Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
79
SERIE “ARCHIVI DEL LIBRO”
LA CASA EDITRICE
RICCARDO RICCIARDI
CENTO ANNI
DI EDITORIA ERUDITA
ROMA 2008
EDIZIONI DI STORIA E LETTERATURA
GIOVANNI BENEDETTO
* Il mio grazie a Franco Longoni e a Gianni Antonini, ai quali debbo la conoscenza del
carteggio Pasquali-Mattioli; preziosi suggerimenti e indicazioni mi sono inoltre venuti da
Gianni Antonini. Sono grato a Alberto Cadioli, presidente di APICE, per l’autorizzazione
alla consultazione e alla pubblicazione parziale del materiale, e a Marco Bologna per aver
accolto il presente contributo tra gli Atti del Convegno I cento anni della casa editrice
Riccardo Ricciardi.
1Una presentazione ne ha ora dato A. Negri, Il Centro APICE dell’Università degli Studi di
Milano, in AA.VV., Per una storia dell’Università di Milano, Bologna, CLUEB, 2008, pp. 129-
133 («Annali di storia delle università italiane», XI, 2007, pp. 373-375). Si veda inoltre in
questo volume di atti il saggio di Marco Bologna sull’archivio della Riccardo Ricciardi Editore.
2 Il materiale, non schedato, è disposto in ordine cronologico in una cartelletta.
184 GIOVANNI BENEDETTO
ce fatta da Croce stesso»3 uscita nel marzo del 1951, circa un anno e mezzo
prima della morte di Benedetto Croce (20 novembre 1952). Dopo la dura
parentesi della malattia nervosa nel periodo 1943-19464, anche per Pasqua-
li furono quelli anni di attività intensa, che poté forse apparire anche di-
spersiva, ad esempio per la frequenza che assunsero gli interventi di lin-
guistica italiana5. I rapporti con Mattioli avevano avuto origine probabil-
mente dalla collaborazione di Pasquali negli anni Venti e Trenta con «La
Cultura», la rivista di Cesare De Lollis (1863-1928) rilevata nel 1929 dal
giovane Mattioli, già alla Commerciale6. «La Cultura», sia nell’ultimo
periodo della direzione De Lollis sia nei primi anni Trenta, fu la sede in cui
originariamente comparvero alcune tra le più note prose ‘stravaganti’ pa-
squaliane7, ma già era stata la palestra nel 1907-1908 per alcuni dei primi
articoli del poco più che ventenne Pasquali8. Il tenore delle prime lettere
del carteggio conservato nell’Archivio Ricciardi fa comunque pensare che
da lungo tempo, forse da oltre quindici anni, le relazioni tra Pasquali e
Mattioli, se ci furono, dovettero essere occasionali.
A uno degli àmbiti che più occuparono e appassionarono Pasquali nel
secondo dopoguerra, i problemi della scuola e dell’università, va riferita la
3Circa genesi e inizio della fortunatissima collana ricciardiana si vedano le belle pagine di
D. Isella, Per una collezione di classici. La letteratura italiana – Storia e testi, Milano-Napoli,
Ricciardi, 1988; sul determinante contributo dato da A. Gerbi alla compilazione, sotto la su-
pervisione di Mattioli, della silloge crociana S. Gerbi, Raffaele Mattioli e il filosofo domato,
Torino, Einaudi, 2002, pp. 131-134, volume cui sin d’ora rimando per la bibliografia mattio-
liana, unitamente a S. Gerbi, Raffaele Mattioli, «Belfagor», LXI (2006), pp. 1-15.
4 Sul breakdown di Pasquali attento e discreto D. Pieraccioni, Il centenario di Giorgio
le letterature greca e latina», e per il mondo antico in generale, da B. Bravo, Giorgio Pasqua-
li e l’eredità del XIX secolo, in AA.VV., Philologie und Hermeneutik im 19. Jahrhundert, II,
Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 1983, pp. 356-357. Il contributo che meglio presenti
figura e opera di Pasquali rimane quello di S. Timpanaro, Giorgio Pasquali, in I critici. Storia
monografica della filologia e della critica moderna in Italia diretta da G. Grana, Milano, Mar-
zorati, 1969, III, pp. 1803-1825.
