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La <<Piccola Biblioteca Agostinianu (PBA) oll rc rri lettori rQ


testi italiani (opuscoli o pagine antologiche) dclla <<Nuova
Biblioteca Agostintana>> (NBA) - in parte gi) pubblicati -
E
o SantAgostino
corredati di ampie ed esaurienti introduzioni, su argomenti
di particolare interesse. o
o
Con l'intento esplicito di scrivere un testo che <<si possil N
C FEDE SPERANZA
tenere in mano e non che possa appesantire uno scaffrr
le> (1, 6), Agostino componel'Enchiridion o Liber de /i
de, spe et caritate: una sorta di manuale di vita cristianrr
Io CARITA
attento soprattutto allo spessore storico e pratico dcl o
cr) enchiridion
credere, compendiato nell'equilibrio dinamico delle trc
virtri di fede, speranza e cariti. o
Un'opera dt grande attualiti, che ci restituisce un ago- oo a cura di LUIGI ALICI
stinismo vivo ed essenziale, e un autentico gioiello di
sintesi teologica e di vita spirituale.
II Citta Nuova

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lsBN 88-31 1-4732-3
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L.20.000 r.i. € 10,10 C"
PICCOLA BIBLIOTECA AGOSTINIANA
Collana fondata da
AC}OSTINO TRAPE
e diretta da
RE]\{O PICCOLOMINI

32

FEDE SPE,RANZA CARITA


Sant'Agostino

FE,DE,
SPE,RANZA
CARITA
Enchiridioru

a cura di LUIGI ALICI

NUOVA BIBLIOTECA AGOSTINIANA


CITTA NUOVA
I testi di sant'Agostino
sono tratti dall'Edizione bilingue
della Nuova Biblioteca Agostiniana - Citti Nuova,
vol.YI/2, Roma 1995.
INTRODUZIONE

1. UN MANUALE, DE,LLA VITA CRISTIANA

Per il cristiano che si i aperto al dono della frdr,


il secondo passo non i meno dtfficile del primo: dopo il
.si del c?tore", occorre pronuruciare il "si della uita";
quello che ci rnette in cammino, ci impegna ad orienta-
re bene i nostri passi, ci obbliga a misurare il feruore
dell'entusiasmo con la problematiciti del quotidiano.
ln copertina: Tornano allora in primo piano domande che sembraud-
Giotto, La Cariti, La Speranza, La Fede (affresco - 1,J06). no definitiuamente superate: qual i il nucleo essenziale
Padova - Cappella degli Scrovegni. e irrinunciabile, il "nocciolo duro" (come si direbbe og-
Grafica di Gyorgy Szokoly
ei) del credere? Fin doue pub spingersi il sostegno del-
O 2001, Citti Nuova Editrice la ragione, oltre la quale la fede i sola? Entro quale sca-
via degli Scipioni 265 - 00L92 Roma la assiologica, in qualche modo distribuita tra un mini-
mo e tffi massimo etico, pud dispiegarsi la r.tita del ue-
Con approuazione ecclesias tica
derute? Iru una parola: come si pud peruenire ad una sin-
ISBN 88-l1r-47)2-3 tesi compiutamente definita (summa totius definitio-
nis) della frd, cattolica, quindi al suo .fondarnento piD
sicuro ed autentico (fundamentum certum proprium-
Finito di stampare nel mese di genr-raio 2001 que) (1, 4?
dalla tipografia Citti Nuova della PA.M.O.M. Sono precisamerute queste le dornande con le qua-
Via S. Romano in Garfagnana,2)
00148 Roma - tel.066510461
li si riuolge ad Agostiruo, ormai affermato e autoreuole
e-mail: segr.tipografia@cittanuova.it uescouo di lpporua, un certo Lorenzo, uerosimilmente
un funzionario amministratiuo, fedele uistiano, moti- I
sto quel cbe domandi - aggiunge, riuolto a Lorenzo -,
uato dal desiderio di approfondire le proprie conuinzio- chiedendo cbe cosa si d.ebba mettere al primo posto e
ni religiose e di scoprirrue tutte le implicazioni rnorali e che cosa all'ultimo: l'inizio appartiene alla frdr, il com-
i
ll
spirituali. La sua richiesta di poter disporue di ,<urua sor- ll pimento b nella uisione. E questa i ancbe la sintesi
'compiutamente
ta di manualer, (1, 4 della fede cristiana offre ad Ago- definitao 0,,. E dunqrc solo la <<uita
stino l'occasione prossima di comporue questo breue buona>r, ossia quella orientata dalla riuelazione e auaa-
scritto, cbe pud considerarsi un autentico gioiello di sin- lorata dalle buone disposizioni delle uirtD, che pud col-
tesi teologica e di uita spirituale. mare questa distanza tra la fede e la uisione.
Tutte le richieste di Lorenzo uengono infatti im- Su questa base Agostiruo costruisce la sua risposta
mediatamente raccolte attorno ad un nucleo fondamen- a Lorenzo e scriue un <<manuale>, uale a dire un testo
tale: <<Tu potrai conoscere senza alcun dubbio tutte le ,<cbe si possa tenere in mano e non cbe possa appesan-
cose che richiedi - risponde il uescouo di lppona - se co- tire uno scffile, (1, 6), lasciando al destinatario la re'
noscerai attentamente cbe cosa si deue credere, sperare sponsabiliti del titolo greco di Enchiridion, con il qua'
e omore>> (1, 4. E questo il patrimonio essenziale e ir- le l'opera i giunta sino a noi, mentre egli aurebbe pre-
rinunciabile del uedente, cbe deue essere accreditato ferito intitolarlo De fide, spe et caritate t. Con que-
dalla ragione, nella misura in cui appare sensato e rA- st'ultimo titolo, infatti, l'opera uiene citata nell'opusco-
gioneuole, ed ffidato alla ftdr, per quel che eccede le lo in cui Agostino risponde ad otto quesiti che gli erano
ibiliti de ll' in t lli genza um ana.
p os s e I stati posti da Dulcizio, fratello di Lorenzo e tribuno in-
Ancora una uolta i in primo piano il rapporto tra I
uiato in Africa come commissario imp-eriale per esegui-
fede e ricerca, fra il doruo inaudito della riuelazione e
i
i re gli editti corutro i Donatisti z, oltre che in una lettera
a Dario, scritta uerso la fine del 429 t e nelle Retracta-
i
l'impegno indispensabile del pensiero; md ora, rispetto
all'impianto piD astratto delle opere giouanili, la sinte- tiones a.
si che uierue proposta i meno intellettualistica e piD at- Alcuni di questi riferimenti ci permettono di col-
tenta allo spessore storico e pratico del credere. Non a locare la composizione dell'Enchiridion attorno al
caso qui il compendio della uita uistiana uiene ricerca-
to in un equilibrio dinamico delle tre uirtD fondamen-
tali (che piD tardi uerranno cbiamate teologali) della fe- 1 Cf. Enchir. 1,4 e 6;)),122. su questo punto cf. G. Ma-
de, speranza e caritd. dec, La patria e la uia. Cristo nella uita e nel pensiero di Sant'Ago-
Iffitti, risponde Agostino, quando <<la mente i or- stino, Roma L991, p. 2L0.
2 Cf . De octo Dulc. quaest.1, 10.
mai peruasa dalla radice della.frdr, che opera per mez-
'zo della cariti>>, l'uomo terude a raggiungere la suprema ) Cf . Epist. 2)7,7: NBA 23,729.
a Cf. Retr.2,6): NBA 2, 2)9. And,oga citazione in Possidio,
feliciti attrauerso una uita buona. <<E certamente que- lndiculus 6: PL 46, L2.

6
I
427 r.ll uescouo di lppona, a 67 anni, i ormai passato redenzione portata da Cristo, firue del mondo, giudizio
attrauerso un confronto arnpio e serrato con la filosofia ultirno. LEnchiridion appartiene int,ece all'ultimo pe-
e la teologia del suo tempo. La controuersia pelagiana, riodo della produzione agostiniana, segnato da una pie-
cbe andaua toccando purute di particolare asprezza, lo rua maturiti dcttrinale, spirituale e pastorale.
aueua gii irudotto ad approfondire ulteriormente la ri- Lintera trattazione riflette quindi la particola.re
flessione teologica intorruo ai grandi temi della rederu- sensibiliti teologica di questi anni, trascriuerudola entro
zione, del peccato e della grazia. Ha gii scritto le opere un intpianto dottrinale nel quale si stempera ogni pos-
piD note e sta corucludendo l'ultima grande fatica delDe sibile esasperazione polemica o disarrnonia tetnatica, in
civitate Dei, cbe uerui terminata nel 426, anno iru cui nome di un'istanza di organiciti e colrupletezza. La pro-
mette mano alle Retractationes, s'eguite dalle ultime spettiua dominarute i di natura storicct-saluifica: la riue-
opere contro arianesirruo e semipelagianesimo. lazione cristiana corusente di leggere l'intera uicenda
Non i la prima uolta che egli s'impegna in utta sin- ?lmaruq al dl lA di ogni dffirenza di lingua, razza, cul-
tesi dell'insegnameruto cristiano; si possono ricordare, tora, entro un orizzonte segnato, nelle sue coordinate di
fra I'altro, alcuni scritti intmediatamente precedenti o forudo, dal mistero della ueaziorue, del peccato e della
successiui alla consacrazione episcopale: il De fide et rederuziorue" Ne risulta un tentatiuo di ripensare I'inte-
symbolg composto nel 393; il De agone christiano, ro messaggio cristiano nel punto di intersezione, tra fe-
cbe risale a pocbi anni dopo; il De catechrzandis rudi- de e morale, la uera sapienza - oggetto nel morudo anti-
bus (399), doue uiene delineato un modello di introdu- co di u??a uana ricerca intellettualistica - i quella cbe,
zione elementare alla uita uistiana, impostata secondo riconoscendo il legame costitutiuo tra uomo e l)io, rie-
le uarie tappe della storia della saluezza: peccato di Ada- sce d dare un corucreto spessore storico-ecclesiale a q?{e-
mo, punizione, preparazione dell'Antico'festamento, sto rapporto, trasforruandosi in una pietas ancorattt m
Cristo, autentico Sacramento di saluezza e Mediatore
tra Dio e gli uomini. Vera sapienza i appunto la pietas,
5 Il primo opuscolo di risposta a Dulcizio, infatti, sembra ri- intesa come culto del uero Dio,. questo culto si realizza
salire al 422, mentre nelle Retractatioaes quest'opera Ad Lauren- attrauerso la fede, la speranza e la cariti, e queste tre
tium, de fide, spe et caritate, liber unus viene catalogata dopo i sei uirtD sono racchione nel Simbolo di fede e nel Padre
libri del Contra lulianum, scritti verso iqZt. D'altro canto un pas-
so delf'Enchiridion stesso (23,87) parla di san Girolamo come gii
nostro.
defunto e la sua morte risale al settembre del419 o 420. Per una Dinanzi all'interuento salutfico della ruisericordia
pii ampia documentazione relativa a questioni di carattere te- diuina, che riscatta l'umaniti dicaduta con il peccato,
stuale, corredata da specifici riferimenti bibliografici, rimando al- dunque, <<non i la mano che deue afferrare un piccolo
l'Introduzione all'Encbiridion, qui richiamata nei suoi aspetti es-
manuale, ma il cuore che deu'essere infiamrnato da un
senziali, apparsa in Sant'Agostino, I-a uera religione, NBA 6/2,
451-468. grande impegno nello studio>> (1, 6). Iiintera uita cri-

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I
stiana deue quindi poggiare sui due pilastri basilari del- anche se ad esso noru corrisponde una tripartizione mol-
la fede e della pregbiiia. Memore dell'insegnamento di to equilibrata: I'attenzione preualente di Agostino, in-
san Paolo: Come potranfio inuocarlo senza auer prima fatti, ua alla fede, mentre solo le ultime pagine sono de-
creduto in lui? (Rm 10, 14), Agostino aueua gii affer- dicate alla speranza e alla cariti.
mato in un discorso di qualcbe anno prima: <<Per pre- Su questa base l'impianto fondamentale dell'ope-
gare dobbiamo dunque credere e, percbd non uenga me' ra pud essere ricostruito secondo il seguente scbema:
io la fede con cui pieghiamo, dobbiamo pregare. La fe'
de fa sgorgare la preghiera, la pregbiera sgorgata ottie-
Prologo (1, 1 - 2, 8)
ne la stabiliil della fede, e
.
l. La fede (3,9 - 29, 113)
Di fede e di pregbiera si nutrono le tre uirtD fon' 1. Fede in Dio creatore G,9-7,22)
da*entili del criitiaio' la frdr, che troua il suo refere- 2. Fede in Cristo redentore (8,23 - 14, 55)
rente dogmatico nel Ctedo, teluto presente nella sua 3. Fede nello Spirito Santo e nella Chiesa (15, 56 - 15, 63)
tipica formulazione occidentale 7; la sperdnza, orientata 4. Fede nella remissione dei peccati (17, 64 - 22, 83)
iatte'inuocazioni del Padre nostro; la cariti, culmine e 5. Fede nella risurrezione della carne e nella uita eterna
coronarnento di tutta la uita cristiana. ll rapporto stret- (2), 84 - 29, 113)
to tra fede e pregbiera nell'opera i emblematicamente
IL La (30, 114-116)
,oppritrntui dall'accostamento tra-il Symbolum e e la speraruza

oiutio dominic4 che ne i il naturale complemento spi- III. La cariti (31, 117 - 32, 121)
rituale s. Da qui scaturisce l'irttero impianto dell'opera,
Epilogo (33, 122)

(Simbolo), una funzione di sintesi nella prcparazione del catecu-


6 Serm. 115,1: NBA l0l2,4J9.
7 Per una rraccia degli articoti del Simbolo ai quali Agosti- meno per divenire membro effettivo della comunit) cristiana.
cf.. Serm.215: NBA )2/1,2)7'241.
Svolse infatti il ruolo di anello di congiunzione tra fede e vita oi-
no si attiene
s Simbolo, ,.nel quale si contiene in breve tutto quanto si
Il stiana, tanto che fu considerato come un riassunto (breuiarium)
deve credere per lieterna-salvezza>>, secondo Agostino, B chiama- del Vangelo in rapporto alle idee fondamentali della predicazione
to cosi <<in senso traslato per una certa Somi glianza col simbolo di Gesi e della fede e degli obblighi del cristiano>> (V. Grossi, 1z-
che stipulano rra di loro i.orn*...ianti e col -quale il loro rap- troduzione generale, in Tertulliano, Cipriano, Agostino, Il Padre
porto riene'oincolato con un patto di fedelti. Anche il vostro - egli nostro. Per un rinnouamento della catechesi nella pregbiera, a cura
conclude - E un rapporto in vista di merci spiritualil> (Serm.2L2, di V. Grossi, Roma 1980, p. 19). <Agostino vedri poil'oratio do-
1: NBA )2/7,195). minica - egli aggiunge - quale breuiarium euangelii non solo ri-
9 <<I7Pater, dal fatto di essere stato inserito nel vasto conte- guardo al modello di ogni preghiera cristiana, ma anche riguardo
sto di.o*p..rrrione della religione nell'ambito delf iniziazione al al contenuto, quale Io schema unico del rivolgersi a Dio del cri-
cristianesimo, venne ad areri accanto alla confessione di fede stiano anche nella preghiera privata (Ep. 1,30,22)r> (Iui, p.20).

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t
2. Tnq FEDE E vISIoNE Ogni natura creata dunque i in sd buona e il ma-
le ne rappresenta una corruzione, ?/na sorta di patologia
Dinanzi alla richiesta di Lorenzo, di cui non mette radicale, ma non origiruaria, che il Creatore permette,
in dubbio la genuina motiuazione, Agostino cerca sin riuscendo, nella sua infinita bontd e onnipotenza, a ri-
dallinizio di situare il proprio discorso erutra i binari scattarne la portata ruegatiua ruell'economia complessiua
della riuelazione cristiana, secorudo la quale <la pieti i del piano della saluezza. In ogni caso, il riconoscirtryento
sapienza>> (Gb Zg, 28) e consiste essenzialrnente nel cul- delle radici intenzioruali dell'agire umano disegna uno
to di Dio. Iiesseruziale i quindi cogliere il cuore del cul- spazio irrinunciabile di responsubiliti personale; perci6
to di Dio, che si alimenta di fede, speranza e cariti. So- occorre sempre distinguere, come nel caso della menzo-
lo all'interno di questo orizzonte i possibile soddisfare le grua, tra il male uolutamente perseguito e il bene che irt-

domande dell'amico. E se i uero cbe i terruini foruda- uolorutariamente potrebbe scaturirne. Altro D quindi
mentali della uita cristiana si suiluppano tra il 'gii" del- I'errore iruuolontario, cbe pud comunque essere inteso
la fede e il "non ancora" della uisione, cid i possibile gra' come una cifra della fragiliti dell'esistenza, altro il pec-
zie alla mediaziorue saluifica tli Cristo; <E Cristo [...] il cato uero e proprio, cbe ci fa deuiare dalla uia che con-
forudaruento sicuro ed autentica della fede cattolica>> (7,
duce a Dio (7, 21).
5). I cristiani quindi trouano nel Simbolo e nelPadre lnsomma <<la causa delle cose buone cbe ci tocca-
nostro due riferimenti indispensabili per alimentare la no i solo la bonti di Dio, mentre delle cattiue i la uo-
fede, la speranza e la caritd, uirtil strettamente intreccia-
lonti di un bene muteuole che abbandona un bene im-
te, cbe trouaruo nella fede il loro fondamento necessario. mutabile, prima nell'angelo, quindi nell'uomo> (8, 23).
Si apre a questo punto il nucleo portarute e piil am' ln coruseguenza del .primo ruale", perd, tutto il geruere
pio del trattato, nel quale si passano in rassegna le prin- umano i colpito alla radice nella sua originaria tensio-
cipali ueriti di fede del cristiano: creazionc, peccato, re- ne uerso il bene; la capaciti intellettiua ne i offuscata,
denziorue, saluezza, risurrezione. Iloggetto della fede quella uolitiua indebolita e insidiata dalle torbide pul-
noru pud essere perd raggiunto con und mera indagine sioni della concupiscenza; da allora la morte e l'esilio
naturale, condotta <alla maniera di quelli cbe i Greci banno infettato radicalmente la storia dell'uomrt, anclte
chiamano "fisici">>: cid che coruta, inuece, i credere che se questi non ha perso I'aspirazione incancellabile alla
<la causa di tutte le realti credte, celesti e terrestri, ui- feliciti
sibili e inuisibili i utticamente la bontd del Creatore, Mentre in Adamo l'umaniti intera appare come
unico e uero Dio; cbe non c'i ruessuna natura al di firo- una massa condannAta, Dio, misericordioso oltre cbe
ri di Lui ct che non dipenda da Lui; cbe Egli i la Triniti, giusto, non abbarudona a se stessa la natura ribelle, con-
cioi Padre e Figlio generato dal Padre e Spirito Saruto>> sentendo in Cristo la riconciliazione e promettendo ai
(3, 9). santi di diuentare, all'atto della risurrezione, uguali

t2 t3
t
agli angeli di Dio, in modo che la composizione della Attrauerso quell'unico peccato d'origine, numerosi pec-
Gerusalemme celeste ruon risulti diminuita dalla drfr- cati sono entrati ruel mondo (superbia, sacrilegio, impu-
ziorue degli angeli ribelli, ma forse addiritturA accre- riti, furto, auarizia, ecc.), in nome di una sostanziale so-
sciuta (9, 29). lidarieti nel genere umanq cbe potrebbe aruche esten'
E perd imperusabile che i saluati possano riabili- dersi, secondo Agostino, alle colpe attuali di tutti i pro-
tarsi uruicamente in uirtD dei propri meriti; gli uomini genitori. In ogni caso i stata istituita la rigenerazione,
infatti non possono attribuirsi nemmeruo la fede e il li- poicbd si era corrotta la generazione, mentre i peccati
bero arbitrio della uolonti, e non potrebbero credere, attuali potranno essere riparati coru la penitenza. Dun-
sperare ed amare se Dio non lo uolesse, poichd la stessa que, mentre Adamo introdusse il peccato nel mondo,
uolontd dell'uomo i predisposta (praeparatur) dal Si- Cristo, unico redentore, cancelld non solo quell'unico
gnore. Non sono sfficienti dunque nd la uolonti del- peccato, ma simultnneamente tutti quelli che ui si ag-
I'uomo da sola, nd la sola misericordia diuina: la buona giunsero: ,<Come iffitti la sua fu uera morte, cosi la no-
uolonti non precede tutti i doni di Dio, mentre la mi- stra uera remissione dei peccati, e come la sua fu ue'
fu
sericordia diuina precede la uolonti umana perchd uo- ra risurrezione, cosi la nostra fu uera giustificazione>
glia, e la seg.te perchd non uoglia inuano. (14, 52).
C'era comunque bisogno di un mediatore dinanzi Seguendo la traccia dei principali articoli del Cre-
alla giusta corudanna per il peccato originale: questi i do, Agostino rileua quindi nella morte, risurrezione e
Cristo, Figlio di Dio, Dio e uomq manifestazione su- ascensione al cielo di Cristo, come pure nel suo ritorno
blime della grazia; <<unigenito Figlio di Dio non per per giudicare i uiui e i morti, non una uaga simbologia
grazia, ma per natora, assunse per grazia la natura urna- .spirituale, ma un uero e proprio paradigma saluifico,
na in una tale uniti personale, da poter essere Egli stes- cbe dona al cammino dell'umaniti una proiezione esca-
so anche figlio dell'uomo> (71, 36). Cristo i ruato dalla tologica.
Vergine Maria, come da una madre, e dallo Spirito San- Segue quindi la professiorue di fede nello Spirito
to, che i dono di Dio e uguale a colui cbe dona, non co- Santo, che rende compiuto il riferimento alla Triniti, e
me da un padre; del resto, quando si nomina una sola ruella Chiesa, ad essa congiunta <<come all'abitante la
persona della Triniti, si deue intendere la Triniti tutta sua cASa>> (15, 56): una Cbiesa che abbraccia, nella sua
intera. Cristo dunque si i fatto peccato in quanto sacri- integraliti, sia quella parte cbe i pellegrina sulla terua,
ficio per i peccati, ponendo le preruesse, con la sua ri- sia quella che i eternamente in comuniorue con Dio, in
surrezione, per la nostra rigenerazione a uita nuoua. cui non d piD peccato. Quando saremo finalmente ri'
Questa economia diuina della redenzione si mani- congiuruti ad essa, ci si manifesteri persino nelle scbie-
festa con il battesimo, che fa morire l'uomo al peccato re angelicbe cbe ne fanno parte, di cui ora non riuscia-
originale e, se adulto, anche al peccato attuale (13, 42). mo A cogliere la composizione e la natura, anclte se ci

L4 t5
T

basta ricoruoscere Satana, quarudo si mascbera da angelo messo contro di noi> (79, 73), secondo I'insegnamento
di luce. Quando inuece <<snreTno uguali agli Angeli di del Sigruore, che inuita ad amare i propri nemici. La
Dio, allora come loro uedremo faccia a faccia [ ..]. La conuersiorue del cuore e della uita in ogni caso ruoru pud
loro pace pertanto ci sari nota, in quanto anclte la no- essere sostituita da nessuna elemosina esteriore: insoru-
stra sari della stessa natura ed entiti, nd sorpa.rseri piD ma, <chi tuol fare elemosina in modo ordinato, deue in
la nostra intelligeruza, mentre la pace di Dio cbe lassD ri- effetti comiruciare da se stesso e farla prima di tutto a se
cadri su di noi sorpasseri indubbiamente la nostra e la stesso>> (20, 76)
loro intelligenza>> (16, 63). Resta comuruque una differenza tra peccati lieui e
La confessione di fede del cristiano contempla peccati graui, fondata sul giudizio diuino, non su quello
quirudi la remissione dei peccati, che auuiene n.ella umano. La Scrittura, ad esempio, guarda con urua qual-
Cbiesa stessa in uista del giudizio e riuea uno stato di cbe concessione ad alcune debolezze umarue, come I'u-
concordia coru la societi angelica. Non bastaua infatti il nione coniugale finalizzata al piacere, o la pretesa di
<grande atto di condono>> del battesimo, poicbd l'uomo, portare in giudizio una controuersia. Sono inuece graui
fincbd dura la sua uita mortale, i corutinuatnente espo- altri peccati che possono sembrare lieui, come I'offesa
sto al peccato. Non tutti i peccati sono della stessa en- agli altri e la superstizione, per non parlare di tutti i ui-
titd, ma, ancbe quando assumono la grauiti di un delit- zi che una consuetudine aberrante ha ormai pubblica-
to, chi i realmente pentito e corupie una penitenza ade- mente legalizzato.
guata non deue disperare della misericordia. Se i uero cbe gli uomini peccano per ignoranzd o
Non bisogrua credere perd che sia possibile saluar- per debolezza, i indispensabile implorare I'aiuto diuiruo
si perseuerarudo nel peccato, ancbe se non si abbandona non solo per ottenere il perdono dei peccati, ma anche
il nome di Cristo, poichd la fede senzd le opere i morta per ruon essere indotti in tentaziorue; in altri termini, la
(18, 67). Cid cbe coruta i auere Cristo come fttrudamen- misericordia diuirua i doppiamente necessaria, <<non so-
to, senza che nulla gli uenga aruteposto; tuttauia cbi ha lo nell'atto iru cui si fa peruitenza, ma anche perchd sia
costruito sopra quel fondamento un edificio spirituale possibile farla, (22, 83), merutre chi non uede alla re-
fragile e imperfetto douri essere purificato. Sbaglia, al missione dei peccati si rende colpeuole di quel peccato
contrario, cbi continua a commettere delitti inauditi, il- imperdonabile contro lo Spirito Santo di cui parla la
ludendosi di poter comprare da Dio coru elemosine una Scrittura.
;- , . 7 ,t
perenne licenza d' impuniti. E poi decisiua, per il cristiano, la fede nella nsur-
I peccati lieui di ogni giorno sono inuece riparati rezione della carne; <<nessuru.cristiano deue assoluta-
dalla preghiera quotidiana e dalle opere di misericordia: mente mettere in dubbio cbe i
destinata alla risurrezio-
<Tuttauia - aggiunge Agostino - non c'd elemosirua pii rue la carne di tutti gli uomini che sono nati e nascerun-
grande di qwando perdoniamo di cuore un peccato cofix- fro, cbe sano morti e moriranno>> (23, 84): questo il

L6 L7
principio irrinunciabile che consente di ffiontare que- persino ruel momento in cui il peccatore agisce contro la
stioni piD sottili e complesse, come la sorte dei feti abor- uolonti diuina, questa si attua in lui.
titi o dei corpi deformi. Chi nasce e mLtore, in ogni ca- E il mistero piD insondabile della grazia: la sal-
so, i destinato a risorgere; con la risurrezione giungeri uezza i assolutamente gratuita, la condanna assoluta-
d compimento quel che erA ancora incompiuto ed ogni mente giusta. Percid, quando la Scrittura insegna cbe i
difetto sari riparato, mentre i del tutto irrileuante, se- uolonti di Dio cbe tutti si saluino, ci6 pud significare
condo Agostino, chiedersi se ogni porzione corporea cbe nessuno si salua, all'infuori di quanti Dio uuole sal-
sari materialmente restituita alla sua collocazione ori- ui, oppure che,la saluezza raggiunge tutto quanto il ge-
ginaria. Cid che conta i credere cbe i corpi dei santi ri- nere ufttaruo. E ancbe possibile una diuersa interpreta-
sorgeranno senza alcun difetto, mentre la massa con- zione, purchd sia fatta salua l'orunipotenza diuina.
dannata risorgeri per essere punita insieme al diauolo,
Qui il tnistero dell'onruipotenza diuina s'intreccia
in quella seconda morte in cui si potri sffiire eterna- con quello della liberti umana. Prima del peccato d'o-
mente senza morire. rigine, l'uomo poteua scegliere fra bene e male, e Dio
Il richiamo alla fede nella risuruezione della carne uolle mostrare il grado di bonti di un essere razionale
e nella uita eterna orienta la rtflessione firuale della pri- cbe aueua la possibiliti di non peccare; alla fine dei tem-
ma parte, dedicata al mistero della saluezza e dell'ele- pi inuece egli non potri piD uolere il male, seruza con ci6
zione diuina, che Agostino riconduce alla indectfrabile essere priuato della liberti. Nella condizione attuale
connessione di misericordia e giustizia, che riassume in quindi la natura umana ba perso per mezzo del libero
un principio generale: ,<Nessuruo i liberato se non per arbitrio la possibiliti di non morire, ma d in condizione
una misericordia non douuta e nessuno i condannato se di guadagnare per mezzo della grazia l'impossibiliti di
non per un giudizio douuto, (24, 94). Prima di poter morire. Il uolere un tempo bastaua a peccare, non a re-
uedere nel ,<luminosissimo fulgore della sapienza [...] stare nella giustizia, cosi come ora la nostra uolonti ba-
quel che ora i custodito dalla fede dei credenti> (24, sta per darci la morte, non la uita. Dunque odopo quel-
95), il cristiano crede nella uoloruti saluifica di Dio, che la caduta la misericordia di Dio i piD grande, dal mo-
opera il bene, ancbe quando permette che accada il ma- mento che d lo stesso libero arbitrio che deue esser libe-
le Egli uolge al bene le uolonti cattiue, guidato da quel- rato dalla schiauitD, sottomesso com'i al peccato e alla
la misericordia che le Scritture inuitano a contemplare, morte>> (28, 106)
mentre il numero dei dannati, secondo Agostino ben Tra la morte e la risurrezione, le anime cbe sog-
piil alto, non rappresenta una sconfitta dell'onnipoten- giornano in dimore misteriose possono riceuere sollieuo
za diuina, bensi una uittoria della sua giustizia. Dio in- dal sacrificio del Mediatore o dalle elemosine nella
fatti porta sempre a compimento la sua uolonti, anche Chiesa. Tali sacrifici rendono grazie per chi i buono, in-
quarudo questa non coincide con quella degli uomini; tercedono per chi non lo i ueramente, consolano i uiui

18 t9
il
per chi i ueramente cattiuo. "I-uttauia, <dopo la risurre- questa uita sari colmata nella quiete dello spirito e
zione, una uolta attuato un giudizio uniuersale e inte- quindi anche nella risuruezione della carne>> (31, 118).
grale, esisteranno due diuerse cittd, quella di Cristo e Per questo il fine di ogni comandameruto i la cariti: tut'
quella del diauolo, quella dei buoni e quella dei cattiui, te le cose cbe Dio coruanda o rdccomanda ,,sono com'
entrambe comuruque composte di angeli e di uomini> piute rettamente, quando si riferiscono all'am.ore diDio
(29, 111). Questa doppia condizione finale, di morte e e all'amore del prossimo in uista di Dio, sia nel secolo
di uita, sari assolutamente eternA, quali che siano le preserute che in quello futurct> (32, 121).
congetture umnne, dettate da una misericordia male in- Si conclude cosi questo scritto e Lorenzo potri ua-
tesa, sulla differeruziaziorue delle perue o sull'euentuale lutare se, date le dimensioni cbe ha assunto, esso possa
alle ggerimen to delle soffereruze. dauuero chiamarsi Enchiridion. Da parte sua, ad Ago-
Questa dmpia trattazione dogmatica introduce le stino nort resta che dicbiarare uerso di lui quei medesi-
altre due parti dell'Enchiridioq molto piD breui: dalla mi sentirruenti di fede, speranza e amore cbe ha posto al-
professione di fede ndsce infatti ,<la buorua speranza dei la base della sua trattazione.
credenti, alla quale s'accompagna la saruta cariti> (30,
114). Rispetto all'intero corpus delle ueriti di fede, l'og-
getto della speranza i essenzialmente racchiuso nelPa- l. UNa sIN'rESI DELilACIoSTINISMo
dre nostro, la preghiera insegnata dal Signore, cbe qui,
a differenza cbe in altre opere, i presa in corusiderazio' Non i possibile in questa sede impegnarci in una
rue accanto al Credo. I'lella formulazione giunta sino a globale riconsiderazione uitica dei temi affrontati da
noi attrauerso il Vangelct di Matteo, tale preghiera con- Agostino. Ci limitiamo pertanto a qualcbe breue sotto-
tiene tre inuocazioni relatiue a beni spirituali, cbe non lineatura.
auranno fine, e quattro relatiue a beni temporali. Pit) La prima considerazione riguarda I'impianto com-
breue iruuece la fonnula tJi Luca, anche se equiualente plessiuo dell'opera, ulla quale l'autore attribuisce una fi-
nella sostanza. naliti che oltrepassa le ricbieste, presumibilmente piD
Maggiore della fede e della speranza, come ricorda modeste, del suo interlocutctre. Come auuiene in nume-
l'Apostolo, i la cariti, che le suppone entrambe. La ca- rr,tse altre occasioni ('basterebbe ricordare le Confessio-
riti i il cornpimeruto della uita dell'uomo. Nel suo pri- nes, De doctrina christiana o il De civitate Dei)
il
mo stadio, anteriore alla Legge, l'umaniti uiueua se- Agostino si lascia spesso coinuolgere in una trama di
condo la carne; nel secondo uiueua sotto la Legge, che questioni occasionali, riceuendone und salutare scossa
dona la conoscenza delpeccAto; nel terzo stadio I'uomo, maieutica, seruza restarne perd prigioniero, anzi impe-
con I'aiuto della grazia, crede e spera nella saluezza,' gnandosi in una sua ulteriore radicalizzazione e proble'
rnentre l'ultimo stadio i quello della pace, ocbe dopo matizzazione. Ancbe in questo caso emerge infatti una

20 2t
intentio auctoris cbe ua ben oltre le attese manualisti- alle attese di Lorenzo, Agostino intende, ancora l'tn7
che di Lorenzo, e che si salda ad una problematica piil uolta, correlare ratio e fides, nella prospettiua di quel
ampia, frutto di un'autonoma gestaziorue interiore: que- progetto di chrrstrana philosophi4 mai cornpiutarnen-
st'ultima troua ora I'opportuniti per ffiorare in super- te sconfessato, anche se, rispetto all'ingenuo ottirnismo
ficie, dilatando gradualmente I'orizzonte tematico e fa- speculatiuo di Cassiciacum., qui emerge un impianto
cendogli acquisire un respiro nuouo. In tal modo lo ieologico mAturo, qualificato da un sicuro ancoraggio
scritto, alla fine, si presenta come un sussidio idealmen- biblico e cristologico.
te destiruato ad ogni cristiano maturo che si ponga do- La preualeiza ternatica accordata ai contenuti del
marude significatiue sui fondamenti della propria fede. mistero iristiano della saluezza, cbe supportano la fede
Fra le opere del uescouo di lppona composte con del cristialo, sembra fare di questo sqitto, per molti
questo intendimento, /'Enchiridion i certamente una uersi, il naturale complemento del De doctrina chri-
delle piD riuscite, ancbe per il felice equilibrio tra con- stiana. Rispetto alla distinZione tra res e signa, tra cose
tenuti e metodo. Agostino iffitti riesce a sintetizzare in e segni iui formulata e all'ampia attenzione prestata a
poche pagine l'essenziale della proposta uistiana, iru- questi ultimi, i come se Agostino, in un certo senso' ora
scriuendolo all'interno di alcune fondamentali indica- )iprrndrtse la trattazione delle res e ne suiluppasse il
zioni metodologiche. Il punto di intersezione tra questi ,)lorc dogmatico, gid enunciato in quell'opera in una
due aspetti pud essere rintracciato nell'articolaziorue sezione ail t bbro lt, e Accompagnato da un'analisi dei
fondamentale del credere e del pregare. Nonostante contenuti morali ed ermeneutici della doctrin4 sin
I'organiciti che si prfigge di conseguire, Agostino non d'allora riassumibili nelle tre uirtD teologali tz.
di mai l'impressione di uoler esporue in modo scolasti- Ijattenzione preualente alla dimensione delle res,
co un corpus dottrinale gii consolidato e delineato per oltre il piano dei signa, assegna quirudi allo scritto una
altre uie; anche in questo caso egli mostra di appartene- tonalii domiruante di natura teologico-dogmatica. Ijin-
re al numero di coloro per i quali scriuere e progredire tento fondamentale di Agostino appare infatti in larga
uanno di pari passo ro.In altri termini, il momento del- misuia sciolto da immediate preoccupazioni di ordine
la riflessione non i separato da quello dell'esposizione, formatiuo e pdstorale, essenzializzandosi quasi in una
ma lo accompagna costantemente, coinuolgendo il let- trattazion, di carattere istituZionale, cbe tende a confi-
tore nel uiuo di una ricerca presentata tn itinere. Qur- gurarsi Come una S,mma, a*cbe Se non intesa in senso
"manualittico
sta impostazione non i frutto di un abile artificio lette- e deteriore. A dtfferenza del De fide et
rArio, ma riflette il metodo seguito dall'autore: fedele

11 Cf. De doct. christ. I,5,5-21,19: NBA 8, 1l'3L.


10 Cf. Ep. 14),2: NBA 22, ))1. t2 Cf. De doct. christ. 1, )9, 4) -40,44: NBA 8, 57'59'

22 2)
symbolo, peraltro, l'autore qui si sottrae al compito ca- ne escatologica e nello stesso tempo unt concreta sussi-
techetico di illustrare I'uno dopo l'altro i singolri artico- diazione storica, mentre la cariti riassume in sci ogni al-
li della professione di fede. tro comandamento e quindi l'intero messaggio riuelato.
La uolonfi di rendere ragione dei fondamenti del- Iru questa prospettiua si comprende ancbe l'intreccio fra
la fede dorua all'impegno dell'autore anche una curud- il piano dogmatico e quello morale, cbe si riscontra sin
tura apologetica, che non i perd mai fine a se stessa, ma dall'iniziale tematizzazione della pietas 13 e consente,
accompagna, come un suo contplemento naturale, la ri-
fra l'altro, di ffiontare questioni spec'ifiche, come quel-
flessiorue teologica e spirituale. Quindi, pur non assu- la relatiua alla menzogna/errore (5, 16/8-7,22), alla ne-
mendo il genere letterario della disputa, nell'opera re- cessiti della penitenza (17, 64-66) e alle opere di mise-
sta costante la uigilanza critica sull'integraliti del rues- ricordia (19, 71-20, Z7).
saggio riuelato, contro ogni riduzione indebita, indu- Agostino non dimentica mai, perd, la centraliti
cendo l'autore ad una serie di accorte puntualizzazioni, cristologica del mistero della saluezza, la fondazione bi-
quasi sempre relatiue alla dottrina della grazia, che gli blica di ogni ueritd di fede e la sua consistenza ecclesia-
consentono di soruegliare costantemente quella sottili e le: Cristo, la Bibbia e la ChiesA sono punti centrali di ri-
delicata linea di frontiera lungo la quale si decideuano
ferimento, cbe animano la trattazione, consentendo di
in quegli aryni, a suo giudizio, gli sconfinameruti piD in- sfuggire al pericolo di uru freddo dogmatismo o di un
sidiosi nell'eterodossia. Questa impostazione consente astratto razionalismo teologico. Con Agostino ancbe la
ad Agostino di manteruere in tutta I'esposizione uru dogmatica entra in stretto dialogo con questioni uitali
obiettiuo equilibrio dottrinale e nello ste.rso terrupo un cbe toccano da uicino la uita umana, a cominciare dai
respiro spirituale di fondo, nonostante il backgiound temi del bene, della liberti, della feliciti.
antipelagiano, che lo esponeua concretamente al rischio Il lettore dell'Enchiridion, rileua Studer, <qesteri
di irrigidimenti polemici e di formulazioni scbematiche senza dubbio colpito dall'insistenza coru la quale uiene
e stereotipate. sottolineata la mediazione di Cristo. Effettiuamente i
Sul piano dei contenuti, l'impiaruto espositiuo ruo- possibile riassumere questo piccolo manuale con le pa-
ta preualentemente attorno alla formula del Credo, role: "reconciliatio per sacrificium mediatoris"; ui si
mentre il riferimento al Padre nosro, e alle considera- tratta infattt principalruente del peccato e della riconci-
zioni in chiaue etico-spirituale cbe pateua suggerire, ap- liazictrue coru Dio o della uia che dalla lontananza con-
parq posto in secondo piano. Attorno ai capisaldi della
teologia agostiniana, rappresentati dalla irascendenza
dt Dto e dalla incarnazione del Verbo, la fede assume il
uolto dinamico di ttn approccio sempre piil stringente 1] Insiste su questo aspetto M.F. Sciacca, Riflessioni sul-
alla ueriti cbe salua, cui la speranza dona una proiezio- l"'Enchiridion" di Sant'Agostino, in <<Augustinian Studies>>, 2
(1911),pp. 106-107.
24 25
il

duce fino Dio> u. <Cristo ui appare dappertutto - egli


a Alla luce di tale retroterua si possono comprende-
aggiunge - come il Figlio di Dio che si i fatto uomo per re meglio le ffirmazioni sul peccato originale, che non
mediatore tra Dio e gli uomini>> 15. Il riconosci- soruo soltanto il frutto di una occasionale reazione anti-
essere
rnento di Cristo come autentico mediatore appare quin- pelagiana, ma nascono da un orizzonte teologico ben
di anche in quest'opera come <il principio di coerenza piD complesso, al centro del quale sta il mistero di Cri-
della sua dottrinaD 16, assumerudo una decisiua ualenza sto Redentore t8 e quindi della grazid e della misericor-
salutfica, che imprime un impulso dinamico alla uita dia diuina, capace di conuertire al bene la uolonti catti-
cristiana: Egli infatti rende possibile il "ritorno" dell'u- ua; come ba riconosciuto ancbe Riuiire, <il corpo del-
manitd peccatrice uerso la patria abbandonata con il l'opera si presenta come un'ampia teologia della reden-
peccato. ; zione, a condizione di prendere questo termine nel suo
Ijorientamento fondamentale in questa "nauiga- senso piD ampio>> \e. In quest'opera, iffitti, Agostino
zione uerso la patria" i offerto dalla Scrittura, intesa ASSume un debito molto ampio nei confronti della teo-
come sacramentum che maruifesta il mistero della re- logia paolina, pur peruenendo ad una sintesi particolar-
denzione e introduce alla comunione ecclesiale; secon- merute misurata e felice della sua dottrina della grazia.

do Agostino, infatti, <le Scritture soflo un prolunga- Se perci| il preualere di tali tematicbe per un uer-
mento dell'incarnazione e percid, a questo titolo, esse so ha suscitato nel pensiero giansenista e nella teologia
sono un elemento della Cbiesa> tt. Sulla Cbiesa, irt protestante un grande interesse per quest'operA, per al-
particolare, nell'Enchiridion il pensiero di Agostino si tro uerso essa pud ruondimeno considerarsi il <<manuale
esprime con urua limpidezza esemplare e con afferma- del uero agostinisffio)> 20, .<l'unico compendio dogmati-
zioni esplicite. co dell'Agostiruo mAturo>> 21, ruon intaccato dal radica-
lizzarsi della polemica. Riportando il giudizio di Scheel,
che chiude la sua operd sulla cristologia agostiniana os-
1a B. Studer, Dio saluatore nei Padri della Chiesa. Triniti -
seruando che Agostino non era uno spirito teologica-
cristologia - soteriologia,Roma 1986, p.248.
15
Id., Dio saluatore, p.249.
G. Madec, Christus, scientia et sapientia nostra. Le prin-
16
18 E questa la tesi fondament oJe allabase dell'interpretazio-
cipe du cobdrence de la doctrine augustinienne, in <<Recherches Au-
gustiniennes>>, 10 (L975), p. 81. Lo stesso Autore altrove precisa ne di A. Trapd, S. Agostino: introduzione alla dottrina della grazia.
ih. il cristocentrismo di Agostino non deve essere inteso come al- L Natura e grazia, Roma 7987, p.49: <<Agostino insiste sull'uni-
ternativo al teocentrismo: <<La dottrina agostiniana d contempora- versalit) del peccato originale basandosi sull'universaliti della re-
neamente teocentrica nell'ordine deil.a cteazione e cristocentrica denzione>>.
nell'ordine della salvezza> (Made c, La patria e la uia, p. 272), tesi
19
J. Riviere,lntroduction, in Oeuures de Saint Augustin. IX:
che appare confermata dalle pagine delT'Enchiridion. Exposds glndraux de la foi,Paris 1947, p. 8r.
17 B. De Margerie, lntroduzione alla storia dell'esegesi, III: 20 E. Portali6, Augustiru, DTC 1, Paris 192), col. )02.
21 Studer, Dio saluatore, p.248.
S. Agostino, Roma 1986, p. 23.

