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Collana
BIBLIOTECA DI RICERCHE TEOLOGICHE
Diretta da CARMELO DOTOLO
R. FISICHELLA (ed.), Noi crediamo. Per una
teologia dell'atto di ferle, pp. 196
GAETANO LETTIERI
ILMETODO
DELLA GRAZIA
Pascale l'ermeneutica giansenista di Agostino
Per Irene
INTRODUZIONE
Questo volume muove da una semplice eppure sorprendente constatazione: Agostino , lungo l'intero Seicento e olTestimonianza dell'abb BOILEAU su Blaise Pascal.
PASCAL, Penses 698=577=119. Sono state utilizzate le seguenti edizioni: C. GIANSENIO, Augustinus, Lovanio 1640, tomi 1-III, ristampa anastatica
Frankfurt/Main 1964; A. ARNAULD, Oeuvres, Paris-Lausanne 1775-1783, ristampa anastatica Bruxelles 1967, 1-XLIII; B. PASCAL, Oeuvres compltes (ed.
J. Mesnard), Paris 1964-1992, 1-IV; essendo ancora incompleta l'edizione Mesnard, Les Provinciales e le Penses sono citate nell'edizione di L. Lafuma, B.
PASCAL, Oeuvres compltes, Paris 1963; le Penses sono state quindi verificate
sulle edizioni di J. Chevalier, B. PASCAL, Oeuvres compltes, Paris 1954; di M.
Le Guern, Penses, Paris 1977; di Ph. Sellier, Penses, Paris 1991; e sulla rivoluzionaria edizione di E. Martineau, Discours sur la religion et sur quelques
autres sujets, Paris 1992. Le opere sono qui citate riportando nell'ordine l'eventuale tomo (numero romano), libro (n. romano), capitolo (n. arabo), pagina
o colonna (n. arabo); gli crits sur la grce di Pascal saranno citati secondo la
classificazione e la paginazione di Mesnard (relativa al III tomo delle Oeuvres), seguite dalla ripartizione in quattro scritti e la paginazione di Chevalier;
le Penses saranno citate secondo la numerazione di Lafuma, seguita da quelle
di Sellier e di Brunschvicg; gli scritti minori di Pascal saranno citati secondo il
tomo e la paginazione di Mesnard. Si precisa che si rispetter sistematicamente la grafia, spesso desueta e talvolta contraddittoria, dei testi originali.
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Introduzione
timistico, aperto al rapporto con la tradizione umanistica e quindi con l'idealismo razionalista cartesiano) e agostinismo oscuro (pessimistico, antiumanista, sensibile allo scetticismo cristiano di Montaigne o di Charron - difeso
da Saint-Cyran contro il gesuita Garasse -, e all'epicureismo cristiano dell'anticartesiano Gassendi), cf. l'importante volume di H. GoUHIER, L'anti-humanisme au XVIIe sicle, Paris 1987, in part. i capitoli VII (Le vrai saint
Augustin?) e VIII (Anti-humanisme et jansnisme), pp. 75-111; cf. inoltre
PH. SELLIER, Introduction a Le sicle de saint Augustin, 99-102; P. STELLA,
Studi sut giansenismo. Presenza giansenista nella societ e nella cultura da
Pascal al tramonto del portorealismo in Italia, Bari 1972, pp. 233-237; e soprattutto A. McKENNA, De Pascal Voltaire. Le rle des Penses de Pascal
dans l'histoire des ides entre 1670 et 1734, 1-II, Oxford 1990, e in part. vol.
1, pp.1-56 e 136-159: vi si dimostra non solo l'irriducibilit delle Penses pascaliane alla filosofia cartesiana, ma vi si evidenziano gli stessi contrasti interni a Port-Royal sull'interpretazione dell'agostinismo, corne testimonia in
maniera eclatante l'edizione portroyalista delle Penses, edizione che censura
le pi potenti e temerarie aperture scettiche di Pascal, per appiattirlo nella direzione filocartesiana (basti pensare all'indubitabile evidenza del cogito e
delle idee chiare e distinte, con la quale viene identificato il sentiment pascaliano!) e antiscettica della Logique (cf. pp. 30-54 e 57-135). Cf. infine il
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lntroduzione
tragica nel Deus absconditus e cartesiana trasparenza razionale del sistema, tra horror vacui al cospetto dell'infinito e certezza metodica del fondamento metafisico.
E proprio la forza, persino la radicale spietatezza con la
quale il cattolicesimo giansenista, tradizionalista e per certi
aspetti reazionario, accoglie in s il polo negativo e oscuro del1' esistenza, spiega corne un intero secolo, che assiste al crescente affermarsi dell'opzione atea e libertina nella societ
sempre pi mondanizzata del XVII secolo europeo e francese
in particolare 9 , possa vedere nella teologia della grazia di
fondamentale contributo di A. DEL NOCE, Il problema dell'ateismo, Bologna
1990(4), discusso infra, Capitolo quinto, Appendice III: cartesianesimo e pelagianesimo; a p. 414, Del Noce riporta un interessante brano di . BAUDIN:
Si pu discernere, lungo tutto il corso della speculazione agostiniana, la presenza costante e Io sviluppo parallelo di due agostinismi filosofici, quello
dell'ontologismo delle verit razionali, che giunge al suo svolgimento in Cartesio, e quello della esperimentazione delle verit religiose che ha il suo apogeo in Pascal. Agostinismi differenti che generano due intuizionismi differenti, quello della ragion pura e quello del cuore (L'Esprit europen, Neuchtel
1947, pp. 76-77). Va da s che per moiti interpreti l'agostinismo oscuro, ovvero quello della esperimentazione delle verit religiose, corrisponde
ail' agostinismo eretico, mentre quello metafisico-filosofico, autentico e
cattolico, corrisponderebbe ail' agostinismo cattolico: cf. le intelligenti osservazioni di P. STELLA, Studi sul giansenismo, pp. 235-236, nota 5, ove, in
accordo con Mesnard, giustamente si prende posizione contro Dedieu. Ricordo comunque che !' opposizione tra !'Agostino "delle idee" e !'Agostino
"della grazia" non solo stata gi proposta da L. BRUNSCHVICG, Le progrs
de la conscience, Paris 1927, 1953 (2), 1, pp. 201-212, ma emerge perfettamente, corne vedremo, sin dalla polemica Malebranche-Arnauld.
9 Cf. in prop. l'importante volume di G. MINOIS, Histoire de l'athisme.
Les incroyants dans le monde occidental des origines nos jours, Paris 1998,
pp. 152-282; di grande interesse le pp. 223 e 227-228, dedicate alle accuse di
ateismo rivolte dal gesuita Jean HARDOUIN (nell'opera Athei detecti, Amsterdam 1733) a Cartesio, al giansenismo, a Pascal e a Malebranche; su Hardouin, cf. C. FABRO, Introduzione all'ateismo modemo, 1-11, Roma 1969, 1,
pp. 112-126. Sul libertinismo, ancora prezioso G. SCHNEIDER, Der Libertin.
Zur Geistes- und Sozialgeschichte des Brgertums im 16. und 17. Jahrhundert, Stuttgart 1970, tr. it. Il libertino. Per una storia sociale della cultura
borghese nel XVIe XVII secolo, Bologna 1974; sulla portata filosofica del
pensiero libertino moderno, cf. A DEL NOCE, Riforma cattolica e filosofia mode ma. /: Cartesio, Bologna 1965, pp. 433-461; sulla figura filosoficamente
eminente del libertinismo seicentesco francese, La Mothe le Vayer, cf. R. PINTARD, Le libertinage rudit dans la premire moiti du XVIIe sicle, 1-11, Paris
1943, pp. 131-147 e 505-538. Illuminanti le pagine dedicate da A. SAINTE-
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Introduzione
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giansenismo una figura storica della croce di Cristo, anarchica testimonianza della dottrina di un Dio nascosto e tragico,
rivelato soltanto nel paradosso della sofferenza della Verit e
della non universale elezione della grazia.
Non allora la produzione antipelagiana, proprio la sezione dell' opera agostiniana considerata, spesso ancora oggi,
teologicamente e filosoficamente pi marginale e caduca, se
non inaccettabile e assurda, la grande provocazione che Agostino costituisce per la modernit? Se infatti la modernit
concide con l'umana rivendicazione di autonornia da qualsiasi dogmatico condizionamento esterno, quindi con l'esigenza
di una radicale messa in questione del proprio status per approdare ad una fondazione certa di se stessa 11 , diviene necessario tornare ad indagare le origini della storia e della teologia cattolica, e quindi la verit e la validit dei principi del
cristianesimo: il rapporta tra fede e ragione, grazia e natura,
carit e peccato, autorit e libert interiore, testa sacra e interpretazione. Agostino, il pi autorevole e sistematico, il pi
profondo e dialettico dei Padri, non quindi aggirabile 12
11 Il giansenismo testimonia in ta! senso une rupture profonde entre
le christianisme et la socit ambiante, esposta al rischio di essere dchristianise (M. DE CERTEAU, De Saint-Cyran au jansnisme, p. 417); cf.
in prop. H. GOUHIER, L'anti-humanisme au XVIIe sicle, il cap. IX (Antihumanisme et apologtique), pp. 93-102, dedicato soprattutto a Pascal.
12 Non a caso scrive L. KOLAKOWSKI: Ainsi Jansnius fournit-il innocemment l'glise l'occasion historique de se "dsaugustiniser". Ce fut
un vnement capital dans l'histoire de l'glise lorsqu'elle exploita cette
occasion, adoptant pratiquement la doctrine jsuite (ou semi-plagienne) sur
les questions cruciales du pch originel, de la grce et de la prdestination,
rompant alors - tacitement cela va sans dire - avec une part importante de
son hritage thologique... Si l'glise avait (presque per impossibile) adopt
la thologie augustino-jansniste comme base de son oeuvre ducative, elle
se serait embarque sur la route de l'autodestruction (Dieu ne nous doit
rien, p. 47); En condamnant par procuration l'enseignement de saint
Augustin, elle abattait la barrire thologique essentielle entre l'glise et la
modernit (p. 127); cf. 79. Cf. ancora di L. KOLAKOWSKI, Pan'stwowe
'1-fydawnictwo Naukowe, Warszawa 1965, tr. fr. Chrtiens sans glise. La
Conscience religieuse et le lien confessionnel au XVIIe sicle, Paris 1969,
pp. 733-740, ove trattando delle peripezie di Jean Labadie, e la sua conversione da! giansenismo al calvinismo, sostiene la sostanziale identit dottrinale tra le due forme di agostinismo radicale, entrambe implacabilmente
combattute dalla chiesa cattolica.
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lntroduzione
Dinanzi ail' altezza e alla complessit di tali questioni, cosl genericamente additate, si deve subito ovviamente confessare corne questo volume abbia un' ambizione decisamente pi
modesta: esso tenter, tramite una sistematica, persino pedante
analisi dei testi, di ricostruire il metodo ermeneutico giansenista, e in particolare il sua applicarsi ai testi agostiniani. Si affronteranno pertanto, tramite l' analisi dei pi importanti trattati
dei principali esponenti giansenisti (Giansenio, Arnauld, Pascal), le seguenti questioni: corne interpretare Agostino, corne
ricostruirne la vera dottrina della grazia, esiste un metodo di
soluzione di tutte le controversie teologiche da essa prodotte?
Quai il ruolo di Agostino all'intemo della tradizione cattolica? Quai la condizione trascendentale della stesso processo
ermeneutico, quale quindi la connessione tra l'interpretazione
del testa e la dottrina della grazia predestinata? E ancora: chi
insegna corne si interpreta, chi puo realmente interpretare? E
quale metodo, quale retorica puo convincere della propria interpretazione? La giansenista ricerca di un metodo capace di
svelare incontrovertibilmente il segreto della dottrina agostiniana della grazia approder, quindi, alla confessione che esso
stesso rinvenibile e trasmettibile soltanto per grazia, sl che
l' espressione il metodo della grazia si ri vela inevitabilmente
equivoca (il genitivo sia oggettivo che soggettivo), alludendo
sia alla regola dell'interpretazione umana del data rivelato, che
alla misteriosa via di rivelazione che accende nell'eletto il dono della retta interpretazione. Metodo e sistema umani si riveleranno pertanto corne uno schermo, un fragile punto d'appoggio, une chaise pour se rassurer, per posare la vertigine che
assale dinanzi all'abisso della predestinazione divina, al Metodo della grazia. Interpretare autenticamente Agostino significher quindi passare dal matre umano al Matre divino,
dalla ricostruzione razionale del sistema ermeneutico alla confessione della logica paradossale della rivelazione.
Una rassegna storiografica delle pi recenti interpretazioni del giansenismo, e del sua rapporta con Agostino, mostrer
corne ancora oggi la questione dell'interpretazione di Agostino sia attuale, pur se sorprendentemente dominata da un pesante condizionamento confessionale, da una sistematica
deformazione, normalizzazione dell'autentico Agostino, censurato anche tramite un'acritica stigmatizzazione dei suai au15
tentici interpreti seicenteschi, in realt assai approssimativamente studiati e aprioristicamente condannati. Obiettivo di
questo saggio sar al contrario quello di mostrare la seriet
dello sforzo di approfondimento teologico e il lucidissimo rigore scientifico del metodo storico-critico giansenista, metodo
a mio parere ancora oggi del tutto esemplare nell'identificare
e risolvere ricorrenti errori ermeneutici, quindi capace di confutare ante litteram tutte le critiche rivoltegli. Ritengo pertanto di primaria importanza notare corne tutte le odieme interpretazioni apologetiche, normalizzanti e/o confessionali di
Agostino (volte a negargli una teologia della grazia indebita e
predestinata) siano nient'altro che una riproposizione non originale delle tesi vanamente e sempre pi acriticamente opposte dal fronte antigiansenista alla sistematica indagine giansenista, filologicamente impeccabile.
L'importanza del fenomeno giansenista travalica comunque il campo dell'indagine storico-critica, consentendo di leggere un'importantissima pagina della storia della chiesa, in
particolare il difficile rapporto tra la pi importante tradizione
patristica dell' occidente e il magistero della chiesa cattolica,
ambiguamente tesa ad un riconoscimento formale di Agostino, e ad una tacita, ma sostanziale rimozione della sua teologia della grazia. La questione dell' esegesi di Agostino si intreccia cosl alla questione dell' origine e della giurisdizione
dell'autorit religiosa, ai limiti che lo stesso diritto deve riconoscere al fatto testuale, agli eventuali spazi di autonomia che
la tradizione puo riconoscere alla ragione storico-critica, corne all'interiore libert della coscienza.
Tengo a ringraziare in primo luogo don Enrico dal Covolo,
che ha voluto generosamente promuovere la pubblicazione di
questo studio presso le Edizioni Dehoniane di Roma; quindi gli
intimi amici con i quali ho discusso di queste mie tesi: Isabella
Adinolfi, Paolo Bettiolo, Alessandro Pardini, Michele Ranchetti,
cui ho dedicato il saggio pascaliano da cui questo lavoro ha
preso le mosse, e Irene Santori, preziosissima anche nella revisione del volume. Ringrazio infine il mio maestro, Manlio Simonetti: decisivo stato collaborare ad un suo corso su Pascal
e il giansenismo, tenuto presso l'Universit La Sapienza di Roma; ma il mio debito nei suoi confronti di ben diversa portata.
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CAPITOLO PRIMO
AGOSTINO:
UNA SCOMODA EREDIT.
PER UN AGGIORNAMENTO BIBLIOGRAFICO
In un recente, ambizioso articolo 1 dedicato all' elaborazione di una nuova teologia del peccato originale attraverso
un ripensamento critico di Agostino e dell'Augustinus di
Giansenio, ALFRED VANNESTE rivendica con piena ragione contro pur illustri tentativi di ridimensionarne la portata teologica 2 - l'importanza dottrinale della controversia giansenista,
1 A. VANNESTE, Pour une relecture critique de ['Augustinus de Jansnius, in Augustiniana 44, 1994, pp. 115-136; ma di Vanneste cf. anche il
discutibilissimo Nature et grce dans la thologie de saint Augustin, in
Recherches augustiniennes 10, 1975, pp. 143-169. Entrambi gli articoli
sono ora raccolti nel volume Nature et grce dans la thologie occidentale.
Dialogue avec H. de Lubac, Leuven 1996; manterro comunque la numerazione degli articoli, riportata anche nel volume.
2 Vanneste fa riferimento soltanto a L. CEYSSENS, Jansnisme et antijansnisme en Belgique au XV/le sicle. A propos d'un livre rcent, in
Revue d'histoire ecclsiastique 51, 1956, pp. 143-184 (=Jansenistica minora IIl,29), ove leggiamo in riferimento all'operato dell' Albizzi e alla storia
della bolla In eminenti: Un peu de bonne volont, un peu de comprhension, au besoin un peu de charit et de courage auraient suffi pour qu'il ne
ft jamais question ni de jansnisme ni d'antijansnisme. Il aurait suffi, je
crois, de dire que les thories de Jansnius taient condamnes, qu'elles concordassent ou non avec celles de S. Augustin. C'est la distinction entre jansnisme condamn et augustinisme autoris qui fut la base des difficults.
Il se peut que Jansnius se soit tromp sur la doctrine de S. Augustin, mais,
aprs l'avoir tudie durant vingt ans, il en savait certainement plus que la
plupart de ses adversaires (p. 172); cosi, aile pp. 177-178, in riferimento al-
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la bolla Cum occasione, Ceyssens parla di inexorable intransigeance du pape, refusant une dernire fois de profiter de l'occasion pour carter le
malheur qui attend l'glise; all'interno di un bilancio assai equilibrato sui
due partiti, significativa infine la comunque irnpietosa presentazione del rnovimento antigiansenista aile pp. 166-169; in tal senso cf. ancora L. CEYSSENS, Le cardinal Franois Albizz.i et la libert de professer l'augustinisme,
in Franziskanische Studien 59, 1977, pp. 214-225; Le Cardinal Franois
Albizzi (1593-I684). Un cas important dans l'histoire du jansnisme, Roma
1977, ove cf. in part. pp. 249-253 e le dure conclusioni alle pp. 264-265; La
dfiguration de Jansnius, in E.J.M. van Eijl (ed.), L'image de C. Jansnius
jusqu' la.fin du XVIIIe sicle, Leuven 1987, 23-31 e soprattutto il recente,
pregevole bilancio Que penser finalement de l'histoire du jansnisme et de
l'antijansnisme?, in Revue d'histoire ecclsiastique 88, 1993, pp. 108130: in sostanziale continuit di giudizio con Arnauld e Nicole, che parlavano di eresia immaginaria o di fantasma giansenista, Ceyssens - con Orcibal
il massimo storico del giansenismo - tende indubbiamente a ridurre la controversia ad una commedia degli equivoci, si che il giansenismo in s non
sarebbe mai veramente esistito, essendo piuttosto un prodotto in gran parte
artificiale dell'antigiansenismo (cf. le conclusioni a p. 129: ce jansnisme...
vrai dire n'a jamais exist, du moins pas tel que les antijansnistes l'ont
combattu, les papes lont condamn, lhistoire l'a retenu), movimento esso
si organicamente strutturato, guidato dai gesuiti e coordinato con Roma, e in
part. con l' Albizzi (cf. in part. L. CEYSSENS, Pour une histoire plus pousse
et plus explicite de l'antijansnisme, in Actes du colloque sur le jansnisme
organis par l'Academica Belgica (Rome, 2 et 3 novembre 1973), Louvain
1977, pp. 1-19). Analogamente, M. COTIRET, Jansnismes et Lumires. Pour
un autre XV/lie sicle, Paris 1998, sostiene che il creatore del "giansenismo"
(in realt agostinismo rigoroso, assai diffuso nella religiosit del tridentinismo barocco) stato addirittura Richelieu (cf. 11-14, in part. p. 12). Evidentemente, rimane ancora influente il classico e parziale studio di A. GAZIER,
Histoire gnrale du mouvement jansniste. Depuis ses origines jusqu' nos
jours, Paris 1922, 1924(2), 1-11, in part. vol. 1, pp. V-IXe 13-14: il giansenismo sarebbe appunto un fantme... monstre, comparable aux hippogriphes
ou aux licornes (p. V); il carattere specifico del cosiddetto giansenismo sarebbe quindi l'opposition des catholiques aux Jsuites (VII), ovvero all'alternativa antipelagiana e antimolinista del cattolicesimo (cf. p. 17). Queste
osservazioni di Gazier, eredi della strategia minimizzatrice dei giansenisti,
possono quindi aiutare a reinterpretare la posizione di Ceyssens: se certo storicamente il partito giansenista si costituito e compattato soprattutto in reazione ad alcune prese di posizione (spesso esclusivamente politiche) papali e
gesuite, se certo le contestazioni antigiansenistiche erano in gran parte superficiali e deformanti, sino a divenire caricaturali, comunque indubbio che la
questione-Agostino (ovvero il problema teologico assolutamente decisivo
della giustificazione e della grazia) non puo essere ridotta ad una mera controversia politico-ecclesiale, assumendo un ruolo assolutamente centrale non
soltanto nel dibattito tra Riforma cattolica e Riforma protestante, ma anche
nello scontrarsi tra le diverse tradizioni teologiche cristiane nel loro confron-
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e in particolare della sua questione centrale, quella del rapporto tra grazia e libero arbitrio 3 Al di l delle innovazioni
teologico-dogrnatiche propostevi 4, il saggio di Vanneste
storicarnente altarnente rivelativo di una persistente deformazione della teologia agostiniana, corne dell'infelice destina
storico dell'interpretazione propostane da Giansenio: a distanza di secoli una teologia della giustificazione sostanzialrnente
pelagiana viene proposta corne rnodema reinterpretazione di
un Agostino pi autentico e profondo di Agostino stesso. Forrnalrnente difeso nella sua incontestabile autorit, pur se corretto in alcuni punti apparenternente rnarginali, Agostino viene in realt condannato senza appello attraverso la condanna
di Giansenio, sua sfortunata controfigura, con la Riforma vero
e proprio capro espiatorio dell' agostinisrno nella storia del
cattolicesirno rnodemo 5
tarsi o confliggere con la filosofia moderna: il rapporto dialettico degli agostiniani Arnauld e Pascal con Cartesio e il cartesianismo ne un esempio
storicamente decisivo; fondamentale in prop. H. GOUHIER, Cartsianisme et
augustinisme au XVIIe sicle, Paris 1978; cf. inoltre L. VERGA, Il pensiero
filosofico e scientifico di Antoine Arnauld, Milano 1972, pp. 137-147.
3 Cf. VANNESTE, Pour une relecture, p. 115.
4 Vanneste propone una dshistoricisation ou dmythisation (Pour
une relecture, p. 118) del dogma del peccato originale: negata l'esistenza
storica di un peccatum originale originans (la trasgressione corne fatto storicamente avvenuto), corne quella di un peccatum originale originatum (lo
stato peccaminoso universalmente ereditato, anteriore ad ogni peccato liberamente commesso; cf. p. 119, nota 18), il peccato di Adamo viene reinterpretato corne symbole de cet tat peccamineux universel de l'humanit
(p. 119), stato comunque inverato dalla libera scelta del singolo, e mai ereditariamente, naturalmente necessitato; si che (un po' banalmente!) le pch originel, l'Ursnde reprsente les innombrables pchs que les adultes
commettent quotidiennement (p. 120). L'interpretazione simbolica del peccato originale permetterebbe cosi di spiegare meglio Rom. 5,12-21: Adam
n'est plus celui dont nous sommes ns, il est le symbole de nous tous, il est
celui que nous sommes tous (p. 121). Per un pi onesto perch apertamente distruttivo tentativo di reinterpretazione della dottrina agostiniana della
grazia predestinata, cf. il recente articolo di M.A. SMALBRUGGE, La prdestination entre subjectivit et langage. Le premier dogme moderne, in Revue de thologie et de philosophie, 127, 1995, pp. 43-54.
5 Difficilmente contestabili mi paiono in prop. le celebri affermazioni
di Bayle: Il est certain que l'engagement ou est l'Eglise romaine de respecter le Systeme de Saint Augustin, la jette dans un embarras qui tient
beaucoup du ridicule... Il est si manifeste tout homme qui examine les
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Giansenio viene cosi accusato di illegittima radicalizzazione, di graves erreurs thologiques, spesso dovuti ad una
interpretazione poco avvertita delle amplificazioni retoriche o
polerniche di Agostino, al cadere nelle multiples piges que,
sur ces divers points, les crits anti-plagiens d'Augustin contiennent (p. 130): Dans la logique du systme (di Giansenio)
la corruption devient une corruption radicale. La dchanche
du libre arbitre devient forcment une dchance radicale.
Chez Jansnius cette radicalisation a t favorise plus concrtement encore par les imprcisions de langage et les raccourcis
rhtoriques dont abondent les oeuvres anti-plagiennes de
l'vque d'Hippone (p. 129). L'importanza della distinzione
agostiniana tra adiutorium sine quo non e adiutorium quo, che
Vanneste stesso riconosce corne intimamente legata al problema della predestinazione, dev'essere quindi relativizzata in
quanto tarda e espressa in un'unica opera 14, si che l'appel
continuel ad essa di Giansenio viene postulato corne inconsidr (p. 130). Pertanto, l'erreur de Jansnius est de durcir
la pense d'Augustin qui, prcisment cause d'un manque de
rigueur systmatique, est beaucoup plus nuance et surtout
beaucoup plus riche (p. 133); questa durezza indica dunque
una duplice accusa portata a Giansenio: 1) pretendere di attribuire compiuta sistematicit ad una teologia fluida e non ben
strutturata; 2) dimenticare che il cuore della controversia antipelagiana la proclamazione della misericordia divina (pp.
133-134), dunque svilire la libert della creatura, considerata
corne in s del tutto impotente e quindi schiava di una grazia
arbitrariamente irresistibile: Si donc, pour l'homme, "tout est
grce", cela ne signifie pourtant aucunement que sa libert lui
fisicizzare o naturalizzare la grazia, sarebbe quindi quella capace di riconoscerne la demitizzata dimensione assolutamente spirituale, cio puramente libera, personalista; in tal senso la vera trascendenza o soprannaturalit della
grazia ridotta a mera dimensione spirituale (teologica o antropologica che
sia): ... la vraie "trascendance", c'est--dire son appartenance un ordre radicalement diffrent, celui des relations morales et personnelles de l'homme
avec son Dieu (ivi, p. 308). Del tutto singolare questa sistematica molinistica moralizzazione, questa fiacca spiritualizzazione della antiumanistica teologia agostiniana della grazia indebita.
14 Pour une relecture, p. 130, nota 68, ove ci si limita a rimandare aile analisi di de Lubac, su cui tomeremo.
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tizzato non solo corne deformazione dell'autentico Agostino 20, ma persino corne errore inconsapevolmente pelagiano,
ove l' autonoma perfezione della natura pura prelapsaria (per
Baio, la stessa perfezione e integrit della creatura pura richiederebbe corne proprio necessario e naturale compimento
l' agostiniano adiutorium sine quo non, la grazia sufficiente
donata dallo Spirito Santo) coinciderebbe con l'incapacit di
pensare la soprannaturalit della grazia, degradata a necessaria appendice ontologica della natura originaria21 ; lo stesso
esagerato pessimismo infralapsario dell'agostinismo di LovaS. Agostino nelle questioni del soprannaturale, Roma 1968. Al contrario,
sull'irriducibilit del giansenismo (apologeta di Agostino e non di Baio) al
baianesimo, cf. L. CEYSSENS, Le jansnisme. Considrations historiques
prliminares sa notion, in AAVV, Nuove ricerche storiche sul giansenismo, (=Analecta Gregoriana 71), Roma 1954, pp. 3-32 (ora in Jansenistica
minora IIl,24 ), in part. pp. 30-31. Sulla differenza tra Baio e Giansenio,
riassume DE LUBAC: Il primo tendeva a sopprimere, di fatto, l'idea della
grazia; il secondo non la esagerava forse in qualche modo, considerandola
corne una manifestazione della potenza, tanto pi adorabile quanto pi appariva arbitraria e tirannica? (pp. 72-73). Mi pare piuttosto che considerare
un errore esagerare l' assolutezza della grazia, sia, agostinianamente, un mero controsenso: cio che assoluto non puo essere esagerato! La stessa esaltazione della incondizionata potenza della grazia gi tutta agostiniana, e
non certo un'invenzione o un'esagerazione gianseniana. Le accuse contro
Baio e Giansenio, uomini del Vecchio Testamento (p. 72), di proporre un
Dio veterotestamentario, che dimentica di essere il Dio d'amore del NT (cf.
pp. 72-73), mi paiono del tutto applicabili ad Agostino, sottolineando corne
per J' Ipponate il Dio dell' AT e il Dio del NT, il Dio di giudizio e il Dio di
grazia, sono comunque due facce, misteriosamente inseparabili e distinte,
dell'unico Dio biblico.
20 Malgrado la sbalorditiva conoscenza dei testi, l' Agostino di
Giansenio non che un "coscienzioso equivoco" (p. 72; la citazione di
de Lubac tratta da Blondel).
21 Gi Louis Bail definiva Baio corne Pelagio del Paradiso terrestre;
la stessa tesi sostenuta da de Ripalda; cf. H. DE LUBAC, Agostinismo, p. 53;
de Lubac, comunque, radicalizza sofisticamente l'accusa di pelagianesimo:
Baio naturalizzerebbe la grazia anche nello stato postlapsario, in quanto il
dono divino permetterebbe il merito, ma non Io costituirebbe intrinsecamente corne tale. Insomma, nello stato di grazia l'uomo ricostituirebbe quello
stato autonomo di natura pura, nel quale l' azione della grazia era meramente
estrinseca, e con esso la capacit autonoma di meritare la salvezza: cf. pp.
53-57. Baio naturalizza il soprannaturale. Trasforma una dottrina spirituale
in tesi d'ontologia (p. 61). Cf. inoltre il cap. La preghiera di Adamo, in
Agostinismo, 131-149 e in part. le pp. 139-144, in polemica con Arnauld.
26
nio sarebbe l'effetto di questo eccessivo ottimismo prelapsario 22, si che soltanto una grazia irresistibile, deterministicamente e solo estrinsecamente operante, parrebbe in grado di
restaurare la pienezza ontologica di una natura ormai evidentemente impotente 23 Nella polemica contro il purismo prelapsario dei lovaniensi, l'obiettivo costante di de Lubac pertanto quello di ridurre quanto pi possibile la differenza
(giansenisticamente, e in realt agostinianamente assolutamente fondante) tra l' Adamo prelapsario e l'uomo decaduto:
ridimensionata la perfezione originaria, si attenua la negativit dell'esistenza alienata. L'insistenza, con la quale de Lubac si ostina a reinterpretare forzatamente la dottrina dei due
adiutoria del De correptione et gratia 24, si spiega cosi con
22 L'ottimismo supra-lapsario (di Giansenio) ha determinato il suo
pessimismo pratico ... Sulle rovine della natura, una volta padrona di se stessa, egli vede oggi regnare la grazia di Dio (Agostinismo, p. 110). Per una
messa a fuoco pi obiettiva della questione della natura pura - respinta corne filosofica e pelagiana da Giansenio - cf. R. J. TEsKE, Augustine, Jansenius, and the State of Pure Nature, in K. Flasch e D. de Courcelles (edd.),
Augustinus in der Neuzeit ... , pp. 161-174.
23 Cf. Agostinismo, pp. 78-79 e 105-107.
24 Cf. in part. Nota sui "De correptione et gratia", in Giansenismo,
pp. 127-130 e le importanti pp. 94-101 e 112-119. La delectatio della grazia, dell'adiutorium quo non sarebbe un irresistibile atto divino che accende
la volont guidandola, ma un divino sostegno perch l'uomo perseveri con
la sua stessa libert sino alla fine, sostegno pi intenso e pi "efficace" certo (cf. pp. 128-129), eppure analogo a quello dell'Adamo prelapsario:
Grazia che Adamo non ha ricevuto, perch essenzialmente la grazia della perseveranza, e Adamo non ha perseverato. .. La distinzione fra la grazia
dei due stati consiste, corne si visto, nel fatto che la prima faceva potere
Adamo, mentre la seconda giunge fino a far volere il santo (p. 128); malgrado la lettera agostiniana sia rispettata, evidente l'intenzione di far dipendere la differenza di efficacia tra le due grazie non dal diverso adiutorium divino, ma dall'esito finale di perseveranza che esso ha ricevuto dalla
stessa libert umana; nella tradizione gesuita, bandita qualsiasi implicazione predestinazionistica. La capziosissima interpretazione di de Lubac
ancora una volta tutta giocata sull'indubbia affermazione agostiniana del
consenso libero della volont al dono divino della grazia: rifiutare (cf. pp.
99-100; 112-117) l'azione tirannica della grazia (con Agostino) serve cosl a
rifiutame surrettiziamente (cf. p. 83) la stessa irresistibile efficacia (contro
Agostino), per interpretarla tutt'al pi corne grazia meramente congrua (cf.
pp. 94-95 e 97, ove si parla di invito sempre pi pressante) e suasiva (pp.
92-93: Ci> che il dottore della grazia cercava di dimostrare contro Pela-
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1 ial'l.11111
l .1111111
dl'llo slcsso Agostino? Questi infatti vi afferma chiaralllL'lllc chc la dottrina della grazia operante e della predestina:1.io11c cra chiaramente messa a fuoco, nelle sue linee essenzia1i, sin dal 396-397, ovvero sin dall'Ad Simplicianum e dalle
immediatamente successive Confessiones 28 : la polemica antipelagiana consente quindi il perfezionamento sistematico di
una concezione teologica personalissima, anteriormente definita (anzi per Agostino "rivelata"), dunque elaborata autonomamente rispetto alla controversia antieretica.
Rispetto alla tradizionale discriminante opposizione tra
Agostino e il giansenismo riproposta da de Lubac e da Vanneste, maggiore acutezza critica, originalit di impostazione
e spessore storico rivela il capitale, eruditissimo libro di
BRUNO NEVEU, L'erreur et son juge 29 , opera non solo espli111.,
30
citamente antigiansenista, ma anche del tutto consapevolmente (pur se prudentemente) antiagostiniana, apologetica
nella sua certo sorprendente e piuttosto acritica ammirazione
per la plurisecolare attivit censoria romana, considerata corne legittima anzi ispirata pratica di difesa della tradizione
cattolica. Procedendo nella direzione opposta del filogiansenista Ceyssens, Neveu attribuisce ai discepoli di Giansenio
la responsabilit di trasformare in eresia, in opposizione sistematica e pertinace a Roma, quelli che comunque sono
considerati gli errori dottrinali dell 'Augustinus 30 , ricondotti
ad un unico, fondamentale vizio: la pretesa 31 , tutta modervoce Augustin (saint), Dictionnaire de thologie catholique, tomo 1,2, Paris
1923, in part. coll. 2463-2472; la stessa ambiguit che rileveremo in Neveu
gi tutta in Portali: da una parte si riconosce che la dottrina della grazia
agostiniana non concide con quella ecclesiastica e dev'essere ad essa subordinata (l' autorit della sede apostolica romana, ispirata da Dio, superiore a quella dello stesso Agostino; gi secondo l' lndiculus pseudo-celestino, riaffermato da vari pontefici, le dottrine agostiniane pi profonde, quelle della predestinazione, non devono essere considerate dogmaticamente
vincolanti); dall'altra si riafferma l'errore interpretativo giansenista, negando che Agostino abbia mai inteso negare il libero arbitrio, e proponendo
un'artificiale distinzione tra fondamentali dogmi agostiniani della grazia
(del tutto cattolici) e sistema agostiniano della grazia (non accettabile, in
quanto contenente alcuni errori particolari).
30 Le penchant secret qu'aurait eu Jansnius pour des opinions htrodoxes a certainement fait sur les juges inquisitoriaux moins d'impression
que l'agitation et l'insubordination de ceux qui entendirent dfendre son
ouvrage. Sans les lprenses de Louvain et de Paris il n'y aurait pas eu de
jansnisme (B. NEVEU, L'erreur, pp. 485-486); cf. p. 166. Gi nell'articolo
di J. CARREYRE, Jansnisme, in Dictionnaire de thologie catholique, Paris
1924, tomo VIIl,l, coll. 318-529, leggiamo, in riferimento alla sottomissione in punto di morte del vescovo di Ypres: Bref, Jansnius n'et pas t
jansniste (col. 328); cf. in prop. col. 447.
3 ' Niente pi che una pretesa, in quanto !'Augustinus sarebbe - contrariamente a quanto ad esempio afferma sistematicamente Ceyssens un'opera essenzialmente polemica e non puramente storico-filologica:
C'est dire que l'oubli, volontaire ou involontaire, du caractre polmique
trs marqu de !'Augustinus et de celui de toute thologie positive du temps
conduit les critiques commettre un vritable contresens et entretenir l'illusion que l'ouvrage serait un modle d'rudition philologique et historique
conu selon les rgles qui se sont imposes au monde savant depuis la seconde moiti du XIXe sicle (B. NEVEU, L'erreur, pp. 177-178); ma cf.
anche pp. 477-479; Juge suprme=rudition, pp. 407-408; Augustinisme
janniste, pp. 459-460.
31
nista 32 e antitradizionale, di possedere quel rigore storicocritico capace di identificare la vera logica del pensiero agostiniano, al di l dell'interpretazione "cattolica" offertane dalla chiesa, unico giudice capace di discemere l' errore dal deposito di fede 33 Neveu stigmatizza quindi corne criptoprotestante la teologia positiva giansenista, condannandone il v32 Il giansenismo per Neveu Un modernisme d'autant plus difficile
dbusquer qu'il se prsentait, la diffrence du probabilisme, sous le visage vnrable d'une antiquitas rediviva. Fallait-il pour autant renoncer
combattre un dogmatisme exerc au nom des Pres et des anciens canons et
supporter une tyrannie livresque aussi pesante que le fondamentalisme
scripturaire des communions protestantes? (B. NEVEU, L'erreur, p. 212).
33 Cf. in tal senso di B. NEVEU l'intero cap. Le statut thologique=rudition, pp. 473-490: vi si rivendica la superiorit della tradizione vivente non
scritta rispetto ai documenti scritti, siano pur essi quelli autoritativi del passato patristico; si relativizza quindi il peso dell' autorit dei Padri rispetto ail' opera di reinterpretazione del magistero romano e dei teologi modemi che Io
difendono (pp. 475-476); la pienezza felice della tradizione romana, che vive
il suo presente corne frutto di una crescita millenaria, viene contrapposta alla
"modemistica" e deformante fuga nel passato dei giansenisti, definiti des dracins, rfugis dans un rve archasant et utopique la fois (p. 476; cf.
477-478); quasi che il conflitto giansenista potesse essere semplificato attraverso l' opposizione tra rivoluzionaria erudizione razionalistica, filologia pedante e antistorica da una parte, e conservativa fede vivente, svilup_po tradizionale del dogma dall' altra; cf. sulla stessa linea Juge suprme=Erudition,
pp. 405-408; e in L'erreur, pp. 472-473, gli interessanti riferimenti alla controversia Leibniz-Bossuet sui concetto di eresia. Contro l'interpretazione di
Neveu sui carattere modemistico del giansenismo, cf. A. ADAM, Du mysticisme la rvolte. Les jansnistes du XVIIe sicle, Paris 1968, in part. pp. 9698; H. GOUHIER, L'anti-humanisme au XVIIe sicle, p. 90; J. PLAINEMA!SON,
Pourquoi Les Provinciales ou une guerre perdue d'avance, in Revue historique 116, 1992, pp. 61-88, in part. pp. 64-66: questi autori concordano
nel considerare corne modemistica l'intepretazione molinista della dottrina
della giustificazione, e nel ricondurre il giansenismo ad un tradizionale agostinismo (certo fedelmente e rigorosamente interpretato). Per un'interpretazione del giansenismo corne figlio del Protestantesimo, figlio spurio per> (p.
75), cf. F. RUFFINI, Studi sui giansenismo, Firenze 1943, 1974(2), pp. 62-78.
In realt, cio che rende del tutto singolare il giansenismo proprio la paradossalit con la quale media tradizione e modernit, radicalismo agostiniano,
all'interno di un sistematico ritorno alle origini, e spregiudicata volont di
riforma e di libert di giudizio. L'agostinismo giansenista quindi, corne vedremo, rivoluzionario proprio perla sua radicale fedelt all'originale, cosi corne l' assoluta, incrollabile fedelt giansenista alla tradizione cattolica rivoluzionaria proprio perch rnisticamente e sacramentalmente confessata al di l
delle esteriori, contingenti vicende politico-ecclesiali.
32
ritable fondamentalisme patristique34, il metodo antiscolastico 35 e la pretesa di un ritomo alle fonti del cristianesimo, corne
debolezza di pensiero e insipienza ermeneutica, responsabile di
ridurre le autorit patristiche a morta lettera senza spirito 36 Ad
un giansenismo ridotto a mera nostalgie livresque 37 di un puro agostinismo pretenziosamente spacciato per unica regola di
fede, Neveu contrappone quindi l'glise rgle vivante 38
34 In Le statut thologique=rudition, p. 483, e in L'erreur, p. 179.
Nell'lntroduzione a l' rudition, definendo con Orcibal il giansenismo corne
une hrsie cultive, Neveu Io considera, con de Certeau, corne manifestazione esemplare del terrorisme qu'exerce l'rudition sur la thologie (pp.
16-17). Le tesi di Neveu ripropongono moite delle accuse che l'umanesimo
devoto rivolse precocemente ai giansenisti: cf. in prop. la faziosa, ma ancora
mirabile trattazione di H. BREMOND, Histoire littraire du sentiment religieux
en France depuis la fin des guerres de religion jusqu' nos jours, Paris
1923, rist. 1967, tomo l,l (="L'Humanisme dvt: 1580-1660"), parte III,
capitolo 1: "L'humanisme dvt contre le jansnisme", pp. 386-420. Bremond parla appunto di primitivisme puril des jansnistes (407). Cf. infine le accuse di F. Bona!, riportate infra, Cronologia, anno 1655.
35 Comme Baius avant lui, Jansnius est persuad que les scolastiques
ont dform le sens de l'oeuvre de saint Augustin en introduisant dans la
thologie des ides reprises aux philosophes (B. NEVEU, L'erreur, p. 177).
36 Cf. L'erreur, pp. 157-158 e 185. 1 lovaniensi e i giansenisti veulent faire de la chaire de saint Pierre une chaire universitaire d'histoire des
dogmes, qui va trancher la question de l'authenticit augustinienne de Jansnius, alors qu'en fait ce sujet n'est pas de la comptence de ministre enseignant... Bien loin de s'engager sur la voie historique, comme l'y invitaient avec quelque empressement les lprenses srs de la rponse, l'autorit
romaine se rsolut demeurer sur le terrain disciplinaire et dogmatique o
s'exercent sa rgence et son magistre (L'erreur, p. 503).
37 L'erreur, p. 239. Cf. sempre di B. NEVEU, Archoltrie et modernit
dans le savoir ecclsiastique, in XVIIe sicle 131, 1981, pp. 169-184,
quindi in rudition et religion, pp. 365-383, in part. pp. 377-379: significativa la malcelata simpatia per uno sprezzante, sistematico distruttore dell' autorit dei Padri e nemico giurato della archoltrie giansenista, il gesuita
Jean Hardouin, sfrenato sostenitore della piena autonomia spirituale della
chiesa rispetto aile sue pretese autorit antiche (a suo parere in gran parte
falsificate) ! Afferma Hardouin: Satis est Romanae Ecclesiae sua fides, sua
traditio, absque Augustini alteriusve privati cujuscumque subsidio; e ancora: Minus curant homines utrum sint christiani quam utrum sint et dicantur
augustiniani. At mi satis est esse christianus (citt. p. 378).
38 L'erreur, p. 235. interessante rilevare la corrispondenza dei criteri
ermeneutici di Neveu con quelli del domenicano FRANc1sco MELCHIOR CANO, il quale ne! De locis theologicis sistematizzava una vera e propria gerarchia di auctoritates theologicae, ove l'autorit dei Padri non costituiva uno
33
pour ainsi dire installe dans l'temel39, che sola pu giudicare dell' ortodossia di qualsiasi dottrina teologica: a Roma viene
infatti riconosciuto un vero e proprio diritto all'imperialismo
teologico, una vera e propria supriorit de vision, naturelle et
surnaturelle, ovvero le don charismatique de l'infaillibilit
conferito de l'assistance indfectible de !'Esprit illuminateuD>;
sl che al tentativo giansenista di distinguere l'ambito del diritto
dogmatico da quello del fatto storico-critico, Neveu risponde
propugnando un dogmatismo assoluto ed ubiquo: Invisible aux
yeux de chair de la raison, qui scrute en vain le droit spar du
fait, ce sens dogmatique se dvoile aux yeux de feu de 1' organe
de la foi 40
Malgrado 1' evidente parzialit apologetica della sua ricostruzione 41 , dominata da un apriorismo teologico che relativizza sistematicamente il dato storico, pur mirabilmente indagato, Neveu ha comunque il merito di interpretare la controdei cinque loci della certezza teologica (nell'ordine la Scrittura, le tradizioni
apostoliche, la chiesa cattolica, i concili, la chiesa romana), ma soltanto
un' autorit subordinata: cf. P. STELLA, Augustinisme et orthodoxie, p. 170.
39 B. NEVEU, Augustinisme jansniste=rudition, p. 455. La chiesa
possiede quindi un regard divin (L'erreur, p. 716).
40 Juge suprme=rudition, pp. 432-433; le tesi di quest'articolo sono
riprese, talvolta alla Jettera, nella Conclusion di L'erreur, in part. pp. 747758; quella amauldiana dunque la pretesa ermeneutica di se substituer,
en quelque manire, au pontife romain dans l'opration de dtermination du
sens (L'erreur, p. 590). Le stesse tesi di Neveu sono state sinteticamente
affermate da! violento volume antigiansenista di E. DAMMIG, Il movimento
giansenista a Roma nella seconda met del secolo XVIII, Roma 1945: Anche la Chiesa rispetta l'autorit dei SS. Padri ... Ma un singolo Padre non
costituisce perse stesso un'autorit infallibile, e quindi soggetto ad errare.
1 giansenisti non vogliono riconoscere che non da cattolici appellarsi ai
Padri contro una definizione della Chiesa. Essi non riconoscono che per i
fedeli esiste una sala fonte immediata della fede, il magistero vivo della
Chiesa, e che soltanto questo magistero ha il compito di interpretare autenticamente le fonti pi remote della fede, cio la Sacra Scrittura e la Tradizione. Se pensiamo al principio protestantico del libero esame della Scrittura, troviamo presso i giansenisti, in una forma un po' pi mitigata, un principio simile per l'interpretazione della seconda fonte della fede, la Tradizione (p. 4).
41 Cf. in prop. le convincenti osservazioni di PH. SELLIER nella sua recensione a L'erreur e a L'rudition, in Revue des tudes augustiniennes
1995, 41, pp. 193-197, in part. pp. 195-197.
34
42 Le jansnisme voudrait, lui, traiter de l'orthodoxie (ou de l'htrodoxie) de !'Augustinus par les voies de la critique, comme "d'une chose de
fait que lon conduit par les sens et par la raison", pour parler comme Pascal
(B. NEVEU, Augustinisme jansniste=rudition, p. 468). La comptence du
magistre n'est pas d'ordre historique et philologique. La chaire de saint Pierre n'est pas une chaire universitaire de science patristique... Le saint Augustin
de la critique philologique, de la via histori;ca, ne se confond pas avec le saint
Augustin de la traditio continuativa de l'Eglise, qui intgre, sicle aprs sicle, toute oeuvre particulire dans le courant plus large et toujours mouvant de
sa propre interprtation d'ensemble. Comme le remarque le Pre Annat, "nullam esse certiorem viam ad cognoscendam Augustini sententiam quam Ecclesiae interpretationem". L est lavera mens sancti Augustini, aussi bien que la
vritable interprtation du sens des critures elles-mmes. Bien entendu, l'glise ne songe pas attaquer la mthode critique et ses vidences, elle n'entend ni vrifier ces dernires ni les infirmer>> (ivi, p. 463); cf. L'erreur, pp.
220 e 501-503. opportuno in prop. non lirnitarsi all'accenno di Neveu, e approfondire i riferimenti ad una delle pi significative opere antigianseniste,
quella di F. ANNAT, Cavilli Janseniarum, Paris 1654; cf. in part. il capitolo III,
pp. 26-30, ove si nega la corrispondenza tra la dottrina di Giansenio (identificata con le cinque proposizioni condannate dal papa) e quella di Agostino, ma
ci non trarnite un esame teologico, ma soltanto trarnite l'argomento autoritativo: <<Nullam esse certiorem viam ad cognoscendam Augustini sententiam
quam Ecclesiae interpretationem. Non licere nobis Augustinum interrogare de
dubiis quae circa eius scripta suboriri possunt, adire autem Ecclesiam licere.
Quid igitur tutius quam ut praesentem et loquentem Ecclesiam interrogemus
de sententia sancti Augustini tacentis et absentis. Esto, scripto loquatur Augustinus, non posse tamen scripto dubia solvere quae circa scriptum ipsum nascuntur. Si veram putamus eius sententiam, cum sit certius verum etiam esse
Summi Pontificis, certo concludendum non intelligi Augustinum ab iis a quibus trahitur in sententiam Pontifici contrariam; e comunque l'autorit del
papa supera quella stessa di Agostino: Si deinde convincentur id quod definitum est contrarium esse quibusdam aliis eiusdem Sancti Augustini pronuntiatis, deserendam potius Augustini sententiam, quam sententiam Summi pontificis. Sulla figura di Annat, che collaborer direttamente con I' Albizzi a Roma
per la condanna delle cinque proposizioni, cf. L. CEYSSENS, Franois Annat
S.J. et la condamnation des Cinq Propositions Roma, 1649-1652, in Bulletin de l'Institut historique belge de Rome 44, 1974, 111-126.
35
Infatti i differenti criteri di interpretazione della tradizione patristica rimandano a due diverse modalit di operazione
dello Spirito Santo, e quindi al secolare conflitto (in Agostino
e nello stesso giansenismo soltanto apparentemente o provvisoriamente mediato) tra potere e carisma: la vera rivelazione
essenzialmente svelata grazie all'elezione del singolo, oppure accessibile soltanto se filtrata dalla plurisecolare tradizione cattolica, vivente attraverso le istituzioni ecclesiastiche? Se
Dio salva operando interiormente nella coscienza del singolo,
quale rimane il senso della mediazione ecclesiale, quale il
rapporto tra fede interiore e religione tradizionale? All'ideale
giansenistico di una rivelazione donata corne sistema immediatamente compiuto nella dottrina di un singolo pensatore,
eccezionalmente illuminato dalla grazia divina, Neveu oppone
(con Vincenzo di Lerino e con Newman) l'ideale cattolico di
una verit dottrinale mai esauribile da alcun singolo pur grande teologo, verit quindi soltanto ecclesialmente interpretabile
e totalizzabile43 , in fieri, capace di crescita organica soltanto
attraverso un secolare sviluppo storico: il giudice cattolico
non puo che relativizzare storicamente l'implicita anarchia
storica della grazia agostiniana. D'altra parte, Neveu pare sottovalutare il dilemma teologico giansenista, ovvero il precario
equilibrio tra la confessione dell' autorit cattolica, dell' unica
tradizione storica che testimoni e renda partecipi del mistero
della salvezza, e la confessione dell'interiorit della coscienza, spazio in cui la grazia puo "avvenire" del tutto liberamente; dopo i tanti, fallimentari e sinceri tentativi di compromesso, il giansenismo sar costretto ad anteporre ai pronuncia43 On n'a pas ici voquer la fortune des crits augustiniens et leur
empire sur le XVIIe sicle religieux. Un statut exceptionnel leur a t reconnu par les plus hautes autorits de l'glise. A vrai dire, celle-ci n'a jamais t
jusqu' faire du docteur africain la clef de vote de son difice doctrinal, le
tenir pour un oracle du dogme, charg providentiellement de rinterprter et
de rsumer l'ensemble multiforme de la tradition antrieure (Augustinisme
jansniste=rudition, p. 457); la stessa pretesa di assolutizzare l'autorit di
Agostino, e non tanto le specifiche verit dottrinali che gli si attribuiscono,
quindi l'origine stessa dell'eresia giansenista: C'est la dfinition mme de
l'hrsie que cette lection d'une vrit, isole, exalte aux dpens des autres,
au risque de provoquer un drglement dans l'conomie de la foi: graece
"haeresis", latine "electio" (ivi); si noti la raffinata insinuazione!
36
menti dell'autorit ecclesiale un "altro" dogmatismo: l'evidenza della verit interiormente accesa dalla grazia individualmente operante, atto che solo capace di svelare il senso
totale della storia stessa (si che il giansenismo potr pretendere di ricondurre alla teologia della grazia agostiniana la totalit della storia ecclesiastica), di abilitare la ragione umana a
giudicare della fedelt della chiesa al deposito tradizionale di
fede, di giudicare quindi dell'accordo tra tradizione (autorit
religiosa) e interiorit (evidenza della fede).
Dinanzi all'implicita carica eversiva dell'agostinismo, inevitabile quindi il decisivo slittamento dalla questione "qual
il vero Agostino?", alla questione "qual il rapporta tra Agostino e il resto della tradizione ecclesiastica?". Neveu identifica
perfettamente e fa convintamente propria la profonda, coerentissima logica che porto Roma - malgrado le forti oscillazioni,
e comunque con infinite prudenze - a relativizzare nettamente
l' autorit dei Padri in generale44, e soprattutto a relati vizzare
1' autorit di Agostino corne fondamento della dottrina ecclesiale della grazia45 , nella consapevolezza della sua eccezionalit
44 la superlativisation d'une oeuvre, l'exaltation d'un auteur particulier, ft-il le premier des Pres latins, la catholicit romaine rpond d'instinct par des mesures propres relativiser une expression dogmatique prsente tort comme dfinitive (B. NEVEU, L'erreur, p. 180); cf. Augustinisme jansniste=rudition, p. 461. Sul paradossale rapporto della tradizione
cattolica post-tridentina con l'autorit dei Padri (da difendere contro la pretesa protestante della sola Scriptura, ma da relativizzare e da subordinare al1' autorit del magistero romano), cf. il notevole contributo di J.-L. QUANTIN,
The Fathers in Seventeenth Century Roman Catholic Theology, in 1. Backus
(ed.), The Reception of the Church Fathers in the West. From the Carolingians to the Maurists, 1-11, Leiden-New York-Kiln 1997, II, pp. 951-986.
45 Rome... a ressenti, au centre de l' orbis catholique, la convenance,
voire la ncessit, d'une relativisation dogmatique, d'un "dsengagement"
augustinien de la part du magistre... Rome n'est pas lie la doctrine particulire d'un Pre, ft-il docteur de l'glise. En admettant, comme le croyait
Martin de Sarcos, que la vrit de M. d'Ypres ft la vrit de saint Augustin,
la vrit de saint Augustin ne serait pas ncessairement la vrit de l'glise ... L'glise tient la doctrine de saint Augustin pour une rfrence privilgie, non pour une norme doctrinale (B. NEVEU, Augustinisme
jansniste=rudition, pp. 462 e 464); cf. Le statu thologique=rudition, pp.
484-485 e L'erreur, p. 176. Sulla storia dell'agostinismo e del suo difficile
rapporto con la tradizione cattolico-romana, cf. J. RCIBAL, Jansnius
d'Ypres, pp. 15-56; e il notevole contributo di P. STELLA, Augustinisme et
37
all'interno della stessa tradizione patristica cattolica (unanimemente "pelagiana" o tutt'al pi "semi-pelagiana" prima di Agostino, in gran parte "semi-pelagiana" dopo di lui). 1 pronunciamenti antigiansenisti sono quindi apertamente, significativamente intepretati corne refus de ce statut hgmonique, de
cette situation de monopole accorde s. Augustin 46 Ne deriva il rovesciamento dell'adagio agostinista: Ubi est Augustinus,
ibi est Ecclesia41 ; Agostino non l'interprete unico della chiesa
e della sua infallibile tradizione, ma la tradizione ecclesiastica
la regola interpretativa dello stesso, vero Agostino. La storica
identit dottrinale di Agostino quindi del tutto apertamente
relativizzata, minimizzata, subordinata alla selettiva opera di
reinterpretazione dell'autorit romana, ove all'ermeneutica storico-critica giansenista viene opposta una deformante ermeneutica dogmatico-autoritativa 48 , per la quale il pensiero autentionhodoxie, pp. 169-189; riguardo ad un arco temporale pi ristretto, cf.
J. RCIBAL, De Baius a Jansnius: le "comma pianum'', in Revue de
sciences religieuses 36, 1962, 115-139. Sull'antiprotestante, precoce, strategica relativizzazione cattolica di Agostino, realizzata o temperando le sue affermazioni predestinazioniste tramite il ricorso aile affermazioni del primo
Agostino, o appoggiandosi sull'autorit altrettanto vincolante degli altri Padri (occidentali e orientali), cf. R. KEEN, The Fathers in Counter-Reformation Theology in the Pre-Tridentine Period, in 1. Backus (ed.), The Reception
of the Church Fathers in the West, Il, pp. 701-743, in part. pp. 710-711.
46 B. NEVEU, Augustinisme jansniste=rudition, p. 466. Neveu accusa pertanto Arnauld di oublier que les thories avances par l'vque
d'Hippone la fin de sa vie n'ont jamais fait l'unanimit parmi les Pres. Il
n'importe, Arnauld n'accorde de prix qu' l'vidence du texte, non la dcision du sige apostolique, qui se prtend assur de l'aide surnaturelle
(B. NEVEU, L'erreur; p. 216). Sulla relativizzazione dell'autorit teologica di
Agostino, rivelativa l'affermazione resa da Innocenzo X il 21 gennaio
1652 alla deputazione giansenista: Il fallait y garder un peu de modration
et ne pas s'attacher aux choses et aux paroles (di Agostino) de si prs,
mais considrer l'exagration avec laquelle s. Augustin et les autres Pres
de l'glise pouvaient en certaines rencontres avoir parl, comme aussi ne
pas considrer et appuyer comme si c'tait des paroles de l'criture ce
qu'ils pouvaient avoir dit quelquefois dans la chaleur et la vhmence du
discours (L. GORIN DE SAINT-AMOUR, Journal de ce qui s'est fait Rome
dans l'Affaire des Cinq Propositions, Paris 1662, p. 179).
47 Citato in B. NEVEU, Juge suprme=rudition, p. 405.
48 Sul conflitto tra la logica "spirituale" (e quindi dogmatico-giuridica) ecclesiastica e l'inadeguatezza della logica storico-critica, matematizzante o geometrica, cf. B. NEVEU, L'erreur, pp. 513-514 e 741-742.
38
co di Agostino niente altro che un pretesto o peggio un ostacolo da rimuovere: per les organes romains et leurs thologiens ... la vera mens sancti Augustini n'est autre que le sens
donn par l'glise aux textes augustiniens retenus pour l'dification de la doctrine catholique et pour la formulation des dfinitions proposes aux fidles. Que l' Augustinus soit ou ne soit
pas le reflet fidle de la pense personnelle d'Augustin dans
ses derniers crits n'est pas, dans cette perspective dogmatique,
une question dcisive49
Si comprende in tal senso l' opposizione di Neveu alla
concezione giansenista della teologia corne riflessione razionale dipendente dalla memoria, dal fedele meditare il dono
della rivelazione, mediato dall'interpretazione patristica e in
particolare agostiniana50 In questa identificazione infatti implicita l' equivalenza tra la retta interpretazione del singolo
teologo illuminato dalla grazia e l'autonoma, compiuta evidenza veritativa del testo "sacro", e ci> indipendentemente
dalla mediazione ermeneutica dell'autorit cattolica51 Nella
condanna del giansenismo, la chiesa cattolica deve al contrario ribadire la necessit della propria mediazione dogmatica,
quindi l' impossibilit di un accesso diretto ai misteri della fede, deve condannare corne tendenzialmente eretica l' assolu49 B. NEVEU, L'erreur, p. 176; cf. pp. 559-560, ove Neveu difende
corne candida>> (!) e al tempo stesso opportuna l'ambigua strategia di Innocenzo X dinanzi alla deputazione giansenista del 1653: condannare le
cinque proposizioni, ma evitando la delicatissima questione del rapporto tra
Agostino e Giansenio.
50 Quella giansenista, illegittimamente selettiva, sarebbe quindi una
thologie rgressive, "discipline de la mmoire et non de l'entendement"
selon Jansnius, empreinte de nostalgie pour la fracheur et la plnitude
inaccessibles des premiers sicles, fort imparfaitement voques d'ailleurs
puisque les Pres grecs n'y paraissent gure et que les Pres orientaux - syriens, perses, armniens - y sont i$nors (B. NEVEU, L'erreur, p. 160); cf.
B. NEVEU, Le statut thologique=Erudition, pp. 484-486.
51 Un dbat comme celui que dchana un sicle durant !'Augustinus
a pour ressort principal le penchant rationnel des jansnistes - Pascal tout le
premier - ramener le regard dogmatique au regard de l'vidence humaine,
exiger des yeux de la foi une lecture d'explication et non d'interprtation
(B. NEVEU, L'erreur, pp. 138-139); L'acte de foi parat se confondre avec
un acte de connaissance affranchi de toute pesanteur existentielle; l'expression dogmatique s'offre l'esprit comme un pur intelligible (p. 514).
39
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41
Questo poco convincente, e, a me pare, persino poco convinto tentativo di salvaguardare un Agostino non giansenista,
passa comunque in secondo piano dinanzi alla necessit di teorizzare la relativit di qualsiasi testo autoritativo, a vantaggio
dell'atto ermeneutico proprio dell'autorit cattolica. Ricorrendo
ad interessanti riferimenti all'ermeneutica contemporanea55 , Neveu sottolinea corne l'au tore - il moi de papier nettamente
distinto dalla ormai inattingibile persona reale, ritrattasi proprio
nell'essersi consegnata alle proprie opere56 - si risolva nei testi,
des pontife~. Jansnius partage avec ses contemporains l'illusion que les
Pres de l'Eglise ont construit au long de leur carrire une oeuvre dont les
thmes auraient t dlibrment choisis, mris, ports peu peu la plnitude de leur signification thologique. Il lui chappe qu'il s'agit en fait
d'une suite d'crits de circonstance, provoqus par le surgissement d'ides
ou de pratiques htrodoxes, et cette convinction l'invite proposer des
Opera omnia d'un crivain de l' Antiquit - en fait les morceaux que le
temps en a conservs - une intrpretation qui en surestime la cohsion et la
perfection (L'erreur, p. 179); cf. Augustinisme jansniste=rudition,
p. 460. Il giansenismo sarebbe pertanto soltanto una offensive d'une forme
d'augustinisme non plus spculatif mais historique, visant faire reconnatre officiellement un statut spcial s. Augustin, en fait une interprtation
partiale et anachronique d'un tat tardif de sa pense (L'erreur, p. 166).
Neveu stigmatizza quindi le prjug en faveur de l'authenticit augustinienne de l'Augustinus ... , convinction navement partisane ... sourde aux lois
de l'ars critica, qui rappellent Je caractre provisoire et relatif de toute reconstitution historique, quels qu'aient t les efforts dploys pour saisir la
pense la plus intime de l'auteur; elle oublie les dangers d'une lecture
oriente vers Je triomphe d'une thse et qui se nourrit slectivement d'une
partie seulement d'une production vaste et complexe entre toutes qui n'est
pas un trait systmatique (pp. 186-187); cf. Je stesse espressioni in Le
statut thologique=rudition, p. 480. Cf. ancora M. BLONDEL, Le jansnisme et l'anti-jansnisme de Pascal, Paris 1923, tr it. Cartesio, Malebranche, Spinoza, Pascal, Firenze1975, pp. 111-149, in part. pp. 118-123: i
giansenisti tradirebbero Agostino proponendo Un' ermeneutica perfettamente contraria al suo spirito, pretendendo di tradurre in formule e sistema intellettualistico la complessit inesauribile di una vita spirituale, quanto pi
libera e persino incoerente, tanto pi ricca: Cos' difatti questo grande
dottore della grazia? Una vita, una vita piena di contrasti e tutta plastica,
che volta a volta, giunge alle tesi pi provocanti, alle formule pi spinte ...
Egli sempre pronto alle compensazioni e aile "ritrattazioni" (p. 119).
ss Cf. B. NEVEU, L'erreur, pp. 505-518; Le statut thologique=rudition, pp. 479-480.
56 Con questa distinzione Neveu compie la sua apologia dell'attivit
censoria romana: l'eventuale condanna di un autore (ovvero di alcune pro-
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B.
NEVEU,
pongono infatti gli stessi sistematici fraintendimenti ermeneutici che Giansenio, Arnauld e Pascal contestavano alla teologia scolastica e molinista 62 , o alla reazione antigiansenista.
62 Come esempio di una parziale e sistematicamente deformante anaIisi teologica della dottrina agostiniana della grazia, interpretata corne compatibile con la teologia molinista della grazia congrua e della scientia
media, cf. gli imponenti lavori del gesuita C. CREVOLA, La interpretaci6n
dada a San Agust(n en las disputas "de auxiliis'', in Archivio Teol6gico
Granadino 13, 1950, pp. 5-171 (cf. in part. le pp. 146-165); e Concurso
divino y predeterminaci6n fisica segun san Agust{n en las disputas "de
auxiliis'', in Archivio Teol6gico Granadino 14, 1951, pp. 41-127 (cf. in
part. le pp. 48-53, e le pp. 114-126, ove si citano e si riducono molinisticamente le limpide quindici proposizioni nelle quali Clemente VIII aveva
riassunto la dottrina agostiniana della grazia predestinata e indebita).
45
CAPITOLO SECONDO
GIANSENIO:
DALL' AMBIGUIT DELLA TRADIZIONE
AL SISTEMA DELLA GRAZIA
1.
L'esigenza primaria di Giansenio quella - programmaticamente cattolica, antiprotestante - della coerenza, della dialettica concordia di una secolare tradizione teologica che certo appare ambigua, se non contraddittoria o persino ipocritamente compromissoria. In tal senso, l 'Augustinus non vuole
essere, corne sostiene Neveu, soltanto un'opera di (fanatica,
per i suoi avversari) teologia positiva 1, desiderosa di risalire
1 Scrive L. CEYSSENS, Les voies dtournes dans l'histoire du jansnisme, in J. van Bavel e M. Schrama (edd.), Jansnius et le jansnisme dans
les Pays-bas. Mlanges Lucien Ceyssens, Leuven 1982, pp. 11-26: Jansnius n'a pas compos un trait de thologie spculative; il n'a pas invent et
propos sa propre doctrine; force d'tudes sur les sources, il a mis en lumire celle de saint Augustin... "/taque non rationibus philosophicis, sed ex
ipso Augustino... de Augustini adultera vel non intellecta mente renvincendus sum" ... Il les (gli eventuali oppositori) prie de suivre le chemin droit non pas les voies dtournes -, en collationnant son ouvrage avec ceux de
saint Augustin, sed donnes avec ses sources ... Ainsi donc, pris pour ce qu'il
tait, c.--d. une monographie de thologie positive, le livre pouvait contenir
des erreurs historiques, non pas des erreurs thologiques. Eventuellement
celles-ci tomberaient (pp. 18-19 e 21). Se la tesi di Ceyssens del tutto
condivisibile, essa corre il rischio di sottovalutare la portata teologica dell'opera: per Giansenio l'identificazione del pensiero di Agostino concide non
soltanto con un mero problema storiografico, ma con il ribadimento dell'au-
47
al vero Agostino, alla vera dottrina della grazia da lui "rivelata", ma anche un grandioso tentativo storiografico volto a dimostrare la coerenza, quindi la veridicit dell' intera storia del
cristianesimo a partire dal suo cuore teologico, dalla dottrina
della giustificazione. Tutte le diverse, spesso discordi voci
della tradizione patristica e (in parte) scolastica devono essere
armonizzate in un sistema coerente delle verit di fede, concatenate in maniera chiara e distinta, si che veramente oeil' Augustinus possibile scorgere, parallelamente realizzato
nell'ambito dell'ermeneutica storico-teologica, quello stesso
ideale dialettico postulato dal Discours de la mthode (1637)
cartesiano 2 : ricondurre l'oscurit del complesso all'evidenza
tentica fede cristiana, rivelata dalla grazia stessa, che dev'essere difesa dall'eresia. Per una messa a fuoco della peculiarit della teologia positiva gianseniana (basata sulla scoperta o "inventio" di un autore ispirato ), terzo
spazio rispetto alla teologia scolastica e alla teologia mistica, cf. le interessanti considerazioni di M. DE CERTEAU, La Fable mystique, XVI-XVII sicle,
Paris 1982, tr. it. Fabula mistica. La spiritualit religiosa tra il XVI e il XVII
secolo, Bologna 1987, pp. 148-155; chiaramente la teologia positiva non
una peculiarit n gianseniana, n giansenista, corne testimonia la grande figura del gesuita Petau: cf. in prop. J.-L. QUANTIN, The Fathers in Seventeenth Century Roman Catholic Theology, pp. 968 e 972-973; ricordo inoltre
che la distinzione tra teologia positiva e teologia scolastica ricorre gi in
IGNAZIO Dl LoYoLA, Exercitia spiritualia, Regulae ad sentiendum cum Ecclesia, Regula undecima. Sulla teologia positiva, cf. il prezioso R. GUELLUY,
L'volution des mthodes thologiques Louvain d'Erasme Jansnius, in
Revue d'histoire ecclsiastique 37, 1941, pp. 31-144, in part. pp. 126-142;
ancora utile J. TuRMEL, Histoire de la thologie positive, Paris 1931.
2 Discutibili eppure interessanti le pagine di Ctt. A. SAINTE-BEUVE dedicate all'analisi dei rapporti tra il metodo gianseniano e quello cartesiano:
cf. Port-Royal (1840-1859; qui citato nell'ed. in tre tomi a cura di M. Leroy,
Paris 1953), l,II,10,595-598. Mi pare non sia stata mai indagata a sufficienza
la relazione tra !'Augustinus di Giansenio e il Discours de la Mthode
(1637) cartesiano, che non puo certo essere interpretata corne mera relazione
antitetica (risoluzione della ragione nella memoria razionale dell'autorit
contra autonomia della ragione da qualsiasi autorit): cf. in prop. A. DEL NoCE, Riforma cattolica, pp. 210-214; 367; e C. BoRGHERO, La certezz.a e la
storia. Cartesianesimo, pirronismo e conoscenza storica, Milano 1983, pp.
84-90; ricordo infatti - dato troppo spesso trascurato - che Libert Froidmont, editore dell'Augustinus, fu tra i primissimi a rivolgere ail' opera cartesiana profonde e apprezzate obiezioni. lnoltre, sono noti i rapporti di profonda stima e di amicizia tra Cartesio e gli oratoriani Charles de Condren e soprattutto Guillaume Gibieuf: quest'ultimo ebbe un'influenza notevole sullo
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Philosophia, secundum quam potentia voluntatis habitu virtutis instructa sufficiens principium perfectae operationis existimatur (3,5-6); sostituendosi o anche soltanto affiancandosi
ail' ecclesiastica auctoritas (3,8), gli strumenti dialettici
della Philosophia (quella <<Aristotelica in particolare 10)
corrompono necessariamente la sacra materia cui sono applicati, pretendendo di dominare il mistero divino attraverso
operazioni logiche che in ultima istanza rimandano alla pagation de ["'Augustinus" et les prparatifs du combat, in J. RCIBAL, Jansnius, pp. 207-222.
