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Davide Baldi

Le editiones di Prisciano e i Graeca.


Considerazioni preliminari

«Non calami, stili aut penne suffragio


sed mira patronarum formarumque
concordia proporcione et modulo
impressus atque confectus est»
[ J. Balbus, Catholicon, Mainz 1460 [?],
colophon, (ISTC ib00020000)]

1. Editio princeps
Venezia alla fine degli anni ’60 del Quattrocento è uno dei centri più impor-
tanti per la produzione di libri sia manoscritti che a stampa1; agli inizi del ’69
vi giunge da Roma la biblioteca del card. Bessarione2, come dono alla Basili-
ca di San Marco. Frattanto da Mainz erano arrivati anche i fratelli Johann e
Wendelin von Speyer, con l’intento di allestire una officina tipografica. Nel
’69 Johann dette alla luce l’editio princeps di Plinio il Vecchio3 stampando i
termini greci traslitterati in carattere romano. L’anno successivo Wendelin, a
favore del quale la Serenissima aveva concesso un privilegio di stampa4, mise
sotto i torchi l’opera di Prisciano5.
La crescita rapida e abbondante della produzione a stampa è chiaramente
visibile nel primo grafico (fig. 1a) mentre il secondo mostra la differenza vertigi-
nosa tra la quantità di incunaboli in lingua latina e quelli in altre lingue (fig. 1b)6.
Occorre inoltre ricordare che la stampa di testi in carattere romano unito
ad altri caratteri (greci, come anche orientali o con la notazione musicale)
ha richiesto un’attenzione particolare poiché la combinazione in una stessa
cassa di caratteri diversi non era particolarmente agevole. Si verifica infatti
un problema di compatibilità del carattere speciale con quello romano (che
risulta analogo a quello della stampa di caratteri corsivi e capitali); la diversa

1
Vd. Pozza 1980; Zorzi 1996, pp. 872-882.
2
Vd. Labowsky 1966; Labowsky 1967; Zorzi 1994a; Zorzi 1994b.
3
Plinius Secundus, Historia naturalis, ISTC ip00786000.
4
Sui privilegi vd. Gasparini 1984.
5
Per un panorama generale vd. Gibson 1977.
6
Vd. anche De Blasi – Procaccioli 2010.
394 D. Baldi

250

200

150

100

50

0
1469 1470 1471

Fig. 1a. Produzione a stampa nel triennio 1469-1471.

250

200

150
Latino
Altre lingue
100

50

0
1469 1470 1471

Fig. 1b. Quantità di incunaboli in latino e altre lingue.


Le editiones di Prisciano e i Graeca 395

tipologia di caratteri esige una riflessione tecnica e un progresso metodologi-


co (l’altezza e la grandezza devono essere idonee a quello romano). Mentre la
stampa di un testo interamente in caratteri greci, come anche arabi, ebraici e
simili, presenta delle difficoltà ma è tecnicamente più semplice, la giustappo-
sizione di caratteri diversi non è invece sempre facile.
I tipi fusi da Wendelin von Speyer sono indiscutibilmente di livello su-
periore rispetto a quelli adottati dai colleghi nello stesso torno di tempo
(per es. da Adam von Ammergau nella traduzione guariniana degli Erote-
mata di Crisolora, Venezia 1471)7; la pregevole qualità dei suoi caratteri fu
immediatamente evidente tanto da assurgere a paradigma per gli stampa-
tori successivi8.
Il problema tecnico della cassa con caratteri diversi è preceduto dal pro-
blema del reperimento del manoscritto da utilizzare per la stampa.
Come era consuetudine in questa fase iniziale, la pubblicazione si fon-
dava su un testimone manoscritto, era cioè una riproduzione ‘a stampa’ di
un manoscritto, senza ricorrere ad un lavoro filologico nei confronti del
testo stesso.
Allo stato attuale degli studi non risulta individuabile l’esemplare mano-
scritto utilizzato per tale edizione; non è comunque da sottovalutare il fatto
che talora il codice, dopo l’uso, veniva eliminato sia perché la prassi tipogra-
fica poteva arrecare danni materiali (impronte dei grassi inchiostri o nei casi
peggiori macchie estese), sia perché il solo fatto di aver riprodotto il codice
dava il diritto di ritenere inutile la sua esistenza9.
L’editio princeps10 di Prisciano includeva, oltre ai diciotto libri dell’Ars,
anche gli opuscoli minori11 (De XII Carminibus12, De accentibus13, De pon-
deribus et mensuris14, Carmen de ponderibus & mensuris [vv. 1-163]15, De

7
Chrysoloras Emanuel, Erotemata, ISTC ic00492000.
8
Per un panorama generale vd. Barker 1992, pp. 21-42; sebbene si esamini
un caso diverso molto utile risulta l’ampia ed accurata indagine di Tomè 2011, con
ricca bibliografia.
9
Vd. Kenney 1995, pp. 110-111.
10
ISTC ip00960000.
11
Si trascrivono i titoli della princeps.
12
GL III 459-515.
13
GL III 519-528.
14
GL III 405-417.
15
PLM V 71-80; attribuito ora a Remmio Favino (o Favorino), ora a Prisciano.
Fig. 2. Distribuzione dei codici nei secoli

396
160

140

120
o
100
a
80 ab1
b
60

D. Baldi
b1
40

20

0
viii-ix ix ix-x x x-xi xi xi-xii xii xii-xiii xiii xiii- xiv xiv- xv xvi
xiv xv

o = libri I-XVIII, a = libri I-XVI, b = libri XVII-XVIII, b1 = XVII § 1-XVIII § 157


Le editiones di Prisciano e i Graeca 397

preexercitamentis rhetorice ex Hermogene translatis16, De versibus comicis ra-


tio17, Commentarium Rufini de metris comicis18, Institutio de nomine et prono-
mine et verbo19, Interpretatio ex Dionysio De orbis situ20).
Sulla base della tradizione manoscritta21 possiamo affermare che tale
editio si fonda su un codice verosimilmente anteriore al X secolo in primo
luogo perché le parti greche dal X secolo in avanti sono peregrine, ‘mo-
struose’ e/o assenti, in secondo luogo perché l’intera opera di Prisciano
(Ars e opere minori), a causa della regolare attitudine alla diminuzione del-
la consistenza media del codice nel corso del tempo, già dal IX secolo venne
divisa in blocchi.
L’Ars in particolare venne scissa in due blocchi principali:
a) libri I-XVI (GL II 1-III 105)
b) libri XVII-XVIII (GL III 106-377);
a sua volta il secondo blocco può essere anche ulteriormente suddiviso in:
b1) XVII §1-XVIII §157 (GL III 106-278, 12)
b2) XVIII §§ 157-307 (GL III 278, 13-377): lessico sintattico greco-
latino
Il grafico22 qui accanto (fig. 2) mostra che il lessico sintattico (blocco
b2) non ha goduto di tradizione indipendente (come è invece accaduto al
blocco b1 o alle opere minori) ma è stato trasmesso solo unitariamente al
blocco b1.
Le opere minori dopo un’iniziale tradizione unitaria hanno subito un
destino ancora diverso: smembrate e trasmesse singolarmente o in gruppi.
Questa editio princeps esce grazie alle cure filologiche di Benedetto Brugnoli,23
umanista e ottimo conoscitore della lingua greca e latina; discepolo di Ognibe-
ne Leoniceno24 e di Giorgio Trapezunzio25, fu docente di humanae litterae nella

16
GL III 430-440.
17
GL III 418-429.
18
GL VI 554-578.
19
GL III 443-456.
20
PLM V 275-312.
21
Vd. Passalacqua 1978; Ballaira 1982; Passalacqua 1987, pp. xxv-
xlvii; Passalacqua 1999, pp. xix-xlviii.
22
Esso traduce in immagine la rielaborazione dei dati estrapolati da Passalac-
qua 1978 e Ballaira 1982.
23
Vd. Mioni 1972.
24
Vd. Ballistreri 1971.
25
Vd. Viti 2000.
398 D. Baldi

scuola della cancelleria ducale di Venezia dal 1466 al 1502 e durante tale periodo
ben nota è la sua attività di correttore e curatore di edizioni stampate a Venezia.
L’editio princeps (Venetiis 1470) possiede un testo che presenta anche i
passi greci ma:
- solitamente sono presenti i Graeca (sostantivi, particelle ecc.) che co-
stituiscono la parola-lemma (senza i quali cioè sarebbe impossibile
comprendere il significato della frase) ma si riscontrano varie lacune
che rendono il testo non facilmente comprensibile (come nel primo
esempio Γελωτοποιῶ τόνδε che leggiamo sotto);
- i loci classici sono sottoposti invece ad alterne vicende, uno viene inse-
rito il seguente tralasciato (ma senza predisporre uno spazio bianco)
apponendo eventualmente una ‘.G.’ che molto verosimilmente il tipo-
grafo rinveniva già nel suo antigrafo. Ad un rapido sguardo già in ma-
noscritti priscianei dei secoli X-XI si incontrano le sigle .G. o .Gr. in
sostituzione del testo greco26.
Bisogna inoltre notare che, ove venga inserito il greco, non rari sono i
casi di divergenza rispetto a quanto tramandato dai testimoni manoscritti
più importanti, come si evince immediatamente da uno sguardo sinottico27.