26 27
mente creatiuo zz, Madec rileua: <<Scommetto che questo grandi nuclei dogrnatici che qualificano il patrimonio
giudizio I'aurebbe sconcertato. lnfatti, saluo errore, non della riuelaziorue: ueaziorue, redenzione e risurrezione;
gli uenne mai in mente di fare opere originali. Egli pro- bene e male; libertd e grazia; peccato, misericordia e
fessaua il Credo della Cbiesa cattolica; tutta la sua atti- perdono; Cristo e la Cbiesa.
uiti miraua a compreruderlo, a farlo comprendere ai fe- In ogni epoca caratterizzata dalfindeboliruento
deli e a difenderlo corutro tutti i tipi di contraffazione, progressiuo di un ethos condiuiso e insidiata da una stri-
sicuramente non a costruire un sistema personale>> 23. sciante tentazione sinuetistica, l'esigenza di urua "sinte-
Proprio per tali ragioni, questo Liber de fide, spe, et si compiutamente definita" della uita uistiana torna
caitate pud contribuire efficacemente a ridare spessore prepotentemente in primo piano. Tutte le uolte iru cui i
teologico e respiro spirituale ad un agostinismo talora ualori di fondo tendoruo a perdere la loro euideruza origi-
ridotto ad una cifra esangue e uuota dell'inquietudtne naria, trasformandosi in semplici espressioni di prefe-
umana o, per altri uersi, ad un sistema dottrinale pura' renza soggettiua, le dornande di Lorenzo diuentano an-
mente reattiuo e accecato da polemiche datate e fuor' che le domande di ogni credente; ma la risposta del ue-
uianti. scouo di lppona, come auuiene sempre per ogni spirito
Nello stesso tempo tale opera, proprio in quanto ci autenticamente creatiuo, ua piD in li delle attese: diuen-
restituisce un agostinisrno uiuo ed essenziale, pud assu- ta un contributo meditato ed autoreuole per cbiunque
mere oggi un ualore di grande attudlitA, sia per le ri- uoglia seriamente impegnarsi nella ricerca del sommo
sposte specifiche cbe offre, sia per l'impianto complessi- bene, misurarudosi coru una subdola dida relatiuistica.
uo entro il quale esse uengono ordinate. Lorenzo aueua
solleuato questioni che riguardauano sostanzialrruerute il Lurcr Alrcr
rapporto tra fede e morale, nel senso piD ampio: quale
sia l'essenza della frdr; doue passi il confine tra orto-
dossia e eresia; in quale misura la ragione possa sup-
portare la fede, quale gerarchia assiologica sia possibile
delineare sulla base dell'insegnaruento cristiano. Ago'
stino riconduce all'essenzialiti di una uita ispirata alla
frdr, alla speraruza e alla cariti tutta la costellaziorue dei

22 Cf. O. Scheel, Die Anschauulrg Augustins iiber Christi


Person und 'Verk. Unter Beriicksicbtigung ihrer dogmengeschich-
g, Tiibingen-Leipzig 1 90 1, p. 4 6I.
t lich e n S t ellun
2l Madec, La patria e la wa, p. 253.

28 29
BIBLIOGRAFIA

Nora EorroRrRr-s

La presente traduzione, che riproduce sostanzialmen-


te, con qualche lieve modlfica, quella pubblicata nell'edi-
zione italiana dell'Opera Omnia di sant'Agostino (NBA
6/2, Cittd Nuova, Roma t995), E stata condotta sull'edizio-
ne critica a cura di E. Evans, apparsa nella collezione del
Corpus Cbristianorum (series latina, XLVI, pars XIII, 2
Turnholti 1969, pp. 49-114), confrontata con l'edizione del
Migne (series I, XL, Parisiis 1887, rist. Turnholti 1982, coll.
229-290) e con la Mise i jour a cura di Madec e Bouhout
(in Bibliothique Augustinienne, Paris 1988'), di cui si acco-
glie una variante (25,99).
La numerazione riprodotta d quella, tradizionale, in
122 sezioni, ulteriormente accorpate nell'edizione di Ar-
nauld in )2 capitoli. Non si E ritenuto opportuno invece
suddividere ulteriormente il resto, introducendo titoli e
sottotitoli rcdazionali, tenuto anche conto della mancanza
di una tradizione omogenea al riguardo.Il breuiculus d.trat-
to, fra quelli riportati dd, Corpus Christianorum (cf . CC 46,
pp. r-46), dal codice Monacenszs, che annota tuttavia L25
capitulationes: percid E stata necessaria qualche rettifica
(accorpamento dei SSll/1q,75/76,100/101 e la relativa ri-
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Bonn 1957.

FEDE SPERANZA CARITA

36
i
FEDE, SPE,RANZA, CARITA.
i
IL LIBRO DEL CRISTIANO
I

Compiacimento per la cultura di Lorenzo, con I'auspicio


clse consegua la sapienza coruforme alle Sacre Scritture

1. 1. E impossibile esprimere, o amatissimo figlio


Lorenzo, tutto il mio compiacimento per la tua cultu-
ra e quanto desideri che tu sia sapiente, seflza anno-
verarti, perd, fra coloro di cui si dice: Dou'i il sapien-
te? Dou'i il dotto? Dou'i il sottile ragionatore di que-
stct mondo? Non ha reso forse Dio stolta la sapieruza di
i questo mondo? (1 Cor 1,20). Ti annovero, al contra-
{
,
ti
rio, fra coloro di cui d stato scritto: La moltitudine dei
i sapieruti i la saluezza dell'uniuerso (Sap 6,24), come
t
x
I
l'Apostolo vuole che siano coloro ai quali dice: Voglio
I
j
,i
piuttosto che siate dauuero sapieruti ruel bene e puri nel
I
male (Rm 16, 19).
i

La pieti, come culto di Dio, i la sapienza dell'uomo

1. 2. Ebbene, la pieti d la sapienza dell'uomo 1.


Lo trovi anche nel libro del santo Giobbe, dove si leg-

1 Intorno ai rapporti tra scienza e sapienza, un'importante

)9
;
ge quel che la Sapienza stessa ha detto all'uomo: Ec-
breve, quando mi chiedi discorsi brevi su argomenti
co, la pieti i sapienza (Gb 28,28) 2. Se poi ti doman-
importanti? O forse desideri che ti sia illustrato bre-
dassi di quale pieti 1) si parli, 1o roveresti pir) preci-
vemente proprio questo, riassunrendo in un discorso
samente nel greco OeooeBercr, vale a dire "culto di
breve quale culto si debba rendere a Dio?
Dio". In greco infatti "pietd" si dice anche in altro
modo, ciod euoeBetcr, termine che significa "culto
buono", anche se riferito principalmente alla venera- Il culto che si deue rendere a Dio
zione divina. Nessuna parola d perd pii adatta di
quella che esprime in modo esplicito il culto di Dio,
L. ). Ora, se ti risponderd che Dio si deve vene-
quando si tratta di dire in che cosa consista la sapien-
rare con fede, spetanza e carite, dirai sicuramente che
za umana. Mi domandi allora di dire qualcosa pii in
questa risposta B pin breve di quanto tu volessi e per-
cid mi chiederai di spiegarti brevemente che cosa e
precisazione viene messa a fuoco nei libri 12-14 del De Trinitate. proprio di ciascuna di queste tre virtr), cioB che cosa
Mentre la scienza, vi si sostiene, d quella funzione della ragione si deve credere, cosa si deve sperare e cosa si deve
cui compete <da conoscenza delle realti temporali e mutevoli, ne- amare. Quando avrd fatto questo, allora avrd toccato
cessarie per svolgere le attiviti di questa vita>>, la sapienza possie-
de <<l'intelligenza propria delle realti immutabili e spiritualir, (De
tutte le questioni che hai posto nella tua lefiera: se ne
Trin. 72, 12, 17: NBA 4, 487). Questa distinzione ricompare nel hai a disposizione un esemplare, ti sari facile rirrovar-
De ciuitate Dei, dove si fa ancora pir) chiara una doppia differen- le e rileggerle; in caso contrario, le ricorderai quando
za: fra scienza buona e scienza cattiva, fra veru e falsa sapienza. io le richiamer6.
Qui la preoccupazione principale sembra essere appunto quella
di distinguere tra sapienza del mondo e sapienza di Dio; a diffe-
renza della prima (sapientia saecularis), che nei Padri occidentali
valeva praticamente come termine tecnico per design arela filoso- Le ricbieste di Lorenzo
fra antica (cf. R. HoLtE, Bdatitude et sagesse. Saint Augustin et le
problime de la fin de l'bomme dans la philosopltie ancienne, trad.
1. 4. Stando a quel che scrivi, tnfatti, tu vuoi che
f,ranc., Paris - $(/orcester, Mass. 7962, pp. L$-152),la sapienza
viene autenticata dal rapporto con Ia pietas, che suppone fede, io componga un libro, per cosi dire una sorta di ma-
speranza e amore di Dio (cf . De ciu. Dei 5 , 20: NBA ,/1 , I 84 ). nuale, che tu possa avere sempre a portata di rnano e
2 Il concetto, ripofiato con inversione terrninologica rispet-
che tenga conto delle tue richieste, vale a dire: che co-
to all'ecce pietas est sapientia della Scrittura, ricorre con frequen- sa si deve assolutamente seguire e soprattutto evitare,
zaanche in altre opere: cf. Conf.5,5,8: NBA 1, I2l;8,1,2: NBA
I,219;De sp. et litt.11, 18: NBA 1711,219;8p.167,),11: NBA a causa delle diverse eresie; in quale misura la ragione
22, -769; En. in ps. l)5, 8: NBA 28/I, )9); De Trin. 72, 14, 22: possa intervenirc afavore della religione o che cosa al-
NBA 4, 49); 14,1, 1: NBA 4, 56); De ciu. Dei 10,1, l; NBA 5/1, la ragione sfugga, quando la fede d sola; che cosa si
685; 74,28: NBA 5/2, )61. debba mettere al primo posto e che cosa all'utrtimo;
40
4t
I
quale sia la sintesi compiutamente definita, quale il anche a quell'immagine, che manifesta ai cuori santi e
fondamento sicuro ed autentico della fede cattolica r. perfetti la bellezza rneffabile, la cui visione piena co-
Ebbene, tu potrai conoscere senza alcun dubbio stituisce la suprema feliciti. E ..ttu*ente questo quel
tutte le cose che richiedi, se conoscerai attentamente che domandi, chiedendo che cosa si debba mettere al
che cosa si deve credere, sperare e amare. Queste in- primo posto e che cosa all'ultimo: l'inizio appartiene
fatti si debbono assolutamente segute,, anzi sono le alla fede, il compimento d nella visione +. E.questa d
uniche cose che si debbono seguire nella religione: chi anche la sintesi compiutamente definita. E Cristo,
vi si oppone o d completamente estraneo al nome di poi, il fondamento sicuro ed autentico della fede cat-
Cristo, oppure d eretico. Esse, intraviste dai sensi del tolica: Irufatti nessuno pud porre un fondamento diuer-
corpo o scoperte dall'intelligenza spirituale, debbono so - dice l'Apostolo - da quello che gii ui si troua, che
essere sostenute dalla ragione. Quanto poi alle veriti, i Gesi Cristo (1 Cor ) , ll).Il pensare di avere Cristo
delle quali non abbiamo avuto esperienza sensibile e in comune con alcuni eretici non E una ragione suffi-
non siamo riusciti e non riusciamo a conseguire con Ia ciente per negarlo come fondamento autentico della
mente, bisogna credere senza alcuna esitazione a quei fede cattolica. Se infatti riflettiamo attentamente a
testimoni che hanno redatto quella Scrittura che giu- tutto cid che si riferisce a Cristo, allora scopriamo il
stamente ha ormai meritato di chiamarsi divina: co- suo nome accanto a tutti quegli eretici che vogliono
storo, per mezzo del corpo o dell'anima, hanno potu- essere chiamati cristiani, ma a parole e non realmen-
to vederle o addirittura prevederle, grazie all'aiuto di- te. Spiegarlo sarebbe troppo lungo; bisognerebbe
vino. passare in rassegna tutte le eresie: quelle passate,
quelle presenti e quelle che sono state possibili sotto

La fede e la uisione: Cristo forudamento autentico della 4 Come nell'esordio drDe


fide et symbolo (1, 1), Agostino
fede cattolica e solo nominale degli eretici qui intende puntualtzzare, probabilmente sulla scorta di 1 Cor l),
10-11, il rapporto tra fede e ragione, echeggiando una tesi formu-
lata nel De Trinitate, dove, rifacendosi esplicitamente ad un pas-
1. 5. Quando poi la mente E ormai pervasa dalla
saggio del Timeo (cf. Pr-alctNr, Timeo 29c; ma anche PoliticaYI,
radice della fede, che opera per mezzo della cariti (cf. 511d-e; YII,5Te - 5)4a), fra tempo ed eterniti si riconosce il me-
Gal 5 , 6), attraverso una vita buona tende a giungere desimo rapporto proporzionale che intercorre fra fede e veriti:
<Ci a promesso di arrivare afl.avrta eterna per mezzo della veriti,
dalla cui evidenza, ancora una volta, la nostra fede d tanto lonta-
1 E questa, con molta probabilit) ,la trasctzione stessa del- na, quanto dall'eternit) la nostra mortalit)> (De Trin. 4, 18,24:
le richieste poste da Lorenzo, che Agostino affronta tentandone NBA 4, 215). Analoga citazione, con esplicito riferimento al <<no-
una rielabo razione lessicale e concettuale pii vicina al proprio bilissimus philosophus Plato, in eo libro quem Timaeum vocant>>,
pensiero. inDe c. euang.I,)5,51: NBA 10/1.

42 43
I
il nome cristiano, mosmando quindi per ciascuna di Fede, speranza e caritd racchiuse nelSimbolo e nelPa-
esse quanto cid sia vero. E una discussione, questa, dre nostro
che richiede tanti volumi, da risultarc prattcamente
interminabile r. 2.7. Prendi per esempio il Simbolo della fede e
la preghiera del Signore: che c'B di pin breve da ascol-
tare o da leggere? Che cosa di pin facile da ricordareT
La richiesta di un manuale e la dfficolti di parlare a fa- Poich6 infatti, come conseguenza del peccato, il g.-
uore della frdr, della speranza e della cariti nere umano era oppresso da una grave infeliciti ed
aveva bisogno della divina misericordia, il profeta,
1. 6. Tu invece ci richiedi un manuale, che si pos- preannunziandoil tempo della graziadi Dio, esclama:
sa tenere in mano e non che possa appesantire uno Chiunque inuocberi il nome del Signore, sari saluato
scaffale. Tornando dunque a quelle me virti che sono (Gl ),5; cf. At 2,21; Rm 10, 1l). Di qui la necessiti
la fede, la speranza ela cariti, le quali ci consentono, della preghiera. Ma l'Apostolo, dopo aver ricordato
corne abbiamo detto, di venerare Dio, sarebbe piut- questa testimontanza profetica per far apptezzare la
tosto facile dire che cosa si deve credere, che cosa stessa gtazia, ha subito aggiunto Ora, coTne potranno
sperare, che cosa amare. Ma la loro difesa contro gli inuocarlo senza auer prima creduto in Lui? (Rm LA,
attacchi di quanti la pensano diversamente richiede 14). Di qui il Simbolo della fede. Cerca quindi di
un insegnamento pii impegnativo e pir) complesso: scorgere, in queste due testimonianze, quelle tre virtri:
perch6 cid sia possibile, non B la mano che deve af' la fede crede, la speranza ela cariti pregano; queste
ferrare un piccolo manuale, ma il cuore che dev'esse- perd non possono sussistere senza la fede, percid an-
re infiammato da un grande impegno nello studio. ih. l, fede pregu. E q,r.sto il motivo per cui B stato
detto: Come potranno inuocarla senza auer prima cre-
duto in Lui?

, A distanza di pochi Fede, speranza e cariti si implicano reciprocamente, pur


anni, attorno aL428, rispondendo ad
una richiesta dell'amico Quodvultdeus, diacono e quindi vescovo essendo diuerse
di Cartagine (cf.8p.221,7-4: NBA 21, $4-$9), Agostino scrive
il,De haeresibus ad Quoduultdeum (CC 46,286.l45), che contiene 2. 8. Ma che cosa si pud sperare sefiza credervi?
una lista di formulazioni eretiche, restata perd incompleta dal D'altra parte si pud credere qualcosa che perd non si
punto di vista dell'approfondimento dotuinale. Sulla difficolti di
redigere tale compendio cf. ancora Ep. 222, 1-l: NBA 23,640- spera: quale cristiano infatti non crede alle pene degli
643. empi, senza tuttavia sperarvi? E per chiunque creda

44 45
che esse siano imminenti e provi una reazione istinti- L
fl Cid che attiene al non vedere, siano esse cose nelle
va di spavento, d pii cometto parlarc di timore che di
:{

{
quali si crede o si spera, d comun e alla fede e alla spe-
speranza Qualcuno ha distinto questi due aspetti di- ; tanza, Nella Lettera agli Ebrei, la cui testimonianza d
cendo: <A chi d nel timore, sia consentita la speran- utlhzzatada insigni sostenitori del principio e della fe-
za>> 6. Un altro poeta invece, anche se pii grande, ha de cattolica,la fede d definita come proua delle cose
detto in modo non appropriato: <<Ho mai potuto spe- cbe non si uedono (Eb 11, 1) s. Peraluo se qualcuno
rare in un dolore cosi grande?>>;. Perfino alcuni gram- dice di aver creduto, ciod di aver prestato fede, non
matici si servono di questa citazione come esempio di alle parole, n6 ai testimoni e nemmeno a qualsiasi ar-
espressione impropfla, dicendo: <<Ha usato 'sperare' gomentazione,ma all'evtdenza di cose presenti, Ia sua
al posto di "temere">>. C'd insomma una fede nelle co- non appare un'assurditi, al punto da poter riprende-
se cattive e in quelle buone, poich6 si crede al bene re giustamente il suo modo di parlare, dicendogli: Tu
come al male, .ion una fede t.rorr, non cattiva. An- hai visto, dunque non hai creduto; non se ne deve
cora: la fede riguarda il passato, il presente e il futuro. concludere percid, possiamo supporre, che tutto cid
Noi infatti crediamo che Cristo i morto, e cid d ormai che si crede non si possa vedere. Tuttavia d meglio
passato; crediamo che siede alla destra del Padre, ed d chiamare fede quella che ci d stata insegnata dalle pa-
presente; crediamo che verr) a giudicare, ed E futuro. role divine, vale a dire il credere nelle cose che non si
Allo stesso modo la fede riguarda noi stessi come gli vedono s. Anche sulla sperunza l'Apostolo ha detto:
altri; ciascuno di noi infatti crede di aver cominciato Ci6 che si spera, se uisto, noru i piil speranza: infatti, cid
ad esistere ad un certo momento e di non essere cer- che uno gii uede, come potrebbe sperarlo? Se inuece
to esistito eternamente, e cosi per tutti gli altri uomini speriamo quello che ruon uediamo, lo attendiamo con
e gli altri oggetti. E crediamo molte cose che appar- pazienza (Rm 8,24). Percid credere nei beni futuri
tengono alla sfera religiosa, non soltanto intorno ad non d altro che sperarvi to.
altri uomini, ma anche intorno agli angeli.
La speranza, invece, si ripone unicamente nelle
cose buone, solo in quelle future, e riguardanti colui 8 Ricordando che la Lettera agli Ebrei testimonia autore-

di cui risulta che in esse nutre speranza. Stando le co- volmente il valore del Credo, Agostino ne difende Ia canoniciti,
anche se sembra ormai a conoscenza de77a discussa paternit) pao-
se in questi termini, per tali motivi si dovri distingue-
Iina, probabilmente in seguito alla lettura dell'opera di san Girola-
re la fede dalla speranza in base ad una differenza ra- mo.
zionalmente giustificabile, oltre che terminologica. e Il tema E particolarmente sviluppato nell'opera De fide
rerum inuisibilium.
10 In tal senso, in linea con la grande tradizione patristica
6 LuuANo, Pharsalia II, 15. che proietta Ia speran za cistiana essenzialmente nella beatitudine
7 Vmctlto , Aeneides IV, 419. eterna (cf., ad esempio, S. It-RRtcl, Tract. in Ps. I27,8: CSEL 22,

46 47
Che dire a questo punto dell'amore, senza iI qua- re senza speranza. Quindi l'amore non sussiste senza
le la fede B inutile? La speranza, po1 non pud sussi- la speranza, ne la speranza senza l'amore, n6 amore e
stere senza amore, Inoltre, come dice l'apostolo Gia- speranza sussistono senza fede.
como, anche i demoni credono e tremano (Gc 2, 19):
tuttavia non sperano n6 amano; piuttosto, credend<r
in cid che noi sperianro e amiamo, temono che possa La fede cristiana non riguarda il mondo naturale, ma la
rcahzzarsi. Per questo anche l'apostolo Paolo appro- bonti del Creatore
va e raccomanda la fede che opera per mezzo della ca-
riti (cf. Gal5,6) tt, che non pud certamente sussiste- 3. 9. Quando dunque si domanda quale sia l'og-
getto della fede religiosa, non si deve awiare un ge-
nere di ricerc a naturale all.a maniera di quelli che i
6ll; CpnrirNo, De bon. patientiae I): CSEL ),1,406; S. Aunno- Greci chiamano "fisici" 12 e non ci si deve preoccupa-
ctt-t, Exp. Ps. 118, 15 , 28 CSEL 62, )45), per Agostino come la re di Lln'eventuale ignoranza del cristiano intorno alla
vera sapienza s'identifica con Dio, cosi 7a uita beata s'identifica propriete e al numero degli elementi, intorno al mo-
con la vita eterna, che il credente pud possedere storicamente so-
lo in spe e non in re, ma che un giorno potrd possedere in pienez- vimento, all'ordine e all'eclissi degli astri, alla forma
za: inf"atti d solo in vista della vita eterna che noi siamo propria- del cielo, ai generi e alla natura degli animali, dei ve-
mente cristiani (<<Christiani non sumus nisi propter futurum sae- getali, dei minerali, delle sorgenti, dei fiumi, dei mon-
culum>>: En. in ps. 9t,1: NBA 27 /L, 789; ct. pure De ciu. Dei 6,9,
5: NBA 5/1,445).In questo senso lavita umana d felice nella spe-
ti, alle dimensioni spaziali e temporali, ai segni di
r^nza di un mondo futuro e in tal modo d anche salva (cf. De ciu. tempeste imminenti, e alle mille cose simili che quelli
Dei 19,4,5: NBA 58,)1). In proposito cf. Holt'E, Bdatitude et hanno scoperto o credono d'aver scoperto. Infatti
sagesse, cit., pp. LL-20,204-205, dove si ricorda che Agostino ave- nemmeno quelli hanno trovato tutto, malgrado la lo-
va gi) raggiunto questa posizione verso il,)94, in seguito all'in- ro non comune genialit), la ricerca appassion ata e la
tensificazione dello studio di san Paolo.
11 Nonostante una certa fluttuazione terminologica, Agosti- disponibilita di tempo libero 13, rintr2cciando alcune
no tende a d1fferenziarela carit] dall'amore, intendendo la prima cose in base ad ipotesi puramente umane ed indagan-
essenzialmente come una forma di amore interpersonale, che pud done altre in base all'esperienza storica; anche nei ca-
essere divino o umano e, in quest'ultimo caso,lecito o illecito (cf.
Serm. )49, t3: NBA 14, 87-89). Altrove aggiunge: <<Amor ap-
petitus quidam est [.. ,]. Amor autem rerum amandarum, charitas
vei dilectio melius dicituo> (De diu. quaest. 35,2: NBA 6/2, 40, 12 Potrebbe tfattarsi di una reminiscenza ciceroniana. Ana-

24). Dunque la carit) B la pienezza dell'amore che si orienta final- loga posizione riguardo alla irrilevanza del sapere scientifico per
mente verso il soggetto eterno: cf. Retr.1,25: NBA 2,139). Al ri- la vita cristiana inDe doct. christ.2,29,46: NBA 8, 115. Sul pro-
guardo cf. TJ. VnN B,wst, ll primato dell'amore in Agostiruo, in blema cf. H.-L MAnRou, S. Agostino e lafine della cultura antica,
Aa.Vv., Ripensare Agostino: interioriti e intenzionaliti, a cura di Milano L986, p. )74.
L. Alici, R. Piccolomini, A. Pieretti, Roma 199), pp. S7 -98. 1l Ancora un'eco ciceroniana: cf. De Oratore 1,22.

48 49
si in cui si vantano d'aver fatto scoperte, si tratta il pin Iiordine del male e la sua nozione
delle volte di opinioni, pii che di vero sapere. A1 cri-
stiano basta credere che la causa di tutte le realt) crea- 3. lL ln essa anche quel che viene chiamato ma-
te, celesti e terrestri, visibili e invisibili a unicamente le, che d ben ordinato e collocato al suo posto , fa ap-
la bonti del Creatore, unico e vero Dio; che non c'd prczzarc in modo ancora pir) eccelso le cose buone,
nessuna natura al di fuori di Lui o che non dipenda da perch6 dal confronto con le cattive piacciano mag-
Lui; che Egli d Ia Triniti, ciod Padre e Figlio generato giormente e meritino maggiore ammirazione. Del re-
dal Padre e Spirito Santo che procede dal medesimo sto Dio, nella sua onnipotenza, <Egli che ha il sommo
Padre r+, in realt) l'unico e medesimo Spirito del Pa- potere sulle cose>> lt, come riconoscono anche i non
dre e del Figlio. credenti, essendo sommamente buono, non lascereb-
be assolutamente sussistere alcunch6 di male nelle sue
opere, se non fosse onnipotente e buono fino al pun-
La somma Triniti ba creato solo cose buone to da ricavare il bene persino dal male. Allora cos'al-
tro d quello che viene chiamato male, se non priva-
3. 10. Da questa Trinit) sommamente, ugual- zione di bene? 16. Per i corpi viventi, infatti, essere
mente e immutabilmente buona sono state create tut-
te le cose, che non sono sommamente, ugualmente e
immutabilmente buone, anche se lo sono tuttavia in- 1, Cf. VtRc;tLto, Aeneides X, 100.
dividualmente; globalmente considerate comunque 16
Questa nota definizione del male come priuatio boni (cf.
sono assai buone (cf. Gn I, )I), in quanto costitui- pure pii avantt 8,24) d una costante tematica in Agostino: se esi-
scono tutte la mirabile bellezza dell'universo. ste un bene assoluto, non pud esistere un male senza bene, in
quanto esso d la corruzione (uitium) di una sostanza (cf. De lib
arb. 3, 13,36: NBA l/2, 329s.; Conf.7 , 12, 18: NBA 1, 201-202;
14 La formula, estremamente sintetica, non equivale ad una De nat. boni),21:NBA l3/I;De ciu.Dei14,7l,1: NBA 5/2,32);
riproposizione szc et simpliciter della tesi enunciata in De f. et C. Iul. o. imp.3,206: NBA 1911,629). Nel De ciuitateDei,inpar.
symb. 9, 19 NBA 6/1, 281. Nel frattempo Agostino era infatti ticolare, se ne traggono tutte le conseguenze: anzitutto la causa
giunto alla formulazione pir) completa del De Trinitate, dove af- del male, pii che dirsi efficiente, dovr) chiamarsi deficiente (cf.
ferma chiaramente che lo Spirito Santo non procede solo dal Pa- De ciu. Dei I2,7: NBA 5/2,163); infatti il peccato, in quanto ma-
dre o dal Figlio, ma ab utroque (cf. De Triru. 75, 17,2J: NBA 4, le morale, deriva da una volonti cattiva, non determinata estrin-
6'7); 4,20, 29: NBA 4, 225; 75, 26, 45: NBA 4, 705, pur aggiun- secamente da una natura inferiore, ma prodota da una sua in-
gendo che Egli procede principaliter dal Padre (cf. De Trin., 15, trinseca perversione (cf. De ciu. Dei 12, 6: NBA 5 /2, 159-161). Del
17,29: NBA 4, 675-676).In proposito cf. B. Sluttun, Dio saluato- resto Ia volonti cattiva prova indirettamente la positiviti della na-
re nei Padri della Chiesa. Triruitd - uistologia - soteriologia,Roma tura (cf. De ciu. Dei 22,1, 2: NBA 5/3,)09311). Semmai, rispet-
1985, p. 260, che sottolinea il decisivo contributo teologico di to alla prima impostazione del problema, che tenta di compren-
Agostino. dere il male nella prospettiva di una superiore estetica dell'ordi-

50 5I
ammalad o feriti non d altro che perdere la salute. Del di colui che le ha costituite, il bene in esse pud dimi-
resto, quando si presta una cura, non ci si adopera nuire e aumentare. Tuttaviala diminuzione di bene d
perch6 quei mali esistenti, vale a dire malattie e ferite, un male, anche se, quale che sia il grado di diminu-
si ritirino da una parte per sussistere da un'altra, ma zione, d necessario che resti qualcosa (se una natura
perch6 scompaiano del rutto. E in effetri una ferita o ancora sussiste), a partire dal quale quella natura sus-
una malaffia sono in s6 non certo una sostanza, ma tl sista. Infatti, quale che sia una natura e per quel poco
difetto di una sostanza carnale, mentre la carne E una che essa sia, non pud consumarsi il bene che la fa sus-
sostanza in s6 e senza dubbio un bene determinato, sistere, a meno che non si consumi essa stessa. Certo,
cui capitano quei mali, vale a dire privaziom di quel si deve giustamente magnificare una natura incorrot-
bene che d chiamato salute. Cosi, allo stesso modo ta: d'altra parte non c'B dubbio che la si deve di gran
tutti i difetti delle anime sono privazioni di beni naru- lunga magnificare di pir) se essa d anche incorruttibi-
rali: risanarli non significa trasferirli almove, poich6 le, essendo nell'assoluta impossibi[te di corrompersi.
quelli che vi si rovavano non vi si troveranno pii, dal In quanto si corroffipe, d male la sua corruzione, poi-
momento che non si troveranno pii in quel bene del- ch6 la priva di un qualche bene. E it noc,ra infatii se
la salute. non la priva di nessun bene; di fatto perd B nociva:
dunque essa toglie il bene. Pertanto, finch6 una natu-
ra d soggetta a corruzione, le appartiene un bene di
Geruesi e forme di corruzione in ogni natura creata cui poffebbe essere privata; percid, se resta un resi-
buona dal somrruo bene duo di natura che non pud pii corrompersi, sari cer-
tamente una natura incorruttibile, giunta ad un bene
4. 12.Insomma turte le nature, poich6 effettiva- tanto grande attraverso la corruzione. Se perd il pro-
mente colui che le ha costituite tutte quante d som- cesso di corruzione sari incessante, sar) certamente
mamente buono, sono buone. Ma dal momento che incessante il possesso di quel bene, di cui la corruzio-
non lo sono nel modo sommo e immutabile proprio ne possa privarla. Una volta consumata rudtcalmente
e completamente, all,oru non sussisteri pii alcun be-
ne, l'Agostino pir) maturo privilegia l'ottica morale, identificando
ne, poich6 non sussisterd pir) alcuna natura. Di con-
nel peccato la vera causa del male, in un universo costituito dal seguenza la comuzione pud consumare il bene unica-
Creatore come ordinato e in s6 buono. In ogni caso, anche qui mente consumando la natura. Dunque ogni natura E
l'Autore d ben attento a prendere le distanze dalle tesi manichie, un bene: un grande bene se incorruttibile, piccolo se
precisando che <quel che viene chiamato male [...] d ben ordina-
corruttibile; non si pu6 perd negare che sia un bene,
to e collocato al suo posto>>. Su questo punto cf. M. BnttrtuI,la
misura delle cose. struttura e modelli dell'uruiuerso secondo Agosti- se non in modo insensato e sproweduto. Se infatti d
no d'lppona, Milano 1994, pp. 107-108. consumato dalla corruzione, neppure la corruzione

52 53
stessa avra un futuro, venendo meno ognt sostanza
cos'd un uomo cattivo se non un male che d un bene?
cui essa possa appartenere.
Se d'altra parte riusciamo a distinguere i due aspetti,
possiamo constatare che non si ttatta di un male in
quanto uomo, e non si tratta di un bene in quanto egli
l'lon c'0 alcun male senza bene, come ci auuerte ancbe tr d iniquo; al contrario E un bene in quanto d un uomo,
la Scrittura
d cattivo in quanto iniquo. Chi dunque dice: <<E, male
essere un uomo>>, o: <<E bene essere iniquo>>, costui in-
4.13. Percid se non c'd alcun bene, non c,d nep_ cappa nel giudizio del profeta: Guai a coloro che chia-
pure nulla di quel che viene chiamato male. Ma il bL-
mano male il bene e bene il male. Egli infatti accusa
ne che d privo di ogni male d un bene pieno; se inve-
un'opera di Dio, qual E l'uomo, e magnifica un difet-
ce ad esso appartiene un male, si tratta Ji,,r, bene che
to dell'uomo, qual B l'iniquiti. Pertanto ogni natura,
h, pud avere un difetto. E non pud esserci alcun
-o anche se difettosa, in quanto natura d buona, in quan-
male se non c'd alcun bene. Si giungi cosi ad una con-
to difettosa E cattiva.
seguenza sorprendente: poich6 ogni natura, in quan_
to tale, d un bene, affermare che ,rna natura difeitosa
d una natura catt'va sembra equivalga all'afferm azio-
I limiti della logica dinanzi alla corruzione e alla gene-
ne che d male cid che d bene, e solo cid che d bene;
si del male dal bene
poich6 ogni natuta B bene, non ci sarebbero cose cat-
tive, se la cosa stessa che d cattiva non fosse una natu-
4. L4. Percid in questi contrari chiamati bene e
ra. T)unque il male non pud essere altro che un qual-
male non si applica quella regola dei dialeftici, in ba-
che bene: conclusione verosimilmente assurda, ma
se alla quale si dice che a nessuna cosa appartengono
che tuttavia siamo quasi costretti a ffaffe da questa
contemporaneamente due contrari. Yaria non d mai
concaten azione logica. Eppure guardiamoci bene dal-
contemporaneamente oscura e luminosa; nessun cibo
l'incappare nel giudizio del profe*: Guai a coloro cbe
o bevanda d contemporaneamente dolce e amaro;
chiamano male il bene e beie il male, che cambiano le
nessun corpo dove d bianco d contemporaneamente
tenebre iru luce e la luce in tenebre, che cambiano I'a-
anche nero, dove d deforme anche ben formato. E co-
maro in dolce e il dolce in amaro (Is j ,20). D, alffa par-
si l'impossibiliti di una presenza simultanea in una
te il Signore dice: I-luomo cattiuo dal tesoro cattiuo del
medesima cosa si scopre in molti contrari, pratica-
suo cuore trae cose cattiue (Lc 6, 45; cf . Mt 12, )5). Ma
mente in tutti. Eppure, anche se nessuno mette in
che cos'd un uomo cattivo se non una cattiva natura,
dubbio che bene e male siano contrari, non soltanto
dal momento che l'uomo E una natura? Se quindi
essi possono coesistere, ma B assolutamente impossi-
l'uomo d un qualche bene in quanto d una rut.r.r, .h.
bile che il male sussista senza bene e all'infuori di es-
54
55
so, pur essendo possibile che il
bene sussista senza ch6 l'uva non pud nascere dalle spine, mentre noi ve-
male. Un uomo o un angelo, infatti, possono non es- diamo che da una buon a teffa possono nascere sia vi-
sere ingiusti, mentre d impossibile essere ingiusto se ti che spine. E in quel modo, come un albero cattivo,
non si d uomo o angelo; il bene sussiste in quanto si una volonti cattiva non pud produrre frufti buoni, va-
tratta di uomo o di angelo, il male in quanto ingiusto. le a dire opere buone, anche se dalla natura buona
I due contrari convivono atalpunto che se non ci fos- dell'uomo possono scaturire una volonti buona e una
se un bene a cui appartenere, evidentemente non catttva tz. D'altra pafte una volont) cattiva non pot6
avrebbe potuto esserci nemmeno il male, poich6, se scaturire originariamente che dalla natura buona del-
non ci fosse qualcosa di corruttibile, la corruzione l'angelo e dell'uomo. Il Signore lo ha manifestato nel
non solo non avrebbe un posto dove stabilirsi, ma nrodo pii esplicito, in quel medesimo punto in cui
nemmeno da dove scaturire; e se questo non fosse un parla dell'albero e dei frutti, dicendo: O rendete I'al-
bene, non potrebbe corrompersi, poich6 la coruuzio- bero buono e buono il suo frutto, o rendete l'albero cat-
ne non d almo che distruzione di bene. E dal bene, tiuo e cattiuo il suo frutto (Mt 12,33), lasciando inten-
dunque, che d scaturito il male, il quale non sussiste dere che non possono nascere frutti cattivi da un al-
alf infuori di esso, n6 poteva esserci un'altra natura bero buono o viceversa, anche se dalla stessa terra, cui
del male con un'origine diversa. Se infatti ci fosse una egli si nferiva, possono nascere tutti e due gli alberi ts.
tale natura, in quanto natura sarebbe senz'alffo buo-
na; o quindi, in quanto nattxa incorruttibile, sarebbe
un grande bene, oppure, anche in quanto natura cor- La scienza delle cause naturali non fa conseguire la fe-
ruttibile, non sarebbe assolutamente altro che un liciti
qualche bene, e il danno della comuzione consiste-
rebbe proprio nel poterlo corrompere. 5.16. Stando cosi le cose e visto che apprezzia-
mo il verso di Virgilio: <<Felice chi pot6 conoscere le

Dire che il male uiene dal bene non contraddice I'inse- 17 Ammettendo l'esistenza di un dissidio costitutivo della
gnamento del Signore volont) in se sressa (cf. Conf.8, 8, 20: NBA 1, 239), rn Agostino
,<lalacetazione ha ormai raggiunto l'interior domus di ciascuno,
4. L5 . Quando diciamo perd che i mali sono sca- installandovisi saldamente [...]. Nella uolurutas agostiniana si ri-
turiti dai beni, non si pensi che cid si scontri con l'af- specchia la tragedia dello sfaldarsi della "facolti direttiva" degli
stoici, de17'hegernonikon presentato talvolta come la cittadella o
fermazione del Signore: Ijalbero buono non pud pro- l'acropoli dell'anima, da cui tutto si domina>> (R. Boott, oOrdo
durre frutti cattiui (Mt 7 , 18). Infatti non si pud racco- amoris>>. Conflitti teweni e feliciti celeste, Bologna 1991, p.59).
18
gliere uva dalle spine (cf . Mt7 , L6), dice la Veriti, poi- Analoga immagine rn De act. c. Fel. 2, 4: PL 42, 5)8.

