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ITALIA

rfi
MEDIOEVALE E
UMANISTICA
IX
(1966)

A cura di Giuseppe Billanovich,


Augusto Campana, Carlo Dionisotti,
Paolo Sambin

EDITRICE ANTENORE
PADOVA . MCMLXVI
ANTONIA Mazza

L’INVENTARIO DELLA «PARVA LIBRARIA»


DI SANTO SPIRITO E LA BIBLIOTECA
DEL BOCCACCIO

Nella pagina in cui madonna Fiammetta congeda la sua elegia, e


mestamente confronta il proprio libriccino con altri libri gai, ricchi
e belli a vedersi, non è da leggere soltanto lo sfogo di una donna de-
lusa e sentimentale: lì c'è anche la minuziosa, appassionata descri-
zione di un amatore di libri, di uno per il quale essi rappresentano,
al di fuori di ogni retorica, un tesoro; di uno che vagheggia, per-
sino nella veste esteriore, una biblioteca modesta quanto amorosa-
mente radunata:
Tu déi essere contento di mostrarti simigliante al tempo mio, il quale,
essendo infelicissimo, te di miseria veste, come fa me, e però non ti sia cura
d’alcuno ornamento, sì come gli altri sogliono avere, cioè di nobili coverte
di colori varii tinte e ornate, o di pulita tonditura, o di leggiadri minii, o di
gran titoli; queste cose non si convengono a’ gravi pianti, li quali tu porti;
lascia e queste ¢ i larghi spazii e li lieti inchiostri e l’impomiciate carte
a libri felici; a te si conviene d’andare rabbuffato con isparte chiome, e mac-
chiato e di squallore pieno, 1à dove io ti mando, e co’ miei infortunii negli
animi di quelle che ti leggeranno destare la santa pietà.!

Quando il Boccaccio scriveva questa pagina, non possedeva certo


ancora tutti i codici che, morendo, avrebbe lasciato in eredità a
fra Martino da Signa: anzi fino a quell’epoca, cioè verso i trent’an-
ni, saranno stati più i manoscritti copiati per gli altri che non quelli
trascritti per sé, senza che egli neppur sognasse l’ingresso, nella sua
biblioteca, di pezzi forti che la sorte benigna, e una intelligente
pazienza, gli avrebbero più tardi procurato.
Ma quali libri possedeva il Boccaccio? Quali, di questi, lasciò in
creditd a fra Martino? E quali, di quelli donati con il testamento,
sono ancora reperibili nelle attuali biblioteche? Sono interrogativi
che non vengono posti per la prima volta. Ma la questione è stata,

1. L'elegia di madonna Fiammetta, a cura di C. SALINARI ¢ N. SAPEGNO, Milano-


Napoli 1952, 1215.
e
aa
= ANTONTA MAZZA S. SPIRITO E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO y
finora, formulata per così dire di scorcio, o parzialmente, cosicché Ma il Manetti stesso alludeva, sia pur di volo, a una diversa for-
varrebbe forse la pena di rivederla dallinizio: senza la presun
di risolverla, naturalmente, ma con Pintento assai più modestzione mazione giovanile del Boccaccio:
incominciare a raccogliere notizie, attualmente sparse qua e Iy,o indi In mathematicis quippe sub Andalone quodam lanuensi viro eius temporis
Uun quadro il più possibile completo dello satus quaestionis; di ag- omnium artibus peritissimo aliquot annos audivit. Sacros quogue sanctarum
giungere qualche precisazione, ivi incluse quelle a caratter
scripturarum libros libentius avidusque perlegit: et quamquam haec omnia
e nega- avide legeret, retentis tamen vatum dumtaxat studiis postea dimisit.
tivo; di tracciare, insomma, le linee di una situazione, anchess
fluida, proprio come invito a una ulteriore solidificazione, e Del resto, come è risaputo, tutta l’opera del Boccaccio, sia volgare
che latina, riflette una cultura assai più mista, assai meno fine e
sclettiva di quella del Petrarca; assai più pronta ad accogliere, con
I. Il testamento del Boccaccio. la suggestione classica, la notizia di fonte prettamente medicvale.?
Dalla sua biblioteca non ci aspetteremo, quindi, soltanto ciò che un
S.nl,l attività instancabile del Boccaccio trascrittore di mano- uomo del ’400 stimava dover rammentare come più significativo.
scnz}uq insistono i suoi biografi, e compatrioti, ammirati; Nel testamento del Boccaccio (28 agosto 1374) l’allusione all’en-
valga per
tutti il Manetti: tità della biblioteca è generica:
+ . . cum libros non haberet, nec unde emere posset
cogente, ut sibi suppeteret multa non modo veterum tenuitate patrimonii Ita reliquit venerabili fratri Martino de Signa (. . .) omnes suos libros (.. .}
poetarum, sed ora- cum ista conditione, quod dictus magister Martinus possit uti dictis libris,
torum etiam et historicorum volumina, quicquid pene in et de eis exhibere copiam cui voluerit, donec vixerit (.. .) et tempore suae
tustum inveniri potuit, propriis manibus ipse transcripsit, latina
adeo
lingua ve-
ut mortis debeat consignare dictos libros conventui fratrum sancti Spiritus, sine
transcriptorum suorum intuentibus mirabile quiddam videri soleat copiam aliqua diminutione, et debeant mitti in quodam armario dicti loci et ibidem
nem (....) tanta librorum volumina propriis manibus exarasse (. . ). homi- debeant perpetuo remanere ad hoc ut quilibet de dicto conventu possic
legere et studere super dictis libris, et ibi scribere facere modum et formam
L.'nmmirazl'onc andava, com’è comprensibile, assai più praesentis testamenti et facere inventarium de dictis libris.3
alle trascri-
zioni di classici che non a quelle di opere in volgare o di strumen
della cultura medievale, pur presenti nella formazione del Boccacti 1. Ed. cit,, 683-84. Sui rapporti tra Boccaccio e Andald A. E. Quactio, Scienza
e mito nel Boceaccio, Padova 1967, soprattutto alle pp. 43-82.
cio (e nella sua biblioteca); e ciò si inseriva coerentemente in quel 2. Non & il caso di riprendere la vecchia questione della superiorith del Boccaccio
processo di trasformazione, direi quasi di prepotente revisione sul Petrarca, o viceversa (ma v. almeno, per la prima soluzione A. HORTIS, Studj
di sulle opere latine del Boccaccio, Trieste 187, 363-64; e R. SABBADINI nella recensione
parte umanistica dei tre grandi del secolo XIV: rimpianto all'edizione del 1907 del notissimo Pétrarque et l’humanisi di Nolhac, apparsa
che
Dante non avesse scritto la sua opera maggiore in latino, su«La cultura»del 15.X1.1907, 347-s0). Il giudizio più equo e più confortato da pro-
cancella- ve è quello di G. BILLANOVICH, che appunto definisce Boccaccio il più grande di-
zione nelle biografie del predominio sentimentale di Beatrice ¢ scepolo» di Petrarca (v. il capitolo omonimo in Petrarca letterato, 1, Lo scrittoio del
di
Laura,* insistenza sull’attività più limpidamente erudita di Petrarca Petrarca, Roma 1947) : ovviamente non si fa questione di numero dei codici scoperti,
e Boccaccio (e qui, in fondo, si proseguiva un atteggiamento inau- ma dell'acume e del prestigio filologici (v., dello stesso autore, Petrarca e i classici
31-32, nel vol. Petrarca e il petrarchismo, Atti del III Congresso dell’Associazione
gurato dai due interessati). Internaz. per gli studi di lingua e lett. i, Bologna 1961 = « Studi petrarcheschi», vn).
3. V. il testamento in Lettere edite ¢ inedite di Messer G. Boccaccio, a cura di F. Co-
RAZZINI, Firenze 1877, 425-33. La modestia delle cose lasciate dal Boccaccio aveva
s
1. Le D
vite di Dante, Petrarca ¢ Boccaccio scrittefino
fin al secolo decimosesto, a cura di i
colpito Montaigne, che lesse il testamento a Firenze, nel 1581, nella bottega di Giunti;
e osservò, nel colorito italiano impiegato nella seconda parte del suo Jourmal de
2. Si veda su questo la prin ina parte e deldel recente voyage en Italie: «Questo testamento mostra una mirabile povertà e bassezza di
NISOTTI, in At del Cangresso Internazionale di studi Danie nel Quattrocento di C. Dio-
danteschi, 1, Firenze 1965, 333-78. fortuna di questo grand’uomo». V. anche le pp. 191-92 del Profilo biografico pre-
messo da V. Branca al vol. 1 di G. Boccaccio, Tutte le opere, Milano 1967.
4 ANTONIA MAZZA s
$. SPIRITO E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO
Omnes suos libros: che possedeva a quell’epoca, naturalmente, e o ai libri di Pier Candido Decembrio, giunti tutti vulgaribus exceptis
con esclusione dei testi volgari, sia propri che altrui, A questo pro-
posito, e in riferimento alla già iniziata revisione umanistic al convento milanese dei domenicani di S. Maria delle Qraue,’
sopra, va fatta menzione della lite che, pochi mesi dopo
a di cui A Martino da Signa passò quindi una sezione già un po’ limitata
la morte della biblioteca del Boccaccio {di ulteriori limitazioni si .vedrfa man
del Boccaccio, si appuntò sul testo delle Esposizioni dantesche , cioè mano più avanti, ¢ riguardano anche testi 11[1.\?1 e persino greci):
sul commento dell’Inferno che il Boccaccio interruppe, notoria-
mente, al canto xVII: testo conteso tra esecutori testamentari da un
Cera chi vedeva quei libri e, presso l’agostiniano, i conspltava,
se ne entusiasmava; come Lorenzo Ridolfi, che ebbe quella ventura
lato (¢ fra loro si trovava Tacopo fratello del Boccaccio), e Martino nel 1381, e la descrisse a Tacopo Tolomei vescovo di Narni, in
da Signa, erede dei libri, dall’altro.
questi termini:
La lite finì nellsprile 1377, con la sentenza del giudice Parente
da Prato, a sfavore di fra Martino;* omnes libros, ma evidentemente Volo scias, mi optime pater et domine, pridie, et non multum, cum forem
quelli in volgare non erano da prendersi in considerazione in que- in biblioteca clarissimi preceptoris mei ac patris spiritalis Magistri Martini
sto senso, Infatti, non troveremo che abbiano appartenuto al lascito ordinis heremitarum gloriosissimi Augustini, ubi tanta in morem silve libro-
del Boccaccio le sue cose volgari e le sue trascrizioni rum condensio, et, ut ritus est, quam sepius libros olim Iohannis Boceaccii
della Commedia
e di altre opere di Dante:* particolare interessante anche circumvertendo viserem (. . id
per la storia
della fortuna di Dante sul finire di quel secolo che Il Ridolfi stesso, «singularissimo dottore in iure civile e canonico »
aveva sì, come
scrisse recentemente Dionisotti, inclusa la Commedia «in un secondo il colorito ritratto di Vespasiano da Bisticci,? avrebbe più
canone
scolasticon,? ma non certo nel quadro della cultura
(nonostante l’evidente pregio che fra Martino annetteva, persuperiore
tardi donato al convento fiorentino di Santo Spirito il volume che
conto figura in testa all’inventario della parva libraria, cioè di una sezione
suo, al commento dell’Inferno). particolare della biblioteca di quel medesimo convento.
E del resto, l’esclusione dei testi volgari da lasciti analoghi,
ben-
ché più tardi, è sintomatica: si pensi alla biblioteca
di Sozomeno,*
privo di concetti «di avanguardia» in fatto di cultura (cfr. G. SAVINO, Gli incunaboli
1. Le questioni increnti al testo dell’ Archivio Capitolare del Duomo di Pistoia, « Bull. stor. pistoieses, n. s., VII, 1965,
i0 del Boccaccio a Dante, Limiti dellaconteso si possono leggere in D. GuERI, II commen- -103), bensì segui l'uso generale.
Bari 1926, 16-49, e specialmente 22-24sua (i auenticit à e questioni critiche che ne emergono,
documenti sono riportati nella Appendi ce 1.
% T;].KAsynu,s La biblicihègue de Saint-Eustorge è Milan è la fin du XVe siècle,
213-16: si corregga in Torini l'errata grafia Lorini, secondo « Archivum Fratrum Praedicatorum », xxv (1955), 7, e Antiche b(b!m({:hz R'omcm(rmf
uno studio completo su un personaggio fiorentino che cbbequanto rileva l'autrice di
qualche parte in que-
in Italia, « Axch. Fr. Pracd.», XXXVI (1966), 28-29. La frase latina si legge, com'è
sta vicenda giudiziaria: I. Hymas-Trome, Vita e opere di Agnolo noto, nell’epitaffio del Decembrio in Sam'Amerg‘m. Sulla diversa destinazione
1957 riguardano il lascito del Boccacc Torini,
io le pp. 15-16 e 17-18); riassume la storiaLeiden dei libri in volgare (italiano, francese, provenzale) rispetto a quelli greco-latini,
la lite G. PApOAN nel vol. da lui curato, per i « Classici Mondadoris, della Esposizidel. si vedano anche le primissime pagine di Biblioteche di dotti e letterati italiani tra il
sopra la Comedia di Dante del Boccaccio one Trecento e il Quattrocento, di G. BILANOVICH, in Studi e problemi di critica testuale,
Cf. anche F. MAZZONI, La critica dantesca delstesso, Milano 1965: v. l'introduzione,
secolo XV, « Cultura e scuola», 1v (1965), Bologna 1961, 335-48. (Non così avveniva nelle biblioteche principesche, sulle
n° 13-14, 295 quali vedi il lavoro esemplare di E. PELLEGRIN, La bibliothéque des Visconti et des
2. Per le trascrizioni dantesche cfr. G. ForgNa, La tradizione delle Opere di Dante Sforza, ducs de Milan, au XVe siécle, Paris 1955; e quello di P. GiroLLA, La biblioteca
alle pp. 57-59 del già citato vol. di Atti del Congr. Int. di studi dant. V. anche di Francesco Gonzaga secondo l’inventario del 1407, « Atti e Mem. d. R. Acc, Virgiliana
pendice finale del presente articolo. P'Ap= di Mantova», n.s., 14-16, 1921-1923, 30-39. Per i Gonzaga v. ora anche il Catalogo
3. Dante nel Quattrocento .. ., 337. della Mostra dei codici gonzagheschi, a cura di U. MerONI, Mantova 1966, 46). —
4- R. PIATTOLI, Ricerche intorno alla biblioteca 2. Citato (per una questione particolare) da G. BILLANOVICH in Petrarca e i retori
XXX (1934), 261-308: Sozomeno lasciò erede in dell’uman ista Sozomeno, « Bibliofilia»,
Pistoia l'Opera di S. Jacopo, perché latini minori, «Italia medioevale e umanistica», v (1962), 119.
1 propri libri «fossero riposti in un sol locale accessibi 3. Nella vita del Ridolfi stesso, a p. 380 delle Vite di uomini illustri del secolo X di
P.273 le considerazioni sull’assenza dei libri in volgare.le Non agli studiosi» (p. 266); v. a
fu quindi, Sozomeno,
VESPASIANO DA BIsTICCI (ed. Milano 1951, che ripete il testo dei tre voll. curati da
L. Faat, Bologna 1892)
]
6 ANTONIA MAZZA 5. SPIRITO E LA BISLIOTECA DEL BOCCACCIO 7

2. La «parva libraria». Quanto all’armarium previsto nel testamento, deve avervi prov-
veduto il Niccoli, se il Bruni nei Dialogi ad P. P. Histrum gli fa
Alla morte di fra Martino (1387) i libri del Boccaccio devono aver dire:
seguito la sorte prevista dal testatore («et temporis suae mortis de-
Iohannem autem Boccal m quomodo odisse possum, qui bibliothecam eius
beat consignare dictos libros . . . sine aliqua diminutione»): entrarono meis sumptibus ornarim propter memoriam tanti viri, et frequentissimus
nella biblioteca di Santo Spirito e ne formarono una preziosa e omnium in illa sum apud religiosos heremitarum?!
ricercata sezione, proprio secondo le intenzioni del Boccaccio
«ut quilibet de dicto conventu possit legere et studere super dictis O ancora, secondo il Manetti della Vita:
libris». Plurimorumaue opera ab eo transcripta fiuere, testis est non ignobilis biblio-
Quanto all’ultimo desiderio del poeta in merito, facere inventarium theca quam Nicolaus Niccoli, vir apprime eruditus, in basilica Sancti Augu-
de dictis libris, non sappiamo se venisse redatto subito un inventario stini, multis post obitum Boccaccii annis, suis, ut dicitur, impensis acdificavit:
apposito e particolare; quello che a noi rimane è assai più tardo, ubi postea omnes poetas una cum operibus ab co latine editis egregie condi-
del 1451, e mescola codici di varia provenienza, alcuni dei quali
derunt, ut perpetuum quoddam maximae ac pene incredibilis in transcri-
bendis codicibus diligentiae posteris extaret.*
non certo del Boccaccio, com’é rilevabile anche a prima vista (per
non parlare di casi perlomeno dubbi). Ma non vogliamo ancora La sistemarione più dignitosa fa dungue abbastanza ritardata:
discutere il testo dell’inventario stesso, che sarà trascritto e analizzato sul finire del secolo Vespasiano da Bisticci, ricordando che Tommaso
più avanti: si vuol piuttosto porre in rilievo la speciale funzione di Parentucelli aveva donato al convento di Santo Spirito un Ago-
«consultazione» assunta dai libri del Boccaccio andando a formare, stino contra Tulianum pelagianistam, diceva che quel codice era stato
in quel centro di cultura che divenne Santo Spirito, il nucleo della collocato «in una libreria che si chiama del Boccaccio, la quale & di
parva libraria. là della libreria de’ frati, che la fece fare Nicolao Niccoli, e fecevi
Se, in quella come in altre biblioteche, la cosiddetta libraria maior mettere i libri del Boccaccio, acciocché non si perdessino (.. )>3
racchiudeva, legati con catene, i libri di consultazione frequentis- E nella vita del Niccoli stesso precisava ulteriormente:
sima, la parva o minor era invece formata, oltre che da alcuni dop-
pioni dei precedenti, da libri di consultazione meno frequente,
sendo morto Giovanni Boccacci, ¢ avendo lasciati tutti i sua libri, sendo
posti in casse e armari, parve a Nicolao ch'egli stessino bene in una libraria
eventualmente prestabili! ¢, come vedremo procedendo, spesso che fusse pubblica a ognuno; e per questo delle sua sustanze fece fabricare
molto ben identificabili in caso di furto. una libraria (. . .) ed a sue spesc la murò, e fece fare le panche da tenere i li-
bri, le quali si veggono fino al presente dit
1. Si veda in proposito L. FERrARI, L'inventario della Biblioteca di S. Francesco in
Pisa (1355), Pisa 1904, pp. xu-xi. Anche il Piattoli (Ricerche . . ., 276-77) riferisce I volumi appartenuti al Boccaccio furono preziosi per gli studiosi
che i codici di Sozomeno potevano venir concessi in prestito e si poteva trarne copie,
dietro richiesta al Consiglio generale del Comune. Sul rapporto tra magna e parva del tempo, specialmente fiorentini: ¢’era, prima di tutto, ad attirare,
libraria cfr. W. WattensacH, Das Schriftwesen im Mittelalier, Graz 1958 (= Leipzig la sua raccolta di scritti del Petrarca alla quale, come dice un esper-
1896), 607-608: «In dem Catalog des Collège du Trésorier von 1437 werden to di cose petrarchesche, «i dotti toscani ricorreranno frequente-
zuerst die libri in magna libraria existentes verzeichnet, nach den pulpitis und scamnis,
an denen sic angekettet sind; dann folgt das inventarium librorum existentium in
parva libraria in magnis almariolis capelle. Diese sind also frei in Schrinken ver- I. In Prosatori latini del Quattrocento, a cura di E, Gariw, Milano-Napoli 1952,
wahrt». K. W. HumpHRrEvs, The book provisions of the mediaeval friars, 1215-1400, 82-84. La stessa notizia & ripetuta dal Sermini, nel Didlogus, a p. 96.
Amsterdam 1964, s6, cita la public e la secret library francescane di Assisi (1381) 2. Ed. cit, 689.
nella seconda, i 136 voll. erano «ordinati ad prestandum prelatis, magistris, lectori- 3. Vite di uomini illustri .. ., cd cit., 27.
bus bachelariis et omnibus aliis fratribus clericis». A p. 121 la parva di Santo Spirito. 4. Toidem, 442.
8 ANTONIA MAZZA E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO 9
S. SPIRITO
mente pure dopo la sua morte, per la fama del suo nome e della sua che si servirono dei manoscritti del Boccaccio dopo tale data, allu-
libreria, conservata per numerosi decenni, se anche impoverita de a simile iattura: né Vespasiano, tanto attento a tutto cid che
ri-
dalle sottrazioni inevitabili (. . ) ».' Quali fossero i testi petrarche- guarda il mondo dei libri (soprattutto fiorentino) ne fa menzion
e.*
schi, si vedrà commentando l’inventario; così come si vedranno Quando, ¢ perché, il nucleo maggiore di quei libri sia uscito
¢l 1894 il paziente e acuto lavoro di Oskar

vr
alcune sottrazioni (anche se le più illustri, per esempio quelle da dal convento, non si s:
i nell'inventario,

g
parte del Niccoli, sono precedenti alla redazione dell’inventario Hecker rintracciava dodici codici tra quelli citat
stesso, e solo presunte); e si vedranno, infine, le tracce di consulta- in massima parte classici latini, e non sempre recanti tracce, Postin‘?,
zioni altrettanto illustri, da quelle di fra Tedaldo ancora alla fine note di possesso del Boccaccio.! Tali manoscritti giacevano in bi-
del secolo XIV a quelle di Bernardo Bembo e del Poliziano. E blioteche fiorentine: alla Laurenziana, alla Riccardiana, uno alla
nelle generali difficoltà di procurarsi testi corretti, già lamentata dal Nazionale; ¢ la loro identificazione fu possibile proprio grazie alla
Salutati fin dal 1399,° la raccolta boccacciana deve aver brillato di conoscenza dell'inventario contenuto nel manoscritto Ashburna-
luce molto intensa. D’altra parte le notizie sicure sulla parva libraria miano. Ad ogni voce infatti I'inventario registra, dopo un titolo
si arrestano alla fine del secolo XVI, quando già erano avvenute spesso generico e poco preciso, l’incipit e Lexplict del codice: l’expli-
alcune alienazioni di cui sarà data notizia particolareggiata più cit perd non consiste nelle ultime due o tre parole dell’ultima delle
avanti: e la sorte di quei libri si fa oscura nei secoli seguenti. opere contenute nel codice stesso, bensi nelle ultime due o tre pa-
L’ipotesi più probabile è quella della dispersione, come vedremo: role della penultima pagina.
nel 1887 veniva pubblicato per la prima volta l’inventario del 1451 La ragione di un simile procedimento è evidente: le parole con le
della parva libraria, contenuto, con quello della maior, in un mano- quali termina la penultima pagina di un determinato codice carat-
scritto della Laurenziana, Ashb. 1897. Autore della pubblicazione terizzano il codice stesso assai più che non l’explicit vero e proprio
era il Goldmann,? che con essa ridestò l’interesse degli studiosi sulla di un’opera, uguale per tutti i codici che riportano quell’opera
biblioteca del Boccaccio: che si trattasse, almeno parzialmente, di Cosi, in caso di ricerche conseguenti a un furto © a uno smarri-
essa, intuì il Goldmann stesso, il quale citava infatti il testamento del mento, anche se magari fosse stata cancellata la segnatura, l'identi-
poeta. Ma, nel desiderio di rendersi conto della sparizione dei codi- ficazione del codice asportato era assai facilitata; Uexplicit della pe-
ci, riteneva anche che questi fossero andati tutti distrutti nell’incen- nultima pagina costituiva la prova decisiva.
dio del 1471: intervenne la recensione del Novati a precisare tra Per chi invece deve identificare le restanti voci dell'inventario,
l’altro che le fonti parlano di un incendio della chiesa di Santo questo explicit particolare costituisce un notevole intralcio. Infatti,
Spirito, e non già della biblioteca.* Del resto, nessuno, tra coloro
la particolareggiata nota di F. Toapt in Attorno a G, Boccactcio. Gl'inventari dell’eredità
1. Buranovics, Petrarca letterato . .. 187. di Tacopo Boccaccio, Orvieto 1923, 90-94 n. 55. .
2. V. nell'Epistolario edito dal Novartil vol. uz a p. 373 («dici quidem non potest 1. La data probabile della composizione delle Vite da parte di Vespasiano & dopo
quam molesta michi sit ista corruptio, que libros omnes invasit. Vix enim invenitur il 1482 (V. Rosst, Il Quattrocento, Milano 1933, 191). Anche Leonardo da Vinci si
iam ex Petrarce Boccacciique libellis codex fideliter scriptus quique non multum propone di consultare la biblioteca di Santo Spirito, oltre che quella di S. Marco
ab exemplaribus degeneraverits). Più avanti vedremo anche scambi di libri tra {come risulta dal £. 120r-v del codice Adlantico); e cid in epoca posteriore a quella
Salutati e Boccaccio. del supposto incendio (cfr. A. MARINONT, La teoria de numeri frazionari nei mano-
3. A. GOLOMANN, Drei italienische Handschriftenkataloge s. XIII-XV, «Centralblact scritti vinciani. Leonardo e Luca Pacioli, «Raccolta vincianas, XX, 1964, 120).
fir Bibliothekswesen», 1v (1887), 137-55. 2. O. HECKER, Boccaccio-Funde, Braunschweig 1902 (la pubblicazione è relativa-
4. La recensione del Novatr & in « Giomn. st. della lett. it. », x (1887), 418-25. Una mente tarda, chè le scoperte di Hecker a Firenze avvennero nel 1804): non tutto
delle ragioni che il Novati portò (424-25), per affermare che non tutta la biblioteca il libro riguarda la «parva libraria». Procedendo si citeranno le pp. che interessano
era andata distrutta, era addirittura tangibile: il Terenzio Laur. 38, 17, che coinci- la nostra questione. E da tencr presente anche la recensione del lavoro di Hecker
deva con la descrizione dell’inventario. Sulla questione dell'incendio si veda anche apparsa in «Giorn. st. della lett. it.», Xt (1903), 199-308; autore, H. HAUVETTE
10 ANTONIA MAZZA $. SPIRITO E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO 11

dopo le fortunate quanto meritatissime frouvailles di Hecker, la di ogni voce dopo la ripetizione della frase Item in eodem banco . . ,
questione Boccaccio - Santo Spirito si arenò nuovamente, per pa- per lo più in cifta. Fanno eccezione i codici del secondo banco i qua-
recchio tempo: si attese fino ai nostri giorni, in cui l’agostiniano Îi, tranne quello collocato al terzo posto, sono tutti indicati con il
spagnolo Gutiérrez, occupandosi delle biblioteche del suo Ordine, numerale ordinale scritto per esteso: lo notò già il Goldmann,'
ha toccato di nuovo il problema e ha ripubblicato tra l’altro l’in- e non è questo l’unico segno di diversità rispetto all’inventario della
ventario della biblioteca maior e della parva di Santo Spirito.! Al maggior parte dei banchi. Cambia infatti l’inchiostro, né si dice che

P
(Gutiérrez tuttavia, come è intuibile, non preme in particolare l’av- l’explicit è quello della penultima pagina (mentre lo è). Anche per
ventura della biblioteca di Boccaccio, quanto piuttosto un impor- i diciotto libri del quarto banco si ritrova l’aggettivo per esteso ¢,
tantissimo aspetto della storia dell’Ordine: di qui le molte manche- in due casi (n' 1 e 2), non si dice che l’explicit è nella penultima
volezze nel suo studio, delle quali si avvertirà durante la trascrizione pagina (per il n° 3 venne fatta l’aggiunta all’ultimo momento, cioè
e il commento dell'inventario. Purtroppo quindi il lavoro, per altri in fine di frase).
riguardi paziente e meritorio, del Gutiérrez non può servire come Al termine della descrizione di ciascuno dei 107 codici viene ripe-
fondamento nel problema particolare. D'altra parte in questi ultimi tuto, in cifre arabe, il numero progressivo che il codice aveva
anni la questione del Boccaccio, almeno per quanto concerne alcuni nel banco: in genere questa seconda numerazione si trova a destra
aspetti e alcune voci dell’inventario, ha fatto ulteriori passi in avanti del testo scritto; nel vu banco perd è a sinistra, e nel v manca del
per merito di indagatori acutissimi; si veda, a questo proposito, tutto.
la bibliografia in calcc a ogni voce dell'inventario, che viene pre- Come si vede, i redattori (i cui nomi appaiono all’inizio) non
sentato e ritrascritto qui di seguito.* sono stati del tutto precisi né rigorosi: non sempre è esatto l’etc.
posto in fine di frase, e talvolta invece manca dove dovrebbe essere.
La divisione in banchi non deriva da un criterio preciso, di soggetto
3. L’inventario della «parva libraria». o di cronologia, e neanche da una distinzione tra classici e medie-
L'inventario della parva libraria sì trova ai ff. 37v-41x del già citato vali, o tra autori sacri e autori profani.
manoscritto Laur. Ashb. 1897, redatti, a più riprese, in una corsiva I cenni sulla legatura, sul colore del cuoio di copertura, e sullo
non molto regolare. Appare da esso che la piccola biblioteca era stato del codice (conpletus, inconpletus: riferiti al codice, appunto, e
ripartita in otto banchi contenenti ciascuno un numero di libri va- non all’opera in esso contenuta, cfr. liber 7us, id quod de Cornelio
riabile da dieci a diciotto: la segnatura di ciascun codice, perciò, Tacito reperitur, conpletus) sono, come i nomi propri, i titoli, le indi-
come s'è visto anche dai codici recuperati, consisteva in un nu- cazioni dell’inizio e della fine dell’opera, in un latino molto povero
mero romano, indicante il banco, e in un numero arabo, indicante dove non è scorretto o spropositato: ché lo scrittore non soltanto
il posto occupato dal libro in quel banco. non aveva che scarsa conoscenza dell’ortografia e morfologia latine,
1l numero progressivo dei libri di ciascun banco appare all’inizio ma scrivendo evidentemente sotto dettatura si accontentava di co-
gliere un suono approssimativo, e così lo rendeva sulla carta: vedi
1. D. Guruinrez, La biblioteca di Santo Spirito in Firenze nella metà del secolo XV, de analogia per genologia, anticipat per mancipat (qualche volta il det-
a Analecta Augustinianas, XxV (1962), 5-88 (dello stesso autore v. anche De antiquis
tatore, o lo scrittore stesso, avrà anche letto affrettatamente nel
Ordinis Eremitarum Sancti Augustini bibliothecis, pure in « Analecta Augustiniana»,
XxXDI, 1954, 164-372). codice che stava esaminando).
2. Un preciso riassunto delle vicende letterarie della « parva libraria» si ha nell'ar-
ticolo di C. C. CouLter, The Manuscripts of Tacitus and Livy in the «parva libreria»,
«Italia medioevale e umanisticas, m (1960), 281-82. Handschrifienkataloge, 146 n. 1.
2 ANTONIA MAZZA 13
$. SPIRITO E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO
I titoli delle opere e i nomi degli autori non sono sempre esatti,
© vicini alla forma più vulgata; ¢, cosa assai più grave, non sem- ci fosse o no qualche altra cosa. Infatti }’xdc'nzificazxoxuc complé[a
pre è ricostruibile l’esatta composizione di codici che dovevano non costituirebbe che il primo stadio di un’indagine volta a rin-
essere miscellanei (senza che l’inventario lo precisi). Accade in- tracciare il manoscritto stesso, se ancora esiste, O cventualmcntî
fatti che l’explicit fornito non si trovi nell'opera citata nel titolo, e si la sua copia. Tale stadio di lavoro, che presuppone la rassegna dei
debba quindi supporre che questa non fosse la sola del codice, o cataloghi dei manoscritti di biblioteche italiane e‘nlmeno europee,
grandi è piccole, e per di più un controllo de visu dato l’insolito

