Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
2 Sull’unità sostanziale dell’idillio e sul richiamarsi delle due scene cfr. S. LAURSEN, Theocri-
tus’ Hymn to the Dioscuri Unity and Intention, «C&M» 43, 1992, pp. 71-95, part. pp. 83 ss.
3 Cfr. A. SENS, Theocritus…, cit., pp. 206-207.
4 È ormai rifiutata dai più moderni editori e commentatori la proposta di Wilamowitz (Die
Textgeschichte der griechischen Bukoliker, Berlin 1906, pp. 182-199, part. pp. 191-193) di
attribuire i vv. 171-180 a Castore, ipotizzando una lacuna dopo il v. 170: cfr. l’argomen-
tazione di F. T. GRIFFITHS, Theocritus’ Silent Dioscuri, «GRBS» 17, 1976, pp. 353-367, part.
pp. 353-356.
L. BRUZZESE, Un modello comico nell’Id. XXII di Teocrito 103
espressa dal Gow5, di una minore cura formale riservata alla seconda
parte dell’idillio o, peggio, di una redazione separata di due composi-
zioni malamente connesse. Ogni sezione del componimento trae luce
e acquisisce senso dal confronto-opposizione con un’altra sezione: l’e-
sordio sbilanciato su Polluce dall’opposizione con la “sezione di Pol-
luce”, la palese allusione omerica del piccolo inno ai Dioscuri d’aper-
tura con il congedo metaletterario6, la “sezione di Polluce” con quel-
la di Castore; così come sono richiamate e contrapposte scelte forma-
li (movimentate scene agonali e guerresche, sticomitia contro speech
within speech) e caratterizzazioni di personaggi (Polluce vs. Castore,
Amico vs. Linceo)7.
5 Cfr. A. S. F. GOW, The Twenty-Second Idyll of Theocritus, «CR» 56, 1942, pp. 11-18; ID.,
Theocritus, vol. II, Cambridge 1950, pp. 384-385.
6 Il riferimento all’Iliade, che sembra prioritario nella chiusa, ha creato non pochi problemi
interpretativi, vista la parte insignificante che i Dioscuri hanno in quel poema (III 236-244).
Da qui l’ipotesi degli esegeti che il riferimento sia in realtà ai Canti Ciprii, ove veniva tratta-
to lo scontro con gli Afaridi (cfr. A. CAMERON, Callimachus and his Critics, Princeton 1995,
p. 436; L. SBARDELLA Mogli o buoi? Lo scontro tra Tindaridi e Afaretidi da Pindaro ai poeti
alessandrini, in R. NICOLAI (ed.), RUSMOS. Studi di poesia, metrica e musica greca offerti
dagli allievi a Luigi Enrico Rossi per i suoi settant’anni, Roma 2003, pp. 133-150, part.
pp. 144-145), o rappresenti in maniera allusiva uno studiato, e magari ironico, contrasto con
il modello iliadico (G. O. HUTCHINSON, Hellenistic Poetry, Oxford 1988, p. 163, n. 33;
A. SENS, Theocritus…, cit., pp. 22-23). Non è escluso però che sia in questione anche l’O-
mero degli Inni, evocato nella parte iniziale, visto che tutta la chiusa sembra giocata sull’am-
biguità tra lo status divino (sottostante e “innico”) dei Dioscuri e quello eroico, che li acco-
muna ai personaggi iliadici.
