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AVVERTENZA

Il riferimento alle Opere di Nietzsche, quando non esplicitato, si intende sempre alledizione italiana Colli-Montinari (Adelphi, Milano 1964 sgg.). Le sigle sono le stesse usate negli apparati delledizione critica. Ho lasciato invece, nel testo delle lettere di Mazzino Montinari e di Giorgio Colli, i titoli delle opere, le abbreviazioni, le sigle etc. cos come si trovavano nel manoscritto. Ad esempio per Nietzsche: a volte N., a volte N. Oppure i titoli delle opere: a volte tra virgolette, a volte in sigla, sottolineati etc. (ad es: VdP, WzM, Wille zur Macht, Volont di potenza etc.). Il criterio usato da Colli e Montinari non uniforme, ma legato al carattere epistolare della comunicazione. Solo nei rari casi in cui non fosse immediatamente comprensibile, la sigla stata risolta in parentesi quadra. Per GOA, GA, GAK sigle che spesso tornano nel testo, si deve intendere la Grossoktav-Ausgabe, (cos chiamata dal formato ottavo grande) ledizione canonica in 19 voll. delle Opere di Nietzsche promossa e guidata dalla sorella Elisabeth (Leipzig 1895 sgg.) da cui direttamente dipendono tutte le altre edizioni precedenti quella Colli-Montinari (sigla: KGW). Queste le abbreviazioni pi spesso usate nel carteggio ColliMontinari: BN DM, Dms, Dm, Druckm Ed He Bcher aus Nietzsches Bibliothek [Libri della biblioteca di Nietzsche] Druckmanuskript [Manoscritto per la stampa] Erstdruck [Prima edizione a stampa] Handexemplar [copia manoscritta]

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Mappe [Convoluti contenenti fogli sparsi] Manuskript [Manoscritto] Reinschrift [Bella copia] Vergleich [Confronta] Vorstufen [Stesure preparatorie] Lacuna nel manoscritto

I manoscritti di Nietzsche sono citati nelle lettere secondo le segnature darchivio dovute a H. G. Mette (Der handschriftliche Nachlass Friedrich Nietzsches, Leipzig 1932). Per una descrizione essenziale rimando al volume 14 delle Smtliche Werke. Kritische Studienausgabe, p. 24, segg. Il capitolo 1 e 2 della prima parte, sono stati pubblicati, in traduzione tedesca con varie modifiche e in una versione ridotta: Mazzino Montinari in den Jahren 1943 bis 1963, in NietzscheStudien, 1988, Bd. 17, pp. XV-LX.; Die Kunst, gut zu lesen. Mazzino Montinari und das Handwerk des Philologen, in Nietzsche-Studien, 1989, Bd. 18, pp. XV-LXXIV. Il capitolo 3. 1 uscito come recensione a M. Montinari, Nietzsche, Ubaldini, Roma 1975, in Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, vol. VII, 4, 1977. Recentemente stata pubblicata una versione tedesca di questo volume: M. Montinari, Nietzsche. Eine Einfhrung, trad. di R. Mller-Buck, de Gruyter, Berlin 1991, con una introduzione di Karl Pestalozzi. Il capitolo 3. 2 uscito in Belfagor (1,1982). Il capitolo 4 contiene interventi su Rinascita (41, 1980), Libri oggi (6, 1978), Rinascita (41, 1978), Rinascita (19, 1981), Il Ponte (1, 1979). Sette lettere di Montinari, inserite nella seconda parte, sono uscite, da me curate e con una mia presentazione, in Belfagor, 3, 1987 (XLII), col titolo, La passione rabbiosa per la verit. Lettere a Giorgio Colli.

LARTE DEL LEGGERE BENE

1. DA LUCCA A WEIMAR. GLI ANNI DELLAPPRENDISTATO

SOMMARIO: 1. La preistoria delledizione: una comunit di giovani. 2. La scuola dura. Leducazione storica. 3. La battaglia delle idee. Militanza politica e culturale. 4. Il nichilismo positivo di Nietzsche secondo Giorgio Colli. 5. Lazione Nietzsche per una cultura inattuale. 6. Le vicende italiane delledizione. 7. La passione rabbiosa per la verit.

1. LA PREISTORIA DELLEDIZIONE: UNA COMUNIT DI GIOVANI

Questo viaggio il pi importante avvenimento della mia vita, forse... Ti sono grato di aver avuto tu lidea del viaggio a Weimar; non lho dimenticato. Faremo una grande edizione-traduzione di Nietzsche!

