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Il cuore indurito del Faraone

Origene e il problema del libero arbitrio


a cura di Lorenzo Perrone

MARIETII

Origini

3
Testi e Studi del CISEC

CISEC Ccntro Intcrdipartimentale di Studi sull'Ebraismo c sui Cristiancsimo antico


Univcrsit di Bologna
Strada Maggiore, 45 40125 Bologna

Il cuore indurito del Faraone


Origene e il problema del libero arbitrio
a cura di Lorenzo Perrone

MARIETTI

Volume pubblicato con il contributo del Ministero deU'Universit e della


Ricerca Scientifica e Tecnologica
Composizione: Prin ter - Bologna

1 Edizione 1992
1992 Casa Editrice Marietti S.p.A.
Via Palestro, 10/8-tcl. 010/8393789
16122 Genova
ISBN 88 - 211 - 9585 - 6

Indice

Premessa di Lorenzo Perrone

VII

Marcione e gli gnostici sui libero arbitrio, e la polemica


di Origene di Enrico Norelli
la parrhsia di Mos: l'argomentazione di Origene ne!
Trattato ml libero arbitrio e il metodo delle
quaestiones et responsiones di Lorenzo Perrone

31

' 0 TE xvl TTIS 0e6s: la pratica terapeutica come paradigma


dell'operare di Dio in Phil. 27 e PA III 1 di Amneris Roselli

65

l'interpretazione origeniana di Mc 4,10-12: aspetti e problemi


della difesa del libero arbitrio di Adele Monaci Castagno

85

la quaestio" sui libero arbitrio e l'interpretazione origeniana


di Rm 9 ne! Commentario alla lettera ai Romani
di Francesca Cocchini

105

lnterpretazione origeniana ed esegesi odierna di


Rm 9,6-29 di Romano Penna

119

Indici

141

Elenco dei collaboratori

152

Premessa

La dottrina del libero arbitrio rappresenra un tema assoluramente


centrale ne! sistema di Origene: essa - corne ha ben rilevato, fra gli altri, Hal Koch nel suo classico studio sui platonismo dell'Alessandrino Uno dei pilastri che sorreggono l'intero edificio della sua riflessione 1
Senza l'urgenza di tale problema sarebbe impossibile comprendere la
peculiarit di alcune delle sue convinzioni pi ardite e controverse, corne
la teoria della preesistenza delle anime, e in generale ricollocare nel loro
contesto pi proprio quegli accenti caratteristici del suo pensiero, quali
la nota di fondamentale ottimismo che Io compenetra.
Quale peso assuma la libert del volere nella visione teologica origeniana dimostrato in primo luogo da! facto che vi confluiscono problematiche e istanze molteplici, tutte per strettamente intrecciate fra loro:
dalla riflessione antropologica e soteriologica alla concezione di Dio e
del suo piano salvifico per gli uomini, dagli interrogativi della teodicea
a que!H della cosmologia. Tutto ci si colloca sullo sfondo di un costante
dibattito con concezioni corne quelle gnostiche e marcionite che, ne!
giudizio cerro prevenuto dell'Alessandrino, compromettono gravemente
il riconoscimento del libero arbitrio e Io spingono cosl ad una difesa
insistente quanto appassionata. Se in rai modo Origene sollecitato ad
una diversa interpretazione dei luoghi biblici che paiono concraddire
questa dottrina (e fra essi emergevano, in particolare, i passi di Esodo
sull'indurimento del Faraone), nello stesso tempo egli eredira da una
polemica filosofica tradizionale delle antiche scuole.

1 Cfr. H. Koch, Pronoia und P11ideusis. Studien iiber Origmes und sein Verhiiltnis z11m
Platonismus, Berlin-Leipzig 1932, 284: Die Lehre von der Willensfreiheit bildct eins der
Fundamcntc in Origenes' ganzer Thcologie; ohnc sic vcrlicrc sozusagcn jedes cinzelnc
Glied in scinem System seincn Sinn.

VIII

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

Ad ulteriore conferma della particolare importanza del problema si


deve anche ricordare come Origene vi ritorni ripetutamence all'incerno
di opcre dal profilo c dall'interesse distinci. Si pensi alle trattazioni dedicate al libcro arbicrio in scritti come I principi o La preghiera, o ancora
ai numerosi brani raccolci nell'ancologia della Filocalia o ai passi ad csso
riservaci nel Commenta alla Lettera ai Romani. Proprio la frequenza di
cale mocivo spiega probabilmente perch non sia scato ancora oggecco di
una crattazione complessiva, estesa cio all'insieme dei luoghi in cui
viene formulato dall'Alessandrino, sebbene la vastissima lcttcratura origeniana non abbia affatto trascurato l'argomento.
Ad una similc lacuna non prctende naturalmcntc di ovviarc il presentc volume, chc frutto di un convegno tenuto il 17 aprile 1991 prcsso
il Diparcimento di Filologia Classica dell'Universit di Pisa, comc conclusione di un seminario svolco con i miei studenti dei corsi di Letteratura cristiana antica c di Storia del cristianesimo durante l'a.a.
1990-1991. Queste circoscanze spiegano il caraccere nccessariamentc circoscritco degli intervenci racchiusi nel presence volume.
Il loro centro di riferimento dato soprattutto dal Trattato sui libero
arbitrio (Perl archn, III 1), che costituisce la testimonianza pi organica sulla dottrina origcniana, ma nel concempo la illuminano anche a
partirc dalle prospcttivc offerte da alcri scritti - in parcicolare il cap. 27
della Filocalia e il Commenta a Romani -, regiscrandone gli aspecci di
concinuit insieme agli elemenci di novic. Se il primo contribuco, ad
opera di Enrico Norelli, mira ad offrire un'incroduzione al concesco
polemico in cui Origene si situa, illuscrando le posizioni di gnoscici
valenciniani c di marcionici e le semplificazioni di esse operate da Origene, i due successivi, a cura del soccoscricco e di Amneris Roselli, si
sforzano di ricoscruire modi e contenuti dell'argomencazione origeniana,
anche nell'intento di pervcnire ad una migliore comprensione degli
aspetci formali del Tratcato. Tre saggi (rispeccivamence di Adele Monaci
Cascagno, Francesca Cocchini e Romano Penna) sono dedicaci specificamence agli apporti esegetici in relazione alla problemacica origeniana
del libero arbitrio, con comprensibile privilegio accordaco all'interprecazione di Rm 9, ma focalizzando anche i problemi di Mc 4,10-12 in
connessione con I' esegesi gnostica.
Anche questo spettro abbastanza articolato di intervenci non puo non
lasciare aperti una serie di interrogativi. Cosl, l'analisi di PA III 1,2-5 la premessa propriamence filosofica che prelude alla discussione esegecica sui libero arbicrio - stata affroncata solo marginalmence, nella consapevolezza che un craccamento adeguato avrebbe richiesto uno sforzo

PREMESSA

IX

assai pi ampio ma fuori luogo nella presente comice. Del resto, anche
i materiali esegetici avrebbero potuto essere ampliati, traendo ulceriori
spunti di confronta dalle tradizioni precedenti sia giudaiche che cristiane. Nondimeno, autori e curatore si augurano di fornire utili apporti
all'approfondimento di aspetti centrali del nostro cerna.

Desidero ringraziare gli amici e colleghi, che si sono resi disponibili


per questa iniziativa, in particolare Amneris Roselli, che l'ha sostenuta
e incoraggiata in tutte le sue fasi, nonch Claudio Moreschini, allora
Direttore del Dipartimento di Filologia Classica dell'Universit di Pisa,
e Antonio Carlini, suo succcssore accuale. Vorrei estendere il mio ringraziamento anche agli scudenti pisani, che hanno scimolato l'approfondimento delle cemaciche origeniane con l'attiva partecipazione al seminario, nonch ai loro colleghi della Facolt di Teologia Evangelica dell'Universic di Monaco, coi quali ho avuto occasione di ritornare ampiamente sull' argomento nel corso del semestre escivo 1991.
Lorenzo Perrone

Marcione e gli gnostici sui libero arbitrio,


e la polemica di Origene
di Enrico Norelli

Che Origene nel Perl Archn (d'ora in poi abbreviato PA) si valga
costantemente contro gnostici e marcionici, ben noto 1 Una valutazione succinta, ma scimolance, della funzione che tale polemica assume
rispetto all'impianto complessivo dell'opera stata svolta da Alain Le
Boulluec 2 Per lui, la polemica antignostica constitue l'un des axes
fondamentaux de l'ouvrage (p. 53). ln effetti, nello sforzo di risolvere
il suo problema centrale, la diversit dominante rra le creature razionali, Origene si scontra costantemente con la doccrina gnostica delle differenti nature. Questa il nucleo di un sistema al quale Origene oppone il proprio, fondato sui libero arbitrio: gli elementi fondamentali
dei due sistemi sono tutti pi o meno toccati da tale opposizione di
fonda.
Ora, chi sono questi erecici ai quali Origene si oppone? Le Boulluec
ha insiscito sui facto che Origene, in realt, d dello gnoscicismo un'immagine deformata da tutta la precedente tradizione eresiologica,
un'immagine artificiosamente ridotta ad unit e sequestrata per adempiere alla pura funzione di bersaglio polemico 3 Le Boulluec confronta

1 Rileva accuratamente gli spunti polemici l'eccellente commento di M. Simonecti,


l Principi di Origene (Classici delle religioni. La rcligione crisciana), Torino 1968, largamente (c dichiaratamente) riprcso da H. Crouzel in H. Crouzel-M. Simonetti, Orig~ne,
Trait des principes (SC 252-253, 268-269, 312), Paris 1978-1984.
2 La place de la polmique antignostique dans le Peri Archn, in Origenia11a. Premier
colloque i111ematio11al des tudes orig11ien11es, (Montserrat, 18-21 septembre 1973) (Quaderni di Vetera Christianorum, 12), Bari 1975, 47-61.
3 Cito le sue parole (p. 55): Les rfutations antrieures ont biff ses asprits, ses
subtilits originales, sa diversit, ses formes d'expression. En tant qu'hrsie il a perdu sa
singularit, son identit, il a t assimil par la rflexion thologique comme l'envers de
la vrit, il n'est plus qu'un lment du jeu parfaitemenc intgr la problmatique
chrtienne.

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

questa funzione dello gnosticismo corne bersaglio polemico in Clemente di Alessandria, in Plotino e in Origene, e propane, per spiegarne la
rappresentazione tanto pi sfocata presso quest'ulcimo, la differenza di
pubblico: i lettori virtuali di Origene sono dei cristiani colti che vogliono approfondire la propria fede, non pilt dcgli gnostici pronti a un
dibattito agguerrito.
In effetti, Origene non sembra particolarmente attento a rilevare le
differenze tra diversi maestri, scuole e tradizioni gnostiche, tra cui comprende anche Marcione, attribuendo a quest'ultimo tratti sicurameme
estranei alla sua dottrina. ln qualche caso, tale raggruppamemo pu<'> ancora giustificarsi. Cosl in PA II 7, 1 Origene scrivc 4 : concediamo pure
a Marcione e Valentino che possibile introdurrc differenze in Dio e
descrivere una natura del Dio buono ed una natura del Dio giusto. La
distinzione rra i due di cosl caratterizzati effectivamente propria - a
questo grado di astrazione - a Marcione e ai valentiniani, anche se il
rapporta tra le due divinit appare ben diverso nei due casi; cosl pure,
all'uno e agli altri pu<'> applicarsi quanto Origene scrive poche righe
sopra: ahbiamo sentito che gli eretici osano parlare di due di e di due
Cristi (ibid.), bench anche la posizione reciproca dei due Cristi sia
ben differente nei due tipi di sistema. Ma quando in II 9,5 Origene
allude ai discepoli di Marcione Valentino Basilide, che sostengono diverse nature delle anime che condizionano la salvezza, attribuisce a
Marcione un'idea non solo escranea, ma opposta a quanto sappiamo del
suo pensiero 5
Se dunque le posizioni gnostiche e marcionite costituiscono indubbiamente un punto di riferimento costante della trattazionc origcniana,

Salvo diverso avvertimento, cico la versione di Simonetti.


La scessa tendenza ad appiattire le varie doctrine nclla generica cacegoria di erecici
appare nel frammemo sull'Epistola a Tico, crasmesso nell'Apologia di Panfilo, dove Origene precisa che quanci discinguono due di definiamo erecici, pcr quanto varie, diverse
e favolose siano le inven7.oni con le quali organizzano cali dourine, corne i seguaci di
Marcione, Valencino e Basilide, e coloro che chiamano se scessi cethiani (= sechiani?),,
(PG 14, 1303 D). Sc le favolose invenzioni possono ancora designare la micologia dei
basilidiani o dei valcntiniani, assai meno bene si ada11ano aile domine, pi sobrie, di
Marcione. Per altri cesci in cui Origene fa un solo fascio dei nomi degli erccici, basccr
rinviare aile segnalazioni di Simonetti, p. 297 n. 9, e di Le Boulluec, La polmique... , 5556; ma sopranmco, dcllo sccsso Le Boulluec, si veda La notion d'hrsie dans la littrature
grecque, /l'-1/l' sicles. Il: Clment d'Alexandl'ie et 01'igne, Paris 1985, 507-513 (ma 1\11co il c. 6, pp. 439-545, fondamemale per Io srndio dell'aueggiamento di Origene verso
I' cresia).
4

MARCIONE, GU GNOSTICI E ORIGENE

esso pero al tempo stesso sfocato, addomesticato, adattato aile esigenze


della polemica. Dobbiamo allora chiederci, venendo al nostro tema, la
polemica sui libero arbitrio, in che misura le domine gnostiche e marcioni te giustifichino l'attacco di Origene. Poniamo il problema con
quest'ultimo, preoccupato di spiegare le situazioni molto diverse nelle
quali gli uomini, corne pure gli angeli, si trovano collocati: la fede nella
provvidenza di Dio Io obbliga a escludere che si tratti di un casa; la fede
nella sua giustizia e nella sua bont richiede che quelle situazioni non
siano fissate arbitrariamente, n corrispondano a categorie di esseri ontologicamente diverse. Altrimenti incorreremo nelle sciocchc ed empie
favole di colora che immaginano nature spirituali diverse e percio create
da diversi creacori, sia fra gli esseri celesti sia anche fra le anime degli
uomini - invece quanta mai assurdo attribuire la creazione di diverse
nature razionali anche ad un solo e medesimo creatore -, e tuttavia non
conoscono in essi causa di diversit. Essi affermano infatti che non sembra logicamente conseguente che un solo e medesimo creatore, senza che
ci sia alcun motiva dipendente dai meriti, ad alcuni attribuisca il potere
della dominazione, altri invece assoggetti ai dominatori; ad alcuni attribuisca il principato, altri faccia soggetti ai prlncipi (1 8,2). nota la
soluzione di Origene, che vede in tale diversit la conseguenza di scelte
operate dalle anime prima della creazione del monda: ma non essa ci
interessa qui, bensl quella che egli si preoccupa di evitare.
Procederemo in tre tappe: 1. il libero arbitrio pressa i valentiniani (ai
quali mi limiter<'> per mancanza di spazio e perch sono gli gnostici pi
direttamente attaccati da Origene}; 2. Marcione e il libero arbitrio; 3. il
possibile rapporta tra gli gnostici e il dossier di testi biblici controversi
discusso da Origene in PA III 1,7-24.

1. Il libero arbitrio in alcuni documenti della gnosi valentiniana


La ricerca sulla gnosi 6 ha messo in evidenza corne alla radice dei vari
sistemi si trovi un profondo senso di disagio esistenziale e di reazione
contra il monda. Vuomo gnostico percepisce l'ambiente in cui vive

6 ln questo capoverso non inrendo minimamemc definire la gnosi, ma richiamarnc


un aspctro gcncrale c fondamentale, largamcntc ammcsso dagli studiosi. La conncssione
tra materia e male nella gnosi alessandrina pi antica fu negata da H. Langerbeck, Die
Anthropologie der a/exandrinischen Gnosis, in Id., A11fiatze z11r Gnosis, aus dem Nachlass

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

corne dominato da forze che gli ripugnano radicalmente, ma aile quali


non riesce a sottrarsi con le proprie risorse. Si sente prigioniero delle
limitazioni della materia, della dimensione corporea, della vita associaca,
del destino, e anela a una libert che non riesce a trovare ne! mondo.
, in senso proprio, un alienaco, che non pu trovare compensazione
nell'attivic politica, nella ricerca di una giustizia di cui avverte i limiti
e le mistificazioni. Ne! suo intimo, si sente straniero, e per risolvere
questa scissione identifica il suo vero io in quella sua dimensione che
reagisce al mondo e che si sente superiore ad esso. Sulla linea di una
lunga tradizione, gi orfico-pitagorica, fonda questo suo sentimento
nella convinzione che il suo vero io abbia origine in un mondo superiore a quello visibile, in un mondo divino, puramente spirituale, dove
le costrizioni e le contraddizioni della vita materiale sono assenti: l'io
dello gnostico una parte di Dio. Al tempo stesso, il giudizio radicalmente negativo sui nostro mondo gli impedisce di considerarlo corne in
qualche modo voluto o consentito da Dio: tra il mondo divino e quello
di quaggi c' una fractura, un' opposizione totale. Per descrivere la
condizione dell'uomo ne! mondo e le sue prospective di salvezza, i sistemi gnostici fanno allora ricorso a miti cosmogonici, destinati a
spiegare corne si prodotta la situazione presente e corne essa si risolver.
Per disporre subito d'un quadro d'insieme, bench relativamente tardivo e certo modificato rispetto al pensiero del fondatore, ricorder
innanzitutto in poche parole il mito valentiniano, nella forma - risalente alla scuola di Tolomeo - in cui esposto, in maniera sostanzialmente attendibile, da Ireneo di Lione, Adversus haereses l,l,l-1,8,4 7 Il
principio divino primordiale, !'Abisso (Bythos), inaccessibile e originariamente immerso ne! silenzio, genera, a partire da! proprio Pensiero
(Ennoia), l'universo divino (Pleroma), composto di trenta Eoni. Lultimo di questi, la Sapienza, situata al margine del Pleroma, cerca di conoscere !'Abisso con le proprie forze, senza attendere la rivelazione data

hrsg. von H. D0rries (MWG.PH 69), Giuingen 1967, 38-82; ma cfr. in contrario U.
Bianchi, Anthropologie et co11ception du mal: les sources de l'exgse gnostiqtte, Vig Chr
25( 1971) 197-204.
7 La sostanziale fedelt del raccomo di Ireneo aile fonli valentinianc di cui disponeva
mi parc dimostrata da F. Sagnard, Ln gnose vnlentinienne et le tmoignage de Saint Irne,
Paris 1947, c dai poderosi Esmdios vnkntinnnos di A. Orbe, 5 voll. (Analecta Grcgoriana
65; 83; 99-100; 113; 158), Roma 1955-1966 nonch dalle innumerevoli e indispensabili
ricerche successive dcllo sresso Orbe.

MARCIONE, GU GNOSTICI E ORIGENE

amaverso il Figlio o lntelletto (Nous). Cio le vale l'espulsione dal Pleroma, dove le passioni non hanno posto: vi poi riaccolta, ma solo lasciando al di fuori la sua passione ormai personificata in una Sapienza inferiore (Achamoth), entit spirituale anch'essa, ma perturbata e
senza forma. Da lei ha origine questo mondo: dalla sua angoscia per
essere stata abbandonata, la materia; dalla sua conversione verso il
Pleroma, un elemento psichic0>>; da un'illuminazione ricevuta dal Salvatore inviato dal Pleroma, un elemento spirituale, della stessa sostanza del Pleroma. Da tali elementi ha origine anche l'uomo: l'elemento
spirituale racchiuso in una parte degli uomini, in attesa di salire al
Pleroma, sua sede naturale. Anche Achamoth, la Sapienza di questo
mondo, sar reintegrata nel Pleroma, ma solo alla fine del tempo descinato a questo mondo, quando la sua formazione, come quella degli
uomini spirituali, sar completata.
Questa figura mitica, presentata corne madre degli uomini gnostici, , naturalmente, un paradigma della loro condizione. Di fatto, il
quadro del sistema dato da Ireneo e dagli altri cresiologi culmina appunto nella prescnza, negli uomini, delle tre ocrtm risultanti dalla peripezia della Sapienza. La pi bassa quella ilica, apparemata alla materia di questo mondo, che reca il marchio della passione cd destinata a
venire distrutta con questo mondo. Yi poi quella psichica, la sostanza
dcll'anima e del Creatore, il Dcmiurgo, un Dio inferiore che Achamoth
ha prodotto per ordinare e amministrare queste due prime ocrtm. Pi
in alto di tutte la sostanza spirituale o pneumatica, la quale, per poter
rientrare nel mondo divino, ha bisogno di essere formata, do che richiede l'azione di un Salvatore e un processo che si svolge, appunto, nel
mondo di quaggi. Questo stato, in effctti, ordinato a panire dalle
sostanze ilica e psichica proprio per accogliere le particelle di pneuma,
che sono state inserite o inseminate in una parte degli uomini (di qui
la loro designazione corne Seme) in attesa della finale reinregrazione
nel mondo divino. Il loro soggiorno nella materia ha dunque una funzione in ultima analisi positiva, il che non impedisce che si tratti di un
imprigionamento: e Io gnostico, che - non c' bisogno di dirlo identifica appunto se stesso con il posscsso1c del seme spirituale, anzi
con questo stesso seme, anela appunto alla liberazione dal connubio con
le sostanze psichica e ilica, chc gli sono inferiori. Tutti gli uomini, infatti, hanno la sostanza ilica (chc non s'identifica con il corpo di carne,
ma indica la dimensione dell'appartenenza a questo monda perituro),
ma solo una parte ha quella psichica, e una parte di questi ultimi ha
anche quella spirituale.

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

Questa antropologia ha una portata decisiva in ordine al problema


che ci interessa. Lascio la parola agli Estratti dalle opere di Teodoto e
della scuola chiamata orientale al tempo di Valentino, frammenti trasmessi da Clemente di Alessandria: Lelemento spirituale per natura
destinato alla salvezza; quello psichico, che dotato di libero arbitrio,
ha attitudine alla fede e alla incorruttibilit, e alla infedelt e alla corruzione, secondo la propria scelta; l'elemento materiale per natura va alla
distruzione (56,3) 8. Il libero arbitrio, To avTEoumov, caratterizza gli
psichici, e in generale attiene a tutta la dimensione psichica di questo
mondo, dunque anche al suo creatore o ordinatore, il Demiurgo, che
giusto per natura e che ha dettato le parti divine della Legge dell'Anrico
Testamento. La normativit, con la quale si lega il libero arbitrio, si situa
dunque a un livcllo intermedio, inferiore a quello dello gnostico, ma
superiore a quello della materia, cui non attribuita facolt di scelta.
Solo a questo livello ha un senso l'etica: l'anima razionale pu scegliere
il proprio destino. Essa dunque diversa dalle aitre due sostanze in
quanto l'unica che non sia determinata dalla propria natura a una
sorte precisa, ma che abbia la capacit di determinarsi. Come scrive (con
esegesi implicita di 1 Cor 15,53-54) Eracleone, maestro valentiniano del
ramo occidentale o italico, citato ripetutamente da Origene nel Commenta a Giovanni: Eracleone ritiene che l'anima non sia mortale ma
abbia attitudine alla salvezza, affermando che essa l'elemento corruttibile che riveste l'incorruttibilit e l'elemento mortale che riveste l'immortalit, allorch la morte di lei sar assorbita nella vittoria (fr. 40,
Orig., Comm. Io. 13,60; trad. Simonetci, Testi gnostici, 162). La valutazione positiva dell'elemento psichico {e del Demiurgo) pare specialmen-

8 Trad. M. Simonetci, Testi g11ostici cristiani (Filosofi antichi e medievali), Bari 1970,
246-247. li citolo del manoscritto, di cui ho dato la rraduzione, attribuisce gli estratci alla
scuola valenciniana detta orientale. ln realt, la loro origine presenta complessi problemi, per i quali cfr. soprattutto F. Sagnard, La gnose valenti11ien11e, e, dello scesso, l'introduzionc c il commcnto alla sua edizione fondamentale degli estratti: Clment d'Alexandrie. Extraits de Thlodote (SC 23), Paris 1948 (ultima ristampa, corretta, 1970). Pare
certo, comunque, che il gruppo dcgli estratti 43,2 - 65 costituisca una serie continua,
parallela al resoconco di Ireneo, Adv. haer. 1,4,5, dipendente a sua volta dal rama occidentale rappresentato da Tolomeo. tin questa sezione chc troviamo i testi sulla partecipazione dell'elemenco psichico alla salvezza, che esamineremo pi oltre: ci fonderemo
quindi al riguardo su tcsti di provenicnza abbastanza omogenea (valentinianesimo occidentale). Diverso il discorso pcr Valentino stesso, che sembra avere riscrvato la salvezza all'elemento spirituale: cfr. G. Quispel, The Original Doctrine of Valentine, Vig Chr
(1947)43-73, e gli studi cic. nella prossima nota.

MARCIONE, GU GNOSTICI E ORIGENE

te caratteristica del valentinianesimo occidentale (Eracleone, Tolomeo,


Excerpta ex Theodoto 43-65), laddove il valentinianesimo orientale
(corne probabilmente gi Io stesso Valentino) negava la salvezza dell'elemento psichico 9 . La questione rilevante per il nostro cerna, perch
concerne il coinvolgimento della dimensione del libero arbitrio (= psiche) nella salvezza e nella visione di Dio, un tema sui quale tomer<'> tra
poco.
Gli eresiologi antichi e la maggior parte degli studiosi moderni hanno
interpretato questa dottrina nel senso dell'esistenza di tre classi distinte
di uomini, l'appartenenza aile quali predeterminata e immutabile, e il
cui destina resta aperto solo per quella degli psichici. in quanta tale
che Origene la combatte. Tuttavia, tra gli studiosi contemporanei si sono
levate voci in senso diverso. ln un articolo del 1947, G. Quispel 10
sottolineava che per i valentiniani la salvezza per natura e la conversione
della pneumatico non sono contraddittorie: la ETcivma l'effetto della
rivelazione, la quale viene all'uomo per pura grazia divina. ln un saggio
del 1948, pubblicato per> postumo solo nel 1967, H. Langerbeck
analizzava frammenti di Basilide, Valentino ed Eracleone, cercando di
mostrare che la gnosi alessandrina non nasce da un atteggiamento anticosmico, ma da un desiderio di pensare ed esprimere razionalmente dunque nei termini della filosofia del tempo, innanzitutto del platonismo e anche dell'aristotelismo - la condizione del cristiano corne concepita nella teologia paolina della grazia 11 Materia, psiche, pneuma non
definirebbero quindi tre categorie di uomini, ma tre condizioni dell'uomo: psichico nella sua condizione naturale, provvisoria e imperfetta, che esige la determinazione; materiale o spirituale in quanta determinato rispettivamente dal sua cedimento allc passioni o dalla grazia
divina che Io raggiunge. ln un saggio del 1969, Luise Schottroff 12 ha
sostenuto che, per i valentiniani, non solo Io spirito viene all'uomo per
grazia (corne aveva gi sottolineato Quispel), ma, lungi da! definire tre

9 Cfr. Ippolito, Eknchos 6,35,5-7; M. Simonetti, Psych e psychikos ne/la gnosi valmtiniann, RSLR l (1966) l-47; P. Kiibel, Schuld und Schicksn/ bei Origmes, Gnostikem
und Platonikem (Calwer theologische Monographien, l ), Stuttgart 1973, 62-66.
10 La conception de l'homme dans la gnose Vt1/enti11imne, ErJb 15(1947)249-286.
11 Die Anthropologie (sopra, n. 6). Secondo Langerbeck, in questa impresa intellettuale sta anzi lorigine di tutta la gnosi, anche di quella non cristiana; tale prospcttiva
sembra pero difficilmentc acccttabile.
12 Animac namraliter salvandae. Zum Problem der himmlischm Herk1m.fi des Gnostikers, in W. Eltester (cd.), Christmtum 1111d Gnosis, Berlin 1969, 65-97.

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

classi di uomini, ((Hyle, Psyche und Pneuma sind Wcsensbcstimmungen,


die das Wesen des Menschen in seiner Relation zu den Polen des
Dualismus, zu Hcil und Unheil, bcschrciben 13 Il pneuma sarebbc un
dono mediantc il quale l'uomo da salvarc riceve la certezza della salvczza,
ma non la salvezza come sostanza o corne stato: Io dimostra l' esigenza
dcll'educazione dello pneumatico, educazione da compiersi in stretta
connessione con l'elcmento psichico, dunque dccidendosi, sulla base del
libero arbitrio, pro o contro la salvezza (vedremo i testi relativi).
Importante in qucsto dibattito un frammcnto di Valentino, conservato da Clemente di Alessandria. Se ho cominciato con il siscema valentiniano descritto da Ireneo, opera di epigoni della scuola ((italica, stato
pcr fornire un quadro d'insieme del sistema, rispetto al quale si pocesse
ccrcar di situare i pochi frammenti che possediamo del grande maestro;
ma chiaro che qucsti ulcimi sono le fonti pil1 dirette. Volgiamoci dunque a quesco frammcnto: (("uno solo buono" (Mt 19, 17); e la sua libert di cspressione (lTapp11ata) la Rivelazionc per mezzo del Figlio, e per
opera di Lui solo il cuore puo diventare puro, quando dal cuore ogni
spirito malvagio scacciato. Poich moiti spiriti vi abitano e non permettono che esso sia puro; anzi ciascuno di loro vi compie le cose che gli
sono proprie, e spesso Io insultano con desideri sconvenienti. Ho l'impressione che al cuore accada qualcosa di simile a quel che avviene in un
albergo: ne sono perforate le pareti, viene scassinato, spesso riempito di
sterco, poich gli ospiti si comportano senza alcun rispetto e non si
danno alcun pensiero del luogo: di altri! ln questo modo anche il
cuore, finch non incontra [un atto di] provvidenza, resta impuro, in
quanto "abitacolo di moiti demoni" (cfr. Barn. 16,7). Ma quando gli
rivolge Io sguardo il Padre unico buono, santificato e risplende di luce.
Cosl stimato beato chi ha tale cuore, "perch vedr Dio" (Mt 5,8) 14
Valentino sta qui trattando di una catcgoria di uomini (cio, in base
aile ultime linee, degli spirituali) 15 o della condizione degli uomini in
13 lvi, 92. Ireneo, Adv. haer. 1,6,2-4 - che identifica i valentiniani con gli pneumatici
e gli psichici con i cattolici - sarebbe un elemento eterogeneo, risalente a una fonte particolare; non mi occupero qui della questione, ma lascer da parce tale passo.
M Si tracta del frammento 2 seconda la numerazione di W. Volker, Que/Jm z"r Geschichu der christlichm Gnosis, Tbingen 1932 (ripresa da Simonetti, Testi gnostic1): in
Stromara 2,114,3-6; cd. G. Stahlin-L. Frchtel-U. Treu, Clemens Alexandrinus Il: Stromata Buch !-VI, 4. Aufl. (GCS), Berlin 1985 (qui p. 175); trad. G. Pini, Clnnmu Alessandrino. Stromati. Note di vera filosofia (Lecture cristianc delle origini, Testi, 20). Milano 1985, 321-322; anche in seguito citcr qucsta versione.
15 Cosl comprende Simonetti, Testi gnostici, 128 n. 4.

MARCIONE, GLI GNOST!Cl E ORIGENE

generale 16? Secondo alcuni, questa immagine s'ispira al paragone isticuito da Platone 17 tra l'anima ne! suo stato presente, danneggiata
dalla comunione con il corpo e da altri mali, e il Glauco marino, che
vediamo non quai era per natura, ma sfigurato da scaglie, pierre e altro
che gli cresciuto addosso (Repubblica 10, 611 C-E}; e l'anima, corne
Platone ricorda nello stesso contesto, ouyyEvl)s T~ 0d4>, corne l'elemento spirituale degli gnostici. Tenendo conto di questa ispirazione, si
potrebbe pensare che il testo parli degli spirituali. Tuttavia, G.C. Stead
rifiuta di seguire il collegamento, istituito da Clemente, di questo passo
di Valentino con una concezione dello gnostico Basilide e di suo figlio
Isidoro, relativa aile passioni dell'anima appunto corne rrpooapTfiarn
(Strom. 2,112,1-114,1), e che attraverso tutta una tradizione filosofica
s'ispira in effetti probabilmente a quel passo di Platone 18 vero inoltre che il passo potrebbe riferirsi alla violenza e vessazione cui l'elemento spirituale imprigionato in questo mondo sottoposto da parte delle
potenze padrone del mondo, un motivo comune in sistemi gnostici (a
partire dall'Elena di Simone Mago secondo Ireneo, Adv. haer. 1,23,2).
Pero Valentino parla apertamente di cuore impuro (ciKci0apTos) 19, il
che, unitamente al fatto che il brano di Valentino commenta Mt 19, 17
uno solo buono, lascerebbe pensare che egli non abbia in vista una
categoria di uomini salvata per natura. Inoltre, probabile che anche
il motivo delle vessazioni subite dalla razza degli spirituali in questo
mondo non vada affatto letto nella prospettiva di una loro salvezza garantira per natura, bensi, al contrario, corne un'illustrazione del continuo pericolo cui sono sottoposti, corne L. Schottroff ha cercato di mostrare ne! caso dell'Apocalisse di Adamo 20

16
17

Cosl Langerbeck, Die Anthropologie, 63.


1 testi in Langerbeck, Die Anthropologie, 53 s.; cfr. anche Bianchi, Anthropologie,

202.
18 G. C. Stead, ln search of Vnkntinus, in The Rediscovery of Gnosticism 1. The School
ofVnlentinus, ed. by B. Layton (Studies in the History of Religions, 1411), Lcidcn 1980,
79-80. Langerbeck, Die Anthropologie, 50 s., accctta in picno l'accostamcnto c interpreta
Basilide/Isidoro c Valentino l'uno in funzione dcll'ahro. Io lascio Basilide interarncntc da

pane, bcnch anch'egli appaia corne uno dei bcrsagli polcrnici di Origenc.
19 Naturalrnente, questa irnpurit, se intcsa dcgli spirituali corne categoria a parte,
non sarebbe cornpatibile con gli enunciati di Ireneo, Adv. haer. 1,6,2-4, secondo cui i
valentiniani afferrnano chc l'elcrnento spirituale non pu accoglicre corruzione, quali che
siano le opere cornpiute. 1ttavia, consigliabile non utilizzare talc passo, sicurarnentc
opera di tardivi epigoni (cfr. n. 13 qui sopra), per interpretare il framrncnto di Valentino.
20 Animae, 68-83.

10

IL CUORE INDUIUTO DEL FARAONE

Inoltre, immediatamente dopo averlo citaco, Clemente critica il passo di Valentino, chiedendo perch tale anima (Valentino dice Cuore)
non sia fin dall'inizio oggetto di provvidenza; e argomenta: Infatti, o
non ne degna (e la Provvidenza le si avviciner mai 21 corne in seguito a pentimento?); oppure, come Valentino pretende, si trova ad
essere salva per natura 22 : e allora necessariamente quest'anima fin da
principio, per connaturalit voluta dalla Provvidenza, non dar adito
alcuno agli spiriti impuri, a meno che non sia oggetto di violenza e si
lasci con cio scoprire debole. E se egli le concede di scegliere il meglio
in seguito a pentimento, converr suo malgrado in cio che la nostra
verit afferma, che cio la salvezza si ottiene per un mutamento dovuto
all'obbedienza e non per natura 23 Clemente pone dunque tre alternative, ritenendo che la seconda e la terza colgano Valentino in contraddizione. La prima interessante in quanto mostra corne Clemente,
preoccupato di salvaguardare la priorit dell'esercizio dell'aTE/;ofowv,
consideri inacccttabile un intervento puramente gracuito di Dio, a favore dell'uomo ancora peccatore. Ora, quella da lui rifiutata pura teologia paolina (Rm 5,8). Ci si puo allora chiedere se non sia scaco anche
quesco genere di preoccupazioni a indurre gli scriccori antignostici a
interpretare la riflessione, di matrice paolina, dei loro avversari sulla
nacura salvata (per grazia) - cpuaLS" a41(;oVTJ scrive Clemente, riproducendo cerco il vocabolario di Valentino - corne salvezza per natura.
Questa l'interpretazione che Clemente d della domina di Valentino
per esempio in Strom. 2, 10,2: I valentiniani da! canto loro lasciano la
fede a noi, ai semplici, ma pretendono d'avcre essi in s la "gnosi",
perch essi sarebbero salvati per natura, conforme alla superiore qualit
della loro semenza distinta; essi sostengono che la "gnosi" di gran
lunga separata dalla fede, corne ci<'> che spiritualc da cio che psichico (Strom. 2,10,2; trad. Pini, 238s.). Langerbeck 24 ha mostrato che
queste frasi valentiniane possono essere interpretate a partire dalla teo-

21 Cosl la vcrsionc di Pini, il qualc adona la lczionc nws invccc di lTCJS" di Stahlin, chc
darcbbc C in chc modo la provvidenza le si avviciner, etc..
22 Pini seguc cvidcmcmcnte la corrczione di Pottcr <j>an mii(oVT], ma, come noca
Friichtel ncll'apparato dell'ed. GCS, p. 175, non v' motiva di cmcndarc il tcsco trdico
<j>ais: oppurc, com'cgli vuole, natura salvata. Sc Clemente imcrpreta salvaca pcr naturan, l'cspressione in s non ha ncccssariamcncc cale scnso: cfr. Langerbcck, Die Anthropologie, 63-64.70-73.
23 Strom. 2, 115,2; trad. Pi ni, 322.
24 Die Anthropologie, 79-80.

MARCJONE, GU GNOSTICI E ORIGENE

11

logia paolina dello anpa corne risulcaco dell'elezione divina, incendendo la salvezza per nacura corne il riscabilimenco della <f>uaLS' umana quale condizione ideale dell'uomo, voluca da Dio.
Tornando al frammenco 2 di Valentino, csso dimoscra in ogni caso la
necessic dell'incervenco gracuico della bonc divina, che si situa in un
decerminaco momenco della vica umana, prima del quale il cuore umano impuro. eidea di una salvezza per nacura, garantira cio dalla
soscanza che l'individuo possiede, non dunque adeguaca a descrivere
quesca situazione 25 A me sembra che i frammenti di Valentino conservaci non autorizzino ad accribuirgli una simile idea 26 In secondo
luogo, chiaro che il fr. 2 esclude la concezione dell'aTEoumov come
condizione preliminare della salvezza o della perdizione, quale sostene-

25 Anche per Sread, ln search, 80, questo frammento suggests that some caution is
needed in acc~pting Clement'~. accusation that Valeminus teachcs thar there is a race of
men who are saved by nature .
26 Nemmeno il fr. l, in Clemente, Strom. 2,36,2, sullo stupore degli angcli creatori
dell'uomo, al vedere che questi pronunziava parole pi elevatc della sua condizione di
essere plasmato (Tfjs rr>..oews). a causa di colui che invisibilmente aveva dato in lui un
seme della soscanza provenience dall'alco, e che parlava liberamente (napp11ow(6Evov) :
di fatto Adamo, plasmato nel nome dell'Uomo, provoco cimore dell'Uomo preesistente,
corne se qucsco scesso risiedesse in lui, e gli angeli furono scupili e rapidamentc nascosero
!'opera. Si cratta di un cipo di esegcsi, caro agli gnoscici, del racconro della creazione ddl'uomo, amibuita agli angdi sulla base del plurale di Gcn 1,26: l'inserimento nell'uomo di
una scmcn1.a divina Io rende supcriorc agli angdi c provoca in essi una rcazione. Su qucsto
complesso d'idcc puo vedersi p. es. K. Rudolph. Die Gnosis. Wsm und Geschichte einer
spiitantiken Rtligion, Gittingen 1978, l 02-124, c, pcr l'interpretazionc di questo frammento di Valentino, da ultimo Stead, ln search, 81-82. Valentino utilizza talc escgesi, ma il
frammento non autorizza, a mio parcre, ad attribuirgli l'idea di una classe separata di spirituali. Adamo funziona qui corne paradigma dell'uomo - di ogni uomo - nel processo di
redenzionc. Come ha ben visco Scead, il nappT]O'La(6evov richiama la rrapp11ala del fr. 2, la
qualc la manifcscazione per mezzo del Figlio, che purifica il cuore dagli spiriti malvagi,
cio che avviene, come abbiamo detco, non in un tempo originario, ma durante la vita (
seducente l'ipotesi che i due frammenti, entrambi episcolari, appartengano alla stessa lettera, che potrebbe esscrc stata imperniaca appunto sui tcma della redenzione dell'uomo).
LUomo prccsistente, che si manifesta attraverso Adamo, dunque probabilmentc, corne
pensa Stead, il Logos, e il racconto antropogonico sembra essere utilizzato da Valentino
corne paradigma dell'intervento gratuico della provvidenza divina, attraverso il Figlio, per
salvare l'uomo dal suo scato naturale in cui si trova in balia di pocenze inferiori. Anche il
fr. 4 (Strom. 4,89,2-3) puo essere letto a mio parere ndla prospettiva dell'elezione divina e
non in quella di una salvezza lcgata a priori alla sostanza (e forse non impossibilc una
lettura ncl senso del logion del Vangelo di Filippo di cui ci occuperemo pi oltre): Clemente, ncll'interpretarlo (4,89,4), a parlare di un .Puoet o4>(6evov ylvos.

12

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

vano Clemente (anche direttamente in reazione al testa di Valentino,


corne abbiamo visto dalla citazione di Strom. 2, 115,2), Origene e gli
alrri ecclesiastici. Per Valentino, l'intervento salvifico di Dio a favore
dell'uomo non condizionato dall'esercizio del libero arbitrio da parte
di quest'ultimo. Ma dire che Io gnostico ha una <matura salvata>>, che
egli fa parte del seme di elezione e che tale condizione non dipende
dalle opere compiute, non , di per s, pi eretico delle considerazioni
di Paolo in Rm 9,6-12. Che poi per Valentino l'indicativo della salvezza renda possibile l'imperativo dell'amore, non pu> dubitarne chiunque
legga il fr. 6: Moite case che sono scritte nei libri pubblici (BTJoa(m)
si trovano anche scritte nella Chiesa di Dio. Infatti queste case comuni
sono le parole che vengono da! cuore, la legge scritta nel cuore: questo
il popolo dell'Amato, che da lui amato e Io ama (Strom. 6,52,4;
trad. Simonetti, Testi gnostici, 130). Dunque: non retto agire morale, sui
fondamento del libero arbitrio, corne precondizione della salvezza, ma
apertura a un comportamento di amorc a seguito dell'esperienza dell'amorc divino che purifica il cuore dai mali che Io opprimono.
Fin qui i pochi frammenti di Valentino. I sistemi sviluppati dai suai
scolari hanno irrigidito tali prospective in una dottrina sostanzialista
delle tre nature? La risposta richiederebbe lunghe analisi. Da un lato,
comunque, resta il fatto che il possesso del pncuma non parte della
natura umana, ma grazia, corne esprimono i valentiniani affermando
che esso non trasmesso per generazione a partirc da Adamo, ma inseri to negli uomini dalla Sapienza, madre degli spirituali (Exc. Theod.
55,2-3): ci> spiega perch vi siano moiti ilici, ma pochi psichici e pochissimi pneumatici (Exc. Theod. 56,2). In seconda luogo, mi limiter>
a indicare che i valentiniani occidentali sembrano viceversa evolvere
verso l'idea che all'uomo che riceve la grazia si richiede un'adesione, la
quale non pu> essere fondata chc sulla sua libera scelta. Forse per questa via si cercato di recuperarc (in seguito al vivace dibattito con i
cattolici?) l'importanza del libero arbitrio anche rispetto al pneuma.
Dar> al riguardo tre spunti.

1. Il primo concerne l'articolazione ddl'elemento pneumatico su


quello psichico entra l'individuo vivente in questo monda. Cita Ireneo
di Liane: Il generc terreno destinato alla corruzione, mentre quello
psichico, se avr scelto il meglio, trover riposo ne! luogo della Regione
intcrmedia: se invece avr scelto il peggio andr anch' esso a tale fine.
Gli elementi spirituali ... per un certo tempo sono quaggi allevati ed

MARCIONE, GU GNOSTICI E ORIGENE

13

educati per mezzo di anime giuste, perch sono stati inviati in stato di
imperfezione: quando saranno ritenuti degni della perfezione, (i Valentiniani) insegnano che saranno dati corne spose agli angeli del Salvatore, mentre le loro anime necessariamente riposeranno in eterno nella
Regionc inrermedia col Demiurgo. Di nuovo dividono le anime, diccndo che alcune sono buone per natura, aitre cattive: buone sono
quelle atte ad accogliere il seme, cattive per nacura quelle chc mai Io
possono accogliere 27
Esiste dunque un ruolo ausiliario svolto, per il progresso del seme
spiricuale, dalla sua unione, dentro un individuo, con anime giuste. Ci
pu stupire se si ammette l'impermcabilit reciproca delle sostanze: ma
Ireneo stesso prccisa poco sopra che, secondo i valentiniani, la sostanza
spirituale ha bisogno di un'educazione impartira mcdiantc insegnamenti psichici c scnsibili 28 A quanto pare, ncll'uomo che ha il pneuma, gli
altri elcmenti, e soprammo quello psichico, si ordinano alla formazione
di quello pneumatico: quest'ultima richiede il completamento preliminare dell'educazione dello psichico 29 In ogni caso, la pratica di giustizia di qucste anime non avr in alcun modo determinato la sorte del1'elemento spirituale, la quale resta indipendente dall'esercizio del libcro
arbitrio da parte dell'anima. Il carattere giusto delle anime avr piuttosto posto le basi pi favorevoli per q uella formazione dell' elemento
spirituale che s'inizia con l'accoglimento del messaggio del Salvatore/
Rivelatore. Tale accoglimento rappresenta forse l'estremo limite superiore del contributo dell' elemento psichico, sede del libero arbitrio, alla
formazione dello pneumatico. Probabilmente si potrebbe valorizzare in
questo senso l'idea secondo cui la sostanza psichica si ricollega alla
Conversione della Sapienza, cio al momento in cui questa, decaduta
dal Piero ma divino, si volge verso lalto e anela a rientrarvi (Ireneo, Adv.
haer. 1,4,3.5; 1,5,4). Tale rappresentazione mitologica - in cui, corne di
consueto, la vicenda della Sapienza serve di paradigma a quella dcllo
gnostico - sottolineerebbe l'importanza dell'elemento psichico, luogo
del libero arbitrio, in ordine alla resipiscenza dell'elemento spirituale ne!

Ireneo, Adv. hae1: 1,7,5: trad. Simonetti, Testi gnostici, 204.


Adv. haer. 1,6, I; cfr. Simoneni, Testi gnostici, n. 222 pp. 198 s. e 235 p. 204.
29 Concretameme, si pensava forse a una sicuazione in cui gli gnostici provenivano
dalla chiesa e dall'educazione ricevura in cssa (si pensi a Flora, la destinacaria della !encra
dello gnoscico Tolomeo riporraca da Epifanio: Tolomco argomema a partirc dalle conoscenze possedute da Flora).
27
28

14

IL CUORE JNDURITO DEL FARAONE

momento in cui esso prende coscienza del suo stato decaduto e aspira
al ricongiungimento con la divinit.
Qui si connette un altro elemento interessante del testo di Ireneo che
stiamo esaminando: la designazione di alcune anime corne buone per
natura e di aitre corne cattive per natura, il che sembra contraddire le
aitre indicazioni sull'autodeterminazione delle anime. Sccondo L. Schottroff 30 si tratta di un elemento secondario, estraneo al sistema originario. Per A. Orbe 31 la designazione per nacura qui usata abusivamente, in rapporto con una sorta di elezione ante praevisa merita: la
prescienza della loro scelta etica di giustizia consente alla Madre degli
spirituali d'inserirc proprio in quegli individui il seme pneumatico, che
non trasmesso per generazione, ma introdotto (corne quello psichico,
del resto) negli uomini di volta in volta (Exc. Theod. 55,2-56,2). Ma
l'idea si spiegherebbe forse sulla linea che abbiamo sviluppato pcr Valentino: l'introduzione del seme concide con l'esperienza della salvezza, che
ha luogo durante la vira dell'individuo. In tal caso la <matura buona o
cattiva delle anime sarebbe gi rcsa manifesta e corrisponderebbe alla
scelta etica: un retto comportamento produrrebbe una nacura buona, un
comportamenco cattivo una natura sempre pi incapace di liberarsi dal
male e quindi di rendersi ana ad accogliere il pneuma (= l'intervenco salvifico di Dio). La <matura (termine il cui uso gnostico, corne ha illustraco Langerbcck, piuttosto fluctuante) si accosterebbe qui al concetto
aristotelico di CLS (Etica Nicomachea libro 3, soprattutto 1114 a).
La salvezza della psiche a sua volta non prescinde dall'aiuto fornito
dal pneuma, corne prccisano gli Estratti da Teodoto nel passo immediatamente successivo a quello sui dcstino delle tre nature, chc ho citato
poco fa. Si tratta di un' esegesi di Rm 11, 17-26 e di Gal 4,23: Allorch
l'elemento psichico sar stato innestato sui buon olivo nella fcde e nella
incorruttibilit, e avr partecipato della ricchezza del!' oliva, allorch saranno entrate le genti pagane, allora cosl tutto (sar) lsraele. lsraele allegoricamente indica l'uomo spirituale, colui che vedr Dio, il figlio lcgittimo del fedele Abramo, quello nato dalla libera, non quello secondo
la carne, quello nato dalla schiava egiziana. Dalle tre razze avviene la
formazione di quclla spirituale, e per quella psichica il passaggio dalla
servit alla libcrt 32 lsraele la razza degli spirituali, ma il passo Animne, 96 n. 54, con richiamo a W. Focrstcr.
Amropologln desnn lrmeo, Madrid 1969, 159.
32 56,4-57; trad. Simonetti, 7sti g11ostici, 247, modificata su di un punto secondo un
suggerimcnto di Orbe, A11tropologln de snn Ireneo, 163 n. 61.
30

31

MARCIONE, GLI GNOSTICI E ORIGENE

15

bench insista significativamente ed csplicitamente sulla salvezza del-

1'elemento psichico - non significa necessariamente che anche l'elemento psichico sar trasformato in pneuma: piuttosto, la sua unione in
questa vita con il pneuma gli consente l'adesione a Cristo, bench limitatamente al livello, che gli proprio, della fede, indirizzata al Cristo
psichico che una delle componenti del Salvatore, scopo della quale
appunto la salvezza degli psichici 33 Nel processo salvifico esiste
dunque una certa ineludibile solidariet tra l'elemento psichico, che
appare responsabile della scelta di conversione in seguito alla chiamata,
e l'elemento pneumatico, chc sostiene Io psichico nel suo itinerario
verso la salvezza.
~ultima parte del frammento distingue con precisione l'esito diverso
pcr le due razze: la formazione per gli spirituali, e per gli psichici il
trasferimento (ETci0EaLs) dalla serviti1 alla libert, .EUE p(a. La
formazione riservata allo spirituale, in quanto destinata a ricondurlo
alla condizione di unit pleromatica, dalla quale Io psichico escluso
per definizione. Per quest'ulcimo si opera un cambiamento di luogo:
egli, con il Demiurgo, sale nell'Ogdoade, dove liberato dalla schiavit
sotto le potenze di questo mondo e sotto il destino, che implicita
nella condizione materiale. Questa EEu0Epla va dunque accuratamente
distinta da! libero arbitrio: questo condizione di quella, ma diverso
da essa. la facolt di determinare il proprio destino mediante la scelta
etica, mentre la libert la liberazione dalla schiavit di questo mondo. Questa liberazione escatologica coinvolger anche il Demiurgo (Exc.
Theod. 49, con interpretazione in tal senso di Rm 8,20). Il destino di
questo Dio, il Dio dell'AT e dei cristiani Cattolici, dunque solidale
con quello dei suoi seguaci, corne la sua natura solidale con la loro,
anche precisamente nel libero arbitrio, che secondo Ireneo rappresenta
proprio l'elemento di somiglianza tra l'uomo e il suo Creatore (Adv.
haer. 4,4,3; 4,37,4; 4,38,4). Ma, nella gnosi, tutta l'economia divina
della grande chiesa abbassata a un livello inferiore, mediante l'aggiunta, al di sopra di essa, di tutta !' economia pneumatica, la sola che ha a
che fare con il vero Dio. Essa, corne ho detto, si sottrae al libero arbitrio; ma tanto pi pone J'accento sulla Jibert, f>,EU0Ep(a.
31 Eracleone allude probabilmence al medesimo processo nella sua esegesi del racconco evangdico della samaricana {Gv 4), in Orig., Comm. Io. 13,31: la donna, simbolo
dello spiricuale che ha accolco la chiamaca di Cristo, lascia la brocca presso di lui {cio
non si discacca dalla vica da lui ricevuca) e va ad annunziarlo ai propri conciccadini, che
per mezzo della fede vennero al Salvatore>>, corne gli psichici.

16

Il. CUORE INDURITO DEI. l'ARAONE

Anche la libert dello pneumatico, corne quella dello psichico, liberazione da una schiavit; ma vi una differenza decisiva. L'clemento
psichico liberato alla fine, in conseguenza della sua fede c delle sue
opere, dunque del buon uso del suo libero arbitrio. L'elemcnto spirituale libero per sua natura, ma lo gnoscico, in quesca vita, csperiscc
soggeccivamente la prigionia e l'assoggettamcnto al descino. Egli si sente
legato all'elemento ilico e a quello psichico prcsenti nel medesimo individuo, e quindi soggetto aile passioni, all'influsso del faro decerminato dagli astri (a livello dunque dell'Ebdomade), all'activic del demonio o Kosmokracor, la difesa dalla quale impone il rispetto dell'etica.
Ma nel momento in cui riceve la gnosi, egli sa di essere l'uomo spirituale: acquisca dunque coscienza della sua libert e del facto che quei
condizionamenti che ailliggono l'uomo ilico e quello psichico non
possono toccare il suo vero io. Da questo momento libero (anche se
provvisoriamente resta ncl mondo, durante la sua formazione); mentrc l'uomo psichico non sar liberato fi.no alla morte.

2. Riguardo a quesca libert, cico un bellissimo brano di quello scricto affascinante ed enigmatico che il Vangelo seconda Filippo, il quale ci
introduce al seconda spunto chc vorrei fornire circa il rapporto tra
pneuma e libero arbicrio: Chi possiede la gnosi della veric libcro. Chi
libero non pecca. Chi fa il peccato schiavo del peccato. La madrc
la verit, la gnosi il vincolo di unionc. Quelli a cui non pcrmesso di
peccarc, son detti dal mondo liberi. La gnosi della verit innalza i cuori
di quelli a cui non permesso peccare, cio li rende liberi e li elcva su
tutto il luogo. L'amore per edifica. Ora, chi divenuco libero mediante
la gnosi schiavo per amore di chi non ha potuto ancora sollevarsi verso
la libert della gnosi. Questa poi li rende capaci di ci, perch essa
permette loro di divenire liberi. L'amore non sottrae nulla. E corne
potrebbe sottrarre qualcosa, quando tutto suo? Essa non dice: "Questo
mio" o "quello mio", ma semplicemente: " cuo" 34
Si riconosce, all'inizio, l'allusione giovannea: colui che fa il pcccato
schiavo del peccato (Gv 8,34). Lo gnostico non tale, non perch
capace di tenere una condotta morale che esclude il peccato, ma perch

34 Logion 110 = NHC II 3, 77 lin. 15-35; qui e nelle successive citazioni riproduco
la crac!. di M. Erbecca, G/i apoaifi Ml Nuovo Testamento Ill, Casale Monferraco 1975,
220-243 (qui p. 238).

