Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
1. D. Isella, Le carte mescolate, Padova, Liviana, 1979; se ne veda ora la nuova
edizione in Id., Le carte mescolate vecchie e nuove, Torino, Einaudi, 2009, pp. 7-28.
2. Si veda ora, per una ricostruzione dei fecondi rapporti tra Isella e il Ticino,
il documentato e partecipe saggio di O. Besomi, Dante Isella e il Ticino, in « Archi
vio storico ticinese », xlv 2008, pp. 67-94.
3. Isella, Le carte mescolate vecchie e nuove, cit., p. 7; su quell’eccezionale « anno
degno di essere vissuto » sono uscite ora le memorie dello stesso studioso: D.
Isella, Un anno degno di essere vissuto, Milano, Adelphi, 2009.
493
paola italia
4. A. Manzoni, Fermo e Lucia, ed. critica dir. da D. Isella, a cura di B. Colli, P.
Italia, G. Raboni, Milano, Casa del Manzoni, 2006.
5. G. Leopardi, Canti, ed. critica dir. da F. Gavazzeni, a cura di C. Animosi, F.
Lucchesini, M.M. Lombardi, P. Italia, R. Pestarino, S. Rosini, 2 voll., Firenze,
Presso l’Accademia della Crusca, 2006 (è uscita nel 2009 una ristampa che include
anche l’ed. critica delle Poesie disperse).
494
leopardi e manzoni. due metodi a confronto
495
paola italia
9. A. Manzoni, Gli sposi promessi, per la prima volta pubblicati nella loro inte
grità di sull’autografo da G. Lesca, seconda edizione ampliata e corretta (Edizio
ne del centenario 1827-1927), Napoli, Perrella, 1928.
10. G. De Robertis, Nel segreto del libro, in « Risorgimento liberale », 22 settem
bre 1946.
11. B. Croce, Illusione sulla genesi delle opere d’arte, documentata dagli scartafacci degli
scrittori, in « Quaderni della Critica », iii 1947, num. 9 pp. 93-94 (poi in Id., Nuove
pagine sparse, Bari, Laterza, 1966, pp. 238-39).
12. G. De Robertis, La via ai ‘Promessi Sposi’. Capire distinguendo è un bel capire, in
« Corriere di Milano », 30 marzo 1948.
13. N. Minissi, Le correzioni e la critica, in « Belfagor », iii 1948, pp. 94-97.
14. G. Contini, La critica degli scartafacci, in « Rassegna d’Italia », iii 1948, pp.
496
leopardi e manzoni. due metodi a confronto
1048-56 e 1156-60 (ora in Id., La critica degli scartafacci e altre pagine sparse, con un ri
cordo di A. Roncaglia, Pisa, Scuola Normale Superiore, 1992, pp. 1-32).
15. All’edizione critica della « Seconda minuta » stanno lavorando Barbara Col
li e Giulia Raboni, per l’Edizione Nazionale ed Europea delle Opere di Alessan
dro Manzoni. Si vedano intanto gli importanti contributi di G. Raboni, Dove
“giace la lepre”? Note sulle postille manzoniane alla Crusca, in « Spogliare la Crusca » (scrit-
tori e vocabolari nella tradizione italiana), a cura di P. Gibellini, C. Marazzini, G. Ra
boni, Milano, Unicopli, 2008, pp. 41-57; Ead., La scrittura purgata. Sulla cronolo
gia della Seconda minuta dei ‘Promessi sposi’, in « Filologia italiana », 5 2009, pp. 191-
208.
16. G. Pascoli, Myricae, ed. critica a cura di G. Nava, Firenze, Sansoni, 1974.
17. G. Leopardi, Canti, ed. critica a cura di E. Peruzzi, con la riproduzione
degli autografi, Milano, Rizzoli, 1981.
18. Si vedano le osservazioni sull’impossibilità di rappresentare fasi sintattiche
497
paola italia
498
leopardi e manzoni. due metodi a confronto
20. M. Barbi, Piano per un’edizione delle opere di A. Manzoni, in « Annali manzo
niani », i 1939, pp. 23-153, in partic. pp. 82-94; poi raccolto in Id., La nuova filologia e
l’edizione dei nostri scrittori da Dante a Manzoni, Firenze, Sansoni, 1958 (si cita dalla
seconda ed., ivi, id., 1973, pp. 195-227).