7 La rappresentazione positiva dei Dioscuri nella sezione dedicata a Polluce e quella più cru-
damente negativa nella sezione dedicata a Castore potrebbero anche celare un riferimento al-
lusivo alla Nemea X di Pindaro, dalla cui trattazione del mito Teocrito in realtà si discosta in
maniera notevole: in Pindaro Castore era umano Polluce divino e alla fine i due condivide-
vano le due nature in un’unica coppia semidivina; in Teocrito i fratelli sono detti entrambi fi-
gli di Zeus, ma non appaiono pienamente consapevoli del proprio status e si oscilla nel con-
figurarli come dèi (come richiederebbe convenzionalmente la forma innica e come appaiono
fino al v. 22) o come eroi (quali appaiono prevalentemente nelle sezioni narrative e al v. 216
della chiusa, smentito subito dopo al v. 223). La “positività” esplicita di Polluce e la “negati-
vità” implicita di Castore e comunque la diversa caratterizzazione di tutta la coppia nelle due
sezioni contrapposte potrebbero richiamare allusivamente alla mente del lettore dotto la pin-
darica opposizione tra la divinità di Polluce e l’umanità di Castore. L’ambiguità dello status
dei Dioscuri nelle sezioni narrative, ove essi appaiono come “semplici” eroi ai loro avversa-
ri, ma, a ben vedere, la loro azione pare caratterizzata da “numinosity”, e l’ironia di situa-
zioni che ciò produce sono analizzate in A. SENS, A Man of Many Words: Lynceus as Speaker
in Theocr. 22, in M. A. HARDER-R. F. REGTUIT-G. C. WALKER (edd.), Theocritus, Groningen
1996, pp. 187-204 e in A. SENS, Theocritus…, cit., pp. 16-18. L’oscillazione nello status degli
onorandi e la “contaminazione” di generi tra inno per gli dei, narrazione epica per gli eroi ed
encomio per gli uomini pare sia una caratteristica frequente in Teocrito, certamente legata al-
la politica religiosa dei Tolemei, che comportava, nella stessa figura del re, una confusione
104 Paideia LXII (2007)
proprio di tutti questi piani: cfr. da ultimo, a proposito dell’Id. XVII, M. DI MARCO, Teo-
crito tra inno ed encomio: sul proemio dell’Idillio XVII, «SIFC» 97, 2004,
pp. 123-129.
8 Ciò non significa che Teocrito abbia voluto contrapporre due diversi modi di trattare il mi-
to, uno moderno ed uno omerizzante, come fa notare A. CAMERON, Callimachus…, cit.,
pp. 431-436, in contrapposizione a C. MOULTON, Theocritus and the Dioscuri, «GRBS» 14,
1973, pp. 41-47 e a F. T. GRIFFITHS, Theocritus’ Silent Dioscuri, cit., part. pp. 362 ss. Mi sem-
bra però troppo radicale la posizione di S. LAURSEN, Theocritus’ Hymn…, cit., part.
pp. 77-83, che, richiamando giustamente per la “sezione di Polluce” i paralleli omerici del-
l’episodio di Polifemo e di Iro nell’Odissea (IX 105-565; XVIII 1-107), individua un contra-
sto negli elementi di base tra le due “sezioni” solo nell’adozione di un modello odissiaco
versus un modello iliadico.
9 Questo elemento è stato valutato da R. HUNTER, Theocritus…, cit., p. 58.
10 Cfr. L. E. ROSSI, I generi letterari e le loro leggi scritte e non scritte nelle letterature clas-
siche, in Dizionario della civiltà classica, vol. I, Milano 1994, pp. 47-84, part. pp. 71-72 [già
in «BICS» 18, 1971]. Il collegamento della trattazione teocritea del mito di Amico con tec-
niche e motivi del dramma era stato ricercato anche da D. HAGOPIAN, Pollux’ Faustkampf
mit Amykos, Wien 1955, part. pp. 57-60, 63-65.
11 Alcuni studiosi hanno posto l’attenzione anche sul modello dell’agone bucolico, a cui ri-
manderebbe la parte sticomitica (cfr. G. SERRAO in L. E. ROSSI, I generi…, cit., p. 83 n. 87;
B. M. PALUMBO STRACCA, Teocrito. Idilli e epigrammi, Milano 1993, pp. 340, 349 n. 13;
A. SENS, Theocritus…, cit., p. 119) e che potrebbe riscontrarsi anche in altri elementi di que-
sta sezione dell’idillio, come il contesto boxistico, condiviso con l’Id. IV, il locus amoenus e
il personaggio misterioso, condivisi con l’Id. VII (cfr. R. THOMAS, Genre through Intertex-
tuality: Theocritus, Virgil and Propertius, in M. A. HARDER-R. F. REGTUIT-G. C. WALKER
(edd.), Theocritus, Groningen 1996, pp. 227-246, part. pp. 233-238). Si tratta però di legami
individuati all’interno dell’opera di un medesimo autore e di un genere, quello bucolico, che
è anch’esso sostanzialmente opera di Teocrito stesso; dunque non sono sullo stesso piano dei
collegamenti con generi letterari ed autori cui il poeta avrebbe potuto attingere per la sua
composizione letteraria: i veri e propri modelli. Al contrario l’inserzione di motivi bucolici
negli idilli non bucolici rappresenta proprio uno di quegli elementi originali ed innovativi
che Teocrito aggiunge ed integra al contesto per caratterizzare originalmente la sua poesia:
cfr., per l’Id. XIII, G. SERRAO, Ila in Apollonio e Teocrito, in ID., Problemi di poesia alessan-
L. BRUZZESE, Un modello comico nell’Id. XXII di Teocrito 105
drina I. Studi su Teocrito, Roma 1971, pp. 109-150, part. p. 150. L’uso estremamente vario e
raffinato degli elementi paesaggistici (e in particolare di quelli più propriamente bucolici) da
parte del poeta negli idilli pastorali e non è ora esaminato in M. DI MARCO, Il paesaggio di
Teocrito tra realtà e mito, in M. VETTA-C. CATENACCI (edd.), I luoghi della poesia antica.
