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IL LESSICO TECNICO DEL I E III LIBRO DELLE EPIDEMIE IPPOCRATICHE (Contributo alla

storia della formazione della terminologia medica greca) (continuazione e fine)


Author(s): Pierangiolo Berrettoni
Source: Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa. Lettere, Storia e Filosofia , 1970,
Serie II, Vol. 39, No. 3/4 (1970), pp. 217-311
Published by: Scuola Normale Superiore

Stable URL: https://www.jstor.org/stable/24301636

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IL LESSICO TECNICO DEL I E III LIBRO
DELLE EPIDEMIE IPPOCRATICHE

(Contributo alla storia della formazione della terminologia med

continuazione e fine

di Pierangiolo Berrettoni (Pisa)

334. οίδημα - gonfiore.


ι, IX 8, XXVI 230; 3, I 163, XII 16, XIII 31.
Es. (3, I 163) οίδημα ΰπέρυθρον, σκληρόν τραχήλου καί έπι στήθος εξ αμφοτέρων.
Le prime attestazioni sono nel CH; ripreso da Arist. HA 584ai6 ... πολλαΤς περί τα σκέ
λη οίδήματα καί επάρσεις γίνονται της σαρκός, rimane come termine tecnico della medicina

335. ολέθριος - mortale.


1, XVIII 7, XXIII 15, XXVI 13.
In tutti e tre i casi è usato sostantivamente nel senso di « caso, esito mortale » e si
mili, cfr., rispettivamente, τοΐσι μέν οίιν καυσώδεσιν άρχομένοισιν έπεσήμαινεν, οίσι τά
ολέθρια συνέπιπτεν; άποστάσιες έπί τό όλέθριον και κρίσιμον; e γένοιτο δέ αν καί ολέθρια.
Più usato è l'avverbio όλεθρίως (ι, VI 26, Vili 4, 17, XIX 28; 3, VI 25, IX 4), ac
compagnato in tutti i casi dal verbo έχω nel senso di « mostrare sintomi letali »,
« esser vicini a morire » e simili, ess. (1, VI 26) χρόνια μέν τοΐσι πλείστοισι τούτων,
άβλαβέα δέ, ε! μή τοΐσι καί έκ των άλλων πάντων όλεθρίως έχουσιν, (XIX 28) οίσιν έν
πυρετοΐσιν όξέσι... τούτοισιν από φινών αίμορραγίην προσδέχεσθαι, ην καί τ&λλα όλεθρίως
μή έχωσιν, ecc.
L'aggettivo è usuale a partire da Omero, soprattutto in poesia, mentre è più raro
nella prosa. Tra le varie attestazioni, è interessante quella di un frammento di Era
clito (B 61 = FVS I 164, 8) a proposito della teoria dei contrari, in cui è opposto a
σωτήριος : θάλασσα... ύδωρ καθαρωτατον καί μιαρώτατον' Ιχθύσι μέν πότιμον καί σωτήριον,
άνθρώποις δέ άποτον καί όλέθριον, un'eco del quale è forse da vedere in un brano del
Vict. «ippocratico» (I 10): ...θαλάσσης δύναμιν, ζφων συμφόρων (157) τροφόν, ασύμφο
ρων δέ φθόρον.

Ρ57) Littré riporta la lezione Ιντρόφων.


Questo passo è citato da G. S. Kirk, Heraclitus, the Cosmic Fragments, Cambridge 1962, p. 75, il
quale, ad ogni modo, riporta un'altra ipotesi, che cioè il brano del Vici, sia di origine piuttosto sofistica
che eraclitea.

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2l8 pierangiolo berrettoni

336. όξΰς - acuto.


ι, II 16, 19, XVIII 8. XIX 25, XXIV 4
113, 134, 148, 150, 193, 232, 238, 264, 273, 290, 295, 296, 302, 321, 335; 3, I 2,
31, 38, 50, 68, 76, 81, 105, 113, 119, 126, 128, 163, 195, 218, 224, VI 3, 7, Vili 18,
XIII 12, XVI 10, 10, XVII 2, 14, 39, 42, 74, 104, 113, 118, 127, 146, 161, 184, 244,
247, 254, 297, 305, 319.

Nella grande maggioranza dei casi l'aggettivo è detto delle febbri, ed è quin
πυρετός, in altri casi della malattia determinando i termini νοΰσος (ι, XXIV
νοΰσοι) e νόσημα (1, XXIV 11 οξέα νοσήματα, cfr. 3, XVI 10, 10). È usa
mente in 1, II 19: (febbri) τό όλον επί τό όξύτερον έπιδιδόντες , XXV ι8 δει..
τίνι τούτων όξύ καΐ θανατώδες, ecc., cfr. 3. VI 3. Vili 18.
L'avverbio οξέως è usato, in 3, Vili 15, per indicare la rapidità con cui
la morte : των δέ ούτως εχόντων πολλοί μέν οξέως άπώλλυντο, έοτι δ'οίσι κ
διήγε ν ; il comparativo όξυτέρως è usato in 1, II 9 ( άπέθνησκον δέ όξυτέρ
θισται διάγειν τα τοιαύτα) e 3» XVII 66 (έπύρεξεν όξυτέρως).
L'uso di questo aggettivo nell'accezione medica che doveva avere tanta
nella formazione della terminologia medica, sia attraverso il lat. aciit
base del nostro acuto, sia attraverso i derivati παροξύνομαι e παροξυσμός, e
all'inizio, dovuto ad un'accezione secondaria e traslata del significato di
sto aggettivo (che come si sa ha una notevole latitudine di impieghi ed
di diverse specializzazioni tecniche nelle varie discipline), non è dovuto a
pocratico », ma è attestato precedentemente e contemporaneamente an
non tecniche. Il primo passo verso questa specializzazione è da vedere n
il termine, in un'accezione ancora generica e non del tutto tecnicizzata
riferimento a parole che indicano un dolore sia fisico (es. Λ 268 ... τό
έτέρσετο, παύσατο δ'αΐμα, όξεϊαι δ'δδύναι δΰνον μένος Άτρεΐδαο) sia spiri
ως φάτο τον δ'άχος όξύ κατά φρένα τύψε βαθεϊαν, τ 5J7-■ · "είμαι ένί λέκτρ
μοι άμφ' άδινόν κήρ όξείαι μελεδώναι όδυρομένην έρέθουσιν).
Dopo Omero, troviamo l'aggettivo in contesti già propriamente medici, cfr.
οξείας δέ νόσους άπαλάλκοι, S. Ph. 808 (si sa del resto come il lessico sofo
ticolare quello del Filottete, abbondi di termini desunti dalla medicina
(sc. ή νόσος) μοι όξεΐα φοιτά και ταχεί' απέρχεται. La parola, in questa acc
veva essere usata anche nell'àmbito della filosofia presocratica, cfr. il br
ad Anassagora che abbiamo già citato s.v. νόσημα e in cui ricorre il nost
proprio in relazione a νόσημα. Tramite l'ampio uso nel CH, il termine viene
mente tecnicizzato nella terminologia medica.
Un suo derivato sostantivale è :

337. δξιπης - forma acuta.


1, XVIII 27 — περί τήν εβδόμην ές οξύτητα τό νόσημα μετέπεσεν .
La parola è attestata, direttamente e indirettamente, nell'àmbito della filosofia preso
cratica (v. FVS III s.v.), ed è poi di uso frequente in diverse accezioni corrispondenti
a quelle di όξύς . Di qui anche l'impiego medico. Abbiamo, quindi, i due importanti
derivati :

338. παροξύνομαι - acutizzarsi, pervenire al parossismo.


1, II 18, III 12, VII 2, 3, 7, 9, XXV 7, 9, XXVI 1, 23, 29, 54, 83, 140, 152, 175, 199,
212, 241, 298, 307; 3, I 3, 5, 8, 23, 101, 109, 117, 167, 174, 208, 221, 235, XVII 6, 59,
86, 92, 114, 132, 188, 214, 277, 350.
Il verbo si riferisce, per lo pili, alle condizioni generali del paziente, nel sintagma co
stante, πάντα παρωξύνθη (16°); è riferito al paziente stesso in 1, III 12 (... άλλοτε άλλοίως

(158) Già in Hor. epist. 1.6.28 quod latus aut renes morbo temptentur acuto, cfr. Thesaurus Linguae
Latinae s.v. acuo, 466, 68.
(159) Cfr. J. Psichari, Sophoclc et Hippocrate ecc., cit. (n. 21).
(leo) 1, XXVI 1, 29, 54, 83, 140, 199, 212, 241, 298, 307; 3, I 3, 5, 8, 23, 117, 167, 174, 208,
221, XVII 6, 86, 114, 132, 350.

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 219

παροξυνόμενοι πεπλανημένως), cfr. XXVI 152, 175; 3, I 109, XVII 92; in un caso (3, I
101) è riferito a πόνος. Negli altri casi indica l'acutizzarsi dello stato febbrile e si
compagna quindi a πυρετός/πυρετοί ; i suoi antinomi in questi casi sono έκλείπει
ύποκουφίζειν, διακουφίξειν (ν. le singole voci). L'irregolarità con cui può manifestars
l'aggravamento è indicata con gli avverbi ατάκτως e πεπλανημένως (rispettivamente
1, XXVI 175; 3, XVII 188 e 1, III 12; 3, XVII 59).
Il verbo παροξύνω è attestato a partire dal V sec. ed è usato, soprattutto nella prosa, in
varie accezioni che muovono da quella fondamentale di ' acutizzare, eccitare ' e simili,
da cui deriva, nella forma del medio-passivo, la specializzazione medica. Il verbo rimase,
com'è noto, nella terminologia medica.

339. παροξυσμός - parossismo.


I, XVIII 12, XXIII 12, XXV 2, XXVI 2, 42, 177; 3, VI 8, 9, 12, XVII 227.
Le prime attestazioni del termine sono nel CH. La parola rimase nella terminologia me
dica e attraverso il lat. med. paroxysmus penetrò nella terminologia medica occidentale.

340. όργή - irritabilità.


3, XVII 70, nella descrizione di un caso cairatterizzato dalla presenza di uno stato
ansioso : κώμα παρείπετο, άπόσιτος, δθυμος, άγρυπνος, όργαί, δυσφορίαι, τά περί την γνώ
μην μελαγχολικά.
Termine di uso corrente. Connesso è l'aggettivo:

341. δργίλος - irritabile.


1, XIX 6 (v. s.v. Ιθύτριξ).
Le prime attestazioni dirette sono nel CH. Forse la parola esisteva già prima nella
terminologia scientifica, come risulterebbe da un brano, di Teofrasto, relativo alle teo
rie di Diogene di Apollonia : (FVS II 56, 25) όργίλα δέ και δλως όξύρροπα και εύμετά
πτωτα δια τό εκ μικρών κρίνεσθαι τόν άέρα πολύν·όπερ και της λήθης αίτιον είναι...
Il termine, ripreso da Arist. EN no8a7, rimane per lo più in prosa.

342. όρθοστάδην - in piedi.


1, I 15, V 19, VI 19, X 13, XXVI 227; 3, XII 14, XIII 4, XVII 181, 236, 268.
L'avverbio è per lo più usato per indicare che un paziente, pur essendo affetto da un di
sturbo, non è costretto a letto, es. (1, I 15) έπάρματα δέ παρά τά ώτα πολλοΤσιν... τοΐσι
πλείστοισιν άπύροιαιν όρθοστάδην. È usato in contrapposizione a κατάκειμαι in 1, VI 19
αμφημερινοί δέ και νυκτερινοί... πολύν χρόνον παρέμενον όρθοστάδην τε και κατακειμένοισι
e a κατακλίνω in 3. XIII 4: πολλοί... κατεκλίθησαν, οί δέ αΰτών όρθοστάδην ύπεφέροντο.
Attestato direttamente per le prime volte nel CH, dov'è di impiego frequente, e in A.
Pr. 32 (άνθ' ών άτερπή τήνδε φρουρήσεις πέτραν όρθοστάδην αύπνος, ού κάμπτων γόνυ).

343. όρμάω - attaccare.


όρμάομαι - sfociare in.
3, I 183, XVII 296. Nella prima accezione (primo caso) il verbo è costruito con il da
tivo della persona: ... γυνή ..., ή τά είλβώδεα δυσφόρως ώρμησεν. Per la seconda acce
zione cfr. : πάλιν δέ ταχύ παρενόει, ώρμητο πάντα επί το χείρον.
Nel secondo impiego il verbo è usuale, cfr. LSJ s.v. B. Per il primo, il punto di par
tenza della specializzazione andrà cercato nei casi, frequenti, in cui il termine è usato
nel senso di « mettersi in movimento, iniziare » e simili.

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220 PIERANGIOLO BERRETTONI

344. δφθαλμίη - oftalmia.


ι, V 5; 3. ΠΙ 6, VII 4·
Il termine indica, in generale, un'affezione oculare ed è quindi suscettibile di diverse
determinazioni aggettivali che ne precisano il carattere e la natura : φοώδης, όδυνώδης_
υγρός, μακροχρόνιος, es. (ι, V 5) ήρξαντο μέν ούν το πρώτον όφθαλμίαι Λοώδεες, όδυνώδε
ες, ύγραί άπέπτως.
Le prime attestazioni dirette sono nel CH, ma è probabile che la parola fosse già pre
cedentemente nell'uso, come risulterebbe dalla presenza de! derivato όφθαλμιάω in Hdt.
7.229. Il termine, ripreso in Ar. PI. 115 (οΐμαι,..., ταύτης άπαλλάξειν σε της όφθαλμίας
βλέψαι ποιήσας), rimane nella terminologia medica.

345. δχληρώς εχω - star male.


ι, XIX 16 πολλοίσι δέ συνέπιπτε μή έφ' ενός κρίνεσθαι τών ύπογεγραμμένων σημείων, αλλά
διεξιέναι δια πάντων τοϊσι πλείστοισι και δοκεϊν μέν έχειν όχληροτέρως.
L'aggettivo όχληρός è attestato a partire dal V sec. (E., Ar., CH), nel significato di
« importuno, che arreca disturbo », detto di cose e di persone; conseguentemente, la
sua introduzione nella terminologia medica ed il suo uso avverbiale con έχω sono na
turali.

346. ποίθημα - sintomo morboso.


1, II 15: ην δέ τοις πλείστοισιν αυτών τά παθήματα τοιάδε · φρικοιδεες πυρετοί, συνεχέες,
...ιδρώτες, ...ψύξις...
La parola è, com'è noto, comunemente usata a partire dal V sec. in poi ed entra nella
terminologia medica con il valore di « malattia ». È necessario, però, precisare (lél)
che questo sviluppo è tardo e che solo con Galeno ó πάσχων e πάθος (quindi anche
πάθημα) indicano particolarmente « il malato » e « la malattia », mentre precedente
mente solo la famiglia di νόσος, νοσέω ecc. è impiegata in questa accezione, e πάσχω
(e derivati) indicava più genericamente il soffrire, l'essere affetti da un disturbo e non
il generico esser malati, cfr. ad es. Th. II 48.3 αυτός τε νοσήσας και αΰτός Ιδών άλλους
πάσχοντας, ;n cui tra i due verbi ci sarà appunto una differenza di questo genere (162);
questa accezione pili limitata rimane nell'uso anche posteriormente; cfr. ad es. PSI
293. 23 (III d.C.) έλεγεν αυτόν τοϋς πόδας πάσχειν.
Analogamente πάθημα avrà indicato dapprima non la malattia in quanto tale (cioè
la mancanza di salute), ma piuttosto la singola « sensazione » morbosa, il singolo di
sturbo, tant'è vero che nel nostro passo indica i « sintomi » che caratterizzarono una
determinata malattia (la tisi). Cosi è anche negli altri casi in cui la parola compare
in ambito medico, cfr. ad es. VM II ού γαρ περί άλλων τινών ούτε ζητεϊν ούτε λέγειν
προσήκει ή περί τών παθημάτων ων αυτοί ούτοι νοσέουσί τε καί πονέουσι. αυτούς μέν ούν
τά σφέων αύτών παθήματα καταμαθεΐν, ώς γίνεται κα'ι παύεται καί δι ' οίας προφάσιαο αύ
ξεταί τε και φθίνει .... in cui evidentemente πάθημα indica i singoli disturbi (Jones,
p. 17, traduce sufferings, Lanata p. 184 sintomi). Analogamente nel passo di conte
nuto medico del Timeo (8ie-86a), Platone usa comunemente νόσος e νόσημα fuorché
in 84b (χαλεπών δέ τούτων περί τά σώμΛτα παθημάτων γιγνομένων μείζω έτι γίγνεται τά προ
τούτων —) e quindi anche in questo caso πάθημα avrà il valore pili particolare di
« affezione morbosa dell'organismo ».
Resta, infine, da ricordare un brano relativo alle teorie atomiche di Democrito, in cui
πάθημα è accostato ad αΐσθησις, corroborando l'ipotesi che all'inizio la parola indicasse
solo le singole «sensazioni» (morbose, nel caso di descrizioni di stati patologici) del
l'organismo: (FVS II 97, 22 ss.)... καί διακρίνει δέ καί συγκρίνει πάλιν είς άλληλα κατά

(1β1) Cfr. Ν. van Brock, Recherches sur le vocabulaire médical ecc., cit. (η. io), pp. 179 ss., le
cui conclusioni riassumiamo nel testo.
(182) \{y own illness and my observations of the experience of others è la traduzione di Classen ci
tata in A. W. Gomme, A Historical Commentary on Thucydides, II, Oxford 1956, p. 154.

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 221

ιός τοιαύτας ομιλίας κάκ τούτου τά τε βλλα συγκρίματα πάντα ποιβΐ και τά ημέτερα σώματα
κα'ι τά παθήματα αϋτών και τάς αίσθήσεις.

347. παλινδρομέω - riprendere il proprio corso (detto della malattia).


1, Vili 21 ... αποστασίες έγίνοντο ... μείους ώστε μηδέν ώφελεΐν, άλλά ταχύ παλινδρομεΐν
και συνεπείγειν επί τό κάκιον.
Le prime attestazioni sono nel CH. In seguito il verbo è attestato in autori e contesti
medici con questo significato, e simili, ο nella letteratura nell'accezione più generale
di « correre indietro ».

348. παλμός - palpitazione.


I, XXVI 78, 125; 3. I 90, XVII 113, 3v~
L'organo in cui si verifica il fenomeno è indicato con il genitivo (es. 1, XXVI 78
ύποχονδρίου παλμός συνεχής), oppure con una preposizione, nel qual caso indicherà
che il fenomeno non è localizzato in un punto preciso, cfr. (1, XXVI 125 = 3, XVII 113)
παλμός δι' όλου τοΰ σώματος,(3,1 9°) π8όί όμφαλόν παλμός.
Le prime attestazioni dirette sono nel CH, ma la parola doveva essere già usata nella
terminologia filosofica, anche se non nell'accezione medica, come risulta da due brani
relativi, rispettivamente, a Democrito e ad Anassagora: (FVS II 96, 10) Δημόκριτος
εν γένος κινήσεως τό κατά παλμόν άπεφαίνετο e (ib. 24, il) Άναξαγόραν ύπό τοΰ ηλίου
λέγοντα κινεΤσθαι τόν άέρα κίνησιν τρομώδη κα'ι παλμούς εχουσαν ...
Il termine, ripreso nell'accezione clinica, da Arist. Resp. 47gb2i (... οίον έν τή νόσω τή
καλουμένη παλμφ), rimane nella terminologia scientifica e medica.

349. παρακοπή - sconvolgimento delle facoltà mentali, delirio.


3. XVII 123, 156: (123) παρακοπή της γνώμης κα'ι ταραχή κα'ι πολύς βληστρισμός.
Attestato, oltre che nel CH, in Eschilo (Ag. 223 βροτούς θρασύνει γαρ αίσχρόμητις τά
λαινα παρακοπά πρωτοπήμων, Eu. 329 επί δέ τφ τεθυμένψ τόδε μέλος, παρακοπά, παρα
φορά φρενοδαλής); cfr. Arist. Pr. 9&5aI4 8<m δέ ò γέλως παρακοπή τις κα'ι απάτη.

350. παρακροΰω - delirare.


1, XXVI 28, 53. 87. 98, no, ιι8, 126, 140, 141, 145· ΐ53· 154- 212, 213, 282, 284,
286, 297, 304, 319, 321- 326, 338; 3, I 22, 32, 59, Gì, 65, 68, 73, 76> 8ο, 8g, 115, 130,
133, 146, 15°, !77- χ97, 206, 228, XVII 6, 15, 27, 43, 99, "ΐ. ΐ9ΐ. 224, 232, 26ο, 346>
35°·

L'intensità del delirio è indicata per mezzo di aggettivi usati avverbialmente : πάντα
(es. 1, XXVI 28 πάντα παρέκρουσε (163)), ομικρά (es. 1, XXVI 53 σμικρά παρέκρουσε (164)),
πολλά (es. 1, XXVI no παρέκρουσε πολλά (165)).
La prima attestazione di questo verbo sembra essere in Phryn. Com. fr. 58 dov'è usato
con il significato di « rompere » (φυλάσσου μή πεσών σαυτόν παρακροτ'ισης ) ed è poi di
ampio impiego nella letteratura successiva, soprattutto nella prosa filosofica (PI.,
Arist.) e oratoria (Aeschin., Dem. ecc.); il significato proprio è quello di « trarre in
inganno, sviare » (cfr. PI. Cri. 47a κα'ι ουκ Sv σε παρακρούοι ή παρούσα ϊυμφορά) donde
la costruzione passiva, tipo PI. Tht. 168a τά σφάλματα, α αυτός ύφ'έαυτοΰ ... παρεκέ
κρουστο. Il verbo è, ad ogni modo, usato per lo più in forma mediale nel senso di
« sviarsi », « esser falso » e simili, ad es. Arist. Metaph. I025a6 διό ό έν τφ "Ιππία λόγος
παρακρούεται ώς ό αυτός ψευδής κα'ι αληθής. Nel senso di « delirare », il verbo è usato

("3) Cfr. 319, 321; 3, I 73, 76, 115.


(><") Cfr. 326, 338; 3, I 59, 89, 133, 228, XVII 232.
(«») Cfr. 154, 213, 282, 297, 304, XVII 43, 191, 224.

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222 PIERANGIOLO BERRETTONI

anche in un frammento comico a


dell'uso rispetto ad Ippocrate : fr
Doveva trattarsi di un'espressione
σθαι τών φρενών ή τοΰ νοϋ' οίον πα
από τών κεκρουμένων μέτρων και δ
ρηλλάττοντο.
È interessante il fatto che Ippocrate impiega il verbo, in questa accezione, in forma
attiva. Il termine non dovette aver fortuna nella letteratura medica successiva, tant'è
vero che Erotiano senti la necessità di spiegarlo : (228) παρακρούειν έλεγον οί άρχαΤοι
τό έπ' ολίγον παραφρονεϊν.

351. παραλέγω - delirare.


1, XVIII 10, XXVI ιΐ4, 204>" 3. I H7. 2θ8, XVII 49» 63» Φ· Ι(Τ3» 241, 246, 282, 310»
326, 35ΐ·
Anche con questo verbo l'intensità del fenomeno è indicata con le espressioni πολλά
(ι, XVIII io, XXVI 114; 3, XVII 246, 310, 326, 351) e σμικρά (3, XVII 49, 282); la
sua cessazione con i sintagmi (3, XVII 63) και ταχύ πάλιν κατενόει e (3, XVII 326)
και πάλιν ίδρύνθη.
Le prime attestazioni sono nel CH; in seguito non è molto usato, almeno in questa
accezione.

352. παραμένω - continuare, persistere.


1, VI 19, XXII 2, XXVI 67, 87, 107, 165, 318, 324, 328, 339; 3, I 8, 40, XVII 148, 15
È detto di disturbi, sintomi e manifestazioni patologiche in genere; si trova riferi
a καύσοι (r, XXII 2), τα φρενιτικά (ib.), εξανθήματα (ι, XXVI 67, dov'è opposto a καθί
σταμαι), παράληρος (ib. 87), πόνοι (ib. 107, 318, 324, 339), άλγήματα (ι, XXVI 328
οδύνη (3, XVII 156), φεΰμα (Ι; χχνί 165), τρόμοι (3, I 8), κώφωσις (3, I 4°. XVII 148).
Il verbo, attestato fino da Omero nel significato di «stare a fianco » (A 402 ούδέ τ
αΰτφ Άργείων παρέμεινε), si specializza nella terminologia medica attraverso l'acc
zione di « rimaner saldo, perdurare » e simili (es. Hdt. 3.57 έχρέωντο τώ χρηστηρίφ εί
αύτοΤσι τα παρεόντα αγαθά οΤά τέ έστι πολλόν χρόνον παραμένειν, Ε. ΕΙ. 942 ή μεν γα
άεί παραμένουσ' αίρει κακά).
Un altro verbo composto con μένω è :

353. υπομένω ('") - persistere.


3, XVII 158 ή το>ν ποδών ύπέμενεν οδύνη.
Il verbo è usuale e di impiego abbastanza frequente nell'accezione medica, cfr. ad e
Gal. VII 664 πολλοίς ... τό μεν λεπτότερον ... έκενώθη, ύπέμεινε δέ το παχύτερον, ecc.

354. παραμήκης - oblungo, ovoidale.


ι, XXVI 55; 3» XVII 344» in entrambi i casi l'aggettivo è usato per indicare la form
che assume la tensione dell'ipocondrio : υποχονδρίου σύντασις έξ αμφοτέρων παραμήκη
προς όμφαλόν, e υποχονδρίου έντασις ύπολάπαρος, παραμήκης έξ αμφοτέρων.
Le prime attestazioni sono nel CH, dove ha diversi impieghi (ad es. l'avverbio παρ
μηκέως è usato in Airt. 14 nella descrizione di un particolare tipo di frattura); in
guito è usato in prosa e, dato il suo significato, entra nella terminologia di divers
discipline (ad es. in quella geometrica, cfr. Ch. Mugler, Dictionnaire historique de l
terminologie géometrique des Grecs, Parigi 1959, p. 331 s.).

(ΐββ) Non è del tutto chiaro il valore della prefissazione con ίιπο-, Probabilmente indica che il do
lore persiste per poco tempo e con caratteri attenuati: dal contesto si ricava che la malattia era in via
di guarigione (... εικοστή εβδόμη.,.άπυρος, ή κώφωσις εξέλιπε ν, ή των ποδών ύπέμενεν οδ
νη, τα δ' δλλα τελέοις εκρίθη).

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 223

355. παφανοέω - delirare.


3, XVII 296 πάλιν δέ ταχύ παρενόει, ώρμητο πάντα έπί τό χείρον.
Attestato dal V sec. (Ε., Αγ., CH), non è di uso molto frequente.

356. παραπληγίη - paralisi parziale.


1, XIV 2... ήρξαντο παραπληγίαι και πολλοϊσιν έγίνοντο...
Per l'esatto valore di questo sostantivo, cfr. le definizioni di Galeno, soprattutto per
quanto riguarda la differenza con άποπληξία: XVI 826 τάς παραπληγίας ε μαθές είναι τοις
ύπό πάθους ένίοι; των εν τφ ϊώφ μορίων, όποιον τοΰ παντός σώματος έστι πάθος άποπληξία,
XVII/1, 332 φαίνεται γαρ παραπληγία τοιούτον πάθος ύπάρχειν ενός μορίου τοΰ σώματος,
όποϊόν εστίν ή άποπληξία τοΰ παντός σώματος πάθος.
Le prime attestazioni dirette sono nel CH. Per la denominazione, cfr. l'aggettivo πα
ραπλήξ che è usato da Omero per indicare una spiaggia « battuta lateralmente » (ε
418 ήϊόνας ... παραπλήγας) e che passa anch'esso ad indicare la paralizzazione.
Connesso con questo sostantivo è l'aggettivo :

357. παραπληγικός - tipico della paralisi.


tò παραπληγικόν - caso di paralisi.
1, XII 15, XXVI 314; cfr., rispettivamente, πρεσβυτέροισι... παραπληγικά η μανικά ή στε
ρήσιες οφθαλμών, e, δεξιή χειρ παρελύθη μετά σπασμού παραπληγικόν τρόπον.
Le prime attestazioni sono nel CH. Accanto è attestata la forma παραπληκτικός.
Entrambe le parole rimangono nella terminologia medica.

358. παραφρονέω - delirare.


1, XXVI 85, 230, 240.
Es. (230 = 240) ές νύκτα παρεφρόνησεν.
Il verbo è attestato, oltre che nel CH, in Erodoto.

359. παρειρυ'ομαι - distorcersi.


3, I 7, detto della bocca, εβδόμη (sc. ήμερη) στόμα παρείρύσθη.
Il verbo, attestato, oltre che nel CH, da Erodoto (7.36) nel significato di « tirare da un
lato », ed in seguito di uso molto limitato, è introdotto nella terminologia medica in
seguito ad un'evidente specializzazione semantica.

360. tà παρεόντα - il presente clinico del paziente.


1, XI 10, nel birano in cui sono descritti i compiti del medico tra i quali è quello di
λέγειν τά προγενόμενα, γινώσκειν τα παρεόντα, προλέγειν τα έσόμενα.

361. παρέπομαι - a) continuare, persistere', b) intervenire, presentarsi


(detto di sintomi ο disturbi).
1, VI 21, VII 25, Vili I5l XVIII 2; 3, IV 39, XI 5, XIII 27, XVII 54, 70, 119, 170, 271.
Per l'impiego del verbo nella prima accezione, si vedano casi come (1, VI, 21) τοΐσι
πλείστοισι τούτων υπό πληϊάδα και μέχρι χειμώνος ο'ι πυρετοί παρείποντο, cfr. VIII 15

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224 PIERANGIOLO BERRETTONI

(riferito a σημεΤον), XVIII 2 (καύσοι), 3, IV


βήχες), 271 (οδύνη).
Per l'altra accezione, cfr., ad es., (1, VII 25) βή
(3, XI 5) δια παντός δέ τοΤαι πλείοτοισιν ή βα
ύπνους κοιμάσθαι, cfr. XVII 54> 7°·
Le prime attestazioni di questo verbo sono nel
prosa filosofica (diversi esempi in Platone e
logica (ad es. rò παρεπόμενον indica la « con
Aristotele è usato anche in un contesto med
κατά άσθένειάν τινα των οφθαλμών διακείμεν
προσάγει, άν τι βούληται Ιδεϊν, ό δέ πόρρω απά
αύτοΐς ;

362. παρηγορίη - calma, assenza di disturbi.


3, XVII 293 περί δέ είκοστήν τετάρτην δια παρηγορίης.
Il termine è attestato, in Eschilo, con i significati di « persuasione » e di « consola
zione », dal quale si sviluppano le accezioni mediche di « sollievo » (come quella at
testata in Diocl. e Aret.) e quella usata nel nostro trattato. Si confronti l'analogo im
piego di παρηγορέω (v. LSJ s.v. II).

363. παύομαι - cessare.


1, XXVI 106, 256; 3, XVII 123, 210.
Il verbo παύομαι può indicare, all'interno del CH, tanto la cessazione di un singolo
disturbo quanto la guarigione completa (es. Aph. V 15 όκόσοι ... ή ν ... παύονται· ήν δέ
μή ές φθίσιν μεθίστανται) (167).
Nel nostro trattato è impiegato solo nella prima accezione, in riferimento a κάθαρσις
(ι, XXVI 106 κάθαρσις έπαύσατο), οδύνη e πόνος (ib. 256... Ισχίου οδύνη δεξιού... δια ταχέων
έπαύσατο, cfr. 3. XVII 123),κώφωσις (3, XVII 2ΐο...οΐ τε πυρετοί έξέλιπον και ή κώφωσις
έπαύσατο).
La specializzazione di questo verbo nella terminologia medica, tanto nelle forme at
tive (con il significato causativo di « far cessare, guarire »), quanto in quelle medio
passive, è una conseguenza naturale del suo significato di base, e, come tale, si trova
comunemente al di fuori delle opere propriamente tecniche, tanto nella letteratura,
fin da Omero (es. Π 528 - "Απόλλων - αύτίκα παΰσ'όδύνας, από δ'έλκεος άργαλέοιο αίμα
μελαν τέρσηνε—, Δ 191 έλκος δ' Ιητήρ επιμάσσεται ήδ' έπιθήοει φάρμαχ' ά κεν παύση σι.
μελαινάων όδυνάων, δ 8ΐ2 ... καί με κέλεαι παύσασθαι όϊζύος ήδ' όδυνάων πολλέων, αι..).
quanto in materiale epigrafico (es. IG IV I2, 121.69 ss τον δέ θεόν γελάσαντα φάμεν
νιν παυσεΐν. Άμέρας δέ γενομένας υγιής εξήλθε) (,68).
Troviamo anche il derivato :

364. άποπαΰομαι - risolversi favorevolmente, cessare.


1, XV 28; 3, XVII 196.
Nel primo caso è costruito impersonalmente (Άντιφώντι Κριτοβούλου άπεπαύσατο
εκρίθη τελέως περί τεσσαρακοστήν), nel secondo personalmente con l'indicazione de
malattia come soggetto (περί δέ έξηκοστήν αί μέν αίμορραγίαι άπεπαύσαντο).
Il verbo è attestato a partire da Omero all'attivo e nelle forme medio-passive. Per qu
to riguarda la sua specializzazione nella terminologia medica, si tratta di uno

(1β7) Cfr. Ν. van Brock, Recherches sur le vocabulaire médical ecc., cit. (η. io), pp. 208
dove sono esaminati i vari usi di παύω, παύομαι in àmbito medico.
(168) ibidem.

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 225

gimento analogo a quello di παύομαι. Cfr. anche espressioni come S. El. 231 ουδέ ποτ'έκ
καμάτων άποπαύσομαι άνάριθμος ώδε'θρήνων, e il derivato nominale άπόπαυσις « cessa
zione di un attacco » (es. Aret. SA 1.5).

365. πάχος - densità, consistenza.


1, II 24, VII 21, XXVI 122, 151, 160, 293; 3, X 4, XVII 27, 229.
Il sostantivo è usato nella descrizione delle urine, secondo il tipo (1, II 24) ούρα ... ή
λεπτά.... ή πάχος έχοντα.
Connessi sono i due aggettivi :

366. παχύς - denso.


1, X 20, XX 4, XXVI 120, 248, 259, 269; 3, I 19, 27, 40, XVII 133.
Anch'esso è impiegato nella descrizione delle urine, es. 1, X 20 ούρα δέ ... ήει πολλά
παχέα και ποικίλα....

367. ύπόπαχυς - piuttosto denso.


ι, XXVI 75 ···■ ούρηαεν άθρόον ύπόπαχυ.
Mentre ύπόπαχυς è attestato per la prima volta nel CH, gli altri due termini erano di
uso comune a partire da Omero. L'uso di παχύς in contesti fisiologici è, ad ogni modo,
precedente al CH, e lo troviamo, ad es., in Diogene di Apollonia, in riferimento alle
vene (B6 = FVS II 64, 3.4) ο al sangue (ibidem 12.).

368. πεμπιαΐος - che si trova nel quinto giorno.


πεμπταΐος πυρετός - febbre quintana.
1, XIV 17, XX 16, XXII 5, 7, XXIV 4, 20, XXVI 17.
Indica un tipo di febbre (la quintana) in XXIV 4, 20, XXVI 17; es. (XXIV 20) δ δε
πεμπταϊος πάντων μέν κάκιστος· και γάρ προ φθίσιος και ήδη φθίνουσιν έπιγινόμενος κτείνει.
Negli altri casi indica il giorno in cui si verifica un fenomeno connesso con la malat
tia, es. (XX 16) έκ δέ των ύποστροφέων έκρινε πεμπταίοις.
L'aggettivo è attestato a partire da Omero (es. ξ 257 πεμπταϊοι ίκόμεσθα).

369. πέπων - maturo, concotto.


ι, II 26; 3, I 154, XIII 20, XVII 135, 173, 177.
L'aggettivo è usato nella descrizione dei materiali espettorati durante gli attacchi di
tosse (es. 1, II 26 έβησσον δέ σμικρά, πυκνά, πέπονα, κατ'ολίγα μόγις άνάγοντες, cfr.
3, I 154· XIII 20, XVII 177), del sedimento presente nell'urina (3, XVII 135 .... ούρων
πλήθος, πέπονα, πολλήν ύπόστασιν έχοντα) e degli sputi (ib. 173 έπτακαιδεκάτη ήρξατο
σμικρά πέπονα πτύειν).
Il concetto di « cozione » (termine con cui è reso tradizionalmente il sostantivo πέψις
assente nel nostro trattato) è uno dei concetti chiave della medicina antica, indicando
il processo, chimico e meccanico nello stesso tempo, in base al quale i diversi umori
sono combinati insieme giungendo ad una perfetta fusione (κράαις) che produce la
guarigione dell'organismo malato (169). Diversamente da quanto avviene per altri con

(ΐβ9) cfr. Deichgraber, Die Epidemien ecc., cit. (n. 14), p. 43; Jones, p. LI; Lanata, p. 20.
Si veda, ad es., il seguente brano (VM XIX) το δε πεφθήναι γίνεται έκ τοΰ μιχθήναι καί
κοηθήναι άλλήλοισι και συνεψηθήναι.

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226 PIERANGIOLO BERRETTONI

cetti (e termini) basilari della medicina


è difficile stabilire se essi siano stati elabo
dicina « ippocratica » ο se le preesistesse
indizi per stabilire che esso era già in fase
ai più antichi trattati del CH (17°). Innanzi
denotazioni di concetti ovvi e ben cono
contemperamento dei principi opposti nel
per la salute, concetto che è difficilmen
contemperamento degli umori è la causa, era già stato elaborato, ad es. da Alcmeone
di Crotone (171); infine, abbiamo precisi riferimenti alla teoria della πέψις nell'àmbito
delle dottrine fisiologiche dei filosofi presocratici; cfr., per Empedocle, Gal. XIX 372 s.
πώς 'Ιπποκράτης και 'Ερασίστρατος καί 'Εμπεδοκλής καί Άσκληπιάδης τάς πέψεις της τρο
φής φασι γίνετθαι;... "Εμπεδοκλής δέ σήψει (172).
La parola ritorna nelle teorie democritee sulla formazione dell'embrione, cfr. FVS II
1:36, 45 τούτων δέ τά μέν ίκανήν εΜηφότα πέψιν άρρενα τε καί θερμότερα γέγονε, τά δέ
τουναντίον ΰποστάντα ένδείφ θέρμης πρός τό θήλυ μετεσκεύασται.
Per quanto riguarda più particolarmente l'aggettivo πέπων, il suo significato di base
è quello di « maturo » (173), cfr. ad es. Ar. Eq. 260 ... τά κοινά... κατεσθίεις, κάποσυκά
ζεις πιέζων τούς υπευθύνους σκοπών όστις αυτών ώμος έστιν ή πέπων ή μή πέπων, passo
interessante in quanto è usata la coppia ώμός: πέπων che ritroviamo, ovviamente in
contesti tecnici, nella terminologia medica : si tratta di un'ulteriore prova del fatto che
la terminologia medica si è costituita anche, e in quantità non irrilevante, specializ
zando e tecnicizzando parole che erano di uso frequente nella lingua comune. Una volta
introdotta nella terminologia medica, la parola vi rimase con un impiego frequente.
Un suo derivato è :

370. υποπέπων - piuttosto concotto.


3, I 11 πτύαλα ύποπέπονα.
Le prime attestazioni sono nel CH.
Il nostro trattato attesta altri termini connessi con questo gruppo di parole; essi sono :

371. πεπαίνομαί - concuocere, maturare.


1, III 7, VII 21, in entrambi i casi in riferimento all'urina: ούρα... είχρω ... καθαρά,
λεπτά δέ καί μετά χρόνον περί κρίσιν πεπαινόμενα, e ούρα... λεπτά καί ώμά καί άχρω καί
μετά χρόνον σμικρά πεπαινόμενα κρισίμως.
Questo verbo è attestato, oltre che nel CH, a partire da Erodoto (174), nel senso di
« far maturare » (es. 1.193..., ίνα πεπαίνη τέ σφι ό ψήν τήν βάλανον έσδύνων καί μή άπορ
ρέη ό καρπός του φοίνικος) accezione dalla quale si sviluppa naturalmente la specializza
zione medica all'interno della quale il verbo è di uso frequente, oltre che nel senso
che abbiamo visto, in quello di « suppurare » (es. Epid. 6.2.16), ed in quello di
« giungere al culmine » (es. Acut. 38 μέχρι αν τής νούσου ή άκμή πεπανθή); il verbo
rimane nella terminologia medica.

(17°) Anche nei capp. XVIII e XIX del FA/, dove abbiamo la descrizione più completa del feno
meno, i termini sono usati come usuali e non bisognosi di una definizione.
(171) Cfr. s. ν. θερμός.
(172) Cfr. anche FYS I 340, 27 (da Plutarco) ή δέ πέψις εοικεν είναι σήψις ώς 'Εμπεδοκλής
μαρτυρεί λέγων....
(173) Il termine è attestato a partire da Omero, presso il quale ha, però, l'accezione metaforica di
« blando, gentile », e simili, come formula di cortesia, es. E 109 πέπον Καπανηϊάδη ecc. Per altri
esempi dell'uso metaforico, cfr. LSJ s. v.
(174) Un'attestazione precedente nel campo dell'epica non è sicura, cfr. H. Ebeling, Lexicon Ho
mericum, II, Lipsia 1880, s. v.

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Il lessico tecnico del I e 111 libro delle epidemie ippocratiche 227

372. πεπασμός - cozione, maturazione.


1, II 28, XI i, 3; 3, IV 19, X 4, XVII 61.
Es. (1, XI 3) πεπασμοί ταχύτητα κρίσιος και άσφάλειαν ΰγιείης σημαίνουσιν.
Le prime attestazioni sono nel CH; rimane come termine tecnico; accanto ad esso è
attestato anche πέπανσις usato, in senso medico, da Aristotele.

373. άπεπτος - che non presenta cozione.


I, li 23, V 17, XI 5; 3, XVII 34.
È detto delle evacuazioni intestinali (es. 3, XVII 34 κοιλίη... υγρή χολώδεσιν, ϋγροΤσι
...η συνισταμένη ζέουσι και άπέπτοισιν, cfr. 1, XI 5). dell'urina (1, II 23 ούρα... λεπτά
και άχρω και άπεπτα) e del cibo, nel qual caso varrà « non digerito » (1, V 17 εμετοί
φλεγματώδεες, χολώδεες καί αιτίων άπεπτων άναγωγαί). In ι, V 6 troviamo l'avverbio
corrispondente (ήρξαντο μεν ... όφθαλμίαι φοώδεες, όδυνώδεες, ύγραί άπέπτως).
Le prime attestazioni dirette sono nel CH. Ripreso da Arist. (es Mete. 384a33 Ιχωροειδή
γαρ, τούτο δέ φλέγμα και ύδωρ δια τό δπεπτον είναι καί άκράτητον υπό της φύσεως), rimane
nella terminologia medica, per lo più nell'accezione di « non digerito », detto di cibi,
cfr. LSJ, s.v.

374. περιεστικός - destinato alla guarigione.


ι, XXV 18, 19; 3, XVI 10, il.
Cfr., rispettivamente δει οκοπεϊσθαι, τίνι τούτων όξύ και άανατώδες η περιεστικόν καί
τίνι μακρόν και θανατώδες ή περιεστικόν... e δει δέ καταμανθάνειν.... μακρόν δ τι νόσημα
καί ύανάσιμον, μακρόν δ τι καί περιεστικόν, ό|ύ δ τι θανάσιμον, όξύ δ τι περιεστικόν.
Le prime attestazioni sono nel CH; in seguito è di uso limitato.