Venetiis 1470
γάρ coniunctio causalis invenitur & repletiva & confirmativa apud
gręcos, quomodo apud l a t i n o s . ὀ ι γ ά ρ β λ έ π ο ν τ ε ς τ ο ῖ σ
τ υ φ λ ο ῖ σ ἠ γ ο ύ μ ε θ α [Aristoph. Pl. 15]. λ ῆ ρ ο σ ὀ υ γ ά ρ
π ᾶ υ σ ο μ α ι π ρ ί ν ἄ ν φ ρ ά σ η σ μ ο ι [Aristoph. Pl. 23-
24]. abundat enim κ α τ η γ ο ρ ε ῖ σ γ ά ρ π ρ ί ν μ ά θ ε ι ν τ ό
π ρ ᾶ γ μ α μ ο υ . Virgilius in quinto Heu quia nam tanti cinxerunt
ęthera nimbi. Similiter enim Terentius in adelphis. Enimvero non si-
nam. . G . attici dicunt. Terentius in eunucho. Quin insuper scelus
postquam ludificatus est virginem. illi ἕ λ λ η ν ε ι μ ί τ ό γ έ ν ο σ ,
β άρ β αρ ο σ ὦ ν τ ό γ έ ν ο σ, ἑ λ λ η ν ίζω τ ῆ φ ω ν ῆ ,
ρ ω μ α ῖ ο σ τ ῶ γ έ ν ε ι . Virgilius in quinto.

26
Tale uso sia all’interno del testo che sovente anche sui margini era diffuso
nel Medioevo e si riscontra anche in cimeli come le Pandette laurenziane: vd. anche
Baldi 2010, pp. 125-126.
27
Si sono evidenziati con lo spaziato i passi nell’editio princeps e i corrispondenti
passi dell’edizione di riferimento Hertz. La trascrizione dei testi vuol essere la più
fedele possibile; si sono conservati anche gli errori presenti nelle edizioni antiche per
fornire un quadro oggettivo della situazione.
Le editiones di Prisciano e i Graeca 399

GL III 285, 3-286, 2


‘Γὰρ’ coniunctio causalis invenitur etiam repletiva vel confirmativa
apud Graecos, quomodo et apud n o s . Ὅ μ η ρ ο ς [Il. 15, 737,
739-740]: ‘ Ο ὐ μ έ ν τ ι ς σ χ ε δ ό ν ἐ σ τ ι π ό λ ι ς π ύ ρ γ ο ι ς
ἀ ρ α ρ υ ῖ α · / ἀ λ λ ’ ἐ ν γ ὰ ρ Τρ ώ ω ν π ε δ ί ῳ π ύ κ α
θωρηκτάων, / πόντῳ κεκ λιμένοι, ἑκὰς ἥμεθα
π α τ ρ ί δ ο ς α ἴ η ς ’ : abundat enim ‘γ ά ρ ’ . Π λ ά τ ω ν δ ὲ ἢ
Κ ά ν θ α ρ ο ς σ υ μ μ α χ ί ᾳ ο ὕ τ ω ς ἤ ρ ξ α τ ο [Plato Com. frg.
165 K.-A.]: ‘ Ἐ γ ὼ γ ὰ ρ ὑ μ ῖ ν ἢ ν φ ρ ά σ ω ’ . Virgilius in V:
‘Heu quianam tanti cinxerunt aethera nimbi?’ / Similiter ‘enim’
Terentius in adelphis: / ‘† enim vero non sinam’. ‘ Γε λ ω τ ο π ο ι ῶ
τ ό ν δ ε ’ Attici dicunt. Terentius in eunucho: ‘Quin .. insuper scelus
postquam †ludificatus est virginem’. Illi ‘ γ έ ν ε ι π ο δ α π ὸ ς ’ κ α ὶ
‘ γ έ ν ο ς ’ . Ἡ ρ ό δ ο τ ο ς Α [1, 6]: ‘ Κ ρ ο ῖ σ ο ς ἦ ν Λ υ δ ὸ ς
μὲν γένο ς, παῖς δὲ Ἀ λυάττεω’. Δημο σ θένης ἐν
τ ῷ π ε ρ ὶ τ ῶ ν ἀ τ ε λ ε ι ῶ ν [20, 30]· ‘ ἔ σ τ ι γ ὰ ρ γ έ ν ε ι μ ὲ ν
ὁ Λ ε ύ κ ω ν δ ή π ο υ ξ έ ν ο ς ’ . Virgilius in V: ‘Cressa genus Pho-
loe geminique sub ubere nati’.

Come vediamo, per esemplificare la congiunzione γάρ vengono qui usati due
passi di Aristofane al posto di alcuni versi omerici, mentre nella parte finale
si inserisce una espressione che è ripresa da un testo grammaticale invece del
passo erodoteo e di quello demostenico.

Venetiis 1470
Illi γ ν ῶ σ ι σ ἔ δ η σ ι σ ἕ σ τ ι τ ῆ σ γ ρ α μ μ α τ ι κ ῆ σ . Et
nos est nobis prudentia illius rei & de illa re φ ρ ο ν τ ί ζ ω τ ο δ ε
κ α ὶ φ ρ ο ν τ ί ζ ω σ ο ῦ . Et nos ad accusativum curo illam rem.
χ ά ρ ι τ α σ ἀ θ α ν ά τ ο υ σ σ ο ι ο ἶ δ α . Terentius in eunucho
Magnas vero agere gratias thais mihi. Idem in eadem. et habetur &
refertur thais tibi ut merita es gratia. Attici ἐ ι σ ά γ ω δ ό μ ο υ σ
κ α ί ἔ ι σ δ ό μ ο υ σ , [Aristoph. Nub. 560] τ ο ῖ σ ἐ μ ο ῖ σ μ ή
χ α ι ρ έ τ ω . Hinc nos. vicem tuam doleo pro in tuam.

GL III 375, 23-376, 14


Illi ‘ φ ρ ό ν η σ ι ς ἐ σ τ ὶ ν μ ο ι τ ο ῦ δ ε ’ κ α ὶ ‘ π ε ρ ὶ τ ο ῦ δ ε ’ .
et nos ‘est nobis prudentia illius rei’ et ‘de illa re’. Attici ‘ φ ρ ο ν τ ί ζ ε ι
τῶνδε’ καὶ ‘τάδε’ καὶ ‘περὶ τῶνδε’. Μένανδρος
μ ι σ ο γ ύ ν ῃ [frg. 281 K.-A.]: ‘ Ἀ λ λ ’ ο ὐ τ ὰ β ι ό τ ο υ ν ῷ ν
400 D. Baldi

ἴ σ ω ς δ ε ῖ φ ρ ο ν τ ί σ α ι ’ . Sic nos ad accusativum ‘curo illam rem’.


I l l i ‘ χ ά ρ ι ν ἔ χ ω σ ο ι ’ κ α ὶ ‘ ο ἶ δ ά σ ο ι ’. Δ η μ ο σ θ έ ν η ς
π ε ρ ὶ σ τ ε φ ά ν ο υ τ ῆ ς τ ρ ι η ρ α ρ χ ί α ς [2]: ‘ ο ὐ χ ὶ τ ο ῖ ς
ποιοῦσ ιν ἃ δεῖ χάριν ὑμᾶς ἔχειν, ἀλλὰ τοῖς
φ ά σ κ ο υ σ ι ν ’. Ἰ σ ο κ ρ ά τ η ς Ἑ λ έ ν η ς ἐ γ κ ω μ ί ῳ [57]·
‘ π λ ε ί ω χ ά ρ ι ν ε ἰ δ ό τ ε ς τ ο ῖ ς π ο λ λ ὰ π ρ ο σ τ ά τ τ ο υ σ ι ν ’.
Terentius in eunucho: ‘Magnas vero agere gratias Thais mihi? ’.
Idem in eadem: ‘Et habetur et †refertur, Thais, tibi, ut merita es gra-
tia’. Attici ‘ χ ά ρ ι ν σ ὴ ν p r o ε ἰ ς σ ὴ ν χ ά ρ ι ν ’. Π λ ά τ ω ν
Φ α ί δ ρ ῳ [234e]: ‘ἀ λ λ ’ ε ἰ δ ο κ ε ῖ , σ υ γ χ ω ρ η τ έ ο ν χ ά ρ ι ν
σ ή ν ’ . Hinc nos ‘vicem tuam doleo’ pro ‘in tuam’ et [...]