MARCIONE, GLJ GNOSTICI E ORIGENE

17

si sa appartenente per natura alla verit. Naturalmente do non signifi.ca


che gli gnostici si permcttessero poi ogni genere d'immoralit, corne
insinuano talora i loro avversari. Piuttosto, essi sono puri: il loro comportamento al di sopra del peccato 35 I.:atteggiamento che li determina quello dell'amore, che edifi.ca (esegesi di 1 Cor 8,1). Ecorne il
Ges gnostico, i suoi seguaci si fanno schiavi per amore, soffrendo
perch il loro prossimo acquisti a sua volta la conoscenza. Possono farlo
perch sanno di essere liberi e di non poter perdere questa libert attraverso la schiavit per amore. Si tratta, corne si vede, di un ideale
etico elevato, in un certo senso ascetico, che prospetta un'apertura totale
al prossimo fondata sulla consapevolezza di un possesso inalienabile.
Fondata anche, pero, sulla consapevolezza di trovarsi in questa condizione per grazia. Il dato essenziale, e Io abbiamo gi incontrato.
Ora, in che misura si pu dire (con Orbe) che questa grazia non apre
veramente alla libert, perch offre un oggetto, la Verit, ta! que por
su plenitud arrastra a la mente, sin opci6n posible, a un acto sostenido
a merced de la Gracia inalienable que Io provoca 36 ? Ma ecco un altro
logion del Vangelo di Filippo: Chi schiavo per forza potr divenire
libero. Chi divenuto libero per grazia del suo padrone e quindi si
venduto schiavo, non potr pi essere libero (114 = NHC II 3, 79 lin.
13-18). Questo detto sembra contemplare la possibilit che Io gnostico,
dopo l'illuminazione, torni colpevolmente allo stato della servit psichica: l'interpretazione, a rnio avviso corretta, dello stesso Orbe. Ma
allora non mi resta chiaro corne le sue due affermazioni si armonizzino.
Mi pare preferibile ammettere che per l'autore del Vangelo di Filippo Io
gnostico illuminato conservasse la possibilit di tornare indietro. Si
tratterebbe di un esercizio di libert che consentirebbe la scclta della rinuncia alla libert radicale. Altra , in ogni caso, la schiavit bollata da
questo logion e altra quella, accettata per amore, del logion 110 prima
citato. Quest'ultima una scelta di libert, che mantiene nella libert e
anzi crea la libert di altri; l'altra una scelta libera che per toglie la
libert. Dovremrno allora concludere che Io gnostico che abbia rinunciato alla sua libert non si salvi? Anche questo indurrebbe a ripensare

35 I;espressione rradotta da Erbena quelli a cui non pcrmcsso di peccare mcglio


resa da W.W. lscnberg those who think that sinning docs noc apply to chem: The
Coptic Gnostic Libmry. Nag Hammadi Codex 11,2-7. together with Xlll2*, Brit. Lib. Or.
4926(1), and P. Oxy. /, 654, 655, cd. B. Laycon, l (Nag Hammady Smdics 20), 197.
36 Antropologla, 164 s.

18

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

l'idea della salvezza garantira per natura. Sembra difficile non ammettere che chi si vende schiavo resti separato dalla libert, cio dalla riunione con il Pleroma spirituale: la reintegrazione in quest'ulcimo ne diviene, almeno, pi difficile. In ogni caso, mi pare che il logion 114
vada connesso con il 113, seconda cui ogni specie si unisce con la
specie affine; la sua conclusione la seguente: Se tu divicni lucc, la
luce si unir con te. Se tu divieni quclli che sono in alto, quelli in alto
croveranno la loro requie in te. Ma se tu divieni cavallo, asino, bue,
cane, pecora o altro animale di quelli fuori o sotto, non ti potr amare
n l'uomo n Io spirito n il Logos n la luce n chi in alto n chi
dentro. Essi non potranno riposarsi su te e tu non hai parte con loro
{log. 113: 79, lin. 3- 13). Simili testi sembrano dunque contcmplare
l'eventualit chc il pneumatico, in seguito a un atto di libero arbitrio
compiuto durante la vira tcrrena in unionc con la psiche, possa pcrderc
la sua libcrt superiore.

3. Veniamo al tcrzo e ultimo spunto sugli gnostici. Nci testi di Nag


Hammadi, il termine aT<:oucrLov si crova cre volte, sempre nel Tractatus Tripartitus (NHC 1 5), testo che, se presenta affinit con i sistemi
valenciniani a noi noti attraverso Ireneo e gli Estratti da Teodoto, se ne
differenzia per su punti di rilievo. Il termine in relazione con la terza
emissione di eoni nel mondo divino. Infine, essi sono padri della terza
gloria, seconda l'autonomia (anoumov) e la potenza che fu prodotta
con loro, senza che fosscro (tutti) in ciascuno individualmente, per
rendere gloria all'unisono a ci che (ciascuno) vuole (NHC 1 5, 69 lin.
24-30). E poco aitre: ra gli eoni sono stati prodotti seconda il terzo
frutto, mediante l'autonomia (aT<:ofowv) della volont e mediance la
saggezza di cui egli li ha gratificati per il loro pcnsiero (74, lin. 18-23).
La terza ricorrenza in connessione con la passione dell'ultimo eone,
qui il Logos, che provoca Io sconvolgimento del Plcroma e le origini del
mondo extraplcromatico: Per questo egli (= l'ultimo eone) riccvette
una natura sapience per esplorare l'ordine nascosto, perch era un frutto di sapienza. Perch la volonc autonoma (aT<:oucrws) che fu prodotta con le Totalit era per costui la causa che egli compisse cio che
voleva senza che nulla Io trattenesse (75,31-76,2). Il terzo passo citato,
con il suo contesto, dimostra che l'insistenza sull'autodeterminazione
dcgli eoni serve a rendere possibile la passione dell'ultimo eone e quindi l'origine del nostro mondo: essa ammessa dunque in funzione della
caduta. ln effetti, E. Thomassen, nel commenta alla sua recence edizio-

MARCIONE, GLI GNOSTICI E ORIGENE

19

ne del 7i-tittato 37 , ha potuto richiamare con ragione dei tesci plotiniani


secondo i quali la caduta delle anime dal mondo incelligibile provocaca da un'ucilizzazione egocentrica della loro autonomia (Enneadi
5, 1, 1,5-6; 4,8,5,26; 3,2,4,37). Thomassen ricorda che il medioplatonico Albino descrive la caduta dell'anima corne ~ To aTEoua(ou Sur
apTT)VI") KpLaLS', e pensa dunque che Plo ci no e il 'frattato Tripartito
dipendano da quesca accezione medioplatonica 38 ln ogni caso, mi
scmbra chiaro che l'ammissione del libero arbitrio entro la dimensione
divina serve a rendere ragione della fractura del divino e dell'origine di
questo mondo. Questo ripropone allora, riguardo a un alcro livello, la
questione: l'elemenco spirituale ha la facolt di compiere una scelta che,
soccomettendolo a passionc e a errore, Io induca a decaderc dalla sua
posizione? Se rispondiamo di sl, come gli ulcimi testi addotti sembrano
suggerire, sar necessario riconsiderare la tesi della salvezza per natura
dell'elcmcnto spirituale. Lascio aperta la qucstione, corne pure mi limito a pornc un'altra che ci riguarda ancora pi direttamente. Sappiamo
bene che per Origene la creazionc del mondo materiale consegue al
peccato delle anime reso possibile dall'esercizio del loro libero arbicrio,
e ha la funzione di accoglierle per consentire, in prospettiva, la loro
reintegrazionc nello stato originario. Ora, in fonti gnostiche abbiamo
potuto intravedere una funzione del libero arbicrio non solo nella soteriologia anche al livello degli spirituali, ma perfino nella cosmogonia, in
quanto l'origine di questo mondo si lega all'iniziativa di un'entit spiricuale, resa possibile dal libero arbitrio di cui essa era dotata, e che ne
provoca l'alloncanamenco dalla dimensione divina. Non abbiamo forse
qui, pur tenendo conco delle imporcanti differenze, un elemento di parallelismo cra Origene e i suoi avversari, che resta in ombra nella polemica da lui sviluppaca ne! PA 39?

37 le Trait Tripartite (NH I, 5) (Bibliothque copte de Nag Hammadi, Seccion


Texrs, 19), Qubec 1989, 316-317.
38 1 curarori della prima grande cdizione del Trattato proponevano di scorgere qui un
cracco posceriorc, incrodono ncl valcnrinianesimo sono la spinca dell'imporcanza che il
libero arbicrio andava assumendo ncl canolicesimo, e connesso con la caraccerizzazione
dcgli eoni quali sosta111.e pcrsonali (e dunque libere) a opera di Tolomco, laddove Valencino li avrcbbe considerari comc pensieri o movimenci inccrni al dispiegarsi della divinic, seconda una rescimonianza di Terculliano (Adv. Val. 4): Tractatus 7iipartitus. Pars /:
De mpernis. Codex }1111g F. XXVI' - F. Lli'' (p. 51-104), ediderunc R. Kasscr [c ahri),
Bern 1973, 334.
39 Namralmente, per gli gnosrici gli elementi spirimali sono emanaci, cio sono parce
di Dio, pcr Origcne sono creari, cio sono cssenzialmence divcrsi da Dio: mnavia, anche

20

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

2. Marcione e il libero arbitrio


Veniamo a Marcione. Anch' egli considera il Creatore di questo mondo corne un dio inferiore, caratterizzato dalla giustizia e non dalla bont. Tuttavia non istituisce un rapporto originario di questo dio con il
Dio sommo, a differenza dei valcntiniani per i quali il Demiurgo
frutto della sostanza psichica originata dalla crisi del Pleroma, ed utilizzato al scrvizio dell'economia salvifica. lnolrre Marcione non ammerte l' esistcnza di diverse nature umane, e di conseguenza non riserva la
salvezza (o la possibilir di essa) a una caregoria previamente definita:
bench, corne abbiamo appena visto, si debba essere estremamente prudenti nell'interprerare il significato delle nature pcr i valentiniani.
lnfine, bench si tratti in enrrambi i casi del Dio dell'AT, la giusrizia del
Creatore di Marcione connotata molto meno positivamente di quella
del Demiurgo valenriniano, o pi precisamente della scuola di Tolomeo.
La giustizia del Demiurgo valenriniano infatti, corne abbiamo visto,
diretramente funzionale alla salvezza degli psichici, e inoltre serve corne
base di partenza per la formazione dell'uomo pneumatico. Nei sistemi
di Tolomeo ed Eracleone, inoltre (diversamente che in aitre fonti valentiniane, corne Exc. Theod. 33), il Demiurgo, avendo appreso alla venuta
del Salvatore l'economia spirituale che ignorava in precedenza in quanto
situata a un livello di realt superiore al suo, aderisce ad essa e vi collabora volentieri (Ireneo, Adv. haer. 1,7,4).
Il Dio giusto di Marcione, viceversa, non collegato in qualche
modo al Dio buono, ma contrapposto a lui, bench, beninteso, gli sia
di gran lunga inferiore. Il Dio sommo, infatti, corrisponde al modello
platonico del Dio immobile, immutabile, onnisciente, buono. Dall'AT,
Marcione ricava un ritratto opposto di Dio: Jahve si pente, cambia opinione, si adira, mostra la sua ignoranza fin dalla creazione dell'uomo
(non sapeva che avrebbe peccato?), capriccioso, perfino invidioso,
punisce senza misericordia ogni trasgressione. giusto: ma la sua giustizia puramente retributiva e misura le azioni sui metro di una legge

per gli gnostici il seme divino nel mondo ha bisogno di un intervento di grazia per essere salvaro. Un'altra diffcrenza sta nel fatto che l'evenmale facolr di scelta attribuita agli
elementi spirituali sembra consentire, per gli gnostici, una caduta, ma non un progresso,
laddovc Origenc ammette che gli spiriti creati ail' origine pocessero fare uso della loro libert sia per decadere, sia per progredire. Ma d'altra parte un progresso era previsro anche per gli eoni emessi nel Pleroma, i quali dovevano ricevere, amaverso il Figlio, la conoscenza del Padre.

MARCIONE, GU GNOSTICI E ORIGENE

21

che egli, corne un antico autocrate, ha imposto agli ebrei non canto nel
loro interesse quanto nel proprio, per soddisfare la propria volonc di
potenza. Se gli ebrei, in quanto da lui prescelti corne destinatari della
sua rivelazione e della sua legge, sono particolarmente schiacciati sotto
il peso di questa, tutti gli uomini sono comunque da lui creati e a lui
sottomessi. Nessuno di loro in possesso di un elemento che oltrepassi
il loro Creatore: a differenza dei siscemi gnostici, non l'uomo salvandus che scraniero alla creazione di quaggi, ma il Dio buono che
straniero a questa creazione e a tutti i suoi abitanti.
Yi sono, quindi, due livelli di salvezza possibile. Una quella prevista
da! Creatore, e che dipende dall'esercizio del libero arbitrio. Per i marcionici, che l'uomo possieda la facolt di peccare indice della limitata
potenza del Creatore. Bisognava - fa dire Ireneo (o una sua fonte) a
gnoscici e marcionici - che egli non facesse n angeli tali che potessero
crasgredire, n uomini che divenissero subito ingrati nei suoi confronti
(Adv. haer. 4,37,6). Identico rimprovero mettono in bocca al loro Simon
Mago (fuso in realt con Marcione) le Recognitiones pseudoclementine:
Non enim poterat nos omnes facere tales ut essemus boni, et aliud esse non
possemus? (Rec. 3,26, 1). La stessa obiezione attestata da Tertulliano per
Marcione (Adv. Marc. 2,5,1-2). Anzi, secondo Marcione, se l'anima
umana, che il soffio di Dio (Gen 2,7), ha potuto peccare, ci dimostra
che la sostanza stessa del Creatore capace di peccato (Tertulliano, Adv.
Marc. 2,9, 1). Tertulliano si dilunga pertanto a provare che non il libero
arbitrio in s cattivo (esso anzi per lui - sulla linea di Ireneo proprio l'elemento di somiglianza con Dio), ma che il suo esercizio pu
essere cattivo, senza che ci coinvolga la sostanza divina, bensl solo
l'uomo, inferiore a Dio. Per Marcione, invece, i limiti dell'uomo creato
corrispondono esattamente ai limiti del Creatore.
I.:uomo che avr osservato la Legge, dunque, ricever da! Creatore il
premio: beninteso, non ne! regno celeste, ma in quella parte degli inferi
che accoglie quanti hanno obbedito a Legge e profeti. Fondandosi sulla
parabola del ricco e di Lazzaro, che finiscono rispettivamente nei tormenti e ne! seno di Abramo (Le l 6, 19-31), Marcione situava negli inferi sia il luogo di pena che quello di ricompensa previsti da! Creatore
(Tertulliano, Adv. Marc. 4,34,11). Cosl, l'origine, l'esercizio e la retribuzione del libero arbitrio sono interamente racchiusi nell'ambito limitato di questa creazione e del suo autore, secondo Marcione interamente solidale e quasi identico ad essa.
I.:assoluca estraneit degli uomini al Dio buono e al suo mondo sottolinea la radicale bont dell'intervento divino attraverso la missione di

22

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

Gesli. Il Dio sommo propone a tutri gli uomini la salvezza indipendenremente dalla loro osservanza di una legge che gli del turco indifferente. Ci che conta la fede, l'adesione alla chiamata: essa libera dalla
soggezione a quesro mondo e al suo dio. Come nella gnosi, abbiamo
una libert superiore che liberazione dalla schiavitli di quesro mondo,
e che non passa per il rispetto della legge e della morale: solo che qui,
in linea di principio, questa liberazione attingibile da tutti gli uomini,
non solo da un gruppo di spiricuali.
Anche per Marcione, tuttavia, resta aperto per quanti hanno aderito
all'annunzio di Gesli il pericolo di ricadere sotto il dominio del dio di
questo mondo, nella misura in cui ci si rirenga in dovere di rispettare
anche solo qualcosa della sua Legge per essere salvi. il destino in cui
caduta tutta la tradizione ecclesiastica, cui Marcione si oppone: gi i
primi discepoli e apostoli di Gesli non capirono la separazione radicale
di legge e vangelo, e mescolarono le due cose nella loro predicazione,
giungendo a interpolare in rai senso le lettere di Paolo e il vangelo che
Marcione accerrava (quello di Luca, che i marcioniti non riportavano
per a questo aurore), i mezzi di cui il Cristo. ccleste si era servito per
riproporre in forma pura il proprio insegnamento gi distorto dagli
apostoli. Dunque, per Marcione, l'annunzio cristiano non implicava il
rispetto di una normativa morale, il che non significa che i marcioniti
si comportassero immoralmente: la loro liberazione li metteva invece in
grado di agire adeguandosi a quell'amore che li aveva salvati. Ma l'essenziale era l'offerta di una bont infinita e gratuita, da accettare o respingere. Solo la grazia e la fede aprono all'uomo la salvezza: tuttavia,
resta vero che gli si richiede una scelca fondamentale, nonch una cosrante vigilanza successiva che gli impedisca di ritornare prigioniero di
questa creazione e del suo dio. Forse tale pericolo si lega alla strutturale
capacit di peccare, che l'uomo si porta dentro in forza della sua creazione a opera del dio giusto. ln conclusione, corne per gli gnostici, libero arbitrio e libert si situano su due livelli diversi.
Un'inreressanre illustrazione mi sembra fornita dal trattamento marcionita del descensus ad inferos. Sappiamo da Ireneo (Adv. haer. 1,27,3;
4,27,2), Epifanio, Teodoreto che Marcione ammetteva che Cristo, disceso agli inferi dopo la morte, ne avesse tratto una parte degli uomini
vissuti prima di lui 40 : si tratta con ogni probabilit di una soluzione del
40 1 tcsti in A. von Harnack, Marcion: Das Evangelium vom fremden Gott. Eine Monographie zur Geschichte der Grundlegrmg der katho/ischen Kirche, 2a ed. accresciuta (TU
45), Leipzig 1924, rist. Darmstadt 1960 e 1985, 294* s.

MARCIONE, GU GNOSTICI E ORJGENE

23

problema posto dal carattere tardivo dell'intervento del Dio buono 41


dra, Ireneo ci informa che per Marcione i salvati furono Caino e i suai
simili, i sodomiti, gli egiziani, in breve tutti i cattivi dell'AT, che accorsero a Ges e crcdettero in lui. Viceversa, Abele, Enoc, No e gli
altri giusti e profeti, insomma tutti i buoni dell'AT non parteciparono
della salvezza: poich infatti conoscevano, dice [Marcione], il loro Dio
che sempre li tentava, sospettando che anche allora li stesse tentando
non accorsero a Gestt n credettero al suo annunzio, e per questo dice
che le loro anime restarono agli inferi (Adv. hae1: 1,27,3). Ho spiegato
altrove {cfr. nota 41) in che cosa questa prospettiva differisca, a mio
parere, dalla salvezza delle figure negative dell'AT presso gli gnostici.
Diversamente da certi sistemi gnostici dove ricorre un tratto analogo,
per Marcione questi personaggi non sono salvati in quanto durante la
loro vira hanno agita in opposizione al Creatore, e dunque hanno testimoniato dcll' economia a qucsti superiore. Essi non potevano in ncssun modo conoscere il Dio buono, e la loro trasgressione della legge
resta quella che , senza assumere di per s un valore positiva: essa non
si oppone alla loro liberazione, ma neppure ne costituisce una premessa.
Piuttosto, l'esercizio del libero arbitrio, nelle condizioni in cui aveva
luogo nel monda del Creatore, a rivelarsi fatale per gli altri. Tale esercizio appare infatti correlativo alla tentazione da parte del Creatore: quest'ultimo, se cosl possiamo dire, gioca slealmente, in quanta, avendo
dotato l'uomo di libero arbitrio, gli d occasione di servirsene cercando
d'indurlo non al bene, ma al male, nello stesso tempo in cui si proclama giusto retributore. Per chi si muove nella dimensione del Creatore e
nella sua logica, pertanto, libero arbitrio significa timore e diffidenza
costanti nei confronti di Dio, significa vivere sulla difensiva: in definitiva, libero arbitrio si oppone a libert. necessario situarsi fuori di
quella logica per conquistare la vera libert: il caso, appunto, di
quanti non rispettarono le sleali regole del gioco imposte dal Creatore
per l'esercizio del libero arbitrio. Se dunque per Marcione il precedente
esercizio del libero arbitrio di per s, in linea di principio, indifferente
per ottenere la salvezza, esso ha tuttavia un effetto negativo nella misura m cu1 crea un habitus di timore che trattiene sotto il dominio del
Creatore.

11 Riprendo qui l'incerprecazione del mocivo chc ho daco, in diverso conccsco, in Riv
Bib 34(1986)582-585.

24

IL CUORE INDURJTO DEL FARAONE

3. Il dossier dei testi biblici


Per concludere, vorrei esaminare, sullo sfondo di quanto ho detto,
qualche elemento del dossier scritturistico discusso da Origene (PA III
1,7-24). ln uno studio pubblicato nel primo volume degli Origeniana 42 ,
Josep Rius-Camps sostiene che la polemica di Origene nel PA distingue
bene tra marcioniti e gnostici, adducendo di volta in volta argomenti ad
hominem atti a confutare gli uni o gli altri. Alle pp. 305-308 Rius-Camps
discute il trattato sui libero arbitrio (PA III 1), proponendo uno schema
che ripartisce tra gnostici e marcioniti sia le argomentazioni attribuite
agli avversari, sia le risposte di Origene. Verifichiamone una parce.
Per quanta concerne il trattamento di Es 4,21 (e 7,3), l'indurimento
del cuore di Faraone, credo che Rius-Camps abbia ragione di separare
il par. 8 dal 9, individuando nel primo la teoria degli gnostici, nel seconda quella dei marcioniti. Nel par. 8 Origene scrive infarci: Di tali
passi si servono alcuni eretici, pi o meno negando il libero arbitrio
perch incroducono la natura destinata alla perdizione, non suscettibile
di salvezza, e l'altra natura destinata alla salvezza e che non puo andare
in perdizione: essi dicono che il Faraone apparteneva alla nacura destinata alla perdizione, percio indurito da Dio, che ha misericordia degli
spirituali e percio indurisce i materiali (trad. Simonetti, con una leggera modifica). Il contenuto e il vocabolario tecnico non lasciano dubbi
circa il facto che si tracta dei valentiniani. I.:inizio del par. 9 il seguente: A quelli poi che credono di aver compreso la parola "ha indurito", si deve obiettare: che cosa dicono che Dio abbia facto nell'indurire il cuore, e che cosa si proponeva nel farlo? Osservino infatti anche
l'idea di Dio, giusto e buono secondo la sana dottrina, ma se non vogliono (Io si conceda loro per il momento) giusto (mia traduzione): e
Origene mostra poi che l'indurimento del cuore di Faraone rivela Dio
non giusto, ma malvagio. Questa seconda obiezione colpisce quanti
interpretano la frase alla lettera e la riferiscono al Dio giusto: Origene
rifiuta l'interpretazione letterale. Non si tratta dunque qui del problema
delle nature, ma di quello della giustizia di Dio. La concezione fortemente critica della giustizia divina, che abbiamo constatato propria di
Marcione, rende ben ragione di questa interpretazione: ma i marcioniti
non si sarebbero sentiti davvero confutati dalla risposta di Origene, essi

42 Orlgmes y Marcion. Caracter preforentemente antimarcionita del prefacio y del segundo ciclo del Peri Archn, in Origeniana, cit., 297-312.

MARCIONE, GLI GNOSTICI E ORIGENE

25

che coniugavano benissimo la giustizia formale del Creatore - cio la


retribuzione in base ail' osservanza o meno della Legge da lui imposta con il suo arbitrio e anche la sua malevolenza. dunque a ragione che
Rufino ha esplicitato, rispetto al greco della Filocalia, il cambiamento di
destinatari all'inizio del par. 9: Nunc vero respondendum est etiam his,
qui deum legis iustum tantummodo volunt esse, non etiam bonum. Anche
gli editori moderni ripartiscono cosl la polemica 43 La doppia polemica
si ritrova nella Filocalia 27, 1-2, dove sono attaccati prima i marcioniti,
poi i valenriniani 44 ; e, nello stesso ordine, in 27, 12, uno scolio su Es
4,22-23, dove peraltro la frontiera tra le due confutazioni mi sembra
meno nettamente rracciata (ed. Junod, 308-31 O).
Mi convince invece molto meno l'attribuzione del par. 15, su Ez
11, 19-20, alla polemica antimarcionita, proposta sempre da RiusCamps sulla base delle frasi seguenti: e se non siamo noi che agiamo
perch sia introdotto in noi il cuore di carne, ma opera di Dio, non
sar opera nostra vivere secondo virt, ma compleramente grazia divina. Questo dir chi, sul fondamento del senso letterale, sopprime il libero arbitrio (6 lTO TWV <jJLWV pl')TWV TO cj>']1v vmpwv) (mia rraduzione). Ma Rius-Camps generalizza troppo, mi sembra, quando fa
dell'allusione all'esegesi puramente letterale un indizio inequivocabile di
polemica antimarcionita: nel PA stesso, Origene accomuna valentiniani
e marcioniti nel rimprovero di approfitrare di un'esegesi letterale per
svalutare il Dio dell'AT (cfr. 2,4,4-5, con le note di Simonetti). Lo
stesso dicasi dell'insistenza sulla grazia divina per la salvezza: se la grazia
del Dio sommo certo un elemento centrale nella soteriologia marcionita, non Io meno, corne abbiamo accennato, per i valentiniani 45
Ma decisivo mi sembra il fatto che si tracta di un passo dell'AT, che i
marcioniti avrebbero potuto riferire solo al Creatore e sui quale non si
sarebbero mai fondati per la propria soteriologia. Secondo il discorso
prestato da Origene agli avversari, mediante la sosriruzione del cuore
Dio consente di custodire le sue prescrizioni e di osservare i suoi precetti [mia traduzione]: se si tratta del Creatore, questa sostituzione del

43 P. es. H. Grgemanns-H. Karpp, Origenes. Vier Biicher von den Prinzipien, Darmstadt 1985 2 , 489; H. Crouzel nella sua nota ad foc. in H. Crouzcl-M. Simoneui, Origne. Trait des principes IV (SC 269), Paris 1980, 25 s.
44 Ed. E. Junod, Origne. Philocalie 21-27: Sur le libre arbitre (SC 226), Paris 1976,
rispettivameme pp. 270-272 e 274-276.
4 ~ Cfr. p. es. Orbe, Antropologla, 163-165.

26

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

cuore non poreva avere alcuna rilevanza salvifica per i marcioniti, scnza
parlare del fatto che un atto cosl benevolo non sembra accordarsi
troppo con la loro caratterizzazione del Creatore. ln generale, tutto il
paragrafo descrive questa azione, nell'interpretazione degli avversari,
came un'iniziativa che conduce alla vera salvezza. Di conscguenza, credo che Origcnc abbia qui di mira i valentiniani, anche se addomestica
a proprio uso la loro argomentazione.
Non sono neanche convinto che il par. 16 abbia di mira un'interpretazione marcionita. La citazione evangelica corrisponde, per la prima
parte, a Le 8, l Ob, per la seconda, asscnte in Le e in Mt, a Mc 4, l 2b
(Rufino l'ha inreramente adcguata a Mc 4,12). Purtroppo non abbiamo
tcstimonianze esplicite dell'uso marcionita di Le 8, 10 46 Ma, anche se
si volcssc pcnsare che l' Instrumentum marcionita avesse contaminato Le
8, l 0 con la seconda mct di Mc 4, 12, non mi consta chc Marcione
considcrasse riservaco ad alcuni l'insegnamento di Ges. Origene presta
agli avversari il seguente ragionamento: se gli ascoltatori di Gesit si
convertono ascoltando l'insegnamento pi chiaro, ma non in loro
potere ascoltarlo, dunquc non in loro potere l' essere salvati, e pertanto
non abbiamo libero arbitrio per quanta riguarda la salvezza o la perdizione. Cosl corne Origene pone il problema, siamo evidencemente nel1' ambito della polemica sulle nature. vero che la seconda parte del
par. 16 potrebbe effettivamente rivolgersi ai marcioniti: Per prima cosa
bisogna rilevare questo passo contra gli eretici (TEpo6ovs) che scelgono da! vecchio testamento tali passi nei quali si manifesta, corne essi
osano dire, la crudelc del Creacore o il suo desiderio di vendicarsi e di
ricambiare il male (w6n1s To T)LOvpyo il uvnKft Kat vTmroBoTLKft TWV XELp6vwv npoa(pEcrts), o come vogliono chiamare quesca disposizione d'animo, al solo fine di negare la bont nel Creatore. Il
fatto che Origene combatte soprattutto i valentiniani, il cui atteggiamento verso il Creatore, corne abbiamo visto, non troppo negativo, e
l'accanimento che attribuisce qui agli avversari inducono a pensare che
egli abbia in vista piuttosto il metodo delle Antitesi di Marcione, che
ricercava minuziosamente nell'AT attcggiamcnti del Creatore del tutto
analoghi a quclli descritti qui da Origcne (cfr. p. es. Harnack, Marcion,
264*-265*). Quest'ultimo sembra dunque qui schernirli, segnalando
loro un passo che potrebbero ucilmente sfruttare ai loro fini ... solo che
esso appartienc purtroppo al NT. Alla fine del par. 16, Origcnc chiude

46

Cfr. Harnack, Marcion, 19s.

MARCIONE, GLI GNOSTICI E ORIGENE

27

esplicicamente questo argomcnto e dichiara di voler tomare al pOKE(Evov, alla qucscione proposta all'inizio del paragrafo, e alla quale si
sforza di rispondere ne! 17. Si sarebbe dunque tentati di vedere ne! par.
l 6a !' esposizione sommaria di un' esegesi gnostica; ne! l 6b una digressione in cui Origene segnala l'efficacia antimarcionita del passa evangelico; ne! 17 la risposta di Origene, rivolta implicitamente contra gli
gnoscici piutrosto che contra i marcioniti. In contrario gioca pero il
fatto che Origene identifica gli antagonisci di l 6b con quelli di l 6a,
quando in l 6b con le parole ws aTOl <j>ciaKouaLv lTl Twv poTpwv
rinvia all'esegesi di Mt 13,10; Mc 4,12 contenuta nella prima parte del
capitolo e che, corne abbiamo visto, meno si adatta ai marcioniti. Probabilmente si deve concludere che Origene si qui fabbricato un
gruppo di avversari collegando tratti che convengono maggiormente
agli gnostici e altri pi caratteristici dei marcioniti. Mi sembra in ogni
caso improbabile che si tratti in tutto il capitolo di marcioniti, corne
pensa Rius-Camps: semmai, potrebbe eventualmente trattarsi di soli
gnostici. Una conforma indiretta del facto che l'argomento di 16a
gnostico potrebbe venire dall'allusione a Mt 13,11 in due cesti ritrovati
a Nag Hammadi. Nell'Apocalisse di Pietro Gest1 dice a Pietro: Sii forte,
perch tu sei colui al quale questi misteri sono stati dati (NHC VII 3:
82, lin. 18-19). Ne! logion 62 del Vangelo di Tommaso si legge: Ges
disse: a coloro [che sono degni dei miei] misteri che io dico i miei
misteri (NHC II 2: 43,33-44,1). Entrambi i tesci sembrano rinviare a
una comprensione di Mt 13,10-11 analoga a quella denunciata da Origene in PA III 1,16.
Rius-Camps attribuisce ai marcioniti anche l'interpretazione di Fil
2,13 (Il volere e l'agire vengono da Dio) combattuta da Origene al
par. 20. Purtroppo, non spiega perch: probabilmente perch il compimenro del bene viene qui attribuito alla grazia divina, tratto caratteristico del marcionismo seconda Rius-Camps 47 Purtroppo non abbiamo
attestazioni dell'uso marcionita di questo versetto 48 Ma mi sembra che
l'argomentazione non convenga ai marcioniti. Essa suona infatti: Se da
Dio viene il volere e da Dio !' operare, anche se vogliamo e operiamo il

17 Abbiamo conscacato corne sia tutc'altro che estraneo al valentiniancsimo: cfr. il


framm. 6 di Valentino e la lettura che abbiamo dato dei logia del Var1gelo di Filippo.
48 Quanto cita Harnack, Marcion, 125*, viene dalla lc!!cra apocrifa ai Laodiceni, a
suo parcre opera marcionica: ma qucsca auribuzionc gcneralmcncc rifiucaca, c avrcbbc
bisogno di un nuovo csame, fino al qualc non lecico usarla corne fonte marcionica.

28

IL CUORE INDURJTO DEL FARAONE

male, questo ci viene da Dio: se cosl, non abbiamo libero arbitrio


(ouK foev aTem'.rnm): analogamence per il bene (Rufino abbrevia).
Ora, se l'argomenco fosse marcionita, si dovrebbe chiedere: da quale
Dio viene l'impulso a volere e operare il male? Cerro non dal Buono.
Ma anche del Creatore, Marcione non afferma che obblighi l'uomo a
compiere il male: al contrario, la sua caratteristica proprio di consentirgli la scelta - anche se, corne abbiamo visto, ama rendergli la vita
difficile tencandolo. Il concetto marcionita del dio giusto esclude precisamence che egli determini l'uomo ad agire bene o male. Viceversa, l'argomenco sarebbe attribuibile agli gnostici sulla base della distinzione tra le nature: l'inclinazione al male o al bene dipenderebbe da!
dominio dell'elemenco ilico o di quello pneumatico, decisi dalla Madre
degli spirituali e dal Salvatore mediance l'inserzione o meno del seme
pneumatico.
Tutti d'accordo, invece, sui carattere valentiniano dell'incerpretazione
di Rm 9,18-21 presentata nei paragrafi 21-24, e che si connette con
l' esegesi di Es 4,21 mediance il motivo dell'indurimento del cuore: il
nesso esplicito in PA III 1,8 e nel frammento su Es 10,27 conservato
in Filocalt 27,2, e del resto il riferimento all'Esodo e all'indurimento
del cuore di Faraone era appunto alla base del passo paolino (cfr. Rm
9,15-17). ln effetti, Rm 9,21 era implicitamence citato nella confessione
di fede che i seguaci del valenciniano Marco dovevano recitare davanti
agli angeli del Demiurgo, guardiani delle porte celesti, quando, dopo la
loro morte, ascendevano verso il luogo del Riposo loro destinato: Sono
vaso prezioso (aKe6s elL ~vnov), pi della femmina che vi ha fatto
(Ireneo, Adv. haer. 1,21,5). Questo passo stato studiato, con la consueta finezza ed erudizione, da! P. Orbe 49 , il quale ha segnalato i passi
origeniani della Filocalia, ma, stranamence, ha omesso il PA. Ora,
chiaro che l'esegesi combattuta in PA III 1,21 si armonizza perfettamence con quell'uso gnostico. Origene la formula cosl: Se, corne il vasaio
fa dalla stessa pasta alcuni vasi di lusso e altri per uso vile, cos) Dio fa
alcuni destinati alla salvezza e altri alla perdizione, allora non dipende
da noi il salvarci o andare in perdizione, perci non siamo dotati di
libero arbitrio (o rrap'Tis T ac{>(ea8m il rr6.ua8m ylvnm, o8
aev aTeot'.mOL). Lo gnostico s'idencifica dunque con il vaso di lusso, o meglio per un uso onorevole, els TL~v, il che determina la sua

49 Los primeros herejes ante la persecucidn (Estudios Va/entinianos v,J (Analecca Gregoriana 83), Roma 1956, 146-148.

MARCIONE, GU GNOSTICI E ORIGENE

29

salvezza. Analogamente, il marcosiano s'identifica con Io OKEos vn ov per dimostrare ai guardiani delle porte la propria destinazione alla
salvezza e la vanit di ogni loro tentativo di trattenerlo o di esaminarlo,
indipendentemente dalle opere che egli puo avere compiuco. li confronto con la formula riprodotta da Ireneo ci assicura dunque che Origene sostanzialmente attendibile nel riferire questa esegesi gnostica.
Tale constatazione potrebbe autorizzarci a sfumare il giudizio di Le
Boulluec 50 secondo il quale nei dibattiti esegetici l'argomentazione antignostica di Origene pi precisa che alcrove, ma si fonda su dei dossiers di testi costituiti per le esigenze della confutazione pi che su di
una conoscenza diretta delle teorie gnostiche.

Concludo. Origene ha senza dubbio semplificato ail' eccesso la complessit delle posizioni gnostiche e marcionite sui libero arbitrio. ln
parcicolare, per quanto riguarda i valentiniani egli ha isolato, irrigidito
ed eretto a testa di turco la dottrina delle nature e della connessa predestinazione alla salvezza; per quanto riguarda i marcioniti, ha fatto Io
stesso con la separazione e l'abbassamento del Dio giusto, combattendola mediante argomenti che ignorano - o simulano d'ignorare - la
connotazione fortemente negativa di questa giustizia presso i suoi avversari. Cio gli permetteva di colpire al tempo stesso anche la giustizia,
rappresentata pi positivamente, del Demiurgo valentiniano. N si
preoccupato di distinguere le diverse doctrine, anzi ha spesso trovato
conveniente per i propri fini raggruppare tutti gli avversari, costruendo un antagonista fittizio.
Poich nel trattato preso in considerazionc ne! presente seminario il
suo interesse si concentra sui problema della libert e sulla confutazione
della domina delle nature nella quale identifica il pi pericoloso attentato alla liberc e responsabilit umana, naturale che egli si trovi a
combattere prevalentemente le interpretazioni scritturistiche valentiniane, lanciando solo occasionalmente stoccate ai marcioniti. Vi sono peraltro ragioni di credere che le esegesi valentiniane da lui riferite, relative al problema della predeterminazione e del libero arbitrio, siano sostanzialmente autentiche. Se la sua propria argomentazione in favore del
libero arbitrio s'impose nella tradizione cristiana, al punto che un suo

50

La pollmique,

56.

30

IL CUORE INDURJTO DEL FARAONE

feroce avversario corne Girolamo la raccomandava un secolo e mezzo


dopo al suo amico Paolino di Nola (Epist. 86,3), anche la sua testimonianza sulla posizione gnostica non sembra del tutto sprovvista di
val ore.

La parrhsia di Mos:
l'argomentazione di Origene nel Trattato sul libero arbitrio
e il metodo delle quaestiones et responsiones
di Lorenzo Perrone

1.

Decenni di intensa ricerca origeniana, in particolare sui TIEpl

pxwv (= PA), non hanno ancora dissolto del tutto l'enigma che cir-

conda la grande architettura di quest'opera. Dinanzi a noi continua ad


ergersi un edificio imponente e insieme misterioso, sebbene qualche
chiave d'accesso a questo mistero ci sia stata fornita ormai da tempo.
Si infatti messa in luce la sua articolazione principale - le due parti
centrali che compongono Io scritto e che, per restare in immagine, ne
fanno quasi una sorta di cattedrale a due navate - con i corpi secondari
che vi afferiscono. Tuttavia, le ragioni di questa particolare costruzione,
o i suoi eventuali precedenti, modelli e analoghi rimangono in larga
misura motivo d'incertezza e discussione. D'altronde, a suggellare la
sensazione d'impotenza si aggiunge la consapevolezza che la stessa conclusione dell'opera non affatto solo quel che promette di essere - una
semplice vaKEcl>aa(wms, o ricapitolazione finale dei suoi contenuri -,
bensl qualcosa di diverso e di pi complesso 1 Come se ci> non ba1 Per una rassegna dei problemi di PA - quanto a progetto, struttura e forma letteraria - si veda la simetica messa a punto della Hari in Origeniana, Bari 1975, 9-1 O. La
svolta decisiva nell'indagine si devc a B. Stcidle, Neue U11ttrsuchungen zrt Origenes' TIE pl
dpxwv, ZNW 40(1941)236-243, chc ha cnucleato una composizione tripartita rilevando
altresl Io schema unitario sotteso aile due serie di trattaci c alla dvaKEfj>a:>..a[w<nS', nonch
le modalit discimc dcll'esposizione a seconda delle parti. Le suc conclusioni sono statc
riprese da M. Hari, Structure et cohrence d11 Peri Archn, in Origmia11a, cit., 11-32, chc
si sforzata di approfondire i rapporti imcrni aile tre parti e di prccisare gli scopi di PA
rispetto alla produzione filosofica della tarda amichit. A quest'ultimo imerrogacivo ha
ccrcato, in panicolarc, di risponderc G. Dorival, Remarq11es sur la forme du Peri Archn,
in Origeniana, cit., 33-45, ma - corne mostra anche il suo contributo pi receme, mirante a rimracciare equivalemi della vaKEfj>a:>..a[wms (Nouvelles Remarques mr la forme du
Trait des Principes d'Origne, RechAug 22( 1987] 67- l 08) -, apparc assai problcmatico
individuare parallcli precisi. Del resto, l'insoddisfazione pcr la prospettiva aperta dai la-

32

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

stasse, volendo esplorare i volumi e i profili dei singoli spazi in cui si


distribuisce la vasta fabbrica di PA con i suoi molteplici trattati, talvolta abbiamo l'impressione di imbatterci, se non in una vera e propria
terra incognita, quantomeno in un paesaggio dai confini poco sicuri: Io
schermo dell' Origenes fatto Romanus dalla vcrsione di Rufino (Praef.
Ruf. 3.4) 2 non rischia forse di funzionare a tratti corne un gioco di
specchi che deforma la fisionomia dell'originalc, ingrandendola o rimpicciolendola, se non arriva addirittura ad opcrare una vera e propria
manipolazione del testo origeniano? 3
vori acccnnati - chc solo parzialmcme ricscono a rendere ragione delle caracceriscichc
pcculiari dell'opcra - cra gi affiorata in P. Kbcl, Zum Aujbau von Origenes' De Principiis, VigChr 25(1971 )31-39 cd ultimamence staca ribadita in maniera pi radicale da
j. Rius-Camps, Los diversos estratos redaccionales del Peri Archn tk Origenes, RechAug
22(1987)5-65, secondo cui l'ordine delle duc prime parti sarcbbe l'inverso rispetto alla
loro redazione (c invertito sarebbe pure il modo dcll'csposizione: clememarc nclla seconda parte atmalc, con carattcri di ricerca nclla prima). Riscrvc nci confronti dell'impostazione di Stcidlc sono scare formulate anche da Karpp (Origcnes, Vier Bcher von
tkn Prinzipien, Hrsg., bs., mit kritischen und crlaucernden Anmcrkungcn versehen von
H. Girgemanns u. H. Karpp, Zwcite, verbessertc und um einen Nachcrag erweicerte
Auflage, Darmstadt 1985, 15-17). A sua volta, Ch. Kannengiesser, Divine Trinity and the
Structure of Peri Archon, in Origen ofAlexandria. His World and His Legacy, cd. by Ch.
Kannengiesser and W.L. Petersen, Notre Dame/Indiana 1988, 231-249, mentre richiama i motivi pi validi della divisione tradizionale in quamo libri, mostra anche corne
non si possa concrapporre la prima parte alla seconda per la nacura dell'esposizione.
2 Le cirazioni da PA sono crane dall'edizione di P. Koetschau (GCS 22, Leipzig
1913). col rinvio aile pp. e aile righe, ma tenendo conto per la forma testuale anche
dell'edizione a cura di Girgemanns e Karpp (cfr. sopra n. 1), corredata di preziose annotazioni criciche, nonch di quella ad opera di Crouzel e Simonetti (Origne, Traiti des
Principes, Tomes 1-V, par H. Crouzel et M. Simonetti [SC 252, 253, 268, 269, 312],
Paris 1978-1984).
' La questione forse ancora pi dibattuta della prccedence. Senza riepilogarne i rermini esatti e le varie rispostc che le sono state date, pcr rendcrsi edotti di quanto cssa incida nella comprensione della forma letteraria e dei modi dell'argomentazionc di PA basti rinviare al lavoro pi recentc: N. Pace, Ricerche sui/a traduzio111! di Rufino del De
Principiis di Origene, Firenze 1990. A suo avviso, parlare con Bardy (che pure ha opportunamente ridimensionaco la critica sistematica di Koetschau) della craduzione di
Rufino (= R.) corne di una parafrasi esatta, segno di eccessivo ottimismo: Ci sono
intieri paragrafi in cui la traduzione sostanzialmente fedele, ma altri (e non sono pochi)
in cui un'alca concencrazione di alcerazioni, omissioni e interpolazioni muta profondamente il pensiero dell'autore (p. 2). Da registrare qui con qualche sorpresa, per chi consideri l'entit della bibliografia sull'argomento, l'osservazione dell'A. sccondo cui i due
frammenti della Filocalia (= Phil.) e la versione di R. di facto non sarebbero stati ancora
oggetto di un confronto siscemacico. un segno che anche sotto questo profilo la ricerca
su PA lungi dall'aver soddisfatto in modo esauriente i suoi compiti pi importanti.

ORIGENE E IL METODO DELLE QUAEST!ONES

33

Certo sarebbe fuori luogo crarre un bilancio eccessivamcnte cricico e


pessimiscico sulla base delle difficolc accennace, da! momenco che non
si possono nc:gare progressi indubbi della ricerca, con significative convergenze su aspecci importanci di essa, a cominciare dalla relaciva affidabilic della craduzione rufiniana sulla quale, nonoscance tutto, sembra
essersi scabilico un consenso di massima 4 vero comunque che la
structura e la forma letceraria di PA accendono u!teriori esami e nuove
ipocesi di spiegazione, sia quanta al complesso dell' opera, per cercare di
mettere meglio a fuoco il senso dell'insieme e le relazioni fra le due parti
e i rispeccivi elemenci compresi in ciascuna di esse, sia quanto ai singoli
cratcaci idencificabili con maggiore sicurezza nella loro auconomia. A
quesco seconda obiettivo, pi ristretco e corne cale pi facilmente abbordabile, intende dedicarsi la presente analisi del Tratcato sui libero
arbitrio, pur senza perdere di vista il quadro generale in cui s'inserisce,
nella convinzione che la strada al segreto di PA passi necessariamence
per una ricognizione prioritaria e approfondira dei suoi segmenci meglio
evidenci e garanciti, com' il caso di PA III 1 5 Debbo pero delimitare
ulteriormente l'orizzonte della mia indagine, che massa da due interessi distinci, quantunque screttamence intrecciati fra loro: da un laco, essa
si rivolge anzitutto ai modi dell'argomentazione, nel tentativo di far
emergere le structure portanti del discorso origeniano, con i suoi moduli
espressivi e i paradigmi interpretativi pi ricorrenti e caratteristici; dal1'altro, mira, in particolare, a verificare l'applicazione al testo biblico di
un metodo quai quello degli Crrn'JaTa Kat Mans, proprio in origine
della tradizione filologico-retorica, e anche filosofica, di ambito classico,
che - per quanta ci dato di accertare - riceve qui la sua prima organica
consacrazione presso un aurore cristiano 6

4 1 limiti consentiti da talc accordo mi sembrano essere stati segnati con equilibrio c
prcdsione dal segucnte giudizio di Grgemanns: Wir konnen im allgcmeincn - auBer
an dogmatisch heiklen Stellen - damit rechnen, den Gedankcngang des Origenes vor
uns zu haben, aber nicht seine SarlStrukturen und seine Formulierungen (Origcnes,
Vitr Bcher vo11 dm Prinzipien, dt., 43).
5 Una simile persuasione s'ispira, fra l'altro, all'indicazione di metodo suggerita da P.
Kilbcl, Zum Aufbau.. . , dt., 33 n. 12 (Jeder Traktat msste filr sich analysicrt und auf
seine Stellung im Ganzen des Werkes hin befragt werden. Dabei msste sich zeigen, welche Traktate eng zusarnmengehren und wo Neuansatze sind), che non mi parc abbia
goduto finora di molto seguito. Fra le poche eccezioni, U. Berner, Untersuchungen zur
Verwendung des Synkretismus-Begriffes, Wiesbaden 1982, che con la sua indagine sulla
Prefazione e PA III l, riflette in parte un analogo orientamcnto.
6 Per il primo aspetto, mi ricollego cosl al mio precedcnce lavoro su l'argomentazione

34

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

2. A differenza della maggior parte dei trattati di PA - di cui non


sempre risulta facile seguire l'andamento del discorso e calvolta problematico fissare con precisione i confini dell'esposizione (una difficolt
aggravata anche da! facto che, in generale, Origene non pare attenersi a
modelli uniformi o, almeno in parte, omogenei fra loro) 7 -, il Trattato
sui libero arbicrio si presenca immediacamente corne una unit letteraria

di Origene ne/ 71'flttato di ermeneutica bib/ica. Note di lettw'fl su lkpl pxwv IV 1-3, SCO
40(1990) 161-203, mentre per il sccondo intendo proseguire l'indagine sugli scritti cristiani di questioni avviata con Le Quaestiones evangelicae di Eusebio di Ct:s11rea. Alle
origini di un genere lettemrio, ASE 7(1990)417-435 e con Sulla preistoria delle quaestiones ne/la lellemtum patristica. Pmupposti e sviluppi del genere letterario fi no 11' IV sec., ASE
8(1991 )485-505, <love ho soscenmo la tesi della rilevanza mua panicolare di Origene fra
le premesse di quesra produzione letceraria, indicando in PA III 1 l'appropriazionc ormai
mamra del merodo delle quaestiones et responsiones .
7 Sugli osracoli che si frappongono in generale alla ricosrruzione del pensiero di Origene, si veda H. Koch, Pronoia und Paideusis. Studien ber Origenes und sein Verhiiltnis
zum Platonismus, Berlin-Leipzig 1932, 18; ad essi, pero, non sono estranci neanche i suoi
scrirti di carattere pi sisremarico. Chi voglia percorrere i singoli trattari di PA, allo scopo di ricavame evcncualmente dei principi composirivi in qualche modo affini, si trover davanti ad una norcvole varier della cosrruzione letteraria. Basti richiamare, per una
prima conforma, l'esempio dei tre trattati iniziali (a meno di considerarli con M. Hari,
Structure et cohtrence... , cir., 18 corne apparcenenci ad un unico crattaco sulla Trinir, diversamente da quanco avviene per i corrispondenti crartati della II parte - un'impostazione accolta da Crouzel e Simonetti nella loro edizione). ln PA I 1 (De Deo ) l'avvio
daco dalla formulazione di un'aporia biblica, afTroncata con un procedimenro di confutazione mediante domande e risposte (1-4), cui segue il ricorso ad un'argomencazione
razionalc circa la namra spiricuale dell'anima (5-7), suffragara a sua volta da restimonianze scritturisciche (8-9). ln 1 2 (De Christo) si parte invece da un dossier di rescimonianze bibliche (1), proseguendo prima con l'incerprecazione di alcune epinoiai di derivazione biblica (2-4), quin<li con un secondo dossier di passi criscologici (5), che oggetco infine di una cranazionc sisremacica (6-13). ln 1 3 (De spiritu sancto ), dopa considerazioni preliminari sulla parte di ragione c scrirtura riguardo aile pcrsone della Trinic
(1), si adducc un breve dossier di ccscimonianze biblichc (2), cui scguono ulceriori precisazioni dottrinali su base scrirturiscica (3-4) e la cranazione di una quaestio circa la nccessir della profcssione trinicaria per il battcsimo (5-8). D'altra parte, se non abbiamo
una tipologia costante nclla forma dei trattaci, si possono comunque isolare analogie abbastanza precise per singolc porzioni del resco (come mi sforzero di dimostrare pi
avanci), <love i modi dell'argomcncazione rifletcono determinati schemi e modelli formali. Nel nostro caso, poi, non si deve dimencicare il ricco maceriale comparativo offeno da
numerosi passi paralleli alla trattazione svolta in PA III 1. In particolarc, pcr quanto riguarda il problema dell'indurimento del Faraone, se ne veda l'elenco in Origne, Philocalie, 21-27. Sur k libre arbitre, lncr., texre, trad. ec notes par . Junod (SC 226), Paris
1976, 118 n. 1. Quesco insiemc di cesci - corne sotcolinea Junod - si concraddisringue
per una sostanzialc cocrenza delle lince incerprerarive.

ORIGENE E IL METODO DELLE QUAES710NE'>

35

ben compatta e chiaramente distinguibile sia nella sua articolazione interna che nella sua estensione. L'impressione viene rafforzata, se si tiene
presente un altro ordine di considerazioni ricavato dalla dichiarazione di
merodo che premessa al Trattato di ermeneutica biblica (IV l, 1). ln
cffctti, la linearit strutturale di PA III 1 scmbra aderire molto piii
strettamentc che in altri casi ai due essenziali principi di metodo che, al
dire dello stesso Origene, sorreggono il suo intero sforzo dimostrarivo:
da un lato, il piano delle verit di ragione e di esperienza, dall'altro corne livello superiore di conoscenza e da! valore propriamente risolutivo - il ricorso aile testimonianze tratte dalla Scrittura 8 Si puo anzi
affermare a buon diritto - come avremo modo di constatare fra poco che i duc criteri formali rappresentati dall'argomento di ragione e dalla
prova scritturistica assumono qui il ruolo di veri e propri principi
compositivi, con una coerenza di applicazione che raro trovare altrove
nel corso dell'opera 9
Qucsta chiave interpretativa consente di distribuire la maceria del trattato in due sezioni principali che, sebbene di diversa ampiezza e di peso
distinto, appaiono nondimeno stretramente connesse fra loro. Nella
prima di esse (1-6), dopo il preambolo introduttivo (1) - che oltre a
presentare l'argomento in discussione ha il compito di fornire il raccordo
col resto dell' opera e il suo progetto -, abbiamo una dimostrazione di
natura prettamente razionale riguardo all'esistenza del libero arbitrio (25), conclusa con la produzione delle testimonianze scritturistiche a sua
sostegno (6). Nella seconda sezione (7-24), si tratta essenzialmenre di
completare le prove scritturistiche restituendo valore di testimonia ai passi
biblici che in apparenza contrastano con tale domina. Qui l'unitariet
sui piano formale - nonostante il maggior spazio dedicato al problema

8 End <8> TTEpl TTJLKOUTWV nna,OVTES npayaTWV, OUK pKouEVOL TCILS KOLVQLS
lvvo(ms Kal Ti:i tvapydq. Twv [3>..rnovwv, npoanapa>..a13dvoEv Els T11JV <j>mvolvriv
l)tv n65et~LV Tt'iiv EyoV!V apTUpLa T fK TWll TTETTLOTEVV!V i)tv Elvm Od!V
ypacj>wv (292.8-11). Pcr una valmazionc di tali formulazioni programmatichc c una prima verifica della loro deniva incidenza sull'argomentazionc origcniana rimando al mio
L'argomentazione di Origene net Tra11ato di ermeneutir:a bib/ica... , cit., 161 ss.
9 ln linea generale, si trovano numerosi riscomri al binomio ratione et Script11rarum
a11ctoritate (corne traducc Rufino in PA 1 7, 4 [91. 9-1 O) e II 8, 1 [ 152.14-16], probabilmente accemuando, o rcndendo pi esplicitc, le corrispondenci formulazioni origcniane), ma pochi hanno un'incidenza scrutturalc, c anche gerarchica, ahrctcanco organica.
Non potendo approfondire questo punco corne sarebbe necessario, mi limito a scgnalare
il diverso rilievo chc acquiscano, ad es., i due principi mccodici in IV l, l, ai fini di dimostrare il carattere divinamence ispirato delle Scricture (cfr. ivi, 173 n. 18).