21. F. Ghisalberti, Per l’edizione critica dei ‘Promessi sposi’, in « Annali manzonia
ni », i 1939, pp. 241-82.
22. Contini, La critica degli scartafacci, cit., p. 17.
23. F. Ghisalberti, Note all’ed. A. Manzoni, Fermo e Lucia. Dall’autografo alle stam
pe del ‘Fermo e Lucia’, Milano, Mondadori, 1958, p. 764; Barbi aveva rincarato la do-
se dichiarando che « fra tante futilità il lettore, se non sia armato di pazienza fra
499
paola italia
tesca, finisce col rinunziare a cercare quello che veramente è degno d’esser nota
to » (Barbi, Piano per un’edizione, cit., pp. 35, 44 e sgg.).
24. Manzoni, Gli sposi promessi, cit., p. xiii.
25. Un esempio dell’apparato Lesca, tratto dal primo capitolo del romanzo
varrà a illustrare questa fenomenologia. Le varianti sono riferite a questa porzio
ne di testo: « 1Quel ramo del lago di Como d’onde esce l’Adda e che giace fra due
catene non interrotte di monti da settentrione a mezzogiorno, dopo aver forma
ti varj seni e per cosí dire piccioli golfi d’ineguale grandezza, si2 viene tutto ad un
tratto a ristringere;3 ivi4 il fluttuamento delle onde si cangia in un corso5 diretto e
continuato, di modo che6 dalla riva si può per dir cosí, segnare il punto dove il
lago divien fiume ». Apparato: « 1Quel ramo del lago di Como [che] donde esce
l’Adda | Alla estremità del ramo | Sulla riva meridionale del ramo del [Lario]
Lario che | Quel ramo del lago di Como d’onde esce l’Adda e che giace fra due
catene non interrotte di monti da settentrione a mezzogiorno, dopo aver forma
ti varj seni e per cosí dire piccioli golfi d’ineguale grandezza, si – 2[ristringe alla
fine | viene alla fine a ristringer per tal modo che ristringe] – 3per tal modo, e ri
avvicina le sue [ri] due riviere a segno che si può [dire] fissare che a quel punto il
lago cessi e il fiume cominci [si può | manifesta e] a cambiare l’ondeggiamento –
4
vario – 5diretto e seguito che – 6si può ».
26. Ghisalberti, Note, cit., p. 765.
500
leopardi e manzoni. due metodi a confronto
27. Questa la formalizzazione della prima pagina del Fermo e Lucia (la medesi
ma porzione di testo riportata nella n. 25) nell’ed. Ghisalberti: « 1. Alla estremità
del ramo Sulla riva meridionale del ramo del Lario 2. a ristringere per tal modo e
riavvicina le due riviere a segno che si può dire che a quel punto il lago cessi e il
fiume cominci. a ristringere e a cambiare l’ondeggiamento; ivi il fluttuamento
vario 3. corso diretto e seguito che 4. le due rive, e che aumenta il corso e il rumo
re fluviale dell’acque il corso dell’acqua e le dà un rumore per cosí dire fluviale
compisce all’occhio le due rive, gli argini perpendicolari che non lasciano venir
le onde a battere sulla riva ma le costringono in un letto, e le fanno correre sotto
gli archi con uno strepito per cosí dire assolutamente fluviale rendono ancor piú
sensibile all’occhio questa trasformazione rende ancor piú sensibile all’occhio e
alla fantasia questa subita trasformazione poiché ivi cessano le rive poiché invece
di batter sovra 6. e l’uomo seduto presso e stando presso gli argini 7. e dove ella
viene a rompersi in onde sull’arena, e dove scorre tra rotta dai piloni » (Ghisal
berti, Note, cit., p. 786).
501
paola italia
502
leopardi e manzoni. due metodi a confronto
503
paola italia
30. F. Gavazzeni, Come copiava e correggeva Leopardi, in Id., Studi di critica e filologia
sull’Ottocento e il Novecento, Verona, Valdonega, 2006, pp. 409-20.
