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BOCCACCIO LETTERATO
a cura di
Michaelangiola Marchiaro e Stefano Zamponi
Firenze
2015
Il convegno è stato organizzato e promosso da
in collaborazione con
© 2015 Tutti i diritti sono riservati: nessuna parte di questo libro può essere riprodotta
in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei
diritti e dell’editore. L’editore è a disposizione degli eventuali detentori di diritti che non
sia stato possibile rintracciare.
Stampato in Italia
da Emmeci Digital Media S.r.l. - Firenze
ISBN 978-88-89369-62-3
SUL TESTO DEL DECAMERON:
PER UNA NUOVA EDIZIONE CRITICA
1
Charles S. Singleton, Nota, in G. Boccaccio, Il Decameron, a cura di Id., 2 voll., Bari,
Laterza, 1955, vol. II, pp. 329-448, a p. 332.
2
Negli anni immediatamente successivi, alcuni studiosi elaborarono osservazioni e obie-
zioni alla classificazione dei testimoni e alla prassi ecdotica seguita da Singleton: cfr. Antonio
Enzo Quaglio, Studi sul testo del “Decameron”, in «Paideia», X, 1955, pp. 449-472; Natalino
Sapegno, A proposito di una nuova edizione del “Decameron”, in «Giornale Storico della Lettera-
tura Italiana», CXXXIII, 1956, pp. 48-66; Pier Giorgio Ricci, Problemi di metodo per un’edizio-
ne critica del “Decameron”, in «Rinascimento», VIII/2, 1957, pp. 159-176 (con segnalazione di
ulteriori recensioni a p. 159 nota 1).
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3
Singleton collocava l’Hamilton 90 (B) nella parte più alta del ramo b del suo stemma (il
più vicino all’ultima volontà d’autore), insieme al Laurenziano Pluteo 42, 3 (FL3), da lui ritenuto
un collaterale del codice Berlinese; l’importanza del Laurenziano Pluteo 42, 1 (FL1), noto anche
come il Mannelli (o l’Ottimo), veniva invece ridimensionata perché considerato un apografo di B
(cfr. C.S. Singleton, Nota, cit., p. 386). Di diverso avviso sulla posizione da assegnare ai due codici
Laurenziani all’interno della tradizione manoscritta già Pier Giorgio Ricci (P.G. Ricci, Problemi di
metodo, cit., pp. 167-170 e 172-173); cfr. poi qui note 33 e 60. Notizie più dettagliate su questi tre
manoscritti e su altri testimoni verranno fornite nelle pagine successive (cfr. in part. il § 2).
4
Vedi almeno: Giovanni Boccaccio, Decameron, a cura di A.F. Massèra, 2 voll., Bari, La-
terza, 1927; Id., Il Decameron, a cura di G. Petronio, 2 voll., Torino, Einaudi, 1950; Id., Il De-
cameron, a cura di U. Bosco, 4 voll., Roma, Tumminelli, 1946-51; Id., Il Decameron, a cura di V.
Branca, Firenze, Le Monnier, 1951-52; Id., Il Decameron, a cura di N. Sapegno, Torino, UTET,
1955; Id., Decameron, a cura di M. Marti, Milano, Rizzoli, 1958; Id., Il Decameron, a cura di
V. Branca, Firenze, Le Monnier, 19602.
5
Alberto Chiari, Un nuovo autografo del Boccaccio?, in «La Fiera letteraria», III/27, 1948,
p. 4; vedi poi Id., Ancora dell’autografia del codice Berlinese del “Decameron”, Hamilton 90, in
«Convivium», n.s., XXIII/3, 1955, pp. 352-356.
6
Cfr. anche C.S. Singleton, Nota, cit., pp. 335-336.
7
Vittore Branca - Pier Giorgio Ricci, Un autografo del “Decameron” (codice Hamiltoniano
90), Padova, CEDAM, 1962.
SUL TESTO DEL DECAMERON: PER UNA NUOVA EDIZIONE CRITICA 213
8
Vittore Branca, Prefazione, in G. Boccaccio, “Decameron”. Fac-simile dell’autografo con-
servato nel Codice Hamilton 90 della Staatsbibliothek Preussischer Kulturbesitz di Berlino, a cura
e con introduzione di Id., Firenze, Fratelli Alinari, 1975, pp. 9-44, a pp. 12-13.
9
Cfr. ivi, pp. 38-43. Significative le parole con cui Vincenzo Pernicone intitolò un suo
contributo uscito un anno dopo la scoperta: Il codice Hamiltoniano 90 imbarazzante autografo
del “Decameron”, in «Belfagor», XVIII, 1963, pp. 583-594.
10
V. Branca, Prefazione, cit., p. 11.
214 MAURIZIO FIORILLA
di tre fascicoli e della carta iniziale)11. Merita rilevare che nel 1974 Single-
ton aveva pubblicato un’edizione diplomatico-interpretativa dell’Hamilton
9012; nel 1977 è uscita poi l’edizione critica a cura di Aldo Rossi, meno con-
servativa nei confronti dell’autografo (emendato in un numero maggiore di
luoghi rispetto al testo proposto da Branca) e con un tentativo di dare in
apparato anche un quadro degli stadi redazionali dell’opera13. Il testo fissa-
to da Branca nell’edizione critica del 1976, ripreso in quella pubblicata da
Mondadori14, è stato poi leggermente rivisto in quelle uscite per Einaudi15.
Queste due ultime edizioni, accompagnate da note di commento al testo
dell’opera, sono divenute punto di riferimento imprescindibile per studiosi
e lettori del Decameron, specialmente quella pubblicata per Einaudi, che
contiene rimandi alle fonti e preziose appendici bibliografiche (aggiornate
da Branca nel corso del tempo).
L’autorità dell’Hamilton 90 tuttavia ha spinto Branca, e spesso anche
Rossi, a conservare la lezione del codice anche in un certo numero di luoghi
problematici, casi in cui i vecchi editori, tra cui lo stesso Branca (cfr. qui
nota 4), erano invece – a mio avviso – opportunamente intervenuti. Già
Guido Martellotti, in una recensione alla scoperta di Branca e Ricci, pur
sottolineando la grande importanza della dimostrazione dell’autografia del
codice Hamiltoniano (fondamentale per ricostruire la lingua, le abitudini
grafiche del Boccaccio e anche per fissare il testo definitivo in alcuni luoghi
controversi), aveva messo in guardia il futuro editore dal pericolo di un
11
Giovanni Boccaccio, Decameron. Edizione critica secondo l’autografo Hamiltoniano, a
cura di V. Branca, Firenze, presso l’Accademia della Crusca, 1976.
12
Giovanni Boccaccio, Decameron. Edizione diplomatico-interpretativa dell’autografo
Hamilton 90, a cura di C.S. Singleton, con la collab. di F. Petrucci, A. Petrucci, G. Savino e
M. Mardersteig, Baltimore-London, The Johns Hopkins University Press, 1974.
13
Giovanni Boccaccio, Decameron, a cura di A. Rossi, Bologna, Cappelli, 1977. Questa
edizione che – come dicevo – si caratterizza anche per un tentativo di individuare nella tradi-
zione possibili tracce di riscritture autoriali, ha avuto però meno fortuna per varie ragioni. Rossi
partiva da una differente proposta di organizzazione delle relazioni tra i principali testimoni,
non dimostrata fino in fondo e discutibile in alcuni passaggi, non fornendo nei suoi apparati
una giustificazione puntuale delle scelte testuali nei loci critici (sull’edizione cfr. anche Emilio
Lippi, Giovanni Boccaccio, in Storia della letteratura italiana, X, La tradizione dei testi, dir. da
E. Malato, Roma, Salerno Editrice, 2001, pp. 331-357, a p. 344).
14
Giovanni Boccaccio, Decameron, a cura di V. Branca, in Tutte le opere di Giovanni Boc-
caccio, a cura di Id., vol. IV, Milano, Mondadori, 1976 (poi ripubblicata nella collana “I Meri-
diani” nel 1985).