8 Augustinus, tomo Il, De ratione et auctoritate in rebus theologicis.
Liber prooemialis, in quo limites humanae rationis in rebus Theologicis indagantur, et auctoritas S. Augustini in tradendo mysterio Praedestinationis
et gratiae declaratur, capp. 1-30, coll. 1-70.
2,3-5; cf. 10, 15-16.
10 Sulla sostanziale identificazione tra eresia pelagiana e aristotelismo, cf. ad esempio III, VI, Praefatio, 606-601.
53
na fiducia nell'autonoma potentia conoscitiva e quindi pratica dell'uomo. L'identificazione del nuovo metodo della grazia concide, quindi, con il ribadimento del netto discrimen
che intercorre tra teologia e filosofia:
Sic igitur quemadmodum intellectus Philosophiae suscipiendae propria facultas est, ita memoria Theologiae. Ille quippe
intellecta principia penetrando Philosophum facit; haec ea,
quae sibi scripto aut praedicatione tradita sunt, recordando,
Theologum Christianum (4,7-8);
rispetto alla filosofica capacit di penetrazione intellettuale e di approfondimento logico di principi perfettibili perch umanamente fissati, l'umile atto dell'accogliere e conservare similiter>> (4,8) il depositum inalterabile trasmesso
dalla tradizione specifica la teologia, che si deve limitare a
nude accepta tradere (4,9), a trasmettere quindi principi rivelati dalla grazia11 ; corne agostinianamente il Verbum trinitario eternamente generato dalla Memoria del Padre, cosl a livello teologico la comprensione della verit rivelata puro
dono, dipende dall'avere memoria della parola divina, si
che significativamente l' atto ermeneutico, cui ricondotta
l'intera attivit teologica, rimanda, nella sua totale dipendenza
dalla Parola di vina, all' eterna predestinante visione generatice
di Dio 12 La semplice e luminosa evidenza della rivelazione
divina viene quindi contrapposta alle vane complicazioni dell'intelletto naturale, cosl corne la grazia, che tocca direttamente il cuore dell'uomo, non dipende dall'atto di assenso
della ratio, ma lo produce. Cristo stesso infatti non ha lasciato nulla di scritto: i suoi mysteria, ... cordibus potius ru11 Tota doctrina christiana coelitus, hoc est ex divina revelatione per
auditum accepta et credita, derivatur>> (II, Liber prooemialis, 4,9).
12 Nec enim cuiquam absurdum aut mirum videri debet, quod ex traditarum revelationum ac divinorum verborum memoria, Christiana nascatur
sapientia, nisi qui nesciat aeternam illam sapientiam, quae est Verbum Patris, ex quo tanquam fonte et exemplari omnis nostra propagatur sapientia,
ex foecunda Patris memoria prodijsse (4,7). Disinteressato alla decisiva
connessione tra memoria e predestinazione divina P. FONTANA, "Propria facultas". Per Io studio della memoria nel Liber Prooemialis del/' Augustinus
di Giansenio, in Ricerche teologiche I, 1993, pp. 89-100.
54
minanda, quam intellectu penetranda (4,9), sono atti di grazia e non verit di ragione; di importanza decisiva risulta in
tal senso il riferimento a 2 Cor. 3,3 e quindi a Ger. 31,33 e
Ez. 11, 19, ovvero ai testimonia-chiave del De Spiritu et littera agostiniano, che ripetutamente Giansenio analizza nell' Augustinus:
Lex enim nova... non postulat, ut in chartis, membranis et lapidibus, sed tantummodo ut in tabulis cordis carnalibus conscribatur (4,10);
il puro lavoro teologico quindi un mero lavoro deduttivo. Nei secoli successivi il sorgere delle eresie costringer
pero i teologi cristiani ad approfondire la loro scienza (cf.
6,11-16 e 7,15-16), argomento strategico questo per sottolineare perch la compiuta dottrina della grazia, quasi del tutto implicita nei primi secoli, sar rivelata tanto tardi, solo con Agostino (5,11). E comunque, dinanzi alle densae quaestiones
della fede, la chiesa definir nei suoi concili il dogma in funzione antieretica non per modum conclusionis.. ., sed per modum sententiae, ovvero non tramite ragionamenti filosofici,
in humana ratiocinatione et consecutione, ma autoritativamente, tanquam judex.. ., divina inspiratione gubemata
(6,15). Vi dunque un duplex modus penetrandi divina my-
55
L'opposizione tra ermeneutica filosofica (comunque rivolta ad un oggetto teologico, si che la stessa teologia scolastica qui considerata filosofica) e ermeneutica teologica
chiaramente ricondotta ad un'opposizione di intenzionalit:
all'opposizione tra ratio e charitas, ove per ratio si intende la
ragione naturale che pretende di affidare autonomamente alla
propria potenza logica il compito di attingere la veritas divina, mentre per charitas non si intende certo una generica
virt umana, il naturale desiderio di Dio 14, ma l' atto di grazia
13 Cum aliquid in Scripturis definitum est, acquiescendum esse statuit (Augustinus), neque superflue curioseque de modo esse satagendum
(6,14); proprio la curiosa ricerca del modus il vizio della filosofia e quindi
della stessa scolastica, incapaci di confessare umilrnente i misteri della fede
corne di per s evidenti: Nam etjam in hac materia divinae gratiae, quam
tractamus, quid praecipuas lites in Scholas intulit, nisi ista ipsa curiositas
istius pernoscendae quaestionis, quomodo gratia in voluntate operetur?
(6,13); cf. 8,19-22 e 10,25-26. lnteressante rilevare corne il lapsus sopra
ricordato di Origene sia anche terminologicarnente identico ail' errore degli
Scholastici, vero illi (petulantiae) nulla necessitate compulsi, sed sola plerumque quidlibet indagandi et resolvendi cupiditate (9,23); essi pretendono
infatti di penetrare gli stessi misteri rivelati da Agostino secundum humanae rationis regulas (28,63), per naturales rationes vel Philosophiae
principia (29,66). Su Origene corne vero e proprio anti-Agostino e fonte di
tutti gli errori pelagiani, cf. infra, paragrafo III. Contro gli scolastici, allontanatisi sulla questione della grazia a mente veterum Patrum (=da Agostino e dai suoi discepoli), cf. ancora III, IV, 17, 468-471.
14 Rirnane assolutamente centrale in Giansenio la dottrina agostiniana
della volont corne irresistibilmente guidata dalla delectatio, santa o perversa che essa sia; se quindi in ogni creatura intelligente permane il desiderio
naturale di Dio, soltanto la rivelazione soprannaturale della grazia, delectatio victrix che irrompe nell'intimit della volont, puo davvero perfezionare
la natura umana, altrirnenti necessariamente costretta dalla propria ereditata
peccaminosit a pervertire il desiderio irrealizzabile di Dio in desiderio delle creature, cornunque insoddisfacente e negativamente inquieto, perch
volto a realizzazioni sernpre defettive: Haec enim inquietudo non ex ulla
superaddita Dei ordinatione, sed ex ipsa naturae rationalis conditione seu
creatione nascitur; qua sicut non potuit eadem manens propter seipsam vel
56
divino operante nella stessa ratio dell'uomo. Pertanto l'oggetto teologico e il retto atto ermeneutico coincidono, sl che la
teologia si risolve nell'operazione di Dio stesso: I'atto di grazia, la charitas che converte l'interiorit perversa dell'uomo,
infatti l'unico accesso al mistero, l'unica possibile comprensione della verit della grazia 15 : Non intratur in veritatem,
nisi per charitatem, scrive Giansenio (7, 19), citando Contra
Faustum 32,18.
Tornando all'impietoso confronto tra il miracoloso Agostino e la scolastica, Giansenio ricorda il suo pi che ventennale affaticarsi sui testi agostiniani, sino a ricostituirne un vero e proprio sistema fondato su immobiles bases doctrinae,
cui riconnettere
dispersas sententias quas hic illic in Scholasticorum scriptis
legeram, corpori unde avulsa erant restituendo ( 10,26).
57
Quest' opera di piena rivelazione di ci> che prima era ancora clausum, deriva eccezionalmente ex uno solo, affidata al solo Agostino, le cui sententias dogmaticas et canonicas habendas esse, tota Ecclesia judicavit attraverso vari
concili (13,32), e l'unanime consenso dei papi, da Innocenzo
I, Zosimo, Celestino, a Ormisda e Felice II, da Giovanni II a
Clemente VIII (15,33-36). I recentiores, incapaci di penetrare Agostino e quindi ostili alla dottrina della grazia irresistibile e predestinata, non fanno che vellicare atque concutere ... non opiniones Augustini, sed Catholicae doctrinae fundamenta, quae Romani Pontifices ex Augustini libri hausta consecrarunt (16,38). Agostino infatti naturalis et gratuiti luminis abundantia ( 17,39-40) il primo tra tutti i Padri latini e
greci; la stessa eccezionalit della sua conversione - paragonata a quella della Maddalena, di Pietro e soprattutto a quella
16 Ut non immerito dici queat, id in explicatae divinae gratiae publicatione praestitisse sanctum Augustinum, quod in propalatione divinitatis
Verbi Dei /oanni Euangelistae tribui solet. Ut enim iste in scriptis suis, inter Apostolos et Euangelistas primus, clara praedicatione divinitatem Verbi
Dei intonuit: "ln principio erat Verbum", quantumvis alijs Apostolis ante
ipsum ea fuisset revelata; ita licet Patribus antiquioribus divina gratia in
fide et oratione et actione, agnita fuerit, primus tamen Augustinus id, quod
in eorum fide ac disciplina /atebat, aperuit, thesaurosque gratiae ac charitatis absconditos fidelium intelligentiae patefecit (13,31).
58
di Paolo (19,43-46) - prova la sua qualit di interprete assolutamente privilegiato. Paolo e Agostino sono i supremi teologi perch fanno memoria del dono che li illumina, rivelano la
dottrina testimoniandola con la propria stessa esistenza del
tutto immeritatamente operata dalla grazia predestinata 17 ; infatti se Paolo rivela i <<principia della grazia, per primo Agostino ne trae, corne terminos fzxos (23,51) oltre i quali
impossibile spingersi, tutte le
conclusiones... Nec vero incongruum, si ista duo lumina pleniorem gratiae sensum hauserint, qui amplioribus infirmitatibus, in quibus virtus perficitur, faerant agitati. Quemadmodum
enim nihil magis gratiam gratuitam ac victricem esse declarat,
quam enormitas peccatorum (21,49).
La perfetta coerenza della dottrina agostiniana della grazia risalta ancor pi se paragonata alla confusa tradizione patristica greca, significativamente riassunta in Origene, rimproverata di frequenti errori o imprecisioni (22,49), infine accusata di semipelagianesimo. Al contrario, rispetto aile frequenti
deformazioni scolastiche, Tommaso ha il grande merito di attenersi fedelmente ad Agostino, sino ad essere definito nihil
aliud nisi Augustinus contractus 18 D'altra parte, con una
certa sorprendente incoerenza rispetto alla costante esaltazione della luminosa semplicit dei Padri, Giansenio ammette la
difficolt e soprattutto l' ambiguit di gran parte dei testi agostiniani sulla grazia:
lpse inter omnes vere subtilis, qui tot secreta et mirabilia
doctrinae capita in suis lucubrationibus quadam obscuritate
17 20,45-48; cf. 13-14,31-34 e 17,39-42. Il Doctor gratiae Dei, il
Pater Patrum, Doctor Doctorum quindi l'unico vero Doctor angelicus
(24,54; cf. 25,56), l'unico Padre paragonabile agli apostoli per amor seraphicus (24,54). Per un'analisi dell'interpretazione gianseniana dell'autobiografia agostiniana corne confessione della grazia indebita di Dio, cf. P.
COURCELLE, Les Confessions de saint Augustin dans la tradition littraire.
Antcdents et Postrit, Paris 1%3, pp. 394-397.
18 22,50. Arnauld ribadir: la Summa tomistica non autre chose
qu'un abrg de saint Augustin (A. ARNAULD, Premiere Apologie pour M.
Jansnius, citata infra, p. 154); cf. A. ARNAULD, Apologie pour les Saints
Peres, citata infra, V,12,514-14,528.
59
tecta sparsit, ut in eis eliciendis diligentes lectores earum perpetuam discendi materiam, usque ad mundi finem, acceperint.
Non enim ea semper promiscui lectoris firmitas et capacitas
est, ut ea passim nudare conveniret; sed multa diligentioribus
lumen a Deo postulantibus dereliquit, quibus ea nudentur, si
quae forte quaestio ad illa aperienda compellat, ne infirmiores
aliqua falsitate capiantur. Sic enim profundissima illa fundamenta, quibus tota gratiae coelestis oeconomia nititur, per totam vitam in omnibus libris obscure et dissimulanter expresserat, ne majorum forte quaestionum ansas infirmis daret. Quae
quidem arcana fundamenta nemo posterorum vel suspicione
cogitasset, nisi ipse illa sub finem vitae quorundam quaestionibus pulsatus coactusque detexisset (24,53 ).
60
dottrina agostiniana della grazia, afferma di non voler n rninimizzare n "dogrnatizzare" le sue <profandiores vero difficilioresque partes; per Giansenio queste partes non sarebbero che gli stessi misteri confessati corne irrisolvibili da Agostino (la rnodalit del tradux peccati o l'insondabile ragione che spinge Dio a eleggere l'uno e non l'altro uorno), e non
certo la dottrina della predestinazione ante praevisa merita.
Per Giansenio, infatti, Agostino non ha affatto lasciato multa
indecisa, multa solum probabiliter asserta (26,57), corne sostengono gli scolastici disposti a confonderne e deformarne
rovinosarnente la coerentissirna doctrina solide fandata
(26,58), contravvenendo a quelle sancti Augustini regulae
(26,60), da lui constanter>> (26,57) ribadite:
Multae quippe conclusiones de quibus tantopere hac tempestate disputatur, solidissime fortassis ex Augustini principijs
religatae sunt; quarum vincula, propter nebulas novorum principiorum intercurrentes, non sinantur advertere (26,60).
Se gi Paolo contrae per volont divina la grazia in misteriosi brevissima principia (illa arcana caelestia paucis
21 <<ln hoc miserabili saeculo la scolastica colpevole di insediare la
filosofia sulla cattedra della teologia (25,57), mentre non pu> essere aggiunto ad Agostino nihil... nisi Metaphysicarum quarundam formalitatum
et quaestionum spinae (25,55); sulla agostiniana stigmatizzazione della filosofia corne Babylonica confusio, cf. 28,61-64.
61
characteribus implicata) 22 , solo Agostino li svolge e li esplica totalmente, anticipatamente capace di enodare omnes
quaestiones, omnes dubitationes solvere, di retundere adversantium argumenta (27, 60), di confutare in anticipo tutte le
possibili obiezioni eretiche. Pur essendo l'unica mediazione
capace di educere cio che in Paolo clausum erat>> (27 ,60),
Agostino stesso non del tutto facilmente e immediatamente
comprensibile: Giansenio pretende in tal senso di dedurre e di
spiegare cio che in Agostino stesso rimane clausum o non
sufficientemente evidente, ma cio senza nulla aggiungere, appunto limitandosi a risalire ai principi agostiniani 23 e a collegare, ordinare sparsa, dispersa (27,60), per ricondurre il
tutto alla chiara evidenza della sua fonte 24, ove il termine
<1ons rimanda allo stesso Paolo, prima fonte e matrice della
rivelazione sulla grazia 25 , ovvero del senso pi profondo del1' intera rivelazione cristiana: il fine giustificante dell'incarna22 Sic Apostolus Paulus in tertium coelum raptus, quicquid de divina
gratia et praedestinatione, per omnium Doctorum disputationes, concertationes, meditationes, contemplationes hauritur, velut abyssus et matrix fontium et in se continuit, et brevissimis quibusdam principijs in Epistolarum
suarum contextu illigavit (27 ,59).
23 Cf. III, Epilogus omnium, 1070-1071, ove Giansenio conclude l'opera ribadendo il suo essere niente pi che un inteprete di Agostino. Sulla
necessit di un travaglio decennale per apprendere le retta esegesi di Agostino, comunque concessa dalla grazia, cf. Il, Liber prooemialis, 27,6028,64; 29,63-66; III, VI, Praefatio, 607.
24 Ausim dicere, nullum esse reliquum argumentum tot acerrimis litigantium conatibus excogitatum, quod non ille vel tanquam ad rem non
pertinens praeteriverit, vel in principijs jactis abunde solverit, contriverit,
dissipaverit: nullum dubium quod a Theologis moveri mereatur, cui non satisfecerit. Sed hoc advertere, vel ad intellectum principiorum ejus tanquam
venarum latentis auri pertingere, hoc opus, hic labor est (27 ,60); Agostino
stesso, Dialecticae scientissimus, mirabilior artis dissimulator fuit. Ex quo
contingit, ut non ita cuivis obvium, planumque fit, quid ex quo educat, advertere, vel insurgentium quaestionum nodos ad sua principia per Augustini
libros multum dispersa revocare. Non enim occurrunt pauca, quae a principijs immutabilibus quibus pendent avulsa, speciem absurditatis non minimam prae se ferunt; sed ad occultos unde manant fontes revocata, veritate
in ipsis supeme radiante, certissima et omni acceptione digna deprehendas (27,60-61); sull' ad principia revocare, cf. ancora 29,64.
2S Cf. 27,59, cit. supra alla nota 22; cf. inoltre 21,47-50. Su Agostino
corne unico vero interprete di Paolo, cf. A. ARNAULD, Apologie pour les
Saints Peres, citata infra, Vl,24,702-25,718.
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zione. Di fronte alla compatta e complessa coerenza sistematica di Agostino, del tutto vana risulta la pretesa di comprendere
veramente Agostino semel eum percurrendo, riportandone
soltanto lacinias hinc inde citatas abreptasque 26 : Agostino
26 28,61. Cosl in Il, De statu naturae lapsae, IV,8,581-582 Giansenio
contrappone la sistematica ed evidente coerenza della dottrina agostiniana
sulle virt naturali alla defonnazione operatane dalle arbitrarie e parziali esegesi scolastiche: Doctrinae quippe ipsius in hac materia istud omnino peculiare est, ut sibi mirum in modum a capite ad calcem usque consonet, utpote quae ab ijsdem principijs tota pendeat, quaquaversum ad extremas
conclusiones usque penetrantibus. A quorum filo si Philosophiae humanae
rationibus deductus semel aberraveris doctrinam ejus universam perturbari,
nulloque nexu colligatam fluctuare, sibique contradicere necesse est. Hinc
enim factum est, ut nonnulli recentiores, dum Augustini principia de hac re
vel non satis assequuntur, vel tanquam nimis sublimia supplicij nostri infirmitate metiuntur, mirabiles tenebras in doctrinam ejus apertissimam intulerint... /taque Glossis a sensu Augustini disiunctissimis doctrina sancti Doctoris perspicua alio detorta est: quarum interpretationum non est aliud fondamentum, nisi quia alioquin falsum esset id quod ipsi verum putant. Quo
sane modo si autorum quorumcumque verba ac documenta tractare licet et
non potius ex perpetuo doctrinae filo sensus eorum... perquirendus, nihil in
universis Patrum sanctissimorum scriptis ita manifestum est et categoricis
propositionibus adversus haereses assertum, quod non facillimo negotio eludi, adulterari, pervertique possit. Et revera per illam liberam quidlibet opinandi pruriginem, quae per disputationes nonnullorum recentiorum in Theologiam invecta est, mu/toque liberiorem interpretandi, seu potius pervertendi
Patrum antiquorum scripta licentiam eo ventum est, ut nemo, quicquid tandem senserit, Augustino vel Patribus gravioris notae contradicere sibi videatur. Neglecta enim totius doctrinae consonantia, quae ante omnia debebat
explorari, abruptas quasque sententias ita exponunt vel componunt potius,
ut non tam admirationem, quam horrorem peritioribus inijciant. Ex quo solemni liberrimae interpretationis more, Auctoritas Patrum Antiquorum, quae
primum olim habere solebat locum, nunc ita apud quosdam eviluit, ut nullum argumentum contemptibilius eis fit, solutuque facilius, quam quod ex
eorum scriptis ducitur, dummodo ratiunculae nonnullae novitati suffragari
videantun>. Sulla perfetta coerenza della dottrina agostiniana, traducibile in
una sistematica catena di principi assolutamente evidenti, cf. ancora Il, De
statu naturae lapsae, IV,15,617-624, ove Giansenio riporta a sette corollaria la dottrina agostiniana delle virt e dei meriti operati dalla grazia: <<lsta
igitur septem corollaria hic breviter indicata volui, quae alibi latius pleraque tractanda sunt, ut facies magnae partis doctrinae sancti Augustini uno
intuitu lectorum oculis subijceretur, et intelligerent, ex quibus principijs ista
dogmata, quae passim in scriptis ejus obvia sunt, religata penderent (622).
Come vero e proprio coerente sistema concepita la stessa dottrina pelagiana in l,Vl,7,349-354: il primum totius haeresis Pelagianae scopus o Cardo da cui dipende l'intera dogmatum connexio o ordo (concidente con
63
64
Il.
65
66
integro cum neutra convenire, sed aliquid ab utraque sumere (1,817). La pi significativa delle contestazioni rivolte alla teoria domenicana (2,818-823) quella di considerare
astrattamente la grazia corne necessit rnetafisica estrinseca e
invariabilrnente efficace, e non agostinianamente corne rnedicinale (2,820) verissimus motus voluntatis, ineffabilis delectatio ... , verissima et realissima voluntatis affectio (2,818),
che quindi richiede il concorso spontaneo e dilettevole, non
passivo, coatto e dunque invariabile della libert urnana 31 ; per
altro verso, contro i gesuiti Giansenio sirnpatizza apertamente
per la soluzione dornenicana 32 : impossibile est, ut adjutorium illud caelestis delectationis non determinet, immo praedeterminet voluntatem; ... necesse est ut velimus et operamus
(3,825); infatti Dio opera
voluntatem inclinando, applicando, determinando; et quia
praevenit ipsam voluntatis praedeterminationem, etjam praedeterminando, non solum moraliter, sed vera reali et physica
determinatione 33 ;
67
ove contra i gesuiti la moralis determinatio respinta perch se habet in ipsa potentia voluntatis (3,824), conferisce
alla volont della creatura il potere di consentire alla vocatio
di vina, determinandone l' efficacia.
Ma corne accordare queste esigenze apparentemente del
tutto contraddittorie, affermando insieme il rifiuto di una libert passivamente operata da un motus necessitante, e la
difesa dell'irresistibile predeterminazione della grazia? Nel
fondamentale capitolo 4, Giansenio distingue tra sensus
divisus e sensus compositus 34, due possibilit diverse di
27-38, che sostiene (pp. 36-38) che per Giansenio la grazia operante non
agirebbe all'intemo della volont, ma la muoverebbe irresistibilmente ab
extrinseco. Se infatti vero che la grazia non si sostituisce alla volont libera dell'uomo, ma la converte e la orienta irresistibilmente senza costringerla invita, certo la sua azione da Agostino e da Giansenio pensata corne
intrinseca, Spiritus operante nella profondit del desiderio dell'uorno: interior intima suo; insomma, la nuova volont della charitas cornunque un
atto trascendente, generato dallo stesso Spirito di Dio, irriducibile cio ad
un desiderio autonomo dell'uorno o ad un desiderio estrinsecarnente sollecitato: Delectatio ista ... non est aliud, quam actus quidam indeliberatus coelitus immissus in voluntatem (III,IV, 111,435). Mi pare dirirnente in prop.
un brano ove Giansenio insiste agostinianamente sulla grazia corne interiore
determinazione del desiderio dell'uomo e corne sostituzione di una nuova
ad una vecchia volont, di un cuore di came ad un cuore di pietra: Quid
est flectere voluntatem in bonum, quid est in lapsum pronam convertere, nisi eam vel fluctuantem, vel in alteram partem jam nutantem ac propendentem, ista determinatione revocare et in alteram partem determinare? Flexus
enim et conversio voluntatis in hanc vel illam partem, nihil est aliud quam
ejus in alterutram partem determinatio. Numquam enim Deus hominis voluntatem in bonum reipsa flectet atque convertet, nisi hic et nunc determinet... Et h.oc ipsum et nihil aliud est, auferre unam voluntatem ac dare alteram, seu ut Scriptura loquitur, auferre cor lapideum, ac dare cor cameum
(III,11,23,191-192 e 194).
34 Questa distinzione scolastica dipende da ARISTOTELE, Confutazioni
sofistiche 20,177a-b, ed ripresa e teologicamente applicata nella Logique
di A. ARNAULD e P. NICOLE (citata infra), III,19,6,253-255, ove, trattando
della <<fallacia compositionis e della fallacia divisionis, per illustrare il
sensus divisus portato antiluteranamente l'esempio del peccatore giustificato: C'est aussi dans le mme sens qu'il est dit, dans ['Ecriture, que Dieu
justifie les impies, car cela ne veut pas dire qu'il tient pour justes ceux qui
sont encore impies, mais qu'il rende justes, par sa grce, ceux qui auparavant taient impies (p. 254). Analogarnente, per illustrare il sensus compositus, si sottolinea corne il Vangelo affermi corne precluso all'empio il regno dei cieli.
68
concepire il concorso tra grazia irresistibile e libert di consenso (cui dev'essere immanente la possibilit di dissentire
dall'azione della grazia). Il sensus divisus indica una legittima compresenza potenziale (quindi sempre astratta, mai effettiva) dell'umana potestas dissentiendi (4,827) con l'azione irresistibile della grazia divina, mentre il sensus compositus ammette un'assurda compresenza attuale (quindi un
effettivo esercizio) di questa potestas dissentiendi con la
grazia immanente nella volont; ovvero il sensus divisus
implica il simul posse non velle (4,825), dunque la sempre
presente possibilit di successione di due stati o atti (la presenza della grazia irresistibile cui la libert non puo resistere,
poi il successivo resistere della libert, comunque conseguente al ritrarsi della grazia stessa), assolutamente contraddittori se simultanei; mentre il sensus compositus afferma
illegittimamente il simul non velle (4,825), la simultanea
compresenza di questi due stati o atti contraddittori 35, quindi
assurdamente l'effettivo resistere della libert umana all'operante grazia divina:
/taque in sensu divisa potest voluntas non facere id quod
Deus per gratiam efficacem in ea operatur, in sensu vero composito, nequaquam... Sicut ergo in sensu composito verae sunt
hujusmodi phrases (Augustini), quibus voluntas acta per divinam gratiam, dicitur non posse resistere Deo, non posse dissentire ab eo quod per eam vult operari Deus, non posse declinari, non posse superari; ita e contrario, in sensu diviso verae sunt, quibus dicitur posse declinari, passe superari, posse
dissentire (4,826).
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Questa concordia, questa asimmetrica relazione dialettica tra due grandezze infinitamente distanti, considerate repugna.ntia (7 ,836) 38 dai pelagiani, per Giansenio postulata
36 5,833. Cf. le chiarissime precisazioni in 18,864-867. Contro la riduttiva concezione molinista della gratia congrua, che rimette alla stessa libert
dell'uomo la potenza di rendere efficace la suasiva vocatio divina, quindi di
decidere o risolvere la propria naturale indifferentia o equivalente altemativa
di scelta, scrive Giansenio: Delectatio quippe non indifferentem facit voluntatem, sed indifferentiam ad alteram partem vehementissime trahit (9,844); ove
comunque la stessa indifferentia della libert priva di grazia una mera
astrazione, in quanto la forza irresistibile in ta! caso la concupiscenza, vera e
propria necessitas peccandi (9,844-845); sull'irrealt dell' indifferens agendi et non agendi aequilibrium, cf. le chiarissime precisazioni in 20,874.
37 La concordia tra delectatio irresistibile (della grazia) e volont
umana riscontrabile nella stessa necessitante forza della concupiscenza,
operante tramite il consenso perverso della libert umana (9,842-845).
38 Sul giansenismo corne tentativo di mediare teologicamente opposti
apparentemente inconciliabili, cf. F. RUFFINI, Studi sui giansenismo, pp. 120124.
70
71
fermato unanimi consensu (17 ,862) dai concili e dai pronunciamenti dell'autorit papale 42
Nell'ambito di questa totalizzazione agostiniana della
storia ecclesiastica, Giansenio non poteva non farsi forte
( 17,860-865) del Decretum de iustificatione del concilio di
Trento, e in particolare dei capp. 5-6 e del canone 4 43 Giansenio si serve della ambigua adesione tridentina alla littera
della dottrina agostiniana (in realt finalizzata ad un senso
apertamente antiluterano e anticalvinista, che non escludesse
persino un'interpretazione semipelagiana) 44, comunque rein42 Hanc ipsam concordiam gratiae cum libero arbitrio etjam Apostolica Sedes et ipsa Concilia Ecclesiae generalia contra Pelagianos et
alios veritatis hastes, qui libertatem exstingui per operationem gratiae arbitrati sunt, disertissimis verbis expresserunt ac canonica auctoritate sanxerunt>> (17,860); cf. 19,866-867.
43 Per il testo del Decretum de iustificatione tridentino (VI sessione,
13 gennaio 1547), cf. G. Alberigo, P-P. Joannou, C. Leonardi, P. Prodi
(edd.), Conciliorum Oecumenicorum Decreta, Basilea-Barcellona, Friburgo,
Roma, Vienna 1962, pp. 647-657.
44 Che il Concilio di Trento avesse operato Io stesso ambiguo tentativo
di mediazione, considerando Agostino (tacitamente interpretato in senso semipelagiano) corne intermedio tra pelagianesimo e calvinismo, a ragione
affermato da P. BAYLE, Remarque E, p. 393 (cf. infra, nota 55). Una lettera
del Segretario di Stato, il cardinale Scipione Borghese, inviata nel 1611 al
nunzio in Spagna Antonio Caetani, conferma limpidamente corne da Trento
in poi, nell'ambito delle laceranti controversie teologiche tra gesuiti e domenicani, l'obiettivo fondamentale di Roma rimanga innanzi tutto politico-ecclesiale; il cardinale cerca di motivare la decisione del papa Paolo V di sospendere la controversia De auxiliis, evitando un pronunciamento di condanna dell'una o dell'altra parte: Che si conservi la reputazione et fama di
queste due Religioni, senza che ne venghi discredita una di esse, di che
gl'heretici fariano gran feste et trionji; inoltre dottrinalmente, in perfetta
continuit con Je ambigue formule tridentine, Roma cerca (tatticamente)
quella mediazione (o meglio quel compromesso) che ritroveremo affermata
teologicamente in tutti i principali autori giansenisti, per i quali la verit
dogmatica si identifica con il tenere insieme posizioni apparentemente contraddittorie, rispettivamente rappresentate da molinisti e baneziani (o calvinisti). Ma mentre per i giansenisti gli estremi sono entrambi errati, quindi eretici, e compatibili subordinando quello "molinista" a quello agostiniano, per
Roma gli estremi, se disposti ad una attenuazione, cio alla subordinazione
all'autorit cattolica romana, sono entrambi legittimi e cattolici, comunque
nella direzione di una subordinazione dell' estremo agostiniano a quello "molinista". Leggiamo infatti nella nostra lettera: .Nel punto principale che consiste nell'efficacia della gratia et libero arbitrio, l'una et l'altra parte con-
72
Giansenio nota che Trento, affermando che la libert umana viene disposta ad un libere assentire et cooperare dal1' immeritata vocatio della gratia praeveniens (Decretum,
cap. 5), utilizza le stesse espressioni antipelagiane di Agostino;
se dunque la lettera pu apparire ambigua, per Giansenio il
senso non pu essere che quello dell'asimmetrica concordia
agostiniana, a meno che non si voglia per assurdo accusare il
concilio, divinamente ispirato, di ipocrisia e di intenzionale
deformazione dei testi di Agostino. In effetti quando Trento
viene, et seguita la verit cattolica, dichiarata molto apertamente et dilucidamente dal Sacra Concilia Tridentino nella sessione VI De Iustificatione,
dove nelli canoni si mostra quali fossero in quella materia gli errori di Pelagiani, Semipelagiani et Calvinisti, et si insegna la dottrina cattolica, quale,
si deto, viene abbracciata et seguita indubitatamente dall'una et dall'altra
parte, ma sono solo differenti nel modo, volendo i Domenicani, che Dio nostro Signore con l'efficacia della sua santa gratia predetennini fisicamente,
cio attualmente e realmente il libero arbitrio, et i Gesuiti che Io faccia con
la gratia congrua et moralmente, opinioni che appresso moiti huomini dotti
et pii sono state reputate probabili (cit. in L. LoPETEGUI, Renovaci6n y fracaso de las tentativas para obtener una definici6n dogmatica en la Controversia de Auxiliis:l607-1614, in Archivio Teol6gico Granadino 37, 1974,
pp. 45-81, in part. p. 58). L'evidente inconciliabilit delle due prospettive
teologiche (chiara al Borghese, corne rivela quel probabili, che vuole relativizzare entrambe le affermazioni, incompossibili se assolutizzate) interessa
poco a Roma, preoccupata soltanto di tenerle insieme senza cercarne un'effettiva mediazione dottrinale; !'Augustinus di Giansenio pretender di realizzare questa mediazione, certo subordinando nettamente la grazia sufficiente
a quella operante, la libert alla grazia. Sul tentativo del tomista Caetano di
evitare l'analisi teologica della questione, confessando l'assoluta impenetrabilit del rapporto tra grazia predestinata e libero arbitrio ad analogia dell'impenetrabilit del mistero della Trinit, cf. D. FERRARO, L'uso delle auctoritates nella seconda scolastica, in Canziani e Zarka (edd.), L'interpretazione, pp. 83-101, in part. pp. 90-92.
73
adotta le espressioni agostiniane di apologia della libert umana 45 , mostra con le sue prudenti precisazioni e i suoi strategici
silenzi di interpretarle in realt in senso composito; Giansenio invece se ne serve per riportarle al sensus divisus, all'originario, dialettico senso agostiniano46, che esclude sia l'errore
della luterana e calvinista negazione del consenso e del concorso della libert umana, che l' errore della pelagiana e gesuita
negazione della grazia irresistibilmente efficace (17,862).
L' admirabilis consonantia, l'efficacia dialettica dell'ermeneutica giansenista risulta ancora pi evidente se applicata sia consentito questo anacronismo - alle celebri (prime) cinque
proposizioni denunciate da Cornet alla Sorbona nel 164947 ; nel
decisivo XX capitolo dell'VIII libro del III tomo, possibile
45 Ad esempio, ricevendo l' ispirazione della grazia, illam et abiicere
potest (Decretum, cap. 5); cf. ancora Canones, n. 4: Si quis dixerit, liberum
hominis arbitrium a Deo motum et excitatum nihil cooperari assentiendo Deo
excitanti atque vocanti... neque posse dissentire si velit, sed velut inanime
quoddam nihil omnino agere mereque passive se habere, anathema sit>>.
46 Sull'attribuzione gianseniana del solo sensus divisus ai documenti
tridentini sulla giustificazione, cf. la loro chiarissima analisi in Augustinus,
III, VIII, 4,826-827; 20,807-877; 21,879-882. In riferimento al cap. 4 e al canone 5 del Decretum, scrive Giansenio: Dicimus igitur liberum arbitrium,
quantumcumque vehementi atque efficaci gratiae delectatione praeventum atque determinatum ad faciendum bonum, ad.hue tamen posse bonum non tantum non facere, sed etiam malum. Verum est enim istud non quidem in sensu
composito, ut vulgo dici solet, sed in sensu divisa. Nimirum quia eodem tempore, quo voluntatis arbitrium sub gratiae delectatione efficaciter eam movente positum est, imo quo etiam actum voluntatis bonum facit, est in eadem
voluntate potestas illud non faciendi imo peccandi, non quod cessatio ab actu
quem tune elicit, aut actuale peccatum cum gratiae delectantis influxu consistere possit (quod sensus compositus postularet), sed quia cessandi et peccandi potestas cum eadem gratia simul in eodem voluntatis arbitrio coniungi potest. Nam quamvis duo actus contrarij sint oppositi, et in eadem voluntate simul esse non possint; potestates tamen ad opposita non sunt oppositae, nec
sibi invicem nec actibus oppositis et in eodem simul subiecto, sive agente sive
quiescente commorantur. Sic ergo voluntas quantumcumque gratiae suavitate
capiatur; potest non agere id quod rapitur; quia veram non agendi potestatem
etiam sub gratia rapiente retinet, quamvis fieri nequeat ut ipsa non actio cum
gratiae operatione in eadem simul voluntate copuletur. .. Sic etiam iuxta Tridentinum, homo "recipiens inspirationem, illam abycere potest"; et "liberum
arbitrium a Deo motum potest dissentire, si velit" (20,870-871).
47 Cf. L. CEYSSENS, Nicolas Cornet (1592-1663), promoteur des Cinq
Propositions jansnistes, in Antonianum 52, 1977, pp. 395-495.
74
rintracciare (concettualmente, se non alla lettera) le prime quattro proposizioni 48 dialetticamente connesse con le tesi ad esse
opposte, accettate secondo il compatibile sensus divisus, tesi
invece negate corne false e eretiche se sostenute secondo l' illegittimo e contraddittorio sensus compositus.
1 - Senza la grazia efficace, per "i giusti" impossibile
operare alcuni comandamenti di Dio, pur volendolo (comunque imperfettamente); eppure vero in sensu diviso che
"i giusti" privi di grazia possono operare il bene, volendolo,
una volta ricevuta la grazia 49
II - La grazia interiore sempre irresistibile o determinante nello stato di natura corrotta; eppure vero in sensu
diviso che la libera volont puo resisterle e peccare50
48 Sulla V proposizione (Dio non morto per redimere tutti gli uomini,
ma solo per redimere i predestinati; eppure Dio morto per tutti coloro che
vogliono essere salvati), cf. invece III,IIl,21,379-392 e l,VII,5,409-18,442.
49 Secondo la prospettiva giansenista, i giusti privi di grazia o i fedeli
privati della grazia sono merl peccatori; pertanto: Quae credendi aut benefaciendi operatio, licet cum in.fidelitate vel detenninatione ad peccandum
jungi in eadem voluntate nequeat, potentia tamen illa credendi et benefaciendi cum infidelitate simul manet: quam ob causam recte dicuntur infideles
posse credere, posse diligere, posse benefacere, in sensu similiter diviso, non
composito, quamdiu in hac vita constitutis gratia Dei et illuminatio eis conferri potest... Possunt ergo infideles credere, quia ut Augustinus dicit "mutari
in melius homines possunt", sed per gratiam Dei... Hoc sensu alloquimur
homines etiam in.fideles ut credant, credentes ut diligant, ut operentur, omniaque praecipiendi, consulendi, hortandi, corripiendi incentiva adhibemus,
non ut signi.ficetur adesse illam immediatam operandi potestatem, quam tribuit gratia, ut nutu voluntatis ei tantum accedente, influxus ejus sequatur aut
non sequatur; sed (quod sapius ex professo sanctus Augustinus docet) ut signi.ficetur eos quibus loquimur, habere liberum voluntatis arbitrium, quo
praeceptum aut consilium fieri potest et non fieri, et per nostrum illud adminiculum sciant, quo debeant suam convertere voluntatem. Sed si de.fit gratia,
quae voluntatem peccato inhiantem flectat in bonum, potestas illa benefaciendi ejfectu suo cassa remanebit (IIl,VIIl,20,872-873). Dunque, (Cum
Augustinus dixisset) "omnes homines ad Dei praecepta se convertere posse
si velint", ut intellegeremus istam potestatem proximam convertendi se non
praecedere, sed sequi seu comitari ipsam bonam voluntatem, et in ipso primo et forti bene velte constitutam esse, loco explicationis adiungit: "Verum
est omnino omnes homines hoc posse si velint, sed praeparatur illa voluntas
a Domino" (20,875). Cf. IIl,IIl,13,334 e I,VIl,5,409-18,442.
50 Qui sub gratia ad opus bonum detenninante operatur, simul etiam
peccare potest>> (IIl,VIIl,20,872); <<Liberum arbitrium, qualicumque gratia ad
75
76
della concordia agostiniana, annullando il ruolo del libero arbitrio nel processo di giustificazione 53 , considerando la grazia
corne invariabilmente irresistibile 54 , affermando insomma il
non esse in nostra potestate (21,879) della determinazione
dell'agire umano55 Agostino, al contrario, ha sempre difeso,
contro le calunnie pelagiane, la libert o la potestas della volont umana:
" Primum est, quod Calvinus negat esse in homine boni et mali electionem: quam tamen semper Augustinus libero arbitrio asserit (Ill, VIII,
21,878).
54 Secundum est, quod Calvinus doceat gratiam ita movere hominem, ut non sit ei liberum resistere (21,879).
ss In realt, la stigmatizzazione dell 'eresia calvinista corne determinismo negatore del libero arbitrio eccessiva, strumentale e, in effetti, storicamente infondata: calvinismo e giansenismo sono in realt assai pi vicini di quanto Giansenio e i giansenisti non volessero ammettere, essendo
entrambi fedeli (al di l di qualche sfumatura teologica) al vero Agostino.
Chi ha perfettamente messo a fuoco questa scomoda parentela, smascherando la finzione - pi o meno convinta, e attribuibile gi al Concilio di
Trento - di una reale differenza tra Agostino e calvinismo, corrispondente
a quella tra giansenismo e calvinismo, stato P. BAYLE, Dictionnaire historique et critique, I, Articolo Augustin, p. 393, Remarque E: Le Concile de
Trente, en condamnant la doctrine de Calvin sur le franc arbitre, a ncessairement condamn celle de saint Augustin; car il n'y a point de Calviniste, qui ait ni, ou qui ait pu nier le concours de la volont humaine, et la
libert de notre ame au sens que Saint Augustin a donn au mot de concours, et de coopration, et de libert. Il n'y a point de Calviniste, qui ne
reconoisse le franc arbitre, et son usage dans la conversion, si l'on entend
ce mot selon les ides de Saint Augustin. Ceux que le Concile de Trente a
condamnez, ne rejettent le franc arbitre, qu'entant qu'il signifie la libert
d'indiffrence. Les Thomistes le rejettent aussi sous cette notion, et ne laissent pas de passer pour trs-Catholiques. Voici une autre scene de Comdie. La prdtermination physique des Thomistes, la ncessit de Saint Augustin, celle des Jansnistes, celle de Calvin, sont au fond la mme chose;
et nanmoins les Thomistes renoncent les Jansnistes, et les uns et les autres prtendent qu'on les calomnie, quand on les accuse d'enseigner la
mme doctrine que Calvin. S'il toit permis l'homme de juger des penses de son prochoin, on seroit fort tent de dire que les Docteurs sont ici
de grans Comdiens, et qu'ils n'ignorent pas que le Concile de Trente n'a
condamn qu'une chimere, qui n'toit jamais monte dans l'esprit des
Calvinistes, ou qu'il a condamn Saint Augustin, et la prdtermination
physique: desorte que, quand on se vante d'avoir la foi de Saint Augustin,
et de n'avoir jamais vari dans la doctrine, on ne le fait que pour garder
le decorum, et pour viter la dissipation du Systme, qu'un aveu de la vrit produit ncessairement.
77
L'uomo, pur determinato dalla grazia o dalla concupiscenza, mai agisce invitus 51 , mai forzato a compiere cio
che non vuole 58 , pur se effettivamente la libert operata dalla
dilectatio divina non puo che volere il bene, si che la potestas
di electio concorre attualmente corne consenso alla grazia irresistibile, mentre la sempre immanente capacit di dissenso
soltanto astratta:
Potentia quippe dissentiendi non repugnat actuali gratiae
motioni et consensui, quamvis fieri nequeat, ut actualis dissensus cum actuali Dei motione jungatur (21,879).
Paradossalmente, la pi profonda apologia dell'agostinismo radicale si conclude con l'apologia (certo condizionata e
del tutto relativizzata) della libert umana: nella sua totale
fedelt al metodo teologico "concordistico" di Agostino, la
56 21,880. Sul libero arbitrio, cf. i libri VI e VII del III tomo. Cf. in
part. la ricostruzione storico-teologica in IIl,Vl,13-33,662-713 e in part. il
bilancio riassuntivo in 34,714-717: a partire dal riconoscimento agostiniano
(certo del tutto condizionato, secondo le ribadite prospettive del De gratia
et libero arbitrio) del libero arbitrio, tutta la tradizione cattolica apologeta
del libero arbitrio (persino quella preagostiniana e orientale: cf. il disinvolto
cap. 12,658-659) forzatamente concordata con l'agostinismo radicale (cf.
ad esempio l'interpretazione di Bernardo al cap. 17): il tutto culmina nel1' affermazione che la libert implica comunque il non posse (Dio non pu
peccare, Cristo, gli angeli, i beati, ovvero Je creature assolutamente libere,
non possono peccare; corne i demoni o i dannati non possono volere il bene, pur compiendo liberamente il male); cf. il cap. 35,716-723 - significativamente intitolato: Actus voluntatis deliberatae necessarius, est in potestate
et dominio voluntatis - e i capp. 36-38,724-731. Sulla connessione tra azione irresistibile della delectatio e libero volere (=necessario consenso non
coatto, ma spontaneo ad essa), cf. III,VII,1-4,732-747; sulla negazione della
pelagiana e gesuita identificazione della libert con J' indifferentia ad bonum et malum, cf. IIl,VIl,11-15,780-809.
51 Quod non invitum arbitrium cogitur, aut alius de ipso, sed ipse
homo proprio motu vult>> (IIl,VIII,21,882).
58 Gratia non cogit violente voluntatem, sed suaviter ei velle tribuit
(21,881).
78
teologia positiva di Giansenio culmina cosi in una sistematica dialettica storico-teologica tra l'indubitabile univocit
dogmatica delle tesi radicali di Agostino e la subordinata, risolubile equivocit delle tesi apologetiche della libert dell'uomo, proprie della massima parte della tradizione cattolica 59 Le Apologies di Arnauld, l' crit trois colonnes del
1653 o gli crits sur la grce di Pascal riprenderanno e perfezioneranno quell' ermeneutica dialettica gi perfettamente
definita nell'Augustinus.
Ill.
79
80
fatti non si abbandona mai ad una polemica volgare e stereotipata, non demonizza Origene attraverso la troppo facile e tradizionale stigmatizzazione delle sue dottrine metafisiche pi
ardite e scandalose; la preesistenza delle anime 64, l' apocatastanae haeresis architectus. Lo stesso Ambrosiaster riportato ad Origene,
vero e geniale capostipite di tutti i pelagiani occidentali, nell'errore pi moderati dell' Alessandrino per minore libert di ingegno e per maggiore rispetto della grazia liberatrice: Nec tamen Ambrosiaster ille, primus opinionem illam Semi-Pelagianam excogitavit aut docuit. Praeivit istis omnibus
Origenes et ita viam stravit ut non opus esset adijcere quicquam novi. Nam
totum ilium errorem ita perpolivit, ut poene quotquot post ejus aetatem
eandem amplexi sunt, Doctoris illius autoritate et doctrinae verisimilitudine
et eloquentiae splendore, seducti esse et quaecumque palliando instruendoque dixerunt, ex ejus monumentis hausisse videantur. Hoc tantum discrimen
est, quod ille, quemadmodum haec omnia supra fasius ostensa sunt, longius
ad pleraque Pelagianismi dogmata, nimia ingenij libertate progressus sit,
in quo et ante Pelagium nonnullos imitatores habuit; alij gratiae liberatricis magis memores, se intra Semi-Pelagianae opinionis limites tenuerunt
(l,VII,4,408). Sulla tradizione origeniana in Occidente, culminante in Cassiano e nei semipelagiani Massilienses, ovvero negli ambienti monastici di
Lerino che con forza si opposero al predestinazionismo agostiniano, scrive
Giansenio: Quid mirum si praecedentibus nonnullis Patribus, maxime
Graecis, qui studiosissime Origenis Pelagianorum antesignani lucubrationes triverant, aliquid ex pulvere subtilissimi illius erroris adhaesisset? Neque enim pauca passim in scriptis eorum occurrunt loca quae Massiliensium sententiam in exteriori cortice prae se ferunt>> (l,VII,4,404-405). Il
brano di grande interesse: la tradizione patristica orientale viene al tempo
stesso rimproverata per la sua imperfezione, dall'altra preservata dall'accusa di errore teologico; condizionata in profondit da! magistero di Origene,
essa rimane soltanto impolverata in superficie, e certo non contaminata da!
suo sottilissimo errore; quindi solo in exteriori cortice la tradizione patristica greca sembra concordare con l'errore semipelagiano dei Massilienses;
e comunque, nello stesso contesta, Io stesso primo Agostino ( ... et Augustinum in opinionem illam lapsus est) inserito tra gli occidentali fuorviati
dalla ambigua tradizione patristica orientale. Per valutare la fondatezza storica della genealogia gianseniana dell'errore origeniano-pelagiano, cf. T.
BOHLIN, Die Theologie des Pelagius und ihre Genesis, Uppsala 1957.
64 Cf. I,VI,15,371: Sed nullus error interimendae gratiae capitalior
est, quam quod meritis humanis praecedentibus detur ... ; l'errore teologico
quindi non trattato corne fine a se stesso, ma soltanto in quanta mette in
crisi I' assoluta centralit agostiniana della grazia. Di grande interesse quest' altro brano: Cum enim animadverterent, tantam divinae beneficentiae
erga quosdam abundantiam, et adversus alios tantam judicij severitatem,
quorum causam invenire non poterant, et in conditorem innoxiae naturae
referre metuebant; merita alterius vitae commenti sunt, ex quibus tamquam
per liberi arbitrij jlexum partis, tanta diversitas nasceretur. Origenis iste
81
82
mente, ma soltanto di passaggio, quasi fossero corollari, conseguenze abnormi eppure del tutto coerenti, derivanti dall'intuizione chiave dell'origenismo: la dottrina della inalienabile
autonomia della libert umana, la subordinazione ad essa della
stessa libert della grazia divina. Insomma, nel caso dell'errore
di Origene, corne in quello della verit di Agostino, il problema l'individuazione della figura storica rivelatrice, dell'autorit patristica, e dell'identificazione del suo principio ispiratore, della concezione fondante l'intero sistema 67
In tal senso davvero Origene diviene non solo il padre
del pelagianesimo (corne gi Girolamo aveva affermato), ma
anche il simbolo di un'altemativa (greca) teologica ad Agostino, che la modemit sempre pi chiaramente andava proponendo corne pi razionale e compatibile con la bont e la
provvidenza onnipotente di Dio (si pensi al ruolo decisivo di
Erasmo in proposito, a quello dei gesuiti, o, pi in l, ai platonici di Cambridge, ad Huet, o ai rationaux, avversari di
Bayle 68 ). Giansenio risponde comunque con violenta nettezza
67 Sed quinam illi scriptores Catholici, quibus testibus se sententiae
illius novitatem probare testantur? Non alium esse puto quam Origenem,
qui hujusmodi dispensationis Euangelij in libris TTEpt dpAV non obscura
fundamenta jacit: totum enim errorem Semi-Pelagianorum ut supra de Pelagianis disputantes magna ex parte declaravimus, Origenes accuratissime
tradidit>> (l,VIIl,4,452).
68 Per Erasmo, mi limito a rinviare al classico A. GODIN, rasme lecteur d'Origne, Genve 1982. Sull'utilizzazione gesuita dei Padri, rimando
al sopra citato D. BERlRAND, The Society of Jesus and the Church Fathers;
sulla rivalutazione gesuitica di Origene, cf. . BINET, Du Salut d'Origne (1629) e P. HALLOIX, Origenes defensus (1648): cf. C. FALLA, L'apologia
d'Origne par Pierre Halloix (1648), Paris 1983. Sul Huet, editore e studioso di Origene, cf. J.-M. MATHIEU, Huet et Origne, in AaVv, Pierre-Daniel Huet (1630-1721), Actes du Colloque de Caen (12-13-Xl-1993), ParisSeattle-Tbingen 1994, pp. 229-236. Sulla sistematica (e intenzionalmente
antipuritana, quindi antiagostiniana) rinascita origeniana presso la scuola
platonica di Cambridge, cf. la preziosa raccolta di saggi di M. BALDI (ed.),
"Mind Senior to the World". Stoicismo e origenismo nella filosofia platonica del Seicento inglese, Milano 1996. Sui rationaux e in part. su Jean Le
Clerc, cf. S. BROGI, Teologia senza verit. Bayle contrai "rationaux", Milano 1998, in part. pp. 187-203; M. SINA, Origenismo e anti-agostinismo in
Jean Le Clerc diffusore della cultura inglese, in M. Baldi (ed.), "Mind Senior to the World", pp. 293-312. In generale, cf. G. LETTIERI, Lafortuna di
Origene nell'Occidente medievale e modemo, in A. Monaci Castagno (ed.),
83
84
85
re... nulla necessitate... per Platonicae et Aristotelicae Philosophiae principia - stata quindi il lapsus di Origene, con
il suo De principiis significativamente indicato corne padre di
tutte le eresie, dall'arianesimo al pelagianesimo 75 ; ad Origene
viene opposta la semplicit dei Padri apostolici, che soltanto
ex capitalibus scripturis... tanquam veris principijs, elucidationes suas deductionesque derivabant>> (Il, Liber prooemialis
5,11). L'eresia quindi identificata con l'elucubrazione non dedotta dai principi evidenti della rivelazione, ma sovrapposta ad
essi corne un corpo estraneo; al contrario, l'ortodossia la deduzione di ogni affermazione dogmatica da principi del tutto
evidenti perch rivelati. Paradossalmente, Origene allora il
primo teologo modemista, in quanto corrompe razionalisticamente il deposito di fede (=Paolo), che invece Agostino, illuminato dalla stessa grazia che aveva operato in Paolo, riafferma in tutta la sua sacralit, approfondendolo e sviluppandolo
fedelmente. Rivelativa in ta1 senso la sistematica e profonda
trattazione in l,VI,13,365-18,380:
Sed inter omnes qui praecesserunt Pelagium, neminem peritiorem totius Pelagianae haeresis architectum inveni quam
Origenem: qui sicut propter ubertatem ingenij veteribus Scripturarum sacrarum interpretibus et fidei defensoribus multum
profait, ita propter effraenem ratiocinandi libertatem Ecclesiasticae doctrinae sinceritati vehementer nocuit. Nam plerisque
haeresibus quae post obitum ejus aliquot saeculis Ecclesiam
infestarunt scriptuis suis maxime TTpt dpxwv Origenes originem dedit. Ut merito errorum diversorum lacuna vocari posset. Sed nullum exactius non modo delineavit, sed et formavit
et omnibus paene expressif lineamentis atque coloribus quam
Pelagianum. Nec enim facile uno excepta ullum dogma reperies a Pelagio lulianoque contra Ecclesiam propugnatum, ullamve Scripturae interpretationem isti haeresi suffragantem,
quam non Origenes eis praeformavit: usque adeo ut ijsdem
nonnumquam verbis ab eis in praejudicium veritatis usurpentur. Quod quia multis videbitur incredibile et ad intelligenda
illius erroris secreta magni momenti est, operae praetium est
paulo fasius demonstrare. Ne vero singulis Pelagianae et Ori-
75
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genianae doctrinae dogmatibus collidendis nimium immoremur, ad quinque capita omnia revocabimus, liberum arbitrium,
naturalem ejus possibilitatem, legem naturae ac Moysis, gratiam et meritum, et praedestinationem, in quibus velut cardinibus haeresis Pelagiana tota vertitur (13,365-366).
Dalla identificazione dei cinque errori origeniani (l'affermazione dell' assolutezza del libero arbitrio 76 ; della sua integra
possibilit naturale 77 ; della sufficienza della legge naturale e
della legge giudaica 78 ; di una errata relazione tra la concezio76 L'affermazione di una assoluta libert d'indifferenza, conservata
anche nello stato decaduto, non solo l'intuizione portante di tutto il sistema origeniano, ma la stessa base del pelagianesimo; Giansenio la definisce
filosofica, e ovviamente intende con questo riferirsi alla dottrina etica aristotelica, capace di attingere soltanto una natura umana del tutto astratta:
Gravissime fuisse reprehensos ab Augustino Pelagianos propter illam inamissibilem et quasi essentialem in omni statu liberi arbitrij indifferentiam
ad bonum et maLum exclusamque aLterius partis necessitatem... Haec est
enim totius PeLagianae structurae basis paene praecipua. Sed illam Origenes omnibus numeris absoLutam tradit. Usque adeo namque Philosophicae
istius libertatis admirator, et indifferentiae ad bonum et maLum, patronus
fuit, ut illa subLata brutis, aut lapidibus hominem accensendum esse decerneret (l,Vl,13,367).
77 ... etiam nunc in hac damnata mortalium vita indifferentiam
statuit (l,Vl,13,368). Si ribadisce che in Origene possono essere rintracciati i punti essenziali del pelagianesimo: Duobus enim omnino capitibus tota
doctrina PeLagiana continetur, et negatione peccati originalis et assertione
potestatis humanae ad operandam justitiam (l,Vl,12,364). Il peccato
quindi per Origene, corne per Pelagio, trasmesso soltanto per imitazione,
non pregiudicando affatto la capacit che ogni libert razionale ha di autodeterminarsi: cf. l,IIl,14,l51-152.
78 Con rara lucidit critica, Giansenio comprende benissimo corne la
dottrina della grazia origeniana e quella pelagiana corrispondano perfettamente nell'identificare la rivelazione divina con un'azione estrinseca e suasiva, comunque rivelativa soltanto di una doctrina o di una Lex, che l'integra
libert dell'uomo chiamata a conoscere e praticare: Quae suasionis, hortationis, ac provocationis vocabuLa ipsa illa sunt, quae Pelagiani ad gratiam
suam explicandam ex similibus locis Origenis transtulerunt>> (l,Vl,14,372).
La rivelazione cristiana quindi identificata con la legge interiormente inscritta in ogni uomo, ovvero con la stessa legge mosaica (cf. 14,369-370),
qualitativamente non distinguibili dalla morale rivelata dal Vangelo. Giansenio, pertanto, definisce la grazia origeniano-pelagiana corne una mera sciendi... gratiam ... Legis officium docentis, suadentis, provocantis (14,370); cf. in
prop. l'importante analisi della equiparazione origeniano-pelagiana della leg-
87
ne della grazia e l' autonomia del merito 79 ; di una errata concezione della predestinazione, ridotta a mera prescienza 80), risulta certo evidente corne Giansenio interpreti Origene tramite
la stigmatizzazione agostiniana del pelagianesimo; impressiona comunque il riconoscimento - comunque gi agostiniano,
ge naturale con la grazia in l,11,5,109-110 e l,IV,8,201-9,204. Cf. inoltre l'interessantissima analisi dei Semina virtutum naturalia in l,IV,7,197-200, corne possibilit (pi o meno sviluppate, a seconda dei meriti preesistenti) immanenti in ogni libert razionale (niente affatto intaccata dal peccato), capace
di far crescere e compiere autonomamente la propria virt indipendentemente da un'azione intrinseca della grazia; per Giansenio, Origene trasmette questa dottrina non solo ai Pelagiani, ma all'intera patristica greca. Su Cristo corne mero (preesistente aitre che incarnato) exemplum delle buone opere, in
Origene e nei Pelagiani, cf. l,Vl,7,349.
79 Sed nullus error interimendae gratiae capitalior est, quam quod
meritis humanis praecedentibus detur. .. Alibi vero laborem et sollicitudinem
homini tribuit, Deo vero successum operis et laboris effectum ... Sed pansis
velis in libris ffpl. dpxu7v humani operis merita adversus gratiam ventilat,
omniaque Dei dona ex libero suspendit arbitrio. .. Totus Origenis in libris
ffpl. dpxu7v scopus est, ut ostendat sicut loquitur Providentiam Dei iuste
omnia moderantem et aequissimis dispensationibus pro singulorum meritis
et causis regere immortales animas... Usque adeo quidem, ut nec praeterita
vita rationalium creaturarum ijs meritis vacet, sed, inquit, futuri status causam praestat semper anterior meritorum status (DePrinc III, l, 17) (1, VI,
15, 371-372).
80 La pelagiana riduzione della libera predestinazione divina a mera
prescienza del merito della libert dipende ancora una volta dalla dottrina
fondante dell'origenismo, quella della preesistenza delle anime, dotate di
una libert autonoma inalienabile: essa presuppone una sistematica riduzione delle vicende dell'esistenza storica ad un preesistente esercizio della libert. Pertanto, l'atto e Io stesso essere della creatura sono sempre autonomi, in quanta l' esistenza che Dio affida loro dipende dai meriti antecedenti,
che determinano il decreto creativo di Dio corne non libero e predestinante,
ma soltanto presciente di una realt gi determinata da quei meriti: Omnium enim deliriorum Origenis, quibus et veram gratiam, et electionem et
praedestinationem sustulit, et merita finxit liberi arbitrij, in quae refunderetur omnis diversitas quam in rationalibus creaturis, ipsisque corporibus earum cemimus, non alia prorsus causa est... nisi quod alias fortunam, vel
fatum, vel duas naturas, vel acceptionem personarum et iniustitiam Dei in
huius mundi administratione vereretur>> (l,Vl,16,376); l'unica preoccupazione origeniana e pelagiana quindi quella umanistica di salvaguardare l'autonomia della scelta umana da tutto ci> che pu> minacciarla; i rimandi, veramente decisivi, sono a DePrinc. IIl,l,6 e 11,9,5. Cf. infine la decisiva confutazione della riduzione origeniana della predestinazione a previsione di
meriti preesistenti in I,Vl,15,372-373.
88
89
CAPITOLO TERZO
ARNAULD:
AUGUSTINUS MORE CARTESIANO DEMONSTRATUS
Leader indiscusso dei "discepoli di sant' Agostino'', figura centralissima in tutta la storia intellettuale, religiosa e persino politica del '600, Antoine Arnauld, severo monsieur de
Port-Royal e ammiratore di Cartesio, umile ermeneuta di
Agostino e idolo de la rpublique des lettres 1, riassume
nella sua stessa figura il paradosso del giansenismo: cattolicesimo protestante, ortodossia settaria, culto modemista della
tradizione 2, apologia razionalista della fede in una predestinazione del tutto metarazionale, scienza della luminosa coerenza
del mistero, ascetismo ostinatamente tradotto in egemonia
culturale, filologia della grazia 3
1 Cf. in prop. l'interessante ricostruzione di M. FuMAROLI, Prface a
B. Neveu, rudition et religion, pp. 1-XVI. Sulla persistente influenza dell'umanesimo erasmiano su Arnauld, cf. il contributo (un po' unilaterale) di
PH. DIEUDONN, Thmes "humanistes" dans la correspondance d'Antoine
Arnauld, in J. van Bavel e M. Schrama (edd.), Jansnius et le jansnisme... ,
pp. 148-160.
2 Cf. P. CHAUNU, Le basculement religieux ... , pp. 65-67.
3 Di grande interesse il sintetico bilancio del giansenismo tracciato
da P. HAZARD, La pense europenne au XV/lie sicle, Paris 1963, pp.
105-107; se vero che le jansnisme a min de l'intrieur la religion
91
1.
92
93
della grazia, Dieu n'ayant permis que l'Eglise ft attaque par le venin si
cach et si pntrant de l'impit plagienne, qu'aprs l'avoir pourvue
d'un Dfenseur invincible, et avoir rpandu, dans l'un des plus grands
esprits qui ait jamais paru dans le monde, les plus grands dons de Grace et
d'intelligence, qu'il ait presque jamais dpartis aucun des hommes (li
Apologie 11,2,88). Cf. Apologie pour les Peres, Conclusion=VIII,18,939941. Questa "divinizzazione" dell'autorit agostiniana non espressione di
un cieco fanatismo, ma riveste un ruolo strategico nell'ambito della teologia
e della gnoseologia portroyalista: essa evidenzia corne la fede nella rivelazione divina (nelle verit religiose e morali, logicamente non necessarie, ma
fondate su testimonianze riguardanti fatti storici e contingenti, nei riguardi
dei quali possibile formulare soltanto un giudizio di verosimiglianza, di
maggiore o minore probabilit o credibilit, e non di scientifica certezza)
dipenda da un'autorit esterna storicamente indiscutibile, universalmente riconosciuta e mai decisivamente messa in dubbio, la cui certezza e evidenza
rivelativa (certo morale o "sentimentale'', e non scientifica) superano le
stesse interiori evidenze intellettuali. Rivelativi in prop. i nn. X e XI degli
assiomi della Logique: Axiome X. Le tmoignage d'une personne injinement puissante, infinement sage, infinement bonne et infinement vritable,
doit avoir plus de force pour persuader notre esprit que les raisons plus
convaincantes. Car nous devons tre plus assurs que celui qui est infiniment intelligent ne se trompe pas, et que celui qui est infiniment bon ne
nous trompe pas, que nous ne sommes assurs que nous ne nous trompons
pas dans les choses les plus claires... Axiome XI. Les faits dont les sens
peuvent juger facilement tant attests par un trs-grand nombre de personnes de divers temps, de diverses nations, de divers intrts, qui en parlent comme les sachant par eux-mmes, et qu'on ne peut souponner d'avoir conspir ensemble pour appuyer un mensonge, doivent passer pour
aussi constants et indubitables que si on les avait vus de ses propres yeux.
C'est le fondement de la plupart de nos connaissances, y ayant infiniment
plus de choses que nous savons par cette voie que ne sont celles que nous
savons par nous-mmes (IV,7,337); cf. nello stesso senso A. ARNAULD,
Rflexions philosophiques et thologiques, cit. infra, Liv. II, chap. XXII,
pp. 562-567. Cf. infine A. McKENNA, De Pascal Voltaire, 1, i parr. Les
domaines de la science et de la morale e Le langage et le mystere, pp.
48-54; C. BoRGHERO, La certezza e la storia, pp. 100-124.
8 Nel suo limitarsi a claircir>> le maximes constantes et indubitables
di Agostino, Giansenio ne il semplice lnterprete et Disciple (1 Apologie
m,ll=Conclusion, 307), e non affatto <<Jansniste, ovvero Matre... Auteur de ses sentiments (ill, 11,309); cf. li Apologie 11,2,87 e V,5,578. Cosi nel
Cas propos par un docteur touchant la signature de la Constitution demiere
du Pape Alexandre VII et du Formulaire, Paris 1657, riprodotto in Oeuvres
XXI, n. 1, sono raisons... claires et videntes che impongono la convinzione
della piena coincidenza tra le sens de S. Augustin touchant la grace efficace
e le vrai sens di Giansenio (p. 6). Sulla fedelt di Arnauld all'autorit e alla
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Il conflitto tra agostinismo (coerentemente fedele alla totalit della vera dottrina) e antiagostinismo (diviso tra il timore
della indiscutibile autorit dell'lpponate e il trovare la sua dottrina almeno un peu svere 9) appare quindi ad Arnauld teologicamente risolto dalla nuova clart della science vritable
(ivi, pp. 76-77) di Giansenio, capace di dissolvere <<par des
preuves claires et indubitables... , par des raisons invincibles
(ivi, pp. 89-90) le disoneste oscurit, le false opinions di chi
forza alcune espressioni, ambiguit o difficolt di Agostino, per
smembrarne il compatto sistema, per alterarne del tutto l' identit teologica, non solo contro la tradizione ecclesiale 10, ma
stessa autocomprensione di Giansenio, cf. . JACQUES, Antoine Arnauld dfenseur de Jansnius, in E.J.M. van Eijl (ed.}, L'image de C. Jansnius, pp. 6676. Sul complesso rapporto tra scienza teologica e autorit dogmatica, ovvero
tra questione di fatto e questione di diritto, cf. infra, Appendice li- Sul rapporta tra ragione e autorit in ambito teologico.
9 l Apologie 1,3,89: questa espressione arnauldiana mi pare cogliere
assai bene, nella sua ironia, Io spirito e il valore storico e teologico dei tentativi contemporanei di reinterpretazione "moderata" o "riduzionistica" della dottrina di Agostino, quali quelli di de Lubac o Vanneste.
rn Come Giansenio, cosi Arnauld non ha alcun dubbio sull'agostinismo sostanziale della tradizione cattolica: Dans la matiere de la Grace...
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Queste regole di interpretazione dei testi agostiniani sono quindi capaci di ricondurre - secondo la sana logica accessibile allo stesso senso comune, ovvero a qualsiasi intelligenza priva di prevenzioni o condizionamenti - ad unit o sistema di senso le ambiguit o le contraddittoriet soltanto appa12 Il Apologie, Avant-propos, pp. III-IV, ove Arnauld esalta l'e.xactitude prodigieuse del metodo di Giansenio. Per passages exprs et formels, Arnauld intende citazioni clairs (1,11,61) e testuali; cf. 11,1,82. Sul
rapporto tra metodo della chiarezza razionale e teologia della grazia, scrive
giustamente C. SENOFONTE in riferimento alla Logique di Port-Royal: La
Logique si conclude con un'apertura alla fede sia umana che divina... Quest'apertura finisce per dare a tutta !'opera l'aspetto di una introduzione alla
teologia. Infatti essa, sebbene non contenga nessun tentativo di far entrare
la ragione nell'ambito delle verit di fede, mostra corne l'atteggiamento razionale pi rigoroso conduca fino alla soglia dell'atto di fede; il quale nascer poi dall'intervento della grazia di Dio, ma il lavoro compiuto con la
ricerca logica d allo stesso atto di fede una rispettabilit e una dignit che
Io esima da qualsiasi rischio di cadere sotto l'accusa di debolezza e di irrazionalit (Ragione modema e teologia, p. 309).
13 //Apologie 11,2,87-88; ...ces regles si quitables et si conformes
au sens commun de tous les hommes (11,2,89).
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Con notevolissimo senso storico, Arnauld evidenzia corne l 'esigenza di interpretazione sisternatica e unitaria della
teologia di Agostino non escluda affatto un chiaro riconoscirnento della sua persino drarnrnatica evoluzione storica, dunque del succedersi dei suoi errori teologici (il confessato "semipelagianesirno" giovanile), della sua crisi (concidente con
la chiarnata all'episcopato), della sua svolta decisiva (I'Ad
Simplicianum). L'agostinismo giansenista si conforma essere
tutt' altro che la forzatura di un pensiero sfaccettato e cornplesso nella carnicia di forza dei tardi scritti antipelagiani, la
fanatica e antistorica riduzione di una quarantennale ricerca
teologica all'univoca, miope prospettiva di un tardo e polernico radicalisrno predestinazionista; al contrario (dando il giusto peso aile stesse indiscutibili affermazioni di Agostino nel
De praedestinatione sanctorum, nel De dono perseverantiae
e, soprattutto, nelle Retractationes, bilancio conclusivo di tutta la sua traiettora teologica) la dottrina della grazia operante
e predestinante riconosciuta da Arnauld corne il cuore, il
baricentro strutturale dell'intero pensiero agostiniano per <<plus
de trente annes, ovvero sin dall'Ad Simplicianum, opera che
precede di ben quindici anni la stessa esplosione della questione pelagiana, eresia qui ne se leva que depuis qu'il fut Evque16. Se quindi il pensiero di Agostino urge inevitabilmente,
16 Il Apologie 11,2,88. Cf. il brano della Il Apologie riportato, supra
alla nota 7: provvidenzialmente prima Dio rende il Medico invincibile e poi
permette Io scatenarsi del veleno pelagiano. Invece, in piena controversia
antimanichea, prima dell'Ad Simplicianum e soprattutto prima dell'esplosione della questione pelagiana, l'obiettivo principale dell'attivit teologica di
100
per propria necessit intrinseca, verso la definizione del mistero della grazia, la sua stessa evoluzione storica rivela l'unica modalit ermeneutica di quel mistero: le verit della grazia
possono essere intuite soltanto ad opera di un divino claircissement, dono sopraggiunto per un atto di grazia che illumina l'impotenza della natura umana, condannata a fermarsi
ai margini del mistero, quindi ad errare (tutt'al pi in senso
"semi-pelagiano"), se abbandonata al mero autonomo sforzo
della propria ragione. Le eventuali contraddizioni di Agostino
sono allora in gran parte da attribuire alla sfasatura tra i due
stadi del tutto consapevolemente distinti del suo pensiero, armonizzabili si, ma per netta subordinazione del primo (e della
libert umana che esso esaltava) al secondo stadio (all'onnipotenza della grazia divina in questo confessata corne irresistibile
motore della libert convertita), di quello ingenuo (e in seguito
ritrattato) a quello maturo che consapevolmente ritratta, "toglie" in s il primo, Io supera riassumendolo in se stesso: gli
eventuali errori teologici o oscurit di senso del primo periodo
vengono quindi corretti e risolti dalle evidenze, ripetutamente
e sistematicamente ribadite, della seconda fase del suo pensiero, si che la pretesa modema, di fare leva sull' Agostino del
primo periodo per difendere una teologia semipelagiana, si riduce ail' astrarre affermazioni isolate e superate dal contesto
vivente dell'evoluzione di un pensiero, ovvero all'affermare
S. Augustin contraire S. Augustin (11,2,90), opponendo un
Agostino artificiale, smembrato, al vero, integrale, storico
Agostino 11
Agostino non poteva non essere quello della difesa della libert umana: cf.