56 57
I
cause delle cose>> le, non immaginiamo che il conse- Come guardarsi dall' errore
guimento della felicit) dipenda dal,a conoscenza del-
le cause dei grandi movimenti fisici nel mondo, celati 5. 17 . Infatti, per quanta attenzione possiamo
nei pir) riposti recessi della natura, di dove nasce il porre nell'evitare l'errore non solo nelle cose maggio-
terremoto, la cui violenza solleva alti marosi, che, una ri, ma anche nelle minori, e per quanto l'errore sia
volta rofti gli argint, tornano a ricomporsi in se stes- possibile proprio per ignoranza delle cose, non ne se-
si>> 20,ed altre cose del genere. Dobbiamo piuttosto gue immediatamente perd che sbagli chi ignora qual-
conoscere le cause delle cose buone e di quelle catlt- cosa, bensi chi crede di sapere quel che non sa: costui
ve, e questo nei limiti in cui all'uomo E concesso co- infatti accettail vero al posto del falso, che d il proprio
noscerle in questa vita, tutta piena di errori e di af- dell'errore 22. Nondimeno la materia dell'errore conta
fanni 21, proprio per sfuggire ai medesimi errori ed af- moltissimo; infatti i secondo un giusto principio che
fanni. Dobbiamo certamente tendere a quella felicit), in un'unica e identica cosa si preferisca chi sa a chi
in cui non siamo sconvolti da alcun affanno e ingan- non sa e chi non erra a chi erra. Prendiamo invece co-
nati da alcun errore. Se infatti dovessimo conoscere le se diverse, come quando uno conosce una cosa e un
cause dei movimenti fisici, la conosc enza delle cause altro ne conosce un'altra, tl primo conosce una cosa
della nostra salute dovrebbe essere anteposta a tutte pii utile e il secondo una cosa meno utile, o addirit-
le altre; ma se in realti interpelliamo i medici per il tura dannosa: rispetto alle cose conosciute da que-
fatto che le ignoriamo, evidentemente ci dobbiamo st'ultimo chi non preferirebbe uno che le ignori? Ci
rassegnare ad ignoraretutti i segreti celesti e terrestri sono cose, rnfattt, che B meglio ignorare che conosce-
che ci sfuggono. re. Ugualmente ad alcuni tornd utile errare, ma nella
via da percorrere a piedi, non in quella dei propri co-
stumi. A noi stessi infatti capitd di sbagliare drnanzi
ad un bivio e di non prendere la strada dove s'erano
appostati a mano armatai Donatisti, attendendo il no-
stro passaggio; ci accadde quindi di raggiungere la
meta dopo una lunga devtazione e, venuti a cono-
1e VtRc;tltr), Georgica II, 490. scenza del loro agguato, ci rallegrammo dell'errore,
Questo testo virgiliano viene
anche richiamato inDe ciu. DeiT ,9,1: NBA 5/1,481. Agostino lo ingraziandone Dio 2]. Chi potrebbe esitare ad ante-
tiene presente anche in Conf . 5 , 4,7 : NBA 1, 121.
20 Vtnc;ti-tct, Georgica II, 480-481.
21 E questa un'eco ciceroniana (cf. Hortensius fr.95 Mtil- zz Cf . Ctt-lttoNl, Academica 2, 66.
ler), come Agostino stesso ricorda in C. lul. o. imp. 4,75,78: NBA 2l Ijepisodio d registrato anche dal biografo di sant'Agosti-
78,756. no ed attribuito ai circumcelliones, qui invece indicati con la for-

58 59
porre un viandante che commette quest'errore ad un quella cosa che egli ha awolto nella menzogna, se egli
bandito che non 1o commette? Per questo, forse, quel sa quale sia la veriti; s'inganna tuttavia proprio in
grande poeta fa dire ad un amante infelice: <Vidi, mi quanto suppone che la menzogna non gli nuoccia,
sentii perduto e un cattivo errore mi ffavolt.r, z+, poi- mentre ogni peccato nuoce pii a chi lo commette che
ch6 c'd anche un emore buono, che non solo d inno- a chi 1o subisce.
cuo, ma pud addirittura essere di qualche utilita.
Tuttavia, ad una considerazione pir) attenta della
veriti risulta che errare non d alffo che ritenere vero Un problema molto dfficile. il giusto in qualche caso
quello che d falso e falso quello che d vero, oppure hail douere di mentire?
prendere il certo per f incerto e l'incerto per il certo,
sia esso falso o vero, e questo B in un'anima indecoro- 6. 18. Sorge qui una questione delle pii difficili
so e sconveniente, nella misura in cui awertiamo che e oscure, che abbiamo gii affrontato in un grande li-
dbello e degno il .lz) sz)' no, no (Mt5, J7), con cui si bro, incalzatt dalla necessita di trovare una risposta2r:
parla o si approva. Di conseguenzal'infeliciti di que- i doveri dell'uomo giusto contemplano in qualche ca-
sta nostr a vita che stiamo vivendo dipende proprio so la possibilit) di mentire? Alcuni si spingono fino a
dal fatto che qualche volta l'errore d necessario per sostenere che talvolta d azione buona e pia lo spergiu-
non perderla. Non sia cosi perd quella vita, in cui la rare e il mentire, anche nei casi che riguardano il cul-
veriti in persona d vita della nostra anrma (cf . Gu t4, to divino e la stess a natl;r:a di Dio 26. A me pare inve-
6), una vita nella quale nessuno inganna e nessuno d
25 Il problema era stato gii esplicitamente affrontato nell'o-
ingannato. Qui invece gli uomini ingannano e sono
ingannati, e sono pii infelici quandb ingannano con peru De mendacio: CSEL 41, 4L)-466. Come sottolinea anche
Evans, riaprendo il problema qui Agostino intende sostenere so-
la menzogna di quando sono ingannati, credendo ai prattutto due tesi: in primo luogo che non d mai giusto mentire,
mentitori. Una natura dotata di ragione rifiuta tutta- in secondo luogo che la menzogna B un peccato che varia in rap-
vtala falsiti ed evita, per quanto possibile, l'errorc, al porto al7'intentio dicentis e alla materia (cf. G.R. EvlNs, Augusti-
punto che nemmeno quanti amano ingannare voglio- ne on Euil, Cambridge 1982 , p. 71). La questione nasceva anche
da un problema di esegesi biblica: Agostino infatti opporri co-
no essere ingannati. Colui che mente, infafii, non pen- stantemente un netto rifiuto alf ipotesi di un officiosum menda-
sa di essere nell'emore, ma di spingere nell'errore l'al- cium nell'interpretazione del rimprovero di Paolo a Pietro ad An-
tro che gli crede. E l'errore non riguarda certamente tiochia (cf. Gal2, 17-14), contro la lettura possibilista di Girola-
mo. Cf. Ep. 28,l, l: NBA 2L, ll5; Ep. 40,l, l: NBA 2L, )05; Ep.
75, 3, 4-4, 18:NBA 21, 601-627 ; Ep. 82, 2, 4-4,12: NBA 21, 677 -
mula pii generica di Donatistarum tnanus arrnata (cf. Possrpro, 78,
26
Vita S. Augustini 12,1-2:PL 32,43-44). Questo profilo sembra tener conto di quel che Agostino
24 Vmcu-to Eclogae VIII, 41.
, altrove dice dei priscillanisti, seguaci delle dottrine gnostiche e

60 6T
ce che ogni menzogna d certamente peccato, ma con- dento di il male proprio della men-
s6 27 e questo d
tano molto l'intenzione e l'oggetto della menzogna. zogna. Se poi prendiamo in considerazione le cose
Chi mente con la volonti di prestare un servizio non che si dicono, diviene rilevante la materia stessa del-
pecca come colui che lo fa con la volonti di nuocere, l'inganno o della menzogna, al punto che, pur essen-
oppure il danno amecato da chi, mentendo, pone il do l'essere ingannato un male minore rispetto al men-
viandante su un'alma strada non equivale a quello di tire per quanto attiene alla volonti soggettiva, d tutta-
chi distorce la via della vita con una menzogna ingan- via di gran lunga pir) accettabile mentire in cid che i
namice. Nessuno poi, che dica il falso ritenendolo ve- privo di implicazionireligiose, che ingannarsi in cid di
ro, dev'essere accusato di menzogna, poich6, per cui si deve aver fede o conoscenza per poter venerare
quanto sta in lui, egli non inganna, ma d ingannato. Dio. Esemplificando, consideriamo il caso in cui un
Pertanto non bisogna incolpare di menzogna, ma in tale, mentendo, dichiari vivo uno che d morto ed un
qualche caso di leggerezza, colui che ritiene come ve- altro, ingannandosi, creda che Cristo, dopo un lasso
re cose false, alle quali ha dato credito incautamente. imprecisato di tempo, morir) una seconda volta za:
Al contrario d una menzogna bella e buona quella di ebbene, non d forse incomparabilmente preferibile
chi, per quanto dipende da lui, dice che d vero quel mentire nel primo caso, che ingannarsi nel secondo, e
che ritiene falso. Per quanto attiene alla sua intenzio- non d un male di gran lunga minore indurre qualcuno
ne, egli infatti non dice il vero, poich6 non dice cid in quell'emore, piuttosto che essere indotto in questo
che sente, anche se risultasse vero quel che dice, n6 d da altri?
assolutamente libero dalla menzogna uno che a paro-
le dice il vero, ignorandolo, ma che mente con deli-
berata coscienza. I confini tra I'inganno e il peccato
Pertanto, a prescindere dalle cose di cui si parla ,l
l
e riferendoci solo all'intenzione, colui che, stando nel- 1l
6. 19. Dunque in certi casi l'inganno in cui ca-
l'ignoranza, drce il falso ritenendolo vero, d migliore diamo d un grande male, in altri d piccolo, in altri as-
di chi consapevolmente coltiva f intenzione di menti- sente, in altri ancora d addiritt.rtu rrt
qualche bene. E
re, ignorando che quanto dice d vero: il primo rnfattr un grande male infatti quello per cui l'uomo s'ingan-
ha sulle labbra quel che ha nel cuore, mentre il se- na, quando non crede a cid che conduce alla vita eter-
condo, indipendentemente dalle cose stesse che dice, na, oppure crede a cid che conduce alla morte eterna;
non manifesta con la bocca quel che tiene racchiuso
21 Cf . SRI-t-us't'tct De coniuratione Catilinae 10.
,
28 Sarebbe questa l'anticipazione di uno degli errori attri-
manichee, il cui motto era il seguente: <<Giura, spergiura, ma non
rivelare cid che d segreto>> (De baer. 7 0, 1: CC 46, ,3), buiti successivamente ad Origene.

62 6)
rl

si tratta invece di un male piccolo quando chi s'in- rore in s6, in quanto tale, sia esso grande o piccolo in
ganna, accettando il falso come se fosse vero, incappa rapporto alla situazione, d pur sempre un male. In ef-
in alcune pene temporali, che tuttavia la pazienza cri- fetti chi potrebbe negare, se non per errore, che sia un
stiana, chiamata in causa, volge ad un uso buono; co- male l'approvare il falso come vero o riprovare il vero
me quando qualcuno, ritenendo buona una persona come falso, o prendere l'incerto come certo e vicever-
in realtd cattrva, ne riceve qualche male. Chi invece ri- sa? Ma almo B ritenere buono un uomo cattivo, che E
tiene catttva una persona in realti cosi buona, da non proprio un emore, altro non subire da questo male un
riceverne alcun ma1e, non d assolutamente ingannato male ulteriore, nel caso in cui un uomo cattivo, rite-
e non cade sotto i colpi della maledizione del profeta: nuto buono, non provochi alcun danno. Allo stesso
Guai a coloro che cbiamano male il bene (Is 5, 20). Si modo alro E ritenere come una via quella che non lo
deve comprendere infatti che questo E stato detto del- B, altro rl fatto che dal male in cui consiste quest'erro-
le cose per le quali gli uomini sono cattivi, non degli re deriva un qualche bene, come il sottrarsi agli ag-
uomini in quanto tali. Di conseguenza e giustamente guati di uomini cattivi.
condannato dalla parola del profeta chi definisce 1'a-
dulterio un bene; chi poi definisce buono l'uomo stes-
so, che ritiene casto, senza sapere che d adultero, s'in- Equiuoci e ualutazioni eruate
gannainrelazione non alla dottrina del bene e del ma-
le, ma ai segreti della condotta umana; costui chiama 7. 20. Non so proprio se questi possano essere
buono l'uomo in cui rawisa qualcosa che riconosce addirittura emori: quando un uomo si fa una buona
come buono, definendo cattivo chi B adultero e buo- opinione di un uomo cattivo, senza conoscerlo real-
no chi d casto, ma definisce buono quest'uomo, senza mente, oppure quando si presentano, in luogo delle
sapere che d adultero, non casto. percezioni sensibili, immagini simili percepite dallo
Peraltro se qualcuno sfugge per errore ad un pe- spirito quasi materialmente o dal corpo quasi spiri-
ricolo, come ho gi) detto che ci capitd in un viaggio, tualmente - cosi pensava l'apostolo Pietro, quando fu
a quell'uomo d capitato per errore anche un qualche improwisamente liberato dalla prigione e dalle cate-
bene. Quando perd affermo che in taluni casi f ingan- ne per opera di un angelo, ritenendo d'avere una vi-
no non comporta alcun male o addirittura qualche sione (cf. At 12,7); oppure quando nelle stesse cose
bene, non intendo dire che d l'errore in s6 a non com- materiali si ritiene levigato quello che invece E ruvido,
portare alcun male o un qualche bene; mi riferisco o dolce quello che d amaro, o profumato quello che d
piuttosto al male che non sopraggiunge o al bene che putrido, oppure si scambia per un tuono il passaggio
sopraggiunge tramite l'errore, vale a dire che cosa non di una carrozza, o una persona per un'altra, quando i
risulta o che cosa deriva dall'errore in s6. Infatti, l'er- due si assomigliano moltissimo, come spesso capita

64 65
nei gemelli (donde l'espressione <<errore caro ai geni- fra l'altro, se dobbiamo confrontarci con questa gen-
tori>> ze); e via dicendo per casi simili, che non so se te, che ignora non tanto di vivere eternamente, quan-
debbano chiamarsi peccati. Non mi sono nemmeno to di vivere attualmente: anzi afferma di ignorare pro-
interessato a sbrogliare un problema intricatissimo, prio cid che E impossibile ignorare. A nessuno d dato
che ha tormentato gli uomini pii perspicaci come gli infatti di ignorare iI proprio vivere, dal momento che,
Accademici, se ciod il sapiente debba dawero am- se non vive, non pud neppure ignorare qualcosa, poi-
mettere qualcosa per evitare di cadere in errore, 2ffi- ch6 d proprio del vivente non solo sapere, ma anche
mettendo il falso al posto del vero, visto che tutte le ignorare. Ma evidentemente, evitando di pronunziar-
cose, come sostengono, sono nascoste o incerte. si sul proprio vivere, credono di evitare l'errore, men-
Percid ho portato a termine tre volumi all'tntzio tre anche atffaverso l'errore viene provato il vivere,
della mia conversione r0, pef sbarazzarci dell'ostacolo poich6 solo chi non vive non pud errare. Come dun-
che quelli ci opponevano in un certo senso sulla so- que il nostro vivere d non solo cosa vera, ma anche
glia; si doveva certamente rimuovere la sfiducia di ro- certa, allo stesso modo sono molte le cose vere e cer-
varclaveriti, che sembru rafforzarsi grazie ai loro ar- te alle quali il negare il proprio assenso mai e poi mai
gomenti. Fra loro quindi ogni errore d assimilato ad dev'esser considerato un atto di sapreflza, invece che
un peccato che ritengono inevitabile, se non si so- di follia.
spende ogni assenso. Chiunque esprime il proprio as-
senso su cose incerte, essi dicono, sbaglia: con le po-
lemiche pir) sottili, ma anche le pir) spudorate, so- Quando I'errore non d peccato, ma solo espressione di
stengono infatti che non c'd niente di certo nelle ve- fragiliti teruena
dute degli uomini, a motivo di una somiglianza che
non lascia riconoscere il falso, anche nell'eventualiti 7 .2L Quanto poi alle cose che d del tufto imile-
in cui apparenza e verit) coincidano. Fra noi invece z/ vante credere o non credere per raggiungere il regno
giusto uiue di fede (Ab 2,4; Rm l,17; Eb I0,l8). Ma di Dio, come pure che siano o si ritengano vere o fal-
togliere l'assenso equivale a togliere la fede: senza as- se, non si deve supporre che in questi casi l'errare,
senso non si crede nulla. E se non si crede ad alcune ciod il pensare una cosa per un'altra, sia peccato;
veritd, anche non evidenti, e impossibile conseguire la tutt'al pii si $atta del peccato pii piccolo e lieve. In
vtta beata, che E necessariamente eterna. Io non so, ultima analisi, quale che ne sia la natura e la graviti,
esso non concerne quella vta atffaverso cui giungia-
mo a Dio, cioE la via della fede in Cristo, che opera
29 Vmctltct, Aeneides X,192.
r0 Cf. C. acad. (NBA )/1,25-165). Linteresse vitale per la per mezzo della carit) (cf. Gal 5, 6). Non costituiva
questione era gii stato ribadito, tra I'altro, n Ep. 1, l: NBA 21/1,5. un allontanamento da quella via l'emore caro ai geni-

66 67
toria proposito dei figli gemelli; neppure se ne allon- conosce cid che d vero, ma anche se erra e s'inganna
tanava l'apostolo Pietro, allorch6, credendo di avere come ogni uomo, deve dire cid che porta nel cuore,
una visione, scambiava una cosa per un'altta, al pun- sia esso o lo si ritenga vero o falso. Invece chiunque
to da non riconoscere, fra le immagini dei corpi in mente parla con l'intenzione d'ingannare, contraddi-
mezzo alle quali credeva di trovarsi, i corpi veri fra i cendo quel che pensa, mentre il linguaggio E stato
quali si uovava, fino a quando non si allontand da lui senza dubbio istituito non perch6 gli uomini s'ingan-
l'angelo dal quale era stato liberato (cf. At 12, 9ss.); nino reciprocamente, ma perch6 ciascuno porti a co-
non si allontanava neppure da quella via il patriarca noscenza degli alri i propri pensieri rt. Percid usare il
Giacobbe, quando credeva che fosse stato ucciso da linguaggio per mentire, contro il suo fine originario, E
una belva il figlio che era vivo (cf. Gn )7 , )3).Inba- peccato. N6 si deve pensare ad una qualche menzo-
se a queste falsit), e ad alre analoghe , fatta salva lafe' gna che non sia peccato, per il fatto che mentendo tal-
de che abbiamo in Dio, noi ci inganniamo e sbaglia- volta possiamo giovare agli alri. Infatti cid possiamo
mo, sia pure senza abbandonare lavia che conduce a farlo anche rubando, quando il povero, al quale pub-
Lui. Tali errori, anche se non sono peccati, sono co- blicamente si di, awerte il vantaggio e il ricco, a cui
munque addebitabili ai mali di questa vita, talmente di nascosto si toglie, non lo awerte: non per questo
sottomessa alTa caduciti (cf. Rm 8, 20), che in essa si perd qualcuno potrebbe dire che non d peccato. Lo
accetta il falso per il vero, si respinge il vero per il fal- possiamo fare anche commettendo adulterio, quando
so, si tiene f incerto per il certo. Pur essendo aspetti una donn a pare sul punto di morire d'amore se non si
estranei a quella fede, in virti della quale, quand'E ve- acconsente a lei e pronta a purificarsi pentendosene,
ra e certa, noi tendiamo allabeatitudine eterna, non
sono tuttavia estranei a quella infeliciti in mezzo alla
lr Come nel De mendacio, al di h di inevitabili oscillazioni
quale tuttora ci troviamo. Di sicuro non ci inganne-
terminologiche, il fattore ultimo per la individuazione della men-
remmo assolutamente in qualche percezione spiritua- zogna resta dunqrela uoluntas fallendi. Non a caso, questa rifles-
le o materiale, se godessimo gii di quella feliciti vera sione prepara il terreno per le considerazioni successive sulla na-
e perfetta. tura decaduta. Quanto all'origine del linguaggio, poi, Agostino vi
si era gii soffermato,fra l'altro, rnDe doct. cbrist.2,4,5: NBA 8,
65;2, 26, 40: NBA 8, 109, dove, rispetto aJ. De magistro, si pud
constatare il cammino compiuto nel riabilitare la funzione media-
Ogni menzogna i peccato, anche se ueniale quando uie' tice del linguaggio, considerato non tanto come manifestazione
ne commessa per il bene di un altro degradata della vita spirituale, quanto come orientamento costi-
tutivo dell'universo creato. Il problema riemerge tn De gen. c.
man.2,11, 16: NBA 9/1, 14) e,molto pii tardi, inDe gen. ad litt.,
7 . 22. Eppure si deve dire che ogni menzogna d 9,12,20: NBA 9/2,475-417, con particolare attenzione al tema
peccato, poich6 l'uomo, non solo quando egli stesso dell' i mp o s itio n om in um.

68 69
se continuera a vivere: non per questo si poffi negare Il primo male nella creatura razionale e le sue conse-
guenze
che tale adulterio sia peccato. Se apprezziamo a buon
diritto la castiti, perch6 mai ci indispone la verit), al
punto da non violare la prima per il vantaggio di altri 8.24. E q,r.tto i1primo male in una creatura ra-
zionale, ossia la prima privazione di bene. In seguito d
e da violare invece la seconda con la menzogna?
sub entrata, an che involont ariamente, l' ignora nza cit ca
Indubbiamente non si pud negare l'enorme pro-
gresso verso il bene conseguito da quanti mentono le cose da farsi e la concupiscenza di quelle dannose,
unicamente per la salvezza di qualcuno; ma in tale lo- alle quali si aggregano come compagni l'errore e il do-
ro progresso cid che a buon diritto si elogia, o che ad- lore; l'impulso spirituale che cerca di scansare questi
dirittuia viene ricompensato sul piano temporale, d la due mali, percepiti come imminenti, si chiama timore.
benevolenza, non l'inganno; E gii abbastanza passarvr A sua volta l'anima, quando giunge alla rcalizzazione
sopra, senza perd esaltarlo, soprattutto da parte d-eSli delle proprie voglie, per quanto funeste e futili, senza
.ridi del Nuovo Testamento, ar quali si dice: Sia il uo- che possa awedersene per I'errore, viene sopraffatta
da un piacere malsano, o addirittura scombussolata da
stro parlare si, si; no, no; ll dt plil uiene dal maligno (Mt
una vuota euforia. Da questi malesseri, che sono fonte
5,31). Per questo stesso male, che non cessa mai d'in-
sinuarsi in questa condizione mortale, gli stessi coere-
non di sovrabbondanza, ma di indigenza, scaturisce
per la natura razionale ogni infeliciti.
di di Cristo (cf . Rm 8, 17) dicono: Rimetti a noi i no'
stri debiti (Mt 6, 12).
Incancellabile l'aspirazione alla beatitudine. La morte
Le cause delle cose buone e di quelle cattiue del corpo come pena propria dell'uomo

8. D. Dopo aver dunque affrontato questi pro- 8. 25. Eppure tale natura, in mezzo a questi ma-
blemi con la brevitd che qui d necessaria, poich6 si li, non ha potuto perdere l'aspirazione allabeatitudi-
ne. Questi mali sono comunque comuni agli uomini e
debbono conoscere le cause delle cose buone e di
quelle cattive per quanto lo richiede lavia che ci con- agli angeli, condannati dalla giustizia di Dio in rap-
d.r.. al regno dove la vrta sari senza morte, la veriti porto alla loro mahzia, Luomo poi ha anche una pro-
senzaer.oie, la feliciti senzaturbamento, non dobbia-
pria pena, secondo la quale d punito anche con la
mo affatto dubitare che la causa delle cose buone che morte del corpo. Dio gli aveva comminato il castigo
ci toccano E solo la bonti di Dio, mentre delle cattive della morte qualora avesse peccato (cf . Gn 2,17), do-
B la volonte di un bene mutevole che abbandona un
tandolo del libero arbirio, in modo perd che il suo
bene immutabile, prima nell'angelo, quindi nell'uomo. comando lo guidasse e la perdizione lo trattenesse, e

70
It
I
lo collocd nella felicit) del paradiso (cf. Gru 2, l5), a sua volta lo avrebbe tretto, attraverso vari errori e
quasi una parvenza di vita, da dove, avendo osservato dolori, al castigo estremo e seflza fine insieme agli an-
la giustizia, potesse ascendere verso realti superiori. geli ribelli, suoi corrutrori, padroni e complici. Cosi a
causa di un solo uomo il peccato i entrato nel rruorudo e
con il peccato la morte; cosi essa ha raggiunto tutti gli
La trasmissione del peccato originale uomini, poichd teilti in lui banno peccato (Rm 5 , LD, E
l'Apostolo in quel punto ha chiamato "mondo" l'in-
8. 26. Esiliato da qui dopo il peccato, vincold tero genere umano.
con la pena della morte e della dannazione anche la
propria stirpe, che peccando aveva contaminato in se
stesso, come nelle sue radici: cosi qualsiasi discenden- La massa condannata del genere uruano in rnezzo ai
te, nato da lui e dalla sua sposa (condannata anch'es- mali sconta, insieme agli angeli ribelli, giuste pene cbe
sa, essendo stata per lui occasione di peccato) tramite norc sconfessaruo la bonti del Creatore
quella concupis cenza carnale, in cui veniva fatta cor-
rispondere una pena simile alla sua disobbedienza, 8. 27. Le cose stavano dunque in questo modo:
avrebbe tratto con s6 il peccato originale l2; e questo la massa condannata T di tutto il genere umano lan-
guiva fra i mali, o addirittura vi si rotolava, precipi-
tando da un male all'almo e, congiunta a quella parte
lz'F,la complessa questione del rapporto tra peccato origi-
nale e concupiscenza, che Agostino avrebbe identificato secondo
I'accusa di manicheismo sollevata contro di lui dai pelagiani (Giu- ll
liano in particolare) (cf., ad es., C. Iul.l,2,4: NBA 18,419). No-
I-lespressione utilizza la categoria paolina dr massa \c{.
Rnz 9,2i) secondo la rielabor'azione dell'rlrnbrosiaster (ci. Oontut.
nostante alcuni testi, nei quali la concupiscenza viene chiamata Rort. 5,12: CSEL 87/1, 164-765;9,21: CSEL 81/I, )2G]29).
peccato, Ia posizione complessiva di Agostino, come in questo Sr-rlia natura di questa dipendenza dai commenrari paolini clej-
passaggio, risulta chiara: <<La concupiscenza si chiama peccato
l'Atnbrosiaster cf. E. Buctxaru't't, La gencsi della dottritta agosti-
perch6 procede dal peccato e tende al peccato: pena e causa o, co-
niana intorno al peccato originale, Roma 1916. pp. 8-1(:; A. C,cs,r-
me dice anche Agostino, figlia e madre del peccato, ma non pec- r,tASSA, Scritti patnstici, Roma ).955, pp. 41 -56;l:,. fusuLi i_, Augu-
cato, propriamente, in se stessa>>. Occorreri di conseguenza di- sttrue the T'l:eologian, London 1970, pp. 15trss. I)i parcre contra-
stinguere tra peccato e infirmitas: <Quello viene cancellato, que- rio IJ. Luttl,ttxc;, Augustine, Arubrr_tsiaster and the massa perditio-
sta permane> (A. TnArE, S. Agostino: intrctduzione alla dottrina nis, <<Gregorianum>>, 11 (1910), pp.58-91.I-'influsso su Agosrino,
della grazia. I. Natura e grazia, Roma 1987 , p. 110). Connessa a ta-
invece, sarebbe limitato alle Quaestiones Veteri il !'trruiTestaruen-
le controversia E quindi la dottrina intorno alla trasmissione del /r secondo A. Prxr:ru RLL, Vta ii Sant'Agostino, Bar.i 1980, p. i44.
peccato originale, che Agostino difende, conuo i pelagiani, rite-
Agostino comincia a parlare dt ruassa peccatoyum in Ad. Ront.54,
nendo perd la concupiscenza semplicemente come veicolo di tale 62; Ad Gal. 42; De diu" qudest. 68, )-4; De qttaest. Siwpl l. 2, L6:
trasmissione, e non certo come causa. CC 41,42; 1,2. 17: CC 44,1); 1,2,20: CC 14,51.

72
73
I
culcato e trasgredito l'insegnamento del suo Creatore,
degli angeli che avevano peccato, scontava pent pin che avrebbe potuto osservare con la massima facilitd;
.hE -"ri"tate per la propria empia diserzione. Indub- che ha profanato in se stessa l'immagine del suo Au-
biamente rientra nella giusta collera di Dio tutto cid
r+
tore, dopo essersi fieramente allontanata dalla sua Iu-
che i malvagi compiono volentieri con cieca e indo- ce; che ha sradicato dalle sue leggi, in virtr) di un uso
mita.or.rrplr rrn ie tutto cid che malvolentieri subi- cattivo del libero arbitrio, ogni salutare sottomissio-
scono con pene esplicite e manifeste; certo la bonti ne? Indubbiamente questo Dio avrebbe fatto, se fos-
del creator. .rop cesser) di trasmettere anche aglt an- se solo giusto, ma non anche misericordioso, e se non
geli cattivi la vita ed una attiva vitaliti , senza la tra- mostrasse molto pii chiaramente la sua misericordia
imissione delle quali essi perirebbero; non cessa nep- grattita liberando soprattutto chi non lo merita.
pure di formar. .d animare i germi vitali degli uomi-
.ri, un.h. se nascono da una stirpe colrotta e condan-
flata,ordinandone le membra secondo l'articola zione
La beatitudine eterna degli angeli fedeli
temporale e la collocazione spaziale, vivificandone }a
,.rribiliti, assicurando l'alimentazione. Ritenne pre- 9. 28.In seguito poi all'abbandono di Dio, con
feribile infatti operare il bene a partire dal male, anzi- empia superbia , da pafie di alcuni angeli, sprofonda-
1''
ch6 non lasciar sussistere alcun male
ti dall'alto della loro dimora celeste nella pii bassa
E se Dio non avesse voluto alcun miglioramento
oscuriti di questa atmosfera )6,71resto degli angeli B
per gli uomini, cosi come non v'E p-er gli angeli empi,
rimasto con Dio in eterna beatitudine e santiti. E non
.rorr"ru..bbe stato forse giusto che fosse da lui intera-
c'd stata la bench6 minima discendenza nemmeno da
mente abbandonata per sempre, espiando una pena
un solo angelo, caduto e condannato, in modo che un
eterna e propor zionata,, quella natura che ha abban- male originale li vincolasse come gli uomini con le ca-
donato Dio ., abusando della propria facolti, ha con-
tene di una colpa che si tramanda, trascinandoli tutti
quanti alle pene dovute; ma dopo l'atto di superbia di
l4 Sull,espressione Agostino ritorna pir) avanti.(cf. 10, )3; colui che fu masformato in diavolo, commesso con
29,172),ricono^scendone Ia genesi antropomorficl e il valore me- complici di empieti, tutti gli altri con pia obbedienza
taforico. Cf. pure De Trin., 1), 16,21: NBA 4,545 '
l5 Nella prospettiva di una distinzione tra volonti operati-
va e volonti permissiva di Dio (cf. pin avanti 24,95),la possibi- 16 Sulla dimora degli angeli decaduti Agostino torna, fra
tlia del *u1. ui.n. circoscritta enuo un ambito definito dall'onni- l'altro, in De agone ), ): PL 40, 292; En. in ps. 103, 7-9: NBA
il bene dal ma-
;;r;;"e dalla bont) di Dio, che-pu9 e sa(cf.ricavare
), ll;8,27;26, 100; 27 /1, 7 59-7 67 ; I48, 9: NBA 28/2, 87)-579; De gen. ad litt. ), 10,
i., .o-. viene continuamente ribadito 14: NBA 9/2, 121 ; De ciu. Dei. 8, 15, l-2:NBA r/1, 577 ; Ep. 702,
ZA, rcq). Questadottrina viene ulteriormente conferm ata, fral'aJ'- ),20: NBA 21,973.
tro, anche rnDe ciu. Dei 22,I,2: NBA 58, )09'
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l4

t
I
si unirono al Signore, ricevendo anche una scienza rusalemme superiore, che d nostra madre, la citti di
certa, che non ebbero i primi, grazie alla quale poter Dio, non verri defraudata nel numero dei suoi citta-
essere sicuri di una saldezza eterna e assolutamente dini o forse regneri su una moltitudine ancora pir)
inoollabile. numerosa. Noi non conosciamo il numero n6 degli
uomini santi, n6 dei demoni immondi, subentrando
ai quali sussisteranno senza alcun limite di tempo i fi-
Gli uomini subentreranno agli arugeli ribelli, confer- gli della santa madre, che sembrava sterile sulla terra
mando il numero dei beati cbe solo Dio conosce (cf. Is 54, L), in quella pace dalla quale quelli decad-
dero. Ma il numero, attuale o futuro, di quei cittadi-
9.29. A Dio quindi, creatore e signore dell'uni- ni d oggetto di contemplazione del suo artefice, che
verso, dal momento che non tutta la moltitudine de- chiama le cose che non sono come quelle che sono
gli angeli s'era perduta abbandonandolo, piacque che (cf. Rm 4, L7) e tutto dispone con misura, calcolo e
la moltitudine perduta rimanesse nell'eterna perdi- peso (cf. Sap lL,2l).
zione e che quella che era rimasta con Lui al momen-
to della diserzione degli altri, godesse per sempre del-
la sua futura feliciti, conosciuta con assoluta certez- La liberazione del genere umano auuiene non in uirtD
za, mentre l'altra creatura ruzionale costituita dagli delle opere o del libero arbitrio, ma del Figlio di Dio
uomini, che s'era tutta perduta per i peccati ed i ca-
stighi, sia originali che personali, parzialmente riabi- 9.30. Questa parte del genere umano, a cui Dio
litata, colmasse il vuoto lasciato nella societi angelica promette la ltberazione e il regno eterno, pud forse
da quella caduta diabolica 3i . Ai santi, nell'atto della riabilitarsi in virti dei meriti delle slre proprie opere?
risurrezione, e stato infatti promesso che saranno E, i-p.t sabile. Quali opere di bene puo compiere chi
r:guali agli angeli di Dio (cf . Lc 20, )6) r8. Cosi la Ge- si d perduto, se non nella misura in cui sari stato li-
berato dalla sua perdrzione? Potri farlo grazie al libe-
ro arbitrio della volont)? rs. Anche questo d impensa-
l7 Sulf imp ortanza ecclesiologica di questa idea, secondo
cui nella Gerusalemme celeste gli uomini chiamati alla salvezza
sostituiranno gli angeli decaduti, cf. E. LautB.ANDtl, L'Eglise cdle- )9 Affrora qui (come pure pir) avanti: 9, )2) una distinzione
ste selon saint Augustin,Paris 796), pp.39,I45. Agostino vi ri- tra libero arbitrio e libert), riscontrabile, fra l'altro, anche in C.
torna rn De ciu. Dei 22, 7,2: NIIA 58, )09. Fra gli altri, sant'An- Iul. o. imp. 6,11: NBA 79/2,1055. Secondo Agostino, a1 di l}L di
selnro erediteri il problema e lo discuter) ampiamente k{. Cur non infrequenti oscillazioni terminologiche, la liberti non d altro
Deus homa 1, l6-18: PL 158, 181-189). che <ii buon uso del libero arbitrio>>l infatti ..se la volonti resta
l8 lale dottrina viene confermata in De ciu. Dei 22, 1,2: sempre libera, nel senso di libero arbirio, uon d sempre buona e
NBA 5/1, l1i. non E di conseguenza sempre libera, nel senso di libertb (E. Gtt--

