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Louis Cellauro
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INTRODUZIONE
la profonda conoscenza del mondo classico e della matematica, facevano di Daniele Barbaro il curatore ideale di
campi dell'architettura e dell'archeologia lo spinse tuttavia a ricercare la collaborazione di Palladio, i cui lavori di
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glio nel verso dell'ultima pagina del libro, come nei libri
tavole alle pagine 39, 69, 71, 78, CXXV e CXXVII sono
Barbaro:
Quadrivio], discipline che Vitruvio considerava indispensabili alla formazione dell'architetto (cat. n. 1). Il
gli alzati, & de i profili, come nello seguire, & fare molti
tere la visione delle cornici dei portali - si devono considerare come tracce evidenti della mano di Palladio. Delle 74
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mio](18).
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strazioni riprendono in effetti molto da vicino quelle dell'edizione del 1511 di Fra Giocondo, a cui Palladio fa
classiche ed erudite nel loro contenuto, appaiono piuttosto rozze e sommarie nella forma. Le illustrazioni di
Marcolini.
Italia nel 1540, nel libro III dell'opera di Serlio, che con-
gli architettonici.
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illustrazioni mantengono un pi spiccato carattere pittorico, dovuto a un uso costante del chiaroscuro. Tuttavia,
questa scelta di stile sar in parte riconsiderata nelle edizioni latina e italiana del 1567, dove la reintroduzione
Figurando la pianta, &lo impie, & alcuna volta il profilo, & i lati lascieremo le ombre, e solamente con linee
volta nel 1544, e da Serlio nel libro III, dedicato alle anti-
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quest'epoca" (29).
dato alle stampe e inserito nella sua copia dell' editio prin-
compreso Y oecus aegyptius, che non erano mai stati ricostruiti in nessuna edizione di Vitruvio.
basata su approfondite ricerche filologiche e archeologiche. Al contrario di altri editori di Vitruvio, come
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vitruviana.
stra greca e il foro romano. L'edizione latina comprende anche una ricostruzione in pianta della casa greca,
Vitruvio(32).
zioni su un'unica xilografia di soggetti presentati separatamente nell'edizione del 1556 e anche con qualche
CONCLUSIONI
nome di questo maestro di origine tedesca, e presumibilmente ancora tirocinante, compare per la prima
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ciente a consentirgli, da un lato, di attribuire la massima autorevolezza al testo antico e, dall'altro, di mante-
Palladio pu mostrarsi pi fedele a Vitruvio nelle ricostruzioni di edifici antichi realizzate per l'edizione di
tettonica. Infine, Palladio ha fatto propri i sei atteggiamenti mentali dell'architetto vitruviano, cio ordine, sim-
progettazione del Teatro Olimpico; le colonne monumentali affiancate da pilastri che sostengono un piano
superiore, impiegate nella Villa Sarego e presenti in
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1. Frontespizio, dall'edizione Marcolini di Vitruvio del 1556 (foto: Bibliotheca Hertziana, Roma).
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a destra una figura bifronte che sorregge una sfera armillare, di difficile identificazione.
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l'uomo seduto con in mano un compasso potrebbe rappresentare Vitruvio con le fattezze di Daniele Barbaro.
L'incisione allude alla tripartizione dell'architettura, enunciata da Vitruvio nell'introduzione al De architectural l' Aedi ficatio, libri I-VIII, a cui si riferiscono le
rovine di edifici e il fusto di una colonna raffigurato in
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l'edizione di Barbaro riflettono la profonda conoscenza dei monumenti romani di Palladio. I dadi
doveva assumere nell'educazione enciclopedica dell'architetto. Durante il Rinascimento, esistevano molte statue antiche chiamate cariatidi, come risulta dal catalogo
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21, fig. 8.