31. Cfr. O. Besomi, Introduzione, in G. Leopardi, Operette morali, ed. critica a
cura dello stesso, Milano, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, 1975, pp.
lxi-lxii.
32. Gavazzeni, Come copiava e correggeva Leopardi, cit., pp. 410-11.
504
leopardi e manzoni. due metodi a confronto
505
paola italia
36. Si vedano gli esempi in Gavazzeni, Come copiava e correggeva Leopardi, cit.
37. Diverso il trattamento riservato a questi materiali linguistici dallo stesso
Moroncini (che riporta tutta la varia lectio, comprendente postille e varianti alter
native, in un riquadro) e da Peruzzi (che inserisce la varia lectio, indifferenziata,
sotto l’apparato); si vedano le osservazioni in Gavazzeni, Introduzione a Leopardi,
Canti, cit., vol. i pp. xvii-xviii e xxiv-xxv.
506
leopardi e manzoni. due metodi a confronto
38. Ivi, p. xliii.
39. Si veda ad es. la dinamica tonde e quadre nelle Ricordanze: « La scelta della
quadra potrebbe essere finalizzata a destinare alle varianti un segno diacritico non
equivoco, che non possa cioè essere confuso con un segno interpuntivo come è di
fatto la tonda (utilizzata come tale anche in questo componimento, al v. 126, e in
prima istanza al v. 166 del ms.). Ma dopo il v. 70 Leopardi non riesce a tener fede
al suo proposito, e l’uso piú facile della tonda prende il sopravvento, senza che egli
si preoccupi di lí in avanti di ‘correggere’ le tonde in quadre, come aveva fatto ai
vv. 10, 12, 20, 28, 48, 53. In piú: le parentesi tonde presenti fino al v. 70 (conviventi
con le quadre, che di lí in avanti verranno abbandonate) indicano chiaramente
varianti apportate successivamente alla scrittura del testo (e non contestualmente
ad essa, come furono quelle in quadre), nell’ambito di una revisione del medesi
mo, come si evince dai vv. 38, 49, 58, 59 » (Leopardi, Canti, cit., vol. i p. 400).
40. La soluzione proposta nell’edizione Gavazzeni è la seguente: « tutto ciò
che sta fra parentesi si è posto nel riquadro destinato alla v.l., anche ciò che è dive
507
paola italia
nuto v.l. pur essendo in origine a testo. In questi casi, quando cioè una lezione fa
parte dapprima del testo e poi risulta ‘squalificata’ a v.l. perché a testo ne subentra
un’altra, si è preceduto cosí (vedi vv. 38, 49, 58, 59, 73, 90, 140, 169): a testo lezione
definitiva; in apparato l’elaborazione che porta alla lezione definitiva con le indi
cazioni: – (v.l. e numero di verso) quando la v.l. diviene variante accolta a testo; – (→
v.l. e numero di verso) quando una variante scartata diventa v.l. Alle indicazioni (v.l.
e numero di verso) e (→ v.l. e numero di verso) si affida in sostanza la segnalazione
della particolare tipologia di queste lezioni, che vengono di fatto registrate due
volte, nelle due fasce d’apparato onde manifestare la loro natura mutevole tra
testo e variante alternativa. Quando la variante dalla v.l. passa a testo, nel riquadro
di v.l. la si formalizza in grassetto (per indicare l’assunzione a testo) e in corpo
minore (per indicare che di fatto non appartiene piú alla v.l.): cfr. p. es. v. 59 »
(Leopardi, Canti, cit., vol. i pp. 400-1).
41. Si veda la formalizzazione dell’apparato della Quiete dopo la tempesta (ivi,
pp. 441-43).
