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B4E-.
1922
PANORMITA
L'ERMAFRODITO
LASSICI
DELL'AMORE
N. 7
ANTONIO BECCADELLI
U ERMAFRODITO
PACIFICO MASSIMO
V ECATELEGIO
DI
ANGELO OTTOLINI
MILANO
STUDIO EDITORIALE CORBACCIO
MCMXXIl.
Classici
delu Amore
Di
ciascun
gran
debitamente
lusso,
numerati da
a 55 sa
tura in oro.
Tutta la collezione consta di soli venti volumi che verranno
pubblicati entro
il
La Casa
Domandare
le
Questo volume
porta
il
numero
LA PROPRIET LETTERARIA
tfelle
CoQczt
spetta allo
L'ERMAFRODITO
DI
ANTONIO BECCADELLI
UbreriaeO^"'^6'
OSA LANZA
^iazza del
osi-JifessEas^;^^^
61 7
:
>
'
>^
1*/
iasj^aijfeas^'^--*'
INTRODUZIONE
decimoquinto segna un ritomo
secolo
Il
mondo
greco-latino
si
all'antico.
II
come una
presenta all'immaginazione
L'im-
disseppellire.
ima corrente
santi.
elettrica
Pullulano allora
che
i
propaga a
si
latinisti e
tutti
grecisti
gli spiriti
che
secoli innanzi
con
lo stesso furore di
rubavano
si
ci:
mandavano
in
Alla stessa
dono fram-
di
sua gratitudine
ci.
re si
un legno della croce, i principi si regalavano codiCosimo de' Medici invia come pegno di pace ad Alfonso
Napoli un Tito Livio, la repubblica di Lucca attesta la
menti
di
mano-
le
pen-
affannano
si
privati,
al
si
scritto,
cos
perarsi
un Tito
ciati,
ora
Livio.
Ma
a differenza dell'alto
medioevo
il
Il
ritomo
alla
le
iij
ma-
passio-
lingua latina
segna un rilassamento nei costumi e nelle coscienze. La coltura acquista fsonomia nazionale, diviene italiana
ma man-
la vita.
le corti, fi of
miglior offerente;
il
protettore
il
domina
politica
un tempo
peidano
cipi
di corrotti
passioni
le
vita.^
costumi anche
gli
ingegni pi nobili
ne accettino
le
una esortazione
di scrivere
nunciata da Eliogabalo,
il
alle
si
prin-
compiace
si
Leonardo
invita
gli altri,
scusandosi d'averla scritta, col vecchio e sovente falso adagio: licenziosa la pagina, proba la vita. Antonio Beccadelli
nota tutta
la
impudente scostumatezza
letto solo' a
si
Eppure
secolo.
del
scopo di studio
Non
uomo
ca morale.
tutti
il
suo giudizio;
l'aveva en-
Poggio,
lo stesso
le
cose da
te
lo
Cn qui possono condonarsi all'et o alla licenza delscherzo; ma sai come non permesso a noi cristiani quel-
lo
che
divulgate
Dio
e lo esortava
sepolto in
costumi.
una
soprannome
si
Becca-
si
ad occuil
declamazione e
il
voleva
pu
liane, comse
efTicie.
Palermo, di qui
il
di
favore
il
dairimperatore
incoronato poeta
Sigi-
smondo appunto pjr VErmajrod.lo, ti-ov a Napoli la protezione di re Alfonso d'Aragona del quale divent consigliere e lettore, ufTcio che tenne anche sotto Ferdinando.
In Napoli,
intorno a
lui,
eloquenza
raccoglievano
si
ne
ca,
nel
ironia.
la fine
lui successe
poi
Portico
il
si
Pontaniana. Scrisse
et factis
rum,
libri
triimphus;
regis
et
nell'opera di Bart.
lettere
et
nome
aUorum
III voi.
Fazio:
et
Roma
libri
s ola-
orationes II
et
De rebus
geslis
4");
trovano
si
Alphonsi (Lione,
intitolata:
Reg^s Ferdi8.);
un
di-
de' Medici e in
PI.
34.
due
cod.
Mehus ed
la
libretti manoscritti,
53,
nella
l'altro
vita
di
n.
ep
(us;
renziana
Aragoniae
et
mo
Accademia
di
VHermaphrod
riprodotte nell'opera
scorso tenuto in
go
il
nnndi
ritenne
ad Ligures
1560);
il
Alphonsi
IV;
chiam
l'ele-
prima
la
diretto a
L.
il
nome
del
Si-
B.
Mara-
Panormita
ancor
(1).
vi-
167.
Yo
si
veda spesso
cita-
to,
letto e
lodi
condannato dal
Ferrara,
di
non
pia,
fu
farlo, e nella
(trad.
XV
MDCCXCI,
Un uomo
che accetta
la
Narra
una
membranaceo
conserva in un codice
si
in-8 dell'Ambrosiana di
Milano,
col titolo:
cum
il
il
Cosimo
ad exules
10.
sup.,
Cosmum
Med-
v.
con
parole: 5i grav^ss-mus
sono? La feccia:
fornai,
carbonai,
ruffiani.
Egli sciupa
Io
lenonibus,
impuris scortis
et
impudicissimis pue-
ris e
il
Filelfo,
non ha nes-
nemmeno
le
le
centomila scudi
i
il
e fra altri
fatti
l'avvelenamento di
dopo
la
libri,
ferma a narrare
ria disse
ori-
falsificare
me.
et
gine e che
e Io
uomo
un color mustelino, la
soccrocei, la bocca ch'era ima
si sof-
dedica dell'Ermafrodito.
Il
Beccadelli,
macchi
il
suo
scrittore elegantissimo di
nome con
latino,
ma
che
i.0
Quaerh'e qui
Me
pater
Evocai
ille
et
ingens,
Il
un
hominum
altro
un
altro
che canti
che pianga
le
mi concede
vostri amori,
mi chiama
sator et redemptor,
(Cercale, o j\]use,
cercale
regum
che
l'autore
re.
la vita
fosse
pentito
Se dobbiamo
Angelo
Ottolini.
HERMAPHRODITI
LIBELLUS PRIMUS
AD COSMUM FLORENTNUM
EX ILLUSTRI PROGENIE MEDICORUM VIRUM GLARI8SIMUM, QUOD
SPRETO VULGO LIBELLUM JEQVO ANIMO LEGAT, QUAMVIS LASCIVUM, ET SEGUM UNA PRISGOS VIROS IMITETUR.
Si vacat a patrii
Quidquid
hoc cuivis
Eiicit
Cuique
Cosme,
legas.
rigidoque cachinnos,
inguen opus.
Hac
Quos etiam iusus composuisse liquet,
Quos et peispicuum est vitam vixisse pudicam,
Si
l'uit
Id latet
Cujus
et
L'ERMAFRODITO
LIBRO PRIMO
A COSIMO FIORENTINO
PERCH,
EMINENTE UOMO DELL'ILLUSTRE FAMIGLIA DE' MEDICI,
LIQUESTO
SERENAMENTE
LEGGA
AMANTE DELLA LINGUA DOTTA,
De'
ESEMPI
GLI
ANCHE
BRO, CHE, SEBBEN LASCIVO, IMITA
PRISCI AVI
Cosimo, se
sei
munque
al pi afflitto e pi rigido e
vita
morige-
parole. Ci non sa
rata riempirono le loro carte di lubriche
antichi, dedil'indotto volgo che non si cura di conoscere gli
Oh!
mo;
sia pure.
Non
Tu
sempio
miei det-
leggi,
me
o Cosi-
segui
l'e-
14
II
Cosmus habet
Una quidem
ni
AD COSMUM, VIRUM CLARISSIMUM, DE LIBRI TITULO
Cosme,
libelli,
Cunnus
et est
Conveniens igilur
At
si
Pcdicem
Non
Quod si non
placcai
Dummodo non
erat.
mentula
vocites,
nconveniens
et
quod podice
nomen
libro;
habet.
canlet,
habebit adhuc.
nomen, nec
et hoc,
nec
et illud,
velis.
IV
AD MATRONAS ET VlRGINES CASTAS
Adsueta
et
sepulta
mero
est.
viros.
fuga.
II
Cosimo ha
o rauco poeta,
divini poeti e
turbi
li
suoi studi?
Cosimo ha
ban-
lauti
chetti:
studi e
suo stomaco.
il
Ili
Se, o
ma
Cosimo, hai
letto
il
ben appropriato. Se
dice, avr
lo
titolo del
scritto
sta
membro
mio
il
titolo
un nome non
dunque
tratta del
po-
non
non
piace,
dargli
un nome
ma
casto.
IV
ALLE MATRONE E ALLE CASTE VERGINI
que tu
sia;
parimenti
tu,
mi
damitica.
le
DE UBSA SUPERINCUBANTE
Quum mea
meas.
illa
non
tolerabit onus.
Qaamvis, Ursa,
velis,
volet.
VI
DE CORVIiVO, VINUM ACCURATE CUSTODIENTE, NON UXOREM
Haustu
conjugis
sera.
illa
ille est;
VII
meum nomen
Vota deinde
scias,
Sic desiderio
Quum
votumque,
viator,
tu potiare tuo.
Atque
ita
mi animas
coitu,
non
thure, piato,
es,
17
DI
Quando
io sostengo
la
il
divertirsi
il
mi monta
mio. Se
ti
a cavallo:
piace, Orsa, di
rinnovar
la
il
Bada poi
peso.
di
non richiedere
non
no
di
lo
potrei volendolo.
VI
DI CORVINO
IL
MOGLIE
Corvino tiene sotto chiave e con serratura
e
serratura
prodigo
non
si
il
la
sua botte
di
esauriscono,
ma
la
botte
si
le
bellez-
vuota.
VII
EPITAFFIO
DI
PEr.ASO,
SODOMITA SCIANCATG
il
mio nome
e la
mia
saputo
il
nome
trai soddisfare
un
tuo desiderio.
la
Quando
mia natura;
stai
cos po-
per sodomitare
tomba,
18
lita.
Vili
Si
multus multae
est
Quin
IX
AD CORNUTUM
Cur videar
f.acta
Thalia
mea
est.
velit,
solus basia
quoque
Quidquid
et e
vii
velit.
Mumera
sint;
Ne sine
Non
Ni
te tangi,
ne sine
te subigi.
ni
indulg^at
frui.
ille;
19
Ercole sul
sepolcro
stabilirono
Tu
padre.
del
dimjiug sacrifica
da
come
nostri antenati.
vin
DELLA LIBIDINE
Se un grosso naso
di Orsa
dice di
ai
DI
indice di
Ma
si
im grosso naso,
il
molta libidine,
se la
la libidine
aiTvari;i fino
ginocchi.