Cos Mazzino Montinari conclude la sua prima lettera da Weimar nellaprile del 1961 durante il breve soggiorno di ricognizione per esplorare le possibilit del lavoro sui manoscritti di Nietzsche. Con lamico e maestro Giorgio Colli aveva progettato una traduzione italiana completa degli scritti del filosofo tedesco ma ambedue si erano accorti, gi a questo livello, dellimpossibilit di utilizzare il Nachla e gli scritti dellultimo periodo cos come si presentavano nella Grooktav-Ausgabe. Nella lettera c lemozione dellincontro con i manoscritti e con lambiente di Weimar, la piena consapevolezza delle difficolt da affrontare ma anche la volont determinata verso una nuova edizione:
Caro Giorgio, ho aspettato a scriverti per avere idee chiare e poter fare con te un bilancio di queste splendide giornate di lavoro e di entusiasmo. Prima di tutto qualche notizia personale. Ho trovato qua delle persone molto gentili, non solo perch mi hanno messo a disposizione tutto il materiale dellArchivio, che conservato come sai in quello Goethe-Schiller, ma perch si sono preoccupate di farmi alloggiare molto meglio di come allinizio io avevo fatto da me. Abito infatti nella villa... di Nietzsche! Da dove in questo momento ti scrivo. Ho per me una stanza magnifica, con veranda e panorama di Weimar da un lato e vista del giardino dove Nietzsche malato avr passeggiato. C un gran silenzio qui. La villa di stile bayreuthiano; ma, situata com in alto e

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un po fuori di Weimar, il posto ideale per lavorare. Ho provato una certa emozione, tutta mia, perch non comunicabile agli altri, la prima volta che ho preso tra le mani un ms. di Nietzsche e poi quando ho varcato la soglia di questa casa. Non importa se scomparso tutto quello che lo riguarda; il posto sacro lo stesso. Credimi, da quando ho cominciato a lavorare (marted, perch luned era festa); quasi soffro per la tensione e il desiderio di concludere e perch vedo che ci vorrebbe tanto tempo ancora. E quel che meglio, sarebbe possibile fare tutto in modo serio, nuovo, definitivo1.

Gli appunti, le note, le riflessioni, il carteggio da Weimar degli anni 61-70, dai soggiorni sempre pi lunghi fino al trasferimento stabile dal 1965, danno la possibilit di ricostruire un momento essenziale del lavoro di Montinari in tutta la sua complessit e nelle sue motivazioni. Queste pagine sono un contributo alla ricostruzione della genesi e della storia delledizione ColliMontinari, nella consapevolezza che i risultati di questultima sono importanti non solo per una nuova lettura di Nietzsche ma anche per la comprensione di momenti centrali della cultura dellOttocento. Nella prima parte di questo scritto voglio ripercorrere i momenti della formazione e il maturarsi della riflessione che Montinari, nel suo ascetismo di filologo, tenne spesso solo come saldi presupposti del suo quotidiano lavoro. Per questo ho cercato di offrire ampie testimonianze dirette e inedite che aiuteranno a conoscere meglio la figura di questo studioso. Ledizione di Nietzsche nasce come parte di unazione comune che affondava le sue radici in anni lontani. A Lucca, la piccola citt della Toscana, dove Mazzino Montinari era nato il 4 aprile 1928, si trova, come egli pi volte ha sottolineato, la preistoria delledizione: il giovane studente, nel 1942-43, in anticipo di due anni rispetto al corso regolare di studi, frequentava
1 Questa, con altre tre lettere dello stesso periodo e tre del 1967, stata pubblicata in Belfagor, n. 3, 31 maggio 1987 (XLII): M. Montinari, La passione rabbiosa della verit. Lettere a Giorgio Colli, a cura di G. Campioni, pp. 313-34. Il fascicolo contiene anche un affettuoso ricordo di Montinari scritto da Cesare Cases: Il granduca di Weimar. Queste lettere vengono ora pubblicate, con altro materiale postumo e inedito di Montinari, nella seconda parte di questo libro.

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la prima classe del Liceo-ginnasio N. Machiavelli ed aveva professore di filosofia lallora ventiseienne Giorgio Colli. L si form un gruppo di amici e discepoli aggregati dalla personalit forte di Colli e dalla sua passione per la comunicazione orale. Montinari ha ricordato spesso, come decisive, queste sue prime esperienze:
la guerra, la resistenza contro il fascismo, la prima lettura di Nietzsche, di Platone, di Kant, la prima musica (Beethoven), la prima scoperta del sentimento dellamicizia (con Giorgio e Angelo): tutto questo aveva segnato unimpronta indelebile nella mia vita, a partire dal quattordicesimo anno di et 2.

Colli aveva avuto, fin dallinizio, una posizione molto originale nella tradizione culturale italiana. Nellambiente torinese aveva appreso da Piero Martinetti e da Gioele Solari un liberalismo decisamente antifascista ed aveva maturato una profonda ostilit verso il neoidealismo dominante.
Amava e cercava la compagnia dei giovani, aveva fiducia nel loro entusiasmo ed era radicale come lo sono i giovani. La sua fiducia era per accompagnata da una ferma richiesta di lavorare e di imparare attingendo direttamente alle fonti. Cos ci fece capire che era necessario leggere i testi dei filosofi nella lingua originale, imparare il tedesco per Kant, Schopenhauer, Nietzsche, sapere meglio il latino per Spinoza e Giordano Bruno, il greco per Platone e i sapienti antichi della Grecia. Da lui apprendemmo, come giovanissimi liceali, a conoscere le complicate questioni di filologia attinenti per esempio alla cronologia e allautenticit dei dialoghi platonici o alle testimonianze e ai frammenti dei presocratici.

