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L'interpretazione patristica

dei Vecchio T estamento fra 11 e 111 secolo

1. Quando Paolo, estendendo ai fatti storici dei libri della


Legge l'interpretazione spirituale dei preeetti legali, osservava
(Gal. 4,21ss.) ehe i fatti di Agar e di Sara erano stati espressi
in forma allegoriea (IXAA1JyopOUlJ-evet) e eonsiderava le due donne
simboli deI veeehio edel nuovo patto, egli poneva il fonda-
menta di un tipo d'interpretazione deI VT destinato alla piu
larga fortuna. Infatti tale interpretazione, definita dagli antiehi
spirituale e dai moderni tipologiea, ehe ravvisa, eon proeedi-
menta allegorizzante 1, in fatti e figure deI VT il typos, eioe
la prefigurazione, di fatti e figure deI NT, passando da Paolo
allo Ps. Barnaba, da Giustino a Ippolito, si sviluppo gradual-
mente finehe, eomplieata da elemente eon altri tipi d'inter-

1 Gia apartire dal sec. V a.C. i filosofi greei eomineiarono a inter-


pretare allegorieamente i poemi omeriei e poi anehe i miti pagani in
genere, per adeguare quei raeeonti antropomorfi e talvolta immorali alla
progredita sensibilita morale dei 101'0 tempi, ravvisandovi simboli delle
lotte degli elementi naturali e delle passioni umane. Apartire dal I sec.
a.C., per indieare questo proeedimento ermeneutieo si eomineia a far
uso dl allegoria, allegorein e termini derivati, ehe Filone adopera usual-
mente ad indieare appunto il proeedimento allegorizzante da lui applieato
all'interpretazione deI VT. Paolo preferisee adoperare typos per indieare
ehe una realta deI VT prefigura una realta di Cristo 0 della chiesa,
ma dal passo di Gal 4,21ss. qui eitato si rieava ehe egli eonsiderava piu
o meno questo termine equivalente ad allegoria. Questa equivalenza e
aeeettata da gran parte degli esegeti sueeessivi, anehe quando si mo-
strano un po' riservati quanto all'uso di allegoria e respingono l'inter-
pretazione allegorlea dei miti ehe fornivano i filosofi greei: in effetti il
contrasto era quanta al eontenuto deI proeedirnento allegorieo, non
quanta al proeedimento e alla terminologia in se e per se. Piu in generale
essi son soliti definire spirituale l'interpretazione ehe i nloderni defini-
seono tipologia. A tal proposito si tenga presente ehe al giorno d'oggi
si tende a distinguere l'allegoria dalla tipologia vera e propria, in quanto
quest'ultima ha un fondamento storieo ehe manca all'allegoria di tipo
greeo; ma tale distinzione e ignota agli esegeti antichi. Per completa
informazione sul rapporto fra l'allegoria pagana e cristiana efr. J. Pepin,
Mythe et allegorie, Paris 21976
8 M. SIMONETTI

pretazione, anch'essi allegorizzanti, trovo la plU ampia e orga-


nica sistemazione in Origene'. La storia di queste progressive
sviluppo dell'interpretazione tipologica deI VT e stata scritta,
con mano maestra, da Danielou in pagine diventate meritata-
mente classiche 2. Senza percio contestare affatto la validita
di questa presentazione complessiva, intendo qui richiamare
l'attenzione su alcuni fatti che rilevano, nell'ambito di questa
linea di sviluppo, l'esistenza di tensioni e contrapposizioni non
superficiali.
Giustino, Teofilo, Ireneo e, in genere, gli scrittori d'am-
biente asiatico interpretano i due racconti della creazione del-
l'uomo di Gen 1,26s. e 2,7 come ripetizione di un unico fatto
e perciö identificano l'uomo creato ad immagine di Dio di
Gen 1,27 con l'uomo plasmato dal fango della terra di Gen 2,7 3•
Invece Origene, seguendo una linea gia testimoniata in Filone,
distingue con la massima precisione la creazione dell'uomo ad
immagine di Dio dalla creazione dell'uomo di fango 4, e respinge
esplicitamente l'interpretazione asiatica, in quanto da essa di-
scenderebbe che il corpo umano e l'immagine divina secondo
la quale Adamo sarebbe stato creato, col rischio di dare a Dio
forma Llmana 5. Di contro l'asiatico Ps. Giustino della Cohortatio
ad gentes considera errata l'interpretazio,ne alessandrina di tipo
platonico che distingue l'uomo di Gen 1,26 dall'uomo di Gen 2,7 6•
Nel contesto di un'interpretazione letterale dei primi capi-
toli della Genesi Teofilo non ha difficolta a presentare Dio
con tratti accentuatamente antropomorfi 7. Solo a proposito di
Dio che passeggia nel paradiso e parIa con Adamo, egli osserva
(11, 22) che qui per Dio si deve intendere non il Padre bensl
il Logos, e con lui e d'accordo Ireneo (Haer. V,15,4). Questo
tipo d'interpretazione letterale dei primi capitoli della Genest

~~ Message evangelique et culture hellenistique, Tournai 1958.


~~ Cfr. lust. Dial. 62; Resur. 7; Theoph. Autol. 1,4; 11,19; Iren. Haer. IV,
vraef., 4. Per dettagli vedi A. Orbe, Antropologla de san Ireneo, Madrid
1969, 13ss.
4 Cfr., p.es., Ho. Gen. 1,13.
~; Cfr. Dial. Her. 12; SeI. Gen. (PL 12,93) dove Origene preeisa ehe
l'asiatieo Melitone dall'interpretazione unitaria dei due raeeonti della
Genesi aveva dedotto ehe Dio e eorporeo.
cS Cfr. Ps. lust. Cohort. 29-30. L'ignoto autore eritiea direttamente Pla-
tone, aecusandolo di aver distinto le due ereazioni per aver frainteso
il raeeonto della Genesi, 'ma e piu ehe verisimile ehe attraverso Platone
egli abbia preso di mira i platoniei eristiani di Alessandria e/o Filone.
'7 Cfr. Autol. 11, 10ss.
L'INTERPRBTAZIONE PATRISTICA DEL VI 9

e eonsiderato seioeeo e inaeeettabile da ()rigene, ehe fra gli


esempi riporta propria quello di Dio ehe passeggia di sera nel
paradiso (Princ. IV, 3,1). Melitone, Ireneo e altri autori asiatiei
interpretano il norne Pascha in riferimento alla passione di
Cristo eonnettendolo eol verbo 1t'cX.(jxe;~'J8. Origene inveee inter-
preta il termine nel senso di passaggio in eonnessione eon
l'ebraieo Fas e osserva ehe gli Ebrei deridono quei eristiani
i quali troppo preeipitosamente, in polemiea eon loro" eolle-
gano etimologieamente Pascha eon la passione deI Salvatore
(De pasch. 1, p. 154 Nautin). 11 millenaris:mo, eosi diff'uso in
Asia, esegetieamente si fondava sull'interpretazione letterale
dei ce. 20-21 dell'Apocalissi e dei testi profetiei ehe descrivono
la prosperita deI futuro regno messianieo. In polemica eon
gli gnostiei Ireneo afferma eategorieamente ehe non e leeito
interpretare tali passi in modo allegorieo (llaer. V, 35,1.2). Ori-
gene irride a questa interpretazione letterale, ehe eonsidera
propria di chi rieusa ogni sforzo intellettuale, e interpreta in
senso totalmente allegorieo tutti quei passi di eontenuto esea-
tologieo (Princ. 11,11,2-3).
Questo eleneo di passi, ehe potremmo infoltire ad Ilbitum,
ci attesta ehe il progressivo sviluppo dell'interpretazione tipo-
logiea deI VT si svolse, fra il 11 e il 111 secolo, in termini tali
da determinare un profondo mutamento nella sensibilita erme-
neutiea di Origene e di altri esegeti di formazione alessandrina,
eon esiti a volte addirittura polemiei nei eonfronti di quelli
dei loro predeeessori: non mi sen1bra eeeessivo parlare di un
modo diverso di leggere e interpretare il testo sacro. 11 rapido
profilo dell'esegesi patristiea deI VT fra 11 e 111 seeolo ehe qui
presento si propone appunto d'illustrare eome e perehe si sia
verifieato questo mutamento.

2. Abbiamo sopra aeeennato alla fortuna el1e ineontrarono


le prime interpretazioni tipologiehe proposte da p'aolo: in effetti
l'innovazione fu subito reeepita dal quarta evangelista, di eui
bastera rieordare l'interpretazione eristologiea deI serpente di
bronzo innalzato da Mose (Jo 3,14 su Num 21,9) e dell'agnello
pasquale (19,36 su Ex 12,lss.), e dall'autore di Ebrei, ehe inter-
pretaMelel1isedek eome figura diCristo e il saerificio deI

8 Cfr., p.es., Iren. Haer. IV, 10,1; Melit. Pascl,l. 46 (SCh 123,84); Ps.
Hipp. Pasch. 11 (SCh 27,139).
10 M. SIMONETTI

tempio come figura deI saerifieio di Cristo (7,lss. 9,9ss.) 9. Nella


letteratura subapostoliea e soprattutto 10 Ps. Barnaba a pro-
gredire su questa strada nel piu vasto eontesto dell'interpre-
tazione spiritualistiea della Legge ispirata dalla eonvinzione
ehe mai essa avesse avuto il signifieato letterale ehe erronea-
mente gli Ebrei le avevano attribuito: per lui il saerifieio di
Cristo e prefigurato nei riti deI giorno deI digiuno, deI eapro
espiatorio edel saerifieio della giovenea {ce. 7-8); la preghiera
di Mose a mani alzate durante la battaglia e typos della eroee
edel eroeifisso (e. 12,2-3); il Giosue di Ex 17 e Num 13 e typos
di Cristo. In lui eomineiano a prender piede simbologie nume-
riehe piuttosto elaborate: il numero 318, relativo ai servi di
Abramo, e assunto eome simbolo deI norne di Gesu e della
eroee (e,. 9,8).
Oeeorre eomunque preeisare ehe questo tipo d'interpreta-
zione e, fra la fine deI I e gl'inizi deI 11 seeolo, tutt'altro ehe
generalizzato: Clemente Romano, ehe fa tanto uso deI VT in
senso letterale, solo di passaggio aeeenna alla eorda searlatta
di Rahab {los 2,18) assunta come typos deI sangue salvatore
di C:risto (e. 12,7). Proprio questo eenno e prova ehe Clemente
eonoseeva l'interpretazione tipologiea deI VT di tipo paolino,
ehe allora eomineiava a prender piede, e il fatto ehe ne abbia
proposto un solo rapido esempio puo indieare Lln atteggia-
menta di riserbo nei eonfronti di questo tipo d'interpretazione.
In effetti, in ambienti giudeoeristiani piu radieali si giunse alla
esplieita eondanna di ogni interpretazione non letterale della
Saera Serittura 10. Neppure Ignazio, pur per tanti aspetti le-
gato a Paolo, presenta traeeia di tipologia deI VT; ma il suo
atteggian1ento va eolloeato esattamente agli antipodi di quello
dei giudeoeristiani radieali: infatti e propria il VT ehe e pres-
soeche assente dalle pagine ignaziane - non piu di einque 0
sei riehiami in tutto, eon assoluta eselusione dei libri della
Legge. Interpretiamo questo atteggiamento eome segno deI
sospetto, per non dire dell'avversione, ehe eerti ambienti eri-
stiani d'origine pagana nutrivano nei eonfronti deI VT, per
riflesso di un attegghimento fortemente antigiudaizzante.
Se la linea interpretativa letteralista di 'Clemente era desti-