IX
A cornuto:
HA LASCLTO l'eTRURU
tutti
io sia si triste
dacch
lasciai l'Etruria;
mia
il
perch
pallore sulla
giuochi e
mia bocca
il
e la
tente
il
gli si
ha
favori e
come s'addice a
un ricco Creso, e aggiunge ai doni piacevoli vezzi. Quindi,
come un pretore, prescrive ai suoi efebi Non lasciarti toccare, non lasciarti solcare Non puoi adunque accostarti a
Bn fanciullo, se egli non lo consente; se egli non vuole, tu
scana e altrove. Egli paga profimiatamente,
20
centra ingenuas mulieres, tu quoque servas,
Tuve bonas vexas inguine, tuve malas.
Tu
Vix
tibi
natum
quse
Tu
tibi vis
tibi
cacat.
erit.
erit.
IN
ca\iet.
non
decipior, Lupius
Camenam;
ille fuit.
nimium
lasciva videri;
levis versu,
Adde quod
id
moribus
Si cu^pat versus,
sapis
levis.
Si
ille
el se
cgo, tace,
Camcna modis.
21
Tu
jiuii
di
virli
donne
come
sar sacra e
do\e
maritale
tenne
ti
e tutte le
figlio
il
sorella e
al
buono o
libere o sei ve in
al
fonte battesimale
come madre,
mio membro
posteriori. Il
son
ri
ro.
lo
che chi ne ha
tali
di pi
un
in
supera;
stato tale
miei sforzi e
non
dato di
un uomo,
Ma
citt.
ti
a te
son riservati
che solo un
miei deside-
ma un
passe-
una donna che m'accarezzi i baccelli? Per la qua! cosa cadimi qualcuna delle tue ragazze, o cercamene una nuova.
v'
Allora tu
mi
vedrai lieto e di
buon umore,
allora la
mia can-
X
A MATTIA LUPI, ZOPPO MALEDICO
Non
ro fu Lupi.
corrisponde
musa
lui
alla
sembra che
sua
sia
vita. Egli
leggeri.
un uomo osceno e
costumi
er-
la
nostra
questa di versi
musa consta
che pur
non
la
nostra
mostruoso vecchio.
ma
Xi
IN
EUNDEM LORIPEDEM
An
vestiris
amictu;
Nil agis, o
demens, humeri,
latera atque
moventur,
XII
IN
Si tot
XIII
HAUDQUAQUAM
DESISTIT
Immo
Brito et bardus,
Certat in
quum
puerum
Haud
idem
XI
me
stolto,
tuoi
un
porti
omeri
il
tuoi fianclii
agitata.
XII
li
xm
LEPIDINO CHIEDE ALL 'AUTORE PERCH CHI UNA VOLTA s' RESO
SODOMITA PI NON
SI
ASTIENE
sodomita, non
la
smette pi il?
Un
si
rende o
fa
il
caso d ad essi
un
se
la
cede
Cim-
volta
ai Galli,
fanciullo a
Firenze
ne pu pi astenere.
24
XIV
IN
Solus habes
nummos,
et solus,
Lentule, libros,
Unum
si
Hoc unum
quem cum
Sed
quem non
tibi,
Lentule, solus,
XV
AD LEPIDINUM RESPONSI, ET QUARB URSUS CAUDA GARBT
quum
fuit,
est,
membra pudenta
escam cupide
In tempestivos incidit
dum
tegat?
quaereret ursus,
ille favos,
sapit, et
mox
hgeret,
tandem non
edit,
libat et instai,
immo
vorat.
Rusticus
is
25
xjy
Tu
DI Ai.rC
RAWGO
COSTUMI
libri,
o Lentulo;
ingegno
quello l'hai in
lo,
il
tuo pod'ce
comune con
te
ne manca uno, tu da
non hai da
tutto
il
solo, o
Lentu-
popolo, o effemina-
to Lentulo.
XV
RISPOSTA A LEPIDINO E PERCHE L ORSO NON HA CODA
un
rustico Priapo,
coda, l'orso
la
non
si
sa se sia stata
coda
l'orso
le
Venere o
animali hanno la
avidamente da mangiare
si
scremento umano.
Ma
l'assaggia, gusta
vora.
non
Un
il
contadino
lo
e-
vede,
gli
s'avvicina,
ma
lo di-
strepita;
l'orso
S6
Pauperlem timet
Ille
Verum
liic,
ille
suo.
dum
..
XVI
LAUS ALD;B
Alda oculi legere
domum
Charitesque Venusquo,
Quintius
is,
Corydon,
quem
PUERUM
vesanissime flagras,
Deque suo
gracili corpore
sudor abcst.
risum
elicias,
illa
nigros.
rictum inspicies
sibi,
qualem
Atque
alio
quovis
ista
vencna
feras.
27
eie la
U muso
dal
nuovo
tira,
non
quello
leva
neppure
cibo.
l'altro
il
orti si
si
preparava a dir di pi
ma
si
la dea.
XVI
LODE
DI
ALDA
gli
occhi d'Al-
non min-
non evacua o
se evacua
ge o se
essa
evacua viole.
XVII
A CORIDONE AMANTE
DI QUINZIO,
amore, pi secco d'un corno e pi giallo del croco. Invece del sangue ha nelle vene arida polvere, dal suo gracile
corpo esula
il
il
suo riso
gli vedrai
figli
neri.
Se tu provo-
alla
natura d'una
ano,
ma
fratellino
anche l'ano
pi
mondo
se
II
un
tuo
Is poterit rigidas
supposuisse feras.
XVIII
IN
Hodus
ait
HODUM MORPACEM
nostrani vitam
non
esse
pudicam:
Me
sine
Et tu
num
poetis,
velis.
XIX
AD BAPTISTAM ALBERT UM, DE URS,E LUXURIA
Comis
es, et
Nec
Quum
morum quisquam
Tu mihi pr
Veridicus
cum
idem
amicus,
29
ha
il
mare?
na donna,
ta la citt.
si
prostituisce a tut-
certamente assoggettarsi
rigide fiere.
le
XVIII
CONTRO
Odo
dice che
la
mia
60,
per
me
te,
MORDACE ODO
vita
scritti.
ritener per
IL
idea egli
il
tenero
Pedoni e per
XIX
Tu
sei
compagno
piacevole,
bellissimo,
DI
faceto
ORSA
lutto
nessuno
a tutti per
ti
superiore
le rare doti e a
me
lu
Al-
piaci
alta,
80
In parili nostro casmate die quid agas.
Si
mihi
Uno
Si
quot in
alite plimiss,
mihi
Uno
sint
Si
ries,
XX
AD QUINCTIUM, QUOMODO POSSIT ARRIGBRB
Ad non
Si tibi
dilectas, Quincti,
jucunda
est,
suum
tibi
mentula tenta
non potes
est;
arrigere.
digitos intrudat in
anum^
XXI
EriTAPHIUM HORJECTAE, SENENSIS PUELLAE BELLIS8IMAB
AC MORATISSIM^
Po^tquam marmoreo
Ipsa DeuiM
Non
fuit absimilis
C.'celitibus,
Sena? gloria
magna
suae.
ipsis
81
un
d che tu faresti in
me
caso simile
al
li
le
quanti sono
un
io
un
sa in
tanti
sol
quante
libri
giorno
quante sono
cibi
li
le
alberi.
berrebbe in
granelli d'a-
spoglierebbe tutte. Se
penne
darebbe a usura; se
rami degli
le
son
li
Or-
nell'aria.
io
avessi
tan&
to
il
un
oorpo, Orsa in
sol
giorno
li
empirebbe
tutti del
suo
fetore.
XX
A QUINZIO, COME POSSA PROCURARSI l'eREZIONB
ma
La tua verga
tesa,
qualcuna
piace
se
ti
non
la
ai
XXI
EPITAFFIO
D ORIETTA
SENESE
grande
gloria
non
di
Orietta,
Siena.
Oh! n
la
probit
la
bellez-
82
probitas, species aut unica
quemquam
Quod
si
Clara
Corpora,
si
Deos
Non dubitem,
per vim
modo non
sibi jura
negentur,
Jovem.
XXII
fclicior
omni
Mov't
Omnibus
et
minimo pr
illa
fuit
errore rubebat,
Quum
suprema,
XXIII
Annua
33
za unica al
Ma
se
mondo pu
se la specchiata \'irl
il
violano
superba sede.
XXII
chiude
le
piedi.
tutti
minimo
cembali
e atta alla
danza moveva
madre
pia-
per
mo
ORIETTA
leggera
felice di
DI
Quando comp
il
vita.
XXIII
Per autorit
pil^tilica,
ti
tre.
B4
XXIV
EUNDBM LITTERARUM IGNARUM
IN
Inde
desipiat, mallet
Qui non
habere libro,
XXV
AD MINUM, QUOD LIBELLUM CASTRARE NOLIT
Mine,
Carmina
meum
Mine,
certe
XXVI
IN
Ergo
tua. Lupi,
si
grammatica
Cur
tibi
instituas
hunc
ille
tuis?
arte magister,
manu?
et ratione scio.
XXVII
AD SANCTIUM BALLUM, VERSUUM
SUORUM
CULTOREM
Sancii,
nugarum
lector studiose
quam
Cui plus
mearum,
Camena placet.
edendum
brevi.
85
XXIY
OONTRO LO STESSO IGNARO DELLB LlBTTERB
Dove sono
non
libri.
XXV
A MINO PERCn NON VOGLIA CASTRARE IL SUO LIBRO
il
mio
non
libro
XXVI
CONTRO
Se,
obbedisce
la
ai
tuoi
comandi? Se
grammatica, perch
conosco
IL
ti
tu,
mano?
Io
non
ma
per
XXVII
SANZIO BALLO,
AMMIRATORE
Sanzio, aa^siduo lettor? de' miei versi, a cui pi di quanto conviene piace la
mia musa,
Tu
sei
lascia
d'ammirare
versi capricciosi
mi
fisso
versi che
d'una bre-
troppo su un
S6
Tests es, ut,
digitis
quum jam
strepi tu persaeque
Quum
verbumque locumquo,
sum monitu
Factus
foroque
legis.
ut libi vatis
Si
Et
me
tranquilla scribere
otia pennae.
mente
sinat,
aetas,
mi
Balle, valete,
fila tuaB,
Atque utinam
folix,
fastus,
compatriota, valel
XXVIII
LAURIDIUS AD AUCTOKEM DE FLAGUANTISSIMO AMORE 8UO
Me
Heu
capit,
Collibeat
heu vexat
summo
me
Perusinus amor.