6 Cfr. U. Martegani, Il cappello del banchiere. Vita di Raffaele Mattioli, Palermo, Sellerio,
1999, pp. 78-80; Gerbi, Raffaele Mattioli e il filosofo domato, pp. 17-18.
7 Quali Coniunctivitis professoria (1927), Il ritorno a Gottinga (1928), Troppe riviste!
Festa, il professore con cui Pasquali si laureò alla Sapienza di Roma nel giugno 1907; sulla
complessa storia della rivista (fondata in origine da R. Bonghi nel 1881), e in particolare
sulla figura di De Lollis, si veda l’ampio contributo di G. Sasso, «La Cultura» nella storia
della cultura italiana, «La Cultura», I (1963), pp. 7-28; 152-181; 258-293.
GIORGIO PASQUALI, RAFFAELE MATTIOLI 185
prima missiva, del 9 novembre 1949, l’unica del carteggio che non riguardi
questioni editoriali. Come di quasi tutte le altre lettere di Pasquali a Mat-
tioli è conservata insieme all’originale manoscritto una trascrizione datti-
loscritta, evidentemente richiesta da Mattioli per ovviare alle difficolta di
lettura poste dall’ardua grafia pasqualiana9. La lettera si apre con un ringra-
ziamento di Pasquali per l’aiuto concesso o promesso da Mattioli a un’ini-
ziativa che stava a cuore al filologo fiorentino: «tenere in vita e rinforzare la
Scuola Nuova», cioè un liceo privato laico affidato a allievi fiorentini e pisa-
ni per la cui istituzione a Firenze Pasquali si impegnò, nell’intento di op-
porsi a «questa funesta cattolicizzazione, controriformizzazione, clericaliz-
zazione della scuola italiana» esplicitamente denunciata dalla lettera10, in
accordo con temi frequenti nella pubblicistica pasqualiana di politica sco-
lastica in quegli anni 11. Il successivo biglietto di Pasquali, del 12 dicembre
1949, per primo s’inscrive nella serie di progetti e proposte editoriali tema
del resto del carteggio: «Illustre Mattioli non potrebbe Lei raccomandare
per la versione a un editore, io penserei o al Ricciardi o all’Einaudi, quel li-
bro di Mark Lidzbarski, di cui io ho parlato nell’ultimo quaderno della
Rassegna d’Italia? Con ossequio Giorgio Pasquali12».
Mattioli nella lettera a Pasquali del 15.12.1951 cui più avanti si farà cenno. Sulla grafia di
Pasquali le note parole di G. Contini: «Altra scrittura di grande difficoltà era quella di
Giorgio Pasquali: una scrittura quasi illeggibile. Evidentemente, era gente che meditava
molto con se stessa, e annotava così, sommariamente...» (in G. Contini e L. Ripa di Meana,
Diligenza e voluttà, Milano, Mondadori, 1989, p. 189).
10 «Illustre Signor Dottore, Ho piacere che Lei aiuti a tenere in vita e rinforzare la
menti, in Giorgio Pasquali e la filologia classica del Novecento. Atti del Convegno Firenze-
Pisa, 2-3 dicembre 1985, a cura di F. Bornmann, Firenze, Olschki, 1988, in particolare pp.
189 ss., anche a proposito del «tentativo condotto con altri colleghi di istituire a Firenze un
liceo privato laico, affidato in gran parte a suoi scolari» (cfr. anche M. Raicich, Introduzione
a G. Pasquali, Scritti sull’università e sulla scuola, Firenze, Sansoni, 1978, p. X, n. 2).
12 Biglietto manoscritto, datato Firenze, 12.12.1949 su carta intestata Accademia della
Crusca.
186 GIOVANNI BENEDETTO
13
Solmi lavorò per decenni all’ufficio legale della Banca Commerciale Italiana: di lui si
vedano i Ricordi su Raffaele Mattioli [1974] ora in S. Solmi, Poesie, meditazioni e ricordi.