Il parallelo greco della costruzione di ‘curo’ + accusativo è costituito qui da


una breve espressione, mentre nella tradizione manoscritta si ha un locus de-
mosthenicus e uno isocrateus. Nella parte finale viene sostituito anche il lem-
ma esaminato, nell’editio princeps si trova ἐισάγω δόμουσ καί ἔισ δόμουσ men-
tre la tradizione manoscritta presenta χάριν σὴν pro εἰς σὴν χάριν.
Non si tratta di variae lectiones ma di congetture e integrazioni apposte
dagli stessi umanisti, revisori del testo, che preparavano anche le editiones di
altri autori e che ad esempio nella loro attività didattica avevano modo di stu-
diare ed esaminare anche altri testi dal punto di vista linguistico e sintattico-
grammaticale28.

2. Roma 1470-1471
Qualche mese dopo l’uscita dell’editio princeps, a cavallo tra il 1470 e il 71 a
Roma, Hulrich Han29 stampa l’opera di Prisciano30 e nei confronti dei Grae-
ca si comporta così:
- vengono inserite le parole-lemma ma talora con perspicui errori di let-
tura (dovuti a legature fraintese ecc.), nel libro XVIII.194 a un certo
punto (GL III p. 301, 5) si trova solo il testo latino e i termini greci non
sono più trascritti;
- sono del tutto omessi e si lascia lo spazio bianco senza alcuna indica-
zione (come ad esempio ‘.G.’ o ‘Gr.’) e così diffuse risultano le fenestrae.
Uno sguardo sinottico permette una facile comprensione:

28
Vd. anche Garcea-Giavatto 2007.
29
Vd. Lülfing 1966; Modigliani 1997.
30
ISTC ip00960500.
Le editiones di Prisciano e i Graeca 401

Venetiis 1470
γάρ coniunctio causalis invenitur & repletiva & confirmativa apud
gręcos, quomodo apud l a t i n o s . ὀ ι γ ά ρ β λ έ π ο ν τ ε σ τ ο ῖ σ
τ υ φ λ ο ῖ σ ἠ γ ο ύ μ ε θ α [Aristoph. Pl. 15]. λ ῆ ρ ο σ ὀ υ γ ά ρ
π ᾶ υ σ ο μ α ι π ρ ί ν ἄ ν φ ρ ά σ η σ μ ο ι [Aristoph. Pl. 23-
24]. abundat enim κ α τ η γ ο ρ ε ῖ σ γ ά ρ π ρ ί ν μ ά θ ε ι ν τ ό
π ρ ᾶ γ μ α μ ο υ . Virgilius in quinto Heu quia nam tanti cinxerunt
ęthera nimbi. Similiter enim Terentius in adelphis. Enimvero non si-
nam. . G . attici dicunt. Terentius in eunucho. Quin insuper scelus
postquam ludificatus est virginem. illi ἕ λ λ η ν ε ι μ ί τ ό γ έ ν ο σ ,
β άρ β αρ ο σ ὦ ν τ ό γ έ ν ο σ, ἑ λ λ η ν ίζω τ ῆ φ ω ν ῆ ,
ρ ω μ α ῖ ο σ τ ῶ γ έ ν ε ι . Virgilius in quinto.

Romae 1470-1471
Γαρ coniunctio causalis invenitur & repletiva & confirmativa apud
gręcos, quomodo apud latinos enim [ ] abundat enim hic Γαρ
[ ] Virgilius in quinto Heu quia nam tanti cinxerunt ęthera nim-
bi. Similiter enim Terentius in adelphis. Enimvero non sinam. [ ]
Attici dicunt. Terentius in eunucho. Quin insuper scelus postquam
ludificatus est virginem. illi [ ]
Virgilius in quinto Cressa genus pholoe gemini sub ubere nati.

GL III 285, 3-286, 2


‘Γὰρ’ coniunctio causalis invenitur etiam repletiva vel confirmativa
apud Graecos, quomodo et apud n o s . Ὅ μ η ρ ο ς [Il. 15, 737,
739-740]: ‘ Ο ὐ μ έ ν τ ι ς σ χ ε δ ό ν ἐ σ τ ι π ό λ ι ς π ύ ρ γ ο ι ς
ἀ ρ α ρ υ ῖ α · / ἀ λ λ ’ ἐ ν γ ὰ ρ Τρ ώ ω ν π ε δ ί ῳ π ύ κ α
θωρηκτάων, / πόντῳ κεκ λιμένοι, ἑκὰς ἥμεθα
πατρίδος αἴης’: abundat enim ‘γάρ’. Π λάτων
δ ὲ ἢ Κ ά ν θ α ρ ο ς σ υ μ μ α χ ί ᾳ ο ὕ τ ω ς ἤ ρ ξ α τ ο [Plato Com.
frg. 165 K.-A.]· ‘ Ἐ γ ὼ γ ὰ ρ ὑ μ ῖ ν ἢ ν φ ρ ά σ ω ’ . Virgilius
in V: ‘Heu quianam tanti cinxerunt aethera nimbi?’ Similiter ‘enim’
Terentius in adelphis: ‘† enim vero non sinam’. ‘ Γε λ ω τ ο π ο ι ῶ
τ ό ν δ ε ’ Attici dicunt. Terentius in eunucho: ‘Quin .. insuper scelus
postquam †ludificatus est virginem’. Illi ‘ γ έ ν ε ι π ο δ α π ὸ ς ’ κ α ὶ
‘ γ έ ν ο ς ’ . Ἡ ρ ό δ ο τ ο ς Α [1, 6]: ‘ Κ ρ ο ῖ σ ο ς ἦ ν Λ υ δ ὸ ς
μὲν γένο ς, παῖς δὲ Ἀ λυάττεω’. Δημο σ θένης ἐν τῷ
π ε ρ ὶ τ ῶ ν ἀ τ ε λ ε ι ῶ ν [20, 30]· ‘ ἔ σ τ ι γ ὰ ρ γ έ ν ε ι μ ὲ ν ὁ
Λ ε ύ κ ω ν δ ή π ο υ ξ έ ν ο ς ’ . Virgilius in V: ‘Cressa genus Pholoe
geminique sub ubere nati’.
402 D. Baldi

Questo primo esempio sopra esposto è particolarmente significativo: il greco


infatti è del tutto assente e gli spazi bianchi sono ampi.

Venetiis 1470
Homerus . G . Euripides . G . Virgilius in nono Parte alia mar-
tis currumque rotasque volucres instabat. ἔ ν ί σ τ η σ ί μ ο ι κ α ί
ἐ ν ί σ τ α τ α ι τ ο ῖ σ π ο λ ε μ ί ο ι σ . Idem etiam dativo adiunxit
in primo eneidos. Instans operi regnisque futuris. π ρ ά τ τ ω
μ ε γ ά λ α . Virgilius in primo eneidos.

Romae 1470-1471
Homerus [ ] Euripides [ ] Virg. in IX. Parte alia martis
currumque rotasque volucres instabat. Idem etiam dativo adiunxit
in primo eneidos. instans operi renisque futuris. Demosthenes de
corona κ α θ η ν τ ο ε ν μ α κ ε δ ο ν ι α τ ρ ε ι σ υ λ ο υ σ μ υ ρ α σ .
Virg. in I eneidos.

GL III 300, 18-301, 5


Homerus [Il. 4, 310]: ‘ π ο λ έ μ ω ν ε ὖ ε ἰ δ ώ ς ’ . Euripides [frg.
trag. inc.]: ‘ Ο ὐ χ ἑ σ π έ ρ α ς φ ά σ ’ ἀ λ λ ὰ κ α ὶ μ ε σ η μ β ρ ί α ς
/ τ ο ύ τ ο υ ς ἀ φ ε σ τ ή κ α σ ι ν ἡ μ έ ρ α ν τ ρ ί τ η ν ’ . Huic simi-
le est illud Virgilianum in VIII: ‘Parte alia Marti currumque rotasque
volucres / instabant’. Idem etiam dativo adiunxit in I Aeneidos: ‘in-
stans operi regnisque futuris’. [Dem. 18, 30] ‘ Ἐ κ α θ ῆ ν τ ο τ ρ ε ῖ ς
ὅ λ ο υ ς μ ῆ ν α ς ἐ ν Μ α κ ε δ ο ν ί ᾳ ’. Virgilius in I Aeneidis.

La situazione resta decisamente desolante, le fenestrae sono in numero mag-


giore dei Graeca stampati; non molto avevano potuto fare i revisori del testo,
se realmente sono intervenuti per migliorare il testo!
In questo secondo esempio si deve notare che, pur nella congerie di corrut-
tele presenti, il testo possiede anche lezioni singolari e importanti come la ci-
tazione, un po’ deturpata, del passo demostenico preceduto dal nome dell’au-
tore e dal titolo dell’opera assenti nella tradizione manoscritta a noi nota.