76 7l
I
bile: abusando infatti del libero arbitrio, l'uomo si non per l'opera redentrice di colui che ha esclamato:
perde e lo perde. Come infatti chi si uccide, pud far- Se il Figlio ui fari liberi, sarete liberi dauuero (Gu 8,
lo indubbiamente in quanto vive, mentre non vive in )6)? E prima che nell'uomo questo cominci a yertfi-
quanto si uccide e, una volta uccisosi, non potr) risu- carsi, come potra gloriarsi di un'opera buona che sca-
scitare se stesso, allo stesso modo, peccando grazie al turisca dal libero arbitrio chi non B ancora libero di
libero arbitrio, si d perduto il libero arbitrio per il operare il bene, . senza ostentare presuntuosamente
trionfo del peccato. Uruo i scbiauo di ci6 che I'ba sot- ,rr.rotu superbia? E quel che reprime l'Apostolo con le
tomesso (2 Pt 2,I9): d questo un pensiero proprio del- parole: Per la grazia siete stati saluati mediante la fede
l'apostolo Pietro ed essendo vero mi domando se la li- (Ef 2, S).
berti di uno schiavo sottomesso non si riduca che al
compiacimento del peccato. Serve in modo libero chi
compie volentieri la volontd del suo padrone; percid d Anche la fede, da cui prouengono le opere buone, i ope-
libero per il peccato chi B schiavo di esso. Di conse- ra della grazia
guenza sar) libero di operare con giustizia solo chi
avri cominciato ad essere schiavo della giustizia, una 9. 3I. E perch6 gli uomini non si attribuissero
volta liberato dal peccato. nemmeno questa fede, al punto da non comprendere
E q.r.rt, la iera libertd per la grora dell'azione che d un dono divino, il medesimo Apostolo, che pu-
retta e insieme una pia schiavitr) per l'obbedienza del- re sostiene in un altro punto d'aver ottenuto miseri-
l'insegnamento. Ma questa liberti di operare il bene cordia per la sua fede (cf. I CorT ,25),ha aggiunto an-
donde proverri all'uomo sottomesso e venduto, se che queste parole E ci6 ruon uiene da uo| ma d dono
di Dio; nd dalle opere, percbd nessuno possa uantarsene
(Ef 2,8-9). Perch6 poi non si pensasse che i fedeli po-
sctN,Introduzione allo studio di Sant'Agostino, Casale Monferuato tessero rimanere senza opere buone, ha soggiunto ul-
1983, p. 188; cf. pure l'ampia precisazione: Iui, pp. 188-189, n. teriormente: Siamo sua immagine, creati in Cristo Ge-
85). Al riguardo cf. pure V. Gnosst, A proposito dei testi agosti- sil per le opere buone che Dio ba predisposto percbd in
niani sulla liberti, in An.Vv., Congresso Internazionale su S. Ago- esse progredissimo (Ef 2,10). Siamo dunque resi vera-
stino nel XVI centenario della conuersione, II, Roma 1987, pp.
289-293, dove si sottolinea una graduale evoluzi<ine terminologi-
mente liberi, nella misura in cui Dio ci plasma, ciod ci
ca, che si verifica dopo il 472, con I'inizio della controversia pela- forma e ci crea, non per essere uomini, ci6 che gii fe-
gtana (e in manie ra ancora pii esplicita dopo 11 421), quando il li- ce, ma uomini buoni: cid che oru fa la sua grazia, per
bero arbitrio viene gradualmente ad indicare una facolti della vo- essere nuova creatura in Cristo Gesi (cf . Z Cor 5, 17),
lonti, di cui l'essere umano non pud essere privato, menme Ia li-
berti designa quella scelta in atto che, con il libero arbitrio privo secondo quanto d stato detto: Crea in me, o Dio, un
del),a grazia, si restringe nell'ambito del mutevole e genera il male. cuore puro (Sal 50, l2).8 non d che il suo cuore, il

78 79
il
cuore dell'uomo in senso naturale, Dio non l'avesse sperare, amare se non 1o volesse, n6 raggiungere il
gi) creato. premio che Dio ci chiama a ricevere lassi senza cor-
rere volontariamente (cf. Fil 3, 74): com'C dunque
possibile che non dipenda nd dalTa volonti n6 dagli
lApostolo e tutta la Scrittura insegnano cbe Dio susci- sforzi, ma dalla misericordia di Dio, se non perch6 la
ta in noi il uolere e l'operare stessa volonti, come sta scritto, E prediposta dal Si-
gnore (cf . Pr 8,15 ILXXI)? Del resto, se d stato det-
9. 32. Parimenti, perch6 nessuno si vanti, non to Noru dipende rud dalla uolonti nd dagli sforzi, rua
dico delle opere, ma dello stesso libero arbitrio della dalla misericordia di Dio, in quanto sono entrambe in-
volonti, come se da esso nasca un merito, a cui la li- dispensabili, vale a dire la volonti dell'uomo e la mi-
bert) di operare il bene spetti come premio dovuto a0, sericordia di Dio, cerchiamo di prendere le parole:
presti ascolto alle parole del medesimo araldo della l\on diperude rud dalla uolonti nd dagli sforzi, ma dalla
grazia: E Dio infatti cbe suscita in uoi il uolere e l'ope- misericordia di Dio, come se si dicesse che la sola vo-
rare coruformemente alla sua uolctnti buona (Fil2, B). lonti dell'uomo d insufficiente, senza il concorso del-
E altrove Non dipende quindi nd dalla uolonti nd da- la misericordia di Dio.
gli sforzi, ma dalla misericordia di Dio (Rnt 9,16). Non Non d dunque sufficiente nemmeno la miseri-
c'd dubbio che un uomo, se ha ormai raggiunto I'eti cordia di Dio da sola, senza il concorso della volont)
in cui si ha l'uso di ragione, non potrebbe credere, dell'uomo; percid se d.stato detto giustamente l\on
diperude nd dalla uolonti dell'uomo, rna dalla miseri-
cordia di Dio, in quanto 1a volont) dell'uomo da sola
-10
Lidea di una correlazione costitutiva ffa grazia e libero non basta, perch6, al contrario, non d giusto dire:
arbitrio d un'acquisizione graduale nel pensiero di Agostino.
<<Non dipende dalla misericordia di Dio, ma dalla vo-
Corn'egli stesso ammetteri (cf. Retr. 7,9,2.. NBA 2,45), una com-
prensibile reazione antirnanichea l'aveva indotto, soprattutto nel lonth dell'uomo>>, dal momento che la misericordia di
De libero arbitrio, ad attribuire al libero arbitrio l'origine del ma- Dio da sola non basta? Certamente se nessun cristia-
le, irnpedendogli di approfbndire il terna della gratuit) deil'ele- no osera affermare che tutto dipende dalla volonti
zione e della necessit) della grazia, come comincia ad ar,rrenire
conl'Ad Simplicianum (cf . Retr. 2,1, 1: NBA 2, 751) e con i1 suc-
dell'uomo, non dalla misericordia di Dio, per non
cessivo esplodere della polemica antipelagiana. Un'importante mettersi nella contraddizione pii stridente con l'Apo-
tappa in questo processo di approfondimento ar,r'iene quindi pro- stolo, per una corxprensione corretta dell'espressio-
prio in questi testi dell'Enchiridion, dove I'intento dell'Aurore ne: llon dipende nd dalla uolonti nd dagli sforzi, ma
non d quello di negare la liberti di scelta, ma di riconoscere la ne-
dalla rrtisericordia di Dio, non resta che riconoscere
cessit) deil.a grazia per la salvezza. Analoga precisazione era stata
messa a punto, uno o due anni prima, in uua risposta a papa Bo- tutto a Dio, che predispone 1a buona volont) dell'uo-
nifacio: cf . C. ep. pelag. l, 3, 6: NBA 18, 191. mo e la sorregge dopo averla predisposta.

80 81
il
r
In effetti la buona volonti dell'uomo precede ce: "Verri", ma: "Resta su di lui". Ogni uomo nasce
molti doni di Dio, ma non tutti, ed essa stessa si rova infatti assieme ad essa e per questo l'Apostolo dice:
fra quelli che non precede. Di enmambi i casi si legge Fummo infatti ancbe noi per natura figli deila collera,
nelle Sacre Scritture: La sua misericordia mi preuerri come gli altri (Ef 2,)). Trovandosi dunque gli uomini
(Sal 58, 11), e: La sua misericordia mi seguiri (Sal 22, in questa collera per il peccato originale, in una con-
6). Previene chi non vuole, perch6 voglia; segue chi dizione tanto pii grave e pericolosa quanto pii gran-
vuole, perch6 non voglia invano. Non ci viene forse di e pii numerosi erano i pesi ch'essi vi avevano ad-
comandato di pregare per i nostri nemici (cf . Mt 5, dossato, era necessario un mediatore, ciod un riconci-
44), soprattutto per quanti non vogliono vivere reli- liatore, che placasse questa collera con l'offerta di un
giosamente, unicamente perch6 in loro sia opera di sacriticio unico, adombrato da tutti i sacrifici della
Dio anche il volere? Ugualmente, perch6 mai siamo Legge e dei Profeti +t.
esortati a chiedere per ottenere (cf. Mt 7 ,7), se non
perch6 sia fatto cid che noi vogliamo da colui al qua-
41 Com'd noto, secondo Agostino le offerte sensibili indi-
le si deve il nostro volere? Noi dunque preghiamo per
i nostri nemici perch6 li preven ga la misericordia di izzate aDio di cui ci parla l'Antico Testamento erano segno e sa-
cramento del vero sacrificio invisibile, che unisce a Dio in modo
Dio, cosi come ha prevenuto anche noi, ma preghia- compiutamente salvifico. In tal senso, il sacrificio in senso vero e
mo anche per noi, perch6la sua misericordia ci segua. pieno d Cristo, in quanto unione perfetta con il Padre e, in lui, di
tutta l'umaniti; d dunque possibile parlare dell'umaniti di Cristo
come .<il sacramento che inuoduce al mistero per eccellenza,
quello della sua diviniti> (B. Dl M,tRc;lrtill, lntroduzione alla sto-
La giusta condanna del genere umnno prima della ue- ria dell'esegesi. lil; 5. Agostino, Roma 1986, p. 27). Agostino ave-
nuta del Saluatore va messo a punto compiutamente questa dottrina circa vent'anni
addietro, nel Contra Faustunt Manichaewrn denunciando i limiti in
senso "carnale" e idolatrico del letteralismo manicheo (cf. C. Fau-
70.33. Il genere umano stava dunque sotto una
st. 6,5:PL 42,2)t;16,10: PL 42,320;18, 6: PL 42,346). Linvi-
giusta condanna e tutti erano figli di quella collera, di to a cogliere correttamente l'efficacia salvifica dei segni compare
cui d stato scritto: Tutti i nostri giorni sono uenuti me- comunque anche inDe doct. christ.),5,9: NBA 8,747;3,9,13
ruo ed ancbe noi siamo uenuti meno nella tua collera,. i NBA 8, 151-153. Una pii compiuta teologia del sacrificio viene
nostri anrui saranno considerati come una ragnatela (Sal srriluppata nel libro X del De ciuitate Dei, dove si definisce <<vero
sacrificio [...J ogni opera con cui ci si impegna ad unirci in santa
89,9). Anche Giobbe ne parla: I-luomo, ruato di doru- comunione a Dio> (De ciu. Dei 10,6: NBA 5/I,695), il sacrificio
na, ba una uita breue e piena di collera (Gb M,1). E visibile viene detto sacramento di quello invisibile (cf. De ciu. Dei
pure il Signore Gesi: Chi uede nel Figlio ba la uita 10, 5: NBA 5/1, 695) e si presenta Cristo come sacerdote e sacri-
eterna; chi inuece non crede nel Figlio non ha la uita, ficio insieme (c{. De ciu. Dei I0,20 NBA 5/1, 711). Su questo
aspetto cf. B, Sluunx, Dominus Saluator. Stttdien zur Christologie
rna la collera diDio resta su di lui (Gu3,36); non di- und Exegese der Kirchenuriter, Roma 1992, pp.269325, secondo

82 8l
Di qui le parole dell'Apostolo: Se infatti, quan- Spirito Santo e da Maria Vergine? Cosi infatti il Ver-
d'erauamo nemici siamo stati riconciliati con Dio per bo s'B fatto carne, essendo stata la carne assunta dalla
mezzo della morte del Figlio suq a rnaggior ragione diviniti, non la diviniti trasformata in carne. Peraltro
ora, giustificati per il suo sangue, snremo saluati dalla qui dobbiamo intendere carne come sinonimo di uo-
collera per ffiezzo suo (Rm 5,10). Quando perd si par- mo, secondo un'espressione in cui la parte sta per il
la della collera di Dio, non s'intende un suo turba- tutto, come quando E stato detto: Poicbd in uirtD del-
mento, come E nell'anima di un uomo che va in colle- le opere della Legge non sari giustificata nessuna carrue
ra; piuttosto, da una metaf.oru tratta dalle emozioni (Rm ),20), ciod nessun uomo. Ed A lecito dire che in
umane, la sua punizione, che non pud essere che giu- quella condizione da Lui assunta non d mancato nul-
sta, ha preso il nome di collera. In quanto dunque noi la a17a natura umana, una natura, tuttavia, assoluta-
ci riconciliamo con Dio per mezzo di un mediatore e mente libera da ogni vincolo di peccato: non come
riceviamo lo Spirito Santo, che ci trasforma da nemi- quella nata dall'unione dei sessi pet mezzo della con-
ci in figli (tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spi- cupiscenza delLa carne con l'ipoteca di un peccato, la
rito di Dio, costoro sono figli dl Dlo lRm 8, I4l), que- cui colpevolezza d lavata dalla rrgeneruzione, ma qua-
stolo dobbiamo alla grazia di Dio per mezzo del Si- le doveva nascere da una vergine, concepit a dalla f.e-
gnore nosro Gesi Cristo. de della madre, non dalla passione. Se con la sua na-
scita ne fosse stata compromessa l'integriti, non sa-
rebbe pii nato da una vergine e, cosa impensabile, in
Il mirabile sacramento del mediatore modo falso tutta la Chiesa confesserebbe che Egli d
nato dalla Vergine Maia, quella Chiesa che ogni gior-
I0. )4. Di questo mediatore sarebbe troppo lun- no partorisce le sue membra, pur restando vergine, ad
go parlare come merita, ancorch6 sia impossibile per imitazione di sua madre. Leggi, se vuoi, la mra lettera
l'uomo parlarne dawero come merita. Chi potrebbe sulla verginiti santa di Maria, rnviata a Volusiano, un
spiegare con parole adeguate che il Verbo si fece carne uomo illustre che ricordo con stima e aff etto cz.
ed abito tra di noi (Gu L,14), in modo da credere nel-
l'unico Figlio di Dio Padre onnipotente, nato dallo

il quale Agostino s'd collocato al centro della fede cristiana non


solo sviluppando in turtta la sua arnptezza la dottrina sulla giusti- 42 Cf . Ep D7, adVolusiatturn:N8A22,742-169, dove Ago-
zia cristiana come totale sottomissione alla volonti di Dio, ma an- stino risponde ad una serie di questioni impegnative sul mistero
che per lo meno abbozzando il terna della giustizia dt Gesr), uni- dell'incarnazTome rivoltegli dall'alto dignitario Volusiano (comes
co giusto morto per noi. rerum priuatarum).

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Due nature nell'uruica persona del Figlio di Dio La natura umand di Cristo martifesta la sourabbondan-
za della grazia diuirta
L0.35. Percid Gesi Cristo, Figlio di Dio, B Dio
e uomo: Dio prima di tutti i secoli, uomo nel nostro tI. )6. Qui B la grazia di Dio che viene racco-
secolo; B Dio in quanto Verbo di Dio (e il Verbo era mandata in modo assolutamente sublime ed esplicito.
Dio lGu 1, 1l), uomo in quanto nell'uniti della per-
Quali meriti aveva infatti la natura umana in Cristo
sona al Verbo si sono aggiunte l'anima ruzionale e la uomo, da essere assunta individualmente nell'uniti
carne. Di conse guenza, in quanto E Dio, Egli e il Pa- della persona dell'unico Figlio di Dio? Quale buona
dre sono una cosa sola (cf. Gu lO,l0); in quanto poi ,rolonii, quale ricercata buona intenzione, quali buo-
d uomo, il Padre d maggiore di Lui (cf. Gu 14,28). Es- ne opere hanno assicurato a quest'uomo un meritg
sendo infatti unico Figlio di Dio, non per grazia, ma urt.tiot., Pef diventare una persona sola con Dio? E'
per natura, d divenuto anche figlio dell'uomo, per es- forse stato un uomo anteriormente e gli d stato accor-
sere ugualmente pieno di grazia (cf. Gu 1,14): e sem- dato questo singolare beneficio, Per una benemeren-
pre Lui d l'uno e l'altro, dall'uno e dall'altro unico za singolare presso Dio? Naturalmente da quando co-
Cristo. In effetti, nonostante la sua condizione divina, mincid ad essere uomo, non comincid ad essere
non considerd un'usurp azione ci6 che era per natura, nient'altro che Figlio di Dio, e Figlio unico; e cid a
vale a dire la sua uguaglianza con Dio, ma spoglid se causa di Dio Verbo, che, dopo aver assunto l'umaniti,
stesso, assumendo la condizione di seruo (Fil 2, 6-7), E diventato carne, comunque sempre Dio; come qual-
senza perdere o diminuire la condizione divina. Per- siasi uomo d una sola persona, cioB anima razionale e
cid si d fatto inferiore ed d rimasto uguale, unico ad carne, cosi B una sola persona anche Cristo, Verbo e
essere l'uno e l'altro, come si d detto, ma l'uno in uomo. Donde mai proviene alla natura umana tutta
quanto Verbo, l'altro in quanto uomo: in quanto Ver- questa gloria, indubbiamente gratutta, non essendoci
bo uguale, in quanto uomo inferiore; unico Figlio di siati meriti precedenti, se non per il fatto che qui- si
Dio, che d anche figlio dell'uomo; unico figlio del- manifesta con evide nza, a chi consideri la cosa lucida-
l'uomo, che B anche Figlio di Dio: non Dio e uomo, mente, la grande e unica grazia di Dio'ar? In tal modo
come due figli di Dio, ma un unico Figlio di Dio; Dio
senza origine, uomo da un'origine definita, il Signore
4l I-lidea, ribadita anche pii avanti (cf.12,40) che con I'in-
nostro Gesi Cristo.
carnazionel'Uomo Cristo, elevato alla somma digniti di Figlio di
Dio in modo assolutamente gratuito, diventa fonte della grazia,
verri ulteriormente sviluppata con f inasprirsi della controversia
pelagiana, connessa all'affermazione che la nostfa predestinazio-
n.4""" dono gratuito come quella di Cristo. Cf. ad esempio-De
corr. et gr. 7l,lO' NgA 20,159; De praed' sdnct. L5,30.31: NBA

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I
gli uomini potranno comprendere che sono giustifica- uguale a chi lo dona: percid anche lo Spirito Santo d
ti dai_peccati in virti della medesim a grazia, aLla qua- Dio, non inferiore al Padre e al Figlio. Il fatto dunque
le si deve l'impossibilit) per l'uomo Cristo di avere al- che la nascita umana di Cristo procede dallo Spirito
cun peccato. Santo non d forse una manifestazione della stessa gra-
Cosi l'angelo, preannunziando la futura nascita, zia? Quando la vergine domandd all'angelo come po-
salutd sua madre: Aue - disse - o pierua di grazia. E un tesse accadere quanto le annunziava, dal momento
po' pit a.vantr Hai trouato grazia presso Dio (Lc l,28; che lei non conosceva uomo, l'angelo le rispose: Lo
30). Si dice infatti che d piena di grazia e che ha rro- Spirito Santo scenderi su di te e la potenza dell'Altissi-
vato grazia presso Dio perch6 potesse essere madre mo stenderi su di te la sua ombra; colui cbe ruasceri da
del suo Signore, anzi del Signore di tutti. Del medesi- te sari dunque santo e cbiamato Figlio di Dio (Lc l,
mo Cristo l'evangelista Giovanni, dopo aver detto: E )5).8 quando Giuseppe voleva ripudiarla, sospettan-
il Verbo si fece carne ed abitd in mezzo a noi, aggiunge: do un adulterio, sapendo che la sua gravidanza non
E noi uedemmo la sna gloria, come di unigenito del pa- dipendeva da lui, ricevette dall'angelo questo respon-
dre, pieno di grazia e di ueriti (Gu l, L4). Dire: llVer- so: Noz temere di prerudere Maria come ttta sposa, per-
bct si fece carne, equivale a dire: pieno di grazia,. dire cbd quel che i stato geruerato in lei uiene dallo Spirito
poi: La gloria dell'unigenito del Padre, equivale a dire: Santo (Mt t,20); in altri termini, cid che tu sospetti di-
pieno di ueriti.Infatti la Veriti in persona, unigenito penda da un almo uomo, dipende dallo Spirito Santo.
Figlio di Dio non per grazia, ma per natura, assunse
per gtazia la natura unlana in una tale unit) persona-
le, da poter essere Egli stesso anche figlio dell'uomo. ln che senso Cristo i Figlio dello Spirito Santo e della
uergine Maria

La nascita dallo ,spiritct ,Santo, ulteriore testimoniaruza 12. 38. Potremo tuttavia affermare, per questo,
della grazia che il padre dell'uomo Cristo sia 1o Spirito Santo, in
modo che Dio Padre abbta generato il Verbo e lo Spi-
lL. )7 . Il medesimo Gesi Cristo, Iriglio di Dio rito Santo l'uomo, derivando dall'una e dall'altra so-
unigenito, ciod unico. Signore nostro, d nato dallo stanza un solo Cristo, figlio di Dio Padre in quanto
Spirito Santo e da Maria Vergine. Ebbene 1o S;ririto Verbo e dello Spirito Santo in quanto uomo, per il fat-
Santo d sicuramente dono di Dio, senza dubbio in s6 to che 1o Spirito lo avrebbe generato dalla madre ver-
gine come se fosse suo padre? Chi oseri affermarlo?
20,273-277; De d. perseu.24,67: NBA 20, )99; C. Iul. o. irup.
Non c'B bisogno di mostrare, continuando la discus-
l,
140: NBA 1e/1.19)-195. sione, le altre conseguenze assurde, dal momento che

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I
questa stessa tesi d gii
cosi assurda, che non ci sono sto punto. Cid che colpisce d come si sia potuto dire:
credenti in grado di stare ad ascoltarla. Percid il Si- Nato dallo Spirito Santo (cf . Mt 1,20), dal momento
gnore nostro Gesi Cristo (tale d la nostra confessio- che non B assolutamente figlio dello Spirito Santo. N6
ne), che d Dio da Dio, ma d nato come uomo dallo d'alra parte, solo perch6 Dio fece questo mondo, E
Spirito Santo e dalla vergine Mana, nell'una e nell'al- lecito dire che esso E figlio o che d nato da Dio; piut-
tra sostanza, vale a dire in quella divina e in quella tosto possiamo dire correttamente che d stato fatto, o
umana, B l'unico Figlio di Dio Padre onnipotente, dal creato, o costituito da lui, o qualcosa del genere.
quale procede 1o Spirito Santo. Allora come diciamo Quando dunque qui noi confessiamo che Egli d nato
che Cristo B nato dallo Spirito Santo, se 1o Spirito dallo Spirito Santo e dalla vergine Maria, d difficile
Santo non 1o ha generato? Forse perch6 lo fece? In- spiegare come non sia Figlio dello Spirito Santo, ma
fatti del Signore nostro Gesr) Cristo, in quanto B Dio, della vergine Marta, pur essendo nato dall'uno e dal-
diciamo che tutto i stato fatto per mezzo di Lui (Gu l, l'altra; indubbiamente non E nato da quello come da
)); main quanto d uomo, anch'egli d stato fatto, come un padre, mentre d nato da lei come da una madre.
dice l'Apostolo: E stato fatto dalla stirpe di Dauide se-
corudo la carrue (Rm l,)).
Perch6 mai allora, dalmomento che quella ctea- Nascere ed essere figlio non sempre si equiualgono
tura, concepita e partonta dalla Vergine, bench6 ap-
partenente alla sola persona del Figlio, E la Triniti in- 12. 39. Non si deve concedere, dunque, che tut-
iera che l'ha fatta (e le opere deIla Trinit) sono indi- to quel che nasce da qualcosa, immediatamente deb-
sgiungibili 11), in tale opera B stato nominato solo lo ba esserne proclamato figlio. Prescinderei dal fatto
Spirito Santo? Quando viene nominata una sola delle che un figlio nasce da un uomo in modo diverso da un
tre persone, si deve intendere tutta quanta la Trinit)? capello, un pidocchio, un lombrico, non avendo nien-
E proprio cosi e lo si pud illustrare con alcuni esem- te di tutto questo un figlio 15; a prescindere da cid,
pi, ma non E il caso di indugiare ulteriormente su que- poich6 B oltraggioso il confronto con una realti tanto
grande, sicuramente quanti nascono dall'acqua e dal-
41 Emerge qui un'altra questione fondamentale di teologia
lo Spirito (cf . Gu 3, 5) nessuno li chiamer) ordinaria-
trinitaria, dopo l'accenno fatto all'inizio (cf. sopra ), 9). Orul'at'
tenzione si concentra sulle operazioni ad extra: se tali operazioni 15 Le cognizioni di Agostino non si discostano, su questo
del Padre, del Figlio e dello Spirito sono inseparabili, come in- punto, da quelle pir) generali del suo tempo, che ammettevano la
tendere l'incarnazione? Agostino ribadisce la risposta messa a generazione spontanea degli organismi inferiori e non conosceva-
punto nel De Triruitate: <<La natura umana tratta dal seno della no il princtpio omne uiuum ex uiuo, che verri sancito solo in epo-
vergine Maria d opera della Trinit), ma unita personalmente al Fi- ca modern a. Una affermazione analoga E contenut a in Ep , 702, 4:
glio soltanto, (De Trin.2,10, 18: NBA 4, 97). NBA 21, 955.

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l---
--
mente tigli dell'acqua, mentre tranquillamente sono La natura umana, risultasse in un certo senso naturale
chiamati figli di Dio Padre e della madre Chiesa. Co- per quell'uomo Ia stessa grazia che non pud indurre
si insomma dallo Spirito Santo E nato il figlio di Dio ad alcun peccato. Tale grazia doveva essere designata
Padre, non dello Spirito Santo. In tal senso, quanto attraverso lo Spirito Santo, poich6 Egli d propriamen-
abbiamo detto a proposito del capello e di altre cose te Dio, tanto che lo si pud anche dire dono di Dio (cf.
vale soltanto per mettere in guardia sul f.atto che non Gu 4, L0; At 8, 20). Comunque, per parlare a suffi-
tutto cid che nasce da qualcosa pud anche dirsi tiglio cienza di questo (ammesso che sia possibile), c'd biso-
di ci6 da cui nasce. Cosi non per tutti coloro che si di- gno di una dissertazione assai estesa.
cono figli di qualcuno si pud dire coerentemente che
sono anche nati da lui, come quanti vengono adotta-
ti. Si dicono ancora figli della Geenna (cf. Mt 23, 15) Con la sua morte e risurrezione Cristo s'i fatto peccato
non quelli che sono nati da essa, ma quelli che ad es- per noi senza contrarue alcun peccato
sa sono stati predisposti, cosi come i figli del regno
(cf. Mt 8, 12) sono stati predisposti per il regno. B. 41. Egli fu quindi generato e concepito sen-
za llbench6 minimo piacere di concupis cenza catna-
le e percid senza contrame alcun peccato originale,
Il modo in cui i nato GesD Cristo testimonia cbe la sua alcora per grazia di Dio integrato e incorporato, in
umaniti s'i congiunta al Verbo di Dio solo in uirtil del' modo mirabile e ineffabile, nell'uniti della persona al
la grazia Verbo unigenito del Padre, Figlio non per grazia, ma
per natura; per questo Egli non pud commettere al-
12. 40. Percid, dal momento che qualcosa pud cun peccato, anche se, per affiniti con la carne di pec-
nascere da qualcos'alffo anche senza esserne figlio e cato nella quale era venuto (cf. Rm 8,l), B stato chia-
che, d'altro canto, non chiunque viene detto figlio d mato peccato anche Lui, che doveva sacrificarsi per
nato da quello di cui viene detto figlio, certamente il lavare i peccati. Ora nella legge antica si chiamavano
modo in cui E nato Cristo dallo Spirito Santo, non co- peccati i sacrifici per i peccati (cf. Lu 6,23; Nm 8, 8;
me figlio, e da Maria Vergine, come figlio, ci introdu- Os 4.,8) ae' essi perd adombravano quel che Egli d di-
ce nella grazia di Dio, in virti della quale tale uomo,
senza alcun merito antecedente, nell'atto stesso in cui
46 Sull'equazione tra peccatd e sacrificia pro peccatis cf . Ep.
la sua natura ha cominciato ad esistere, s'E congiunto
140,)0,71: NBA 22,291;En. inps, 118,4: NBA 278,D49;Ad
al Verbo di Dio in una tale uniti personale, in modo
Rom. 48:NBA 10/2, 529; C. Faust. 14, 5: CSEL 25, 406; C. Adim.,
che la medesima persona che era figlio dell'uomo fos- 21: CSEL 25, 180. Analoga associazione anche in ORtcpNp, 1z
se figlio di Dio e viceversa, e cosi, nell'assunzione del- Cant. Cantic., l: GCS )3,222.

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I
ventato realmente. Per questo l'Apostolo, dopo aver La morte e la risurrezione di Cristo segni del sacramen'
detto: Vi supplichiamo in nome di Cristo, lasciateui ri- to del battesimo
conciliare con Dio (2 Cor 5, 20), ha aggiunto subito
dopo le seguenti parole: Colui cbe ruon aueua cono- 13.42. Proprio questo celebra in noi grandeil
sciuto peccato, Dio lo fece peccato per noi, percbd noi sacramento del battesimo: quanti sono toccati da que-
fossimo in Lui giustizia di Dio (2 Cor 5 ,21). Non dice, sta grazia muoiono al peccato, proprio come Cristo si
come si legge in alcuni codici ingannevoli: <Egli, che dice morto al peccato, poich6 d morto alla carne, ciod
non ha conosciuto peccato, fece il peccato per noi>>, all'affrnrti con il peccato, e vivono rinascendo dal la-
come se Cristo stesso avesse peccato per noi; dice vacro, come Cristo risorgendo dal sepolcro, indipen-
piuttosto Colui che non aueua conosciuto peccato, ciod dentemente dalla loro et).
Cristo, lo fece peccato per noi Dio, con il quale dob-
biamo essere riconciliati, cioE sacrificio per i peccati,
grazie al quale poter essere riconciliati. Egli quindi d Il battesimo di Cristo i necessario in ogni eti
stato peccato, perch6 noi fossimo giustizia, e non giu-
strzia nostra ma di Dio, non in noi ma in Lui; come di ti . $. Dal pii piccoloappen a nato fino al vec-
fatto Egli ha manifestato non il suo peccato, ma il no- chio decrepito infatti, come non si deve negare a nes-
stro, costituito non in Lui, ma in noi, per affiniti con suno il battesimo, cosi non c'd nessuno che non muoia
la carne di peccato (cf. Rm 8, J), nella quale Egli fu al peccato nel battesimo; mentre perd i piccoli muoio-
crocifisso; in tal modo, dal momento che in Lui non no soltanto al peccato originale, i pir) grandi muoiono
v'era peccato, morendo alla carne, nella quale vi era a tutti questi peccati, che hanno aggiunto con una cat-
aftiniti con il peccato, Egli sarebbe morto in un certo tiva condotta a quello conmatto con la nascita.
senso al peccato e, non essendo mai vissuto secondo
l'antica logica del peccato, avrebbe significato con la
sua risurrezione il nostro rigenerar ci a vita nuova, a Differenza fra i peccati dei piD grandi e il peccato dei
partire dall'antica morte del peccato che ci era tocca- piD piccoli
ta (cf .Rm 6,3-4;8,3).
L3.44. Eppure anche di questi ultimi si dice ge-
neralmente che muoiono al peccato, mentre non c'd
dubbio che essi muoiono non ad un solo peccato,
bensi a molti, a tutti quelli che essi hanno gii com-
messo personalmente in pensieri, parole ed opere; si E
soliti tnfatti designare il singolare anche per il plurale,

94 95
come disse il poeta: riempiono il ventre con il sol-
<<Ne tendere numerosi peccati, suddividendolo in un certo
dato in armb puf avendolo fatto con numerosi sol-
a7, senso in tutte le sue singole pafii. Vi E infatti anche la
dati. E nella nostra Scrittura si legge: Prega dunque il superbia, perch6 l'uomo ha preferito il proprio pote-
Sigruore, percbd allontani da noi il serpertte lNm-21,7 re a quello di Dio; il sacrilegio, perch6 non ha credu-
OIXXI1; per dir questo non patla di serpenti,-che pu- to a Dio; l'omicidio, perchd s'd precipitato nella mor-
re affligg.,ru.ro il popolo; e cosi via. Se poi anche quel- te; l'impurit) spirituale, perch6 f integrit) della menre
l',rni.o feccato originale d designato al plurale, quan- umana d stata violata dalla seduzione del serpente; il
do diciamo che i pin piccoli sono bagezzati per la re- furto, perch6 B stato rubaro il cibo proibito; 7'avarizia,
missione dei peccati, si ricorre alla figura_contfafta, perch6 ha desiderato pin di quanto doveva bastargli;
per cui si designa il singolare attraverso il plurale. co- e quant'altro si pud ancora scoprire, con un attento
ti tt.| Vangelo si dice, dopo la morte di E'rode: Sorto esame, in quest'unico misfatto.
morti ,oloio cbe insidiauano I'anima del bambino (Mt
2,20), anzich6: d morto. E nell'Esodo: Si sono fabbri-
cati degli dii d'oro (Es 32,31), per essersi fabbricato
I peccati dei progeruitori che grauano sui figli e il soc-
,r, 5olJ vitello, di cui dissero: Questi sono i tuoi dii, corso della grazia e della misericordia diuina
Israele, che ti fecero uscire dalla terya d'Egitto (Es )2,
13. 46. Si dice, non senza buone ragioni, che sui
4), usando anche qui il plurale per il singolare'
piD piccoli grava anche l'ipoteca dei peccati dei pro-
genitori, non solo dei primi uomini , ma anche di co-
Sono tanti i peccati inclusi nell'unico peccato entrato
loro dai quali essi sono nati 4e. Iiaffermazione divina:
nel mondo attrauerso un unico uomo
punttahzzandone genesi, sviluppo ed esito teologico. Il problema
riaffiora pir) avanti: cf . 74,52 e 23,9).
13. 45. Del resto anche in quell'unico peccato, ae Nella prospettiva di una teologia della
solidarieti del ge-
che a causa di un solo uomo e entrato nel mondo, rag- nere umano nel male e nel bene, Agostino qui enuncia, con una
giungendo tutti gli uomini (cf. Rm 5, 12), e per il qua- certa cautela, I'ipotesi personale che estende anche ai peccati at-
tuali tale solidariet), Sempre in nome di questo principio di soli-
1. ,.rih. i pii piccoli sono battezzati +s, si possono in-
darieti, che risulterebbe indebolito ammettendo una-continuiti
tra Adamo e il genere umano solo sul piano della generazione ma-
47 Vnctlttl, Aeneides II, 20. teriale, Agostino si apre all'ipotesi del traducianesimo, respingen-
a8 Sulla complessa questione del battesimo dei bambini cf. done fermamenre la'ersione materialista di Tertulliano (cf.-Ep.
un testo fondameniale in D, prrt. mer. ),4,7: NBA 17/1,213'In 790, 14: NBA 21, 215) e limitandosi ad ipotizzare una derivazio-
frof"rito cf. A. Tnapl, S. A[ostino: introduzione alla dottrina del-
situa il
ne dell'anima spirituale del figlio dall'anima spirituale dei genito-
7o grrzio. l. Natura e grazia,-Ro*, 1987,pp' 152-.17.1, ch,e ri, denunciando perd fino alla fine una esitazione tra traduciane-
pribl.*u nel quadro della dottrina agostiniana della redenzione, simo e creazionismo (cf . Retr. I, 1,3: NBA 2, 15).

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t
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Fard ricadere sui figli i peccati dei padri (cf. Es 20,5;Dt progenito rt, fral'altro, che non possono trasform are a
5,9) indubbiamente li vincola prima che, atraverso la tal punto la natura, vincolano pur sempre i figli con
rrgenerazione, comincino ad appartenere al Nuovo l'ipoteca della colpa, se non interviene la gratuiti del-
Testamento, quel Testamento che d oggetto della pro- la grazia e la divina misericordia.
fezia di Ezechiele, quando dice che i figli non porte-
ranno i peccati dei propri padri e in Israele non avr)
pii ragion d'essere l'espressione: I padri mangiarono Come intendere la trasmissione dei peccati fino alla ter-
I'uua acerba e i denti dei figli furono allegati (Ez 18,2). za e alla quarta generazione
Ognuno quindi rinasce, in modo che sia sciolta in lui
ogni ffaccia di peccato con cui nasce. Quanto ai pec- D. 47 . Quanto poi ai peccati degli altri progeni-
cati che vengono commessi in seguito per la cattiva tori, che costituiscono per ciascuno la linea di succes-
condotta, possono anch'essi essere ripatati pure con sione da Adamo fino al proprio padre, non B infon-
la penitenza, come costatiamo anche dopo il battesi- dato porsi delle domande: colui che nasce risulta
mo 50. E stutu istituita la rigene tazione, percid, solo coinvolto nelle cattive azioni di tutti e nelle colpe ori-
perch6 era comottala generazione 51, tanto che persi- ginali che si sono moltiplicate, al punto che peggiora
no chi d nato da un matrimonio legittimo pud dire: sempre la condizione di chi nasce pir) tardi? Oppure
I'lelle iniquiti sono stato generato e nei peccati mi ba Dio minaccia di far gravare sui discendenti i peccati
concepito mia madre (Sal 50,7). Non ha detto: "Nel- dei progenitori fino alla terza e all,a quarta generazio-
f iniquiti o nel peccato", pur potendolo dire corretta- ne (cf. Dt 5,9), non estendendo ulteriormente la sua
mente, ma ha preferito parlare di iniquitd e di pecca- collera alle colpe degli ascendenti secondo la misura
ti, poich6 anche in quell'unica colpa, che ha raggiun- della sua compassione? Questo per evitare che colo-
to tutti gli uomini e che E talmente grave da determi- ro, ai quali non d rimessa la grazia della rigeneruzione,
nare la trasformazione della natura umana, piegando- fossero schiacciati da un carico eccessivo nella danna-
la alla necessiti della morte, si riscontrano, come so- zione eterna, se costretti a contrarre i peccati origina-
pra ho esposto 52, numerosi peccati; anche quelli dei li di tutti i progenitori che li hanno preceduti sin da-
gli inizi del genere umano e ad espiarne le pene do-
vute. O ancora, ad una esame e ad uno studio pii at-
Cf. pii avanti L7,64s.
'o
51 Eco di un testo famoso der Sermones: <<Omnis generatus, tenti delle sacre Scritture, d possibile o impossibile
damnatus; nemo liberatus, nisi regeneratus>> (Serm. 294, 16, 16: giungere a conclusioni diverse su una materia del ge-
NBA 11, 101). Cf. pure C. ep. pelag. l, L),27: NBA 18,2I5; C' nere? Non oso affermarlo a cuor leggero.
lul. o. imp. ),51: NBA 1'9/1,481. Su questo punto cf. anche pir)
avanti: 17,64.
52 Cf . sopra L), 45.