9 Peraltre tlpologie paoline efr. lCor 10,1ss.; 9,9.


eIern. Recogn. X, 42. Mi par superfluo rammentare ehe, anehe
10 Ps.
se Ia redazione definitiva deI corpus ps. eIen1entino rimonta al IV seeoIo,
i materiali in esso eonfluiti sono molto piiI antiehi.
L'INTERPRETAZIONE PATRISTICA DEL VI 11

nata ad acclimatare nella Chiesa il VT, alleggerito di molte


prescrizioni rituali tipicamente giudaiche, come canone di mo-
rale accanto al NT, la linea interpretativa dello Ps. Barnaba
si sarebbe progressivamente imposta quale lettura specifica-
mente cristiana deI VT. Essa infatti, reinterpretandolo radical-
mente in chiave cristologica, ne assicurava la validita per la
Chiesa contro l'ostilita di chi, in polemica con i Giudei, 10
voleva bandire deI tutto. Fra costoro furono gli gnostici. Infatti
il dualismo e il deprezzamento deI nl0ndo nnateriale li portava
a deprezzare anche il VT, rivelazione deI I)io creatore, il De-
miurgo psichico, in confronto col NT, rivelazione deI Dio sommo
e buono; d'altra parte, propria dal VT essi ricavano alcune
notizie fondamentali sulla loro origine e la 10ro natura, soprat-
tutto dai primi cc. della Genesi. Dalla combinazione di questi due
atteggiamenti nasce un'interpretazione deI VT varia e com-
plessa, condotta a livello ora letterale ora allegorico 11, di cui
a noi interessa qui soltanto mettere in rilievo alcuni punti.
La tendenza a mettere in cattiva luce il Dio deI VT si
concreta nell'esegesi letterale degli antropomorfismi di cui sono
gremiti i primi libri della Scrittura. Basti ricordare in questo
senso una pagina deI Testin10nium veritatis (NHC IX,3,45ss.),
che presenta in modo positivo la trasgressione, da parte di
Adamo ed Eva, deI divieto di mangiare dall'albero della cono-
scenza deI bene e deI male, trasgressione ispirata dal serpente,
il piu sapiente degli animali, perche i due acquistassero co-
scienza deI loro vero essere, cioe di uomini spirituali; e poi
l'autore gnostieo si ehiede ehe sorta di ])io sia quell<> ehe,
nel contesto dei fatti narrati in Gen 1-3, si dimostra invidioso,
ignorante e cattivo 12.
La valutazione positiva deI peccato di Adamo si dilata a
volte in una linea interpretativa che valorizza ed esalta in
senso antidemiurgico i personaggi che il VT presenta in aspetto
negativo: Caino, Sodomiti, Esau, ecc.; in tal senso una setta
11 Gli gnostici erano portati soprattutto a dare interpretazione forte-
mente mitizzante deI racconto biblico della creazione dell'uomo edel
peccato, al fine di far vedere come nell'uamo psichico creato dagli arconti
per volere deI Demiurgo, Sophia (== il Logos divino) avesse infuso un
seme di natura spirituale, ehe 10 rendeva superiore al Demiurgo stesso
e ehe percib questi tenta di recuperare 0 neutralizzare in qualehe modo.
Per dettagli su questo cfr. Note sull'interpretazione gnostica dell'Antico
Testamento, VetChr 9 (1972) 331ss., 10 (1973) 103ss. DI contro sappiamo
ehe i marcioniti interpretavano il VT in modo rigorosamente letterale.
12 Per altri esempi cfr. l'art. eit. a n. 11.
12 M. SIMONETTI

gnostiea prendeva norne da Caino (Cainiti), il primo uomo


nen1ieo deI Demiurgo, un prototipo dell'uomo spirituale, eioe
gnostieo. Un testo di Ippolito (Refut. V, 16,4-13), relativo ai
P'erati, eollega una serie di personaggi ed episodi deI VT a
eostituire una vera e propria storia della salvezza in funzione
antidemiurgiea, in eui il serpente e assunto a simbolo deI
Logos: Eva,Caino, 'Giuseppe, Esau, Giaeobbe, Nemrod, il ser-
pente di bronzo, fino alla eitazione deI prologo di Giovanni.
Ma se alcuni gnostiei rifiutano in modo eompleto il VT,
alla pari dei mareioniti, in quanta «tutti i profeti e la Legge
hanno parlato per opera deI Demiurgo, eioe di un dio seioeeo,
essi seioeehi, ehe nulla sapevano» (Hipp. Refut. VI, 35,1), altri
presentano posizione piu eomplessa e sfumata. Nella lettera
a Flora 13 il valentiniano Tolomeo (meta deI 11 sec.) assurne nei
eonfronti della Legge un atteggiamento intermedio fra la totale
aeeettazione dei eattoliei e la radieale negazione dei mareioniti,
e vi distingue tre parti: legislazione ingiusta, destinata ad
essere abolita dal Salvatore; legislazione imperfetta, destinata
ad essere perfezionata; legislazione avente solo valore simbolieo.
Alla base di quest'ultima valutazione e'e il eonvineimento ehe
nel VT ha operato, sia pur saltuariamente, anehe Sophia, e
pereio il Logos, attraverso il Demiurgo e a sua insaputa, SI
ehe, mentre alcune profezie derivano da questo, altre inveee
derivano appunto da Sophia (Iren. Haer. 1,7,3; 1,30,11). In
quest'ordine d'idee l'Apocryphon Iohannis piu volte rimprovera
Mose di non aver detto eose esatte riguardo allo Spirito ehe
vagava sopra le aeque, al peeeato di Eva, al sonno di Adamo,
all'area di Noe (BG 45.58.59.61.73): dobbiamo intendere il rim-
provero, in eui ravvisiamo fors'anehe un intento parodien, nel
senso ehe Mose, ispirato non solo dal Demiurgo ma, a sua
insaputa, anehe da Sophia, ha seritto eose ehe nel loro signi-
fieato spirituale traseendevano le sue eapaeita di uomo psi-
chico, e pereio le ha deseritte in modo non eonforme alla
realta dei fatti. Pereio per alcuni passi privilegiati deI VT
questi gnostiei distinguono due fonti d'ispirazione: il Demiurgo,
ehe ispira il signifieato letterale, eioe psichico, deI testo, desti-
nato agli uomini psichici; e Sophia, ehe ispira il signifieato
piu profondo, quello spirituale aeeessibile ai soli gnostiei.

13 Pr(~sso Epiph. Panar. 33,3-7.


L'INTERPRETAZIONE PATRISTICA DEL VT 13

3. Anche se abbiamo visto l'atteggiamento degli gnostici


verso il VT' variare da punte radicalmente rLegative a posizioni
piu morbide, a tutti e comune la distinzione fra il Dio deI VT
e il Dio deI NT e percio 10 iato fra le due economie. Per tal
motivo anche la posizione dei meno intransigenti - tali furono
soprattutto i valentiniani - non era accettabile da parte dei
cattolici. Infatti la cristianita deI 11 secolo, pur ormai forte-
mente ellenizzata, ha in maggioranza ereditato le polemiche
relative al VT sulla base della sua accettazioIle e interpretazione
in sense cristologico; e tale posizione difende, alla meta del
secolo, sul fronte non solo antignostico ma anche antigiudaico.
Conosciamo i due atteggiamenti, ehe alla base coincidono,
anche se l'obiettivo e diverso, da Giustino eIreneo.
Giustino da della Legge valutazione rneno radicalmente
negativa di quella delle Ps. Barnaba 14, ma concorda con lui e
con Paolo nel ritenerla soprattutto typos delle realta future
di 'Cristo e della chiesa, ed enuncia il COJncetto in fUllzione
antigiudaica distinguendo fra typoi (= prefigurazioni) e logoi
(= profezie) 15: i Giudei hanno sbagliato perehe hanno com-
preso i typoi soltanto nel significato letterale e non vogliono
riconoscere ehe i logoi si sono realizzati in Cristo (D'ial. 112).
Nell'applicare queste criterio ermeneutico egli si concentra su
alcuni fatti e istituzioni deI VT dilatando ulteriormente la pro-
spettiva tipologica delle Ps. Barnaba. Bastera ricordare la corre-
lazione antitipica Eva/Maria (Dial. 100,4-5);: la duplice inter-
pretazione, escatologica e cristologico-battesimale, deI diluvio
(2Apol. 7; Dial. 138); il grande rilievo dato alla tipologia Giosue/
Gesu (Dial. 113) 16. Per sviluppare queste discorso, ehe arric-