375. περίοδος - ciclo periodico, periodo.


1, III 19, VI 11, XXVI 3, 8, 18.
La parola è usata per indicare i cicli delle febbri ο delle crisi, ess. (VI 11) εύτάκτως δέ
τούτοισι πάσιν άπό της πρώτης λήψιος τέσσαρας περιόδους, (XXVI 3) τα δέ παροξυνόμενα
έν άρτίηαι (sc. ήμέραισι) κρίνεται εν άρτίησι... εστι δέ πρώτη περίοδος των έν τήσιν άρτίησ·
κρινόντων τετάρτη, έκτη, όγδόη, δεκάτη....
È noto che la parola περίοδος, il cui significato di base è quello di « movimento cir
colare intorno a qualche cosa » (conservato, ad es., in Hdt. 7.219... οί έξαγγείλαντες των
Περσέων τήν περίοδον, ecc.) ha ricevuto, soprattutto nella lingua delle filosofia e della
scienza in genere, diverse specializzazioni tecniche nel senso di « circuito regolare,
ciclico », quindi « periodo » e simili (175); non è perciò da escludere, ed è anzi molto
probabile, che anche l'introduzione di questa parola nella terminologia medica sia
avvenuta attraverso la mediazione di quella della filosofia, ο più in generale di altre
discipline connesse, anche considerando il fatto che, per quanto riguarda la teoria
dei cicli critici, ai quali il nostro termine è spesso riferito, non è da escludere, come
abbiamo visto (176), un tramite filosofico, ad esempio pitagorico. Ad ogni modo, il
termine è ampiamente attestato nella lingua della medicina, per indicare non solo i
cicli febbrili ο critici (nella quale accezione si trova anche al di fuori della lettera
tura propriamente tecnica, cfr., ad es., D. 9.29 ...ώσπερ περίοδος η καταβολή πυρετού

(1T5) Cfr. ad es. Thai. A 17 (= FVS I 78, 20)... θαλέτης δέ [εύρε πρώτος] ηλίου έκλειψιν
και τήν κατά τάς τροπάς αύτοΰ περίοδον, ώς ουκ Ιση άεί συμβαίνει, Heraclit. Α 1 (= FVS Τ
141, 2ΐ) γεννάσθαί τε αυτόν έκ πυρός και πάλιν έκπυροΰσθαι κατά τινας περιόδους έναλλάξ
τόν σύμπαντα αΙώνα, Id. Α 8 (= FVS I 143. 39) αΰτη δ' έστί τό αίθέριον σώμα, σπέρμα της
τοΰ παντός γενέσεως και περιόδου μέτρον τεταγμένης, ecc. ecc. (Per altri esempi, v. FVS III,
349 s., s. v., e LSJ s. v.).
(176) cfr. s. ν. κρίνω e derivati.

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228 PIERANGIOLO BERRETTONI

ή άλλου τινός κακού...), ma, in genere,


periodicamente, come i cicli mestruali
δος οΰ τέτακται ταϊς γυναιξί, βούλεται δέ
Interessante è, infine, l'espressione αί Ια
dei medici (Lue. Gali. 23, Nigr. 22).

376. πλάδος (1??) - sovrabbondanza


1, V 18 ιδρώτες· πάσι πάντοθεν πολύς πλ
Le prime attestazioni sono nel CH. In E
1 338, 19)·

377. πλάνης - tipo di febbre arden


1, V 25 (πλανήτες), VI 18, XXVI 17 (πλα
Le prime attestazioni di questo termi
cratica, nell'accezione astronomica che è poi rimasta come quella più comune della
parola (v. FVS III 354 s.v.). L'uso medico nasce, quindi, da una specializzazione di
versa, e parallela, del termine che indica, com'è noto, il movimento, più ο meno
regolare, di una cosa ο di una persona. Il verbo connesso è:

378. πλανάομαι - a) diffondersi; b) avere un andamento discontinuo.


3, IV 23, XII 3, rispettivamente nelle due accezioni, cfr. ομοίως δέ και εϊ πη άλλη του
σώματος πλανηθείη (se. la malattia), συνέπιπτε ταύτα, e nel secondo caso in cui il verbo
è usato al participio per indicare un tipo di febbre ad andamento irregolare nella
descrizione dei vari εϊδεα di πυρετοί tra cui, appunto, quelli πεπλανημένοι. Di questa
forma participiale è particolarmente usato l'avverbio :

379. πεπλανημένως - irregolarmente.


1, III 12, 16, VII II, Vili 2, XXVI 172, 182; 3, VI 22, XVII 23, 58, 309.
L'avverbio è usato nella descrizione di diversi tipi di manifestazioni patologiche, co
me parossismi, attacchi di brividi ο di febbre, emorragie ed altro, ess. (1, VII 11)
φίγεα δέ πάσι μέν ατάκτως και πεπλανημένως έγίνετο, (XXVI 172) Κλεανακτίδην... πυρ
ελαβε πεπλανημένως, (ib. 182) ... ήρξατο άπό φινών αίμορραγεϊν έξ αμφοτέρων και ταύτα
πεπλανημένως κατ' ολίγον μέχρι κρίσιος.
Anche in questo caso, e per entrambe le accezioni, ci troviamo di fronte alla specia
lizzazione di un verbo di uso comune sin da Omero (cfr., per il significato di « va
gare, muoversi », da cui si sviluppa l'accezione medica di « diffondersi », ψ 321 'ίπποι
δέ πλανόωνται άνά δρόμον, e il passo eschileo Pr. 565, con una costruzione sintattica
analoga a quella vista, nel lemma precedente, in 3, IV 23, σήμηνον όποι γης ή μογε
ρά πεπλάνημαι).
Per l'accezione di « muoversi irregolarmente », da cui si sviluppa il secondo uso che
abbiamo visto nel nostro trattato, cfr. ad es. A. Pr. 275 ταύτά τοι πλανωμένη προς
δλλοτ' άλλον πημονή προσιζάνει.
Per il permanere di questo verbo in contesti medici, cfr. ad es. Arist. Pr. 88ia25
(περίττωμα) πλανώμενον ατάκτως και προσπΐπτον όστοϊς τε και νεύροις και τοϊς εντός της
σαρκός άραιοΐς οδσι και άνεφγμένοις, (HA 634^13) και τά καταμήνια γίνεσθαι καλώς, τούτο
δ' έστί δι' ίσων χρόνων και μή πεπλανημένως, ύγιαίνοντος τοϋ σώματος.

(177) Dal punto di vista etimologico mancano, per questo termine, sufficienti connessioni in altre
lingue: la parola formalmente pili vicina è un verbo lituano che indica il nuotare (példu : példiiu :
peldèti) e, con mancanza dell'elemento dentale —d—, espressioni come « versare » e simili (lit. pilù,
pìlti, arm. heium <; *pel-nu-mi ecc.), cfr. Frisk, GEW, s. v.

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IL lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 229

380. ποικιλίη - varietà.


1, Vili 13 πολλής δέ τίνος γινομένης άκρισίης και ποικιλίης έπί των νοσημάτων
Le prime attestazioni dirette della parola sono nel CH e in un frammento di Euri
pide (27.2), ma è probabile che essa esistesse già nell'àmbito della filosofia, come
risulterebbe da un passo di Aezio relativo alle teorie atomistiche di Leucippo e De
mocrito: (FVS II 77, 9) ... είς xò αυτό πολλά σώματα συνήθροίσθη [και] δια τούτο ποικι
λίαν έχοντα καί σχημάτων καί μεγεθών. L'aggettivo corrispondente è :

381. ποικίλος - vario, di varia natura (178).


1, X 20, XXVI 32; 3, I 6, 48, IV 12.
L'aggettivo è usato nella descrizione dell'urina (1, X 20 ούρα δέ τούτοισιν ήει πολλά πα
χέα καί ποικίλα καί ερυθρά, cfr. XXVI 32; 3» I 48), in riferimento a πτύαλον (3, I 6 έκτη
πτύαλα ποικίλα, υπέρυθρα), ed a φεΰμα (3, IV 12 ήν δέ καί τό φεΰμα τό συνιστάμενον
οϋ πύφ ϊκελον, άλλά.... φεΰμα πολύ καί ποικίλον).
Il rispettivo avverbio ποικίλως è usato in 1, XXVI 187; 3, XIII 15, XVII 290, es.
(1, XXVI 187) μετά δέ ποικίλως τά των ούρων δτε μέν ύπόστασιν είχεν, δτε δ' ου.
L'aggettivo è, com'è noto, usuale a partire da Omero.

382. πονέω - soffrire, provare dolore.


1, VI 2, XXVI 46, 178, 265, 311; 3, I 98, 140, III 4, XIII 22, XVII 116.
II verbo può essere usato sia genericamente (es. 1, VI 2 ... καί ήκιστα τών καμνόντων ού
τοι επόνησαν, cfr. 3> ΧΜ 22), sia con l'indicazione della parte del corpo in cui è
localizzato il dolore; in quest'ultimo caso esso può essere costruito con l'accusativo
(tipo I, XXVI 178 χείρας άκρας έπόνησεν, cfr. 311 —όσφϋν —-, 3> I 98 — κεφαλήν —,
III 4 — φάρυγγας—, XVII 116 — μηρόν δηξιόν—') ο con un sintagma preposizionale
(tipo 1, XXVI 46 ήρξατο δέ πονεΐν κατ' όσφΰν, cfr. 265 —περί ύποχόνδριον—, 3, I 14°
περί έδρην).
Il verbo, com'è noto, è usuale a partire da Omero. Il sostantivo corrispondente è:

383. πόνος - dolore fisico; fatica, strapazzo eccessivo.


1, V 13, 21, VII 5, Vili 19, XI 6, XII 6, 14, XVIII 14, XXVI 70, 90, 105, 107, 114,
135, 137. 174. 274- 291, 295, 311, 318, 321, 324, 334, 336, 339; 3, I 90, 100, 170,
184, 186, 196, VI 15, VII 5, Vili 9, 12, X 7, XIII 21, XVII 35, 73, 90, 92, 105, 119,
120, 123, 127, 166, 169, 198, 202, 208, 220, 223, 226, 227, 231, 242, 267.
Il termine è usato nel secondo significato solo in due passi : (3, I 170) τό μειράκιον... πυρ
έλαβεν έκ κόπων καί πόνων καί δρόμων, (XVII 73) ··· Πυθίωνα... εκ πόνων καί κόπων καί
διαίτης γενομένης άμελέος φΐγος... έλαβε.
L'uso di πόνος nel nostro trattato si può inquadrare in due gruppi : nella maggior
parte dei casi la parola indica la sensazione dolorosa localizzata in uno ο più organi.
In questo caso, analogamente a quanto avviene per i termini άλγη μα e οδύνη, l'organo
in questione può essere indicato tanto col genitivo (179), quanto con un sintagma pre
posizionale (18°). Nel secondo gruppo di impieghi, πόνος, nel sintagma preposizionale
μετά πόνου, indica una sensazione dolorosa che accompagna un disturbo ο altri sin
tomi; si vedano casi come: (1, V 13) πολλοϊσι δέ καί περίρροιαι μετά πόνου χολώ

(17s) Che il significato sia questo e non quello di « di vario colore », risulta da passi come ι, X
20 e 3, I 6, in cui viene indicato un colore preciso.
(179) 1, XII 6, XXVI 107, 135, ecc. (es. XII 6 τραχήλου πόνος).
(18°) Es. 1, XII 14... γυναιξί... από όστβρέων πόνοι, cfr. XXVI 90, 3" s., 324, ecc.

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230 PIERANGIOLO BERRETTONI

δεες ..., (VII 5) (πυρετοί συνεχέες...) βιαιότατοι


γενόμενοι, ecc. (181).
Anche πόνος è di uso comune da Omero. L'

384. επίπονος - doloroso.


ι, VI 9 οί δέ τριταίοι - sc. πυρετοί - πλείους μέν των καύσων και έπιπονώτεροι.
Le prime attestazioni dirette di questo aggettivo sono nel V sec. (S., CH, Th.); ri
mane, in seguito, di uso comune. Anche per esso non è da escludere un uso anteriore
nella terminologia filosofica, in quanto Teofrasto lo usa a proposito delle teorie di
Empedocle, cfr. FVS I 302, 29 και ών μέν μανά και αραιά κείται τά στοιχεία, νωθρούς
και έπιπόνους...
Molto più usato è, nel nostro trattato, l'avverbio corrispondente:

έπιπόνως - con presenza di dolore.


1, I 27, X 19, XXVI 23, 35, 144, 211, 213, 241, 301; 3, I 117, 214, 219, 222, 240, 241,
Vili 3, 6, XVII 16, 83, 91, 165, 182, 187, 220, 256.
Questo avverbio (a parte la possibilità di combinarsi con il verbo έχω in 3, XVII 182
Ήρόπυθος κεφαλήν... έπιπόνως είχεν), ha due impieghi fondamentali; può essere usato
per indicare la presenza di una sensazione dolorosa che accompagna i sintomi di uno
stato morboso (es. 1, I 27 s. έπιπόνως ταύτα τοϊσι πλείστοισι, Χ ig χρόνια δέ και τούτοισι
τά περί τήν στραγγουρίην και έπιπόνως, cfr. 3. I 2Ι4· 241, VIII 3.6); oppure indica la pre
senza di uno stato doloroso come sintomo in quanto tale (es. 1, XXVI 23 ... πυρετός
οξύς, ΐδρωσεν, ές νύκτα έπιπόνως, 35 νύκτα έπιπόνως, ύπνοι σμικροί..., ecc.).

385. πονηρός - negativo, sfavorevole.


3, XVII 29, nella descrizione dell'urina del malato, ... ούρει... ταραχώδεα δέ και πονηρά.
L'aggettivo è, com'è noto, usuale. Il suo impiego nell'indicazione di una caratteristica
negativa di qualche cosa che ha attinenza con il corpo e la sua salute non è raro,
cfr. ad es. PI. Ti. 86 e ... δια... πονηράν έ'ξιν τοΰ σώματος, R. 341 e ... ή τέχνη έστίν ή
Ιατρική νϋν εύρημένη, ότι σώμα έστι πονηρόν και ούκ έξαρκεϊ αύτφ τοιούτφ είναι, ecc.
Si tratta in definitiva di una specializzazione semantica analoga, ad es., a quella di
κακός e aggettivi simili.

386. πρηΰς - leggero, attenuato, mite.


1, X 18, detto della febbre,... οί τε πυρετοί πρηέες μετά ταύτα.
L'avverbio corrispondente πρηέως (ι, VII 6, XXV 9; 3. XIII 22) indica il carattere
tenue e non violento con cui si presenta un sintomo (la febbre nei primi due casi,
es. 1, VII 6 πρηέως αρχόμενοι (sc. οί πυρετοί), τό δ' όλον έπιδιδόντες αΐεί και παροξυνό
μενοι και άνάγοντες έπί τό κάκιον, il flusso polmonare nel terzo: άλλ' et και έπόνεον,
πάνυ πρηέως πάσιν ή κάθαρσις των άπό πνεύμονος έγίνετο).
Anche questo aggettivo è di uso comune fin da Omero.

387. τα προγενόμενα - il passato clinico del paziente.


1, XI 9, passo che abbiamo già visto s.v. (τά) παρεόντα. Il termine indicherà l'insieme
dei sintomi avuti in precedenza dal malato, quello che si definisce l'anamnesi clinica
del paziente.

C181) Utr.

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IL lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 231

388. προσέρχομαι - sopravvenire.


3, XVII 287 βοή, ταραχή... καί πάλιν ΐδρυσις, και τό χώμα τηνικαΰτα προσήλθε.
Verbo di uso comune.

389. προστίθεμαι - introdurre, applicare.


1, XXVI 33, 106, 115, 135; 3, I 78.
Il verbo è usato per indicare l'applicazione di supposte, es. (1, XXVI 33) προσθεμέν
βάλανον φυσώδεα σμικρά^διήλθε.
Si tratta, evidentemente, di una specializzazione; il verbo, in quanto tale, è at
a partire da Omero. È di uso frequente nella letteratura medica, nel CH, in
(es. Pr. 890024) e nei medici posteriori.

390. πρόφασις - causa.


χ, I 17; 3. I 45- ΠΙ 3, IV χ, 30, XVII 236.

Ess. : 3, III 3 πρωί δέ τοΰ ήρος άμα τοίσι γενομένοισι ψύχεσιν έρυσιπέλατα πολλά, τοΐσι
μέν μετά προφάσιος, τοίσι δ' ού, κακοήθεα, IV 30 τα μέν περί έ'λκεα <αί μετά προφάσιος
τοιαύτα, ecc.
La parola è usuale da Omero sia nell'accezione, per cosi dire, soggettiva di « causa
addotta, pretesto », sia in quella oggettiva di « causa effettiva ».
Viene specializzata nella terminologia medica dai trattatisti del CH, dove è di uso
frequente; al di fuori di esso si trova, in questa accezione, in contesti medici, cfr.
ad es. Th. 2.49 τούς δέ άλλους άπ' ουδεμιάς προφάσεως, άλλ' εξαίφνης υγιείς δντας...
θέρμαι... ερυθήματα και φλόγωσις ελάμβανε, Arist. Pr. 862bl8 ή ότι έν μέν τφ θέρει από
μικρός προφάσεως τά άρρωστήματα, έν δέ τφ χειμώνι ού ; Χ. HG 6.4-33 ° γαρ θάνατος
αΰτού έξαπιναίός τε και ούκ εχων φανεράν πρόφασιν έγένετο, ecc.

391. πιερυγώδης - che ha le scapole sporgenti come ali.


3, XIV, 3, dove indica uno degli εϊδεα fisici dei tisici (182).
Le prime attestazioni sono nel CH; di uso limitato in seguito.

392. πΰον (181) - pus.


3, IV 11 ήν δέ και τό φεΰμα τό συνιατάμενον ού πΰψ ϊκελον, άλλα σηπεδών τις άλλη και
φεϋμα πολύ καί ποικίλον.
Le prime attestazioni dirette in questa accezione sono nel CH, ma è probabile che
la parola fosse più antica, come sembrano indicare anche le connessioni etimologi
che viste nella nota. In Emp. Β 68 (= FVS I 337, 11) μηνός εκ όγδοάτου δεκάτη πύον
επλετο λευκόν , ha il valore di πυός « latte che si forma durante il puerperio », cfr.
LSJ ss.vv.

393. πυώδης - purulento.


1, V 14 πολλοΐσι δέ καί περίρροιαι μετά πόνου χολώδεες, ύδατώδεες, ξυαματώδεες, πυώ
δεες, στραγγουριώδεες.
Le prime attestazioni sono nel CH) in seguito è usato in contesti medici. Altri due
derivati nominali sono ;

(182) cfr. s. v. λβυκοφλβγματίης.


(183) pcr l'etimologia cfr. lat. pus, arm. hu «sangue purulento», a. ind. ρύ-ya-ti «marcire» ecc
v. Frisk, GEW, s. v.

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232 PIERANGIOLO BERRETTONI

394. εμπύημα - ascesso.


3, I 13, IV 8, 18. Cfr., rispettivamente, εμπύημα περί έδρην; τοίσι μέν ούν πλείστοισιν
αυτών αποστασίες ες εμπυήματα αυνέπιπτον; οίσι γαρ ές εμπύημα ή τινα τοιούτον άφίκοιτο
πεπασμόν, οί πλείστοι τούτων έσφζοντο.
Le prime attestazioni del termine sono nel CH. Ripreso da Arist. HA 6243.17.

395. μειξόπυος - misto a pus.


1, X 21, riferito all'urina, ούρα... παχέα και ποικίλα και ερυθρά, μειξόπυα μετ' οδύνης.
Le prime attestazioni sono nel CH ; di impiego limitato. Con questo gruppo di parole
è connesso il verbo :

396. εκπυεω - suppurare.


1, I 17, XX 3, XXI 5. 8, XXVI 257; 3, I 142, IV 33·
ess. : (1, I 17) (έπάρματα... ταρά τα ώτα) κατέσβη πάσιν άσινέως, ούδ' έξεπύησεν ούδενί
ώαπερ τά έ'ς άλλων προφασίων, (ι, XXVI 257) τα δέ παρά τά ώτα ούτε καθίστατο ούτε
έξεπύει, ήλγει δέ.
Anche questo verbo è attestato per la prima volta nel CH ed è in seguito usato rara
mente.

397. πϋρ - febbre.


1, XXVI 45, 103, 139, 167, 172, 195. 210, 236, 310, 330; 3, I 16, 45, ni, 136, 170,
192, 201, 215, XVII 212.
Il termine si trova sempre nel contesto πΰρ λαμβάνει τινά (es. 1, XXVI 100-103 ev Θά
σφ Φιλίνου γυναίκα... τεσσαρεσκαιδεκαταίην έούσαν μετάβτόν τόκον, πΰρ έλαβε μετά φίγεος).
Anche se le prime attestazioni dirette della parola nell'accezione medica sembrano
essere nel CH (184), non è detto che questo impiego fosse necessariamente ed esclu
sivamente tecnico e di uso unicamente scientìfico, in quanto è probabile che esso
appartenesse anche alla lingua comune, tanto più che come parola più specificamente
tipica della trattatistica medica appare piuttosto πυρετός (,85); ad esempio Platone e
Aristotele usano πΰρ nel senso usuale di « fuoco » (ovviamente in svariate accezioni) e
πυρετός in quello di « febbre ». Resterà, tutt'al più, da osservare che πΰρ è ripetuta
mente usato dai filosofi presocratici in brani attinenti alle speculazioni sulla natura
sia fisica sia spirituale dell'uomo (v. FVS III 380 s.v.), ma si tratta, ovviamente,
di un impiego diverso. Derivato da πΰρ è l'aggettivo :

398. άπυρος - sfebbrato.


1, I 15, V 19, XXVI 26, 150, 162, 165, 169, 253, 302, 323, 329, 332; 3, I 28, 33,
71, 72, 82, 88, 124, 128, 134, 141, XVII 17, 21, 23, 51, 138, 154, 157, 174, 179,
230, 234, 248, 262.
L'uso di questo aggettivo non presenta particolarità notevoli, a parte il fatto, abba
stanza interessante, che esso, accompagnato dalla negazione, può indicare la presenza
della febbre ed essere, quindi, sinonimo di πυρετώδης cfr. ad es. 3, I 182 έπτακαιδεκάτη
(ήμέρη) ... ούκ άπυρος (18é).

(1ίΜ) Un problema di priorità cronologica potrebbe esser posto dalla presenza di πΰρ nell'accezio
ne di « febbre » in un frammento (690) di Aristofane : ó δ' έχων θέρμαν «ai πΰρ ήκεν, ma, a parte
il fatto che non è nota la commedia cui apparteneva il frammento, e quindi la data, la presenza di un
termine tecnico come θέρμα fa pensare piuttosto che anche πΰρ rappresenti uno dei tecnicismi che
Aristofane desume dalla lingua della medicina (cfr. Miller, Aristophanes ecc., cit., n. 21).
(185) Miller, art. cit., ricorda un brano di Erotiano (106, 11 Nachmansson) secondo il quale πΰρ
sarebbe attico e πυρετός ionico. E' un fatto, però, ohe, come nota lo stesso Miller, πΰρ ricorre nor
malmente nel CH. La differenza tra le due parole sarà stata, quindi, non dialettale ma funzionale.
(18e) La differenza consisterà in una diversa intensità dello stato febbrile; Jones rende πυρετώδης
ήν con was seized with acute fever e ουκ Λπυρος con some fever.

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 233

Il suo significato originario è, ovviamente, quello di « privo di fuoco » (cfr. Hes. Op.
525 fv τ' άπύρφ οϊκφ), a partire dal quale può essere usato in diverse accezioni seconda
rie. Quella medica è una conseguenza della specializzazione del termine di base πΰρ.
In questo impiego rimane di uso comune, specialmente in opere tecniche.
L'altro termine per « febbre » è, come abbiamo già accennato:

399. πυρετός - febbre, stato febbrile.


1, I 27, II il, 16, III 1, 11, 18, 26, V 19, 22, 26, VI is, 21, 23, VII 13, 25, Vili 18,
X 18, XII 2, 3, 5, XVI 6, XVm 8, XIX 25, XX 1, 2, XXIV 1, 6, XXV 2, 12, XXVI 17,
22, 26, 51, 64, 80, 94, 113, 134, 148, 150, 174, 190, 191, 193, 220, 232, 238, 264, 273,
290, 295, 296, 301, 321, 335, 339; 3, I 2, 31, 38, 50, 68, 75, 81, 100, 105, 113, 119,
126, 128, 140, 163, 19S, 218, 224, 235, IV 16, 17, 31, 31, 32, VI 6, VII 1, Vili 9, 9,
IX 5, XI 4, XII 1, XIII 12, XVII 2, 13, 16, 39, 43, 53, 57, 74, 104, 107, 112, 118, 120,
126, 130, 134, 140, 145, 149, 155, 161, 166, 170, 176, 184, 187, 190, 194, 197, 199,
209, 214, 220, 244, 247, 253, 262, 277, 297, 305, 319, 325.
Il termine, di importanza fondamentale nella medicina antica (come risulta anche dal
l'alta frequenza del suo uso nel nostro trattato) data l'elevata diffusione delle malattie
febbrili, specialmente malariche, nell'antichità (187), è, com'è lecito attendersi, suscet
tibile di diverse determinazioni aggettivali che ne determinano la natura, la durata,
la gravità eccetera; troviamo, cosi, gli aggettivi οξύς (1M), συνεχής (189), φρικώδης (i"),
καυσώδης (l'i), λεπτόc (192), πολύς ("3), oltre a quelli, più propriamente tecnici, che
indicano la natura, soprattutto in rapporto alla durata, dei singoli tipi di febbre.
Interessante è l'uso di sintagmi preposizionali per indicare la presenza ο l'assenza,
dello stato febbrile, cfr. i tipi (3, IV 16-17) βν πυρετοΐσί τε τούτα καΐ δνευ πυρετών
(IV 3ΐ) προ πυρετού, eccetera. I verbi che indicano l'interruzione, il ritorno, l'acutiz,
zazione di uno stato febbrile sono εκλείπω, συνδίδωμι, μαλάσσω, ύποστρεφω, επιτείνω,
παροξύνομαι (ν. i singoli lemmi); l'inizio e la presenza di uno stato febbrile sono in
dicati rispettivamente con i verbi δρχομαι (es. 3, I 139-40 αρχομένου δέ τοΰ πυρετό
περί εδρην έπάνει) e γίνομαι (es. 3. I 100 έκ δέ πδτων πυρετών συνεχέων γενομένων δ πό~
νος παρωξύνθη).
Per quanto riguarda un'eventuale differenziazione semantica ο funzionale tra i due
termini πΰρ e πυρετός, essa non è del tutto chiara, anche se la circostanza che πΰρ
si trovi unicamente nel contesto πΰρ λαμβάνει τινά che abbiamo già visto e quasi
sempre all'inizio delle descrizioni dei singoli casi clinici (194), può far pensare che
πΰρ indichi semplicemente l'attacco febbrile con cui inizia la malattia ο una nuova
fase di essa, mentre πυρετός indicherebbe lo stato febbrile in quanto tale, visto
come condizione patologica in sé, analoga agli altri disturbi e sintomi della malat
tia e come essi suscettibile di una descrizione minuziosa; non a caso delle due
parole solo πυρετός riceve, come abbiamo visto, una lunga serie di determinazioni
aggettivali.

(187) Sulla classificazione dei vari tipi di febbre cfr. Jones, p. LVII s. e, dello stesso Jones, l'in
teressante libro Malaria. A neglected Factor in the History of Greece and Rome. With an Introduction
by R. Ross. Cambridge 1920.
(188) ι, II 16, XVIII 8, XIX 25, XXVI 22, 26, 51, 64, 80, 94, 113, 134, 148, 150, 193, 232, 238,
264, 273, 290, 295, 296, 301, 321, 335; 3, I 2, 31, 38, 50, 68, 75, 81, 105, 113, 119, 126, 128, 163,
195, 218, 224, VI 6, XIII 12, XVII 2, 14, 39, 42, 74, 104, 113, 118, 126, 146, 161, 184, 244, 247, 254,
297> 805, 319.
Ο89) ι, II 16, III 2, V 22, XXIV I, 6; 3, I 100, XII 2, XIII 12, XVII 42, 126.
(19°) ι, II 16, III 11; 3, XVII 43, 107, 305, 319.
(191) ι, XIX 25; 3, XVII 118, 140, 184, 254.
(192) v. s. v.
(193) es. 3, XVII 220 τετάρτη (sc. ήμερη) φΤγος, πυρετός πολύς, ecc.
(194) Fuorché in 1, XXVI 139, 167, 33° ^ove pcrb è indicato il momento dell'inizio dell'attacco
febbrile (139 άφ' ής δε ελαβε τό πϋρ, ές νύκια έκταίη παρεκρουσεν : il sesto giorno dal primo
accesso di febbre, di notte farneticò (trad. Lanata)), 6 una sua ripresa dopo un periodo di interruzione
(167 περί δέ είχοστήν έβδόμην δπυρος.... περί δέ πρώιην και ίριακοσιήν πΰρ ελαβεν, 330
ιρεΐς διέλιπεν Λπυρος. ένδεκάιη ύπέστρεψεν, έπερρίγωσεν, πΰρ ελαβεν).

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234 PIERANGIOLO BERRETTONI

La parola è attestata a partire da Omero (X 31) :


δειλοίσι βροτοΤσιν, passo in cui πυρετός sembr
tenso », dal quale sarebbe derivato, specializzandosi a spese del primo, quello di
« febbre »; cosi, per lo meno, intendono LSJ e Bailly, ma c'è chi pensa che già
in Omero il termine abbia questa accezione (I9S); nel senso di « febbre » dovevano,
ad ogni modo, intenderlo gli antichi, forse per la suggestione del valore più dif
fuso del termine; ad es. Virgilio in Aen. X 274 s. riecheggia il passo omerico nel
modo seguente: ille sitim morbosque ferens mortalibus aegris, nascitur....
In conclusione, le prime attestazioni sicure del termine nell'accezione di « febbre »
sono nel V sec., nel CH e in Ar. V. 1038 (φησίν τε μετ' αυτόν τοίς ήπιάλοις επιχειρήσαι
πέρυσιν και τοις πυρετοίσιν ) e fr. 332 (άμα δ'ήπίαλος πυρετού πρόδρομος); la parola
rimane come termine tecnico, soprattutto nell'indicazione delle febbri malariche
periodiche (cfr. ad es. PI. Ti. 86a in cui si parla di πυρετοί άμφημερινοί, τριταίοι,
τεταρταϊοι, con una terminologia desunta dalla medicina, e Arist. Pr. 866Ά23 ...
τών διαλειπόντων πυρετών, tb. a3i τεταρταίοις πυρετοΐς... ecc.).
Da quest'ultimo termine derivano diversi derivati nominali e verbali, dei quali
quelli attestati nel nostro trattato sono :

400. πυρέτιον - febbre leggera.


3, XVII 30 (πυρέτια συνεχέα), 240 (πυρέτιον λεπτόν).
Le prime attestazioni sono nel CH; il termine non è di uso comune.

401. πυρετώδης - febbricitante.


3, XVII 41 πυρετο'ιδης fjv.
Le prime attestazioni sono nel CH; ripreso da Arist. Pr. 862a 17 = 946a4 (con il
valore, però, di « apportatore di febbre ») ... oi νότοι oi ξηροί και μή ύδατώδεις πυ
ρετώδεις είσίν (si noti anche l'uso di termini come ξηρός e ύδατώδης).
I derivati verbali sono :

402. πυρεσσω - essere febbricitante.


1, XXVI 88; 3, XVII 22, 66, cfr., ad es., 3, XVII 22 ... σμικρά πάλιν επΰρεξε κ
παντός πεπλανημένως.
Le prime attestazioni sono nel V sec. (cfr., oltre al CH, Ar. V. 284 ... δια το
όδυνηθείς είτ' Ισως κείται πυρέττων, 813 καν γαρ πυρέττω, τόν γε μισθόν λήψομαι,
228 ωμοι, πυρεσσω συγκεκομμένος ταλας).
Ripreso più volte da Platone e Aristotele, è in seguito d'uso per lo più limitat
scrittori medici.

403. ύποπυρέσσω - essere leggermente febbricitante.


1, VI 23 έξ άρχής καί ύπεπΰρεσσον.
Le prime attestazioni sono nel CH·, in seguito sembra non più attestato.

404. ραστώνη (m) - sollievo, miglioramento.


3, XVII 208, 218, 222, 224.

(ì95) Nc] lessico omerico di Ebeling la parola è resa con febris e Mazon traduce ...tant il porte de
fiìvres pour les pauvres humains!
Già gli antichi dovevano essere incerti sull'interpretazione del passo, cfr. ad es. Aristarch. ή διπλή
ότι άπαξ ένταΰθα ό πυρετός, και ότι πυρετόν κυρίως λέγει, οΰχ ώς τίνες δέχονται τήν διά
καυσιν τοΰ αέρος' προς γαρ το φθοροποιόν ή παραβολή.
(19e) Su questo gruppo di parole, cfr. N. van Brock, Recherches sur le vocabtdaire médical ecc.
cit. (n. io) pp. 212 ss.

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 235

Es. (208) ... καί πάλιν δυσεντεριώδεα μετά τόνον, τών δέ βλλων (ρστώνη.
La parola sembra attestata per la prima volta oltre che nel CH, in Hdt. 3.136 (έκ
(ηϊστώνης της Δημοκήδεος ) nel significato, secondario rispetto a quello comunemente
attestato, di « buona disposizione, favore » (197). Di conseguenza, la sua specializ
zazione nella terminologia medica non è attestata prima del CH, mentre in seguito
è, in questo àmbito, abbastanza usata nel senso più ο meno generico di « sollievo
ripresa » dagli effetti negativi di qualche disturbo, cfr. ad es. PI. Smp. 176b ... τό
rami τρόπφ παρασκευάζεσθαι (ρστώνην τινά της πόσεως, Lg. 779® · · · · άγνοοΰντας δ ' al·
τήν (φστώνην <ός δντως έστιν έκ τών πόνων.
Il sostantivo è, evidentemente, connesso con l'aggettivo (ρδιος che nel nostro trat
tato è attestato solo nelle forme del comparativo:

405. ρά'ων, ρήϊστος - più favorevole, migliore.


I, XXIII 5, XXIV 7; 3. XV 3·
L'aggettivo può essere riferito tanto alla malattia quanto alle condizioni atmosfe
riche che possono determinarla o, al contrario, impedirne lo sviluppo; cfr., per il
primo caso, 1, XXIII 5 έπΐ τό (ρον γαρ και χαλεπώτερον (sfocia la malattia) έκ τούτων
(cioè dall'insieme degli elementi osservati dal medico nel decorso della malattia);
XXIV 7 ασφαλέστατος δέ πάντων καΐ (ήΐστος καί μακρότατος πάντα/ν δ τεταρταίος; per il
secondo caso cfr. 3, XV 3 (ήν δέ... χαλεπώτατον μέν τό έαρ καί πλείστους άπέκτεινε), τό
δέ βέρος (ήϊστον, καί ελάχιστοι άπώλλυντο.
La specializzazione di (ρβιος nella terminologia medica non sembra attestata pri
ma del CH; è probabile che il punto di passaggio tra le due accezioni dell'aggetti
vo, quella più generica e quella più tecnica, sia costituito, oltre che da uno svi
luppo in sé abbastanza naturale, per cui si può dire di una malattia che è « fa
cile », dai casi in cui l'aggettivo ha il valore di « facile da sopportare », per cui
cfr. ad es. E. Hipp. 1047 ταχύς γαρ "Αιδης (ρστος άνδρί δυστυχεί (19·) e l'uso fre
quente di (ρδίως, (ρον con verbi che significano « sopportare ». Al di fuori del
CH, l'aggettivo non sembra molto usato in questa accezione, se non metaforica
mente nel senso di « sentirsi meglio, sentirsi sollevato », es. D. 45.57 .... καί εγώ
τών γεγενημένων άποδυράμενος τα πλείστα πρός ύμάς ώσπερεί ((ων εσομαι.

406. ρεΐ - verificarsi di un'emorragia.


ι, XVI 12, XIX 23, XXVI 199, 203; 3,1 47, 55, xvn 150, 168, 261.
Il verbo è usato impersonalmente secondo lo schema (1, XVI 12) ... τή Δαιθάρσεος
θυγατρ'ι παρθένψ έπεφάνη τότε πρώτον καί έκ (ινών λάβρον έρρύη, (XXVI 199) έρρύη από
δεξιού δις κατ' ολίγον, (3, XVII 150) έπτακαιδβκάτη διά (ινών έρρύη πολύ (1").
Come risulta dagli esempi visti, l'organo dal quale si verifica l'emorragia (nel no
stro caso si tratta sempre del naso), è indicato con le preposizioni έκ, από, διά.
L'uso di όεΐ in questa accezione nasce, evidentemente, da una specializzazione tec
nica che non sembra, ad ogni modo, aver avuto molta fortuna in seguito, proba
bilmente a causa della concorrenza di αΙμορραγβΤν, verbo più tecnico ed anche più
preciso per la presenza del primo elemento αιμο-.
IA radice del verbo (stv, particolarmente adatta ad indicare il flusso di elementi
liquidi, ha dato origine a diversi termini tecnici del linguaggio medico, alcuni dei
quali hanno conosciuto una fortuna particolare. Quelli presenti nel nostro trattato
sono f200) :

(197) Ci sono però problemi testuali e la lezione non è sicura, cfr. ad es. l'edizione oxoniense di
C. Hude in apparato, e la nota ι a p, 170 dell'edizione delle Belles Lettres di Ph. E. Legrand.
(tee) Altra lezione: δυβσεβεΐ.
(199) Casi come quello visto in 3, XVII 150, ο come 1, XXVI 203 πέμπτη έρρύη λάβρο ν έξ ά
ριστεροϋ &κρητον(€&-. 3, I 47> 55) potrebbero far pensare ad un uso personale con una parola come
αίμα sottintesa e πολύ, δχρηΐον in funzione aggettivale, ma sembra strano che in nessun caso sia
espressa chiaramente una parola simile, di modo che è preferibile pensare ad un uso costantemente
impersonale con un impiego avverbiale delle forme aggettivali.
(20°) Composto con la radice di (Séra è anche il termine α1μορρο(ς che abbiamo, però, preferito
lemmatizzare a parte per il valore autonomo che la parola ha assunto nella terminologia medica.

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236 FIERANGI0L0 BERRETTONI

407. ρεύμα - flusso (Μ1).


ι, II 31» XXVI 164; 3· I τ54. Γν 10, 12, 16, VII 3.
La parola indica in particolare i flussi umorali c
cale (es. 1, II 31 φάρυγγες ... έπώδυνοι· ... γεύματα σ
164; 3» I 154) ο in altre parti del corpo in segui
3, IV 10 e 12 φλεγμονα'ι έγίνοντο ... άποστάσιες ές
μεγάλοι- ήν δε καί τό φεΰμα τό συνιστάμενοι ού π
καΐ Λεΰμα πολύ και ποικίλον, cfr. ib. 16, VII 3
sono indicate mediante diversi aggettivi ( πολύ,
άλμυρώδες, ποικίλον ), il suo formarsi con il ve
sopra).
La parola è comunemente attestata dal V sec. nell'accezione di « corso, corrente »
e simili; l'uso ippocratico deriva, quindi, da una specializzazione in senso fisiolo
gico. Al di fuori del CH, troviamo il termine in questa accezione in un elenco di
opere attribuite a Democrito (FVS II 216, 22 Δημοκρίτου πρδς φεΰμα οφθαλμού),
di modo che anche in questo caso avremmo un esempio di parallelismo terminolo
gico tra la lingua dei filosofi e fisiologi e quella dei trattatisti specialmente medici.
Il termine, in questo àmbito terminologico, torna in Aristotele (es. PA 652b34 διό
και τά φεύματα τοΤς σώμασιν έκ της κεφαλής έστί την αρχήν, όσοις αν ή τά περί τόν έγκέφα
λον ψυχρότερα της συμμέτρου κράσειος) e rimane come termine tecnico della medicina.

408. ροώδης - a) caratterizzato da un flusso; b) caso di flussione.


1, V 5, IX 2, cfr. rispettivamente nei due impieghi : όφθαλμίαι ήοώδεες e ήν δέ τού
τοισι τά γινόμενα δυσεντεριώδεα κα'ι τεινεσμοί, καί λειεντερικοί και ήοώδεες.
Le prime attestazioni dell'aggettivo sono nel CH, dov'è di ampio impiego. Rimane
nell'uso anche in contesti non tecnici, nell'accezione di « caratterizzato da forti
correnti » e simili (detto del mare ecc.), cfr. LSJ s.v.

409. διαρροια - diarrea.


1, V 10, XX 4, XXVI 258; 3, XIV 7.
Es. (1, V 10) καί διάρροιαι χολώδεες, πολλοΐσι λεπτοϊσιν, «υμοΐσι και δακνώδεσιν, εστι δ'οΐ
σι και ύδατώδεες.
Il valóre fondamentale del termine, anteriore alla sua tecnicizzazione, di « flusso »
e simili, connesso con il verbo φέω, è ancora sentito dall'autore del trattato, come
risulta anche sul piano della costruzione sintattica, cfr. ad es. 1, XX 4 διάρροιαι
χολοοδέων di fronte a διάρροιαι χολώδεες, ύδατώδεες dell'esempio visto prima. Ab
biamo di fronte un esempio significativo di un fenomeno che colpisce nello studio
della formazione della terminologia della medicina (e, forse, delle scienze in gene
re) greca e che differenzia profondamente l'attitudine linguistica dello scienziato
greco da quella dello scienziato dei nostri tempi. Spesso un termine che, attraverso
una tradizione plurisecolare, è giunto a noi con una connotazione automatica di
tecnicismo e di specializzazione, ci appare, mettendoci dal punto di vista dei primi
scienziati che lo hanno impiegato, come meno tecnico; con un atteggiamento che
si potrebbe definire « galileiano » il trattatista greco preferisce ai tecnicismi di una
singola disciplina, sfruttare le risorse lessicali e strutturali della lingua, specializ
zando termini già esistenti ο coniando nuove parole in modo, però, immediatamen
te interpretabile. Διάρροια χολωδέφν è, inizialmente, semplicemente un flusso di
materiali intestinali biliosi, cosi come αιμορραγία è la rottura del sangue e αίμορροίς
il risultato di un flusso sanguigno. Solo in seguito questi termini si specializzano
al punto di divenire tecnicismi, soprattutto se, com'è spesso avvenuto, sono tra
sposti meccanicamente in un'altra lingua. Abbiamo visto e vedremo altri esempi
di questo fenomeno interessante che investe anche termini fondamentali della me

(201) Sul concetto di φεΰμα e il suo posto nella teoria e nella semiotica mediche, cfr. Deichgraber,
Die Epìdemien ecc., cit. (n. 14), pp. 14 s.

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 237

dicina, come άπόστασις, σημεΐον eccetera. Una conferma di questo carattere scar
samente specialistico di tanti termini ci è data dalla possibilità che hanno diverse
parole di essere contestualizzate nell'àmbito terminologico di discipline diverse e non
di essere limitate ad una sola; l'esempio di κρίσις è, credo, uno dei più tipici.
Sul piano puramente cronologico, le prime attestazioni della parola sono nel CH
e in un frammento di Aristofane (150: τούτους γαρ... ξυλλαβών ó της διάρροιας ποταμός
οΐχήσεται); cfr. anche Th. 2.49 διάρροιας άκρατου έπιπιπτούσης (si noti che tutti e tre
i termini sono tipici della terminologia medica). Ripreso da Platone e Aristotele
rimane, com'è noto, nella terminologia medica.