Il Apologie III,2,235.
17 Cf. Apologie pour les Peres V,10,600-608: in questo capitolo, ancora oggi storicamente validissimo, Arnauld sviluppa ulteriormente le argomentazioni (cf. quelle lucidissime sull'Ad Simplicianum) a favore di
questa prima regola ermeneutica, affermando (606) che semi-pelagiano
chi si appoggia unicamente sulle prospettive del De Zibera arbitrio o delle
aitre opere anteriori all'episcopato, da Agostino stesso tutte ritrattate corne
"semipelagiane" riguardo al problema della grazia e della predestinazione
(cf. li Apologie V,3,566-567 e III,2,235). Sulla capacit di interpretare geneticamente il pensiero agostiniano, cf. la ricostruzione della sua evoluzione sulla decisiva questione della perseveranza degli angeli, in li Apologie
11,17,176-180.
101
102
sua intera attivit intellettuale mira. Dunque riguardo alla dottrina della grazia agostiniana, rispetto ad affermazioni isolate,
spesso oscure perch poco sorvegliate o genericamente allusive, si dovranno privilegiare le intere opere esplicitamente dedicate all'approfondimento del tema (dall'Ad Simplicianum a
quelle antipelagiane, i ses Livres de la Grace per Arnauld
sempre en effet coerentissimi tra di loro), comunque nella
consapevolezza che la grazia il principio sistematico, l'idea
guida dell'intera matura teologia agostiniana. Dietro l'evidente
buon senso della seconda regola di Arnauld si cela in realt la
consapevole polemica ermeneutica giansenista (inscindibilmente connessa con la teologia della grazia) nei confronti dei
tradizionali metodi scolastici (di recente apologeticamente rivalutati proprio da Neveu) di interpretazione dei testi sacri o
delle autorit patristiche: la Sacra Scrittura o gli stessi testi dei
Padri non sono mere raccolte di sentenze o auctoritates, di verit teologiche o precetti morali a disposizione della tradizione, perch essa possa fissare un'edificante verit di fede comunque sovratestuale, giudicando, selezionando, troncando e
reinterpretando 19 un patrimonio sedimentato di spirituali verit
oggettive; nelle pagine sacre, corne nei testi dei loro interpreti
privilegiati, l'affermazione dottrinale si manifesta invece inseparabile dal sens complessivo (Il, 14, 157), ovvero dal sentiment, dall'intenzionalit, dalla singolare identit del loro autore, di quello umano (i profeti, Paolo, Giovanni, Agostino,
Giansenio) corne dell'etemo ispiratore divino. Questa antiscolastica e tutta modema personalizzazione dell'opera teologica,
descrizione di una singola esistenza alla ricerca di Dio non riducibile a collezione di massime impersonali, rimanda infatti
per i giansenisti all'unitario atto di grazia che ispira ogni singola opera rivelata, microcosmo in cui accade la divina opera
di giustificazione. Tomiamo dunque alla prima regola: il senso
di un autore si risolve nella sua stessa storia intellettuale, nel
caso di Agostino nel suo ascendere dalla propria sempre limitata comprensione all' illuminazione della grazia. La comprensione del senso, del sentiment>> di un autore dovr quindi es19 Cf. Apologie pour les Peres 11,10,106-107 e i brani riportati infra,
alla nota 10.
103
lnsensato e scientificamente disonesto quindi quel metodo ermeneutico che pretenda di prescindere dalla predominanza quantitativa (cinq cent passages exprs), dalla frequenza con la quale determinate affermazioni ricorrono nelle
opere di un autore, per postulare corne senso autentico dello
stesso una singola e per di pi oscura espressione (par un
seul obscur>>) 21 , del tutto astratta dal suo contesto e ipostatiz20 Un esito grottesco del vizio ermeneutico di astrarre ambigue auctoritates dal loro contesto originario, prescindendo dalla coerenza dottrinale
dell'autore, da Arnauld evidenziato in riferimento a lncmaro di Reims:
per la sua ignoranza, questi arriva ad attribuire ad Agostino espressioni di
Pelagio citate nel De natura et gratia (cf. Apologie pour les Peres, V,6,455456); sui rapporti di Incmaro con Giovanni Scoto Eriugena e sulla loro polemica contro Gottescalco, difeso da Arnauld corne del tutto ortodosso, cf.
ivi l' interessantissima ricostruzione in V,4,429-6,461.
21 Ainsi tout le Trait de la Grace de ces Thologiens ne roule que
sur trois ou quatre passages de S. Augustin... Habert s'imagine qu'en quatre mots, il renversera ce que M. d'Ypres a tabli par des volumes entiers:
qu'une citation en l'air de S. Augustin, sans en rapporter mme aucune parole, aura plus de force sur l'esprit des hommes, pour leur persuader quels
sont les vritables sentiments de ce Saint, que cent passages formels, rapports par M. d'Ypres (Il Apologie 11,2,90-91).
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zata a univoca verit, a prescindere dalla sua eventuale connessione o peggio dalla sua contraddizione rispetto a tes
principes de ce Saint (II,2,90), dedotti dalla stragrande maggioranza di chiarissime affermazioni2 2 Ogni testo quindi dotato di una autonoma coerenza, di un'evidenza oggettiva che
l'interprete deve constatare, tanto pi se il testo in questione
destinato a comunicare verit salvifiche di fede. Il metodo
stesso dell' eresia infatti quello di selezionare astraendo, di
forzare una citazione rnorta perch separata dal suo contesto
vivente e rivelatore, di lacerare il testo per poterne in realt
prescindere. Se ad esernpio in Agostino vi sono singole afferrnazioni che difendono il libero arbitrio o il decisivo consentire della volont alla grazia, queste non possono essere glossate e assunte corne la dottrina agostiniana tout court, prescin22 La superiorit del metodo di Giansenio rispetto a quello dei suoi
avversari consiste ne la diffrence des ses solutions, toutes fondes dans
un claircissement merveilleux des lieux difficiles de ce Pere, par de plus
clairs, d'avec celles de ses adversaires, qui ne subsistent que sur de vaines
distinctions d'une vaine Philosophie; ou qui ne tendent qu' obscurcir les
plus clairs et le plus indubitables sentiments de ce grand Saint, par quelque
endroit plus obscur>> (Il Apologie 11, l 7, 180); ils ont trouv, en quelque
lieu cart de ses Ouvrages, quelque passage obscur, qui ne contient point
formellement cette fausse opinion; mais duquel ils pensent pouvoir tirer
quelque chose qui la favorise, par de mauvaises consquences, fondes sur
des principes tout opposs aux principes de ce Saint (Il Apologie 11,2,90).
Al contrario, nell'Augustinus di Giansenio on y voit toute la doctrine de ce
Pere tablie sur des volumes entiers, et prouve par une nue de passages,
rapports avec une fidlit parfaite, et claircis avec une lumiere et une intelligence merveilleuse. On y voit les principes d'ou se forment les conclusions, et les conclusions tires des principes. On y voit des maximes dpendantes les unes des autres, et enchaines les unes avec les autres, qui doivent ncessairement, ou subsister toutes ensemble, ou tre renverses toutes
ensemble, parce qu'elles sont tellement lies, que si l'une est fausse, il faut
qu'elles soient toutes fausses, et si l'une est vritable, il faut qu'elles soient
toutes vritables. On y voit une ide et un tableau d'une Thologie toute
cleste... et enfin, on y voit, non pas une image vaine et fantastique de ce
Pere, mais S. Augustin mme, vivant et parlant, s'expliquant lui mme
(Apologie pour les Peres, Prface, 12). Cf. in prop. la definizione di dmonstration in Logique IV, De la mthode, 296: elle ne consiste pas
d'ordinaire en un seul argument, mais dans une suite de plusieurs raisonnements, par lesquels on prouve invinciblement quelque vrit... Le tout est
de bien arranger ses penses, en se servant de celles qui sont claires et videntes, pour pntrer dans ce qui paraissait plus cach.
105
dendo dalla schiacciante maggioranza di affermazioni che definiscono la libert lapsa serva del peccato e la grazia efficace
irresistibile: al contrario, quelle, comunque oscure e ambigue,
equivoche 23 , devono essere concordate con queste, chiarissime e univoche, devono quindi ricevere il proprio senso effettivo dalla possibilit di compatibilit con le pi sicure e numerose 24.
23 Proprio perch gran parte delle controversie teologiche nascono dal
significato equivoco di terrnini non ben definiti, aristotelicamente la Logique
toma continuamente sulle questions de mots... J'appelle ici questions de
mots, non pas celles o on cherche des mots, mais celles o, par les mots,
on cherche des choses, comme celles o il s'agit de trouver le sens d'une
nigme, ou d'expliquer ce qu'a voulu dire un auteur par des paroles obscures et ambigus (IV,2,309); le prime due rgles ncessaires pour les dfinitions del metodo portroyalista (che riassumono le tre Rgles pour les dfinitions del pascaliano De l'esprit gomtrique, p. 419) affermano: 1) Ne
laisser aucun des termes un peu obscurs ou quivoques sans le dfinir, 2)
N'employer dans les dfinitions que des termes parfaitement connus ou dj
expliqus (IV,3,319); pertanto <<par l on dmle une infinit de disputes
qui n'ont souvent pour sujet que l'ambigut des termes, que l'un prend en
un sens et l'autre en un autre; de sorte que de trs-grandes contestations
cesseraient en un moment, si l'un ou l'autre des disputants avait soin de
marquer nettement et en peu de paroles ce qu'il entend par les termes qui
sont le sujet de la dispute (IV,4,321); cf. in prop. 1,11,82-12,91. Analogamente, le rgles ncessaires pour les dmonstrations (che riassumono le
tre regole corrispondenti pascaliane nel De l'esprit gomtrique, p. 419) affermano: 1) Prouver toutes les propositions un peu obscures... ; 2) N'abuser
jamais de l'quivoque des termes, en manquant d'y substituer mentalement
les dfinitions qui les restreignent et qui les expliquent (IV,3,319-320); cf.
IV,8,337-339. Sul linguaggio e le ambiguit che esso produce e sui suo rapporto con il piano del sermo interior, cf. R. SIMONE, Il sogno di Saussure.
Otto studi di storia delle idee linguistiche, Roma-Bari 1992, il cap. Grammatica e logica di Port-Royal, pp. 93-132, in part. pp. 121-132.
24 Conduite perptuelle di chi intende alterare Agostino est de vouloir ruiner une infinit des passages clairs et formels de S. Augustin par
quelque autre passage, qui ne dit rien expressment de la question dont il
s'agit (Apologie pour les Peres IV,15,400). Et lorsqu'ensuite ils (gli avversari di Giansenio) s'objectent les passages clairs et formels, rapports
par M. d'Ypres, qui montrent tout le contraire et qui, par exemple, disent en
termes exprs, qu'il ne peut y avoir aucune bonne oeuvre sans la foi et sans
la grace, ils avouent que ces passages sont presque infinis... ; mais ils s'imaginent qu'il leur est permis de se jouer de cette infinit de passages, par une
froide distinction; parce que leur seul passage obscur semble dire quelque
chose d'oppos la clart manifeste de cette multitude innombrable. Et
comme ils voient bien, qu'il leur est impossible de rpondre ce nombre in-
106
La dottrina di un pensatore (in particolare quella agostiniana sulla grazia, divinamente ispirata e approfondita instancabilmente attraverso una polemica ventennale) un sistema
quanto pi possibile coerente, metodicamente concatenato e
dedotto da alcuni chiari e indubitabili principi (l'originaria integrit della creazione, il peccato e l'impotenza della libert
lapsa, la redenzione rivelata da Cristo, la grazia irresistibile e
dilettevole, la predestinazione non universale di questa grafini de passages clairs et formels, que par de mauvaises gloses, qui ruinent
le texte, tout ce qu'ils peuvent faire, pour les rendre un peu plus supportables, c'est de dire qu'il sont forcs, de les employer; parce qu'autrement ce
certain passage, qui est l'unique appui de toute leur mauvaise doctrine, ne
se pourrait pas expliquer commodment; comme si la raison et le sens commun ne les devaient pas plutt forcer chercher; dans la lumiere de cinq
cents passages exprs, la vritable interprtation d'un seul obscur; que de
prendre l'obscurit d'un seul, pour la regle ncessaire de l'intelligence de
tous les autres (Il Apologie 11,2,90). Cf. Apologie pour les Peres 11,20, 159161. Nella Logique (IIl,20, Des faux raisonnements qui naissent des objets
mmes) ARNAULD e NICOLE affermano significativamente: Les fausses inductions par lesquelles on tire des propositions gnrales de quelques expriences particulires sont une des plus communes sources des faux raisonnements des hommes. Il ne leur faut que trois ou quatre exemples pour en former une maxime et un lieu commun, et pour s'en servir ensuite de principe
pour dcider toutes choses (4,284); cf. Ill,20,9,258-259.
107
zia), senza i quali niente terrebbe (il cristianesimo si dissolverebbe corne religione della giustificazione). Interpretare significa quindi connettere secondo un parfait rapport>>, concatenare al tutto qualsiasi conclusion spar, ricondurre a totalit o concordia sistematica non solo tutte le opere25, ma qualsiasi dottrina, massima o espressione dell' autore, anche se essa possa apparire oscura o addirittura contraddittoria rispetto
al sistema stesso 26 quindi assurdo pretendere che in Agostino si dia la dottrina della grazia operante senza quella della
radicalmente peccaminosa impotenza del libero arbitrio, o
quella della gratuit misericordiosa della grazia senza quella
25 Cf. Apologie pour les Peres, 1, 35: di un autore on ne peut d'ordinaire mieux dcouvrir les vrais sentiments, que par la confrence de ce
qu'il dit en diffrents Ouvrages, et en recueillant, en un corps de doctrine,
ce qu'il a rpandu en divers Livres.
26 La questione di fatto riguardo aile cinque proposizioni non altro
che una questione ermeneutica, risolvibile attraverso l'applicazione di quel
metodo (che gli antigiansenisti si ostinano a non applicare) dell'esame sistematico, della coerenza razionale, del rispetto dell'integrit del testo, del
rifiuto dell'astrazione di affermazioni ambigue: Quant aux cinq Propositions, il y a deux questions sur ce sujet.' L'une de droit; si elles sont bonnes
ou mauvaises; l'autre de fait; si elles sont ou ne sont pas de Jansnius. Il
n'y a aucun doute touchant le droit, et il (Arnauld stesso) croit trs-sincrement que les Propositions sont hrtiques, et qu'elles ont t avec raison
condamnes comme telles. Mais pour le fait, non seulement il ne croit pas
qu'elles soient de Jansnius, mais il est trs-persuad que les quatre dernieres n'en sont en aucune sorte, ni quant au sens, ni quant aux tennes, et
qu'il s'y en trouve mme de toutes contraires. Et quant la premiere, que
le mots dont elle est compose se trouvent dans Jansnius, mais tellement
tronqus, qu'ils ont tout un autre sens dans cet Auteur tant joints avec ce
qui les prcede, et ce qui les suit, et tant expliqus selon que lui-mme a
dclar qu'il entendait ces tennes, qu'ils n'ont, tant pris absolument et spars de toute autre discours, comme ils sont dans cette premiere Proposition (Cas propos, p. 3); Io stesso Innocenzo X le ha giustamente condannate in loro stesse, ma in abstracto et ut praescindunt ab omni proferente
(p. 4). Sulla storia delle cinque proposizioni, cf. (malgrado il suo titolo in
tal senso non del tutto preciso) C. SENOFONTE, Antoine Arnauld e le proposizioni condannate dell'Augustinus, in Sapienza 48, 1995, pp. 129-156.
Sulla storia delle cinque proposizioni a Roma e del loro esame al Santo Uffizio, Io studio fondamentale (tra l'altro preziosissimo perla selezione e l'esame approfondito delle fonti) quello di L. CEYSSENS, Les cinq propositions de Jansnius Rome, in Revue d'histoire ecclsiastique 66, 1971,
pp. 449-501 e pp. 821-886.
108
della predestinazione 27 : al di l della sua rigorosissima e studiatissima articolazione, comunque la dottrina agostiniana riveta l'etema verit divina, le supreme ragioni salvifiche, dunque necessariamente essa deve rifulgere corne evidenza razionale, indubitabile coerenza 28 Ma se l' esigenza del corretto
metodo teologico approda al sistema, all' ordine perfetto di
una rigorosa consequenziale riduzione dell' oscuro, del complesso, del molteplice delle definizioni dottrinali all' evidenza
assolutamente semplice e unitaria di massime o principi dai
27 Combattant S. Augustin dans la doctrine de la prdestination, il
est impossible qu'il (l'antigiansenista) ne le combatte dans la doctrine de la
grace, la liaison de ces deux points tant telle, que les Smiplagiens mme
ont reconnu, que l'on ne pouvoit tre d'accord avec S. Augustin, en ce qui
regarde la grace, qu'on ne ft aussi d'accord avec lui en ce qui regarde la
prdestination gratuite. Et c'est ce qui nous donne un moyen court et facile
de ruiner toutes les distinctions, toutes les chicaneries et toutes les fausses
subtilits (Apologie pour les Peres VI,22,694).
28 Nell'Apologie pour les Peres Arnauld riassume pi volte, pur se
meno schematicamente, le regole del suo metodo ermeneutico: Car tant
clair; par le seul sens commun de tous les hommes, que, pour bien comprendre l'opinion d'un Auteur; on en doit juger par la conformit de ses
maximes; par le rapport et l'alliance de toutes les parties de ses ouvrages,
qui conspirent toutes la mme fin; par la liaison et l'enchainement de
tous ses principes; par les claircissements que lui-mme se donne luimme, et enfin, en prfrant un grand nombre de passages quelques paroles dtournes, qui n'auront t dites qu'en passant, et en claircissant
ceux qui paroissent obscurs et difficiles, par la lumiere de ceux qui sont
claires et indubitables (Prface, 9-10); cf. 11,10,106-107; 11,20,159-161. II
metodo degli avversari di Giansenio invece quello eretico di chercher
quelques lieux obscurs, pour dtourner le sens de ceux qui sont clairs: infatti 1' autore antigiansenista <<prtend que deux ou trois endroits obscurs,
choisis parmi dix grands volumes que ce Pere a composs, doivent suffire
pour rendre inutile tout le reste de ses ouvrages; que des livres entiers, o
il a trait fond toute la matiere de la Grace, ne doivent pas tre si considrables que les deux ou trois paroles qu'il en cite; qu'il ne faut point
croire ce S. Docteur lorsqu'il dit, qu'on doit expliquer ses premiers ouvrages par ses derniers; mais que la regle unique, pour le bien entendre est, la
fantaisie et la proccupation de ceux qui les lisent (Prface, 10; cf. 1415), si che con Tertulliano e Agostino (e con Cartesio stesso) Arnauld puo
concludere che Sa (dell'antigiansenista) passion qui l'oblige de violer
toutes les regles de la raison (Prface, li). II metodo antigiansenista pretende infatti di opporsi cette lumiere, que la nature mme nous a imprime dans l'esprit et en renversant tous ces principes, qui subsisteront
parmi les hommes, tant que les hommes seront raisonnables (Prface, 10).
109
quali esse sono state dedotte, a loro voltai molteplici semplici principi devono essere ricondotti ail' uno, al principio assolutamente semplice e "evidente" che essi stessi cercano di
esplicare 29 : la ragione o meglio la volont etema di Dio, causa prima e verit assoluta.
Gi il sistema gianseniano della grazia culminava nell'identificazione di un principio teologico-dogmatico geometricamente assiomatico 30 Risulta in proposito decisivo il capitolo
17 (coll. 165-170) del De statu naturae innocentis seu de gratia prima hominis et angelorum, liber singularis del tomo II
dell'Augustinus, ove i capitoli 10,26-12,38 del De correptione
et gratia vengono apertamente indicati corne il luogo agostiniano teologicamente fondante ( basis, <<fundamentum) e ermeneuticamente rivelativo (clavis, <<filum ): vi viene infatti
perfettamente chiarita la dottrina della distinzione tra l 'adiutorium sine quo non donato da Dio alla natura prelapsaria e l'adiutorium quo donato da Dio alla natura lapsa predestinata 31
29 La liaison des principes avec les conclusions qui en dpendent, et
la lumiere mutuelle qu'ils se donnent les uns aux autres, est tout--fait merveilleuse. La vrit des conclusions ne se voit bien que dans les principes,
et la vrit des principes ne nous parot jamais dans tout son clat, que
lorsque nous la voyons, comme tendue dans les conclusions... d'o nous
apprendrons, que cette vrit n'est pas seulement sainte en elle-mme, et
appuye sur des maximes inviolables, mais que, de plus, elle est d'une telle
consquence, qu'on ne la sauroit renverser, sans renverser en mme temps
tout ce que les SS. Peres ont enseign touchant la grace contre l'hrsie
plagienne (li Apologie III,25,349-350). Evidente risulta l'influenza delle
nia Augustiniana pendere ab uno principio, unde tota doctrina ejus de gratia
quadam catena devincta esset (L. LE BRUN, Disputatio de C. Jansenii vita et
morte, Utrecht 1694, p. XX; citato in J. ORCIBAL, Jansnius, p. 98, nota 19).
31 Qui vero, jacto isto fundamento, distinctionem illam velut filum in
labyrintho scriptorum ejus secutus fuerit, mirabilis ei occurrit contextus rerum; respondent extrema primis, media utrisque, omnia omnibus. In geometria si prima dederis, danda sunt omnia; hic si duo illa adjutoria stantis et
lapsi, sani et agri, integri et fracti arbitrij amplexus fueris, omnia velut ex
ipsa re nata ita se consequuntur, ut ipsa tanta rerum omnium concatenatio
et consonantia altissime clamet, ibi latere, vel potius evidentissime patere
veritatem: sin vero distinctionem istam velut basin omnium sustuleris, omnium ruinam opprimeris (Augustinus, Il, De statu naturae innocentis... li-
110
Ancora una volta Arnauld rimane fedele interprete di Giansenio interprete di Agostino:
La maxime fondamentale de toute sa doctrine est la diffrence des deux graces du Crateur et du Rdempteur, de la volont saine et forte avant le pch, et de la volont malade et
foible aprs le pch; des Anges et du premier Homme dans
l'tat de son innocence, et des Hommes dchus et rduits, par
le pch, cette extrme faiblesse, qui a besoin d'tre assiste par un secours plus puissant (Il Apologie, 11,16,167).
111
grazia comunque asimmetrica, si che non si d alcuna .indipendenza del molteplice (le creature nel loro diversificato destino) rispetto al principio assoluto (la volont divina che Io
crea e Io giustifica), d'altra parte essa non pu non riconoscere al molteplice il suo ruolo di gloriosa manifestazione e di libero riconoscimento della stessa volont divina.
Cosi la dottrina della grazia efficace viene tradizionalmente presentata corne logica mediet, in s dialettica, tra gli
errori del molinismo e del calvinismo 32 Sia nel caso del calvinismo che in quello del molinismo, l'errore sta in una incapacit di concordia, di comprensione dialettica: il primo afferma l'assolutezza del principio (la grazia divina) senza riconoscere la pur relativa causalit della creatura e quindi senza
comprendere l'effettivo, l'irresistibile, ma non coattivo, l'interiore operare dell'Uno (la grazia) nel molteplice derivatovi (le
libert redente) 33 ; il molinismo invece incapace di ridurre il
molteplice derivato alla concordia con il semplice assoluto,
pretendendo quindi di rendere del tutto autonomo l 'effetto deri vato dalla causa prima 34, dunque consentendo che l'effetto
32 Sulla agostiniana e gianseniana affermazione della concordia tra
grazia e libert, cf. Il Apologie 11,23,212-24,220; IIl,2,234-237. Sull'agostinismo autentico corne via media tra gesuitismo e calvinismo, cf. Cas propos, 10-11; interessante la dimostrazione dell'agostinismo di Tommaso:
... comme dit S. Thomas, que Dieu ne fait pas seulement agir comme il
veut les causes secondes, mais qu'il les fait encore agir conformment
leur nature; et ainsi il fait agir librement et contingemment les causes libres, en sone qu'elles pourraient ne faire pas ce qu'il leur fait faire par la
force toute-puissante de sa grace (11): dialettica affermazione della efficacia assoluta della causa prima (contro Annat e il semipelagianesimo molinista) e della libert di consenso delle cause seconde (contro la praedeterminatio physica di Banez e dello stesso calvinismo).
33 Cf. Il Apologie 11,13,151-156 e 15,163-167, contro il supralapsarismo calvinista; cf. inoltre 11,24,217-218, contro la giustizia imputata luterana e calvinista: in entrambi i casi, una non dialettica esaltazione della grazia
vanifica del tutto il ruolo della libert umana, reietta senza essere interiormente responsabile del peccato, eletta senza essere interiormente partecipe
della giustificazione imputatagli dalla grazia.
34 Respinto il calvinista misconoscimento del ruolo della libert umana, l'on peut concevoir en deux manieres, que la Grace coopere avec la
volont; l'une catholique, et l'autre plagienne. La catholique est, que la
Grace coopere avec la volont, en dterminant la volont faire le bien, et
formant en elle le vouloir mme, selon la doctrine de /'Aptre. Et la pla-
112
113
ne amor Dei (o charite1 dev'essere inoltre dialetticamente interpretata al tempo stesso corne genitivo oggettivo e sernpre
anche corne genitivo soggettivo:
Toute la ncessit de la grace, pour bien vivre, ne dpend que
de ces deux maximes fondamentales de la Morale Chrtienne:
l'une, que nos actions, pour tre bonnes, doivent tre faites
pour Dieu et par un mouvement d'amour de Dieu... ; l'autre,
que ce mouvement d'amour de Dieu ne peut natre dans notre
coeur, par la seule force de notre nature; mais seulement par
un don particulier de la grace du S. Esprit (IIl,25,352) 38
114
Il tentativo antigiansenista di sottrarsi all'alternativa teologicamente e esistenzialmente inevitabile tra amor sui e amor
Dei, ovvero tra autonomia della propria soggettivit e operazione divina che ne rompe l'identit perversa, si rivela costretto all'interno di una logica del tutto immanente ail' amor sui 39
grace de Jesus Christ et par l'infusion de /'Esprit Saint (Il Apologie
IIl,24,348-349). Cosi riguardo ai comandamenti divini, Arnauld afferma:
Tous ces Commandements se rduisant un seul, qui est le Commandement de l'amour divin, qui, n'tant autre chose qu'un mouvement de la volont, se trouve en nous aussi-tt que nous le voulons vritablement. Il est
donc vrai, que tous peuvent observer les Commandements de Dieu, s'ils le
veulent: mais /'Ecriture nous apprende, que c'est Dieu donner ce vouloir>> (IIl,2,234). Interessante in prop. l'interpretazione di alcune ambigue
affermazioni, tratte dal primo blocco del De doctrina christiana, tramite
passi delle opere contro Giuliano, si che il precetto della gemina caritas
(l' amore di Dio e del prossimo) considerato realizzabile soltanto tramite
l'irresistibile e gratuita grazia divina: Amor Dei quo pervenitur ad Deum
non est nisi a Deo (IIl,24,347).
39 Non a caso nella Logique ARNAULD e NICOLE dedicano numerose
pagine ad identificare (con una singolare convergenza tra agostinismo e
cartesianesimo) proprio nell'universale passione dell'amor sui la causa fondamentale dell'errore nei giudizi e quindi nei ragionamenti: causa intrieure, qui est le drglement de la volont, qui trouble et drgle le jugement...
Si on examine avec soin ce qui attache ordinairement les hommes plutt
une opinion qu' une autre, on trouvera que ce n'est pas la pntration de
la vrit et la force des raisons, mais quelque lien d'amour-propre,
d'intrt ou de passion (111,20,261). Il riconoscimento dell'universale e
trascendente verit impedito dall' amor sui naturalmente perverso, che riconoscendo solo se stesso pretende idolatricamente di adattare la verit, e
quindi le stesse opinioni altrui al proprio desiderio; soltanto la grazia divina
capace di rompere la prigione dell'amor sui, di convertire efficacemente
l'uomo all'universale verit: Et c'est pourquoi on peut appeler, ces sortes
d'garement des sophismes et des illusions du coeur, qui consistent transporter nos passions dans les objets de nos passions, et juger qu'ils sont
ce que nous voulons ou dsirons qu'ils soient; ce qui est sans doute trsdraisonnable, puisque nos dsirs ne changent rien dans l'tre de ce qui est
hors de nous, et qu'il n'y a que Dieu dont la volont soit tellement efficace,
115
La polemica teologica rimanda quindi al suo ultimo fondamento, ail' ermeneutica dell' amor Dei (ancora una volta ambiguamente significante), rivelandosi quindi corne ermeneutica
della grazia; occhi pieni delle proprie tenebre, non illuminati
dalla grazia, non possono realmente comprendere Agostino, ricostituime quell'ordine o sistema che culmina nel riconoscimento della grazia stessa corne supremo principio, incomprensibile se non gratuitamente esperito:
Car il est vrai que ce Saint n'est pas seulement obscur,
mais tout--fait inintelligible, ceux qui n'apportent, sa
lecture, que des yeux remplis des tnebres, de mille fausses
opinions; qui le lisent en matres plutt qu'en Disciples; qui
n'ont dessein que de faire dire S. Augustin tout ce qui leur
plat, et non pas de dcouvrir les vritables sentiments de ce
Saint, pour s'y soumettre et s'y conformer (Il Apologie V,
5,578);
alle tenebre antigianseniste, Arnauld contrappone la lumiere ... la clart et la splendeur. .. (de) cette sagesse cleste,
propria di Agostino definito homme du ciel (579), illuminato dalla stessa grazia divina. La superba ottusit degli antigiansenisti rispetto alla vera dottrina agostiniana della grazia
quindi segno della loro stessa chiusura ail' esperienza dell 'elezione, ove l' evidenza giansenista si ri vela soltanto apparentemente concidente con quella cartesiana: infatti, l' evidenza
giansenista fenomeno del noumeno della grazia, di una causa occulta, nascosta ma operante nel cuore, in assenza della
quale nessuna salvifica evidenza si accende nell'intelligenza e
nessun sistema realmente significativo 40 , in assenza della
que les choses sont tout ce qu'il veut qu'elles soient (111,20,2,263 ). Sul
rapporto tra errore di giudizio e passione peccaminosa, cf. A. McKENNA,
De Pascal Voltaire, 1, il par. Les causes de l'erreur, pp. 45-48.
40 La trascendenza del mistero della grazia predestinata rispetto alla
metodica dimostrazione razionale gnoseologicamente ribadita in Logique
IV,l,302: Le plus grand abrgement que l'on puisse trouver dans l'tude
des sciences est de ne s'appliquer jamais la recherche de tout ce qui est
au-dessus de nous, et que nous ne saurions esprer raisonnablement de
pouvoir comprendre. De ce genre sont toutes les questions qui regardent la
puissance de Dieu, qu'il est ridicule de vouloir renfermer dans les bornes
116
ove agostinianamente non solo l' efficacia, ma lo stesso desiderio di questa preghiera non dipendono che da Dio.
troites de notre esprit, et gnralement tout ce qui tient de l'infini; car notre esprit tant fini, il se perd et s'blouit dans l'infinit, et demeure accabl sous la multitude des penses contraires qu'elle fournit.
41 La stessa ermeneutica biblica, riduzione del molteplice della Jettera
scritturistica all'unica verit della grazia, possibile soltanto grazie alla
comprensione operata dallo Spirito Santo: Arnauld afferma nella Praefatio
alla Historia et Concordia Evangelica (1653), in Oeuvres V, n.2, p. 46:
Scripturae sanctae clavis aurea, vita sancta est... Cum Scripturae omnis,
ex ejus mente, summa et finis amor sit, ejusdem etiam et illustrator et interpres, idem est amor>>. Cf. in prop. L. GINZBURG, La sinossi evangelica di
Antoine Arnauld, in Annali di storia dell'esegesi 9\1, 1992, pp. 77-86.
117
Ove l'acuta obiezione di Habert (Jansnius est un imprieux et un superbe Censeur de !'Antiquit) viene respinta ribadendo la netta relativizzazione, o meglio confutazione delle
autorit patristiche in materia alternative ad Agostino, riprendendo quindi l'accusa di implicito semipelagianesimo rivolta
da Giansenio ai Padri greci (anche da Arnauld tutti ricondotti
agli errori di Origene), sottolineando quindi la stessa imperfe42 Sulla polemica di Arnauld contro il relativismo teologico degli avversari di Giansenio, cf. in li Apologie IIl,30,385-387 la confutazione della
pretesa di giustificare la vrit de plusieurs opinions diffrentes in materia di grazia tramite il ricorso alla teoria agostiniana dei molteplici pur se
divergenti significati veri di uno stesso passo scritturistico (teoria sostenuta
ad esempio in Confessiones XII,31,42).
43 Di grande interesse un passo in cui Arnauld stigmatizza le accuse
mosse da Habert (ma riproposte proprio in questi termini dallo stesso Neveu!) al metodo teologico-positivo giansenista, che potremmo definire gi
storico-critico: Il ne reconnot point d'autorit certaine et assure dans les
Peres, laquelle nous soyons obligs d'ajouter foi; ne travaillant autre
chose, qu' montrer, que les SS. Peres ne peuvent point servir de fondement
notre crance, et que, vouloir rechercher leurs sentiments, c'est entrer
dans la critique de mille passages; c'est multiplier les questions l'infini;
c'est quitter la spculation pour des ingrates matieres de fait, et enfin, c'est
donner le temps de vaines curiosits (li Apologie V,3,564).
118
44 Les Peres Grecs, qui ont crit avant l'hrsie plagienne, ayant
puis une grande partie des explications de ['Ecriture des Commentaires
d'Origene, qui sont remplis d'une infinit de plagianismes (ce qui a fait
dire S. Jrme, que cette hrsie toit une branche de la doctrine de cet
ancien Auteur) il ne faut pas s'tonner; s'ils sont tombs par mgarde dans
quelques expressions dures et imparfaites, dont les Smiplagiens ont abus
depuis (li Apologie III,30,387); cf. III,30,388-389 e l Apologie III, 11,308;
ricordo l'affennazione di Giansenio: (Cum) nec ulli imperfectius de gratia
quam Graeci locuti sunt (Augustinus IIl,IIl,20,738).
119
quello agostiniano sarebbe stato quindi un esprit de contention et de dispute, si che i nemici di Giansenio attribuiscono
cette mthode S. Augustin e agli altri Padri:
de s'tre laisss emporter; par la chaleur de la dispute, ou par
un artifice d'Orateur; dans les extrmits opposes celles des
Hrtiques qu'ils avoient en tte (ivi, 565-566).
566). L'autorit interna della perfetta chiarezza e coerenza logica delle opere agostiniane, l' autorit dogmatica della chiesa
cattolica, l' autorit assoluta della stessa grazia di Dio rendono
quindi Agostino l'unica regola ortodossa in materia di grazia.
quindi possibile confutare le tre possibili obiezioni al
riconoscimento di Agostino corne suprema, anzi unica e del
tutto assoluta autorit in materia di grazia, ribadendo alcune
delle regole ermeneutiche sopra fissate:
Car il ne peut trouver si mauvais, que l'on prenne S. Augustin
pour le seul Juge des diffrents qui se sont levs entre les
Thologiens sur la matiere de la Grace, sinon pour l'une de
ces trois raisons: ou parce que sa doctrine n'est pas assez ample; ou parce qu'elle n'est pas assez claire; ou parce qu'elle
n'est pas assez certaine. /- Ou, parce que S. Augustin n 'auroit
pas trait de cette matiere avec assez d'tendue; de forte que,
n'ayant point trait fond plusieurs points importants, il faudroit avoir recours aux autres Peres, pour apprendre d'eux ce
qu'on ne pourroit pas apprendre de ce Saint; II -Ou, parce que,
dans les points mmes qu'il auroit traits, il en auroit parl
avec tant d'obscurit, qu'il seroit fort difficile de dcouvrir
quels auroient t ses vritables sentiments, et qu'ainsi l'on seroit oblig de consulter les autres Peres, qui en auroient parl
avec plus de clart que lui; III - Ou, enfin, parce qu 'encore
qu'il se ft expliqu assez au long et avec assez de clart, nous
120
Arnauld ribatte:
1 - Sistematicamente, Agostino insuperabile in completezza: la tradizionale suprema autorit di Agostino ribadita
da Clemente VIII (V, 5, 577) corne dai vari partiti teologici in
latta, che pretendono tutti di interpretare Agostino, di rgler
ses opinions selon les siennes, perch queste sono riconosciute corne dotate di
tant de clart et de solidit, que d'une pan, il soit facile de
reconnatre ce qu'il en a enseign, et que, de l'autre, ce qu'il
en a enseign doive tre tenu pour vritable (576).
Agostino infatti stato l'unico Padre a trattare sistematicamente, avec tant de soin et tant d'tendue, della grazia e
della predestinazione, sl che
tous ceux qui ont prced l'hrsie pelagienne n'en ont jamais trait de propos dlibr, ni dessein d'en donner aux
fideles une entiere instruction, n'en ayant simplement parl
qu'en passant, et en fan peu de mots, en quelque lieu de leurs
Ouvrages (576-577).
121
quante fois sur le mme sujet (578). Solo la disonest intellettuale, prodotta dalla concupiscenza, puo dunque impedire
la comprensione di verit di per s assolutamente evidenti e
incontrovertibili (578-579).
III - Autoritativamente, la dottrina agostiniana la pi
certain quanto divinamente ispirata per confutare l'eresia pelagiana: in proposito Arnauld enuncia corne fondamentale regola dell'interpretazione teologica quella della (provvidenziale) dialettica tra eresia e confutazione specifica, quindi quella
della perfezione storica e dello sviluppo dottrinale (dialettica
implicito/esplicito).
C'est pourquoi aussi l'une des plus importantes reg/es que
les Thologiens doivent suivre, pour traiter exactement et solidement les mysteres de la foi, c'est d'en puiser la connoissance dans ceux d'entre les Saints Peres qui, ayant eu combattre les hrsies qui se sont leves contre ces sacrs mysteres, ont reu du Ciel plus de lumiere pour les pntrer et plus
de Grace pour les exposer l'intelligence des fideles. Ce sont
eux qu'il faut particulirement consulter, pour tablir les maximes de la vritable Thologie, et prendre toujours leur langage clair et exact pour reg le de l'interprtation qu'on doit
donner aux expressions dures ou obscures qui se peuvent
trouver dans les autres Peres plus anciens qui ont prcd la
naissance de ces hrsies... Les mysteres de notre Religion
n'ont point t parfaitement expliqus, que depuis l' opposition des hrsies qui les ont voulu renverser 46
Negare carattere autoritativo alla confutazione agostiniana dell'eresia pelagiana significa dunque minare l'intera concezione cattolica di una storia continua provvidenzialmente
guidata 47, oltre che
46 II Apologie V,6,580-583; sulla provvidenzialit della dialettica tra l'errore dell'eresia e le verit ortodosse che essa induce a manifestare, ribadire,
precisare, cf. Apologie pour les Peres, Prface, 3-4 e soprattutto 30-31. Sintetizzer mirabilmente PASCAL: Les hrtiques, au commencement de l'glise,
servent prouver les canoniques (Penses, 313:::344=569); cf. 536:::458:::579.
47 Autrement, il n'y auroit presque point de vrit catholique que
l'on ne pt extrmement embrouiller, s'il toit permis d'teindre la lumiere
que l'Eglise a reue, par l'opposition des hrsies et le travail des grands
Saints, qui ont comme dvelopp ce qui toit de plus cach dans sa cran-
122
Il.
123
Da un punto di vista metafisico, Arnauld non accetta la tesi di Malebranche dell'univocit della visione divina e umana
delle verit eteme, tesi che presuppone la naturale capacit metafisica che ogni uomo avrebbe di vedere, nella sua interiorit
intellettuale, le idee immutabili che etemamente Dio contempla
nel suo Verbo, si che vedere le idee significherebbe vedere la
Verit in Dio stesso. Ci> che qui ci interessa che questa dottrina malebrancheiana sostenuta tramite il ricorso all'autorit
di Agostino, in particolare alla sua dottrina del Maestro divino
corne luce interiore di ogni anima, corne Verit trascendente
che accende e immanentizza nella mente dell'uomo lutte le verit universali necessarie ed immutabili. Arnauld, inoltre, polemizza contro l' occasionalismo di Malebranche, che riforrnula
radicalmente la tesi cartesiana di Dio corne garante della connessione veridica tra idea della res cogitans e realt della res
extensa, affermando che in realt noi conosciamo la stessa
realt sensibile soltanto nella visione intellettuale della sua idea
in Dio (ove l'idea di estensione si rivela corne matrice di tutte
le conoscenze sensibili). Per Malebranche, Dio quindi l'unico
garante della corrispondenza tra verit intellettuale (unico reale
ambito della conoscenza dell'uomo) e realt extraintellettuale,
sl che ogni movimento spirituale (intellettuale e volitivo) e fisico deriva o dall'illuminazione interiore nella creatura, o dalla
mozione esteriore di Dio sulla creatura.
Risulta gi evidente, pur da questi superficialissimi accenni alla metafisica di Malebranche, il ruolo strategico della
teologia di Agostino, non solo della sua dottrina della illuminalismo, riconducendola ad una tradizionale, rispettosa indagine dei misteri
della fede. Trovo pi convincente la tesi di S. LANDUCCI, LA teodicea nell 'et cartesiana, Napoli 1986, cap. 1 e Il, pp. 17-81 (ma cf. anche pp. 236243), ove la teologia della grazia del Malebranche maturo interpretata, nel
suo assolutizzare il razionale principio di economicit (=semplicit e generalit) dell'agire divino, corne rivoluzionario congedo dalla teodicea agostiniana e dall' arbitrarismo teologico (quindi dalla stessa teoria cartesiana dell' assoluta libert d'indifferenza di Dio), quindi corne svolta razionalistica che
prepara la radicale distruzione di ogni teodicea da parte di Bayle. Indispensabile il recente volume di D. MOREAU, Deux cartsiens. LA polmique entre
Antoine Arnauld et Nicolas Malebranche, Paris 1999. Perla citazione delle
principali opere di Malebranche sulla grazia, mi servo delle Oeuvres, 1 e Il,
Paris 1979 e 1992, edizione e commento a cura di G. Roms-LEw1s.
124
nazione, ma della stessa dottrina della grazia, riconosciuta corne inconciliabile con il pelagianesimo, eppure interpretata in
senso del tutto antigiansenista. lnfatti, per l' oratoriano, in Dio
ragione e volont si identificano assolutamente; Dio vuole e
agisce secondo un ordine razionale del tutto universale, semplice, uniforme, economico. L'economia dell'azione di Dio nei
confronti della creazione la chiave per interpretare la dottrina della grazia di Malebranche: Dio, dovendo onorare la sua
perfezione, deve economizzare al massimo i suoi interventi nei
confronti del creato, sl che - corne vedremo - il delegare a
Cristo uomo la donazione della grazia risponde proprio al fine
di non intervenire nelle contingenti vicende del mondo, comunque imperfetto. Lo stesso male o la dannazione degli uomini, malgrado Dio voglia la maggiore bellezza possibile e la
salvezza universale, rientrano nell'ordine superiore dell'economica razionalit dell' azione di Dio. Insomma, i mali sono conseguenze necessarie della necessaria subordinazione della volont divina aile leggi della sua saggezza, che gli impongono
di agire nel modo pi semplice (ovvero economico, degno della sua pura trascendenza, quindi razionalmente adeguato alla
propria assolutezza) possibile nei confronti del creato ! 49 Ri pu49 Cf. Trait de la nature et de la grce, 1 discorso, 1 parte, articoli
XIV, p. 25; XVIII, pp. 27-28; XXIIe Additions, pp. 31-32; 1,11,XXXVIll e
Additions, p. 42, ove il dato, ammesso da Malebranche, che sono pi i dannati degli eletti, viene fatto dipendere dalle vie di Dio, la cui saggezza impone
la maggiore semplicit possibile. Sulla profonda consonanza, aldil di specifiche differenze, tra la teodicea di Malebranche e quella di Leibniz, entrambe
preoccupate di subordinare l'onnipotenza alla saggezza divina, principio assolutamente semplice di regolarit e di ordine, cf. S. NADLER, "Tange montes et
fumigabunt": Arnauld face aux thodices de Malebranche et Leibniz, in
Chroniques de Port-Royal 44, 1995, pp. 323-334. La novit storica di Malebranche in relazione al problema del male stata quella di rifiutare la soluzione classica neoplatonico-agostiniana del male irreale in quanto metafisicamente insussistente, per riconoscerne invece l'intrascendibile, bruta ed opaca
realt di fatto (ontologicamente non volatilizzabile, ingiustificabile), effetto
comunque necessario, perch implicato dalla superiore esigenza che Dio ha
di assicurare la sua gloria trarnite la maggiore semplicit possibile delle sue
leggi, delle sue volont rivolte ad una creazione comunque esterna e contingente: Dio subordina cio l'esigenza morale della sua provvidente bont nei
confronti di ogni singolo aspetto della creazione all'esigenza metafisico-razionale di semplicit ed economicit della sua azione; cf. in prop. S. LANDUCCI,
125
gna quindi a Malebranche ammettere la possibilit che la Verit di Dio contraddica la sua universale semplicit tramite volont particolari e composite, ovvero complesse; la grazia
giansenista infatti, rivelando un Dio arbitrario e bizzarro, Io
costringe nella contingenza e nella differenza dell' elezione.
L' esito dell' impostazione metafisica di Malebranche pare
comunque discostarsi di poco da un determinismo assoluto:
un'impersonale necessit sembra coincidere con questa universalizzazione della grazia efficace di Agostino, rispetto alla quale le varie libert finiscono per essere nient' altro che fenomeni,
pi o meno rivelativi, dell'uniforme irradiarsi della luce divina,
cause seconde o occasionali predeterminate dall'unica causa
assoluta e determinante, quella di Dio. In tal senso la grazia
universalmente donata sistematicamente paragonata alla pioggia che cade sui buoni e sui cattivi, in quanto la Provvidenza
non puo che agire in maniera uniforme nei confronti delle sue
creature, siano esse convertite, siano esse pervertite. La grazia
finirebbe in ta1 senso per essere nient'altro che una coloritura
sentimentale della stessa universale irradiazione della Luce divina, pi o meno evidente nelle varie coscienze degli uomini 50
la teodicea nell'et cartesiana, pp. 28-46; D. MOREAU, Deux cartsiens, pp.
110-126. Conn-o Moreau, e la sua finissima analisi, sottolinerei comunque corne la posizione agostiniana di Arnauld - pur nell'assunzione del nito argomento dell'armonia ontologica del tutto all'intemo del quale il (non essere
del) male rientra corne elemento meramente parziale e contingente - rimanga
certo teologicamente pi tragica di quella di Malebranche: pur ricondotto all'esito di una colpa originaria, o definito corne metafisicamente insussistente,
il male non viene comunque volatilizzato; la sua terribile realt rimane "irredenta", in quanto l'agostinismo confessa corne mistero impenetrabile il perch
Dio non voglia gi in Adamo, o comunque presso la totalit degli uomini, intervenire a toglierlo. In tal senso, rispetto ad un pensiero che fa del male un
limite necessario e ineliminabile della creazione, comunque estraneo alla volont di Dio, rivela maggiore tragicit (teologicamente spinta sino alla confessione agostiniana di un intimo scindersi della stessa volont di Dio, scissione
razionalmente inaccettabile) un pensiero teologico che ne riconosce la non
necessaria eppure intrascendibile esistenza, oggetto di un'eterna volont divina di non redenzione; Io stesso agostiniano argomento estetico dell'esemplarit del male - corne punizione del peccato e corne prova della natura assolutamente indebita della grazia - ne acuisce in realt Io scandalo, rivelando in
maniera ancora pi evidente il paradosso di ogni teodicea.
50 Cf. Trait de la nature et de la grce, 11,I,VI, p. 63; 1 claircissement, XVIll, p. 156; III claircissement, XXVI, p. 173. Interessantissimo -
126
Ma il pio Malebranche non ha alcuna intenzione di rinunciare ai dogmi della chiesa cattolica: afferma che l'uomo
si salva soltanto grazie alla mediazione di Ges Cristo, morto
per tutti 51 , e alla sua grazia, agostinianamente donata del tutto
indipendentemente dai meriti degli uomini, si che, malgrado
Dio-Ragione universale voglia la salvezza di tutti gli uomini,
sono salvati soltanto coloro che, comunque volendolo, sono efficacemente operati dalla grazia di Cristo. Il ruolo dell'uomo
Ges diviene quindi del tutto strategico quando Malebranche
vuole antipelagianamente riconoscere l' esistenza di grazie diversamente efficaci: proprio perch necessariamente limitato,
non onnisciente, ma d'altra parte etemamente ed economicamente predestinato da Dio ad essere mediatore tra l' etemit dei
propri disegni e la temporale contingenza del mondo, l'uomo
Ges distribuisce la grazia secondo vie particolari, ha cio volont particolari di elezione, la causa occasionale grazie alla
quale le vie generali del Padre si applicano ad uomini particolari 52 La santa concupiscenza agostiniana quindi reinterpretata corne l'azione di Dio attraverso l'uomo Ges nell'interiorit
dell'uomo: solo questa indebita grazia di Cristo 53 puo condurre
corne al solito - il giudizio di P. BAYLE, che, ammirando il sistema della
grazia di Malebranche, Io riconduceva ad un sistema del fatum stoico, ove
la ragione finisce per assorbire Dio stesso: cf. P. HAZARD, La crise de la
conscience europenne, Paris 1961, 132-133. Come vedremo, Arnauld stesso la fonte di Bayle: cf. infra, nota 84. Sulla critica arnauldiana all'occasionalismo (Dio corne causa prima di ogni moto naturale, quindi della stessa volont della creatura razionale) malebrancheano corne determinismo assoluto e deresponsabilizzante, contraddittoriamente coesistente con un semipelagianesimo finalizzato a negare l'attribuzione a Dio di volont particolari, non generali, cf. S. NADLER, Dualism and Occasionalism: Arnauld and
the Development of Cartesian Metaphysics, in Revue internationale de
philosophie 190, 1994, pp. 421-439, in part. pp. 434-436.
51 Cf. l' esplicita affermazione antigiansenista in Trait de la nature et de
la grce, I,Il,L, pp. 49-50; e 11,1, XVII, Additions, p. 77, ove vengono definiti
eretici coloro che affermano che Cristo morto soltanto per i predestinati.
52 Cf. 11,1, 1-XVII, pp. 59-69.
53 Come la pioggia cade sia sui terreno buono che su quello cattivo,
cosi la grazia giustificante di Cristo cade, ovvero donata indipendentemente dalle disposizioni di chi la riceve: cf. 11,1, V-VII, pp. 62-63. Chiaramente l' assoluta gratuit della grazia resa comunque efficace dalla qualit
del terreno, ovvero da una disposizione a lei preesistente; questo puro
molinismo, agostinianamente inaccettabile.
127
55
128
129
zione dell'elezione di grazia dall'altra (=il rnerito) 58 si disputino la stessa non necessaria grazia occasionale di Ges Cristo 59
L' intento di Malebranche cornunque sisternaticamente
apologetico: 1) dirnostrare che ogni atto intellettuale nient'altro che visione della Verit in Dio, e che ogni nostra conoscenza, e persino ogni sensazione, effetto dell' agire di Dio nella
nostra interiorit; 2) difendere l'assoluta sapienza e giustizia
della Ragione divina, che sarebbe empio accusare di parzialit
o di irrazionalit; 3) difendere i dogmi della tradizione cattolica: in particolare l'urnanit di Cristo corne rnediatrice dell'azione di Dio nella storia; la grazia donata da Cristo corne unica
condizione di salvezza; la responsabilit della libert umana
che ha l' obbligo di progredire dal sensibile allo spirituale 60 e
S8 On mrite, lorsqu'on aime Dieu par choix, par raison. par la connaissance qu'on a qu'il est aimable; on mrite, en ce qu'on avance, pour ainsi dire, vers le bien, aprs que le plaisir a dtermin le mouvement de l'amour. C'est--dire en ce que l'on consent non seulement volontairement, mais
librement l'impression de la grce>> (IIl,Il, XXIV, p. 126). Cf. in Il,I, XXIXXIY, pp. 82-86 la distinzione tra i dsirs actuels, passagers et particulierS>>
che l'anima di Ges concede a coloro che non sono preparati alla grazia, e i
dsirs permanents che ella dona a coloro che la meritano, frequentando i
sacramenti, ubbidendo ai suoi comandamenti o consacrandosi a Dio; Ges
cio ama di pi coloro che vogliono diventare membra del suo corpo.
~ lnteressantissima l'accusa di Arnauld: Le sentiment du pre Malebranche est un compos monstrueux des hrsies de Luther et de Plage>>,
cit. da G. Roms-LEWIS in Oeuvres, Il, p. 1136, n. 5; l'intera nota 5, breve
sintesi critica dei giudizi sui Trait malebrancheiano, conforma quest'accusa.
60 Cf. Trait de la nature et de la grce IIl,l,XV-XVIl, pp. 119-121,
ove prospettata una vera e propria etica spiritualistica, finalizzata al distacco dal sensibile; pur ammesse delle grazie ordinarie, la libert umana
deve perfezionare se stessa anche con le sue forze naturali. In IIl,I, XVII, p.
121, si condanna tridentinamente la proposizione per la quale i comandamenti non sono possibili ai giusti. In Mditations chrtiennes et mtaphysiques (1683) XV,XIII-XIV, in Oeuvres Il, pp. 353-354, Malebranche sottolinea corne la luce (ovvero la grazia) naturale, pur se insufficiente per la salvezza, consenta comunque all'uomo se non la capacit di vincere la concupiscenza, certo la capacit di disprezzare i piaceri sensibili, di umiliarsi e di
invocare Dio; cio rende cosi efficace l'eventuale dono della grazia di Cristo, ovvero della grazia di sentimento. L'etica di Malebranche rimane comunque eudaimonistica: considerandosi fedele interprete di Agostino, l'oratoriano interpreta l'amore di Dio corne piacere preferibile perch pi reale,
intenso e duraturo rispetto al piacere sensibile. Pertanto Arnauld definir
polemicamente la sua etica antistoica e il suo calcolo dei piaceri corne epi-
130
131
Arnauld, inizialmente entusiasta della Recherche de la vrit, viene del tutto disilluso dalla lettura del Trait de la nature
et de la grdce di Malebranche (1 edizione, 1680; edizioni ampliate nel 1683 e nel 1684), decidendosi ad attaccare violentemente sia la metafisica, che la teologia della grazia dell' oratoriano. Per Arnauld, infatti, la prospettiva metafisica di Malebranche , malgrado le sue buone intenzioni, religiosamente del
tutto negativa: affermare che qualsiasi vera conoscenza (sensibile, fisica o matematica) in realt una visione delle idee in
Dio, che quindi l' atto della coscienza umana aperto sullo
stesso atto assoluto di Dio, significa affermare una vera e propria divinizzazione dell'intelletto umano, assorbito nello stesso
Verbo di Dio 63 ; non a caso per Malebranche l'intelletto umano
si differenzia da quello divino non qualitativamente, ma soltanto quantitativamente 64 Per Arnauld, al contrario, l'intelletto
umano rimane creaturalmente irriducibile all'etema visione di
Dio, vede quindi non in Dio, ma soltanto nella sua interiorit la
verit assoluta delle idee immutabili, verit certo non identifi63 Cf. A. ARNAULD, Trait des vraies et des fausses ides, l'intero
cap. XIV, pp. 247-259.
64 Impressionante questo brano di Malebranche: <<Mais non seulement
on peut dire que l'esprit qui connat la vrit, connat en quelque manire
Dieu qui la renferme; on peut mme dire qu'il connat en quelque manire
le choses comme Dieu les connat... L'esprit voit donc dans la lumire de
Dieu comme Dieu mme, toutes les choses qu'il voit clairement quoiqu'il ne
les voie que d'une manire fort imparfaite, et en cela bien diffrente de celle de Dieu. Ainsi [orque l'esprit voit la vrit, non seulement il est uni
Dieu, il possde Dieu, il voit Dieu en quelque manire, il voit aussi en un
sens la vrit comme Dieu la voit (De la recherche de la vrit, V,5, in
Oeuvres 1, pp. 525-526). In Malebranche, quindi, la distinzione tra la conoscenza umana e la divina tende per cosi dire a quantificarsi; la nostra intelligenza inferiore e certo infinitamente inferiore alla divina rispetto al numero di verit conosciute; ma quelle che vediamo le vediamo corne Dio le vede (A. DEL NOCE, La gnoseologia cartesiana nell'interpretazione di Arnauld (1937), ora in Da Cartesio a Rosmini. Scritti vari, anche inediti, di filosofia e di storia dellafilosofia, Milano 1992, pp. 443-480, in part. p. 457;
Riforma cattolica, pp. 38-39). Sul complesso dibattito tra Malebranche e Arnauld, relativo allo statuto delle idee, della loro conoscenza, del rapporto tra
idee, rappresentazioni e realt sensibili, cf. inoltre C. SENOFONTE, Arnauld et
Malebranche. Le dbat sur les ides, in Revue internationale de philosophie 190, 1994, pp. 441-461; R. GLAUSER, Berkeley et les philosophes
du XVlle sicle. Perception et scepticisme, Sprimont 1999, pp. 131-146.
132
cabile con quella del Verbo. Contro l'univocit (almeno parziale) tra conoscenza umana e conoscenza divina (cf. Recherche
de la vrit, X claircissement, pp. 916-932), contro un razionalismo inconsapevolmente panteista, tendenzialmente assimilabile allo stesso spinozismo, Arnauld ribadisce quindi la tripartizione cartesiana delle idee in idee innate (donate all'uomo
con la creazione della sua anima), avventizie (derivate dall'esperienza, che non ci inganna in quanto garantita da Dio-Verit,
che non puo consentire che l'uomo si inganni) e fattizie (composte dalla stessa intelligenza dell'uomo). L'uomo quindi vede
le idee rappresentandosele nella propria interiorit spirituale, si
che le stesse verit immutabili non sono gli eterni contenuti del
Verbo, ma cartesianamente esse stesse realt create, oggetto
della libera e assoluta onnipotenza di Dio. lnsomma, il tentativo di Arnauld quello di reinterpretare Agostino - corne vedremo contro Agostino stesso - contro la metafisica malebranchiana, e cio avvicinandosi alla pi ardita delle dottrine metafisiche di Cartesio, capace di confessare - contro il gesuita Suarez - l'assoluta libert della volont divina, la cui potenza
creatrice della stessa verit di ragione 65 ; la reinterpretazione
moderata arnauldiana della cartesiana dottrina della creazione
delle verit eterne risponde quindi allo stesso presupposto teologico della grazia agostiniano-giansenista. Dio, nella sua assoluta potenza, puo eleggere trascendendo le stesse leggi razionali di causalit universale e assolutamente uniforme, leggi da
Dio stesso create e fissate con la creazione.
In direzione del tutto contraria procede la dottrina malebrancheiana della visione delle idee corne visione della stessa
65 Cf. in prop. il finissimo studio di S. LANDUCCI, La creazione delle
verit eterne, in La teodicea nell'et cartesiana, pp. 127-217; l'importante
articolo di J.-L. MARION, De la cration des vrits ternelles au principe
de raison. Remarques sur l'anti-cartsianisme de Spinoza, Malebranche et
Leibniz, in XVIIe sicle 70, 1985, pp. 143-164; e soprattutto, ancora di
MARION, il fondamentale volume Sur la thologie blanche de Descartes.
Analogie, cration des vrits ternelles et fondement, Paris 1981, 1991(2);
sempre prezioso il volume di . GILSON, La libert chez Descartes et la
thologie, Paris 1913; cf. infine A. DEL NOCE, Riforma cattolica, pp. 43-48.
Sulla genesi della dottrina cartesiana della creazione delle verit eteme in
opposizione alla metafisica del gesuita Suarez (e del gesuita Vasquez), cf.
J.-L. MARION, Sur la thologie blanche, pp. 43-69 e 110-139.
133
134
135
L' attacco contro i giansenisti non poteva essere pi radicale e, in fondo, tradizionale: accusarli di pervertire Dio in un ingiusto e irrazionale principio di vuota onnipotenza 69 , per di pi
fraintendendo il vero Agostino. Non a caso Io stesso Augustinus
69 Cf. le notevoli osservazioni anti-gianseniste (contro coloro che
mettent Dieu au-dessus de toute Raison: p. 175), in Trait de la nature et
de la grce, ill claircissement, XXVI, pp. 173-180.
136
di Giansenio viene esplicitamente chiarnato in causa corne esempio di monumentale e fanatica esaltazione dell'esclusiva autorit di Agostino, o meglio dell' Augustin pretendu70, di un Agostino cio divinizzato da tutti i giansenisti corne leur unique
matre, comme leur raison et /,a rgle de leur foi (p. 4), ma in
realt erratamente, tendenziosarnente interpretato. Nelle successive edizioni del trattato (1683 e 1684), Malebranche aggiunge
cosl Additions e lunghi claircissements, ove dimostra la sua interpretazione (antigiansenista) di Agostino, perfettarnente concordato con la metafisica dell'illuminazione dell'oratoriano.
La pretesa di identificare un Agostino antipelagiano e antigiansenista, che si congiunge con il tentativo di far concordare con il vero senso di Agostino (per il quale la sagesse e la
volont di Dio si identificherebbero assolutamente) l' intera tradizione patristica greca e latina71 , evidente nel III claircissement (articolo XXVI) del Trait: qui Malebranche riduce
cripto-pelagianarnente l'intera teologia della grazia agostiniana
ail' affermazione che Dio non fonda la sua elezione sui meriti
naturali dell'uomo72 , ma soprattutto sostiene che, riferendosi ai
decreti abissali della predestinazione divina, Agostino
70 Il n'y a point de livre o il y ait plus de passages de saint Augustin que dans l' Augustin de Jansenius: et cependant on n'est pas trop convaincu, que /'Augustin de cet vque soit conforme au vritable... Jansenius, qui a prtendu expliquer le sentiment de saint Augustin, a compos
sur ce sujet trois tomes qui font un fort gros volume in-folio; et il n'a presque point parl des autres Pres. Il aurait fallu rfuter les sentiments de
cet auteur, parler des Pres qu'il a ngligs, et tablir le vrai sens de saint
Augustin (ivi, p. 4).
71 le crois que les Grecs et les Latins ne sont point fort diffrents les
uns des autres; et que s'ils parlent souvent d'une manire bien diffrente,
c'est qu'ils ne sont point galement en garde contre le mmes erreurs, et
qu'ils ne les ont pas galement examines (ivi, p. 178). L'accusa di pelagianesimo alla teologia greca pre-agostiniana quindi respinta, pur riconoscendo che non solo i padri Greci, ma Io stesso Agostino anteriore al suo
episcopato (corne confessano le Retractationes), hanno potuto dare talvolta
l'impressione di cadere nell'errore pelagiano in quanto non avevano ancora
di fronte un'eresia da cui guardarsi: cf. p. 177.
72 Les Pres, dit-on, et saint Augustin principalement, ne veulent
point qu'on cherche de raison touchant le choix que Dieu fait de ses lus.
Je prtends que cela n'est pas vrai, et que la seule chose que saint Augustin demande, est que le choix de Dieu ne sont point fond sur nos mrites
naturels (ivi, pp. 175-176).
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138
Questa regola di interpretazione dei testi dei Padri abilmente introdotta corne giustificativa degli errori "pelagiani" dei Padri greci ! - veramente la contraddizione di
quelle regole che Arnauld e i giansenisti avevano cercato di
definire per la comprensione filologica, storico-critica dei
testi agostiniani. lnfatti, permette di relativizzare non soltanto singole approssimative affermazioni teologiche, ma anche
tutte le affermazioni radicali e sistematiche di un autore,
neutralizzate perch contestualizzate in ambito polemico,
quindi razionalmente non puro e non obiettivo, o in ambito
retorico-colloquiale, quindi dogmaticamente non vincolante
(l'intera controversia antipelagiana potrebbe quindi essere
interpreta corne condizionata da un prjug polemico 75 ).
75 Scrive N. MALEBRANCHE in una lettera del 1687: Il faut interprter les Pres par rapport aux erreurs qu'ils rfutaient. On ne peut prendre
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La saggezza divina assorbe del tutto l'ordine della grazia 78 ; Dio infatti agisce per vie semplici e generali, costanti e
uniformi, ubbidendo necessariamente e naturalmente alla sua
stessa razionalit, che gli impedisce di agire secondo vie
composte, ovvero non semplici, particolari, straordinarie; la
grazia di Dio quindi universalmente donata, e non pu essere quella giansenista di un Dio che irrompe continuamente
nella storia sospendendo eccezionalmente (con i suoi irrazionali perch discriminanti, extra-ordinari (= miracolosi) doni di
grazia particolari) l'universale e uniforme volont della sua
saggezza, per Malebranche unico vero assoluto miracolo. Per
l' oratoriano, dunque, la teologia della grazia agostiniana, nella sua sostanza, al di sotto della sua superficie polemica, si
accorda perfettamente con la metafisica dell'illuminazione
agostiniana, che una metafisica dell'ordine universale, accordabile con una dottrina della predestinazione che n'a rien
de dur (Ill claircissement, XXVI, p. 173):
78 C'est la mme sagesse et la mme volont, en un mot, le mme
Dieu qui a tabli l'un et l'autre de ces ordres, c'est dire, celui de la grce
et celui de la nature... Car Dieu ne peut se dmentir soi-mme, ou ne pas
suivre sa sagesse dans l'tablissement de l'ordre de la grce. Il est donc ncessaire afin que la conduite de Dieu porte le caractre des attributs divins,
que ses voies soient simples, uniformes, gnrales et constantes (ivi, 1,1,
XXIII, Additions, p. 33); cf. 1,11, XXXVI, pp. 40-41 e l'importante XXXVII,
pp. 41-42, ove si afferma che Dio, luce assoluta, proprio perch perfetto agisce per vie semplici, non deve cio moltiplicare i propri disegni e le proprie
volont per agire nel mondo corne grazia.
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no, che subordina la potenza di Dio alla sua saggezza 81 ; sull'empiet dell'attribuzione all'uomo Ges dell'elezione dei
predestinati 82 ; sulla contraddittoria oscillazione di Malebrando volont particolari; gli importanti chapp. XIII-XIV, pp. 279-303, sui
concetto della Provvidenza e sulla fede in essa corne contraddittori con la
tesi di Malebranche). 3) Afferma sistematicamente la gratuit indebita della
creazione, opera che Dio compie non per proprio vantaggio ed onore, ovvero per amore dell'ordine inscritto nella sua Ragione (cf. ad es. Liv. II,
chapp. II-III, pp. 428-440, con importanti riferimenti ad Agostino, con il
quale si sottolinea corne l'unico fondamento della creazione sia la volont
ininvestigabile di Dio). 4) Respinge a maggior ragione la tesi secondo la
quale nell'ordine della grazia Dio agisca soltanto secondo volont generali
e universali, assolutamente semplici: cf. la significativa opposizione stabilita tra le tesi sulla grazia estratte dall' opera di Malebranche (Liv. Il, chap.
VI, pp. 451-463) e quelle affermate da Paolo, Agostino e gli altri Padri
(chap. VII, pp. 463-468; chap. XVII-XIX, pp. 528-545); cf. pi in generale
Liv II, chap. XXIII, pp. 567-577. Risulta quindi contraddittorio affermare al
tempo stesso che Dio abbia voluto agire secondo volont unicamente generali e semplici e che abbia voluto salvare tutti gli uomini (cf. Liv. Il, chap.
XXVI, pp. 590-602; e Liv. III, chap. XVIII, pp. 818-825): Io stesso Malebranche riconosce infatti il piccolo numero dei salvati, si che la stessa restrizione della volont di Dio alla necessit economica delle sole volont
generali produce una chiesa persino pi ristretta di quella radunata dalla
grazia operante di Agostino e dei gmsenisti. In Liv. Il, chap. XXVI, p.
600, con grande chiarezza Arnauld identifica la contraddizione della teologia della grazia e della teodicea di Malebranche: la subordinazione l) dell'obbligo divino di produrre l'opera pi perfetta, a 2) la regola razionale
economica che impone a Dio di seguire le vie pi semplici; Arnauld obietta
che sarebbe molto pi saggio produire un ouvrage beaucoup plus parfait
par des voies moins simples, qu'un beaucoup moins parfait par des voies
plus simples. Cf. Liv. Il, chapp. XXVIII-XXIX, pp. 608-618.
81 L'Auteur du Systme... ne prtend justifier la bont de Dieu, et le
rendre plus aimable aux hommes, qu'en le dpouillant de sa puissance. Il
ne le dissimule pas. Il dit que "sa sagesse Je rend impuissant", en ce que
suivant ses conseils, il ne lui est pas libre d'agir par des volonts particulieres (Liv. Il, chap. XXX, p. 619). Al contrario per Arnauld: C'est la volont divine qui se dtermine elle-mme, librement et indiffrement, vers
toutes les choses auxquelles elle n'a pas un rapport ncessaire; c'est--dire, vers tout ce qui n'est pas Dieu (Liv. II, chap. XXXIX, p. 599).