Tomo secondo: Meditazioni e ricordi, Milano, Adelphi, 1984, pp. 288-301.
14 «La Rassegna d’Italia», IV (1949), 10, pp. 981-992.
15 G. Pasquali, Autobiografia anonima di un giudeo polacco, «La Rassegna d’Italia», IV
Pasquali, p. 1803.
17 Pasquali, Autobiografia anonima di un giudeo polacco, p. 985.
GIORGIO PASQUALI, RAFFAELE MATTIOLI 187
9.10.1951.
21 Già l’articolo per «La Rassegna d’Italia» si concludeva con «ho in pronto un tra-
duttore che sa di tedesco ma anche di ebraico e ha interesse per il mondo ebraico moderno
e scrive bene la sua lingua, l’italiano».
22 Risponde alla lettera del 9.10.1951 (a firma di Pasquali ma non di sua mano), che così
inizia: «Illustre Mattioli, Per non so quale via mi è giunta notizia che Lei vorrebbe fare
188 GIOVANNI BENEDETTO
Sono d’accordo con Lei che per un libro così singolare occorra un traduttore
con ‘numeri’ speciali, e mi rimetto fin d’ora alla scelta che Ella vorrà fare tra i nomi
che mi segnala. Sarò poi particolarmente lieto se, attraverso Lidzbarski, si sarà
stabilito il primo filo di una Sua collaborazione ad altre iniziative.
Mi viene ora in mente una ‘stravaganza’: la ricorrente voga dei romanzi polizie-
schi non potrebbe essere sfruttata e ‘sublimata’ narrando le storie dei più importanti
e avventurosi ritrovamenti di testi classici, compresi naturalmente i falsi ritrovamenti
e le schiette falsificazioni? La serie di queste scoperte, autentiche e fasulle, finirebbe
col formare quasi una storia della filologia per episodi, aneddoti e ‘frodi’ letterarie.
Le pare un’idea ‘sballata’ più che stravagante? Mi creda cordialmente Suo23.
È bensì vero che nel dopoguerra, dopo un periodo di autarchia culturale (an-
che se a maglie non troppo strette) si traduceva parecchio. Ma i modelli di riferi-
mento erano altri: l’America hemingwayana, il realismo socialista sovietico, la lette-
ratura esistenzialista della Rive gauche della Senna. La storia di Mark, di questo ra-
gazzino ebreo che da una cittadina polacca, inclusa nei confini della Russia zarista,
e dal tradizionalismo rituale di una comunità chiusa ed ostile al moto della cultura
moderna, approda con la fuga e con una vita di stenti e di studi alla docenza, alla
cultura accademica, a Gottinga, una delle più prestigiose università tedesche, era
del tutto fuori dalle gabbie ideologiche e dai parametri di gusto prevalenti presso
editori e lettori di allora24.
tradurre e pubblicare dal Ricciardi il libro di Lidzbarski “Auf rauhem Weg” [sic]; e quindi
Le ho spedito in prestito il mio esemplare».
23 Copia di lettera dattiloscritta non firmata. La si riproduce qui per intero.
24 M. Raicich, Postfazione, in M. Lidzbarski, Ricordi di giovinezza di un professore
25 Come opportunamente ricorda Raicich, Postfazione, p. 244. Vicenda che essa stessa
rimanda a un tema centrale della sfida narrativa di Se questo è un uomo, tra «bruciante
necessità interiore di raccontare» e «l’incubo di non poter rendere adeguata testimonianza e
di non trovare rispondenze in chi ascolta»: cfr. G. Scaramuzza, L’inenarrabile e la testimo-
nianza, in Rappresentare la Shoah, a cura di A. Costazza, Milano, Cisalpino, 2005, pp. 69-84.
