18). Non dice che "era" nel seno
che mostri altre cose; poiché senza la luce del Padre, quasi che venendo in terra ab-
non puoi vedere la luce, e senza luce non bia abbandonato il seno del Padre.
puoi vedere nesstìn'altra cosa che non sia Agostino,
luce. Se fa vedere le altre cose, che senza Commento al Vangelo di san Giovanni
di essa non si vedrebbero, forse che non 35, 4-5
può far vedere se stessa? Se è necessaria
per rischiarare le altre cose, non potrà ri-
schiarare se stessa? Il profeta annuncia la La cecità degli infedeli
verità; ma come la possiederebbe se non
l'attingesse alla fonte stessa della verità? Cristo Signore faceva risaltare il con-
Giovanni ha detto la verità; ma doman- trasto tra i suoi fedeli e i Giudei ostili, co-
. dagli come ha potuto farlo: Dalla sua pie- me tra la luce e le tenebre; tra quelli che
nezza noi tutti abbiamo attinto (Gv 1, 16). egli penetrava con il raggio della fede e
Dunque il ·Signore nostro Gesù Cristo è quelli che tenevano gli occhi chiusi alla lu-
Il testimone della luce del mondo (8, 12-20) 391

ce che li avvolgeva. Anche il sole illumina era la verità; ma la luc~ splendeva nelle te-
la faccia tanto çli chi ha la vi~ta come di nebre, e le tenebre non l'hanno compresa;
chi è cieco. Ambedue sono Il con la .faccia perciò giudicavano secondo la carne.
al sole, e questo illumina la loro carne, ma Agostino,
non la vista di tutti e due; uno vede, l' al- Commento al Vangelo di san Giovanni 36, 3
tro non vede: il sole è presènte ad ambe-
due, ma uno di loro è assente al sole che
risplende. Così è della sapienza di Dio, il I Giudei giudicano male, Cristo non
Verbo di Dio, il Signore Gesù Cristo è do- giudica nessuno
vunque presente, perché la verità è do-
vunque, la sapienza è' dovunque. [. .. ] La Vivere secondo la carne, significa vi-
luce dunque rende testimonianza a se stes- vere male; così, giudicare secondo la car-
sa: risplende agli occhi sani e testimonia di ne, significa giudicare ingiustamente. Io
se stessa per farsi conoscere. Ma che di- non giudico nessuno. Ma, anche se giudico,
re degli infedeli? Forse che ad essi la luce il mio giudizio è vero (Gv 8, 15-16). Cioè,
non è presente? È presente anche a loro, voi giudicate ingiustamente. "E se noi giu-
· ma essi non possiedono gli occhi del cuo- dichiamo ingiustamente - dicono costoro
re che sono necessari per vederla. Ascolta - perché non ci rimproveri? Perché non ci
il giudizio che il Vangelo esprime nei loro castighi? Perché non ci condanni?". "Per-
confronti: La luce splende fra le tenebre, e ché non sono venuto per questo", egli di-
le tenebre non thanno compresa (Gv 1, 5). ce. Questo è il significato della frase: Non
Agostino, giudico nessuno; anche se giudico, il mio
Commento al Vangelo di san Giovanni 35, 4 giudizio è vero. ·
Giovanni Crisostomo,
Commento al Vangelo dt; Giovanni 52, 2
8 15
• Giudicare secondo la carne
Il giudizio è rimandato
Vedevano l'uomo
Noi diciamo che egli verrà a giudica-
. , Questi Giudei dunque vedevano re i vivi e i morti, mentre egli dice: Io non
l'uomo, senza capire né credere che era giudico nessuno. Questa difficoltà si può
Dio. [. .. ] Tu rendi testimonianza a te stes- risolvere in due modi. Dice: Io non giudi-
so e la tua testimonù1nza non è vera, per- co nessuno nel senso che non giudica nes-
ché voi giudicate secondo la carne, perché ·suno ora, come dice in un altro passo: Io
non capite Dio e vi fermate all'uomo, e non sono venuto per giudlcare il mondo ma
perseguitando l'uomo offendete Dio che per salvarlo (Gv 12, 47): non intende, cioè,
in esso è nascosto. Voi giudicate secondo · negare il giudizio, ma differirlo; oppure,
la carne; e per il fatto che io rendo testi- siccome prima ha detto: Voi giudicate se-
monianza a me stesso, voi mi considerate condo la carne, aggiunge: io non giudico
arrogante. [. . .] Noi, infatti, siamo deboli nessuno', sottinteso: "secondo la carne".
e ci rivolgiamo a degli esseri deboli com~ Non ci rimane dunque alcun dubbio con-
noi. Possiamo dire la verità e mentire; sen- trario alla fede che abbiamo e che profes- .
za dubbio si deve dire la vel'ità, tuttavia se siamo su Cristo come giudice. Dapprima
vogliamo possiamo mentire. La luce non Cristo è venuto a salvare, poi verrà a giu-
può mentire: non è possibile scoprire te- dicare.
nebre di menzogna nello splendore della Agostino,
luce divina. Colui che parlava era la luce, Commento al Vangelo di san Giovanni 36, 4
392 Giovanni l-10

a, 16 Il mio giudizip è vero in quelle. La mente, infatti, non può mai


stare senza la parola, e neppure la parola
Il Figlio giudica insieme al Padre può stare senza la mente che la forma in
se stessa.
Non deve impressionare la frase: Il Cirillo di Alessandria,
mt·o giudizio è vero, perché non sono solo, Commento al Vangelo di Giovanni 4, 5
ma io e il Padre che mi ha mandato, men-
tre altrove ha detto: Il Padre non giudi·ca
nessuno, ma ha rimesso al Figlio ogni giu-
dit.zo (Gv 5, 22). Già abbiamo discusso su 8 11 18
queste parole del V angelo, e ora ci limitia- • - La testimonianza di due perso-
mo a ricordarvi che esse non significapo ne e la testimonianza de/Padre
affatto che il Padre non sarà insieme con
il Figlio a giudicare, ma significano che ai Due o tre testimoni: il Padre, il Figlio
buoni e ai cattivi, convocati per il giudizio, e lo Spirito Santo
apparirà solo il Figlio.
Agostino, Quando, o miei fratelli, Dio dice: Un
Commento al Vangelo di san Giovanni· fatto dovrà essere stabilito sulla parola di'
36,12 due o tre testimoni (Dt 19, 5; Mt 18, 16),
ci pone un problema grosso e, a mio pare-
re, assai misterioso. Si deve cercare la ve-
rità per mezzo di due testimoni? Questa,
Il Figlio è stato mandato dal Padre, certo, è la consuetudine del ·genere uma-
ma non è a lui inferiore no, anche se può accadere che i due te-
stimoni mentano. La casta Susanna fu ac-
Bisogna notare ancora che, quando cusata da due faisi testimoni (d. Dn 13,
dice cli essere stato mandato, non dimo- 34-62): forse che non erano falsi per il fat-
stra di avere una dignità inferiore a quel- to che erano due? Ma l?.erché parliamo di
la del Padre: non bisogna, infatti, ritenere due o tre, quando tutto un popolo men-
che questa sua missione sia servile, sebbe- tl contro Cristo (cf. Le 23, 1)? Ora, se un
ne, prendendo forma di schiavo (Fil 2, 7), popolo, formato da una grande moltitu-
affermi di se stesso, in modo irreprensibi- dine cli persone, si dimostrò falso testi-
le, queste parole. È stato mandato, infatti, mone, come si ha da intendere che la ve-
allo stesso modo in cui la parola è espres- rità dovrà essere stabilita sulla parola di
sa dalla mente e lo splendore è irradiato due o tre persone, se non che questa af-
dal sole. Queste due cose erompono, in f~rmazione contiene una misteriosa allu-
qualche modo, da ciò in cui sussistono, sione alla Trinità, in cui si trova la fonte
per ·c ui sembra che escano fuori, ma so- indefettibile della verità? Vuoi ottenere
no, per loro natura e in modo indivisibile, una sentenza favorevole? Procurati la te-
da ciò in cui sussistono. Infatti, per il fatto stimonianza di due o tre persone: del Pa-
che la parola esce dalla mente e lo splen- dre e del Figlio e dello Spirito Santo. [ ... ]
dore esce dal sole, non per questo biso- Ora, siccome nella vostra Legge sta scrit-
gna pensare che la mente e il sole siano to che la testimonianza di due persone è
privati di quelli, ma diremo piuttosto che vera, accettate la nostra testimonianza, se
quelle sono in essi e, al contrario, questi non volete subire il giudizio di condan-
Il testimone della luce del mondo (8, 12-20) 393

8 19
na. Infatti, io non giudico nessuno - dice • Chi non conosce Cristo non cono-
il Signore - ma rendo testimonianza a me sce il Padre ·
stesso, cioè rinvio il giudizio, ·ma non rin-
vio la testimonianza. Il f:iglio come via che conduce al Pa-
Agostino, dre
Commento al Vangelo di san Giovanni
36, 10 Parole vere e che non è possibile, in
nessun modo, accusare di falsità. Infatti
qqelli che credevano che Cristo era na-
to <la Giuseppe o da adulterio, se aves-
sero conosciuto il Verbo generato <la Dio
s. 18 Il Padre dà testimonianza Padre e incarnato per noi secondo la di-
vina Scrittura, avrebbero certamente co-
Padre e Figlio hanno la stessa dignità nosciuto il suo genitore. Infatti, per mez-
Che cosa direbbero a questo propo- zo del Figlio gli animi diligenti e sapienti
sito gli eretici? çhe cosa il Cristo avrebbe raggiungono la conoscenza del Padre, co-.
in più degli uomini, . se interpretassimo me anche egli stesso testimoniò a Dio Pa-
queste parole nel loro senso letterale? dre dicendo: Ho manifestato il tuo nome
Ciò è stato infatti stabilito perché è de- agli uomini (Gv 17, 6). E di nuovo: Mi-
gno di fede; ma come può essere vera rabile è la tua scienza per me (Sal 139, 6).
la stessa cosa anche per Dio? [ .. .] No- Poiché, infatti, conosciamo il Figlio, per
ta con quanta autorevolezza si esprime: questo conosciamo da lui il genitore. L'u-
Sono io che testimonio di me stesso, e te- no si riconosce per mezzo dell'altro e,
stimonia di me il Padre che mi ha man- presso gli uomini, nominato il padre si of-
dato (Gv 8, 18). Non avrebbe affermato fre il ricordo del figlio, e viceversa il nome
ciò, se la sua sostanza fosse inferiore. Ora del padre indica, contemporaneamente,
poi, affinché tu non pensi che.questa af- il figlio. Per questo motivo il Figlio è co-
fermazione sia stata fatta a causa del nu- me una porta e una via che conduce alla
mero, considera bene che l' autorevolez- conoscenza del Padre. Perciò dice anche:
za non è per nulla diversa. L'uomo può Nessuno viene al Padre se non per mezzo
tes~imoniare quando è ritenuto degno di mio (Gv 14, 6).
fede di per se stesso, non quando ha bi- Cirillo di Alessandria,
sogno a sua volta di una testimonianza, Commento al Vangelo di Giovanni 5, 2
e ciò in una causa estranea; quando in-
vece si tratta di una questione personale,
se ha bisogno di una testimonianza, non Il Figlio è simile al Padre
è più degno di fede. Qui invece avviene
il contrario. Egli infatti, testimoniando in . Che significa: Se conosceste me, co-
una causa che lò riguarda personalmen- noscereste anche mio Padre, se non que-
te, e dicendo di avere la testimonianza di sto: Io e il Padre siamo una cosa so-
un altro, dice di essere degno di fede, di- la? Quando vedi uno che somiglia a un
mostrando inoppugnabilmente la sua au- altro [ ... ] e tu conosci quello cui somi-
torevolezza. glia, meravigliato dici: "Come somiglia
Giovanni Crisostomo, questa persona a quell'altra!". Non dire-
Commento al Vangelo di Giovanni 52, 3 sti così, se· non si trattasse di due perso-
394 Giovanni 1-10

ne distinte. [ ... ]Così anche il Signore ha le che qualcuno conosca Dio ma non co-
detto: Se conosceste me, conoscereste an- nosca il Padre [. . .]. Pertanto, nell'infinità
che mio Padre, non perché il Padre · sia di preghiere offerte nella Legge[ ... ], non
il Figlio, ma perché il Figlio è simile al ne troviamo nessuna indirizzata a Dio co-
Padre. me "Padre", forse perché non conosce-
Agostino, vano il Padre. Lo pregano invocandolo
Commento al Vangelo di san Giovanni 37, 7 solo come Dio e Signore [ .. .]. Non anti-
cipano la grazia diffusa da Gesù sul mon-
do intero, che chiama tutti a essere figli
Conoscere Dio e conoscere il Padre adottivi (E/ 1, 5), [ ... ] per lodare il Padre
in mezzo all 1assemblea, come sta scritto:
Bisogna notare che, secondo gli ete- Annuncerò t'l tuo nome ai miei fratelli: tt'
rodossi, questo testo dimostrerebbe chfa- loderò in mezzo all'assemblea (Sal 22, 23;
ramente che il Dio adorato dai Giudei cf. Eb 2, 12).
non è il Padre di" Cristo. Secondo costo- Origene,
.ro, se il Salvatore disse ai farisei, che ado- Commento al Vangelo di Giovanni
ravano il Creatore: Voi non conoscete né 19, 12-13; 15-17; 21-24; 26-28
me né mio Padre, è chiaro che i farisei non
conoscevano il Padre di Gesù perché era
diverso dal Creatore. [ ... ] Chi fa queste
affermazioni non ha compreso le Sacre 8 20
• a Gesù parlò nel luogo del tesoro
Scritture né meditato sul loro linguaggio
abituale. [. .. ] I farisei non conoscevano il Il dono di Gesù al Tesoro sono le sue
Padre perché non vivevano secondo il vo-
p~role
lere del Creatore [. .. ]. Chi non sarebbe
d'accordo che le parole del salmista: Fer- Ogni volta che si dice: «Gesù pro-
matevi! Sappiate che io sono Dio (Sal 46, nunciò queste parole in questo o quel
11) furono scritte per un popolo che cre- luogo», scoprirai una motivazione per
deva nel Creatore? [ ... ]C'è differenza fra questa aggiunta [ ... ]. Il Tesoro è il luo-
conoscere Dio e aver fede in lui. Ai fari- go dove si versava denaro in onore di Dio
sei, a cui dice: Voi non conoscete né me né e a sostegno dei poveri. Che altro sareb-
il Padre mio, egli avrebbe il diritto di dire: bero queste monete se non le parole di-
"Né credete nel Padre mio". Chi infatti vine che hanno impressa l'immagine del
nega il Figlio non possiede nemmeno il Gran Re e che sono esaminate da affida-
Padre, né per fede né per conoscenza. bili cambiavalute che sanno come distin-
Ma la Scrittura ci offre un altro senso di guere le monete contraffatte da quelle
conoscere una cosa, cioè quello di unirsi vere? [. .. ] Ma se ognuno contribuiva al
a quella cosa. [ .. .] Adamo conobbe sua tesoro del tempio a sostegno dei bisogno-
moglie (cf. Gen 4, 1), quando si unì a lei si per il bene comune, Gesù più di chiun-
[. .. ]. Chi si unisce al Signore forma con que altro doveva contribuirvi per la sal-
lui un solo spirito (1 Cor 6, 17). [ ... ] Chi vezza, dispensando parole di vita eterna e
si è unito al Signore lo ha conosciuto in i suoi insegnamenti su Dio e.se stesso. La
un modo sacro. In questo senso i farisei sua affermazione: Sòno la luce del mondo,
non conoscevano né il Padre né il Figlio. che fu detta nel Tesoro, era più preziosa
[ ... ] Forse è possibile per qualcuno co- di qualsiasi moneta.
noscere Dio e non conoscere il Padre. Se Origene,
c'è infatti un aspetto secondo cui è Padre Commento al Vangelo di Giovanni
e uno secondo cui è Dio, forse è possibi- 19, 40;43-44;53-55
Il testimone della luce del mondo (8) 12-20) 395

s. 2ob Non erç1. ancora venuta la ·sua ora dalla sua volontà, in modo che si compisse
tutto ciò che doveva compiersi prima del~
Un'ora disposta dalla sua volontà la sua passione.
Agostino,
Tutto questo è fr_u tto di potenza, ·non Commento al Vangelo di san Giovanni 37, 9
di necessità. Egli aspettava quest'ora non
come un'ora fatale, ma un'ora disposta
L'AUTORITÀ DI GESÙ VIENE DAL PADRE

Di nuovo disse loro: «lo vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vo-
stro peccato. Dove vado io, voi non potete vèni're». Dicevano allora i Giu-
dei: «Vuole forse uccidersi: dal momento che dice:."Dove vado io, voi non
potete venire,,?». E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassÙj voi
siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che mori-
rete nei vostri peccati> se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri
peccati». Gli dissero allora: «Tu, chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che
io vi dico •. Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha
mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui: le dico·al mondo». Non
capirono che egli parlava loro del Padre. Disse allora Gesù: «Quando avrete
innalzato il Figlio del!, uomo, allora conoscerete che Io Sono e chè non faccio
nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha
mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che
gli sono gradite».
A queste sue parole, molti credettero in lui (8, 21-30).
Perché gli infedeli cercheranno Gesù? Esistono diversi modi di cercare Gesù, alcuni
gi.usti, altri sbagliati. Il "cercare" dei suoi persecutori li porterà a morire nel peccato (Orige-
ne, Agostino). Vedendo la loro incurabile mancanza di fede, il Verbo minaccia di andarsene
(Origene). Questo incontro dimostra che la sagge:lza divina non è di questo mondo e quelli
di quaggiù hanno solo da imparare da quelli di lassù (Clemente). Quelli di quaggiù accumu-
lano tesori sulla terra, quelli di lassù accumulano tesori in cielo (Origene). Gesù distingue ~e
stesso dai Giudei perché chi ha creato il mondo non può appartenere al mondo (Agostino,

1
Le prime parole della risposta di Gesù sono di difficile interpretazione. Il discorso si apre con
ten archen, «un accusativo avverbiale, che può essere tradotto con "assolutamente", "dcl tutto" o
anche, in senso temporale, "prima di tutto", "primariamente"» (Paliriuro). Mentre la CEI 2008 pare
allinearsi alla prima interpretazione, molti traduttori preferiscono il senso temporale: "Ciò che vi dico
fin dal principio" (cosl, per es., l'Interconfessionale, Palinuro e R Infante, Giovanni, cit., ad Zoe.). Nelle
versioni latine (Vetus, Vulgata, Padri latini) 'ten archen è stato tradotto erroneamente come nome, non
come avverbio: "Sono il principio che/perché (principium quodlquia) anche vi parla" (cf. Houghton,
Augustine's Text o/fohn, cit., p. 265). Nella spinosa questione dell'interpretazione di Gv 8, 25 bisogne-
rebbe riflettere adeguatamente su come intendano il passo i Padri greci. Per un resoconto delle diverse
interpretazioni cf. M. Palinuro, «Tu chi sei?».. Le autorivelazioni di Cristo nel Vangelo di Giovanni,
Città Nuova, Roma, 2010, pp. 198ss.
r.-
;.

I.:autorità di Gesù viene dal Padre (8, 21-30) 397

·Crisostomo) . ."Questo" non indica l'esistenza di un altro mondo, ma la differenza fra le creatu-
re e la divinità (Cirillo). La fede permette di sfuggire alla morte nel peccato e di godere della
giustizia e della saggezza di Cristo (Origene). Io Sono richiama il nome divino con cui Dio
si presentò a Mosè. Io Sono indica che Dio non è soggetto al mutamento del tempo, non ha
passato né futuro. Gesù ha esortato a credere che Io Sono; capire l'Io Sono è impresa ardua
(Agostino). Nd rispondere alla domanda Tu chi sei? Gesù lascia intendere che i Giudei non
prestano alcuna attenzione alle sue parole e, in definitiva, non sono degni di ricevere il suo
messaggio (Crisostomo): avrebbe fatto meglio a rivolgersi ai pagani fin dall'inizio, p9poli ben
più disponibili ad accogliere la sua parola (Cirillo). Agostino e Ambrogio, che leggono il te-
sto Il principio) sono io che vi parlo, interpretano queste parole come un riferimento al Verbo
in principio, a Gesù come Dio eterno nel principio e fino alla fine del mondo (Ambrogio,
Agostino)_. Gesù afferma di aver molto da ·giudicare: si riferisce al giudizio futuro (Agosti-
no). Gesù ora non giudica, ma li mette in guardia: conosce i loro pensieri e le loro colpe
(Crisostomo). Il Padre è verace nel senso che ha generato la verità tutta intera, cioè il Figlio.
· Gesù profetizza la conversione dei suoi persecutori. Il riconoscimento viene ritardato perché
sia possibile condurre a termine la passione. "Innalzare" indica l'esaltazione della passione
sulla croce,_ non la glorificazione di Cristo (Agostino). Saranno costretti a credere dopo la
passione e la risurrezione, che riveleranno la divinità di Gesù (Cirillo). L'affermazione Nulla
faccio da me ribadisce che il Figlio è Dio dal Padre. E come insegna il Padre al Figlio? Il
Padre ha generato il Figlio pieno di sapienza: il Figlio ha ricevuto dal Padre l'essere insieme
al conoscere. Non si tratta, insomma, di ·un processo materiale (AgostirÌo). D'altra parte,
l'Unigenito utilizza qui un linguaggio umano affinché la gente lo comprenda (Cirillo). Il Pa-
dre ha mandato il Figlio, eppure non lo ha mai lasciato. L'opera del Figlio è sempre gradita
al Padre, perché tutti i tempi furono creati dal Padre per mezzo dell'Unigenito (Agostino).
Queste parole non implicano in nessun modo che il Figlio sia inferiore al Padre (Cirillo).
Riportando il discorso a un tono più dimesso Gesti induce molti a credere; come si vedrà,
tuttavia, ]a loro fede. è ancora imperfetta (Crisostomo). ·

s.-~ 1 - 22
Cercare Gesù e morire nel pec- modo giusto trovano la pace. Si può di-
' . cato re che lo cercano nel modo giusto coloro ·
che cercano il Verbo che era in principio
Gli infedeli cercheranno Gesù? con Dio (cf. Gv 1, 1), che cercano perché
li porti al Padre.
Qualcuno obietterà che stava parlan- Origene,
do a chi si ostina a non credere: perché di- Commento al Vangelo di Giovanni
ce loro: mi cercherete? È un bene cercare 19, 71; 73-74
Gesù, perché equivale a cercare il Verbo,
il vero e la sapienza ..A questa obiezione
si potrebbe rispondere che cercare è det-
Due modi di cercarlo
to anche di coloro che tramarono contro
di lui[:.. ]. Quelli che cercano Gesù sono Io - dice - vado, e voi mi cerchere-
diversi fra loro. Non tutti lo cercano sin- te (Gv 8, 21), mossi non dal desiderio ma
ceramente per la propria salvezza o 'p er il dall'9dio. Infatti, dopo che egli si fu allon-
proprio giovamento. Molti cercano Gesù tanato dagli occhi degli uomini, si mise-
per un'infinità di motivi che si allontanano ro a cercarlo sia quelli che lo odiavano sia
dal bene. Solo coloro che lo cercano nel quelli che lo amavano: i primi perseguitan-
398 Giovanni 1-10

dolo, i secondi desiderando di posseder- so che colui che muore ha commesso· un


lo. [. ..] Voi mi cercherete) e, affinché non peccato mortale, allora è chiaro che coloro
crediate di cercarmi bene, morrete nel vo- ai quali Gesù si rivolge con queste parole
stro peccato (Gv 8 21). Questo è cercare
1 non erano ancora morti. [. .. ] Il Medico,
male Cristo: morire nel proprio peccato; vedendo che avevano una malattia mor-
questo è odiare colui per mezzo del quale tale e disperando ormai di poterli curare,
solo si può essere salvi. Mentre gli uomini disse: Io vado e voi mi cercherete) ma mori-
che pongono in Dio la loro speranza non rete nel vostro peccato. [. .. ] Forse si chia-
debbono rendere male neppure se ricevo- rirà l'affermazione: Dove vado io) voi non
no del male, costoro rendevano male per potete penz're [ ... ]. Ogniqualvolta qualcu-
bene. Il Signore preannuncia a costoro la no muore nel peccato non può andare do-
condanna che già conosceva, dicendo éhe ve va Gesù, perché nessuno che sia morto
morranno nel loro peccato. Poi aggiun- può seguire Gesù: Non t' morti lodano il
ge: Dove io vado) voi non potete venire (Gv Signore né quelli che scendono nel silenzio)
81 21; 13, 3 3). Disse così, in altra occasio- ma noi benedia'amo il Signore da ora e per
ne, anche ai discepoli; ai quali tuttavia non sempre (Sal 115, 17-18).
disse: Morrete nel vostro peccato. Che disse Origene,
invece? Ciò che disse ai Giudei, cioè: Dove Commento al Vangelo di Giovanni
io vado voi non potete venire. Non toglieva 19, 74; 78-81; 83
loro la speranza, annunciava solo una di-
lazione. Quando infatti il Signore parlava
così ai discepoli, allora essi non potevano
8 23
andare dove egli aQdava, ma ci sarebbero • Di questo mondo o non di questo
andati dopo; costoro invece, ai quali, con- · mondo
scio del futuro, disse: Morirete nel vostro
peccato, non ci sarebbero andati mai Colui che è di lassù insegna a coloro
Agostino, che sono di quaggiù
Commento al Vangelo di san Giovanni 38, 2
Noi, infatti, proprio noi siamo i
portatori dell'immagine di Dio in que-
sto simulacro, che vive e si muove, che è
Il Verbo minaccia di andarsene l'uomo, immagine che abita con noi, ci
. Se il Verbo non viene accolto quan- consiglia, ci accompagna, siede a tavola
do è presente, minaccia di andarsene. [ ... ] con noi, prova i nostri stessi sentimenti, si
Finché preserviamo i semi e i principi del- commuove per noi. Noi, infatti, siamo sta-·
la v~rità seminata nelle nostre anime, il ti consacrati come un'offerta votiva a Dio
Verbo non si è ancora separato da noi. Ma grazie a Cristo: noi la stirpe eletta, il sa-
se li distruggiamo affogandoli in un mare cerdozio regale, la nazione santa) il popolo
di malvagità, ci dirà: Me ne vado. Allora, scelto che un tempo eravamo non popolo e
anche se lo cercheremo, non lo troveremo, ora invece siamo il popolo di Dio (1 Pt 2,
ma moriremo nel nostro pèccato [ ... ] . E 9-lOa); quelli che, secondo Giovanni, non
non si può procedere senza soffermarsi siamo di quaggiù (Gv 8, 23 ), ma abbiamo
appreso il tutto da colui che venne dall'alto
1
sull espressione morirete nel vostro pecca-
to. Se considerata nel suo senso usuale, è (Gv 3, 31), che abbiamo compreso il pia-
chiaro che i peccatori moriranno nei' loro no salvifico di Dio e che ci siamo addestra-
peccati e i giusti nella loro rettitudine. Ma ti a camminare in una nuova vita (Rm 6, 4).
se morirete viene riferito alla morte che è Clemente Alessandrino,
il nemico di Cristo (1 Cor 15, 26), nel sen- Protrettico ai Greci IV, 59 2-3
1
L'autorità di Gesù viene dal Padre (8, 21-30) 399

Chi è di q4aggiù? pio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e


il Verbo era Dio (Gv 1·, 1).
Se desideri imparare dalla Scrittura Agostino,
chi è di lassù e chi è di quaggiù, fa' atten- Commento al Vangelo di san Giovanni 38, 4
zione. Dato che il tesoro di ogni persona
è dove si trova il suo cuore, se qualcuno
accumula tesori sulla terra, è di quaggiù ·
proprio perché accumula tesori sulla ter- La saggezza divina non è di questo
ra; ma se qualcuno accumula tesori in cie- mondo
lo (cf. Mt 6, 19-21), è nato dall'alto (cf. Gv Qui ancora parla di pensieri monda-
3, 3) e riceve l'immagine dell'uomo celeste ni ·e terreni; dal che risulta chiaro che le
· (cf. 1 Cor 15, 49). parole: Io non sono di questo mondo, non '
Origene, significano che egli non ha assunto la car-
Commento al Vangelo di Giovanni 19, 138 ne, ma c~e è lontanissimo dalla malvagità
di costoro. Anche a proposito dei disce-
poli, dice infatti che non sono di questo
mondo; eppure essi avevano certamente
Come poteva essere di questo mon- un corpo.
do il Creatore? Giovanni Crisostomo,
Commento al Vangelo di Giovanni 53, 1
Voi non avete che il gusto della terra,
perché mangiate la terra come il serpente.
Voi mangiate la terra nel senso che vi nu- "Questo" non implica l'esistenza di
trite delle cose della terra, nel senso che la
un altro mondo
vostra attenzione e la vostra aspirazione è
rivolta alle cose della terra e siete incapa- Con queste parole spiega molto bene
ci di elevare in alto il vostro cuore. [ ... ] che cosa significhino "lassù" e "quaggiù".
Come poteva essere di questo mondo co- Accorgendosi, infatti, che gli stolti farisei
lui per mezzo del quale il mondo è stato prendevano molto ·materialmente il sen-
fatto? Son tutti del mondo quelli che so- so delle parole e interpretavano in senso
n.o venuti dopo che fu creato il mondo. Il locale le parole lassù e quaggiù, e cadeva-
nì0ndo fu creato prima dell'uomo, e quin~ no perciò in molti erro.ti, nostro Signore
di l'uomo fa parte del mondo. Ma Cri- Gesù Cristo, tolto il velo, opportunamen-
sto era prima, e il mondo è venuto dopo; te e utilmente svela tutta l'oscurità delle
Cristo era prima del mondo, ma prima di parole, spiegando loro in modo più chia-
Cristo non c'era niente [. .. ].In che senso ro queste cose. "Voi ·_ dice - siete di que-
dunque Cristo è di lassù? Perché ha ori- sto mondo", cioè di quaggiù; "io non so-
gine dal Padre. Nulla è al di sopra di quel no di questo mondo", cioè sono di lassù.
Dio che ha generato il Verbo uguale a sé, Dio, infatti, è al di sopra di tutto il creato,
coeterno a sé, unigenito, fuori del tempo, non perché sia più in alto in senso locale
per mezzo del quale ha creato tutti i tem- (è stolto concepire nel luogo ciò che è in-
pi. È in questo senso che devi intendere corporeo), ma perché supera tutte le crea-
che Cristo è di lassù, in modo da trascen- ture per le ineffabili qualità della sua na-
dere col tuo pensiero tutto ciò che è stato tura: e di questa· natura il Verbo afferma
fatto, l'intera creazione, ogni corpo e ogni di essere non un prodotto, ma un frutto
spirjto creato, tutto ciò che in qualsiasi e un germoglio. Osserva, infatti, che egli
modo è mutevole; trascendi tutto come ha non ha detto: "Sono stato fatto dall'alto",
fatto Giovanni, che arrivò a dire: In princi- ma, piuttosto: "Sono", per dimostrare di
400 Giovanili l-10

essere anch'egli, insieme al Padre, eterno lo a parole ma non è seguita dalle opere è
prima di tutti i secoli. È infatti colui che morta (cf. Gc 2, 17) [ . .. ].Chi crede nella
è, come è anche il Padre. Ora, se egli è ed giustizia di Cristo non commette ingiusti-
esiste fin dall'eternità con il Padre, ci dica zie; chi crede nella sua saggezza non dirà o
lo stolto eretico in che modo egli non era. farà nulla di stolto.
Ma il nemico della verità forse obietterà: Origene,
Cristo non disse semplicemente: "Non so- Commento al Vangelo di Giovanni
no del mond o " , ma aggmnse:
. "di questo ,, , 19, 152; 155
facendo capire che c'è un altro mondo,
ossia quello intellettuale, dal quale poteva
venire. Ma da. queste tue parole si ricava Chi può capire r Io Sono?
che il Figlio deve çssere annoverato tra le
creature, e il Creatore deve essere colloc~­ Che significa: Se non credete che Io
to nel numero delle creature; e attribuen- Sono? Io Sono che cosa? Non ha aggiun-
dogli forse la dignità angelica e servile, to nulla; e siccome non ha aggiunto nul-
pensi di sottrarti all'accusa di bestemmia- la, è molto ciò che 'ha voluto richiama-
tore. t .. ] Per la qual cosa, quando Cri- re. Ci si aspettava che dicesse che cosa
sto dice: "Io non sono di questo mondo", egli era e non l'ha detto. [. . .] Io Sono è
non dice così per indicare che è di un al- un'affermazione molto significativa; così
tro inondo, ma, mettendo in chiaro, con infatti Dio aveva detto a Mosè: Io sono
un'immagine piuttosto materiale, due ca- colui che sono (Es 3, 14). Chi potrà ade-
tegorie, quella cioè della creatura e quella gùatamente spiegare che cosa significa So-
della natura ineffabile e superiore a ogni no? [. .. ] Probabilmente era difficile anche
natura umana, afferma che i Giudei sono per lo stesso Mosè, come lo è per noi, anzi
nella categoria delle creature; "Voi siete di per noi lo è molto di più, comprendere il
questo mondo". Per la qual cosa, facendo significato dell'affermazione: Io sono colui·
conoscere l'opposizione fra la divinità e il che sono; e: Colui che è, mi ha mandato a
mondo, dà a quest'ultimo ciò che gli ap- voi. [ ... ] Qualunqt;Je cosa, per eccellente
partiene, mentre attribuisce a se stesso la che sia, se è soggetta a mutamento, non si
natura suprema di Dio Padre. può dire che veramente è; poiché non esi-
Cirillo di Alessandria, ste il vero essere dove esiste anche il non
Commento al Vangelo di Giovanni 5, 4 essere. Tutto ciò che può cambiare, una
volta cambiato non è più ciò che era; e se
non è più ciò che era, lì è intervenuta come
n
una morte; è venuto meno qualcosa che
8 24
• Se non credete che Io Sono, mori- c'era e non c'è più. [ ... ]In ogni movimen-
rete nei vostri peccati to delle cose trov.o passato e futuro; nella
verità che permane non trovo né passato
Chi crede in Cristo non morirà nel né futuro ma soltanto il presente, un pre-
sente incorruttibile, quale non si trova in
peccato
nessuna creatura. Esamina i cambiamenti
Ora, se colui che non crede che Gesù delle cose, troverai "fu" e "sarà"; pensa a
è il Cristo morirà nei suoi peccati, è evi- Dio e troverai che egli "è", e che in lui non
dente che colui che non muore nei suoi puo' esserci. ne" "fu" ne" " sara' )) . [ . . .] Mi pa-
peccati ha creduto nel Cristo. Ma colui re che il Signore Gesù Cristo, dicendo: Se
che muore nei suoi peccati, anche se dice non credete che Io Sono, non abbia volu-
di credere in Cristo, in verità non ha cre- to dirci nient'altro che questo: Sz: se non
duto in lui: una fede che yiene espressa so- credete che t"o sono Dio, morrete nei vostri
I:autorità di Gesù viene dal Padre (8, 21-30) 401

peccati. Bene, siano rese grazie a Dio per- modo allude alla moltitudine dei pagani.
ché ha detto se non credete e non ha det- [. .. ] Dunque Israele è ·stato preferito fra le
to invece ((se non capite". Chi infatti può genti, ed è stato onorato, nonostante che
capire ciò? · la sua mente fosse indurita (Mt 15, 26).
Agostino, Ma poiché ignorarono il Signore di tutti,
Commento al. Vangelo di san Giovanni che poteva compiere la promessa fatta alle
38,8; 10 genti, la grazia della dottrina passò, in se-
guito, alle genti, che dovevano, fin dall'i-
nizio e per prime, ascoltare la parola del
Signore, non tanto per la promessa f~tta ai
s. 2 5 La risposta di Gesù padri, quanto per la disponibilità che era
. .
1nessi.
I Giudei non sono degni di udire le Cirillo di Alessandria 1

sue parole Commento al Vangelo di Giovanni 5, 4


Dicevano dunque i Giudei: Tu chi
sei? O follia! Dopo tanto tempo, dopo i
miracoli e gli insegnamenti, gli chiedono: Credetemi il Principio
"Chi sei?,,. Che cosa risponde il Cristo? E quelli che sempre si fermavano al-
Quello che vi dico fin da principio.' Cioè, le cose della terra e sempre ascoltavano e
siete indegni di udire le mie parole, oltre rispondevano secondo la carne, cosa gli
che di sapere chi sono io; giacché voi mi dissero? Tu chi sei? Dicendo infatti: Se
parlate sempre per tentarmi e non presta- non credete che Io Sono, non hai aggiun-
te alcuna attenzione a quello che io vi di- to chi sei. Devi dirci chi sei, se vuoi che
co, di tutte queste cose ora io potrei rim- crediamo. Egli rispose: Il Principio. Ecco
proverarvi. cos'è l'essere. Il principio è stabile; stabi-
Giovanni Crisostomo, le in se stesso e rinnovatore di ogni cosa.
Commento al Vangelo dz' Giovanni 53, 1 È il principio di cui è detto: Tu sei sem-
pre lo stesso, e i tuoi anni non vengono me-
no (Sa! 101, 28). [. .. ] Credete che io sono
Ayrei dovuto parlare ai p~gani fin il Principio, se non volete morire nei vostri
dall'inizio peccati. Come se con quella domanda Tu
chi sei? gli avessero chiesto: chi dobbia-
Sono ingiuriato, dice, perché par- mo credere che sei? Egli rispose: Il Princi-
lo per la vita eterna, per la remissione dei pio; cioè credetemi il Principio.
peccati, per la sconfitta della morte e del- Agostino,
la corruzione, per la santificazione, per la Commento al Vangelo di san Giovanni
giustizia, per la gloria di essere figli adot- 38, 11
tivi di Dio (E/ 1, 5). Ma, sebbene voglia
coronarvi di tutti questi beni, sono stato
stimato un nulla e sono stato ritenuto da Il Figlio è il principio
voi uno qualsiasi. Ma ben mi sta, dice, se
ho cominciato a parlarvi e vi ho detto cose E il Verbo non lo creò? No, perché in
che potrebbero giovarvi [. .. ]. Non dove- principio era il Verbo (Cv 1, 1). Quello con
vo parlarvi dall'inizio, e dare invece piut- cui creò già esisteva, e creò quello che non
tosto questo beneficio a quelli che erano esisteva. Possiamo intendere, e giusta-
pronti ad accogliere le mie parole e piega- mente intendiamo, che proprio nel Ver-
re la testa ai precetti evangelici. In questo bo unigenito furono creati il cielo e la ter-
402 Giovanni 1-10

ra. Se infatti sono stati creati per mezzo che parla a voi. Questo non si riferisca so-
di lui, sono stati creati in lui. Questo dun- lo all'eternità della natura divina, ma an-
que può essere e così va inteso quel prin- che alle testimonianze dei suoi poteri. In
cipio nel quale Dio creò il cielo e la terra. base a questo, infatti, poté dimostrare <li
Questo stesso Verbo inoltre è quella sa- esser Dio eterno, perché è il principio di
pienza di Dio riguardo alla quale vien det- tutte le cose, e si è dimostrato l'artefice di
to: Tutto hai fatto nella sapienza (Sal 103, ogni virtù, perché è capo della Chiesa (Col
24). Se Dio tutto ha fatto nella sapienza e l, 18).
l'unigenito suo Figlio è indubbiamente sa- Ambrogio,
pienza di Dio (cf. 1 Cor 1, 24), allora non Lafede 3, 7, 49
possiamo dubitare che è stato fatto nel Fi-
glio tutto ciò che sappiamo essere stato
fatto per mezzo del Figlio. Per di più il Fi-
glio è certamente principio; quando i Giu- 8 263
• Molto da dire e da gt'udicare
dei lo interrogarono e gli chiesero: Tu chi
sei? egli rispose: Il principio. Questo è il Il giudizio futuro
senso di: In principio Dio creò il cielo e la
terra91 • Ricordate che hà detto: Io non giudico
Agostino, nessuno (Gv 8, 15); ecco che ora dice: Su
Discorsi 223A, 1 di voi ho ancora molto da dire e da giudica-
re. Ma una cosa è dire "non giudico nes-
suno,, e un'altra cosa "ho da giudicare".
"Non giudico,, significa ora, al presen-
Un principio mistico te; è venuto infatti per salvare il mondo,
C'è anche un principio mistico, come non per giudicarlo (cf. Gv 12, 47); invece
questo: Io sono il primo e l'ultimo, il prin- quando dice su di voi ho molto da dire e
cipio e la fine (Ap 1, 17; 21, 6); com'è so- da giudt'care si riferisce al giudizio futuro.
prattutto quello di cui si parla nel V ange- Egli infatti è salito al cielo per venire a giu-
lo: Sono il principio che anche parlo a voi dicare i vivi e i morti.
(Gv 8, 25). Agostino,
Ambrogio, Commento al Vangelo di san Giovanni 39, 6
Esamerone 1, 4, 15

Gesù conosce i loro pensieri


Gesù è Dio eterno Se è per questo che mi ha mandato,
In quanto uomo è temporaneamente ed è veritiero, giustamente io ora non giu-
t'n questo mondo, ché in quanto Dio è sem- dico nessuno. Ma parlo di quello che gio-
pre nel mondo. Infatti anche altrove dice: va alla vostra salvezza, non faccio la requi-
Ecco che io sono con voi fino alla fine del sitoria delle vostre colpe. Certamente si
mondo (Mt 28, 20). E riguardo al "princi- esprime così perché costoro non pensino
pio" non può rimanere alcuna questione, che lui, avendo udito tante e tanto gravi
poiché, interrogato mentre si trovava nel- offese, non possa vendicarsi per debolez-
la carne: Tu chi sei?, rispose: Il prindpio, . za oppure non conosca i loro .segreti pen- ·

91
Analogo collegamento in Ambrogio, Esamerone 1, 2, 5.
!:autorità di Gesù viene dal Pad1·e (8, 21-30) 403

sieri e il disprezzo che internamente sen- lo dopo la sua passione, ·p erché poco più
tono per lui. · avanti l'evangelista dice: A queste sue pa-
Giovanni Crisostomo, role, molti credettero in lui (Gv 8, 30); cioè
Commento al Vangelo di Giovanni 53, 1 credettero in lui senza aspettare che il Fi-
glio dell'uomo fosse levato in alto.
Agostino,
Commento al Vangelo di san Giovanni 40, 2
8, 26b Colui che mi ha mandato è veri-
tiero
L, esaltazione della passione, non
Il vero giudizio della glorificazione
Io vi giudico secondo verità perché, Si riferisce ali' esaltazione della pasw
essendo Figlio di chi è verace, io sono la sione, non della glorificazione; della cro-
verità. [. .. ] Il Figlio è la verità, il Padre ce, non del cielo; perché anche quando fu
è verace, chi è maggiore? Trovo che sono appeso al legno, fu esaltato. Però quella
uguali; perché il Padre che è verace, non esaltazione fu un'umiliazione; fu allora inw
è verace nel senso che ha preso una parte fatti che Cristo si fece obbediente fino alla
della verità, ma perché egli stesso ha gene- morte di croce (cf. Fil 2, 8). Ed era con-
. rato tutta intera la verità. veniente che questo si compisse per ma-
Agostino, no di coloro che poi avrebbero creduto in
Commento al Vangelo di san Giovanni 39, 7 lui, ai quali disse: Quando avrete levato in
alto il Figlio del!' uomo) allora conoscerete
che Io Sono. Perché disse questo se non
perché nessuno disperasse, di qualunque
8 27
• Innalzare ~·l Figlio dell'uomo delitto fosse cosciente, vedendo perdona-
to l'omicidio commesso da quanti uccise-
Gesù profetizza la conversione dei ro Cristo?
suoi persecutori Agostino,
Commento al Vangelo di san Giovanni 40, 2
Che cosa ha voluto dire? Credo ab-
bià .voluto dire che soltanto dopo la sua
passione essi avrebbero conosciuto chi La croce e la risurrezione riveleran-
egli fosse veramente. Senza dubbio ve9e-
no la divinità di Gesù
va che c'erano alcuni, che egli conosceva
già e che prima della creazione del mondo Dal momento che, badando solo · al w

aveva eletto assieme a. tutti i suoi santi, i la carne, mi ritenete un uomo comune, e
quali dopò la sua passione avrebbero cre- credete che io sia uno simile a voi, e non
duto. [ ... ] Erano quei tremila e quei cin- vi entra nella mente che io posseggo la di-
quemila Giudei (cf. At 2, 37-41; 4, 4) che gnità divina e la gloria che ne consegue, vi
egli vedeva allorché diceva: Quando avre- sarà dato un segno evidentissimo per ca-
te levato in alto il Figlio del!' uomo, allora pire che io sono Dio vero da Dio vero, lu-
conoscerete che Io Sono; come a dire: Dif- ce da luce: e questo segno sarà quel vostro
ferisco il vostro riconoscimento nei miei delitto commesso da voi tutti, cioè la cro-
confronti in modo ·da condurre a termine ce e in essa la morte della carne. Quan-
la mia passiçme; a suù tempo conoscerete do vedrete, infatti, che il successo del vo-
chi sono io. Non che tutti quelli che allora stro delitto è stato reso vano e che il laccio
ascoltavano avrebbero creduto in lui so- della morte è stato rotto (risorgerò infat-
404 Giovanni 1-10

ti dai morti), allora certamente, anche ·se dicesse: ((il Padre mi ha generato sapien- ·
non lo vorrete, concorderete necessaria- te". Se infatti, cosa che pochi comprendo-
mente con me, e ammetterete che io sono no, la natura della verità è semplice, nel ·
Dio per natura. · Figlio l'essere è la stessa cosa che il cono-
Cirillo di Alessandria, scere. Riceve il conoscere da colui stesso
Commento al Vangelo di Giovanni 5, 4 dal quale riceve l'essere; non in modo da ,
ricevere da lui prima l'essere e poi il cono-
scere; ma allo stesso modo che generando-
lo gli ha dato l'essere, così generandolo gli
Il Figlio riceve dal Padre l~ essere e il ha dato il conoscere.
conoscere Agostino,
TI sabelliano92 aveva già cominciato Commento al Vangelo di san Giovanni
a gongolare, credendo di aver trovato un 40, 3-5
appiglio per il suo errore [. .. ]. Tu avevi
creduto che egli fosse il Padre, perché ave-
va detto: Io sotio; ma ascolta come mostra L,Unigenito parla come uomo
cli essere Figlio: nulla faccio da me. Che si- Ma nostro Signore Gesù Cristo, per
gnifica: nulla faccio da me? Che da me non
far loro capire che si offendevano in-
sono. Il Figlio infatti è Dio dal Padre; il
vano per questo, dice che le sue paro-
Padre invece non è Dio dal Figlio; il Fi-
le sono quelle di Dio Padre, servendo-
glio è Dio da Dio, il Padre invece è Dio, .si della parola ha insegnato secondo il
ma non da Di~; il Figlio è luce da luce, il
linguaggio umano. Per quanto troveremo
Padre è luce ma non da luce; il Figlio è,
che il significato di questa parola non
ma riceve il su,o essere dal Padre; mentre
è privo d,una sottile interpretazione. E
il Padre è, senza ricevere da nessuno il suo se il nemico della verità non ammette
essere. Nessuno di voi, fratelli, si lasci sor-
il piano umano, offende moltissimo il
prendere da pensieri carnali davanti alla disegno dell'economia dell,incarnazione.
sua dichiarazione: Io dico ciò èhe il Padre L'Unigenito, infatti, fattosi uomo, esinanì
mi ha insegnato. [. .. ]In che modo il Padre se stesso (Ft'l 2, 7), e perciò spesso parla
ha parlato al Figlio, dal momento che egli
come uomo.
afferma: Dico ciò che il Padre mi ha inse-
Cirillo di Alessandria,
gnato? Il Padre gli ha forse parlato? Quan-
Commento al Vangelo di Giovanni 5, 5
do il Padre ha insègnato al Figlio, ha pro-
nunciato delle parole come fai tu quando
insegni a tuo figlio? Come si possono di-
re parole al Verbo? [. .. ] Se dunque Dio, 8• 29 Il Padre è col Figlio} perché il Fi-
come stavo dicendo, parla nei nostri cuori glio fa sempre cose a lui gradite
senza articolare alcuna parola, in che mo-
do parla al Figlio? [. ..]Non materialmen- Il Padre e il Figlio sono sempre in-
te il Padre ha parlato al Figlio, poiché non sieme
materialmente l'ha g~nerato. E non gli ha
insegnato, quasi lo avesse generato igno- Ma se è con te, o Signore, allora non
rante: avergli insegnato vuol dire appunto · è stato mandato uno dall'altro, ma siete
averlo generato pieno cli sapienza; dicen- venuti tutti e due. Se non che, pur essen-
do: che il Padre mt' ha insegnato, è come se do insieme, uno è stato mandato e l'altro

92
Secondo l'eresia sabelliana (o patripassiana) il Padre soffre la passione insieme al Figlio.
I:autorità di Gesù viene dal Padre (8, 21-30) 405

lo ha mandato, perché la missione è l'in- opera, per così dire, insieme a chi lo ha
carnazione e. l'incarnazione· è soltanto del generato.
Figlio, non anche del Padre. 'Il Padre ha Cirillo di Alessandria,
mandato il Figlio, senza separarsi dal Fi- Commento al Vangelo di Giovanni 5, 5
glio; e in questo senso il Padre non era as-
sente là dove ha mandato il Figlio. Dove
non è infatti colui che ha creato tutto? Do- 8 30
ve non è colui che ha detto: Io riempio il • Molti credettero in lui
cielo e la terra (Ger 23, 24)? [ ... ] Perché
,non mi ha lasciato solo? Non mi ha lascia- L'umiltà del discorso li convince
to solo perché io faccio sempre ciò che a lui Quando riportò il discorso a un to-
piace (Gv 8, 29) . La parola sempre es.prime no più dimesso molti credettero. Tu chie-
piena uguaglianza, in cui non c'è inizio e di ancora perché parla con tanta umiltà?
continuazione, non c'è né principio né fi- Eppure ·l'evangelista ce ne ha indicato
ne. La generazione da parte di Dio, infat- chiaramente il motivo, dicendo:·. Mentre
ti, non ha inizio nel tempo, perché tutti i diceva queste cose, molti credettero in lui;
tempi furono creati per mezzo di colui che come _se le sue stesse opere gridassero:
fu generato. "Non turbarti, ascoltatore, se senti paro-
Agostino, le umili". Que1H infatti che, dopo tanti
Commento al Vangelo di san Giovanni 40, 6 insegnamenti, non erano ancora convinti
che lui veniva dal Padre, molto a propo-
sito ascoltarono èliscorsi più dimessi, per
Il Figlio non è inferiore al Padre essere incoraggiati a credere. E viene data
in anticipo questa giustificazione per ciò
Il Figlio è dunque Dio da Dio per che dirà successivamente con umiltà. Co-
natura, e per ciò stesso ignaro del pecca- storo dunque credettero: non tuttavia con
to, e non ha mai deviato da ciò che con- l'intensità che sarebbe stata necessaria, ma
viene alla sua propria natura. Per questo fiaccamente, adagiandosi tranquillamente
motivo, quando egli dichiara dovunque sull'umiltà delle sue parole. Che essi non
di fare ciò che piace al Padre, nessuno avessero una fede perfetta ce lo mostra l'e-
si 's,candalizzi, né pensi che chi è dal Pa- vangelista nel passo seguente, in cui essi
dre sia inferiore a lui, ma creda piuttosto gli rivolgono un insulto.
piamente che egli, come Dio da Dio per Giovanni Crisostomo,
natura, ha la stessa volontà del Padre e Commento al Vangelo di Giovanni 53, 2
UNA DISQUISIZIONE SULLA PATERNITÀ

Gesù allora disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete
nella mia parola) siete davvero miei discepoli~· conoscerete la verità e la verità
vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti diAbramo e non siamo
mai stati schiavi· di nessuno. Come p.uoi dire: "Diventerete liberi'''?». Gesù
rispose loro: «In verità) in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è
schiavo del peccato•. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio ·
vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi~ sarete lz'beri davvero. So
che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la
mia parola ·non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il
Padreb; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato e dal padre vostro».
Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se /osted fig#
di Abramo, farested le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di· uccidere
me) un uomo che vi ha detto la verità udz'ta da Dio. Questo, Abramo non
l'ha fatto. Voi/ate le opere del padre vostro» (8, 31-41a). ·
La fede dei Giudei che hanno creduto in lui viene messa alla prova e rivela la sua fra~
gilità (Crisostomo). "Ascoltare la parola", "aderire ad essa" o "lodarla" sono tutte azioni
facili: rimanede fedele è una fatica che guarda a un grande premio (Agostino). La Legge
rende schiavi e contiene solo ombre e figure della verità. Bisogna abbracciare Cristo, la
verità che rende libed (Cirillo). Crediamo per conoscere, non viceversa. Le parole di Gesù
·sono una promessa: ora c'è bisogno della fede, dobbiamo credere in ciò che non si vede; se
1
permaniamo nella fede, contempleremo la verità. Dio è venuto per riprendersi la moneta

11
L'espressione "del peccato" (gr. tes hamartias, lat. peccati) è omessa da parte della tradizione.
Manca in Clemente Alessandrino, Faustino e Cipriano.
· b Alcuni testimoni presentano l'aggiunta del possessivo "mio" (gr. mou I lat. meus); fra i Padri,
Cirillo di Gerusalemme, Crisostomo, Tertulliano e Agostino {con oscillazioni). I primi due aggiungono
anche un dimostrativo (tauta), assente nella maggior parte dei testimoni.
· e In luogo di ekousate (aoristo: "avete udito") diversi testimoni hanno heorakate (perfetto: "avete
visto"). Quest~ lettura è particolarmente diffusa nelle versioni e nei Padri latini (vidt'stt:r): così Tertul-
liano e Agostino. La variante è nata per influsso della prima parte del versetto {"quello che ho visto").
d Sono tramandate diverse forme dei verbi "essere" (este, ete) e "fare" (poieite, epoieite, epoieite
11
an). A seconda della scelta testuale si ottiene un periodo ipotetico di tipo diverso: "se siete .. . fate!
(realtà)'; "se foste ... fareste" (irrealtà); "se siete ... dovreste fare/fareste" (misto). La situazione dei te-
stimoni è particolarmente complessa. La tradizione bizantina tende a leggere la forma irreale o mista,
quella occidentale la forma reale, ma d sono inevitabili oscillazioni.
I; .