82 Tra l' altro, Arnauld accusa a ragione Malebranche di nestorianesimo, cio di divisismo cristologico (cf. la polemica gianseniana contro la
cristologia origeniana, tutta fondata sulla "pelagiana" apologia del libero arbitrio), contrapponendogli la cristologia profondamente unitaria (e predestinazionista) di Agostino e della tradizione della chiesa, per i quali Verbo e
Ges sono un'unica persona: Il n'ajamaisfait assez de rflexion, que, non
seulement les deux natures en Jesus Christ sont tellement distinctes qu'elles
143
n'est point un acte ternel de Dieu, en faveur de certaines personnes prfrablement d'autres (qui est ce que les Thologiens entendent par le mot de
prdestination) mais un certain ordre form par la suite de ces voies simples,
qui s'est trouv favorable ceux qui se sauvent, sans que Dieu, lorsqu'il a
choisi ces voies simples, ait eu aucune bonne volont particuliere pour eux,
plut6t que pour ceux qui ne seront point sauvs (p. 515). Alle pp. 506-507,
Arnauld offre un'ulteriore prova della sua grande lucidit storica, precisando
la corretta interpretazione di un passo tratto da Ad Simplicianum l,2,6, chiamato in causa da Malebranche per difendere la sua tesi della riduzione della
predestinazione a prescienza: per Arnauld, infatti, il passo agostiniano non riveta affatto una presa di posizione teologica (la quale dovrebbe essere allora
contraddittoria con tutto il resto dell'opera), ma rivela soltanto un'incertezza
terminologica (Agostino restio ad usare il termine biblico electio per designare l'atto divino predestinante), successivamente del tutto risolta. Sul recupero malebrancheano del pelagianesimo a livello cristologico (Ges Cristo,
uomo non onnisciente, dona una grazia - comunque non irresitibile - agli
uomini, considerandone i meriti), cf. Liv. III, chapp. XI-XIII, pp. 750-776.
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nalit e di ordine, ad un sapere assoluto che divinizza la creatura e immanentizza Dio all'interno della ragione finita 84: del
tutto empiamente, ereticamente, il filosofo, privo dell'illuminazione della grazia, pretende di imporre il suo preteso ordine
incontrovertibile e la sua pretesa razionalit universalmente
efficiente a Dio, degradando ad antropomorfismo da allegorizzare qualsiasi affermazione scritturistica e patristica relativa all'esaltazione della volont onnipotente di Dio 85
illuminante in proposito richiamare la polemica arnauldiana contro la dottrina della visione delle idee e di tutte le
realt create (comprese quelle sensibili) in Dio, ovvero contro
84 Di grande interesse la precisazione di Arnauld in I.iv. Il, chap. XXVI, pp. 598-599: Il est bon de remarquer le peu de libert et d'indiffrence
que l'Auteur laisse Dieu, l'gard de ce qu'il fait au dehors; Arnauld
intende distinguere nettamente la scolastica libert intratrinitaria, libert
sans indiffrence et sans contingence, con la quale Dio ama necessariamente se stesso, il Figlio da lui generato, e Io Spirito da loro proceduto,
dalla libert d' indiffrence che Dio ha nei confronti delle creature; risulta
evidente la deriva panteistica (e spinoziana) malebrancheana, che, eccezion
fatta per la decisione divina di creare un mondo, finisce per assolutizzare la
creazione, rendendola necessaria e sottratta, nelle sue determinazioni, alla
stessa volont onnipotente di Dio: Il n'y a donc de libre l'gard de
Dieu, que d'avoir voulu crer quelque chose; mais tout le resta t l'effet
d'une fatalit plus que Stocienne (p. 599); chiaramente, per Arnauld affermare che il derivato pura emanazione necessaria, sottratta alla volont di
Dio, si che la stessa grazia deriva da una ragione economica che impedisce
a Dio l'elezione particolare, significa confondere pura necessit con pura
casualit: Car Dieu ne donne point la grace, comme on l'a cru jusques
ici, qui il veut, quand il veut, et en la maniere qu'il le veut, mais par une
espece de fatalit ou de hasard (l.iv. Il, chap. XXXIII, p. 638).
85 L'Auteur du Systme ... veut qu'on ne se "rendre qu' l'vidence".
Or que peuvent faire de plus tmraire et de plus prsomptueux, des hommes aveugles, pleins de tnebres, et si peu capables de dcouvrir d'eux-mmes ce qui est cach en Dieu, que d'entreprendre de juger certainement par
la seule ide de l'tre parfait, sans l'aide d'aucune rvlation divine, ce qui
est plus digne ou moins digne de sa sagesse? O en serions-nous, si Dieu
avait remis ce jugement la raison humaine, aussi faible qu'elle est devenue depuis le pch pour pntrer les secrets de Dieu? Chaque Mtaphysicien se mlerait de rformer la conduite de Dieu sur ses mditations. Ds
qu'une certaine conduite lui parotroit plus digne de sa sagesse infinie, il assurerait hardiment, qu'il est ncessaire que ce soit celle-l qu'il ait suivie.
Et il ne s'emba"asseroit pas des passages de !'Ecriture qu'on lui pourrait
opposer. Il croirait en tre quitte pour dire, qu'elle est pleine d'anthropologies, et que ce qu'on lui objecte en est une>> (Liv. II, chap. XXVI, p. 595).
145
l'affermazione dell'univocit tra conoscenza divina e conoscenza umana. facendo riferimento a due opere del 1693, generalmente trascurate, eppure di grande rilevanza per la storia della
filosofia 86 e per la stessa storia dell'ermeneutica giansenista di
Agostino; in esse infatti Arnauld approda ad un'inaudita. sistematica e conclamata posizione antiagostiniana. La prima la
Dissertatio bipartita 87 , scritta contra il teologo lovaniense e filogiansenista Gumare Huygens (1631-1702), che fondandosi
sulla dottrina agostiniana e gianseniana della visione intellettuale delle idee nello stesso Verbo di Dio, finisce per riconoscere ai
giusti pagani la stessa visione di Dio, in quanta contemplando
l'idea di virt pur imperfettamente perseguita. in qualche modo
contemplavano e onoravano Dio stesso. Seguono le Regles du
bon sens 88 , con le quali Arnauld polemizza contra un' opera del
benedettino Franois Lamy, chiamato in soccorso dal prudente
Nicole, letteralmente sbigottito 89 dalla lettura della Dissertatio,
86 Cf. il notevole saggio di J.-L. SOLRE, Antoine Arnauld ou la controverse dans les rgles, in A. Le Boulluec (ed.), La controverse religieuse,
pp. 319-372; e D. MOREAU, Arnauld, les ides et les vrits ternelles, in
Les tudes philosophiques, 1996, l-2=Descartes, pp. 131-156; Deux
cartsiens, pp. 158-181; Moreau, analizzando le opere del 1693, ha il grande merito di evidenziarvi non solo il rapporto tra Arnauld e Cartesio, ma
anche l'originalit del giansenista nei confronti dell'intera tradizione metafisica modema, da Malebranche a Leibniz, a Spinoza; ritengo comunque che
Moreau non riesca a dimostrare I'effettiva presenza in Arnauld della teoria
cartesiana della creazione delle verit eteme, malgrado la sua accumulation "d'indices" (Deux cartsiens, p. 176).
87 Il titolo completo Dissertatio bipartita. An veritas propositionum,
quae necessario et immutabiliter verae sunt, videatur a nobis in prima et
increata veritate, quae Deus est? Et an qui amat castitatem, vel quamlibet
aliam virtutem moralem, eo ipso amet aeternam, quae in Deo est, rationem
castitatis?, in A. ARNAULD, Oeuvres, XL, pp. 117-152.
88 Il titolo completo Regles du bon sens pour bien juger des crits
polmiques dans des matieres de science, appliques une dispute entre
deux thologiens touchant cette question mtaphysique: si nous ne pouvons
voir les vrits ncessaires et immuables que dans la vrit souveraine et
incre?, in A. ARNAULD, Oeuvres XL, pp. 153-260.
89 <<.le vous avoue que la lecture de cet crit m'a embarass. Car d'une part j'avoue que je n'y saurais rpondre... Mais il faut avouer qu'il fait
en mme temps de grands ravages dans les sentiments de saint Augustin.
Tout ce que dit Jansnius dans les chapitres 4, 5, 6, 7, 8, 9, JO du premier
livre De statu purae naturae est renvers de fond en comble; et dans le cinquime livre De gratia Christi, les chapitres 23, 24, 25, et plusieurs autres
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proverato alla suprema, anzi divina autorit giansenista relativo ad un punto teologicamente centralissimo: il rapporto tra
Dio e la conoscenza dell'uomo che conosce le verit eteme.
Lo stesso Giansenio, l'ispirato interprete del divino Agostino,
esplicitamente tacciato di errore platonizzante da Arnauld.
Per sostenere il suo eversivo distaccarsi dalla suprema e
intoccabile auctoritas cattolica, Arnauld ha bisogno di un'altra autorit, certo inferiore, eppure indubbiamente prestigiosa:
quella di Tommaso d' Aquino 92 , sl che la Dissertatio bipartita 93 concepita corne un commentario di Arnauld ad alcuni
passi della Summa theologica (sotto la rivelativa forma geometrica di corollari dedotti da principi). Facendo appello a
Tommaso, e accentuandone fortemente l' oggettiva presa di
distanza rispetto alla dottrina agostiniana della visione delle
idee in Dio, Arnauld interpreta il vedere le idee in Dio non
tamquam in objecto cognito, ma soltanto tamquam per
causam efficientem 94 ; soltanto in un intelletto etemo (nel
posizione antiplatonica: Il faut ncessairement que cette Philosophie platonicienne ne soit qu'une illusion (Regles du bon sens, art. 2, I, p. 156).
92 Quid ergo sibi vult S. Thomas in hoc loco tam obscuro et perplexo? Nihil aliud quam infringere auctoritatem Augustini doctinae suae
oppositam, quam pro sua in Augustinum osservantia, perrumpere nec audebat, nec volebat>> (Dissertatio bipartita, art. Ill, p. 125); <<.l'abandonne S.
Augustin pour suivre S. Thomas, prfrant ainsi le sentiment du Disciple
celui du Matre (Regles du bon sens, art. I, p. 154); .. .le sentiment de S.
Augustin, qu'il (Lamy) trouve bien trange que j'aie os abandonner (Regles du bon sens, art. Il, p. 156; cf. pp. 157; 159).
93 La Dissertatio definita bipartita perch prima confuta la tesi della visione delle idee in Dio, quindi confuta la tesi della visione di Dio da
parte dei giusti pagani, che contemplando un'idea di virt avrebbero per
Huygens contemplato e amato Dio stesso. L'interesse metafisico quindi
comunque finalizzato alla difesa della rigida teologia della grazia agostiniana, si che Arnauld puo polemizzare con la stessa teoria della grazia generale (universalmente donata da Dio alla creatura razionale) di Nicole.
94 Mi limito a rimandare alla Dissertatio bipartita, art. N, pp. 131-133;
e alla sintetica definizione delle Regles: Car S. Thomas a expressment dclar qu'il demeure d'accord de ce qu'a dit S. Augustin de la vue de certaines
vrits en Dieu, pourvu qu'on ne prtende pas qu'on les voie en Dieu, tamquam in objecto cognito; mais seulement causaliter, parce que Dieu est la
cause efficiente de la connaissance que nous avons de ces vrits; la lumiere
naturelle de notre esprit, par la quelle nous les connaissons, tant une participation de la lumiere incre (Reg/es du bon sens, art. Il, application, p. 159).
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trouve seulement dans mon esprit; mais je me flatte que beaucoup de gens
les trouveront aussi dans le leur (p. 153).
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Arnauld quindi disposto a considerare erronea la dottrina agostiniana del Maestro interiore 98 corne atto divino immanente, illuminante le verit eteme all'intemo di ogni coscienza razionale; dottrina appunto accusata di cedimento al
platonismo e di incapacit di comprendere l'equivocit 99 tra
conoscenza umana e conoscenza divina, ovvero l'infinita distanza tra l' assoluta trascendenza della Verit creatrice e la finita limitatezza dell'intelletto creaturale, all'intemo del quale
si danno verit soltanto impropriamente eteme ux>, che man911 Cf. Dissertatio bipartita, art. V, pp. 136-137; e art. III, p. 128. Ricordo che proprio il primo, filosofico Agostino era stato segnalato da Arnauld a Cartesio - nelle Objectiones quartae -, con citazioni dal De libero
arbitrio, dal De quantitate animae, dai Soliloquia e dal De utilitate credendi.
99 Cf. Dissertatio bipartita, art. II, pp. 118-122; e art. III, pp. 123130, ove appunto si sottolinea corne Tommaso evidenzi l'equivocit del termine veritas, da una parte indicante Io stesso creatore Verbo di Dio, dall'altra le creaturali conoscenze certe, ovvero le idee chiare e distinte dell'intelletto umano. Cf. in part. la sintesi della gnoseologia tomista accettata da Arnauld, ove si insiste sulla totale dipendenza della conoscenza umana dall'atto illuminante di Dio (prima virtutis nostrae cognoscitivae causa), ma si
sottolinea con forza la creaturale distanza della luce intellettuale dell'uomo
dalla Luce assoluta, dell'immagine dal modello: Lumen intellectuale quod
in nobis est, nihil esse aliud quam quamdam participatam similitudinem luminis increati, in quo continentur rationes aetemae (p. 130). In Regles du
bon sens, art. II-III, pp. 155-160, dopo aver distinto un sens propre e un
sens moins propre dell'espressione voir les vrits immuables dans la
vrit incre ( 156), Arnauld rinvia a Tommaso, per mezzo del quale specifica e corregge Io stesso Agostino: cf. supra, nota 94.
100 Arnauld stesso parla espressamente di quivoque in riferimento
al termine aetema: Car il y a deux sortes d'ternit. L'une qui convient
un tre subsistant, qui a en soi-mme d'tre toujours sans commencement
ni fin; et il n'y a que Dieu qui soit ternel en cette maniere. L'autre est une
ternit improprement dite; ce qu'on entend par ces mots latins, secundum
quid. Or on appelle ternelles, en cette maniere, beaucoup de choses qui ne
sont que dans notre esprit, et qui ne sont point des tres subsistants, cause seulement qu'elles ne sont attaches aucun temps. Ce que signifient les
termes gnraux, l'homme en gnral, le cercle en gnral, un nombre
quarr en gnral, sont des choses ternelles en cette maniere impropre
(Regles du bon sens, art. XI, quatrieme vrit, p. 228); in tal senso, vero
che tutte le idee umane di perfezione ontologica e morale, tutti i principi
veritativi e le regole matematiche sono in Dio, ma in modo talmente eminente da essere umanamente se non incomprensibile, comunque del tutto
trascendente, secondo une ide tellement confuse qu'il nous est impossible
de distinguer (ivi). Sulle idee corne contenuti del cogito finito, e sull'uti-
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quam Deus; non solum quia Deus est subsistens, nihil autem subsistens praeter Deum est quod sit aetemum, sed praesertim quia Deus ideo est aetemus,
quia cum sit a se, habet necessariam existentiam, et a sua essentia nullatenus
diversam. Essentiae autem rerum creatarum aetemae tantum dicuntur quatenus considerantur ut possibiles, non ut existentes. lmplicat autem contradictionem aliquid possibile considerari ut aetemum ea aetemitate quae soli Deo
competit, quia esse a se, et esse possibile adversa inter se fronte pugnant.
Cum ergo sint duplicis generis rationes aetemae: Aliae humanae ut de numeris, vel de quibuslibet aliis disciplinis, qualis est disciplina morum: quae quidem rationes aetemae dicuntur, non proprie, sicut Deus, sed eo modo quo universalia dicuntur aetemae; Aliae autem divinae illis respondentes, quae sunt
in mente creatoris et aetemae sunt ut Deus: quia quidquid in Deo est, Deus
est>> (Dissertatio bipartita, art. VI, p. 142). Chiaramente Arnauld distingue
quindi le verit "eteme" umane (comunque immutabili e necessarie nell'ambito della creazione: cf. Dissertatio, art. N, pp. 132-133) dalle verit eteme divine; le prime sono soltanto possibili e contingenti, in quanto derivano dall'atto
creatore di Dio che le ha volute trarre all'essere; le seconde sole sono necessarie ed esse stesse assolutamente divine (si identificano agostinianamente con il
Verbo stesso). L'identificazione tra verit eteme "urnane" e possibilia, allude
quindi alla trascendente cornplessit del Verbo divino, che in s ha - corne
Agostino stesso notava nel De Trinitate e nel De civitate Dei - un'infinita possibilit di creazione, di traduzione di possibilit creative nell'essere. Arnauld,
insomma, cerca anche in sede metafisica di mediare Agostino con Cartesio (ricordo che Cartesio stesso, nella sua celebre lettera a Mersenne del 6 maggio
1630, insisteva sull'identificazione delle verit eteme ''umane" con dei <<possibilia, con alcune contingenti possibilit creative di Dio, che Dio ha voluto
tradurre in atto). Si noti inoltre corne il ragionamento di Arnauld presupponga
corne valida anche per Dio una verit di ragione, il principio logico di identit
e di non contraddizione; Io stesso Cartesio (malgrado, nella lettera a Mesland
del 1644, egli arrivi ad affermare che Dio onnipotente avrebbe anche potuto
creare violando il principio di identit e di non contraddizione, eleggendo una
logica assolutamente paradossale) cornunque era costretto ad ammettere che
Dio non poteva contraddire la sua assolutezza, la sua bont, la sua verit; solo
questa coerenza di Dio con se stesso, la sua assoluta veracit, la garanzia
dell'immutabilit e della certezza delle verit eteme ''umane", tali cornunque
perch l'invariabile decreto di Dio le ha volute creare tali; dunque, se Dio puo
tutto, in quanto potentia ordinata Dio non pu contraddire la sua natura, quindi srnentire la verit di ci che ha voluto istituire corne "etemamente" valido
per gli uomini (cf. la prima pagina della VI delle Meditationes, ed. Adam-Tannery p. 71). Ricordo infine che la lettera a Mesland si conclude proprio con
una citazione da Agostino, Confessiones Xlli,38,~3, per affermare l'assoluta
identit in Dio tra videre et velle, nel senso della (antirnalebrancheiana ante
litteram) dipendenza del videre di Dio (costitutivo della verit e dell'essere)
dal suo posse. Sull'ambigua coesistenza in Cartesio di 1) arbitrarisrno teologico e 2) fondante ontologia dell'ordine, garantita dal Dio buono e non ingannevole, cf. A. DEL NOCE, Riforma cattolica, pp. 379-382 e 611-616.
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Ne deriva un'essenziale precisazione teologica, che riveta corne l' intera indagine metafisica sia in sostanza finalizzata
ad un interessantissimo, radicalissimo ribadimento della teologia della grazia predestinata. Chi ama le verit intellettuali,
ad esempio quelle geometriche, non ama necessariamente
Dio, ma deve invece - secondo la dialettica agostiniana deIl'uti-frui - orientare l'amore per un bene creato e inferiore,
all' amore assoluto per Dio, fonte di ogni bene. Lo stesso ragionamento applicato in riferimento alle virt, che sono la
messa in pratica delle idee create di virt presenti nell'intelletto umano 103 Agostinianamente e giansenisticamente, cio
permette di dimostrare che n le virt pratiche n la conoscenza intellettuale sono in grado di amare veramente Dio, se
privi della caritas, cio della grazia.
Fieri non potest ut quis attendat ad rationem, naturam, essentiam trianguli, circuli, pulchritudinis corporeae, virtutis alicujus, ut castitatis, quin eo ipso mentem convertat ad aeternas
rerum illarum rationes quae in Deo sunt (Dissertatio bipartita, art. VIII, p. 149);
ove la contemplazione di Dio corne fine assoluto dell'intelletto chiaramente considerata corne supremo dono della grazia, della caritas 104 lnsomma, il passaggio meramente naturale dalla conoscenza delle verit dell'intelletto alla conoscen103 Cf. Dissertatio bipartita, articuli V, 139-140 e VII, pp. 143-148;
Regles du bon sens, art. XIV, pp. 241-248, ove Arnauld sottolinea corne
soltanto la fede donata dalla grazia vede realrnente Dio, rnentre l'intelletto
naturale ha nozioni generiche delle virt che n riesce a realizzare, n gli rivelano davvero la luce di Dio. Del tutto coerenternente, quindi, Arnauld
sottolinea corne, analogamente al concetto di verit, Io stesso concetto di
virt equivoco: in senso proprio, la castit assoluta eminenternente soltanto in Dio; in senso irnproprio, essa pu essere tutt'al pi confusamente
rappresentata nell'intelletto dell'uorno: Or nous n'avons point l'ide distincte de ce qui n 'est en Dieu qu 'minemment; mais une ide tellement
confuse qu'il nous est impossible de distinguer, ce qui rpond en Dieu la
vertu de chastet, de ce qui y rpond /.a vertu d'obissance et de l'humilit (Regles du bon sens, art. XI, p. 228).
104 Finis enim ille est Deus propter se dilectus, qui est objectum caritatis (Dissertatio bipartita, art. VII, p. 148).
154
Pertanto, l'abbandono dell' Agostino rnetafisico dell'illurninazione non significa affatto, per Arnauld, rinunciare all' Agostino giansenista per tutta una vita tenacernente difeso: tutte
le Rflexions sono appunto finalizzate a ribadire l' assoluta libert e onnipotenza della grazia di Dio contro qualsiasi razionalistica sua riduzione aile leggi universali della natura o ad
una generica Provvidenza uniformernente operante 106 Inoltre,
corne abbiamo visto, l' abbandono della platonizzante dottrina
agostiniana dell'illuminazione, a favore di un prudente recupero della stessa dottrina cartesiana della creazione divina
delle idee, ubbidisce cornunque all'intenzione fondamentale
dell' autentico agostinisrno. Coerenternente, esaltare in arnbito
rnetafisico l' onnipotente Volont di Dio, creatore trascendente
delle stesse verit rnentali universali e necessarie, significa
per Arnauld salvaguardare la confessione di Dio corne abissale e ininvestigabile Volont, corne novissima libert che trascende qualsiasi regola a Lui preesistente 101 lnfatti, persino
106 Cf. A. ARNAULD, Rflexions philosophiques et thologiques, in
Oeuvres XXXVIII, p. 175: corne Dio creando le singole anime degli uomini agisce con volont particolari, pur in confonnit con leggi naturali, cosi
con la sua grazia Dio pu> eleggere alcuni uomini, con volont particolare,
separandoli dagli uomini creati con volont generale.
107 Nota con grande acutezza L. GOLDMANN, Le dieu cach. Etude sur
la vision tragique dans les "Penses" de Pascal et dans le thtre de
Racine, Paris 1959(2), tr. it. Il Dio nascosto. La visione tragica in Pascale
Racine, Bari 1971: Le thme du Dieu cach, la tendance fondamentale du
jansnisme maintenir la distance entre Dieu et l'homme, se manifeste chez
Arnauld de manire implicite dans sa polmique contre les deux thories de
la vision en Dieu de Malebranche et du Pre Lamy et contre la thorie de la
Grce gnrale de Nicole. Nous ne voyons rien en Dieu et Dieu ne nous
claire pas toujours (p. 180; tr. it. p. 238); non concordo per> con il de
manire implicite. Opportunamente D. MOREAU, Arnauld, les ides et les
vrits etemelles, 155, nota 5, rimanda a CARTESIO, Quatrime mditation,
ove Arnauld leggeva che il suo maestro filosofico faceva appello, con Paolo,
agli impenetrabili misteri di Dio: <<.lamque videre videor aliquam viam per
quam ab ista contemplatione veri Dei, in quo nempe sunt omnes thesauri
scientiarum et sapientiae absconditi... . La metafisica di Malebranche era invece rivolta a neutralizzare qualsiasi anarchia, quella cartesiana della trascendenza della potenza creatrice di Dio rispetto all'ordine delle verit eteme,
corne quella giansenista della razionalmente in-fondabile volont di elezione;
assolutizzando l'idea di ordine razionale, affermando l'univocit - fondata
nello stesso Verbo incamato di Dio - della conoscenza umana e di quella di-
156
157
158
Il vero sens o sentiment>> di Agostino non risiede affatto nella sua dottrina dell'illuminazione, la quale comunque
non ha un fine dogmatico, asseverativo, ma soltanto un fine
simbolico, quindi strumentale: sottolineare la totale dipendenza di qualsiasi atto spirituale della creatura dal dono divino.
Con grande sensibilit storica, Arnauld sottolinea corne la dottrina platonizzante del Maestro interiore sia assolutamente
centrale soltanto nelle opere anteriori all'episcopato 110 (cf. regola 1 della Seconde Apologie) 111 All'intemo della teologia
110 Non a caso, i testi-chiave che Malebranche assume corne prova
del puro agostinismo della sua dottrina della visione delle verit in Dio sono De LXXXIII quaestionibus, XLVI, 1-2; De magistro 11,38 e 14,45; De
libero arbitrio 11,12,33; cf. in prop. N. MALEBRANCHE, Entretiens sur lamtaphysique, pp. 654-661, ove i riferimenti che ricorrono al De civitate Dei,
al De Trinitate, alle Confessiones, sono certo assai meno fondanti nel tentativo di rintracciare in Agostino un'autorit concorde con la propria filosofia
delle idee. Si noti in De la recherche de la verit, Xe claircissement, pp.
916-919, il significativo ricorso al De magistro agostiniano per illustrare la
dottrina malebrancheiana di Dio corne Verit ternelle, ordre immuable,
lumire intelligible (919).
111 Personne n'ignore que S. Augustin, qui avoit fort tudi la Philosophie de Platon, n'ait dit en plusieurs endroits, et principalement dans ses
premiers ouvrages, qu'on ne pouvoit voir les vrits ncessaires et immuables, que dans la vrit ternelle, qui est Dieu (A. ARNAULD, l Lettre au
pere Malebranche, 1694, in Oeuvres, IL, p. 72). Ritroviamo questa tesi in
P. BAYLE, Rpublique des lettres, in Oeuvres diverses, La Haye 1727, tomo
159
matura di Agostino, dunque, la dottrina dell'illuminazione perde il suo ruolo decisivo, divenendo del tutto dipendente dalla
stessa teologia della grazia predestinata: la possibilit di riscoprire nascosta e comunque immanente in s la verit di Dio
non pi affidata alla libert dell'uomo, ma unicamente alla
grazia, che illumina, immanentizza nell'eletto la comprensione
di Dio. Si puo quindi tranquillamente abbandonare un punto
poco chiaro, marginale e specifico (cf. regola III della Seconde
Apologie), e comunque recessivo nell'evoluzione del pensiero
di Agostino, proprio per ribadirne, anzi rafforzarne la coerenza
dottrinale, deducibile dalla sistematica insistenza dell' autore su
certi terni (cf. regole IIe IV della Seconde Apologie). Ebbene,
negli scritti maturi di Agostino, e in particolare nelle sue opere
sulla grazia, indubbiamente la dottrina dell'illuminazione tende se non a decadere, certo a regredire; ma cio che pi interessante che per Arnauld questa parabola niente affatto casuale, in quanto sistematizzare quella dottrina significherebbe
indebolire e minare il sistema di Agostino, ammettendo una
disponibilit passiva, naturale e universale di Dio all'interno di
ogni coscienza razionale; proprio quest'immanentismo implicitamente pelagiano intollerabile per il giansenista.
Di grande rilievo in proposito le pagine nelle quali Arnauld oppone chiaramente all'illuminazione metafisico-gnoseologica del primo Agostino (e dei malebrancheisti) l'illuminazione della grazia dell' Agostino maturo (e dei giansenisti).
Con uno slittamento rivelativo, Arnauld attribuisce l'illuminazione agli uomini che sono stati
IV: Malebranche appuie beaucoup sur ces paroles de saint Augustin: "Ne
dites pas que vous soyez vous-mme votre lumire", et sur quelques autres passages de mme saint, qui semblent prouver que Dieu est la lumire
immdiate de tous les esprits. On ne sait que dire aprs cela de saint Augustin; il semble qu'il y ait deux hommes en lui. Sa philosophie sur certaines
choses est la plus petite du monde, mais en d'autres, elle s'lve jusqu'aux
plus hautes spculations (p. 26). Bayle sembra quindi approdare, proprio
contro Malebranche e assai probabilmente guidato dallo stesso Arnauld, alla
stessa soluzione amauldiana: vi sono due uomini in Agostino, e quello pi
debole certo quello platonizzante che tanto amato da Malebranche.
Quello che manca a Bayle, il senso storico di Arnauld, che insiste sulla
successione dei "due uomini", appartenenti appunto a due epoche diverse
dell'evoluzione teologica ed esistenziale di Agostino.
160
clairs de Dieu par une Grace actuelle, intrieure et surnaturelle, qui ait rendu leur volont proportionne l'accomplissement des commandements (Reg/es du bon sens, art. V. application 5, p. 180).
Cosi nel Des vraies et des fausses ides, cap. XIX, dopo
aver ben distinto (cf. p. 282, punto 1) l'illuminazione della
grazia dall'illuminazione intellettuale 112 , oppone la piet della
prima alla vanit (relativamente alla salvezza) della seconda,
e riferendosi alla metafisica di Malebranche afferma:
Il n'y auroit donc rien en cela qui nous dt tre fort considrable; nous avons tant d'autres sujets de reconnoissance envers Dieu, infiniment plus importants, qui regardent notre salut et l'tat de grace et de gloire auquel il nous appelle par
son infinie misricorde, que notre esprit tant born, et ne
pouvant s'appliquer beaucoup un objet, qu'il ne soit moins
capable de s'appliquer fortement d'autres, pourquoi se mettre si fort en peine d'apprendre des Chrtiens tre reconnoissants envers Dieu, pour ces lumieres humaines, qui ont
t la part de ces Philosophes et des autres enfants du siecle,
en qui Dieu n'a agi que comme auteur de la nature; au lieu
de considrer qu'il importe peu aux enfants de la Jerusalem
cleste, de savoir au vrai ce qu'il fait en eux en cette maniere, pourvu qu'ils n'ignorent pas combien ils lui sont redevables, pour les illuminations vraiment divines dont il claire
leurs pas, a.fin de les faire marcher dans sa voie, et pour tout
le bien qu'il opere dans leur coeur, par la secrete opration
de son esprit; qui en a rompu la duret, et de coeurs de pierre, en a fait des coeurs de chair (Des vraies et des fausses
ides, p. 285).
112 Significativamente, gi nella Prefazione dell'opera, Arnauld invita
Malebranche chercher plutfJt l'intelligence des mysteres de la Grace
dans la lumiere des Saints, que dans ses propres penses (p. 180). Per
un'interessante analisi del metodo amauldiano del confronto dialogico persino polemico - con l "'altro", culminante nel culto per la tradizione, opposto al pericolo della deriva soggettivistica, egologica del solitario meditare malebrancheiano, cf. D. MOREAU, Arnauld contre Malebranche: le polmiste et le mditatif, in Chroniques de Port-Royal 44, 1995, pp. 335-350;
e Deux cartsiens, pp. 29-84.
161
L' opposizione tra la prospettiva metafisica e quella teologica non potrebbe essere pi netta: non soltanto essa rinvia alla stessa opposizione tra le due civitates agostiniane, ma rivela
due modalit del tutto irriducibili nell'atto divino di illuminazione. Alle lumieres humaines donate da Dio ad ogni uomo,
in cui Dieu n'a agi que comme auteur de la nature, Arnauld
contrappone le les illuminations vraiment divines della grazia, di Dio Spiritus che opera irresistibilmente nel cuore dell'eletto, convertendolo e guidandolo alla salvezza. La metafisica quindi vana, il preoccuparsi del rapporto ontologico tra
Dio e la ragione umana (l'asse del pensiero di Malebranche,
reinterpretazione del molto dei Soliloquia agostiniani) errore
pelagiano, che tende a rendere omogenee le due incommensurabili realt spirituali, dimenticando che Io stesso Agostino
maturo ha interpretato l'illuminazione intellettuale soltanto corne segno o figura dell'illuminazione della grazia.
Concludendo, mi pare della pi grande importanza sottolineare corne le antitetiche interpretazioni agostiniane di
Malebranche e Arnauld convergano nel realizzare un'essenziale dissociazione tra l' Agostino metafisico e l' Agostino
teologo della grazia: mentre l'oratoriano ricostruisce una teologia della grazia antigiansenista (e, pur se contraddittoriamente, semi-pelagiana) per mantenersi fedele alla metafisica
platonizzante dell'lpponate (in particolare a quella delle opere anteriori all' episcopato), il giansenista abbandona la metafisica dell'illuminazione agostiniana (riallacciandosi comunque alla metafisica di Tommaso e di Cartesio), per ribadire la
sua incrollabile fede nella teologia della grazia predestinata,
unico vero totale senso dell'opera agostiniana. Ma soltanto
Pascal radicalizzer e compir questa rivelativa opera di decostruzione, operando una netta dissociazione tra il vero
Agostino e l' Agostino caduco, ovvero tra l' Agostino della
grazia e l' Agostino metafisico.
APPENDICE
1 - IL
L' interesse logico-sistematico, la definizione di un metodo scientifico e delle sue regole, la stessa decisiva influenza
del metodo cartesiano trovano la loro massima realizzazione
162
163
Alla definizione del metodo, dedicata l' intera quatrieme partie della Logique:
On peut appeler gnralement mthode l'art de bien disposer une suite de plusieurs penses, ou pour dcouvrir la vrit
quand nous l'ignorons, ou pour la prouver aux autres quand
nous la connaissons dj. Ainsi, il y a deux sortes de mthodes: l'une pour dcouvrir la vrit, qu'on appelle analyse ou
mthode de rsolution, et qu'on peut aussi appeler mthode
d'invention; et l'autre pour la faire entendre aux autres,
quand on l'a trouve, qu'on appelle synthse ou mthode de
composition et qu'on peut aussi appeler mthode de doctrine
(IV, 2, 308-309).
Gi in questa connessione tra rigore scientifico e ermeneutica agostiniana si d implicitamente la distinzione tra
"questione di diritto" e "questione di fatto": se solo l'autorit
ecclesiastica pu decidere della prima, solo la ragione puo decidere della seconda attraverso il metodo scientifico: Quod
scimus, debemus rationi; quod credimus, auctoritati, afferma
La logique IV,12,348 citando il De utilitate credendi di Agostino. Pertanto se la chiesa ha gi con la sua autorit definito
ortodossa la dottrina sulla grazia di Agostino, fatto della ragione umana analizzare la logica interna a quest'oggetto e la
coerenza o contraddittoriet di eventuali singole affermazioni
165
quindi riguardo alla questione di fatto, Arnauld puo affermare: <<juger n'est pas seulement prononcer, mais c'est prononcer aprs un examen raisonnable (Rponse a quelques raisons, par lesquelles on prtend montrer, que ceux qui sont
persuads, que les V Propositions ne sont pas dans Jansnius, doivent nanmoins signer la nouvelle Bulle d'Alexandre
VII, qui dclare qu'elles y sont, in Oeuvres XXI, p. 53).
Sulla questione si l'on peut tre oblig de croire un
point de fait, contre sa propre lumiere?, cf. le interessantissime considerazioni di ARNAULD, Rflexions d'un docteur de
Sorbonne sur l'Avis donn par M. l'Evque d'Alet sur le Cas
propos, Paris 1657, in Oeuvres XXI, pp. 19-25: ritorna la citazione del De utilitate credendi e la distinzione tra raison
(quindi science) e autorit (quindi <ifoi ); ma le questioni di fatto riguardano autorit e fede umane, non divinamente
rivelate (pp. 21-22); dunque non solo in materia il papa stesso
fallibile (p. 23), ma pretendere corne dogma di fede che
qualcuno neghi la vrit d'un fait chiaro e evidente alla sua
ragione significa
vouloir qu'il abust de sa raison contre l'ordre de Dieu mme,
puisqu'il n'a donn la raison l'homme que pour discerner le
vrai d'avec le faux, afin de pouvoir prfrer ce qu'il juge tre
vrai, ce qu'il juge tre faux (p. 25).
Il De la signature du formulaire, Paris 1661(2), in Oeuvres XXI, sviluppa ampiamente queste tesi: cf. in particolare
11,278-279; 292-293; 111,315-316. Sulle disastrose conseguenze che la firma sui fatto, priva di precisazioni, produrrebbe
anche a livello di questione di diritto o di fede dogmatica, cf.
Ill,321-326: condannare l'interpretazione giansenista di Agostino significherebbe accettare corne degno di fede un S. Au166
Se dunque in materia di fede l'autorit de l'glise universelle certo l 'unica rgle certaine de la vrit (p. 287),
si che cade in errore chiunque pretenda di deviare dai suoi
dogmi divinamente rivelati, non tutto puo esserle sottomesso:
Mais dans les choses dont la connaissance n'est pas absolument ncessaire, et que Dieu a laisses davantage au discernement de la raison de chacun en particulier, l'autorit et la
manire ne sont pas si considrables, et elles servent souvent
167
d'une lumire humaine, d'une exprience humaine, d'une pntration humaine, et dans ces choses ceux qui ont l'avantage
de l'esprit et de l'tude mritent plus de crance que les autres. Cependant il arrive souvent le contraire (pp. 287-289).
169
de la crance qu'il a aux Jsuites, et les Jsuites sont trs capables de surprendre cause de la calomnie (914=744=
882); Le silence est la plus grande perscution; jamais les
saints ne se sont tus. li est vrai qu'il faut vocation, mais ce
n'est pas des arrts du Conseil qu'il faut apprendre si on est
appel, c'est de la ncessit de parler. Or aprs que Rome a
parl et qu'on pense qu'il a condamn la vrit, et qu'ils l'ont
crit, et que les livres qui ont dit le contraire sont censurs, il
faut crier d'autant plus haut qu'on est censur plus injustement et qu'on veut touffer la parole plus violemment, jusqu'
ce qu'il vienne un pape qui coute les deux parties, et qui
consulte l'antiquit pour faire justice. Aussi les bons papes
trouveront encore l'Eglise en clameurs. L'Jnquisition et la Socit, les deux flaux de la vrit... Si mes Lettres sont condamnes Rome, ce que j'y condamne est condamn dans le
ciel... Tant /'Inquisition est corrompue ou ignorante. li est
meilleur d'obir Dieu qu'aux hommes... Je ne crains pas
mme vos censures, pailles si elles ne sont fondes sur celles
de la tradition (916=746=920). Cf. in prop. SAINTE-BEUVE,
Port-Royal, Il,IIl,8,93-113.
Per Io studio del fronte giansenista intramondano (caratterizzato da una thologie de la dfaite, tradotta in strenua
lotta contra le grandezze del mondo, e dal conseguente rifiuto
della firma dei vari formulari, e quindi dello stesso escamotage amauldiano della distinzione tra fatto e diritto ), ben distinto dal fronte centrista amauldiano (sempre in cerca di mediazioni), interessante il volume del goldmanniano G. NAMER,
L'abb Le Roy et ses amis. Essai sur le jansnisme extrmiste
intramondain, Paris 1964 (cf. in part. le pp. 97-104, sulla
profonda influenza di Guillaume Le Roy sulle giovani monache di Port-Royal, Jacqueline Pascal in testa, e sui loro confessore Sainte-Marthe; e le pp. 149-161, dedicate alle tragedie
sacre di Racine); tendenzialmente, si ripropone la convergenza ideale tra Barcos e Pascal.
Invece, per un deciso e a mio parere eccessivo ridimensionamento dello spessore e della centralit di Barcos all'interno di Port-Royal, cf. il saggio di R. POMMIER, Barcos: le jansniste par excellence?, in XVIIe sicle 164, 1989, pp. 331357; se l'esito dello scontro interna sol formulario nel 1661
(per Barcos e Singlin il formulario doveva essere firmato sen170
za alcuna precisazione relativa al fatto e al diritto, corne invece pretesero e alla fine ottennero Arnauld e Nicole) e le vicende relative all'"affaire de Sourdis" proverebbero la fondatezza
delle tesi di Pommier (cf. infra, Cronologia, anno 1659), il
rapporta indissolubile tra Singlin e Barcos, quindi l' ascendente
di quest'ultimo sulle suore di Port-Royal e di tutto il movimento giansenista mi paiono indiscutibili; cf. l'equilibrato bilancio di J. MESNARD, Martin de Barcos et les disputes internes de Port-Royal: Barcos non stato l' estremista eroico di
Goldmann, ma un conservatore, apologeta della retraite, contrario la violence, la rvolte, la simple polmique (p.
291), per amore della pace, dell'umilt, del silenzio.
Che il giansenismo del prudente Nicole, definibile corne
il Melantone di Port-Royal, fosse sostanzialmente bilanciato
da una profonda vocazione umanistica testimoniato dal suo
sempre pi sistematico passaggio dalla teologia dogmatica alla teologia morale; Io stesso postumo Trait de la grce gnrale tenta di mediare, tramite farraginose e ambigue acrobazie
teologiche, la sua fedelt giansenista con l'ormai dogmatizzato semipelagianesimo cattolico. Ci> non impedisce a Nicole
di presentare nei suoi Essais de morale una limpida trattazione del paradosso agostiniano, giansenista e pascaliano della
conciliabilit tra dottrina della grazia predestinata e apologetica del libero arbitrio; pensa ad esempio al fondamentale Essai intitolato Des diverses manires dont on tente Dieu, corrispondente alla VII Lettre visionnaire, scritta nel 1666 contro
1' entusiasta illuminato Desmarets de Saint-Sorlin, quindi ripubblicato con poche variazioni nella prima edizione degli
Essais nel 1675, ora in P. NICOLE, Essais de morale (choix),
Paris 1999, pp. 417-440; afferma Nicole:
Tout dpend de Dieu, donc il ne faut point travailler, disaient
certains hrtiques. Il faut travailler, donc la vertu ne dpend
point de la grce, disent les plagiens. Mais la doctrine catholique consiste unir ces vrits et rejeter ces fausses conclusions. Il faut travailler, dit-elle, et nanmoins tout dpend
de Dieu. Le travail est un effet de la grce, et le moyen ordinaire d'obtenir la grce. Croire que le travail et les vertus ne
sont pas des dons de Dieu, c'est une prsomption plagienne.
Mpriser les moyens dont Dieu se sert ordinairement pour
communiquer sa grce aux hommes, c'est tenter Dieu en vou-
171
lant renverser l'ordre de la sagesse divine. Ainsi la pit vritable consiste pratiquer ces moyens, et reconnatre que
c'est Dieu qui nous les fait pratiquer (p. 432);
172
173
Ma la confessione dello Spirito di grazia corne unico, assoluto creatore della propria interpretazione della Scrittura, dev'essere, corne si diceva, verificata sulla tradizione dei Padri, la cui
interpretazione, comunque, essa stessa guidata dallo Spirito:
<<Il crivait d'ordinaire les penses que Dieu lui donnait de la
sorte, mais jamais il ne les employait que Dieu ne lui et fait
trouver quelques passages dans les Pres pour les appuyer; tant
il avait peur de rien avancer de lui-mme (C. LANCELOT, Mmoires, t. II, p. 88). Rivelativo in ta1 senso un passo di una lettera di Saint-Cyran ad Antoine Arnauld sull'interpretazione della
Scrittura, ove Duvergier de Hauranne porta ad esempio S. Bernardo, il quale confessava que quoi qu'il et reu toute l'interprtation de l 'Ecriture par une illumination secrte, nanmoins
il faisait profession de ne rien dire qu'il n'et lu et appris dans
la Tradition des Pres (in C. LANCELOT, Mmoires, t. II, p.
88). E infine in una lettera del 1628, riferendosi a dei suoi sermoni, afferma che Dio gli aveva fatto connatre qu'il est matre de nos langues par nos coeurs et qu'il nous fait dire ce que
nous n'avons jamais pens, lorsqu'il rside en nous comme une
autre me (Lettre L, in Oeuvres de 1679, t. 1, p. 386, cit. in J.
RCIBAL, Jean Duvergier de Hauranne abb de Saint-Cyran et
son temps (1581-1638), Paris 1947, p. 602, nota 1).
L' ermeneutica giansenista della Scrittura e dei Padri vive
quindi di questa dialettica tra la confessio dell'azione gratuita e
illuminante dello Spirito interprete, e l'esigenza di verifica metodica, filologica sulla tradizione patristica, che assicuri che
l'illuminazione soggettiva non sia delirio concupiscente, illusione dell' amor sui. Di grande interesse l' analisi della teoria retorica di Saint-Cyran in M. FuMAROLI, L'ge de l'eloquence.
Rhtorique et "res literaria" de la Renaissance au seuil de l'poque classique, Genve 1980, Paris 1994(2), in part. pp. 632646; Fumaroli pero tende ad appiattire la teoria retorica agostiniana di Saint-Cyran su quella agostiniana di Erasmo, mentre a
mio parere, con il suo pneumatisme (p. 644), Saint-Cyran
rappresenta perfettamente, rispetto ad Erasmo, l"'altro versante" della retorica agostiniana cattolica (quella dell' Agostino
della grazia predestinata e del IV libro del De doctrina christiana), che appunto confessa lo Spirito corne unico vero Oratore, Verbo irresistibile di grazia al cospetto del quale la retorica umana o impotente vaniloquio, o strumento occasionale.
174
177
CAPITOLO QUARTO
179
Secondo l' crit, la 1 proposizione (<<Aliqua Dei praecepta hominibus justis volentibus et conantibus secundum praesentes quas habent vires sunt impossibilia. Deest quoque iis
gratia qua possibilia fiant>>: cf. p. 470) agostinianarnente legittima se interpretata: 1) contro i protestanti (che, pur riconoscendo l'irnrnanenza della grazia efficace, affermano che <<justis omnibus... deest semper et quamdiu vivunt gratia qua possint vel unum ex mandatis Dei sine peccato adimplere ), corne
2 Lo scritto, che presuppone ovviamente la strategia enneneutica del1'Augustinus e delle Apologies amauldiane, fu certamente conosciuto dallo
stesso Pascal: cf. J. MESNARD, lntroduzione agli crits sur la grce, in B.
Pascal, Oeuvres compltes, III, Paris 1991, pp. 570-571.
3 Lo scritto integralmente riportato nell'originale Iatino e in traduzione francese in L. GoRIN DE SAINT AMOUR, Journal de ce qui s'est fait
Rome dans ['Affaire des Cinq Propositions, Paris 1662, pp. 469-479.
4 Cf. la traduzione francese a p. 478, ove significativamente il termine summa tradotto con le summaire et la substance.
180
efficace actuellement>> (p. 476), questa possibilit o potenzialit di resistere alla grazia rimane necessariamente (seconda una necessitas infallibilitatis) puramente astratta e inattuabile, si che semper reperiatur indifferentia potentiae qua
voluntas etiam sub gratia proxime necessaria et ex se efficace
potest non velle, non tamen ut umquam simul cum eadem
gratia non velit>> (p. 471); cf. la distinzione gianseniana tra
sensus compositus e sensus divisus.
Pertanto la IV proposizione (Semipelagiani admittebant
praevenientis gratiae interioris necessitatem ad singulos actus etiam ad initium fidei. Et in hoc erant haeretici, quod vellent eam gratiam talem esse cui posset humana voluntas resistere vel obtemperare) certamente agostiniana e ortodossa
se riferita all'irresistibilit della gratia ex se efficax contro i
molinisti (per i quali la grazia divina ex se efficax non est>>,
essendo subordinata al libero consenso dell'uomo, pro nutu
suo ), comunque affermando contra i luterani (per i quali la
grazia sempre soltanto efficace, operando sempre in modo
che il giusto non possit dissentire si velit) che la libert pu
comunque rifiutare questa grazia preveniente, in quanto essa
pu anche essere donata da Dio non efficacemente, irresistibilmente o durevolmente (cf. p. 472).
La stessa V proposizione (Semipelagianum est dicere,
Christum pro omnibus omnino hominibus mortuum esse aut
sanguinem fudisse) rettamente intesa, pur opposta alla troppo brutale interpretazione protestante (Cristo morto per i soli predestinati), sostanzialmente difesa contro i molinisti
(per i quali il valore salvifico della morte di Cristo si identifica con la stessa grazia sufficiente universalmente donata,
<<proxime necessaria ad operandum, che pero esclude il ricorso ad un'ulteriore grazia efficace): agostinianamente, soltanto la grazia efficace rende salvifica la morte di Cristo, pur
universalmente offerta ad ogni uomo (cf. p. 472).
Riguardo all' interpretazione giansenista delle cinque proposizioni, di notevole interesse inoltre la Preface dell' Information touchant la grace efficace par elle mesme ou prdeterminante, proposta ancora a Innocenzo X5 ; cf. in particolare
s Anch'essa riportata nel Journal di DE SAINT AMOUR,
182
pp. 479-485.
Viene infatti messa in questione l'intera strategia ermeneutica giansenistica, da Giansenio ad Arnauld, dall' crit
trois colonnes agli crits sur la grce di Pascal. Essa infatti
totalmente impemiata sull' identificazione di una teoria dell' equi vocit, volta a sottolineare gi in Agostino, quindi in tutta
la tradizione ecclesiastica e negli stessi pronunciamenti papali, la strutturale ambiguit di alcune affermazioni teologiche
(ad esempio: il giusto non pu realizzare i comandamenti divini) e quindi la distinzione tra un loro senso ortodosso (agostiniano, difeso da Trento) e un loro senso eretico (luterano,
condannato a Trento).
6 Seconda questa prospettiva, si comprender l'intransigente posizione di PASCAL: Il n'y a point de diffrence entre condamner la doctrine de
Jansnius sur les cinq propositions, et condamner la grce efficace, saint
Augustin, saint Paul (Ecrit sur le formulaire [1661], in Oeuvres compltes,
IV, pp. 1204-1207, in part. p. 1204); infatti, les 5 propositions taient
quivoques, elles ne le sont plus (Penses 880=596=83 l). Si vedano in tal
senso gi i frammenti preparatori della XIX Provinciale (in part. p. 469), e
l' affermazione: On attaque la plus grande de vertus chrtiennes, qui est
l'amour de la vrit; Pascal afferma il dovere cristiano dell'onest intellettuale, quindi l'obbligo di expliquer tutto ci che equivoco: cf. Penses
979=747=945.
7 Citato in B. NEVEU, L'erreur, 552-553.
183
Lo stesso tormentatissimo esame delle cinque proposizioni presso il Santo Uffizio nel 1653 8 testimonia, attraverso
il fluttuante e comunque mai unanime valutare e schierarsi
dei vari membri, l' ambiguit delle proposizioni stesse, interpretate ora corne eretiche e condannabili, ora corne erronee
ma non esplicitamente eretiche, ora corne indiscutibili e da
sottoscrivere (cf. ad esempio la posizione del francescano
Wadding o del generale agostiniano Visconti). Soltanto l' ostinazione dell' Albizzi, il suo alterare senza scrupoli la stessa
composizione del Santo Uffizio, permise la finale condanna
teologica delle cinque proposizioni, realizzando cosl gli auspici dello stesso Innocenzo X. Malgrado l'intenzione del
partito antigiansenista (ricordo che l' Albizzi parlava di <<feccia riferendosi all' Agostino antipelagiano 9) fosse quindi
ostile non solo a Giansenio, ma allo stesso Agostino, la rassicurazione che il papa avrebbe fomito alla delegazione giansenista non solo del tutto degna di fede, ma persino assolutamente onesta: 0 questo certo, avrebbe affermato Innocenzo X, negando di aver voluto minimamente condannare,
tramite la censura delle cinque proposizioni, la grazia efficace
di Agostino 10 Roma, infatti, non voleva affatto condannare
Agostino, ma soltanto accantonarlo, o meglio "reinterpretarlo" (antiagostinianamente)! Le acrobazie gianseniste intomo
alla cinque proposizioni (accettare la loro condanna, ma evidenziando che esse non erano davvero gianseniste, ovvero
agostiniane) erano quindi implicitamente imposte dall'atteggiamento intenzionalmente equivoco di Roma.
Chiaramente i pi spregiudicati polemisti antigiansenisti
erano assai pi espliciti, anzi univoci, nell'identificazione dell' errore teologico agostiniano. In tal senso, di notevole interesse l'opera di un personaggio chiave della controversia, il
8 Per una mirabile ricostruzione dei lavori del Santo Uffizio nel 1653,
rimando ancora a L. CEYSSENS, Les cinq propositions de Jansnius Rome.
9 Cf. DE SAINT-AMOUR, Journal, p. 221; Albizzi poteva cosl affermare
che sarebbe stato meglio sopprimere Agostino, piuttosto che rinunciare a
condannare i giansenisti: cf. L. CEYSSENS, Le Cardinal Franois Albizzi, p.
146.
1 Cf. A. ARNAULD, Relation abrge sur le sujet des cinq propositions [1653], in Oeuvres XIX, 78.
184
gesuita e confessore di Luigi XIV FRANms ANNAT, La Conduitte de l'Eglise et du Roy iusti.fie dans la condamnation de
l 'heresie des Iansenistes, par la refatation des faux pretextes
de la Question de Faict et de Droit: Et de la pretendu
Conformit de leur Doctrine avec celle des Thomistes; Et par
la preuve de leur veritable conformit avec les Calvinistes,
Paris 1664. In particolare, nella Premiere partie sur la question du fait, contro l'affermazione arnauldiana del fatto che
nell 'Augustinus non sono presenti le cinque proposizioni almeno nel loro senso eretico e condannabile, Annat riconduce
le cinque proposizioni a numerosi passi dell 'Augustinus (cf.
capp. VI-X, pp. 30-85), per sottolineare la piena identit tra il
senso eretico condannato dalla chiesa e il senso gianseniano,
univocamente interpretato e sistematicamente identificato con
l'eresia calvinista; non pertanto ammessa alcuna interpretazione ambigua delle cinque proposizioni:
Les cinq Propositions et les textes cits ont une si paifaite
correspondance, que les cinq Propositions dans leur sens propre et naturel, ne sont autre chose qu'une expression fidele et
racourcie du sens des textes: et les textes une expression
estendu du sens des cinq Propositions (XI,86).
Significativamente Agostino passa in secondo piano rispetto a Tommaso (cf. XI,87) e soprattutto all' autorit di Roma: cf. II,8-111,15, ove riguardo alla questione di fatto, agli
occhi eretici degli studiosi giansenisti vengono contrapposti
gli occhi infallibili della Chiesa. Cf. XIV, 117, ove Annat afferma significativamente: Le Pape n'est pas plus infaillible
en approuvant Saint Augustin, qu'en reprouvant Iansenius:
non il papa a doversi attenere ad una dottrina autonomamente valida, ma il valore della dottrina teologica a dipendere dal pronunciamento dell' autorit romana. Se dunque il
185
La vantata ermeneutica scientifica giansenista viene sistematicamente contraddetta: 1) contro la pretesa giansenista
di rivelare la perfetta chiarezza e coerenza dei testi teologici
agostiniani, questi vengono qui presupposti corne strutturalmente ambigui, poco chiari, se non contraddittori; 2) con
grande finezza, si accusano implicitamente i giansenisti di interpretazione materiale e non ispirata, priva di grazia: la radicale svalutazione dello scritto - della lettera - rispetto alla
sua retta interpretazione spirituale (aprioristicamente postulata
corne coincidente con la vera sententia o intenzione dell'Ipponate) viene finalizzata a sottrarre al mero esame storico-filologico la possibilit di identificare la vera dottrina di Agostino, che postulata corne coincidente con quella del papa,
suprema autorit ermeneutica. 3) Nel caso comunque si riconoscessero delle affermazioni agostiniane indubitabili ed ecclesialmente inaccettabili, si ribadisce che l'autorit del papa
supera comunque quella stessa di Agostino, implicitamente
dichiarato corne mero interprete umano, quindi non divinamente ispirato e non infallibile:
186
187
CAPITOLO QUINTO
PASCAL:
ERMENEUTICA E RETORICA DEL PARADOSSO
Tout est fait et conduit par un mme matre; la racine, les branches, les fruits; les principes, les consquences
Tout ce qui ne va point la charit est figure
189
Per gli crits sur la grce, corne per le Penses, necessario distinguere, nella dialettica cattolica o agostiniana
2 Il contributo decisivo allo studio dell'opera l'introduzione di J.
MESNARD agli crits sur la grce, in B. Pascal, Oeuvres compltes, III, Paris 1991, pp. 487-641; ma cf. ancora J. MIEL, Pascal and the Theology,
Baltimora-London 1969, in part. pp. 64-107 e 195-211; e il magistrale volume di PH. SELLIER, Pascal et saint Augustin, Paris 1970, che per primo ha
ampiamente dimostrato la sistematica conoscenza che Pascal aveva di Agostino; cf. in part. pp. 229-357 (pur se talvolta viziate da un'ottica spiritualizzante e estetizzante, ben esemplificata dalla deludente conclusione aile
pp. 355-357). MESNARD colloca gli crits tra l'autunno del 1655 e l'invemo
del 1656 (cf. pp. 586-591), dunque anteriormente all'avvio della stesura
delle prime Penses (primavera del 1656): ricordo che le grandi linee della
progettata Apologie furono esposte a Port-Royal soltanto nella primavera
del 1658. Per quanto riguarda il rapporto con Arnauld, significativamente
Mesnard identifica nella Premiere Apologie d' Arnauld une source manifeste e decisiva degli crits (pp. 549-550), accanto alla Sanctorum Patrum
de gratia Christi et libero arbitrio dimicantium Trias (1648) di PAUL ERYNACH, pseudonimo di JEAN S!NNICH (cf. pp. 551-554).
3 Postulato fondamentale (e in realt storicamente infondato) dell'impresa storico-teologica giansenista l'invariata continuit del dogma cattolicoagostiniano da Cristo e dalla Scrittura, sino alla controversia De auxiliis e, ovviamente, a Giansenio: la rgle que nous prendrons pour cet effet sera la
tradition successive de cette doctrine [della grazia] depuis Jsus-Christ jusqu'
nous. Nous montrerons que nous l'avons apprise de nos pres, eux de ceux qui
les ont prcds, ceux-l des autres, ceux des anciens Pres, qui l'ont tenue
des aptres, qui l'ont reue immdiatement de Jsus-Christ mme qui est la
vrit (crits sur la grce, Trait de la prdestination [=T]l,14,169=1,958).
190
- una dialettica spirituale e metafisica: quella asimmetrica tra causa volontaria prima (dominante) e causa
volontaria seconda (suivante), tra irresistibile potenza redentrice della grazia divina e consenso spontaneo
della libert umana;
- una dialettica ontologico-dogmatica: quella tra natura
creata e lapsa (in Adamo) e natura redenta (in Ges
Cristo);
Cf. Penses 775=639=899.
TJ,18,769-770=1,958. Cf. Penses 769=634=903.
6 Cf. in prop. infra, Appendice 1: l 'ermeneutica teologica come disciplina scientifica.
4
191
- una dialettica intrateologica: quella tra grazia sufficiente (l' adiutorium sine quo non, la volont conditionnelle di salvezza, il soccorso generale originariamente donato da Dio creatore) e grazia efficace (l'adiutorium quo, la volont absolue di salvezza, il
soccorso particolare donato da Dio redentore);
- una dialettica antropologica: quella tra il per s dell' eteronomo o soprannaturale, irresistibile desiderio
della caritas e l' in s dell' autonomo o naturale, irresistibile desiderio della concupiscentia;
- una dialettica storico-ecclesiale: ovvero quella cattolica tra antimanicheismo e antipelagianesimo7 , riattua7 Con la parziale eccezione di V. CARRAUD (cf. Pascal et la philosophie, pp. 157-164 e 173-184), non mi pare sia mai stato davvero dimostrato corne la dialettica tra eresie giunga al giansenismo e a Pascal ancora
attraverso la mediazione di Agostino; mi limita a rinviare unicamente ad alcuni testi di Agostino (accusato da Giuliano di manicheismo) relativi alla
definizione della verit cattolica corne giusto mezzo tra l'errore manicheo e
1' errore pelagiano, avvertendo comunque che Agostino utilizza sistematicamente la stessa dialettica dell'eresia anche in ambito trinitario (la verit cattolica corne giusto mezzo tra l'errore sabelliano e l'errore ariano). Catholica utrosque redarguit... His morbis inter se contrariis Manichaei Pelagianique confligunt, dissimili voluntate, simili vanitate; separati opinione diversa, sed propinqui mente perversa... Possunt enim duo errores inter se esse
contrarii, sed ambo sunt detestandi, quia sunt ambo contrarii veritati... Sed
absit, ut catholica mater propter alterorum odium alteros eligat amare, cum
monente atque adiuvante Domino debeat utrosque vitare et cupiat utrosque
sanare (Contra duas epistulas Pelagianorum 11,2,2-4); cf. De nuptiis et
concupiscentia II,3,9; 23,38 (ove ricorre anche il riferimento alla dialettica
eretica sabelliani-ariani); 29,50; Contra duas epistulas Pelagianorum
III,9,25; IV,3,3-4,4; 4,6; 6,12; 7,18; Contra lulianum Vl,57; Opus imperfectum contra lulianum I,115; II,97; III,160; III,177; IV,1; V,25 (ove ritoma anche il riferimento al cattolicesimo corne giusto mezzo tra sabellianesimo e
arianesimo). Che questa concezione dell'ortodossia corne milieu, corne
perfetta mediazione dialettica degli opposti estremi delle eresie sia quindi
gi gianseniana e giansenista, del tutto chiaramente confermato da questo
importante brano di A. ARNAULD, Seconde Apologie: Agostino ayant eu
combattre sur ce sujet des hrsies toutes opposes, savoir celle des Manichens, et celle des Plagiens, dont les uns dcriaient /'Ancienne Loi comme mauvaise, et les autres voulaient qu'elle donnt la force de bien vivre, et
ne pouvaient souffrir que l'on dit qu'elle augmentait le pch se fondant
tous deux sur le mme principe, qui est que si la Loi opre la mort et le pch, elle est mauvaise; d'o les Manichens concluaient qu'elle tait mau-
192
193
sistibile spontaneo consenso e il volere corne autonoma iniziativa del libero arbitrio; analogamente, l'uso
contraddittorio di uno stesso termine fa apparire corne
contraddittori e inconciliabili sensi teologici del tutto
differenti e quindi in realt compatibili: la (predestinante) grazia precedente o operante e la (presciente)
grazia conseguente o cooperante, o viceversa la (assolutamente antecedente) precedenza dell' abbandono
divino e la (comunque conseguente) precedenza
dell' abbandono umano.
L' ermeneutica pascaliana del dogma quindi un sistematico dare ragione della selva di contraddizioni nella quale sembra
risolversi e smarrirsi il cristianesimo. Questa ineliminabile concentrazione dialettica del dogma cattolico-agostiniano da Pascal illustrata confrontandosi con i documenti tridentini sulla
giustificazione: in particolare il concilio di Trento aveva negato
che Dei praecepta homini iustificato ad observandum esse impossibilia 9 ; questa proposizione dogmatica - non a caso chiamata in causa contro Giansenio nella prima delle cinque proposizioni - sottintende le questioni decisive della dottrina agostiniana e giansenista della grazia. Pascal intende 1) dimostrare
l'ambiguit o l'equivocit della littera conciliare (che comunque
riprende, corne sottolinea Pascal seguendo Giansenio, espressioni agostiniane e quindi non pu> non presupporre corne normativo il vero sens teologico di Agostino 10), inequivocabilmente
anti-luterana, e quindi apparentemente semi-pelagiana, per poi
2) affermare corne vero senso di questa littera soltanto quello
autenticamente agostiniano, anti-semipelagiano 11 Pertanto:
9 Cap. XI della VI sessione tridentina; Nam Deus impossibilia non
iubet (ivi), passo citato e commentato in L3,10-11,668=IIl,990.
10 Ces paroles: "les commandements ne sont pas impossibles aux
justes", tant prises de saint Augustin, qui est cit la marge du Concile,
on ne doit pas penser qu'elles y aient t employes dans un sens contraire
celui de saint Augustin; car il n'a rapport ses paroles que pour rapporter son sens, puisque, autrement, ce serait agir de mauvaise foi
(L2,22,653=IIl,975).
11 .Mais comme cette proposition est quivoque, vous ne trouverez
pas trange qu'on puisse l'accorder en un sens et la nier en l'autre
194
195
1) Grammaticalmente, il rifiuto tridentino dell'affermazione i comandamenti sono impossibili ai giusti non equivale ad affermare (semipelagianamente) che i comandamenti
sono sempre 18 possibili ai giusti; 2) l'intenzione specifica della formula tridentina quella di evidenziare l'irriducibilit
della dottrina cattolica all'eresia luterana, corne l'intenzione
di alcuni passi di Agostino era quella di difendersi dalle accuse pelagiane, evidenziando l'irriducibilit della propria teologia a quella manichea; il che non significa appiattire Agostino
e Trento sull'eresia pelagiana, non essendo questa l'unica
possibile altemativa all'errore manicheo-luterano; 3) il riferimento al contesto dell' intera opera agostiniana, corne a quello
degli altri capitoli e canoni tridentini, dimostra con assoluta
evidenza che la lettera equivoca della proposizione non puo
essere interpretata nel senso pelagiano, rifiutato da numerosissimi passi assolutamente univoci; Agostino stesso nelle sue
Retractationes ha infatti chiarito espressioni ambigue o equivoche, magari formulate en passant, a partire dai principi assolutamente evidenti e sistematicamente ribaditi della sua dottrina matura della giustificazione:
Par o l'on voit en passant que, quand il est chapp saint
Augustin des expressions de cette sorte, en des occasions o il
n'tait pas ncessaire de les expliquer, combien il est ridicule
de dtourner ces termes quivoques aux sens tout contraires
ses principes 19
196
pretato nel suo senso anti-pelagiano 21 , si da ribadire la logica dialettica della dottrina agostiniana della grazia, giusto
mezzo tra l'errore semipelagiano (il giusto, aiutato dalla grazia sufficiente, ha sempre il potere prossimo 22 di determinare
la propria perseveranza nella giustizia) e l' errore luterano (il
giusto, pur mosso da una grazia irresistibilmente efficace,
sempre in s incapace di mettere in pratica i comandamenti
divini, quindi di divenire giusto 23 ), ovvero tra una possibilit
assoluta o non dialettica e un'impossibilit assoluta o non
dialettica. Con Agostino, al contrario, Pascal afferma contro i
semipelagiani il rifiuto del potere prossimo (se considerato
indipendente dalla grazia efficace e dalla carit che essa dona) e quindi l'impossibilit di perseverare sempre e autonomamente nella giustizia, contro i luterani la possibilit di
perseverare nella giustizia, pur se soltanto a condizione che e
fintantoch si dia l' azione efficace della grazia che dona la
carit, ovvero:
21 Cosi l'XI cap. del documento tridentino non pu essere contraddittorio con il XIII cap., De perseverantiae munere, per Pascal apertamente
anti-semipelagiano, corne i canoni XVI e XXII: cf. L2,10-ll,650=III, 972.
22 Per potere prossimo si intende la piena capacit di detenninare liberamente ogni istante prossimo, futuro del proprio volere e del proprio
agire: cf. Les Provinciales l, pp. 371-375, in part. 373-375, ove tomano le
definizioni degli crits sur la grce (cf. ad es. D2,60-67,734-736=IV, 10331035): "Avoir le pouvoir prochain de faire quelque chose" ... c'est avoir
tout ce qui est ncessaire pour la faire, de telle sorte qu'il ne manque rien
pour agir, si che avere le pouvoir prochain d'observer les commendements significa avere toujours toute la grce ncessaire pour les accomplir; en sorte qu'il ne leur manque rien de la part de Dieu (Les Provinciales, 1, pp. 373-374). Sulla polemica contro la riduzione molinista della grazia agostiniana a grazia sufficiente, cf. la celebre II lettera de Les Provinciales, pp. 375-378.
23 Les Luthriens soutenaient formellement que les actions des justes, mme faites par la charit (cio operate dalla grazia divina), sont ncessairement toujours des pchs, et que la concupiscence, qui rgne
toujours en cette vie, ruine si fort l'effet de la charit que, quelque justes
que soient les hommes et par quelques mouvements de la charit qu'ils
agissent, la convoitise y a toujours tant de part, que non seulement ils n 'accomplissent pas les prcepts, mais qu'ils les violent, et qu'ainsi ils sont absolument incapables de les observer, de quelque grllce qu'ils soient secourus (L2,5,649=IIl,971).
197
198
199
tio, comunque donata dalla grazia efficace divina. Dio piuttosto rifiuta giustamente il suo secours pour les oeuvres soltanto se la libert del giusto non prova pi piacere nel compiere il bene, abbandonando per prima Dio e tomando prigioniera della propria concupiscenza; d'altra parte, la volont
dell'uomo puo voler resistere e rifiutare la grazia divina irresistibile, meritando quindi il conseguente rifiuto divino del
dono della perseveranza nelle opere, soltanto se la delectatio
della grazia efficace l'ha gi, per prima, abbandonata31 Dunque, sempre la grazia di Dio praecedens la libert del giusto, ma d'altra parte sempre subsequens alla sua libert: infatti 1) la grazia di Dio precede la libert dell'uomo, operando irresistibilmente la sua conversione 32 ; 2) la grazia di Dio
31 <<.le prtends donc vous faire voir par saint Augustin que le juste ne
quitterait jamais Dieu, si Dieu ne le quittait en ne lui donnant pas toute la
grce ncessaire pour persvrer prier; et que non seulement c'est un point
de la thologie de ce Pre, mais que l'on ne peut nier sans dtruire tous les
principes et tous les fondements de sa doctrine (IA, 17 ,683=1Il,985); cf. il
gi citato L.6,22,699=III,999; C'est ainsi qu'il (Augustin) ne se contredit pas
lorsque, ayant tabli par tous ces principes que la grce est tellement efficace (et ncessaire) que l'homme ne quitte jamais Dieu, si Dieu ne le laisse auparavant sans ce secours, puisque, tant qu'il lui plat de le retenir, l'homme
ne s'en spare jamais, il ne laisse pas de dire en quelques endroits que Dieu
ne quitte point le juste que le juste ne l'ait quitt, parce que ces deux choses
subsistent ensemble, cause de leur diffrent sens. Car Dieu ne cesse point
de donner ses secours ceux qui ne cessent point de les demander. Mais aussi l'homme ne cesserait jamais de les demander, si Dieu ne cessait de lui
donner la grce (efficace) de les demander: de sorte qu'en cette double cessation, il arrive qu'en Dieu commence l'une toujours, et qu'il ne commence
jamais l'autre (IA,12,681-682=III,984); cf. Penses %9=803=514.
32 Pascal condivide totalmente la dottrina agostiniana dell'assoluta dipendenza dell' initium fidei e dell' intera dinamica della conversione dalla
grazia irresistibile e perseverante di Dio, operante in una volont naturalmente del tutto rinchiusa nel suo solipsistico, perverso amor sui; cio confermato indubitabilmente dalla Prire pour le bon usage des maladies
[1660], in Oeuvres compltes, IV, Paris 1992, pp. 998-1012 (cf. l'ottima introduzione di J. MESNARD, pp. 964-996); in part.: Mais je reconnais, mon
Dieu, que mon coeur est tellement endurci et plein des ides, des soins, des
inquitudes et des attachements du monde, que la maladie non plus que la
sant, ni les discours, ni les livres, ni vos critures sacres, ni votre vangile, ni vos mystres les plus saints, ni les aumnes, ni les jenes, ni les
mortifications, ni les miracles, ni l'usage des sacrements, ni le sacrifice de
votre corps, ni tous mes efforts, ni ceux de tout le monde ensemble, ne peu-
200
segue la libert dell'uomo, cooperando con il suo libero desiderio; comunque: 2) dipende da 1), Dio premia una volont
che Dio stesso ha ricreato, agostinianamente Dio coopera con
la libert nella quale ha gratuitamente operato, premiando
quei meriti che egli stesso ha originati 33 Il potere prossimo
della volont a perseverare nel bene quindi del tutto identificato con il dono della perseveranza dipendente dalla predestinata grazia efficace, dunque del tutto sottratto, contro i molinisti, all' autonoma potestas del libero arbitrio decaduto 34
vent rien du tout pour commencer ma conversion, si vous n'accompagnez
toutes ces choses d'une assistance tout extraordinaire de votre grce... Oh!
qu 'heureux sont ceux qui, avec une libert entire et une pente invincible
de leur volont, et avec des charmes qui les entranent, aiment parfaitement
et librement ce qu'ils sont obligs d'aimer ncessairement... 0 mon Dieu,
achevez Les bons mouvements que vous me donnez. Soyez-en la fin comme
vous en tes le principe. Couronnez vos propres dons; car je reconnais que
ce sont vos dons. Oui, mon Dieu; et, bien loin de prtendre que mes prires
aient des mrites... je vous rends donc grces, mon Dieu, des bons mouvements que vous me donnez, et de celui mme que vous me donnez de vous
en rendre grces (4-6, pp. 1001-1004). Si noti la precisazione, perfettamente agostiniana, che senza la grazia irresistibilmente persuasiva di Dio
nessuna esortazione alla conversione, nessuna suasio cristiana (ad es. la lettura delle Scritture), nessun atto di carit, n la partecipazione alla vita sacramentale possono essere minimamente efficaci. Agostinianamente, la stessa preghiera di invocazione di grazia a Dio quindi un movimento di carit
donato all'uomo dalla grazia stessa, che nel realizzare la preghiera del fedele non fa che coronare i suoi meriti. Del tutto evidente risulta la sistematica
influenza delle Confessiones agostiniane.
