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1.1. Da quando nel 1938 il Gabrieli inizi a far luce sui rapporti tra gli accademici
Lincei, pubblicando nelle Memorie degli Atti dell'Accademia dei Lincei il carteggio
reperito con infinita pazienza e ora ristampato in un ponderoso volume1, si cominci
pure a riflettere sui rapporti tra il Cesi, il della Porta e il Galilei. Tali rapporti, fonda
mentali per gli esordi dell'Accademia2, furono oggetto di attenzione da parte di diversi
studiosi, tra cui lo stesso Gabrieli3, Morghen4, Raimondi5, Gardair6, Altieri Biagi7,
1. G. Gabrieli II Carteggio Linceo, Accademia Nazionale dei Lincei, Roma 1996.1 numeri
tra parentesi riproducono l'ordine con cui le lettere sono riportate nel Carteggio.
2. Accademia dei Lincei, Convegno celebrativo del IVcentenario della nascita di Federico Cesi
(Acquasparta, 7-9 ottobre 1985), Accademia Nazionale dei Lincei, Roma 1986 (ma 1987);
G. Morello, Federico Cesi e i primi Lincei: catalogo della mostra in occasione del IV centenario
della nascita di Federico Cesi, Vestibolo del Salone Sistino, 6 giugno - 6 novembre 1986,
Critico della Filosofia Italiana, Vili (1927) pp. 360-97, ora in Id., Contributi alla storia del
l'Accademia dei Lincei, Accademia Nazionale dei Lincei, Roma 1989, vol. I, PP 635-85; Id.,
La prima Accademia dei Lincei (1603-1630) nella luce della recente documentazione, Accademie e
Biblioteche d'Italia, XII (1938), pp. 7-25, ora in Id., Contributi alla storia, cit., vol. I, pp.
225-42; Id., Il Liceo di Napoli. Lincei e Linceabili napoletani. Amici e corrispondenti della Vecchia
Accademia dei Lincei nel Mezzogiorno d'Italia, Rendiconti della R. Accademia Nazionale dei
Lincei, CI. Se. Mor. Stor. e Fil., ser. VI, XIV (1938), pp. 499-565; ora in Id., Contributi alla
storia, cit., vol. II, pp. 1497-1548.
4. R. Morghen, Federico Cesi "Princeps Lynceorum", Accademia Nazionale dei Lincei, Roma
1953.
pp. 763-87.
7. M. L. Altieri Biagi, Introduzione a Scienziati del Seicento, a cura di M.L. Altieri Biagi e B.
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Alfonso
Olmi8,
Paolella
Rosa9,
Garin10,
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8.
G.
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Olmi,
In
essercitio
Accademie
Societ
universal
scientifich
M.
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A.
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10.
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Editori
11.
R.
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1988,
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Roma
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vol.
(1927)
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12.
La
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poi
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1989,
della
Vili,
pp.
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10
ch
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menti precluso. Il della Porta era, peraltro, sotto speciale sorveglianza da parte
della Santa Inquisizione da cui era stato gi condannato a Roma negli anni '7015;
pi recentemente, un decreto del 1592 del card. Giulio Antonio Santoro, arcive
scovo titolare di S. Severina e membro autorevole del Santo Uffizio, gli aveva
proibito di pubblicare alcunch, e soprattutto opere di carattere divinatorio, sen
za Yimprmatur del Tribunale di Roma. Egli sperava pertanto che l'influenza del
Cesi presso il maestro del Sacro Palazzo potesse facilitargli in qualche modo la
stampa delle sue opere16. E certamente l'azione del giovane patrizio fu efficace: i
tempi di attesa per la lettura dei manoscritti da parte dei censori furono quasi
dimezzati; si pass dai nove anni del manoscritto della Coelestis Physiognomonia ai
tre quattro anni del De distillatione e del De aeris transmutationibus.