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con sezione ("profilo"), elencandone i numerosi vantaggi: essa consente di mostrare lo spessore dei muri, le
gnate per l'edizione Marcolini. Barbaro concedeva tuttavia che la scaenographia o "prospettiva" (che indicava
sia il disegno prospettico, sia la scienza dell'ottica, men-
il termine latino perspectiva) era indispensabile all'architetto per effettuare aggiustamenti ottici rispondenti
zione delle sue diverse parti. Questa tecnica era stata illustrata per la prima volta nell'edizione di Fra Giocondo del
151 1. La pianta riprodotta anche nel libro III, in relazione
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9. Semiprospetto/Semisezione di un tempio ionico diptero exastilo a illustrazione della definizione vitruviana di ortographia e di quella di sciographia di Barbaro, dall'edizione Marcolini di Vitruvio del 1556 (foto: Bibliotheca Hertziana, Roma).
Quest'illustrazione della torre antica rispetta le indicazioni di Vitruvio quanto alla forma, circolare, dell'edifcio.
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una sega.
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Con l'aiuto di nuove ed efficaci illustrazioni (che comprendevano un risvolto sollevabile per spiegare la costruzio-
ne di un bastione) Barbaro mantenne il principio dell'inclusione dell'architettura militare in quella civile, sostenuto da
Vitruvio, aggiornandolo alle esigenze della sua epoca.
12. Pianta ideale di una citt romana con torri rotonde e pianta parziale della cerchia muraria, dall'edizione latina De' Franceschi di
Vitruvio del 1567 (foto: Bibliothque Municipale, Lione,).
dono la pianta di un bastione, una costruzione che sporgeAnaloghe piante di citt ideali fortificate appaiono anche
pubblicati a Venezia nel 1554 (v. per es. fol. liv, 12v,
13v)(46). L'ottagono simboleggiante le regioni dei venti
nella pianta di Fra Giocondo inserito da Palladio al
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15. Pianta del tempio prostilo/anfiprostilo, dall'edizione Marcolini di Vitruvio del 1556 (foto: Bibliotheca Hertziana, Roma).
ANTICA p. 53.
Secondo Vitruvio (II, iii, 3) esistevano mattoni didoron, tetradoron e pentadoron. Un didoron era lungo un
piede (cio quattro palmi), e largo mezzo piede. Il tetra-
al tempio in antis, che risultano di difficile interpretazione, a causa sia dell'oscurit del testo, sia della scarsit
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1511, in quest'ultima non presente il prospetto corrispondente alla pianta. Il prospetto palladiano del tempio
in antis il primo a essere stato pubblicato in un'edizione
& tra i pilastri nel mezo due colonne, & sopra quello il
frontispicio fatto con quella convenienza di misure, che
si dir in questo libro (49)
Nel commento relativo a questo brano vengono forniti ulteriori dettagli sull'aspetto del tempio. Scrive Barbaro:
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Campbell, di un'interpretazione plausibile delle parole "columnas autem contra antas angulares", intese da
Fra Giocondo e Barbaro nel senso di "colonne fron-
ANFPROSTILO p. 71.
Il prospetto del tempio prostilo/anfiprostilo mostra
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Giocondo, come faranno Barbaro e Palladio, aggiunge un'entrata nel muro posteriore della cella. La pianta di Palladio mostra invece un tempio completo di
pronao e opistodomo, ovvero uno spazio alle spalle
della cella corrispondente al pronao. L'opistodomo
un elemento tipico dei templi peripteri, che per non
Palladio (tra i disegni di quest'ultimo si trova un'immagine del tempio dorico di San Nicola in carcere),
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Olimpico.
esempi antichi di questo tipo. L'unico monumento romano identificato nel Rinascimento come esempio di questa
tipologia era il tempio di Serapide sul Quirinale, ricostruito in questa forma da Palladio nel libro IV dei
Barbaro mostra un tempio diptero, dotato di dieci colonne sulla fronte e diciannove colonne lungo i lati, e collo-
Nella pianta sono visibili un alto podio, otto colonne sulla fronte e diciassette colonne lungo i lati del
tempio.