33 In LJ,6,666=IIl,989, Pascal cita questo decisivo brano di Agostino:
Quoniam ipse (Deus) ut velimus operatur incipiens, qui volentibus cooperatur perficiens... Ut ergo velimus, sine nobis operatur; cum autem volumus, et sic volumus ut faciamus, nobiscum cooperatur (De gratia et libero
arbitrio 17,33). Conseguentemente: Dieu ne donne que suivant ses promesses. Il a promis d'accorder la justice aux prires; jamais il n'a promis
les prires qu'aux enfants de la promesse (Penses 930=757=513), ovvero
ai predestinati.
34 Concluons que, puisque jamais la grce n'est reue ni dsire que
quand elle opre elle-mme cet effet, il n'est pas vrai que les justes aient ce
pouvoir prochain par lequel leur libral arbitre pourrait oprer cet effet>>
(LJ,24,674=III,994); cf. Les Provinciales 1, pp. 374-375. Dipendendo dall'indisponibile, perch predestinata, grazia divina, la qualit essentielle de
(le pouvoir) prochain est telle qu'elle met l'homme dans une incertitude absolue de la rduction l'acte (L6,24,700=IIl,1000). Come esemplificazione
della radicalit con la quale i giansenisti vivevano l'assoluta trascendenza
201
Conseguentemente si daranno due modi di intendere la preghiera e la perseveranza dell'uomo: 1) contro i semipelagiani
si afferma l' impossibilit umana di concepire autonomamente
il pur minimo desiderio di invocare l'aiuto di Dio, corne quello di perseverare autonomamente nel desiderio del bene donatoci da Dio 35 ; 2) contro i luterani si afferma la possibilit da
della propria stessa perseveranza ne! bene, si pensi alla straordinaria descrizione della morte della Mre Anglique ad opera di J. RACINE, Abrg de
l'histoire de Port-Royal (I ed. postuma 1743; ora in Oeuvres compltes, II
(ed. R. Picard), Paris1966, 114-116: essa esemplata sulla stessa morte di
Agostino, cosi corne Possidio ce la descrive nella sua biografia; corne Agostino, la madre di Port-Royal ha paura dell'ultimo giudizio divino e recita i
Salmi invocando la grazia di Dio; rifiuta di essere considerata corne modello
d'umilt, parla solo per tacere di se stessa, mira al suo anantissement
(115): Elle tait si pntre de la saintet infinie de Dieu, et de sa propre
indignit, qu'elle ne pouvait penser sans frayeur au moment terrible o elle
comparatrait devant lui. La sante confiance qu'elle avait en sa misricorde
gagna enfin le dessus (114 ). Sulla descrizione raciniana della morte di Mre Angelique, pagine impressionanti ha scritto L. MARIN, Le tombeau de la
rpresentation tragique: notes sur Racine historien du roi et de Port-Royal,
in Pascal et Port-Royal, Paris 1997, 376-387, in part. 383-387. Sull'intera
esistenza cristiana agostinianarnente vissuta corne conversione inesausta del
tutto dipendente dalla grazia divina, ancora in riferirnento a Mre Anglique
cf. L. GOLDMANN, Le dieu cach: la conversione se place en dehors du
temps et de toute prparation psychique et temporelle, elle est l'effet du
choix intellegible ou de la grce divine, mais en tout cas entirement
trangre au caractre empirique et la volont de l'individu. Il suffit de lire
les lettres de la Mre Anglique pour comprendre que pour elle la conversion n'est pas un istant localis dans le temps; aux dates les plus diffrentes
nous la voyons demander ses diverses correspondants de "prier pour sa
conversion'', qui apparat ainsi comme un vnement qu'on a sans doute vcu, mais qu'on doit nanmoins toujours chercher, toujours demander Dieu,
puisqu'il peut toujours tre remis en question par lui et perdu par l'homme
(p. 73, tr. it. p. 95). Tutto questo autentico agostinismo! Certo, se Goldmann si fosse dedicato a studiare pi a fondo l' agostinismo dei giansenisti,
moite delle sue tesi marxiste sui rapporto tra struttura economico-politica e
ideologia religiosa sarebbero dovute cadere.
' 5 Cf.
l.6,9-10,695-696=996-997; L6,22-26,699-702=III,999- IOO l;
L7,11-12,711-712=III,I008-1009. Nos prires et nos vertus sont abominables devant Dieu, si elles ne sont les prires et les vertus de Jsus-Christ
(Penses 948=769=668). le bnis tous les jours de ma vie mon Rdempteur qui... d'un homme plein de faiblesse, de misre, de concupiscence,
d'orgueil et d'ambition, a fait un homme exempt de tous ces maux par la
force de sa grce, laquelle toute la gloire en est due, n'ayant de moi que
la misre et l'erreur>> (931=759=550).
202
parte dell'uomo di invocare Dio e di voler perseverare nel bene con il proprio libero desiderio, gi liberato e quindi acceso
dalla grazia efficace 36, si che l'uomo ha il potere prossimo
della perseveranza, ma solo se donato dalla grazia divina:
Nous concluons donc que, suivant le Concile, les commandements sont toujours possibles aux justes en un sens; et qu'en
un autre sens, les commandements sont quelquefois impossibles aux justes; que Dieu ne laisse jamais le juste, s'il ne le
quitte, et qu'en un autre sens, Dieu laisse quelquefois le juste
le premier; et qu'il faut tre ou bien aveugle ou bien peu sincre, pour trouver de la contradiction dans ces propositions qui
subsistent si facilement ensemble... Les propositions qui sont
contradictoires dans les paroles, ne le sont pas toujours dans
le sens... Et parce que... l'on voit aujourd'hui un nombre de
personnes assez tmraires pour avancer qu'il y a de la contradiction dans les sentiments de saint Augustin, je ne puis refuser une occasion si commode de vous ouvrir amplement les
principes qui accordent si solidement toutes ces propositions
contradictoires en apparence, mais en effet lies ensemble par
un enchanement admirable 31
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Il dissipamento dell'equivocit quindi realizzato attraverso il superamento dialettico delle contraddizioni nel supremo principio del grande mistero, nell' atto sintetico della predestinazione divina, ovvero attraverso la subordinazione del piano
delle cause seconde al piano della causa assoluta della grazia
efficace 39 : infatti ogni affermazione riguardnte la relazione
giustificante tra Dio e uomo veritiera soltanto se ricollegabile
alla confessione della prdestination gratuite; ma questa
on la peut considrer, ou en un commun, ou dans ses effets
particuliers, et en parler ainsi en deux manires contraires;
en la considrant dans ses effets, on peut leur allguer des
causes; les premiers (ad es. le buone azioni) tant les causes
39 Mais en ce que, tous tant galement coupables, il a voulu sauver ceux-ci et non pas ceux-l, c'est en cela proprement qu'est la grandeur
du mystre. Et partant, si le mystre est grand en ce que, de deux galement coupables, il sauve celui-ci, et non pas celui-l, sans aucune vue de
leurs oeuvres, certainement saint Augustin a raison de dire que le mystre
est encore plus tonnant pourquoi, de deux justes, il donne la persvrance
l'un et non pas l'autre (L7,12,712=111,1009); la predestinazione divina
e le double dlaissement si rivelano quindi chose... claire et d'une ncessit absolue dans leur principe. Car qui ne sait que c'est un principe indubitable dans la doctrine de saint Augustin que la raison pour laquelle,
de deux justes, l'un persvre et l'autre ne persvre pas, est un secret absolument incomprhensible? D'o il se voit que tous les justes n'ont pas le
moyen prochain de persvrer, puisque, si le diffrent usage que leur libral arbitre ferait de ce pouvoir tait la cause de leur discernement, il n'y
aurait point de mystre (L3,18,671=111,992). La question principale dont
il s'agit est de savoir si Dieu a une volont gnrale de sauver tous les
hommes... ou, ce qui est la mme chose, si la prdestination est un effet de
la volont absolue de Dieu, qui veut sauver l'un et non pas l'autre. C'est
pourquoi il faut faire voir par la suite de la tradition que tous les Docteurs
en tous les temps ont tabli comme une vrit constante que Dieu ne veut
pas sauver tous les hommes ou que Dieu ne donne pas tous les hommes
des grces suffisantes pour leur salut, ou que la prdestination est sans la
prvision des oeuvres (Tl,19-20,770=1,958-959). Cf. in T/,23-32,771781=1,959-963 l'interessantissimo dossier riguardante le censure antimoliniste pronunciate dalle facolt di Lovanio e di Douai nel 1587-1588 e nel
1613, oltre a quelle della facolt di Parigi: vi si riportano numerose e chiarissime auctoritates di Tommaso e di Pietro Lombardo a favore della predestinazione ante praevisa merita. Sulla complessa, certo ambigua, ma alla
fine sostanziale fedelt di Tommaso alla dottrina agostiniana della predestinazione, cf. la convincente analisi di L. KoLAKOWSKI, Dieu ne nous doit
rien, pp. 57-61.
205
mritoires des seconds (ad es. le ricompense celesti) et les seconds la cause finale des premiers; mais qu'en les considrant tous en commun (nella connessione della totalit delle
cause, dipendenti da una causa assoluta e da un fine supremo), ils n'ont aucune cause que la volont divine... Ainsi, si
nous considrons la vie chrtienne, qui n'est autre chose
qu'un saint dsir, selon saint Augustin, nous trouverons, et
que Dieu prvient l'homme et que l'homme prvient Dieu;
que Dieu donne sans qu'on demande, et que Dieu donne ce
qu'on demande; que Dieu opre sans que l'homme coopre,
et que l'homme coopre avec Dieu; que la gloire est une grce et une rcompense; que Dieu quitte le premier, et que
l'homme quitte le premier; que Dieu ne peut sauver l'homme
sans l'homme, et que ce n'est nullement de l'homme qui veut
et qui court, mais seulement de Dieu qui fait misricorde 40
Pertanto, mentre la prospettiva semipelagiana relativamente vera, essa falsa secondo la dialettica, totalizzante
prospettiva agostiniana:
0 L2,39-40,658-659=111,979. Les effets "in communi" et "in particulari". Les semi-plagiens errent en disant de "in communi" ce qui n'est vrai que "in particulari"; et les calvinistes en disant "in particulari",
ce qui est vrai "in communi" (Penses 791=645=777): in particulari, in
se stessa, la libert umana fa cio che vuole, in communi, ovvero in relazione alla grazia divina che la muove, la libert umana del tutto determinata dall'alterit indisponibile dello Spirito divino. 1 pelagiani pretendono di mantenere l' autodeterminazione della libert anche in relazione
all'assolutamente determinante causalit della grazia divina, i calvinisti
pretendono di negare qualsiasi causalit alla libert umana, persino nel1' ambito fenomenico (ovvero comunque secondario e in communi dipendente da! noumeno della grazia) del dispiegarsi del suo intimo volere e
quindi del suo agire responsabile. Cio considerato, sorprende quanto af-.
fermato nella Pense 786=645=865: S'il y a jamais un temps auquel on
doive faire profession des deux contraires c'est quand on reproche qu'on
en omet un; donc les Jsuites et les Jansnistes ont tort en les celant,
mais les jansnistes plus, car les Jsuites en ont mieux fait profession des
deux. Come nota felicemente PH. SELLIER nella sua edizione, p. 439, nota 18, in questa Pense Pascal evidenzia unicamente la superiorit retorica
dei gesuiti, niente affatto la loro impostazione teologica, ferocemente
combattuta da Pascal. L'intera produzione letteraria di Pascal vuole appunto essere la realizzazione di quella retorica persuasiva, di quella apologetica che ancora mancava nel campo dei veri interpreti della teologia
cattolica e agostiniana.
206
Par un merveilleux avantage pour sa doctrine, les expressions semi-plagiennes sont aussi augustiniennes, mais non
pas au contraire 41
207
C'est ainsi que saint Augustin n'est pas contraire lui-mme42. Infatti, la vritable cause de toutes ces diffrentes expressions est que toutes nos bonnes actions ont deux sources:
l'une, notre volont, l'autre, la volont de Dieu 43
43
208
mente la netta differenza e la reciproca subordinazione, ma anche la vitale connessione tra queste due azioni causali, puo generare fatali fraintendimenti dottrinali, favoriti dall' ambiguit
del termine libert, al tempo stesso indicante il consenso volontario e non forzato ad una sollecitazione al desiderare o al1' agire, corne l' autonomo determinarsi della volont dinanzi a
possibilit di desiderio o di azione indifferenti, non cogenti o
irresistibili. Nell'analisi del processo di giustificazione, sempre
e necessariamente considerato corne concorso di due cause volontarie, Pascal afferma quindi una vera e propria Aujhebung
del relativo della libert umana, del fenomeno della causa seconda, nell'assoluto della grazia divina, nel noumeno della
causa prima, si che la coincidenza di opposti assolutamente
paradossale in apparenza, in realt sistematicamente armonizzata a partire dalla riassunzione della prospettiva relativa nella
prospettiva assoluta, del superamento della fittizia fissit autonoma del finito nel dinamismo dell'infinito che nel finito stesso avviene 46, si che agostinianamente la stessa incarnazione di
la matresse, la dominante, la soun:e, le principe et la cause de l'autre... Et
celle qui sera dominante et matresse de l'autre sera considre comme unique en quelque sorte: non pas qu'elle le soit, mais pan:e qu'elle enferme le
concours de la volont suivante. Et l'action sera rapporte cette volont
premire et non l'autre ... Il y a un (grand) nombre d'exemples dans les
Ecritures de ces manires de parler qui nous font voir que, quand deux volonts concourent un effet, si l'une est dominante, matresse et cause infaillible de l'autre, l'action peut tre attribue et te la volont suivante et
peut tre attribue la dominante, et ne peut pas ne lui pas tre attribue.
Nous considrons donc la volont dominante comme unique, quoiqu'elle ne
le soit pas, pan:e qu'elle est l'unique qui on puisse tout ensemble attribuer
l'action et qui on ne puisse pas la refu.ser>> (T2,l-16,781-784:;;1,948-950);
cf. D2,18-19,725=1V,1026-1027. Per un'utilizzazione consolatoria della dottrina della grazia dominante, cf. la Lettre de Monsieur Pascal a Monsieur Prier, son beau-frr au sujet de la mort de M. Pascal, son pre [ 1651 ], in Oeuvres compltes, II, Paris 1970, 851-863. Il rapporto tra causa prima e causa
seconda pu quindi essere paragonato al rapporto del tutto sproporzionato tra
infinito e finito: L'unit jointe l'infini ne l'augmente de rien, non plus
qu'un pied une mesure infinie. Le fini s'anantit en prsence de l'infini, et
devient un pur nant. Ainsi notre esprit devant Dieu; ainsi notre justice devant la justice divine. Il n'y a pas si grande disproportion entre notre justice
et celle de Dieu, qu'entre l'unit et l'infini (Penses 418=680=233).
46 Mais encore que ces deux causes aient concouru cet effet, il y a
pourtant bien de la diffrence entre leur concours, la volont de l'homme
209
Cristo rivelata corne il fondamento teo-logico e la chiave ermeneutica della dialettica cristiana della grazia:
Voil l'origine de toutes ces contrarits apparentes, que
l'Incarnation du Verbe, qui a joint Dieu l'homme et la puissance l'infirmit, a mises dans les ouvrages de la grce47
La fede cattolica puo quindi confessare l' assoluta impotenza della libert umana e al tempo stesso la sua redimibilit, il suo poter liberamente ubbidire ai comandamenti divini.
Ma cio significa che il n'y a pas une relation ncessaire entre la possibilit et le pouvoir>> 49 ; infatti gli uomini hanno
n'tant pas la cause de la volont de Dieu, au lieu que la volont de Dieu
est la cause et la source et le principe de la volont de l'homme, et qui
opre en lui cette volont. De telle sorte, qu'encore qu'on puisse attribuer
les actions ou la volont de l'homme, ou la volont de Dieu, et qu'en
cela ces deux causes semblent y concourir galement, nanmoins, il y a
cette entire diffrence qu'on peut attribuer l'action la seule volont de
Dieu, l'exclusion de la volont de l'homme, au lieu qu'elle ne peut jamais
tre attribue la seule volont de l'homme l'exclusion de celle de Dieu.
Car, quand on dit que l'action vient de notre volont, on considre la volont humaine comme cause seconde, mais non pas comme premire cause;
mais quand on cherche la premire cause, on l'attribue la seule volont
de Dieu, et on en exclut la volont de l'homme (1A,3-4,678=IIl,981).
47 1A,5,679=IIl,982.
48 L2,9,783=1,949. Cf. Gal 2,20 e Efes 2,5.
49 D2,723=1V,1024.
210
sempre la possibilit eventuale (che comunque accade e si attua indipendentemente dalla loro autonoma volont) di operare il bene, ma non ne hanno sempre il potere attivo: Toutes
les choses qu'il est possible qui arrivent un sujet ne sont
pas toujours au pouvoir de ce sujet 50 Questa netta distinzione tra possibilit eventuale e potere attivo, concettualmente
del tutto evidente, pu> nondimeno essere espressa tramite
espressioni equivoche, ambigue (appunto gli stessi termini
potere, possibilit, potenzialit, o impossibilit, impotenza
etc. 51 ), perch riferite a sensi del tutto diversi, pur se alla Jettera identiche, pertanto esposte a radicali fraintendimenti, ad
assurde contraddizioni:
Il n'y a point de rpugnance ncessaire et convaincante par
la seule force des paroles dire que les commandements
soient possibles aux hommes; et que nanmoins les hommes
D2,l,723=1V,1024.
Sull'ambiguit dei tennini pouvoir, puissance, potestas-posse, ovvero del termine potere, cf. IA,9,680-681=IIl,983 e D2,53-67,732-736 =
IV,1032-1035: non basta la possibilit astratta del potere, comunque inerente al soggetto, per poter attribuire al soggetto stesso il potere efficace; il che
non vuol dire escludere che tale potere efficace possa mai inerire al soggetto in questione. Per chiarire l'ambiguit del termine possibilit, Pascal ricorre alla nozione di incompossibile: se in relazione ad un identico soggetto
sono logicamente compossibili varie supposizioni anche contraddittorie, esse non possono comunque essergli riferite simultaneamente e nello stesso
senso (ove tra l'altro risulta evidente il tratto polernico contro il luterano essere simul giusto e peccatore): C'est ce que saint Thomas exprime par le
mot d'"incompossible", lorsqu'il dit qu'encore qu'il soit possible qu'un
homme pche mortellement, qu'il soit aussi possible qu'il soit lu, et qu'il
soit encore possible qu'il soit tu chaque instant de sa vie, il est nanmoins absolument, et en quelque temps que ce soit, incompossible toutes
ces suppositions qu'il soit ensemble lu en pch mortel, et tu en cet tat
(D2,24,726=IV,1027-1028); un prigioniero puo correre via (se slegato da un
altro), ma non pu correre via (perch di per s legato), corne il giusto pu
essere salvo (se liberato dalla grazia), ma non puo essere salvo (perch in
s servo del peccato), puo avere in suo potere l'adempimento dei precetti
(se mosso dalla grazia efficace), ma non puo avere in suo potere l'adempimento dei precetti (perch di per s privo della grazia efficace): il primo
un potere ipotetico, una possibilit condizionata, il secondo un potere categorico o effettivo, una possibilit assoluta, indipendente da condizioni
esterne. Del tutto evidente l'influenza gianseniana tra sensus divisus e
sensus compositus.
50
51
211
L'ambiguit di questa formula viene esplicitamente analizzata: essa puo sia 1) voler dire che l' osservanza dei precetti
au pouvoir de tous les hommes, sia 2) che essa n'est pas
toujours au pouvoir des hommes 54 ; questa apparente contraddizione pu> essere ancora una volta risolta distinguendo i
due atti nettamente irriducibili, eppure cooperanti nel retto
agire: 1) la cause immdiate da cui di pende l' osservanza
dei precetti la stessa libera volont dell'uomo; 2) il y a
nanmoins une autre cause et une prmiere dominante, matresse et cause elle-mme de la volont de l'homme, qui est la
grce et le secours actuel de Dieu55 La causa immediata dei
precetti rimane, per il desiderio inevitabilmente perverso dell'uomo decaduto, una possibilit astratta, una potenzialit del
tutto indeterminata; l' altra causa invece l' atto effettivo, il
potere efficace e irresistibile attribuito da Dio agli eletti. Dunque i comandamenti a) sono in potere dell'uomo, perch l'uos2 D2,9-9bis,723-724=IV,1025. Voil comment on peut tre Catholique et Plagien en disant qu'il est en notre pouvoir de changer notre volont en mieux, mais on est Plagien en croyant que cette puissance est de
nous, et Catholique en croyant qu'elle est de Dieu, et qu'une mme chose
nous est possible lors seulement que Dieu nous dpart une volont forte et
puissante, et impossible lorsqu'il ne le fait pas (13, 10,668=IIl,990).
SJ D2,ll-13,724=1V,1025-1026.
54 D2, 15-17,724-725=1V,1026.
SS D2,18,725=1V,1026-1027.
212
824=665=522).
57 Saint Augustin et les Pres qui l'ont suivi n'ont jamais parl des
commandements qu'en disant qu'ils ne sont pas impossibles la charit, et
qu'ils ne nous sont faits que pour nous faire sentir le besoin que nous
avons de la charit qui seule les accomplit (Ll, l ,642=1V, l 041).
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va opposizione, quella tra la grandezza dell' Adamo originario, creato buono da Dio, e la miseria dell' Adamo decaduto,
bisognoso della redenzione di Cristo, e ancora quella tra la
grazia donata dalla carit di Cristo, e la concupiscenza, il naturale amor sui"64 ereditato dal peccato di Adamo:
reusement dchus ... Il est sans doute qu'il n'y a rien qui choque plus notre
raison que de dire que le pch du premier homme ait rendu coupables
ceux qui, tant si loigns de cette source, semblent incapables d'y participer. Cet coulement ne nous parat pas seulement impossible, il nous semble mme trs injuste; car qu'y a-t-il de plus contraire aux rgles de notre
misrable justice que de damner ternellement un enfant incapable de volont, pour un pch o il parat avoir si peu de part, qu'il est commis six
mille ans avant qu'il ft en tre. Certainement rien ne nous heurte plus rudement que cette doctrine; et cependant, sans ce mystre, le plus incomprhensible de tous, nous sommes incomprhensibles nous-mmes. Le
noeud de notre condition prend ses replis et ses tours dans cet abme; de
sorte que l'homme est plus inconcevable sans ce mystre que ce mystre
n'est inconcevable l'homme (131=164=434); cf. 208=240=435;
695=574=445;471=708=441; 149=182=430.
64 Le moi pascaliano spesso incarna l' amor sui agostiniano: <<Le
moi est hassable... En un mot, le moi a deux qualits: il est injuste en soi, en
ce qu'il se fait centre de tout; il est incommode aux autres, en ce qu'il les
veut asservir: car chaque moi est l'ennemi et voudrait tre le tyran de tous
les autres (597=494=455); cf. 64=98=295; 668=547=457; 362=394=472;
617=510=492; il desolato 978=743=100, pari per pessimismo antropologico
soltanto alle opere agostiniane contra Giuliano. Scrivono ARNAULD e NICOLE
ne La logique: L'esprit des hommes n'est pas seulement naturellement
amoureux de lui-mme, mais il est aussi naturellement jaloux, envieux et malin l'gard des autres... Pascal, qui savait autant de vritable rhtorique
que personne en ait jamais su, portait cette rgle (di tacere di s per cercare
di combattere l' amor sui) jusqu' prtendre qu'un honnte homme devait viter de se nommer, et mme de se servir des mots de je et de moi; et il avait
accoutum de dire sur ce sujet que la pit chrtienne anantit le moi humain, et que la civilit humaine le cache et le supprime (IIl,20,6,266-267).
Cf. in prop. l'interessante intervento (e la discussione seguitane) di CH. MEURII..LON, Un concept problmatique dans les Penses: "le moi", in Mthodes
chez Pascal, pp. 269-283. Agostinianamente e giansenisticamente, la concupiscenza divenuta, dopa il peccato adamitico, una seconda natura, ed
quindi naturalmente inestirpabile; la dignit dell'uomo soltanto una labile
traccia pervertita: Voil l'tat o les hommes sont aujourd'hui. Il leur reste
quelque instinct impuissant du bonheur de leur premire nature, et ils sont
plongs dans les misres de leur aveuglement et de leur concupiscence qui
est devenue leur seconde nature (Penses 149=182=430). L'homme n'est
qu'un sujet plein d'erreur naturelle et ineffaable sans la griice. Rien ne lui
montre la vrit. Tout l'abuse (45=78=83). Cf. la mondanamente onniperva-
215
religion chrtienne consiste proprement au mystre du Rdempteur; qui, unissant en lui les deux natures, humaine et divine, a retir les hommes de la corruption et du pch pour les rconcilier Dieu en sa personne divine. Elle
enseigne donc ensemble aux hommes ces deux vrits: et qu'il y a un Dieu,
dont les hommes sont capables, et qu'il y a une corruption dans la nature,
qui les en rend indignes. Il importe galement aux hommes de connatre l'un
et l'autre de ces points; et il est galement dangereux l'homme de connatre
Dieu sans connatre sa misre, et de connatre sa misre sans connatre le
Rdempteur qui l'en peut gurir. Une seule de ces connaissances fait, ou la
superbe des philosophes, qui ont connu Dieu et non leur misre, ou le dsespoir des athes, qui connaissent leur misre sans Rdempteur... Ceux qui
s'garent ne s'garent que manque de voir une de ces deux choses. On peut
donc bien connatre Dieu sans sa misre, et sa misre sans Dieu; mais on ne
peut connatre Jsus-Christ sans connatre tout ensemble et Dieu et sa
misre (449=690=556). <<Non seulement nous ne connaissons Dieu que par
Jsus-Christ, mais nous ne nous connaissons nous-mmes que par Jsus-Christ... Hors de Jsus-Christ nous ne savons ce que c'est ni que notre vie, ni
que notre mort, ni que Dieu, ni que nous-mmes. Ainsi, sans l' criture, qui
n'a que Jsus-Christ pour objet, nous ne connaissons rien, et ne voyons
qu 'obscurit et confusion dans la nature de Dieu et dans la propre nature
(417=36=548); cf. 351=383=537; 192=225=527; 189=221=547. Sull'eucarestia corne rinnovamento del paradosso cristologico, cf. Provinciales XVI, p.
450: L'Eucharistie est parfaitement proportionne notre tat de foi, parce
216
Il cattolicesimo agostiniano dunque esaltato corne giusto mezzo tra gli estremi parziali del supralapsarismo calvinista (cripto-docetista) e dell'antilapsarismo molinista (criptoebionita): il supralapsarismo calvinista, che confessa un'unica
grazia interpretata corne volont absolue, che prescinde del
tutto dall'assenso e dal concorso della libert umana, il sistema della divina necessit assoluta che, affermando la doppia predestinazione corne atto indipendente dalla prescienza
del peccato di Adamo e di quelli degli uomini lapsi, finisce
per attribuire empiamente a Dio stesso l' operazione e la responsabilit del peccato, rendendo quindi del tutto ingiusto il
qu'elle enferme vritablement Jsus-Christ, mais voil; cf. in tal senso Penses 733=614=862.
67 72,43,791=1,955-956. Il y a donc un grand nombre de vrits, et
de foi et de morale, qui semblent rpugnantes, et qui subsistent toutes dans
un ordre admirable. La source de toutes les hrsies est l'exclusion de
quelques-unes de ces vrits. Et la source de toutes les objections que nous
font les hrtiques est l'ignorance de quelques-unes de nos vrits. Et d'ordinaire il arrive que, ne pouvant concevoir le rapport de deux vrits opposes, et croyant que l'aveu de l'une enferme l'exclusion de l'autre, ils s'attachent l'une, ils excluent l'autre, et pensent que nous, au contraire
(Penses 733=614=862). <<Les deux raisons contraires. Il faut commencer
par l: sans cela, on n'entend rien, et tout est hrtique; et mme, la fin
de chaque vrit, il faut ajouter qu'on se souvient de la vrit oppose
(576=479=567). Sulla dialettica tra le eresie e l'ortodossia corne giusto
mezzo, cf. D. LEDUC-FAYETIE, La catgorie pascalienne de l'hrsie, in
Revue philosophique 2, 1995, pp. 211-228; e supra, nota 7.
217
giudizio di condanna di un uomo irresponsabile, misconoscendo nel processo di giustificazione qualsiasi concorso della volont umana (cui quindi negato il suo ineliminabile
ruolo di causa seconda) 68 L'antilapsarismo molinista, che
confessa un'unica grazia interpretata corne volont conditionnelle che dipende del tutto dall'assenso efficace della libert creaturale, il sistema dell'umana arbitrariet assoluta,
che conservando alla libert lapsa l'integrit del suo potere di
determinarsi tra possibilit indifferenti, la considera capace di
condizionare del tutto la grazia, gale, gnrale, universalmente disponibile, giudice passivo del libero audoterminarsi
dell'uomo; si che si assolutizza la volont seconda, considerandola corne volont prima o assoluta 69 Temperando amore
68 Voil l'opinion pouvantable de ces hrtiques, injurieuse Dieu
et insupportable aux hommes. Voil les impudents blasphmes par lesquels
ils tablissent en Dieu une volont absolue et sans aucune prvision de mrite ou de pch pour damner ou pour sauver ses cratures
(T2,20,786=1,951). Calvino sostiene que Dieu... n'a pas permis, mais dcrt et ordonn le pch d'Adam. Qu'Adam ayant pch ncessairement
par le dcret de Dieu, il a t digne de la mort ternelle. Qu'il a perdu son
libre arbitre. Qu 'il n'a plus eu aucune flexibilit au bien, mme avec la
grce efficacissime (TJ,26,798=11,969); la grce de Jsus-Christ, laquelle ils ne perdent jamais depuis qu'ils l'ont reue, qui porte leur volont au
bien (non pas qui fait que la volont s'y porte, mais qui l'y porte malgr sa
rpugnance) comme une pierre, comme une scie, comme une matire morte
en son action et sans capacit aucune de se mouvoir avec la grce et d'y
cooprer, parce que le libre arbitre est perdu et mort entirement. De sorte
que la grce opre seule... De sorte que les hommes sont sauvs ou
damns, suivant qu'il a plu Dieu de les choisir dans Adam au point de
leur cration, et qu'il a plu Dieu de les incliner ou au bien ou au mal
pour sa gloire. Tous les hommes tant galement innocents de leur part,
lorsque Dieu les a discerns (T3,29-32,798-799=11,970).
m <<Les hommes sont sauvs ou damns suivant qu'il plat aux hommes
de rendre vaine ou efficace cette grce suffisante donne tous les hommes
pour croire ou pour prier, Dieu ayant une volont gale de les sauver tous, de
sa part (T3,23,797=11,969). C'est que Dieu a une volont conditionnelle de
sauver gnralement tous les hommes... n'ayant pas eu de sa part de volont
absolue ni de sauver, ni de damner aucun des hommes. Cette opinion, contraire celle des Calvinistes, produit un effet tout contraire. Elle flatte le sens
commun que l'autre blesse. Elle le flatte et, le rendant matre de son salut ou
de sa perte, elle exclut de Dieu toute volont absolue, et fait que le salut et la
damnation procdent de la volont humaine, au lieu que dans celle de Calvin
l'un et l'autre procdent de la volont divine (T2,21-22,786=1,952).
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sprit avec tant de force par la vue de la cruaut de Dieu envers ses cratures, qu'elle est insupportable (TJ,4,767=1,956). All'errore teologico calvinista si aggiunge quindi un errore retorico e protrettico: cf. infra, Appendice
Ill: sulla retorica giansenista.
73 (L'opinion) des Molinistes est si douce, si conforme au sens commun, qu'elle est trs agrable et trs charmante (Tl ,4,767=1,956). Le monde veut naturellement une religion, mais douce (Penses 952=789=956; cf.
692=571=915). Non a caso un des plus grands principes dei gesuiti appunto quello de les adoucissements de la corifession, qui sont assurment le
meilleur moyen que ces Pres aient trouv pour attirer tout le monde et ne rebuter personne (Les Provinciales X, p. 413); cf. IX, p. 413 e X, p. 418. Contro questo proselitismo !assista, frequente il ribadimento giansenista dell'opportunit del ricorso alla durezza delle affermazioni teologiche e delle stesse
strategie polemiche: sulle regole e il metodo retorico di Arnauld e dello stesso
Pascal, e sui loro essere patristicamente giustificati, cf. D. DESCOIBS, Force et
violence dans le discours chez Antoine Arnauld, in J.-C. Pariente (ed.), Antoine
Arnauld. Philosophie du langage et de la connaissance, Paris 1995, pp. 33-64:
malgrado si rilevi il ruolo decisivo del IV libro del De doctrina christiana,
non si dedica alcuna attenzione alla causa assoluta della durezza teologica,
cio al decisivo rapporto tra tentativo violento di persuasio umana e azione irresistibile della grazia divina. In prop., cf. l'XI delle Provinciales, e in part. pp.
419-422: contro gli eretici, la confutazione veemente o la stessa moquerie
tentativo esteriore di persuasione, ma solo Dio opera interiormente e irresistibilmente la loro conversione. 1 Padri stessi offrono quindi vere e proprie regole retoriche (1: parlare comunque della verit; 2: saper parlare sia con veemenza che con discrezione; 3: ironizzare solo sugli errori, senza mai personalizzare la controversia), per una polemica comunque animata da spirito di carit e
finalizzata alla conversione dell'avversario (p. 422). Sull'ironia corne strategia
retorica, cf. i contributi di D. JAYMES, la mthode d'ironie dans les Provinciales; e di J. MOREL, Pascal et la doctrine du rire grave. Onzime provinciale,
entrambi in Mthodes chez Pascal, rispettivamente pp. 203-211 e 213-222.
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della sua libert, negando la possibilit di intrinseca redenzione della natura) riproducono nella storia del cristianesimo l'oscillare non dialettico, irrisolto e erroneo proprio dell'intera
storia della filosofia:
Ne voyant pas la vrit entire, ils (les hommes) n'ont pu arriver une parfaite vertu. Les uns considrant la nature comme incorrompue, les autres comme irrparable, ils n'ont pu
fuir ou l'orgueil ou la paresse, qui sont les deux sources de
tous les vices... De l viennent les diverses sectes des stoques
et des picuriens, des dogmatistes et des acadmiciens etc. 71
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suprema causa e garanzia di un ordine ontologico e cosmologico universalmente prevedibile perch privo di grazia79 , con
la regola etica oggettiva (la legge) che la sola libert dell'uomo autonomamente capace di adeguare 80 Il rifiuto di riconoscere la radicalit dell'esito del peccato concide quindi con
79 <<.le ne puis pardonner Descartes; il aurait bien voulu, dans toute
sa philosophie, pouvoir se passer de Dieu; mais il n'a pu s'empcher de lui
faire donner une chiquenaude, pour mettre le monde en mouvement; aprs
cela, il n'a plus que faire de Dieu (1001=?=77); il ruolo di Dio nell'ontologia di Descartes inutile et incertain (887=445=78) del tutto simile al
ruolo di Dio nella dottrina della giustificazione pelagiana: creatore e non redentore, supremo e immoto fondamento dell'ordine e non operante, vivente
e vivificante atto di grazia. Et c'est pourquoi je n'entreprendrai pas ici de
prouver par des raisons naturelles, ou l'existence de Dieu, ou la Trinit, ou
l'immortalit de l'me, ni aucune des choses de cette nature; non seulement
parce que je ne me sentirais pas assez fort pour trouver dans la nature de
quoi convaincre des athes endurcis, mais encore parce que cette connaissance, sans Jsus-Christ, est inutile et strile. Quand un homme serait persuad que les proportions des nombres sont des vrits immatrielles, ternelles, et dpendantes d'une premire vrit en qui elles subsistent, et
qu'on appelle Dieu, je ne le trouverais pas beaucoup avanc pour son salut. Le Dieu des chrtiens ne consiste pas en un Dieu simplement auteur
des vrits gomtriques et de l'ordre des lments: c'est la part des paens
et des picuriens... Mais le Dieu d'Abraham, le Dieu d'Isaac, le Dieu de
Jacob, le Dieu des chrtiens, est un Dieu d'amour et de consolation; c'est
un Dieu qui remplit l'me et le coeur de ceux qu'il possde; c'est un Dieu
qui leur fait sentir intrieurement leur misre, et sa misricorde infinie; qui
s'unit au fond de leur me; qui la remplit d'humilit, de joie, de con.fiance,
d'amour; qui les rend incapables d'autre fin que de lui-mme
(449=690=556); sull'impossibilit di accedere al Dieu cach per via metafisica, oltre ai decisivi Mmorial e Penses 190=223=543; 781=644=242;
642=529bis=448 e 205=237=489, cf. G. PASCAL PRIER, Vie de Pascal (II
versione), in B. Pascal, Oeuvres compltes, 1, Paris 1964, pp. 603-642, in
part. 42-51, pp. 619-622; cf. in prop. V. CARRAUD, Pascal et /a philosophie,
pp. 347-392. Per il rapporto analogo di Pascal con la fisica, progressivamente riconosciuta corne divertissement inutile e incerto, cf. le interessanti
osservazioni di S. MAZAURic, Gassendi, Pascal et la querelle du vide, Paris
1998, 113-124; pi in generale cf. P. GUENANCIA, Du vide a Dieu. Essai sur
la physique de Pascal, Paris 1976, in part. 297-334. Lo stesso il giudizio
relativo alla geometria, corne testimonia la Lettre a Fermat (agosto 1660),
ove PASCAL afferma: Car pour vous parler franchement de la gomtrie,
je la trouve le plus haut exercice de l'esprit; mais en mme temps je la connais pour si inutile que je fais peu de diffrence entre un homme qui n'est
que gomtre et un habile artisan (in Oeuvres compltes, IV, p. 923).
80 Cf. infra, Appendice Ill - Cartesianesimo e pelagianesimo.
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la superba affennazione di una grandezza onnai fittizia del1' anima, di una pienezza metafisica per Pascal onnai presente
soltanto corne perduta o escatologicamente donata, ma in
quest' esistenza identificabile soltanto corne marque et trace
toute vide 81
Mentre il calvinismo assolutizza la finitezza alienata della creatura decaduta, sino al suo annullamento totale al cospetto di Dio, il molinismo ripropone la pelagiana autonoma
infinitizzazione della finitezza, e volatilizzando il peccato, afferma l'assolutizzazione autonoma dell'immagine razionale,
capace di identificare creatura e Dio, superbamente degradato
a idolo 82 del proprio desiderio di conoscenza e di azione.
Quindi i celeberrimi paradossi pascaliani sulla contraddittoria natura dell'uomo, roi dpossd 83 , roseau pensant 84, monstre incomprhensible 85 , non sono soltanto
Penses 148=181=425.
On se fait une idole de la vrit mme; car la vrit hors de la
charit n'est pas Dieu, et est son image et une idole, qu'il ne faut point aimer, ni adorer (926=755=582); questo commento dell'agostiniano Contra
Faustum 32, 18 (non intratur in veritatem, nisi per caritatem) diviene del
tutto chiaro soltanto considerando l'identificazione agostiniana e giansenista
tra carit e grazia operante o efficace. La mera conoscenza metafisica di
Dio, infatti, se priva di grazia, il superbo dilatarsi dell'immaginazione
perversa dell'uomo, nel suo solipsismo naturalmente incapace di riconoscere Dio corne alterit assoluta, del tutto disomogenea alla propria intelligenza: L'imagination grossit les petits objets jusqu' en remplir notre me
par une estimation fantastique, et par une insolence tmraire elle amoindrit les grandes jusqu' sa mesure, comme en parlant de Dieu
(551=461=84). Il molinismo si identifica con questa immaginaria, chimerica e perversa defonnazione idolatrica: cf. G. FERREYROLLES, L'imagination
en procs, in XVIIe sicle, 177, 1992, pp. 469-479, in part. pp. 476-479.
83 Cf. Penses 117=149=409 e 116=148=398.
84 200=231=347 e 113=145=348; cf. 122=155=416.
85 S'il se vante, je l'abaisse; s'il s'abaisse, je le vante; et le contredis
toujours, jusqu' ce qu'il comprenne qu'il est un monstre incomprhensible
(130=163=420); cf. 119=151=423; 464=703=419; 121=153 e 154=418;
678=557=358. Raison des effets. Renversement continuel du pour au
contre (93=127=328); cf. 122=155=416; 27=61=354; 771=636=355. Quelle chimre est-ce donc que l'homme? Quelle nouveaut, quel monstre, quel
chaos, quel sujet de contradiction, quel prodige! Juge de toutes choses, imbcile ver de terre, dpositaire du vrai, cloaque d'incenitude et d'erreur, gloire
et rebut de l'univers. Qui dmlera cet embrouillement?... Connaissez donc,
superbe, quel paradoxe vous tes vous-mme. Humiliez-vous, raison im81
si
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immagini letterarie rivelative di una mera contraddizione psicologica, ma determinazioni di una ben precisa dialettica teologica, che quella agostiniana:
Il y a deux vrits de foi galement constantes: l'une, que
l'homme, dans l'tat de la cration, ou dans celui de la grce,
est lev au-dessus de toute la nature, rendu comme semblable
Dieu, et participant de la divinit; l'autre qu 'en l'tat de la
corruption et du pch, il est dchu de cet tat et rendu semblable aux btes. Ces deux propositions sont galement fermes
et certaines. L'criture nous les dclare manifestement... Par
o il parat clairement que l'homme, par la grce, est rendu
comme semblable Dieu et participant de sa divinit, et que,
sans la grce, il est cens semblable aux btes brutes 86
Con assoluta chiarezza, si ribadisce in questa Pense corne la paradossale dialettica 87 tra grandezza (la razionale spipuissante! Taisez-vous, nature imbcile, apprenez que l'homme passe infiniment l'homme et entendez de votre Matre votre condition vritable que vous
ignorez. coutez Dieu (131=164=434). Non solo la dialettica teologica, ma
gli stessi tennini "monstre", "embrouillement", "noeud' sono di origine agostiniana: cf. ad esempio Confessiones VIIl,9,21: Unde hoc monstrum? Et
quare istuc?; 11,10,18: Quis exaperit islam tortuosissimam et implicatissimam nodositatem?. Sulla dialettica del paradosso, cf. C. CrANCIO, Paradossi
pascaliani, in Annuario filosofico 7, 1991, pp. 289-334, ove risulta comunque scarsissima l'attenzione al problema specificatamente teologico, quindi
evidente l'incapacit di ricollegare la dialettica pascaliana alla decisiva dialettica agostiniana della grazia e della predestinazione.
86 Penses 131=164=434. Sull'etica agostiniana di Pascal, profondamente anti-umanista (impossibilit di fondare una morale non teologica) e
al tempo stesso autenticamente umana (capace di rivelare le reali contraddizioni dell'uomo, armonizzandole nella fede in Cristo), cf. J. MESNARD, Pascal et le problme moral, in La cultura du XVIIe sicle, pp. 355-362.
87 L. GOLDMANN ha definito il pensiero di Pascal corne essentiellement statique, tragique et paradoxal: statique, parce qu'affirmant la valeur
unique et exclusive de la synthse (vrit vraie, justice juste etc.), elle nie
toute possibilit, non seulement de la raliser, mais encore de l'approcher;
aussi n'y a-t-il pour la pense de Pascal aucun espoir de progrs l'intrieur
du temps humain; paradoxale, parce qu'elle conoit toute ralit comme
heurt et opposition des contraires, d'une thse et d'une antithse en mme
temps opposes et insparables et dont aucun espoir intramondain ne permet
d'attnuer l'irrductibilit; tragique, parce que l'homme ne peut ni viter ni
accepter le paradoxe, parce qu'il n'est homme que dans la mesure o, affir-
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La confessione della grazia predestinata (preservata dall'interpretazione disperante del calvinismo) e la polemica antipelagiana sono quindi il senso unico e fondante delle Penses, apologia paradossale di una verit mondanamente misconosciuta e contraffatta:
Des pcheurs purifis sans pnitence, des justes sanctifis sans
charit, tous les chrtiens sans la grce de Jsus-Christ, Dieu
sans pouvoir sur la volont des hommes, une prdestination
sans mystre. Un rdempteur sans certitude (864=439=884).
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Tutto dipende dalla grazia di Dio, e l'espressione pauvres de la grce equivoca: se Dio non concede il dono
della grazia, coloro che ne sono privi, i poveri della grazia,
ottengono la condanna proprio perch non hanno invocato, n
chiesto la salvezza; ma cio non significa affatto che la preghiera, quindi l'ottenimento della salvezza, dipenda esclusivamente dal chiedere dell'uomo; vero cio che sar dato soltanto a chi chiede, ma la grazia che agostinianamente concede la stessa preghiera, l' invocazione a Dio. Dunque, chi ha
la grazia davvero povero della grazia, non la determina ma
la riceve corne colui che non ha in s nessun merito. Il giusto,
comunque, proprio avendo la grazia della preghiera, gi
mosso da essa, deve quindi sforzarsi di realizzare cio che nella sua stessa preghiera la grazia gli ha gi concesso di desiderare e quindi di compiere. Ma la grazia non si limita ad ispirare il desiderio, per poi verificare gli sforzi dell'uomo, la sua
eventuale capacit di cooperare con il dono della grazia; l'uomo non ha alcun potere prossimo di mantenersi nella grazia,
quindi di meritare alcunch; la stessa realizzazione di cio che
l'uomo chiede nella sua preghiera, soltanto dono della grazia efficace, e il potere efficace di realizzazione degli atti giusti quindi esclusivamente di Dio. Soltanto questo potere efficace della grazia consente di mantenersi nella preghiera e
nella realizzazione di ciO che la preghiera richiede; chi non
persevera nella preghiera e nella virt, stato quindi abbandonato dalla grazia efficace, ricadendo nel suo desiderio autonomo, insufficiente e perverso.
Un'altra Pense ci conferma perfettamente la struttura
agostiniano-giansenista dell' opera:
Pourquoi Dieu a tabli la prire? 1. Pour communiquer
ses cratures la dignit de la causalit. 2. Pour nous apprendre de qui nous tenons la vertu. 3. Pour nous faire mriter les
autres vertus par travail. Mais pour se conserver la primaut
il donne la prire qui il lui plat. Object: mais on croira
qu'on tient la prire de soi. Cela est absurde, car puisque
ayant la foi on ne peut avoir les vertus. Comment aurait-on la
foi? Y a(-t-)il pas plus de distance de l'infidelit la foi que
de la foi la vertu? Mrite, ce mot est ambigu... Dieu ne donne que suivant ses promesses. Il a promis d'accorder la justice
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ce) 90, che permette di invitare allo sforzo e riconoscere i meriti, corne di confessare l' assoluta gratuit della grazia. Senza
questa lucidissima teoria dell'equivoco teologico, si costretti
a perdere uno dei due poli dell'apologia pascaliana, trasformandola inaccettabilmente o in una mera protrettica semi-pelagiana, pur se genialmente argomentata, o in un determinismo meccanicistico della grazia, che nessuno spazio consente
alla dinamica della libert e della persuasione. Certo, la natura
stessa dell'apologia rende prevalenti i materiali apparentemente semi-pelagiani: l'apologia infatti fa leva sullo sforzo di
conversione di chi lontano dalla fede, di chi quindi - non
avendo il dono - non puo ancora riconoscere 1' assoluta gratuit della sua elezione. Diventa quindi controproducente, da
un punto di vista apologetico, ribadire sistematicamente la
dottrina della grazia predestinata, che deve certo essere confessata, ma in maniera appunto cifrata, comprensibile soltanto
allo sguardo dell'eletto, capace di riconoscere quella grazia
che illumina il suo sguardo.
Sulla necessit di dedurre la dottrina della grazia indebita, donata e tolta indipendentemente dai meriti dell'uomo, ma
sulla non necessit di doverlo ribadire sistematicamente, Pascal afferma del tutto chiaramente:
Saint Augustin a dit formellement que les forces seront tes
au juste. Mais c'est par hasard qu'il l'a dit, car il pouvait arri-
90 Cf. in prop. le lucide considerazioni sulla teoria pascaliana della costituiva ambiguit del discorso teologico in V. CARRAUD, Pascal et la philosophie, Paris 1992, pp. 149-173. Limpido il volume di J. MESNARD, Les Penses de Pascal, in part. pp. 138-178, ove i nodi teologici delle Penses vengono tutti spiegati tramite il ricorso agli crits sur la grce: cf. in part. 160161, ove si distingue giustamente livello psicologico (fenomenico) e livello
teologico (assoluto e detenninante): Pour bien saisir la porte de l'augustinisme, il importe de ne pas confondre le langage thologique avec un langage
psychologique. Nous avons montr que si le second est vrai d'une vrit partielle, le premier seul est vrai d'une vrit totale. Mais il faut se garder de
confondre les deux plans. Ce que celle-ci peroit, c'est le libre jeu d'une volont dont l'homme doit user comme si tout dpendait d'elle seule, tout en
reconnaissant par la foi et dans l'humilit qu'aucun bien ne peut provenir que
de Dieu (pp. 160-161). Sull'apologia corne strumento eventuale di Dio, che
solo opera la conversione, donando la fede tramite la sua grazia efficace che
rende significativi i segni universalmente rivelati, cf. pp. 167-176 e 358-360.
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connessione tra l'ambiguit dei testi sacri e cattolici, e la dialettica della logica divina, e quindi tra l'ermeneutica della logica del testo sacro e quella della teo-logica? l'errore esegetico ed ermeneutico soltanto un errore di interpretazione
umana, sanabile attraverso l' applicazione di un metodo teologico adeguato? 0 forse dietro l'ambigua lettera della Scrittura
si nasconde non solo il mistero oggettivo, la veritas della grazia predestinata, ma Io stesso mistero soggettivo assoluto,
l' atto ermeneutico che la svela, la caritas della grazia predestinata? Ma allora che senso ha postulare un metodo ermeneutico della Scrittura o di Agostino, che senso ha la stessa
identificazione della dialettica dottrina di Dio, che senso ha il
progetto di un'Apologie del cristianesimo?
Sono queste le grandi questioni che attraversano le Penses, opera essa stessa sfuggente e ambigua, cifra delle cifre
cristiane, ove per Pascal la cifra un segno che rimane del
tutto indecifrabile in assenza dell'atto divino, essendo qualsiasi allegoria spiritualmente efficace soltanto se svelata dalla
grazia divina92 In Pascal, il problema ermeneutico si rivela
pertanto del tutto dipendente dal problema della grazia, ovvero la dialettica della logica divina svelabile soltanto a partire dalla dialettica della retorica di vina (l' operante tacere o
parlare, il silenzio di Dio o il suo Verbo), dalla descrizione
dell'azione persuasiva di Dio nell'uomo. Cosi qualsiasi filosofia incapace di attingere la totalit del vero, se non con92 Sulla connessione tra problema ermeneutico e teologia della grazia,
cf. l'importante contributo di Y. C. ZARKA, Pascal et le problme de l'interprtation de la nature, in G. Canziani e Y.C. Zarka (edd.), L'interpretazione
nei secoli XVI e XVII, Milano 1993, pp. 339-358 e soprattutto il paragrafo
3.3, pp. 357-358, intitolato Limite de l'interprtation: Cette doctrine de la
grce affecte l'hermneutique ... L'hermneutique du cach et du dcouvert
doit ainsi s'entendre par rapport la thologie de la grce. Pi fumoso in
prop. P. MAGNARD, Pascal. La cl du chiffre, Paris 1991 (=Il edizione del
volume Nature et histoire dans l'apologtique de Pascal, Paris 1975): cf. la
terza parte dell'opera: De l'apologtique l'hermneutique, pp. 275-368, e
in part. il capitolo Le secret de Dieu, pp. 325-338. Sulla piena consapevolezza giansenistica della paradossalit di un'apologetica (non a caso esplicitamente respinta da! rigorista Barcos) della grazia predestinante, cf. L. GOLDMANN, Le dieu cach, pp. 322-327 (tr. it. pp. 436-443); PH. SELLIER, L'ouverture de l'apologie pascalienne, in XVIIe sicle 177, 1992, pp. 437-449, in
part. pp. 445-447.
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vertendosi in teologia (intesa corne scienza generata dalla grazia e significante soltanto tramite l'atto di grazia divino), in
quanto la mediazione dialettica tra gli estremi del paradosso
(soltanto teologicamente, anzi cristologicamente assumibile)
unicamente divina. Ma allora quai la connessione tra il sistema della verit, l' ordine dialettico ricostituito attraverso la
penetrazione ermeneutica della Scrittura e dei Padri, e l'efficacia della conoscenza teologica? Quale verit svelata <lai
metodo dell' ordine sistematico?
In proposito Pascal dimostra nei confronti di Arnauld
un'innegabile analogia, ma al tempo stesso una profonda differenza (accentuatasi con le Penses) 93 : se con Arnauld, Pascal condivide l' esigenza cartesiana del metodo teologico e
della dialettica sistematica, d'altra parte contro Arnauld comprende la necessit di superare un metodo del tutto inadeguato non solo teologicamente, ma anche retoricamente, corne
strumento di umana persuasione. Viene alla luce in Pascal
una strutturale, inevitabile ambiguit del cristianesimo giansenista, corne dello stesso cristianesimo agostiniano 94 : 1) Ubbidire all'esigenza di identificare e di definire la teo-logica, culminante nella paradossale dialettica divina della grazia, ma
quindi comunque razionalmente comunicabile e sistematizzabile, dimostrabile nella sua assolutamente stringente coerenza,
nella sua infallibile deduzione delle conseguenze <lai principi
presupposti 95 2) Eppure riconoscere corne la grazia sia un
Sul rapporto non sempre facile tra i due giansenisti, cf. M. LE
Arnauld et Pascal, in Revue internationale de philosophie 190,
1994, pp. 463-480.
94 Cf. in tal senso G. LETIIERI, L'altro Agostino.
95 Sulla grande importanza annessa da Pascal alla organizzazione ordinata e sistematica di una verit razionale, sufficiente rinviare, oltre che
agli crits sur la grace, al noto De l'esprit gomtrique (del 1658; in Oeuvres compltes, III, pp. 390-428; cf. in part. la II sezione, De l'art de persuader, pp. 413-428), non a caso in buona parte ripreso dalla Logique di
Port-Royal. lnsolito e interessante in prop. un confronta tra l'intuizione
del cogito propria di Agostino e il suo approfondimento sistematico operato
da Cartesio: Croira-t-on, en vrit, que deux personnes qui ont lu et appris par coeur le mme livre le sachent galement, si l'un le comprend en
sorte qu'il en sache tous les principes, la force des consquences, les rponses aux objections qu'on y peut faire, et toute l'conomie de l'ouvrage;
au lieu qu'en l'autre ce seraient des paroles mortes, et des semences qui,
93
GUERN,
235
principio del tutto anarchico: l' ordine esso stesso dipendente da presupposti non universalmente evidenti, la teologia non
pu> essere una mera metafisica, ma deve dire Dio altrimenti,
soltanto allusivamente, figurativamente, si che la teologia diviene un'ermeneutica dell'ambiguit, per la quale fraintendimento significa accecamento, comprensione significa illuminazione di Dio. In tal senso, persino nel rapporto tra Arnauld
e Pascal (pur del tutto convergenti nel riconoscimento della
grazia corne unico atto illuminante e salvifico) si riflette il
conflitto secolare tra agostinismo chiaro (la tradition lumineuse") e agostinismo oscuro ("la tradition ombreuse"), tra
conciliabilit e inconciliabilit del cristianesimo con l'umanesimo modemo (in particolare nella sua variante metafisica
cartesiana), dunque tra ottimistico umanesimo metafisicodogmatico e pessimistico antiumanesimo teologico-scettico.
Per questo, rispetto all'ingenua coesistenza amauldiana tra rigoroso sistema metafisico-ermeneutico e dottrina (comunque
ombreuse) della grazia predestinata 96, ben altra la lucidit
quoique pareilles celles qui ont produit des arbres si fertiles, sont demeures sches, et infructueuses dans l'esprit strile qui les a reues en
vain?. Il cogito di Cartesio gi in nuce Agostino, ma nel primo analizzato e sviluppato sino a diventare sistema, nell'altro detto l'aventure ...
en passant, si che il rapporto tra le due filosofie su questo punto specifico
corne quello tra un homme plein de vie et de force d'avec un homme
mort (De l'art de persuader IIl,21,422-23,424). Sull'influenza del metodo
cartesiano su quest'opera di Pascal, cf. J.-L. MARION, Sur le prisme mtaphysique de Descartes. Constitution et limites de l'onto-tho-logie dans la
pense cartsienne, Paris 1986, pp. 297-300.
96 Come abbiamo visto supra, capitolo terza, paragrafo li, l'ambiguit della posizione di Arnauld sar destinata a manifestarsi pienamente tra
il 1680 e il 1690, nell'accesa polemica contro la riduzione dell'agostinismo
a sistema metafisico operata da Malebranche, e nel carteggio su grazia, natura, predestinazione e peccato originale tenuto con (il cripto-origeniano)
Leibniz. Arnauld intuisce perfettamente il pericolo di identificare l' eterna
volont divina con un eterno e necessario ordine razionale, all'interno del
quale non trova alcun ruolo la dottrina agostiniana della assolutamente libera e predestinata elezione (non universale) della grazia divina. Malebranche
e Leibniz tendono infatti alla piena risoluzione dell'ordine della grazia nell'ordine della natura: cf. in prop. SAINTE-BEUVE, Port-Royal, III,Vl,5,3196,404. Sul conflitto tra Malebranche e giansenismo sulla predestinazione,
cf., malgrado la sua parzialit, J. LAPORTE, Les vrits de la grace, il cap.
La distribution de la grace vue a parte Dei, pp. 232-341; sui rapporto Ar-
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di Pascal, straordinariamente capace di rivelare il grado massimo di comprensione delle tensioni pi profonde del pensiero agostiniano, proprio nel riconoscimento della contraddittoriet o meglio ancora della paradossalit del metodo dialettico
ed ermeneutico al cospetto dell'onnipotente assolutezza della
grazia di vina 97
Con grande coraggio, il giansenista Pascal arriva persino
a sottolineare i limiti, persino la non perfetta coerenza della
teologia di Agostino!
S'il ne fallait rien faire que pour le certain, on ne devrait
rien faire pour la religion, car elle n'est pas certaine... Or
quand on travaille pour demain et pour l'incertain, on agit
avec raison, car on doit travailler pour l'incertain par la rgle des partis, qui est dmontre. Saint Augustin a vu qu'on
travaille pour l'incertain: sur mer; en bataille, etc. - mais il
n'a pas vu la rgle des partis qui dmontre qu'on le doit...
Toutes ces personnes ont vu les effets, mais ils n'ont pas vu les
causes (577=480=234).
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paradosso della religione. Agostino filosofo, quindi, difetterebbe di scetticisrno ed eccederebbe in dogrnatisrno rnetafisico 98 , non riuscendo comunque a realizzare quel cortocircuito
tra le due filosofie che, solo, libera il campo per l' apologia
della razionale plausibilit della fede cristiana 99
Il paradosso giansenista (e gi agostiniano) approda infatti con Pascal al suo massimo grado di consapevolezza: la
teologia corne sisterna della grazia si identifica con la paradossale ricerca di un ordine e di un rnetodo dell'anarchico.
Cosl, se Arnauld e Io stesso Pascal degli crits sur la grce
concepivano la coerenza del sisterna della grazia corne illurninata rnetafisica evidenza della verit divina, per alcuni aspetti
persino cornpatibile con I' apologia cartesiana della rnetafisica
cattolica, il Pascal delle Penses dichiara la fenornenicit, la
vanit persino di qualsiasi ordine rnetafisico evidente o geornetrico 100, si che il vero ordine teologico quello urnanaCf. L. GOLDMANN, Le dieu cach, pp. 321-322, tr. it. pp. 434-436.
Ritengo comunque che in Agostino il rapporto tra teologia della
grazia e metafisica, ovvero la consapevolezza dell'assoluta irriducibilit
della prima alla seconda, sia pi lucido di quanto qui Pascal non sembri
supporre: cf. G. LETIIERI, L'altro Agostino, in part. cap. V.
100 Notevole il bilancio di J. RussIER, La foi selon Pascal. Il: Tradition et originalit dans la thorie pascalienne de la foi: Il semble donc
bien ... que les premiers commentateurs de Pascal (cio gli stessi Arnauld e
Nicole) n'aient pas saisi le vritable sentiment de ce dernier, relativement
aux preuves de l'existence de Dieu. Et cette incomprhension est tout fait
caractristique de la diffrence entre des esprits rigoureux sans doute, mais
prudents, et une intelligence gniale, dgageant intrpidement et jusqu'au
bout les consquences des principes reus. Car ce que Port-Royal n'a pas
compris et n'a pas voulu comprendre chez Pascal, moins toutefois qu'il
l'ait compris et dissimul, mais c'est peu vraisemblable, est l'aboutissement
mme des notions que Port-Royal lui avait inculques, mais dont Pascal
seul apercevait toute la porte (p. 409). Giustamente comunque la Russier
evidenzia corne la netta svalutazione delle prove metafisiche dell'esistenza
di Dio, e l' equiparazione agli atei di coloro che conoscono Dio tramite la
sola ragione e senza la grazia, essa stessa tradizionale agostiniana e giansenista; rivelativo in prop. un brano di Barcos: Ne connat-on pas Dieu
sans la foi, par la lumire naturelle? Oui, mais cette connaissance est si
peu considrable pour le salut, qu'elle n'empche pas que /'criture sainte
ne dise que ceux qui n'en ont point d'autre ne connaissent pas Dieu, et
sont mme athes (M. DE BARCOS, De la foi, de l'sperance et de la charit, t. 1, pp. 2-3). Cf. inoltre A. ARNAULD, De la necessit de la foi en Jsus-Christ: La connaissance que les Paens avaient de la divinit, tait si
98
99
238
mente del tutto occulta e incerta che nessun metodo metafisico, ma solo la grazia capace di illuminare nell'interiorit
umanamente inattingibile del cuore 101 La stessa ricerca pascaimparfaite, si confuse, dans le peuple, mais aussi dans les Philosophes les
plus levs, qui ont eu de Dieu des penses qui dtruisaient son tre vritable et infini, qu'on pouvait dire sans difficult qu'ils ignoraient Dieu, aussi
bien que les Athes, et que leur connaissance mme tait une espce
d'athisme (X, 7, 1908). Ricordo che per Agostino platonici, giudei e pelagiani condividono una conoscenza meramente idolatrica e dannatrice di
Dio; conoscono cio soltanto !' esistenza di Dio, o la sua littera esteriore,
ma non la sua grazia, il suo Spiritus, la sua intima volont d'amore; cf. ad
es. De Spiritu et littera e G. LE1TIERI, L'altro Agostino, cap. IX.
10 1 Sul recupero della dottrina agostiniana dell'accecamento dei reietti
corne tragica pascaliana violazione del rifiuto cartesiano di ammettere un
Dieu trompeur, cf. J. BRUN, La philosophie de Pascal, Paris 1992, pp.
118-121. Pascal stesso riflette proprio sulla possibilit (certo antimanicheisticamente rifiutata) di affermare che Dio (o per lui un demone) induca in
errore (cf. 850=431=821 e 131=164=434): la sua distinzione tra tentazione e
inganno comunque debole, in quanto la tentazione dei non predestinati alla salvezza equivale al loro accecamento. Sul rapporto in Pascal tra teoria
del gioco (ovvero del rischio al cospetto di possibilit apparentemente tutte
equivalenti e contingenti) e dottrina della grazia predestinata (l'occulta e trascendente, naturalmente inattingibile regola o soluzione necessaria del gioco
stesso), cf. L. THIROUIN, Le hasard et les rgles. Le modle du jeu dans la
pense de Pascal, Paris 1991; il volume si conclude con questa definizione
rivelativa: Les Penses sont une apologie que la Providence a transform
en jeu (p. 215); cf. cosl, ne! cap. VII, Le plan divin, il par. 2, Le jeu de
Dieu, pp. 199-209: Dieu est prsent en quelque sorte comme le Stratge
Suprme ... La providence divine se manifeste donc dans les Penses sous
un jour original, comme une systmatique parfaite que l'apologiste invite
contempler (p. 209). Analoga la tesi di G. FERREYROLLES, Pascal et la raison du politique, Paris 1984: La Providence est la dialectique de toutes les
dialectiques (p. 275), ovvero l'assoluta e occulta armonia che gioca con
tutti gli orizzonti di senso umanamente costruiti o ipotizzati, operando una
dialettica dei contrari finalizzata all'esaltazione della grazia divina. Cf. in ta!
senso il cap. VI, Politique et histoire, pp. 249-275: la provvidenza divina
agostinianamente capace di "giocare" il male della storia umana (che nel
"politico" trova la sua pi gloriosa incarnazione e al tempo stesso la regola
del suo stesso gioco perverso) finalizzandolo al bene degli eletti, alla civitas
Dei predestinata; il rapporto tra cristianesimo e politica mondana quindi
dialetticamente analogico (cf. in part. p. 281). Cf. inoltre cap. III: La concupiscence collective e in part. il par. 4: La concupiscence de l'ordre,
pp. 131-146: la concupiscenza ha bisogno di un certo ordine sociale, della
realt politica corne imitazione perversa di un armonia sociale assolutamente trascendente, in quanto ha bisogno dell'altro, di un soggetto meramente
relativo da sedurre, conquistare o tiranneggiare, di cui uti per poter frui del
239
liana di un ordine assolutamente nuovo, di un sistema apologetico per certi aspetti anarchico e frammentario 102 - si che la
proprio assoluto moi. Sul fondamento agostiniano di questa paradossale analogia antitetica tra civitas Dei e civitas terrena, cf. G. LE'ITIERI, Il senso della storia in Agostino d'lppona. Il "saeculum" e la gloria nel De civitate
Dei, Roma 1988. Il grave limite del pur interessante volume di CH.
LAZZERI, Force et justice dans la politique de Pascal, risiede proprio nella
marginalit del confronto tra le teorie politiche pascaliane e quelle agostiniane. L'importante saggio di 1. ADINOLA BEITIOLO, L'etica dell'obbedienza.
Saggio sui pensiero politico e sociale di Pascal nelle Penses, in Humanitas 1999, pp. 171-209, se propone una fine interpretazione dei frammenti
politici di Pascal, risulta non convincente nella tesi (sistematizzatrice di singole affermazioni di Mesnard) che la respublica cristiana del frammento
369=401=611, ovvero il corpo mistico che unifica la totalit delle membra
pensanti, sia per Pascal un ideale effettivamente politico, in qualche misura
realizzabile corne ordine giusto di una storica repubblica cristiana (cf. pp.
204-209); quest'ipotesi contrasta con la tesi chiave del giansenista Pascal,
per il quale nel mondo la regina dei rapporti sociali rimane la peccaminosa
concupiscenza (che forza universale e necessitante, e non soltanto pericolosa inclinazione verso s: p. 204), e per il quale la grazia, che sola incorpora in Cristo, non n universalmente donata, n storicamente traducibile
in ordine politico (n religioso: agostinianamente, la stessa chiesa visibile rimane un corpus permixtum). Parlare dunque genericamente di amore corne
un kantiano principio di conversione all'amore della legge, a l'ordine ragionevole dell'essere universale (p. 205; cf. p. 208), risulta ambiguo: il vero amore , per l'agostiniano e giansenista Pascal, soltanto Io Spiritus, la
grazia irresistibile donata gratuitamente da Dio; solo questo dono quello
che rende l'uomo capace di amare la legge di Dio, quindi di amare ordinatamente (si pensi al De Spiritu et littera agostiniano). D'altra parte, Io stesso
J. MESNARD afferma che la societ idale descritta da Pascal est irralisable... La cit idale ne peut tre conue que dans une perspective eschatologique: c'est la Cit de Dieu de l'au-del (Pascal et la contestation, in La
culture du XVIe sicle, pp. 393-404, in part. pp. 400-401). La valutazione
pascaliana della politica quindi, del tutto agostinianamente, agli antipodi
della "teologia politica" di Cartesio, magistralmente schizzata da V. CARRAUD, Descartes et la Bible, in J.-R. Armogathe (ed.), Le Grand Sicle et la
Bible... , pp. 277-291, e in part. pp. 288-291.