98 99
f
Solo in uirtil di GesD Cristo, mediatore fra Dio e gli uo- l'Unigenito. Quando infatti il giorno non prende ini-
mini, i possibile saluarsi dal peccato originale zro dal termine del precedente, n6 finisce con il co-
minciare del seguente, d un oggi eterno.
L4. 48. In ogni caso, quell'unico peccato, com- Dunque Egli volle essere baffezzato con acqua
messo con tale gravit) in un luogo e in una condizio- da Giovanni (cf. Mt 3, 1.5), non perch6 fosse lavata
ne di tanta feliciti, che in un solo uomo origtnana- qualche sua iniquit), ma perch6 fosse f.atta valere la
rnente e, per cosi dire, radicalmente, d stato condan- grande umilti. Il battesimo non movd quindi in Lui
nato tutto quanto il genere umano, d sciolto e lavato nulla da purificare, come la morte nulla da punire; co-
solo dall'unico mediatore tra Dio e gli uomini, I'uomo si il diavolo, schiacciato e vinto dalla veriti della giu-
Cristo GesD (1 Tm 2,5), il solo che pot6 nascere sen- stizia., non dalla violenza del potere, per averlo ucciso
za aver bisogno di rinascere. in modo assolutamente iniquo senza che fosse colpe-
vole d'alcun peccato, avrebbe pers o grazie a lui in
modo assolutamente giusto coloro che, colpevoli di
Valore del battesimo di Giouanni, accettato da Cristo peccato, egli tratteneva. Da Cristo furono quindi as-
per umilti sunte entrambe le cose, ciod il battesimo e la morte, in
vista di un piano preciso, non per una miserabile fa-
14. 49. Non rinascevano infatti quanti riceveva- talit), bensi per una volont) di misericordia, perch6
no il battesimo di Giovanni, che anch'Egli ricevette; quindi uno solo togliesse i peccati del mondo (cf. Gu
ma erano preparati dal ministero del Precursore che I,29), cosi come uno solo introdusse il peccato nel
diceva: Preparate la uia al Signore (Is 40, 3; Mt 3, ); Lc mondo (cf. Rru 5,l2;5, 18), cioB in tutro intero il ge-
), 4) a quest'unico battesimo nel quale soltanto pote- nere umano.
vano rinascere. Il battesimo di Cristo, infatti, non d di
acquasoltanto, come fu quello di Giovanni, ma anche
di Spirito Santo (cf. Mt ), Ll; Mc 1, 8), in modo che La grazia di Cristo ha cancellato ancbe gli altri peccati
chiunque crede in Cristo possa essere rigenerato da aggiuntisi a quello originale
quello Spirito, dal quale Cristo E stato generato senza
aver bisogno di rtgenet^zione. Percid quella voce del 14. 50. Sennonch6 quell'unico uomo inrodusse
Padre, pionunziata sopra 1l battezzato: Io oggi ti bo ilpeccato nel mondo, mentre quest'unico redentore
generato (Sal 2,7; Eb l, 5; 5, 5; cf . Mt ), L7), non in- non portd via solo quell'unico peccato, ma simulta-
di.d q,r.ll'unico giorno del tempo in cui fubattezza- neamente tutti quelli che vi trovd aggiunti. Percid l'A-
to, bensi dell'eternit) che non muta, per rendere ma- postolo dice: Nin d accaduto pr, /ldono come per il
nifesto che quell'uomo apparteneva alla persona del- peccato di uno solo: il giudizio prouenrue da un solo pec-

100 101
cato per la condanna, la grazia inuece da molte colpe per
! Cristo crocifisso nient'altro che la remissione del pec-
la giustificazione (Rm 5,16). In effetti quell'unico pec- cato. Come infatti la sua fu vera morte, cosi la nostra
cato contratto in origine, anche se solo, ci rende sog- fu vera remissione dei peccati, e come la sua fu vera
getti alla cond anna,mentre la graziagiustifica da mol- risurrezione, cosi la nostra fu vera giustificazione 5).
te colpe l'uomo che, olffe all'unico peccato contratto Disse infatti: Cbe diremo dunque? Continueremo a re-
j
in origine con tutti, ne ha commesse da s6 anche mol- stare nel peccato percbd abbondi la grazia? (Rm 6, t).
f
te altre. 'l Prima infatti aveva detto: Laddoue i abbondato il pec-
1'
cato, ba sourabbondato la grazia (Rm 5,20). Percid sol-
I

lev6 la questione se per conseguire l'abbondanza del-


Cbi A nato da Adamo i naantenuto nella condanna, cbi la grazia si dovesse restare nel peccato, rispondendo
i rinato in Cristo ne i liberato perd: Giammai!E aggrungendo: Se siamo morti al pec-
cAto, come potremo uiuere in esso? (Rm 6,2). Quindi,
14.51. Prendiamo poi quel che si dice un po' pir) per mostrare che siamo morti al peccato, disse: Noa
avanti: Come dunque per la colpa di uno solo si i ri' sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo GesD,
uersata su tutti gli uomini la condanna, cosi ancbe per siamo stati battezzati nella sua morte? (Rm 6, 3).
la giustizia di uno solo si riuersa su tutti gli uomirti la
giustificazione cbe di la uita (Rm 5, 18); cid basta ad
indicare che non c'B nessuno, nato da Adamo, che 5l Per Agostino la nostra giustificazione si fonda sul sacrifi-
non sia trattenuto nella condanna e nessuno E libera- cio e sulla risumezione di Cristo: <<Possunt esse et sunt et fuerunt
to dalla condanna, che non sia rinato in Cristo. multi iusti homines et imitandi - aveva scritto circa dieci anni
prima, nella prima opera antipelagiana - iustus autem et iustifi-
cans nemo nisi Christus> (De pecc. mer. L, 14, 18: NBA 17 /I, )9).
Viene quindi approfondita la dottrina paolina esposta in Gal 2,
llmistero uniuersale di saluezza del battesimo nella cro- 2l: Se la giusttficazione uiene dalla legge, Cristo i morto inuano
ce di Cristo, raccomandato dall'Apostolo (c{.,fral'alro, De sp. et litt.29,50: NBA 1711, i29;De nat. et gr.
2, 2: NBA 17 /1, )93-395; C. Iul. 4, ), 77: NBA 19, 6gr; De gr. et
lib. arb. 13, 25: NBA 20, 59). Di qui la lunga battaglia antipela-
14.52. Dopo aver parlato di questa pena, intro- giana, condotta facendo propria la lezione paolina: Perchti non
dotta da un solo uomo, e della grazia, anch'essa in- uengd resd udnd la ooce di Cristo (1 Cor L,l7); cid accade quando
trodotta da un solo uomo, per quel che ritenne suffi- siipotrzza di conseguire la giustificazione e la vita eterna <<senza il
ciente in quel punto della sua lettera, egli raccomandd sacramento di Cristo> (De nat. et gr.7,7: NBA 17/I,)87) e sen-
za essere lavati dal suo battesimo (cf. De nat. et gr. 41,48: NBA
ilgrande mistero del santo battesimo nella croce di ll/1, $9). E alla luce di questa teologia della reJenzione e delle
Cristo per farci comprendere che il battesimo di Cri- sue valenze soteriologiche che va quindi letta la dottrina agosti-
sto non raffigura altro che la sua morte e la morte di niana del peccato originale, non viceversa.

t02 103

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T
Se dunque qui si mostra che siamo morti al pec- siamo morti al peccato, aveva aggiunto: Non silpete
cato, poich6 siamo stati battezzati nella morte di Cri- che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesi, siamo
sto, anche i pii piccoli che sono battezzati in Cristo rtati battezzati nella sua morte?
muoiono certamente al peccato, poich6 sono battez' In tal modo egli ha concluso tutto questo passo
zatinella sua morte. E stato demo infatti, senza f.are aL- come l'aveva cominciato. Ha introdotto quindi la
cuna eccezione, che quanti siamo stati battezzati in rnorte di Cristo, per poter dire che anch'egli mori al
Cristo Gesil, siamo stati battezzati nella suA morte, e peccato: a quale peccato, se non alla carne, nella qua-
questo per accreditare il fatto che siamo morti al pec- le era non certo il peccato, ma qualcosa che gli asso-
cato. A quale peccato del resto i pii piccoli, rinascen- migliava e che percid prese il nome di peccato? Disse
do, possono morire, all'infuori del peccato contratto quindi a coloro che erano stati battezzati nella ffrorte
con la nascita? Percib riguarda anche loro quanto vie- di Cristo (non i soli adulti, ma anche i pii piccoli): Co-
ne detto di seguito: Per mezzo del battesimo siamo si ancbe uoi (che siete come Cristo) considerateui ruar-
dunque stati sepolti insieme a Lui nella morte, percbci, ti al peccato, mA uiuenti per Dio, in Cristo Gesii.
come Cristo fu risuscitato dai morti per la gloria del Pa-
dre, cosi anche noi possiamo camminare in ruouiti di ui-
ta. Se infatti siamo stati completamente uniti a Lui con La morte, risurrezione e ascensione al cielo di Cristo fi-
una morte simile alla sua, lo saremo ancbe con la sua ri- gura della uita cristiana sulla terua
surrezione; sappiamo infatti che il nostro uolno uecchio
i stato crocifisso insieme a Lui, percbd fosse distrutto il 14. 53. Dunque tutto quel che ,i accaduto sulla
corpo del peccato e noi non fossimo piD scbiaui del pec- croce di Cristo, nella sepoltura, il terzo giorno nella ri-
cato. lnfatti chi i morto, i stato ormai riscattato dal surrezione, nell'ascensione al cielo e nel sedersi alla
peccato. Ma se noi siamo morti con Cristo, uediarno desra del Padre, d accaduto in modo che a queste
che uiuremo anche insieme coru Lui; sappiamo che Cri- realti, non simbolicamente solo a parole, ma anche
sto, risuscitando dai morti, ormai non muore piD, la con i fatti possa conformarsi la vita cristiana che in es-
morte non ha piD potere su di Lui. In quanto Egli i se si realt ru.F, a motivo della sua croce che infatti d
morto al peccato, i morto una sola uolta, ma in quanto stato detto: Quelli clte sano di Gesu Cristo, hanno cra-
uiue, Egli uiue per Dio. Cosi ancbe uoi considerateui cifisso la loro carne con le sue passictni e concupisc'enze
rnorti al peccato, mA uiuenti per Dio, in Cristo GesD (Gal 5, 24); a motivo della sepoltura: Per mezzo del
(Rm 6,4-lI). Qui aveva incominciato a darc la prova battesimo siamo stati sepolti insietne a Cristo nella
che noi non dobbiamo restare nel peccato, perch6 ab- morte (Rm 6, 4); a motirro della risurrezione: Cc,nre
bondi \a grazia, dicendo: Se siamo morti al peccato, Crista fu risuscitato dai rnorti per la gloria. del Padre,
come potremo uiuere in esso? E per mosffare che noi cosi aruche noi possiamo carruruinare in ruouitA Ci uita

104 10,
(Rm 6,4); a motivo dell'ascensione al cielo e del suo no giudicatr 51.In qualche caso infatti il giudizio di
sedersi alla destra del Padre: Se dunque siete risorti Dio viene evocato in senso negativo, donde l'espres-
con Cristo, cercAte le cose di lassD, doue Cristo siede al- sione: Quanti banno operato il male, arudranno alla ri-
la destra del Padre; gustate le cose di lassD, non quelle surrezione del giudizio (Gu 5, Z9); in qualche alto ca-
che sono soprd la terra: uoi infatti siete morti e la uostra I
so anche in senso buono, secondo quanto E stato det-
uita i nascosta insieme con Cristo in Dio (Col l, l-)).
I
to: Dio, per il tuo nome saluami, e nella tua potenza
I giudicami (Sat;1, l). E attraverso il giudizio di Dio
che vengono discriminati i buoni dai cattivi, in modo
La fede in Cristo che uerri dal cielo a giudicare i uiui e che i buoni, che debbono essere liberati dal male e
i morti non riguarda questa uita non perduti con i cattivi, vengano separati alla sua de-
stra (cf. Mt 25,)I-46). Di qui il grido del Salmo Giu-
14.54. Quel che poi confessiamo riguardo a Cri- dicami, o Dio; e come per esplicitare meglio: Distingui
sto come evento futuro, che ciod verri dal cielo a giu- la mia causa dalla gente non santa (Sal 42, l).
dicare i vivi e i morti, non riguarda la nostra vita che
conduciamo quaggii, poich6 non si tratta di cid che
Egli ha gii compiuto, ma di quanto si dovri compie- La fede nello Spirito Santo, al quale la Chiesa i con-
ri alla fine dei tempi. E a questo riguardo che l'Apo- giunta come a Dio il suo tempio
stolo, proseguendo, ha aggiunto: Quando si manife-
steri Cristo, uostra uita, allora anche uoi ui manifeste- 15. 56. Dopo aver parlato di GesD Cristo, unico
rete insieme d Lui nella gloria (Col ), 4). Figlio di Dio, Sig.ror. nosro, restando nei limiti di
questa confessione, aggiungiamo di credere, come sai,
anche nello Spirito Santo, in modo che risulti com-
Due interpretazioni del giudizio finale piuta la Trinit) che d Dio. Vene quindi ricordata la
santa Chiesa; essa ci offre la possibiliti di compren-
14.55. In due modi si pud intendere il fatto che dere che la creatura razionale, appartenente alla Ge-
Egli giudicherd i vivi e i morti: o possiamo intendere rusalemme libera (cf. Gal 4,26), doveva essere collo-
.om. uiui coloro che qui non sono ancora morti e che cata tn subordine, dopo la menzione del Creatore,
all'atto della sua venuta saranno trovati ancora fisica- cioB di quella somma Triniti. Infatti tutto quel che B
mente vivi, e come morti coloro che, prima della sua stato detto di Cristo uomo riguarda l'uniti personale
venuta, hanno abbandonato il proprio corpo o stanno dell'Unigenito. Ijordine corretto di questa confessio-
sul punto di abbandonarlo; oppure come vivi i giusti
e come morti gli ingiusti, poich6 anche i giusti saran- ,a Sul dies iudicii I'Autore rorna pir) avanti (c{. 11,66).

106 t07
ne reclamava pertanto che alla Trinith fosse congiun-
r rispetto al tempio di Dio, dal momenro che l'Aposto-
ta la Chiesa, come all'abitante la sua casa, a Dio il suo lo li identifica: I'lon sapete che siete tempio di Dio? F,
tempio, al fondatore la sua citti. E Ia Chiesa dev'esse- per provarlo, ha aggiunto: E che lo Spirito Santo abita
re intesa nella sua totalit), non solo nella parte che d in uoi? (1 Cor 3, L6). Dio quin di abita nel suo rempio,
pellegrina sulla teffa e loda il nome del Signore dal non solo lo Spirito Santo, ma pure il Padre e il Figlio,
sorgere del sole al suo rramonto (cf. Sal 1L2,3), can- il quale, anche a proposito del proprio corpo, in virtr)
tando un canto nuovo (cf . Ap 5, 9) dopo la schiavitr) del quale E diventato il capo della Chiesa che d in
antica, ma anche quella che d eternamente in cornu- mezzo agli uomini, per ottenere Egli stesso il primato
nione nei cieli con chi l'ha fondata, n6 ha mai speri- su tutte le cose (cf. Col 1, 18), ha detto: Distruggete
mentato il male di una sua caduta. Essa persiste bea- questo tempio e in tre giorni lo fard risorgere (Gu 2,
ta fua i santi Angeli e reca il soccorso necess ario alla l9). Infafti il tempio di Dio, ciod di tutta intera la
parte di s6 che d ancora pellegrina, poich6 entrambe somma Trinit), d la santa Chiesa, che B universale in
saranno unite in una comuniti eterna, mentre ora lo cielo e sulla tena 5r,
sono nel vincolo della carit), essendo stata tutta isti-
tuita per adorare l'unico Dio. Percid n6 la Chiesa tut-
ta tnteta, n6 una sua parte vuole essere adorata al po- La Cbiesa celeste senza macchia
sto di Dio, n6 essere Dio per chiunque apparten ga al
tempio di Dio, costituiro di quegli dBi oeati dal Dio 15, 57 . Quanto alla Chiesa che d in cielo, poi,
increato (cf . Sal81, 6; Gu L0,34J5). non possiamo affermare se non che li nessuno B cat-
Per questo, se lo Spirito Santo fosse creatura, an- tivo e che inoltre nessuno ne i caduto o cadri, da
zich6 creatore, sarebbe senz'altro creatura ruzionale quando Dio non risparmi| gli angeli peccatori, come
(E questa infatti la creatura somm a); in base al princi-
scrive l'apostolo Piero, ma li precipitd negli abissi te-
pio di fede, percid, non sarebbe anteposro alla Chie- nebrosi dell'inferno, serbandoli per il giudizio di puni-
sa, appartenendo anch'egli ad essa in quella sua parte zione (2 Pt 2,4).
che d nei cieli, n6 avrebbe un tempio, essendo un tem-
pio egli stesso. Invece un tempio 1o ha e l'Apostolo ne
parla: Non sapete che i uostri corpi sono tempio in uoi
,, Sulla nozione di "Chiesa integrale" cf. pure sopra (15,
dello Spirito Saruto che auete da Dio? (1 Cor 6, 19).8
5l) e pir) avanti (16, 61-62). Ulteriori precisazioni, oltre che nel
altrove: Non sapete che i uostri corpi sono membra di De ciuitate Dei, in Ep. 97, 1: NBA 2I,78); Serm. 341, 9, 11: NBA
Cristo? (1 Cor 6, L5). Come dunque pud non essere )4, 77. Sull'unit) della Chiesa cf. J.N.D. KuLrx, ll pensiero cri-
Dio, se ha un tempio, o essere inferiore a Cristo, se ha stiano delle origim, Bologna 1984, p.507: <Lidea di unit) della
Chiesa d conseguenzalogica, per Agostino, della concezione che
le sue membra colne tempio? N6 il suo tempio e alro
egli ne ha come comunione d'amore>r.

108 r09
Come intendere le differenze tra gli angeli buorui e con-
I Il difficilissimo problema relatiuo al corpo degli an-
siderare la natura degli astri geli

15.58. Ma qual d la struttura di quella societi to- t5.59. Chi potri spiegare parimenti con quali
talmente beatae superiore? Come vi si configurano le corpi gli angeli siano apparsi agli uomini, in modo
differenze di grado? Anche se rutti vengono definiti da risultare non solo visibili, ma anche tangibili?
Angeli, secondo una certa denomrnazione generale, D'altra parte non d gtazie ad una massa corporea,
cosi come leggiamo nella lettera agli Ebret: A quale ma ad un potere spirituale che possono presentare
degli arugeli poi ba detto: Siedi alla mia destra? (Eb t,, alcune visioni agli occhi non materiali, bensi spiri-
13) (significando che tutti indistintamente sono chia- tuali, o alle menti, o dire qualcosa non all'orecchio
mati Angeli), nondimeno vi sono degli Arcangeli. E i esteriore, ma nell'interioriti dell'animo umano, dove
medesimi Arcangeli sono definiti Virti? Infatti usan- anch'essi sono attestati; sta scritto infatti nel libro
do l'espressione: Lodatelo, uoi tutti, suoi angeli; loda- dei Profetr: I)angelo che parlaua in me mi disse - e
telo, uoi tutte sue uirtD (Sal t48,2) d come dire: Loda- non: Che parlava a me, bens\: in me - (Zc 1, 9); oP-
telo, Angeli tutti; lodatelo Arcangeli tutti. E come si pure apparire durante il sonno, parlando come in
differenziano quei quattro titoli, con i quali l'Aposto-
sogno; ne abbiamo una prova nel Vangelo, dove si
lo sembr a a:vet abbracciato tutta quanta la societi ce-
dice: Ecco, gli apparue in sogno un angelo del Sigrtore
leste, quando ha detto: E Troni, e Dominazioni, e Prin-
e gli disse (Mt t, 20), Questi modi sembrano indi-
cipati, e Potesti (Col t, 16)? Rispondano a queste do-
carci che gli angeli non hanno corpi palpabili, susci-
mande quanti vi riescono, purch6 siano in grado di
provare le loro affermazioni: quanto a me, confesso la
tando la questione estremamente difficile circa il
modo in cui i patriarchi abbiano potuto lavare loro i
mia ignotanza. Io non so nemmeno con cettezza se
rienmino in quella societ) il sole e la luna e rutte le
piedi (cf. Gn !8,4; L9,2) e Giacobbe abbia potuto
stelle, bench6 ad alcuni sembrino corpi luminosi, ma combattere con l'angelo, lottando in modo cosi du-
privi di sensibiliti e intelligenza 16. ro (cf. Gn 32, 29-32). Sollevando tali domande e
avanzando ciascuno come pud delle supposizioni, si
compie un esercizio non inutile dell'intelltgenza,
purch6 si resti nell'ambito di una discussione misu-
rata e ci si guardi dall'errore di quanti suppongono
di sapere quel che non sanno. Riguardo a questioni
,6 Agostino ha trattato di questo problema nello scritto,4/
come queste, o simili a queste, che importanza ha
Oros. lt,14:PL 42,677-675. Cf, pure Cctll. cum Max.9:PL 42,
727.
giungere ad affermazioni o a negazioni o a defintzio'

110 111
I T
ni discriminanti, quando non E colpevole il non sa- torna utile, perch6 nessuno riponga la propria spe-
:2. ranza in se stesso o comunque in un altro uomo, ma
Pere?
la ripongano in Dio tutti i suoi fedeli: nessuna perso-
na religiosa pud mettere in dubbio che d questa la co-
Ilimportanza di discernere, per grazia di Dio, i trauesti- sa pir) conveniente per noi.
menti di satarua

16. 60. E pit importante saper riconoscere in La piena manifestaziorue della Chiesa celeste e il senso
modo oculato quando satana si mascheru da angelo di in cui Cristct i morto anche per gli angeli
luce (cf. 2 Cor tl,, L4), per non lasciarci ingannare ed
attrarre in qualche pericolo fatale, Quando inganna i L6. 6L. Tale Chiesa quindi, composta di santi
sensi corporei, infatti, ma non riesce a srnuovere la Angeli e di Virti di Dio, ci si manifester) realmente
mente da un pensiero vero e retto, in base al quale il quando sara compiuta la nosma unione finale ad essa,
credente conduce la propri a vita, non c'd alcun peri- nel possesso comune della beatitudine ererna. Ci E
colo per la religione; come pure quando, tingendosi pir) nota, invece, questa Chiesa distante da quella nel
buono, compie o dice cose convenienti agli angeli suo pellegrinare sulla terra, poich6 ne siamo parte, in
buoni, anche se viene ritenuto buono, non si tratta di quanto d. fatta di uomini come noi. In virti del sangue
un errore rovinoso o contagioso per la fede cristiana. del Mediatore, che non aveva alcun peccato, essa d
Quando perd, attraverso queste aziont osdli, egli co- stata redenta da ogni peccato e parla cosi: Se Dio i per
mincia a trascinarc dalla sua parte, allora il ricono- noi, cbi sari contro di noi? Egli non ha risparmiato il
scerlo e il non andargli dietro d un atto di grande e in- proprio Figlio, ma lo ba dato per tutti ruoi (Rm 8, l1).
dispensabile accortezza. Ma quanti sono gli uomini Cristo infatti non d morto per gli Angeli. Nondimeno
capaci di sfuggire a tutti i suoi tragici ranelli, senzala d anche per gli Angeli la redenzione ehberuzione de-
guida e la protezione divina? Questa stessa difficolti gli uomini dal male, resa possibile per mezzo della sua
morte, in quanto in un certo senso li fa torn are in gta-
57 Il dubbio circa l'attribuzione o meno di un corpo agLi an- zia con 1oro, dopo le ostiliti tra gli uomini e i santi
geli viene ribadito anche altrove: Cf. Ep 95,8: NBA 21, 901, do- Angeli generate dal peccato, e la redenzione stessa de-
ve, rispondendo ad un quesito di Paolino, l'Autore si limita a for- gli uomini d motivo di riparazione dei guasti prodotti
mulare alcune ipotesi. In ogni caso tale corpo andrebbe concepi- da quella caduta degli Angeli.
to in senso spirituale, come quello dei beati dopo Ia resurrezione
(cf. Serm. )62, 17,20: NBA )4,40); De gen ad litt. 12, )5,68:
NBA 9/2, 7D-725). Sul corpo dei demonr cf . De diu. daeru.3,J -
6, 10: PL 40,584-587 e De ciu. Dei 21,10, 1: NBA 58,245.

1,12 TL3
Gli Angeli santi conoscono da Dio il numero degli uo-
t pacificarsi le cose del cielo se non con noi, cioE ritro-
mini cbe integreranno la citti celeste vando la concordia con noi? Lassr) infatti la pace c'd
sempre in tutte le creature spirituali, tra loro e con il
L6.62. Effettivamente gli Angeli santi, istruiti da loro Creatore. Si tratta di una pace, come d stato det-
Dio e beati nella contemplazione della sua eterna ve- ,l to, che sorpassa ogni intelligenza,bentnteso la nostra,
riti, conoscono il numero supplementare che quella non di quanti vedono sempre il volto del Padre (cf.
citti si aspetta da parte del genere umano per essere Mt 18,10). Noi invece, per quanto grande possa esse-
completa. Percid I'Apostolo ha parlato del disegno di re in noi stessi l'intelligenza umana, abbiamo una co-
ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo e I noscenza imperfetta ed ora vediamo attraverso uno
quelle della terra (Ef l, 10). Ebbene, quelle del cielo specchio, indirettamente (cf . I Cor 13,,9.12). Quando
sono ricapitolate quando viene reintegrata dagli uo- poi saremo uguali agli Angeli di Dio (cf . Lc 20,36), aL-
mini quella parte che negli Angeli era venuta meno, lora come loro vedremo faccia a faccia e potremo es-
mentre sono ricapitolate quelle che sono sulla terra sere in pace con loro proprio come anch'essi lo sono
quando gli stessi uomini, predestinati alla vita eterna, con noi, poich6 saremo in condizione di amarli con 1o
sono rigenerati dal loro antico stato di corruzione. stesso amore che essi nutrono per noi. La loro pace
Cosi, in virtr) di quello speciale sacrificio costituito pertanto ci sari nota, in quanto anche la nostra sar)
dalf immolazione del Mediatore, l'unico sacrificio raf- della stessa natura ed entit), n6 sorpasseri pii la no-
figurato da numerose vittime sotto la Legge, le cose stra intelligenza, menme la pace di Dio che lassi rica-
del cielo si sono rappacificate con quelle della terra, e dri su di noi sorpasseri indubbiamente la nosua e la
le cose della terra con quelle del cielo, come ha detto loro intelhgenza ts. E Lui infatti la fonte della beatitu-
ancora l'Apostolo: Piacque a Dio far abitare iru Lui dine di ogni creatura ruzionaTe che d beata, non vice-
ogni pieruezza e per mezzo di Lui riconciliare a sd tutte versa. Si pud cosi intendere meglio quanto E stato
le cose, rappacificando con il sangue della sua croce le scritto: La pace di Dio sorpassa ogni intelligenza (Fil4,
cose che sono sulla terra e quelle nei cieli (Col t,19-20). 7); dicendo ogni irutelligenza, non si pud eccettuare
nemmeno la stessa intelligenza dei santi Angeli; uni-
camente quella divina invece fa eccezione: la sua pace
Come intendere la pace di Dio che sorpassa ogni intel- infatti non sorpassa la sua intellrgenza.
ligenza e che corudiuideremo con gli Angeli

L6. $.
Questa pace, sta scritto, sorpassa ogni in-
,8 Sul tema della pace, particolarmente sviluppato nel libro
tellrgenza (cf. Ftl 4,7) e noi non possiamo conoscerla XIX del De ciuitate Dei, cf . L. ALtr.t, La civitas Dei peregrina nel-
la pace di Babilonia, in Aa.Vv., Ilurnanesimo di Sant'Agostino, a
che quando l'avremo raggiunta. E come possono rap- cura di M. Farrus, Bari 1988, pp. 1%-214.

tt4 n5
Con la remissione dei peccati, necessaria anche per i figli di Dio, finch6 dura la loro rzita mortale, sono in
battezzati, gli Angeli sono in concordia con noi conflitto con la morte. Ed anche se B veritiero quanto
di loro B stato detto: Tutti quelli cbe sono gutdail d.allo
L7 . 64. Comunque gli Angeli sono in concordia Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio (Xi 5,14), tut_
con noi anche adesso, quando sono rimessi i nosffi tavia d lo Spirito di Dio che li sollecita e il loro cam-
.:t..rr.
peccati. E questa la ragione per cui, dopo la menzione mino verso Dio in quanto figli suoi d taie che, in quan-
della santa Chiesa, segue, nell'ordine della nostra con- to figli dell'uomo, possono abbassarsi per alcunl im-
fessione, la remissione dei peccati. E q,r.ttu infatti che pulsi umani verso se stessi anche nel loro spirito, so-
fa sussistere la Chiesa sulla terra e non lascia perdere pratturto perch6 appesantito dal corpo corrurtibile (cf.
chi era perduto ed d stato ritrovato (cf . Lc L5 , )2). In Sap 9,15), e peccare 6r. Naruralmente l'entiti del pec-
effetti, a prescindere dal dono del battesimo, che ci d cato d importanre: se d vero infatti che ogni delitto d
stato dato contro il peccato originale, in modo che peccato, non per questo ogni peccato d anche un de-
quanto d stato contratto con la generazione venga de- fitto, Per questo diciamo che la vita di santi uomini,
tratto con la flgeneruzione re (e nondimeno E in grado finch6 si trova in questa condizione mortale, pub esser
di togliere anche tutti i peccati attuali che ha trovato in trovata senza delitto, menffe se diciamo di esierc s€nza
noi, commessi in pensieri, parole ed opere) eo; a pre- peccato, a{fetma un apostolo cosi grande, inganniamo
scindere dunque da questo grande atto di condono, da ruoi stessi e laueriti non i in noi (cf. I Gu t,b).
cui prende origine il rinnovalnento dell'uomo che li-
bera da ogni colpa, tnrrrta e acquisita, non si pud con-
durre il resto della vtta, quando si d ormai nell'uso di La penitenza nella Cbiesa cattolica
ragione, per quanto sia fecondo il potere della giusti-
zia, senza la remissione dei peccati; la ragione d che i 17 . 65. Comunque per quel che riguarda la re-
missione degli sressi delitti, per quanto giavi, nell,am-

>e Cf .
sopra 73, 46.
60Affermazione inequivocabile, ribadita pii avantt (cf . )I, 61La ircfirrnitas che con*addistingue la
condizione postla-
19), che contrasta con I'accusa d'inefficacia del battesimo rivolta psTia colpisce alla radice la tesi pelagiana del),a irupeccaitia. Di
ad Agostino dai pelagiani: anche se dopo il battesimo resta la con- qui il riconoscimento dellainsupeiabili imperfeziorr. d.llu giusti-
cupiscenza, la remissione dei peccati nel battesimo d piena e per- zia umana (cf., tra l'altro, De perf. iust. 9,'20-40, $: NBd^tT/t,
fetta.Tale dottrina era gih stata sostentta,fral'altro, nel412 (Cf. 5D-525;19,40-20,41: NBA t7/1,555-561) e la distinzione tra
De pecc. mer. 2,7, 9: NBA 17 /7, B1-D);2,28,45: NBA 1711, crimina darunabilia peccdta uenialia (cf. De cia. Dei 27, 27, 5:
9
185) e frequentemente ribadita in questi anni, menffe montava la NBA 5zl, 299307): l'uomo giusto, con l'aiuro della grazia'divina,
polemica con Giuliano (cf. C. ,p.pelag. 1,73,26: NBA 18,275 deve iiberarsi dai primi,
-, rron pud vivere senzai secondi (come
C. Iul.6,7),40: NBA 18, 911). viene ribadito anche pir) avanti: cf. 19,77).

Lt6 r17
I
bito della santa Chiesa, chi fa una penitenza adeguata ha ricevuto, propriamente parlando, come caparra 1o
al proprio peccato non deve disperare della miseri- Spirito Santo (cf . Z Cor L,22), senza il quale non ven-
cordia 6z.In tale opera di penitenza comunque, qua- gono rimessi peccati, in modo che coloro ai quali ven-
lora sia stato commesso un peccato che abbia separa- gono rimessi conseguano la vita eterna.
to il suo autore persino dal corpo di Cristo, si deve
considerare non tanto la dimensione della durata,
quanto del dolore; Dio infatti non disp rezza un cuore La remissione dei peccati in uista del giudizio futuro e
contrito ed umiliato (cf. 5a150,19). Ma poich6, gene- la condizione dei bambini battezzati
ralmente parlando, il dolore che uno prova nel pro-
prio cuore rimane nascosto al cuore di un altro, n6 t7. 66. E rop.uttutto in vista del giudizio futuro
giunge a conoscenza di altri attraverso le parole o al- che awiene la remissione dei peccati in questa vita.
tro genere di segni, mentre esso si manifesta a colui al Fino a tal punto quanto d stato scritto: Un giogo pe-
quale si dice: Il mio gemito a te non i nascosto (Sal3l , sante graua sui figli di Adamo, dal giorno della loro na-
10), quanti presiedono le Chiese hanno fatto bene a scita dal grembo mdterno fino al giorno della loro se-
stabilire dei tempi di penitenza, che rappresentino poltura nella madre comune (Sir 40, 1), serve a f.arci
un'espiazione anche dinanzi alla Chiesa, nella quale vedere che anche i piccoli, dopo il lavacro di rigene-
quei peccati vengono rimessi. Al di fuori di essa sen- razione, sono afflittt e tormentatt da vari mali , e a far-
za dubbio non vengono rimessi 61: essa stessa infatti ci comprendere che tutta l'efficacia salvifica dei sa-
cramenti i rivolta alla speranza dei beni futuri, pii
che alla conservazione o all'acquisto di quelli presen-
62 Agostino qui tiene presente tre tipi di penitenza (cf. an-
ti. Sembra che anche in questa vita molti peccati sia-
che pir) avanti: 19, 70ss.), che esigono comunque un autentico
rawedimento interiore: la penitenza prebattesimale; Ia penitenza
no perdonati, senza esser puniti con alcun castigo; in
quotidiana per i peccati meno gravi, completata dalla preghiera e realti le loro pene sono rinviate in futuro (del resto
da buone opere; la penitenza straordinaria per i peccati piu gravi, non invano si parla propriamente di giorno del giudi-
sanzionata pubblicamente dalla Chiesa (cf . Serm. )57, 2, 2-4,7: zio per indicare quando verra il giudice dei vivi e dei
NBA 14, 169-185;152: NBA )4,199-221). Una sintesi della dot-
trina agostiniana d offerta dalla seguente raccolta antologica: S.
morti o+). Come pure, al contrario, quaggii sono pu-
Ac;os'rtNo, La riconciliazione cristiana, a clrra di V. Grossi, Roma
19$. l'una propria dei peccatori, che sono nell'uniti sentzala cariti, l'al-
6l .<Fuori della Chies a - afferma altrove Agostino, ripren- tra propria dei giusti fuori della Chiesa, che hanno Ia cariti senza
dendo le parole di Cipriano - non c'd salvezza>, (De bapt. 4, 17, essere nell'uniti (cf. ancora De bapt. 5, 27,l8: NBA 15/1, 487 -
24: NBA l5/1,, 423). Cf. pure \erm.71,20,ll: NBA )0/1, 447 . 48e).
Accanto alla comunione piena nell'unit) e nella cariti, Agostino 64 Il tema del giudizio finale d particolarmente sviluppato
comunque contempla due altre forme di comunione incompleta: nel libro XX del De ciuitate Dei, dove Agostino ribadisce che <in

118 119
niti alcuni peccati che, tuttavia, se rimessi, nel mondo non eterno Eppure quanti la pensano cosi mi sem-
66.
futuro non arrecheranno certamente alcun danno. A bra che s'ingannino, pur essendo cattolici, per una
proposito di talune pene remporali, inflitte in questa certa umana benevolenza: interpellando la divina
vita ai peccatori, l'Apostolo, rivolgendosi a quanti ve- Scrittura tnfatti, si ha una risposta diversa. Sulla que-
dono distrutti i propri peccati, perch6 non siano con- stione comunque ho scritto un libro intitolato La fede
servati fino alla fine, ha detto: Se noi giudicassimo noi e le opere 67, dove, basandomi sulle sacre Scritture,
stessi, non saremmo giudicati dal Signore; mA, in quan- con l'aiuto di Dio ho cercato, nei limiti del possibile,
to siamo giudicati, siamo ammoniti dal Signore, per di mostrare che la salvezza dipende da quella fede, in-
non essere corudanruati insieme coru questo ruondo (1 Cor dicata dall'apostolo Paolo in modo sufficientemenre
rL, 3t32) .
chiaro con le parole: In Cristo GesD infatti non i la cir-
concisione che conta, nd la noru circoncisione, tna la fe-
de cbe opera per mezzo della cariti (Gal 5 , 6).
La presunzione di saluarsi nei cristiani che persistono Se poi, anzich€ operare bene, essa opeta male,
nel peccato non c'i: dubbio, come afferma l'apostolo Giacomo,
che D morta iru se stessa (Gc 2,17); egli infatti aggiun-
L8. 67. Taluni e; poi credono che riusciranno a ge: Je qualcuno dice di Auere la fede, ma non ba le ope-
salvarsi, pur attraversando il fuoco, anche quanti non re, quella fede forse potri saluarlo? (Gc 2, 14). Se poi
abbandonano il nome di Cristo, ricevono il lavacro un uomo scellerato attraversando il fuoco si salver)
del suo battesimo nella Chiesa, non se ne separano per la sola fede, intendendo cosi le parole del beato
per qualche scisma o eresia, pur vivendo fra delitti ta- Paolo: Tuttauia egli si saluerd, perd come attrauerso il
li, che nessuna penitenza tipata, n6 alcuna elemosina fuoco (1 Cor 3 ,I 5), allora la fede potri salvare senza
riscatta, perseverando anzi in essi con massima osti- le opere e sara falso quanto ha detto Giacomo, zpo-
nazione fino all'ultimo giorno di questa vita; e quesro
anche ammettendo, in rapporto all'entit) dei misfatti
e dei vtzi, una punizione con un fuoco durevole, ma 66 Su una male intesa misericordia, in nome della quale si
giunge a negare l'eterniti del castigo divino, Agostino si sofferma
a pii riprese, soprattutto dopo lDe fide et operibus: cf. anche pir)
quel giudizio per alcuni vi saranno pene di purificazione>> (De ciu. avanti 19,70 20,75;29, ll2. Sull'errore dei "misericordiosi" si
Dei 20,25: NBA j/3, I85), come viene esplicitato anche pir) avan- diffonde ampiamente 1l De ciuitate Dei, dove, prescindendo dal-
ti (cf. 18,69 e 29,109), Sulle pene purificatrici in vita e dopo la l'ancor pir) radicale tesi di Origene, che voleva estendere la raise-
rnorte cf. ancora De ciu.I)ei 2I,13-15: NBA 5/1, 257-2i9. ricordia fino al diavolo e agli angeli ribelli, ne vengono presenta-
6t Le pagine seguenti, sul rapporto tra la fede e le opere (18,
te e discusse sei varianti, non puntualmente riscontrabili nell'En-
67-69), sono riprodotte nello scritto De octo Dztlc. quae.sr. 1, 10- chiridion (cf. De ciu. Dei 21, 77 -27,5: NBA 5/3, 259301).
1l: NBA 6/2,413-417. 67 Cf.Def. et oper. spec.llss.: NBA 6/2,727ss.
t20 L2T
I
stolo come lui. Sari falso allora anche cid che lo stes- cia, se Cristo occupa nel cuore il posto di un fonda-
so Paolo ha detto: Noru ingarunateui: rtd impuri, nd ido- mento, in modo che, in altri termini, niente gli venga
latri, nd adulteri, nd effeminati, nd sodomiti, nd ladri, anteposto e l'uomo, bruciato da tale dolore, preferi-
nd auari, nd ubriacorui, nd maldicenti, nd accaparratori sca privarsi di queste cose tanto amate piuttosto che
possederanno il regno di Dio (1 Cor 6,9-10). Se infatti di Cristo , allora egli, attraversando il fuoco, si salva.
costoro, perseverando in tali delitti, tuttavia si salve- Se al contrario, nel tempo della tentazione, ha prefe-
ranno in virti della fede in Cristo, come pomanno rito il possesso di queste realti temporali e mondane
non essere nel regno di Dio? a Cristo, allora non lo ha avuto come fondamento,
mantenendo quelle cose al primo posto, mentre in un
edificio niente precede le fondamenra.
Che cosa pensare di chi edifica sopra il fondamento e si I1 fuoco, di cui in quel passo ha parlato l'Apo-
salua attrauerso il fuoco stolo, si deve intendere come cid attraverso cui passa-
no entrambi, ciod chi costruisce sopra questo fonda-
18. 68. Ma poich6 queste testimonianze aposto- mento con oro, argento, pietre preziose e chi con le-
liche, assolutamente esplicite ed evidenti, non posso- gno, fieno, paglia. E dopo aver detto questo, egli ha
no essere false, tutto quel che d stato detto in modo aggiunto: Il fuoco proueri la qualiti dell'opera di cia-
oscuro a proposito di quanti edificano sopra il fonda- scuno. Se l'opera costruita da qualcuno resisteri, costui
mento che d Cristo non con oro, argento e piere pre- ne auri la ricompensa; ma se I'opera finiri bruciata, egli
ziose, ma con legno, fieno e paglra (cf. I Cor 3, 7I-I2) ne subiri le conseguenze: tuttauia egli si salueri, perd
(di essi d stato detto che attraversando il fuoco si sal- come attrauerso il fuoco (1 Cor 3, 13-15). Dunque il
veranno, poich6 sar) il valore del fondamento a non fuoco prover) l'opera di entrambi, non di uno dei due
farli perire), si deve intendere in modo da non con- soltanto. La prova della tnbolazione B una specie di
traddire questi testi cosi espliciti 68. Ora legno e fieno fuoco e altrove se ne parla esplicitamente: La fornace
e paglta possono essere intesi in modo non arbitrario saggia gli oggetti del uasaio e la proua della tribolazio-
come una forma di passione per le cose del mondo, ne gli uomini giusti (Sir 27 ,6; cf. ibid. 2,5). Quel fuo-
per quanto lecitamente accordate, tale che riesce im- co realtzza temporaneamente in questa vita quel che
possibile perderle senza che l'anima ne provi dolore. l'Apostolo ha detto a proposito di due credenti, uno
Quando percid E un dolore di questo genere che bru- dei quali pensa alle cose di Dio, come possa piacere a
Dio, edifica cioi sopra il fondamenro che E Cristo con
oro, argento, pietre preziose, mentre l'altro pensa alle
68 Cf. De f. et oper. 15: NBA 6/2, 1T-7)9; De ciu. Dei 20, cose del mondo, come possa piacere alla moglie (cf.
2l-26: NBA r/1, 162-191, 7 Corl ,3233), ciod edifica sopra il medesimo fonda-

r22 123
mento con legno, fieno, paglia.I-lopera dell'uno non come coloro che non possederanno il regno di Dio
finisce bruciata, poich6 non ha amato cose la cui per- (cf. I Cor 6, 10), se dopo un'adegurtu p..rit enza non
dita potrebbe tormentarlo. Finisce bruciata invece vengono loro rimessi i medesimi crimini. Ho parlato
l'opera dell'altro, poich6 non B indolore la perdita di una penitenz a adeguata, perch6 non siano infrut-
delle cose possedute con amore; eppure visto che co- tuosi nelle loro elemosine, alle quali la scrittura divi-
stui, p osto dinanzi all' alter nativ a, preferirebb e p rivar- naha artribuito tanta importanza, che il Signore pro-
si di quelle cose piuttosto che di Cristo e che il timo- clama di ascrivere unicamente il loro frutto a chi se-
re di perderle non gli fa abbandonare Cristo, bench6 deri alla sua destra e u,icamente la loro steriliti a chi
la perdita non sia indolore, questi senz'altro si salva, sederi alla sua sinisrra, quando agli uni dir): Ve,ite,
perd come attraverso il fuoco, perch6 il dolore delle beruedetti del Padre mio, riceuerc il regruo (Mt 25,34),
cose perdute e che aveva amato 1o brucia, senza perd mentre agli altfi: Andate nel fuoco eterno (Mt 25, 4l).
atterrarlo e dismuggerlo, difeso com'E dalla soliditi
incorruttibile del fondamento.
Lelemosina non basta a cancellare delitti inauditi nei
quali si perseuera
Il fuoco cbe purifica dopo questa uita quanti si saluano
19.70. Certo, bisogna guardarsi bene dal pensa-
L8. 69. Che qualcosa del genere awenga anche re che delitti inauditi, quali sono commessi da ioloro
dopo questa vita non d incredibile, e ci si pud doman- che non possederanno il regno di Dio, siano eseguibi-
dare se le cose stiano in questi termini, e se d possibi- li ogni giorno ed ogni giorno riparabili con elemosine.
le o meno scoprire che alcuni credenti, attraverso un In realti 7a vita deve cambiare in meglio e Dio, ri-
fuoco purificatore, si salvino in un tempo pii o rreno guardo ai peccati commessi, attraverso le elemosine
lungo, a seconda che il loro amore per i beni effimeri dev'esser reso propizio, non quasi comprato per ac-
sia stato pii o meno grande 6e; tuttavia non saranno quisire una perenne licenza d'impuniti. Egli infatti
non ha dato a nessuno il permesso di prrroi, (Sir 15,
21), bench6 nella sua misericordia cancelli i peccati
69 gid commessi, se non viene trascurata una convenien-
Ammettendo pene di carattere emendatorio solo prima
dell'ultimo giudizio, Agostino distingue quindi fra una purifica- te dparuzione.
zione terrena ed una purificazione ultraterrena; ammette quindi
l'esistenza di un ignis purgatorius (cf . De gen. c. man. 2,20, 30:
NBA 9/1, L67; De ciu. Dei 2L, 76: NBA 5/1, 257-25c); En. in ps.
)J,3: NBA 25, 845-847), evitando perd di pronunciarsi compiu- re e dell'Eucaristia per i defunti (cf. pii avantt 29, 170 e Coruf. 9,
tamente sulla sua natura, ma riconoscendo l'utiliti delle preghie- 12, )2: NBA i, 287).

