Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
REFERENCES
Linked references are available on JSTOR for this article:
http://www.jstor.com/stable/24174811?seq=1&cid=pdf-
reference#references_tab_contents
You may need to log in to JSTOR to access the linked references.
JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide
range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and
facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact support@jstor.org.
Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at
https://about.jstor.org/terms
is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Studi Classici e Orientali
Premessa
ABBREVIAZIONI
Meyer, GdA = Meyer, Ed., Geschichte des Altertum (4. Aufl., 1954-58).
Niese = Niese, B., Geschichte der griechischen und makedonischen Staat
Schlacht bei Chaeronea, I-III (1893-1903).
Paoli, SD A = Paoli, U. E., Studi di diritto attico (1930).
Partsch = Partsch, J., Griechisches Burgschaftsrecht, Teil I (1909).
Pomlmann = Pôhlmann, R., Geschichte der sozialen Frage und des Sozialismus in des
antiken Welt, I-II (3. Aufl., ed. F. Oertel, 1925).
Riezler = Riezler, K., Ûber Finanzen und Monopole im alten Griechenland (1907).
Rostovtzeff, SEHHW = Rostovtzeff, M., The Social and Economie History of the
Hellenistic World, I-III (1941).
Rostovtzeff, SEHRE = Rostovtzeff, M., The Social and Economie History of the
Roman Empire, I-II (2. ed., 1957).
Schlegel = Schlegel, O., Beitràge zur Untersuchung iiber die Quellen und die Glaub
wiirdigkeit der Beispielsammlung in den Pseudo-aristotelischen Okonomika (1909).
Schmitt, Staatsvertràge — Schmitt, H. H., Die Vertràge der griechisch-rômischen Welt
von 338 bis 200 v. Chr. (1969).
Sonne = Sonne, E., De arbitris externis quos Graeci adhibuerunt ad lites et intestinas
et peregrinas componendas quaestiones epigraphicae (1888).
Steinwenter = Steinwenter, Α., Die Streitbeendigung durch Urteil, Schiedsspruch
und Vergleich nach griechischem Rechte (1925).
Tarn, HC = Tarn, W. W., Hellenistic Civilisation (3. ed., 1952).
Tarn, SQ = Tarn, W. W., ' The Social Question in the Third Century ', in: The Hel
lenistic Age (1923), p. 108 sgg.
Thalheim = Thalheim, Th., Rechtsaltertiimer (Lehrbuch der griechischen Rechtsal
tertiimer von K. F. Hermann), 4. Aufl. (1895).
Tod GHI = Tod, M. N., A Sélection of Greek Historical Inscriptions, I-II (I, 2. ed.,
1946; II, 1948).
Van Groningen = Aristote, Le second livre de l'Économique, ed. par B. A. Van Gro
ningen (1933)·
Walbank, Aratos = Walbank, F. W., Aratos of Sicyon (1933).
Walbank, Polybius = Walbank, F. W., A Historical Commentary on Polybius, i-II
(1957-67).
Weiss = Weiss, E., Griechisches Privatrecht, I (1923).
Willetts = Willetts, R. F., Aristocratie Society in Ancient Crete (1955)·
I. 59413 - ATHENAE.
Sol., fr. 24 Diehl; Arist. Resp. Ath. VI; XI, 1; XII; Her. Pon
(.FHG II, p. 208); Androt. 324 F 34; Philoch. 328 F 114; Lys.
Plut., Sol. XIII-XVI; XIX, 2-4; Syncr. Sol. et Popi. Ili, 1;
343C; 807 ED; Diod. I, 79,4-5; Dion. Hai. V, 65,1; Dio Chrys.
XXXI,69; Diog. Laert. 1,45; Moeris, Suid., Hesych., Phot., Etym.
Magn., s.v. σεισάχθεια .
ι-27 Aristides II, 536-8; 11-14 et 16 Plut., Sol. XV. 8 θεόκτιτον edd., θεόκτιστον
L, Arist. codd. plerique. 11 χρείους φυγόντας L, χρησμόν λέγοντας Aristides. 17
ύπεσχόμην edd., ύπισχόμην L.
Secondo la versione di Ap
gorica a Crotone (riferita d
condannato all'esilio tutti gl
denti, e quindi καΐ tà τε χρέ
Come è noto, la tarda tra
di due moti anti-pitagorici
di Sibari (510 circa) e capit
ta definitiva dei Pitagorici
sec. Per noi, si pone il pro
riferire il passo 262 di Iam
condo moto, anzi ad un terz
e messo in relazione con l'influenza ateniese via Turi; ma il Morrison ha
giustamente rilevato che è il paragrafo 263, che si apre con le parole έπι
γιγνομένων δέ πολλών έχων, e per conseguenza il 262, sembrerebbe meglio
riferirsi a fatti anteriori. Si aggiunga a ciò che il γης αναδασμός di cui si
parla nello stesso passo deve essere, almeno in parte, connesso alla richie
sta popolare di distribuire l'agro sibarita immediatamente dopo l'occupa
zione della città verso il 510 e alla partenza di Pitagora per Metaponto,
quando gli aristocratici την δορΰκτητον διωκήσατό μή κατακληρουχηθηναι
κατά τήν επιθνμίαν τών πολλών (ibid., 255)· È dunque preferibile porre
la data di queste riforme democratiche non molto dopo il 510.
Apollonio deriva essenzialmente da Timeo, il quale, a sua volta, ci
tava certi υπομνήματα crotoniati a proposito degli arbitraggi stranieri che
precedettero la condanna degli esuli. Forse Timeo si fondava su docu
menti crotoniati anche per le due riforme che seguirono la condanna. Poi
ché l'arbitrggio straniero fu respinto, furono i Crotoniati stessi a far pro
cesso ai loro oppositori; formalmente, quindi, l'esilio fu in questo caso il
risultato di una sentenza di tribunale (identico, probabilmente, con l'as
semblea plenaria, data l'importanza del processo). È quindi lecito pensare
che le due riforme facessero in realtà parte della medesima sentenza e che
non costituissero per conseguenza risoluzioni indipendenti dell'assemblea.
L' αναδασμός fu, innanzitutto, una ridistribuzione delle terre e case confisca
te agli esuli , inclusi i beni amministrati in comune dalla sètta pitagorica,
Decreto efesio sulla remissione dei debiti, 86/5 a.C. (Vd. Appendice, III)
Nota. Sul problema dei due moti anti-pitagorici vd. Delatte, Essai sur la po
litique pythagoricienne (1922), p. 242 sgg.; Ciaceri, Storia della Magna Grecia, II
(1927), ρ. 2δι sgg.; Von Fritz, Pythagorean Politics in Southern Italy (1940), p. 68
sgg. e p. 92; Minar, Early Pythagorean Politics in Practice and Theory (1942), Cap.
IV; Dunbabin, The Western Greeks (1948), p. 366 sg.; Morrison, GIQ n.s. IV (1956),
p. 147 sgg. Vd. anche Kahrstedt, Hermes LUI (1918), p. 185 sgg. e Walbank, Po
lybius, ad II, 39, 1. Sulla costituzione di Crotone sotto Pitagora e dopo vd. Sartori,
Problemi di storia costituzionale italiota (1953), p. 115 sgg. Sul passo 262 di Iamblico
(fonti e datazione) vd. Bertermann, De lamblichi Vitae Pythagoricae fontibus (1913),
p. 5 sg. e 77; Delatte, p. 218 e 257; Minar, p. 57 sg., 80 sg., 82 n. 108; Morrison,
op. cit. (spec. p. 148, n. 5); cp. anche Von Fritz, op. cit. p. 63 sg.. Sull'αναδασμός
a Crotone vd. Asheri, p. 84 sg.
V. 408 - SELYMBRIA.
IG XII (7),n°3.
Nota. Testo e commenti vd. Michel, 1335 = SGDI, 5361; Radet, BCH XII
(1888), p. 224 sgg.; Szanto, Ath. Mitt. XVI (1891), p. 33 sgg.; Syll2., 511. Con δια
γράφω (1. 28 e 48) va inteso « registrare individualmente » e sim.; vd. Szanto e Ditt.;
cp. Liddell-Scott., s.v. Il Radet traduce επί τός [ε1σ]αγωγέας τός άμφί Εΰρΰδικον
a 1. 28-9 « contre les avoués d'Eurydicus et consorts »; ma έπί va qui tradotto con
« dianzi », « a », « in presenza di » e sim., e gli είσαγωγεϊς non sono avvocati, ma
magistrati (vd. Poll. Vili, 21, e giustamente il Ditt.); quindi anche δ ε[1σ]αγωγεϋς
έκάτερος a 1. 42-3 non va reso con « les avoués des deux parties », ma semplicemen
te « ognuno dei (due ?) eisagogi ». Giusto il Ditt. sul carattere straordinario dei
Conciliatori (in critica di Szanto e Radet). I termini έταξαν - πείσαντες (1. 34) anti
cipano la formula comune nei decreti di arbitraggio di periodo ellenistico ( τα μέν
εδίκασαν, τα δέ διέλυσαν e sim.); si ricordi però che il nostro non è un decreto in
onore di arbitri. Sul χρεωφυλάκιον nelle città greche (ignoto sino al IV sec.) vd. par
ticolarmente Dareste, BCH VI (1882), p. 241 sgg.; Thalheim, χρεωφΰλακες PW ;
Rostovtzeff, Yale Class. Stud. Ili (1932), p. 57 sgg. (con bibl. a p. 60, n. 4); Ger
net, p. 228 sgg.; e Willetts, p. 200 sgg.; per quello di Arcesine, vd. Finley, p. 218
sg., n. 81. Per il divieto di riferire cause a una εκκλητος πόλις cp. il giuramento di
Itanos (SylP. 526, 1. 24 sg.), su cui vd. a p. 100. Il decreto di Arcesine prova che
l'arbitraggio straniero in campo di contratti non è un'invenzione di monarchi el
lenistici : vd. Heuss, p. 70.
Iust. XXI, i, 5.
Nota. Sulla ascesa di Dionisio il Giovane vd. ora Berve I, p. 261, con la lett.
al vol. II, p. 657. Sulla fonte di Trogo vd. Enmann, Ûber die Quellen der Sicilischen
Geschichte bei Pompeius Trogus (1880) e Klotz, Pompeius (142) PW, 2307 sg. Sulla
fonte di Diod. XV, 74, 5 vd. ultimamente Meister, Die sizilische Geschichte bei
Diodor (1967), p. ni, che pensa a Eforo (contro Laqueur, ' Timaios ' (3) PW,
1150). I nexi sarebbero ' politische Gefangene ' secondo Beloch GG2 III, 1, p. 130;
' debitori ' per Di Fede, Dionigi il Giovane (1949), p. 42; ' angeblich Steuerschuld
ner ' per il Berve, loc. cit. Sulle imposte di Dionisio il Vecchio vd. specialmente
Arist. Poi. 1313 Β 27; Oec. 1349 AB; Polyaen. V, 2, 19; Plut., Mor. 175 EF. Cp.
Holm, Geschichte Siciliens im Altertum (1870-98), II, p. 297 sgg. nella trad. ital.
di Dal Lago-Graziadei; Beloch, GG2 III, 2, p. 196; Stroheker, Dionysios I (1958),
p. 166 e le nn. a p. 248. Giustamente sottolineano lo spirito conciliativo di Dio
nisio Hackforth, CAH VI, p. 273 e Berve, loc. cit. Per i φιλάνθρωποι orientali e
ellenistici vd. Koenen, spec. a p. 18 sgg., per la remissione di debiti in decreti di
questo tipo; e cp. a p. 80 sg. del presente studio.
Iust. XVI, 4.
Secondo Trogo gli Eracleoti passi sunt inter plurima mala etiam ty
rannidem : siquidem cum plebs et tabulas novas et divisionem agrorum
divitum inponenter flagitaret, diu re in senatu tractata. La fonte di Trogo
(che non è Memnon) riflette chiaramente la tradizione retorica ostile a
Clearco e parlava indubbiamente di χρεών αποκοπή e γης αναδασμός -
i soliti termini generici e poco impegnativi riguardo al contenuto preciso
delle proposte. È comunque ovvio che le richieste popolari costituivano
una minaccia diretta al potere oligarchico. Le richieste furono messe all'or
dine del giorno del senato eracleota nel 365/4 ο poco prima. Questo se
nato è certamente il Consiglio dei Seicento di cui parla Aristotele e che a
quanto sembra era allora l'organo politico dominante. Dal fatto che le pro
poste furono lungamente discusse in senato si può dedurre che anche in
seno all'oligarchia non ci fosse consenso, e ciò appunto, come dice Ari
stotele, perché questa oligarchia si era allargata εξ έλαιτόνων con l'am
missione di molti εύποροι precedentemente esclusi dalle cariche (Poi. 1305
Β 2). Si può anzi pensare che i dissensi fossero molto profondi, giacché
il senato non riuscì a raggiungere una risoluzione. Si decise invece di ri
Nota. Vd. il commento di Van Groningen, p. 66 sgg.; per fonti e data vd.