Una dùquisit.ione sulla paternità (8, 31-41a) 407

logorata dall'errore e lontana dal suo tesoro, è venuto per ricreare in noi ·la sua immagine,
per riprodurre in noi la verità ..L'anima non è libera se non è pienamente sicura. La verità
ci libera dai pericoli del pecc~to e dalla morte, da tutto ciò che è corruzione e mutevolezza,
perché essa è eterna e incorruttibile. La risposta dei Giudei è menzognera: il loro popolo si
e
è ritrovato spesso in condizione di schiavitù nel corso dei secoli ai tempi di Gesù è sotto-
messo ai Romani. La formula Amen, amen, io vi dico sottolinea la dichiarazione che Gesù
sta per fare e mira a scuotere dal torpore l'ascoltatore (Agostino). Ge~ù richiama l'attenzio-
ne dei Giudei alla schiavitù dell'anima dominata peccato: solo Dio può liberare da questa
condizione (Cirillo). Non· si può servire nello stesso tempo Dio e il peccato (Ireneo). Va
eliminata l'inclinazione al vizio che rende l'uomo schiavò (Gregorio di Nissa). Non dobbia-
mo usare la libertà per tornare a peccare: saremo liberi dal peccato quando saremo schiavi
della giustizia. Non siamo davvero liberi finché in noi c'è un conflitto fra la legge del peccato
e la legge di Dio e quest'ultima non ci porta autentico diletto (Agostino). Solo il Figlio, che
è libero per natura, può garantire la libertà. Invece di vantare la discendenza di Abramo, i
Giudei dovrebbero aspirare alla nobiltà dell'anima, che rende figli di Dio (Cirillo). Loro,
che si dichiarano orgogliosamente seme di Abramo, non sono però suoi figli perché non
··· compiono le sue opere: se avessero coltivato il seme di Abramo fino a diventare suoi figli,
avrebbero potuto accogliere il Verbo di Dio (Origene, Crisostomo). Il Verbo non ha presa
in loro; per i fedeli, invece, la parola di Dio è come un amo che porta alla salvezza, non alla
-rovina (Agostino). Il Figlio condivide con il Padre la sostanza e la verità. Gesù dimostra chi
sia suo Padre nelle parole e nelle opere; i Giudei dovrebbero impegnarsi a fare lo stesso
(Crisostomo). Ciò che Gesù ha veduto presso il Padre è la verità, cioè se stesso (Agostino). Il
Figlio è il solo testimone oculare di ciò che è presso il Padre (Origene). I Giudei sono seme
di Abramo, ma per le loro azioni si rivelano come figli del diavolo - Gesù, all'inizio, sceglie di
non nominarlo (Agostino). Gesù si riferisce al loro padre come Dio, ma i Giudei rispondono
citando ancora una volta· Abramo, dimostrando tutta la loro meschinità (Origene). I Giudei
sembrano quasi provocarlo a parlare contro il loro padre (Agostino). Gesù dimostra la falsità
della loro affermazione (Origene), non contestando la lo~o origine, ma condannando le loro
opere (Agostino). Se volessero davvero essere figli di Abramo, dovrebbero fare tutte le sue
opere: la. fede non basta da sola, se non è seguita dalle opere (Origene). Chi cerca di ucci-
. dere Gesù è estraneo ~i suoi misteri (Eusebio). Cercano di uccidere un uomo che ha detto
loro la verità, perché non si rendono conto che stanno tramando contro Dio (Origene). La
verità che egli proclama è la sua uguaglianza con il Padre: per questo cercano di ucciderlo
(Crisostomo). L'odio dei Giudei nei confronti di Gesù è in contrasto con la gioia provata
da Abramo quando vide il suo giorno. Finché in noi ci sono opere del diavolo, non ci siamo
liberati della nostra discendenza da lui: i nostri frutti rivelano di chi siamo figli (Origene).

8 31 damente abbarbicata al suolo, neanche il


• I discepoli rimangono nella parola
vento più impetuoso potrà sradicarla, co-
Mettere alla prova la fede sì nessuno potrà abbattere la rima salda- ·
mente inchiodata nel timore di Dio; lesse-
Ci è necessaria molta pazienza, o di- re inchiodati è più che essere abbarbicati.
letti, ma la pazienza si può acquistare so- [ ... ]Il Cristo dunque, volendo consolida-
lo quando le verità difese hanno messo ra- re la loro fede, perché essa non restasse
dici nel cuore. Come infatti quando una solo in superficie, trapassò il loro· animo
quercia ha messo profonde radici ed è sal- con un discorso più energico. Se fosse-
408 Giovanni 1-1 O

ro stati credenti, avrebbero sopportato in ritenere ombra la Legge, lasciando i tipi


questo caso il rimprovero, ma essi diede- e le figure per la conoscenza di lui, per
ro subito in escandescenze. [. . .] Con tale andare incontro alla stessa verità, cioè à
frase egli vuol far capire che conosce i loro Cristo, che dà la vera libertà e ci redime.
segreti pensieri e sa che essi avevano cre- [. .. ] Pertanto, nei precetti della Legge
duto, ma non sono rimasti nella loro fede. non c'è la vera salvezza; ma non si può
E promette loro una grande cosa, cioè of- conseguire neppure la desideratissima li-
fre loro la possibilità di diventare suoi di- bertà, dico quella dal peccato. Invece, la-
scepoli. Siccome alcuni si sono staccati çla sciando da parte le figure e osservando
lui di recente, alludendo a costoro dice: Se con cura la bellezza dcl culto dello spi-
rimanete: giacché costoro avevano udito, rito, dopo aver conosciuto la verità, cioè
avevano creduto e poi se ne erano anda- Cristo, siamo giustificati in lui mediante
ti via perché non erano stati costanti nella la fede, e giustificati marciamo verso la
fede (cf. Gv 6, 6). vera libertà, non considerati più schiavi,
Giovanni Crisostomo, come nel tempo precedente, ma figli di
Commento al Vangelo di Giovanni 54, 1 Dio.
Cirillo di Alessandria,
Commento al Vangelo di Giovanni 5, 5
La fatica di rimanere fedeli
' f

E poca cosa per un discepolo la sem-


plice adesione, ma deve perseverare. ~redere per conoscere
Quindi non affermò: "Se avrete ascoltato
Cosa promette ai credenti, o fratel-
la mia parola", oppure: "Se avrete aderito li? E conoscerete la verità. Ma come? Non
alla mia parola", o.anche: "Se avrete loda-
lavevano già conosciuta quando il Signo-
to la mia parola,,; ma notate che ha det-
re parlava? Se non l'avevano conos~iuta,
to: Se sarete rimasti fedeli alla mia parola, come avevano potuto credere? Essi non
siete davvero miei discepol~· e conoscerete credettero perché avevano conosciuto,
la verità, e la verità vi farà lz'beri. Come ma credettero per conoscere. Crediamo
diciamo, fratelli? Rimanere fedeli alla pa- anche noi per conoscere, non aspettiamo
rola di Dio è o non è una fatica? Se è una di conoscere per credere. Ciò che cono-
fatica, guarda a un grande premio: se non sceremo non può essere visto dagli oc-
è una fatica, ricevi gratuitamente il pre- chi, né udito dagli orecchi, né può essere .
mio. Perciò rimaniamo in lui che rimane
. .
m noi.
compreso dal cuore dell'uomo (cf. Is 64,
l; 1 Cor 2, 9). Che cosa è infatti, la fede,
Agostino,
se non credere ciò che non vedi? La fe-
Discorsi 134, 1, 1 de è credere ciò che non vedi: la verità
è vedere ciò che hai creduto, così come
altrove dice lo stesso evangelista (cf. Gv
8• 32 La verità vifarà liberi 20, 29). L ..] Ciò che hai detto non è la
verità? Certo che è la verità, m_a essa per
La verità che libera dalla schiavitù ora si deye credere, ancora non la si può
vedere. Se si permane in ciò che si deve .
della Legge credere, si giungerà a ciò che si potrà ve-
Egli ci persuade, una volta che ab- dere.
biamo abbracciato la fede, ad abbando- Agostino,
nare.l'amore per la Legge, e ci insegna a Commento al Vangelo di san Giovanni 40, 9
.
Una di.squisizione sulla paternità (8, 31-41a) 409

La verità riprodotta in noi mortalità, la vera incorrùttibilità, la vera


immutabilità è l'eternità stessa.
Se - dunqùe - rimarret~ nella mia pa- Agostino,
rola, sarete davvero miei discepoli e po- La Trinità 4, 18, 24
trete contemplare la verità come essa è,
non per mezzo di parole sònanti, ma per
mezzo della sua luce splendente, quando
8• JJ I discendenti di Abramo non sono
Dio ci sazierà, così come dice il salmo: È
stata impressa in noi la luce del tuo volto,. schiavi
o Signore (Sal 4, 7). Noi siamo moneta di
Dio, una moneta smardtasi lontana dal Una risposta menzognera
suo tesoro. L'errore ha logorato ciò che in
· noi era stato impresso: ma è venuto a ri- Il Signore però non aveva detto: sa-
creare in noi la sua immagine quel mede- rete liberi, bensì: la verità vi libererà. In
simo che l'aveva creata; è venuto a cercare questa espressione [ ... ] essi non intesero
la sua moneta, come Cesare cercava la sua; altro che la libertà, e si vantarono di es-
perciò ha detto: Rendete a Cesare ciò che è sere discendenti di Abramo. Dissero: Noi
di Cesare, e a Dio ciò che è di Dio (Mt 22, siamo stirpe di Abramo, e non siamo mai
21): a Cesare le monete, a Dio voi stessi. E stati schiavi di nessuno; come puoi tu dire:
così sarà riprodotta in noi la vèrità. diventerete liberi? [. .. ]Anche limitando-
Agostino, si alla libertà temporale, come potete so-
Commento al Vangef.o di san Giovanni 40," 9 stenere che non siete mai stati schiavi di
nessuno? Non fu venduto Giuseppe (cf.
Gen 37, 28)? Non fyrono deportati co-
me schiavi i santi profeti (cf. 2 Re 24)?
La sicurezza dell'anima Non siete forse quel medesimo popolo
che in Egitto costruiva mattoni e servi-
Questo è il nostro riscatto: esser sog- va dei re tiranni, non lavorando l'oro o
getti alla verità, ed è il nostro stesso Dio l'argento ma impastando terra (cf. Es 1,
che ci riscatta dalla morte, cioè dalla sog- 14)? Se non siete mai stati servi di nessu-
gezione al peccato. La stessa Verità, che è no perché, o ingrati, Dio vi ricorda con-
anche uomo in dialogo con gli uomini, ha tinuamente di avervi dovuto liberare dal-
detto a coloro che lo credono: Se rimarre- la casa della schiavitù (cf. Es 13, 3; Dt 5,
te nella mia parola, sarete veramente miei 6; ecc.)? O forse sono stati schiavi i vo-
discepoli e conoscerete la verità e la verità stri padri, e voi che ora parlate non sie-
vi libererà. L'anima infatti non gode di un te schiavi di nessuno? Perché allora state
bene con libertà, se non ne gode con si- pagando il tributo ai Romani, tanto che
curezza. avete tentato di far cadere in un tranello
Agostino, la verità stessa, chiedendogli se fosse leci-
Il libero arbitrio 2, 13, 37 to pagare il tributo a Cesare? Se egli aves-
se risposto che era lecito, voi lo avreste
fatto passare per nemico della libertà del-
Verità ed eternità · la stirpe di Abra.mo; e se avesse risposto
che non lo era, lo avreste accusato pres-
E la verità vi farà liberi. Da che cosa so i re della terra di impe.d ire il pagamen-
se non dalla morte, dalla corruzione, dalla to del tributo all'autorità. Elegantemente
mutevolezza? Sì, la verità resta immorta- vi ha confusi per mezzo della moneta da
le, incorrotta, immutabile. Ora la vera im- voi presentatagli, costringendo voi stessi
410 Giovanni 1-1 O

a rispondere alla vostra capziosa doman- · mare l'attenzione di tutti, non accetta di
da. Egli infatti vi disse:. Rendete a Cesa- essere ignorata o disprezzata.
re quel che è di Cesare, e a Dio quel che . Agostino,'
è di Dio, avendo voi stessi risposto che Commento al Vangelo di san Giovanni
l'effigie della moneta era di Cesare (Mt 41, 3-4
22, 15-21). Così come Cesare cerca la sua
immagine nella moneta, Dio cerca la sua
nell'uomo. Questo è dunque ciò che ri- Schiavitù nella carne, schiavitù nel-
spose ai Giudei. Mi fa impressione, o fra- l'anima
telli, la vanagloria degli uomini, che spin-
se i Giudei a mentire, anche a proposito Fa uscire dalla loro innata ignoranza
della libertà intesa solo in senso carnale, quegli esseri terreni che badavano solo al
e ad affermare: Non siamo mai stati schia- corpo, e li spinge, in qualche modo, a ciò
vi di nessuno. che è più spirituale e a un modo di pen-
Agostino, sare fin qui inesplorato e insolito, dim"O-
Commento al Vangelo di san Giovanni 41, 2 strando loro la schiavitù per molto tem-
po ignorata. [ .. .] Miei cari, l'uomo è un
animale composto di anima' e di corpo,
e la schiavitù, secondo la carne, riguarda
8 34
• Di're la verità allo schiavo del pec- la carne, mentre invece la schiavitù che è
cato nell'anima e finisce nell'anima ha una ma-
dre selvaggia, il peccato. 'Pertanto, libera-
Amen, amen, io vi dico re l'uomo dalla schiavitù secondo la carne
appartiene ai potenti, mentre liberare dal
È un'espressione energica per richia- peccato è solo nel potere di Dio e di nes-
mare l'attenzione su ciò che afferma: si può sun altro.
dire che è come la formula del suo giura- · Cirillo di Alessandria,
mento: Amen, amen, io vi dico. Amen si- Commento al Vangelo di Giovanni 5, 5

gnifìca "'e vero ,, , "'e così" . 1 sarebbe po-
tuto tradurre: «Io vi dico la verità''; ma né
il traduttore greco né quello latino hanno Chi serve Dio non può servire il pec-
osato tradurre la parola amen, che non è cato
né greca né latina, ma ebraica. Non è stata
tradotta, come per custodire gelosamente Dunque egli chiama schiavi del pec-
un segreto: non per sottrarlo, ma per ti- . cato coloro che servono il peccato, ma
more the togliendo il velo il segreto si svi- no~ chiama Signore il peccato stesso; co- ·
lisse. Non una sola volta, ma due volte il sì chiama schiavi di Mammona coloro che
Signore dice: Amen, amen, io vi dico, af- servono Mammona, senza con ciò chiama-
finché dalla ripetizione stessa riconosciate re Signore questo Mammona. La parola
come abbia voluto sottolineare l'afferma- "mammona", nel dialetto giudeo di cui si
zione. Che cosa ha voluto sottolineare?·In servono anche i Samaritani, significa "avi-
verità, z'n verità, io vt' dico, dice la verità in do" (cioè ((colui che desidera più del ne-
persona; la quale anche se non affermasse cessario")·. [ .. .] Non possiamo servire Dio
"in verità io vi dico", assolutamente non e Mammona.
potrebbe mentire. Tuttavia insiSte, sottoli- Ireneo di Lione,
nea: vuole cosl scuotere chi dorme, richia- Contro le eresie 3, 8, 1
r.

Una disquùizt'one sulla paternità (8, 31-41a) 411

Va eliminata l'inclinazione al vizio volontà sarà libera se sarà.buona. Sarai li-


bero se sarai schiavo: libero dal peccato,
Poiché chiunque commette il peccato schiavo della giustizia, così come dice l'A-
è schiavo del peccato, la deviazione verso il postolo: Quando. eravate sotto la schiavi-
~ vizio, possibile in ogni cosa e in ogni atti-
tù del peccato eravate liberi dalla giustizia.
1
vità, rende schiavo in un cer'to senso l'uo- Ora invece liberati dal peccato e fatti ser-
1
mo e lo macchia, producendo su di lui con vi di Dio, raccogliete il vostro frutto nella
i colpi del peccato dei lividi e delle bru- santificazione; e il fine è la vita eterna (Rm
dature. 6, 20-22). A questo devono tendere tutti i
Gregorio di Nissa, nostri sforzi. .
La verginità 18 . Agostino,
Commento al Vangelo di san Giovanni 41, 8

8• 35 Il figlio resta per sempre


8 36
• Liberi davvero
Liberi dal p~ccato, schiavi della-giu-
stizia Libertà parziale
La casa è la Chiesa, lo schiavo è il La prima libertà, quindi, consiste
peccatore. [ ... ] Ci ha ricm piti di spavento, nell' èssere immuni da colpe gravi. Perciò
o miei fratelli, quando ha detto: Lo schia- lapostolo Paolo dovendo scegliere chi
vo non rimane nella casa per sempre. Però doveva essere ordinato presbitero o dia-
egli subito aggiunge: ma il Figlio vi dimora cono, e chiunque altro per il governo del-
per sempre. Ma allora Cristo sarà solo nella la Chiesa, non ha detto: "Se uno è senza
sua casa? Non ci sarà nessun popolo unito peccato"; perché se avesse detto questo,.
. a lui? -Di chi sarà il capo se non vi sarà il tutti dovevano essere riprovati e nessuno
corpo? O forse con la parola "Figlio" vuo- ordinato. Ha detto: Se uno è senza colpa
le intendere il tutto, cioè il capo e il corpo? grave (Tt 1, 6; 1 Tm 3, 10), come sareb-
Non è senza motivQ che egli ci ha riempi- be l'omicidio, l'adulterio, la fornicazione,
ti di spavento e insieme ha acceso nel no- il furto, la frode, il sacrilegio, e così via.
str6 cuore la speranza: ci ha spaventati per Quando uno comincia a non avere que-
~raccarci dal peccato, ci ha aperto il cuo- sti crimini (e nessun cristiano deve aver-
re alla speranza perché non disperassimo li)) comincia a levare il capo verso la li-
dell'assoluzione dal peccato [ ... ]. Quale bertà; ma questo non .è che l'inizio della
speranza c'è dunque per noi eh~ non sia- libertà, non la libertà perfetta. Perché,
mo senza peccato? [. .. ] Questa è la no- domanderà qualcuno, non è la libertà
stra speranza, o fratelli: che ci liberi colui perfetta? Perché sento. nelle mie membra
che è libero e, liberandoci, ci faccia suoi un'altra legge in conflitto con la legge del-
schiavi. Eravamo schiavi della cupidigia e, la mia ragione; per cui non quello che vor-
liberati, diventiamo schiavi della carità. È rei io faccio, - dice lApostolo - ma quel-
quello che dice lApostolo: Vol o fratelli: lo che detesto (Rm 7, 23 .19). La carne ha
siete stati chiamati a libertà; soltantO non voglie contrarie allo spir#o e lo spirito de-
invocate la libertà a pretesto di una condot- sideti opposti' alla carne, così che voi non
ta carnale, ma servitevi a vicenda median- fate ciò che vorreste (Gal 5, 17). Libertà
te la carità (Gal 5, 13). [ .. . ] Non abusa- parziale, parziale schiavitù. [ ... ] Ora, sic-
re quindi della libertà per abbandonarti al come è rimasta in noi qualche debolezza,
peccato, ma usala per non peccare. La tua oso dire che nella misura in cui serviamo
·~

412 Giovanni 1-1 O

8 37
Dio siamo liberi, mentre nella misura in • I discendenti di Abramo cercano di
cui seguiamo la legge del peccato siamo uccidere Gesù
schiavi. L'Apostolo conferma ciò che noi
stiamo dicendo: Secondo l'uomo interiore i,a nobiltà dell'anima
io mi diletto nella legge di Dio (Rm 7, 22).
Siamo liberi, in quanto ci dilettiamo nel- Dimostrando, in molti modi, · che la
la legge di Dio: è la libertà che ci procu- loro s.u perbia e arroganza nel vantare la
ra questo diletto. Finché è il timore che ti stirpe di Abramo è completamente inuti-
porta ad agire in modo giusto, vuol dire le e vana, lo dice per spronarli a cercare la
che Dio non forma ancora il tuo diletto. vel'a nobiltà cara a Dio. [. .. ] Infatti, come
Finché ti comporti da schiavo, vuol dire può avvenire che, nonostante che siamo
che ancora non hai riposto in Dio la tua stati creati di terra e di fango, come è scrit-
delizia: quando troverai in lui la tua de- to (cf. Gen 2, 7), siamo chiamati stirpe di
lizia, sarai libero. Non temere il castigo, Dio (At 17, 29), come dice Paolo? Davve-
ama la giustizia. Non sei ancora arrivato ro siete diventati suoi parenti per la carne '
ad amare la giustizia? Comincia ad aver che è nel mistero di Cristo. Ma questa veri-
timore del castigo, onde giungere ad ama- tà possiamo considerarla anche in un altro
re la giustizia. modo. Se pensiamo le cose di lui e onoria-
Agostino, mo la pietà in modo non superficiale, sare-
Commento al Vangelo di san Giovanni mo figli del Dio supremo, soprattutto se ci
41 , 10 conformiamo, col nostro animo, per quan-
to è possibile, alla sua vòlontà.
Cirillo di Alessandria,
Commento al Vangelo dt' Giovanni 5, 5
Solo Cristo può garantire la vera li-
bertà
La differenza fra seme e figlio
Soltanto, dice, all'unico Figlio per
natura,·libero secondo verità, e al di fuo- È anche possibile che chi si ritrovi
ri di ogni schiavitù, compete di poter li- a essere seme di Abramo possa diventa-
berare, e a nessun altro. Come, poiché è re con l'impegno suo figlio; è possibile,
sapienza per natura, e luce, e potenza, dà d'altra parte, che uno cessi di essere se-
a chi ne è capace la sapienza, ai privi di me di Abramo a causa della sua negligen-
luce la luce, ai privi di forza la forza, co- za e del suo scarso impegno. C'era però
sì, poiché è Dio da Dio, e frutto genuino ancora speranza per coloro a cui queste
e libero della sostanza che regna su tutto, parole erano rivolte. Gesù sapeva, infatti,
dà la libertà; del resto, nessuno potreb- che erano seme di Abramo e vedeva che
be avere la libertà da chi non ce l'ha per non avevano ancora perso la loro capaci-
natura. Dal momento che lo stesso Figlio tà di diventare figli di Abramo. Dal mo-
vuole rendere liberi alcuni, e dare ad essi mento che, oltre a essere suo seme~ po-
il proprio frutto, potranno dirsi veramen- tevano diventare figli di Abramo, disse:
te liberi coloro che hanno ottenuto que- Se siete figli di Abramo, fate le opere di
sta dignità da colui che ne ha il diritto e il Abramo (Gv 8, 39). Eppure, come alcuni
potere, e non da un altro di quelli che lo sono seme di Abramo, altri sono seme di
hanno da altri e risplendono di doti non Canaan, non di Giuda., come dice Daniele
propne. (Dn 13, 56) [ .. . ] . Ma se, oltre a essere se-
Cirillo di Alessandria, me di Abramo, avessero coltivato il seme
Commento al Vangelo di Giovanni 5, 5 di Abramo e lo avessero fatto crescere, la
Una disquisizione sulla paternità (8, 31-41a) 413

·- parola di Gesù sarebbe stat~ accolta nella L'amo della parola ·di Dio
grandezza del seme di Abra~o. [; .. ] Co-
loro che desideravano ucciqere il Verbo Se la mia parola fosse da voi accol-
e distruggerlo non potevano contenere la ta, a sua volta vi accoglierebbe; se vi ac-
sua grandezza. [ ... ] Se ognuno di noi è cogliesse, come pesci rimarreste presi nel-
seme di Abramo e non riesc-e a contenere la rete della fede. Che vuol dire: La mia
il Verbo di Dio, non deve cercare di ucci- parola non ha presa in voi? Vuol dire che
derlo. Deve cambiare dall'essere seme di non prende il vostro cuore, perché il vo-
Ab.ramo all'essere figlio di Abramo e sa- stro cuore non l'accoglie. La parola di Dio
rà in grado di accogliere il Verbo di Dio, è, e così dev'essere per i fedeli, ciò che l' a-
- che fino ad allora non riusciva a conte- mo è per i pesd: li prende quando que-
nere . . sti abboccano. Non si reca danno a coloro
Origene, che restano presi, dato che vengono presi
Commento al Vangelo di Giovanni per la loro salvezza, non per la loro rovina.
20,32-33;41;43;45 Ecco perché il Signore disse ai suoi disce-
poli: Seguitemi e vi farò pescatori di uomi-
ni (Mt 4, 19). Non erano così i Giudei che
pure erano figli di Abramo: uomini iniqui,
Le opere dei Giudei e la parentela pur essendo figli di un uomo di Dio. Era-
con Abramo no suoi discendenti secondo la carne, ma
erano degenerati per il fatto che non iini-
Gradualmente ridimensiona l'im- tavano la fede del padre loro.
portanza che essi attribuivano a quella Agostino,
parentela con Abramo, insegnando.loro a Commento al Vangelo di san Giovanni 42, 1
non insuperbirsi a motivo di essa. Come
infatti la libertà e la schiavitù dipendono
dalle opere, così anche quella parentela. 8 38
E non disse subito: "Voi, assassini, non • Il Padre e vostro padre
siete davvero figli di Abramo, che era un La verità del Padre
giusto"; ma si esprime in accordo con il
loro discorso e dice: "Lo so che siete la E non disse: "Non comprendete la
' di Abramo"; ma non è questo che
stirpe mia parola,,, ma: La mia parola non ha po-
è loro richiesto. Quindi li · redarguisce sto in voi, mettendo così in risalto la su-
· più aspramente. Dobbiamo notare come blimità della sua dottrina. Non per questo
egli, ogni volta che si accinge a compiere però costoro avrebbero dovuto uccider-
qualcosa di grande, immediatamente do- lo; avrebbero dovuto piuttosto onorarlo e
po averla compiuta parla con maggiore venerarlo, per poter imparare da lui. Che
franchezza, perché può confutare i suoi dunque dirai se tu dici ciò da te stesso?
contraddittori con le sue stesse opere. [. .. ] "Come io - egli dice - dimostro é:hi
Ma cercate di uccidermi. E se uno dices- è mio Padre con le parole e con la veri-
se che ciò avviene per un giusto motivo? tà dei fatti, fate anche voi così con le ope-
Ma le cose non stanno così: egli stesso ne re. Giacché io non ho soltanto la stessa so-
spiega la ragione, perché: La mia parola stanza del Padre, ma anche la sua stessa
non ha posto in voi. . ' ,, .
vertta
Giovanni Crisostomo, Giovanni Crisostomo,
Commento al Vangelo di Giovanni 54, 2 Commento al Vangelo di Giovanni 54, 2
414 Giovanni 1-10

Il Verbo ha veduto se stesso presso mini; per averlo imitato, non per essere ·
il Padre stati da lui creati.
· Agostino,
Il Signore, però, affermando: Io dico Commento al Vangelo dt' san Giovanni 42, 2
ciò che ho veduto presso il Padre mio, vuol
far capire che Dio è suo Padre. Cioè, ho
veduto la verità, dico la verità, perché so-
no la verità. Se infatti il Signore dice la ve- 8 39
rità che ha veduto presso il Padre, ha :ve- • Il padre nostro è Abramo
, duto se stesso, dice se stesso, perché egli
stesso è la verità del Padre che ha veduto Una risposta meschina
presso il Padre: egli infatti è il Verbq, il Sembrano aver risposto come se aves-
Verbo che è presso il Padre. sero compreso la frase sull'identità di lo-
Agostino, ro padre in un senso ben più meschino di
·Commento al Vangelo di san Giovannt 42, 2 quello inteso dal Signore. Gesù si riferiva
a Dio.[. .. ] Loro, invece, danno una rispo-
s.t a ben più modesta citando il padre del
Il Figlio è testimone oculare del Pa- loro popolo.
dre Origene,
Commento 4l Vangelo di Giovanni
Il Salvatore è un testimone oculare di
20, 57-58
ciò che è presso il Padre; per questo egli
dice: Nessuno conosce il Padre se non il Fi-
glio (Mt 11, 27; cf. Le 10, 22), perché colo-
ro ai quali il Figlio ha rivelato il Padre non Che hai da dire contro Abramo?
sono testimoni oculari. ·
Origene, Gli replicarono: Il padre nostro è
Commento al Vangelo di Giovanni' 20, 46 Abramo, come a dire: "Che cosa hai da di-
re contro Abramo?", oppure: «Provati, se
hai il coraggio, a criticare Abramo". [. .. ]
Il diavolo è il loro padre Essi avevano tutta r aria di volerlo provo-
care a parlar male di Abramo e avere così
E allora, quelli, dove hanno veduto il pretesto per fare ciò che avevano in ani-
il male che fanno e che il Signore rim- mo di fare.
provera e condanna? Presso il padre lo- Agostino,
ro. Quando, nelle parole che seguono, Commento al Vangelo di san. Giovanni' 42, 3
sentiremo più esplicitamente chi è il pa-
dre loro, ci renderemo conto che cosa
abbiano veduto presso un tal padre: fi-
nora non ha fatto il nome del padre lo- Un'affermazione falsa.
ro. Poco prima. egli ha ricordato Abramo,
ma a motivo dell'origine carnale, non per È chiaro, comunque, che il Salvatore
la somiglianza della vita. Ora dirà chi è reputa falsa questa affermazione, quando
quell'altro loro padre, che non li ha ge- dice: Se siete figli di Abramo> fate le opere .
nerati né, creandoli, li ha fatti uomini; di Abramo.
ma essi tuttavia erano figli suoi in quanto Origene,
erano malvagi, non in quanto erano uo- Commento al Vangelo di Giovanni 20, 60
•-·
~
Una disquisizione sulla paternità (8, 31-4la) 415

Una condanna delle loro.opere Un uomo o D1o?


Non contesta la loro origirie, ma·con- Coloro che cercano di ucciderlo cer-
danna le loro opere; la loro carne proveni- cano di uccidere un uomo: qualora, infat-
va da Abramo, ma la loro vita no. ti, riuscissero a ucciderlo, Dio non si po-
Agostino, trebbe uccidere. [ .. .] Tramano contro di
Commento al Vangelo di san Giovanni 42, 4 lui come contro un u~mo, non capendo
che colui contro cui tramano è Dio. Nes-
suno continuerebbe a tramare contro di
lui se fosse convinto che colui contro cui
Fate tutte le opere di Abramo tramano è Dio.
Origene,
Coloro che si aggrappano a una delle Commento al Vangelo di Giovanni 20, 80
-· opere di Abramo, qu~Ila espressa nell'af-
fermazione: Abramo credette a Dio e dò
gli fu accreditato come giustizt'a (Gen 15,
-· 6; cf. Rm 4, 3; Gc 2, 23), pensano che
proprio a questo faccia riferimento l' e-
La Verità è la sua uguaglianza col Pa-
sortazione: Fate le opere di' Abramo. An-
dre
.. che se si concede a costoro che la fede Qual è la verità che egli proclama? La
è un'opera [ ... ], dovrebbero comunque . sua uguaglianza col Padre. Perciò i Giudei
~· spiegare perché non è stato usato il _sin- lo cercavano per ucciderlo [. .. ]. Dimo-
golare· [ ... ] "l'opera di Abramo". Inve- strando che queste verità non sono affatto
ce si ha il plurale [ ... ] "le opere di Ab~a­ contrarie al Padre, ricorre di nuovo a lui.
mo", il che, a mio parere, equivale a dire Giovanni Cr.isostomo,
"tutte le opere". Commento al Vangelo di Giovanni 54, 2
Origene,
Commento al Vangelo di Giovanni 20, 66

Abramo fu felice di vedere il mio


' giorno
°Cercare di uccidere la Verità
8 4

Se Abramo non ha fatto ciò che non
Chi è estraneo ai suoi misteri gli era possibile fare in nessun modo, non
avrebbero alcuno scopo le parole: Questo,
Per questo motivo egli stesso insegna- Abramo non l'ha fatto. [. .. ] Egli non po-
va ai discepoli, che stavano con lui, di es- teva fare ciò che in nessun modo poteva
sere egli stesso la vita, la luce e la verità accadere ai suoi tempi, quando Gesù non
(cf. Gv 8, 12; 14, 6), e anche tutte le altre esisteva. Ma dal momento che ritengo che
dottrine relative alla sua divinità, mentre la frase sia stata detta in lode di Abramo
invece a coloro che erano estranei ai suoi - come fosse in accordo con le parole che
misteri diceva: Perché cercate di uccidere insegna: Abramo, vostro padre, esultò nel-
in m.e quel!'uomo che vi ha parlato della ve- la speranza di vedere z'l mio giorno; lo vide
rità? e fu pieno di gioia (Gv 8, 56) -, è possi-
Eusebio di Cesarea, bile che ci sia stato un uomo ai tempi di
Dimostrazione evangelica 10, Proemio 7 Abramo che disse la verità udita da Dio e
416 Giovanni 1-10

che Abramo, in verità, non abbia cercato re del padre vostro, dove per "padre" ·si in-
di ucciderlo. tende il diavolo come si evince dalla frase
Origene, Voi avete per padre t'l diavolo (Gv 8, 44). .
Commento al Vangelo di Giovanni Ora, se chi commette il peccato viene dal
20, 87-88 diavolo (1 Gv 3, 8), chi non viene dal dia-
volo non commette peccato; se inoltre il
Figlio di Dio si manifestò per distruggere le
opere del diavolo (1 Gv 3, 8), nella misura
8• 413 Voi/ate le opere del padre vostro in cui egli non è ancora riuscito a distrug-
gere le opere del diavolo in noi, perché noi
I nostri frutti mostrano di chi siamo non ci siamo offerti a colui che distrugge
le opere del diavolo, non abbiamo ancora
figli smesso di essere figli del diavolo, perché
Nella misura in cui pecchiamo non ci sono i nostri frutti che rivelano di chi sia-
siamo ancora liberati dell'origine dal dia- mo figli (cf. Mt 7, 16).
volo, anche se si pensa che crediamo in Origene,
Gesù. Di conseguenza Gesù dice ai Giu- Commento al Vangelo di Giovanni
dei che hanno creduto in lui: Voi/ate ope- 20, 103-105 .
IL PADRE Di GESÙ E IL LORO PADRE

'
Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un
solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste,
perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi
ha mandato. Per quale motivo non·comprendete il mio linguaggio? Perché
non potete dare ascolto alla mia parola. Voi avete per padre il diavolo e vo-
lete compiere i desideri del padre vostro.· Egli era omicida fin da principio
e non stava saldo nella verità, perché in lui non c) è verità. Quando dice il
falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna. A me,
. invece, voi non credete, perché dico la verità. Chi di voi può dimostrare che
ho peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? Chi è da Dio ascolta
le parole di Dio. Per questo voi non ascoltate: perché non siete da Dio» (8,
41b'i47).
La risposta dei Giudei può significare che hanno compreso che Gesù li accusa di for-
nicazione spirituale con altri dèi; d'altra parte non ha più senso menzionare Abramo, il cui
santo esempio non sono in grado di imitare (Agostino). Ci potrebbe essere anche una pe-
sante insinuazione dei Giudei nei confronti di Cristo. Questi mettono in dubbio che Gesù
sia nato da una vergine e che abbia solo Dio come padre, suggerendo malignamente che, in
reAf~à, sia nato da pro,stituzione (Origene, Cirillo). Dio è Padre solo di chi ama Gesù e segue
i suoi comandamenti. Il Figlio descrive la sua condizione di «mandato dal Padre"; bisogna
ricordare, però, che il Padre non lo ha lasciato solo, ma è cordui e in lui (Origenc). "Uscire"
o "procedere" dal Padre non è·la stessa cosa che "venire" da lui: nel primo caso si fa rife-
rimento alla sua generazione divina ed eterna dal Padre, nel secondo alla sua incarnazione,
alla sua venuta sulla terra (Uario) . La sua divinità è la meta a cui tendiamo, la sua umanità è
la via che dobbiamo percorrere (Agostino). Gesù sottolinea c.h e è stato mandato dal Padre
per distinguersi da quelli che sono venuti senza esser stati mandati da lui (Origene). I Giu-
dei non possono ascoltare le sue parole perché non çredono in lui (Agostino). L'udito può
essere risanato solo dalla parola di Dio, che è in grado di guarire i sordi (Origene). Quando
Gesù chiama i Giudei figli del di~volo, infligge loro un colpo pari all'impudenza che hanno
dimostrato (Crisostomo). Dato che quelli hanno continuato a cambiare padre (prima Abra-
mo, poi Dio)·, Gesù rivela una volta per tutte quale sia il loro vero padre (Agostino). Un
uomo non è figlio di Dio o figlio del diavolo perché come tale viene creato. Amare il proprio
nemico rende figli di Dio. Il desiderio del diavolo è che noi desideriamo compiere azioni
peccaminose: rende figli del diavolo anche solo il desiderio di realizzare i desideri del diavolo
(Origene). Il diavolo, come il serpente nell'Eden, si dimostra fin dall'inizio menzognero e
418 Giovanni 1-10

omicida (Ireneo). I Giudei desiderano uccidere, proprio come il diavolo ebbe invidia del
primo uomo e lo uccise, per mezzo di una parola perversa e menzognera. Il diavolo non si
mantenne nella verità e in lui non è la verità; Cristo è la verità stessa (Agostino). Il diavolo
ha ucciso l'immagine di Dio data ad Adamo e tutto il genere umano. La verità non è in lui
perché non solo inganna gli altri, ma anche se stesso (Origene). I manichei ·sostengono che
il diavolo abbia la natura del male come da un determinato principio contrario; una corretta
interpretazione del passo permette di capire che il diavolo fu nella verità, ma non vi si man-
tenne e cadde da essa (Agostino). L'umanità'è di per se stessa menzognera; bisogna sforzarsi
di perseverare nella verità per diventare clèi. Gesù accusa di Iion credere in lui i Giudei di
cui si era detto: credettero in lui. Costoro, infatti, credettero ai suoi prodigi, ma non colsero
il senso profondo dei suoi insegnamenti. In effetti, è possibile che al contempo si creda e
non si creda nel Cristo. Gesù si rivolge non solo ai presenti, ma a tutta l'umanità: nessuno
può dimostrare che lui ha pèccato (Origene). Chi cerca di dimostrarlo è nemico della verità
(Crisostomo). Ancora una volta, Gesù si rivolge non all'intero popolo di Israele, ma solo ai
suoi capi, péssime guide che hanno allontanato il popolo dalla verità (Cirillo). Si può essere
.e non essere da Dio: si è da Dio perché si è creati da lui, ma si può non essere da Dio perché
non si ascoltano le sue parole e si imita il diavolo. Questa era la condizione dei Giudei lì pre-
senti: Gesù già sapeva che non avrebbero creduto e sarebbero morti nel peccato (Agostino).
"Ascoltare" significa obbedire alla parola di Dio e interiorizzarla (Cirillo).

8• 41 b Noi non siamo nati da prostitu- Una pesante insinuazion~


zione Mi chiedo se quei Giudei, che si dice
abbiano cr~duto in lui (cf. Gv 8, 31), ri-
L'accusa di fornicazione spirituale
spondano con una certa malizia al rimpro-
Cominciarono comunque a render- vero di non essere figli di Abramo, sug-
si conto che il Signore non parlava del- gerendo velatamente che il Salvatore sia
la generazione carnale, ma della condotta nato da fornicazione.·Lo reputano proba-
di vita. E siccome era consuetudine del- bile perché non accettano la sua famosa e
la Scrittura, che essi leggevano, chiama- dibattuta nascita dalla Vergine. [. .. ] Ge-
re fornicazione in senso spirituale il fat- sù disse che Dio era suo Padre e non ri-
to che l'anima si assoggettasse come una conosceva alcun uomo come suo padre.
prostituta ai molti e falsi dèi, così rispose- Pertanto è naturale che, dopo la frase:
ro: Noi non siamo nati da fornicazione, noi Non siamo nati da prostituzione, aggiunga-
abbiamo un solo Padre, Dfo.' (Gv 8, 41). no per offendere: Abbiamo un solo padre:
[ .. .] Hanno cambiato la risposta, credo Dio.' Come se stessero dicendo: "Siamo
in base a questa considerazione: ogni vol- noi quelli che hanno un solo Padre, Dio,
ta che nominiamo Abramo ci dirà: per- non tu, che sostieni di esser nato da una
ché non imitate colui del quale vi gloriate vergine, ma sei nato da prostituzione. Ti
di essere discendenti? Noi non possiamo vanti di esser nato da una vergine dicendo
imitare un uomo così santo, così giusto, che hai Dio solo come tuo unico Padre.
così innocente, così grande; diciamo che Noi, invece, che riconosciamo Dio come
nostro padre è Dio, e vediamo che cosa Padre, non neghiamo per questo di avere
ci risponde. anche un padre umano,,.
Agostino, Origene,
Commento al Vangelo di san Giovanni Commento al Vangelo di Giovanni
42,7 20, 128; 130
Il Padre di Gesù e il loro padre (8, 4lb-4~) 419

Non credono alla nascita dalla Ver- Seguire i suoi comandamenti


gine Ora, quando Dio diventa il padre di
Pensavano infatti che fa santa Vergi- una p ersona se non quando quella p erso-
ne, dico la Madre del Signore, fosse sta- na segue i suoi · comandamenti? Proprio
ta _s edotta e fo~se rimasta incinta non per per questi uno che prima· non ·e ra figlio
opera dello Spirito Santo o della potenza del Padre celeste diventa suo figlio, quan~
divina, ma fosse stata sedotta forse da un do il Padre porta colui che diventa suo fi-
uomo. Ignoranti e increduli com'erano, glio alla rinascita e viene chiamato da lui
non tenevano in nessun conto gli scritti "P adre " .
profetici, sebbene apertamente sentisse- Origcne,
ro: Ecco) la Vergine concepirà e partorirà . Commento al Vangelo di Giovanni 20, 140
un figlio (Is 7, 14). Badando soltanto al-
la carne, e conformandosi per analogia al-
la natura umana, senza tener conto della
natura che compie cose meravigliose, sti- 8• 42 h Da Dio sono uscito e vengo
mavano che una donna·non potesse con-
cepire se non per op.e ra dell'uomo e at- Il Figlio è nel Padre
traverso il rapporto con lui. Soffrendo di
questo sospetto, quei miserabili usava- Se si confronta la condizione di schia-
no calunniare la generazione del divino e vo che uno ha assunto dopo aver svuotato
meraviglioso Figlio per opera dello Spiri- se stesso (cf. Fil 2, 7) e.on quella del Figlio,
to Santo. si comprenderà come il Figlio sia proce-
Cirillo di Alessandria, duto da Dio e sia giunto a noi, uscendo
Commento al Vangelo di Giovanni 5, 5 fuori da chi lo ha manqato, anche se il Pa-
dre non lo ha lasciato solo, ma è con lui
(cf. Gv 8, 29) ed è nel Figlio come il Figlio
è nel Padre (Gv 14, 10). Se infatti non si
c01nprende che il Figlio è nel Padre in un
8• 42a L)amore per il Padre e per il Figlio modo diverso di come lo fosse prima di
. .
procedere da Dio, sembrerà contraddito-
Dio è il padre di chi ama Gesù rio che egli nello stesso tempo sia proce-
. duto da Dio e sia ancora in Dio .
Se è v~ra la frase: Se Dio fosse vòstro
padre) mi amereste, evidentemente sarà Origene,
vero anche il contrario: "Se non mi ·a mate, Commento al Vangelo dt' Giovanni
Dio non è vostro padre". Pertanto Dio 20, 155-156
non è padre di chi non ama Gesù. Ci fu
un tempo in cui Paolo non amava Gesù.
Ci fu un tempo, quindi, in cui Dio non era Veni're e uscire dal Padre sono due
il padre di Paolo. Paolo, di çonseguenza, cose diverse
non era figlio di Dio per natura, ma lo
diventò più tardi. Il Figlio di Dio non ha rimproverato
Origene, di essersi attribuito un nome sacro a co-
Commento al Vangelo di san Giovanni loro che, proclamando lui come Figlio di
20, 137-138 Dio, avrebbero detto di avere Dio p er Pa-
420 Giovanni 1-10

dre. Disapprova invece che i Giudei han- stato mandato vuol dire che Cristo si è
no presunto temerariamente di avere Dio incarnato. La processione del Verbo da
per padre, per il fatto che non amavano Dio è processione eterna. [ ... ] Mai Dio ·
lui: Se Dio fosse vostro padre amereste cer- fu senza il Verbo perché il Verbo è per-
to anche me: io infatti sono usdto da Dio. manente, non transeunte. [ ... ] Egli pro-
[ ... ] Certo, non si può dire che sono la cede da Dio come Dio, come uguale a lui,
stessa cosa essere uscito ed essere venuto come Figlio unigenito, come Verbo del
d~ Dio, perché sono indicate l'una e l'altra Padre, ed è venuto a noi perché il Verbo
cosa: Poiché sono uscito da Dio e sono v~­ si è fatto carne per abitare fra noi (cf. Gv
nuto. E per mostrare cosa significa Sono 1, 14). È venuto in quanto si è fatto uo-
uscito da Dio e cosa invece E sono venu- mo, dimora presso il Padre in quanto è
to, ha subito aggiunto: Non sono venuto Dio. La sua divinità è la metà cui tendia-
infatti da me stesso, ma· egli mi ha manda- mo, la sua umanità è la via che dobbiamo
to. Ha insegnato che non è lui l'origine percorrere. Se egli per noi non si fosse
di se stesso, quando dice: Non sono ve- fatto via per cui camminare, mai avrem-
nuto infatti da me stesso, e ancora una mo potuto pervenire a lui che permane
volta attesta di essere uscito da Dio e di presso il Padre.
essere stato mandato da lui. Ma quando Agostino,
dice che devono amarlo èoloro che Commento al Vangelo di san Giovanni 42, 8
affermano di avere Dio per padre proprio I

perché è uscito da lui, ha insegnato che


il motivo dell'amore sta nèlla nascita.
Con l'espressione "essere uscito" si è Chi è venuto, ma non è stato manda-
riferito infatti alla nascita incorporea, e to dal Padre
perciò il diritto sacro di proclamare Dio
come proprio padre deve essere meritato Ritengo che queste parole alluda-
p·c r l'amore a Cristo, che da lui è stato no ad alcuni che sono venuti da se stessi
generato. Difatti, quando afferma: Chi senza esser stati mandati dal Padre. Ge-
odia me, odia il Padre mio, dicendo "mio", remia parla di queste persone che pro-
ha escluso ogni condivisione del titolo [di mettono insegnamenti e profezie: Io non
figlio] con altri, riferendosi a qualcosa di ho inviato questi pro/e# ed essi corrono
proprio. [. .. ] Non è devoto verso Dio (Ger 23, 21).
Padre chi non ama il Figlio. Non c'è altro Origene,
motivo per amare il Figlio se non che egli Commento al Vangelo di Giovanni 20, 160
è da Dio. Il Figlio quindi è da Dio non per
la venuta ma per la nascita, e tutto r amore
verso il Padre verrà dal credere che · il
8 43
Figlio è da lui. • Non potete dare ascolto alla mia
Ilario di Poitiers, parola
La Trinità 6, 30
Non credono in lui

La missione di Cristo e la sua proces- Non potevano comprendere perché


non potevano ascoltare. E non potevano
sione eterna
ascoltare, perché non volevano corregger-
Ricordate ciò che siamo soliti ripe- si credendo in lui.
tere: che è venuto da Dio, e colui da cui Agostino,
procede è venuto con lui. Che Cristo è Commento al Vangelo di san Giovanni 42, 9
Il Padre di Gesù e il loro padre (8, 41b-47) 421