Atti del Convegno. Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara, 20-22 aprile 2004, Ales-
sandria 2006, pp. 327-343.
12 Alla tragedia, e in particolare alla tecnica sticomitica di Euripide, aveva pensato
G. O. HUTCHINSON, Hellenistic Poetry, cit., p. 164.
13 Lo stesso titolo aveva anche un dramma satiresco di Sofocle (TrGF IV FF 111-112).
14 Un simile procedimento ho ipotizzato anche per alcuni caratteri importanti dell’Id. XV
(Le Siracusane) in L. BRUZZESE, La Pan≠guri$ di Filemone e l’Id. XV di Teocrito, «ARF»
2, 2000, pp. 31-41.
15 Sono incline all’opinione dei più che Teocrito abbia scritto l’idillio XXII dopo la compo-
sizione della parte del II libro delle Argonautiche (vv. 1-153) dedicata al mito di Polluce ed
Amico. Contra vedi A. KÖHNKEN, Apollonios Rhodios und Theokrit. Die Hylas- und die
Amykosgeschichten beider Dichter und die Frage der Priorität, Göttingen 1965.
106 Paideia LXII (2007)
16 Che Teocrito abbia tratto da Epicarmo e/o da Sofocle il motivo della salvazione di Amico,
alludendo al modello con la sticomitia e con il suo generale carattere comico, ipotizza
R. KERKHOF, Dorische Posse, Epicharm und attische Komödie, München-Leipzig 2001,
pp. 142-143. Fa supporre che Amico venisse legato e non ucciso in Sofocle l’hydria che raffi-
gura l’imprigionamento di Amico in presenza di Satiri e Menadi (LIMC s.v. Amykos fig. 11).
17 R. HUNTER, Theocritus…, cit., pp. 62-63.
18 B. M. PALUMBO STRACCA, Teocrito…, cit., p. 341; Tre note a Teocrito XXII, «RCCM» 42,
2001, pp. 175-189, part. pp. 179-180.
L. BRUZZESE, Un modello comico nell’Id. XXII di Teocrito 107
fr. 274 K.-A.; Timocl. fr. 31 K.-A.; Caecil. Pugil fr. 1 Ribbeck³), ed an-
che il particolare della devastazione del volto (cfr. Alex. fr. 275 K.-A.,
forse anche il fr. 274 K.-A.)19 . Ora, tanto la polufagía quanto
l’¡lazoneía erano attributi tipici di Eracle e dell’Eracle comico in par-
ticolare; anzi, è verosimile pensare che il tipo dello Schwerathlet nella
commedia tarda sia stato modellato proprio sulle caratteristiche con-
suete di Eracle in commedia, fin dall’¡rcaía, visti tra l’altro i legami di
carattere culturale, antropologico e religioso che la stessa civiltà greca,
dall’età arcaica fino all’età imperiale, riconosceva tra Eracle e l’atletica
pesante20. Né del resto il tipo comico dell’atleta risultò indifferente ai
raffinati poeti di età ellenistica: atleti e atleti-parassiti sono protagoni-
sti di due epigrammi scoptici di Posidippo di Pella (epp. 120-121 Au-
stin - Bastianini)21, mentre l’atleta polufágo$, discendente da Eracle,
fa la sua comparsa anche nel contesto bucolico dell’Id. IV dello stesso
Teocrito (il pugile Egone, paragonato ad Eracle al v. 8 e ricordato per
le sue prodezze mangerecce ai vv. 33-34)22; l’atleta coinvolto in avven-
ture sentimentali, quale poteva presentarsi anche in commedia (in una
funzione simile a quella del soldato ¡lazµn), è poi un personaggio
riutilizzato sempre da Teocrito nell’Id. II (part. vv. 8, 51, 80, 97-98,
102-103, 114-138, 156)23, ma anche da Eroda (I vv. 50-66)24 e da Ma-
cone (fr. 15 Gow vv. 218-225)25. L’atleta, e l’atleta che porta i vistosi
segni delle percosse subite, quale appare in Alex. fr. 275 K.-A., ritorna
infine più tardi d’attualità, nel I secolo d.C., in tutta una serie di epi-
grammi di Lucillio (A. P. XI 75, 77, 78, 81, 258)26.