Schneider, p. 50; Schlegel, p. 29 sg.; Riezler, p. 14 sg.; e Kubitschek, ' Byzan
tion ' PW, 1133. Giusto Van Groningen sul significato di έπιδανείζειν nel nostro
passo: il confronto con Dem. XXXV, 26, che fa Riezler (« zu viel leihen »), non il
lumina. Che il debitore fosse lo Stato stesso (Clerc, p. 30; Van Groningen, p. 67,
n. 1) è un'ipotesi non necessaria per comprendere l'aneddoto e priva di fondamento.
Sulla εγκτησις (in diritto attico) vd. ora Peììrka, The Formula for the Grant of
Enktesis in Attic Inscriptions (1966), con esauriente bibliografia (p. XI sg.). Sulla
vendita della cittadinanza a Bisanzio vd. Robert, Hellenica I (1940), p. 39 sg.
Nel secondo libro delle Economiche si narra che una volta il terri
torio di Abydos, sulla costa asiatica dell'Ellesponto, era rimasto incolto,
sia a causa di lotte intestine (δια στασιασμόν), sia per la riluttanza dei me
tèci ad avanzare danaro ai contadini, tuttora debitori insolventi di pre
stiti anteriori (καί τών μετοίκων ου πρΟιεμένων αύτοΐς ουδέν δια τό και έτι οφεί
λε ιν). Per rinnovare il credito agrario e dare un nuovo incremento all'a
gricoltura, la città avrebbe quindi promulgato uno psephisma, secondo il
quale τον βουλόμενον τοις γεωργοΐς δανείζειν ως έργάσωνται, ώς πρώτοις
αϋτοίς εσομένης της κομιδής έκ τοΰ καρποϋ, το:ς δε άλλοις έκ τών λειπο
μένων — cioè, chiunque desiderasse prestare danaro agli agricoltori avreb
be ottenuto il privilegio di essere appagato con le prime rendite, ottenen
do in tal modo la priorità rispetto a creditori precedenti.
Il provvedimento preso dagli Abideni era rivolto a risolvere un ur
gente problema economico, e a questo scopo si tenne presente l'esisten
za di un attuale problema di debiti. Si noti che i creditori sono metèci da
narosi, mentre i debitori insolventi sono i contadini, cioè i cittadini di
Abydos, titolari dei lotti nel territorio della città. Sembra che si trattasse
di debiti non ipotecari, perché il testo non fa alcuna allusione alla presa
di possesso dei fondi: è un particolare comprensibile, trattandosi di cre
ditori metèci i quali, se non muniti di έγκτηιπς , non possono entrare diret
tamente in possesso di beni ipotecati. Anche l'allusione alla κόμιδή έκ τοΰ
καρποϋ sembra escludere altri diritti.
Ai nuovi creditori si concedeva dunque con questo decreto la priori
tà rispetto ai precedenti, benché inappagati. A prima vista, una legge si
mile può apparire ingiusta, se non apertamente rivoluzionaria : infatti, ri
spetto ai creditori precedenti, vi è praticamente una proroga ad infinitum,
se non una vera e propria abolizione di debiti, perché un appagamento
e έκ τών λειπομένων ' può essere sempre posposto con la scusa che non è ri
masto alcun « residuo » dopo il pagamento ai creditori privilegiati. In real
tà, però, bisogna pensare che la legge fosse rivolta innanzitutto a vincere
la riluttanza degli stessi metèci danarosi e inappagati, per indurli a rinno
vare il loro prestiti ai contadini. Il creditore inappagato poteva quindi far
si ripagare ora con le prime rendite anche i debiti anteriori, aumentando
l'interesse ο altrimenti. Cosi concepita, la legge di Abydos rimane un pu
ro provvedimento economico, che pur tenendo presente un attuale proble
ma di debiti, non rivela alcuna tendenza ad una soluzione di carattere ri
voluzionario.
Nota. Vd. il commento di Van Groningen, p. 120 sg.; per il contesto storico,
vd. Schlegel, p. 44 sg., accettato dal Van Groningen. Su Iphiades vd. Berve I, p.
313 sg. Riezler, p. 23, che respinge giustamente le vecchie ed erronee interpretazio
ni di Camerarius e Schlosser, pensa a debiti ipotecari; ma vd. le giuste osservazioni
di Van Groningen su questo punto (p. 121). Sul senso di τοις άλλοις vd. la trad.
di J. Tricot (Aristotele, Les Économiques, 1958) e la nota 4 a p. 46: « les autres »
sarebbero coloro « qu'auraient rien prêté », il che non ha senso. Non è verosimile
che « gli altri » siano creditori precedenti non-metèci (cosi Riezler). L'interpretazio
ne ' rivoluzionaria ' del Riezler (p. 64), che sembra assimilare la legge di Abydos
alle χρβών άποκοπαί , non ci convince. Sulla posizione dei meteci quali « banquiers
ordinaires des cultivateurs » vd. Clerc, p. 61, e Van Groningen.
ι τής πρυτανείας [τών προέδρων έπεψήφισεν "Αριστοκλής Μυρρινούσιος ηχ, delendum est.
4 όφλήματος codd., όφειλήματος S Par. ρ τού δεσμού Butcher (cf. 86; ρ3>' Lit·· Arg.
i); τον δεσμόν Navarre-Orsini. 15 ή δεκάτης post alterum έπί τής ένατης (ι6) codd.,
transposuit Dobrée, qui post ένιαυτοΰ del. §πί τής ενάτης ή δεκάτης πρυτανείας.
b) In caso che il debito non sia estinto entro la nona pritania del
l'anno corrente (o di quello successivo, per debiti scaduti durante ο dop
la nona pritania dell'anno corrente), si procederà all'incarceramento de
debitore ed alla confisca dei beni dati in malleveria.
Nota. Le migliori trattazioni della Timocratea sono tuttora quelle dello Schae
fer, Demosthenes und seine Zeit I (2. Aufl., 1885), p. 371 sgg. e del Blass, Die at
tische Beredsamkeit III (2. Aufl., 1893), p. 280 sgg. La data, incerta, è generalmen
te posta tra il 354/3 e il 353/2; vd. Kahle, De Demosthenis oratione Androtianae,
Timocrateae, Aristocrateae temporibus (1909), p. 33 sgg. Per la legge (testo e com
mento) vd. Schaefer, p. 370 sg. (e η. ι a p. 371); cp. il testo oxoniense di Butcher
(1907) e delle Belles-Lettres (Navarre-Orsini), del 1954. Sull'autenticità del testo cp.
Drerup, Ûber die bei den attischen Rednern eingelegten Urkunden (Jahrb. f. kl.
Phil., Suppl. Bd. XXIV 1898). Breve esposizione del Kahrstedt, p. 146 sgg., e Jae
ger, Demosthenes (1938), p. 62 sgg. Le argomentazioni dell'oratore sull'espressione
το άργύριον δ ώφλεν (82 sg.) per dimostrare che Timocrate intendeva abolire il duplum
e decuplum, sono stiracchiature retoriche; forse una clausola sul duplum va inclusa
nel testo (vd. Schaefer, p. 371, n. 1). Per le leggi attiche sui debitori pubblici, ol
tre al vecchio Boeckh, sempre utile, vd. Paoli, SD A, p. 304 sgg., 316 sgg. e Kranz
lein, Eigentum und Besitz im griech. Recht (1963), p. 123 sg.; non inutile la diss.
di Demisch, Die Schuldenerbfolge im att. Recht (1910), p. 27 sgg. Sull'incarcera
mento vd. Kahrstedt, p. 142 sgg. Il duplum, con l'aggiunta del decuplum sulla de
cima di Atena e il 1/50 degli altri dei, triplica in realtà il debito originale: per
Androzione e compagni, i nove talenti e mezzo diventano pili di 28 (vd. il calcolo
dello Schaefer, p. 379 sg., n. 1). Ovviamente, anche se la proroga proposta riguarda
solo l'incarceramento, la perdita del tesoro nel bilancio annuo è notevole. Per le
invettive contro i ricchi nella Timocratea vd. Kahle, op. cit., p. 37, con la critica
dello Jaeger, op. cit., p. 221 sg., η. 35), e Cloché, Rev. Hist. CXCII (1941), p.
33 sg.
Nota. Vd. testo, traduzioni e commenti nelle edd. di Van Groningen (p. 94
sgg.), Forster (The Works of Eristotle (ed. Ross), vol. X (1920)) e Trichot (Ari
stote, Les Économiques, 1958). Sulla cronologia, Van Groningen non ha ' rien à
dire cp. Schlegel, p. 41 sg. e Gernet, p. 231 sg. Sui registri pubblici vd.
nella Nota a VII (Arcesine). Il registro di Chio è detto ' χρεωφυλάκιον ' d
{BCH VI (1882), p. 242), ma non dall'autore delle Economiche; su regis
tratti privati cp. Arist. Poi. 1321 Β 34. L'alternativa preferita da Riezle
è accettata da Van Groningen; a p. 63, Riezler sembra assimilare la legge di Chio
alle χρεών άποκοπαί, il che non trova giustificazione alcuna. Pensa solo ai debiti in
scadenza il Busolt, GSt I, p. 621, 4, che segue Boeckh I, p. 689. Non chiaro An
dreades I, p. 184.
Nota. Vd. Beloch, GG1 III, x, p. 139, accettato da Stàhelin, ' Timotheos '
(4), PW; secondo Berve I, p. 319, Timoteo avrebbe pagato i debiti ai creditori: ma
creditori di chi? di privati, ο suoi personali? Per la remissione di debiti quale ele
mento di decreti-φιλάνθρωπα di tipo orientale ed ellenistico vd. la lett. citata nella
Nota a IX e cp. a p. 80 sg.
Nota. Sulle fonti dei Saturnalia in generale vd. Wessner, ' Macrobius ' (7) PW,
178 sgg., e ultimamente Tuerk,Macrobius und die Quellen seiner Saturnalien (1962).
Indirettamente, Macrobio può avere attinto ad una raccolta di Strategemata, con pa
ralleli greci e romani. Sulla spedizione di Zopyrion vd. Beloch GG2 IV, 1, p. 44 sg.
e Diehl, ' Olbia ' (4) PW, 2422. Zebeliev (nei rendiconti dell'Accademia dell'URSS,
1929, p. 429 e spec. 435.) suggerisce un rapporto tra le riforme di Olbia ed il rin
nuovo dei legami con la metropoli Mileto ante 323 (Syll3. 286; cp. Schmitt, Staats
vertràge n° 408 con bibl.); ma vd. le riserve di Graham, Colony and Mother City in
Ancient Greece (1964), p. 99 sg. e n. 11; per una diversa analisi del testo epigrafico
(senza inquadramento storico) cp. Seibert, Metropolis und Apoikie (1963), p. 179 sgg.
Penso che l'unico rapporto possibile sia da ricercarsi nella nuova situazione politica
delle due città : indipendenza di Mileto e necessità di buoni rapporti con Alessandro
da parte di Olbia. Ma l'isopolitia ai Milesii residenti a Olbia, pur non da identificarsi
col conferimento della cittadinanza ai meteci attestata da Macrobio, è certo concorde
con la politica di allargamento della cittadinanza olbiopolita in questo periodo. Il ter
mine tabulae novae, già compreso in senso giusto da Latyschev (Issledovanija ob istorii
i gosudarstvennom stroj goroda Olbii (1887), p. 61 sgg.), è invece stranamente frain
teso da Bornecque nella sua traduzione di Macrobio (Belles-Lettres) : « un nouveau
Grand-Livre ».
Nota. Per il testo epigrafico vd. la lezione del Robert alle 1. 9-10 e 28-9 (Rev.
Arch. XXIV (1926), p. 177 e SEG IV, 471. Vd. sull'iscrizione Wilhelm, Wien. Stud.
XIX (1907), p. 3. Per la data (« friihestens 328/7 ») vd. Heller van Gaertringen.
Inschr. von Priene, p. 14 (e cp. la tavola a p. 13). Sulla storia di Priene sotto Ales
sandro vd. Kleiner, 'Priene' PW, Suppl. Bd. IX (1962), 1186 sg.; Schede, Priene
(1934) e Asboeck, Das Staatswesen von Priene in hellenist. Zeri (1913). Priene era
celebre per l'esperienza dei suoi giudici (le Inschriften riferiscono più di una dozzi
na di inviti rivolti a Priene nei secc. Ili e II), ma per le proprie liti intestine i tri
bunali civili erano sempre sospetti. Oggetto di discordia fu forse anche il tributo im
posto ai turbolenti Pedieis (sui quali vd. le Inschr. n° 3, 14, 15, e 16, col commen
to, e cp. Ruge, ' Pedieis ' (4) PW e Rostovtzeff, Studien z. Gesch. d. rómischen
Kolonats (1910), p. 259 sg.), probabilmente riscosso da pubblicani (dunque, cate
goria di κοινά συμβόλαιο !).