L'udito risanato dalla parola di Dio azione, né si può defì~ire una persona fi-
glia di Dio perché come tale è stata creata.
Per prima · cosa, dunque, dobbiamo E anche chiaro che una persona che pri-
acquisire la capacità di ascoltare la paro- ma era. figlia del _diavolo può poi diventa-
la divina sl da poter poi conoscere la dot- re .figlia di Dio. Anche Matteo rivela ciò
trina di Gesù nella .sua interezza. È pos- quando riporta le seguenti parole del Sal-
sibile, infatti, che chi non era in grado di vatore: Avete inteso che fu detto: Amerai il
ascoltare la parola di G esù ne acquisisca tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io
in seguito la capacità, perché uno non può vi dico: amate i· vostri nemici e pregate per
udire finché il suo udito non venga gua- quelli che vi perseguitano, affinché siate fi-
rito dal Verbo che dice al sordo: Apriti! gli del Padre vostro che è nei· cieli (Mt 5, 43-
(Afc 7, 34). 45). Bisogna notare, infatti, che, obbeden-
Origene, do ai comandamenti amate i vostri nemici
Commento al Vangelo di Giovanni e pregate per quelli che vi perseguitano, chi
20, 163 -164 prima non era .figlio del Padre che è nei
cieli può diventare suo figlio.
Origene,
8 44
• a Voi avete per padre z'l di.avolo Commento al Vangelo di Giovanni
20, 106-107
Una ferita pari alla loro impudenza
Li ha csdusi dalla parentela con Abra-
mo; e, poiché essi hanno osato di più, allo- 8• 44 h I desideri del padre vostro
ra finalmente li ferisce duramente, dicen-
do che non solo non sono figli di Abramo, I desideri del diavolo .
ma sono figli del diavolo, e infliggendo lo-
ro una ferita pari alla loro impudenza. [. .. ] il diavolo crea il desiderio di fare·
. Giovanni Crisostomo, cose che egli desidera, in modo tale che si
Commento al Vangelo di Giovanni 54 , 3 potrebbe dire che colui che causa la forni-
cazione o l'adulterio compie la fornicazio-
ne o commette adulterio anche prima che
l'uomo sia coinvolto in essa. Lo stesso si
Coptinuano a cambiare padre potrà dire di ogni peccato. Il diavolo non
Fino a quando continuerete a nomi- desidera il denaro, ma desidera che gli uo-
nare vostro padre? Fino a quando conti- mini siano avidi di denaro e amanti delle
nuerete a cambiare padre? Ora è Abramo, cose materiali. Coloro che amano il dena-
ora è Dio. Ascoltate dalla bocca del Figlio ro [. .. ] realizzeranno un desiderio del dia-
di Dio, di chi siete figli: Voi avete per pa- volo. [ ... ] Se compiamo le opere di Dio e
dre il diavolo. vogliamo realizzare i suoi desideri, siamo
Agostino, figli di Dio; ma se compiamo le opere del
Commento al Vangelo di san Giovanni 42, 9 diavolo e vogliamo realizzare i suoi desi-
deri, abbiamo per padre il diavolo. Stiamo
attenti, <lunque, non solo a ciò che faccia-
Amare il proprio nemico rende figli mo ma anche a ciò che desideriamo. An-
che solo il desiderio di realizzare i deside-
di Dio
ri del diavolo basta per essere suo figlio.
Queste parole chiariscono che una Forse per questo, dopo aver detto: Fate le
persona non è figlia del diavolo per ere- opere del padre vostro (Gv 8, 41), Gesù ag-
422 Giovanni 1-10

giunge: Volete compiere i desideri del pa- te compiere i desideri del padre vostro; per
dre vostro: cosl, infatti, si può capire che se questo infierite nella carne, non potendo
solo desidereremo fare ciò che·<lesidera il farlo nello spirito. Egli è stato omicida fin
diavolo, saremo chiamati .figli del diavolo. da principio: sì, perché è stato omicida nei
Origene, confronti dcl primo uomo; cioè appena fu
Commento al Vangelo di Giovanni possibile compiere urt omicidio, appena
20, 179-180; 193-194 fu creato l'uomo. [ ... ]E per qual motivo è
stato omicida? E non stette fermo nella ve-
rità. Dunque egli era nella verità, ma non
vi si mantenne e cadde. E perché non si
8 44
• c Omicida fin da prindpio mantenne nella verità? Perché in lui non è
la verità. La verità non è in lui, come inve-
Il serpente nell'Eden ce è in Cristo, che è la stessa verità.
- - Coloro che mangiarono dell'albero Agostino,
morirono; mentre il serpente è mostrato Commento al Vangelo di san Giovanni
essere menzognero e omicida, come dice 42, 11
<li lui il Signore: Egli è stato omiàda fin da
prindpio ·e non ha perseverato nella verità.
Ireneo di Lione, Ha ucciso l'immagine di Dio
Contro le eresie 5, 3 2, 2
Come infatti in Adamo tutti muoio-
no, così in Cristo tutti.riceveranno la vita
(1 Cor 15, 22). [. . .] Considerando queste
Uccise il primo uomo con la menzo- parole potrai intuire la vita dell1uomo se-
gna condo l'immagine (cf. Gen 1, 26). Quan-
Ecco perché siete suoi figli, perché do avrai capito che cosa sia la vita, potrai
avete gli stessi suoi desideri, non perché intuire in che modo l'omicida ha ucciso
siete nati da lui. Quali sono i suoi deside- l'uomo vivente e come egli sarà chiamato
ri? Egli è stato omicida fin da principio. Ec- a ragione omicida, non perché ha ucciso
co cosa significa volete fare i desideri del un qualche individuo, ma perché ha ucci-
padre vostro/ voi cercate di· uccidere me, che so un'intera razza - infatti in Adamo tutti
sono un uomo che vi dico la verità. Anche muoiono.
il diavolo ebbe invidia dcl.l'uomo e lo uc- Origcne,
cise. [. .. ] Essi morirono per aver ascolta- Commento al Vangelo di Giovarmi 20, 224
to il diavolo (cf. Gen 3, 1). E n_on l'avreb-
bero ascoltato se avessero dato ascolto al
Signore; l'uomo, che si trovava tra chi lo
Il diavolo inganna se stesso
aveva creato e 1' angelo decaduto, avrebbe
dovuto obbedire al Creatore, non all'im- La ragione per cui in lui non c'è verità.
postore. [. .. ] Il diavolo vien detto omici- è che è stato ingannato, crede alle menzo-
da non perché si sia presentato all'uomo gne ed è stato egli stesso irigannato da se
armato di spada e corazzato di acciaio, ma stesso. Per questo è considerato peggiore
perché seminò in lui una parola perversa e di tutti coloro che vengono ingannati, dal
così lo uccise. Non credere dunque di po- momento che loro sono ingannati da lui,
ter sfuggire all'accusa di omicidio quando ma egli stesso inganna se stesso.
spingi tuo fratello al male: se lo induci al Origene,
male, tu lo uccidi. [ ... ] Voi dunque vole- Commento al Vangelo di Giovanni 20, 244
Il Padre di Gesù e il loro padre (8) 41b-47) 423

n diavolo fu nella verità, ma non vi si creato ma dall'inizio del peccato, perché il


mantenne peccato ha cominciato a esistere dall~ sua
superbia.
La frase si potrebbe interpretare nel Agostino,
senso che non solo fu omicida dall'inizio, La ct'ttà di Dio 11, 13-15
cioè dall'inizio del genere umano, cioè da
quando è stato cre~to ruomo che egli p~­
teva uccidere con l mganno, ma che dall 1-
nizio della sua esistenza come angelo non L'umano è menzognero, il divino è
si mantenne nella verità. [... ] Così si com-
.'
ver1ta
prende anche ciò che ha detto san Gio- Se si considera con attenzione lana-
vanni apostolo: Dall'inizio il diavolo pecca, . tura umaria, che non si può purificare fa-
cioè ha rifiutato, da quando è stato crea- cilmente dai falsi insegnamènti, si costa-
to, la giustizia che può avere ~altante: una terà che, come ogni uomo è bugiardo (S~l
volontà soggetta con ossequio al Signo- 116 11), così non è stato saldo nella veri-
re. [ ... ] Chi accoglie questa interpretazio-
ne non consente con quegli eretici, cioè i
Se
tà. qualcuno non è un bugiardo o è ri-
masto saldo nella verità,·una tale persona
manichei e altre sette pestilenziali che so- non è umana, ma·a lui e a quelli come lui
stengono la medesima teoria, che cioè il Dio dice: Io ho detto: «Voi siete dèz: siete
diavolo ha la natura del male come da un tutti figli dell'Altissimo» (Sai 82, 6). [. .. ]
determinato principio contrario. [ .. .] Il Lo Spirito Santo o up.o spirito angelico,
Signore non ha detto: "Fu di altra natu- quando parlano, non attingono a proprie
ra della vedtà", ma: Non si mantenne nel- risorse, ma al Verbo della verità e della
la verità. Volle fare intendere app~nto la saggezza. [ ... ] Ogni volta che la m~nz~~
caduta dalla verità, perché se avesse per- gna parla, parla sfruttando le proprie 1'1-
severato in essa, resone partecipe, sareb-. sorse. [ ... ] Questa mia spiegazione vuole
be rimasto felice assieme agli angeli santi. essere un -invito a fuggire l'umanità e ad
[ ... ] Dall'im'zlo zl diavolo pecca non è in- · affrettarsi a diventare "dèi" con tutte le .
.teso dagli eretici nel senso che la natura, forze, dato che, nella misura in cui siamo
se è natura, non. è peccato in alcun modo. umani, ~iamo bugiardi proprio come il pa-
Ma come rispondere ad altri testi dei pro- dre della menzogna è menzognero (cf. Gv
feti?.Isaia, indicando il diavolo sotto la fi- 8, 44).
gura del re di Babilonia, ha detto: Come ~ Origene,
tramontato Lucifero che sorgeva al matti- Commento al Vangelo di Giovanni
no? (Is 14, 12) ed Ezechiele: Sei stato nelle 20, 241-242; 263-264; 266
delt1.z'e del paradiso di Dio, sei stato orna-
to di ogni' pz'etra preziosa. In questi passi è
indicato che per un tempo fu senza pec-
cato. Infatti poco appresso più espressa- s, 45 A me non credete perché dico la
mente si dice: Ai tuoi giorni hai cammi- verità
nato senza imperfezione (Ez 28, 13-14). E
se queste frasi non si possono inte~d~re Che dire dei Giudei che avevano cre-
più convenie~temente con altro. s1gmfi- duto in lui?
cato, bisogna anche che interpretiamo la
frase: Non perseverò nella verità nel senso Viene da chiedersi come mai Gesù
che fu nella verità ma non vi si manten- si rivolga così ai Giudei che avevano ere-.
ne e l'altra: Dal!'inizio il diavolo pecca nel duto in lui (cf. Gv 8, 30) [ ... ]:A me voi
se~so che non peccò dall'inizio in cu~ fu non credete, perché dico la verità. Medita
. ",

424 Giovanm 1-10

se sia possibile credere in qualcuno per Nemici della verità


un aspetto particolare ma non credergli
Senza aver . prodotto alcuna accu-·
in un altro. Per esempio, si potrebbe cre-
sa voi volete uccidermi. Mi perseguitate,
dere che Gesù sia stato crocifìsso in Giu-
perché siete nemici della verità: se non lo
dea al tempo di Ponzio Pilato, ma non
siete, dite allora qual è la mia colpa. Per
credere che sia nato dalla Vergine Maria.
questo aggiunge: Chi di voi mi' convince di
In questo caso, la stessa persona crede e
peccato?.
non crede nella stessa persona. Conside-
Giovanni Crisostomo,
ra un altro esempio: c'è chi crede ~el G~­
Commento al Vangelo di Giovanni 54, 3
sù che ha compiuto i noti miracoli e i se-
gni in Giudea, ma non crede nel Figlio
di chi ha creato il cielo e la terra. Anche
questi credono e non credono nella stes- s. 46h Perché non mi credete?
sa persona. [ ... ] Probabilmente credet-
tero in lui basandosi su ciò che era visi- Gesù accusa i capi
bile, per le sue opere prodigiose, ma non Dico, infatti, che non bisogna pen-
credettero nei suoi più profondi insegna- sare che tutti i Giudei abbiano un'indole
menti. cosl intemperante, ma ve ne sono alcuni
Origene, che hanno lo zelo, che non è però illumi-
Commento al Vangelo di Giovanni nato, come dice Paolo (cf. Rm 10, 2) e,
20, 268-270; 274 per questo, vacillano ·un poco nella fede.
Fra questi però condanneremo gli scribi e
i farisei, veramente empi; perché sono fa-
cili all'ira, e sono accesi terribilmente dal
s, 463 Chi di voi può dimostrare che ho desiderio di uccidere: ad essi veramente
peccato? si possono applicare quelle parole: Per-
ché non mi credete?, per il fatto che sono
L'intera razza umana particolarmente· increduli verso Cristo.
Essi erano i capi e convincevano a seguire
Ora, per il significato letterale, il testo il loro empio comportamento. Pertanto,
riguarda il coraggio del Salvatore, perché giustamente sono rimproverati perché,
nessuno potrebbe dichiarare con la sicu- sebbene abbiano avuto in mano la chiave
rezza di non aver peccato: Chi di voi può della Sapienza, non sono tuttavia entrati
dimostrare che ho peccato? Solo il nostro in essa, ma addirittura hanno impedito
Signore, che non commise peccato (d. 1 Pt agli altri di entrare (cf. Le 11, 52). Perciò,
2, 22), messo alla prova in ogn~ cosa come la parola "voi" si riferisce particolarmente
no~ escluso il peccato (Eb 4, 15), poteva in- ad essi, guide del popolo.
dirizzare tali parole a chiunque lo avesse Cirillo di Alessandria,
conosciuto . .Intendo l'espressione chi di . Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1
voi come rivolta non solo ai presenti, ma
anche a tutto il genere umano, come se
volesse dire: "Chi di voi dalla vostra raz- 8 47
za?" oppure «Che tipo di uomo potrà di- • Chi è da Dio ascolta le parole di
mostrare che ho peccato? Senz'altro nes- Dio
1"
suno ..
Origene,
Essere e non essere da Dio
Commento al Vangelo di Giovanni Sicché, erano o non erano figli di
20, 277-278 Abramo? Il Signore ha dimostrato che lo
Il Padre di Gesù e il loro padre (8, 41b-47) 425

erano e non.lo erano: erano figli di Abra- nuti imitando il diavolo; cioè sarebbero
mo quanto all'origine carnale, e insieme morti nei loro peccati' e nell'empietà che
non lo erano a· causa del pçécato prove- li rendeva a lui somiglianti; e non sareb-
niente dalla tentazione del diavolo. E ·al- bero giunti a11a rigenerazione, in virtù del-
trettanto dicasi nei confronti del Signore la quale sarebbero diventati figli di Dio,
Dio nostro: essi erano da lui, e non erano nascendo da quel Dio che li aveva creati
da lui. In che senso erano da lui? Perché uommi.
egli creò l'uomo dal quale essi erano nati. Agostino,
In che senso ancora erano da lui? In quan- Commento al Vangelo dz' san Giovanni
to egli è il creatore della natura, il creatore 42,15
del corpo e dell'anima. In che senso, allo-
ra, non erano da lui? In quanto per loro
colpa s1 erano pervertiti: non erano da lui
perché; imitando il diavolo, erano diven- "Ascoltare" significa obbedire e in-
tati figli del diavolo. teriorizzare ·
Agostino,
Commento al Vangelo di san Giovanni Non si deve certo pensare che egli co-
mandi di ascoltare la sua parola solo con
42, 15
le orecchie corporee. [. .. ] Ma ascoltare
equivale qui a consentire, obbedire, capi-
re e conservare nella propria mente, co-
Predestinati alla morte nel peccato
me è scritto nel libro dei Proverbi: Chi è
Ciò che segue: e voi non ascoltate per- saggio di mente accoglierà i precetti (Pr 16,
ché non siete da Dio, si riferisce a coloro · 21). La mente, invece, degli sciocchi o dci
che, oltre a essere contaminati dal pecca- superbi sarà appena toccata dalle parole, e
to (male comune a tutti}, egli già sapeva la parola svanisce dalle orecchie di chi I'a-
che non avrebbero creduto, con quella fe- scolta come un suono che invano risuona;
de che sola avrebbe potuto liberarli dai mentre entra nella mente dei saggi come
vincoli del peccato. Perciò sapeva già che in un campo fecondo.
coloro ai quali rivolgeva tali parole, sareb- Cirillo di Alessandria,
bero rimasti fermi in ciò che erano dive- · Commento al Vangelo di Giovanni' 6, 1
'
LA VITA IN GESÙ E LA SUA PREESISTENZA

Gli risposero i Giudei: «Non abbiamo forse ragione di dire che tu sei un
Samaritano e un indemoniato?». Rispose Gesù: «lo non sono indemoniato:
io onoro il Padre mio, ma votnon onorate me. Io non cerco la mia gloria,- vi
è chi la cerca, e giudica. In verità, in vert'tà io vi dico: se uno osserva la mia
parola, non vedrà la morte in etern~». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sap-
piamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti: e tu dici:
('Se urto osserva la mia parola, non sperimenterà' la morte in eterno". Sei
tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono
·morti. Chi credi dz' essere?».· Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la
mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite:
"È nostrob Dio!", e non lo conoscete. Io invecé lo conosco. Se dt'cessi che non
lo conosco, sarei come voi: un mentt'tore. Ma io lo conosco e osservo la sua
parola. Abramo, vostro padre, es1t1-ltò nella speranza di vedere il mio giorno,-
lo vide e fu pieno di gioia». Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancor(/- cin-
quant'annic e hai· visto Abramo d ?». Rispose loro Gesù: «In verità, in vert'tà
io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono'». Allora raccolsero delle pietre
per gettarle contro di luz:~ ma Gesù si nascose e uscì dal tempz·oe (8, 48-59).

a I Giudei citano le parole di Gesù con un leggero cambiamento: in luogo del verbo theoréO
(«non vedrà la morte») utilizzano il verbo géuomai, "gustare", tradotto nell'edizione CEI 2008 con
"sperimentare" (<mon sperimenterà la morte»). Il cambiamento e la peculiare scelta lessicale vengono
commentati da Origene (cf. infra).
bDiversi manoscritti e alcuni Padri (Crisostomo, Cirillo di Alessandria e Tertulliano) presentano
il discorso indiretto, con il possessivo "vostro" (hymon) al posto di "nostro" (hemon): «..,. Padre mio,
che voi dite essere vostro Dio». Di norma si preferjsce il discorso diretto.
e Alcuni testimoni (fra cui Crisostomo e Ps.-Atanasio) leggono «quarant'anni>>, evidentemente
per rendere coerente questo passo con Le 3, 23 . Sull'età di Cristo cf. anche il passo di Ireneo.
d I Giudei fraintendono ancora le parole di Gesù, come nota Cirillo di Alessandria (cf. infra). In
alcuni testimoni, in luogo di <<hai visto Abramo» (Abraam heorakas) si ha il testo «Abramo ti ha visto»
(Abraam heoraken se). Si tratta di un tentativo di armonizzare le parole dei Giudei con quelle di Gesù.
e Sull'ampliamento presentato da alcuni testimoni cf. S. Grasso, Il Vangelo di Giovanni·, cit., p.
401 n. 68: «La frase finale di questo versetto è stata ampliata in diversi codici e versioni antiche con
l'aggiunta di una frase ripresa da Le 4, 30 e anticipando quella iniziale del capitolo seguente: "Passando
in mezzo a loro se né andò e cosl passava"». Si legga l'interpretazione di Teodoro di Mopsuestia del
finale dell'episodio.
La vita in Gesù e la sua preesistenza (8, 48-59) 427

Quelle dei Giudei sono accuse infondate: Gesù salva i Samaritani e sconfigge i demo-
ni (Gregorio. Nazianzeno). Gesù nega di essere indemoniato, ma accetta il titolo di buon
Samaritano, cioè cli "custode dei deboli". Il Salvatore porta a compimento quanto narrato
nella parabola riportata da Luca (Origene, Agostino). Il Signore sopporta pazientemente le
ingiurie contro di lui e risponde ad esse con modestia, mentre ribatte con impeto alle offese
contro Dio (Crisostomo). Chi nega Cristo lo disonora. Queste parole sono rivolte non solo
agli astanti, ma a tutti gli uomini che, in ogni tempo, disonorano Cristo con le loro azioni
ingiuste e peccaminose (Origene). Gesù, cui il Padre affiderà il giudizio alla fine dei tempi,
rimette al Padre il giudizib sulle ingiurie subite, fornendo un esempio cli come si debbano
sopportare pazientemente le offese (Gregorio Magno). Il Padre "giudica" nel senso che di-
stingue la gloria del Fig1io da quella degli altri uomini (Agostino). Dio cercherà la gloria del
Figlio in ognuno di noi e giudicherà coloro nei quali non la troverà (Origene). Alla malvagità
degli interlocutori, che diventa sempre più violenta, Cristo risponde con una predicazione
sempre più generosa (Gregorio Magno). La morte è l'ultimo nemico che viene sconfitto da
Cristo: chi accoglie la luce di Cristo non vedrà mai le tenebre (Origene). La morte cli cui q~i
si parla è la morte eterna (Agostino). Cristo ha il potere sulla vita e sulla morte: i suoi nemici
non possono nulla contro di lui (Crisostomo). Anche se stanno ricevendo del bene, i suoi
ascoltatori continuano a peggiorare: hanno ormai scelto la morte eterna (Gregorio Magno).
Quando Gesù dice che chi osserva il suo logos non vedrà la morte in eterno, i Giudei, con-
vinti che parli della morte nel senso comune del termine, pensano stia sragionando possedu-
to da un demone. Proprio loro, invece, attende la morte cui sono destinati i nemici del logos.
Per di più sbagliano a citare le parole di Gesù, scambiando "vedere" e "gustare" (Origene).
Gesù cerca di convincerli che lui è più grande di Abramo, senza .spiegare a quale morte si
riferisca (Crisostomo). Con la sua promessa di immortalità, Gesù si innalza al di sopra di
Abramo (Teodoro). I Giudei non comprendono la vita di cui godono Abramo e i profeti
(Origene). Come insegna Gv 17, 4, il Figlio glorifica il Padre e viceversa: l'uno trae gloria
dall'altro (Cirillo). Questa considerazione permette di confutare le interpretazioni ariane di
Gv 8, 54. Da questo passo risulta chiaro che il Dio dell'Antico Testamento è il Padre di Cri-·
sto; i Giudei, però, lo chiamavano Dio senza conoscerlo (Agostino). Abramo seguì il Verbo
di Dio lasciando ogni parentela terrena. Vide per mezzo dello Spirito in modo profetico la
venuta e la passione cli Cristo, grazie al quale la sua discendenza sarebbe stata uguale alle
' del cielo (Ireneo). In Cristo si compì la promessa sulla discendenza di Abramo: le gen-
stelle
ti, infatti, furono chiamate, per mezzo della fede in Cristo, ad attribuirsi Abramo come padre
(Ireneo, Cirillo). Abramo comprese che il sacrificio di Isacco è figura della passione di Cristo
(Cirillo). La crocifissione costituisce la salvezza del inondo: per questo esultò (Crisostomo).
Abramo vide l'Agnello di Dio nell'agnello che riscattò Isacco (Efrem). Nei tre angeli che
gli fecero visita· Abramo vide la Trinità (Gregorio Magno). "Il mio giorno" può indicare il
giorno temporale dell'incarnazione e il giorno immutabile del Signore (Agostino). I Giudei,
fraintendendo ancora una volta le parole di Gesù, gli chiedono se abbia visto Abramo (Ci-
rillo). Dalle parole dei Giudei (Non hai ancora cinquant'anni) si potrebbe dedurre che l'età .
di Gesù si avvicinava a cinquant'anni (Ireneo). Cristo, utilizzando la stessa formula di Gv 8,
24.28 (Io Sono), ribadisce la sua superiorità rispetto ad Abramo: questi è creatura nel tempo
~fu creata per mezzo del Verbo, che dunque precede l'esistenza di Abramo (Agostino). I
Giudei considerarono queste parole blasfemia e cercarono pertanto di lapidarlo (Crisosto-
mo). Egli riuscì a fuggire, quasi i loro occhi fossero stati chiusi da una forza divina. Non è un
caso che, subito dopo questo miracolo, Gesù dia la vista a un cieco (Teodoro).
428 Giovanni 1-10

8 48 "Samaritano» sta a dire "custode". [. .. ]


• Un Samaritano indemoniato
Quindi, essendo due le parole oltraggiose
Gesù salva i Samaritani e sconfigge i lanciate contro il Signore [. ..] poteva ri-
demoni spondere: "Non sono un Samaritano, né
ho un demonio"; rispose invece: Io non ho
Lo chiamano Samaritano e indemo- un demonio (Gv 8, 49). In quel che rispo-
niato, ma salva colui che discende da Ge- se espresse una ripulsa, in quel che tacque,
rusalemme e incappa nei briganti (cf. Le una conferma. Negò di avere un demonio,
10, 30) e inoltre è riconosciuto dai demoni egli che metteva fuori i dèmoni; non negò
e altri ne caccia via, sprofonda nell'abisso di essere il custode dell'infermo.
la legione degli spiriti (cf. Mc 5, 1-20; Mt Agostino,
8, 28-34; Le 8, 26-39) 93 e vede cadere co- Discorsi 171, 2
me un lampo il capo dei demoni (cf. Le
10, 18).
Gregorio Nazianzeno,
8 49
Discorsi teologie~ Primo discorso sul Figlio • Io onoro il Padre mio, ma voi non
3 (29), 20 onorate me

Sopporta gli insulti contro di te, non


La parabola si compie quelli contro Dio
Bada se qui non si stia compiendo la Quando era necessario insegnare lo-
parabola riportata nel Vangelo di Luca su ro, rintuzzare la loro superbia e impartire
un uomo che da Gerusalemme andava a ad essi una lezione di umiltà, perché non
Gerico e si imbatté nei briganti. Passaro- si vantassero di discendere da Abramo, si
no oltre il sacerdote e il levjta, ma il vian- era dimostrato molto energico, ma quan-
dante samaritano andò da lui, si impieto- do si trattava di sopportare le ingiurie, al-
sì alla sua vista e, avvicinatosi, medicò le lora dimostrava tutta la sua mansuetudine.
sue ferite versando olio e vino (Le 10, 30). Quan~o essi sostenevano di avere per pa-
Se, interpretando questa parabola, si di- dre Dio e Abramo, si scagliava con impeto
mostra che la figura del Samaritano, che contro di loro, ma quando lo chiamarono
curò quest'uomo mezzo morto dopo esser indemoniato, rispose loro con modestia,
incappato nei briganti, a nessun altro si ri- per insegnarci a difendere con zelo 1'onore
ferisca che al Salvatore, sarà chiaro il mo- di Dio dalle ingiurie che vengono proferite
tivo per cui Gesù non nega di essere un contro di lui e a sopportare pazientemente
Samaritano. quelle arrecate a noi.
Origene, Giovanni Crisostomo,
Commento al Vangelo di Giovanni Commento al Vangelo di Giovanni 55, 1
20, 317-318

Azioni ingiuste e peccaminose diso-


Cristo è il custode dell'infermo norano Cristo
Il Signore Gesù Cristo volle far- I Giudei ritenevano di aver parlato
si vedere in quel Samaritano. ll terinine rettamente, ma non è cosl, perché accusa-

93
Oltre al famoso episodio della mandria di porci che precipita nell'abisso cf. anche l'indemonia-
to di Mc 1, 24-27, che pure riconosce Gesù.
'~·

La vita in Gesù e la sua preesùtenza (8, 48-59) -429

vano il Salvatore pensando malignamente . con quella gloria che io avevo presso di te
che fosse un Samaritano ·e indemoniato. prima che il mondo fosse (Gv 17, 5). Qua-
Così bisogna interpretare .il passo: la fra- le gloria? È una gloria che si distingue dal-
se: E voi mi disonorate nori è rivolta solo la gonfiatura degli uomini. In questo senso
ai Giudei presenti in quel momento, ma a giudica il Padre: Che significa giudica? Si-
tutti coloro che sempre lo disonorano con gnifica distingue. Che cosa distingue? La
le loro azioni contrarie al retto Verbo, cioè gloria di suo Figlio dalla gloria degli uo-
il Verbo di Dio, con le ingiustizie contro mmi.
il Cristo. Agostino,
Ori gene, Commento al Vangelo di san Giovanni
Commento al Vangelo di Giovanni 43 , 4;9
20, 343-344

Dio cercherà la gloria del Figlio


•°Cercare la gloria di Cristo
8 5
Avendoci donato suo Figlio, Dio cer-
ca la gloria di Cristo iri tutti coloro che lo
Il Giudice non si fa giustizia hanno ricevuto. La troverà in coloro che
si prendono cura di se stessi e sviluppano
[Gesù] è anche modello di come oc- la tendenza alla virtù infusa in loro; non la
corre comportarsi in questi frangenti, ag- troverà in coloro che non solo tali e, non
giungendo: Io non cerco la mia gloria: c'è trovandola, giudicherà quelli nei quali non
chi la cerca e giudica. Sappiamo con certez- trova la gloria del suo Figlio, dicendo lo-
za, come sta scritto, che il Padre ha a/fidato ro: "Per causa vostra sempre, tutti i giornl
ogni giudizio al Figlio (Gv 5, 22), e tuttavia il mio nome è stato disprev.ato fra le genti
questi, subendo oltraggi, non cerca la pro- (Is 52, 5)".
pria gloria, ma affidà al Padre il giudizio Origene,
sulle ingiurie subite, per farci capire il do- Commento al Vangelo di Giovanni 20, 350
vere che abbiamo di essere pazienti, qato
che egli stesso, pur essendo il giudice, non
vuole applicare a suo vantaggio misure di
rlgorosa giustizia. 8 51
• Chi' osserva la mia parola, non ve-
Gregorio Magno, drà la morte
Omelie sui Vangeli 16
Una predicazione ancor più generosa
Il Padre distingue la gloria di suo Fi- Quando cresce.la perversità dei mal-
glio da quella degli uomini vagi, la nostra predicazione non va tronca-
ta, ma deve, anzi, intensificarsi. A questo
Se·è il Padre che giudica, 'in che senso ci invita con il suo esempio il Signore, che,
non giudica nessuno ma ha rimesso al Figlio accusato di essere posseduto dal demonio,
ogni giudizi·o (Gv 5, 22)? [ ... ] In quel caso offre con generosità anche maggiore il do-
giudizio significa afflizione, qui invece di- no della.propria predicazione, proclaman-
stinzione. [ ... ] In che senso c'è chi la cerca , do: In verità, in verità, vi dico: se qualcuno
e giudica? È il Padre che discerne e sepa- osserverà la mia parola, non vedrà la morte
ra la mia gloria dalla vostra. Voi vi gloriate in eterno.
secondo il mondo;. non cerco questa glo- Gregorio Magno,
ria, io che dico al Padre: Padre, glorificami' Omelie sui Vangeli 16
430 Giovanni 1-10

La fine del dominio della morte Quella è la vera morte, perché questa non
è che un>emigrazione.
Che cos'è la morte che è giunta nel Agostino,
mondo a causa del peccato se non l'ultimo Commento al Vangelo di san Giovanni
nemico di Cristo che verrà sconfitto? Che 43 , 10-11
cos'è poi la morte che ha raggiunto tutti
gli uomini, perché tutti hanno peccato, se
non quella stessa morte il cui dominio si I nemici non possono niente contro
è esteso da Adamo a Mosè? Mosè, cioè la ·
di lui
Legge, permase fino alla v~nuta di Cristo
nostro Signore. Per la caduta di uno solo Qui non si riferisce soltanto alla fede,
[la morte] ha regnato a causa di quel solo ·ma anche alla vita integra e pura. E prima
uomo, finché quelli che ricevono l'abbon- ha detto: Avrà la vita eterna; mentre qui
danza della grazia e della giustizia regne- dice: Non vedrà la morte e insieme sottin-
ranno nella vita per mezzo del solo Gesù tende che essi non possono niente contro
Cristo (Rm 5, 17). Non vedrà questa mor- di lui. Infatti, se non morirà chi osserverà
te in eterno chi osserva la parola dell'Uni- la sua parola, quantomeno dovrà non mo-
genito e primogenito di tutta la creazione rire lui stesso?
(Col 1, 15), dato che essa, per natura, im- Giovanni Crisostomo,
pedisce di vedere la ni.o rte. [ . . .]È come se Commento al Vangelo di q1'ovanni 55, 1
chi dice queste parole abbia detto donan-
do la luce ai suoi ascoltatori: "Se osserve-
rete questa mia luce, non vedrete le tene- 8•52 Ora sappiamo che sei indemoniato
bre per l'eternità".
Origene, Hanno scelto la morte eterna
Commento al Vangelo di Giovanni
20, 365-368
Come però avviene che i buoni, an-
che attraverso le offese, diventano miglio-
ri, cosl i reprobi peggiorano sempre, per-
sino ricevendo del bene. Infatti, ascoltata
Un'allusione alla vera morte la divina parola, dicono: Ora è chiaro che
sei indemoniato. Avendo ormai scelto la
Quindi dice vedrà (Gv 8, 51) e guste-
morte eterna ed essendo inconsapevoli di
rà (Gv 8, 52) nel senso di una piena espe- questa condizione spirituale, attenti solo
rienza. Queste cose il Signore le diceva a
alla morte del corpo, restavano nelle tene-
gen~e che doveva owiamente morire. [ .. .]
bre di fronte alla parola della Verità.
Parlando dunque a dei morituri, egli ·che
Gregorio Magno,
pure sarebbe morto, cosa voleva intende-
Omelie sui Vangeli 16
re dicendo: Chi osserva la mia parola, ·non
vedrà la morte in eterno? Che egli vedeva
un'altra morte dalla quale era venuto a li-
berarci: la morte seconda, la morte eterna,
Contro 11 logos94
la morte dell'inferno, la morte della dan- La maggioranza, anche dei sapien-
nazione assieme al diavolo e ai suoi angeli. ti, reputa che ogni genere di peccato, una

94
In questo passo sì è deciso di mantenere nella traduzione il termine greco logos per salvaguardar-
ne la polivalenza (''Verbo" I"parola", ma anche "ragione"). Come nota Corsini ad !oc. (Origene, Com-
mento al Vangelo di Giovanni, cit.}, verrebbe qui allusa l'idea stoica che la fonte degli errori è la doxa
(qui richiamata nei "giudizi errati") in contrapposizione alla vera conoscenza del logos.
La vita in Gesù e la sua preesistenza (8, 48-59) 431

specie del q~ale è il peccato nel logos, non giare di Dio? O chi ti ascolta è maggiore
derivi da altre fonti se non 'da giudizi erra- di Abramo?", ma noti dissero questo per-
ti. Coloro che credono che lé Sacre Scrit- cqé lo credevano inferiore ad Abramo.
ture siano divine ritèngono che le azioni Dapprima dunque egli ha dimostrato che
contro il retto logos non vengano compiu- costoro sono degli assassini e in tal mo-
te dagli uomini senza l'intervento di de- do smentisce la loro presunta discenden-
moni o potenze nemiche. Anche i Giudei za da Abramo, e poiché insistevano, ritor-
pensarono che Gesù avesse parlato sotto na su questo argomento seguendo una via
l'influsso di un demone: [. .. ] Erano per- diversa, cioè dimostrando che essi si af-
suasi di ciò perché non osservavano il lo- fannano inutilmente. Ma della morte non
gos né vedevano la potenza di ciò che ve- dice né rivela niente: non spiega di qua-
niva detto: Gesù, sapendo della morte le morte stia parlando. Per ora cerca di
nemica del logos cui è destinato il pecca- convincere che lui è più grande di Abra-
tore, disse che essa mai verrà· vista da chi mo, in modo da indurli a vergognarsi di
osserva il suo logos; quelli, invece, convin- se stessi.
ti che stesse parlando della morte più co- Giovanni Crisostomo,
mune, pensavano delirasse quando diceva Commento al Vangelo di Giovanni' 55, 1
che non sarebbe morto in eterno chi os-
servava il suo logos, dato che Abramo e i
profeti sono morti. ·
Origene, Al di sopra di Abramo e dei profeti
Commento al Vangelo di Giovanni
20, 378-380 Abramo e i profeti sono morti, eppu-
re dici che renderai immortale chi crede in
te. Sembrerebbe pertanto che tu [Gesù] ti
Differenza fra vedere e gustare stia innalzando al di sopra di loro.
Teodoro di Mopsuestia,
C'è differenza fra gustare e vedere Commento al Vangelo di Giovanni 3, 8, 53 ·
la morte. I Giudei, ascoltatori stolti, con-
fondendo le parole del Signore, dicono:
Non gusterà la morte al posto di: Non ve-
drq la morte. Cadono cosl in un senso in- Ab ramo e i profeti erano vivi
ferfore95 . .
Origene, Non avevano ~ompreso la vita di
Commento al Vangelo di Giovanni 20, 413 Abramo e dei profeti né capito che il Dio
di Abramo, Isacco e Giacobbe non era il
loro Dio come uomini morti, ma come uo-
mini vivi (cf. Mt 22, 32). [. . .]Per-insegna- ·
8•53 Più grande di Abramo e dei pro- re che Abramo era. vivo il Salvatore disse:
feti? . Abramò, vos_tro padre, esultò nella speran-
Più grande di Abramo za di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno
di gioia (Gv 8, 56).
Di nuovo cercano rifugio in quella Origene,
parentela. Eppure sarebbe stato conve- Commento al Vangelo dl Gfovanni
niente che dicessero: "Forse tu sei mag- 20, 393-400

95 Il "vedere" è considerato superiore al "gustare".


432 Giovanni 1-1O

8 54 8 55
• Il Padre glorifica il Figlio • Conoscere il Padre e osservare la
sua parola
La reciproca glorificazione di Padre
e Figlio Lo chiamavano Dio senza conoscer-
lo
Egli è, dunqu.e, migliore di Abramo e
dei profeti. Questi, infatti, essendo terre- Vedete, fratelli miei, come Padre di
ni e generati da padri mortali, sono mor- Cristo sia appunto quel Dio che fu an-
ti; egli, invece, che viene da lui in modo nunziato anche ai Giudei. Dico questo
incomprensibile, è glorificato sempre dàl perché alcuni eretici sostengono che ·il
proprio padre, non perché abbia bisogno Dio annunziato nell'Antico Testamento
di gloria, giacché è il re della gloria, ma non è il Padre di Cristo, ma non so qua-
perché ha il vanto di essere stato generato le principe degli angeli perversi. Cosl di-
dal Padre eterno e, per questo, è anch'e- cono i manichei e i marcioniti. [ .. .] Cri-
gli eterno: porta infatti con sé, sostanzial- sto Signore chiamò suo Padre colui che
mente, la dignità di colui che lo ha ge- essi chiamavano loro Dio, però senza co-
nerato. Non si danneggerà, dunque, per noscerlo: se infatti lo avessero conosciuto
niente il Figlio nella dignità divina, se si avrebbero accolto suo Figlio. Io invece lo
dice che il Padre è la sua gloria, giacché conosco, dice il Signore. Ad° essi che giu-
anche il Padre è glorificato similmente dicavano secondo la carne, poté sembrare
dal Figlio, non perché bisognoso di glo- presuntuosa l'affermazione: Io invece lo
ria, ma perché trae e ha gloria dall'essere conosco. Guardate però che cosa segue: E
riconosciuto Padre d'un tal Figlio, cioè di se dicessi che non lo conosco sarei~ come
colui che è anch~egli, come lui, Dio. Per vo~ un mentitore. Non deve succedere
questo anche lo stesso Figlio, rivolgen- che, p er evitare la taccia di presuntuosi,
dosi al Padre, dice: Padre, glorifica il Fi- si abbandoni la verità. Ma io lo conosco
glz°o tuo, affinché anche il Figlio glorifichi e osservo la sua parola. In quanto Figlio,
te (Gv 17, 1). egli proferiva la parola <lel Padre: ed egli
Cirillo di Alessandria, stesso .era il Verbo del Padre che parlava
Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1 agli uomini.
. Agostino,
Commento al Vangelo di san Giovanni
43, 15
Contro le interpretazioni ariane
Egli attribuisce la sua gloria al Pa-
dre dal quale ha l'essere Dio. Talvolta gli 8 56
• Abramo vide il mio giorno e gioì
ariani prendono spunto anche da queste
parole per calunniare la nostra fede, di- Abramo seguì il Verbo di Dio
cendo: "Vedete, il Padre è più grande;
tanto è vero che glorifica il Figlio". O Abramo ebbe fede in Dio e ciò gli fu
eretico, non hai letto che altrove il Figlio accreditato come giustizia (Gen 15, 6; cf.
stesso dichiara di glorificare il Padre (cf. Rm 4, 3; Gal 3, 6). In primo luogo egli
Gv17,4)? credette che era lui il Creatore del cielo
Agostino,·· e della terra (cf. Gen 14, 22), il solo Dio;
Commento al Vangelo di san Giovanni poi, che egli avrebbe reso la sua posterità
43, 14-15 simile alle stelle del cielo (Gen 15, 5; 22,
La vita in Gesù e la sua preesistenza (8, 48-59) 433

17; 26, 4). È la cosa che afferma Paolo: Il compimento della promessa sulla
come astri nel mondo (Fz'l 2, 15). Dunque discendenza di Abramo
giustamente, lasciando ogni parentela ter-
rena, egli seguiva il Verbo di Dio, pere- Egli vide pertanto tre uomini presso
grinando con il Verbo, per rimanere con la quercia di Mambre (Gen 18, 1 ss.) ed
il Verbo. ebbe da Dio la promessa che sarebbe di-
Ireneo di Lione, ventato padre di molte genti, cosa di cui
Contro le eresie IV, 5, 2-3 non avrebbe potuto godere altrimenti, se
le genti non fossero state chiamate, per
mezzo della fede in Cristo, ad attribuirsi
Abramo come padre, e a sedere insieme
Abramo vide per mezzo dello Spirito nel regno dei cieli, e a partecipare della
generosità del nostro Salvatore su tutti i
Abramo, poiché era profeta e vede- beni. "Vide, dunque, il beato Abramo il
va per mezzo dello Spirito il giorno della mio giorno e, avendolo visto, ne godet-
venuta del Signore e I'economia della sua te".
passione (per mezzo del quale anche lui e Cirillo di Alessandria,
tutti coloro che, come aveva creduto lui, Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1
ugualmente credono a Dio avrebbero ini-
ziato a essere salvati), esultò grandemente.
Il Signore non era 'dunque sconosciuto ad Il sacrificio di Isacco come figura
Abramo, egli che desiderò di vedere il suo
della passione
giorno. Ma nemmeno il Padre del Signo-
re, perché, dal Verbo, aveva conosciuto Diremo solo, pensando rettamente,
Dio, e credette in lui. che Dio .abbia comunicato a foi il suo mi-
Ireneo di Lione, stero come a uno dei santi profeti, oppure
Contro le eresie 4, 5, 5 concederemo che egli vide dawero il gior-
no della morte del Signore, per cui tutto si
è volto per noi in bene, ed è andato quasi
a gonfie vele, quando gli fu ordinato di of-
La venuta di Cristo e la discendenza frire in sacrificio il suo unigenito e primo-
dl'·A bramo genito come tipo della morte di Cristo. È
probabile perciò che gli sia stata svelata,
Anche Abramo, conoscendo dal mentre sacrificava, la verità del mistero,
Verbo il Padre che ha fatto il cielo e la giacché eseguiva questo sacrificio come ti"
terra, lo proclama Dio. Egli, avendo sa- po del sacrificio di Cristo.
puto che un giorno il Figlio di Dio si sa- Cirillo di Alessandria,
rebbe manifestato come uomo tra gli uo- çommento al Vangelo di Giovanni· 6, 1
mini, e che per mezzo della sua venuta la
sua discendenza sarebbe stata uguale al-
le stelle del cielo, desiderò vedere questo
Abramo gioisce per la crocifissione
giorno, per poter anche lui abbracciare
il Cristo; e avendolo visto, seppur in mo- Credo che qui indichi il giorno del- ·
do profetico per mezzo dello Spirito, egli la crocifissione, che aveva prefigurato nel
esultò. sacrificio dell'ariete e di Isacco. [ .. .] Ve-
Ireneo di Lione, di come ha provato di essere maggiore di
Contro le eresie IV, 7, 1 Abramo? Colui infatti che si rallegrò al
434 Giovanni 1-10

vedere il suo giorno, aveva ritenuto ciò simboleggiavano la Trinità e, dopo aver- ·
cosa tanto desiderabile, senza dubbio li accolti, parlò loro come se fossero stati
perché considerava un gran bene il fatto una sola persona: tre sono, infatti, le Per-
che egli fosse più grande. [ ... ] Egli vuol sone ma unica è la natura divina. Ma le
far capire che non verrà crocifisso sen- menti degli ascoltatori di Cristo, legati so-
za il suo consenso: per questo loda co- lo alle cose della terra, non si spingono ol-
lui che gioisce per la sua crocifissione, tre ad essa.
in quanto essa costituisce la salvezza del Gregorio Magno,
mondo. Omelie sui Vangeli 16
Giovanni Crisostomo,
Commento al Vangelo di Giovanni 55, 2

Il giorno dell'incarnazione e il gior-


no immutabile
Abramo vide Cristo nell'agnello
Abramo sperava di vedere il mio gior- Quanto all'espressione il mio giorno,
no, proprio lui di cui si dice: Si dt'ran- può riferirsi sia al giorno temporale del Si-
no benedette nella tua discendenza tutte gnore in cui egli sarebbe venuto nella car-
le nazt'oni della terra (Gen 22, 18). Vide ne, sia al giorno del Signore che non ha
e gioì, perché comprese la redenzione aurora e non conosce tramonto97 • Ma io
di tutte le nazioni per mezzo del simbo- sono certo che il padre Abramo conosceva
lo dell'agnello (Gen 22, 13). «Non hai l'uno e l'altro giorno.
ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?» Agostino,
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io Commento al Vangelo di san Giovanni
vi dico: prima che Abramo fos.re, Io Sono». 43, 16
Egli esisteva infatti, sebbene in forma na-
scosta, quando Isacco fu riscattato e rivelò
il suo segno per mezzo dell'agnello. [ ... ] 8 57
Sacrificarono agnelli fino alla venuta del • Non hai ancora cinquant'anni e
vero Agnello. Quando si avvicinò a Gio- hai visto Abramo?
vanni, questi annunciò: Ecco l'agnello di
Dio (Gv 1, 29). Dato che il vero Agnello Un altro fraintendimento
era arrivato, queste altre immagini cessa-
rono96. Gesù disse che Abramo aveva visto il
Efrem il Siro, suò giorno, ed essi, sconvolgendo la logica
Commento al Diatessaron 16, 27 delle sue parole in un senso contrario, di-
cono: Non hai ancora cinquant'anni e hai
visto Abramo?
Cirillo di Alessandria,
Abramo vide la Trinità nei tre angeli Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1
Abramo vide il giorno dd Signore
quando diede ospitalità ai' tre angeli che

96 Cf. Agostino, Discorsi 19, 3 riportato a commento di Gv 1, 29.


97
Su questo "giorno immutabile" cf. Agostino, Esposizioni sui Salmi 121, 6.
La vita in· Gesù e la sua preesistenza (8, 48-59) 435

Cristo aveva quarant' anni98 ? cipio - infatti - Dio fece il cielo e la t~rra; e
in principio era il Verbo. Quindi, prt'ma che
Si dicono queste parole, normalmen- Abramo fosse, io sono: Riconoscete il Crea-
te, a un uomo che ha già passato la qua- tore, non confondetelo con la creatura. Co-
rantina e che, senza aver ancora raggiun- lui che parlava era discendente di Abramo;
to la cinquantina, non ne è tuttavia molto ma perché potesse chiamare Abramo ali'e-
lontano. Al contrario, a un uomo che sia sistenza, doveva esistere prima di lui.
ancora di trent'anni si sarebbe detto: "Tu · Agostino,
non hai ancora quarant' ànni". Chi vole- Commento al Vangelo di san Giovanni
va coglierlo in fallo, doveva stare atten- 43 , 17
to a non oltrepassare di molto r età che
dimostrava: essi davano dunque un'età
approssimativa, sia che avessero cono-
sciuto con esattezza la sua vera età dai
s, 59 Il tentativo di lapidazione e la fuga
registri del censimento, sia che avessero La verità è per i Giudei blasfernia
intuito la sua età dal fatto che dimostra-
va più di quarant'anni, non sicuramente Ma essi lo lapidavano: tanto erano or-
trent'anni. Infatti sarebbe stato del tutto mai decisi a ucciderlo e facevano ciò d'im-
irragionevole da parte loro aggiungergli pulso, senza più riflettere a niente. Ma per-
falsamente vent'anni, quando volevano ché Cristo non disse: "Prima che fosse
provare che egli era posteriore all' epo- Abramo, io ero", ma: Io sono? Come suo
ca di Abramo. Al contrario, dicevano ciò Padre usò questa parola "sono", così la usa
che vedevano; e lui, che essi vedevano, ·anche lui. Veramente, questa parola signi-
non era apparenza ma realtà. Egli non fica che lui è nell'eternità, libero da .ogni
doveva dunque essere molto lontano dal- tempo: perciò questa era per essi una paro-
la cinquantina. la blasfema. Ma coloro che non tollerava-
Ireneo di Lione, no che egli si mettesse alla pari con Abra-
Contro le eresie 2, 22, 6 . mo, anche se tale confronto non era niente
di straordinario, se egli si fosse considerato
spesso uguale al Padre, non lo avrebbero
forse assalito senza dargli tregua?
81 58 ·.Prima che Abramo fosse) Io Sono Giovanni Crisostomo,
Il Creatore e la èreatura Commento al Vangelo di· Giovanni 55, 2

Pesa le parole e intendi il mistero.