3. Revisioni e ristampe
I curatori e correttori di testi classici erano prevalentemente eruditi, docenti
di humanae litterae i quali si legavano spesso ai tipografi per molti anni e da
un lato fornivano una consulenza scientificamente elevata, dall’altro ottene-
vano buone retribuzioni. Considerato inoltre che si trattava di docenti, essi
Le editiones di Prisciano e i Graeca 403

avevano la possibilità di incrementare le vendite dei libri nell’ambito delle


istituzioni scolastiche sia private che comunali. 31
Così, ad esempio, le numerose richieste del testo di Prisciano spinsero
nel 1472 lo stesso Wendelin von Speyer a ristampare32 la sua editio princeps
del ’70.
Già nel XV secolo e ancor più nel XVI i tipografi monitoravano il mer-
cato e, osservando il tenore delle vendite di un nuovo volume messo in circo-
lazione da un altro tipografo, senza troppi scrupoli lo riproducevano anche
nei loro tipi. Talora tutto ciò si verificava con correttezza ed onestà, dopo
aver ottenuto la concessione da parte dell’editore primario, ma molte volte lo
stampatore acquistava una delle copie in commercio e ricomponeva il testo
per metterlo sotto i torchi.
Così la ristampa (datata 1472) dell’editio princeps venne seguita da altre
ristampe presso tipi diversi:
- Mediolani 1475 [?] Stampatore di Servius ‘Commentario in Virgilio’
(Dominicus de Vespolate)33;
- Venetiis 1475-6 Johannes de Colonia et Johannes Manthen34;
- Venetiis 1476 Jacobus de Fivizzano, Lunensis35;
- Venetiis 1481 Michael Manzolus36.
La ristampa di un’opera in riedizioni successive (anche presso tipografi
diversi) è un chiaro indizio che l’opera aveva una notevole diffusione e la
domanda di mercato era crescente.
Tutte queste editiones ovviamente creavano non poco turbamento nell’a-
nimo degli umanisti i quali ex abrupto si trovavano di fronte a un mutato cli-
ma e ad una diffusione esponenzialmente crescente dei testi37. Si ricordino le
parole di Leon Battista Alberti che nel 1466 nel suo De Cifris (§ 2) scriveva:38

Cum essem apud Dathum in hortis pontificis maximis ad Vaticanum


et nostro pro more inter nos sermones haberentur de rebus quae ad

31
Vd. anche Trovato 1991, pp. 51-102; Pastore Stocchi 1980.
32
ISTC ip00961000.
33
ISTC ip00963000.
34
ISTC ip00964000.
35
ISTC ip00965000.
36
ISTC ip00966000.
37
Eisenstein 1986, pp. 19-354.
38
Buonafalce 1994, pp. 27-28.
404 D. Baldi

studia litterarum pertinerent, incidit ut vehementer probaremus


Germanum inventorem qui per haec tempora pressionibus qui-
busdam characterum efficeret ut diebus centum plus CCta volumina
librorum opera hominum non plus trium exscripta redderentur dato
ab exemplari. Unica enim pressione integram exscriptam reddit pagi-
nam maioris chartae39.

Ma la buona reperibilità e dunque la possibilità di consultare uno stesso testo


su molti esemplari, che erano trasmessi mediante un processo monogenetico,
indusse i contemporanei alla convinzione che il testo stampato fosse il textus
receptus. Le discussioni filologiche quindi si basavano ormai quasi esclusiva-
mente sulle edizioni a stampa e tale modus operandi ebbe vita fino alla nascita
del metodo scientifico40.
Durante il Cinquecento poi la rapidità di produzione e la quantità di
opere disponibili costituirono degli aspetti cruciali della realizzazione a fron-
te della ingente competitività tra le officine tipografiche e ciò stimolò una
notevole metamorfosi delle caratteristiche del libro a stampa. Si abbandonò
l’intento di allestire libri a stampa simili a volumi manoscritti, si iniziò invece
a progettare e a utilizzare caratteri più piccoli e meno ariosi, rinunciando an-
che agli aspetti estetici, guidati piuttosto da interessi economici e pragmatici.
Gli stampatori velocemente compresero che le persone erano disposte ad
acquistare anche più di una sola copia di una stessa opera se chiaramente si
spiegava che il testo era stato rivisto e aggiornato; così sui frontespizi molto
diffusa è la dicitura: «completamente rivisto, aggiornato ed emendato da...».
Numerosi sono poi i casi nei quali i curatori nella prefazione annunciava-
no di aver utilizzato un esemplare manoscritto migliore e più corretto rispet-
to alle edizioni precedenti, mentre in realtà ristampavano il medesimo testo
corrotto, pubblicato qualche anno prima, ma con lievi modifiche41.

39
«Durante le passeggiate nei giardini vaticani insieme al Dati dialogando,
come nostra abitudine, di argomenti letterari, accadde di elogiare fortemente l’in-
ventore tedesco che, proprio in questi anni, ha trovato il modo di stampare, con un
sistema di caratteri, in cento giorni oltre duecento libri da un dato esemplare, grazie
al lavoro di non più di tre persone. Con un’unica impressione realizza un’intera pa-
gina scritta di grande formato» (trad. mia).
40
Vd. Campanelli 1998, pp. 470-499 con bibliografia; Campanelli 2008,
pp. 253-292.
41
Vd. Trovato 1991, pp. 19-49, 103-119.
Le editiones di Prisciano e i Graeca 405

4. Firenze 1525
Nel 1525, ad esempio, apparve a Firenze «Apud haeredes Juntae»42 l’edizio-
ne curata da Antonio Francini43 e Niccolò Angeli da Bucine44, fervidi emen-
datori di testi greci e latini, e nel rivolgersi al lettore si afferma che il testo è
frutto di collazione di esemplari a stampa e antichi. Sicuramente venne con-
sultato qualche manoscritto, anche con un testo abbastanza valido; esso co-
munque non è stato usato pedissequamente ma piuttosto per sanare le lacune
presenti nelle edizioni a stampa, nella princeps45 e nelle altre da essa geminate.
Una lettura sinottica permette di individuare i passi rimasti identici alla
princeps e quelli mutati:

Venetiis 1470
γάρ coniunctio causalis invenitur & repletiva & confirmativa apud
gręcos, quomodo apud l a t i n o s . ὀ ι γ ά ρ β λ έ π ο ν τ ε σ τ ο ῖ σ
τ υ φ λ ο ῖ σ ἠ γ ο ύ μ ε θ α [Aristoph. Pl. 15]. λ ῆ ρ ο σ ὀ υ γ ά ρ
π ᾶ υ σ ο μ α ι π ρ ί ν ἄ ν φ ρ ά σ η σ μ ο ι [Aristoph. Pl. 23-
24]. abundat enim κ α τ η γ ο ρ ε ῖ σ γ ά ρ π ρ ί ν μ ά θ ε ι ν τ ό
π ρ ᾶ γ μ α μ ο υ . Virgilius in quinto Heu quia nam tanti cinxerunt
ęthera nimbi. Similiter enim Terentius in adelphis. Enimvero non si-
nam. . G . attici dicunt. Terentius in eunucho. Quin insuper scelus
postquam ludificatus est virginem. illi ἕ λ λ η ν ε ι μ ί τ ό γ έ ν ο σ ,
β άρ β αρ ο σ ὦ ν τ ό γ έ ν ο σ, ἑ λ λ η ν ίζω τ ῆ φ ω ν ῆ ,
ρ ω μ α ῖ ο σ τ ῶ γ έ ν ε ι . Virgilius in quinto.

Florentiae 1525
γὰρ, coniunctio causalis invenitur, et repletiva & confirmativa apud
graecos, quomodo apud l a t i n o s . A r i s t o p h a n e s ο ἱ γ ὰ ρ
βλέποντες τοῖς τυφλοῖς ἡγούμεθα. λῆρος οὐ
γ ὰ ρ π α ύ σ ο μ α ι π ρ ὶ ν ἂ ν φ ρ ά σ ῃ σ μ ο ι abundat enim
κ α τ η γ ο ρ ε ῖ ς γ ὰ ρ π ρ ί ν μ ά θ ε ι ν τ ὸ π ρ ᾶ γ μ ά μ ο υ . Vir-
gilius in V Heu quia nam tanti cinxerunt aethera nimbi? Similiter
enim Terentius in Adelphis. Enimvero non sinam. γ ε λ ῶ τ ο ύ τ ῳ

42
Vd. Delfiol 1976; Pettas 1980; Pettas 2013, pp. 32-42; Ceresa 2001a;
Ceresa 2001b.
43
Vd. Bacchelli 1998.
44
Vd. Tentori 1961.
45
Si sono evidenziati con lo spaziato i passi greci nelle varie editiones e nell’edi-
zione Hertz.
406 D. Baldi

κ α ὶ τ ό ν δ ε attici dicunt. Terentius in Eunucho. Quin insuper


scelus postquam ludificatus est virginem. illi ἕ λ λ η ν ε ἰ μ ί τ ό
γένος, βάρβαρος ὠν τό γένος, ἑλληνίζω τῇ φωνῇ,
ῥ ω μ α ῖ ο ς τ ῳ γ έ ν ε ι . Virgilius in V.