15
Il punto più avanzato è rappresentato dall’edizione uscita nel 1999 in cui, oltre a modi-
fiche apportate all’interpunzione e a segni diacritici sono state inserire nove rettifiche (Giovanni
Boccaccio, Decameron, a cura di V. Branca, 2 voll., Torino, Einaudi, 1999, vol. I, p. LXXVII); su
questo punto vedi anche Maurizio Fiorilla, Per il testo del “Decameron”, in «L’Ellisse», V, 2010,
pp. 9-38, a pp. 11-12 nota 1.
SUL TESTO DEL DECAMERON: PER UNA NUOVA EDIZIONE CRITICA 215
16
Guido Martellotti, recensione a V. Branca - P.G. Ricci, Un autografo del “Decameron”
(codice Hamiltoniano 90), cit., in «Studi sul Boccaccio», I, 1963, pp. 547-553, da cui si cita (poi
in Id., Dante e Boccaccio e altri scrittori dall’Umanesimo al Romanticismo, con una premessa di
U. Bosco, Firenze, Olschki, 1983, pp. 197-205).
17
Franca Brambilla Ageno, Il problema dei rapporti tra il codice Berlinese e il codice Man-
nelli del “Decameron”, in «Studi sul Boccaccio», XII, 1980, pp. 5-37; Ead., Ancora sugli errori
d’autore nel “Decameron”, ivi, pp. 71-93.
18
Vittore Branca, Studi sulla tradizione del testo del “Decameron”, in «Studi sul Boccaccio»,
XIII, 1981-1982, pp. 22-160 (poi in Id., Tradizione delle opere di Giovanni Boccaccio, II, Un
secondo elenco di manoscritti e studi sul testo del “Decameron” con due appendici, Roma, Storia e
Letteratura, 1991, pp. 331-370), in part. pp. 28-42.
19
Cfr. ivi, p. 38 nota 8. Per notizie su su altre recensioni e reazioni all’edizione critica del
1976 cfr. ivi, pp. 21-22, e vedi anche Id., Tradizione delle opere, cit., p. 261.
20
Vedi almeno: V. Branca, Studi sulla tradizione, cit., pp. 42-158; Id., Su una redazione del
“Decameron” anteriore a quella conservata nell’autografo Hamiltoniano, in «Studi sul Boccaccio»,
XXV, 1997, pp. 3-131; Id., Ancora su una redazione del “Decameron” anteriore a quella autogra-
fa e su possibili interventi “singolari” sul testo, in «Studi sul Boccaccio», XXVI, 1998, pp. 3-97;
Id. - Maria Grazia Ciardi Dupré dal Poggetto, Boccaccio “visualizzato” dal Boccaccio, in «Studi sul
Boccaccio», XXII, 1994, pp. 197-234; ma cfr. anche Aldo Rossi, Proposte per l’edizione critica del
“Decameron”, in Id., Il “Decameron”. Pratiche testuali e interpretative, Bologna, Cappelli, 1982,
pp. 155-190 (già in «Paragone», CCXCIV, 1974, pp. 3-31), in part. pp. 155-190. Per una sintesi
della storia editoriale del Decameron fino a questo punto vedi anche: Vittore Branca, Per la storia
del testo del “Decameron”, in R. Bragantini - P.M. Forni (a cura di), Lessico critico decameroniano,
Torino, Bollati Boringhieri, 1995, pp. 419-438; E. Lippi, Giovanni Boccaccio, cit., pp. 341-347.
21
Vittore Branca - Maurizio Vitale, Il capolavoro del Boccaccio e due diverse redazioni,
2 voll., Venezia, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, 2002.
216 MAURIZIO FIORILLA
22
Mario Marti, Note e discussioni sulle due redazioni del “Decameron”, in «Giornale storico
della letteratura italiana», n.s., CLXXX, 2003, pp. 251-259.
23
Giancarlo Breschi, Il ms. Parigino It. 482 e le vicissitudini editoriali del “Decameron”. Po-
stilla per Aldo Rossi, in «Medioevo e Rinascimento», XVIII, 2004, pp. 77-119, in part. pp. 87-94.
24
M. Fiorilla, Per il testo del “Decameron”, cit.; Id., Ancora per il testo del “Decameron”, in
«L’Ellisse», VIII/1, 2013, pp. 75-90. Elaborate a partire da differenti premesse ecdotiche e avan-
zate anche alla luce di ulteriori riflessioni filologiche, le soluzioni alternative al testo restituito da
Branca da me proposte in questi loci critici coincidono, in diversi casi, con il testo curato da Single-
ton e con altre edizioni elaborate prima della definitiva acquisizione dell’autografia dell’Hamilton
90 (che hanno privilegiato in quei punti le lezioni di altri testimoni), segno di quanto l’attribuzione
del codice alla mano del Boccaccio abbia profondamente condizionato la ricostruzione filologica
dell’opera. Tra queste edizioni c’è anche quella pubblicata dallo stesso Branca nel 1951-52 (cfr.
qui nota 4). Già Martellotti scriveva – nella ricordata recensione alla scoperta dell’autografo – che
Branca alla fine non avrebbe avuto «molto a mutare nella sua bella edizione del 1950» (G. Martel-
lotti, rec. a V. Branca - P.G. Ricci, Un autografo del “Decameron”, cit., p. 552).
25
Giovanni Boccaccio, Decameron, a cura di M. Fiorilla, illustrazioni di M. Paladino,
Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani, 2011.
26
Giovanni Boccaccio, Decameron, Introduzione, note e repertorio di Cose (e parole) del
mondo di A. Quondam, Testo critico e Nota al testo a cura di M. Fiorilla, Schede introduttive e
notizia biografica di G. Alfano, Milano, BUR-Rizzoli, 2013.
SUL TESTO DEL DECAMERON: PER UNA NUOVA EDIZIONE CRITICA 217
27
Michele Barbi, Sul testo del “Decameron”, in «Studi di filologia italiana», I, 1927, pp.
9-68; Giorgio Padoan, In margine al Centenario del Boccaccio, in «Studi e problemi di critica
testuale», XIV, 1977, pp. 5-41; Alfredo Stussi, Lingua, in Lessico critico decameroniano, a cura di
R. Bragantini e P.M. Forni, Torino, Bollati Boringhieri, 1995, pp. 192-221 (in part. p. 208 nota
52 e p. 211 nota 57).
28
Benedetta Fordred, “Errori” del Boccaccio o varietà della lingua trecentesca?, in «L’Ellis-
se», VIII/1, 2013, pp. 43-74; vedi ora anche Ead., Errata corrige, in «L’Ellisse», IX/1, 2014, in
corso di stampa; Teresa Nocita, Loci critici della tradizione decameroniana, in P. Canettieri - A.
Punzi (a cura di), Dai pochi ai molti. Studi in onore di Roberto Antonelli, Roma, Viella, 2014, vol.
II, pp. 1205-1210.