D'altronde nei primi anni del loro rapporto il della Porta si mostra entusiasta
del progetto Linceo, ma sar ascritto definitivamente all'Accademia solo nel 1610,
quando il Cesi avr dato un assetto pi solido alla sua creatura e quando il della
Porta, convinto dell'influenza del patrizio romano, vedr risolte tutte le incom
benze economiche e procedurali per la pubblicazione delle sue opere pi recenti
tra cui il De distillatione, gli Elementorum curvilineorum libr III e il De aeris transmutatio
amenit de' piaceri, spasso delle vaghezze, bellissimo, gentilissimo, giocondissimo, stanza
di Cerere fertilissima e di Nettuno abbondantissimo e di Venere cortesissima et piacevolis
sima, ma non pi inanzi di gratta che vi troppo da dire... Ho trattato in modo con il sig.
Gio. Battista Porta, et sig. Ferrante Imperato, che son tutti miei et de' Lyncei amicissimi, et
invero sono miracoli di Natura, et molto pi di quello che si dice; io ho imparato grande
mente nel discorrer con loro, et ho hauto et havr bellissimi secreti, et con questi dui ho
passato buona parte del tempo in Napoli con molto utile (15).
14. La prima lettera del della Porta al Cesi (25 giugno 1604) una sorta di autopresenta
zione che obbedisce ai canoni retorici dell'epoca (ma al Cesi non era gi nota la fama dello
scienziato napoletano?) in bilico tra la coscienza del proprio valore (Meae famae ramo
rem, qui per orbem, ut dicitis, increbuit, quique ad vestras aures pervenit) e la topica della
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Alfonso
Paolella
metodologia,
manifesta
an
ideologico dell'Accademia. P
telis] verba iuraverunt volu
novi praestare e afferma a
sto che, per sembrare dotto,
errare, quam, falsam alioru
1.3. Tra il 1604 e il 1608 sono conservate solo tre lettere tra il della Porta e il Cesi
(la prima del 25 giugno 1604 cui abbiamo gi accennato; un'altra, forse, ancora
del 1604; la terza del 9 ottobre 1608). Ben poche per un rapporto che in questi
anni andava costruendosi. Unico accenno a della Porta e a Napoli in questo buco
di ben quattro anni si legge nel Decreto dei Lincei del 17 maggio 1605 redatto dal
giovane romano e spedito a Giovanni van Heeck dove il mittente d istruzioni
piuttosto generiche all'amico per fondare in detta citt [Napoli] un Lyceo pren
cipale, provedere a vitto honorato, et quanto lo bisogner....
Anche la seconda lettera, ma senza data (il Gabrieli sospetta che potrebbe
essere collocata dopo il 1610), inviata dallo scienziato napoletano. Nella missiva
invita il Cesi a spedirgli un suo busto di marmo in modo che quanti titolati,
signori, dottori, forestieri e cittadini vengono in mia camera, e lo veggono, ne
restano innamorati, e dicono: Da un volto cos ben formato, e bello e pieno di
maest, non potea uscirne pi nobilissimo pensiero di erigere queste acadmie
(19), dove, al di l di una sospetta piaggeria, si pu notare anche una osservazione
fisiognomica di un certo rilievo 'scientifico'.
Molto probabilmente altre lettere sono andate perdute, come testimonierebbe
la terza lettera del 1608, sono da ricercare in qualche altra sede o, piuttosto,
altra ipotesi, i due personaggi, dopo il primitivo entusiasmo, avrebbero lasciato
tutto a decantare fino a che i tempi non sembrassero loro pi maturi. Tuttavia il
tono di quest'ultima lettera lascia intravedere che i rapporti non siano mai stati
interrotti20. Tra l'altro il della Porta cita un'opera, La corpulogia, di cui non si ha
17. Ms. Line. 2, e. 133.
18. Addirittura accenna ad un testo, Compendium historiae antiquorum Caesiorum, ancora
manoscritto e che l'Odescalchi pot consultare nell'archivio Cesi (G. Gabrieli, Il Carteggio,
cit., p. 42 nota).