Vi sono molti indizi che lo stock-character comico dello Schwe-
rathlet possa aver funzionato da modello anche per la caratterizzazio-
ne di Amico nell’Id. XXII di Teocrito. Questi è infatti rappresentato,
come il suo corrispettivo apolloniano, nei tratti di un aggressivo
u<brist≠$; ma, mentre in Apollonio i connotati morali di Amico e il
suo aspetto fisico sono sempre descritti in maniera seria con termini
che rimandano agli elevati modelli epici e tragici27 – basilêo$
¡g≠noro$ (II 2), u<peroplhéstaton (II 4), ¡eikéa qesmón (II 5),
u<perbasí´sin (II 9), méga fronéwn (II 19), ›mokl≠ (II 20), kak≠n
... bíhn (II 22-23), ¢looîo Tufwéo$ ≤è kaì a∞tê$ Gaíh$... pélwr
téko$ (II 38-39)28, ™péessin u<perfiáloisi (II 54), kûma qalássh$
(II 70), ¡phnéa... pugmacíhn (II 76-77), ¡ghnoríh$ (II 150) –, nel-
l’Amico teocriteo all’indubbio sostrato epico si sommano interessanti
e allusive variazioni che sembrano attingere all’ambito comico; in par-
ticolare per quanto riguarda il dato degli effetti delle percosse.
Questo elemento viene in luce fin dalla prima presentazione di
Amico nell’idillio ed è poi costantemente ripetuto nel corso dell’epi-
sodio fino alla fine. Nella raffigurazione plastica del rozzo e insolente
sovrano dei Bebrici, che si staglia come una spaventosa e imprevista
statua nel leggiadro paesaggio del locus amoenus (vv. 44-53)29 , ai
26 Cfr. L. ROBERT, Les épigrammes satiriques de Lucillius sur les athlètes. Parodie et réalités,
in AA.VV., L’épigramme grecque, Entretiens Hardt t. XIV, Genève 1968, pp. 179-295.
27 Sulla serietà e sull’occasionale tradizionalismo della presentazione dello scontro con Ami-
co e con i Bebrici in Apollonio Rodio rispetto alla più moderna trattazione teocritea dell’e-
pisodio cfr. F. T. GRIFFITHS, Theocritus’ Silent Dioscuri, cit., pp. 361-362. Benché in una di-
versa prospettiva, tesa ad individuare una maggiore modernità in Apollonio, la differenza tra
i due poeti nella trattazione dell’episodio e in particolare nella caratterizzazione di Amico
(più seria in Apollonio, più ironica e comica in Teocrito) è rilevata anche da A. KÖHNKEN,
Apollonios Rhodios und Theokrit…, cit., pp. 94-108. Indipendentemente da questioni di
priorità, la differenza tra la trattazione dell’episodio in Apollonio, ove un ruolo determinan-
te è giocato dal riuso originale della tecnica omerica delle similitudini, e quella di Teocrito,
«più legato alla tradizione comica», è messa in luce anche da M. FUSILLO, in G. PADUANO-
M. FUSILLO, Apollonio Rodio. Le Argonautiche, Milano 1986, pp. 249-251.
28 Il paragone con Tifeo trova un parallelo in quello con Tizio nell’idillio teocriteo (v. 94),
ma sul diverso significato da attribuire nel contesto ai due paragoni cfr. A. KÖHNKEN, Apol-
lonios Rhodios und Theokrit…, cit., pp. 104-105.