———
che perlomeno ad essa seguisse un testo, sia pur breve o brevissimo,
tale da riempire magari anche solo la penultima o l’ultima pagina. explicit (di fronte a quello dcll‘}xluma pagina, nom_m_.le nei suddecg
L’inventario, insomma, non è stato compilato con i criteri scienti- cataloghi), è, per quanto mi riguarda, appena agli inizi. Ad ogni
fici che il Traversari, non molti anni prima, indicava a Francesco modo, se anche molto spesso questa indagine, come l’altra sugli
Barbaro: «cupio enim, quum scribis ad me talem indicem, notari incipit ed explicit, si & conclusa negativamente, è mia speranza Ch.c
in eo quidquid in quolibet codice continetur singulatim, quae anche le indicazioni negative possano servire, se non altro ad evi-
namque sit literarum facies, cuius magnitudinis».! tare che altri ripeta una fatica vana.
Riconoscere oggi l’opera ignota sulla base del solo explicit della Qui sotto si ritrascrive I'inventario, dircttamente dal manoscrit-

SO
penultima pagina, è impresa pressoché disperata: ben pochi infatti to, e si riportano le letture di Goldmann (G), Hecker (H), Gu-

.
sono gli explicit, in questo inventario, che contengano qualche tiérrez (Gt). Del primo, si tenga tuttavia presente che molto spesso
cabolo significativo, tale da poter suggerire con probabilità vo-
un
non scioglie le abbreviazioni; del secondo, che si tratta di correzir?m
autore, o da indirizzare con una certa speranza di successo la ri- sporadiche, che non riguardano sistcman'camente‘tu[tol’invenmnu
cerca in qualche lexicon o dizionario specializzato. Quando, perciò, In genere si & rispettata 'ortografia sovente varia, oltre che scor-
si tratta di vocaboli come Quod post, solo la fortuna può favorire. retta, dell'inventario, uniformando solo le maiuscole dei nomi

N
Medesima, insormontabile difficoltà offrono gli incipit come Laus propri mentre I'inventario si comporta a capriccio in propasito.
Deo o In nomine Dei eterni, o là dove il titolo delle rispettive opere Per ogni codice si è cercato di iniziare la raccolta delle notizie
è indicato in maniera estremamente generica e vaga. esistenti al riguardo, anche nei casi di testi chiaramente non appar-
1l Goldmann aveva rintracciato qualche incipit e explicit, tra tenuti al Boccaccio, dato che la storia della parva libraria di Santo
meno difficoltosi; Hecker, correggendo tra l’altro alcune letture
i Spirito può coincidere con quella della biblioteca dello scrittore,
del suo predecessore, e identificando i dodici codici, avviò la ricerca, nelle vicende di alienazioni o di dispersioni.
ma solo per i classici; Gutiérrez ha aggiunto qualche altra identi- Ho omesso di indicare l’edizione quando, nel riscontrare incipit
ficazione, di autori medievali Per lo più, ma non tutte esatte, ed explicit, mi sono servita di collane notissime (di classici o cristia-
e in ni), tipo Teubner o CSEL. Si trover invece la citazione nei casi di
ogni caso non riguardano gli explicit. La mia ricerca è consistita nel-
l’identificare gli incipit che rimanevano ignoti (senza riuscirvi per edizioni speciali, o più rare; ¢, naturalmente, l’indicazione nel caso
tutti), e quanti più explicit mi è stato possibile. di testi inediti, che abbiano richiesto la consultazione di un mano-
Ovviamente, anche nel caso di completa identificazione di inizio o scritto, Per quello che riguarda la presenza di un determinato au-
fine del codice, la ricostruzione della composizione di questo resta tore nella cultura del Boccaccio, per ora le mie indicazioni non pos-
aleatoria: solo ritrovandolo si potrebbe sapere se in mezzo tra due sono esscre che provvisorie e incomplete;' il che non esclude, anzi
opere, di una delle quali si conosce l’incipit, come l’explicit dell’altra, auspica, integrazioni future.
1. In P. G. Ricci, Ambrogio Traversari, «La Rinascita», 1 (1939), $83. 1. Sono fondate, per l’esattezza, prevalentemente sul gia citato HORTIS, Studj sulle
opere latine (¢ anche sugli Accenni alle scienze naturali nelle opere di G. Boccacci, e più

u ANTONIA MAZZA

T
S. SPIRITO E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO 15

Ms. Laur. Ashb. 1897, ff 37v-417. suona però Interea Roma; il cum è una variante di B (Bernensis), per cui cfr. lappa-
rato critico nell’ed. del CC (19s5).
Expl.: è De civ. Dei, 1, 29
1
Istud est inventarium parve librarie conventus sancti Spiritus de Florentia,

O
3.] Item in eodem banco 1 liber 1. Exameron beati Ambrosii, conpletus,
in quo scribentur omnes libri qui ibi reperiencur. Factam et inceptum die ligatus et copertus corio albo, cuius principium est Tantum ne oppiniosas*,
Xx* mensis Septembris M°CCCC*LI° tempore magistri* tune temporis prio- finis vero penultime carte Sede** ambulabis, inquit, et manducabis. 3
ris elusdem conventus; seriptum per me Sanctem de Marcialla et visum *oppinio sat G *%sed G.
Per baccalarium fratrem Dominicum de Artimino. Inc.: esatto sarebbe Tantumne opinionis (Exameron 1, 1); l'inventario ha oppiniosas,
“Dopo imagistri si legge Jacobi sotto una cancellatura,
È il nome del priore che
come corresse Hecker (B.-Punde, 38).
st trova anche alla fine dell'inventario della biblioteca ‘maior’, redatto contempo- Expl.: appartiene al De paradiso, 15, 74: sed: «ambulabis» inquit «et manducab
raneamente a questo.! L'Exameron & citato dal Boccaccio nelle Genologie.!
1.] In primis in primo banco signato 1 liber primus, Epistola* 4.] Item in codem banco 1 liber um. Dyalogorum beati Gregorii, conpletus
presbiteri, conpletus cum tabula ante, et dyalogorum ciusdem,**beatiquem
Jeronimi
con- cum tabulis, igatus est copertus corio albo, cuius principium est Quadam die,
Ventui sancti Spiritus dominus Laurentius de Redulfis dono dedit,
ligatus
finis vero penultime carte Semper accipiet incrementum. 4
€t copertus corio rubeo cum suis fulcimentis, cuius principium est Credimus Inc.: & quello del 1. 1, 1 dei Dialoghi di san Gregorio papa (p. 13 ed. a cura di Mo-
in Deum propter Deum, finis vero penultime carte Ille hereticum
interficit. 1 RICCA, Roma 1924, Fonti per la storia d’Italia, 57).
“Epistole G, Gt **dopo eiusdem era stato scritto ligatu, che però fu eliminato con un Expl.: non si trova nelle ultime dieci pp. del L tv; né alla fine di alcuna altra opera
leggero segno di cancellatura. del medesimo autore, stampata dal Migne in PL.
Inc.: non appartiene alla raccolta delle «lettere del Santo», come invece San Gregorio è citato raramente dal Boccaccio, e non per quest’opera, bensì
Gutiérrez.2 afferma per l’Expositio in beatum Job seu Moralium libri XXXV. Le citazioni (due) si trovano
Expl.: & nel Dialogus contra Pelagianos, i, 802: v. PL, 23, 615. nelle Esposizioni sui canti dell'Inferno dantesco, il cui ultimo (e in certo senso, pri-
.Di Lorenzo Ridolfi, donatore del codice, si & detto mo) editore, il già citato PADOAN,? trova che il testo di Gregorio, così come lo cita
stico resoconto di una visita alla biblioteca di Martinogià,da 2 Signs,
proposio dell’entusia- il Boccaccio, è molto diverso da quello stampato in PL.
2.] Item in codem banco 1 liber 1. Augustinus de civitate Dei in pulcerima 5.] Ttem in eodem banco 1 liber v. Testus Polliticorum Azistotelis® con-
littera, conpletus, ligatus et copertus corio albo, cuius principi Pletus, ligatus copertus corio multiplici coloris, cuius principium est Quo-
rea cum Roma, finis vero penultime carte ubi volet spirius, 2 um est Inte- niam omnem civitatem**, finis vero penultime carte In hoc enim agens. 5
Inc.: apparticne al 1. u delle Retractationes, c. 43, premesso al De civitate Dei: *Aristotilis G **omnes civitates G.
L'edizione della Politica nell'.Aristoteles latinus del « Corpus Philosophorum Medii
Aevi» (Bruges-Paris 196T, a cura di P. MICHAUD-QUANTIN), riporta la traduzione
incompleta di Guglielmo di Moerbeke, che comincia Quoniam autem omnem civi-
tatem; l'expl. dell’inventario perd non vi si trova, essendo la traduzione troncata al
cap. 11 del L I. Un inc. perfettamente coincidente con le parole dell’inventario è
quello di una versione intera del testo aristotelico, attribuita a Guglielmo da alcuni
— codici (v. Aristoteles Latinus, Pars prior, Codices descripsit G. LACOMBE, Roma 1939,
Genealogie a cura di V. ROMANO, Bari 1951, 2 volL.; delle Esposizio 755 A . 163 si trova uno specimen del passo iniziale dell'opera; niente invece può
ni dantescher è
mento sopra la Commedia, «Miscellanea storica della Valdelsa», xxr, servire a rintracciare l’expl. della penultima pagina, non essendo pubblicata tutta la
e

versione. Quanto ai codici, descritti ovviamente solo per quanto riguarda Aristo-
; pure in Studii su G, B., Castelfiorentino 1913).1013,Altre142-174 ,
opere tele, in genere non portano la sola Politica, bensì I'accompagnano con altri testi,
saranno citate di volta in volta non sempre del medesimo filosofo),
1. Gutninrez, La biplioteca .., 73 (L’inventario della libreria «maior» vi
stampato alle pp. 35-73). si trova
2. Ibidem, 74 1. V. ed. cit.,a cura di V. ROMANO, $57.

Esposizioni . . ., 788 n. 23.


T
R
16 ANTONIA MAZZA $. SPIRITO E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO 17
Si ricordi che la Politica è, secondo Hortis,! uno dei non molti testi aristotelici ¢ rezione crescere, notò che sull’ultimo foglio di questo codice ci sarà stato qualcosa
pseudo-aristotelici di cui i sia valso il Boccaccio. d’altro.!
6.] Item in codem banco 1 liber vr. Liber Mitralis de officiis conpletus ligatus

R
copertus corio albo, cuius principium est Divitem prudentem, finis vero penul- 9.] Item in eodem banco primo liber v Liber Iohannis Damasceni et de
time carte fuit iciunium ante legem ad Moysem. 6
gestis Salvatoris, ligatus et copertus corio rubeo, cuius principium est Usius
fuit apud philosophos, finis vero penultime carte ad solvendum iugum. 9
Jnc.: è quello del Mitrale seu de officiis ecclesiasticis di Sicardo da Cremona (v. proc- Inc.: Dal Catalogue of Incipits of Medieval Scientific Writings di L. TunornDms e
mio; PL, 213, 15). P. Kisa (Cambridge, Mass. 1963%), 1611, risulta che questo è l'inizio della Meta-
Expl.: non l'ho trovato nel rx (e ultimo) libro. physica di Algazel nella traduzione latina di Dominicus Gundissalinus (ed. J. T.
MuckLs, Toronto 1933). (Non pare quindi giusta l'identificazione del Gutiérrez,
7.] Item in codem banco 1 liber vir. Epistole Senece ad Lucillum conplete, La biblioteca di Santo Spirito . . ., 74 n° 479, con la «leggenda di Barlaam ¢ Joasaph at-
ligatus et copertus corio albo, cuius principium est Ita fac, mi Lucilli, finis vero tribuita nel Medioevo a s. Giovanni Damasceno»; veramente, gli studi del DoLGER
penaltime carte beata vita. 7 avrebbero dimostrato che il testo greco della leggenda-romanzo è proprio di San
Giovanni Damasceno). De gestis (domini) Salvatoris potrebbe essere uno dei titoli
Inc.: Sen., Ep. ad Lucil, 1 1. di un'opera latina dell’agostiniano Simone Fidati da Cascia (morto nel 1348),
Expl.: id., CxxIV 15 (In quo non potest beata vita esse) «asceta stoico . . . celebrato predicatore, rinomato direttore di coscienze e scrittore
Quest'opera è parcamente citata dal Boccaccio nelle Esposizioni dantesche, e una di qualche merito : del quale Agnolo Torini, che abbiamo già nominato a propo-
volta nelle Genologie: è noto che egli faceva distinzione tra L. Anneo sito dell’eredità del Boccaccio, fece a tempo a raccogliere la fama di devozione e di
© M. Anneo Seneca tragico, aggiungendo nella revisione dell’autografoSeneca delle
morale
Philosophus oppure tragicus al nome dell’autore latino.* Anzi, sui due Seneca Gen.,
santità.
f il Dialtra parte non ho trovato le parole dell'expl. nelle ultime quattro pagine
Boccaccio a ideare la distinzione, e a proporla al Petrarca, che l'accettò con riserve. 3 dell’edizione di Colonia, del 1533, di questa opera: e neanche nelle ultime quattro
del 1. xrv, che è il penultimo del De gestis ma in realtà l’ultimo dell’opera stessa,
8.] Item in codem banco 1 liber vnr. Poetria novella conpleta, ligatus et in quanto il xv passa a tutt'altro argomento. Potrebbe trattarsi anche di un mon-
copertus corio obscuro, cuius principium est papa stupor mundi, finis vero cone del De gestis, che alcuni codici conservano incompleto.+ Potzebbe infine trat-
penultime carte crescere* non poteris quantum. 8
tarsi anche di leggende anonime: ma nulla di simile al nostro expl. si ha nelle pp.
finali dei testi (latini) adunati da C. TiscuenDoOrr in Evangelia apocrypha, Lipsiac
*erescat G 1853 (= Atene 1959).
Inc.: è l'inizio della Poetria nova di Gofftedo di Vinsauf(ed. in E, FARAL, Les arts
poétiques du XIIe et du XIIIe siécle, Paris 1924, 197). 10.] Item in codem banco 1 liber x. Rosa Aorum Domini conpletus ligatus
Expl.: è l’ultimo verso della stessa opera, per cui Hecker, al quale risale la cor- et copertus corio albo, cuius principium cst Abel dicitur principium ecclesie,
finis vero penultime carte Latro vero cessat quandoque. 10
1. Studj .. ., 379-80.
2. Come nota il Romano nell'ed. da lui curata, 83 1-42 (e sulla distinzione tra due 1. B-Funde, 38-39.
Seneca v. anche Horns, Studj .. ., 404-405; inoltre V. Russo, senso del tragico nel
«Decameron», «Filologia e Letteratura», x1, 1965, alle pp. $8-$9.)1l Per 2. Un rapido riassunto della questione in Prosatori minori del Trecento, 1, Scrittori
tale questione, interessa le Gen,, cfr. anche P. G, Riccr in Contributi perquello che, in
un'edizione
di religione, a cura di G. DE Luca, Milano-Napoli 1954, 381; riassunto che in quella
eritica delle « Genealogie deorum gentilium» («Rinascimento», u, 1951, 134-37). sede serve di introduzione ad alcune pagine di un volgarizzamento della notissima
3. CÉ. BILLANOVICH, Petrarca letieraio . ., 109-116 (per leggenda.
saggio della notizia sui due Seneca dal B. al Petrarca); e pp. quanto riguarda il pas- 3. Hymans-Trowe, Vita e op. di A. Torini . . ., 30-31.
ta» i Marziale da parte del Boccaccio, tra il 1362 e il 63, v. le263-64 (per la escoper-
pp. 263-64). Sul ruolo 4. Per le notizie sui mss. del De gestis v. le pp. 211-224 dello studio biografico e
critico di MARY G. Mc NgiL, Simone Fidati and his « De gestis Domini Salvatoris»,
del Petrarca si tenga presente tuttavia l’articolo di G. MARTELLOTTL, Petrarca e Mar-
ziale, «Rivista di cultura classica e medioevale», 1 (1960), 388-93. Washington 1950. Sulla figura dell'agostiniano si vedano anche le notizie date da
Le prove addotte dal Boccaccio per l’esistenza di due J. F. OssincER in Bibliotheca Augustiniana, Ingolstadii et Augustae Vindelicorum
giurista Pietro Piccolo (cfr. BILLANOvICH, Petrarca letterato Scneca convinsero poi il 1768 (rist. anastatica 1963), 214-16; e da D. A. P, Bibliographia augustiniana —
Piccolo da Monteforte tra il Petrarca e il Boccaccio, in Medio Evo . ¢. .,Rinascimento,
114; e anche Pietro
Studi in
Scriptores Itali, 1, Firenze 1931, $9-66. Altri titoli dell’opera in questione erano
onore di B. Nardi 1, Firenze 1955, 16-17, 34 n. 114, 39) e il Salutati (cfr. Epistolario, Expositio super totum corpus Evangeliorum o, come in un codice della libreria maior
1, cit., 151-54). Quanto alle correzioni su Seneca, v. anche B.-Funde, 98 n. 1. di Santo Spirito di cui dì la descrizione il Gutiérrez (57 n° 308), Postlla super evan-
geliis omnium evangelistarum.
S
18 ANTONIA MAZZA 5. SPIRITO E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO 19
fne.: dal Repertorium biblicum Medii Aevi di F. STEGMUELLER, V1, Madrid 1967, fossero per-
in questi due codici di formato così grande e caratteristico, che se nondi quest’opera,
duti sarebbero già emersi da qualche parte.! (Riguardo alla divisione
n° 6451, dovrebbe trattarsi della Summa Abel o Distinctiones di Pietro Cantore, cano-

e
nico di Notre-Dame circa intorno al 1160.7
Expl.: non ho modo di riscontrarlo. L'opera è edita solo parzialmente. vedi il Laur. S. Cr. 16 d. 1, che fu di fra Tedaldo: anch'esso reca il titolo Expositio
psalmorum, pars prima).
11,] Item in codem banco 1 liber x1. Bella romana versificata conpleta, ligatus 1

A
et copertus corio rubeo, cuius principium est Conditor alme potens, finis vero
penultime carte Terribilis* luceus vertens tristia** Pisis. 1.] In primis in panco n liber primus. Macrobius de sopno Scipionis conpletus
et cohopertus de corio albo, cuius principium est Cum Africam venissem etc.,
11
*Orribilis G *tistitia? Gt
_Ho cercato invano Vemistichio dell'incipit nei soliti incipitari (Little, Vattasso, finis vero elementi vocabulo. 1
Thomdike-Kibre, Walther), nonché in vari cataloghi di mss. di biblioteche europee, Inc.: è veramente quello del Somnium (Cum in Africam venissem) di Cicerone.

R
nella Bibliotheca Pontificum Romanorum di Ehrle, e persino in parecchi volumi dei Expl.: come gia cbbe a rilevare Hecker (B.-Funde, 318), si trova nell'ultimo libro
MGH. L'lnstitut de Recherche et d'Histoire des Textes di Parigi, da me interpellato dei Saturnali, cap. 16.
in proposito, ¢ che qui ringrazio, mi ha confermato che si tratta di un incipit pas Dell'uno e dell’altro testo di Macrobio il Boccaccio si servi moltissimo, special-

R
identifié. mente nelle Genealogie; del commento In sommisn: ecc. si vale nelle Esposizioni per
Quanto all’expl., acll'inventario si legge (male) 1ristia; tristitia è correzione dello ragionare sul parlare «fabuloso» dei poeti.3
Hecker (B.-Funde, 29), richiesta evidentemente dalla metrica. 11 Salutati, che non aveva ancora potuto avere tra mani i Satumali completi, li
richiedeva al Boccaccio con una lettera in data 21-1-1372: « Claudianum meum tibi
12] Item in eodem banco 1 liber xi. Expositio psalmorum Augustini super miteo: cum illo usus fueris ad votum, remitte et, si commode tibi fieri potest, de-
Prima parte, ligatus et copertus corio albo in magno volumine, cuius princi- stinato Macrobium de Saturnalibus, quia illum librum numquam completum habui ».4
pium est omnis* Scriptura divinitus inspirata, finis vero penultime carte Et in Ilcod. Laur. S. Cr. 29s. 9recai Saturnali appartenutia fra Tedaldo della Casa, il no-
affectionibus tuis. 12 tissimo francescano che fece frequenti puntate a Santo Spirito, tra l’altro, per copia-
re testi del Boccaccio e del Petrarca.5 Nulla, d'altra parte, autorizza a credere che il