19. G. . della Porta, De aers transmutationibus / Libri IV. In quo opere diligenterpertractatur de
iis, quae, vel ex aere, vel / in aere oriuntur. Metewrolovgwn multiplies opiniones, qua / illustrantur, qua
Romae 1610; ora in ed. cr. a cura di A. Paolella, ESI, Napoli 2000.
20. Se non ho subito risposto alla carissima sua, stata cagion l'indisposition mia, che
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nella lettera del 28 agosto 1609 (50). La missiva molto interessante anche per la
controversa e spinosa storia, cui in questa sede si fa solo cenno, dell'invenzione
del cannocchiale: descrive la struttura dello strumento, ripetendo e aggiornando
quello che aveva gi scritto nel libro XVII, cap. X [De catoptrias) della sua Magia
(ed. Napoli 1589), e non, come riferisce, nel libro IX del De rfraction^. Questo
stesso brano verr citato poi da Keplero (57) per attribuire a lui, e non a Galilei
agli olandesi, l'invenzione del cannocchiale24. Sembra che nello stesso periodo, e
patisco della pietra, e per sua cagione son stato indisposto alla mia villa, che l'ultimo
refugio alla mia infrmit (49).
21. O. Trabucco, Lo sconosciuto autografo della Chirofisonomia di G. B. Della Porta, Brunia
na & Campanelliana, I (1995), pp. 273-93; Id., Nell'officina di Giovan Battista Della Porta,
Bruniana & Campanelliana, VII (2001), pp. 269-79. Lo stesso autore cura l'edizione
critica dell'opera di prossima pubblicazione.
22. Ho havuto sommo contento che V.S. habbi mutato i titoli della Taumatologia, e fatto
di modo che si imprimino, ch non ho desiato un libro tanto, se quanto questo, che mi par
avanzi l'humanit, che tutti i libri mi paiono vanit eccetto questo. Prego V.S. quanto
possa l'acceleri, e se alcuni libri, particella, non li vogliono passare, che lo togliano; e vo'
che l'originale si conservi ne' tesori del Liceo: che non l'habbi a maneggiar se non il Prin
cipe e chi a lui piacer. E li sto aspettando con gran desio, et il parer di V.S. sopra tal
libro.
23. Del secreto dell'occhiale l'ho visto, et una coglionarla, et presa dal mio libro 9. de
Refractione e la scriver, che volendola far V.E., ne har pur piacere .
24. In verit Galilei nel Sidereus Nuncius (a cura di A. Battistini; trad. di M. Timpanaro
Cardini, Marsilio,Venezia 2001) sostiene che essendogli giunta notizia di un certo fiam
mingo che aveva costruito un occhiale con il quale si potevano vedere da vicino gli oggetti
lontani (Mensibus abhinc decem fere, rumor ad aures nostras increpuit, fuisse a quodam
Belga Perspicillum elaboratum, cuius beneficio obiecta visibilia, licet ab oculo inspicientis
longe dissita, veluti propinqua distincte cernebantur; ac huius profecto admirabilis effectus
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514
Alfonso
Paolella
indipendentemente
ito
un
da
cannocchiale25.
Galil
E
to
principio e lo strumento sono stati inventati dal della Porta27. Sullo stesso argo
mento, e in maniera pi incisiva e graffiarne, ritorna ancora in una lettera (202)
spedita a Giovanni Faber.