Una parte del noto decreto di Tegea sulla restituzione dei beni agli
esuli, rimpatriati in seguito al rescritto di Alessandro (promulgato da Ni
canor a Olimpia nell'autunno 324), è dedicata al problema dei debiti al
tempio di Atena Alea:
επές δέ τοίς ίεροϊς χρήμασι ν. ho... ν τ/οϊς όφειλήμασι, τά
μέμ πός τάν θεόν ά πόλις διωρθώ/σαϊυ, ό εχων τό πάμα άπυ
40 δότω τώι κατηθνηκότι τό ήμ//ισσον καΐάπερ οί δλλοι* δσοι δέ
αυτοί ώφηλον τάι θ/εοϊ συνινγΰας ή δλλως, εΐ μέν δν φάινητοι
La prima delle due clausole qui riferite si apre con una frase lacunosa
e tuttora non convincentemente integrata; il senso però appare chiaro:
per ciò che riguarda il danaro sacro investito in prestiti presi dagli esuli,
10 stato si impegna a rimborsare il tempio, le ipoteche iscritte per questi
debiti sono abolite ed i fondi possono quindi dimezzarsi regolarmente, se
condo il principio generale accettato dalla città per la restituzione della
metà dei beni ereditari agli esuli. La seconda clausola tratta invece i de
biti fatti dai detentori attuali sui fondi confiscati agli esuli e ridistribuiti.
Per questi, se il detentore dimostra di aver saldato il suo debito al tempio,
11 fondo è libero da ipoteca e può dimezzarsi regolarmente; se invece ri
sulta che il debito tuttora grava sul fondo, il detentore può restituire al
l'esule una metà svincolata dall'ipoteca ed assicurare il proprio debito
con l'altra metà rimasta in mano sua, oppure restituire l'intero fondo ipo
tecato all'esule, il quale in tal caso si sostituisce al detentore attuale nelle
obbligazioni verso il tempio.
Π principio del dimezzamento dei beni ereditari confiscati tra esuli
rimpatriati e detentori attuali — principio imposto probabilmente come
regola generale da Alessandro stesso —s aveva lo scopo di facilitare la si
stemazione economica degli esuli, i quali, come è logico supporre, erano
divenuti nullatenenti in seguito alle confische. La metà restituibile agli
esuli doveva quindi esser libera da qualsiasi gravame; in altri termini, i
debiti dell'esule verso il tempio vengono aboliti, la terra che egli riceve
è svincolata dall'ipoteca e lo stato rimborsa il tempio. Inoltre, si ammet
te una eventuale riduzione alla metà delle ipoteche pei debiti contratti dai
detentori attuali.
Remissione di debiti sacri contratti dagli esuli, limitazione delle ipo
teche dei detentori attuali. Nulla è detto nel decreto su debiti di altro ge
nere —ι privati e pubblici. Per quelli privati, è lecito pensare che l'esule
fosse in grado di sdebitarsi con le case e gli orti, che il detentore attuale
doveva comprare per due mine a capo (1.16 sgg.); per i debiti pubblici,
non è da esculdere che lo stato facesse remissione completa agli esuli.
Nota. Per la lett. sull'epigrafe vd. Appendice, II. Essa è posta nel 188 da Sonne,
p. 58 sg.; nel 131-129 (Aristonico) da Hicks, Ancient Inscr. Brit. Muséum III (1890),
n° 477 (cp. Bûrchner, ' Ephesos » PW, 2795); RIJG , p. 501; Reinach, Mithridates
Eupator (1895), p. 176, n. 1; Billeter, p. 75; Romanelli, ' Ephesus ' De Ruggiero,
2112. Tendono al II sec. anche Thalheim, p. 153 e Pringsheim, Greek Law of Sale
(I95°). P· 164. Pensano addirittura alla guerra mitridatica deU'86-4 (ponendo l'epi
Nota. Per la lett. sull'epigrafe vd. Appendice, II. Per la cronologia vd. XXI. Non
esiste naturalmente alcun rapporto tra la nostra iscrizione e Syll.3 742, che è dell'86/5;
forse esiste invece qualche rapporto con un'epigrafe di poco posteriore alla nostra,
Michel 1353 (= Syll.3 1182, con 936 nota; vd. la lett. citata da Meier, GM I, n° 71,
p. 328 sgg.; SEG XIX (1963), n°682), sui limiti di terre (confiscate ο abbandonate, e
date in locazione, con l'eccezione di vie campestri, mura ecc.). La nostra legge, pur
alludendo ad elementi di diritto comune (vd. Partsch I, p. 161 sgg.), è essenzialmen
te norma derogante ed eccezionale; non quindi riforma del diritto ipotecario (come
il Paoli, SDA p. 162 sg.). Giusta per questo la presentazione del RIJG I, p. 42, ed
ottima l'analogia di Caes., B.C. Ili, 1, 2. Si è discusso se i cinque partitori operassero
collegialmente (Thalheim, p. 156 sg.) ο individualmente (RIJG I, p. 44) nei relativi
distretti; forse la seconda possibilità è da preferirsi, se i τόποι sono identici con le
phylai efesie, che erano cinque (Ephorus 70 F 126). Lo ξενικό ν δικαστήριον è un tri
bunale straniero, non una pretura peregrina (come RIJG I, p. 45); vd. giustamente
Sonne, p. 58 sgg.; 79; 87; Thalheim, p. 166 sgg.; e il commento al Syll.3 364, n. 24.
Vd. anche Steinwenter, p. 148 sgg. Sul paragrafo sugli interessi (1. 71 sgg.) vd. l'in
terpretazione del Billeter, p. 76 sgg., che sembra la migliore. Per l'interesse del 7 e 1/7%
sulle spese di coltivazione in caso di abbandono volontario, vd. ibid., p. 83 sgg. e
OGIS, n° 43.
SEG I, n° 363.
Nota. Vd. la prima ed. del nostro testo nella raccolta di Schede, Ath. Mitt.
XLIV (1919), p. 21 sgg., n° 9); testo e trad. francese in Pouilloux, Choix d'inscriptions
grecques (i960), n° 21. Per data e commento vd. Schede, p. 23 e cp. Habicht, Ath. Mitt.
72 (1957), p. 209 sg. e 258; vd. anche Syll.3 390, con la lett. ivi citata, a cui si ag
giunga Habicht, Gottmenschentum und griech. Stàdte (Zetemata XIV (1956)), p. 111
sg.; Beloch, GG2 IV, 2, p. 337 sg. e Otto, Beitrdge z. Seleukidengeschichte (1928),
p. 19 sg. Su Philocles vd. la Nota a XXIII. Il periodo e carattere della tirannide di
Kaios e Duris sono ancora all'oscuro; vd. Habicht, op. cit. p. 156; Barron, CIR n.s.
XII (1962), p. 189 sgg. e le osservazioni di Berve I, p. 423 sg. Wilhelm (Anz. Wien
XVIII (1921), p. 4 suggerisce l'identificazione di Theocles col padre di un certo Theo
timos, menzionato in una iscrizione di Argo (Mnem. n.s. XLII (1915)1 p. 366 sg.), an
teriore al 229.
Nota. Testo e commento vd. Dûrrbach, BCH XXVIII (1904), p. 116 sg.; De
lamarre, Rev. de Phil. XXVI (1902), p. 3x2 sgg. (solo la seconda parte); IG XII,
5, p. XVII (n. 1336). L'epigrafe appartiene al periodo di Gonata secondo Homolle
(BCH II (1878), p. 13, n. 33), Beloch (GG2 IV, 2, p. 512 sg.), e Roussel (IG, ad loc.);
pensano invece a Dosone Delamarre (p. 323), Holleaux (BCH XXXI (1907), p. 194,
n. 3), Kònig (Der Bund der Nesioten (1910), p. 23) e Hiller v. Gaertringen (ad IG
XII, 5, loc. cit.); cp. Graindor, BCH XXX (1906), p. 93. Incerto il Tarn, JHS XXIX
(1909), p. 285, e Antigonos Gonatas (1913), p. 467, n. 5. Steinwenter, p. 155, segue
Ziebarth per porre l'epigrafe nel periodo di Antioco I. Ma l'argomento paleografico
del Roussel ci sembra decisivo. Sulla lezione a 1. 25 e la definizione del termine di
επικριτής vd. la critica del Delamarre (contro Homolle). Per il Delamarre (p. 312
sg.) i συμβόλαια sono innanzitutto contratti di prestito, ed alla base della discordia
civile a Siro sta chiaramente un problema di debiti. Vd. anche Tarn, SQ, p. 127, sul
la tensione tra ricchi e poveri a Siro.
Gli efori del 243, tra cui Lisandro, presentarono appena entrat
rica una rhetra famosa alla gerusia. La prima clausola dichiarava
missione di debiti (χρεών μεν άφεθήναι τους οφείλοντας) ; seguivan
sposizioni per la distribuzione di terre, il supplemento del corpo c
la riorganizzazione secondo la tradizione ' licurgica '.
Secondo la tradizione filarchèa, rappresentata da Plutarco, l
sia non fu in grado di votare per mancanza di una maggioranza
a favore della proposta. Lisandro avrebbe quindi convocato l'ass
ove si fece gran sfoggio di demagogia. Agi de e famiglia si dich
pronti a distribuire i propri averi, e certo anche a rimettere volont
te i debiti ai loro numerosi χρεωσταί (molti ne aveva la madre di
Agesistrata: ibid. IV, 4) — atto, del resto, tradizionale a Sparta
nupvo re (Hdt. VI, 59). Il collega Leonida sollevava invece dubb
rattere ' licurgico ' genuino della remissione dei debiti e del confe
della cittadinanza a stranieri: ποΰ τοίνυν Αυκοΰργος ή κρεών άπόκο
κεν ή ξένους κατέταξεν εις την πολιτείαν; κτλ. (ibid. Χ, 2). A que
zione, fatta da colui che già precedentemente aveva insinuato che
ταδόσεσι καί χρεών άφέσεσι Agide voleva procurarsi un corpo di
su cui fondare la tirannide (ibid. VII, 5), ribatteva Agide che l'
to Leonida non poteva sapere che Licurgo το μεν δφείλειν καί δαν
άμα τώ νομίσματι συνεξέβαλεν έκ της πόλεως (ibid. Χ, 3) ; esistev
sto, anche una tradizione più esplicita su Licurgo, il quale καί των
άποκοπάς είσηγησάμενος (Plut. Mor., 22Ó BC).
La pressione popolare non riuscì però a controbilanciare que
grandi possidenti, capitanati da Leonida, e la gerusia respinse fina
la rhetra con la maggioranza di un solo voto (Plut., Ag. XI, 1). I
collegio degli efori, entrato in carica per il 242, citò in tribunale i
giori autori della rhetra, Lisandro e Mandroclida, ώς παρά τον νόμο
άπόκοπάς καί γήν άναδα'σαθαι ψηφισαμένοις (ibid. XII, ΐ), dal che si p
durre che esisteva a Sparta, come in molte altre città, una legge ch
va al bando queste due riforme. Questo tentato processo, però, sca
colpo di stato, organizzato da Agide e Cleombroto.
Occupato il potere, Agide era in grado di mettere in opera la r
La narrazione filarchèa introduce a questo punto lo spirito ma
Agesilao, zio di Agide, uomo μαλακός καί φιλοχρήματος, che avre
poggiato il moto rivoluzionario solo per la gran quantità dei de
quali era desideroso liberarsi (δφλημάτων πλήθος --- ών ήλπιζεν απ
Nota. Vasta la lett. sulla rivoluzione spartana; tra i più notevoli contributi re
centi si vd. Gabba, ' Studi su Filarco ' (Ath. XXXV (1957)); Africa, Phylarchus and
the Spartan Revolution (1961); Fuks, Ath. XL (1962), p. 244 sgg. e CPh LVII (1962),
p. 161 sgg. Una indiretta allusione alla abolizione dei debiti nella rhetra di Agide vi
è forse in Cic., De Off. II, 78-80; cp. Fuks, CIQ XII (1962), p. 120. Sui rapporti di
proprietà ed indebitamento nella Sparta ellenistica cp. Asheri, Ath. XXXIX (1961),
p. 45 sgg. e Fuks, ibid. XL (11362), p. 255. Sull' αναδασμός vd. anche Chrime
Sparta (1949), p. 5 sgg., 286 sgg. e Appendix I (p. 429 sg.) e cp. Asheri
Sul bando spartano alle due riforme e sul problema ideologico vd. sotto a p.