R
*omnis om. G (corr. H., B.-Funde, 39). Macrobio di fra Tedaldo venga da Èì, trattandosi di testo non certo sconosciuto.$
V. n° seguente.
2] Ttem in eodem banco 1 liber secundus. Terentius Culleus® comicus, con-
13.] Item in eodem banco 1 liber xm. Secunda pars expositionis psalmorum pletus et cohopertus corio albo, cuius principiunest fiatus in ecelsis etc., finis
ciusdem Augustini, ligatus et copertus corio albo, cuius principium est vero dum vivat ad aurem etc. 2
psalmus iste, finis vero penultime carte Quando te vidimus exurienten.* 13
*Terrentius tulleus G.
*exuueto (?) G. Inc.: è quello dell’epitaffio terenziano (v. in Poétae latini minores, v 385, Lipsiae
Si tratta delle Enarrationes in Psalmos di sant’Agostino: l’inc. della prima parte 1882).
(n° 12 dell’inventario) è quello della traduzione latina, da parte di Rufino, di un'ome- Expl. & in Phorniio, v. 1030 (dum vivat, usque ad aurem obganniaî).
lia di San Basilio (PL, 36, 63) : ed. cr. in DE BRoyNE, Préface de la Bible latine, Namur Per primo il Novati7 riconobbe questo codice nel Laur. 38, 17, coincidente per-
1920, 72; 'expl. appartienc all’Enarrat., 1XxX, 17, ¢ si legge in PL, 37, 1042, ricor- fettamente con la descrizione dell’inventario, tranne che per il colore della legatura.
rendo due volte nel cap. 17. Si tratta, come & noto, di un autografo del Boccaccio.8
L'inc.: della seconda parte (n° 13 dell'inventario) appartiene all’Enarrat,, LxxxII,
1, 1 (PL, 37, 1055): trattandosi di testo «in magno volumine», come dice l’inventa-
rio al n° 12, nell’ultimo foglio era contenuto tutto quanto sta tra l’expl. del n° 12 1. Bu1aNovicE, Nella biblioteca . . , 23
e l’inc. di questo n° 13. L'expl. di quest'ultimo appartiene all’Enarrat, CXLVIL, 17, 48, 2. Cf. p. F. MATTESINI, O.F.M., La biblioteca francescana di Santa Croce e fra Tedaldo
della Casa, o Studi francescani », 11 (1960), 308 (per la figura di fra Tedaldo v. anche
e si legge in PL, 37, 1948, cosi: Quando te vidimus esurientem? F. SaRa in « Annali della cattedra petrarchesca», IV, 1031, 40-79).
Sappiamo che il Boccaccio mandò al Petrarca, il 10 aprile 1355, questo testo di 3. Ed. cit., 2 cura di G. PADOAN, $5.
Agostino in un volume solo;? quanto a lui, già possedeva le Enarrationes, appunto 4. Epistolario, a cura di F. NOvATI, 157.
1. M. Mantrus, Geschichte der lateinischen Literatur des Mittelalters, 1, Miinchen $. MATTESINI, La biblioteca . . ., 308.
1931, 159-62.
6. Vedilo, ad esempio, tra gli autori noti al Pastrengo, in R. SABBADINI, Le sco-
2. BILLANOVICH, Petrarca letterato . . ., 198-99; e Nella biblioteca del Petrarca, 1,
perte dei codici latini e greci ne’ secoli XIV e XV, 1, Firenze 1905, 9.
«ltalia medioevale e umanisticar, IN (1960), 16.
7. Recensione in «Giorn. st. della lett. it.», cif., 424-25.
8. HoRTs, Studj .. ., 340; H. HAUVETTE, Notes sur des manuscrits autographes de
” ANTONIA MAZZA S. SPIRITO E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO 21
o Proposico del titolo, si ricordi che il Boccaccio condivide una confusione tra
erenzio comico e Terenzio Culleone, passata in Paolo Orosio da un passo frain- Inc: Giovenale, Sat, 1 1.
teso di Livio. Expl.: Sat., xv 44 (subsellia tantum).
. Codice identificato da Hecker (B.-Funde, 30) nel Laur. 34, 39 (appartenente an-
chesso al Petrei). Superfiuo ricordare che Giovenale è autore frequentemente ci-
g.l Item in eodem banco 1 liber m. Ovidius conpletus, copertus de corio ru- tato dal Boccaccio (Gen., Esposiz.), che se ne serve anche per il Corbaccio. Cfr.
CO, cuius principium est In lacrimas risus, finis vero conprobat pure Amorosa visione.t
acta suo etc. 3
Jnc.: già Hecker (B.—Funde, 39) notò che si trattava dell'inizio del De
naturae di Alano di Lilla planctu 7.] Ttem in eodem banco 1° liber septimus. Paulus Orosius et de origine
ExpL: si trova nell’ultimo verso dell’ultima elegia (v 14, 46) di Ovidio, gentis Longobardorum et gestibus eorundem, conpletus et copertus corio
$, quindi, era Pexplicit della penultima pagina Tristia: albo, cuius principium est Orosius presbyter etc., finis vero et villarum ambi-
(benché qui l'inventario non
espressamente, lo si deduce dalle altre voci), l’ultima lo dica
pagina di questo codice, se non tusque regionum. 7
era bianca, avrà contenuto qualche altro breve Inc.: un solo codice, tra quelli studiati dallo ZANGEMEISTER per I'ed. CSEL (1882)
testo.
dei libri Historiarum adversus paganos, comincia così; invece le rubriche del Liber apolo-
4] Item in eodem banco n liber quartus. Statius Thebaid geticus(riportate a p. 603 della medesima edizione) hanno tutte o « Orosius presbyter»
pertus corio albo, cuius principium est Starii Thebaidosos cic.,conplet
finis
us et co-
vero ad © «Orosii presbyteri liber» ecc. Una copia delle Hist, adv. pag., senza altri testi in-
obscula ete. 4 sieme, si trova al n° 13 del n banco, ma l’inc, & diverso.
se il titolo del testo che seguiva Orosio era De origine . . . et gestibus corun-
é:‘xpl, : potrebbe cssere Theb., xr 802 (super oscula saevi). dem, cioè se ad Orosio seguiva una sola opera, allora non si trattava di Paolo Dia-
u un'altra Tebaide, che appartenne sicuram cono (né la storia dei Longobardi né, a maggior ragione dato il titolo, la Historia
Laurenziana, v. più avanti il n°9 del banco entevim,
alla «parva librarias e ora è alla
romana); e neppure di excerpta dal suo testo, o di altra compilazione, anonima o no,
di cose longobarde, e simili, almeno tra quelle che reca stampate il vol. dei MGH a
$.] Item in codem banco n° liber quintus. Stactiu Flaccus conpletus cura del WAITZ (Scriptores rer. long. et italie. saec. vi-1x).
Pertus corio albo, cuius <principiumy est humano s*capiti et co-
et, finis vero antici-
Se invece a Orosio seguivano due testi, il primo, De origine gentis Longobardorum,
pat usus ete, 5 potrebbe essere Paolo Diacono; 'altro rimarrebbe per ora non identificato.
D'alira parte, un titolo più che vagamente simile alla lunga e storpiata frase che
*Ractius G, Stractius Gt. segue nell'inventario a Orosius, si legge nella descrizione che il Waitz stesso dà
nc.: è quello della cosiddetta Ars poetica di Orazio. (p. 36) di uno dei codici esaminati per l’edizione citata, il n° 60, e cioè il Vat. lat.
ExpL: Ep., 1 2, 159 (mancipat usus). 3339: «post Orosium et Pauli Historiam Romanam s. XI scripta sequitur liber manu
Codice identificato da Hecker (B.-Funde, 29-30: legge Stactus) nel Laur. Itala s. XII ex. exaratus, quo Dares, Liber ystorie de origine ac gestis Longobardo-
(contenente appunto l'Ars p., 2 libri di 34, 5 rum et Einhardi Vita Karoli continentur»
;:::… possessore di questo e di alcuni Satire, 2 di Ep.), che fu del bibliofilo Antonic
altri libri provenienti dal Boceaceio e dal l Vat. lat. 3339 era uno dei codici di Fulvio Orsini;? l’Orosio che contiene all’ini-
ra. zio & l'Adv. pag. (infatti lo Zangemeister nelled. cit. dello CSEL vi fa riferimento a
p. 30, per quello che riguarda appunto Orosio: partem ego contuli); seguono IHist.
6.] Item in eo_dem banco n° liber sexstus. Tuvenalis Rom. di Paolo Diacono, il leggendario Darete della Hist. troiana, degli excerpta ano-
satiricus conpletus et co-
Pertus corio nigro, cuius principium est senper ego auditor nimi di Paolo Diacono, e la vita di Carlo Magno scritta da Eginardo. Il nostro expl.
etc. finis vero sub- non si trova neanche in quest'ultima; né nel «de origine ac gestis , cioè negli ex-
bellia tantum etc. 6 cerpta i Paolo.
Quanto al Boccaccio, egli conosce tanto Orosio (che cita anche nel volgarizza-
Boccace d la Bibliothigue mento di Valerio Massimo,3 oltre che in Gen.) quanto Paolo Diacono, fonte del De-
que Laurentio
Laurentienne,
nne, « Mélanges Mélangesd d’arch. ot d'hi 5, xIv (1804); cameron per la descrizione della peste;# citato nel suddetto volgarizzamento; nel
HEcken, B.-Funde, 27-29 ¢ 153-54. S0, i) e a
M. Scuanz - C. Hostus, . DieDie Romische
Rémische Literatur
Literatur in der Zeit 1. Amorosa visione, v, 28-30 (ed. cit., 32),
Miinchen 19274, 103; G, BiItLANoviCH, Petrarch z der Republike, 2. P. DE Nowsiac, La bibliothique de Fulvio Orsini, Paris 1887, 274 n. 5.
and
«Joumal of the Warburg and Courtauld Institutes», thexrv textual Tradition of Loy 3. Dimostrato del Boccaccio da M. T. Caserta, Il Valerio Massimo in volgare: dal
2. Sul Petrei v. R. Ripotsi, Antonio Petrei (1951), 170, S T
letterato ¢ biblioFlo Lancia al Boceaccio, «Italia medioevale ¢ umanistica», VI (1963), 49-136. Si tratta, per
«La _sxbho(u; > e (ws—,), $3-70; e la memoria di E. ROSTAGNO, delL’Orazio
Cinquecento dirla con le parole dell'autrice, della «prima fatica letteraria del Boccaccio» (1335
renziano gid di Francesco
Petrarca, Lay. 36), anteriore al 1338.
l'humanisme, Paris 1907, 1, 183 . Roma
1),
1933 (nonché . pe N
e, Pirege o 4. Cfr. V. BRANCA, Boccaccio medievale, Firenze 1956, 209-13 (e anche A. Prere,
Ritmo esierno e tempi spirituali, « Aevum», XXXV, 1964, 39 55.).
22 ANTONIA MAZZA S. SPIRITO E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO 23
commento a Dante, sia per la storia romana che per quella dei Longobardi; nonche
nelle Gen.: si noti, tra queste ultime citazioni, una che interessa in modo particolare Pure nei codici Laurenziani descritti dal Bandini! il «De rem. fortuitorum», o
anche «De fortuitis bonis», si trova unito ad opere diverse, ma mai a Fulgenzio. E
la nostra questione: aut scribit Paulus Longobardus ea in hystoria, quam de gestis
Longobardorum scripsit » (x1, 43; ed. cit. $76 sottolineatura mia). Superfiuo ricordare questi, viceversa, non & mai unito allo pseudo-Seneca (d’altra parte, l’edizione citata
P. Diacono come fonte del De casibus, oltre che del De mulieribus; d'altra parte dei Mythol. fornisce scarsi lumi nella descrizione dei codd. adoperati).
1l Boccaccio, s'è detto, fa grande uso del manuale di Fulgenzio, talvolta confon-
l'expl. cercato non ricorre nella biografia di Desiderio, né sulla fine del cap. « Impe-
ratores plures miseri flentesque Langobardi» (pp. 814-21 di una recentissima anto- dendone, come molti, l’autore con il vescovo Claudio Gordiano Fulgenzio:2
logia di opere del B., a cura di P. G. Ricci, sulla quale v. p. 26 n. 2). tra l’altro ne trasse l’etimologia di Centauri = centum armati, nel Commento dan-
tesco.3 Superfluo aggiungere che le Gen. offrono gran numero di citazioni dei
Mythol. (V. Gen., ed. cit., s. v. «Fulgentius Planc.» nell’Indice, vol. m)
$.] Item in eodem banco n° liber ottavus. Tulius de officiis conpletus et coper-
tus corio albo, cuius principium est Quamquam te, Marce ete,, finis vero fini- 10.] Item in eodem banco 1° liber decimus. Alanus de arte predicandi conple-
tur* de senectute ete. 8 tus et copertus corio rubeo, cuius principium est Vidit scalam Iacob efc., finis
“fruitur G (in realtà sono abbastanza visibili i segni diacritici sopra le i). vero et reddituri sunt rationem. 10
Inc.: Cic. De off, 1 1. Line. è della «praefatio auctoris» alla Summa de arte praedicatoria di Alano di Lilla,
Expl.: nulla di simile alla lettura G (a parte l’errore della costruzione con de, che (PL, 210, 111). L'expl, non vi si trova. Sono scarse le probabilità che questo testo
sarebbe sempre spiegabile con la scarsa grammatica dei redattori dell'invent
capitoli finali del De officiis. Invece le rubriche finali del De senectute (v. l’ed,ario)a cura
nei fosse nella biblioteca del Boccaccio.+
del WutLeUMIER, Paris 1961) hanno p. es. «De senectute liber finit», e anche, più
vicino alnostro expl., « Finit de senectute . Se così terminava penultima pagina del 11,] Item in eodem banco 1° liber undecimus. Tineus* platonicus conpletus
n° 8, banco n, della a parva libraria», nell’ultima ci sarà statola qualcosa d’altro; e il et copertus corio rubco, cuius principium est Strates etc., finis vero quibus
codice conteneva quindi De officiis e De senectute (non si pud, ovviamente divina prospicientia. 11
struire da questa descrizione se tra le due opere di Cicerone non ce ne fosse, qual- rico-
che altra, più un breve testo, probabilmente, nell’ultimo foglio). * Timeus Gt.
Inc.: è quello del Timeo nella traduzione latina di Calcidio: Socrates Timacus
9.] Item in codem banco u° liber nonus. Fulgentius inteologiarum™ et Seneca Hermocrates Critias . . . (p. 7 dell’ed. a cura di J. H. WAszInK, vol. 1v del «Plato
de remediîs infortuitorum conpletus et copertus corio albo, cuius principium latinus», Londra-Leida 1962). Potrebbe anche essere Pinizio, Isocrates . . ., dell'epi-
est Unde idolum dictum est etc., finis vero delectabat te.** 9 stola di Calcidio a Osio (ibidem, 5). L'apparato mostra appunto la confusione di
«Isocrates» con e Socrates». -
*miteologiarum G **delectabatur G (corr. H., B.-Funde, 39). Expl.: Timeo, trad. e ed. cit., $1-52: quibus divina deest prospicientia (Hecker aveva
Inaccetrabile la spiegazione dara dal Gutiérrez integrato l’expl. con il verbo tralasciato nell'inventario; v. B,-Funde, 39). L'opera
Mythologiarum libri di Fabio Planciade Fulgenzio,;! il sinotissimo
tratta, più semplicemente, dei
autore al quale
termina dopo poche righe.
il Boccaccio ricorse abbondantemente. L’inc. infatti potrebbe essere nel cap. anche Hortis affermò che il Boccaccio non conosceva Calcidio:s veramente lo cita, sia
titolato Unde idolum, al paragrafo 31: Denigue idolum dictum est (p. 15 ed. a cura1, in-di come traduttore che come commentatore del Timeo, nelle Gen. e nelle Esposiz. (in
R. HrLm, Lipsia 1898) cui anche un appunto a margine è tratto dal Timeo).6 Tl Petrarca possedeva il testo
L'expl. appartiene veramente all'operetta dello pseudo-Seneca, composta di e il commento di Calcidio nell’attuale Parigino lat. 6280 (descr. nell’ed. cit., pp. cxx-
estratti autentici da opere non pervenuteci, intitolata «De remediis o fortuitor um»:
exx).?
l'ho cercato nel ms. milanese Ambr. I 138 inf,, in cui, al £. 213 £ si legge appunto
delecabat te fides cius. Questo codice dell'Ambrosiana non &, d’altra parte, l’esempla-
re di Santo Spirito: è un ms. datato 1420, che abbina allo pseudo-Seneca 1. A. M. BanpiNI, Catalogus codicum latinorum Bibliothecae Mediceae Laurentianae,
utriusque fortune del Petrarca (presente anch’esso nella «parvas, da solo: v.il n°De 2 rem.del
Firenze 1774-78 (t. n 218; 1 109; suppl. 1 464-65)
v banco).2 2. Esposiz., ed. cit., 40.
3. Ibidem, 600.
1. La biblioteca di Santo Spirito . .., 76, 492. 4. Come notava già il Novats nella rec. cit.
2. Cft. P=W., s. v. «L. Annaeus Seneca», e C. MarcHEsI, Storia della letteratura la- + 37475°
tina, 1, Messina 1950, 213 n. 1. Per i rapporti di questa operetta
HowTrs, Le « Additiones» al « De rem. fort. di Seneca dimostrate cosa condel Petrarca,
il Petrarca, v.
« Ar-
7. Cr anche P. pe NOLRAC, Pétrarque et l'humanisme, 1, Paris 1907 , 102-103;
n 141-42; e E. PELLEGRIN, La bibliothèque des Visconti et des Sforza. . ., Paris 1955,
cheografo triestino», VI (1873), 267-99.
98 n. 121.
& ANTONIA MAZZA $. SPIRITO E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO 25
-12 ] Item in eodem bancocor 1° liber duodecimus.
B Lucanus conpletus et coper-
i corio albo, cuiusi principium
. Inc.: dal citato catalogo di incipit di Thorndike e Kibre risulta che duesto è l'inizio
est Corduba me genuit. etc., finis vero cesa- dei 15 libri della «Geometria» cuclidea nella 2° traduzione di Adelardo di Bath
rienses etc. 12 (edd. Venezia 1482, 1491). Qui erano seguiti dal commento di Campano da Novara
…Sàfl:.;;e;;x un esemplare della Pharsalia (preceduta dall'epitaffio di Lucano, v. (come in altri codd.: v. p. es. Laur. 29, 27, che comincia appunto Punctum est ecc.)
MI L e lat. i, 336; l'expl,, dum pairis veniant in viscra Cesaris enses, seguito a sua volta dalla Arithmetica di Boezio, indicata dall’inventario con la forma
4% 3, che Hecker identificd nel Laur. 35, 23, scc. XII (v. B.-Funde, è il v 528 «arismetrica» che era già corrente ai tempi del Boccaccio, il quale infatti la usa nel
md]r:h;;;:r::::modm questo manoscritto ci si imbatte nella figura del31). Petrei, 1 commento a Dante.! Egli cita Euclide, sempre nelle Esposizioni, secondo la tradu-
zione dello ps. Boezio: pare anzi che credesse il De geometria opera originale di
e nC ancora sul verso dell'ultimo foglio l'antica segnatura di Santo Spirito, Boezio stesso, che dopo tutto fu per il Medioevo l’interprete principale e la mag-
23 mon ha postille autografe del Boccaccio, ed è difficile gli iz appartenuto. Pro- gior fonte di notizie su Euclide >
abilmente egli studiò Lucano su altra e meno elegante copia, da giovane;!
Lucano non è fra j classici più vicini al Boccaccio maturo, come non era certoinfatti Non ho modo di riscontrare l’expl.
cino al Petrarca (e questa diversità di apprezzamenti rispetto al Medio Evo, a Dantevi- Che questo testo di matematica e geometria abbia fatto parte della biblioteca
del Boccaccio &, quindi, «merely a possibility ».3
per esempio, era già stata notata da Hortis).2
b13.] ] ItemTe ia codem banco n° - liber tertius decimus. Perspectiva 15.] Item in eodem banco n° liber quintus decimus. Conputus lunaris con-
s ‘.onpletus e copertus corio À i Magistri Vitel- pletus et copertus corio albo, cuius principium est Conpositus est etc., finis
i principium est Veritatis
nigro, cuius amatori vero qui dicis etc. 15
etc., finis vero secundum premissas causas etc. 13
Ine.: è quello della celebre Perspectiva del filosofo e mat
Inc.: dal citato catalogo Thorndike-Kibre si deduce trattarsi dell’inizi benché
Vitellio), incontratosi a Viterbo nel 1269 con Gughc!m ‘itele i storpiato, del «Computus lunaris> di Bono da Lucca:4 Computus est scientia certi-
infatti l’opera & dedicata (v. soprattutto 157-58, 164-65 :::ml\/ clz;lbij (:I”":i(ljc ficandi tempus.
€ lo studio di Padova, in Omaggio dell Accad. Polacca all’Univ.di A.di Padova BIRKENMAJER, itelo
nel VII cente-
Expl.: non ho trovato qui dicis ecc. (e nemmeno l’expl. di un'altra copia di quest'o-
peretta, che stava in S. Spirito tra i libri di Guglielmo Becchi),5 nelle ultime pagine
i /ideliav,irla ‘fondaz., Cracovia 1922, 147-68). Anziché consultare qualcuna di questo testo così come lo reca il ms. Laur. Ashb. 204 (sec. XIV); nel quale, d’altra
pioni del 500 (Norimberga 1535, 1551; Basilea 1572), ho preferito consultdelle edi-
areil ms parte, seguono altre opere, data la brevità del computo: ad ogni modo, la penultima
. 30, 14 che il Bandini descrisse come «optime servatus »,3 perché contemporanea- pagina di questo manoscritto ha tut'altro expl. (l’inc. & quasi identico a quello del-
Tuense avrei anche controllato l’expl. della penultima pagina. Purtroppo non si tratta l'inventario: Computus est scientia certificandi temporis). Il ms. della «parva» di Santo
el manoseritto di cui parla l’inventario: è un bel codice del XIV secolo, il cui incipit Spirito non è identificabile nemmeno con il Vat. lat. 6253, né con il milanese Ambr.
coincide con il nostro (Veritatis amatori fratri Wilhelmo de Morbeka: N 104 sup. (nel quale il Computusnon & al primo posto), né, per la medesima ragione,
role del Prologus); ma in cui è diverso l'explicit della penultima sono le prime pa con il ms. Car. C 169° Bibl. Centrale di Zurigo di cui parla L. C. MogmBERG, citan-
Expl; ad ogni modo, le parole secundum premissas causas apparten plginap s
:1_1; m:dcsmàa opsx"a:[ncl;nsv citato si trovano nel £. 165r, nel paragrafgono ancora dolo negli «Initia» come se cominciasse Compositus ecc. (v. Katalogus der Handschrif-
M itreo rotundo » a(:u; o asub vase ten der Zentralbibliohek Zirich, Mittelalterliche Handschriften, Vierte Lieferung, Zurigo
(è la efine pngm;î.x
del libro y x; il codicecodi ha 166 fF,, ma le parole dell’expl.
? non 1052, 422), mentre il catalogo torna alla lezione Conpotus ecc. (Erste und zweile
Lieferung, 140).
14.] Item in eodem banco 1° liber quartus decimus. Geomet
commento Campani et arismetrica Boetii conpletus et copertu
ria Euclidis cum 1. Ed. ci 7.
s corio rubeo, 2. HoRTIS, Studj ., 381-82; PADOAN nell'ed. cit. delle Esposiz., 258 (¢ in a Studi
Ciuius principium est punctus est cuius pars non est etc., finis vero sul Boccaccio», 1, 1963, 543).
quemadmodum
et quinta etc. 14 3. B. L. ULLMAN, Geometry in the medieval quadrivium, in Studi in onore di T. De
Marinis, 1v, Bibl. Apostolica Vaticana 1964, 285 n. 1. Vi si parla di «Campano’s
translation», perché effettivamente anche la versione di Campano inizia « Puncrus
1. Si leggano le consicerazioni di A. E, QUAGLIO, nell’articolo Boccarcio est cuius pars non est»; cfr p. es. nei codici di Salamanca 221 e 2624, descritti rispet-
una concordanza e una fonte dal «Filocolo e Lucano
» all'« Amorosa visione», « Cultura neolatina tivamente a pp. 66-67 ¢ 174 di G. BEAUJOUAN, Manuscrits scientifiques médiévaux de
X (1963), 163-64. Al contrario v. Romano, nell’ed. cit. delle Cen, 1 395 ot è. PUniversité de Salamanque et de ses « Colegios Mayores», Bordeaux 1962 (Bibliothèque
rhcl;c:msc sono in gran parte autografe del Boccaccio de l’École des Hautes Études Hispaniques, 32).
2. Studj .. ., cit., 405-07. Sul Laur. 35, 23 v. B. M. . MARTE in « St 4. Su Bono da Lucca si leggano le pp. 232-33 dell'articolo Computus di L, THORN-
(1950). 203 (dice che il codice «may have belonged ::A ;?c::mipcmum PT DIKE in «Speculum», 301X (1954) (¢ v. anche «Isis», L, 1059, 33-34).
3. Catalogus ..., n, 75 5. Di questi libri pubblica un inventario a parte (anch'esso contenuto nel Laur.
o Ashb. 1897) il p. Gurnirrez (La biblioteca . . ., 26-34): vedine l’elenco anche in
i” ANTONIA MAZZA $. SPIRITO E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO 27
II e chiama Ax), restano i codici discesi da esso, tra cui la copia di Fra Tedaldo, il Laur.
S. Cr. 26, 5.7 (trascritta tra il 1397 e il 140031 incompleta).
1…]1.] Inl pemis in banco m liber primus. Dominus
ogia deorum conpletus cum cabula ante, ligatus etTohannes
i
Boccacius de ana- i
copertus corio semirubeo, 2] Item in eodem banco I liber 2. De insulis et earum proprietatibus con-
s principium est i satis ex relatis domini parmensis, finis vero penultime pletus et ligatus et copertus corio albo, cuius principium cst Cum pluries
carte Cipro veniens. 1
mecum revo <. . .», finis vero penultime carte pacificum est nulli nocens. 2
Si tratta del Laur. 52, 9, la cui autografia fu dimostrata
zi;î; j dlzl‘*lvtil cometto avrebbe dovuto essere St satis ex darel. Hecker (B.-Funde, Per questo, come peril n° seguente, si tratta di opere che evidentemente non pos-
sono essersi trovate nella biblioteca del Boceaccio. Îl n° 2 del 1 banco era il De insulis
e 162); l'expl, del codice è C. veniens apud, ma le imperfezioniDomnini parmen.
dell'inventario et earum proprietatibus di DoMENICO SLVESTRI: ine. (Cum pluries mecum revolverem)
2 passar sopra alla lieve discordanza (B.-Funde, 95-96). È il codice su ed expl. si trovano rispettivamente a p. 29 e a p. 269 dell'ed. a cura di C. Prcoraro,
cui Romano ha fondato l'ed. cir. delle Gen. (vedilo descritto

S
Febpresenta, come è noto, una redazione diversa dalla vulgata, nele definitivvol. n 829-31), e
a secondo
«Atti dell’Accademia di Se. Lett. e Arti di Palermo», s. Iv, xIv (1953-54), 1, p. 1,
1-319;2 l’edizione è fondata sull’unico manoscritto attualmente esistente del De
=¢ (come già secondo Hecker, v. 133-37).
tlcr.dcnn invece a considerare quasi costantementeÈ pure noto che più recenti studi
posteriore allautografo Laur.
insulis, e cioè sull’autografo della Bibl. Naz. di Torino segnato I m 12, di cui l’edi-
trice dà le seguenti notizie (pp. 5-7): fu comperato a Firenze nel 1421, come da
(a cui stesura si può fisare tra il 1363 e il 1366) la redazion e della cosiddesta vulgata.1 not di possesso; nel 1589 il Poccianti Lo vide (o, meglio, vide un De insulis) in Santo
l ms. ora alla Laurenziana cra stato lasciato dal Boccacc io a Napoli, quando ne Spirito; nel 1759 il Mehus testimoniò che il codice precedentemente nella biblioteca
partìel 753 venne restieuito nel 72 con le correzioni apportat
o Boceaccio ne aveva con sé, nel frattempo, un esemplare,e dal giurista Pic-
che raccoglieva
del convento fiorentino era passato a ‘Torino.
1l manoscritto torinese è proprio il n° 2 del m banco di Santo Spirito, stando
nplessivamente gli strati di una seconda redazion
ms. diede origine alla vulgata, e «correva per Firenze e:a farsi autografo o no, questo
copiare»,3 probabil
almeno a quanto annota Hecker (B.-Funde, 28 n. 2): «Wie der Bibliothekar Herr
Cav. T. Carta die Giite hatte mir mitzuteilen, schliesst das vorletzte Blatr dieser
mente, quando il Boccaccio modificava ancora, e per l'ultima velta, qual Handschrift mit den Worten pacificum est nulli nocens». Se le cose stanno così, il
ricuperato Laur. 1
ot «parva libraria» di Santo Spirito c'era un'altra copia “delle av e nostro manoscritto deve essere passato in Santo Spirito in un anno imprecisato dopo
il 1421 (provenendo da chi lo aveva comprato in quell'anno), ma prima del 1451,
del anco, con expl. ovviamente diverso (v) a causa dell'abitudine di Gen. il n° 1
anno in cui fu redatto l’inventario che lo descrive. Verso la fine del '500 era ancora
penultimo foglio, e non la fine vera e propria dell’opera. (nell’ed. cit,dare quello nel convento (e si noti che anche questa notizia fa cadere l’altra, del supposto in-
delle du? copie sì trovano rispettivamente a 78138, e gli expl.
Quest'altro codice è irreperibile:4 se rappresentava 78232-33) i cendio, che avrebbe distrutto l’intera biblioteca); più tardi passò a Torino.
era addiritura il capostipite (quello che Romano consider la redazione vulgata, o di essa
a un autografo perduto, 3.] Item in eodem banco m liber i1, Boccolicum* et gloga et quedam epistula
+Boll. ;stor. agostin.», i. », 1 (1924-3
(192, 5),s 27. La copia del Computus lunaris Dominici Silvestri conpletus ligatus et copertus corio albo, cuius principium
7,33 788 Sl dono 2 Sanco i e propri libri, da parte del inari è trascritta a
Becchi, v. F. Pry- est Cum hora tonit** tam longa, finis cvero» penultime carte quodab onmibus
el , Per laIO S
fel libreria Mediceane el Rininascim nento,
« «ItaliaItali: Medioe
i vale
e e umani-
ai
eius libertatem. 3
1. Cfr. P. G. Ricci, Contributi . .,
99-144 ¢ 195-208;
*Boceolicon Gt **t . t G.
redazioni delle «Genealogien, Roma 19417, 3
I testo delle Bucoliche del Silvestri non ci & pervenuto: erano dieci, secondo F. Vil
2. Îl Boccaccio stesso in una sua lettera al- Piccolo
° 298 © G. Mantetzora, Le due
Lani; l’inc. ce lo dà il Poccianti (Quae mora te tenuit tant longa), che aggiunge— cvi-
e delle Gen. (v. la lettera in Opere latine minori, dice di aver lasciato a Napoli
a cura di A. F. Massera, Bari
925, 398.204; npl;b!bhcaln recentemente
ura di P. ; G. Ricci, dal titolo Giovanni Boceanelccio
vol. 9 della collezione Ricciardi, a 1. MATTESINI, La biblioteca . . ., 50.
in laude dî Dante, Prose latine, Epistole, Milano - pereOpe in versi, Corbaccio, Trattat y
-Napoli 1065 1212-16) Par 1 tencr 2. Al lavoro della Pecoraro fa perd riscontro la recensione di P. G. Ricer in
telariva del Monteforte, scoperta da G. BitANo «Lettere italiane », vr (1956), 332-36; del Silvestri lo studioso si era già occupato ne-
al iol di Oxford, v. Petrarca let., cit., 114-15, 189,vic190,nel285,cod. 390,148 & B ancors
del Collegio gli « Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa», Per una monografia su Domenico
NOVICH in Studi in onore di B. Nordi, 44 BSA Silvestri; v. Classe di Lettere, Storia, Filosofia, s. I, XIX (1950), 13-24. Per i vari rap-
3.P. G. Ricci nella «Nota eriica ai testi» nel vol. appena cic, 1281: in questa porti tra il De insulis e il suo più illustre modello, vale a dire il De montibus del Boc-
pagina 1o studioso mostra di aver caccio, cfr. la voce «Silvestri Domenico » nello studio di PASTORE-STOCCHI, Tradi-
Scimento», 1951); precedentementecambia to opinione rispetto al lavoro s R
riteneva, infatti, che a Napoli fosseot Fimast zione medievale . . ., è non si trascuri BILLANOVICH, Dall’antica Ravenna alle bibliote-
il capostipite perduto (v. sotto) della redazio che umanistiche, in Annuario dell'Università Cattolica, xxv, Milano 1958, 104 n. 1 ¢ 2
4- Cfr. BrANCA, Tradizione delle opere di neGiovann vulgata.
i Boccaci, 1, Roma 1958, 113
o (seconda redazione del discorso di prolusione al corso di flologia medievale e uma-
nistica, 19$$; prima redazione in « Aevum», XXX, 1956, 319-53).
28 ANTONIA MAZZA $. SPIRITO E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO 29
dentemente a proposito del nostro codice— « habentur in eodem volumine nonnullae principium est Omnis** causa prima, finis vero penultime carte in unitate
epistolac, prosa et versu dictatae».1 primi principii. 7
4.] Item in eodem banco m liber mr. Plura opuscula Leonardi Aretini ligatus *Ade om. G *"Dic G.
et semicopertus corio viridi, cuius principium est pars* pretiosa sunt interdum, Inc.: dal Cat. cit. di Thorndike e Kibre risulterebbe che assai simile a questo è l’ini-
finis vero penultime carte Sanissimum ostendere animum possent. 4 zio della traduzione di Gerardo da Cremona del Liber de causis dello pseudo-Aristo-
tele: omnis causa primaria ecc. (la correzione dell’errata lettura di Goldmann risale a
“pars om. G Hecker, B.-Funde, 39).
Neppure questo testo poté far parte della biblioteca del Boccaccio. Little, negli Initia cit., all'inc. Omnis causa primaria fa corrispondere: « Anon. in
Inc.: è quello della Praefatio in Libros Oeconomicorum (cfr. H. BARON, Leonardo Bru= Arist. de causis». Per il codice di S. Spirito si tratterebbe piuttosto del Commento
ni Aretino, Humanistich-Philosophische Schrifien mit einer Chronologie seiner Werke al testo aristotelico da parte di Adamo di Bocfeld o Buckfield.
und Briefe, Leipzig-Berlin 1928, 120) Ad ogni modo, nel codice stesso quel testo (sia Aristotele + Adamo, sia Adamo
Expl.: è irteperibile, come ha la cortesia di comunicarmi da Chicago il prof. solo) sarà stato seguito da altro, essendo in sé brevissimo.®
Baron stesso.
8] Item in codem banco m liber vin. Brito de vocabulis rerum conpletus e
5 Item in eodem banco m liber v. Summa de elementalibus et animalibus copertus corio rubeo, cuius principium est Diffcili studio, finis vero penultime
conpleta ligatus et copertus corio viridi, cuius principium est Triplex est esse, carte In Babillone ortus est. 8
finis vero penultime carte docet dyaletica* 5 Inc.: Hecker aveva corretto questo inizio orecchiato: B.-Funde, 39. Avrebbe do-
*dyalectica Gt. vuto essere: Diffciles studeo (partes quas Biblia gestat). Aggiungeva lo Sprachlehrer di
Inc.: dal Cat. cit. di THORNDIKE e KisRg s deduce che questo è l’inizio del De naturis italiano a Belino: «gemeint ist jedenfalls Guilelmus Britos de vocabulis Bibliae».
rerum di ITohannes Folsham: Triplex est essentia (esse rerum) quedam. V. anche A. G. Di questo autore del XIII sec.? riporta un passo iniziale A. WILMART, in Analecta
LiTtLE, Initia operum latinorum quae saec. KIII, XIV, et XV attribuuntur, Manchester Reginensia, Città del Vaticano 1933 (Studi e Testi, 59): a p. 312 V. il nostro incipit.
1904. Expl.: si legge nel £ 104v del Vat. lat. 1470 (¢ con la variante ortus erat nel Vat. lar.
Non ho modo di riscontrare l’expl. 8676, f. 117v). Né questi codici, né il Vat. Borghesiano 349 corrispondono a quello
descritto nel nostro inventario.
6.] Item in eodem banco 1t liber vi. Dionisius de ecclesiastica et angelica
gerarchia et mistica theologia conpletus ligatus et copertus corio rubeo cum 9.] Item in coden: banco 1 liber vnu. Tobbias versificatus conpletus et co-
fulcimentis, cuius principium est Hanc libani* sacro Gregorum, finis vero pe- pertus corio viridi, cuius principium est Ex agro virtutum, finis cveros penul-
nultime carte Universorum** pacem diligunt. 6 time carte saltem post facta silebit. 9
*libam Gt (ma sopra la terza asta del segno che segue la a sembrerebbe di leggere, Inc.: & quello della praefatio alla In Tobian paraphrasis metrica di Matteo di Ven-
nel ms., un puntino) d&me (PL, 205, 933). Non & testo citato dal Boccaccio.
**uniersorum G. Expl.: come notava gia Hecker (B. -Funde, 39), si tratta di L. 1x, 9, 17 dell’Anticlau-
Inc.: è quello della traduzione latina (di G. Scoto Eriugena) del De eccl, ier. dianus di Alano di Lilla (ed. R. BossuaT, Paris 195$).
di Dionigi l’Aeropagita (v. in PL, 122, 1030): Hane libam sacro Graecorum,
L'expl., non l'ho trovato nel De myst theol. che, secondo l’inventario, avrebbe se- 10 Item in eodem banco n liber x. Cronica Euscbii Jeronimi cum superad-
guito il De ang. (0 «caelesti») ier.; non C'è neppure in quest'ultima (caso mai l’inv. ditis et quedam opucscula> * Francisci Petrarce ligatus et copertus corio ru-
avesse invertito l’ordine), né in altre op. dello stesso autore stampate in PL (lettere e
De divinis nominibus). 1. V. bibliografia in Aristoteles latinus, 1, 890. La brevith si può dedurre anche
1L De cael. ier. è citato dal Boccaccio una volta nel commento dantesco, e una nelle dalle descrizioni dei mss. nell’Arist. Lat., n: p. es., a p. 913 si descrive il testo del
Gen. De causis con il commento di un anonimo, ¢ il tutto occupa i . 1r-3v del Laur.
83, 27 (v. anche il Cat. cir. del Bandini, u 223-24)
7.] Item in codem banco n liber vir. Scriptum Ade* super librum de causis 2. Cfr. Maxrrius, Geschichic . ., 1, 1003; ¢ STEGMUELLER, Repertorium biblicum,
Aristotelis cum tabula retro conpletus ligatus et copertus corio albo, cuius 2820, 1. 11 Vocabularium Bibliae di Gugliclmo era piuttosto diffuso nel Medio Evo,
© spesso anonimo (cfr. B, SMALLEY, Some latin commentarics on the Sapientiae Books
1. V. queste notizie nell’art. del Riccr, Per una monografia .. ., 24;
e cfr. NOVATI, in the late Thirteenth and carly Fourteenth Ceniuries, « Archives d'histoire doctrinale et
rec. cit., 425 n. 4. littéraire du Moyen Ages, 1950-S1, 112).
30 ANTONIA MAZZA $. SPIRITO E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO $1
beo, cuius principium est Adiuro te quicumque, finis vero penultime carte Que (a cui dedica una Vita Vespasiano, che fu con lui in corrispondenza libraria), e al
est oratio. 10 canonico Petrei.