36

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

dell'indurimento del Faraone (8-14) - data da! fatto che si prende in


esame una serie di sei quaestiones, introdotte cumulativamente all'inizio
di questa parte (7) e oggetto di soluzione progressiva secondo l' ordine ivi
contenuto e rispettando sempre uno schema identico. Non vi dunque
motivo per sostenere una tripartizione del trattato, corne stata proposta
da alcuni per ragioni di contenuto, in particolare suddividendo la trattazione delle quaestiones, che risponde invece a criteri formali sostanzialmente analoghi e costanti 10
ln aggiunta a cio, si deve ricordare che anche il titolo di Phil. 21 fa
propendere in favore di una bipartizione di PA III l, indicando fra l'altro con chiarezza la natura unitaria della seconda sezione 11 Tuttavia, la
sua formulazione suscita anche qualche interrogativo, poich essa tende
ad insinuare l'idea che il trattato sia composto di due parti giustapposte
e, in certa misura, poco comunicanti fra loro. C' chi ha avvertito tale
difficolt, insistendo sui ricorso esclusivo da parte di Origene all'argomento di ragione per provare la natura della libert propria dell' essere
razionale, a prescindere dal riferimento alla Scrittura 12 Il giudizio co-

10 Simonecti distingue tre sezioni (cfr. 1 Principi di Origene, Torino 1968, 364 n. 1):
1) craccazione generale sui libero arbicrio (1-6); 2) discussione dell'indurimento del Faraone (7-14); 3) incerpretazione di passi simili dell'AT e del NT (15-23). AncheJunod (in
Origne, Philocalie, 21-27... , cit., 19-20) propone una triparcizione, sia pure con piccole modifiche: 1) del libero arbicrio (1-5); 2) l'indurimcnto del cuorc del Faraone (6-13);
3) altri tesci scriuurisrici che sembrano sopprimere il libero arbitrio (14-23). Si tracta di
duc spicgazioni che guardano in primis ai comcnuti dell'esposizionc, ma non tcngono
como a sufficienza dei modi dell'argomentazione, quamunque Simonetti abbia giustameme intravisto la funzione di cerniera dei due dossier biblici (6-7). Per una bipartizione del crattato propcndono invece sia U. Berner, Untersuchungm zur Verwmd1mg des
Synkretismus-Begriffis, cit., 153, che R. Calonne, Le libre arbitre selon le Trait des principes d'Orig~ne, BLE 89(1988)243-262, sebbenc questi non tocchi direttamente l'asserita disrinzionc fra il preambolo filosofico e I' cscgesi.
11 TIpl avn:~oua[ou Kal TWV OOKOUVTlV TOTO avmp1V ~'lTWV ypa<j>LKWV OOLS'
Kal p11vda (195.1-3), laddove R. ha semplicemcme De arbitrii libertate, che corrisponde al titolo di Fozio: fpl avn~ouo[ou (Bibl., Cod. 8), nonch al rinvio (sia esso di
Origene stesso o di R.) in Comm. in Rom. VII 16, PG 14, 1145 A.
12 quanco sostiene, ad es., B.D. Jackson, Sources of Origen's doctrine offrudom,
ChH 35(1966)13-23, secondo cui la domina origeniana circa la struttura interna della
libert, di derivazione stoica, elaborata unicamente su base razionale: He does not relate it to Scripture at all, either as confirming Scripture or being confirmed or derived
from it (p. 21). ln realc, il ncsso fra prova scritturistica e argomemo razionale -a mio
avviso - assai pi dialettico, corne mostra in particolare la risposta alla V quamio (III l,
20). Qui, commcmando Fil 2, 13, cmcrgc perla prima volta il problema del rapporto fra

ORIGENE E IL METODO DELLE QUAESTIONES

37

glie indubbiamente una tensione presente nel trattato (anche se essa si


manifesta probabilmente pi alla sua superficie che in profondit) e
derivante appunto da! problema del rapporto fra categorie filosofiche e
referenti biblici. In PA III 1, infatti (e, pi in generale, nella formulazione della dottrina del libero arbitrio, conformemente aile caratteristiche costitutive dell'impresa origeniana), confluiscono due tradizioni distinte - la speculazione filosofica e il dato biblico - che, sebbene amalgamate fra loro dal pensiero dell'Alessandrino, riflettono pur sempre
istanze e tematiche non interamente assimilabili 13 Da questo punto di
vista, lecito domandarsi se si dia o meno un approfondimento delle
nozioni relative al libero arbirrio, in seguito all'intervento dei paradigmi
scritturistici.
Rinviando una risposta pi circostanziata all'esame che condurro fra
breve sulla prima sezione del trattato, vorrei comunque rammenrare
nuovamente la correlazione organica e funzionale fra i due piani del
procedimento argomentativo, secondo il metodo professato da Origene,
corne sono emersi in precedenza descrivendo la struttura del testo. Ne!
contempo, anche corne conseguenza implicita di un simile raccordo,
occorre sforzarsi di riconoscere una relazione fra ragione e Scrittura per
cui la prima non risulti esterna, o autonoma dalla seconda. A titolo
provvisorio, si potrebbe esprimere l'idea di questo nesso nei termini di

Dio cil libero arbitrio dell'essere razionale, all'interno dell'apparato concettuale elaboraco da Origene nella trattazione filosofic."1 della prima sezione. ln altri termini, la Scrinura
ne verifica la tenuta in un orizzonte mecafisico pi ampio c radicale di quello disegnato
in III I, 2-5.
13 Lo ricorda, fra gli altri, D. Amand, Fatalisme et libert dam l'antiquit grecque. Re-

cherches mr la mruiuance de l'argumentation morak antifataliste de Carnade chez les philosophes grecs et ks thologiens chrtiens des quatre premiers sicks, Louvain 1945 (rist. anast.
Amsterdam 1973), 304 n. 2, senza tuttavia avvertire una situazione conflittuale. Al contrario, la percczione di una polaric latente molto nitida in H. Holz, ber dm Begriff
deJ Wilkm und der Freiheit bei Origenes, NZSThR 12(1970)63-84, sebbcne cgli insista
giuscamente sullo strcng biblizistischcn Ausgangspunkt aller wesemlichen Fragescellungen bci Origencs (p. 69). Si veda, in proposito, l'eloquente conclusione della sua indagine: Man wird sich angesichts des origenistischen Denkens von dem blichen Einteilungsschema "philosophisch"-"theologisch" freimachen mssen. Es scheint, dass das gesamte "System" des Origenes in seinen lnhaltcn weichin "cheologisch" isc: Er verstehc
sich in seinem Denkcn immer ais lnterpret des in der Bibel Niedergelegten. - Aber betrachtet man die Konsistenz, d.h. die rationale Konsequenz des Ganzcn, so wird man sagen mssen, dass man ein philosophisches Gedankengebildc vor sich hat, in dcm die
theologischcn Inhaltc nur die Rolle eines Materials spielen (p. 84).

38

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

una circolarit fra ragione e Scrittura, fondata su quella che, 111 ultima
analisi, la fonte comune ad entrambe: il Logos 14
Se questo modello di spiegazione appropriato, esso influisce non
solo sulla valurazione del legame fra le due sezioni del trattato (nel senso - corne si detto - di non concepirle staccate fra loro e di affermarne piuttosto i compiti differenziati ma convergenti), bensl anche sui
giudizio riguardo all'andamento della seconda parte. La trattazione chc
vi si sviluppa a partire dal dossier di aporie bibliche del par. 7, a prima
vista di natura soprammo esegetica, non prcscinde neppure essa da uno
stretto intreccio fra piano razionalc c scritturistico.

3. Lo statuto formate della prima sezione di PA III l, o meglio della


sua parte contenentc l'elaborazione propriamente filosofica (2-5), s'intravede gi dal modo con cui Origene avvia la trattazione sui libero
arbitrio, dopo averne menzionato il nesso con la predicazione ecclesiastica, di cui tale dottrina risulta qui (diversamente dalle asserzioni della
Prefazione) un elememo implicito seppure inscindibile, essendo ricavata
indircttamente dall'articolo riguardo al giusto giudizio di Dio. Annunciando succintamer.te il suo procedimento metodico, prima di affronta-

14 Pcr Origcnc l'asserzione sccondo cui la verit della ratio raie solcanto nella misura in cui procedc dal Logos (com' espressa, ad es., in ln Rom. I 16: Ca quidem, quac
ad sapiences sacculi de vcritaris scientia pervencrum, Dco revelanrc pervcnermH [PG
14, 862 B)), non fmcto di mera ottica apologetica. A conforma di ci si potrebbcro addurrc anche i concinui trapassi dall'argomenco di ragione alla prova scriccuriscica e viceversa ncll'argomemazione sviluppata in PA, che rendono l'applicazione del binomio
merodico prefigurato in IV l, 1 meno rigida c gerarchica di quanto ci si potrebbc atrendere. Cos! in II 8 (De anima), dovc frequente l'alternanza fra argomcnro di ragionc
c prova scritruristica, significarivo chc si parli di una conferma mediame la ragionc,
laddove essa spetta normalmcnce alla Scrinura: Ex communi vcro rarionis incellegentia
confirmarur edam ab his, qui definicionem animae certis dctcrminanr vcrbis (II 8, 1
(152.18-19)). opponuno comunque distinguerc duc ripi di escrcizio razionalc: il primo, per cosl dire in recto, assume una sua formalic autonoma, mcntre il sccondo, in
obliquo, si esplica come riccrca della consequentia (<iKoouO[a) a panire dalla Scrittura,
corne asscrito in I Praef. 10: unum ... corpus efficiat exemplis et affirmarionibus, vel his,
quas in sanctis scripruris invcnerit, vcl quas ex consequcntiac ipsius indagine ac recti ccnore rcppererit (16.13-15). Sul valorc che Origenc assegna alla nozionc di <iKoou0[a e
sui suoi lcgami con la logica sroica si veda J.M. Rist, The Importance ofStoic Logic in the
Contra Celsum, in H. Blumenrhal-R.A. Marcus (a cura di), Neoplato11ism and Eady
Christian Thought, London 1981, 65-66.

ORIGENE E IL METODO DELLE QUAEST!ONES

39

re il problema che gli sta a cuore (di fatco corne la Scrittura fondi e garantisca il TO lcJ>' ]v), l'Alessandrino ritiene indispensabile chiarire la
nozione (vvow) di libero arbitrio (aTEoumov); solo dopo tale precisazione concettuale potr essere formulato con esattezza l' oggetto della
ricerca (To (TJTOUEvov) 15 .
Questa indicazione esplicita invita a non isolare troppo il preambolo filosofico, quasi che fosse stato concepito in maniera indipendente, dal momento che il vero problema di Origene non consiste canto
nel dimostrare razionalmente il libero arbitrio, quanto nel provare che
conforme agli insegnamenti della Bibbia e della predicazione ecclesiastica 16 Quantunque Origene successivamente non specifichi pi il tema
15 "fva 8 voilawEv T( TO aTltoumov, n'tv vvmav arn dvanTem &t, 'iva
rnT11S aa~T}vtaOdmy; Kp1[3Ws napaarnOi:) To C11rnEvov (lll l, 1 [196.1-2]). Il tcma del libcro arbirrio si configura subito come tma questione della massima urgcnza
(vayKatoTciTou ws v1 1iitarn npof3ilarns [ 195.9]). Il significato di tale affermazione rinvia essenzialmente allo sfondo polcmico del cracraco, che esige una replica agli
ererici con la soluzione delle difficolt da essi sollevate a partire dalla Scrittura, bench
Origene abbia presenti, pi in generale, le aporie bibliche in materia. Non esduso che
in rai modo riecheggi l'uso tecnico del discorso retorico (cfr., ad es., Consulti Fortunatiani, Ars rhetorica, II 26, a cura di L. Calboli Montefusco, Balogna 1979, 133.5-7:
mnis quaestio qualis est? aut npo11yo11lVT], quae a nobis inducirur, ut confirmerur, aut
vayKa(a, quae ab adversariis ut refellatur). ln R., invece, l'espressione assume piuttosto
il valorc topico che si ritrova negli scritti pi tardi di quesrioni, a indicarnc il carattere
insieme rradizionalc e non supcrfluo (cfr., ad es., Ps.-Atanasio, Quaest. ad Ant.: var
Ka(wv C11T11ciTwv [PG 85, 597 C]): eo quod non ignobiliter haec quoque quaestio a
quam plurimis agitetun (195.19-20). Una significativa analogia strutturale con il nostro
brano, pur con elemenri di differenziazione, si d nd rracrato sull'anima (PA II 9). Qui
non soltanto i parr. iniziali (1-4) fungono da preambolo allo (TJTOEvov vcro c proprio
(la difformit fra le crcaturc razionali) - il quale poi, similmenre a III l, proposto enrro
un contesto polemico, corne tesi degli avversari gnostici e marcioniti (5) -, ma anche i
modi dell'argomenrazione vi riflctcono i medesimi criteri: prima il ricorso al discorso puramenre razionale, di andamenro asscrrivo/dcfinitorio; quindi il richiamo all'esperienza.
16 Anche per U. Berner, Unters11ch11ngen zur Verwend1mg des Synkretismus-Begriffes,
cir., 159, handdt es sich hier eher um eine allgemeine Einleitung zu einem der folgenden Argumenracionsgange des Kapitels. Ci> non coglie ovviamenre che sia suscetcibile
di un esame a parte. D'alrronde, la relativa autonomia di questa trattazione si manifesta
anche nel fatto che qualche anno dopo (probabilmente verso il 233/34) viene ripresa
senza essenziali rnodifiche in De omt., VI 1-2, dentro un conresto che non esattamenre
idenrico. Infatti, qui - corne mette in evidenza Ph.J. Van Der Eijk, Origenes' Verteidigung
des Freien Willens in De oratione 6, 1-2, VigChr 42(1988)340 - la dimosrrazione del
libero arbicrio s'inserisce direuamente su uno sfondo polernico, poich precedura dalle
obiezioni riguardo alla preghiera. Anche per M.-B. von Strirzky, Studien zur berlie.ferung und !nterpretation des Vatenmsers in der friihchristlichen Literatu1; Mnster 1989,
115, abbiamo a che fare con un elemenro consolidato del pensiero origeniano.

40

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

dello (TJTmJEvov, lasciandoci sulle prime nell'incertezza riguardo al suo


tenore esatto, o al momento in cui viene introdotto, da! prosieguo del
testo risulta evidente che esso concide con la produzione dei passi biblici apparentemente contrari al libero arbitrio. Non a caso qui, a precisare la natura strumentalc della discussione filosofica, con un termine
corne vvOLa intervicne il richiamo ad una nozione d'ordinc gencrale, la
quale, sebbene rielaborata c argomentata speculativamente, comunque
verificabile anche attraverso l'espcrienza comune, in corrispondenza ai
criteri esposti in IV 1, 1 17 Del resto, Io stesso svolgimento della premessa filosofica, che allinca iniziallllente una serie di definizioni, formulatc con stile assertivo mediante enunciazioni gcneralizzanti, conferma a maggior ragione il facto che l'claborazione razionale della dottrina
sui libero arbitrio non avvienc, in prima istanza, entro un contesto problematico o controverso, o nelle forme che sono tipichc di uno (JTT]a,
a differenza di quanto vedremo perla sua nozione biblica 18 Sevi sono
aspetti polemici, questi affiorano solo a conclusione della dimostrazione, senza che condizionino in misura rilevante il discorso di Origene.
Essi compaiono infatti ne! trapasso dalle nozioni astratte di carattere
generale e preliminare, riguardanti la scala degli esseri con i rispettivi
movimenti {che sono oggetto di 2-3), alla verifica risultante dall'esperienza concreta degli esseri razionali alle prcse con le circostanze esterne
alla loro volont (4-5), che si appella al criterio dell'evidenza {-vapyELa}
e che, appunto per la sua immediatezza, ha il compito di smentire in
via risolutiva i tentativi di confondere la corretta nozione di libero arbitrio stabilita in precedenza 19 Dunque, anche questa parte serve ad as17 Cfr. sopra p. 35 n. 8. Sul significaro delle Kmval lvvolm cfr. il commenro di Karpp
a IV l, 1 in Origenes, Vier Bcher von den Prinzipim, cir., 669 n. 2, che ne afferma il
cararrcrc prcfilosofico, frurro di esperienza - in conformit al pensiero sroico (Crisippo)
-, mcntre per Simonerti sarebbcro da considerarsi innace, in !inca con la cradizione platonica (cfr. I Principi di Origene, cic., 483 n. 3). Amneris Roselli mi segnala che Galeno,
ln Hippocratis epidemias (CMG V 10.2.2), cd. Wcnkebach, 44.3 accosca la definizione
di febbre dei medici alla KOlVJ TTaVTwv dv0pbimuv vvoia.
18 Sul caratrere scolascico11 della trarrazione si veda il giudizio di Simonerti (!Principi di Origene, cic., 365 n. 6; 367 n. 16). Cio non va preso in senso ridurcivo, corne
mostrano le difficolt dei critici ad idenrificare con sicurezza fonri e paralleli filosofici.
Cosl per U. Berner, Untersuch1mgm zur Verwendtmg des Synkretismtts-Begriffis, cit., 176
Origene avrebbe rielaborato autonomamenre elementi di diversa provenienza (pi vicini
ad Aristocelc per il mcrodo, ad Epictero pcr il conrenuro). Un esame detragliaro circa le
varie componenri di quesra sintesi si trova in B.D. Jackson, Sources of Origen's doctrine of
freedom, cit., 16 ss.
19 Accusare le circoscanze csccrnc corne responsabili dei nostri comportamenti ~u>.o

ORIGENE E IL METODO DELLE QUAESTIONES

41

sicurare la definizione di aTEovcnov, corne mostra la ricapitolazione


conclusiva che ne offre in sintesi la nozione cercata 20
Non mio compito addentrarmi oltre nell'argomentazione del preambolo filosofico, se non per accertare brevemente la funzione e il limite dei concetti acquisiti grazie ad esso, rispetto alla seconda sezione
del trattato. Come si visto, il suo apporto specifico - conformemente
al proposito iniziale - consiste nell'assunzione di un parametro teorico,
il concetto di aTEovcnov, a sua volta confermato dalla Scrittura (6),
che circoscrive la sfera propria della libert umana. Ora, per le stesse
caratteristiche con cui questa descritta (e che implicano una nozione
di libero arbitrio relativo, corne capacit di autodeterminarsi in positivo
o in negativo, servendosi e giudicando delle circostanze esterne), lecito chiedersi in quale misura tale nozione filosofica incida realmente sull'interpretazione dei passi biblici controversi, oggetto delle sei quaestiones che Origene introduce nel par. 7 21

vou TE Myoc; OTlv b TOLOToS n'iv lvvmav TO QUTE~ooo[ou lTapaxapdTTELV (III l,


5 (200.1-2)). Che il ccrmine lvvma indichi un contenuco da riconoscerc valido in gcnerale, Io s'infcrisce anche dal suo ricorso nella discussione con i marcioniti di III l, 9, dove
Origene si appella ad una nozione rispettosa della divinit, accettabile da ambo le parti
(208.11-13). Sul criterio dell' tvdpyna cfr. III l, 5: 1Tapd TO vapyS' OTL (200.5),
nonch III l, 18 (1Tapd n'iv tvdpyELav alTOKptvollVTat (230.2)). Secondo J.M. Rist, The
Gmk and latin Texts ofthe Discussion on Fru Will in De Principiis. Book III, in Origeniana, cit., l 07. 1Tap TO vapyls- sounds like the traditional language of the schools, in
particular, of Epicureanismn, mentre vdpyna (sia essa termine di origine epicurea o
stoica) non avrebbe di per s valore cccnico. R. Calonne, Le libre arbitre sem le Trait
des principes d'Origne, cit., 247 distingue in Ill 1, 4 fra argomenti psicologici, che si
appellano piuttosco ad un esercizio d'introspezione soggettiva, e fatti d'esperienza dotati in s di evidenza immediata. La distinzione mi sembra problematica: in ambedue i
casi Origene richiama dari dell'cspcrienza comune, o comunque facilmente verificabili.
Si veda del resto la formulazione ancora pi esplicita di De orat., VI 2: d>Jwis- n Kal
TOS' l[o1s- mieeatv t11u1n'jaas- TLS' pdTw, el Ti dvaLS' tpe' Ti aTS' 6nv Kal
ii airr>S' oe!etv Kal ii aTS' lTEpllTaTEV KT>-.. (GCS 3, Leipzig 1899, 312.14-16).
Da notare qui con man'jaas- la presema di un medesimo riflesso stilistico: cfr. mc:rnr
adTw TOS' llms- 1Ta6eat Kal Ktvfiaat (198.13-14), con l'uso dello stesso verbo in IV
1, per introdurre argomenti fondati sull'evidenza (IV l, 2: Ev man'jawev (295.1);
IV l, 5: 1TlC1TT]CJaTw l TLS' (300.14)). Ho approfondito questa ulogica dell'evidenza in
L'argomentazione di Origene ne/ Trattato di ermmeutica biblica, cit., 170 ss.
20 OtCollv b My<>s E[l(VOOlV on T. tv l~wOev OUI( </i' ]1v aTl, TO t oliTWS'
i\ tvaVTlWS' xpi\aaa0a.t auTo1s- Tov >-.6yov Kpl n'iv 1Tapa>-.a(36VTa tCal ~ETaCJTlv Toll 1TW$"
e1 lTpS' Tae nv Ti3v l~w0ev d11avrijam, ~pyov OTlv -IJhepov (201.2-6).
21 Come ha gi visto H. Koch, Pronoia und Paideusis, cit., 287, il riconoscimento
origeniano di un libero arbitrio relativo nei termini sopra esposti appare conforme alla

42

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

Bench egli vi faccia ripetutamente ricorso, deducendo via via la difficolt chc sorge in apparenza dai singoli luoghi scritturistici, non si pu
non avvertire una sua certa insufficienza. Lo dimostra gi il fatto chc
Origene si serve talora di concetti che lasciano scorgere l'esigenza di una
piattaforma teorica pi ampia cd articolata 22 Soprattutto, per, la
giustificazione filosofica del libero arbitrio non affronta direttamente il
nodo del problema che Origene si trova a dover sciogliere: il rapporta,
cio, fra la volont dell'essere razionale e l'agire di Dio 2-1. Ecco perch,
risolvendo la quinta questione (III l, 20), riprende la domina delI'uso, come forma dell'esercizio del libero arbitrio, ma facendola valere adesso in relazione a Dio: da Dio l'uomo ha il volere e l'operare in
generale, Kal TO Ka06;\.ou Ktvla0m (234.17), mentre a lui compete determinarsi nelle singole circostanze, per il bene o per il male. Si noter
come il tenore della risposta sia rigorosamente filosofico - e, in quanto
tale, in piena continuit con Io stile argomentativo del nostro preambolo -, ma significativo che il complemento offerto alla prospettiva
teorica della prima sezione avvenga qui per impulso del riferimento bi-

soluzione prcvalcme pressa filosofi e ceologi della carda antichic, sebbene questa si presemi con diverse varianti (cfr. D.S. Winston, Freedom and Determi11ism in Greek Philosophy andjewish Helk11istic Wisdom, Smdia Philonica 2(1973)40-50; Id., Freedom and
Determi11ism i11 Philo ofAlexandrin, Smdia Philonica 3[ 1974-75)47-70). A. Dihle, The
Theory of Will in Classical Antiquity. Berkeley-Los Angeles-London 1982, 111-112 sotcolinea, a mio avviso, in maniera troppo unilacerale l'accordo di Origene con la visione
imellettualiscica della volont propria della filosofia greca.
22 Egli dovene avvertire cale bisogno anche nel De oratio11e, corne ha dimoscraco Ph.J.
Van Der Eijk, Origenes' Verteidigtmg des Freien Willens .. ., cic., 347-348 evidenziandovi
l'arricchimemo terminologico e la migliore fondazione omologica della domina del libero arbicrio. Fra le incegrazioni pi significative presenti nella seconda sezione del cratcaco si noccr il concerto di urroKdEvov in Ill 1. 10 (210.5) - derivato seconda U.
Berner, Untersuchtmgen zur Verwendtmg des Synkretismm-Begri.ffes, cit., 163 dall' oncologia
aristotelica e adoperaco volemieri in comesti amropologici cd escacologici (sull'accezione
del cermine, cfr. il commento di Simonetti in I Prindpi di Origene, cit., 377 n. 58) - che
approfondisce la relativit della nozione di oneoiialOv di Ill 1,2-5. Infaui, questo
fondamento di malvagit cale da impedirci di operare il bene senza l'aiuto di Dio ,
sebbenc non al punto da impedire al nostro libero arbitrio anche di desiderarlo (ivi).
23 Non intendo affermare che il problema fosse ignorato dalla riflessione filosofica,
ma proprio su quesco punto emergevano pi chiaramente le diversic. A tale proposico,
bench l'argomcnto non sia tematizzato, R. Calonne, Le libre arbitre selon le Trait des
principes d'Origne, cit., 245 richiama l'insufficienza delle cacegorie filosofiche (scoiche)
di libero arbitrio agli occhi di Origene, poich la razionalic scoica non assimilabile all'esscrc O')'LK6S' dell'Alessandrino, in quamo parcecipe del Logos divino.

ORIGENE E IL METODO DELLE QUAESTIONES

43

blico (Fil 2, 13) 24 Tali effctti peraltro si manifestano in maniera ben


pi decisiva, allorch Origene - proprio a partire da! quadro che gli
porto dalla Scrittura - introduce la dottrina della preesistenza delle anime (III l, 21-22). Con essa non solo ribadisce di fatto il valore strumentale e subordinato delle categorie elaborate dal preambolo filosofico, ma ne conferma anche il peso ridotto in ordine all'articolazione di
una dottrina della libcrt che nel suo siscema - secondo un'inccrprccazionc diffusa - pare assumere il valore di una dimensione oncologica
coscicutiva 25 N bisogna trascurare anche un alcro mocivo strcttamcnte
collegaco ai precedenti, o meglio una preoccupazione di fondo chc ac-

24 Se U. Berner, Untersuchungen zur Verwendung des Synkretismus-Begriffis, cit., 167


coglie in questa ripresa terminologica la prova dell'organicit del craccaco, cio non aucorizz.a pero ad assimilare la funzione distinta dei riferimenti biblici. solo grazie ad essi
che la domina origeniana della liberc in grado di arcicolarsi in tucca la sua ampiezza.
25 Cfr., in parcicolare, Th. Kobusch, Die philosophische Bede11tung des Kirchmvatel'S

Origenes. Z11r christlichen Kritik an der Einseitigkeit dei griechischm Wesensphi/osophie,


ThQ 165(1985)94-105, seconda cui Origene, reagendo cricicamence al pensiero greco
delle nature fisse, elabora una concezione che riconosce la priorit del volere sull'essere: Die Freiheit ist niche von cinem Wesen abhangig, sondern sic bescimmt das Wesen
selbst (p. 98). H. Holz, ber den &griffdes Willens und der Freiheit bei Origenes, cic., <l
di questo cerna il maggior approfondimento siscemacico, attirandosi cosl le riserve - non
del cutto ingiuscificace - di P. Kiibel, Schuld und Schicksal bei Origenes, G11ostikern und
Plato11ikern, Stuttgart 1973, 114-115, per il quale Origene in realc non disporrebbe di
una Begrifllichkeit corrispondente. B.D. Jackson, Sources of Origen's doctrine of freedom,
cit., 21, ammecce che la doccrina trascendentale della libert ricavata dalla Scriccura
mediante allegoria, ma ritiene pi probabile che proprio la leccura allegorica riveli l'anteriorit della ceoria (di influsso placonico). Cio rischia, a mio avviso, di non cogliere la
cencralic delle cacegorie bibliche ne! pensiero origeniano, rovcsciando indebitamencc i
termini del rapporco. Da parce sua A. Monaci Castagno, l'idea della preesistenza delle
anime e l'esegesi di Rm 9, 9-21, in Origeniana sec1mda, Roma 1980, 69-78, ricor<la opporcunamente corne in generale l'idea della preesiscenza delle anime sia sempre funzionale alla soluzione di un preciso problema esegetico, ma distingue il concesco delle formulazioni di PA III 1 per la diversit del metodo di ricerca che vi contempla prima
enunciaci generali, quindi il ricorso alla Scritcura. Nondimeno, occorre notare che le affermazioni origeniane non si riconducono per via direcca ai primi, bensl emergono appunco dai problemi che suscita la seconda. La matrice scrinuristica della preesistenza
delle anime staca ribadita in cucco il suo peso di "codice" basilare del pensiero origeniano, sia pure senza negare l'incidenza di altri faccori, in alcuni degli incervenci pi recenti
(cfr. M. Hari, la prexistence des mes dans /'oeuvre d'Origne, in Origmia11a Quarta, hg.
von L. Lies, lnnsbruck-Wien 1987, 238-258 e G. Boscock, The sources of Origen's doctrine ofpre-existence, ivi, 259-264, a giudizio del quale Origene fonderebbe la sua domina
non su Platone bensl su Filone e su un'incerpretazione della Bibbia ispirata dal giudaismo).

44

IL CUORE INOURITO OEL FARAONE

compagna tutta la seconda sezione e tende a collocare il problema del


libero arbitrio entro una visuale abbastanza diversa: non solo - corne ho
gi notato - si allarga l'orizzonte della questione in seguito al confronto
col termine divino, ma si puo addirittura mettere in dubbio che con cio
sia davvero ancora prioritario il cerna dell'aTc:oucrLov in quanto tale, e
chiedersi se invece al centro della rrattazione non stia piuttosto l'impegno a scagionare Dio dalla responsabilit per il male compiuto dall'uomo, o per il fatto che questi sia abbandonato alla perdizione 26 Per il
momento basti registrare l'interrogativo corne ulteriore indizio della
complessa dialettica che intercorre nel trattato fra categorie filosofiche e
referenti biblici, riservandone l'approfondimento all'esame dei contenuti
della seconda sezione.

4. La centralit della fonte scritturistica si comincia a cogliere nei due


dossier biblici che fungono da cerniera fra la prima e la seconda sezione
del rrattato (III l, 6-7). Il primo di essi segnala subito la sua appartenenza al tratto precedente del discorso, anche se formalmente si attua un
trapasso dall' argomentazione puramente filosofico-razionale ad una
trattazione basata sulla Scrittura. La formulazione iniziale - secondo cui
TO ~Lwcrm rn>..ws (201.7) in nostro potere - parrebbe ricondurre
anzitutto al tema accennato in l (To KaX.ws ~wv [195.6]), ma in realt
riassume il succo degli argomenti svolti sin qui (corne mostra, in particolare, la ripresa letterale della conclusione di 5 all'inizio di 6) 27
Anche la versione di Rufino sottolinea il fatto che il dossier dei passi
biblici costruito nell'intento di fornire dei apTupw, delle testimonianze che offrano una conferma aile tesi elaborate in precedenza, e

26

ln quale misura non vale anche per PA Ill 1 l'osservazione di Junod (in Origne,

Philocalie, 21-27... , cic., 120) a proposico di Phil. 27, seconda cui l'enjeu principal de
la discussion n'esc point la dfense de la liben humaine, mais la justification morale et
la finalic spirituelle de ce terrible chatimenc humain, che coinvolge la nozione stessa del
Dio giusto c buono?
27 "On 8 l)npov pyov TO 13Lwam KQM;iS' ion (201.7; cfr. 201.5-6). Per U.
Berner, Untersuch1mgen z11r Verwendung des Synkretismus-Begri.ffes, cic., 159 solo l'inizio
di 6 sarebbe in concinuic con il discorso filosofico, dato chc per il resto si colloca sui
piano distinto dcll'argomcntazionc scritturistica. Sc cio vero pcr gli aspctti formali, la
funzione del dossier comunque di corroborare la tesi racchiusa nclla lvvoLa di
aTe~oootov senza aggiungere ancora prospective diverse.

ORIGENE E IL METODO DELLE QUAESTIONES

45

supplisce cosl la prova scritturistica entro un discorso che rimane sostanzialmente unitario 28
Ad un'analisi ravvicinata, il dossier rivela di essere stato composto seguendo una struttura assai precisa, che proprio per la sua sistematicit
un poco scolastica si direbbe rifletta istanze didascaliche se non procedimenti esegetici formalizzati. Infatti le citazioni sono riportate secondo
l'ordine progressivo dei libri biblici: prima l'Antico Testamento, quindi
i Vangeli, e infine Paolo. una disposizione che trova analogie in alrri
passi di PA, specialmente nei luoghi di carattere inventariale o ricapitolativo. Che raie sia la narura del brano risulta, del resto, anche dalle
parole conclusive del dossier, che ripropongono un modulo sempre
presente in contesti simili: Mupla v ov aTLV v Tas ypmf>as mp6pa crmf>ws rraptcrTwvrn TO aTEoatov (204.5) 29
Cio non significa che la produzione di apTt'.ipta ai fini della prova
scritturisrica assuma in PA forme standardizzate, poich i dossier possono a volte combinarsi secondo criteri distinti. Cosl nel nostro caso, non
abbiamo solo Io schema progressivo dei libri biblici (almeno per le categorie generali, poich per l' AT si alternano resti profetici e testi storici), ma troviamo anche una rassegna argomentata di luoghi scritturistici. Non si tratta insomma di un semplice elenco di passi, bensl di un
28 R. ha collegaco con precisione il par. 6 ai precedenti, facendo intervenire il (suo)
binomio caratteristico ratio-auctoritas Scripturarum: Ut autem ea, quae ratio consequenter oscendit, etiam scripturarum auccoritate firmemus (201.24-25).
29 Espressioni in parte convergenti con questa condusione ricorrono numcrose volte
in PA, segnalando insieme all'analogia stilistico-formale la presenza di unit letccraric di
composizione e/o funzione affini, anche se non esatcamence identichc (cfr., ad es., Il 4,
2: longum cric si ex omnibus evangcliorum locis testimonia congregemus [ 128.16-17):
II 5, 4: ex otio sane licebic plura cestimonia congregare [ 138.30]; II 6: sed cc quam
plurima alia in scripmris divinis ... videmus inserta (146.28-147.2); Il 8, 1: quamvis
et multa alia sint testimonia de anima Christi. .. [ 154.1]; Il 10: si qui ergo ex ocio de
omni scriptura congreget ... [ 180.3]). Ho approfondico questo aspecco in L'argommtazione di Origene nef Tmttato di ermeneutica bib/ica, cic., notando fra l'altro corne esso riceva la sua applicazionc pi sisccmatica in PA N 3, 1-3 (p. 199, n. 59). Come emergc
da quesco brano caracceristico, si tracca di procedimenci di esemplificazione c/o generalizzazione che rifleccono sia l'idca dell'unitariet della Scrittura, sia la fondamentale coercnza di singole parti di essa, sia ancora l'esaustivit ad abundantiam della prova fondata
sui ricorso alla Bibbia. Junod valorizza questo sccsso meco<lo - com' applicaco in Phil.
27, 6-8, a dimoscrazione del valorc espiacorio che ha la morte inflicca da Dio quale castigo dei pcccari - in opposizione all'escgesi letteralisca degli avvcrsari: A l'exgse littrale
et dualiste des gnostiques, Origne va donc opposer "l'autre exgse", celle qui relie encre
eux les textes de !'criture pour expliquer les uns par les autres (Origne, Philoca/ie, 2127. .. , dt., 111).

46

IL CUORE INDURITO DEL l'ARAONE

inventario ragionato -~ 0 Le resi comprovate via via dalle varie citazioni


non fanno che corroborare la dottrina dell'aTeoumov, esplicandone la
nozione in tre serie di affermazioni intrecciate fra loro:
a) Vivere rettamente opera nostra e Dio ci richiede cio; dunque
non dipende da Dio o da al tri (Mi 6,8; Dt 30, 19; Is l, 19-20; Sa! 80,
14-15).
b) Dipende da noi osservare i precetti e, per conseguenza, saremo
passibili di giudizio se li trascuriamo (Mt 5,39; 5,22; 5,28; Mt 7,24;
Mt 7,26; Mt 25,34 s.; Mt 25,41).
c) Ricapitolazione delle due tesi precedenti in Paolo: siamo dotati di
libero arbitrio e percio responsabili della nostra salvezza (Rm 2,4-10) 31
Se guardiamo agli aspetti quantitativi, croviamo nel dossier quattro
citazioni dall'AT, ben secte dai Vangeli, una soltanto da Paolo. Viene da
pensare che la base dimostrativa pi a portata di mano derivi per Origene appunto dai Vangeli. Questa ipotesi diventa plausibile, allorch si
considera donde sono tratte le cicazioni evangeliche. Qui l'Alessandrino
si limitato a compulsare il Vangelo di Matteo, che percorre progressivamente citando di seguito tre capitoli di esso (Mt 5, 7 e 25). Loperazione di tipo inventariale sembrerebbe dunque molto evidente. D'altra parce, la riduzione dell'episcolario paolino ad un'unica testimonianza non appare incompatibile con questo punto di vista (tanto pi, in
ragione della sua ampiezza), poich la logica dell'inventario, corne si
prospetta in PA, non puo n vuole mai approdare alla completezza, ma
esibisce soltanto un campionario paradigmatico 32
30 Occorre norarc che Origene si disracca dal semplicc invemario di rcsti anche per il
farro di segnalarnc o chiarirne la pertincnza ai temi del dossier. Cosl, la citazione di Sal
80, 14-15 - che a prima vista puo non risulrare chiara - vicne svisccrata ncl suo conrenuto di apniptov con la scguenre glossa: t~S inl Ttii >..atii llvrns TOV dKoliE1v Kal noprnfoOm rn's o8o's (202.3-4). Un parallclo significarivo con III 1, 6 si ha in li 4, 2,
dove la rassegna dei passi anch'essa accompagnata da brcvi commcmi e postille. ln
qucsto caso pero l'invcnrario si prescnta rnaggiorrnemc strutcurato mcdianre una serie di
tesi che gli conferiscono un valore argornentativo diverso. Al contrario, IV 1, 5 - un
clenco appena legato di testimonia - assomiglia di pii1 all'invemario in senso stretto.
li Da notare, come indizio del rilievo non csclusivarneme testimoniale del dossier,
un'inregrazione rcrminologica c concettualc al preambolo filosofico con la nozionc di
ElapVTJ (201.9).
32 Cio spicga forse perch Origene - corne ha notato B.D. Jackson, Sources of Origm's doctrine offreedom, cir., 14 - non abbia richiarnaro passi paolini che dichiarano positivarnente la liberr dell'uorno corne Gal 5, 1 o 2 Cor 3, 17. Cornunque sia, la prospettiva paolina di questi passi, incenrrati sui rapporro legge-grazia, non la scessa del trattato origcniano.

ORIGENE E IL METODO DELLE QUAEST!ONES

47

Queste osservazioni sono di carattere soprattutto esterno e formale,


ma ci si potrebbe ancora chiedere se la composizione del dossier nellc
sue due o tre articolazioni principali non derivi ad Origene da materiale tradizionale. Tuttavia, proprio i tratti un poco schemacici messi in
luce (che rendono per cerci versi il dossier dei apn'.ipw biblici del libero arbitrio abbastanza diverso da quello dei PTJTU in apparenza contrari) farebbero supporre che non sia debitore di una precisa tradizione
esegecica, bensl abbia operato egli stesso la sua selezione.

5. La dipendenza, accertabile almeno in parte, da una tradizione


esegetica anteriore, di natura soprattutto polemica, non il solo elememo di diversit del secondo dossier biblico (III l, 7), che introduce
l'ulteriore e pi ampia sezione del trattato fino alla sua conclusione 33
Anzitutto si noter il tratto di maggior brevit della rassegna, a fronce
delle numerose citazioni prodotte nel primo dossier (in pracica, abbiamo a che fare solo con secte testi). lnoltre cambiano significativamentc
i rapporti di forza al suo interno: si riducono ulteriormente i passi tratti dall'AT (solo due: Es 4,21 - anche se rappresentativo di altri vv. - e
Ez 11,19-20); alcrettanto avviene del Vangelo (Mt 13,10 ss.; Mc 4,12),
mentre crescono in proporzione i luoghi paolini, che risultano di gran

H Lo si ricava implicitamente gi dall'atmosfera di controversia (legaca aile posizioni


valentiniane e marcionite) che accompagna spesso la presentazionc e discussione dei singoli passi, ma ne troviamo una precisa conforma per duc dei luoghi trattati da Origcne
in Ireneo, Ad11. haer. IV 29, 1-2, <love si esaminano insieme i passi di Es sull'indurimento del Faraone e Mt 13, 10 ss. in polemica con l'interpretazione della gnosi valentiniana.
Un tentativo organico d'individuare i contesti polemici di Ill l, 7 stato fauo da J.
Ri us-Camps, Orlgenes y Marcion. Carticter preferentemente antimarcionita del prefacio y del
segundo ciclo del Peri Archn, in Origeniana, cic., 306, ma scnza ricostruirc le tradizioni
cscgeciche. D'altra parte, il modo in cui Origcnc valuca le difficolt scritturisciche (i passi sembrano tali da turbare i moiti (204.13; 206.7]) sconsiglia di supporre unicamentc
una simazionc polemico-apologetica indotra dall'esterno, cio pcr sollecirazione dcgli
crctici. Per l'indurimento del Faraone, l'Alessandrino constaca cspressamentc in Phil. 27,
l l'esistenza di una difficolr generalizzara, quasi universale, che vicnc qualificata in rapporto a duc gruppi: gli infcdeli e quanti si dichiarano fedeli> nci riguardi della Scrittura (Origne, Philocalie, 21-27... , cir., 268.5-6), senza che questi ultimi siano monopolizzati dagli eretici (cfr. p. 27 l. 21 ss.).

48

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

lunga dominanti (ben quactro: Rm 9,16; Fil 2,13; Rm 9,18-19; Rm 9,


20-21) .H. A questo proposito, Origene privilegia in particolare l'interpretazione di Rm 9, associandolo gi nella prima quaestio alla spiegazione dell'indurimento del Faraone, grazie al richiamo presente nello
stesso testo paolino (9, 18), e riprendendolo poi di seguito, da Rm 9, 16
fi.no a 9, 21 35 D'altro canto, uno dei criteri compositivi del precedente dossier rimasto invariato: anche in questo caso l'ordine della
rassegna fissato dagli stessi libri biblici: prima l'AT quindi il NT; ne!
NT, prima i Vangeli, quindi Paolo 36 Cosl pure, non dissimile la segnalazione della natura di inventario sommario, a titolo esemplificativo: cfJpE rro pous Kat K TOTWV rrapa0EVOL (204.10).
Tuttavia, la maggiore novit del dossier consiste nella diversa funzione che esso esplica: i versi citati non costicuiscono pi dei apTpLG
bensl dei rrpo[3X.jarn (e in quanto tali indicano propriamente il cerna
dello (TJTOUEvov al quale Origene aveva accennato nella premessa al
trattato) 37 1 passi biblici si configurano cio corne aporie, asserzioni
che di primo acchito contraddicono le prove scritturistiche del libero
arbitrio elencate al par. 6. Non a caso, ad "introdurre i PTJTa oggetto di
OLS" l'idea di vavTLov, la quale richiama subito una delle categorie

34 Ricengo un'incerpolazione la citazione di Gal 5, 8 (206.2-3), presence in Phil. ma


assence in R. - olcre che per le ragioni addotte giuscamence da Grgemanns (in Origenes, Vier Bcher von den Prinzipien, cic., 842) -, anche per il facto che III 1, 7 fissa esaccamente l'elenco e l'ordine delle quaestio11es che verranno affrontace nei parr. successivi,
<love manca del tutto un simile riferimento.
35 Con I' eccezione di Rm 9, 17, anche se per F. Cocchini, Problematiche "lative a Rm
9 ne! Commento di Origene alla Leccera ai romani, ASE 3(1986)87 in parce oggetto
di una breve allusione nel contesco dell'esegesi di Rm 9, 18.
36 Qui le stesse cicazioni da Rm 9 - se si esclude l'incermczzo di Fil 2, 13 - risulcano
di ordine progressivo (9, 16. 18-19. 20-21 ).
37 Sebbene questo vocabolo, a clifferenza di TTp6[3>.11a (che ricorre ancora in III l, 16
(225.7)), non figuri pi dopo la sua menzione iniziale in III 1, 1 (196.2), incontriamo
alcune espressioni ricorrenci nella cerminologia degli scritti di quescioni, a cominciare
ovviamente da >.ms-. Si nocino cosl il verbo KeKlVTJKE (204.13) che - corne l'equivalence
latino di R. (movent: 204.31) - del mtco tipico, nonch iKTapaem (206.7). Per
questi e altri cermini si veda l'ampia scelta di esempi in A. Gudeman, AuaELs-, RE
XIIl(l 927)2515-2516. La distinzione formale di Ill 1, 7-24 si coglic meglio, qualora si
osscrvi corne anche alcrove in PA un dossier di passi biblici strutturi organicamente
l'esposizione, senza cuttavia svolgere la funzione di aporie (cfr., ad es., 1 2, dove un dossier preliminare di passi cristologici (5) d luogo ad una trattazionc cscgccica sistematica
sulla base di essi [6-13]).

ORIGENE E IL METODO DELLE QUAESTIONES

49

fondamentali nella topica di 1Tpof3;\:r1aTG tracciata dalla Poetica aristotelica per la critica letteraria del testo omerico 38 Di conseguenza, la
loro presentazione s'intreccer via via sui piano argomentativo con
l'enunciazione del motivo aporetico implicato da essi, corne avviene
inizialmente - con valore rappresentativo per l'intero dossier - in relazione al primo passo sull'indurimento del Faraone 39 lnfatti, Origene Io
postilla in termini aporecici, deducendone la negazione del libero arbitrio, mentre gli altri luoghi biblici sono ancora riportati soltanto a titolo di campione sommario. Nondimeno il loro elenco preannuncia in
tutta la sua estensione il programma zetetico che Origene si appresta
a svolgere, fissando una serie organica di sei questioni con le rispettive
ris poste 40
Dunque, gi qui possibile avvertire che siamo in presenza di un testo fortemente strutturato, perch dotato di un alto tasso di formalit,
quanto ai modi dell'argomentazione, oltre che essere omogeneo per i
contenuti di essa. Enunciando la difficolt, l'Alessandrino disegna un
procedimento metodico per la formulazione delle quaestiones al quale si
atterr fedelmente nel resto del trattato, anche a costo d'incorrere -

'Elrd 8 Els TO vavT(ov, TovTfon TO i') l<f>' )'lv Tvyxr.vflv <TO TTJp'iv Ts
Kat owceaeai (204.7-8). Cfr. Aristocclc, Poet. 1461 B. L"esegesi omerica offre
nell'antichir il modcllo per eccellenza di qualunque applicazione filologica c corne raie
esercita il suo influsso anche sulla lenura e imerprerazione della Bibbia (pcr il significato
e i limiti di tale rapporto, si veda, ad es., G. Heinrici, Zur patristischm Aporimliuratur,
Abh. d. Sachs. Gcs. d. Wiss., Bd 27/24, Leipzig 1909, 841 ss.; H. Dorrie, Zur Methodik
antiker Exegese, ZNW 65(1974) 121-138).
39 La quaestio non formulata tanto corne domanda (e percio non appare introdocta
- corne spesso avvienc - da formule quali Bl T( o m;;s e simili, che non dichiarano con
alcrctcama immediacczza un esiro aporcrico ma possono limicarsi a scgnalare un dcficir
conoscitivo o un desiderio di approfondimento) bcnsl corne vera c propria aporia, chc
cvidcnzia per implicazione logica l'insostenibilit apparente della domina del libcro arbitrio: el yp lnro 0eo 0K>.11puvnai Kat Bt To oK>.Jpvrn0ai apTaveL, oK aTos
lavnii n)s apTlas alnos El B ToilTo o aTEeoooLos b ct>apaw. Kal f>)CJH ns
!ln EK TO bolov ol nro>.>.evm OVK avTEeOO'lOl OV TTap' aUTOS r.no>.ovTal
(204.15-205.1). D'altrondc, a prescindere dal fatto che questo modo di proporre il problema artcstato anche altrove negli scritti di questioni (cfr. il mio articolo Le Quaestiones cvangelicae di Eusebio di Cesa"a .. ., cic., 423-424), un parallelo formale preciso si
ha, ad es., nelle qucsrioni di Ambrogio in De orat., V 6.
~o L"ordine delle quaestiones Io sresso dei vv. cicaci, se si escludc il caso di Rm 9, 18.
Ne do di seguito l'clcnco con i rispenivi parr.: 1. Es 4, 21 e passim + Rm 9, 18 (8-14);
II. Ez 11, 19-20 (15); III. Mc 13, 10-11 +Mc 4, 12 (16-17); IV. Rm 9, 16 (18-19); V.
Fil 2, 13 (20); VI. Rm 9, 20-21 (21-24).
38

EVTOS

50

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

corne vedremo - in una certa monotonia e ripetitivit. D'altro lato, non


solo la posizione dei problemi ma anche la loro soluzione risulta altamente formalizzata, com' dichiarato espressamente da Origene nell'introdurre il suo dossier di quaestiones: le ilcrELs ch'egli si sforzer via via
di proporre devono assumere valore di modello per alcri casi analoghi
nelle Scritture 41

6. I..:esplicazione di un preciso esercizio metodico, segnalata da queste ed aitre indicazioni ad uso del lettore, incroduce ne! crattato un
complesso a s stance di (TJTl'JaTa ml Mans, che al di l della diversa ampiezza e articolazione interna delle risposte, rispecchia una medesima scruttura di base nonch una finalit comune. Proprio per tale
rilievo organico e formale la serie delle sei quaestiones non sembra avere
un esatto corrispondente negli altri tractati di PA, sebbene spesso singole quescioni o serie di esse strutturino l'argomentazione di Origene 42
Questa specificit merita di essere sotcolineaca, canto pi che pare essere
sfuggica a quanti si sono posti il problema delle origini del genere delle
quaestiones et responsiones nella lecceratura patristica 43 Lo scesso Neu-

41 0eaowBa aUT!V Ts XUoHS', 'iva alj>' wv rrapan0f0a KaT T ISowv KXfev6s TlS' auTlji lTVTa T OKOliVTa avmpELV TO aTEfouoLOV, lTLOK<lrrJTm T
1Tpl Tiis Xuows auniv (204. l 0-13).
42 Il tema richicdercbbe un'indagine a parte, anche in considcrazione dcll'evidencc
importanza della (frrTJOlS' ncl pensiero di Origcnc e particolarmence in PA (su cui si vcda
F.I-1. Kettlcr, Der 11rsprii11gliche Sm der Dogmatik des Origenes, Berlin 1966, nonosrancc
le riscrve chc suscita la sua imposrazionc). Mi limito perci a pochi cenni. La presenza
della q11aestio nell'accczione che qui interessa (cio, anzicurto corne difficolc posta dall'intcrprcrazionc di un passo biblico) si coglie fin dall'inizio: infani in 1 l la tratrazionc
sull'incorporeit di Dio prcndc spunco direttamcntc da una serie di passi biblici problemarici. Un esempio pi prossimo, seppurc disrinco da III l, si ha in Il 8, chc si prcscnca
corne un rratcato di qucsrioni, secondo quanto dichiara la sua condusione: ccHacc prour
pocuimus de rarionabili anima discurienda magis a lcgemibus quam stacuta ac dcfinita
protulimus (163.17-18; cfr. anche 162.7-10). Frai vari casi di aporie bibliche corne
unit lcueraric minori si vcda Il 4, 3 (escgesi di Lv 17, 14): qui corne altrovc si tratta di
brevi divagazioni> di conccssioni ccmporancc alla logica zctetica, poich Origenc ritorna rapidamcntc al tcma principale.
43 Gi G. Hcinrici, Scholien, Pror. Realcnzykl., III cd., XVII (1906) 736 aveva riconosciuro la prescnza in Origcne dcllo schcma lTopla Kal Mois, ma la ricavava dai suoi
commcnti. Succcssivamentc, nella prima e tmtora unica rassegna complcssiva sui gencrc
lctcerario delle quesrioni bibliche, anche G. Bardy, La littrature patristique des "Q11ne-

ORIGENE E IL METODO DELLE QUAESTIONES

51

schafer - che ha opportunamente ricordato il ruolo essenziale svolto


dall'Alessandrino nell'acquisizione del metodo e con esso nella ricezione
del genere presso gli autori cristiani - non ne rileva l'importanza peculiare, pur indicando il brano parallelo di Phil. 27, 1-8 (le cui caratteristiche letterarie sono discusse) corne un esempio della produzione di
(TJTfiaTa Kal X.Vans 44 Nondimeno un raffronto con la trattazione
sull'indurimento del Faraone contenuta in PA III l, 7-14 (e di riflesso
con le aitre cinque questioni), da un lato aiuta a vedere ne! nostro
trattato un'applicazione, per certi aspecti, ancor pi formalizzata di tale
metodo, dall'altro illustra bene e insieme conferma le caratteristiche comuni ad entrambi i testi.
1 tratti formali pi espliciti della prima quaestio (soprattutto, se viene
esaminata - corne si detto - insieme al complesso di rrpol3X.fiaTa entro
cui inserita) si possono cogliere nel modo sia di enunciare le aporie sia
di proporre la loro soluzione e anche di considerare il valore di tali risposte. ln essa - corne in ognuna delle cinque questioni che seguono precede la posizione del problema, espresso per Io pi anzitutto in forma generale, corne ripresa e rielaborazione aporetica del luogo biblico,
prima che si lascino individuare in termini pi precisi determinati avverstio11es et mponsiones" sur l'!Jcrit11re Sainte, RB 41 ( 1932)224 ha notato nei commenti e
nelle omelie dell'Alessandrino rratci tipici della metodologia zererica (sia pure vedendoli
corne manifesrazioni di una logica aporetica influenzata dalle rradizioni retoriche del1' epoca). Recenremenre la Hari ha rilevato l'indicazione dei redattori di Phil., riconoscendone il nesso con gli '11n'JaTa Kal m>.vcrns, ma senza individuare ancora un legame effettivo col genere letterario: Les Philocalistes n'ont probablement pas eux-mmes song constituer un recueil entrant dans la litcrature des "questions et rponses"
(Origne, Philocalie, 1-20. Sur les Ecritures, lrm., texte, trad. et noces par M. Hari [SC
302], Paris 1983, 31 n. 2). Per la problematica riguardante la ricezione cristiana del
genere rinvio al mio contributo S111/a preistoria delle quaestiones 11ella letterat11ra patristica, cit.
44 Ci nulla toglie all'importanza del giudizio di Neuschafer, che suggerisce una nuova direzione di ricerca formulando alrresl una precisa ipotesi sui valore assumo dal metodo delle quaestiones et responsiones nell'esegesi origeniana: Dennoch ist die Anwendung
dieser Methode in samtlichen Gattungen seiner exegetischen Arbeiten nicht nur sehr
haufig, sondern auch von konstitutiver Bedeutung fr seine Kommentarcechnik, insofern im Rahmen dieses Schemas die Auseinanderserzung mit haretischen und anderen
Auslegungstraditionen vollzogen wird. Es ist darum wesentlich, ber Bardy hinausgehend fcstzustellen, dass Origenes an entschcidender Scelle seiner Kommentarrechnik
<lem Vorbild der paganen Exegese folgt und in der christlichen Geschichte der TTpof3>.~
aTa Kl >.Vcrns-Literatur eine erhebliche Rolle spielt (B. Neuschafer, 01igenes
ais Philologe, Basci 1987, 342; per l'amibuzione di Phil. 27, 1-8 al nomo genere cfr.
p. 341).