102 Ordre. Pourquoi prendrai-je plutt diviser ma morale en quatre
qu'en six?... Mais voil, direz-vous, tout renferm en un mot. Oui, mais cela
est inutile, si on ne l'explique; et quand on vient l'expliquer, ds qu'on ouvre ce prcepte qui contient tous les autres, ils en sortent en la premire
confusion que vous vouliez viter: Ainsi, quand ils sont tous renferms en un,
ils y sont cachs et inutiles, comme en un coffre, et ne paraissent jamais
qu'en leur confusion naturelle. La nature les a tous tablis, sans renfermer
l'un en l'autre (Penses 683=562=20); cf. infra, nota 127. Sul frammento
corne unica forma espressiva del paradosso metafisico, cf. L. GOLDMANN, Le
240
dieu cach, pp. 216-227 (tr. it. pp. 291-307); pur sottovalutando la costante
esigenza metodico-sistematica di Pascal, ampiamente testimoniata dagli
crits sur la grce corne dalle stesse Penses, Goldmann identifica perfettamente la priorit dell'esigenza antimetodica delle Penses pascaliane: Chercher le "vrai" plan des Penses nous parat ainsi une entreprise antipascalienne par excellence, 1,1ne entreprise qui va l'encontre de la cohrence du
texte, et mconnat implicitement ce qui constitue aussi bien son contenu intellectuel que l'essence de sa valeur littraire. Il peut y avoir un plan logique
pour un crit rationaliste, un ordre de la persuasion pour un crit spirituel; il
n'y a, pour une oeuvre tragique, qu'une seule forme d'ordre valable, celui
du fragment, qui est recherche d'ordre, mais recherche qui n'a pas russi, et
ne peut pas russir, l'approcher; le Penses sono pertanto un chef-d'oeuvre paradoxal, achev de par son inachvement (p. 220; tr. it. p. 295). Contra la sopravvalutazione di questa lettura frammentaristica delle Penses e
per un tentativo di sistematizzare i frammenti in un ordine compositivo ben
preciso, cf. il notevole lavoro filologico e ermeneutico di L. THIROUIN, Les
premires liasses des Penses: architecture et signification, in XVIIe sicle 177, 1992, 451-468, e la recente edizione delle Penses di E. MARTINEAU, Discours sur la religion et sur quelques autres sujets, Paris 1992, tentativo temerario, spesso arbitrario, ma prezioso per cercare di ricostruire il
disegno complessivo dell'opera; cf. ancora l'interessante saggio di E. MARTINEAU, Deux cls de la chronologie des discours pascaliens, in XVIIe sicle 185, 1994, pp. 695-729. Per una critica valutazione dell'edizione di
Martineau, cf. J. MESNARD, Les Penses de Pascal, pp. 396-404 (=appendice
V: Fragment et discours. L'enjeu de la reconstitution d'Emmanuel Martineau). Della stesso MESNARD, cf. inoltre il problematico Pourquoi les Penses de Pascal se prsentent-elles sous fonne de fragments?, in La culture
du XVIIe sicle, 363-370. D'altra parte, per un riesame delle tesi di Goldmann e per una profonda riflessione sulla natura frammentaria delle Penses
(cf. infra, nota 127), segno cifrato della inesauribilit del compito di significare il paradosso di una verit che irrappresentabile perch grazia indisponibile, perch evento del tutto anarchico rispetto ail' ordine delle verit umane e filosofiche, cf. i notevoli saggi di L. MARIN, "Pascal": du texte au livre
(1977), e L'criture fragmentaire et l'ordre des Penses de Pascal (1989),
ora raccolti in Pascal et Pon-Royal, pp. 11-70. Infine, devo confessare un
profondo scetticismo nei confronti della pretesa di scoperte sensazionali dischiuse daI riordinamento cronologico delle Penses, spesso finalizzato a postulare una fantomatica evoluzione di Pascal dal giansenismo all'antigiansenismo. A mio parere, cercare di individuare nelle Penses un progressivo distaccarsi pascaliano dalle originarie posizioni gianseniste significa: 1) dimenticare che l'afferrnazione pascaliana pi spinta di ortodossia giansenista,
l'crit sur le fonnulaire, del novembre del 1661, e che ne! febbraio del
1662 Pascal scrisse un seconda grande scritto sui formulario (oggi perduto)
altrettanto radicale; 2) che moite delle Penses pi radicalmente gianseniste
sono databili tra le ultime, corne constatabile dalla recente edizione cronologica di Sellier; 3) che per Io stesso teorizzato metodo teologico pascaliano
- la compatibilit dell'apologetica con la dottrina della predestinazione, ov-
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Dunque sia il termine preuve, che il termine machine, rirnandano alla filosofia, alla stessa struttura apologetica delle
Penses. La raison des effets la logica della contraddizione esistenziale (grandezza-miseria, dogrnatisrno-scetticisrno,
peccato-Dio, quelque lumire-rien ne parat) sisternaticamente evidenziata (il renversement continuel du pour au contre: 93=127=328) 107 , per essere confessata corne solo cristologicamente rnediabile. L'apologia sembra essere vana - e Pascal all'amico non puo che rivelare la necessaria rneccanica
dell'oscillazione -, ma umanarnente essa l'unica possibilit
di relazione di carit con il prossirno, la preparazione all'eventuale avvento (comunque indebito, indeterminabile) della grazia nell'amico. Ora il frammento 100=133=467 della massirna irnportanza in quanto connette esplicitamente la raison
des effets al terna della grazia, affermando che Epitteto non
ha compreso che il cuore del tutto sottratto al potere dell'uomo: Il n'est pas en notre pouvoir de rgler le coeur 108
Questo significa che la stessa logica cristiana dell'apologia,
che lo stesso mouvement perptuel (56=164=181), l'inesausto renversement, condotto sino alla postulazione della verit teologica di Cristo corne unica possibile rnediazione, sono
107 Cf. P. MAGNARD, Pascal dialecticien, in P. Viallaneix (ed altri),
Pascal prsent. 1662-1962, Paris 1962, pp. 259-289.
108 Scrive giustamente H. GouHIER: Toutes les preuves ne sont efficacement persuasives que si Dieu incline le coeur les croire (Blaise Pascal, p. 95). Cf. Penses 808=655=245.
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insufficienti per la salvezza. Il naturale infinito oscillare evidenziato dal renversement>>, quindi la postulazione della naturale infondabilit dell'uomo, persino la confessione che solo
in Cristo il punto paradossale di appoggio trovato, non permettono affatto di rgler le coeur, di acquietarlo nel dinamismo della conversione. La filosofia cristiana puo essere tutt' al
pi mezzo strumentale dell 'eventuale, indebito avvento della
grazia, l' unica soprannaturale forza capace di inclinare il
cuore 109 Priva dell'azione singolare della grazia, la stessa filosofia o apologetica cristiana rimane paradossalmente inutile,
vana, incerta 110, corne la filosofia cartesiana:
109 Ne vous tonnez pas de voir des personnes simples croire sans
raisonnement. Dieu leur donne l'amour de soi et la haine d'eux-mmes. Il
incline leur coeur croire. On ne croira jamais, d'une crance utile et de
foi, si Dieu n'incline le coeur; et on croira ds qu'il l'inclinera. Et c'est ce
que David connaissait bien: "Inclina cor meum Deus in (testimonia tua)"
(380=412=284); Ils (i cristiani privi di cultura teologica) en jugent par le
coeur, comme les autres en jugent par l'esprit. C'est Dieu lui-mme qui les
incline croire; et ainsi ils sont trs efficacement persuads
(382=414=287); "Eorum qui amant". Dieu incline le coeur de ceux qu'il
aime. "Deus inclinai corda eorum". Celui qui L'aime. Celui qu'il aime
(382=?=287); cf. 381=413=286.
110 Non quindi scientificamente corretto ipostatizzare l' apologetica
pascaliana, identificandola con la filosofia pascaliana tout court, senza evidenziare con forza che essa comunque del tutto dipendente dalla teologia
agostiniano-giansenista della grazia predestinata. Cf. ad es. J.-E. D'ANGERS,
L'apologtique en France de 1580 1670. Pascal et ses prcurseurs, Paris
1954, ove si cerca di minimizzare la dipendenza di Pascal da Giansenio e
da Port-Royal, per avvicinarlo, sulla scia di Bremond, addirittura all'umanesimo devoto e a Francesco di Sales (che apprezzava, Io ricordo, la teologia della grazia di Lessio!): cf. in part. le pp. 157-166 e 215-231. Analogamente, R.E. LACOMBE, L'apologtique de Pascal. tude critique, Paris
1958, in paricolare pp. 202-218, restituisce un'interpretazione semipelagiana de "le Dieu cach", il cui riconoscimento dipenderebbe unicamente dalle
dispositions du coeur>>, cio de la volont (209). Ben pi profonda l'interpretazione di J. RussIER, La foi selon Pascal. Il: Tradition et originalit,
cf. in part. le preziosissime pp. 381-430: pur rilevando l'originalit e la sistematica coerenza dell'apologetica pascaliana, si dimostra corne il fondamento teologico che la sorregge rimanga del tutto agostiniano-giansenista;
cf. ad es. la reinterpretazione pascaliana dell'antichit pagana (interpretata
arnauldianamente) e della stessa comoedia (per utilizzare l'espressione
gianseniana) giudaica corne segni perversi e inconsapevoli della verit del
cristianesimo, che solo la grazia illumina e rende significativi (cf. p. 383).
Insomma, Pascal n'a pas adopt d'autres principes que ceux de Jansnius
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profondit l'azione del prossimo, del tutto dipendente dall'intervento gratuito della grazia, dell'unico vero Spirito della
macchina umana (=il corpo cartesiano); puo invece soltanto
predisporre una suite de moyens, il sistema delle condizioni
esteriori che possono fungere da cause seconde, qualora la
grazia avesse scelto di servirsene 115 :
Pour ceux qui vivent sans le (Dieu) connatre et sans le chercher. .. , cette religion nous oblige de les regarder toujours, tant
qu'ils seront en cette vie, comme capables de la grce qui
peut les clairer, et de croire qu'ils peuvent tre dans peu de
temps plus remplis de foi que nous ne sommes, et que nous
pouvons au contraire tomber dans l'aveuglement o il sont, il
faut faire pour eux ce que nous voudrions qu'on fit pour nous
si nous tions leur place, et les appeler avoir piti d'euxmmes, et faire au moins quelques pas pour tenter s'ils ne
trouveront pas de lumires (427=681=194) 116
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119,
ovvero sol-
stesso e il suo prossimo corne uno degli eletti, pena la dannazione etema.
Chiaramente, il primo un piano noumenico, storicamente inaccessibile, il
secondo un piano fenomenico, ove l'uomo ha I'obbligo di muoversi e di
operare per la propria e l'altrui salvezza, pur confessando che l'esito del
suo sforzo diJ?Cnde esclusivamente dalla grazia di Dio.
118 Cf. . MOROT-SIR, La mtaphysique de Pascal, Paris 1973, pp. 1543; e La raison et la grce selon Pascal, Paris 1996, in part. pp. 26-32;
187-224, ove si insiste giustamente sui carattere retorico-persuasivo delle
Penses pascaliane; non per sufficientemente rilevata la grazia predestinata corne unica causa dell'efficacia della retorica apologetica umana. Cf.
inoltre l'interessante bilancio di G. DECLERCQ, La rhtorique classique entre vidence et sublime (1650-1675), in M. Fumaroli (ed.), Histoire de la
rhtorique dans l'Europe moderne (1450-1950), Paris 1999, pp. 629-706, in
part. su Pascal pp. 646-654.
119 513=24=4. PH. SELLIER, Pascal et saint Augustin, dedica un intero
e deludente capitolo (Rhtorique et prsentation de la foi, pp. 554-572) al
rapporto tra retorica agostiniana e pascaliana (cf. in part. il par. Pascal,
lecteur de "La doctrine chrtienne", pp. 558-566): purtroppo l'attenzione
volta quasi esclusivamente al problema tecnico-retorico, alla maggiore o
minore freschezza dello stile, e non al fondamento teologico della retorica
(analizzato da Agostino proprio nei decisivi capitoli 15,32-16,33 di quel IV
libro del De doctrina christiana, stigmatizzato da Sellier corne mero manuale di recettes), al fatto cio che chi deve parlare all'altro l'invisibile
parola dello Spirito divino, di cui la parola umana non che causa seconda
o segno esteriore, figura. Lo stesso limite rivelano P. ToPLrss, The Rhetoric
of Pascal: a Study of His Art of Persuasion in the Provinciales and in the
Penses, Leicester 1966, e A. MICHEL, Saint Augustin et la rhtorique pascalienne: la raison et la beaut dans l'Apologie de la religion chrtienne,
in Le sicle de saint Augustin=XVIIe sicle, 135, 1982, pp. 133-148. Pi
convincente invece D. DESCOTES, L'argumentation chez Pascal, cap. 1:
L'art de persuader>>, pp. 17-44.
120 Penses 303::;334=799.
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Soltanto a partire dalla dialettica illuminazione/accecamento, inoltre possibile comprendere la celebre e spesso
fraintesa distinzione pascaliana tra ragione e cuore, due modalit irriducibili del rapporto dell'intelligenza con la verit:
la ragione la facolt sistematica, metodicamente ordinatrice,
mediatamente capace di procedere con coerenza deduttivo-argomentativa; il cuore la facolt trascendentale, immediatamente capace di attingere i principi, di intuire del tutto semplicemente i fondamenti di qualsiasi sistema razionale, di
quello matematico corne di quello teologico. La ragione dimostra, pro va coerentemente l' evidenza con la quale le conseguenze derivano o concludono da determinati principi, il
cuore attinge questi stessi principi vivendoli, essendone sentimentalmente, istintivamente persuaso, del tutto incapace quindi di fomire prove o dimostrazioni della sua interiore evidenza 124. Ora, la distinzione tra questi due piani prospettata per
257
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elle ne nous a au contraire donn que trs peu de connaissances de cette sorte; toutes les autres ne peuvent tre acquises
que par raisonnement. Et c'est pourquoi ceux qui Dieu a
donn la religion par sentiment de coeur sont bien heureux et
bien lgitimement persuads. Mais ceux qui ne l'ont pas, nous
ne pouvons la [leur] donner que par raisonnement, en attendant que Dieu la leur donne par sentiment du coeur, sans quoi
la foi n'est qu'humaine et inutile pour le salut 126
L'ordine della ragione quindi equivoco, dev'essere interpretato da una volont che la ragione non puo persuadere.
Cio che la ragione dimostra puo infatti o essere del tutto vano, o davvero rivelativo nel caso irrompa l'indebita persuasione divina. L'ordine del cuore quindi assolutamente anarchico, perch dipendente dal sentire un amore che non puo
essere dimostrato o universalmente trasmesso, perch donato
e operato soltanto dalla anarchica grazia di un Dio nascosto
per i reietti e rivelato per gli eletti. L'ordine delle Penses
quindi lo stesso della Bibbia: non del tutto evidente, non del
tutto nascosto 127 Esso svelato ai predestinati, i soli resi ca-
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montre la fin dans une certaine confusion (l'idolo stesso, ad esempio) une
autre qui la montre plus nettement; comunque rimane unicamente di Dio il
potere di rendere efficace I' ordine infinitamente anagogico della carit: in
ogni singolo eletto, solo la grazia rende visibile, persuasiva, attuale e anagogica la gerarchia del cuore.
128 Cf. infra, Appendice IV- Aveugler, claircir.
129 308=339=793; ancora una volta, la fonte di questa celeberrima Pense di Pascal agostiniana: cf. Ad Simplicianum 1,2,22 e Confessiones XII e
XIII, ove la creazione, nel suo bipartito distinguersi in creazione materiale e
creazione intellettuale, considerata simbolo dell'azione divina di grazia, che
differenzia gli eletti dai reprobi (cf. in prop. G. LETIIERI, La Genesi nel libro
XII delle Confessiones. Ermeneutica, creazione, predestinazione, in AaVv, La
Genesi nelle Confessioni, Roma 1996, pp. 57-79). Pascal stesso ribadisce il
rapporto di analogia tra azione di Dio nel regno della natura e azione di Dio
nel regno della grazia in Pense 275=306=643; ovviamente, I'analogia non
tale da consentire alcun passaggio naturale dall'uno all'altro regno: Tous les
corps ensemble, et tous les esprits ensemble, et toutes leurs productions, ne
valent pas le moindre mouvement de charit. Cela est d'un ordre infiniment
plus lev. De tous les corps ensemble, on ne saurait en faire russir une petite pense: cela est impossible, et d'un autre ordre. De tous les corps et
esprits, on n'en saurait tirer un mouvement de vraie charit: cela est impossible et d'un autre ordre, surnaturel (308=339=793). Quindi, priva della grazia sovrannaturale ovvero della carit anarchica (in quanto di un ordine del
tutto diverso, di cui I'uomo non pu disporre), la ragione , malgrado la sua
naturale spiritualit ontologica, in se stessa materiale o camale: Par o il parat clairement que l'homme, par la grce, est rendu comme semblable
Dieu et participant de sa divinit, et que, sans la grce, il est cens semblable aux btes brutes (131=164=434).
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NT; cosl nel NT ogni affermazione nuova cifra o equivoca littera che si illumina soltanto rimandando alla paradossale e dialettica identit in Cristo di umano e divino. Ma il senso significato, il fine della stessa chenosi di Dio incarnatosi in segno, che
il Verbo della Scrittura rivela, soltanto l'univoca verit del1' onnipotente e occultissima caritas divina, della grazia predestinata, sl che ogni veritas morale, religiosa, metafisica dello stesso NT morta e univoca littera, trappola 134 per i reietti se non
illuminata dalla grazia, che sola toglie la ambiguit della littera
rimandando ail' occulta, incondizionata e irresistibile azione dello Spiritus, unica attiva chiave delle Scritture e delle sue cifre:
Vertu apritive d'une cl, attractive d'un croc 135
' 34 Cf. in tal senso X. TILLIETIE, Filosofi davanti a Cristo, Brescia
1989, pp. 33-38, su Pascal): Le figure stesse, pure depositarie delle profezie, possono contribuire a rafforzare Io smarrimento e a sventare la saggezza ... 1 figurativi, corne delle carte segnate, diventano delle trappole ... , delle
ratires (p. 37); ma questa acuta osservazione del gesuita Tillette poi vanificata dalla sua interpretazione semipelagiana di Pascal, non a caso ispirata
a Bremond (cf. p. 33). Al contrario PH. SELLIER restituisce con grande efficacia i terribili presupposti agostiniani dell'ermeneutica pascaliana: L'existence du double sens de l'criture apparat comme un dispositif invent par
Dieu, matre du Texte, comme un pige parfait o tombent les rprouvs ...
L'impeccable mcanique s'est referme spectaculairement sur la majorit
des Juifs, dont l'histoire consitue pour les lus le livre d'images de la damnation (Pascal et la Bible, p. 709; cf., alle pp. 713-715, il sintetico quanto
prezioso esame delle citazioni bibliche pascaliane); si impone il rinvio al terribile frammento 337=369=753: Pour faire qu'en voyant ils ne voient
point, et qu'en entendant ils n'entendent point, rien ne pouvait tre mieux
fait; o al terribile frammento 503=738=675, ove il Vangelo, testament fait
pour aveugler les uns et clairer les autres, marquait, en ceux-mems qu'il
aveuglait, la verit qui devait tre connue des autres. In proposito, piuttosto
deludente il volume di A. GoUNELLE, La Bible selon Pascal, Paris 1970.
m 907=451=55. Voil donc quelle a t la conduite de Dieu. Ce
sens (spirituel) est couvert d'un autre (temporel) en une infinit d'endroits,
et dcouvert en quelques-uns rarement, mais en telle sorte nanmoins que
les lieux o il est cach sont quivoques et peuvent convenir aux deux; au
lieu que les lieux o il est dcouvert sont univoques, et ne peuvent convenir
qu'au sens spirituel... Et ce sens spirituel est si clairement expliqu en quelques endroits, qu'il fallait un aveuglement pareil celui que la chair jette
dans l'esprit quand il lui est assujetti, pour ne le pas reconnatre
(502=738=571). la stessa croce di Cristo l'affermazione dialettica del nascondimento di Dio nella littera e della rivelazione di Dio nella caritas che
sola ne apre la comprensione: Figures. Jsus-Christ leur ouvrit l'esprit
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vescia in un soggetto opaco 140, agostinianamente del tutto incapace di autofondarsi, nella sua stessa interiorit del tutto
esteriore a se stesso, del tutto s-fondato dalla grazia 141
Di straordinario interesse in proposito le Penses implicitamente anticartesiane, che insistono sulla radicale incapacit del pensiero di attingere una reale certezza di s: 1) la
presunta assolutezza del cogito (nel suo stesso rapporto di reciprocit con l'idea di infinito che ospita nella sua finitezza)
ironicamente fatta dipendere dalla contingenza della salute
della madre dell'uomo che pensa 142 ; 2) la pense, l'atto stesso della coscienza che attinge la chiarezza di se stessa e cerca
di tradurla in scrittura, agostinianamente sempre un residuo
strappato dall' oblio, si che la stessa pense della mancanza di
memoria della propria pense rappresenta insuperabilmente
l'incerto statuto dell'autocoscienza pascaliana, si che la vera
conoscenza filosofica di s non puo che tradursi in un movi-
140 In tal senso, mi pare assai felice il raffronto tra Bayle e Pascal (relativamente al problema dell'assoluta inconoscibilit dell'elezione, confessata corne dipendente da una predestinazione del tutto impenetrabile) condotto da P. RANSON, Le "dpaysement" de l'augustinisme politique, pp.
801-804; non concordo affatto, pero, con la tesi secondo la quale per Agostino il fedele avrebbe una qualche certezza della propria elezione.
141 Le bonheur n'est ni hors de nous ni dans nous; il est en Dieu
et hors et dans nous (407=26=465); cf. 564=471=485. Evidenziare la
natura anticartesiana della teologia di Pascal non impedisce di riconoscere con J. LAPORTE, A. DEL NOCE, con E. LEVINAS (di cui cf. ad esempio
Totalit et Infini. Essai sur l'extriorit, La Haye 1961, 1971(4), pp. 4041 e 93-94; Dieu, la mort et le temps, Paris 1993, pp. 246-251, ovvero la
lezione: Hors l'exprience: l'ide cartsienne de l'infini), con J.-L.
MARION (di cui cf. L'exactitude de l"ego", in Destins et enjeux du XVIIe
sicle, pp. 53-59; e soprattutto Sur la thologie blanche de Descartes, il
cap. 16: La performance du cogito, pp. 370-396), la complessit della
filosofia cartesiana, il suo voler essere comunque pensiero dell'infinita
trascendenza di Dio. Sulla cartesiana dissonanza, solo debolmente armonizzata, tra i due registri dell'autosufficiente certezza del cogito e della
sempre trascendente infinit di Dio, e sui rapporto di Pascal con essa, cf.
le considerazioni di P. RooANO, L'irrequieta certezza. Saggio su
Cartesio, Napoli 1995, pp. 310-317.
142 le sens que je puis n'avoir point t; car le moi consiste dans
ma pense; donc moi qui pense n'aurais point t, si ma mre et t tue
avant que j'eusse t anim; donc je ne suis pas un tre ncessaire. Je ne
suis pas aussi ternel, ni infini (135=167=469).
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Comprendiamo allora corne Salomon de Tultie, anagramma di Louis de Montalte (l"'autore" delle Provinciales) e di
151 Sul rapporto tra riposo e inquietudine cristiana, tra ritiro dal mondo e lotta nel mondo, cf. B. BEUGNOT, Le discours de la retraite au XV/le
sicle. Loin du monde et du bruit, Paris 1996, pp. 235-253, dedicate a PortRoyal; su Pascal in part., cf. pp. 244-248, ove a ragione si sottolinea corne
le repos sia per Pascal soltanto quello trascendente di Dio, umanamente
del tutto inattingibile; au principe de la retraite et de la solitude se lit aisment la mme attitude: la distance impose ou conquise permet au moi dfait, disloqu dans la succession de ses dguisements, de se reconstruire
(p. 10). In realt, per i giansenisti la retraite pi il luogo simbolico del1'esilio, della consapevolezza della propria disfatta, del peregrinare in cerca
di una grazia trascendente e indisponibile, che il luogo della ricostruzione
del s; Port-Royal quindi una vera e propria metafora di questa pace guerreggiata, di questa quiete inquieta. In tal senso va interpretato il tema pascaliano dell'incapacit dell'uomo di vivere se non nell'inquietudine, nel
movimento stordente del divertissement (cf. ad es. 641=529bis=l29;
24=58=127; 79=114=128; 622=515=131;. 386=5=203; 136=168=139;
36=70=164; 414=33=171), tenendo quindi presente corne il tema sia anch'esso gianseniano (cf. supra, capitolo secondo, paragrafo primo, nota 14)
e giansenista (cf. M. DE BARCOS, Correspondance avec les abbesses de
Port-Royal, (ed. L. Goldmann) Paris 1956, pp. 98-99). Sul tema dell'uscita
dal mondo e della capacit di vivere, almeno parzialmente, in quiete e in silenzio corne segno (comunque non univoco) della grazia, cf. L. COGNET, Le
mpris du monde Port-Royal et dans le jansnisme, in Revue d'asctique et de mystique 163, 1965, 387-402. Sul divertissement pascaliano,
cf. il notevole contributo di V. CARRAUD, vidence, jouissance et rpresentation de la mort. Remarques sur l'anthropologie pascalienne du divertissement, in XVIIe sicle 175, 1992, pp. 141-156; l'unico limite del saggio
quello di non identificare, al di l di un pur importante riferimento a De vera religione 21,41, le numerose fonti agostiniane (si pensi aile
Confessiones) ispiratrici del divertissement pascaliano, e dell'impensabilit e inabitabilit della morte (si pensi al XIII libro del De civitate Dei).
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tra l'ambito della carit (cio dell'azione della grazia nell'eletto) e l'ambito dell'intelligenza infinitamente pi distante
di quello che separa i corpi dagli spiriti; infatti, mentre corpi
e spiriti intelligenti, malgrado la loro reciproca irriducibilit,
si muovono sui comune piano della creazione, sono cio nature, il piano della carit quello del soprannaturale, della
grazia appunto, che comporta il dono dell'amore di Dio, che
la creazione non puo certo n produrre da se stessa, n in alcun modo condizionare. Ritengo pertanto che il tema della
grazia indebita e predestinata sia l'unica chiave di possibile
interpretazione delle Penses pascaliane sui tre ordini1 61 ; esse
sono finalizzate a sottolineare l'assoluta esteriorit della grazia rispetto alla natura creata.
E questa inoltre la prospettiva secondo la quale interpretare la straordinaria serie di Penses dedicate alla carit e al1' eteronomia del corpo mistico 162: solo nella grazia di Cristo,
nello Spirito che anima il corpo donandogli vita, il moi riesce a trascendere il suo naturale concupiscente egoismo,
schiudendosi ad un'"esteriorit" salvifica; il moi si smemoparatre qu'il pouvait former un peuple saint d'une saintet invisible et le
remplir d'une gloire ternelle, a fait des choses visibles. Comme la nature
est une image de la grce, il a/ait dans les biens de la nature ce qu'il devait faire dans ceux de la grce, afin qu'on juget qu'il pouvait faire l'invisible puisqu'il faisait bien le visible. Il a donc sauv le peuple du dluge; il
l'a fait natre d'Abraham, il l'a rachet d'entre ses ennemis et l'a mis dans
le repos. L'objet de Dieu n'tait pas de sauver du dluge, et de faire natre
tout un peuple d'Abraham pour n'introduire que dans une terre grasse ...
Dieu a donc montr le pouvoir qu'il a de donner les biens invisibles par
celui qu'il a montr qu'il avait sur les visibles (275=306=643).
161 Mi pare pertanto poco convincente il pur suggestivo saggio di P.
MAGNARD, Les "trois ordres" selon Pascal, in Revue de mtaphysique et
de morale 1997,l=Les "trois ordres" de Pascal, pp. 3-17; non mi pare
cio sufficiente reinterpretare i frammenti sui tre ordini da un punto di vista semplicemente cristologico, pur sottolineando giustamente la peculiarit della mediazione cristologica pascaliana all'interno di un rapporto di
assoluta sproporzione e incommensurabilit tra gli ordini, che impedisce
una cristologia della mediazione gerarchico-proporzionale; bisogna infatti
specificare che la cristologia dell'incommensurabilit di Pascal comunque una cristologia della grazia indebita e predestinata. Stesso appunto
dev'essere mosso al volume di P. MAGNARD, Pascal.
162 Cf. 371=403=473; 360=392=482; 374=406=475; 373=405=476;
370=402=480;360=392=482;372=404=483.
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277
Nella Prface sur le Trait du Vide [1651] 168 , Pascal ribadisce la distinzione gianseniana tra teologia e scienze mondane e la subordinazione teologica della ragione alla memoria
dell' autorit:
velare il saggio di J.-L. MARION, L'obscure vidence de la volont. Pascal audel de la "regula generalis" de Descartes, in XVIIe sicle 185, 1994, pp.
639-656: risulta infatti troppo marginalizzato il ruolo della grazia gratuita e
predestinata in relazione al tema della volont irriducibile ail' ordine della ragione. Cf. J. MEsNARD, Universalit de Pascal, in Mthodes chez Pascal, pp.
335-356, e in part. il par. IV, La rflexion sur l'universel, pp. 351-355.
167 Sulla peculiarit pascaliana del miracolo, eversiva rispetto aile
stesse coordinate della Logique di Arnauld e Nicole, cf. il bel saggio di R.
RIGHI, L'eccezione normale. l miracoli di Pascal, in B. Bocchini Camaiani
e A. Scattigno (edd.), Anima e paura, pp. 109-116: il miracolo - cristologicamente - il prolungamento dell'incamazione, I'evento della verit nella
contingenza, del fondamento divino nel fatto storico; del rniracolo non possono quindi darsi prove (corne pretendono Arnauld e Nicole), esso assolutamente autoevidente e operante. Il limite del saggio di Righi quello di
non mostrare corne la dottrina pascaliana del miracolo, del segno assolutamente evidente che opera la fede, sia anch'esso un'esplicazione della sua
teologia della grazia anarchica. La stessa relazione tra evento del rniracolo
e il lavoro di collegamento, del discernement des temps (114), che esso impone, riflette la dialettica tra evento di grazia e suo discernimento razionale (che ovviamente non pu essere prova o dimostrazione). La stessa
affermazione soggetto del riconoscimento il soggetto che si disfa e si
rif... , il soggetto che si converte (116) feconda, ma corre il rischio di
suggerire un mero processo di autocostituzione o autocostruzione del soggetto: La verit si d a chi se la prende. Anzi, la verit si d a chi si organizza per prendersela. Si d a chi si trasforma, a chi si converte (116). Direi piuttosto agostinianamente al passivo: il soggetto che disfatto e rifatto
il soggetto che si converte; la verit si d a chi preso e trasformato, convertito dalla grazia; per Pascal, il miracolo l'evento di questa passivit,
segno umile e ambiguo, rivelativo per gli eletti, accecante per gli altri.
168 Cf. Oeuvres compltes, Il, pp. 777-785, in part. pp. 777-780.
278
Ci> non significa affatto negare anche a le raisonnement un ruolo comunque decisivo in teologia, che quello
di intendere il sistema delle verit deducibile dai quei principi
assunti per fede corne rivelati. La teologia quindi atto ermeneutico, razionale chiarificazione di ce que les auteurs (dei
livres sacrs) ont crit (778); le verit teologiche sono quindi bornes all'intemo dei libri che le rivelano:
d'o il est vident que l'on peut en avoir la connaissance entire, et qu'il n'est pas possible d'y rien ajouter (ivi);
279
Pascal, rifacendosi all' ermeneutica di Agostino e Tommaso, enuncia in proposito una rgle gnrale (pp. 466-467): in
qualsiasi testo, il singolo sens littral, di per s equivoco,
soltanto una vrit sensible che dev' essere prima constatata e
poi razionalmente valutata; l'univoco senso complessivo del testo (le rapport des sens est unique) deriva quindi dal razionale interprter>>, dal ricondurre tramite la raison il sens
littral di un singolo passo agli altri sens dello stesso testo,
si da <<prendre pour la vritable interprtation de l'criture
celle qui convient au rapport fidle des sens, identificando
quindi il sens vritable (cio quello coerente o compatibile
con tutti gli altri) e evitando pertanto di assolutizzare un senso
letterale accolto nella sua immediatezza, astraendolo cosi dal
contesto che eventualmente Io contraddice e rispetto al quale
esso non che un sens apparent>> (898). Cf. in proposito Penses 567=473=874, ove l'intera tradizione cattolica il contesto in cui solo si illuminano singole espressioni teologiche, apparentemente fuorvianti se isolate e assolutizzate. evidente la
dipendendenza di queste pagine da Arnauld e dalla sua fondamentale distinzione tra fatto e diritto; cf. in proposito T.
SKIOKAWA, La raison et l'autorit dans les tudes patristiques:
le cas de Pascal et de la Logique de Port-Royal, in E. Bury e
B. Meunier (edd.), Les Pres ... au XV/le sicle, pp. 405-415.
Ancora sulla distinzione tra fatto e diritto, di grande significato l'affermazione di Mre ANGLIQUE de Saint-JEAN n'ANDil.LY, terza badessa di Port-Royale donna di grande erudizione
scritturistica e patristica; nel corso di alcuni colloqui tenuti da
prigioniera durante la grande persecuzione, per difendere la le280
Malgrado la tremenda dottrina della predestinazione rimanga il centro teologico del cristianesimo, il cristiano ha il
dovere per Pascal di tentare di persuadere (o meglio di con169 P. NICOLE, Prefazione al Trait de la Grce gnrale (1715), passo
riportata da Mesnard in B. Pascal, Oeuvres compltes, 1, p. 1002.
281
correre corne causa seconda con l'eventuale irresistibile persuadere di Dio, causa prima) il prossimo, presentandogli in
tutta la sua delectatio la verit rivelata 110 Sulla strategia retorica giansenista, di grande rilievo sono le considerazioni di
ARNAULD e NICOLE nella Logique:
Mais comme il est raisonnable d'tre sur ses gardes, pour
ne pas conclure qu'une chose est vraie ou fausse parce
qu'elle est propose de telle ou telle faon, il est juste aussi
que ceux qui dsirent persuader les autres de quelque vrit
qu'ils ont reconnue s'tudient la revtir des manires favorables qui sont propres la faire approuver, et viter les
manires odieuses qui ne sont capables que d'en loigner les
hommes... S'ils honorent srieusement la vrit, ils ne doivent
pas la dshonorer, en la couvrant des marques de la fausset
et du mensonge; et, s'ils l'aiment sincrement, ils ne doivent
pas attirer sur elle la haine et l'aversion des hommes par la
manire choquante dont ils la proposent. C'est le plus grand
prcepte de la rhtorique, qui est d'autant plus utile, qu'il
sert rgler l'me aussi bien que les paroles... Ce qui est si
vrai, que saint Augustin l'tend mme aux vrits de la religion, ayant donn cette excellente rgle tous ceux qui sont
obligs d'instruire les autres: "Voici de quelle sorte, dit-il, les
catholiques sages et religieux enseignent ce qu'ils doivent enseigner aux autres. Si ce sont des choses communes et autorises, ils les proposent d'une manire pleine d'assurance et
qui ne tmoigne aucun doute, en l'accompagnant de toute la
douceur qui leur est possible; mais si ce sont des choses extraordinaires, quoiqu'ils en reconnaissent trs-clairement la
vrit, ils les proposent plutt comme des doutes et comme
des questions examiner, que comme des dogmes et des dcisions arrtes, pour s'accomoder en cela la faiblesse de
ceux qui les coutent". Que si une vrit est si haute qu'elle
surpasse les forces de ceux qui l'on parle, ils aiment mieux
la retenir pour quelque temps, pour leur donner lieu de crotre et de s'en rendre capables, que de la leur dcouvrir en cet
tat de faiblesse, o elle ne ferait que les accabler (III, 8,
pp. 293-295);
282
Lo stile retorico appassionato e sublime dei Padri, finalizzato alla persuasio, alla mozione dei sentimenti, preferito
a quello secco e nudo, meramente logico-dottrinale, quindi respingente della scolastica:
Ainsi les vrits divines n'tant pas proposes simplement
pour tre connues, mais beaucoup plus pour tre aimes,
rvres et adores par les hommes, il est sans doute que la
manire noble, leve et figure dont les Saints Pres les ont
traites leur est bien plus proportionne qu'un style simple et
sans figure, comme celui des scolastiques, puisqu'elle ne nous
enseigne pas seulement ces vrits, mais qu'elle nous reprsente aussi les sentiments d'amour et de rfrence avec lesquels les Pres en ont parl (Logique 1,14, p. 100).
Sul problema degli stili retorici a Port-Royal, cf. S. LAUMAILL, Le sublime au XVIIe sicle: de l'thique la rhtorique, in XVIIe sicle 188, 1995, pp. 381-388, che comunque non nota quanto i port-royalisti dipendano dalla reinterpretazione agostiniana della gerarchia degli stili ciceroniani in
De doctrina christiana IV: Io stile alto della persuasio, efficace soltanto se strumento della persuasio irrestibile della grazia (Caritas che dona la caritas, l'amore capace di convertire
e di muovere i sentimenti), sovraordinato allo stile basso,
oggettivo, finalizzato al docere (che dimostra Dio corne suprema Veritas); Io stile persuasivo - immagine e veicolo dell'azione della grazia - infatti l'unico veramente capace di
convertire, di muovere gli animi; cf. in proposito G. LETIIERI,
L'altro Agostino, capitolo XII. Sul conflitto tra retorica della
mozione degli affetti (del persuadere) e retorica della pura
manifestazione della verit (del docere) - che ribadisco sono i
poli della retorica di De doctrina christiana IV -, cf. A.
BAIRD, Port-Royal et la littrature (Il). Les ides contradictoires de Jean Domat sur l'loquence du barreau, in XVIIe
sicle 150, 1986, pp. 61-72: persino nella retorica secolare i
condizionamenti port-royalisti sono evidenti e forti. Sull'assoluta centralit del IV libro del De doctrina christiana nella
teoria retorica di Arnauld, cf. PH.-J. SALAZAR, Arnauld rhteur, in Chroniques de Port-Royal 44, 1995, pp. 163-172.
Sulla peculiarit della concezione dell'eloquenza di Nicole,
che rifugge dall'arte retorica, dichiarandosi piuttosto favore283
Voler imporre pertanto corne autoritativa la propria parziale opinione, considerata aprioristicamente corne verit non
bisognosa di argomentazione razionale, chiara manifestazione di basso interesse personale e, pi profondamente, di perverso amor sui. Il rapporto tra minoranza illuminata e maggioranza ottenebrata, che comunque non dev'essere scandalizzata, va comunque interpretato alla luce della dottrina agostiniana della predestinazione, secondo la quale moiti sono i
chiamati, ma soltanto pochi gli eletti. La prudenza e la dolcezza nell'esposizione della verit sono quindi modalit tecni284
che finalizzate alla persuasione dell' eletto che si nasconde ancora nella massa, e certo non possono essere affatto interpretate corne subordinazione dell'opinione dei pochi all'opinione
dei pi. Soltanto la continua verifica razionale, la capacit di
portare prove convincenti, l'umile disponibilit ad offrime
sempre di nuove, possono quindi distinguere l'opinione, che
superbamente pretende di essere illuminata e quindi universalmente imposta corne autorit, dalla verit, comunque conosciuta e difesa da pochi, capaci di confessare la propria sapienza corne dono della grazia, e non corne privato possesso:
Le dfaut de ces personnes ne vient que de ce que l'opinion
avantageuse qu'elles ont de leurs lumires leur fait prendre
toutes leurs penses pour tellement claires et videntes, qu'elles
s'imaginent qu'il suffit de les proposer pour obliger tout le
monde s'y soumettre; et c'est pourquoi elles se mettent peu
en peine d'en apporter des preuves; elles coutent peu les raisons des autres, elles veulent tout emporter par autorit, parce
qu'elles ne distinguent jamais leur autorit de la raison; elles
traitent de tmraires tous ceux qui ne sont pas de leur sentiment, sans considrer que si les autres ne sont pas de leur sentiment, elles ne sont pas aussi du sentiment des autres, et qu'il
n'est pas juste de supposer sans preuve que nous avons raison,
lorsqu'il s'agit de convaincre des personnes qui ne sont d'une
autre opinion que nous que parce qu'elles sont persuades que
nous n'avons pas raison (IIl,20,3,263-264); gli amanti della
verit pertanto aimeront mieux se rduire cette rgle si quitable de saint Augustin: "Omittamus ista communia, quae dici
ex utraque parte possunt, licet vere dici ex utraque parte non
possint"; et ils se contenteront de dfendre la vrit par les armes qui lui sont propres et que le mensonge ne peut emprunter,
qui sont les raisons claires et solides (III, 20, 5, p. 265).
Sullo spirito di disputa corne ulteriore prodotto del perverso amor sui, cf. ancora Logique IIl,20,7-9, pp. 271-275.
APPENDICE
Ill -
CARTESIANESIMO E PELAGIANESIMO
Nel 1647, all'universit di Leida, Cartesio viene accusato da teologi calvinisti di pelagianesimo (accusa che lo stesso
Arnauld condivideva, corne trapela dal suo epistolario: cf. la
285
lettera CCXLIII del 18 ottobre 1669, Oeuvres I, p. 671). Scrive A. McKENNA della gnoseologia cartesiana: La dfinition
de l'vidence et de la certitude des intuitions intellectuelles
dpend, dans la philosophie cartsienne, de la libert de la
volont, qui peut toujours suspendre le jugement et ne pas
embrasser les ides obscures ou confuses. De mme, dans le
trait des Passions de l'me, cette libert de la volont par
rapport aux perceptions confuses des passions fonde notre capacit de contrler les passions, et fonde donc aussi la morale
de la gnrosit. Les perceptions des passions sont obscures
et confuses: devant une telle obscurit et une telle confusion,
le libre arbitre peut toujours et doit toujours suspendre le jugement, car il est toujours et absolument en notre pouvoir
(De Pascal Voltaire, I, p. 22).
Analogamente, gi A. DEL NOCE, Il problema Pascal e
l'ateismo contemporaneo (1964)=11 problema dell'ateismo,
Bologna 1990(4), pp. 377-511, rifacendosi ad alcune pagine
di Laporte, definisce la cartesiana dottrina del metodo corne
strumento dell'attenzione verso una verit non posta da noi,
ma gi data da Dio; il metodo per Cartesio un insieme di
abitudini dell' attenzione, e attenzione per lui significa volont, o, il che lo stesso, libert; si che si puo considerare
la sua filosofia corne una concezione metafisica della persona umana, definita corne essere ragionevole, suscettibile di
partecipare per il suo solo merito attentivo all'universalit
della ragione di vina (p. 422; cf. Riforma cattolica, pp. 76-77
e 87-96; J.-L. MARION, Sur la thologie blanche de
Descartes, il cap. 17: L'infini de la volont, pp. 396-426).
Pertanto, quando DEL NOCE afferma che Cartesio (in s ambiguamente diviso tra esigenza metafisica ed esigenza mondana, nonch tra antiumanesimo ed umanesimo) mantiene del1' agostinismo l' accento della filosofia della conversione (Il
problema Pascal, p. 438), contraddittoriamente, ma inevitabilmente, deve qualificare questa filosofia non solo corne molinista (cf. Riforma cattolica, pp. 214-238; 362-363; 376-382;
592-593; 630-635; 695-698), ma persino corne pelagiana (cf.
Il problema Pascal, pp. 436-449), non contenendo la minima riflessione sol peccato e sull'incarnazione (p. 439; cf.
Riforma cattolica, pp. 420-427), presupponendo quindi un
uomo capace di risalire autonomamente, oltre Io stato "infan286
tile" e l'errore in cui risolto il peccato, alla pura natura del1' Adamo prelapsario, alla sua scienza che la visione di Dio
in s, finalizzando quindi Io stesso metodo della conoscenza
ad un'utilit pratico-mondana, eudaimonistica: al dominio del
mondo fisico, nuovo Eden divinamente garantito.
Ma la singolare peculiarit del molinista Cartesio starebbe nell'essere costretto a recuperare proprio l'opposto agostiniano, realizzando il paradossale incontro simultaneo di agostinismo e di pelagianesimo (Riforma cattolica, p. 592-593;
cf. pp. 386-387; 678-679), ma si badi bene di un agostinismo
separato dal platonismo, la filosofia dell'interiorit separata
dal tema delle verit eterne (p. 628); l'incontro con l'agostinismo sarebbe infatti caratterizzato dal rifiuto antitradizionalista della metafisica classica (cf. Riflessioni sull 'opzione ateistica (1961)=/l problema dell'ateismo, pp. 354-355) e tomista,
e dalla conseguente decisione di una radicale conversione all'interiorit, finalizzata a rifondare l'intera scienza del reale a
partire dalla soggettiva coscienza pensante, dall' evidenza del
cogito, in cui Io stesso Dio creatore si rivela corne immanente. Reagendo contro il tomismo e la metafisica tradizionale
tramite la sua rivoluzionaria dottrina della creazione delle
stesse eterne verit essenziali, Cartesio approderebbe al misconoscimento dell'analogia e della partecipazione dell'uomoimmagine all'Essere di Dio, finendo per affermare un'assoluta
separazione tra la trascendenza ininvestigabile di Dio e la finitezza dell'uomo (cf. Riforma cattolica, pp. 48-54; 426-429;
482-488). Cartesio quindi cadrebbe nel pericolo dell'agostinismo puro, antitomista (cf. pp. 380-382; 499-501; 677-679), ridotto a fideismo interioristico, ad una teologia implicitamente
antimetafisica ed arbitraristica - Dio non appreso da Cartesio corne Ordine, ma anzitutto corne Potenza (p. 385; cf. p.
486) -, finendo per recuperare la metafisica ontologica soltanto a partire da un'esperienza soggettiva (quindi cripto-protestante), arbitraria perch priva del pieno, prioritario riconoscimento ontologico delle verit eteme, degradate a creature di
Dio e a rappresentazioni del cogito (cf. pp. 514-515).
Donde l' esito antiumanista (anistorico, antitradizionalista nel suo rifiutare qualsiasi presupposto storico extrasoggettivo) della filosofia cartesiana, ambigua perch tendenzialmente irreligiosa, pure se intenzionalmente fondata corne
287
IV -
AVEUGLER, CLAIRCIR
293
294
'"
"Et quoi, ne dites-vous pas vous-mme que le ciel et les oiseaux prouvent Dieu?". Non. "Et votre religion ne le dit-elle
pas?". Non. Car encore que cela est vrai en un sens, pour
quelques mes qui Dieu donna cette lumire, nanmoins
cela est faux l'gard de la plupart (3=38=244). Infatti nel
mondo ce qui y parat ne marque ni une exclusion totale, ni
une prsence manifeste de divinit, mais la prsence d'un
Dieu qui se cache. Tout porte ce caractre (449=690=556).
295
E la stessa naturale obiezione che Dio si nasconde soltanto ai pi induriti, cio soltanto a coloro che non Io cercano
affatto, viene - ancora agostinianamente - del tutto spenta
dalla precisazione di Pascal:
Dieu refu.se quelques-uns, cause de leur endurcissement,
ce qu'il accorde aux autres par une misricorde qui ne leur
est pas due (ivi).
L' indurimento l' abbandono degli empi alla loro naturale, ormai necessitata empiet, giustamente condannata da Dio;
296
l'indurimento non allora una peculiarit dei reprobi, ma l'universale destino degli uomini, dal quale solo la non universale, indebita misericordia di Dio puo salvare. Non a caso toma
in Pascal, corne in tutti i giansenisti, la pi terribile dottrina di
Agostino: confessare un Dio capace di damner ternellement
un enfant incapable de volont, pour un pch o il parat
avoir si peu de part>> (131=164=434). Pertanto nemmeno il
desiderio o la ricerca naturali di Dio sarebbero sufficienti a testimoniare negli eletti un atto autonomo (il minore indurimento) che meritasse loro la grazia (non condivido pertanto l'interpretazione di L. PAREYSON, L'etica di Pascal, 1966, ora in
Kierkegaard e Pascal, Milano 1998, pp. 243-250: pur riconoscendo che l' orizzonte del tema del Deus absconditus rimane
giansenista (cf. p. 245), finisce pero per riconoscere semipelagianamente il merito dell'uomo per aver saputo vedere il
barlume nel buio (p. 247), donde l'approdo alla definizione
di un'etica pascaliana! In realt questo riconoscimento puo essere un atto meritorio soltanto in quanto creato dalla stessa
grazia irresistibilmente illuminante di Dio).
Infatti, se la ragione puo naturalmente riconoscere l'esistenza di un creatore, cette connaissance, sans Jsus-Christ,
est inutile et strile (449=690=556); di nuovo la dialettica
della vanit, inseparabile dalla ragione umana, ripropone la
sua implacabile e dannatrice oscillazione: ateismo o deismo,
modalit equivalenti del silenzio di Dio, della sua accecante
condanna. Senza Cristo, ovvero senza la grazia del suo Spirito, gli uomini necessariamente
tombent, ou dans l'athisme, ou dans le disme, qui sont
deux choses que la religion chrtienne abhorre presque galement (ivi).
Diviene forse meglio comprensibile, allora, un frammento celeberrimo: Le silence ternel de ces espaces infinis
m'effraie (Penses 201=233=206); il silenzio dell'infinit
materiale terrorizza perch rappresenta il tacere di Dio, il suo
non rivelarsi corne grazia, abbandonando l'uomo alla sua miseria fisica e spirituale, alla sua irredenta finitezza. Il sublime
pascaliano, rivelazione della sproporzione insuperabile tra la
misera finitezza dell'uomo e l"'orrenda", indominabile rap297
interessante notare il ritomare dell'immagine dell'uomo che si risveglia su un'isola nel I dei Discours sur la condition des grands, in Oeuvres compltes IV, 1029-1034, e la
definizione di quest'uomo-simbolo, arbitrariamente scambiato
per il re dell'isola, corne roi de concupiscence (III discorso,
1034), opposto a Dio, unico roi de la charit; ancora una
volta, la sbigottita trasparenza della vana contingenza delle
realt umane immediatamente restituita in termini teologici.
Sulla peculiarit del sublime pascaliano, cf. H. BoucHILLOUX,
Du beau et du sublime chez Pascal, in Revue philosophique 2, 1995, 191-210. Specificherei comunque che ogni riferimento pascaliano all'abisso dell'universo e al suo silenzio,
al suo vuoto, alla sua vanit da interpretarsi sempre teologicamente corne segno di (possibile) reiezione.
Penso inoltre alla testimonianza dell'abb BOILEAU (riportata da Mesnard in Pascal, Oeuvres compltes, I, 969): Ce
grand esprit croyait toujours voir un abme son ct gauche,
298
et y faisait mettre une chaise pour se rassurer>>. Questa valenza teologica dell'infinito corne abisso naturalmente negativo
differenzia nettamente Pascal da Cartesio, per il quale l'idea di
infinito rassicura l'uomo dell'esistenza di Dio e della sua universale provvidenzialit, garantendo quindi, dal dubbio iperbolico dell'inganno demoniaco, la sicurezza della conoscenza e
della realt oggettiva. La stessa obiezione, che spesso Pascal
stesso sottolinea la grandezza del pensiero dell' uomo che scopre in s l'idea di infinito (cf. ad es. 200=264=347), non
smentisce, anzi rivela ancora pi chiaramente la differenza rispetto a Cartesio: agostinianamente, per Pascal solo il nodo di
un peccato umanamente invincibile spiega la sproporzione assoluta tra la grandezza della ragione umana e il suo essere colpevolmente accecata, incapace di scorgere e di ascoltare il
Verbo del Deus absconditus; cf. le notevoli considerazioni di
F. JESI, Che cosa ha veramente detto Pascal, Roma 1974, 6466, sulla ragione corne scoria del fuoco della grazia, traccia di
un' assenza, simbolo velato, constatazione di una condanna,
ma anche di una consapevolezza indispensabile. Ricordo, infine, che Agostino stesso, nelle Confessiones, nel De Trinitate,
nel De civitate Dei, sottolinea la grandezza metafisica della
memoria dell'uomo, nella quale giace nascosto Dio stesso; ma
solo la grazia gratuita puo permettere all'uomo l'effettiva confessante riammemorazione della propria immagine. Troppo
spesso, infatti, si dimentica corne l "'elemento cartesiano" in
Pascal sia spesso, in realt, un elemento agostiniano! Sulla
dialettica grandezza-miseria corne costitutiva dell'intera teologia di Ag., cf. G. LETIIERI, Il senso della storia in Agostino
d'Ippona; la dialettica del tempo nelle Confessiones di Agostino, in Doctor seraphicus 39, 1992, 13-63.
299
CRONOLOGIA
AGOSTINISMO E GIANSENISMO
DAL CONCILIO Dl TRENTO
ALLA DISTRUZIONE DI PORT-ROYAL1
1547 Un anno dopo la morte di Lutero, la VI sessione del Concilio di Trento (1545-1563) promulga il Decretum de iustificatione,
che corregge in profondit le bozze di Girolamo Seripando, superiore degli agostiniani e agostiniano radicale, di cui vengono respinti anche alcuni emendamenti. Nel Decretum, domina un'intenzionale ambiguit tra una lettera fedelmente agostiniana e uno spirito assai mena radicale, sostanzialmente antiluterano e anticalvinista. Il
libero arbitrio inclinato al male dal peccato d' Adamo, e non radicalmente corrotto; il battesimo rigenera intimamente la creatura, e
la concupiscenza permane in lei soltanto corne contrastabile inclinazione al peccato; la predestinazione prudentemente confessata, ma
marginalizzata, venendo proclamata corne mistero del tutto inesplorabile; se si ribadisce con forza la necessaria dipendenza della volont buona (che comunque se vuole puo dissentire) dalla grazia
(che sempre precede, accompagna e segue le opere buone), pure
si condanna la passivit o la negazione della libert umana nel suo
cooperare con la grazia; si afferma che Dio vuole la salvezza di tutti gli uomini, ma si specifica agostinianamente che Dio vuole che i
loro meriti siano suoi doni; si evita qualsiasi pronunciamento sulla
1 Questa Cronologia niente pi che uno strumento per meglio contestualizzare le questioni di storia del cristianesimo sopra trattate. Per I' ampiezza cronologica e tematica, stato inevitabile rassegnarsi ad approssimazioni ed omissioni.
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stanti, comunque boicottato da Roma; Filippo Melantone e i luterani rispondono con l' Interim di Lipsia, che, pur precisando punti di
disaccordo, accetta la formula di compromesso sulla giustificazione
e su punti secondari (gli adiafora) in ambito sacramentale e liturgico; Mattia Vlaic (=Flacio Illirico: 1520-1575) insorge contro il
moderato Melantone e i suoi discepoli (i filippisti, tra i quali G.
Major; J. Menius), accusandoli di rinnegare Lutero e la Riforma,
professando un sinergismo semipelagiano: Flacio abbandona Wittenberg ritirandosi a Magdeburgo, la cancelleria di nostro Signore
Jddio, centro della resistenza antipapista, ove si forma il gruppo
radicale degli gnesioluterani (gli autentici discepoli di Lutero, tra
i quali N. Amsdorf, N. Gallus). Constantino Ponce de la Fuente,
grande erudito, compagno di studi di Ignacio de Loyola e di Juan
de Valdz, quindi predicatore della cattedrale di Siviglia, pubblica
la Confesi6n de un pecador, Iode della grazia di Dio improntata al1' autobiografia agostiniana. Chiamato a corte da Carlo V, seguir
l'educazione religiosa di Filippo II, ma, tornato a Siviglia, verr accusato di luteranesimo dall'Inquisizione e messo al rogo nel 1559.
1551 Il domenicano Pietro de Soto, confessore di Carlo V, scrive
a Ruard Tapper, cancelliere dell'universit di Lovanio (nelle Fiandre, allora possedimento spagnolo) e futuro avversario di Baio, per
lamentare Io smarrimento della dottrina agostiniana e tomista della
grazia e della predestinazione presso numerosi teologi (Pighio, Eck,
Catarino, Domenico Soto), esclusivamente preoccupati di difendere
contro i protestanti il libero arbitrio. Pietro de Soto afferma che la
libert umana incompatibile con la coazione, ma non con la necessit. Tapper risponde identificando la grazia agostiniana con la
suasio alla salvezza, ribadendo con il De Spiritu et littera che il
consentirvi o il dissentirvi dipende dalla volont, cio dalla libert
umana; la predestinazione eterna della grazia di Dio ricondotta
alla prescienza divina, quindi fatta dipendere dai futuri meriti dell'uomo eternamente preconosciuti da Dio. Soto replica sottolineando l' assoluta impotenza della volont umana decaduta e la necessit della grazia efficace, persuasio irresistibile e predestinante, che
non trova, bensi crea i meriti della volont umana. A Lovanio, il
professore Josse Ravesteyn detto Tiletanus accusa Tapper di far dipendere l'efficacia della grazia divina dalla libert umana.
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1556 Abdicazione di Carlo V (1500-1558): il suo immenso dominio viene diviso in regno di Spagna e Paesi Bassi (la corona passa
al figlio Filippo Il) e in impero asburgico (il successore il fratello
di Carlo V, Ferdinando). Muore Ignazio di Loyola.
1558 Muore senza eredi Maria la cattolica, moglie di Filippo II
sin dal 1554; la sorelJastra Elisabetta sale sui trono di Inghilterra e
vi ristabilisce immediatamente Io scisma da Roma. Muore in lnghilterra Reginald Pole.
1559 A Lovanio i gesuiti aprono il primo Joro seminario teologico nell' Europa settentrionale. Roberto Bellarmino (1542-1621)
inviato a Lovanio per perfezionare i suoi studi teologici e per predicare. Numerosi libri di Juan de Valds, morto ne! 1541 esule a
Napoli, vengono messi alJ'indice: il loro fervente agostinismo, il
loro richiamo ad una fede interiore ed esperienziale dono gratuito e
progressivo dell'illuminazione dello Spirito, la loro dottrina della
giustificazione agostiniana radicale li rendeva un vero proprio cuneo "riformatore" ne] cattolicesimo italiano. Atto conclusivo e decisivo del pontificato reazionario di Paolo IV la promulgazione
nel 1559 del primo, estesissimo Indice papale dei libri proibiti, eccezionalmente redatto dalla stessa lnquisizione: vi sono prescritte
tutte le traduzioni delJa Bibbia in volgare e tutte le opere di Erasmo, a testimonianza della definitiva rottura delJa controriforma
con l'umanesimo cristiano. La morte del Carafa permette la parentesi riformista del pontificato di Pio IV (Medici: 1559-1565), che
riabilita il Morane, dietro suo consiglio nomina cardinale l' agostiniano Seripando (sospettato di eresia da Paolo IV), infine decide dopo un'interruzione di dieci anni - la riapertura del Concilie di
Trento, conclusosi sotto la presidenza e grazie all' abilissima mediazione del Morone (1562-1563). Il luterano Flacio Illirico avvia e
dirige il grandiose progetto delle Centurie di Magdeburgo, incompiuta storia della chiesa interpretata corne progressiva degenerazione della ri velazione cristiana, pura soltanto sino all' et apostolica,
quindi progressivamente corrotta ad opera dell'influenza della filosofia pagana, della mondanizzazione della chiesa ad opera della
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svolta costantiniana, della crescente decadenza della chiesa medievale, caratterizzata dall'affermazione del papismo romano, l' Anticristo che corrompe definitivamente la dottrina e la morale cristiana; il provvidenziale avvento della Riforma luterana rappresenta la
miracolosa conversione della cristianit alla purezza perduta e umanamente irrecuperabile delle origini; }'opera verr interrotta nel
1574, fermandosi alla fine del XII secolo. L'oratoriano Cesare Baronio (1538-1607) risponder con i dodici libri degli Annales ecclesiastici, ove - contro i novatores scismatici ed eretici - la storia
della chiesa interpretata corne tradizione e fedele conservazione,
processo di costante e graduale approfondimento dell'unica, identica rivelazione che cresce con la storia della chiesa stessa, guidata
dalla Spirito, garantita nella sua fede dal primato romano e dalla
continuit dei vescovi successori degli apostoli. Giovanni Calvino
termina la nuova, definitiva edizione latina della sua summa dogmatica, la Christianae religionis Institutio, che tradurr in francese
nell'anno seguente; l'agostinismo dell'opera radicale e sistematico: Siamo cosi giunti al cuore del problema (della grazia predestinata)... affinch nessuno possa affermare che travisiamo la Scrittura, mostriamo che la verit da noi sostenuta stata insegnata anche da una persona santa, intendo dire sant'Agostino... Tutti gli
antichi Padri, eccetto sant'Agostino, sono cosi incostanti in questa
materia e si esprimono in modo cosi impreciso e oscuro che non si
puo ricavare dai loro scritti una dottrina chiara e precisa; empia
concupiscenza, servo arbitrio, assoluta ignoranza e impotenza nel
bene caratterizzano la natura dell'uomo decaduto, nulla assoluto
capace di desiderare e di operare soltanto il male; del tutto indebita, predestinata la grazia: << l' elezione di Dio a discriminare gli
uomini ... Dio, senza riguardo ad alcuna opera, sceglie coloro che
ha decretato in s; gli eletti sono mossi irresistibilmente dalla
Spirito: Dio con il suo Spirito dirige, piega e modera il nostro
cuore e vi regna come in un suo possesso... Paolo esprime la necessit che i credenti operino passivamente... vale a dire agiscano
in quanto sono spinti, e la facolt data loro dal cielo. Calvino
afferma apertamente che il peccato di Adamo stato voluto da Dio
stesso (<<Ammetto che stato per volere di Dio che tutti i fig li di
Adamo sono caduti in quella miseria in cui si trovano ora ad essere detenuti) e difende la dottrina della doppia predestinazione: i
reprobi sono tali perch Dio li ha predestinati a non essere eletti,
abbandonandoli misteriosamente alla loro perversione: <<Malgrado
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il perdere e il mandare in rovina quelli che gli pare, sia cosa che si
addice meglio alla crudelt di un tiranno che alla dirittura di un
giudice.. ., la volont di Dio a tal punto regola suprema e sovrana
di giustizia, che tutto quello che egli vuole, bisogna considerarlo
giusto per il fatto che egli lo vuole. Pace di Cateau-Cambrsis: la
Francia riconosce definitivamente l'egemonia spagnola in Italia, ma
strappa alcune citt all'Impero e Calais agli inglesi.
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caduta. Creato per unirsi a Dio, Adamo gode invece di una condizione ontologica del tutto naturale, non bisognosa di una grazia soprannaturale; infatti il divinizzarsi di Adamo era inscritto nel suo
stesso essere creato ad immagine, pur se agostinianamente il suo
progredire era comunque sostenuto dal dono dello Spirito Santo.
Analogamente, la beatitudine angelica il compimento della natura
angelica stessa, la ricompensa del suo aver bene operato e meritato,
e non pu a rigore essere interpretata corne un dono della grazia.
Ma quanto pi perfetta era la condizione originaria, tanto pi rovinosa risulta essere la condizione decaduta, si che Baio sar ripetutamente accusato di essere pelagiano e luterano (o calvinista) al tempo stesso. Comunque per Baio la natura umana infralapsaria non
pu, a causa della sua imperfezione, essere considerata l 'originaria
creazione di Dio. Solo la carit, donata dalla irresistibile e gratuita
grazia divina, infatti capace di restaurare o risollevare la natura
decaduta; senza la carit della grazia, le buone opere sono impossibili all'uomo decaduto, dunque a tutti gli infedeli. Pertanto, alla libertas a necessitate, la libert di volere o di non volere una cosa,
propria soltanto dell' Adamo prelapsario (abilitato a scegliere la realizzazione della legge divina e della sua stessa natura), contrapposta la libertas a servitute donata dalla grazia, la sola a liberare l'uomo dalla necessitante servit del peccato; la libert della creatura
quindi incompatibile con una coazione estrinseca, ma non con l'azione intrinsecamente e irresistibilmente necessitante della grazia.
Baio polemizza contro la dottrina della giustificazione protestante
(certo semplificata e deformata): la giustizia dell'uomo non viene
fatta coincidere con la mera remissione estrinseca dei peccati o con
una giustizia imputata, ma la piena abilitazione, certo restaurata
dalla grazia soprannaturale, al compimento perfetto delle buone
opere comandate dalla legge; la libert graziata pu quindi superare
la concupiscenza ereditata dal peccato adamitico, universalmente e
irresistibilmente operante corne ignoranza, malizia e libidine non
dominabile razionalmente. Baio non tratta mai sistematicamente
della predestinazione divina. Il disegno di intransigente controriforma di Paolo IV - provvisoriamente interrotto dal pontificato riformista di Pio IV - viene ripreso e compiuto da Pio V (Ghisleri:
1566-1572), l'oscuro domenicano che proprio il Carafa aveva nominato cardinale e capo del Sant'Uffizio; questi riesce ad essere
eletto papa bloccando nuovamente, nel conclave del 1566, l'elezione del favoritissimo Morone, esibendo l'incartamento inquisitoriale
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raccolto da Paolo IV, quindi da lui stesso tenuto per anni nella
sacchozza; Io spietato Grande Inquisitore divenuto papa (e che
verr persino santificato dall' antigiansenista Clemente XI nel
1712!) pubblica il Catechismus romanus, summa elementare della
dottrina e dei precetti cattolici, che finisce per sostituire la Scrittura
corne "libro sacro" controriformista, unica rivelazione garantita e
necessaria per il popolo cattolico, che si vuole bambino, passivo
ed acritico recettore dei dogmi salvifici; deciso ad imporre il ripristino dell'indice di Paolo IV, Pio V stabilisce nel 1571 la Congregazione dell'lndice. La controriforma cattolica sar portata avanti
da Gregorio XIII (Boncompagni: 1572-1585), grande protettore della Compagnia di Ges, e da Sisto V (Peretti: 1585-1590), che nel
1588 riformer la curia ponendo al vertice delle congregazioni cardinalizie proprio quella del Sant'Uffizio.
1567 In seguito alla denuncia del Tiletanus, e dopo una nuova
condanna dell'universit di Salamanca di alcune proposizioni baiane, riprendendo in buona parte le proposizioni censurate dalle universit spagnole, Pio V condanna 76 (o 79) proposizioni (in gran
parte tratte dalle opere di Baio, che non viene comunque nominato)
con la bolla Ex omnibus afflictionibus, che vieta, pena scomunica,
di tornare a polemizzare sulla materia; ci si astiene comunque da
una confutazione puntuale delle varie proposizioni, che vengono
respinte in blocco, ma tramite l'accumulazione di diversi aggettivi,
pi o meno negativi. La mancanza di segni di punteggiatura, propria di tutti i documenti ufficiali romani, generer la controversia
detta del comma pianum: a seconda della collocazione di una virgola, l' ambigua espressione della condanna mutava completamente
senso. Infatti possibile interpretare la condanna romana o 1) in
sensu propositionum ut iacent, o 2) in sensu auctoris. 1) questa
l'effettiva intenzione del documento; la bolla intende condannare la
lettera di alcune proposizioni (ut iacent) considerate inadeguate, ma
non intende condannare l'interpretazione che Baio - illustre consulente dello stesso concilio di Trento - dava loro. 2) questa la forzata interpretazione del documento che, immediatamente proposta
dagli avversari di Baio e quindi a partire dal 1618 formalizzata dai
gesuiti, progressivamente si imporr, malgrado le proteste dei seguaci di Baio e dei giansenisti: la bolla avrebbe inteso condannare
il sensus, l'interpretazione baiana di alcune proposizioni, pur letteralmente ammissibili. Interpretando a ragione il documento pontifi309
cio nel primo senso, rassicurati da lettere e affermazioni del cardinale Granvelle, arcivescovo di Malines, e da nunzi romani, Baio (le
cui opere non vengono comunque messe all'Indice) e Lovanio si
sottomettono. Comunque, corne affermer nel 1700 Gerberon, dando voce all'intera tradizione giansenista: <<Non vi teologo che non
si rammarichi che la dottrina di S. Agostino, lodata dalla Santa
Sede, abbia ricevuto una f erita incurabile dalla costituzione di S.
Pio V. Pio V proclama Tommaso d' Aquino dottore della chiesa. A
causa della sanguinosa repressione del duca d' Alba, gli interi Paesi
Bassi insorgono contro il dominio spagnolo; le province calviniste
riconoscono corne loro capo Guglielmo d'Orange.
1568-1569 Baio invia un'Apologia a Pio V, ove, lamentando di
non aver ricevuto copia ufficiale della balla, riconosce corne proprie soltanto una trentina delle proposizioni condannate: la condanna gli pare comunque ingiusta, essendo queste proposizioni tratte
dalla Scrittura, dai Padri, e in particolare da Agostino. Baio ribadisce quindi la bont del suo metodo di preferire alle dottrine scolastiche l'assoluta autorit dei Padri. Seconda apologia di Baio indirizzata al cardinale Simonetta. Breve di Pio V a Lovanio che conforma la balla.
1570 La bolla di condanna delle tesi baiane promulgata, per ordine di Filippo II, nella Facolt teologica di Lovanio, ove Bellarmino incaricato dell'insegnamento di Tommaso (che manterr sino
al 1576): Bellarmino attacca le tesi (da lui considerate criptoluterane) di Baio con grande finezza, ma senza mai chiamarlo direttamente in causa, il che gli permette di mantenere rapporti cordiali
con l'intera Facolt e con Baio stesso. Bellarmino compone un'opera sulla grazia e la predestinazione (di orientamento congruista),
comunque fondata su un'attenta analisi delle opere antipelagiane di
Agostino, armonizzate con gli insegnamenti della Summa tomistica.
1571 Lovanio costretta a ribadire ufficialmente la condanna delle proposizioni; Baio stesso accetta la condanna, il che gli permette
di raggiungere le massime cariche accademiche a Lovanio. La flotta cristiana batte i turchi a Lepanto.
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zioni "antiagostiniane" e semipelagiane tratte dalle lezioni del gesuita Hamelius e soprattutto del gesuita Leonardo Lessio (15541623), gi allievo di Bellarmino a Roma e professore al Collegio
gesuita di Lovanio, contrario alla grazia efficace e alla predestinazione radicalmente intesa. Lessio risponde con una richiesta (respinta) di un dibattito e con 34 proposizioni di chiarimento, che
vengono ugualmente condannate. La controversia tra Lovanio e i
Gesuiti viene portata a Roma. Lessio scrive al suo maestro Bellarmino e gli invia le 34 proposizioni, ricevendo una risposta favorevole; Lessio invia inoltre 22 proposizioni tratte dai corsi universitari di Jansonius, accusandole di eterodossia; Bellarmino risponde affermando di trovare eretiche soltanto alcune proposizioni. Lessio
campane una Responsio ad censuram Facultatis S. Theologiae Lovaniensis: corne autorit patristiche, vengono significativamente riportati, tra gli altri, Clemente Alessandrino, Origene, Cipriano,
Gregorio di Nissa, Ambrogio, Crisostomo, Girolamo; Lessio si fa
forte, inoltre, della stessa tradizione teologica lovaniense, di Driedo
e Tapper in particolare. In una Jettera a Bellarmino, con la quale richiede ancora un intervento romano, Lessio lamenta l' assolutizzazione che Lovanio opera nei confronti dell' autorit di Agostino a
detrimento di quella di tutti gli altri Padri; comunque Lessio stesso
pretende di essere in accorda con Agostino. Aquaviva, dopa aver
consultato i teologi della Compagnia, comunica a Lovanio il proprio apprezzamento per la Responsio di Lessio. Jansonius tiene a
Lovanio un corso sulla grazia e la predestinazione, in cui combatte
le posizioni di Lessio. 1 gesuiti lovaniensi e i professori della Facolt teologica si differenziano anche per il diverso rapporta con la
tradizione teologica: mentre per questi l'autorit dei Padri, e sopra
tutti di Agostino, il fondamento positiva della teologia, per i gesuiti i Padri sono autorit chiamate in causa per confermare una
struttura teologica scolastica.
1588 Dietro le pressioni di Baia e di Gravius, l'universit di
Douai riprende e aggrava la censura lovaniense delle 31 proposizioni dei gesuiti; la Sorbona, invece, si astiene dalla condanna. Lessio
campane un'ampia Responsio contra la condanna di Douai, e delle
Antitheses ove ribadisce la sua teologia della grazia, dichiarandola
del tutto compatibile con la tradizione patristica, conciliare e lovaniense. Il nunzio papale a Colonia, Frangipani, interviene perch le
due parti rinuncino a polemizzare. Sisto V assolve Lessio, ma non
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condanna la Censura di Lovanio, rivendicando comunque alla cattedra di Pietro l'esclusiva autorit di decidere dell'ortodossia di una
dottrina: Frangipani, inviato a Lovanio, con un decreto vieta agli
agostinisti e ai gesuiti di condannarsi reciprocamente; promette
quindi un prossimo risolutivo pronunciamento del papa, che non
verr mai. Sia l' agostinismo che le dottrine di Lessio potevano essere quindi liberamente professate, ma si minacciava la scomunica per
chi avesse accusato l' altro fronte di eresia. Il gesuita Louis Molina
(1535-1600) pubblica a Lisbona il De concordia liberi arbitrii cum
divinae gratiae donis, divina praescientia, providentia, praedestinatione et reprobatione, con un'appendice in cui risponde ad alcune
obiezioni di Bfiez, con le quali il domenicano aveva tentato di impedime la pubblicazione. Molina rifiuta la predestinazione, risolta
nella prescienza divina dei meriti acquisiti dal libero determinarsi
delle cause seconde; gli scritti antipelagiani di Agostino vengono
definiti estremistici e dogmaticamente pericolosi. La libert tale
soltanto se dipende da una conoscenza indifferente, non determinata, si che di un atto sia sempre possibile ed eleggibile il contrario.