410. περίρροια - scarica alvina.


1, V 13 πολλοισι δε και περίρροιαι μετά πόνου χολώδεες, ύδατώδεβς, ξυσματώδεες, πυώδεες,
στραγγουριώδεες.
Le prime attestazioni sono nel CH; la parola è praticamente assente al di fuori della
terminologia medica.

411. περίρροος - flusso.


1, XXVI 115; 3, XVII 341; rispettivamente πολλά διήλθε μετά περιρρόου χολώδεος, e,
άπδ δε κοιλίης τή πρώτη πολλά κόπρανα διήλθε σΰν περιρρόφ πολλφ.
La prima attestazione, oltre che nel CH, è in Hdt. 1.174 dove conserva l'originario
impiego aggettivale (...έούσης τε πάσης τής Κνιδίης πλήν όλίγης περιρρόου).
Nel CH la parola viene tecnicizzata e usata sostantivamente in un'accezione simile
a quella di περίρροια. Il verbo connesso Con questi due termini è:

412. περιρρέω - incancrenire.


3, IV 25 πολλοϊσι μέν γάρ βραχίων xaì πήχυς όλος περιερρύη.
Si tratta della specializzazione tecnica di un verbo abbastanza comune a partire
da Omero nel significato fondamentale di « scorrere intorno » (es. t 388 τόν δ' αίμα
περίρρεε θερμόν έόντα ). Il punto di passaggio tra le due accezioni sarà da cercare
nei casi in cui il verbo indica « cadere » (es. Th. 4.12 και πεσόντος αύτοΰ ές τήν
παρεξειρεσίαν ή ασπίς περιερρύη ές την θάλασσαν ), con un'immagine, quindi, vicina a
quella della pelle che « cade » in seguito a putrefazione ο cancrena. È interessante
notare come questa accezione sia rara al di fuori della terminologia medica (e anche
all'interno del CH); torna in LXX 4 Ma. 9.20 ... και περί τούς δξονας τοΰ όργάνου πε
ριέρεον αί σάρκες. /'//; //#?/:' /·'/!' ΤΙ f! ji Pf! !! i~pl !■ "Iff Jiff f!;! ///.' II fi // / / Ti li fi';!'!!')

413. ρέπω - a) inclinare in una direzione; b) mostrare tendenza verso un


tipo di malattia (202).
1, II 6, XXIV 17; 3, I 106.
Il verbo presenta la prima accezione in 3, I 106 (ύποχόνδριον δεξιόν συνετάθη, έρρεπεν
ές _τά εσω), la seconda negli altó due casi (cfr. rispettivamente έστι δ' οίσιν ήρξατο
πρώτον τότε, οίσιν ερρεπεν ή φύσις επί το φθινώδες, e ήμερινός - sc. πυρετός - μακρότερος'
έστι δ' οΤσι φέπει και έπί το φθινώδες.
L'uso del verbo in questo àmbito semantico non presenta particolarità notevoli,
in quanto è, in queste accezioni, di uso comune, cfr. LSJ s.v.
Il sostantivo corrispondente è :

(202) Cfr. le considerazioni fatte alla nota 34.

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238 PIERANGIOLO BERRETTONI

414. ροπή - tendenza.


ι, XXVI 16 ... φοπάς έπί τό δμεινον ή tò χείρον.
Il sostantivo è attestato a partire da Alceo ed è usato nel
clinazione, peso » e simili; la specializzazione di cui abbiam
stro passo non sembra di uso molto comune; si confronti,
... ώσπβρ σώμα νοσώδες μικρός φοπής έξωθεν δείται προσλαβέσθ

415. ρήγνυμαι - scoppiare (detto di ascessi).


3, I 142 τό δε περί τήν έδρην σμικρά έξεπΰησεν, έρράγη άμα κρ
Il verbo φήγνυμι/- μαι è di uso frequente nel CH, sia nel
persi » (es. VC 4 όστέον φήγνυται τιτρωσκόμενον ), sia in a
nostra, e a proposito di flussi, come il flusso mestruale (es
έμεούση, τών καταμηνίων φαγέντων, λΰσις, ecc. e cfr. an
όταν όρμρ τά καταμήνια και μέλλη φήγνυσθαι...). Un suo com

416. εκρήγνυμαι - aprirsi, scoppiare (di pustole e sim


I, V 7 σμικρά λημία δυσκόλως πολλοϊσιν έκρηγνύμενα.
Il verbo έκρήγνυμι è attestato a partire da Omero; per q
cezione medica, questa risulta, evidentemente, da una spec
modo, è già presente in Hdt. 3.133 Άτόσση ... έπί τοΰ μαστοΰ
γέν ενέμετο πρόσω.

417. §Ιγος - brivido, attacco di brividi.


ι, VII 10, XXIII 15, XXVI 104, 130, 264; 3, I 115, 163, 234
220.

L'intervenire di un attacco di brividi è indicato con i verbi γίνομα


φίγεα δέ πασι μεν ατάκτως και πεπλανημένος έγίνετο, cfr. 3» XVII 42) e
XVII 74 Πυθίωνα.... φίγος μέγα και πυρετός όξΰς έλαβε).
Il sostantivo è attestato a partire da Omero nel significato di « fred
... ει με μεθήη φίγος καματος); in quello più particolare che abbiam
sembra presente prima del CH. Da esso derivano i due verbi:

418. φιγόω - avere brividi (Xi).


1, XXII 16, XXVI 192, 268, 301; 3, XVII 284.
Es. 1, XXVI 192 όγδοηκοστή (sc. ή μέρη) έρρίγωσε, πυρετός όξύς Ιλαβεν.
Anche questo verbo è di uso comune da Omero.

419. έπιρριγόω ο -έω - esser colto da brividi.


1, XIV 19, 20, XVIII8, XXII 12, 13, 14, XXVI rr3, 142, r48, 156,
3, 167, 119, 128, 195, 2t8, 22r, 223, 227, 233, 238,
Es. 1, XIV 19: οι μεν οδν πλείστοι τών νοσησάντων περί κρίσιν έπερρίγου
Le prime attestazioni sono nel CH, al di fuori del quale è probabilm

420. ρΰομαι - a) salvare da una malattia; b) risolvere una m


1, X 8, XXTV 10; cfr., rispettivamente μοΰνον δέ χρηστόν καί μέγιστον

(203) Sulla possibile differenza tra φιγόω e έπιρριγόω ν. seconda parte, 3.3.2.

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 239

σημείων και πλείστους έρρΰσατο τών έόντων επί τοΐσι μεγίστοισι κινδύνοισιν, οίσιν έπί το
στραγγουριώδες έτράπετο, e οΰ γαρ μοϋνον αυτός (se. la quartana) εφ' έωυτοΰ τοιούτος
έστιν, άλλα και νοσημάτων ετέρων μεγάλων φύεται.
Il verbo, usuale da Omero nell'accezione di « proteggere da qualcuno ο qualcosa,
salvare » e simili (v. LSJ s.v.) è introdotto, con una specializzazione, nella termi
nologia medica.

421. σημαίνω - indicare, significare.


1, XI 4, XIX 30; 3. X 5;
Cfr., rispettivamente: πεπασμοί ταχύτητα κρίσιος και άσφάλειαν ύγιείης σημαίνουσιν; ...
έπεί τοϊσί γε φλαύρως εχουσιν ούχ αίμορραγίην, άλλά θάνατον σημαίνει; e έσήμαινεν δέ
τοΐσι. πλείστοισι σύντηξιν και ταραχήν και πόνους και ακρισίας.
L'importanza che la famiglia lessicale di σήμα ha assunto nella terminologia medi
ca occidentale (per cui basta pensare all'it. semeiotica medica, al fr. semiologie,
all'ingl. semiology ed al ted. Semiotik, ecc.) dipende evidentemente dallo sviluppo
della branca semiologica della medicina e interessa soprattutto la storia della cul
tura, anche se uno studio sull'origine e la diffusione di questo gruppo di parole
nella terminologia medica delle lingue moderne non sarebbe privo d'interesse an
che sul piano della storia linguistica. Dal punto di vista della formazione della
terminologia medica agli inizi della disciplina in Grecia, valgono le osservazioni
che abbiamo già avuto modo di fare a proposito, ad es., di διάρροια e che si appli
cano anche ad altri termini fondamentali di questa scienza : l'introduzione di que
ste parole e soprattutto di σημαίνω è, da un punto di vista greco, ovvia e moti
vata, in quanto, una volta individuato sul piano dell'esperienza e della specula
zione, il concetto di « sintomo », il verbo σημαίνω era il più adatto alla sua resa,
dato l'uso comune e frequente di esso nel significato di « indicare, manifestare »
e simili. Per la nostra ricerca, quindi, la parola appare meno pregnante e ricca di
suggestioni di quanto ci apparirebbe mettendoci dal punto di vista della storia suc
cessiva della terminologia medica. Resta, ad ogni modo, da osservare, come ulte
riore indizio dei contatti e speculativi e terminologici tra medicina e filosofia, un
interessante frammento democriteo tramandatoci da Stobeo (= FVS II 188, 8 ss.)
in cui il verbo è usato in maniera analoga a quella vista nel nostro trattato : ημε
ρήσιοι ύπνοι σώματος δχλησιν ή ψυχής άδημοσύνην ή άργίην ή άπαιδευσίην σημαίνουσι.
Il nostro trattato contiene due verbi composti con σημαίνω:

422. άποσημαίνω - indicare.


1, IX 9 ... παρά τά ώτα οΙδήματα μωλυόμενα και ούδέν άποσημαίνοντα.
Il verbo è attestato dal V sec. (Hdt., S., CH, Th.). Per l'accezione medica cfr.
anche, ad es., Arist. Pr. 954b30 : και τοίς μέν έπιληπτικά άποσημαίνει, τοΤς δε άποπλη

423. έπισημαίνω - a) indicare, presentare ulteriori sintomi;


b) manifestarsi.
1, XVIII 6, XXVI 176; 3, V 4.
La prima accezione è presente nel primo caso (τοΐσι μέν ούν καυσώδεσιν άρχομένοισιν
έπεσήμαινεν, οΐσι τα ολέθρια συνέπιπτεν; ... πυρετός... έπερρίγουν, άγρυπνοι...), la seconda
negli altri due (rispettivamente τά μέν πλείστα έπεσήμαινον οί παροξυσμοί εν κρισίμοις
μάλιστα, e φωναί τε πολλοΤσιν έπεσήμαινον κακούμεναι και κατίλλουσαι, πρώτον μέν τοΐσι
φθινώδεσιν άρχομένοισιν ... ).
Il verbo è attestato dal V sec. (E., CH, Th.) ed è usato sia transitivamente sia
intra,nsitivamente. Nell'accezione medica è di impiego abbastanza frequente sia nel
CH (cfr. ancora Art. 30 άρθρον επισημαίνει συντεταμένον ), sia in altri autori (es.
Th. 2.49, nell'accezione di « lasciare un segno sul corpo », ... των γε άκρωτηρίων

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240 PIERANGIOLO BERRETTONI

άντίληψις αύτού έπεσήμαινεν, Arist. GA 7273.


anatomica: ... tot? δέ θήλεσι φήγνυται tà καταμήνια
σημαίνει τά περί τούς μαστούς). Rimane nella term
Il rappresentante sostantivale di questo gruppo

424. ση μείον - sintomo.


1, Vili 14, X 7, XIX 8, 14, 18, XXV 14.
Ess. : (1, Vili 14) μεγίστου μέν σημείου καί κάκι
πλείστοισιν άποσίτοις είναι πάντων γευμάτων, (Χ 7)
γενομένων σημείων κα'ι πλείστους έρρύσατο των εόν
οΐσιν έπί το στραγγουριώδες έτράπετο κα'ι ές τοϋτο άπ
Anche per questa parola valgono, ovviamente, le
σημαίνω: la sua introduzione nella terminologia
rato il concetto di « sintomo », in quanto anche questo sostantivo era di uso co
mune nella lingua greca per indicare concetti come « segno, segnale, indicazione »
e simili, ed anzi la latitudine del suo campo semantico fa si che la parola possa
tanto essere introdotta in un contesto di uso comune quanto venire specializzata in
un contesto tecnico (filosofico, militare, logico, astronomico eccetera, v. LSJ s.v.).
La parola, ad ogni modo, nella sua accezione medica è ripresa da Arist. Mete. 38oai
διό καί ύγιείας σημεία (m) τά τοιαύτα, κα'ι ούρα κα'ι ύποχωρήσεις κα'ι όλως τά περιττώματα
e ritorna nei medici posteriori.
Troviamo, infine, l'avverbio :

425. άσήμως - senza segni critici.


1, I 19; 3, IV 36, XVII 60.
Il termine è usato nell'indicazione della scomparsa di fenomeni morbosi senza la
presenza di sintomi indicanti una crisi, cfr. (1, I 19) (... έπάρματα παρά τά ώτα) πά
σιν άσήμως ήφανίσ&η, (3, IV 36) ... οίσι δέ μηδέν τούτων συμπίπτοι, άσήμως δέ άφανιζο
μένων, θανατώδεα γίνεσθαι, (XVII 6ο) ... αί μέν βήχες άσήμως έξέλιπον.
L'aggettivo άσημος, alla base del nostro avverbio, è attestato a partire da Alceo e,
in seguito, comunemente usato nel senso di « non contraddistìnto da alcun segno
individuale », di cui l'accezione medica rappresenta una specializzazione tecnica.

426. σηπεδών (205) - umore putrido, putredine.


3, IV 11 ήν δέ κα'ι τό ρεύμα το συνιστάμενον ού πύφ ϊκελον, άλλα σηπεδών τις άλλη κα'ι
φεύμα πολύ κα'ι ποικίλον.
Le prime attestazioni del termine sono, oltre che nel CH, in un frammento di An
tifonte Sofista (B 15 = FVS II 342,4) κα'ι ή σηπεδών ... έμβιος γένοιτο, ib. 14 eì τις κα
τορύξειε κλινην καί ή σηπεδών τοΰ ξύλου έμβιος γένοιτο, ούκ άν γένοιτο κλίνη, άλλα
ξύλον , ma è probabile che la parola avesse, in quell'epoca e anche anteriormente,
una circolazione maggiore, come risulta dalle frequenti attestazioni, per quanto in

(204) Un'espressione analoga troviamo nel riassunto di alcune teorie pitagoriche contenuto in D.L
Vili 24 (= FVS I 451, 5)...και farti) τούτων πέμπεσθαι άνθρώποις τούς τε όνε (ρους καί τά ση
μεία νόσου τε καί <ύγιείας>, ma, ovviamente, non si può stabilire se questo brano implichi solo il
fatto che i pitagorici avevano sviluppato teorie sintomatotogiahe (il ohe interesserebbe lo storico della
cultura e della medicina) ο anche che la parola σημείον circolava in àmbito pitagorico nell'accezione
medica.
(205) Connessa con il verbo σήπομαι « imputridire », la parola rientra nel gruppo di termini
in -δών che si riferiscono alla terminologia medica (es. τηκεδών «liquefazione», πρηδών « infiam
mazione », σπαδών «spasmo» ecc., cfr. Chantraine, La formation ecc., cit. (n. 85), p. 361). Etimo
logicamente, invece, le parole di questa famiglia sono meno chiare e appaiono quasi isolate: Frisk
(GEW, s. ν. σήπομαι) ricorda a.ind. « fungo », lit. iiitpti « imputridire ».

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 241

dirette, che ne abbiamo in brani relativi alle dottrine presocratiche, v. FVS III
393 s.v. La parola è di uso limitato, per lo più, a contesti medici ο più generica
mente scientifici.

427. σήψ - ulcerazione putrescente.


3, VII 9 δνθρακες πολλοί κατά θέρος καΐ δλλα, α σήψ καλείται.
Le prime attestazioni dirette sono nel CH. La parola rimane come termine tecnico
medico.

428. σκληρός - duro (detto di enfiagioni).


3, I 164 οίδημα ύπέρυθρον, σκληρόν τραχήλου και έπί στήθος έξ αμφοτέρων.
L'aggettivo è attestato per la prima volta in Esiodo, dove è usato in un senso de
rivato rispetto a quello comune (Th. 839 σκληρόν έβρόντησε, cfr. Hdt. 8.12 σκληρά!
βρονταί ) e dovette essere di uso comune nella terminologia dei fisiologi ionici e in
genere dei filosofi presocratici (cfr. FVS III 395 s.v.); si veda ad esempio il passo se
guente, citato da Teofrasto, in cui l'aggettivo è usato in un contesto fisiologico che
ci tramanda le teorie democritee sulla sensazione: FVS II 114, 33 διό και τούς υγρούς
των σκληρών οφθαλμών άμείνους είναι πρός τό όράν .... L'aggettivo rimane di uso
comune nella terminologia fisiologica ed in quella medica sia nel CH che £.1 di
fuori di esso; si confronti, ad es., l'ampio uso che ne fa Aristotele in riferimento a
σώμα, σαρξ, θρίξ, δέρμα, σκέλος, κοιλία ecc. (χπ) e i composti come σκληρόδερμος, -θριξ,
-κοίλιος, -σώματος, -όφθαλμος ecc.

429. tò σκοτώδες - annebbiamento della vista.


ι, XII 7 ... τραχήλου πόνος και κροτάφων βάρος κα! σκοτώδεα περί τάς δψιας...
Le prime attestazioni sono nel CH; in seguito il termine è usato, anche se raramen
te, nel significato, che gli è proprio, di « scuro » ο in accezioni derivate (ad es.
νόσος σκοτώδης indica la vertigine in Nic. Dam. Fr. 130,23), cfr. LSJ, s.v.

430. σκυθρωπός - di aspetto e umore cupi.


3, XVII 307 ...δγρυπνος σιγώσα δέ κα! σκυθρωπή κα! οϋ πειθομένη.
Aggettivo di uso comune dal V sec.

431. σπασμός - convulsione.


ι, VI 22, 24, XII 3, 12, XXVI 113, 116, 119, 224, 287, 314, 317; 3, I 109, 115,
XVII 114, 240, 241, 244, 314
L'insorgere delle convulsioni è indicato con il verbo γίνομαι (x, VI 24 ...κα! επί
πυρετοΐσιν έγίνοντο σπασμοί), la loro cessazione con απολείπω (3, XVII 244 τρίτη — sc.
ήμέρη- οί μεν σπασμοί άπέλιπον).
Il termine è attestato, in senso clinico, anche in Hdt. 4. 187 (ήν δέ καίουσι τά παιδία
σπασμός έπιγένηται ...). Al di fuori della letteratura medica il termine è di impiego
raro i208). Esso è, evidentemente, connesso con il verbo σπάω che non è attestato
nel nostro trattato se non nei seguenti composti:

(2°β) per ja formazione cfr. Chantraine, La formation ecc., cit., p. 2; per l'etimologia v. la nota
precedente.
(207) cfr. Η. Bonitz, Index Aristotelicus, cit. (n. 141), s. v.
(208) Sull'uso del termine in Aristofane, cfr. H. W. Miller, Aristophanes ecc. cit. (n. 21), p. 83.

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242 PIERANGIOLO BERRETTONI

432. άνεσπασμένος - propriamente contra


1, XXVI 163, 268; 3, I 153.
È usato in riferimento all'ugola in 1, XXVI 163 (κίων άνεσπασμένος) e 3, I 153 (γαργαρε
ών άνβσπασμένος) e al respiro in 1, XXVI 268 (πνεύμα άραιόν, μέγα, αύτίκα άνεσπασμένον,
dove avrà il valore di « interrotto »).
Si tratta della specializzazione nella terminologia medica del participio perfetto di
άνασπάω, verbo attestato a partire da Omero nel significato di « tirare, spingere » e
simili. Nel senso di « contrarre, corrugare » una parte del corpo, ad es. gli occhi,
si trova usato anche al di fuori della letteratura medica, ed es. in Ar. A eh. 1069
και μήν όδί τις τάς όφρΰς άνεσπακώς ώσπερ τι δεινόν άγγελών επείγεται, Eq. 631 κδβλεψε
νάπυ και τά μέτωπ' άνέσπασεν. Cfr. anche Arist. Phgn. 812b 27 οί δέ τάς όφρϋς κατε
σπασμένοι προς της φινός, άνεσπασμένοι δέ προς τον κρόταφον εΰήθεις.

433. διεσπααμένός - sparso quà e là, senza ordine.


1, XXVI 33, 202; 3, I no.
È sempre usato in riferimento alle particelle sospese nell'urina, cfr. ad es. (1,
XXVI 33) ούρα... έχοντα εναιωρήματα στρογγυλά, γονοειδέα, διεσπασμένα.
La prima attestazione del verbo è, al medio nel significato di « scindersi », in un
frammento di Empedocle (B 63 =. FVS I 336,4 άλλα διέσπασται μελέων φύσις· ή μέν
έν ανδρός, ή δέ γυναικός έν... ); nel senso di « spargersi senza un ordine » è spesso usato
specialmente al participio, es. Th. 6.98 ...ώς έώρων σφίσι τό στράτευμα διεσπασμένον τε
και οϋ φφδίως ξυντασσόμενον, 8.104 άσβενέσι και διεσπασμέναις ταις ναυαί, ecc.

434. υποδιεσπασμένος - stesso significato.


ι, XXVI 247 (ούρα) είχεν εναιώρημα ΰποδιεσπασμένον.
Le prime attestazioni sono nel CH. Un altro verbo composto con σπάω è :

435. κατασπάομαι - avere delle convulsioni (209).


3, XVII 62 σιηγών δέ ή εκ των έπ'ι δεξιά κατεσπάσθη.
Il verbo è attestato dal V sec. nel significato fondamentale di « tirare in giù » e
simili. È di uso frequente nel CH ed in genere in contesti medici, in accezioni diverse,
oltre a quella del nostro passo (ad es. indica la dislocazione delle ossa in Mochl.
4.5; v. LSJ s.v. I 2 e II).

436. στάζω - avere un'epistassi.


1, XIV 18, XVIII 19, XXVI 31, 278; 3, VI 8, XVII IO.
Il verbo è costruito impersonalmente e la persona che è affetta dal disturbo è indi
cata con il dativo (tipo 1, XIV 17 Φιλίσκφ γαρ και Έπαμείνονι και Σιληνώ τεταρταίω
κα'ι πεμπταίψ σμικρόν από φινών έσταξεν). Come si vede da questo esempio (e gli altri
hanno la stessa struttura), la quantità del flusso è indicata con σμικρόν e σμικρά e
l'organo nel quale si verifica il fenomeno con la preposizione άπό.
Sul piano dell'impiego semantico, il verbo era già usuale in questa accezione, cfr.
Horn. Τ 39 (Θέτις) Πατρόκλφ.,.άμβροσίην και νέκταρ ερυθρόν στάξε κατά φινών, A. Ch. 1058
αΐδε πληάύουσι δή, κάξ ομμάτων στάζουσι νάμα δυσφιλές, Ε. Βα. 62θ ιδρώτα σώματος
στάζων δπο, S. Ph. 783 στάζει... φοίνιον τόδ'.,.αίμα, ecc. Sul piano sintattico, vicever
sa, l'uso ippocratico presenta qualche difficoltà, in quanto, come risulta dagli esempi
visti, il verbo è di solito costruito personalmente. Si potrebbe pensare che negli ag
gettivi σμικρόν (-ά), che abbiamo considerato avverbiali sia da vedere il soggetto
del verbo (eventualmente con αίμα sottinteso), oppure che abbia subito l'influsso di
verbi di significato analogo che sono costruiti impersonalmente, come αίμορραγείν.

(209) ...or per. to be drawn, as in facial paralysis (LSJ s. v.).

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437. στέρησις δφθαλμών - cecità.


1, XII 15 ... πρεσβυτέροισι δέ και όσοις ήδη τό θερμόν κρατείται, παραπληγικά ή μανικά
ή στερήσιες οφθαλμών.
Le prime attestazioni del termine στέρησις che di per sé significa « privazione », sono
nel CH e in Tucidide.

438. στραγγουρίη - stranguria (21°).


1, X 19 χρόνια δέ καΐ τοΰτοισι τά περί την στραγγουρίην και έπιπόνως.
Le prime attestazioni del termine sono nel CH e in Ar. V. 810 (σοφόν γε τουτί
ροντι πρόσφορον έξηϋρες άτεχνώς φάρμακον στραγγουρ(ας), dove si inserisce in
di termini tecnici della medicina che sono presenti in numero rilevante n
di Aristofane. Il sostantivo rimane nella terminologia medica; da esso deriv

439. στραγγουριώδης - caratterizzato dalla stranguria,


το στραγγουρ ιώδες - caso di stranguria.
ι, V 14, Χ 9, n; 3, I 13.
Ha il primo impiego in 1, V 14 (περίρροιαι... ατραγγουρκόδεες), 3, I 13 (...και στραγ
γουριώδης έγένετο άπόστασις), il secondo negli altri due casi (... οίσιν έπι τό στραγγου
ριώδες ετράπετο... συνέπιπτε δέ και τό στραγγουριώδες τήσιν ήλικίησιν ταύτησιν γίνεσθαι
μάλιστα).
Le prime attestazioni dirette sono nel CH.

440. στρογγυλός - rotondo.


1, XXVI 32, 67, 222; 3, XVII 250.
L'aggettivo è usato nella descrizione delle particelle sospese nell'urina (es. 1, XXVI 32
.... οϊρα έχοντα εναιωρήματα στρογγυλά, γονοειδέα, διεσπασμένα), fuorché in 1, XXVI 6γ
dov'è riferito a εξάνθημα (εξανθήματα μετά ίδρώτος έρυθρά, στρογγυλά, σμικρά οίον ΐονθοι).
Il termine, usuale dal V sec., è suscettibile di varii impieghi in diversi contesti tecnici,
tra cui, appunto, quelli medici.

441. σιρόφος - colica.


3, I 186, Vili 9, rispettivamente ατρόφοι συνεχέες, e μετά πόνων στρόφοι.
Il termine è attestato in Omero con il significato di « corda ritorta » ( ν 438 έν δέ
στρόφος ήεν άορτήρ); nell'accezione di « torsione intestinale, colica », che potrebbe es
sere forse di origine popolare, è attestato, oltre che nel CH, in Ar. Th. 484 στρόφος
μ' έχει την γαστέρα, e rimane nella terminologia medica.

442. συγγενικός - congenito.


3, I 159, dov'è detto della predisposizione congenita alla tisi, ήν δέ τι και αυγγενικόν
φθινώδες.

(2i°) cfr. le definizioni di Galeno: (XIV 750) Ισχουρία μέν ούν έστιν ή τελεία εποχή τών
ούρων. στραγγουρία δέ ή κατά στράγγα ούρησις, και δυσουρία τό αΰιό τοΰχο μόνον ποιού
σα, δυσχερβιαν τοΰ άπουρεΐν, (XVII / 2, 855) όταν τις ολίγον άποκρίνη οδρον συνεχώς, στραγ
γουρία τό πάθος καλείται καί γίνεται ποτέ μέν έπ' άρρωστία της καθεκτικής δυνάμεως έν
τή κύστει, ποτέ δ' επί δριμύτητι τών οΰρων .

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244 PIERANGIOLO BERRETTONI

Le prime attestazioni sono nel CH. L'aggetti


συγγενής, rispetto al quale si caratterizza,
giori specializzazioni tecniche, in forza anche

443. σϋκον - (fico) nome di un tipo di


3, VII 7 έπιφύσιες βλεφάρων έξωθεν, έσωθεν,
νομάζουαιν.
Si tratta, con ogni probabilità, di un'espressione popolare dovuta ad una rassomi
glianza tra il tipo di malattia ed il frutto; si trova anche al di fuori dei medici, ad
es. in Ar. Ra. 1247 χό ληκύθιον γαρ xoùx' έπί χοϊς προλόγοισί σου ώσπερ χά σϋκ" έπί
χοϊσιν όφθαλμοϊς έφυ. Cfr. l'espressione συκώδης όγκος frequentemente attestata nel
l'opera di Galeno (v. XX, p. 266 s.v. ficosi (tumores)).

444. συναιρέω - esser letale, arrecare morte.


1, IX 5 6 χι δέ παραγένοιχο χούχων (sc. dei sintomi descritti precedentemente) βιαίως
χαχύ συνήρει, ή πάλιν έπί χό μηδέν ώφελείν.
La specializzazione semantica del verbo in questo senso (simile forse al nostro portar
via), non è attestata con molta frequenza. Il punto di partenza sarà forse quello di
« distruggere, annullare » (cfr. ad es. Π 740 άμφοχέρας δ' όφρΰς σύνελεν λίθος) (211).
Si confrontino, ad ogni modo, anche i passi seguenti, dai quali risulta che questa
accezione non era limitata alla letteratura propriamente medica: D.C. 37.13 χό χε
γαρ φάρμακον καίχοι θανάσιμον δν ού συνεϊλεν αϋχόν, επειδή πολλή καά' εκάσχην ήμέραν
προφυλακή άλεξιφαρμάκων έκεκράχυνχο, 40.23 χό χε καύμα και χό δίψος... και ό κονιορχός
... δεινώς χούς λοιπούς συνήρει.

445. συνεπείγω - sfociare.


I, VIII 23 ... άποαχάσιες έγίνονχο... μείους ώσχε μηδέν ώφελείν, άλλα χαχύ παλινδρομειν
και συνεπείγειν έπί χό κάκιον.
Le prime attestazioni sono nel CH\ in seguito è usato da scrittori medici.

446. συνεχής - continuo, non intermittente.


1, I 2, II 16, III 2, IV 15, V 22, VII ι, XIII II, XXIV i, 6, XXV 3, XXVI 78, 337;
3, I 100, 186, VI 15, XII 2, XIII 12, XVII 3, 30, 42, 55, 108, 127, 162, 242, 346.
A parte i casi in cui determina l'indicazione di agenti atmosferici ( ΰδαχα, έχησί
αι, καύμαχα), l'aggettivo è, per lo pili, riferito ad un disturbo, di carattere non discon
tinuo, da cui è affetto il paziente, in particolare la febbre (πυρεχός συνεχής è l'indica
zione tipica della febbre non intermittente (212)), e i termini πόνος (ι, XXVI 337;
3, XVII 242), όδύνη (3, XVII 162), παλμός (ι, XXVI 78; 3, XVII 346), σχρόφος (3, I 186),
κώμα (3, VI 15), βήξ (3, XVII 55). ίί>ο<ΰς (3, XVII ιο8).
L'avverbio corrispondente συνεχέως (ι, IV ιι; 3> XVII 32. 36), è usato solo negli
ultimi due casi in un contesto medico (χούχφ κοιλίη συνεχέως άπό χής πρώχης ύγρή
χολώδεσιν... ήν... κιυμαχώδης χά πλείσχα, μεχά πόνων άγρυπνος, άπόσιχος συνεχέως).
L'aggettivo è usuale, soprattutto in prosa, a partire da Omero che lo usa due volte
con valore avverbiale (M 26 ΰε... Ζεύς συνεχές, ι 74 δύω νύκχας δύο χ' ήμαχα συνεχές
αίεί κείμεθ' ...). Il significato stesso dell'aggettivo fà si che esso possa essere usato
in diversi contesti tecnici (filosofici : è di impiego frequente nei presocratici, cfr. FVS
III, 412 s.v.; logici; matematici e geometrici eccetera (213)). Una volta Introdotto nel
la terminologia medica vi rimase come uno dei termini più tipici e di maggior uso.

(211) Si confronti, ad ogni modo, anche quanto detto sulla prefissazione con συν- nella seconda
parte, 3.3.ro.
(212) Cfr. 1, II 16, III 2, V 22, VII 1, XXIV 1, 6, XXV 3; 3, I 100, XII 2, XIII 12, XVII 3, 42,
127; con πυρέτιον in 3, XVII 30.
(213) cfr, ad es, fi BoNiTZ, Index Aristotelicus, cit. (n. 141), s. v.

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 245

447. συχνός - fitto (trad. Lanata).


1, XXVI 147 ένδβκάτη οΰρησεν εϋχροώτερα αυχνήν ύπόστασιν έχοντα.
Le prime attestazioni dell'aggettivo sono, oltre che nel CH, in Hdt. (es. 8.52 ώατε
Ξέρξην έπί χρόνον.συχνόν άπορίησι ένέχεοθαι... ); esso è in seguito di uso abbastanza
frequente, sia nella letteratura sia nei trattati medici; ad esempio è usato in un con
testo medico, anche se con un valore non propriamente tecnico, in Th. 2.52 δια τό
συχνούς ήδη προτεθνάναι. Da esso deriva l'aggettivo :

448. ύπόσυχνος - abbastanza frequente e copioso.


1, XXVI 82, 149, 179. 196, 233, 331; 3, I 96, 127.
L'aggettivo è usato nella descrizione delle evacuazioni intestinali del malato (es. 1,
XXVI 82 . ..άπό κοιλίης ολίγα, τεινεσμώδεα κατ' άρχάς, μετά δέ λεπτά διήει χολώδεα,
ύπόσυχνα, cfr. ib. 233. 33L 3> I 96) ο del vomito (es. 1, XXVI 149 πεντεκαιδεκάτη ήμε
σε χολώδεα ξανθά ύπόαυχνα, cfr. ib. 179; 3. I Ι27)·
Le prime attestazioni sono nel CH\ in seguito è scarsamente usato.

449. σφζομαι - salvarsi, sopravvivere alla malattia.


1, XIV 14, XIX 20; 3, IV 19.
Il verbo, in base al suo significato, indica non tanto la guarigione vera e propria,
cioè il ritorno allo stato normale precedente alla malattia, quanto piuttosto l'esito
non mortale della malattia, come risulta dai numerosi passi in cui è usato in con
trapposizione a termini che indicano la morte, cfr. 1, XIV 14 ήν δέ τά παθήματα τών
καύσων, οία ι μεν καλώς καΐ δαψιλέως έκ {ινών αίμορραγήσαι, διά τούτου μάλιατα σφζεσθαι,
καί ούδένα οίδα... αποθανόντα, XIX 20 γυναιξί δε καί παρθένοισι... διά τούτων έσφζοντο
και ούδεμίαν οίδα άπολομένην... 3> IV 19 οίοι... ol πλείστοι τούτων έσφζοντο· οίσι δέ...
τούτων άπώλλυντο πολλοί.

Si veda anche il passo del VC (19, citato dalla van Brock, op. cit. n. 10, p. 231) in
cui il concetto di sopravvivenza alla malattia e quello di guarigione sono tenuti distinti :
όστις J6é μέλλει έκ τρωμάτων έν κεφαλή άποθνήσκειν, καί μή δυνατόν αυτόν ύγιά γενέσθαι,
μηδέ σωθήναι...
Il verbo è usuale in contesti medici, sia nelle opere tecniche, sia nella letteratura (cfr.
van Brock, p. 232). Con esso è composto il verbo:

450. διασφζομαι - stesso significato.


1, XIV 8, XIX 9. 16, XX 29.
Per l'esatto valore di questo verbo valgono le considerazioni fatte a proposito di
σφζομαι, cfr. ad es. 1, XIV 8 όσοι μέν ούν ήρος καί θέρεος άρξαμένου αύτίκα νοσεΐν
ήρξαντο, οί πλείστοι διεσφζοντο, ολίγοι δέ τίνες έθνησκον.
Non è del tutto chiaro, invece, il valore della prefissazione con δια- e la differenza
tra il verbo semplice e il suo composto che appaiono di uso e significato analoghi.
Il verbo è di uso comune nel V sec., sia in accezioni più generiche, sia in contesti
più propriamente tecnici.
Connesso con questi due verbi è il sostantivo :

451. σωτηρίη - sopravvivenza alla malattia.


1, XXVI 15 δει δή ... εΐδέναι... τάς κρίσιας έσομένας έπί σωτηρίην ή δλεθρον ή {οπάς
έπί τό άμεινον ή τό χείρον.
Anche in questo caso è da notare l'opposizione tra σωτηρίη, che indica la soprav
vivenza alla malattia, e όλεθρος che ne indica l'esito mortale. Anche questo termine
è di uso comune a partire dal V sec.

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246 PIERANGIOLO BERRETTONI

452. τάξις - successione periodica, periodicità.


1, VI 13; 3. XVI II (214)·
Il termine indica la successione di fenomeni che si verificano periodicamente, come
le febbri regolari nel primo caso (οί δε τεταρταϊοι πολλοισι μέν έξ αρχής Ιν τάξει τε
ταρταίου ήρξαντο) e i giorni critici nel secondo (τάξιν των κρΐ3Ϊμων έκ τούτων σκοπεΐσθαι
και προλέγειν έκ τούτων εΰπορείται).
La parola, prima del periodo delle attestazioni dirette che si collocano intorno al V
sec., ha senz'altro conosciuto un'ampia diffusione nelle terminologie tecniche preso
cratiche, come risulta dalle sue numerose attestazioni indirette in questo ambito (cfr.
FVS III 422, s.v.), dov'era usata soprattutto nelle teorie cosmologiche ad indicare
il corso degli astri, l'armonia dell'universo eccetera. La troviamo, cosi, riportata più
volte a proposito delle teorie della scuola pitagorica e dello stesso Pitagora, ad es.
in FVS I 105, 25 Πυθαγόρας πρώτος ώνόμααε τήν των όλων περιοχήν κόσμον έκ της έν
αύτφ τάξεως, cfr. ib. 452> ι8> 86, 35 ss· eccetera. Non è da escludere, quindi, ed è
anzi molto probabile, che l'introduzione di questa parola nella terminologia medica
a proposito della teoria della periodicità delle febbri e dei giorni critici sia avvenuta
anche attraverso la mediazione della terminologia filosofica

453. ταραχή - disturbo, agitazione, malessere.


3, IV 34, V I, X 6, XII 5, XVII 83, 95, 124, 285.
Solo in IV 34 è esplicitamente indicata la parte del corpo in cui il malessere è loca
lizzato (...κατά κοιλίην ταραχή τις έπίκαιρος...), mentre negli altri casi non si fa men
zione di questo particolare, sicché si può pensare che si tratti dell'indicazione di
generici « disturbi » non localizzati in un punto preciso, anche se avrà ragione Jones
nel ritenere, sull'analogia dell'uso più frequente di ταραχή nel CH, che si tratti per
lo più di disturbi intestinali (215).
La prima attestazione del termine è in Pi. O. 7. 30 nell'accezione patologica di « agi
tazione mentale » (αί δέ φρενών ταραχαΐ παρέπλαγξαν και σοφόν), che rimane di impiego
comune nell'uso della parola. Più ο meno contemporaneamente al CH la parola era
forse già usata in contesti fisio-medici, come risulta da un brano di Thphr. Sens, a
proposito della teoria democritea delle sensazioni: (FVS II 122, 24) ...τήν παχύτητα
τοΰ αέρος και τής είσιούσης απορροής αΐτιάται και τήν ταραχήν τοϋ οφθαλμού. Nella ter
minologia medica ταραχή rimane di uso frequente. Un aggettivo derivato è :

454. ταραχώδης - agitato, disturbato.


ι, II 21, VII 18, XV 12, XVII 3, XIX 12, XXVI 210, 300, 320; 3, I 112, 171, 175,
194, III 6, 7, VI 16, XII 5, XVII 4, 8, 28, 45, 149, 287, 300, 309, 314, 329.
L'aggettivo è usato per lo più in riferimento a κοιλίη (216), quindi a ούρον (3, III 7,
XVII 28), alle feci (r, XXVI 300; 3, XVII 314, 329), al paziente stesso (1, XXVI 210
Έρασϊνος... νύκτα ταραχώδης) ο alle sue facoltà mentali (nella formula τά τής γνώ
μης ταραχώδεα: 3» I 175- XVII 8, 149)·
Le prime attestazioni dirette sono nel CH e in Hdt. (es. I 32 ...τό θείον πάν έόν
φθονερόν τβ και ταραχώδες, con il significato causativo di « che provoca disturbo, in
certezza » che permane nella letteratura successiva, dove è usato quasi esclusivamente
in prosa, assumendo valori particolari a seconda del contesto cfr. ad es. Arist. Poi.
I268bn ...πώς ούν έαται ταραχόιδης ή κρίσις... D.H. VI 70 ην δέ τις έν τφ στρατοπέδω
πάνυ ταραχώδης και στασιαστής άνήρ...). Ma la parola deve avere una storia più antica

(214) Questo capitolo è espunto da alcuni editori.


(215) Cfr. le note a 3, X 6, 124; del resto l'aggettivo derivato ταραχώδης è riferito, per lo pili,
a κοιλίη. Lo stesso Jones ammette, però, che in casi come 3, XVII 285 (βοή, ταραχή, λόγοι πολ
λοί και πάλιν ϊδρυσις)... perhaps not bowel trouble, tanto più che in questo caso ταραχή sembra indi
care piuttosto l'agitazione mentale.
(-ie) 1, II 21, VII 18, XV 12, XVII 3, XIX 12, XXVI 320; 3, I 112, 171, 194, III 6, VI 16, XII
5, XVII 4, 45, 287, 300, 309.

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 247

ed il suo àmbito di diffusione andrà ricercato nella filosofia presocratica, già in am


biente pitagorico (cfr. lambì. VP 211,8 φοντο γαρ ex φαύλης τε και άσυμφώνου κα'ι ταρα
χώδους κράσεως μοχθερά γίνεσθαι τα σπέρματα) e democriteo (es. FVS II 144, 16 Δημο
κρίτφ ό ουρανός ταραχώδης και ή θάλασσα ώς τα πολλά) e in questo àmbito compare
quel valore passivo di « perturbato » che gli è proprio nel nostro trattato. I tratta
tisti del CH sembrano averlo introdotto nella terminologia medica (217), nell'àmbito
della quale è di uso frequente.
All'interno di questo gruppo di parole troviamo i seguenti verbi composti con ταράσσω :

455. αναταράσσω - agitare (un liquido).


1, XXVI 121, 271; 3, I 75.
Il verbo è detto, in particolare, dell'atto di agitare le urine allo scopo, evidente
mente, di un loro esame: (1, XXVI 121) οΰρει... παχύ λευκόν, olov γίνεται έκ τών
καθισταμένων, όταν άναταραχθή.
La prima attestazione è in Sol. 25.7 dove è già usato nell'accezione di « agitare un
liquido » (ουκ αν κατέσχε δήμο ν ούδ ' έπαύσατο, πριν άνταράξας πϊαρ έξεϊλεν γάλα)
tipica del verbo che ha, quindi, di per sé, un impiego tecnico, a parte rari usi meta
forici (v. LSJ s.v. II). Cfr. anche Arist. HA ózobió δταν ούν έν τοις άμμώδεσιν ή θο
λώδεσιν άναταράξας (ό βάτραχος) κρύψη εαυτόν ...

456. έκταράσσω - disturbare.


1, XV 2 ... κοιλίη έκταραχθείσα....
Le prime attestazioni sono nel CH; in seguito è di uso limitato.

457. έπιταράσσω - agitare, disturbare.


1, XV 6, XXVI 168, 316; 3, I 148, 203, 216, XVII 206.
È sempre riferito a κοιλίη in sintagmi analoghi del tipo (1, XXVI 168) κοιλίη χολώδε
σιν έπεταράχθη, (ib. 316) κοιλίη έπεταράχθη χολώδεσιν άκρήτοισιν όλίγοισιν. Non è del tutto
chiaro il valore del preverbio έπι - che, secondo LSJ, sarebbe intensivo (to trouble
or disquiet yet more con un esempio da Ep. 1.15; ma per il passivo è data la tra
duzione to be disarranged, con un rimando a Sorano), in quanto, almeno nel nostro
trattato non è questione di una maggiore intensità del disturbo, come risulta dal fatto
che il sintagma κοιλίη έπεταράχθη non è preceduto dall'indicazione di eventuali di
sturbi intestinali più leggeri e precedenti, specie in casi come 3, I 203, 216 in cui
l'espressione si trova all'inizio della descrizione di un caso clinico.
Il verbo è attestato anche in Hdt. 2.139; in seguito è di uso limitato.