Prima che Abramo fosse: "fosse" si riferi- Da un cieco ali' altro
sce alla creatura umana; "sono" si riferisce
alla divina essenza. "Fosse", perché Abra- Passò fra di loro e abbandonò quel
mo era una creatura. Non disse il Signore: · luogo come se i loro occhi fossero chiusi
"Prima che Abramo esistesse, io ero"; ma da una forza divina. [ ... ] È chiaro, dun-
disse: Prima che Abramo fosse fatto - e non que, che sfuggì ai Giudei e, in seguito,
poté esser fatto se non per mezzo di me -, compì il miracolo guarendo il cieco. Pro-
io sono. Neppure disse: "Prima che Abra- prio dopo il suo discorso due miracoli si
mo fosse fatto, io sono stato fatto". In prin- susseguirono: da una parte non venne vi-

98
L'argomentazione di Ireneo è finalizzata a negare l'idea gnostica di una conispondenza fra
trenta eoni e i trent'anni della vita di Cristo.
436 Giovanni 1-1 O

sto da coloro eh~ potevano vedere (questi, Teodoro di Mopsuestia,


infatti, furono accecati), <lall' altra diede la Commento al Vangelo di Giovanni
vista a chi era cieco. 3,8,57-59
SANARE UN CIECO DALLA NASCITA: IL SESTO SEGNO

Passando) vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interro-


garono: «Rabhz: chi ha peccato, lui o i suoz"genitorz: perché sia nato cieco?».
Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori: ma è perché in lui siano
mani/estate le opere di Dio. Bisogna che noi còmpiamoa·le opere dicolui che
mi ha mandato finché è giorno,· poi viene la notte) quando nessuno può agi-
··· re. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo, sputò
per terra, fece del fango con la saliva) spalmò il fango sugli occhi del cieco e
gli disse: «Va) a lavarti nella piscina di St'loe» - che significa Inviato. Quegli
an,dò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un men-
dicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l'elemosi-
na?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli' asso-
miglia». Ed egli diceva: «Sono·io/». Allora gli domandarono: «In che modo
ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L'uomo che si chiama Gesù ha
fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: "Va' a St'loe e làvati!)).
Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov'è
c~stui?». Rispose: «Non lo so» (9, 1-12).
\.
·nopo il diverbio al tempio, il segno serve a placare gli animi e a rendere credibili le pa-
role di Gesù. Questi si reca presso il cieco con il deliberato proposito di compiere il miracolo
(Crisostomo). Se altri tipi di cecità si possono curar e con la medicina, la cecità dalla nascita
può guarire solo grazie a un miracolo (Ambrogio). li cieco dalla nascita rappresenta il genere
umano, che spiritualmente nasce cieco: la sua natura è macchiata dal peccato originale (Ago-
stino). li cieco è figura delle genti che vivevano .nell'errore, alle quali Gesù porta spontanea-
mente aiuto (Cirillo). Gesù aveva invitato il paralitico risanato a non peccare più. In queste
parole i discepoli intravidero una correlazione fra il peccato commesso dall'uomo in vita e la

11
Come soggetto del verbo "compiere'' (ergazesthai) alcuni testimoni presentano "nof' (hemas),
· altri, fra cui Crisostomo e i testimoni latini, presentano "io" (gr. emé, lat. me) . Probabile che il cam-
biamento del testo sia stato introdotto per coerenza con quanto segue («mi ha mandato», «io sono nel
mondo»). La pregnanza del "noi,, è adeguatamente sottolineata da Cirillo di Alessandria. Facendo leva
sul "nessuno" della seconda parte, anche Crisostomo, che legge «bisogna che io compia», interpreta la
sentenza in senso escatologico come rivolta a tutta l'umanità. Da segnalare che Cirillo, insieme a una
parte della tradizione diretta, legge «ci (hemas) ha mandato» nel seguito del versetto.
438 Giovanni 1-10

malattia. Ma come spiegare il caso del cieco dalla nascita? (Crisostomo) Forse hanno peccato
i suoi genitori o Dio lo ha punito dalla nascita per i peccati che avrebbe commesso in futuro
(Teodoro). Alla tradizione giudaica, secondo cui le colpe dei padri ricadono sui figli, bisogna
aggiungere le dottrine di ascendenza greca, secondo le quali le anime commetterebbero pec-
cato prima di unirsi ai corpi (Cirillo). Né lui ha peccato né i suoi genitori significa che i loro
peccati non sono la causa della cecità, non che lui e i genitori sono senza peccato (Agostino).
Per bocca di Ezechiele Gesù aveva già smentito l'opinione che le colpe dei padri ricadono
sui figli. Quando nell'Antico Testamento troviamo questo principio è perché i figli avevano
commesso gli stessi peccati dei padri. Quella del cieco non è una vera disgrazia: dalla cecità
ricava il prezioso beneficio della vista sensibile e intellettuale. La vera disgrazia è il peccato
(Crisostomo). Il mistero della sofferenza non può essere compreso dalla nostra mente: per
questo Gesù alloritana i discepoli da tale .questione, troppo elevata per l'intelletto umano, e
·li indirizza a cose più pratiche e convenienti (Cirillo). La conoscenza del perché certi avve-
nimenti accadono ci sarà data nel mondo che verrà (Teodoro). Per mezzo del miracolo, il
Figlio vuol dimostrare che le sue opere sono identiche a quelle del Padre, che ha creato gli
occhi e ha permesso loro di vedere infondendo ranima (Crisostomo). Utilizzando il "noi",
Gesù non vuole equipararsi ai discepoli; si tratta di un efficace espediente retorico per con-
vincere l'ascoltatore (Cirillo). Il giorno è Gesù, la luce del mondo. Fino a quando Gesù è nel
mondo? Il giorno non finisce con l'ascensione di Gesù, ma continua nella fede che opera con
amore e si estende fino alla fine dei secoli (Agostino, Cirillo). Dopo la risurrezione dei vivi e
dei morti comincerà la notte in cui nessuno potrà operare, ma soltanto ricevere ricompensa
del ~uo operato. Fin d'ora ogni infedele è assorbito da questa notte (Agostino, Crisostomo).
Cristo è luce non solo dello spirito, ma anche del corpo: per questo restituirà la vista al cieco
(Cirillo). Le parole di Paolo, che chiama "notte" la vita presente e "giorno" quella futura,
sono opposte nel senso letterale ma identiche nello spirito (Crisostomo). Gesù si reca dal
cieco, non viceversa; il cieco, per parte sua, si affida completamente a Gesù (Origene). Nel
gesto di impastare il fango, il Figlio si manifesta come il Creatore dell'uomo (Crisostomo).
La Legge senza la grazia è come la terra senza la saliva: non può curare dal peccato (Cesario).
Gesù usa la saliva affinché la guarigione fosse attribuita a lui, non alla piscina; d'altra parte,
l'ordine di lavarsi serve a dimostrare che la terra non ha potere curativo (Crisostomo). Per-
ché Gesù mandò il cieco alla piscina? Egli dispose ogni cosa in modo tale che il miracolo non
passasse inosservato (Origene), anche grazie alla presenza di molti testimoni lungo il tragitto
(Crisostomo). Nell'immagine del cieco con gli occhi ricoperti di fango è rispecchiata la con-
dizione del catecumeno. La guarigione ·d el cieco è figura del battesimo, che ci porta a essere
illuminati dalla luce del Signore. Il cieco si lava nella piscina di SUoe, cioè viene battezzato
in chi è stato mandato, in Cristo (Origene, Agostino, Ambrogio). La grandezza del miracolo
provoca naturalmente molta incredulità, ma il cieco interviene prontament'e a portare urta
prova dirimente, la propria testimonianza (Cirillo). Mostrando tutta la sua benevolenza nei
confronti degli umili, non dei potenti, Gesù riduce al silenzio i Giudei (Crisostomo). Con
questò miracolo Gesù dona la vista a molte persone che sono cieche nell'anima (Efrem).
Il cieco, però, mostra di non aver compreso la vera natura di Cristo (Cirillo). Fa la parte.
dell'evangelista, predica il Cristo, ma ancora non lo conosce {Agostino). Dal punto di vista
narrativo è notevole il racconto dell'accaduto dalla prospettiva del cieco, assolutamente rea-
listico e fededegno (Crisostomo).
~anare un cieco dalla nascita: il sesto segno (9, .1-12) 439

9• 1 Un uomo cieco dalla nascita si attenua; c'è una ce.cità che è prodotta
da un versamento di umori; anche que-
Il miracolo rende credibili le sue pa- sta, eliminato spesso il difetto, è scongiu-
role rata dall'arte m~dica. Cosl tu puoi cono-
scere che il fatto per cui costui - cieco fin
Perciò ora, siccome non capivano la dalla nascita - viene guarito, dipende non
sublimità delle sue parole, anzi lo chiama- dall'arte ma dal potere taumaturgico. Il Si-
vano indemoniato e tentavano di uccider- gnore diede la guarigione, non esercitò la
lo, egli, uscito dal tempiò, guarisce il cieco medicina.
in maniera da placare, con r allontanar- Ambrogio,
si da loro, il loro furore e per addolcire Lettere 16, 1-2
la loro durezza e crudeltà, c'ompiendo un
miracolo, e, infine, per rendere credibili le
sue parole. E non compie un miracolo or-
dinario, ma tale che fino ad allora non era Il cieco dalla nascita è il genere uma-
stato mai visto. no
Giovanni Crisostomo,
Commento al Vangelo di Giovanni 56, 1 · Ravvisiamo in questo cieco l'intero
genere umano: tale ceçità gli incolse me-
diante il peccato nella persona del primo
uomo dal quale tutti abbiamo tratto I'o-
Un'azione deliberata rigine non solo della· morte ma anche del
Che egli, uscito dal tempio, venisse peccato. Se infatti la cecità rappresenta
deliberatamente a compiere questo prodi- l'infedeltà, allora l'illuminazione è la fede.
gio, risulta chiaramente dal fatto che fu lui [. .. ] Se il male infettò la natura, ogni uo-
a vedere il cieco, non fu il cieco ad andare mo spiritualmente nasce cieco. Se vedesse,
da lui, e lo guardò così attentamente e fis- non avrebbe bisogno di guida: se ha biso-
same11te da richiamare anche r attenzione gno di chi lo guidi e lo illumini, è perché è
dei suoi discepoli. cieco dalla nascita.
Giovanni Crisostomo, Agostino,
\., Commento al Vangelo di Giovanni 56, 1 Commento al Vangelo di san Giovanni 44, 1

La cecità dalla nascita Il cieco è figura delle genti


Hai ascoltato, .fratello, il passo del Abbiamo interpretato la guar1g10-
Vangelo nel quale si è narrato che Gesù ne del cieco come tipo della vocazione
passando vide un cieco dalla nascita. Dun- delle genti. [. .. ] U Salvatore si avvicina
que, se il Signore lo vide, non lo trascu- a quest'uomo per guarirlo di sua spon-
rò; perciò, nemmeno noi dobbiamo tra- tanea volontà. Ciò è una prova che Dio,
scurare colui che il Signore ritenne di non buono per sua natura, direi che sponta-
dover trascurare,. soprattutto perché era neamente si dirige verso le genti senza
cieco. dalla nascita, precisazione non su- esserne supplicato, giacché tutte erano
perflua. C'è, infatti, una cecità che per lo nell'errore .
. più con la violenza della malattia vela I'a- Cirillo di Alessandria,
cutezza degli occhi e col passar del tempo Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1
440 Giovanni 1-10

9 2
• Chi ha peccato? • lo all'uomo cieco o ai suoi genitori: il figlio
avrebbe ricevuto quella punizione a causa
Il dubbio dei discepoli dei loro peccati oppure egli era la causa .
delle sue sventure per i peccati che avreb-
Precedentemente, quando aveva gua- be commesso in futuro.
rito il paralitico, egli aveva detto: Ecco,, sei Teodoro di Mopsucstia,
guarito: non peccare più (Gv 5, 14). I di- Commento al Vangelo di Giovanni 4, 9, 1-2
scepoli dunque, ritenendo che colui f~sse
stato colpito dalla paralisi p er i suoi pecca-
ti, dicevano: "Ammettiamo pure che quel-
lo fosse divenuto paralitico per sua colpa; Le dottrine sul peccato
che cosa ci dirai di questo? Anche lui ha Gli infelici Giudei, come se espias~
peccato? Ma non si può affermare una co- sero le pene dei loro progenitori e fosse-
sa simile, in quanto è cieco "fin dalla nasci- ro condannati ingiustamente da Dio per i
ta. Hanno p eccato allora i suoi genit~ri? peccati dei padri, mormoravano non po-
Non si può dire neanche questo: giacché co [ ... ] e, a guisa di metafora, dicevano:
non deve essere castigato il figlio p er le I nostri padri mangiarono l'uva acerba e
colpe del padre". Nello stesso modo co- i denti dei figll ne rimasero allegati (Ger
me, quando vediamo un bambino colpi- 31, 29; Ez 18, 2) 99• Questi 100 poi [ ... ] pre-
to da una grave malattia, diciamo: "Che tendevano che, prima della formazione
dobbiamo dire di questo? Che cosa può dei corpi, fossero preesistite e fossero già
aver fatto questo bambino?". Non chie- state in vita le anime. degli uomini, che,
dendo, ma dubitando, così ora i discepo- essendo cadute nel peccato, volontaria-
li .n on tanto interrogando, quanto perché mente, prima dei corpi, erano state lega-
dubitavano, dicevano ciò. · te ad essi, e avevano, come pena, quel-
Giovanni Crisostomo, la di essere relegate nei corpi. Ma Cristo,
Commento al Vangelo di Giovanni 56, 1 con un unico e sintetico argomento, ri-
solve queste assurdità, affermando che ·
non avevano peccato né il cieco né i suoi
I peccati dei genitori e i peccati futu- genitori.
ri dell'uomo Cirillo di Alessandria,
Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1
Era impossibile che l'uomo fosse sta-
to privato della vista perché aveva già pec-
cato - come poteva commettere pec,cato
se non era ancora nato? [... .] I discepoli ri-. 9• 3 Né lui ha peccato né i suoi· genitori
tenevano, in modo giusto e pio, che i pec-
cati degli uomini sono la causa di tutti i La causa della cecità non è il peccato
mali. Dato però che, nella loro debolez-
za umana, non potevano arrivare a capir- Se nessun uomo è senza peccato, co-
ne di più qa soli, pensarono "che la causa me era possibile che i genitori di questo
della malattia potesse essere attribuita so- cieco fossero sen.za peccato? E forse an-

99 Geremia ed Ezechiele contestano questo proverbfo, coerente con la spesso citata punizione
"fino alla quarta generazione" (cf. ad es. Es 20, 5; Dt 5, 9). C!. S. ~rasso, Il '(angelo di Giova?ni, cit., P·
411: «La traclizione giudaica ai tempi di Gesù sembra aver dimenucato che il profeta Geremia contesta
questa interpretazione e mantiene vivo[ ... ] ~ncora il ve~chio .asserto p~opost~ dalla To:ah».
100 Si tratta di chi <<.mescolava alla dottrina della Chiesa 1 errore dei GrecI>>.
Sa11are un cieco dalla nascita: il sesto segno (9, 1:12) 441

che lui era nato senza il peccato origina- Una disgrazia per la glotia di Dio?
le e, vivendo, non vi aveva aggiunto nulla
di suo? [. . .] Ora, se i suoi genitori aveva- Forse che senza la punizione di costui
no peccato, e anche lui, perché il Signore la gloria di Dio non poteva manifestarsi?
disse: Né lui ha peccato né t~ suoi genito- Certamente non si <lice che non avrebbe
ri, se non in relazione a quanto gli era sta- potuto, e difatti poteva: ma perché forse
to chiesto,· cioè perché sia nato cieco? [. .. ] manifesta anche in questo. "Dunque - di-
Egli ti spiega la ragione per cui . quello è rai - ricevette la disgrazia della s~a me-
nato cieco: Né lui ha peccato né i .suoi geni- nomazione per la gforia di Dio?" ·Quale
tori~ ma fu perché siano mani/estate in lui disgrazia, ditemi? Sarebbe stata una di-
le opere di Dio. sgrazia se non avesse voluto che nascesse.
Agostino, Io dico che anche dalla cecità ricavò un
Commento al Vangelo di san Giovanni 44, 3 beneficio; infatti vide anche con gli occhi
·interiori. A che giovarono ai Giudei gli oc-
chi? Ma costoro ricevettero un castigo più
grave, perché, pur vedendo, furono co-
:. I figli ·-9-0n sono puniti per le colpe me ciechi. Che danno invece era deriva-
dei padri to a costui dalla cecità? Anzi ricevette una
vista perfetta, proprio per tale sua meno-
Gesù stesso, del resto, per bocca di mazione. Così come i mali di questa vita
·Ezechiele, smentisce tale opinione [cioè non sono mali, neppure i beni sono i be-
che si venga castigati per le colpe dei pa- ni. Ma solo il peccato è un male, mentre
dri]: Per la mia vita, oracolo del Signore, la cecità non è una cosa cattiva. Colui che
non vi sarà più questo pro11erbio: «I padr,i crea dal nulla avrebbe potuto lasciarlo co-
mangiarono uva acerba e i denti deifigli si sì com'erà.
sono allegati» (Ez 18, 2-3). Mosè dice pa- Giovanni Crisostomo,
rimenti: Il padre non verrà messo a morte Commento al Vangelo di" Giovanni 56, 1
per colpa del figlio (Dt 24, 16). [ ... ] Che
se poi qualcuno obietterà: ''Come mai al-
lora sta scritto: 'Colui che fa ricadere le
·Il mistero della sofferenza
colpe dei padri sui figli fino alla t~rza e
quarta generazione'?", risponderemo Non è facile capire il motivo della
che non si tratta di un principio univer- sofferenza riguardo a quelli che sono af-
salmente valido, ma che ciò viene det- flitti dalla malattia fin dalla culla e fin dai
to a proposito di alcuni che erano usciti primi tcrnpi della nascita e appena nati.
dall'Egitto, vale a dire che, siccome quel- [. ..l Ciò supera la nostra capacità di in-
li usciti dall'Egitto anche dopo tanti se- telligenza e non può essere compreso dal-
gni straordinari e miracoli, erano diven- la nostra mente. [ .. .]Occorre, infatti, che
tati peggiori dei loro genitori, e sebbene noi pensiamo piuttosto a ciò che ci è stato
i genitori non avessero visto nessuna di comandato, e non dobbiamo cercare ciò
tali cose, avrebbero patito le stesse sven- che è al di sopra <li noi, né andare in cerca
ture che quelli subirono, perché avevano delle cose più difficili, né dobbiamo tenta-
commesso gli stessi peccati. E che la cosa re di scavare ciò che è nascosto solo nella
si debba intendere così, risulterà chiaro divina e ineffabile volontà. Dobbiamo, in-
ed evidente a chi esaminerà attentamente vece, lasciare soltanto a Dio la conoscen-
questo passo. za di quelle cose che sono proprie e par-
Giovanni Crisostomo, ticolari di lui, e dobbiamo ancora credere
Commento al Vangelo di Giova.n ni 56, 1 che, essendo egli la fonte di.ogni giustizia,
442 Giovanni 1-10

non farà nulla e non vorrà nulla, di quel- sifno grado di uguaglianza, e si dice delle
le cose che riguardano noi o qualsiasi al- cose che non sono tra loro disuguali nep-
tra creatura, che offenda la sua maestà e pure in misura trascurabile. Chi dunque ·
non convenga alla norma della vera retti- può più contraddirlo, vedendo che può
tudine. Dunque, poiché è logico che le co- fare le stesse cose che fa il Padre? Non
se stiano in questo modo, sostengo che il soltanto infatti'ha formato gli occhi, non
Signore non ci ha detto, come un'imposi- soltanto li ha aperti, ma ha donato la vi-
zione, queste paro~e: Perché siano manife- sta, prova questa che conferma come egli
ste in lui le opere di Dio; ma dico che egli poté anche infondere l'anima alitando. Se
ha voluto piuttosto sviare la questione con l'anima non fosse attiva, anche se l'occhio
questa risposta, per portarci dai concetti fosse sano e integro, non potrebbe vedere
troppo sublimi per la nostra mente a cose mai niente.
più pratiche e convenienti; e questa è, in Giovanni Crisostomo,
qualche modo, la sua maniera abituale di Commento al Vangelo di Giovanni 56, 2
fare.
Cirillo di Alessandria,
Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1 "Noi"
Quando il Signore si annovera fra gli
Nulla accade senza uno scopo apostoli e si considera nel numero di colo-
ro che devono operare, non si equipara a
Il Signore ix:isegna ai discepoli che · noi, e neppure dice di essere soggetto, co-
ci sono molte ragioni per tutti questi ac- me noi, per necessità servile, alla. volontà
cidenti e che esse sono senza dubbio se- di chi lo comanda, ma si serve d'tin modo
grete e ineffabili. Pertanto, ci lamentiamo di parlare abituale ~ a noi familiare.
sempre di avvenimenti di cui ignoriamo le Cirillo di Alessandria,
cause, ma, al contempo, impariamo che Commento a/Vangelo di Giovanni 6, 1
nulla accade senza uno scopo. Questa co-
nòscenza ci sarà data nel mondo che ver-
rà: ciò che ora è nascosto, infatti, ci verrà La fede ·che opera è il giorno, è Cri-
rivelato. sto
Teodoro di Mopsuestia,
Commento al Vangelo di Giovanni 4, 9, 3 Da questo passo #suita in modo chia-
ro e preciso che il Signore, essendo egli
la luce del mondo, intendeva identificar-
si col giorno di cui stava parlando. [ ... J·
9•4-5 Il giorno, la notte} la luce del mon- Anch'egli quindi opera. Ma fino a quan~
do e le opere del Padre do egli è nel mondo? Diremo, fratelli, che
vi era allora e adesso non .più? Se dicia-.
L'azione di Cristo è identica a quel- mo questo, vuol dire che con l'ascensione
la del Padre del Signore cominciò· quella notte spaven-
tosa nella quale nessuno può più operare.
Bt'sogna che io compia le opere di colui Se çlopo l'ascensione· del Signore ci trovia-
che mi ha mandato.(Gv 9, 4), debbo, cioè, mo già in questa notte, come hanno potu-
manifestare me· stesso e fare quelle cose to gli apostoli compiere tante opere? [ ... ]
che possono dimostrare che io agisco in Che dire di questa notte? Quando soprag-
maniera identica al Padre; non in maniera giungerà questa notte nella quale non si
simile, ma identica, il che· significa il mas- potrà più operare? Sarà la notte degli em-
Saf!are un cieco dalla nascita: il sesto segno (9, 1~ 12) 443

pi. [. . .] Operi dunque l'uoQio finché vi-· altro quello della ricoqipènsa: il Signore
ve, per non essere sorpreso daUa notte in renderà a ciascuno secondo le sue opere
cui non si può più operare. È ora che la (cf. Mt 16, 27). Quel che hai intenzione di
fede deve operare mediante l'amore; e se fare fallo mentre ~ei in vita, prima che so-
ora operiamo, ecco il giorno, ecco il Cri- praggiunga la notte fonda che inghiottirà
sto. [ ... ] Il nostro ·giorno, che ha termine gli empi. Fin d'ora ogni infedele che muo-
quando il sole ha compiuto il suo corso, è re viene assorbito da questa notte in cui
di poche ore; ma il giorn<? della presenza non si può più far nulla.
di Cristo si estende fino alla consumazio- Agostino,
ne dei secoli. Commento al Vangelo di san Giovanni
Agostino, . 44, 4-6
Commento al Vangelo di san Giovanni
44,5-6
Oltre la vita, non ci sono più fede,
opere e pentimento
Cristo è nel mondo.
Quel che dice infatti significa que-
Forse che crediamo che Cristo non è sto: finché è giorno, finché gli uomini
nel mondo, oppure, essendo salito al cie- possono credere in me, finché vivo, deb-
lo dopo la risurrezione dei morti, non è bo operare. E aggiunge: Viene la not-
più tra gli uomini? Infatti, essendo vero te, cioè il tempo futuro, quando nessu-
Dio, riempie e permea non solo i cieli e no può agire. Non disse: "Quando io non
ciò che è al di sopra del firmamento, ma potrò più agire", ma: "Quando nessuno
tutto il nostro mondo abitato. E come, es- può agire", cioè quando non ci sarà più
sendo in questo mondo con il corpo, in- posto per la fede, per le fatiche, per la
sieme agli uomini, non lasciava i deli, co- penitenza. Siccome egli chiama opera
sì penseremo rettamente che, sebbene sia la ·fede, costoro gli chiedono: Che fare-
assente dal mondo con il corpo, tuttavia mo per compiere le opere di Dio?, ed egli
la sua divina e ineffabile natura è presen- risponde: Questa è l1 opera di Dio, che cre-
te nel mondo e regge l'universo, giacché diate in colui che egli ha mandato (Gv 6,
né ·~. lontana da nessuno degli esseri, né è 28-29). Perché allora nessuno potrà più
lasciata da nessuno di essa, ma è presente ·compiere quest'opera? Perché allora non
dappertutto e riempie questo universo, e ci sarà più la fede, ma tutti obbediran~
gode del mondo che è ritenuto superiore no, sia che lo vogliano, sia che non lo vo-
al nostro. gliano.
Cirillo di Alessandria, Giovanni Crisostomo,
'Commento al Vangelo di· Giovanni 6, 1 Commento al Vangelo di Giovanni 56, 2

La notte degli empi · Luce per gli occhi del corpo e del- .
lo spirito
Sarà così oscura quella notte che ne-
anche tu, che sei l'autore della notte, po- Poiché sono venuto per dare luce a
trai operare in essa? [. .. ] Dopo la risurre- chi ne è privo, devo dare la luce anche agli
zione dei vivi e dei morti, [ ... ] comincerà occhi del corpo, se sono malati, soprattut-
la notte in cui nessuno potrà più opera-· to quando vengono alcuni di quelli che
re, ma soltanto ricevere la ricompensa del soffrono di cecità. [ ... ] Non c'è dubbio
suo operato. Altro è il tempo dell'opera, che l'Unigenito è anche luce intellettuale
Giovanni 1-10
444

che può illuminare non solo le creaturè di 9• 6 -1 Il f-ango, la saliva, la piscina di


questo mondo, ma qualsiasi altra creatura Sz'loe
al cli sopra del mondo.
Cirillo di Alessandria, L'ubbidienza del cieco
Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1
Anche se non fu il cieco a richiede-
. re a Gesù la vista, tuttavia è lodevole che
egli si sia affidato a Gesù, che gli spalmò
Le parole di Paolo sono identiche gli occhi di fango, e abbia fatto senza esi-
nello spirito · tazione q~anto gli fu ordinato, sen'.la che
Gesù gli avesse detto che avrebbe ricevu-
Perché dunque Paolo chiamò la vita to"la vista.
presente "notte", e l'altra "giorno"? Per- Origene,
ché non diceva cose contrarie alle parole Commento al Vangelo di Giovanni Fr. 63
del Cristo, ma identiche, se si conside-
rano secondo lo spirito, non secondo il
senso letterale, cioè: La notte è avanzata Il Creatore manifesta la ~ua gloria 101
e i·t giorno è vicino (Rm 13, 12). Chiama
notte il tempo presente, a causa di quelli Quando dice: Perché si manifestas-
che giacciono nelle tenebre, oppure per- se la gloria di Dio, parla di sé, non del
ché la paragona a quel giorno: mentre Padre. La gloria di quello veramente era
il Cristo chiama notte il tempo futuro, già manifesta. Siccome avevano già sentito -
perché allora si ·cesserà di peccare. Pa- dire che Dio, quando formò l'uomo, aveva
olo poi chiama "notte" questa vita, per- preso del fango dalla terra, così anche lui
ché quelli che vivono quaggiù nei vizi e impastò dcl fango (Gen 2, 7). [ .. .] Rese
nell'incredulità sono nelle tenebre. [. .. ] così manifesta la sua gloria che fino ad
Deponiamo - dice - le opere delle tenebre allora era rimasta nascosta. Non era una
(Rm 13, 12). Vedi dunque che egli iden- piccola gloria l'essere considerato l'artefi.-
tifica con la notte i malvagi? Proprio per .ce della creazione.
questo dice: Camminiamo onestamen- Giovanni Crisostomo,
te come di giorno, per poter cioè godere Commento al Vangelo di Giovanni 56, 2
della sua luce. Giacché se tanto bella
è questa luce, pensate quanto lo sarà
quell'altra. Quanto il raggio del sole è Legge e grazia, terra e saliva
più splendente della luce di una lucerna,
altrettanto, anzi molto di · più, sarà Interpretiamo la terra come la Leg-
splendente quella luce rispetto a questa. ge, mentre la grazia è indicata dalla sa-
E ciò intendeva dire con le parole: Il so- liva. Che cosa ottiene la Legge senza la
le si ottenebrerà, cioè, esso non sarà più grazia? Cosa può la terra senza la saliva
visibile, per l'intensità dello splendore di di Cristo? Che effetto ha la Legge senza
quella luce. la grazia, se non quello di rendere la gen-
Giovanni Crisostomo, te ancor più colpevole? Perché? Perché
Commento al Vangelo di Giovanni 56, 3 la Legge sa come obbçdire, ma non come

10 1
Q uesto tema è comune nella letteratura pattistica: cf. Ireneo di Lione, Contro le eresie 5, 15,
2-4; 16, 1; Teodoro di Mopsuestia, Commento al Vangelo di Giovanni 4, 9, 6-7; Ammonio, Fr(lmmenti
su Giovanni 317.
•; ..

Sanare un cieco dalla nascita: il sesto segno (9, 1_-12) 445

· · aiutare; la Legge può indicare il peccato, anche all'uomo che era distante dalla pi-
ma non può togliere il peccato dalla gen- scma.
te. [ ... ]Nella saliva, allo stesso modo-, bi- Origene,
sogna vedere il Verbo di DiO, il suo ve- Commento al Vangelo di Giovanni Fr. 63
- ro corpo di uomo sulla terra. [ ... ] Che
cos'è la saliva mescolata al fango se non
il Verbo incarnato? Il cieco è immagine Numerosi testimoni
· dell'intero genere umano: la saliva fu me-
scolata al fango e l'uomo poté vedere. Il Perché dunque .non fece subito
Verbo si fece carne e il mondo fu illumi- ciò, ma lo mandò a lavarsi nella piscina
~ .. nato. di Sìloe? Perché tu ti renda conto della
Cesario di Arles, fede del cieco e perché }'ostinazione
Sermoni 172, 3 dei Giudei venisse vinta. E verosimile,
infatti, che tutti lo abbiano visto mentre
se ne andava con il fango spalmato sugli
Perché saliva e non acqua? occhi. Il fatto insolito attirò su di lui gli
sguardi di tutti; sia quelli che avevano
E perché non si è servito dell' ac- visto di che cosa si trattava, sia quelli che
qua, ma della saliva per impastare il fan- ignoravano l'accaduto, erano curiosi di
go? Avrebbe poi mandato quel cieco al- conoscere come la cosa sarebbe andata a
la piscina di Sìloe. Sputò in terra proprio finire. Siccome non era facile a credersi
perché non venisse attribuito a quella sor- che il cieco avesse recuperato la vista,
gente un potere miracoloso, ma perché tu lungo tutta la strada erano predisposti
comprenda che uscì dalla sua bocca la for- numerosi testimoni e spettatori di un
za arcana che rigenerò e aperse gli occhi fatto così inaudito; per cui, data l' atten-
del Cieco. [. .. ] E poi affinché non si cre- zione, non si sarebbe potuto dire: "È lui,
desse che il prodigio aveva la sua causa in . non è lui".
poteri occulti della terra, gli ordinò dian- Giovanni Crisostomo,
dare a lavarsi. Commento al Vangelo di Giovanni 57, 1
Giovanni Crisostomo,
. Commento al Vangelo di Giovanni 57, 1
\.
I primi elementi delle parole di Dio
Il miracolo non può passare inosser-
Dunque laviamo via il fango spalma-
vato
to sui nostri occhi nell'acqua della pisci- ·
Il guarire da lontano, l'ordine di an- na di colui che è stato mandato per po~
dare a lavarsi e la guarigione dopo che si ter poi riottenere la vista. Interpreterai il
· fu lavato indicano che Gesù dispose ogni fango come i primi elementi delle parole
cosa in modo tale che il miracolo non pas- di Dt"o (Eb 5, 12), con cui veniamo nutri-
sasse inosservato a nessuno. Come Gesù ti come i bambini col latte. Quando però
. ordinò al paralitico di prendere il suo let- le cose infantili non vengono più utilizza-
to in un giorno in cui non era consenti- te e mangiamo cibo solido, buttiamo via il
to farlo, sicché chiunque lo accusasse di fango per ritornare·a Gesù da uomini che
trasgredire alla Legge potesse apprende- vedono.
re la grandezza dell'awenuto miracolo, al- Origene,
lo stesso modo ordinò di andare a lavarsi Commento al Vangelo di Giovanni Fr. 63
Giovanni 1- ZO
446

Il cieco come il catecumeno mi ha inviato (Gv 7, 16). Cristo ti lavi, af-


finché tu possa vedere. Vieni al battesimo,
Lo inviò ali~ piscina di Sìloe. L'evan- ormai il tempo è vicino: vieni prontameri- .
gelista si preoccupò di spiegarci il nome te per poter dire anche tu: Sono andato, mi
di questa piscina, dicendo: che vuol dire sono lavato e ho cominciato a vedere (Gv 9,
Inviato (Gv 9, 7). Voi sapete già chi è l'In- 11); per poter dire, come disse costui, do-
viato: se il Cristo non fosse stato inviato, po che gli fu resa la vista: La notte è avan-
nessuno di noi sarebbe stato liberato dal zata, il giorno è vicino (Rm 13, 12).
male. Il cieco si lavò gli occhi in quella pi- Ambrogio,
scina il cui nome significa l'Inviato; cioè fu Lettere 16, 4-6
battezzato nel Cristo. Pertanto, se battez-
zandolo, per così dire, in se stesso, lo illu-
minò, si può dire che quando gli spalmò
gli occhi lo fece catecumeno. [. . .] Cosa ho
9 89
• · È lui il mendicante?
detto a proposito della saliva e del fango?
Che il Verbo si fece carne. Ciò è noto an-
Sono io!
che ai catecumeni. Non è sufficiente che Non bisogna meravigliarsi realmente ..
i loro occhi siano stati spalmati di fango; che .alcuni dei Giudei rifiutassero la verità
si affrettino a lavarsi, se vogliono vedere. e, per la straordinarietà del miracolo, fos-
Agostino, sero spinti anche a un'involontaria men-
Commento al Vangelo di san Giovanni 44, 2 zogna. Altri invece,· più intelligenti, [. .. ]
per rispetto e per timore ammettono il mi~
racolo e dicono che quello è proprio lui.
Una figura del battesimo Questa diversità di opinione è risolta su-
bito da colui che è stato guarito e che por-
Vede di più chi Gesù tocca. Nello ta una prova certissima, dando cioè la sua
stesso tempo, considera ·sia la sua divini- propria testimonianza.
tà sia la sua aiione santificatrice. In quan- Cirillo di Alessandria,
to luce, toccò e la infuse; in quanto sacer- Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1
dote, attraverso una figura del battesimo,
compì i misteri della grazia spirituale. Spu-
tò, perché tu comprendessi che ciò c4e è Gli umili
in Cristo è luce. E vede dawero chi è lava-
to da ciò che Cristo ha dentro di sé. La sua L'eccezionalità dell'avvenimento li
saliva lava, lava la sua parola, come trovi: rendeva diffidenti, anche se in preceden-
Voi siete già mondi per la parola che io vi za si erano verificati prowidenzialmente
ho rivolto (Gv 15, 3). Quanto al fatto che molti fatti che li spingevano invece a cre-
formò del fango e ne spalmò gli occhi del dere. Altri poi dicevano: Non è forse quel-
cieco, che altro significa ciò, se non che fo- lo che se ne stava seduto a mendicare?.
ce così perché tu comprendessi che egli ri- Davvero grande è la bontà di Dio! Fino
diede la salute a quell'uomo spalmando a che punto si abbassa, curando con tanta
del fango come aveva formato l'uomo dal benevolenza i mendicanti e riducendo cosl
fango e che questa carne del nostro fan- al silenzio i Giudei, perché non dègnava
go riceve la luce della vita eterna median- della sua prowidenza gli uomini illustri e
1
te i sacramenti del battesimo? Va anche potenti, ma gli umili, essendo egli venuto
tu alla piscina di Siloe, cioè a colui che è per la salvezza di tutti.
stato inviato dal Padre, come trovi scritto: Giovanni Crisostomo,
La mia dottrina non è mia, ma di colui che Commento al Vangelo di Giovanni· 57, 1
Sa~are un cieco dalla nascita: il sesto segno (9, "1~12) 447

· ·· 9• 10·12 L'uomo che si· chiama Gesù c!ama il Vangelo, fa la sua·professione di


Non so dove sia fede. La coraggiosa confessione del cieco
spezza il cuore degli empi, i quali non ave-
Il cieco porta i ciechi a vedere vano nel cuore ciò che egli ormai possede-
v~ sul volto. [ ... ]Non lo so. Queste parole
Coloro che ci vedevano esteriormen-
dimostrano che la sua anima è ancora si-
te 'v ennero guidati dal cieco, che poteva
mile a uno che ha ricevuto l'unzione e an-
vedere· interiormente. [ ... ] Il cieco lavò
cora non ci vede. È come se avesse avuto
via.il fango dai suoi occhi e vide se stesso·
quegli altri lavarono via la cecità dai lor~
quell'unzione neff anima. Predica ·il Cri-
sto, che ancora egli non conosce.
cuori e trovarono approvazione. Quando
Agostino,
il Signore aprì gli occhi del cieco in quella
Commento al Vangelo di san Giovanni 44, 8
occasione pubblica, aprì gli occhi di molti
ciechi di nascosto.
. Efrem il Siro,
. Commento al Diatessaron 16, 30 Il cieco racconta il miracolo
· Nota quanto egli è veritiero. Non
Non sa chi sia Gesù dice come e con che cosa sia stato spal-
mato: non lo dice, perché non l'aveva
·Sembra che egli .non sappia ancora
visto. Non. aveva visto, infatti, che Ge-
che il Salvatore è Dio per sua natura. Non
sù aveva sputato in terra, ma attraver-
avrebbe p~r~ato di lui in un modo cosl po-
so il senso del tatto, si era accorto di es-
co conveniente a lui, ma sembra invece
sere stato spalmato col fango. E mi ha
che, in qualche modo, pensi e parli di lui.
come di un santo, ricavando ciò dalle vo- detto: va' a lavarti nella pt'sdna di Sìloe.
Questo era attestato dall,udito. Ma come
ci piuttosto generiche, a quanto pare, che
aveva riconosciuto la voce del Cristo?
aveva raccolto qua e là sia da Gerusalem-
~al suo colloquio con i discepoli. Il
me che da altri posti.
cieco narra tutto questo, adducendo
. Cirillo cli Alessandria,
Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1
come testimonianza i fatti, ma non è in
grado di dire come sia avvenuto. Se poi è
\ necessaria la fede per credere in cose che
percepiamo con il senso del tatto, molto
Il cieco predica Cristo, ma non lo co-
di più lo è per credere in cose che non
nosce possono essere vedute.
Eccolo diventato annunciatore della Giovanni Crisostomo,
grazia; ecco che, diventato veggente, pro- Commento al Vangelo di Giovanni 57, 2
I FARISEI INVESTIGANO SUL MIRACOLO

Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno ·
in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei
dunque gli·chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse
loro: «Mi ha messo del fango .sugli occhi: mi sono lavato e ci vedo». Allora
alcuni dei farisei dicevano: «Quest'uomo non viene da Dio, perché non os-
serva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere
segni di questo genere?». E c'era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo
al cieco: «Tu, che cosa dici di lu~ dal momento che ti ha aperto gli occhi?».
Egli rispose: «È un profeta!». · -
Ma i Giud~i non credettero di lui che fosse stato cieco e che q.vesse acqui-
stato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato
la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato
cieco? Come mai ora ci vede?». I. genitori di lui risposero: «Sappiamo che
questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappia-
mo, e chi gli abbia ap.erto gli occhi: noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui:
ha l'età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi geni~or~ perché avevano
paura dei Giudei:· in/atti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse
riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi
genitori dissero: «Ha l'età: chiedetelo a lui!». ·
· Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: «Pa'
gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore». Quello rispose:
«Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Al-
lora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto glz' occhi?». Rispose
loro: «Ve l'ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo?
Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». _Lo insultarono e disse-
ro: «Suo discepolo sei tu.' Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che
a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro
quel!'uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sta/ eppure
mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccdtorz: ma eh.e, se
uno onora Dio e fa la sua ·volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo,
non $i è mai ~entito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se
I farisei investigano sul mfracolo (9, 1.3-34) . 449

costui non venisse da Diç, non avrebbe potuto far nulla». GN replicarono:
«Sei nato tutto nei peccati e.insegni a noi?». E lo cacciarono fuori (9, 13-34).
Il miracolo fu compiuto di sabato, fatto che venne preso a pretesto per screditare Gesù
(Crisostomo). Benché Cristo venga accusato di tale trasgressione, il cieco appare determina-
to a dimostrare la sua riconoscenza (Cirillo). C'è un senso spirituale del.sabato, l'esser liberi
dal peccato, e uno materiale, quello da cui i Giudei non riescono a staccarsi (Agostino).
Bisogna ricordare, peraltro, che nemmeno Giosuè osservò il sabato (Cirillo). I detrattori
di Cristo passano sotto silenzio il miracolo e si concentrano esclusivamente sulla violazione
della Legge (Crisostomo). A un certo punto il cieco viene preso come arbitro della contesa
(Teodoro). Il cieco identifica Gesù con un profeta: la sua éonfessione è veritiera, ma in- ·
completa (Agostino). Delusi dalla testimonianza del cieco, i farisei cercano di screditare il
miracolo con l'aiuto dei genitori. I genitori vengono sottoposti a domande subdole e a pres-
sioni notevoli perché siano indotti a negare il miracolo (Crisostomo). Il fatto che i genitori
rimandino alla testimonianza del figlio, che è adulto, può essere letto come una velata accusa
ai farisei (Cirillo). Si potrebbe pensare che i genitori, così facendo, espongano il figlio al
pericolo, ma il figlio, in effetti, è in grado di esprimersi sulla grandezza del miracolo ricevute:>
(Origene). La reticenza dei genitori sembra giustificata e mette in rilievo la follia dei Giudei
(Cirillo). La minaccia di esser cacciati dalla sinagoga non dovrebbe far paura, perché c'è
ormai Cristo che accoglie (Agostino). L'invito a dare gloria a Dio nasconde sotto la parvenza
della pietà un altro "agguato" dei farisei al cieco (Crisostomo). Seguire il loro invito avrebbe
significato, in realtà, bestemmiare Dio (Agostino). n·cieco sceglie con molta accortezza le sue
parole (Teodoro) e, al contempo, dimostra grande coraggio, il coraggio che viene dalla fede
(Crisostomo). Chi era cieco e ora vede non sopporta più la cecità dei suoi ascoltatori. Loro
sono falsi discepoli di Mosè, perché voltano le spalle al suo Signore (Agostino). Il miracolo
è una prova incontrovertibile, che serve a confutare laccusa a Cristo di essere un peccatore
(Crisostomo). Dio non ascolta i peccatori: questa sembra essere una risposta totalmente erro-
nea, sintomo di una fede ancora imperfetta (Agostino). Forse il cieco intende dire che non
sarebbe stata esaudita la preghiera di un peccatore per opere cosl straordinarie come quelle
corppiute da Gesù (Origene). I fatti dimostrano che Gesù non è un peccatore e va al di là
dell~umana comprensione (Teodoro). Chi era cieco riesce a dimostrare la cecità dei farisei
grazie alla perspicacia della fede (Cirillo).

9 14 15
• - Era un sabato 9 15
• Come aveva acquistato la v~sta?
La trasgressione della Legge "Gli sarò riconoscente"
L'evangelista precisa che era sabato, Ci vedo. Egli vuol dire con questo:
proprio per mostrarci la perversità del lo- "Non renderò vana la potenza di colui
ro animo e di quale pretesto si serviva- che mi ha guarito, gli sarò riconoscente.
no per screditare il miracolo, facendolo Io ho quel che desideravo da tempo: so-
comparire come una trasgressione della no proprio io, cieco dalla nascita, nell'u-
Legge. tero e nel grembo di mia madre, che spal-
Giovanni Crisostomo, mato finalmente con il fango, sono stato
Commento al Vangelo di Giovanni 57, 2 guarito, cioè, non mostro soltanto gli oc-
450 Giovanni 1-10

chi aperti, coprendo l'ombra nel profon- no anche dell'onore dovuto ai santi. E poi,
do, ma ci vedo. Ecco, vedo chiaramente spinti dalla loro cattiveria, accusano colui
la luce del sole; ecco, davanti ai miei oc- che giustifica il mondo ed è stato mandato
chi si stende la bellezza di meraviglie stra- a noi dal Padre.
ordinarie. [. .. ] Dinanzi a questo spetta- Cirillo di Alessandria,
colo ammirerò l'arte del Creatore, dalla Commento al .Vangelo di Giovanni 6, 1
bellezza .d elle creature riconoscerò il Cre-
,,
atore .
· Cirillo di Alessandria, Il dibattito fra i fari sei
Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1
Astutamente, passando sotto silen-
zio il miracolo, portavano il discorso sold
su quella che essi definivano "violazione
9, I 6 Non osserva il sabato della Legge". Non dicevano infatti: "Gua-
risce di sabato'', ma: "Non osserva il sa-
Valore spirituale e materiale del sa- bato". A loro volta gli altri replicavano
bato fiaccamente. Mentre sarebbe stato neces-
sario dimostrare che il sabato non veniva
In realtà se c'era uno che osservava il affatto violato, essi basano la loro apologia
sabato era proprio lui, che era senza pec- soltanto sui miracoli. Ed era naturale che
cato. In ciò consiste infatti il sabato nel facessero così, perché lo credevano anco-
suo valore spirituale: nell'essere liberi dal ra soltanto un uomo. Altrimenti avrebbe-
peccato. A questo, in sostanza, ci chiama ro pot~to difenderlo in altro modo, soste-
il Signore quando ci raccomanda l'osser- nendo, cioè, che colui che aveva istituito
vanza del sabato: Non farete alcuna opera · il sabato era anche il padrone del sabato,
servile (Lv 23, 8). [ ... ] Richiamate le spie- ma non avevano ancora di lui un concetto
gazioni precedenti, per sapere cosa s'in- così alto. Certo nessuno osava dichiarare
tende per opera servile; ascoltate il Signo- apertamente ciò che sentiva, ma esprime-
re: Chiunque commette peccato è schfavo va molto timidamente il proprio parere,
del peccato (Gv 8, 34). Ma costoro che, perché alcuni erano trattenuti dalla paura,
come dicevo, non erano né veggenti né altri dall'attaccamento alle loro cariche. E
unti, osservavano il sabato in senso mate- c'era dissenso tra loro. Cosa che prima si
riale e lo violavano nel suo significato spi- era manifestata nel popolo e in seguito an-
rituale. che tra i capi.
Agostino, Giovanni Crisostomo,
Commento al Vangelo di san Giovanni 44, 9 Commento al Vangelo di Giovanni 57, 2

Giosuè non osservò il sabato


17
9, Tu, che cosa dici di lui?
Questi, sebbene ammirino· l'antico
Giosuè che prese Gerico di sabato, co- Il cieco come arbitro della contesa
mandò ai loro padri di fare ciò che soglio-
no fare i vincitori e per nulla fece osser- Dopo aver discusso, si rivolsero al
vare il precetto sabbatico, se la prendono cieco di nuovo, quasi lo avessero desi-
con Cristo e, per quanto è possibile ·alla gnato come arbitro della loro controver~
loro malvagità, non solo si affrettano a ne- sia, e gli dissero: Tù, che cosa dici di lui:
gargli la gloria degna di Dio, ma lo priva- dal momento che ti ha aperto gli occhi?
I farisei investigano sul miracolo (9, 13-34) 451

[ ... ]Il cieco fispose alla domanda saggia- nome del suo benefattore, speravano di riu-
mente dicendo: È un profeta, cioè: "Que- scire a screditare il miracolo, con l'aiuto
a
. sta la mia opinione riguardo lui; questo dei genitori.
mi spinge a dire su di lui quanto è acca- Giovanni Crisostomo,
duto". Commento al Vangelo di Giovanni 58, 1
Teodoro di Mopsuestia,
Commento al Vangelo di Giovanni
4, 9, 13-18
Pressioni perché neghino il mua·
colo
Una confessione vera, ma incom- Dopo aver fatto venire i genitori al
pleta . loro cospetto, allo scopo di intimidirli, si
Che opinione hai di lui? Come lo mostrarono furibondi e chiesero loro: È
consideri? Come lo ·giudichi? Cercavano questo vostro figlio? Non dicono: ((Quel-
1
un capo d accusa, per farlo cacciare dal- lo che prima era cieco", ma come? Quel-
la sinagoga·; col risultato però di farlo ac- lo che voi dite che è nato cieco, come, cioè,
cogliere dal Cristo. Egli coraggiosamente se essi equivocassero astutamente, per
disse ciò che pensava: È un profeta! Es- dar credito all'operato del Cristo. [ ... ]
sendo ancora nel cuore solo unto, non Quale padre simulerebbe una cosa simi-
confessa ancora il Figlio di Dio, e tuttavia le nei rigu~rdi del proprio figlio? È come
dice il vero. se dicessero: ((Quello che voi avete detto
Agostino, che era cieco; e non vi siete limitati so-
Commento al Vangelo di san Giovanni 44, 9 lo a questo: voi avete anche sparso dap-
pertutto questa voce'1 • Come mai'. adesso
ci vede? Quale follia! ((È da voi - dicono
- che è partita questa voce, si tratta di una
9 18 23
• - I genitori del cieco vostra simulazione''. Esercitano su di es-
si in due modi pressioni perché neghino
Tentativi falliti di screditare il mira- il miracolo.
cqlo · Giovanni Crisostomo,
\
Commento al Vangelo di Giovanni 58, 1
" La menzogna si rivolge sempre con-
tro se medesima, con le .stesse armi con
cui combatte la verità; anzi essa accre-
sce· lo splendore della verità, cosa questa Ha t età: un'accusa ai farisei
che si verificò anche in quella circostanza.
Perché non si dicesse che i testimoni e gli 'Mi sembra che essi, per ispirazione
spettatori del miracolo non avevano riferi- divina, aggiungono alle loro parole: Ha
to con esattezza quello che realmente era l'età, che include in qualche modo, an-
accaduto, ma lo avevano fatto in manie- . che questa affermazione, un'accusa ai fa-
ra approssimativa, fecero entrare in scena risei. Se infatti chi ha riacquistato la vista
i genitori, ottenendo, loro malgrado, il ri- è ben consapevole di ciò che dice, aven-
sultato di avere per bocca di essi un'ulte- done il tèmpo e l'età, non si potrà dire
riore conferma di quello che era veramen- che è cosa da ragazzi quando riferirà sul
te accaduto. [ .. .] Non essendo riusciti a miracolo.
spaventare lui stesso, ma vedendolo inve- Cirillo di Alessandria, .
ce intento a divulgare coraggiosamente il Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1
452 Giovanni 1-1 O

Il cieco era adulto 9 24


• Da' gloria a Dio!
Non solo hanno mentito, ma com- Un "agguato,, dei Giudei
mettono anche un'altra mancanza metten-
do il proprio figlio chiaramente in perico- Avendo dunque i genitori rinviato co-
lo. Ritengo però che anche questo abbia storo al cieco guarito in persona, lo chia-
una ragione. Il Salvatore, infatti, quando marono di nuovo. Non gli disserp però
aprì gli occhi, a un cieco, li aprì non a un sfacciatamente ed esplicitamente: "Smen-
bambino, ma a un adulto, che potesse ve- tisci di essere stato guarito dal Cristo", ma
dere da uomo. [ ... ] È vero che un adul- vollero raggiungere tale scopo con· par-
to poteva esprimersi da solo su se stesso, venze di pietà. Da' gloria a Dio, gli dicono.
soprattutto quando aveva ricevuto la vista [. .. ] Non si esprimono dunque così, ma
da Gesù. Nort c'è bisogno che altri parli- gli tendono un agguato in un altro modo:
no m sua vece. "Da' gloria a Dio, dichiara pubblicamente
Origene, che quello non ti ha fatto niente".
Commento al Vangelo di G_iovanni.Fr. 67 Giovanni Crisostomo,
Commento al Vangelo di Giovanni 58, 2

Una reticenza giustificata Bestemmiare Dio


Il divino evangelista difende i·genitori Che significa Da' gloria a Dio? "Ne-
e dice che quand9 furono interrogati furo- ga quanto hai ricevuto". Questo però non
no vinti dalla paura; non vollero dire che il è dare gloria a Dio, ma piuttosto bestem-
loro figlio era stato guarito da Cristo affin- miarlo. ·
ché, scoprendo l'enorme pazzia dei Giu- Agostino,
dei, lo rendesse noto anche ai posteri. Che Commento al Vangelo di san Giovanni 4, 11
cosa, infatti, si potrebbe dire di più inu-
mano nei riguardi di costoro che pensano
di punire coloro che ricordano i benefici e
9 25
stimano di dover punire coloro che rico- • Una cosa t'o so: ero cieco e ora ci
noscono colui che è stato annunziato dalla vedo
Legge e dai profeti?
Cirillo di Alessandria, Una risposta saggia
Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1
"Lascio a voi giudicare se un pecca-
tore possa fare ciò, perché voi sostenete
che egli sia tale". Il cieco ha dato una ri-
Cristo accoglie sposta saggia moderando le parole in mo~
do tale da non mostrarsi in disaccordo con
Ormai non era più un male essere coloro che lo interrogavano. Nondimeno,
cacciati dalla sinagoga. I Giudei cacciava- con la sua reticenza suggerisce che Gesù
no, ma il Cristo accoglieva. non avrebbe potuto fare ciò che ha fatto
Agostino, se davvero fosse un peccatore.
Commento al Vangelo di san Giovanni . Teodoro di Mopsuestia,
44, 10 Commento al Vangelo di Giovanni 4, 9, 25
I /arfrei investigano sul miracolo (9, 13-34) 453

9• 21 Volete diventare anc~e vo/suoi di- stri figli! L'ingiuria era nei loro sentimen-
scepoli? ti, non nelle loro parole. Noz' siamo disce-
poli di Mosè; noz' sappiamo che a Mosè ha
Il coraggio della verità parlato Dio; costui: invece, non sappiamo
donde sia (Gv 9, 28-29). Se davvero sa-
Hai visto quanto coraggio dimostra peste che a Mosè ha parlato Dio, sapre-
il mendicante di fronte agli scribi e ai fa- ste che per mezzo di Mosè è stato annun-
risei? La verità è tanto forte e vigorosa, ziato il Signore. Vi trovate infatti davanti
quanto debole è la menzogna. Quella rie- al Signore che vi dice: Se credeste a Mosè,
sce a trasformare in personaggi famosi uo- credereste anche a me; di me infatti egli ha
. mini qualunque che s'incontrano per stra- scritto (Gv 5, 4.6). Vi gloriate di seguire il
da; questa, invece, anche quando si trova servitore e voltate le spalle al Signore? In
in comEagnia dei potenti, li fa apparire realtà voi non seguite neppure il servitore,
deboli. E come se dicesse: "Voi non pren- altrimenti egli vi condurrebbe al Signore.
dete in considerazione le mie parole; per .Agostino,
questo non parlerò più, non risponderò Commento al Vangelo di san Giovanni
più alle vostre insistenti e inutili doman- 44,12
de, perché non mi ascoltate per apprende-
re qualcosa da me, ma per controbattere
tutto quello che dico".
9 30
Giovanni Crisostomo, • Eppure mi ha aperto gli occhi·
Commento al Vangelo di Giovanni 58, 2
Una prova incontrovertibile
Egli ha sempre in bocca il miracolo,
L'insopportabile cecità dei Giudei dato che essi non potevano toglierlo di
mezzo, e su cli questo basa il suo ragiona-
Disgust~to per r ostinazione dei Giu- mento. Nota come in principio egli dice-
dei, egli che era cieco e adesso ci vedev~, va: Se è peccatore, non lo so, ma non per-
non riuscendo più a sopportare quei cie- ché avesse dei dubbi in proposito, [ ... ] ma
chi, rispose loro: Già ve l'ho, detto e non perché sapeva bene che non si trattava di
nii,avete ascoltato; che volete di nuovo sen- un peccatore. Nota invece come, ora che
tire? Forse anche voi volete diventare disce- è venuto il niomento opportuno, ne pren-
poli suoi? (Gv 9, 27). Che significa anche da le difese: Sappiamo che Dio non ascolta
val se non: "Io già lo sono?". Anche voi i peccator~ ma che, se uno onora Dio e fa la
volete?; "Lo vedo, ma non sono geloso da sua volontà, egli lo ascolta.
impedirvi di vedere". Giovanni Crisostomo,
Agostino, Commento al Vangelo di Gz'ovanni 58, 3
Commento al Vangelo di san Giovanni
44,11
9 31
• Dio non ascolta i peccatori
9 28 29
• · Discepoli di ]yf.osè Una risposta totalmente erronea
I falsi discepoli di Mosè Abbiamo ascoltato una sua risposta
totalmente erronea; asserì infatti: Noi sap-
' Sii tu discepolo di costui (Gv 9, ~8). piamo che Dio non ascolta i peccatori. Se
Cada su noi una tale ingiuria, e sui no- Dio non ascolta i peccatori, quale speran-
454 Giovanni 1-10

za abbiamo? Se Dio non ascolta i peccato- che di solito c'è nella·preghiera del pecca-
ri, a che scopo preghiamo e diamo la pro- tore, ma di opere cosl straordinarie quali
va del nostro peccato col batterci il petto? erano quelle di Gesù. Quando i peccatori ·
E non è proprio il caso di quel pubblica- pregano Dio per tali op.e re, non vengono
no che insieme al Fariseo salì al tempio e, ascoltati.
mentre il Fariseo si vantava sciorinando i Origene,
meriti che aveva, quello, tenendosi a di- Commento al Vangelo di Giovanni Fr. 70
stanza, con gli occhi fissi a terra e batten-
dosi il petto, confessava i propri peccati?
E costui che riconosceva i propri peccati 9 33 34
si allontanò giustificato dal tempio, a dif- • - Gesù viene da Dio
ferenza di quel Fariseo (Le 18, 10-14). Ma
chi si espresse in tal modo non aveva an- Gesù
. è al di là dell'umana compreh-
cora lavato la vita del cuore.in Sìloe. Negli s1one
ocèhi di lui il segno misterioso aveva agito
Gesù deve essere ammirato - dice il
per primo, ma nel cuore non si era ancora
cieco - come uno che è superiore all'in-
attuato il benefico effetto della grazia.
telletto umano. Se voi non sapete da do-
Agostino,
ve venga, il miracolo che ha compiuto è
Discorsi 13 6, 2
per me una prova evidente del suo potere.
Non sapete chi egli sia e avreste bisogno
di una testimonianza di altri se non ci fos-
Dio non ascolta i peccatori? se stato alcun "segno del suo potere. [ ... ]
Da questi fatti sembra chiaro che egli non
Se fosse stata vera una dottrina co- possa essere chiamato peccatore. Certo
sì importante - "Il peccatore non vie- Dio non adempie le.richieste di un pecca-
ne ascoltato da Dio" -, non sarebbe sta- tore, ma ascolta, invece, la voce di coloro
ta passata sotto silenzio, ma sarebbe stata che mostrano un comportamento onesto e
detta da qualcuno degno di fede, dal ser- fanno il suo volere fedehnente [ ... ]. Inve-
vitore [Mosè] o da qualcuno dei profeti. ro, ha guarito un cieco dalla nascita e sap-
Ma se Dio non ascoltasse un peccatore, piamo chç ciò non era mai stato fatto pri-
perché ai peccatori si insegnerebbe a di- ma, nemmeno da Mosè, che voi ammirate.
re: Rimetti a noi i nostri debiti come noi Teodoro di Mopsuestia,
ll rimettiamo ·ai nostri debitori? Chi vie- Commento al Vangelo di Giovanni
ne ascoltato da Dio? Egli ascolta chi ten- 4, 9, 30-32
.de al pentimento, anche se non ha smesso
di essere un peccatore. Se Dio non ascol-
tasse i peccatori, il nostro Salvatore non
La perspicacia della fede
avrebbe mangiato e bevuto con pubblica-
ni e peccatori. Se pero coloro che avevano · Chi da poco ha riacquistato la vista è
bisogno di medici per la loro malattia non più perspicace, per conoscere la verità, di
fossero stati ascoltati, egli non li avrebbe quelli che sono istruiti nella Legge. Ecco .
guariti. Pertanto, 'affinché sia efficace· la infatti, ecco, si è già espresso con parole
preghiera di chi ha peccato ma non è an- sagge, dimostrando la falsità delle inten-
cora privo di fede, si dice: Se consi·deri le zioni dei farisei.
colpe, Signore, Signore, chi ti può.resistere? Cirillo di Alessandria,
(Sa! 130, 3). Forse·il cieco parla non di ciò Commento al Vangelo di Giovanni 6, i
' .
CECITA SPIRITUALE E PECCATO

Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori:· quando lo trovò, gli disse: «Tu,
credi nel Figlio dell'uomo ?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda
1

in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli dis-
se: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.
Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mon-
do, ·perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono diventino cie- 1

chi». Alcuni deifarisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero:
«Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi: non avreste
alcun peccato; ma siccome dite: "Noi vediamo" il vostro peccato rimane» (9,
1

35-41).
Nel suo incontro col cieco> Gesù ottiene una confessione di fede: questa è un dono di
vita> non una condizione per la guarigione (Ilario). Il cieco lavò la vista del suo cuore quan-
do, dopo esser stato cacciato dalla sinagoga, incontrò Cristo: era lui Sìloe, ((l'Inviato" (Ago-
stino). Ora Gesù si vuole far conoscere: è come un giudice dei giochi che premiar atleta dopo
le fatiche (Crisostomo). Forse il cieco riconosce la voce di chi gli ha dato la vista e pensa che
proprio lui sia in grado di indicargli il Figlio di .Dio (Teodoro). Egli si trovava sulla soglia
fra fede e mancanza di fede. Lo hai visto: è colui che parla con te: il cieco ottiene il beneficio
d.«lla vista e del Verbo (Origene). Cristo rivela se stesso in tono umile è dimesso e riceve la
pr~nta adorazione del cieco (Crisostomo), che riesce a immaginare la bellezza della natura
divina grazie alla fede (Cirillo). Chi, conscio della propria cecità, cerca il medico riceverà la
vista; chi non lo cerca rimarrà accecato. Non si tratta ancora, però, del giudizio del mondo
(Agostino). Come detto altrove, salvare l'umanità è il fine della venuta di Gesù. Come si
afferma qui, però, il risultato è che non tutti crederanno in lui: gli increduli verranno puniti
(Teodoro). Il peccato che non viene confessato e di cui non si vuole prendere coscienza
rimane e rende ciechi (Agostino). L'efficace argomentazione di Gesù, coinvolge due tipi di
cecità, quella spirituale e quella materiale. I farisei, come spesso accade, rimangono legati
alla sfera materiale e non riescono a cogliere il messaggio evangelico (Crisostomo).

a Alcuni testimoni hanno "Figlio dell'uomo", altri hanno "Figlio di Dio 11 (così i Padri). Viene pre-
ferita la prima lezione, sia perché considerata più difficile, sia per la qualità dei testimoni.
456 Giovanni 1-10

9 35
• Credi nel Figlio dell'uomo? parole: Io compio la volontà del Padre mlo
che mi ha inviato. Dunque, egli in perso-
Ricevere la vita na era Sìloe. Il cieco si accostò con il cuo-
re, ascoltò, credette, adorò; deterse la vi-
Per questo, il Signore lo interroga sta, vide.
quando è ormai sano ed è stato scaccia- Agostino,
to dalla sinagoga, con le parole: Tu cre- Discorsi 136, 2
di nel Figlio di Dio? (Gv 9, 35), in modo
che non considerasse un male per lui l' e-
spulsione dalla sinagoga, lui al quale que-
sta confessione di fede dava l'immortali- Gesù come un giudice dei giochi
tà. E visto che egli, ancora incerto, aveva
risposto: Chi è, Signore, perché io creda in Ancora non lo conosceva, benché
lui? (Gv 9, 36), il Signore, non volendo fosse stato da lui guarito. Era cieco prima
che rimànesse nell'ignoranza lui al quale, che venisse il suo benefattore, e dopo la
dopo il recupero della vista, aveva offer- guarigione era stato trascinato via da quei
to la comprensione di una fede cosl gran- cani rabbiosi. Gesù, dunque, è come uri
de, disse: Tu lo hai visto, ed è lo stesso che giudice dei giochi che riceve l'atleta solo
parla con te (Gv 9, 37). Forse il Signore da dopo che ha sostenuto molte fatiche, per
quest'uomo, come dagli altri che suppli- assegnargli le corone. [ .. .] Gli chiede se
cavano di essere guariti, esigeva una con- crede. Non perché non lo sappia, ma per-
fessione di fede per meritare la salute? ché vuol farsi conoscere e mostrare quan-
Certamente no. Difatti disse questo a un to apprezza la sua fede.
cieco che ormai ci vedeva, e solo perché Giovanni Crisostomo,
rispondesse: Credo, Signore (Gv 9, 38), e Commento al Vangelo di Giovanni 59, 1 '
cosl la risposta di fede non avrebbe arre-
cato la guarigione della vista, ma quella
della vita. . 9 36
Ilario di Poitiers, • Chi è il Figlio del!' uomo?
La Trinità 6, 48
Riconosce la voce
Il cieco, riconoscendo la sua voce (ri~
Quando lavò la vista del cuore? corda che non l'ha ancora visto), disse: E
Quando cod~sto cieco lavò la vista
chi è) Signore, perché io creda in lui? Con
del suo cuore? Allora che, cacciato fuo- buona ragione pensava che colui che gli
ri dai Giudei, il Signore lo internò nella aveva dato la vista [ ... ] avrebbe potuto
·verità di sé. Lo trovò e gli parlò, così co- anche mostrargli il Figlio di Dio. ·
Teodoro di Mopsuestia,
me abbiamo ascoltato: Credi tu nel Figlio
di Dio? E quello: Chi è, Signore, perché io Commento al Vangelo di Giovanni
4, 9, 34-37
creda in lui? Che già vedeva con gli oc-
chi è sicuro: ma con il cuore? Non ancora.
Attendete: adesso vedrà. Gli rispose Ge-
sù: Sono io che ti parlo. Rimase dubbio- Alla soglia della fede
so? Lavò immediatamente la vista. Stava
appunto parlando con quel Slloe, che si- Poiché non poteva ancora dire: "Io
gnifica ''l'Inviato". Chi è l'Inviato se non credo", ma, come un ignorante, rispose:
Cristo? Colui che .spesso dichiarò con le Chi è) Sigf!-ore, perché io creda in lui?, egli
Cecità spirituale e peccato (9, 35-41) 457

era, per cosl ·dire, sulla soglia fra mancan- Il cieco immagina la natura divina
za di fede e fede.
O.dgene, Colui che una volta fu cieco fu pron-
Commento al Vangelo di Giovanni Fr. 71 to alla confessione, dico quella della fe-
de, e alla pietà. Dopoché, infatti, riconob-
be presente e visto dai suoi occhi il Figlio
unigenito, lo adorò come Dio, sebbene lo
9•>7 -3 s Credo, Signore! vedesse nella carne, privo affatto della glo-
ria conveniente a Dio. Ma, illuminato nel
Il beneficio della vista e del Verbo cuore dalla forza e dalla potenza insita in
lui, si elevò, per analogia, a pensieri saggi
Non bisogna interpretare hal vt:'ìto e buoni, ·e immaginò la bellezza di quella
come riferito al passato e col~i che parla natura divina e ineffabile.
con te come riferito al presente, poiché co- Cirillo di Alessandria,
lui che è stato visto è la stessa persona che Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1
parla con lui. [. . .] Molti lo avevano visto,
ma non lo conobbero. Lo ha visto davve-
ro, dunque, colui che viene illuminato ne-
. gli occhi dell'anima da Dio stesso. Colui 9 39
che un tempo era cieco, dopo aver benefì- • Venire al mondo per giudicare
ciato di entrambe le cose, del vedere e del
Verbo, non solo disse: Credo, Signore.', ma Chi cerca il medico e chi non lo cerca
· anche: si prostrò dinanzi a lui·. ·
Che significa: Vedano quelli che non
Origene,
Commento al Vangelo di Giovanni Fr.. 73
vedono? Significa che quanti riconoscono
di non vedere e cercano il medico, vedran-
no. E che significa: e quelli che vedono di-
ventino ciecht? Che quanti s'illudono di
L'umiltà di Gesù, l'adorazione del vedere e non cercano il medico, rimango-
cieco no nella loro cecità. Questa discriminazio-
ne la chiama "giudizio,,, dicendo: Io sono
\ Non gli disse: "Sono io", ma, in tono venuto in questo mondo per fare un giudi-
ancor più dimesso: Lo hai visto. Ma queste zio, un giudizio che distingua la causa dei
parole erano alquanto oscure; perciò spie- credenti e di coloro che professano la loro
gò più chiaramente: "Chi parla con te è fede dai superbi, da coloro che credono di
lui". Quegli rispose: «Credo, Signore» e lo vedere e che perciò sono più gravemente
adorò. Non disse: "Sono io che ti ho gua- accecati. [. .. ] Non si tratta, però, ancora
rito, sono io che ti ho detto: 'Va' a lavarti . di quel giudizio sul mondo, con cui alla
alla piscina di Siloe"', ma, tacendo su tutte fine giudicherà i vivi e i morti. In ordine
queste cose, gli chiese: Tu credi nel Figlio a tale giudizio infatti aveva detto: Io non
di Dio? Quello allora, manifestando l'in- giudico nessuno (Gv 8, 15); perché prima
tensità del suo affetto, immediatamente lo è venuto non per giudicare il mondo, ma
adorò, cosa che fecero solo pochi tra quel- a/finché il mondo sia salvo p(?r mezzo di
li guariti miracolosamente, come quei leb- lui (Gv 3 , 17).
brosi e qualche altro, se ce ne fu. Agostino,
Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di san Giovanni
Commento al Vangelo di Giovanni 59, 1 44, 17


458 Giovanni 1-1 O

Fine e risultato. della venuta di Gesù Cecità materiale e spirituale


Ciò che Gesù dice altrove - Dio non Qui menziona anche una duplice re-
ha mandato il Figlio nel mondo per con- stituzione della vista e una duplice ceci-
dannare il inondo, ma perché il mondo sia tà, cioè quella materiale e quella spiritua-
salvato per mezzo di lui (Gv 3, 17) - non le. Allora alcuni di quelli che lo seguivano,
è in contrasto con quanto dice qui. Là si gli dicono: Che forse anche noi siamo cie-
. esprime il. fine della venuta di Gesù, sal- chi? Come in altra occasione dicevano:
vare tutta l'umanità. Qui parla del risul- Non siamo stati mai schiavi di nessuno! e
tato della sua venuta. In effetti, anche se Noi non siamo bastardi! (Gv 8, 33.44), co-
questo è il suo volere, salvare tu_tta l'uma- sì anche adesso hanno soltanto aspirazio-
nità, ciononostante gli infedeli devono es- ni al benessere materiale e si vergognano
sere certo puniti per la loro scelta di non soltanto di questa cecità. Poi, per dimo-
credere. strare che per costoro sarebbe meglio es-
Teodoro di Mopsuestia, sere ciechi anziché veggenti, dice: Se /oste
Commento al Vangelo di Giovanni ciechz: non avreste peccato. Siccome essi ri-
4, 9, 39-41 tenevano che tale disgrazia fosse qualcosa
di vergognoso, ritorse ciò contro di loro,
dicendo: '"Questo vi renderebbe meno in-
tollerabile il castigo,, .. [. .. ] Qui dimostra
9,
40 41
- Siamo ciechi anche noi?
che quanto essi credevano fosse soprattut-
to motivo di lode per loro sarebbe stato
Il peccato non.confessato rimane invece causa di castigo, e consola il cieco
Pertanto, avendo detto i farisei che nato della sua precedente cecità. Poi par-
allora ascoltavano il suo dire: Siamo forse la della cecità di quegli altri..Perché infatti
dechi anche noi?, senza dubbio erano si- costoro non dices~ero: "Non proviene da
mili a colui che era salito al tempio e dice- cecità se non adèriamo a te, ma ti avversia-
va a Dio: Ti ringrazio perché non sono co- mo cor~e un mistificatore", parla soltanto
me gli altri uomini: ingiusti, adùlteri, ladri di quell'argomento: Non senza motivo l'e-
(Le 18, 11), quasi a dire: "Ti ringrazio per- . vangelista narra eh~ alcttni farisei che era-
ché non sono cieco, come gli altri uomini . no con lui .udirono queste parole e dissero:
del genere di questo pubblicano, ma ve- . «Forse anche noi siamo ciechi?» e ciò per
do". [ ... ]Il Signore a.loro: Se foste ciechi richiamare alla tua memoria che si tratta
·non avreste alcun peccato, ma per il fatto degli stessi che prima si erano allontanati
che ora dt'te: Noi vediamo, t'l vostro pecca- da lui, e che stavano per lapidarlo. C'era-
to rimane. Non disse: "Entra il peccato", no infatti alcuni fra costoro che lo segui-
ma: rimane. C'era infatti. Poiché non con- vano con incuranza e che facilmente cam-
fessate, non viene tolto, ma rimane. biavano idea.
Agostino, Giovanni Crisostomo,
Discorsi 136B, 2 .Commento al Vangelo di Giovanni 59, 1-2
LA PARABO.LA DELLA PORTA DEL RECINTO

«In verità) in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla
1
porta ma vi sale da un altra parte) è un ladro e un brigante. Chi invece entra
1

dalla porta è pastore del/e pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano
1

la sua voce: egli' chiama le sue pecore) ciascuna per nome e le conduce fuori.
1

E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore cammina davanti a esse, e le


1

pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo


seguiranno ma fuggiranno via da lui: perché non èonoscono la voce degli
1

estranei>>. Gesù disse loro questa similitudine ma essi non capirono di che
1

cosa parlava loro (10, 1-6).


La Scrittura e Gesù sono la porta, il ladro i nemici della fede (Crisostomo). L'ovile di
Cristo è la Chiesa cattolica, i ladri sono i pagani e gli eretici. Chi entra dalla porta cerca la
gloria di Cristo; chi sale da qualche altra parte si esalta alla ricerca della propria gloria ed è
destinato alla caduta (Agostino). Il pastore è chi vive secondo la Legge, insegna al gregge
in inodo degno e lo difende dalle false dottrine; il ladro rion vive secondo la Legge e non
è in grado di istruire il gregge né di difenderlo (Teodoro). Il guardiano è forse Mosè: a lui
furono affidate le parole di Dio (Crisostomo); lui apre la porta a Cristo, che porta a termi-
ne la sua opera (Teodoro). Il Signore potrebbe essere sia il portinaio che la porta, perché
apre (o rivela) se stesso. Il guardiano potrebbe anche esse~e lo Spirito Santo, che insegna la
Verità, ovvero Cristo (Agostino), o l'angelo che presiede le Chiese o il Salvatore (Cirillo).
La porta della Scrittura può essere aperta solo con studio e preghiera (Origene). Il pastore
conduce le pecore alla vita eterna chiamandole per nome: conosce infatti i nomi dei prede-
stinati (Agostino). Tutta l'umanità ha bisogno della guida di Gesù per trovare la salvezza
(Clemente Alessandrino). Normalmente i pastori seguono le pecore, non camminano avanti'
ad esse (Crisostomo). Chi ha fede ascolta glj insegnamenti dei veri pastori e rigetta quelli
dei falsi pastori (Cirillo). La voce degli estranei allontana da Dio: è un veleno mortale per
le pecore (Gregorio Nazianzeno). Perché Ezechiele parla di pecore sbandate, che seguono,
cioè, la voce degli estranei? Potrebbe sembrare che alcune pecore diventino lupi e viceversa.
·In realtà, il Signore conosce da sempre i noini delle sue pecore e ne prevede anche gli sban-
damenti (Agostino). I Giudei non comprendono la semplice similitudine, rivelando tutta la
loro durezza d'animo (Cirillo). Il Vangelo, invero, può risultare oscuro: se però si resta fermi
nella fede, si sarà in grado di comprenderlo (Agostino).
460 Giovanni 1-10

10 1 2 da· Cristo: e sono invece degli eretici. So-


• · Entrare nel recinto delle pecore
no forse entrati per la porta costoro? Nien-
La Scrittura e Gesù sono la porta, il te affatto. [. . .] Tenete per certo che l'ovi-
ladro i nemici le di Cristo è la Chiesa cattolica. Chiunque
vuole entrare nell'ovile, entri per la ·porta e
Osserva le caratteristiche dd. ladro: riconosca colui che è il vero Cristo. E non
per prima cosa, non entra alla luce del solo riconosca colui che è il vero Cristo, ma
giorno, in secondo luogo, non vi entra fa- cerchi la gloria di Cristo, non la propria;
cendosi precedere dalla testimonianza del- molti, infatti, cercano la propria gloria, e
le Scritture; questo significa appunto non invece di raccogliere le pecore di Cristo,
entrare dalla porta. In questo passo, senza le hanno disperse. Cristo nostro Signore è
dubbio, allude a quelli che erano già stati una porta bassa: è necessario che chi entra
e a quelli che sarebbero venuti dopo, cioè, per questa porta si abbassi, se vuole entrare
l'Anticristo, i falsi Cristi, Giuda e Teuda, con la testa sana. Chi invece di abbassarsi si
e altri similia loro; e giustamente chiama innalza, vuole entrare per il muro; e chi sale
porta la Scrittura. È proprio essa che ci attraverso il muro, sale per precipitare giù.
conduce a Dio e ci inizia alla conoscenza Agostino,
di Dio, che ferma le pecore e le custodisce Commento al Vangelo di san Giovanni 45, 5
e non consente che.i lupi entrino nell'oVile.
Come una solida porta, essa tiene lontani
gli eretici dall'entrata e ci dà quella sicu-
rezza che è nei nostri desideri, non consen-
Chi aspira alla propria gloria cade
tendoci di sbagliare. E se noi non apriamo Chi si esalta vuol salire ali'ovile da
questa porta·~ non saremo·certo facile pre- un'altra parte; chi invece si umilia entra
da dei nemici. Da questo possiamo ricono- nell'ovile per la porta. Per questo ha detto
scere quelli che sono veri pastori e quelli di lui: entra; dell'altro: sale. Chi sale, voi
che non lo sono. Ma èhe significa entrare yedete, è chi aspira alle altezze, non en-
nel!,ovile? Evid~ntemente, per prender- tra, ma cade. Colui che si abbassa per en-
si cura delle pecore. Chi infatti. non si ser- trare attraverso la porta, non cade, ma è il
ve della Scrittura, ma sale da qualche altra pastore.
parte, cioè segue una via diyersa da quel- Agostino,
la stabilita, costui' è un ladro. [. . .] Nessuno Discorsi 137, 4
poi si turbi se, più oltre, egli dice di se stes-
so di essere la porta. Egli infatti, di volta in
volta, si dà il nome di pastore o di peco- . Chi è degno di essere un pastore?
re, e annuncia con diversità di forma il suo
messaggio di salvezza. Quando ci conduce · Il pastore delle pecore è una persona
al Padre chiama se stesso porta; quando si che è versata nel dono dell'insegnamento
prende cura di noi, ha nome di pastore. in modo conveniente. È colui che usa I'en-
Giovanni Crisostomo, trata legittim.a, cioè che vive seguendo con
Commento al Vangelo di Giovanni 59, 2-3 tutto il suo cuore la dottrina della Legge .
e così entra nel recinto nell\mica maniera
corretta. Poi guida tutti gli altri come pe-
L'ovile di Cristo è la Chiesa cattolica core ai pascoli della dottrina mostrando lo-
ro il cibo del Verbo con cui devono nutrir-
Sono innumerevoli coloro che non si in prindpio e poi senza sosta. Li guida
solo si vantano di essere veggenti; ma vo- anche mostrando lor9 il potere del Verbo,
gliono altresì essere considerati illuminati come la Scrittura debba essere compresa e
La parabola della porta del recinto (10, 1-6) 461

da quale dottrina bisogni tenersi lontani - Il Signore o lo Spiri~o Santo


quella che altri potrebbero. proporre con
Sappiamo che Cristo Signore è insie-
l'inganno per far strage di pecore. [. .. ] Il me la porta e il pastore; ma chi è il porti- ·
ladro e brigante è lesatto opposto. Non naio? [ ... ] Chiunque sia, dobbiamo stare
usa ~,entrata Jegittima, né mostra rispetto attenti a non considerarlo superiore al-
per 1 precetti della Legge. Così egli inse- la porta, dato che nella casa degli uomini
gna a chi gli è stato affidato. Inutilmente si il portinaio è più importante della porta.
sforza di impossessarsi dell'entrata e della [ ... ]Forse dobbiamo ritenere che il porti-
dignità del maestro, .anche se non fa nulla naio è il Signore stesso. Nelle cose umane
che si.a richiesto per un tale onore. Egli è c'è ben più distanza tra il pastore e la por-
sconsiderato e compie ogni azione senza ta che tra il portinaio e la porta: eppure il
badare se essa possa mettere in pericolo le Signore si proclamò e pastore e porta. Per-
pec?re. Invero, come può essere utile agli ché allora non ammettere che egli è anche
altri quando non mette in pratica lui stesso il portinaio? [ ... ]A che serve infatti la por-
i precetti della Legge? ta? Per entrare. Chi è il portinaio? Colui
· Teodoro di Mopsuestia, che a?re. E chi apre se stesso, se non colui
Commento al Vangelo di Giovanni che nvela se stesso? [ ... ] Se cerchi altrove
4, 10, 1-6 la figura del portinaio, ti venga in soccorso
lo Spirito Santo: non disdegnerà lo Spirito
Santo di fare il portinaio, dal momento che
il F~glio si è degnato~ essere la porta. [. .. ]
10' 3 Il guardiano Il Signore stesso dice dello Spirito Santo ai
suoi discepoli: Egli vi insegnerà tutta la ve~
Mosè, .il guardiano delle parole di rità (Gv 16, 13 ). Chi è la porta? Cristo. Chi
Dio è Cristo? La vedtà. Chi è che apre la por-
ta se non colui che insegna tutta la verità?
Se poi vuoi indagare su ciascuna pa-
Agostino,
rola, niente ci impedisce di identificare
Commento al Vangelo di san Giovanni
Mosè nel guardiano. A lui, infatti, venne-
46,2;4
ro affidate le parole di Dio.
·.,\ Giovanni Crisostomo )
' Commento al Vangelo di Giovanni 59, 2 L'angelo delle Chiese o il Salvatore
'
~ santi apostoli e, dopo di loro, ai
dottori delle sante Chiese [. .. ] apre la por-
Mosè, il guardiano che apre la por- ta il custode, cioè l'angelo stabilito a presie-
ta al Cristo dere le.Chiese e ad aiutare quelli che han-
no ot~enuto il sacerdozio a vantaggio dei
Dice il nostro Signore: "Decidete chi
fra me e voi, usa lentrata legittima. Os~
popoli, o, ancora, lo stesso Salvatore che è
egli stesso la porta. e il Signore della ~orta.
s~rvate chi segue diligentemente i precet-
. di Alessandria
Cirillo )
ti della Legge. Considerate a chi Mosè il
Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1
·guardiano del recinto, apre la porta e ~hi
loda perché porta a termine la sua opera.
Considerate di chi sono le opere che of- La porta della Scrittura aperta con
frono una degna testimonianza per meri- studio e preghiera ·
tare il nome di pastore".
Teodoro di Mopsuestia, !u, dunque, mio ~ignare e figlio, at-
Commento al Vangelo di Giovanni 4 10 6 tendi sopra ogni cosa alla lettura dei sacri
' '
462 Giovanni 1-1 O

testi, e con estrema cura. Quando, infat- che mi hai" dato, voglt"o che dove sono io sia-
ti, leggiamo i divini libri è necessario che no anch'essi con me (Gv 17, 24).
ci applichiamo intensamente a evitare di Agostino,
esprimerci con avventatezza e di concepi- Commento al Vangelo di san Giovanni 45, 14
re pensieri temerari nei loro riguardi. Nel
dedicarti, poi, alla lettura dei sacri testi Il bisogno di un pastore
con fede e disposizione d'animo gradite
al Signore, bussa a quanto in essi è rac- Noi dunque, che siamo ammalati, ab-
chiuso e ti aprirà il portiere di cui Gesù biamo bisogno di un Salvatore; noi traviati
ha detto: A questi apre il guardiano (Gv abbiamo bisogno di uno che ci guidi; cie-
10, 3). Ancora, applicandoti alla divina chi, di uno che ci dia luce; assetati, del-
lettura indaga con rettitudine e fede in- la fonte di acqua viva, chi berrà dalla qua-
crollabile nel Signore il senso delle celesti le non avrà più sete (Gv 4, 14); noi morti
Scritture nascosto ai più. Ma non ti basti abbiamo bisogno della vita; noi pecore,
di bussare, cercare. Per comprendere le · del pastore; bambini, del pedagogo. Tut-
cose sacre è indispensabile soprattutto la ta l'umanità .ha bisogno di Gesù, perché
preghiera. Ad essa, appunto, esortando- non avvenga che, senza guida e in balia dei
ci, il Salvatore non dice soltanto: Bussa- ·peccati, cadiamo nella condanna finale.
te e vi sarà aperto, cercate e troverete (Mt Clemente Alessandrino,
7, 7), ma anche: Domandate e vi sarà dato Il pedagogo 1, 83', 3
(Le 11, 9).
Origene,
Lettera ·a Gregorio il Taumaturgo 4 Pecore in mezzo ai lupi
Ver,amente i pastori le fanno anda-
re avanti ed essi le seguono. Ma egli, per
10 3 4 dimostrare che condurrà tutti alla verità,
• - La voce del pastore
, agisc~ contro.l 'abitudine dei pastori, come
del resto fece quando mandò per il mon-
Il pastore chiama le pecore alla vita do le sue pecore - non le mandò lontano
eterna dai lupi, ma in mezzo ad essi (Mt 10, 16).
Di gran lunga più degna di ammirazione
Chi altri, infatti, chiama per nome le
è pertanto la cura pastorale che egli ha 4i
sue pecore e le conduce fuori, da qui al-
noi. Mi sembra che qui Gesù voglia allu-
la vita eterna, se non colui che conosce i
dere al cieco, che ha chiamato mentre era
nomi dei predestinati? Per questo disse ai
in mezzo ai Giudei; quello infatti ha udito
suoi discepoli: Rallegratevi perché i vq__strl
e riconosciuto la sua voce.
nomi· sono scritti in cielo (Le 10, 20). E in
Giovanni Crisostomo,
questo senso che le chiama per nome. E
Commento al Vangelo di Giovanni 59, 2
chi altri può condurle fuori se non chi ri-
mette i loro peccati, sicché liberate. dalle
dure catene possano seguirlo? E chi può 10 5
andare avanti a loro in modo che esse lo • La voce degli estranei
seguano, se_non colui che risorgendo da
morte ormai non muore più, e la morte Veri e falsi pastori
non avrà più su di lui alcun dominio (cf. Noi insegniamo nelle Chiese espo-
Rm 6, 9)? Quando ·infatti stava qui visibi- nendo la dottrina della Sacra Scrittura e
le hella carne mortale, disse: Padre, quelli somministrando, come un cibo spiritua-
La parabola della porta del recinto (10) 1-6) 463

le, la parola .del Vangelo e degli ·apostoli. tanto più quella che la lingua stessa del
Ascoltano tali insegnamenti quelli che cre- pastore proferiva. Eppure non tutti l'han-
dono in Cristo e si distinguono per la lo- no ascoltata. Dobbiamo credere che tutti
ro fede sincera; ma essi rigettano la parola coloro che la udirono erano pecore? Ad
dei falsi pastori e la allontanano çome un esempio, I~ udl Giuda, e Giuda era un lu-
male che porta alla rovina. po: seguiva il pastore ma, coperto di pel-
Cirillo di Alessandria, le ovina, insidiava il pastore. Alcuni inve-
Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1 ce di quelli che crocifissero Cristo, non la
udirono, e tuttavia erano pecore. [. .. ] Si
potrebbe osservare: quando non ascol-
La voce che allontana da Dio tavano il pastore, non erano ancora pe-
Voi offrite a Dio e a noi il vostro pa- core, allora erano lupi; udita la voce, da
scolare, riposandovi su pascoli erbosi e lupi furono cambiati in pecore; diventati
nutrendovi presso l'acqua del riposo (cf. pecore, hanno ascoltato la voce del pasto-
Sal23, 2), ben conoscendo il vostro pasto- re, hanno trovato il pastore e lo hanno se-
re e conosciuti da lui (cf. Gv 10, 14), se- guito; cominciando a praticare i suoi co-
guendolo quando, da pastore e uomo li- mandamenti, hanno cominciato a sperare
bero, vi chiama attraverso la porta (cf. Gv nelle promesse del pastore. [. .. ] Io però
10, 3; Ez 34, 6), non andando dietro all'e- ho ancora qualcosa che mi tiene sospeso.
straneo (Gv 10, 5) che sale nel recinto (cf. [ ... ] Per bocca del profeta Ezechiele il Si-
Gv 10, 1), come brigante e persona infi- gnore rimprovera severamente i pastori, e
da, e non ascoltando la voce estranea (cf. tra l'altro dice loro a proposito delle pe-
Gv 10, 5), la voce che vi ruba e vi disper- core: Non avete richiamato la pecora sban-
de portandovi sulle montagne (cf. Ez 34, data (Ez 34, 4). Dice sbandata e dice peco-
5-6), nei deserti, nei precipizi, in luoghi rà. Se quando si sbandava era pecora, di
che il Signore non visita; la voce che vi al- chi ascoltò la voce per sbandarsi? Senza
lontana dalla sana fede nel Padre, nel Fi- dubbio non si sarebbe sbandata se avesse
glio e nello Spirito Santo (l'unica potenza ascoltato la voce del pastore; ma proprio
divina la cui voce è sempre stata ascolta- per questo si è sbandata, per aver ascol-
ta dalle mie pecore: che sempre la ascolti- tato la voce di un estraneo, di un ladro
no!); la voce che vi fa sua preda con parole o di un predone. [ .. .] Avete awertito, o
disùneste e corrotte (cf. Col 2, 8) e che vi fratelli, la profondità di questo problema.
strappa al vero e primo pastore. Mi augu- Io dico: Il Signore conosce t' suoi (2 Tm 2,
ro che noi tutti, pastori e greggi, possiamo 19). Sa chi è preconosciuto, sa chi è pre-
tenerci alla larga da queste parole come da destinato. [ ... ] Dunque il Signore conosce
un'erba velenosa e mortale; mi auguro che i suoi, cioè le sue pecore. Talora le peco-
tutti, chi guida e chi viene guidato al pa- re non conoscono se stesse, ma le cono-
scolo, siano un'unica cosa in Gesù Cristo sce il pastore in virtù di questa predesti-
(cf. Gv 17, 21), ora e nel riposo dell'aldilà. . nazione, in virtù della prescienza divina,
Gregorio Nazianzeno, dell'elezione delle pecore fatta prima della
Discorsi 1 (Sulla Pasqua) 6-7 fondazione del mondo (E/ 1, 4) [ ... ] . Ora,
secondo questa prescienza e predestin~­
zione di Dio, quante pecore sono fuori
La
. pecora sbandata e la predestina- e quanti lupi sono dentro l'ovile! Quan-
z1one te pecore sono dentro e quanti lupi sono
Se era la voce del pastore quella che fuori! Perché dico che ci sono molte p eco-
. risuonava sulla bocca dei profeti, lo era re fuori? Perché molti che ora si abbando-
464 Giovanni 1-10

nano alla lussuria, diventeranno casti. [. .J stolto per z'l mondo, Iddio lo scelse - co-
Adesso ascoltano la voce di un estraneo, me dice Paolo - per confondere i sapienti
seguono degli estranei. Come pure, molti (1 Cor 1, 27). Si è servito, in questo luo- ·
che oggi dentro lovile lodano il Signore, go, del proverbio: così è chi.a mata la para-
lo bestemmieranno; sono casti e forniche- bola. Le caratteristiche, infatti, di queste·
ranno. [. .. ] Essi non sono pecore (stiamo due figure si mescolano in qualche modo
parlando dei predestinati, di coloro che il e, come se fossero una sola cosa, tutte e
Signore sa che sono suoi). E tuttavia que- due concorrono a spiegare ciò che si vuo-
sti, finché pensano rettamente, ascoltano le dire. Ma mettiamo in evidenza il fatto
la voce di Cristo. Ecco, questi l'ascoltano, che l'evangelista rimane molto stupito di
quelli non l'ascoltano; e tuttavia, secondo fronte all'ignoranza dei Giudei. Essi, in-
la predestinazione, quelli sono pecore, e fatti, [. .. ] hanno l'animo molto simile al-
questi no! La difficoltà rimane, e tuttavia, la pietra o al ferro, in nessun modo capa-
almeno per ora, mi pare di poter adottare ce di comprendere le parole salutari che
la seguente soluzione. C'è una voce, c'è, ascoltano.
dico, una voce del pastore, per cui le pe- · Cirillo di Alessandria,
core non ascoltano gli estranei, e coloro Commento al Vangelo di Giovan.ni 6, 1
che pecore rion sono non ascoltano Cri--
sto. Qual è questa voce? Chi avrà perse-
verato sino alla fine, questi sarà salvo (Mt
10, 22). Chi è di Cristo non trascura que- Ascoltare il V angelo
sta voce, non l'ascolta l'estraneo. [ .. .] Ma
Con le cose chiare il Signore ci nu-
supponiamq che uno, .dopo averla ascol-
tre, con le oscure ci stimola: [. .. ] Sono
tata, abbia perduto la testa, si sia raffred-
parole oscure queste, piene di problemi,
dato e abbia ascoltato la voce di un estra-
gravide di misteri. [ ... ] Probabilmente
neo: se egli è p.redestinato, si è sbandato
neppure noi riusciamo a capire. E allora
temporaneamente, non si è perduto per
che differenza c'è tra loro e noi, prima di
sempre. Tornerà ad ascoltare ciò che ha
aver. scoperto il senso di queste parole?
trascurato, metterà in pratica ciò che ha
[ ... ]Quando due ascoltano le parole del
ascoltato. Se infatti appartiene al numero
Vangelo, e uno è empio e l'altro pio, e le
dei predestinati, Dio ha conosciuto prima
parole sono cosl difficili che nessuno dei
tanto il suo errore che la sua futura con-
due le comprende, l'uno conclude: non
versione; se si è sbandato, ritornerà e di
ha detto nulla; mentre l'altro sostiene: ha
nuovo ascolterà la voce del pastore.I
detto la verità, ciò che ha detto è buono,
Ag~stino,
solo che noi non riusciamo a compren-
Commento al Vangelo di san Giovanni
dere; questi, siccome crede, sta bussan-
45, 10-13
do alla porta e, se continua a bussare, ot-
terrà che gli venga aperto (cf. Mt 7, 7-8);
10 6
mentre l'altro merita ancora di sentirsi
• Non capirono dire: Se non crederete non capirete (Is 7,
9 LXX).
La semplicità del dìscorso
Agostino,
Il discorso dei santi è semplice e lon- .Commento al Vangelo di' san Giovanni
tano dall'artificiosità dei Greci. Ciò che è 45, 5-6 .
IL PASTORE E IL MERCENARIO

Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono
la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me.a, sono ladri
e briganti:· ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno en-
tra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro
non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché
abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza. Io sono il buon pastore. Il buon
pastore dàb la propria vita per le pecore. Il mercenario - che non è pastore e
al quale le pecore non appartengono-vede venire il lupo, abbandona le pe-
core e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non
gli importa delle pecore» (10, 7-13).
Entra dalla porta chi entra attraverso Cristo, cioè chi ne imita la passione e l'umiltà
(Agostino). Per mezzo di Cristo si raggiunge la familiarità con Dio e si ottiene la guida del
gregge (Cirillo). Cristo è la porta della verità (Teodoro). Cristo è la porta che ci conduce
all'unione con Dio (Ignazio). La sapienza pastorale ha per priorità il bene e la salvezza di
tutto il gregge (Gregorio Nazianzeno). Il pascolo rappresenta la salvezza e la vita eterna
(Gregorio di Nissa). Entrare nell'ovile rappresenta l'interiorità della fede; uscire significa
mettere in pratica la fede con le opere. Oppure entrare nell'ovile indica una vita -temporale
vf~~uta nella fede; ·uscire per andare al pascolo indica il raggiungimento della vita eterna
' •.

"prima di me,, (pro emou) ha una tradizione incerta: alcuni testimonila omettono,
a L'espressione
altri la presentano ma non concordano sulla sua posizione (prima o dopo elthon, "vennero''). I Padri
tendenzialmente non includono il sintagma; fanno eccezione Clemente Alessandrino, Qrigene, Am-
brosiaster, fausto (in Agostino, Contro Fausto manicheo 16, 2; 12) e Girolamo (in diverse sue opere,
ma non nella Vulgata). A questa incertezza testuale contribuisce anche la mancanza della parola "tutti"
(pantes) in diversi testimoni. Di norma tali omissioni sono interpretate come tentativi di edulcorare
una sentenza che suonava troppo drastica nei confronti di chi era venuto prima di Gesù, ma qualche
incertezza rimane e l'edizione Nestle-Aland pone pro emou fra parentesi quadre. La difesa dei profeti
dell'Antico Testamento, in effetti, è una delle maggiori preoccupazioni dci commentatori del passo:
cf. i commenti di qrillo di Alessandria, Giovanni Crisostomo e soprattutto Agostino. La posizione di
quest'ultimo è molto interessante (cf. Houghton,Augustine's Text of]ohn, cit., pp. 172-17.3; 279). Egli
cita il passo senza "prima di me" e critica espressamente il testo c;on questa aggiunta; nel suo commen-
to, però, glossa la frase con un praeter me, "al di fuori di me". Palinuro, Tu chi set?, cit., p. 250, peral-
tro, ha proposto una simile interpretazione per l'espressione greca pro emou.
b Qui e in 10, 15 si ha nei testimoni un'oscillazione fra tithemi ("offrire") e didomi ("donare").
Motivazioni lessicali e l'uso giovanneo fanno propendere per tithemi. Sull'espressione "dare la vita"
cf. la nota al testo di 10, 15.
466 Giovanni 1-10

(Agostino). Gli apostoli ebbero piena sicurezza, libertà e autorità (Crisostomo). I ladri e
briganti non sono ~erto i profeti, che sono ven_u ti con Cristo, con fa parola di Dio, ma chi è
venuto senza di lui, senza essere stato mandato (Agostino). Sono i falsi profeti (Cirillo), per
esempio Teuda e Giuda il Galileo, che suscitarono ribellioni e portarono alla morte tutti i
loro seguaci (Crisostomo). Ladri e briganti sono tutti coloro che si appropriano del potere
contro il volere di Dio, in modo violento e tirannico (Cirillo) ..Ladro e brigante è chi predica
il Vangelo, ma è ad esso estraneo (Origene). Prima e dopo Cristo, è sempre il Signore a com-
piere miracoli (Agostino). Il ladro porta distruzione, il buon pastore è interessato solo alla
salvezza del suo gregge: la sua morte offrirà una testimonianza indubitabile di ciò (Teodoro).
Il pastore entra dalla porta significa che Cristo predica Cristo (Agostino). Il buon pastore si
è dimostrato pronto a sacrificare tutto per le sue pecore, anche la propria vita: dobbiamo
seguire il suo esempio (Gregorio Magno). Il buon pastore, con il suo sacrificio e .con la
promessa di vita eterna, si guadagna l'amore del suo gregge (Basilio di ·seleucia). Il buon
pastore è immagine del pedagogo. Sosterrà il suo gregge con pazienza e bontà, sopportando
la fatica (Clemente Alessandrino). Grazie a lui la pecora errante torna alla vita (Gregorio Na-
zianzeno). Il mercenario è colui che gode delle ricompense umane e non cerca il bene delle
anime del suo gregge (Gregorio Magno). Molti prelati sono mercenari; i farisei stessi erano
mercenari. Eppure servono anche costoro: anche attraverso di loro può farsi sentire la voce
di Cristo; predicano bene, sebbene non mettano in pratica ciò che predicano (Agostino). I
due lupi da cui ci ha salvato il buon pastore sono il diavolo e la morte (Cirillo). Il diavolo fa
strage tramite le tentazioni dei peccatL Quando il lupo si mostra è il momento della verità:
solo allora ~i vede se il custode del gregge è un pastore o un mercenario. Il mercenario nega
il suo aiuto al gregge, si nasconde dietro al silenzio: non è interessato al danno spirit.uale del
suo gregge (Gregorio Magno). Quando il diavolo attacca una pecora, il pastore mercenario
e
tace per convenienza paura - e la paura è la fuga dell'ani.ffia (Agostino).

10• 7.9.iob Io sono la porta delle pecore si passare per Dio, mentre è uomo~ non
imita lui, il quale, pur essendo Dio, si fe-
Chi entra dalla porta? ce uomo.
Agostino,
Il Signore ha detto di essere il pasto- Discorsi 137,.J-4
re, ha detto di essere la porta. [. . .] La por-
ta è nel capo, il pastore nel corpo. [ ... ] Il ·
Signore esige questo da Pietro: Pietro, mi Familiarità con Dio e potere per
ami? Quasi a dire: "Chè mi offrirai qua- .p:iezzo di Cristo
le prova che mi ami? [. .. ] Questo mi da-
rai, questa prova mi offrirai se mi ami: che Dice chiaramente di essere la porta
tu proweda a pascere le mie pecore (Gv delle. pecore, insegnando, del resto, un
21, 15-17); che tu entri nell'ovile attraver- fatto ammesso da tutti: siamo ammessi al-
so la porta, non vi salga da un'altra parte». la familiarità con Dio soltanto attraverso
[. .. ] Chi è che entra per la porta? Colui la fede. E di ciò è egli stesso testimone, di-
che entra attraverso Cristo. Chi è costui? cendo: Nessuno viene al Padre se non per
Chi imita la passione di Cristo, chi cono- mio mezzo (Gv 14, 6). O, dunque, vuo-
sce l'umiltà di Cristo; e poiché Dio si è fat- le far capire qualcosa del genere, oppu-
to uomo per noi, l'uomo riconosca di non re - ed è più logico con quello che si va
essere Dio ma uomo. Infatti chi vuol far- dicendo - spiega, di nuovo, che noi otte-
Il pastore e il mercenario (10, 7-13) 467

niamo il potere e la possibilità di guidare La sua sapienza pas~orale


le pecore razionali per mezzo.di lui. [ ... ]
Vedendo, dunque, che i far~sei desidera- · È "via" (Gv 14, 6), perché ci condu-
vano comandare e, di nome e di fatto, era- ce attraverso di sé. È "porta" (Gv 10, 9),
no molto invaghiti del potere, insegna op- perché ci introduce. È "pastore" (Gv 10,
portunamente che era lui a dare il potere 11), perché ci pascola in un campo ver- ·
e la possibilità di ottenerlo facilmente. Es- deggiante e ci nutre all'acqua del riposo
sendo egli la porta del sacro e divino ovi- (cf. Sai 22, 2) e di lì guida il suo gregge (Gv
le, ammetterà.chi ne è meritevole, mentre 10, 4) e lo difende con.t re gli assalti delle
a chi non lo è impedirà di entrare all'in- fiere (Ez 34, 25); riconduce all'ovile quello
terno. che si .era smarrito, riporta quello che era
Cirillo di Alessandria, perduto, stringe quello che si era spezza-
Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1 to, veglia su quello che è forte (cf. Ez 34,
16), riunisce tutti entro il gregge del cielo
(cf. Is 40, 11) servendosi delle parole della
sua sapienza pastorale. ·
La porta della verità Gregorio Nazianzeno,
Discorsi teologici~ Secondo discorso sul Figlio
Egli era il Verbo attraverso cui tutto 4 (30), 21
potesse conoscere il Padre. Pertanto, ab-
bandoniamo le opere della Legge e impe-
gniamoci a obbedire ai precetti di Cristo.
Dedichiamo tutto il nostro essere ai prin- Il pascolo di salvezza
cipi del Vangelo e spendiamo tutto il no- Che cosa dice [la sposa]? "Dimmi, o
stro zelo nell'adempiere le sue leggi. Così, tu che l'anima mia ha amato, dove pascoli
egli chiama se stesso "porta delle pecore", o .dove riposi nel meriggio; che io non sia
perché non c'è altro modo di ricercare il come una errabonda dietro alle greggi dei
vero se non credendo sopra ogni cosa nel tuoi compagni" (Ct 1, 7) . "Dove pascoli, o
nostro Signore, avvicinandoci ali' entrata buon pastore, tu che sollevi sulle tue spal-
della verità per mezzo dei suoi comanda- le il gregge intero? (cf. Le 15, 5) Una peco-
m.e nti, trovando piacere nei beni che pos- ra sola, infatti, rappresenta tutta l'umana
sediamo grazie alla nostra vicinanza a Dio natura, che tu hai sollevato sulle tue spal-
Padre. le. Mostrami il luogo della verzura, fammi
·Teodoro di Mopsuestia, conoscere l'acqua del riposo (cf. Saf 22, 2),
Commento al Vangelo di Giovanni 4, 10, 7 fammi uscire e conducimi all'erba che nu-
tre (cf. Gv 10, 9), chiamami per nome (cf.
Gv 1O, 3), perché .io oda la tùa voce (cf.
La porta dell'unione con Dio Gv 10, 16). lo sono la tua pecora; dammi
con la tua voce la vita eterna. [. .. ] Dimmi,
[Cristo] è la porta del Padre, per la dunque, dove pascoli - dice la sposa - af~ ·
quale entrarono Abramo, Isacco, Giacob- finché io trovi il pascolo di salvezza e mi
be, i profeti, gli apostoli e la Chiesa. Tutte riempia del nutrimento celeste (cf. Gv 10,
queste cose hanno un unico scopo: la no- 9); chi non lo ha mangiato non può entra-
stra unione con Dio. re nella vita (cf. Gv 3, 5)".
Ignazio di Antiochia, Gregorio di Nissa,
Lettera ai Filadelfiesi 9 Omelie sul Cantico dei Cantici 2
468 Giovanni 1-1 O

Entrare e uscire: la fede e le sue opere loro che, perseverando sino alla fine, per
quella stessa porta, cioè pér mezzo della
Ma che significa: entrerà e usdrà e fede di Cristo, escono, in quanto muoio-
troverà pascolo? Entrare nella Chiesa per no da veri fedeli; e avranno una vita più
la porta che è Cristo è certamente cosa abbondante là dove il pastore li ha pre-
ottima; ma uscire dalla Chiesa nel modo ceduti, e dove non dovranno più mori-
che dice lo stesso Giovanni nella sua let- re. Quantunque neanche qui, entro l'ovi-
tera: Sono usciti da noi, ma non erano dei le, manchino i pascoli, poiché tanto per
nostri (1 Gv 2, 19), non è certamente cosa chi entra quanto per chi esce viene detto
buona. [ .. .] C'è dunque un modo positi- che troverà pascolo; tuttavia i veri pascoli
.vo di entrare, e un modo altrettanto p<;>si- si troveranno là dove saranno saziati co-
tivo di uscire attraverso la porta legittima loro che hanno fame e sete di giustizia (cf.
che è Cristo. Ma in che consiste questo Mt 5, 6). Quei pascoli che trovò colui al
uscire lodevole e gioioso? Si può dire che quale fu detto: Oggz' sarai con me in para-
noi entriamo quando ci raccogliamo nella dt'so (Le 23, 43 ).
nostra interiorità per pensare, e che uscia- Agostino,
mo quando ci esteriorizziamo mediante Commento al Vangelo dz' san Giovanni
l'azione; [. .. ] entrare per Cristo significa 45, 15
pensare alla luce della fede, mentre usci-
re per·Cristo significa tradurre la fede in
azione davanti agli uomini. Perciò si legge
nel salmo: Esce l'uomo al suo lavoro (Sal La missione degli apostoli
103, 25), e il Signore stessq dice: Risplen- Se uno entra per me, entrerà e uscz'rà e
dano le vostre opere davanti aglt' uomi- troverà pascolo. Cioè vivrà nella sicurezza
ndMt 5, 16). e nella libertà (chiama· poi pascolo la pa-
Agostino, stura delle pecore, il potere e la signoria);
Commento al Vangelo di san Giovanni cidè, rimarrà dentro e nessuno lo caccerà
45, 15 via; cosa questa che accadde agli apostoli,
i quali liberamente entravano e ·uscivano
quasi fossero i signori del mondo, e nessu-
Entrare e uscire: la vita di fede e la no ebbe la forza di cacciarli via.
vita eterna · Giovanni Crisostomo,
Commento al Vangelo di Giovanni 59, 3
Mi sembra che abbia inteso dfre:
perché abbiano la vita entrando, e l' ab~
biano ancor più abbondante uscendo.
Non si può infatti us~ire per la porta che 10
• s.Ioa Ladri e briganti prima di me
è Cristo, ed entrare nella vita eterna dove
.si vedrà Dio faccia a faccia, se prima, per Quelli che sono venuti al di fuori di
la medesima porta, che è Cristo, non si lui
entra nell'ovile della sua Chiesa, attraver-
so la vita temporale che è la vita di fede. . Che intendi dire èon questo, o Signo-
Perciò dice: Io sono venuto perché abbia- re: tutti coloro che sono venuti sono ladri
no la vita, cioè la fede operante per mezzo e predoni? Non sei venuto anche tu? Cer-
della carità (cf. Gal 5, 6), e per mezzo del- ca di capire: ho detto: tutti quelli che sono
1~ quale entrano nell'ovile per vivere, da- venuti, ben inteso al di fuori di me. Prima
to che il giusto vive di fede (Rm 1, 17). E della sua venuta sono venuti i profeti: for-
aggiunge: e l'abbiano sovrabbondante co- se che erano ladri e predoni? Certamente
Il pastore e il mercenario (1 O, 7-13) 469

no; non erano venuti al di fuori di lui, poi- I falsi profeti


ché erano venuti con lui. [. . .] Sono venu-
ti dunque con lui coloro che, sono venuti Le sue parole non sono dirette al co-
con la parola di Dio., Io sono - ha detto - la ro dei santi profeti, ma riguardano piutto-
via, la verità e la vita (Gv 14, 6). Se egli è sto coloro i quali ·una volta, nella Giudea,
la verità, quelli che sono stati veraci sono finsero di essere profeti e facendo credere,
venuti con lui. Tutti quelli jnvece che so- con la menzogna, di venire da Dio, per-
no venuti al di fuori di lui sono stati la- suadevano il popolo che i profeti non era-
dri e predoni, cioè sono venuti per ruba- no stati mandati da Dio, e lo convinceva-
re e uccidere. [. .. ] Tutti quelli che allora no a credere alle loro parole. Di costoro,
credettero ad Abramo, Isacco, Giacobbe, in un luogo, il Signore Dio dell'universo
Mosè, e a tutti gli altri patriarchi e profeti dice: Io non ho inviato tali profeti: ed es-
che preannunciavano il Cristo, erano pe- si sono venuti correndo; non ho parlato lo-
core che ascoltavano la voce di Cristo; non ro ed essi hanno profetizzato (Ger 23, 21).
hanno ascoltato la voce di estranei, ma la Cirillo di Alessandria,
sua. [ ... ] Ci sono stati dunque di quel- Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1
li che le pecore non hanno ascoltato, nei
quali non risuonava la voce di Cristo: es-
si, caduti nell'errore, hanno insegnato co- Teuda e Giuda
se false, hanno inventato e spacciato cose
Allude qui ai seguaci di T euda e di
vuote e vane traendo in inganno i pove-
Giuda («Infatti - dice - tutti quelli che
retti.
hanno creduto in essi sono stati dispersi>>
Agostino,
[cf. At 35-37]), oppure ai futuri falsi cri-
Commento al Vangelo di san Giovanni 45, 8 · sti che, molto più tardi, avrebbero sedotto .
molta gente. Perché nessuno dica che egli
è uno di costoro, dimostra di essere molto
Quelli che vennero senza essere sta- diverso da essi. Presenta la pr~a differen-
ti inviati za nella sua dottrina, ricavata dalla Scrit-
tura, con la cui guida li conduceva. [. .. ]
., Costui [l'avversario] riporta anche La seconda differenza era lobbedienza e
quèllo che il Signore aveva affermato: Io la fedeltà delle pecore. Esse, infatti, non
sono la porta delle pecore. Tutti' quelli che gli credettero soltanto da vivo, ma an-
sono venuti prima di me sono ladri e brigan- che da morto. [. .. ] Possiamo aggiungere
ti. Non cosl però sta scritto, ma cosl: Tut- una terza differenza, non meno importan-
ti coloro che vennero sono ladri e briganti. te delle altre. Costoro, come dei tiranni,
Vuole infatti che si intenda in questo pas- facevano di tutto per suscitare ribellioni;
so che vennero alcuni che non erano stati egli invece era tanto al di sopra di simi-
inviati, ai quali allude· anche Geremia diL li iniziative che, quando lo volevano fare
cendo: Il Signore dice queste cose dei pro- re, era fuggito vja (cf. Gv 6, 15), e quando
feti che predicono in mio nome senza che io gli avevano chie.s to se fosse lecito pagare il
li abbia mandati (Ger 14, 15). Quelli inve- tributo a Cesare, aveva ordinato di pagar-
ce che questo folle bestemmia sono stati lo [. .. ]. Inoltre egli era venuto per la sal-
inviati dal Signore e non sono venuti per vezza delle pecore, perché avessero vita e
conto loro. la ricevessero in abbondanza; costoro, in-
Agostino, vece, privavano i loro stessi seguaci anche
Replica a un avversario della Legge della vita terrena, tradivano quegli stessi
e dei Profeti 2, 4, 16 che si erano affidati a loro e fuggivano. Il
470 Giovanni 1-1O