Il prospetto del tempio perptero nella ricostruzione di Palladio mostra la facciata di un tempio ionico,
sistilo, esastilo, poggiato su una piattaforma a gradini
o crepidoma, e corrisponde esattamente alla pianta di
questo tipo di tempio, illustrata in precedenza. Le basi
delle colonne ioniche, formate da un toro superiore,
una scozia, un doppio astragalo e una seconda scozia
immediatamente al di sopra del plinto rispecchiano le
indicazioni di Vitruvio e costituiscono una prova ulteriore della stretta aderenza al testo vitruviano delle
colonne per testa, & nel resto simile al dipteros, & nella
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20. Semiprospetto / semisezione del tempio ipetro, dall'edizione Marcolini di Vitruvio del 1556 (foto: Bibliotheca Hertziana, Roma).
corinzio.
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21. Pianta del tempio ionico eustilo pseudodiptero con parapetto, dal-
Hertziana, Roma).
la. Alla fine del libro, tuttavia, aveva aggiunto una for-
tempio della Concordia, ben noto grazie alle pubblicazioni dell'antiquario Enea Vico.
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libro (56).
parte dalla base del fusto, secondo il metodo prevalente nell'architettura romana. Nel disegno di Palladio,
invece, la diminuzione o rastremazione delle colonne
Come la maggior parte dei commentatori rinascimentali, Barbaro traduce stylobatam con "piedistalo",
una lettura che ritorna anche in altri punti della sua traduzione, come nel libro III, iv, 2-3 e nel IV, viii, 1, nei
TE A GRADINI p. 83.
menta dei templi (III, iv, 1-3), Barbaro definisce lo stereobate come il "muretto, che sotto le colonne, come
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tenendo la giusta distanza di due intercolunni tra le colonne laterali. Un'altra importante differenza rispetto alla pian-
L'interpretazione di Barbaro deriva molto probabilmente da quella di Cesariano, che suggerisce un'interpretazione molto simile degli scamilli impares{66' Scamillus,
un diminutivo di scammum (sgabello o gradino) pu esse-
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um.
imam
esempi tra i monumenti antichi, e rappresentano un'ulteriore dimostrazione della stretta aderenza di Palladio al
testo di Vitruvio. La trabeazione semplice, liscia e priva di
p. 80 fig. 22.
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mente illustrato da una xilografa di Fra Giocondo, utilizzata come base da Palladio per il suo disegno (fg. 24).
Anche in Fra Giocondo presente la balaustra che collega i piedistalli delle quattro colonne, contrassegnati dalla
ferenza che nella sua illustrazione lo spazio tra i piedistalli occupato da un parapetto pieno {podium ) , invece
della balaustra.
Raison d'architecture antique extrakte de Vitruve. Le successive edizioni francesi sono datate 1539, 1542, 1550 e
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oiico
SSufT
lllllM^ SkKKIIS
t.
''),]
Medidas e ne abbia studiato la terminologia architettonica, come dimostrano le sue citazioni di termini architet-
'
di colonna.
Una ricostruzione dell'ordine tuscanico era gi contenuta nell'edizione di Vitruvio di Fra Giocondo, anche se
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'"fr J , v r ^
1
gpi;'fes3ift^!t ~
31. La trabeazione ionica, dall'edizione di Fra Giocondo di Vitruvio del
di Vitruvio) .
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32. Veduta prospettica della trabeazione dorica con mutuli, dall'edizione Marcolini
di Vitruvio del 1556 (foto: Bibliotheca Hertziana, Roma).
(cat. n. 59).
DI MORTASE p. 90.
epoca rinascimentale.
Questa ricostruzione fornisce a Palladio l'opportunit di illustrare diversi tipi di mortase. Nelle edizioni
De' Franceschi del 1567, Palladio aggiunse nella parte
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listelli {quadris).
La ricostruzione di Palladio segue fedelmente le indi-
sua cimasa, la seconda l'echino con gli anelli e la terza l'ipotrachelio o collarino.
architetti dell'epoca.