458. ταχυτής - immediatezza, vicinanza.


I, XI 4 πεπασμοί ταχύτητα κρίσιος κα'ι άσφάλειαν ύγιείης αημαίνουσιν.
Il termine è attestato a partire da Omero.
Dall'aggettivo ταχύς, che è alla base di questa parola, derivano due aggettivi com
posti, uno dei quali (ταχυκρίσιμος) è stato già esaminato (cfr. lemma 256); l'altro è:

459. ταχυθάνατος - destinato, soggetto a morte rapida.


1, XII 4 φρενιτικοϊσι μέν σπασμοί,..., ένιοι ταχυθάνατοι τούτων.
Le prime attestazioni sono nel CH, al di fuori del quale è quasi assente.

(217) Non va tralasciato di dire che forse l'aggettivo era usato anche nella terminologia delle teorie
democritee sulla vista, come sembra risultare da un passo di Thphr. Sens. 74.

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248 PIERANGIOLO BERRETTONI

460. τεινεσμός - tenesmo.


1, V IO, IX 2; 3, νπΐ 2, XIV 6.
Es. (1, V 10) κατά δέ θέρος και φθινόπωρον δυσεντεριώδεες και τεινεσμοί και λειεντε
ριώδεες.
Le prime attestazioni sono nel CH (218); la parola rimane come termine tecnico della
medicina. Il suo aggettivo derivato è:

461. τεινεσμώδηί - tipico del tenesmo.


1, XXVI 81: Ήροφώντι πυρετός οξύς, άπό κοιλίης όλίγα, τεινεσμώδεα κατ' αρχάς, μετά
δέ λεπτά διήει....
Le prime attestazioni sono nel CH; rimane nella terminologia medica.
Il termine τεινεομός è, evidentemente, connesso con il verbo τείνω, non usato nel no
stro trattato, i cui derivati nominali e verbali, soprattutto quelli composti con pre
posizioni, formano un gruppo di parole molto importanti nella terminologia medica.
I derivati nominali presenti nel nostro trattato sono :

462. εντασις - tensione.


3, I 17, 178, XVII 344. Cfr., rispettivamente, υποχονδρίου εντασις λαπαρώς; υποχονδρί
ου έντααις υπολάπαρος έξ αμφοτέρων, e, υποχονδρίου εντασις ΰπολάπαρος, παραμήκης έξ
αμφοτέρων.
Le prime attestazioni sono nel CH; in seguito è attestato per lo più, anche se non
esclusivamente, in contesti tecnici.

463. περίτασις - tensione.


3, XVII 331 δέρματος περίτασις καρφαλέου.
Le prime attestazioni sono nel CH; rimane nella terminologia medica.

464. συντασις - tensione.


1, XII 7, XXVI 47, 54, 85, 221, 231, 239; 3, I 58.
È usato in riferimento a ΰποχόνδριον (ι, XII 7 Υποχονδρίου σΰντασις οϋ μετ' όδΰνης
γίνεται, cfr. XXVI 54. 85. 221 ■ 239! 3. I 58). τράχηλος (ι, XXVI 47 τραχήλου σΰντασις)
e σφυρόν (ι, XXVI 231 δευτέρη οίδημα δι' όλου τοΰ ποδός καί περί σφυρόν υπέρυθρο ν
μετά συντάσιος).
Le prime attestazioni sono nel CH. Ripreso da Arist. (es. Pr. 885a38 συντάσεις γαρ
έμποιοϋσι τοις νεΰροις καί τοις μυσί) e dai medici posteriori. In un senso diverso
(« sforzo, eccitazione ») è usato in PI., cfr. ad es. Phlb. 46 d ... άγανάκτηοιν καί ύστε
ρον σύντασιν άγρίαν ποίεΤ.
I derivati verbali sono :

465. επιτείνω - aumentare d'intensità.


3, XVII 17, 120, 130, 166, 190 (219), 197.

(218) Μ. Leumann (op. cit. η. 32), p. 309, pone il termine tra quelli che (come ή πάθη, δργεμον,
κέδρα ecc.), mancando in Omero, sarebbero appartenuti aM'Umgangssprache ionica; il che può essere
vero, ma non dimostrabile, a parte ogni problema sulla definizione e ricostruzione di un'Umgangssprache
nel mondo antico. Certe denominazioni di malattia, particolarmente espressive (come σΰκον, δνθραξ,
ερυσίπελας ecc.) avranno avuto probabilmente un'origine « popolare », ma non mi pare che questo
si possa dimostrare con certezza.
(219) Forse έκτείνω; v. in apparato.

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 249

È sempre riferito a πυρετός, es. 3, XVII 17 ... ó τε πυρετός έπέτεννεν.


Il verbo è usato da Omero nel significato di « distendere, estendere » (es. λ 19 άλλ' επί
νύξ όλοή τέταται δειλοίσι βροτοΐσι, Ρ 736 επί δέ πτόλεμος τέτατό σφιν άγριος ), dal
quale si sviluppano diverse accezioni secondarie, per lo più tecniche (musicali, ad es.
in PI. Ly. 209 b και έπειδάν... τήν λύραν λάβης, ου διακωλύουσί οε... έπντεΐναί τε και άνεϊ
ναι ην δν βουλή των χορδών, cfr. anche Arist. Pr. qioby, fonetiche, es. Arist. Phgn.
8o7ai5 ó γαρ άγανακτών και όργιζόμενος επιτείνει ν εΐωθε τόν φθόγγον και οξύ φθέγγεσθαι).
I trattatisti del CH lo introducono nella terminologia medica.

466. περιιείνω - tendere, usato in forma participiale:


περιτεταμένος - teso.
3, XVII 348 : δέρμα καρφαλέον και περιτεταμένον.
Attestato a partire da Erodoto e dal CH. Per l'accezione fisio-medica, cfr. Arist.
Pr. 936612 περιτείνεται γαρ τό δέρμα, HA 59ib2 διό ή κοιλία περιτείνεται.

467. συντείνομαι - essere in stato di tensione.


1, IV 12; 3, I 105.
Solo nel secondo caso il verbo è usato nell'accezione medica: ύποχόνδριον δεξιόν
συνετάθη.
La prima attestazione è in Pindaro (Fr. 52 K, 49 Snell). In seguito è di uso comune,
con diversi significati e sfumature; nei trattati del CH è introdotto nella terminolo
gia medica, nella quale rimane anche presso scrittori più tardi.

468. τέλος - decorso della malattia.


1, II 30, 34, Vili 14, XXVI 40, 42, 77, 164, 220, 224, 246, 340; 3, I 40, 91, 120,
137. x53. 187, 210, 244, II I, 9, XIII 13, 20, XVII 34, 68, 228, 299, 302, 321,
334. 336. 345·
Il termine è usato costantemente nell'espressione δια τέλεος Ρ20) per indicare che un
determinato sintomo accompagna il malato durante tutto l'arco della malattia (es.
1, II 33 s. ταχύ τηκόμενοι και κακούμενοι, άπόσιτοι πάντων γευμάτων δια τέλεος). L'inizio
e il decorso della malattia sono indicati con le espressioni έξ αρχής και διά τέλεος
(ι, II 3ο, XXVI 77·' 3. XVII 321) e αρχομένου τοΰ νοσήματος και δια τέλεος (3, I 153)·
L'espressione διά τέλους era di uso comune nella letteratura.
Connessi con questo, troviamo i due termini:

469. τελέως - completamente.


1, VI τι, XV 28, ΧΧΠ il, XXVI 169, 194, 344; 3,1 97, 135, XVII 159, 210.
L'avverbio è usato sempre in riferimento al carattere « completo » di una crisi, in
unione con il verbo κρίνω, cfr. ad es. (1, VI 11) έν έπτά δέ τελέως έκριναν ούδ'Επέ
στρεψαν ούδενί τούτων, (XV 28) Άντκρώντι... άπεπαύσατο και εκρίθη τελέως περί τεσσαρα
κοστήν, ecc.

470. διατελέω - continuare.


1, II 29, VIII 3. XIV 5· 6.

(220) Glossata da Galeno (XV, 618) òsa παντός καί αεί.

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250 PIERANGIOLO BERRETTONI

Il verbo è suscettibile di ricevere sia una costr


ηρξαντο καύσοι καί διετέλεον μέχρι Ισημερίη
aggettivale (XIV 5 τά δέ δλλα διετέλεον δνοσοι
τα συμπίπτοι, οΰδ' ές ολίγον πεπασμόν ήεΐ, ά
Tanto l'avverbio τελέως quanto il verbo δια

471. τέμνω - praticare un'incisione.


3, XVII 168 όγδοη αγκώνα εταμον.
Il verbo τέμνω è, fin dalle prime attestazion
rurgica, cfr. ad es. A 844 ενθα μιν έκτανΰσας ε
κές, Heraclit. Β 58 ( = FVS I 183,11) οί γοΰν
καίοντες, πάντη βααανίζοντες κακώς τούς άρρω

472. τεταρταΐος - che si trova nel quar


τειαρταίος πυρετός - febbre quartana.
1, V 24, VI 12, 13, 15, XIV 17, XVIII 13,
XV 5.
L'aggettivo, usato nella prima accezione, indica il momento di insorgenza di un di
sturbo, es. I, XIV 17 Φιλίσκω γαρ και Έπαμείνονι καί Σιληνφ τεταρταίφ και πεμπταίω
σμικρόν άπδ φινών εσταξεν , cfr. XVIII 13, XXI 10; 3» XV 5· Negli altri casi indica la
febbre quartana, es. 1, VI 12 ss. οί δέ τεταρταϊοι (sc. πυρετοί) πολλοΤσι μέν έξ αρχής εν
τάξει τεταρταίου ηρξαντο, έστι δέ οΤς οϋκ όλίγοισιν έξ δλλων πυρετών και νοσημάτων άπο
στάσει τεταρταϊοι έγένοντο.
L'aggettivo è di uso comune; l'espressione τεταρταΤος πυρετός rimane usuale nella ter
minologia medica nell'indicazione della febbre quartana.

473. τέχνη - l'arte medica, la medicina.


1, XI 12, 14; 3, XVI 1, 4 Ρ).
Es. (1, XI 12,14) ή Έτχνη διά τριών, τό νόσημα καί δ νοσέων καί δ Ιητρός' δ Ιητρδς υπη
ρέτης της τέχνης.

474. τήκομαι - consumarsi, deperire.


ι, II 32 ...ταχύ τηκόμενοι καί κακούμενοι, άπόσιτοι πάντων γευμάτων διά τέλεος, δδι-ψοι.
Il verbo τήκω è usuale, da Omero, nel significato di « assottigliare, sciogliere » e simili,
ed è frequentemente usato anche nella forma medio-passiva in diverse accezioni (ess.
τ 2θ7, τηκομένης (χιόνος), Hes. Th. 866 σίδηρος... πυρί κηλέψ τήκεται, S. Ant. 906
κατθανών έτήκετο , ecc.). Fin dalle prime attestazioni può essere usato per indicare il
deperimento causato da una malattia (ess. ε 396 δς έν νοΰσω κείται κρατέρ' δλγεα πάσ
χων δηρδν τηκόμενος, Hdt. 3-99 ··· φάμενοι αϋτδν τηκόμενον τή νοΰσω τά κρέα σφίσι
διαφθείρεσθαι, eoe.). Nelle opere mediche è di uso frequente anche in accezioni diverse,
ad esempio può essere detto del cibo durante il processo digestivo (es. Gal. VI 784 τή
κεται γαρ ή προτέρα -sc. πτισάνη- φηθεΐσα καί γίνεται χυλός, ή δ' ετέρα δύστηκτός τ' έστί
καί σκληρά διαμένει,..).
Con la radice di questo verbo è composto il sostantivo :

475. συντηξις - deperimento.


1, Vili 20; 3, X 6, XIII 19.

(221) Cfr. nn. 58 e 214.

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 251

Es. (1, Vili 20) γενομένων δέ χρόνων μακρών και πόνων πολλών και κακής ουντήξιος, επί
τουτοισιν αποστασίες έγίνοντο...
Le prime attestazioni sono nel CH; rimane, anche se di uso limitato, nella letteratura
scientifica (cfr. ad es. Arist. GA 72óa2i ετι ή μέν σύντηξνς άεί νοσώδης, ή δέ τοΰ πε
ριττώματος άφαίρεσις ωφέλιμος, ecc. (213)).

476. τίκτω - partorire.


1, XXVI 101, 132, 262; 3. I 214. XVII 38, 3°3·
Es. (1, XXVI 132, cfr. ib. 262) τρίτη δ' ετεκεν θυγατέρα καί τδλλα πάντα κατά λόγον ήλθε.
Il sostantivo corrispondente è, notoriamente,

477. τόκος - parto.


ι, XVI 3, 5, XXVI 103, 130, 134; 3, XVII 38, 41.
Es. (1, XVI 5) ή Τελεβούλου θυγάτηρ άπέθανεν έκταίη εκ τόκου.
Entrambi i termini sono di uso comune. Appartenente allo stesso gruppo di parole è
il verbo :

478. δυστοκεω - avere un parto difficile.


1, XVI 2; 3, XVII 304, rispettivamente, έδυστόκεον δέ αί πλεΐσται, e, ... γυναικί...
κούση ... και δυστοκησάση...
Le prime attestazioni sono nel CH; è ripreso da Platone (Tht. i4gd) e Aristotele (e
HA 587a4); in seguito rimane come termine tecnico. Non è da escludere che sulla for
mazione della parola abbia influito un ricordo dell'omerico δυσαριστοτόκεια (Σ 54 ώ
έγώ δειλή, ώ μοι δυσαριστοτόκεια).

479. τίλλω - strappare.


3, XVII 321, nella descrizione di uno stato di agitazione acuta durante il quale la
lata atei σιγώσα έψηλάφα, ετιλλεν, εγλυφεν, ετριχολόγει.
Non è chiaro a cosa il verbo sia riferito in questo caso, in quanto esso indica di s
l'atto di strapparsi i capelli, che nel nostro passo sembrerebbe da escludere, in quant
per questa immagine è usato il verbo τριχολογέω e ci sarebbe, quindi, una ripet
ne; si tratterà, forse, delle vesti ο della biancheria del letto (m).
Il verbo è usuale, da Omero, nel significato di « strappare », riferito per lo più, come
abbiamo detto, ai capelli. Il sostantivo derivato è:

480. τιλμός - atto di strapparsi i capelli.


1, XXIII il, nell'elencazione dei sintomi utili alla formulazione della diagnosi,....ΰπνοι
σιν, οΰχ ΰπνοισιν, ένυπνίοισι,... τιλμοϊσι, κνησμοΤσι, δάκρυσιν...
Il sostantivo è attestato a partire da A. Supp. 839 (τιλμοί τιλμοί και στιγμοί ).

481. τραυλός - balbuziente.


ι, XIX 6, nella descrizione dei caratteri fisici dei pazienti morti in una κατάστασις (ν.
s.v. Ιθυθριξ [nel lemma scritto, erroneamente, Ιθυτριξ]).
La parola è attestata anche in Hdt. 4.155, dove è connessa, come nel nostro passo, con
Ισχνόφωνος.

(222) Jones, p. 283, traduce she would fduc\·, Lanata, p. 179 sfilacciava, Vegetti, p. 344, meno
genericamente, (tastava la coperta), ne tirava t fili.

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252 PIERANGIOLO BERRETTONI

482. τρέπομαι - volgere, sfociare in(m); localizz


ι, X 9, XI 6, XXI 6.
Il verbo è usato con la prima accezione nei primi due c
οίσιν επί τό στραγγουριώδες έτράπετο, e άμα δε και δπεπ
τρεπόμενα....); ha l'altra accezione nel terzo caso: οίοι δ
έκρινε... κατέσβη... και οϋκ έξεπΰησεν, άλλ' επί κΰατιν έτράπ
Per costrutti analoghi di questo verbo nella lingua della
XVI 534 ή ξανθή χολή.... είς τόν Ιώδη τρέπεται χυμόν
αδελφή επί τό κομψότερον έτράπη, ib. 939-17 ®πί τό φφον ε

483 τρίμηνος - che si trova nel terzo mese di gra


ι, XXVI 309 γυναίκα... τρίμηνον πρός έωυτή έχουσαν πΰρ έλ
Le prime attestazioni di questo aggettivo sono in Hdt. 2.
μυριάδας ανθρώπων atei, τήν τρίμηνον έκαστοι) e S. Tr. 16
νος ή νίκα χώρας άπείη κάνιαΰσιος βεβώς).
Si tratta, quindi, anche in questo caso, della specializzaz
che indica, genericamente, una durata di tre mesi. Analo

484. πεντάμηνος - che si trova nel quinto mese d


3, I 200 ετέρην έξ άποφθορής περί πεντάμηνον ... πΰρ έλαβεν
Le prime attestazioni sono nel CH; come per l'aggettivo
temente di una specializzazione del significato, più generico
risulta dalle, non molte, attestazioni successive, cfr. LSJ s.

485. τριταίος - che si trova al terzo giorno;


τριταίος πυρετός - febbre terzana.
1, V 24, VI 8, XX 18, XXIV 3, 19; 3, XII 2, XVII 39.
L'aggettivo è usato, nella prima accezione più generica,
si verifica un determinato fenomeno, concordato, sul pian
che indica il paziente, es. (1, XX 18) έκ δέ τής θποστροφή
39) ··· τήν κατακειμένην ... τεκοΰσαν... πυρετός... τριταίην
negli altri casi indica la febbre terzana, es. (1, VI 8) οί δέ τ
ους μέν τών καύσων κα'ι έπιπονώτεροι.
Attestato per la prima volta in Pi. N. 7.17 (σοφοί δέ μέλλον
è usato in seguito per indicare una cosa che si verifica
lizzazione medica, per l'indicazione della febbre terzana
che al di fuori delle opere tecniche. Suoi derivati sono g

486. ήμιτριταΐος - semiterzano.


1, II 17, V 24, XXIV 3, 10.
Anche questo aggettivo indica un tipo di febbre, cfr. ad es
συνεχέες, όξέες, το μέν δλον οΰ'διαλείποντες· ό δέ τρότ:ος ήμ
Le prime attestazioni sono nel CH\ in seguito è raro.

(223) cfr. η. 34·

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 253

487. ΐριταιοφυής - della natura della febbre terzana.


1, VII 2 : oi δέ δή συνεχέες μέν το όλον και ουδέν έκλείποντες, παροξυνόμενοι δέ πάσι
τριταιοφυέα τρόπον, μίαν θποκουφίζοντες καί μίαν παροξυνόμενοι, πάντων βιαιότατοι ...
Le prime attestazioni sono nel CH\ in seguito è di uso limitato.

488. τριχολογέω - strapparsi i capelli.


3, XVII 322 : ...atei σιγώαα έψηλάφα, έτιλλεν, εγλυφεν, έτριχολόγει...
Le prime attestazioni sono nel CH.

489. τρόμος - tremito.


1, XXVI 326; 3,1 2, 8, 114.
Ess. (3,12) ήρξατο τρόμος άπό χειρών, (ib. 114) κεφαλής τρόμος.
Usuale da Omero (es. Γ 34 θπό τε τρόμος ελλαβε γυΐα).

490. τρόπος - caratteristica, tipo (di una malattia).


ι, I 18, II 17, III IO, VII 3, X 16, XX 26, 31, XXIII 9, XXV 1, XXVI 174, 314,
Il sostantivo è riferito a έπαρμα in I 18 (ήν δέ ó τρόπος αυτών -sc. των έπαρμάτων- χαϋνα,
μεγάλα ecc.) e a πυρετός (es. II 17 φρικώδεες πυρετοί... ό δέ τρόπος ήμιτριταΐος, cfr.
XXV 1). Negli altri casi è impiegato con un aggettivo in un sintagma accusativale nel
significato di « nel modo tipico di... », es. Ili io: τό μέν όλον ΰπενόσεον, ού τον
φθινώδεα τρόπον, πυρετοϊσι φρικώδεσι ...., VII 3 (°i συνεχέες πυρετοί) ... παροξυνόμενοι
δέ πάσι τριταιοφυέα τρόπον, Χ ι6 κοιλίαι , καί εΐ τΰχοιεν έφυγραινόμεναι κακοήθεα
τρόπον...., cfr. XXVI 174. 3Ι4
La presenza di questo termine nella terminologia medica non ofire particolarità no
tevoli, in quanto esso conserva i principali impieghi semantici e sintattici che gli so
no propri.

491. τρωμάτιον - piccola ferita.


3, IV 3... τό ερυσίπελας... επί σμικροϊσι τρωματίοις έφ' όλφ τω σώματι...
Le prime attestazioni sono nel CH.

492. ύγιείη - (qui) guarigione.


1, XI 4 πεπασμοί ταχύτητα κρ ίσιος καί άσφάλειαν ΰγιείης σημαίνουσιν.
Il termine, di per sé, è di uso comune. Le parole appartenenti alla famiglia di θγιής
sono state studiate da N. van Brock (m), secondo la quale esse, e soprattutto υγιής,
indicano di per sé soltanto lo stato normale dell'organismo in quanto non affetto da
malattie; se, a volte, è necessaria una traduzione con « guarito; guarigione » e simili,
essa è possibile solo in quanto risulta dal contesto, come nel nostro caso (per υγιής cfr.
ad es. l'iscrizione citata a p. 157 -IG IV i2, 122.53-54- άμέρας δέ γενηθείσας υγιής ε
ξήλθε , in cui una traduzione con « guarito » è legittima in quanto il contesto ci dice
che la persona in questione era prima malata); quindi υγιή γίγνεσθαι e ποιεϊν vor
ranno dire « guarire » (rispettivamente nel significato intransitivo e transitivo), in quan
to indichino un ritorno allo stato normale (cfr. p. 157 ss.). Per ΰγίεια, ad ogni modo,
si nota una tendenza verso il valore di « guarigione » anche al di fuori della lettera
tura medica, cfr. l'iscrizione di Dodona, citata a p. 157 n. 1, ιστορεί Λεόντιος περί

(224) op. cit. (n. 10), pp. 143-171.

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254 PIERANGIOLO BERRETTONI

τοϋ υιού Λέοντος, ή έσσεϊται ύγεία τοΰ νοσή


filosofiche, infine, del concetto di ύγίεια v. i
Connesso è l'avverbio che troviamo nel sintagm

493. υγιηρώς έ'χω ο διάγω - essere in b


1, V 2; 3, II 14, rispettivamente, γενομένου δέ
ρείου κατά χειμώνα μέν ύγιηρώς είχον τα πλε
πλείστοι διήγον έκινόσως, e, γενομένου δέ τοΰ
μέν χειμώνα διήγον ύγιηρώς πλην των φθινωδέω
L'aggettivo ύγιηρός è attestato direttamen
più raramente di υγιεινός ed è rarissimo nei
suo valore, esso, come υγιεινός, entra in un
ύγιής e ύγιαίνων, in quanto si oppone non so
ma anche a termini come «letale » (θανατώ
più « attivo » e, come tale, si trova applicato a
di influire sulla salute umana, es. Pi. N. 3.18 κ
Aer. 10 μετόπωρον ύγιηρόν (22S).

494. υγρός - umido.


ι, IV 3, V ι, 6, XXVI 300; 3, I 37, 198, 223, 245, II 5, 13, VII 5, XIII 21, 25, XVII
33. 33- 56. 172.
A parte i casi in cui è riferito a particolari condizioni atmosferiche (1, IV 3, V 1; 3,
II 5, 13I, l'aggettivo serve a caratterizzare la natura « umida » di determinate ma
lattie (όφθαλμίαι ύγραί: ι, V 6; 3, VII 5) ο di organi durante particolari affezioni pa
tologiche (κοιλίη, es. 3, I 37 κοιλίη ίιγρή πολλοΐσι λεπτοΐσι, cfr. 198, 245. XVII 33)' °·
infine, di vari tipi di flussioni (escrementi: 1, XXVI 300; 3,1223, XVII 33; espetto
razioni: 3, XIII 21; flussi del capo: 3, XIII 25; flussi polmonari: 3, XVII 172).
Scontato il fatto che ύγρός, attestato a partire da Omero, doveva appartenere alla
lingua comune, la sua introduzione nella terminologia medica, sia per quanto riguarda
i concetti teorici che sono alla base del suo uso (e dai quali prescindiamo) sia per
quanto riguarda il termine in sé, sarà senz'altro avvenuta anche tramite la mediazione
delle scienze precedenti, attraverso i filosofi naturalisti e, soprattutto, quelli più par
ticolarmente interessati a problemi medici. Ben noto è, ad esempio, il suo uso nell'in
dicazione di uno degli elementi della cosmologia antica (cfr. FVS III 441 s.v.); più
da vicino ci riguardano i casi in cui l'aggettivo è usato in accezioni fisiologiche ο medi
che, soprattutto in relazione alla teoria degli umori (cfr. FVS ib), argomento sul quale
sarebbe lungo soffermarci estesamente e che, del resto, esula dai nostri scopi. Tra i
vari brani di questo àmbito culturale che possono interessarci in quanto possibili fonti
per l'uso medico del termine, ricordiamo particolarmente quello relativo alla teoria
sulla salute di Alcmeone di Crotone (FVS I 215, 12) che abbiamo già avuto modo di
vedere s.v. θερμός. Un altro passo interessante, relativo alle teorie democritee sulla
sensazione ci è tramandato da Thphr. Sens. (= FVS II 114,32 ss.) : επειτα τούτον στε
ρεόν δντα και άλλόχρων έμφαίνεσθαι τοίς όμμασιν ύγροΤς· και το μέν πυκνόν οΰ δέχεσθαι
τό δ' ίιγρόν διιέναι- διό και τοϋς υγρούς τών σκληρών οφθαλμών άμείνους είναι πρός το
όράν — (si noti anche la presenza di σκληρός).
Dunque, anche per ύγρός, è quasi certa una mediazione della terminologia scientifica
precedente.
Connessi con questo aggettivo sono i due verbi :

495. εφυγραίνομαι - rilasciarsi (detto dell'intestino).


1, X 16 κοιλίαι τε γάρ, και εΐ τΰχοιεν έφυγραινόμεναι κακοήθεα τρόπον, ταχύ συνίσταντο.
Le prime attestazioni sono nel CH.

(223) ibidem pp. 165 ss. Per quanto riguarda la forma dei due aggettivi, quella « normale » è
υγιεινός <# ΰγιβσ-νο-ς ; ΰγιηρός che gli fa concorrenza si spiegherà con l'influsso di νοσηρός;
cosi N. van Brock.

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 255

496. καθυγραΐνομαι - stesso significato .


3, XIII 16, 17, usato in contrapposizione a έφίσταμαι: κοιλίαι ποικίλως έφιστάμεναι κα
πάλιν ταχύ καθυγραινόμεναι, περί δέ τελευτήν πάσι βιαίως καθυγραινόμεναι.
Le prime attestazioni sono nel CH\ ripreso da Aristotele (Pr. 863623), in seguito è
uso limitato.

497. ΰδατόχλοος e
498. ύδατόχολος - acquoso e di colore bilioso.
1, XXVI 244; 3, XVII 45, 257, 342 (nei primi due casi troviamo la seconda forma).
Anche questi due aggettivi sono usati nella descrizione delle evacuazioni intestinali
dei malati, cfr. ad es. (1, XXVI 244) άπδ δέ κοιλίης... λεπτά, πολλά, ύδατόχολα διήει.
Le prime attestazioni sono nel CU.

499. υδατώδης - acquoso


1, IV 14, V 12, 13, XVII 6, XXVI 258; 3, Vili 7, XVII 50, 54, 69.
A paté il caso di 1, IV 4, in cui è in un contesto atmosferico, l'aggettivo è usato
per lo più nella descrizione delle evacuazioni intestinali (es. 1, V 12, 13 καΐ διάρ
ροιαι χολοιδεες, πολλοίσι λεπτοΤσιν... εστι δ' οίοι και ύδατώδεες. πολλοΤσι δέ καί περίρροιαι
μετά πόνου χολώδεες, ύδατώδεες, cfr. I, XXVI 258) e dell'urina (es. 1, XVII 6 ούρα δέ
ύδατώδεα πολλά, cfr. 3. XVII 50, 54. 69).
Le prime attestazioni dirette dell'aggettivo sono nel CH, ma non è da escludere che
esso fosse in circolazione anche al di fuori di queste opere nella terminologia scienti
fica, come risulterebbe da citazioni relative alla filosofia presocratica in cui compare
la parola, usata in accezioni meteorologiche (cfr., ad es., a proposito di Metrodoro di
Chio discepolo di Democrito, FVS II 232, 37, da Aèt., ύδατώδους άναθυμιάσεως διά
την ήλιακήν έκκαυσιν γίνεσθαι όρμήν πνευμάτων) sia con l'accezione di ύγρός, a propo
sito della natura degli elementi (cfr., per Leucippo, FVS II 75, 18 ... τα ... δτομα.,.τά
μέν θερμά γίνεσθαι και πΰρια των σωμάτων,... τα δέ α|»υχρά και ύδατώδη ...). L'uso
che ne fa Iopocrate, il quale conosce, come abbiamo visto, anche l'accezione meteo
rologica dell'aggettivo, nasce, quindi, da una specializzazione che non rimane isolata,
cfr. ad es. Sor. 1.59 ιιελλοΰσης δέ γίγνεσθαι της τοΰ εμβρύου φθοράς ταΐς φθειρούσαις
παρακολουθεί κένωσις ύδατώδους..., Arist. HA 586a2g μεταξύ δ' ύγρότης ύδατώδης η αί
ματώδης, ό καλούμενος ύπό τών γυναικών πρόφορος.

500. υδρωψ (227) - idropisia.


1, IX 3; 3. ΠΙ 10, XII 14, XIII 32.
Ess. (If IX 3) ήν... δυσεντεριώδεα... τεινεσμοί, καί λειεντεοικοί καί φοώδεες, έστι δ'οίσι
και υδρωπες μετά τούτων καί δνευ τούτων, (3, XII 14) έθνησκον δέ τούτων ολίγοι ύπό
ΰδρωπος όρθοστάδην.
Le prime attestazioni sono nel CH. Ripreso da Arist. HA 58706 (πρώτον μέν ούν ΰδρωψ
έξερχεται γινομένου τοΰ εμβρύου καί Ληγνυμένων τών ύμένων), rimane come termine
tecnico della medicina.

501. υπακούω - reagire alla somministrazione di medicinali.


3> Vili 13 τά δέ διεξιόντα πόνους οό λύόντα τοίσί τε προσφερομένοισι δυσκόλως ύπακούοντα.
Si tratta di un'evidente specializzazione del verbo. È, ad ogni modo, di uso comune
in questa accezione, cfr. LSJ s.v. II 6.

(22β) pcr quanto i due verbi abbiano più ο meno lo stesso significato, la diversa prefissazione at
tribuisce loro sfumature diverse, insistendo έφνγραίνομαι sulla puntuatività del fenomeno, χαθνγραί
νομαι sul suo ripresentarsi, cfr. seconda parte 3.3.2. e 3.3.4.
(227^ Per la formazione v. seconda parte 2.3.13.

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256 PIERANGIOLO BERRETTONI

502. ύπεναντιόομαι - opporsi alla malattia.


1, XI 14 ΰπεναντιοΰσθαι τφ νοσήματι τόν νοσέοντα μετ
Le prime attestazioni sono nel CH) in seguito è di im

503. ΰπερβάλλων - in quantità eccedente.


3, X 2 ο δρα... οΰκ έκ τών προσφερομένων ποτών, άλλα πο
Usuale.

504. ύπνώδης - accompagnato dal sonno.


3, VI 15 κατείχε δέ ή τό κώμα συνεχές, οΰχ ΰπνώδες, ή μετά πόνων άγρυπνοι.
Le prime attestazioni dell'aggettivo sono nel CH e in E. HF 1049 (μή τόν εΰ τ' Ιαύον
Υπνώδεά τ' εύνδς εγείρετε;) ripreso da PI. R. 404 a άλλ'... Υπνώδης αϋτη γέ τις και σφ
λερά (sc. έξις) e da Arist., es. Phgn. 8o8a4 και Υπνωδέστερον τό πρόσωπον φαίνεται,
μήτε δεδορκός, μήτε σύννουν, in seguito è di uso limitato.

505. υποβρύχιος (m) - latente.


1, XXV 6, usato avverbialmente, έστι δ' οΧσιν άρχεται -sc. 6 πυρετός- μαλακώς και Υπο
βρύχια.
L'aggettivo è attestato, nel senso di « che sta sott'acqua », a partire da h. Hom. 33.12
(τήν δ'άνεμος... και κΰμα θαλάσσης θήκαν Υποβρυχίην), ed è in seguito usato nel senso
più generale di « posto sotto la superficie, profondo », anche in accezioni mediche (a
proposito di έκπυήσιες in Hp. Art. 12). Nel senso di « latente, che si sviluppa per gra
di » è di uso abbastanza comune nella terminologia medica (ad es. in Aret., cfr. LSJ
s.v.).

506. ΰπόκαρόομαι - esser colto da leggero sopore.


1, XXVI 278, 283, 326; 3,1 51, 99.
Il verbo è usato nelle forme ύπεκαροϋτο (3, I 51), Υποκαρωθείς (ib. 99 κεφαλήν επόνει
... και ίιποκαρωθείς κατεκλίθη), ΰπεκαρωθη negli altri casi.
Le prime attestazioni sono nel CH\ in seguito è ripreso, con un impiego limitato, da
scrittori medici.

507. ΰπόλήγω - cessare gradatamente.


1, XXII 19 ai δέ. αίμορραγίαι ΰπέληγον.
Le prime attestazioni sono nel CH; in seguito è raro.

508. ΰποπέλιδνος - un po' livido.


3, I 211, detto delle estremità, άκρεα ψυχρά, ύποπέλιδνα.
Le prime attestazioni sono nel CH; più frequente è:

509. ΰποπελιος - stesso significato.


1, XXVI 219 άκρεα ψυχρά ύποπέλια.
Le prime attestazioni sono nel CH; in seguito si trova per lo più in autori scientifici.

(228) cfr. seconda parte 1.3.2., dove sono esaminate le formazioni aggettivali con imo·.

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il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 257

510. ύπόσπληνος (229) - sofferente alla milza.


3, XVII 128 ήν δέ ύπόσπληνός te και καρηβαρικός
Le prime attestazioni sono nel CH.

511. υποστρέφω - a) ripresentarsi (detto di un sintomo);


b) avere una ricaduta.
ι, III 18, V 7, VI 12, Vili 6, 8, XVII 16, XX n, 28, XXI 9, XXII 6, XXVI 93. 207,
329, 340; 3, I 30, 72. 125, XVII 25, 138, 155, 176, 266.
Nel primo impiego è riferito in tutti i casi a πυρετός (es. 1, III 17 ss. ...τοίσι πλείστοι
αιν oil πολύν διαλιπόντες χρόνον ύπέστρεψαν οί πυρετοί πάλιν , cfr. VI 12; 3> XVII
25, 155, 176).
Per quanto riguarda l'uso del verbo nella seconda accezione, è interessante osser
vare una duplicità nella costruzione sintattica, che può essere sia impersonale sia
personale, analogamente a quanto abbiamo visto per il verbo di significato contrario
διαλείπω. La costruzione è chiaramente impersonale quando il verbo, nella forma
della terza singolare, è riferito ad una pluralità di persone, ο quando il paziente
è indicato al dativo (secondo i tipi 1, Vili 4 ss. εΐιγάρ τινας αυτών καί διαλίποι σμι
κρά, ταχύ πάλιν ύπέστρεφεν, ιό. 8 καί τούτων ένίοις ύπέοτρεφεν, cfr. XX 11, XXI9.
XXII 6, XXVI 207; 3, I 3°, XVII 266). In altri casi, invece, abbiamo una costruzio
ne chiaramente personale, come in I, V 7 (τοϊσι πλείστοισιν ύπέστρεφον ί230)).
Altrove, infine, non è facile stabilire di quale costruzione si tratti (es. 1, XXVI 93
πέμπτη -sc. ήμερη - ύπέστρεψεν ), anche se spesso si dovrà pensare ad una costruzione
personale (come in 3, I 72 δύο διέλιπεν απυρος, ύπέστρεψεν τεσσαρεσκαιόεκάτη, dove
la costruzione evidentemente personale di διέλιπεν fa pensare che anche ύποστρέφω
sia costruito cosi).
Il punto di partenza della specializzazione tecnica, nella terminologia medica, di que
sto verbo sarà da cercare nel suo uso intransitivo con il significato di « tornare » che
gli è spesso proprio a partire da Omero (es. θ 301 αύτις ύποστρέψας πρίν Λήμνου γαίαν
ίκέσθαι, Hdt. 4-120 μετά δέ τούτο ΰποστρέφειν ες σφετέρην και..., 124 ...αύτός δέ ύπο
στρέψας ήιε προς εσπέρην ecc.).
Il sostantivo corrispondente è:

512. υποστροφή - ricaduta.


1, III 19, XI 7, XVII 16, XVIII 20, XX 13, 16, 17, 23, 28, 30, 32, XXI 10, 12, 12,
XXII 6, IO, 15, XXVI 13, 95, 99; 3, I 129, 131, XVII 27.
I verbi usati con questo sostantivo, per indicare il verificarsi della ricaduta, sono
γίνομαι (ι, XVII 15, XX 28, 32) e εΙμί (ι, XXVI 12). Si noti, inoltre, l'interessante
espressione sintattica : (1, XVIII 20) οΰδ ' ές ύποστροφήν οΰδενί τούτων ήλθεν, e il
sintagma υποστροφή ύποστρέφειν (ι, XVII 15 s οΰδ' αί κατά λόγον γινόμεναι ύπο
στροφαί ύπέστρεφον).
Le prime attestazioni dirette del termine sono nel CH e in Hdt. 9.22 ( άναχωρή3ΐός
τε γινομένης και ύποστροφής ουκ εμαθον τό γινόμενον con il significato di « atto di
girare intorno », riferito alla cavalleria, che gli è proprio); ma è probabile che esso
fosse già nell'uso precedentemente ο contemporaneamente anche nell'àmbito lessi
cale della filosofia, come risulta da un brano relativo alle teorie di Anassagora, cfr.

(229) ibidem.
(230) Dove, per altro, non è chiaro quale sia il soggetto, sottinteso, di quelPiwtécrtQStpov: se i
malati, nel qual caso τοίσι πλεioxoujiv indicherebbe non « la maggior parte dei pazienti », ma « la
maggior parte dei casi », ο i disturbi nominati precedentemente. In questo caso il verbo si presente
rebbe, dunque, con una triplice possibilità di costruzione : impersonale, personale con soggetto « i ma
lati », personale con soggetto « i sintomi, i disturbi ». Resta da aggiungere che nei casi impersonali
si potrebbe pensare anche ad un soggetto sottinteso come ή νοϋσος, ό πυρετός e simili.

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258 PIERANGI0L0 BERRETTONI

Aét. in Doxographi Graeci ed. Diels p. 409 'Αναξαγ


τος άνχιπεσόνχος μέν στερεμνίφ αέρι, τή 6' υποστροφή
σενεχθέντος).
In seguito è suscettibile di tecnicizzarsi nella terminologia di diverse discipline (ad
es. nella retorica, es. xò καθ' ύποστροφήν σχήμα, cfr. Hermog. Id. 2.1 e nella gram
matica dove indica la ritrazione dell'accento, cfr. ad es. A.D. Synt. 134.18); con Ip
pocrate diviene termine tecnico della medicina ed è attestato in diverse parti del 67/.

513. δφαιμος (B1) - di complessione sanguigna.


3, XIV 4, nella descrizione delle malattie che colpiscono individui di determinate
complessioni fisiche : xò μελαγχολικόν και ΰφαιμον οί καύσοι και τά φρενιτικά και τα δυ
σεντερκόδεα τούτων ήπχεχο.
Le prime attestazioni sono nel CH; cfr. anche Arist. Phgn. 8o6b4 αϊ μέν ούν χροιαί
σημαίνουσιν ai μέν όξεϊαι θερμόν και ΰφαιμον...

514. φαίνομαι - apparire, verificarsi.


3, VI 20 ούδέ άλλο κρίσιμον ούδέν τοϊσιν οΰχως εχουσιν έφαίνετο.
Troviamo anche i composti:

515. επιφαίνομαι - verificarsi, aver luogo.


1, XVI 7, 10, 11, XIX 20, XXVI 336.
È sempre usato in riferimento a χά γυναικεία, es. (1, XVI 7) τήσι μέν ούν πλείστη σι ν
έν τοϊσι πυρεχοϊσι γυναικεία έπεφαίνετο κα'ι παρθένοισι πολλήσι τότε πρώτον έγένεχο.
Il verbo έπιφαίνω, nelle forme medio-passive con il significato di « mostrarsi, appa
rire » e simili, è attestato a partire da Omero (es. Ρ 650 ήέλιος δ' έπέλαμψε, μάχη
δ' επί πάσα φαάνθη, in Hdt. è spesso usato parlando di sogni, visioni e divinità, cfr.
ad es. 7.16 ... δ τι δή κοτέ έσχι xò έπιφαινόμενόν χοι έν τφ ΰπνφ..., 3>27 01 δέ έφραζον
ώς σφι θεός εϊη φανείς δια χρόνου πολλού έωθώς έπιφαίνεσθαι.... ).
La sua introduzione nella terminologia medica era quindi facilitata dal suo stesso
significato, il quale ha semplicemente subito un processo di specializzazione (cfr.
ancora Aph. 1.12 άτάρ και τοϊσιν έπιφαινομένοισιν, otov έν πλευριτικοϊσι πχύαλον ήν μέν
αύχίκα έπιφαίνηται αρχομένου, βραχύνει, ήν δ'ύστερον έπιφαίνηιαι, μηκύνει, ed è di uso
frequente in Sorano).

516. ύποφαίνομαι - stesso significato.


1, V 20 έν οίσι δέ ΰπεφαίνετο πάντα τά υπογεγραμμένα, μετά πόνου φθινώδεες.
Sul piano puramente semantico il verbo presenta, nel nostro caso, la difficoltà del
preverbio ύπο- che non sembra comportare una particolare sfumatura di significato,
al contrario di quanto avviene nei casi in cui questo verbo è usato, anche nello stes
so CH, dove è impiegato, ad esempio, per indicare la semi-apertura degli occhi, cfr.
Prog. 2 ήν χι ύποφαίνηται... χού λευκού.
Il verbo è, ad ogni modo, attestato a partire da Omero.

517. φακώδης - pallido (B2).


3, XIV 2, nel passo in cui sono descritte le caratteristiche fisiche delle persone che
hanno tendenza alla tisi: είδος δέ τών φθινωδέων ήν xò λείον, xò ύπόλευκον, xò φακώδες...
Le prime attestazioni sono nel CH; è di uso limitato per lo più a contesti medico
anatomici. Cfr. il corrispondente aggettivo φακοειδής (Arist. ecc.).

(231) Cfr. η. 228.


(232) propriamente « che ha il colore delle lenticchie (φακός) ».

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 259

518. φέρω - a) (trans.) causare, arrecare; b) (intrans.) sopportare.


1, II 12, VII 15; cfr., rispettivamente, ώς τά γε άλλα και μακρόιερα και εν πυρετοίσ
έόντα εύφόρως ήνεγκαν καί ούκ άπέθνησκον, περί ών γεγράψεται, e, ίδρωτες... κουφίζοντ
ουδέν, άλλ' ύπεναντίον βλάβας φέροντες.
Troviamo i seguenti composti :

519. παραφέρομαι - essere in uno stato di agitazione mentale.