#opera Gt 13.] Item in codem banco n liber xuu. Orosius ad Augustinum, Conpletus,
Inc.: è stato svelato da chi ha proposto anche l’interpretazione del misterioso ligatus et copertus corio albo, cuius principium est preceptis tuis, finis vero
opu = opuscula. V. infatti BILLANOVICH, Un nuovo esempio delle scoperte e delle letture penultime carte Timeant et diligant. 13
del Petrarca. L' Eusebio-Girolamo-Pseudoprospero, Krefeld 1954 (Schriften und Vor-
trage des Petrarca-Instituts Kln), 64 n. 38: l’incipit consiste nell’adiuratio che accom- Inc.: è quello degli Historiarum adversum paganios libri (ed. cit. a cura dello Zange-
pagna il Chronicon «in vari rami della sua tradizione». meister, 1).
A Eusebio-Girolamo seguiva il testo di Prospero (aum superadditis andrà integrato Expl.: 1. v, 43, 18 (ibidem, 563).
con Prosperi: l’intera formula compare in vari codici contenenti appunto il Prospero 11 testo era, come si sa, ben conosciuto dal Boccaccio.
autentico: ibiderm).
Quanto a opu, queste sono le sillabe che si leggono nell’inventario, benché le at- 14.] Item in codem banco 1 liber xum. Liber victorii Porchetd de Ianua, ad
traversi una leggera linea di cancellatura; Francisci è scritto al di sopra di esse. La
lettura opera del Gutiérrez non mi pare indovinata; l’integrazione di BMLANOVICH, judaycam perfidiam. Conpletus ligatus ct copertus corio albo, cuius prin-
opucscula», è senz'altro più adatta al testo in discussione (a meno che il redattore del- cipium est In nomine Dei altissimi, finis vero penultime carte Et conplevit
l’inventario non abbia inteso scrivere, alla fine, quedam F. Petrarce). Deus. 14
Del Chronicon anche il Boccaccio, come tutti, si servi spesso; oltre alle citazioni e ai
riferimenti nel commento all’Inferno e nelle Gen., la traduzione di san Gerolamo Già il Goldman (Drei it, Handschrifierkataloge, 148) aveva individuato il curioso
gli offrì materia di ripetute consultazioni durante la composizione del De mulieribus testo nel Liber victoriae di Porchetus Salvaticus, di cui il Fabricius (Bibl. lat. m. aevi,
claris.1 v 314) cita un’edizione di Parigi del 1520, che non ho modo di consultare.

11.] Item in codem banco m liber x1, Istorie Pauli Dyaconi conplete, ligatus 15.] Item in eodem banco m liber xv. Priscianus minor conpletus ligatus co-
et copertus corio rubeo, cuius principium est Domine, finis vero penultime rio albo, cuius principium est Quoniam in arte,* finis vero penultime carte
carte Cui succedit Erarius. 11 Multa super Priamo. 15

Inc.: è la dedica dell’Historia Romana di Paolo Diacono: Domnae Adelpergae vante Gt.
eximiae. Inc.: corretto (Quoniam in ante expositis . . ) & l'inizio del 1. xvn delle Institutio-
Expl.: cui succedit Erarius et ipse necdum anno expleto ingulatur, sì legge in xvt 22 num grammaticarum di Prisciano (ed. HsRtz, Lipsia 1859, Tt 107).
(237 dell'ed. a cura di A. CriveLLUCCI, Roma 1914, Fonti per la storia d'Italia, s1). Expl.: 1. xvim 299 (ed. cit., 371): sono le prime parole del verso di Virgilio, Aen.
1 750, citato da Prisciano in quel punto.
12.] Item in codem banco Im liber xn. Ovidius de Ponto. Conpletus ligatus et Di questo testo, in S. Spirito, «parva libraria», c'era un'altra copia, il cod. 14 del
1v banco, il cui expl. (v.) si trova nell’ed. cit. assai prima, circa cento pp. più su (275
copertus corio albo, cuius principium est Naso tomitane, finis vero penultime del vol. n).
carte Marius scripti dexter in omne genus. 12 Nel cod. 15 del i banco il testo della sintassi di Prisciano arrivava a comprendere
la parte in cui l’autore porta i numerosi esempi greci che crede necessari (ed. cit.,
Inc.: Ov., Ex Ponto, 1 1.
278: enecessarium esse duximus, multos et diversos usus ab auctoribus utriusque
E uno dei codici scoperti da Hecker, e precisamente il Laur. 36, 32; la sua pe- linguae colligere omnium orationis partium . . .»). Prima di quella parte ricorrono
nultima pagina ha infatti, intero, il v. 24 di 1v, 16: Et Marius ecc. (ma l’et si legge nel suo testo parole e frasi greche isolate, che i codici su cui & fondata l’ed. cit. tra-
poco, e il catalogatore l'ha tralasciato). Sempre Hecker (B.-Funde, 31-32) trovò la scrivono in maiuscola ¢ con parecchi errori (v. app. exitico). L’altro testo di Prisciano
vecchia segnatura, I 13, e descrisse il codice come del XIII secolo, con com- registrato nell'inventario si fermava molto prima (non penso che, per quanto
mento e note della stessa mano. Questo ms. appartenne a Donato di Neri Acciaioli grande fosse il suo formato, l’ultimo foglio potesse contenere ciò che nella stampa
Corrisponde a un centinzio di pagine).
1. Almeno due biografic di donne sono state tratte da Îì: v. quanto dice in pro- 1 Prisciano di Fra Tedaldo, Laur. S. Cr. 22, . 12, (note greche non di sua mano)
posito P. G. Ricci negli Studi sulle opere latine e volgari del Boccaccio, « Rinascimento », i
% (1959), p. 26. Per un ricordo ciceroniano nel De casibus (che si può far risalire al- i
I'Eusebio-Girolamo), cfr. G. BILLANOVICH in Petrarca e Cicerone (in Mistellanea Gio- 1. Cfr. E. GARN, Giovinezza di Donato Ac uoli, «Rinascimento, 1 (1950),
vanni Mercati, 1v, Città del Vaticano 1946, 106 n. 60). i 52-53.
32 ANTONIA MAZZA $. SPIRITO E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO 33
termina (nell’ultimo foglio) pochissimo più avanti rispetto al n° 14 el 1v banco bonorum et malorum conpletus et copertus corio albo, cuius principium est
della «parva libraria».! non eram nescius etc., finis vero qui interest in penultima carta. 3
11 Boccaccio cita Prisciano due volte nelle Gen., ma si tratta del 1. vr. Parla di lui
nelle Esposiz., per metterne in dubbio il peccato di sodomia (ed. cit., 679-80). *Tulius G.
Inc.: Cic., Defin. 11, 1.
v
Expl.: probabilmente è il quid enim interest di V, xxx, go.
Se questo testo è appartenuto al Boccaccio, egli allora possedeva il De fin. solo,
1.] In primis in banco 1 liber primus. Lactantii Firmiani divinarum institu- non unito agli Acad, posteriora, come fu invece nel caso del Petrarca.!
tionum, conpletus et copertus de corio rubco, cuius principium est Lactan-
tius Firmianus ctc., finis vero fragilibus servientes. primus 4.] Item in eodem banco u° liber quartus. Commentam artis nove Magistri
Expl.: Div, Instit. v 27, 1 Tulii* Ciceronis conpletus et copertus de corio albo, cuius principium est in
Opera molto citata dal Boccaccio, sia nelle Gen. che nel commento dantesco prima carta in exordienda causa salvandum,** finis vero in penultima carta
(dove una volta lo confonde con Latr. Placido autore del commento alla «Te- etiam de. careat hoc etetet 4
baide»).2 Per lui, come dice l'Hortis, l’opera di Latranzio costituiva
«un comple- *Tulii G *tin exorienda tasalunandum G *** el careat hoc ete. G.
mento utilissimo al libro De natura deorum di Cicerone ». Inc.: Ars nova, era, com's noto, la Rhet, ad Herennium (presente anche al n° 6 di
2] Item in eodem banco mm liber secundus, tractatus spere* materialis et questo stesso banco) : nell’ed. di Lipsia 1923 a p. 9 il par. 11 di 1, 5 comincia appunto
‘omnium continens, conpletus et copertus corio viride, cuius principium Evordienda causa servandum est . . . (la lettura di Goldmann era già stata corretta in
salv. da Hecker, B.-Funde, 40).
est quoniam ad ymaginandam et intelligendam speram etc., finis vero Bononia Qui s tratta di un commento all'operetta dello pseudo-Cicerone, che non ho rin-
mater etc 2 tracciato tra i testi accolti dallo Hazm in Rhetores latini minores, Lipsia 1863.
*sp(h)re Ge Magistri & errata trascrizione del catalogatore, da M. = Marci, come sarà stato
Inc.: dal Cat. cir. di TRORNDIXE ¢ KibrE si ha che questo & l’inizio del trattato scritto nel codice da catalogare (v. anche i codici 6 ¢ 7 di questo banco).
Sphere materialis di Andalò del Negro. Hecker identificd il codice in uno Zibaldone
ache fu del Boccaccio, 'attuale Laur. 29, 8 (B.-Funde, 36-37 . 1), già del Petrei, nel $.] Item in codem banco n° liber 1 quintus. Empithoma* Iustiniin Ponpeio
quale al “tractatus compositus a magnificho viro domino Andald de Nigro de Gia- conpletus et copertus corio albo, cuius principium est cum multi ex romanis,
nua’ seguono pezzi vari (tra cui alcuni autografi del Boccaccio),# che giustificano finis vero in penultima carta dicit enim** que ete. 5
Pespressione del catalogatore «et omnium continens», Lo Zibaldone è stato ripro-
dotto e studiato più volte:s non esiste tuttavia l’assoluta certezza che si tratti del co- “epithema G **dic ¢ig G
dice di Santo Spirito, perché la caduta delle ultime pagine impedisce il controllo Inc.: così inizia la «praefatio» dell’Epitoma Historiarum Philippicaram Pompei Trogi
dell’expl. di Giustino (perciò il codice di Santo Spirito apparteneva alla famiglia di mss. di
Giustino che recano la «pracfatios).
3.] Item in codem banco I° liber tertius. Marcus Tulius* Cicero de finibus Expl: non lho trovato nei capp. dal Xxxrx compreso in poi dell’ultimo libro di
quest’opera nell'cd. di Lipsia 1935, a cura dello SEsL, a meno che non si tratti di
I. BANDINI, Catalogus . . ., IV 543. dicitur ut negue di XL 1, 3. Altrimenti bisogna pensare che il codice recasse un’altra,
2. Esposizioni . .., 908 n. 41 © altre opere dopo l’epitome giustiniana.
3. Studj .. ., 472-73
4. Cir. la descrizione di Hecker, B,-Funde, 36; e gli studi citati nella nota seguente. 6.] Item in codem banco nu° liber sextus. Rectorica Magistri Iulii* Ciceronis
5. Riprodotto in fac-simile, per quanto riguarda la parte autografa del B., da
G. Buact nel 1915 (Lo Zibaldone Boccaccesco Mediceo-Laurenziano Plut. XX, 8), a ad Hermonium** conpletus copertus corio albo, cuius principium est de
Firenze; su di esso v. anche H. HAUVETTE, Notes sur des manuscrits.. ., 87-145; officio oratoris, finis vero in penultima carta pitara penetravit. 6
Branca, Tradizione . . ., pp. 201-203; ¢ G. BILLANOVICH - F. CApa, Testi bucolici
nella biblioteca del Boccaccio (p. 203 n. 2, «Italia medioevale e umanisticas, 1v, 1961). *Tulii G **Harmonium H.
Si dichiarò sicuro dell'appartencnza dello «Zibaldones alla «parva libraria» il Inc.: si tratta probabilmente di una rubrica; già il Novati (rec. cit, 417) affermava
SABBADINI,
« Giorn. st. della lett. it. », Lxv1 (191 5), 406-13
; a lui risale, tra l’altro, l’in- che questo codice «conteneva l’apocrifa ad Herennium». In verita quest'opera co-
terpretazione del titolo fornito dall'inventario, secondo la quale sractatus sarebbe
accusativo plurale, e spere e omnium sarebbero a esso coordinati (p. 406). Sul tratra- 1. Buranovics, Nella biblioteca del Petrarca . . ., 38-39 e n. 1. V. anche Hortis,
to, e su altre opere scientifiche presenti nell'inventario, cfr. anche QUAGLIO, Scien- Cicerone nelle opere del Petrarca e del Boceaccio, Trieste 1878, per quanto riguarda la co-
za e mito
.. ., 14210 25 noscenza in generale di Cicerone da parte del nostro.
3
34 ANTONIA MAZZA $. SPIRITO E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO
mincia con Etsi negotiis familiaribus (ed. cit.): anche qui, come per il n° 4 dello stesso Inc.: Sepe et multum: così inizia il De inventione di Cicerone, 1 1.
banco, dobbiamo andare a un altro paragrafo del 1 libro, in questo caso il 2°, per Expl.: non trovo nulla di simile nell'ed. dell'opera suddetta, a cura del Manx,
trovare qualcosa di simile: Oratoris officium est (inizio che, del resto, il trattato ha in Lipsia 1923 (2 meno che non si tratti, ma pare troppo azzardato supporlo, di af-
comune con altri che da esso derivano: v. in Rhet. lat. min.). feratur quam id quod instet & 44, 82; p. sob dell’ed. cit.). Nulla di simile a questo expl.
Expl.: Hecker (B-Funde, 40) pensò che potesse trattarsi di una storpiatura di in Brutus (non noto, perd, nel secolo XIV), o in Orator; ¢ nemmeno in Rhet. ad
Eone pirata penetravit, ¢ cioè di Actio contra Verrem 1 5, 38. Dopo la Rhet. in questo Her. o nelle Declamationes min. dello ps.-Quintiliano. D’altra parte, anche la breve
codice ci sarebbero quindi stati degli « Ausziige aus den Verrinen». mole del De inv. lascia pensare che in questo codice fosse seguito da altro.
Proprio dallactio secunda in V. il Boccaccio cita nelle Esposizioni.! L’intero corpo
delle Verrine era conosciuto probabilmente da Paolo da Perugia 2 10, Item in eodem banco n liber decimus. Ars vetus et nova Ciceronis et
Contimeus* Platonis conpletus et copertus corio obscuro, cuius principium
7.] Item in eodem banco un° liber settimus. Marcus Tulius* Cicero de offitiis est Sepe et multuim, finis vero in penultima carta Ut quibusdam videtur vera op-
conpletus et copertus corio perso, cuius principium est quoniam de Marci pinio etc. 10
fili, finis vero in penultima carta adpud eum quem locum. 7
*emtime G.
*Magister Marcus Tulius G (ma nel ms. Magister è espunto). Inc.: v. n. precedente.
Inc.: De off. 11 (Quamquam te, Marce fili). Expl.: nella traduzione del Timeo da parte di Calcidio (ed. cit.) si legge appunto,
Evpl.: idem, m 33, 117 (apud eum quem habet locum fortitudo). al paragrafo s, 65 (p. 59) : sin vero, ut quibusdam videtur, vera opinio. . : (vedi il cod.
Con il n° 8 del 1 banco (Deoff. + De sen.?) e il n° 12 di questo banco Iv, si giunge 11 del n banco).
alla somma di tre copie del De off. ciceroniano nella «parva libraria». Questo codice, il 10 del rv banco, avrebbe dunque compreso il De in Ars
vetus), la Rhet. ad Her. (= Ars nova) e il Timeo di Platone.
$.] Item in eodem banco m° liber ottavus. Tractatus* in astrologia plurium
philosophorum conpletus et copertus corio albo, cuius «principiumy est Laus 11.] Item in eodem banco r° liber undecimus. De origine mortis humane con-
Deo ete,, finis vero in penultima carta hec significabit etc. 8 pletus, copertus corio obscuro, cuius principium est guomodo mors primo etc.,
*Dopo iractatus nel ms. si ha «in theologia plurium philosophorumo, espunto finis vero penultime carte alta corda Dey* etc. 11
poi. *dei G.
Inc.: nel Cat. cit, di THORNDIKE e Kinrg cominciano così tre diverse opere, di cui
l’unica che tratti di astrologia è PIntroductoriunt magnum in astrologiam di Abu Inc.: corrisponde sostanzialmente a quello del Prognosticon de origine humane mortis
Ma'schar Ga’far ben Muhammed ben Omar el-Balchì, o all'occidentale Albumasar, di Giuliano da Toledo (Quomodo primum mors è il titolo del cap. ; ed. in PL, 96, 461).
nella traduzione di Ioh. Hispalensis (ed. Venezia 1506). Il Boccaccio cita quest'opera ExpL.: introvabile.
quattro volte nelle Gen. (ma è sempre il medesimo passo), e chiama l’autore di essa Di quest'opera, conosciuta anche come Prognosticum futuri saeculi.! ho provato a
«maxime inter antiquos autoritatis homo ».: consultare due mss. della Bibl. Ambrosiana di Milano: il P 40 sup., che nell’indice
Expl.: la dicitura « plurium philosophorum» ¢, evidentemente, troppo vaga per- ha primo, come il cod. di Santo Spirito, nel testo primum, ma il cui expl. della pen. p.
ché si possa congetturare quali probabili testi seguissero, nel codice di Santo Spi- non corrisponde; e l'H 190 inf, in cui il Progn. termina al f. sov, ed è seguito da
rito, l’opera di Albumasar. altri testi, senza che perd nemmeno la pen. p. abbia le parole dell’inventario,

9.] Item in eodem banco 1° liber nonus. Marcii Iulii Ciceronis rectoricorum 12,] Item in eodem banco m° liber duodecimus. Tulius* de offitiis conpletus
libri secundi copertus corio rubeo, cuius principium est Sepe etc., finis vero copertus corio albo, cuius principium cst quamquam de Marce fili ete., finis ve-
in penultima carta referatur vel ad id quod continet. o ro penultime carte ut a Methadoro scriptum ete. 12
*Tulia Gt (ma la finale 9=us è scritta male nell’inventario, e sembra quasi una a
1. Ed. cit, 415. corsiva, in quanto le manca quasi del tutto la parte inferiore).
2. Cfr. F. Torraca, Giovanni Boccaccio a Napoli (1326-1339), «Rassegna critica
della letteratura italiana », xx1 (1916), 236. Su Paolo, maestro del Boccaccio a Napo- Inc.: De off, 1, 1.
li, cfr. anche HortIs negli Studj cit., 525-42; F. GHISALBERTI, Paolo da Perugia com- Expl.: m 33, 117 (ut a Metrodoro scriptunt est).
mentatore di Persio, «Rendiconti del R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere,
s. , LxD (1929), 535-98. 1. C&. J. N. HucartH, El Prognosticum futuri saeculi de san Juliario de Toledo,
3. Ed. dt, 77, 21; sulla conoscenza di Albumasar da parte del Boccaccio, v. « Analecta sacra Tarraconensia», XXX (1957), 1-57; ¢ R. QUADRI in «Italia medioeva-
QuAGLIO, Scienza ¢ mito . . ., 38 n. 14. le e umanistica», VI (1963), 46-48.
3 ANTONIA MA $. SPIRITO E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO 37

13.] Item in eodem banco n liber tertius decimus. Botius* de consolatione cuius principium est cum enim debeamus, finis vero penultime carte conve-
conpletus et copertus corio albo, cuius principium est carmine qui condam etc., nientes. 15
finis vero penultime carte quod eventurum Deus videt ete. 13 Hecker (B.-Funde, 32) ttovò nel codice Riccardiano 1230 la vecchia segnatura
*Boetius Gt. della « parva libraria», I1 15; corrisponde anche l’inc., mentre la penultima pagina
Inc.: Philosophiae consolatio di Boezio (Carmina qui quondam, p. 1 delled. a cura di finisce convenientes causa emendi cla(mare): ad ogni modo si tratta, con ogni evidenza,
L. BreLER per il CC, s. latina, 94, 1957)- del codice descritto qui nellinventario (e resta quindi assodato che non sempre
Expl.: ¥, 6, 25 (ed. cit. 103). sono esattamente ¢ interamente riportate le frasi finali delle penultime carte). Il testo
Non s tratta del Vat, lat. 3362, la cui penultima carta non termina come quella del è il Compendiloguiun: ecc., di fra Giovanni Gallense (Joh. Wallensis): e per le affinità
codice di Santo Spirito. Daltra parte, si sa che il codice Vaticano appartenne a che esso offre con altro analogo, presente nella sezione non autografa del citato
Bernardo e poi a Pietro Bembo, prima di passare nella biblioteca di Fulvio Orsini; Zibaldone Laur. 29, 8, il discorso si allarga a tutto un settore della cultura del
i quali tutti lo credono autografo del Boccaceio.* Non si farebbe qui il richiamo se la Boccaccio, e non solo del Boccaccio.! Di questi, Hecker credette di individuare nel
nota del primo possessore non accennasse in modo estremamente interessante alla ms. Riccardiano una sola parola autografa: Aristoteles, nel margine di f. 36r.
«parva libraria» di Santo Spirito. Dopo aver detto di conoscere «ad unguem» i 1L Compendiloguium è citato dal nostro scrittore nel commento dantesco, come
libri lasciati in testamento alla biblioteca del convento, prosegue il Bembo: «Hunc
De vitis phil. (Hecker, p. cit).
autem libellum de consolatione admodum adolescens scripsit, ut fama indubia
Florentinorum tulit. Mihique innotuit ex collatione caracterum cum iis libris acta, 16] Item in eodem banco m° liber sextus decimus. Orthografia Magistri
dum ibidem oratoria fungerer, anno Domini MCCCCLXXV 2 Parisii de Altedo conpletus copertus corio rubeo, cuius principium est pre-
Si salda cioè, con questo dato, la questione dellincendio del 1471, che faceva di- cordiali suo compatrii, finis vero penultime carte vult a sotiari et. 16
chiarare al Ciampi «impostura» la postilla del Bembo:3 anche Hortis non potendo
divinare le scoperte di Hecker, crede alla distruzione violenta di tutti i codici, e sen- Dal Cat, cit. del Bandini sui mss. della Biblioteca Laurenziana (1 678) si desume
te il bisogno di postulare un’ambasceria di Bernardo Bembo anteriore al supposto che il Laur. s4, 21 contiene l'operetta del grammatico bolognese Parisio da Altedo
incendio della biblioteca.+ Ma evidentemente, se il Bembo non fa parola dell'incen- che comincia con lo stesso nostro inc. (¢ annotava il Bandini: «nihil habes de hoc
dio, i codici non erano stati toceati dal fuoco. scriptore apud Fabricium ): sono le parole iniziali dell’epistola accompagnatoria
ad Baldum notarium. Non si tratta, d'altra parte, del codice di Santo Spirito, in quanto
14] Item in eodem banco nn° liber quartus decimus. Priscianus minor con- il ms. della Laurenziana & preceduto dal Libellus Isagogicus di Agostino Dati da Siena.
Anche due codici della Bibl. Naz. Centrale di Firenze contengono 1'Orthographia
pletus copertus cotio nigro, cuius principium est Quonian: in ante expositis in questione; uno, anzi, il Nuovi Acquisti 96, del sec. XIV, contiene solo quella
etc., finis vero penultime carte dingnari te laude cupio etc. 14 (e&. P, O. KmisTeLLEr, Iter lialicum, 1, London-Leiden 1963, 172: l’expl. ovvia-
Cfr. la nota al n° 15 del banco mr. mente non coincide con il nostro). L'altro codice & miscellaneo, e la reca all’ultimo
posto (ibidem, 173-74).