42. « Vi sono essenzialmente due modi di considerare un’opera di poesia: v’è
un modo, per dir cosí, statico, che vi ragiona attorno come su un oggetto o risul
tato, e in definitiva riesce a una descrizione caratterizzante; e vi è un modo dina
mico, che la vede quale opera umana o lavoro in fieri, e tende a rappresentarne
drammaticamente la vita dialettica. Il primo stima l’opera poetica un “valore”; il
secondo, una perenne approssimazione al “valore”; e potrebbe definirsi, rispetto a quel
primo e assoluto, un modo, in senso altissimo, “pedagogico” » (G. Contini, Come
lavorava l’Ariosto, in Id., Esercizi di lettura sopra autori contemporanei, con un’appendice su
testi non contemporanei, Torino, Einaudi, 1974; si cita dall’ed. ivi, id., 1982, pp. 232-41,
in partic. pp. 233-34, corsivi miei).
508
leopardi e manzoni. due metodi a confronto
509
paola italia
44. Sul lavoro compiuto da Manzoni sul primo tomo della prima minuta, si
veda ora Raboni, La scrittura purgata, cit.
510
leopardi e manzoni. due metodi a confronto
511
paola italia
512
leopardi e manzoni. due metodi a confronto
« Prima minuta », ovvero del Fermo e Lucia, oppure alla prima revi
sione della « Seconda minuta », ovvero degli Sposi Promessi.47 Non si
tratta infatti di varianti dubbie per l’autore (ché altrimenti sareb
bero varianti alternative), ma di luoghi in cui l’analisi del mano
scritto non permette di attribuire il testo a una fase piuttosto che
all’altra e i curatori, diversamente da Ghisalberti che preferiva di
vinare le volontà manzoniane per una sorta di sovrapposizione di
identità piuttosto che lasciare un luogo dubbio del testo, hanno
dichiarato in questo modo il punto estremo delle loro discussioni,
dei loro dubbi, affidando ai linguisti e agli studiosi futuri la solu
zione di ciò che, allo stato attuale delle ricerche, non poteva e non
può essere deciso.
C) Postille. Anche le postille – intese come autocommenti d’au
tore – sono ridotte al minimo, e soprattutto non sono costituite da
materiale eterogeneo, come nel caso di Leopardi, perché il con
fronto con la tradizione letteraria è svolto da Manzoni fuori del te
sto, sia spazialmente che temporalmente: le Postille alla Crusca, i po
stillati di lingua, il libro stesso sulla lingua, non invadono quasi mai
la pagina del testo, cosí come sono distinti anche i loro tempi di rea
lizzazione.48 Altro discorso vale per le postille di Fauriel e Viscon-
ti, che costellano variamente il testo, e che sono rappresentate a
parte, nella sezione loro dedicata. Un indizio, anche questo, del dif
ferente metodo di lavoro dei due autori: l’uno chiuso nello splendi
do, silenzioso isolamento della biblioteca paterna, l’altro immerso
nel vociare degli amici che frequentavano la « Sala Rossa ».
47. Cfr. Manzoni, Fermo e Lucia, cit., p. xii (Norme per la lettura, par. 2.1).
48. Si veda su questo aspetto Raboni, Dove “giace la lepre”?, cit.
513
paola italia
514
leopardi e manzoni. due metodi a confronto
52. Ivi, p. 15.
53. Cfr. Isella, Le carte mescolate vecchie e nuove, cit., pp. 12-13 (e in partic. la n. 11
a p. 13: « Il predicato di “instaurative” e “sostitutive” si applica alle varianti corri
spondenti ai “due stati ben distinti” […]. Non pare ne abbia inteso correttamente
la distinzione chi, invece che alla non presenza o alla presenza, frammentaria o
organica, del “valore”, ha creduto di doverlo riferire alla materialità dell’instau
rarsi di una lezione o del suo sostituirsi ad altra lezione. Né risultano comprensi
bili le ragioni per cui, secondo F. Brambilla Ageno […] le “varianti instaurative”
apparterrebbero all’apparato genetico, le sostitutive a quello apparato evoluti
vo »); e si vedano anche, nel medesimo volume, i saggi “nuovi” Contini e la critica
delle varianti e Ancora della filologia d’autore, pp. 229-30 e 237-38.
54. Contini, Esercizi di lettura, cit., p. 234.
515
paola italia
516
leopardi e manzoni. due metodi a confronto
517
paola italia
518
leopardi e manzoni. due metodi a confronto
519