52

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

sari 45 Al confronto, nel testo di Phil. 27, 1-8 l'enunciazione delle aporie
(1) - che pure qui fa da premessa alla trattazione del problema - appare
meno schematica, o comunque poco preoccupata di assecondare in maniera quasi stereotipa un tacito dettame metodico per la formulazione
dei problemi, probabilmente anche in ragione del fatto che gli interpreti
delle difficolt compongono un fronte pi vario di interlocutori e avversari, tra infedeli e fedeli (sebbene si riducano poi, corne in PA III l,
ai soli valentiniani e marcioniti), e che il punto in discussione non riguarda tanto l'aTE~oumov quanto la dottrina su Dio 46
Anche la .VOLS manifesta in parte il diverso andamento dei due testi,
quantunque a tratti l'argomentazione corra in senso parallelo. ln entrambi, pero, la soluzione vera e propria preceduta da un procedimento di confutazione delle tesi avversarie {ora pi ora meno sviluppato dialetticamente, e distinto a seconda degli antagonisti), che si prefigge una reductio ad abmrdum dei loro assunti, sebbene I' ordine della
polemica risulti diverso: in III l, 8 si respingono le domine prima dei
valentiniani, quindi dei marcioniti, laddove in Phil. 27,1-2 avviene il
contrario 47 Sotto questo profilo, vi na diversit con le aitre quae-

~ 5 ln questo caso, Origene l'imroduce - come si visto - nel dossier dei luoghi biblici, per chiarirne Io statuto di npof3>..fiaTa, mentre nelle aitre questioni l'aporia premessa
regolarmente alla loro soluzione. Tutte iniziano in forma ipotetica e approdano, in termini analoghi, alla cesi comune: oiit< fo:v aT=eouatol (224.3-4; 234.8.11-12; 236.3) o a
formulazioni corrispondenti. li fatto chc le aporie siano pi o meno elaborate (per un es.
significativo della prima eventualit si veda la Il questione, su Ez 11. 19-20 [lll l, 15:
221.9-222.6)) non cambia l'aspetco formale, che rimane costante, corne denunciano gli
stessi elememi di ripetitivit.
~ 6 Le obiczioni degli dmaTowT=S si riconducono essenzialmente all'idea che il racconto di Es comenga dvaeLa To 0rn (Origne, Phi/Qcalie, 21-27... , cit., 268.8-9). Alla
base della topica di problemi s'intravede insomma la categoria di dnp:ns - secondo la
dassificazione della Poetica aristocelica -, ma essa non la sola. A denotare la reazione
di lettori presumibilmenre pagani (secondo Junod [ivi, 270 n. l], menrre M. Hari, lA
mort salutaire du Pharaon selon Origne, SMSR 38( 1967)260 n. 2 ririene che si cratti di
avversari dell'AT) si aggiunge anche la categoria di d>..oyov, veicolata qui da dTonov
(268.12): indegno di Dio operare l'indurimenro, affinch colui che viene indurito disobbedisca, ed anche assurdo (per la formulazione ravvicinata dell'aporia, c&. 268.12
ss.: m;s. cj>aa(v, OK TOTTOV KT.).
47 Da notare l'avverrenza di Origene in III l, 9 sulla necessit di commisurare la replica agli assunri distinti degli avversari, che qualora sostengano - ad es. - che il demiurgo malvagio, li>J.wv lBn Mywv TTpOS aT6v (209.12; cfr. R., che parla di alius ... responsionis ordon (209.27)). Sugli obiettivi del procedimenro iniziale di confutazione dei
valenriniani in III 1, 8 ci informa Origene stesso: TaTa B >..1:M~nm lTpWTOV TTpOS

OIUGENE E IL METODO DELLE QUAESTIONES

53

stiones del trattato, dal momento che esse - con l'unica eccezione della
quarta (III 1, 18) - non presentano un preambolo polemico ma passano direttamente alla soluzione. Dunque, lecito presumere che la pars
destruem premessa alla Mens in senso stretto sia una componente variabile del metodo, a volte richiesta dalla particolare accentuazione del
problema, quand'esso cio si prospetti anzitutto dentro un contesto
polemico 48 I.:ipotesi di un simile condizionamento la pi naturale, e
Origene stesso sembra suffragarla esplicitamente, allorch nella IV

aiJTovs t'lS' T dvaTpnijvm 1) im0a13dvoucnv, !Sn cfiooews t'LTJ drro>J..vtVl'IS' b <l>apaw (207.15-16). Quindi incroduce la sua replica ai medesimi avversari anche per Rm 9,
18 (MKTlov rrps aiJToiJs (208.1 ]). ln III 1, 9 il cerzo cratto della confucazione riguarda
i marcionici ed segnaco da lrrarrop!]Tfov (208.9), che conferma corne cssa si esplichi in

cutti e cre i momenti mcdiantc domande e risposte. Anche in Phil. 27 la conclusione del
primo crauo della confucazione (critica dei marcioniti) fissata da una formulazione
precisa: TaOm v ov lcmap<ixOw lna(6eva rri:pl 0rn iv T~ TTpoKEllv<y rrpof3>.ir
an (27, 2: Origne, Philocalie, 21-27... , cit., 274.1-2). In Phil. 27, 2, dopo aver
enunciato in forma succinta la tesi valentiniana delle nature perdute, Origene passa
subito ad una confucazione mediante domande e risposte. Se cale procedimento nei confronci dei marcioniti era solo accennato, qui viene sviluppato direttamente, realizzando
cosl una precisa analogia formalc con III 1, 8: i due testi possono essere mcssi in paralle~
Io, sebbene in Phil. la forma risulci pi elaborata. Gli snodi sono dati dai seguenti verbi
con cui Origene interpella dialetticamente gli avversari:
Phil.27,2
PAIIIl,8
rruv0avwe0a

TTEW60a

arroKpLvlaOwaav

lpoEv

f")'TWOQV
TTEllOToV

Non mi possibile soffermarmi su questi aspetti dell'argomentazione origeniana, ma


mi preme sonolineare corne l'Alessandrino sfrutti ampiamente i suoi mezzi dialettici
moscrando grande perizia e variec ne! loro uso (se ne veda una forma ancor pi elaborata nclla IV q11aestio in III 1, 18 [229.13 ss.]). Essi non sono scati ancora approfonditi
dalla ricerca, se si prescinde dagli scudi dedicati al C. Cels. (cfr., ad es., J.M. Rist, The
Importance of Stoic Logic in the Contra Celsum, cic.). Lo dimostra, fra l'alcro, anche il
giudizio che U. Berner, Unters11ch11ngen zttr Verwend11ng t:ks Synkretismm-Begriffis, cit.,
160 d a proposico di III 1, 8 (207, 6 ss.), individuandolo ancora impropriamente corne
dialogo fittizio (sia pure in quanto ripresa dello strumento recorico della subiectio ) introdotto per attirarc l'anenzione del lettore.
48 Lo si vede chiaramente nella quarta quescione (III 1, 18-19),.dove gi I'enunciazione dell'aporia lascia scorgere i medesimi avversari della prima, valenciniani e marcioniti: OVK lK TOO lti )lv TO ow(Eo0m, d>J..' K KQTO.OKE~S' Tfjs QTTO ToO TOLooo&
KQTQOKEllQOQVTOS' ")'f")'fVl]lvl]S' -/\ K rrpomploi:ws TO TE f3oETQl l0VTOS'

(229.11-13). Viceversa nella terza (III 1,16) Origene si premura di far valere il passo biblico mocivo dell'aporia corne un argomento concro gli eretici.

54

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

Omelia sull'Esodo definisce il ruolo dei procedimenti di confucazione


nella soluzione delle quescioni: quando ci si trova di fronte degli avversari, il confronta dialeccico sui loro cerreno rappresenta un passaggio
preliminare obbligaco prima di pervenire al cuore dei problemi 49
Che la parce polemica debba valucarsi ancora alla stregua di un preambolo alla soluzione, Io si deduce d'alcronde anche da! facto che Origene si premura di circoscriverne esattamence il significato, prima di
passare alla risposca in posicivo. Al riguardo, le formulazioni pili approfondice si incontrano nel brano di Phil. 27, 3, bench l'intento dell'Alessandrino rimanga Io scesso di PA III l, 9. Nell'uno e nell'alcro
caso, Origene vuole porcare i propri avversari a riconoscere la necessic
di una diversa soluzione al problema esegetico dell'indurimento del
Faraone 50 Ne! precisare quesco obieccivo egli dichiara anche la nacura
formale della discussione che ha condocco sin qui, designandola mediante espressioni che si riallacciano cucce al concerto di NTacrLs, ancorch il suo profilo specifico tenda piuttosco ad assimilarla a quello di
varnaLs: si direbbe insomma che l'Alessandrino si calaco nei panni

49 Origene spicga cosl il facto che in Es 7,15 Mos non cncri subito dal Faraone:
Non scarim in prima fronce ingredi debemus ad ultima quacstionum loca, sed occurrendum csc nobis adversario ec occurrendum ad aquas suas; aquac cnim suae sunc auccorcs gcntilium philosophorum (Hom. IV in Ex., 9, GCS 16, 182.12-15). L'Alessandrino
discgna qui vcrc c proprie iscruzioni per combattere avvcrsari, ricordando corne inizialmentc si debba proccdere ad una confutazione mediante questioni: Prius crgo nobis alligandus est "fortis" cc quacstionum vinculis constringendus et ita incrocundum ad diripienda vasa cius ... (182.19-21). Si vcda anche la distinzione di C. Cels., VI 10, dove
l'adozione di un mctodo basato su domande e rispostc dichiara la volonc apodittica:

elalv OS' . TOJTO IOJPVTToev, OLS'

QTTOOHKTLKWS' f" Epwn']CJH~V Kal arro-

(GCS 2, 80.24-26).

Origenc in Phil. 27, l, bisogna scringcre aile corde (9t TTT w


(272.43)) gli avversari, obbligandoli a dimostrare in che modo Dio giusto, o ad affermare che il Demiurgo malvagio; o ancora, corne terza possibilit, KaTacj>uywmv rrl
hlpav bllv ~TJYTJTLK~v (272.49). In ultima analisi, questa confucazione prcliminare
dovr porrarli ad una situazionc aporctica: TO 8 TEVTa1ov Kliv arrope1v 11 T( TTOTE b
Myos TTof3<i>J..EL ooo~aoootv (272.52-53). l.;elemenco comunc racchiuso nel motivo
agonistico che sorcende l'operazione esegetica (Io sforzo cio di comprendere il senso
delle Scricturc) trova pcro divcrsa applicazione: in III 1, 9, si tratta di un richiamo indirizzato ai marcioniti, che implica un appello direcco alla loro onest incellcttualc: avayKp{CJWV rrpoaepx6e0a
5 Come dichiara

Ktov yp TOV TTLCJTEUoVTa OTl dTJ9ELS' al ypacj>al Kal lht


yvwwv ~. dywvl,fCJ9m, rrls

b 9ebs fKmOS'. v eu-

Tais ToiauTms M~fCJL OlKmos Tpavws vo110ij (209.81O); in Phil. 27, 3 facto proprio dall'Alessandrino: TTl Tbv aKorrov EKEivov Ts ypacj>s dynv aywvt,6E9a, TOJ ~v 8HKVUVaL mivrn aya0o !IEo Kal LKa(ou Kal aocj>o

(278.13-15).

iv

ORIGENE E IL METODO DELLE QUAESTIONES

55

di colui chc nella terminologia zetctica pi tarda vcrr indicato corne Io


il critico, Io specialista o il virtuoso nella formulazione di
aporie, sottraendo cosl questo ruolo ai suoi antagonisti, che si erano cimentati in tal senso rispetto alla Scrittura 51 Di fatto TaCJLS pit1
propriamente connota in generale I'esame di una quaestio - sia essa o
meno uno (JTT]a biblico -, corne ci avverte fra l'altro Io stesso Origene in un passo della terza questione (III l, 17), che ne! contempo
rivelatore dei compiti e insieme dei limiti di un simile esercizio 52
Nello spiegare i motivi della predicazione di Ges in parabole, velate
agli estranei e disvelate ai discepoli, l'Alessandrino ricorda corne neppure alla gente di Tiro fosse rivolto il suo messaggio - sebbene Cristo prevedesse che avrebbero facto penitenza (cfr. Le 10, 13 e par.) -, adducendo anche in questo caso a giustificazione di cio una ragionc pedagogico-terapeutica, cio affinch la loro convcrsione risultasse pi sicura. A
questo punto la trattazione della quaestio potrebbe considerarsi conclusa, ma l'accenno alla possibile salvezza dei Tirii getta nuovamence

vaTaTLK6s,

~ 1 Per l'impiego di en(w e di vlo1l'lL cfr. Phil. 27, 2: rnrn (v obv t<TtTapxteETa(6eva rrepl 0rn tv T<l rrpoKnvl\I rrpo~>..1'an (274.1-2); 3: rrvrn B
TaTQ frr(TTlES' rrl TrELoV teT)TdoaEV TrpOS' TOS' a~aoav(OTWS' aUTOLS' xapt(oVOUS' TO VEVOT)KVat Kal m~a(voVTaS' Tfj cirr>..61l'lTL TWV l)ETpwv fVLO"TUEVOL, Kal
ELKVUVTES' lin oTE ELS' li (mo>..a(3dvoum rrepl 0Eo, oTE ElS' li SoyaT((ooot rrepl
<fiiioewv ou(3d>..>..ernt aToS' Ws- o'i:ovTat b >..6yOS' b KaT Tb vEOTTlKS' teETa(6EVOS'
dvdyvwoa (276.1-278.7). Per l'uso di tvornnK6S' riferico ai grammatici corne imerpreci

aw

del vircuosismo critico dell'antica filologia omerica si veda K. Lehrs, De Aristarchi studiis
homerids, Ed. recogn. et epimetris aucta, Lipsiac 1865, 199 ss. e A. Gudeman, Aoow;,
cit., 2516, che tuttavia restringe il senso di quesco termine (corne pure di lvornmS"), in
epoca antica, all'ambito logico-dialettico. Secondo U. Berner, Untersuch1mgen zur \irwendtmg des Synkretismus-Begriffes, cit., 158 - che si riallaccia in particolare alla precisazionc mctodica di C. Cels., 1 9 s. -, per Origene telrnotS' equivale a pcrseguire nclla
dourina della fede la stessa ricerca esatta propria della filosofia. Berner si sforza di distinguere eelTaOLS' da f1'')'T)O"LS' - attestaca ugualmente in
Cels. 1 9 S. corne operazione
di natura pi propriamente esegecica -, ma costretto ad ammettere che in pracica le due.
forme di argomentazione si danno insicme (cfr. p. 164). Tuttavia, l'accezione pi prossima di telTaOLS' scmbra fissata dall'equivalente di R. disputatio, corne ha rilevaco M.
Hari, Structure et cohrence du Peri Archn, cit., 15 n. 14.
52 Per teETa(w corne trauazione di una quaestio, cfr. PA III l, 17: t<fioKoev Kal
rrepl TO cl>apaw teeTd(oVTES' (225.14), nonch III l, 8: insicme a Es, ouveeETao01'oeTQL aa Kal TO drrooTotK6v (206.11-12); per un'accezione ancor pi generale, riferita
all'insieme dcll'argomentazionc di PA, cfr. IV l, 1: rrepl TTllKouTwv teETa(oVTES' rrpayTWv (292.8). Agli occhi di Origenc l'apostolo Paolo ad offrirc il modello di talc procedimento (e pcr cio sccsso a garantirne la lcgittimit): b yov TiaOS' oacf>Ws' TaTa
teETaoaS' <fil'lol rrpbs- Tbv ciapTdvoVTa (III 1, 11 [213.10]. in relazione a Rm 2, 4-5).

c.

56

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

un' ombra sulla bonr divina, che spinge Origene a sottolineare corne la
sua risposta, olcre a soddisfare le esigenze della ricerca, debba assicurare
la recta nozione di Dio: opa 8 El } ov i}E's rrpos n\) eETaaTLKli> rnl TO EaEPs mivTll ywvt,6E6a TllPEV rrEpl 6rn Kal
To XPLOTO aTO (227 .13-14) 53 Sembra qui di cogliere implicitamente l'ammissione di un aspetto, se vogliamo, sofiscico del metodo
che si arcicola tramite quaestio e solutio - un'impressione che probabilmente non del cutto infondaca, anche alla luce di aitre osservazioni inframmezzace dall'Alessandrino aile sue risposte 54 D'alcra parte,
la preoccupazione di non compromettere l'idea della provvidenza divina rispetto all'anima umana si traduce in un ulteriore esercizio zetetico 55
Anzich insistere sugli aspetti formulari nel modo d'introdurre le
l'.JaELs, o di riepilogarle, per Io pi in linea con una terminologia uniH Si noti corne R. delimiti ulceriormcnte Io spazio riscrvaco all'cscrcizio zctetico, enfacizzando il scnso del mistcro: Vcrum illud est, quod admonitos esse eos, qui hacc lcgurtc, volo, nos in huiuscemodi difficillimis et obscurissimis locis summo smdio niti, non
ram ut quaestionum absolutioncs ad liquidum disputemus (hoc enim faciet unusquisquc
"proue spiritus dabic eloqui ci"), sed ut pietatis regulam cautissima adsercione tencamus
(227 .32-228.14).
51 Alludo, in particolare, al commento con cui Origene accompagna le soluzioni iniziali della prima questione, ricavate rispettivamente grazie ad un cscmpio dall'esperienza
comune e ad un richiamo aile consuecudini linguistiche, sia pure accostandovi Rm 2, 45 (III 1, 12: d>V.' h~-t BvmmOe's al TOlaliTat fT]Yl'J<rElS Kal f3(atm dvm vol(ovTm
(214.7-8]), ancorch si dcbba prendcr atco che a prima vista il suo significaco non per
nulla perspicuo. Lo si vede anche dalla craduzionc di R., che invita a leggerlo alla luce del
binomio ratio-auccoritas Scripmrarum: Quodsi minus plenac probationcs vidcmur esse
quas diximus, et apostolicae similitudinis parum munimenti habcre adhuc videmr asscrtio, adhibcamus etiam propheticae auctoritatis adsensum (214.22-24). ln realt, il senso
si chiarisce, accostando il passo parallelo di Phil. 27, 6, che collega la riserva alla provvidenzialit dell'indurimento di Faraone: d>V.' ElK<'>s BoorrElOws env Tos vn:veolvovs,
f3lmov UlToCl!MvoVTas elvm TO ey6evov. Ws dpa aucf>ep<>V yey6voL Tcji <l>apaw TO
aKT]plivOm arn n)v Kapfav, Kat l.rrrp arn mivrn T dvayeypalva yeyovlvat
lxpl Kat Ti\s KarnrrovnooEws (286.1-5). Tuctavia, anche in questo caso, si noter corne
Origcne crapassi ad una tranazione esegetica prima sull'AT (6-7) poi sui NT (8), cosl da
insinuare nuovamentc l'idca che la plausibilit minore o maggiore delle sue tcsi dipenda
dal grado di sostcgno e confer ma chc assicurato loro dall' auctoritas scritturistica.
ss Come fa anche alrrovc (cfr. III l, 14 (220.2]), Origcne imroduce una quaestio
nclla quamiu. El yov ns rrepl Twv 6vnf(olvwv (l]TO(l] ... [rilcvando la concraddizionc fra coloro che ascolrano c cio chc potrebbero fare i Tirii, qualora ascolrasscro],
(l]TOll] 6 cj>daKwv [cnunciazione dell'aporia], Tl Bi'irroTE To's TmoTms KJpveev b
awn'Jp lTl KaKlji aTWV, Yva f3apTepov aTOLS TO apTT]a O'Yl<Y0ij [introduzione
della aLs), EKTOv ... ISn (228.3 ss.).

ORIGENE E IL METODO DELLE QUAHTIONES

57

forme che ne evidenzia ta valenza tecnica anche per l' effetto cumulativo 56 , conviene soffermarsi sull'istanza apologetica emersa nel passo
appena citato, da! momento che essa offre la chiave pi ravvicinaca per
fissare la funzione delle risposte. sintomatico che proprio rro>..oy(a sia
l'espressione adoperata pi frequentemente da Origene per indicare
modi e scopi del discorso che egli persegue 57 Anche da questo punto
di visca, dunque, la soluzione origeniana delle aporie bibliche sembra
porsi in continuit con i procedimenti della critica omerica antica, specialmente con l'attivit dei UTLKo( della filologia alessandrina, impegnati a difendere i testi di Ornera e degli altri classici dalle accuse
d' ordine morale, storico o estetico, delle quali erano invesciti 58

56 AEKTlov la formula pi frequente, conformemente alle attestazioni della leueracura zecetica (cfr. A. Gudeman, Aiions, cit., 2519 ss.). sebbene possa adoperarsi anche a
titolo ricapitolativo della >.ools (cfr. 208.l; 220.3; 225.6; 228.7; 234.12; 236.4; 240.7).
Aitre espressioni analoghe sono: rniirn B >.EM~ETat 11piiiTov 11ps arns (207.15);
i)e'is B d110KptvoE6a (222.8).
57 La prima attestazione si d a conclusione della I q11nestio: TaTa v nplws ds
d110>.oylav 11Epl To foK>.1wvem n'}v KapBtav <l>apaw Kal 11Epl Toii Bv 0>.EL t>.EEl
KT>.. (22 l.3ss). Nella terza (III l, 16) si valuca espressameme la difficolt della >.oots opponendo m6avi) ... d110>.oy(a ad una xa>.rnwTpa (224.4-5.9). Qui Origene contesta
l'atceggiamenro conrraddittorio dei marcioniti, KaT 1> n'}v Katvi)v o 11pooK6lTTov
TES' a>.>.' d110>.oy[av 'TJTOVTES', KaT B n'}v 11a>.mv 1TEpl TWV 11apa11>.YJo[wv, Bfov
d110>.oye'i:o6al oo(ws TOLS' d11 Tijs Katvfjs, KaTTJyopoVTES' (225.8-JO: si noti J'uso di
questo verbo, caratteristico anch' esso degli scritti di questioni). Anche per questo problema Origene assimila la sua >.oots ad un'apologia: Kal 11ps T 11poKElEvov d110>.oy(av
KaT TO BuvaTOv 11optoEOa (225.13-14). Alcreuanto avviene perla soluzione della
quarca aporia (III l, 19): TOLaTTJV Tolvuv d110>.oy(av i)yoilm BUvao6aL fis 11opl,EtV
(230.14-15). Tale termine non figura in Phil. 27, dove la chiusa del primo brano appare
ancora una volta meno formalizzata (cfr. 296.34-35).
58 Si veda il giudizio di Gudeman a proposito della Poeticn aristotclica (cap. 25):
Die von Aristoteles angefilhnen >.OOELS' sind, wie sich dies bei m nfiarn von sclbst
versteht, meist apologetischer oder defensiver Natur (Aristoteles, TIEpl 1TOLTJTlKfiS', mit
Einl., Text und Adn. Critica ... , von A. Gudeman, Berlin-Leipzig 1934, 419-420). Nella
fraseologia zetetica figura anche l'espressione d110>.oyoEvos per designare colui che risolve le aporie (A. Gudeman, AoELs, cit., 2516). I.:accenno in III !, 16 ad una m0avi)
... d110>.oyla richiama analogie col metodo di dvaoKEui\ e KaTaOKEui\ in uso nelle scuole
di retorica, il cui nesso con gli scritti di questioni stato asserito da A. E. Johnson, Rhetoricn/ Criticism i11 E11sebitts' Gospel Questions, StPatr 18/I (I 985)33-39. Come ricorda
anche B. Neuschafcr, Origenes ais Phi/ologe, 16 tale metodo consisteva appunro nel valutare la m6av6TTJs di un miro, un raccomo o testi analoghi, in senso negativo (vaaKwi\) o
positivo (KaTaOKEui\).

58

Il. CUORE INDURITO DEL FARAONE

7. Se il nesso con la produzione classica di (TJT)aTa Kal Mans quanco a struttura, terminologia e obiettivi - pu considerarsi sufficientcmente provato, resta per da verificare in quale misura le caratteristiche formali emcrse alla luce non solo si coniughino con determinati procedimenti metodici ma influenzino anche gli stessi concenuti
che questi veicolano. Proprio tenendo presente la comune matrice culturale chc collega I'approccio origeniano nelle nostre quaestiones con
l'incerpretazione filologico-critica delle opere classiche, parrebbe legittimo attendersi analogie anche circa il modo di rispondere aile difficolt.
A tale proposito, non bisogna dimenticare che nella sistematizzazione
fornita dalla Poetica aristotelica (Cap. 25) compariva non soltanto una
precisa topica dei rrpof3>-.l)aTa, bensl soprattutto una relativa aile t.r
ans 59 N mancano riscontri ad essa o ai modi di procedere degli antichi VTLKo( nelle soluzioni del Trattato sui libero arbitrio, almeno per
due ordini di ragioni, aile quali vorrei accennare brevemence. Il primo
attiene akune modalit adoperate con una certa predilezione da Origene, fra le varie soluzioni che egli porge rispetto aile difficolt della
Scrittura, mentre il seconda concerne pi in generale il tenore dell'interpretazione fornita da tali Mans in rapporta all'ermeneutica biblica
dell'Alessandrino.
Origene disponc di un ampio ventaglio di spiegazioni, corne si nota
specialmente dallo sviluppo della prima quaestio (e dai suoi testi paralleli di Phil. 27), dove le diverse risposte, senza essere formulate a titolo
alternativo - corne avviene altrove nell'Alessandrino 60 -, sembrano allinearsi e completarsi a vicenda. D'altra parte, sebbene i concenuti delle
aporie suscitate dai testi biblici situino di volta in volta il problema
dell'aTEeouawv entra ottichc chc non rimangono sempre identiche basti pensare allo spazio che occupa il tema della grazia nella quarta
quaestio, dopo essere stato appena accennato in prccedenza, o ancor pi
59 Per la corrclazione fra le dodici MaflS' e i cinque gruppi di Crrniarn, si veda la
proposta di Gudeman (Aristotcles, nepl TTOLl)TIKfjs, cit., 442), che peraltro rammenta
corne tali categoric non vadano intese in senso troppo rigido. Aitre modalit delle >.cms
aggiuntcsi in seguito non hanno modificam sostanzialmente il quadro fissato da Aristotcle (cfr. A. Gudeman, Auafls, dt., 2517).
60 Si noti, fra l'altro, corne in PA III 1, manchi l'appello al lettore che concludc il
primo brano di Phil. 27, dove Origcne rclativiz1.a la propria risposta, con una clausola di
modestia, destina ta a lasciar spazio a eventuali spiegazioni migliori: 'Ev 8l TIS' TO rrps
eeov EUOE~fS Tl)piiiv KpE(TTova Kal 118aiiis dae~eCas l<jiarrT6eva ei.rp[OKlJ ET
apTupiiiiv Tiiiv drro Tiiiv 0elwv ypa4Jiiiv, Kelvms >J.ov XPl)OTOv (Origne, Phi/oca-

lie, 21-27.. ., cit., 298.36-39).

ORIGENE E IL METODO DELLE QUAES170NES

59

alla formulazione, prima allusiva e poi esplicita, della domina della preesistenza 61 -, non si puo non osservare corne l'Alessandrino elabori c
disponga il materiale delle sue risposte secondo moduli di spiegazione
ricorrenci.
Tra i pilt frequenti vi il ricorso ad esempi, tratci normalmente da
un ambito di esperienza comunc, quantunque corroborato talvolta dalla tescimonianza biblica (non ancora assunta pero con valore di vero
apTupwv) 62 , quali l'azione della pioggia che fa crescere frutti e spine,
o il calore del sole che scioglie e prosciuga, o ancora la prassi medica e
l' opera del scminatore, corne avviene nella prima quaestio. Proprio per la
sua nacura di analogia comune e insieme per la valenza metaforica,
l'elemento paradigmatico si combina facilmente con un alrro schema di
soluzione, ricavato a sua volta dalle consuecudini del linguaggio, rafforzando in rai modo quel dominio della conforma sperimentale che corne abbiamo visto - costituisce un gradino importance, seppure non
ancora risolucivo dell'argomentazione origeniana 63 Cosl, sempre nella
prima questione, adotcando la Mms derivata dall'uso linguistico (n
Tils auvriadas [213.4]), l'Alessandrino in grado di accostare alla frase scandalosa dell'indurimento di Faraone ad opera di Dio ( yw
aK]puvw T]v Kap8(av <l>apaw) una serie di espressioni analoghe, per
mostrare corne essa non sia da inrendere in senso proprio. Il parallelismo voluto sottolineato dalla formulazione in prima persona: yw
Tos Kapnos no( T]Oa Kal Ts Kavaas Ts v TTJ yiJ (III l, 10
[211.2-3]; yw nlKW Kal ]pa(vw (III l, 11 [212.l]); yw OOL aTLOS
yyova Twv TTJLKouTwv apTT]aTwv (III l, 11 [213.7-8]) 64
61 L:iporesi della preesistenza delle anime allusa pcr la prima volra nella terza questione (III l, 17 [226. l l )), per csserc poi ripresa e sviluppata ampiamence nella sesta (Ill

l, 22-24).
Mi rifcrisco al modo d'inrrodurrc la parabola evangelica del seminatore in III l,
~ Kal TOLQVTIJ ElK6Vl dTTo TO Ua'Y'YElOU XPTJC1WE6a (218.14-219.1).
63 Si vedano le considerazioni riguardo al valore dell'lvapyew a p. 41 n. 19. Per le
consegucnze di minore persuasivit dcrivami da un modo di argomentare fondaco su
esempi, rispetto alla volont apodittica dell'Alessandrino, cfr. sopra p. 56 n. 54. Non si
deve comunque dimemicare chc il ruolo degli exempla strutturalc al discorso origcniano, com' dichiarato fin dalla Prefazione di PA: ccunum ... corpus efficiat exemplis et
affirmacionibus ... (1 Praef. 10 (16.13-14)).
M Ci evidenzia corne Io schema della soluzione dm'> Tijs- auVT)6das- soctcnda gi la
spiegazione paradigmacica di Ill l, l 0-11 prima che sia formulato espressamente in
213.4. Un'analogia ravvicinata si ha anche nella risposta alla seconda questione (III l,
15), dedotta nuovamente dagli usi del linguaggio (cfr. rnvrwv oihws- dKOELV ev
[222.8)): b TTatEl'.1wv (TTa'Y'YXETat t~e>.ev n'iv dTTatrna[av KTX. (222.12-13). La
62

14: q,lp

60

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

Con qucsta soluzione cbr Tf)s auVTJ0das - il cui carattere tecnico


ribadito, fra l'altro, dalla particolare fraseologia che l'accompagna, significativamente identica sia in PA III 1 che in Phil. 27 65 - Origene mostra
di attenersi ad una delle dodici modalit di risposta ai 1Tpo~>..r]arn
contenute nella Poetica aristotelica: infatti la Mats che qui, corne negli
scoliasti posteriori, si d appunto seconda il "modo abituale di parlare"
(KaT T 0os Tf)s Ews [61 a]) 66 Grazie ad cssa, l'Alessandrino rinvia ad un significato traslato del testo biblico, senza che ci comporti un
effetrivo passaggio alla sua interpretazione allegorica, almeno nel scnso
pieno del termine 67 A questo riguardo, anzi, si tentati di affermare,
un poco paradossalmente, che nel Trattato sui libero arbitrio Origene
molto meno ... origeniano di quanta ci si potrebbe aspettare. Ora,
proprio Io sforzo di fare i conti con la lettera della Scriteura non probabilmente estraneo al fatto che l'Alessandrino si serve qui del metodo
combinazione di logica paradigmatica e ricorso ai modi di dire s'incomra anche in Phil.
27, 5, a proposito della prassi medica, sebbene non in cermini esaccameme paragonabili:
yw cj>>.eyovs lTOt)crw ... MyoVTOS 6 rnTa To LaTpo, b v dKoiiwv aTO m
<JTT]ovtKWTEpov oK alnacrETm KT>.. (Origne, Philoca/ie, 21-27... , dt., 284.10 ss.).
Del cutto identico invece il caso di Phil. 27,10, dove la prima soluzione, indicata
espressamence corne dm'> Tiis CJllVTJ0Elas, ricalca I'argomento di III 1, l l: yw crE dtrw
>.rna ... yw aE lTOVTJpv trotricra (302.4-5).
65 Cfr. III l, l l: oK drntrov 6 Kat dtr Tiis C111VTJ0das T TotaTa trapav0ficra
cr0at (213.4-5), con Phil. 27, 10: dtr Tiis CJ11VTJ6Elas To C11rn1:vov trapau8o1:vas
(Origne, Phi/ocalie, 21-27.. ., dt., 302.1-2). Qui trapau6oat non ha canto l'accezione di addolcire il significato di tali espressioni (corne craduce Simonetd in I Prindpi di
Origene, dt., 380) bensl di risolvere, spiegare o rispondere, e corrisponde all'uso
del linguaggio filosofico, in particolare della terminologia zctetica, com' confermato anche dall'aggectivo verbale trapau61)TOv e dal sosrantivo trapa116[a, che figura in nesso
con dlTop[a (cfr. A Greek-Eng/ish Lexicon, compiled by H.G. Liddell and R. Scott, Oxford
19409 , 1318 s. v.). Il carattere tecnico, e per do stesso tradizionale, della spiegazionedtr
Tiis OllVTJ0Elas sembrerebbe insinuato anche dal fatto che l'Alessandrino in Phil. 27, 10
dichiara di averla ricevuta da Uno dei nos tri (Origne, Philoca/ie, 21-27... , dt., 302.1 ).
66 Come ricorda Gudeman, ccder terminus "Sprachgebrauch" ist in die technische
Scholiastensprache bergegangen (in Aristotelcs, fpt 1TOl1)TLKfiS, dt., 435; cfr. anche A.
Gudeman, AaHs, dt., 2517). Lattenzione aile modalit del linguaggio confermata, in
questo contesto, dall'espressione v i'\OH >.q61:vov (III l, 12 [215.2) da confrontarc
con III l, 11 [213.8)).
67 Lo conforma anche il commenta con cui Origene accompagna la risposta tr Tiis
OllVTJ0Elas: &'l yp To Tj0011S Kocrm Kat Tiis 8w6.ews To >.eyotvou, Kat i'J
auKocj>aVTE'lv i'J KarnKoovrns Tou 13<iu>.fiaToS To Myou (213.8-10), e Io stesso R.,
che pure introduce l'espressione interior sensus: Necesse est enim tropum nos primo
vel figuram sermonis advertere et ira demum virtutem dicti intellegere nec infcrre calumnias verbo, cuius imeriorem sensum non diligentius exploremus (213.25-28).

ORIGENE E Il. METODO DELLE QUAEST/ONES

61

delle quaestiones et responsiones.


Bench non sia esatto opporre per principio l'interpretazione allegorica al metodo degli (T]T)aTa Kal >..vans - corne dimostra la storia del
genere delle qucstioni biblichc nella letteratura patristica, per non parlare della loro importante premessa in Filone Alessandrino -, difficile
negare che il ricorso all'allegoria rappresenti tcndenzialmente prcsso i
filologi antichi una modalit accessoria, se non addirittura una risposta
impropria o inadeguata 68 ln tal scnso non stupisce di trovare conforme
a qucsto atteggiamento pi aderente alla lettera nello stesso Alessandrino, quand' aile prese con rrpoj3)arn biblici, ad esempio nella seconda
delle Omelie ml/a Genesi, dove si risolvono le aporie sollcvate da quanti
- corne Apelle - denunciano la presenza di a8Uvarn e i>..oya nell'AT. ln
qucsto testo la trattazione di quaestiones costituisce la parte introduttiva,
dedicata all'esegcsi letrerale, prima di passare all'interpretazione allegorica
nettamentc distinta da essa 69 vero che in PA III 1 non incontriamo
affermazioni altrettanto esplicite, ma non possiamo comunque fare a
meno di notare la sobriet delle istanze ermencutiche, che sotto questo
profila risultano, tutto sommato, poco in linea con l'impostazione pi
tipica dell'Alessandrino.
68 Per Ch. Schaublin, Untmuchtmgen zu Methotk und Herkunft der antiochenischen
Exegese, Koln-Bonn 1974, 59 le quescioni bibliche erano finalizzace ad un approccio fi-

lologico-erudico aile Scriuure e come cali aliene da allegorismi; gi nella tradizione classica un'allegoria, mezzo predilecco dai filosofi, non era visca dai filologi corne una vera
Mnns. A questa cesi si associaco M. Simonetti, lettera elo allegoria. Un contrib1110 alla
storia dell'mgesi patristica, Roma 1985, 110-111. Tutcavia, l'evoluzione complessiva del
genere presso gli aumri crisciani (anche a prescindere dal riferimenco a Filone) ne ridimensiona, a mio giudizio, la porcaca (cfr. Le Quaesciones evangelicae di Emebio di Cesarea .. . , cic., 421 n. 13). D'alcra parce, A. Gudeman, Aooets, cic., 2517 riconosce la compatibilic dell'allegoria col quadro delle soluzioni ariscoceliche, pur ammectendo il suo
uso ridocco: Die Allegorie, die Ariscoceles sehr selcen angewandt zu haben scheinc, hacte
er wohl ais eine mecaphorische >..ums bezeichnec.
69 lncipienccs de arca, quae secundum mandacum Dei a Noe conscructa esc, disserere, primo omnium videamus, quae de ea secundum licceram referuntur, et quacstiones
proponences, quae obici a plurimis soient, eciam absolutiones earum ex his, quae nobis
sunt a maioribus tradita, requiramus, ut, cum huiuscemodi fundamenta iecerimus, ab
hiscoriae cexcu possimus adscendere ad spiricalis incclligentiae mysticum et allegoricum
sensum et, si quid in iis arcanum continecur, aperire Domino nobis verbi sui scientiam
rcvclanfe (Origene, Hom. Il in Gen., GCS 29, Leipzig 1920, 22.15-23). Si veda inolcre
la conclusione dell'incerpretazione letccrale, che precisa anche la copica delle quaestiones:
Haec, quantum ad historiae percinet racionem, adversum eos dicta sint, qui impugnare
scripcuras veteris testamenti nicuntur ramquam impossibilia quaedam ec irrationabilia
continentes (29.12-30.3).

62

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

La denuncia del letteralismo degli avversari gnostici e marcioniti non


appare un cerna prioritario - con un sensibile mutamento di accenti
anche rispetto ai passi, in apparenza assai pi espliciti, di Phil. 27 -,
poich Origene d piuttosto l'impressione di non volersi sottrarre, per
quanta possibile, ad una seria considerazione del tenore letterale dei
luoghi problematici. Cosl, allorch l'AJessandrino conclude la confutazione dei marcioniti in III l, 9, pi che un'accusa diretta al loro letteralismo, abbiamo semmai un appello ail' onest intelletcuale e una sfida
a dare delle espressioni di Es un'interpretazione che sia coerente col
carattere ispirato delle Scritture e con l'idea del Dio giusro 70 Anche
l'annotazione che accompagna l'enunciazione della seconda quaestio
(rniha v pE 6 c'mo Twv l/JLwv PTJTWV TO cf>' ].v vmpwv
[222.7]) non comporta di per s l'esigenza di trascendere la Jettera, ma
equivale nuovamente ad una presa d'atto del tenore immediato del testo biblico coi suoi contenuti problematici 71 Del resta, perfino i pronunciamenti ermeneutici di Phil. 27 - che senza dubbio riflettono in
maniera pili diretta le istanze caratteristiche dell'interpretazione biblica
dell'Alessandrino - non comportano neppure essi il ricorso alla spiegazione allegorica 72 Qualora cio fosse davvero avvenuto, probabilmente

70 'AvayKatov yp TOV manoovrn on .AT]&S' al ypact>al Kal Bn llEOS' BlKm OS', f:v d1yvwwv . .ywvl(rnllm, TTWS' lv TaS' TotaTmS' Mernt BlKatoS' TpavwS'
vori0 (209.8-1 O). i?. chiaro che Origene stesso coinvolto in questo agonismo, sebbene ci sia dichiarato esplicitamence solo in Phil. 27,3 (si veda sopra p. 54 n. 50).
71 Ne crovo una conforma nel modo di tradurre di R.: Haec quidem dicunt hi, qui
volunr ex auctoritate scripturae adstruere nihil esse in nostra posicum pocestate (Ill l,
15 [222.23-24]). Che 1j1LM />TJTO non abbia esclusivamente significato negativo, Io indica il riconoscimenco del valore, per quanco circoscritto, del tjJLAv ypcia nel Trattato di
ermeneucica biblica (cfr. IV 2, 4 (313.13]). Inohre, la formulazione della seconda aporia
non affatto letteralista in senso stretto, poich rileva il senso traslato di espressioni
quali il Cuore di piecra e il Cuore di carne in Ez 11, 19-20.
72 Lo stesso Junod, il quale di parere opposto, ammette che in Phil. 27 non si qualifica affatto came tale l'esegesi spiricuale, da lui attribuita qui all'Alcssandrino, e consistence in un organico raccorda fra testi diversi della Scrittura che si illuminano a vicenda: Seule cette mthode permet d'interprter un vnement tel que l'endurcissement de
Pharaon et de l'accorder la bonc, la justice, la sagesse de Dieu. Bien que l'adjectif ne
soit pas mentionn, on retrouve dans ce procd l'une des caractristiques de l'exgse
"spirituelle",, (Origne, Philocalie, 21-27... , dt., 111-112). runico luogo in cui compare un'aperta polemica nei riguardi del letteralismo si ha in Phil. 27,12, dove Origene
rimprovera agli avvcrsari la loro schiavit alla lettera: ha TTatv TT hlpwv .vaTpaTTpfiaoVTm Kal auvaxei~aovrnt 15' T l') Tfl TTpoxdfXll Men oouEElv, o 8uvaV1J
KaT aTOS' owom T BlKmov rnli Briwupyoli (ivi, 308.11-13).

ORIGENE E IL METODO DEI.LE QUAEST/ONES

63

ci troveremmo di fronte a testi corne !'ultimo frammento di Phil. 27,


tratto da! Commento al Cantico, dove il Faraone presentato corne un
essere materiale, con un'interpretazione che non solo decisamente
pi spirituale ma anche pi prudente 73

8. Attento a non sfuggire troppo rapidamente alla lettera del testo


biblico con tutta l'urgenza dei problemi che essa pone, prima di concludere il Trattato sui libero arbitrio Origene sembra ancora voler riflettere sui metodo delle quaestiones et responsiones e giustificare l'audacia
delle interpretazioni aile quali esso ha dato luogo. Egli Io fa sforzandosi
di dimostrare corne non si possa addurre contro tale modo di procederc
- con il suo porre i problemi e cercarne le risposte - quel rimprovcro
che Paolo rivolge ad un ipotetico interlocutore in Rm 9,20: uomo,
chi sei tu per disputare con Dio? 74 Altrove - come nella quarta delle
Omelie sull'Esodo - la replica dell'Apostolo all'interrogativo formulato in
9, 19 basta a chiudere la discussione, senza che la quaestio riceva una
risposta. ln questo testo, infatti, l'Alessandrino nota corne Paolo si richiami unicamente alla propria autorit apostolica, rifiutandosi di discutere il problema 75 Analogamente Origene, sulla falsariga del modello paolino, si accontenta di osservare soltanto i dati divergenti del
racconto di Es sulle dieci piaghe, e specialmente le affermazioni pi
terribili sull'indurimento del Faraone, e si limita a raccomandare ai
73 Cfr. Phil. 27,13 (ivi, 310-312) col commcnco di Junod: n peur s'conncr que
les philocalistcs aicnc achev cc chapicrc sur ccccc interprtation de l'cndurcisscmcnc plus
prudente cc aussi plus "spiricuclle" (p. 310 n. 2).
74 Cfr. III l, 22 (239.10 ss.).
75 Sebbene Rm 9, 18-19 si configuri nci ccrmini di una quaestio (velue quacsrioncm
super hoc quandam proponcns [Hom. IV in Ex., 2, GCS 29, 173.12-13)), in 9, 20
Paolo moscra di cvicarc il problcma, prcsumibilmcntc riccncndo inadacci gli uditori: pcr
quod de eo, qui a Domino dicicur induracus, non cam quacscionis absolucionc quam
apostolica auccoritacc rcspondit, credo, non iudicans dignum pro incapacitacc auditorum
"charcis ec acramenco" huiusccmodi absolutionum sccrcta commicccrc ( 173.16-19). Lo
sccsso ccma craccaco ampiamcncc ncl Commmto alla Lettera ai Romani, VII 16, dovc
Origcnc prcscnca la rcplica di Paolo corne il rifiuco di un modo improprio d'intcrrogarc:
~Hacc crgo cc his similia commovcnci, atquc in huius se mysccrii cubiculum proccrvius
et imporcunius ingcrcnri, cum incrcpationc dignissimac cxclamationis occurric (PG 14,
1144 A). LAlessandrino riprcnde le domande del dialogo, mostrando corne il concraddiccore di Paolo mena in dubbio l'csiscenza del libero arbicrio c rinvia al Traccaco (1145
D). La polcmica comro le insolentes quacsciones ritorna ancora in VII 17 (1147 B),
accostando a Rm 9 analoghe riserve nci vangcli.

64

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

suoi udicori il senso del mistero davanti ad essi 76 Al contrario, in PA


lII 1 la ricerca di Origene - anzich attirarsi il rimprovero dell'Apostolo per il suo tentativo di penetrare il mistcro imperscrutabile che circonda i voleri divini - viene ad essere incoraggiata dall' esempio di Mos
che dialoga, o meglio disputa, liberamente con Dio. La legittimazione, pur affi.data ad un'interpretazione volutamente cautelativa (introdotta, corne sempre in questi casi, dall'avverbio Taxa) 77 delle parole
dell'Aposcolo, consiste nel discriminare il vero atteggiamento di ricerca
rispetto al suo equivalente sfalsato, indicandolo nella condotta di Mos.
Allo stesso modo che fra Dio e Mos, domande e risposte si danno in
entrambi i sensi per chi dotato anch'egli della sua napp11a(a, che
compendia le qualit morali e religiose del profeta 78 Dunque il dialogo di Mos con Dio il paradigma e insieme il garante del corretto
esercizio delle quaestiones et responsiones nel Trattato origeniano. I.:alternativa negativa alla "libert" di ricerca, che l'Alessandrino ha esibito in
esso, un interrogare Dio da parte di chi non ne ha i titoli, avendo
perdura tale napp11a(a per la sua condotta indegna, o di chi mosso da
spirito di contestazione piuttosto che da amore della sapienza 79 Soltanto in questo caso Io CTJTTJTLK6S' si attirer la dura replica dell'Aposrolo, che Io richiama ai suoi limiti di uomo.

76 Unde et nobis haec observasse tantum et inspexisse sufficiat atque ostendisse auditoribus, quanta sint in lege divina profundis demersa mysteriis~ (Hom. IV in Ex., 2,
173.25-27).
77 Per il rilievo particolare delle formulazioni con Taxa si vedano le osservazioni di
Junod, a proposico di Phil. 27 (Origne, Phi/oca/ie, 21-27.. ., cit., 281 n. l). Egli ne trac
argomento per assegnare il primo brano al periodo iniziale dell'attivit letteraria di Origene e per differenziarlo cosl da PA III l, dove non s'incontrercbbero pi simili csitazioni. In realc, corne mostra anche il passo in esame, l'uso prudenziale di Taxa non affatto assentc dal Trattato sui libero arbicrio (cfr., ad es., III I, 13: f Tfjs aiqxi6ulas
hrLTplnEL Taxa (218.4]; III 1, 17: Taxa 8 ic:al Tlvovn:s fic:as Twv TTpoTpwv 6.ap
Tl)aTWV (226.11 ]).
78 Il termine pi significarivo di cati qualir, c con esse della condizione chc mcglio
dispone alla ricerca, rappresentato indubbiamentc da TTapp11ala, che ripetuta due volte (239. l O; 240.1).
79 Ou ic:aT lj>L~oa0etav ci~ ic:aT lj>L<>vi:tic:[av (11Twv (240.1-2), da confrontare
con Hom. /Vin Ex., 2: Unde et in consequentibus cum, qui non tam studiorum merito
quam sciendi cupiditatc secrerioribus se quaestionibus curiosus immergit, magnifici
doctoris severitate deterret (173.21-23); e con Comm. in Rom. VII 17: Et nos ergo si
aliquid de secretibus Dei cr recondiris desideramus agnoscere, si desideriorum et non
contentionum viri sumus, occulcius in divinis litreris inserra Dei judicia fidclirer et humilirer requiramus (PG 14, 1148 A).

o TE xvt TllS' 6E6s: la pratica terapeutica corne paradigma


dell'operare di Dio in Phil. 27 e PA III 1
di Amneris Roselli

scaco pi volce sottolineato il valore del paradigma medico negli autori crisciani ed in Origene, mi limitera a cicare solcanto, cra i pi recenci, il breve studio di Margurite Hari, La mort salutaire du Phamon selon
Origne 1, che stato ampiamente ripreso da ric Junod nella introduzione ai capp. 21-27 della Filocalia 2 , ed una rapida rassegna e classificazione dei passi origeniani di argomento medico, che si deve a D.G.
Bostock, e apparsa negli Origeniana Tertia 3
Pi recentemente B. Neuschafer 4, studiando Origenc corne filologo,
e nella sezione relativa allo lcrTopLK6v, ha dedicato alcune pagine aile
doctrine mediche a cui Origene fa riferimento nella pratica esegecica e
ha cercato di rinvenirne le fonci, con l'intento di ricostruire il profila di
una personalit culturale che si ampiamente nutrita di testi greci, e che
delle problematiche e delle metodologie interpretative elaborate da
medici e filosofi greci ha facto uno strumento per la interpretazione delle
SMSR 38(1967)260-268.
Origne, Phi/oca/ie 21-27. Sur le libre arbitre, lntr. texte, trad. et notes par~. Junod
(SC 226), Paris 1976. Il cap. 27 della Filocalia viene citato secondo quesca edizione.
3 Medica/ Theory and Theology in Origen, in Origeniana Tertia, Roma 1985, 191-199.
Egli osserva in conclusione del suo saggio, 197 s.: medical imagery is interrwined with
che whole of Origen's theology. lt is only one srrand of chought among many in his writings, but ic is a vical srrand and one which is incegral co his gencral cheology ... lt clarifies ... the essential rclationship berween crcation and redemption. Crouzel-Simonetci ncl
loro commento al De principiis, vol. IV, 33 (Origne, Trait ts Principes, Tomes 1-V, par
H. Crouzel et M. Simonetti [SC 252, 253, 268, 269, 312), Paris 1978-1984) nocano chc
J'idea di Cristo corne medico viene da Mt 9,12 e dalle immagini mediche usacc da Platone in avanti, e rimandano a G. Dumeige, Le Christ mdecin dam la littbatim Chrtienne
des f'emim sitcks, Rivista di Archeologia Cristiana 48(1972) 129-138.
B. Neuschafer, Origenes ais Philologe, Schweizerische Beicrage zur Altertumwiss. 18,2,
Basci 1987.
1

66

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

Scritture. Neuschafer distingue correttamente i riferimenti ad un sapere


medico che patrimonio di ogni uomo colto da quelli che invece si
fondano su di una pi diretta conoscenza di discussioni precise ed in
grado di concludere che Origene deriva certe teorie fisiologiche da
ambiente stoico, e che la sua conoscenza di testi medici si fonda essenzialmente su manuali.
Mi muovero anch'io, almeno in parte, su questa traccia, analizzando
i riferimenti alla pratica terapeutica che Origene sviluppa in PA III l,
12-13 e 17 e Phil. 27, 4-9 per spiegare 5 le parole di Dio in Es 10,27 (e
ripetute altrove): Io indurir il cuore del Faraone: yw aKT)pUVw n'Jv
Kapfav <l>apa:1. Mi propongo di verificare quale cultura medica costituisca i presupposti della interpretazione di Origene, e come essa abbia
potuto fornirgli un paradigma utile per la difesa della domina del libero
arbitrio. Non si tratta per per me di indagare sullo laTOpLK6v, cio sulla
presenza di materiali di erudizione corne elementi con cui Origene costruisce un commento, ma piuttosto di indagare sui paradigmi culturali
ed interpretativi che Origene ha fatto suoi.
Comincero dall'esamc del cap. 27 della Filocalia. Esso costituito da
una serie di brani di diversa provenienza 6 in cui Origcne propone interpretazioni diverse delle parole dell'Esodo.
Il primo estratto ( 1-8), quello che qui ci interessa pit1 da vicino,
il pi ampio tra quelli che compongono questo capitolo; i filocalisti non
hanno indicato la fonte da cui Io hanno tratro; secondo Neuschafer 7,
che ha esaminato da ultimo il problema, non si tratterebbe n di un
excerptum tratto da un commento, n di un excerptum da una omelia,
ma piuttosto della discussione di un problema. Lo svolgimento del discorso di Origene articolato in tre punti:
1) una parte inrroduttiva e critica, con discussione delle aporie e delle
inrerpretazioni del passo date da coloro che non credono, e da coloro
che credono, marcioniti, gnostici, valentiniani, e con indicazione delle

5 Come osserva la Hari, La mort salutaire... , cit., 260, en fait il s'agit pour Origne
d'un problme d'exgse. Le fa eco Junod (in Origne, Phi/ocalie 21-21... , cir.,), 111:
Origne, en effet, place cene polmique sur le terrain de l'hermnemique bien plus que
sur celui de la logique.
6 Per la discussione della provenienza degli estraui cfr. Junod (in Origne, Philocalie
21-21... ' cit.), 102-107.
7 Origenes ais Philologe, cit., 339 n. 203.

LA PRATICA TERAPEUTICA COME PARADIGMA

67

obiezioni che si devono formulare contro le loro interprctazioni chc


presuppongono la malignit della natura del Faraone e l'esclusione del
libero arbitrio e della bont di Dio ( I-3);
2) una parte centrale, che contiene la proposta di interpretazione di
Origene (ToLaTa To(vuv ... imovooEv): Origene in sostanza ritiene
che Dio pronunci le parole Io induriro il cuore del Faraone allo stesso
modo in cui un medico annuncia corne avverr e quali saranno gli effetti dell'intervento terapeutico che si accinge a compiere ( 4-6);
3) una parte conclusiva in cui Origene offre conforme alla sua interpretazione mediante il confronto con altri passi scritturistici ( 7-8).
Da un'altra fonte sono ricavati i quattro estratti che costituiscono i
9-12, che sono consecutivi in quanto seguono la successione del testo
da cui sono stati estrapolati 8 , ma non continui; probabilmente i filocalisti questa volta hanno attinto ad un commentario.
I..: excerptum che costituisce il 9 contiene la sola proposta interpretativa: ritorna l'ipotesi di confronto del comportamento di Dio con quelIo del medico, introdotta in forma dubitativa (firroTE ); questo modo di
introdurre la proposta esegetica frequenternente attestato dai cornmentatori 9 , talora risulta un vero e proprio tratto idiomatico, corne una
sorta di sphragis, corne nel caso dei frammenti dei comrnenti ippocratici
di Sabino, un commentatore del II sec. citato da Galeno 10
Net 10 Origene riferisce un'interpretazione totalmente diversa dello
stesso passo dell'Esodo; l'interpretazione non sua, ma stata proposta
da qualcuno vicino a lui (V..EyE B TLS Twv Ka0' 'l]s); Origene non
si limita a rnenzionarla, anzi la accoglie e la corrobora con ulteriori argornenti; essa consiste nell'interpretare le parole di Dio a partire da!
confronta con espressioni dell'uso linguistico quotidiano (drr T'IS
OUVTJ8das) 11 : Dio dice io indurir> il cuore del Faraone, corne noi sia-

8 Come si ricava dalle intcscazioni: 9 Kal lv dOLS TTEpl Tou ai1To; 10 Kal
TTdX1v lv dI\) T6TTI\) lv rns aurns fls T!V "E~o8ov cninwaea1v; 11 Kal i:O'
TEpa; 12 Kal eO' ln;pa.
9 Si veda in H. Erbse, Scho/ia Graeca in Jliadem, Index III (vol. V p. 409), s.v.; cd gi
in Ariscocclc cfr. frr. 14 5 e 153 Gudcman.
1 Cfr. D. Manecti-A. Rosclli, Galeno commentatore di Ippocrate (in corso di scampa in
Aufstieg und Niedergang der romischen Wclc).
11 Anche su questo vedi Neuschafer, Origenes ais Philologe, cit., 143 ss., con bibliografia (vol. II n. 36). Sia nei passi di Origcne discussi da Neuschafer che in vari contesci galenici la synetlu:ia (uso comune o uso di un panicolare aurore: si veda per una classificazione puntuale Gal., De nominibus medicis {ber die medizinischen Namen}, ed. M.