(apofige).
conosciuti: "La larghezza [del capitello] tutta la grossezza della colonna & di pi un sesto per parte secon-
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mezzo modulo.
dell'architettura vitruviana. La questione della sporgenza dell'abaco dorico viene risolta in modi diversi da
Jean Martin, nella sua traduzione francese del 1547 di
Vitruvio (fig. 27), e da Serlio, nelle sue Regole generali
anche l'intradosso della corona, derivato dall'illustrazione della cornice dorica del Teatro di Marcello, contenu-
ta nelle Annotationes di Guillaume Philandrier, pubblicate per la prima volta a Roma nel 1544.
base attica, che, secondo Barbaro, poteva essere utilizzata per le colonne doriche (fig. 29) .
seguenti rapporti:
esempio nei monumenti antichi accessibili in epoca rinascimentale. Palladio se ne serve nelle sue illustrazioni per
il listello.
larghezza.
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primo luogo che gli architravi, a causa di considerazioni di carattere ottico, devono essere proporzionati
Scrive Barbaro:
la dell'architrave deve essere pari alla met dell'ampiezza della colonna alla base; se le colonne sono alte dai
Vitr[uvio] adunque biasima per opinione de gli antichi i dentelli, o modioni [mutules] fatti per gli frontispi-
un'altezza pari a un sesto di quella dei dentelli. La cornice con la sua cimasa, ma senza la sima, deve essere alta
a Palladio.
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essere di 1:1.
1.1.
Nel suo commento, Barbaro suggerisce alcune modifiche alla normativa stabilita da Vitruvio. Egli osserva che
il rapporto 1:1 indicato da Vitruvio tra l'altezza del capitello corinzio e il diametro inferiore della colonna appa-
rispetta rigorosamente le norme indicate a questo riguardo da Vitruvio. Gli architetti rinascimentali, tuttavia,
stabilite da Vitruvio.
p. 100.
La xilografia del capitello eseguita molto probabilmente dal Palladio, tuttavia, non segue i suggerimenti di
norme:
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nate alle due serie di foglie e una alle volute. Come nel
& leva la vista, & mangia diro cosi della grossezza delle
colonne angulari & nel fine del detto libro comanda, che
Fregi, Gocciolatoi,
grafia..."^.
40. SCHEMA GRAFICO RELATIVO ALLA
DA FALEGNAME p. 102.
Barbaro.
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del cavo nel mezzo, & con le braccia, che tocchino gli
anguli de i quali si saperebbe a punto, quando noi sapessimo bene la gonfiatura della colonna(83).
Allo stesso modo, dalle sporgenze delle assicelle (asseres), ebbero origine, secondo Vitruvio, i dentelli dell'or-
del quarto libro, costituito da una trave maestra (columen) e da travi oblique ( cantherii ) sporgenti dai bordi
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' '&i^^Sk'.'.
39. Semiprospetto/semisezione trasversale della basilica costruita da Vitruvio a Fano, dall'edizione Marcolini di Vitruvio del 1556 (foto:
Bibliotheca Hertziana, Roma) .
... potremo benissimo sapere la origine de li ornamenti, che nelle opere di pietra sono stati introdutti da
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decastilo.
Rinascimento.
tiva.
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40. Sezione longitudinale e prospetto laterale della basilica costruita da Vitruvio a Fano, di Giovanni Battista da Sangallo, dalla copia di Sangallo
dell'editio princeps di Sulpicio da Veroli, Biblioteca Corsiniana e Lincei (foto: The Conway Library, Courtauld Institute of Art, Londra).
Vitruvio.
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non pervenivano alle fronti compitamente, ma terminavano in alcuni pilastri, o ante che si dica, grosse quanto le
colonne: & se tra l'una ala di muro & l'altra era grande
Enea Vico.
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'"ar-
.v
I ^
flu
, DEI *p*.%fr
PRONAO p. 114.
