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FRANCESCO PETRARCA

La Vita

Figlio del notaio Ser Petracco che aveva partecipato, a Firenze,


alle lotte tra Guelfi bianchi e Guelfi; venne, pertanto, esiliato
(insieme a Dante) e si trasferì ad Arezzo, dove nacque Francesco
Petrarca

La famiglia di PETRARCA si trasferì a PISA e poi in FRANCIA,


presso AVIGNONE (dove era stata spostata la corte papale).
Qui compì i primi studi, a 12 anni è inviato a MONTPELLIER per
svolgere studi giuridici che poi continuò all’Università di
Bologna. Preferisce però gli studi letterari.
Alla morte del padre lascia gli studi giuridici e torna ad
AVIGNONE.
Ad AVIGNONE spera di trovar sistemazione alla corte papale e prende gli
ordini minori.

sono ministeri ecclesiali


Entra al servizio nei COLONNA che non comportavano
una vera e propria
ordinazione
sacramentale, ma
N.B. anticipa la figura dell’intellettuale conferivano comunque
cortigiano, tipica del Quattrocento. Non si sente lo status di chierico a
chi li riceveva.
legato a nessun specifico ambiente cittadino ma
si sposta accettando l’ospitalità di potenti signori.
Questi, in cambio del lustro dato alla loro corte
dalla sua attività di scrittore, gli offrivano
incarichi di prestigio, rendite in denaro,
tranquillità e tempo per dedicarsi alla stesura
delle sue opere.
Nel 1340 riceve da ROMA e da L'incoronazione poetica è una
PARIGI l’invito ad essere cerimonia simbolica che si è tenuta
incoronato poeta nella città di Roma, in particolare in
Campidoglio, per mano del re
ROBERTO D'ANGIÒ.

Ispirata a rituali del mondo romano,


la prima incoronazione, fatta con una
ghirlanda d'alloro, fu celebrata per
FRANCESCO PETRARCA
IL Canzoniere
Rerum vulgarium fragmenta ("Frammenti di cose volgari")
così Francesco Petrarca, chiamò la sua più grande opera,
nota a tutti con il nome di Canzoniere. Il titolo originale
alludeva alla scarsa considerazione che l'autore riponeva in
quest'opera, da lui giudicata di scarsa importanza.
L'opera è una raccolta di 366 componimenti, divise in:
● quelle scritte “In vita di madonna Laura” (sino al sonetto
264);
● quelle composte “In morte di madonna Laura”.

Il tema centrale della raccolta è l'amore di Petrarca per


Laura, descritta spesso coi tipici caratteri della donna-angelo
stilnovista, vale a dire lunghi capelli biondi, occhi pieni di
amorosa lucentezza, bellezza straordinaria.
Ella, però, è ben lontana dalla donna-angelo, tanto cara alla
poetica degli stilnovisti, poiché è descritta sempre come una
creatura assolutamente terrena, priva di qualunque
significato allegorico o religioso.
Pensiero e poetica
Petrarca si può considerare il fondatore della
lirica moderna in quanto le sue poesie altro
non sono che lo “strumento” al quale
affida la descrizione della sua interiorità,
un’interiorità tormentata, complessa,
lacerata da tanti “buoni propositi, da
tanti “vorrei” che mai, però, riescono a
concretizzarsi.
Egli vorrebbe, ad esempio, dedicarsi ad una
vita spirituale, ma è la sua anima a non
volerlo.

Per questo egli può considerarsi il poeta che


apre le porte all’Umanesimo, epoca
straordinaria, lontana dalla cultura teocentrica
tipica del Medioevo e caratterizzata invece da
quell’antropocentrismo che sappiamo essere il
carattere predominante tanto dell’Umanesimo,
quanto del Rinascimento.
La scissione dell’io

Il tema fondamentale
delle sue liriche non è più,
come accadeva per Dante
e tutti gli stilnovisti, il
desiderio di ascesa e
perfezione spirituale,
bensì il tormento della
sua anima, tipico di chi -
come lui - visse a cavallo
tra due età: quella
medioevale da una parte,
quella umanistica-
rinascimentale dall’altra.
L’“io” del Petrarca è,
dunque, scisso, tra i valori
del Medioevo e quelli
dell’Umanesimo, di cui lui
è il più grande e
straordinario precursore.
ELEMENTI DI MODERNITÀ ELEMENTI MEDIEVALI
 Inquietudine
 Concezione laica della  Senso tormentoso del
cultura peccato e incubo della
 Aspirazione alla gloria salvezza
 Letteratura come  Osservanza scrupolosa
strumento di ricerca delle pratiche religiose
interiore
 Rivalutazione valori
dell’uomo
La riscoperta dei classici

PETRARCA riteneva che il mondo classico fosse il modello


culturale da imitare anche se cercò di operare una sintesi tra la
saggezza antica e la spiritualità cristiana.

Per imitazione non intendeva la piatta ripetizione di ciò che era


già stato fatto in passato ma la rivisitazione in una prospettiva
nuova e originale

«da molti e diversi elementi nasca una cosa nuova, diversa e


migliore»
(Familiari XXIII, 19)
La riscoperta dei testi classici fu condotta da PETRARCA
ricorrendo alla FILOLOGIA:

Lettura e confronto dei vari manoscritti giunti di


un’opera per individuare gli inevitabili errori che si
accumulavano nelle operazioni di copiatura da un
manoscritto all’altro allo scopo di ricostruire il testo
originario

[Solo opere in latino,


non conosce il greco]

La filologia diverrà poi la disciplina più praticata dagli


Umanisti.

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