68

IL CUOI INDURITO DEL FARAONE

mo solici <lire ad un servo caccivo colpa mia se sei cosl, sono io che ti
ho permesso di essere cosh>.
Nei 11-13 infine Origene discute, con argomenti diversi, ed evidentemente in polemica con interpretazioni diverse ed inaccettabili, della natura del Faraone e dunque degli effecci che derivano da! suo opporsi agli ordini di Dio; qui, contro la interpretazione degli gnostici, Origene afferma che le parole di Dio al Faraone (El 8~ Tj f3oun; ws T(vos
o f3oun) dimostrano che Dio considera il Faraone docaco di libero
arbicrio, ed in quanto tale gli muove rimproveri, ws aTEouawv (Tov
<t>apaw) al nTat 12,22; viene riproposto da quesco excerptum, e trattato in forma pi ampia, un cerna che era gi presente nella sezione
dedicaca alla confucazione degli avversari ne! 2,24 ss.
ln questa serie di proposte esegetiche il problema del libero arbitrio
vicne fuori esplicitamente solcanco nella parte introductiva e nel1' excerptum che coscituisce il 12, ma, corne si ricava anche da PA, dove
possiamo seguire Io sviluppo continuo dell'argomentazione, questo era
uno dei punti fondamentali di tutta la discussione su quesco episodio
dell'Esodo, e del resto gi sarebbe suffi.dente a mostrarlo il facto che esse
siano state inscrite in questa parte della Filocalia.
Dio (attraverso la mediazione di Mos) ed il Faraone sono i due protagonisti della vicenda dell'Esodo e l'esegesi deve muovere, e muoveva
gi nella interpretazione gnostica, da una analisi delle due figure.
Il confronto con il modo di procedere del medico riguarda Dio e, pi
in particolare, la parola di Dio (6 Myos TO 0rn) che medico
dell'anima ( 4,2). La derivazione dalla tradizione greca del concetto del
valore cerapeutico della parola, da Platone in avanci, e la presenza di
quesca cematica in vari testi di Filone e di Origene stata pi volte ribadita 12 ; esaminero qui in dettaglio il procedimento espositivo di Origene che invece mi pare non abbia riscontri.
Origene costruisce la sua interpretazione prendendo le mosse dalla
esposizione di alcuni punci che non possono non essere accolti, in quanto fanno parte di un patrimonio di esperienze e conoscenze comuni:
Dio usa vie di terapia (Mol 0Epmrdas) 13 varie, adeguate ai malati cd

Meyerhof- J. Schachc, Abh. Ak. Wiss., Berlin 1931) serve alla spiegazione di parole, non
di incere espressioni.
12 Vcdi Junod (in Origne, Phiwcalie 21-27... , cic.), ad /oc.
13 Pcr bSOs 6paTTlas cfr. Gal. ln Epid. 1, CMG V 10.1, p. 73,20 Wenkcbach.

IA l'RATICA TERAl'EUTICA COME PARADIGMA

69

applicate al momento opportuno (lTOLKL.WTclTaLS Kal apofms ...


Kal mKmponhms); la consapevolezza della variet delle costicuzioni
individuali che richiedono terapie diverse un punto saldo ed un tracta distintivo della medicina greca; questo tema oggetto di lucide teorizzazioni in tutti i tesci medici che affrontano problemi generali;
l'adeguamento aile costituzioni individuali il presupposto, esplicito o
implicito, di qualunque intervento terapeutico; esso si deve fondare su
una conoscenza diretta del pazieme e su una relazione ineliminabile tra
medico e paziente; per questo anzi la medicina risultata, tra le technai,
quella pi adatta a esemplificare la variet di relazioni che possono
configurarsi tra individui diversi, quella che pi di agni altra richiede un
continuo adeguamento a situazioni variabili. ealcro elemento, quello del
momento opportuno, un altro dei suai punti fondamentali: il kairos
essenzialmente kairos medico, si pensi alla formulazione del primo aforismo ippocratico, molto citato anche nell'antichit: 6 f3(os f3pax6s. Ti
8 TXVT] aKpiJ, Kmpos oeiJs.
Le terapie impiegate da Dio, prosegue Origene, sono piii o mena dolorose, cio apportatrici di sofferenze e tormenti (TI6vous Kal f3acravous
Timocrm); non si tratta solo di una semplice cd ovvia constatazione,
c' infatti nella medicina greca una sensibilit sviluppata, che attestata
fin da Ornera, per la scelta di interventi terapeutici blandi, a cui fa
fronte la consapevolezza di dover usare in certi casi procedure dolorose 14 : con questa premessa Origene predispone alla giustificazione di una
pratica terapeutica particolarmente pesante.
I rimedi, continua Origene, sono applicati in maniera talvolta comprensibile a tutti, talvolta in modo incomprensibile (lTE<j>mv6vTws) 15 :
anche su questo punto ricorre in vari testi, medici e non, la riflessionc
sulla apparente illogicit e incongruenza di certi interventi (p. es. perch
incidere la vena del braccio se si ha male ad un occhio) 16; e ancora, vi
sono terapie brevi e terapie lunghe (TGXLOV ~ f3pcifov): su questo si
riflettuto molto da parte dei medici antichi, anzi Galeno attesta che la

14 Si veda l'interessante discussione sui tesco ippocratico di Epidemie VI (6SVI) oBUvriv


rraH) ncl commenta di Galeno (Galeni, ln Hippocrntis Epidemiamm /ibmm sextum,
CMG V.10.2.2, pp. 67-68 Wenkebach).
1 ~ L'avverbio non registraco in Liddell-Scott compare, seconda Lampe, solo qui; ma
molco diffuso l'uso del verbe TT<f>a(vw, cfr. anche le suc occorrenzc nel lessico della
critica leueraria, Erbsc, Scho/ia Graeca in J/iadem, cit., s.v.
16 L'esempio tratco da Plut., De sera numinis vindicta, per cui cfr. infra.

70

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

polemica fra scuola metodica e medici dogmatici a questo proposito


stata molto vivace 17 ; ed infine, contro ogni apparente logica, l'intervento talora immediato, al primo insorgere dei sintomi, talora ritardato, fino a quando la fisionomia della malattia non diventa evidente, o
fino a quando cerce manifestazioni patologiche abbiano gi raggiunto
l'akme.
Ognuno di quesri punti, che forniscono le coordinate generali del sapere e della prarica terapeutica, secondo Origene pu essere illustrato da
testimonianze della Scrittura; guerre e pestilenze pi o meno lunghe e
gravi che ricorrono frequentemente nell'Antico Testamento sono infatti
da intendersi corne alcrettanti interventi terapeutici di Dio, e terapeutica
anche la sospensione dell'intervento che annunciata in Os 4,14: non
visitera le vostre figlie quando si prostituiranno, le vostre mogli quando
commetteranno adulterio; esegesi nell'esegesi introdotta da un altro termine tecnico (nixa) che, a mio giudizio, non sottolinea pi di canto
la incertezza della proposra esegetica 18 ma solo un segnale della proposta originale che viene avanzata 19: le anime lasciate nella corruzione si
nutrono dei piaceri fino a provarne saziet e nausea, fino a volerli vomitare e a desiderare di astenersene disgustati: la terapia del non intervento annunciata da Dio (e da classificarsi rra le terapie incomprensibili) serve a provocare saziet e disgusto che sono garanzia di una guarigione stabile, non occasionale {np6aKatpos l'aggettivo che la qualifica
ne! De principiis). Ed infine gli interventi dilazionati (~pci8tov) sono
analoghi al non intervento, hanno ancora Io scopo di agire su quelle
anime che, curare troppo in fretta, non sarebbero in grado di apprezzare
il valore della terapia e ricadrebbero immediaramente nel peccato: il
cerna della necessaria collaborazione di Dio e dell'uomo per la salvezza;
qui si inserisce un motiva che anche della medicina greca che proclama: la techne si fonda su cre elementi, il medico, il malato e la malattia:
il paziente si oppone alla malattia insieme al medico (Hipp., Epid. 1 11).

Per esempio e comodic si veda ancora il passo di Gal., ln Epid. VI, cicaco an. 14.
Come vorrebbe Junod (in Origne, Phi/oca/it 21-27... , cic.), 281 n. 1. Taxa anche in PA III 1,17.
19 Anche qucsco avverbio impicgato volemicri dai commencatori; frequcnce nci
commencari di Galeno (cfr. l'indice dei commcnti ai libri delle Epidemit, curati da E.
Wcnkebach - K. Schubring, CMG V 10.2.3, s.v., che registra anche una occorrcnza in un
frammcnco del commencatorc cmpirico Eraclide di Taranto) c ncgli scol omerici, cfr.
Erbsc, Scholia Graeca in l/iadem, cic., s.v.
17
18

LA PRATICA TERAPEUTICA COME PARADIGMA

71

La conclusione, in forma di sintesi, di questa parte del discorso (


4 r. 26): Dio, che possiede la techne corne nessun altro, in grado di
conoscere le singole costituzioni individuali (faOaELs) e dunque di
applicare (rrpoaa:yELv) - sono ancora termini tecnici della medicina con scienza (TTWTT]6vws) le terapie adatce a ciascuno, c al momento
opportuno: la formulazione T( XPJ Ka( TTOTE KaaT(\l TTOLEV assolutamente tecnica.
Una volta posto il quadro interpretativo generale seguono due similitudini ( 5), presentate in parallelo ma di fatto una subordinata all'altra.
Come dunque il medico (warrEp o laTp6s) provoca dolori ed infiammazioni portando in superficie, mediante l'uso di opportuni farmaci, un male che nascosto nella profondit del corpo con l'intenco di
estrarlo dal corpo ( Els ~ciOos ... To KaKo Kf:XWPTJK6Tos ... Els T}v
m<j>avELav KEL Kat marrrnL T}v T]v) - ed quello che si vede
in maniera eclatante nel caso dei pazienti che sono affetti da rabbia cosl Dio (oi.hws o 0E6s) porta in superficie e rende manifesta il male
che nascosto nella profondit dell'anima 20
Anche nell'illustrazione dell'esempio dei pazienti affetti da rabbia la
terminologia che Origene usa tecnica, e crova precisi confronti in un
passo dei Theriaca ad Pisonem in cui Galeno (XIV 279 ss. K.) dice di
aver trovato un particolare farmaco che attira dalla profondit del corpo
cio che ha la propriet di distruggerlo (K To ~aOous marraUT]Tat To
8La<j>0Eipm BuvaEvov, ibid. 280), ed in cui prescrive una terapia molto
lunga, di almeno 40 giorni, che consiste nell'allargare e tenere aperta la
ferita praticando un'incisione circolare che eviti la cicatrizzazione perch
dalla ferita possa uscire il veleno (l6s).
Origene prosegue: Ecorne il medico (WaTTEp o laTp6s) in questi casi
proclama: "provochero infiammazioni e gonfiori in queste parti che sono
sane, e cerchero di provocare attraverso di esse la espulsione di un apostema doloroso", e queste sue parole sono accolte favorevolmente da
colora che sanno di medicina, ma non piacciono a chi non ne sa e ritiene che compito della medicina sia sic et simpliciter guarire, cosl le parole

20 Qucsta parce corrisponde perfeuamente al cenorc di Phil. 27,9, anche nella scelta di
un preciso lcssico tccnico; qucllo chc Il c' in pi - ed in perfetto accordo con la effettiva
pratica mcdica - la osservazionc chc la csaccrbazionc del male ha Io scopo di porcarlo allo
scopcrco cd prcliminare alla succcssiva terapia ('iva n TOTo n')v ~ijs- rrayaY(l OE
parrflav ), si tratta dunquc di un procedimento terapcutico e al tempo stesso diagnostico.
E gli cscmpi traui da Dt 8,2-3 c da Gb 40,3 (8) van no in qucsta stcssa dire-liane.

72

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

di Dio (othws 6 6E6s) indurir il cuore del Faraone sono parole di


medico che si accinge ad intraprendere una terapia che consiste nel1' esacerbare i sintomi, allo scopo di porcare in superficie un male
nascosto, in vista della salvezza del Faraone. E chi intepreta in questi
termini le parole di Dio 21 non avr parole di biasimo per la sua condotta, ma riconoscer la sua bont. In questo modo Origene riprende
il tema dei primi paragrafi e dimostra la bont di Dio, contro l'interpretazione gnostica.
Non solo, aggiunge Origene sviluppando in tutte le sue implicazioni
le possibilit della similitudine, Dio si preoccupa della salvezza del suo
popolo (e di quegli Egiziani che Io seguirono), ma la salvezza stessa del
Faraone che in gioco 22 E per questa via divengono perfettamente
comprensibili anche la collera ed il furore di Dio, che sono a loro volta
strumenti cerapeutici (T TTpoay6Eva TTo TO 6rn 7,34) cosl frequentemente attestati nelle Scritture 23
La figura di Dio corne technites, che ha la scienza del suo operare, di
nuovo in opera in PA III 1.
Qui l'analisi del passo dell'Esodo avviene su due versanti: prima ( 8}
Origene discute la natura del Faraone, e confuta la tesi secondo cui il
Faraone sarebbe di natura terrestre, quindi ( 9) discute la interpretazione di quanti sostengono che da questo episodio risulti che Dio non
giusto n buono 24

21

In Phil. 27,12 Origene contrappone la sua esegesi a quella leccerale degli gnoscid

(Til TTpoXdfXll M~fl oou>.dlflv).


22 1 quaccro Taxa nell'ulcima frase del 5 secondo Junod (in Origne, Philocalit 2127... , dt.), 115, sarebbero descinati, piuttosto che a segnare l'incertezza di Origene, ad

attenuare l'effecco di sorpresa che quesca interprecazione audace non poteva mancare di
provocare; vedi gi Hari, La mort sal11tairt... , de., 262 s.
23 Si crana di un'idea dell'apologetica giudaica e si spiega anche in ambience giudaicocrisciano a fronte delle obiezioni gnosciche nei confronti del Dio dell'Ancico Tescamcnto;
la morte salutare inviata da Dio per punire i peccaci, vedi anche Hom. in Ltv. 14,4: deve
craccarsi anche in questo caso di una escgesi giudaica: cosl Hari, La mort sal11tairt.. . , de.,
267 s. e Junod (in Origne, Philocalit 21-27.. ., de.), 117 che evidenzia il riferimento di
Origene alla sua fonte al'Ebreo.
24 Per una analisi della tecnica argomentaciva in PA III 1 cfr. U. Berner, Unttrmch11ngtn zur Vtrwmdung dts Synkrttismus-Btgriffis, Gotcinger Orientforschungen 2, Wiesbaden 1982, 152-172; in particolare, 160-166. Berner interessato all'individuazione della
scrumcmazione recorica di Origene e alla compresenza nei suoi scricci di argomenti che si
fondano sulla fede con elemenci di oRacionalisierung.

LA PRATICA TERAPEUTICA COME PARADIGMA

73

La linea esegetica che Origene sceglie cumulativa; inizia con l'illustrazione di due paradeigmata: la stcssa pioggia che cade su terreni diversi e favorisce la crescita di piante diverse, domestiche e selvatiche utilizzando un paradeigma paolino e citando espressamente Paolo 25 ; il
sole che ha effetti divcrsi, dissecca e rende molle 26 ; Origene ammette
poi anche la interpretazione sulla base dell'uso comune (gi incontrato
nella Filocalia), insistendo sui fatto che si deve considerare l' ethos di
colui che parla, ed appoggiandosi di nuovo ad una esegesi paolina 27
Un terzo argomento ( 12) introdotto con una formula che ricorre
anche in Phil. 27, 6" 28 : Poich qualcuno puo ritenerc non persuasive e
forzate queste interpretazioni <e poco solido l'argomento tratto dall'immagine dell'apostolo> vediamo anche nei profeti ... . 1 profeti hanno invocato l'intervento e la punizione di Dio, ma Dio a volte interviene con
lentezza per permettere (anche agli stessi peccatori) una diagnosi palmare dei loro ethe che la premessa della terapia, e il riconoscimento,
da parte del peccatore, della necessit dell'intervento terapeutico di Dio.
Qui Origenc insiste, servendosi del confronta con la prassi medica,
sull'accettazione della terapia da parte del paziente; il non intervento di
Dio crea le condizioni perch il peccatore deponga presunzione ed orgoglio, perch l'intervento del medico venga invocato e riconosciuto
corne efficace. la stessa tematica che nella Filocalia veniva introdotta
per 1' esegesi di Osea.
Il comportamento di Dio fondato su di una 0Ela Kplcns ed oK
aoyos ( 13): toma, introdotta con le stesse parole del capitolo 27 della
Filocalia, la similitudine cosl i medici ... cosl Dio: qui prevale il tema
della lunghezza della soluzione terapeutica rispetto a quello, pur presente, della ingravescenza del male provocata dal medico; corne il medico,

Eb 6,7.
Un confronto con l'azione del sole anche nel passo relativo al Cantico dei Cantici
che costituisce il 13 di Phil. 27: il sole, che bianco e splcndente, rende neri. La Hari,
La mort salutaire... , cit., 261, osserva chc questi confronti hanno sullo sfondo un'intcrpretazione non attiva del verbo indurire; non Dio che indurisce, ma il Faraone che pcr
la sua natura diventa tale, indipendentcmcnte da una azione particolare di Dio nei suoi
confronti.
27 Rm 2,4 ss. Non direi, corne vorrebbe Berner, Untenuchungen ... , cic., 163, che quesco tipo di argomentazione sia riconducibile alla pratica di Ariscotele che raccomanda di
spiegarc un concerto anche cenendo conto dell'uso linguistico comune.
28 Ma forse coloro che leggcranno queste parole le troveranno non persuasive, pensando che quello che abbiamo detto sia forzato ... vediamo dunque se si puo climinare
quesc'elemento di non pcrsuasivit e seguono esempi delle Scritmre.
25

26

74

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

quando sospetta che un veleno si nasconda nella profondit del corpo,


sceglie una terapia che punta alla certezza e stabilit dell'esito e lascia che
per un lungo periodo di tempo permangano la infiammazione e la malattia, cosl anche Dio permette che i semi del male che sono nascosti in
profondit, e che si sono radicati per la rrascuratezza (na) del
peccatore, siano lasciati venire alla luce per essere poi vomitati: la guarigione sar in questo modo pi salda e non solo apparente, e sar possibile la rigenerazione 29
Il riferimento al veleno (l6s) nascosto ne! profondo evidentemente
presuppone il modello della terapia della rabbia che descritto dettagliatamente nel passo di Phil. 27, ma il contesta gencrale in cui ora
Origene impiega questo motiva diverso, e l'uso del riferimento al veleno meno preciso e pi metaforico. Ovviameme non si possono fondare su questo questioni di priorit, anche se il maggiore sviluppo dell'esempio nell'estratto della Filocalia ne fa qualcosa di autonomo, corne
qui non . Per l'importanza che si d al fattore tempo a qualcuno sembrato di vedere qui una ripresa della tematica (e degli argomemi) del De
sera numinis vindicta 30 ; anticipando i risultati di una analisi pit1 dettagliata che seguir, credo che si debba consentire con A.M. Malingrey 31 ,
la quale proprio su questo punto della pazienza e della lentezza della
giustizia divina ha riconosciuto tra Plutarco e la letteratura giudaicocristiana moite affinit di tratti, ma tradizioni, e soprattutto lessico,
totalmente diversi.
Il paragrafo 14 introduce una nuova similitudine, quella di Dio corne
agricoltore 32 , che aspecta il momento opportuno per seminare, e si
chiude con una formulazione parallela e ricalcata su quella conclusiva di
Phil. 27 9: c<lnnumerevoli infatti sono le nostre anime, ed innumerevoli i loro caratteri, e numerosissimi i movimenti, i propositi, i progetti,
gli impulsi (T KLV)arn Kat al rrpo8fons Kat al m~oal Kat al bpai) 33 ; di tutto questo uno solo l'ottimo amministratore (olKov6os),
29

La redazione di Rufino in quesco punto accentua la descrizionc dcgli aspctci pacolo-

gici.
Boscock, Medical Theory .. ., cic., 195 e nn. 24-25.
A.M. Malingrey, Les dlais de la justice divine chez Plutarque et dans la littrature
judto-chrtienne, Acces du VIIIe Congrs G. Bud, 1968, Paris 1969, 542-550.
32 Crouzel-Simonecci rimandano a C. Cels. IV 69 dovc ricorrono in succcssione il
confronto col medico e l'agricolcore (che conosce i kairoi); ma, a parce la comprescnza
delle duc cemaciche, ncllo specifico Il si cracca piuccosco di mcdicina che non del medico.
33 Qucsca ccrminologia, chc non compare ncll'escracto di Phil. 27, probabilmence
influenzaca dalle osservazioni del capicolo inizialc di PA III I, chc csamineremo piii avan.io
31

LA PRATICA TERAPEUTICA COME PARADIGMA

75

Dio, che conosce i tempi e le medicine adatte, e le vie della terapia (Kal
TOS' KatpOS' f'ITLTCIEVOS' Kal T ap6(0VTa f30110Ttam KaL TS'
ywys Kal TS' 68ous): corne corollariodi questa osservazione Origene avanza l'ipotesi che la morte del Faraone non sia la sua condanna
ma l'inizio della sua salvezza.
Nel 15 ritorna al tema principale, che quello della consapcvolezza
del peccatore, che si deve volontariamente rivolgere a Dio corne il paziente al medico, e dopo un breve excursus polemico sulla identit della
figura di Dio nell'Antico e Nuovo Tcstamento, nel 17 di nuovo Origene insiste sulla necessaria collaborazione tra uomo e Dio che si puo
attuare solo se Dio interviene con lentezza, quando l'uomo, corne il
malato, ha sperimentato il dolorc e la gravit della malattia (del peccato).
Spero di essere riuscita a mostrare, parafrasando e metcendo in evidenza il fi.Io della argornentazione di Origene 34 , corne la pratica medica offra
ad Origene un modello cornplesso e versatile per la interpretazione del
cornporcamento di Dio. Il medico, corne l'agricoltore, possiede una
episteme, sulla base della quale giudica (Kp(vn) ed agisce razionalrnence ed
in visca del conseguimento di un fine che buono; applicando il paradigrna di Dio corne medico Origene occiene il doppio risultato di relegare
tra gli ignoranti (vrnLan'lovES') coloro che biasimano l' operare di Dio
e di crovare una giuscificazione per intervenci apparenternente incornprensibili e violenti. Queste due rnotivazioni sono richieste dalla polemica
antignostica. ln positivo la relazione rnedico-paziente configura il rnodello di una collaborazione che nasce dopo un fiducioso riconoscimento
della necessit e della forza dell'intervento di Dio a soccorso del peccatore, divenuto consapevole ormai che il male non si cura senza l'imervento del medico, che la cerapia del peccato lunga e dolorosa 35
ti. Pcr i duc tcrmini rrp66E<HS' cd iml3o>--~ cfr. B. lnwood, Ethics and Human Actio11 in
Early Stoicism, Oxford 1985, 231-233.
34 Su qucsco cerna si vcda anche W.J.B. Boyd, Origen on Pharaoh's hardmed Heart: A
St11dy ofjustification and E/ectio11 in St. Patti and Origen, in uSmdia Pacristica VII/ 1
(Texte und Untersuchungen 92), Berlin 1966, 434-442.
J$ Questo motivo staco rilevato anche da Bostock, Medica/ Theory .. ., dt., 195 e n.
27 (che rimanda a PA Il 7,3). Berner, U11tersuchu11gen ... , cit., 170 vede in tutto il primo
capitolo di PA III la presencazione di una synergistische Lehre di liben dcll'uomo e
provvidenza divina, che in pane una ripresa della Pronoia und Paidcusis di H. Koch
(Pronoia und Paudmsis. Studien ber Origenes 11nd sein Verhii/mis z11m PlatonismttS, BerlinLeipzig 1932). Un parallclo pcr questo aspecto della richiesca di terapia in Teofilo di Antiochia, Ad Autolyc11m I 7-8.

76

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

La pratica medica spesso addotta dagli autori greci corne modello di


varie aitre attivit, a partire da Platone: poich il De sera numinis vindicta di Plutarco stato chiamato a confronto 36 per illustrare il testo di
Origene, sar bene esaminare pi da vicino le strategie argomentative di
questo testo. In esso troviamo, corne punto di partenza (549e-550c) per
la discussione sui problema della lentezza della punizione divina, che
l'esempio della pratica medica - assieme a quello della musica e dell'arte
militare, a cui pero si fa solo cenno, e a quello di certe norme giuridiche
- fornisce, a chi si accinga a parlare correttamente e piamente di dio, un
modello di comportamento: come chi iTEXVOS', fondandosi su opinioni e congetture (rr 86eTJS' Kal rrovolas-) non in grado di giudicare la dianoia di chi possiede la techne, e dunque non si permette in
quanto idiotes 37 , di giudicare il medico perch ha praticato una incisione o una cauterizzazione 38 oggi e non ieri, pi tardi e non immediatamente, nonostante che questo comportamento gli possa sembrare rrapaoyos- (550b detto pero del contenuto di alcune leggi) 39 , cosl si deve
ritenere che dio, che conosce meglio di chiunque altro il kairos (n'w
Kmpv d8ws- dpwrn 549f 6), applichi la punizione corne un farmaco,
nella quantit e nei tempi opportuni per ciascuno: (K6amv) ouTE 1:y0oUS' Tpov KOLVOV OTE xp6vov va Kal TOV aTOV :TTl TTQVTWV
xouaav (550a 2). Qui vi sono gli stessi elementi di Phil. 27,4: la terapia
corne terapia dei singoli, il sapere del medico corne conoscenza (:m an'JTJ, 550b 2) del kairos, del tempo, della qualit, della quantit (ancora, seconda le parole di Plutarco, TO T6TE Kal TTWS' ml XPL
rr6aou); l'opposizione tra conoscenza vera, che possesso del technites, e
la opinione infondata dell' idiotes 40

Cfr. Boscock, Medica/ Theory .. ., cit., n. 29.


Plutarco assume qui l'opposizione (tSiwTllS'ITfxvlTTJS') tradizionalc nclla cultura
grcca cd elaborata gi nel V sec.
38 lncidcre e cauterizzarc, ragliare e bruciare, sono le duc operazioni violente per eccellenza fin dai pi anrichi resri ippocratici c nella prarica rcrapcurica anrica, cfr. V. Di Benedecro, // medico e la malattia, Torino 1986, 170 s., e cosrituiscono una sorra di formula
fissa; essa srara usara da Origene anche in Hom. in Ez. 5, 1 (gi noraco da Bosrock, Medica/ Theory ... , cit., 194 n. 21) e in Proclo, pcr cui cfr. infta , p. 79 e n. 45.
39 La apparente incomprensibilit di certe norme giuridichc illuscrara con cscmpi del
diritro di Sparra, di Roma, delle leggi di Solone: evidenrcmcnrc c' un repcrrorio aggiornaro di esempi celebri per illuscrarc la illogicir di ccrti fenomeni chc richiedono una conoscenza pi profonda di quanro risulra dalle apparcnzc.
40 ln quesco senso sono anche le osservazioni a 562c non siamo in grado di comprendcrc le cause pcr cui mcglio che ad alcuni sia concesso di conrinuare a commettcrc in36

37

LA PRATICA TERAPEUTICA COME PARADIGMA

77

Come in Origene, in Plutarco troviamo anche un accc:'nno all'agricoltore che sa distinguere e giudicare (6 8 (3ETLWV Kpl TllS) i tcrreni
(552c 3 ss.) ed attendere il tempo del raccolto.
E ancora: il concerto che le terapie sono spesso dolorose viene illustrato da Plutarco con un esempio affine a quello chc troviamo in Origene; per un popolo la tirannia o un governo oppressivo sono uno strumento di purificazione, dunque dio lascia che l'oppressione e la tirannia
continuino fi.no a che il popolo non si sia purificato c non abbia conseguito la guarigione (553a). Queste considerazioni inducono a crcdere,
dice Plutarco, che la punizione applicata al momento e ne! modo opportuno sia da prcferirsi alla punizione improvvisa ed immediata (553d).
Sto qui estrapolando solo gli elementi comuni ad Origene, ma la articolazione degli esempi in Plutarco molto pi ampia e la tecnica dcll'accumulo di argomenti pesantissima.
Esempi di pratiche terapeutiche, anche qui accumulati e veramente
eterogenei, tornano nella sezione destinata alla trattazione della punizione che si realizza all'interno del ghenos sui discendenti, una apparente
forma di ingiustizia (559e-560a). Non giudichiamo ingiusto, infatti,
dicc Plutarco, che pcr curare un dolore dell'anca si cauterizzi il pollice,
n che per affezioni del fegato si scarifichi !' epigastrio, n che si curi la
debolezza delle unghie dei buoi ungendo loro le corna o infine che si
incida una vena per curare una oftalmia: la pratica terapeutica (che non
appartiene tutta alla medicina razionale, anzi introduce elementi eterogenei) ci fornisce gli strumenti pcr accettare la dislocazione locale dell'intervento terapeutico, analogicamente dovremmo dunque accettarc
anche la dislocazione temporale dell'intervento della divinit.
Il paradigma medico sancisce dunque in Plutarco la razionalit (e
la imperscrutabilit per l'uomo) delle ragioni dell'intervento della divinit 41 , giustifica la variet dcgli imervcnti in relazione alla varict degli
individui, in senso proprio o pi ampio di intere collettivit, ed infine

giuscizia, menrre altri sono soppressi quando ancora soltanto la meditano: cosl alcuni farmaci non giovano a coloro che sono malaci, ma sono cfficaci per alcuni che, pur non cssendo malati, sono per in una simazione pi pericolosa di quclla in cui si trovano i primi. Bostock, Medical Tluory .. . , cit., 193 s. e nn. 19-20, osserva che fin da Ippocrate
diffcrent trcatments and different diets were neccssary for different individuals, e cita i
passi di Origene chc si appoggiano su questa domina (PA II 11,7; Hom. in Num. 27,1;
Hom. in Ez. 3,8).
~ 1 Cfr. Malingrey, Les dlais ... , cit., 549.

78

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

offre uno strumento per l'interpretazione in chiave analogica della punizione che si realizza sui discendenti all'interno del ghenos.
Anche qui si osserva la versatilit del paradigma medico e la molteplicit dei suoi impieghi. Mi sembra pero necessario sottolineare anche che
Plutarco utilizza gli argomenti medici rra moiti altri, e che il paradigma medico, pur fornendogli argomenti di un certo peso, non costituisce
il nerbo della dimostrazione n ha un ruolo privilegiato.
E soprattutto, il paradigma medico agisce nello scritto di Plutarco per
fornire norme per la comprensione delle operazioni di dio; manca del
tutto l'elemento, che in Origene cosl importante, della richiesta di
terapia, della diagnosi del male, del processo di conoscenza che deve
precedere l'intervenro, della terapia assuma nel momento culminante del
male, della consegna fiduciosa di s nelle mani del medico e del rapporto di collaborazione rra medico e malato. Tutti elementi che sono
tipici e caratterizzanti la medicina greca, ma che sarebbe assurdo tentare
di estrapolare da un solo testo che tutti li conteneva.
Molto pi tardi, i Dieci problemi relativi alla Provvidenza di Proclo,
che si ritiene dipendano in gran parte da Plutarco 42 , offrono ancora
qualche elemento di riflessione sulla possibilit di ricostruire uno stemma delle fond.
Nella risposta al problema VIII 51 43 sulla lentezza della punizione
divina, Proclo dichiara che un intervento immediato (mox) non sarebbe
proprio di una buona techne (artificiale, TEXVLK6v): Io mostrano i giudizi
dei medici veramente tali i quali dunque non considerano solo le malattie ma anche i diversi tempi in cui curare, e sanno attendere e non fanno violenza aile malattie che non sono ancora mature 44; e dunque non
si deve dare un giudizio non tecnico di un procedimento che tecnico
(corne i non musici non discutono di musica). I.:elemento che Proclo ha
in comune con Plutarco, e con Origene, quello della medicina corne

42 Si veda da ulrimo D. Isaac, nell'Introduzione alla sua edizione per Les Belles Lettres,
Paris 1977, 45.
43 L:edizionc curata da Isaac, presenta in appendice il testo greco di lsacco Comneno
Sebastocrator, un rifacimento, in moiti pumi molto fedele, del testo di Proclo che in
qualche caso ne migliora la comprensione rispetto ai dati della rraduzione latina.
H Manifestant medicorum iudicia eorum qui ut vere talcs et non passiones solum,
sed et tempora consideramium in qui bus singula curari volunt, et cxpectamium illa ... et
non cogemium animas obviis (dTTevavTlms-, sed dTTETTaVTotS' legendum, cf. Isacco Comncno), ur aiunt, egritudinibus, dicemes curationum esse tcmpora.

LA PRATICA TERAPEUTICA COME PARADIGMA

79

ars, ma la lettera del testo diversa: qui si gioca sui concerto di maturazione della malattia che non compariva negli altri due testi. Proclo
utilizza inoltre il paradigma della medicina per istituire una scala di valore tra malattia - e conseguente terapia - del corpo e dell'anima (in una
prospettiva platonica, e con una ripresa tesruale di Platone): la malattia
dell'anima pi grave e la sua terapia, dika appellata, omnium medicinalium artium est enter magis arrificiosa (TEXVLKOTciTT)v) palam ... . Ma,
maioris autem anis non delectari alios velocitate operationis; l'aspetto
spettacolare della medicina che opera pi in funzione del pubblico, e del
successo del medico, che in funzione del malato un altro motivo topico nelle polemiche tra i medici: esso evocato qui per la piit importante
delle terapie, quella dell'anima. D'altra parte un'anima che non viene
punira immediatamente soffre perch permane in una siruazione contraria alla sua natura; lasciare un'anima ne! bisogno e nell'attesa di terapia pi doloroso che punirla, corne per un corpo lasciare sviluppare
un male che richiede incisione e cauterizzazione pi doloroso dello
stesso subire l'incisione e la caurerizzazione 45 ; colora che apparentemente Dio lascia impuniti soffrono di pi, e dunque sono in realt
puniti maggiormente 46
Al 55 Proclo propone una nuova interpretazione del problema del
ritardo della punizione 47 : troveremo una soluzione per il nostro problema se riflettiamo sui senso delle parole secondo cui Dio distingue
habitus animarum ed inoltre se consideriamo che egli le determina,
secundum dignitatem ... in punitionibus omnibus quanto et quali et
tempore (T4) TT00"4} TE Kal T0 TTOL0 Kal T4) xp6vcp). Qui, pi esplicitamente che non in Plutarco, c' infine un elemento che importante
in Origene: la saziet del male; non forse opportuno attendere la saziet, quando repleto (rroTTTJa6dcnis) habitu hiis que secundum ipsum operationibus punitio locum habebit, post maturationem (cp>.qovTiv) et akmen superinducto supplicia? E ritorna il motiva tematico
della maturazione che va insieme a quello della akme 48

Sectiones et adusciones medicorum ritornano al 56,24.


Variazioni su questo tema per tutto il 53; seguono esempi che sono anche in Plutarco e la conclusione che megalopathcia (id est magni paticntia) doccor impassibilitatis
est (aKpoOu[a f&ioKa>..as rra6las foTt).
47 portet enim in nobis ignotis plures recogitarc eorum que fiunt causas, aliis secundum aliam faccis. Anche qui vale la tecnica dell'accumulo delle spiegazioni.
48 Il 59 (problema IX, sulla punizione divina che si attua nellc gencrazioni successive) ripropone infine l'escmpio dei medici chc curano le anche con una caucerizzazione sui
45

46

80

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

Dunque l'esame dei testi di tre autori cronologicamente abbastanza


lontani mostra che quello del confronto con la medicina un rema ricorrente, e rrattato variamente; esso ha una tradizione retorico-filosofica, non direttamente medica: probabile che anche Origene abbia ripreso un tema scolastico, comunque selezionando i materiali ed elaborandoli seconda le sue esigenze.

E ancora, nell'ambito delle possibili mutuazioni da un dominio di


pertinenza comune alla riflessione filosofica e medica, vorrei aggiungere
qualche annotazione a proposito della sezione che in PA III l, 2-5 introduce e fonda la domina del libero arbitrio. I 2-3, in cui Origene
utilizza una classificazione, una scala degli esseri, sulla base dell'origine
del movimento, hanno un riscontro abbastanza preciso in De orat. 6,
1-2 49 Al livello pi basso si collocano gli esseri che sono mossi dall'esterno, poi seguono gli esseri che hanno in s (v auTOs) l'origine
del movimento; e la distinzione tra i movimenti peculiari a ciascuno dei
vari livelli (piante, animali, uomo) fatta per mezzo di preposizioni (esseri che si muovono e, drr6, f'aimllv); ai vari movimemi corrispondono diverse facolt (sensazione, logos) che producono diversi impulsi
(d<f>opa(, <f>avrncrtm); in cima alla scala sono collocati gli esseri razionali, che hanno la facolr di giudicare, di discinguere le <f>avrncrtm, e
dunque di decidere se assecondarle oppure no. I due passi di Origene,
insieme ad un passo di Clemente Alessandrino (Strom. II 478 Pott =
SVF II p. 205, fr. 714) e ad una testimonianza pi tarda di Simplicio
(ln Cat. 306, 18 Kalbfleisch = SVF II p. 161, fr. 499), sono entrati a far
parce della raccolca delle cestimonianze sulla fisica e la psicologia della

laco opposco (ex opposico adurum, ma Isacco Comneno ha Tov dvTlXHpa 1<a(01xn),
curano il fegaco incidcndo (ooaouatv) l'epigastrio, e gli zoccoli ungendo le corna: bisogna infatti agire sugli organi che dcvono essere curati non a panire dagli organi vicini
ma da quelli simpnteticnmente connessi agli organi ammalati. Troviamo Io stesso set di
esempi di Plutarco, appcna un po' ridono, ma una intcrpretazionc totalmeme nuova: la
simpatia tra gli organi che analoga alla simpatia (aurrllfta) all'imcrno del ghenos.
49 Per l'analisi del ccsco ed il confronro con PA cfr. Ph.J. Van Der Eijk, Origents' \lrteidigung des Freien Willens in De oratione 6. 1-2, VigChr 42(1988)339-351. Pcr le fonti
egli rimanda, 349 n. 14 a B. Darrell Jackson, Sources ofOrigen's Doctrine ofFreedom, ChH
35(1966) 16 ss.; E. Osborn, The intermedinte tuorld in Origen's On Prayer, in Origeninnn
sec11ndn, Roma 1980, 98.

LA PRATICA TERAPEUTICA COME PARADIGMA

81

stoicismo ancico 50 : essi costicuiscono un set di testimonianze omogenee


anche se, corne capita spesso, non perfettamente coerenti nci dettagli 51
Origene fa riferimento ad uno schema dei diversi tipi di movimenco
e della scala degli esseri, ed evidentemence vi si attiene fedelmente, tenendo anche conto di alcuni punti che, ne! quadro generale della dottrina che egli sta delineando, non Io inceressano diretcamente, il caso
della rhysis 52
Yale forse la pena di segnalare ancora una testimonianza di quesca
dottrina che sfuggita agli studiosi perch non sistematica, ma che per
questo interessante, in quanto dimostra la facilit con cui Io schema
poteva essere impiegato, e riconosciuto, nell'ambito di una trattazione
di alto livello, si intende. Galeno ha utilizzato Io schema di classificazione degli esseri sulla base del movimento e delle facolt ad esso connesse per giustificare una presunta incongruenza cra un passo del Timeo
ed il resto della produzione platonica sulla sensibilit delle piante. Nello
scritto edito da Khn corne De substantia facultatum naturalium (IV
757-66) 53 , distinguendo quanto neccssario conoscere per la pratica
medica da quanto invece richiesto da una conoscenza filosofica pi
precisa (KpL[3fis) ed destinato ad essere detto in contesti di discussio-

50 Qucsto dovmo spccialmence alla presenza dei cermini hexis, physis, chc sono propri della fisica stoica; l'Anonimo Londincsc (cd. H. Dicls, Supplcmcnmm Ariscotclicum
III 1, Berlin 1893) tramanda - nclla sczionc in cui discute le apophorai - una osservazione relativa alla diversit di comportamemo tra una pianta viva ed un pezzo di lcgno rcciso dalla pianta, osservazione che ha un corrispondcnte in De orat. 6, ed usa la stessa terminologia: cfr. XXXIII 5 Kat il dir lf>oows LOLKouvwv.
51 Pcr la analisi di questi testi si veda lnwood, Ethics and H11man Action ... , cit., 18-27.
Inwood ritiene che le tcstimonianze di Origcnc siano quelle chc mcglio riflettono la organizzazionc del discorso nello stoicismo antico.
52 PA III 1,2 (196.6-7) ilirE1Jp~a6w 8 vv To Myou T KlVllOlV Mynv n'}v pootv
T<iiv aw<hwv; su questo fenomcno cfr. Anon. Lond. XXII 8 ss.: da tutti i corpi cscono
in cominuazionc dcgli cffiuvi, pi abbondanti dagli csscri dotati di psyche chc dagli apsycha, a causa del calorc e del movimento: scguono csempi tratti dal mondo dcgli csscri
inanimati, dalle piante, dagli animali (irrazionali) per arrivarc alla dimostrazione che
apophorai cmanano anche dall'uomo. Il termine tecnico rhysotes. La stessa teoria attcstata dal commento al Teeteto, BKT Il, col. 71. Non sono in grado di dire se le divcrgenze
nella presentazione della dottrina tra PA e De oratione sono cali da far pcnsare ad un approfondimcmo del cerna da parte di Origene, corne vorrebbc Van Der Eijk, Origenes'
Verteidigung des Freim Willens .. . , cit., 347 s., ma preferirci anribuirlc ad una divcrsa strategia argomemativa.
53 Un frammento del De suis placitis, ora noto anche anraverso una traduzione latina
che sta per essere pubblicata nel CMG da V. Nutton.

82

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

ne pi ristretti, Galeno amibuisce (p. 759) alle pianre l'origine del


movimento in s (v auTos) e la sensazione di ci che loro proprio
o non proprio; gli animali hanno in pi, rispetto alle piante, i sensi, il
movimento dell'appetito (Ka0' pJv KLVT)aLS') e le facolt di attirare,
secernere, di ricenere e di modificare, che sono facolt fisiche, non psichiche, sottolinea Galeno. E pi oltre (p. 765) Galeno ribadisce che
Platone ha ragione di dire che le piante sono dotate della sensazione
delle cose che sono loro adatte o non adatte, e che per questo corretto
chiamarle animali ((4ia), c insieme giusto non privarle del movimento
aiJTwv. Dai tono della discussione si evince che Galeno fa uso di un
patrimonio di nozioni generalmcnte accolte con le quali si presume
familiarit.
Dalla riflessione medica, corne ha recentemente ribadito S. Schroder 54 , dipende anche in gran parte la sistcmatizzazionc delle teorie delle cause che strettamente connessa a quella dell'origine del movimcnto e del determinismo. Questo un problema di portata pili generale
che, per quanto si riferisce aile fonti di Origene, il qualc usa l'espressione alT(a aTOTEJS' (PA III l, 4, 199.3), penso non possa essere approfondito qui al di l del giusto riconoscimento di una particolare affinit con Clem. Alex., Strom. VIII 9 (= SVF II 119, fr. 346) 55 Mi
preme invece sottolineare corne tutto il discorso di Origene, in positiva, cenda a valorizzare in questa sezionc del tcsto, il lungo processo di
educazione che premessa necessaria per l'esercizio del giudizio (Tc\)
rr.X.dova a0fiarn .vEL.TJ</>6n Kal ]UKTJK6n, ... 6 Myos- ... laxupo1TOLTJ0ds Kal Tpa</>ds Tfj E.X.fin;i Kat (3Ef3mw0Els TOS' 86yaaw,
4, 199.7 ss.) 56 ; il logos paideutikos secondo Origene, fa fronte alla
prcsunra, e vanamente invocata, debolezza della costituzione naturale (
5, 200.5-6), l'esperienza dimostra infatti la possibilit di modificare
(addomesticare) le nature pi selvatiche e la possibilit della degenerazione di quelle pi equilibrate; questi fenomeni vengono analizzati in
relazione con le diverse et dell'uomo ( 5, 200.7 ss.). Anche questa
paideia fortemente intessuta di problematiche che sono proprie della
riflessione sulla dietetica del corpo e dell'anima che comincia a definirsi
con chiarezza in Platone e che arriva, attraverso i pili vari canali, fino a

54 Philosophische und medizi11ische Ursachensystmuttik 1111d der Stoische Determinismus,


Promerheus 15(1989)209-239; 16(1990)5-26; 17(1990) 136-154.
55 Schrodcr, Philosophische u11d medizinische Ursachensystematik... , cit., 215.
56 Si ricordi la amela in Phil. 27, 13.

LA PRATICA TERAPElfflCA COME PARADIGMA

83

Galeno 57 Anche questi sondaggi mi sembrano in sostanza confermare


quanto risulta dalla prima parte dell'indagine: Origene conosce ed usa
materiali e tecniche argomentative che sono state elaborate dalla indagine filosofica greca e ne fa uso articolando i vari elementi in maniera
indipendente e costruendo il suo discorso in maniera totalmente autonoma dalle fonti.

57 Cfr. G. Wohrlc, Studim zur Theorie der amiken Gmmdheitslehre, Hermes Einzelschrift, Heft 56, Stuttgart 1990, in parcicolarc 194 s.

L'interpretazione origeniana di Mc 4, 10-12:


aspetti e problemi della difesa del libero arbitrio
di Adele Monaci Castagno

ln Perl Archn (= PA) III l, 7 1, nel novero dei passi scritturistici che
sembrano minacciare il libero arbitrio, compare un solo passo preso dai
Vangeli. Si tratta della risposta data da Ges a chi gli chiedeva corne mai
egli parlasse in parabole ai molti 2 : perch - egli replica - pur vedcndo non vedano e pur ascoltando non intendano e non comprendano, affinch non si convcrtano c non sia loro perdonato. Nel punto
previsto dal piano del trattato, Origene affronta l'cirrooyta 3 della dura
risposta del Signore; al commento di tale sezione del PA ed ai problemi
da essa suscitati in relazione al cerna delle caratteristiche della polemica
antieretica ed al tema della preesistenza delle anime, dedicata la prima
parte del mio contributo. I..:analisi dell'interpretazione dello stesso episo-

1 Nell'articolo ho utilizzato le seguenci abbreviazioni dei titoli delle opcrc origcniane:


PA = Peri Archon; Co.Io = Commento al Vangelo di Giovanni; Co.Mt. = Commmto al
Vangelo di Matteo; Co.Mt.S. = Serie (lat.} del Commento al Vangelo di Matteo; Co.Rm. =
Commmto a/l'Epistola ai Romani; C.Cel. = Contro Celso; Dial. = Dialogo con Eraclide; Ho.
= Omelia (tale abbreviazionc seguita dall'indicazione del libro della Bibbia commcntato
dall'omelia stessa); Fil. = Fi/ccalia. 1 passi origeniani - quando non stato prccisato diversamencc - sono seguiti dall'indicazione della pagina e della linea dell'edizione critica
utilizzata, cio Die griechischen christlichen Schrifisteller der ersten (drei) jahrhunderte (voll.

1-XII).
2 PA III 1,7, p. 205,8. Si noter che qui la citazione secondo il testo di Marco, cui
pcro l'esegeta sovrappone un particolare piuuosto rivelatore di quello che sar uno dei
punri principali di rifcrimento della sua csegesi. Infatti l dove Marco usa l'espressione TOLS'
l~w per riferirsi a coloro cui sono destinate le parabole e Matteo semplicemente tKlVOLS' e
Luca TOLS' OL lTlS', Origene usa J' espressione TOiS' rroLS' che nel suo linguaggio indica
un gruppo ben preciso: i moiti, i simplices, i piccolin costituiscono la gran massa dei fedeli caratterizzata sia da uno scarso progrcsso nclla loua contro il peccato, sia da una conosccnza molto limitata delle verit spirituali. Su questo punto cfr. infra nn. 48-50.
3 PA III 1,16, p. 224,5.

86

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

dio evangelico nelle aitre opere origeniane e l'influenza, che su di essa


ha esercitato l'interpretazione gnostica, ne costituisce la seconda parte.

1. 1. La posizione degli eterodossi


Origene inizia, come di consueto 4, con la messa in scena di un avversario che espone la propria posizione nella forma di un ragionamento
anapodittico che avrebbe scelto uno stoico 5: se colui che ascolta gli insegnamenti nella forma pili chiara si converte in modo da ottenere la
remissione dei peccati e se l'ascolto di insegnamenti siffatti non dipende
da lui ma da! maestro, allora la salvezza o la perdizione non deriva da
costui. Anche se espressa in forma molto rielaborata, pi attenta aile
deduzioni che non ail' esposizione vera e propria, l' esegesi gnostica di Mc
4, 10 e paralleli non completamente ricostruita. Mi soffermero su questo punto pi avanti; per ora mi limita ad anticipare che dagli scritti di
Nag Hammadi corne dalle fonti eresiologiche emerge che gli gnostici si
erano in effetti serviti delle parole evangeliche; da esse ricavavano l'idea
che Ges avesse trattato le doctrine pi segrete in forma parabolica per
tenerne ail' oscuro colora cui non era destinata la gnosi e con questa la
salvezza 6
Subito dopa, Origene inserisce ne! passa evangelico una cesura interessante; la difesa non gli sembra particolarmente difficile fino all'ultima
frase del v. 12. Fin qui si sarebbe potuto spiegare l'atteggiamento del
Salvatore alla luce della sua prescienza: egli sapeva che quelli di fuori
non sarebbero stati virtuosi e dunque non voleva che ascoltassero le
doctrine pi mistiche. lnvece l'aggiunta affinch non si convertano e
non sia perdonato loro rende la difesa pi difficile 7 Origene non
sembra presentire nessuno degli spinosi problemi che la pericope marciana solleva nella critica contemporanea, e, da un punto di vista let-

PA III 1,8, p. 206, 13; 15, p. 221,9; 18, p. 229,9; 20, p. 234,6.
J.M. Rist, The importance ofstoic logic in the Contra Celsum, in H. Blumenchal-R.A.
Marcus (cdd.), Neoplatonism and early christian thought, London 1981; L. Robens, Origen
and stoic logic, TAPllA 101 (1970)433-444; Origne, Commentaire mr S. jean, par C.
Blanc, t. IV (SC 290), Paris 1982, 382 ss.
< A. Orbe, Parabolas evangtlicas en San Ireneo, 1, Madrid 1972, 25-27 e infra.
7 PAIII l,16,p.224,5.
4

L.'INTERPRETAZIONE ORIGENIANA Dl MC

4, l 0-12

87

terale 8 , non fa alcun tentativo per attutire l'asprezza delle parole di


Ges. Ne trae anzi partita per un primo attacco contro gli eterodossi che
vengono qui accusati di assumere un comportamento incoerente: mentre, per quanto concerne Antico Testamento (= AT), vanno a caccia di
quelle espressioni e di quei passi che rivelerebbero I'esistenza di un demiurgo crudele, per dimostrare che non vi bont nel creatore, trascurano nel Nuovo Testamento (=NT) episodi molto simili corne quello
appunto di Mc 4, 1O. Da una parte, dunque, vi sono gli gnostici che
sostengono la loro tesi in modo irragionevole, dall'altra Origene, che
presenta l'unit del Dio dell'AT e del NT anche corne conseguenza di
un metodo di indagine correttamente applicato. Gi in aitre parti del
PA, ed a proposito dello stesso problema, Origene aveva mosso una
identica obiezione 9 e, del resto, essa gi apparteneva all'arsenale eresiologico. La troviamo, ad esempio, in Ireneo, che cita proprio Mc 4, 10
ss. per dimostrare che nel Vangelo si trovano parole altrettanto dure di
quelle pronunciate nell'AT nei riguardi di Faraone 10 ~osservazione di
Ireneo appare in un contesta di orientamento molto diverso da quello
di Origene, ma, se ci limitiamo al piano argomentativo, l'unica novit
introdotta dall'Alessandrino quella di aver collegato il caso particolare
ad una metodologia pi generale espressa in un linguaggio tecnico.
Origene mostra qui di non perdere mai di vista il carattere per cosl dire
didattico della sua trattazione. Prima di iniziare l'interpretazione dei
passi difficili, egli dice esplicitamente di farlo: affinch ciascuno, a partire dai passi che abbiamo presentato e dopo averne scelto di simili che
gli sembrano negare il libero arbitrio, sia in grado di esarninarne la soluzione 11
Per comprendere a fondo l'interpretazione origeniana opportuno
interrogarsi sulla natura e sui limiti della sua presentazione delle idee
degli avversari, presentazione che non priva di alcune anomalie. Non
si puo non notare ad esempio che l'Alessandrino sembra contraddirsi
nello spazio di poche righe. Dopo aver esposto le obiezioni del suo avversario, e, forse, troppo ansioso di sottolineare la debolezza argomentativa degli eterodossi, rimprovera loro proprio di trascurare quei passi

8 J. Jeremias, Die Gkichnisse ]em, Zrich 1947, 7-1 O; V. Fusco, Parola e regno. La sezione delle parabole (Mc 4, 1-34), ne/la prospt:ttiva marciana, Brescia 1980, 223 ss.
9 PA Il 5,2, p. 134,28.
10 Adv. Haer. IV, 29, 1.
11 PA III 1,7, p. 204,11.

88

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

del NT di conrenuro assai simile a quelli incriminati dell'Antico. E aggiunge subito dopa: Infatti anche seconda il Vangelo, appare che il
Salvatore, corne essi stessi dicono a proposito delle parole precedcntemenre citatc, non parla chiaramenre per questo motiva: perch gli uomini non si convertano e, una volta convertiti, non divenrino degni
della remissione dei peccati 12
Il maestro alessandrino, dunque, sembra attribuire agli stcssi interlocutori due comportamenti divergenti riguardo a Mc 4, 10-12 e paralleli:
essi l'avrebbero utilizzato per dimostrare l'inesistenza del libero arbitrio
e, ncllo stesso tempo, si sarebbero resi colpevoli di non averne tenuto
canto nell' claborazione delle loro tesi dualistiche. 1 motivi di questa
svista si dispongono su livelli diversi di profondit, bisogner infatti
chiarire corne, ne! casa particolare, puo essersi prodotta e, in seconda
battuta, il perch, collocandola ne! contesta pi generale del tipo di presentazione delle dottrine gnostiche che caratterizza il PA. Fino PA III
1,16 Origene ha seguito uno schema espositivo preciso: citazione del
passa, esposizione dell'interpretazione avversaria, soluzione. ln PA III
l, 16, fra il seconda e terza punto si insinua I' excunus sulla debolezza
argomentativa degli eterodossi.
Come ho gi accennato 13 , il passa evangelico era stato gi accostato
- nell'Adversus Haereses - ai problemi posti da Es 4,21 per dimostrare
l'unit dei due testamenti anche sotto il profila della severit dell'intervento di Dio. Le parole evangeliche citate seconda la redazione di Matteo, erano addotte in seconda battuta rispetto a Mt 24,41, riguardanre il
fuoco eterno destinato ai malvagi. Origene conosce certamence questa
tradizione perch, quando in PA II 5,2 avanza l'argomenco della contraddittoriet del ragionamento eresiologico, proprio il passa di Mt
24,41 e, in generale, i passi evangelici riguardanti il giudizio a costituire
la prova scritturistica. ln PA III l, 16, Origene non fa che sovrapporre
allo schema da lui prescelco e costantemente applicato alla discussione,
quest'altro argomento, frutto in un cerco senso di una associazione
sponranea legata a Mc 4, 10-12 e paralleli, argomento non di secondaria

12 Non ha senso qui inrerprecare l1Tl Twv 1TpoTlpwv, rifcriro all'AT di cui Origene
parla immediatamence prima, dicendo che gli eterodossi non hanno, riguardo all'AT, Io
stesso cipo di attcggiamcnto che adottano verso il NT (cfr. su quesro punto, Origcnes, Vier
Biicher von den Prin:pien, hrsg v. H. G0rgemanns-H. Karpp, Darmstadt 1985, 523, n.
56). Con l'inciso, Origenc incende richiamare il punto di partenza di tuera la sua argomentazione.
13 Cfr. sopra n. 1O.