Nelle edizioni del 1567, questa tavola accompagnata dal prospetto di un tempio dorico esastilo con colon-
libro, mostra un tempio sistilo esastilo con pronao e opistodomo che esemplifica le norme enunciate da Vitruvio
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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO 101
le colonne equivale alla misura di due diametri. La trala corona, presenta un'altezza pari a un quinto di quella
quasi la met (542) dell'altezza della porta, conformemente alle indicazioni di Vitruvio. Gli antepagmenta o
strazione della porta ionica apparsa nella traduzione italiana del De re aedificatoria di Alberti di Cosimo Bartoli,
pubblicata nel 1550, in cui dietro a due colonne "trasparenti" si scorgono anche gli stipiti dell'arco della
porta, una convenzione rappresentativa adottata anche
piedi dovevano invece, secondo Vitruvio, essere perLa cornice esterna della porta dorica ornata di una
Libro, pubblicato nel 1537, anche in questo caso nell'illustrazione della porta ionica. Palladio fece ricorso a
questa convenzione rappresentativa non solo in molte
pendicolari.
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na, per evitare "che'l lume da basso sta pi largo del vano
di mezo tra le colonne, il che fa brutto vedere, & difet-
ti, illustrati per la prima volta da Fra Giocondo, ma omessi da Serlio e da Cosimo Bartoli, dimostrando cos di aver
cato a suo figlio Romolo: il quale fu leggermente modificato nel 1632 durante alcuni lavori di restauro. Inoltre
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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO 103
cella divisa da due colonne, il cui lungo asse perpendicolare all'asse centrale del tempio.
Nel settimo capitolo del quarto libro, Vitruvio afferma che il rapporto tra la lunghezza e la larghezza del tem-
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43. Pianta del Teatro Berga di Palladio, RIBA, X/l recto (foto: British Architectural Library, Royal Institute of British Architects, Londra).
giassero su piedistalli.
significasse piedistalli.
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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO 105
le ma cilindrica.
p. CXXVI [124].
p. CXXVIII [126].
Sangallo.
appare nella relativa pianta, che mostra un tempio tetrastilo dall'intercolunnio areostilo, proprio delle "maniere
di que templi" che, secondo Barbaro, erano "basse, lar58. SEMIPROSPETTO E SEMISEZIONE
Al di sopra dell'architrave, formata da due travi conIl prospetto del tempio rotondo perptero mostra
colonne corinzie che poggiano su piedistalli ( stylobata),
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Palladio ha utilizzato questa pianta come punto di partenza nella sua ricostruzione di questo tipo di tempio. In
p. 132 [136].
Ad eccezione della facciata laterale della basilica
tangolare, la cui larghezza equivale alla met della relativa lunghezza, in accordo con le precisazioni di Vitruvio,
libro "(101).
p. 126 [130].
dotati di nicchie destinate a ospitare le statue, rappreLa pianta del tempio tuscanico composito disegnata da
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delle colonne di sopra, che anche siano in altezza maggiori la quarta parte, perche se la colonna Dorica di sotto,
pagine sono illustrati anche gli stipti delle porte degli sca-
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Ottaviano, il futuro imperatore Augusto) fu quella relativa alla costruzione della basilica di Fanum Fortunae, l'at-
tuale Fano, una cittadina della costa adriatica (V, i, 619)(104) Barbaro, che potrebbe aver visitato questo sito
secolo(106).
Augusto e mostra l'edificio ricostruito in muratura rivestita di stucco. In accordo col testo di Vitruvio, le navate
La prima pianta di questa basilica quella che compare nell'edizione di Fra Giocondo, data alle stampe nel
pianta le indicazioni di Vitruvio vengono scrupolosamente rispettate, come dimostra la navata rettangolare di
120 piedi per 60 sostenuta da diciotto colonne monumentali alte 50 piedi e larghe 5 piedi. Al centro della
navata vengono omesse due colonne, per non impedire,
portico.
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46. Sezione longitudinale parziale della casa romana, dall'edizione Marcolini di Vitruvio del 1556 (foto: Bibliotheca Hertziana, Roma).
del 1567.
Come dimostrano i tre ordini sovrapposti di semicolonne e quello dei pilastri compositi che coronano
teatro.
Verona.
Fano.