Per il rapporto tra problema di debiti e problema agrario a Sparta vd. l'
del Beloch, GG2 IV, 1, p. 326, n. 4, pienamente accettata dal Passerini
(1930), p. 296 sg.); cp. Kazarow, Klio VII (1907), p. 45 e Busolt, GSt
n. 1. Evidentemente, la remissione dei debiti fu richiesta da agrari inde
Agesilao, e presentata anzi come un mezzo per ottenere l'appoggio degli
ma fu bene accolta anche dai poveri (Plut., Ag. XIV, 1), pei quali però
era 1' αναδασμός , come lo era per gli hypomeiones e i Perieci. Sugli efori c
in campo di contratti vd. Arist., Poi. 1275 Β 8 e Plut., M or. 221 Β; cp
GSt II, p. 690 e n. 5; Chrimes, op. cit., p. 406; essi sono tra l'altro κύριο
τειν παραχρήμα ([Xen.], Resp. Lac. Vili, 4), e quindi anche capaci di as
l'eseguire processi, ammettere al carcere ecc. L'esistenza dei κλάρια (il te
sto in rapporto al κλάρος) dimostra sino a qual punto fosse, nel III sec.,
il regime avito dell'inalienabilità, specie dopo la riforma di Epitadeo; v
Ath., loc. cit. Che la riforma di Agide consistesse nell'estinzione delle ipotec
gerito dal Busolt (GSt II, p. 727 sg., n. 5).
b) ibid., 1.179-188.
Nota. Per data, commento e contesto dell'iscrizione vd. la recente ed. del Meier,
GM I, n° 82 (p. 264 sgg.), con esauriente bibliografia; si aggiunga l'esame cronologico
di Knipovich, VOI n° 96 (1966, 2), p. 142 sgg. e la parziale traduzione inglese ripor
tata da Hands, Charities and Social Aid in Greece and Rome (1968), p. 176 sg. Per
l'interpretazione del Boeckh vd. CIG 2058. Utilissime le discussioni del Latyschev,
Issledovania (cit. nella Nota a XVI), p. 66 sgg. e di Minns, Scythians and Greeks
(1913), p. 460 sgg. (cf. l'ed. del testo a p. 641 sg., n° 7). Per decreti analoghi e lo
sfondo della crisi sociale a Olbia e altrove nel III sec. vd. Shafranskaja, VDI 1951,
3, p. 9 sgg. Sulla posizione di Protogene vd. Ure, The Origin of Tyranny (1922),
p. 286, che lo definisce un ' commercial tyrant '; molto migliore la caratterizzazione
di v. Stern, Hermes L (1915), e cp. Cary, A History of the Greek World from 323 to
146 BC (2. ed., 1951), p. 117; Ranovitch, Ellinizm (1950), p. 283; e Tarn, HC p. 108
sg. Sul significato di βπιμηνίίΰσαι vd., oltre al Boeckh, il commento a S y II.3, ad
loc. e la traduzione del Latyschv, IOSPE I2, n° 32. Cp. il termine έπιμήνιος τόκος
(cf. Hondius, Novae inscriptiones atticae (1925), n° XIII, 1. 10, e a p. 105). Il dizio
nario Liddell-Scott suggerisce per έπιμηνιεϋσαι il senso di « hold office of έπιμήνιος »
(con προνοήσαι = soprintendere e sim.); nulla però si sa sull'esistenza di έπιμήνιοι
a Olbia (vd. Szanto, s.v. PW), a parte il fatto che questa magistratura esisteva nella
metropoli, Mileto, sin dal V sec. (vd. Syll.3 58, e Barron, JHS LXXXII (1962), p. 4
sgg.); inoltre, la richiesta popolare considerava debiti privati, che difficilmente pote
vano esser sottoposti al controllo di una magistratura; per debiti sacri, con esazione
fatta da έπιμήνιοι, vd. Syll 3 1047, 1. 36 sgg. e 53 sgg. (Minoa di Amorgo, ca. 100).
Nota. Alla lett. citata in Nota a XXVII si aggiungano, tra i lavori recenti, le
pagine del Berve I, p. 406 sg. (e II, 714) e gli utili lavori di Shimron (Historia XIII
(1964), p. 147 sgg.; CIQ XIV (1964), p. 232 sgg.; RFIC 94 (1966), p. 452 sgg.). Sulla
data del colpo di stato vd. Walbank, Polybius I, p. 245, con bibl. L'unica fonte per
le riforme sociali di Cleomane è Filarco (cp. Plut., Arat. XXXVIII, 3, che non men
ziona però l'abolizione dei debiti); Polibio le ignora (con una possibile allusione in
diretta al IV, 81, 3); vd. Shimron, Historia cit. Sulle riforme vd. la bibl. riferita da
Bengtson GG1, p. 408, n. 3, e sulla situazione sociale intomo al 227, Walbank, Aratos
p. 84 sgg.; per la data della riforme cp. Chrimes, Ancient Sparta (1949), p. 431 sgg.
Per l'ideologia vd. Asheri, p. 102 sgg., e sulla άναίρβσις πλούτου cp. Fuks, CPh
LVII (1962), p. 165. La teoria che debiti e prestiti fossero mali ' importati » ( έπεί
Secondo Polibio, gli Etoli si erano trovati alla fine del III sec. in
stato di indebitamento estremo (κατάχρεοι) a causa delle guerre e della
loro πολυτέλεια τών βίων . Sempre pronti ad innovazioni rivoluzionarie
(προς καινοτομίαν) nella loro costituzione, elessero verso il 206/5 due ' vo
μόγραφοι', Dorimaco e Scopa, noti per le loro tendenze innovatrici e per
i molti contratti di affari che vincolavano le loro proprietà (κατά τε προαι
ρέσεις κινητικούς υπάρχοντας, καΐ κατά τάς ουσίας ενδεδεμένους εις πολλά τών
βιωτικών συναλλαγμάτων). Dorimaco e Scopa promulgarono quindi certe
leggi (έγραψαν νόμους), alle quali si oppose Alessandro Isios con un discor
so, nel quale sosteneva tra l'altro che παρ' οίς έφυ τοϋτο το φυτόν, ουδέποτε
κατέληξε προ'τερον ή μεγάλοις κακοΐς περιβαλείν τους άπαξ αύτώ χρησαμένους.
διόπερ ήξίου μη μόνον προς το παρόν άποβλέπειν, ει κουφισθήσονται τών
ενεστώτων συναλλαγμάτων, άλλα καί προς το μέλλον.
Queste evidenti allusioni al problema dei debiti in Etolia (aggravato
probabilmente durante la guerra con Filippo), ai contratti ipotecari per
sonali di Dorimaco e Scopa e particolarmente allo sgravamento dagli
obblighi contrattuali che le nuove leggi propugnavano, portano a con
cludere che le leggi proposte dai due nomografi concernevano innanzitut
to il problema dei debiti. Cobet e Schenkel arrivarono sino a supporre che
nel testo originale di Polibio dovesse leggersi χρεών άποκοπάς, ο χρεωκοπίαν,
(prima di νομοθετούντος Δοριμα'χου καί Σκόπα nel fr. ia), termine omesso
dall'excerptor ed al quale si riferirebbe l'allusione di Alessandro ' τούτο
το φυτόν '. In tal caso, il termine sarebbe di Polibio, non del documento
etolo, e concorderebbe pienamente con la tendenziosità ostile e moralisti
ca di Polibio sulla πολυτέλεια etola. Comunque, il termine non ci illumina
sul contenuto preciso delle leggi proposte. Dalle argomentazioni attribuite
ad Alessandro sembrerebbe, d'altra parte, che le riforme sui debiti fosse
Nota. Sul testo di Polibio vd. Cobet, Mnem. n.s. IV (1876), p. 360; Schenkel,
Burs. Jahresb. XXXVIII (1884), p. 248 e l'ed. Bûttner-Wobst. Forse anche Agathar
cides Cnidio riferiva l'episodio, FGH 86 F 6; ma Diod. XXIX, 33 va posto poco prima
del 173 (vd. XXXV), contrariamente al Passerini, Ath. XI (1933), p. 318, n. 1, che
lo attribuisce al 205. Sul contesto storico e sociale vd. Flacelière, Les Aitoliens à
Delphes (1937), p. 147 sg.; Holxeaux, CAH Vili, p. 147 sg.; Niese II, p. 563, e Pas
serini, p. 318 sg. Su Dorimaco e Scopa vd. Wissowa, ' Dorimachos ', PW e Dum
rese, ' Skopas ' (6) PW Suppl. Bd. VII. Su Alessandro, l'uomo più ricco in Grecia,
vd. Polyb. XXI, 26, 9 sgg. Sul problema dei debiti in Etolia alla fine del III sec. si
cita spesso IG2 IX, 1, 70 (vd. Klaffenbach, ad loc.), riedita nel SEG III, n° 436, che
appartiene a questo periodo (vd. Flacelière, op. cit. p. 310 e η. 2; Kirsten, ' Pieu
ron ' PW, 244, e cp. Walbank nel commento al passo di Polibio); ma non è chiaro
se con [ χρη]ολυτήσαντα debba intendersi che Lycos « fece remissione dei debiti » ai
cittadini di Pleuron, oppure —> come sembra preferibile —- che egli « pagò i debiti »
della città; sembra comunque che si tratti di debiti dell'erario, non di privati. L'Eto
lia offre un ottimo esempio alla teoria del Beloch (vd. GG2 IV, 1, p. 326 sg. e note)
sul problema dei debiti come conflitto tra agrari e capitalisti; vd. anche Fohlmann
I, p. 402 sg. e n. 5. I due nomografi rappresenterebbero gli agrari indebitati, Ales
sandro i capitalisti. Sulla riforma proposta da Dorimaco e Scopa vd. Flacelière, loc.
cit., che pensa semplicemente ad una abolizione di debiti. Sulle competenze dei no
mografi etoli vd. Busolt, GSt II, p. 1522 e n. 3, e Wilken, ' Aitolia ' PW, 1120. La
nomografia doveva servire a Scopa da trampolino per arrivare alla strategia (alla ti
rannide secondo Passerini). Sulla lezione Σκόπας ΑΙτωλων στρατηγός (fr. 2), in base
a Suid., s.v. Σκόπας*e δεκαμναϊον, vd. Walbank, ad loc. e la lett. ivi citata; si ag
giunga Holleaux, Rome, la Grèce et les monarchies hellénistiques au IIP siècle av.
J.C. (1921), p. 289 e n. 2.
Nota. Vd. ultimamente su Nabide Berve I, p. 408 sgg. e la lett. cit. al II, p. 715;
vd. inoltre Shimron, CPh LXI (1966), ρ. 1 sgg. e n. 2. Su Argo sotto Nabide vd.
Aymard, Les premiers rapports de Rome et de la Confédération achéenne (1938), p. 136
e Passerini, Ath. XI (1933), p. 315 sgg. Presentare le riforme come un semplice atto
di saccheggio, come fa il Passerini, dimostra mancanza di senso critico rispetto alla
versione anti-spartana di Polibio-Livio, che va studiata insieme a quel poco che si ri
flette delle teorie politiche di Nabide nel suo discorso a Flaminino nel 195 (Liv.
XXXIV, 31), ove però non si accenna alle riforme introdotte a Argo; evidenti comun
que i moventi di ideologia licurgica, di schietta tradizione cleomenista. Cf. Asheri,
p. 101 e 103.
Nota. Vd. su questo episodio Treuber, Geschichte der Lykier (1887), p. 151,
n. 1, e Schmitt, Untersuchungen zur Geschichte Antiochos des Grossen und seiner Zeit
(Historia-Einzelschriften, Hf. 6 (1964)), p. 286 sg. Per l'identificazione di Mitridate
col generale di Antioco, citato da Liv. XXXIII, 19, 9, vd. Meyer, Geschichte v. Kòn
nigsreich v. Pontos (1879), p. 53, η. 1 e cp. Geyer, ' Mithridates ' (19) PW; Niese
II, p. 397, n. 4; Jacoby, Komm. 86 F 16; Walbank, Polybius ad Vili, 23, 3, con la
lett. ivi citata. Arycanda non figura nella lista di Artemidoro tra le sei città mag
giori del κοινόν licio dopo il 169 (Strab. XIV, 3, 3), ma coniava moneta propria
(Head, HN2, p. 694; Hirschfeld, ' Arykanda ' PW ; Jones, The Cities of the Eastern
Roman Empire (1937), P· I03)· Sulla spedizione licia di Antioco vd. anche Ruge,
' Lykia ' PW, 2274; Holleaux, Études d'épigraphie et d'histoire grecque II (1938),
p. 183 sg. e in CAH Vili, p. 173 sg.; Jones, op. cit. p. 101 sg. Limyra, presso Ary
canda, fu occupata dallo stesso Antioco secondo Hieronym., loc. cit. in testo. Per la
teoria del Beloch sul conflitto tra agrari indebitati e ' capitalisti co
Arycanda, vd. GG2 IV, i, p. 326 sg. e nn. Inaccettabile la tesi di Tr
secondo cui tutta la città era indebitata ed i creditori erano cittadini di altre città
ο comunità licie, quali Limyra, filo-tolemaiche per avversione a Arycanda.
tro Perseo, pubblicato nel 171 (Syll.3 643) : [καΐ καταδεχόμενος τους εκ των
πόλεων φυγάδας] (1.22).