14 Egli infatti sa distinguere in genere fra prescrizioni di morale na-


turale e preserizioni legali, le pri1me valevoli senlpre mentre le altre
hanno ormai perso valore, e non nega ehe la Legge abbia avuto valore
a suo tempo, anehe se essa e stata data ai Giudei in forza della loro
ineapaeita di osservare la legge spirituale.
IS «Talvolta 10 Spirito santo faeeva si ehe eon c:hiarezza si realizzasse
eio eh'era typos di aeeadimenti futuri; altre volte pronuneiava profezie
(logous) relative ai fatti ehe si sarebbero realizzati» (Dial. 114,1); solo
l'inearnazione di Cristo ci ha svelato il signifieato deI VT (Dial. 100,2).
Su tutto eiö e quel ehe segue efr. Danü~lou, op. eit., 186ss.
16 Mentre 10 Ps. Barnaba, eome abbiamo visto, restringe l'interpreta-
zione tipologiea di Giosue ai passi della Legge in cui questi e rieordato,
Giustino la estende a tutto il libro di Giosue. Su questo argomento efr.
G. Otranto, La tipologia di Giosue nel «Dialogo eon Trifone ebreo»
di Giustino, Aug 15 (1976) 29ss. Se Giustino per indieare I'interpretazione
tipologiea usa eorrentemente typos, un suo passo (probabilmente deI per-
14 M. SIMONEITI

ehisee anehe, rispetto ai dati tradizionali, l'argomento profe-


tieo 17, (iiustino si serve spesso di testimonia, e fuorviato dal
fatto ehe in essi aleune espressioni erano state modifieate e
arrieehite dai eristiani per diehiararne meglio il signifieato
eristologieo, fa earieo ai Giudei di aver omesso, eon intenzione
polemiea, tali espressioni, senza aeeorgersi di aver a ehe fare
eon interpolazioni eristiane 18.
Anehe Ireneo sviluppa l'interpretazione tipologiea deI VT,
ma in polemiea eon gli gnostiei 10 fa eon diverso intendimento:
infatti egli vuole dimostrare ehe non e'e frattura fra veeehia
e nuova eeonomia, in quanta ambedue sono dirette dalla provvi-
denza di un solo Dio, ehe si e servito pedagogieamente prima
della Legge e poi dei profeti per assuefare gradualmente l'uomo
ad entrare in eomunione eon lui e poter passare, eon l'inear-
nazione di Cristo, per typica ad vera et per temporalia ad
aeterna et per carnalia ad spiritalia et per terrena ad caelestia
(Haer. IV, 14,2-3) 19. ,L'uso della tipologia ehe fa Ireneo e alta-
mente tradizionale, ed egli si rifa a volte esplieitamente all'auto-
rita dei presbiteri 20. Rispetto a Giustino il proeedimento e
ulteriormente dilatato e soprattutto eomplieato nell'interpre-
tazione dei dettagli 21. Compare in lui anehe il proeedimento,
gia filoniano, ehe fa seaturire l'allegoria da una presunta ea-
renza deI senso letterale deI passo biblieo: la benedizione ehe
Isacco :ha rivolto a Giacobbe non si e realizzata letteralmente
in Giacobbe stesso perehe fu destinata a realizzarsi piena-

duto Contro Marcione), eitato da Ireneo (V, 26,2), testimonia l'uso anehe
di allegoria.
17 Egli, p.es., e il primo - almenD a nostra eonoseenza - ehe abbia
eollegato «l'alta grotta» di 1s 33,16 eon la naseita di Gesu, dando origine
appunto al motivo della grotta di Betlemme (Dial. 78,6).
18 Giustino, p.es., fa earieo ai Giudei di aver eliminato da Ps 95,10
l'espressione «dal legno », ehe inveee era un'interpolazione eristiana fatta
al fine di eollegare il regno di Cristo eon la eroee (Dial. 73) . Questo
motivo (~ stato reeentemente trattato da G. Otranto, Esegesi biblica e
storia in Giustino (Dial. 63-84), Bari 1979, 123ss.
19 Vedi in argomento anehe IV, 9,3; IV, 20,5.8.
20 Cfr., p.es., Lot figura di Cristo aHaer. IV, 31.
21 Basti un esempio, relativo all'interpretazione di Lev 11,2, ehe pre-
serive di mangiare solo animali ehe ruminano e hanno l'unghia spaeeata:
gli animali puri simboleggiano i eristiani in quanta ruminano, eioe me-
ditano la legge di Dio giorno e notte, e hanno l'unghia spaeeata in due,
eioe hanno fede stabile nel Padre e nel Figlio; i pagani sono simboleggiati
dagli animali ehe non ruminano e non hanno l'unghia spaeeata perehe man-
eano di ambedue i requisiti dei eristiani; i Giudei inveee sono simboleggiati
dagli animali ehe ruminano ma non hanno l'unghia spaeeata, perehe
meditano la Serlttura 'ma non hanno fede in Cristo (V, 8,3).
L'INTERPRETAZIONE PATRISTICA DEL VT 15

mente soltanto nel regno millenario di C:risto alla fine deI


mondo (V, 33,3) 22.
Giustino eIreneo sono molto vieini fra loro quanta alla
ratio ermeneutiea, ma diverge radiealmente nella loro inter-
pretazione deI VT il fondamentale risvolto polemieo. 11 Giustino
ehe eonoseiamo 23, impegnato solo eontro i Giudei, non ha bi-
sogno di porsi partieolari problemi di earattere ermeneutieo.
E' letteralista nel dimostrare ehe le profezie si sono realizzate
in Cristo, e allegorista nell'interpretare la Legge in chiave eris-
tologiea: 10 abbiamo visto rimproverare ai (iiudei di aver eom-
preso letteralmente i typoi (Dial. 112) 24. Ma Ireneo, impegnato
eontro gli gnostiei, si trova in ben diversa e piu diffieile situa-
zione: si vale deI metodo allegorieo per leggere il VT in chiave
eristologiea e quindi eollegare fra loro VT e NT, ma e perfetta-
mente eonsapevole ehe gli gnostiei fanno uso dello stesso eri-
terio interpretativo per suffragare le loro dottrine eon l'auto-
rita della Saera Serittura, ehe per loro si lirnita essenzialmente
al NT. Rieonosee ehe nel NT ci sono multae parabolae et
allegoriae, ehe gli gnostiei possono trarre in ambiguum e adat-
tare dolose ad figmentum suum (Haer. 1,3,6), li accusa di for-
zare il senso delle Seritture (I, 8,1); nega ehe si possano alle-
gorizare - eome gia abbiamo visto - i passi profetiei relativi
agli ultimi tempi deI mondo (V,35,1); ma propria lui poche
pagine prima (V,33,3) aveva interpretato allegoriean1ente in
senso eseatologieo la benedizione d'Isaeeo.
In effetti Ireneo, ehe non sembra abbia avuto remore
ad usare la terminologia tecnica d'origine pagana (allegoria,
allegorizare) 25, non sa trovare una norma ermeneutiea valida
a contrastare l'interpretazione allegoriea ehe gli avversari da-
vano delle Seritture, tanto piu ehe egli non si preoeeupa affatto
di regolare, anehe in modo approssimativo, il rapporto fra

22 In effetti Ia benedizione di Gen 27,27ss. seeondo Ie intenzioni deI


suo antieo autore andava riferita non a Giaeobbe in persona ma al
popolo d'IsraeIe ehe da Iui sarebbe diseeso. Pereio i partieolari deI
passo non quadrano eon Ie vieende di Giaeobbe edel suo eontrasto
eon Esau.
23 Non dimentiehiamo infatti ehe Giustino serisse anehe eontro Mar-
eione; e eerto in questo seritto egli avra dovuto affrontare aleune delle
diffieolta ehe Ireneo ineontro nella polenliea eon gli gnostiei verl e propri.
24 Per i dettagli della teeniea ermeneutiea di Giustino, ehe sono in-
fluenzati anehe dal nletodo di esegesi dei maestri ebrei, efr. W. A. ShotweIl,
The Biblical Exegesis of lustin Martyr, London 1965.
25 Cfr., p.es., Haer. 11,32,6.
16 l\t1. SIMONETTI

interpretaziolle letterale e interpretazione allegoriea. Intendo


qui riferirmi non tanto al fatto ehe Ireneo, eome ,Giustino,
vede in 'Cristo la realizzazione delle profezie deI VT eonsiderate
in senso letterale, quanta al fatto ehe anehe per i libri della
Legge, abitualmente interpretati allegorieamente in chiave eri-
stologiea, egli talvolta presenta aperture signifieative in senso
letteralista: e il easo soprattutto di Dem. 11-29, ehe nell'esposl-
zione di storia saera da Adamo a Mose assume i fatti della
Genesi e dell'Esodo nel senso piu ovvio e letterale. Bastera
aggiungere ehe aHaer. V, 20,2 e 23,1, eioe a distanza di poche
pagine, la preserizione di Dio ad Adamo relativa ai frutti deI
paradiso (Gen 2,16) e interpretata prima allegorieamente - at-
tingi da tutta la Serittura ma senza inorgoglirti e aver eOlltatto
eon gli eretiei -, e dopo letteralmente. E' ehiaro ehe Ireneo
ha eonsiderato normale ehe in alcuni contesti seritturistiei il
senso allegorieo si sovrapponesse a quello letterale; ma non
ha mai sentito l'esigenza di approfondire i modi di questa
sovrapposizione di signifieati. Posto ehe piu 0 meno le stesse
eonsiderazioni potremmo fare a proposito dell'interpretazione
ehe Ireneo da deI NT 26, ci spieghiamo perehe egli, in maneanza
di un ehiaro prineipio ermeneutieo, per contrastare gli gnostiei
abbia dovuto far rieorso al prineipio d'autorita: solo la Chiesa
eattoliea e maestra di verita nell'interpretazione delle Seritture,
in quanta depositaria dell'autentiea tradizione apostoliea (Haer.
111, 1-5) 27.
Se allarghianlo 10 sguardo da Ireneo a Teofilo e Tertul-
liano, avvertiamo ehe partieolare eura era dedieata all'inter-
pretazione letterale dei passi deI VT di eontenuto proto- ed
eseatologieo. Per questi ultimi e evidente la preoeeupazione
millenarista ehe spinge a contrastare l'eseatologia spiritualista
26 Nel senso che per questi libri Ireneo predilige Iargamente l'inter-
pretazione di tipo letterale, ma introduce anche quella allegorica piu
di una volta: IV, 36,2; V, 25,4.
27 Anche Tertulliano condivide l'imbarazzo di Ireneo, aggravato dal
fatto di polemizzare contro 'maggior copia di avversari: gnostici, giudei,
pagani. :Respinge l'interpretazione allegorica che i pagani davano deI
mito di Saturno (Nat. 11, 12,17), ma propone Ia tipologia tradizionale
contro giudei e marcioniti e in tale contesto parIa di aenigmata, allegoriae,
parabolae deI VT, aliter intellegenda quam scripta sunt (Mare. 111, 5,3),
salvo a biasimare l'allegorismo eccessivo degli gnostici, richian1andosi a
maggiore simplieitas (Res. 19,2; Anim. 35,2; Prax. 13,4). Percio anch'egli,
came Ireneo, ricorre al principio d'autorita: autenticiHl e antichiHl del-
l'interpretazione cattolica delle Scritture (Praeser. 20-21 e passim); cfr.
T. P. O'lVlalley, Tertullian and the Bible, Nijmegen 1967, 145ss.
L'INTERPRETAZIONE PATRISTICA DEL VT 17

degli gnostici merce l'esegesi letterale dei passi in argomento.