Celebre la concezione molinista (gi anticipata dal gesuita Fonseca
nel 1565) della divina scientia media (intermedia tra la scienza naturale e la scienza Zibera di Dio), previsione dei futuribili (gi pelagiana e respinta nettamente da Agostino), cio delle azioni che ciascuna volont creata realizzer; pur non avendole determinate, Dio
preconosce le azioni degli uomini, e a partire da esse decide la variet dei doni di grazia, conseguenti ai preconosciuti diversi meriti
delle creature (post praevisa merita). comunque il consenso libero
dell'uomo che trasforma la grazia sufficiente in grazia efficace, si
che causalit divina e umana sono concepite corne concretamente
simultanee: il generale, indifferente, mai discriminante atto divino
specificato dalla libert dell'atto umano. Distruzione dell'Invincibile
Armata spagnola nella spedizione antiinglese.
1589 Morte di Baio a Lovanio. Il suo discepolo e fedelissimo amico Jacques Jansonius Io sostituisce a capo della Facolt teologica:
temperamento mistico, poco tagliato per la teologia, si occuper pi
di Sacra Scrittura che di teologia della grazia. Da Lovanio, Henri
Gravius viene chiamato a Roma per una nuova edizione integrale di
Agostino. Viene assassinato Enrico m, che aveva designato corne suo
successore il cognato, l'ugonotto Enrico di Borbone, che sconfigger
in battaglia gli spagnoli e la Lega cattolica francese.
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1591 Da Antoine Arnauld e Catherine Marion, entrambi discendenti da ricche famiglie dell'alta borghesia provinciale trasferitasi a
Parigi, nasce Jacqueline (la futura Mre Anglique). Antoine Arnauld, il pi stimato e influente avvocato di Parigi, aveva frequentato la carte ricevendone notevoli benefici; la regina Caterina de'
Medici aveva nominato Arnauld proprio avvocato generale, proponendogli persino la carica di segretario di stato. Muore san Giovanni della Croce.
1592 Muore Michel de Montaigne; i suai Essais (1582-1588), capolavoro di introspezione, saranno la vera e propria "Bibbia laica"
di Blaise Pascal, condizionando in maniera decisiva l'elemento
scettico delle Penses. Scrive Montaigne: Io non dipingo l'essere,
io dipingo il passaggio... Se la mia anima potesse prender piede, io
non mi "saggerei" pi, mi risolverei; essa sempre in apprendistato e in prova.
1593 Si conclude la pubblicazione (avviata nel 1586) del capolavoro teologico del Bellarmino: le Disputationes de controversiis
christianae fidei adversus huius temporis haereticos, il cui ultimo
libro il De gratia primi hominis, sistematica confutazione del
baianesimo; la summa antiprotestante del gesuita culmina nell'identificazione della civitas Dei con la chiesa visibile e gerarchica, fondata su Cristo - <<fundamentum primum della fede - e vivificata
dalla Spirito Santo, il cui carisma si assomma nel papa di Roma,
<1undamentum secundarium della cattolicit: la chiesa cattolicaromana quindi il luogo esclusivo della verit cristiana, soltanto la
totale ubbidienza alla sua autorit e alla sua gerarchia illuminata
dalla Spirito permette un uso salvifico della libert e la certezza
della redenzione. Il papa quindi l'unico interprete divinamente
ispirato del vero (in ambito dogmatico, ermeneutico, scientifico). In
un suo corso lovaniense dedicato alla grazia e alla predestinazione,
Jansonius non riesce ad identificare un'efficace via media tra la
concezione molinista e la concezione bAfieziana della grazia.
1594 La Spagna chiede l'intervento di Roma per risolvere la polemica tra Domenicani (seguaci di BAfiez) e Gesuiti riguardo al De
concordia di Molina; Roma impone ai due ordini il silenzio sulla
controversia della grazia efficace. Antoine Arnauld il vecchio difen-
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de con grande vigore e prestigio la Sorbona di Parigi contro i Gesuiti. A vent'anni dalla sua stesura, Fausto Sozzini (1539-1604) pubblica in Polonia il De Iesu Christo servatore: con lo zio Lelio Sozzini
(1525-1562), Fausto rappresenta l'estrema ala sinistra della Riforma,
emigrata prima in Svizzera (a Basilea muore Lelio), quindi costretta
a rifugiarsi nella lontana Polonia, ove nel 1579 si trasferisce Fausto:
i Sozzini, eredi radicali dell'umanesimo valliano ed erasmiano (si
pensi al loro moralismo umanistico e al loro letteralismo esegetico),
non solo propongono un cristianesimo razionalizzato, antidogmatico
ed antiagostiniano, ma arrivano ad opporsi radicalmente alla stessa
dottrina della giustificazione per fede di Paolo (quindi agostiniana,
luterana e calvinista), negando non solo la Trinit, ma la stessa divinit del Figlio, la cui morte non ha alcun valore espiatorio; vengono
quindi respinte l' assolutizzazione agostiniana e riformata del peccato
originale, la conseguente negazione del libero arbitrio, la dottrina
della predestinazione, persino la dottrina della prescienza divina delle libere scelte delle creature (il cui futuro determinarsi, se davvero
libero, del tutto contingente, quindi per Dio stesso conoscibile soltanto a posteriori). 1 Sozzini recuperano e radicalizzano Pelagio:
Adamo ha danneggiato soltanto se stesso e l'uomo stato creato da
Dio naturalmente mortale; per Fausto, Ges Cristo salvatore soltanto in quanto l'uomo storico che rivela la nuova legge divina, di
cui suprema e impareggiabile realizzazione: l'imitazione dell'esempio morale di Cristo quindi la via che conduce l'uomo alla salvezza e all'immortalit. A partire dal XVII secolo, i sociniani verranno progressivamente cacciati dalla Polonia, spostandosi soprattutto in Olanda e in Inghilterra, ove, legandosi agli ambienti arminiani
e latitudinari, diffonderanno le loro idee di cristianesimo razionale e
antidogmatico, di radicale pacifismo e di tolleranza religiosa.
1595 Molina pubblica ad Anversa un'edizione aumentata e ritoccata del De concordia. Dopo anni di guerre, Enrico di Borbone, decisa la conversione politica al cattolicesimo, entra in Parigi e viene
riconosciuto re di Francia (Enrico IV). Muore San Filippo Neri.
1596 A Lovanio, Filippo II introduce l'obbligo dello studio della
Summa tomistica, che sostituisce le Sententiae di Pier Lombardo
corne testo fondamentale di formazione teologica. Viene promulgato l' Indice clementino, che proibisce pi di duemila libri.
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1598 L' opera di Molina viene condannata, per due volte, da una
commissione romana. Clemente VIII (Aldobrandini: 1592-1605),
papa-teologo favorevole ad Agostino, decide quindi di aprire la
congregazione De auxiliis divinae gratiae, che operer sino al
1607: al centro della sala, su un tavolo, posta l'edizione lovaniense delle opere di Agostino, da consultare corne unica, suprema autorit in materia di grazia. Le delicate posizioni teologiche dei gesuiti vengono difese tramite uno scritto del grande teologo della
Compagnia Francisco Suarez, congruista (la grazia redentrice di
Dio si fa congrua, si adatta quanto pi possibile ad ogni libert per
convertirla, ma non la opera efficacemente e irresistibilmente) e sostanzialmente molinista; le posizioni agostiniano-tomiste, nella loro
reinterpretazione bfieziana, vengono difese nella congregazione
dal domenicano spagnolo Tommaso de Lemos. 1 gesuiti sono comunque costretti alla difensiva, sotto accusa: significativo in proposito il metodo di discussione stabilito nella Congregazione, ove la
tesi veniva prima esposta dai teologi gesuiti, e quindi confutata da
quelli domenicani. 1 dieci membri della congregazione, corne lo
stesso pontefice, si riveleranno fortemente ostili a Molina e fedeli
all' autorit di Agostino. Lo stesso Bellarmino, pur contrario al predeterminismo fisico, concorda sulla condanna di Molina. Clemente
VIII fa pubblicare una nuova edizione della traduzione geronimiana della Scrittura, nota corne Vulgata Clementina. Con la pace di
Vervins, Filippo II costretto a rinunciare alle sue mire espansionistiche in Francia; muore qualche mese pi tardi. Editto di Nantes:
Enrico IV concede libert di culto e un centinaio di piazzeforti agli
ugonotti francesi, che possono accedere ad uffici pubblici; a Parigi,
invece, viene vietato il culto protestante.
1599 Jacqueline Arnauld diviene coadiutrice del convento femminile cistercense di Port-Royal des Champs, nei pressi di Parigi. Presto manifester il desiderio di abbandonare il monastero e di sposarsi. Bellarmino nominato cardinale.
1600 La sorellina di Jacqueline, Jeanne-Catherine Agns Arnauld
(la futura Mre Agns), entra nel convento di Saint-Cyr; presto lo
lascer per entrare anch'ella a Port-Royal. A Roma, Giordano Bruno messo al rogo.
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1606 Malgrado i gesuiti denuncino ripetutamente alla congregazione la predeterminazione fisica dei domenicani, accusandola di
calvinismo, questa dottrina viene dichiarata per ben quattro volte
ortodossa; la congregazione condanna invece Molina.
1607 Il 28 agosto Paolo V conclude i lavori della congregazione
De auxiliis difendendo i domenicani dall'accusa di calvinismo e i
gesuiti dall'accusa di pelagianesimo; rifiutandosi di condannare
espressamente Molina, proibisce quindi (citando l' Indiculus pseudo-celestino) di riaprire le dispute troppo sottili e complesse relative alla grazia e alla predestinazione; Io stesso Tommaso de Lemos scrive in una sua lettera: certissimo che niente sia stato definito da Sua Santit. Paolo V decide quindi di accantonare la bolla Gregis dominici, preparata dalla congregazione e radicalmente
agostiniana.
1608 Dopo la predica di un frate cappuccino di passaggio, Jacqueline Arnauld, badessa di Port-Royal, vive la sua "conversione"
interiore ad un cristianesimo pi profondo e radicale.
1609 Giansenio ottiene il baccalaureato a Lovanio, e decide di
dedicarsi allo studio della teologia positiva; iniziano i viaggi in
Francia, finalizzati ad approfondire la sua conoscenza della patristica. Jacqueline Arnauld riforma la regola del convento, imponendo
radicale povert e comunit di beni, silenzio, solitudine, fortissimo
legame di reciproca carit e rigidissima clausura. Nella "journe du
guichet" (25 settembre), appunto tramite un finestrino, Mre Anglique comunica alla sua famiglia, inizialmente ostile, la sua scelta
di clausura e di ascesi radicali, impedendo al padre l' accesso al
monastero. Malgrado le reazioni adirate del padre e dei fratelli,
Mre Anglique non cede: diviene cosi l'incontrastata signora dell'abbazia. La sua stessa madre Catherine, cinque delle sue sorelle e
sei delle sue nipoti entreranno a Port-Royal.
1610 Lessio pubblica il De gratia efficaci, decretis divinis, libertate arbitrii et praescientia Dei conditionata, sperando che Roma
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riapra le controversie De auxiliis. Lo stesso Bellarmino, in un'importante lettera a Lessio, gli comunica di averlo prima frainteso e
gli rimprovera di allontanarsi da Agostino, da Tommaso e dalla tradizione teologica della stessa Compagnia: per Bellarmino, infatti,
non si pu interpretare, pelagianamente o semipelagianamente, la
predestinazione della grazia infallibilmente efficace corne mera prescienza divina dei meriti futuri dell'uomo. Il generale dei Gesuiti
Aquaviva, temendo l'isolamento politico e teologico della Compagnia, accusa Lessio di grave disobbedienza. Quarantasei pastori
calvinisti di tendenza moderata sottoscrivono una Remonstrantia
agli Stati di Olanda e di Frisia, per reclamare la pace religiosa;
contro i rimostranti reagiscono i gomaristi o controrimostranti.
Contro il supralapsarismo (il decreto divino di dannazione dei reprobi fissato indipendentemente dalla prescienza del peccato adamitico) di F. Gomar (1565-1641) e contro Io stesso pi moderato e
diffuso infralapsarismo (il decreto di dannazione dei reprobi la
giusta conseguenza della previsione del peccato adamitico), Arminio (G. Armenszoon, 1560-1609), favorevole alla tolleranza religiosa, aveva in senso anticalvinista affermato la predestinazione condizionata (ovvero identificata con l'etema prescienza del futuro libero determinarsi della creatura) e la volont universalmente salvifica
di Dio; pur rimanendo indispensabile il dono rigenerativo dello
Spirito Santo, il peccato adamitico non ha del tutto corrotto il libero arbitrio, si che la grazia necessaria ma non irresistibile. Enrico
IV viene assassinato. Muore Matteo Ricci, il grande missionario
gesuita in Cina, prosecutore dell'opera di evangelizzazione dell'Oriente, sistematicamente avviata dal gesuita Francesco Saverio. Costante sar l' avversione dei giansenisti contro il proselitismo dei
gesuiti, accusati di corrompere la purezza del cristianesimo, adattandolo ai riti pagani.
1611 Dietro ordine di Paolo V, l'Inquisizione ribadisce il divieto
di discutere De auxiliis e proibisce le pubblicazioni in materia; ci si
astiene comunque dalla condanna di Molina. Del divieto si terr
generalmente poco conto. Continuano i soggiomi di Giansenio in
Francia (che si ripeteranno fino al 1617), ospite di Duvergier de
Hauranne presso Bayonne: entrambi si dedicano ad uno studio sistematico e meticoloso dei Padri; vengono soprattutto studiate le
opere di Agostino (Giansenio legger dieci volte tutto Agostino, e
trenta volte i suoi scritti sulla grazia), dalle quali si traggono estrat-
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ti schedati per argomento, in vista della stesura di una vera e propria summa organica. Comune ai due l'esigenza di riforma della
chiesa, realizzabile soltanto tramite un radicale ritorno al modello
della chiesa primitiva; Agostino per entrambi la suprema autorit
spirituale. La peculiarit di Duvergier de Hauranne sar per quella
di uscire dall'ambito accademico delle dispute storico-teologiche,
per proporre un modello concreto di esistenza cristiana, di severa
ascesi interiore e di consapevole partecipazione alla vita sacramentale. Edmond Richer pubblica il De ecclesiastica et politica potestate, ove propone una democraticizzazione della chiesa francese,
nella quale vescovi e sacerdoti si sarebbero dovuti distinguere soltanto per funzioni; il concilio, e non il papa, il potere divinamente ispirato che guida la chiesa: l'opera, che avr un grande successo
nel XVIII secolo, influenzer l' ecclesiologia delle Rflexions morales di Quesnel.
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1616 Franois de Sales (1567-1622), dal 1602 vescovo controriformista di Ginevra (con sede ad Annecy), pubblica il Trait de
l'amour de Dieu, rivoluzionario trattato mistico: il fondo dell'anima eckhartiano e renano-fiammingo diviene da realt ontologica,
realt psicologica; il culmine mistico quindi psicologizzato, viene
riferito ad un'attivit dell'anima razionale. La svolta sar decisiva
per la mistica di Fnelon. Franois de Sales inoltre la figura pi
eminente dell'umanesimo cristiano; pur se personalmente legato a
Duvergier de Hauranne, e, corne vedremo, agli Arnauld e a Mre
Anglique, si felicita con Lessio per la sua teologia della grazia:
teologicamente, infatti, de Sales rifiuta la dottrina della predestinazione, afferma la redenzione universale rivelata in Cristo, e sottolinea corne nel cuore di ogni uomo sia naturalmente inscritto un impulso a ritomare a Dio, una santa inclinazione naturale; la grazia soprannaturale ha la capacit di compiere e attuare salvificamente la libera conversione del desiderio a Dio. Tommaso Campanella (1568-1639), prigioniero dell'Inquisizione dal 1594 al 1597,
del Vicer di Napoli dal 1599 al 1626, ancora dell'Inquisizione dal
1626 al 1629, compone in carcere l'Apologia pro Galileo, ove fondandosi sistematicamente sui Padri (Agostino in particolare) e
su Tommaso - cerca di scongiurare la condanna inquisitoriale delle
tesi copemicane e galileiane: Agostino avrebbe ammesso una
scienza umana della creazione, essa stessa finalizzata all'esaltazione di Dio creatore, ma progressiva ed inesauribile; i cristiani non
sono quindi vincolati da Aristotele, l'autorit pagana su cui si fon-
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ficace irresistibile; 4) la grazia sufficiente non pi capace di salvezza nello stato lapso; 5) Dio pu decidere di sottrarre unilateralmente la sua grazia al fedele, comunque giustamente condannato
perch partecipe della colpa ereditaria; Oldenbameveldt viene decapitato, Ugo Grozio viene condannato all' ergastolo e imprigionato. A
Lovanio Jansonius Ioda pubblicamente il metodo teologico di Baio
e il suo ricorso ai Padri. Giansenio vive la sua decisiva illuminazione teologica (il cuore della teologia della grazia il rapporto tra la
grazia di Adamo e la grazia di Cristo), che lo spinge a confessare
che prima di allora aveva letto Agostino senza occhi e Io aveva
udito senza intendere; dinanzi alla condanna di Baio, nasce il problema della concordia tra le decisioni infallibili di Roma e la fedelt
del lovaniense all'autentico Agostino (nell'Augustinus Giansenio
confesser imprudentemente di esitare dinanzi alla condanna romana di Baio). Giansenio inoltre outre interesse, e persino un certo
consenso, per le decisioni del sinodo calvinista di Dordrecht. Mre
Anglique conosce Franois de Sales, che diventa il suo principale
punto di riferimento spirituale; Franois de Sales frequenta anche la
casa di Antoine e Catherine Arnauld, benedicendone i figli. Morte di
Antoine Arnauld, il padre del Grande Arnauld. Cartesio ha la rivelazione del metodo e della scienza meravigliosa.
1620 Duvergier de Hauranne ottiene dal re l'abbazia di Saint-Cyran-en-Brenne. Robert Arnauld d' Andilly, fratello maggiore di
Anglique, conosce Saint-Cyran. 1 rapporti con la famiglia Arnauld
si fanno subito assai stretti, in particolare con Catherine, la madre
di Mre Anglique.
1621 Con l'intenzione di favorire una riapertura delle congregazioni De auxiliis e di assicurare il definitivo trionfo dell'agostinismo,
Giansenio progetta di comporre un sistema della grazia a partire dalle tesi antipelagiane di Agostino. Soggiorno di Saint-Cyran a Lovanio, presso Giansenio; inizia la corrispondenza cifrata relativa alla
composizione del Pilmot (=!'Augustinus). Nelle sue lettere Giansenio
si rivela cosciente della portata esplosiva, epocale dell'opera; parimenti consapevole del pericolo di una reazione negativa di Roma.
Secondo una del tutto tendenziosa e assai pi tarda notizia (1654),
sette personaggi misteriosi si sarebbero riuniti presso la Chartreuse di
Bourgfontaine per tramare a favore del deismo, contro la confessione
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materiale delle masse rurali e dei poveri. Muore Giacomo 1 d'Inghilterra; sale al trono Carlo 1, filocattolico.
1626 Sotto la guida del vescovo di Langres, Sbastien Zamet, Mre Anglique ottiene finalmente il permesso di trasferire il convento
da Port-Royal des Champs a Parigi, alla periferia del sobborgo di
Saint-Jacques, passando dalla dipendenza dall'ordine benedettino cistercense a quella diretta dall'arcivescovo di Parigi, preparandosi
quindi a costituire un nuovo ordine con una nuova regola; provvisoriamente Zamet assume il ruolo di vescovo-superiore del convento.
Il convento di Port-Royal des Champs viene abbandonato dalle monache sino al 1648. Saint-Cyran avvia la stesura dei quattro tomi
della Somme des fautes et faussetez principales contennues dans la
Somme thologique du P. Garasse, contro un gesuita che aveva intrapreso inopportune crociate non solo contro i libertini, ma soprattutto contro i nemici interni della chiesa, identificati con gli oratoriani e gli agostiniani radicali; Saint-Cyran, facendosi paladino di Agostino, replica con una costante polemica contro la filosofia, la cultura
classica e in generale l'umanesimo, responsabile della moderna corruzione dei costumi all'interno della chiesa; accesa e sistematica la
polemica antigesuita. Ma l'elemento certo pi originale e significativo dell'opera l'apologia dello scetticismo di Charron, pi utile al
cristianesimo della metafisica razionale vantata da Garasse corne
confutazione dell'ateismo. Proprio la confessione della propria impotenza e vanit pub essere preparazione all'avvento della grazia,
la quale il pi delle volte capovolge quanta concepiamo di Dio in
forza della semplice ragione. Anche la facolt teologica della Sorbona condanner Garasse. Giansenio inviato a Madrid, presso il re
di Spagna, corne delegato della Facolt di teologia di Lovanio (il
Belgio era possedimento spagnolo), per difendere il privilegio esclusivo dell'universit di insegnare filosofia, contro i gesuiti che avevano cominciato ad insegnare filosofia nel proprio collegio di Lovanio;
il generale degli agostiniani gli scriver per esprimergli stima e promettergli aiuto incondizionato. L' agostiniano Nicolo de Gracchis
pubblica a Roma la Gemma sententiarum S.P. Augustini de auxiliis,
selectarum ex omnibus tamis et libris ipsius P. Augustini.
1627 Ritornato da Madrid, Giansenio avvia, dopo quasi vent' anni
di preparazione, la redazione dell'Augustinus, opera di teologia po-
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1630 Giomata degli inganni: Richelieu riesce a conservare il potere. Mre Anglique rinuncia ad essere la badessa di Port-Royal,
per dedicarsi, con la collaborazione di Zamet, alla fondazione di un
nuovo ordine. Giansenio entra in polemica con i calvinisti di una
cittadina olandese, Bois-le Duc, e scrive l'Alexipharmacum ovvero
I' Antidote contre les Poisons: I' opera ha un grande successo, persino ad Amsterdam in ambienti calvinisti. Appare, dedicato al papa
Urbano VIII (Barberini: 1623-1644), il De libertate Dei et creaturae dell'oratoriano Gibieuf, intima di Brulle e arnica di Cartesio:
!'opera rivolta contra la libert d'indifferenza molinista. Inizialmente Giansenio riconosce all'opera grandi meriti, e pensa che essa
passa rendere inutile la pubblicazione dell'Augustinus; poi per ne
sottolinea i difetti, quali il misticismo platonizzante, l'eccessivo filtra scolastico e la scarsa sistematicit e profondit nella ricostruzione della teologia agostiniana della grazia; Gibieuf diverr progressivamente sempre pi critico nei confronti del giansenismo. Giansenio nominato professore di Sacra Scrittura a Lovanio: pubblicher un Commentario al Pentateuco ed un Commentario al Tetrateuco, ovvero ai quattro vangeli; il metodo ermeneutico quello
"spirituale" agostiniano, che verr apertamente accusato da Richard
Simon di arbitrarismo teologico, sistematicamente deformante la
lettera del testa scritturistico. Richelieu conosce il giovane Giulio
Mazarino, ambiziosissimo diplomatico italiano.
1631 Giansenio pubblica la Notarum Spongia, con una prefazione
di Saint-Cyran: !'opera diretta contra il calvinista Gisbert Voet ed
esalta corne garanzia di ortodossia la successione cattolica dei vescovi, i riti romani, l'infallibilit e l'indivisibilit della chiesa (frequente in proposito il ricorso all'autorit dell' Agostino antidonatista), infine viene lodata la politica antiugonotta di Richelieu; si noti
che comunque, contra i calvinisti, manca del tutto una polemica relativa alla questione della grazia. Saint-Cyran pubblica il De ierarchia ecclesiastica: violenta attacco contra i gesuiti (e gli altri ordini
regolari), in nome della libert dei vescovi e dei parroci francesi.
Grande successo dell'opera pressa l'episcopato francese. Si estende
il successo di Saint-Cyran pressa l'aristocrazia e l'alta borghesia
parigina. Perla sua influenza spirituale su un'ampia cerchia di personaggi politici, Richelieu, che pure Io aveva stimato, "corteggiato"
e pubblicamente definito l'uomo pi sapiente d'Europa, Io definisce ara pi pericoloso di sei annate.
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1632 Con la collaborazione del nipote Martin de Barcos, SaintCyran pubblica il primo dei quattro volumi del Petrus Aurelius, all'intemo del quale viene inserito Io stesso De ierarchia ecclesiastica. Se Petrus fa riferimento all'autorit romana, e vuole quindi sottolineare la battaglia per l'ortodossia dell'autore, Aurelius il prenome tradizionalmente attribuito ad Agostino; 1' opera, pertanto,
concepita corne 1' anticipazione pratica ed ecclesiologica del prossimo Augustinus di Giansenio. Il calvinista Jean Daill, nel suo
Traict de l'employ des saincts Pres, sistematizza e radicalizza la
tesi protestante della necessaria relativizzazione di ogni autorit patristica. Galileo pubblica il Dialogo sopra i due massimi sistemi del
mondo, tolemaico e copernicano, ove prudentemente ribadisce l'eliocentrismo; !'opera, fortemente avversata dai Gesuiti, viene comunque denunciata all'Inquisizione, che nel 1633 imporr a Galileo una seconda condanna e 1' abiura di tutte le sue dottrine eretiche, condannandolo al carcere (quindi al domicilio coatto).
1633 Mre Anglique fonda, con l'autorizzazione del papa e del
re, un nuovo ordine: 1' Institut du Saint-Sacrement, che stabilisce la
sua sede nei pressi del Louvre; 1' arcivescovo di Parigi la nomina
superiora, ma i rapporti con Zamet peggiorano notevolmente. Dopo
due anni di frequenti contatti, Saint-Cyran, gi amico di Arnauld
d' Andilly, diviene direttore spirituale e confessore di Mre Anglique e di tutte le suore del monastero di Port-Royal, ove predica regolarmente. Introduce la pratica del "rinnovamento", periodo di radicale purificazione spirituale, che prevede un allontanamento dalla
stessa eucarestia e una confessione generale. / cristiani non debbono vivere che nella penitenza, bisogna ritirarsi dalla commedia
del mondo per essere capaci di ascoltare, nella propria silente interiori t, i moti dell'intimo, gli intimi segreti in cui Dio puo, se
vuole, rivelarsi. Il ritiro dal mondo concide inoltre con un ritomo
alla purezza del cristianesimo delle origini: Io tremo per chiunque
si contenti di seguire la pratica in uso, senza voler risalire all'origine e seguire il percorso della tradizione apostolica, che l'unico
modo di conoscere la verit nella chiesa. A contatto con l'intimismo e il rigorismo di Saint-Cyran, che rapidamente provoca la
messa in secondo piano di Zamet, si accentua l'intenzione di Mre
Anglique di ritomare alla radicalit e alla semplicit della fede
delle origini cristiane: cosl ella discute dei Padri con il direttore
spirituale, con le monache, con le stesse donne che vengono a visi-
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1641 1 Gesuiti di Lovanio estraggono alcune tesi dogmatiche dal1' Augustinus, per discuterle nel loro collegio e confutarle corne eretiche, rinnovatrici dell'errore luterano e calvinista; !'Augustinus
accusato di baianesimo redivivo e di calvinismo: i gesuiti rivelano
una scarsa conoscenza di Agostino; a Giansenio vengono contrapposte, considerate corne autentici brani agostiniani, alcune citazioni
che Agostino traeva dalle opere di Pelagio per confutarle. 1 gesuiti
inviano le loro tesi a Roma per l'approvazione, ribadendo che l'ortodossia cattolica non pu identificarsi con dottrine agostiniane non
ben definite, corne lo stesso Indiculus (pseudo-)celestino dichiara;
citando la bolla di Pio V contro Baio, inseriscono la virgola che
impone l'interpretazione relativa alla condanna dell'intera teologia
agostiniana del lovaniense. Edizione parigina dell'Augustinus, che
riceve l' approvazione della Sorbona. Il cardinale Barberini, onnipotente nipote di Urbano VIII, fa condannare dal Sant'Uffizio, di cui
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alla nota affermazione dei Soliloquia agostiniani: "Desidero conoscere Dio e l'anima, e nient'altro"). Dietro indicazione francese,
Mazarino nominato cardinale.
1642 Sotta Urbano VIII, !'Augustinus, responsabile di aver violato 1' obbligo di silenzio prescritto dal De auxiliis e di contenere tesi
gi censurate (in Baia), viene condannato con la balla In eminenti,
redatta dall'assessore del Santo Uffizio e futuro cardinale Francesco Albizzi, feroce avversario dell'agostinismo ed intima arnica di
Mazarino (entrambi furono educati dai gesuiti pressa il Collegio
romano); la pubblicazione della balla comunque rinviata. Robert
Arnauld d' Andilly traduce 1' Oratio de interioris hominis reformatione di Giansenio in francese. Richelieu incarica il teologale di Parigi Habert di predicare contra Giansenio a Notre-Dame: Habert si
serve delle tesi antigianseniane dei gesuiti. Dopa aver consigliato
Luigi XIII di designare Mazarino corne suo successore, Richelieu
muore. Mazarino continua la politica del tutto laica (assolutamente
disinvolta nei confronti della fedelt politica al cattolicesimo) di
Richelieu, ereditandone anche l'antigiansenismo politico, assai pi
che teologico; anzi, bisognoso di consolidare una posizione certo
pi debole di quella di Richelieu, e di accreditare la sua scarsa autorit religiosa, Mazarino accentua le pressioni su Roma per la condanna del giansenismo. Thomas Hobbes pubblica il De cive.
1643 Morte di Luigi XIII; malgrado il trionfo militare francese a
Rocroi, che segna il crollo della potenza continentale spagnola, la
reggenza di Anna d' Austria, guidata da Mazarino (per moiti amante della regina), non pu impedire il caos politico e sociale. A Parigi viene pubblicato 1' Extrait de quelques propositions de Jansnius
et de ses sectateurs condamnes par le concile de Trente et par les
papes Pie V et Grgoire XIII, ove vengono riproposte le tesi gesuitiche antigianseniane del 1641. La Sorbona accetta la nomina di
Arnauld a Socius, nomina prima ostacolata dalla stesso Richelieu a
causa delle arnicizie tra Arnauld e Saint-Cyran. Poco dopa la sua
liberazione dal carcere (avvenuta in seguito alla morte di Richelieu), incaricato il giovane Arnauld di assumere la difesa di Giansenio con la lettera Tempus tacendi, tempus loquendi, Saint-Cyran
muore. Antoine Singlin lo sostituisce corne confessore delle monache di Port-Royal, divenendo, grazie alla sua limpida carit, l'auto-
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zarino, in buoni rapporti con Arnauld d' Andilly, si oppone alla reclusione alla Bastiglia di Arnauld. Vincent de Paul ostile alla Frquente Communion, considerandola nociva all'evangelizzazione
delle masse, propensa invece ad identificare il cristianesimo con
una morale rigoristica per iniziati. L'opera infine denunciata all'inquisione romana; malgrado la difesa della Sorbona, storicamente avversa ai gesuiti che ne erano esclusi, e quella dello stesso Parlamento, preoccupato delle ingerenze romane nelle vicende ecclesiastiche gallicane, Arnauld decide di entrare in clandestinit: vi rester per venticinque anni. Pubblica inoltre un violento attacco contro i gesuiti, La Thologie morale des Jsuites (<<Non c' quasi pi
niente che i gesuiti non permettano ai cristiani ), e alcune Observations sur la Bulle "In eminenti", ove si sostiene la non autenticit della bolla, non ancora ufficialmente pubblicata in Francia.
Blaise Pascal e sua sorella Jacqueline si trasferiscono a Parigi: Pascal incontra Cartesio. Octave de Bellegarde, arcivescovo di Sens,
pubblica il Sanctus Augustinus per seipsum docens catholicos et
vincens pelagianos. Viene nominato cardinale il gesuita Juan de
Lugo, figura intellettuale dominante tra i professori del Collegio romano dal 1622 al 1642: in accordo con la tradizione dell'ordine, la
sua teologia della grazia congruista. Sirmond pubblica due importanti opere contro !'Augustinus di Giansenio: l'edizione del Praedestinatus, scritto anonimo della met del V secolo, oggi attribuito ad
Amobio, che opponeva all'eresia pelagiana l'eresia predestinazionista, formalmente distinta, in realt identificabile proprio con le dottrine radicali dell'ultimo Agostino; l'abile strategia polemica del
Praedestinatus (combattere la teologia della grazia di Agostino, distinguendola dall' autorit di Agostino) attualizzata dall' Historia
Praedestiniana, opera nella quale Sirmond si sforza appunto di ricostruire la storia dell' eresia predestinazionistica, culminante appunto nel giansenismo, e ribadendo che la sola via media tra le eresie l'interpretazione cattolica (in effetti semipelagiana) di Agostino. Un antico allievo di Sirmond, il grande gesuita Denis Petau
(1583-1652), pubblica il De libero arbitrio e il De Pelagianorum et
Semipelagianorum haeresi, ove polemizza contro !'Augustinus (Arnauld polemizzer apertamente contro Petau nella Seconde Apologie); Petau redige quindi il 1 tomo del suo capolavoro, i Dogmata
theologica, ove nei libri IX e X, pur sottolineando, con grande
scrupolo storico, l'effettivo predestinazionismo dell'ultimo Agostino, non solo Io distingue nettamente (e forzatamente) dall'interpre-
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tazione giansenista e calvinista, ma ne contesta comunque l'assolutizzazione, recuperando l'interpretazione relativizzante dell' Indiculus pseudo-celestino; Petau avvia inoltre la stesura del De la pnitence publique et de la prparation la communion (1644) ove
contesta le tesi rigoriste di Arnauld, colpevoli di sottrarre all' autorit vivente della chiesa cattolica, infallibilmente guidata dalla Spirito, il potere spirituale di determinare con il suo magistero la salvifica prassi ortodossa. Arnauld replicher con la Tradition de l'glise sur le sujet de la pnitence et de la communion.
1644 Morte del filofrancese Urbano VIII e elezione del filospagnolo Innocenzo X (Pamphili: 1644-1655). Decreto del Sant'Uffizio che conforma la condanna dell'Augustinus. Roma ristampa la
balla di Pio V con la virgola dei gesuiti. Arnauld traduce in francese il De correptione et gratia di Agostino, opera chiave per la definizione della dottrina della grazia predestinata; pubblica inoltre !'Apologie de l'abb de Saint Cyran (redatta gi nel 1639 con la collaborazione di Antoine Le Matre) e la Premiere Apologie de Jansnius (composta gi nel 1643), scritta contra la condanna dell'Augustinus pronunciata in tre sermoni dal padre Habert, e il quale aveva
rimproverato a Giansenio e a Saint-Cyran: l'esaltazione di Agostino a scapito di tutti gli altri Padri; la negazione dell'universalit
della redenzione; la negazione della grazia sufficiente; la pretesa di
una contrizione perfetta per ricevere un'assoluzione valida; la volont di allontanare i fedeli dall'eucarestia. Mre Anglique scrive
comunque al fratello: Vi supplico di ricordarvi di tutte le pratiche
di devozione che il nostro buon Padre (Saint-Cyran) aveva nella
sua prigione. Infatti, bench io sia molto contenta che lavoriate
molto, temo sempre che non preghiate abbastanza. Singlin campane il Rcit de la conduite et des exercises des pnitens solitaires
de Port-Royal des Champs, regolamento di vita dei Messieurs: notevole l'influenza dell'esempio cistercense e certosino. Senault
pubblica L'homme criminel, trattato che influenzer lo stesso Pascal: l'opera, che si ispira a Paolo e ad Agostino, ed ha notevoli debiti nei confronti della stesso Giansenio, riprende la dottrina del
conflitto tra carit soprannaturale e concupiscenza naturale, pur
conservando alla libert la capacit naturale di compiere opere buone; non a casa Senault assumer posizioni apertamente antigianseniste. Il vescovo di Lavaur, Abra de Raconis, pubblica l' Examen et
jugement du livre De la frquente communion: Saint-Cyran e Ar-
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nauld vengono accusati di essere dei razionalisti alumbrados. Il gesuita spagnolo Antonio de Escobar y Mendoza pubblica il Liber
theologiae moralis, riedizione latina del fortunatissimo Examen y
practica de confessores y penitentes (1627) e vero e proprio manifesta del casuismo: questo verr implacabilmente stigmatizzato da
Pascal nelle Provinciales, perch, anzich confessare l'impotenza e
la perversione radicali della natura decaduta invocando la grazia di
Dio, si impegna a rimuoverle tramite aleatorie pratiche umane, tecniche di penitenza meramente esteriori, appunto affidate al giudizio
della ragione corrotta e allo sforzo della volont concupiscente: <<l
casuisti sottopongono la decisione alla ragione corrotta e la scelta
delle decisioni alla volont corrotta, affinch tutto ci che vi di
corrotto nella natura dell'uomo condizioni la sua condotta.
1645 Mazarino consolida il suo potere. In risposta alla Dfense
de la Foi de l'Eglise di Habert, che accusa di eresia tutti i giansenisti, Arnauld pubblica l'imponente Seconde Apologie pour
Jansnius, opera fondamentale per la definizione di chiare e evidenti "regles" giansenistiche di interpretazione dell'opera agostiniana: le dottrine antipelagiane non sono tarde estremizzazioni o
radicalizzazioni poco prudenti, in quanta Agostino ha sistematicamente trattato della grazia sin dall'Ad Simplicianum; le Retractationes sono decisive per ricostruire l'evoluzione e il senso della sua
teologia; scorretto isolare singole affermazioni agostiniane, per
opporle alla sua coerente e costantemente ribadita teologia della
grazia; l'opposizione tra i due amores, tra caritas donata dalla grazia e concupiscentia ereditata dal peccato, la chiave dell'intera
opera agostiniana, Confessiones comprese: stabilite le massime
fondamentali, tutto ne deriva seconda una perfetta concatenazione, seconda conseguenze evidenti e infallibili. Arnauld inoltre
rifiuta l'esistenza di una setta giansenista, definita da Habert calvinismo in abito lungo. Infine Arnauld confuta l'interpretazione
delle otto Propositiones excerptae ex Augustino Reverendissimi Domini Comelii Jansenii, che Habert, riprendendole da quelle denunciate dai gesuiti nel 1641, cercava di dimostrare eretiche, e pretendeva di trovare appunto nell'Augustinus. Robert Arnauld d' Andilly
comincia a pubblicare estratti dalle lettere di Saint-Cyran. Il cappuccino Yves de Paris, esponente di punta dell'umanesimo devoto,
pubblica Les Misricordes de Dieu en la conduite de l'homme, ove
attacca la Frquente Communion di Arnauld per il suo cristianesi-
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1650 Arnauld pubblica l'importante Apologie pour les Saints Peres, Dfenseurs de la Grace. Barcos pubblica anonimo il trattato
Quae sit S. Augustini et doctrinae ejus auctoritas in Ecclesia, che
ripropone la concezione gianseniana e amauldiana di Agostino corne tradizionale architrave dell' ortodossia cattolica: la sua autorit
trascende quella degli stessi pontefici. Viene pubblicata dai Messieurs di Port-Royal la prima edizione de L'Office de l'glise en
latin et en franais, ovvero le Heures de Port-Royal; da notare che
vi vengono tradotti una sessantina di Salmi direttamente dall'originale ebraico, ignorando il testo della Vulgata, canonico per il concilio di Trento. A Parigi, il giansenista Matthieu Feydeau, dottore
alla Sorbonna, pubblica anonimo il Catechisme de la grace, sintesi
mirabile della dottrina agostiniana, restituita con semplicit e chiarezza in tutta la sua radicale coerenza. Il gesuita Vavasseur pubblica il libello Cornelius Iansenius lprensis Suspectus, ove identifica
apertamente /anseniani e Calviniani. Morte di Cartesio a Stoccolma. A Parigi, inizia la seconda Fronda (quella aristocratica), che
durer sino al 1652 e sar domata soltanto grazie alla fedelt dell'esercito. Il gomarista Jacques de Reves (Revius), che aveva promosso all'universit di Leiden la censura di Cartesio per pelagianesimo, pubblica la Statera philosophiae Cartesianae, ove documenta
le sue accuse di molinismo e persino di socinianesimo, provate dal1' assenza totale nelle opere cartesiane del riconoscimento della corruzione derivata dal peccato originale, e quindi dall'attribuzione
della libert d'indifferenza alla libert umana, empiamente equiparata a quella divina. Nell'anno successivo Ciriacus Lentulus pubblica, sulla stessa linea, la Nova Des Cartes sapientia, ove sottolinea
corne Cartesio attribuisca pelagianamente alla volont umana un'attivit autonoma e meritoria nell'elezione del bene e del vero. Ne
seguir una decennale polemica tra gomaristi anticartesiani e cartesiani calvinisti, intenti a dimostrare la perfetta corrispondenza tra la
nuova filosofia e la teologia della grazia predestinata: si pensi all'apologia di Cartesio intrapresa da Johannes Clauberg e soprattutto
dal calvinista Cristoph Wittich, che - dal 1653 sino al Consensus
veritatis revelatae cum veritate philosophica a Cartesio detecta del
1690 - si sforza di accordare (analogamente ai giansenisti) libero
consenso della volont umana e determinante, infallibile azione
della grazia divina, che produce la cartesiana attenzione dell'intelletto nei confronti del vero, e quindi la conversione irresistibile della volont. L'insistenza di questi apologeti di Cartesio sull'assoluta,
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onnideterminante potenza di Dio sar cosi sistematica che essi stessi finiranno paradossalmente per dover difendere Cartesio dall'accusa contraria (avanzata, tra gli altri, da Leibniz): aver aperto la
strada al determinismo spinozistico, negando non solo la libert
umana, ma la stessa libert di Dio, identificata con una necessit
assolutamente fatale, e in ultima analisi impersonale.
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1654 L' Assemblea del clero francese, govemata da Mazarino, radicalizza l'ambigua condanna di Roma e propane l'attribuzione
formale delle cinque proposizioni allo stesso Giansenio; decide
quindi di far sottoscrivere la condanna papale delle cinque proposizioni a tutti gli ecclesiastici di Francia, al Parlamento e alla Sorbona. Malgrado le resistenze del Parlamento, trionfa l'antigiansenismo. Anche Lovanio si arrende: la resistenza armai soltanto quella di Port-Royal. Il gesuita Annat diviene confessore di Luigi XIV
(lo sar sino alla morte, nel 1670); nei suai Cavilli Jansenianorum
contra latam in ipsos a Sede apostolica sententiam, insinua che la
condanna pronunciata dalla balla Cum occasione non riguardasse
soltanto Giansenio, ma anche alcune dottrine di Agostino: Se la
risoluzione pontificale fosse contraria a una qualche affermazione
di Agostino, bisognerebbe abbandonare l'affermazione di Agostino... E non vi metodo pi certo dell'interpretazione stessa della
chiesa per conoscere il pensiero di Agostino... Che cosa di pi si-
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1655 Il prete parigino Picot rifiuta l'assoluzione al duca di Liancourt per le sue simpatie gianseniste. Arnauld risponde con la Lettre une personne de condition e quindi con la fondamentale Seconde lettre un duc et pair (indirizzata al duca Louis-Charles
d'Albert de Luynes, potente sostenitore di Port-Royal), ove sintetizza la dottrina della grazia giansenista, si dichiara d' accordo con
la condanna delle cinque proposizioni effettivamente eretiche (questione di diritto ), ma aggiunge di non ritenere che esse siano presenti nell'Augustinus (questione di fatto). L'applicazione della distinzione tra diritto e fatto, escogitata da Nicole e Arnauld, diviene
la strategia difensiva fondamentale del giansenismo, disperato tentativo di concordare due fedelt divenute ormai tragicamente impossibili: quella all'autorit di Agostino e quella all'autorit del Papa, cui un cattolico deve assoluta ubbidienza per quanto egli afferma di diritto (donde la condanna delle cinque proposizioni la
condanna della perversa interpretazione calvinista dell'ortodossia
agostiniana), con il quale per pu dissentire per questioni relative
al fatto (il Papa o, meglio i suoi cattivi interpreti cadono in un
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contrario, donde si vede quanto ingiusto pretendere che i passaggi della Scrittura che sembrano favorire i semipelagiani rovinino le
idee di Agostino, in quanto tutti i passaggi possono avere due sensi
(sono equivoci), mentre quelli che stabiliscono la dottrina di
sant 'Agostino rovinano necessariamente i semipelagiani, perch
sono univoci. ln seguito al miracolo della Santa Spina, Pascal comincia a prendere appunti per alcune Lettres sur les miracles, primo nucleo dell'Apologie sur la vrit de la religion chrtienne, ovvero delle Penses, ove verr ribadita l'assoluta fedelt teologica
all'agostinismo radicale: Non si comprende nul/a delle opere di
Dio se non si prende per principio che egli ha voluto accecare gli
uni e illuminare gli a/tri. Il gesuita Rapin pubblica il De nova
doctrina dissertatio seu Evangelium jansenistarum; avvia inoltre la
composizione di due fondamentali, pur se prevenute, opere storiche
sui giansenismo: L'histoire du jansnisme, in 10 libri, che ricostruisce la storia del movimento fino alla morte di Saint-Cyran e al
pontificato di Urbano VIII (1664), e le Mmoires sur l'glise, la
socit, la cour, la ville et le jansnisme, in 20 libri, che giunge sino alla pace clementina del 1669; le opere saranno pubblicate soltanto nella seconda met dell'800. Singlin nominato dall'arcivescovo di Parigi superiore di Port-Royal. Thomas Hobbes conclude
la sua decennale polemica contro il vescovo di tendenza arminiana
Bramhall, pubblicando The Questions concerning Liberty, Necessity and Chance: riaffennandovi la sua radicale fedelt all'ortodossia calvinista, Hobbes definisce la dottrina del libero arbitrio assurda, razionalmente inconsistente, contrastante con la Scrittura, Paolo, Agostino e i grandi rifonnatori, Lutero e Calvino; invece tutti
gli altri Padri, la scolastica, l' origenismo di Erasmo, il pelagianesimo dei gesuiti e degli arminiani contraddicono l' autentica tradizione cristiana, per sostenere un indeterminismo cripto-epicureo, che,
volendo conservare la libert della creatura, nega la Provvidenza
onnisciente e onnipotente di Dio. L'assolutismo teologico hobbesiano viene invece accordato al suo (neostoico)" determinismo meccanicistico: la libert della creatura non un vero potere, non si autodetennina, non autonoma dall' assoluta potenza onnideterminante
di Dio. Il gesuita Bernard Meynier pubblica un violento scritto antigiansenista: Port-Royal et Genve d'intelligence contre le TrsSaint Sacrement de /'Autel: i "discepoli di Agostino'', teologicamente del tutto equiparati ai calvinisti, vengono falsamente accusati
di negare la presenza reale .di Cristo nell'eucarestia.
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1658 Sotto Io pseudonimo di Wendrock, Nicole pubblica le Provinciales in traduzione latina, fomite di un commentario; aggiunge
alla XVIII lettera un Dialogo, ove si ribadisce la possibilit di accordare giansenismo e tomismo. L' opera verr bruciata a Parigi nel
1660. I.: Apologie pour les Casuistes viene condannata dall' Assemblea dei curati di Parigi; i gesuiti chiedono che a questa condanna
sia almeno accompagnata una nuova condanna delle Provinciales.
Scritti dei curati di Parigi, redatti in buona parte da Pascal, contro
l'Apologie pour les Casuistes, che viene condannata anche dalla
Sorbona e, l'anno seguente, dal Santo Uffizio. In autunno, conferenza di Pascal a Port-Royal ove vengono eposte le linee fondamentali dell'Apologia; grande il consenso presso l'entourage giansenista. Atteggiamento poco favorevole nei confronti di Cartesio:
Non posso perdonare a Descartes. Avrebbe pur voluto, in tutta la
sua filosofia, poter fare a meno di Dio; ma non ha potuto esimersi
dal fargli dare un colpetto per mettere in movimento il mondo: dopo di che, non sa che farsi di lui; Pascal nega che le prove dell' esistenza di Dio fomiscano una dimostrazione necessaria ed efficace, convincente: il pari inevitabile. Comunque, il rischio della fede, cui l' apologia vuole spingere ogni uomo, vinto soltanto se
Dio interviene attivamente nel gioco; l' apologia, la protrettica, razionale dimostrazione della plausibilit del cristianesimo, la messa
a punto di una dialettica e di una retorica della grazia, sono efficaci
soltanto se rese tali dalla grazia efficace di Dio: Bisogna pregare
come se tutto dipendesse da Dio, e agire come se tutto dipendesse
da noi. Arnauld compone La Conduite Canonique de l'glise
pour la rception des filles dans les monastres (pubblicata soltanto nel 1668, con approvazione episcopale): le Constitutions de
Port-Royal vi vengono additate corne raro esempio modemo di fedelt al modello puro della Chiesa delle origini, esemplato tramite
numerose citazioni di Agostino, Girolamo, Gregorio Magno, e l'analisi delle pi importanti regole monastiche medievali. Nicole
scrive l'importante Trait de la Comdie (ed. 1667), vera e propria
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teoria rovesciata della grazia: la rappresentazione teatrale il veicolo di forze indominabili e inconsce, che sfuggono del tutto al dominio razionale, quindi irresistibile fomite di concupiscenza, indipendentemente dalla maggiore o minore moralit degli eventi rappresentati, o dalle razionali intenzioni edificanti degli autori; Io
spettatore, godendo della rappresentazione, trascinato dalle passioni rappresentate, "idealizzate" e potenziate, proprio perch sulla
scena prive di ostacolo o censura reali; depositata quasi impercettibilmente nell'anima tramite una rappresentazione apparentemente
inoffensiva, la passione cresce, risvegliando nascostamente, inconsciamente, ma irresistibilmente la concupiscenza naturale di ogni
uomo. L'unica vera rappresentazione edificante quella che ha il
Figlio corne attore, lo Spirito Santo corne autore e il cristiano perfetto - secondo Cristo - corne spettatore mosso dalla grazia. Alcuni
vescovi francesi, tra i quali Pavillon di Aleth e de Caulet di Pamiers, e quindi Arnauld di Angers e de Buzanval di Beauvais, condannano !'Apologie pour les Casuistes. Antoine Le Matre muore a
Port-Royal des Champs.
1659 Prima "guerra civile di Port-Royal" in occasione dell"'affare del marchese de Sourdis": dopo un incontro casuale con Singlin,
de Sourdis aveva composta un breve scritto con il quale intendeva
dimostrare corne le cinque proposizioni fossero davvero contenute
nell 'Augustinus di Giansenio. La risposta di Nicole, approvata da
Arnauld, condannata, perch troppo poco agostiniana e troppo
scolastica, da Barcos e da Singlin, che considerano 1'Augustinus
corne opera dottrinalmente del tutto impeccabile, vera e propria
esposizione letterale della dottrina di Agostino. Barcos si incarica
quindi di redigere personalmente lo scritto di risposta a de Sourdis,
ma la sua lettura provoca una reazione negativa di Arnauld e Nicole: il paradossale, antirazionale agostinismo di Barcos avrebbe
esposto Io stesso Augustinus ad accuse di eresia. Arnauld risponde
con due scritti, nei quali spiega i punti deboli dell'esposizione di
Barcos: l' Examen des deux mthodes e le Difficults sur une Rponse de M. de Barcos. Singlin condanna questi scritti di Arnauld
(che identificavano ben quarantanove errori nelle tesi di Barcos),
difendendo 1' autorit e la dottrina del nipote di Saint-Cyran. Nicole
viene considerato dal fronte Barcos-Singlin, e dalla stessa Mre
Anglique, corne il vero e proprio corruttore teologico di Arnauld,
responsabile della sua involuzione scolastica e razionalistica. Si de-
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sione del primo, esigendo da tutti i port-royalisti la firma incondizionata del Formulario. Blaise Pascal decide, contro Arnauld e Nicole (che propongono di aggiungere alla firma una breve precisazione a mano), di opporsi alla firma e compone il durissimo crit
sur la signature du formulaire: firmare la condanna delle cinque
proposizioni significherebbe condannare l'Augustinus di Giansenio,
e con esso condannare la grazia efficace, sant'Agostino, san Paolo, distruggendo i fondamenti e l'intera tradizione religiosa del
cattolicesimo; l' appellarsi ad una riserva di coscienza sulla questione di diritto e di fatto, non apertamente indicata dall'ultimo Formulario e nota soltanto a pochi dotti, ormai considerata un'ipocrisia,
un tradimento della verit dinanzi ail' opinione pubblica. A fianco di
Pascal si schierano Soeur Anglique de Saint-Jean, che scrive due
lettere ad Arnauld; gli intimi Jean Domat, autore egli stesso di uno
scritto sul Formulario, e il duca de Roannez. Quando in una riunione dei Messieurs emerge il prevalere della posizione di Arnauld e
Nicole, Pascal sviene; rinvenuto dichiara alla sorella Gilberte:
Quando ho visto tutte quelle persone, che io consideravo essere
coloro ai quali Dio aveva fatto conoscere la verit e che dovevano
esserne i difensori, tremare e sembrare abbandonarla, vi confessa
che sono stato talmente assalito dal dolore che non ho potuto sostenerlo, e non ho potuto fare a meno di svenire; malgrado il rigorismo di Pascal, ed un'indubbia disillusione nei confronti di Arnauld
e Nicole, i rapporti con i Messieurs rimangono intimi. Il 28 e il 29
novembre, le religiose di Port-Royal firmano, secondo le indicazioni dei Messieurs, il Formulario, privo delle esplicite concessioni
del primo mandement, ma con l' aggiunta di una dichiarazione autografa che ribadisce la distinzione tra fatto e diritto. Alcune monache
ne rimangono sconvolte: Flavie Passart, arnica della famiglia Pascal, ostile all'escamotage della distinzione tra fatto e diritto, e intenzionata a difendere apertamente le cinque proposizioni, una volta
costretta a firmare il Formulario, si astiene dall'eucarestia per un
mese. Barcos e Singlin accusano di insubordinazione le monache,
non conformatesi ail' ordine del loro superiore Singlin, che richiedeva, ispirato da Barcos, una firma incondizionata del Formulario,
con una dichiarazione di semplice ignoranza di questioni teologiche. Dinanzi aile resistenze e quindi aile proteste delle monache, lo
stesso Arnauld le richiama duramente ad un'umile e silenziosa ubbidienza. Ormai tutti i Messieurs vivono in clandestinit.
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razione funebre corne esponente della retta via media tra giansenismo e molinismo. Claude Lancelot, antico collaboratore di SaintCyran, avvia la stesura delle Mmoires touchant la vie de M. de S.
Cyran, che terminer nel 1670, ma che saranno pubblicate postume
nel 1738. Decisivo il sostegno data a Port-Royal da Anne-Genevive de Bourbon-Cond, duchessa di Longueville, sorella del glorioso generale Luigi II principe di Borbone-Cond, trionfatore della
guerra dei trent' anni, e per questo perdonato da Luigi XIV nel
1658, malgrado la sua avversione al Mazarino e la sua adesione alla Fronda. La bella duchessa di Longueville, dopa una vita dissipata (fu amante di La Rochefoucauld dal 1646 al 1651, e da lui ebbe
un figlio), si converte al cristianesimo rigorista di Port-Royale sceglie Singlin corne suo confessore. Senault diventa il Superiore generale dell'Oratorio: si sforzer di separare sempre pi nettamente i
destini del suo ordine da quelli del giansenismo.
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di posizione di Nicolas Pavillon: dinanzi aile ripetute iniziative regie, volte ad una generalizzata firma del Formulario, rispettosamente, ma fermamente Pavillon indirizza una pubblica Dclaration
al re, ove si contesta che l' autorit politica possa prendere iniziative in campo dogmatico ed ecclesiastico. Con Pavillon, divenuto il
vero paladino dei giansenisti perseguitati, si schierano ancora i tre
vescovi: Henri Arnauld (vescovo di Angers), Nicolas de Buzanval
(vescovo di Beauvais) e tienne Franois de Caulet (vescovo di
Pamiers). Sottoposto aile pressioni di Prfixe, il padre Beurrier dichiara che, in prossimit della morte, Pascal si sarebbe distaccato
dai giansenisti, sottomettendosi totalmente al papa e alla chiesa cattolica; dopo una massiccia strumentalizzazione dei gesuiti, e la violenta reazione della famiglia Pascal, Beurrier ritratta pubblicamente, ammettendo di aver frainteso alcune parole di Pascal, allontanatosi piuttosto "verso sinistra" rispetto ad Arnauld e Nicole, giudicati troppo disposti al compromesso. Mabillon giunge al convento
maurino di Saint-Germain. Louis-Henri de Lomnie, conte di
Brienne, dopo una folgorante ma breve carriera politica, che Io
aveva condotto sino alla carica di segretario di stato (1658-1662),
viene esautorato da Luigi XIV e si ritira dal mondo, entrando nell'Oratorio: nemico dei giansenisti da politico, sotto l'influenza della duchessa di Longueville diviene ora filogiansenista.
1665 Pavillon pubblica un Mandement, con il quale ribadisce la
sua opposizione al Formulario: Io scalpore grande, e il sostegno
ai giansenisti si rafforza. Roma si prepara a prendere radicali provvedimenti contro i quattro vescovi "giansenisti". Arnauld e Nicole
scrivono l' Apologie pour les religieuses de Port-Royal, ove rendono pubblica la persecuzione delle monache; a Port-Royal de Paris,
viene imposta una badessa estema, Madame de Chateau-Renaud,
che designa corne sotto-priora Flavie Passart, considerata dalle resistenti corne la traditrice di Port-Royal, in realt ella stessa sostenitrice di una scelta tragica e radicale, ma a favore dell'ubbidienza
cieca al magistero vivente della chiesa. Le monache non firmatarie
vengono confinate a Port-Royal des Champs. Primo decreto del
Sant'Uffizio contro proposizioni }assiste. Vengono pubblicate, dopo
la revisione di Arnauld, le Constitutions de Port-Royal. Terminata
la traduzione del Nuovo Testamento, De Sacy pubblica, senza imprimatur, ignorando tutta una serie di prescrizioni romane e tridentine (per Trento solo la Vulgata traduzione autentica della Scrittu-
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ra; sono quindi vietate nuove traduzioni dei testi originali), due traduzioni francesi del Salterio, una del testo ebraico, l' altra della traduzione latina della Vulgata. Viene pubblicata l'opera dell'oratoriano Charles Guillard d' Arcy, Rgles de la discipline ecclsiastique
recueillies des conciles, des synodes de France et de S.S. Pres de
l'Eglise touchant l'tat et les moeurs du clerg, con un'importante
prefazione di Quesnel, che raccomanda la lettura delle citazioni dei
Padri corne esempio cui rifarsi per riportare la chiesa moralmente
decaduta allo splendore delle origini: grande successo dell'opera.
Mre Agns compone le Occupations intrieurs, riflessioni sulla
preghiera e la meditazione spirituale. Il duca Franois de La Rochefoucauld pubblica la prima edizione delle Rflexions ou Sentences et Maximes morales (l'ultima verr pubblicata nel 1678), ove
elabora la sua antropologia radicalmente pessimistica e dichiaratamente agostiniana, spietata analisi di ogni moto dell'animo, del tutto dominato da un naturale, universalmente inestirpabile amor proprio: Qualunque scoperta si sia fatta nel paese dell 'amor proprio,
restano ancora molte terre sconosciute; ogni virt in effetti un
egoismo mascherato, si che all'uomo pare preclusa qualsiasi possibilit di redenzione: Le virt si perdono nell'interesse corne i fiumi nel mare.
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carestia, apologia della dottrina tomista e cattolica della transustanziazione; l' opera ricever il plauso del papa. Sotto la direzione di
de Sacy, l'quipe di Port-Royal pubblica l' Histoire du Vieux et du
Nouveau Testament (ovvero Bible de Royaumont, o anche le Figures de la Bible), opera di alta divulgazione di storia sacra. De Pontchteau pubblica il primo volume della Morale pratique de
Jsuites, ove tra l'altro si polemizza contro la sete di potere della
Compagnia e l'ardito proselitismo sincretistico delle missioni gesuitiche in Cina. Molire mette in scena il Tartuffe.
1670 Dopo un lavoro preparatorio di pi di tre anni, prima pubblicazione parziale delle Penses di Pascal: edizione di Port-Royal (a
cura di Gilberte e di suo figlio tienne Prier, del duca de Roannez,
di Arnauld e di Nicole), con censure e arbitrario riordinamento del
materiale sparso dei frammenti. Scrive tienne Prier, nipote di Pascal, nella prefazione: Tra questo gran numero di pensieri, sono
stati presi soltanto quelli che sono parsi i pi chiari e i pi compiuti... Li si sono messi in un qualche ordine e sorw stati ricondotti sotto
gli stessi titoli quelli che erano dello stesso argomento; sono stati
soppressi tutti gli altri che erarw troppo oscuri o troppo impeifetti.
Pertanto, i criteri di chiarezza e di compiutezza razionale dei Messieurs de Port-Royal condizionano profondamente la fisionomia del1' opera, riducendone la portata antimetafisica e anticartesiana. Spinoza pubblica il Tractatus theologico-politicus: identificate le motivazioni storico-politiche sottese alla redazione della Scrittura, il sensus
veramente religioso della Bibbia rimane quello etico-veritativo, quindi la sua migliore espressione , al di l delle ambiguit materiali
della lettera scritturistica, quella del discorso speculativo: l' Etica appunto, e il suo amor intellectualis Dei. Francesco Albizzi pubblica la
Risposta all'historia della Sacra lnquisitione, apologia del Sant'Uffizio - supremo garante della purezza della fede, esaltato per il carisma derivatogli dallo Spirito -, che polemizza contro l' Historia della
Sacra lnquisitione (1638), opera postuma del servita filocalvinista
Paolo Sarpi (1552-1623); questi - in linea con il suo ruolo di teologo
ufficiale nella difesa di Venezia dall'interdetto papale (1605-1607) e
con la sua polemica lstoria del concilio tridentino (1619) - aveva interpretato l'intera storia della controriforma e al suo intemo l'instaurazione del Sant'Uffizio corne finalizzati ad un progetto di totalitaria
egemonia politica sull'ltalia e di strumentale conformismo religioso,
svalutandone quindi radicalmente e unilateralmente l'autentica ispira-
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1671 Il marchese di Pomponne, Simon Arnauld d' Andilly (fratello di Anglique de Saint-Jean e nipote del grande Arnauld), viene
nominato da Luigi XIV segretario di stato. Nicole pubblica sotto
pseudonimo il primo dei tredici volumi degli Essais de Morale, che
susciteranno la grande ammirazione di Bayle e dello stesso Voltaire. L'ottantaduenne Robert Arnauld d' Andilly pubblica le Instructions chrtiennes, raccolta di estratti dalle lettere di Saint-Cyran;
l' opera approvata da 17 vescovi francesi. Alla morte di Prfixe,
il colto e politicamente accorto Harlay de Champvallon viene nominato arcivescovo di Parigi (1671-1695). Bossuet pubblica l'anticalvinista Exposition de la doctrine de l'glise catholique, opera
cui collabora Io stesso Arnauld.
1672 A Parigi Quesnel pubblica l'Abrg de la Morale de l'Evangile... imprim par ordre de Mgr l'evque et comte de Chlons,
raccolta di citazioni neotestamentarie accompagnate da un commenta spirituale, la cui stesura viene seguita con particolare partecipazione dal vescovo di Chlons, de Noailles, che Io definisce
opera eccellente donata dalla Provvidenza di Dio e Io Ioda per
la sua preoccupazione di diffondere la lettura del Vangelo, necessaria per ogni cristiano; il primo nucleo del Nouveau Testament...
avec des rflexions morales del 1692, e riscuoter un immediato
successo editoriale. L' arcivescovo Harlay non riesce ad imporre corne nuovo generale degli oratoriani il suo candidato; viene invece
eletto il Padre di Sainte-Marthe, intimo di Quesnel; iniziano i contrasti tra Harlay e Quesnel. Il giovane Leibniz giunge a Parigi: vi si
tratterr sino al 1676, e prender contatti con Arnauld e Malebranche. Luigi XIV, alleatosi con l'Inghilterra, muove guerra alle Province Unite olandesi: solo tramite la rottura delle dighe, gli olandesi riescono ad arrestare l'avanzata. L'Olanda si affida alla guida di
Guglielmo III d'Orange.
1673 Conflitto tra Luigi XIV e Roma riguardo al diritto di regalia
sulle sedi vescovili vacanti (il re pretende di amministrarle econo-
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micamente in attesa della nomina di un nuovo vescovo): solo ivescovi filogiansenisti Caulet e Pavillon si oppongono alle pretese
reali; Arnauld si astiene dall'assumere posizione. L'agostiniano Enrico Noris riapre accese polemiche su Agostino, pubblicando a Padova, dopo l'imprimatur del Santo Uffizio, l' Historia pelagiana (et
dissertatio de synodo V oecumenica in qua Originis ac Theodori
Mopsuesteni pelagiani erroris auctorum justa damnatio... describitur), con in appendice le Vindiciae augustinianae quibus s. doctoris
scripta adversus pelagianos et semipelagianos a recentiorum censuris asseruntur (elenco delle principali affermazioni antiagostiniane, soprattutto moliniste, seguito dalla loro sistematica confutazione); pur riproponendo prudentemente Agostino corne via media tra
gli errori del giansenismo (significativamente identificato con il
calvinismo) e del pelagianesimo (generato dagli errori teologici di
Origene e Teodoro di Mopsuestia), l'opera comunque un'apologia della dottrina della grazia predestinata, che riscuote l' apprezzamento dello stesso Arnauld; nell'ambito dell'assolutizzazione del1' autorit dogmatica di Agostino, un ruolo strategico assume la
confutazione delle tesi dell' Origenes defensus di Halloix, donde la
difesa della piena validit del II Concilio di Costantinopoli, che
aveva sancito la condanna teologica di Origine e di Teodoro; soltanto la nomina a cardinale di Noris nel 1695 metter fine aile polemiche intorno al suo libro. Sotto la direzione di de Sacy, PortRoyal avvia con i Proverbi la pubblicazione (che si concluder soltanto nel 1693) della cosiddetta Bible de Sacy, edizione del testo
latino della Vulgata (senza rimandi al testo ebraico, ma spesso corretta tramite il ricorso alla traduzione greca dei Settanta), traduzione francese e introduzione dei libri dell' Antico Testamento; ogni
capitolo accompagnato da un commento letterale (prevalentemente morale) e da un commento spirituale (tipologico, quindi sistematicamente cristologico), che tengono presenti le esegesi dei Padri e
la tradizione cattolica: l'opera quindi pubblicata secondo i dettami tridentini. La Bible de Sacy (comunque non completa: mancano,
tra gli altri, Ezechiele, Geremia, Il Cantico dei Cantici) avr un immediato successo editoriale (5000 esemplari venduti in sei mesi),
sostituendo quindi l'unica arcaica traduzione francese della Bibbia,
la cosiddetta Bible de Louvain, pubblicata per la prima volta nel
1578. Quesnel ritratta per iscritto, pur se non pubblicamente, la sua
firma alla censura di Arnauld e ai fonnulari di condanna di Giansenio relativamente al fatto: Confesso che con la mia sottoscrizione
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grafia (tra cui l'Abrg de l'histoire de Port-Royal) e a poesie spirituali; sposa una donna che non sa cosa sia un verso. Muore
Pavillon. Grande successo di Port-Royal presso l'aristocrazia francese; Pontchteau si lamenta di questo salon religiewe>>: Sono un
po' annoiato da tutte queste carroz.ze a Port-Royal. Le Toumeux,
moderato e razionalista, diviene il principale confessore di PortRoyal. L'universit di Lovanio e alcuni vescovi filogiansenisti si
appellano ad Innocenzo XI contro alcuni casuisti lassisti, e riescono
a convincere Nicole a tradurre in latino la lettera di accusa. Deputazione lovaniense (Chrtien Lupus, Martin Steyaert) a Roma per
sollecitare pronunciamenti antilassisti. Luigi XIV, che giudica l'iniziativa sediziosa, si convince che sia partita proprio da Port-Royal;
fa quindi giungere, tramite il suo ministro Arnauld de Pomponne,
le sue lamentele ad Arnauld, accusando i giansenisti di disturbare
la pace religiosa del regno. Inizia l' attivit segreta di Pontchteau,
che, facendo anche leva sulla sua perfetta conoscenza dell' italiano,
tesse relazioni con la curia romana, e con Favoriti in particolare; si
reca quindi a Roma per difendere il giansenismo francese. Muore
Baruch Spinoza; vengono pubblicate postume le sue opere, tra le
quali l' Ethica more geometrico demonstrata.
1678 Morte di Barcos a Saint-Cyran, ove viene nominato corne
successore l' antigiansenista Thomas de Mouchu. Bossuet fa sequestrare, prima della pubblicazione, l' opera gi in stampa di Richard
Simon Histoire critique du Vieux Testament, ove il nuovo metodo
storico-critico viene opposto ail' arbitraria ermeneutica teologica e
spirituale dei Padri (il cui metodo, derivato dall'esegesi rabbinica,
considerato non originale, n divinamente ispirato), e di Agostino in
particolare: Pare che la maggior parte dei primi Padri non si siano applicati a interpretare la Scrittura secondo il rigore del senso
letterale; ma gli stessi Apostoli, interpretando cristologicamente i
Profeti e numerosi Salmi, ne hanno forzato il senso: I Padri hanno
in questo preso gli Apostoli corne modello. L' assemblea generale
della congregazione dell'Oratorio costretta dal re, (quindi dai gesuiti) e dall'arcivescovo di Parigi de Harlay, a condannare formalmente Baio, Giansenio e la filosofia cartesiana. Le resistenze di
moiti oratoriani fanno adirare Luigi XIV, che si proclama deciso a
debellare il giansenismo, essendo in proposito pi gesuita dei gesuiti. Ralph Cudworth pubblica The True /ntellectual System of the
Universe: l' opera pi sistematica della scuola platonica di Cam-
379
bridge, che, in accesa polemica contro il puritanesimo e implicitamente contro il suo radicale agostinismo teologico, si dedica ad una
sistematica riscoperta di Origene e del cristianesimo alessandrino,
riducendo sistematicamente Io stesso Agostino aile sue prospettive
giovanili, fortemente platonizzanti. La pace di Nimega pone fine alla guerra di Luigi XIV e di Carlo II d'Inghilterra contro l'Olanda,
che mantiene la sua indipendenza. Il Re Sole si annette comunque
la Franca Contea dalla Spagna e si espande ulteriormente nelle
Fiandre spagnole (Cambrai), stabilendo l'egemonia francese sull'Europa. Malebranche pubblica la terza edizione del De la Recherche de la vrit, aggiungendo alcuni fondamentali claircissements,
che registrano una decisiva svolta anticartesiana: Malebranche attacca apertamente l' arbitrarismo teologico di Cartesio (Dio corne creatore delle stesse verit eteme), gettando al contempo le fondamenta
della sua rivoluzionaria teodicea e della sua antigiansenista dottrina
della grazia. Seconda edizione port-royalista delle Penses pascaliane, aumentate di una quarantina di frammenti inediti.