Polibio riferisce evidentemente il contenuto di un decreto, promul
gato da Perseo all'inizio del suo regno, il cui testo originale poteva essere
assai noto, data la sua diffusione in alcuni dei maggiori centri religiosi.
Il decreto si divide in due parti distinte, si da far pensare forse a due de
creti indipendenti. La prima parte tratta di tre categorie di espatriati, ai
quali viene concesso il ritorno in Macedonia ed il ricupero dei beni perdu
ti: fuggiaschi a causa di debiti, esuli per condanne di tribunale, allonta
nati per offese nei rispetti della corona. Si dà inoltre ordine che liste de
gli aventi diritto all'amnistia siano appese in tre templi celebri e frequen
tati — quelli di Apollo a Delo e a Delfi, e quello di Atena a Itonos nella
Achea Ftiota. La seconda parte del decreto tratta invece di sudditi viven
ti in Macedonia: vi si annunzia la remissione dei debiti verso la corona
e la liberazione dal carcere di detenuti per offese nei rispetti della mede
sima.
Nota. Sulla salita di Perseo al potere vd. Niese III, p. 98 sgg.; Benecke, in
CAH Vili, p. 255 sgg.; Meloni, Perseo e la fine della monarchia macedone (1953); e
Giovannini, BCH XCIII (1969), p. 853 sg. Per una parafrasi dettagliata del decreto vd.
Geyer, ' Perseus ' (5) PW, 999 sg. Inesatta, crediamo, l'interpretazione di Bivona,
ΚΟΚΑΛΟΣ II (1956), p. 57, che Perseo proclamò l'abolizione dei debiti, sia privati, sia
all'erario. Per il Meloni, i tà χρέα φεΰγοντες sarebbero debitori privati. Sulla remissio
ne di debiti in decreti-φιλάνθρωποι vd. la Nota a IX, e infra, p. 80 sg. Il De Sanctis,
StdR IV, 1, p. 270 sg., interpreta giustamente le disposizioni di Perseo come ' atti di
clemenza '; cp. Niese III, p. 99 (' Gnadenerlass '). La versione tendenziosa di Polibio
è invece accettata senza riserve da Frank, Roman Imperialism (1913), p. 202; Cary,
A History of the Greek World from 323 to 146 B.C. (2. ed., 1951), p. 200; Colin, Rome
et la Grèce de 200 à 146 av. ].C. (1905), p. 384 e Bivona, loc. cit. Tengono più conto
delle condizioni in Macedonia e del bisogno che il nuovo monarca aveva della lealtà dei
suoi sudditi, Niese e Geyer, locc. citt.; Walbank, Philip V of Macedon (1940), p. 254
sg., e Meloni, op. cit., p. 74 sgg.
Diodoro, alludendo agli eventi del 174/3, diceva che της παρά τοις
Αίτωλοίς χρεωκοπίας κατά την Θεσσαλίαν ζηλωθείσης, κτλ, dal che si può de
durre che poco prima di quell'anno fu decretata in Etolia una qualche
remissione di debiti. Non può certamente trattarsi delle proposte di Do
rimaco e Scopa, nel lontano 206/5 (vd. XXX), come presuppone il Passe
rini: sarebbe assai strano che i Tessali avessero aspettato più di trent'an
ni prima di imitare l'esempio ètolo. La χρεωκοπία ètola va quindi meglio
inquadrata nell'impetuosa ondata di malcontento e di sommosse sociali
che sconvolse tutta la Grecia del Nord negli anni settanta del II sec., e
che la propaganda romana e di Eumene attribuiva unicamente alle isti
gazioni sovversive di Perseo (cp. XXXVI).
Dal frammento diodoreo, che deriva probabilmente da Polibio, e si
è conservato grazie all'interesse che i lessicografi greci hanno trovato nel
termine insolito di χρεωκοπία, si può dedurre che le discordie intestine in
Nota. Sul testo di Diodoro vd. Cobet, Mnem. n.s. IV (1876), p. 360 e Passerini,
Ath. XI (1933), p- 320, n. 1; ambedue attribuiscono il testo ai fatti del 206/5. Sulle
condizioni dell'Etolia ante 174/3 vd. specialmente Niese III, p. 102 sg., il quale rife
risce a questo periodo sia il passo di Diodoro, sia Polyb. XXX, 11 (il massacro di Arsi
noe); vd. ibid. 11,6: ήν ακρισίας καί παρανομίας και φόνου πλήρη τα κατά την Αιτω
λία ν. Cp. Busolt, GSt II, p. 1518 e Wilcken, ' Aitolia ' PW, 1127. Su Marcello in
Etolia vd. Niese, ibid. p. 106; per la dubbia identificazione di questo legato vd.
Broughton, The Magistrates of the Roman Republic I (1951), p. 409 e 410, n. 3. Gli
Etoli figurerebbero tra le genti che ebbero a soffrire ' mali incurabili ', a causa di
Perseo, nelle integrazioni a S y II.3 643 (1. 25).
Secondo Diodoro της παρά τοις Αίτωλοίς χρεωκοπίας κατά την Θεσσα
λίαν ζηλωθείσης, καΐ πάσης πόλεως εις στάσεις και ταραχάς εμπιπιοΰσης. Al
l'origine di questi mali, nella propaganda romana e di Eumene, sarebbe
stato Perseo, il quale confundit et miscuit omnia in Thessalia Perrhaebia
que spe novarum tabularum, ut manu debitorum obnoxia sibi optimates
oppnmeret (nel discorso di Eumene, Liv. XLII, 13,9); ma gravi disordi
ni nell'attività dei tribunali ('ακρισία'), tra l'altro anche περί συμβολαίων>
avevano colpito la Tessaglia e la Perrebia sin dal 184/3 circa, e la colpa
sarebbe stata allora di Filippo (Polyb. XXIII, 1,11-13). Da Polibio deri
va probabilmente il passo di Diodoro, e certamente la parafrasi liviana
del discorso di Eumene (e il riassunto di Appiano, Maced. 11), e su questi
testi si fondano le integrazioni nell'epigrafe fatta porre a Delfi dai Roma
ni nel 171 (Syll3 643, 1. 23 sgg.). Chiara dunque l'origine della teoria,
che imputa tutta la responsabilità dei tumulti sociali nella Grecia del Nord
a Perseo. Ma nonostante questa tendenziosità delle fonti, è anche eviden
te dagli stessi testi l'esigenza di riforme locali in campo di debiti. Sembra
dunque che, sull'esempio dell'Etolia (vd. XXXV), si fecero tentativi di
Nota. Vd. su questo episodio Niese III, p. 105 sg. e Passerini, Ath. XI (1933),
p. 322 sg. Il conflitto tra principes debitori e creditori illustra benissimo la teoria del
Beloch (GG1 IV, 1, p. 326 sg. e n. 4) sul contrasto tra ' agrari » e ' capitalisti ' in
torno al problema dei debiti. Per le istituzioni della Lega Tessala e Perrebia dopo il
196 vd. Kip, Thessalische Studien (1910), p. 111 sg. e Busolt, GSt II, p. 1494 sgg.;
cp. Larsen, Représentative Government in Greek and Roman History (1955), p. 102 sg
Per le accuse romane contro Perseo vd. la Nota a XXXIV. Su Appius Claudius Pul
cher e le legazioni romane vd. Niese, loc. cit. Per i principi fondamentali delle leges
fenebres romane si pensi p. es. alla legge Licinia-Sextia del 367 (Liv. VI, 35, 4), al
plebiscito del 347 (ibid. VII, 27, 3; Tac., Ann. VI, 16), alla proposta di Rufo nel 48
(Caes., Bell. Civ. Ili, 20, 5; 21, 1; Dio Cass. XLII 22, 4) e cp. la lex Iulia de pecuniis
mutuis del 49 (fonti in Rotondi, Leges publicae populi Romani (1912), p. 415). Per
gli ordinamenti di Lucullo in Asia vd. Plut., Luc. XX, 3, col Billeter, p. 99 sg .e
115 sgg.
Nota. Sull'iscrizione, già menzionata da Lolling (Ath. Mitt. VII (1882) p. 346),
vd. l'integrazione del Robert, BCH XLVIII (1924), p. 342, η. 1 (a 1. 18 sg. : Γλαΰκο[ν]
Άπολλωνί[ου Γυρτ]ώνιον). Cf. Sonne, CXVII (p. 69). Per le βόλιμοι δίκαι vd. Arvanito
pouxxos, Άρχ.Έφημ. III (ign), p. 129 sgg., nn° 64-68; l'autore pensa erroneamente a
δίκαι από συμβόλων. Vd. inoltre Plassart-Picard, BCH XXXVII (1913), p. 208; Haus
souillier, p. 105; Busolt, GSt I, p. 557, n. 3. IG IX, 2, 507 (decreto tessalo in onore
di giudici di Mylasa) deve appartenere ad un periodo più tardo.
questo come misure provvisorie sino alla soluzione del conflitto immi
nente. Di questi tre provvedimenti, i primi due sono chiari: le autorità
sono invitate ad interrompere temporaneamente l'esecuzione di mandati
di pagamento, presa di possesso e confisca, ο condanne di arresto contro
debitori morosi. Va sottolineato che chiamar queste misure ' χρεών άπο
κοπαί ', come fa Diodoro, non è soltanto semplificazione, ma vera falsi
ficazione del loro contenuto: tutt'al più può parlarsi di una moratoria,
concessa per il periodo bellico. Meno chiaro il terzo provvedimento. Se
condo l'interpretazione del Niese, ripresa essenzialmente di recente da
Lehmann, τους εράνους επίμονους ποιείν significherebbe « den Àrmeren
dauernde Unterstùtzungen zu zahlen », intendendo con eranoi istituzioni
di soccorso per gli indigenti. Paton traduce invece « to make the enforced
contributions permanent », e non molto diversamente intende Mauersber
ger. De Sanctis pensa semplicemente ad una moratoria, e Brandis ad un
« Aufschub der Bundesbeitràge », mentre il Pareti scopre erroneamente
« progetti di ridistribuzione di terre ». Ma eranos — come rilevò giustamen
te Vondeling — in un contesto che parla di debiti, va inteso nel senso più
comune del termine, e cioè prestito gratuito, colletta a scopo di beneficen
za e sim. : ' χρέα καΐ έρανοι ' è infatti una nota espressione greca per no
minare le principali categorie di debiti che gravano su una persona, quel
li con e quelli senza interesse. Critolao, evidentemente, faceva distinzio
e tra queste due categorie — altrimenti non sarebbe stato necessario men
zionarle separatamente —·, e mentre per i χρέα accordava praticamente
una moratoria, per gli eranoi sembra che invece intendesse ' mantenerli ',
cioè escluderli dalla moratoria, appunto perché senza interessi, ed in quan
to tali non fonte di odio verso i creditori. La distinzione tra le due cate
gorie vien ancor meglio rilevata se si accetta la lezione (δ) Ίράνους, propo
sta da Schweighâuser ed accolta nell'ed. Buttner-Wobst.
I provvedimenti di Critolao accrebbero il favore verso il nuovo stra
tega presso le classi indigenti; ravvivarono invece l'ostilità delle classi da
narose, che ormai speravano nell'intervento romano. Artigiani, operai
salariati, indebitati e persino schiavi divennero successivamente le basi
sociali del moto antiromano capitanato da Critolao e Dieo (vd. Polyb.
XXXVIII, 12,4-5; 15,3-ix ; Paus. VII, 15,4). Lo scopo però dei prov
vedimenti in campo di debiti e altri fu sempre la guerra contro Sparta e
Roma, non la rivoluzione sociale in sé. I capi della rivolta desideravano
innanzitutto assicurare la concordia interna e rinforzare l'esercito fede
rale: il decreto di Critolao presuppone e dichiara esplicitamente, infatti,
che al termine delle ostilità è previsto il ritorno in vigore del diritto co
mune in campo di obbligazioni.
IC 1, xix, 3 (A).
II.