29
Vedi M. Fiorilla, Per il testo del “Decameron”, cit.; Id., Ancora per il testo del “Decameron”,
cit. Per un elenco completo delle revisioni testuali al testo curato da Branca, rimando da ultimo
alla mia Nota al testo (in part. pp. 116-121) della nuova edizione BUR-Rizzoli (cfr. qui nota 26).
30
Per ulteriori dettagli sullo stemma e sulla prassi ecdotica rimando a M. Fiorilla, Per il
testo del “Decameron”, cit., pp. 13-16; vedi anche Id., Ancora per il testo del “Decameron”, cit.,
pp. 76-77; Id., Decameron, in T. De Robertis et al. (a cura di), Boccaccio autore e copista, catalogo
della mostra (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, 11 ottobre 2013 - 13 gennaio 2014),
Firenze, Mandragora, 2013, pp. 129-136, in part. pp. 132-134.
31
Per una descrizione dell’Hamilton 90 (con bibliografia precedente) cfr. Marco Cursi,
Il “Decameron”: scritture, scriventi, lettori. Storia di un testo, Roma, Viella, 2007, pp. 39-45 e
218 MAURIZIO FIORILLA
161-164 (n. 1); vedi poi: Marco Cursi - Maurizio Fiorilla, Boccaccio, in G. Brunetti - M. Fiorilla -
M. Petoletti (a cura di), Autografi dei letterati italiani. Le Origini e il Trecento, I, Roma, Salerno
Editrice, 2013, pp. 43-103, a p. 48 (n. 1); Marco Cursi, L’autografo berlinese del “Decameron”, in
Boccaccio autore e copista, cit., pp. 137-138 (n. 22); Id., La scrittura e i libri di Giovanni Boccaccio,
Roma, Viella, 2013, pp. 107-110.
32
Per una descrizione del Laurenziano Pluteo 42, 1 (con bibliografia precedente) cfr. M.
Cursi, Il “Decameron”: scritture, scriventi, cit., pp. 47-52 e 180-182 (n. 15); vedi poi Id., Il codice
“Ottimo” del “Decameron” di Francesco d’Amaretto Mannelli, in Boccaccio autore e copista, cit.,
pp. 140-142 (n. 24).
33
Barbi aveva avanzato l’ipotesi che il codice Mannelli fosse un collaterale dell’Hamilton
90 (cfr. M. Barbi Sul testo del “Decameron”, cit., p. 51 e segg.). A favore invece di una discen-
denza diretta del codice Laurenziano dall’autografo Berlinese si sono schierati successivamente,
oltre a Singleton (cfr. qui nota 3), anche Maria Sampoli Simonelli, Giorgio Padoan, Aldo Rossi
e la Brambilla Ageno: cfr. Maria Sampoli Simonelli, Il “Decameron”: problemi e discussioni di cri-
tica testuale, in «Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, s. II, XVIII, 1949, pp. 129-172,
in part. pp. 169-172; G. Padoan, In margine al Centenario, cit., pp. 39-41; A. Rossi, Proposte,
cit., pp. 157-170; F. Brambilla Ageno, Il problema, cit., pp. 5-37. La tesi di Barbi è stata ripresa
e sostenuta, con significativi riscontri, da Ricci (cfr. qui nota 3) e soprattutto da Branca (cfr.
Vittore Branca, Introduzione, in G. Boccaccio, Decameron. Edizione critica secondo l’autografo
Hamiltoniano, cit., pp. VI-CXXXV, in part. pp. LXIII-LXXXII; Id., Studi sulla tradizione, cit., pp. 21-
60). Sul problema vedi però l’Addendum in fondo al contributo.
34
Per una descrizione del Parigino Italiano 482 (con bibliografia precedente) cfr. M. Cursi,
Il “Decameron”: scritture, scriventi, cit., pp. 31-36 e 217-219 (n. 44); vedi poi M. Cursi - M.
Fiorilla, Boccaccio, in Autografi dei letterati italiani. Le Origini e il Trecento, cit., pp. 137-138 (n.
22); Marco Cursi, Il “Decameron” illustrato di Giovanni d’Agnolo Capponi, in Boccaccio autore e
copista, cit., pp. 142-144 (n. 24); Id., La scrittura, cit., pp. 113-128.
35
In una nota marginale del Laurenziano Pluteo 42, 1 Mannelli dichiara di avere di fronte
l’originale dell’opera (cfr. da ultimo M. Cursi, Il codice Ottimo del “Decameron”, cit., p. 142). Cap-
poni copiava con ogni probabilità da un perduto autografo, databile forse alla seconda metà degli
anni ’50 (su questo punto cfr. M. Cursi, Il “Decameron” illustrato, cit., p. 144; Id., La scrittura, cit.,
pp. 113-128). Non si può escludere inoltre che un’integrazione interlineare presente nel codice
Parigino sia di mano dello stesso Boccaccio (cfr. da ultimo M. Cursi, Il “Decameron” illustrato,
cit., p. 144; Id., La scrittura, cit., p. 125); l’attribuzione dei 18 disegni a penna del manoscritto alla
mano del Certaldese o anche l’ipotesi che essi siano stati eseguiti sotto il suo controllo (V. Branca -
M.G. Ciardi Dupré dal Poggetto, Boccaccio “visualizzato” dal Boccaccio, cit., pp. 198-225; Vittore
Branca, Il narrar boccacciano per immagini dal tardo gotico al primo Rinascimento, in Boccaccio
visualizzato, a cura di Id., 3 voll., Torino, Einaudi, I pp. 3-37, in part. pp. 5-14) sono invece state
SUL TESTO DEL DECAMERON: PER UNA NUOVA EDIZIONE CRITICA 219
ridimensionate o smentite in studi di questi ultimi anni (cfr. almeno M. Cursi, Il “Decameron”
illustrato, cit., p. 143; Id., La scrittura, cit., pp. 127-128; Lucia Battaglia Ricci, Scrivere un libro di
novelle. Giovanni Boccaccio autore, lettore, editore, Ravenna, Longo, 2013, pp. 57-93).
36
Per una descrizione del ms. II, II, 8 (con bibliografia precedente) cfr. M. Cursi, Il “Deca-
meron”: scritture, scriventi, cit., pp. 21-31 e 196-197 (n. 27); vedi poi Id., Un’antichissima anto-
logia decameroniana confezionata a Napoli, in Boccaccio autore e copista, cit., pp. 139-140 (n. 23);
Id., La scrittura, cit., pp. 110-112. Per alcuni dati testuali sul codice cfr. almeno A. Rossi, Prati-
che testuali, cit., pp. 198-204; V. Branca - M. Vitale, Il capolavoro del Boccaccio, cit., pp. 208-209.
37
Per una descrizione del Vitali 26 (con bibliografia precedente) cfr. M. Cursi, Il “De-
cameron”: scritture, scriventi, cit., pp. 26-39 e 228-230 (n. 52); vedi poi Id., La scrittura, cit.,
pp. 112-113. Per un esame testuale dei frammenti si rimanda a: Annalisa Grippa, Le carte pia-
centine del “Decameron”, in «Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Siena»,
XX, 1999, pp. 77-120.
38
Cfr. V. Branca, Introduzione, cit., pp. LXXXIV-LXXXVI.
39
Il Mannelli, oltre a presentare alcune lezioni singolari, non contiene tutti gli errori
dell’Hamilton 90 e non recepisce alcune delle correzioni presenti in interlinea nell’autografo (cfr.
ivi, pp. LXIV-LXXVIII). Segnalo però che da recenti riscontri di tipo paleografico, effettuati insieme
a Marco Cursi, è emerso come non tutte queste modifiche assegnate da Branca al Boccaccio (cfr.
ivi, in part. pp. LXXII-LXXIII) siano con sicurezza attribuibili alla mano del Certaldese. Conto di
tornare in futuro più approfonditamente su tutti gli interventi marginali e interlineari presenti
nell’Hamilton 90, riesaminadoli globalmente anche a partire da un dettagliato confronto con il
sistema di correzione usato da Boccaccio in altri suoi autografi.