I rapporti con il Galilei sono, nonostante la polemica sull'invenzione del can
nocchiale, di reciproco rispetto: riconosce nel toscano il 'doctissimus mathemati
cus' (202) e apprezza la scoperta di altri corpi celesti (54), ne prende anche le
difese (68 e 70) scrivendo contro il volume Dianoia astronomica di Francesco Gizzi,
stampato a Venezia nel 161128, oltre a preoccuparsi per lo stato della sua salute
(118, 330). Infine, pochi mesi prima di morire, il della Porta gli comunica, nel
l'unica lettera attestata, datata 26 settembre 1614, la costruzione di un nuovo
telescopio in grado di centuplicare la grandezza delle immagini e, sempre secon
do il sistema tolemaico, di vedere addirittura fino al cielo empireo (358) confer
mando, se fosse ancora necessario, il suo distacco dalla teoria copernicana che
non poteva non conoscere. Tuttavia, nonostante il Galilei esprima grande ammi
razione per lui in numerose lettere ad amici e sodali, non si trova alcuna missiva
leggere nel suo epistolario, perfezion lo strumento, ne costru molti esemplari e si diede a
diffonderlo sia tra studiosi che tra influenti personaggi politici, come del resto aveva fatto
della R. Accademia Nazionale dei Lincei, CI. Se. Mor. Stor. e Fil., ser. VII, II (1940), pp.
18-43; ora in Contributi alla storia, cit., vol. I, pp. 347-71.
26. Attendo alla Taumatologia, e mi doglio che l'inventione dell'occhiale in quel tubo
stata mia inventione, e Galileo lettore di Padua l'have accomidato, con il quale ha trovato
4 altri pianeti in cielo, e numero di migliaia di stelle fisse, et nel rivolo latteo altrettante non
viste anchora, e gran cose nel globo della luna, ch'empiono il mondo di stupore.
27. Gi credo che a quest'hora habbiate visto il Galileo, cio il suo SidereusNuncius, et le
gran cose che dice. Ma ora il Keplero, allievo del Ticone, gi ha scritto contro, et gi ne
venuto di Venetia un libro al padre Clavio, et gli dice che lui si fa autore di quefl'instru
mento, et sono pi di trent'anni che lo scrive Giovanni Battista della Porta nella sua Magia
Naturalis, et l'accenna anco nel libro De refractione optices. Sicch il povero Galileo rester
smaccato, ma intanto il Gran Duca gli ha dato 800 piastre, et la Signoria di Venetia gli ha
accresciuta la provisione.
28. Napoli, met luglio 1611 : Ho ricevuto il libro contro il Sig. Galilei, del quale non ho
visto cosa pi spropositata al mondo. In esso si sforza l'autore con tanti argomenti provar
il contrario, e non ne vale niuno; e mentre ha pensato torgli l'autorit, ce l'ha pi confir
mata. Attesta me nella prospettiva molte volte, e mai a proposito: conoscesi, non sapere
prospettiva. A poco a poco resteranno capaci che i Lincei non sogliono allucinarsi.
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do, come egli diceva, la pi diffcile impresa et la pi ardua di quante mai havesse
pigliato: questo disse non sapendo che io mi fussi posto a navigare nell'istesso
1.4. Nel 1612 (109) il della Porta avanza la richiesta di ascrizione ai Lincei dello
Stigliola30, di Fabio Colonna, del nipote Filesio, di Diego d'Urrea e comincia a
profilarsi la concreta possibilit della fondazione di un Liceo napoletano con la
disponibilit di fondi per l'acquisto di una sede adeguata. Inoltre il Cesi aveva
spedito lo Stelluti a Napoli per negoziare la donazione della vasta biblioteca e dei
manoscritti dello scienziato alla sede dell'erigendo liceo napoletano31. La risposta
(112) negativa: la cessione comporterebbe un distacco affettivo e priverebbe la
figlia della sua legittima eredit32.
storici, XXVI-1 (1985), pp. 161-75, e il recente volume di R. Gatto, La meccanica a Napoli
ai tempi di Galileo. In appendice: De gli elementi medianici di Colantonio Stigliola (riproduzione
anastatica) e le inedite Meccaniche mie di Davide Imperiali, La citt del sole, Napoli 1996.