3, XVII 283, nell'indicazione di uno stato delirico, ... σμικρά παρέλεγε, λήθη πάν
ό τι λέγοι, παρεφέρετο.
Il verbo, attestato dal V sec. (Hdt., S., Ar., CH ecc.), ha altri esempi nel CH del
l'accezione psicopatologica (cfr. ad es. παρενεχθείς in Prorrh. 1.21) che si trova an
che in opere non propriamente mediche (cfr. ad es., in un'accezione diversa, in rife
rimento all'instabilità dell'ubriaco, D.L. VII 183 έν μέντοι ταϊς οΐνώσεσιν ησύχαζε πα
ραφερόμενος τοϊς σκέλεσιν ). Il punto di partenza di questa specializzazione seman
tica andrà cercato nei casi in cui il verbo significa « fuorviare » e, al medio-passivo,
« lasciarsi fuorviare, errare », es. PI. Phdr. 265 b ... ίσως μέν άληθούς τινός εφαπτόμε
νοι, τάχα δ' αν και άλλ ο σε παραφερόμενοι ...
Un'altra accezione clinica del verbo è quella in cui indica la paralisi di un membro,
es. Arist. EN no2b22 άλλ' έν τοις σώμασι μέν όρώμεν το παραφερόμενον, έπί δέ τής ψυ
χής οϋχ όρώμεν.

520. προσφέρω - prescrivere, somministrare.


ι, XXIII 4, 5. XXV 14, 21; 3, Vili 12, Χ 2, XVII 117, 278.
Ess. (1, XXIII 4,5) (τά δέ περί τά νοσήματα, εξ ών διεγινώσκομεν, μαθόντες έκ τής ... φύ
σιος.... ) έκ των προσφερομένων, έκ του προσφέροντος, (3, VIII 12) τά δέ διεξιόντα πόνους
οΰ λΰοντα τοϊσί τε προσφερομένοισι δυσκόλως υπακούοντα, (ib. Χ 2) ούρα δέ πολλά μέν τά
διεξιόντα ήν, ούκ έκ των προσφερομένων ποτών, αλλά πολλόν υπερβάλλοντα.
Si tratta della specializzazione nella terminologia medica del verbo προσφέρω (di uso
comune) che parte dal significato generico di « porgere, offrire » (per cui cfr. ad es.
Pi. O. 9.108 τούτο δέ προσφέρων άεθλον, S. El. 434 ού γάρ σοι θέμις ... ουδέ λουτρά
τροσφέρειν πατρί, ecc.), soprattutto quando l'oggetto porto è un cibo ο una bevanda
(es. X. Cyr. 7.1.1. τφ δέ Κύριρ και τοις άμφ' αύτόν προσήνεγκαν οί θεράποντες έμφα
γεϊν και πιεϊν ετι ούσιν άμφ'ι τά ίερά). Come tale si trova più volte nel CH e, al
di fuori di esso, in contesti medici, es. PI. Phdr. 270 b ... φάρμακα και τροφήν προσφέ
ρων ύγίειαν και ήώμην έμποιήσειν, Chrm. 157 c ... προσοίσω τό φάρμακον τή κεφαλή.

521. υποφέρω, -ομαι - a) sopportare ; b) deperire, esser malato.


1. II 3, VIII 21; 3, XIII 4, XVII 269.
Ha il primo significato, più generico, in 1, Vili 21 (... έτι τούτοισιν άποστάσιες έγίνον
το, ή μέζους, ώστε ΰποφέρειν μή δύνασθαι, ή ....), il secondo, più tecnico negli al
tri casi, per cui cfr. (1, II 3) πρωί δέ τοϋ θέρεος άρξάμενοι δια θέρεος καΐ κατά χειμώνα
πολλοί τών ήδη πολύν χρόνον ΰποφερομένων φθινώδεες κατεκλίνησαν , (3, XIII 4- simile
a XVII 269) πολλοί γάρ τίνες άρξάμενοι κατά χειμώνα πολλοί μέν κατεκλίθησαν, οί δέ αυ
τών όρθοστάδην ΰπεφέροντο.
Il verbo è attestato a partire da Omero. Per quanto riguarda l'accezione di « sop
portare », essa è usuale (233); la seconda muove da una specializzazione che non sem
bra attestata prima di Hp., e, in seguito, è usata anche metaforicamente (es. Più.
Comp. Per. Fab. 1 πόλις ύποφερομένη πταίαμασι).
Cfr. anche Arist. Pr. 882b2g έν δέ τοΤς κατάντεσι, διά τό ύποφέρεσθαι τοις σκέλεσι, τοις
μηροΐς άποστηριζόμενοι πονοϋμεν αυτούς, ecc.

(233) E' da notare, ad ogni modo, che di questa accezione LSJ dà solo esempi posteriori (Isoc.,
X., PI., Aeschin., D., Arist., Phld., Sor.): essa è quindi da retrodatare.

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2Ó0 PIERANGI0L0 BERRETTONI

522. φθείρω - danneggiare seriamente, dis


3, VII 6 έπιφύσιες βλεφάρων, έξωθεν, έσωθεν, πολλ

523. άποφθείρω - abortire.


ι, XVI 14 f)3i δέ συνεκύρησεν έν γασιρί έχούσησι ν
οίδα.

Si tratta evidentemente di una specializzazione semantica che non sembra atte


stata prima del CH, e che in seguito non pare di uso particolarmente frequente. Il
sostantivo corrispondente è

524. άποφθορή - aborto.


3, I 191, 200 - Es. (191) : γυναίκα έξ άποφθορής νηπίου των περί Παντιμίδην τη πρώτη
πυρ έλαβε.
La parola è attestata per la prima volta in A. Eu. 187 (άλλ' οΰ καρανιστήρες όφθαλ
μωρύχοι δίκαι σφαγαί τε, σπέρματος τ'άποφθορφ παίδων κακοΰται χλοϋνις ) nell'acce
zione di ' rovina, morte rispetto alla quale il significato di « aborto » è eviden
temente una specializzazione secondaria. La parola non sembra di uso frequente (LSj
registra solo le attestazioni di Eschilo e del CH). È interessante notare che anche il
semplice φθορά conosce questa specializzazione semantica ed è attestato nella lettera
tura medica (Gal., Sor.) e in iscrizioni nel senso di « aborto »; cfr. anche il derivato
φθορεϊον « contraccettivo » (v. LSJ s.vv.).

525. φθίνω - esser malato di tisi.


I, XXIV 21 και γαρ προ φθίσιος και ήδη φθίνουσιν έπιγινόμενος κτείνει (sc. ό πεμπταίος
πυρετός).
Nell'accezione più generica di « consumarsi » a causa di una malattia, il verbo, sia
all'attivo sia al medio-passivo, è di uso comune anche al di fuori della letteratura
tecnica (ess. Horn. Ν 66y πολλάκι γάρ οί έειπε γέρων αγαθός Πολύιδος νούσφ ΰπ' άργα
λέη φθίσθαι..., S. ΟΤ 962 νόσοις ό τλήμων... έφθιτο, E. Ale. 203 φθίνει γαρ και μα
ραίνεται νόσο) ecc.), ma nell'accezione più specializzata di « esser malato di tisi »
non sembra attestato prima del CH, anche se la presenza anteriore di φθίσις nell'ac
cezione di « tisi » può far presumere che anche φθίνω fosse già suscettibile di questa
specializzazione. I due termini nominali connessi con questo verbo sono :

525. φθινώδης - a) tisico; b) tipico della tisi.


1, II 3, 6, 14, 35, III IO, 23, V 21, XXIV 13, 17; 3, I 159, II ig. III 10, V 5, XII
17, XIII 2, XIV 1.
Per la prima accezione (« tisico ») v., ad es., 1, II 3 (πρωί δε τοΰ θέρεος...πολλοί των
ήδη πολύν χρόνον ύποφερομένων φθινώδεες κατεκλίνησαν...) cfr. Ill 23, V 21, XXIV 13;
3, I 159, II 15' HI IO> XII ι7· XIV i); per la seconda (« tipico della tisi »), cfr. 1, III
10 (τό μέν όλον ύπενόσεον, ού τον φθινώδεα τρόπον πυρετοϊσι φρικώδεοι); nello stesso
significato, ma sostantivato, si trova in 1, II 6 (... οίσιν έρρεπεν ή φύσις έπΐ τό φθι
νώδες ), 14, 35. XXIV 17; 3. V 5, XIII 2. La tendenza alla tisi è indicata con il sin
tagma φέπειν επί τό φθινώδες (ι, II 6, XXIV 17).
Le prime attestazioni sono nel CH.

527. φθίσις - tisi.


1, XXIV 21 (visto s.v. φθίνω).

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 261

In questa accezione il termine è attestato anche in Hdt. 7.88 (πεσών δέ αίμα τε ήμεε
και ές φθίσιν περιήλθε ή νοϋσος), ed è di ampio uso nel CH. Ripreso da Aristotele,
e attestato anche in materiale epigrafico (v. LSJ s.v.), rimane termine tecnico della
medicina.

528. φλαΰρως εχω - trovarsi in cattive condizioni.


I, XIX 28 ... έπεί τοϊσί γε φλαύρως έχουσιν οϋχ αίμορραγίην, άλλα θάνατον σημαίνει.
Cfr. ad es., Hdt. 3.129 τή δέ δή όγδοη ή μέρη έχοντί οί φλαύρως...

529. φλεγμονώδης - a) che contiene flegma; b) di temperamento flegmatico.


1, V 16, XII n; 3, I 96, XIV 6.
Nel primo caso l'aggettivo indica la natura del materiale espulso dall'organismo (1, V 1
εμετοί φλεγματώδεες, cfr. XII 11; 3, I 96 διεχώρησε φλεγματώδεα). Nella seconda acce
zione è impiegato per indicare un organismo in cui il flegma è l'umore predominante;
gli individui di questo tipo sono descritti come soggetti a tenesmo in 3, XIV 6:
τεινεσμο'ι νέοιοι φλεγματώδεσιν.
Le prime attestazioni sono nel CH : la parola rimane nella terminologia medica. Anche
in questo caso, si osserva che, come molti aggettivi in -ώδης della terminologia m
dica, φλεγματώδης può indicare sia ciò che è caratterizzato dalla presenza di flegm
sia l'individuo che ha questa caratteristica.

530. φλεγμονή - infiammazione.


1, I 19, 25, II 31, XXVI 291; 3, IV 6, 20, V 2.
L'organo in cui è localizzata l'infiammazione è espresso con il genitivo (3, V 2 φλεγμο
ναί γλώσσης) ο con una preposizione (1, I 25 φλεγμοναί μβτ' οδύνης ές δρχιν έτερόρρο
ποι). Gli aggettivi usati per caratterizzare il fenomeno sono μεγάλη (es. 3, IV 6) e
ύπολάπαρος (es. 1, XXVI 291).
Le prime attestazioni dirette sono nel CH; Sorano (Gynaec. Ili 17, p. 105, 1 Ilberg =
FVS II 127, 21) attesta indirettamente un uso democriteo della parola, per quanto
sembri trattarsi in questo caso piuttosto dello pseudo-Democrito Bolos (v. FVS II 127
in nota) : ή φλεγμονή κέκληται μεν aicò τοϋ φλέγειν καί οΰχ, ώς Δημόκριτος είρηκεν,
άπό του αίτιον είναι το φλέγμα, e si confrontino anche i titoli di due opere pseudo
democritee περί οφθαλμών φλεγμονής e περί φλεγμονής γαργαρβώνος, che Diels (FVS
II 216, 21 e 24) colloca tra gli unechte Fragmente di Democrito, relativi a Bolos. È
probabile, ad ogni modo, che il termine avesse già una circolazione precedentemen
te al CH. Ripreso da Platone (Ax. 366 a) rimane nella terminologia medica.

531. φλυκταινίδιον - piccola pustola.


I, XXVI 232 φλυκταινίδια μέλανα.
Le prime attestazioni sono nel CH. In seguito è raro.

532. φόβος - paura di origine psicopatologica.


1, XVIII ι, XXVI 216; 3, I 206, XVII 239.
Il termine è usato nell'indicazione di stati psicopatologici, es. 1, XVIII 11 ... πολλά
παρέλεγον, φόβοι, δυσθυμίαι...
Sull'uso di questo termine nella terminologia medica non c'è molto da osservare; si
tratta, evidentemente, dell'uso particolarmente pregnante di una parola comune,
analogo a quanto abbiamo visto in contesti analoghi, ad es. per parole come λόγοι,
γέλίος ecc. Si confrontino, ad ogni modo, casi come Arist. de An. 403ai6 ss. τα τής
ψυχής πάθη...θυμός, πραότης, φόβος...

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262 PIERANGIOLO BERRETTONI

533. φοβερός - impressionante, paur


3, IV 17, detto di sintomi che impressio
essere particolarmente pericolosi, ήν δέ τα
Si tratta, anche in questo caso, di un ter
in un trattato medico.

534. φρενΐτις - frenite.


1, XVIII 25 .... οίσιν ουκ ευθύς έξ αρχής ή φρενϊτις ήρξατο.
Le prime attestazioni sono nel CH, dov'è di uso frequente (v. Littré 10, 73
mane come termine tecnico della medicina. Il suo derivato aggettivale è:

535. φρενιτικός - a) affetto da frenite; b) tipico della frenite.


I, VI 8, XII 3, XVIII 3, 21, XXII 3; 3- ΠΙ 5, V 6, VI 1, 26, 27, XI 1, XIV 5.
XVII 106.

L'aggettivo è usato più frequentemente nella prima accezione (1, XI


21; 3, V 6, VI 26, 27, XI 1, XVII 106; cfr., ad es., 1, XII 3 φρενιτικοϊσι μέν
σπασμοί..., XVIII 3 ... άτάρ και oi φρενιτικοί τηνικαΰτα πλείστοι έγένοντο και έθνησκον
τούτων οί πλείστοι). Nel secondo impiego si trova al plurale (τα φρενιτικά ) e avrà
il valore generico di «casi di frenite », es. 1, VI 8 ...ουδέ αποθανόντα ούδένα οΐδα
τότε καύσψ ουδέ φρενιτικά τότε γενόμενα, XXII 3 ύπό δέ χειμώνα.,., παρέμενον μέν και οί
καύσοι και τά φρενιτικά cfr. 3» VI 1, XIV 5·
Le prime attestazioni sono nel CH; rimane nella terminologia medica.

536. φρίκη - brivido.


3, XVII 231 ... έδοξεν άπυρος γενέσθαι,... πάλιν έθερμάνθη,... φρίκη, δίψα...
La parola è attestata a partire dal V sec. (Hdt., S., E., CH ecc.) soprattutto nel
l'accezione derivata di « brivido di paura, timore, orrore » e simili, cfr. ad es. Gorg.
Β il (= FVS II 290,22) ής (sc. της ποιήσεως) τούς άκούοντας εισήλθε και φρίκη περί
φοβος καί έλεος πολύδακρυς και πόθος φιλοπενθής, ecc. (per altri esempi v. LSJ s.v. 2).
Nel CH, e più in genere nell'accezione medica anche in opere non tecniche, indica
per lo più i brividi che accompagnano la febbre, cfr. ad es. Sor. 1.27 φρίκη καί πυρετός
IG 3 1424.19 φρ(ε)£κη κα'ι πυρετός, ecc.
L'aggettivo connesso è :

537. φρικώδης - a) accompagnato da brividi; b) affetto da brividi.


I, II 16, III II, XXVI 228, 266, 337; 3, I 162, 245, VI 6, XII 6, XIII 11, 32, XVII
39, 43, 66, 107, 143, 146, 215, 265, 305, 319, 339.
Nel primo significato è riferito a πυρετός (ι, II 16, III 11; 3, XVII 39, 43, 107, 305,
319), nel secondo, ovviamente, al paziente, a parte 3, XII 6 in cui è usato con κοιλίη
(κοιλίαι τε γαρ τοίσι πλείστοισιν ταραχώδεες, φρικώδεες).
L'aggettivo, oltre che nel CH, è attestato in E. Hipp. 1202 (ένθεν τις ήχώ χθόνιος, ώς
βροντή Διός, βαρύν βρόμον μεθήκε, φρικώδη κλύειν) e 1216 (,..ού πάσα μέν χθων ψθέγματος
πληρουμένη φρικώδες άντεφθέγγετ' ...) sicché, teoricamente, si porrebbe un problema di
anteriorità cronologica, anche se è probabile che l'impiego nella medicina sia origi
nario e che abbia dato, in seguito, adito alla possibilità di impieghi traslati di cui si
hanno altri esempi (cfr. LSJ s.v.). L'aggettivo torna in altri trattati del CH e nei
medici posteriori.
Il verbo connesso con questi termini è :

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 263

538. φρίσσω - avere un attacco di brividi.


3, XVII 261 φρίξασα ίδρωσε πολλφ θερμφ δι' όλου· δπυρος· εκρίθη.
Il verbo è attestato a partire da Omero nel significato di « essere increspato, avere
una superficie non liscia » (es. Ψ 599 τοϊο δε θυμός Ιάνθη, ώς εί τε περί σταχύεσσιν
έέρση ληΐου άλδήσκοντος, ότε φρίσσουσιν δρουραι, ecc.) ed in quello di « tremare di
fronte a qualcuno» (es. Λ 383 ...οΐ τέ σε πεφρίκασι λέονθ'ώς μηκάδες αίγες, Ω 775
πάντες δέ με πεφρίκασιν), significati che rimarranno, in seguito, comuni, intermedio
tra le due accezioni, ed alla base della seconda, è il significato « tremare (di freddo) »
presente in Hes. Op. 512 (θήρες δέ φρίσσουσ') e che viene specializzato nella termi
nologia medica e fisiologica nel CH e al di fuori di esso (cfr. anche Arist. Pr. 9630.33
διά ti πτάραντες καί οΰρήσαντες φρίττουσιν; ecc.).

539. φϋμα - tumore.


3, III 6, V 2, VII 3, rispettivamente, αΐδοίοισι φύματα; rò περί φάρυγγα φύματα, e φύ
ματα έξωθεν, Ισωθεν.
La parola è attestata anche è in Hdt. 3. 133 (Δαρείου δέ γυναικί έπί του μαστού έφυ
φΰμα). Rimane, in seguito, come termine tecnico.

540. φϋσα - flatulenza.


1, XXIII 16 ... φΰσαι, σιγώσαι, ψοψώδεες.
Il termine è attestato a partire da Omero nel significato di « mantice » (Σ 372 τόν
δ' εύρ' ίδρώοντα έλισσόμενον περί φάσας σπεύδοντα), ed è in seguito di uso abbastanza
comune in diverse accezioni che partono da quella fondamentale di « soffio, vento »
e simili. È frequente in trattati medici sia nel significato visto sia in quello di « ve
scica », cfr. LSJ s.v. Se l'accezione che ha nel nostro trattato dipenda da una spe
cializzazione tecnica ο da un uso comune nella lingua non è facile stabilire; la prima
ipotesi apparirebbe favorita dal fatto che tale accezione non si trova, a quanto ri
sulta dai dizionari, in autori non tecnici.

541. φυσώδης - a) accompagnato da flatulenza; b) affetto da flatulenza.


ι, XXVI 34; 3, XVII 272, cfr. rispettivamente nelle due accezioni, προσθεμένφ δέ
βόλανον φυσώδεα σμικρά διήλθε, e,... καί δή τότε καί ίκτερώδης εγενετο, φυσώδης...
Le prime attestazioni sono nel CH; ripreso da Platone e Aristotele, è in seguito raro

542. φΰσις - a) norma; b) costituzione fisica (individuale ο di un grupp


di pazienti).
1, II 6, XXIII 2, XXVI 101.
Il sostantivo è attestato con il primo significato in XXVI 101, indicando che un deter
minato fenomeno (in questo caso la depurazione lochiale) si verifica normalmente :
Φιλίνου γυναίκα... τεκοΰσαν κατά φύσιν καθάρσιος γενομένης καί τά δλλα κούφως διάγου
σαν

Negli altri due casi è usato con la seconda accezione, la cui importanza nella dot
medica antica è stata sottolineata, ad es., dal Deichgràber (op. cit. n. 14, pp. 40
cfr. rispettivamente έστι δ' οίσιν ήρξατο πρώτον τότε, οίσιν έρρεπεν ή φύσις επί το
νώδες, e, τά δέ περί τά νοσήματα, έξ ων διεγινώσκομεν, μαθόντες έκ τής κοινής φύ
απάντων καί τής Ιδίης εκάστου
Il termine è di uso troppo comune e noto nella terminologia scientifica e filoso
greca perché sia necessario soffermarsi su di esso. Si veda ad es. il libro di F. He
mann, Nomos und Physis, Basilea 1945.

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264 PIERANGIOLO BERRETTONI

543. χαροπός - che ha occhi brillanti oppure ch


grigio-blu i234).
3, XIV 3, nella descrizione delle caratteristiche fisiche
tisi (v. s.v. λείος).
L'aggettivo è usato per la prima volta da Omero come epiteto (es. λ 611 άρκτοι
τ' άγρότεροί τε σύες χαροποί] τε λέοντες) e rimane di uso per lo pili formulare come
reminiscenza omerica nella lingua poetica, cfr. LSJ s.v. 1 (235). Al di fuori di questo
uso è attestato in seguito nel doppio significato di « brillante » (detto soprattutto de
gli occhi) ο di « che ha gli occhi brillanti » (es. Philostr. Her. 12a. 1 βλέποντος χαροποϊς
τοις όφΟαλμοϊς intò τήν κόρυν οίον οί λέοντες έν αναβολή τοΰ ορμήσω) e in quello di « di
colore grigio-blu », soprattutto nella terminologia scientifica (cfr. Arist. HA 492a3 τοϊς
μεν γάρ έστι μέλαν, τοις δέ σφόδρα γλαυκόν, τοις δέ χαροπόν, ενίοις δέ αίγωπόν, δ ήθους
βέλτιστου σημείον και προς οξύτητα Οψεως κράτισιον).

544. χαϋνος - floscio, molle.


ι, I 18, detto di enfiagioni, (έπάρματα παρά τα ώτα) ήν δέ ό τρόπος^αύτών χαΰνα, μεγά
λα, κεχυμένα, οϋ μετά φλεγμονής, ανώδυνα.
L'aggettivo, attestato per le prime volte nell'ambito della lirica (Pindaro, Solone), in
dica propriamente la consistenza porosa, spugnosa di qualche cosa ed è quindi di uso
frequente in contesti anatomici in riferimento ai tessuti (es. Hp. Aph. 5.67) ο a certi
tipi di ossa (es. Art. 14). È, infine, suscettibile di impieghi metaforici al di fuori
della terminologia medica, per cui cfr. LSJ s.v. II.

545. χειμερινός - invernale; che si verifica durante l'inverno.


1, IV 9, XXII 2; 3, XV 8.
Nei primi due casi è usato in contesti atmosferici, mentre nel secondo è riferito a
νοΰσος , indicando tipi di malattie invernali (v. il passo s.v. θερινός ). L'aggettivo è
attestato direttamente a partire dal V sec. e, indirettamente, anche prima (cfr. FVS
III 470 s.v.).

546. (χέω) κεχυμένος - espanso.


1, I 18, detto di enfiagioni, (v. s.v. χαΰνος).
Si tratta della specializzazione del participio perfetto di χέω nell'accezione di « spar
gersi, espandersi». Connesso con χέω è anche il sostantivo:

547. χυμός - umore.


1, XV 19 πολύς μεν ούν μάλιστα ούτος'.ό ίχυμος έπεπόλασεν, dove, come risulta dal con
testo in cui si tratta di emorragie, l'umore in questione è il sangue.
Le prime attestazioni dirette di questa parola di importanza basilare nella medicina
antica sono, oltre che nel CH, in un frammento di Gorgia dov'è usata in un con
testo medico (FVS II 292, 14 s.) : ώσπερ γάρ των φαρμάκων άλλους άλλα χυμούς έκ τοΰ
σώματος εξάγει, και τά μέν νόσου, τά δέ βίου παύει.

(234) Come rileva giustamente Jones, p. 254 η. ι, non è possibile stabilire quale dei due significati
abbia l'aggettivo nel nostro brano, in quanto, come vedremo nel testo, entrambi gli sono comuni. Che
l'aggettivo indichi in questo passo il colore degli occhi e non la loro luminosità potrebbe risultare sia
dal fatto che le altre indicazioni del tipo fisico riguardano il colore, sia dal commento di Galeno (XVII/i,
726) εΰλογον rjv ού χαροπούς, αλλά γλαυκούς μάλλον είρήσθαι,..., έμοι μέν ούν διά ταΰτ'
εδοξεν άξιον ζητήσεως τό περί της χαροπών οφθαλμών χροιάς.
(235) Secondo Μ. Leumann {op. cit. n. 32), p. 309 χαροπός sarebbe, nel CH, una parola media
ta da Omero. Ma la sua ampia presenza nella prosa scientifica rende superflua questa ipotesi.

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 265

Inoltre a Democrito è attribuito un trattato περί χυμών (cfr. FVS Π 138, 22). Ma è
noto come la teoria degli umori sia sorta in un periodo anteriore ai trattati del CH
nell'àmbito della fisiologia presocratica, soprattutto come conseguenza della dottrina
anassimandrea degli opposti e di quella di Alcmeone di Crotone sulle δυνάμεις e l'im
portanza della loro Ισονομία ο μοναρχία per la salute del corpo i236). Troviamo, quindi,
il termine χυμός variamente attestato, anche se per lo più indirettamente, nell'àmbito
della filosofia presocratica (cfr. FVS III 477 s.v.) ed è quindi presumibile che esso
fosse già nell'uso nella terminologia scientifica preippocratica.

548. χολώδης - bilioso.


1, II 21, V 11, 13, 16, XII 11, XVII 4, XIX 12, XX 4, XXVI 48, 59, 82, 112, 116,
138, 142, 149, 157, 168, 169, 179, 198, 233, 305, 316, 322, 331, 342; 3, I 5, 83, 102,
121, 127, 149, 172, 230, 234, 237, Vili 6, XVIÌ 8, 14, 33, 65, 75, 101, 185, 206, 216,
288, 349.
Come φλεγματιόδης, questo aggettivo è usato per indicare la natura dei materiali eva
cuati dall'organismo, in particolare le feci e il vomito.
La prima attestazione diretta è nel CH. L'aggettivo, connesso con l'importante teoria
degli umori, rimane come termine tecnico della medicina ed in questo àmbito è di
impiego molto frequente in diversi contesti (oltre ad evacuazioni biliose, ci sono un
umore bilioso, una costituzione biliosa, febbri biliose ecc.; un'idea dei possibili im
pieghi di questo aggettivo si può avere, ad es., dall'indice (latino) dei termini di
Galeno (20, 89 s.v. biUosus) e dal ThG s.v. χολώδης). Sono, infine, da ricordare gli
impieghi traslati nel significato di « del colore della bile », e di « bilioso, iroso »,
cfr. LSJ s.v.
Composto con questo aggettivo è:

549. υποχολώδης - piuttosto bilioso.


3, I 113 κοιλίη ταραχώδης λεπτοΤσιν, ύποχολώδεσι.
Le prime attestazioni sono nel CH. Si veda anche l'aggettivo;

550. πικρόχολος - che ha un eccesso di bile amara.


3> XIV 8 ai μακραΐ διάρροιαι καί τα δριμέα διαχωρήματα και λιπαρά πικροχόλοισιν.
Le prime attestazioni dirette di questo aggettivo sono nel CH. Ή concetto di « bile
amara » è però anteriore e risale alla formulazione della teoria degli umori elaborata
dai fisiologi presocratici, soprattutto da Alcmeone e Diogene di Apollonia; per quest'ul
timo in particolare, si veda il brano seguente : (FVS II 58, 1 ss. da Gal.) πολύν μεν
γαρ οί άνδρες εκείνοι (sc. i contemporanei di Diogene) περί χρωμάτων έποιήσαντο λόγον,
ταΐς διαςροραΐς αυτών καί τά νοσήματα μεριζόμενοι, έρυθρόχρους τε τούς αίματώδεις και
πυρρόχρους, οίς ό πικρός πλεονάζει χυμός, και μελανόχρους, οίς <ό> μέλας, καί λευκό
χρους τοΰς φλεγματίας άποκαλοΰντες
N°n è da escludere, quindi, che anche πικρόχολος esistesse già nella terminologia me
dico-fisiologica. Il termine rimane, ad ogni modo, nella terminologia medica.

551. χράομαι - praticare un rimedio.


1, XXVI 206; 3. XVI 3, XVII 274.
È usato in questo significato nel primo caso : λουτροϊσιν έχρήσατο κατά κεφαλής.

(23β) Cfr. il famoso brano citato s. ν. θβρμός. Sulla teoria degli umori cfr. la breve ma chiara
esposizione di Jones, p. XLVI.

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266 PIERANGIOLO BERRETTONI

552. χρηστός - favorevole, opportun


I, Χ 6; 3, IV 34. VI ι8, Χ 5. ΧΠΙ ι8, XVII 122, 175·
L'aggettivo è usato in riferimento a ση μείον (ι, X 6 μοΰνον δέ χρηστόν και μέγιστον
των γενομένων σημείων και πλείστους έρρύσατο των Ιόντων έπ'ι τοϊσι μεγίστοισι κινδύνοι
σιν, οίσιν επί τό στραγγουριώδες έτράπετο και ές τούτο άποστάσιες έγίνοντο), a οΐιρον
(es. 3. IV 34 ··· χρηστών ούρων διάδοσις cfr. XIII 18, XVII 122) e a κάθαρσις (es. 3, Χ 5
ούτε ... ούτε καθάρσιας χρηστός είχεν, cfr. XVII 175)· In 3. VI 18 è usato quasi sostan
tivamente e indicherà il « sintomo favorevole » : ούρα τε πολλά λεπτά κρίσιμον οΰδέ
χρηστόν ουδέν έχοντα).
Il carattere sfavorevole di un sintomo può essere indicato premettendo a χρηστός
la negazione (3, XIII 18 πλήθος ούρων οΰ χρηστών, cfr. XVII 122).
Tra gli impieghi non tecnici di questo aggettivo, di uso, notoriamente, comune, sono
interessanti quelli che si riferiscono agli auspici favorevoli di sacrifici, particolar
mente vicini, in quanto si tratta di « segni », all'uso dell'aggettivo nella termino
logia medica in riferimento ai sintomi (cfr. ad es. Hdt. 5.44 ...έπείτε οί τά ίρά οϋ
προεχώρεε χρηστά θυομένφ επί Κρότωνα).

553. χρόνιος - di lunga durata, protratto nel tempo.


1, VI 24, Vili ι, X 18; 3, XII II.
È detto di malattie ο di sintomi, es. (1, X 18) χρόνια δέ και τούτοισι τά περί την
στραγγουρίην και έπιπόνως.
Si tratta della specializzazione di un aggettivo usuale da Omero.

554. μακροχρόνιος - di lunga durata.


3, VII 5 όφθαλμίαι ύγραί, μακροχρόνιοι μετά πόνων.
Le prime attestazioni sono nel CH. In seguito non è molto usato.

555. ψηλαφάω - tastare nervosamente.


3, XVII 321, nella descrizione di uno stato di agitazione acuta, ... περιεστέλλετο κα
διά τέλεος αΐεί σιγώσα έψηλάφα, ετιλλεν, εγλυφεν...
Il verbo è attestato a partire da Omero nel significato di « tastare, brancolare in cerca
di qualcosa » (es. 1 416 Κύκλωψ... χερσί ψηλαφόων από μέν λίθον είλε θυράων...) e sign
ficati derivati (« cercare, esaminare » ecc., v. LSJ s.v.). Nella terminologia medica
è usato anche in riferimento all'esplorazione ginecologica, ad es. in Hp. Mul. I. 40.

556. ψΐλωμα - perdita della pelle.


3, IV 15, nella descrizione delle conseguenze dell'erisipela, ... μάδησις όλης της κεφαλής
... και όστέων ψιλώματα και έκπτώσιες και πολλά γεύματα.
Le prime attestazioni sono nel CH.

557. ψυξις - freddo (sost.).


1, II 20, VII 15, XXIII 15, XXVI 86, 283, 303, 305; 3, I 68, 225, XIII 14, XVII 78,
86, 97, 104, 326.
L'intensità della sensazione è indicata con gli aggettivi πολλή (ι, II 20, VII 15; 3,
XIII 14, XVII 104) e σμικρά (ι, XXVI 283). Le membra in cui si verifica il raffred
damento sono espresse al genitivo (άκρέων : ι, II 20 ecc.). Il sostantivo corradicale
•ψύχος è limitato all'indicazione del freddo atmosferico.
Quella ippocratica sembra essere la prima attestazione diretta del termine, ma esso
doveva essere nell'uso già precedentemente nella lingua della filosofia presocratica, co

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 267

me risulta da diverse citazioni di autori che ci tramandano il pensiero di quei filosofi.


Cfr., ad es., per Anassimene FVS I 92, 28 σεισμόν δέ της γης έπί πλεΐον αλλοιουμένης
ύπό δερμασίας και ψύξεως, ecc. (per altri esempi della parola in questo àmbito, v. ib.
Ili 479 s.v.). Non ci sono elementi per stabilire se l'introduzione della parola nella
terminologia medica sia ippocratica ο anteriore al CH. Ad ogni modo, il termine,
nell'accezione medico-anatomica, ebbe fortuna come prova il suo impiego anche in
scrittori non tecnici, cfr. ad es. PI. Ti. 83 d ... και τεθνεώτος αϊματος έν ψύξει τε δντος,
Arist. Sens. 444a9 ...την ψύξιν τήν περί τον έγκέφαλον, ecc.
L'aggettivo corrispondente è:

558. ψυχρός - freddo.


ι, IV 13, V 2, XVIII 16, XXVI 36, 38, 42, 62, 66, 76, 108, 219, 275, 286; 3, I 80, 144,
165, 178, 187, 207, 207, 211, 219, 225, 226, 238, VI 11, XIII 13, XVII 38, 121, 298,
301, 315·

A parte i casi in cui è usato in contesti meteorologici, questo aggettivo è riferito a par
del corpo (in particolare alle estremità, δκρεα, ess. 1, XVIII 16, XXVI 36, 62 ecc. ecc
ο al sudore, in due sintagmi, uno nominale (ίδρωτες ψυχροί: ι, XXVI 42; 3, XIII 13
l'altro verbale (ίδρωσε ψυχρώ: ι, XXVI 38, 66, 275; 3, I 207, 219, 225).
L'aggettivo è usuale da Omero. Da esso derivano gli altri aggettivi :

559. περίψυχρος - molto freddo.


1, XVIII n δκρεα περίψυχρα.
Le prime attestazioni dirette sono nel CH, ma è probabile che l'aggettivo fosse già nel
l'uso, come risulta da un brano di Thphr. relativo alle teorie democritee (FVS II 11
29 περί δέ τοΰ φρονεΐν επί τοσούτον εΐρηκεν δτι γίνεται συμμέτρως έχούσης της ψυχής κ
τά τήν κρήσιν· εάν δέ περίθερμός τις ή περίψυχρος γένηται, μεταλλάττειν φησί). In
guito è di uso limitato. Aristotele ha περίηιυξις e περιψύχω.

560. υπόψυχρος - piuttosto freddo.


1, XVIII 14; 3, XVII 282, rispettivamente, ίδρώς έπΐ πλείστον ΰπόψυχρος, e, δκρεα πά
τοθεν ύπόψυχρα.
Le prime attestazioni sono nel CH; in seguito è di uso limitato.
A questo gruppo di parole appartengono i due verbi:

561. περιψΰχω - avere molto freddo dappertutto.


1, XXVI 87; 3, XVII 12, 48.
Il verbo è usato tanto al medio (nel primo caso : εβδόμη περιέψυκτο), quanto, intransi
tivamente, all'attivo (negli altri due casi, rispettivamente, περιεψυξε, ταχύ δέ πάλιν
νεθερμάνθη, e, είκοστή σμικρά περιεψυξε και ταχύ πάλιν άνεθερμάνθη ί237)).
Le prime attestazioni dirette sono nel CH. Ripreso da Aristotele (v. es. in nota), è
seguito di uso limitato, per lo più, a scrittori scientifici.

562. ύποψΰχομαι - raffreddarsi leggermente.


3, XVII 82 ... όψέ δέ περί ηλίου δυσμάς ύπεψύχθη σμικρά.
Le prime attestazioni sono nel CH; torna in medici posteriori.

(237) All'attivo è attestata anche la costruzione transitiva, cfr. ad es. Arist. Pr. 966bn ... ή ό
οί μέν δρόμοι πβριψΰχουσι τήν σάρκα.

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268 PIEKANGIOLO BERRETTONI

563. φδή - canto di natura nervosa.


ι, XXVI 58, nella descrizione di uno stato psic
ούκ ήδύνατο.
Si tratta, come per λόγοι, di un uso pregnant

564. ωμός - crudo, non maturato.


1, II 25, 29, V 11, VII 20, 23, XI 5; 3, I 189,
L'aggettivo indica, di solito, il carattere « n
si è verificato il processo di cozione, ed è u
zioni intestinali (es. 1, V 11 καΐ διάρροιαι χολ
δακνώδεσιν, cfr. XI 5, in cui è usato in contr
220, VI 17, XVn 288, 291), quindi all'urina
II 25 οδρα .... ωμή τινι καί άκαίρω ύποστάσ
... διετέλεον ωμά πτύοντες).
La parola è usuale da Omero nel significato di
κρέα έδμεναι) e di « non maturo » (es. Ar. Eq.
όστις αύτών ωμός εστίν ή πέπων η μή πέπων
è quindi specializzato nella terminologia med
con esso connesse, in seguito al sorgere dell
evacuazioni. Anche in questo caso abbiamo u
nella terminologia medica di parole desunte
una particolare accezione tecnica. Ripreso da A
υποχωρήσεις καί κατάρροι ιομοί λέγονται δια
medica soprattutto in riferimento ai processi

565. ωφελέω - essere di giovamento.


1, Vili 22, IX 5, XI II, XV 3; 3, I 189, XV 12
Es. (1, Vili 22) ... αποστασίες Ιγίνοντο... μείους
La prima attestazione del verbo è in Semon. 7.
τοι μάλιστα γίγνεται κακόν); la sua presenza
suo significato, eppure anche in questo cas
detto a proposito del suo antinomo βλάπτω
un'eco della terminologia filosofica, più pre

566. προσωφελεω - essere di giovament


3, XV 5 δοκεΐ δέ μοι προσωφελήσαι κατά λόγον
Attestato, anche se raramente, a partire da
Il sostantivo connesso con questi verbi è :

567. ώφελείη - giovamento.


1, VII 26 ... γράψαι δέ οΰκ έχω βλάβην ούδ' ωφε
Il sostantivo è usuale da Erodoto. In contesti
es. PI. Ly. 217 a εΐ γοΰν θέλοιμεν εννοήσαι τό
ωφελείας·... νόσος μέν δή κακόν, Ιατρική δέ ώφ

(238) V. S. V.

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 269

SECONDA PARTE

La struttura formale del lessico.

Le voci che abbiamo raccolto nel lessico del trattato preso


me sono 567 delle quali 200 sono aggettivi, 184 verbi, 163 sos
e 20 avverbi. In questa sezione verrano studiate le strutture
di questo lessico e si passeranno in rassegna i tipi di formazi
parole esaminate analiticamente nella prima parte; per ogni t
cheremo di intravedere le principali funzioni semantiche ad e
gate ed indicheremo anche quando sono attestate per la prim
le singole parole di ogni gruppo. Per brevità, le formazioni av
saranno esaminate insieme a quelle aggettivali.

1. Gli aggettivi.

Su un totale di 200 aggettivi e 20 avverbi contenuti nel les


hanno struttura polimembre; tra questi è necessario distingue
gettivi composti primari, b) aggettivi derivati mediante suffissaz
sostantivi ο aggettivi a loro volta composti, c) aggettivi comp
un primo elemento formato da particella ο preposizione.
i.i. Gli aggettivi e avverbi composti primari sono 21 (23®).
principali caratteristiche sono le seguenti.
1.1.1. Il primo elemento di questi composti non è mai costit
un tema verbale (manca, cioè, un composto del tipo di φερέοι
troviamo unicamente temi nominali, tra i quali prevalgono dec
quelli aggettivali (Αγρυπνος e" βραχΰπνοος, έτερόρροπος, ίθυθριξ e μελ
ίσχνόφωνος e τρηχυφωνος, κακοήθης, μακροχρόνιος, μεγαλόσπλαγχνος, μελ
μος, ταχυθάνατος, ταχυκρίσιμος, τριταιοφυής, ύπολευκόχρως) su quel
tivali che sono soltanto quattro ( καρηβαρής, μειξόπυος, υδατόχλο
ιόχολος). Come primo elemento del composto troviamo anche un
numerale (τρίμηνος, πεντάμηνος).
1.1.2. Nel secondo elemento del composto la prevalenza è de
nominali e aggettivali (άγρυπνος, δυσχερής, ίθυθριξ, μελανόθριξ, κ
καρηβαρής, ταχυκρίσιμος, μεγαλόσπλαγχνος, μελανόφθαλμος, μειξόπυος

(23β) Cioè: άγρυπνος e βραχΰπνοος, έτερόρροπος, ήμιτριταΓος, Ιθΰθριξ e μελανό


κοήθης, καρηβαρής, μακροχρόνιος, μεγαλόσπλαγχνος, μειξόπυος, μελανόφθαλμος, Γ
όρθοστάδην, ταχυθάνατος, ταχυκρίσιμος, πεντάμηνος e τρίμηνος, τριτσιοφυής, ίιδ
-χολος,'θπολευκόχρως.

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270 PIERANGIOLO BERRETTONI

νατος, ιρί - e πεντάμηνος, ΰδατόχλοος e - χολος


δυσα'νιο:, ήμιτριταΐος), di fronte a quelli ver
nati verbi (βραχύπνοος, έτερόρροπος, τριταιοφυή
1.1.3. Alcuni dei composti di questo tipo
mazioni dalla struttura analoga: si vedano i ti
ιος, ίθΰθριξ; μελανόθριξ: μελανόφθαλμος, τρίμην
ι.ΐ·4· Dal punto di vista funzionale, questi
quasi tutti del cosiddetto tipo « biplanare »
in gruppi semantici a seconda dei valori con
possono indicare, anzitutto, una caratteristic
congenita e caratteristica del suo είδος (Ιθΰθριξ,
ΰπολευκόχρως, τρηχΰφωνος), sia essa dovuta alla
al quale si possono aggiungere βραχΰπνοος, κ
indicano le caratteristiche fisiche di determ
ganiche: έτερόρροπος, ύδατόχλοος e -χολος, μ
riferisce all'indicazione delle condizioni gener
di tipo psico-fisico (άγρυπνος, δυσκόλως); un
sione temporale della malattia e il momen
(ταχυκρίσιμος, ταχυθάνατος, τρίμηνος, πεντάμη
Ι.Ι.5· Per quanto riguarda la cronologia
voci sicuramente attestate per la prima vol
έτερόρροπος, μελανόθριξ, ταχυκρίσιμος, μελανόφθαλ
πεντάμηνος, τριταιοφυής, ΰδατόχλοος e -χολός,
τρηχΰφωνος.
Si tratta, cioè, delle voci più tecniche, mentre le altre, di impiego
più generico, sono attestate anche prima del CH, dove sono introdotte
più che altro in seguito ad una specializzazione semantica. Le forme at
testate a partire dai trattati ippocratici si rivelano come le più <r tecniche »
anche perché, come abbiamo avuto modo di vedere nei singoli lemmi,
la maggior parte di esse è limitata a trattati medici, o, più in genere,
scientifici, al di fuori dei quali sono spesso addirittura assenti.