L'INTERPRETAZIONE ORIGENIANA DI MC 4,10-12

89

importanza e che non aveva ancora trovato una sua collocazione all'interno di un trattato che si proponeva anche corne una sorta di manuale
per colora che intende~ano avanzare in quelle aree ancora libere per la
ricerca teologica.
La giustapposizione piuttosto maldestra e puo trovare una prima
spiegazione ne! fatto che il Peri Archn non era opera destinata alla
pubblicazione e quindi ancora priva del necessario lavoro di revisione 14
Ma la ragione pi profonda va ricercata nell'orientamento complessivo
della presentazione origeniana delle doctrine eterodosse. Gli studiosi
sono spesso stati colpiti dalle imprecisioni, se non da veri e propri errori, e dalla superficialic, con cui Origene presenta le domine e le idee
dei diversi gruppi eretici, corne se non le conoscesse con sufficiente
chiarezza, cosa che appare in contrasta con quanto si sa dei suoi contatti
personali e delle sue conoscenze in merito. Le valucazioni di tale sicuazione sono scare diverse: nella sua polemica, Origene, in parte, avrebbe
ripreso i luoghi comuni degli eresiologi precedenti e, in parte, rifletterebbe la vulgare Gnosis del III sec., soprattutto per quanto riguarda la
sua affermazione mille volte ripetuta, anche ne! PA, che seconda gli eterodossi le anime sarebbero naturaliter salvandae vel periturae15 Per
altri invece, le cui considerazioni riguardano proprio quest'opera, cio
sarebbe un indice della riduzione operata dalla controversia nei riguardi
di un patrimonio di idee che ha perduto di mordente e di attualit e
che percio puo essere ricondotto a due o tre idee fondamentali da ripetere in modo meccanico a scopi apologetici 16
Credo che nuovi elementi alla discussione potrebbero emergere, analizzando il testo che ci interessa da un punto di vista diverso: esso con-

14 Hier., Ep. ad Pamm. LXXXIV, 10; c&. su questo aspetto anche U. Berner, Unttrsuchungro zur Vtrwmdung des Synkretismus-Begriffis, Wiesbaden 1982, 156.
15 H. Langerbeck, AtifSittze zur Gnosis, Gottingen 1967, 70, ritiene che una simile
presentazione del pensiero gnostico ccwird fr die vulgare Gnosis zu Origenes' Zeit auch
seine Richtigkeit haben, ma non avrebbe la stessa attendibilit per quanto riguarda i
principali pensatori gnostici del II sec. Sul dibattito intorno a questo problema: L. Schottroff, Animae naturalittr salvandae, in W. Elrester (ed.), Christrotum und Gnosis, Berlin
1969, 92-93; E. Pagels, The Johan nine Gospel in Valmtinian Exegesis, Nashville-New York
1972, 99.
16 A. Le Boulluec, La place de la polmique antignostique dans le Peri Archn, in Origeniana, Bari 1975, 53 e, dello stesso, La notion d'hrsie dans la littrature grecque (lie-Ille
si~cles), II, Paris 1985, 509-513; ma il peso considerevole che la polemica antignostica
conserva nella predicazione origeniana fa pensare ad un problema ancora scottame: cfr. A.
Monaci Castagno, Origene predicatore e il suo pubblico, Milano 1987, 113-115.

90

IL CUORE INOUIUTO DEL fARAONE

siste nel lcggere il testo, badando non a quanta csso potrebbe tradire o
rivelare delle posizioni gnostiche o marcionite, ma piuttosto a quanto
csso manifesta delle intenzioni specifiche dell'autore riguardo ad esse.
Egli non appare affatto interessato a mettere in luce la diversit dei
modi con cui i diversi gruppi eterodossi pervenivano ail' eliminazione del
libero arbitrio; il suo interesse specifico. quello di porre l'accento sull'unicit della minaccia che essi rappresentano per quesco principio fondamentale per la vita etica. Tale intenzione particolarmente evidente
nei sommari che punteggiano il trattato; il primo che incontriamo
apre la serie di testimonia in favore del libero arbitrio: Che il vivere
bene sia opera nostra e che Dio richieda questo da noi, non come cosa
provenieme da lui o da un altro, o, come ritengono alcuni, da! destino,
ma corne opera noscra, ne dar testimonianza il profeca Michea ... 17
A questa formulazione, che riassume la posizione della grande chiesa
e che si ripete pi volte 18 , corrisponde, al negativo, la seguente, che ritorna secondo uno schema quasi identico nel corso di tutto il trattato:
Non dipende da noi osservare i comandamenti e salvarci, oppure trasgredirli e perderci ... 19 Con tale formula, con cui Origene presenta la
conclusione dei ragionamenti ipotetici dei suoi avversari, egli intende
attirare l'attenzione sulla conseguenza comune cui portavano per strade
molto diverse le idee gnostiche e marcionite sull'uomo. Questi sommari in cui compaiono inoltre espressioni tecniche quali TO f:<t>'iv e TO
avTEl;oumov, elaborate all'interno di tradizioni filosofiche estranee alle
correnti gnostiche, raggiungono un cosl alto grado di stilizzazione da
poter essere attribuiti indifferentemente sia ad un valentiniano che ad un
marcionita. Essi, che rivelano con maggiore evidenza la volom omologatrice di Origene, invitano a rileggere in questa chiave l'imera argomentazione del trattato. Un'attenta lettura rivela che soltanto quei passi
dedicati alla dottrina delle diverse nature possono essere considerati un
riferimento ad una particolare corrente eterodossa 20 , ma ci non sem-

17
18

PA Ill 1,6, p. 201,7.


lvi, p. 202,8; 203,9.
lvi, III 1,7, p. 204,7, amibuica a TO vavT(ov:

19
TO ) <f>'T1'lv TtryXvnv TTJPflV
Ts VTOS Kal ai\>Crn0m Kal TO lTapaf3tvnv aITs Kal m6>J..ua0m , III l, 15, p.

221,11; 20, p. 234,11; 21. p. 236,21.


2
Cfr. PA III 1,8, p. 206, 12-207,6; 18, p. 229,11-12, in cui compaiono ccrmini
cecnici (xotK6s l TivfvanK6s) del valcncinianesimo, la cui ancropologia comunque prc-

sencaca in modo parziale, dal momenco che Origene non fa mcnzione dell'csiscenza di una
cerza cacegoria di anime: gli psichici.

L'INTERPRETAZIONE ORIGENIANA Dl MC 4, l 0-12

91

bra valere per quelle parti in cui l' attacco al libero arbitrio viene presentato corne conseguenza di un certo modo di giudicare l'azione di Dio
riguardo alle sue creature, parti in cui si riconosce normalmente un'intenzionalit polemica rivolta esclusivamente al marcionismo 21
Queste considerazioni trovano in PA III 1,16 una conferma evidente;
vedere in questa parte una componente antimarcionita non accettabile
per pi ragioni 22 : se cffettivamente qui Origene avesse voluto alludere
aile idee di Marcione, non avrebbe potuto scegliere argomento pi debole. Quella parte del versetto di Marco in cui l'Alessandrino individua
la difficolt maggiore manca ne! passa parallelo del Vangelo di Luca,
l'unico accettato da Marcione; la critica metodologica di Origene non
avrebbe avuto, dunque, nel caso particolare, alcun mordente. Inoltre PA
III 1, 16 non si distacca dalle linee generali del resto del trattato. La
conclusione del ragionamento dell'avversario il calco delle formulazioni analoghe che abbiamo osscrvato ne! corso di tutto il trattato 23
Lintenzione di sottolineare i tratti comuni delle opinioni eterodosse
qui evidente anche ne! modo in cui riferisce la loro posizione relativa al
Dio dell' AT; egli la riassume affermando che per essi non vi bont
ne! creatore 24 , espressione che, corne ho gi detto, potrebbe essere sotcoscritta sia da un marcionita, sia da uno gnostico. Agendo in ta! modo
Origene riesce, qui corne altrove, a consegnare al suo lettore un'immagine unitaria del fronte etcrodosso, cosa che rende pit1 facile sia la pars
destruens, sia la pars construem del sua lavoro. Questa operazione, in cui
egli cerca di distillare il succo di elementi diversi, non sempre gli riesce
bene; in PA III 1, 16 vediamo attribuiti aile stesse persone due comportamenti contrastanti rispetto a Mc 4, 10 ss., ma essi non Io sono dalla
particolare ottica da cui li guarda Origene, perch entrambi i comportamenti, reali o soltanto ricostruiti in base alla presunzione di corne uno
gnostico avrebbe potuto reagire di fronte alla difficolt, convergono, sia
pure percorrendo vie diverse, ne! distruggcre il libero arbitrio.

21 Come pensa J. Rius-Camps, Orlgenes y Marcion. Caracter preferentemente amimarcionita del prefoo y del segrmdo ciclo del Peri Archn, in Origeniana, cit., 306. PA III 1,9,
p. 209,10.
22 Cfr. anche H. Grgemanns u. H. Karpp, cit., 523.
2 ) lvi, p. 224,3.
24 lvi, p. 224, 14.

92

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

1.2. La soluzione proposta da Origene

Anche in PA III 1, 17 si annida un problema di interpretazione del


resto. All'inizio, Origene avanza l'argomento gi proposto riguardo all'indurimento di Faraone. Il comporramento di Dio assimilato a quello di un medico che rinuncia alla cura immediata di un male per non
ingenerare ne! malato un senso di falsa fiducia. ln questo modo egli
evirerebbe eventuali e pi gravi ricadure legate al fatto che il paziente
non evira i comporramenti sbagliati che hanno daro origine al male. Il
sostegno teologico di raie argomento la prescienza divina: Ges non si
sarebbe espresso pi chiaramente perch sapeva che i suoi uditori non
avrebbero perseverato nella loro conversione e per impcdire una ricaduta
pi dolorosa. Subito dopo Origene osserva:
Ma forse essi, che stavano pagando il fio dei peccati precedenti,
commessi contro la virr, dopo averla abbandonata, non avevano ancora compiuto il tempo opportuno in cui, dopo essere stati abbandonati
dall'aiuto divino cd essersi saziati ancor di pi dei mali seminati da loro
stessi, saranno infine chiamati ad un pentimento pi fermo, senza ricadere cosl presto nei peccati di prima, quando oltraggiavano il valore
della virt e si consegnavano al peggio 25
possibile vedere oeil' espressione Twv rrpoT pwv ciapTTjciTwv un
riferimento alla preesistenza delle anime? Su questo punto la craduzione
di Rufino non ci d'aiuro; essa riprende ed amplia gli argomenti precedenti: il Signore, nella sua prescienza sapeva che si sarebbe trattato di
una conversione prematura e temporanea; pertanto, con il parlare in
parabole, ha voluto allontanare da costoro un castigo successivo inevitabilmente pi grave. Soltanto quando essi - prosegue Rufino - si sentiranno sazi della loro malizia e proveranno orrore dei loro peccati, potr
allora manifestarsi la parola di Dio, perch in ta! modo cio che santo
non sia gettato ai cani, n le perle ai porci (Mt 7,6) 26
Il passo di Rufino, pi lungo ed elaborato, contiene alcuni elementi
comuni al tesro della Filocalia: l'idea del tempo opportuno e quella della
saziet dei mali corne premessa ad un pentimento definitivo, cui si aggiunge la citazione di Mt 7,6 che manca nel testo greco. Essa tipicamente origeniana 27 , ma Io a tal punto che potrebbe essersi presentata
/vi, p. 226, I I .
PA III 1,17, p. 226,35.
27 Origne, Trait ts Principts, par H. Crouzel et M. Simoneni (SC 269), Paris 1980,
t. IV, n. 92.
25

26

L'INTERPRETAZIONE ORIGENIANA DI MC

4,10-12

93

spontancamente alla mente di Rufino che si trovava nella ncccssit di


trovare un dcgno explicit alla sua lunga digressione. I..:elemento in cui il
testo greco irriducibile a quello latino l'acccnno ai peccati prcccdcnti, che cambia completamente l'interprctazione del comportamcnto
di Gcs. A me sembra che il testo della Filocalia abbia maggiori probabilit di riflettere il tcsto origeniano, sia per quanto riguarda elementi
stilistici, sia per motivi di logica interna all'argomentazione. Si noter, in
primo luogo, la presenza dell'espressione Taxa 8 chc anche in aitre
parti del PA 28 serve corne formula di passaggio per introdurre un nuovo sviluppo, presentato corne ipotcsi. Esso , inoltre, pi coerente del
testo latino con la structura logica dell'argomentazione di Origene. In
PA III 1,16, egli aveva introdotto una cesura all'interno di Mc 4,10-12:
una parte delle parole evangeliche si sarebbero potute spiegare facilmente ricorrendo alla prescienza di Ges, mentre sarebbe stato pi difficile
spiegare la frase: affinch non si convertano e non vengano rimessi loro
i peccati. Ora, se stiamo alla traduzione di Rufino, che rimane all'interno dell'argomentazione sulla prescienza di eventi futuri, la soluzione
proposta da Origene verrebbe meno proprio al suo compito pi difficile
ed urgente; mentre, se accettiamo il testo greco, possiamo pensare che
proprio in questa nuova prospettiva egli vedesse la soluzione delle severe
parole di Ges.
Tuttavia, l'accenno ai peccati precedenti, puo essere presentato risolutivo del problema soltanto se vi si legge un'allusione alla preesistenza
delle anime. Bisogner, prima, pero sgombrare il campo da un'altra
possibile interpretazione: i peccati di cui qui si parla possono essere, pi
semplicemente, quelli precedenti all'incontro con Ges? ln questo
senso si vedrebbe qui avanzata quell'interpretazione di Mc 4, 10-12 che
vede nella frase di Ges una giusta punizione dell'incredulit e della
durezza dei giudei. Tale esegesi non manca nell' opera origeniana; essa
compare pi volte nella predicazione, ma, l dove possibile stabilirlo,
sempre riferita alla redazione matteana dell' episodio biblico per ragioni
che spieghero pi avanti 29 ln PA III 1,17, la genericit dell'espressione:
peccati commessi contro la virt, senza alcun cenno alla simazione
storica precisa che poteva avere determinato la risposta di Ges, scoraggia, inoltre, a cercare in questa direzione.

28 PA lil 1,23, p. 241,6: Kat Taxa; IV 2,5, p. 314,8: Kat Taxa; IV 3,8, p. 335.4: Taxa
p. 337, 1: Taxa B.

yap; IV 3, l
29

o.

Su questo punto, cfr. sotto 11.1.

94

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

Non si pu, d'altro canto, non rilevare corne la formula TWV 1TpoTpwv apTT)<hwv sia diversa da quella che compare pi avanci (PA
III 1,22): 1Tprnf3uTEpa a'lna, che indica inequivocabilmente la domina
della preesistenza delle anime, corne soluzione ai problemi posti da Gen
25,22 ss. Essi sono simili, per certi versi, a quelli posri da Mc 4, 10-12,
perch in entrambi Dio sembra determinare il destino dell'uorno indipendencemente dai suoi meriti, ma, nel caso di Esa e Giacobbe, la
scelta divina ha un efferro non soltanto negativo di esclusione, ma anche
posirivo di elezione ai fini di una rnissione. Era necessario pertanto un
termine, corne quello di cause, che poresse indicarc ambedue i rnorivi
dell'intervento divino. Di verso il caso di Mc 4, 10-12 che, applicando
una punizione, non poteva chc far presupporre peccati antecedenci.
Un elemento che rafforza l'ipotesi che i peccati preccdenti alludano
alla preesistenza delle anime la consratazione che un riferimento ad
essa ricompare nel testo latino poco pi avanci, a proposito di Mt 11,21
(Guai a te Chorazim, guai a te Betsaida. Perch se in Tiro e Sidone
fossero avvenuti i miracoli che sono avvenuri fra di voi, esse avrebbero
facto penirenza gi da tempo vesrendo il sacco e sedcndo fra la cenere.
Ma io vi dico: la sorte di Tiro e di Sidone sar pi sopporrabilc della
vostra nel giorno del giudizio). Quelli di fuori - osserva Origene sono ammessi, se non alla comprensionc, almeno all'ascolro della parola
divina, mentre gli abiranti di Tiro ne sono esclusi. Dai punto di visra
della difesa del libero arbitrio, ci pone problemi di pi forte incensit,
ma di identico tenore di quelli avanzati da Mc 4, 10-12. Anche la soluzione proposta la stessa: corne per quelli "di fuori", anche per i Tirii,
verr un momento pi opportuno in cui l'ascolto della parola sar
l'avvio di un pencimento pi fermo 30
Subito dopo si osserva che Io studio di passi cos} oscuri e difficili non
ha solranto il fine intellettuale della ricerca, ma si tratta di cornbattere
per preservare la piet - TO EJJaEf3s; Rufino: regul.a pietatis - verso Dio
e suo Figlio, difendendo la sua multiforme provvidenza quando si prende cura delle anime immortali. Solranto il testo latino aggiunge la frase:
Dai momento che l'econornia umana non racchiusa nei limiti di
quesra vita terrena, ma la condizione dei meriti precedenti sempre

30 La riprcsa del passo di Matteo non casuale; esso fa parte del folco gruppo di testimonia collegaco in forma pi o meno diretta all'indurimenco del CL1orc di Faraone e che
rirroviamo anche in aitre parti dell'opcra origeniana (cfr. Fil. 27,11, ed. J. Robinson,
Cambridge 1893, 254,255).

L'INTERPRETAZIONE ORIGENIANA DI MC

4, 10-12

95

causa della condizione futura e cosl sotto l'immortale eterna e giusta


guida della provvidenza divina l'anima immorrale condotta alla somma perfezione.
Il chiaro riferimento alla preesistenza delle anime viene qui, dunque,
presentato come soluzione a difficillimi et obscurissimi loci, quindi
non soltanto di Mt 11,21 ss., ma anche di Mc 4, 10-12 31 Per me, non
c' dubbio che il testo greco e quello latino rechino traccia, in punti diversi, di un autentico sviluppo origeniano e che non si tratti di un'aggiunta successiva ad una prima stesura del trattato sui libero arbitrio 32 ,
in quanto Io sviluppo forremente radicato nella logica complessiva
dcll'argomentazione origeniana.
La comprensione del testo richiede un ulreriore approfondimenro:
che cosa ha impedito che Origene si fermasse all'argomento della prescienza divina, per cui egli aveva oltretutto il conforro della tradizione
esegetica precedente di Mc 4, 10 e paralleli 33 ? Il motivo va cercato negli
argomenti con cui l'Alessandrino tenta di conciliare la prescienza di Dio
con il libero arbitrio 34 Possediamo, in particolare, due testi dedicati
all'argomento: Filocalia 23,7-11, tratto dal III libro del Commenta al
Genesi, opera forse coeva al PA 35, e Fil. 25, 1-4, tratto da! 1 libro del

Commenta all'Epistola ai Romani.


Preferisco partire da quest'ulrimo perch la trattazione prende l'avvio
da passi biblici precisi di cui Origene vuole contestare l'inrerpretazione
eterodossa: I'esegeta si ferma in particolare su Rm 8,28-30; egli precisa
che vi una successione negli atti di Dio. I.;inizio di tutto la prescien-

31 L'espressione della Filoca/ia v Tl)lKOUTOLS Kal TOLOUTOlS (p. 228, 1); Rufino: ln
huiuscemodi difficillimis et obscurissimis lacis. Normalmence egli usa il plurale loci per
riferirsi a piit passi scrinuriscici (cfr. PA II 4,2, p. 128, 16; 1 5,2, p. 70, 11 ), e il singolare
loc11s quando si riferisce ad un unico passa (III l, 16, p. 224,29). In un solo casa (II 3,2, p.
115, 1), l'espressione in his lacis riferica ad un solo passa - piuctosco lungo - riporraco
immediacamence prima.
32 Scranamente J. Rius-Camps, los diversos estmtos redaccio11ales del Peri Arch11 de
Origenes, RechAug 22( 1987)5-65, p. 48-51, non fa cenno - fra i passi del PA relacivi alla
preesistenza, che, seconda la sua ipocesi, apparcerrcbbero al ccrzo scraco redazionale dell'opera - a PA III l, 17. G. Dorival, No11velles remarques sur la forme du Trait des Principes
d'Origne, RechAug 22(1987)67-108, gliclo rimprovcra, ricordando anche qucsto passo,
ma solcanco nella traduzione lacina (p. 76) .
.B Clem. Alex., Strom., 1,2,3; 13,2.
34 Cfr. C. Micaclli, Osservazioni m alc11ni problemi teologici e filosofici del Commemo di
Origene all'Epistola ai Romani, in Origeniana IV. Innsbruck 1987, 26-35.
35 P. Naucin, Origne. Sa vie et son oeuvre, Paris 1977, 410.

96

IL CUORE INDURJTO DEL FARAONE

za: Egli li ha predestinati soltanto perch in grado di vedere in anticipa la catena degli eventi futuri 36 e, came ne! casa di Paolo, l'inclinazione di cerci uomini verso il bene e la loro completa dedizione alla
virt. Dio conosce, dunque, in anticipa i movimenti propri di ciascuno
e li conosce non came necessari, ma came possibili. A questo punto
l'Alessandrino accenna alla teoria dei possibili 37 ; si tratta in realt soltanto di una citazione calta e di un invita a chi in grado di farlo, a
penetrare nelle sottili distinzioni logiche che in effetti avevano caratterizzato le discussioni, sviluppatesi nella filosofia antica, intorno all'argomento dominatore ed incarna all'interrogativo: gli eventi futuri sono
possibili o necessari 38 ?
Fra le diverse soluzioni prospettate, due rappresentano bene le alternative fondamenrali: da una parte, vi era, fra gli stoici, quella di Crisippo, che vedeva nella reah una concatenazione necessaria delle cause,
frutto di una mente ordinatrice del tutto fin nei minimi particolari. ln
tale prospettiva, il concetto di possibile sussiste soltanto came espressione dell'ignoranza umana. lnfatti, se vero che un evento possibile un
evento che nulla impedisce che avvenga, anche se poi non avverr 39 ,
anche vero che ci che impedisce che i non eventi avvengano, sono le
cause di quegli eventi che avvengono. Soltanto dunque la nostra ignoranza ci autorizza ad asserire l'assenza di qualcosa in grado di impedire
il prodursi dei non eventi.
Alla concezione stoica si contrapponeva quella dei medioplatonici;
essi, riprendendo una terminologia aristotelica, ritenevano alcuni eventi
necessari, quali ad esempio, il moto degli astri, altri passibili (v8Ex6Eva) di avvenire o non avvenire, cio quelli dovuti al fato, o alla
techne, o all'iniziativa morale degli uomini. ln quest'ultimo ambito, il
destina si presenta non corne ci che predetermina le scelte dell'uomo,
ma corne la legge che stabilisce che a cerce azioni debbano seguire inevitabilmente determinate conseguenze. ln tale prospettiva viene salva-

36 Fil 25, 2, p. 227,25: T<\i elp<\i Tciiv foolvwv .


37 /vi, p. 228, 19: b 1TE:pl 8uvaTciiv T6rras .
38 Discussione che ha coinvolto esponenti appartenemi ai principali indirizzi filosofici
ellenistici: P.M. Schuhl, Lt: dominatmr et les possibks, Paris 1960. Per una simesi sui concecco di descino e di provvidenza: A. Magris, l'idea del destino ne/ pensiero antico, 2 voll.,
Trieste 1985.
39 SVF 11,959: M. Pohlenz, Die Stoa. Geschichte tiner geistigm Bewegung, Gottingen
1964, 102 ss., 182; M.E. Reesor, Fate and Possibility in Early Stoic Philosophy, Phoe
19(1965)285-297.

L'INTERPRETAZ!ONE ORIGEN!ANA Dl MC

4, l 0-12

97

guardata la libert, ma si pongono limiti alla prescienza di Dio che non


sa con certezza quale sar l'esito di un'azione, anche perch, diversamente, egli diventerebbe responsabile delle nostre cattive azioni 40
Cosl Origene esprime la sua posizione, in cui si possono riconoscere
sia la terminologia tecnica sia i terni principali del dibattito, l'avvenimento conosciuto in anticipo in questo modo: che avverr, ma non
avverr per necessit, invece passibile (v8Exovou TuyxavovTos) di
non avvenire, avverr non cio che detto in modo congetturale, ma cio
che preconosciuto con certezza 41 Ammettendo, da una parte, che
Dio preconosca esattamente tutto quanto avverr, e, dall'altra, che Dio
lo conosca corne possibile, Origene renta di unire le caratteristiche attribuite dagli stoici al principio ordinatore del tutto, alla permanenza della
possibilit corne premessa della libert, sostenuta da tutti quelli chc, da
Aristotele in poi, per strade diverse, si erano battuti contra il determinismo assoluto implicito nell'argomento dominatore. Attraverso quali
passaggi speculativi egli pensasse di conciliare queste idee maturate all'interno di correnti di pensiero diverse, implicanti ontologie irriducibili, non dato sapere. Siamo di fronte, corne ho gi detto, ad una dichiarazioni di intenti, pi che ad una dimostrazione.
:LAlessandrino conclude l'argomentazione con alcune prove scritturistiche (1 Cor 9 ,27; 9, 16) da cui si deduce che se Paolo non avesse risposto in modo positiva all'elezione, avrebbe potuto essere respinto da
Dio 42
Un ragionamento simile, anche se di segno opposto, compare in Phil.
23, ove Origene discute - sempre alla luce del libero arbitrio - il caso
del tradimento di Giuda. Ges conosceva in anticipo che sarebbe stato
tradito, ma cio non significa l'ineluttabilit dell'avvenimento. Ne sono
prova alcune profezie che biasimano il comportamento di Giuda: se
questi avesse tradito per necessit, il rimprovero non avrebbe avuto senso. Bisogna dunque ammettere che per lui vi fosse la possibilit di pater
restare discepolo di Ges. :Luomo infatti - cosl conclude l'aurore - ha
la facolt di essere virtuoso e malvagio e, dal momento che esistono

40 Magris, cit., 573-579; J. Dillon, The Middle Platonists: A Study ofPlatonism 80 b. C.


to a.D. 220, London 1977, 295-298; gran parte di quesce idee si ritrovano ncl trattato Sul
destino, scritto verso la met del li sec. dal pcripatctico Alessandro di Afrodisia, che sembra

aver influenzato anche Origene: cfr. C. Micaelli, cit., 8.


4 Fil 25,2, p. 228,25.
42 lvi, 25,4, p. 230,13.

98

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

queste due possibilit, chi non ascolta i richiami alla conversione e le


parole educative si rivolge al peggio, e al meglio colui che cerca il bene
e vi conforma la vita 43
Dall'esposizione si possono gi intuire le difficolt che sorgono allorch si renci di interpretare alla luce della prescienza divina Mc 4, 1013 e Mt 11,21 ss. Nei passi riportati dalla Filocalia, Dio appare limitarsi
a contemplare la concatenazione degli eventi futuri, nei passi evangelici
vi interviene atcivamente modificandola; l il libero arbitrio si conciliava
con la conoscenza divina in quanta essa era prescienza dei possibili, in
quanta cio prevedeva la possibilit che l'uomo potesse ascoltare gli
appelli alla conversione e farsi padrone del proprio destina spirituale,
qui l'intervento divino sembra indirizzato proprio a minare il presupposto della scelta: la possibilit di ascoltare un chiaro appello alla conversione. Era necessario dunque l'appoggio di un altro argomento che
presentasse il comportamento del Figlio non corne frutto della prescienza di eventi futuri, ma corne conseguenza di eventi passati, precedenti a questa vita terrena. I passi evangelici rappresentano una provocazione estrema alla dottrina del libero arbitrio, in un certo senso pi
grave di quella rappresentata da Gen 25,22 ss., da Ger 1,5, Le 1,41, che
porevano essere assorbiti - e di fatto Io sono stati 44 - nell' ottica della
prescienza divina. Tuttavia, anche per quanto riguarda i passi evangelici,
Origene ha trovato nel fornitissimo arsenale costituito dalla plurisecolare riflessione filosofica sui tema del destina, un argomento efficace. Non
difficile, infatti, individuare nell'idea della preesisrenza delle anime la
rielaborazione di motivi platonici 45, ma, soprattutto in questo caso
particolare, medioplatonici, nell'idea di una provvidenza divina che regola il mondo per il tramite di un v6os Elapvos, che non determina l'esistenza dei fatti, frutto del ci-che-sta-in-noi, ma appare
piuttosto corne garante dell'applicazione delle loro conseguenze.

lvi, 23,9, p. 196,16.


A. Monaci Castagno, L'idea della preesistenza delle anime e l'esegesi di Rm 9, 9-21, in
Origeniana li, Bari 1980, 69-78; M. Hari, la prexistence des mes dans /'oeuvre d'Origne,
in Origeniana IV, cic., 238-258.
45 Se mai, atcraverso la leccura che di essi faccva Filonc: G. Bostock, The sources of
Origen's doctrine ofpre-existence, in Origeniana IV, cic., 259-264.
H
44

L'INTERPRETAZIONE ORIGENIANA Dl MC

4, 10-12

99

Il. L'interpretazione gnostica e quel/a origeniana presente ne/le aitre opere


arrivato ora il momento di abbandonare il trattato del PA per chiederci quale risonanza abbiano avuto le stesse parole evangeliche nel contesto pi ampio degli alcri scritti origeniani. Per comprenderla a pieno
non si puo prescindere da quella datane dagli gnostici perch se vero
che il quadro emergente dal PA condizionato dagli incenci specifici del
trattato, esso non deve essere assolutamente confuso con quanto Origene conosceva effeccivamente e con quanco egli aveva assimilato dal loro
modo di porre il problema.
Nonostance l'accusa rivolta agli eterodossi di aver trascuraco questi
versetti evangelici, dai cesci di Nag Hammadi e dalle fond eresiologiche
si evince che essi hanno, invece, goduto di una certa attenzione e per
quanto riguarda aspetci di non secondaria importanza. Non compare
tuttavia nei testi gnostici un commento concinuato di Mc 4, 10-12 e
paralleli; si crana piuttosto di inserzioni di immagini o spezzoni di
versetti evangelici in scritti appartenenci a generi letterari disparati e in
contesti trasformati rispetto a quelli di provenienza. soprattutto la
redazione matteana, pi lunga, ad essere commentata; essa conciene la
frase: Cosl a chi ha sar dato e, a chi non ha, sar colto anche quello
che ha, che, riletta in chiave gnostica, appare corne la prova evidente
che la gnosi sia riservata a pochi eletti, tali per natura. Secondo la Sophia
lesu Ch1ti, i discepoli sono coloro che hanno, cio coloro che non
sono nati da immondi contatti carnali, ma dal Primo che fu inviato e
che immortale: solo a costoro sar data la gnosi 46 Anche secondo
I' Apocalisse di Pietro (copra), aile anime immortali, scelte in virt della
loro essenza, sar data anche la conoscenza, mentre aile aitre, che non
hanno, cio che sono morcali e che perseguitano le prime, sar tolto
anche cio che hanno 47
Non si dimentichi, inolcre, che, sempre nella redazione matteana, gli
gnostici potevano vedere confermate dal Salvatore le parole di Is 6,9-10,
riportate in forma escesa: Voi ascolterete e non comprenderete, guarderete, ma non vedrete. Perch il cuore di questo popolo stato indurito,
sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi, per non vedere
con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e
convercirsi, e io li risani. Nella chiusura dei sensi gli gnostici vedevano

46
47

Soph. les. Ch. 2, ed. M. Tardieu, Paris 1984, 204.


Apoc. Pt. copt., ed. M. Krause-V. Girgis, Berlin-New York 1973, 177,19.

100

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

l'opera del demiurgo o dei suoi angeli, tesa ad impedire che l'uomo
potesse aprirsi alla conoscenza dell'altro Dio 48 ln questi contesti ,
pero, difficile stabilire se l'oggetto dell'esegesi sia il testo profetico oppure questo, ripreso dal Vangelo di Matteo 49
Pi in generale, Mt 13, 10-15 e paralleli ponevano la questione del
parlare parabolico di Ges con i numerosi interrogativi che esso suscitava cd ai quali gnostici e appartenenti alla grande chiesa davano risposte
divergenti. Rimando, per una trattazione sistematica dell'argomento, al
libro, gi citato, di A. Orbe 50; mi limita a riprendere alcune linee direttive della posizione eterodossa che saranno urili per comprendere la
posizione di Origene. Per gli gnostici le parabole contengono misteri da
cui sono esclusi non soltanto coloro cui non destinata la gnosi, ma
anche, prima della resurrezione, gli stessi discepoli. Soltanto durante il
suo temporaneo ritorno sulla terra, Ges affida ad alcuni di loro - spesso personaggi marginali della tradizione neotestamentaria - corne spiegazione di esse, una paradosis segreta 51
ln che senso allora, Origene ha tenuto conto dei numerosi spunti e
delle spinose questioni sollevati dall' esegesi gnostica di Mt 13, 10-15 e
paralleli 52 ?
Bisogner, innanzi tutto, mettere in evidenza la presenza di due diverse interpretazioni, seconda il pubblico cui Origene intende riferirsi.
Nelle omelie egli preferisce tenersi sui piano storico-letterale con apertu48 Apocr. Johann., ed. R. Kasser, RThPh 17(1967)9,9; 26,10; Apocal. Jacobi 2, ed. A.
Boehlig-P. Labib, Halle-Wittenberg 1963, 82,7.
49 Su quesco aspctto, cfr. La testimonianza veritiera, a cura di C. Gianotto, Brescia
1990, 123-124.
50 Orbe, cit., I, 3-33; J.M. Sevrin, Paroles et paraboles de ]!ms dans des krits gnostiq11es
coptes, in J. Delobel ( ed.), Logia. Mmorial J. Coppens, Leuven 1982, 517-528.
si Sullo sfondo di questa idea largamente diffusa nei testi gnostici, agisce pero anche
l'influenza del Vangelo di Giovanni, all'interno del quale i problemi del parlare parabolico, della sua comprensibilit e del pubblico cui questo era rivolto, sono posti in modo diverso dai Sinottici. In essi, Ges1 usa le parabole sia per parlare alla folla, sia ai discepoli;
soltanto a questi ultimi ne spiega in disparte il significato, che essi comprendono. Nel
Vangelo di Giovanni molto pi accenmato il tema dell'incomprensione di Ges da parte
dei suoi discepoli e, in un caso, egli sembra rimandare ad un momento successivo l'ado7.one di un linguaggio pi chiaro di quello parabolico usato fino a quel momento (Gv 16,
29). Cfr su questo punto: G. Iacopino, Il Vangew di Giovanni nei testi gnostici copti, tesi di
dottorato in corso di pubblicazione, pp. 326-333.
52 Su questo argomcnto cfr. M. Hari, Origne et la fonction rlvllatrice d11 Vrbe incarn,
Paris 1958, 245-246; H. Crouzel, Origneet la connaissance mystiq11e, Toulouse 1961, 251253.

L'INTERPRETAZIONE OIUGENIANA Dl MC

4, 10-12

101

re su quello allegorico, di contenuto morale. Nell'omelia dedicata al


commento di Is 6,9-10, vengono toccati tutti i terni principali di questo
tipo di interpretazione. Mt 13, 10-15 considerato la realizzazione della
profczia veterotestarncntaria: i giudei del tempo di Gest1, infarci, pur
ascolcandolo e vcdcndo le sue azioni, non ne hanno capito il vero significato, poich avcvano il cuore indurito da! peccato. Pcr talc rnotivo, il
Signore, fuori, parlava in parabole al popolo, mcntre le spiegava ai
discepoli, in disparte 53 1 giudei di allora sono figura di quanti, fra gli
uditori di Origenc, gravati dal peccato, non sono in grado di comprendere serrnonern spiriralern, qui levis est, ma giungono soltanto ad
ascoltare, graviter, litterarn quae est gravis et occidens 54 Qui, corne
altrove, Origene evita di spiegare la pericope evangelica alla luce dei
problerni che essa poteva suscitare in relazione al libero arbitrio, in linea, del resto, con una tendenza gcnerale della sua predicazione 55
Nelle opere destinate ad un pubblico pi selezionato, Origene mantiene la spiegazione dei versetti evangelici all'interno dello stesso orizzonte di pensiero in cui l'avevano collocata gli gnostici, condividendone
alcune idee fondarnentali: a) le parabole contengono rnisteri profondi;
b) soltanto pochi riescono ad accedervi; c) cio non avviene senza un'iniziativa divina che ne rende manifesto il contcnuto a costoro e non ad
altri.
Sul primo punto non necessario soffermarsi: tutca la Scrittura, secondo Origene, densa di misteri e, dunque, anche le parabole. Queste
sono citate, fra altri aspetti, per dimostrare che la dottrina cristiana non
si rivolge soltanto agli ignoranti, ma anche agli intelligenti, che su
di esse possono esercitare il loro acume interpretativo 56 All'interno
della Scrittura, la specificit delle parabole risiede - se la definizione di
origine catenaria che leggiarno corne comrnento di Pr 1,6 autentica 57
- ne! fatco che esse per definizione non possono avere un significato
storico-letterale.
Per quanto riguarda il secondo e terzo punto, il pensiero origeniano
si muove costantemente su due piani; la spiegazione del comportamento

53

Ho. ls. Vl,l-7, pp. 268 ss.

54
55

lvi, VI,6, p. 277,28.

Ho. Ier. XIl,13, p. 99.16; XIV,12, p. 117,7; Ho.lv. IV,6, p. 325,18; IX,3, p. 422,13;
XIIl,6, p. 477,20.
56 C.CeLIIl,21, p. 217,22; III,45, p. 242,4.
57 PG XVII, 25 C; su questo punto: M. Hermaniuk, la parabole vangefique. Enqute
exlgltique et critique, Paris 1947, 445-455.

102

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

di Ges viene presentata in modo da fissare anche per il presence i rapporti reciproci che intercorrono fra esercizio del libero arbitrio, insegnamcnto e comprensione. rAiesssandrino ama sottolineare quelle espressioni evangeliche che lasciano intravedere una distinzione netta fra la
folla e i suai discepoli. Ad un certo puma del Commento al Vangelo di
Matteo 58 egli passa in rassegna i punti del primo Vangelo - cra cui Mt
13, 10-15 - da cui emerge tale distinzione. Da una parte vi sono i discepoli: essi sono in grado di salire la montagna, non hanno bisogno di
essere risanaci da Ges, ma di aitre sue 8uvc:ins; sono degni di essere
chiamati suai parenti; di ricevere l'insegnamento relativo ai misteri del
regno; di seguire Ges nella casa e di ascoltare le sue spiegazioni.
Dall'altr.a parte vi la folla, che incapace di salire la moncagna, che
ha bisogno di guarigioni e miracoli, che riceve i pani dalle mani dei
discepoli e non riesce ad esaurirli. 1 primi sono in grado di superare ci
che visibile e carnale, per raggiungerc le case invisibili ed eterne; alla
seconda invece suffi.dente l' rr6>..vats di Ges, cio il congedo, ma
anche la liberazione che soltanto lui pu dare 59 Essa tuttavia, pur senza
comprenderle, ascolca le parabole in quanta, in un grado inferiore, si
liberata dalle passioni carnali ed ha abbandonato le citt per seguirlo.
Soprattutto nel Vangelo di Matteo - osserva Origene - appare evidente
che i discepoli sono migliori della folla e questo Io porta ad escendere la
constatazione alla chiesa del III secolo: anche ara - continua l'esegeta vi sono alcuni che sono chiamati a ragione discepoli. Essi dimostrano
un attaccamento particolare per gli insegnamenti divini, in questo si
distinguono dagli altri che sono l'equivalente delle folle evangeliche 60
Gdea che Origene si sforza in agni circostanza di sottolineare che i
discepoli sono fatti oggetto di rivelazioni particolari perch, grazie al
proprio sforzo personale, sono migliori degli altri 61 Noi non disponiamo pi di quella parte del Commento al Vangelo di Matteo dedicato a
Mt 10,13 ss., ma i frammenti ci aiutano a ricostruire il modo con cui
Origene difendeva il libero arbitrio. Ges - argomenta Origene a proposito di Mc 13,11 - dice a voi corne se dicesse ai degni, perch la
conoscenza la ricompensa di una vita recta, ricompensa che Dio, nella
sua prescienza, concede a colora che sono in grado di conservarla de-

58
59
60
61

Co. Mt. Xl,4, p. 39,13 ss.


lvi, Xl,5, p. 41,10.
Co. Mt.S. 9, p. 14,28.
Cfr. anche CCe/. 11,64, p. 186,12.

L'INTERPRETAZIONE ORIGENIANA DI MC

4, 10-12

103

gnamence dopo averla ricevuca. dunque buono Dio che non d cio
che non opporcuno a coloro che non sono in grado di riceverlo, al fine
di non condannarli 62
La difficolc posta dal v. 12, che aveva inconcraco una cerca forcuna
nell'esegesi gnoscica, viene risolca puncando su uno dei significaci di XW,
qui inceso come mancenere, serbare: A tutti - osserva il commencacore - viene data in modi differenci la grazia, a chi riesce a conservarla
agendo in modo conforme ad essa, verr daco anche il regno. Alcri, dopo
averla ricevuca, non riescono a mancenerla e per questo non l'hanno.
Nel mondo fucuro a loro sar colco, perch non hanno sapuco usare
bene di essa e per quesco renderanno ragione 63
La profezia di lsaia che, secondo Origene, soccolinea il caraccere deliberaco e voloncario del non vedere e del non comprendere sarebbe scaca
ripresa da Matteo con uno scopo evidence: l' evangelisca incende dimoscrare l'avverarsi della profezia e chiarire che a qualcuno viene daco e ad
alcri no, non secondo una scelca da parce di Dio, ma in base alla virct1 e
alla malvagic 64 chiaro che la difesa di Origene molto facilicaca
dalla redazione macceana 65 ; non vi compare infacci il nesso finale '(va,
che in PA III l, 16 era consideraco espressione della volonc di Ges di
escludere dalla comprensione e quindi dalla conversione la maggior parce del suo pubblico. Non dunque un caso se, almeno da quanco
possiamo dedurre dai resci rimastici, l'argomenro della preesiscenza sia
scomparso per lasciare il terreno solcanco a quello della prescienza.
Rimane da coccare un ultimo aspecco; dal commento origeniano delle
pericopi evangeliche, la figura di Ges anche quella del didaskalos
ideale, che in grado di cambiare il suo modulo espressivo in base alla
conoscenza dei merici e delle capacic di chi gli scava davanci; in che
senso il suo agire puo diventare normacivo per chi nella chiesa si fa
porcavoce del suo messaggio? Molce volte, sopraccucco quando parlava
alla foila, ai simplices della chiesa di Cesarea, Origene si crovo di certo
davanci al dilemma se parlare in parabole, cio in una una forma soltanco allusiva dei misceri pili profondi della fede, oppure pi chiara-

Frg. Mt. 284, p. 127.


Frg. Mt. 285, p. 127.
M Frg. Mt. 286, p. 128.
65 Sc si cscludc il PA, nei testi origeniani rimasti, non compare pi l'cpisodio evangclico nella rcdazionc marciana, salvo chc in Ho. Nm. XXVII,2, p. 278,20. Qui Origcnc cita
Mc 4, 10-12 (c, significativamcnte, non il passo parallclo di Mt), accanto ad altri passi, per
62

63

sottolineare la pericolosit di alcune parti della Scritmra.

104

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

mente, invicando il suo pubblico ad entrare finalmente con lui nella


casa. Egli condivideva con gli gnostici anche questa idea: che vi un
legame profondo fra la conoscenza e la salvezza e che per instaurarlo o, almeno, avviarlo - necessaria la parola illuminatrice di un maestro.
Ho gi tentaro altrove un bilancio su quali furono poi le sue scelte concrete; mi limito qui a ricordare un passo del Dialogo con Emclide quale
segno dell' eco profonda suscitata in Origene dalle parole evangeliche.
Arrivato ad un punto delicato della discussione, gli viene immediato il
riferimenco a Mc 4, 10 ss. per misurare la propria inadeguatezza ed il
peso schiacciante della didaskalia se posta su spalle umam::
opera del solo Gesi1 saper distinguere fra gli uditori quelli di fuori
da quelli di dentro, per parlare a quelli di fuori in parabole, mentre a
quelli che erano entrati nella sua casa spiegare le parabole. Lo stare fuori
e l'entrare nella casa mistico. Come posso giudicare coloro che sono
fuori? Ognuno che pecca fuori; per quesro si parli loro in parabole:
nel caso che possano, una volta abbandonate le cose esterne, entrare
dentro. I..:entrare nella casa mistico: entra nella casa di Ges il vero
apostolo e vi entra con il pensare seconda la chiesa e il vivere conformemente ad essa 66

66

Dia/. 15, ed. J. Scherer, Paris 1960, 86,7.

La quaestio sul libero arbitrio e l'incerpretazione origeniana


di Rm 9 nel Commentario alla Lettera ai Romani
di Francesca Cocchini

Corne noto, ne! III libro del Peri Archn che Origene ha csposto
per la prima volta, in maniera approfondita e sisternatica, la sua interprctazione di Rm 9,16 1; 9,18-19; 9,20-21, in quanto si trattava di
passi che, insierne con altri sia dell'Antico sia del Nuovo Testamento,
spingevano a pensare che non dipenda da noi osservare i precetti e
salvarci, o trasgredirli e perire 2 , erano passi, cio, che sernbravano negare la presenza nell'uomo del libero arbitrio. L'interpretazione che per
risolvere tale difficolt Origene ne aveva allora offerto, nasceva gi
condizionata da una duplice ed opposta precornprensione: da una parte, quella di quanti, principalrnente gnostici ma anche cristiani sensibili
alla filosofia stoica o al fatalismo astrale, li interpretavano per sostenere
concezioni antropologiche e cosrnologiche di tipo deterrninistico, dall' altra quella dello stesso Origene, che voleva invece dimostrare corne si
trattasse di testi che non contraddicevano la dottrina del libero arbitrio.
Quando, dopo circa venti anni, verso il 243-244, Origene toma probabilmente per la prima volta a ricsaminarli all'interno del Commentario
alla Lettera ai Romani, non solo ricorda !'opera precedente - scrive infatti: De quibus plenius quidem a nobis in eo libello ubi de arbitrii
libertate disseruimus, pro viribus singula quaeque discussa sunt 3 -, ma

1 Non certo se il brano tratto dal commemo al Sal 4, riportato in Phil. 26, dove
imerpretato il passo di Rm 9, 16, sia da attribuirsi al primo Commemario sui Salmi scritto da Origcne ad Alessandria verso il 220 o non piuttosto al secondo, composto verso il
246: cfr. E. Junod, Origne. Philocalie 21-27 sur le libre arbitre (SC 226). Paris 1976, 94.
2 PA III 1,7.
3 Comm. in Rom. VII, 16, PG 14, l l 4 5 A. Il Chadwick, che appoggia l'ipotesi secondo
cui l'originario libro XI del Commentario origeniano (corrispondeme al VII della versione
di Rufino) doveva far parte di quei libri che Rufino dicc di non aver potuto trovare, ritie-

106

li. CUORE INDURITO DEI. FARAONE

dice anche di voler riproporre, sia pure in maniera pili sintetica, quanto
aveva Il gi esposto 4 Non doveva infatti creargli difficolt l' ottica polemica nella quale li aveva allora interpretati 5, giacch non va dimenticato che era stata proprio la necessit di affrontare la medesima questione che Io aveva spinto a commentare sistematicamente la lettera di
Paolo. Lo dichiara egli stesso nella Prefazione: haeretici ... ex paucis
huius epistulae sermonibus totius scripturae sensum qui arbitrii libertatem concessam a Deo homini docet conantur euercere 6 ; ed logico
pensare che tra le poche espressioni funzionali alle dottrine degli eretici
vi dovevano essere quelle locuzioni tratte dal cap. 9 da lui gi esaminate
nel Perl Archn.
Prima di presentare l'esegesi che Origene ne d ne! Commentario, mi
pare interessante indicare anche quali dovevano essere alcune delle aitre
espressioni problematiche sui tcma del libcro arbitrio ed esaminarne
l'interprctazionc, giacch possibilc individuarvi acccnni a diversi conne chc il rinvio al Perl Arehn sia da amibuirsi allo scesso Rufino il qualc, pcr colmare la
lacuna, avrebbc riprcso da Il, dichiarandolo, quanco gli scrviva. Con cio si spicghcrcbbc,
sccondo qucsco scudioso, la qualic origcniana dell'escgcsi proposta nei capicoli <love
sono interprccari gli srcssi vcrsctti chc sono ugualmcnte csaminari nel Perl Archn, appunco Rm 9, 16; 9, 18-19; 9,20-21. ln un mio prcccdencc studio (Problemlltiche relative a
Rm 9 ne/ Commmto di Origme alla lettern ni Romani, ASE 3 [ 1986)85-97) ho pcro avuto
modo di rilcvarc comc la rracraz.ionc chc Origcnc offre della pcricope paolina di Rm 9,1621 all'interno del Commentnrio alla Lettern ai Romani, pur concernendo gli srcssi passi chc
erano srari gi da lui esaminati ne! III libro del Perl Archn, sia da rircncrsi in massima
pane frutro di una nuova riflcssionc da actribuirsi allo srcsso Origcnc.
~ Circr ancora i passi di Rm 9, 18-20 c Rm 9, l 9-20, tra gli anni 245-247, in due
omclic, una sui brano di Esche tracta dell'indurimenco del cuorc di Faraonc (cfr. Hom. in
Ex. IV,2), c una sui brano del libro dei Nm in cui si narra dcll'ira scatcnata da! Signore in
scguiro al peccaco del suo popolo (cfr. Hom. in Num. IX,6 su Nm 16,48). In cnrrambi
quesci casi cgli svolgc la sua argomcnrazionc in una prospccriva pi pascoralc che problematica cd cvira volontariamcnce di cntrarc ncl mcrico del tema nonostance Io enunci con
chiarezza; cfr. Hom. in Ex. IV,2: Undc cr nobis hacc observasse cancum et inspcxissc sufficiar arque ostendisse audiroribus, quanca sine in lcge divina profundis dcmersa mysteriis, pro quibus diccre in orationc debcmus: "De profundis damavi ad te, Domine" (Sa!
130, 1). Pcr la cronologia delle omclic origenianc si vcda quella proposra da A. Monaci
Castagno, Origene predicatore e il s110 pubblico, Milano 1987, 59-64.
5 Si veda J. Rius-Camps, Origenes. Trnctat sobre els Principis, Barcelona 1988, 259-289.
6 Comm. in Rom. Praej 833 A (si veda ora l'cdizionc curara da C.P. Hammond
Bammel, Der Romerbriefkommentar des Origenes. B11ch 1-3, Frciburg 1990, 37). Cfr. E.H.
Pagels, The Vnlentininn Claim to Esoteric Exegesis of Romans as !Jnsis for Anthropologicnl
Theory, VigChr 26(1972)256 ss. L'ahra motivazionc chc ha spinco Origenc a commcncare
la lettera paolina quclla cosrimira dalla difficolt con cui Paolo vi ha esprcsso il suo
pcnsicro.