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nicchi della scena, la dove noi havemo poste le tre porte, &
il nicchio di mezo bello, & grande{110).
cavea fu impiegato da Palladio anche nella progettazione del Teatro Olimpico e deriva dalla descrizione di un
no di Vitruvio.
fig. 42.
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fig. 44.
vano le diverse parti delle case antiche, in cui ogni termine era illustrato con brani scelti di antichi autori, tra cui
te incassate, uno schema che Palladio aveva gi sperimentato nei disegni del Teatro Berga in cui apparivano
Vitruvio(112).
che prevedeva un vasto programma scultoreo, fu impiegato da Palladio come punto di partenza nella progetta-
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48. Vedute prospettiche di antichi camini rinvenuti a Perugia, Baia e Civitavecchia, dall'edizione Marcolini di Vitruvio del 1556 (foto: Bibliotheca
Hertziana, Roma).
casa romana. Nel suo commento, Daniele Barbaro specifica e definisce le rispettive funzioni dei triclinia , delle
exedrae, delle pinacothecae e degli oeci :
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16 pollici (16.082). Egli precisa che, per quanto sorprendente, l'altezza delle colonne trova un riscontro nelle
vestibolo colonnato, anche se nella sua pianta quest'ultimo sembra molto simile a quello di Palladio.
Il principale contributo dato da Palladio allo sviluppo degli studi vitruviani rinascimentali sulla casa romana,
rentur(119). Da queste parole dice il Budeo potemo intendere, che disfatto il Theatro che per un mese solo era stato
all'apologia dell'uso del timpano, in cui l'autore si richiama alla teoria vitruviana della storia dell'architettura,
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disegni del Vitruvio di Barbaro sono una versane leggermente modificata di quelli che appaiono nel folio
12 verso di questo manoscritto in cui sono illustrati
prospettiva.
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Communicando le difficolt, che io haveva con messer Francesco Marcolini ingenioso investigatore di belle
machine, hebbi di lui con mirabile solerzia la invenzione
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trattato di Palladio.
VITRUVIO p. 264.
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imperiali:
piedi(127).
naggi^.
ROMANO p. 265.
Questa sezione trasversale mostra un edificio dotato
nel 1552.
lavati).
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dificio.
primo Cinquecento.
dice Vitru[vio])"(129).
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58. Pianta della casa greca di Palladio, dai Quattro Libri dell'Archi-
e gli anguli delle travi, & anche da gli asser nel mezo del
cavedio detto compluvio sono i cadimenti dell' acque (130).
ti", che a suo parere "erano con una delle loro teste fer-
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trio testudinato. A suo parere, quest'ultimo poteva essere inserito sia in un edificio lussuoso sia, al contrario,
tro pioveri. Penso io, che questi fussero coperti, & che di
scatura.
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Palladio.
clinia.
chiamate thalamus, altre amphitalamus. Intorno al peristilio del gynaeconitis vi erano altre stanze da letto.
Accanto all'edificio destinato alle donne vi era un
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NOTE
(1) D. Barbaro I Dieci Libri dell'Architettura di M. Vitruvio, tradutti et commentati da Mns. Daniele Barbaro, eletto
sono disposti intorno al sontuoso peristilio (A) menzionato da Vitruvio, lungo un lato del quale appare un por-
ravennate, Roma, 1975; L. Vagnetti, Per una conoscenza vitruviana, in "Studi e documenti d'architettura", voi. 8 (1978); L. A.
Ciapponi, Fra Giocondo da Verona and his edition of Vitruvius,
in "Journal of the Warburg and Courtauld Institutes", vol. 47
re de la Renaissance, a c. di J. Guillaume, Parigi, 1988, pp. 6774; C. H. Krinsky, Cesare Cesariano and the Como Vitruvius edi-
Una prima versione di questo saggio era inserita nella mia tesi di Ph.
volte; il numero 133 ripetuto tre volte, tra le pagine 156 e 160
cazioni.