220 MAURIZIO FIORILLA
lesi (quando il suo testo si configura come del tutto irricevibile), ma anche
in tutti quei casi in cui presenta un testo fortemente problematico (per-
ché compromette la sintassi e il senso del testo) contro una buona lezione
che trovi l’accordo di P e Mn, soprattutto quando le lezioni dell’autografo
sono anche paleograficamente simili a quelle degli altri due testimoni e
inquadrabili in tipologie di errore tipiche del Boccaccio copista. La con-
cordanza di P e Mn, appartenenti a due rami diversi, dovrebbe infatti re-
stituirci l’originale, fatti salvi i casi in cui, attraverso un esame delle varianti
in gioco, non sia possibile ipotizzare che Boccaccio, trascrivendo B, sia
tornato autore introducendo in extremis cambiamenti intenzionali o che P
e Mn siano viziati da un errore poligenetico40. Quando B e Mn appaiono
entrambi portatori di errori è possibile ricorrere a P (valutando sempre
con attenzione che non ci siano in quei punti rielaborazioni autoriali)41.
Nei casi invece in cui P e B offrano, in perfetto accordo, una lezione pos-
sibile (anche se problematica) e Mn in quel punto rechi una lezione ap-
parentemente migliore, è sempre preferibile mantenere – come ha fatto
giustamente lo stesso Branca – la lezione degli altri due testimoni42. Non
mancano situazioni in cui tutta la tradizione appare compromessa in par-
tenza da un errore, un lapsus d’autore; in questi casi – fin dove possibile –
si può provare a proporre correzioni ope ingenii. Naturalmente si tratta, in
tutti i quadri possibili fin qui prospettati, di situazioni molto delicate, in
cui bisogna sempre valutare con cura – caso per caso – prima di interveni-
re su B, per non rischiare di prevaricare l’ultima volontà del Boccaccio o
contaminare due diverse versioni dell’opera. Esaminando il testo dell’Ha-
milton 90 – per dirla con le parole di Michael Reeve – in moltissimi casi si
ha però proprio la netta impressione di essere «in contatto coll’autore in
quanto copista anziché coll’autore in quanto autore»43.
40
Per un esempio cfr. M. Fiorilla, Per il testo del “Decameron”, cit., pp. 22-23 (caso relativo
a Dec., I 3, 5).
41
Nel passaggio dalla versione di P a quella di BMn, Boccaccio in fondo non ha variato
molto, e quando lo ha fatto si è limitato ad aggiungere, eliminare o rielaborare (con minime
sostituzioni o inversioni) piccoli segmenti, senza toccare la struttura dell’opera e delle singole
novelle o porzioni ampie del proprio testo.
42
La lezione di Mn può essere accolta, in queste situazioni, solo nel caso in cui i presunti
errori degli altri due testimoni siano valutabili come poligenetici e si possa escludere contem-
poraneamente che la variante attestata dal Mannelli sia frutto di congettura. Vedi ad esempio il
caso relativo a Dec., VI 1, 1 discusso in M. Fiorilla, Per il testo del “Decameron”, cit., pp. 33-34
(mentre per altri casi simili cfr. p. 34 nota 118); sul problema cfr. già F. Brambilla Ageno, Il
problema, cit., p. 12 nota 30.
43
Michael D. Reeve, Manuscripts and Methods. Essays on editing and transmission, Roma,
Storia e Letteratura, 2011, pp. 21-22.
SUL TESTO DEL DECAMERON: PER UNA NUOVA EDIZIONE CRITICA 221
III 8, 6: Ma udendo che, quantunque Ferondo fosse in ogni altra cosa sempli-
ce e dissipito [dissipato Branca dissipito Rossi] in amare questa sua moglie…
44
Per altri casi simili, in cui è possibile correggere una lezione problematica di B ricorrendo
P e Mn (in perfetto accordo tra loro o in accordo parziale), si vedano: G. Breschi, Il ms. Parigino It.
482, cit., p. 87; M. Fiorilla, Per il testo del “Decameron”, cit., pp. 16-23; Id., Ancora per il testo del
“Decameron”, cit., pp. 78-81; B. Fordred, “Errori” del Boccaccio, cit., p. 51; T. Nocita, Loci critici,
cit., pp. 1207-1210. Per alcuni di questi casi cfr. già F. Brambilla Ageno, Il problema, cit., pp. 11-14.
45
Cfr. Grande dizionario della lingua italiana, dir. da S. Battaglia e G. Bàrberi Squarotti, 21
voll., Torino, UTET, 1962-2002, vol. IV, p. 776; vedi anche il lemma nella banca dati del TLIO
(http://tlio.ovi.cnr.it).
222 MAURIZIO FIORILLA
46
G. Boccaccio, Decameron, a cura di V. Branca (Torino 1999), cit., vol. I, p. 415.
47
Cfr. Grande dizionario della lingua italiana, cit., vol. IV, p. 776; vedi anche Manlio Cor-
telazzo - Paolo Zolli, Dizionario etimologico della lingua italiana, 5 voll., Bologna, Zanichelli,
1979-1988, vol. II, p. 52.
48
Scevola Mariotti, Note al testo dell’“Hermaphroditus” del Panormita, in Id., Scritti me-
dievali e umanistici, a cura di S. Rizzo, Roma, Storia e Letteratura, 20103, pp. 381-394 (già in
Filologia umanistica per Gianvito Resta, a cura di V. Fera e G. Ferraù, Padova, Antenore, 1997,
vol. II, pp. 1233-1245), a p. 338.
49
Cfr. G. Boccaccio, Decameron. Edizione critica secondo l’autografo Hamiltoniano, cit.,
p. 237; V. Branca - M. Vitale, Il capolavoro del Boccaccio, cit., p. 68.
50
Cfr. anche M. Fiorilla, Per il testo del “Decameron”, cit., pp. 33-34.
SUL TESTO DEL DECAMERON: PER UNA NUOVA EDIZIONE CRITICA 223
X 10, 19: Allora Gualtieri, presala per mano, la menò fuori e in presenza di
tutta la sua compagnia e d’ogn’altra persona la fece spogliare ignuda: e fattisi
quegli vestimenti venire che fatti avea fare [e fattisi quegli vestimenti che fatti
aveva fare Branca fattisi ‹venire› quegli vestimenti che fatti avea fare Rossi],
prestamente la fece vestire.
e fattisi venire quelli panni che fatti avea fare* P e factisi quegli vestimenti venire che
facti avea fare Mn e factisi quegli vestimenti che facti avea fare B
51
Per altri casi dello stesso tipo cfr. M. Fiorilla, Per il testo del “Decameron”, cit., pp. 23-25.
52
Cfr. anche ivi, p. 23.