(240) per questa definizione, v. E. Benveniste, Fondements syntaxiques de la composition nomi


nale, BSLP LXII (1968), pp. 15-31, soprattutto pp. 25 ss. Composti « biplanari » sono quelli del tipo
άργυρότοξος (ί classici bahuvrìhì), che « implicano una costruzione sintattica complessa » (p. 25) e
risultano dalla « contrazione di due proposizioni logicamente anteriori e sintatticamente distinte » delle
quali « l'una è predicativa di qualità (are est d'argent), l'ialtra predicativa di attribuzione (arc-d'argent
est-à X) » (p. 26). La loro « struttura formale non è omologa alla struttura sintattica di questi composti
quanto al numero dei termini. La struttura formale è binomica (i due membri dell'unità morfologica);
ma la struttura sintattica è trinomica; al di sopra dei due termini enunciati, essa include un termine
non enunciato, ma necessario, l'attributario ». Essi « combinano la funzione sintattica e la funzione
semantica; sono biplanari » (p. 28).

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 271

1.2. Aggettivi derivati con suffissazione da sostantivi 0 aggettivi composti.

1.2.1. Si tratta di formazioni aggettivali in -ικός e -ώδης: δυσεντερικός


e δυσεντεριώδης, καρηβαρικός, καρδιαλγικός, κυναγχικός, λειεντερικός e λειεντε
ριώδης, μελαγχολικός, στραγγουριώδης.
L'interesse di queste forme consiste di due elementi:
1.2.2. Innanzi tutto si osserva la compresenza di forme in - ικός e in
-ώδης (δυσενιερικός: δυσενιεριώδης, λειεντερικός : λειεντεριώδης). Questo fatto
è facile da spiegare, in quanto i due suffissi erano entrambi tipici della
terminologia medica, come vedremo, nell'indicazione sia di malati sia di
malattie; è quindi facile pensare ad un loro frequente conflitto ed alla
possibilità di ondeggiamenti tra le due formazioni.
1.2.3. Accanto a queste forme suffissate coesistono spesso aggettivi
composti veri e propri: δυσεντερ ικός, - ιώδης : δυσεντερος, καρηβαρικός: κα
ρηβαρής, καρδιαλγικός: καρδιαλγής, κυναγχικός: κυνάγχης, μελαγχολικός: μελάγ
χολος.

Almeno a prima vista la ragione di questo fatto è oscura, tanto più


che le diverse formazioni hanno lo stesso significato e coesistono negli
stessi autori (abbiamo visto la coppia καρηβαρής: καρηβαρικός nel nostro
trattato). È possibile però tentare alcune spiegazioni.
1.2.4. Raramente si tratta di una differenza semantica, come nel
caso di κυνάγχης; κυναγχικός . Il nome dell'angina (κυνάγχη, composto di
κυων e άγχω « soffocare, strangolare ») nasce da un'evidente specializza
zione ed è un'estensione della terminologia veterinaria, in quanto indi
cava in origine l'angina del cane, cfr. Arist. HA 604 a 4 s. ot δέ κΰνες
κάμνουσι νοσήμασι τριαίν' όνομάζεται δέ ταΰτα λύττα, κυνάγχη, ποδάγρα,
(ma il senso della composizione rimase vivo, se il sostantivo poteva in
dicare anche il guinzaglio) : v. LSJ s.v. Ora, da κυνάγχη, già specializ
zato nel senso di « angina », si è derivato, con il suffisso - ικός, l'aggettivo
κυναγχικό; , mentre il composto κυνάγχης ha conservato il valore di
« strangolatore del cane», attributo di Ermes in Hippon. 1.
1.2.5. Altre volte la differenza sarà di piani stilistici, in quanto il
derivato suffissale è tipico, come più tecnico, delle opere mediche, men
tre il composto è usato, ad esempio, nella lingua poetica. Cosi δυσέντερος
è attestato nell'epico Nic. Al. 382 e μελάγχολος in S. Tr. 573.
1.2.6. Queste considerazioni spiegano solo una parte di queste for
me, non tutte, in quanto spesso le due formazioni si trovano entrambe
in autori medici ed anche in uno stesso autore.

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272 PIERANGIOLO BERRETTONI

Più in genere dovremo vedere nella diffusione


l'estendersi di un processo di tecnicizzazione de
feriva ricorrere alla derivazione per mezzo dei suf
piuttosto che alla composizione, creando delle f
immediatamente, per la loro stessa struttura f
specializzate; tanto più che, come abbiamo vi
-ώδης e, in misura minore, in -ικός, era uno stru
la possibile polivalenza funzionale di queste fo
indicare tanto le caratteristiche di una malatt
quanto il paziente affetto da essa.
Si noti, infine, a conferma di questa tenden
delle forme suffissate, che, mentre la maggior p
propri che abbiamo visto si muovono in àmbiti
loro, le forme suffissate si riferiscono tutte all'in
ο un disturbo.
1.2.7. Com'è ovvio attendersi, le prime attestazioni di questi agget
tivi sono nel CH, tranne per καρηβαρικός che è forse attestato anche in
Antifonte Sofista.

1.3. Aggettivi composti con una particella 0 una preposizione.

1.3.1. A parte l'isolato ήμιτριταΐός, osserviamo, anzitutto, il grup


po delle dieci voci che hanno come primo elemento εΰ- e δυσ- (εΰπνοος,
δΰσπνοος, εύφορος, δΰσφορος, δυσχερής, ευσταθής, δΰσκριιος, δυσάνιος, e gli
avverbi εΰτάκτως e δυσκόλως), alcune delle quali si raggruppano in cop
pie antitetiche (εΰπνοός: δΰσπνόός, εύφορος: δυ'σφορος).
Le loro funzioni non sono dissimili da quelle degli altri composti,
indicando una caratteristica fisica (εΰπνοος, δΰσπνοος) ο la condizione del
paziente (εύφορος, δυσφορος, δυσάνιος), la natura della malattia ο di un
fenomeno connesso (δυσχερής, δΰσκριτος, ευσταθής, δυσκόλως, εΰτάκτως).
Di esse, εΰπνοος e δΰσπνοος sono attestate a partire dal CH.
1.3.2. Gli aggettivi e avverbi composti con il cosiddetto à- privativo
sono 21 (άθυμος, άκαιρός, ακατάστατος, άκρητος, άναυδος, ασαφής, ασφαλής,
άχροοο, αβλαβής, άδιψος, άνοσος, ανώδυνος, άπεπτος, άπυρος, άφωνος, a cui
vanno aggiunte le formazioni avverbiali άναισθήτως, άνελπίστως, άσινέως,
άτρεμέως, άκρίτως, άσήμως).
Essi indicano una condizione fisica ο psichica del paziente, di un
suo organo ο di una funzione organica (άθυμος, άναυδος, ασαφής, άχροος,
άδιψος, άνοσος, άπυρος, più gli avverbi άναισθήτως, άνελπίστως, άτρεμέως),
ο il carattere di un sintomo ο di una malattia ( ακατάστατος, άκρητος, ασ
φαλής, άβλαβής, άπεπτος, άσινέως,'άσήμως).

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 273

In riferimento al modo di vita del paziente che può provocare una


malattia troviamo άκαιρος.
Quasi tutti questi aggettivi sono, direttamente ο indirettamente, at
testati già prima, 0 quanto meno contemporaneamente, del CH) gli unici
che sembrano usati per la prima volta nel CH sono ακατάστατος, άπεπτος,
άναισθήτως, cioè, anche in questo caso, le forme più tecniche e di uso
più limitato alla terminologia medica. Negli altri casi si tratta, per lo più,
di forme di uso comune e suscettibili di varie specializzazioni tecniche a
seconda dei contesti in cui sono inserite.
1.3.3. Più interessanti, in quanto più tipiche e tecniche, sono le
formazioni aggettivali con ύπο-, che sono presenti nel nostro trattato
in numero di 18 (υπέρυθρος, ύπολάπαρος, ΰποπέπων, ύπόσυχνος, υποβρύ
χιος, ύπόλευκος, ύπολευκόχρως, ύπομέλας, ύποπέλιδνος, ύποπέλιος, ύπόσπλη
νος, όφαΐμος, ύποχολώδης, ύπόψυχρος, ύπόγλισχρος, ύπόλεπτος, ΰπόπαχυς, ύπό
ξανθος). Il carattere più specializzato e tecnico di queste forme risul
ta chiaramente da un insieme concomitante di fatti: il secondo mem
bro del composto è per lo più un aggettivo (o un derivato suffissale)
di per sé tecnico, se non propriamente nell'àmbito della terminolo
medica, almeno in quello della terminologia genericamente scientif
(anche aggettivi come ερυθρός e ψυχρός si possono considerare, en
certi limiti contestuali, « tecnici »); tutte queste forme, tranne υποβρύχι
sono attestate per la prima volta nel CH, e alcune sicuramente nel
stro trattato; tutti questi termini, infine, sono di uso limitato e n
compaiono più al di fuori del CH oppure sono ripresi da autori med
ο genericamente scientifici (come Aristotele e Teofrasto) ο in conte
medici ( υπέρυθρος in Platone, όφαιμος in diversi autori ma in cont
analoghi, per lo più in riferimento a parole che indicano gli occhi). Tut
questi dati (relativa abbondanza delle formazioni e loro carattere t
nico), fanno pensare che la derivazione di aggettivi bi-membri con ύ
fosse uno dei procedimenti lessicali più tipici della terminologia sci
tifica in genere e medica in particolare. Uno spoglio sistematico del
farebbe senz'altro risaltare meglio la funzione e l'estensione nella
minologia medica di questo tipo derivativo.
Un altro fatto rilevante è che, mentre l'intero composto, come
biamo visto, è, a parte il caso di υποβρύχιος , attestato a partire dal CH
il secondo membro è quasi sempre un termine preesistente e a vol
addirittura di uso comune, salvo che nel caso di ύπολάπαρος, ύποπέλιδνο
-πέλιος, ύπόγλισχρος, in cui anche i rispettivi secondi membri sono a
testati per la prima volta nel CH. È questo un dato (che vedremo n
particolari esaminando le singole formazioni suffissali) di cui andrà
nuto conto in una valutazione complessiva della formazione della t

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PIERANGIOLO BERRETTONI
274

minologia medica e che dipenderà evidentemente dalla c


cupazione di una precisione descrittiva che caratterizza il re
Epidemie.
Se poi, per quanto riguarda in particolare le formazioni con ΰπο
esistesse già un modello,per esempio nell'àmbito della terminologia di
altre discipline, non sembra possibile stabilire con esattezza a causa del
la povertà dei materiali a nostra disposizione (241).
Per quanto riguarda la funzione di queste formazioni, la maggior
parte di esse appartiene al tipo υποπόλιος, cioè a quel tipo che, secon
do il Sommer (242), indicherebbe non tanto il fatto negativo di rimanere
al di sotto di una certa qualità, quanto, positivamente, la vicinanza e
la somiglianza a questa qualità cosi come in tedesco blaulich e in ita
liano bluastro che si definiscono più in base alla loro somiglianza che
alla loro non-uguaglianza con il blu.
Abbiamo, quindi, la serie degli aggettivi che indicano una qualità
tipica, soprattutto un colore (υπέρυθρο;, ύπόλευκος, cfr. ΰπολευκόχρως, ύπο
μέλας, ύποπέλιδνος e πέλιος, ύπόσυχνος, ύπόψυχρος, ύπόγλισχρος, ΰπόλεπτος,
υπόπαχυς, ύπόξανθος).
Ci sono, poi, esempi del tipo ύπάργυρος, ΰπόξυλος, ecc. (243) che in
dicano, propriamente, qualcosa che si trova sotto la superficie: υφαιμος
(propriamente « che ha il sangue sotto la superficie », aggettivo che è
per lo più detto degli occhi, cfr. LSJ s.v., poi genericamente « san
guigno»), ύπόοπληνος, ΰποχολώδης, se il loro valore originario è quello
di « unler der MHz (o «sotto la bile») leidend » (244). A questo gruppo
apparterrà, forse, l'aggettivo di non facile interpretazione ύπολάπαρος (245).
1.3.4. Abbiamo, infine, gli aggettivi composti con altre preposi
zioni e particelle. Innanzi tutto έπι- (επίκαιρος, έπαφρος, έπιεικής, έπίξη
ρος, επώδυνος, έπίπονος , più l'avverbio έπινόσως ) che indicano per lo
più uno stato (έπώδυνος, έπίπονος, έπινόσως ) ο una qualità (επίκαιρος,
έπαφρος, επιεικής, έπίξηρος (246)); παρα- (παράληρος, παραμήκης, παραπληγι

(,24i) E' interessante osservare che, per quanto ci è dato di inferire da ciò che ci rimane, le for
mazioni aggettivali con ΰπο- non dovevano essere molto frequenti nella prosa scientifica precedente;
ad es. forme di questo tipo sono molto rare nei Presocratici, cfr. FVS 111, 448 ss. Evidentemente la loro
diffusione fu molto ampia a partire dal CH.
(242) Ahhjjavàjrage und Sprachu/issenschaft, Monaco 1934, pp. 1 ss.
(243) ibidem pp. 17 ss.
(244) ibidem p. 23.,Ο sarà forse da vedere in queste espressioni qualcosa di analogo ai nostri «in
sufficienza epatica, renale » e simili?
(245) v. s. v. nel lessico.
(2Ίβ) iqon sempre è chiaro il valore conferito alla formazione aggettivale da questo preverbio che
a volte conserverà traccia del valore locativale di επί, indicando un fenomeno che si verifica alla su
perficie di qualcosa (ξηρός: έπίξηρος ), e altre volte avrà un valore intensivo. Tanto più che in al
cuni casi la forma con έπι- coesiste con altri tipi di formazione, ad es. in -ώδης (όδυνώδης: επώδυ
νος, αφρώδης: επαφρος). Se nel caso di όδυνώδης, επώδυνος sembra intervenire la differenza
che il primo indicherebbe l'essere accompagnato ο caratterizzato da dolore (detto di un sintomo) e

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 275

κός); περι- con funzione per lo più accrescitiva ( περίψυχρος, περιεσιικός).


κατα (κατακλινής, κατακορής) ; συν- (συγγενικός, συνεχής), δια- (διαφανής);
ano- (άπόσιτος); άμφι- (άμφημερινός); μετα- (μετέωρος).
Tra questi aggettivi, quelli attestati per la prima volta nel CH sono 10
(άπόσιτος, επαφρος, έπίξηρος, κατακλινής, κατακορής, παράληρος, παραμήκης>
παραπληγικός, περιεστικός, συγγενικός).
Anche in questo caso si tratta, per lo più, di derivazioni da termini
preesistenti e di formazioni destinate a rimanere di uso limitato a con
testi tecnici.

1.4. I suffissi derivativi.

Le singole formazioni saranno esaminate in ordine decrescente di


frequenza.

I.4.I. -ώδης
Le formazioni con questo suffisso sono le più numerose, in numero
di 44 (247), nonché le più caratteristiche e tecniche.
È noto (248) come queste formazioni fossero in origine dei composti
il cui secondo elemento era ricavato dalla radice od- (cfr. lat. odor)·,
il senso di questa composizione sarebbe propriamente quello di « che
ha odore di », conservato in Omero (es. β 339 ευώδες ελαίον) e in se
guito molto raramente e dove lo permetteva la struttura del composto
(άνθεμώδης in Sapph., Β., Α., E., Ar.); anche nel nostro trattato ab
biamo incontrato l'aggettivo δυσώδης « maleolente ».
Ben presto però quest'elemento scadde al rango di semplice suf
fisso nella derivazione di aggettivi per lo più desostantivali che indi
cano una somiglianza 0 più semplicemente una qualità; già in Omero
(N 53) λυσσώδης ha il valore di « in preda all'ira ».
Queste formazioni divennero presto molto numerose, tanto che si
contano più di 1.250 parole che contengono questo suffisso, delle quali

il secondo il trovarsi in uno stato doloroso, la differenza tra αφρώδης e έπαφρος sfugge.
Si presenta la necessità di un esame lessicale sistematico del CH, in questo caso delle formazioni
con έπι- e del loro rapporto con altri tipi derivalivi.
(247) Cioè: άλμυρώδης, άσώδης, άφθιόδης, αφρώδης, βηχώδης, βραγχώδης, γαλακτώδης,
δακνώδης, διψώδης, δυσεντεριώδης, δυσώδης, είλεώδης, ελαιώδη-, ελκώδης, θανατώδης, Ικτε
ριώδης, Ικτερώδης, Ιώδης, καυσώδης, κοπιώδης, κριμνώδης, κωματώδης, λειεντεριώδης, λι
γνυώδης, μινυθώδης, ξυοματώδης, όδυνώδης, πτερυγώδης, πυώδης, πυρετώδης, φοώδης, σκο
τώδης, στραγγουριο')δης, ταραχώδης, τεινεσμώδης, ΰδατώδης, υπνώδης, φακώδης, φθινώδης,
φλεγματώδης, φρικώδης, φυσώδης, χολώδης, ΰποχολώδης.
(248) cfr. P. Chantraine, La formation ecc., cit. (n. 85), pp. 429 ss.

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276 PIERANGIOLO BERRETTONI

meno di 500 appartengono al periodo class


fitto soprattutto la prosa, mentre la lingua
esempi (i più numerosi sono in Euripide (2X
le scienze, ed in particolare quello della med
che una parola cosi formata si qualifica qu
tecnica. Basta scorrere l'elenco delle formazion
Buck-Petersen (251) per vedere come la loro
tori di scienza, come Teofrasto e Aristotel
228 parole sono riportate come attestate pe
Per quanto riguarda gli aggettivi in - ώδη
sono nella grande maggioranza dei casi des
no, anche se più rari, formazioni deverbal
μινυθώδης: μινυθω (ο forse formato su μίνυ
aggettivi (άλμυρώδης: αλμυρός).
Quasi tutti sono attestati per la prima vo
se, in particolare nel nostro trattato), fuorch
τώδης, che sembrano attestati, indirettamente
δυσώδης, attestato anche in Erodoto, ελκώδης, κρ
per i quali non è prudente stabilire una c
stazioni, trovandosi anche in autori più 0 m
Euripide e Aristofane; si può solamente s
le altre formazioni analoghe, che anche il
fosse quello medico-scientifico.
Dal punto di vista della loro funzione, ess
indicare una qualità; è il loro uso più gen
l'impiego di queste formazioni nelle altre s
usati nella descrizione di determinati fenom
evacuazioni (άλμυρώδης, αφρώδης, γαλακτώδης, δ
κριμνώδης, ξυσματώδης, ύδατώδης, φλεγματώδης
ne dello stato momentaneamente patologico di
γλώσσα λιγνυώδης, πνεΰμα μινυθώδες), e, pi
che fisiche del paziente (φακώδης), ο, infine, d
(θανατώδης).
L'altro gruppo di aggettivi, più specifico
ca, indica le caratteristiche tipiche di una m
λειεντερίη « lienteria » : λειεντεριώδης «tipico de
νεσμώδης, σιραγγουρίη: σιραγγουριώδης, ecc.

(24β) cfr. C. D. Buck - W. Petersen, A reverse Index of Gr


s.d., p. 698.
(25°) cfr. Chantraine, op. cit., p. 431.
(251) op. 01/., pp. 708-715.

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 277

Come abbiamo avuto occasione di vedere analiticamente nel lessico,


la caratteristica più importante di quest'ultimo gruppo di aggettivi è
loro polifunzionalità, per cui essi possono indicare, a seconda del co
testo, sia la caratteristica di una malattia, e, al neutro, il singolo cas
di essa, sia il paziente che ne è affetto; cosi, ad es., στραγγουριώδη
indica « tipico della, accompagnato dalla stranguria » (περίρροιαι στραγγ
ριώδεες), ma tò στραγγουρ ιώδες è, più semplicemente, la stranguria (.
έπί tò στραγγουρ ιώδες έτραπετο); άσώδης indica «affetto da nausea», m
άσώδης πυρετός è la febbre accompagnata da nausea; lo stesso vale p
δυσεντεριώδης (es. δυσεντεριώδεες εγένοντο ούτοι πάντες di fronte a ες
σεντεριώδεα έτελευτησεν ), a proposito del quale abbiamo avuto modo d
vedere come a volte Ippocrate usi questi aggettivi nel senso di « sing
lo caso della malattia in questione», non solo al neutro, ma anche a
maschile (es. I, V 9 κατά δέ θέρος καί φθινόπωρον δυσεντεριώδεες και
νεσμοί και λειεντεριώδεες).
1.4.2. Le formazioni più numerose, dopo quelle in -ώδης sono que
le tematiche, presenti nel nostro trattato con 40 voci(252). Dato che
parte il caso di ωμός, κακός, κοΰφος, si tratta di aggettivi composti che
abbiamo già esaminato, non ci sembra necessario ripetere un loro esame
1.4.3. Le formazioni aggettivali e avverbiali in -ρο- (e -αρο-, -ερο
-ηρο-), che spesso appartengono al fondo più antico della lingua^
sono anch'esse attestate in misura rilevante (23) (254). Funzionalmen
questi aggettivi si suddividono in due gruppi ben delimitati, il primo de
quali comprende aggettivi che sono usati nella descrizione della natu
di un sintomo, per lo più pericoloso e violento ( βλαβερός, Ισχυρός, λάβρο
μακρός, νωθρός, πονηρός, φοβερός) ο dello stato del paziente (όχληρώ
ύγιηρώς) ; l'altro gruppo è quello degli aggettivi che indicano una
ratteristica fisica, sia in riferimento al paziente, sia a fenomeni organic
(υπο-)γλίσχρος, υπέρυθρος, θολερός, ΰπολάπαρος, cfr. λαπαρώς, λιπαρός, (επ
ξηρός, σκληρός, υγρός, (περι-, ύπο-)ψυχρός.
È interessante notare come tutti gli aggettivi del primo grupp
(fuorché νωθρός ) fossero già usuali e, per cosi dire, generici al temp
del trattato; essi vengono, quindi, semplicemente specializzati in un'

(252) άγρυπνος, αδιψος, ft θυμός, ακαιρος, δναυδος, δνοσος, ανώδυνος, άπόσιτος, απυρο
δχροος, βραχύπνοος, δύσπνοος, δύσφορος, έπαφρος, επίκαιρος, έπίπονος, επώδυνος, έτε
ροπος, εΰπνοος, εύφορος, εΰχροος, κακός, κούφος, μεγαλόσπλαγχνος, μειξόπυος, μελανόψθ
μος, παράληρος, πεντάμηνος, πικρόχολος, ταχυθάνατος, τρίμηνος, ϋδατόχλοος e - χολος, ΰ
λευκος, ΰπόσπληνος, ϋφαιμος, ώμος, più gli avverbi άσήμως, δυσκόλως, έπινόσως.
(253) Cfr. Chantraine, op. cit., pp. 223 ss.
(254) βλαβερός, γλίσχρος (e ΰπόγλισχρος), θολερός, Ισχυρός, λάβρος, λιπαρός, μακρός
νωθρός, ξηρός (e έπίξηρος), πονηρός, σκληρός, υγρός, υπέρυθρος, ΰπολάπαρος, φοβερός,
χρός (e περί-, ΰπόψυχρος), più gli avverbi λαπαρώς, όχληρώς, ύγιηρώς.

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278 PIERANGIOLO BERRETTONI

cezione medica, mentre quelli del secondo gru


tecnico e, soprattutto, per diversi di essi le p
l'interno del CH ((ύπο-)γλίσχρος, υπέρυθρος, λαπ
trattato sotto la forma avverbiale λαπαρώς, ύπολάπ
•ψυχρος), anche se si tratta, per lo più, di fo
gettivi preesistenti (επίξηρος: ξηρός, ecc.).
1.4.4. Le formazioni in -10- (-ε(ι)ο-) ("5) so
forme (25é), delle quali solo quattro attestate dire
(όυσάνιος, che, però, probabilmente preesisteva
μακροχρόνιος); anche in questo caso, è interes
formazioni ippocratiche riguardino, almeno
posti di aggettivi preesistenti (τριταίος, χρόνιος).
Per quanto riguarda la funzione di queste fo
tutto, aggettivi riferiti alla durata ο alla per
(χρόνιος e μακροχρόνιος, ένσταίος, τριταίος e ήμιτρ
ος, πεμπταΐος) ο alla natura di un disturbo (βία
abbiamo visto, sostantivamente nel senso di
aggettivi che indicano una caratteristica fisica 0
una parte del corpo, sia congenita sia dovuta a
σμιος, λείος, ύποπέλιος, καρφαλέος) ο le condizioni
come il respiro (αραιός), e, infine, il modo di
lattia (υποβρύχιος). Nell'espressione τα γυναικ
di un disturbo per mezzo della sostantivazione
1.4.5. Le formazioni in -es- (257) sono present
le quali solo cinque sono attestate direttament
βαρής, che però forse preesisteva, κατακλινής, κ
ταιοφυής), mentre le altre erano di uso comune
Dal punto di vista funzionale questi aggett
mente una qualità ο una caratteristica peculiar
sono usati soprattutto per indicare il carattere
sfavorevole di un sintomo (ασφαλής, άβλαβης, δυσχ
κακοήθης, άσινέως) ο la caratteristica tipica d
bosa (ακριβής, συνεχής, τριταιοφυής, detti della f

(.255) Cfr. CHANTRAINE, Op. cit., pp. 34 SS.


(25β) αραιός, βίαιος, γυναικείος, δυαάνιος, έβδομαίος, ένατα
ολέθριος, πεμπταϊος, τεταρχαϊος, τριταίος (e ήμιτριταίος), υ
(e μακροχρόνιος), più l'avverbio μετρίως.
(257) Cfr. Chantraine, op. cit., pp. 424 ss.
(258) άβλαβης, ακριβής, ασαφής, ασφαλής, δαψιλής, διαφανής, δυσχερής, επιεικής, ευστα
θής, κακοήθης, καρηβαρής, κατακλινής, κατακορής, παραμήκης, συνεχής, τριταιοφυή-, più gli
avverbi άσινέως e άτρεμέως.

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 279

un'emorragia), le condizioni del paziente (καρηβαρής, κατακλινής), ο di un


organo (ασαφής, παραμήκης), e, infine, la natura delle evacuazioni or
ganiche (διαφανής, κατακορής).

1.4.6. ικός
La storia e la funzione delle formazioni in - ικός, che nel nostro
trattato sono rappresentate da 12 forme (259), sono ben note soprattutto
dopo gli studi dello Chan traine (26°). Il suffisso ha conosciuto un'enor
me diffusione, dando luogo ad una delle formazioni più produttive del
greco antico (261), che ha trovato il campo più tipico di impiego e di
diffusione nella prosa ionico-attica, soprattutto per il tramite della so
fistica, della filosofia presocratica (262) e di quella classica (263). Le for
mazioni in - ικός acquistarono ben presto un valore tecnico ed è
noto come, per il tramite del latino, abbiano arricchito il lessico delle
lingue europee. Secondo lo Chantraine (265) la funzione più tipica di que
sto suffisso è quella di indicare l'appartenenza a un gruppo in una clas
sificazione; è un suffisso categorizzante, e questo spiega la sua presenza
nella terminologia delle scienze e della filosofia, specialmente di quella
aristotelica.
È ovvio che le formazioni provviste di questa funzione si trovino
frequentemente nella terminologia medica, di una disciplina, cioè, in cui
l'esame e la descrizione di « categorie » è di importanza fondamentale,
soprattutto nei trattati in cui sono descritti, raggruppandoli in categorie,
singoli casi clinici, com'è appunto il caso delle Epidemie; questo spiega
come nel nostro trattato le forme in - ικός siano al sesto posto per quanto
riguarda la quantità delle attestazioni; è probabile, per altro, che l'am
pia presenza di queste forme nella terminologia medica sia dovuta an
che ad influssi delle precedenti terminologie scientifiche e filosofiche.
Le 12 forme in -ικός del nostro trattato sono tutte attestate a par
tire dal CH, fuorché forse καρηβαρικός che poteva essere preesistente, e
μανικός (266). Quanto alla loro funzione, essa a parte il caso di περιεστικός e

(25β) δυσεντερικός, καρδιαλγικός, καρηβαρικός, κυναγχικός, λβιεντερικός, μανικός, μελαγ


χολικός, νεφριτικός, παραπληγικός, περιεστικός, συγγενικός, φρενιτικός.
(260) op. cit., pp. 385 ss. e soprattutto Éludes sur le vocabulaire grec, Parigi 1956, pp. 97 ss.
(-61) Secondo Buck-Petersen, op. cit. (n. 249), p. 636 le formazioni in -ικός sono circa 7.000.
(262) cfr. Ci i antra ine, Etudes ecc., cit., pp. 130 ss.
(263) Interessante è vedere l'incremento delle formazioni in -ικός sulla base delle cifre riportate
in Buck-Petersen, op. cit., p. 636: Eschilo ha 12 forme, Euripide 24, Tucidide 38, Senofonte 136, Pla
tone 347, Aristotele 600-700.
(.264) Già al tempo di Aristofane il suffisso era sentito come tecnico; si veda l'interessante brano
parodistico di Eq. 1375-81 riportato dallo Chantraine (Etudes cit. pp. 98 s.), dove le abbondanti forme
in -ικός sono usate come satira della terminologia sofistiaa.
(265) ibidem, p. 150.
(-ee) Un'esatta valutazione del posto che spetta al CH nella ricezione e diffusione di questa for
mazione potrebbe venire solo da uno spoglio completo e attento delle singole forme in esso contenute.
Un esame sommario della lista contenuta in Buck-Petersen (op. cit. pp. 641-671) fa salire a circa 120 le

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28υ PIERANGIOLO BERRETTONI

συγγενικός, è univoca, indicando


di sia l'individuo affetto da una malattia, al maschile, sia, al neutro,
il singolo caso di essa, secondo lo schema: δυσεντερικός «affetto da
δυσεντερία», tò μανικόν «caso di follia (μανία)». Anche in questo caso
osserviamo una duplicità di funzioni, analoga a quella delle forma
zioni in - ώδης, con una prevalenza, però, del riferimento al paziente.
Anche in questo gruppo di aggettivi, ci sono casi in cui la forma del
maschile plurale sembra avere il valore di quella neutra, indicando, cioè,
non il malato, ma la malattia, cfr., ad es., ι, IX 2 ην δέ τοΰτοισι τά
γινόμενα δυσεντεριώδεα και τεινεσμοί, καΐ λειεντερικοί καί ροώδεες e quanto
abbiamo avuto modo di osservare al lemma λειεντερικός.
Interessante, infine, è la possibile compresenza di una forma in
ικός e di una in -ώδης (δυσεντερικός: δυσεντερ ιώδης, ecc., cfr. 1.2.2.).
1.4.7. Gli aggettivi in -το-, di cui sono ben note la storia e le fun
zioni (267), sono rappresentati da II forme (ακατάστατος, άκρητος, δύσκριτος,
άπεπτος, λεπτός, ύπόλεπτος, χρηστός più i quattro avverbi di cui sotto) di
cui solo 3 attestate a partire dal CH (ακατάστατος, άπεπτος, ύπόλεπτος).
Essi indicano, a parte ύπόλεπτος, il carattere ο il modo di manife
starsi di un sintomo ο degli elementi risolutivi della malattia, come la
crisi e la cozione (si vedano anche i due avverbi εύτάκτως, ένδοιαστώς, e
gli altri due άναισθήτως, άνελπίστως, che indicano un'attitudine psichica
del paziente).
1.4.8. Gli aggettivi in -vo-(-ivo-) (26S) sono rappresentati da 9 forme
(ήμερινός, άμφημερινός, θερινός, νυκτερινός, ύποπέλιδνος, χαϋνος, χειμερινός,
συχνός, ύπόσυχνος), la maggior parte delle quali sono preesistenti al CH e
in qualche caso appartengono al fondo più antico della lingua (269); atte
stati direttamente a partire dal CH sono solo άμφημερινός, ύποπέλιδνος, ύ
πόσυχνος, anche in questo caso, fuorché per ύποπέλιδνος, forme derivate
da aggettivi preesistenti.
Il gruppo funzionale più tipico è quello costituito dagli aggettivi in
- ινός che indicano relazioni temporali (270), specializzati nella termino
logia medica per l'indicazione della periodicità di un disturbo (ήμερινός e
άμφημερινός, νυκτερινός, θερινός, χειμερινός), mentre gli altri indicano le

forme con questo suffisso che hanno la prima attestazione nel CH; è un numero senz'altro elevato, ma
non quanto può sembrare a prima vista, specie se confrontato con la quantità delle prime attestazioni
in Platone e Aristotele, al numero totale delle formazioni greche in -ικός e, soprattutto, a quello del
le formazioni in -ώδης attestate a partire dal CH (circa 228 su 1250); anche per questa via si rivela co
me -ώδης fosse il suffisso derivativo pili tipico della terminologia medica.
(2β7) cfr. Chantraine, La formation ecc., cit., pp. 299 ss.
(288) cfr. ibidem pp. 192 ss.
(-β9) Come nel caso, ad es., di χειμερινός e νυκτερινός che hanno paralleli in altre lingue
indoeuropee, cfr. lat. hibernus e noetumus.
(27°) Chantraine, op. cit., p. 201.

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 281

caratteristiche fisiche di un organo ο di una malattia della pelle (ΰποπέ


λιδνος, χαϋνος), ο le caratteristiche quantitative di una funzione organica
(συχνός, υπόσυχνος).
1.4.9. Gli aggettivi in -u-(m) sono 6 (αμβλύς, δριμύς, δξυς, παχύς e
ΰπόπαχυς, πρηΰς), tutti, tranne ΰπόπαχυς, preesistenti al CH.
Si tratta di aggettivi usuali che, in base al valore fondamentale del
la classe alla quale appartengono, indicano una caratteristica fisica ο
«spaziale»; l'interesse consiste nel fatto che almeno due di essi (δξυς,
άμβλΰο ) si specializzano nella terminologia medica dove rimangono di
uso comune dando anche luogo a diversi derivati.
1.4.10. Le formazioni in -μο- (-(σ)ιμο-) (m) sono rappresentate da
quattro forme (θερμός, κρίσιμος e ταχυκρίσιμος, θανάσιμος) delle quali solo
ταχυκρίσιμος sembra attestato per la prima volta nel CH ed anche in
questo caso si tratta del composto di un termine preesistente (κρίσι
μος, che, pur essendo attestato direttamente per la prima volta nel
CH, sarà probabilmente anteriore).
A parte l'ovvio θερμός che appartiene al fondo più antico della lin
gua, gli altri due aggettivi sono connessi a nozioni fondamentali della
medicina, quella della crisi (κρίσιμος e ταχυκρίσιμος) e quello del carat
tere letale di una malattia (θανάσιμος).
1.4.11. Le formazioni in -λο- (-ιλο-, -υλο-) (OT) sono quattro (τραυλός,
δργίλος, ποικίλος, στρογγυλός), nessuna delle quali sembra realmente atte
stata solo a partire dal CH (anche per δργίλος, le cui prime attestazioni
dirette sono nei trattati ippocratici è probabile una circolazione prece
dente).
Come per tutte le formazioni in -λο-, le categorie funzionali sono,
anche nel nostro caso, piuttosto eterogenee, ma almeno i due aggettivi
τραυλός e στρογγυλός rientrano in due categorie precise, quella degli ag
gettivi che indicano infermità (τυφλός, χωλός, ψιλός, ecc. ί274)) e quella
degli aggettivi che designano oggetti di forma rotonda ( αγκύλος, καμπύ
λος, γογγύλος (275)).
ι.4.12. Due sono gli aggettivi in - ων (27é): πέπων e ύποπέπων, con
nessi con l'importante nozione della cozione degli umori. Abbiamo vi
sto come il primo di essi fosse usuale e tipico anche della lingua co
mune dalla quale viene specializzato nella terminologia medica; per
quanto riguarda il secondo, attestato a partire dal CH, abbiamo un ul
(271) ibidem, pp. 120 ss.
(272) ibidem, pp. 151 ss.
(273) ibidem, pp. 237 ss.
(274) ibidem, p. 238.
(275) ibidem, p. 249.
(27β) ibidem, pp. 159 ss.

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282 PIER ANGIOLO BERRETTONI

teriore esempio di derivazione, per mezzo


aggettivo preesistente.
1.4.13. Gli aggettivi in -ξ, -χος sono rapp
struttura analoga e di uguale funzione: ίθΰ
dei quali è attestato anche in Erodoto, il
che, strutturalmente, fanno parte dei non po
-θριξ t277).
1.4.14. Tra le varie formazioni atematiche in -n- (278), troviamo i due
aggettivi connessi μέλας e ύπομέλας, dei quali il secondo, attestato a par
tire dal CH, è anch'esso derivazione di un aggettivo preesistente e ap
partiene al gruppo dei derivati di μέλας (279).
1.4.15. Due sono anche le forme in -op-o- ί280) : χαροπός e σκυθρωπός
entrambe preesistenti al CH.
1.4.16. Il suffissoide -ειδής , molto produttivo nel greco antico (M1) e
che è anche entrato in concorrenza con - ώδης, tanto che si possono tro
vare numerose forme con entrambi i suffissi (άερώδης: άεροειδής, νεφρώ
δης: νεφροειδής , ecc. (282)), è rappresentato nel nostro trattato, dal solo
γονοειδής, attestato per la prima volta nel CH; il fatto è abbastanza
interessante, perché le formazioni in - ειδής sono frequenti nel CH, al
l'interno del quale circa 56 di queste forme sono usate per la prima
volta (283). La ragione dell'uso cosi limitato di queste forme rispetto a
quelle in -ώδης nel nostro trattato, sarebbe individuabile solamente at
traverso un esame sistematico delle due formazioni all'interno del CH;
si potrebbe pensare, come prima ipotesi, bisognosa, però, di una ve
rifica, ad una preferenza per il suffisso - ώδης (che, ad ogni modo,
rimane quello più tipico della terminologia medica) nelle parti più an
tiche del CH.
1.4.17. Le formazioni in -ης,-ητος , tipiche soprattutto dei vocabo
lari tecnici e della lingua poetica (284), sono rappresentate dalla forma
πλάνης che, come abbiamo visto, entra nella terminologia di diverse
discipline, tra le quali quella medica, in cui indica un tipo di febbre
con andamento irregolare.
1.4.18. Anche le formazioni in -ως, -απος sono rappresentate da
un'unica forma, ύπολευκόχρως che si inserisce nel gruppo dei composti
aggettivali in -χροος (285).

(277) v. la lista in Buck-Petersen, op. cit., p. 621.


(278) cfr. Chantraine, op. cit., pp. 158 ss.
(279) v_ la Usta in Buck-Petersen, op. cit., p. 249.
(280) cfr. Chantraine, op. cit., pp. 257 ss.
(281) cfr. Chantraine, op. cit., p. 431, e la lista in Buck-Petersen, op. cit., pp. 703
(282) cfr. Chantraine, ibidem.
(283) cfr. Buck-Petersen, loc. cit.
(284) cfr. Chantraine. op. cit., p. 267.
(285) v_ ]a Usta in Buck-Petersen, op. cit., pp. 454 s.

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 283

1.4.19. Infine, una sola forma presentano, rispettivamente, le for


mazioni in -ακος, rappresentate dall'avverbio μαλακώς (^, *-wo- (m),
- θο - (m) : καλός, αγαθός, tutte e tre specializzazioni di aggettivi comuni,
e la forma avverbiale in -δη ν di δρθοστάδην.
1.4.20. Rimangono le ovvie formazioni di comparativo e di super
lativo come άμείνων, ραων, ρήϊστος, ecc.

2. I sostantivi.

Su un totale di 163 sostantivi, quelli bi- ο polimembri sono 49. An


che in questo caso distingueremo tra composti veri e propri e sostantivi
bimembri che hanno come primo elemento una preposizione ο una par
ticella; questi ultimi costituiscono la grande maggioranza.
2.1.1. I sostantivi composti sono sei ( αίμορραγίη, αίμορροίς, έρυσίπε
λας, καρηβαρίη, στραγγουρίη, λευκοφλεγματίης).
Come si vede, si tratta, fuorché nel caso di αίμορροίς, che era un
originario aggettivo, e di έρυσίπελας, di formazioni secondarie, derivate
per mezzo di suffissazione (in - (η) da composti aggettivali (αίμορραγίη:
αίμόρραγής, καρηβαρίη: καρηβαρής, ecc.).
2.1.2. Per quanto riguarda la forma dei singoli membri, il primo
è, per lo più, un tema nominale (αίμορραγίη, στραγγουρίη, ecc.), in un
solo caso verbale (ερυσίπελας ), mentre il secondo elemento è derivato
da temi nominali (καρηβαρίη, στραγγουρίη, λευκοφλεγματίης), più raramente
verbali (αίμορραγίη, αίμόρροίς,).
2.1.3· La funzione di queste formazioni è quella di indicare uno stato
patologico di natura fisica, fuorché nel caso di λευκοφλεγματίης, che in
dica un tipo fisico.
2.1.4. Lai punto di vista della cronologia delle attestazioni, le for
me che sono attestate direttamente a partire dal CH sono αίμορραγίη,
αίμορροίς, ερυσίπελας, στραγγουρίη, λευκοφλεγματίης, ma abbiamo visto co
me per alcune di esse (αίμόρραγίη, αίμορροίς, λευκοφλεγματίης ) sia presu
mibile una circolazione anche precedente.
2.2.1. Molto più numerosi sono i sostantivi composti con una pre
posizione ο particella. A parte i quattro casi con il cosiddetto à - privativo
(άσφα'λεια, άκρισίη, άπορίη, άφωνίη) dei quali il secondo e il quarto so
no attestati a partire dal CH, e i tre con δυς - (δυσεντερίη, δυσθυμίη,
δυσφορίη), dei quali δυσφορίη è attestato a partire dal CH, troviamo le
formazioni seguenti,

(2M) Cfr. Chantraine, op. cit., p. 384.


(287) ibidem, pp. 122 ss.
(288) ibidem, pp. 366 ss.

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284 PIERANGIOLO BERRETTONI

2.2.2 Le formazioni più numerose sono quelle


ποφθορή, δφεσις, άπόστασις, απόστημα) e περι- (
ια, περίρρόος, περίτασις) seguite da quelle con έ
εμπύημα, εντασις) e παρα- (παροξυσμός, παρακοπή
επι- (επαρμα, έπίσχεσις, έπίφυσις), άνα- (άνείλησι
εκπτωσις), δια- (διαδοχή, διάρροια), ν,ατα - (κατά
στασις, υποστροφή), συν - (σΰντηξις, συντασις), μετα -
2.2·3· Com'è noto, le preposizioni, quando e
(soprattutto nei derivati verbali) possono conserv
ο servire da modificatori del valore semantico del secondo elemento.
Anche per i sostantivi che stiamo esaminando troviamo questa dupl
possibilità. In alcuni casi la preposizione conserva il proprio valore (c
per άπο-: άποσιτίη, άφεσις, άπόστασις, per περι-: περίοδος, περίρροια e -ρροο
περίτασις, per εκ-: εκπτωσις, per συν-; συντασις, per υπο-: ΰπόστασις ecc.)
mentre in altri casi essa serve, appunto, come modificatore semant
(άποφθορή, ecc.) (289).
2.2.4. Per quanto riguarda la cronologia di queste formazioni, so
attestate a partire dal CH : άνείλησις, έξάνθημα (ma in Tucidide
έξανθέω), άποσιτίη, εμφύσημα, εναιώρημα, έμπυημα, εντασίς, επαρμα, επίφυ
παροξυσμός, περίρροια, περίτασις, συνιασις, συντηξις, mentre per termini co
εκπτωσις, άφεσις, απόστημα, καταφορή è probabile un'esistenza anterio
oppure è impossibile una datazione precisa.