Me
tenet, et tenero
XXIX
AD LAUR'niUM RE<PO\SIO DE AMORI' SUO
Me mea
Senensis Lucia
te verset et
nympha
angat,
capit.
37
verso, Orsa
mi
toglie la
penna
tu leggili
come
sono.
Quando per
Ma
tu
la lira d'Orfeo.
Se tuttavia
ti
Tu
dalle mani.
Ira
la
lo
gi lo sai,
richiamato a
ie
me
stesso.
la sorte
e beato, o
mio
che sfidino
il
tempo, se non
fili
di ferro e la
fal-
vivi felice
feli-
mio compatriota.
XXVIII
Un amore
ticare
Senese.
il
travaglia.
Possa
IL
sorto a Perugia
la
sommo
Giove,
gne per
la bellezza e
preme
il
mio
mi possiede
collo.
XXIX
A LAURIDIO, RISPOSTA AL SOGGETTO DEL SUO AMORE
Tu un amore perugino
vuole, io son preso dalla
ti domina e
mia Lucia, ninfa
ti
travaglia
senese.
come
te e ai
88
Gens
tibi
foret.
XXX
SENA CIVITAS ETRURIE LOQUITUR, ET JOVEM ORAT
UT SALTEM
SIBI
NYMPHAM
Jupiter,
Postquam me
Et
nuruum
aflligi
placuit, vivai
quam
Nympha
est
alumna
precor.
scis prolixius
unam
est.
Ut
Non amor,
acris erit.
laeta
39
costumi
la
mia nin-
la bellezza,
Perugia purch
di
rapita da Giove.
XXX
SIENA,
ALMENO
o giustissimo,
della
morte
di tanti
viva la
mia
Dacch
uomini
pupilla.
Viva a lungo
mi
onore
tutti e
re tutti
la
ti
e di tante
Fa ch'essa
rivolge;
piacque
donne,
con
affliggermi
fa,
te
mia
la
io
ninfa, ella
ho
pu
si,
risa,
n alcun giorno
molte
la
salute.
altre
ancora
degna
ci sar in citt,
Perir anche
lieto.
fate
che
la
pur
ripara-
essa
la virtii, la vittoria,
la
ne prego, che
ne va, certo
pre-
o Dio, e abbi
S'ella se
le
essa d'una
ti
le
miseria
piet
ti
mia
il
col suo
Non
n plauGinnasio,
giocondo
piacevol fanciul-
40
Et sinite
Credile,
si
coelicolis
pugna Deabus
Suscipiet siquidem
coelestis regia
Ingens
erit.
nympham,
sibi
promeritae
Nympha quidem
Dicite vos, coelum
una
Sitis,
Nulla fuit
illa
decimum
statuetis
Olympumit
poli
pr virtute secutae
vestnun, veniam
est?
Neu
cedat vestris
Ergo simul,
Ut
more sua
victitet aftnos,
forte malis.
Divae,
praestet
XXXI
AD
Quam modo
sensisti si
non
tibi
fuit.
XXXII
EPITAPHIUM
Hoc
CATHARIN/E
PUELLAE 0RNAT1S81MAB
Grata
fuit
Amor.
41
consen'ate
mia
la
Crede! e, se
la citt Etrusca.
filo
Certo
il
mo
dovr cederle
la
il
cielo poich
ornamento
del-
le
le
il
un
decreterete
deci-
la
lo.
v'
qualcuna
di voi
che
sia di lei
il
cielo,
lasciatemelo dire, fu di costumi pi puri, nessuna la sorpassa per ingegno e per piet.
anni perch
la
mia
Adunque
vita
alla
ninfa.
XXXI
A COSIMO DR
Non mi
non
ti
MEDICI,
UOMO EMINENTE
fu grata;
ha parlato Siena.
XXXII
EPITAFflO
DI
CATERINA,
ELEG.ANTISSIMA FANCIULLA
la
la
more.
graziosa fanciul-
mesto corpo A-
XXXIII
Tuscus
es, et
Tusculus
et
populo jucunda
meus
est,
est
mentula Tusco|
Mamuriane,
liber.
Praecidat simulac,
demptam suggere
nelle notam.
XXXIV
AD AMILUM P.BDICONEM
Hunc
Et referas, quae
sit
XXXV
DE VILLICO STULTO, ALDAM BASIANTE
dum
sustinet
Aldam,
Hunc
Vulgus.
Quum
Me miserum, quam
liceat stultis
ilio est
43
XXXIII
CONTRO
Tu
sei
IL
toscano e
mio libro
mio libro io
la
un po'
il
pinca piace
ritiro la pinca, e
imponi, o Mamoriano.
Ma
io
al
o Mamoriano.
toscano,
che io
non
Tuttavia dal
la ritiri subito tu
la torr
me
lo
prima che tu mi
stata recisa.
XXXIV
AL SODOMITA AMILO
Sodomita
ferirai
il
dopo quale
ri-
XXXV
DI
d di nascosto un bacio.
le
ben pi
stolto I
stolto
il
un
vil-
ma
viso,
fe, fate,
Il
o Dei, che io
sia
stolti
come
baciare
impunemente
quello stolto.
_^
le nin-
44
XXXVI
MATTHIAM LUPIUM P.EDICONEM
IN
dum
Lupius indoctum
Dixit:
Hic
ait;
ephebum,
paedicaret
Id l'aciam, verbo
Ille refert:
dixeris uno.
si
XXXVII
EPITAPHIUM SANZII LIGORIS, BELLI AC DOMI Pn.EClPUI
Temporibus
luteis in
Virtus prisca
Nomen
me Romana
domi
refulsit
militiaeque simul.
et
umbra
polo.
XXXVIII
AD PONTANUM, POLLAM SEMIDEAM ARDENTEM
Accipe quod pr
Ut
libi
Dignior
Et tibi
te
est
sit facilis
Dignior
tenera
cum
matre Cupido,
Dummodo
semidea tu videare
tua,
At via declivis
fieri
Sentiat et gressus
pianissima possit,
semper amica
tuos.
te,
45
XXXVI
CONTRO
IL
SODOMITA LUPI
muovi
le natiche,
lo dirai
Bu dimenati
l'altro:
avanti,
Lo
far,
se
Sculetta, or
XXXVII
EPITAFFIO DI SANZIO LIGORIO NOTO
GUERRA E
IN
in
me
PACE
IN
contempora-
in guerra e in pace.
famiglia Ligorio.
Il
mio
Il
XXXVIII
AL FONTANO AMANTE DELLA SEMI DEA POLLA PER LA QUALE
FORTEMENTE ARDE
Se
le
sei libero
da cure, tu che
un
secolo,
so.
Cupido
gna
come
la
voti
ti
te io faccio
conservino, tu
bianca Polla
e la sua tenera
sommamente
sei
che per
madre
degna
ti
sei
degno
di tanto
al-
boc-
di vivere
lo sia dalla
mormora
la
degno spo-
grato
con
vedendo
tua semidea, e la
contro di
La via gi
cada
te,
in declivio
tuoi
46
Et
si
dulce canas,
possit.
amare
Et
libi
jam
nymphe
possit
Tyndaris, ac
illi
praeclara videri
tu videare Paris.
Te
Et
sit
fingat,
tibi
sit,
ut esse putas.
contingat
demum
putet.
inclusisse labellis
Et linguam,
Si forte
forte velis,
Ut
sit
In risu
et
XXXIX
IN
MALEDICUM
Est qui
Et
47
passi.
no pi cresca
il
lortemente ed
ella te; e
l'a
di
morirle subito, a
Sia o
dei giardini.
te
la
sia
non
sia
come
sia,
tu lo credi,
il
dio
te.
cambiarmi
voti,
ti
manga
Non
viva.
ni e informi:
li
meravigliarti
scrissi in
mezzo
se
al
ti
mando
giuoco e
versi
disador-
al riso.
XXXIX
CONTRO UN MALEDICO
Ewi
sto sparla di
me
me
magagne mi varr
di tre lingue.
le
sue
XL
AD CRISPUM, QUOD 8UAS LAUDES INTERMISERIT RUSTICO
CACANTE
viridis gratissima
campi,
nemus.
rivulus, inde
Hanc
Utque
tua
summus
sis civis in
vales,
urbe luturus,
Mox
fert,
Inflectit
jam
Poster
Se premit,
Tunc ex
omnis
ager.
Ad crepitum
modo
sat sitiens
bbas,
esse queas.
Ergo
vale, et
49
XL
A CRISPO
CUI INTERRUPPE
DI
CONTADINO GLI
Vi
scorre
cello
in
si
l'onda
mezzo
un limpido
si
avvicina
un verde prato un
ruscello, l
Ma
mi disponeva
cia
le
rannicchia, pone
si
s
i
io era,
rilascia
secondo
il
per terra
il
mantello,
si slac-
le
gambe,
le
sembran toccare
si
uc-
la
pone presso
ventre
sia
come
come
Un
bosco
il
Crispo, io comincio
penna.
un contadino troppo
liberarsi,
rezza dolcemente
za,
bell'albero,
la
versi, e
cittadino, e
ecco che
ba per
un
che tu voglia in
primo
si
canta sotto
a decantare
il
SI
mio costume,
sia
DI
svuota.
le
ginocchia,
mani su
i
si
ginoc-
talloni, si sfor-
il prato ne risuona.
Mi scuoto,
mano, la Dea se ne vola via, l'uccello
rumore di quella ventosit fugge. T'auguro,
penna mi cade
spaventato dal
di
il
le viti e
il
che
fru-
o Crispo.
50
XLI
Nam
fuit,
fuit,
proxima cunnus
est.
erit.
XLII
LIBELLUM DEBEAT
Quod
reliqui est,
sumpta madidis
sit
lectio coena,
die.
61
XLl
A COSIMO,
DIVISIONE
DEL LIBRO
In due parti, o Cosimo, ho
l'Ermafrodito
prima
parte,
il
mio
ora segue
la
il
la
luogo
XLII
A COSIMO,
LIBRO
patria,
resto leggilo
dopo cena
giorno tu leggerai
miei
a'
ho cantato ci
tuoi convitati.
versi.
in
un
sol
52
LIBELLUS SECUNDUS
AD COSMUM FLORENTINUM
EX ILLUSTRI PROGENIE MEDICORUM VIRUM CLARISSIMUM, QUOD
CIVILI JURI
Cosme,
Si sileas,
tuum
jamjam Lusuve Jocove
Malles, posthabitis
Clausissem
forti
Ut tu inagnanimus,
pennagna
cupiscis;
Hic
tibi sit
Sed
Laurea
tales epulas
sit cuivis,
dum
edit.
domus aurea
aurea jura domum.
sit
nobis:
Auratam facient
Dant lites requiem, donant chirographa nummos.