124 125
La preghiera del Padre nosro cancella i peccati quoti- Soruo molti i generi di elemosirua
I diani e le colpe graui passate
19.72. E per tutte le opere che traggono profit-
L9. 71. Quanto poi ai peccati fugaci e lievi di to dalla misericordia hanno valore le parole del Si-
ogni giorno, immancabili nello svolgersi di questa vi- gnore: Fate elemosina ed ecco, tutto per uoi i puro (Lc
ta7o, d la preghiera quotidiana dei credenti che li ri- 1I,41). Fa elemosina dunque non sohanto chi di da
paru. Sono essi infatti che dicono: Padre nostro, cbe sei mangiare all'affamato, di da bere all'assetato, chi ve-
nei cieli (Mt 5,9), essi che sono stati gi) rigenerati da ste l'ignudo, chi accoglie il pellegrino, chi nasconde il
un tale Padre in virti dell'acqua e dello Spirito Santo fuggitivo, chi visita l'infermo o il carcerato, chi riscat-
(cf . Gu ) , 5). Questa preghiera infatti cancella assolu- ta il prigioniero, chi corregge il debole, chi accompa-
tamente i peccati pir) piccoli di ogni giorno. Cancella gna il cieco, chi consolal'afflitto, chi cura l'ammalato,
anche quelli che hanno guidato, in modo addirittura chi orienta l'errante, chi consiglia il dubbioso, chi d)
scellerato ,la vita dei credenti, dai quali perd il penti- il necessario a chiunque ne abbia bisogno, ma anche
mento l'hafatta allontanare, mutando in meglio, pur- chi d indulgente con il peccatore. E cosi se uno frusta
ch6, come d vero dire: Rimetti a noi i nostri debiti (dal colui sul quale ha autoriti o gli impone un qualche
momento che non mancano debiti da rimettere), si di- freno, pur perdonandogli di cuore il peccato da cui ha
ca in modo altrettanto vero: Come noi li rimettiamo ai ricevuto un danno o un'offesa, o pregando perch6 gli
nostri debitori (Mt 6,12), ciod sircahzziquel che si di- venga rimesso, costui fa elemosina, poich6 accorda
ce: perdonare a chi implora indulgenza d rnfatti in se misericordia, non solo nell'atto di perdonare e di pre-
stessa una forma di elemosina. gare, ma anche nell'atto di limitarlo e di infliggergli
un qualche castigo correttivo. Sono molti in realt) i
beni accordati ad alcuni, loro malgrado, quando si
guarda al loro profitto, anzich€ al loro volere, poich6
costoro si scoprono nemici di se stessi, menffe loro
70 Chiara attestazione dell'impossibiiit) di condurre questa
amici sono piuttosto quelli che essi ritengono nemici
vita senza cadere nella imperfezione di colpe lievi (cf. ancora Ep. e cosi sbagliando rendono il male per il bene, menme
15J,1,l: NBA 22,585), conseguente ad un progressivo irrigidi-
mento dopo la polemica antipelagiana. Agostino parla di peccati il cristiano non dovrebbe rendere il male nemmeno
quotidiani, che vengono rimessi in virti della preghiera del Padre per il male (c[. Mt 5,44-47; Rm 12, 17-21).Insomma
nostro e con elemosine e digiuni (cf. pure C. ,p.Parm.2,10,20: ci sono molti generi di elemosina che ci aiutano,
NBA 1rl1 ,133-135; En. in ps. 118, l, 2: NBA 27,1L)1), senza quando lt rcalizziamo, ad ottenere la remissione dei
perd giungere ad una compiuta elaborazione teologica del pecca-
to veniale e della sua differenza rispetto al concetto di imperfe- nostri peccati.
zione.

126 127
1
Ij elemosina piD grande i il perdono Dio non rimette i peccati a quanti a loro uolta non li ri-
mettono di cuore agli altri
19.73. Tuttavia non c'd elemosina pit grande di
quando perdoniamo di cuore un peccato commesso L9. 74. In realti, chi implora l'uomo contro il
contro di noi. E meno grande, in effetti, la benevo- quale ha peccato, se d spinto a cid dal proprio pecca-
lenza o anche la beneli cenza quando si manifesta nei to, non si de'e pii ritenere un nemico: di conseguen-
confronti di chi non ti ha fatto nulla di male, mentre za amarlo non d difticile, come quando egli alimenta-
d di gran lunga pii grande, e segno della bonti pir) su- va l'inimicizia. Percid chi non perdona dicuore nem-
blime, l'amore anche verso il tuo nemico, e a chi ti meno la person?_.!" lo inrplora e si pente del proprio
vuole male, e ti fa del male se gli d possibile, volere peccato, non s'illuda minimamente che il Signore per_
sempre bene e fare, se possibile, del bene, ascoltando doni i suoi peccati: la veriti non pud meitire. pud
\a parcla di Gesr): Amate i uostri ruemici, fate del berue forse essere sconosciuto a chiunq,r. ascolti o legga il
a coloro cbe ui odiano e pregate per quelli che ui perse- Vangelo colui che ha detto: Io sono la ueriti (Ci U,
gritano (Mt 5,, +q).Ma indubbiamente cid appartiene 5)? lopo averci insegnato la preghiera, Egli ci racco-
alla perfezione dei figli di Dio, alla quale ogni oeden- mandd vivamente un pensiero contenuto in essa: .!e
te deve protendersi, orientando verso questa disposi- uoi aurete rimesso agli uoruini i loro peccati, anche il
zione lo spirito umano attraverso la preghiera rivolta uostro Padre celeste ui rimetteri i uostri peccati,. se in-
a Dio e attraverso l'azione e 1o sforzo personale; tut- uece non aurete rimesso agli uomini, nemmeno il uostro
tayra, dal momento che un bene cosi grande non E ac- Padre rimetteri i uostri peccati (Mt 6, L4-15). Chi non
cessibile a tutte le persone che noi crediamo esaudite, si scuote dinanzi ad un tuono cosi grande, non dorme,
quando nella preghiera si dice: Rimetti a noi i nostri ma B morto: eppure Egli ha il potere di risuscitate an-
debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori (Mt 6, che i morti.
12), evidentemente l'impegno assunto con queste pa-
role viene soddisfatto quando chi non d arrivato sino
al punto da amare il proprio nemico, almeno perdona La uita scellerata di quanti disattendono l'inuito del si-
di cuore l'uomo che ha peccato contro di lui e che lo gnore a fare elemosina
implora di esser perdonato. Non c'd dubbio infatti
che anch'egli vuole ottenere la remissione che implo- 20.75. Certo, quanti conducono una vita scelle_
ra, quando prega dicendo: Come noi li rimettiamo ai ratissima e non si preoccupano di correggere tale con-
nostri debitori, ciod: <<Rimetti i nostri debiti a noi che dotta di vita con i suoi costumi, p.rr.ortLuando a fa-
imploriamo, cosi come anche noi li rimettiamo ai no- re costantemente elemosine insieme ai propri misfatti
stri debitori che ci implorano>>. viziosi, si lusingano invano, dal *o-..rto che il Si-

128 129
gnore ha detto: Fate elemosina ed ecco, tutto per uoi i Cbi uuol fare elemosina deue cominciare da se stesso,
puro; non ne comprendono infatti la portata. Per i

!
secondo l' inse gnamento del Signore
comprenderlo, facciano attenzione ai destinatari di
quelle parole. Effettivamente nel Vangelo d stato scrit- 20.76. Chi vuol fare elemosina in modo ordina-
to cosi: Dopo cbe ebbe parlato, un fariseo lo iruuitd a to, deve in effetti cominciare da se stesso e farla prima
pranzo ed Egli, entrato, si mise a tauola. Il fariseo allo- di tutto a se stesso. I-lelemosina d infatti un'opera di
ra comincid a chiedersi tra sd e sd percbd mai non aues- misericordia e sono assolutamente vere le parole: Ab-
se fatto le abluzioni prirna del pranzo. E il Signore gli bi misericordia della tua anima per piacere a Dio (Sir
disse: Ebbene, uoi farisei purificate I'esterno della cop- 30,24). Per questo rinasciamo 7r: per piacere a Dio, al
pa e del piatto, ma il uostro interno i pieno di rapina e quale giustamente dispiacela colpa che abbiamo con-
di iniquiti. Stolti, cbi ba fatto l'esterno non ba forse fat' tratto nascendo. E questa la prima elemosina che noi
to ancbe I'interno? Piuttosto fate elemosirta quanto al ci facciamo, poich6 abbiamo ricercato la nostra mise-
resto, ed ecco, tutto per uoi i puro (Lc LL,37-41). Sar) ria grazie alla misericordia di Dio misericordioso,
mai possibile intendere che tutto E puro per i farisei confessando il suo giusto giudizio, dal quale d dipesa
che non hanno fede in Cristo, anche se non avranno la nosma miseria e a proposito del quale l'Apostolo di-
creduto in Lui e non saranno rinati dall'acqua e dallo ce: Il giudizio uenuto da uno solo per la nostra condan-
Spirito Santo, purch6 abbiano fatto elemosine, come na (Rm 5, t6), e rendendogli grazie per la sua grande
essi le concepiscono? E cid bench6 siano impuri caritd,, a proposito della quale ancora l'Apostolo, mes-
quanti non sono purificati dalla fede in Cristo, a pro- saggero della grazia, dice: Ma Dio dimostra il suo amo-
posito della quale d stato scritto: Purificando i loro re uerso di ruoi, percbd, pur essendo ancora peccatori,
cuori coru la fede (At tS, 9), e bench6 l'Apostolo dica: Cristo i morto per noi (Rm 5,8); cosi, se ci giudichia-
Per gli impuri e gli infedeli nulla i puro, ma sono con- mo secondo veriti nella nostra miseria e amiamo Dio
taminate la loro mente e la loro coscienza (Tt t, 15). con quella caritd, che Egli stesso ci ha donato, possia-
Allora come potrebbe essere tutto puro per quei fari- mo vivere in modo religioso e retto. Trascurando que-
sei, che facessero elemosine senza diventare credenti? sto giudizio e quest'amore di Dio, i farisei offrivano, d
Oppure come potrebbero essere credenti, senza aYet vero, atffaverso le elemosine che facevano,la decima,
voluto credere in Cristo e rinascere nella sua gtazia? fino alle minuzie dei loro raccolti, eppure non faceva-
Eppure d vero quel che avevano udito: Fate elemosina no elemosine a partire da se stessi, praticando innan-
ed ecco, tutto per uoi i puro. zi tutto la misericordia con stessi. E questo invece

71 Evidente riferimento alla rigenerazione battesimale:


cf.
anche sopra 13, 46; 74, 52; 17, 64-65.

DO 13r
I
l'ordine della cariti per il quale d stato detto: Amerai i
Liillusione di chi crede di comperare con le elemosine
il prossimo tcto come te stessct (Lc 10,27). Dopo averli l'irupuniti
quindi rimproverati perch6 si lavavano all'esterno,
menffe interiormente erano pieni di rapina e di ini- 20.77. Non s'ingannino dunque quanti pensano
quiti, awertendo che l'elemosina che purifica inte- di comprare con le pir) generose elemosine dei propri
riormente d quella che ogni uomo deve anzitutto farc raccolti o anche del proprio denaro la licenza di pe.r-
a se stesso, il Signore afferm a: Piuttosto fate eleruosina sistere irnpunemente nell'efferatezza dei misfatd e
quaruto al resto, ed ecco, trltto per uoi i puro. Quindi, nella dissolutezza der vizi. Costoro infatti non si limi-
per rendere esplicito tale awertimento e cid che essi tano solo a commetterli, ma li amano al punto da de-
non si preoccupavano di compiere, perch6 non pen- siderare di restarvi implicati per sempre, purch6 sia
sassero che Egli ignorava le loro elemosine, disse: possibile farlo impunemente. Perd chi ama l'iniquith
Guai A uoi, farisei! In altri termini: vi ho messo in odia l'anima sua (cf. Sal 10,6), e chi odia l'anima sua
guardia sull'elemosina che dovete fare in virti della non d misericordioso verso di essa, ma crudele. Amar-
quale tutto per voi sar) puro: Ma guai a uoi, o farisei, la secondo il mondo d certamente odiarla secondo
che pagate la decima della menta, della ruta e di ogni Dio. Volendo dunque farle l'elemosina che rende per
erbaggio; colrosco bene infatti queste vostre elemosi- lei tutto puro, dovrebbe odiarla secondo il mondo e
ne e, perch6 non pensiate che il mio awertimento ri- antarla secondo Dio. Nessuno infatti fa una qualsiasi
guardi ora quelle cose, aggiungo: E trasgredite la giu- elemosin a senza ricevere qualcosa a cui attingere da
stizia e I'amore di Dio Lc Ll, 42) , ciod l'elemosina che chi a sua volta non ne ha bisogno. Per questo E stato
vi purificherebbe da ogni contamin azione interiore, detto: La sua misericordia mi precederi (Sal58, 11).
rendendo puri per voi anche i corpi che lavate. Di-
cendo tutto si intende owiamente f interiore e l'este-
riore, come si legge in un alro passo: Purificate l'in- Differenza fra peccati lieui e peccati graui e necessiti
terno e I'esterno sari puro (Mt 23,26). Ma per non da- della preghiera
re l'impressione di aver disprczzato quelle elemosine
che provengono dai frutti della terra, ha detto: Queste 21. 78. La differenza fra peccati lievi e peccari
cctse bisognaua cLtrare (ciod il giudizio e l'amore di gravi va comunque ponderata sulla base del giudizio
Dio) seruza trascurare le altre (Lc 1I, 42) (cioB le ele- divino, non di quello umano. Noi vediamo che anche
mosine dei frutti della terra). dagli stessi Apostoli E stato concesso di perdonare al-
cune aziom, come quando il venerabile Paolo ha det-
to agli sposi: I'lon defraudateui I'un l'altro, se ruon tem-
porarueamerute e di coruune accordo, per dedicarui alla

t32 L3i
I
fi
preghiera, e poi ritornate a stare insieme, perchd satana ;t mondo, uoi prendete come giudici persone priue di au-
i
non ui tenti A cdusa della uostra intemperanza (1 CorT , i toriti nella Chiesa. Lo dico per uostra uergogna. Cosi
5). Si potrebbe pensare che questo non sia peccato, non ci sarebbe tra uoi proprio nessuna persorua saggia
ciod I'unione coniugale finalizzata non alla procrea- che possa interuenire con un giudizio tra fratello e fra-
zione, che poi d il bene delle nozze, bensi al piacere tello? Inuece un fratello uiene chiamato in giudizio dal
sessuale, in modo che chi ha una debole capacit) di fratello e per di piil dauanti a non uedenti (1 Cor 6,4-
dominio possa evitare il male funesto della fornica- 6). Anche qui infatti si potrebbe pensare che sia pec-
zione, nel caso sia dell'adulterio, sia di qualsiasi altra cato non l'avere un conflitto con un altro, ma soltan-
impuriti, che d vergognoso anche nominare, dove to il pretendere d'esser giudicato all'infuori della
pud trascinare la concupiscenza sotto latentazione di Chiesa, se di seguito egli non avesse aggiunto, E dl Tot-
Satana. Si potrebbe pensare, come ho detto, che cid to cbiaramente una colpa auere conflitti uicendeuoli
non sia peccato, se non avesse aggiunto Questo perd (1 Cor 6,,7). Perch6 poi nessuno cercasse di giustifi-
ui dico per remissione, non per comando (1 Cor I , 6). carsi, dicendo che la propria causa era giusta, ma che
Chi potrebbe negare a questo punto che questo ciononostante egli subiva un'ingiustizia, che preten-
sia di fatto un peccato, dal momento che si ammette, deva fosse flparata da una sentenza dei giudici, l'A-
sulla base di un'autorit) apostolica, lJna remissione postolo affronta immediatamente queste idee prete-
verso quanti lo commettono 72? E analogo il caso in stuose, e dice: Percbd non subite piuttosto I'ingiusti-
cui dice: Qualcuno di uoi, auendo una questione con un zia? Perchd non ui lasciate defraudare? (7 Cor 6,7).8
altro, osa forse farsi giudicare dagli ingiusti anzicbd da- possibile cosi tornare alle parole del Signore: A chi
uanti ai santi? (1 Cor 6, l).E un po' pii avantr: Se uuole prenderti la tunica e chiantarti in giudizio, tu la-
dunque aurete auuto dei conflitti su questioni di questo scia anche il marutello (Mt 5,40). E, aluove: A cbi pren-
de del tno, non ricbiederlo (Lc 6,30).
72 Leggendo nel testo di Paolo secundum ueniam, anzichl Vietd anche ai suoi di avere conflitti con altri uo-
secundum indulgentiam, e intendendo uenia come un perdono ac- mini su affari temporali e su questo insegnamento l'A-
cordato propter incontinentiam, Agostino d indotto a supporre postolo si basa quando parla di colpa. Tuttavia, quan-
una colpa lieve quando l'esercizio della sessualiti matrimoniale d do permette che tali controversie siano definite tra
guidato dalla passione, anche se tiene ben distinto il matrimonio
come bene in s6 dall'uso immoderato che se ne pud fare (cf. in
fratelli chiamando altri fratelli a giudicare, d irremovi-
proposito la lucida puntualizzazione di A. TnapE,Introduzione ge- bile nel vietare che cid awenga al di fuori della Chie-
nerale, NBA 7/1, Roma 1978, spec. pp. XIX-XXXUI). Suila dot- sa: appare evidente anche qui allora che cosa viene
trina dei "tre beni" del mauimonio (prole, fedelt), sacramento) accordato per remissione a chi d debole. A causa di
cf., tra l'altro, De b. con.24,32: NBA 7/1, 59; De s. uirg. 12, 12:
questi e analoghi peccati, e di altri, anche se minori,
NBA 7/1, 89; De gen. ad litt. 9,7 , 12: NBA 9/2; De nupt. et conc.
1, 11, 1l: NBA 7/1,419;C. lul.,),2r,57: NBA 18,647. dovuti a mancanze tn parole e pensieri, stando alla te-

B4 B5
stimonian za dell'apostolo Giacomo : Tutti quanti maru- Peccati graui ruinirnizzati o negati dall'abt)tndittt,
cbiamo in mctlte cose (Gc a, 2), E opportuno rivolger-
ci al Signore con una preghiera quotidiana e frequen- 21. 80. A cid si aggiunge il famo che i peccari, lrr
te, dicendo: Rirruetti a noi i nostri debiti, e non menti- i

cui abitudine s',i consolidaz,per quanto gravi e tct.l.i


re in quel che segue: Come ruoi li rimettiamo ai nostri bili, sono ritenuti cli poco conto o inesistJnd, al p.rr
debitori (Mt 6, L2). to che sembra doveroso non solo non tenerli nascosti,
ma addirim,ra celebrarli o prop agandarli, quanclo,
come sta scrirto, il peccatore si uaruta dei desidiri della
Peccati apparentemente lieuissimi che la Scrittura coru- sua anima e chi compie iniquiti riceue benedizioni (sal
sidera graui L0,3, Volg.). Nei Libri divini, per indicare tale ini_
quitd si parla di grida, gome p,"roi rovare nel profeta
2L.79. Ci sono poi alcuni peccati che sarebbero Isaia, quando si parla della vig,a cattiva: Io mi asp€t-
ritenuti lievissimi, se nelle Scritture non fossero pre- tauo un giudizio, mentre egli commise iniquiti, , giido,
sentati come piu gravi di quanto s'immagini. Infatti anzichd giustizia (/s 5, 7). E cosi anch. n.llr-Ginesi:
chi potrebbe ritenere colpevole della Geenna colui Le grida di sodoma e Gomorra si sono rrzoltiplicate Kln
che dice "Stupido" a sllo fratello, se non 1o dicesse la 18,20); infatti quei vizi non soltanto non erano puni_
Veriti (cf. Mt 5,22)?'Iuttavia il Signore ha immedia- ti presso di loro, ma addirittura venivano praticati al-
tamente offerto il rimedio a questa offesa, presentan- la luce del sole, come se fosser o legalizzuri. Allo stes-
do il precetto della riconciliazione fraterna; infatti ha so modo anche ai nostri giorni roro talmente tante,
subito detto: Se dunque presenti la tua offerta all'alta- bench6 non ugLrali, le mani anze la cui abitudine B or-
re e li ti ricordi cbe tuo fratello ba qualche cosa contro mai apertamente consolidata, che non osiamo per es-
di te (Mt 5, 2)), con quel che segue. Oppure chi po- se scomunicare non solo un laico, ma nemmano .r,
mebbe valutare l'entiti del peccato derivante dall'os- ecclesiastico. Per questo, commentando alcuni anni fa
setyanza di giorni, mesi, anni e tempi, come fanno la L,ettera ai Galati, nel punro in cui l,ApostoJo dice:
quanti intendono o non intendono cominciare qual- Temo per uoi di essernti affaticata inuani a uos'tra ri-
cosa in giorni o mesi o anni stabiliti, per il fatto che ri- guardo (Gal 4, II), sono staro indofto ad affermare:
tengono i tempi pii o meno propizi secondo i vuoti <<Guai ai peccati degli uomini, che ci fanno ino*idire
insegnamenti degli uomini (cf. Col 2.22), se non mi- solo se sono inconsueti; quanto a quelli consueti, in-
surassimo l'entiti di questo peccato in base al timore vec9, per rimettere i quali d stato versato ii sangue del
dell'Apostolo, che ha detto a costoro: Temo per uoi di Figlio.di Dio, per quanro siano tanro gravi da'[r.cl,r_
esserrni ffiticato inuano a uostro riguardo (Gal4, LI)? dere del tutto l'accesso al Regno di Di;, u forricli ve_
derli siamo i,dotti a tolierarlie a {orzaii toll.rorli ad-
B6 137
t
'I

dirittura a commetterne alcuni! E voglia il cielo, Si- della legge, dal momento che nolr l;rtt r.rnr(, ,ll, I ,lr,.
gnore, che almeno non commettiamo tutti quei pec- si deve farc, owero facciamo qucl ,'lrt. |lr;r !,irl,l,r,ur(,
iati che non abbiamo potuto impedire !>> 7). Chissi che non si deve fare. Per tali motivi tkrl,lrlilnrr, 1,r,1,,r
perd che un cruccio eccessivo non mi abbta spinto ad re non solo se abbiamo peccato, per.clr.i t i 1,t,rrl.rrr (r
un' afferm azione incauta. perci6 diciamo: Rimetti a noi i nostri tltl,rtr, t t,ul(, ut tt
li rimettiamo ai nostri debitori), ma ant.lr(. l)(.r, lr,. l,r
sua guida ci aiuti a non peccare - e pr:r.r.ir, .lr, r.uurr
Ignoranza e debolezza cause di peccato Non irudurci in tentazione (Mt 6, L2-11) -, r.ivo111,.rr, l, ,
ci a colui del quale nel Salmo si dice: Il Stgrrrtrt, t, ultrt
22.81. Dird ora comunque cose che ho gih avu- luce e mia saluezza (Sal26, L); d luce per ridrrr.r'r. lrr rrr,
to modo di dire anche in altri passi dei miei opusco- stra ignoranza, salvezza per ridurre la nostra f lrrliilrtrr.
li z'1: due sono i motivi per cui pecchiamo, o perch6
non vediamo che cosa si debba fare,o perch6 non fac-
ciamo quel che gii vediamo; in un caso il male consi- La misericordia diuina i
necessaria per resping,rt, lt
ste nell'igfioranza, nell'almo nella debolezza. A noi uergogna cbe impedisce di fare penitenza
tocca indubbiamente contrastare questi mali, ma ne
siamo certamente sopraffatti senza l'aiuto divino, che 22. 82. La stessa penitenza, del resto, pur in prc-
non solo ci fa vedere che cosa si debba fare, ma, an- seflza di un degno motivo per farla secondo il costu-
che grazie ad un'integriti recuperata, fa in modo che me della Chiesa, il pin deile volte non viene fatta per
l'attrazione della grustrzia abbia in noi il soprawento debolezza, poich6 la vergogna d anche timore di di-
sull'attrazione di quelle cose che ci portano a peccare spiacere, mentre la considerazione degli uomini attrae
con piena awertenza, o perch6 desideriamo di posse- pii della giustizia in base alla quale ciascun. si un-rilia
derle, o perch6 temiamo di perderle. A questo punto con la penitenza. Percid la misericordia divina i nc-
siamo ormai non soltanto peccatori, come di fatto era- cessaria non solo nell'atto in cui si fa penitcnzzl, n-la
vamo peccando per ignor anza,, ma anche trasgressori anche perch6 sia possibile farla. Altrinrcrrti l'Aposro-
1o non direbbe di alcune persone: ,lt, pt,r t'aso Dio rton
conceda loro di pentirsi (2 'l'm 2,25), c I'l-virngclisra,
T Ad Gal. )5: PL )5, 2Do. Questo scritto risale agli anni per preannunziare I'amaro pianto di Pictr-o, lrrr rlctto:
)94-395. Il Signore si uolse a guardarlo (Lc 22, (tl).
),
14 Cf ., fra I'alro, De lib. arb. 78, 55: NBA l/2, )51; De
diu. quaest.26: CC l2 - NBA 6/2,53; C. Faust.22,78:PL 42,451;
De pecc. mer. 1,39,70: NBA 1711 , I17; De nat. et grat. 67, 81:
NBA 1711, 481; C. ep pelag. 1,3,7: NBA 18, 191.

B8 139
Il peccato imperdonabile contro lo Spirito Santo Il caso dei feti abortiti

22. $.
Chi invece non crede aJla remissione dei 23. 85. Ci si imbatte quindi, anzitutto, nella que-
peccati nella Chiesa z:, disprezzatuttala generosit) del stione relativa ai feti abortiti, evidentemente gii nati
dono divino e con questa ostinazione della mente con- nel seno materno, ma non ancora in condizione di ri-
clude il suo ultimo giorno, d colpevole di quel peccato nascere zs. Affermando infatti che risorgeranno. que-
imperdonabile contro lo Spirito Santo (cf. Mt 72, )2), sta tesi pud essere comunque accettata riguardo a
nel quale Cristo rimette i peccati. Ho affrontato que- quelli che sono gi) formati, ma riguardo a quelli
sta difficile questione in un piccolo scritto specifico, informi, come non essere pii inclini a pensare che pe-
con tutta Ia chtarezza dt cui sono stato capace76. riranno, come semi che non siano stati fecondati? Ep-
pure chi arriverebbe a negare, pur non arrivando ad
affermarlo, che la risurrezione attuer) compiutamen-
L,a ris'urrezione della carne te ogni formazione imperfetta? In tal modo non man-
cherebbe la pefiezione destinata a sopraggiungere
23. 84. Per quel che riguarda poi la risurrezione con il tempo, cosi come non si verificheranno i difet-
della carne, beninteso non come chi d tornato in vita ti che con il tempo erano sopraggiunti, e la natura non
per poi morire di nuovo, ffia risurrezione per la vtta sarebbe defraudata di quella conveniente arrnonia che
eterna, cosi come E risorta la carne di Cristo stesso, il tempo avrebbero potuto affecate, n6 danne ggiata
non movo un modo soddisfacente per poter giungere da quelle awersiti contrarie che il tempo aveva arre-
ad una trattazione essenziale e risolvere tutte le que- cato. Al contrario giun gerd a compimento quel che
stioni solitamente sollevate in proposito. In ogni caso
nessun cristiano deve assolutamente mettere in dub-
bio che d destinata alla risumezione la carne di tutti gli cf. in particolare Serm. 727 ,6,8-i 1, 15: NBA I 7/1, 741-149; Serm.
uonrini che sono nati e nasceranno, che sono morti e 241.-2$: NBA 32/2, 633-681; Serm. 361-362: NBA 14, )47 -421 e
moriranno 77. De ciu. Dei 13,16-18: NBA 5/2, 247-255;20,20-21: NBA ,/1,
759-171; 22, 4-21: NBA ,/1, 315379. La fede nella risumezione
distingue i cristiani dai pagani e dai giudei e va difesa conro le
75 pto6u6ile riferimento a Novaziano, iI cui rigorismo 1o obiezioni del senso comune, sollevate per lo pir) in relazione a si-
porta ad escludere gli apostati dal perdono della Chiesa. tuaziont concrete (come per i casi d'aborto, deformit), ecc.) e dei
,-6 Cf. Serm.71: NBA 10/I,401-455. Agostino ritorna am- filosofi, cheteorizzavano, come Porfirio, lafuga dal corpo, come
piamente sulla questione, ritenuta delle pin difficili, anche in Ep da una sostanza estranea, e comunque non riuscivano a concepi-
185, 1 I, 49-50: NBA 21, 73-75. re l'incorruttibilit) gloriosa di corpi celesti e "spiriruali".
77 Si apre 78 La questione viene ripresa in De ciu. l)ei 22, 7): NBA
qui un'ampia sezione sul tema della risurrezione
dei corpi Q),84-92'), affrontato da Agostino in molte aitre opere: 5/3, )67.

140 14t
era ancora incompiuto, cosi come ogni difetto sari ri- membra doppie, nato non molto tempo fa tn Oriente,
patato. di cui hanno riferito anche fratelli assoluramente de-
gni di fede che lo hanno visto e sul quale ha lasciato
uno scritto il sacerdote Girolamo di santa memoria 7e;
Quando inizia la uita umana lungi da noi il pensare, voglio dire, che a risorgere
sarh un uomo con un doppio corpo, e non piuttosto
23. 86. Tra le persone pir) competenti ci si pud due uomini, come sarebbe dovuto awenire, se a na-
interrogare al riguardo e discutere nel modo piD cir- scere fossero stad due gemelli. Ugualmente anche tut-
costanziato su una questione di cui ignoro se l'uomo ti gli altri parti, che, in s6 considerati, sono definiti
possa venire a capo quando ciod inizi la vita umana deformi in quanto venuti alla luce con qualcosa in pii
nell'utero e se esist a una forma di vita, anche nasco- o in meno, o con una qualche accentuata anomalta,
sta, che non manifesti ancora le attiviti proprie di un con la risurrezione verranno riportati alle proporzio-
individuo vivente. Mi pare di una impudenza smisu- ni della natura umana, in modo che ogni singola ani-
rata, in effetti, negare che siano stati individui viventi ma abbia il suo proprio corpo, senza pir) contraffe
quei feti che vengono estratti completamente smem- tutto quel che aveva contratto al momento della na-
brati dall'utero di donne incinte, per evitare che, ri- scita, ma dotata, ciascuna per suo conto, di proprie
manendovi ormai morti, finiscano per uccidere anche membra, in grado di assicurarela piena integriti del
le madri. In realt) d da quando l'uomo comincra avr- corpo umano.
vere, che comincia gi) certamente a morire: una volta
morto perd, dovunque gli sia potuto capitare di mori-
re, non riesco ad immaginare come costui possa esse- Come uierue reintegrato il corpo dell'uomo risorto
re escluso dalla risurrezione dei morti.
D. 88.In ogni caso dinanzi a Dio non si perde la
materra terrena dalla quale viene cteata la carne dei
Il caso degli irudiuidui deformi mortali; al contrario, quale che sia la polvere o la ce-
nere in cui essa si dissolva, L'esalazione o il vento in
23.81 . Per quel che riguarda poi gli esseri defor- cui evapori,la sostanza di altri corpi o addirittura gli
mi che nascono e vivono, per quanto precoce possa elementi in cui si trasformi, il cibo di altri esseri ani-
essere la loro morte, o non si potri negarne la risurre- mati, persino umani, in cui si riduca, diventando la 1o-
zione, o non si deve credere che risorgeranno in quel- ro carne, in un solo istante essa torna a quell'anima
la condizione, anzich6. con una natura reintegrata e ri-
sanata. Lungi da noi il pensare che quel neonato con ]e Cf. S. Grnctlatro, Ep. 12, ad Vitalem: CSEL 55,8-12.

142 14)
umana, dalla quale in origine ebbe \a vita, che fa na- ra per tale reintegrazione se i capelli torneranno ai ca-
scere, vivere e crescere l'uomo. pelli e le unghie alle unghie, o se quanto di essi era
perduto sar) masformato in carne e riportato ad altre
parti del corpo, dal momento che ad impedire che ci
Ilanalogia coru la fusictne di una statua sia qualcosa di sconveniente sari la prowidenza del-
l'artista.
23.89. Pertanto la stessa materia terrena, che di-
venta cadarrere con l'allontanarsi dell'anima, nella ri-
surrezione non sar) reintegrata in modo che tutto cid Statura e fisionomia dei corpi risorti
che si disgrega, assumendo via via gli aspetti e le di-
sposizioni sempre nuove di alme realti, pur ritornan- D. 90. Non ne consegue nemmeno che la statu-
do al corpo dal quale si d disgregato, torni necessa- ra individuale dei risuscitati sari diversa solo perch6
riamente alle parti originarie del corpo eo. Alrimen- l'avevano avuta diversa da vivi, oppure che i magri ri-
ti, se nei capelli ritorna tutto cid che i tagli frequenti torneranno in vita con la loro magtezza e gli obesi con
avevano loro sotffatto, se nelle unghie ritorna tutto la loro obesiti. Ma se rientra nel progetto del Creato-
cid che i stato tante volte accorciato, ecco che questa re che i lineamenti individuali conservino un'identiti
mosffuositi irragionevole e sconveniente diventa un e una somiglianza ben riconoscibile, e che invece a
ostacolo per quanti riflettono sul problema, impeden- tutti i rimanenti organi corporei sia restituita uguale
do loro di credere nella risurrezione della carne. E .o- integriti, la costituzione fisica di ognuno risulter) mo-
me quando una statua di metallo che pud fondere vie- dtficata in modo che nulla di essa vada perduto e ogni
ne liqtrefatta con il fuoco, oppure pohedzzata, o rrag- eventuale deficienza risulti colmata da colui che pot6
glomerata e un artista intende ricostruirla nelle stesse rcahzzare dal nulla tutto ci6 che volle. Se poi nei cor-
dimensioni: in tal caso per la sua integriti non conta pi di coloro che risorgono si registrer) una giustifica-
nulla sapere a quale membro della statua venga resti- bile disuguaglianza, come awiene per le voci che so-
tuita una particella materiale, purch6 tuttavia nella ri- stanziano il canto, cid riguarderi in ognuno la costi-
cosffuzione la statua possa recuperare tutta la materia tuzione fisica del suo corpo, in modo da restituire an-
di cui era costituita; allo stesso modo, Dio, artista che che l'uomo alle schiere degli angeli (cf. Mt 22,30),
opera in modo mirabile e ineffabile, ricostituir) con senza che si presenti al loro sguardo alcunch6 di scon-
mirabile e ineffabile prontezzalanostra carne con tut- veniente. Nulla vi sari, infattr, di indegno, poich6
to cid di cui essa era fatta. Avri poca importanza allo- quel che deve essere sar) comunque degno; alrimen-
ti non sar) affatto.
80 Cf. De ciu. Dei 22, 19, 7-3: NBA 5/1, )69-373.