Cos Montinari ne ricorda la lezione in un sobrio e commosso articolo scritto dopo la morte dellamico3. Colli vedeva nei filosofi greci da un lato, in Schopenhauer e Nietzsche dallaltro, i punti di partenza per la propria speculazione filosofica. Ed con questo Nietzsche, lontano da ogni
M. MONTINARI, Ricordo di Giorgio Colli, in Aa.Vv., Giorgio Colli. Incontro di studio, a cura di S. Barbera e G. Campioni, Angeli, Milano 1983, pp. 12-13. 3 M. MONTINARI, Lav la faccia al superuomo, in LEspresso, n. 3, 21 gennaio 1979 (il titolo redazionale).
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compromissione con lideologia e la retorica fascista, che Montinari, ancora ragazzo, si incontra.
La cattiva, perch ideologica, equazione Nietzsche = fascismo, per noi, liceali italiani antifascisti non era valida. Il nostro rapporto con Nietzsche rimase, nellessenziale, libero da ogni ipoteca, anche quando la guerra fin e, in Germania, Nietzsche cadde vittima dellopera di denazificazione4.

A Lucca, con altri studenti, Montinari manifesta pi volte e in pi modi il suo antifascismo: una commossa testimonianza raccolta dallamico Valentino Parlato ricorda i fascisti che prendono questo ragazzo dai capelli rossi e ricci lo sbattono in prigione, lo rapano e lui pervicacemente continua5. Per una dimostrazione contro la Repubblica sociale, viene, con altri, espulso dalla scuola. Lo sfondo tragico degli avvenimenti cementa ancor pi le amicizie. Molto tempo dopo, nel 1969, in una lettera da Weimar a Colli si legge il ricordo di quegli anni nella continuit di un legame:
Caro Giorgio, ti ringrazio molto per la tua lettera che arrivata proprio il giorno del mio compleanno. Ringrazio anche Anna dei suoi auguri che ho sentito affettuosi, come sempre. Quando avremo un nuovo 4 aprile come quello di 25 anni fa? Ricordi?... Se non sar giovane come quello dovr essere di nuovo nella riunione di tutti noi, vecchi e nuovi, e sar bello ugualmente.

Quella lontana festa di compleanno del 1944, cui parteciparono in casa del maestro, tutti gli amici, si protrasse fino allalba a causa del coprifuoco. Era anche un congedo: poco tempo dopo, infatti, Giorgio Colli, per il suo antifascismo, fu costretto a fuggire in Svizzera, attraverso la Valtellina. Mazzino Montinari
M. MONTINARI, Su Nietzsche, Editori Riuniti, Roma 1981, p. 4. V. PARLATO, Un comunista e Nietzsche. Un gruppo e un percorso, in Il Manifesto, 26 novembre 1986. Anna Musso Colli, ricordando questo episodio, descrive il giovane Mazzino, lungo e magro, con un maglione bianco a collo alto, fatto da sua madre, e col cappello sempre in testa per nascondere laffronto.
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accompagner nella fuga il maestro che rester, in un camposcuola per profughi, fino alla primavera del 1945. Nel settembre del 1944 la citt di Lucca venne liberata dagli alleati e il giovane studente pot riprendere gli studi forzatamente interrotti e frequentare lultimo anno. Nel giugno del 1945 consegu la maturit. Di questo periodo lucchese e di questa piccola comunit anticonformista e critica, oltre ad Anna Musso Colli, Fausto Codino, Gigliola Gianfrancesco Pasquinelli, Clara Valenziano, Linda Bimbi, Enrico Ramundo, Olga Tulini, amico prediletto proprio Angelo Pasquinelli che, sedicenne, di due anni pi anziano di Mazzino, fece la scelta della resistenza (il migliore di noi divenne un combattente per la libert). Pasquinelli, che con lavori su Schopenhauer e sui filosofi presocratici aveva gi avuto modo di mostrare le sue doti di studioso6, mor nel giugno del 1956: la sua improvvisa scomparsa fece di nuovo incontrare Colli e Montinari dopo un periodo di esperienze personali assai differenti.

Angelo Pasquinelli collabor con Colli nella collana dei Classici della filosofia delleditore Einaudi, presso cui usc, postumo, il volume I presocratici. Frammenti e testimonianze, Einaudi, Torino 1958. Da ricordare anche lo studio su La fortuna di Schopenhauer, in Rivista di filosofia, 1951, vol. 42.