26 Cfr. G. Devoto, «Belfagor» VIII (1953), p. 180.
27 G. Pasquali, Stravaganze quarte e supreme, Venezia, Neri Pozza, 1951, p. 9.
28 Vecchie e nuove pagine stravaganti di un filologo, Torino, De Silva, 1952: è la ripro-
posta di Pagine stravaganti di un filologo, Lanciano, Carabba, 1933, con l’aggiunta di due
vecchi articoli. Sulle vicende editoriali dei vari volumi e delle varie ristampe delle Pagine
stravaganti vd. D. De Martino, Preistoria editoriale delle ‘Stravaganze’ di Giorgio Pasquali,
«Rivista di filologia e di istruzione classica», CXXIII (1995), pp. 236-249.
29 Firenze, Le Monnier, 1953: come informa la Prefazione di Giacomo Devoto, il testo la-
sciato da Pasquali fu curato per la pubblicazione «dai suoi quattro scolari e amici, Giovanni
Pascucci, Gianfranco Folena, Fritz Bornmann, Eugenio Grassi, con competenza e con pietà».
190 GIOVANNI BENEDETTO
30
Così ancora la Prefazione di Devoto.
31
La destituzione dal servizio del Reich, di quel Reich, è rievocata da Curtius come «un
onore cavalleresco»: «Ich empfand es wie einen Ritterschlag» (L. Curtius, Deutsche und
antike Welt. Lebenserinnerungen, Stuttgart, Deutsche Verlags-Anstalt, 1950, p. 526).
32 Come risulta dalla copia di un biglietto dattiloscritto di Mattioli, non firmato, datato
Venerato Mattioli34,
questa volta mi rivolgo a Lei con una proposta. Le piacerebbe farsi editore (o
trovare l’editore) di una raccolta poniamo di 10 volumetti di classici della filologia,
come il Wolf, l’Aubignac, il Bentley? Si tratterebbe di testi esauriti o comechesia
non facilmente trovabili. Lascerei in latino quelli scritti in latino, farei tradurre in
italiano, o lascerei nella lingua originale quelli composti in lingue moderne. Ad
ogni volume dovrebbe precedere una prefazione. Di alcuni filologi si potrebbe
tentare una antologia. Io mi assumerei di dirigere il tutto. Io direi non più di 10
volumi, e tutto XVII, XVIII o prima metà del XIX. Crede di poter discutere con
me il piano? o il momento editoriale, certo non favorevole, Le pare che non lasci
nessuna speranza35?
33 «Il tema che Lei mi propone un po’ giocosamente è stato già trattato sul serio da un
uomo privo di humor, Remigio Sabatini in un libro (La scoperta dei codici greci e latini) un
po’ invecchiato e sempre insufficentissimo per il greco. Io conosco un solo studioso che
sarebbe per dottrina capace di scriverlo, Giuseppe Billanovich, ora professore nell’universi-
tà di Friburgo, quella svizzera e pia» (lettera dattiloscritta con firma autografa Giorgio Pa-
squali, da Firenze 18.10.[1951], su carta intestata Studi italiani di filologia classica). Il riferi-
mento va naturalmente a R. Sabbadini, Le scoperte dei codici latini e greci ne’ secoli XIV e
XV, I-II, Firenze, Sansoni 1905-1914.
34 Sull’uso di venerato, germanicizzante e caro a Pasquali non solo nella corrispondenza
epistolare, vd. il sorridente ricordo di G. Nencioni, Il maestro perduto, «Annali della Scuola
Normale Superiore di Pisa», s. III, XXIV/4 (1994), pp. 1023-1029: p. 1025.
35 Parte di lettera manoscritta firmata da Giorgio Pasquali, datata Firenze 5.12.1951, su
carta intestata Studi italiani di filologia classica. Nel fascicolo del carteggio si conserva la
consueta trascrizione dattiloscritta.