29 Sulla contrapposizione, negli idilli non pastorali, tra elementi propriamente bucolici come
il locus amoenus e i personaggi del mondo eroico tradizionale cfr. M. DI MARCO, Il paesag-
gio di Teocrito…, cit., pp. 338-342.
L. BRUZZESE, Un modello comico nell’Id. XXII di Teocrito 109
30 Sulla connessione tra questa descrizione di Amico e un possibile modello artistico reale,
forse da identificare nel “pugile delle Terme”, cfr. S. NICOSIA, Teocrito e l’arte figurata,
Palermo 1968, pp. 49-59, R. HUNTER, Theocritus…, cit., pp. 62-63, B. M. PALUMBO STRAC-
CA, Teocrito…, cit., pp. 346-347 n. 10.
31 Di cui purtroppo è ignoto il titolo. A. MEINEKE, Fragmenta Comicorum Graecorum,
vol. III, Berlin 1840, pp. 504-505, ipotizzava che i due frammenti potessero appartenere pro-
prio al Pagkratiast≠$, ma cautela consiglia W. G. ARNOTT, Alexis…, cit., pp. 509-510.
32 Su questa connessione tra Schwerathlet e parassita cfr. sempre L. BRUZZESE, Lo Schwe-
rathlet…, cit., pp. 151-168.
110 Paideia LXII (2007)
33 Su Eucrate Kórudo$ cfr. Ath. VI 241 A-242 B, 245 D-246 A e A. S. F. GOW, Machon.
The Fragments, Cambridge 1965, p. 59.
34 È molto probabile che il contenuto della commedia, una parodia mitologica, ben si pre-
stasse alla descrizione e alla rappresentazione di personaggi reali o fittizi caratterizzati da
forza e tracotanza, come in fondo l’Amico teocriteo e apolloniano.
35 In R. KASSEL-C. AUSTIN, Poetae Comici Graeci, vol. IV, Berlin-New York 1983, p. 342 è
stampato calkotípon, ma è citata l’intepretazione di Meineke («num calkótupon [sic codd.
recc.] explicandum calkoû kekrothménon, ex aere factum sive aeneum, propter invictas ma-
nus?») che preferisco.
36 Che Firomaco sia caratterizzato in Posidippo non solo come parassita, ma anche come
atleta è provato dalla citazione della claính Pellhní$ (v. 3) e degli agoni dai quali egli sa-
rebbe giunto alla Calliope Lenea degli sberleffi comici (vv. 7-8): cfr. L. BRUZZESE, Lo Schwe-
rathlet…, cit., pp. 152-154.
L. BRUZZESE, Un modello comico nell’Id. XXII di Teocrito 111
37 A. SENS, Theocritus…, cit., pp. 114-116 raccoglie anche altri esempi della metafora del fer-
ro in riferimento ad atleti (cfr. tra l’altro Simon. PMG 509) e rammenta, per l’espressione
sfur≠lato$ o—a kolossó$, la dedica di una statua di Zeus ad Olimpia (FGE 1474-1477),
che ritiene il modello artistico tenuto presente da Teocrito.
38 Così R. HUNTER, Theocritus…, cit., pp. 62-63, che individua il particolare nel “pugile del-
le Terme”, lo mette in connessione con l’Amico teocriteo ma lo ricollega alla figura di Era-
cle. In realtà, se è vero che le rappresentazioni degli dèi protettori dei ginnasi riproducevano
effettivamente alcune caratteristiche degli atleti, come appunto in questo caso i segni delle
percosse, questi segni sono sostanzialmente un dato specifico delle raffigurazioni di pugili,
confermato dalle testimonianze comico-satiriche al loro riguardo. Anche le raffigurazioni di
pugili certamente si rifacevano, ad es. per la conformazione del volto e per alcune posture, al
modello statuario di Eracle, quindi è evidente che c’era un interscambio, ma mi sembra dif-
ficile che il dato delle dolorose percosse, pure se visto in un’ottica positiva di apprezzamen-
to, non collegato cioè all’idea di sconfitta, possa essere originario dell’eroe. Sul “pugile delle
Terme” e sulla raffigurazione artistica dei pugili nell’antica Grecia cfr. F. RAUSA, L’immagine
del vincitore. L’atleta nella statuaria greca dall’età arcaica all’ellenismo, Treviso-Roma 1994,
pp. 30-32, 156-158; M. CADARIO, Il “Pugile delle Terme” e Testa di pugile da Genazzano, in
A. LA REGINA (ed.), Nike. Il gioco e la vittoria, Milano 2003, pp. 150-155, 156-159. Diverso
il discorso sulla pelle di leone che Amico indossa in Teocrito (vv. 51-52) e che indubbiamen-
te fa pensare ad Eracle (non abbiamo testimonianze che fosse un tratto tipico anche di Ami-
co): ciò si può spiegare con la rilevanza che ha il modello di Eracle, anche a livello general-
mente sociologico, per l’atletica pesante e per gli stessi atleti, al punto che le assimilazioni
con l’eroe-dio patrono erano ricercate e frequenti (cfr., per il famoso Milone, Gal. IV 751;
D.S. XIII 9. 5-6; Ael. Var. Hist. XII 22; per Ligdami, Paus. V 8, 8; per Teagene, Paus. VI 11.