144 t45
Come risorgeranno i corpi dei santi ilsangue non erediteranno il regno diDio, e, quasi per
spiegare tali parole, si E aggiunto Nd cid che i corrut-
D.91. I corpi dei santi risorgeranno dunque tibile erediteri cid che i incorruttibile (1 Cor 1r, ,0).
senza alcun difetto, senza alcuna deformitd,, senza al- Quel che prima viene detto "carne e sangue", dopo
cuna corruzione, pesantezza o impaccio: la speditezza viene detto "comuttibile"; prima si parla di "regno di
sari pari alla contentezza. Per questo motivo sono pu- Dio", dopo di "incorruttibile". Se invece ci si riferisce
re chiamati spirituali, anche se non c'E ombra di dub- alla sostanza, anche allora ci sard carne; per questo,
bio che saranno corpi, non spiriti sr. Come ora il cor- dopo la risurrezione si parla di carne per indicare il
po viene chiamato animale (cf. t Cor 15,44-46), pur corpo di Cristo (cf . Lc 24, )9). Ma se l'Apostolo dice:
essendo un corpo e non un'anima, allo stesso modo Si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale
aifora il corpo sari spirituale, pur essendo corpo e (1 Cor 15,44), d perch6 l'armonia trala carne e 1o spi-
non spirito. Percid, se ci si riferisce alla corruzione rito sari tale e lo spirito poma vivificare la carne a s6
che ora appesantisce l'anima (cf. Sap 9,15) e alle pas- sottomessa senza aver bisogno d'alcun sostentamen-
sioni che spingono la carne ad avere desideri contrari to, in modo che non ci sia in noi alcun conflitto inter-
allo spirito (cf. Gal 5,17), allora non ci sari pir) car- no: non avremo awersari da affrontare n6 dall'ester-
ne, ma corpo, poich6 si parla anche di corpi celesti no, n6 in noi stessi 82.
(cf. I Cor 15, 40). Per quesro e staro detto: La carne e

La risurrezione di quanti appartengono alla mdssa con-


81 La teologia della risurrezione che Agostino sviluppa in dannata
queste pagine presuppone e rinforza una antropologia dominata
da un'attenzione ormai matura alla lezione biblica e sempre pir)
estranea ad inflessioni dualistiche. In proposito si cf. De ciu. Dei D. 92. Tutti coloro, poi, che appartengono a
L0,29,2: NBA 5/7,76), dove Agostino cita espressamente un'o- quella massa condannata, scaturita dal primo uomo e
pera perduta De regressu animae del neoplatonico Porfirio, criti- che non sono liberati dall'unico mediatore fra Dio e
candone l'invito a fuggire ogni corpo, invito che in realti ricorre- gli uomini (cf. 1 Tm 2, 5), risorgeranno certamente
va spesso nelle proprie opere giovanili (cf., ad esempio, C. acad.7,
1,1: NBA ),29;Deord.l,I,3: NBAl,25L;Sol. 1,74,24: NBA ognuno con la propria carne, ma per essere puniti in-
), 421,). In ogni caso, la teorizzazione dell'unione sostanziale {i sieme al diavolo e ai suoi angeli (cf. Mt 25, 41). Serve
corpo ed anima appare in Agostino costantemente presente: ,,E poi molto allora aff.attcarci a ricercare se essi risorge-
pazzo chi vuol considerare estraneo alla natura umana il corpo>> ranno con i difetti e le deformiti dei loro corpi, e con
(De an. orig.4,2, l: NBA 11/2,42L). Cf. pure De doct. christ. 1,
24,25: NBA 8, )l;De Trin.4,1,5: NBA 4,18);6,),4: NBA 4,
27); In Io. eu. 47,72: NBA 2411, 947; De ciu. Dei 11, 6: NBA 5/2, 82 Agostino affronta la questione, tra l'altro, anche in Ep.
237. 102,2-6: NBA 21, 9fi 957 .

146 t47
le stesse membra che sono state all'origine dei loro di- sari la pena di quanti non hanno aggiunto nient'altro
fetti e deformiti? Non ci deve nemmeno angustiare al peccato originale che hanno contratto 8), mentre
l'incertez za circa le loro fattezze o bellezza, dal mo- per tutti gli altri che hanno aggiunto qualcosa, ci sari
mento che la loro dannazione sari certa e perenne sr. di h una condanna tanto pii sopportabile, quanto
Non lasciamoci toccare dal problema riguard ante la minore quaggii sara stata l'iniquit) se.
natura della incorruttibi[ta del loro corpo, se d vero
che potri soffrire, o della sua corruttibifiti, se d vero
che non potri morire. La vita vera B solo quella vissu- La pena dei dannati e la consdpeuolezza della grazia dei
ta felicemente e la vera incorruttibiliti solo quando il santi
benessere non d corrotto da alcun dolore. Quando in-
vece chi d infelice non ha la possibilit) di morire, d la 24. 94. Menme quindi gli angeli e gli uomini re-
morte stessa, per cosi dire, che non muore; quando il probi rimarranno in una pena eterna, i santi conosce-
dolore non uccide, ma tormenta, la corruzione stessa ranno in modo pir) completo il bene che la grazia avrd
d senza fine. Nelle sacre Scritture
in tal caso si parla di loro conferito. Allora dalla stessa realti delle cose ri-
seconda morte (cf. Ap 2,1I;20,6; 14). sulteri ancora pir) chiaro quel che d stato scritto nel
Salmo: La misericordia e il giudizio io ti canterd, Si-
gnor€ (Sal 100, 1), poich,3 nessuno d liberato se non
ll peccato all'origine della prima e della seconda morte per una misericordia non dovuta e nessuno E condan-
e la perua lieuissima dei bambini nato se non per un giudizio dovuto 87.

23. 93. Iuttavia se nessuno avesse peccato, al-


l'uomo non sarebbe tocc ata n€ la prima morte, che za il sucl corpo", mentre "la seconda morte E quando l'anima scon-
costringe l'anima ad abbandonare il proprio corpo, ta una pena eterna senza Dio e con il suo corpo" (De ciu. Dei 1),
12: NBA 5/2,243). Cf. pure De ciu. Dei 7),2: NBA 5/2,22)-225).
n6 la seconda, che non le consente di abbandorrr. il 8) Dietro questa affermazione s'intravede I'attenzione al
corpo che merita la sua pena Ba. Certamente lievissima problema della morte dei bambini non battezzati, che risulta an-
che dalla lettera scritta a Girolamo nel 415 Gf. Ep. 166, 6, I6s.:
NBA 22, 739s.), Gii in De pecc. mer. 7, 16,2L: NBA 17l1, Ago-
sr Cf. Deciu.Dei20,5,l-5: NBAr/1, 10r-111. stino aveva parlato di una poend mitissirua.In ogni caso, aggiun-
8a
geri pii tardi, la pena cui saranno sottoposti i bambini non bat-
Sulla pena costituita dalla morte cf. sopra g,25-26. Sulla
tezzatrE tale da esser preferibile aila non esistenza: cf . C.Iul.5,11,
dtfferenza ffa "prima" e "seconda morte" Agostino si diffonde nel
44: NBA 18,829.
libro XIII del De ciuitatc Dei, doveprecisa che la "prima morte,, ri- 86 In proposito si cf. anche pii avanti: 29,770-1fi.
sulta da due morti, "quella dell'anima e quella del iorpo" ed awie- 87 La questione viene ripresa e sviluppata pii avanti: c[.25,
ne "quando l'anima sconta una pena temporane a sertz,a Dio e sen-
98;28, 106.

148 r49
Cid che ora i nascosto sari suelato (Sal t1.3, l1). Cid non sarebbe sicuramente vero se
Egli avesse voluto qualcosa senza compierlor e, cosa
24.95. Allora non sar) pir) nascosto cid che ora ur.ot pii inaccettabile, senza compierlo perch6la vo-
d nascosto, quando fra due bambini, l'uno dovri es- lont) ,r-um avrebbe impedito la rcahzzazione di quel
sere scelto per la misericordia, l'altro abbandonato che voleva l'Onnipotente. Insomma non accade nulla
per il giudizio (cf . Rm 9, 10s.), e in questo il primo po- che non sia l'Onnipotente a volerlo, o permettendo
tr) riconoscere quel che gli sarebbe roccato per il giu- che accade, o compiendolo Egli stesso 8e.
dtzio, se non fosse subenffatala misericordia, e per-
ch6 sia stato scelto l'uno invece dell'altro, pur essen-
do unica la condizione di entrambi; e perch6 poi pres- Dio opera il bene arucbe quando permette cbe accada il
so alcuni non si siano compiuti quei prodigi che, se male
presenti, li avrebbero posti in condizione di fare pe-
nttenza, menffe si sono compiuti fra coloro che non 24. 96. Non c'E dubbio poi che Dio opera il be-
avrebbero creduto. Chiarissime sono infatti le parole ne, anche quando permette che accada tutto cid che
del Signore: Guai a te, Corazin, guai a te, Betsiida! di male u..ud.. E solo per un giusto giudizio che Egli
Perchd, se a'firo e a Sidone fossero stati compiuti i pro- 1o permette, ed E certamente buono tutto quel che d
digi che sono stati fatti in mezzo a uoi, gii da tempo giusto. Ed anche se tutte le cose cattive, proprio in
aurebbero fatto penitenza nel cilicio e nella cenere (Mt quanto cattive, non possono essere buone, B tuttavia
IL,21). E certamente Dio non E stato ingiusto, non un bene che ci siano non solo cose buone, ma anche
volendo la salvezza di quanti avrebbero potuto essere cattive e0. Se infatti non fosse un bene l'esistenza an'
salvi, se solo l'avessero voluto.
Allora, nel luminosissimo fulgore della sapien-
89 Testo fondamentale, nel quale si distingue tra volont)
2a88, si pomi vedere quel che ora E custodito dalla fe-
operativa di Dio e volont) permissiva, relativa quest'ultima all'e-
de dei credenti, prima di averne una conoscenza siitenza del male. Identica affermazione in De d. perseu.: NBA 20,
esplicita: quanto sia certa, immutabile e assolutamen- )17 e in una delle lettere recentemente scoperte (cf' Ep. 2o,8:
te efficace la volonta di Dio; quante possibilit) egli NBA 2llA ,2) . Di conseguen za, altrove Agostino precisa: Dio <<sa
abbia senzavolerle, mentre non v'd nulla che non vo- condannare, non gii creare f iniquiti, che con tutta ragione d bia-
simata dalla veritb (Ep. 194,6, )0: NBA 21, 289). Analoga posi-
glia senza averne la possibilit); e quanto sia vero quel zione viene ribadita rnDe ciu. Dei20,1,2: NBA 58,99.
che si canta nel Salm o: Il nostro Dio sta in alto nei cie- 90 In questo senso, commenta Gilson, <<l'esistenza dei pec-
li; nei cieli e sulla terua Egli compi tutto cid che uolle catori stessi contfibuisce alla perfezione dell'universo>>; essi tutta-
via vi contribuiscono non in quanto peccatori, ma <<in quanto vo-
lont) libere e capaci di peccare o di non peccare>> (E. GnSON,Ia-
88 Sulla nozione di sapienza, cf. sopra 1, 2. troduzione allo itudio li SanlAgostino, trad. it., Casale Monferra-

110 15t
che di cose catrive, la bonti dell'Onnipotente non do infatti si domanda per quale motivo non tutti si
permetterebbe assolutamente che esistesiero; non c'i salvino, di solito si risponde perch6 essi non lo vo-
ombra di dubbio infatti che, corne d facile per Lui gliono, cid che non si pud dire certamente dei pii pic-
compiere qugl che vuole, d almettanto facile ,on p..- coli, ai quali non appartiene ancora il volere e il non
mettere cid che non vuole. se non crediamo questo, si volere. Se infatti si ritenesse di dover attribuire alla 1o-
compromette l'inizio stesso della nosta confessione, ro volonti tutto quel che compiono per impulso in-
per cui confessiamo di credere in Dio padre onnipo- f-antile, dovremmo dire che, all'atto del loro battesi-
tente. E non c'd altra ragione per cui Egli vien. .hir- mo, si salvano anche conffo la propria volont), quan-
mato onnipotente secondo veriti, all'infuori del fatto do cercano in tutti i modi difar resistenza.Ma ancor
che Egli pud tutto cid che vuole e non c'E volonth di pii evidente E il caso in cui il Signore sgrida la citti
qualsiasi creatura ad impedire l'attuarsi di una vo- empia, dicendo: Quante uolte bo ualuto raccogliere i fi-
lonti onnipotente. gli tuoi, come una gallina con i suoi pulcini, e noru hai
uoluto (Mt D,3l).In questo caso d come se la volonti
di Dio sia stata sopraffatta dalla volont) degli uomini
San Paolo e la uolonti di Dio che tutti si saluino e colui che B potenza assoluta non abbia potuto com-
piere cid che voleva per l'impedinrento dovuto al ri-
24. 97 . Si deve percid considerare come si sia po- fiuto dei pii deboli. Dov'd mai, allora, quell'onnipo-
tuto dire di Dio (poich6 anche quesra d parola urrolrr- tenza, in virtr) della quale nei cieli e sulla terra Egli
tamente vera dell'Apostolo): Egli uuole che tutti gli compi tutto cid che volle, se volle raccogliere i figli di
uomini siano salui (1 Tru 2,4) e1. Ora, dal momenro Gerusalemme e non 1o ha fatto? O piuttosto quest'ul-
che non tutti lo sono, ed anzisono molti di pin quelli tima propriamente non volle che i suoi figli fossero
che non si salvano, sembra proprio che non aicad,a raccolti dal Signore? Eppure, nonostante tale rifiuto,
quel che Dio vuole che accada, beninteso per una vo- Egli raccolse tutti i suoi figli che volle; non B infatti
lont) umana che ostacolala volont) divina ez. euan- che nei cieli e sulla terra Egli compi alcune cose sen-

to_1981, p. 169, n. 10). C[ al riguardo De lib. arb. ),9,26_2g: yezza, che non sar) di tutti; la prima d una verit) teologica, la se-
NBA t/2, 3t7-321. conda una costatazione fattuale, verosimilmente condizionata da
Ll questione viene ripresa e sviluppata pii arrant i: c[. 2J , un giudizio storico concreto. Agostino peraltro ribadisce conti-
^?,
10J. Significarivi, i, particolare, i resti ripbitati in Ep. 2Il, 6, 19: nuamente che Dio ama tutti gli uomini e Cristo B morto per tutti:
NBA 2l ,595; C. 1u1.,4, g,42: NBA 1g, 'itl;D, corr. et gr. 14,44: <Chi ci ha riscattato a tanto prezzo - insegna Agostino - non vuo-
NBA 20, 181. le che periscano quelli che si E acquistat o>> (Serm. 22, 9: NBA 29,
92 occorre dunque
disti'guere fra la reden zione,che si d at- 42)); dunque <<1a fonte non ci abbandona, se non siamo noi ad ab-
tuata per turti, e la parrecip azione effettiva ai benefici della sal- bandonarla>> Un Io. eu. 32, 4: NBA 24/1, 6%).

152 15)
za volerle, mentre ne volle altre senza compierle: al ro che non riescono a penetrare con f intelligenza
contrario Egli compi tutto cid che volle. questa profonditi della grazia, ha aggiunto: Diremo,
dunque cbe c'i forse irugiustizia presso Dio? Certamen-
te no! (Rm 9, 14). Sembra ingiusto infatti che Dio,
Una misericordia gratuita all'origine della scelta fra Gia- prescindendo completamente dai meriti legati ad
cobbe ed EsaD opere buone o cattive, possa prediligere l'uno e odia-
re l'altro. In questo caso, se avesse voluto che si pen-
25.98. Ma quale empia follia pud portare a dire sasse alle opere future (buone per l'uno e cattive per
che Dio non possa far volgere al bene le volonti cat- l'altro), che Dio certamente conosceva in anticipo,
tive degli uomini, scegliendo quelle che vuole, quan- mai avrebbe detto: <<Non in base alle opere>>, dicendo
do e dove r,,uole st? Ma quando lo fa, d la misericordia piuttosto: <<In base alle opere future>>, risolvendo cosi
a guidarlo, mentre quando non lo fa, d il giudizio; poi- la questione; anzi, non ponendo affatto una questione
ch6 Egli usa misericordia con chi uuole e indurisce chi da risolvere. Ora perd, avendo risposto: Certamente
uuole (Rm 9,18). Per poter dir questo, l'Apostolo va- no, ossia, certamente l'ingtusttzia non d presso Dio,
loizzavala grazia; a tal fine aveva gid parlato dei due subito dopo, per provare come cid accad a senza alcu-
gemelli che Rebecca portava in grembo, non ancora na ingiustizia divina,ha detto: Egli in/htti dice a Mosi;
nati e senza aver fatto nulla di bene o di male Percbd Prouerd misericordia per colui di cui aurd auuto miseri-
il disegno diuino rimanesse fondato sull'elezione, non cordia e accorderd misericordia a colui uerso il quale
in base alle opere, ma alla sua cbiamata, le fu detto; Il sard stato misericordioso (Rm 9,15; cf. Es )3,19) eq.
maggiore sari sottomesso al minore (Rm 9, ll-l.J.; cf. Chi percid pomebbe pensare, alf infuori dello stoho,
Gn 25,21). Ricorse per questo ad un'alma testimo- ad un Dio ingiusto, sia quando emette un giudizio di
nranza dei profeti, dove sta scritto: Ho prediletto Gia- castigo meritato, sia quando accord a una misericordia
cobbe, ma bo odiato EsaD (Ml t, 2-3).Awertendo tut- immeritata?
tavia che quanto E stato detto potrebbe turbare colo- Questa, infine, \a conclusione che ne flcava:
Dunque ruon i frutto della uolontd, nd dello sforzo del-
I'onmq ma della misericordia di Dio (Rm 9, 16). En-
91 mambi i gemelli nascevano pertanto come figli della
Questo testo prova, secondo TrapE, la tesi dell'efficacia
della grazia divina (cf. anche piir avanti: 26, 102), che Agostino collera (cf. Ef 2,1), beninteso non in base alle proprie
sostiene con argomenti di ordine filosofico, biblico e liturgico, opere, ma originariamente legati con il vincolo della
senza perd che questa efficacia annulli di per s6la libertir di scel-
ta dell'uomo: cf. A. TRAITE, Liberti e grazia, in A.t.Vl,., Congresso
lruternazionale su S. Agostino nel XVI centenario della conuersione, ea Sul rapporto tra giustizia e misericordia cf. anche pir)
I, Roma 1987, p. 1.96. avanti:28,106.

t54 155

L
condanna che risale ad Adamo; eppure, chi disse: Pro- con cbi uuole e indurisce chi uuole (Rm 9,18). Usa mi-
uerd misericordia per colui di cui aurd auuto misericor- sericordia, evidentemente, per la grande bont), men-
dia, predilesse Giacobbe per una misericordia gratui- tre indurisce senza ingiustizia alcuna, cosicch6 chi d
ta, mentre ebbe in odio Esar) per un giudizio dovuto. stato liberato non si vanti per i propri meriti, menre
E bench6 questo fosse dovuto ad enrambi, l'uno ri- chi d stato condannato non si lamenti di altro che dei
conobbe nell'alro che, se ad una medesima condizio- propri meriti. E soltant o la grazia, tnfanr, che distin-
ne non corrispondeva un medesimo castigo, egli do- gue i redenti dai perduti, radunati, questi ultimi, in
veva vantarsi non di meriti personali diversi, ma della un'unica massa di perdizione dalla comune condizio-
generositi della grazia divina, poich6 non d frutto del- ne perpetuatasi dalle origini.
la volonti, n6 dello sforzo dell'uomo, ma della miseri- A chi accoglie poi tali parole in modo da escla-
cordia di Dio. Nella sconfinata profonditi salvifica di mare: Ma allora perchd ancora rimprouera? Cbi pud re-
questo mistero d la fisionomia complessiva e, per cosi sistere al suo uolere? (Rm 9,19), quasi che il malvagio
dire, il volto delle sante Scritture ad invitare quanti non risultasse colpevole per il fatto che Dio usa mise-
sanno contemplarle affinch6 cbi si uanta, si uanti ruel ricordia con chi vuole e indurisce chi vuole, giammai
Signore (1 Cor 1,,3L). dovremmo vergognarci di rispondere come ricono-
sciamo che ha risposto l'Apostolo: Chi sei tu, o Ltomo,
per replicare a Dio? Pud forse dire il uaso plasmato d co-
IJinterpretazione paolina dei giudizi di Dio lui che lo plasm6: Percbd mi bai fatto cosi? Il uasaio
non ha forse il potere di realizzare con la medesima
25 . 99. Avendo quindi valonzzato la misericordia massa d'argilla un uaso per un uso nobile ed un altro
di Dio con le parole: Dunque non i frutto della uo- per un uso uolgare? (Rm 9,20-21) ei. In questo passo
lonti, nd dello sforzo dell'uomo, ma della misericordia alcuni ingenui e6 credono che la risposta dell'Aposto-
di Dio (Rm 9,16), subito dopo l'Apostolo, per valo- lcr sia stata insufficiente e che egli abbia bloccato l'au-
rtzzare anche il giudizio, poich6 dove non c'e miseri- dacta del prop rio antagonista per manc anza di argo-
cordia, c'd il giudizio e non I'ingiustizia (e certamente menti razionah. In realt) non sono dawero di poco
non c'd ingiustizia presso Dio) , ha aggiunto le se- peso le parole Cbi sei tu, o uomo? Di fronte a tah que-
guenti parole: Dice infatti la Scrittura al Faraone; Ti ho stioni egli infatti richiama l'uomo ad una attenta con-
fatto sorgere per mostrare in te la mia potenza e perchd siderazione delle proprie capaciti, certamente in mo-
il mio nome uengd proclamato su tutta la terua (Rm 9,
L7; cf. Es 9,11). Dopo di che, con una conclusione e, Cf. De ciu. Dei L5,1, 2: NBA 5/2, 377 379.
che riguarda entrambe le cose, vale a dire misericor- e6 Siffattaprobabihnente dei pelagiani: cf . De dgone lI,lZ:
dia e giudizio, afferma: Dunque Egli usa misericordia PL 40,291 .

156 157
do sbrigativo, anche se nella sostanza l'argomento ra- ha voluto, usando bene anche dei mali rz, in quanto
zionale d notevole. sommamente buono, in vista della condanna di
Chi pud mai replicare a Dio, se non comprende quanti giustamente predestind alla pena, e in vista
queste cose? Se invece le comprende, a maggior ra- della salvezza di quanti amorevolmente predestind
gione non trova di che replicare. Vede bene infatti, se alla grazia. Per quanto attiene a loro, essi agirono
comprende, che tutto quanto il genere umano d stato contro la volonti di Dio; per quanto invece attiene al-
condannato nella radice della sua apostasia da un giu- l'onnipotenza di Dio, non furono minimamente ca-
drzio divino talmente giusto, che nessuno avrebbe il paci di riuscirvi. Anzi, proprio in quanto agirono
diritto di prendersela con la giustizia di Dio, anche se contro la sua volonti, questa si d realizzatain loro e8.
nessuno ne venisse liberato; mentre quelli che sono li- Difatti grandi sono le opere del Signore, conformi a
berati dovevano esserlo in modo da far risultare, ri- tutte le sue volonti, cosicch6 anche quanto accade
spetto ai pii che non lo sono, sottomessi ad una con- contro la sua volonti, in modo inspiegabile e sor-
danna assolutamente giusta, quel che avrebbe merita- prendente non prescinde mai dalla sua volonti; del
to tutto l'insieme e dove avrebbe condotto anche co- resto, cid non accadrebbe se Egli non lo permettesse
storo il giudizio divino dovuto, se non fosse interve- ed E evidente che Egli lo permette volontariamente,
nuta la sua misericordia non dovuta. Cosi E stato fat- non involontariamente, n6 Egli, nella sua bonti, per-
to in modo che sia cbiusa ogni bocca (Rm ), 19) a metterebbe l'accadere del male, se non fosse capace,
quanti vogliono vantarsi per i propri meriti e chi si nella sua onnipotenza, di ricavare il bene anche dal
uanta, si uanti nel Signore (1 Cor l, )l). male.

Mirabili le opere di Dio, che attua la sua uolonti attra-


uerso le uolonti cattiue degli uomini ei Cf . De ciu. Dei 74,27: NBA 5/2, )59-367.
e8 Su questa base teologica si decide il passaggio che con-
26. I00. Queste sono le grandi opere del Signo- durr) alla dottrina successivamente sviluppata inDe d. perseu. 74,
re, conformi a tutte le sue volonti (cf. Sal 1L0,2), e l5: NBA 20,)52: <<Questa d la predestinazione dei santi, nient'al-
tro: ciod la prescienza ela preparuzione dei benefici di Dio, con i
cosi sapientemente conformi, che, nonostante il pec- quali indubbiamente sono liberati tutti quelli che sono liberati>.
cato della creatura, angelica e umana, cioE nonostan- In un'altra opera, anche questa posteriore, la predestinazione vie-
te questa abbia voluto fare non la volonti di Dio, ma ne definita <<preparuzione alla grazia>> e si ribadisce una distinzio-
la propria, persino attraverso la medesima volont) ne fondamentale tra predestinazione e prescienza: Dio infatti <ha
potere di sapere in precedenza anche quelle cose che non compie
della creatura, che ha agito contro la volonti del egli stesso, come ogni sorta di peccator, (De praed. sanct. 10, 19:
Creatore, questi ha portato a compimento quel che NBA 20,257).

158 159
Le buone uolontd degli uomini possono non coincidere lemme, perch6 li non dovesse soffrire i mali che il
con quelle di Dio e coinciderui quelle cattiue profeta Agabo aveva predetto (cf. At 2I, L0-1a)7 Ep-
pure Dio voleva che per annunziarc la fede di Cristo
26. l}L Qualche volta poi d una volontd buona egli soffrisse quelle cose, impegnandosi come suo te-
che porta l'uomo a volere qualcosa che Dio non vuo- stimone. Egli quindi portd a compimento questa sua
le, anche se la sua buona volonti d ben pii grande e volonti buona per mezzo non delle volonti buone dei
certa (non pud infatti mai essere cattiva); d il caso in cristiani, bensi di quelle cattive dei Giudei, ed erano
cui un figlio buono vuole che il padre viva, menme dalla sua parte quanti non volevano quel che egli vo-
Dio, nella sua buona volontd, vuole che muoia. Pud leva, anzichl quanti resero possibile, con la loro vo-
accadere al contrario che una volonti cattiva porti un lonti, quel che egli voleva:l'atto fu il medesimo, ma
uomo a volere quel che la volonti buona di Dio vuo- egli lo compi per loro tramite con volonti buona,
le, come quando un figlio cattivo vuole la rnorte del mentre quelli con volonti cattiva.
padre, che vuole anche Dio. La volont) del primo d
dunque contraria alla volonti divina, mentre quella
del secondo vuole la medesima cosa; eppure ad esser E in ogrui caso iruuincibile la uolonti di Dio
in sintonia con la volonti buona di Dio d la pieti del
primo, bench6 voglia una cosa diversa, piuttosto che 26. L02.In ogni caso, per quanto forti possano
l'empiet) del secondo, che vuole la medesima cosa. essere le volonti degli angeli o degli uomini, buoni o
Cid che importa i quale volont) sia confacente all'uo- cattivi, favorevoli o contrari a cid che Dio vuole, la vo-
mo e a Dio, e quale sia il fine che orienta la volonti di lonti dell'Onnipotente d sempre invincibile; essa non
ciascuno, perch6 possa ricevere apptovazione o di- pud mai essere cattiva, poich6, anche quando infligge
sapprovazione. dei mali, d giusta e sicuramente, se B giusta, non d cat-
Dio infatti porta a compimento alcune volonti tiva. Dio onnipotente dunque, sia che per misericor-
sue, sicuramente buone, per mezzo delle volonti cat- dia provi misericordia di chi vuole, sia che per il giu-
tive di uomini cattivi: cosi Cristo d stato ucciso per noi drzio indurisca chi vuole, non compie alcuna ingiusti-
per mezzo di Giudei malvagi secondo la volonti buo- zia, non compie nulla contro la propria volonti e tut-
na del Padre, ed d stato un bene cosi grande, che l'a- to cid che vuole, lo compie.
postolo Pietro, che non accettava che cid accadesse, d
stato chiamato " satana" da colui che era venuto per
essere ucciso (cf. Mt 16,21-D). Quanto sembravano
buone le rrolonti di devoti credenti, che non volevano
che l'apostolo Paolo prendesse la suada di Gerusa-

160 I6I

t
Come interpretare la uolonti di Dio che ttttti si saluino ogni uomo cbe uiene sulla terua (Gu L, 9): non perch6
non ci siano uomini che Egli non illumini, ma perch6
27 . L$. Quando percid noi sentiamo e leggiamo nessuno B illuminato se non da Lui. Oppure, senza
nelle sacre Lettere che d volont) di Dio che tutti gli dubbio, d stato detto: Egli uuole che tutti gli uomini
uonrini siano salvi, bench6 sappiamo con certezza che siano salui, non perch6 non ci siano uomini di cui non
non tutti gli uomini lo sono, non per questo dobbia- volesse la salvezza, Egli che non volle compiere mira-
mo perd sottrarre alcunch6 alla volonta di Dio onni- coli portentosi presso quei popoli di cui dice che
potente. Dobbiamo piuttosto intendere cid che sta avrebbero gii fatto penitenza, se li avesse compiuti
scritto: Egli uu.ole che tutti gli uamini siano salui (1 Tm (cf. Mt LL,21), ma perch6 con l'espressione ttttti gli
2,4), come se si dicesse che nessun uomo d salvato, al- uoruirui, noi intendiamo l'intero genere umano, in tut-
l'infuori di quelli che Egli ha voluto salvi; non che non te le diffe renze in cui esso si articola: re e privati, no-
ci sia nessun uomo alf infuori di chi Egli vuole salvo, bili e popolani, altolocati e umili, dotti e ignoranti, sa-
ma che nessuno si salvi all'infuori di chi Egli vuole; ni e malati, perspicaci, tardt e sciocchi, ricchi, poveri
percid lo si deve pregare perch6 lo voglia, poich6 ac- e benestanti, maschi e femmine, banrbini, ragazzi,
cadr) sicuramente solo se Egli avr) voluto. In effetti, adolescenti, giovani, adulti e vecchi; di tutte le lingue,
parlando in quel modo, l'Apostolo si riferiva proprio costumi, mestieri e professioni; costituiti in una va-
al dovere di pregare Dio ee. Cosi infatti intendiamo rieti incalcolabile di volonti e di cosctenze; e in tutte
anche quel che sta scritto nel Vangelo: Egli illumina le altre differenze possibili fra gli uomini.
Quale sarebbe fra questi il motivo per cui Dio
non vuole che gli uomini di tutte le nazioni siano sal-
99
Questo passaggio dell'Enchiridion segna, insieme aI Con- vi per mezzo del suo Unigenito e Signore nosffo, e co-
tra lulianum, nfl importante momento evolutivo nella esegesi ago-
stiniana del testo paolino, anche se non nell'impostazione teologi-
si faccia, proprio in quanto nella sua onnipotenza non
ca generale del problema; cid in contrasto con I'interpretazione pud rrolere invano tutto quel che ha voluto? LApo-
dei pelagiani, secondo i quali invece esso proverebbe che l'inizia- stolo infattr aveva insegnato a pregare per tutti gli uo-
tiva della salvezza dipende dalla nosra libera volont). <<Si vede mini, aggiungendo in particolare per i re e per tutti
bene - commenta Trapd - che qui Agostino d tutto intento a di-
fendere la trascendenza di Dio e l'onnipotenza del suo volere; in-
quelli cbe stannct al potere (7 Tm 2, L-2), che si pote-
tende pertanto 1l uult sulla linea della volonti assoluta ed operati- vano ritenere, nella loro altezzosa superbia terrena,
va e l'omnes in senso limitativo per il fatto che non tutti si salva- ben lontani dall'umilti propria della fede cristrana.
no>>) sostenendo dunque l'<<onnipotenza del volere divino che non Percid, dopo aver detto: Questa i cosa buorua al co-
toglie la liberti mala porta a scegliere infallibilmente il bene> (A.
spetto di Dio, ruostro Saluatore 0 Tm 2,3), che cioB si
TMITE, Introduzione geruerale, NBA 20, Roma 1987, p. CLXX).
Agostino ritorna sull'esegesi del passo paolino inDe cor. et gr. 11, preghi anche per costoro, ha aggiunto subito, per eli-
$-45: NBA 20, ll8-782. minare la disperazione: Egli uuole che tutti gli uomini

t62 16)
fl

siano salui e giungano alla conoscenza della ueriti (1 Tm cato, cosi come era stato creato; in tale stato non sol-
2,4). Evidentemente Dio ha giudicato cosa buona de- tanto non gli sarebbe stato possibile commettere pec-
gnarsi di accord arc la salvezza dei grandi per le pre- cato, ma nemmeno averne la volonti. Dal momento
ghiere degli umili, come vediamo gld, realizzato, An- perd che Dio gih sapeva che l'uomo avrebbe usato
che il Signore ha fatto ricorso a questo modo di par- male del libero arbitrio, ciod che avrebbe peccato, si
lare, quando nel Vangelo ha detto ai farisei: Preleuate accinse piuttosto a voler trarre il bene anche da colui
la decima della mentt, della ruta e di tutto il raccolto che faceva il male, in modo che non venisse svuotata
(Lc LI,42).Infatti i farisei non prelevavano la decima la cattiva volont) dell'uomo, ma nondimeno fosse
su qualsiasi prodotto straniero e su tutti i raccolti di pofiata a compimento la buona volonti dell'Onnipo-
tutti gli stranieri in ogni terra. Come dunque qui tut- tente.
to il raccolto tndtca ogni genere di raccolto, cosi li con
l'espressi one tutti gli uomine possiamo intendere ogni
genere di uomini 100. Si pud anche intendere in qua- La condizione originaria e futura dell'uomo
lunque almo modo, purch6 perd non siamo costretti a
credere che Dio onnipotente abbia voluto reahzzare 28. 105. Percid l'uomo doveva anzitutto esser
qualcosa senza riuscirci. Se infatti non c'd alcun dub- posto nella condizione di volere sia il bene che il ma-
bio che Egli nei cieli e sulla terra, come proclama la le, in modo che non restasse nel primo caso senza rr-
verit), compi tutto cid che volle (cf . Sal Ll3, Ll), cer- compensa, nel secondo senza punizione. Successiva-
tamente non ha compiuto tutto cid che non volle mente perd sar) in condizione di non poter volere il
compiere. male, senza per questo esser privato del libero arbi-
trio. In realt) tale arbitrio sari ben pii libero, in
quanto non potri essere assolutamente asservito al
La prescienza di Dio e il peccato di Adamo peccato. N6 del resto la volont) d da condannare, o d
inesistente, o da non giudicare libera, quando ci fa
28. I04. Di Dto avrebbe voluto
conseguenza perseguire la feliciti, in modo non solo da non volere
conservare anche il primo uomo nella condizione di l'infeliciti, ma da non avere pir) assolutamente la pos-
integriti in cui era stato costituito, conducendolo al sibilit) di volerla. Come dunque anche oru Ia nostra
momento giusto, dopo aver generato dei figli, ad uno antma d in condizione di non volere l'infelicith, cosi
stato migliore, se nella sua prescienza avesse saputo sard sempre in condizione di non volere l'ingiustizia.
che egli avrebbe voluto restare per sempre senza pec- Non si doveva perd sospendere l'ordine, in base al
quale Dio volle mostrare il grado di bonti di un ani-
100 Sulla questione cf. sopra 24,97 . male ruzionale, che avesse anche la possibiliti di non

r64 165
peccare, pur essendo preferibile essere nella impossi- so com'd al peccato e alla morte 101. E la ltberuzione
bilita di peccare; allo stesso modo fu inferiore, ma fu non E assolutamente dovuta a se stessi, bensi alla sola
pur sempre tale, l'immortalit) consistente nella possi- grazia di Dio, riposta nella fede in Cristo, di modo che
bilith di non morire, restando superiore quella che la stessa volont), come sta scritto, d predisposta dal
consister) nella impossibiliti di morire. Signore (cf. Pru 8,35 [sec. LXX]) ad accogliere gli al-
tri doni di Dio, per mezzo dei quali giungere al dono
glgfng 102.
Iiimmortaliti persa con il libero arbitrio e riconquista-
bile con la grazia

28. 106. La naturaumana perse quella sua con-


dizione per mezzo del libero arbitrio, mentre per 101 Viene qui ulteriorrnente ribadito l'orizzonte teologico
mezzo della grazia guadagner) questa, che pure era generale enro il quale si situa la riflessione intorno al mistero del-
la salvezza e della redenzione, orizzonte delineato secondo le due
stata sul punto di guadagnare per proprio merito, se coordinate fbndamentali della giustizia e della misericordia (cf.
non avesse peccato. Neppure allora, per la verit), sen- anche sopra 24,94;25,98 e pir) avanti28,7O7).In Dio infatti mi-
za grazia avrebbe potuto esserci alcun merito, poich6, sericordia e verita s'incontrano (cf. De pecc. mer.2, 18,l1: NBA
pur essendo il peccato fondato solo sul libero arbitrio, 17/L, 165), anche se in modo imperscrutabile: Dio infatti <ha
pieti di chi vuole, mosso non da giustizia, ma solo dalla miseri-
quest'ultimo tuttavia non bastava a perseverare nella cordia, e fa ostinare chi gli piace - aggiunge Agostino sulla scorta
giustizia se dalla partecipazione al bene immutabile di Rn 9, 18 - mosso non gi) da sentimento d'iniquiti, ma per ca-
non provenisse 1'offerta dell'aiuto divino. Come l'uo- stigarlo secondo verit)> (Ep. 194,l, 6: NBA 23,265); per quesro
mo ha il potere di morire quando vuole (ognuno di la grazia non pud essere ingiusta, n6la giustizia pud .s.r. clude-
le (cf. De ciu. Dei 12, 27 ,2: NBA 5/2,215).
noi infatti pud uccidersi, se non altro almeno cessan- 102 C'a dunque una differenza,
anche se non assoluta, fra la
do di alimentarsi), anche se perd la volonti non basta grazia di cui l'uomo godeva prima del peccato originale el'altra,
per prolungare la vita, se vengono meno gli apporti maior, conseguente al peccato (post illam ruinam): Adamo ebbe la
costituiti dagli alimenti o da qualsiasi altra forma di gtazia di poter non peccare (auxilium sine quo ruon), mentre dopo
la colpa d'origine gli uomini riceveranno 1'aiuto con il quale di fat-
sostegno, cosi l'uomo nel paradiso era capace per to giungere alfa salvezza (auxilium quo).Fondamentale B al ri-
mezzo della volont) di darsi la morte abbandonando guardo la puntualizzazione, di poco posteriore, che s'incontra in
la giustizia, anche se, per rnantenere una vita di giu- De corr. et gr. L2,14: NBA 20, 165, e che presuppone la distinzio-
sttzia, senza l'aiuto del Creatore, il volere non basta- ne tra posse non peccare e flon posse peccare.. <<Una cosa d l'aiuto
senza il quale non ar,rziene qualcosa, e un'altra cosa l'aiuto per
va. Ma dopo quella cadr-rta la misericordia di Dio d
mezzo del quale qualcosa ar,ryiene [...]. Infatti senza alimenti -
pir) grande, dal momento che d lo stesso libero arbi- esemplifica Agostino - non possiamo vivere, ma tuttavia quando
trio che deve esser liberato dalla schiavitri, sottomes- ci siano gli alimenti, non sari per essi che vivr) chi vuole morire>.

t66 r67
La uita eterna come grazia diuina e la morte come sala- ta da quella discendenza, fa un vaso per un uso nobi-
rio del peccato le ed un altro per un uso volgare (cf. Rm 9,20-21): il
primo per misericordia, il secondo per il giudizio.
28.107 . Per questo I'Apostolo definisce grazia di Nessuno quindi dovri vantarsi dell'uomo e, per que-
Dio la stessa vita eterna, che rappresenta sicuramente sto, nemmeno di s6 104.
la ricompensa per le opere buone: Il salario del pecca-
to, egli dice, i la morte; mA la grazia di Dio i la uita
eterna in Cristo GesD nostro Signore (Rm 6, D). Ora il Iiunico Mediatore che poteua riconciliare con Dio il ge-
salario E un debito reso per un servizio militare, e non ruere umano
donato; per questo egli ha detto: Il salario del peccato
i la morte, per mostrare che la morte B una conse- 28. 108. Non ci potrebbe liberare nemmeno
guenza non imm efltata del peccato, ma dovuta. La l'uomo Gesi Cristo in persona, unico Mediator e tta
grazia, poi, se non E gtatutta, non E gtazia (cf. Rm ll, Dio e gli uomini (cf. 1 Tm 2,5), se non fosse anche
6). Dunque si deve intendere che i beni stessi merita- Dio l0r. Quando fu creato Adamo, ciod un uomo ret-
ti dall,uomo sono dono di Dio 10r; quando per essi
viene resa la vita eterna, che cosa si rende se non gra- 104 Su questa prospettiva teocentrica
l'Autore ha insistito
zia su grazia (cf. Gu L, 16)? L'uomo dunque d stato anche sopra: cf. fta l'altro 25,99. Sul rapporto tra misericordia e
creato retto (cf. Qo 7 , )0), in modo da poter rimane- giustizia cf .25,98;28, 706.
105 Per Agostino quindi
Cristo d mediatore in quanto uomo
re in quella condizione di rettirudine non senza l'aiu- e salvarore in quanto Dio (cf. .\erm. 29) , J : NBA ll; 2)5), anche
to divino, e da diventare perverso per la propria li- se esiste una fondamentale coincidenza in Cristo fra mediator e
berti. A seconda di quale delle due vie avesse scelto, redemptor: <4a grazia della mediazione,la pii alta di tutte le gra-
la volonti di Dio sarebbe stata compiuta, o addirittu- zie, spetta all'umaniti di Gesri, ma nel fondamento piu profondo
essa appartiene all'unigenito Figlio di Dio> (Sruoen, Dio saluato-
ra da lui, o sicuramente sopra di lui. Percid, visto che
re, p.250). Dunque <<nell'umanit) di Cristo I'uomo decaduto e il
egli preferi compiere la propria volonti, piuttosto che suo Creatore hanno un terreno d'incontro comune, dove pud
quella divina, s'E compiuta sopra di lui la volonti di compiersi l'opera di riconciliazione e di restaurazione>> (KEr-rv, 1/
Dio; Egli dalla medesima massa di perdizione scaturi- pensiero cristiano delle origini, trad. it,, Bologna 19J2, p. 480).
sulla mediazione di cristo nell'economia della salvezza cf. ancora
Maopc, La patria e la uia, pp.2fi-275, che rileva come f incarna-
103 f11sys, commentando Ef 2,8-9, Agostino afferma: <<La zione del Verbo restauri, secondo Agostino, la posizione mediana
grazia ha prevenuto il tuo merito; non i che la grazia venga dal dell'anima, riportando I'umanit) allo stato di unione profonda
merito, ma il merito viene dail.a grazia. Giacch6 sela grazia viene con Dio, e ricorda alcuni testi fondamentali nei quali si imputa ai
dal merito, hai acquistato, non hai ricevuto gratuitamente>> (Serm. neoplatonici di non aver conosciuto la vera mediazione, quella di
L69,2,l: NBA )l/2,781). Cf. pure De gr. et lib. arb.8, 19-20: Cristo: cf . De T'riru. 4, 18,24: NBA 4, 215-2Il; De ciu. Oii tt, Z:
NBA 20, 47 -51; Ep. 186, ), l0: NBA 21, 91. NBA 5/2, 69.