192 GIOVANNI BENEDETTO
Colendissimo Pasquali,
l’idea non mi dispiace. E se realizzata da Lei, come mi propone, son certo che
riuscirebbe una cosa nuova e ottima. Dubito solo che si tratterebbe di ‘volumetti’:
così a lume di naso li chiamarei piuttosto ‘volumotti’. e bisognerà vedere che i testi
siano davvero difficilmente reperibili: i Prolegomeni a Omero del Wolf si trovan
persino nella collezione Reclam. Anche le Conjectures del d’Aubignac sono state ri-
stampate di recente. Comunque, sarò molto lieto di discorrer con Lei di questo
progetto, e definirne gli elementi essenziali anche per ciò che riguarda le traduzio-
ni o non-traduzioni. Intanto, perché non prepara un ‘sommariello’? Potremo ve-
derci a Roma o a Firenze o a Milano. Forse Roma è la soluzione più pratica: mi
dica Lei quando prevede di potervi essere, ed io procurerò di disporre le mie cose
in modo da poterLa incontrare.
Le ho fatto mandare il Parini del Caretti. Ne parlerà? Mi creda, con molta
cordialità36
Le lettere dei successivi sei mesi, quasi tutte di Pasquali, danno conto
del prender forma del progetto, nelle linee generali e nei dettagli. Il 14 di-
cembre 1951 Pasquali ne traccia i contorni e gli intenti, in chiara prospetti-
va internazionale:
14.12.1951, su carta intestata Scuola Normale Superiore Pisa. Interessante la chiusa («A ve-
derci per la prima volta, forse presto»).
38 Lettera manoscritta di quattro fogli; vi si accompagna la consueta trascrizione dat-
tiloscritta fatta approntare da Mattioli, con alcune incertezze di lettura e qualche errore nel-
la resa dei nomi e dei titoli citati da Pasquali.
GIORGIO PASQUALI, RAFFAELE MATTIOLI 193
Egregio Lang41,
mi rendo perfettamente conto di quanto Lei mi dice circa le poche possibilità
di un successo economico della collana di cui alla mia del 23 marzo. Poiché tutta-
via il Suo giudizio circa il valore culturale di una simile impresa è stato favorevole
sono a dirLe che sarei disposto di sobbarcarmi quale Ricciardi tutto il rischio fi-
nanziario ivi connesso. Ciò che voglio proporle è che desidero che le opere venga-
no edite in ‘comunità’ da A. Francke AG Bern e R. Ricciardi Editore Milano Na-
poli e che la spettabile Sua ditta ne curi la diffusione per la quale la casa ed. Ric-
ciardi farà del suo meglio per collaborare. Non credo sia difficile arrivare ad un ac-
cordo con Lei circa l’organizzazione tecnica della questione.
Lei potrebbe pormi la domanda perché io faccia proprio a Lei una proposta del
genere al che io potrei solo risponderLe che le case ed. italiane – per motivi che è
superfluo particolareggiare proprio a Lei – producono quasi esclusivamente per il
mercato interno e sarebbe loro difficile tentare di imporsi sul mercato internazionale
il che invece una casa ed. svizzera di prima classe può fare anche e in special modo
quando si tratta di opere di questa specie per le quali la Sua spettabile ditta non solo
si è specializzata ma gode anche di una meritata nomea mondiale.
Non dubito che a questa lettera Lei vorrà rispondermi molto apertamente.
di un’opera di alto valore culturale. Circa la possibilità di smercio della collana invece siamo
molto pessimisti. In base alle ns. esperienze gli ambienti ai quali queste opere sono dedicate
al giorno d’oggi difficilmente sono in grado di acquistare libri in grande quantità ed anche
le biblioteche eventualmente interessate sono finanziariamente deboli. Queste circostanze ci
vietano purtroppo di partecipare con rischio proprio ad una simile impresa». Si tratta
verosimilmente della trascrizione di lettera tradotta dal tedesco.
41 È il cognome del direttore della Francke, come si ricava dall’organigramma della
201. Quale causa della morte di Pasquali si suole indicare un ‘incidente stradale’: più preci-
samente egli rimase «vittima, nel centro della città, di un grave investimento motociclistico»
mentre attraversava la strada, come informa la cronaca del «Corriere della sera» del 10
luglio 1952 utilmente riproposta da L. Caretti, Montale e Pasquali, «Paragone/Letteratura»,
XXXVI (1985), 430, pp. 70-86: p. 86 n 3.