Osservazioni conclusive
a) Forme di legislazi
(2) Tuttora insostituita la raccolta del Sonne: vd. a p. 52 sgg. per le liti int
e a p. 81 sgg. per cause private tra cittadini di città diverse. Vd. anche i
raccolto dal Busolt, GSt I, p. 486 sg. Per Delfi vd. Pomtow, Klio XVIII (1
sgg., e per le città dell'Asia Minore, ibid. VII (1949), p. 171 sgg. (con la lis
sg.). Per l'arbitraggio nelle fonti epigrafiche vd. Steinwenter, p. 140 sgg.
l'arbitraggio internazionale (Reader, Tod, ecc.) non si occupa di liti intesti
(") Per gli arbitraggi internazionali è sufficiente uno sguardo alla lista di Raeder,
L'arbitrage international chez les Hellènes (1912), p. 8 sgg.; per liti intestine in periodo
anteriore al IV sec. vd. i casi citati da Busolt, GSt I, p. 375, a cui si aggiunga il caso
di Crotone (III); e cf. Engelmann, RhM CX (1967), p. 97 sgg. (su Aesch., Sept.
720 sgg.).
(12) Vd. Heuss, p. 70.
(13) Alessandro fu probabilmente il promotore anche dell'arbitraggio a Calymnos
(Michel, 417) e Chio (SEG XII, 390). Gli Attalidi inviarono un προστάτης a Egina
tra il 158 e 144 per comporre liti private (IG IV, 1). È dubbio che in questi casi si trat
ti di debiti.
(21) Su Cipselo vd. Nie. Dam. 90 F 57 (5), con Haussoullier, p. 121; la fonte è
probabilmente Eforo. Cipselo, ancora polemaico, rimetteva i debiti suoi personali e si
asteneva dall'incarcerare i condannati. Nulla di strano per un aspirante alla tirannide
che si crea una clientela; ma il racconto è plasmato secondo modelli letterari post-pla
tonici. Solone avrebbe rimesso alcuni talenti (I). Numerosissime le remissioni a favore
di città in periodo ellenistico; alcuni esempi : SEG III, 356 e 359 (Acraephia, III sec.);
IG VII, 3171 (Orchomenus (Beozia). Ili sec.); SEG I, 366 (Bulagoras di Samo, ca. 246
243); Sardis, VII, n° 2 (T(molos) ? T(emnos) ?, ca. 225-175: remissione di tasse); IG
IX, 1 70 (Pleuron, III sec.; vd. Nota a XXX); IG VII, 2383, 1. 13 sgg. (Chorsiae, inizio
II sec.). Cp. anche i noti casi degli Aufidii Bassi a Tenos (IG XII, 5, 860) e dei Cloatii
a Gytheum (Syll.} 748).
p) 324 F 34.
(22) Non è una classifica la frase generica di Schol. Dem. XXIV, 45-6 (= 715, 8),
ove si distingue la richiesta di una παντελώς απαλλαγής τον χρέους dalla δφεσις (intesa
come remissione parziale : ϊνα μέρος μέν καταβολή, τό δέ δλλο μέρος συγχωρηθή ); ma
questa distinzione è identica alla seconda coppia di Enea. Su Enea e il problema sociale in
genere vd. Pòhlmann I, p. 336 sgg. e Marinoviì, VDI n° 81 (1962), p. 49 sgg.
(24) Un qualche finanziamento statale ricorre nella legge di Cadys (Vili) per pre
stiti di tutori, in quella di Chios (XIV) per il pagamento degli interessi e in quella di
Tegea (XVIII). Si vd. anche l'interpretazione del Beloch (che non accettiamo) all'e
ditto di Timoteo (XV).
(25) Vd. le fonti citate a n. 18 e cp. l'aneddoto di Mende, [Arist.] Oec. 1350 A 6.
(26) [Dem.] LUI, ii. Fuori dell'Attica vigeva la servitù per debiti, vd. Lys. XII,
98; Isocr. XIV, 48; ecc. Interessante per questo il decreto degli Anfizioni S y II.3 692 A,
1. 49 sg. (del 130). Sulla servitù per debiti vd. specialmente Weiss, p. 451 sgg. e 495
sgg.; id., ' Exekution ' PW; e ultimamente Finley, RHDFE 4e sér., XLIII (1965), p.
159 sgg. (con esauriente bibl.) e la nota di Frederiksen, JRS LVI (1966), p. 129, n. 12.
(27) Vd. la distinzione tra ' Schuldknechtschaft ' e ' Schuldhaft ', nettamente espo
sta da Weiss, ' Exekution ' PW.
(28) Vd. p. es. le versioni di Trogo e Polibio, rispettivamente su Dionisio e Perseo.
La tradizione su Cipselo (vd. sopra a n. 21) è tutt'altro che fededegna : nella Corinto
del VII sec. vigeva certo la ' Schuldnechtschaft ' arcaica e privata (l'aneddoto allude
del resto a debiti privati, oltre che a pene pecuniarie).
che uno degli elementi del decreto di Tegea sul rimpatrio degli esuli
(XVIII) : abolizione dei debiti di esuli al tempio di Atena Alea, con svin
colo totale di ipoteche, più svincolo parziale pei fondi occupati dai deten
tori attuali, affinché il rimpatriato possa ricevere la metà, che gli spetta
secondo la legge, senza gravami di sorta (w). Va inoltre ricordato che Per
seo prometteva nel suo editto inagurale non solo l'immunità personale ai
debitori evasi, ma anche il ricupero dei beni perduti (XXXIV), cioè la re
stituzione di beni confiscati ο ipotecati (e passati ai creditori). È dubbio
se la riforma di Agi de si ridusse, con l'estinzione dei κλάρια, allo svin
colo delle ipoteche, ο fosse piuttosto un annullamento dei debiti stessi
(XXVII) ; né può dirsi con sicurezza se le leggi proposte da Dorimaco e
Scopa avessero come scopo principale lo svincolo da ipoteche (XXX), co
me sembrerebbe dal contesto dell'episodio.
C34) Arist., Resp. Ath. LII, 2. Vd. Billeter, p. 26 sgg.; Lipsius, p. 87 sg., n. 134;
Paoli, SDA p. 109 sgg.; Studi sul processo attico (1933), p. 175 sgg.
(35) Ή pagamento del 18% è detto ' τοκοφορεϊν ' (Dem. LEX, 52). Sull'epoca del
l'introduzione di questa legge vd. Billeter, p. 46 sgg. È dubbio se la legge vigesse
anche in casi di matrimonio non consumato, di άπόλειψις, di mancata dotazione e di
sperpero di beni pupillari.
(36) vq Télfy, CIA n° 1505 (p. 387) col commento a p. 631; Caillemer, Études
sur les antiquités juridiques d'Athènes IX (1870), p. 20 sgg.; Billeter, p. 102 sg. A
favore dell'interpretazione qui accettata parla anche Arist., Rhet. 1376 Β 9 sgg., ove
il contratto è detto appunto ' νόμος ίδιος '.
Ρ) Billeter, p. 9 sgg., 58 sgg.
nel 297/6 la legge efesia fissava inoltre al 7 1/7% l'interesse che il debitore
doveva pagare nel rimborso delle spese sostenute dal creditore per la col
tivazione di un fondo ipotecato ed abbandonato volontariamente dal de
bitore, nel caso che quest'ultimo volesse rientrare in possesso (XXII). b)
Moratoria e dilazione nel pagamento degli interessi - qui la legge non fis
sa limiti, ma semplicemente esenta dal pagamento degli interessi una de
terminata categoria di debitori per un limitato periodo di tempo. Una
misura del genere era inclusa nella revisione dei contratti fatta da Proto
gene a Olbia a favore degli appaltatori insolventi; il demo di Olbia ri
chiedeva inoltre una qualche dilazione (0 remissione parziale?) degli inte
ressi anche per debiti privati (XXVIII). A Efeso, nel 86/5, si concedeva
tra l'altro una moratoria per il pagamento degli interessi ai debitori ipo
tecari di collegi sacerdotali (XL), e) Abolizione retroattiva degli interessi -
questo atto consiste nella detrazione di parte ο della totalità degli interes
si già pagati dal debito, ed equivale praticamente ad una riduzione del
debito totale. La παλινιοκία megarese è appunto presentata in questo sen
so (II). Una remissione di interessi arretrati è inclusa nel rescritto di An
tigono sul sinecismo di Teo e Lebedo, ove si stabiliscono limiti massimi al
totale delle somme arretrate pagabili legalmente (100 ο 200% del capita
le) (XX). Retroattiva la riforma proposta da Appio Claudio in Tessaglia
e Perrebia nel 174/3 (XXXVI), riforma fondata sul concetto romano di
foenus iniustum, che va detratto retroattivamente dal totale; sullo stesso
principio si fondavano varie leges fenebres romane ed alcuni editti roma
ni concernenti il mondo greco, quali quello di Lucullo in Asia e quello di
Cicerone in Cilicia (M).
Questa triplice classificazione delle riforme sugli interessi non corri
sponde a quella duplice di Enea (abolizione parziale ο totale degli inte
ressi). Enea, che pensava unicamente alla specifica situazione di una cit
tà in assedio, proponeva probabilmente due gradi di moratoria, imponi
bili per un limitato periodo (cioè, sino alla fine dell'assedio), e finanzia
bili dallo stato per non danneggiare i creditori: cosi interpretati, questi due
gradi di Enea possono rientrare nella seconda delle nostre tre categorie.
(M) Plut., Luc. XX, 3; App., Mithr. 83; Cic., Att. V, 21, ix; ecc. Vd. Billeter,
p. 99 sgg.; Frank, Economie Survey of Ancient Rome I (1933), p. 343; per Cesare vd.
Frederiksen, JRS LVI (1966), p. 133 sgg.; sull'editto di Cicerone vd. Pugliese, Syn
teleia Arangio-Ruiz II (1964), p. 972 sgg.
tzeff erano d'altra parte pronti ad ammettere che questi gridi rivoluzio
nari furono all'ordine del giorno in tutto il mondo greco dal IV sec. in poi,
ma invece di esaminare i casi attentamente, si contentarono di citare in no
ta un elenco di passi —< Andocide, Platone, Isocrate, i giuramenti degli
eliasti e di Itanos, ecc. — nei quali figura il termine χρεών αποκοπή. Il Pas
serini, che fece una importante rassegna dei casi di ridivisione di beni
nel IV sec., tentò di interpretarli tutti come un prodotto di lotte civili di
carattere puramente politico. Inutile dire che gli storici sovietici si com
piacciono a scovare atti rivoluzionari dappertutto, ma invece di esamina
re il materiale si limitano anch'essi a generalizzazioni aprioristiche. Gra
zie a lavori di ricerca seria, quali quelli di Tarn, Finley, Fuks e altri, sia
mo oggi assai più informati sul carattere della cosiddetta « Social Que
stion » nel mondo greco, specie dal IV sec. in poi; le generalizzazioni diven
tano quindi sempre più difficili e meno convincenti. Fa oggi sorridere il
leggere, p. es., che l'abolizione dei debiti fu solo un sogno utopistico e
mai riforma legale (come dice Miihl) (41). Tentiamo dunque di esaminare il
materiale raccolto nella prima parte di questo studio, nella speranza di
arrivare a qualche conclusione a postenori.
Come si ricorderà, l'abolizione parziale e totale dei debiti sono le due
forme estreme di riforma, proposte da Enea Tattico per situazioni di mas
sima emergenza in stato di assedio (vd. sopra, p. 81). Lo scopo è la ομό
νοια, e l'erario indennizza i creditori. Vi è un caso sicuro che rientra esat
tamente in questo modello: la legge efesia dell'86/5, la quale decretava
appunto la remissione totale dei debiti all'erario e templi (con qualche ec
cezione: appaltatori, collegi sacerdotali) ed accettava la dichiarazione
' spontanea ' dei creditori per l'annullamento di tutti i contratti privati di
prestito (con l'eccezione di contratti con stranieri e transazioni bancarie)
(XL). È questo l'unico caso di vera e propria abolizione totale di debiti per
la quale non vi è ragione alcuna di dubitare : le clausole della legge sono
chiare e dettagliate, il contenuto e scopo della riforma più che evidenti.
