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Vediamo due esempi di letteratura extra-canonica.

Alcuni apocrifi sono molto antichi. Tra questi il Vangelo di Proto-Giacomo e quello di Tommaso, erano
utilizzati nelle comunità cristiane. Un apocrifo è ciò che è nascosto, segreto. Spesso lo scrivevano autori che
non erano colui a cui intestavano il libro. Apocrifo perché almeno una parte di questi testi si presenta come
rivelazione di segreti, riservati ad una élite di spiriti eletti. Propone quindi una sapienza esoterica. Una
letteratura che è espressione di gruppi di persone e quindi questa letteratura esoterica afferma che esista
una conoscenza di livello superiore che è riservato solo ad alcuni. Apocrifo viene utilizzato in una fase tarda;
per esempio in Agostino, per indicare dei testi la cui origine non è chiara ma è oscura e quindi la loro
affidabilità è scarsa. Un testo apocrifo può essere un testo in cui c’è contenuto valido ma non si riconosce
con chiarezza l’origine apostolica. Il parametro di canonicità è l’apostolicità. Significa che un certo testo è
attribuibile agli apostoli. Questa apostolicità non ha niente a che fare con la dimostrazione di essere frutto
diretto degli apostoli. Il canone del nuovo testamento si fisserà fino ad oggi nel secondo secolo. Le chiese in
questi testi hanno riconosciuto la predicazione di fede apostolica. Negli apocrifi invece questo non è stato
ritenuto evidente. La distinzione tra canonico e apocrifo è confessionale. Uno storico non ha diritto di
imporre una valutazione; la differenza ha senso solo tra cristiani. In generale i testi recepiti nel canone
biblico sono molto più antichi di quelli extra-canonici, il che non significa che siano meno veri o più veri. La
lettura apocrifa riguarda le parole di Gesù, gli atti degli apostoli e le lettere. Nei manoscritti più antichi
compaiono anche alcuni scritti classificati dei padri apostolici come: il pastore di Erna, la lettera di
Clemente. La nozione di canonico ed extra-canonico sono state elaborate in una fase tardiva. Nel 100/200
inizia solo ad affiorare l’idea che ci siano libri molto usati e altri meno. Nel 300 Eusebio distingue gli apocrifi
dagli indubbi, per esempio.

Il vangelo di Giacomo viene fatto entrare in Europa solo in età moderna. Un gesuita, nel 1572, decide di
pubblicarlo. Questo vangelo in alcuni scritti precede il vangelo di Marco e descrive l’infanzia di Gesù, la
nascita di Maria, il martirio del padre di Giovanni Battista, Zaccaria ecc. Da dove emerge questo? Dal
bisogno di raccontare l’infanzia di Gesù o di essere devoti. Radicarlo nella storia significa anche fondare una
teologia e non solo devozionale. La cappella degli Scrovegni è tutta una messa in scena del proto-vangelo di
Giacomo, per esempio. L’iconografia della natalità viene dal proto-vangelo di Giacomo, la grotta, la
tentazione di Giuseppe, sono tutte in questo proto-vangelo. La nascita in un grotta viene accennata nei
secoli successivi: Origene nel commento a Matteo parla di un libro di Giacomo e in questo libro si dice che
Giuseppe fosse vedovo con il compito di custodire la verginità di Maria. Nel mondo giudaico e anticristiano
circola l’idea che la Vergine fosse adultera/violentata da un centurione romano e che Maria fosse stata
miracolata da Dio. Questa invenzione nasce fuori dalla Palestina e in contesti non giudaici.

Alcune testimonianze sembrano riconoscere una tradizione del secondo secolo. Origene parla di un Libro di
Giacomo: intende questo? Non si sa perché ci sono vari scritti che fanno nome all’autorità di Giacomo.
Sicuramente è stato scritto prima del 300 e ci sono elementi per pensare che l’autore conosca i vangeli
sinottici. Il grado di elaborazione dell’infanzia è tale da pensare che sia più tarda e il prof fa fatica ad
immaginare che sia del I secolo. C’è una prima sezione in cui si parla della nascita e dell’infanzia di Maria,
fonte della devozione cristiana. Poi c’è la sezione che parla della nascita di Gesù. Infine nell’ultima parte è
contenuta la narrazione della morte di Zaccaria, il padre di Giovanni Battista. Poi c’è capitolo finale che fa
da epilogo a tutto quanto. Emerge un tema: il problema del rapporto con i gentili: la predicazione
dev’essere destinata anche a loro? E fino a che punto possono essere accolti? Era un dilemma che gli
apostoli si erano posti. Nasce questo dibattito per evidenziare le differenze tra coloro che hanno rifiutato
Gesù e coloro che lo hanno accolto. Viene raccontato poi un momento di sospensione mentre nasce Gesù
in cui tutto l’universo si ferma. Il racconto serve a rendere inequivocabile della natura divina e umana di
Gesù con lo scopo di salvare. Ha quindi una intenzione teologica. Abbiamo dei detti che parlano della
destinazione di coloro che osservano gli insegnamenti esoterici. Qui il Regno non è un luogo. Il Regno, com

Vangelo di Tommaso.