Cristo, invece, resistette coraggiosamente Il Signore compie miracoli prima e


fino alla fine, tanto che diede la propria vi- dopo Cristo
ta per i suoi. [. . .] Il ladro non viene che per
rubare, scannare, distruggere, come appun- Diceva il· Signore: Tutti coloro che
to accadde in quei casi: tutti infatti venne- sono venuti sono ladri e rapt'natori. Cioè,
ro uccisi e sterminati. tali sono tutti coloro che sono venuti di
Giovanni Crisostomo, loro volontà, senza essere stati mandati
Commento al Vangelo di Giovanni 59, 3 da me; tutti coloro che sono venuti sen-
za di me e nei quali io non ero e che io
non ho autorizzato a entrare. Orbene tut-
ti i miracoli che sono stati fatti sia prima
Violenti e tiranni sia dopo Cristo li ha compiuti il Signore:
Chiama predone e ladro colui che lui che ne operò anche direttamente e di
[. .. ] crede di ottenere il rispetto non at- persona.
tribuitogli con la violenza e la tirannia, co- Agostino,
me facevano alcuni di cui parla per mez- Esposizioni sui Salmi 90.,1, 1
zo di ·uno dei profeti: Regnarono, ma non
con il mio consenso; governavano) ma non
li riconosceva il mio spirito (Os 8, 4) [ ... ] .
Vennero alla ribalta alcuni che fecero cre-
dere di avere il compito di buoni pastori;
io, 11 Io sono il buon pastore
ma poiché essi non avevano avuto il pote- Per il bene del gregge
re, e non erano obbediti da quelli dai qua-
li avrebbero dovuto avere lobbedienza, la "Se agisco contro i ladri, non solo non .
moltitudine delle pecore si allontanò da sono motivo di distruzione per coloro che ·
essi. ·mi obbediscono, ma li invito anche alla vi-
Cirillo di Alessandria, ta eterna. Per questo sembro come un pa-
Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1 store, perché lavoro per il bene delle peco-
re". Con decisione afferma questo e ancor
di più consolida il suo argomento in modo
Chi predica il Vangelo, ma è ad esso tale che non sembri rappresentarsi come il
estraneo · buon pastore senza motivo. Intenzionato a
dimostrare ciò con diversi argomenti, cosl
Rubano coloro che insegnano con come con i fatti stessi, egli dice: Il buon pa-
anima disonesta e corrotta. Di costoro si store dà la vita per le sue pecore. "Se - egli
potrebbe dire: Tutti coloro che sono venu- dice - il buon pastore è colui che accet-
ti prima di me, sono ladri e briganti'. Tali ta la sofferenza di ogni afflizione delle sue
persone· usano Il Vangelo senza che que- pecore, dato che io morirò per la salvezza
sto condizioni la loro fede o la loro vita. del mondo, la mia testimonianza è indubi-
Invece, fanno della buona novella 'del Ver- tabile. [ .. .] Se il ladro uccide, al contrario
bo un uso diverso .da quello per cui è sta- io non solo non uccido, ma do nuova vita
to concepito. Questo è un ladro, e di lui si a uomini e donne dopo aver preso da loro
dirà: Tu che predichi di non rubare) rubi? la morte".
(Rm 2, 21). Teodoro di Mopsuestia,
Origene, Commento al Vangelo di Giovanni
Frammenti su Geremia 21 4, 10, lÒ-11
Il pastore e tl mercenario (10, 7-Ù) 471

Il pastore entra per la porta: Cristo lalimento della sua carne ·le pecorelle re-
predica Cristo dente. Fu mostrata a noi la via da segui-
re in disprezzo della morte e fu instaurato
Se nessuno è buon pastore se non un modello a cui conformarci. Dobbiamo
quello che entra per la porta, ed egli è il anzitutto destinare con generosità i nostri
buon pastore per eccellenza ed è insie- beni terreni alle sue pecorelle e poi, se è
me la porta, dobbiamo per forza conclu- necessario, affrontare anche la morte per
dere che egli entra attraverso se stesso il suo gregge. Da quel primo, elementa-
dalle sue pecore, per dar loro la voce in re atteggiamento di disponibilità si giun-
modo che lo seguano, ed esse, entrando ge all'eroismo estremo. Essendo la vita,
e usc~ndo, ·trovano i pascoli, cioè la vita in ogni caso, un bene incomparabilmente
eterna. [ .. .] Allo stesso modo che cono- più caro delle sostanze che possediamo su
sce il Padre per se stesso mentre noi lo questa terra, chi non destina queste al be-
conosciamo per mezzo di lui, così egli en- ne del gregge, come potrà per esso sacri-
tra nell'ovile per se stesso· e noi vi entria- ficare la vita?
mo per mezzo di lui. Dicevamo che Cri- Gregorio Magno,
sto è la porta per cui possiamo entrare in Omelie sui Vangeli 15
voi; perché? Perché predichiamo Cristo.
Noi predichiamo Cristo, e perciò entria-
mo per la porta. Cristo predica Cristo, in Guadagnarsi l'amore delle pecore
quanto predica se stesso; e perciò il pa-
store entra attraverso se stesso. [. .. ] Per Per il bene del suo gregge il pasto-
la verità, o fratelli, la prerogativa di pasto- re è ucciso come pecora. Non rifiutò la
re l'ha comunicata anche alle sue mem- morte, non distrusse i suoi boia come
bra; e cosl sono pastori Pietro, Paolo, tut- avrebbe potuto> perché non fu obbliga-
ti gli altri apostoli e tutti i buoni vescovi. to a subire la passione. Ha dato la sua vi-
Nessuno di noi, però, osa dire di essere ta per le sue pecore di sua spontanea vo-
la porta. lontà. Dice: Ho il potere di dare la mia
Agostino, vita e di riprenderla di nuovo (Gv 1O, 17).
Commento al Vangelo di san Giovanni" Con la sua passione espiò le nostre mal-
47,1;3 vagie passioni> con la sua morte curò la
nostra morte, con la sua tomba vuotò le
tombe, con i chiodi che furono conficca-
ti nella sua carne distrusse le fondamenta .
Sac.rificare tutto per le pecore
dell'inferno. La morte ebbe potere fino a
Colui che possiede la bontà non. per quando Cristo .morì. La tomba fu amara
un dono accidentale ma in forza della sua e la nostra prigione indistruttibile, fino a
stessa natura, afferma: Io sono il buon pa- quando il pastore <lisce.se e annunciò alle
store. Spiega poi, in aggiunta, il tratto ca- pecore lì confinate la buona novella della
ratteristico di questa bontà, che siamo loro liberazione. La sua apparizione fra di
chiamati a imitare: Il buon pastore dà la loro diede loro un pegno della loro risur-
vita per il suo gregge. Egli attuò questo in- rezione e le chiamò a una nuova vita oltre
segnamento e diede l'esempio riguardo la tòmba. Il buon pastore dà la propria vi-
·a ciò ·che aveva comandato. Il buon pa~ "ta per le sue pecore e cosl cerca di guada-
·stare diede la vita per il suo gregge, cosl gnarsi il loro amore.
da trasformare il proprio corpo e sangue Basilio di Seleucia,
nel sacramento a noi dato e da nutrire con Omelie 26, 2
472 Giovanni 1-1 O

Il sostegno del buon pastore tre misura, dona per noi la cosa più gran-
de, cioè la sua vita.
Ci è possibile, se lo volete, cogliere la Clemente Alessandrino,
sovrana sapienza del santissimo pastore Il pedagogo 1, 84 .1 - 85 .2
e pedagogo, l'onnipotente Logos del Pa-
dre, vedendo quel che egli dice allegori-
camente, quando presenta se stesso come La pecora errante ritorna alla vita
pastore di pecore (Gv 10, 2.11.14), cioè
pedagogo di bambini. Dice per bocca di Avrai di lui una stima inferiore [. .. ]
Ezechiele, rivolgendosi con fervore agli perché il buon pastore, che dona la sua vi-
anziani e offrendo loro così un salutare ta per le pecore (Gv 10, 11), andò a cerca-
esempio di intelligente sollecitudine: Fa- re la pecora errante e giunse su montagne
scerò la [pecora] zoppicante, guarirò quel- e colline (cf. ·Ez 34, 6) su cui compivi sacri-
la accasciata, ricondurrò quella smarrita e fici (Os 4, 13) e la trovò che errava; trova-
io stesso le porterò al pascolo verso il mio tala, la prese sulle sue spalle, su cui portò
monte santo (cf. Ez 34, 16.14). Queste so- . anche il legno; presala in spalla, la riportò
no dunque le promesse del buon pastore. alla vita di sopra; riportatala, la annoverò
Sì, facci pascolare, noi bambini, come pe- fra quelle che non hanno errato?
core! Riempici, Signore, con l'erba del tuo Gregorio Nazianzeno,
pascolo, che è la giustizia. Sì, o pedagogo, : Discorsi 1 (Sulla Pasqua) 46, 26
come pastore guidaci verso il tuo monte
santo che è la Chiesa, innalzata e svettan-
te sopra le nubi e ~f contatto con i cieli. Sa-
rò loro pastore - dice -, sarò vicino ad essi 10• 128 Il mercenario
(Ez 34, 23-24), come la tunica è vicina alla
pelle. Egli vuole infatti salvare la mia car- Il mercenario g~de delle ricompen-
ne, awolgendola nella tunica dell'incorrut- se umane
tibilità (1Cor15, 53; Gen 3, 21) e ha unto
la mia pelle. Mi chiameranno - dice - e io Non è chiamato pastore ma merce-
risponderò: Eccomi! (cf. Is 58, 9) Mi hai ri- nario chi guida il gregge del Signore non
sposto, o Signore, più rapidamente di quel per intima convinzione ma per avere ri-
che io mi aspettassi. Se passeranno attra- compense umane. E<l è, in verità, un mer- .
verso, ·non scivoleranno, dice il Signore (Is cenario chi ha assunto l'ufficio di pastore
43, 2). Non cadremo nella corruzione noi ma non cerca il bene delle anime: anela
che stiamo passando per arrivare all'in- a vantaggi terreni, gioisce per l'onore an-
corruttibilità: egli stesso infatti ci soster- nesso alla carica, accumula guadagni, si
rà. L'ha detto e l'ha voluto. Tale dunque rallegra per la venerazione a lui tributata
è il nostro pedagogo: buono, ma con giu- dagli uomini. Queste sono le ricompense
stizia. Non sono venuto ·per essere servito tipiche del mercenario: di avere cioè, per
- dice- ma per servire (Mt 20, 28). Perciò il fatto di esercitare il ministero delle ani-
nel Vangelo lo si presenta affaticato (cf. me, delle ricompense quaggiù, trovando-
Gv 4, 6) per il nostro bene, e ha promesso si così escluso, in futuro, dall'eredità del
di dare la sua vita in riscatto per molti (Mt gregge.
20, 28). Egli dichiara che solo il pastore Gregorio Magno,
buono fa così (cf. Gv 10, 11): munifico ol- Omelie sui Vangeli 15
Il pastore e il mercenario (10, 7-13) 473

I prelati mercenari stesso segnalò i mercenari: Gli scribi e i


farisei - egli disse - siedono sulla cattedra
Chi è dunque il mercenario? Vi so- di Mosè; fate quello che dicono, non fate ciò
no alcuni nella Chiesa che sono preposti che fanno (Mt 23,_ 2). Che altro ha voluto
in autorità, e di essi l'apostolo Paolo di- dire se non che si prestasse ascolto alla vo-
ce: Cercano i propri interess~ non quelli di ce <lei pastore udita attraverso i mercena-
Gesù Cristo (Fil2, 21). Che vuol dire "cer- ri? Sedendo infatti sulla cattedra di Mo-
cano i propri interessi,'? Vùol dire che sè, essi insegnano la legge di Dio; quindi
non amano Cristo di un amore disinteres- p er mezzo loro è Dio che insegna. Ma se
sato, che non cercano Dio per se stesso; essi pretendessero insegnarvi le loro cose,
cercano privilegi e vantaggi temporali, so- non ascoltateli e non imitateli. Certamente
no avidi di denaro, ambiscono onori ter- costoro cercano i loro interessi, non quel-
reni. Tal sorta di prelati che amano queste li di Cristo; tuttavia nessun mercenario ha
cose e per esse · servono Dio, sono mer- mai osato dire al popolo di Cristo: "Cer-
cenari; non possono considerarsi · figli di ca i tuoi interessi, non quelli di Cristo". Il
Dio. Di costoro il Signore dice: In verità male che fa non lo predica sulla cattedra
vi dico: hanno ricevuto la loro mercede (Mt di Cristo; reca danno perché agisce male,
6; 5). Ascolta cosa dice del santo Timoteo non in quanto predica bene.[ ... ] Diminu-
l'apostolo Paolo: Spero nel Signore -Gesù isca pure la mia gloria umana - quella glo-
di mandarvi quanto prima Timoteo, affin- ria per cui i mercenari m'invidiano .tanto
ché anch)io stia di buon animo conoscen- - , purché attraverso la bocca dei mercena-
do le.vostre notizie. Infatti non ho nessuno ri come attraverso ·quella dei figli si diffon -
che mi sia vicino d'animo quanto lui; eglt' da la gloria divin~ di Cristo, e Cristo, o per
si darà premura delle vostre cose con since- secondi fini o con lealtà, venga annunciato
rità, giacché tutti cercano i propri interessi: (Fil 1, 18).
non quelli di Gesù Cristo (Fil 2, 19-21). TI . Agos_tino,
.pastore era afflitto di trovarsi in mezzo ai Commento al Vangelo di san Giovanni 45, 6
mercenari. [ ... ] Cristo è la verità; la verità
viene annunziata dai mercenari per secon-
di fini, mentre viene annunziata dai figli
con lealtà. I figli aspettano pazientemen- 10, i2b-13 Il lupo disperde le pecore, il
te f èredità eterna del Padre: i mercenari mercenario le abbandona
esigono subito la mercede temporale del
padrone. Diavolo e ~orte: i due lupi
Agostino,
Commento al Vangelo di san Giovanni L'uomo, infatti, caduto in peccato,
46,5-6 si allontanò dall'amore verso Dio, e per-
ciò fu cacciato dal <livino soggiorno, di-
.co dal paradiso, e, oppresso da questa di-
sgrazia, fu preda dei lupi veramente cattivi
Servono anche i mercenari
e selvaggi, cioè del diavolo che inducev;i
Ci sono :molti che nella Chiesa cerca- al peccato e della morte che scaturiva <lal
no vantaggi materiali, e tuttavia predica- peccato. Dopo però Cristo si mostrò con
no Cristo, e anche per loro mezzo la voce tutti il pastore buono e offrì per noi la sua
di Cristo si fa sentire. Le pecore seguono vita (1 Gv 3, 16), combattendo tutt'e due
non il mercenario, ma la voce del pa- le bestie feroci, sopportò per noi la croce,
store che si è fatta sentire attraverso il per vincere con la morte la morte, fu con-
mercenario. Ascoltate come il Signore dannato per noi, per liberare tutti dal de-
474 Giovanni 1-1 O

litto del peccato, annientando, per mezzo spuntano fatti di particolari difficoltà. in
della fede, la tirannia del peccato e inchio- tempi tranquilli, infatti, tengono in gene-
dando sulla sua croce il certificato di de- re la custodia del gregge sia il pastore au-
bito che era contro di noi, come è scritto tentico sia il mercenario; è solo la com-
(Col 2, 14). [ ... ] Morì per noi veramente parsa del lupo a mostrare chiaramente
come un pastore buono, per liberarci dal- con quale spirito ognuno esercitav~ il suo
la tenebrosa caverna della morte e aggre- compito.
garci alle schiere dei celesti, e prepararci, Gregorio Magno, .
al posto delle voragini abissali che si trova~ Omelie sui Vangelt" 15
no nel mare profondo, alle dimore super-
ne presso il Padre. Perciò, in un luogo, ci
esorta con queste parole: Non temere, pi·c- Negare l'aiuto al gregge, nasconder-
colo gregge, perché è piaduto al Padre vo- si nel silenzio
stro di darvi il regno (Le 12, 32).
Cirillo cli Alessandria, Questo assalto del lupo contro il
Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1 gregge si verifica quando qualche brigan-
te o ladro si mette a opprimere i fedeli e
gli umili. Chi sembrava pastore, ma non
Il diavolo fa strage lo era, abbandona allora le pecore e fug-
ge: nel timore del pericolo in cui potrebbe
C'è però un altro lupo, che ogni gior- trovarsi non osa resistere alla prepotenza.
no dilania senza ti:egua non i corpi ma le Non fugge mutando luogo ma negando
coscienze: si tratta dello spirito maligno, I'aiuto, e perché vedendo l'ingiustizia ta-
che s'aggira tramando insidie agli ovili dei ce cercando protezione attraverso il pro-
fedeli e cerca la morte delle anime. Di esso prio silenzio. [. .. ] Nel giorno del Signore
subito dopo si afferma: E il lupo rapisce e noi partecipiamo alla battaglia e costruia-
. disperde le pecore. Spunta il lupo e il mer- mo una trincea se Ci mettiamo a difendere
cenario fugge quando lo spirito del male (cf. Ez 13, 5), con l'autorità che viene dal-
strazia le anime dei fedeli nella tentazione la giustizia, i fedeli innocenti contro l'ini-
e chi ha il compito di pastore non si cu- quità dei malvagi. Non si comporta certo
ra della sollecitudine dovuta. Le anime si così il mercenario, che. si mette a fuggire
perdono ed egli è tutto contento dei suoi appena vede spuntare il lupo. [. .. ] Con-
vantaggi terreni. Il lupo rapisce e disper- tro queste insidie il mercenario non sente
de il gregge quando trascina alla lussuria, alcuno zelo e non si fa raggiungere dal mi-
infonde la fiamma dell'avarizia, gonfia cli nimo sentimento di carità, perché attirato
orgoglio, lacera nell'ira, Plette in ansia con solo dai vantaggi terr~ni non prova alcuna
l'invidia, distrugge coti l'inganno.' Come sofferenza di fronte al danno spirituale del
un lupo che disperde il gregge è quindi suo gregge.
il diavolo quando fa strage dei fedeli me- · Gregorio Magno,
diante la tentazione. Omelie sui Vangeli 15
Grcgorfo Magno,
Omelie sui Vangeli 15
Il silenzio, la paura, la fuga dell' ani-
ma
Il momento della verità
Chi è il mercenario, che vede venire
Se poi uno sia pastore o mercenario, il lupo e fugge? Chi cerca i propri interes-
non lo si può sapere con sicurezza se non si, non quelli di Gesù Cristo, e non ha il
Il pastore e il mercenario (1 O) 7-13) 475

coraggio di riprendere liberamente chi ha ro inimicizia, tace, non tnterviene. Ecco,


peccato (cf. 1 Tm 5, 20). Ad eserp.pio, uno il lupo ha afferrato la pecora alla gola, il
ha peccato, ha peccato gravem.ente; rrieri- diavolo ha spinto il fedele ali' adulterio; tu
ta di essere rimproverato, e magari scomu- taci, non alzi la voce. Mercenario che sei:
nicato; ma scomunicato, diventerà un ne- hai visto venire il lup0 e sei fuggito. For-
mico, procurerà delle noie e, s~ potrà, farà se egli dirà: eccomi qui, non sono fuggito.
del male. Ora, chi cerca i propri interessi No, sei fuggito, perché hai taciuto; e hai
e non quelli di Gesù Crist~, per non per- taciuto perché hai avuto paura. La paura è
dere ciò che gli sta a cuore, per non per- la fuga dell'anima.
dere i vantaggi dell'amicizia degli uomini Agostino,
e per non incorrere nella molestia della lo- Commento al Vangelo di san Giovanni 46, 8

\
IL BUON PASTORE E LE SUE PECORE

«lo sono il buon pastore) conosco.le mie pecore e le mie pecore. conoscono
me) così come il Padre conosce me e_io conosco il Padre) e do la mia vita per
le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche
quelle io devo guidare. Ascolterannq la mia voce e diventeranno un solo
greggea) un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vi-
tab) per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso.
Ijo il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando
che ho ricevuto dal Padre mio».
Sorse di nuovo dissenso tra i Giudei per queste parole. Molti di loro di-
cevano: «È indemoniato ed è fuori di sé; perché state ad ascoltarlo?». Altri
dicevano: «Queste parole non sono di un indemoniato; può forse un demo-
nio aprire gli occhi ai ciechi?» (10, 14-21).
Le pecore sono imparentate con il Figlio e, per mezzo di lui; sono imparentate con il
Padre (Cirillo) : noi conosciamo, infatti, il Padre per mezzo del Figlio (Agostino). C'è però
una differenza fra i modi della conoscenza: il modo in cui il Figlip conosce il Padre è p erfetto
(Crisostomo). Questa conoscenza perfetta deriva dalla consustanzialità (Teodoro). li buon
pastore dà volentieri la vita p er le sue pecore rivelando la sua immensa generosità (Cirillo)
e dimostrando di non essere un impostore (Crisostomo). li pastore mette la sua vita fra le
pecore e la .m orte, insegnando a sconfiggere la mortè stessa (Crisologo). Il discorso è rivolto
agli Israeliti, presso cui Gesù si presentò personalmente, ma ci sono altre pecore che sono,
per cosl dire, Israeliti secondo la fede: i Gentili, presso i quali la voce di Gesù giungerà per
mezzo degli apostoli. I pastori sono le membra dell'unico buon pastore (Agostino). Nel Fi-
glio che dona la sua vita per l'umanità il Padre vede riflesso il suo proprio amore per il Figlio
(Cirillo). Morendo per noi il Signore si guadagna il nostro amore, fa sì che siamo amati dal
Padre e gode dell'amore del Padre facendo la sua volontà. Solo Cristo ha il potere di dare la
sua vita e di riprendersela: sceglierà di morire e risusciterà (Crisostomo) . Cristo dà e ripren-
de l'anima, perché è allo stesso tempo Dio immortale e uomo composto di corpo e anima. La

11
Al posto di mia poimne ("un solo gregge", lat. unus grex), in diversi testimoni latini (in alcuni
manoscritti della Vetus, nella Vulgata e, con oscillazioni, in Agostino) si ha unum ovile, "un solo ovile".
b In Gv 10, 11.15.17 comunemente si traduce con "vita" la parola greca psychi , il cui significato
primario è "anima"; nelle versioni latine si ha appunto anima. Il termine è spesso tradotto con "anima"
nei passi dei Padri sotto riportati (la riflessione di Agostino, in particolare, si concentra proprio sul
rapporto fra anima, corpo e Verbo). Sulla variante tithemi-didomi cf. nota al testo di Gv 10, 11.
Il buon pastore e le sue pecore (10, 14-21) . 477

divinità del Ve~bo si è fatta carne, ha


sofferto la passione, ha fatto sl che l'anima si separasse
dal corpo e poi si riunisse ad esso (Gregorio di Nissa, Agostino). La morte non ha potere su
Cristo: per lui morite è come corfcarsi (Agostino). L'ordine del Padre indica la piena concor-
dia fra Padre e Figlio: non implica costriz.ione, ma solo amore. Parole e opere provano la sua·
natura sovrumana, ma i Giudei lo accusano ancora di essere un indemoniato (Crisostomo).

10• 14 -l5a Il buon pastore e le pecore, il stra volta per mezzo di lui. È pér mezzo di
Padre e il Figlio · lui che conosciamo tutto ciò. Egli stesso
ce lo ha detto: Dio nessuno l'ha mai visto
L'umanità imparentata con il Padre se non l'unigenito Figlio che è nel seno del
Padre, il quale ce lo ha rivelato (Gv 1, 18).
Conosco le mie pecore e le mie peco- Quindi anche noi, ai quali lo ha rivelato,
re conoscono me, così come il Padre cono- abbiamo conosciuto Dio per mezzo di lui.
sce me e io conosco il Padre significa: "So- E altrove il Signore dice: Nessuno conosce
no imparentato con le mie pecore, e le mie t'l Figlio se non il Padre, e nessuno cono-
pecore si imparenteranno con me nel mo- sce il Padre se non il Figlio e colui al quale
do in cui il Padre è imparentato con me e il Figlio voglia rivelarlo (Mt 11, 27). Allo
io, a mia volta, lo sono con il Padre". Co- stesso modo che conosce il Padre per se
me infatti Dio Padre conosce il suu pro- stesso mentre noi lo conosciamo per mez-
prio Figlio, avendo il proprio Figlio e frut- zo di lui, così egli entra nell'ovile per se
to della sua sostanza; e, di nuovo, come il stesso e noi vi entriamo per mezzo di lui.
Figlio conosce il Padre, avendo lui vera- Agostino,
mente Dio, come chi è generato da lui, al- Commento al Vangelo dì san Giovanni 47, 3
lo stesso modo, anche noi siamo diventati
suoi parenti, vantiamo la sua stirpe, e sia-
. mo chiamati figli, come è stato detto da lui:
"Eccomi, io e i figli che Dio mi ha dato,,. La conoscenza perfetta
Siamo, perciò, della stirpe del Figlio, e sia-
mo chiamati Figli (At 17, 29), e, per mez- Conosco le mie pecore e le mie peco-
zo dl lui, siamo della stirpe del Padre, dal re mi conoscono. E anche Paolo intende-
momento che l'unigenito Dio, generato da va esprimere tale concetto: Dio non ha re-
Dio, si è fatto uomo, avendo preso la no- spinto il suo popolo che conosceva fin da
stra stessa natura, senza però il peccato. principio (Rm 11, 1), come pure Mòsè: Dio
Cirillo di Alessandria, ha conosciuto quelli che sono suoi (2 Tm
Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1 2, 19; cf. Nm 16, 5) [ ... ].Poi, perché tu ·
non creda che ~ia uguale il modo della co-
I noscenza, ascolta come corregge tale opi-
Conoscere il Padre per mezzo del Fi- nione con le parole che seguono: Conosco
glio102 · le mie pecore - dice - e le mie pecore mi
conoscono. Ma non uguale è la conoscen-
Egli conosce il Padre per se stesso, za: in chi invece è uguale? Nel Padre e in
noi lo conosciamo per mezzo suo. Sappia- me: infatti come il Padre mi conosce, anche
mo che egli lo conosce per se stesso, e sap- io conosco z"l Padre. Se intatti non avesse
piamo pure che noi lo conosciamo a no- voluto dimostrare questo, per quale ragio-

102
Cf. anche il commento a Gv 10, 11.
478 Giovanni 1-1 O

ne avrebbe aggiunto tali parole? Siccome facilmente avrebbe potuto evitare di sof-
spesso pone se stesso al livello degli altri, frire. Pertanto, proprio nel fatto che ha
perché qualcuno non pensi che lui cono- sofferto per noi di sua volontà, proprio
sce il Padre come lo. conoscono gli altri, in questo noteremo il suo amore per noi e
ha aggiunto la precisazione: come il Padre l'immensa sua generosità.
mi conosce, anche io conosco il Padre. Cioè, Cirillo di Alessandria,·
io lo conosco in modo cosl perfetto, come Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1
lui conosce me. Per questo motivo diceva:
Nessuno conosce il Figlio se non il Padre
e nessuno conosce il Padre se non il Figlio Gesù non è un impostore
(Le 10, ·22), facendo capire che si tratta
di una conoscenza del tutto speciale, che Spesso dice parole di questo genere
nessun altro può raggiungere. · per dimostrare di non essere un imposto- ..
Giovanni Crisostomo, re. Tanto più che anche 1'Apostolo, per
Commento al Vangelo di Giovanni 60, 1 dimostrare che è un maestro sincero e per
distinguersi dai falsi apostoli, raccoman-
da se stesso a motivo dei pericoli di morte
Conoscenza reciproca e consustan- che ha corso (2 Cor 11, 23). [ ... ] Conta-
zialità li parole egli manifestava il grande affetto
del suo cuore e la sua grande premura, in
"Le ho rese mie, perché ora sono in quanto voleva dare la sua vita per quelli
mio possesso [ .. .] e mi riconoscono co- che avevano l'intenzione di lapidarlo.
me padrone". Egli afferma poi: Così come Giovanni Crisostomo,
il Padre conosce me, anch'io conosco il Pa- Commento al Vangelo di Giovanni 60, 1
dre, come a dire: "Conosco l'identità della
natura e della sostanza del Padre, essendo
consustanziale con lui e anch'egli cono-
sce la mia. Ciononostante ·n on sono come La forza dell'amore
i precedenti o gli attuali maestri: questo è . . La forza dell'amore rendè coraggioso,
il motivo per cui scelgo il pericolo per le perché il vero amore non considera nien-
mie pecore" 103 •
te difficile, niente amaro, niente pesante,
Teodoro di Mopsuestia, niente apportatore di morte. Quale arma,
Commento al Vangelo di Giovanni quali ferite, quale pena, quali morti riesco-
Fr. 76 10, 14-15 no a separare un amore perfetto? L~amo­
re è un'armatura impenetrabile, respinge i
giavellotti, rigetta le spade, si beffa dei pe-
io, 15h Do la vita per le mie pecore ricoli, ride della morte. Se è amore, vince
ogni cosa. M~ cerchiamo se giovi alle pe-
La sua immensa generosità core codesta morte del pastore, la quale
le lascia indifese, consegna ai lupi il greg-
Bisogna osservare che Cristo soppor- ge inerme; che abbandona così il gregge
tò la morte per noi non a malincuore, anzi ai morsi delle fiere, lo offre al saccheggio,
si vede che volentieri va incontro alla mor- lo espone alla morte, come è dimostrato
te, sebbene, se non avesse voluto soffrire, dalla morte dello stesso pastore Cristo. Da

103
Questo è uno dei tre punti (cf. 16, 26-27 e 17, 3) in cui Teodoro dimostrerebbe la sua ortodos-
sia, in~udendo nd suo commento l'uso niceno-costantinopolitano di homoou~ios. ·
Il buon pastore e le sue pecore (1 O) 14-21) 479

quando, infatti, offrì da sé la v:ita per le sue do protesse le pecore, n~:m le lasciò; né in
pecore e permise _che il furore giudaico lo tal modo abbandonò le pecore, ma le tra-
uccidesse, le sue pecore, per c9sì dire·, so- sformò, perché attraverso la pianura della
no saccheggiate dalle incursioni dei bri- morte, attraverso la via della morte le chia-
ganti pagani, sono rinchiuse nelle carce- mò e le condusse a.i pascoli della vita.
ri, come in caverne di predoni per essere Pietro Crisologo,
macellate; sono dilaniate incessantemente Sermoni 40
dai persecutori come da lupi feroci, sono
morse con dente rabbioso dagli eretici co- ·
me da cani che non appartengono al greg-
ge. [ ... ] Ma il pastore dimostra il suo amo- 10, 16 Un solo gregge) un solo pastore
re per te, perché, quando vede che sulle
pecore sovrasta il pericolo, non potendo
La conversione di Gentili e Giudei
difendere il gregge, prefedsce morire pri- Egli si rivolgeva ai Giudei, era stato
ma di vedere qualche danno alle sue pe- inviato anzitutto ai Giudei, non a quelli
core. Ma che cosa facciamo, poiché la vita che si accanivano nel loro odio e si osti-
non avrebbe potuto morire, se non aves- navano a rimanere nelle tenebre, ma a co-
se voluto? Al datore della vita chi avreb- loro tra essi che egli chiamò sue pecore e
be potuto toglierla, se non avesse voluto? dei quali dice: Non sono stato mandato se
[. .. ]Dunque volle morire, poiché permi- non ·alle pecore perdute della casa d'Israe-
se d'essere ucciso, mentre non poteva mo- le (Mt 15, 24). [ ... ] Significa che soltanto
rire. Cerchiamo, dunque, quale sia la ·sua al popolo d'Israele si presentò personal-
potenza, quale la ragione del suo ~more, mente in carne e ossa. [. ..]Ai Gentili, in-
quale la causa della sua morte, quale l'l.l- vece, mandò gli apostoli. Ma forse qual-
tilità della sua passione. V,è certamen- cuno pensa che non essendo egli venuto a
te una potenza sicura, una vera ragione, noi di persona ma avendo mandato altri,
. una causa luminosa, un'utilità chiarissima noi non abbiamo ascoltato la sua voce ma
di un sangùe così glorioso. Infatti, dall'u- quella di coloro che ci ha mandato. [. .. ]
nica morte del pastore rifulse un'efficacia Ascoltate cosa dice il Signore stesso: E ho
singolare: il pastore per le pecore affrontò altre pecore, cioè i Gentili, che non sono di
la niQrte che lo sovrastava. Inizia un'origi- quest'ovile, che cioè non appartengono al ·
ne nùova: colui che fu catturato catturò il popolo d'Israele; anche quelle z'o devo ra-
diavolo, autore della morte; imprigionatò dunare. Dunque è lui, non altri, che le ra-
lo imprigionò; ucciso gli inflisse la puni- duna, anche se lo fa per mezzo dei suoi. E
zione. E morepdo aprl alle pecore la stra- aggiunge: E ascolteranno la mia voce. Ec-
da per vincere la morte. [ ... ] Dunque, per co, anche per mezzo dei suoi è lui che par-·
tale disposizione il pastore andò innanzi la, e per mezzo di coloro che egli manda è
alle pecore, il pastore rion si allontanò dal- la sua voce che si ascolta.
le pecore; e non le abbandonò ai lupi, ma Agostino,
consegnò loro i lupi, poiché concesse loro Comm.ento al Vangelo di san Giovanni
di .schiacciare i predoni in modo tale da 47, 4-5
vivere dopo essere state uccise, da risorge-
re, sebbene straziate, da risplendere della
porpora regale, battezzate nel suo sangue, Israeliti secondo la fede
da brillare per il candore delvello. Così
il buon pastore, quando offrì la sua vita Ho altre pecore - egli dice - che non
per le pecore, non la perdette; e in tal mo- sono di questo ovile. Si riferiva infatti al
480 Giovanni 1-10

primo ovile della stirpe di Israele. Ma c' e- sizione a me. Chi non raccoglie con me,
rano altri Israeliti secondo la fede, che disperde.
erano ancora fuori, in mezzo ai pagani, Agostino,
predestinati, non ancora radunati. Li co- Discorsi 138, 5
nosceva chi li aveva predestinati; li cono-
sceva chi era venuto a redimerli versando
il proprio sangue. Vedeva quelli che non 10 17
vedevano ancora; conosceva quelli.che an-· • Il Padre mi ama perché io do la
cora non credevano in lui. Ho altre peco- mia vita
re - egli dice - che non sono di questo ovi-
le, perché non sono della stirpe di Israele. Il Padre vede se stesso nel Figlio
. .
Ma tuttavia non saranno fuori di questo
Come, dunque, qualcuno di noi, ve-
ovile perché anche queste devo condurre
dendo nel proprio figlio le caratteristiche
così che si faccia un solo gregge e un solo
precise della propria persona, è por~ato
pastore.
ad amarlo, soprattutto quando lo osser-
Agostino,
va, allo stesso modo, credo, si dice che
Discorsi 138, 5
Dio Padre ami il Figlio che dà la sua vi-
ta per noi e, di nuovo, la riprende. La
· prova, infatti, dell'amore è l'avere scel-
L'unità dei pastori in Cristo to la sofferenza e, per giunta, ignominio-
samente, per la salvezza di alcuni, e non
Perché non fai v~lere presso i buoni soltanto morire, ma anche riprendere
pastori un solo pastore, se non in quan- l'anima deposta, per sconfiggere con la
to nell'unico pastore fai conoscere l'unità? morte la morte, e allontanare I'onta de-
E il Signore stesso lo espone più chiara- rivante dalla corruzione. Amato, dun-
mente mediante il nostro ministero richia- que, sempre per la natura, si riterrà che
mando alla memoria della carità vostra il sia anche amato perché, per amore verso
medesimo passo del Vangelo, e dicendo: di noi, ha rallegrato il suo genitore che ha
Ascoltate che cosa ho raccomandato; ho visto, in questo, l'immagine della sua na-
detto: Io sono il buon pastore, perché tut- tura del tutto pura e completamente ri-
ti gli altri, tutti i pastori buoni sono mie splendente.
membra. l!n solo capo, un solo corpo, un Cirillo di Alessandria,
solo Cristo. Ne segue che egli è anche il Commento al Vangelo di Giovanni 6, 1
pastore dei pastori, e i molti pastori appar-
tengono a ·un solo pastore, e le pecore so-
no insieme ai pastori. Tali espressioni che Il Signore muore per noi
altro dicono, se non quanto afferma l'A-
postolo: Come infatti il corpo, pur essendo Che cosa c'è di più umile di queste
uno, ha molte membra; e tutte le membra parole? È per causa nostra che il Signore
del corpo) pur essendo molte) sono un corpo · deve essere amato, perché muore per noi.
solo; così anche Cristo (1Cor12, 12)? Per- E che, dimmi, forse prima non era amato
ciò se così anche Cristo, giustamente Cri- e solo ora il Padre ha cominciato ad amar:.
sto, avendo in sé tutti i pastori buoni, fa lo e noi siamo stati per lui la causa di es-
valere uno solo, dicendo: Io sono il buon sere amato? Vedi dunque fino a che pun-
pastore. Io sono, io sono uno, tutti con me to accondiscenda alla nostra debolezza?
nell'unità sono una cosa sola. Chi pasce Che cosa vuole provare? Siccome costo-
indipendentemente da me, pasce in oppo- ro lo definivano estraneo al Padre eimpo-
Il buon pastore e le sue pecore (1 O, 14-21) 481

store, affermando che era venuto per por- prova per la seconda, e come, partendo
tare danno e rovina, egli replica: "Se non dalla morte, dimostri come cosa certa la
per altro, almeno per questo io vi ho in- risurrezione? ·
dotto ad amarmi. Perché voi ·siate, come Giovanni Crisostomo,
lo sono anch'io, amati dal Padre e siate da Commento al Vangelo di Giovanni 60, 2
lui amati perché io muoio per voi". Inoltre
vuol dimostrare che non si avvia alla mor-
te perché vi è costretto (giacché; se fos-
se morto suo malgrado, come ciò avreb- La divinità e la separazione dell'ani-
be potuto generare un vincolo d'amore?), ma dal corpo
ma soprattutto perché queJla era la volon-
tà del Padre. Egli preannuncia che al tempo della
Giovanni Crisostomo, sua passione allontanerà la sua anima dal
Commento al Vangelo di Giovanni 60, 2 proprio corpo volontariamente, dicendo:
Nessuno mi toglie la mia anima: io la do
da me stesso. Ho il potere di darla e·il po-
tere di riprenderla di nuovo. Secondo l'in-
io. 188 Il potere di Cristo sulla vita terpretazione del grande Pietro, però, an-
che il profeta David, prevedendolo, disse:
Solo Cristo ha questo potere Perché tu non abbandonerai la mia anima
Siccome costoro avevano tenuto più nell'Ade né permetterai che il tuo Santo ve-
volte consiglio per ucciderlo, egli dichia- da la corruzione (Sai 15, 10; At 2, 27). [ ... ]
ra: «Se io non voglio, sarà inutile ogni La sua divinità- prima di farsi carne, nel-
vostra fatica. [ ... ] Ho il potere di dare la la carne e dopo la passione- resta sempre
mia vita, nel senso che nessuno, se io non nella stessa condizione, perché è in ogni
voglio, può togliermela». Accade diver- tempo ciò che era per natura e tale rima-
samente per gli altri uomini. Noi non ab- ne per sempre. Nella sofferenza della sua
biamo il potere di dare la nostra vita, se natura umana la divinità ha compiuto l'e-
non uccidendoci con le nostre mani. Ma conomia per il nostro beneficio separan-
se cadiamo in mano ad assassini che pos- do per un certo tempo l'anima dal corpo,
sono ucciderci, non abbiamo più la fa- · senza però essere separata da nessuno dei
coltà di disporre della nostra vita. [ ... ] due elementi ai quali si era unita una vol-
Per il Cristo avviene altrimenti; se infat- ta. Riunl di nuovo gli elementi che erano
ti altri gli avessero teso agguati per uc- stati separati così da dare a tutta la natura
ciderlo, egli poteva rifiutarsi di mori- umana la compatibilità con la risurrezione
re. [. .. ] Ne consegue che egli si avviò a dei morti e il principio di essa, affinché si
quel passo di sua spontanea volontà, e da rivesta di incorruttibilità tutto il corrutti-
ciò resta confermato che egli poteva ri- bile e d'immortalità tutto il mortale (cf. 1
prendersela quando avesse voluto. [. .. ] Cor 15, 53), trasformata la nostra primi-
Avendo solo lui il potere di dare la sua zia in natura divina grazie all'unione con
104
vita, con questo stesso potere l'avrebbe Dio •
ripresa quando lo avesse voluto. Vedico- Gregorio di Nissa,
me dalla prima affermazione tragga una Contro Eunomio 2, 13

104
Cf. anche Ilario di Poitiers, La Trinità 10, 57-60.
482 Giovanni" 1-1 O

Come dà la sua anima? ha sostenuto (Sal 3, 6). Questa espressione


che suona: Poiché il Signore mi ha sostenu-
In che modo, dunque, il Signore dà to, non faccia sorgere in voi il pensiero che
la sua anima? [. . .] Che è Cristo? Verbo e non sia stato Cristo stesso a rendere la vi-
uomo. Non è uomo sì da essere solo cor- ta al proprio corpo. Lo ha ridestato il Pa-
po: in quanto uomo, è composto di corpo dre ed egli ha ridestato se stesso. Su che si
e di anima; in Cristo c'è l'uomo comple- fonda il nostro insegnamento, per il quale
to. [ ... ] Gli Apollinaristi sono considerati anche a se stèsso ha reso la vita? Richiama
eretici perché hanno osato affermare che alla memoria quanto disse ai Giudei: Di-
Cristo è soltanto Verbo e carne105• [. • .] È strugg,ete questo tempio e in tre giorni lo rie-
Cristo eh~ dà la sua anima e la riprende, dificherò (Gv 2, 19. 21).
per il fatto che è il Verbo? Oppure è la sua Agostino,
anima, in quanto è anima umana, che ha il Discorsi 305, 3
potere di darsi e di riprendersi? Oppure
è la sua carne come tale che dà l'anima e
la riprende di,nuovo? [. .. ] È la carne che
la dà, ma il potere appartiene al Verbo; 10• isb Il comando del Padre
ed è la carne che la riprende, ma sempre
in virtù ~el Verbo. [. .. ] Cosl, quando il
corpo rese l'anima, Cristo diede 1'anima;
r
Gesù accetta ordine di morire
e quando il corpo per risorgere riprese Quale comandamento? Quello che
l'anima, Cristo stesso riprese l'anima. io muoia per il mqndo. Forse che ha at-
E tuttavia ciò non. avvenne per il potere teso finché non ha ricevuto tale ordine e
del corpo, ma per il potere di colui che poi ha obbedito, cioè ha avlito bisogno
prese l'anima e il corpo, in cui si potessero di apprenderlo? Chi, a meno che non ·
compiere tutte queste cose. sia un pazzo, può affermare una cosa si-
Agostino, mile? Ma come ho detto prima, allorché
Commento al Vangelo di san Giovanni dichiara: Per questo il Padre mio mi ama,
47, 9-13 manifesta la sua libera volontà e rimuove
ogni sospetto in contrario; così anche in
questo passo, allorché dichiara di aver
ricevuto tale comandamento dal Padre,
Mi sono coricato non afferma aluo se non che è gradito al
Questo dice infatti nel Salmo: Io mi Padre tutto quello che lui fa, perché, dopo
sono coricato (Sal 3, ~). Quasi a dire: "Per- che sarebbe stato ucciso,' non credessero
ché si agitano? perché gongolano? perché che fosse stato abbandonato e tradito dal
i Giudei si lasciano portare da aria di le- Padre. [ ... ] Se ·infatti l'impresa avesse
tizia, come se essi stessi abbiano avuto il avuto bisogno dell'ordine di qualcuno,
potere di far qualcosa?,,. Io mi sono cori- perché avrebbe detto: Da me stesso do?
cato. "Id) disse, io che ho il potere di offri- Chi dà da se medesimo, non ha bisogno
re la mia vita, offrendola mi sono coricato di· ordini. E aggiunge la ragione per cui
e ho preso sonno (Sal 3, 6). E poiché aveva agisce così. Qual è questa ragione? Perché
il potere di riprenderla di nuovo, aggiun- egli è il pastore, anzi il buon pastore, ma il
se: E mi sono svegliato. Ma dandone la buon pastore non ha bisogno che qualcun
gloria al Padre, disse: Poiché il Signore mi altro lo esorti a quel gesto. E se questo è

105Anche Teodoro di Mopsuestia (Commento al Vangelo di Giovanni Fr. 78, 10, 18) respinge
l'interpretazione apollinarista del passo. · . ·
Il buon pastore e le sue pecore (10) 14-21) 483

· vero per gli uomini, a maggior ragione lo indemoniato)· può forse un .demonio aprire
è per Dio. Perciò Paolo dieeva: Annien- gli occhi ai ciechi?». Gostoro, poiché non
tò se stesso (Fil 2, 7). Tale comandamento potevano ridurre gli altri al silenzio con le
non vuol dimostrare dunque 'altro se non parole, dimostrano con i fatti il loro asser-
· la concordia tra lui e il Padre. E se tutto to. Le sue parole non sono certo da inde-
questo è espresso in modo umano e umile, moniato. Però, se non vi lasciate convin-
ciò. non si deve attribuire ad altro se non cere dalle parole, abbiate almeno rispetto
alla debolezza dei suoi ascoltatori. per le opere (cf. Gv 10, 38). [ ... ] Poiché
Giovanni Crisostomo, aveva già preparato la dimostrazione con
Commento al Vangelo di Giovanni 60, 2-3 le opere, tacque. E neppure erano degni
di risposta quelli che lo chiamavano inde-
moniato a causa di opere per le quali in-
. vece avrebbero do\ruto ammirarlo e con-
io, 19· 21 La reazione dei Giudei
siderarlo Dio. [. .. ] Per questo il Cristo
Le sue opere provano la sua origine taceva e sopportava pazientemente gli im-
properi. E non lo faceva solo per questo,
Siccome le cose che ascoltavano era- ma anche per insegnarci la mansuetudine
no sovrumane e assolutamente insolite, e la pazienza. · .
dicevano che era indemoniato [. .. ]. Altri . Giovanni Crisostomo,
dicevano: «Qu~ste parole non sono di un Commento al Vangelo di Giovanni 60, 3


L'INCREDULITÀ DEI GIUDEI

Ricorreva allora ·a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. ·


Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si
fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell'incertezza? Se tu
sei il Cristo, dillo a noi apertamente». Gesù riJpose loro:-<<Ve tho detto, e
non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno
testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte ·delle mie
pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguo-
no. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le
strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, ·è più grande di
tuttia e nessuno può strapparle dalla mano del Padreb. Io e il Padre siamo
una cosa sola» (10, 22-30).
Vi furono diverse dedicazioni del tempio di Gerusalemme. La festa delle Dedicazione
' di cui si parla qui fu istituita da Giuda Maccabeo per celebrare la vittoria contro Antio-
co e il giorno in cui la città risorse (Beda, Teodoro). Il nome greco della festa, Enkat'nia,
significa "inaugurazione" (Agostino). È l'inverno prima della passione (Crisostomo). L'in-
verno è simbolo della freddezza dei cuori dei Giudei, che non si avvicinano al fuoco divino
(Agostino). Checché ne dicano i Giudei, Gesù aveva già parlato chiaramente (Crisostomo).
Essi non riconoscono la voce del pastore (Agostino). Chi obbedisce alla sua voce viene da

a Il testo e l'interpretazionedel v. 29a sono molto dibattuti. Nei testimoni si.hanno oscillazioni sul
genere del pronome relativo, neutro (hò) oppure maschile (hòs), e dell'aggettivo di grado comparativo
"più grande", maschile (meizon) oppure neutro (meiwn); il maschile va messo in relazione al Padre,
mentre il neutro con "ciò che il Padre ha dato". Sono attestate tutte le combinazioni possibili, che, .
semplificando, possono essere così intese:
1. hòs-meizon: "Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti/tutte le cose" (simile il senso
con il maschile hòs e ìl neutro meizon, ma la sintassi sarebbe audace, se non insostenibile);
2. hò-meizon: "Ciò che il Padre mio mi ha dato è più grande di ogni cosa";
3. hò-meizon: "II Padre mio, riguardo ciò che mi ha dato, è più grande cli tutti/tutte le cose".
La più semplice e scorrevole è senz'altro la prima interpretazione con entrambi i termini al ma-
schile (cosl la CEI e diversi commentatori moderni); molti sostenitori ha incontrato anche la seconda
(cosi Nestle-Aland, Zevini e S. Grasso, Il Vangelo di Giovanni, cit., p. 453 n. 35); la terza, più difficile,
ha attirato qualche consenso (fra gli altri R. Infante, Giovanni, cit., pp. 262-263). Per quanto riguarda
le testimonianze patristiche, c'è una divisione netta fra i Padri greci, che presentano il primo testo (hòs-
meizon), e quelli latini, che adottano il secondo testo nella traduzione quod ... maius.
bDiffusissima è l'aggiunta di ''mio" (gr. mou I lat. mez}.
J;t"ncredulità dei Gt"udei (10) 22-30) 485

lui riconosciuto: così si realizza l'unione mistica con Cristo. Dando la vita eterna ai suoi
discepoli, Cristo mostra che ~gli è vita, per natura (Cirillo di Alessandria). Il pascolo delle
pecore, di cui Gesù ha parlatq in 10,· 9, si rivela qui essere la vita eterna (Agostino). La
mano indica la grandiosa potenza di Cdsto, che è una sola cosa con quella del Padre (Ci-
rillo di Alessandria, Agostino, Crisostomo). Nessuno rapisce le pecore dalle sue mani, ma
le pecore possono cadere dalle sue mani per la loro negligenza (Origene). Cristo conosce il
loro numero perché sa cosa ha pagato per esse (Agostino). La cosa più grande di tutte è la
divinità che egli ha ricevuto fin dalla nascita (Ilario), l'essere Verbo di Dio, il suo unigenito
Figlio (Agostino). L'unica espressione appropriata per descrivere l'unità di Padre e Figlio
è "Dio» (Origene). Le parole utilizzate da Cristo (siamo e una cosa sola) non autorizzano
interpretazioni ariane e sabelliane (Agostino). Questo passo, inoltre, dimostra che il Figlio
non è inferiore rispetto al Padre (Pseudo-Atanasio). Il Figlio è stato da lui mandato e ha
assunto la natura di servo, ma resta uguale al Padre in divinità (Agostino). Cristo designa
l'unità di essenza, non l'unità di numero (Tertulliano, Cirillo di Alessandria). L'uno e l'altro
sono sostanza e, al contempo, la stessa sostanza (Agostino). Padre e Figlio. sono una cosa
sola nella regalità, nella volontà, nell'operare (Cirillo di Gerusalemme). L'unita di essenza
costituisce la base dell'unità di volontà (Ilario). L'unità della divinità indica anche l'unità
della Chiesa (Cipriano).