2. LA SCUOLA DURA. LEDUCAZIONE STORICA

Nel novembre del 1945, Mazzino Montinari vinse il concorso di ammissione alla classe di Lettere della Scuola Normale Superiore di Pisa, una delle istituzioni scientifiche pi prestigiose e di alta tradizione. Cos egli stesso descrive la sua attivit di ricerca in quegli anni presso la Scuola Normale, in un curriculum, scritto in tedesco, nel gennaio del 1970, per sostenere labilitazione a Basilea:
Potevamo usufruire dell insegnamento interno e del contatto quotidiano con eccellenti docenti universitari come Giorgio Pasquali (Filologia classica) e Delio Cantimori (Storia). Accanto agli esami universitari dovevamo, come studenti della Scuola Normale Superiore, sostenere tra laltro un colloquio annuale su una nostra personale attivit di ricerca. Il primo anno trattai del presocratico Parmenide (era relatore il professor Cesare Luporini), nel secondo mi dedicai ad un problema che riguardava gli inizi del cristianesimo, dato che studiai le testimonianze greche sugli Esseni e i terapeuti: condussi questindagine sotto la guida dello storico Delio Cantimori. Grazie a un suggerimento di Cantimori, che io consideravo ormai il mio maestro, affrontai nel terzo anno universitario alcune questioni che concernevano la Riforma (cattolica) e la Controriforma. Studiai lopera di un santo e riformatore cattolico (Giovanni Leonardi) sul finire del sedicesimo secolo. Nellestate 1948 definii, col consenso del professor Delio Cantimori, il tema della mia tesi di laurea: la Riforma protestante nella repubblica di Lucca, dai suoi inizi (intorno al 1526) sino allemigrazione a Ginevra e a Basilea dei riformati lucchesi (1542-46). Nel portare avanti i miei studi, soggiornai a Roma nellautunno del 1948 (Biblioteca Vaticana), e terminai poi il mio lavoro nellArchivio di Stato di Lucca. Nel novembre 1949 superai con successo lesame di laurea alluniversit. Contemporaneamente ebbe luogo anche lesame finale presso la Scuola Normale Superiore.

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Nella scelta di Parmenide per il primo colloquio, si avverte il decisivo influsso di Colli, che in quegli anni continua a frequentare a Lucca. Ben presto per linteresse per la storia prende il sopravvento e loggetto della ricerca scelto nel campo praticato da Cantimori con maggiore impegno e continuit: quello della storia delle eresie e dei movimenti di riforma religiosa7. Gli studi sulla riforma cattolica a Lucca, che si concludono con il lavoro di tesi, anche se non furono continuati da Montinari, hanno un buon valore scientifico e furono successivamente ripresi ed utilizzati in vario modo da altri storici che si occuparono dello stesso problema (Ristori, Carocci, Berengo, Perini)8. Al di l della accurata ricerca in Archivio (Berengo riconosce per una parte specifica quanto debba alla tesi di Montinari)9 mi sembra
7 Ricordo almeno la grossa monografia di D. CANTIMORI, Eretici italiani del Cinquecento. Ricerche storiche, Sansoni, Firenze 1939 (tradotta da W. Kaegi, Italienische Haeretiker der Sptrenaissance, Schwabe, Basel 1949). Molti sono gli studi dedicati alla figura ed allattivit dello storico. Tra questi E. GARIN, Delio Cantimori [1967], in Intellettuali italiani del XX secolo, Editori Riuniti, Roma 1974; M. BERENGO, La ricerca storica di Delio Cantimori, in Rivista Storica Italiana, 1967 (LXXIX), pp. 902-43; W. KAEGI, Ricordo di Delio Cantimori, ivi, pp.883-901; G. MICCOLI, Delio Cantimori. La ricerca di una nuova critica storiografica, Einaudi, Torino 1970; M. CILIBERTO, Intellettuali e fascismo, Saggio su Delio Cantimori, De Donato, Bari 1977; S. BARBERA, G. CAMPIONI, Dalla filosofia alla storiografia: gli inizi di Delio Cantimori (1922-1937), in G. CAMPIONI, F. LO MORO, S. BARBERA, Sulla crisi dellattualismo, Angeli, Milano 1981. 8 Cfr. R. RISTORI, Le origini della riforma a Lucca , in Rinascimento, 1952, pp. 269-92. Recentemente 1949 ampie ricerche originali sono state fatte da M. Montinari per una tesi di laurea, rimasta per ora inedita, dal titolo La questione della Riforma protestante in Lucca, che ho potuto consultare per cortese concessione dellautore (p. 270); G. CAROCCI, La rivolta degli Straccioni in Lucca, in Rivista Storica Italiana, 1951 (LXIII), pp. 28-59 (cfr. p. 50); M. BERENGO, Nobili e mercanti nella Lucca del Cinquecento, Einaudi, Torino 1965; ed infine L. PERINI, Note sulla famiglia di Pietro Perna e sul suo apprendistato tipografico, in Magia, astrologia e religione nel Rinascimento. Convegno polacco-italiano. Ossolineum Varsavia, 25, 27 settembre 1972, 1974, pp. 163-209. 9 In una lettera di Cantimori dell8 maggio 1963 si legge: Con Marino Berengo abbiamo cantato le lodi della tua tesi lucchese.... E una settimana dopo, (15 maggio 1963), quando il suo libro terminato, Berengo d ampi riconoscimenti al lavoro di Montinari: Caro Mazzino, il mio libro lucchese sta finalmente per andare in mano di Einaudi; i primi 4 capitoli sono gi stati stampati lanno scorso in edizione provvisoria e ora consegno gli ultimi due. Il sesto riguarda la vita religiosa e quindi, in buona parte, la diffusione delle idee riformatrici. Come gi ti dissi a voce qualche anno fa in una serata