15.] Ttem in eodem banco mme liber quintus decimus. Compendiloquium de 17.] Item in eodem banco me liber settimus decimus. Distinctiones poetarum
vita et dictis illustrium philosophorum conpletus et copertus corio seminigro, conpletus et copertus corio viride, cuius principium est Veni sancte Spiritus
etc., finis vero penultime carte parientis voce vocari ef ete.* 17
1. NoLHAC, La bibliothéque .. ., pp. 305-07; BILLANOVICH, Restauri boccacceschi,
Roma 1945, 18 e n. 1; e v. anche HORTIS, Studj . . ., 341-42, nonché E. Narpuccr, *vocarij ete. Gt.
Intorno all’autenticità di un Codice Vaticano contenente il trattato di Boezio
. . . scritto Non identificato.
di mano di G. Boccaccio, «Memorie della R. Accademia dei Lincei», s. m, vol, v
(1882), CI. di Sc. mor., 243-64 (è un lapsus del C1AN in «Giorn. st. della lett. it.»,
X, 1887, p. 208, l'aver citato la Classe di Scienze fisiche, matematiche e naturali 18] Item in eodem banco mr liber decimus ottavus. Alesander versificatus
per questo articolo del Narducci; il Novati, nella rec. cit., nella medesima annata conpletus copertus corio albo, cuius principium est Primum Aristotelis in-
della rivista, cita invece esattamente). butum etc., finis vero in penultima carta non affuit aurum, 18
2. NARDUCCI, 244; BILLANOVICH, Restauri. . ., 18.
3. S. Crames, Monumenti di un manoscritto autografo e lettere inedite di messer Giovanni
Boccaccio, il tutto nuovamente illustrato da S. C. (una precedente edizione era uscita a 1. Bu1ANoviCH, La tradizione del «Liber de dictis philosophorum antiquorum» e la
Firenze nel 1827), Milano 1830, 654 (è, come è noto, uno studio sul cosiddetto cultura di Dante del Petrarca e del Boccaccio, o Studi petrarcheschi», 1 (1948); riguarda
«Zibaldone Magliabechiano ») il nostro testo soprattutto la n. 1 di p. 121. Per Giovanni Gallense cfr. B. SMALLEY,
4. Studi .. ., 365-66. English Friars and Antiquity in the early Fourteenth Century, Oxford 1960, 386.
38 ANTONIA MAZZA $. SPIRITO E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO 39
Inc.: Primus Aristotelis imbutum nectare sacro è Vinizio dell’Argumentum libri primi 3] Item in eodem banco v liber m, bucculicorum carmen domini Francisci
dell’Alexandreis di Gautier de Chatillon (PL, 209, 463). Petrarche, conpletus, copertus corio obscuro, et in eodem tractatus in modum
L'expl. è nel 1x 421
Difficile appare l’indagine in merito a questo testo, tanto diffuso nel Medio Evo.* epistule contra ignaros, cuius principium libri Monice, tranguillo solus etc.,
finis vero in penultima carta ubi attingit altius etc.
v Inc. ed expl.: come è stato dimostrato qualche anno fa,! questo codice racchiudeva
sì le egloghe del Petrarca, alle quali tuttavia era aggiunta in fondo la Senile n 1 (che
1.] In primis banco v liber primus. lohannes Bocacii de analogia deorum si può leggere in edizione moderna, da p. 1030 p. 1066 del vol. Prose di F. PETRARCA,
gentilium conpletus et copertus de corio obscuro cum tabula ante, cuius a cura di G. MarTeLLOT™I . . ., Milano-Napoli 1955: l’expl. — ubi attingit, altius —
principium est si satis ex relatis domini etc., finis vero in penultima carta men- è a p. 1066).
dacio inseram. i codice di Santo Spirito sembra scomparso : ma restano suoi discendenti, sia per
il Bucolicum Carmen solo, sia per l’insolita coppia Buc. carm. - Sen. I 12
Si veda quanto detto a proposito del 1° codice del m banco.
4.] Item in eodem banco v liber 1, epistularum domini Francisci Petrarce,
2.] Item in codem banco v liber secundus. Franciscus Petrarca de remediis conpletus et copertus corio obscuro, cuius principium est si mihi seva pium
utriusque fortune conpletus et copertus corio obscuro, cum tabula in prin- etc., finis vero in penultima carta decuit post tempora nasci etc.
cipio, cuius principivm est cum res fortunasque etc., finis vero amplius discant Inc.: v. le Ep, metricae del Petrarca nell’ed. cit. di Basilea (1, 1330)
etc. Expl.: & quello della stessa opera (cfr. 1, 1372: è la lettera a Francesco Nelli).
Inc.: così inizia la praefatio del De rem. (vol. 1, p. 1 dell’ed. di Basilea 1554 di tutte Dei mss. di quest’opera, alcuni, com’è noto, comprendono la raccolta completa,
le opere del Petrarca). altri sono incompleti. Tra i primi, che allo stato attuale degli studi sono, per il
Expl.: appartiene ancora al De rem. (ed. e vol. cit., 253): amplius dicant. sec. XIV, cinque,3 non corrisponde al nostro il milanese Triv. 1014,4 né il perugino
Di quest’opera poco studiata tra quelle del Petrarca esistono due redazioni 2 Bibl. com. [ 117:5 l Laur. S. Cr. 26 sin. 3 fu trascritto da fra Tedaldo in Firenze nel
non possiamo sapere quale delle due rappresentasse il ms. di Santo Spirito. Della 1382, cd è «il più vicino a un archetipo della primitiva raccolta fatta dal Petrarca».6
seconda non si hanno testimoni del ’300; infatti il Laur, Strozzi 90 e quello uscito All’epoca di quella trascrizione, il codice di Santo Spirito se ne stava presso Martino
dalla bottega di Vespasiano sono dei primi anni del ’400.3 cheschi delle Biblioteche Barberina, Chigiana, Corsiniana, Vallicelliana e Vaticana, Roma
Tra i mss. trecenteschi della prima redazione, uno appartenne a fra Tedaldo 1874; (naturalmente per la Vaticana v. Codici petrarcheschi della Biblioteca Vaticana,
(Laur. S. Cr. 26 sin. s). di M. VAtrAsso, Roma 1908). Cf. ancora lo Spoglio dei codici manoseritti petrarcheschi
Non mi pare si possa identificare questo codice di Santo Spirito con alcuno dei esistenti nelle biblioteche Ambrosiana, Melziana, Trivulziana ecc., nel vol. Petrarca e la
mss. petrarcheschi posseduti da biblioteche italiane, anche se l’affermazione non può Lombardia, Milano 1904; e il cat. di A. Bosett e G. Mast nel vol. A. Francesco Pe-
essere risoluta quanto vorrei, per via del solito impedimento rappresentato dall’expl., trarca la Deputazione di Storia patria per le Provincie Parmensi, Parma 1935
che nei cataloghi dei suddetti mss.+ &, ovviamente, quello dell’ultimo foglio. 1. Cfr. BILLANOVICH a p. 217 dello studio Testi bucolici nella biblioteca del Boecaccio
(in collaborazione con F. CADA).
1. Per questa diffusione cfr. le pp. 121-22 di R. DE Cesarz, I codici belgi dell’a Ale- 2. Ibidem, 217-20: perd tutto lo studio va letto, per comprendere le vicende di que-
xandreis», « Aevum», xxVII (1953), 121-31; e v. inoltre Ancora sulla tradizione mano- sto, e di un altro testo bucolico presente in Santo Spirito (v. più avanti, al n° 6
scritta dell’a Alexandreis (i codici bernesi), a Atti dell’Istituto Veneto di scienze, lettere del v banco).
ed arti», cx (1951-52), CI. di sc. mor. e letr. (oltre che l’Appendice, pp. 121-49, sui 3. Vedine l’elenco a pp. 482-83 dell'art. di R. ARGENIO in «Convivium», xxix
manoscritti dell’opera, nel volume Glosse latine e antico-francesi all’a Alexandreiso (1961), 482-89, Per un'edizione critica delle « Epistulae metricae» del Petrarea. Quattro
di Gautier de Chdtillon, Milano 1951). Nessuno dei numerosi codici esaminati in ne enumera E. BIANCHI, [ codici delle Epistole metriche del Petrarca, « Annali della
questi lavori sembra da identificare con il nostro. Scuola Normale di Pisa», s. 1, Ix (1040), 251-66 (dove si fanno importanti preci-
2. V. K. HEITMANN, La genesi del De remediis utriusque fortune del Petrarca, «Con- sazioni sulle caratteristiche del testo di ciascuno di questi codici, tutti vicini all'ori-
vivium», XXV (1957), 9-20. Cf. anche la nota al testo che accompagna l’antologia ginale, ma non direttamente dipendenti tra loro: tra l’altro si corregge Popinione
del De rem. pubblicata, a cura di P. G. Riccr, nel vol. F. PETRARCA, Prase, a cura di espressa da H. CocHiN in Les «episiulae metricac» de Pétrargue, «Giorn, st. della lett.
G. MarterrotTI, P. G. Ricci, E. Canrara, E. BrancHI, Milano-Napoli 1955; it.», XXXVI, 1619, 1-40, secondo la quale uno di quei codici, cioè il Parigino lat.
p. 1169. 8123, rappresentezebbe il testo più importante per la raccolta canonica).
3. PETRARCA, Prose . . , TI71. 4. Nel vol. cit. Petrarca e la Lombardia, 315-16.
4 Cfr. G. VALENTINELLI, Codici manoseritti di F. Petrarca posseduti dalla Biblioteca 5. Cf. MAZZATINTI, Inventari dei manoscritti delle biblioteche d'Italia, v, Forlì 1805,
Marciana di Venezia, in Petrarca e Venezia, Venezia 1874; E. NARDUCCI, Codici pe- 185.
trarcheschi delle Biblioteche governative italiane, Roma 1874, e Catalogo dei codici petrar- 6. ARGENIO, Per un'edizione .. ., 483; v. anche MATTESINI, La biblioteca . . ., 45
40 ANTONIA MAZZA $. SPIRITO E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO 41
da Signa (morto, come si è detto, nel 1387): e troppo poco ci dice la descrizione le prime tre fasi redazionali (estate 1361), quando al primitivo nucleo di 74 + 21
dell'inventario perché si possa tentare di capire quale lezione rappresentava, rispetto biografie il Boccaccio ne aggiunse un altro di 10, tra cui appunto Tisbe.t
ai codici rimasti; si doveva trattare, in ogni modo, della raccolta completa, almeno
a giudicare dall’expl. del penultimo foglio, che & la seconda metà delv. 3 della Metr. 6.] Item in eodem banco v liber 6, bocolicorum domini Tohannis Bocacii,
m, 33: l’ultimo foglio avrà recato il resto dell’epistola (cioè altri venti versi), più la conpletus, copertus corio rubeo, cuius principium est Tindare, non satius,
Metr. m, 34, che è l'ultima finis vero in penultima carta Lilibeis vallibus edos ete.
Ad ogni modo, le trascrizioni di fra Tedaldo non pare debbano riconnettersi con
il testo di Santo Spirito, bensì con l’attività padovana che, in vita e soprattutto dopo Inc.: Buccolicum carmer, 1,1 (p. 3 dell’ed. delle Opere latine minori del Boccaccio, a
la morte del Petrarca, si esercitò sui suoi testi;! l’altro codice, in cui il frate si era cura di A. F. MAssErA, Bari 1928, nella quale il Buc. carmen occupa le pp. 3-85).
copiato21 epistole fin dal 1378 a Padova, cio il Laur. S. Cr. 26 sin. 9, non deriva dal- Expl.: appartiene al v. 25 del 2° carme pastorale di Checco Rossi da Meleto. Si
la stessa fonte da cui derivò poi il 26 sin. 3;2 perd fu evidentemente preferito, nella aveva cioè, in questo codice di Santo Spirito, un'antologia bucolica comprendente il
consultazione del frate, al manoscritto fiorentino giacente presso l’erede dei libri. testo del Boccaccio e probabilmente le due egloghe di Dante, le due di Giovanni
del Virgilio ¢ le due di Checco Rossi: secondo la ricostruzione condotta da BILLA-
s.] Item in eodem banco v liber nm de mulieribus claris domini Iohannis
NOVICH, ¢ già accennata per le egloghe petrarchesche (v. il n° 3 di questo v banco),
la quale si fonda su due codici che sono, a loro volta, grosse antologie bucoliche
Bocacii, conpletus et copertus corio obscuro, cuius principium est pridie formate copiando questo codice di Santo Spirito: il Laur. 39, 26, già noto (su cui v.
mulierum egregia ete., finis vero in penultima carta quibus invalidus. il Massera, nell'ed. cit., 263) e il codice descritto da F. Cida, nella prima pagina di
L'autografo del De mul. dl. recentemente scoperto dal Ricci3 non si identifica né quella ricostruzione, cosi: Kynvart (Bohemia occident.). Bibliotheca castelli sign.
2 D 4 (ms. num. 1). La biblioteca & quella dei Metternich; Kynzwart & l’ex-K&-
con questo manoscritto né con l’altro inventariato al n° 10 di questo stesso v banco: nigswart.2
ai più recenti censimenti questi due codici risultano irreperibili.+ L'expl. del primo Quest'ultimo codice fu copiato da Giovanni di Iacopo da Certaldo, un nipote del
si trova nel De Camiola; quello del secondo nel De Tisbe (p. 726 del vol. cit. a cura Boccaccio, figlio di un suo fratellasto: la redazione di questo Buce. carmen non è'
di P. G. Ricci, Milano-Napoli 1965, dove è riportata una scelta delle biografie quella definitiva,? rappresentata invece da un codice superstite di Santo Spirito,
femminili, sccondo il testo dell'autografo contenuto nel ms. Laur. 90 sup. 98 precisamente il n° 12 di questo stesso v banco, rintracciato e posto a fondamento del-
(già noto in passato, per esempio allo Hecker e al Traversari, ma senza che questi ne Ted. cit. del Massera (v. più avanti)
comprendessero l’autografia).5
Da questo codice v, s di Santo Spirito, che sarà indicato con 8 dai futuri editori 7.] Item in eodem banco v liber 7, id quod de Cornelio Tacito reperitur,
dell’opera, e rappresentante la redazione completa, sarebbe uscito l'autografo sud-
detto, forse una bella copia ricavata dal Boccaccio stesso. Dall’altro, indicato con a, conpletus, copertus corio rubco, cuius principium est Nam Valerium agia-
sarebbe invece derivato il testo del Laur. s2, 29, che contiene altre opere del Boc- ticuni*, finis vero in penultima carta maching accessura erat.
caccio, tra cui il De casibus, e che fu ordinato a Vespasiano da Cosimo.7 Non ci *asiaticum Gt.
sono invece prove di una derivazione diretta da & dell’altro codice uscito anch'esso Inc.: Annales x1 1.
probabilmente dalla bottega di Vespasiano per conto dei Montefeltro (il Vat. Utb, Expl.: fu rintracciato, direi quasi eroicamente, da Hecker ormai agli sgoccioli
lat. 451), e contenente De casibus e De mul. cl.: ad ogni modo in a si sarcbbero avute del suo Boceaccio-Funde; e non in Tacito, bensì in Vitruvio (De arch. X, 16, 7).4
1. BIANCHI, I codici 266. 1. Sul codice urbinate v. specialmente 280-82 delle Fasi ... di ZaccAmiA; lo
2. Ibidem, 251. stesso, a p. 293, per un riassunto delle fasi redazionali (oltre che l’art. cit. del Ricci,
3. Era il dono con il quale il Boccaccio intendeva presentarsi in casa Acciaiuoli 14 e n 1).
a Napoli, nel 1362: cfr. Ricca, Studi . . ., «Rinascimento» . . ., 3-32 (anche nel vol, 2. Cfr. Testi bucolici .. ., 201. La descrizione del codice di Kyn#vart è seguita dal-
omonimo, già annunciato per il 1965, nî 8 e 9 sull'autografo e le fasi redazionali l’articolo di BILLANOVICH, pure cit.: per il codice v 6 di Santo Spirito v. 219-21 (ma,
del De mul. cl.: tale è infatti il titolo esatto). come si è già detto altrove, non si può prescindere dall'intiero articolo per seguire
4. Cfr. BRANCA, Tradizione . . ., 98. le vicende oltremodo interessanti di un ecapitolo > della poesia umanistica, cioè
5. Hecke, B.-Funde, 9, 38 ss., 132; G. TRAVERSARI, Appunti sulle redazioni del quello bucolico). Cfr. anche, dello stesso, Giovanni del Virgilio, Pietro da Moglio,
«De claris mulieribus» di Giovanni Boccaccio, in Miscellanea in onore di G. Mazzoni, 1, Francesco da Fiano, Italia medioevale e umanistica s, I (1963), 224-25. Sulla biblioteca
Firenze 1907, 225-51 (¢ specialmente 242-45). del castello di Kynzvart v. il volume di F. Cipa, Rukopisy knikovny stdtniho zantku
6. Cfr. Ricci, Studi . . ., «Rinascimento»..., 12 n. 2; e V. ZACCARIA, Le fasi re- v KynZvarte (Codici manoscritti della bibl. del cast. di K.), Praha 1965. A pp. 37-40
dazionali del «De mulieribus claris», in « Studi sul Boccaccio, cit., 296 e 309. la descrizione del codice bucolico. Il libro ha anche un riassunto in francese.
7. Ricci,cit., nella n. precedente, 11; ZACCARIA, 253-54. Anche l'HoRT1s, Studj . . ., 3. Testi bucolici . , 205, 213, 219. Il codice però non fece parte dei libri del Boc-
si era accorto che il Laur. 52, 29 presenta un testo diverso dalla vulgata, 111 ss. è caccio, come parrebbe intendere il CApa (op. cit., 18 ¢ 28).
89 n.2. 4. B-Funde, 318-19, cioè nei Nachtràge und Berichtigungen (in precedenza, alle pp.
42 ANTONIA MAZZA $. SPIRITO-E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO 43
Quanto a Tacito, si ricorderà che non al Boccaccio ma a Zanobi da Strada risal- 8.] Item in eodem banco v liber 8%, Cosmografia Ponponii et plures stoico-
gono il merito e la fortuna della scoperta in Montecassino™ Questo codice di Santo rum et alia multa, conpletus, copertus corio rubeo, cuius principium est
Spirito, Tacito + Vitruvio, non è da identificarsi con il cosiddetto Med. u (Laur. orbis situm dicere etc., finis vero in penultima carta Yearum Cretensem etc.
68,2) che, come è noto, combina Tacito con Apuleio, e non reca nell’intitolazione
id quod de C. Tacito reperitur, frase che è invece riecheggiata da manoscritti quattro- Inc.: v. Chorographia di Pomponio Mela, 1 1: il Boccaccio la chiamava «Cosmo-
centeschi:? potrebbe caso mai essere la copia che Boceaccio nel 1371 chiedeva in- graphia», come in questo titolo dell’inventario.!
dietro a Niccolò da Montefalcone, senza però nominare Vitruvio: « Quaternum Expl.: Iearum Creten si trova nei Collectanea di Solino (x1 30), alquanto prima della
quem asportasti Corneli Taciti queso saltem mittas, ne laborem meum frustaveris ¢t fine dell’opera.
libro deformitatem ampliorem addideris».3 Sulla composizione di questo codice c'è qualche incertezza: sappiamo, anzitutto,
Se poi il Med. 1 facesse parte originariamente del lascito del Boccaccio, anch’esso; che il Ridolfi aveva visto presso Martino da Signa un autografo del Boccaccio com-
e, in ogni modo, per quale via sia pervenuto al Niccoli, & questione che sarà toccata prendente, tra l'altro, Chorographia di Mela e Aulularia Plauti (o Querolus), e che lo
nella Conelusione di queste pagine. descrisse in una lettera che abbiamo già citato: non pare, quindi, il codice v 8
Vitruvio invece fu ricuperato e reso noto al Boccaccio dal Petrarca,4 che viceversa di Santo Spirito,2
non possedeva Tacito, Di Tacito stesso il Boccaccio non si serve nel De montibus, Ambedue quei testi, Mela e Aulularia, si trovano d’altra parte nel cod. Ambr,
il che farebbe supporre che all’epoca della composizione del trattato geografico an- H 14 inf. che appartenne al Corvini, cancelliere dei Visconti, e che Billanovich ha
cora non se lo fosse copiato. La composizione del De montibus pare debba collocarsi studiato, rintracciando, nel testo e nelle postille che con esso sono state trascritte,
tra il 135557 e il 1350-60, nel suo nucleo fondamentale:s al tempo di questultima Pimmagine fedele del codice che era servito di base alla trascrizione dell’Ambr.
data il Boccaccio poteva avere in mano la recente scoperta di Zanobi, anche se secon- Quest’altro codice appartenne inequivocabilmente al Petrarca, e si inserisce in una
do l’Hauvette tale incontro andrebbe ritardato di più di dieci anni, e secondo altri lunghissima e affascinante storia di tradizioni di testi storico-geografici minori
di circa tre.6 dell’antichità classica (pits la commedia pseado-plautina);3 I'Ambr. contiene in-
Di Tacito il Boccaccio si servì nel De mul, cl., nelle Ger., anche per correzioni mar- fatti, tra l’una e l’altra delle opere citate sopra, il De fluminibus di Vibio Sequestre,
ginali; e nelle Esposizioni.7 tre piccoli testi ancnimi (De nominibus Gallicis, Nomina provinciarum, Notitia Gallia-
rum) e i Septem mira.
Ci siamo un poco diffusi sulle vicende del codice Ambr. perché mostrano il pro-
40-41, quando ancora non si era rivelato l'expl., osservò soltanto che dal titolo il lungamento di una fortuna, di quei testi antichi, che risale al Petrarca e che toccò
codice si sarebbe supposto autografo, e che c'era da dubitare che lo si potesse identi- evidentemente anche il Boccaccio. Il codice visto dal Ridolfi conteneva altre operet-
ficare con il Laur. Med. m, come avrebbero voluto Hortis e Nolhac), te oltre le due che cita; quanto al codice di Santo Spirito ora in esame, la presenza
Sulla scoperta dello Hecker ¢ su Vitruvio v. anche L. C1appona, Ii « De architectu- in esso di Solino si spiega con il fatto che, dopo la divulgazione di Mela da parte
rav di Vitruvio nel primo Umanesinio, « Italia medioevale e umanistica », m (1960), 88- del Petrarca, il suo prontuario «fu unito spesso a quello affine di Solino».4 Il titolo
91; e G. BILLIANOVICH - G. Ouy, La première correspondance échangée entre Jean de dato nellinventario &, d’altra parte, abbastanza oscuro ¢ misterioso: il Pastore-
Montresil et Coluccio Salutati, o Italia medioevale e umanistica », VII (1964), 345-47. Stocchi ha proposto di vedere in plures stoicorum una corruzione del Polyhistor di So-
1. BILLANOVICH, I primi umanisti e le tradizioni dei classici latini (prolusione al corso lino, e nell’et alia multa uno sbrigativo cenno alle restanti operette geografiche
di Letteratura italiana detta il 2 febbraio 1951), Friburgo (Sv.) 1953, 30-31. che il Petrarca aveva appunto diffuso fin dal 1353, al tempo del definitivo rientro
2. Cfr. C. CouLter, The Manuscripts . . ., 282-83 in Italia.5 La congettura & geniale: restercbbe tuttavia da dire che 'inventario è, sì,
3- Boceaccio, Op. lat, min., a cura del MASSERA, 185. Cfr. ancora la CouLTER spesso inesatto, e grossolanamente anche; perd non pare abbia l’abitudine di inver-
in « Classical Philology», x11 (1948), 218, nel corso di un articolo intitolato Boc-
caccio and the Cassinese Manuscripts of the Laurentian Library.
4. CraprON, It «De Architectura» . . ., 84-88; BiLLAnovicH, Nolhac e Petrarca (A 1. Esposiz. ecc., ed. cit., 15, 45 489 e 638 (v. anche Hontis, Accenni alle scienze nat.
cent’anni dalla nascita di P. de Nolhac), «Atti e mem, d. Acc. Petrarca di Arezzo», ecc., cit., 430, 638).
n.5., 37 (1958-64), 132-33. 2. BILLANOVICH, Dall’antica Ravenna . . ., 102 e n. 7; Petrarca ¢ i retori . ., «Italia
5. PASTORE-STOCCHI, Tradizione medievale . ., cap. m (63-90) sulla cronologia medioevale e umanisticas, v (1962): qui, a p. 119, nella lettera già citata, del Ridolfi,
del De mont.; 79-80 sull’assenza di Tacito nell’opera medesima. è descritto il volumen autografo del Boccaccio; degli scritti che lo componevano si
6. HAUVETTE, Boccace, Paris 1914, 405-408; propongono la data del 1362 No- nominano: Liber Pomponi, Aulularia Plauti, et quam plures alii libelli, tra i quali la
LHAC (nello studio Boccace ¢t Tacite, in «Mélanges d’arch. et d'hist. de l’Ecole fran- traduzione Leonzio Pilato-Boccaccio dell’operetta pesudo-aristotelica De mirabili-
gaise de Rome», xII, 1892, 25 ss.) e BRANCA (nell'ed. cit. dell' Am. visione, cri-crv). bus auditu (su cuì v. ibidem, 118-23).
Sulla conoscenza di Tacito da parte del Boccaccio, v. anche Ricctin «Rinascimen- 3. Ibidem, 92-100 sul cod. Ambr.; tutto lo studio va però letto se si vuol compren-
to», 1959, cit., 20-21. dere la parte rappresentata dal Petrarca entro la tradizione di quei testi: parte, come
7. Cîr. gli Studj, cit., dell'HORTtIS, 424 ss.; Zaccama, Le fasi..., cit, 285 (più al solito, A ricezione e poi di ritrasmissione.
TRAVERSARL, Appunti . . ., cit., 225-51); ROMANO nell’ed. cit. delle Gen., 857 n. 1 4. BILLANOVICH, Dall’antica Ravenna . . ., 102 n. 7.
e Courrer, The Manuscripts . . ., 2835 ed. cit. delle Esposiz., 203 e 255. 5. PastoRe-STOCCHI, Tradizione . .
44 ANTONIA MAZZA $. SPIRITO E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO 45
tire l'ordine di presentazione delle opere rispetto all'ordine del codice che le contiene. 1l De cas. di fra Tedaldo, al contrario, sopravvive nel Laur. S. Cr. 26, 5. 6, copia-
Potrebbe forse anche supporsi che con plures stoicorum il catalogatore avesse scritto to, tra il 1300 e il 13945 se fu copiato dal codice di Santo Spirito, come pare pro-
sbagliato per plures historicorum (anche se poi erano geografi . . ), e che nell’alia multa babile,! la redazione di quello si può allora presumere da quella del Laurenziano, che
fosse compreso Solino, e prima di lui magari lo pseudo-Plauto. Che si trattasse è la lunga.
dello stesso codice descritto dal Ridolfi? Descritto, in tal caso, solo in parte. 1 codici Laur. 52, 29 e Vat. Urb. lat. 451, di cui si è già parlato per le loro pro-
babili relazioni con due codici di Santo Spirito contenenti il De mul. cl. (v. il n° 5 di
9.] Item in eodem banco v liber nonus, lohannes Bocacius de casibus virorum questo v banco), poiché contengono anche il De cas., possono venir posti in rela-
inlustrium, conpletus, copertus corio rubeo, cuius principium est exquirenti zione pure con il cod, n° 9 dello stesso banco (relazione non dimostrata per l’Urb.).
i etc., finis vero in penultima carta ut Ugonii comiti etc. 1l codice, che fu già all’Oese. Nationalbibliothek di Vienna, lat. 437, passato nel
1933 a Budapest (Magyar Nemzeti Mizeum, Orszigos Széchényi Kényvtir,
Ine. ed expl. sono veramente quelli del De cas. (ut Hugoni Comiti è a p. 271 dell'ed. Clmae 425), siglato Bp nell’elenco di manoscritti del Branca, reca sull'ultimo fo-
di Augusta Vindelicorum, 1544: v. ora anche nell'ed. parziale a cura di P. G. Riccr, glio, 9sr, la seguente dicitura: «Johannis Boccaccii de Certaldo de casibus virorum
nel volume di poesie e prose del Boccaccio più volte citato, p. 884). illustrium liber nonus et ultimus explicit feliciter. Scriptus ad petitionem nobilis
Era, questa, l’unica copia del De cas. presente in Santo Spirito, almeno all’epoca civis Iohannis de Fleschoballis de Florentia anno domini 1422°, completus die 12
dell'inventario: mentre per altre opere del Boccaccio (Gen., De mul, cl., Buec. car- Septembris in die sabbati hora 21° manu fratris Baptistac de civitatis Narnie ordinis
men) abbiamo accertato la presenza di due copie, corrispondenti a due redazioni; fratrum heremitarum Sancti Augustini, tunc temporis studentis Florentiae,»2 Que-
solo il De montibus efc. & assente del tutto.!. Tuttavia, anche del De cas. sappiamo che sto codice passò poi da Giovanni de' Frescobaldi al re Mattia Corvino: che fosse
sono esistite due redazioni, una breve e una notevolmente più lunga, rappresentate copiato in Santo Spirito, mi pare più che probabile. Se si potesse appurare qual è
attualmente da due ottimi apografi.? la redazione in esso contenuta, si stabilirebbe anche da lì quella del codice v, 9.
Nel 1378 il Salutati scriveva a Domenico Bandini di Arezzo, e accennava a una
certa difficoltà nel procurare una copia del De cas.: «petebas (. . .) si recolo bene, 10.] Item in eodem banco v liber decimus, de mulieribus claris domini Iohan-
Boccacium De casibus virorum illustrium; non facile haberi potest; aliquando nis Bocaci, conpletus, copertus corio obscuro, cuius principium est pridie
tamen habebimus».3 mulierum egregia etc., finis vero obsistere volumus desperantes etc.
Però l’opera del Boccaccio si era diffusa abbastanza presto, nelle due redazioni,
terminate l’una verso il 1360, l’altra tra il 1373 e il 1374;+ senza che si possa stabi- V. quanto detto a proposito del codice n° 5 di questo stesso banco.
lire con certezza quale delle due rappresentava il perduto codice nono del v banco,
‘immagine di esso ci può essere rispecchiata nell’uno o nell'altro dei due apografi 11,] Item in eodem banco v liber undecimus, de vita solitaria et inventiva con-
di cui sopra. Essi sono: per la redazione più breve il codice della Biblioteca Nazio-
nale di Firenze segnato Conv. Soppr. G. 4, 1111, trascritto e posseduto dal frate tra medicum Francisci Petrarce, conpletus, copertus corio albo, cuius princi-
predicatore Zenobio Guasconi, tra il 1369 ¢ il 1383;5 per la redazione più lunga, il pium est paucos homines, finis vero penultime carte huius nostri.*
Vat. Ottob. lat. 2145, allestito, pare, mentre il Boccaccio era ancora in vita, o nri G (p. 152 n. 2: ¢ Die letzten 2 Buchstaben unsichers. Aggiunge poi l'assurdo
poco dopo, e sul quale si soffermò già l’Hortis.6 apetiace», che non può essere se non Petrarce della riga sopra).
& perduto invece il codice che il Ridolfi trascrisse nel 1381 per lacopo Tolomei, nostri (numeri?) H. Gt
vescovo di Narni, e che probabilmente seguì quest'ultimo (prima che morisse, il Nel manoscritto dell’inventario parrebbe di leggere .
che avvenne nel 1390) a Chiusi, Grosseto, Siena.7
1. Correggo leggermente, in questo senso, l’affermazione del Ricci, a p. 1279 1. MATTESINI, 48; ZACCARIA, 282.
del volume-antologia del Boccaccio, nel corso della succosa Nota critica sul testo del 2. Riportato da H. HERMANN, in Die Handschriften und Inkunabeln der italienischen
De casibus. Renaissance; 3, Mittelitalien: Toscana, Umbrien, Rom, Leipzig 1932, 6 n. 3. Cfr.
2. V. in proposito il riassunto di Ricci, nella Nota citata appena sopra, 1278-80. (Codices latini Medii Aevi (Catalogus Bibliothecae Musei Nationalis Hungarici, xn),
3. C. SALUTATI, Epistolario a cura di F. NOVATI, 1, 292. recensuit E. BARTONIEK, Budapest 1040, 383-84.
4. Cr. Raccr, pp. 18-19 di Le due redazioni del a De casibus», «Rinascimento», V. anche Miniature del Rinascimento nella biblioteca di Mattia Corvino, a cura di
z s., 2 (1962). E. Berxovits, Milano-Budapest 1964. Su fra Battista da Narni si legge nei registri
s. l codice è elencato dal Branca a p. 85 di Tradizione . . ., cit.; su di esso v. la se- dell’Ordine (conservati nell’Archivio Generale Agostiniano, Roma, presso la Curia
gnalazione di Ricct, 11 « De casibusv del Boccaccio in un codice di fra Zenobio Guasconi, Generalizia), in data 31 ottobre 1422, Firenze: «Concessimus fratri Baptiste de Nar-
« Rinascimento», 1x (1958), 113. nia cursori ut post festum Nativitatis proximo futuro, cum sibi libuerit, possit lecto-
6. In « Archeografo triestino», vi (1880). V. anche il BRANCA, Tradizione . . ., 86. rari sub magistro regente conventus nostri et studii Florentini: quo facto facimus
7. Cfr. BRANCA, Tradizione . . ., 90. Ai codici scomparsi bisognerebbe ora aggiun- ipsum lectorem in secundo loco conventus nostri lanuensis province Lombardie
gere il milanese Triv. 750, che risulta attualmente introvabile. Era del 1430. 1 cum provisionibus et gratiis consuetisa (Dd 4, £. 97v). Lo stesso personaggio è ri-
Branca non lo elenca tra i perduti (v. p. 86). cordato nel 1455, Dd 6, £ 275v.
46 ANTONIA MAZZA $. SPIRITO E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO 47
Inc.: De vita sol., « pracfatio (ed. Basilea 1554, 256). non si tratta di un autore tale da interessare di per sé una biblioteca claustrale. La
Expl.: nulla di simile, né di vagamente simile, nelle pagine finali di ciascuno Provenienza dei due testi sarà stata certamente da biblioteca privata, anche se non
dei libri di Znvective contra medicum (ed. P. G. Recer, Roma 1950). Inutile & risultata proprio del Boccaccio (ma almeno uno dei due dovrebbe risalire a lui)
la stessa indagine csercitata su altre opere di contenuto polemico: il De sui...
ignorantia (testo dell'ed. di L.M. CarezLt, Parigi 1906, rivisto dal Ricc e pubblicato 2.] Item in eodem banco vr liber 1, Apuleius de magia et asino aureo et flo-
nel vol. cit. di Prose del Petrarca, Milano-Napoli 1954, 710-66), che p. es. nel Vat.
Urb. lat, 1171 si accompagna al De vita sol.;t l'Invectiva contra eum qui maledixit Italie ridorum et de deo Socratis, copertus corio obscuro, cuius principium est
(pp. 768-806 del medesimo vol.); I'Invectiva contra quendam magni status hominem ecc. Certus equidem eram, finis vero penultime carte admisceo nullarm. 2
(ibidem, 694-708: è la stessa stampata, con altro titolo, dal Vattasso nel catalogo Inc. ed expl. si trovano veramente nelle opere di Apuleio indicate nellinventario;
cit.). Non serve a illuminare neppure la lettera accompagnatoria delle Inv, c. medicun, il codice, autografo del Boccaccio, è stato rintracciato da Hecker nel Laur. s4, 32
al Boccaccio (pubblicata da E. H. WiLkins e G. Briranovic The Miscellaneous (B.-Funde, 34-35), che appartenne al Petrei.
Letters of Petrarch, «Speculum», xxxVI, 1962, 226); né le Seniles al Boccaccio Apuleio viene quindi isolato, qui, come Tacito nel n° 7 del v banco, rispetto al
stesso, o le Seniles che in qualche modo riguardino la polemica contro i medici o famoso Laur. 68, 2 che li riuniva.
anche, più alla lontana, Iz difesa della poesia (sempre nell’ed. cinquecentesca, tranne
tre che si leggono nel vol. cit) 2
3] Item in codem banco v liber m, Titolivius Pactavius de gestis Romano-
12.]Item in codem banco v liber «duodecimusy*, bucolicorum carmen domi- rum ab urbe condita libri x, conpletus, copertus corio obscuro, cuius princi-
ni Iohannis Bocaci, conpletus, copertus <corio» viride, cuius principium est pium est Tituslivius inter ceteros, finis vero penultime carte ducem feliciter. 3
Tindare, non satius** ete., finis vero in penultima carta nec spernere munus etc. Inc.: fu trovato da Hecker (B.-Funde, cit,, 41) all’inizio di una breve biografia
* cancellato **satis G
di Livio stesso, che egli, com'è noto, attribuì per primo al Boccaccio, e che ora sî
Inc.: efr. quanto detto a proposito del cod. n° 6 di questo banco v (che conteneva, legge nell’ed. cit. delle Opere latine minori, a cura del Massera, pp. 157-58.
tra l'altro, le egloghe del Boccaccio in redazione anteriore a questa). Nel codice, che Hecker supponeva autografo e che per ora resta irreperibile,!
Expl.: cgl. xv1 (Aggelos), v. 132 (ed. cit, 84). alla biografia seguivano probabilmente i libri della prima decade: e come al testo
di Tacito il Boccaccio aveva premesso una dicitura caratteristica, passata poi nei ma-
Si tratta, come è noto, del codice attualmente alla Biblioteca Riccardiana di Firen- noscritti posteriori, così qui premise la biografia, e altri manoscritti lo imitarono.2
ze, e che porta il numero 1232, sul quale il Massera ha fondato la sua edizione nelle Sembra che siano perduti i manoscritti della 10 e 1v decade sui quali il Boccaccio
Opere latine minori (sul codice, v. in particolare le pp. 261-62): fu rintracciato da condusse la sua traduzione in volgare di Livio:3 l’expl. del codice v1 3 di Santo
Hecker, che lo descrisse a p. 132 del Boccaccio-Funde, dicendo tra l’altro che vi si
vedono tuttora i segni dell’antica collocazione in Santo Spirito: v 12. Spirito non è infatti nel testo di Livio, bensi nelle Periochae (1. xvn); e dato che
altri manoscritti presentano l’unione 1 decade-Periochae Îl X1-xx, sì suppone che
tale fosse anche la composizione di questo codice.* da cui doveva esulare in ogni
VI modo il commento del testo liviano dovuto a Nicola Trevet.$
1.] In primis in banco v1 liber primus, Salustius Crispus in bona littera, con-
pletus, ligatus et copertus corio albo, cuius principium est Omnes homines del suo articolo apparso in più riprese sul eGiorn. st. della lete. it.» (cfr., per Sal-
qui se, finis vero penultime carte admetuere nec* 1 lustio: CX1, 1963, 356).
1. Brawca, Tradizione . ., 118
ne G 2. BLIANOVICH, Il Boccaccio, il Petrarca, ¢ le più antiche traduzioni in italiano delle
Inc.: Catil. Con., 1,1 Decadi di Tito Livio, «Giorn. st. della lett.it.», CXxx (1953), 327-28 n. 1 sulla diffu-
Expl.: ad hoc metuere ne, corrisponde a Bellum Jug., cxi. sione della biografia liviana; cfr. anche la COULTER nel già cit, The Manuscripts of
Le stesse due opere di Sallustio, nello stesso ordine, erano anche nel codice n° 9 di Tacitus and Livy ..., 283.
3. Cfr. Bruranovics, Ii Boccaccio, il Petrarca . . ., cit., specialmente alle pp. 318-327;
questo V1 banco (l’expl. di quest’ultimo era naturalmente diverso e lo si trova nel dello stesso autore, sui rapporti tra il Petrarca e il testo di Livio, v. Petrarch and the
cap. cxIm). Textual Tradition of Livy, «Journal of the Warburg and Courtauld Institutess, xrv
L'autore era senz'altro noto al Boccaccio, fin dai tempi del Filocolo 3 d’altra parte, (1951), 137-208; sulle traduzioni liviane del Boccaccio v. anche, di M. T. CAsELLA,
Nuovi appunti intorno al Boccaccio traduttore di Livio, «Italia medioevale e umanistic
1. Cfr. il catalogo cit, del VaTTasso per i codd. petrarcheschi della Biblioteca ca», 1v (1961), 79-129.
Vaticana, 97-98. 4. COULTER, The Manuscripts . .., 283 n. 2.
2. Sena, M 15 V1 2; xvm 2 5. Come invece credeva G. ROTONDI, Nicola Treveth in una citazione del Boccaccio,
3. Secondo un’indicazione del Torraca che A. E, Quactio ha accolto nel corso «Rendiconti del R. Ist. Lombardo di Scienze ¢ Lettere», 5. I, LxvI (1933), 1002-03.
48 ANTONIA MAZZA S. SPIRITO E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO 49
Le Periochae furono diffuse dal Petrarca in Italia dopo il 1339,! e la loro vicenda 6. Item in codem banco vi liber vi, Seneca nacuralium quaestionum, liga-
nella biblioteca del Boccaccio si complica con quella del cod. vir 2. tus et copertus de corio albo, cuius principium est In re fugaci et mutabili,
finis vero penultime caree Quod post. 6
4] Item in eodem banco vr liber nu, Suctonius Tranquillus de duodecim Ine. : nessuno dei libri delle Nat. quaest. inizia così.
Cesaribus, ligatus et conpletus et copertus corio albo, cuius principium est Expl.: altrettanto dicasi per le pp. finali di ogni libro.
Annum agens Cesar, finis vero penultime carte obitumque peregit. 4.] Anche PInstitut de Recherche et d’Histoire des Textes, di Parigi, non è riuscito
Inc.: corrisponde veramente all'inizio del Divus Iulius, così come ci è pervenuto. a identificare l’incipit.
Expl. : si tratta del finale di uno dei versi « de duodecim Caesaribus, De longitudine Sull’uso da parte del Boccaccio di quest’opera di Seneca, v. A. Hormis, Accenni
alle scienze saturali . ., 6 ¢ 79.
regni eorum, de finibus seu morte eorum» di Ausonio; questi versi non è raro si
trovino associati al testo di Svetonio (li hanno, p. es., il Parig. lat. 6116; il Laur. 7.] Item in codem banco vr liber Vi, Magistri Valeris Marialis ephygrama-
64,8; il milanese Ambr. H 90 sup., dove invece che ad Ausonio sono attribuiti
a «Sidonio», per un errore che già il Petrarca, a suo tempo, correggeva).2 ton, ligatus et copertus corio obscuro, cuius principium est barbara pyramidum*
Svetonio & certo assai noto al Boccaccio: vedi ad esempio la biografia di Agrippina sileant, finis vero penultime carte tossica seva gerit, 7
nel De mul. cl., fondata su Tacito e Svetonio;3 o le numerose citazioni nelle Espo- *phiramidum G
sizioni dantesche.4
Inc.: Epigr. 1, 1; Magistri è, come al solito, errata lettura di M. = Marci,
Expl.: secondo la proposta del Sabbadini, bisogna forse vedere qui il v. 4 (toxica
5.] Item in codem banco vi liber v, Claudianus in metris, ligatus et copertus saeva vias) dell’epigramma 36 del . x.! Toxica sacva mero i 1, 91, 6 sì presta assai
corio obscuro, cuius principium est prebeo domitus phyton, finis vero penul- meno all'identificazione, in quanto in Gen. m, 20 il Boccaccio cita il n° 74 del L vir:
time carte obsessi principis armis. $ e che la rara raccolta (Liber de spectaculis + primi x libri di epigramumi) presente in
Inc.: Phoebeo domitus Python è l'inizio del 1° libro In Rufinum, Santo Spirito fosse stata del Boccaccio, non mi paresi possa dubitare, anche se egli ar-
rivò piuttosto tardi a conoscere il poeta latino (v. ciò che s & detto nella n. 3 di p. 16).
Expl.: Italiae poenas obsessi principis armis è il v. s61 del De bello Pollentino sive
Gothico. 8] Item in codem banco vr liber vim, Aristoteles de naturis animalium, li-
Lautore era ben noto al Boccaccio, che tra l’altro lo cita nelle Esposizioni, non-
ché, molto spesso, nelle Gen.: ¢ lo cita proprio per le opere che costituivano gli gatus et copertus corio nigro, cuius principium est Nostri Yesu Christi, finis
estremi di questo codice, oltre che per altre (De laudibus Stiliconis, Bellum Gildoni- vero penultime carte propter suam gracilitaten. 8
cum) che forse ne costiruivano invece la sezione centrale. Sappiamo che anche il Boc- Inc.: dovrebbe wattarsi dell'inizio della versione dall’arabo del De animalibus, di
caccio credette fiorentino il poeta ¥ e che tra lui e il Salutati vi fu nel 1372 uno scam- Michele Scoto. L'intuizione risale a Hecker (B.-Funde, 41), ¢ mi pare possa essere
bio di libri Claudiano-Macrobio; ma di quali testi di Claudiano si mattasse, non si confermata oggi dal fatto che tra i codici della versione elencati nell’ Aristoteles La-
può stabilire.6 tinus, Pars prior, 80 n. 2, ad esempio il Parigino lar. 6791 reca un titolo uguale al
nostro (Incipit liber Aristotelis de Naturis Animalium translatus a Michaele Scoto);
1. Cfr, BuLAnovicH, Dal Livio di Raterio al Livio del Petrarca, in «Italia medioev. ¢ che altri codici, come p. es. il Parigino lat. 15453 (ibidem, 174 n° 64), cominciano
¢ um.», 0 (1959), 159; e CaseLLa, Il Valerio Massimo in voigare . . ., 126. pressappoco come il nostro: In nomine domini nostri Ihesu Christi omnipotentis mi-
2. Cfr. R. SABBADINI, Spogli Ambrosiani latini, «Studi di filol. class.», x1 (1903), sericordis et pii translatio ecc.
236 n. 1; Bu1anovicH, Nella biblioteca del Petrarca, 28-29. Expl.: nel codice della biblioteca Ambrosiana di Milano D 116 sup., trovo propter
3. ZACCARIA, Fasi, 285.
4 Ed. cit. a cura di PADOAN, 33, 107, 217, 218. imbecilitatem pellis ipsa nel £. 220ra; e propter suam tenuitatem nel £. 223vb; ne deduco
5. Cf. HORTIS, Studj. . .. 410; Gen., indice dell'ed. cit.; PADOAN nell'ed. cit. delle che l'expl, lievemente diverso del testo di Santo Spirito appartiene all’opera di
Esposizioni, sor. zoologia, benché il codice non sia identificabile con I'Ambr., che tuttavia è del
6. Epist. a cura del Novats, 1, 157: «Claudianum meum tibi mitto: cum illo usus sec. XIV. Nessun indizio, invece, sull’appartenenza al Boccaccio del codice inven-
fueris ad votum, remitte ». Non mi pare facile collegare il Claudiano dell'inventario tariato.
con un codice che il Boccaccio dovette possedere, avendolo tratto da un esemplare
che a sua volta il Petrarca aveva sollecitato nel 1360 da Verona, e che conteneva 230 n. 1; BRANCA, Motivi preumanistici nell’opera del Boccaccio, « Etudes italiennes»,
Calpurnio Siculo e Nemesiano. Si sa che il codice Brit. Mus., Harleian 2578, del XXX, 1950, 73-74 n. 8).
1 testi di Claudisno citati da Coluccio sono: i Carmina minora, la Gigantomachia, il
sec. XVI, che reca appunto i due autori minori, testimonia di essere stato «collatus> De raptss Pr., il De bello Gothico e l’Epithal. Honoriî (B. L. ULtma, The Humanism
con un autografo del B. passato in Santo Spirito (cfr. SABBADINI, Le scoperte . . ., T,
cit, 33-34 0. 52, © 1, 205-206; C. GIARRATANO nell’ed. di Calpurni ef Nemesiani of Coluccio Salutati, Padova 1963, 226)
1. SABBADINT, Le scoperte dei codici latini . .., 1, 29.
Bucolica, Torino 1924, 1943, pp. XXVI-XXVIL; BILLANOVICH, Petrarca letterato . . .,
4
48 ANTONIA MAZZA $. SPIRITO E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO 49
Le Periochae furono diffuse dal Petrarca in Italia dopo il 1330,! e la loro vicenda 6] Item in eodem banco vi liber vi, Sencca naturalium quacstionum, liga-
nella biblioteca del Boccaccio si complica con quella del cod, v 2. tus et copertus de corio albo, cuius principium est In re fugaci et mutabili,
finis vero penultime carte Quod post. 6
4] Item in codem banco v liber mm, Suctonius Tranquillus de duodecim Inc.: nessuno dei libri delle Nat, quaest. inizia così
Cesaribus, ligatus et conpletus et copertus corio albo, cuius principium est Expl.: altrettanto dicasi per le pp. finali di ogni libro.
Aunum agens Cesar, finis vero penultime carte obitumgque peregit. 4.] Anche l’Institut de Recherche et d’Histoire des Textes, di Parigi, non è riuscito
Inc.: corrisponde veramente all'inizio del Divus Iulius, così come ci è pervenuto. a identificare lincipit.
Expl.: si tratta del finale di uno dei versi «de duodecim Caesaribus, De longitudine Sull’uso da parte del Boccaccio di quest’opera di Seneca, v. A. HoRTIs, Accenni
regni corum, de finibus seu morte eorum» di Ausonio; questi versi non & raro si alle scienze naturali . . ., 6 ¢ 79.
trovino associati al testo di Svetonio (li hanno, p. es., il Parig, lat, 6116; il Laur.
64, 8; il milanese Ambr. H 9o sup., dove invece che ad Ausonio sono attribuiti 7. Item in eodem banco vr liber v, Magistri Valerii Marialis ephygrama-
a «Sidonio», per un errore che già il Petrarca, a suo tempo, correggeva).2 ton, ligatus et copertus corio obscuro, cuius principium est barbara pyramidun*
Svetonio è certo assai noto al Boccaccio: vedi ad esempio la biografia di Agrippina sileant, finis vero penultime carte tossica seva gerit. 7
nel De mul. cl, fondata su Tacito e Svetonio;3 o le numerose citazioni nelle Espo-
sizioni dantesche.4 *phiramidum G
Inc.: Epigr. 1, 13 Magistri &, come al solito, errata lettura di M. = Marci,
5.] Item in eodem banco vi liber v, Claudianus in metris, ligatus et copertus
Expl.: secondo la proposta del Sabbadini, bisogna forse vedere qui il v. 4 (toxica
saeva vias) dell’epigramma 36 del 1. x.1 Toxica sacva mero di 1, 91, 6 si presta assai
corio obscuro, cuius principium est prebeo domitus phyton, finis vero penul- meno all'identificazione, in quanto in Gen. m, 20 il Boccaccio cita il n° 74 del L v
time carte obsessi principis armis. 5 e che la rara raccolta (Liber de spectaculis + primix libri di epigrammi) presente in
Inc.: Phoebeo domitus Python è l'inizio del 1° libro In Rufinum. Santo Spirito fosse stata del Boccaccio, non mi pare si possa dubitare, anche se egli ar-
Expl.: Italiae poenas obsessi principis armis è il v. s61 del De bello Pollentino sive rivò piuttosto tardi a conoscere il poeta latino (v.ciò che si è detto nella n. 3 di p. 16).
Gothico.
L’autore era ben noto al Boccaccio, che tra l'altro lo cita nelle Esposizioni, non- 8] Item in codem banco vt liber vm, Aristoteles de naturis animalium, li-
ché, molto spesso, nelle Gen.: e lo cita proprio per le opere che costituivano gli gatus et copertus corio nigro, cuius principium est Nostri Yesu Christi, finis
estremi di questo codice, oltre che per altre (De laudibus Stiliconis, Bellum Gildoni- vero penultime carte propter suam gracilitate . 8
cum) che forse ne costituivano invece la sezione centrale. Sappiamo che anche il Boc-
caccio credette fiorentino il poetass e che tra Iui e il Salutati vi fu nel 1372 uno scam- Inc.: dovrebbe trattarsi dell'inizio della versione dall'arabo del De animalibus, di
bio di libri Claudiano-Macrobio; ma di quali testi di Claudiano si trattasse, non si Michele Scoto. L'intuizione risale a Hecker (B.-Funde, 41), e mi pare possa essere
può stabilire.6 confermata oggi dal fatto che tra i codici della versione elencati nell’ Aristoteles La-
tinus, Pars prior, 80 n. 2, ad esempio il Parigino lat. 6791 reca un titolo uguale al
1. Cfr. BitLaNovicH, Dal Livio di Raterio al Livio del Petrarca, in «Italia medioev. nostro (Incipit liber Aristotelis de Naturis Animalium translatus a Michaele Scoto):
e um.», 1 (1959), 159; ¢ CASELLA, Il Valerio Massimo in volgare .. ., 126. ¢ che altri codici, come p. es. il Parigino lat. 15453 (ibidem, 174 n° 64), cominciano
2. Cfr. R. SASBADINI, Spogli Ambrosiani latini, «Studi di filol. class.», X1 (1903), pressappoco come il nostro: In nomine domini nostri Ihesu Christi omnipotentis mi-
236 n. 1; BiLLANOVICH, Nella biblioteca del Petrarca, 28-29. sericordis et pii translatio ecc.
3. ZACCARIA, Fasi, 285. Expl.: nel codice della biblioteca Ambrosiana di Milano D 116 sup., trovo propter
4. Ed. cit. a cura di PADOAN, 33, 107, 217, 218. imbecillitatemi pellis ipsa nel £. 220ra; e propier suam tenuitatem nel £. 223vb; ne deduco
5. Cfr. Hortis, Studj . . ., 410; Gen., indice dell’ed, cit.; PADOAN nelled. cit. delle che T'expl. lievemente diverso del testo di Santo Spirito appartiene all’opera di
Esposizioni, 501. zoologia, benché il codice non sia identificabile con l’Ambr., che tuttavia è del
6. Epist. a cura del NOVATI, 1, 157: « Claudianum meum tibi mitto: cum illo usus sec. XIV. Nessun indizio, invece, sull'appartenenza al Boccaccio del codice inven-
fueris ad votum, remitte». Non mi pare facile collegare il Claudiano dell’inventario tariato.
con un codice che il Boccaccio dovette possedere, avendolo tratto da un esemplare
che a sua volta il Petrarca aveva sollecitato nel 1360 da Verona, e che conteneva 230 n. 1; BRANCA, Motivi preumanistici nell’opera del Boccatcio, « Études italiennes»,
Calpurnio Siculo e Nemesiano. Si sa che il codice Brit. Mus., Harleian 2578, del XXX, 1950, 73-74 n. 8).
sec. XVI, che reca appunto i due autori minori, testimonia di essere stato «collatus s I testi di Claudiano citati da Coluccio sono: i Carmina minora, la Gigantomachia, il
con un autografo del B. passato in Santo Spirito (cfr. SABBADINI, Le scoperte . . .5 1, De raptu Pr., il De bello Gothico e l’Epithal. Honorii (B. L. ULLMAN, The Humanisin
dit., 33-34 n. $2, © D, 205-206; C. GIARRATANO nell’ed, di Calpurni et Nemesiani of Colucio Salutati, Padova 1963, 226).
Bucolica, Torino 1924, 1943, pp. XXVI-XXVII; BILLANOVICH, Petrarca letterato . . ., 1. SABBADINI, Le scoperte def codici latini . .
4
so ANTONIA MAZZA S. SPIRITO E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO st
9] Item in eodem banco vz liber vun, Crispus Salustius, ligatus et copertus zione implicita in Gen. 3V 10, se davvero si riferisce a Inst. orat. v 12, 17, pud ben
corio nigro, cuius principium est Omnes homines, finis vero penultime carte essere di prima mano.! Altro passo dell'Inst, (x 3, 22) & citato in Gen. x12.2
Insidias tendit. 9