31. La biblioteca era appetita anche dal card. Federico Borromeo che aveva affidato al
canonico Francesco Piazza la negoziazione per il lascito del fondo alla nascente biblioteca
Ambrosiana. Lo studioso napoletano gliela promette con una lettera spedita il 19 luglio
1611. Da un'altra missiva dell'ottobre successivo, inviata sempre al cardinale, sappiamo
che ha spedito alla biblioteca Ambrosiana gli ultimi volumi pubblicati e che sta per pubbli
care la Taumatologia: cfr. G. Gabrieli, Giovan Battista della Porta. Notizia bibliografica dei sui mss.
e libri, edizioni, ecc. con documenti inediti, Rendiconti della R. Accademia Nazionale dei Lin
cei, CI. Se. Mor. Stor. e Fil., ser. VI, Vili (1932), pp. 206-277; ora in Contributi alla storia,
cit., vol. I, pp. 687-742.
32. In quanto alla prima, la robba ch'io possiedo acquistata da me, da presenti che mi
sono stati fatti da Principi grandi, dall'ill.mo da Este, e da Sua Maest, e da altri et altri; et
ho guadagnato con i miei libri pi di dodici mila ducati: anzi io devo ricevere sopra l'here
dit di mio padre pi di 20 mila ducati, e ne ho dove pagarmi; et ho fatto far molti collegij,
e li lascio legitimamente a mia figlia; e le pretendenze di quel cavaliero mio nipote, che
pretenderla succeder alle mie robbe, s'inganna di grosso. La biblioteca pass per testa
mento redatto il 1 febbraio 1615 (pubblicato da Minieri Riccio in Archivio storico per le
province napoletane, V (1880), pp. 137-40) ai nipoti Cinzia e Costanzo e ai loro figli
eredi universali e particolari.
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Alfonso
Tuttavia
la
Paolella
solerzia
nel
pr
Cesi
il
palazzo
viene
acquis
dell'Accademia,
33.
Lettera
34.
Ho
nia;
ti
l'ho
Cesi
ricevuto
fatti
varie
F.
Stellu
anelli,
ingenocchiare,
V.S.
fa
l'h
ci
di
del
su
palazzo,
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re Linceo nessuno prima che non sia passato ad un severo vaglio della propria
attivit scientifica e che, innanzitutto, rispetti scrupolosamente i principi dei Lin
cei. Per tali motivi necessario che si pubblichi al pi presto lo Statuto; l'esperien
1.5. La salute dello scienziato napoletano subisce qualche flessione. Da due missi
ve del Cesi a Galilei del settembre e del novembre 1612 (152; 180) sappiamo che
stato molto ammalato ma che guarito. Non chiaro, tuttavia, se si tratti della
stessa malattia di un'altra successiva. Nella seconda lettera il Cesi preoccupato
anche che la colonia lincea a Napoli rischi di fallire e scrive: E mancato poco
non habbiamo perso il Porta e, avanti l'effettuazione delle cose di l; pure, a Dio
gratta, guarito, e attende a sbrigar alcuni impicci ch'erano nel luogo da com
prarsi, acci non corriamo pericolo di perdervi la spesa, cosa in quella citt molto
pericolosa: m'avisa per esserne a buon termine. Nonostante la salute malferma
il della Porta sollecita la fondazione di un'altra colonia dell'Accademia a Palermo
che potrebbe essere gestita dal nobile Mariano Valguarnera e continua a lavorare
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518
Alfonso
Paolella
alcuni
mancava
fenomeni
di
Tuttavia
naturali
'esprit
de
'segreti'
gom
(non
Segreti) concernevano un g
pio e l'applicazione della cam
zionamento dell'argento viv
pietra filosofale (192), ecc.
nelle tenebre: una specie d
Paderno nel bolognese intor
nemmeno in tarda et. Cos
35.
Havemo
fine
tenuto
dell'orinare,
che
il
io
s.r
Por
penso
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1.7. Che il della Porta sia stato tenuto in grande considerazione dal Cesi emerge
in tantissimi brani delle sue lettere, anche se talvolta nelle lettere personali gli
elogi non sono del tutto disinteressati. Tuttavia anche gli altri accademici ne dan
38. A proposito degli studi sul punto focale aveva correttamente proposto, allo scopo di
correggerne l'aberrazione sferica, le curvature paraboliche.