Non si può dire, purtroppo, lo stesso per i numerosi casi nei quali le
fonti parlano di χρεών αποκοπή (ο άποκοπαί), χρεωκοπία, χρεών αφεσις ο οίνεσις
e tabulae novae, termini vaghi e generici che nulla ο quasi ci illuminano
(41) Vd. Grote, HG III p. 114 sg.; Schmidt, Die Ethik der alten Griechen II
(1882), p. 374; Pòhlmann I, p. 326 sgg.; Rostovtzeff, SEHHW p. 42; 141; 208 sgg.;
SEHRE (2. ed., 1957), p. 2 sgg.; Passerini, Ath. Vili (1930), p. 273 sgg.; Miìhl, RhM
96 (1953), P· 221 : ' Niemals im Altertum erschein eine Streichung voti Barschulden als
Akt legaler Gegetzgebung, wohl aber als utopischer Forderung radikaler Demagogen
ecc. : il materiale raccolto nel presente studio è prova sufficiente dell'insostenibilità di
questa tesi. I veri contributi alla storia sociale greca sono scritti quali la ' Social Que
stion ' e la ' Hellenistic Civilisation ' del Tarn, il ' Land and Credit ' del Finley, e
le ricerche del Fuks (vd. un suo studio riassuntivo sulla rivoluzione « sociale » in pe
riodo post-classico in PP CXI (1966), p. 437 sgg.). Vd. la nota del Nicolet REA LXVI1
(1965), pp. 147 sg. sulle rivoluzioni greche come fonte di ispirazione pei Gracchi, con
sunto delle teorie moderne.
c) Alcuni problemi di co
i. Distribuzione cronologica
che abbiamo studiate, 4 risal
10 al III, 9 al II, e una al I. Co
merosi ed in parte fortuiti e d
rebbero azzardate. Saliente p
contro la presenza massiccia
ne cronoligica dei casi di ridiv
nomeno analogo (46). Sembra c
saldamente radicate nel ceto m
democratiche del VI sec., fos
biti e problema agrario agita
lato e nel IV-II dall'altro. Le co
con le στάσεις della guerra de
(M) Thuc. VI, gì, 7. Per alcuni degli esempi qui riferiti vd. Haussoullier,
p. 96 sgg.
(62) Syll.3 648, 1. 13 sgg. Il Tarn {HC, p. 124) pensa proprio ad un ' debtors ' risin
in Dyme ... when the town archives were bumt '; non preciso il Rostovtzeff qua
dice (SEHHW, p. 757) che ' the cry was certainly for cancellation of debts (χρ
κοπία) and of contracts (άσυναλλαξία) ecc.: è Fabio Massimo che avvicina i fat
Dyme alle richieste rivoluzionarie aborrite, per giustificare la repressione. Il procons
le è probabilmente l'Eburnus; vd. Fuks, in ΔΟΡΟΝ B. Katz (1967), p. 101 sgg.
ebraico). Per l'incendio di archivi si fa spesso il paragone coi fatti di Gerusalem
nel 66 d.C. (Jos., Bell. Ind. II, 427 sg.); vd. Willetts, p. 202.
(ω) IG XII, 5, 652 = Michel, 395, 1. 13 sg. Vd. Sonne, CXXXI (p. 74 sg.), che
accetta la data proposta dal Wilamowitz (tra il 189 e il 168, periodo di ' egemon
rodia nell'Egeo).
(M) Thuc. Ili, 81, 3 (Corcira 427); Ael., Far. Hist. XIV, 24.
(a) Vd. sopra p. 81 sgg. Cp. le precauzioni di Leuco, Aen. Tact. V, 1-2.
(7°) [Dem.] XVII, 15, per il periodo di Alessandro (cp. Tod, GHI II, n° 183). Sulla
data dell'orazione vd. Cawkwell, Phoenix (1961), p. 74 sgg. Forse la clausola figu
rava già nello statuto originale, sotto Filippo (vd. Syll.1 260, 1. 11 sgg.), e probabilmen
te in quello della Lega ricostituita da Demetrio e Antigono nel 303/2 (vd. SEG I, 75,
1. 15 sgg.; 27 sg.; 43; cp. Cary, CIQ (1932), P· 147 sgg.). Vd. la raccolta dei testi sulla
costituzione della Lega Ellenica in Schmitt, Staatsvertràge, n° 403 e 446.
fi) [Dem.] XVII, xo.
C2) Per νεωτερισμός in senso politico vd. p. es. Arr., Anab. I, i, 2; 4; 7, 4; Plut.,
Alex. XI, 2; cp. Lys. XX, 6; Plat., Leg. VI, 758 C; Resp. IV, 422 A; Vili, 555 D;
Isocr., Ep. VII, 9; Thuc. I, 58, 1; 97, 1; 102, 3.
(73) SQ, p. 128; HC, p. 121.
(74) Syll.3 526 = IC III, iv, n° 8, 1. 21 sg.
(75) L'allusione alle attività proditorie può far pensare alla politica filotolemaica
del demo di Itanos (occupata, infatti, dalla flotta di Filadelfo prima della guerra cre
monidea: vd. IC III, iv, 2-3); cp. Van Effenterre, La Crète et le mond grec de Pla
ton à Polybe (1948), p. 168 sg. e Willetts, p. 184 sgg., 325 sg.
(76) La frase è oscura, ma sembra alludere a qualche pratica corrotta connessa al
l'invito di arbitri stranieri. L'interpretazione dello Halbherr (Mus. Ital. Ili (1890),
p. 563), accettata nella Syll.2, secondo cui la δίκα ξενικά sarebbe una γραφή ξενίας
di tipo ateniese, ci sembra errata e priva di fondamento; complicato il De Sanctis,
AJArch V (1901), p. 326 sgg. Vd. la Guarducci, IC ad loc. e Willetts, p. 128 e n. 6.
(77) Plut., Ag. XII, 1.
(78) Buck, n° 59 (Locride Occidentale, inizio V sec.); Syll.3 141 (Corcyra Nigra,
ca. 385). Si tratta di leggi coloniarie, nelle quali il divieto del γης αναδασμός costitui
sce una ratifica della distribuzione agraria; cp. anche Plat., Leg. VII, 843 Β per leg
gi agricole. Vd. Asheri, p. 21 sgg.
(79) Resp. Vili, 566 A, E; per la lezione del passo vd. ultimamente Amit, CR n.s.
XIX (1969), p. 4 sgg. Cf. Heintzeler, Das Bild des Tyrannen bei Platon (1927), p. 74 sg.
(«0) VII, 8, 1.
(81) In Tim. 149 (= 746, 24).
(«) XII, 259.
(83) Vd. p. es. Polyb. XIII, 1 a e Dion. Hal. VI, 38, 2; cp. Cic., De Off. II, 78, de
rivato probabilmente da Panezio. L'idea che la rovina dello stato equivalga a quella
dei creditori esprime la posizione dei grossi ' capitalisti ', che si credono fonte della
ricchezza dello stato; vd. p. es. Dem. XXXIV, 38 sgg.; 50 sgg.; LVI, 48 sgg. per le
teorie dei banchieri ateniesi. Manca una censura morale della χρεών αποκοπή : fa ec
cezione Cicerone {loc. cit.), che forse fa eco a idee ellenistiche (vd. Nicolet, REA
LXVII (1965), p. 154 sgg.)
(M) Leg. V, 736 CD; III, 684 D; Pôhlmann I, p. 467 sg. Per Sparta ' immune '
dai soliti orrori cp. Isocr., loc. cit.
(85) Leg. V, 742 C; Vili, 849 E; XI, 915 E; cp. Resp. Vili, 556 AB; per gli
έρανοι vd. Finley, p. 292, n. 8r.
(88) Eth. Nic., 1162 Β 29.
(87) Leg. V, 736 D; cp. la distinzione tra abolizione di debiti e ' βοήθεια ' ai de
bitori in Dion. Hal. VI, 38,3. Per teorie simili, ma senza diretto riferimento a debiti,
cp. Arist., Poi. 1320 A 35; Β 9; Archytas, 47 Β 3 Diels; Isocr. VII, 32; Vili, 131;
e vd. anche Diod. XIII, 84, 4.
(88) Per casi di favore privato e compromessi vd. Dem. LUI, 8 e LVI, 29. I cre
ditori ridotti a τά χρεα άφιέναι sotto i Trenta (Isocr. XXI, 13) agivano sotto pres
sione e timore di sicofanti. Ael., Var. Hist. XIV, 24 cita il caso di Theocles e Thraso
nydas corinzi e di Praxis mitileneo che, falliti nel convincere i creditori a επικουφίσαι
της πενίας τήν ανάγκην τοις άπορουμένοις , fecero autoremissione e si salvarono dal
linciaggio; anche qui, dunque, è più il timore in cui vivevano questi creditori, che idee
illuminate, a motivare l'autoremissione (per la data dell'episodio vd., per Mitilene,
Pistorius, Beitràge z. Gesch. von Lesbos in viert. Jahmnderi v. Chr. (1913), p· 51
sgg., che pensa al periodo precedente alla tirannide di Cammys (350 ca.); cp. Herbst,
' Mitylene ' PW, 1414 e 1421; per la fonte vd. Pôhlmann I, p. 334 e 338, che pensa
al IV sec.). Syll.3 364, 1. 50 sg. allude forse a proroghe spontanee (Efeso), probabil
mente per compromessi di amicizia (φιλικόν δε τήν άναβολήν εχει, come dice Arist.,
Eth. Nic. 1162 Β 29), ma comprensibili nel contesto della ' Guerra Sociale ' (XXII).
Interessante la lista di Arcesine in IG XII, 7, 63 (II sec.); vd. a 1. 8 sgg., 12 sgg. e 17 sgg.:
[irò] δάνειον πάν κ[α'ι τους τόκους άφήκεν ], e cp. n° 64 : forse si tratta di un elogio
di persone che fecero remissione del prezzo di riscatto (per concittadini riscattati έκ
Κρήτης? vd. a 1. 4); vd. quello che dice a proposito Arist., Eth. Nic. 1164 Β 31. Certo
non spontanea la ' autoremissione ' dei creditori efesii durante l'assedio di Mitridate
(XL). Per le autoremissioni di magnati, tiranni e sim. vd. sopra, p. 81 sg. e n. 21.
(w) Plat., Leg. V, 742 C; Arist., Poi. 1258 Β 3.
(92) Il deposito bancario è esplicitamente escluso nella legge efesia dell'86/5 (XL).
(93) Vd. Lanfranchi, II diritto nei retori romani (1938), p. 131 sgg.; cp. Biscakdi,
Studi Paoli (1956), p. 107 e n. 5; 139. Per una declamazione sul tema della ridistribu
zione (261) vd. Asheri, Studi in onore di E. Volterra (1969), I, p. 309 sgg.
(94) xiv, 629 F. Bapp, De fontibus quibus Athenaeus in rebus musìcis lyricisque
enarrandis usus est (1885), n. 1, legge ' κρεών άποκλοπή ma il termine non esiste. Si
può benissimo dire άποκόψαι το κρέας, se si vuole (Theopompus, 115 F ni), e una
κρεών αποκοπή sarebbe il ' taglio delle carni
ι. Suppl. Bourguet; [ό τεθείς έν]] Homolle. 5· ές]νβ1 έν] Hom. io. Suppl. Ηομ.;
κοι[νόβιο]ν Βου.
17- [μνάς suppl. Βου.; sed fortasse (ά)[λλά Hom.
19-20. Rein.; cf. Hom., p. 32 sq.; δραχμάς· [στα]ΐήρας δέ Fil·, αν ΐετα[ρτη]μόριον.
Αίγιναί[ο δέ άζά[μιος Βου., ScHW.; δραχμάς, [στατ]ήρας δέ /-'έξ αν τετα[ρτη]μόριον. —
ΑΙγιναϊ[ο δ' άζά]μιος Ηομ.
20. κ[αταδ] Ηομ.; κ[αποδ] Βου., Schw.
[έκπρά]
VII. [σση]ται [ή ένεχυριάζητα]ι, τό ποι[ν]ίον (1) έσ[τω τώ/ν πρ]ιαμέν[ων.
αϊ δέ κά τις] τόν νόμ[ο]ν τόν π[ερϊ τ/άς χ]ρήσιος [ότουοΰν άργ]υ
ρίου ή δαμιορ[γέων/ ή δα[μοτευό[μενος κατα]λΰσαι, έν τάι άρά[ι
21. sqq. Col. II-III et VII suppl. Hom. 22. κ[ατεχέτω etc. suppl. e col. Ili, 1. 2.
23. [τριάκοντα ] cf. col. Ili, 1. 53.
25. [δέκα] mavult Hom. quam έπτά aut οκτώ. 27. [κλαρωσάτω] cf. Hom., p. 39.
28. sq. supplementa haec peti ta sunt e formula Labyadarum (Michel, 995).
30. [πεντήκοντα] cf. 1. 39 atque Michel, 995 Β, 1. 33-4. 31 βου]λ[όμενος sive [ά βο]λ[ά]
suppl. Hom., dubitane quidem. 34. sqq. Cf. Hom., p. 46 sqq. 44. τούς άρχους [τών
Δελφών, sive θιάσων vel κοινών cogitavit Hom. 49. Fortasse άνευ το]ΰτων, sive άντί vel
θπέρ restituendum esse cogitavit Hom. 58.[χρεωστήι]supplevi,[lYyuaTài] Hom. ι. ποι[ν]ίον
restituit Hom.; dubitandum tamen, ΓΟ' . YION Bou. fr. 3583-3549.