GL III 285, 3-286, 2


‘Γὰρ’ coniunctio causalis invenitur etiam repletiva vel confirmativa
apud Graecos, quomodo et apud n o s . Ὅ μ η ρ ο ς [Il. 15, 737,
739-740]: ‘ Ο ὐ μ έ ν τ ι ς σ χ ε δ ό ν ἐ σ τ ι π ό λ ι ς π ύ ρ γ ο ι ς
ἀ ρ α ρ υ ῖ α · / ἀ λ λ ’ ἐ ν γ ὰ ρ Τρ ώ ω ν π ε δ ί ῳ π ύ κ α
θωρηκτάων, / πόντῳ κεκ λιμένοι, ἑκὰς ἥμεθα
π α τ ρ ί δ ο ς α ἴ η ς ’ : abundat enim ‘ γάρ’. Π λ άτ ω ν δ ὲ ἢ
Κάν θαρ ος σ υ μ μ αχ ίᾳ οὕτ ω ς ἤ ρ ξ ατ ο [Plato Com. frg. 165 K.-
A.]· ‘ Ἐ γ ὼ γ ὰ ρ ὑ μ ῖ ν ἢ ν φ ρ ά σ ω ’ . Virgilius in V: ‘Heu
quianam tanti cinxerunt aethera nimbi?’ Similiter ‘enim’ Terentius in
adelphis: ‘† enim vero non sinam’. ‘ Γε λ ω τ ο π ο ι ῶ τ ό ν δ ε ’ At-
tici dicunt. Terentius in eunucho: ‘Quin .. insuper scelus postquam
†ludificatus est virginem’. Illi ‘ γ έ ν ε ι π ο δ α π ὸ ς ’ κ α ὶ ‘ γ έ ν ο ς ’ .
Ἡ ρ ό δ ο τ ο ς Α [1, 6]: ‘ Κ ρ ο ῖ σ ο ς ἦ ν Λ υ δ ὸ ς μ ὲ ν γ έ ν ο ς ,
παῖς δὲ Ἀ λυάττεω’. Δημο σ θένης ἐν τῷ περὶ τῶν
ἀ τ ε λ ε ι ῶ ν [20, 30]· ‘ ἔ σ τ ι γ ὰ ρ γ έ ν ε ι μ ὲ ν ὁ Λ ε ύ κ ω ν
δ ή π ο υ ξ έ ν ο ς ’ . Virgilius in V: ‘Cressa genus Pholoe geminique
sub ubere nati’.

Molte sono le occorrenze nelle quali la Giuntina segue la princeps come nella
parte iniziale di questo esempio sopra esposto, nei due passi di Aristofane;
nel lemma Γελωτοποιῶ τόνδε, che la princeps omette, la Giuntina mostra una
resa un po’ mostruosa stampando γελῶ τούτῳ καὶ τόνδε che è il frutto di una
errata lettura e di una arbitraria divisione delle parole.

Venetiis 1470
Iuxta & prope & dativo & accusativo iunguntur. ἕ γ γ ι ο ν τ ό κ ο υ
ἐ γ γ ύ σ τ ῆ σ π ό λ ε ω σ , π λ η σ ί ο ν τ ῆ σ ἀ γ ο ρ ᾶ σ . Platon
Legum X V I I I I . . G . Plato legum V I I I I . G . Virgilius in
octavo Est ingens gelidum lucus prope ceritis amnem. Idem in eodem
Propiusque periclo it metus. Cicero pro Milone Proxime deos accessit
clodius. Illi dicunt γ ό ν υ κ ν ή μ η σ ἕ γ γ ι ο ν π α ρ ο ι μ ί α [Zen.
vulg. 3, 2 al.] ἐ π ί τ ῶ ν τ ο ύ σ ὀ ι κ ε ί ο υ σ ἐ υ ε ρ γ ε τ ό υ ν τ ω ν .
ἔ γ γ ύ τ ε ρ ο ν τ ο ῦ β ο μ ο ῦ ν έ ω ν . Salustius in Catilinario.
Le editiones di Prisciano e i Graeca 407

Florentiae 1525
Iuxta et prope et dativo et accusativo iunguntur. ἔ γ γ ι ο ν τ ό κ ο υ ,
ἐ γ γ ὺ ς τ ῆ ς π ό λ ε ω ς , π λ η σ ί ο ν τ ῆ ς ἀ γ ο ρ ᾶ ς . Plato Le-
gum VIII ἐ γ γ ὺ ς τ ῆ ς τ ο ῦ κ ρ η τ ι κ ο ῦ ν ό μ ο υ , et in eo-
dem κ α ὶ τ ο ῦ φ ι λ ο σ ο φ ε ῖ ν ἐ γ γ υ ς . Idem legum IX ἐ ξ ῆ ς
ἡ μ ῖ ν ἐ γ γ ύ τ α τ α κ α τ ὰ π ρ έ σ β ι ν ἱ ζ έ σ θ ω . Virgilius in
VIII Est ingens gelidum lucus prope Ceritis amnem. Idem in eo-
dem, propiusque periclo it metus. Cicero pro Milone Proxime deos
accessit Clodius. Illi dicunt ἐ γ γ ύ σ τ α τ ο ς ὢ ν , κ α ὶ γ ό ν υ
κνήμης ἔγ γιον, παροιμία ἐπὶ τῶν τοὺς οἰκείους
ε ὐ ε ρ γ ε τ ο ύ ν τ ω ν , ἐ γ γ ύ τ ε ρ ο ς τ ο ῦ β ω μ ο ύ ν ε ώ ς . Sal-
lustius in Catilinario.

GL III 291, 11-292, 8


[‘Iuxta’ et ‘prope’ et accusativo et dativo iungitur.] Plato legum XII
[944e] ‘ ν ῦ ν δ ’ ὅ τ ι τ ο ύ τ ω ν ἐ γ γ ύ τ α τ α φ ι λ ο ψ υ χ ί α ς
ἕ ν ε κ α ’. Λ υ σ ί α ς ἐ ν τ ῷ π ε ρ ὶ τ ο ῦ Ἡ γ η σ ά ν δ ρ ο υ
κ λ ή ρ ο υ [or. 55 frg. 2 p. 188 B.-S.]· ‘ τ ο ῖ ς ἐ γ γ ύ τ α τ α
γ έ ν ο υ ς σ υ ν ῴ π ο υ ν ’. Plato legum nono [866a]: ‘ ὁ τ ο ῦ
τ ε λ ε υ τ ή σ α ν τ ο ς γ έ ν ε ι ἐ γ γ ύ τ α τ ο ς ’. Virgilius in VIII:
‘Est ingens gelidum lucus prope Caeritis amnem’. Idem in eodem:
‘propiusque periclo it metus’. Cicero pro Milone: ‘proxime deos ac-
cessit Clodius’. Illi dicunt: ‘ ἔ γ γ ι σ τ α τ ό σ ω ν ’ κ α ὶ ‘ τ ό σ ο ι ς ’
κ α ὶ ‘ τ ό σ ο ι ’ . Ξ ε ν ο φ ῶ ν Ἀ γ η σ ι λ ά ῳ [7, 5]: ‘ ἐ κ ε ῖ ν ο ς
τοίνυν, ἀγ γελίας μὲν ἐλθούσ ης αὐτῷ, ὡς ἐν τῇ
ἐν Κορίνθῳ μάχῃ ὀκτὼ μὲν Λακειδαιμονίων ,
ἐγγὺς δὲ μυρίων τεθνᾶσι τῶν πολεμίων’. Καὶ
ἐ ν τ ῷ Ἱ π π α ρ χ ι κ ῷ [1, 19]: ‘ κ α ὶ ἡ π ό λ ι ς ἀ ν έ χ ε τ α ι
δ ὲ δ α π α ν ῶ σ α ἐ γ γ ὺ ς τ ε τ τ α ρ ά κ ο ν τ α τ ά λ α ν τ α ’.
Ἀ λ κ α ῖ ο ς Ἐ ν δ υ μ ί ω ν ι [Alc. Com. frg. 10]: ‘ Ὁ τ ι ὴ
σ χεδ όν τι μῆνας ἐγ γ ὺς τρεῖς ὅλου ς Φρ ουρ ῷ τὸν
Ἐ ν δ υ μ ί ω ν α ’ . Sallustius in Catilinario.