Hoc lex dat, voces gloria sola dabit.
Haec
alit,
mihi
est.
63
LIBRO SECONDO
A COSIMO FIORENTINO
UOMO DELL ILLUSTRE
CHIARO
CIVILE DAL
MOMENTO
FAMIGLIA
DE
PERCHE
MEDICI,
CHE
IN
QUESTI TEMPI
RIMUNERATI
ormai
giuochi
Come
Qui dirai:
ma
abbia
il
poso,
tu sei
ohim, manca
sia a te la gloria
chiunque purch
risprudenza
aurea
far
Tu
vorresti che,
un
magnanimo
si
io
casa
la
cos de-
tempi un Ce-
nutre di
abbia
ai nostri
sostenu-
tali
banchetti. Lauro
aurea. Le
liti
danno
si
giu-
la
il
ri-
la gloria
delle orecchie.
Adunquo,
ma
il
fatto accori;o, io
u
Famaque
Cum
Dum
Sii
Cantabo,
et
et
arma
II
AD PUELLAS CASTAS
mihi vobiscum
Me
est.
Ili
LAUS ALD.E
Sume lyram
Si tibi sit
manibus
et
plectrum,
comu
Si desint haec, et
fies
et thyrsus,
mea
sit
lacchus
tibi
Diana;
Venus.
eris.
mentula cunno,
Deabus
eris.
55
nel
rola
mentre bevo,
non
tavola
no opera
si
libero
vendo
dalle
la
mi vengono improvvise. A
non soSe io avr un Mecenate, can-
trattano
le
di spiriti preoccupati.
armi
ter le
Quando son
foro.
e gli
guerre
ai
sem-
plici scherzi.
II
A PANCIULLE CASTE
Io vi avverto di nuovo,
i
re
con
ge
la
voi.
non
non ho
o caste fanciulle,
mia bocca.
Io
ascoltate
a
che
mi
fa-
leg-
blanda laide.
m
ELOGIO D ALDA
Se tu hai l'arco e
hai in
e
il
mano
il
la
corno e
e
la
il
tirso, sarai
lacco.
ti gli
dei e le dee.
te,
Diana; se tu
Prendi
la lira
66
IV
ALD E MATREM
IN
Ut mihi
tu claud's,
ma ter
stomachosa, lenestram,
iniqua parens!
Id
Quam
tibi si coeli
vidiare liccbit,
janua clausa
foret.
LATJS Af.D.C
minime mirum,
si
et
moribus
acquai;
VI
inULOPAPPAM
AIJ
Ni
te delineat
An slomachus
Et stomachus
peni
Albicat hiberna
Quid loquor
sit,
Philopappa, tuo.
cum magis
in nebulis, qui
^^tna nive.
non
in'ellig or ulli?
hunc
Et dubiles, \ultus
ille
lar\'a sit,
an
facies.
esi ?
IV
CONTRO LA MADKE D ALBA
Allo stesso
madre, a
te
si
modo
che tu mi chiudi
chiuda
pi grave che se
ti
la
finestra, fastidiosa
la
ti
bench
si
sar
tu sembri vedova.
ELOGIO D ALDA
Alda,
bellissima
godi:
fanciulla,
mi
gli dei:
eguaglia tutti
vigliarsi se
Alda pareggia
non
c'
Cupido
l'onnipotente
la bellezza e i>er
costu-
gli dei.
VI
A FILOPAPPA CHE ML'OR D AMORE PER STERCONE
UOMO TURPE
Se Stercone non
se
il
te
lo
vieta,
e lo
stomaco certo
le
nubi in
modo
tale
l'inver-
da non essere
vane, tu l'ami, tu
ti
il
un uomo
se
gola lun-
il
suo
ts
quum tamen
Quamvis
ossa
Qua
est,
Mentis niultivolae
Ille, ita
est, venalis,
potor edoque,
Diligit et
me
lupae.
Nec nos a
Cur edat
falsis
ille
cernere vera
sinit.
Nam memini
dixit,
quod
fuit
herba fmus.
Caecus
hunc
es, et
ideo,
credis
licet
pueri
Crura tamen
Jam modo
Immanem
dicas,
Libycas accubuisse
ergo fovet
corani
ferens.
bombycea lautaque
siccae
crediderim, te
Scilioet et
fuit.
me cassum lumine
feras.
stomachum
tua mentula,
illa
suos.
VII
Ecquis
verum
59
tuttavia
ga,
la
stende
una
una densa
io resta di peli
che
abbruciasse
Non
credo vero.
gliore?
come
e
Non
per una
mangiasse
fu erba.
il
che tu
cieco e
tu
Io
letame. Rispose.
mi
le
Io
fanciullo mi-
ci
impedisce di
di-
il
fieno
a chi te lo chiedes-
disse
ora
ami perch
si
Io
un
mano ver-
e tu,
ma
risi,
v'era
sicuro
al
so di chi
lucerna; allora
si
Quello pro-
anche peggio;
tue viscere.
le
sua
la
bevitore e
le prostitute.
Non
cieco
scernere
se,
doni,
mi proteggano,
Il
giatore,
per
il
quando
esalti
Tu
Stercone.
la secca
sei
le
della Libia.
stomaco,
ma
Il
nulla vede,
si
mangiato perfin
un
fiero
gli occhi.
vn
AD AURISPA, INTORNO ALLA N.\TURA
DI
ORSA
la
miei bac-
60
Ecquis
erit,
Vili
AfJRISP.E
Si
RESPONSIO
Cumve magis
Haec
Haec
ita
fiat
Ursae
fiat ita,
ut,
Sit violae et
sit
arrigie Ursae.
cum cunmo
Sin tuus
Ut
lilla
merdis
et
putre cadaver
pulcra foret.
si
rosae.
IX
AD URSAM FLENTEM
Quid
te diligo, quantum
Non magis ex animo quisquis amare queat.
Tu quoque me redamas. Dubium est, qui vincit amora,
Alter
utram
61
celli?
ta la
tre?
Qua] mezzo perch questa sanguisuga non succhi tutmia coscia? e in seguito non mi succhi fino il mio venstringila, Aurispa, con qualsivoglia modo, o di certo
Vili
RISPOSTA D AURISPA
quanto
pii
putrida natura
seante che
ti
Essa
respinge.
un grasso
emana un odore
e putrido cadavere al
un profumato
il
giglio.
la
cos nau-
confronto della
Essa
cloaca
si
emana un
cambia in
la
vulva di Orsa.
IX
AD ORSA CHE PIANGE
Perch piangi?
piangi, o Orsa?
ha
ti
Il
pianto vela
Perch
eccitato contro te la
non
tu pure
mi ami. Non
si sa
ami
di pi; l'uno
62
igitur credis vitio qui ductus iniquo
Cur
Quod nunquam
crura simillima
et
et
lacti,
carmina
feci;
multa meis.
Ursa:
DE PCENA
INI
ERMALI,
SUPERSTITI
Si caler et foetor, strider
Sint
dum
locos,
Nam
sibi
merdivomum
stridit
resonalque foramen,
XI
IN
HiODUM MORDACEM
mea
charta procax,
mens
sine labe
mea
est.
63
ama
dunque credi
l'altra
tu che per
un iniquo
discordia?
Te
me
lo
latte,
giuro per
per
le
le
le
scrissi versi se
non
Asciuga
piet,
tue lacrime;
le
mi struggo per
Orsa,
baciare.
lasciati
riferisce
ti
ti
il
che
disse
falso!
abbi di
me
Raffrena ormai le
tue lacrime, abbi piet della tua salute, io star bene, se tu,
mia donna,
starai bene.
all'autore superstite
Se
il
calore,
il
anime
Tartaro.
suo ano
Orsa m'infligge
sofTia e
trulla,
la
triplice
il
supplizio,
ree
pene
poich
il
tono.
XI
CONTRO
Che
piacere,
Credi, la
bro
tu lodi
ma mi
mia
lubrico,
il
MORDACE ODO
mio ingegno
rilegga
vita
la
ben diversa
mia mente
IL
miei
versi,
di que-ste carte: se
seguo
le
mi
fa
mio
li-
misero in
traccie di Virgilio e di 0-
G4
XII
Qui
legis,
XIII
AD
SE CONFERAT
Salve, vir
Tempora Phoebea
Accipe
sileam
si
sis
si
maxima Tusco,
viros,
provectus in annos,
tibi
Quacque animo
et
habende
nil
rem
non
fortassis
sit
emendam,
placitura tuo.
Sunt
aliae
Etruriis potiores
montibus urbcs,
modo
Cum
Inierea
Pistoni,
niagis
illa
Romam
armis
vidisse fatcbor,
fioruit aucta
suis.
Neve
Sit
sit
Digna
QusB
sit affectu,
velit et
spiret
amoma
fernur,
vices.
XII
EPi>.
Tu che
mate
le ossa,
si
zi.
Ile
sono inu-
gher che
ERASMO R!BER!0
compiano
pieno di vino,
fa
che
tutti
vi
il
un ocre
Mettile in
tuoi voti.
XIII
DI
SALUTE
VADA A PISTOIA
Salve,
sicura e
massima speranza
pii
le
illustri
al
uomini;
Toscana; salve,
salve, tu
ti
diletta,
voti
tu
non
soffia-
in suolo
r d'aver visto
Roma quando
a-
che pi piac-
che
ciono
della
ma
io confesse-
non abbia
in tutto
il
cor*
la
fiamma. Incline
al vizio,
vincendo
B6
amore
jocove,
pr versiculo
Sit
Denique
sit
arena Tagi,
vilJs
pr qua
sic
ilia
Deo
est,
Carmina
Quae
si
si
Qualia Yirgilium
composuisse putes.
Quas thiaso
Tandem
Cum
et
cantu docta
perpetua salve
tua
nimirum
sit
ante
nympham,
alias.
sit
XIV
AD SANSEVERINUM, UT VERSUS FACERE PERGAT
Sanseverine,
Et placet,
tuam
et
legi bis
terque
nullo claudicat
Camenam,
pede.