E anche nell'interpretazione letterale di Gen 1-3 ravvisiamo il
fine di contrastare l'interpretazione mitizzante e deformante
che ne davano gli gnostici 28. Ma qui dobbiamo anche tener
conto che forse l'impostazione materialista tipica della cultura
asiatica portava i nostri autori a non dar(~ troppo peso agli
antropomorfismi deI racconto biblico che tallto scandalizzavano
lettori di tendenza piu spiritualista 29.
In complesso questi scrittori di formazione asiatica Ilell'in-
terpretazione deI VT ci appaiono sollecitati. da esigenze e sti-
n10li diversi e contrastanti: l'esigenza antigiudaica e antigno-
stica di leggere in chiave cristologica il VT li spingeva all'alle-
goria, mentre un certo materialismo di base e l'esigenza di
contrastare l'allegorismo esagerato degli gnostici li orientavano
piuttosto verso la lettera deI testo biblico. Di qui le sfasature
che abbiamo avvertito nella loro esegesi.

4. Ma prima di lasciare l'ambiente asiatico e indisperlsabile


un cenno aparte, anche brevissimo, ad Ippolito, attivo fra la
fine deI 11 e l'inizio deI 111 sec. 30. Infatti con lui l'esegesi
cattolica, finora ristretta a servizio di finalita polemiche, cate-
chetiche e dottrinali, si svincola da queste pastoie e diventa
genere letterario autonomo, con opere dedicate specificamente
all'interpretazione, se non ancora di un intero libro della Sacra
Scrittura, di passi anche ampi, cosi come tempo prima aveva

28 Cfr. n. 11.
29 Abbiamo gia accennato in questo senso al racconto di Teofilo
(Autol. 11, 10ss.) relativo ai primi uomini, che segue il testo biblico, senza
alcuna riserva nei confronti degli antropomorfisrni anche piiJ. ingenui.
Qualche spunto allegorico - i primi tre giorni della creazione simbolo
della Trinita, i vari astri simbolo di profeti, giusti, peccatori, ecce (11,
15.16) - non ha 10 scopo, come in Filone e in Origene, di eliminare
le assurdita deI testo inteso alla lettera, ma si sovrappongono ad esso
senza escluderlo e con procedimento tutt'affatto casuale. P.iiJ. () meno
in questo periodo collochiamo due omelie pasquali giunte a noi, ambedue
d'ambiente asiatico: quella di Melitone e l'omelia ps. ippolitiana In
sanctum Pascha: esse si fondano sull'esegesi deI racconto di Ex 12 rela·
tlvo all'istituzione della Pasqua giudaica, e ne interpretano tipologica·
mente i dettagli in riferimento alla passione di Cristo, con procedin1ento
molto elaborato anche dal punto di vista della forma.
30 Indico con questo norne l'autore delle opere esegetiche ricordate
qui sotto (n. 31) e 10 considero distinto dall'autore romano dei Philoso·
phoumena, usualmente identificato con il martire romano Ippolito. Consi·
dero il nostro autore un orientale di formazione culturale asiatica. Sulla
questione cfr. Ricerche su Ippolito, Roma 1977, 9ss. 151ss.
18 M. SIMONETTI

fatto 10 gnostieo Eraeleone per il Vangelo di Giovanni. Si


tratta di opere in eui il testo in oggetto viene riportato passo
per passo, e ogni passo e seguito dalla spiegazione, di norma
molto stringata, per eui esse arieggiano non tanto i diffusi
eommenti filoniani quanto, in ambito pagano, i eommenti di
earattere letterario e, in ambito giudaieo, i pesharim qumra-
niei. I testi interpretati da Ippolito fanno tutti parte deI VT 31:
segno forse di preoeeupazione antignostiea - -ehe, eomunque,
nella spiegazione di dettaglio non appare dominante - 0 piut-
tosto di maggior prestigio ehe il nostro autore attribuiva a
questi antiehi libri rispetto a quelli piu reeenti deI NT. E' sin-
tomatieo ehe i forti interessi eseatologiei 10 abbiano' indotto ad
interpretare non l'Apocalissi 32, quanta Daniele. All'infuori del-
l'evidente rapporto ehe 10 lega ad Ireneo, Ippolito appare tri-
butario di tradizioni esegetiehe anteriori, pervenutegli in buona
parte per via orale: dobbiamo pensare a tradizioni non sol-
tanto aneora fluttuanti ma prevalentemente limitate a temi
esegetiei di earattere generale, ehe Ippolito ha non soltanto
fissato eon preeisione, selezionando il materiale a sua eono-
seenza, ma soprattutto ha arrieehito e dilatato meree l'esten-
sione di eerte tipologie da un eontesto all'altro e la puntuale
interpretazione dei dettagli 33.
L'esegesi sistematiea d'Ippolito segna un evidente progresso
rispetto all'esegesi ehe potremmo definire episodiea di Giu-
stino, Ireneo e Tertulliano; ma propria il suo earattere siste-

31 Cornmenti a Daniele, al Cantico dei cantici, all'episodio di Davide


e Golia, alle Benedizioni dei Patriarchi e di Mose.
32 Anche se nel eontesto deI suo argomentare esegetieo e dottrinale
egli fa uso di questa opera, eome delle altre deI NT, sia nelle opere
speeifieamente esegetiehe sia in quelle di altro argomento.
33 Non abbiamo dati ehe ci eonsentano di fissare eronologieamente
le apere di Ippolito. Dlsponendole in un ordine logieo, si passa dai
eommenti a Daniele e Davide, aneora largamente letterali, pur eon larghe
aperture tipologiehe, ai eomnlenti al Cantico e alle Benedizioni, ehe
sono eselusivamente allegorizzanti in senso tipologieo (11 ternline allegoria
e attestato in Ippolito aeeanto al piiI frequente typos) . Le Benedizioni
dei patriarchi e di Mose, eui si aggiungevano quelle di Balaam, ora per-
dute, vanno segnalate eame un eomplesso di seritti di notevole portata,
tendenti ad interpretare in modo organieo una serie di passi della
Genesi (ce. 27.37.48.49), dei Numeri (ce. 23-24) edel Deuteronomio (e. 33)
affini fra loro per forma letteraria e ehe per l'argomento profetieo' si
prestavano ad essere interpretati in senso eristologieo. Si tratta di un
eomplesso di opere molto piiI impegnativo sia deI Commento a D'aniele,
ehe prende in eonsiderazione solo poehi episodi dellibro, sia deI Commento
al Cantico, ehe eommenta il libro saero solo fino a 3,7.
L 'INTERPRHfAZIONE PATRISTICA DEL VT 19

matieo ne evidenzia in modo piu grave eerti limiti. In prima


luogo, assoluta earenza di preparazione e sensibilita filologiea 34:
quando Ippolito aeeenna di sfuggita al rifiuto dei Giudei di
aeeogliere l'episodio di Susanna nel libro di Daniele, adduee
solo motivi di earattere moralistieo e selnbra ignorare ehe
dell'episodio non si eonoseeva testo ebraico, ma solo tradu-
zione greea (SCh 14,96).
Quanto alla speeifiea teeniea interpretativa, Ippolito fonda
la sua tipologia eristologiea sulla tradizionale eonvinzione ehe
il VT naseonde, sotto la lettera, i misteri di Cristo (PO 27,2.22.42),
ehe l'esegeta deve disvelare eoll'aiuto dello stesso Cristo, il
quale eosl diventa rivelatore dei suoi misteri (PO 27,2). Ma
posta la sovrapposizione di due piani di lettura, Ippolito non
si e mai preoeeupato di fissarne in qualehe modo il rapporto.
Nel COlnmento a Daniele, prevalentemente: letterale, non ha
diffieolta a sovrapporre, nell'episodio di Susanna, l'interpre-
tazione allegoriea a quella letterale in fUl1zione antigiudaiea:
Susanna e la Chiesa, il marito e Cristo, i vecehi ehe l'insidiano
sonoGiudei e pagani. Nel Commento al Cantico, dato il parti-
eolare tema deI testo, il problema deI senso letterale neppure
si poneva: 10 sposo e Cristo e la sposa e la Chiesa.
Ma il problema si pone nelle Benedizioni dei patriarchi e
di Mose, perehe la realta dei fatti interpretati non pub essere
revoeata in dubbio. Ma ormai Ippolito vede questi fatti sol-
tanto in funzione deI naseosto signifieato eristologieo ehe essi
avevano avuto fin dall'origine e ehe solo permette di valutarli
nel loro esatto signifieato (PO 27,160): il ehe vuol dire, per
Ippolito, ehe eerti fatti e eerti diseorsi llanno senso pieno
soltanto se eonsiderati alla luee di Cristo, mentre in senso
letterale la 101'0 veridieita laseia a desiderare. Eeeolo pereib
disinteressarsi eompletamente deI signifieato letterale di tali
fatti e anzi applieare su vasta scala il eriterio di ravvisare nella
lettera deI testo saero ineongruenze ehe indirizzano verso l'alle-
goria: ripete le obiezioni d'Ireneo sull'interpretazione letterale
della benedizione d'Isaeeo, respinge l'evidente riferimento lette-
rale delle parole di Giaeobbe a Ruben, Sin1eone, Levi, legge in
n10do assurdo Gen 49,25-26: «le benedizioni delle ma11JLmelle,

34 I1 rilievo non apparira anacronistico se si pensa a quanta fosse


progredita la scienza filologica non solo presso i greci ma anche presso
gli ebrei.
20 M. SIMONETII

le benedizioni dell'utero di tuo padre e di tua madre» 35 , per


far seaturire dal eontrosenso «l'utero deI padre» una spiega-
zione allegoriea di forte senso dottrinale 36 (PO 27,24ss. 54ss.
60ss. 108s.). Eppure, in tanto rigore d'interpretazione eristo-
logiea, (~ inopinatamente ammesso, per la Benedizione di Dan
(Gen 49,16-18), il riferimento parziale a Sansone (P'O 27 ,90),
eioe un'interpretazione giudaiea. E per spiegare perehe a Dt 33
Mose Olnetta di benedire Simeone, 1ppolito fa rieorso a fatti
deI patriarea, della tribu e di Cristo, indiseriminatamente (PO
27,155ss.. ).
Ane.he nell'interpretazione dei dettagli si avverte la man-
eanza di norme preeise: solo qualehe volta i numeri sono
interpretati simbolieamente (SCh 14,166; CSCO 264,8); solo
una volta inopinatamente l'interpretazione tipologiea e fon-
data sull'etimologia di un norne ebraieo 37, eioe applieando un
eriterio ermeneutieo tipieame11te alessandrino ma di ben searsa
applieazione in anlbiente asiatieo. Piu di una volta l'esegeta
appare in diffieolta di fronte a eerti partieolari deI testo 38;
e 10 stesso modo di sviluppare le varie tipologie non appare
sempre eoerente, in quanta in una trama di tipologie piuttosto
elementari se ne inseriseono a volte di molto eomplieate, eon
una minuta puntualizzazione di dettagli meramente materiali 3!1.
11 c:arattere pionieristieo delle opere esegetiehe d'!ppolito
n1eritava di essere illustrato eon un po' d'attenzione, in quanta
esse evidenziano nel modo piu eloquente eome la validita eosi
i limiti delI'esegesi asiatica 40.