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interessante mettere in luce il valore dato in quel periodo alle questioni religiose: come Montinari si proponeva di confermare attraverso fonti e prove (individuando ad. esempio i mestieri degli inquisiti), la tesi di una forte partecipazione popolare alla riforma per la mediazione dei frati degli ordini mendicanti e dei maestri di scuola, in quanto nelle controversie teologiche che trovano espressione bisogni etici ma anche bisogni materiali. Nella relazione Ricordo di Delio Cantimori tenuta allIstituto nazionale di Studi sul Rinascimento in occasione della presentazione del volume postumo di Delio Cantimori Umanesimo e religione nel Rinascimento (Einaudi 1975), Montinari rievocava quegli anni di Normale ed il senso della sua scelta per la storia:
Non che noi, studenti di allora, avessimo in dispregio, per intolleranza giovanile, gli studi di filosofia: ben al contrario, noi ritenevamo di rendere concreti anche quegli interessi alla scuola di uno storico che aveva dietro di s, come tutti sanno, una approfondita formazione filosofica e di cui volevamo accogliere linvito a cimentarci in ricerche storiche di prima mano (quindi anche negli archivi). Ma si ricordi ci che ha detto Eugenio Garin su Cantimori nel suo ritratto del 1967: Nei giovani, a cui con scontroso amore dava tanta parte di s, combatt con uguale asprezza le due tentazioni: del particolare cercato come fine a se stesso, e del generico sostituito alle idee generali10.

Del resto, lapertura, piena di presupposti etici, nei confronti della storia gi leggibile, con la lezione di Luigi Russo, nello svolgimento del tema di ammissione al concorso normalistico, sullispirazione religiosa e politica dei Promessi sposi. La storia appare capace di ricomporre con serena equanimit e vera logica di comprensione lirrazionale, lo spezzato, il frammentario: tutto
fiorentina, non ho trovato molto materiale oltre a quello che individuasti tu nella tua bella tesi: alcuni elementi nuovi ha offerto lArchivio arcivescovile, altri quelli di S. Frediano e notiziole sono spuntate qua e l; ma nulla di grosso. Mi rincresce quindi di dover riassorbire nel mio lavoro la tua fatica; naturalmente ti cito, ma vorrei il tuo consenso per poter utilizzare (sempre, ovviamente, citandoti) la parte che mi sembra pi felice e personale del tuo lavoro: lanalisi cio, della conversione di Pietro Fatinelli quale narrata dal Civitali. Per conto mio, non sarei certo arrivato a scorgere le derivazioni testuali da Valdes e dal Beneficio di Cristo che tu indichi. 10 Qui Montinari cita da E. GARIN, Delio Cantimori, cit, p. 212.

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ci insomma che conferisce tormento e disagio ad uno spirito che tutto voglia accogliere in s. questo un segno di precoce indipendenza intellettuale anche rispetto alle posizioni schopenhaueriane di Colli. Sono interessi che trovano alimento e maturazione nel clima di quegli anni in Normale: da una parte una scuola rigorosa di alta cultura e attenta in particolare allermeneutica dei testi11, dallaltra la partecipazione generosa alle lotte politiche e civili del momento, limpegno sociale di molti studenti e docenti nella ricostruzione democratica. Cos Montinari, nellintervento precedentemente citato, continua:
Non devo dimenticare un altro aspetto della nostra adesione allo studio della storia: eravamo, tutti quelli che lavoravano con Cantimori a Pisa, pi o meno marxisti, tutti pi o meno impegnati nel lavoro politico di base del nostro partito che era il PCI. Ma, proprio grazie allinsegnamento di Cantimori eravamo anche immuni da qualsiasi velleit di teorizzazione ideologica e bene avvertiti, io credo, dei gravi pericoli che si corrono di cadere nel generico e nellinsignificante, quando si indulga alla cosiddetta applicazione del materialismo storico nella ricerca. Certe disinvolte discussioni recenti e attuali, soprattutto tra i giovani marxisti di oggi [la testimonianza del gennaio del 1976 G.C.], sul cosiddetto rapporto tra struttura e sovrastruttura sarebbero state per noi impensabili, n sarebbe certo mancato il rimbrotto del nostro maestro (questa parola non piaceva a Cantimori, per!), se ci avesse sorpreso a baloccarci nel generico dellideologia.