Nella parte iniziale sia nella princeps che nella Giuntina si nota un tentativo
di rendere meno incomprensibile il testo inserendo delle espressioni (ἔγγιον
τόκου, ἐγγὺς τῆς πόλεως, πλησίον τῆς ἀγορᾶς) delle quali non si ha altra men-
zione nei manoscritti. Nella parte finale la Giuntina cerca malamente di sana-
re la lacuna della princeps forse riprendendo da un manoscritto che a sua volta
non era immune da corruttele e così viene stampato un lemma ἐγγύστατος ὢν
408 D. Baldi

che è frutto di errata divisione delle parole ἔγγιστα τόσων e dopo aver inserito
ciò aggiunge anche il proverbio che è presente nella princeps (καὶ γόνυ κνήμης
- τοῦ βωμοῦ νεώς).
La consapevolezza che le edizioni precedenti non risultavano affidabili,
soprattutto per gli inserti in greco, aveva sollecitato la ricerca di manoscritti
maggiormente attendibili e con un testo meno lacunoso.
La filologia grazie all’esperienza di Poliziano46 aveva finalmente intrapreso
una strada fondata su una metodologia ‘scientifica’ che richiedeva sicuramente
anche nella stampa dei testi uno sforzo maggiore rispetto agli anni in cui si
metteva sotto i torchi un testo copiato da un solo esemplare manoscritto.
Il testo a stampa era ormai divenuto il punto di riferimento accolto da
tutti, anche dalla res publica litterarum, perché la sua diffusione era ampia-
mente estesa; Poliziano stesso, come testimonia Pier Vettori,47 annotava sugli
incunaboli quanto rinveniva nei manoscritti antichi48 e parlando del testo
delle Pandette dichiara:

[...] non enim exemplar ipsum semper consului sed habui excusos for-
mis libros, quos cum antiquis illis Angelus Politianus studiose olim
contulerat, eosque quantum mihi commodum fuit, pertractavi; illi
enim quoque publici sunt. Eruditissimi igitur viri labor magno me
labore levavit, qui quidem, ut erat diligens, & accuratus, hac librorum
collatione mirifice delectabatur & ita posse bonos auctores multis
maculis purgari vere existimabat, quaecumque itaque in priscis exem-
plaribus inveniebat, in impressis sedulo annotabat49.

46
In generale sul metodo filologico di Poliziano vd. Mancini 1957; Branca
1974, pp. 216-219; Mariani Zini 1996.
47
Vd. Bandini 1758, pp. ix-civ (sul personaggio) e pp. xliv-xlv (sulle Pan-
dette); Mouren 2007, con estesa bibliografia. Sul metodo filologico di Vettori vd.
Grafton 1983, pp. 52-70, 85-100; infine uno studio a tale riguardo è in prepara-
zione da parte di chi scrive.
48
Vettori 1542, pp. 142-143.
49
«Non ho infatti sempre consultato quel medesimo esemplare ma ho avuto
(anche) gli incunaboli che Angelo Poliziano aveva collazionato con quei manoscritti
antichi e quelli a mio agio ho studiato approfonditamente; essi infatti sono anche
pubblici. Mi ha sollevato da un grande impegno il lavoro di un uomo straordina-
riamente erudito, il quale certamente, diligente e accurato com’era, si applicava con
estremo piacere nella collazione di libri e riteneva realmente che i buoni autori potes-
sero essere così ripuliti da tante sozzure; e così tutto ciò che rinveniva negli esemplari
antichi lo annotava con zelo nei volumi a stampa» (trad. mia).
Le editiones di Prisciano e i Graeca 409

5. Venezia 1527
Nel 1527 per l’edizione aldina è stato utilizzato, per la prima volta, un testi-
mone autorevole e antiquissimus e questo aspetto, anche per una questione
di mercato, viene sottolineato in vari punti, sul frontespizio dell’editio vene-
ziana infatti si legge:

Quibus omnibus ad suum decus restituendis quantam adhibuerimus


diligentiam, facile cognosces, si hanc nostram editionem conferes
non modo cum caeteris editionibus, sed etiam cum ea quae proxime
Florentiae ante hanc nostram facta est. Et omnes in primis locos ubi
graecum quod deerat, restituimus, in illis enim, sed & in multis alijs
tantam differentiam depraehendes inter hanc & illam, ut illud musi-
corum sis dicturus δὶς διαπασῶν. Vale50;

e ancora nella prefatoria agli studiosi si ribadisce:

DONATUS VERONENSIS51
ARTIS GRAMMATICAE STUDIOSIS S(ALUTEM)
[...] Hoc animo quum essem, Prisciani Caesariensis, cui plane inter
grammaticos primus ab omnibus locus concedi solet, scripta omnia
quaecunque extant emendanda suscepi. Magnam mihi exemplarium
veterum, quae conferre possem, copiam fecit Andreas Asulanus, cu-
ius officina librorum, satis iam diu studiosis omnibus nota est. Ita illis
conferendis, nullam mihi maiori adiumento fuit, quam quod olim
e Gallia Aldus Manutius magno pretio redemptum attulerat. Tanta
huius codicis, tamque egregia de octo partibus orationis, deque ea-
rumdem constructione duntaxat bonitas, atque integritas extitit &
alterius item vetustissimi de duodecim Aeneidos primis librorum car-
minibus, ut horum collatione tria haec sperem me ita restituisse, ut
vel ipsum Priscianum hoc tempore vix putem fuisse emendatiora da-
turum. In reliquis vero eiusdem grammatici commentarijs, qui tribus
illis multo sunt contractiores, tantam diligentiam mihi adhibuisse

50
«Facilmente si può comprendere quanta acribia abbiamo impiegata per resti-
tuire tutti quei passi [greci] alla loro bellezza originaria se confronti la nostra edizione
con le altre edizioni ma anche solo con quella che recentemente è stata realizzata a Fi-
renze. In primo luogo abbiamo restituito tutti i passi greci che mancavano, in essi infat-
ti ma anche in molti altri puoi cogliere la notevole differenza tra questa e quella, tanto
che potresti definirla come l’intervallo musicale di due ottave. Sta bene» (trad. mia).
51
Su Bernardino Donato vd. Pesenti 1992.
410 D. Baldi

videor, ut exceptis paucis locis, in quibus graeca verba, quae desunt,


invenire non potui, nihil me arbitrer caeteris, qui eandem operam
aggredi velint, emendandum reliquisse [...]52;

e in una delle ultime carte (p. <301r>), prima dell’Errata corrige, si legge:

FRANCISCUS ASOLANUS53 STUDIOSIS S(ALUTEM)


Sedulo dedimus operam, studiose lector, ut Priscianum tam emenda-
tum haberes, quam & tu optabas, et opera illius effectum est, quem
huic rei praefecimus. Sed nosti probe, nos quoque homines esse, hoc
est imbecillitati naturae subiectos. Nemo unus natura tam solers,
nemo arte & industria tam cautus, ut non in aliquibus aliquando la-
batur. Ergo post absolutam impressionem aliquot errores adnotavi-
mus. Quod si qui alij tibi occurrent, illos plane scito nullius momenti
futuros. Quicquid igitur & qualecunque est, quod offerimus, boni
consule, & vale54;

52
«Con questo animo ho ricevuto da correggere tutti gli scritti esistenti di Pri-
sciano di Cesarea, al quale solitamente si concede la posizione eminente tra i gram-
matici. Andrea (Torresani) d’Asola mi ha procurato diversi esemplari antichi da po-
ter collazionare; la sua stamperia è nota a tutti gli studiosi da molto tempo. Così nella
fase di collazione nulla mi ha arrecato maggior giovamento quanto quel manoscritto
che un tempo Aldo Manuzio ha riportato dalla Gallia, acquistato a caro prezzo. Il
valore e l’integrità di questo codice per le otto parti dell’orazione, e s’intende per la
costruzione delle medesime, e analogamente quelli dell’altro (esemplare) antichissi-
mo per i dodici primi versi dei libri dell’Eneide erano tanto grandi ed eccezionali,
che io posso sperare di aver restituito (al vero) queste tre opere mediante la collazio-
ne di questi, tanto che posso a malapena ritenere che lo stesso Prisciano in questo
momento sarebbe stato in grado di dare testi più corretti. Nei restanti commentari
del medesimo grammatico, che rispetto a quei tre sono molto più concisi, mi sembra
di aver impiegato tanta diligenza che, eccetto pochi passi, nei quali ci sono parole
greche che mancano e non le ho potute trovare, ritengo che non sia rimasto nulla da
emendare agli altri che vogliono accostarsi alla medesima opera» (trad. mia).
53
Su Gian Francesco Torresani D’Asola vd. Cataldi Palau 1998.
54
«Con diligenza abbiamo cercato, o studioso che leggi, di presentare Prisciano
tanto emendato quanto anche tu desideri, e ciò è stato realizzato da colui cui abbia-
mo affidato l’operazione. Ma ben sai che anche noi siamo uomini, cioè siamo sogget-
ti alla debolezza della natura. Non esiste nessuno tanto solerte per natura, nessuno
tanto cauto per arte e operosità che non scivoli talora in qualcosa. Dopo aver quindi
completato la stampa abbiamo notato vari errori; cosicché se tu ne incontri altri,
sappi chiaramente che saranno di nessun rilievo. Sii dunque soddisfatto di quanto
offriamo, comunque sia, e sta bene» (trad. mia).
Le editiones di Prisciano e i Graeca 411

ma anche al termine del libro VIII dell’Ars troviamo scritto:

In antiquissimo codice cuius collatione hic emendatus est, ita scrip-


tum erat55.