10 22
• La festa della Dedicazione fine fu devastata da Antioco e, dopo che i
nemici vennero cacciati dai Maccabei, la
Una festa istituita da Giuda Macca- ·città riacquistò l'antico aspetto con I'aiu-
beo to di :Pio. Così ogni anno festeggiav:ano
il giorno in cui la città risorse, per com-
La prima dedicazione del tempio fu memorare questo recupero contro· ogni
fatta da Salomone in autunno (cf. 1Re8, aspettativa, e lo chiamarono l' Enkainia di
63; 2 Cr 7, 5), la seconda da Zorobabele e Gerusalemme. ·
dal sacerdote Gesù a primavera (1 Esd 6, Teodoro di Mopsuestia,
15-'l 6), l\tltima da Giuda Maccabeo d'in-
Commento al Vangelo di Giovanni
verno (1Mac4, 52-59), e in tale occasio- 4, 10, 22-23
ne fu appositamente stabilito che quella
fosse richiamata alla memoria tutti gli an-
ni con feste solenni, e la. norma fu osser-
vata fino al tempo dell'incarnazione del Enkainia
Signore.
Beda il Venerabile, L'Encenia era la festa della Dedica-
Omelie sul Vangelo 2, 24 zione del tempio. Kain6n in greco vuol
dire nuovo. Il giorno in cui si inaugurava
qualcosa di nuovo veniva chiamato En-
La festa della Dedicazione cenia.; parola che poi è passa~a nell'uso
comune: quando uno, ad esempio, in-
Ciò significa la dedicazione della stes- dossa una tunica nuova si usa il verbo
sa Gerusalemme, non perché la città fu encentare.
fondata in quel tempo, ma perché la città Agostino,
era stata spesso distrutta dai nemici. Alla Commento al Vangelo di san Giovanni 48, 2
486 Giovanni 1-10

10 23
• Era inverno a quando d terrai con l'animo sospeso?, al- ·
lo scopo di provocarlo e trovare qualche
L'inverno prima della passione di pretesto per accusarlo.
Cristo Giovanni Crisostomo,
Commento al Vangelo di Giovanni 61, 1
A Gerusalemme si celebrava allora la
festa della Dedicazione - narra l'evangeli-
sta - ed era d'inverno. Si trattava di una
27
festa grande e solenne. Celebravano infat- · io, 'Le mie pecore ascoltano la mza
ti con grande solennità la ricorrenza del- voce
la ricostruzione del tempio, dopo il ritor-
no dalla lunga. cattività persiana. Anche La voce del pastore
il Cristo era presente a questa festa. Sog-
giornava spesso nella Giudea, perché la Qual è la voce del pastore? Nel nome
sua passione era ormai imminente. di lui ha da essere predicata la conversio-
. Giovanni Crisostomo, ne e il perdono dei peccati in tutte le genti
Commento al Vangelo di Giovanni 61, l a cominciare da Gerusalemme (Le 24, 47).
Ecco la voce del pastore. Riconosci te stes-
so e segui lui, se vuoi essere una delle sue
pecore.
Non si avvicinano al fuoco divino Agostino,
Sermoni 46, 32
Si era d'inverno. ed erano pieni di
freddo, perché non facevano niente per
avvièinarsi a quel fuoco divino. Avvicinar-
si significa credere: chi crede si avvicina, L'unione mistica con Cristo nell' ob-
chi nega si allontana. Non si muove l' ani- bedienza
ma con i piedi, ma con l'affetto del cuore. Prova di appartenere alle' pecore
In loro si era spento del tutto il fuoco del- di Cristo è ascoltare volentieri ed essere
la carità e ardeva soltanto il desiderio di pronto a obbedire, come anche non star
far del male. Erano molto lontani, benché dietro alle cose estranee. E ascoltare è, per
fossero ll; non si avvicinavano con la fede, noi, lo stesso che credere a ciò che si dice.-
ma gli stavano addosso perseguitandolo. ~ono poi conosciuti da Dio quelli che lo
. Agostino, ascoltano; ed essere conosciuto equivale
Commento .al Vangelo di san Giovanni 48, 3 a essere congiunto: nessuno, infatti, è del
tutto sconosciuto a Dio. Quando, dun-
que, dice: Conosco le mie è come se dices-
10 • 24 ~26 Dicd se sei il Cristo! a
se: "Le abbraccerò e le unirò me mistica-
mente e possessivamente". Ma qualcuno
forse potrebbe dire che egli, in quanto si è
Cristo aveva già parlato chiaramente
fatto uomo, unisce a sé tutti gli uomini per
Anche il modo in cui lo interrogava- l'uguaglianza del genere: in questo modo
no, tradiva il loro odio. Se tu sei il Cristo, siamo tutti congiunti a Cristo, in quanto si
diccelo francamente. Eppure egli aveva è fatto uomo, in modo mistico. Sono in-
sempre · parlato pubblicamente nelle fe- vece estranei tutti quelli che non conser-
ste alle quali non mancava mai e non di- vano l'immagine conforme della santità.
ceva niente di nascosto. Per questo essi [ ... ] Dice poi: E le pecore mi seguono., In-
gli dicono, con tono di adulazione: Fino fatti quelli che credono, per una certa gra-
I.: incredulità dei Giudei (10, 22-30) 487

zia divina seguono anche le ~rme di Cri- giante e pieno di vita: c'è un'erba di cui si
sto, non osservando ormai le ombre della dice che è sempre viva. 1n qud pascolo si
Legge, ma segue~do, con la S\la grazia, i trova soltanto la vita. Io - dice - darò la.vita
comandamenti e le parole di Cristo: sali- eterna alle mie pecore. Voi imbastite accu-
ranno alla sua dignità, in quanto chiamati se, perché pensate· soltanto alla vita pre-
a essere figli di Dio. · sente. E non periranno in eterno; sottinte-
Cirillo di Alessandria, so: voi perirete eternamente, perché non
Commento al Vangelo di Giovanni 7, 1 siete delle mie pecore.
Agostino,
Commento al Vangelo di san Giovanni
48, 5-6
10 28
. • La vita eterna

Cristo, che .è vita, dà la vita La grandiosa potenza della mano di


Ascendendo, infatti, Crist~ in cielo, Cristo
anch'essi lo seguiranno: afferma che co- I fedeli hanno da Cristo anche la pro-
loro che lo seguono avranno come mer- tezione, giacché il diavolo non può rapirli,
. cede e premio la vita eterna> inoltre che ossia essi hanno un godimento continuo
non saranno soggetti alla morte e alla cor- dei beni e ·rimangono in lui; nessuno può
ruzione, e neppure alle pene che saran- strappare ad essi la tranquillità d'animo
no inflitte dal giudice a coloro che si ab- che è stata data loro riguardo alla pena e ai
bandonano al peccato. Per il fatto che egli tormenti. Non è possibile che:coloro che
dà la vita, çlimostra di essere egli stesso la sono sotto la protezione di Cristo si~no ra-
stessa vita, e di averla da se stesso senza piti per essere tormentati, giacché Cristo
riceverla da un altro. Intendiamo parlare è di gran lunga più forte. Infatti, nella Sa-
della vita eterna, non di una lunga vita di cra Scrittura la mano significa la potenza,
cui> dopo la risurrezione, godranno tutti, e non c'è dubbio che la mano di Cristo sia
tanto i buoni che i cattivi, ma di quella che invincibile e onnipotente.
si vive nella pace e nella tranquillità. Pos- Cirillo di Alessandria,
siamo intendere come vita anche la misti- Commento al Vangelo di Giovanni 7, 1
ca eùcaristia per mezzo della quale Cristo
inserisce la sua stessa vita, facendo i fedeli
partecipi della sua propria carne, secon~
do quanto detto: Chi mangia la mia carne
Il potere del Padre e del Figlio
e beve il mio sangue ha la vita eterna (Gv È forse una sola la mano del Padre e
6, 54). quella del Figlio, oppure il Figlio stesso è
Cirillo di Alessandria, · la mano del Padre suo? Se per mano in-
Commento al Vangelo di Giovanni"7, 1 tendiamo la potestà, unica è la potestà del
Padre e del Figlio, perché unica è la divini-
tà; se invece per mano intendiamo ciò che
Il pascolo della vita eterna dice il profeta: Il braccio del Signore a chi è
stato rivelato? (Is 53., 1), la mano del Padre
Ecco il pascolo. Se ricordate, prima è il Figlio. Il che non significa che Dio ab-
aveva detto: Entrerà, e uscirà e troverà pa- bia forma umana, e perfino membra cor-
scolo (Gv 10, 9). [ ... ] Viene presentata la poree; ma che per mezzo di lui furono fat-
vita eterna come un buon pascolo; l'erba te tutte le cose. [ ... ] In questo passo, per
non inaridisce dove tutto è sempre verdeg- mano del Padre e del. Figlio preferiamo
488 Giovanni 1-10

intendere il potere del Padre e del Figlio, sue mani, perché il principio di autode-
onde evitare che, sentendo dire qùi che il terminazione è libero. Allora io dico: cer-
Figlio è la mano del Padre, qualche men- to nessuno rapirà qualcosa dalla mano del
te grossolana cominci a cercare un figlio al pastore, dalla mano di Dio nessuno può
Figlio, ravvisandCJ in esso la mano di Cri- prenderci, ma noi stessi per negligenza
sto. L'espressione quindi: Nessuno può ra- possiamo cadere dalle sue mani.
pirle dalla mano del Padre mio, significa: Origene,
"Nessuno me le può rapire". Omelie su Geremia 18, 3
Agostino;
Commento al Vangelo di san Giovanni 48, 7
Conosce il loro numero
Le pecore difese da un'unica poten- Che può fare il lupo? Che possono
za fare il ladro e il brigante? Non rovinano
se non chi è predestinato alla morte. Di
Proprio perché tu comprenda che quelle pecore, invece, di cui l'Apostolo di-
la frase il Padre me le ha date venne pro- ce: Iddio conosce quelli che sono i suoi (2
nunciata da lui perché non lo chiamasse- Tm 2, 19), e ancora: Quelli che egli ha pre-
ro nuovamente "avversario di Dio", dopo conosciuto) li ha anche predestinatl· quelli
aver detto nessuno le può strappare ·da_lle che ha predestinati, li ha anche chiamat~· e
mie mani, prosegue dimostrando che la quelli che ha chiamatl 'li ha anche giustifi-:
mano sua e quella del Padre sono una cosa cati:· quelli infine che ha giustificati: li ha
sola. Se le cose non stessero così, avrebbe anche glorificati (Rm 8, 29-30): di queste
detto: "Il Padre me le ha date, è più gran- pecore nessuna il lupo può rapire, né il la-
de di tutti, e nessuno le può r~pire dalle dro rubare, né il brigante uccidere. Colui
mie mani''.· Non disse però così, ma: dal- che sa cosa ha pàgato per esse, è sicuro del
le mani del Padre mio. Quindi, perché tu loro numero. ·
non pensi che egli sia debole e che le pe- . Agostino,
core siano àl sicuro solo grazie alla poten- Commento al Vangelo di san Giovanni 48, ~
za del Padre, agg!unse: Io e i'/ Padre sia-
mo una cosa sola. E come se dicesse: "Non
ho detto che nessuno rapirà le pecore gra-
10 29
zie alla potenza del Padre, nel senso che • Il Padre dà al Figlio
io non sia capace di difenderle. Infatti io
e il Padre siamo una cosa sola"; cioè, se- Egli ha ricevuto la sua divinità dal-
condo la potenza, in quanto è di essa che la nascita
qui si parla. Se poi la potenza è identica, è
evidente che anche la sostanza è identica. Questa è una parola consapevole del-
Giovanni Crisostomo, la propria potenza, un riconoscere la li-
Commento al Vangelo di Giovanni 61, 2 bertà di una potenza inalterabile, per fatto
che nessuno potrà strappare le pecore dal-
la sua mano. Ma, pur essendo nella natu-
Possiamo cadere dalle sue mani ra di Dio; per far capire che questa natura
veniva comunque da Dio per nascita, ha
Nessuno, infatti, rapisce dalle sue ma- aggiunto: Ciò che il Padre mi ha dato è più
ni, come è detto nel Vangelo secondo grande di tutto (Gv 10, 29). Non nascon-
Giovanni: non è affatto scritto che, come de che è nato dal Padre. Ciò che ha rice-
nessuno rapisce, così nessuno cade dalle vuto dal Padre è più grande di tutto·. E chi
L'incredulità dei Giudei (10, 22-30) 489

ha ricevuto possiede ciò che ha ricevuto 10 30


• Il Figlio e il Pac/re sono una cosa
nell'atto di nascere, non dòpo; e tuttavia sola
viene da un altro, perché lo riceve. ·
Ila~io di Poitiers, L'unità di Padre e Figlio è Dio
La Trinità 7, 22
Con il Padre e Dio dell'universo il
nostro Salvatore e Sig.n ore non è una so-
La cosa più grande: essere il Verbo la carne o un solo spirito, ma qualcosa di
di Dio più elevato che·carne e spirito, ovvero un
unico Dio. Quando due esseri umani si
Qual è la .cosa più grande di tutte che uniscono, la parola appropriata è "carne".
il Padre ha dato al Figlio? Gli ha dato di Quando un giusto si unisce a Cristo, la pa-
essere il suo unigenito Figlio. [ . .. ] Non è rola appropriata è "spirito". Quando però
uguale per essere cresciuto, ma per nasci- Cristo è unito al Padre non si può parla-
ta, colui·c4e è nato da sempre: Figlio dal re di carne o spirito; ma di cose più dégne
Padre, Dio da Dio, coeterno dall'eterno. di questa: Dio. In questo senso dobbiamo
Il Padre è Dio, ma non da parte del Figlio; intendere la frase: Io e il Padre siamo una
il Figlio è Dio, procedente dal Padre, per- sola cosa.
ché il Padre, generandolo, ha dato al Fi- Ori gene,
glio di essere Dio, generandolo gli ha da- Dialogo con Eraclide 3-4
to di essere con lui coeterno, a lui uguale.
Ecco ciò che è più grande di tutte le cose.
[ ... ] Egli possìede la sapienza sì da essere Siamo e una cosa sola
egli stesso la sapienza e da rendere sapien-
ti gli altri; egli possiede la vita sì da essere Non ha detto: "Io sono il Padre", op-
egli stesso la vita e da far vivere gli altri. pure: "Io e il Padre è uno solo", ma sicco-
Ecco ciò che è più grande di tutte le co- me ha detto: Io e zl Padre siamo una cosa
se. [ ... ] Siccome colui del quale Cristo è sola, tieni conto di ambedue le espressio-
Verbo non procede dal Verbo, mentre il ni: una cosa sola e siamo, e così eviterai
Verbo procede da colui al quale appartie- Scilla e Cariddi. Con la prima di queste
ne·;, Cristo dice: Ciò che mi ha dato il Pa- due espressioni, cioè una cosa sola, ti salva
dre ·_ di essere.cioè il suo Verbo, di essere da Ario; con la seconda, cioè siamo, ti salva
il suo unigenito Figlio e lo splendore del- da Sabellio106 • Se è una cosa sola, vuol di-
la sua luce - è più grande di tutto. Per- re che non è diverso; dicendo siamo, com-
ciò nessuno rapirà le mie pecore dalla mia prende ·il Padre e il Figlio. Siamo infatti
mano. Nessuno può rapirle dalla mano del non si dice di uno solo; e una cosa sola non
Paçlre mio. si dice di cose diverse.
Agostino, Agostino,
Commento al Vangelo di san Giovanni 48, 6 Commento al Vangelo di san Giovanni 36,

Secondo Ario solo il Pa~e può essere considerato veramente Dio, mentre il Figlio è una sua
106

creatura. Secondo Sabellio il Figlio rappresenta un altro modo di esistenza del Padre, non una persona
separata della Trinità.
490 Giovanni 1-1 O

Uguaglianza, non inferiorità Non unità di numero, ma di essenza


Come mai puoi confessare che nella A questo punto, dunque, vogliono
divinità, la quale è una e sempre la stes- fermarsi questi stolti, anzi, questi ciechi,
sa, può coesistere un'eguaglianza unica che non vedono prima di tutto che "io e
del Figlio col Padre, dato che egli stesso il Padre" è un nesso che indica due per-
ha detto di sé: Colui che mi ha mandato è sone, poi che [. .. ] il verbo "siamo" non
più grande di me (Gv 14, 28)? Ahiinè! Se deriva dalla persona di uno solo, poiché
tu affermi che quelle parole vadano intese· è stato detto al plurale, e poi è stato detto
in questo senso, risulterà evidente che egli "siamo una cosa sola (unum sumus) ", non
stesso ti metterà in contraddizione con te "siamo uno solo (unus sumus) ". Se aves-
stesso, avendo affermato in un altro conte- se detto "siamo uno solo (unus sumus) ",
stù: Io e il Padre siamo una cosa sola. Dun- avrebbe potuto favorire la loro ipote-
que, se egli era non si sarebbe paragonato si: "uno (unus)" è, a quanto sembra, l'e-
al Padre nella sua natura eterna; o anche, spressione del numero singolare. Anco-
se non fosse pari, e nemmeno tale fosse ra, quando due di genere maschile sono
stato nella divinità, non si sarebbe egua- detti "una cosa sola (unum)", cioè di ge-
gliato al Padre, affermando: Chi ha visto nere neutro (cosa che non riguarda l'uni-
me, ha visto pure il Padre mio (Gv 14, 2). cità.ma l'unità, la somiglianza, la congiun-
È fin troppo evidente che, se non esistesse .zione, l'amore del Padre che ama il Figlio
in essi una sola e reale immagine di natu- e l'ossequio del Figlio che obbedisce alla
ra, mai egli avrebbe avuto 'la presunzione volontà del Padre, Cristo, dicendo: Io e
di affermare: Chi ha visto me, ha visto pure il Padre siamo una cosa sola, mostra che
il Padre mio. sono due quelli che lui considera uguali
Pseudo-Atanasio, e umsce.
La Trinità 3, 1-2 Tertulliano,
Contro Prassea 22

Il Figlio inviato dal Padre a pascere


· Quando ci pasceva lui ci pasceva Dio; Padre e Figlio: una sostanza, una po-
e quando ci pasceva Dio, ci pascevano il tenza
Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Ora si
suscita e si fa avanti quasi un altro pasto- Diciamo poi ·che il Padre e il Figlio
re. Ma non è un altro pastore. Non è un . sono una cosa sola, non perché confon·
altro secondo la natura divina poiché, nel- diamo le .unità ·del numero, come fanno
la stessa natura divina, lui e il Padre sono .alcuni che credono che il Padre e il Figlio
un solo Dio. Quanto invece alla natura di sono la medesima persona, ma credendo, .
servo, egli vien suscitato quasi diverso [dal invece, che il Padre sussiste per se stesso
Padre] e come tale inviato a pascere, per- come pure il Figlio,· e tutti e due nell'i-·
ché il Padre è maggiore di lui (Gv 14, 28). dentità di una sola sostanza, · e sapendo
Ascolta come uno solo pasca e colui che che costituiscono una sola potenza, sic-
pasce sia Cristo: Io e il Padre siamo una ché l'uno si veda nell'altro indiscrimina-
cosa sola. tamente.
Agostino, Cirillo di Alessandria, ·
Discorsi 47 , 20 Commento al Vangelo di Giovanni 7, 1
I:incredulità dei Giudei (10, 22-30) 491

Una sola cosa nell'essenza, non nel- sputò Assalonne contro suo padre, perché
la relazione · sono una cosa sola anche nella regalità, e i
sudditi del Padre sono anche sudditi del
Come allora il Figlio è della stessa es- Figlio. Sono una cosa sola nel volere, per-
senza del Padre, se questi in senso assolu- ché tra quello del Padre e quello del Figlio
to non è essenza, né in sé esiste in alcun non c'è dissonanza o scissione, come se
modo, essendo per lui l'esistenza stessa re- l'uno ·volesse diversamente dall'altro. So-
lativa al Figlio? Al contrario, invece: il Fi- no una cosa sola anche nell'operare, per-
glio è tanto più di una medesima essenza ché tutte le opere del Cristo convergono
con il Padre, perché il Padre e il Figlio so- con quelle del Padre, sicché una è la cre-
no una sola e medesima essenza. Il Padre azione dell'universo ed è opera del Padre
non esiste in senso assoluto, ma relativa- e del Figlio.
mente al Figlio come essenza che egli ha Cirillo di Gerusalemme,
generato e per la quale egli è tutto ciò che Le catechesi 8, 16
è. Nes~uno dei due, dunque, è per se stes-
so e ciascuno dei due si dice relativamen-
te all'altro. [ ... ] Non resta altra alternati-
va che anche per la sua .essenza il Figlio L'unità di essenza come base dell'u-
si dica relativamente al Padre e si giunge nità di volontà
così' a questo senso del tutto inaspettato
che l'essenza non è essenza o, almeno, che Gli eretici quindi non possono cer-
quando si parla di essenza è la relazione e tamente negare queste affermazioni, per-
non l'essenza che si designa. [. .. ] In nes- ché sono dette e intese così chiaramen-
sun modo possiamo pensare che egli [il te; tuttavia le alterano con la stoltissima
Padre] non sia nulla di assoluto, ma che menzogna della loro empietà, in modo da
tutto si dica di lui in senso relativo al Fi- poterle negare. Difatti, la frase: Io e il pa-
glio; che il Figlio invece sia e qualcosa di dre siamo una cosa sola (Gv 10, 30) cerca-
assoluto in se stesso e qualcosa cli relativo no di riferirla a un accordo di tipo mora- .
al Padre. [ .. . ] Questo non è dunque vero; le, così che vi si. troverebbe una unità di
ma l'uno e l'altro sono sostanza, e l'uno e volontà e non di natura, e cioè sarebbe-
l'altro sono la stessa sostanza. ro una cosa sola non per quello che sono,
\
' Agostino, ma perché vogliono la · stessa cosa. [ .. .]
La Trinità 7, 1, 2 Se abbiamo menzionato queste afferma-
zioni, è perché gli eretici ammettono fal-
samente solo una unità di volontà tra il
Una cosa sola Padre e il Figlio, servendosi dell'esempio
della nostra unione con Dio. Come s~ a
Il Padre è in me, e io sono nel Padre noi - uniti al Figlio, e per mezzo del Fi-
(Gv 14, 11). Non disse: "Io sono il Padre", glio al'Padre, solo per l'obbedienza e per
ma: Il Padre è in me, e io nel Padre. Disse una volontà devota - non fosse concessa
poi: Io e il Padre siamo una cosa. sola, non alcuna partecipazione in senso proprio e
disse: "Io sono una cosa sola col Padre,,. secondo natura, in virtù del sacramento
Non volle che facessimo tra Padre e Fi- della carne e del sangue! [ .. .] Essi. sono
glio né un'assoluta divisione né una confu- una cosa sola non a motivo del mistero
sione o filiopatemità. Sono una cosa ·sola, della salvezza, ma in virtù di una nascita
salva la dignità divina di entrambi, di chi secondo natura, per cui'Dio, nel suo esse-
genera e di chi è generato. Padre e Figlio re, nulla perde di sé generando il Figlio.
non si disputano la signoria, come se la di- Sono una cosa sola, per cui quanto non
492 Giovanni 1-10

è sottratto alla sua mano, non è sottrat- dre e il Figlio sono una sola cosa per na- ·
to alla mano del Padre (Gv 17, 21); per tura, per gloria, per potenza; e l'identica
questo, una volta conosciuto lui, è cono- natura non può volere cose diverse.
sciuto il Padre; in lui che è visto, è visto il Ilario cli Poitiers,
Padre; ciò che dice, lo dice il Padre che è La Trinità 8, 5, 17-19
·in lui (Gv 14, 7-11). Ciò non è assicurato
da una creazione, ma dalla nascita; non è
compiuto da un volere, ma da un potere; Unità di Dio, unità della t:hiesa
non si parla di una unione degli animi, ma
della natura. Il motivo è che non c'è iden- Il Signore dice: Io e il Padre siamo una
tità tra l'essere creato e il nascere; il vole- cosa sola (Gv 10, .30) e di nuovo è scritto
. re non è lo stesso che il potere, e l'essere d~l Padre, del Figlio e dello Spirito: E i tre
in sintonia non è lo stesso che il sussiste- sono una cosa sola (1 Gv 5, 8)1°7 • E qual-
re in modo permanente. Non neghiamo cuno crede davvero che questa unità che
dunque l'unione degli animi tra il Padre deriva dalla divina saldezza, che aderisce
e il Figlio. Questo sono solito affermare strettamente ai sacramenti celesti, pos-
falsamente gli eretici, che cioè, non accet- sa spezzarsi all'interno della Chiesa e di-
tando come unità la sola concordia di vo- vidersi a causa delle differenti opinioni di
lontà, noi sosterremmo che i due sono in èoloro che discutono tra loro?
disaccordo. Ma ascoltino in che senso noi · Cipriano,
non neghiamo l'unione degli animi. Il Pa- L'unità della Chiesa 6

107
Su Cipriano e il comma Iohanneum cf. la nota ad loc. cli P. Mattei in Cipriano di Cartagine, L'u-
nità della Chiesa, Edizioni San Clemente-Edizioni Studio Domenicano, Roma-Bologna 2006.
L'ACCUSA DI BLASFEMIA

Di nuovo i Giudei raccolsero delle pietre per lapidarlo. Gesù disse loro:
«Vi ho fatto vederèmolte opere buone da parte del Padrea: per quale di esse
volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un'opera
buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Disse
loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostrab Legge: "Io ho detto: voi siete
dèi"? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio
- e la Scrittura non può essere annullata-, a colui che il Padre ha consacrato
e mandato nel mondo voi dite: "Tu bestemmi", perché ho_ detto: "Sono Fi-
glio di Dio"? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le
compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e co-
nosciatec che il Padre è in me, e io nel Padre>>. Allora cercarono nuovamente
di catturarlo, ma egli sftf-ggì dalle loro mani.
Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima
Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «<Gio-
vanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto
di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui (10, 31-42).
\ Più volte i Giudei cercano di lapidare Gesù ma non ci riescono, perché egli patisce
solo èiò che vuole. Con linguaggio modesto, Gesù mostra che le sue opere sòno opere di
tutta· la divinità (Cirillo). Per nessuna di queste egli merita di morire (Tertulliano). Tuttavia,
i Giudei non sono in grado di cogliere la sua natura divina: per questo crocifiggono quella
umana (Teodoreto). Per quanto ostili, i Giudei dimostrano di interpretare rettamente l'af-

a Come a Gv 1O, 29, assai diffusa è l'aggiunta del possessivo "mio".


b Diversi testimoni e alcuni Padri, soprattutto latini (Tertulliano, Cipriano, Eusebio, Ilario), omet-
tono "vostra" (gr. hymon, lat. vestra), probabilmente per «attenuare l'asprezza di quello che sembre-
rebbe tin atteggiamento di distacco di Gesù dalle Sacre Scritture» (R. Infante, Giovanni, cit., p. 264).
e Nell'espressione gnote kai ginoskete, "sappiate e conosciate'', il verbo ginosko si presenta in
due forme; «prima al congiuntivo ·aoristo e poi al congiuntivo presente, per indicare rispettivamente
una passata e poi una continua e progressiva presa di coscienza che il Padre è in Gesù e Gesù è nel
Padre» (S-. Grasso, Il Vangelo di Giovanni, cit., p. 458). Il secondo termine, ginoskete, ha però una
tradizione incerta, probabilmente perché la ripetizione del verbo era considerata ridondante. Al posto
di ginoskete, discretamente diffuso è "crediate" (gr. pisteusete, lat. credatis): cosl Crisostomo, Basilio di
Cesarea e diversi testimoni latini (alcuni manoscritti della Vetus, la Vulgata, Agostino). Altri testimoni,
fra cui Tertulliano e Cipriano, omettono kai ginoskete.
494 Giovanni 1-1 O

fermazione sull'uguaglianza di Padre e Figlio, al contrario degli ariani (Agostino). Come gli
ariani, d'altra parte, considerano blasfemia che Cristo si eguagli a Dio (Ilario). Nella Legge
sono chiamati dèi coloro ai quali è rivolto il Verbo di Dio. Gli uomini vengono divinizzati
grazie al Verbo e il Verbo è esso stesso divinità (Atanasio, Agostino). Richiamando la Legge,
in cui uomini mortali vengono chiamati dèi, Gesù dimostra di meritare a maggior ragione
il titolo di "Dio" (Ilario) . Nell'atto stesso della generazione il Padre ha santificato il Figlio,
che, pertanto, è da sempre santo (Agostino). I Giudei non riuscivano a comprendere la sua
essenza; per questo li invita a considerare. le Qpere (Crisostomo). Per mezzo delle opere il
Padre è nel Figlio e un'unica cosa col Figlio (Tertulliano). Tali opere provano la sua divinità
e uguaglianza col Padre (Atanasio, Ilario). Come fedeli, noi siamo in Dio e Dio è in noi, ma
non possiamo sostenere di essere una cosa sola con lui; Gesù, invece, è nel Padre e il Padre
è in lui come l'uguale è nell'uguale. I Giudei non riescono a prendere Cristo: ·questa frase
può ·essere intesa anche in senso spirituale, dato che non comprendono il Verbo di Dio
(Agostino). Gesù attraversa il Giordano: metaforicamente, si reca alla Chiesa delle genti,
che ha presso di sé le fonti del battesimo (Cirillo). Gesù sceglie il Giordano per ricordare la
testimonianza di Giovanni Battista, che in lui trovò realizzazione· (Crisostomo).

1 1 32
0. 3 · Per quale opera buona volete la- finché non ci insuperbia.m o quando rice-
pidarmi? viamo qualcosa da Dio. Dice poi di aver
mostrato le opere del Padre, dimostran-
Cristo patì solo ciò che volle108 dosi non estraneo al compimento di quel-
le, anzi puntualizzando che sono opere
Non solo ora, ma anche altre volte, di tutta la divinità. E noi pensiamo a una
prese le pietre per ammazzarlo, rimasero sola divinità nel Padre, nel Figlio e nello
immobili per la potenza di Cristo. Da que- Spirito Santo. [. .. ] Perciò egli disse: Da
sto appare chiaramente che egli, se non me stesso non faccio nulla, ma il Padre che
. avesse voluto, non avrebbe mai sofferto la è in me, è egli stesso che compie le opere
passione. (cf. ev 14, 10).
Cirillo di Alessandria, Cirillo di Alessandria,
Commento al Vangelo di Giovanni 7, 1 Commento a~ Vangelo di Giovanni 7, i

Opere di tutta la divinità


Gesù non meritava di . mòrire per le ·
"Se, n;fatti, non avessi , ~ompiuto sue opere
molte opere degne di Dio, e attestanti la
mia natura divina, giustamente vi potre- Cristo, dìcendo: Io e il Padre siamo
ste indignare sentendomi dire: Io e il Pa- una cosa sola, mostra che sono due quelli
dre siamo una sola cosa; ma non avrei det- che lui considera uguali e unisce. Aggiun-
to questa cosa se non l'avessi dimostrata ge anche di aver mostrato molte opere vo-
con tutto ciò che ho fatto". Dice poi di lute dal Padre, per nessuna delle quali me-
~ver compiuto le opere non da se stesso ritava di essere lapidata.
ma per mezzo del Padre, usando un lin- Tertulliano,
guaggio modesto per nostra utilità, ~f- Contro Prassea 22, 11-12

108
Cf. anche Agostino, Commento al Vangelo di san Giovanni 48, 8.
I.:accusa di blasfemia (10, 31-42) 495

10 33
• Ti.lapidiamo per una bestemmia dal momento che non Sl.lssiste da Dio per
nascita. [ .. .] E poi continui: "Non sei fi-
L'ignoranza della natura invisibile glio per nascita, non sei Dio secondo ve-
rità. Sei la creatura più eccellente di tut-
Poiché ignoravano la natura divina, te [ ... ] ".
crocifissero quella umana. Oppure non li Ilario di Poitiers,
hai sentiti dire: Noi non ti' lapidiamo per La Trinità 7, 23-24
un'opera buona, ma per una bestemmia,
perché tu, pur essendo un uomo, _ti fai Dio?
Con ciò essi mostrano di conoscere lana-
tura che vedevano e di ignorare comple- 10 34 36
• - Voi siefe dèi
tamente quella invisibile: se avessero co-
nosciuto quella natura, non avrebbero La divinizzazione tramite il Logos
crocifisso il Signore della gloria.
Teodoreto di Cirro, Non divenne Dio da uomo che era,
Il mendicante 3 ma da Dio che era divenne uomo per po-
terci divinizzare. Se fu detto Figlio e Dio
quando divenne uomo, e prima che dive-
nisse uomo Dio definiva "figli" i popoli
Una testimonianza (ostile) dell'ugua- antichi, e costitul Mosè come Dio del Fa-
glianza di Padre e Figlio raone e in riferimento a molti altri la Scrit-
Cosl risposero alla sua affermazione: tura dice: Dio stette nell'assemblea deglz'
Io e il Padre siamo una cosa sola. Vedete dèi (Sai 81, 1), è chiaro allora che questi fu
come i Giudei hanno compreso ciò che chiamato Figlio e Dio dopo·di essi. Come,
non intendono gli ariani? Essi si inf\lria- allora, tutte le cose furono fatte tramite lui
rono appunto perché si resero conto eh~ e come egli è prima di tutte le cose? O co-
non si potrebbe dire Io e il Padre siamo me è primogenito di tutta la creazione, se
una cosa sola, se il ~adre e il Figlio non ha altri prima di sé, che sono stati chiama-
fossero uguali. ti figli e dèi (Col 1, 15-17)? Come dunque
. Agostino, i primi che partecipano non sorio parteci-
. Com,,mento al Vangelo di san Giovanni 48, 8 pi del Logos? Questa opinione non è vera,
ma si tratta di un'invenzione dei giudaiz-
zanti. Come possono allora alcuni ricono-
Giudei e ariani sono d'accordo scere Dio come Padre? L'adozione stessa
non potrebbe realizza~si senza il Figlio ve-
Egli dice: Essendo uomo, tu dici: "Es- ro, dato che questo stesso dice: Nessuno
sendo creatura". Tutti e due poi dite: Ti conosce il Padre se non il Figlio e colui al
fai Dio. Questo è il comune insulto con- quale il Figlt'o lo rivela (Mt 11, 27). Come
tro di lui della vostra bocca empia. Ne- pu·ò aversi divinizzazione senza il Logos
ghi infatti che Dio viene da Dio per gene.- e prima di esso, benché questi affermi ai
razione, neghi che il Figlio esiste per una .Giudei,·fratelli degli a~iani: Se ha definito
nascita vera, neghi che l'espressione Io e dèi coloro ai quali è rivolto t'l Logos di Dio
t'l Padt:e siamo una cosa sola equivale alla (Gv 10, 35)? Se dunque tutti coloro che
confessione di una natura unica e consi- sono stati chiamati figli e dèi, sia sulla terra
mile, presente nell'uno e nell'altro. Assog~ sia nei cieli sono stati adottati e divinizzati
getti Dio a una sostanza nuova, esteriore tramite il Logos, e il Figlio stesso è il Lo-
ed estranea, in modo che.o sia un.Dio di gos, è chiaro allora che tramite lui tutti so~
altro genere, oppure non sia affatto Dio, no stati fatti, che egli viene prima di tutti e
I
496 Giovanni 1-10

ancor di più che egli è l'unico vero Figlio; ritur~ di Dio ha confermato il riconosci-·
che è il solo Dio vero da Dio vero e non ha mento di tale nome. In che modo questi,
ottenuto questi requisiti come premio del- che il Padre ha santificato e mandato nel
la sua virtù né è estraneo ad essi, ma che mondo, sarebbe un bestemmiatore facen-
si identifica con essi per natura secondo dosi Figlio di Dio, se la parola imperitura
la sostanza. È' generato dalla stessa sostan- di Dio ha considerato come dèi quelli che
za del Padre, in modo che nessuno dubita sono stati chiamati così secondo la Legge?
che, a somiglianza del Padre immutabile, Quindi non è più un delitto farsi Dio es-
è immµtabile anche il Logos. sendo uomo, perché la Legge ha chiama-
Atanasio, to dèi quelli che sono uomini. E se non c'è
Contro gli ariani 1, 39 un'empia usurpazione di questo nome da
parte degli altri uomini, pare che l'essersi
detto Figlio di Dio sia rivendicato senza
Dèi per .partecipazione spudpratezza da parte di quelPuomo · çhe
il Padre ha santificato; qui mfatti la rispo-
Se si possono chiamare dèi coloro sta parte tutta dall'uomo, poiché il Figlio
ai quali fu rivolta la parola di .Dio, come di Dio si è fatto anche Figlio dell'uomo.
può non essere Dio il Verbo stesso di Dio, Ma egli supera gli altri che senza empie-
che è presso il Padre? ·se in virtù d~lla pa- tà possono chiamarsi dèi, perché è stato
rola di Dio gli uomini diventano dèi, dèi santificato per essere Figlio. Il beato Pao-
per partecipazione, non sarà Dio colui del lo ci offre la conoscenza di questa santifi-
quale essi sono partecipi? Se le luci illu- cazione L. .] . Cessi dunque l'accusa di be-
minate sono dèi, noti sarà Dio la luce che stemmia, .perché ·essendo uomo si fa Dio.
illumina? Se al calore di questo fuoco sa- La parola di Dio ha concesso a molti que-
lutare gli uomini diventano dèi, non sarà sto nome, e colui che è stato santificato e
Dio la sorgente del loro calore? Avvicina- ma"ndato nUll' altro ha dichiarato di essere
ti alla luce e sarai illuminato e annoverato se non Figlio di Dio~ ·
tra i figli di Dio; se ti allontani. dalla luce, Ilario di Poitiers,
entri nell'oscurità e ti avvolgono le tene- La Trt'nità 7, 24
bre; quanto a questa luce, né si avvicina né
si allontana da sé medesima. Se dunque la
parola di Dio vi fa dèi, come può nòn es-
sere Dio il Verbo di Dio? _ . Il Padre ha santificato il Figlio gene-
Agostino, randolo
Commento al Vangelo di san Giovanni 48, 9
Il Paqre dunque ha santificato il Fi-
glio e lo ha mandato nel mondo. Forse
Le Legge chiamava "dèi,, uomm1 qualcuno dirà: Se il Padre lo ha santifica-
to, allora vuol dire che e' è stato un tempo
mortali
in cui non era santo? No, lo ha santifica-
Per dimostrare allora che in virtù del- to nell'atto stesso del generarlo. Generàn-
la sua nascita naturale poteva rivendicare dolo gli ha dato di essere santo, poiché 16
che lui e il Padre erano una cosa sola, pri- ha generato santo. E infatti, se quel che
ma di tutto rifiuta r assurdità del ridicolo . si santifica non fosse già santo, che senso
insulto, per cui si considerava un reato il avrebbe dire a Dio Padre: Sia santificato il
fatto che, essendo uomo, si faceva Dio. La tuo nome (Mt 6, 9)?
Legge infatti ha stabilito di attribuire que-. Agostino,
sto nome a uomini'santi, e la parola impe- Commènto al Vangelo di san Giovanni 48, 9
L'accusa di blasfemia (10, 31-42) 497

10.
37 38
- Compiere le opere d.el Padre questo di lui come di un uomo, affinché
fosse chiaro che ha un corpo vero e non
Le sue opere provano l'ug~agliànza apparente. Ma come da qµesto si capiva
col Padre che era presente corporalmente, così dal-
le opere che compìva mediante il. corpo si
Ma frattanto, perché essi ammettes- faceva conoscere come Figlio di Dio. [ ... ]
.sero quello che diceva, parlò più modesta- Come, essendo invisibile, si conosce in ba-
mente. Poi li condusse a concetti più ele- se alle opere della creazione, così una vol-
vati, dicendo così: Se non faccio le opere ta diventato uomo, anche se non si vede
del Padre mio, non credetemi. [. .. ] Vedi nel corpo, dalle opere si può riconoscere
come dimostra, come ho già detto, di non che chi compie queste opere non è un uo-
essere in niente inferiore al Padre, ma del mo ma la Potenza e il Verbo di Dio.
tutto uguale a lui? Infatti offre loro la di- Atanasio,
mostrazione dell'uguaglianza della poten- L'incarnazione del Verbo 18, 1-3
za ricavandola dalla perfetta identità del-
le opere.
Giovanni Crisostomo,
Le opere non sono sue ma del Padre
Commento al Vangelo di Giovanni 61, 2
Quale spazio si trova qui per un' a-
dozione, per la concessione di un nome,
Attraverso le opere il Padre è nel e così che non sia figlio di Dio, mentre de-
ve essere creduto Figlio di Dio dalle ope-
col Figlio
re proprie della natura paterna? Una cre-
In grazia delle opere, quindi, il Padre atura non può essere equiparata ed essere
sarà nel Figlio e il Figlio nel Padre. E co- simile a Dio, e non si può paragonare col
sì in grazia delle opere noi comprendiamo potere di una natura estranea. Solo la na-
che il Padre e il Figlio sono una cosa sola. scita permette al Figlio di essere creduto
A tal punto Cristo insisteva a introdurre uguale a Dio per la somiglianza, senza ca-
questa dottrina, in modo che fossero cre- dere nell'empietà. [ ... ]Il Figlio compie le
duti essere due in una sola potestà, perché opere del Padre, e per questo chiede di es-
no11. si sarebbe potuto credere nel Figlio, sere creduto Figlio di Dio. Non è una pre-
se nòn si fosse creduto che erano due. sunzione arrogante quella che domanda di
Tertulliano, essere comprovata solo dalle opere com-
. Contro Prassea 22, 13 piute. Afferma di compiere non le cose
proprie ma quelle del Padre, perché per la
grandezza delle opere compiute non si eli-
Opere che provano la divinità di mini la nascita a cui è legata la sua natura.
Gesù · E poiché non veniva riconosciuto come
Figlio di Dio sotto il mistero del corpo as-
. A quel corpo era unito lo stesso Dio sunto e dell'uomo nat9 da Maria ci incul-
Verbo che ordina l'universo, il quale me- ca la fede partendo dai fatti operati [. .. ].
diante le opere che compiva nel corpo si Non vuole essere creduto Figlio di Dio
faceva conoscere non già come uomo ma prima che lo si veda dalle opere del Padre
come Dio Verbo. Tuttavia di lui si dice da lui compiute. Se poi compie tali ope-
questo perché il corpo che mangiava, che re e sarà ritenuto indegno che si professi
fu partorito e patì non era di un altro ma la fede in lui per l'umiltà del corpo, chie-
del Signore e ·perché, da quando era di- de che si creda alle opere. Per quale mo-
ventato uomo, ·era giusto che si dicesse tivo infatti il mistero della nascita umana
498 Giovanni 1-1O

dovrebbe impedire di comprendere lana- 10• 39 Non riuscirono a prenderlo


scita divina, se colui che nasce come Dio
realizza ogni sua opera per la mediazione Prendere il Verbo spiritualmente
dell'uomo che ha assunto? Se allora non
si crede per le opere che quell'uomo è Fi- Magari l'avessero preso! Ma con la
glio di Dio, si creda che le opere sono del fede e l'intelligenza, non perseguitandolo
Figlio di Dio, in quanto non si può negare e uccidendolo. Fratelli miei, io che parlo,
che sono di Dio. E se l'opera del Figlio è che dico a voi queste cose forti io che sono
l'opera del Padre, ciò avviene perché colui , debole, cose grandi io piccolo, cose solide
che nasce non è estraneo alla natura da cui io fragile; e voi, che appartenete a quel-
riceve di essere, e possiede in sé quella na- la medesima massa cui appartengo io che
tura da cui riceve l'esistenza. vi parlo, tutti insieme cerchiamo di impa-
Ilario di Poitiers, dronird di Cristo. Che significa impadro-
La Trinità 7, 26 nirci di lui? Se hai inteso bene la sua paro-
la, lo hai raggiunto e lo hai preso. Ma non
cosl volevano afferrarlo i Giudei: tu lo hai
preso per averlo, essi volevano prenderlo
L'uguale in colui che gli è uguale per eliminarlo. E siccome volevano pren-
Il Figlio non dice: Il Padre in me e io derlo in queSto modo, cosa fece egli? Sfug-
in lui nel senso in cui potrebbero dirlo gli gì dalle}oro mani·. Non riuscirono a pren-
uomini. Se pensiamo rettamente, noi sia- derlo perché non ave'vano le mani della
mo in Dio; e se viviamo degnamente, Dio fede. Il Verbo si è fatto carne, e non era
è in noi. Come fedeli partecipi della sua difficile per il Verbo liberare la sua carne
grazia e da lui illuminati, siamo in lui e lui dalle mani di carne. Prendere il Verbo spi-
è in noi. Ben altro bisogna dire del Figlio ritualmente, questo è prendere davvero il
unigenito: egli è nel Padre e il Padre è in Cristo.
lui, come l'uguale in·colui che gli è ugua- Agostino,
le. Noi al più possiamo dire che siamo in Commento al Vangelo di san Giovanni
Dio e che Dio è in noi, ma· non possiamo . 48,11
dire: io e Dio siamo una cosa sola. Tu sei
in Dio, perché Dio ti contiene; Dio è in
te, perché sei diventato tempio di Dio; ma 10 40
• Rt'tornò nel luogo dove prima
per il fatto che sei ·in Dio e Dio è in te,
puoi forse dire: chi vede me vede Dio, co- Giovanni battezzava
me ha detto l'Unigenito: Chi ha veduto me
ha veduto il Padre (Gv 14, 9), e ancora: Io e Le . acqµe battesimali della Chiesa
il Padre siamo una cosa sola? Riconosci ciò delle genti
che è proprio del Signore e ciò che è do- Abbandonata Gerusalemme, il Salva-
no concesso al servo: proprio del Signore tore passò nel luogo che ha sorgenti, co-
è la sua uguaglianza col Padre, dono con- me se volesse far capire metaforicamente
cesso al servo è la partecipazione alla vita che avrebbe lasèiato la Giudea per recarsi
del Salvatore. alla Chiesa delle genti che ha presso di sé
Agostino, le fonti del.battesimo, dove si recano mol-
Commento al Vangelo di san Giovanni ti, oltrepassando il Giordano: questo di-
. 48, 10
mostrà la dimora oltre il Giordano. Quel-
li,. dunque, che passarono il Giordano per
mezzo del santo battesimo, sono avvicina-
I.:accusa di' blasfemia (10, 31:42) 499

ti a Dio. E perdò passò dalla Sinagoga dei que egli vi giunse, tutti si ricordarono di
Giudei alle genti, e allora molti vennero Giovanni; per questo dkevano: Giovanni
da lui, e credettero alle parole che i santi non ha fatto nessun prodigio. Giacché, al-
avevano detto di lui, e ora credono in lui trimenti, che scopo vi sarebbe stato di fa-
qui dove sono le fonti delle acque, dove ci re una simile predsazione? In realtà, quel
viene insegnato il mistero di Cristo. luogo richiamò alla loro memoria il Batti-
Cirillo di Alessandria, sta insieme con la sua testimonianza. No-
Commento al Vangelo di Giovanni 7, 1 ta poi la logica rigorosa dei loro ragiona-
menti. "Giovanni- dicono - non ha fatto
nessun prodigio; quest'uomo invece ne ha
io. 41-42 I segni fatti; e da ciò si dimostra la sua superiori-
tà. Se dunque noi abbiamo creduto a quel-
Il ricordo della testimonianz~ di Gio- lo che non faceva alcun miracolo, a mag-
gior ragione dovremmo credere a costui,,.
vanni Battista
Inoltre, poiché era Giovanni che aveva re-
Dopo aver detto cose grandi e su- so la.testimonianza, affinché non si credes-
blimi egli di solito si ritirava improvvisa- se che non meritava fede come testimone,
mente, cedendo di fronte alla loro furia, per il fatto di non aver compiuto dei pro-
in modo che essa, durante la sua assenza, digi, aggiungono che anche se non aveva
potesse placarsi. Cosa che fece anche allo- fatto miracoli, erano però vere tutte le co-
ra. Perché l'evangelista ci indica il luogo se che aveva detto riguardo al Cristo, co-
dove va? Perché tu apprenda che egli par- sicché il Cristo ·era degno di fede grazie a
te per quella località proprio per richia- lui, mentre questi lo era grazie alle opere
mare alla loro memoria quello che là ave- del Cristo.
va fatto e .detto Giovanni, e quindi anche Giovanni Crisostomo,
la sua testimonianza. Non appena dun- Commento al Vangelo di Giovanni 61, 3
INDICI

\
·,
INDICE DELLE FONTI

ELENCO DELLE ABBREVIAZIONI UTILIZZATE

CCG: Corpus Christianorum, series Graeca, Brepols, Turnhout 1953ss.


CCL: Corpus Christianorum, series Latina, Brepols, Turnhout 1953ss.
CSCO: Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium, Peeters, Leuven 1903ss.
CSE_L: Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum, Tempsky, Wien 1866ss.
GCS: Die Griechischen Christlichen Schriftsteller der ersten drei ]ahrhunderte,
Akademie Verlag, Leipzig-:Berlin 1897ss.
PG: Patrologia Graeca, diretta daJ.-P. Migne, Paris 1857-1886.
PL: Patrologia Latina, diretta daJ.-P. Migne, Paris 1844-1864.
Reuss: J. Reuss, ]ohannes-Kommentare aus der griechischen Kirche, Akademie-Ver-
lag, Berlin 1966.
SC: Sources Chrétiennes, ed. H. de Lubac eJ. Daniélou, Paris 1941ss.

FONTI

A GOSTINO
Com1f'lento al Vangelo di san Giovanni: PL 35, CCL 36.
Discorsi: PL 38.
Discorsi nuovi: F. Dolbeau, «Rev. Ét. Aug.», 37 (1991), pp. 42-78 e 271-306; 38
(1992),, pp. 50-78; 39 (1993), pp. 57-108 e 371-423; 40 (1994), pp. 143-196; «Rech.
Aug. et Patr.», 26 (19?2), pp. 69-141.
Esposizioni sui Salmi: PL 36, CCL 38-40, CSEL 93 -95.
I.connubi adulterini: PL 40, CSEL 41.
Il castigo e il perdono dei peccati e il battesimo dei bambini: PL 44, CSEL 60.
Il combattimento cristiano: PL 40, CSEL 41, CCL 41.
Il consenso degli evangelisti: PL 34, CSEL 43.
La città di Dio: PL 41, CSEL 40, CCL 47-48.
La dottrina cristiana: PL 34, CSEL 80, M. Simonetti (Roma-Milano 1994).
La fede e il simbolo: PL 40, CSEL 41.
La Genesi alla lettera: PL'34, CSEL 28.1.
La predestinazt'one dei santi: PL 44.
La Trinità: PL 42, CCL 50-51.
504 Indice delle fonti"

Le confessioni: PL 32, CCL 32, CSEL 33, J. O' Donnell (Oxford 1992).
Lettere: PL 33, CSEL 34/ 44/57.
Manuale sulla fede, speranza e carità: PL 40, CCL 46.
Natura e grazia: PL 44, CSEL 60.
Questioni di'verse: PL 40, CCL 44a.
Replica a un avversario della Legge e dei Profeti: PL 42, CCL 49.

AMBROGIO
Esamerone: PL 14, CSEL .32/la.
Giacobbe e la vita beata: PL 14, CSEL 32/2.
Giuseppe: PL 14, CSEL 32/2.
I Patriarchi·: PL 14, CSEL .32/ 2.
Il mistero dell'Incarnazione del Signore: PL 16, CSEL 79.
Isacco o f anima: PL 14, CSEL 32/lb.
La fede: PL 16, CSEL 78.
La fuga dal mondo: PL 14, CSEL 32/2.
La penitenza: PL 16, CSEL 73, se 179.
Le rimostranze di Giobbe e di Davide: PL 14, CSEL 32/2.
Le vergini: PL 16, E. Cazzaniga (Torino 1948).
Lettere: PL 16, CSEL 82/ 1.
Lo Spirito Santo: PL 16, CSEL 79.

AMMONIO
Frammenti su Giovanni: Reuss.

ANFILOcmo DI I coNIO
Omelie: CCG 3.

APOLLINARE DI LAODICEA
Frammenti' su Giovanni: Reuss.

ATANASIO
/;incarnazione del Verbo: PG 25 , SC 199.
Letterefestali: SC.317, R..Lorenz (Berlin-NewYork 1986).
Storia degli ariani: PG 25.
Trattati contro glt' ariani: PG 26, K. Metzler - K. Savvidis (Berlin-New York 1998-
2000).