LA QUAES710 SUL LIBERO ARBITRIO

107

testi polemici che giustificano, di volta in volta, la presenza di alcuni


elementi peculiari corne pure l'accentuazione o l'omissione di altri, in
un tipo di argomentazione che comunque si rivela condotta seconda
una fondamentale tmit di metodo e di pensiero 7
Il primo passo che suscita l'intervento chiarificatore di Origene sui
problema del libero arbitrio Rm 1,24 dove Paolo, nella sua requisitoria contro i pagani, dice che tradidit eos Deus in desideriis cordis eorum in immunditiam ut contumeliis afficiant corpora sua in semet ipsis, frase che sembra togliere ogni responsabilit all'uomo peccatore 8
Il passo era stato gi affrontato dall'Alessandrino, verso il 233-234, nel
trattato sulla preghiera, il Perl Euchs, nel contesco del commenta alla
petizione del Pater Non ci indurre in tentazione, ed era stato risolto
grazie ad un esteso riferimento al brano di Nm 11, in cui si narra della
nausea provata da lsraele verso quella carne che aveva prima ardentemente desideraco: da tale episodio infarci Origene aveva ricavato l'idea,
gi sviluppata ne! Perl Affhn, del valore medicinale delle punizioni divine in quanta la saziet di male provoca disgusto e pentimento 9 Nel
Commentario l'argomemazione appare notevolmente diversa. Origene
rileva innanzitutto che il passo di Paolo, prima ancora di essere problematico per gli ecclesiastici, doveva costituire una quaestio per i marcioniti in quanta, pur appartenendo al Nuovo Testamento, presentava
Dio nella sua veste di giudice 10 Passa poi a risolvere il problema che il
passo poneva ai credenti e a lui stesso, formulandolo ne! seguente
modo: Sicut enim huic qui verbi causa tenebris traditur ad poenam
Cfr. E. Junod, Origne. Philocalie.. . , cic., 9.
Cfr. Comm. in Rom. l, 18.
9 Cfr. Euch. XIX, 12-16. Si veda PA III l, 12-13.17; III 4,3. Origene rorncr a cicare
Rm 1,24, offrendone la medesima incerpretazionc, in C Cels. V,32. Pcr gli altri luoghi
origcniani in cui prcsemc il passo di Rm 1,24, cfr. il mio Origene. Commento alla lettera
ai Romani. Anmmcio pasq11ak; polemica antieretica, LAquila 1979, 109 n. 264. Il verseno
non sembra esser mai staro citato dagli scrittori ccclcsiastici prcccdcnti Origcnc.
1 Cfr. Comm. in Rom. 1,18,865 C: Marcion ergo et omnes qui de cius schola vclut
serpcntum germina pullularunt horum absolutiones ne extrema quidem digito attingere
audebunt, quippe qui propter huiusmodi quaestiones vccus instrumentum sicubi forte in
co tale aliquid lcgcrant abicccrunt. Scd quid cis profuit cum similibus nihilominus novi
instrumcnci quaestionibus praefocencur?. Sulla probabile omissionc del passo di Rm 1,24
da parte dei marcioniti cfr. Th. Zahn, Geschichte des Neutestamentlichen Kanons, Il, Leipzig 1890, 516 e A. Harnack, Marcion: Das Evange/ium vomfremden Gott(TU 45), Leipzig
1924, 260, il quale si intcrroga sulla conosccnza chc Origenc avrcbbc avuto di questo fatto. Si veda pure J. Ramon Diaz Sanchez-Cid, jmticia, pecado y fi/iacJ11. Sobre el Comentario de Orlgenes a los Romanos, Toledo 1991, 26.
7

108

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

imputari non potest quod in obscuro sit ... ita his qui desideriis et immunditiis traduntur ut contumeliis afficiant corpora sua, non digne uidcbitur imputari si in desideriis et immunditiis positi corpora sua contumeliis maculent 11 La soluzione trovata approfondendo la struttura triadica dell'uomo e la presenza nell'anima della facolt del libero
arbitrio. A causa di essa - spiega Origene - l'anima, trovandosi in posizione mcdiana tra la carne e Io spirito, pu sccgliere di seguire l'una o
l'altro: ne! caso quindi che segua la carne, si verifica, corne conseguenza
necessaria, che tutte le potenze buone, che invece la spingevano ad aderi re allo spirito, la abbandonino, consegnandola in balia dei desideri
malvagi 12 ln questo discorso la preoccupazione, che era apparsa cosl
evidente nel Perl Euchs, di scagionare Dio interpretando il suo modo
di agire corne una terapia chc, seppure dolorosa, per finalizzata alla
salvezza, traspare appena Il dove l'Alessandrino indica quale agente che
consegna lanima al male non Dio, corne mostra il testo di Paolo, ma
le potenze buone; ed anche nell'immagine introdotta subito dopo per
rendere pi chiaro e accessibile il pensiero - la casa, cio, in cui l'anima
abita con la carne e Io spirito corne con due consiglieri - la schiera
delle virt e non Dio ad abbandonare l'anima ai perversi desideri del
suo cuore 13 I..:interesse che deve aver qui guidato Origene nella sua argomentazione appare piuttosto quello di confutare la dottrina marcionita, evidenziando corne il Dio buono di Paolo sia anche un giusto
giudice. Da qui deriva il fatto che l'Alessandrino tralasci di giustificare
l'agire di Dio, preferendo mettere in risalto la responsabilit dell'uomo
nel suo colpevole uso del libero arbitrio.
Un secondo passa che obbliga Origene ad approfondire il problcma
posto dalla onnipotenza di Dio nel suo rapporto con la libert umana
quello di Rm 6,9 in cui Paolo proclama la irrepetibilit della morte
redentrice di Cristo 14 I..:Alessandrino deve in questo caso confutare i
seguaci della dottrina della metensmatsis i quali, contrariamente a
quanta affermato dall'Apostolo, ritenevano necessaria la ripetizione delComm. in Rom. 1,18,865 BC.
Comm. in Rom. 1,18,866.
13 Comm. in Rom. I, 18,867.
14 Cfr. Comm. in Rom. V, l O, l 048 A: ... Christus surgcns a mortuis iam non moritur,
mors ci iam non dominabitur. Sulla inccrprccazione di qucsco passo nella tradizionc preorigeniana (Ireneo, Ippolito) come pure nclla produzione lettcraria dcll'Alcssandrino, rinvio al mio Origme.. ., cit., 24-25 c 68 n. 158. Sulla problematicit chc il commcnto di
Ireneo in Adv. Haer. IV,27,2 prescnca, cfr. A. Orbe, Antropologla de san Ireneo, Madrid
1969, 291 n. 42 e 489 n. 38.
11

12

LA QUAES110 SUL LIBF.RO ARBITRIO

109

la passione di Cristo, giacch sostenevano la pcrmanenza nell' essere


umano del libero arbitrio e quindi la continuit del suo agire anche
dopo la morte con la conseguente possibilit di peccare e di aver bisogno perranto nuovamente della dispensacionis Christi medici na 15 La
confutazione di Origene strutturata in due fasi: in un primo momento egli assicura che il valore della croce di Crisco e della sua morte
sufficiente ad sanitatem et remedium non solum praesentis et futuri,
sed etiam praeteritorum saeculorum, et non solum humano huic nostro
ordini, sed etiam coelestibus virtutibus ordinibusque 16; in un seconda
momento cerca di mantenere intatta la facolt del libero arbitrio (anch'egli infatti, allo stesso modo dei suoi oppositori, non pu negare che
libertas arbitrii semper naturae rationabili permancbit), assicurandone
per la tendenza al bene, onde evitare un ritorno ciclico del male, mediante il tcologumeno del predominio della charitas 17 Scrive infatti:
Quid autcm sit quod in fucuris sacculis tcneat arbitrii libcrcatcm, ne
rursum corruat in pcccatum, brevi nos sermone Apostolus docet, dicens: "Charicas nunquam cadit" (1 Cor 13,8). ldcirco cnim et fidc et
spe maior charitas dicitur, quia sola erit per quam delinqui ultra non
poterie ... Quamvis enim sic ctiam ista (libertas arbitrii) vircus, et maneat in nacura, tamcn tanta charitatis vis est, ut ad se omnia trahat,
omnesque sibi societ vindicetque virtutes 18 I..:Alessandrino segnala poi
due cause che faranno sl che cale carit prevarr sui libero arbicrio: la
prima estrinseca all'essere umano e consiste ne! suo progressivo ap15 Comm. i11 Rom. V,10,1052 B: Miror quosdam contra ham: evidentissimam Pauli
sentcntiam vcllc asserere, quod in futuris iccrum saeculis vcl cadem vcl similia pati necessc sit Christum, ut liberari possint eciam hi quos in prat~scnti vita dispensacionis eius mcdicina sanare non pocuic. Pi volte Origene allude alla donrina della metemmatsis, attribuendola esplicitamente a Basilide (Comm. i11 Rom. V,l ,1015 AB) o, pit1 genericamente, ad ccalcuni (PA 1 8,4; Co1mn. i11 Mt. X,20; XI, 17; Comm. i11 }oh. VI,64; cfr. A. Orbe,
S. Metodio y la exgesis de Rom 7,911: Ego atttem viveb11m si11e lege a/iqua/l(Jo,., uGregorianum 50[1969) 104-107). ln C. Cels. 1,13 c IV,17 scmbra ricenerla di dcrivazione placonica, mentre in C. Cels. V,49 e VIII,30 di origine pitagorica. Girolamo, basandosi sui
passo di PA 1 8,4, aveva accusato l'Alcssandrino di condividere cale domina (Ep. 124,3-4),
ma sull'infondateZ7.a di questa accusa, gi confutata da Panfilo (Apol. Orig. 5), si vcda G.
Dorival, Origne a-t-il emeig11 la transmigratio11 des mes dans les corps d'animaux?, in
Origeniana Sec1111da, Roma 1980, 11-32.
16 Comm. in Rom. V,10,1053 AB.
17 Cfr. J.Rius-Camps. La hipdtesis orige11iana sobre elfi111Utimo (peri telous), in Arche
Te/os. L'antropologia di Origene e di Gregorio di Nissa. Analisi storico-religiosa, Milano 1981,
106 SS.
18 Comm. in Rom. V, l 0, 1053 B-1054 A.

110

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

prendimento del paradigma della carit divina 19 ; la seconda invece


intrinseca ed dovuta all'effusione dello Spirito che trasforma la creatura razionale 20 E' evidente che la soluzione qui offerta da Origene al
problema posto dal perdurare del libero arbitrio dopo la presente
economia, soluzione condotta attraverso il concatenamento di citazioni
scritturistiche, ha un carattere pit1 teologico che meramente filosofico 21 , ma grazie ad essa egli ha potuto confutare non solo la dottrina
della metensmatsi.s, pi direttamente affrontata, ma anche la concezione ciclica degli stoici, che doveva essa pure soggiacere al suo discorso,
corne infine quella degli gnostici. Riconoscendo infatti la possibilit ad
ogni essere razionale di accogliere Io Spirito santo a ta! punto da poterne essere trasformato e accedere cosl alla condizione propria di Dio, egli
ha di fatto contraddetto la dottrina sulle nature professata dai valentiniani, secondo la quale solo agli spirituali riservata la salvezza integrale (non pero sulla base dei meriti dato che la salvezza loro concessa
per nacura), mentre per gli psichici, essi sl dotati di libero arbicrio,
pua prospettarsi soltanto una salvezza relativa, ossia non cale da permettere loro il raggiungimento del Pleroma divino 22
Una terza occasione di tornare sui tema del libero arbitrio offerta
dal passo di Rm 6, 16 in cui Paolo afferma: cui exhibetis vos servos ad
obediendum, servi estis cui obedistis, sive peccati, sive iustitiae 23
Origene commenta: ln quo, ut dixi, (Apostolus) absque ulla cunctatione in nobis esse ostendit arbitrii libertatem. ln nobis namque est
exhibere obedientiam nostram vel iustitiae, vel peccato ... et ideo semper
horum meminisse debemus, ne inanes querelas in peccati excusatione
proferamus, quod diabolus fecerit ut peccaremus, aut naturae necessitas,
aut fatalis conditio, aut cursus astrorum 24 Ne! trattato del Per1 Ar-

19 Cfr. Comm. i11 Rom. V, 10, 1054 AB: cum charitatis causas prior nobis dcdcrit Deus
"qui unico Filio suo non pcpercit, sed pro nobis omnibus tradidit ilium" (Rm 8,32)11.
20 lvi: postca vero quam charitas Dei diffundi in cordibus omnium coepcrit per Spiritum sanctum (Rm 5,5), certum erit illud quod pronuntiavic Apostolus, quia "charitas
numquam cadet" (1 Cor 13,8).
21 Come ha ben notato il Rius-Camps, La hipotesis origenia11a, cit., 112.
22 Si veda il contributo di J. Ri us-Camps, Orlgenes frenu al desafio de los Gnosticos, chc
apparir in Origeniana Quinta.
23 Comm. in Rom. Vl,3, 1059 BC. A proposito di questo passo Origene ritienc poco
corretta la maniera di esprimersi dell'Apostolo: cfr. il mio Origene. Commenta alla lettera
ai Romani, l, Casale Monfcrrato 1985, 307-308 e n. 9 e C.P. Hammond Bammel, Der
Romerbrieftext des Rufin und seine Origenes-bersetzu11g, Freiburg 1985, 351.
24 Cfr. Comm. in Rom. Vl,3, l 060 AC.

LA QUAES110 SUL LIBERO ARBITRIO

111

chn egli aveva amibuito ai simpliciores questo modo di ragionare ed


anche in quel contesta l'aveva contraddetto evidenziando came l'agire
peccaminoso fosse imputabile innanzitutto alla personale responsabilit
umana, a cui solo in un secondo tempo presterebbero rinforzo le potenze avverse 25 allora probabile che pure nel commenta a Rm 6,16
egli abbia voluto correggere le concezioni fatalistiche dei cristiani cosiddecci semplici, concezioni sulle quali toma a polemizzare al termine della sua esegesi del passa successivo, Rm 6, 19, accostandole a quelle
degli gnostici. Scrive: ubique (Aposcolus) per haec arbitrii libertacem
designat, et ostendit unumquemque habere in sua potestate, ut quae
ante iniquitati ad iniquitatem servitia dependebat, haec, conversa in
melius proposito, iustitiae sanctificationique dependat: quod utique fieri
non posset, si aut natura, ut quibusdam videtur, repugnaret, aut astrorum cursus obsisteret 26
Esplicito nella concestazione della domina delle nature infine l'ampio commento che Origene offre della pericope di Rm 11,16-24 in cui
Paolo illustra, mediance l'immagine delle primizie e dell' oleastro innestato sull'ulivo, il mistero della salvezza di Israele. All'inizio Origene
encra in polemica con qui de schola Valentini et Basilidis veniunt,
opponendo alla loro concezione sulle diverse nature delle anime - una
quae semper salva sic, et numquam pereat, l'altra quae semper pereat, et numquam salvetur - il ragionamento dell'Apostolo che evidenzia
sia la responsabilit personale 27 sia la possibilit per ognuno di veder
cambiata la propria sorte 28 Se il passo di Paolo puo servire a contestare la doccrina gnostica, esso pero pone dei problemi anche agli ec-

2 ~ Cfr. PA III 2, 1: Simpliciores quique domino Christo crcdcntium exiscimanc, quod


omnia peccata quaecumquc commiserint homines, ex istis contrariis vinuribus mcncem
delinquencium perurgencibus fiant, pro eo quod in cercamine isto invisibili supcriorcs
invcniancur potestates. Quodsi, verbi causa, diabolus non essct, nemo hominum omnino
delinquercc.
26 Comm. in Rom. VI,4,1063 D-1064 A.
27 Cfr. Comm. in Rom. VIII, 11, 1191 B: cum aperce Paulus dicac fraccos esse ramos
bonac olivac propcer incredulicaccm suam.
28 Cfr. ivi: dicat oleastri ramos, quae apud illos nacura perdita ponitur, insercos esse
radici et pinguedini olivae. Sull'esegesi gnoscica di Rm 11,16 cfr. A. Orbe, La uncion del
Vtorbo, Romae 1961,201-203 e Cristolagfagnostica, li, Madrid 1976, 372. Pur privilegiando una intcrpretazionc in chiave individuale, Origene non dimencica che il discorso di
Paolo nei capp. 9-1 1 concerne innanzimtto il rapporto tra i duc popoli: Israele e i Gcntili
nel piano salvifico di Dio; cfr. la mia incroduzionc ad Origene.. . , cit., II, Genova 1986,

XX-XXVII.

112

IL CUORE INDUIUTO DEL FARAONE

clesiastici. Scrive Origene: Nihilominus autem etiam nabis qui unam


esse naturam omnium hominum, imo omnium rationabilium dicimus,
et ad salutem aequaliter habilem, et ad perditionem si negligat, occurri
potest et dici: quomodo ergo Paulus olivam bonam et olcastrum ponit,
cum utique si unam sciret esse naturam omnium, divcrsi generis arborum non introduxisset exemplum? 29 La risposra in realt una sintesi
di quanta sui problema Origene aveva gi in pi occasioni elaborato: la
ripresa cio del concetto stoico di un substrato comune (la <<una natura
omnium rationabilium) che assume forme diverse a causa dei diversi
movimenti provocati dalle diverse e libere volont 30 , came pure l'allusione aile crcature angeliche, per la loro funzione di consiglio e di stimolo esercitata sui libero arbitrio delle creature umane onde rivolgerlo
o al bene o al male 31
Come dunque accade in questi punti del Commentario dove il testa
paolino poteva suscitare il problema del libero arbitrio 32 , anche quando giunge ai passi di Rm 9,16-21 Origenc non tralascia di affrontarlo.
Data la specificit dell'opera - un commentario esegetico - evidente
che il suo approccio si presenta pi libero da quelle preoccupazioni polemiche che Io avevano motivato ne! Perl Archn; la finalit apologetica
qui si affianca e si intreccia sia a quella pastorale, che caratterizza parti-

Comm. in Rom. VIll,11,1191 C.


Si veda pure Comm. in }oh. XIll,21. Cfr. D.G. Bostock, Q11ality and corporeity in
Origm, in Origenitmn Secunda, Roma 1980, 323-337.
11 Cfr. Comm. in Rom. VIII,11,1191 C-1192 B: Dicendum ergo ad haec: Sicuc omnis maceria corporalis, cum sine dubio unius namrae sit, per accidentes sibi qualitaces diversas spccies profen vcl corporum, vcl arborum, vcl herbarum: ica cc cum omnium rationabilium una namra sic, arbicrii proprii aequalicer libenace donaca, uniuscuiusque proprii morus ex arbicrii potescate prolati, vel ad virmtem, vel ad libidinem subiectam sibi
animam perducentes, vel in bonae eam, vcl in malae arboris speciem formant: ut aut bona
arbor dicatur, si pcr arbitrii pocestatem clegerit bona; aut mala dicamr, si elegeric mala: et
sic unusquisque secundum proposici sui moms aut bona oliva, si icer vircucis incedat, aut
si contraria scccetur, olcaster nominabimr ... Jam vero si accedat aliquid ad arbiuii libertatem, quod excrinsecus vel ad mala provocec, vcl horcemr ad bona per ineffabiles quasdam divinae Providentiae dispensationes, in nullo consequentiam propositae absolutionis
offendit. Habet enim in scmetipsa natura rationabilis vigentcm et ad haec arbitrii libercacem, qua vel obedire, si velit, provocanti, vel, si nolic, spernere possit horcantc. La qutstione riproposta ncl commcnto a Rm 11,24: naturam olivae vel oleascri secundum hoc
debemus accipere quod supra exposuimus, quod arbicrii libcrcas namram fecerit unicuique vel oleascri, vel bonae olivae (Comm. in Rom. VIIl,11,1194 C).
32 Aitre pericopi che provocano Origene a discutere su questo cerna sono quelle di Rm
11,28-36 (Comm. in Rom. VIll,13) e Rm 12,4-5 (Comm. in Rom. IX,2,1212 BC).
29

30

LA QUAESTIO SUL LIBERO ARBITRIO

113

colarmente le ultime opere dell'Alessandrino 33 , sia a quella prettamente


esegetica e, per dir cosl, pi gratuita, all'esigenza cio di penetrare nel
testa di Paolo onde comprenderlo nella profondit di tutti i suoi significati e soprattutto nella coerenza che Io lega all'intera lettera.
questo un aspetto su cui mi pare importante soffermarmi. Il Commentario di Origene, per la sua ampiezza, per la variet e la molteplicit
degli excursus che di continuo interrompono il filo del ragionamento,
per gli approfondimenti su singoli termini o particolari espressioni, che
comportano a loro volta il richiamo a sempre nuovi passi scritturistici,
cosl da far dilatare ulteriormente il campo dell'indagine, puo dare
l'impressione, a una prima lettura, di essere un'opera tutt'altro che
omogenea; un' opera che offre, pi che una esegesi del testo di Paolo,
una inesauribile giustapposizione di interventi ermeneutici sui pi diversi passi dell'Antico e del Nuovo Testamento. Se pero la si esamina
con attenzione, ci si accorge che in realt Origene, ogni volta che la sua
acribia di filologo e di teologo gli ha preso la mano facendolo deviare
dall'argomento iniziato, corne pure in quei casi in cui Io stesso Paolo
che sembra aver cambiato il tema del discorso, attenta a recuperare
l'unitarier di fondo dell'intera epistola e le connessioni all'interno di
essa rra le varie parti 34
Per comprendere dunque l'interprerazione origeniana dei passi oggetto del nostro esame, occorre tener presente il contesta tematico in cui
egli li ha esaminati, concesto che per altro facile individuare grazie a
due evidenti inclusioni da lui stesso segnalate: la prima, la pi ampia,
comprende i capp. 9-11; la seconda, i vv. dal 6 al 21 del cap. 9. Con la
prima inclusione proposta all'inizio del commenta a Rm 9, l, abbiamo
l'indicazione del cerna centrale: Paolo desidera la salvezza dei suoi frarelli seconda la carne; si offre came anatema a imitazione di Mos e,
soprattutto, a imitazione di Cristo 35 ; la conseguir allora, quando
omnis Israel salvus fieret (Rm 11,26) 36 La seconda inclusione pi
articolata. Prima di incraprendere il commenta di Rm 9, 14-19, Origene si riaggancia alla pericope esaminata nel capitolo precedente pren-

JJ Si vcdano le inreressanti osservazioni a qucsto proposico di R. Girod, Origne.


Commentaire sur l'Evangile selon Matthieu (SC 162), Paris 1970, 14-18.
34 Parcicolarmcncc significacivo il modo in cui Origcnc collega la sezionc morale
(cap.12-14) alla precedente parce della leccera: cfr. il mio Origme.. ., cic., vol. Il, XXVIIXXXII.
.is Il richiamo a Fil 2,6-i
36 Cfr. Comm. in Rom. VIl,13,1138-1139.

114

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

dendo le masse da quanta Paolo superius dixerat de Isaac et lacob,


ossia da Rm 9,6-13 .l?. Egli infatti ritiene che sia stato proprio il riferimento dell'Apostolo a quei due esempi della totale gratuita libert
dell'elezione divina, ad aver provocato il successivo contraddittorio. E
che sia il problema posta dalla preferenza da parte di Dio di Giacobbe
nei confronti di Esa a costituire nel pensiero di Origene il punto centrale dell'intera argomentazione che si sviluppa dal v. 14 al v. 21, Io dimostra il facto che, al termine del commenta a Rm 9,20-21 dove in
qualche modo pone fine al sua discorso, egli rirorna sull'episodio dei
due fracelli, evidenziandone cosl la funzione di inclusione 38
Dopa aver accennato aile due cornici che racchiudono il passa paolino
oggetto del nostro esame, avviciniamoci pi direttamente ad esso. A diffcrenza di quanta avviene ne! Perl Archn, <love agni versetto esaminaro
singolarmente, l'Alessandrino in un primo momento si pane di fronce aile
due pericopi - Rm 9,14-19 e Rm 9,20-21 - considerandole nella loro
globalit, e solo in seguito entra nel decraglio delle singole espressioni pi
direttamente interessate al problema del libero arbitrio. La prima considerazione che viene proposta riguarda la apostolici sermonis dispensatio 39 ; una seconda riguarda l'identificazione di colora che parlano
(Paolo stesso e un contraddittore); una terza, infine, il contenuro vero e
proprio, l'interpretazione specifica delle singole proposizioni.

La struttura del linguaggio apostolico

I..:Alessandrino rinvia a quanta precedentemente aveva gi proposro


per giustificare l'anacoluro paolino in Rm S, 12, cio a quella metafora
dove Paolo presentato corne un fidelis famulus et prudens introdotro dal re sua signore nel proprio palazzo di cui gli vengono mostrari i
tesori e le stanze regali sia pure non nei particolari; si giuscifica cosl il
modo di esprimersi dell'Apostolo, il sua linguaggio oscuro e addirittura
scorretto: egli non puo e non vuole rivelare complecamente il mistero

Comm. in Rom. VIl,16,1143 C.


Cfr. Comm. in Rom. VII, l 7, 1149 A: per quam etiam illud quod paulo ante de Jacob cc Esau proposuic, apenius explanacur.
39 Comm. in Rom. VIl,16,1143 C.
37

38

LA QUAESTIO SUL LIBERO ARBITRIO

115

divino di cui ha una conoscenza per altro parziale 40 Il fatto che Origene abbia richiamaco questa metafora prima di intraprendere il commento di Rm 9, 14-19 non privo di significato. Rinviando alla similitudo del palazzo regale, concrassegnato da numerose entrate ed uscite, per esprimere la sua concezione relativa alla apostolici sermonis dispensatio, Origene vuole avvisare i lettori su alcuni punti che gli pare
indispensabile tenere presenti ai fini della comprensione del brano che
si trovano davanti:
1) corne nel palazzo difficile individuare chi entra e chi esce, cosl
nella pericope oggetto di esame difficile individuare l'identit di colui
che parla di volta in volta;
2) corne ne! palazzo vi una cella interiore, un mysterii cubiculum,
cosl in quanto proposto da Paolo vi sono divinorum secreta di cui
impossibile avere una perfetta conoscenza;
3) corne ne! palazzo Paolo colui che entra per primo, cosl nel testo
in esame lui il solo che puo fare da maestro e da guida del percorso,
che deve compiersi suspenso pede, con l'avvertenza quindi di trattare
pauca sermone e plura silentio 41
ln aitre parole, con tale premessa Origene ha gi anticipato almeno
due presupposti fondamentali che Io guideranno ne! commento:
1) che la sua argomentazione non sar totalmente risolutiva dei problemi posti: rimarr di certo un margine di mistero;
2) che la sua argomentazione si baser unicamente sui materiale offertogli da Paolo.

L'identificazione degli interlocutori

Dopo la premessa, Origene offre una parafrasi dell'intera pericope. Si


tracta di una operazione ermeneutica assai frequence ne! Commentario, il
cui scopo quello di chiarire il testo da un punto di vista esclusivamente sintattico o letterale onde permetterne una prima lettura tesa alla
sua comprensione immediata. Solo dopo questo primo intervento si
pu passare a quella che l'Alessandrino definisce spiritalis vel allegorica
4 Cfr. Comm. in Rom. V, 1, 1008. Rinvio ai miei articoli JI linguaggio di PaoJ servo
ftdek e prudente ne! Commento di Origene alla lettera ai Romani, SP XVIll, 3(1989)355364 c Origene interprete del linguaggio di P110/o ne/ Commento alla lettera ai Romani. Problemi esegetici e storici, ASE 1( 1984) 109-128.
~ 1 Cfr. Comm. in Rom. VII, 16, 1143 C.1144 B.

116

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

ratio 42 ovvero allegoricae intelligentiae latitudo B. Nel nostro caso la


parafrasi del testo porta Origene a chiarirne un punto che si rivela innovativo nei confronti di quanto cgli avcva gi osscrvato quando Io
aveva esaminato nel Pert Archn: egli distingue le parole da attribuirsi a
Paolo e quelle che invece sono del suo contraddittore, ed assegna quindi
a quesr'ulrimo non solo l'esprcssione di Rm 9, 19 (l'unica chc Paolo
esplicitamente gli mette in bocca: Dicis itaque mihi: Quid ergo adhuc
queritur? Voluntati enim eius quis resistit?, ma anche tutte le precedenti 44 Secondo Origene, dunque, in Rm 9,16-19 occorre vedere una
qttaestio posta a Paolo, il quale risponde in due modi: dapprima con
Absit (9, 14), cio negando, poi rimproverando (9,20-21 ). Quando
nel Perl Archn l'Alessandrino aveva esaminato una alla volta queste
proposizioni, non aveva mai precisato se esse andavano lette corne
proprie di Paolo o dovevano piuttosto attribuirsi al suo contraddittore:
ci che Il gli era importato segnalare era il fatto che esse costituivano
una qttaestio per gli interpreti dell'Apostolo 45 Nel Commentario invece,
Comm. in Rom. 1,5,851 B.
Comm. in Rom. IV,l,962 A. Si vedano ultcriori esprcssioni nel mio Origene... , cit.,
vol. l, XXIII-XXVII e n. 70.
44 Scrive Origcnc: Cum (Apostolus) in presenti capitulo introduxisset aliquam pcrsonam velut contradiccntcm sibi et quacstionem movemem, et diceret: "Nunquid iniquitas est apud Deum? respondissctquc: "Absie", sed "non volemis, neque currentis, sed miserentis Dei est": et si Pharaonem propterea elegic, ut in ipso potcntiam suae virtutis ostenderet: et si ipse cui vult miseremr, et quem vult indurat: ut quid de hominibus, inquit,
queritur? cr cur qui peccat culpatur, cum calis de unoquoque ipsius voluntas habcatur?
Haec ergo et his similia commoventi. .. cum increpacione dignissimae exclamationis occurrit, et dicic: "O homo! Tu quis es qui contra respondeas Deo?" (Comm. '1 Rom. Vil,
l 6, 1144 AB). L'intcrpretazione di Origene ripresa, e in parte comraddetta, da Girolamo, Ep. 120,X.
45 ln PA II 9,7 anzi detto espliciramente che in Rm 9,14 Paolo sibi ipse respondit,
daro che era stato lui a porrc la quaestio. Tra gli elementi che diversificano l'una e l'altra
opera, oltre a quello di maggior rilcvanza dominale costituito dall'abbandono della concezionc relativa alla preesistenza delle anime e della conseguentc dottrina delle cause anrecedenti, pcr alcro gi individuato da divcrsi srudiosi e ben motivato dalla Monaci Castagno (l'itka Mlla preesistmza... , cit., 76-77). ve ne sono alcuni di carattere pi formale
quali l'attribuzionc a David e non a Salomone del Sal 127,1; il diverso modo in cui Rm
9, 18 accoscato a Es 4,21 (ncl Commentario il richiamo alla restimonianza veterotcstamentaria attribuito allo stesso Paolo e il riferimento a Faraone funzionalc all'esegesi
dell'espressionc Dio indurisce chi vuole memrc nel Perl Archn l'associazione tra i duc
passi proposta da Origcnc, probabilmente sulla base della comune presenza del vcrbo
indurirc ed la spiegazione di Rm 9, 18 che serve per comprendere il caso di Faraone
descritto in Es 4,21 ); I'omissionc ncl Commentario dcgli cscmpi del sole e della pioggia addotti pcr spiegare, confutando la dottrina delle nature, corne l'azione di Dio, pur esscn42

43

LA QUAE\'710 SUL LIBERO ARBITRIO

117

evidentemente perch interessato, come si detto, anche alla struttura


globale della pericope e non solo ai singoli scgmenti del discorso, egli
rileva come sia stato Paolo stesso ad aver composto questa parte della
lettera in forma di quaestio.
Caver esteso a tuttc le obiezioni poste nei vv. 16-19 il valore di una
quaestio rivolca a Paolo, permetcc innanzicutco all'Alessandrino di scagionare I'Apostolo dall'averle formulate personalmente anche solo in
forma ipotetica; in secondo luogo gli consente, alla luce della valutazione negativa che ne d, di giustificare la risposta non risolutoria di Paolo
in 9,20-21: homo, tu quis es qui contra respondeas Deo?. Non
solo: gli permerce pure di risolvere la contraddizione che cmerge dal
confronto tra questo passo di Romani e quello affine, per l'immagine
dei diversi vasi, di 2 Tm 2,20-21. La differenza tra i due tcsti infarci
motivata dalla diversit degli interlocutori dell'Apostolo: in Rm 9 un
servus nequam, un protervus contradictor, in 2 Tm un fidelis servus et prudens, un desideriorum vir>>. Scrive Origene: Audis Paulus
in his in quibus non habuit protervum contradictorem, quomodo vasorum diversitates aperuit? Nam ibi ubi auditor non erat dignus, sed
contradictor crac, sola fictilia vasa commemorac; hic aucem et aurea
dicit esse, et argentea, et lignea, et fictilia: et alia quidem dicit esse ad
honorem, alia vero ad contumeliam fieri. Similicer et ubi memoravir
rationem quare alia ad honorem, alia vero ad contumeliam fiant: ibi
siluit, hic aperuit 46

do unica, provochi esiti diversi a seconda delle diverse disposizioni della pur idencica materia su cui influisce - e l'introduzione invece dell'esempio del ccpadre di famiglia o re,
proposco per giuscificare l'ucilizzazione da parte di Dio delle azioni di persone malvage in
vista del bene corn une: cfr. il mio Probmatiche.. . , cic.
46 Comm. in Rom. VII,17,1148 C-1149 A. solo nel Commentario che Origene,
confrontando i due passi paolini, evidenzia anche la diversic degli incerlocucori dell'Aposcolo. Olcre che in PA III l,21.23.24 il passo di 2 Tm 2,20-21 cicaco anche in Hom. in
N11m. IX,6 dovc Origene Io commenta affermando che il ccvaso e l'arcigiano sono indicativi di una sola persona: l'uomo, che con la sua volonc decide di divencare un vaso ucilc
oppure un vaso descinaco ad uso vile (da nocare che anche in quesco caso il passo accoscaco a quello di Rm 9, 19-21, a proposito del quale Origene chiarisce che a porre la domanda e ad cssere rimproveraco da Paolo un vaso di cerra). ln Hom. in Num. XIV,2,
invece, I'Alessandrino spicga, sempre rifcrendosi a 2 Tm 2,20-2 l, che sar nel secolo futuro che ciascuno si offrir al Creatore per essere forgiaco corne ccvaso scclto oppure corne
vaso vile, a seconda di cio che avr compiuco in quesco mondo. Un'analoga incerprecazione in prospeuiva cscacologica si ritrova in Hom. in Num. XXV,5. ln Hom. in los. IX,9
la diversit dei vasi ritenuta indicativa della diversic dei credenci: i perfccci, i semplici, i
deboli, mentre in C. Cels. il passo paolino utilizzato a dimoscrazionc del facco che Dio si

118

IL CUORE INDUJUTO DEL FARAONE

I..:interesse a evidenziare la diversit degli interlocutori di Paolo nel


caso di Rm 9,20-21 e in quello supposto da 2 Tm 2,20-21, si rivela
dunque funzionale a risolvere la contraddizione 47 Esso lascia pero anche trasparire quella esigenza pastorale che caratrerizza, corne ho detto,
il Commentarr. vi troviamo infatti l'esortazione ad essere desideriorum
et non contentionum viri unita al richiamo che Origene rivolge a s e
ai suoi lettori a scrutare le Scritture 48 Egli si sofferma a definirne il
modo: recto et simplici corde, iugi labore, continuisque vigiliis, e
conclude: Si tamen quis sit qui ita quaerat, inveniet (cfr. Mt 6,8) 49 ,
una frase che mi pare in sintonia profonda con quanto egli aveva espresso nel suo commenta al passo di 1 Cor 1,4-7 in cui Paolo ringrazia Dio
perch i Corinzi si sono in Cristo arricchiti di tutti i doni, quelli della
parola e quclli della scienza 50 Origcne aveva Il spiegato che la Iode
dell'Apostolo era motivata dal fatto che i fedeli di Corinto sono capaci
di non trovarsi a disagio di fronte a nessun genere di scrittura, ma dovunque "cercano e trovano" ((TJTEV Kal euptaKELv), e quando si deve interpretare la Scrittura si servono di ogni metodo, sia di quello cosiddetto
diesodico, sia di quello fatco a domanda e risposta (KEXpf1a6m T4i TE
8tE~OfK4i Ka.ouvcp Kal T4i KaT pWTTJO"lV TE Kal rr6KpLOLV) 51

l'Alessandrino si era attardato a chiarire questo punto perch voleva che


i suoi ascoltatori si sentissero spronati dalle parole di Paolo, cosl interpretate, ad emulare i Corinzi nella capacit di utilizzare quei metodi a
cui egli stesso con frequenza faceva ricorso e che gi da tempo erano
entrati a far parte della tradizione esegetica scritturistica 52

serve anche dei malvagi (i vasi per uso vile) per il bene e l'utilit comune: cfr. il mio
Origme.. ., cit., vol. II,19 n. 27.
47 ln PA III 1,24 Origenc avcva armonizzato i due passi alla luce della domina della
cooperazionc tra Dio c l'uomo: N la nostra libcra volont puo opcrare senza la scienza
di Dio, n la scicnza di Dio ci pu> costringere a divcntare migliori se non coopcriamo al
bene anche noi (sui senso da dare all'espressionc Tfis lmon'Jfls rn lko, indicativa di
un'azionc di Dio, attiva ed efficace, della sua grazia ovvero predestinazionc, cfr. H. Crouzel-M. Simonetti, Origne. Trait/ des Principes [SC 269), Paris 1980, 53-54).
48 Cfr. Gv 5,39 in Comm. in Rom. VIl,17,1148 A.
49 lvi.
" Cfr. Frng. li in J Cor J,4-10, ed. C. Jcnkins, JThSt 9(1908)233.
si lvi. Sulla diexodos, corrispondentc alla latina percursio (forma concisa di narrazionc), cfr. H. Lausberg, Handb11ch der literarischen Rhetorik, Mnchen 1960, 170-171.
52 Per l'applicazionc del mctodo delle quaestiones et mponsiones da parte di Origene si
veda Io studio di L. Perrone, Sulla preistoria delle q11aestio11es ne/la letteratura patl'stica.
Prempposti e svil11ppi del gmere letterario fino al IV secolo, ASE 8(1991)485-505.

lnterpretazione origeniana ed esegesi odierna di Rm 9,6-29


di Romano Penna

Le pagine che seguono si potrebbero con pi verit intitolare: Considerazioni di un esegeta odierno sui Commenta di Origene a Rm 9,629. Non si intende infatti stabilire una collazione tra l'esegesi origeniana e quella dei commentatori contemporanei, non foss'altro, perch
questi sono assai numerosi (solo negli ultimi venc'anni se ne contano
una decina) 1, mentre il primo a commentare la lettera paolina dopo
Origene, per quanto ci risulta, fu probabilmente Apollinare di Laodicea
un secolo dopo 2! Tantomeno ci si vuole impancare a critici evoluti e
pretendere di giudicare severamente l'esegeta di un loncano passato che,
pur con precisi condizionamenti culturali, fu un provvidenziale antesignano della ricerca esegetica e rimase per lungo tempo un prestigioso
maestro nello studio dei testi sacri. Cio che mi propongo di fare qui,
nell'ambito di questo seminario, di concentrare la mia attenzione, li1 Cfr. E. Kasemann, An die Romer, HzNT Ba, Tbingen 1973, 4 1980; C.E.B. Cranfield, A Critica/ and Exegetica/ Commentary on the Epist/e to the Romans, 1-11, ICC, Edinburg 1975-1979; H. Schlier, Der Romerbrief, HThKNT VI, Freiburg im B. 1977, 2 1979
(trad. ical.: la lmera ai Romani, CTNT VI, Brescia 1982); U. Wilckens, Der Briefan die
Romer, 1-Ill, EKK VII 1-3, Einsiedeln-Ziirich 1978-1982; A. Mailloc, L'ptre aux Romains, Genve-Paris 1984; W. Schmichals, Der Romerbrief,Gcersloh 1988; J.D.G. Dunn,
Romans 1-8; Romans 9-16, WBC 38 A-B, Dallas Tx 1988; L. Morris, The Epistle to the
Romans, Grand Rapids Ml 1988; J. Zicsler, Pau/'s Lmer to the Romans, TPI NTC, London-Philadelphia 1989; P. Scuhlmacher, Der Briefan die Rlimer, NTD 6, Gccingen 1989.
2 Alcri aucori del sec. IV, che in Oriente si sono occupaci della Leccera di S. Paolo ai
Romani, sono Acacio di Ccsarca, Didimo di Alcssandria, Eusebio di Emesa, Diodoro di
Tarso, i cui frammcnci sono raccolci da K. Scaab, Pau/wkommentare au.s der griechischen
Kirche atts Katenenhandschriften gesammelt und herawgegeben, Mnster i.W. 1933. Poco
prima di cucci coscoro, un commento alla Lctccra scgnalato da Gerolamo, de vir.i/L 94,
corne opera di Asterio l'Ariano (o il Sofista) originario della Cappadocia; ma di questo
lavoro non ci pcrvenuto alcuf1 frammento. Sull'insicmc, cfr. M.G. Mara, Paolo di Tarso e
il suo epistolario. Ricerche storico-esegetiche, L'Aquila 1983, 6-64.

120

IL CUORE INDURITO DEL l'ARAONE

micacamente al commento origeniano di Rrn 9,6-29, a duc aspetti della


traccazione condocca dall'Alessandrino: l'uno di caraccere metodologico,
l'altro di carattere ermeneucico.
Premetto anzitutto una precisazione sulla delirnicazione della pericope
paolina: perch non tutto il capitolo 9? Il motivo dato non dalla tecnica del procedimenro di Origene, ma dalla sensibilit esegetica odierna,
che da anni ormai abituata a fore largo spazio alla questione della structura di un testo biblico e in particolare dcll'argomentazionc paolina. Appcllandosi non canto ai metodi della composizionc retorica antica, quanto piuttosto alla contemporanea analisi strutturale e in dcfiniriva alla
sernplicc tecnica cspositiva individuabile all'interno del tcsto, a livcllo sia
letterario sia logico, vicnc a delimitarsi a parte appunto la sczione 9,6-29.
Per csempio, avr pure un senso il facto sorprendente che in tutta la lectera il verbo KaEV, chiamare (sernpre con Dio corne soggetto), su 8
attestazioni, ne abbia 3 sparse nci primi otto capitoli e le aitre 5 occorrano tutte insieme proprio nei soli nostri versetti. D'altronde, la sintassi
logica del pensiero di Paolo rivela una cesura tra 9,5 (dove termina
l'elenco delle prerogative d'Israele) e 9,6 (dove si comincia a disringuere
tra Israele e Israele) e poi un'altra da 9,30 in avanti (dove corna il cerna
della LKmocruvri di Dio, abbandonato fin da! cap. 5) 3
Le conclusioni a cui si puo pervenire nello studio del Commenta di
Origene alla lettera di S. Paolo ai Romani sono sempre inevitabilrnente
gravate dall'ipoteca della mano di Rufino, che stato non solo traduttore ma anche alrneno parzialrnente interprete del lavoro di Origene 4 Ma,
a parte il facto che gli studiosi odierni ritengono il lavoro di Rufino sostanzialmente affidabilc, la nostra ricerca riguarda in primo luogo !'opera
scritta del Commenta Ad Romanos, considerato corne oggettiva entit
storico-letteraria, assolutamenre degna di considerazione. Cio premesso,
possiamo passare ai due momenti della nostra indagine.
3 Oltre ai vari Commenti, cfr. in particolare F. Siegen, Argumentation b Pau/11s, gezeigt an Rom 9-11, WUNT 34, Tbingen 1985; J.-N. Aletti, L'arg11mentation pa11/i11ienne
en Rm 9, Bib 68(1987)41-56.
4 Ncll'Epilogo a Eraclio, il cradunore Rufino risponde aile menti malevole che Io invicano ad accribuirc !'opera non pi a Origcnc ma a se scesso: Io pero, che onoro di pi
la mia coscienza che il mio nome, anche se appaio aggiungere qualcosa c complecarc cio
che manca oppurc abbreviare cio che rroppo lungo, nmavia non ricengo giusto rubarc il
cicolo di colui che ha gctcato le fondamenta dell'opera e ha offerto la matcria pcr la coscruzione dell'cdificio (cir. da: Origenc, Commenta alla lettera ai Romani, lmroduzione,
crad. e noce a cura di F. Cocchini, Il, Genova 1986, 216; le craduzioni dell'opera origeniana, cicace qui di seguito, sono cracre rutce da! lavoro della Cocchini).

INTERPRETAZIONE ORIGENIANA DI RM

1.

METODOLOGIA ESEGEllCA Dl ORIGENE CIRCA RM

9,6-29

121

9,6-29

Non mia intenzione (n mia competenza) soffermarmi sui prindpi


esegetici enunciati dallo stesso Origene nel Perl archn IV,2, e consiscenti
nella ceoria dei cre sensi (corporale o leccerale, psichico, spiricuale): essa
infarci si applica sostanzialmente ai tesci dell'Ancico Tescamenco 5 Ci
limiciamo invece a pr<'senrare alcune osservazioni scimolate dalla metodologia esegetica odierna, che almeno in parte fanno vedere l'originalit,
se non la modernic, dell'Alessandrino in questo settore e comunque
permetcono di prendere atco di alcuni suoi inceressanci procedimenti.

1. Critica textus
Che Origene lavorasse su un testo greco dell'epistola paolina superfluo ricordarlo. Ma esso non ben ricostruibile a motivo del diaframma costituico dalla versione lacina di Rufino. Pi di seccant'anni fa il
Bardy ha facto vedere che per il tesco dell'epistola Rufino si era servito
di una vecchia recensione latina, da cui ha tratto i passi paolini per
quanto riguarda il Commenco, mencre nel De Principiis ha tradotto
diretcamente dal greco 6 C' un esempio chiaro proprio nella nostra
pericope a proposito di Rm 9,11-12, di cui diamo le due versioni in sinossi (premeccendo il testo del De Principiis che stato scritto prima):
De Princ. II 9,7 (170,20)

Ad Rom. Vll,15 (1142 AB)

Cum enim nondum nati fuissent


neque egissent aliquid boni vcl mali,

Nam cum nondum nati fuissent


aut aliquid egissem boni vel mali,

ut proposit11m, quod secundum ekctionem


Dei factum est, perma11eret,

ut secundmn ekctionem propositum


Dei maneat,

non ex operibus, sed ex eo qui vocavit


dictum est,
quia maior serviet minori.

non ex operibus, sed ex vocante


dictum est ci,
quia maior serviet minori.

5 Cfr. B. De Margerie, lntroduzione alla storia tkll'esegesi, l, Roma 1983, 106-127; M.


Simonetti, Lettera elo Allegoria. Un contributo alla storia dell'esegesi patristica, St Eph Aug
23, Roma 1985, 73-98.
6 Cfr. G. Bardy, Le texte de /'Epitre aux Romains dans le commentaire d'Origne-Ru.fin,
RB 29(1920)229-241; e soprattutto C.P. Hammond Bammel, Der Riimerbrieftext des
Ru.fin und seine Origenes-bersetzzmg, Vems Latina 10, Freiburg 1985.

122

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

La variazione maggiore si riscontra nelle parole (in corsivo), che rendono la frase greca di Rm 9, 11 b: '(va Ti KaT Ko'Yilv rrp69rnLs To Orn
lvi:i, la quale trova equanimemente degli elementi di fedelt letterale sia
ncll'una versione (propositum, quod secundum electionem) che nell'altra (propositum Dei). Comunque, pure se dobbiamo credere al
Bardy, il passo paolino citato ncl De Principiis rivelerebbe anch'esso un
tipo di testo non testimoniato altrove.
'
ln pi, qualcosa possibile dire sui testo delle citazioni bibliche (veterotestamentarie) addotte da S. Paolo nella sua lettera. Origene, in un
luogo del suo Commento, precisa che in quasi tutti i casi l'apostolo si
attiene all'edizione dei Settanta lnterpreti, a meno che alcune parole non
gli sembrino forse poco necessarie per l'argomentazione che egli vuole
svolgere, oppure talvolta voglia servirsi non canto delle parole degli interpreti quanto dei concetti della Scrittura espressi pero con il suo proprio linguaggio (1264 C: su Rm 15,12, dove si cita Is 11,10; cfr. anche
1171 A su Rm 10,16, dove si cita Is 53,l; inoltre 1175 A su Rm 10,21,
dove si cita Is 65,2; e infine 1180 BC su Rm 11,7-10, dove si cita Sal
68,23s; in tutti questi casi l'Alessandrino nota la differenza dagli esemplari ebraici). Su questa annotazione metodologica, anche gli studiosi
di S. Paolo sono oggi sostanzialmente d'accordo 7 Ma Origene da parte
sua riporta un testo biblico, che non sempre corrisponde a quello dell'Apostolo. La nostra pericope ce ne offre due casi interessanti.
Il primo caso concerne Rm 9,25 dove citato Os 2,25. Il passo profetico oeil' ebraico del Testo Masoretico presenta una frase bimembre che
dice letteralmente: E avr> misericordia di colei che non ha avuto misericordia, e diro a colui che non mio popolo: popolo mio sei tu. 1 LXX
rendono fedelmente: Kal E]aw T]v K-lET)VT)V Kal pw T0 Oa4}-ou /\.a6s ou. Paolo poi sostanzialmente fedele, anche se inverte
le due frasi e al verbo EEV sostituisce il verbo :yarrv, dando questo
testo: Kafow Tv O a6v ou /\.a6v ou Kal T]v K iiyalTT)VT)V
'HyarrT)VT)V. Origene invece (o Rufino) presenta una lectio con.fla.ta con
una frase trimembre, di cui i ptimi due membri rendono S. Paolo alla
lettera, ma con l'aggiunta di un terzo membro che traduce alla lettera la
Cfr. R. Penna, Atteggiamenti di Paolo verso l'Antico Testamento, RivBibl
32(1984) 175-210; c in panicolare H. Hbner, Cottes Jch tmd Israel Z11m Schriftgebrauch
des Pa11lus in Ramer 9-11, FRLANT 136, Gottingen 1984. Quanco invcce al valore chc
Origenc accribuisce ai LXX, cfr. D. Barthlemy, Origne et le texte de /'Ancim Testament, in
Epektnsis. Mt/anges patristiques offerts au Cardinal]. Danillou, Paris 1972, 247-261;
G. Sgherri, Sulla val11tazione origeniana dei LXX, Bib 58(1977) 1-28.

INTERPRETAZIONE ORIGENIANA Dl RM

9,6-29

123

prima frase dell'ebraico (dove il verbo rf~zam significa propriameme


EE.v-misereri e non yarrv-diligere), in quesco modo: Yocabo non
plebem meam, plebem meam; et non dileccam, dileccam; et non misericordiam consecucam, misericordiam consecucam. Notiamo qui che il
tesco della Vulgaca in Rm 9,25 sar idencico a quesca versione 8
Un secondo caso daco da Rm 9,28 dove cicaco Is 10,22b-23.
L'ebraico del Tcsto Masorecico dicc lettcralmente: Uno sterminio
decretato che far traboccare la giustizia, poich la discruzione che ha
decretato il Signore Yhwh degli eserciti la eseguir in mezzo a tutta la
terra. I LXX rendono in maniera propria cosl: A6yov yp auvTE.wv
Kat auvTvwv (= compiendo e accorciando la parola-decisionc) v
fKmoauvi:i. on Myov auvTETT}vov rrmfjaEL b 8Eos v T olKouvi:J
.1:). Paolo avrebbe seguito questo tesco greco secondo una serie di codici secondari (S 2 DFGY syl1), mai testimoni pi imporcanti (P4 6 S*AB syP)
hanno un tesco pi breve: A6yov yp auvTE.wv Kal auvTvwv
rrm fjaEL KupLos rrl Tils yf)s. Il testo di Origene rende invece fedelmente i LXX, conformemente alla lezione variante dello stesso tesco
paolino: Verbum enim consummans et brevians in aequitate: quia verbum breviatum faciet Dominus super terram. Anche in questo caso il
lacino della Vulgata sar identico al tesco di Origene-Rufino 9
Quesci esempi lasciano intravedere che il testo paolino impiegaco da
Origene, al di l della versione lacina di Rufino, non diverge nella sostanza da quello scabilito dalle odierne edizioni critiche. E cutcavia le
variazioni documentace atcescano una fase della crasmissione del testo,
che meriterebbe in ogni caso di essere approfondita.

2. Il dcoupage del testo da commentare


Nella sua traduzione, Rufino rispetta la disposizione del materiale
propria di Origene: ogni sezione pone in testa uno o pi versetti, che
vengono poi ripresi l'uno dopo l'altro nella spiegazione, secondo il bi-

8 Il ccsro di Os 2,23b-24 Vg (cc miscrcbor cius, quac fuie absquc miscricordia; cr dicam non populo meo: Populus meus es ru) lecreralmeme fedele all'originalc ebraico
secondo il TM.
9 Turravia il resro di ls 10,22b-23 Vg (consummario abbrcviara inundabit iusticiam.
Consummarioncm cnim cr abbrcviarionem Dominus Deus cxcrcituum facicr in mcdio
omnis rcrrae) pi fedele all'ebraico, sia pure accogliendo la nuova idca di uabbreviazione.

124

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

sogno 10 Ci> che suscita qualche perplessit la suddivisione del testo


paolino sottoposco a commenco. Origene arcicola la nostra pericope in
6 brani: 9,6-8.9-13.14-19.20-21.22-26.27-33. Egli riconosce evidentemente, a parte ante, uno stacco rispetto ai primi cinque versetti (commentati insieme in un'unica sezione); non cosl avviene per quella che, a
parte post, viene considerata oggi una nuova cesura dopo 9,29 (cfr. sopra). Le unit logiche intermedie non sempre vengono rispettate. La
cesura dopo il v. 13 ccrcamente appropriata, data la funzione strutturante che ha l'incerrogativo retorico all'inizio del v. 14 (n oiiv
poEv;) in tutta la Jettera 11 . Anche quella posta dopo il v. 21 opportuna, visto che qui s'interrompe una serie di cinque proposizioni interrogative (iniziate al v. 19) e ne! v. 22 con una proposizione condizionale inizia un nuovo pensiero. Parzialmente accettabile pure la suddivisione dopo il v. 26, tenuto conto che la tesi enunciata da Paolo ne! v.
24 viene biblicamente dimostrata con un'unica catena di citazioni, ma
in un doppio momento: nei vv. 25-26 per quanto riguarda la chiamata
dei Gentili, e nei vv. 27-29 per quanto riguarda la chiamata del resto
d'Israele.
Problematico invece resta il dcoupage dopo il v. 8 e soprattutto
quello dopo il v. 19. Nel primo caso, la citazione di Gen 18, 10 ne! seguente v. 9 si accorda meglio con ci che precede (infatti 9,6-9 tratta
omogeneamente di Isacco). Ne! secondo caso, l'interrogativo del v. 19
si accorda meglio con ci> che segue, tenuto conto anche della formula
propria dello stile della diatriba, pES ot ov, che introduce due interrogativi di obiezione ne! v. 19, ai quali Paolo risponde in un primo
momento nei vv. 20-21 con alcri tre interrogativi di rimando 12
difficile indovinare che cosa abbia spinto Origene a dividere il testo in
questo modo. Ma nell'ultimo caso, e cio a proposito di 9,14-19, il
motivo abbastanza chiaro e ha a che fare con l' ermeneutica stessa del
passo. Origene infatti ritiene che tutto questo brano non rappresenti
altro che la posizione di un contraddittore che si oppone all'Apostolo
(cfr. 1144 A, 1144 B, 1144 C, 1147 A), sicch le frasi pi forti e degne
di discussione (Rm 9, 15 = Es 33, 19: Avr> misericordia di chi ho mise-

Cfr. G. Bardy, Le texte de l'lpitre a11x Romains, 230.

Cfr. R. Penna, La fimzione strutt11rale di 3, 1-8 ne/la Lettera ai Rom1111i, Bib 69


(1988)507-542, p. 522.
12 Cfr. S.K. Scowers, The Diatribe a11d Pa11/'s Letter to the Romans, SBL DS 57, Ann
Arbor MI 1981, 79-118.
11

INTERJ>RETAZIONE ORIGENIANA 01 RM

9,6-29

125

ricordia; e Rm 9, 18: Perranto egli usa misericordia a chi vuole e indurisce chi vuole) vengono sottratce al pensiero di Paolo e atcribuire
all' obiettore. Esse passano cosl ad esprimere una tesi teologica non positiva ma negativa, alla quale necessario opporsi, e alla quale appunto
l'Apostolo risponde dal v. 20 in poi. Una similc opzione esegetica, pur
non potendola qui discutere in detcaglio, fa violenza al testo e di facto
non pili stata accolta in seguico 13 ln realt, indiscutibile la presenza ne! testo paolino di un obiettorc che si oppone allc affcrmazioni
dell'Apostolo, ed Io stesso Paolo che Io introduce conformemente allo
stile della diatriba; ma i suoi interventi si limitano solo al v. 14b (con
esclusione del v.14a.c) e al v. l 9bc. La soluzione origeniana sa di scappatoia in funzione di una predeterminata concezione filosofica e insieme morale (cfr. 1144 D: Senza dubbio questa obiezione suscita l'idea
che nell'uomo non vi sia il libero arbitrio e chc non dipenda da ciascuno o il salvarsi o il perdersi), oltre che di una specifica teodicea che
rende a salvaguardare Dio da ogni affermazione indegna di lui (cfr.
sotto); e infatci a questo punto che Origene intavola la sua discussione sulla responsabilit propria dell'uomo (cfr. sotto).

3. Annotazioni stilistiche
Nella nostra pericope c' un caso tipico di anacoluto, che si aggiunge
ad almeno altri tre presenti nella Lettera paolina 14 Si tracta di 9,22-24
che i Commematori odierni traducono con diversa punteggiatura: alcuni vi scorgono un unico periodo terminante al v. 24, che per viene
concluso o con un punto esclamativo 15 o con un punto interrogativo 16 ;
altri vi distinguono due periodi (rispettivamente vv. 22-23 e v. 24), di
cui il primo termina in sospeso e il seconda con un punto fermo 17 ,
oppure il primo si chiude con un punto interrogativo e il seconda con

13 Un'eco sbiadita di qucsta riparcizione si crova in S. Giovanni Crisoscomo, Hom.


XVI super Epist. ad Rom. (PG 60, 558); ma S. Gerolamo, Epist. 120, 10, pur cicando
(probabilmence) il commcnco di Origene a quesco passo non pi su quesca linea.
14 Gli ahri sono in 2,17-20; 5,12; 15,22-24; cfr. G. Bornkamm, Pn11/inischeAnnkol11the im Romerbrief, in Dns Ende des Gesetzes. Pa11!11sstudien. Gesammelte A11fiiitze, 1, BEvTh

16, Mnchen s1966, 76-92.


is Cosl U. Wilckens e W. Schmithals (cfr. sopra n. 1).
16 Cosl C.E.B. Cranfield e J. Zicsler (ivi).
17 Cosl pii1 giustamente E. Kasemann (ivi).

126

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

una virgola 18 , o ancora il primo finisce in un punto ferma c il sccondo


con una virgola 19 ; infinc si d anche il caso di chi ricostruiscc, sl, duc
pcriodi, ma rispcttivamentc nei vv. 22 c 23-24, conclusi entrambi con
un interrogativo 20
Origene, oltre al caso di 5,12, sottolinea particolarmente il nostro
passo. Ma, mentrc l cerca di spicgarc l'assenza dell'apodosi non sulla
base di un difetto di stilc, bcnsl con l'intenzione dell'Apostolo di ovviare alla possibilc incomprensione dei negligenti 21 , qui invece il fatto chc S. Paolo ha lasciato corne in sospcso l'clemento di congiunzione (quasi vagam coniunctioncm reliquit) attribuito semplicemente aile incompositis elocutionibus Apostoli defectibusque earum
(1149 C). Anzi, riferendosi all'inizio della frase paolina (El B 0wv 6
0E6s, Quod si volens Deus) ipotizza persino un aggiustamento del
pcriodo omcttendo scmplicemente la congiunzionc El, Si: in questo
modo, egli prccisa l'intcrpretazionc sar data in modo pi chiaro
(quae etiam si non assumacur, lucidior dabicur intcllectus: 1150 A) 22
In definitiva, e giustamentc, Origene intendc i vv. 22-23 corne una similicudine rispetto all'affermazione del v. 24: Cosl corne anche noi
siamo vasi di miscricordia, noi che egli ha chiamato non solo tra i Giudei ma anche tra i gentili (1150 BC). Tuttavia, la sua ipotesi di ritocco
della sintassi paolina non pu non apparirci audace, e ncppure la distinzione mctodologica tra Io svolgimcnto del discorso apostolico considerato in se stcsso e la spiegazione delle parole (ipsius apostolici
sermonis ordinem explanationemque verborum) da una parte e il
senso inceriore (intelleccus interior) dall'altra (1150 C) sufficiente a
dissipare l'impressione di una carenza di fondo: quella che riguarda la

Cosl H. Schlier e J.D.G. Dunn (ivi).