46 Per l’uscita della seconda edizione della Storia della tradizione e critica del testo «a pochi
giorni dalla Sua morte, avvenuta tragicamente il 9 luglio di quest’anno » vd. D. Pieraccioni,
196 GIOVANNI BENEDETTO
«Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa», s. II, XXI (1952), p. 272 e dello stesso Pie-
raccioni la Premessa a G. Pasquali, Storia della tradizione e critica del testo, Firenze, Le Lettere,
1988, p. II; la prefazione di Pasquali recava la data Firenze, 10 giugno 1952.
47 S. Mariotti, Rileggendo la Storia della tradizione, «Atene e Roma», n.s. II (1952), pp.
212-219 (a p. 213), poi in S. Mariotti, Scritti di filologia classica, Roma, Salerno ed., 2000,
pp. 601-609.
48 L. Canfora, Comparetti e Vitelli attraverso il ‘prisma’ Pasquali, in Domenico Compa-
retti 1835-1927. Convegno Internazionale di Studi Napoli – Santa Maria Capua Vetere 6-8
giugno 2002, a cura di S. Cerasuolo – M.L. Chirico – T. Cirillo, Napoli, Bibliopolis, 2006,
pp. 265-273: p. 271.
49 Anche nel séguito lo scritto sostanzialmente coincide con quanto esposto da Mattioli
nella citata lettera alla casa editrice Francke, nota dalla minuta di G. Antonini.
GIORGIO PASQUALI, RAFFAELE MATTIOLI 197
squali è vergato in piccolo sulla parte destra del foglio, poco sotto il titolo Collana di Classici
della Filologia.
51 Così ad esempio l’edizione delle Eumenidi di Eschilo a cura di K.O. Müller (griechisch
und deutsch, mit erläuternden Abhandlungen über die äußere Darstellung und über den Inhalt
und die Composition dieser Tragödie, Göttingen 1833), che diede origine al famoso scontro
con G. Hermann, accusato di sterile Notengelehrsamkeit: per una ricostruzione della polemica
e dei suoi significati vd. E. Degani, Filologia e storia, ora in Filologia e storia. Scritti di Enzo
Degani II, Hildesheim, Olms, 2004, pp. 1277-1279. Di scuola hermanniana fu invece H.
Sauppe, presente nella collana divisata da Pasquali sia con l’importante Epistola critica ad
Godofredum Hermannum, Lipsiae 1841 sia con l’ampia raccolta di Ausgewaehlte Schriften,
Berlin, Weidmann, 1896 (dove anche è ristampata l’Epistola critica).
52 Come si è visto, la prima proposta di Pasquali, nella lettera del 5.12.1951, parla di
«una raccolta poniamo di 10 volumetti di classici della filologia, come il Wolf, l’Aubignac, il
Bentley».
198 GIOVANNI BENEDETTO
53 Basti citare i cinque massicci volumi degli Opuscula philologica di F. Ritschl, Lipsiae,
Teubner, 1866-1879.
54 È la tradizione cui almeno in parte ancora può ascriversi un’altra opera compresa
nell’elenco, gli Adversaria critica (Hauniae 1871-1884) del danese J.N. Madvig (1804-1886),
uno dei massimi filologi del XIX secolo.
55 Corsivo mio. Sulla centralità dei singoli problemi nel metodo di ricerca di Pasquali vd.
226 («Chi meglio di lui avrebbe potuto scrivere una storia della filologia classica europea
nei secoli XIX e XX?»); S. Timpanaro, Premessa, a Rapsodia sul classico. Contributi all’Enci-
clopedia Italiana di Giorgio Pasquali, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1986, pp.