2, 6-9; ecc.); in commedia poi non doveva essere raro che un personaggio si fornisse degli at-
tributi di Eracle (la pelle di leone e la clava), come fanno il Dioniso delle Rane di Aristofa-
ne e i protagonisti dei drammi intitolati Yeudhraklê$ in Ferecrate e Menandro. È possibile
dunque che sia stata proprio la volontà di assimilare Amico ad un tipico Schwerathlet a spin-
gere Teocrito a dotarlo di questo particolare. Se poi si accetta l’idea che l’Id. XXII sia suc-
cessivo al libro II delle Argonautiche, l’abito dell’Amico teocriteo, così come l’assimilazione
da questi proposta con i leoni combattenti (vv. 73-74), può essere un richiamo allusivo da
una parte alla similitudine con il leone che troviamo nel testo apolloniano (II 26-29), dall’al-
tra alla descrizione generica, ma importante nel contesto di Apollonio, del manto di Amico
contrapposto a quello di Polluce (II 30-34).
112 Paideia LXII (2007)
41 Su Eracle mangione del dramma satiresco e nella commedia cfr. G. K. GALINSKY, The He-
rakles Theme. The Adaptations of the Hero in Literature from Homer to the Twentieth Cen-
tury, Oxford 1972, pp. 81-100; più in generale sulla polufagía di Eracle come elemento stret-
tamente legato, nel mito, alla sua figura cfr. P. ANGELI BERNARDINI, Eracle mangione: Pindaro
fr. 168 Snell-Maehler, «QUCC» 21, 1976, pp. 49-52. Sui caratteri comuni tra Eracle e l’atleta
nel genere comico e altrove cfr. L. BRUZZESE, Lo Schwerathlet…, cit., part. pp. 139-151, ove
sono raccolte anche le altre testimonianze letterarie sulla polufagía degli Schwerathleten.
42 A. SENS, Theocritus…, cit., pp. 154-155 è incline a rifiutare il modello dello Schwerathlet
per l’Amico ¡dhfágo$ di Teocrito, mentre preferisce pensare all’Eracle ricordato da Hunter
o a qualche tratto, indimostrabile però, dell’Amico di Epicarmo o del dramma satiresco di
Sofocle. Penso che questi modelli non siano in contraddizione con l’ipotesi dello Schwerath-
let, a patto che vi si riconosca lo Schwerathlet comico in particolare (e lo stesso Sens non ne-
ga un tratto comico nella qualifica di ¡dhfágo$), visto che quest’ultimo deriva dalla figura di
Eracle e alcune delle sue caratteristiche potevano essere state anticipate anche da altri eroi-
atleti drammatici come Amico.
43 Sulla presenza di linguaggio e motivi omerici nell’idillio cfr. anche soltanto A. SENS, Theo-
critus…, cit., pp. 36-42.
114 Paideia LXII (2007)
LUCA BRUZZESE
44 È evidente che l’inserzione di motivi tratti da modelli comici – e addirittura, come si è cer-
cato di argomentare, da modelli comici contemporanei – nel tessuto omerico della prima
parte dell’idillio accentua il contrasto con l’atmosfera e lo stile della seconda parte, rendendo
esplicita la ricerca di uno studiato dualismo (cfr. quanto detto supra).