39. Quanto al telescopio eccellentissimo, se il lavorarci le lenti che siano esatte portioni
sferali cos difficile alli artefici, che s'incontrano pochissime: che sar se le vogliamo para
boliche? Sa V.S. che ne ragionammo quand'ella fu in Roma, e si stim cosa difficilissima:
l'istesso credo accader ovunque l'artefice vorr soggiogar la materia al matematico rigo
re. L'audace et ostinata esperienza c'insegner tuttavia; et invero l'acuto et indefesso inge
gno del s.r Porta nostro, in cos decrepita et, non cessa di fatigare e speculare, e in molte
cose restar a mettere in pratica.
40. Cfr. G. Gabrieli, Giovan Battista della Porta. Notizia bibliografica, cit., pp. 687-742; G.
Paparelli, La Taumatologia di Giovambattista della Porta, Filologia Romanza, II (1955), pp.
418-29; Id., Giambattista Della Porta. I: Della Taumatologia, II: Liber medicur, Firenze, Leo
S. Olschki, 1956, Rivista di Storia delle Scienze Mediche e Naturali, XL VII-I (1956),
pp. 1 -47; L. Muraro, Giambattista Della Porta mago e scienziato; in appendice l'Indice della auma
tologia, Feltrinelli, Milano 1978; Ead., La Taumatologia di Giambattista della Porta e la scon
fitta della cultura magica, in Cultura popolare e cultura dotta nel Seicento, Atti del Convegno di studio
di Genova, (23-25 novembre 1982), Franco Angeli, Milano 1983; G. Paparelli, Dalla Ma
gia Naturale alla aumatologia, in Giovan Battista Della Porta nell'Europa del suo tempo, Atti del
Convegno di Vico Equense (29 sett. - 3 ott. 1986), a cura di M. Torrini, pref. di E. Garin,
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520
Alfonso
PaoMla
no
lusinghieri giudizi. Il va
mus indagator. Il Sagredo
stimo che egli tenga il luo
ca. Altri elogi (53, 56) arr
Cesi, presso il quale vengon
done la scienza, critica tut
del cerchio ritenuta un par
re di 'infatuazione dellapor
Forse si potr dire che acca
nante e rispettato, si intrav
tazione. Ma non si pu par
na' del Cesi, come sostiene
il
De
aeris
trasmutationibu
Galilei nei primi anni del '600, pur essendo un ricercatore rispettato (la mag
gior fama gli deriv dal Sidereus JVuncius del 1610), non aveva ancora raggiunto
41. Mi dice poi V.S. haver ricevuto dal Bartolini quel libretto del Porta de quadratura
circuii ma che ancora non l'haveva visto; io fui gi presente in Roma mentre si stampava,
ma per all'hora per l'altre mie occupazioni non potei minutamente considerarlo: ritornato
poi qua in Fabriano l'ho visto con pi diligenza, et per via dei numeri mi son poi chiarito
che il Porta ha errato nella propositione 6 del 3 libro, essendo quella un paralogismo. Ne
ho fatto un poco di compendietto, lo potr vedere et dirmene la sua opinione, che mi sar
caro; et se vuol vedere il detto libro, per capir bene questa quadratura di circolo, le baster
solo di vedere la prima proposizione del primo libro, la 2a del detto libro, la prima del
terzo, la seconda pure del 3, la 4a, la 6a et la 17a.
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44. Lo stesso Stelluti, ad esempio, procuratore del Cesi, fu uno dei primi ammir
delle ricerche di Galilei; fu coinvolto nella pubblicazione di due opere di Galilei: la Ist
dimostrazioni intorno alle macchie solari (1612) e II saggiatore (1623) per le quali scrisse an
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