Cosl P. Stuhlmacher (ivi).
2 Cosl L. Morris (ivi).
21 Coscoro, forse, pocrcbbero lasciarsi andare se udisscro chc, come la morcc passa
atcraverso tucci gli uomini per il peccaco, cosl anche accravcrso nmi gli uomini passo la
vita pcr Crisco ... Cio non avvicne subito ncl tempo prcsence n capita ai pigri, ma a coloro chc con moita fatica c sudorc avranno saputo ccrcare quanco nascosco, bussarc a cio
che chiuso, desidcrare ci che non si vcde (1005 CD).
22 A qucsco proposico, J.N. Birdsall, The Text and Scholia of the Codex von der Goltz
and its allies, and their Bearing upon the Texts of the \%rks of Origen, especially the Commentary on Romans, in Origeniana, Quaderni di Vetera Christianorum 12(1975)215222, fa nocare che il manoscricco del Nuovo Tescamento numcraco 1739 (databile al sec.
X da un prococipo del sec. V o VI) su Rm 9,22 ha appumo qucsta variamc (= omissione
di fl &).
18
19

INTERPRETAZIONE ORIGENIANA Dl RM

9,6-29

127

dimensione umana e persino temperamentale dell'agiografo Paolo di


Tarso e che va di pari passo con una concezione per cosl dire integralista dell'ispirazione biblica. La quale, d'altronde e paradossalmente, viene smentita proprio dalla supposizione del ritocco tescuale, anche se
cosl facendo l'Alessandrino si muove sempre e solcanco nell'ambico dell'espressione verbale.

4. Coerente concezione del lingu.aggio paolino


Commencando il passo centrale di 9, 14-19, particolarmence gravi do
di questioni ceologiche, Origene fa quasi una nota metodologica sulla
apostolici sermonis dispensatio, letteralmence sulla amminiscrazione
del linguaggio apostolico ( 1143 C) e cio sui modo proprio di Paolo
di esprimersi su questioni di grande rilevanza 23 Egli rimanda alla similitudine proposta gi a commento di Rm 5,12, secondo cui Paolo
simile a un servo fedele e prudente introdotto nel palazzo del re, dove
egli vede molce stanze ma corne attraverso porte socchiuse, cosl che
egli venga a conoscenza dei tesori del padrone e delle ricchezze regali,
pero non abbia una cognizione di ogni singola cosa in maniera chiara e
completa (1008 AB). Questa concezione del procedimenco paolino,
che poi in funzione di giustificare le oscuric del pensiero dell'Apostolo, scata octimamence scudiata da F. Cocchini 24 A noi inreressa qui
soltanto rilevare la coerenza di Origene, che, a proposito del nostro
passo parcicolarmente denso e importante, richiama Io stesso paragone
per dire che Paolo sembra aprire a poco a poco i segreti delle cose divine, senza cuttavia mai rivelarli in modo chiaro ed esplicit0>> (1143 C).
Non solo, ma anche i lettori vengono associati allo stesso Paolo, maestro e guida di cale cammino, in modo da attraversare il palazzo tutti
insieme in punta di piedi, ... un po' parlando e di pi facendo silenzio (suspenso pede, ... pauca sermone, plu ra silenti0>>: 1144 B).
Un'osservazione di questo tipo generalmente non s'incontra nei commenci odierni, che fanno esegesi sulla base del metodo storico-critico,
ed tipica di quell'approccio pacriscico al testo sacro, che combina in-

B La traduzionc di dispensatio con Slruttura (F. Cocchini) mol!O modcrna; diccro


il vocabolo lacino c' probabilmence il grcco oikonomia.
24 Cfr. in parcicolarc: Origene interprete del linguaggio di Paolo ne/ Commenta alla lettera ai Romani. Problemi storici ed esegetici, ASE 1(1984)109-128.

128

IL CUORE INDURJTO DEL FARAONE

sieme interessi teologici, spirituali e pastorali, e che alcuni oggi vorrcbbcro riproporre 25 In rcalt, mi sembra di potcr dire che n questi interessi sono mai vcnuti meno in altri mecodi di approccio, n Origene
si limita ad essi soltanto, come abbiamo parzialmente visto sopra.

5. La coesione del pensiero paolino e l'attenzione al contesto generale


ln un tempo come il nostro, in cui non manca chi disconosce l'unitariet della Lettera ai Romani e in parricolare il ncsso dei capp. 9-11
con le precedenti pagine epistolari 26 , non dispiace notare come Origene
sia particolarmente attcnto a sottolineare la coesione interna all'esposizione dell'Apostolo. La cosa ha un peso maggiore per quanto riguarda il
nesso del cap. 9 con il cap. 8, dato che proprio qui la coesione sembrerebbe allencarsi. Origcne stabilisce un inccrcssantc rapporto tra 8,35
(Chi dunquc ci separer dall'amore di Cristo?) e 9,3 (<<Yorrei cssere io
stesso anatema [= separato] da Cristo per i miei fratelli); e commenta:
Paolo, accorgendosi che ... poteva apparire contradditcorio e incredibile
quanto ora si proponeva di dire, ... per non essere rimproverato di falsit
promette una attestazione che dia garanzia ... e dice: Dico la verit in
Cristo, non mencisco ... (1137 B) 27.
Ma anche nel commento alla nostra pericope, l'Alessandrino non perde di vista la connessione logica che lega insieme le varie sezioni sottoposte a commento. Cosl, a proposito di 9,6 ( ... non tutti quelli che discendono da Israele sono israeliti), egli richiama i precedenci vv. 3-4
dove Paolo aveva espresso il desiderio di diventarc anatema per i suoi
fratelli, che sono parenci secondo la carne, che sono israeliti, per riconoscere che non ha perso il suo valore la promessa che fu fatta loro
(1141 BC). Anche a proposito di 9,9-13 viene ricordata I'intenzione
generale di Paolo (proposuit Apostolus persequi): Esporre il motivo
per cui, sebbene il popolo d'Israele sia stato ripudiato ("licet repudiatus
sit populus Israel") a causa dell'infedelt, tuttavia non siano decadute e

25
Cfr. per esempio F. Dreyfus, Exgse en Sorbonne, exgse en Eglise, RB
82(1975)321-359.
26 Cfr. F. Refoul, Unit de /'Epitre aux Romains et histoire d11 salut, RSPhTh
71 (1987)219-242; W. Schmichals, Der Romerbrief, cic. 321-326.
27 Nclla Prcfazionc al suo commcnco, Origcnc cita addiriuura di seguito, scnza soluzionc di concinuic, il cesco di Rm 8,35-9, 1 (cfr. 834 C-835 A).

INTERPRETAZIONE ORIGENIANA DI RM

9,6-29

129

non siano state rese vane ("non tamen deciderint et frustratae sine")
quelle promesse divine, che gli erano state rivolte (1142 B). Pure all'inizio della sezione dei vv. 27-33 Origene ribadiscc fortemente il nesso
tra le affermazioni precedenti dell'Apostolo c i nuovi tesci biblici da lui
addotti (cfr. 1153 AB). Si documenta cosl la preoccupazione origeniana
di scoprire e seguire il filo logico del discorso paolino, considerato un
vero textus nel senso etimologico della parola, cio un tessuto ben intrecciato, tale da formare una salda unit espositiva, anche se non detto
che l'epistola abbia a cuore dall'inizio alla fine un'unica tesi vera e propria da dimostrare 28
Un aspetto assai interessante della metodologia esegetica di Origene
consiste poi nel peso specifico da lui riconosciuto al contesta generale
della Lettera ai fini dell'interpretazione di una pcricope o di un tema.
La cosa risulta chiaramente dal confronta tra il Commento alla Lettera
ai Romani e il precedente trattato De Principiis circa Io stesso passa di
Rm 9,16-21. Rinvio qui sempliccmenre agli studi di F. Cocchini 29 , la
quale dimostra che il rimando operato nel Commento (cfr. 1145 A) al
Libellum de arbitrii libertate (corrispondente a De P,.incipiis III, l)
non va attribuito al traduttore Rufino ma all'autore stesso, Origene. Per
esempio, vistosa nel Commenta l'assenza della teoria dei meriti o demeriti acquisiti dalle anime nella loro preesistenza, che invece enunciata nel De Principiis. Proprio il diverso contesto della trattazione ha
provocato un cambiamento d'interpretazione. l:interesse per la sorte dei
singoli, proprio del De Principiis, viene superato dal nuovo quadro del
Commenta, che tiene maggiormente canto del rapporta contestuale tra
lsraele e i Gentili, seconda un orizzonte che non puo pi essere individualistico ma, corne si direbbe oggi, storico-salvifico. Con cio pero sfioriamo gi la dimensione pi propriamente ermeneutica del commenta
origeniano, di cui diremo ara alcune case.

28 Anzi, nella Prefazione si individua una molceplicir di ccmi cracrati da Paolo (cfr.
835 CD-836 A). ln aitre opcre, tmravia, Origene lamenca a voire la O.vaKoouOla (mancan7.a di coesione.. ) del linguaggio biblico: rigene ci rivela il fossato linguiscico che Io
separa gi, verso la mer del sec. In, <lai greco dei LXX, anceriore di quanro o cinque secoli, e anche dal greco neocestamencario (M. Hari, Origne et la smantique du langage
biblique, VigChr 26[1972] 161-187, p. 186).
29 Cfr. Problematiche relative a Rm 9 ne/ C.ommento di Q,.igene aUa Lettera ai Romani,
ASE 3(1986)85-97.

130

Il.

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

L'ERMENEUTICA ORIGENIANA Dl RM 9,6-29

I.:esegesi di Origene approda a determinate conclusioni ermeneutiche, o forse meglio gi comandata da alcune precomprensioni fondamentali, che rendono caratteristica la sua interpretazione della pagina
paolina. Al di l della metodologia esegetica impiegata, parcicolarmente importante rendersi conto di corne Origene tratta e risolve le
componenti teologiche tipiche della nostra pericope e quindi di quale
sia il livello di messaggio che essa comporta. Noi qui di seguito prendiamo in considerazione tre centri d'interesse parricolarmente distintivi,
che danno corpo all'intelligenza origeniana del cesto di S. Paolo, c su di
essi formuliamo alcune osservazioni in base alla sensibilit esegetica
odierna.

1. La fanzione di lsraele

Come abbiamo accennato poco sopra, rispetto al De Principiis, nel


Commento Origene tiene maggiormente conto della parte che Israele
svolge nel testo paolino. Effettivamcnte S. Paolo, proprio con la nostra
sezione epistolare, d l'avvio ad un'ampia trattazione imperniata su di
un originale problema posto in essere da Israele, il quale, pur essendo il
popolo eletto da Dio e quindi portatore delle promesse divine circa una
redenzione escatologica, non ha accolto, in quanto popolo, l'annuncio
evangelico della redenzione compiutasi in Cristo, nel quale seconda
l'Apostolo gi avvenuta la realizzazione delle antiche promesse. Alla
base dell'argomentazione paolina c' probabilmente l'obiezione mossa
da un (reale o fittizio) interlocutore giudeo, che rimprovera all'evangelo
cristiano di proclamare l'universale giustificazione di Giudei e Gentili
al prezzo di una rottura con la realt dell' elezione assicurata da Dio a
Israele 30 Questo popolo talmente importante che con esso sta o cade
il fondamento heilsgeschichtlich della giustificazione per fede e soprattutto sta o cade il tema della fedelt di Dio aile proprie promesse
di salvczza. Dunque, cio che a Paolo interessa discutere non certo la

30 Vedi una buona formulazione del problema in U. Wilckens, Der Brie[an die Romer, Il, 181-182; cfr. anche J. Piper, The justification of God. An Exegetica/ and Theologica/ Study of Romans 9: 1-23, Grand Rapids 1983. Per l'insieme della problematica di Rm
9-11, si puo \edere L. De Lorenzi, ed., Die lsrae/fi"flge nach Rom 9-JJ, Rom 1977.

INTERPRETAZIONE ORIGENIANA Dl RM

9,6-29

131

qucstionc mctafisica della predestinazione o prescienza divina e della libert umana; ma egli non intende neanche concrctizzare il dibattimento di una tale questione metafisica sulla scorta di Israele ridotto a mero
esempio didattico. Il punto di partenza e insieme l' oggetto costante del
ragionamento paolino, invece, nient'altro che il concreto Israelc storico, il quale, tanto con il suo maggioritario rifiuto dell'evangelo quanto
con il suo parziale accoglimento, pone in discussione il tema della elezione di Dio: sia dei modi, con cui storicamente questa elezione avvenuta e avviene, sia della perseveranza di Dio stesso ne! proprio proposito elettivo.
Orbene, quando Paolo scrive la Lettera ai Romani egli sente a vario
titolo questo problema corne acuto e in parte straziante: primo, perch
egli tcstimone per cosl dire oculare dell'ostinazione di Israele ne! suo
primo porsi, constatando di persona che la sua stessa predicazione
accolta dai Gentili e rifiutata dai Giudei (cfr. Rm 10,18-21; At 18,41O); secondo, perch Israele tuttora una entit politico-nazionale ben
configura ta, dato che Paolo vive ancora ail' epoca del Secondo Tempio,
quando persino la terra d'Israele mantiene il significato di un suo effettivo possesso (sia pur limitato dall'occupazione romana); e terzo, perch Paolo stesso un Giudeo e almeno nella sua personale accoglienza
dell'evangelo egli scorge la dimostrazione che Dio non ha ripudiato il
suo popolo (cfr. Rm 11,ls), sicch vorrebbe persino essere anatema
in favore dei suoi fratelli secondo la carne che non hanno creduto (cfr.
Rm 9,3) 31
Origene, da parte sua, si colloca in una situazione storica e personale
molto diversa, che finisce per condizionare, anche se inconsciamente, la
sua stessa esegesi della lette ra paolina e in particolare di Rm 9 32 Come
ha recentemente fatto vedere uno studio di M. Parmentier 33 , l'Alessandrino gi comandato dallo schema di un substitution mode!, che
nei Padri posteriori diventer ancora pi marcato. Esso consiste nell'intendere la chiesa corne il nuovo Israele che sostituisce l'antico.

31 N va crascuraco che la giudaicit di Paolo non solo condiziona il suo modo di appellarsi all'AT e alla scoria d'lsraelc, ma scruccura anche la sua prccomprensione del rappono di Dio col mondo e con gli uomini.
32 Pi in generale, sui concecco che l'Alcssandrino ha di lsracle, cfr. F. Cocchini, in:
Origene, Commento alla lettera ai Romani, Il, XXIlss.
33 Greek Cl111rch Fathers on Romam 9. l'art Il, Bijdragen 51(1990)2-20. Cfr. anche G.
Sgherri, Chiesa e Sinagoga ne/le opere di Origene, StudPacrMediol 13, Milano 1982, soprauucto 349-427 (I beni d'Israele nella Chiesa).

132

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

La cosa documentabile in Origene da un doppio punto di vista: in


termini comunitari e in termini individuali-interioristici. Nel primo
senso, l'esegesi di Rm 9,22-26 oppone, da una parte, il popolo ebreo di
Un tempo, quelli che furono gli amati da Dio, per i quali ora valgono le citazioni origeniane di Ger 3,8 (Per gli adultri di cui si macchiaca la casa d'Israelc, io l'abbandonai e le consegnai nelle mani il libello di ripudio), di Is l, 14 (Mi avete nauseato, non perdonero pi i
voscri peccati), e di Ger 12,9 (La mia eredic divencaca per me corne
la cana di una iena) 34, e, dall'altra, il popolo dei gencili ... diventaci
amati e figli del Dio vivente (1151 BC). Nel secondo senso, il commento a Rm 9,26 (= Os 2,1) offre una allegorizzazione del termine
luogo che trasla l'originario senso geografico del complemento v
T<~ T6m\) a significare non solo, corne ritengono gli esegeci odierni, una
theologische Orcsangabe in prospettiva universalistica 15 o un semplice equivalence di una locuzione sostitutiva (= invece di dire ... ) 36 , ma
allegoricamente un luogo assai pit1 degno (sottinteso: della Palestina o
di lsraele), che la mente dell'uomo, ... la facolt razionale, ... la parce
dirigence del cuore, ... I'approvazione della coscienza; e precisa: Ll,
quando le azioni vengono biasimate come indegne e contrarie a Dio ... ,
Il, dico, viene annunciato, Il viene detto a ciascuno: Voi non siete mio
popolo (1152 BC).
Certamente giocano vari faccori in una esegesi di questo cipo: uno
indubbiamence l'influsso del procedimento allegorico alessandrino risalcnce a Filone, ma un altro anche la nuova sicuazione storica d'Israele
venuta a determinarsi non solo dopo i cragici farci del 70 ma ancor pi
dopo la catastrofe del 135. ln ogni caso, ormai lsraele per Origene
una realr del passaco, un dato scorico evanescence, pi un ricordo che
altro. Anzi, adotcando I'etimologia filoniana del vocabolo lsraele corne
colui che vcde Dio 37 , si giunge alla conclusione che chi non vedc
colui che disse: "Chi vede me, vede anche il Padre" non si puo chiamare lsraele (1141 C). I.:ancico popolo d'lsraele dunque ormai errabondo nella sua cecit. E nel Contra Celsum 4,31.32, Origene ammette che

34 chiaro che quesce tre citazioni bibliche aggravano pcsancemcnce la forza di quelle
gi riporcace da Paolo in Rm 9,25-29.
3 ~ Cosl C.E.B. Cranfield, U. Wilckens, J.D.G. Dunn (cfr. sopra n. 1).
36 Cosl E. Kasemann c H. Schlier (ivi).
37 Cfr. Filone Al., Migi: 201; Congr. 51; Conf 92 e 146; Praem. 44; Leg. tzlug. 4; il
riferimemo a Gen 32,29.

INTERl'RETAZIONE OIUGENIANA Dl RM

9,6-29

133

gli cbrci sono stati uomini che ci hanno fatto scorgere sulla terra
un'ombra della vita celeste>), ma si tratta di un puro riconoscimento
storico, poich poi precisa che essi furono abbandonati da Dio per un
periodo ora pil1 breve ora pi lungo, fino a quando, sotto i Romani,
avendo compiuco il peccato pi grande con l'ucciderc Ges, furono
abbandonaci del cutto 38 Con cali premesse non sorprcndcr scoprire
che il reale problema d'lsraele, cos} came era stato inteso e formulaco
da Paolo (e cos} corne di nuovo Io sentiamo noi nella seconda met del
sec. XX), da Origene non vienc pi percepito nella sua reale urgenza e
concretezza scorica e tende piuttosto a cedere il passo ad una pi
astratta comprensione delle cose.

2. Il tema della divina elezione


l:acceggiamento adottato nei confronti di Israele doveva inevitabilmence condizionare la questione dei rapporti tra la volonc di Dio e la
libert dell'uomo. Dico libcrt dell'uomo)), intesa piutcosto come problema metafisico e non piii storico, poich a quello ormai si riduce
l'originaria questione dei rapporti rra la chiamata di Dio e il popolo
storico d'Israele. La mia impressione infarci che, pur condizionato da!
discorso paolino sulla sorte di lsraele, a differenza del De Principiis {cfr.
sopra), cuttavia Origene nel Commento a Romani intenda di fatto l'infedelc di lsraele e la fede dei Gentili corne illustrazioni paradigmatiche
dei cristiani cattivi e buoni (cfr. sono) 39
Egli tuttavia, daco che rifiuta ripetutamente la dottrina gnostica delle
diverse nature (cfr. 844 A-846 B su 1, 1; 878 C su 2,6; 894 B su 2, 1516; 925 C su 3,5; 1002 A su 5,10; 1191 A-1192 A su 11,16-24), si
oppone conseguencemente anche alla teoria della predestinazione o del-

38 Cfr. anche C. Cels. 4,22: E giammai, da quando i Giudci esiscono, si tramanda che
furono pcr cosl lungo cempo strappati al loro sacra cuita e alla loro adorazione, soggiogaci dai pi potcnti ... L noi oscremo dire che per loro nn vi sar ripresa, perch essi hanno pcrpetraco la pi empia delle nefande-lze ... Per questo era necessario che ... la nazione
dei Giudei fosse complecamence anniencata (trad. di A. Colonna). Come fa notare G.
Sgherri, Chiesa e Sinagogn, 109, Origene non esclude la possibilit materiale di un nuovo
Tcmpio e di una nuova Gerusalemme; cssa per resterebbe una Geru~Jlemme "deorsum'',
e il cuita che vi sarebbe di nuovo instauraco non sarebbc piit, corne l'amico, "simbolo di
grandi mistcri", un cuita rivolto a Dio, bcnsl un cuita per l'Anticristo.
39 Cfr. anche F. Cocchini, in: Origene, Commento, Il, XXI.

134

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

la positiva predeterminazione dell'uomo al bene o al male da parte di


Dio 40 A proposito del cuore indurito del Faraone, il cui caso Origene
nel Commenta tratta corne obiezione desunta dall'Antico Testamento
da parte di un contraddittore e non corne insegnamento proprio di
Paolo (cfr. sopra), egli concentra la sua riflessione non sui tema della
predestinazione, che esclude, bensl su quello della prescienza o prcvisione degli atteggiamenti umani da parte di Dio: certo che Dio non
solo conosce il proposito e la volont di ognuno, ma anche li prevede.
Sapendo poi e prevedendo alla stregua di un dispensatore buono e
giusto, utilizza i movimenti e il proposiro di ognuno per portare a
compimento quelle opere che l'intenzione e la volont di ciascuno
scelgono di compiere (1145 C). Non si pu non vedere quanto imbarazzanre sia il caso del Faraone per Origene, il quale nel suo Commenta a Es 9,12 (Il Signore rese ostinato il cuore del Faraone) aveva
scritto che questo testo spaventa quasi tutti quelli che vi si imbattono,
tanto quelli chc non credono (all'Esodo) quanto quelli che dicono di
credere 41 lnfatti, proprio in quesro contesta chc egli si appella a
quanto aveva gi scritto nel De Principiis III l, sui libero arbitrio di
ogni uomo, dovc aveva difeso la qualit propria di ogni cssere umano
di essere aTEcot'.rnos, padrone di s (cfr. per esempio PG 11,260 C).
I.:esegesi origeniana, tutta preoccupata di salvaguardare la libera responsabilit dell'uomo, perde di vista almeno due cose. Luna in generale la concezione propria del sistema religioso monoteistico ebraico,
che nelle S. Scritture di Israele giunge a formulazioni assai ardite e
sconcertanti per chi sia abituato a fare spazio aile cause seconde. Cosl
in Is 45,7 leggiamo: Io formo la luce e creo le tenebre, faccio il bene e
creo il male (TM: coseh Slm br'riic; LXX: 6 lTOLWV Elpfivriv Kat
KTlCwv KaKci; io, il Signore, compio tutto questo (cfr. anche Gb 2, 10;
Sir 11,14) 42 La seconda importante componente della pagina paolina
40 Questa domina si imporr solo con S. Agostino; cfr. A.EN. Lekkerkerker, Romer 7
und Romer 9 bei Augustin, Amsterdam 1942; G. Nygren, Das Priidestinationsprob/em in
der Theologie Augustins, Lund l 956.
41 Phi/oc. 27, l (cxBOv TOS' lVTuyxavovrns rnpaccn, TOUs T cimcTolivTas ar(i
Kal TOS' TTLCTEUELV Myovrns): E. Junod, Origne. Philoca/ie 21-27. Sur le libre arbitre,

SChr 226, Paris l 976, 269.


42 L.:affermazione di Isaia riecheggia distintamente a Qumrn: Poich tu hai creato il
giusto e l'empio (k alliih biirii/ii/1 $Ud<Rq wl.'raft;<:: lQH 4,38); cfr. poi l'ccccsso di detcrminismo nel cosiddetto trattato dei due spiriti (= lQS 3,13-4,26). Vcdi in generale G.
Maier, Memch und freier Wil/e nach den jiidischm Re/igionsparteien zwischen Ben Sira und
Paulus, WUNT l 2, Tbingen l 97 l.

INTERPRETAZIONE ORIGENIANA DI RM

9,6-29

135

il cerna fondamentale della elezione, cio della chiamata in positivo da


parte di Dio, della sua misericordia (concretamenre dimostrata nella
storia dei fratelli Ismaele-lsacco ed Esa-Giacobbe e in quella del confronto rra lsraele e il Faraone). A questo proposito, il vocabolario impiegato da Paolo molto ricco; egli ricorre ai seguenti vocaboli: KaEV
(cinque volte: vv. 7.12.24.25.26), nayyEla (due volte: vv. 8.9), )
KaT' Koyfiv np66Eats (una volta: v. 11), HV (quattro volte: vv.
15bis.16.18; cfr anche v. 23a), olKTlpELV (due volte: v. 15bis), yanv
(tre volte: vv. 13.25bis), npoETotci(nv ds 86av (una volta: v. 23b),
TO im6na aw(nv (una volta: v. 27; cfr. anche v. 29). Che se pare
prendere corpo un atteggiamento divino del turco contrario a questo
(cfr. v. 13: taELVj v. 18: UKTJpUVHVj V. 21: lTOLELV UKEOS ds Ttlav;
v. 22: aKEUTJ 6pyfls KaTapTl(ELV ds nwnav), va tuttavia osservato
che esso non solo emerge in seconda battuta e con una attestazione lessicale molto inferiore (solo quattro espressioni contro almeno diciannove), ma contestualmente ha la funzione di sottolineare che la misericordia di Dio, su cui cade l'accento, sovrana e incondizionata, cio che
Dio sceglie non in base ai meriti ma in base alla sua insindacabile e
percio adorabile volont 43 Non solo, ma l'argomentazione di Paolo
applica questo vocabolario non all'uomo in generale, n alla vira cristiana in particolare, bensi al fatto heilsgeschichtlich delle scelte di Dio
operatesi a tre livelli storici: prima, a livello delle passate vicende vissute
da lsraele (vedi la storia dei Patriarchi e dell'esodo); poi, all'interno dell'Israele attuale, nella distinzione rra Giudei credenti e non credenti
nell'evangelo; e, infine, a livello sempre attuale dei rapporti rra l'lsraele
ostinato nell'incredulit corne popolo e i Gentili che invece hanno accolto l'annuncio cristiano.
Cindurimento percio viene a configurarsi corne il versante in ombra
della elezione e quindi corne ulteriore sottolineatura di questa, mentre
il tutto ha la funzione di spiegare semplicemente che !' alleanza con Dio

H Cosl commenta H. Schlicr su Rm 9, 18: Sc Dio non manrcncssc qucsra sua onnipotcnrc libcrt, chc ccrramcntc all'uomo scmbra arbitrio, se non mettcsse la sua fKmocn'.nrr1 in e con qucsta libcrr, se la faccssc dipcnderc da qualche altra cosa e la si volesse
misurare con qualcosa di divcrso dal suo 6!0..flv e quindi <lai suo V.eeiv c OKl)pllELV, allora egli rinunccrcbbc al suo esscrc Dio. E con cii} cgli rinunccrcbbc anche alla sua fKmoav..,. Egli vincolcrebbe se stesso e la sua fKmocruv.., al 6Af:lv Kal TPXHV dcgli uomini, al loro giudicare e volcre. Se cio che avvicnc - sull'csempio del Faraone: misericordia e ostinazione - non , cosl come avvicne, manifcstazione e documcntazione della sua
libcra onnipotcnza, allora la storia non a sua disposizionc.

136

IL CUORE INDURJTO DEL FARAONE

c in specie l'identit cristiana non si fondano su di un'autonoma acquisizione da parte dell'uomo, ma sono il risultaro di un gratuito e libero
atto di chiamaca da parte di Dio. In tutto cio certamente implicato il
problema della libera risposta dell'uomo, che puo accoglierc o rifiucare
la chiamata stessa; quindi puo anche apparire giustificato il questionare
sui rapporta esistente rra questa chiamara e il libero arbitrio dell'uomo.
Ma se, sulla scorta del metodo storico-critico, intendiamo l'esegesi corne
la scienza che tende a stabilire il senso esatto che un aurore (antico) ha
voluto esprimere ne! suo scritto, allora una problerriatica del genere
sicuramente escranea a Paolo, il cui scopo solo quello di affcrmare con
forza che non le opere, ma la fede conduce alla giuscificazione (conformemente alla cematica di partenza della stessa Leccera ai Romani). In
definitiva, si tracta di fare spazio alla grazia di Dio nella storia della
salvezza, pi di quanto Origene non abbia facto, corne si conferma ulteriormente dalle osservazioni seguenti.

3. La preoccupazione morale
Scrctcamente connesso con il modo di svolgere il cerna precedente, e
anzi corne suo corrispondence risvolto antropologico, l'accentuaco inceresse di Origene per l'aspetto morale della questione. I..:eccessiva preoccupazione di salvaguardare la liberc dell'uomo di fronce alla TTp60EO'LS
TO 0rn (Rm 9, 11) non poteva non avere il suo riflesso speculare nella
decisa affermazione della responsabilit propria dell'uomo, 0OVTOS'
Kal TPXOVTOS' (cfr. Rm 9,16). A questo proposico il commenta di
Origene non esica a entrare in rotta di collisione almeno lessicale con il
testo dell'Apostolo, al punto da soscenere senza mezzi termini l'esatto
contrario di quanto questi afferma: Dio pertanto non indurisce chi
vuole ("non enim quem vult Deus indurat"); ma chi non ha voluto sottometcersi alla pazienza, quesci si indurisce ("sed qui patientiae obtemperare nolueric, induratur") (1147 A). Quesca dichiarazione, almeno in
parte, si giuscifica per l' opzione esegecica origeniana di considerare il
caso del Faraone corne illuscrativo non di una tesi paolina, ma dell'anticesi di un contraddictore (cfr. sopra) 44

Un chiaro csempio di collisione con l'Apostolo sar fornico anche dal commento di
Diodoro di Tarso, un secolo dopo Origene, quando a proposito di Rm 9, 11 si va contro
il tenore del testo paolino col dire che 1' Apostolo in tende parlare di una elezione sulla

INTERPRETAZIONE ORJGENIANA Dl RM

9,6-29

137

Tuttavia, la stessa preoccupazione di fondo appare manifesta anche a


proposito di aitre componenti di Rm 9,6-29. Cosl nel caso di Giacobbe: perch egli potesse essere un vaso santificato per uso onorevole ... la sua anima si era purificata ("anima eius emundaverat semetipsam"): e Dio, vedendo la sua purezza ... rese Giacobbe, che corne abbiamo detto si era purificato ("emundaverat semetipsum"), un vaso destinato ad uso onorevole ... per la purczza e semplicit dell'anima che
Giacobbe fu reso vaso per uso onorevole (1149 AB: in apparente contraddizione con 1143 A). Cosl a proposito dei vasi di misericordia)) 45,
Origene ha cura di precisare che essi si identificano con quanti hanno
purificato se scessi da ogni sozzura di peccato ("qui semetipsos cmundaverunt ab omni sorde peccati") ... Dio preparo per la gloria questi
vasi, non a motivo di qualche grazia irrazionale o fortuita ("non irrationabili aliqua aut formica gratia"), ma perch essi si erano purificati
dalle sozzure prima menzionate (1150 B). Cosl ancora i cristiani vengono ammoniti: Se non camminiamo corne figli della luce e figli di
Dio, se non ci comportiamo corne popolo di Dio ... , dobbiamo temere,
ecc.)) (1151 C). Quesc'ultima esortazione, spiegabile appunto per i suoi
semplici intenti parenetici e pastorali, conferma solo secondariamente il
taglio etico del discorso origeniano.
Il quale discorso raggiunge forse la sua formulazionc pi chiara ne!
commento a Rm 9,16 (Non questione di chi vuole n di chi corre,
ma di Dio che ha misericordia). Qui l'Alessandrino ricorre al Salmo
126, 1 (Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori) per recuperare interamente la parte spettante all'uomo: infatti, con cio dimostra non che chi costruisce la casa non faccia niente e
sia ozioso e cosl la edifichi il Signore; ma che l'uomo spenda tutto il
suo sforzo e la fatica di cui capace ("sed ipse quidem quantum est in

base di una intenzione (KaT n)v 1Tp60aLv K>.o~v: qui si invenono addirittura i termini paolini, e in pi "l'intenz.ione" intesa corne quella di ciascun uomo!) e non di una
intenzione sulla base di un'elezione (n)v KaT K>.oy)v 1Tp60Emv: questi sono esattamente i termini paolini, chc pcro vcngono negaci!): K. Scaab, p. 98 (cic. in M. Parmemier,
Greek Church Fathers, 12s).
4 ~ Quesci vasi di misericordia nel contesta possono ricevere una doppia, contrascante identificazione: 1) a livello della storia dell'Esodo, essi sono i figli d'lsraele in quamo
opposci al Faraone chc, cssendo indurito nella sua oscinazionc, chiaramente un vaso
d'ira; 2) a livello dell'accuale esperienza di Paolo, essi sono i Gemili chc hanno accolco
l'cvangelo, mentre i figli d'Israele non crcdenci sono i vasi d'ira, dei quali il Faraone divcnta ara addiritcura il cipo e la prefigurazionc!
0

138

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

homine sollicitudinis et laboris cxpcndat") e sia poi opera di Dio che,


colti tutti gli ostacoli, il lavoro giunga a conclusione ("Dei autem sit,
ut. .. opus perveniat ad effectum"). Poich dunquc si mostra in questo
modo che ad un'opera l'uomo dcdica sforzo e sollccitudinc mcntrc Dio
le conferisce successo e piena realizzazione, certo attcggiamcnto pio e
religioso amibuire quindi anche all'uomo quella parte di opera ch gli
appartiene ("et homini quod in se est operis ... deputare"), ma amibuirc la parte principale a Dio pi che all'uomo (1145 AB). Come si
vede, nello sforzo morale viene riconosciuto all'uomo qualcosa di proprio, che viene somatto all'opera di Dio. difficile dire se eventualmente Origene, se fosse vissuto pii1 tardi nel clima della polemica semipelagiana, si sarebbe ancora espresso allo stesso modo. Certo egli
precisa subito, con riferimento a 1 Cor 3,7, che chi pianta e chi irriga
non contano niente: non perch non facciano niente, ma perch in
confronta a Dio che fa crcscere o porta a compimento !'opera, di essi si
dice che non contano nulla (1145 BC). La puntualizzazione molto
pertinente e anche chiarificatrice. Tuttavia, non si pu evitare la netta
impressione che nell'insieme cgli forza il testo paolino in base al proprio
interesse concernente la salvaguardia del libero arbitrio che, corne abbiamo detto, non appartiene alla prospettiva di S. Paolo in questa pagina.
Come ha ben fatto vedere uno studio di Boyd 46 , di fronte alla storia
dell'indurimento del cuore del Faraone, Origene giunge di fatto sempre
alla stcssa condusione, sia che egli tratti la questione nel Commento
all'Esodo, nel De Principiis, o nel Commento a Romani, attribuendo in
definitiva l'indurimento all'uomo scesso, con la ragione che altrimenti
si attribuiscono a Dio cose indegne di lui (T vaw Srn): cosicch,
di fatto, Dio indurisce ci che gi indurito 47
~ 6 Cfr. W.j.P. Boyd, 01'igen 011 Phamoh's Hardened Heart. A St11dy ofjustification and
Electio11 ill St. Paul and Origen, in EL. Cross, cd., Studia J>atristica, VII, Berlin 1966, 434-

442.
47 Commcmo all'Esodo in Phi/oc. 27, 1 c 27,2 rispcttivamcnce (E. Junod, 269 c 275).
In vcrit, la seconda espressionc citata prcsemata da Origenc corne un'obie1.ione incerrogativa (pa yp CJK'llpuvwv CJK'llpv CJKTIPUVEL ;) concro chi riticnc chc alcuni uomini siano dcstinati per namra alla pcrdizionc. Origcnc ponc a costoro la qucstionc: Che
cosa avrebbe fatto il Faraonc, se non fosse scato indurito?; e risponde distinguendo: se
avesse lasciato panire Israclc, vuol dire chc non cra stato indurito; se non l'avcssc lasciato
partire, il suo indurimento (da parte di Dio) sarebbe stato superfluo, perch si sarebbe
osrinato da solo. ln entrambi i casi, l'indurimenm positivo da parte di Dio inutile, c
comunquc cvidcnte che ci che gi duro non viene indurito (T CJK'llpv o

INTERPRETAZIONE ORIGENIANA Dl RM

9,6-29

139

Origene, percanto, cra credenci e non credenti e anzi cra Gencili e


Israele scorge una differenza che cerco non basaca su presupposci razziali o ecnici, ma ncanche sulla libera misericordia di Dio, bensl sul puro
cricerio della situazione morale, per cui Dio corne giudice giusto e
imparziale discribuisce a ciascuno seconda il sua merico (KaT' d(av
K<aTw dTiovwv BlKmos) 48 Scanda cosl le case, davvero si puo concordare nel dire che, Se Origene avessc compreso la doccrina di S. Paolo
sulla giuscificazione per fede, si sarebbe reso canto che la perfezione
morale il risulcato e non la condizione dell'elezione divina 49

III.

CONCLUSIONE

Non cercamcntc giusto infierire sull'ermcneucica origeniana di Rm


9,6-29, magari col dire che l'Alessandrino ha compiuto un passa falso ,
corne un esegeta magni nominis del nostro secolo si cemerariamente
cspresso addiritcura a proposito delle stesse affermazioni paoline 50!
Origene non Pelagio. Nel commenta a Rm 11,5-6 egli distingue in
maniera curiosa ma interessante tra una grazia senza elezione, che
quella iniziale di tutti colora che giungono alla fede in Cristo, e una
con elezione, che quella che adorna di opere di virc e purezza di
cuore il cristiano giuscificaco e moralmentc impegnaco (cfr. 1177 CO).
La distinzione puo essere discutibile, sopratcutto per quanta riguarda la
sua formulazione e l'usa apparentemente improprio del termine elezione, che finisce per avere una valenza morale. In agni casa, eviden-

uKT]puvnm); al comrario, ci che s'induriscc passa dalla tenerezza alla durezza (ci>J.:<im'>
tTa6TIJTOS' ds UKT]p6TT]TU naj3aEL). Ed corne dire che il Faraone si indurito
da solo! (cfr. Phi/oc. 27, l = E. Junod, 269: ava~tOV l)f 6rn TO Vfp)'flV UK)pWULV
lTfpl Kapfav oimvouoilv, indegno di Dio opcrare l'indurimcnco del cuore di chicchessia).
48 Phi/oc. 27, 1 (E. Junod, 273). Lo stesso concetto di giudice del tutto estraneo al
linguaggio di Paolo in rapporro alla giusrificazione per fede: Il, Dio non si comporta affatto secondo i canoni della giustizia forcnsc, poich, contrariamcnte ad ogni prassi forcnse, egli giustifica l'empio (Rm 4,5). Quindi anche il conccno origcniano di giuscizia non corrisponde a qucllo dcll'Apostolo (cfr. per esempio l'inccrprecaiionc riduniva di
Rm 1, 17 ncl Commenta l, 15 = 861 B).
49 W.J.P. Boyd, Origen 011 Pharaoh's Hnrtkned Heart, 441.
5 Cfr. Ch.H. Dddd, The Epistle ofPn11l to the Romans, Moffact NT, London 1932, 157 s.

140

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

te che Origene afferma a chiare lettere il regime della grazia di Dio


corne dato insostituibile e comprensivo di tutta l'esistenza cristiana. E
tuttavia il suo insistente ritorno sui tema del retto agire etico considerato nell' ottica di non rendere vana la grazia (cfr. 1178 CD-1179 A; e
anche il commento a Rm 3,27-28), pi che non sui tema primario di
quella che S. Agostino chiamer sofa gratia e Lutero nuda misericordia
(di Dio) 51 , colloca l'Alessandrino in una prospettiva prevalentemente
umanistica. La quale, se forse non ha colto fino in fondo il pensiero di
S. Paolo, resta comunque una sicura testimonianza del suo genio cristiano.

~ 1 Rispettivamcntc in Enchyridion ad laurentium 98 (CCL 46, 102, 51-57) e nclla


Rimcrbriefvorlesung (WA 56, 402, 13-14): cntrambi i pronunciamcnri riguardano Rm
9; cfr. G. Pani, Martin lutero. lezio11i sui/a lettera ai Roma11i. l riforimenti ad Agostino. l11
giustificazio11e, Roma 1983, 193-194.

Indici

Indice delle citazioni bibliche

Gen

Sal

1,26
2,7
18,10
25,22ss.
32,29

11
21
124
94 98
132

4,21
4,22
4,23
7,3
7,15
9,12
10,27
33,19

24 28 47 49 88 116
25
25
24
54
134
28 66
124

17,14

50

Il
16,48

107
106

Es

4
68,23-24
81,14-15
127,l
130,l

105
122
46
116
106

1,6

101

11,14

134

1,14
1,19-20
6.9-10
10,22-23
11, 10
45,7
53,l
65,2

132
46
99 101
123
122
134
122
122

1,5
3,8
12,9

98
132
132

Pr

Sir

Is

Lv

Nm

Ger

Dt

8,2-3
30,19

71
46

2,10
40,3

134
71

Ez

Gb

11,19-20 25 47 49 52 62

144

IL CUORE INDURITO DEL FARAONE

Rm

Os
2,1
2,23-24
2,25
4,14

132
123
122
70

6,8

46

5.8
5.22
5,28
5,39
6,8
7,6
7,24
7,26
9,12
11,21
13,10-15
13,12
19,17
24,41
25,34
25,35
25,41

8
46
46
46
118
92
46
46
65
94 95 97
27 47 49 100-102
103
89
88
46
46
46

4,10-12
4,12

85ss.
26 27 47 49

1,41
8,10
10,13
16, 19-31

98
26
55
21

4
5.39
8,34
16,29

15
118
16
100

18.4-10

131

Mi

Mc

Mc

Le

Gv

Ac

1,1
1,17
1,24
2,4-5
2,4-10
2,6
2,15-16
2,17-20
3.5
3,27-28
4,5
5,5
5,8
5.10
5,12
6,9
6,16
6,19
8,20
8,28-30
8,32
8,35
8,35-9,l
9-11
9, l
9,3
9,4
9,5
9,6
9,6-12
9,6-8
9,6-13
9,6-21
9,6-29
9,9-13
9,11
9,11-12
9,13
9,14
9,14-19
9,14-21
9,15
9,16

133
134
107
55 56 73
46
133
133
125
133
140
139
110
10
133
114 125-127
108
110 111
111
15
95
110
128
128
113 128
113
128 131
128
120
120 128
12
124
114
113
119 SS.
124 128
122 136
121
124
116 124 125
113-115 124 127
114
28 124
28 48 49 105 106 112
136 137

145

INDICI

9,16-19
9,16-21
9,17
9,18

116 117
129
28 48 112
28 48 49 53 63 105
106 112 116 125
9,19
28 48 63 105 106 112
116 124 125
9,20
28 48 49 63 105 106
112 114 116-118 124
125
9,21
28 48 49 105 106 112
114 116-118 124
9,22
126
9,22-24 125
9,22-26 124 132
9,23-24 126
124
9.24
9,25
122 123
9,25-29 132
9,26
132
9,27-33 124 129
9,28
123
9,29
124
9,30
120
10,16
122
10,18-21 131
10,21
122
11,1-2
131
11,5-6
139
11,7-10 122
11,16-24 111 133
11,17-26 14
11,24
112

11,26
11,28-36
12,4-5
15,12
15,22-24

113
112
112
122
125

1 Cor
1,4-7
3.7
8,1
9,16
9,27
13,8
15,53-54

118
138
17
97
97
109 110
6

2 Cor
3,17

46

Gal

4,23
5,1
5,8

14
46
48

2,6-7
2,13

113
27 36 43 48 49

Fil

2Tm
2,20-21

117 118

Eb
6,7

73

Indice dei termini greci

BUvaTOV 61
alT[a
82
.Ko>.ou0[a 38
a>.o-yov
52 61
vaKo>.ou0[a
129
vacrKEufi
57
.TTE<f>mv6VTWS 69
rrEcj>a[vw 69
rro>.oy[a
57 85
rrop[a
50 60
rrpETTS 52
UTOTTOV 52
aTEocrLOV
6 10 li 18 19 39 41

42 44 46 52 58 90
fci6rnLs
floBos
f \')'110"LS

71
118

55

dapVTI
46
EEu0Epla
15
E-vcipyna 40 41 59
lvBEx6EVOV
96 97
E-vlcrTT'lL 55

39 40 41 44
EVO"TQO"LS
54 55
EVVOLQ

EVO"TTLK6s
55
ETci(w
55
TO"LS
54 55
i!LS
14 81
E-mf3o>.fi 74 75
ETTlOOLS
51
TTLO"T\Tl
118

CfiTT'la 33 40 50 51 58 61
C\TllO"lS
50
(T\TT\TLK6S 64
(T\TOVEVOV
39 40 48
lflT11S 76
lcrTOpLK6v 65 66
KLp6s 69
KTO"KEufi
57
EKToV
57
O')'LK6s 42
McrLs 33 48 50-53 56-61
IJTLK6S
57-58
apTUplOV 44 45 47 48 59
ETci6rnLs
15
ETcivma 7
firroTE
67
ocrla

rrapau0fom
60
rrapau611Tfov
60
rrapau0la
60
rrapp11crla 8 11 64
maav6Tr1s
57
rrp6f3>.11a
39 48 49 51 52 58 60 61
rrp66rnLs 74 75
rrpocrciyw 71
rrpocrcipTr1a
9
rrp6crKmpos
70

147

INDICI

/:>TJT6v

pvcns

47 48 62

Txa

81

TC:XVLK6V
TC:XVlTTJS

cmlpa
11
crv1T0na 80
crvvr10na 59 60 67

64 70 72 93
78
76

u1ToKdc:vov
<fiVaLS

42

10 11 81

Indice dei nomi di persona e degli autori antichi e medievali

Acacio di Cesarea 119


Agoscino di Ippona 134 140
Albino 19
Alessandro di Afrodisia 97
Ambrogio 49
Apelle 61
Apollinare di Laodicea 119
Aristotele 14 40 49 58 60 67 73 97
Asterio 119

Ippocrate 70 77
Ippolito 7 108
Ireneo di Lione 4 6 8 9 12-15 18 2022 29 47 87 88 108
lsacco Comneno Sebastocrator 78 80
Isidoro 9

Basilide 2 7 9 109

Omero 69

Clemente di Alessandria 2 6 8-12 80


82 95
Consulta Fortunaziano 39
Crisippo 40 96

Panfilo 2 109
Paolino di Nola 30
Platane 9 65 68 76 82
Plotino 2 19
Plutarco 69 74 76-80
Prodo 76 78 79

Didimo di Alessandria 119


Diodoro di Tarso 119 136
Elena 9
Epifanio 13, 22
Epitteto 40
Eradeone 6 7 15 20
Eradide di Taranto 70
Eradio 120
Eusebio di Emesa 1 19
Filone di Alessandria 43 61 68 98 132
Flora 13
Fozio 36
Galeno 40 67-71 81-83
Giovanni Crisostomo 125
Girolamo 30 89 109 116 119 125

Marcione 2 20-24 28 91
Marco 28

Rufino 25 26 28 32 36 39 44 45 48
52 55 56 60 62 74 92-95 105 106
120-123 129
Sabino 67
Simone Mago 9 21
Simplicio 80
Solone 76
T eodorcto 22
Teodoro 6
Teofilo di Amiochia 75
Terrulliano 19 21
Tolomeo 4 6 7 13 19 20
Valentino 2 6-12 14 19 27

Indice degli autori moderni

Aletci J.-N. 120


Amand D. 37
Bardy G. 32 50 121 122 124
Barthlemy D. 122
Berner U. 33 36 39 40 42-44 53 55
72 73 75 89
Bianchi U. 4 9
Birdsall J.N. 126
Blanc C. 86
Blumenrhal H. 38 86
Boehlig A. 1OO
Bornkamm G. 125
Bostock G. 43 65 74-77 98 112
Boyd W.J.B. 75 138
Calboli Montefusco L. 39
Calonne R. 36 41 42
Chadwick H. 105
Cocchini F. 48 120 127 129 131 133
Colonna A. 133
Cranfield C.E.B. 119 125 132
Cross F.L. 138
Crouzel H. l 25 32 34 65 74 92 100
118
De Lorenzi L. 130
De Margerie B. 121
Delobel ]. 1OO
Di Benedetto V. 76
Diaz Sanchez-Cid R. 107
Diels H. 81
Dihle A. 42
Dillon J. 97
Dodds Ch. H. 139

Dirrie H. 49
Dorries H. 4
Dorival G. 31 95 109
Dreyfus F. 128
Dumeige G. 65
Dunn J.D.G. 119 126 132
Eltester W. 7 89
Erbetta M. 16 17
Erbse H. 67 69 70
Foerscer W. 14
Frchtel L. 8 10
Fusco V. 87
Gianotto C. 1OO
Girgis V. 99
Girod R. 113
Girgemanns H. 25 32 33 48 88 91
Gudeman A. 48 55 57 58 61 67
Hammond Bammel C.P. 106 110 121
Hari M. 31 34 43 51 52 65 66 72 73
98 100 129
Harnack A. von 22 26 27 107
Heinrici G. 49 50
Hermaniuk M. 101
Holz H. 37 43
Hbner H. 122
lacopino G. 100
lnwood B. 75 81
Isaac D. 78
Isenberg W.W. 17

150

IL CUORE INDURJTO DEL FARAONE

Jackson B.D. 36 40 43 46 80
Jcnkins C. 118
Jeremias J. 87
Johnson A.E. 57
Junod . 25 34 36 44 45 52 62-66
68 70 72 105 107 134 138 139
Kasemann E. 119 125 132
Kalbflcisch C. 80
Kanncngicsser Ch. 32
Karpp H. 25 32 40 88 91
Kasscr R. 19 1OO
Kectlcr F.H. 50
Kobusch Th. 43
Koch H. VII 34 41 75
Koecschau P. 32
Krausc M. 99
Kbcl P. 7 32 33 43
Khn C.G. 81

Neuschafer B. 50 51 57 65-67
Nunon Y. 81
Nygren G. 134
Orbe A. 4 14 17 25 28 86 100 108
109 111
Osborn E. 80
Pace N. 32
Pagels E. 89 106
Pani G. 140
Parmencicr M. 131 137
Penna R. 122 124
Perrone L. 118
Pctcrsen W.L. 32
Pini G. 8 10
Piper J. 130
Pohlcnz M. 96
Potcer J. 10 80

Labib P. 100
Lampe G.W.H. 69
Langcrbcck H. 3 7 9 10 14 89
Lausberg H. 118.
Laycon B. 9 17 89
Le Boulluec A. 1 2 29
Lehrs K. 55
Lekkerkerkcr A.F.N. 134
Liddell H.G. 60 69
Lies L. 43
Lucher M. 140

Quispcl G. 6 7

Magris A. 96 97
Maier G. 134
Mailloc A. 119
Malingrcy A.M. 74 77
Manecci D. 67
Mara M.G. 119
Marcus R.A. 38 86
Meyerhof M. 68
Micaelli C. 95 97
Monaci Castagno A. 43 89 98 l 06
116
Morris L. 119 126

Sagnard F. 4 6
Schacht J. 68
Schaublin Ch. 61
Scherer J. 104
Schlier H. 119 126 132 135
Schmichals W. 119 125 128
Schoccroff L. 7 9 14 89
Schrodcr S. 82
Schubring K. 70
Schuhl P.M. 96
Scon R. 60 69
Scvrin J.M. 100
Sgherri G. 122 131 133
Siegerc F. 120

Naucin P. 95

Reesor M.E. 96
Refoul F. 128
Risr j.M. 38 41 53 86
Rius-Camps J. 24 25 27 32 47 91 95
106 109 110
Roberrs L. 86
Robinson J. 94
Roselli A. 40 67
Rudolph K. 11

151

INDIC!

Simoneni M. 1 2 6-8 12-14 25 32 34


36 40 42 60 61 65 74 92 118
121
Staab K. 119 137
Stahlin G. 8 10
Stead G.C. 9 11
Steidle B. 31
Stowers S.K. 124
Striczky M.-B. von 39
Stuhlmacher P. 119 126
Tardieu M. 99
Thomassen E. 18 19

Treu U. 8
Van Der Ejik Ph. J. 39 42 80 81
VolkerW. 8
Wenkebach E. 40 68-70
Wilckens U. 119 125 130 132
Winston D.S. 42
Wohrle G. 83
Zahn Th. 107
Ziesler J. 119 125

Elenco dei collaboratori

Francesca Cocchini, dell'Universit di Roma "La Sapienza", ha approfondito il pensiero


di Origene, con parricolarc riguardo alla sua escgesi di Paolo, fra l'altro traduccndo il
Commmto alla Letttra ai Romani (Casale Monferrato 1985, Genova 1986). Si anche
occupata della storia dell'escgesi cristiana antica in Bibbia e storia ne/ cristianesimo latino
(Roma 1988, in collaborazione con Alessandra Pollastri).
Adele Monaci Castagno, dell'Universit di Torino, ha studiato vari aspetci dell'opera di
Origene, affrontando in parricolarc l'csame della sua attivir omiletica (Origme predicatore e il suo pubblico, Milano 1987). Si inolrre occupata della storia dell'interpretazione
biblica nella chiesa antica, in special modo della forruna dell'Apocalisse (/ commmti di
Ecummio e di Andrea di Cesarea: Due letture divergmti dtll'Apocalisse, Torino 1981).
Enrico Norelli, dell'Universit di Ginevra, specialista della lecceratura apocrifa c del
cristianesimo primitivo. Ha curato l'edizione critica dell'Ascmsione di Isaia (di prossima
pubblicazione nel "Corpus Christianorum. Series apocryphorum") e ha rivolto la sua attenzione a vari autori e resti fra I e III sec. (Ippolito, L'Anticristo, Firenze 1987; A Diogneto, Milano 1991).
Romano Penna, dell'Universit Lareranense, specialisca del "Corpus paulinum", che ha
facto oggetco di numerosi studi, frai quali Il "mysttrion" paolino: traitttoria e costituzione
(Brescia 1978) e il commenta alla Letura agli Efesini (Balogna 1988). Dei suoi studi sui
cristianesimo primitivo cestimone L 'ambimte storico-culturak delle origini cristiane. Una
docummtaziont ragionata (Balogna 19862).
Lorenzo Pcrrone, dell'Universic di Pisa, ha approfondito la'sroria delle domine ccologichc nell'amichic cristiana, con parricolarc riguardo alla ricezione di Calcedonia (La
chiesa di Pa/mina e le controvtrsie cristologiche, Brescia 1980) e aile vicende dei primi
concili (Da Nicea [325} a Calcedonia (451], in Storia dei concili ecummici, Brescia 1990).
Amneris Roselli, dell'Univcrsic di Pisa, specialista di medicina greca antica, al cui studio ha dcdicato numerosi contributi aven ci per cerna il "Corpus Hippocraticum", Galeno
e vari cesti ad essi collegati. Ha curato, fra l'altro, l'cdizionc critica di Ippocrate, Epidemie
VI (in collaborazione con Daniela Manecti, Firenze 1982).

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