168 t69
to, non c'era bisogno di un mediatore. Quando perd Le anime dei defunti prima della risurceziorue
i peccati scavarono un solco profondo tra il genere
umano e Dio, era necessario che ci riconciliassimo 29. l09.Il tempo frapposto trala morre dell,uo-
con Dio fino alla risurrezione della carne nella vita mo e la risurrezione finale trattiene le anime in dimo-
eterna per mezzo di un mediatore, l'unico ad esser na- re misteriose, a seconda che ciascuna abbia meritato
to, vissuto e ucciso senzapeccato; cosi la superbia del- quiete o afflizione, in rapporto a quel che ha ottenuto
l'uomo sarebbe stata smascherata e risanata grazie al- in sorte finch6 viveva nella carne 108.
l'umilti di Dio, e l'uomo avrebbe potuto accertare
quanto si era allontanato da Dio, alla luce della chia-
rnata che gli veniva dal Dio incarnato to6; sosi, grazie sacrifici ed elemosire in suffragio di tutti i defunti bat-
all'Uomo Dio, sarebbe stato offerto all'uomo pervica- tezzati
ce un esempio di obbedienza e, assumendo l'Unigeni-
to la condizione assolutamente immeritata di servo, si 29. 110. Non si deve nemmeno negare che le ani-
sarebbe spalancata la sorgente della grazia roz; nella me dei defunti ricevono sollievo dallapieti dei propri
persona del Redentore sarebbe stata quindi prefigu- cari che sono in vita, quando viene ofierto p"r loro iI
rata anche la risurrezione della carne, promessa ai re- sacrificio del Mediatore o si fanno elemoiine nella
denti, e il diavolo sarebbe stato sconfitto grazie a Chiesa. Tutto questo perd giova a quanti in vita han-
quella medesima fiatura che si compiaceva d'aver in- no acquisito meriti che consentissero in seguito di ri-
gannato, senza che perd l'uomo potesse vantarsene, cavarne vantaggio. C'e infatti un tipo di condotta non
per non far risorgere la superbia. Cid non toglie che cosi buono da non richiedere questi suffragi dopo la
quanti intendano approfondire questo grande miste- morte, n6 cosi cattivo da non .i.rur..r. g6urr,.rrto
ro del Mediatore possano cogliere ed esprimere qual-
cos'altro, o almeno coglierlo, pur senza esprimedo.
Agosllno afftonta la questione anche in altre opere: cf.
Conf. 9,1, 6: NBA L, 259-261; D" cura mort. 3, 5: pL 40,-595; De
Trin. 15,25,45: NBA 4, 705; De ciu. Dei 12,9,,2: NBA 5/2, 169;
106 <<Nullapud svelare la superbia dell'uomo e contribuire 7), 8: NBA 5/2, 2)5; Serm. 280,5: NBA ll, 101-10r. euesto te-
a superarla rileva Nygren, commentando questo passo - come
- sto potrebbe anche essere considerato come testimonian za indi-
l'humilitas di Dio; nulla pud rivelare f immensa aberrazione del- retta a favore di un giudizio particolare dopo la morte, teorizzato
I'uomo quanto il fatto che egli possa ritornare a Dio solo median- ancor pii esplicitamente in un'opera di poco anteriore: cf . De an.
te un Dio incarnato> (A. NvcnpN, Eros e agape. La nozione ui- orig. 2,4, 8: NBA 17 /2, 353 .I testi patristici che si riferiscono in
stiana dell'amore e le sue trasformazioni,Bologna I9JI, pp. 479- modo esplicito al giudizio particolaie non sono molti: cf, S. Im-
480). xto, Tract. super psalm. 2,49:PL 9,290; S. BASrLro, In psalm.
107 Cf. sopra ll,)6;12,40. hom. 7, 2: PG 29, 2)2;S. Grnolatro, In loel. 2, l: pL 25, 96j.

t70 17L
F

dopo la morte; ve n'd poi uno talmente buono da non Due citti dopo la risuruezione
richiederne e viceversa uno talmente cattivo da non
potersene awantaggiare, una volta lasciata questa vi- 29. 111. Ma dopo la risurrezione, una volta at-
ta. E in questa vita percid che si acquista ogni merito, tuato un giudizio universale e integrale, esisteranno
che consente a ciascuno di ricavarne sollievo o op- due diverse citt}, quella di Cristo e quella del diavolo,
pressione. Nessuno perd s'illuda di guadagnarsi pres- quella dei buoni e quella dei cattivi, entrambe co-
so Dio, al momento della morte, quanto ha trascura- munque composte di angeli e di uomini. I primi non
to quaggir). Quindi tutte le pratiche solitamente rac- potra.nno avere alcuna volonti di peccare, i secondi
comandate dalla Chiesa afavore dei defunti non sono non potranno averne alcuna possibilitd, senza essere
contrarie all'afferm azione dell'Apostolo:'I"utti doure- in condizione di morire t tz; i primi vivendo veramen-
mo comparire dauaruti al tribunale di Dio, ciascuno per te e felicemente nella vita eterna, i secondi perseve-
riceuere la ricomperusa per quanto ba fatto firuchd era rando infelicemente, senza poter morire, nella morte
nel corpo, sia in bene cbe in male (2 Cor 5, 10; cf . Rm eterna; gli uni e gli alui senza fine. Tuttavia i primi,
14, L0); anche il merito di potersi giovare di queste nella beatitudine, resteranno in uno stato pii o meno
cose, tnfattt, ciascuno se l'd procurato finch6 viveva eminente, mentre gli altri, nelf infeliciti, in uno stato
nel corpo. Ma non tutti se ne giovano: e perch6 mai, pir) o meno tollerabils 111.
se non perch6 ciascuno ha condotto, finch6 era nel
corpo, una vita diversa? Ora, dal momento che ven- sia intesa come riferibile a71.a pena eterna, e non alla pena tempo-
gono offerti sia i sacrifici dell'altare sia di qualunque ranea, che ha valore purificatorio, cid andrebbe letto nel quadro
altraelemosinarle, essi rendono grazie per chi d vera- di una dlfferenza di condizione dei dannati, senza che ci6 com-
mente buono; intercedono per chi non d veramente prometta il carattere definitivo della loro condanna. Lipotesi di
una certa misericordia divina, che si estende anche alle pene dei
buono; per chi poi d veramente cattivo, non potendo dannati, viene formuiata con grande cautela tn En. in ps. 105,3:
in alcun modo aiutare i morti, cercano in qualche mo- NBA 27, 829. Questa ipotesi d accolta con quaiche favore da S.
do di consolare i vivi tto, psr quanti poi se ne giovano, GrcrvaruNr Crusos'x-xlo, In Phil. 3,4: PG 62, 203-204 e dallo
il giovamento comport a ola piena remissione o alme- Pseuoo AttN,tstct, Quaest. ad Ant.34:PG 28,617.
112 Su questo aspetto cf. sopra 28, 105-106.
no la possibiliti di una condanna pii tollerabils 111. 111 A differenza della ciuita.s dei beati, dove da diversiti
dello splendore non susciteri invidia, prerch6 regneri in tutti l'u-
In proposito cf. sopra 18,69'
109 nitlL della cariti> $n Io. eu. 67,2: NBA 24/2, L155),la citti terre-
Per uno sviluppo di questi temi cf. il breve scritto, pres-
110 na, che ha il suo bene sulla tema, non potri propriamente conti-
soch6 contemporaneo,De cura pro mortuis gerenda (PL 40,591- nuare a sussistere, in quanto tale, alla fine dei tempi: essa infatti,
610). arriveri a dire Agostino, <<non sari eterna perch6 quando sari
111 fs51e di difficile interpretazione (cf. anche pii avanti: condannata all'estremo supplizio non sar) pii una citti>> (De ciu.
29,1I2); nel caso che la possibiliti di una mitigazione della pena Dei 15,4: NBA 5/2,38)), essendo i suoi membri condannati alla

112 173
r t
I misericordiosi che non credono all'eterniti delle pene semmai, se cid \t appaga, che le pene dei dannati sono
in qualche modo attenuate secondo intervalli di tem-
29. LL2.Invano pertanto molti, anzi moltissimi, po determinati. Anche in questo caso, allora, d possi-
sono portati dal loro sentimento umano a provare mi- bile comprendere che perdura su di loro la collera di
sericordia per quelli che sono condannatt ad una pe- Dio (cf. Gu ) , )6)., ciod la condann a vera e propria (si
na etern a e a supplizi interminabili, non credendo parla infatti di collera di Dio, non di turbamento del-
quindi che awerri proprio cosi: evidentemente non lo spirito divino) , senza perd che Egli soffochi nella
senza sconfessare le divine Scritture, ma provando in sua collera, beninteso una collera che perdura, le sue
rapporto alle proprie emozioni a smussarne alcuni misericordie, in quanto non pone fine al castigo eter-
punti fermi, piegando ad una interpretazione pii de- no, ma frappone un alleggerimento agli spasi*i tre; il
bole quelle affermazioni che essi ritengono pronun- Salmo infatti non dice: "Per mettere fine alla sua col-
ziate in modo pit intimidatorio che veritl.1o tt+. [n- lera", oppure: "Dopo la sua collera", bensi: Nella sua
fatti, essi dicono, Dio non dimenticheri la misericor- collera. Ed anche se questa fosse da sola la minimaim-
dia, e non soffocheri nella sua collera le sue miseri- maginabile quaggir), in realti perdere il regno di Dio,
cordie (cf. Sal76,I0). Questo lo si legge, d vero, in un essere esiliato dalla citti di Dio, allontanato dalla vita
salmo santo; ma viene inteso senza esitazione come ri- divina, privato di quella sua dolcezza che in cosi gtan-
ferito a coloro che sono detti vasi di misericordia (cf. de misura Dio nasconde a coloro che lo temono, ma
Rm 9,2)), poich6 anche questi sono liberati dalla mi- che ha accordato pienamente a quanti sperano in Lui
seria non per i propri meriti, bensi per la misericordia (cf . Sal )0,20), sono una pena tanto grande, che non
di Dio ttr. Qppure, ritenendo che ci si riferisca a tut- ci possono essere tormenti di sorta, a noi noti, para-
ti, non per questo si deve necessariamente supporre gonabili ad essa, se quella pena E eterna e questi inve-
che abbia fine la condanna di coloro dei quali i stato ce durano tutt'al pii per molti tsseli ttz.
detto: E se ne andranruo, questi al supplizio eterno, per-
ch6 poi, allo stesso modo, non si pensi che un giorno
avri fine anche la felicit) di coloro dei quali d stato
detto: e i giusti alla uita eterna (Mt 25,46). Pensino 116 Cf. sopra 2g , ll0.
111 La questione verri affrontata ampiamente, pochi anni
pii tardi, nel libro XXI del De ciuitate Dei, dove, in nome di una
assoluta fedeld alla Scrittura, si ribadisce l'eternit) della pena e si
solitudine della disperazione, che impedisce di istituire il bench6 formula una condanna esplicita dell'origenismo (ulteriormente ri-
minimo vincolo intersoggettivo. badita in De baeresibus ad Quoduultudeum, $: CC 46, )L0-3ll),
111 Itiaffiora la presa di distanza nei confronti dei "miseri-
in particolare per la dottrina della riabilttazione progressiva di
cordiosi": cf. sopra L7,61 .
trrtii i dannati nella prospettiva di una finale apocatastasi. Cf. De
11, Sulla misericordia divina cf. sopra 25, 98-99; 28, 106.
ciu. Dei 2l , 23: NBA 5/l , 267 -27 I .

174 175
Eterne, anche se differenziate, la pena e la beatitudine Le inuocazioni delPadre nostro riportate da Matteo

29.I13. Quella morte perpetua dei dannati, che )A. 115. Ebbene nell'evangelista Matteo la pre-
consiste nell'allontanamento dalla vita di Dio, perdu- ghiera del Signore sembra contenere sette invocazio-
rer) dunque senz a fine e sari comune a tutti, quali ni (cf. Mt 6,9-1-]), in tre delle quali si richiedono be-
che siano le congetture degli uomini intorno alla di- ni eterni, menme neile altre quattro beni temporali,
versiti delle pene, all'alleggerimento o all'interruzio- tuttavia indispensabili per conseguire beni eterni. I)i-
ne delle sofferenze, in rapporto alle proprie emozioni cendo infatti: Sia santificato i.l tuo ruome, uenga il tuo
umane; ugualmente perdureri la vita eterna comune a regno, sia fatta la ttta uolontd cosi in cielo come in ter-
tutti i santi, quale che possa essere il diverso grado di ra (Mt 6,9-10) - ed alcuni, non arbitrariamente, han-
gloria che armonicamente rifulge in loro. no compreso nello spirito e nel corpo -, si tratta di
beni da mantenere in modo assolutamente internrina-
bile: avuto inizio su questa tetra, essi s'accrescono in
La buona speranza dei credenti nasce dalla fede noi in proporzione al nostro progredire; conseguito
poi il loro compimento, che si deve sperare nell'a]ma
10. 114.Da questa professione di fede, sintetica- vita, saranno posseduti per sempre. Dicendo poi:
mente contenuta nel Simbolo e che, intesa in senso Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i
materiale, d il latte dei piccoli (cf. 7 Cor ), I-2), men- nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri rJe-
tre in realth, se interp rctata attentamente secondo lo bitori, e non ci irudurre in tentazione, ma liberaci dal
spirito, d il cibo dei forti, nasce la buona speranza dei male (Mt 6,1L-13), chi non vede che cid riguarcia i bi-
credenti, alla quale s'accompagna la santa cariti. sogni della vita presente? Percid in quella vita eterna,
Ma di tutto quel che si deve credere per fede, ri- in cui speriamo di essere per sempre, la santificazione
guarda la speranza soltanto quanto d racchiuso nella del nome di Dio, il suo regno e la sua volonti perdu-
preghiera del Signore. Come attesta infatti il linguag- reranno nel nostro spirito e nel nosrro corpo in modr:
gio divino, maledetto sia chiunque ripone la speraruza compiuto e immortale. Il pane quotidiano poi e chia-
nell'uomo (Ger L7,5); percid viene incatenato a que- mato cosi perch6 in questa vita d necessario, nella mi-
sta maledizione anche chi ripone la speranza in se sura in cui dev'essere dispensato all'anima ed al cor-
stesso. Dobbiamo dunque chiedere soltanto a Dio o il po, intendendolo sia in senso spirituale, sia in senso
bene che speriamo di compiere o quel che speriamo materiale, sia in entrambi i sensi. Qui, dove commet-
di conseguire per le opere buone. tiamo peccati, c'd anche la richiesta della remissione;
qui ci sono le tentazioni che ci adescano, inducendo-
ci a peccare; qui insomma si trova quel rnale da cui
176 177
desideriamo esser liberati; li invece non c'd nulla di 13, L)), cioE della fede e della speranza: quanto pir)
tutto questo. essa d presente in qualcuno, tanto pir) questi d miglio-
re. Quando infatti si chiede di chiunque se sia un uo-
mo buono, non si chiede che cosa creda o in che cosa
Analoghe le inuocazioni riportate da Luca speri, ma che cosa egli ami 118. Infatti chi ama retta-
mente, senza dubbio crede e spera rettamente; chi in-
30. 116. Levangelista Luca, invece, nella pre- vece non ama, crede vanamente, anche se quanto cre-
ghiera del Signore non ha incluso sette invocazioni, de d vero, e spera vanamente, anche se s'insegna che
bensi cinque (cf. Lc LI, 2-4), senza perd essersi in le cose in cui spera riguardano la vera feliciti, a meno
realti discostato dall'altro, indicandoci anzi con que- che l'oggetto della fede e della speranza sia tale che a
sta sua sintesi il modo d'intenderle tutte e sette. Il no- colui che lo chiede possa essere concesso il dono di
me di Dio E certamente santificato nello spirito, men- amarlo. E bench6 sia impossibile sperare senza ama-
tre il suo regno giunger) con la risurrezione della car- re, B possibile tuttavia non amare cid senza di cui B
ne. Mosmando dunque che Ia terza richiesta E in un impoisibile raggiungere quanto si spera rre. p s6s1
certo senso una ripetizione delle due precedenti, Lu- quando si spera nella vita eterna (e chi non l'ama?) e
ca l'ha fatta comprendere meglio, tralasciandola. Ag- non si amala giustizia, senza la quale nessuno la rag-
giunge quindi le altre tre, che riguardano il pane quo- giunge. Ma d proprio la fede di Cristo, raccomandata
tidiano, la remissione dei peccad, la tentazione da evi- dall'Apostolo, che opera per mezzo dell'amore (cf.
tare. Quanto poi all'affermazione, riportata alla fine, Gal 5,6), e quel che ancora non possiede nell'amore,
ma liberaci dal male (Mt 6,1J), non l'ha riportata, per chiede di riceverlo, cerca di rovarlo, bussa perch6 le
farci comprendere che si riferisce alle parole prece- sia aperto (cf. Mt 7 ,7). La fede infatti consegue quel
denti sulla tentazione. Per questo ha detto: Ma libera- che la legge comanda senza il dono di Dio, ciod sen-
ci, anzich6.: "E liberaci", come per mostrare che si za lo Spirito Santo, per mezzo del quale la cariti si
tratta di un'unica richiesta ("non voler questo, ma diffonde nei nostri cuori (cf . Rm 5 , 5),la legge potri
quest'alro"), perch6 ognuno sappia che E liberato dal comandare, ma non aiutare, rendendo per di pii pre-
male in quanto non d indotto in tentazione. varicatore chi non pomi giustificarsi per l'ignoranza.
Dove non c'd la caritd di Dio, infatti, i la passione del-
la carne a regnare.
Il primato della cariti
118 Cf. un testo analogo, fra I'altro, in De ciu. Dei 71, 28:
NBA 5/2,L25,
)1. I17. Consideriamo infine la caritd, che l'A- 11e Iliaffiora alla fine un tema gii sviluppato all'inizio del-
postolo definisce maggiore di queste due (cf. 7 Cor l'opera: cf,2,8.

178 179
I quattro stadi attrauerso i quali Dia ha cbiaruato a sd il ta tutta la sua infermiti, il giusto pud nondimeno vi-
suo popolo vere di fede (cf. Rnr 1,, 11; Gal 3, 11; Eb lA, J8), e vi-
vere giustamente, in quanto non cede alla cattiva con-
31.118. Vivere invece secondo la carne, nelle pir) cupiJcen za, prevalendo il gusto della giustizia. E q.r.-
profonde tenebre dell'ignoranza, senza alcuna resi- sto il terzo stadio: la buona speranza dell'uomo; e per
stenza della ragione, B 1o stadio originario dell'uo- chi riesce ad avanzare in esso con religiosa perseve-
66 120. Successivamente, quando grazie alla legge d rartza, da ultimo resta la pace, che dopo questa vita
stataacquisita la conoscenzadel peccato (cf. Rnt7,7), sari colmata nella quiete dello spirito e quindi anche
mancando ancora l'aiuto dello Spirito divino, chi vuo- nella risurrezione della carne. Di questi quattro diver-
le vivere secondo la legge viene vinto e pecca coscien- si stadi, iI primo d anteriore aLla Legge, il secondo d
tenlente, sottomettendosi alla schiavitr) del peccato: sotto la Legge , i, teruo sotto la grazia, il quarto nella
esser vinto da qualcuno signlfica infatti essere suo pace piena e compiuta. 11 popolo di Dio E stato ordi-
schiavo (cf . z Pt 2, t9);la conoscenza del comanda- nato secondo questi intervalli di tempo, come E pia-
mento in effetti f.a in modo che il peccato produca ciuto a Dio, che tutto dispone con misura, calcolo e
ogni concupiscenza e si compia, per la prevaricazione peso (cf. Sap LL,21). Esso visse anzitutto prima della
che vi si B assommata, quel che sta scritto E soprag- Legge; in un secondo tempo sotto la Legge, data per
giunta la legge, percbd abborudasse il peccato (Rm 5, mezzo di MosB; quindi sotto la grazia, data per mez-
20).8 questo il secondo stadio dell'uomo. Se invece zo della prima venuta del Mediatore (cf. Gu I, L7)'
Dio si d rivolto verso di noi, perch6 si creda che E Egli Questa grazia certamente non mancb nemmeno pri-
stesso che aiuta a portare a compimento i suoi co- ma a coloro ai quali doveva essere concessa, anche se
mandamenti, e l'uomo ha cominciato ad agire gtazie in forma adombrata e nascosta secondo l'economia
allo Spirito di Dio, allora egli ha desideri contrari alla temporale. Nessun giusto fra gli uomini antichi infat-
carne per la forua superiore della carttd Gf . Gal5,l7); ti avrebbe potuto trovare la salvezza all'infuori della
e cosi, bench6 ci sia ancor^ qualcosa daparte dell'uo- fede in Cristo, o comunque non sarebbero giunte si-
mo che s'oppone all'uomo, finch6 non d stata risana- no a noi profezie pir) o meno esplicite attraverso il lo-
ro ministero, se Cristo fosse restato sconosciuto anche
a quelli.
120 Secondo Studer, vi d qui un'eco della polemica contro
Pelagio e Celestio, che perviene alla sua conclusione dogmatica
nel 418, come pure del pir) ampio e persistente dibattito contro
Giuliano e i suoi seguaci. Questi temi contribuiscono ad un ulte-
riore sviluppo della teologia agostiniana della speranza (cf. Sru-
oex, Dominus Saluator, cit., p. 527).

180 181
Ma cid che conta i la grazia della rigeruerazione riferiscono alla cariti, di cui l'Apostolo dice: Ma il fi-
ne del comarudamento i la cariti cbe sgorga da un cuo-
3I. I19. Quale che sia poi uno dei quattro stadi re puro, da urua buona coscienza e da una fede sin,cera
(o, in un certo senso, eti) in cui la grazia della rigene- (1 Tm I,5). Pertanto il fine di ogni comandamento d
ruzione abbia potuto tovare ciascun uomo, qui gli so- la cattti; ogni comandamento, in altri termini, si rife-
no rimessi tutti quanti i peccati passati e quella colpa risce alla carrtd,121. Cid che quindi si compie, vuoi per
contratta con la nascita viene dissolta con la rinascita. timore della pena, vuoi per una qualche intenzione
E talmente vero che lo Spirito soffia dove vuole (cf. carnale, senza riferirsi alla cariti diffusa dallo Spirito
Gu ), 8), che alcuni non hanno conosciuto quella se- Santo nei nostri cuori (cf . Rm 5, 5), nonostante l'ap-
conda condizione di schiaviti sotto la Legge, comin- parenza,non si compie ancora come si dovrebbe. Sen-
ciando invece ad avere l'aiuto divino insieme al suo za dubbio questa carttd riguarda Dio e il prossimo, e
comandamento. certamente da questi due comandamenti dipendono
tutta la Legge e i Profeti (cf. Mt 22,40); aggtungi il
Vangelo, aggiungi gli Apostoli: non ha altra origine in-
La morte i inoffensiua per cbi i stato rigenerato con il fatti questa parola che dice: ll fine del comandamento
battesimo i la cariti, e ancora: Dio i cariti (1 Gu 4,8).
3L. I20. Prima che l'uomo sia in grado di acco-
gliere il comandamento, egli vive necessariamente se- 121 Il Dottore della cariti non poteva chiudere quest'opera

condo la carne. Quando invece d stato ormai compe- senza ribadire il primato della carit), considerata fonte, norma e
netrato dal sacramento della flgeneruzione, non gli fine della Rivelazione e quindi della Scrittura e della vita cristiana.
Tale principio era stato enunciato esplicitamente, fra 1'altro, nel li-
nuoceri minimamente il dover lasciare in quel mo- bro I del De doctrina cbristiana (cf. 1, )5, )9: NBA 8, 5J ); da esso
mento questa vita. Per questo infatti Cristo d morto se ne ricavava un criterio ermeneutico fondamentale: <<Quanto si
ed d risorto: per essere il Signore dei morti e dei vivi legge deve essere considerato diligentemente e lungamente, fino a
(cf . Rm 14,9) e il regno della morte non cattureri co- quando ciod l'interpretazione non raggiunga i confini del regno
della caritir, (De doct. christ. ),15,21: NBA 8, 161). La cariti
lui per il quale d morto chi d libero fra i morti. quindi B l'unica ragione per cui l'uomo proviene da Dio; infatti da
Dio non pud provenire altro che amore, perchd Dio i amore (1 Gu
4,7-8) e questa d sicuramente la pii alta lode della cariti che la
La cariti di Dio e del prossimo, culmine di ogni co- Scrittura possa contenere (cf . In lo. ep.7, 4: NBA 24/2, 1777).In
mandameruto, nel secolo presente e in quello futuro tal senso la caritas diventa supremo criterio normativo e di di-
scernimento della vita cristiana, chiamando in causa la radice spi-
rituale del nostro agire: dilige, et quod uis fac (In Io. ep. 7, 8: NBA
32. I21. Tutti i comandamenti divini insomma si 24/2,17$).

t82 181
Tutte le cose che Dio comanda, dunque, come Conclusione
ad esenrpio: Non commettere adulterio (Mt 5, 27; Rm
L),9), ed anche quelle che non ordina, ma che sono f . L22. Ma d ora finalmente di porre terrnine a
oggetto di.una raccoman dazione spirituale, come ad questo scritto, che tu stesso vedrai se E necessario chia-
esempio: E cosa buona per l'uomo non toccare doruna mare o considerarc M.anuale. Quanto a me tuttavia, ri-
(1 Cor 7 , L), sono compiute rettamente, quando si ri- tenendo che non debba essere sottovalutatala tua ri-
feriscono all'amore di Dio e all'amore del prossimo in cerca di Cristo, riponendo fede e speranza nel bene
vista di Dio, sia nel secolo presente che in quello fu- che, con l'aiuto del nostro Redentore, pud venire da
turo; all'amore di Dio ora per fede, allora per la visio- te, pieno di grandissimo amore verso di te, che sei tra
ne, e allo stesso amore del prossimo ora per fede. Noi le sue membra, ho scritto per te, come ho saputo fare,
non conosciamo, tnfattt, in quanto mortali, i cuori dei questo libro intorno alla fede, alla speranza e alla ca-
mortali. Allora invece il Signore illumineri i segreri riti, e mi auguro che l'utiliti sia pari alla lungh ezza.
delle tenebre e manifesteri le intenzioni dei cuori, e
ciascuno avri da Dio la sua lode kf. 1 Cor 4,5). In-
fatti il prossimo loderi e prediliger) nel prossimo cid
che Dio stesso illumineri, perch6 non resti nascosto.
La passione quindi diminuisce con l'accrescersi della
cariti rzz, finch6 questa non raggiunga una dimensio-
ne tale rispetto a cui non pomebbe essercene una pit
grande: Nessuno infatti lta una cariti piD grarude di
questa: dare la uita per i propn amici (Gu 15,11). Chi
poi potri descriverela grandezza della cariti quando
non ci sari pii alcuna passione da superare, se non al-
uo reprimendola? Infatti l'integriti sari assoluta,
quando non ci sari pii l'assalto della morre.

122 Afialogo concetto si trova espresso tn De Trin. 14, ll,


2l: NBA 4,607.
t84 185
INDICE,

lxrxoouztoNE (di Luigi Alici) pag. 5


1. Un manuale della vita cristiana 5
2. Tra fede e visione L2
). Una sintesi dell'agostinismo 21

Bmr-rocRAF'Ia )l

FEDE, SPERANZA CARITA

Fede, Speranza, Carit). Il Libro del cristiano 39


Compiacimento per la cultura di Lorenzo,
con l'auspicio che consegua la saprenza
conforme alle Sacre Scritture . )9
La pieti, come culto di Dio, d la sapienza
dell'uomo )9
Il culto che si deve rendere a Dio 4t
Le richieste di Lorenzo 4L
La fede e la visione: Cristo fondamento au-
tentico della fede cattolica e solo nominale
degli eretici 42

187
La richiesta di un manuale e la difficoltA di Il primo male nella creatura razionale e le
parlare a favorc della fede, della sperunza e pag. 71
sue conseguenze
della caitd pag. 44 Incancellabile l' asprazione alla beatitudi-
Fede, spetanza e cariti racchiuse nel Sim- ne. La morte del corpo come pena propria
bolo e nel Padre nostro 45 7r
Fede, speranza e carit) si implicano reci- 72
procamente, pur essendo diverse 45 La massa condannata del genere umano in
La fede cristiana non rigu arda il mondo mezzo ai mali sconta, insieme agli angeli ri-
naturale, ntala bonti del Creatore 49 belli, giuste pene che non sconfessano la
La somma Triniti ha creato solo cose buone ,0 73
Lordine del male e la sua nozione 5l 75
Genesi e forme di corruzione in ogni natu- Gli uomini subenueranno agli angeli ribel-
ra creata buona dal sommo bene . 52 li, confermando il numero dei beati che so-
Non c'd alcun male senzabene, come ci av- 76
verte anche la Scrittura 54 La liberazione del genere umano awiene
I limiti della logica dinanzi alla corruzione non in virti delle opere o del libero arbi-
e alla genesi del male dal bene 55 77
Dire che il male viene dal bene non con- Anche la fede, da cui provengono le opere
traddice l'insegnamento del Signore . 56 79
La scienza delle cause naturali non fa con- IJApostolo e tutta la Scrittura insegnano
seguire la feliciti 57 80
Come guardarsi dall'errore 59 La giusta condanna del genere umano pri-
Un problema molto difficile: il giusto in 82
qualche caso ha il dovere di mentire? 6I 84
I confini t:.al'inganno e il peccato 63 Due nature nell'unica persona del Figlio di
Equivoci e valutazioni errate 65 86
Quando l'errore non i peccato, ma solo La natura umana di Cristcl manifesta la so-
espressione di fragiliti rerrena 67 87
Ogni menzogna d peccato, anche se veniale La nascita dallo Spirito Santo, ulteriore te-
quando viene commessa per il bene di un
sdmonia nza della grazia 88
almo 68 In che senso Cristo d Figlio dello Spirito
Le cause delle cose buone e di quelle cattive 70 Santo e della vergine Maria
188 189
Nascere ed essere figlio non sempre si equi- La morte, risurrezione e ascensione al cie-
valgono pag. 9L lo di Cristo figura della vita cristiana sulla
Il modo in cui d nato Gesi Cristo testimo- terra pag. 105
nia che la sua umaniti s'd congiunta al Ver- La fede in Cristo che verr) dal cielo a giu-
bo di Dio solo in virti della grazia . . 92 dicare i vivi e i morti non riguarda questa
Con la sua morte e risurrezione Cristo s'd vita .
fatto peccato per noi senza contrarre alcun Due inte rpretazioni del giudizio finale '
peccato 93 La fede nello Spirito Santo, al quale la Chie-
La morte e la risurrezione di Cristo segni sa d congiunta come a Dio il suo tempio
del sacramento del battesimo La Chieia celeste senza macchia
Il battesimo di Cristo d necessario in ogni eti Come intendere le differenze tra gli angeli
Differenz a fra i peccati dei pir) grandi e il buoni e considetarela natura degli astri '
peccato dei pii piccoli 95 Il difficilissimo problema relativo al corpo
Sono tanti i peccati inclusi nell'unico peccato degli angeli
entrato nel mondo aftraverso un unico uomo 96 Lilpo.tunza dt discernere, per gtazia di
I peccati dei progenitori che gravano sui fi- Dio, i travestimenti di satana . tL2
gli e il soccorso della grazia e della miseri- La piena manifestazione della Chiesa cele-
cordia divina 97 ,t. . il senso in cui Cristo d morto anche
Come intendere la trasmissione dei peccati per gli angeli
'Cli
fino alla terza e alla quarta generazione 99 R.rg.li santi conoscono da Dio il nu-
Solo in virtr) di Gesri Cristo, mediator e fra mero degli uomini che integreranno la citti
Dio e gli uomini, d possibile salvarsi dal celeste
peccato originale Come intendere la pace di Dio che sorpas-
Valore del battesimo di Giovanni, accetta- sa ogni intelligen za e che condivideremo
to da Cristo per umilt) con gli Angeli
La grazia di Cristo ha cancellato anche gli Con la remissione dei peccati, necessaria
altri peccati aggiuntisi a quello originale . anche per i battezzati, gli Angeli sono in
Chi a nato da Adamo d mantenuto nella con- concordia con noi .
danna, chi i rinato in Cristo ne B liber ato La penit enza nella Chiesa cattolica
Il mistero universale di salvezza del batte- La iemissione dei peccati in vista del giu-
simo nella croce di Cristo, raccomandato dtzio futuro e la condizione dei bambini
dall'Apostolo battezzatt .

190 L9r
La presunzione di salvarsi nei cristiani che La risurrezione della carne pag. I40
persistono nel peccato pag. I20
Che cosa pensare di chi edifica sopra il fon-
damento e si salva attraverso il fuoco . .
Il fuoco che purifica dopo questa vita quan- Come viene reintegrato il corpo dell'uomo
ti si salvano risorto
Llelemosina non basta a cancellare delitti IJanalogia con lu f.rriorr.
ji statua .
inauditi nei quali si persevera "",
Statura e fisionomia dei corpi risorti .
La preghiera del Padre nostro cancella i pec- Come risorgeranno i corpi dei santi
cati quotidiani e le colpe gravi passare La risurrezione di quanti appartengono al-
Sono molti i generi di elemosina la massa condannata
Lelemosina pir) grande d il perdono . I1 peccato all'origine della prima e della se-
Dio non rimette i peccati a quanti a loro conda morte e la pena lievissima dei bam-
volta non li rimettono di cuore agli altri . bini
La vita scellerata di quanti disattendono La pena dei dannati e la consapevolezza
l'invito del Signorc a fare elemosina della grazia dei santi
Chi vuol fare elemosina deve cominciare da Cid che ora d nascosto sari svelato
se stesso, secondo I'insegnamento del Signore Dio opera il bene anche quando permette
Lillusione di chi crede di comperare con le che accada il male .
San Paolo e la volonti di Dio che tutti si
Differenza ka peccari lievi e peccari gravi e salvino .
necessit) della preghiera Una misericordia gratuita all'origine della
Peccati apparentemente lievissimi che la scelta fua Giacobbe ed Esar)
Scrittura considera gravi Llinterpretazionepaolina dei giudizi di Dio
Peccati gravi minimizzati o negati dall'abi- Mirabili le opere di Dio, che attua la sua vo-
tudine lonti atraverso le volont) cattive degli uo-
Ignoranza e debolezza cause di peccato
La misericordia divina d necessaria per re- Le buone volonti degli uomini possono non
spingere la vergogna che impedisce di fare coincidere con quelle di Dio e coincidervi
penitenza
Il peccato imperdonabile conrro lo Spirito E in ogni caso invincibile la volonti di
Santo Dio
r92 193
Come interpretare la volonti di Dio che La di Dio e del prossimo, culmine di
carrtd,
tutti si salvino pag. 162 ogni comandamento, nel secolo presente e
La prescienza di Dio e il peccato di Ada- in quello futuro Pag. 182
mo 18'
La condizione originaria e futura dell'uomo
I-limmortaliti persa con il libero arbitrio e
riconquistabile con la grazia
Lavita eterna come gtazia divina e la mor-
te come salario del peccato .
Ijunico Mediatore che poteva riconciliare
con Dio il genere umano
Le anime dei defunti prima della risume-
zione .
Sacrifici ed elemosine in suffragio di tutti i
defunti battezzati .
Due citti dopo la risurrezione
I misericordiosi che non credono all'eter-
niti delle pene
Eterne, anche se differenziate,la pena e la
beatitudine
La buon a sperunza dei credenti nasce dal-
la fede
Le invoc aziont del Padre nostro riportate
da Matteo
Analoghe le invocazioni riportate da Luca
Il primato della carit) .
I quattro stadi attraverso i quali Dio ha
chiamato a s6 il suo popolo
Ma cid che conta dla grazia della rigenera-
zione . .
La morte B inoffensiva per chi d stato rige-
nerato con il battesimo

t94 195
PICCOLA BIBLIOTECA AGOSTINIANA 29. La CuIr,sa, pp.256
)0. LEucanEsl.t, pp. 168
)1. LA r,tcr, pp. 168
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0. Giovanni Paolo II - <AcosrlNo n'IPPoNb>, pp.l92


1. La vrnclxl'rA coNSACRATA, pp. 176
2. La otcNtrA DEL MATRIMoNIo, pp. 160
3. Mm ttennE, pp. 128
4. La nrcoxcILIAZIoNE cRISTIANA, pp.240
5. La nlosoFlA ANTICA, pp. 160
6. Il Marsrno, pp. 96
7. I moxacr E IL LAVoRo, pp. I52
8. Sul sacr,noozro, pp. )1.2
9. Clsno E vITA IN coMUNr., pp. Il2
10. IL cotrasATTIMENTo cRISTIANo, pp. 104
11. La Recolt,pp.264
12. Mama <<DIcxttAS TERRAE>>, pp.240
13. VEnso LA vERITA, pp. 144
14. Coxoscsnr E AMARE, pp.l52
15. IlDtsconso DEL SIcNonE sULLA N{oNTAGNA, pp.256
16. Le vpna RELIGIoNE, pp. 192
17. La ntcxtrA DELLo srATo vEDOVILE, pp. 128
18. Prunta cATECHESI pER I NoN cRISTIANI, pp. 208
19. IN ceuulNo vERSo LA PATRIA, pp.392
20. Lantctzm, pp. 152
2I- La.spvtrzzx, pp. 192
22. La pnrcnlrna, pp. 192
23. SpssualrrA E AMoRE, pp. 160
24. Il Nernlp, pp.200
25. I SolIroQut, pp. 176
26. La xaruna DEL BENE, pp. 120
27. La puoe cRISTIANA, pp. 160
28. Spmiro E LIBERTA, pp.l44

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