2.3. I derivati suffissali.

2.3.1. I derivati con il suffisso - σις (-ti-) sono 28 (290).


Sono troppo note, perché sia necessario riassumerle, la storia e
funzioni di questo suffisso in greco, soprattutto nella prosa ionico-attic
dove esso ha contribuito alla costituzione di numerosi termini tecnici di
diverse discipline; naturalmente anche la medicina si è servita ampia
mente di queste formazioni per l'elaborazione di una propria terminolo
gia (291). Dal punto di vista della loro funzione, i termini del nostro trat

(289) Non entriamo in un esame particolareggiato della funzione dei singoli preverbi nella deriva
zione sostantivale, sia perché si tratta di materia ancora poco studiata e conosciuta, sia perché essi sa
ranno esaminati più estesamente nel paragrafo dedicato ai verbi, nei quali la funzione del preverbio ri

(29ο) άνάσχασις, άπόστασις, κατάσταοις, Όπόστασις, άνείλησις, δςρεσις, εγερσις, εκπτωσις,


ενταβις, περίτασις, σύντασις, εξις, επίσχεσις, έπίφυσις, ερευξις, ΐδρυσις, κάθαρσις, κρίσις,
κώφωσις, λήψις, μάδησις, πρόφοσις, στέρησις, σύντηξις, τάξις, φθίσις, φΰσις, ψύξις.
(291) cfr. Chantraine, op. cit., pp. 275 ss. Interessanti sono i dati numerici ripresi dallo Chan
traine (p. 282) da una ricerca di Vowles: le forme in -σις presenti nel vocabolario medico sono 630,
di fronte alle 66 dell'epos (Horn., Hes.), alle 41 della lirica e dei presocratici ed alle 1097 del periodo
classico (da Eschilo ad Aristotele, comprese le 275 forme aristoteliche). Sarebbe utile anche calcolare
il posto spettante al CH nell'ampliamento di questa classe di derivati; un rapido sguardo alla lista delle
formazioni in -σις contenuta in Buck-Petersen, op. cit. pp. 574-608, permette di stabilire, se pure in
maniera « impressionistica », che le forme attestate a partire dal CH sono molto numerose.

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 285

tato si inquadrano in alcune categorie precise, a parte i casi isolati di ter


mini che, pur entrando anche nella terminologia medica, hanno un àm
bito d'impiego più ampio (-ψ-υξις, εγερσις, άνάστασίς, {ijtóocaoic, φΰσίς) e sin
gole parole connesse in qualche modo con il processo morboso (πρόφασις,
λήψις, κρίσίς).
Troviamo, innanzi tutto, denominazioni di malattie, disturbi e ma
nifestazioni morbose (ανείλησις, εκπτωσις έπίφυσις, κώφωσις, μα'δησις, στέρη
σίς, συντηξις, εν-, περί-, συντασις, φθίσις), indicazioni di stati psichici ο
nervosi (δφεσις, ΐδρυσίς) ο di funzioni organiche ( ερευξι-, κάθ·αρσις), e
infine termini che si riferiscono allo stato 0 all'andamento della malattia
(έ'ξις, επίσχεσις, απόστασις, κατάστασιτ, τάξις).
È noto come il suffisso - ai; possa entrare in concorrenza con altri
suffissi, soprattutto -μα, indicando un processo attivo, di fronte al suo ri
sultato, secondo il tipo οΐδησις « il gonfiarsi » : οίδημα « enfiagione » f92).
Nel nostro trattato troviamo solamente l'opposizione tra άπόττασίς che
indica propriamente lo spostarsi della malattia da un punto all'altro del
l'organismo e απόστημα che è il risultato concreto (l'ascesso) di questo
processo (abbiamo visto, però, come anche απόστασι; possa passare ad
indicare l'ascesso; si confronti anche (έπί)φυσΐς: φϋμα in cui non sembra
intervenire questo tipo di opposizione funzionale (293)). Un altro esempio
di duplicità suffissale si ha in κώφωσις: κωφό της, senza apparente diver
sità di significato.
Per quanto riguarda la cronologia di queste forme, i termini atte
stati a partire dal CH sono 10, quindi più numerosi delle formazioni,
che vedremo, in -§ e - Ια (άνείλησίς, έπίφυσις, ερευξις, ΐδρυσις, κώφωσις, μά
δησις, σΰντηξις, εν-, περί-, σΰντασις).
2.3-2. I sostantivi femminili in -a (294) sono nel nostro trattato 27 (295).
Ovviamente, data l'ampiezza semantica e la grande abbondanza di que
ste formazioni in greco, non sembra opportuno tentare una loro suddi
visione in gruppi funzionali. Forse proprio per questa ragione ben pochi
sono i termini di questo gruppo introdotti nel lessico greco da Ippocra
te: solamente καταφορή, φλεγμονή, περίρροια sono attestati direttamente
a partire dal CH, ma abbiamo visto come sia probabile che almeno i

(292) cfr. Chantraine, op. cit., pp. 286 s.; T. Bolelli, Origine e sviluppo delle formazioni gre
che in MEN/MON, ASNP XXII (1953), pp. 41 ss.
(293) gì vedano, del resto, le limitazioni portate allo schema dello Chantraine dal Bolelli, art. cit.,
pp. 42 ss.
(294) cfr. Chantraine, op. cit., pp. 18 ss.; J. Gagnepain, Les noms grecs en -Ος et en -a
tribution a l'étude du genre en indo-européen, Parigi 1959.
(2β51 άποφθορή, &ση, βλάβη, βοή, γνώμη, διαδοχή, καταφορή, λήθη, λύπη, μεταβ
οδύνη, οργή, παρακοπή, περιβολή, ?ήαατο)νη, φοπή, ταραχή, τέχνη, ύποστροφή, φλε
φρίκη, φδή, δίψα, φύσα, δίαιτα, περίρροια, διάρροια.

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286 PIERANGIOLO BERRETTONI

primi due preesistessero a queste a


rebbe di parole particolarmente te
2.3.3. Molto più significative, anch
le formazioni in - ία, -εία ο -εια (29
È noto che questo tipo di derivaz
all'arricchimento della terminologi
minazioni di malattie che spesso so
logia medica (cfr. i termini in -ia c
A parte termini generici, ma no
lessico medico, che indicano uno st
ωφελείη, ασφάλεια, παρηγορίη e sopr
indicano un modo di presentarsi di d
σίηΐ gli altri termini designano m
di tipo sia fisico sia psichico (δυσθυμ
σιτίη, διπεντερίη, καρηβαρίη, οψθαλμ
classe di parole possiamo aggiunger
κοφλεγματ(ης).
Contrariamente a quanto si potreb
di questi termini, ο della maggior
mente, più che nei derivati in -
prima attestazione nel CH(m): άποσ
κυφλεγματίης.
È questo un dato significativo, s
questo tipo di formazioni nella ter
sul fatto che tra i termini attesta
indicazioni di vere e proprie malat
dazione dei più antichi trattati de
gia medica era in una fase già av
l'importante campo della denominazi
va dietro di sé una storia precede
intravedere, mentre per lo più ci
zione.

(296) cfr. Chantraine, op. cit., pp. 78 ss.; J. Gagnepain, op. cit. (n. 294), pp. 30 ss.
(297) αίμορραγίη, άκρισίη, άπορίη, άποσιτίη, ασφάλεια, άφωνίη, δυσεντερίη, δυσθυμίη,
δυσφορίη, ήσυχίη, θεραπείη, καρηβαρίη, λευκοφλεγματίης, όφΰαλμίη, παραπληγίη, παρηγορίη,
ποικιλίη, στραγγουρίη, σωτηρίη, υγιείη, ώφελείη.
(298) Ovviamente ci basiamo solamente sulle parole che sono sicuramente attestate a partire dal
CH (sicuramente, ben inteso, in relazione al materiale a nostra disposizione), tralasciando parole che,
come αίμορραγίη ο λευκοφλεγματίης, lasciano intravedere dietro di sé una storia più antica, per
analogia con termini connessi, ο come ποικιλίη e στραγγουρίη per le quali una dichiarazione di an
teriorità ο recenziorità ci sembra non sicura, dato il loro comparire anche in autori più ο meno con
temporanei al CH. E' chiaro che quando un termine come στραγγουρία ricorre sia in un trattato me
dico sia in Aristofane dovremo vedere nella medicina il suo àmbito di diffusione; ma è poi sicuro che
il modello di Aristofane sia proprio un trattato del CH, ο non è anche possibile che entrambi desuma
no il termine da opere precedenti e autonome?

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 287

2.3.4. Le formazioni neutrali in -(η)μα (<*-mn) sono 19 i299).


Anche di queste formazioni sono ben note la storia e le funzioni i300),
cosi come la grande importanza che hanno avuto nella costituzione del
vocabolario greco, soprattutto della prosa scientifica ionica e della
κοινή (301). La medicina ne ha ricavato un impulso notevole all'arricchi
mento della propria terminologia, fornendo soprattutto indicazioni di ma
lattie e dando luogo ad un tipo di formazione ancor oggi produttivo in
questo àmbito (cfr. le forme come enfisema: εμφύσημα ecc.) (302).
I termini del nostro trattato indicano quasi tutti, appunto, malattie,
disturbi, stati morbosi; accanto ad essi troviamo gli importanti termini
άλγημα, πάθημα, νόσημα che designano uno stato fisico ο una condizio
ne di malattia; διαίτημα, termine fondamentale nello sviluppo di una
branca della medicina, la dietetica; e, infine, la designazione di un tipo
di medicamento (θε'ρμασμα (303)). Escono da questo gruppo di parole
connesse con l'indicazione di stati morbosi e della loro cura, i termini
έναιώρημα e ρεύμα, che si connettono, piuttosto, alla teoria degli umori
e dei flussi.

Le parole che sono attestate a partire dal CH sono 10 ( εξάνθημα


ma Th. ha έξανθέω-, ελκωμα, εμφύσημα, εναιώρημα, έπαρμα, θέρμασμα, κύρ
τωμα, οίδημα, ψίλωμα, έμπύημα) di fronte a termini di uso già comune
come άλγημα, κώμα, νόσημα, πάθημα, ρεύμα, φϋμα (m) e ad altri, come
διαίτημα, απόστημα, ερύθημα, per i quali una dichiarazione di priori
è incerta ο che lasciano intravedere una storia più antica. È inter
sante notare come i termini che compaiono per la prima volta nel CH
siano di valore semantico più particolare (indicazione di un preci
tipo di malattia) di fronte agli altri più generici (come νόσημα, άλγη μα
πάθημα) ο risultanti da una specializzazione (come ρεύμα). Si osserv
ancora, come, a parte ελκωμα (del resto derivato dal più antico έλκος

(29β) άλγη μα, απόστημα, διαίτημα, εξάνθημα, ελκωμα, εμπύημα, εμφύσημα, εναιώρημα
επαρμα, ερύθημα, θέρμασμα, κύρτωμα, κώμα, νόσημα, οίδημα, πάθημα, φεΰμα, φύμα, ψίλωμ
(30°) Cfr., oltre a Chantraine, op. cit. pp. 175 ss., W. Por.zic, Bedeutungsgeschichtliche Studien
IF XLII (1924), pp. 221 ss., T. Bolelli, Origine ecc., cit. (n. 292). Sui rapporti tra queste formazio
e il cosiddetto participio medio cfr. E. Benveniste, Le participe indo-européen en -tnno-, BSLP XXX
(1933), pp. 5 ss.
(3oi) Le formazioni in -μα sono, secondo la lista di Buck-Petersen (op. cit. p. 221) più di 3.600,
delle quali 495 sono usate dai filosofi e da Ippocrate.
(3°2) E' interessante notare come il suffisso *-mri sia suscettibile di essere impiegato nella design
zione di malattie anche in altre lingue indo-europee, ess. av. pima «scabbia», va%-ma «rilassamento
astarQma « nome di una malattia », lat. petimen « ulcerazione sulla spalla di animali da tiro », tormi
«strizzoni di corpo», vermina ecc. (cfr. T. Bolelli, art. cit., p. 33).
(303) cfr. forme come εδεσμα « nutrimento », πότημα « pozione », τρόφημα « alimento », &
κεσμα « rimedio » ecc.
(304) Alcuni di questi appartengono al fondo più antico della lingua; cosi κώμα che è già in Om
ro; φεϋμα e φύμα che hanno precisi paralleli etimologici in altre lingue indoeuropee (cfr., con vari
gradi apofonici del suffisso, lit. sraumuó, trac. Στρυμών, a.nord, straumr, a.irl. sruaim, alb. rrym
a.ind. bhùma ecc.).

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288 PIERANGIOLO BERRETTONI

θέρμασμα, οίδημα, ψίλωμα, le altre p


di derivazione non solo suffissale ma a
ecc.).
Non sarà privo di interesse, infine, notare come la maggior parte
di questi termini sia presente nella nostra terminologia medica: esante
ma, enfisema, eneorema, eritema, apostema, coma, edema, empiema,
reuma.

2.3.5. Le formazioni tematiche in -ος,-ον sono 17 (


sto caso l'ampiezza e l'eterogeneità della classe non
duazione di categorie funzionali precise. La maggio
mini è, ovviamente, di uso comune anche prima e
solamente καύσος e πλάδος sono attestati a parti
cratici.
2.3.6. Otto sono i termini neutri in - ες - che
sazione (βάρος, δΐψος, ρίγος) ο un fenomeno fisic
isolati appaiono i termini είδος, πάχος, e τέλος.
mente ερευθος è sicuramente attestata a partire d
2.3.7. I derivati in -σμός (307), di cui è troppo nota
la costituzione della terminologia delle diverse discipl
la forma ampliata del suffisso: -ισμός), perché sia ne
su di essa (308), sono nel nostro trattato 7 ( ερεθισμός,
παροξυσμός, πεπασμός, σπασμός, τεινεσμός, ma λογισμό
Più che nell'indicazione di malattie vere e proprie,
del nostro trattato sono devoluti piuttosto alla desi
tipici del decorso della malattia ( παροξυσμός, πεπασμ
lo più sensoriali (έρεθισμός, κνησμός, σπασμός, τεινε
tutti da un valore, per cosi dire, attivo e animato
fronto con le formazioni in -μα che indicano vere
cioè « stati » ; questo valore è particolarmente evidente
ma anche παροξυσμός, πεπασμός, τεινεσμός, se astrai
successivamente tecnicizzato e in un certo senso fo
con questo valore attivo di « acutizzarsi », « giunge
« tendersi ».
A parte λογισμός (che peraltro è dubbio) e σπασμό
in Hdt., gli altri termini sono attestati a partire dal C
tismo, parossismo, spasmo, tenesmo, rimangono nella

(305) καύσος, κόπος, λήρος, λόγος, νούσος, περίοδος, περίρροο


σημεΤον, στρόφος, σϋκον, τόκος, τρόμος, τρόπος, φόβος.
(300) Cfr. Chantraine, op. cit., pp. 414 ss.
(3°7) Ovviamente le formazioni in -σμό-ς non sono che un sottogru
zioni in -μό-ς ; ma, data l'importanza che ha assunto l'insieme suffissale
tenere separate le due formazioni.
(308) cfr. Chantraine, op. cit., pp. 138 ss.

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 289

2.3.8. La classe dei neutri in - ιον (con i vari ampliamenti cono


sciuti del suffisso: -ειον, -uov, -ίδιον) (309) è rappresentata da 6 forme
(κλυσμάτιον, λημίον, πυρέτιον, τρωμάτιον, φλυκταινίδιον, ίητρείον) delle quali
una ( ΐητρεΤον ) rientra nella categoria dei termini in - ιον che indicano
nomi di luogo, soprattutto luoghi pubblici, botteghe ecc. (31°). Gli altri
appartengono tutti alla classe dei diminutivi (3U) e sono derivati da so
stantivi che indicano manifestazioni morbose ο tipi di terapia (κλυσμάτιον).
Tutte queste forme hanno la loro prima attestazione nel CH.
2.3.9. Le formazioni in -mo- (312) sono 5 (καρδιωγμός, λυγμός, παλμός,
ηλμός, χυμός) ed indicano, fuorché nel caso di χυμός, manifestazioni
morbose, inserendosi nel gruppo di derivati in - μός di cui la termino
logia medica conosce un impiego abbastanza frequente (αγμός, δηγμός,
νυσταγμός, σφυγμός, ecc.). Anche queste forme sembrano caratterizzate,
per quanto in misura minore e più sfumata, da quel valore « attivo »
che abbiamo notato a proposito delle formazioni in -σμός. Di queste
forme, quelle sicuramente attestate a partire dal CH sono καρδιωγμός,
mentre τιλμός è anche in Eschilo e παλμός e χυμός probabilmente face
vano già parte della terminologia scientifica.
2.3.10. Le formazioni in -της (313) che hanno contribuito notevol
mente alla elaborazione della terminologia medica insieme a quelle in
-τις (314), sono rappresentate da 4 forme tutte appartenenti ad un preciso
àmbito funzionale, indicando una malattia ο uno stato di salute (κακότης,
κωφότης) ο una caratteristica della malattia ο del suo decorso (οξικής,
ταχυτής ). Di esse soltanto κωφότης è attestata sicuramente a partire
dal CH.

2.3.11. È nota l'importanza avuta dalle formazioni in - ις, - ιδος


nella costituzione del vocabolario greco: la lista di Buck-Peterse
tiene circa 2400 forme. La terminologia medica ha tratto grande
to da questo tipo di derivati, specialmente nella forma in -ιτις
dato luogo a diversi sostantivi che indicano malattie, ed è noto
subisso -ite è produttivo anche nella nostra terminologia medi
derna.

Nel nostro trattato troviamo i tre termini αιμορροίς, άλμυρίς, φρενίτις,


dei quali solo φρενίτις sembra attestato a partire dal CH, mentre per
gli altri due è ipotizzabile una circolazione anteriore nell'àmbito della
terminologia scientifica.

(3°9) ibidem, pp. 54 ss.


(310) ibidem, p. 57.
(311) ibidem, pp. 64 ss.
(312) ibidem, pp. 132 ss. ,
(313) ibidem, pp. 293 ss.
(314) Cfr. G. Redard, Les noms grecs en -ΤΗΣ, - ΤΙΣ et principalement en -ΙΤΗΣ, -ΙΤΙΣ.
Étude philologique et linguistique, Parigi 1949, pp. 101 ss.
(313) Cfr. Chantraine, op. cit., pp. 335 ss.

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290 PIERANGIOLO BERRETTONI

2.3.12. Le formazioni in - vo - (3
entrambe di uso comune anche al di fuori del CH.
2.3.13. Tra i cosiddetti «nomi-radice» che entrano nella termino
logia medica troviamo πΰρ e σήψ, il primo termine di uso comune spe
cializzato nell'indicazione dell'attacco febbrile, il secondo attestato a par
tire dal CH.
2.3.14. È risaputo che il greco possiede alcuni temi in labiale -si
che indicano malattie, soprattutto nella forma -ωψ,-ωπος (ο, se tematizzati,
-ωπός), che, contenendo la radice okw- indicano soprattutto disturbi del
la vista (άμβλυωπός, μΰωψ, τυφλώψ, νυκτάλωψ, ήμεράλωψ). Da questi ter
mini si è estratto il secondo elemento che, usato come suffissoide, ha
dato luogo a formazioni come μώλωψ, ΰδρωψ ecc. (317). Appunto ΰδρωψ
è il rappresentante di questa categoria nel nostro trattato.
2.3.15. Abbiamo, infine, il caso delle altre formazioni che sono at
testate con una sola forma. Innanzi tutto le formazioni tematiche: in
-ipo- (ίητρός (318)) -το- (πυρειός), -μνο- (κρίμνον), -ρο- (ίκτερος (319)), -νθο- (ϊον
ϋος) ; e le formazioni atematiche in dentale : -ας (ερυσίπελας), -ως (γελως),
-ης (έρπης), in nasale (σηπεδών (320)), e velare (-κ-: άνθραί, -γ-: έλμιγί).
Di queste, κρίμνον, ερυσίπελας, ερπης, έ'λμιγέ, ίκτερος, ϊονΰος, ΰδρωψ
sono attestate per la prima volta nel CH.

3. I verbi (321).

3.1. Mentre i sostantivi e gli aggettivi composti sono in minoranza


rispetto alle forme semplici, per i verbi si verifica il fenomeno opposto:
le forme composte sono nettamente superiori a quelle semplici (120:

(31β) ibidem, pp. 191 ss.


(317) ibidem, p. 258.
D'altronde la presenza di termini in cui -ωψ conserva il suo valore « pieno » avrà forse impedito
una scoloritura totale di questo formante e in ίίδρωψ si sarà forse sentito in origine un valore più ο
meno forte di « che ha l'aspetto dell'acqua » e simili. Ad ogni modo, formazioni di questo tipo (co
me anche quelle tanto produttive in -ώδης che muovono da uno stato più ο meno analogo : « che ha
l'odore di »), insieme ad altri elementi qua e là reperibili (valore « attivo » delle forme in -σμός; ric
chezza, nell'indicazione di malattie, delle forme in -μα, per le quali è stato osservato un valore « ani
mistico » e quasi magico; indicazione della febbre per mezzo di termini che designano il fuoco (πΰρ) ο il
calore (πυρετός); uso, nella descrizione del decorso della malattia di verbi come τρέπομαι, φέπω
ecc.) fanno sospettare uno stadio di civiltà in cui la malattia era vista come qualcosa di attivo e prov
visto di una propria forza autonoma; stadio che avrebbe lasciato qualche riflesso nella lingua e che
varrebbe la pena di esaminare più analiticamente.
(318) cfr. N. van Brock, Recherches ecc., cit. (n. 10), pp. 9 ss.
(319) cfr. il gruppo di designazioni di malattie·, χολέρα, ΰδερος ecc., v. Chantraine, op. cit.,
p. 228.
(320) cfr. termini come τηκεδών « liquefazione », πρηδών « infiammazione », οπαδών « spa
smo» ecc., v. ibidem, p. 361.
(321) per qUanto riguarda le forme verbali, abbiamo preferito limitare la nostra analisi alla de
rivazione preverbiale, come quella più informativa della funzione verbale, piuttosto che a quella suf
fissale ο infissale.

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 291

57). Se questo fatto sia ' informativo ' ο meno delle caratteristiche les
sicali del nostro trattato, cioè se il prevalere con questa proporzione dei
verbi composti su quelli semplici sia un fatto tipico di 'Ippocrate' ο di
carattere più generale, è difficile stabilire a causa della mancanza di
dati statistici su altri autori.
La ricchezza di verbi composti, ad ogni modo, è spesso interpreta
bile come il risultato della cura per i particolari e per le descrizioni pre
cise caratteristica del nostro autore. La composizione per mezzo di pre
verbi, modificando ο precisando più 0 meno profondamente il signi
ficato del verbo di base, permette evidentemente una descrizione più
accurata del fatto esaminato. Cosi, di fronte al semplice θερμαίνομαι
troviamo άνα-, δια-, επι-, ΰποθ-ερμαίνομαι; di fronte a ΐσταμαι sono usati
άν-, έξαν-, έπαν-, καθ-, μεθ·-, περι-, συν-, υφίσταμαι, ecc.
3.2. Il tipo di composizione verbale nettamente più numeroso è, ov
viamente, quello con un preverbio. Ma troviamo anche alcuni composti
verbali, per lo più denominali, che hanno come primo elemento un te
ma nominale ο avverbiale: αίμορραγέω, αίσχρομυθ-έω, τριχολογέω, δυσφο
ρέω, δυστυκέω, παλινδρομέω, ο con Γα- privativo: αφανίζομαι, άφωνέω.
Di questi verbi, αΐσχρομυθέω, παλινδρομέω, τριχολογέω, δυστοκέω sono
attestati per la prima volta nel CH (anche αίμορραγέω, che però proba
bilmente preesisteva).
Tutti gli altri verbi sono composti per mezzo di preverbi, secondo i
tipi che passiamo ad esaminare.
3.3.1. Le forme più numerose sono quelle con υπο-, di cui abbia
mo già visto la produttività nella terminologia medica a proposito della
derivazione aggettivale. Le forme sono 18 (322).
La sua funzione (a parte rari casi in cui conserva il valore dire
zionale indicando un movimento verso il basso, in senso proprio ο me
taforico: ύφίημι, υφίσταμαι) è per lo più quella di attenuare il senso
del verbo di base, e si trova quindi spesso in unione con verbi che in
dicano una condizione di salute oppure uno stato fisico ο psichico
(ύπαλγέω, ύποδιψόω, ΰποδυσφορέω, ύκοθερμαίνομαι, ΰποκουφίζω, ύπονοσέω,
ΰποπυρέσσω, ecc.), indicando che il fenomeno in questione si presenta
con caratteri attenuati ο più leggeri. Altre volte la modificazione se
mantica apportata dal preverbio non appare del tutto chiara, almeno
dal contesto in cui il verbo è attestato nel trattato (cosi per υποφέρω,
ΰποφαίνομαι).

Alcuni dati sulla ripartizione quantitativa dei vari tipi suffissali possono essere, ad ogni modo,
interessanti: le formazioni più numerose sono quelle in -έω, seguite da quelle in -άω e -όω, -ίσσω e
le varie altre (-όζω, -ίζω ecc.).
(322) υπακούω, ύπαλγέω, ΰποδιψόω, ύποδυσφορέω, ύπεναντιόομαι, ύποθερμαίνομαι, ύπο
καρόομαι, ύποκουφίζω, ύπολήγω, υπομένω, ύπονοσέω, ύποπυρέσσω, ίιποστρέφω, ύποφαίνομαι,
ύποφέρω, ύποψύχω, ύφίημι, υφίσταμαι.

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292 PIERANGIOLO BERRETTONI

Dieci di queste forme sono attest


(ΰπαλγέω, -διψάω, -δυσφορέω, -κουφίζ
-καρόομαι, -λήγω, -ψΰχω) ed è intere
forme che hanno la loro prima attesta
provviste di un carattere più fortemen
tiamo una coincidenza tra anteriorit
meno) tecnico (si tratta per lo più d
logia medica mediante una specializza
3.3.2. Altrettanto numerose sono le
mero di 17 (3B).
Dato che questo preverbio è di uso m
di forme verbali greche, per cercare
stro trattato possiamo prescindere d
soffermarci su quelli che sono attes
επιπολάζω (che forse era già nell'uso), έπ
-ρριγόω, έφυγραίνομαι.
Osserviamo, innanzi tutto, che, a par
verbi indicano il presentarsi di un fen
secco ο umido, rabbrividire) che si ve
è escluso, quindi, che in essi sia pres
'locale', esprimendo il verificarsi del
gano in questione; questo sarà valido
che è detto della lingua, cfr. έπίξηρο
at the surface] per έπιπολάζω il va
dante, fluttuare alla superficie di qua
Oltre, ο accanto, a questo valore, le
al verbo un senso ' ingressivo ' e, se
indicando il presentarsi di un fenom
assoluto sia dopo una precedente inte
concomitante e accessorio. Il caso di
contesti analoghi, è istruttivo. Esso i
me fenomeno accessorio (1, I 16 ... τοΐσι
εστί δέ οϊ καί σμικρά έπεθερμαίνοντο)
(3, I ΙΟΙ νυκτός έπεθερμάνθη τό πρώτο
ne (3» I 37 ... έθερμάνθη... πάλιν... άπυρος
θερμάνθη, ib. 144 ...αρχομένου τοϋ πυρ
ΐδρωσεν ... μετά δέ κρίσιν έβδομαίη έοϋσα
σεν, cfr. 162).

(323) επαίρομαι, έπιγίνομαι, έπιδημέω, έπιδίδω


ζω, έπικρατέομαι, έπινέμομαι, έπινοσέω, έπιξηρ
έπιταράσσω, επιτείνομαι, έφυγραίνομαι.

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 293

Questo valore si rivela anche per έπινοσέω: (ι, XVI 3) έδυστόκεον δέ


αί πλείστα ι καί μετά τους τόκους έπενο'σεον.
Più difficile sembra intravedere una precisa differenza tra ριγόω e
έπιρριγόω, tra i quali sarà da vedere un'opposizione del tipo 'avere
brividi' ed 'essere colto da brividi', come sembra risultare da 1, XXII
II ss. ει δέ τίνες έπερρίγουν περί την είκοστήν, τουτοισιν έκρινε τεσσαρακοσ
ταίοις. έπερρίγουν δ' οΐ πλείστοι περί κρίσιν τήν εξ αρχής· οί δ' έπιρριγώσαντες
έξ αρχής περί κρίσιν, καί εν τήσιν ΰποστροφήσιν άμα κρίσει. έρρίγουν δ' έλά
χιστοι μεν τοΰ ήρος, θέρεος πλείους, φθινοπώρου έτι πλείους, υπό δε χειμώνα
πολύ πλείστοι, passo in cui la differenza tra i due verbi risulta anche
dalle diverse indicazioni temporali (più precisa in περί τήν είκοστήν, più
generica in τοΰ ήρος ecc.) e dall'opposizione tra aoristo e imperfetto
(01 δ' έπιρριγώσαντες:... έρρίγουν (324)); anche il fatto esterno che έπιρριγόω
sia molto più usato di ριγόω sarà una conseguenza di questo valore
' ingressivo ' che lo rende appropriato a contesti in cui si descrive l'in
sorgere di singoli sintomi. È ovvio, poi, che la breve distanza che se
para il concetto di ' avere brividi ' da quello di ' esser colto da brividi '
fa si che i due verbi vengano ad essere molto vicini e che si possa tro
vare ριγόω in contesti che sembrerebbero richiedere piuttosto έπιρριγόω
(es. I, XXVI 192 δγδοηκοστή έρρίγωσε).
3.3.3. Seguono, come frequenza di attestazioni le formazioni con
παρα- che sono 12 (325), alcune delle quali contengono, più ο meno mo
dificato e attenuato in seguito a specializzazione semantica, il valore lo
cale di 'presso, al fianco di ' che è tipico di παρά (παραγίνομαι, παραμένω,
παρέπομαι). Più significativo, però, è un altro gruppo di verbi. È noto
che la composizione con παρα - ha portato alla costituzione di una serie
di verbi che indicano nozioni come sorpassare, trasgredire, frodare, 0,
più genericamente, indicano le cattive condizioni in cui si verifica l'a
zione espressa dal verbo (326). È ovvio che la lingua della medicina traes
se profitto da questo tipo di formazioni per inglobare nella propria ter
minologia verbi che indicano una menomazione fisica ο un danno ge
nerico (παραλύομαι, παρειρυομαι in cui sarà presente anche una certa
sfumatura spaziale come 'tirare da un lato' quindi 'distorcere', παρο
χλέω (327)), o una menomazione delle facoltà psichiche ο nervose (cfr. tut
ta la serie di verbi che servono all'indicazione di stati delirici: παραλη
ρέω, -κροΰω, -λέγω, -νοέω, -φρονέω).

(324) Questa differenza è ben resa, ad es., dalla traduzione della Lanata (p. 134): ...erano presi
da brividi ...erano còlti da brividi.., quelli che erano stati còlti da brividi... ebbero brividi.
(325) παραγίνομαι, παρακρούω, παραλέγω, παραληρέω, παραλύομαι, παραμένω, παρανοέω,
παραφρονέω, παρειρύομαι, παρέπομαι, παροξύνομαι, παροχλέω.
(32β) Ο;,-. J. Humbert, Syntaxe grecque, Parigi i9603, p. 340 § 602.
(327) in cu[ è presente anche un valore aggiuntivo, cfr. 3, XII 16 πολλοΓοι δέ και έπ'ι τοίσιν
δλλοισι νοσήμασιν οΙδήματα παρώχλει, πολύ δέ μάλιστα τοΐαι φθινώδεσι.

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294 PIERANGIOLO BERRETTONI

Di questi verbi solamente παροχλέω e


certa sicurezza attestati a partire dal C
3.3.4. I verbi composti con xaca - son
È risaputo che questo preverbio può co
ziale indicando un movimento (o una
può servire per dare al verbo con cui
indica il suo compimento ο la sua rea
zioni sono presenti nelle forme verbali c
Per la prima si vedano verbi come καθί
- κειμαι, per la seconda si confrontino v
- αρτάομαι che indicano il compimento
coltà mentali (es. I, XXVI 61 ... λόγοι πολλο
ib. 217 ··. ψοβος, δυσφορίη. πέμπτη πρωί
γραίνομαι (che indica anch'esso il rito
3, XIII 16-17 "όιλίαι ποικίλως έφιστάμεναι
περί δέ τελευχήν πάσι βιαίως καθύγραινόμε
Di questi verbi, solamente καθυγραί
CH.

3.3.5. I verbi formati con il preverbio δια - sono 9 (διάγω, - λείπω,


-θερμαίνομαι, -κουφίζω, - λύομαι, - νοσέω, - σπα'ω, - σώζομαι, - χελέω) dei qual
διαθερμαίνομαι, - κουφίζω, - νοσέω hanno la loro prima attestazione nel CH
In base al valore del preverbio (33°), essi possono indicare un'azio
ne ο un processo che si verificano con intervalli (come nel caso di διαλείπω
che è il verbo tipico dell'indicazione delle febbri discontinue, e di διασπάω
uno stato permanente (διατελέω, διανοσέω), ο, infine, un risultato, per
manente ο momentaneo (διαθερμαίνομαι, κουφίζω, -λύομαι). Intere
santi sono διαθερμαίνομαι e - λύομαι , che sono usati in contesti analoghi
per indicare il sopravvenire di un fenomeno, dopo la cessazione di uno
precedente, cfr. ad es. I, XXVI 285 εκτη πρωί έπερρίγωσεν, ταχύ διεθερ
μάνθη, 3» XVII 30 ... καί τα κατά κοιλίην συνιστάμενα καί πάλιν διαλυό
μενα (331). La possibile compresenza dei due valori (indicazione d
uno stato ο di un risultato) risulta chiaramente dagli usi di διανοσέ
che indica per lo più la condizione del malato, vista nella durata del
decorso della malattia (interessante è soprattutto il caso di 1, XX 26,
dopo la descrizione dell'andamento delle febbri, οί μεν ούν πλείστοι των

(32») καθίσταμαι, καϋυγραίνομαι, καταβαίνω, κατάκειμαι, κατακλίνομαι, κατανοέω, καταρ


τάομαι, κατασβέννυμαι, κάτασκήπτω, κατασπάω, κατέχω, κατίλλω.
(32Β) Cfr. J. Humbert, op. cit., p. 339 § 600.
(330) ,bidem, p. 335 § 594.
(331) Cfr. una struttura analoga citata da Humbert (loc. cit.): PI. Fed. 8oc δ δή νεκρόν καλοΰ
μεν, φ προσήκει διαλΰεσθαι καί διαπίπτειν και διαπνεϊσθάι.

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 295

νοσησάντων έν τη κατασταθεί ταύτη τούτφ τώ τρόπω διενόσησαν καί οΰδένα


οίδα... φ τινι ούχ ύπέστρεψαν αι... ύποοτροφαί (332)), ma che può indicare
anche l'ammalarsi (3, VI 3 ηρξαντο... οί καύσοι... καί πλείστοι τηνικαΰτα
διενόσησαν).
3.3 6. Le formazioni con άνα- sono 6 (ανάγω, -αίσσω, -θερμαίνομαι,
- ίσταμαι, - σπάω, -ταράσσω).
In alcuni casi il preverbio conserva, più ο meno inalterato, il suo
valore spaziale ( ανάγω, - αίσσω, - ίσταμαι) ; negli altri casi, a parte άνασπάω
e -ταράσσω, usati in accezioni tecniche che, come abbiamo visto, erano
già comuni al di fuori del CH, è da notare l'uso di αναθερμαίνομαι
che indica il ritorno del calore, probabilmente inserendosi in quel grup
po di formazioni in cui άνα- conferisce al verbo un valore risultativo (333),
con una particolare sfumatura di difficoltà e di sforzo (334), che nel no
stro caso risulterebbe dall'uso di determinazioni avverbiali come μόγις,
ταχύ, βραδέον e simili (es. I, II 20 ψύξις άκρέων πολλή και μόγις άναθερ
μαινόμενα).
Di questi verbi, solo αναθερμαίνομαι è attestato a partire dal CH.
3.3.7. Sei sono anche le formazioni con άπο- (απολείπω, - φθείρω, -ψι
λόομαι, άφικνέομαι, - παύομαι, - σημαίνω).
A parte il caso di άφικνέομαι, άπολείπω, - φθείρω , in cui l'uso della
forma composta è comune anche al di fuori del CH, troviamo άποπαύ
ομαι e άποσημαίνω che non sembrano distìnguersi notevolmente, sul
piano della loro funzione, dall'uso dei rispettivi verbi semplici, se non
in una certa insistenza, per altro vaga, sul compimento dell'azione.
L'uso di άποψιλόομαι avrà la stessa giustificazione, attribuendo pro
babilmente una maggior energia all'azione descritta.
3.3.8. Le forme composte con έκ - sono 6 (εκλείπω, -λάμπω, - μαίνομαι,
-πνέω, -ρήγνυμαι, - ταράσσω), delle quali solo εκπνέω e - ταράσσω sono atte
state a partire dal CH.
È risaputo che la prefissazione con έκ - dà al verbo di base la fun
zione di indicare 'un'azione improvvisa e l'ingresso brusco in un nuovo
stato' e che, diversamente da άπο-, che pur conferisce valori analoghi,
rende l'idea di ' un inizio brusco, che è come la rottura di uno stato di
cose precedente' (335). Tali valori sono particolarmente evidenti nei verbi
del nostro trattato che indicano, appunto, il verificarsi brusco e defini

(332) Now most of those who fell ill in this constitution went through their illness in this manner,
trad. Jones p. 177; La maggior parte dunque di coloro che furono malati in questa costituzione ebbero
questo decorso della malattia, trad. Lanata p. 133.
(333) cfr. J. Brunel, L'aspect verbal et l'emploi des préverbes en grec, particulierement en at
tique, Parigi 1939, pp. 102 ss.
(334) cfr. J. Humbert, op. cit., p. 331 § 589.
(335) ìbidem, p. 337 § 597.

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296 PIERANGIOLO BERRETTONI

tivo di una manifestazione morbosa ο la sua risoluzione. Cosi, mentre


διαλείπω indica l'intermittenza della febbre, άπο- e έκλείπω indicano la
sua cessazione.
La funzione di questo preverbio risulta chiaramente da alcuni esempi.
Intanto έκμαίνομαι si trova sempre all'aoristo έξεμάνη, indicando
quindi l'insorgere improvviso dello stato patologico. Per έκλάμπω si veda
il passo interessante (i, XXV 8) έστι δ' οισιν άρχεται μαλακώς,... έπαναδιδοΐ
δέ καί παροξύνεται καθ' ήμέρην εκάστην, περί δε κρίσιν άλις έξέλαμψεν, in cui
è efficacemente descritta la curva progressivamente ascendente della
febbre fino a scoppiare in tutta la sua virulenza, che è indicata sia per
mezzo del preverbio έκ-, sia per mezzo dell'aoristo, isolato in mezzo
agli altri presenti e rafforzato dall'avverbio όίλις.
Si veda anche I, XV 2 εστί δέ οισιν ίκτεροι έκταίοις, αλλά τοιίτοις ή
κατά κύστιν κάθαρσις η κοιλίη έκταραχθεισα ώφέλει, ...in cui anche in que
sto caso 1'εκταράσσεσθαι dell'intestino è visto nel suo manifestarsi im
provviso (si veda la compresenza di έκ- e del tema di aoristo), mentre
le sue conseguenze (il giovamento arrecato) sono viste nel loro perdu
rare ed espresse, quindi, con l'imperfetto.
3.3.9. Le forme con προσ- sono 6 (προσβλάπτω, -αίρω, -έρχομαι,
- τίθεμαι, - φέρω, -ωφελέω), delle quali προσβλάπτω e-αίρω sono attestate a
partire dal CH. Esse conservano per lo più il valore di προς indicando
il sopravvenire di un sintomo ( προσέρχομαι ), la somministrazione di
cibi ο medicine (προσαίρω, - τίθεμαι, - φέρω), ο, infine, il manifestarsi di
un fenomeno in misura rilevante (προσβλάπτω ).
3·3·ΐο. Le formazioni con συν- sono anch'esse 6 (συνδίδωμι,-ίσταμαι,
-καίομαι, -πίπτω, - αιρέω, -τείνομαι) delle quali συνδίδωμι è attestato a
partire dal CH. A parte i casi in cui la prefissazione modifica completa
mente il significato del verbo (συνδίδωμι, - ίσταμαι) e il caso di συναιρέω
che rientra nella classe dei verbi composti con συν - che indicano una
decomposizione ο una distruzione (33é), negli altri casi la forma con il
prefisso, specialmente se all'aoristo, sembra insistere su un'idea di pun
tuatività e compimento dell'azione, come risulta anche dall'uso frequen
te di forme aoristiche, cfr. ad es. 1, XXVI 109 κοιλίη συνεκαύθη, 3, I 105
υποχόνδριου δεξιόν συνετάθη.
3·3·ΙΙ· Cinque sono le forme con περι- (περιγίνομαι, - ίσταμαι, - ρρέω,
-τείνομαι, - ψύχω) delle quali περιψύχω è attestato a partire dal CH. An
che in questo caso la composizione può mutare il significato del verbo
(περιγίνομαι, - ίσταμαι, - ρρέω) ; negli altri due casi essa ha soprattutto
la funzione di indicare un'intensificazione del fenomeno descritto (πε

(33β) ibidem, p. 342 § 6ο6.

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 297

ρο|ηίχω e περιτείνομαι dove per altro sarà presente anche un'eco del va
lore spaziale di περί).
3.3.12. Restano, infine, le formazioni meno frequenti con μετα- (μεθί
σταμαι, μεταπίπτω), έν- (ένδίδωμι, ένοχλέω), ύπερ- (υπερβάλλω) e le forme com
poste con più di un preverbio (επαναδίδωμι, επανίημι, έξαγίσταμαι, έπανί
σταμαι, ΰποδιασπάω, συνεπείγω).
Di questi verbi, risultano attestati per la prima volta nel CH έπανα
δίδωμι, ΰποδιασπάω, συνεπείγω).