Dii simulac facili praeslant libi peclora vena,
illa
est,
mortalia fngit et
omat
Pectora, post
Tu duce me
Cum
tum
bibes.
vites
67
nell'amore
re
i
giuoco
e nel
si
un versetto
versi, per
pace di Dio,
in
modo
dare
alle
che tu
li
miei versi
numero
loro
il
le
Non
riterrai di Virgilio.
acque Castalie,
tua salute
mi
li
scriver
la
infine,
Con buona
dire e a ragione:
lei
ricchezze
alle
ella
mille. Se per
poeti,
le sia vile la
me
l'on
tu intanto cercami
mente degna
sta a
la
dubbio
la
mia.
XIV
Sanseverino,
due o
lessi
tre volte
ti
tuoi versi,
accordano
mi
facile
piaccio-
vena
ti
ne
orna
gli
Non
ti
il
rozzi.
la sola
tuo cuore.
La crassa ignoranza
vicinanza,
il
ti
corrom-
68
XV
MATTHIAM LUPIUM CLAUDUM
IN
Lupius, absposcis
Concedam,
me
recti s
rara
Epigrammata Marci;
XVI
IN
EUNDEM GRAMMATICUM
XVII
MAURAM
PRO M. SUCCINO AD
Pulcrior argento
Si
es,
mens
domus.
sit
quoque pulcra
licebit;
tuae.
est;
Si potius
Quem
quid
sit
fama perennis;
69
XV
CONTRO LO ZOPPO MATTIA LUPI
Lupi, tu
mi
chiedi
rari
epigrammi
di .Marziale; te
li
da-
XVI
CONTRO LO STESSO GRAMMATICO
Mattia Lupi nella sua aula privata ha
dei tre
tre
alunni: l'uno
suo servo.
il
XVII
A MAURA,
Tu
IN F.VVORE DI
pi bello dell'argento,
sei
benigno
l'oro se tu,
M. SUCCINO
ma
fanciullo, darai
una buona
risposta. Tut-
la
per morire
cosa egregia;
questa
sorelle a cantare
Che posso
il
tuo aspetto,
offrirti di
d'un canto?
lo
pure mi*
Il
S3
ci
rende pa-
condurr
la
conceder. Eterna
tu pure, se
un dotto canto,
se avr vita,
render eterna
la
nostra santa
70
Quippe boni de
te capient
Gaudebunt
Lux mea, Maura,
vale, tibi
exempla minores,
Dedo, velis
uti,
XVIII
L.
MAURA EXHORTATUR
Cum
puero fautrix
Ut responsa
sit
Cytherea suo,
pia tota
si
domus.
sit
absimilis.
XIX
MATTHIAM LUPIUM
IN
Lupius in pueros,
Dum
si
comedit, pedit;
cum
XX
IN
Si
neque tu
Si tibi
Si dicas,
LENTULUM MOLLB
quod
sis
calidus
tibi
virgo placet,
magnusque
fututor,
Da
amicizia.
te
prenderanno esempi
giovani onesti e
ce,
statti fc'sne,
ra,
mia
dono
a le
me
e la
si
com-
Maura, mia
mia musa,
prendila, o
lu-
Mau-
luce, addio.
XYIII
PARLA
IN
FAVORE
M. SUCCINO E L 'ESORTA A
DI
VI L.
suo
la
figlio
ti
assista Citerea,
graziosa belt,
ta la
casa pia,
il
bel
BE.\
SPERARE
MAURA
perch
la risposta sia
fanciullo dia
con
tuoi progetti e
buone
non
conforme
parole.
al-
Tut-
non
so perch
speri, se tutta la casa pia. Egli stesso per la sua piet sor-
assomigli
al
suoi parenti;
padre.
XIX
CONTRO M.\TTIA LUPI
Lupi, se qualcuno de' suoi scolari
si
pulisce
il
naso, gri-
XX
CONTRO L EFFEMINATO LENTULC
Se
ti
tix
non
fotti,
non
un
fotti,
o effemina-
72
XXI
EPITAPHIUM MARTINI POLIPHRM., COGI EGREGI!
precor,
Siste,
lacrymisque
meum
consperge sepulcrum,
Hac
Sum Polyphemus
iter.
Quem
Nunc ego
Thure carens
Me
summa sum
tumulatus Immo.
meas.
Clamque
fui
Dum
XXII
''\
si
quis
cum
cum
sit
loqui,
laudabilis ipse,
73
XXI
EPITAFFIO DI MARTINO POLIFEMO, FAMOSO CUOCO
Fermati,
chiunque tu
il
mio
sepolcro,
sia
nome. Io
ti
il
mi
che
le
mie esequie
una
fossero
senza luce.
Il
me
funerale, n per
un sacco
Mentre mi
ti
andar a
di
il
mio
miei
finire in
testicoli.
una
e lo stretto sepolsi
portava temet-
un po' di
temo che i cani me li mancasa del mio padrone di gri-
miei piedi,
essi
sporgono
XXII
ELOGIO d'aURISPA, A COSIMO
Febo e
o decanta grandi
le Pieridi lo
fatti,
porti esso a
buon
diritto le
le lodi,
74
ferat,
Non
fuit,
ille i'uit.
XXIII
AD GALEAZ,
QUEM ORAT UT
CATULLUM
SIBI
INVE.NMAT
esse meae.
Nuper
et
hos abs
me
Instai, et
Et
libel-
[lum,
mecum
sodalis,
Quo
id
mihi quaere
libelli,
XXIV
MATTITI.^ LUPII
Quam modo
sit
sententia Lupi,
Si saepe eflliclum
SENTENTIA AD BALBUM
75
non
Chi
rire.
la
sia
o certo quello
mobuon giudice,
Aurispa, possa io
Zoilo.
XXIII
A GALEAZZO, LO PREGA
PROCURARGLI UN CATULLO
DI
mio
ge volentieri
Catullo.
Anche poco
si,
o mia
e
stella,
mia
avessi. Io
li
ma
ninfa;
mi chiede sempre
il
il
un
dol-
ella leg-
me
no ho questo
li
chiese,
libro, dis-
mi
fa
siste
Galeazzo, di trovare
ti
prego
mi
fa gravi
alla
ti
supplico, cerca-
mia
dea.
XXIV
SENTENZA
Tu, Balbo,
te la
sai
DI
qual'
:
una
fresca; tuttavia la
la
Se
la
76
est,
((
dictum
tibi,
Balbe, ligato,
XXV
AD
MEMMUM
Cum modo
Nunc
Ab
numina
Vocibus
et
deum
poscens,
suis.
Quid ccssas?
Etsi
((
<(
Et
si
in te
mala
forte rogarim,
lasisse puellam,
ut veniant in caput
te
illa
dudum Venus
meum.
cffera vexet,
Quid
si tres
restituisse potes.
moratam. Superi,
facite,
Cernis ut ultricem
maxima,
Incolumi nympha
Farcite
angor babet.
est,
-tardas,
durum
est offendere
sis facilisque
Divam;
proco.
est.
77
con
altri.
dunque
non
fra la folla. Io
altri,
ci
sia detto,
o Balbo,
sodomita e
fottitore.
ti
in segreto
vor-
fotterei la stes-
XXV
A MEMMO, SUL PARTO DELLA NINFA LUCIA
Quando poc'anzi
ci
la
al
mondo
mia amante,
fe-
Ah
qualche Dio.
ella
sta
partorisce,
ella gri-
che dolore,
tuo aiuto e alle voci aggiunge amare lacrime. In me, o dei, trasferite le doglie della mia donna, bench non minore angoscia mi tormenti. Perch indugi? a te
da, supplice invoca
il
mi abbiano
o
dei, dal
po.
Temo
Ohim!
udilo e
punire
la
inveito contro di
se mai ho
non siano duri
mia fanciulla e
Tu
ti
piet.
dunque mite
tardi, o
alla
mia
sai
miei
ai
voti.
Astenetevi,
mio
ca-
come
grave offendere
e proclive al tuo
la
te, gli
alla ninfa,
ti
la
ven-
amante. Che
vieni in soccorso
78
sit tibi
promp'.ior, oro,
Memme,
preces.
illa
suos.
XXVI
DE suo OCCULTO AMORE
Uror, et occultae rodunt praecordia flammae:
ego
si
XXVII
IN
unda
latet
XXVIII
PRO CENTIO AD CONTEM, UT EX RURE REDEAT
Centius hanc vidua
tibi mittit
ab urbe salutem,
Id mihi
membris
laetitiae
tantum
79
e tutti
al
tuo focolare.
Cos io pre-
gai,
splenofferti
lore.
XXVI
d'un suo AMORE SEGRETO
Io ardo, e di segreta
io taccio tre e
fiamma mi
ijrucia
il
cuore: oh, se
pi misero!
quattro volte
XXVII
CONTRO MATTI.\ LUPI, PARASSITA
Mattia Lupi ritornando dalle spiaggie Aonie,
che
lauri si
annuncia
sono
essica-
ti,
che non rimane neppure una musa; che esplorata ogni co-
sa
ha trovato che non v' nulla. Gli occhi impuri non pos-
sono osservare
le Sorelle;
l'onda pegasea
si
nasconde
di cer-
XXVIII
A CONTI, PER CENCI, AFFINCH RITORNI DALLA CAMPAGNA
Cenci
ti
manda
il
citt,
di te pri-
va, mio caro Conti, mia luce, met dell'anima mia. Qual letizia mi resta dacch tu sei andato in campagna? Mi sembra
che l'anima mi sia uscita dalle membra. La mia sola letizia
che
sia
ravviso
il
rimasto in citt
tuo.
Non
il
80
Ne
Dumque
te,
germane,
videri,
agit in sylva,
si
XXIX
AD LEUTIUM FCENERATOREM, UT PLAUTUM CoMMISSUM HABEAT
Hunc
tibi
aetas,
XXX
EPITAPHIUM NICHIN^ FLANDRENSIS, SCORTI EOREGII
paulum, versus
Si steteris
et legeris istos,
sub annis,
me
genuit,
Pulcra dccensque
Membra
fui,
unus eram.
Rapta
\iris
dabam.
81
suo
tu,
fratelle.
Mentre
non
ma
il
dolore
me
an-
l'im-
campagna.
XXIX
all'usuraio LENZIO, prestandogli un PLAUTO
Ti raccomando pi che posso, o Lenzio, questo Plauto,
Plauto che
la
Il
tempo, o poe-
ta,
a sua volta
stnigge.
ti
XXX
EPITAFFIO A NICHINA DI FIANDRA NOTA BAGASCIA
Se tu
ti
fermi un poco
mia
nome famoso
li.