35 Inveee di «le benedizioni delle mammelle e dell'utero, le benedi-


zioni di tuo padre e di tua madre».
36 Cioe, l'utero della madre di Giuseppe simboleggia la naseita. di
Cristo da Maria qua homo, mentre l'utero deI padre simboleggia Ja na-
seita deI Logos dal Padre qua deus.
37 Aser == rieehezza (PO 27,96).
38 Ippolito, p.es., interpreta Gen 49,7: «Li dividero in Giaeobbe e li
disperdero in Israele », detto di Simeone e Levi, dando a in un improba-
bile valore strumentale.
39 P.es., nell'interpretazione della vite di Gen 49,21, benedizione di
Nephtali, la vigna e il Salvatore, i pampini sono i santi, i grappoli i
n1artiri, i vendemmiatori sono gli angeli, i eesti gli apostoli, il frantoio
e Ja Chiesa, il vino e la forza dello Spirito santo (PO 27,98).
40 Anche Ippolito di Roma sembra sia stato esegeta e a Iui sono
riportati tradizionalmente molti passi fran1mentari e un'Introduzione al
Salterio eon I'inizio dei eommenti ai sal'mi 1 e 2, di tono fortemente
allegorizzante. Non entra nei fini di questo nostro diseorso, neeessaria-
mente sommario e ehe fa eentro sull'esegesi orientale, un eenno piil parti-
eolareggiato su questo autore, ehe nulla aggiunge a quanta abbiamo
sin qui osservato sui earatteri dell'esegesi asiatiea.
L'INIERPRETAZIONE PATRISTICA DEL VI 21

5. L'iniziativa eulturale della seuola di Alessandria, tesa,


rispetto al passato, a maggiore apertura ai valori della paideia
greea, aveva soprattutto la finalita di approfondire l'interpre-
tazione della Saera Serittura, al fine di renderla piu faeilmente
aeeessibile a lettori di buona formazione. L'iniziativa si pre-
sentava pereio parallela a quella intrapresa molto tempo prima
da Filone e da altri giudei ellenizzati, ma il fine immediato era
quello di eontrastare il predominio eulturale degli gnostiei e
la loro esegesi seritturistiea. Proprio la diuturna polemica eon
gli gnostiei, oltre il eontatto eon un giudaismo ellenlzzato di
alto livello eulturale, eontribul ad affinare :La teeniea esegetiea
dei dottori eattoliei di Alessandria, a renderli sensibili ad esi-
genze rimaste inavvertite nell'esegesi asiatiea, a metterli in
grado di far fronte a tali esigenze, mentre la loro impostazione
di pensiero, prevalentemente platoniea, li spingeva ad aeeen-
tuare l'interpretazione spirituale deI testo saero molto al di la
di quanta avessero fatto gli asiatiei.
11 prineipale eontributo di Clemente allo sviluppo dell'inter-
pretazione eristiana deI VT fu di dilatare la tradizionale tipo-
logia mediante l'apporto di importanti spunti derivanti dalla
tradizione filoniana 41. Infatti nella trama della tradizionale
eoneezione ehe il Vangelo e realizzazione e eompletamento
della Legge e ehe pereio il VT va interpretato alla 1l1ee di
Cristo 42 (Strom. IV, 21,134), Clemente e eonvinto eon Filone
ehe la Serittura non puö eontenere nulla di banale e ehe pereio
ogni parola vi e seritta eon fine preeiso, anehe se tale fine
pub essere nascosto, non in1mediatamente percepibile (,Strom.
IV, 25,160): non si debbono gettare perle ai porei (Mt 7,6),
perehee perieoloso spiegare parole pure e limpide ad aseolta-
tori rozzi e ineolti (Strom. I, 12,55). Pereio a Clemente le parole
41 Le superstiti opere di Clemente, ehe fanno ampio uso della Serit-
tura in eontesto non speeifieamente esegetieo, ci presentano in materia
solo spunti frammentari, anehe se -molto frequenti, e l'aver dilatato eon
apporti filoniani la trama della tipologia tradizionale eontribuisee ad
aeereseere quel earattere di desultorieta e inorganieita eh'e proprio deI
modo di esporre dell'Alessandrino. Sappiamo da Eusebio (HE VI, 14,1)
ehe le Hypotyposeis, in massima parte perdute, presentavano esposizioni
riassuntive su tutta la Serittura, il ehe - eonoscendo l'abituale modo
di esprimersi deI nostro autore - fa aneora una volta pensare ad un
diseorso privo di organieita e sistematieita.
42 Clemente parIa addirittura di un solo Testamento, venuto a noi
da un Dio unico per la 'mediazione di un unieo Signore (Strom. 11,6,26).
DeI resto egli usualmente considera la Scrittura eOll1e la voee stessa deI
Logos divino (Protr. 9.82.84).
22 M. SIMONETTI

di Cristo appaiono espressione di una sapienza divina e miste-


riosa, che non dobbiamo ascoltare con orecchio carnale (Quis
dives 5,2), e gl'insegnamenti scritturistici ripartiti a due livelli,
uno d'immediata comprensione e uno invece espresso in forma
oscura e coperta (Paed. 111, 12,97), sia per invitare i piu zelanti
a ricercare con applicazione e abilita sia perche n10lti, non ade-
guatamente preparati, ricaverebbero piu danno che utilita dal-
l'intelligenza profonda della Scrittura (Strom. VI, 15,124).
E' evidente che tale concezione della parola sacra e della
sua comprensione non poteva non privilegiare l'interpretazione
di tipo allegorico 43. In effetti Clemente a Strom. V,4,20ss. ci
ha lasciato un vero e proprio trattato sull'allegoria e il simbo-
lismo intesi come espressione tipica deI linguaggio religioso,
che per sua natura non si presenta accessibile ad ognuno, ma
esige certe purificazioni e interdizioni 44. In tal senso l'allegoria
viene a costituire il principio ermeneutico sul quale e fondata
la distinzione dell'insegnamento scritturistico a due livelli, cui
sopra abbiamo accennato, perche colla sua applicazione ci per-
mette di passare dal livello inferiore a quello superiore, pene-
trando gli aspetti meno evidenti di quell'insegnamento 45. Se
percio elemente non trascura la dimensione storica deI testo
sacro e sa trarre talvolta da esso anche un senso dottrinale,
il S110 interesse e per quella ch'egli definisce epoptia 46, il senso

43 E' superfluo pereib rilevare ehe allegoria e tern1ini derivati sono


di casa nell'esposizione di Clemente. Per maggiori dettagli sull'esegesi
elementina, oltre l'op. di Danü~lou gia eit. (n. 2), e fondamentale C. Mon-
desert, element d'Alexandrie. Introduction a l'etude de sa pensee reli-
gieuse a partir de l'Ecriture, Paris 1944.
44 La eoneezione dell'esoterismo eome pratiea religiosa di portata uni-
versale e illustrata da Clemente in questo eontesto anehe presentando la
serittura ideografiea degliEgiziani quale esempio di espressione simboliea
deI linguaggio religioso.
4~5 A elemente non sono sfuggiti irischi ehe eomportava l'applieazione
di questa norma; e gli eeeessi dell'allegorismo gnostieo ne erano la dimo-
strazione. Pereio egli osserva ehe si trova la verita non quando si stra-
volge il senso deI testo, ma solo se l'interpretazione di un dato passo
porta ad affermare eib ehe e proprio e eonviene perfettamente alla
maesta di Dio e se essa e fondata sull'appoggio di altri passi seritturistiei
(Strom. VII, 16,96). Quest'ultima norma, ehe rleorda l'uso dei grammatiei
greei di interpretare Omero eon Omero, era largamente pratieata dagli
esegeti ebrei, e si riseontra anehe negli esegeti d'arrlbiente asiatieo (Giu-
stino, Ireneo, Ippolito); negli Alessandrini, sopratutto in Origene, e di
molto dilatata.
46 In un passo di non faeile eomprensione (Strom. 1,28,176.179) Cle-
mente distingue la Legge in quattro parti: la parte storiea, quella legisla-
tiva - e tutte e due hanno relazione eon la dottrina morale -,la parte
L 'INIERPRBfAZIONE PAIRISTICA DEL VI 23

naseosto e misterioso ehe si disvela solo a chi sa interpellare


il testo in modo adeguato, cioe eon l'interpretazione allegoriea.
,Questa puo essere di piu tipi. Da una parte infatti Clemente
eontinua e valorizza la tipologia tradizionale, rilevando in senso
antignostieo l'unita dei due T'estamenti e sviluppando il eon-
eetto della rivelazione progressiva: Legge, profeti, Giovanni,
inearnazione deI Logos (Strom. VI, 18,166-167). Dall'altra riprende
da Filone, ma aeeomodandole in senso eristiano, l'interpreta-
zione eosmologiea e antropologiea. Basti rieordare in tal senso
il tempio e il deealogo eome simboli deII'universo; Agar e Sara
eome simboli della sapienza e della eultura pagana ehe ali-
mentano la fede, simboleggiata da Abramo 47. A volte piu inter-
pretazioni di tipo diverso si sovrappongono per uno stesso
passo: Gen 26,8, Abimeleeh vede attraverso la finestra Isaeeo
ehe earezza Rebeeea, signifiea in prima luogo ehe il sapiente
gode e si rallegra eon eostanza deI bene 48. A questa interpre-
tazione, derivata da Filone, se ne aggiunge una seeonda, di
eontenuto eristiano: i tre personaggi sono simboli di Cristo
(Abimeleeh), deI eristiano (Isaeeo) e della Chiesa (Rebeeea);
e poi aneora una terza, la tipologia tradizionale ehe ravvisava
in Isaeeo il typos di Cristo 49.
Basta questo solo esempio, eon la riechezza d'interpreta-
zioni ehe propone e la earenza di un qualsiasi prineipio meto-
dieo ehe ne regoli l'applicazione, a earatterizzare la ratio ese-
getiea diClemente e far vedere quanta con lui si sia eomplieata
la lineare interpretazione allegoriea deI V'T di Ireneo e di
Ippolito. Risulta pereib superfluo entrare nei dettagli della
teeniea interpretativa, ehe, sulla traeeia di Filone, sfrutta ampia-
mente la simbologia dei numeri, le etimologie dei nomi ebraici
e altri proeedimenti di tipo alessandrino molto al di la deI