Cfr. il codice vi 1.
2] Item in eodem banco settimo liber secundus, Licii Annei Florii empitoma*
in Ticulivio, conpletus, copertus corio nigro, cuius principium est populus
Romanus etc. Finis vero in penultima carta gentes alpine perdo . . ** etc, 2
10.] Item in eodem banco vi liber x, Quintus Curtius, de rebus Alexandri
Macedonis, ligatus et copertus corio nigro, cuius principium est Inter hec *epitoma Gt **perde ...? G, perdurat Gt (in realtà nell'inventario parrebbe di
Allexander, finis vero penultime carte Antipatrum regium. 10 leggere perdo nelle prime due sillabe; il resto & ancora pid oscuro: perd le lettere
finali mi sembrano più nt che af).
Inc.: è veramente l’inizio di quel che i resta di Curzio Rufo (L m, 1, 1). Inc.: è effettivamente quello dell'epitome di Floro (Lucio Anneo Floro, che quin-
Expl.: 1x 10 (Antipatrum regium adfectare fastigium). di & una sola persona, ¢ non due).? Ad essa, nei manoscritti, soleva seguire il testo
L’autore non è tra i più diffusi nel Medio Evo: il Boccaccio lo cita nelle Esposi- delle Periochae; infatti in quella del libro cxxxv si legge qualcosa di assai simile
zioni, affermando di averlo letto anon una volta ma più»; però l’aneddoto di Alessan= all’expl., anche se poco chiaro, di Santo Spirito: Bellum . . . refertur, et Salassi, gens
dro che conserva i libri di Omero in una cassa preziosissima non si trova nel De alpina, perdomiti (nel testo dell'editore sia di Floro che delle Per., Rosssac; Lipsia
rebus gestis Alexandri! 1896).
11 Boceaccio cita Floro nelle Gen. secondo una divisione dell'epitome in quattro
VII
libri (anzichéin due) che è carateeristica di una classe di manoscritti, la C; se questo
codice di Santo Spirito gli appartenne (come ritiene probabile anche una più recente
1.] In primis in banco septimo liber primus, Quintilianus de institutione ora- editrice di Floro),S nella sua biblioteca completava, in un certo senso, l’altro della
toria, incompletus et copertus corio albo, cuius principium est nec tantum* prima decade di Livio seguita dalle Periochae dei libri dal x al xx (banco vr 3).
loguor de patribus, finis vero in penultima carta et ideo in comediis** 1
3] Item in eodem banco settimo liber tertius, summa magistri anticlaudiani
*tamen G; **er ioico G, et ideo in dicto medio Gt de antirufino,* conpletus, copertus corio albo, cuius principium est altaris
Inc.: Instit. orat. 1 1, 6 (non «verso la fine del proemio al libro 1», come afferma mendico stilum etc., finis vero in penultima carta sedire sagiptas etc. 3
Gutiérrez):2 nec de patribus tantum loguor. Mancava quindi a questo codice l’inizio
dell'opera, come mancava già al Pastrengo e al Petrarca:3 esso, cioè, era della fami- *antirafini Ge
glia dei «mutili», come di norma fino alla scoperta di Poggio. Inc. ed expl. si trovano rispettivamente a p. 57 e a p. 196 (v. 371) dell’edizio-
Expl.: id,, %11 10, 38 (nella tradizione di Quintiliano 1a classe dei « mutili » termina ne dell' Anticlaudianus a cura di R. BOSSUAT, cit; ¢ andrebbero corretti in Autoris
con xn 10, 43: così nell’esemplare del Petrarca).+ mendico e in saevire sagittas. La stessa opera era contenuta anche nel codice m, 9 della
1l Boccaccio non cita mai Quintiliano (se non genericamente come in Dec. VI 10) «parva libraria», Difficile stabilire se almeno Puno o l'altro dei testi di Alano di
nei suoi scritti anteriori al 1351, né per l’Institutio né per le Declamationes che gli Lilla appartenne al Boccaccio, che d’altra parte conobbe senz'altro il notissimo au-
erano attribuite e che lo facevano apparire come un retore agli occhi del Petrarca;s tore, pur non citandolo mai.
quanto al Petrarca stesso, egli conobbe l'Institutio per opera di Lapo da Castiglion=
chio, appunto nel testo mutilo che si è detto sopra. 1. Come opina, cautamente, P. G. Ricci commentando quel passo delle Gen, nel-
La presenza in Santo Spirito di un autore piuttosto raro come questo farebbe pen- Vedizione di testi del Boccaccio più volte citata, Milano-Napoli 1665, 966-67 n. 2:
sare proprio al Boccaccio, se ne dovessimo cercare un proprietario: sicché la cita- tuttavia egli pensa al Quintiliano del Petrarca, e non nomina il codice di Santo Spi
rito. Il SABBADINI (Le scoperte . . ., 1, 26), appoggiandosi all'autorith di NoLEac,
nega che il Boccaccio abbia conosciuto direttamente l'Institutio; al contrario un re-
1. C. Esposizioni, ed. cit., 194 e 641. cente editore del primo libro di essa, F. H. COLson (M. Fabii Quintiliani Inst.
2. La biblioteca . . ., 81 n. 554,
Orat, liber I, Cambridge 1924, p. Iviii, n. 2). Invece secondo la CovtteR il Boccac-
3. SABBADINI, Le scoperte . . ., 1, 13 n. 64. P. DE NoLHAC, Pétrarque et l’humanisime, cio ebbe senz'altro una conoscenza di prima mano dell’Institutio (v. Boccaccio's
1, Paris 1907 , 88 n. 2: si tratta del Par. lat. 7720; cfr. anche E. PELLEGRIN, La biblio-
Knowledge of Quintilian, è Speculum », x00am, 1958, 490-96).
2. Ed. cit., s42.
ihèque des Visconti et des Sforza .. . cit., p. 218 n° 656. 3. Come invece, stranamente, ritiene GuTiRREz (La biblioteca . + 82, n. 555).
4. Cfr. SABBADINI, Storia e critica di festi latini, Catania 1914, 381. 4. SABBADINI, Spogli .. ., 362.
5. NOLHAC, cit., I1 84; cfr. anche PRISCILLA S. BOSKOFF, Quintilian in ihe late 5. E. MALCOVATI, Studi su Floro, « Athenaeum», n. s., XY (1937), 74 (il testo in
Middle Ages, o Speculum», xxv1 (1952), 75. L. Annaei Flori quae exstant, Roma 1938). La citazione del Boccaccio in Gen. & in xn
6. BILLANOVICH, Petrarca letterato, 94 (per il Petrarca), e 156 (per il Boccaccio). 65 (ed. cit., 619).
s2 ANTONIA MAZZA $. SPIRITO E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO 53
4] Item in eodem banco settimo liber quartus, Mercurius Trimegestus,* V. anche il n° seguente. Nel codice vi 6 di Santo Spirito ci saranno quindi stati
conpletus, copertus corio obscuro, cuius princip um est Asclepius iste pro De b. Gall. + De b.civ. + De b. Hisp. (e probabilmente, prima di quest'ultimo, an-
finis vero penultime carte patrie mee ete. 4 che l'Alex. e l'Afr).
Htrimegistus G 7.] Item in eodem banco settimo liber settimus, commentaria Celsi Tulii Ce-
Inc.: p. 295 dell’ed. del Corpus Hermeticum, a cura di A. DE NOCK, 1, Pari 1945 saris de bello gallico, conpletus, copertus corio rubco, cuius principium est
pius dello pseudo-Apuleio). Gallia est omnis divisa ete., finis vero penultime carte senatus erat. 7
Expl.: non vi si trova,
‘Tra le non molte citazioni in Gen. (desunte dal De civ. Dei, e dalle Div, Inst. di Inc.: v. sopra.
Lattanzio) è notevole quella di V 21 (capitolo De Asclepio) : ¢ ego librum hunc Her- Expl.: è nel cap. 53 del 1. vrm, cioè dell’aggiunta di Irzio.
metis Trimegisti . . . vidi. .1
8.] Item in eodem banco settimo liber ottavus, liber iuris ad orientales, con-
5.] Item in codem banco settimo Jiber quintus, comedie Plautii, conpletus, pletus,* copertus corio rubeo, cuius principium est ad orientale clima etc.,
«copertus» corio albo, cuius principium est In faciem versus, finis vero in pe- finis vero penultime carte dicent ne doctor egregius ete. 8
nultima carta fateor datas. 5
*cocnypletus G
Inc.: argumentum 1 dell’’Amphitruo. Inc.: è quello del Codex Compilationis di Laborante, vissuto nel secolo XII (l'opera
Expl.: Epidicus, v, 703. è una rielaborazione del Decreto di Graziano).!
C'erano in questo codice le solite otto commedie di Plauto allora conosciute; Expl.: non coincide con quello della penultima pagina dell’unico manoscritto a
l'autore & variamente citato dal Boccaccio, tra l'altro nel commento dantesco.2 noi rimasto del Codex (o Collectio Canonum):2 è da supporre quindi che il libro di
Santo Spirito sia perduto. D'altra parte, non mi pare che si sarebbe potuto inserizlo
6.] Item in eodem banco settimo liber sestus, Tulius Celsus de bello gallico facilmente nella biblioteca del Boccaccio, che pure studiò diritto canonico.
et Suetonius Tranquillus de bello civili, conpletus, copertus corio albo, cuius
principium est Gallia est omnis divisa in partes etc., finis vero in penultima 9] Item in codem banco settimo liber nonus, Suma Altisiodoriensis, conple-
carta longas et profugit etc. 6 tus, copertus corio rubeo, cuius principium est Sicut dicit Apostolus, finis vero
penultime carte sed equalem secundum proportionem* etc. 9
Inc.: è del Comun. belli Gallici.
Expl.: si trova nel Bellum Hispaniense, xxxv 2. 1l nome che l’inventario attri- *propositionem G
buisce all’autore è quello di un antico revisore, spesso scambiato con Cesare nella Inc.: è quello della Summa theologica di Guglielmo di Auxerre (ed. Parigi 1500,
tradizione medievale:3 e anche il Boccaccio non si sottrasse alla regola, citando nelle x518; Venezia 1591).3 Così essa ha inizio anche nel codice della Biblioteca Ambrosiana
Gen. «Celso», solo una volta, per il commentario della guerra gallica;4 per di più, 1 189 inf., del XIV sec.; ma nei suoi ultimi tre capitoli non ho trovato l’expl. in
sappiamo che, come molti altri, anch'egli attribuiva a Svetonio, «forsan proavus» questione (a meno che non si tratti di secundum (?) equalem expositionem di £. 177ra).
dell'autore dei «Dodici Cesari»,5 i supplementi del De bello civili e l'ottavo libro
sulle guerre di Gallia (l'errore, generato da confusa interpretazione di un capitolo 10.] Item in codem banco v liber decimus, lectura Ade super quator libris*
della Vita di Cesare dello Svetonio autentico, cominciò a venir fugato dal Petrar- Sententiarum, conpletus, copertus corio rubeo, cuius principium est Ista est
ca:6 il Boccaccio, tuttavia, ancora negli ultimissimi anni, commentando in Inf. tv
123 «Cesare armato con gli occhi grifagni», ricorda come opera del condottiero enimi** lex Adam etc., finis vero penultime carte in mortale de potentia ab. 10
solo gli Anticatones).7 *libros Gt **euangelica G
Inc.: a giudicare dagli inizi riportati in alcuni repertori, dovrebbe trattarsi non già
1. Ed. cit., 254-55.
2. Ed. cit, p. 6 e p. 74. 1. F. VON SCHULTE, Die Geschichte der Quellen und Literatur des Canonischen Rechts
3. Hornis, Studj . ., 413-15; e BittANovicH, Nella biblioteca del Petrarca (x, Un von Gratian bis auf Papst Gregor IX, Stuttgart 1875, 148-49.
aliro Svetonio del Peirarca), 40-41
4. Gen. VIr 36 (ed. cit. 367). 2. Il manoscritto è il Vat. Arch. Basil. S. Petri C. 110 (v. S. KUTTNER, Repertoriunt
des Kanonistik, 1, Città del Vaticano 1937, 175 ¢ 267-68; con bibliografia ed edizioni
5. Cfr. CouLtEr, Boccaccio and the Cassinese Manuscripts .. ., 220 . 48. dell’opera di Laborante).
6. BILLANOVICH, Un
7. Esposizioni, ed. cit, 219.
cltro Svetonic o 41. 3. Cr. F. SregmuELLER, Repertorium commentariorum in sententias P. Lontbardi, 1,
Wiirzburg 1947, n° 281.
54 ANTONIA MAZZA $. SPIRITO E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO 55
di Adamo da S. Vittore, come riteneva lo Hecker (B.-Funde, 41), bensì di Adam scontrarne l'expl. sul manoscritto della Biblioteca Ambrosiana C 208 inf, le cui
Godham o Wodham.! ultime pagine sono smangiate e rosicchiate. Di questo testo il Boccaccio ottenne
Expl.: non ho avuto modo di riscontrarlo. copia (alla morte dellautore?), a Napoli, dove Dionigi si recò forse negli ultimi
L’autore non è mai citato dal Boccaccio. mesi del 1338, e dove morì nel 1342: a quella data il Boccaccio aveva già volgariz-
zato Valerio Massimo, come è stato recentemente dimostrato:* non si può d’altra
11.] Item in eodem banco settimo liber undecimus, Ovidius Publii Nasonis parte stabilire se la copia dell'autore latino, esistente nella «parva libraria» (v. il
Metamorsacs*, conpletus, copertus corio albo; cuius principium est it nova n° 4 di questo vin banco) e scritta « in bona littera », fosse quella in possesso del Boc-
fert animus etc., finis vero penultime carte equaverit annos ete. 11 caccio al tempo della traduzione. La prima redazione del volgarizzamento è anteriore
al 1338: e che nel Filocolo il Boccaccio si sia servito piuttosto del volgarizzamento
*metamorseos G stesso che del testo latino,3 è fatto che non va interpretato nel senso che al tempo
Inc.: Ov., Metam., 1 1. del Filocolo stesso egli non conoscesse ancora direttamente il classico.
Expl.: idem, xv 838
Di questo autore, citatissimo dal Boccaceio come tutti sanno, lo scritrore avrà 2.] Ttem in eodem banco v liber secundus, Lucii Annei* Senece seu trage-
certo posseduto copia dell’opera mitologica. Perd il testo di Santo Spirito sembra die eiusdem, ligatus et copertus corio albo, cuius principium est Soror fo-
scomparso (né appare probabile che se ne trovi traccia nel più recente catalogo di nantis hoc enim solum mihi, finis vero penultime carte Umbras loca. 2
manoscritti delle Metamorfosi).
*Anei G
12.] Item in codem banco 7 liber 12 oddarum Oratii, Mecenas principium, fi- Inc.: Here. fur, 1.
nis decentius etas. 12 Expl.: Herc. Oet., 1696.
Hecker trovò nella Riccardiana un manoscritto rispondente a questa descrizione, il
Questa voce è stata annotata nell'inventario da una mano chiaramente diversa Ricc. 527 (B. -Funde, 35-36): & perd scomparsa l’antica segnatura, né si nota traccia
dall’altra che ha scritto il resto. di scrittura del Boccaccio.