Da tener conto, per caratterizzare il clima culturale di quegli anni alla Scuola Normale, anche dellintervento di A. LA PENNA, Incontri pisani degli anni quaranta , nel convegno in onore di Cesare Luporini. La Penna si sofferma in particolare sui seminari di Cantimori, che restarono anche per Montinari un modello cui cerc di attenersi. Luporini si trovava in buona compagnia: a parte Pasquali, che teneva i suoi seminari presso la Scuola normale, va ricordato Cantimori. Solo chi ha seguito alcuni seminari di Cantimori pu capire quanto sia dura e quanto sia affascinante la fatica del tradurre. Chi non ha avuto con lui contatti diretti, non pu immaginare quanta pazienza di analisi, quanta attenzione alle sfumature, quanti dubbi e ripensamenti vi siano dietro le sue traduzioni. [...] Alle sette del mattino (cio prima delle lezioni in Facolt) egli ci svegliava non solo dal sonno (contro cui dovevamo, tuttavia, lottare), ma dallabitudine a leggere i testi cursoriamente o stans pede in uno, credendo, o fingendo, di aver capito. Cera allora a Pisa, tra Scuola normale e Facolt di Lettere, una delle migliori scuole di ermeneutica dei testi che si potessero trovare in Italia (Critica marxista, a. 24, n. 6, novembre-dicembre 1986, pp. 152-53).

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Fra i compagni di quegli anni: il pi anziano Giuseppe Garritano che, proveniente dalle file della Resistenza, aveva partecipato al concorso per partigiani e reduci, Fausto Codino, Giorgio Giorgetti, Giorgio Tonelli, Claudio Cesa, Carlo Ferdinando Russo, Marino Raicich, Giuseppe Torresin, a cui si un poi, superando il concorso per il III anno, Angelo Pasquinelli. Con tutti questi mantenne legami di amicizia: con alcuni condivise anni difficili di militanza politica e di lavoro culturale. Ed anni difficili si preparavano: segno tangibile fu, nel novembre del 1948, lestromissione per motivi politici, dalla carica di direttore della Scuola Normale, di Luigi Russo, figura tra le pi rappresentative della cultura dellepoca che aveva animato con la sua passione civile la discussione politica di quel periodo. Inutili le proteste e gli appelli del mondo culturale progressista. Tra i firmatari troviamo anche il nome di Mazzino Montinari12.

12 Su questa vicenda cfr. Il libro bianco di una vendetta nera (A proposito della Scuola Normale Superiore di Pisa) , in Belfagor, n. 6, 1948 (III), pp. 722-27, e n. 1, 1949 (IV), pp. 94-112.

3. LA BATTAGLIA DELLE IDEE. MILITANZA POLITICA E CULTURALE

Dopo un soggiorno a Francoforte (da febbraio a maggio del 1950)13 con una borsa di studio, Montinari sceglie la militanza a tempo pieno nelle organizzazioni culturali del partito e lavora a Roma dal novembre del 1950 allaprile del 1953 per le edizioni Rinascita del PCI. In quel periodo, nella sinistra, grande importanza viene data al lavoro editoriale per la pubblicazione dei testi della tradizione democratica e socialista in una volont che unisce rigore etico e scientifico e costituisce parte essenziale nella battaglia delle idee. Allintellettuale comunista si chiede, in quegli anni, un impegno ed una dedizione assoluta: il lavoro culturale e quello politico tendono a identificarsi in ununica tensione di mutamento che assorbe tutte le energie. Questepoca viene vissuta dal giovane Montinari come piena di certezze e di fedi, ricca di rapporti umani e di amicizie.
Certo non sono gli stessi occhi coi quali oggi io guardo alla realt, rispetto poniamo, a esattamente trenta anni fa, quando cominciai a lavorare per il partito comunista e precisamente nelle Edizioni rinascita di gloriosa memoria. I miei anni cinquanta cominciarono esattamente il 1 novembre 1950: Valentino Gerratana e Giuseppe Garritano, Ambrogio Donini e Gastone Manacorda, ma

13 Di questo periodo sono due corrispondenze da Francoforte sul Meno per il Nuovo Corriere di Firenze (probabilmente la prima pubblicazione di Montinari): Lettere dalla Germania: Come fallita la politica occidentale, e La situazione della repubblica democratica (6-7 maggio 1950). Nel commento si legge, con la presa di posizione politica, anche la volont di conoscenza nel recuperare la complessit di situazioni allovest e allest contro la rigidezza delle ideologie.