Riscontrando su tale codice una citazione e sulle editiones una diversa, l’e-
ditore, nell’incertezza della scelta, ha preferito conservarle entrambe; l’Aldi-
na quindi si configura come una silloge di due filoni della tradizione testuale
come risulta evidente da alcuni esempi che seguono:

Venetiis 1470
γάρ coniunctio causalis invenitur & repletiva & confirmativa apud
gręcos, quomodo apud l a t i n o s . ὀ ι γ ά ρ β λ έ π ο ν τ ε σ τ ο ῖ σ
τ υ φ λ ο ῖ σ ἠ γ ο ύ μ ε θ α [Aristoph. Pl. 15]. λ ῆ ρ ο σ ὀ υ γ ά ρ
π ᾶ υ σ ο μ α ι π ρ ί ν ἄ ν φ ρ ά σ η σ μ ο ι [Aristoph. Pl. 23-
24]. abundat enim κ α τ η γ ο ρ ε ῖ σ γ ά ρ π ρ ί ν μ ά θ ε ι ν τ ό
π ρ ᾶ γ μ α μ ο υ . Virgilius in quinto Heu quia nam tanti cinxerunt
ęthera nimbi. Similiter enim Terentius in adelphis. Enimvero non si-
nam. . G . attici dicunt. Terentius in eunucho. Quin insuper scelus
postquam ludificatus est virginem. illi ἕ λ λ η ν ε ι μ ί τ ό γ έ ν ο σ ,
β άρ β αρ ο σ ὦ ν τ ό γ έ ν ο σ, ἑ λ λ η ν ίζω τ ῆ φ ω ν ῆ ,
ρ ω μ α ῖ ο σ τ ῶ γ έ ν ε ι . Virgilius in quinto.

Florentiae 1525
γὰρ, coniunctio causalis invenitur, et repletiva & confirmativa apud
graecos, quomodo apud l a t i n o s . A r i s t o p h a n e s ο ἱ γ ὰ ρ
βλέποντες τοῖς τυφλοῖς ἡγούμεθα. λῆρος οὐ
γ ὰ ρ π α ύ σ ο μ α ι π ρ ὶ ν ἂ ν φ ρ ά σ ῃ σ μ ο ι abundat enim
κ α τ η γ ο ρ ε ῖ ς γ ὰ ρ π ρ ί ν μ ά θ ε ι ν τ ὸ π ρ ᾶ γ μ ά μ ο υ . Vir-
gilius in V Heu quia nam tanti cinxerunt aethera nimbi? Similiter
enim Terentius in Adelphis. Enimvero non sinam. γ ε λ ῶ τ ο ύ τ ῳ
κ α ὶ τ ό ν δ ε attici dicunt. Terentius in Eunucho. Quin insuper
scelus postquam ludificatus est virginem. illi ἕ λ λ η ν ε ἰ μ ί τ ό
γένος, βάρβαρος ὠν τό γένος, ἑλληνίζω τῇ φωνῇ,
ῥ ω μ α ῖ ο ς τ ῳ γ έ ν ε ι . Virgilius in V.

55
«Così era scritto nell’antichissimo codice, collazionando il quale, questo li-
bro è stato emendato» (trad. mia).
412 D. Baldi

Venetiis 1527
γὰρ, coniunctio causalis invenitur, et repletiva & confirmativa
apud graecos, quomodo apud L a t i n o s . H o m e r u s : ο ὐ
μέν τοι σ χεδόν Ἀ λ λ ’ ἐ ν γ ὰ ρ Τρ ώ ω ν π ε δ ί ῳ
πύκα θωρυκτάων, πόντῳ κεκλιμένοι ἑκὰς
ἥ μ ε θ α π α τ ρ ί δ ο ς α ἴ η ς . Abundat enim γ ά ρ . P l a t o
σ υμμαχείαι οὕτως ἤρξαντο· Ἐγὼ γὰρ ὑμῖν νῦν
φράσω. Aristophanes οἱ γὰρ βλέποντες τοῖς
τυφλοῖς ἡγούμεθα. λῆρος οὐ γὰρ παύσομαι πρὶν
ἂν φράσ ῃς μοι. κατηγορεῖς γὰρ πρίν μάθην τὸ
π ρ ᾶ γ μ α μ ο υ . Virgilius in V: Heu quia nam tanti cinxerunt
aethera nimbi? Similiter ‘enim’ Terentius in Adelphis: Enim vero
non sinam. Attici γ ε λ ω τ ο π ο ι ῶ τ ό ν δ ε . Terentius in Eunucho:
Quin insuper scelus postquam ludificatus est virgine. Illi γ έ ν ε ι
ποδαπὸς καὶ γένος. Herodotus: κροῖσος ἦν
Λυδὸς μὲν τὸ γένος, παῖς δὲ Ἀλυάττεω. Demos-
thenes ἐν τῷ περὶ τῶν ἀτελειῶν· ἔσ τι γὰρ γένει
μὲν ὁ Λεύκων δήπου ξένος καὶ ἕλλην εἰμί τό
γένος, βάρβαρος ὠν τό γένος, ἑλληνίζω τῇ φωνῇ,
ῥ ω μ α ῖ ο ς τ ῷ γ έ ν ε ι . Virgilius in V: Cressa genus Pholoe
geminique sub ubere nati.

GL III 285, 3-286, 2


‘Γὰρ’ coniunctio causalis invenitur etiam repletiva vel confirmativa
apud Graecos, quomodo et apud n o s . Ὅ μ η ρ ο ς [Il. 15, 737,
739-740]: ‘ Ο ὐ μ έ ν τ ι ς σ χ ε δ ό ν ἐ σ τ ι π ό λ ι ς π ύ ρ γ ο ι ς
ἀ ρ α ρ υ ῖ α · / ἀ λ λ ’ ἐ ν γ ὰ ρ Τρ ώ ω ν π ε δ ί ῳ π ύ κ α
θωρηκτάων, / πόντῳ κεκ λιμένοι, ἑκὰς ἥμεθα
π α τ ρ ί δ ο ς α ἴ η ς ’ : abundat enim ‘ γ ά ρ ’ . Π λ ά τ ω ν δ ὲ ἢ
Κ ά ν θ α ρ ο ς σ υ μ μ α χ ί ᾳ ο ὕ τ ω ς ἤ ρ ξ α τ ο [Plato Com. frg.
165 K.-A.]· ‘ Ἐ γ ὼ γ ὰ ρ ὑ μ ῖ ν ἢ ν φ ρ ά σ ω ’ . Virgilius in V:
‘Heu quianam tanti cinxerunt aethera nimbi?’ Similiter ‘enim’ Teren-
tius in adelphis: ‘† enim vero non sinam’. ‘ Γε λ ω τ ο π ο ι ῶ τ ό ν δ ε ’
Attici dicunt. Terentius in eunucho: ‘Quin .. insuper scelus postquam
†ludificatus est virginem’. Illi ‘ γ έ ν ε ι π ο δ α π ὸ ς ’ κ α ὶ ‘ γ έ ν ο ς ’ .
Ἡ ρ ό δ ο τ ο ς Α [1, 6]: ‘ Κ ρ ο ῖ σ ο ς ἦ ν Λ υ δ ὸ ς μ ὲ ν γ έ ν ο ς ,
παῖς δὲ Ἀ λυάττεω’. Δημο σ θένης ἐν τῷ περὶ τῶν
ἀ τ ε λ ε ι ῶ ν [20, 30]· ‘ ἔ σ τ ι γ ὰ ρ γ έ ν ε ι μ ὲ ν ὁ Λ ε ύ κ ω ν
δ ή π ο υ ξ έ ν ο ς ’ . Virgilius in V: ‘Cressa genus Pholoe geminique
sub ubere nati’.
Le editiones di Prisciano e i Graeca 413

Incontriamo finalmente una cesura con la tradizione precedente: i due loci


aristofanei sono apparentemente sostituiti dai tre versi omerici che il mano-
scritto antiquissimus presentava pur incompleti, poco sotto però ritroviamo
i due versi aristofanei; anche nella parte finale vediamo il passo erodoteo e
quello demostenico (assenti nella princeps) ma subito dopo leggiamo la stessa
pericope che si trova anche nella princeps.

Venetiis 1470
ἀ λ λ ά coniunctionem illi. & pro γάρ & pro γοῦν ponunt quomodo
& nos at & vel & aut pro et, & pro saltem vel autem pro valde inveni-
tur. illi ὄ μ ο ι ω σ ε ἰ μ ί σ ο ί κ ά ι ὄ μ ο ι ο σ τ ο υ π α τ ρ ό σ . [Eur.
Hec. 331] ὑ μ ε ῖ σ δ ’ ἔ υ χ η τ ’ ὀ μ ο ῖ α τ ῆ σ β ο υ λ έ υ μ α σ ι .
Nos quoque simile illius & illi affinis cognatus, hospes necessarius
fratruelis & similia. Δεῦρο ἄγε φέρε ἄγετε ἐῖα, apud illos loco adverbii
ponitur quomodo apud nos age & agite.