Fui bella
membra
stetti
il
mondo,
era Nichina,
profumata
e pi pulita dell'oro, di
me
uomini
anche dopo
vo a baciare.
e la
mio nome
e piacente,
vo non
Il
di
il
molle
nervi.
coito continuae
bianche
tele
82
Lectus
multo
e rat
centone refertus,
et niveo
qua
ssepe lavabar,
amoena
mea
multis
fui,
nil
facta placebant,
mihi dulce
fuit.
XXXI
CONQUERITUR, QUOD PROPTER PESTEM A DOMINA AMOTUS SIT
XXXII
OPTAT PRO NICniNA DEFU.NCTA
Et Phoebus
sepulcrum,
spiret, Nichina,
silex.
puellae.
XXXIII
LAUS COSMI,
Cosma, quis
VIRI
CLARISSIMI
est!
domo?
nescio.
Cosme,
Cosmus,
es hic.
83
in cui spesso mi lavavo, e un bianco cagnomia madida natura. Una notte, sollecitandomi una compagnia di giovani, sostenni un centinaio d'assal-
una bacinella
za
lino lambiva
la
ti
ceva
ma
mia maniera,
la
me
il
denaro pia-
ceva.
XXXI
SI
LAMENTA PERCH
IN
Quando
na? Me misero,
mi
la peste
mia don-
XXXII
FA VOTI PER NICHIN'A DEFUNTA
Prego che
sul tuo cenere
rie
ti
il
non
vi sia
una pesante
pietra.
Le fanciulle Pie-
plachi
tue ossa.
le
lirici
can-
XXXIII
ELOGIO DI COSIMO, CITTADINO ILLUSTRE
Cosimo, chi
in tutto
il
tria?
Chi
poeti e
illustre
ama
Chi
questo, o
o ignoro chi
sia.
Chi
la
Augusto
gli antichi
e Giulio Cesare
84
XXXIV
AUCTORIS DISCIPULI VERSUS AD
MAURAM,
L.
Nam memini
Ite
it,
te
Quodsi nos
jam
fas
ille viros,
levior foliis,
Femineum
Si te,
spernit et
avium ventosior
et
Deos.
ille
alisi
Maura, juvat
me
fallere, falle,
sed illum
Non mercede
Virtutis
Me
docet
Perdidici, et
legis.
XXXV
AD LIBELLUM, NE DISCEDAT
Quid
vis invito
Quid
Quo
te
fugis, infelix,
Mille,
vis
lecta placent?
est,
85
xxxrv^
VERSI d'un discepolo DELL 'AUTORE A
L.
HA MANTENUTA LA PROMESSA
Perch non vieni, o Maura? Perch non mantieni
messa e
la fede?
alle tue
la pro-
parole?
dicesti, ricordo, quando venni da te: Andatevene aldomani verr io a trovarvi. Venne il domani, e tu
non ti sei mosso dalla tua aerea rocca. Il domani passato e
tu non vieni ancora, o perfido Maura. Se non fai nessun conto di me, e ritieni che con me si possa scherzare, non sprezzare, Maura, gli dei. Maura sprezz gli dei, giur per gli dei
che sarebbe venuto a trovarmi in campagna. Maura sprezz
gli dei memori del bene e del male; egli sprezza gli uomini
Tu mi
legri,
tu,
femmine
nami,
per
ma
i
Tu
conosci
vergognoso l'ingannare
ha bisogno d'oro.
Il
il
poeta e
il
suo nome,
ma non
suoi precetti:
versi;
suoi versi.
conosci
ti
lucro, egli
le
mie
non
a far
poesie.
XXXV
AL suo LIBRO, PERCH
Chi
ti
caccia dalla
mia
la
.\0N
SE NE V.\DA
casa, o libro?
Dove
vai, infelice,
Tu
le
dove
cose
im rigido
86
Cum
Cumve minus
Vana
tui
verum
auctoris rogitet
Immemorem
nostri
si
nomina
nominis
lector,
esse refor.
XXXVl
DOMINO CONQUERITUP
Si
Da veniam, macies
Aplaque
quam
sint et fortia et
sint videas
Quod natura
quam
dedit,
cetera
ampia
vide,
membra
peraeque.
Non etiam
Turpe quidem
ille
dedit.
turpia fari
Nam
ambo,
videris.
87
quando pi non
censore, e ofleso,
Io vorrei che
il
potrai, vorrai
ma
que,
ricordi
se
il
lettore chiede
il
ritornare.
il
nome
il
non ne
nome.
XXXVI
UN CAVALLO CHE MUOR
DI
FAME
SI
LELFO LUSCO
Se
tuo cavallo
il
lo costringono la
to
un
si
magrezza
e la
come
come
tutte le
combattimenti
la
corsa
denti
Io
non
Oh quante
non rodo
si
miei fian-
mie mem-
mano
avara
d neppur
sarei sta-
mie
il
forze; ai
miei
padrone mi d
turpe a dirsi,
ma
il
68
Sella carens lanis quae fecerit ulcera dorso,
Cur
dem
agilis vis
Tibia
si
Degere
tundis,
ilia
queam?
quam
mallem
vectare quadrigas,
viri.
Sub
te
funestam
quam
tolerare
famem.
nunquam
sed
mea bucca
cibos,
meum?
Sim
licet
Quam
mage malim,
Quum
Ut dubius
Quum
efferitate riget.
ridet,
perstes, culus
fiat
putor ab ore,
an os loquitur.
debilitata
nequit.
Quo
ferae,
ite,
volucres:
ruitis,
Plaudite,
Ille
ite,
valete.
ille,
dabit.
89
come
mia
non pu muovere
tibia stanca
il
piede? Io pu-
6 tristo
al servizio
gnaio piuttosto
li
si
Tutto
ma mi
manca
di
quello di
un bue,
parli la
un
mio ventre
si
il
vero,
ma la mia
ma chi potr
me miserol
nutre di vento?
senno ed
un
povero di mente,
istrice sa di bestiale.
bocca o
il
culo.
il
Quando
suo riso
il
Quando
mi provoca
parlare.
Oh me
Io
misero,
come
sai se
come
nausea. Potrei
stalla,
prolungata
mio corpo d'ima magrezza ignota e per le giuntumi risuonano le ossa. Io sono orribile, io sono sec-
il
re rotte
co
il
la
miei
ho mangiati per
d'un mu-
funesta fame.
la
mia
ri-
lin-
muoio; compagni,
mi vedo morir
di
ve voi precipiterete,
non
c'
il
fio.
90
XXXVII
Si
facis,
quem
verum
luge,
i,
liber.
tu pjte, festus in
iueris,
Vetusque petas,
Siste,
lesse
Forum.
libelle,
viae est,
tibi
Te
illa
vel
nates.
illa
comitante Catella:
Mox
saluta,
est,
est
hera blanda
viris,
mammis,
Annaque Theulonico
Dum
nan
tibi se dabit
Te quoque conveniet
tibi
ucrque
est,
rubore manus,
afllat
crissat.rix
obvia canfu:
ab ore
maxima
merum
Pitho,
est
91
XXXVIl
Se tu
Ewi
in
DI
FIRENZE
fai
ma guadagna
bro.
VADA AL LUPANARE
mezzo
le
alla citt
mura
di Firenze, o piccolo
li-
te
ne dar
Domanda
segni.
dove l'alta chiesa di Santa Reparata, dov' la splendida cattedrale del Dio che porta l'agnello.
ni la destra e
Quando
tu sarai l,
il
luogo
me
seno t'accoglieranno
la
tie-
da
se stesso col
il
suo odore.
tutte.
Ti verr incontro
la
bionda Elena,
padrona
nude
e la
dipinte
padrona
mamme,
agli
la
cagnetta
Clodia,
Galla porr la
mano
te
verr la
il
me
mere-
dal
v' in citt di
moltitudine sar
tempo
lieta della
no-
tua ve-
92
et
patrare licebit,
Quantum
XXXVIII
AD
COSMUM
Cosme,
Cum
nequeat majus,
Hoc
tibi
nam
quodcumque
93
il
mio
rifiuto.
libro,
Qui finch
puoi fottere e
ti
far-
fottere.
XXXVIII
A COSIMO, INTORNO ALLA FINE E ALLA DEDICA DEL LIBRO
Cosimo, addio, speranza e sostegno dei nuovi poeti.
L'ermafrodito
piti,
poich
st 'opera,
le
giunto in
cure non
comunque
fine.
gli lasciano il
essa sia.
temgo,
ti
dedica qua-
DA
L'ECATELEGIO
DI
PACIFICO MASSIMO
INTRODUZIONE
Massimo poco conosciuto, anche le letterature
nome. Nato da una ricca famiglia di Ascoli ebmisera e randagia; fu un bohmien delle lettere; pro-
Pacifico
ne tacciono
be
vita
tutti
il
era, verso
1390,
il
il
capo
a sua volta
me
Ghibellini
e,
riconquistato
il
fuoco
lare
alla
da una
finestra
potere, cacci
il
(II,
8)
si
e,
co-
diedero
lasci ca-
nacque
in
mezzo
anche
ai
campi.
il
nonno Martino
Il
poeta ci parla
lupi.
in
il
che, fug-
Giovanpoter e fu
premio
della
asculanus che
(i)
tnis
Braccio Baglioni
Christi
(1),
come
98
(2).
come un'agglomerazione
borgate. {Hecalel.,
di tre
II, 8.)
Nella biografia
Maaimi ex atheneo
Asculano deprompta) che precede un'edizione espurgata delle sue opere (3) si ricorda che appena suo padre pot ricuperare
il
il
fanciullo,
grammatica,
la
filosofia,
la
studi in breve la
matematica,
l'astro-
uno
dei
Lo
si
reputava
nella vita e
nell'arte
d'esser ricordato.
si
vi-
Il
si
In
trovava.
una supplica
ali 'incirca,
si
dacch
lo
rivol9)
che
ri-
con
tre figli
rugia
il
padre
e la
madre, anche
la
al
come
egli stesso
Cosimo
I,
moglie
5) e i
troviamo a Pe-
lo
la
di
lettere.
Quivi pre-
studenti dell'Universit,
Memo-
'Braccio
99
rie di
Jacopo Antiquari.
Il
primo consacrato
il
fi,
alle virt
civili,
secondo
il
alle vir-
[
^'
ri-
cerca
Roma
Passato a
fu ospite del
papa
Sisto
IV nella Villa
medicina, di grammatica, di
non
riesca a sbarcar
nella
medicina
risulta
Napoli,
di
il
rettorica....
lunario.
di
arte culinaria,
da diversi passi
esse.' e
re di
e
pre-
me
tale fu presso
Baglioni
Salviati.