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anche Paolo Robotti e Aldo Lampredi e Aldo Vercellino... E Marx e Engels e Lenin e Stalin14.

Montinari ha sottolineato la sua lontananza, anche in quel periodo, dallimpegno diretto nellelaborazione di linee generali di politica culturale e la sua decisa preferenza per un lavoro di base: dopo 8 ore di lavoro redazionale, preferivo, se mai, andare in sezione, fare la campagna di tesseramento, queste cose concrete, palpabili...15. Questo aspetto di impegno concreto nellattivit del partito rimarr una costante: negli anni Settanta, dopo il ritorno in Italia, dar un contributo, a livello di base, presso la sezione di Settignano, dove abitava; e come preside della facolt di Magistero dellUniversit di Firenze affronter, anche in articoli ed interventi, problemi specifici e concreti della riforma universitaria. Comunque il lavoro redazionale a Roma, la revisione di traduzioni, la composizione di testi corretti, il venire a parte della discussione di criteri e scelte editoriali etc., daranno al giovane Montinari unesperienza preziosa per il suo successivo lavoro editoriale con Colli. Cos pure, pi di una ordinata e bene incanalata carriera accademica specialistica, questi anni di apprendistato, apparentemente disordinato, ma anche rigoroso, stimolato in pi direzioni, giovano come premessa ad unimpresa di cos vasto respiro culturale come ledizione di Nietzsche. Dal maggio del 1953 al maggio del 1954 lattivit culturalepolitica di Montinari nellorganizzazione del PCI, continu a Berlino est. Laver assistito alla rivolta del giugno del 1953, port le prime incrinature come egli stesso ha dichiarato in questa pacifica visione totale del mondo. un periodo di forte allargamento di interessi culturali: in particolare nella direzione della letteratura. A partire da questi anni inizia il suo approfondimento di Mann: unaltra via al mondo culturale di
M. MONTINARI, Su Nietzsche, cit., Prefazione, p. X. M. MONTINARI, Nel partito non mi piace fare lintellettuale, intervista di Rina Gagliardi, in Il Manifesto, 11 febbraio 1983.
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Nietzsche. La forzata pausa del servizio militare a Bari (dal maggio 1954 al settembre 1955) comporta il maturarsi di una svolta. Vi sono degli appunti di riflessione personale, dallOspedale militare di Bari, una sorta di bilancio per andare avanti, datati 14 novembre 1954, in cui si legge, tra laltro, il proposito di impegnarsi in una diretta produzione letteraria. Ritengo opportuno riportare qui per intero queste riflessioni:
Per comodit e per chiarire le idee ritengo necessario fare un bilancio programmatico della mia situazione attuale. Non facile dissolvere il nodo di sensazioni dolorose dovute al passato, da intuizioni generali e insieme il problema della mia destinazione. La cosa migliore invece appunto descrivere la situazione e trarne alcune indicazioni. Teoricamente. Ci sono due importanti novit (poi vedremo la loro ripercussione sullimpostazione definitiva che dovr in qualche modo prescindere, pur derivandone, dalla situazione per aiutarmi a dirigere): interesse per la creazione artistica concreta (ma non per le teorie estetiche!), desiderio di rivedere a fondo gli strumenti del mio pensiero occasionato dallo studio sia pure superficiale dellelettrologia e della lettura di un libretto di Geymonat (siccome scrivo per me stesso [!!!] non c bisogno che accenni ai cosiddetti limiti ecc.ecc.). Cecov Turgheniev e Mann sono le esperienze letterarie di questo periodo. Vorrei saper fare come loro ma trovo in me stesso del materiale troppo personale ancora e troppo vicino. Sono daccordo in questo con quel che dice Mann nel Tonio Krger. Per descrivere qualcosa non bisogna parteciparvi come luomo comune.Averlo vissuto sembra di s. Non si dice, naturalmente, che tutto quello che da descrivere o meglio raccontare debba essere vissuto, probabilmente bastano delle esperienze tipiche che ne includano altre e insieme orecchie aperte ma non partecipi, non doloranti. Credo che anche i rimedi sociali supposti per la redenzione individuale di un qualche uomo macinato dalla realt attuale (non dico capitalistica intenzionalmente!) siano estranei al racconto se forse non derivino da un altro uomo che sia individualmente qualcosa e non un portavoce dellepoca (questa citazione da Engels non da me come la prima)16. *** Che cosa vogliamo insegnare agli uomini? Rispondo, in questi giorni: non a star bene per s ma per cercare la verit e, se posso, io voglio gettarmi avanti e sapere quanto possibile: solo in questo senso li aiuter. Altri li organizzer per la rivoluzione: io voglio il mio cervello pieno di nozioni e di verit. Voglio i problemi per me dove ora sono stati portati. La scienza moderna ci che si
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Lespressione , in realt, di Marx: cfr. la lettera a F. Lassalle del 19 aprile 1859.