BASILIO DI C ESAREA
Il battesimo: PG 31, se 357.
Lettere: PG 32.
Lo Spirito Santo: PG 32, SC 17.
Omelie: PG 31.
Indice delle fonti 505

°BASILIO DI SEL~UCIA
Omelt'e: PG 85.

BEDA 1L VENERABILE
Commento al Vangelo di Marco: PL 92, CCL 120.
Omelt'e sul Vangelo: PL 92, CCL 122.

CESARIO DI ARLEs
Discorsi: PL 67, CCL 103-104.

CIPRIANO
I:unità della Chiesa: PL 3, CSEL 3.
Lettere: PL 3-4, CSEL 3.

CIRILLO Dl ALESSANDRIA
Commento al Vangelo di Giovanni: PG 73, P.E. Pusey (Oxford 1872).
Epistole: PG 77, L.R. Wickham (Oxford 1983).
Frammenti del commento al Vangelo di Giovanni: Reuss.

CIRILLO DI GERUSALEMME
Le catechesi: PG 33,J. Rupp (Miinchen 1848-1860), SC 126.

CLÈMENTE ALESSANDRINO
Il pedagogo: PG 8, GCS 12, SC 70/108/158, M. Markovich - J.C.M. Van Winden
(Leiden 2002).
Protrettico ai Greci: PG 8, GCS 12, M. Markovich (Leiden 1995).
Quale ricco si salverà?: PG 9, SC 23, GCS 17.
Stro'!latz: Libri II e V: PG 8-9, SC 38/278/446, GCS 52.
\ ..
COSMA DI MAIUMA (GERUSALEMME)
Inni: PG 98

CROMAZIO DI AQUILEIA
Sermoni: PL 20.

DIDACHÈ
SC248

DIDIMO IL CIECO
Frammenti su Giovanni: PG 39, Reuss.

DIONIGI L'AREOPAGITA .
La gerarchia celeste: PG 3, G. Heil (Berlin-New York 1991).
506 Indice delle fonti

EFREM IL Smo
Commento al Diates~aron: CSCO 227, SC 121.
Inni sulla natività: CSCO 186-187, SC 459.
.Inni sulla verginità: CSCO 223-224.

EUSEBIO DI CESAREA
Dimostrazione evangelica: PG 22, GCS 23.
Storia ecclesias#ca: PG 20, SC 31/41/55/73bis, GCS 9.

EVAGRIO PONTICO
La preghiera: PG 79.

GIOVANNI CRISOSTOMO
Commento al Vangelo di Giovanni: PG 59.
I

GIOVANNI DAMASCENO
La fede ortodossa: PG 94, B. Kotter (Berlin-New York 1973 ).

GIROLAMO
Commento al Vangelo di Matteo: PL 26, CCL 77.
·Contro Giovanni~ vescovo di Gerusalemme: CCL 79A.
· Dialogo contro i pelagiani: PL 23, CCL 80.
Gli uomini illustri: PL 23, A. C~resa-Gastaldo (Firenze 1988).
Lettere: CSEL 54-56.
Omelie sui Vangeli: CCL 78.
Prologo a/Pentateuco: PL 28.

GIUSTINO MARTIRE
Apologie: SC 507, D. Minns -P. Parvis (Oxford 2009).
Dialogo con Trifone: P. Bobichop. (Fribourg 2003 ).

GREGORIO DI NISSA
Contro Eunomio: PG 45, SC 521/5241551, W. Jaeger (Leiden 1960).
Omelie sul Cantico dei Cantici: PG 4°4, H. Langerbeck (Leiden 1960).
Sulla divinità del Figlio e dello Spirito Santo: PG 46, 553-576.
Sulla verginità: PG 46,J. P. Cavarnos (Leiden 1952), SC 119.

GREGORIO MAGNO
Commento morale a Giobbe: PL 75-76, CCL 143.
Lettere: PL 77, CCL 140.
Omelie su Ezechiele: PL 76, CCL 142.
Omelie sui Vangeli: PL 76, CCL 141.
Indice delle fonti 507

GREGORIO NAZIANZENO
Discorsi (29, 31, 39, 40, 46): PG 35-36, SC 250/318/358.
Poesie: PG 37.

IGNAZIO DI ANTIOCI-IlA
Lettere: PG 5, SC lObis.

ILARIO DI POITIERS
Commentario a Matteo: PL 9, SC 2541258.
Commento ai Salmi: PL 9, CSEL 22, SC 515/565/344/347, CCL 61.
La Trinità: PL 10, CCL 62, SC 443/448/462.
Sinodi e fede degli orientali: PL 10.

IRENEO DI LIONE
Contro le eresie: PG 7, SC 263/264/293/294/210/211/100/152/153.

LATTANZIO ,
Epitome delle divine istituzioni: PL 6, CSEL 19, SC 335, E. Heck - A.· Wlosok
(Stuttgart-Leipzig 1994).

LEONE MAGNO
Sermoni: PL 54, SC 22bis.

MASSIMO DI TORINO
Sermoni: PL 57, CCL 23.

MASSIMO IL CONFESSORE
Capitoli sulla dottrina: PG
90.
Queitioni a Talassio: CCL 22, SC 52915541569.

MELITONE DI SARDI
Sulla Pasqua: PG 5, SC 123, S.G. Hall (Oxford 1979).

METODIO DI OLIMPO
! Estratti dal!'opera Sulle cose create: PG 18 . .

NOVAZIANO
La Trinità: PL3, eSEL3, eCL4, H. Weyer (Diisseldorf 1962), V Lai (Torino 1975).

ORIGENE
Commento al Vangelo di Giovanni: PG 14, GCS 10, Se 120bis/157/222/290/385.
Commento al Vangelo di Matteo: PG 13, se 162, GGS 38/40/41.
Dialogo con Eraclide: se 67. .
I principi: PG 11, GCS 22, Se 252/253/268/269/312.
508 Indt'ce delle fonti

Lettera a Gregorio il Taumaturgo: PG 11, P. Koetschau (Freiburg-Leipzig 1894), SC


148.
Omelie su Geremia: PG 13, GSC 16.
Omelie sui Numeri: PG .12, GCS 30.

PIBTRO CRISOLOGO
Sermoni: PL 52, CCL 24.

PRUDENZIO
Gli.inni quotidiani: PL 60, CSEL 61, M. Lavarenne (Paris 1943), CCL 126.

PSEUDO-ATANASIO
La Trinità: ·PL 62, CCL 9
Trattato IV contro gli ariani: PG 26, A. Stegmann (Tiibingen 1917).

ROMANO IL MELODE
Kontakia: SC 99/110/114/128/283, P. Maas - C. Trypanis (Oxford 1963).
'
TEODORETO DI CIRRO
Compendio dei miti degli eretici: PG 83.
Il mendicante: PG 83, G.H. Ettlinger (Oxford 1975).

TEODORO DI ERACLEA
Frammenti su Giovanni: Reuss.

TEODORO DI MOPSUESTIA
Commento al Vangelo di Giovanni {/rammenti greci): PG 66, R. Devreesse (Città del
Vaticano, 1948), G. Kalantzis (St Pauls, Strathfìeld NSW 2004).
Commento al VangeÌo di Giovanni (tradizione siriaca): CSCO 115/116.

TERTULLIANO
Contro gli erett'ci: PL 2, CSEL70, CCL 1, SC 46, D. Schleyer (Turnhout, 2002).
Contro Marciane: PL 2, CSEL 47, CCL 1, SC 365/368/399/456/483, C. Moreschini .
(Milano 1971), E. Evans (Oxford 1972), E.P. Meijering (Leiden 1977). ·
Contro Prassea: PL 2, CSEL 47, CCL 2, E. Evans (London 1948), G. Scarpat (To-
rino 1959).
Il battesimo: PL 1, CSEL 20, CCL 1, SC 35, E. Evans (London 1964), B. Luiselli
(Torino 1968), D. Schleyer (Turnhout 2006).
I:eleganza delle donne: PL 1, CSEL 70, CCL 1, SC 173, S. !setta (Bologna 2010).
La carne di Cristo: PL 2, 'CSEL 70, CCL 2, E. Evans (London 1956), SC 216-217.
La penitenza: PL 1, çcL 1, CSEL 76, se 316. I
La preghiera: PL 1, CSEL 20, E. Evans (London 1953), CCL 1, D.. Schleyer (Turn-
hout 2006).
La risurrezione della carne: PL 2, CSEL 47, CCL 2, E. Evans (London 1960).
INDICE DELLE TRADUZIONI UTILIZZATE

Vengono qui riportate le traduzioni utilizzate nel presente volume, tutte pubblicate
presso Città Nuova Editrice.

. SCAR: Collana "Scrittori Cristiani dell'Africa Romana" .


CSEA: Collana "Scrittori della Chiesa di Aquileia".
M: Collana "Minima".
00: Opera Omnia.
SA: Collana "Scrittori dell'area santambrosiana".
TP: Collana "Testi Patristici".

AGOSTINO
Commento al Vangelo di.san Giovanni (00 vol. 24; M)
Discorsi (00 voli. 29, 30.1 -2, 31.1-2, 32.1-2, 33, 34)
Discorsi nuovi (00 voll. 35.1-2)
Esposizioni sui Salmi (00 voll. 25-28)
I connubi adulterini (00 voi. 7.1)
Il castigo e il perdono dei peccati e il battesimo dei bambini (00 vol. 17 .1)
Il combattimento cristiano (00 vol. 7.2)
Il consenso degli evangelisti (00 vol. 10.1)
La città di Dio (00 voll. 5.1-3; M)
La dottrina cristiana (00 vol. 8)
La fede e il simbolo (00 vol. 6.1)
La Gènesi alla lettera (00 vol. 9.2)
La predestinazione dei santi (00 20)
La Trinità (00 vol. 4; M)
Le confessioni (00 vol. 1; M)
Lettere (00 vol. 22) · .
Manuale sulla fede, speranza e carità (in La vera religione 00 vol. 6.2)
Natura e grazia (00 vol. 17 .1)
Questioni diverse (in La vera religione 00 vol. 6.2)
Replica a un avversario della Legge e dei Profeti (00 vol. 12.1)

AMBROGIO
Esamerone (00 vol. 1; TP vol. 164)
Giacobbe e la vita beata .(00 vol. 3)
510 Indice delle traduzioni utilizzate

Giuseppe (00 vol. 3)


I Patriarchi" (00 vol. 4)
Il mistero dell)incarnazione del Signore (00 vol. 16)
Isacco o l)anima (00 voi. 3)
La fede (00 vol. 15)
La fuga dal mondo (00 vol. 4)
La penitenza (00 vol. 17; TP 3)
Le rimostranze di Giobbe e di Davide (00 vol. 4)
Le vergini (00 vol. 14.1) .
Lettere (00 voli. 19-21)
Lo Spirito Santo (00 voi. 16)

ATANASIO .
L)incarnazt'one del Verbo (TP vol. 2)
Trattati contro gli ariani (TP vol. 173)

BASILIO DI CESAREA
Lo Spirito Santo (TP vol. 106)

BEDA IL VENERABILE
Commento al Vangelo di Marco (S. Aliquò 1970)
Omelie sul Vangelo (TP vol. 90)

CIPRIANO
I:unità della Chiesa (in Trattati TP vol. 175; in Opuscoli SCAR·vol. 6.2; M)
Lettere (SCAR voli. 5.1-2)

CIRILLO DI ALESSANDRIA
Commento al Vangelo di Giovanni' (TP voli. 111-113)
Epistole cristologt'che (TP vol. 146)

Cmn,10 DI GERUSALEMME
Le catechesi (TP vol. 103)
Le catechesi ai misteri (TP voi. 8)

CLEMENTE ALESSANDRINO
Il pedagogo (TP vol. 181)
Protrettico ai Greci (TP voi. 149)
Quale ricco si salverà? (TP vol. 148)

CROMAZIO DI AQUILEIA
Sermoni (TP 20; altre trad.: SA vol. 3.1 e CSEA vol. 4.1)
Indice delle traduzioni utilizzate 511

DIDACHÈ
(in I Padri apostolici TP voi. '5; M)

DIONIGI L'.AREOPAGITA
La gerarchia celeste (TP vol. 56)

EUSEBIO DI CESAREA
Dimostrazione evangelica (TP voll. 201-203)
Storia ecclesiastica (TP voll. 158-159)

EVAGRIO PONTICO
La preghiera (TP vol. 117)

GIOVANNI CRISOSTOMO
Commento al Vangélo di Giovanni (A. Del Zanna 1969-1970)

GIOVANNI DAMASCENO
La fede ortodossa (TP vol. 142)

GIROLAMO
Commento al Vangelo di Matteo (S. Aliquò 1969)
Gli uomin~· illustri (M; altra trad. in Scritti vari CSEA vol. 6.1)
Lettere (1996-1997 voll. 1-4)
Omelie sui Vangeli (TP voi. 88)

GIUSTINO MARTIRE
Le apologie (in Gli apologeti greci TP vol. 59; M)

GREGPRIO DI NISSA
La verginità (TP vol. 4)

GREGORIO MAGNO
Commento morale à Giobbe (00 voll. 1.1-4)
Lettere (00 voli. 5 .1-3)
Omelie su Ezechiele (00 voli. 3.1 -2)
Omelie sui Vangeli (00 vol. 2)

GREGORIO NAZIANZENO
Discorsi (1 cinque discorsi teologici. Discorsi 27-31TPvol.58; Omelie sulla Natività.
' Discorsi 38-40 TP vol. 39)
Poesie (TP voll. 115 e 150)

IGNAZIO DI ANTIOCHIA
Lettere (in I Padri apostolici' TP vol. 5; M) . ·
512 Indice delle traduzioni utilizzate

II .ARIO DI POITIERS
Commentario a Matteo (TP vol. 7 4)
Commento ai Salmi (TP voli. 185-187)
La Trinità (TP voli. 217 e 218)
Sinodi e fede degli orientali (TP vol. 105)

IRENEO DI LIONE
Contro le eresie (TP voli. 207-208)

MASSIMO DI TORINO
'Sermoni (SA vol. 4; TP vol. 168).

MASSIMO IL CONFESSORE
Umanità e divinità di Cristo (TP vol. 19)

NOVAZIANO
La Trinità (TP vol. 246)

0RIGENE
Commento al Vangelo di Matteo .(00 voli. 11.1, 11.5-6; TP voli. 145, 151, 157)
Lettera a Gregorio il Taumaturgo (in Gregorio il Taumaturgo. Discorso a Origene TP
vol. 40)
Omelie su Geremia (TP vol. 123)
Omelie sui Numeri (TP vol. 76)

PIETRO CrusoLoGo
Sermoni (CSEA; altra trad. TP 12)

PRUDENZIO
Gli inni quotidiani (TP voi. 209)

PSEUDO-ATANASIO
La Trinità (TP vol. 23)

ROMANO IL MELODE
Kontakia (TP voli. 197-198)

TEODORETO DI CIRRO
Il mendicante (TP voi. 135)

TERTULLIANO
Contro gli eretlci (TP vol. 165)
Contro Marcione (in Opere dottrinali SCAR vol. 3. la)
Contro Prassea (in Opere dottrinali SCAR vol. 3.2b)
Indice delle traduzioni utilizzate 513

Il battesimo (in Opere catechetiche SCAR vol. 2)


I.: eleganza delle donne (in Opere catechetiche SCAR vol. 2)
La carne di Cristò (in Opere dòttrinali SCAR vol. 3 .2a)
La penitenza (in Opere catechetiche SCAR voi. 2)
La preghiera (in Opere catechetiche SCAR vol. 2)
La risurrezione della carne (in .Opere dottrinali SCAR voi. 3.2b)

\
'
INDICE DEI NOMI

Adriano (imperatore): 21 .462, 464,465,466, 468,469,470,471,


Aezio: 33 '473,475,476, 477,479,480,482,484,
Agostino di Ippona: 8, 9, 11, 15, 18, 28, 485, 486, 487' 488, 489, 490, 491, 493,
30,31,34, 35,36, 39, 40, 41,45, 46, 494, 495,496, 498
47,48,49, 50, 58, 62,63, 65, 68, 69, Alessandro (vescovo): 7
71, 72, 73, 76, 77, 78, 79, 80, 81, 82, Aland K.: 12, 21, 57, 96, 197, 349, 364,
83, 84, 85, 86, 88, 89, 91, 92, 94, 96, 465,484
97, 100, 102, 103, 104, 105, 107, 108, Allert C.D.: 25
109, 110,112,115,118,119,122,124, Ambrogio di Alessandria: 26, 28
126, 127., 128, 129, 130, 131, 132, 13'3, Ambrogio di Milano: 31, 36, 39, 40, 47',
135,136,137,138,139,140,142,144, 53,54,56,58, 62, 63, 70, 78, 86, 87,
145, 147, 149, 150, 152, 154, 158, 15_9, 92, 97, 100, 104, 105, 108, 116, 118,
160, 161,163,165, 166, 168, 169,170, 122, 139, 142, 14J, 159, 165, 169,
172,173,176,177, 180, 181, 185, 186, 176, 184, 185, 188, 198, 199, 202,
189, 191,192, 195, 196,198,i99,201, 209, 211, 214, 216, 221, 228, 232,
202,204,205,206,207,208,209,210, 238, 241, 254, 255, 257, 262, 267:
211,212,213,215,216,217,219,220, 269, 270, 274, 275, 276, 294, 303,
223, 226,227,228, 231,236,237,239, 308,311,314,316;321,322,323 ,328,
240,246,247,249,251, 254,255,256, . 329,331,337,340, 350,353,364,365,
258, 259, 260, 261, 262,·263, 265, 266, 367, 375,397,402, 437,438,439,446
j67,268,269,270,271,272, 274, 275, Ammonio di Alessandria: 3 i; 35, 86, 87,
277 , 278,279,280,281 , 283,284~ 285 , 93, 169, 178, 198, 199,207,208, 254,
' 287, 292,294,296,298,300; 302,
286, 279; 444 .
303, 304, 305, 306,°308, 309, 310, 311, Ammonio di Ermia:·35
313,314,317,318, 319,320,321,322, Ammonio Sacca: 35
323,324,325,326,328,329,)31,333, Anastasio il Sinaita: 35
334,335,337,338,339,340,341,343, Arìdrea (apostolo): · 16, 132, 134, 135,
344,345,346,347,348,349, 350,351, 136, 138, 139, 141,° 146, 239,253, 293
352, 353,35),357, 358,359,360,361, Anfilochio di !conio: 255, 258
363,364,365,369,372,373,374,375, Apollinare di Laodicea: 29, J5, 87, 108,
376,377,378, 379, 380, 381,382; 383, 115, 185,195, 217, 224
384, 385, 386, 387, 388, 390, 391, 392, Aquila: 9
393, 394, 395, 396, 397' 398, "399, 401, Ario: 33, 53, 324, 489
402' 403' 404; 405' 406, 407' 408, ·409' Asterio il Sofista: 29, 32
410,411,412,413,414,415,417,418, Atanasio: 29, 31, 34, 36, 40, 43, 52, 72,
420, 421,422,423, 425,427,428,429, 76,86,89,91, 169, 172,199,208,261,
430, 432;434, 435,437,438,439,441, . 265,277,285, 289,322,327,338, 342,
443, 446,447,449,450, 451, 452,453, 372,J7J, 494, 496, 497
454,455,456,457,458,459, 460,461, AubertJ.: 33
516 Indice dei nomi

'
Baldi I.: 12 412,417,418,419,424,425,426,427,
Barrett C.K.: 11 . 432,433,434,437,438,439,440,442,
Barthold C.: 22 443,444,446,447,449,450,451,452,
Basilio di Cesarea: 31, 39, 40, 49, 52, 54, 454,455,457,459,461,463,464,465,
82, 86, 90, 169, 175, 228, 233, 269, 466,467,469,470,474,476,477,478,
272,493 480,485,487,490,493,494,499
Basilio di Seleucia: 466, 471 Cirillo di Gerusalemme: 40, 51, 64, 79,
Baur F.C.: 21 84, 119, 127, 152, 156,322,326,331,
Beda il ·Vene~abile: 6, 118, 121, 132, 134, · , 332, 365, 368, 406, .485, 491
138,1J9,152,156,158,160,169,179, Clemente Alessandrino: 15, 17, 19, 22,
180,185, 188,189,191,198,203,204, 23, 24, 57, 185, 192, 294, 299, 314,
294,296,376,377,378,380,381,484, 319,321,322,329,396,398,406,459,
485 . 462,465,466,472 .
Beschin G.: 31 Clemente Romano: 6
Beutler J.: 11 Conti M.: 31, 32
Blanc C.: 28 Corsini E.: 28, 430
Brooks A.E.: 27 Cosentino A.: 27
Brown R.E.: 11, 22 Cosma di Maiuma: 43
Bultmann R.: 11 . Costanzo (imperatore): 29
'
Cromazio di Aquileia: 254, 255, 257
Campana O.: 34
Cerinto: 20, 26, 27 Dal Covolo E.: 28
Cesario di Arles: 145, 147, 211, 214, 215, Del Zanna A.: 30
216,217,221,255,260,438,445 Demetrio (vescovo): 28
Chabot.J.B.: 31 Devreesse R.: 31, 32, 44 .
Cipriano: 156, 322, 327, 364,' 365, 370, Di Berardino A.: 17, 21, 15
375,406,485,492,493 Didimo il Cieco: 29, 35, 168, 228, 234,
Cirillo di Alessandria: 19, 20, 23, 24, 30, 254,375
31,33, 34,35,36,39,40,41,43,45, Diodoro di Tarso: 32
. 52, 53, 56, 57, 58, 60, 62, 69, 71, 72, Dionigi l'Areopagita: 102
73,74, 77,78,79, 80, 82, 84, 86, 87, Domiziano (imperatore): 22
88,90,92,94,96,97,98,99,lOl,104, Dragas G.D.: 32
108,113,114,118,119,120,130,132,
135,138,140,141,145,146,148,159,
. . Edwards M.: 12, 25, 36
166,168,169,170,171,182,185,188, Efrem il Siro: 7, 22, 36, 40, 49, 86, 89, 91,
194,198,199,202,205,207,209,411, 93, 118, 123, 132, 134, 135, 138, 141,
214, 216, 217, 221., 222, 225, 227., 229, 145,152,153,154,155,169,182,185,
.230,237,238,240,244,247,252,2?4, . 189,191,216,218,228,236,255,259,
255,259,261,262,269,270,2Jl,272, 285, 287' 294, 300, 301, 309, 312, 364,
273,274,276,284,285,288,291,293, 427,434,438,447
294, 295, 297) 298, 301, 302, 304, 305, Egesippo: 23
306,308,309,311,313,314,315,316, Elowsky J.C.: 12, 31, 33,36
320,321,322,327,330,331,333,334, Epifanio di Salamina: 17, 18, 26
337, 33.8, 340, 342, 343, 345, 346, 347, Eracleone: 24, 26, 27, 158,. 162, 216, 220
.348,-349,350, 352, 353, 354, 356, 358, Eunomio: 33, 53
.362,365,367,370,371,372,373,374, Eusebio di Cesarea: 7, 16, 17, 18, 19, 20,
375,385,386,388,389,392,393,397, 22, 23, 24, 26, 39, 43, 97, 102, 118,
400,401,404,405,406,407,408,410, 121,145,146,197,198,200,210~216,
Indice dei nomi 517

220,254,285,290,309,313,345,375, 353,357,358,359,361,362,363,364,
407,415,493 . 365,366,369,372,374,375,385,386,
Eusebio di Vercelli: 345 389,390,391,393,397,399,401,403,
Eutiche: 35 405, 406, 407, 408, 413, 415, 417, 418,
Evagrio Pontico: 228, 235 421, 424, 426, 427, 428,430, 431, 434,
435,437,438,439,440,441,442,443,
Facondo di Ermiana: 31 444,445,446,447,449,450,451,452,
Fatica L.: 31 453,455,456,457,458,459,460,461,
Faustino; 406 462,465,466,468,470,476,477,478,
Fausto: 465 481,483,484,485,486,488,493,494,
Filippi A.: 16 497,499
Filippo:26, 136, 138, 139, 140, 141, 143, Giovanni Damasceno: 6, 82
146,239,253,288,293,294,296,297 Giovanni il Presbitero: 24
Filone:22,25 Girolamo: 9, 20, 22, 29, 58, 66, 72, 73,
86,87,96,97,102,210,211,214,227,
Gaio: 26 229,254,304,307,314,318,365,366,
Gandolfo E.: 34 375,376,379,465
Giovanni Battista: 17, 24, 72,-74, 75, 76, Giuseppe Flavio: 97, 98
96,97,98,99,100, 107,108,110,111, Giustino Martire: 24, 25, 168, 169, 171,
112,113,118,119,120,121,123,125, 175,185, 188, 189,364
128,130,132,159,197,198,199,200, Grasso S.: 11, 15, 17, 21, 22, 23, 24, 78,
203,205,210,212,284,286,294,296, 96, 115, 132, 168, 197, 198,210,254,
494,499 375,385,426,440,484,493
Giovanni Crisostomo: 15, 18, 20, 24, 28, Gregorio di Nissa: 40, 52, 53, 58, 70, 145,
29,30,32,34,35,36,39,40,41,46, 169,172,174,177,261,264;269,271,
47,52,53,55, 57,58,59, 62,63, 66, 279,283,331,335,385,387,407,411,
68, 72, 75, 76, 78, 79, 80, 81, 83, 86, 427,428,459,463,465,466,467,472,
87, 93, 96, 97, 98, 99, 100, 106, 107, 477,481
108,110,112,113,116,118,119,120, Gregorio Magno: 87, 107, 108, 111, 112,
124,125,126,128,132,133,134,136, 113,114,116,119,125,185,193,247,
137,138,139,140,141,143,l44,145, 250,251,365,368,376,381,427,429,
146,149,152,153,155,156,158,159, 430,434,466,471,472,474
162,164,168,.169,170,171,173,174, Gregorio Nazianzeno: 40, 52, 58, 70, 169,
175,176,178,179,181,183,185,187, 172,l74,261,264,279,283,331,335,
190,192,193,194,198,199,200,201, 385,387,427,428,459,463,465,466,
202, 203, 205, 206, 207, 209, 210,"21 l, 467,472
213,214,216,217,219,221,222,224, Grilli M.: 15
225,227,228,229,230,236,237,238,
239,240,242,243,244,245,246,247, Heine R.: 26, 27
248,249,250,251,252,254,255,256, Hill C.E.: 25
258,259,261,262,263,264,267,268, Houghton H.: 34, 78, 373, 396, 465 .
· 269,270,274,277,279,280,282,284, Hunger H.: 22
285,286,288,289,291,292,293,294,
295,296,297,299,302,304,305,307, Ignazio di Antiochia: 24, 25) 169, ·180,
308,309,310,312,314,315,316,317, 314,315,331,332,465,467
318,319,321,322,323,325,327,331, Ilario di Poitiers:'31, 36, 39, 40,.41, 46,
332,333,335,336,337,338,339,342, 47,54,55,57,58,59, 64, 65, 66, 82,
343,345,346,348,349,3?0,351,352, 86, 87, 97, 104, 105, 152; 155, 159-,
518 . Indice dei nomi

164,169;179, 18~,187,190,193,197, Mazzeo M.: 15


211,215,228,235,.261,265;274,275, Melitone di Sardi: 118, 122
277,279,281,285,287,288,290,292, Metodio di Olimpo: 40, 54
294,299,308,311,314,317,321,323, Metzger B.: 11, 21, 27
331,334,335,337,341,358,360,417, MigneJ.P.: 33
420,'455, 456, 481, 485, 489, 492, 493, Moloney F.J.: 11
494, 495, 496, 498 . Monteverde F.: 31
Infante ·R.: 11, 15, 57, 78, 96, 118, 197,
254,321,396,484,493 , Naidu AJ.: 30
Ippolito: 24, 27, 168, 197, 364 Nerva (imperatore): 22 .
Ireneo di Lione: 15, 17, 20, 22, 24, 25, 26, Nestle E.: 12, 21, 57, 96, 197, 349, 364,
27,36,57, 72, 73, 78, 79, 82, 85, 97; 465, 484
104,145,150,159,163,168,184,185, Nestorio: 33
192,254,255,261,264,285,290,292, Nonno di Panopoli: 375
322;329,331,333,350,355,365,367, Norelli E.: 16, 22, 24, 25
368,375,385,387,407,410,418,422,
426,427,433,435,444 O'Carrol M.: 32
Oden T.: 10 ·
Kalantzis G.: 31, 32 Ogg G.: 17
Keefer K.: 25 OngH.T.: 15
Keener C.S.: 23, 24 Orazzo A.: 31 .
Keith C.: 375 Origene:5, 7; 8, 9, 10, 17, 18, 19,24,26,
Kistemaker S.J.: 23 27,28,36,39,41,42,43,47,57,58,
60, 64, 67,69, 70, 72, 74, 75, 96, 97,
Lattanzio: 17, 274, 276 99, 106, 107, 108, 109, 1~0, 111, 112,
Lazzaro: 17; 20, 23, 255 113,114,117,118,121, 145,147,149,
Leone L.: 33 158,159,160,161,162,163,l64,165,
Limone V.: 28 166,168,197,216,217,220,222,223,
Lora E.: 16 227,228,230,231,232,233,234,237,
Luca (evangelista): 18, 40, 98, 149, 159, 238,239,240,241,242,243,244,246,
296,427,428 . 247,248,249,253,254,294,301,365,
Lupieri E.: 24 367' 375, 386, 394, 396, 397) 398, 399,
400,407,413,414,415,416,417,418,
Mai A.: 33 419,420,421,422,423,424,426,427,
Marcione: 35 428, 429, 430, 431, 438, 444., 445, 449,
Marco (evangelista): 15, 16, 17, 18, 159, 452,454,455,457,459,462,465,466,
164,296 470,485',488,489 .
Margerie B. de: 35
Maria di Màgdala: 17 Palinuro M.: 396, 465
Maritano M.: 28 Palladio di Elenopoli: 29, 32
Massimo di Torino: 145, 147, 150, 152, Paolo (apostolo): 23, 62, 63, 68, 69, 80,
154, 156,216,217,218,224 84, 101, 144, 186,203.,208,212,219,
Massimo il Confessore: 78, 79, 86, 91, 148 277,280,288,291,295,303,316,374,
Mattei P.: 492 411-, 412, 419, 424, 433, 438, 444, 464,
Matteo (evangelista): 18, 21, 118, 119, 471,473,477,483,496
133,136,159,164,168,246,249,259, Paolo di Samosata: 35, 279, 282
264,295,296,305,354,421 Papia di Ierapoli: 16, 17, 24, 25, 375
Maxwell D.: 33 PaulovkinJ.S.: 184
Indice dei nomi 519

Pazzini D.: 28 149, 151, 152, 155,, 158, 159, 162, 166,
Ferrone L.: 33 . 167,169, 172, 174,178,179, 180,210,
Pietro Crisologo: 479 213,216,217,218,221,223,228,232,
Policarpo di Smirne: 20, 27 · 235,238,241,243,246,247,248,252,
Policrate: 24 254,255,256,261,263,264,266,269,
Porfirio di Antiochia (vescovo): 31, 32 269,271,272,274,277,279,281,282,
Porfirio di Gaza (vescovo): 32 285,'286, 290, 291, 294, 295, 297, 298,
Porter S.E.: 15 304,307,350,354,358,361,364,365,
Prinzivalli E.: 2S 366,375,385,387,426,427,431,436,
Prudenzio:7,36,57,61,86,94 438,440.442,444,449,451,452,454,
Pseudo-Atanasio: 76, 426, 485, 490 455,456,458,459,461,465,466,467,
Pusey P.E.: 33 470,476,478,482,484,485
Teodoro di Perinto: v. Teodoro di Era-
Rasimus T.: 12, 25 clea
Reale G.: 34 T eodozione: 9, 1O
RettingJ.: 34, 35 Teofilo di Alessandria: 57
Reuss J.: 29, 33, 35 Teo.filo di Antiochia: 24, 25
RobinsonJ.M.: 26 Tertulliano: 17, 24, 50, 57, 78, 79, 85,
Romano il Melode: 36, 123, 148, 151, 127, 168, 169, 175, 178, 185, 195,
157,215,229,238,298,299,336 . 197, 254, 274, 275, 279, 280, 282,
Runic D.T.: 25 308, 3.09, 313, 314, 318, 337, 339,
Russell N.: 33 341, 345, 347, 375, 406, 426, 485,
Rylaarsdam D.: 30 490,493,494, 497
Thome F.: 31, 32
Sabellio: 53, 489 Tolomeo: 24, 27
Sanders}.N.: 22 Tommaso (apostolo): 26
Schnackenburg R.: 11, 96, 168, 364 Tommaso d'Aquino: 36
Sciacca M.F.: 31 Trabè A.: 31
Sieben H.J.: 36 Traiano (imperatore): 21, 22
Simmaco: 9 Tregelles S.P.: 16
S4noens Y.: 11 TriggJ.W.: 33
Simonetti M.: 21 Tripaldi D.: 24
Smith H.: 36
Spuntarelli C.: 24 Ulfila: 9
Straub J.: 31 -
Sullivan F.A.: 32 Valentino: 26, 27, 85
Sutcliffe E.F.: 17 Vigilio (papa): 31
Vita A.: 34
Taziano: 17, 36, 145 Vittore I (papa): 24
Teodoreto di Cirro: 29, 97, 103, 159, 165, VostéJ.-M.: 31, 32
169, 177,493,495
· Teodoro di Eraclea: 29, 35, 145, 146, 314, Weinrich W.C.: 24
315,316 Wengst K.: 11
Teodoro di Mopsuestia: 16, 17, 18, 20, Wiles M.F.: .15, 19, 20, 21, 22, 23, 25, 32,
29,30,31,32,33,35,36,39,44, 45, 33
57,59,61,79, 83, 86,87, 92, 95, 97,
100,118,119,123,125,128,132,134, Zevini G.: 11, 57, 78, 364, 484
135,138,139,140, 143,144,145,l46,
INDICE SCRITTURISTICO

ANTICO TESTAMENTO 30, 37-42: 191


. 32, 32: 289
Genesi 33, 18-19: 210
34:210,214
1, 1:42,45,46,47,54,61 37,28:409
1, 1-2: 46 48,22:210
1,3:42,266,386 49,10:236
.1, 6: 42
1, 20: 176 Esodo
1,22:299
1, 26: 238, 422 1, 14:409
1,29:299 2, 16-21: 123
2, 7:90,412,444 3,5: 116
2, 17:277 3, 14: 51, 56, 400
3, 1: 189,422 4,22:81
3,6: 148 13,3:409
3, 18: 160 13, 21: 386
3, 19:90,380 13, 21~22: 389
3,21:472 14, 5-3 1: 181
. 4~ 1: 394 16-17: 298
9,\l: 299 19, 19:288
9, 7:299 20,5: 162,440
14, 22: 432 . 20, 10:355
15,5:432
23, 10:355
15,6:415,432 24, 9-lOa: 102
29, 38-44: 120
17, 10:355 33,11: 103
18, lss: 433 33,20: 104
18,22: 173 34,28:258
22, 1-13: 191
22,13:434
22,17:432 Levitico
22,18:434 12,3:355
24, 1-67: 123 16, 8: 122 .
25,25: 181 20, 10:377
26,4:433 23,8:450
29, 1-21: 123 23, 39-40: 366
29, 15: 160 24, 5-9: 332
522 Indice scritturistico

Numeri 6, 1-7: 181


9, 15ss: 389 24:409
12, 9-15: 182
16,5:477 2 Cronache
20, 11: 351 7,5:485
Deuteronomio Esdra
2, 14: 258 ' 6, 15-16: 485
4,33:288
5,6:409 Neemia
5,9:440
6,4: io6 3, 1: 254
13, 2ss: 292
15, 12: 356 Giuditta
18, 15: 111,301
18,25:236 8,16:51
19, 5: 392
19, 15:74 1 Maccabei
24,16:441 1,22:332
27, 11-12: 230 4, 52-59: 485
31, 7-8: 301

Giosuè 2 Maccabei

5,9: 117 10,3:332


24,32:210
Giobbe.
· l Samuele 9,8:307
1, 1: 46 27,6:380
2,9:235 40, 19:42

1 Re Salmi
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Indice scritturistico 523

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524 Indice scritturistico

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I Gioele
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Indice scritturistico 525

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526 Indice scritturistico

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Indice scritturistico 529

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5, 33-34: 286 6, 35-40: 314
5,35: 76,287 6, 36:316
5, 36: 287 6,37: 316,318
5,37:288 6, 38: 317
5,38:289 6, 39: 318
530 Indice scritturistico

6,40:318,319,320 7, 8-9: 348


6,41:322 7,10:345
6, 41-51: 321 7, 10-11: 350
6,42:322 7, 10-23: 349
6,43:323 7, 12: 351, 389
6, 43-44: 323 7, 13:352
6,44:323,324,341 7, 14-15: 352
6,45:324,366 7, 15: 352
6,46: 104,325 ' 7, 16:352,353,446
6, 47:326 7, 17:354
6,48:326 7, 18:354
6,49:327,331 7,20:354
6,50:328 7,21:355
6,51:313,326 7, 22-23: 355
6,5la:328 7,24:358
6, 51b: 329 7, 24-36: 357
6,52:322,332 7, 25 -26: 358
6, 52-53: 332 7,26:366
6, 52-59: 331 7,27:359
6,53:332 7, 28: 359
6,54:333,487 7,29:360
6,55:333 · 7' 30: 346·, 361 .
6,56:334 7, 31: 361, 366
6, 56-57: 334 7' 32-33: 361
6,57:308,334 7,34:362
6,.58: 335 7, 35: 363
6, 58-59: 336 7,37:216,365
6,59:336 7' 37-39: 219
6,60:338 7, 37-44: 364
6, 60-71: 337 7, 38a: 366
6,62: 187, 339 7, 38b: 367
6,63:322,339 7,39:367, 368,370
6,64:340 7, 40-41: 370
6,65:341 7,42:366
6,66:341 7) 42-44: 371
6,67:341 7' 45-52: 372
6,68:342 7, 45-46: 372
6, 68-70: 343 7, 47-49: 373
6,69:343 7, 50-52: 374
6,70:343 7,51: 170,375
7:254 7,52: 140,248
7, 1:346 7,53 : 375
7' 1-9: 345 7, ?3 - 8, 11: 30, 375
7,2:346 8,1:377
7, 3-5: 347 8, 1-11: 30, 375
7,6:345,347 8, 3-4: 377
7, 7:347 8, 3-5: 377
7,8:'345 8, 5-6: 379
Indice scritturistico 531

8, 7: 380, 381 8,44:416,423,458


8, 8: 381 . 8,44a:421
8, 9: 381, 382 8,44b:421
8, 10: 383 8,44c:422
8, 10-11: 383 8,45:423
8, 11: 383 8,46a:424
8, 12:41,375,386,415 8, 46b: 424 '
8, 12-20: 385 8,47:424
8, 13:286,389 8,48:248,428
8,14:390 8, 48-59: 426
8, 15:391,402,457 8,49:428
8, 15-16: 391 8,50:275,429
8, 16: 392 8,51:429,430
8, 17-18: 392 8,52:430
8, 18: 393 8,53:431
8, 19: 393 8,54:427,432
8, 20a: 394 8,55:432
8, 20b: 395 8,56:80, 122,415,431,432
8,21:397,398 8,57: 17,434
8, 21-22: 397 8,58:435
8, 21-30: 396 8,59:435 .
8,23:398 9: 17
. 8,24:321,400,427 9, 1: 439
8, 25: 45, 401, 402 : 9, 1-12: 437
8,26:360 9,2:440
8, 26a: 402 . 9, 2-3: 264
8, 26b: 403 9,3:440
8,27:403 9,4:442
8,28:427 9, 4-5: 442
. 8, 29: 404, 405, 419 9, 6-7: 444
8,.,30: 403' 405) 423 9, 7:446
8, '31: 407, 418 9, 8-9: 446
8, 31-41a: 406 9, 10-12: 447
8,32:408 9, 11:446
8,33:409,458 9, 13-34: 449
8,34:410,450 9, 14-15: 449
8,35:411 9, 15:449
8, 36: 411 9, 16:450
8,37:412 9, 17:450
8, 38: 51, 413 9, 18-23: 451
8,39:412,414 9,24:452
8,40:415 9,25:452
8,41:418,421 9,27:453
8,4la:416 9,28:453
8, 41b: 417,'418 9, 28-29: 453
8,42a:419 9,30:453
8,42b:419 9,31:453
8, 43: 420 . 9, 33-34: 434
532 Indice scritturirtico

9, 35: 456 10,33 :495


9, 35-41: 455 10,34:89
9, 36: 456 10, 34-36: 495
9,37:456 10,35:495
9, 37-38: 457 10, 37-38: 497
. 9, 38: 456 10, 38: 285, 483
9,39:373,457 10,39:498 .
9, 40-41: 458 10,40:498
io: 17 10, 41-42: 499
10, 1:463 11: 17
10, 1-2: 460 11,3:23
10, 1-6: 459 11,5:23
10, 2:472 11, 25: 41
10,3:461,462,467 11,55: 17
10,. 3-4: 462 12, 1: 17,255
10,4:463,467 12,26:342
10,5:462,463 12,36:70
10, 6:464 12,45:241
10, 7:466 12, 47: 191,391,402
10, 7-13: 465 12,49:272
10,8:73,468 13: 17, 28
10, 9: 41,466,467,485,487 13, 1: 17
10,10a:468 13,33:398
10, 10b:466 14,2:490
10, 11:41, 467,470, 472,476,477 14,6: 41,90,393, 415,466,467,469
10, 12a:472 14, 7-11:492
10, 12b-13: 473 14,9:52,288,289,498
10,14:472 14,10:52,285,289,419,494
10, 14-15a: 477 14, 11: 491 .
10, 14-21: 476 14, 12: 315
10, 15:465,476 14,17: 125
10, 15b: 478 14,28:490
10, 16:467,479 14,30: 81
10, 17:470,476, 480 15: 17
10, 18: 121 15,3: 446
10,18a:481 15,16: 135
10,18b:482 15, 19: 135
10, 19-21: 483 16, 13:461
10,22:485 16, 15:335
10, 22-3'0: 484 16, 26-27: 478
10, 24-26: 486 17: 17
10,27:486 17,1:432
10,28:487 17,3: 478
10,29:488,493 17,.4:427,432
10,29a: 484 17,5:429
10,30:21, 165,241,289,489,491,492 17, 6: 393
10, 31-32: 494 17,10:208,318
10, 31-42: 493 17, 21: 463, 492
Indice scritturistico 533

17,24:363,462 3,28-29:311
17, 25: 80 . 4,3:415,432
18, 15-16: 23 4, 17:64
18,28: 17 5, ·17: 430
18, 31-33: 21 5, 18: 130
18, 37-38: 21 6,9:462
18,39: 17 6, 20-22: 411
19, 14: 17 7, 19:411
19, 25-27: 301 7,22:412
19,29: 19 7,23:411
19,35:23 8,3: 188
19,37:281 8, 15:82, 101,369
19,39: 170 8,26: 126
20: 17 8, 29-30: 488
20,2:23 8,31:70
20,22:369 8,32: 104
20,29:319,408 8,34:306
20,30: 17 9,5:55,59
20,31: 19 10,2:424
21, 2: 142 10,4:311
21, 7:23 10, 17: 203
21, 15-17: 466 11,1:477
21,20:23 13, 12:444,446
21, 20ss: 24 16,25:242
16,26:231
Atti degli Apostoll
1 Corinzi
1,3:258
1, 26: 343 1, 9: 317 ,
2, 1-4: 258 1, 17: 135
2,,27:481 1,24: 103, 164,271,402
2, '37-41: 403 1, 25: 150
5, 35-37: 109 1, 27:464
8, 18-19: 161 1,31:204,311,365
10,47: 175 2,8:256
11, 16: 176 2,9:83,408
17,28:56,68 2, 10:325
17,29:412,477 3, 1-2: 144
35-37: 469 3, 16-17: 163
3, 17:235
' 4, 7:70,202
Romani
6, 17:394
1;1:55 7, 19: 101
1, 17:277,468 8,4:65
1,20:288 10,4:351
2, 4-6: 383 10, 11:242
2, 21: 470 11, 29: 328
3,23: 191 12, .6: 257
534 Indice scritturistico

12,8:207 E/esini
12, 12:480 1,4:463
12, 13:219 1,5:82,394,401
12,27: 164 2,20: 164
13,5:295 2,21: 164
13, 12: 48 3,5:242
13, 15:329 4, 2-3: 260
14,22:295 4,6:367
15, 10:204,206 \.

4, 7:207
15, 22: 422· 4,22:282
15,24:316 4,23: 176
15, 26: 165, 398 5,8:69, 170
15, 49: 399 5,30:327
15,53:472,481 6, 12:70
15, 53-54: 85
15, 54-55: 165
Filippesi
2 Corinzi 1,.18: 47.3
2, 5-8: 271
1, 19: 56 2,6:55,208
1,22: 147 2, 6-8: 8
3,6:233,234 2, 7:285,392,404,419,483
3,9: 101 2,8:83,310,403
4,4:80,334 2, 8-9: 165
4, 16: 177
2, 15: 433
5,4:85,92 2, 19-21: 473
5,5:232 2,21: 161,473
5, 6-7: 388.
3,20: 186
5,10:277 3, 21: 303
6,8:351
8,9:65
11,23:478 Colossesi
12, 2-4: 144 1, 15:334,335,430
12, 10: 303 1, 15-17: 495
1, 16:62,64,65
Galati 1, 16-17: 68
1, 18:306,402
l, 10:291 2,3:206 .
2,20:204,280 2, 8: 463
3,6:432 2, 14:474
3, 19:292 3, 9: 282
3,22: 101
4,4:231
4,5:82,85 1 Tessalonicesi
4, 5-6: 83 5,8: 170
5, 6: 311,468
5, 13:411 1 Timoteo
5, 17: 411 .
6, 2: 260 . 3, 10:411
Indice scritturistico 535

3, 16: 103 1 Pietro


5,20:475 2,5: 164,231
2, 9-lOa: 398
2 Timoteo 2,22:424
1, 10:70,231,242 3, 9: 355
1, 15:341
2,·5: 374 2 Pietro
2, 17:341 1, 4: 91
2, 19: 463, 477-, 488 2, 1:55
4, 7-8: 241 3,7:319
Tito I Giovanni
1,6:411 1, 1-3: 16, 23
2, 13:55 2, 11:306
3,5-7: 176 2, 19:341,468
3,2:91
Ebrei 3,8:416
1, 1: 102 3, 16:473
1,3:373 3,20:380
1, 10: 63 5,8:492
2, 12:394 5, 10: 190
2, 17:329
3, 10: 336 . Apocalisse
4, 12-13: 51 1, 17:402
4, 15:424 4, 6-7: 15
5,12:42,445 5,6: 120
5, 14: 241
8, 1: 121 5,9: 121
8,,5:234 17,5:256
9~·,24: 101
19, 13:60
11,.7: 101 21, 2: 165
11,37:247 21,6:402
12, 6: 250
22, 1-2: 367

Giacomo
2, 17:400
2,23:415
INDICE GENERALE

Introduzione generale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 5


Premessa del curatore .... ; . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 11
Introduzione a Giovanni » 15

GIOVANNI 1-10

Il Verbo in principio . ...................... .. ......... . . . ...... . » 39


Il Verbo creatore come vita e luce ................................ . » 57
Giovanni testimone della luce............................. ...... .. . » 72
L'accoglienza di Cristo da parte del mondo e dei credenti ............. . » 78
Il Verbo come tabernacolo in mezzo a noi. ... . ... .... ; ............. . » 86
Il dono della grazia divina tramite l'incarnazione di Cristo ............. . » 96
1<a testimonianza di Giovanni Battista ...................... . .. '. ... . » 107
'
L'agnello di Dio e il suo battesimo ................................ . » 118
La chiamata dei primi discepoli .................... : , ......... ... . » 132
La chiamata di Filippo e N atanaele ................... .. .......... . » 138
Gesù a una festa di nozze . . . ... ... ... . ... .. ........... . ......... . » 145
Il miracolo dell'acqua trasformata in vino: il primo segno ......... : ... . » 152
La purificazione del Tempio ................ : ............ : ....... . » 158
Nicodemo e la questione della rinascita ... . ........ ... .......... . . . . » 168
La rivelazione del dono di Dio .... ... ............ .... ......... . .. . » 184 .
La testimonianza di Giovanni ..... .. ................ .... ... . . .... . » 197
G esu, arnva ·samarla· . ... ........... . ........ . . . ....... .
·al pozzo m » 210
538 Indice generale

L'arrivo della Samaritana ....................................... . pag. 216·


. sp1r1
Adorare 1n . 'to e veri't'a .................... . .................. . » 227
I campi sono pronti per la mietitura ............................... . » 237
La guarigione del .figlio del funzionario: il secondo segno.............. . » 246
La guarigione del paralitico: il terzo segno .......................... . » 254
Guarire di sabato ..................... : ........................ . » 261 .
Il perfetto accordo tra Padre e Figlio ..........'. ................... . » 269
Il giudizio del Padre e del Figlio ......................... ..... .... . » 274
La risurrezione e il giudizio...................................... . » 279
Il testimone del Figlio e del Padre ............................. ·... . » 284
La moltiplicazione dei pani e dei pesci: il quarto segno .. .· ..... . . . ... . . » 293
Camminare sulle acque: il quinto segno ........... . .... . .. . . . ...... . ' » 304
Le folle e il pane ....... ....... ............... .. . ... .... ; ...-... . » 308
Io sono il pane della vita ................................. . ...... . » 314
Imparare dal pane della vita .. ....... ........ ". ......... : ..· ....... . » 321
Carne e sangue del Figlio dell'uomo .......... ·" .. .. . . . . .... .... .. . » 331
~a diserzione di molti discepoli ............................ ·. ..... . » 337-
La festa delle capanne e il complotto dei Giudei. .................... . » 345
Una disputa sul sabato alla festa ....... ~ ....................... . .. . » 349
La fonte della dottrina di Gesù ... ................................ . » 357
L'offerta dell'acqua viva ........................................ . » 364
I capi giudei non credono e non insegnano ......................... . » 372
L'adultera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 375
Il testimone della luce del mondo. -. ........ " ........ . ....... . . .... . » 385
L'autorità di Gesù viene dal Padre ....... .. . . . . . . . ................ . » 396
Una disquisizione sulla paternità .... : ............................. . » 406
Il Padre di Gesù e il loro padre .................................. . » 417
La vita in Gesù e la sua preesistenza...... . ........ . ....... . ........ . » 426
Sanare un cieco dalla nascita: il sesto segno . ...................... .. . » 437
Indice generale 539

I farisei investigano sul miracolo............... ; .............. ·.... . pag. 448


I

Cecità spirituale e .peccato .... ·.. ! . ................................ . » 455


La parabola della porta dei recinto ..................... .. ~ ......... . » 459
Il pastore e il mercenario....... ·................................. . » 465
Il buon pastore e le sue pecore ................................... . » 476
L'incredulità dei Giudèi ........................................ . » 484
.L'accusa di blasfemia ................ : ......................... . » 493

INDICI

Indice delle fonti .............................................. . » 503


Indice delle traduzioni utilizzate................................... . » 509
.Indice dei nomi .....................· .......................... . » 515
Indice scrittutistico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 521

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AntiL-() TL'Sti.1llll't1t<>
Genesi 1-11 voi. 11 I
Genesi 12-50 voi. 1/2
Esodo/Levitico/Numeri/Deuteronomio voi. 2
Giosuè/Giuc.lici/Rut/ 1-2 Samuele voi. 3
1-2 Rc/1-2 Crnnache/Esdrn/Neemia voi. -t
Tobia/Sapicnza/Siracide/Baruc/Aggiunte a Daniele VO I. J
G iobbe voi. 6
Salmi 1-50 voi. 7/1
Salmi 51 -150 voi. 7/2
Provcrbi/Qodet/Cantico dci Cantici voi. 8
Isaia 1-39 voi. 9
Isaia -t0-66 voi. l O
Geremia voi. l 1
Ezcch icle/Oaniclc voi. 12
I dodici profeti voi. l 3

N u e, \ ' o ll·~ to.1111L'11 t()


Malleo 1- 13 voi. 1/1
Malleo J-t-28 voi. 112
i\fon:o voi. 2
Luca VOI. )

Giovanni VOI. -t
Atti degli Apostoli voi. 5
!{omani VOI. 6

1-2 Corinzi voi. 7


(;ala i i/Efesini/Filippesi voi. 8
( :olosscsi/ 1-2 Tessalon iccsi/
1-2 Timotco/Tito/f'ilcmonc voi. lJ
Eh rei voi. IO
(;i;u.:omo/1 -2 Pictro/1 - 3 (;iov:11111i/Giud:1 voi. 1 I
Apoca lisse voi. 12

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ISBN 978-88-311-9396-2

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9 788831 193962

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