Florentiae 1525
α λ λ ὰ coniunctionem illi. & pro γὰρ & pro γοῦν ponunt quomodo
& nos at & vel, & aut pro et, & pro saltem vel autem pro valde inveni-
tur. illi ὅ μ ο ι ο ς ε ἰ μ ὶ σ ο ὶ , κ α ὶ ὅ μ ο ι ο ς τ ο ῦ π α τ ρ ὸ ς . [Eur.
Hec. 331] ὑ μ ε ῖ ς δ ὲ ε ὔ χ η τ ’ ὅ μ ο ι α τ ο ῖ ς β ο υ λ ε ύ μ α σ ι .
Nos quoque similis illius & illi, affinis, cognatus, hospes, necessarius,
Patruelis & similia, δεῦρο ἄγε φέρε ἄγετε εἶα, apud illos loco adverbii
ponitur quomodo apud nos age & agite.

Venetiis 1527
ἀ λ λ ά coniunctionem illi et pro γάρ et pro γοῦν ponunt, quo-
modo et nos ‘at’ et ‘vel’ et ‘aut’ pro ‘et’ et pro saltem; ‘vel’ autem
etiam pro ‘valde’ invenitur. Illi φ ί λ ο ς α ὐ τ ο ῦ κ α ὶ α ὐ τ ῷ ,
ὅμοιος προσ ήκων, ξένος, σ υγ γενής, ἀδελφός,
ἀδελφιδοῦς καὶ τὰ ὅμοια. ὄμοιος εἰμί σοί καὶ
ὄμοιος τοῦ πατρός. ὑμεῖς δ’εὔχητ’ὀμοῖα τ ῆς
β ο υ λ έ υ μ α σ ι . nos quoque similis illius et illi, affinis, cognatus,
hospes, necessarius, pratruelis et similia. Δεῦρο ἄγε φέρε ἄγετε εἶα
apud illos loco adverbi ponuntur, quomodo et apud nos age et agite.

GL III 286, 7-14


‘ Γὲ ’ coniunctionem illi et pro ‘γάρ’ et pro ‘γοῦν’ ponunt,
quomodo et nos ‘at’ et ‘vel’ et ‘aut’ pro ‘et’ et pro ‘saltem’; ‘vel’ au-
414 D. Baldi

tem etiam pro ‘valde’ invenitur. Illi ‘ φ ί λ ο ς α ὐ τ ο ῦ ’ κ α ὶ


‘αὐτῷ’, ὁμοίως ‘προσ ήκων’, ‘ξένος’, ‘σ υγ γενής’,
‘ ἀ δ ε λ φ ό ς ’ , ‘ ἀ δ ε λ φ ι δ ο ῦ ς ’ κ α ὶ τ ὰ ὅ μ ο ι α . Nos quoque
‘similis illius’ et ‘illi’, ‘affinis’, ‘cognatus’, ‘hospes’, ‘necessarius’, ‘frater’,
‘fratruelis’ et similia. ‘Δεῦρο’ apud illos et loco verbi et loco adverbi
ponitur, quomodo et apud nos ‘age’ et ‘agite’.

Anche in questo secondo esempio è evidente il modus operandi usato nell’al-


lestimento di questa edizione aldina: si trovano giustapposte le lezioni del
manoscritto antico e quelle delle editiones.
Grazie al manoscritto antiquissimus vengono però sanati anche passi am-
bigui presenti nella princeps, malamente stampati e mai emendati, come:

Venetiis 1470
Homerus . G . Euripides . G . Virgilius in nono Parte alia mar-
tis currumque rotasque volucres instabat. ἔ ν ί σ τ η σ ί μ ο ι κ α ί
ἐ ν ί σ τ α τ α ι τ ο ῖ σ π ο λ ε μ ί ο ι σ . Idem etiam dativo adiunxit
in primo eneidos. Instans operi regnisque futuris. π ρ ά τ τ ω
μ ε γ ά λ α . Virgilius in primo eneidos.

Romae 1470-1471
Homerus [ ] Euripides [ ] Virg. in IX. Parte alia martis
currumque rotasque volucres instabat. Idem etiam dativo adiunxit
in primo eneidos. instans operi renisque futuris. D e m o s t h e n e s
de corona καθηντο εν μακεδονια τρεισ υλουσ
μ υ ρ α σ . Virg. in I eneidos.

Florentiae 1525
Home. π ό λ ε μ ο ν ε ὖ ε ἰ δ ὼ ς . Euripides ο ὐ κ ἀ σ τ έ ρ α ς
φασὶν ἀλλὰ καὶ μεσ ημβρίας τούτους ἀφεσ τήκασιν
ἡ μ έ ρ α ν τ ρ ί τ η ν . Virg. in IX Parte alia martis currumque rota-
sque volucres instabat, ἐ ν ί σ τ ι σ ι μ ο ι κ α ὶ ἐ ν ί σ τ α τ α ι τ ο ῖ ς
π ο λ ε μ ί ο ι ς . Idem etiam dativo adiunxit in I Aenei. Instans operi
regnisque futuris π ρ ά τ τ ω μ ε γ ά λ α . Virg. in I Aenei.

Venetiis 1527
Homerus: πολέμων εὖ εἰδώς. Euripides: Ο ὐ χ
ἑσ πέρας φασὶν ἀλλὰ καὶ μεσ ημβρίας, τούτους
ἀ φ ε σ τ ή κ α σ ι ν ἡ μ έ ρ α ν τ ρ ί τ η ν . huic simile est illud
Le editiones di Prisciano e i Graeca 415

Virgilianum in VIII: Parte alia Marti currumque rotasque volucres


instabant. idem etiam dativo adiunxit in I Aeneidos: instans ope-
ri regnisque futuris. Ἐ κ ά θ η ν τ ο τ ρ ε ῖ ς ὅ λ ο υ ς μ ῆ ν α ς ἐ ν
Μ α κ ε δ ο ν ί ᾳ . Virgilius in I Aeneid.

GL III 300, 18-301, 5


Homerus [Il. 4, 310]: ‘ π ο λ έ μ ω ν ε ὖ ε ἰ δ ώ ς ’. Euripides [frg.
trag. inc.]: ‘ Ο ὐ χ ἑ σ π έ ρ α ς φ ά σ ’ ἀ λ λ ὰ κ α ὶ μ ε σ η μ β ρ ί α ς
/ τ ο ύ τ ο υ ς ἀ φ ε σ τ ή κ α σ ι ν ἡ μ έ ρ α ν τ ρ ί τ η ν ’. Huic simi-
le est illud Virgilianum in VIII: ‘Parte alia Marti currumque rotasque
volucres / instabant’. Idem etiam dativo adiunxit in I Aeneidos: ‘in-
stans operi regnisque futuris’. [Dem. 18, 30] ‘ Ἐ κ α θ ῆ ν τ ο τ ρ ε ῖ ς
ὅ λ ο υ ς μ ῆ ν α ς ἐ ν Μ α κ ε δ ο ν ί ᾳ ’. Virgilius in I Aeneidis.

Nel codex antiquissimus, come del resto negli altri testimoni autorevoli, non
compare l’indicazione di autore e titolo di questo passo demostenico (che
abbiamo già menzionato nel § 2), come si deduce dall’edizione di Hertz;
resta il fatto che la desolante editio romana è l’unica a possedere tale riferi-
mento corretto, molto più del greco che in essa viene stampato!

6. Conclusioni
Dopo l’edizione aldina Prisciano perderà la sua autonomia individuale per
confluire all’interno dei Grammatici Latini, ricoprendo sempre una posi-
zione alquanto elevata; agli inizi del XVII secolo (nel 1605 precisamente)
Helias van Putschen nella raccolta Grammaticae Latinae auctores antiqui56
usa l’Aldina del 1527 dopo aver revisionato e collazionato il testo. Tale editio
oscurerà le precedenti edizioni e costituirà un riferimento imprescindibile
per oltre due secoli fino all’edizione del XIX secolo, ancora in uso, curata da
Hertz alla fine degli anni ’50 (1855-1859).
Nel 1819-1820 uscì in realtà anche l’edizione curata da August Krehl57
ma essa, pur presentando alcune migliorie testuali e vari contributi esegetici,
rimane legata alle editiones antiche.
Si può quindi affermare che le tappe fondamentali delle edizioni di Pri-
sciano sono tre:

56
Apud Claudium Marnium & haeredes Ioannis Aubrii, Hanau 1605.
57
Krehl 1819-1820.
416 D. Baldi

-1470: editio princeps che, pur con tutti i suoi limiti e le sue lacune, segna
un mutamento epocale;
- 1527: edizione veneta, dove i Graeca risultano essere la conflazione del
testo delle edizioni a stampa con la lezione che si trovava sul manoscrit-
to antiquissimus utilizzato;
- 1855-1859: edizione a cura di Hertz, sicuramente perfettibile ma rima-
sta fino ad oggi insuperata.

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baldibellinidavide@gmail.com

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