delle eerimonie religiose - ehe eorrisponde gia alla seienza della natura -,
e la quarta parte superiore a tutte ehe e la parte teologiea, l'epoptia.
47 Cfr. Stron1). V,6,32ss.; VI, 16,33; I, 3,30-31. Nell'ultima interpretazione
il fatto ehe Sara genera suo figlio dopo ehe Agar aveva generato il suo
sta a signifieare l'apporto della eultura greea al progresso della vera
sapienza.
48 Questa interpretazione e fondata sull'etimologla dei nomi: Isaeeo ==
riso; Rebeeea == eostanza.
49 Paed. I, 6,22-23. Ovviamente Isaceo simboleggia Cristo per essere
stato offerto eom.e vittima dal padre Abramo. 11 fatto ehe Isaeco non
era stato pero immolato, a differenza di Cristo, e per Clemente indiea-
zione simboliea della divinita deI Signore, ehe non ha patito nella soffe-
renza dell'umanita da lui assunta.
24 M. SIMONETTI

pareo 11S0 ehe ne avevano fatto gli esegeti asiatiei. Bisogna


d'altra parte rilevare ehe, nonostante i vistosi imprestiti dal-
l'esegesi filoniana,Clemente riesee a differenziarsene in modo
fondamentale, perehe la sua interpretazione resta saldamente
aneorata aCristo, eioe alla storia.
6. J\ eonsiderarle singolarmente, quasi tutte le earatteri-
stiche deila esegesi di 'Origene si riseontrano gia nei preeedenti
esegeti, soprattutto in Clemente, dall'aeeumulo di piu sensi
seritturistiei al simbolismo numerieo e all'uso delle etimologie
di nomi ebraiei; ma rispetto ai suoi predeeessori egli ha orga-
nizzato e sistemato questi dati piu 0 meno tradizionali sulla
base di una eonoseenza deI testo biblieo senza eonfronti supe-
riore, di una riflessione esegetiea molto piu approfondita, di
una eoseienza eritiea, affinata nel eontrasto eon gli gnostiei,
fino allora seonoseiuta; e non soltanto ha dilatato e appro-
fondito tutti questi dati, ma soprattutto li ha organizzati - final-
mente sulla base di preeisi eriteri metodologiei - in una sin-
tesl. globale, ehe per molti aspetti sarebbe rin1asta definitiva.
Insomrrla, Origene ha fatto dell'ermeneutiea bibliea una vera
e propria seienza, e in tal senso ha eondizionato in modo deei-
sivo tutta l'esegesi patristiea sueeessiva, anehe di eoloro ehe
avrebbero polemieamente rifiutato gli esiti della sua interpre-
tazione.
Avvieinandoei alla sua esegesi apartire dai dati piu este-
riori, rileviamo come egli abbia dilatato l'an1bito della esegesi
eristiana della Serittura quanta all'oggetto e alla forma. Quanto
all'oggetto, perehe prima di lui l'interesse degli esegeti si era
eoneentrato di preferenza su alcuni libri (per il VT Genesi,
Esodo, Salmi, Isaia e poeo piu), e in modo sistematico - eome
abbiamo visto per Ippolito 50 - solo su parti di essi. Origene
inveee intende 10 studio della Serittura eome studio di tutta
la Serittura: per prima ha attirato l'attenzione su eerti libri
sapienziali {Giobbe, Ecclesiaste), e la sua esegesi di Giosue e
Giudici e rin1asta quasi un unicum nell'antichita. Quanto alla
forn1a, perehe - per quanta ci eonsta - prima di lui anehe
i eommenti sistematiei, p.es. di Eraeleone e d'Ippolito, erano
limitati a parti, gruppi di versetti dei vari libri, e la loro inter-
pretazione era eondotta in modo stringato, per non dire som-
50 Abbian10 gia rilevato (n. 33) ehe i eommenti di Ippolito a Daniele
e al Cantico prendono effettivamente in esame solo una parte deI testo.
L'INTERPRETAZIONE PATRISTICA DEI. VT 25

mario. Inveee Origene ha eomineiato a eOlllmentare libri interi


deI VT e deI NT, perfino l'intero Salterlo, e eon eommenti
attentissimi ad ogni dettaglio deI testo e pereib d'inusitata lun-
ghezza: 12 libri sui primi eapitoli della Genesi, 30 Sll I saia,
25 su Ezechiele, 10 sul Cantico 51. 11 prima approeeio di questa
laboriosa rieerea sul testo biblieo e di natura filologiea. Origene
e eonsapevole dei eontrasti ehe naseono, nelle diseussioni eoi
Giudei, per divergenze sul testo biblieo in uso presso i eonten-
denti, non gli sfugge ehe gli gnostiei talvolta aeeomodano i1
testo per farlo quadrare eon la loro dottrina, soprattutto sente
l'esigenza di fondare l'esegesi della parola di Dio su una rieerea
preliminare tesa a fissare l'esattezza di questa parola. Da questa
esigenza naseono, insieme a una quantita di diseussioni critiehe
di alto livello, gli Hexapla, ehe segnano veramente un'epoea
nello studio deI testo saero 52.
L'apprezzamento filologieo deI testa biblieo ha senso, per
Origene, solo in funzione dell'esigenza di penetrarne piu a
fondo il signifieato. A tal riguardo egli eondivide eon Filone
e elemente la eonvinzione ehe la Serittura presenti, al di la
deI senso letterale, un senso spirituale piu profondo ehe sfugge
ai piu, propria perehe 10 Spirito divino ispiratore dell'agiografo
ha voluto impedire ehe verita profonde fossero a portatadi
mann di indegni e ineapaei 53. D'altra parte, proprio l'ineapaeita
di intendere il senso spirituale deI testo saero, eelato sotto il
rivestimento della lettera, puo indurre in errore: i Giudei,
51 Rieordiamo solo di passaggio ehe gli antichi divisero le apere ese-
getiche di Origene in 3 tipi: Scoli, cioe spiegazioni di passi di difficile
o comunque interessante interpretazione; Omelie, predicate in chiesa da
Origene a Cesarea di Palestina; Commentari, ricavati dalle lezioni tenute
nella scuola. E' ovvio che solo questi ultimi ci danno la piena misura
dell'esegesi origeniana, anche se al fondo la tecnica esegetica e sempre
la stessa.
52 Si trattava di una sinossi deI testo ebraico e delle traduzioni
greche deI VT a colonne affiancate, tese a verificare la fondatezza della
traduzione dei LXX, che era quella usualmente adoperata nella Chiesa.
La problematica relativa all'esatta cO'mposizione di questa opera e stata
di recente rinnovata da P. Nautin, Origene. Sa vie et son oeuvre, Paris
1977, 333ss. Per informazione complessiva di carattere piu dettagliato sulla
ratio ermeneutica di Origene, cfr. J. Danit~lou, Origene, Paris 1948, 139ss.;
H. de Lubac, Histoire et esprit. L'intelligence de l'Ecriture d'apres Origene,
Paris 1950; R. G,ägler, Zur Theologie des biblischen Wortes bei ()rigenes,
Düsseldorf 1963.
53 L'esemplificazione e sterminata. Mi limito a qualche passo deI
De principiis: I, praef., 8; IV, 2,7; 11, 7,2. Origene qui e altrove insiste
molto anche sul totale impegno di carattere ascetico e morale ehe deve
accompagnare l'applicazione di carattere teoretico sul testo sacro.
26 M. SIMONETII

infatti si sono fermati all'osservanza materiale della legge;


J

egli. gnostiei hanno valutato alla lettera gli antropomorfismi


deI VT, eome fanno anehe i piu senlpliei della Chiesa (P'rinc.
IV,2,1).
La distinzione fra signifieato letterale e spirituale della
Serittura e sviluppata da Origene nel senso di estendere l'inter-
pretazione spirituale ad ogni passo deI testo saero e di distin-
guerne piu tipi {Princ. IV,2,4; IV,3,5), in eonseguenza degli
influssi ehe gli derivano da piu parti: tipologia tradizionale,
esegesi eosmologiea e antropologiea di tipo filoniano, tendenza,
non solo degli gnostiei, a interpretare vertiealmente le realta
terrene nominate nel testo saero eome simbolo di realta eelesti.
Per organizzare questi disparati influssi Origene a Princ. IV, 2,4,
nel contesto di una trattazione teoriea di ermeneutiea bibliea,
la prima ehe eonoseiamo nella letteratura eristiana, propone
una tripartizione dei sensi della Serittura, letterale, morale e
spirituale, in eonnessione eon la tripartizione paolina delruomo
in earne, anima e spirito, e la distinzione dei eristiani in sem-
pliei, progredienti e perfetti. Altrove inveee propone una distin-
zione piü sempliee, senso letterale e senso spirituale, eorrelata
aHa distinzione fra Cristo uomo e Cristo Dio e alla distinzione
fra cristiani sempliei e perfetti (Ho. Lev. 1,1; Sero Mat. 27), nel
senso ehe mentre i eristiani sempliei e ignoranti si arrestano
alla eonoseenza dell'umanita di Cristo edel senso letterale della
Serittura, i perfetti s'innalzano aHa eonoseenza della divinita
di Cristo edel senso spirituale delle Seritture 54. In effetti Ori-
gene, quando interpreta la Serittura, a volte distingue tre sensi
ma spesso soltanto due, quello letterale, e quello spirituale
ehe, ineentrato su Cristo, puo assumere varia forma.
:L'alternanza fra questi due sehemi fa eapire ehe essi per
Origene avevano valore solo relativo rispetto all'idea fonda-
mentale e molto piu profonda ehe vi soggiaee. Per lui la parola
divina e inesauribilmente feeonda, e l'interprete non pub presu-
mere di poterla eireoserivere in una data interpretazione (Co.
Mt. XIV,6); ma eome UD senle produee piu 0 meno frutto in
rapporto all'operosita deI eontadino e alla qualita deI terreno,
eosi i mist~i della parola divina si disvelano in minore 0 mag-