GIORGIO PASQUALI, RAFFAELE MATTIOLI 199
teresse risiedono nel fatto che «in tutte le opere di Pasquali filologia e sto-
ria della filologia sono strettamente congiunte»57, come appunto dimostra-
no le pagine pasqualiane più esplicitamente rivolte a problemi di storia del-
la filologia classica, quelle di Filologia e storia (1920) e di Storia della tra-
dizione e critica del testo (1934): dedicate le prime a F.A. Wolf e alla scienza
dell’antichità tedesca del XIX secolo,58 volte le altre a svelare l’importanza
degli studi di philologia sacra di teologi protestanti del XVIII secolo a pro-
posito dell’origine del «metodo del Lachmann»59 o a indagare la concreta
attività editoriale degli umanisti europei del XVI e del XVII secolo60. Pur
nelle grandi differenze di stile struttura e ampiezza che le separano, Filo-
logia e storia e Storia della tradizione sono in certo modo accomunate da un
intento ‘militante’, si tratti della confutazione dell’aggressivo antifilologismo
nazionalista di E. Romagnoli, o invece, su altro e più alto piano, della volontà
di mostrare l’inadeguatezza di «ogni concezione meccanicistica della critica
testuale»61, in rapporto soprattutto alle posizioni espresse nella Textkritik di
P. Maas. Spazio e ruolo riservati alla storia della disciplina in entrambi i vo-
lumi ben corrispondono, mi sembra, a tale intento di filologia ‘militante’, co-
me in altro modo emerge altresì dagli indimenticabili ritratti di antichisti, ita-
liani e tedeschi, affidati alle Pagine stravaganti. Lo stesso spirito ‘reattivo’ e
costruttivo può cogliersi nel Pasquali del secondo dopoguerra che progetta
25-27 e ancora A. La Penna, Gli Scritti filologici di Giorgio Pasquali, in Giorgio Pasquali e la
filologia classica del Novecento. Atti del Convegno ..., Firenze, Olschki, 1988, pp. 73-74.
57 S. Timpanaro, Pasquali, la metrica, e la cultura di Roma arcaica, in G. Pasquali, Prei-
storia della poesia romana con un saggio introduttivo di Sebastiano Timpanaro, Firenze,
Sansoni, 1981, p. 38 (quanto tale affermazione valga ovviamente a caratterizzare l’attività
stessa di Timpanaro è notato in Sebastiano Timpanaro e la cultura del secondo Novecento, a
cura di E. Ghidetti e A. Pagnini, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2005, p. 98).
58 Cfr. G. Pasquali, Filologia e storia. Introduzione di Fausto Giordano, Firenze, Le
Firenze, Le Monnier, 1934, anticipato nell’articolo Teologi protestanti predecessori del Lach-
mann, «Studi italiani di filologia classica», n.s. IX (1931), pp. 243-254. Come è ben noto, ta-
li aspetti saranno specificamente sviluppati da S. Timpanaro nel suo La genesi del metodo
del Lachmann, la cui prima edizione è del 1963 (ora con una Presentazione e una Postilla di
E. Montanari, Torino, UTET, 2003); ancora a lungo Timpanaro spererà «di studiare un po’
più a fondo i rapporti tra filologia e “eresie” nei secc. XVI-XVIII» (cfr. «Il Ponte», LVII,
2001, nn 10-11, p. 312 e A. Rotondò in Sebastiano Timpanaro e la cultura del secondo Nove-
cento, pp. 6-11).
60 Nel famoso capitolo Recentiores, non deteriores. Collazioni umanistiche ed editiones
principes (con lo stesso titolo già il contributo in «Annali della Scuola Normale Superiore di
Pisa», s. II, I,1932)
61 Mariotti, Rileggendo, p. 214.
200 GIOVANNI BENEDETTO
62
La prima edizione delle Isaaci Casauboni Epistolae era comparsa all’Aia nel 1638:
definitiva è rimasta l’edizione a cura di Th. J. van Almeloveen (Roterodami 1709), colossale
volume in folio. Sulla prima raccolta delle lettere di Casaubon anche in rapporto a quella
dello Scaligero, vd. P. Dibon, Les avatars d’une édition de correspondance: les Epistolae I.
Casauboni de 1638, «Nouvelles de la Republique des Lettres», 2 (1981), pp. 25-63.