Come
figli.
Ben
ma
vita
le
Georgiche sen-
mai
esser stato dunoi non giuriamo che Pacifico sia stato corretto nel-
anche
se
l'o-
XV
100
Virgilius nullo disjecit
Nec pecudem
IV
Sisto
tettori. Egli
moenia
belio,
nec bove
pavit,
liumum.
vertit
cbb3 anche
il
favore di
Nxolo V,
(5)
di
Po
Lo-
II, di
renzo de Medici, del re d'Ungheria Mattia Corvino, di Alfonso e di Ferdinando d'Aragona re di Napoli i quali ultimi lo
colmarono d'onori,
lo fece
decretarono
gli
anche cavaliere,
la
qual titolo
il
accordava solo
alle
era ritirato,
non
suoi giorni a
Fano ove
si
esercit
si
un
nei
calen-
un sistema
le difficolt
di costruzione del-
un poema
un
componendo hexameiro
'Hecatelegium
tata,
dice
precisa
la
del
et
il
trattato
1489.
ci-
il
ritratto
Pacifico,
De
di
e-
ciando
alla vita
dicizia:
libri
pere
ma
(5)
tnOj
cit.
G.
l'Hecatelegium
B.
Vermiglioli^
ma
Poesie
inedile
di
Pacifico
Massi
101
que
illiistrium
conserva
si
Nazionale di Francia, e
alla Biblioteca
de bello Spartasio
libri
sex; de
et
Altri
fra
suoi
il
1500 e
il
lavori
illuminare
la
memoria
epigrammi che
se:
De
lo
di Braccio Baglioni
aggiungendovi 42
riguardavano. Si occup di
filosofia, scris-
odo; de ma-
libri
novem, de
al libro
di-
Vili dell'Hecatelegium.
il
suo
nome
'Hecatelegium
medicinte la quale egli passa alla testa dei poeti erotici del
suo tempo.
Il
ne un piccolo saggio
e di
ci
si
possa ripro-
accontentiamo di dar-
vo di versione che
si
compie presso
il
primo
la fra-
tentati-
di noi.
Angelo OttoHni.
V HECATELEGIUM
DE MARTIA
Spes
vehor.
Cum
levis assueto
pendere cymba
caret.
me
cum
est,
venit
ille.
Euro
Noto.
Gaudeo,
Rideo,
si
gaudet:
si
ridet:
sum
si flet, et
ipse fleo.
Oscula
Cum
mala narrai
sua,
quamvis
sit
fabula mendax,
quaero trabem.
UECATELEGIO
MARZIA
e la
za, e un'altra
stezza.
Cos
tri-
la
al-
to
Io
godo
Cos
Euro
il
se gode,
son pi
Quando mi d
penso che Giove non maggiore
braccia allora
do
si rifiuta
d'abbracciarmi, o
ra
una
bosso,
pivi
mi nega
ima
di
mi
ab-
me: quan-
baci e
Quando mi
nar-
104
Si
ensem
meumi)
cui ridet, et
si
per latus
ire
Non
II
AD UXOREM
Et
libi
dematur
non uno
Et mortis gravius
Quae mihi
te
vita dolore.
sit libi
morte genus.
Quam
Et
te,
Dii- te
tectis,
Offenso dederas
cum
fila
mca
fuissent
vita malis.
et
illae,
105
ula
la
me
mi
dall'altra,
Ma
travagli!
qual do-
Il
ALLA MOGLIE
mie
to della
morte
con quale
inton per
ti sia
fiaccola
me
il
da mille dolori
hanno
gufo? Avrei
te
me
sti
tormen-
sei
il
Quali Furie
meglio ad abbruciar
fatto
che
stessa.
non adatto
e
tristi
quando
presagi.
tu, var-
Tu non
mi fosti
avre-
data
do tua madre
Femmina
ti
mise
di darti a
alla luce io
me. Se
non
fosti
morta quan-
106
Et
modo me vinctum
Dicis, et
Te
modo
pacto,
jure jugali
me
tu velie redire
non abeunte
viva et vita
putas,
Quam
redeam,
Dum
rcvisant
vitam duces,
quam
emoriar quam
Pectoribus
Et prius
sint haec
mea
terra,
juncla
tuis.
tuis.
Quas mea
si
quis
te
rebus, habebit
Illa dies
dics.
illa
vivis
pessima rerum?
colla
manu?
Pontia
Te
Prassentem mairi,
Dum
Te dccet
Si
dum natam
luget
ademptam,
umbra vagare
pomis deceplus
locis.
et undis,
domum,
107
tu che
sei tu,
mi tormenti? Tu
pretendi ch'io
Tu non
marito?
il
e credi
ti
legato
sia
contro
di aver,
pen-
si
ritorni,
che
la
te,
mi abbia
tua casa
vita,
zich congiungere
qualsiasi
mio nemico; chi dice che tu vivi malamente vuol ch'io l'ami. Chi mi annuncer la tua morte avr tutto l'oro che racchiude il mio scrigno. Quel giorno sar per me di festa come il giorno natacoi tuoi. Chi parla bene di te vuol esser
lizio,
tivo
soggetto,
miei
anche
Il
ta,
te,
Medea
pure, tu
Tu pure mi
tra.
figli,
la
miei cari
luna:
con
la
la tua
valeva
l'al-
dove sono
Di,
l'altra
impallidirebbero
le
pessima creatura?
mano? Ponzia
tua
l'uno e
conviene togliere
vivi,
o donna, tre
desti,
dere in seno
si
la
a vederti.
la figlia
morte del
figlio.
mor-
te
di esordire in quest'arte:
Se
un'ombra come
te
sei
saggia tenta
riguadagnando
asciutta.
la
Casa
Tantala
Tantalo, con
le
dimore
la
bocca
di Ercole e
108
me non una
Exerces in
Non
noxia culpa,
interposita pessima
cum
Hac tua
loquilur de
quoque mora
me male
Non
satis est
Cum
Et
pr
te
dulci patria
me
fugisse,
caruisse
mea
domoque
Mentiris. Vel
si
publica voce
Illa forent, et tu
Et
profugum
tincta veneno,
tuis.
non
Mente putas ad
valere,
Scis bene;
facis,
modo
Et modo privatum
succ^sum,
mentula
tota,
te
sana
me
velie redire?
te
si
si
Qui
tibi
Ili
AD PAULINUM
Convenit
Semper
Qui vult
crimlna semper,
se
nomen habere
sui.
109
me non una
verso di
Quando
la tua
atta a leccare
ch'io
te
amo
il
non
Tu
Non
colpevo-
sei
ma-
cessi di far
tuo sedere.
il
capelli.
volta sola, tu
me
sarebbe
miei teneri
figli e
e tu la
mi
dici
am-
Se ho tutte
le mie parti tu lo puoi provare. Puoi tu cremente sana, ch'io abbia a ritornare a te? Credi che
mente sana, ritomi a te? Tu non hai cosa, n figura,
dere, a
io,
mi
un
ti
slimola e nessuno
ti
cor-
tizzone ardente
UI
A PAOLINO
Conviene sempre ed
praticar
sempre
la
virtili
e le
buone
azioni.
il
nome
110
Claudicat hic,
Unus
Non
StTspe
junxit,
quod junctus
adhaesit,
habere sonos.
una
laetis
languida facta
v^icinae vitio
ma ter
Cui pater et
Rex paediconum
foret.
fuit ipse
magister,
fuit hic:
Multa quidem
didici, quae
non
didicisse juvaret:
Cum
mecum
Et
bibi.
vitas, Pauline,
quid ipsum,
Jamque
te
terit.
Non aqua
te
revocabis ab
te poterit tota
isto,
lavare maris.
Hic soleas
vigili
Si paedico tenet
Qua puer
Sicque
arctis,
manum
Hermogenes,
Nuper
surriperetque pedi.
puerum complexibus
sedebam:
Non
aliter
fracta,
vitam
suam.
Jll
si
tunque
il
guido
e perire
fu solo
per
mio maestro
il
m'affidarono.
cauti,
mio padre
a cui
Fu
questi
re de'
il
de' suoi scolari gli sfugg dalle mani, tanta fu la sua arte.
Tu
Perch non osservi
eviti?
il
ti
pre
simile suol
il
amare
il
di te, e
la
fama
ti
popolo concorde
non
rimarr. Se tu
ti
ma
diffama.
Tu
Chi sottraesse
le
se
il
il
mano
Ermogene
fu vinto
mare
non
tale
t'al-
baster a
vinto.
potrai tagliare
ridiventi saggio, se tu
sem-
na
il
acco-
dil
sodomit^a tiene
fanciullo sa
il
un
fan-
mezzo per
li-
tuo furto
e dal
tuo inganno, o
chestra: a
tocc
il
un
tratto egli
fanciullo,
nemmeno:
non
tuttavia egli
mi
tolse
gli disse
si
il
una
slacci
parola, egli
calzoni.
la gola strozzata.
Non
Il
non
Io vide
finir
diversamen-
112
Te quoque
Respice
Non
assis
si
collo funis et
mea
uncus
inest.
IV
AD
Si fueras,
PTOLEM^UM
Verane
fata
illis
Deum?
non
nisi
vere sunt
vana
omnia
fuistil
fuit.
vera,
coelo
Vestitus assiduo,
non
didicit
tu
non
vis sponte
novil
113
te la
sua
Guarda
Simile
sta certo,
il
vita.
fine,
suno sottrarr
la
si
risenafa a
tuo collo.
te
stesso.
Tu non
te
fai
Nes-
IV
A TOLOMEO
perch tu non
fosti
sia
destini dati dagli dei? Sono tutti veri: sotto il cielo nulla
hanno stabilito gli dei di eterno. Assiduamente si muove e
non resta in riposo un'ora il mondo e il polo non rimai
il
il
davi.
giorno.
gli
si
of-
114
cum
illa
cum campus
negat.
canet aristis:
quotiens
illic,
Erupit, pulvis,
non aqua
Sape etiam
Quantum
aetas
tellus hic
lecta fuitl
illa
es:
Major
major corde
agit,
Crevit amor,
quantum
Decrescet, stabit
sagitfa sedei.
dum mea
non unquam
vita mihi.
Quam
Fortis
te
amor meus
est,
nec tempore
tu,
deficit ullo;
et ira Jovis.
Jam
tibi
Tunc babuit
digitos,
est
nunr habet
illa
decem.