54 Si tenga presente ehe per Origene il termine « perfetto» applieato


al eristiano e sempre relativo e eonnota una eondizione instabile, non
solo perehe e sempre possibile il regresso, ma soprattutto perehe il
progresso verso la perfezione e senza fine (H o. N um. 17,4).
L'INTERPREfAZIONE PATRISTICA DEL VT 27

gior misura in rapporto all'applieazione e alla eapaeita dell'in-


terprete (Ho. Ex. 1,1). In effetti Origene eoneepisee il rapporto
fra il testo saero e chi 10 interpella non in senso statieo, eome
apprendimento in se eonehiuso di l.ln dato eontenuto,. bensl
in modo dinamieo, eome sforzo da parte dell'esegeta di pene-
trare sempre piu a fondo il senso inesauribile della parola
divina, in relazione al propria grado di perfezione e alla tenaeia
dell'applieazione. Infiniti sono i signifieati della parola divina,
e parallelamente infiniti sono i livelli ai quali si puo progressi-
vamente' parteeipare di lei aumentando la propria eondizione
spirituale 55.
Venendo a esaminare piiI da vieino i vari sensi ehe Ori-
gene distingue nella Serittura, osserviamo innanzitutto ehe
eolui eh'e eonsiderato l'allegorista per antonomasia (~ pero
anehe eolui ehe ha dato molto piiI peso al senso letterale di
quanta non si fosse fatto prima di lui; e se da una parte rim-
provera ai simpliciores di fermarsi solo ad esso, dall'altro 10
integra in un sistema organieo d'interpretazione. 'Oltre alle
diehiarazioni programmatiehe di Princ. IV, 2,6 e IV, 3,4 bastera
qui rieordare ehe, mentre Ippolito aveva dato deI Cantico inter-
pretazione solo tipologiea, eioe spirituale, Origene nel suo eom-
menta fa preeedere in modo sistematieo questa interpretazione
da quella letterale, tesa a ricostruire il modo eon eui si svolge
fra i due sposi l'azione drammatiea.P'er capire il perehe di
questo eomportamento rifaeeiamoei da una parte all'esigenza
di eonfutare l'allegorismo eeeessivo degli gnostiei, per eui Ori-
gene sostiene ehe la retta interpretazione deve eereare la eon-
nessione fra lettera e spirito deI testo saero (Princ. IV, 2,9;
IV, 3,4); dall'altra aHa forn1a merztis platonizzante deI nostro
autore, ehe appliea all'interpretazione della Serittura la distin-
zione fra realta sensibile (== senso letterale) e realta intelligi-
bile (== senso spirituale) e eonsidera la prirrla, in quanta imma-
gine e riflesso della seeonda, punto di partenza per poter
55 La Serittura, in quanto parola divina, s'identifiea eon il Logos,
e in tal senso questa eoneezione deI continuo appJrofondimento deI testo
saero da parte dell'interprete ehe vi aderisee a livelli sempre diversi
eorrisponde perfettamente al modo eon eui Origene ha eoneepito il
rapporto personale fra il Logos ed ogni uomo: si tratta infatti di un
rapporto sen1pre mobile, per eui il Logos si presenta all'uomo in aspetto
sempre diverso, eioe nel modo piu aeeoneio perehe l'uomo possa trarre
da quel eontatto il massimo benefieio, in relazione aHa propria eondi-
zione spirituale: efr. su questo Princ. 1,3,8 e il Dlio eommento ad loc.,
p. 178, in I Principi di Origene, Torino 1968.
28 M. SIl\10NETTI

passare eorrettamente dal livello inferiore al livello superiore


di eomprensione. Quindi il senso letterale, eon la sua funzione
propedeutiea, ha un ben preeiso, anehe se modesto, valore
nella prassi ermeneutiea origeniana 56.
Come abbiamo aeeennato, il eontenuto dell'interpretazione
allegoriea di Origene e varia. Nella parte finale della trattazione
teoriea di Princ. IV, 1-3 egli da molti esempi d'interpretazione
anagogiea 57, per eui le realta terrene sono assunte a simbolo
di realta eelesti: Gerusalen1me, Israele, le tribu, i popoli vieini
sono typoi di ereature spirituali ehe vivono nei eieli (IV, 3,7-10).
Egli e interessato a questo tipo di speeulazione, perehe la sua
antropologia e fondata sull'idea ehe gli uomini sono appunto
ereature eelesti appesantite dal eorpo materiale e preeipitate
sulla terra a seguito deI loro peeeato, e in tal senso Origene
spiega i punti della Serittura ehe adduee nel eontesto ehe
abbiamo or ora rieordato.
SPUl1ti interpretativi di questo genere, pur ben rappresen-
tati nel eomplesso dell'opera origeniana, non sono eerto preva-
lenti. Spazio ben maggiore ha l'interpretazione di tipo morale,
quella ehe ha per oggetto la vita interiore dell'uomo e soprat-

56 Abbiamo gUt rilevato in Ireneo e Ippolito la tendenza a negare


talvolta il senso letterale di un passo della Scrittura a beneficio di
quello allegorico. Questo procedimento, gia messo in opera dagli esegeti
pagani per eliminare la scandalosita e l'eccessivo antropomorfismo di
certi 'miti, era stato ripreso da Filone nei confronti di molti antropo-
morfismi deI VT, e Origene, come elemente, ne fa largo uso. Egli
percio afferma che, se tutta la Scrittura ha significato spirituale, non
tutta ha significato letterale, perche questo in piil punti e impossibile
(Princ. I\T, 3,5). Tali passi hanno proprio la funzione di orientare l'inter-
prete verso l'interpretazione spirituale, piil profonda (IV, 2,9). In Princ.
IV, 3,1-3 Origene da un largo elenco di tali passi, in cui la vera 0 presunta
carenza di senso letterale e indizio che n bisogna ricercare solo il senso
spirituale. Per passare dall'uno all'altro Origene si serve anche di tutti
i procedilnenti tipici dell'esegesi alessandrina: numeri, etimologie, nomi
di piante animali, ecc. Egli ha pero anche ravvisato il rischio di tali
J

procedimenti, facHmente sconfinanti nell'arbitrio, ed ha cercato di ovviar-


vi, soprattutto per combattere l'allegorismo gnostico che egli taccia
appunto di arbitrarieta: rileva cosl che solo poche volte il senso letterale
fa difetto (Princ. IV, 3,4), esige che l'interpretazione spirituale sia connessa
con quella letterale e fondata sul riscontro con altri passi scritturistici
(IV,2,9; IV, 3,4.5).
57 Per Origene anagoge e sostanzialmente sinonimo di allegoria. Succes-
sivamente passera ad indicare l'allegoria di tipo verticale, per cui le
realta terrene sono simbolo di quelle celesti. In questo senso adoperiamo
qui n terlnine. Anche se valorizzato soprattutto dagli alessandrini, questo
tipo d'interpretazione era stato usato anche dagli asiatici: cfr., p.es.,
Iren. Haer. IV, 19,1.
L 'INTERPRETAZIONE P ATRISTICA DEL VT 29

tutto deI eristiano. A tal proposito bisogna far distinzione fra


piu tipi d'interpretazione di tal genere: qualehe volta e sem-
pliee applieazione pratiea di un preeetto legale giudaieo aHa
vita deI eristiano (Princ. IV,2,6); altre volte e l'interpretazione
antropologiea di tipo filoniano: Lot e la moglie simboleggiano
rispettivamente la ragione e il senso earnale (Ho. Gen. 5,2). Ma
il piu delle volte questa interpretazione si presenta eome indi-
vidualizzazione della tipologia tradizionale nel senso elle rife-
risee il testo saero al rapporto personale fra il Logos e ranima
dell'uomo. Rieordiamoei a tal proposito eome Origene abbia
insistito, molto piu ehe ogni altro prima di lui, sul rapporto
individuale ehe si stabilisee fra il Logos e ogni eristiano, al
di la deI rapporto eon1unitario fra Cristo e la Chiesa. E' pereio
naturale ehe su questo punto egli abbia di molto arrieehito
l'esegesi tradizionale. Nel eommentare il Cantico, ehe Ippolito
aveva interpretato sulla base della tipologia eomunitaria (~risto/
Chiesa,Origene fa preeedere questa interpretazione da quella
letterale, e la fa seguire da un'interpretazione spirituale ehe
deserive appunto il rapporto fra il Logos e l'anima: anima
perfetta quella della sposa, aneora imperfette quelle delle an-
eelle della sposa.Origene e stato un grande mistieo, e tutta la
sua tematiea in proposito e d'ispirazione seritturistiea: bastera
qui rieordare, oltre innumerevoli spunti deI Cantico 58, romelia
27 sui Numeri, in eui le tappe degli Israeliti nel deserto sono
visti eome i gradi sueeessivi dell'aseesa dell'anima a Dio; e le
belle tende d'Israele di Num 24,5, in quanta abitazione prov-
visoria, diventano sin1.bolo di eolui ehe progredisee senza fine
nella eonoseenza di Dio (Ho. Num. 17,4).
,La tendenza alla spiritualizzazione dell'allegoria e evidente
anehe nell'interpretazione tipologiea vera e propria di Origene.
Essa e aneora in buona parte fondata su typoi ereditati dalla
tradizione; ma vi e anehe affermato e applieato il prineipio
di eseludere ehe fatti storiei deI VT possano essere assunti
a typoi di altri fatti storiei deI NT - eome inveee avevano fatto
sistematieamente Ippolito, Ireneo egli altri asiatici -: le eose
eorporee sono inveee tipo di realta spirituali, e i fatti storiei
tipo di realta inteIIigibili (Co. 10. X, 18). 'Origene fa questa affer-
mazione nel eontesto di una interpretazione tipologica del-

58 Basti ricordare i tcmi delle mistiche nozze edella ferita d'amore,


destinati ad avere, insieme c01 tema dei sensi spirituali e altri ancora,
grande fortuna nella storia della mistica occidenta1e.
30 j\i, SIj\10NETTI

l'agnello pasquale; e il suo trattato Sulla pasqua, ehe solo da


poeo eonoseiamo nella sua eompletezza 59, ci permette di veri-
fieare la novita di questo atteggiamento in un eontesto esege-
tieo di partieolare importanza 60 e per il quale l'omelia asiatiea
ps. ippolitiana In sanctum Pascha (== IsP) ci permette un pun-
tuale riseontro. P'er forza di eose ci lin1itiamo apochi esen1pi.
Ex 12,2, il mese della Pasqua e il prineipio dei mesi dell'anno,
per l'autore asiatieo simboleggia il primato di Cristo su tutti
gli esseri intelligibili e invisibili (SCh 27,149), mentre per Ori-
gene (p. 160) indiea l'inizio della nuova vita spirituale deI eri-
stiano. l~x 12,6, l'agnello e eustodito fino al quattordieesimo
giorno, per IsP simboleggia la prigionia di Cristo presso il
sommo saeerdote (p. 151); inveee per Origene (p. 188) questo
periodo di· eustodia indiea ehe noi possiamo mangiare la Pasqua
(== cioe, eomprendere i misteri di Cristo) solo dopo un ade-
guato progresso morale 61. Ex 12,7, il sangue sui due stipiti e il
frontone della easa, indiea per IsP il saerifieio di Cristo a
benefieio della Chiesa e dei Giudei e pagani (p. 153); per
Origene (p. 202) questa unzione e simbolo della fede in Cristo,
ehe precede la eonsumazione dell'agnello. Ex 12,9, l'agnello deve
essere consumato tutto, testa piedi einteriora, simboleggia
per IsP ehe Cristo e prineipio mezzo e fine di tutto (p. ISS),
mentre Origene (po 212) vi ravvisa un suo tema prediletto,
seeondo eui ognuno parteeipa diversamente di Cristo in rela-
zione alla propria perfezione e alle proprie eapaeita 62.
Abbiamo sopra aeeennato ehe Origene imposta il rapporto

59Cfr. Origene, Sur la Paque, a eura di Gueraud e Nautin, Paris 1979.