224 MAURIZIO FIORILLA
mentre in Mn (cfr. tav. 2b) si trova dopo vestimenti (seconda variante d’au-
tore). In B il verbo invece venire manca (cfr. tav. 2a) e, come già rilevato
dalla Brambilla Ageno, non può trattarsi di una omissione volontaria del
Boccaccio ma di un suo errore, un salto determinato con ogni probabilità
dall’attacco identico delle due parole (vestimenti/venire)53. Branca pro-
muove a testo anche in questo caso la lezione dell’autografo, proponendo
di parafrasare fattisi con ‘eseguiti’54. Ma il verbo venire è necessario perché
Boccaccio aveva già detto in precedenza che Gualtieri aveva fatto prepa-
rare le vesti (cfr. § 14). Il marchese fa portare ora gli abiti perché Griselda
possa indossarli. L’omissione di venire difficilmente può essere dunque
una variante d’autore e andrà catalogata anche in questo caso come errore
singolare di B. Rossi promuove a testo giustamente vestimenti di B e Mn
ma riporta il verbo venire nella posizione trasmessa da P. Si tenga conto
che la collocazione di venire nel Mannelli, con il verbo alla fine della fra-
se, propone oltretutto un costrutto più elevato (pienamente giustificato in
una novella come quella di Griselda). Alla luce del quadro testuale esami-
nato, anche in questo caso è preferibile a mio avviso accogliere a testo la
lezione del Mannelli, perché B è viziato da un errore e P sembra riflettere,
anche nella posizione del verbo venire, uno stadio redazionale anteriore55.
Specialmente in quest’ultimo caso mi pare difficile che la lezione di
Mn possa essere frutto di congettura. Quando inoltre Mannelli inserisce
all’interno del testo elementi che non sono nell’antigrafo da cui sta co-
piando (nel tentativo di sanare una lacuna) avverte il lettore. Si prenda ad
esempio il passo che segue:
IX 1, 5: Dico adunque che nella città di Pistoia fu già una bellissima donna
vedova, la qual due nostri fiorentini, che per aver bando di Firenze a Pistoia
dimoravano [dimoravano Branca ‹vi› dimoravano Rossi], chiamati l’uno Ri-
nuccio Palermini e l’altro Alessandro Chiarmontesi…
53
Cfr. F. Brambilla Ageno, Il problema, cit., p. 13 nota 40.
54
Cfr. G. Boccaccio, Decameron. Edizione critica secondo l’autografo Hamiltoniano, cit.,
p. 705.
55
Cfr. anche M. Fiorilla, Per il testo del “Decameron”, cit., pp. 24-25.
SUL TESTO DEL DECAMERON: PER UNA NUOVA EDIZIONE CRITICA 225
56
G. Boccaccio, Decameron, a cura di V. Branca (Torino 1999), cit., vol. II, p. 1034.
57
Cfr. anche M. Fiorilla, Ancora per il testo del “Decameron”, cit., p. 81 note 28 e 29.
58
Se si confrontano gli interventi del Mannelli in punti problematici con il resto della
tradizione manoscritta, emerge chiaramente come il copista abbia proceduto ope ingenii e non
ope codicum. Per un quadro riassuntivo delle integrazioni testuali segnalate con deficiebat cfr.
almeno C.S. Singleton, Nota, cit., pp. 406-414 (tavv. VIII e IX), e V. Branca, Introduzione, cit.,
pp. LXXVII-LXXVIII (tav. XVIII/4).
59
Per una descrizione del codice (con bibliografia precedente), cfr. M. Cursi, Il “Decame-
ron”: scritture, scriventi, cit., pp. 183-184 (n. 17).
60
Basti qui ricordare la lezione perduto Amorotto al posto di perduto Marato a Dec., II 7, 41
(il personaggio è chiamato Amorotto in tutta la novella) e la lezione a preghare e ·cconfortare (a
Dec., V 10, 46), là dove P e Mn hanno confortar/confortare, mentre B ha pregar a testo e confortar
in margine (variante alternativa lasciata dallo stesso Boccaccio); nel Laurenziano 42, 3 è entra-
ta dunque a testo anche una variante alternativa, fenomeno riscontrabile in altri codici seriori
contaminati del Decameron (cfr. Aldo Maria Costantini, Correzioni autografe dell’Hamilton 90.
Una proposta, in Miscellanea di studi in onore di Vittore Branca, II, Boccaccio e dintorni, Firenze,
Olschki, 1983, pp. 69-77, in part. p. 72 nota 10). Per questi esempi e per segnalazioni di ulteriori
corruzioni e interpolazioni del codice Laurenziano cfr. M. Fiorilla, Ancora per il testo del “Deca-
meron”, cit., p. 81 nota 29. Sul codice cfr. inoltre qui note 3, 59, 67.
61
Cfr. anche M. Fiorilla, Ancora per il testo del “Decameron”, cit., pp. 81-82.
226 MAURIZIO FIORILLA
IX 10, 8: Compar Pietro d’altra parte, essendo poverissimo e avendo una picco-
la casetta in Tresanti appena bastevole a lui e a una sua giovane e bella moglie e
all’asino suo, quante volte donno Gianni in Tresanti capitava tante sel menava
a casa, e come poteva, in riconoscimento dell’onor [in riconoscimento Branca in
riconoscimento ‹dell’onor› Rossi] che da lui in Barletta riceveva, l’onorava.
X 9, 102-103: Ella similmente alcuna volta guardava lui non già per rico-
noscenza alcuna che ella n’avesse, ché la barba grande e lo strano abito e
la ferma credenza che aveva che egli fosse morto gliele toglievano ma per la
novità dell’abito [toglievano Branca Rossi]. Ma poi che tempo parve a messer
Torello di volerla tentare se di lui si ricordasse…
62
Cfr. ivi, pp. 82-83.
SUL TESTO DEL DECAMERON: PER UNA NUOVA EDIZIONE CRITICA 227
saut du même au même: la frase successiva inizia infatti con Ma poi. Anche
questo caso è a mio avviso da scartare quindi la lezione di B e Mn (accolta
sia da Branca sia da Rossi) a favore di quella di P63.
B e Mn, oltre alle omissioni, contengono altri tipi di errori congiuntivi
che si possono correggere con P:
IV 3, 23-24: E avuta una vecchia greca gran maestra di compor veleni, con
promesse e con doni a fare un’acqua mortifera la condusse: la quale essa,
senza altramenti consigliarsi, una sera a Restagnon riscaldato e che di ciò non
si guardava diè bere. La potenzia di quella fu tale, che avanti che il matutino
venisse l’ebbe ucciso; la cui morte sentendo Folco e Ughetto e le lor donne,
senza sapere che di [di che Branca Rossi] veleno fosse morto, insieme con la
Ninetta amaramente piansero e onorevolmente il fecero seppellire. Ma non
dopo molti giorni avvenne che per altra malvagia opera fu presa la vecchia
che alla Ninetta l’acqua avvelenata composta avea…
63
Cfr. anche ivi, p. 84.
64
Cfr. F. Brambilla Ageno, Il problema, cit., p. 26 nota 69.
65
Cfr. anche M. Fiorilla, Per il testo del “Decameron”, cit., p. 30. Per ulteriori casi in cui una
lezione di B e Mn va corretta con P si vedano: M. Marti, Note e discussioni, cit., pp. 255-257;
G. Breschi, Il ms. Parigino It. 482, cit., pp. 87-92; M. Fiorilla, Per il testo del “Decameron”, cit.,
pp. 25-33; Id., Ancora per il testo del “Decameron”, cit., pp. 81-87; B. Fordred, “Errori” del Boc-
caccio, cit., pp. 52-53; T. Nocita, Loci critici, cit., pp. 1207-1210; su diversi di questi casi aveva ri-
chiamato l’attenzione la Brambilla Ageno (cfr. F. Brambilla Ageno, Il problema, cit., pp. 25-30).
66
Per alcuni esempi cfr. M. Fiorilla, Ancora per il testo del “Decameron”, cit., pp. 87-89.