63Ephemerides Isaaci Casauboni cum praefatione et notis edente Johanne Russell S.T.P., I-
History of Classical Scholarship. From the Beginnings to the End of the Hellenistic Age,
Oxford, Clarendon Press, 1968.
65 Così il dattiloscritto Monumenti della filologia classica; di «documentata storia degli
studi classici, almeno dal superamento critico dell’umanesimo fino ai nostri giorni» è men-
zione nel prospetto Collana di Classici della Filologia.
GIORGIO PASQUALI, RAFFAELE MATTIOLI 201
66 Del quale, oltre alle Epistolae, si propone la ristampa delle Lettres françaises inedites
publiées et annotées par Philippe Tamizey de Larroque, Agen 1879 (ora disponibile tra gli
Slatkine reprints, Genève 1970) e della cosiddetta Autobiografia, cioè J. Scaliger, Auto-
biography. With autobiographical selections from his letters, his testament and the funeral
orations by Daniel Heinsius and Dominicus Baudius, ed. by G.W. Robinson, Cambridge,
Mass. 1927.
67 Del Reiske sono menzionate l’interessante autobiografia, introvabile in Italia (D. Johann
Jacob Reiskens von ihm selbst aufgesetzte Lebensbeschreibung, Leipzig 1783) nonché l’ed. 1897
dei Briefe (Johann Jacob Reiske’s Briefe hrsg. von R. Foerster, Leipzig, Hirzel, 1897), di cui si
ebbe un’aggiunta vent’anni dopo (Briefe von J.J. Reiske. Nachtrag von R. Foerster, Leipzig,
Teubner, 1917), volumi entrambi compresi tra le «Abhandlungen der philologisch-
historischen Classe der Königl. Sächsischen Gesellschaft der Wissenschaften» (n° 16 e 34).
68 Di cui si propone di riprodurre i Briefe an Gottfried Hermann. Mitgeteilt und
Erinnerungen an Karl Otfried Müller comprese in Karl Otfried Müller’s Kleine deutsche
Schriften über Religion, Kunst, Sprache und Literatur, Leben und Geschichte des Alterthums
gesammelt und herausgegeben von E. Müller, I, Breslau 1847, pp. IX-LXXVIII. Indispen-
sabile è ora W. Unte – H. Rohlfing, Quellen für eine Biographie Karl Otfried Müllers (1797-
1840). Bibliographie und Nachlass, Hildesheim, Olms, 1997.
70 Si può aggiungere che molti dei testi indicati nei tre elenchi stesi da Pasquali sono
spesso di difficile reperimento nelle biblioteche italiane, anche universitarie. È d’altra parte in-
teressante osservare la presenza di molti di quei libri – e in particolare biografie, epistolari e
Kleine Schriften – nella biblioteca di Achille Vogliano (1881-1953) confluita nella sezione di
Papirologia del Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’Università degli studi di Milano:
come è noto importanti e duraturi furono i contatti di Vogliano con il mondo filologico tede-
sco sin dagli anni Venti (cfr. L. Lehnus, Vogliano filologo e la Germania, in Achille Vogliano
cinquant’anni dopo. I, a cura di C. Gallazzi e L. Lehnus, Milano, Cisalpino, pp. 9-52).
71 Cfr. Isella, Per una collezione di classici, p. 8.
202 GIOVANNI BENEDETTO
esercizî ed elzeviri, Torino, Einaudi, 1988, pp. 383-386 nonché naturalmente R. Bacchelli,
Le notti di via Bigli, in AA.VV., Un augurio a Raffaele Mattioli, Firenze, Sansoni, 1970, pp.
3-44.
73 L. Valiani, Ritratto di Raffaele Mattioli, «Nuova Antologia», CXV (1980), vol. 542,
Appendice I.
Appendice II.
Una delle copie dei tre elenchi dattiloscritti con indicazione dei volumi
previsti per la nuova collana di Classici della Filologia. Nessuna delle copie
è datata.
77 Lege Eumeniden.
GIORGIO PASQUALI, RAFFAELE MATTIOLI 205