1679 Innocenzo XI fa condannare dal Santo Uffizio 65 proposizioni lassiste, e al tempo stesso si rifiuta di condannare alcune proposizioni gianseniste; grande il rammarico di Luigi XIV: questo
grande successo giansenista aumenta il risentimento dei nemici. Arnauld e Malebranche si incontrano: emergono i primi contrasti sulla
dottrina della grazia. Charles Mallet, acceso antigiansenista, pubblica il De la lecture de !'criture sainte, ove polemizza nuovamente
contro la sistematica opera di traduzione port-royalista. Arnauld risponde con un trattato omonimo, affermando, contro Mallet, il diritto per ogni cristiano di leggere direttamente la Scrittura, la cui interpretazione fedele sempre ispirata dallo Spirito Santo. Ormai
egemone in Europa, Luigi XIV riapre le ostilit contro Port-Royale
il movimento giansenista, visto corne centro ideologico e politico
non riducibile alla sua politica assolutistica. Il marchese di Pomponne cade in disgrazia; inoltre muore la grande protrettrice di
Port-Royal, la duchessa di Longueville. L'arcivescovo di Parigi de
Harlay espelle da Port-Royal alcune novizie ed educande, proibendo nuove ammissioni; i solitaires sono costretti a lasciare definitivamente Port-Royal des Champs. Venuto a conoscenza della sempre pi accesa ostilit di Luigi XIV, Arnauld decide di recarsi in
esilio in Belgio; fino alla morte, si sposter tra Bruxelles e l'Olanda
(tra Delft ed Utrecht). Importante sar il sostegno dell'oratoriano
380
da[
1547 al 1715
381
razionale di preghiera (la ragione deve sempre sorvegliare e contenere i moti irrazionali dell'amor proprio), ma ribadendo che Io Spirito l'unico operatore irresistibile di grazia, che sola dona la retta
preghiera al fedele. Muore Thomas Hobbes. Il carmelitano tomista
Antonio Marinari pubblica il terzo e ultimo libro del Verus Augustinus (gli altri due libri erano stati pubblicati nel 1669 e nel 1677),
ove il giansenismo accusato di .deformare ereticamente Agostino.
Nel 1682 il Marinari pubblicher un opuscolo diretto contro Arnauld e Nicole, ove ribadir la distinzione tra la vera mens Augustini e il sistema giansenista, e respinger corne escamotage eretico la
stessa distinzione tra fatto e diritto.
1680 Prima edizione del Trait de la nature et de la grce di Malebranche, rivolto contro quei filosofi che per fare un Dio potente
e sovrano, Lo rendono ingiusto, crudele e biz,zarro; l'orientamento
dell'opera razionalistico (Dio agisce per vie generali e universali)
e apertamente antigiansenista. Arnauld giudica molto negativamente
!'opera, che suscita la reazione dello stesso Jacques Bnigne Bossuet (1627-1704): discepolo di Agostino, ma avverso ai giansenisti,
seguace di Cartesio e ammiratore dell'antichit classica, ma antirazionalista, nel suo Trait du libre arbitre Bossuet sostiene la via media tra agostinismo giansenista e molinismo, ricadendo comunque in
un sostanziale semi-pelagianesimo; netto il rifiuto della delectatio
irresistibile agostiniano-giansenista. Il calvinista Pierre Jurieu (16371713) pubblica ad Amsterdam il violento La Politique du Clerg de
France ou Entretiens curieux sur les moyens pour dtruire la religion prostestante: vi si sostiene una congiura cattolica europea, accusata di tramare per restaurare il cattolicesimo in lnghilterra; si accusa poi il giansenismo di tenere al cartesianesimo quanto al cattolicesimo. L'opera indigna Arnauld, che comincia a redarre un'ampia
Apologie pour les catholiques, ove sottolinea la fedelt dei cattolici
ai loro sovrani, e respinge le accuse relative alla congiura cattolica
in lnghilterra. Inizia l'espansionismo "pacifico" di Luigi XIV in Alsazia: sar comprata e annessa al regno la stessa Strasburgo.
1681 Bossuet, divenuto vescovo di Maux, pubblica il Discours
sur l'histoire universelle, reinterpretazione del De civitate Dei: l'ottimistico e antiscettico provvidenzialismo dell' opera, la teodicea
estetica (armonica dissonanza tra citt dei fedeli e citt degli empi,
382
383
tore di Agostino, ma soprattutto della sua metafisica: Certo preferisco di molto Agostino a Cartesio nelle stesse materie di pura filosofia. C in questo Padre una ben pi grande manifestazione di genio su tutte le verit della metafisica, bench egli non le abbia
trattate che occasionalmente e senza ordine. Il benedettino giansenista Gabriel Gerberon sfugge ad un tentativo di arresto, e si rifugia prima in Olanda, quindi in Belgio pressa Arnauld. Muore Favoriti: grande preoccupazione di Arnauld e dei giansenisti. Gli succede comunque Lorenzo Casoni, che ne continua la politica religiosa;
proseguono gli amichevoli contatti della curia romana con Pontchteau. Arnauld e Pontchteau pubblicano il seconda volume della
Morale pratique des Jsuites, che contiene anche Io scritto di Arnauld, Rmarques sur diverses choses importantes que les Jsuites
racontent d'eux-mmes en rapportant les histoires de leur missions.
Jurieu pubblica Le Jansnisme convaincu de vaine sophistiquerie
ou Examen des rflexions de M. Arnauld sur le Prservatif. Luigi
XIV si trasferisce a Versailles, a pochi chilometri da Port-Royal des
Champs. L' oratoriano Jean Le Porcq pubblica Les Sentiments de
saint Augustin sur la grce, opposs ceux de Jansnius (una seconda edizione ampliata apparir nel 1700): la grazia agostiniana
non opererebbe irresistibilmente il consenso della libert, e non sarebbe quindi sempre efficace; )'opera, apprezzatissima da Malebranche, verr considerata tendenziosa e superficiale da Arnauld.
1683 Ritorno a Parigi di Nicole, sempre pi moralista e sempre
meno teologo polemicamente impegnato. Arnauld pubblica il Trait
des vraies et fausses ides. Contre ce qu'enseigne l'Auteur de la
Recherche de la vrit, ovvero contra Malebranche. Malebranche
replica nello stesso anno con la Rponse de l'Auteur de la Recherche de la Vrit au livre de M. Arnauld, Des vraies et des fausses
ides. Malebranche pubblica inoltre le sue Mditations chrtiennes
et mtaphysiques, dialogo tra il Verbo eterno e l'anima, ad imitazione dei Soliloquia agostiniani. Esce la quinta e definitiva edizione della Logique de Port-Royal. Gottfried Wilhelm Leibniz (16461716), in dialogo con Arnauld, compone le Meditationes de cognitione, veritate, ideis.
1684 Muoiono a breve distanza Mre Anglique de saint Jean e
de Sacy. Viene pubblicato a Deventer L'Esprit de M. Arnauld, vio-
384
lento attacco di Jurieu contro il giansenismo, accusato di contraddittoria ipocrisia: se teologia della grazia agostiniana e giansenista
effettivamente si identificano, esse comunque coincidono del tutto
con quella calvinista, che Roma e Port-Royal entrambe condannano; le vane acrobazie giuridico-teologiche gianseniste rivelano
quindi soltanto una vile mancanza di libert di spirito, che impedisce ai giansenisti di aderire alla Riforma e impone loro di sottomersi ad un papa che, avendo condannato le cinque proposizioni,
ha ormai osato condannare corne eretico Io stesso Agostino, riveIando apertamente l' eresia novatrice del cattolicesimo controriformista. Malebranche pubblica un'edizione notevolmente aumentata
del Trait de la nature et de la grce, ampliata con Addizioni e importanti Chiarimenti; Malebranche inserisce inoltre alcune auctoritates agostiniane (in gran parte tratte dalle opere giovanili), tutte finalizzate alla dimostrazione che la dottrina della predestinazione
agostiniana dev'essere interpretata da un punto di vista delle cause
generali, e non di quelle particolari. Ad Amsterdam viene pubblicata la Vie de M. Pascal di Gilberte Prier. Cosimo Brunetti traduce
in italiano le Provinciales di Pascal.
1685 Quesnel, ancora perseguitato da Harlay, si decide a raggiungere il vecchio Arnauld esule a Bruxelles. Quesnel organizza un
vero e proprio partita giansenista, con forti agganci nella classe dirigente: per lui giansenismo e gallicanesimo antiromano procedono
di pari passo. Luigi XIV revoca l'editto di Nantes e avvia persecuzioni antiugonotte: la libert di coscienza in materia religiosa
quindi bandita dal regno; gli stessi giansenisti sono ormai soltanto
ostinati ribelli da perseguire e da abbattere. Ciononostante, nel tentativo di dissociare il destina dei protestanti da quello del cattolico
movimento giansenista, Goibaud du Bois pubblica, con un'importante prefazione dell'arcivescovo de Harlay, la Conformit de la
conduite de l'glise de France, pour ramener les protestants, avec
celle de l'glise d'Affrique, pour ramener les donatistes l'glise
catholique, ove vengono tradotte le lettere di Agostino ai vescovi
donatisti, nelle quali giustificata la liceit della coercizione religiosa; nel 1687, nella terza parte del suo cripto-sociniano Commentaire philosophique, Bayle, difendendo l'intangibile valore della libert di coscienza, reagir contra Goibaud du Bois e si scaglier
violentemente contra Agostino, il grande patriarca dei persecutori cristiani. Il Re Sole pretende di mettere in questione la stessa
385
1686 Arnauld pubblica il Phantme du jansnisme: il giansenismo un' ossessione dei nemici di Agostino, e niente affatto un
partita interna alla chiesa; si afferma che nessuno pi difende le
cinque proposizioni, ribadendo comunque la fallibilit della autorit
di Roma nella definizione delle questioni di fatto. Arnauld pubblica
inoltre i tre libri delle Rflexions philosophiques et thologiques,
sur le Noveau Systme de la nature et de la grce, ancora in polemica con Malebranche e il sua Trait: l' oratoriano vi affermava la
sostanziale coincidenza tra regno della natura e regno della grazia,
operando Dio in entrambi seconda volont o leggi generali; Arnauld rifiuta con forza questa identificazione: Dio agisce con volont universali, coincidenti con le leggi naturali, e con volont
particolari, liberamente assunte; Dio pu quindi anche volere case
straordinarie, corne il libero amore di grazia per una creatura particolare; sempre pi sistematico il ricorso di Arnauld a Tommaso,
talvolta utilizzato per correggere la gnoseologia della stesso Agostino. Per inviarlo ad Arnauld corne base per la loro corrispondenza
(1686-1690), Leibniz campane il Discours de Mtaphysique, prima
compiuta forma del sistema monadologico: nei parr. 30-31 Leibniz
si definisce seguace di Agostino, accettando la predestinazione e la
grazia efficace, ma in direzione dell'esaltazione dell'universale
provvidenza divina capace di creare un cosmo ordinato di infinite
386
monadi, ovvero il migliore dei mondi razionalmente possibile, necessariamente creato dalla sommamente buona volont divina; Arnauld, ribadendo l'assoluta libert della grazia divina, sospetta
Leibniz di razionalismo, e reagisce con freddezza alla sua opera.
Muore Jean de Neercassel, il vescovo di Castorie, in Olanda, amico
e protettore di Arnauld e dei giansenisti; gli succede Pierre Codde,
acceso giansenista, che sospeso da Roma, raccoglier intomo al capitolo di Utrecht la chiesa cattolica giansenista d'Olanda, destinata
allo scisma del 1723. Jurieu pubblica il Jugement sur les mthodes
rigides et relches d'expliquer la Providence et la Grce, apologia della teologia predestinata di Agostino e dell' ortodossia calvinista, contro arminiani, luterani (melantoniani), molinisti, sociniani e
rationaux: Dio creatore non deve nulla a nessuno e, non dovendo
rispondere alla ragione dell'uomo, opera cio che vuole, dannando
ed eleggendo del tutto gratuitamente; pertanto non si d alcun
punto mediano assumibile tra il Dio di Agostino e quello di Epicuro o di Aristotele. Bayle definir apertamente il predestinazionismo calvinista (da lui identificato con quello agostiniano), cosl rigidamente eppure oggettivamente restituito da Jurieu, corne la pi
mostruosa, orrenda ed empia delle dourine teologiche, capace di
contraddire i fondamentali attributi cristiani di Dio - la bont, l'amore - e quindi responsabile di favorire Io stesso ateismo.
387
388
tolica, Jurieu ribadisce l'identificazione protestante della verit della tradizione con la sola et apostolica, e la conseguente svalutazione dell' autorit dei Padri (con l' eccezione di Agostino) e della stessa fallibile e variabile tradizione romana.
1689 Letti alcuni scritti inediti di Nicole sulla grazia, primo nucleo del Trait de la Grce gnrale, Arnauld compone una ferma
confutazione, l' crit gomtrique sur la grce gnrale; il dibattito
privato prosegue con le repliche di Nicole, progressivi ampliamenti
del suo Trait, e le controrepliche di Arnauld, prima la Dfense de
l 'crit gomtrique (1690), quindi l' crit du pouvoir physique
(1691). Moralista ed umanista, Nicole, pur rimanendole pienamente
fedele, vuole temperare apologeticamente la tremenda dottrina della
grazia agostiniano-giansenista: afferma quindi l'esistenza, accanto
alla grazia efficace e indebita dei predestinati, di una grazia generale, di un aiuto soprannaturale che restituisce ad ogni uomo il potere
fisico, la capacit naturale di compiere il bene; pur non essendone
consapevole, ogni uomo interiormente spinto da Dio verso il bene, tramite sentimenti e pensieri impercettibili. Comunque, la natura degli uomini <J.ecaduti, corrotta dal peccato e priva della grazia
efficace, contrasta e vince la grazia generale di Dio: la teodicea
salva, tutti gli infedeli sono giustamente condannati, avendo inconsapevolmente, ma liberamente respinto la grazia di Dio. Contro
questo precario tentativo di compromesso tra agostinismo radicale
e teodicea razionale, che vuole riconoscere umanisticamente agli
stessi pagani una pur insufficience capacit di progredire - stimolati dalla grazia generale - nella moralit, Arnauld replica ribadendo
corne non vi sia via mediana tra grazia efficace agostiniana e grazia
sufficiente molinista. Le sottili e fumose distinzioni di Nicole, o sono teologicamente errate perch moliniste, o dannose, perch complicano inutilmente l' evidenza razionale della necessaria dipendenza di qualsiasi vera virt dalla predestinazione di Dio: o la grazia
generale la mera grazia sufficiente, divenuta insufficiente dopo la
caduta e bisognosa dell'ulteriore grazia efficace, o essa l'aborrita
grazia semipelagiana dei gesuiti. Arnauld continua a ricevere attestati di stima da papa Innocenzo XI. Ma il 12 agosto il papa muore. Gli succede l'antigiansenista Alessandro VIII (Ottoboni: 16891691). Presso Saint-Cyr, Jean Racine fa recitare alle educande del
convento la tragedia sacra Esther. L' acerrimo antigiansenista Humbert-Guillaume de Prcipiano nominato vescovo di Malines, e av-
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via una crociata antigiansenista nelle Fiandre. Il vescovo di Avranches, Huet, editore di Origene, compone la Censura philosophiae
cartesianae e il Trait de la foiblesse de l'esprit humain: in polemica contro l' astrazione della metafisica cartesiana, afferma la necessaria relazione tra scetticismo gassendiano e apologetica cristiana. In Olanda, viene pubblicata anonima l' Epistula de tolerantia di
John Locke (ne seguiranno aitre due): vi si afferma la laicit dello
stato e la libert della fede religiosa. interiore ed intangibile; si ammette quindi la liceit di ogni confessione religiosa (eresie comprese), eccezion fatta per cattolicesimo ed islamismo (intolleranti ed
illiberali); Io stesso ateismo, socialmente e moralmente pericoloso,
dev' essere bandito dalla societ liberale.
1690 Nuova condanna romana dei giansenisti lovaniensi: Alessandro VIII condanna 31 proposizioni rigoriste, e tra esse una perfetta sintesi della teologia e della morale tragica giansenista: Ogni
atto umano deliberato o amore di Dio o amore del mondo; nel
primo caso, la carit del Padre, nel secondo, il desiderio della
carne, quindi il male; e un'affermazione tratta dalla Dissertatio
theologica de auctoritate Patrum, praesertim S. .Augustini (1677)
del giansenista Havermans, che riprende la tesi dello scritto di Barcos del 1650: Qualora qualcuno trovasse in Agostino una dottrina
chiaramente fondata, questi la puo assumere ed insegnare senza
consultare alcuna bol/a pontificia. Vengono inoltre condannate tre
proposizioni riassuntive delle tesi della Frquente Communion di
Arnauld. Esce il IX tomo dell'edizione maurina di Agostino: il De
correptione et gratia introdotto ed analizzato da Arnauld; successivamente verr imposta la soppressione dell'introduzione amauldiana. Fnelon reagir ail' edizione dei maurini cercando di ottenere
dai gesuiti un'edizione "meno tendenziosa", ovvero "non giansenista" di Agostino! Arnauld pubblica, con la stretta collaborazione di
Quesnel, il terzo e il quarto volume (il quinto verr edito nel 1693;
il sesto, significativamente intitolato De la calomnie, uscir postumo nel 1695) de La Morale pratique des Jsuites: si rinnovano gli
attacchi contro il gesuita Le Tellier. Il Santo Uffizio mette all'Indice le due edizioni del Trait de la nature et de la grce di Malebranche, e alcune sue lettere contro Arnauld; vengono esaminate al
tempo stesso le Rflexions philosophiques et thologiques di Arnauld, che non vengono considerate meritevoli di censura. Morte di
Pontchteau.
390
1691 Presso il convento di Saint-Cyr, davanti ad un pubblico assai ristretto, senza scenografia e senza costumi, Jean Racine mette
in scena la sua ultima opera teatrale, la tragedia sacra Athalie, recitata dalle educande. Innocenzo XII (Pignatelli: 1691-1700), succeduto ad Alessandro VIII, ritorna ad una politica conciliante nei confronti dei giansenisti. Nel suo Trait des tudes monastiques, Mabillon riafferma le fondamentali regole giansenistiche per la determinazione dell'autorit patristica: La miglior regola che si possa
osservare ne/la scelta dei Padri, di preferire que/li che Dio ha
applicato specificatamente a chiarire le questioni particolari, rispetto a que/li che ne hanno trattato di passaggio e occasionalmente, e in un periodo in cui la questione non era stata n sollevata n decisa dalla chiesa; ed inoltre di preferire le opere di un Padre che tratta di un punto particolare a singole affermazioni che Io
stesso Padre ha formulato di passaggio; in base a questa regola
che la chiesa ha sempre preferito Agostino a tutti gli a/tri Padri
ne/le questioni relative alla grazia, preferendo inoltre le opere che
ha composta contro i Pelagiani.
1692 Quesnel pubblica Le Nouveau Testament en Franais avec
des Rflexions morales sur chaque verset, che amplia notevolmente
le prime edizioni delle due parti dell'opera. Inizia la decennale corrispondenza tra Bossuet e Leibniz, in vista di una riunione tra protestanti e cattolici. Ad Angers muore Henri Arnauld. L'antigiansenista arcivescovo di Malines, de Prcipiano, toma ad imporre nelle
Fiandre il Formulario del 1665.
1693 Richard Simon pubblica l' Histoire critique des principaux
commentateurs du Noveau Testament, depuis le commencement du
Christianisme jusques ntre temps, ove lancia un attacco radicale
contro Agostino: pur se si riconosce la validit dell'ermeneutica
giansenista di Agostino, questi viene per considerato un innovatore arbitrario e cripto-manicheo, troppo condizionato dal platonismo
e poco rispettoso della tradizione esegetica e teologica pressocch
unanime della chiesa precedente (in particolare greca); quindi Agostino non puo certo essere considerato corne il campione dell'ortodossia e della tradizione cattolica. Erede dell'umanesimo erasmiano, e ostile all' esegesi teologica lovaniense, Simon critica Giansenio per la sua interpretazione non filologico-scientifica della Serit-
391
392
ritto di regalia. Il re sospende l'insegnamento degli articoli gallicani, che comurique non vengono condannati. Il pastore calvinista
berlinese Isaac de Beausobre pubblica la Dfense de la doctrine
des Rformez sur la Providence, sur la Prdestination, sur la Grce, ove - nel tentativo di approdare ad una concordia teologica tra
luterani e calvinisti - sottolinea corne non si dia soluzione razionalmente convincente dell'alternativa teologica tra l'esaltazione della
giustizia di Dio e quella della sua potenza assoluta, comunque cristianamente vincolante.
393
1696 Port-Royal avvia la pubblicazione dell'intero Nuovo Testamento: i testi scritturistici, riportati nella traduzione della Vulgata e
in traduzione francese, sono accompagnati da una prefazione, da un
commento letterale e da un commento spirituale; completata nel
1708, concluder la Bible de Port-Royal, avviata da de Sacy con la
pubblicazione (parziale) dell' Antico Testamento; con Quesnel, i
giansenisti affermano: La Sacra Scrittura per tutti (formula
che sar condannata dalla bolla Unigenitus). Reazioni romane e
dell'episcopato francese. I gesuiti pubblicano una loro traduzione
francese del Nuovo Testamento. Malgrado il parere contrario di
Quesnel, i giansenisti e il benedettino Gerberon pubblicano postuma l' Exposition de la foi catholique touchant la grce et la prde-
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stination di Barcos; l' opera viene per condannata dal nuovo arcivescovo di Parigi de Noailles. Gerberon pubblica l'edizione dell'opera completa di Baio, presentato corne l' autentico interprete di
Agostino, ingiustamente condannato. Innocenzo XII condanna il lovaniense Hennebel, dando questa volta ragione al vescovo di Malines. Viene pubblicata la prima edizione del Dictionnaire historique
et critique di Pierre Bayle (1647-1706): riconoscendo la terribile
coerenza della dottrina agostiniana della grazia efficace, nondimeno
il manicheismo viene paradossalmente e provocatoriamente dichiarato pi razionale della teologia agostiniana (e calvinista) della grazia; l'esistenza del male in un mondo govemato da un Dio buono e
onnipotente, irresistibilmente operante negli eletti, del tutto contraddittoria e inspiegabile; comunque certo che l'impegno che
la chiesa romana si preso di rispettare il sistema di Sant'Agostino, la mette in un imbarazzo che davvero ridicolo. cosi evidente a chiunque esamini le cose senza pregiudizio, e con le cognizioni necessarie, che la dottrina di S. Agostino e quella di Giansenio,
vescovo di Ypres, sono una sola, identica dottrina. E non si puo vedere senza indignazione che il Tribunale di Roma si sia vantato
d'aver condannato Giansenio e di aver conservato a S. Agostino
tutta la sua autorit e la sua gloria ... l dottori (della chiesa) si rivelano dei grandi commedianti. 11 latitudinario filoarminiano John
Toland pubblica anonimo a Londra Christianity not Mysterious, a
Treatise showing that there is Nothing in the Gospel Contrary to
Reason, nor above it, and that no Christian Doctrine can be Properly call'd a Mystery (in un primo momento attribuito a Locke),
che, malgrado le sue intenzioni di apologia della rivelazione cristiana, pu essere considerato corne l'opera madre del deismo inglese;
le violente reazioni suscitate spingeranno il Toland su posizioni
sempre pi illuministiche e panteistiche, corne dimostra l' evoluzione dalle Letters to Serena (1704) al Pantheisticon (1720).
1697 L'ultramontanista Fnelon chiede ad Innocenzo XII di pronunciarsi circa l' ortodossia della propria opera Explication des
Maximes des saints, redatta in difesa di Madame Guyon; Bossuet
pubblica un trattato di senso del tutto opposto, l'antiquietista Instruction sur les tats d'oraison. Fnelon cerca l'appoggio della
Facolt teologica lovaniense, di tendenza giansenista, e l'insistenza
di Fnelon sull'amore puro e disinteressato corne amore di Dio facilita l'equivoca alleanza; non a caso lo stesso giansenista radicale
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stesso Bossuet redige un Avertissement, che avrebbe dovuto precedere l'opera per Iodarne la perfetta consonanza con i Padri; la prefazione, fatta cadere per motivi di opportunit, verr pubblicata nel
1710. Quesnel pubblica inoltre un'apologia di Arnauld, la Causa
Arnaldina seu Antonius Arnaldus Vindicatus, ove si dimostra la
perfetta consonanza teologica tra agostinismo, tomismo e giansenismo. Il gesuita Soutre pubblica il Systme de la Grfi.ce gnrale,
una sintesi dell'ancora inedito Trait di Nicole; questa sintesi verr
ristampata nel 1703 con il significativo titolo Testament spirituel de
M. Nicole. Le tesi anomale di Nicole, gi aspramente combattute
da Arnauld, vengono quindi pubblicizzate corne prova della clamorosa crisi teologica interna del giansenismo, corne tarda e segreta,
ma autorevolissima retractatio di un' interpretazione irrazionale di
Agostino. L' arminiano Jean Le Clerc, acceso antiagostiniano, pubblica il primo dei due volumi dei Parrhasiana, ove difende Origene dalle obiezioni "manichee" rivoltegli da Bayle, che denunciava
la debolezza razionale della teodicea antidualistica, dell'apologia
del libero arbitrio, dell'apocatastasi dell' Alessandrino; contra il
cripto-manicheo predestinazionismo agostiniano e calvinista, Le
Clerc riafferma le sue convinzioni sulla finitezza storica del male e
sull'escalogica salvezza universale.
1700 L' antigiansenista abb Dumas pubblica l' Histoire des cinq
Propositions de Jansnius, sistematica apologia dei gesuiti contra
le Provinciales, accusate di disonest. L' assemblea del clero francese condanna contemporaneamente giansenisti (si dichiara che
scandaloso e scismatico affermare, corne Arnauld e Nicole, che il
giansenismo sia solo un fantasma) e casuisti. Si conclude l' edizione
maurina di Agostino: Mabillon pubblica la prefazione generale alle
opere di Agostino, provocando numerose polemiche. I gesuiti denunciano al Santo Uffizio 63 proposizioni tratte dalle Rflexions
morales di Quesnel; esse vengono pero dichiarate del tutto ortodosse. Gerberon pubblica l' Histoire gnrale du jansnisme. Iniziano
le insurrezioni degli ugonotti. Filippo di Borbone, nipote di Luigi
XIV, viene indicato da Carlo Il, l'ultimo Asburgo spagnolo privo di
eredi maschi, corne suo successore alla corona di Spagna: sembra
giunto il culmine del trionfo politico del Re Sole. Morto Innocenzo
XII, il filofrancese e filogesuita Clemente XI (Albani: 1700-1721)
viene eletto papa.
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1701 Esplode il Cas de conscience: un parroco di Clermont chiede se si possa concedere, in tutta tranquillit di coscienza, l'estrema
unzione ad un ecclesiastico (l'abb Louis Prier, nipote di Pascal)
che condanna le cinque proposizioni, ma afferma di mantenere il
"silenzio rispettoso" relativamente alla condanna di Giansenio, riproponendo quindi la distinzione tra questione di diritto e questione
di fatto. Il Cas de conscience viene sottoposto ad un gruppo di dottori della Sorbona, che ammette il "silenzio rispettoso". Luigi XIV,
Bossuet e Roma reagiscono. L'arcivescovo di Parigi, de Noailles,
aprendo un acceso contrasto con Luigi XIV, rivendica la libert di
giudizio dell'episcopato francese, finendo per difendere i giansenisti. La facolt teologica di Lovanio cede sulla questione del comma
pianum, piegandosi all'interpretazione gesuitica della bolla antibaiana di Pio V. Morte di Carlo II: Filippo di Borbone diviene re di
Spagna (Filippo V).
1702 Viene pubblicata la seconda edizione, notevolmente accresciuta, del Dictionnaire di Bayle. Richard Simon pubblica la sua
traduzione francese del Nuovo Testamento. Viene pubblicato postumo il tomo XIII delle Mmoires di Tillemont, contenente un'importante vita di Agostino. Inizia la guerra di successione spagnola.
1703 Dietro ordine del re di Spagna Filippo V, e per intervento
del vescovo di Malines, l' irriducibile antigiansenista Prcipiano,
Quesnel viene arrestato a Bruxelles: vengono sequestrate le carte
lasciategli da Arnauld, setacciate dai gesuiti. Quesnel riesce comunque a fuggire e si rifugia ad Amsterdam, ormai scomunicato dal
vescovo di Malines. Gerberon invece, arrestato anch'egli da Prcipiano, viene trasferito in Francia, ove rimarr detenuto sino al
1710. Roma condanna il documento della Sorbona che ammetteva
il rispettoso silenzio. Il cardinale de Noailles pubblica anch'egli
una censura. La stessa Sorbona sar costretta a ritrattare. Bossuet
pubblica la Dissertation sur Grotius, ove attacca il metodo esegetico "sociniano" di Simon, che viene accusato, a causa del suo antiallegorismo biblico (che riprende quello della scuola antiochena),
di essere un giudaizzante (le profezie dell' AT sono relative alla storia di lsraele, e non all'avvento di Cristo) e al tempo stesso un
marcionita, che separa nettamente AT e NT, disprezzando la tradizione dei Padri. Le Clerc avvia l'edizione delle opere complete di
398
Erasmo ( 1703-1706); Le Clerc pubblica inoltre, sotto lo pseudonimo di Johannes Phereponus, le Notae sive Animadversiones in
Opera S. Augustini: Agostino, responsabile di numerosi e notevoli
errori teologici, accusato di esser stato il primo scolastico, avendo
platonizzato la rivelazione cristiana; in questo suo ruolo di corruttore platonizzante, accomunato a Cartesio.
1704 Viene pubblicata dai gesuiti la Causa Quesnelliana, ove un
gran numero di documenti sequestrati all 'oratoriano, definito cane
rabbioso e pi che rabbioso, vengono manipolati per provare la
congiura giansenista ai danni della chiesa cattolica, dei gesuiti e
della Francia. Clemente XI vieta tutti i riti cinesi, quelle pratiche
tradizionali - cinesi, indiane, giapponesi - che i missionari cattolici, soprattutto gesuiti, accettavano per adattarsi alla cultura locale e
favorire cosi il loro proselitismo. La condanna verr ribadita nel
1710 e nel 1715, provocando l'inizio delle persecuzioni del cattolicesimo in Cina.
1705 In risposta ad un'esplicita richiesta di presa di posizione da
parte di Luigi XIV, con la bolla Vineam Domini, redatta dall'onnipotente segretario Fabroni (antigiansenista, ma soprattutto ultramontano), Clemente XI non solo ribadisce che le cinque proposizioni, contenute nell'Augustinus, sono eretiche, ma impone di condannarle con la bocca e con il cuore, e proclama che il rispettoso silenzio non sufficiente corne sottomissione all'autorit di Roma; si prescrive la firma di un nuovo Formulario. Comunque, gli
antigiansenisti sono scontenti: il papa non ha proclamato l'infallibilit pontificia anche nelle questioni di fatto, n esige un atto di fede
connesso alla firma del Formulario. L' Assemblea del clero francese, presieduta da de Noailles, accetta con riserva la bolla, ribadendo che in Francia i decreti dei papi sono obbligatori soltanto se ratificati dai vescovi. Comunque De Noailles, vista la resistenza delle
monache di Port-Royal dinanzi ai nuovi pronunciamenti antigiansenisti della chiesa, le scomunica. Fnelon termina il Trait de l 'existence et des attributs de Dieu (sar pubblicato nel 1712): il Maestro interiore agostiniano viene reinterpretato attraverso l'idea cartesiana di Infinito immanente nella coscienza di un uomo finito e
imperfetto, prova dell'esistenza di Dio; analogamente a Malebranche, in Dio e nelle sue idee vediamo tutte le cose.
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1706
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ma in quella di un onnipotente, universale dinamismo provvidenzialistico. Quesnel pubblica l'Avertissement che Bossuet aveva redatto nel 1699, vera e propria apologia delle Rflexions morales: il
clamore notevolissimo, perch un campione dell'ortodossia, che
certo mai aveva mostrato simpatie gianseniste, difende ed esalta
un'opera che Roma e il re definiscono eretica. Fnelon, gi acerrimo avversario di Bossuet, pubblica due Lettres contro Quesnel, che
replica con una Rponse, ove ribadisce la sua totale ubbidienza a
Roma e alla chiesa cattolica. Vinte le resistenze di de Noailles, Luigi XIV fa radere al suolo Port-Royal; continuano pero riunioni all'aperto degli amici di Port-Royal, prima presso le rovine del monastero, quindi presso il cimitero. L'archivio dell'abbazia, confiscato dal luogotenente del re, verr donato alla filogiansenista madame
Franoise de Joncoux, che nel 1715 lo affider all'abbazia di SaintGermain-des-Prs.
1711 Per evitare che l'antico cimitero dell'abbazia divenga un
luogo di pellegrinaggio, persino i corpi sepoltivi vengono esumati
e, in gran parte, gettati in una fossa comune: ogni memoria del
convento deve essere cancellata. Numerosi giansenisti parigini vengono arrestati e rinchiusi alla Bastiglia. Quesnel pubblica la Relation de captivit d'Anglique de Saint-Jean, racconto delle persecuzioni patite dalle monache di Port-Royal negli anni '60. Cresce il
favore intomo al movimento giansenista. Dietro la regia di le Tellier, e con la collaborazione teologica di Fnelon, due oscuri vescovi francesi (di Luon e La Rochelle) pubblicano un vero e proprio
trattato antigiansenista: Ordonnance et instruction pastorale, che
accusa di eresia le Rflexions di Qesnel, accusando quindi implicitamente de Noailles, che le aveva approvate, di filogiansenismo.
De Noailles reagisce condannando il volume; inoltre revoca ai gesuiti il permesso di predicare e confessare a Parigi. 1 due vescovi
ricorrono al re contro de Noailles, cui Luigi XIV ordina di ritrattare
il consenso dato aile Rflexions; de Noailles rifiuta. Il re interdisce
l'arcivescovo di Parigi e si appella a Roma: ormai deciso a deporre de Noailles. Quesnel pubblica la sua Explication apologtique. Viene pubblicato La vie et l'esprit de M. de 1illemont, volume
che raccoglie una Vie composta dal suo segretario Tronchai, e le
notevoli Rflexions morales de M. Le Nain de 1illemont sur divers
sujets de morale, vere e proprie confessioni del grande erudito.
Louis Prier ordina il Recueil original des Penses di Pascal, con
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nel 1718) non vuole, in maggioranza, ricevere la bolla. La resistenza giansenista diviene sempre pi un fatto politico e culturale, sicch giansenismo e gallicanesimo tendono sempre pi ad identificarsi; si diffondono, pur se minoritarie, persino posizioni repubblicane. La propaganda giansenista trover nella rivista clandestina
Nouvelles ecclsiastiques (stampata dal 1728 al 1803) il suo organo
pi efficace e settario, la cui influenza sar rilevante persino durante la Rivoluzione francese. Rivelativa 1' lstoria della Costituzione
Unigenitus, redatta dal nunzio papale in Francia Cornelio Bentivoglio, che relativamente agli anni 1713-1715 offre un'interpretazione
gi tutta politica del giansenismo, nemico della chiesa e dello stato.
Il gesuita Lallemant pubblica le Rflexions morales sul Nuovo Testamento, sistematica polemica contro l' omonima opera di Quesnel.
1714 Fnelon pubblica L'instruction pastorale en forme de dialogue, sur le systme de Jansnius, vero e proprio trattato sulla grazia di orientamento congruista, apologia della libert umana e della
imparziale giustizia divina; si ripropone l'identificazione tra Giansenio e Calvino, mentre contro di loro si afferma l'ortodossa concordia tra Agostino e Tommaso; dopo un esame tendenzioso delle
opere di Agostino, viene condannata la pemiciosa novitas dottrinale
del giansenismo. De Noailles, che gode dell'aperto sostegno di altri
otto vescovi di Corte e della regione parigina, promulga un'ordinanza che vieta al clero parigino l'accettazione della bolla Unigenitus. La stessa Sorbona, chiamata in causa dal re, si rifiuta di ratificare la bolla senza previa (e interminabile) discussione; il re dovr
intervenire espellendo i numerosi oppositori. Contro l'alleanza tra
il papa e il re, il gallicanesimo viene ora identificato con la difesa
dell'autonomia dell'episcopato francese, quindi con la stessa difesa
del giansenismo: persino i vertici del Parlamento di Parigi rifiutano
al re la ratifica della bolla. Viene pubblicato anonimo lo scritto
giansenista Quatrime Gmissement d'une Ame vivement touche
de la Constitution de N.S.P. le Pape Clment XI du 8 septembre
1713, redatto dall' Abb d'Etemare e dall'oratoriano Pierre Boyer (i
primi tre Gmissements erano apparsi tra il 1710 e il 1713, e si riferivano alla scandalosa distruzione di Port-Royal): 1' Unigenitus
decreta la persecuzione della chiesa dei santi (=Port-Royal), che
riattualizza la passione di Ges Cristo e la persecuzione della comunit primitiva. Mre Anglique la nuova Maria, che genera la
Verit nel mondo; Molina Barabba, preferito dagli empi giudei (il
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cattolicesimo romano) a Cristo (l'agostinismo giansenista); scegliendo Barabba, ovvero il Molinismo, i Gentili (l'intera cristianit
occidentale) hanno scelto il giudaismo, realizzando quindi la terribile minaccia paolina (Rom 11), che non escludeva la possibilit
che le genti potessero essere escatologicamente tagliate via dall'albero della salvezza. Soltanto la prossima conversione degli Ebrei
alla rivelazione della grazia di Cristo realizzer il compimento dei
tempi: Port-Royal e gli appellanti della bolla, il resto della chiesa,
riunificandosi con l'lsraele spirituale, raffigurano cosi la stessa Verit perseguitata, crocifissa e prossimamente risorta. Ludovico Antonio Muratori pubblica a Parigi il De moderatione ingeniorum in
materia religionis, ove difende Agostino contro le critiche rivoltegli
dalle Notae di Leclerc.
1715 Luigi XIV, prostrato dalle sempre pi numerose e gravi insubordinazioni, progetta un concilio nazionale sotto la sua presidenza per deporre il cardinale di Parigi de Noailles e debellare definitivamente il giansenismo: prepara pertanto una Dichiarazione
preliminare; ma, dinanzi allo spettro conciliare, il clero francese resiste, Roma si oppone tenacemente. Sopraggiunge, quindi, la morte
di Luigi XIV, che, prima di spirare, dichiara ai suoi consiglieri antigiansenisti di essere del tutto ignorante in teologia, di avere la coscienza pulita, di essersi affidato a loro ciecamente, facendo quello
che avevano voluto: essi ne erano responsabili dinanzi a Dio. Vengono composte le Rgles pour l'intelligence des Saintes Ecritures,
scritto a due mani redatto dai giansenisti Duguet e dall' Abb d' Asfeld: si difende l' autorit dei Padri corne criterio fondamentale
dell'ermeneutica scritturistica e si attaccano gli eccessi dell'esegesi
"figurale" ed "entusiasta" proposta dal Quatrime Gmissement.
Duguet, egli stesso teorico del figurismo, sistematizzazione dell'esegesi tipologica, e autore di un Trait sur la prire publique
(1707), compone la Rfutation du systme de M. Nicole sur la grce universelle, schierandosi sulle posizioni di Arnauld; redige inoltre il Trait des scrupules, capolavoro giansenista della direzione di
coscienza, ove la definizione di <<principi chiari e distinti che permettono di identificare spietatemente le malattie dell'anima, i suoi
naturali moti di superbia e i suoi paralizzanti scrupoli, si accompagna alla confessione della grazia di Dio corne unica interiore forza
liberatrice, fonte di fiduciosa speranza e di umile timore: Non c '
che Dio che d l'intelligenza e l'amore della verit; non c' che
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405
CONCLUSIONE
L'EQUIVOCO AGOSTINO
che una recezione inintelligente della tradizione, eretica perch parziale, incapace di assurgere alla mediazione degli opposti. Abbandonare Agostino (e con lui Paolo) significherebbe quindi dichiarare la bancarotta della tradizione, la casualit
del dogma cattolico, l'incoerenza della Scrittura, la vanit
della pretesa della chiesa di essere indefettibilmente guidata
dalla grazia: la parte si contrapporrebbe al tutto, la relativizzazione dei pronunciamenti dogmatici contraddirebbe l'unitaria, coerentissima rivelazione dello Spirito.
Ma persino da un punto di vista filosofico, la chiave
agostiniana risulta per i giansenisti assolutamente decisiva nel
recuperare teologicamente la contraddittoria storia della modemit, sempre pi distante dalle sue radici cristiane: la crisi
del mondo modemo (ormai dilacerato tra scetticismo ateo-libertino ed assolutismo razionalistico) viene tolta, assunta e
superata all'intemo della rivelazione cattolico-agostiniana, superiore sintesi dialettica, inconsapevolmente confermata dalla
parziale vanit delle diverse filosofie che si disputano il primato della verit. Riproposizione secolarizzata dell'oscillazione eretica tra manicheismo e pelagianesimo, riattualizzata dalla scissione tra protestantesimo e molinismo, la modemit
priva di fede condannata ail' opposizione tra l' assoluta autonomia della libert umana, l'umanistica rivendicazione del
suo (astratto) potere storico-pratico, e l'affermazione dell'assoluta antiumanistica eteronomia del meccanicismo teologico
(in cui la coerenza incontrovertibile dell'ordine consuma la libera personalit di Dio), naturale, sociale e politico. La geniale applicazione pascaliana delle categorie agostiniane alle figure (filosofiche, politiche, teologiche, della cultura e del costume in generale) della modemit un inveramento della
dialettica teologica giansenista, pur nell'originale accentuazione dell'aspetto critico, antidogmatico, e nell'abbandono radicale di quello metafisico. Il pensiero di Pascal si infatti rivelato integralmente, strutturalmente giansenista: le Penses
rappresenta!1o la traduzione apologetica del giansenismo radicale degli Ecrits sur la grce, del tutto concordi con la dialettica teologica dell'Augustinus e delle Apologies amauldiane.
Ma perch Roma ha condannato il giansenismo, se la sua
interpretazione di Agostino - programmaticamente antiprotestante - si rivelava ermeneuticamente inappuntabile e, da un
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Agostino, accogliendo ed assolutizzando l' Agostino antidonatista, il teologo che affermava l' esclusiva localizzazione della
grazia all'intemo dei confini della chiesa cattolica, indefettibilmente guidata dalla Spirito Santo: extra ecclesiam nulla
sa/us. Ma - a differenza di Agostino, che subordinava la sua
assolutizzazione ecclesiologica all' eccedenza imperscrutabile
della grazia predestinata - nell'ideologia controriformista (decisa da Carafa e sistematizzata da Bellarmina) l' azione dello
Spirito non trascende pi la chiesa nella quale si rivela, ma vi
viene risolta, immanentizzata, quasi inghiottita: il carisma salvifico del tutto visibile e disponibile, a patto di un'umile,
totalizzante e comunque rassicurante ubbidienza ad un inverificabile a priori dogmatico, fissato e difeso dalla gerarchia ecclesiastica, culminante nel primato papale. Insomma, all' Agostino integrale dei giansenisti (illuminato interprete della grazia e apologeta dell'unica chiesa cattolica) Roma oppone un
Augustinus dimidiatus (altrettanto aveva fatto la Riforma, recependo l' Agostino antipelagiano, ma smarrendo l'eredit
dell' Agostino antidonatista), tanto pi violentemente autoritario e legalistico, quanta pi privato del fondamento teologico
della grazia indebita, secolarmente indisponibile, equivoca,
capace di relativizzare l' assolutizzazione dell' ordine ecclesiastico tramite la confessione dell'irriducibile, inquietante anarchia della Spirito che opera al suo intemo.
La chiesa controriforrnista non poteva - a ragione - riconoscere questa radicalissima teologia della grazia, che, pur
collocandosi esclusivamente all'intemo della tradizione cattolica, comunque sottraeva equivocamente l'attingimento della
salvezza alla verificabile opera di mediazione ecclesiastica.
lnoltre Roma decisa a negare, contro i protestanti, qualsiasi
riconoscimento dell' autonomia dell' indagine critica, del tutto
sacrificata ad un a priori fideistico soltanto autoritativamente
- e non anche criticamente - assumibile. Se quindi la crisi
giansenista pane in questione proprio la relazione tra metodo
scientifico-teologico e autorit spirituale-dogmatica, tra fatto
razionalmente accertabile e diritto fideisticamente vincolante,
certo Roma non intende riconoscere alcuna validit alle indagini di fatto, volte ad identificare un ambito distinto dalla fede, sottratto al magistero autoritativo.
413
Non certo un caso, allora, che si dia una profonda analogia tra la condanna inquisitoriale delle tesi copemicane di
Galileo e la condanna del giansenismo, entrambi illusoriamente fiduciosi della possibile concordia tra cattolicesimo
controriformista e autonomia dell'ambito scientifico: in realt,
l'assolutismo carismatico-autoritario non tollera alcuna altra
autonomia, il potere cattolico controriformista si rifiuta di riconoscere un ambito scientifico (fisico o storico-teologico che
sia) sottratto alla sua giurisdizione, sl che la stessa verit (naturale o ermeneutica) non sussiste indipendentemente dalla
parola di autorit che, identificatasi con lo stesso Spirito di
Dio, ne ricrea la realt oggettiva. Nel caso giansenista, quanto
pi si rivela storicamente inassumibile la tesi di un Agostino
semipelagiano, tanto pi violenta diventa la condanna di coloro che - ostinatamente - ne rivendicano la reale portata storico-teologica, e tanto pi rigidamente dogmatica risulta la nuda autorit corne unico criterio cattolico di giudizio teologico.
Esito clamoroso della coerente evoluzione del cattolicesimo
controriformista, la condanna del giansenismo attesta il totale
accentramento dogmatico-autoritativo del potere romano culminante nel Giudice papale - per Bellarmino, secondo per
autorit soltanto a Cristo -, unico detentore e dispensatore
dello Spirito, unico creatore di senso teologico razionale.
Mentre per i giansenisti il papa ispirato soltanto se si attiene
alla tradizione (agostiniana) del dogma, per l'ideologia antigiansenista il papa assoluto e vivente carisma, l'unica e suprema autorit dogmatizzante, capace di reinterpretare la tradizione; Neveu, il pi recente apologeta del magistero romano, ha dimostrato con eccezionale chiarezza il presupposto
autoritario, dogmaticamente ri-creativo con il quale Roma ha
relati vizzato l' autorit di Agostino.
Come osserva acutamente Bayle, ad un'analisi storicocritica non fa certo problema l'evidente, sostanziale divorzio
della chiesa romana dall' Agostino predestinazionista, ma risulta drammaticamente ridicola, suscitando al tempo stesso
indignazione, quest' ostinazione a voler dichiarare autentica
e assoluta, dogmaticamente vincolante un'interpretazione ermeneuticamente, storicamente insostenibile dell' equi voco
Agostino, rimosso eppure al tempo stesso esaltato corne il supremo autore cattolico. Con la condanna del giansenismo (e
414
gia cattolica, la possibilit di un'interpretazione della fede capace di mettere in scacco qualsiasi idolo storico-mondano,
aprendo ail' inquietudo del dono inesauribile, liberando il desiderio dell' Altro.
Analogamente alla Riforma, il giansenismo fa esplodere
l' ambiguit teologica di Agostino: ne libera sempre pi, sino al
culmine antimetafisico pascaliano, l' aspetto arbitraristico, implicitamente scettico, elemento anarchico certo ancora coesistente, in Agostino (e nello stesso cartesiano Arnauld), con una
compatta platonizzante metafisica dell'ordine, comunque capace di relativizzarla e di subordinarla alla confessione dell'assoluta trascendenza e libert della grazia onnipotente di Dio.
ln particolare, Pascal attinge la piena consapevolezza
dell'insuperabile equivocit di Agostino, sprigionandone tutta
l' eversiva anarchia; nessuna univoca certezza, nessun ordine
razionale puo assicurare il gratuito: 1) da un punto di vista
metafisico, la teologia agostiniana della grazia assolutizza una
teologia dell'incerto, capace di dubitare della "spiritualit"
dell'interiorit razionale, dell'intimismo mistico, della prassi
religiosa, corne di relativizzare le prove razionali dell'esistenza di Dio, tutti idoli perversi se privi dell' amor donato indebitamente dallo Spirito: la ragione, capace di ricostruire la gerarchia onto-teo-logica e di rivelarla alla volont e al cuore
corne compito religioso, non capace di determinare la grazia, rivelandosi pertanto corne del tutto inutile, vana. Il dogmatismo fideistico di Pascal - che arresta l' oscillazione perpetua e disperante del dubbio razionale, paralizzato tra grandezza e miseria, verit ed errore, infinito e finito, essere e nulla non puo infatti essere attinto da alcun atto autonomo di interiorizzazione metafisica (il cogito cartesiano), ma soltanto da
un Atto del tutto eteronomo, esteriore, pur se interiormente
operante: l' evidenza assoluta della carit nel cuore, operata
dalla grazia che dona la fede. 2) Da un punto di vista ecclesiologico, la teologia agostiniana della grazia eversiva nel
suo sottrarre alla chiesa stessa il potere di mediare efficacemente la salvezza, affidata esclusivamente all'imperscrutabile
ed indeterminabile decreto di Dio. Solo la grazia, irriducibilmente altra ed umanamente insicura, illumina nascostamente
nell'interiorit dell'eletto la verifica extra-soggettiva della fede, donando la soprannaturale capacit di riconoscere e con417
fessare la Verit oggettiva testimoniata dalla tradizione cattolica: il superamento della tentazione del delirio soggettivistico,
la fruizione dell'ordine salvifico, l'effettiva partecipazione al
mistero di redenzione della chiesa, sono comunque subordinati all'indisponibile atto di grazia, non universalmente operante
nell'oggettivit storico-mondana della chiesa cattolica (agostinianamente, civitas permixta in hoc saeculo). Lo Spirito salvifico di Dio rimane quindi del tutto trascendente rispetto alla
conoscenza della gerarchia onto-teo-logica, allo stesso luogo
storico-religioso (interiore ed ecclesiale) nel quale esclusivamente si rivela. Ogni realt, ogni atto spirituale (il cuore, la
ragione spirituale, la chiesa visibile, la cultura teologica, le
buone opere, gli atti di carit, persino i sacramenti, etc ... )
quindi equivoco, ambigua lettera, sospesa tra idolatria (amor
sui) e carit (amor Dei), in quanto soltanto la presenza assolutamente indisponibile dello Spirito di Dio puo qualificarla corne retta, operando nell'uomo graziato lavera fede.
Se l' agostinismo (giansenista) relativizza la stessa mediazione della chiesa cattolica, pure confessata corne realt
divinamente stabilita, assolutamente necessaria per la salvezza, a maggior ragione esso non puo che rappresentare una
forza equivoca agli occhi dello stato secolare. Il potere politico assoluto "cristiano" - comunque del tutto autoreferenziale,
perch modernamente autonomo rispetto all'opzione religiosa, corne la politica religiosa di Richelieu, Mazarino e Luigi
XIV testimoniano - non puo tollerare alcuna storica sospensione della sua autorit: le rivendicazioni gallicane (volte a liberarsi della tutela romana), pure in alcuni frangenti intrecciatesi con la "resistenza" giansenista, non potevano comunque
riconoscere alcuna essenziale autonomia ad un movimento
spirituale fondamentalista, tradizionalista ed (originariamente
almeno) ultramontano, ma soprattutto teologicamente "anarchico", dunque storicamente irriducibile.
Nel suo antimodernismo, allora, il giansenismo cerca di
testimoniare una profonda fedelt alla tradizione agostiniana e
biblica: la rivelazione cristiana sempre eccedente, confessione di un evento di Grazia, dell'irruzione indisponibile dell' Altro, irriducibile a qualsiasi sistema speculativo o morale,
politico, sociale, religioso ed ecclesiastico, persino. Solo l'avvento anarchico (perch umanamente non determinabile, n
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ALESSANDRO DI HALES: 71
ALESSANDRO VII papa (Fabio CHIGI): 94 (8), 166, 1653, 16551657, 1660, 1664, 1667, 1694
ALESSANDRO VIII papa (Pietro TTOBONI): 1689-1691
ALPHANT Marianne: 423
AMBROGIO Dl MILANO, santo: 1587
AMBROSIASTER: 81 (63)
AMBROSIUS VICTOR: cf. MARTIN Andr
AMERBACH (TROLMANN) Veit: 1577
AMSDORF (VON) Nikolaus: 1547
ANDRE Jacob: 1580
ANNA D' AUSTRIA (ASBURGO), figlia
di Filippo III di Spagna, moglie
di Luigi XIIl di Francia e madre
di Luigi XIV: 1635, 1638,
1642-1643
ANNAT Franois, gesuita: 35 (42),
43 (57), 112 (32), 185-187,
1648, 1650-1652, 1654-1656,
1667, 421, 428
ANSELMO D' AOSTA, santo: 71
AQUAVIVA Claudio, gesuita: 1587,
1610, 1613-1614, 1618, 437
'Il numero tra parentesi indica la nota; il numero in corsivo indica l'anno della cronologia.
451
1698,420-421,434,444
BARDOUT Jean-Christophe: 157
(107), 424
BARENNE Odette: 424
BARGELLINI Michele: 1668
BARONIO Cesare, oratoriano, cardinale: 52 (6), 1559, 1602, 442
BAUDIN tienne: 11 (8), 424
BAUSOLA Adriano: 424
BAVAUD Georges: 424
BAYLE Pierre: 8, 19-20 (5), 72 (44),
77 (55), 83, 83 (68), 92 (5), 124
(48), 127 (50), 131 (60), 160
(111), 267 (140), 1671, 16851686, 1696, 1699, 1702-1703,
1706, 1710, 414-415, 421, 426,
440-441,443, 445,447,450
BEASUSOBRE(de)lsaac: 1693
BEDA (detto) IL VENERABILE: 71
BELLARMINO Roberto, gesuita, cardinale e santo: 25 ( 19), 280,
1559, 1570, 1579, 1587, 1593,
1598-1599, 1602, 1605, 1610,
1613, 1621,413-414,425,429,
434
BELLEGARDE (de) Octave, arcivescovo di Sens: 1643
BELTRN DE HEREDIA Vicente: 424
BELVEDERI Raffaele: 424
BNICHOU Paul: 242 (102), 251
(115), 424
1708-1709, 1713-1714
CLRO Jean Pierre: 272 (154), 426
CLERSELIER Claude: 165
CODDE Pierre: 1686
COGNET Louis: 269 (151 ), 429-430
COLONNA Vittoria: 1547
COND (DE), principe: cf. LUIGI II
DI BORBONE-COND
CONDREN (de) Charles, oratoriano:
48 (2), 1629, 1633
CoNGAR Yves: 430
CONTARINI Gasparo, cardinale: 1547
CooLHAES G.: 1571-1572
COORNHERT V OLKERTSZOON Dirck:
1571-1572
CORNET Nicolas: 74, 74 (47), 1633,
1627
CROMWELL Oliver: 1649, 1660
CROMWELL Richard: 1660
455
457
1616, 1632,444
GALLUS Nikolaus: 1547
GARASSE Franois, gesuita: 10 (8),
51(4),1626
GARCfA FERNANDEZ Alfonso: 433
GARRONE Gabriel-Marie, cardinale: 258 (125), 433
GASSENDI (GASSEND) Pierre: 10 (8),
204 (38), 224 (79), 440
GAZIER Augustin: 18 (2), 434
GAZIER Ccile: 434
GNBRARD Gilbert: 89 (82)
GENNADIO 80 (63)
GERBERON Gabril, benedettino:
1567, 1682, 1690, 1696-1697,
1700, 1703, 443
GEREMIA: 1673
GIACOBBE:224(79)
GIACOMO 1 (STUART), re di Scozia,
quindi di Inghilterra: 1603
GIACOMO II (STUART), re d'Inghilterra: 1685, 1688
GIANSENIO (JANSEN Cornelius, JANSENIUS, IANSENIUS, JANSNIUS),
vescovo d'Ypres: 7(2), 8, 9 (5),
12 (9), 14 (12), 15, 17-20, 2327, 29, 29 (27), 31, 31(30),33
(35-36), 35 (42), 37-38 (45), 39
(49-50), 41-42 (53-54), 45, 4789, 91 (1), 92-99, 103, 104 (21),
105 (22), 106 (24), 108 (26),
109 (28), IIO-lll, ll3 (36-37),
115, 117-120, 121(45),137,
137 (70), 146 (89), 148, 165,
175, 179, 179 (1), 183-186,
189, 190 (3), 194, 208 (43),
213, 228 (88), 242 (102), 248
(110), 254 (121), 293, 1555,
1585, 1602, 1604, 1609, 1611,
1617-1622, 1626-1628, 16301633, 1635-1645, 1647, 16491650, 1653-1656, 1659, 1661,
1673, 1676, 1678, 1682, 16931694, 1696, 1700-1701, 1713-
458
1694-1695, 1697
GUYOT Thomas: 1646
HABERT Isaac, vescovo di Vabres:
13 (10), 30 (28), 92 (5), 96 (10),
98, 104 (21), 117-119, 1642,
1644-1645, 1651,421,441
HAGEN Kenneth: 435
HALLIER Franois: 1651-1652
HALLOIX Pierre, gesuita: 83 (68), 89
(82), 1648, 1673, 1679, 432
HAMELIN (famiglia): 1651
HAMELIUS Jean, gesuita: 1587
HAMON Jean: 1637
HARDOUIN Jean, gesuita: 11 (9), 33
(37)
HARLAY DE CHAMPVALLON Franois,
arcivescovo di Parigi: 16711672, 1678-1679, 1681, 1685,
1694-1695
HARRINGTON Thomas More: 435
HAVERMANS Macaire: 1690
HAZARD Paul: 91-92 (3), 127 (50),
435
HENNEBELJean-Libert: 1694, 1696
HERBERT Dl CHERBURY Edward:
1624
HERMANT Godefroy: 1670
HESSELS Jean: 1563
HILDESHEIMER Franoise: 435
HILLENAAR Henke: 435
HOBBES Thomas: 223, 1642, 1651,
1656, 1679
HUET Pierre-Daniel: 83, 83 (68),
1667, 1670, 1689, 440
HUME David: 289-290
HUYGENS Gommare: 146-147, 148
(93), 1693
IGNAZIO Dl LOYOLA, santo: 48 (1),
1547, 1556
INCMARO Dl REIMS: 104 (20)
INNOCENZO 1 papa: 58
INNOCENZO X papa (Giovanni Battista PAMPHILI): 38 (46), 39
(49), 108 (26), 180, 182, 184,
459
1644-1645, 1651-1655
INNOCENZO XI papa (Benedetto
DESCALCHI):
1676-1677,
1679, 1682, 1685, 168~ 1689,
411, 442
INNOCENZO XII papa (Antonio PIGNATELLI): 1691, 1694-1697,
1699-1700
ISACCO: 224 (79)
JACQUES D' AUTUN, cappuccino:
1649
JACQUES mile: 95 (8), 435
JAMES E.D.: 172, 435
JANSEN Cornelius: cf. GIANSENIO
JANSEN Franois-Xavier: 435
JANSEN Paule: 436
JANSON Jacques (JANSONIUS, GrANSONIO ): 1587, 1589, 1593,
1604, 1618-1619, 1625, 429
JAYMES David: 220 (73), 436
JEDIN Hubert: 430, 436, 441
JEMOLO Arturo Carlo: 436
JEsrFurio:299,436
JOANNOU Prikls-Pierre: 72 (43),
421
JoNcoux (DE) Franoise: 1710
JULIEN-EYMARD D'ANGERS (Charles CHESNEAU): 246 (110), 430
JURIEU Pierre: 1680-1682, 1684,
1686, 1688,408
KANT Immanuel: 227 (87)
KEEN Ralph: 38 (45), 436
KELLY John N.D.: 436
KIERKEGAARD Sfen: 297, 443
KIRSCH U.: 436
KOLAKOWSKI Leszek: 8-9 (5), l 2
(10), 14 (12), 205 (39), 228
(88), 436
KRUMENACKER Yves: 12 (10), 436
LABADIE Jean: 14 (12)
LA CHAISE (DE) Franois, gesuita:
1698, 1709
LACOMBE Roger E.: 248 (110), 436
LADISLAO IV di POLONIA: 1645
460
1656,432
LUYNES (DE) Louis-Charles D' ALBER~ duca: 1655,1667
MABILLON Jean, benedettino: 102
(18), 1664, 1691, 1700
MADEC Goulven: 134 (67), 439
MAGNARD Pierre: 228 (88), 234
(92), 243 (103), 247 (107), 258
(125), 276 (161), 281, 439
MAINTENON (DE) Franoise o' AUBIGN, marchesa e favorita di
Luigi XIV: 1695
MAIRE Catherine: 439
MALEBRANCHE (DE) Nicolas, oratoriano: 8, 11 (8-9), 28 (25), 42
(54), 123-147, 152 (100), 155162, 236 (96), 244 (106), 289,
291, 1672, 1674-1675, 16781680, 1682-1686, 1688, 1690,
1705, 1708, 1715, 415-416,
422, 424-425, 432-434, 439442, 445, 447
MALLET Charles: 1677, 1679
MANDROU Robert: 439
MARAND (DE) Lonard: 1654
MARCA (DE) Pierre, arcivescovo di
Tolosa, arcivescovo di Parigi:
1639, 1641, 1654-1655, 1662
MARCELLO II papa (Marcello CERVIN!): 1555
MARCOCCHI Massimo: 439
MARGHERITA (VALOIS), regina di
Francia, figlia di Enrico II di
Francia e di Caterina de'Medici, prima moglie di Enrico IV:
1572
MARIA (STUART), regina di Scozia:
1603
MARIA DE'MEDICI, seconda moglie
di Enrico IV di Francia e madre di Luigi XIII: 1622
MARIAI (TUDOR), regina d'Inghilterra (detta la Cattolica), moglie di Filippo II di Spagna:
462
1555, 1558
MARIA II (STUART), regina d'Inghilterra: 1688
MARIA MADDALENA: 58
MARIN Louis: 175, 202 (34), 241
(102), 243-244 (104), 256
(122), 272 (154), 439
MARINARI Antonio, carmelitano:
1679
MARION Jean-Luc: 133 (65), 157
(107), 236 (95), 262 (130), 266
(139), 267 (141), 277-278
(166), 286, 439-440
MARTIMORT Aime-Georges: 440
MARTIN Andr (pseudonimo: AMBROSIUS VICTOR), oratoriano:
123 (48), 1653
MARTINEAU Emmanuel: 7 (2), 241
(102), 269 (145), 422, 440
MATHIEU Jean-Marie: 83 (68), 440
MATTEUCCI Benvenuto: 25 ( 19), 440
MAURIZIO D'ORANGE, principe DI
NASSAU, figlio di Guglielmo 1 e
statolder di Olanda: 1619
MAYOR Georg: 1547
MAZARINO Giulio Raimondo, cardinale: 1630, 1638, 1641-1643,
1645, 1649, 1651, 1653-1654,
1657, 1661, 1663, 418, 432,
436
MAZAURIC Simone: 224 (79), 440
McKENNA Antony: 10 (8), 94 (7),
116 (39), 204 (38), 245 (104),
250 (114), 266 (139), 286, 440
MELANTONE Filippo (Philipp
SCHWARZERD): 171, 1547, 1560,
1580
MENIUS Justus: 1547
MR (DE) GoMBAUDAntoine: 1653
MRE AGNS DE SAINT-PAUL (Jeanne-Catherine Agns ARNAULD),
cistercense, monaca a PortRoyal: 281, 1600, 1633, 1636,
1648, 1665-1666, 1668
MOLANUSJean: 1577
MOLIRE (Jean-Baptiste POQUELIN):
1666, 1669
MOLINA Louis, gesuita: 20 (5), 66,
70 (36), 71 (40), 217-225, 288,
1588, 1594-1595, 1598, 1602,
1606-1607, 1611, 1710, 1714,
445
MOLINOS Miguel: 1685, 1688
MONACI CASTAGNO Adele: 83 (68),
438
MONTAIGNE (de) EYQUEM Michel:
IO (8), 221 (75), 269 (147),
294,1592, 1655,430,439
MOREAU Denis: 124 (48), 126 (49),
146 (86), 150 (96), 152 ( 101 ),
157 (107), 161 (112), 423, 441
MOREL Jacques: 220 (73), 441
MORI Gianluca: 441
MORONE Giovanni, cardinale: 1547,
1555, 1559, 1566,433
MOROT-SIR douard: 253 (118), 441
Mos:87
MOTIA Franco: 441
MOUCHU (DE) Thomas: 1678
MURATORI Ludovico Antonio: 1714
NADLER Steven: 125 (49), 127 (50),
442
NAMER Grard: 170, 442
NDIAYE Aloyse-Raymond: 149-150
(96), 442
NEERCASSEL (de) Jean, vescovo di
Castorie, arcivescovo di Utrecht: 1679, 1686
NERI Filippo, santo: 1564, 1595
NEVEU Bruno: 30-44, 47, 89 (82),
91 (1), 96 (10), 102 (18), 103,
118 (43), 183 (7), 187 (11), 414,
433,442,446
NEWMAN John Henry, cardinale: 36
NEWTON Isaac: 1712
NICOLE Pierre (pseudonimo: Guillaume Wendrock): 9 (5), 18 (2),
68 (34), 93 (6), 107 (24), 115
463
466
RUFINO: 80 (63)
RUSSIER Jeanne: 238 (100), 248
(110), 250 (113), 258 (125),
265 (137), 274 (157), 445
SAINT-AMOUR (DE) GoRIN Louis: 38
(46), 180-184, 1651, 422
SAINT-CYRAN: cf. DuVERGIER DE
HAURANNE Jean Ambroise
SAINTE-BEUVE Charles-Augustin:
11-12 (9), 48 (2), 170, 221 (75),
236 (96), 445
SAINTE-MARTHE (DE): cf. DUVIVIER
Claude
SAINTE-MARTHE, oratoriano: 1672
SALAZAR Philippe-Joseph: 281, 445
SALOMONE:272,272(152)
SANTORI Irene: 16
SARPI Paolo, servita: 1670
SAUSSURE (DE) Ferdinand: 106 (23),
446
SAVON Herv: 172-173, 445
SCATTIGNO Anna: 60 (20), 189 (1),
278 (167), 423, 425, 438, 445
SCHR Max: 84 (68), 445
SCHNEIDER Gerhard: 11 (9), 445
SCHRAMA Martijn: 47 (1), 67 (33),
91 (1), 428, 432, 448-449
ScIACCA Michele Federico: 227
(88), 445
ScRIBANO Maria Emanuela: 293,
446
SGUENOT Claude, oratoriano: 1638
SELLIER Philippe: 7 (2), 8 (3), 10
(8), 34 (41), 190 (2-3), 206
(40), 227 (88), 234 (92), 241
(102), 251 (115), 253 (119),
258 (125), 263 (134), 264
(135), 269 (145), 277 (164),
422,446
SENAULT Jean Franois, oratoriano:
1641, 1644, 1648, 1653, 1663
SENOFONTE Ciro: 9 (6), 92 (5), 98
(12), 108 (26), 123 (48), 132
(64), 446
4ll
TOPLISS Patricia: 253 ( 119), 448
467
468
INDICE
INTRoouz10NE ...............................................................................................
Pag.
17
47
47
65
79
91
92
123
162
CAPITOLO PRIMO
Royal .................................................................................................
469
Pag. 165
168
172
CAPITOLO QUARI'O
179
189
190
233
278
281
285
293
301
407
Bibliografia .................................................................................................. ..
421
451
CAPITOLO QUINTO
CRONOLOGIA
470
BOO
DOR
DTD
lntroduzione allo studio della straordinaria c controversa fortuna di Agostino ncl XVII sccolo. il volume ha con1e primo obicttivo la messa in luce del mctodo storico-critico e delle rcgolc
em1cncutiche e dialcttichc utilizzati da Gianscnio. Arnauld. Pascal. pcr din1ostrare l'evidenza e la
coercnza del sistcn1a agostiniano della grazia indebi1a e predes1ina1a. Pcr i giansenis1i. Agostino
la supren1a autoril dogrnatica. lntcrprctc clctto dalla grazia per dischiudcre la picna cornprcnsione della rivelazione cristiana. cus1odi1a fcdelmen1c dalla 1radizione cattolica (ritenula invariabilmenle paolino-agostiniana). rccepita con eversiva parzialit dalla Riforma. infine mcssa
in discussione dall'empio molinismo gesuita. li 111etodo della grazia (geni1ivo oggettivo). la via
storico-scicntifica al dogma cauolico. si compie comunque nella confcssionc del carismatico
Metodo della gra:.ia (gcni1ivo soggctti vo): l'oggetto dell'enneneu1ica si rivcla corne suo in1pcrscrutabile Soggctto, incondizionala c non univcrsale Libertlr di elezione c illuminazione.
Le Penses di Pascal sono r esilo pili radicale cd originale della 1eologia giansenista. del suo
pessimismo lragico, an1iun1anista ed anli1nodcmis1a. La loro ''inquie1an1e" apologia del la fcde
cris1iana - cerlczza "incerta", perch indisponibile dono gra1ui10. che solo rende ragione del paradosso dell'csistcnza - spinge l'agoslinismo sino all'cslrcma cocrcn1a: assolu1izza la dimensione anmetatisica della grazia, principio anarchico di un ordine soprannaturale, inaccessibile per
via puramenle razionale o morale; non illuminata dalla grazia, la s1essa metafisica idolatria.
Emerge quindi la questione dell'incootro-scontro tra giansenismo e filosofia modema, cornet~
stimoniano la diversiticata recezione di Cartesio a Pon-Royal, o la violenta polemica tra ragostinismo deila grazia di Arnauld e l'agostinismo platonizzante di Malebranche.
Un rappono altamente problematico con Agostino ha vissu10 la stessa chiesa romana, ambiguamente tesa ad un riconoscimento formale della sua indiscutibile autoril, ma ad un tacito ridimensionamento, sino alla sostan2iale rimozione, della sua teologia della grazia. La controversia sull'esegesi di Agostino si intreccia cosl aile questioni della natura del carisma e dell'autoril
religiosa, deil'eventuale coerenza della tradizione cattolica, degli spazi di autonomia che la controriforma puo riconoscere alla tradizione patristica, alla ragione storico-critica, all'interiore Libert di coscienza, alla stessa anarchia dello Spirito.
Accompagna il volume un'accurata cronologia che segue, anno per anno, Ja dram.matica storia dell'agostinismo modemo e del giansenismo, dall'ambiguo documento tridentino sulla giustificazione ( 1547) alla boila papale Unigenitus ( 1713), che condaona infine corne eretico l'agostinismo strenuamente difeso da Pon-Royal.
Gaetano Lettieri (Roma, 1961 ), douore in filosofia, allie~o di Manlio S1moneui e ricercatore di Storia
del cristianesimo presso l'Universit La Sapienza di Roma, professore di_ Cris10/ogia predogmatica presso l'Universit Lateranense di Roma. 'Ha pubblicato saggi su Flonc. Io gnosticismo, Origcnc, Mano
Viuorino, Prospero d' Aquitania, Cusano, Pascale Agostino, cui ha ded1cato due volumi. Il senso della storia in Agos1i110 d'/ppona. Il "saecu/u111" e la gloria ne/ De civilate Dei, Roma 1988. e l'a/1ro Agos1111c.
Ern1eneu1ica e retorica della graz1a dalla cris1 alla 1ne1amorfos1 del De doctn11a chrrstiana. Brescia 2000.
i. 40.000