6. [αϊ δέ κάτις] supplevi; άπο]κοπάν [είσάγηι cogitavit Hom., sed cf. id., p
ίο. φ[ΰσιον Hom., sive Dorice φ[ΰτιον (cf. Syll.3 56, 1. 41), sed maxime dub
Traduzione
II. Denunci chi voglia il trasgressore della legge e si tenga la metà del cr
permette al denunciatore di riscuotere (la somma) entro trenta giorni
nuncia e di versare al tesoro la metà. Se il creditore contesta, ogni par
rà dieci persone e le presenterà alla buie; la bulé assortirà tra di esse u
sone degne di fede, le quali giureranno di giudicare (la vertenza) e di dare
con massima giustizia. Colui che, avendo giurato, non giudicherà, sarà
di cinquanta drammi; chiunque voglia potrà riscuotere (la somma), ed
giato potrà condurlo ed accusarlo di mancato patronaggio. La bulé ist
processo entro dieci giorni dall'accusa; altrimenti, verrà costretta dall'accu
ad istituire il processo, ad assortire i giudici ed a chiamare i testimon
mento. Entro la fine del mese la bulé dovrà adempire tutto concorde
questa legge, altrimenti ogni buleuta sarà multato di cinquanta dram
III. esigibile dall'accusatore che, dopo aver riscosso, si terrà la metà della s
uno farà accusa su danaro prestato ad interesse da una associazione ο f
denuncia ed il processo saranno portati dinanzi ai magistrati che saran
in carica.
Una donna non può far prestiti, né è lecito prestare ad una donna, se non in pre
senza del marito. Se la donna è vedova, sia garante un suo figlio adulto, oppure
il prestito sia fatto con la garanzia di uno dei prossimi parenti (?); se uno
presterà a interesse contrariamente a queste (disposizioni), la bulé si impadronirà
EddA, Wood, Discoveries at Ephesus (1877), App. Vili, n° 1 (con trad. ingl.);
Dareste, RHDFE (1877), p. 161 sgg. (con trad. franc.); RIJG I (1892) n° V (p. 30
sgg., con trad. frane.); Hicks, Ancient Greek Inscr. in the Brit. Mus. Ili, n°
CCCCLXXVII; Thalheim, p. 152 sgg. (con trad. ted.); B, Heberdey, Forschungen in
Ephesus IV (1912), n° 17 (p. 105); A B, Syll.3 364. Commenti : Sonne, LXXXVII, p. 55
Reinach, REG IV (1891), p. 331 sg.; Billeter, p. 75 sgg.; Partsch, p. 261 sgg.; Paoli,
SD A p. 148, 162 sg.; Pringsheim, The Greek Law of Sale (1950), p. 164; Finley,
p. 297, n. 20.
Β. Suppl. Ηεβ.
Traduzione
Ili
Remissione di debiti
II. εδοξεν τώι δήμωι, γνώμη προέδρων και τοΰ γραμματέως τής/βουλής
Άσκληπιάδου τοΰ Άσκληπιάδου τοΰ Εύβουλίδου, είσαγ/γειλαμένων τών
στρατηγών· έπεί τών μεγίστων κινδύνων ê/παγομένων τώι τε ίερώι
25 της 'Αρτέμιδος και τήι πόλει και πάσι τοις πολεί/ταις και τοϊς κατ
οικοΰσιν την τε πόλιν κα'ι τήν χώραν, άναγκαϊόν έστι/πάντας όμο
νοήσαντας ύπ[ο]στήναι τον κίνδυνον, δεδόχθαι τώι δή/μωι, τοΰ πράγ
ματος άνήκοντ[ος εις] τήν φυλακήν κάί άσφάλειαν καί σωτη/ρίαν τοΰ
τε ίεροΰ της Άρτέμ[ιδος καί] της πόλεως καί της χώρας· τούς/
μέν έκγεγραμμένους ή παρα[γεγραμ]μένους ύπό λογιστών ιερών
30 ή δη//[μ]οσίων ώιτινιοΰν τρόπωι πά[λιν εΙ]ναι έντιμους καί ήκυρώσθαι
τάς κ[α]/τ" αύτών έκγραφάς καί όφειλήμ[ατα]· τούς δέ παραγεγραμ
μένους προς ί[ε/ρ]άς καταδίκας ή δημοσίας ή έπίτειμα ιερά ή δη
μόσια ή άλλα όφειλήματ[α]/ώιτινιοΰν τρόπωι παρεϊσθαι πάντας καί
είναι άκύρους τάς κατ' αύτών/πράξεις, εΐ δέ τίνες ενεισιν έν ταϊς
35 ίεραϊς μισθώσεσιν ή δημοσίαις ώ/ναϊς μέχρι τοΰ νΰν, τούτοις
έστάναι τάς πράξεις κατά τάς προϋπαρχούσας / οικονομίας κατά τούς
νόμους. όσα δέ ιερά δεδάνεισται, πάντας τούς / οφείλοντας καί
χειρίζοντας άπολελύσΟαι άπό τών όφειλημάτων, πλήν/τών ύπό τών
συστεμάτων ή τών άποδεδειγμένων ύπ' αύτών έκδανεισ/[τ]ών έπί
ύποθήκαις δεδανεισμένων τούτων δέ παρεϊσθαι τούς τόκους άπό//
40 τοΰ είσιόντος ένιαυτοΰ εως αν ό δήμος είς καλλίονα παραγένηται
κατάσ[τα]/σιν. καί ει τίνες δέ πεπολιτογράφηνται μέχρι τών νΰν
χρόνων, είναι πάντας έ[ν]/τίμους καί τών αύτών μετέχειν φιλανθρώ
πων. λελύσθαι δέ καί είναι άκύρου[ς]/τάς τε ιεράς καί δημοσίας
δίκας, ει μή τινές είσιν ύπέρ παρορισμών χώρας ή διαμφ[ισ]/
βητήσεως κληρονομιάς έζευγμέναι. είναι δέ καί τούς ίσοτελεϊς
45 καί πάροικους // καί ιερούς καί έξελευθέρους καί ξένους όσοι αν
άναλάβωσιν τά όπλα καί προς το[ύς]/ηγεμόνας άπογράψωνται, πάντας
πολίτας έφ' ίση καί όμοίαι, ών καί τά ονόματα δια/σαφησάτωσαν οί
ήγεμόνες τοις προέδροις καί τώι γραμματεϊ της βουλής, οι / καί έπι
κληρωσάτωσαν αύτούς είς φυλάς καί χιλιαστΰς · τούς δέ δημο
σίους / ελευθέρους τε καί πάροικους, τούς άναλαβόντας τά δπλα
50 προελθόντες//δέ είς τον δήμον καί οί δεδανεικότες τά συμβόλαια τά
τε ναυτικά καί κατά χειρό/γραφα καί κατά παραθήκας καί ύπο
θήκας καί έπιθήκας καί κατά ώνάς καί όμολογί/ας καί διαγραφάς
καί έκχρήσεις, πάντες ασμένως καί έκουσίως συνκαταθέμε/[νοι] τώι
δήμωι απέλυσαν τούς χρεωφ(ε)ιλέτας τών όφειλημάτων, μενουσών
τών / [έμβάσεων κ]αί διακατοχών παρά τοις νΰν διακατέχουσιν, ει
55 μή τίνες ή ένθάδε ή έπ* έ/[τέρας γής ξ]ένοις δεδανείκασιν ή
26. ί)π[ο]σχήναι Μι. Ditt.; [{>πο]σχήναι RIJG, Rein.; [παρα]στήναι Wadd. 27. ανή
είς] Oliv.; άνήκοντ[ος είς τε] DlTT. et al. 29. έκγεγραμμένους (cf. 31: έκγραφάς) e
esse lapicidae coniecit RIJG (cf. Ditt., n. 5), pro εγγεγραμμένους, έγγραφάς. παρα
μένους sappi. Oliv.; <παρα[γεγραμ]μένους> delevit RIJG, Ditt. 38. συστ(η)μάτων em
RIJG. 41 των νΰν χρόνων Μι. τόν νυν χρόνον RIJG, Rein. 54· [έμβάβεων] supp
55· ε[τέρας γης] snppl. Ditt.; έπέ[κεινα δεομ vel νβμομ]ένοις RIJG) επε[ντα επιδεδογ
Traduzione
... quando il popolo manteneva nei rispetti dei Romani, nostri comuni s
l'antica simpatia, ed aderiva diligentemente a tutti gli ordini, Mitridate, r
padocia, infranti i trattati coi Romani e radunate le sue forze, ha tentato
dronirsi di un paese che non gli appartiene affatto, e dopo aver prima
con l'inganno le città situate davanti a noi, si è imposto anche alla nostra città,
sbigottita dalla quantità delle sue forze e dall'attacco imprevisto. Ma il nostro
popolo, mantenendo sin dall'inizio la sua simpatia verso i Romani, ha afferrato
l'occasione di contribuire alla causa comune ed ha deciso di dichiarare guerra a
Mitridate per l'egemonia dei Romani e per la libertà comune, dedicandosi tutti i
cittadini d'un solo animo alla lotta per questi fini. E poiché la cosa concerne la
guerra, la difesa, la sicurezza e la salvezza del tempio di Artemide, della città e del
territorio, il popolo ha deciso che gli strateghi, il segretario della bulè e i proedri
propongano immediatamente un decreto ed atti di umanità necessaria. Il popolo
ha quindi deliberato su questo.
« Decreto del popolo, su proposta dei proedri e del segretario della bulè, Ascle
piade figlio di Asclepiade figlio di Eubulide, ed in base a notifica degli strateghi.
Siccome i massimi pericoli minacciano il tempio di Artemide, la città, tutti i
cittadini e gli abitanti della città e del territorio, è necessario che tutti resistano
al pericolo in piena concordia, per cui il popolo ha deliberato che, giacché la
cosa concerne la difesa, la sicurezza e la salvezza del tempio di Artemide, della
città e del territorio, tutti coloro che sono stati cancellati (dalle liste dei cittadini)
ο registrati (per esser cancellati) in qualsiasi maniera dai tesorieri sacri e pubblici,
tornino ad essere di nuovo cittadini di pieni diritti, e siano invalidati la cancella
zione (dalla lista) ed i loro debiti. Coloro che sono registrati sotto accusa sacra
ο pubblica, sono tutti condonati e tutte le azioni esecutorie nei loro rispetti sono
invalide. Ma rispetto a coloro che hanno sino a questo momento contratto loca
zioni (di beni) sacri ο appalti (di beni) pubblici, le azioni esecutorie rimangono
valide secondo la procedura precedente e concordemente alle leggi. Per i prestiti
sacri, tutti i debitori e detentori sono liberati dai debiti, eccezion fatta per co
loro che hanno contratto debiti ipotecari con corporazioni sacre ο coi loro rappre
sentanti : a questi sono però rimessi gli interessi a partire dall'anno entrante e sino
ad un miglior stato delle cose pubbliche.
Coloro che sono stati iscritti come (nuovi) cittadini sino al momento attuale,
sono tutti considerati cittadini di pieni diritti, ed hanno diritto a godere di detti
benefici.
Prosciolti ed invalidi sono anche i processi sacri e pubblici, eccezion fatta per
coloro che sono sotto accusa per rimozione di termini in contestazioni di eredità.
Gli isotelei, i metèci, gli schiavi sacri, i liberti, gli stranieri che prendano le
armi e si arruolino all'ordine dei comandanti militari, saranno tutti fatti citta
dini su piede di eguaglianza; i comandanti mostreranno i loro nomi ai proedri
ed al segretario della bulè, e questi li distribuiranno per sorte nelle tribù e chilia
stie; gli schiavi pubblici che prendano le armi diventeranno liberti e metèci.
I creditori che hanno contratto prestiti marittimi, chirografari, pignoratizi, ipo
tecari, prestiti con assicurazioni supplementarie (?), contratti di compravendita,
consensuali, con lettera di credito e con caparra — si sono presentati dinanzi al
popolo, ed in concordia con esso hanno fatto remissione dei debiti ai loro debi
tori con piacere e di propria volontà, pur rimanendo in vigore le attuali immissioni
in possesso e ritenzioni, eccezion fatta per prestiti e contratti stipulati con stra
nieri qui ο all'estero.
Per ciò che concerne affari di banchieri, i depositi, le caparre e i pegni ricevuti
ο consegnati durante l'anno corrente, i relativi processi pendenti saranno tenuti
secondo le leggi. Nel caso di depositi e caparre fatti in periodo anteriore, banchieri
e depositari divideranno i rispettivi pagamenti in dieci rate annuali a partire dal
l'anno entrante, pagando proporzionalmente gli interessi... ».