E’ considerata una fonte importantissima per lo studio del cristianesimo antico. Riferimenti al vangelo di
Tommaso si trovano molti riferimenti antichi. Sono stati trovati dei papiri greci molto rovinati contenenti
parole di Gesù simili a quelle dei vangeli canonici. Altri scritti in lingua copta, gnostici, tra cui una
traduzione del vangelo di Tommaso. Si osservò che contenevano elementi del testo greco di Tommaso. La
scoperta del Vangelo di Tommaso ha rafforzato l’idea che Luca e Matteo avessero una fonte in comune. I
papiri sono databili alla metà del terzo secolo. Questo ci porta a collocare la composizione almeno prima
del terzo secolo, alcuni pensano a una composizione del testo greco entro la prima metà del terzo secolo.
C’è una testimonianza letteraria in Ippolito di Roma, uno scritto in cui si allude a un passo del vangelo di
Tommaso. Possiamo collocare la stesura del Vangelo del Tommaso nel secondo secolo. L’autore del
Vangelo di Tommaso somiglia a quelle di Matteo e Luca. C’è anche un allusione alla distruzione del tempio
di Gerusalemme. Potrebbe riferirsi alla repressione del 132-135. Questa collocazione cala gli entusiasmi di
chi pensa di ricavare nuove notizie. Il vangelo di Tommaso è interessante per conoscere alcune comunità
cristiane, ci dice molto poco sulla predicazione di Gesù di Nazareth. L’esordio è particolare. Nel Vangelo di
Tommaso Gesù salva mediante le parole. Questo potrebbe risolvere il contrasto con la soteriologia dei
canonici collocandolo nel periodo successivo alla risurrezione in . Abbiamo dei detti che parlano della
destinazione di coloro che osservano gli insegnamenti esoterici. Qui il Regno non è un luogo. Il Regno non è
in un luogo, non è una cosa del mondo: è invece dentro di noi e fuori di noi: il regno è dappertutto no però
insegnamenti riservati agli iniziati. Questo autore ha familiarità con un tema filosofico diffuso in età
imperiale che ha a che fare con la conoscenza di sé. Conoscere se stessi significa imparare che si è figli del
Padre. Quando io pervengo a una conoscenza vera di me stesso capisco che è il Padre che mi conosce e in
quanto conosciuto dal Padre mi riconosco figlio del Padre. C’è una sentenza di Porfirio che fa riferimento
alla conoscenza di sé e alla miseria.

La Didachè

Un vescovo ortodosso trova in un codice questo testo: insegnamento dei dodici apostoli. Dieci anni dopo
pubblica la prima edizione che ha un importanza cruciale. E’ un testo di cui parlano vari autori antichi ed è
quindi molto importante. Averlo scoperto ha dato la sensazione di poter raggiungere uno stadio della storia
del cristianesimo anteriore alla scrittura dei canonici. Ha quattro sezioni diviso in 16 capitoli. I primi sei sono
una esortazione morale. Regole di vita. Secondo lo schema via della vita e via della morte. Si parla del
battesimo, del digiuno, dell’eucaristia. Dal capitolo 11 c’è una sezione di tipo organizzativo sul
comportamento da tenere nella comunità e sul modo di gestire. Poi c’è una piccola apocalisse. Non
sappiamo nulla sulla data e sull’autore e nemmeno sul luogo. Sono state formulate varie ipotesi.
L’impressione è di aver a che fare con un cristianesimo antico. L’idea di ? è che la comunità primitiva sia
stata ellenizzata in maniera corposa e da qui siano nate varie dottrine complesse. Questo ha garantito al
cristianesimo una copertura ma anche una corruzione. Secondo questo studioso: annuncio del Padre
misericordioso, annuncio di una giustizia superiore, annuncio sul valore della persona sono elementi basici
e semplici. La grande maggioranza degli studiosi dice che il testo è la redazione di tradizioni precedenti.
Testimoniano stati della tradizione precedenti su tutti i livelli. Nel mondo antico scrivere è laborioso e
costoso: per cui si può immaginare che l’opera sia stata redatta non molte volte. Il testo trasmette
tradizioni che hanno un età superiore. Sembra testimoniare uno stato di cristianesimo anteriore alle lettere
paoline. Contiene una dottrina molto arcaica e la comunità è immersa nel giudaismo del secondo tempio.
Questo documento rappresenta la vita dei seguaci di Gesù. Questi discepoli però sono ancora inseriti nel
popolo d’Israele. Non conoscono una contrapposizione tra Israele e Chiesa. Anche se han già fatto il passo
di aprirsi alla predicazione verso i gentili. Si pongono il problema di come trasmettere il patrimonio
ricevuto. Questa situazione è peculiare dei primi anni post-pasquali. Possiamo collocarlo intorno alla metà
del primo secolo. Con ogni probabilità c’è una tradizione viva ma che è in qualche modo minacciata dai
cambiamenti. Ci vengono presentate guide comunitarie e descrizioni rispetto agli apostoli, ai maestri e ai
profeti. Ignazio di Antiochia ci testimonia il passaggio di una comunità sotto la guida di un vescovo. Non
senza conflitti. Il vescovo per Ignazio di Antiochia è figura del Pastore Cristo. L’unità della Chiesa però non è
una cosa ovvia. L’ipotesi è che la Didachè nasca ad Antiochia. Questo testo sembra corrispondere a ciò che
sappiamo dell’ambiente di Antiochia e della sua regione. Emerge un conflitto tra profeta e sacerdote e
questo è nella morte di Isaia. Avviene un passaggio dalla leadership itinerante a quella stanziale. La Didachè
mostra una chiara prossimità col Vangelo di Matteo.

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