228 MAURIZIO FIORILLA
Il testo di B è oggi leggibile solo in parte (cfr. tav. 5a), mentre la solu-
zione offerta da Mn, divenuti (cfr. tav. 5b) appare poco perspicua, essendo
Giosefo e Melisso ‘giunti’ ad Antiochia. P, insieme con il Vitali 26, ha la
lezione attesa (che va promossa a testo): pervenuti (cfr. tavv. 5c e 5d)67.
Anche in questa situazione Branca pensa evidentemente alla possibilità
di una variante d’autore; più facile pensare a mio avviso ad un errore di
ripetizione determinato dal dì che precede (dì/divenuti)68.
Non mancano casi di lapsus d’autore, in cui il perfetto accordo di P, B
e Mn ci restituisce l’originale, costringendoci a postulare la presenza di er-
rori nati in fase di composizione e mai più sanati dal Boccaccio. Mi limito
a illustrare anche qui un solo caso:
67
Il Laurenziano Pluteo 42, 3 ha invece in questo punto dì venuti (lezione accolta da Sin-
gleton), forse generatasi proprio a partire dalla corruzione materiale del testo di B.
68
Cfr. anche M. Fiorilla, Ancora per il testo del “Decameron”, cit., p. 89; B. Fondred, Errata
corrige, cit.
69
Cfr. ivi, p. 42; vedi F. Brambilla Ageno, Ancora sugli errori, cit., p. 90 nota 45.
70
La lezione Perotto (al posto di Giachetto) è attestata in due codici del XV secolo, il ms.
II, II, 20 della Nazionale di Firenze e il Barberiniano 4058 della Biblioteca Apostolica Vaticana
(cfr. M. Barbi, Sul testo del “Decameron”, cit., p. 42).
SUL TESTO DEL DECAMERON: PER UNA NUOVA EDIZIONE CRITICA 229
tore non sono del resto infrequenti: diversi esempi simili si possono rin-
tracciare nella letteratura classica ma anche in quella romanza71. Inoltre,
come ha mostrato Sebastiano Timpanaro nelle sue belle pagine dedicate
ai lapsus polari72, le possibilità di errore aumentano se si presentano due
condizioni (che in questo caso in effetti si verificano entrambe): quando
i due nomi sono riferibili a figure legate fra loro strettamente all’inter-
no del racconto, che si muovono in coppia cioè, e in quest’ultima parte
della novella Giachetto e Perotto sono nominati continuamente l’uno a
fianco all’altro (cfr. §§ 87, 91-92, 94-100); se i nomi hanno somiglianza
fonica (e Giachetto e Perotto la presentano). Per questo il suggerimento
di Barbi va accolto e bisogna ripristinare Perotto al posto di Giachetto in
questo punto della novella73.
A conclusione di questa seconda sezione dell’intervento vorrei fornire
qualche esempio di minime sviste di trascrizione da B e da Mn (nei punti
in cui B è lacunoso) presenti nelle edizioni di Branca o di Rossi74. Comin-
cio da un caso singolare:
Branca riteneva dubbia la lettura in B del per voi e del di voi che segue
subito dopo75. Nel codice Hamiltoniano però mi pare si leggano bene le
lezioni per noi e di voi (cfr. tav. 6a)76, confermate entrambe anche da Mn
71
Per alcuni esempi cfr. Sebastiano Timpanaro, Il lapsus freudiano. Psicanalisi e critica te-
stuale, Firenze, La Nuova Italia, 19752, p. 127 e segg.; Miguel de Cervantes, Don Quijote de la
Mancha, edición del Instituto Cervantes 1605-2005, dirigida par F. Rico, Barcelona, Galaxia
Gutemberg-Círculo del Lectores-Centro para la Edición de los Clásicos Españoles, 2004, vol. I,
p. 436; M.D. Reeve, Manuscripts and Methods, cit., p. 6.
72
S. Timpanaro, Il lapsus freudiano, cit., p. 129.
73
M. Fiorilla, Per il testo del “Decameron”, cit., pp. 34-35. Per altri esempi di possibili errori
d’autore cfr. ivi, p. 34 e si vedano: Id., Ancora per il testo del “Decameron”, cit., pp. 89-90; G. Bre-
schi, Il ms. Parigino It. 482, cit., p. 91; F. Brambilla Ageno, Ancora sugli errori, cit., p. 90 nota 45.
74
Per altri casi, oltre a quelli segnalati qui di seguito, cfr. G. Breschi, Il ms. Parigino It. 482,
cit., pp. 92-93; M. Fiorilla, Per il testo del “Decameron”, cit., pp. 35-36.
75
«può restare il dubbio che sia da leggere per noi … di noi, oppure per noi … di voi, op-
pure per voi … di noi: ma il confronto coi noi precedenti e seguenti inclina alla lezione adottata»
(G. Boccaccio, Decameron. Edizione critica secondo l’autografo Hamiltoniano, cit., p. 18).
76
Stessa trascrizione fornisce Singleton nella sua edizione diplomatico-interpretativa
dell’Hamilton 90 (cfr. G. Boccaccio, Decameron. Edizione diplomatico-interpretativa, cit., p. 9).
230 MAURIZIO FIORILLA
(cfr. tav. 6b) e in parte anche da P, dove si legge chiaramente per noi, men-
tre non del tutto sicura mi pare la lezione di voi (cfr. tav. 6c). Curiosamente
Branca trascrive da B erroneamente per noi (mentre Rossi ha correttamen-
te per voi) e correttamente di voi (mentre Rossi mette a testo di noi senza
segnalare un intervento congetturale).
Sottopongo ora una lezione in cui B è lacunoso e dunque bisogna ri-
partire da Mn:
VII 8, 49: Noi ti perdoniam questa sì come a ebbro, ma guarda che per la vita
tua da quinci innanzi simili novelle noi non sentiam [sentiamo BrancaRossi]
più, ché per certo, se più nulla ce ne viene agli orecchi, noi ti pagheremo di
questa e di quella.
X 4, 43: e priegote che, perch’ella sia nella mia casa vicin di tre mesi stata, che
ella [ella Branca che ella Rossi] non ti sia men cara.
che ella P Mn
Il lavoro di revisione del testo del Decameron è stato da me svolto fin qui
principalmente sui tre più autorevoli manoscritti della tradizione e su una
scelta di loci critici, selezionati a partire dai più significativi studi filologici
pregressi e dall’esame del prezioso elenco di varianti tra Hamilton 90 e Pa-
rigino Italiano 482 pubblicato da Branca e Vitale. Le indagini e le verifiche
77
Cfr. anche V. Branca - M. Vitale, Il capolavoro del Boccaccio, cit., vol. II, p. 267. Per il
fenomento sintattico della ripetizione del che cfr. da ultimo Fordred, “Errori” del Boccaccio,
cit., pp. 59-65. Nella nuova edizione BUR-Rizzoli (cfr. qui nota 26) non ho fatto in tempo a intro-
durre quest’ultima modifica al testo Branca (ma provvederò a inserire la correzione nelle prossime
ristampe).
SUL TESTO DEL DECAMERON: PER UNA NUOVA EDIZIONE CRITICA 231
Proto-diffusione (1360-1375):
BERLIN, Staatsbibl. Preussischer Kulturbesitz, Hamilton 90 [membr., sec. XIV, ini-
zio ottavo decennio, autografo];
FIRENZE, Bibl. Nazionale Centrale, II, II, 8 [cart., sec. XIV, parziale];
PARIS, Bibl. Nationale de France, Italien 482 [membr., sec. XIV, settimo decennio,
idiografo?];
PIACENZA, Bibl. Passerini Landi, Vitali 26 [cart., sec. XIV, settimo decennio, fram-
mento] 80.