116
friva, di poi
quando
tere
po
spoglio
ta frutti
invano adopperai
rifiutarsi.
falce.
la
deve mie-
Si
quando
di spighe:
cam-
il
suoi frutti.
ma
campo biondeggia
d'acqua
ma
Spesso dove
si
si
il
tempo
e gli
si
annil
Come
ti
sei
tempi
polvere
fecero crudele,
tempi
ti
Ma
io
ma
che
l'affetto
che
ti
Forte
mine
e l'ira di Giove.
malvagio, perch mi
lasci
tu,
crudele,
non
ti
muovi
ho apprestato, comunque
fuorch
te lo avr.
Ora
il
ful-
a piet;
mio
il
sia,
il
mio
te,
o in-
tesoro e nessuno
molto pi ingrandito
prima misu-
116
DE PUELLA
Quisquis amat longum non
Atterere, et tardis
currat ut annus
tempus
equis.
Quse vento
et glacie
dura rudisque
fuit.
dum
Admota
trivit
Quid docuit
quem
pia turba
manu.
lacertis,
Haec
mortem
juravit amanti,
meum.
Non haec, cum vidit laqueis subnectere colla,
Cumque ensem vidit stringere, tristis erat.
Quae voluit totiens in caput
ire
cane vexato
Haec
preces.
et calefacto saevior
angue
fuit.
est,
cogor ad artem;
117
preoccupa di sciupare
si
come
l'anno scorra
Quante volte
una fune
si
Bo Cere a
ci leoni
dar ascolto
che
la
insegn
ai rigidi
ad assoggettarsi
quando un
vento ed
al
il
il
colline
tempo e che
moniane vidi
Aerde.
ghiacci. Spesso
il
vidi in secco
tirano
Su
cavalli stanchi.
il
alle
padrone? Chi
chiama?
fa
ai Libi-
che l'uccello
ri-
tempo conduce ogni cosa a maturanza, il tempo compie ci che ora non puoi credere. Ci che non mai pensava, ci che diceva non poter essere, che non dava nessuna speranza, ecco che il trascorrer
del tempo mi d. Ecco siede sulle mie ginocchia, ecco giace
torni
altro lo
Il
fra le
mia membra
seno.
de stringere
si
la
mia
lacci al collo e
impugnare
la
quando mi
spada non
si
mio
vi-
preoc-
cup. Rideva delle mie lacrime, rideva dei miei amari gemiti,
sprezzava
miei
versi,
miei doni,
le
mie
piii truce
me
le
di
amaro, yolentieri
si
il
giorno
dona e per di pi mi
ec-
118
Hoc etiam
Tristis
Difficili et
Si
VI
AD PRIAPUM
Miles in arma furens rigidum vocat horrida Martem;
Si quis
amat,
facilis sit
furi, pariturae
maxima Juno,
Hortorum
custos, tu solus,
summe, tuorum,
non
dcsit
E manibus
fanel
tuis.
Ne
sol exurat,
119
cita; spesso
domanda che
si
riprenda
sta interrotta.
ve, e lo sappia
chiunque
mi
questo
di
cibo piace di pi a
io gioisco
una bocca
lo
possono conoscere
desidera
il
piano.
dopo
l'aceto;
il
cammina
bene. Chi
fa
fiele
pi piacere
il
s' gustato
l'amore inflessibile
ri a
Il
il
il
me
lo
diede
pazien-
la
Nessuno
disperi del-
ama impa-
esito.
perdurare in amore.
VI
A PRIAPO
Il
chi
te;
si
ha per tutore
dri,
la
grande Giunone
le
il
pastore
Mercurio protegge
partorienti, la casta
vergogna chiedere
il
canto. Tu, o
Diana
il
mio
sommo
la-
cac-
aiuto,
custode
de' tuoi orti, tu solo con l'arte salutifera, o Santo Priapo, soc-
corrimi! Mai
non
ti
manchino abbondanti
alle tue
bagni
il
capo.
frutti
maturi e
il
sole
ti
bruci, n l'acqua
naviganti.
120
Si
Quod
si
igni,
meum
Tuque
si
Decidet. Heul
Non me
In
respiciet,
me
Tunc
nec
etiam mittet
me
tristia
Vinea,
cum
Sed semper
sputa puer.
cum
canet aristis;
Isetis
didicit
Fortuna nocere:
heul toto
Si cadet hic,
Me miserum!
me miserum
Aspice
Summe
precor, o, per
tibi offici
fac precor,
usque tuum.
sanus ut ante
fuit.
ista
mea
columna
est.
Occurret,,
quam
prius
illa salit.
certum
morbi'^
121
cano non
sommerger
flutti
aiuta a spegnere
fuoco tutte
il
la
ragazzi.
La campagna
fortuna
si
cuno in
me
tutto
mondo;
il
no sarebbe pi
felicit.
me
di
volto esser-
quando biondeggia
Oh me
mi
di
Ma
ai lieti; invidiosa
mi
questo
triste.
il
Piii lieto di
se
mio
il
riguarder, n
la
si
Non mi
rigioisce
quando
sanare
za.
mi deturpato
nave. Se Vul-
t'affretti a
non avr pi
la
case abbrucereb-
le
venisse
al-
meno, nessu-
misero! Qual
marciume
Abbi
ti,
piet del
mio malore,
te
frut-
gida trave, o
Sommo
dolente, e fa di
padre, abbi di
me
piet,
piet di
fedele.
ri-
me
Io te lo
mie forze, fa che stia bene, fa che sia sano come prima. Ecco come ti ringrazier del
tuo t^nefdo: ti dedicher una colonna di cera grossa come
raccomando, o Priapo, con
tutte le
la
la
prima causa
glia, io
non
della
sentii
pi dolore
....
...
122
VII
DE LUSCA
Hoc
et honestatis iubet
Stultus
erit, si
Nemo unquam
Quod
Non
Lumine,
Tum
causa pudoris:
non ut
mea
tegit.
facta videre:
laetor, si
opus
Illud
et
potuit patiens
facta haec,
Amor
Jussit
hos
cum
fit
non
fit
ille
si
sepultus
erit.
multo gratius
illud opus.
Quod
si
nemo
nocere manu.
et
moverem
per canneta
cum
nova
gemma
redit.
aves.
Unum
Hos
rivales mille:
lupi.
timerem
Defigunt,
lumina terrae
mutos quosque putare potes.
123
VII
6U UNA LOSCA
amo una
Io
non
c'
losca, e
bisogno di
li
fosse cieca:
solo.
Chiun-
copra, perch
li
mi vede nessuna
ci
ti.
Per vigneti
vera,
la
la
Amerei chi
mi pu
e si
compiacciono
storo son
stolti,
modo
si
nutron di fantasmi,
essi
che possono
non temo
questi mille
piaceri,
dei lupi. Io
da quei
di saziarsi di
non conoscono
vivere di vento a
rivali
tali
vanno
soli,
che tengono
gli
occhi a terra,
124
Quis
me cum
socio videt
unquam? semper
in urbe
Raro
solet
magnis rebus
se accingere, qui se
habere
latrai,
minimo
modum.
Me
Non
melius
me
mihi lusca
est
calcat asellus,
mentula, tenta
die.
venit,
Inveniamque oculum,
si
mihi
caeca venit.
Vili
DE PALM ERA
ego
Si
nactus amicae,
Igetitia se
ego
si
Qui bene
Divitias
Non
stat,
animus
ullas
lecta tribus.
animus
fristis
omnes:
habebit opcs.
125
un compagno?
ze,
crederebbe?
mi sono godute
io
ho
fatto: chi lo
ha paura anche
de.
Chi tende
mina con
ben
delle
arte per
vivere.
minime
le reti ai
Nessuno
al
segno. Chi
losca
mi
van-
si
millanta
non mor-
non
far
meglio
di
me
mia
si
e pi di
io
me. N ca-
son pronto. Se
il
la
mi
suo occhio.
Vili
PALMIRA
felice
la
la forle ric-
l'occidente
no mi
offrisse
cambierei
la
il
piii felice di
mia
felicit coi
me. Se Nettuil
cielo io
non
126
Contentus
Nam
Si
sum
mihi
Quam
amplius opto,
nil
nil
modo quod
Si sit
mea,
sorte
non
teneo
tempore
ullo
perpetuum perpetuoque
desit,
fruar.
Qua
et sine
labe puella.
me
Quantum amet,
me, sed
observet amore,
quanta serviat
et
illa fide.
quid porrigit
si
alter,
ssepe cynedis
Rem
cum
quoque,
sororem,
soror.
Omne
futuo,
Concessa est
illi
fatis aeterna
tum me
dum
Defecietque
tibi,
urbem
vivam,
illi,
Saepeque
Surgentem
latori
dum
vivet,
cum mea
jaceo,
vestit,
Juventus,
qus
Et
futuisse per
me
libi.
Bacche,
mecumque
vita mihi.
dormio, dormit,
fovet illa sinu.
Ad mea
fuit.
peribit,
(nil
et
omnes
ab hoste,
me nunc
Haec et plura
Ut
Superos,
facit,
nunc rogat
illa viros.
cito perfciam,
quo juvet
illa
modo.
127
della
mia
non desidero
sorte e
A me
di pi.
nulla
si
pu ag-
mai meno
e sar eterno,
quanto beatamente
una dolce
me come
io
viva.
la mia vita e
accomoda mi godo
abbia regolato
Quando
di ir.cglio, nulla di
pi
Tu non potresti credere di quanto amor mi circondi, quanto essa mi ami e quanta fedelt mi serbi. Essa
non mi domanda nulla, se un altro le porge qualcosa l'acpuro
di essa.
destino
II
te,
ha ricevuto dona a
le
o Febo, e a
con me,
la
me
te,
mi
si
alza; se
riscalda.
la
mia. Se
dormo dorme
io
e spesso
Mi veste quando mi
mio
alzo,
mi
alzo
mentre
mi
sve-
lato
giorno e
mia boc-
ste
in letto ed al
nemico
essa
vaguarda
gli
il
cibi.
Se ho qualche
anche
tutti
altse cose
gli
e sal-
dei e
uomini. Essa fa
128
Ne mea
divulget quae
sit
mentisque capacis,
amica rogo.
129
qual
modo
essa
mia amica,
sottile,
il
ha compreso
nome.
INDICE
Introduzione a l'Ermafrodito
L'Ermafrodito
Libro primo
Libro secondo
Introduzione a L'Ecatelegio
L'Ecatelegio
......
pag.
-.
^^
,.52
..,..,
.........
G7
,.
102
Costa L.
wB^
PA
3475
19^2
PLEASE
CARDS OR
DO NOT REMOVE
SLIPS
UNIVERSITY
FROM
THIS
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