TERZA PARTE

Considerazioni sulla formazione del lessico


DEL I E III LIBRO DELLE EPIDEMIE

i.i. Nel nostro trattato troviamo, come abbiamo avuto modo di ve


dere nel lessico, una serie di parole (208) che hanno la loro prima atte
stazione diretta nel CH. Non ci sembra inutile riunirle qui di seguito
per averne una visione d'insieme. Esse sono, dunque:

αίμορραγέω, αίμορραγίη, αίμορροίς, αίσχρομυθέω, ακατάστατος, ύπαλγέω,


άλμυρίς, άλμυρώδης, άνείλησις, άπονενοημένως, άποσιτίη, άπόσιτος, άαώδης, άφε
σις, αφθώδης, επαφρος, άφωνός, άφωνίη, άφωνέω, τρηχΰφωνος, βεβαιόω, βηχώ
δης, προσβλάπ:ω, βραγχώδης, γαλακτώδης, γλίσχρος, ύπόγλισχρος, γονοειδής,
δακνώδης, διψώδης, ΰποδιψάω, δυσάνιος. δυσεντερικός, δυσεντεριώδης, δυσφορίη,
ΰποδυσφόρέω, είλεώδης, εκθυμα, εκπτωσις, Ιλαιώδης, ελκωμα, έλμινς, εμφύσημα,
έναιώρημα, επιπολάζω, έρεθισμός, ερευξις, ερπης. ερευθος, υπέρυθρος, Ιρυσίπελας,
έτερόρροπος, άμφημερινός. θανατώδης, θέρμασμα, άνα-,δια-, έπιθερμαίνομαι, ΐδρυ
σις, ΙητρεΐοΥ, ίκτερος, ίκτεριώδης e ΐκτερώδης, ίλλαίνω, ϊονθος, Ιώδης, [καρηβαρής,
καρηβαρικός, καρηβαρίη?], καρδιαλγικός, καρδιωγμός, κατακλινής, κατακορής,
καταφορή, καύσος, καυσώδης, συγκαίομαι, κλυσμάτιον, κοπιώδης, δια-,ΰποκουφίζω,
κρίμνον, κρίσιμος, άκρισίη, ταχυκρίσιμος, κυναγχικός, κωματώδης, κώφωσις, κω
φότης, λαπαρος e ύπολάπαρος, λειεντερικός, λειεντεριώδης, λεπτυνομαι, λευκοφλε
γματίης, λημίον, παράληρος, μεγαλόσπλαγχνος, μελαγχολικός, μελανόφθαλμος,
λιγνυώδης, λυγμός, μάδησις, μινυθώδης, μωλΰομαι, νεφριτικός, έπινόσως, δια-,
έπι-, ΰπονοσέω, νωθρός, έπίξηρος, έπιξηραίνω, ξυσματώδης, δδυνώδης, οίδημα,
παροξυσμός, δργίλος, ΰποπέπων, πεπασμός, άπεπτος, περιεστικός, πλάδος. δφθαλ
μίη, παλινδρομέω, παλμός, παραλέγω, παραμήκης, παραπληγίη e παραπληγικός,
παρέπομαι. πτερυγώδης, πυώδης, έμπΰημα, μειξόπυος, έκπυέω, πυρέτιον, πυρε

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298 PIERANGIOLO BERRETTONI

τώδης, ύπόπυρέσσω, περίρροια. έπιρριγόω. σήψ, σκ


γόυριώδης, συγγενικός, συνδίδωμι, σύντηξις, εκταράσσ
τεινεσμώδης, εντασις, περίιασις, συντασις, συνεπείγω
ιαιοφυής, τριχολογέω, τρωμάτιον, εφ-, καθυγραίνο
ύπεναντιόομαι, υποκαρόομαι, ΰπολήγω, υπόλεπτος,
χυς, ΰποπέλιδνος, e - πέλιος, ύπόσυχνος, φακώδης
γμονή, φλυκταινίδιον, φρενιτις, φρενιτικός, φυσώδη
κροχρόνιος, ψίλωμα, ψΰξις, περί-, ύπόψυχρος, περί
παροχλεω, ΰφαιμος, πικρόχολος, ΰπόλευκος, ύπολευ
έπαναδίδωμι, πεντάμηνος, μελανόθρ ιξ, άχροος, α
προσαίρω.

1.2. D'altro canto abbiamo visto più volte come il fatto che una
parola sia attestata direttamente soltanto a partire dal CH non escluda
la possibilità di una sua esistenza precedente, di cui solo per caso non
abbiamo testimonianza. Termini come quelli connessi con il gruppo di
αίμορραγίη e come αίμορροίς,"αφεσις, βεβαιόω, δυσάνιος, επιπολάζω ecc. ecc.
erano con ogni verisimiglianza preesistenti al momento della redazione
dei trattati più antichi del CH. Il numero delle prime attestazioni viene
cosi ad essere ridotto.
1.3. Sarebbe, naturalmente, interessante riuscire a stabilire quali di
queste parole, all'interno del CH, fossero già state introdotte nella ter
minologia medica prima del trattato sulle Epidemie e quali invece com
paiano a partire da quest'opera.
A questo si oppongono, però, alcune difficoltà forse insormontabili,
per lo meno allo stato attuale degli studi e degli strumenti di lavoro re
lativi al CH. Innanzi tutto la mancanza di un indice completo dei ter
mini di questa raccolta, per cui, a parte il caso delle parole più comuni,
non siamo mai sicuri se una parola compaia solo in un trattato ο in più
di uno e, in questo caso, in quale, tanto più che gli strumenti di cui
possiamo servirci (LSJ, Foes ecc.) si limitano di solito a riportare le
attestazioni dei trattati più noti, mentre quelli 'minori' sono raramente
ricordati. Per ogni parola, quindi, si dovrebbe fare uno spoglio com
pleto dell'intero CH, opera che, evidentemente, è superiore alle forze di
un singolo ricercatore.
Altra grave difficoltà è costituita dall'incertezza della datazione del
la maggior parte dei trattati. Se per il primo e terzo libro delle Epide
mie la datazione è sicura (con un margine di incertezza quasi irrilevan
te), non altrettanto può dirsi degli altri trattati, anche di quelli più studiati.
Tanto per fare un esempio, per il trattato περί άρχαίης Ιητρικής, che

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 299

di solito viene considerato uno dei più antichi del CH, è stata recente
mente proposta dal Diller una datazione più bassa (337).
In conclusione, è molto pericoloso affermare che una parola è atte
stata, all'interno del CH, per la prima volta in questo ο quel trattato.
Si consideri, infine, che per i trattati più antichi la differenza cro
nologica è spesso minima. Ad esempio, secondo la datazione proposta dal
Pohlenz (338), i trattati περί αέρων, υδάτων, τόπων e περί Ιερής voti σου sareb
bero stati composti in un periodo compreso tra il 430 e il 415. Come
si vede, la distanza che li separa dai due libri delle Epidemie (410)
è veramente poca e basarsi su di essa per stabilire l'anteriorità del sin
golo trattato per la prima attestazione di un termine è davvero rischioso.
1.4. Ovviamente si potrebbero eliminare dalle presunte prime atte
stazioni del primo e terzo libro delle Epidemie, quelle parole che ricor
rono anche in trattati più antichi ο per lo meno contemporanei (περί Ιερής
νοΰσου, π. αέρων υδάτων τόπων, forse περί άρχαίης ίητρικής, προγνωστιν.όν ) ;
termini, quindi, come γλίσχρος, ερευθος, υπέρυθρος, ερυσίπελας, θανατώδης
ecc. che sono presenti anche nel προγνωστικόν, ο come άμφημερινός, δια
θερμαίνομαι ecc., presenti anche nel περί Ιερής νουσου, non saranno da
considerare come attestati a partire dal nostro trattato. Lo stesso si dica
per casi come άνείλησις che sarà stato un termine preesistente, visto che
nel Pronostico troviamo il verbo corrispondente άνειλέομαι, per εναιώρη
μα: έναιωρέομαι nello stesso trattato ecc. Ma procedendo cosi giungiamo
solo al risultato di creare una casistica « aperta » che non dà garanzie
di conclusioni sicure (33S).
1.5. A questo punto sembrerebbe risultare, da quanto siamo venuti
dicendo, che il materiale raccolto nel lessico non sia suscettibile di un'e
laborazione che consenta il raggiungimento di conclusioni, soprattutto
storiche, sulla formazione del lessico medico. Invece ci sembra che di
verse conclusioni possano ugualmente essere tratte.
1.6. Partiamo, innanzi tutto, dall'osservazione fondamentale che, a
prescindere da particolari problemi di datazione, il primo e terzo libro
delle Epidemie costituiscono uno dei trattati più antichi del CH; il suo
lessico rappresenta, quindi, una fase tutto sommato iniziale della forma

(337) Hippokratische Medizin uni attische Philosphie, Hermes LXXX (1952), pp. 385-409. Si ve
dano le riserve del Di Benedetto, art. cit. (n. 2), p. 350 n. 71.
(338) M. Pohlenz, Hippokrates and die Begriindung der wissenschaftlichen Medizin, Berlino 1938,
Ρ· 45·
(339) Interessante sarebbe, invece, un esame comparativo del lessico dei singoli trattati, indipen
dentemente da considerazioni cronologiche; ad esempio, un esame superficiale dell'indice posposto
all'edizione del Pronostico di B. Alexanderson (Goteborg 1963) fa intravedere che esistono maggiori
contatti lessicali tra il primo e terzo libro delle Epidemie e il Pronostico che tra la prima opera e, ad
es., la Malattia sacra.

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PIERANGIOLO BERRETTONI
3°°

zione della terminologia medica, ovviamente non della m


in assoluto (sappiamo che la medicina « ippocratica » non
partenza, ma che essa ha già dietro di sé una storia), ma
è rappresentata dai trattati del CH. Se esaminiamo, quin
ristiche lessicali di questo trattato, avremo una visione, p
falsata, dello stato più antico del lessico « ippocratico » : p
mente, perché ristretta a un solo trattato nel cui lessico
care termini tra i più antichi che si trovano in altri trattat
del resto, perché i termini in esso contenuti sono tali c
antichi in assoluto (rispetto ad eventuali trattati più recenti
giore delle ipotesi, sono per lo meno tra i più antichi, n
corrano anche in trattati leggermente anteriori.

2. Le parole del lessico del nostro trattato attestate a par


si dividono, per quanto riguarda le singole parti del disco
gettivi (o 91, se escludiamo le prime attestazioni dirette
avere dietro di sé una storia precedente), 63 (o 52) sostan
verbi, 2 avverbi.
Questo fatto riveste un certo interesse e denota una maggior ten
denza all'incremento del lessico medico per mezzo degli aggettivi, quin
di dei sostantivi e infine dei verbi; abbiamo visto del resto come gli ag
gettivi siano la parte del discorso più rappresentata nel lessico del trattato.
La ragione di questo fatto andrà ricercata essenzialmente, almeno
per quanto riguarda il nostro trattato, in una delle caratteristiche più
notevoli del procedimento espositivo « ippocratico » che abbiamo già
avuto modo di osservare, cioè la costante attenzione per i particolari e
anche per le più minute sfumature del fenomeno descritto, estrinsecata
in un'aggettivazione frequente.
È ovvio, d'altronde, che quando parliamo di cura dei particolari e
di precisione espositiva, non intendiamo dare una caratterizzazione stili
stica del trattato, il che sarebbe troppo generico visto che a livello di
stile individuale una tendenza del genere può caratterizzare altri autori
di diversi generi letterari. Intendiamo piuttosto alludere ad un preciso
atteggiamento metodologico che influisce sia sullo sviluppo teorico di una
disciplina, sia sulla sua terminologia. La medicina ippocratica è in gran
parte rivolta, attraverso la descrizione, diagnostica ο prognostica, di casi
clinici, all'individuazione di « tendenze e probabilità » (34°) nello svolgi
mento delle singole malattie, il che richiede, oltre ad un habitus scienti
fico particolare (che è compito dello storico della cultura di indagare e
definire), un preciso atteggiamento terminologico che tenda a sostituire

(340) cfr. it saggio del Di Benedetto cit. (n. 2).

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 301

il termine più preciso a quello più generico. È logico, quindi, che l'au
tore sia portato anche all'introduzione di nuovi termini, soprattutto di
aggettivi, quando quelli offertigli dalla tradizione precedente non appaia
no abbastanza precisi per il suo scopo. Abbiamo già osservato che molto
spesso le prime attestazioni aggettivali sono formazioni ottenute, per suf
fissazione ο composizione, da termini preesistenti. La ragione è chiara:
ξηρός e ψυχρός, ad esempio, sono aggettivi di uso comune che indicano
il «secco» e il «freddo», ma essi sono, in un certo senso, troppo gene
rici e non servono all'indicazione dei vari gradi di aridità e di raffred
damento da cui può essere colpito un organo; una tale precisione di sfu
mature (necessaria per la fondazione di una « semeiotica » sempre più
scientifica) è però ottenibile mediante la prefissazione: έπίξηρος, περίψυ
χρος, ΰπόψυχρος sono aggettivi di impiego più limitato e di significato
più particolare; la loro assunzione nella terminologia medica è, quindi,
utile per la descrizione analitica dei casi clinici. Lo stesso discorso vale,
in gran parte, come abbiamo visto, anche per i verbi: se θερμαίνομαι,
ξηραίνομαι, ψύχω ecc. sono troppo generici, άνα-, δια-, έπιθερμαίνομαι, è
πιξηραίνομαι, περι-, ΰποψυχω sono molto più precisi.
Questo spiega ad esempio la ricchezza, soprattutto negli aggettivi
e nei verbi, delle forme composte con ύπο-, la maggior parte delle quali
sono, come abbiamo visto, prime attestazioni. Una volta introdotte in
un trattato e, per cosi dire, codificate, queste voci, dovute inizialmente
ad una necessità contestuale, assumono automaticamente una connota
zione di termini tecnici, tant'è vero che esse, al di fuori dei CH, sono
assenti o, tutt'al più, limitate ad altre opere 0 contesti di carattere tec
nico. Ognuna di esse, presa isolatamente, potrebbe essere, al limite, una
creazione occasionale ed interessare il piano stilistico dell'opera; nel loro
insieme, però, esse giungono a formare un sistema lessicale (e a volte
semantico) ben individuato sul piano funzionale e connotato da un ca
rattere abbastanza netto di termini tecnici della medicina.
Per i sostantivi il discorso sarebbe diverso, in quanto le prime at
testazioni indicano non tanto la ricerca di una maggior precisione conte
stuale e descrittiva, quanto una carenza terminologica precedente, nel
senso che, come stiamo per vedere, questi sostantivi designano concetti
di importanza basilare per la medicina in genere, costituendo il nucleo
indispensabile della sua terminologia, intorno al quale possono svilup
parsi tutti gli altri termini che siano richiesti, volta per volta, dal con
testo dei singoli trattati, cioè dalle singole branche della disciplina.

3. Esaminiamo brevemente le principali categorie semantiche dei


termini del trattato attestati a partire dal CH.

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302 PIERANGIOLO BERRETTONI

3.1. Per quanto riguarda i sostan


stituito dall'indicazione di malattie e disturbi, sia che si tratti di malat
tie nel senso vero della parola, cioè di uno stato morboso dell'organismo
che implica la mancanza di salute (έ'ρπης, ερυσίπελας, καρδιωγμός, tet
νεσμός ecc.), sia di una manifestazione esteriore, per lo più un fenomeno
morboso dell'epidermide (εκθυμα, ΐονθος, οίδημα, φλυκταινίδιον ecc. ecc.)
ο il risultato fisico di una malattia (εκπτωσις, ερευθος, μα'δησις, ψίλωμα,
νώφωσις ecc.).
Un altro gruppo di termini è relativo alla descrizione dell'andamen
to della malattia e alle sue fasi (άκρισίυ, παροξυσμός, πεπασμός); un altro
ancora alle condizioni fisiche ο nervose del paziente (ΐδρυσις, άποσιτίη,
δυσφορίη). Abbiamo, infine, termini che indicano mezzi terapeutici (κλυ
σμάτων, θέρμασμα), ο relativi all'esercizio della medicina (ίητρείον) e po
che parole isolate come έναιώρημα.
Ci sembra significativo il fatto che, tranne pochissimi termini, i so
stantivi di prima attestazione siano tutti più ο meno centrati intorno al
l'àmbito semantico dell'indicazione di malattie 0, più in genere, del loro
decorso e della loro cura. Evidentemente il progresso della disciplina
portava la necessità di distinguere, anche sul piano terminologico, i vari
tipi di disturbi, anche quelli più ο meno simili (si pensi alla relativa ab
bondanza di termini che indicano, fondamentalmente, un'« enfiagione »),
e quindi di introdurre nuovi termini.
3.2. Gli aggettivi del trattato che sono attestati a partire dal CH
sono caratterizzati, diversamente dai sostantivi, da una maggior latitu
dine di impieghi, rientrando in più di una categoria semantica.
C'è, innanzi tutto, la serie degli aggettivi derivati (per lo più coi
suffissi - ώδης e - ικός) da designazioni di malattie e disturbi e che in
dicano un rapporto con la malattia in questione ο anche la persona af
fetta da essa (abbiamo visto come soprattutto nelle formazioni in - ώδης
le due funzioni possano coesistere) : αφθώδης, βηχώδης, δυσεντερικός e δυ
σεντεριώδης, εΐλεώδης, ίκτεριοίδης, καρδιαλγικός ecc. ecc.
Un secondo gruppo di aggettivi indica le caratteristiche tipiche (mo
do di manifestarsi, durata, esito ecc.) di una malattia: ακατάστατος, έτε
ρόρροπος, άμφημερινός, θανατώδης, κρίσιμος, ταχυθάνατος ecc.
Un terzo gruppo è costituito dagli aggettivi che designano le carat
teristiche fisiche (0 mentali) del paziente, sia congenite sia conseguenti
alla malattia: άπόσιτος, άσώδης, βραγχώδης, διψοώης, μεγαλόσπλαγχνος, μελαγ
χολικός, μελανόφθαλμος ecc.
Troviamo, infine, l'ampio e interessante gruppo di aggettivi usati
nella descrizione delle caratteristiche degli umori presenti nell'organi
smo del paziente e del risultato delle sue funzioni organiche: άλμυρώδης,
επαφρος, γαλακτώδης, (ΰπό-)γλισχρος, γονοειδής, δακνώδης, έλαιώδης, ecc.

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Il lessico tecnico del I e HI libro delle epidemie ippocratiche 303

Come si vede, anche gli aggettivi sono raggruppabili con precisione


in determinati àmbiti semantici, solo che, diversamente che per i so
stantivi, questi sono più numerosi ed eterogenei; conseguenza, anche
questa, del fatto già notato, che proprio nella classe degli aggettivi si
è maggiormente fatta sentire la necessità di un arricchimento termino
logico, a causa della maggior gamma di « informazioni » ad essi devo
luta nella descrizione minuziosa dei singoli casi.
3.3. Per quanto riguarda i verbi di prima attestazione nel CH, le
loro funzioni semantiche sono essenzialmente quelle di indicare uno stato
di salute 0 più particolarmente una condizione (0 una sensazione) fisica
del paziente ο di un suo organo (ΰπαλγέω, ύποδιψάω, ΰποδυσφορέω, άνα-,
δια-, έπιθερμαίνομαι, συγκα(ομαι, δια-, Ιπι-, ύπονοσεω, έπι$ηραίνομαι, ΐποπυ
ρέσοω ecc.), ο anche lo stato psichico del paziente durante la malat
tia (αΐσχρομυθέω, πάραλέγω, τριχολογέω ecc.); l'altro importante gruppo
comprende i verbi che indicano il modo di manifestarsi, il decorso e
le conseguenze della malattia (βββαιόω, προσβλάπιω, δια-, ΰποκουφίζω, παλίν
δρομε®, παρέπομαι, συνδίδωμι ecc.).

4. Possiamo a questo punto tentare, a mo' di conclusione, di sinte


tizzare le principali caratteristiche che sono alla base della formazione
della terminologia medica, quale risulta dalla fase rappresentata dal pri
mo e terzo libro delle Epidemie, fermo restando il fatto ovvio che si
tratta di una sintesi limitata e parziale che andrebbe integrata da uno
spoglio completo del materiale lessicale del CH. Le caratteristiche più
evidenti sembrano, ad ogni modo, le seguenti.
4.1. Innanzi tutto, pare evidente che la terminologia medica era in
una fase già avanzata di elaborazione. Questo è dimostrato non tanto
dal dato esterno del numero di neoformazioni, tutto sommato non irri
levante, quanto dal loro carattere. Come abbiamo visto diverse volte, si
tratta in gran parte di neoformazioni secondarie (suffissazioni ο compo
sizioni di parole preesistenti) e soprattutto, diremmo, « occasionali > :
che questo fenomeno sia tipico, come abbiamo visto, soprattutto degli
aggettivi e dei verbi e dovuto alla ricerca di una precisione descrittiva
che il termine di base non offriva, testimonia del fatto che la loro for
mazione e introduzione nella terminologia medica derivava, pur con le
precisazioni già fatte precedentemente, più da una necessità contestuale
che da una carenza terminologica di base della disciplina. La necessità,
ad esempio, di distinguere un maggiore ο minore grado di freddezza
(περίψυχρος e ίιπόψυχρος, περιψυχω e ύποψόχω di fronte a ψυχρός ψύχω),
nasce più che altro dal carattere del trattato e dalla sua natura descrit
tiva; non a caso, per rimanere all'interno di questo esempio, il de mor
bo sacro, che ha altri caratteri contenutistici, attesta ψυχρός ma non
περίψυχρος e ύπόψυχρος.

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304 PIERANGIOLO BERRETTONI

La controprova si ha nel fatto che


CH, che contengono, come abbiam
terno della terminologia medica, s
stro trattato, in numero relativam
prime attestazioni.
Questo carattere preesistente di al
medica sarà un'ovvia conseguenza
dicina greca aveva già una sua stor
sia dell'altra caratteristica che stiam
4.2. Il secondo fatto che notiam
denziale e riferita a questa fase de
tamente tecnicistico nella formazion
sembra, anche empiricamente ad un
la cui intelligibilità a livello lessica
plica, ovviamente, difficoltà interp
ra) e non presenta le difficoltà che u
tura di un testo tecnico, in cui all
mancanza di nozioni nella disciplin
sicale della scarsa trasparenza sem
piegati. Chi legga un trattato « ipp
ficoltà contenutistiche e non capir
pio la teoria degli umori ο della co
sono chiari e immediatamente tra
che abbiamo detto evidente ad una
serie di procedimenti che caratter
gia medica greca e che, nella loro
bili ad un'unica tendenza: quella ad
combinazioni il materiale già offer
4.3. Il primo procedimento è que
già esistenti nella lingua sono intr
terno del quale vengono usati con
una connotazione più specializzata
mine diviene propriamente « tecn
successiva e indipendente nella dis
All'interno di quest'unico e gene
zione, possiamo distinguere tra du
termine sia desunto dalla lingua « c
tra disciplina.
È ovvio che la distinzione tra q
soluto (a parte la ben nota diffic
strutto greci come « comuni » e t
come tendenza, senza dimenticare

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 305

intrecciarsi (ξηρός , ad es., era senz'altro un aggettivo della lingua co


mune, ma lo troviamo anche tecnicizzato ο specializzato all'interno di
diverse discipline).
4.3.1. Diversi termini della medicina sono parole di uso comune,
come risulta sia dall'ampiezza originaria del loro significato sia dalla
distribuzione che hanno negli autori. Va notato, ed è significativo, che
per lo più non si tratta di termini di importanza secondaria, ma di con
cetti basilari della disciplina. Si pensi, ad es., all'importanza che aveva
nel pensiero medico greco la teoria della cozione degli umori: ebbene,
i due aggettivi polari che indicano la presenza e l'assenza di questo fe
nomeno sono πέπων e ωμός che, come abbiamo visto e come risulta da
un esame anche rapido delle due voci nei lessici, sono termini di uso
comune nel greco antico, dove indicano, al di fuori di contestualizza
zioni disciplinari, il carattere cotto ο crudo, maturo ο acerbo della car
ne e della frutta. Qualunque greco, anche se non avesse avuto nozioni
teoriche, poteva, quanto meno, intuire che cosa si volesse indicare di
cendo che un umore era ωμός ο πέπων.
Questo è solo un esempio, ma lo stesso discorso si potrebbe fare per
termini importanti come χρίσις, όξυς e παροξυσμός, χρασις , ecc. Si pensi
al carattere per cosi dire « parlante » che un termine come παροξυσμός
doveva avere per un greco, di fronte all'italiano parossismo che, per
la sua natura di calco dotto, può essere compreso solamente sulla base
di tutta una serie di mediazioni culturali e linguistiche.
4.3.2. L'altro procedimento tipico è l'assunzione di termini che, in
un modo ο nell'altro, erano già presenti nella terminologia di altre di
scipline. Nel nostro caso abbiamo avuto continuamente modo di vedere
quanto numerosi e fitti siano stati i rapporti lessicali tra le varie disci
pline scientifiche che genericamente confluiscono nella nostra definizione
di «filosofia presocratica» e la medicina. Veramente pochi sono i ter
mini del nostro trattato (a parte parole molto generiche 0, al contrario,
molto particolari) per i quali non si possa intravedere un rapporto con
autori e trattati di quegli àmbiti disciplinari, si tratti di generici punti
di contatto ο di una vera e propria derivazione. Anche per termini in
apparenza generici e «ovvi» come ξηρός, θερμός, υγρός ecc., per i quali
si sarebbe portati a vedere una semplice desunzione dalla lingua comu
ne, intravediamo, invece, un processo di mediazione della terminologia
filosofica e naturalista presocratica.
Al nostro schema si potrebbe obiettare che le concordanze lessicali
tra « filosofia » e medicina potrebbero essere spesso casuali e dovute al
semplice fatto che di tutto il materiale scientifico greco dei secoli pre
cedenti ci rimane solamente quel poco ο molto che ci è attestato dai
frammenti della cosiddetta filosofia presocratica, per cui un termine di

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3o6 pierangiolo berrettoni

uso comune nel V ο IV sec., se att


scientifico, non può esserlo se non
Questa obiezione può essere valida
ci sembra, nella maggior parte dei s
nei quali la concordanza lessicale non
pare e nei «presocratici» e nel CH),
to il termine è attestato, nei due a
unione con altri termini comuni alle
Maggiore attenzione deve essere ri
il contesto « presocratico » in cui è i
ma è un riassunto di autore più tardo
per cui può sempre rimanere il dubb
sia una citazione diretta, ma sia dov
manda indirettamente il frammento (3
I rapporti tra terminologia filosof
conseguenza dei rapporti tra pensier
antica, che sono stati ampiamente in
pline e della cultura greca. Quanto è
ria culturale trova cosi una conferm
fatto più generale che ci interessa sot
ste considerazioni, ed è il carattere
della terminologia scientifica greca
damentale unità culturale che caratt
nelle sue fasi più antiche, per cui un
stualizzato e tecnicizzato all'interno
mente a un termine come κατοίστασι
-σταοις) che entra nella terminolog
4.4. Un altro procedimento è ovvi
nuove, secondo tipi derivativi che a
sia nel lessico, sia nei paragrafi in c
ratteristiche formali del lessico del nostro trattato.
Tuttavia, in questa sintesi dei caratteri principali della formazione
della terminologia medica, vogliamo richiamare nuovamente quella che
ci appare come la principale caratteristica della maggior parte delle neo
formazioni « ippocratiche », che rientra in quella tendenza all'uso di ma
teriale già offerto dalla lingua di cui abbiamo fatto menzione, e che è
la loro trasparenza e intellegibilità formali e semantiche.
Prendiamo, come esempi, alcune designazioni di malattie e disturbi
ottenute per composizione : αίμορραγίη, αίμορροίς, έρνσίπελας, στραγγουρίη,
τεινεσμός ecc.

(341) Si vedano le perplessità dello Chantraine (Éludes ecc., cit., n. 260, p. 130) sull'utilizzazione
del materiale presocratico per lo studio, nel suo caso, del suffisso -ικός.

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 307

Si tratta, come abbiamo già osservato, di termini che permangono


anche nella nostra terminologia medica, dove, però, la loro presenza è
dovuta ad una tradizione scientifica secolare e il cui significato risulta
soltanto da una equivalenza, tra la cosa designata e la designazione, non
immediata e risultante dagli elementi compositivi dei termini, ma acqui
sibile attraverso uno studio ο una pratica terminologica. In altre pa
role, per noi ensipela è una « malattia infettiva acuta caratterizzata da
esantema cutaneo » (342), definizione, appunto, lessicale che non è auto
maticamente presente alla coscienza del parlante, se questi non ne è ve
nuto a conoscenza per via dotta, mentre per il greco antico la designa
zione aveva un carattere molto più «parlante», trattandosi, letteralmen
te, della malattia « arrossapelle », cosi come αίμορραγίη è la «rottura
del sangue», αιμορροίς il «flusso del sangue», στραγγουρίη l'« urinare
a gocce» e via dicendo.
Lo stesso si può verificare per termini come ερπης, la malattia « che
striscia 0 si diffonde», ο per composti preposizionali come διάρροια e
περίρροια che, come abbiamo visto, hanno conservato a lungo il loro
valore originario (e generico) di « flusso », anche sul piano sintattico (si
ricordi il costrutto διάρροια χολωδέων che abbiamo già esaminato).
Altre volte la particolare accezione medica di un termine è la con
seguenza del suo significato originario, più 0 meno conservato e sentito;
cosi nella designazione della «colica» (άνε(λησις) rientra un'accezione
di « torsione, contorcimento » e simili che, come abbiamo visto, risulta
non solo dall'« etimologia » della parola, ma era contemporaneamente
viva in altri àmbiti linguistici.
Spesso l'origine di queste designazioni « parlanti » andrà cercata a
monte della medicina « ippocratica », come eco di una fase ancora quasi
magica della medicina, in cui le malattie erano viste come qualche cosa
di attivo e di animato che ha effetti propri sull'organismo.
Oltre a queste possibili sopravvivenze di un'epoca preistorica, ο pre
scientifica, resta, ad ogni modo, il fatto, interessante sia sul piano pura
mente linguistico sia su quello di una storia delle metodologie scientifi
che, dell'atteggiamento dello scienziato greco di questo periodo che ten
de a risolvere i problemi terminologici posti dalla sua disciplina con un
ricorso costante ai mezzi lessicali già offerti dalla lingua, utilizzandoli
ed anche rinnovandoli in vario modo, ma tenendo sempre presente una
esigenza di chiarezza e di intelligibilità che confina ai margini l'uso di
tecnicismi e che, soprattutto, rende costantemente possibili i rapporti,
di contenuto e di terminologia, con le altre discipline.

(342) Secondo la definizione, ad es., del Dizionario Garzanti della Lingua Italiana (Milano 1965).

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INDICE

Diamo qui di seguito, in ordine strettamente alfabetico, l'elenco dei termini che
nella prima parte (' il lessico ') sono stati ordinati con un criterio leggermente di
verso (cfr. § 2.3.). I numeri posti a lato di ogni termine corrispondono a quelli con
cui i singoli lemmi compaiono nel testo.

Α. άποσημαίνω 422 γέλως 8o


άποσιτίη 38 γλίσχρος 8ι
άβλαβης ηο άπόσιτος 39 γλύφω 83
αγαθός ι άπόστασις igg γνώμη 84
άγρυπνος 3 απόστημα 2θθ γονοειδής 85
άδιψος 97 άποφθείρω 523 (τά) γυναικεία 86
άθυμος 4 άποφθορή 524
αίμορραγέω 6 άποψιλόομαι 40
αίμορραγίη η άπτομαι 41 ^·
αιμορροΐδες 8 άπυρος 398
αίσχρομυθέω g αραιός 42 δακνωδης 87
άκαιρος ίο ασαφής 43 δαψιλής 88
ακατάστατος 12 άση 44 διάγω 24
άκμάζω 13 άσήμως 425 διαδοχή 89
άκρητος 14 άσινέως 46 διαθερμαίνομαι 174
άκριβής 15 άσφάλεια 47 δίαιτα 90
άκρισίη 254 άσφαλής 48 διαιτάω 92
άκρίτως 255 άσώδης 45 διαίτημα gì
άλγέω ι6 άτρεμέως 49 διακουφίζω 244
άλγημα ι8 άφανίζομαι 50 διαλείπω 34
άλμυρίς ig άφεσις 51 διαλύομαι 2g2
άλμυρο'ιδης 20 άφθώδης 52 διανοσέω 319
άλΰω 21 άφικνεομαι 53 διάρροια 409
άμβλύ (όράω) 22 άφρώδης 54 διασφζομαι 450
άμεινον 2 _ άφωνέω 58 διατελέω 47°
άμφημερινός 164 άφωνίη 57 διαφανής 93
άνάγω 23 άφωνος 56 διεσπαρμένος 433
αναθερμαίνομαι 173 άχροος 6ι δίψα 94
άναισθήτως (εχω) 25 διψάω g8
άναισσω 26 Β. δίψος 95
άνάστασις ι98 διψώδης g6
άναταρασσω 455 £ , J δριμύς ιοο
άναυδος ζη £T?'4,.. δυσάνιος ιοί
άνείλησις 28 ρεραιοω 5 δυσεντερίη ιο2
άνελπίστως (εχω) 29 δυσεντερικός 103
άνεσπασμένος 432 αΓ"£ζ ζ7 λ- δυσεντεριώδης 104
άνθέω 3θ ΆΤ^ δν0ύυ^ 5
άνθραξ 32 Κ® 68 δυσκόλως ιο5
άνίσταμαι igo Ρ , 71 δύσκρίτος 256
άνοσος 316 ζ*") 7-L δύσπνοος ίί
άνώδυνος 332 Ρ0αΥΧω°ης 74 δυστοκέω 478
άπεπτος 373 βραχυπνοος 75 δυσφορέω Yog
άπολείπω 33 Γ δυσφορίη ιο8
άπονενοημένως (εχω) 36 " δύσφορος ιο6
άποπαύομαι 364 γαλακτώδης η8 δυσχερής ili
άπορίη 37 (εν) γαστρί (εχω) 79 δυσώδης 112

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche

E. έρπης 158 κακός 207


έρύθημα 153 κακό της 2og
έβδομαϊος 113 έρυθρός 154 καλός 211
έγερσις 114 ερυσίπελας 156 κάμνω 2Ι2_
είδος ιΐ5 έτερόρροπος 159 καρδιαλγικός 213
είλεώδης ιι6 έφυγραίνομαι 495 καρδιωγμός 214
έκθυμα 117 εΰπνοος γδ καρηβαρής 215
έκλάμπω ιι8 ευσταθής ιόο καρηβαρίη 217
έκλείπω 35 εΰτάκτως ιδι καρηβαρικός 2ΐδ
έκμαίνομαι 119 εύφορος 107 καρφαλέος 2ΐ8
έκπτωσις ΐ20 εύχροος 62 καταβαίνω 219
έκπυέω 30 κατάκειμαι 235
έκρήγνυμαι <\ι6 κατακλινής 22θ
εκταοάσσω 456 ζ· κατακλίνομαι 221
έλαιωδης ΐ2ΐ κατακο^ής 222
έλκος 122 ζέων IÓ2 κατανοεω 223
ελκώδης 124 καταρτάομαι 224
έλκωμα 123 κατασβέννυμαι 225
έλμινς 125 Η. κατασκήπτω 226
εμπύημα 394 κατασπάομαι 435
εμφύσημα 126 ήμερινός 163 κατάστασις 201
έναιώρημα 12J ήμιτριταϊος 486 καταφορή 227
έναταϊος 128 ήσυχίη 165 κατέχω 228
ένδίδωμι 129 καύσος 230
ένδοναστώς 133 καυσώδης 231
ένοχλέω 134 Θ· κεϊμαι 234
έντασις 462 κεχυμένος 546
εξάνθημα 31 θανάσιμος ι66 κίνδυνος 236
έξανίσταμαι igi θανατώδης 167 κλυσμάτιον 237
έξις ι36 θεραπείη ι68 κνησμός 238
επαίρομαι 137 θερινός i6g κοπιώδης 240
έπαναδίδωμι 130 θερμαίνομαι 172 κοπος 239
έπανίημι 140 θέρμασμα 171 κόσμιος 241
έπανίσταμαι 192 θερμός 170 κουφίζω 243
έπαρμα 138 θολερός 177 κούφος 242
έπαφρος 55 κρατέομαι 247
επιγίνομαι 142 κριμνον 249
έπιδημέω 145 I. κριμνώδης 250
έπιδίδωμι 131 κρίνω 251
επιεικής 146 ιδρύομαι 178 κρίσιμος 253
έπιθερμαίνομαι 175 ϊδρυσις 179 κρισις 252
έπικαίομαι 232 Ιητρεΐον ι8ι κυναγχικός 258
επίκαιρος ιι Ιητρός ι8ο κύρτωμα 259
έπικουφίζω 245 Ιθύθριξ 182 κώμα 260
επικ^ατέομαι 248 Ικτεριωδης ι86 κωματώδης 261
έπινεμομαι 147 ίκτερος 184 κωφοτης 263
έπινοσέω 320 Ικτερώδης 185 κωφωσις 2Ó2
επινόσως (διάγω) 317 Ιλλαίνω 187
έπιξηραίνομαι 328 ίονθος ι88
έπίξηρος 327 "ίσταμαι i8g Λ.
επιπολάζω 148 Ισχνόφωνος 59
επίπονος e -ως 384 Ισχυρός 203 λάβρος 264
έπιρριγόω 419 Ιώδης 204 λαμβάνω 265
επισημαίνω 423 λαπαρώς 267
έπίσχεσις 149 λειεντερικός 270
έπιταράσσω 457 Κ. λειεντεριώδης 271
επιτείνω 465 λείος 269
έπιφαίνομαι 515 καθαίρομαι 205 λεπτός 272
έπίφυσις 150 κάθαρσις 2θ6 λεπτύνομαι 274
επώδυνος 331 καθίσταμαι 193 λευκός 275
ερεθισμός 151 καθυγραίνομαι 496 λευκοφλεγματίης 278
έρευθος 152 κακοήθης 2θ8 λήθη 279
έρευξις 157 κακόομαι 2ΐο λημίον 280

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3 IO PIERANGIOLO BERRETTONI

ληρέω 282 ορμάω (-μαι) 343 προσαίρω 139


λήρος 281 όφθαλμίη 344 προσβλάπτω ηι
λή-ψις 266 όχληρώς (έχω) 345 προσέρχομαι 388
λιγνυώδης 285 προστίθεμαι 389
λιπαρός 286 προσφέρω 520
λογισμός 288 Π. προσωφελέω 566
λόγος 287 πρόφασις 39°
λυγμός 289 πάθημα 346 πτερυγώδης 391
λύπη 29θ παλινδρομέω 347 πύον 392
λύω 29ΐ παλμός 348 π®(?ι397
παραγίνομαι 143 πυρεσσω 402
παρακοπή 349 πυρετιον 400
Μ. παρακρούιο 35° πυρετός 399
παραλέγω 351 πυρετώδης 401
μάδησις 294 παραληρέω 284 πυώδης 393
μακρός 295 παράληρος 283
μακροχρόνιος 554 παραλύομαι 292
μαλακώς 296 παραμένω 352 *^>·
μαλάσσομαι 297 παραμήκης 354
μανικός 298 παρανοέω 355 φρστώνη 4°4
μεγαλόσπλαγχνος 299 παραπληγίη 35& <5<?ων e φήϊστος 405
μεθίστημι 194 παραπληγικός 357 Φ®"1· 4°ό
μειξόπυος 395 παραφέρομαι 519 φέπω 413
μειόομαι 300 παραφρονέω 35® φευ μα 407
μελαγχολικός 303 παρειρύομαι 359 φήγνυμαι 415
μελανόθριξ 183 (τά) παρεόντα 360 φίγος 417
μβλανόφθαλμος 304 παρέπομαι 361 φιγόω 418
μέλας 301 παρηγορίη 362 φ οπή 414
μεταβολή 305 παροξύνομαι 33® φοώδης 408
μεταπίπτω 307 παροξυσμός 339 φύομαι 420
μετρίως (έχω) 310 παροχλέω 135
μινυθώδης 311 παύομαι 3®3
μωλύομαι 312 πάχος 365 2.
παχύς 366
πεμπταϊος 368 σημαίνω 421
Ν. πεντάμηνος 484 σημείον 424
πεπαίνομαι 371 σηπεδών 426
νεφριτικός 313 πεπασμός 372 οήψ 427
νοσέω 318 πεπλανημένως 379 σκληρός 428
νόσημα 315 πέπων 3®9 σκοτωδης 429
νοϋσος 314 περιβολή 305 σκυθρωπός 430
νυκτερινός 322 περιγίνομαι 144 σπασμός 431
νωθρός 323 περιεστικός 374 στάζω 436
περιίσταμαι 195 στέρησις 437
περίοδος 375 στραγγουρίη 438
Ξ. περιρρέω 412 στραγγουριώδης 439
περίρροια 410 στρογγύλος 44°
ξανθός 324 περίρροος 411 στρόφος 441
ξηρός 326 περίτασις 463 συγγενικός 442
ξυσματώδης 329 περιτείνω 466 συγκαίομαι 233
περίψυχρος 559 σΰκον 443
περιψύχω 561 συμπίπτω 3°8
Ο. πικρόχολος 55° συναιρέω 444
πλάδος 37® συνδίδωμι 132
οδύνη 33° πλανάομαι 378 συνεπείγω 445
όδυνώδης 331 πλάνης 377 συνεχής 446
οίδημα 334 ποικιλίη 380 συνίσταμαι 196
ολέθριος 335 ποικίλος 381 σύντασις 464
όξΰς 33^ πονέω 382 συντείνομαι 467
όξύτης 337 πονηρός 385 σύντηξις 475
όργή 34° πόνος 383 συχνός 447
όργίλος 341 πρηΰς 386 σώζομαι 449
όρθοστάδην 342 (τά) προγενόμενα 387 σωτηρίη 451

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Il lessico tecnico del I e III libro delle epidemie ippocratiche 311

Τ. ύπέρυθρος 155 φθίνω 525


ϋπνώδης 504 φθινώδης 526
τάξις 452 υποβρύχιος 505 φθίσις 527^
ταραχή 453 ΰπόγλισχρος 82 φλαύρως (έχω) 528
ταραχώδης 454 ύποδιεσπασμένος 434 φλεγματώδης 529
ταχυθάνατος 459 ύποδιψάω 99 φλεγμονή 53°
ταχυκρίσιμος 256 ύποδυσφορέω ιιο φλυκταιν ίδιο ν 531
ταχυτής 458 ύποθερμαίνομαι 176 φοβερός 533
τεινεσμός 460 ΰποκαρόομαι 506 φόβος 532
τεινεσμώδης 461 ύποκουφίζω 246 φρενιτικός 535
τελέως 469 ΰπολάπαρος 268 φρενϊτις 534
τέλος 468 υπόλεπτός 273 φρίκη 53^
τέμνω 471 ύπόλευκος 276 φρικώδης 537
τεταρταίος 472 ΰπολευκόχρως ιηη φρίσσω 538
τέχνη 473 ϋπολήγω 507 φύμα 539
τήκομαι 474 ΰπομέλας 302 φΰσα 540
τίκτω 478 υπομένω 353 φύσις 542
τίλλω 479 ύπονοσέω 321 φυσώδης 541
τιλμός 480 ύπόξανθος 325
τόκος 477 ΰπόπαχυς 367
τραυλός 481 ίιποπέλιδνος 508 Χ.
τρέπομαι 482 ΰποπέλιος 509
τρηχύφωνος 6ο ύποπέπων 370 χαροπος 543
τρίμηνος 483 ΰποπυρέσσω 403 χαυνος 544
τριταίος 485 ύπόσπληνος 510 χειμερινός 545
τριταίοφυής 487 ύπόστασις 202 χολωόης 54°
τριχολογεω 488 υποστρέφω 511 χραομαι 551
τρόμος 489 όποστροφή 512 χρηστός 552
τρόπος 49° ύπόσυχνος 448 χρονιος 553
τρωμάτιον 491 ύποφαίνομαι 516 χυμθζ 547
ύποφέρω 521
ύποχολώδης 549 ψ
Ύ· ΰπσψύχομαι 562
ΰπόψυχρος 560 ψηλαφάω 555
ύγιείη 492 ΰφαιμος 513 ψίλωμα 556
ύγιηρώς (εχω e διάγω) 493 ύφίημι 141 ψύξις 557
υγρός 494 υφίσταμαι 197 ψυχρός 558
ΰδατόχλοος 497
ΰδατόχολος 498
ύδατώδης 499 Φ· ®·
ΰδρωψ 5°°
ύπακούω 501 φαίνομαι 514 ψ8? 563
ϋπαλγέω \η φακώδης 517 ώμός 564
ύπεναντιόομαι 502 φέρω 518 ωφελείη 567
ίιπερβάλλων 503 φθείρω 522 ωφελέω 565

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