13.] Item in codem bancho tractatus quidam magistri Bartholomei de Pisto- 3] Ttem in codem banco vm liber 1. Expositio fratris Nichohi Trauhe
rio medici, de lingua ad Johannem Brunetum, quem ipse Johannes lar- super tragediis* Senece, copertus corio albo, cuius principium est Tria
gitus <cst> sua humanitate conventui. 13 genera theologie, finis vero penultime carte Quasi dicit miraris.** 3
Altra mano, chizramente diversa anche dalla precedente. Si tratta di inserzioni *ragedias Gt, **maris Gt
posteriori, che non riguardano diretramente il nostro argomento. Inc.: il commento del Treveté alle tragedie di Sencca non aveva, qui, premessa
Dionigi di Borgo San Sepolcro, amico del Petrarca e maestro del Boccaccio, « Atti della
VIII
Accademia di Scienze di Torinos, CI. di Sc. morali, stor. ¢ filol., xCVI (1962), 272-
314: specialmente alle pp. 293-95, nelle quali si prova che la distinzione, usata dal
1] In primis in banco vin liber primus. Scriptum magistri Dionisii de Bur- Boceaccio allinizio delle Esposizioni, delle « quattro cause», risente, tra l’altro, di un
go super Valerio Maximo cum tabula, conpletum, ligatus et copertus corio analogo schema a cui ricorre Dionigi nel commento a Valerio Massimo (cfr. anche
la recensione del lavoro del Di Stefano dovuta a G. PADOAN, in « Studi sul Boccac-
rubco, cuius principium est Urbis Rome etc., finis vero penultime carte cios, 1, 1963, 540-44). Riguardano Dionigi le pp. 15-36 del libro di R. ARBESMANN,
posterioresque duces. 1 Der Augustinererenitenorden und der Beginn der humanistischen Bewegung, Wiirzburg
1965 (pp. 24-25 i manoscritti del commento).
Si tratta evidentemente del commento di Valerio Massimo dovuto all’agostiniano 1. Cfr. CouttEr, Boccaccio and the Cassinese Manuscripts. . ., 224. 11 commento
Dionigi da Borgo San Sepolcro,3 anche se per il momento non mi è riuscito di ri- di Dionigi, concepito ad Avignone, si diffuse di qua ¢ di Iì delle Alpi (cfr. G. DI
STEFANO, Tradizione esegetica ¢ traduzioni di Valerio Massimo nel primo Umanesimo
1. Ibidem, n° 39; Lurtue, Initia operum latinorum quae saec. XIII, XIV et XV attri- francese, «Studi francesi», 1963, 409)
buuntur, Manchester 1904. 2. CAsELLA, Il Valerio Massimo . . ., 125-26.
2. F. MuNagI, Catalogue of the Mss of Ovid’s Methamorphoses, « Bulletin Supplement 3. QuacLIo, Valerio Massimo e il «Filocolo» di Giovanni Boccaccio, « Cultura neo-
n° 4, 1957, University of London, Inst. of Classical Studics». latina»,3z (1960), 65 (altre osservazioni in « Giorn. st. della lett, it. », 300X, 1062,
3. Su questo amico del Petrarca, ¢ sui suoi rapporti con il Boccaccio: SABBADINI, $34-40). V. anche BILLANOVICH, Petrarca letterato . . ., 69 e n. 49.
Le scoperte..., U, 36-44; BILLANOVICH, Petrarca letterato, 62-83; idem, in «Studi 4. E, questa, la grafia più esatta tra le tante (il Boccaccio scrive anche « Tamech»),
petrarcheschi», 1 (1948), 111-23, e I (1950), 284-86 (in una recensione al libro di cosi come avverte E, FRANCESCHINI in Studi e note di filologia latina medievale, Mi-
U. Mawiant, Il Petrarca e gli Agostiniani, Roma 1946); e infine G. D1 STEFANO, lano 1938, 19.
56 ANTONIA MAZZA S. SPIRITO E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO 57
la lettera del cardinal Niccold da Prato, con la quale il domenicano pregava il con- 11 testo era diffuso nel Medioevo, anche con il titolo dato qui dall'inventario,
fratello inglese che gli spiegasse e commentasse Seneca; lettera che invece si trova e cioè De causis 0 Causae; titolo che era tra Paltro nell’uso del Boccaccio.!
in testa ad altri manoscritti, ed è seguita anche dalla risposta del Trevet stesso.* Quanto ai codici delle Declamationes, sappiamo che quattro di essi recano in più
Expl.: o si può leggere ad es. nel £. 222vb del codice Vaticano Urb. lat. 355; non la Ne quaeso: tra quelli che la recano al secondo posto c'è il Laur. S. Cr. 22 s. 8, del
c'è invece nell'esemplare milanese del commento. XIV secolo,? con il quale il nostro potzebbe eventualmente venir messo in relazione
Non pare che si possa identificare questo codice di Santo Spirito con alcuno (non con gli altri, che hanno la declamazione sovrabbondante allultimo posto:
dei manoscritti iraliani, tuttora esistenti, del commento di Trevet:3 resta perd non mi pare facile che nell’ultimo foglio del codice di Santo Spirito potessero entrare
l’incognita dell'expl. dell’ultimo foglio. la parte finale della diciannovesima, più la ventesima intera).
4] Item in eodem banco vum liber mr, Valerius Maximus in bona littera,* 7.] Item in eodem banco v liber vn. Liber metrice scriptus de rebus natu-
conpletus, ligatus, copertus corio albo, cuius principium est Urbis Rome ralibus, ligatus et copertus corio albo, cuius principium est Alpha dulcoris
esterarumgue gentium, finis vero penultime carte Alentibus nascuntur. 4 etc, finis vero penultime carte pulveris ymo. 7
*in bono libro G Ine. ed expl. mi hanno permesso di rintracciare questo codice di Santo Spirito
Inc.: Fact. et dict. mem., 1 1 (che resta per ora, quindi, l’unica trouvaille dopo quelle ben più importanti di
Expl.: probabilmente & il gignentibus similia nascuntur di tx 14,25. Sulle relazioni Hecker): si tratta del milanese Ambr. C 146 inf, membr., del XV secolo, solo
tra il Boccaccio e Valerio Massimo si è già parlato per il codice n° 1 dell’ottavo esemplare conosciuto di un poemetto anonimo in versi leonini, che comincia
banco. appunto Alpha dulcoris - qui sufficis ommibus horis. 1l codice — graziosamente minia-
t0,~¢ scritto in Francia, da mano transalpina (cfr. KRISTELLER, Iter Italicum, 1 281) re-
5.] Item in codem banco vm liber v. Ovidius epistalarum conplecus, ligatus ca non solo un expl. della penultima pagina identico a quello citato dall'inventario,
ma anche l’antica segnatura: VIl 7, tracciata a grossi caratteri sul verso dellultimo
et copertus corio albo, cuius principium est hanc tua Penelape,* finis vero foglio. Il catalogo manoscritto della biblioteca Ambrosiana lo indica come Carmina
penultime carte Et addecora** venit. 5 omoteleuta de vitiis et virtutibus. Non è facile riallaceiare questo disperso alle vicende
*Penelope G, — **ad decora G
note della «parva libraria»: intanto cscludiamo, ovviamente, che appartenesse al
Boccaccio. All'Ambrosiana si trova «a sua usque institutione» (Inventario Ceruti,
È questo il Riccardiano 489, ritrovato da Hecker (B.-Funde 33), in cui l’expl.suona 3.p- 146).
et ad equora venit, La scrittura è del XIV secolo in., e in varic note si può rintracciare
]a mano del Boccaccio; il codice non contiene solo le Heroides ma anche altre opere 8] Item in eodem banco vm liber vum. Tractatus in abstrologia,* ligatus
e operette ovidiane, e vi si legge ancora la vecchia segnatura di Santo Spirito:
vin s. et copertus corio albo, cuius principium cst In nomine Dei eferni, finis
vero penultime carte deprehenditur in idem etiam. 8
6.] Item in codem banco vm liber v1, Quintilianus de causis, conpletus, li- *astrologia Gt
gatus et copertus corio albo, cuius principium est Ex incendio domus adole- Inc. ed expl
scens, finis vero penultime carte Jam minas predico testorum, 6
Inc.: & quello delle Declamationes maiores attribuite a Quintiliano. 9.] Item in codem banco v liber vnu. Statius Thebaydos, ligatus et coper-
Expl.: si legge cosi: laminas, pracdico, testor nel paragrafo 15 della Decl. xux (e ul- tus corio viridi, cuius principium est faternas acies, finis vero penultime
tima), a p. 351 nell'ed. di Lipsia 1905. carte Vade autem. 9
È questo il codice Laur. 38, 6, identificato e descritto da Hecker (B.-Funde, 33-
1. Ibidem, 34:l’expl. esatto sarebbe vade atra dature). L'antica segnatura vmm & ancora leggibile.
2. Cfr. ROTONDI nel già ricordato Nicola Treveth in una citazione del Boccaccio,
1104.
3. V. l'elenco e la descrizione dei suddetti manoscritti nell'op. cit. di E. Fran- 1. Cfr. P. DE NOLHAC, cit, 134 e 282
CESCHINI, 43 ss. Sul commento all'«Hercules furens» si veda anche V. FABRIS in 2. Cf. le osservazioni di R. SABBADINI 2 pp. 390-93 delle sue Spigolature latine
«Aevum», XXVil (1953), 498-509. Ora si possono leggere: Nicolai Treveti Expositio («Studi it. di filol. cl.», v, 1897, 369-93). Sulle Declans. della « parva libraria» v. anche
Hereulis Furentis, a cura di V. Ussant jr., Roma 1959; N. Tr. Expositio L. Annaei l'art, cit. della CoULTER, «Speculum », 1958, 492 (in n. 5 un expl. che non mi pare
Senecae Agamennonis, edidit P. MELONI, Palermo 1961; ¢ N. Tr. Expositio L. Annaei esatto). Sul Laur. 22 sin. 8 v. H. Dessaver, Die Handschriftliche Grundlage der neun-
Senece Herculis Oetaei, edidit P. MELONI, Palermo 1962. zehn grosseren Pseudo-Quintilianischen Declamationen, Leipzig 1898, 17-18.
58 ANTONIA MAZZA S. SPIRITO E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO s9
1l codice non sarebbe anterioze al secolo XIL? Al testo di Stazio & unito il commento Quanto alla Vita di Donato, potrà essere utile ricordare le composizioni del
di Lattanzio Placido: parccchi fogli sono di mano del Boccaccio, e Hecker ri- cosiddetto Trattaielio in laude di Dante, fatte va garao con il testo latino;! quest'ul-
tenne che si trattasse di codice originariamente incompleto qua e 1, i cui vuoti timo è citato nelle Gen. a proposito dell’appellativo « parchenias».*
Boceaccio avrebbe riempito copiando da altro testo (nella «parva libraria» ab-
biamo già incontrata un altro Stazio, il T 4).
11.] Item in codem banco vim liber xt. Auxonius, conpletus, ligatus et coper-
10 Item in eodem banco vim liber x. Servius super Eneydos Vergilii, con- tus corio nigro, cuius principium est Phebe poteris numeris,* finis vero penul-
time carte Die fas non erat. 11
pletus, ligatus et copertus corio obscuro, cuius principium est Vergilius man-
tuanus, finis vero penuliime carte Alveis chocat alphe. 10 *mus G
Ine.: il commento di Servio all'Eneide non inizia cosi, bensi con In exponendis Inc.: Phoebe potens numeris si legge a p. 194 nell’ed. di Ausonio dello SCHENKL,
Espl.: è nell'introduzione « Ausonius Paulo suo s. d.» della Bissula,
auctoribus . . Un inizio più vicino al nostro (che forse era una rubrica) potrebbees- 1L codice era autografo del Boccaccio; Ausonio, poco noto al Petrarca,3 stava
sere il Vergilius Maro Mantuanus della Vita di Donato, che il codice fiorentino Laur. invece completo nella biblioteea del suo amico, e passd a Santo Spirito come ci
45, 13 premette ai commenti di Servio (Buc,, Georg., Aen.): il nostro inventario assicura una pagina del Poliziano che già Hecker riportava: sic autem invenio
parla solo di commento all'Eneide, è vero, ma non mi pare che per questo si possa cum in aliis nonnullis, tum in libro Joannis Boceaccii manu perscripto, qui nunc in
passar sopra alla notevolissima circostanza che il Laurenziano & stato copiato nel bibliotheca Sancti Spiritus florentina. servatur»4
1453 da un agostiniano fiorentino.2
Expl.: nulla del genere ho potuto rintracciare, nell'edizione di Servio di Temo- 11 codice finora non & stato ritrovato: ancera Oskar Hecker notava che non lo
HAGEN (Lipsia 1881-84, rist. 1923 ¢ Hildesheim 1961), né per Aen. X1, né per Georg. si poteva identificare con alcuno dei codici adoperati da Schenkl e Peiper nella loro
v, né infine per Buc. X); lo stesso per l’ed. di Harvard. Neppure ha giovato la con- cdizione, né con il Bernese 104 della Burgerbibliothek, né con il Perugino Bibl.
Comunale, I 102.5
sultazione dell’Index verborum vergilianus del Wermore (New Haven 1011) e del
Lexicon zu Vergilius del Mercuzr (Lipsia 1912), nonché dell Indesx rerum et nominum
in scholiis Servii et Aelii Donati tractatorum di MOUNTFORD e SCHULTZ (Ithaca, N.Y.,
1930): consultati alle voci « Alpheus», ealveus», «alvus».
Niente di simile all’expl. ncanche negli scritti attribuiti a Servio (e Sergio), rac-
chiusi in CGL 1v, Lipsia 1867.
Delle numerose citazioni che il Boccaccio £ di Servio (e non solo per il com-
mento all Eneide), p. es. nelle Esposizioni, notiamo particolarmente quella in cui
Tetimologia, per altro vulgata, di «Charon» = « Chronoss, & riportata come di
Servio: osserva daltra parte il recente editore delle Esposizioni che tale rilievo in
Servio non si trova, mentre era probabilmente nel manoscritto del Boccaccio.3
1. Cfr. J. BoussarD, Le classement des manuscrits de la « Thébaide» de Stace, «Rev.
des études latines», xxx (1952), 223
2. BANDINI, Catalogus . . ., , 344-45. 1l codice reca questa nota; «Frater
P. de Florentia Ordinis Eremitarum Sancti Augustini complevit hoc opus Iohannes die vige-
sima secunda mensis Iulii Anno Domini MCCCCLIII». Non si tratta del commen-
to di Tiberio Claudio Donato ai primi s libri dell'Eneide, portato in Italia dall’Au- I. Cfr. BILLANOVICH, Petrarca leterato . . ., 76 (¢, prima ancora, Prime ricerche dan-
rispa nel 1438, e contenuto nel Laur. 45, 15 (SABBADINI, Storia e critica
Quanto al trascrittore del codice, dai registri degli Agostiniani, compare,.. in., 201).
data
tesche, Roma 1947, 21-86). La vita di Donato in Svetonio ‘De poetis' e biografi minori
di A. ROSTACNI, Torino 1944, 71-107.
19 maggio 1452, da Roma, la notizia: «Fecimus bacchalarium in Sacra theologia 2. Ed. cit,, 741 (x1v 19). Anche il SABBADINI, «Studi di filoL class.», xv (1907),
auctoritate nostra venerabilem biblicum fratrem Iohannem de Florentia» (Dd 6, 243-44, dice che il Boccaccio lesse Donato o in una copia anonima o in una che reca-
f. 142v). Un «Fr. Johannes Pacificus de Florentia» fu nominato visitatore della va, erroneamente, il nome di Servio. CÉr. anche C. G. Oscoo, Boccaccio's
Provincia Pisana nel 1451, e visse perciò almeno per qualche tempo a Firenze, Knowledge of the Life of Vergil, «Classical Philology», x%v (1930), 27-36.
Nel Capitolo del 1456 figura come membro della comunita di Santo Spirito (cfr. 3. Secondo quanto rileva SABBADINI ne Le scoperte . . ., 1 30. Sulla tradizione del
Archivio Generale Agostiniano = AGA, Fondo S. Lipez O.E.S.A., vol. 41, ff. 213 testo di Ausonio: S. PretE, Ricerche sulla storia del testo di Ausonio, Roma 1960
e 242). (Temi e Testi, 7).
3. La citazione in Esposiz., ed. cit, 30; l’osservazione del Padoan a p. 817, n. 28. 4. HECKER, Boceaccio-Funde, 42.
Anche in Gen., 133 il Boccaccio riporta l’errata attribuzione. 5. Cr. MAzZATINTI, Inventari .. ., v 179,
S
$. SPIRITO E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO 61
CONCLUSIONE 110 (Summa Abel)

O
111 (Bella Romana versificata)
Alla fine di questa rassegna forzatamente limitata si possono t 10 (Alano, De arte predicandi)
trarre alcune deduzioni e fors'anche arrischiare alcune ipotesi. ms (Giovanni Folsham)
I 107 codici inventariati non si presentano come un blocco unico, m7 (ps. Aristotele De causis, commentato da Adamo di Buck-
ma offtono piuttosto l’opportunità di una divisione in gruppi

&
field)
diseguali. Iscriverei nel primo i codici che sicuramente non appar- m8 (G. Brettone, De vocabulis)
tennero al Boccaccio, perché vi si oppongono ovvie ragioni cro- mo9 {Tobias versificatus, di Matteo di Venddme)
nologiche o perché risulta che altri ne fu possessore, o perché in- w11 (Prognosticon futuri saecoli)
seriti nell’inventario dopo che fu portata a termine la stesura totale Iv 17 (Distinctiones poetarum)
del medesimo. Segue poi un gruppo di testi che nessuna consi- v 3 (Anticlaudianus)
derazione incoraggia ad annettere in qualche modo al Boccaccio, vil 4 (Mercurius Trimegistus, di cui il B. dice d'aver visto il
che non li cita o che è in ogni modo lontanissimo dalla sfera di libro)
interessi alla quale essi appartengono. Ultimo, e assai più folto, il vits (il testo del cardinal Laborante)
gruppo dei codici che sono stati, o con buona probabilità potreb- virg (la Summa di G. di Auxerre)
bero essere stati, del Boccaccio; tra classici e medievali, tra ritrovati vir 10 (Adamo Wodham)
¢ forse irrimediabilmente perduti, o sopravvissuti solo in copie, vir 8 (un trattato di astrologia che non sono riuscita a identi-
essi ricostruiscono l’immagine di una biblioteca che riflette una cul- ficare).
tura mista, se si vuole, ma (appunto perché tale) ben boccacciana.
Al primo gruppo, degli ‘impossibili’, appartengono i seguenti 8 1l resto, e cioè 81 codici,! ci pare che per varie considerazioni
codici (designati, come sempre, dal numero romano che indica il si potrebbe ricondurre al Boccaccio, compresi certi test, soprattutto
banco, e dall’arabo che indica la collocazione del codice nel mede- scientifici, che forse non furono assenti nella sua formazione, dicia-
mo cosl, scolastica: che fu, come & noto, composita.
Collocherei quindi in quest'ulimo gruppo, anche il codice 1 8
1 1 (il Gerolamo del Ridolfi)
w 2e3 (gli scritti del Silvestri)
(la Poetria di Goffredo di Vinsauf); il vr 8 (Aristotele De animalibus,
m 4 (gli opuscula di Leonardo Aretino) tanto più che il resto del banco ha l'aria di esser composto tutto
m 14 (il Liber victorie di Porchetto) da pezzi della libreria del Boccaccio); e gli ultimi tre codici del
Vi 12 e 13 (aggiunti all’inventario in epoca seguente) 11 banco, cioè la Prospettiva di Vitelo, I'Euclide-Campano-Boezio,
vm 7 il poemetto Alpha dulcoris, in codice del XV secolo) e il Computo lunare.
1. Ho quindi un po’ ridotto il numero che lo HECKER congetturò, senza per altro
Al secondo gruppo, degli ‘improbabili’, assegnerei i 18 codici soffermarsi ad un'analisi particolareggiata di tutto l’inventario: 90 codici (B~
Funde, 10). La cifra fu ripetuta da altri (v. p. es. ROMANO nell’ed. cit. delle Gen.,
seguenti: 826 n. 1). Un termine utile di confronto potrebbe essere la biblioteca del Petrarca, la
cui entità, pur essendo tutt'altro che definitivamente accertata, è però senz'altro
14 (i Dialoghi di san Gregorio) superiore 2 quel numero di duccento codici circa, opinato dal Nolhac (cir. so-
16 (il Mitrale) prattutto le pagine finali di G. BriaNovicu, Petrarca e i classici, nel vol. Petrarca
e il Petrarchismo, Atti del III congresso dell’Associazione internazionale per gli studi
19 (Algazel; De gestis Salvatoris di lingua e letteratura italiana, Aix-en-Provence e Marsiglia, marzo-aprile 1959).
62 ANTONIA MAZZA S. SPIRITO E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO 63
11 v banco offie il nucleo boccacciano più compatto, senza incri- — Laur. S. Cr. 26, 5. 6 (fra Tedaldo)
nature; e forse anche il vi. Gli altri presentano una mescolanza la - codice di Budapest,Magyar Nemzeti M-
cui percentuale è variabile, zeum, Orszigos Széchényi Kényvtar, Clmae
Entro quest’ultimo gruppo, dei probabili, o addirittura certi, 425 (trascritto nel 1422 dall’agostiniano Bat-
sono evidentemente compresi il Terenzio del Novati e i codici ritro- tista da Narni)
vati dallo Hecker, dei quali, per completezza, si dà qui la lista: vul 10 (Commenti di Scrvio) — Laur. 45,13 (trascritto nel 1453
dall'agostiniano Giovanni P. da Firenze).
I 2 (Laur. 38,17; Terenzio)
I 5 (Laur. 34,5; Orazio) Ottantuno codici (se pure erano tutti del Boccaccio . ..) non
16 (Laur. 34, 39; Giovenale) esaurivano certo la biblioteca dell’amico di Petrarca: intanto, un
I 12 (Laur. 35,23; Lucano) buon numero non entrd nel lascito; e probabilmente un gruppetto,
u 1 (Laur. 52,0; Genologie) al contrario, ne uscì. Non entrarono, come si accennava all'inizio
m 1z (Laur. 36,32: Ovidio, Ex Ponto) di queste pagine, e come si specificherd più avanti:
Iv 2 (Laur. 29,8; Zibaldone) 1. Le opere in volgare del Boccaccio.
Iv 15 (Rice. 1230; Compendiloguium) 2. Le opere in volgare di altri (tra cui le trascrizioni dantesche del
Y 12 (Ricc. 1232; Boccaccio, Buccolicum carmen) Boccaccio stesso).
vi 2 (Laur. s4, 32; Apuleio)
vir 2 (Ricc. 527; Sencca, Tragedic) | Sono invece assenti dall’elenco del 14512
1. Una qualsiasi redazione del De montibus, 'unica opera latina
v 5$ (Rice. 489; Ovidio, Heroides) del Boccaccio che non appaia neanche dall’inventario. Eppure
vm 8 (Laur. 38,6; Stazio). l’opera stessa doveva essere in Santo Spirito nel 1411 — o piuttosto
1412, stile corrente — (e cioè fra Martino I'aveva passata al convento
Di alcuni codici che appartennero al Boccaccio, per ora introva- con il resto dei libri), se in quell’anno un fra Simone Grimm 1i la
bili, restano tuttavia dei discendenti; elenchiamo anche questi: copid per Carlo Malatesta: cosi si ricava infatti dalla sottoscrizione
del cod. 397 della Biblioteca Classense di Ravenna: « finitus est liber
v3 (Petrarca, Buc. carmen 4 Sen. 1, 1) - Laur. 78, 1 (dove iste per me fratrem Symonem de Grymnis ordinis heremitarum
Tinsolita coppia di testi petrarcheschi & stata riunita da sancti Augustini de provincia Saxonie et Thuringie in studio floren~
Vespasiano da Bisticci). tino in conventu Sancti Spiritus sub anno Domini MCCCCXI in
Vs (Demul . redaz. completa) - Laur. 90 sup. 98 vigilia annunciacionis Dei genitricis pro illustrissimo ac magnifico
v 10 (Idem, prime fasi redazionali) — Laur. 52, 29 domino Karolo Aryminensi principe amatori et protectori ordinis
v 6 (Boccaccio, Bucc. Carmen: redazione non definitiva) S. Augustini per conventum reverendi magistri Marci de Arimino
— Bibl. Cast. Kyn#vart 1 — Laur. 39, 26 (trascritto dal- ordinis supradicti tunc predicatore existente Florencies.*
Pagostiniano fra lacopo da Volterra).
V9 (Decasibus): — o Firenze, Bibl. Naz. Conv. Soppr. G. 4. 1. Cosi, alquanto scorrettamente, si esprime fra Simone nel testo riportato in
MAZzZATINTI, Inventari . . ., Tv (1894), 229, che perd ho integrato seguendo le indi-
11z cazioni inviatemi dal direttore della Classense, dottor Giancarlo Schizzerotto (al
— o Vat. Ottob. lat. 2145 quale va il mio sentito ringraziamento). Come mi comunica cortesemente il P. Bal-
bino Rano, O.E.S.A., archivista degli Agostiniani, nel 1410 viveva come studente
- Laur. 52, 29 nel convento di Santo Spirito un ‘Simon de Alemania’ che potrebbe identificarsi
64 ANTONIA MAZZA $. SPIRITO E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO 65
Non è facile congetturare dove sia andato a finire l’originale del 3. Il volumen visto dal Ridolfi presso Martino da Signa, se non è
manuale boccacciano; di grande interesse sarà l’edizione del De da identificarsi con il codice v 8 (v. pp. 43-44).
montibus a cura del Pastore-Stocchi, che si può sperare faccia luce Oltre ad alcuni classici di grande uso, chiamiamoli così (tipo
sulla tradizione manoscritta di quest’opera. L’Eneide), che il Boccaccio avrà posseduto senza per altro ciò ci
Sul v. del £. 54 (ultimo) del codice ravennate vi è (particolare in- risulti di sicuro, mancano nell’inventario alcuni pezzi rari, o raris-
teressante), una breve notizia dal titolo « Arni fluvius origo, cursus simi, che invece dovrebbero proprio esser passati per le mani del
et occasus». Boccaccio. Sono:
2. La notissima Miscellanea latina, contenuta nel Laur. 33, 31.° 4. Cassiodoro, De institutione saecularium litterarum.”
Fu del Petrei, come l’altro Zibaldone, che perd faceva parte del la- s. Columella, De re rustica. In Gen. x1* il Boccaccio lo cita in
scito ed è citato nell'inventario. (Diversa la natura del cosiddetto modo piuttosto ampio e protratto; il Niccoli, secondo la testimo-
Zibaldone Magliabechiano).* nianza del Poliziano (1489), aveva copiato il proprio Columella
con il nostro: però nel 1412, quando è celebrato il nuovo Capitolo Provinciale, non da un esemplare antico, e la copia era conservata nella biblioteca
figura più (cfr. AGA, Fondo S. Lépez O.E.S.A., vol. 41, £. ). Di Marco da Rimini pubblica dei Medici, cioè in San Marco.? Non so se possa trattarsi
si hanno notizie fin dal 1392 (Dd 3, £. 172v: « Fecimus studentem fratrem Marchum del codice n° 5 del banco Xx «ex parte occidentis», descritto nel
de Arimino in nostro conventu de Bononia); in Dd 4, £. rxv, risulta una conces-
sione del padre Generale ereverendo magistro Marcho de Arimino provincie Repertorium sive index librorum Latinae et Graecae bibliothecae Con-
Romandiole» (1419, 31 agosto); in Dd 3 e 5 varie altre notizie in merito a questo ventus Sancti Marci de Florentia ordinis predicatorum, del 1500; lo
personaggio, che nel 1422 era «rector» del convento di Bologna (Dd 3, £ 74v),
e nel 1433 vicario «super conventum Bononiensem> (Dd s, f. 24s1). E ricordato studio di questo inventario costitui l’ultima, e incompiuta, fatica
per Pultima volta il 2 maggio 1437. I codice ravennate del De mont. non & fra quelli del compianto Ullman, dalle cui carte ancora inedite (ma che, come
descritti da Hortis, Accenni alle scienze nat. .., 120-22. speriamo vivamente, verranno presto pubblicate), non mi pare si
1. Comprendente, fra l’altro, Persio, Appendix Vergiliana, Ovidio (Amores, Ibis),
Fulgenzio (Exp. antig. serm.). V. su questo codice F. RAMORINO, « Studi i. di filol. possa ricavare un'identificazione di quel codice di San Marco con
cl. », %1 (1904), 257-60; HECKER, B.-Funde, 35; HAUVETTE, Notes sur des manuscrits alcun manoseritto conosciuto. In ogni modo, il problema del Co-
autographes de Boccace è la Bibliothdque Laurentienne, «Mélanges d'arch. et d’hist. de
I'Ecole frangaise de Romes, x1v (1894), 134-38; DOROtHY M. ROBATHAN, «Spe- lumella del Boccaccio sussiste’sempre: il Niccoli copiò forse il suo
culums, xnr (1938), 458-60; F. MUNARI nell'ed. critica degli Amores, Firenze 1951, da un esemplare che era stato del Boccaccio, sottracndolo in tal caso
XXIV; BRANCA, Motivi presmanistici . . ., 73-74 1. 8; E. A. Lows, A new list of Bene-
ventan manuscripts, in Collectanea Vaticana in honorem Anselmi M. card. Albareda, alla “parva libraria’ di Santo Spirito prima che venisse inventariato,
u, Città del Vaticano 1962 (Studi e testi, 220), 221 (il codice è un palinsesto). senza più restituirlo? Se anche così fosse, il vetustum exemplar a cui
2. È, questo, il notissimo manoscritto già Il 327 ora Banco Rari so della Bibl.
Naz, di Firenze, sul quale v. $. Cramer, Monumenti di un manoscritto autografo e lettere allude il Poliziano, sarebbe sempre perduto. Siamo, d’altra parte,
inedite di messer Giovanni Boccaccio, Milano 1830 ; F. Macri LEONE, II Zibaldone boc- nel campo delle ipotesi; e vi restiamo, in fondo, anche per quanto
caccesco della Magliabechiana, «Giorn. st. della lett. it.», X (1887), 1-41. Si tenga pre-
sente anche la nota su fra Paolino da Venezia (che ricorre, con le sue pagine di cro- riguarda il destino di altri due testi che, con legami indiscutibili,
nista, in diversi passi dello Zibaldone) di D. FRAncescr, « Atti dell'Acc. d. Scienze
di Torino», xCVIt (1963-64), 10-31. V. pure BILLANOVICH, Autografi del Boccaccio I. SABBADINT, Le scoperte . . ., 11 206; HeckER, B.-Funde, 47; Baaxca, Motivi pre-
nella Biblioteca Nazionale di Parigi, «Rendiconti dell’ Accad. Naz. dei Lincei», Cl di umanistici . ., 73 n. 7. La rarità di Cassiodoro non appare oggi più nelle proporzioni
sc. mor., st., filol., s. vII, vol. v (1952), fasc. 7-12, 376-77; ¢ QUAGLIO, Tra fonti e in cui apparve al Sabbadini (c&. i codici elencati da R.A.B. MyNors nella sua edi-
testo del Filocolo, « Giorn. st. della lett. it.», 1XXX (1963), 491 n. 1. Inoltre: BRANCA, zione delle Institutiones, Oxford 19617, IX-XLIX).
a-