60Vedi anehe qui (p. 178) l'affermazione ehe la Pasqua deve essere
intesa in senso spirituale.
61 Qui Origene, fondandosi sul periodo di einque giorni durante i
quali l'agnello doveva essere tenuto in eustodia, introduee il tema dei
einque sensi spIrituali, eh'e uno dei suoi prediletti.
62 Per addurre qualehe esempio di spiritualizzazione della tipologia
fuori dell'ambito della tematiea pasquale, e anehe di atteggiamento eritieo
verso aleune delle interpretazioni tradizionali, vediamo ehe Ireneo inter-
preta, seguendo i presbiteri, Lot e le figlie eome typoi deI Padre e delle
due Chiese dei giudei e dei pagani {IV, 31,1-2). Origene (Ho. Gen. 5,5-6)
invece respinge una interpretazione molto simile (Lot figura deI Signore
e le due figlie figura dei due testamenti) , propone eon una eerta riserva
una sua ehe vede in Lot il si'mbolo della Legge e nelle figlie il simbolo
di giudei e samarltani, e introduee un'altra interpretazione di tipo morale
ehe vede in Lot il simbolo delI'anima insidiata dalla vanagloria e dalla
superbia (eioe, le due figlie). Rebeeea poi, ehe in Ippolito e typos della
Chiesa (PO 27,14), in Origene, vista in altro eontesto, e simbolo delI 'anima
ehe progredisee nella eonoseenza della Serittura (Ho. Gen. 10,2).
L'INTERPRETAZIONE PATRISTICA DEL VT 31

VT jNT in buona parte su typoi ormai tradizionali. Tale rap-


porto egli propone sistematieamente in senso antignostieo, sulla
base di Hbr 8,5 e 10,1: il VT presenta l'ombra e l'immagine
delle verita ehe sono state pienamente rivelate nel NT. Mi
limito a rieordare in proposito solo un passo, in eui il eon-
eetto della graduale progressione \Leggejprofetijseritti neotesta-
mentari viene eonnessa eon la distinzione, gia rieordata, dei
eristiani in incipientes (== Legge), progredientes (== profeti) e
perfecti (== NT): Ho. Lev. 1,4. Ma se da un lato Origene tiene
a rilevare, come Ireneo e Ippolito, la ~uperiorita deIla nuova
eeonomia rispetto alla veeehia, dall'altro egli eerte volte ci
appare in imbarazzo, per timore ehe il troppo rilievo dato a
questo motivo possa favorire gli gnostiei, in quanta tendente
a deprezzare troppo il VT: in questi easi egli puntualizza il
progresso deI NT rispetto al VT in senso soprattutto quanti-
tativo: nella veeehia eeonomia solo poehi, i profeti, Mose, i
patriarehi, hanno inteso il senso spirituale della Legge, eioe i
misteri di Cristo, mentre adesso questa eonoseenza e di tanti
(Princ. 11,7,1; Co. 10. VI, 4-6; XIII, 47-48). DeI resto la sistema-
tica interpretazione eristologiea eheOrigene da deI VT 10 porta
ad apprezzare in modo unitario i due Testan1enti, eioE~ tutta
la Serittura, ehe alcuni interpretano solo earnalmente, rnentre
altri sanno interpretarla anehe spirituah~nente (Co. 10. 1,7;
XIII, 5-6).

7. Per avere in sintesi l'idea deI progresso ehe l'esegesi


alessandrina rappresento rispetto aHa precedente bastera COll-
siderare da una parte gli equivoei in eui incorre Giustino nella
valutazione delle interpolazioni eristiane deI VT, e dall'altra
l'abitudine di Origene di predieare in ehiesa al popolo sulla
seorta di un esemplare dei LXX integrato dalle varianti delle
altre traduzioni greehe deI VT; da una parte l'insensibilita di
Ippolito per la dimensione eritiea e filologiea della questione
relativa all'episodio di Susanna, e dall'altra l'aeutezza e la
profondita della diseussione fra Giulio Afrieano eOrigene su
questo stesso episodio, ehe tira in questione gioehi di parole
deI testo greeo, aspetti storiei e soeiali deI raeeonto, eitazioni
seritturistiehe all'interno deI VT, diverso modo di operare dei
profeti 63. E' pereib naturale ehe i eriteri ermeneutiei alessan-

63 Per i testi della lettera di Giulio Africano ad Origene edella risposta


32 M. SIMONETII

drini, in sostanza origeniani, abbiano avuto fortuna, nel con-


testo della diffusione della cultura della scuola d'Alessandria,
in Egitto molto al di fuori deI ristretto ambito della scuola e
anche fllori d'Egitto, in area siropalestinese e gradatamente
anche piu in la. Ma non senza suscitare contrasti da parte di
chi tali criteri riteneva troppo innovatori rispetto alla tradizione.
La scarsezza di documentazione ci permette di puntualiz-
zare solo pochi fatti fra la seconda meta deI 111 secolo e l'ini-
zio deI IV. Ricordero il contrasto fra Dionigi di Alessandria
e i millenaristi di Arsinoe 64, in cui la componente esegetica fu
fondamentale perehe abbiamo visto comeOrigene avesse inter-
pretato spiritualmente i passi deI VT e deI NT ehe, letteral-
mente intesi, costituivano il fondamento stesso dell'attesa deI
millennio. Percio la notizia eusebiana di un Contro gli allego-
risti: scritto da Nepote, il capo dei millenaristi, va inteso come
tentativo di respingere quel tipo d'interpretazione a beneficio
di quello letterale, mentre la splendida pagina in cui Dionigi
impugna, su base linguistica e stilistica, l'appartenenza del-
I'Apocalissi all'autore deI quarta Vangelo sta a dimostrare tutta
l'efficacia della lezione origeniana. L'attacco contro gli allego-
risti sara ripreso, vari decenni dopo, agl'inizi deI IV secolo,
da :Eustazio di Antioehia (P,G 18,656s.), ehe accusera Origene
di aver allegorizzato tutta la Scrittura sulla base di discutibili
eriteri ermeneutiei, mentre l'asiatieo Metodio, ehe da una parte
polemizza con Origene e dall'altra ne risente a fondo l'influsso
in ambito esegetieo, e ehiaro indizio deIla grande varieta di
atteggiamenti ehe la polemiea origeniana poteva determinare
nei eontendenti al di la della troppo semplicistica contrapposi-
zione fra letteralisti e allegoristi 65.

di Origene efr. PG, 11,41-86. Dn eloquente esempio deI divario filologieo


fra asiatlei e alessandrini ci e dato dall'attribuzione deI libro di Baruch,
ehe gli asiatiei, e eon loro gli oeeidentali, attribuiseono a Geremia, mentre
gli alessandrini distinguono eorrettamente fra Geremia e Barueh.
64 La fonte per questo episodio e Eusebio (HE VII, 24-25). L'episodio
va colloeato intorno alla meta deI 111 seeolo.
65 Secondo una ipotesi ehe ha avuto larga fortuna fra gli studiosi,
la reazione antiorigeniana si sarebbe eoneretata, a livello esegetico, nella
istituzione della scuola di Antioehia, d'indirizzo Ietteralista, ad opera
di Lueiano nella seeonda TIleta deI 111 seeolo. In effetti nulla sappiamo
di speeifiea attivita esegetiea di Lueiano, e di vera e propria esegesi
antioehena organlzzata in funzione antiorigeniana si pub parlare solo con
Diodoro di Tarso, verso la fine deI IV seeolo; inoltre la genesi di questo
indirizzo esegetieo non va spiegata soltanto come effetto della reazione
all'allegorismo alessandrino.
L'INTERPREfAZIONE PATRISTICA DEL VT 33

Con questi fatti arriviamo alla vigilia della svolta costan-


tiniana, eioe al limite eronologieo fissato a queste mie pagine.
Loro seopo prineipalee stato di illustrare senso e modi della
divarieazione ehe si produsse fra esegesi asiatiea ed (~segesi
alessandrina deI VT. Ma propria per questo mi pare oppor-
tuno, anzi indispensabile, sottolineare, in ehiusura, ehe al di la
delle tante differenze di sensibilita e formazione ehe tale diva-
rieazione provoearono, asiatiei e alessandrini eoneordano fra
loro quanta all'oggetto della loro esegesi, perehe sia gli uni
sia gli altri la finalizzano rigorosamente a Cristo: solo egli da
senso alla loro lettura deI VT. Questa eonvergenza di base
potra apparire troppo generiea di fronte alle tante diversita
di fondo e di dettaglio ehe abbiamo sopra messo in evidenza.
Ma eonsideriamo ehe nel eorso deI IV seeolo, soprattutto ma
non eselusivamente in area siropalestinese, si fara strada, anehe
in ambienti legati alla tradizione origeniana, una nuova sensi-
bilita esegetiea, ehe prendera forma in una lettura diversa dei
testi deI VT, in ehiave storieista, non piu 0 non solo tesa a
seoprire in essi la presenza di Cristo. Di fronte a tali esiti quella
eonvergenza aSSUlue storieamente importanza e signifieato.

MANLIO SIMONETTI
Via D. Chelini 7
00197 Rama

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