78
Per la tradizione a stampa del Decameron vedi da ultimo Rhiannon Daniels, Boccaccio
and the Book. Production and Reading in Italy: 1340-1520, London, Legenda, 2009.
79
M. Barbi Sul testo del “Decameron”, cit., p. 39; vedi anche E. Lippi, Giovanni Boccaccio,
cit., p. 345.
80
Per un esame complessivo della proto-diffusione cfr. M. Cursi, Il “Decameron”: scritture,
scriventi, cit., pp. 19-45; per le schede sui singoli codici cfr. qui note 31, 32, 34, 36, 37.
232 MAURIZIO FIORILLA
81
Per un esame complessivo della prima diffusione cfr. ivi, pp. 47-83. In particolare per il
Laurenziano Pluteo 42, 1 cfr. qui nota 32, mentre sulla carta Castiglioni conservata alla Biblioteca
Braidense di Milano (scoperta da Cursi successivamente alla pubblicazione del suo volume), si
veda Id., Un’antica carta di prova del “Decameron” (Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, cod.
Castiglioni 12)?, in «Studi sul Boccaccio», XXXVII, 2009, pp. 105-126. Per le schede su tutti gli
altri codici (con bibliografia precedente), cfr. Id., Il “Decameron”: scritture, scriventi, cit., pp. 164-
165 (n. 2); 165-166 (n. 3); 171-172 (n. 8); 173-176 (n. 10); 180-182 (n. 15); 182-183 (n. 16); 189-190
(n. 22); 193-194 (n. 25); 198-200 (n. 29); 202-203 (n. 32); 207-208 (n. 36); 215-216 (n. 42); 219-220
(n. 45); 223-225 (n. 49); 226-227 (n. 50); 233 (n. 55); 234-236 (n. 57); 238 (n. 60).
82
Cfr. ivi, pp. 85-119.
SUL TESTO DEL DECAMERON: PER UNA NUOVA EDIZIONE CRITICA 233
LONDON, British Libr., Additional 10297 [cart., sec. XV, secondo quarto];
MILANO, Bibl. Ambrosiana, C 225 inferiore [cart., sec. XV, terzo quarto];
MODENA, Bibl. Estense Universitaria, α, J, 6, 6 (It. 346) [cart., 1437];
MONTEVARCHI, Bibl. dell’Accademia Valdarnese del Poggio, 1 [cart., sec. XV, se-
condo quarto, mutilo)];
NAPOLI, Bibl. Nazionale Vittorio Emanuele III, XIII, F, 2 [cart., sec. XV, terzo
quarto, mutilo];
NAPOLI, Bibl. Nazionale Vittorio Emanuele III, XIII, F, 3 [cart., sec. XV, terzo
quarto, mutilo];
OXFORD, Bodleian Libr., Holkham misc. 49 [membr., sec. XV, terzo quarto];
PARIS, Bibl. de l’Arsenal, 8538 [cart., sec. XV, secondo quarto];
PARIS, Bibl. Nationale de France, Italien 63 [cart., 1427];
PARIS, Bibl. Nationale de France, Italien 484 [cart., sec. XV, metà];
PARIS, Bibl. Nationale de France, Italien 487 [cart. e membr., sec. XV, terzo quarto];
PARIS, Bibl. Nationale de France, Italien 488 [cart., sec. XV, terzo quarto];
PARMA, Bibl. Palatina, Palatino 48 [cart., 1434];
STOCKHOLM, Kungliga Bibl., V, u, 6 [cart., sec. XV, terzo quarto];
VENEZIA, Bibl. Nazionale Marciana, Italiano X, 14 (6950) [cart., sec. XV, ultimo
quarto];
VENEZIA, Bib. del Seminario Patriarcale, 952 (XXI, E, 3) [cart., 1449];
YALE UNIVERSITY (New Haven, Ct, USA), Beinecke Rare Book and Manuscript
Libr., 967 [membr., sec. XV, terzo quarto, frammento]83.
Miscellanee umanistiche:
CITTÀ DEL VATICANO, Bibl. Apostolica Vaticana, Vaticano Latino 5337 [cart., sec.
XV, ultimo quarto, parziale];
DARMSTADT, Hessische Landes-und-Hochschulbibl., 2001 [cart., sec. XV, terzo
quarto, parziale];
FIRENZE, Bibl. Medicea Laurenziana, Mediceo Palatino 90 [cart., sec. XV, ultimo
quarto, parziale];
FIRENZE, Bibl. Medicea Laurenziana, Pluteo 41, 20 [cart., sec. XV, ultimo quarto,
parziale];
FIRENZE, Bibl. Medicea Laurenziana, Pluteo 90 sup. 89 [cart., sec. XV, terzo quarto];
83
Per un esame complessivo della seconda diffusione cfr. ivi, pp. 85-119. Per le schede sui
singoli codici (con bibliografia precedente) cfr. ivi, pp. 166-168 (n. 4); 168-169 (n. 5); 169-170
(n. 6); 170-171 (n. 7); 178-179 (n. 13); 182-183 (n. 16); 183-184 (n. 17); 184-185 (n. 18); 185-
187 (n. 19); 187-188 (n. 20); 190-191 (n. 23); 191-192 (n. 24); 195-196 (n. 26); 197-198 (n. 28);
203-204 (n. 33); 204-206 (n. 34); 206-207 (n. 35); 208-209 (n. 37); 210-211 (n. 38); 211-212 (n.
39); 212-213 (n. 40); 213-214 (n. 41); 216-217 (n. 43); 220-221 (n. 46); 221-222 (n. 47); 222-223
(n. 48); 227-228 (n. 51); 231-232 (n. 54); 233-234 (n. 56); 236-237 (n. 58); 237-238 (n. 59). Se-
gnalo che il codice Holkham misc. 49 è stato recentemente riprodotto in facsimile dall’Istituto
della Enciclopedia Italiana; la riproduzione fotografica del codice è accompagnata da un volume
con studi di Teresa Nocita, Federica Toniolo e Marco Cursi (cfr. Giovanni Boccaccio, “Decame-
ron”. Testo e saggi, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2013).
234 MAURIZIO FIORILLA
FIRENZE, Bibl. Riccardiana, 1095 [cart., sec. XV, ultimo quarto, parziale];
FIRENZE, Bibl. Riccardiana, 1121 [cart., sec. XV, terzo quarto, parziale];
SIENA, Bibl. Comunale, I, VI, 25 [cart., sec. XV, terzo quarto, parziale]84.
84
Per un esame delle complessivo delle miscellanee umanistiche cfr. M. Cursi, Il “Decame-
ron”: scritture scriventi, cit., pp. 119-126. Per le schede sui singoli codici (con bibliografia prece-
cente), cfr. ivi, pp. 172-173 (n. 9); 176-177 (n. 11); 177-178 (n. 12); 179-180 (n. 14); 188-189 (n.
21); 200-201 (n. 30); 201-202 (n. 31); 230-231 (n. 53).
85
Sugli usi interpuntivi nell’Hamilton 90 cfr. almeno Patrizia Rafti,“Lumina dictionum”. In-
terpunzione e prosa in Giovanni Boccaccio. IV, in «Studi sul Boccaccio», XXIX, 2001, pp. 3-66.