Una carta dispersa dello Zibaldone Magliabechiano, Una Familiare petrarchesca autografa 2. Ed. dit., s34!2,
del Boccaccio, «Studi sul Boccaccio», T (1964), s-14 (si tratta del foglio finito, forse 3. SABBADIN, Le scoperte . . .,187 n. 11, ¢ 1 216 (oltre che in « Rendiconti del R. Ist.
per opera del Ciampi, alla Biblioteca Czartoryski di Cracovia; l’altro foglio man- Lombardo di Sc. e Lett.», XXXV, 1905, 781); A. Joszenson, Die Columella-Hand-
cante al cosiddetto Zibaldone, perd, non è più alla Trivulziana di Milano: cfr. schrijien, Uppsala-Wiesbaden 1955 (< Uppsala Universiters Arsskrift - Acta Uni-
BILLANOVICH, Autografi del Boccaccio . . ., 382 n. 1; ivi, passim, v. anche come sia più versicatis Upsaliensis», 1955), 153-53, 159, 163. Cir. anche BRanca nell’ed. cit. del-
esatto parlare di miscellanea che non di zibaldone, a proposito di questo autografo). l’Amorosa visione, xcv (e HORTs, Studj . . ., 430)
s
66 ANTONIA MAZZA $. SPIRITO E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO 67
più chiari che per Columella, riportano alla biblioteca di Boccaccio. probabile errore dell’index di San Marco, In scrittura beneventana,
Essi sono: come il Laur. 68, 2, il Laur. 51, 10 non proviene però, come invece
6. 1l codice da cui il Boccaccio trasse, separatamente, il suo Tacito Taltro, dal lascito del Niccoli: o, almeno, non reca alcuna indicazio-
e il suo Apuleio, vale a dire il notissimo Laur. 68,2, o Mediceo m; ne in questo senso, sempre stando agli appunti suddetti, che tutta-
e insieme via rilevano anche vari danni arrecati a questo, e ad altri testi, dal
7. Varrone, De lingua latina. Come il Laur. 68,2, pure questo te- Bandini con l’uso di reagenti (o forse tale responsabilità va fatta ri-
sto dovette arrivare nelle mani del Boccaccio provenendo da Mon- salire ad altri lettori?). D’altra parte, le ipotesi si restringono al caso
tecassino, anche se, come si è visto, non è il caso di parlare di codici non improbabile che il Niccoli abbia sottratto dalla «parva li-
involati ai monaci dall’autore del Decameron. Comunque siano ar- braria» alcuni pezzi rari (Tacito + Apuleio, Varrone, e magari
rivati a quest’ultimo, e comunque ne siano partiti, dovettero rima- Columella), prima che si facesse Iinventario. Che egli sia poi
nergli almeno per qualche tempo: il tempo necessario a copiarli. stato anche il conservatore del resto della biblioteca di Boccaccio,
Ora, se del Tacito-Apuleio di Laur. 68,2 il Boccaccio trasse copia non mi parrebbe molto in contrasto con l’altro atteggiamento:
(v7,¢ vi2 = Laur. 54,32), di Varrone invece nell’inventario non c'è potrebbe forse essere inteso, anzi, come un atto di . . . riparazione;
traccia, e non è da pensare che il Boccaccio medesimo avesse ri- o, perlomeno, potrebbe essersi trattato di un do ut des tra Niccoli
nunciato a possedere un autore che tra il 1347 e il 1348 aspettava e agostiniani.
ansiosamente da Zanobi da Strada, in quel tempo ancora amico D’altronde, il Niccoli torna ad essere incriminato per un Euripide
premuroso. Copiò Varrone più tardi, infatti, anche per il Petrarca, parzialmente greco-latino che dovette essere del Boccaccio; ma
e lo citò ampiamente in Gen. e De mont.': né la sua copia né il codice anche qui la questione è lungi dall’esser chiara, presentandosi nei
da cui la derivò figurano nell’inventario. Il secondo, però, è at- termini seguenti:
tualmente il Laur. 51, 10, che fu in mano del Boccaccio nel 1355° e 8. Il Boccaccio dovette possedere, nell’attuale Laur. gr. S. Marco
che contiene i frammenti superstiti del De lingua latina, più la Rhet. 226, otto tragedie di Euripide, tra cui prima l’Ecuba, che reca nei
ad Herennium e la Pro Cluentio. L'Ullman identifica questo codice primi quattrocento versi circa una traduzione interlineare latina,
con quello che l’indice di San Marco descrive così: «In bancho xxv e brevi note marginali latine: sarebbe, questa, la copia del Laur.
ex parte occidentis — 1. M. Terentii Varronis de lingua Latina et de 31,10, che fu di Leonzio Pilato, e ci riporterebbe in tal modo al
disciplina originis verborum ad Ciceronem. Item duae orationes sodalizio tra il Boccaccio e il suo maestro di greco, Dall’inventario
Tullii. Item ciusdem ars nova sive rhetorica ad Herennium, in vo- di San Marco non è facile ricostruire se vi fosse compreso Laur.
lumine mediocri viridi literis Longobardis in membranis». 31,10: lo studioso delle vicende di Leonzio Pilato tra Petrarca e
No other oratio, only Cluentius, annota Ullman in un foglietto, Boccaccio ritiene di identificarlo con il n° 19 (per errore 9 nel
nel quale descrive il Laur.: ma credo che si possa passar sopra a un manoscritto) del banco vi ex parte occidentis della biblioteca greca, il
quale recava Eurypidis et Sophoclis tragediae quacdam.* Negli ap-
1. Cf. un riassunto delle vicende dell'amicizia con Zanobi, in una nota di Riccr 1. Per altra, più macchinosa e improbabile opinione, coinvolgente Zanobi da
nel vol. più volte citato di poesie e prose volgari e latine, del Boccaccio; 1708 . 1. Strada ¢ Nicolò Acciaiuoli, v. C. C. Courter, Boceaccio and the Cassinese Manu-
V. anche BILANOVICH, Petrarca e Cicerone, 16. seripts. . ., 225-30. Cfr. però CIAPPONI, Il De architectura» . . ., 91-92. ULLMaN (The
2. SABBADINI, Le scoperte . . ., T 30-31. Quanto al Petrarca, la Fam, xvu 4 al Boc- Humanism of Coluccio Salutati, 252) ritiene non impossibile che il Laur. 68, 2 sia stato,
caccio, come è noto, è una « Gratiarum actio pro transmissis Varronis ac Ciceronis prima che del Niccoli, di Coluccio, come altri libri: non resta tuttavia alcuna traccia
libris> (ed. cit., m, Firenze 1937, 281-82), in cui il Petrarca a un certo punto dice: di ciò.
« Accessit ad libri gratiam quod manu tua scriptus erat». V. BILLANOvICH, Petrarca e 2. A. PERTUSI, La scoperta di Euripide nel primo Umanesimo, «Italia medioevale ¢
Cicerone, 16, 18 umanistica», 1 (1960), 101-52 (specialmente 122-24); dello stesso, pure II ritorno
68 ANTONIA MAZZA $. SPIRITO E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO 69
punti di Ullman questa voce rimane senza commento, Quanto al
nella biblioteca del Boceaccio un altro esemplare leonteo, che po-
Laur. S.M. 226, Ullman ne parla in forma dubitativa a proposito trebbe essere forse il misterioso «codice di Sabbioneta», cioè appar-
del n° 12 dello stesso banco, Sophoclis VI, Euripidis 18, Esthyli 3, tenuto a Vespasiano Gonzaga e visto (ma non descritto) dallo Hein-
Hesiodi opera, sotto il quale annota: «Probably four separate mss, sius e poi perdutosi; a meno che il gonzaghesco non si debba iden-
Euripides is Laur. S. M. 226 (but sce no. 14). S. xv. Paper. From tificare invece con il Marciano, nel qual caso non & più riferibile
Niccold Niccoli». Si noti la datazione proposta. E al n° 14, Euripydes
al Boccaccio.!
Aristophanes, Esthylus in papiro, annota: « For Euripides see No. 12; Delle versioni omeriche di Leonzio restano anche delle copie
Eschylus perhaps is Laur. S. M. 222. S. xv. Four plays. No flyleafs. trecentesche e quattrocentesche, che fra gli altri possedettero il
Pertusi, al contrario, non ritiene che nell'inventario dei libri di Salutati, fra Tedaldo, Benvenuto da Imola e il Niccoli. Fra i codici
San Marco figurasse anche il Laur. S, M. 226, pur non potendo
addurre una spicgazione certa di tale assenza.® superstiti, di quelle copie, potrebbe essere stato del Niccoli il Laur.
9. A proposito dei testi greci o meglio greco-latini, del Boccaccio,
34,45, che & del XV sccolo e proviene da San Marco: non lo si
Tinventario tace anche per quanto riguarda Iliade e Odissea, che, intravvede perd nel Repertorium sive index di cui si parlava più
come & noto, il nostro autore pure accostd, con la mediazione di sopra, che reca sì dei Vocabula Odysseae exposita (numeri 8 e 13 del
vibanco occid.), ma allude probabilmente, con tale denominazione,
Leonzio. Leggiamo in Gen. xv, 7: «Erant Omeri libri michi et a delle «interpretationes » greche di parole difficili del testo omerico.
adhuc sunt... .»:* anche questi sono spariti, oltre che dall'inven- Ad ogni modo, quei due codici non sono reperibili più.? Potrebbe
tario, dalle biblioteche moderne? Pare di sì. Alla Marciana il
più il Niceoli aver sottratto il codice boccacciano dell’ Odissea leontina,
recente studioso delle vicende di Omero nei rapporti con Petrarca e da Îì aver tratto la sua copia, se davvero il Laur. 34,45 fu suo?
¢ Boccaccio, e cioè ancora il Pertusi, ha ritrovato due autografi
di Potrebbe, ma allo stato attuale delle cose ciò & indimostrabile: l’im-
Leonzio; I'uno con la «prima translation dell’Odissea, vale a dire
una copia di studio, come Laur. 31,10 per l’Ecuba; l'altro con una putato va forse assolto per insufficienza di prove.
Torniamo al nostro inventario della «parva libraria» di Santo
bella copia della versione dell’Iliade. Sono, rispettivamente, i codici
Marc. gr. Ix 29 e Marc. gr. 1x 2: e, come stabilisce lo studioso
Spirito. Qualunque conclusione si voglia trarre dalle vicende ora
esposte, bisognera tener conto di ulteriori anomalie nella storia dei
ora citato, né nel primo né nel secondo sono da vedersi i testi
testi del Boceaccio:
che erano in mano al Boccaccio, quando egli se ne serviva per le
10. Îl codice comprendehte Calpurnio Siculo e Nemesiano, che
citazioni delle Gen. All’identificazione si oppongono evidenti di-
la sottoscrizione dello Harleiano 2578 dice conservato in Santo
versità di lezioni, per cui il Pertusi conclude che il Boccaccio dispo-
Spirite, & assente dall'inventario del 1451; ¢ non se ne hanno altre
neva di un altro testo dell’Iliade, greco-latino, scritto da Leonzio tracce.
appositamente per lui, e perdutosi in seguito, come tanti altri vo- 11. È pure assente dall'inventario, ma non, fortunatamente, dal-
lumi della sua biblioteca, prima ancora di entrare nell’inventario le biblioteche moderne, il codice dell’Etica aristotelica con com-
della «parva libraria» di Santo Spirito;? anche dell’Odissea esisteva
tissime pagine di questo volume riguardano la nostra questione, ma ci limiteremo
alle fonti del teatro greco classico : Euripide nell’ a citare soprattutto queste: 121-27, 199-224, 257, 443. Cfr. anche l’accurata recen-
tions, xxxn! (1963), 396-98 (anche nel vol.
manesimo e nel Rinascimento, «Byzan-
Venezia ¢ l’Oriente tra tardo Medioevo è
sione di A. E. QuacLIo in «Giorn. st, della lett it.», 1t (1965), 588-97 della
Rinascimento, Firenze 1960). Rassegna bibliografica.
1. La scoperta di Euripide . . ., 149 e n. 1. 1. Ibidem, 134
2. Ed. cit, 765, 11-12. 2. Ibidem, 143-45 € 154. A p. 189 n. 1 (ma, a causa di qualche refuso, la nota non
3- Cfr. Pertust, Leonzio Pilato fra Petrarca e Boceaccio, Venezia-Roma è chiarissima) si fa l’ipotesi che il Niccoli abbia sottratto S. M. 226 (Euripide) e co-
1964; mol- dice dell’Odissea.
7 ANTONIA MAZZA S. SPIRITO E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO 71
mento di San Tommaso e postille autografe del Boccaccio, e cioè Boccaccio si identificano con quelle della «parva librarias, di cui
l'attuale Ambr. A 204 inf.' Se, come altri codici dal contenuto formavano la parte più appetitosa e interessante. Dei codici ritro-
analogo e dalla data suppergiù contemporanea, anche questo fosse vati dallo Hecker alla Laurenziana, I'Ovidio ex Ponto era stato in
entrato all’Ambrosiana per un acquisto effettuato presso privati su precedenza di Donato Acciaiuoli (tramite, forse, Vespasiano?), e poi
ordine di Federigo Borromeo,? si dovrà pensare che l’Aristotele del Petrei. Non sappiamo, perché non ci risulta, se la stessa trafila
del Boccaccio era già disperso prima che in Santo Spirito si facesse seguirono gli altri cinque codici della «parva libraria» che il Petrei
a tempo a registrarlo nell’inventario? possedette: ad ogni modo, li abbia avuti o no dall’Acciaiuoli, da
In questo secondo caso, si dovrebbe dedurre che il Niccoli non fu Îui passarono poi alla biblioteca Medicea (come passò il Laur. 33,31,
il solo presunto ladro; o che, in ogni modo, anche nell’eventualità che perd non doveva venire da Santo Spirito). Nel’500, insomma,
di cessioni regolari, già prima della redazione dell'inventario la comincia I'esodo dei codici da Santo Spirito: e come dei privati
biblioteca del Boccaccio cominciava a disperdersi. Non sappiamo comprarono quelli citati, altri possono averne comprati altri, che
dove trovasse, nel 1472, l’ Aristotele del Boccaccio quel G. B. Cambi non ci risultano per ora (analoga vicenda deve aver subito il Liber
che dichiarò di averne tratto un «commentariolum», attualmente de rebus naturalibus che era il numero 7 del banco vim, entrato più
conservato nel Ricc. 3048:2 probabilmente lo vide e lo ebbe in tardi alla biblioteca Ambrosiana, come C 146 inf.).
mano in Firenze, ma certo non nella «parva libraria» di Santo Spi- La biblioteca del Boccaccio si disperse lentamente, come il resto
rito, perché I'inventario non lo registra. L’Aristotele, insomma, della «parva libraria» (si ricordi il codice del Silvestri, che ne faceva
ebbe vicende private e non pubbliche: e forse, in attesa di dimostra- parte ancora nel 1589): non senza lasciare le tracce che qui si & cer-
zioni certe dei ‘furti’, bisognerà pensare altrettanto anche di altri cato di mettere in luce, e che altri, come spero, illuminerd ulterior-
codici che abbiamo già nominato. mente. Finita, fondamentalmente, «su per i muriccioli», come quel-
Dopo la redazione dell’inventario, le vicende della biblioteca del la, assai meno degna, di don Ferrante, essa non & perd del tutto estin-
ta, conservando dei discendenti il cui numero è destinato ad aumen-
1. Su questo codice v. HAUVETTE, Notes .. ., 93 e 134 n. 1, (e la recensione al li- tare con il progredire degli studi sul Boccaccio in genere. Meno
bro dello Hecker, cit., 201); C. MARCHESI, L'Ethica Nicomachea nella tradizione latina
medievale. Documenti e appunti, Messina 1904, 36-37; e infine la descrizione del codice facile, ma non impossibile, appare il rinvenimento di qualche altro
e le notizie relative, in: E. FRANCESCHINI, L'a Aristotele latino » nei codici dell’ Ambro- esemplare citato nell'inventario: ¢ a ciò, se non mi illudo, dovrebbe
siana, Miscellanea in onore di G. Galbiati, Milano 1951, I, 234, 239.
2. FRANCESCHINI, L'« Aristotele latino» . . ., 239. Per l’Aristotele del Boccaccio non recare qualche agevolazione l'aver identificato quanti più incipit, e
ci sono indicazioni cronologiche, né note di possesso; altri codici di Aristorele del soprattutto explicit, & stato possibile.
XIV secolo (tra cui varie copie del Liber Ethicorum), ' Ambrosiana li comprò all'ini-
zio del 1600, come testimonia il primo prefetto della Biblioteca, l'Olgiato; o
«ab haeredibus Rovidii senatoris Mediolanensis», o dagli eredi del Pinelli in Napoli
(come il De animalibus, D 116 sup., che abbiamo citato a p. 49); altri vennero
donati a Federico Borromeo dal convento agostiniano milanese di S. Maria Inco-
ronata (FRANCESCHINI, L'Aristotele latino .. ., 229, 230, 232, 234-35): ma nessuna
di queste provenienze è indicata nel nostro codice.
3. Cfr. P. O. KaisterLer, lter Italicum, 1, London-Leiden 1963, 225; la nota finale
del codice dice: « Ex transcriptione Iohannis de Certaldo supra Ethycorum libros
per sanctum Thomam Aquinatem expositos ego J. B. Cambius commentariolum
breviter feci solummodo capita colligens, cetera vero demisi sub anno domini
MCCCCLXXII idibus Iuliis»,
1l testo di mano del Boccaccio risalirebbe ai suoi anni giovanili. V. quanto ri-
guarda la grafia nel cap. Svolgimento della grafia del Boccaccio, 49-67 di BrANCA e
Raccr, Un autografo del Decameron (codice Hamiltoniano 90), Padova 1962.
$. SPIRITO E LA BIBLIOTECA DEL BOCCACCIO 73
APPENDICE MILANO
Biblioteca Ambrosiana : *A 204 inf. (Etica aristotelica ¢ commento di S.
Credo non inutile fornire in appendice l’elenco, per città e biblioteche, Tommaso d’Aquino)
di tutti i libri superstiti del Boccaccio, ivi compresi quelli che l’inventario
di Santo Spirito non registra (gli autografi o ì parzialmente autografi sono ROMA
contraddistinti da un asterisco); per i codici non ancora citati si danno suc- Biblioteca Vaticana : *Vat. Chig. L. v 176 (contiene tra l’altro Vita
cinte indicazioni bibliografiche.* di Dante, Vita Nova, 15 canzoni di Dante,
rime del Petrarca)"
BERLIN-DAHLEM *Vat, Chig. L. vi 213 (Commedia)*
Staatsbibliothek, Vat. Lat. 3199
Stiftung Preuss. Kulturbesitz: *Ha ton 90 (Decameron}*
TOLEDO
FIRENZE Biblioteca de la Catedral: *cod. Zelada 104.6 (Vita di Dante nella prima
Biblioteca Laurenziana : *Laur. 29,8 (Zibaldone) stesura; Vita Nova, Commedia, 15 canzoni di
*Laur. 33,31 (Miscellanea latina) Dante)*
Laur. 34,5 (Stazio)
Laur. 34,39 (Giovenale) Quanto alle riproduzioni in fac-simile di autografi del Boccaccio, (oltre
Laur. 35,23 (Lucano) a quella, già citata, di parte del Laur. 20,8), si cerchino: nel Boccaccio-Fiunde
Laur. 36,32 (Ovidio, ex Ponto) dello HeckeR (22 tavole, con esempi tratti dai codici Laurenziani da lui
Laur. 38,6 (Stazio; alcuni fogli autografi) scoperti, più la postilla autografa nel Plinio, sulla quale v. sotto); nell'ed.
*Laur. 38,17 (Terenzio) di G. Livonnict del Buccolicum Carmen, Città di Castello 1914; in « Rinasci-
*Laur. 52,0 (Genologie) mento », x (1959), nel corso dell’articolo di Ricer (Laur. 90 sup. 98, Laur. 52,
*Laur. 54,32 (Apuleio) 9); nell'ed. cit. della « Vita Nuova» a cura del Barsr (Vat. Chig. L. v.176,
*Laur. 90 sup. 98 (De mul. claris) cod. Toledano); in B. L. Urrmax, The Origin and development of huma~
*Laur. Acquisti e Doni 305 (Teseida)? nistic Seript, Roma 1960 (la tavola 5 siproduce il £ 3r di Laur. 54, 32); in-
Laur. S. Marco 226 (Euripide)? danteschis, Xxx1v (1957), 13-14; FOLENA, La tradizione . ., $7; M. Ma1ss, La prima
Biblioteca Nazionale : “I 11 327 (ora Banco Rari 50) (Zib. Magliabe- interpretazione dell'Inferno nella miniatura veneta, in Dante e la cultura veneta. . ., a
chiano) cura di V. BPANCA ¢ G. PADOAN, Firenze 1966, 299-302 e tav. X1, XX2, .
Biblioteca Riccardiana Ricc. 489 (Heroides, con note autografe) 1. M. BarBI, ed. cit. della
« Vita Nova», xxu-xxv; Branca-Riccr, Un autografo...,
Rice. 527 (Seneca) 49-52; FOLENA, La tradizione. . , $7.
2. FOLENA, La tradizione . . ., $7 PerroccHI, Lantica tradizione . . ., 13, 34. Delle
*Ricc. 1035 (raccolta dantesca: 15 canzoni, tre copie della Commedia autografe del Boccaccio (v. il Ricc. 1035 ¢ il Toledano),
Vita Nova, Commedia)* questa & l’ultima, eseguita poco prima che avessero inizio le letture in $. Stefano.
*Ricc. 1232 (Buccolicum carmen) Cfr. anche A. E. QuAGLIO, rec. cit., 601-602.
3. BILLANOVICH, Prime ricerche dantesche, Roma 1047, $5 n. 2 (e in «Studi dante-
1. Per gli autografi del Boccaccio in generale (ovviamente, gli autografi allora schis, XXVII, 1949, 98 . 2); Petrarca letterato, 124 n. 1, 147-48, 236-38, 269-72;
conosciutl) si tenga presente G. PASQUALL, Storia della tradizione e eritica del testo, PeTROCCHN, L'antica tradizione.. ., 13-14, 33-35; FOLENA, La tradizione .. ., 57. 11
Firenze 1952 , 443-48. codice non & autografo del Boccaceio, ma fu da questi inviato al Petrarca, ¢ più
2. V. BRANCA - P. G. Ricci, Un autografo del Decameron (codice Hamiltoniano 90), tardi appartenne al Bembo, Nel copiare i suoi tre codici della Commedia il Boceaceio
Padova 1962; il codice fu posseduto anche dai Medici (BRANCA, Un nuovo elenco di aveva davanti un gemello di questo Vaticano (PETROCCHI, cit, 34). V. anche il re-
codici, «Studi sul Boccaccion, 1, 1963, 16). V. anche G. Varanix, Un autographe centissimo Dante Alighieri, La Commedia secondo I'antica vulgata, a cura di G. PE-
du Décameron, «Scriptoriums, xvm (1964), 85-88. rocam, Milano 1966 (Società Dantesca It.-Edizione Nazionale), 89-01 [la tradi-
3. Cfr. G. VANDELLI, Un autografo della « Teseida», «Studi di flol, it.», I (1929), zione studiata in questi volumi &, tuttavia, quella anteriore agli interventi del Boc-
5-76; PASQUALL, Storia. . ., 445-46. caccio; sugli autografi danteschi di questi v. anche 17-47
4 C£. D. Aucstery, La Vita Nova, edizione a cura di M. Barey, Firenze 1932, 4. BARBI, ed. cit, LXIV-LXV; PETROCCHI, L'antica tradizione . . ., 13-14; FOLENA,
cuxoux; G. Perroccat, L'antica tradizione manoscritta della « Commedias, «Studi La tradizione .. ., 7.
74 ANTONIA MAZZA
fine, nello studio di Branca-Ricc citato a p. 70 n. 3, sul Decameron (ri- Otravio Besomr E MARIANGELA REGOLIOSI
produzioni dallo Zibaldone Laurenziano, dalle Genologie, dal Decameron,
dalla Vita di Dante, dal De mul. cl., e dal Bucc. carmen: cioè dagli autografi VALLA E TORTELLI
di queste opere; ecc.).
Ovviamente, agli studi citati in queste note dell’appendice si deve rifare 1
chiunque voglia studiare l’evoluzione della scrittura del Boccaccio; senza
O. BesomMI
trascurare apporti minori ma pur sempre significativi: R. ABBONDANZA,
Una lettera autografa del Boccaccio nell’ Archivio di Stato di Perugia, « Studi sul DAI «GESTA FERDINANDI REGIS ARAGONUM>» DEL VALLA
Boccaccio», 1 (1963) (con tavola che la riproduce: si tratta di una lettera in AL «DE ORTHOGRAPHIA» DEL TORTELLI*
volgare, del 1366); e poi BitLLANoviCH, Autografi del Boccaccio . . ., (sulle brevi
note di mano del B. nei codici Parigini lat. 4939, Compendio di Paolino Ve-
neto ¢ 6802, Plinio; a p. 388 bibliografia sui fac-simili di scrittura del B.); Nello sforzo di restauro della civiltà e della cultura classiche ten-
¢ ancora BiILLANOvICH, Il Petrarca, il Boccaccio, Zanobi da Strada e le tradizioni tato dall’umanesimo, la conoscenza e l’uso della lingua latina non
dei testi della ‘Cronaca' di Ugo Falcando e di aleune ‘Vite' dei Pontefici, « Rinasci- rappresentarono solo un mezzo inteso a facilitare la restituzione
mento» 1v (1953), 17-24 (20-22 sulle postille di B. nel codice Par. lat. 5150, integrale di quel mondo, ma furono approfonditi e perfezionati
del Petrarca, in tre pagine del Falcando, o Falcaudo, o Foucaut, di cui una, come uno degli aspetti più importanti della conquista in atto, valido
il £67r, è riprodotta nella Tav.1; il codice era già stato elencato dal
NotHAC, ma la Cronaca non risultava finora tra i testi conosciuti dal B., pur per se stesso e non solo in funzione strumentale. Per questa ragione
rindq:n;ndo attualmente ignota l’occasione in cui egli ebbe in mano questo e per i risultati raggiunti, il latino degli umanisti non è da ritenere
codice). lingua morta, ma viva, usata nelle orazioni, nelle corrispondenze,
nelle scuole, nelle conversazioni;! essa porta perciò in sé tutti i
problemi e le contraddizioni di una lingua consumata nell’uso.
Uno dei tratti più distintivi di ogni organismo linguistico vivo è
il cozzo fra le tendenze innovatrici che vogliono dare nella lingua
un posto alla vita con le sue realtà molteplici forzando gli schemi
storici tradizionali, e le tendenze conservatrici dei chierici e dei
grammatici che erigono gli argini del non si può. Tale fenomeno,
di ordine generale, non poteva non farsi acuto nel latino umanistico,
il quale alla sua radice stessa si presenta come fenomeno di restaura-
zione, anche se condotto con un’ampiezza di intelligenza e una
ricchezza di mezzi tali da togliere gli aspetti negativi insiti nel ter-
mine stesso. I due partiti avversi dei puristi e degli anti-puristi - i
guelfi e ghibellini di sempre — hanno ricevuto una loro deno-
minazione ormai accettata dalla storiografia: ciceroniani ed eclet-
* l presente studio & stato reso possibile grazie all'aiuto del Fondo nazionale
Mi sia permesso, da ultimo, compiere un grato dovere: ringraziare, cioè, i dot- svizzero per la ricerca scientifica, è stato facilitato nell’uso di fotografie fornite dal
tori Cesare Colombo e Luciano Gargan per alcune loro pazienti indagini romane, di Consiglio nazionale italiano per le ricerche, ed ha beneficiato della particolare at-
biblioteca e d'archivio; e il prof. Billanovich per lincoraggiamento e Iassistenza tenzione dei prof. Giuseppe Billanovich e Giovanni Pozzi e dei consigli dei prof.
generosi, che i suoi amici e i suoi studenti ben conoscono. Sulla biblioteca e sulla Augusto Campana ¢ Carlo Dionisotti, ai quali va il mio più vivo ringraziamento.
cultura del Boccaccio vedi ora anche le aggiunte del SABBADINI nella ristampa de 1. R. SABBADINI, Storia del ciceronianismo e di altre questioni letterarie nelletà della
Le scoperte dei codici latini e greci ne' secoli XIV e XV, Fizenze 1967, 245-46. rinascenza, Torino 1886, 75.

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