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basamenti, delle scale, & d'altre cose, pero necessario il profilo; & con queste tre maniere di dispositione l'Architetto s'assicura della riuscita dell'opera, & fa pi certa la sua inventione, &
l'altrui disiderio di far opera lodata, & degna... Questa utilit
del profilo mi muove ad interpretare sciografia & non scenografia... Essendo tanto necessario il profilo & molto pi che la
prospettiva, bisogna considerare bene la detta diffinitione. Io
per me quanto havessi ad intendere in questo luogo la prospettiva, vorrei che fussero quattro le idee della dispositione, per
porvi il profilo, tanto egli mi pare necessario".
170-74.
seguito.
affatica con minutissime ombre, & linee, & angoli far risaltare di
una tavola piana in fuori i rilievi: & lo architettore non si curan-
le parti interiori, & esteriori delle opere, & pero in questo uffi-
cio ha bisogno di grandissimo pensamento, & giudicio, & pratica, come chi, considera gli effetti del profilo, manifesto:
perche la elevatione della fronte, & la maest non dimostra gli
416.
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ne, madar in luce l'uno e l'altro Vitruvio, e usare ogni diligenza, per rifarsi in forma commoda, & con figure accuratamente
& diligentemente intagliate dal mio honorato compare & compagno in questa impresa, M. Giovanni Chrieger Alemano". Per
ulteriori notizie su Chrieger, v. U. Thieme, F. Becker (a c. di),
Chrieger (Krger) Giovanni, in Allgemeines Lexicon der bilden-
den Knstler von der Antike bis zur Gegenwart, Lipsia, VI,
1912, p. 533; e P. Passavant, Le Peintre Graveur, 6 voli., Lipsia,
1860-64 (vol. I, p. 151).
(34) A. Palladio, I quattro libri dell'Architettura, Venezia, 1570,
p.5.
(35) D. Barbaro, Commentari, cit., pp. 69-70: "...Vitruvio chiara-
Cellauro
(45) Cfr. G. Hamberg, Vitruvius, Fra Giocondo and the city plan
of Naples. A commentary on some principles of ancient urbanism
pigliate dall'Arte a perfettione delle cose, come sono i tetti pendenti, i colmi, le volte, le colonne, & i loro ornamenti & altre cose,
che sono state dalla naturai necessit alla certezza dell'Arte, per
humana solertia trasportate".
Como, 1521, fol. 57r: "cio per essere in fora il Stylobato [piedistallo] C vel Q, entro lo podio segnato B vel R cosi li sca-
belli quali sono specie di stylobati: per che epsi non solum
hanno la alveolatura: ma la proiectura: & la Contractura...
Vitruvio etiam li pu chiamare scabelli impari: idest che tutti
non teneno una soliditate & continua muraglia ma sono come
vedi in le figura".
(67) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 128.
(68) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 158.
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1984, p. 390.
(77) V. Fontana, P. Morachiello, op. cit., p. 80.
(78) Per ulteriori ragguagli sui metodi di costruzione dell'abaco corinzio impiegati nel Rinascimento, v. F. Lemerle, La thorie architecturale la Renaissance: le trac du tailloir corinthien,
in " Annali di Architettura", 6, 1994, pp. 64-72.
Vitruvio a Fano, v. J. Quicherat, La basilique de Fanum construite par Vitruve, in "Revue Archologique", 1878, pp. 23-36;
65-80; e Mlanges d'Archologie et d'Histoire, 1886, pp. 1-29.
(105) D. Barbaro Commentari, cit., p. 217.
(106) Per ulteriori ragguagli v. G. Berardi, Fano Romana,
Basilica di Vitruvio, Fano, 1967, pp. 44-45 a R. Weiss, The
Renaissance discovery of classical antiquity, Oxford, 1969, p. 109.
176.
186
186.
186.
183.
della porta del Pantheon,
cit., pp. 377-416; e PN. Pagliara, La casa romana nella trattatistica vitruviana, in "Controspazio", IV, 1972, pp. 23-37.
una parte delle principali, nella quale (come dice l'Alberto) come in
un Foro commune concorrono tutti gli altri membri minori.
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ruotava".
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