86
Rispetto alla proposta di Branca, mi sono per ora limitato a modificare la restituizione
della seconda persona singolare del presente indicativo del verbo essere, resa con sè (al posto
di se’). Su questo punto cfr. Arrigo Castellani, Da sè a sei, in «Studi linguistici italiani», XXXV,
1999, pp. 3-15.
87
A partire dai ricchi e documentati spogli linguistici di Maurizio Vitale (cfr. V. Branca -
M. Vitale, Il capolavoro del Boccaccio, cit., vol. I), vorrei ad esempio nuovamente affrontare il
problema relativo alla conservazione o meno di singole occorrenze di forme non fiorentine at-
SUL TESTO DEL DECAMERON: PER UNA NUOVA EDIZIONE CRITICA 235
ADDENDUM
Il presente lavoro era già in ultime bozze quando ho avuto modo di leggere un
recente contributo di Alfonso D’Agostino, Ancora sui rapporti fra l’autografo
berlinese del “Decameron” e il codice Mannelli, pubblicato da qualche tempo in
«Rhesis. International Journal of Linguistics, Philology, and Literature», (http://
www.diplist.it/rhesis/index.php), Literature, 3.2, 2012, pp. 44-85. In questo sag-
gio D’Agostino è tornato sul problema dei rapporti tra B e Mn, ripercorrendo
innanzitutto i dati e le argomentazioni portate in contributi precedenti (in parti-
colare gli studi di Vittore Branca e di Franca Brambilla Ageno)89 sulla questione
se Mn sia collaterale o discendente diretto di B (cfr. qui nota 33). Alla luce di
ulteriori riflessioni sui luoghi discussi da Branca e dalla Brambilla Ageno, ma an-
che a partire da un riesame del comportamento di Mn in luoghi in cui B presenta
correzioni, lo studioso ritiene – in attesa di futuri approfondimenti – «preferibile
considerare il codice Mannelli come una copia dell’autografo Hamiltoniano e non
un suo collaterale»90.
testate – in modo isolato – nell’Hamilton 90 e non riscontabili in altri autografi del Boccaccio;
sulla questione cfr. anche Giorgio Varanini, Idiotismi grafico-fonetici nei codici Hamiltoniano
90 e Trivulziano 193, in Miscellanea di studi in onore di Vittore Branca, cit, pp. 79-94, in part.
pp. 88-89. Basti qui il riferimento alla forma non anafonetica conseglio messa in bocca ad una
donna fiorentina a Dec., III 3, 9, là dove sia il Parigino sia il Mannelli recano consiglio (cfr.
V. Branca - M. Vitale, Il capolavoro del Boccaccio, cit., vol. I, p. 321).
88
Sul sistema di iniziali dell’Hamilton 90 cfr. almeno Francesca Malagnini, Mondo com-
mentato e mondo narrato nel ‘Decameron’, in «Studi sul Boccaccio», XXX, 2002, pp. 3-124;
Ead., Il sistema delle maiuscole nell’autografo berlinese del ‘Decameron’ e la scansione del
mondo commentato, in «Studi sul Boccaccio», XXXI, 2003, pp. 31-69; Teresa Nocita, Per
una nuova paragrafatura del testo del “Decameron”. Appunti sulle maiuscole del cod. Hamilton
90 (Berlin, Staatsbibliothek Preussischer Kulturbesitz), in «Critica del testo», II/3, 1999, pp.
925-934; Ead., Le ballate del codice Hamilton 90, in F. Brugnolo - F. Gambino (a cura di), La
lirica romanza del Medioevo. Storia, tradizioni, interpretazioni, Atti del VI Convegno triennale
della Società Italiana di Filologia Romanza (Padova-Stra, 27 settembre-1 ottobre 2006), 2
voll., Padova, Unipress, II, pp. 877-890. A questo argomento ha inoltre dedicato diversi studi
anche Lucia Battaglia Ricci (cfr. da ultimo il suo recente volume Scrivere un libro di novelle,
cit., pp. 27-54).
89
Cfr. V. Branca, Introduzione, cit., pp. LXIII-LXXXII; Id., Studi sulla tradizione, cit., pp. 21-
60; F. Brambilla Ageno, Il problema, cit.
90
A. D’Agostino, Ancora sui rapporti, cit., p. 85.
236 MAURIZIO FIORILLA
91
Cfr. ibidem.
92
Si vedano i casi di Dec., II 6, 55, X 10, 19 (esaminati qui alle pp. 223-224) e III 7, 92-93:
cfr. M. Fiorilla, Per il testo del “Decameron”, cit., pp. 23-25; su questi e altri casi simili (relativi a
Dec., III 7, 54 e IX 9, 25) vedi poi D’Agostino, Ancora sui rapporti, cit., pp. 47-48 e 66-68. Negli
altri miei interventi sul testo Branca in cui, a volte anche accogliendo proposte di altri studiosi,
ho proposto di allontanarmi dalla lezione dell’autografo Hamiltoniano, Mn invece o riporta in
accordo con P la lezione a mio avviso da accogliere o risulta portatore dello stesso errore di B
(mantenuto o corretto con segnalazione esplicita di un intervento congetturale): la lezione pro-
mossa a testo va a coincidere dunque in ogni caso con quella di P (cfr. ad esempio i casi relativi a
Dec., III 8 6, IX 1, 5, IX 10, 8, X 9, 102-103, IV 3, 23-24 discussi qui alle pp. 221-222 e 224-228),
fatti salvi naturalmente i lapsus d’autore, in cui anche la lezione del codice Parigino appare erro-
nea (come nel caso di Dec., II 8, 99 discusso qui alle pp. 228-229).
93
Il dato è emerso dalla collazione di una mia allieva, Giada Comitangelo, che si sta laure-
ando in Filologia italiana presso l’Università degli Studi Roma Tre con una tesi sulla novella II 7
del Decameron (di cui sta elaborando un nuovo testo critico).
SUL TESTO DEL DECAMERON: PER UNA NUOVA EDIZIONE CRITICA 237
94
Su questo punto cfr. M. Fiorilla, Decameron, cit., pp. 133-134.
95
Cfr. V. Branca, Introduzione, cit., pp. LXII-LXXIV; F. Brambilla Ageno, Il problema, cit.,
pp. 20-22; A. D’Agostino, Ancora sui rapporti, cit., pp. 51-62; vedi anche qui nota 39.
MAURIZIO FIORILLA
Tav. 1d. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Pluteo 42.1, f. 57r (part.)
Tav. 1e. Paris, Bibliothèque nationale de France, Italien 482, f. 72r (part.)
MAURIZIO FIORILLA
Tav. 2b. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Pluteo 42.1, f. 168r (part.)
Tav. 2c. Paris, Bibliothèque nationale de France, Italien 482, f. 211v (part.)
MAURIZIO FIORILLA
Tav. 3b. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Pluteo 42.1, f. 139r (part.)
Tav. 3c. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Pluteo 42.3, f. 170v (part.)
Tav. 3d. Paris, Bibliothèque nationale de France, Italien 482, f. 176r (part.)
MAURIZIO FIORILLA
Tav. 4b. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Pluteo 42.1, f. 148r (part.)
Tav. 4c. Paris, Bibliothèque nationale de France, Italien 482, f. 187v (part.)
Tav. 5b. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Pluteo 42.1, f. 147v (part.)
Tav. 5c. Paris, Bibliothèque nationale de France, Italien 482, f. 187r (part.)
Tav. 6d. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Pluteo 42.1, f. 115v (part.)
Tav. 6e. Paris, Bibliothèque nationale de France, Italien 482, f. 145v (part.)
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