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deve conoscere. I problemi che mettono a soqquadro tutte le maniere tradizionalistiche di vedere le cose. Non posso permettermi nessuna conservazione perci non ritengo di essere capace per il lavoro pratico. *** Superare in tutti i modi il senso di inferiorit anche nelle relazioni con gli altri, sapere sempre ci che voglio e volerlo fino in fondo cinicamente. *** Traccio ora il programma immediato. 1) Cecov, Tolstoi, Dostojevski gli americani Mann 2) psicanalisi 3) storia delle scienze esatte (Albergamo, Colorni, Geymonat, Enriquez) e filosofia delle scienze (Dewey, Russell) 4) Engels: Dialettica della natura, Antidhring; Lenin: Materialismo e empiriocriticismo. *** Proust, Kafka, Kant, Hegel, Marx e Keynes. Tutto dopo assieme ad altro.

Queste riflessioni rivelano le inquietudini ed il travaglio personale di un periodo di transizione che si risolvono, prevalentemente, nellesercizio appassionato del conoscere. Ma la ricerca di arricchimento in pi direzioni propria in quegli anni a molti intellettuali del PCI; e la fondazione della rivista Il Contemporaneo, con il suo programma, ne un segno:
Noi ci rivolgeremo alla poesia ovunque essa si trovi, in qualunque corrente essa si diluisca o si muova; non taceremo n rinnegheremo alcun risultato da qualunque parte venga, qualunque sia letichetta che porta. Questo onesto sforzo, dopo la nostra dichiarazione di principi, forse, per il nostro lavoro di revisione, di ricerca e di scoperta, la cosa pi importante17.

Cultura e vita morale, in Il Contemporaneo, 27 marzo 1954. Di questa rivista, in preparazione, d notizia a Montinari ancora a Berlino lamico Gerratana invitandolo a collaborare con la sua competenza (Roma, 14 febbraio 1954). Dopo aver dato notizie sulla fondazione Gramsci, cos egli scrive: Intanto, per, mi interessa assicurare una tua regolare collaborazione al Contemporaneo. Dovresti cominciare col mandarmi una colonnina di informazioni culturali (due-tre cartelle, tieni presente che il formato pressa poco quello del Mondo) sviluppando sostanzialmente quello che gi mi hai scritto nelle tue lettere: libri recenti usciti, libri che stanno per uscire, note teatrali e cinematografiche, articoli interessanti, discussioni apparse nelle principali riviste (ad es. Aufbau) iniziative culturali in genere. Questa , mi sembra, la cosa che potresti fare pi

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Alla fine del periodo militare Montinari torna a Roma e continua il suo lavoro nel partito: dal settembre 1955 al settembre 1956 direttore della Libreria Rinascita, dallottobre 1956 alla fine del 1957 ancora redattore alla casa editrice. Intensifica lattivit di traduttore e di organizzatore culturale. Traduce infatti Karl Kautsky, Etica marxista e concezione materialistica della storia (Feltrinelli), il grosso volume di Franz Mehring, Storia della socialdemocrazia tedesca (Editori Riuniti), e con lamico dei tempi della Normale, Fausto Codino, il libro di Gyrgy Lukcs, Prolegomeni a unestetica marxista (Editori Riuniti). Organizza mostre18 delleditoria italiana ed estera, dibattiti, presentazione di libri etc. Nel 1957 fonda con Rosa Spina il Centro Thomas Mann che prende, soprattutto nel suo primo periodo, molte iniziative culturali (questa attivit ebbe echi anche sulla stampa della Germania occidentale: sullo Spiegel, e su Die Zeit19). Le pubblicazioni di questi anni non molte rispetto alla mole di lavoro svolto come organizzatore di cultura mostrano tutte i segni e le inquietudini della ricerca allinterno di un quadro generale marxista non messo ancora in crisi. Parallelamente al grosso lavoro di traduzione dellopera di Mehring, Montinari pubblica su Societ una recensionediscussione del libro di Hhle: Franz Mehring, sein Weg zum Marxismus 1869-1891. C il tentativo caro a Cantimori di dire cose importanti attraverso il confronto con un altro testo. La recensione approva la critica di Hhle alle unilateralit e al dogmatismo di Lukcs, incapaci di comprendere Mehring. Daltra
facilmente, e che dovresti quindi fare subito. Non si tratta infatti di scrivere un articolo, ma di dare delle notizie, con lo stesso stile semplice e discorsivo con il quale scriveresti a me. Tanto meglio se puoi allargare linformazione alla Germania occidentale. Per Il Contemporaneo, Montinari curer la traduzione e il commento di Otto lettere inedite di Thomas Mann (31 dicembre 1955, II, n. 52, p. 3). 18 SullUnit del 30 aprile 1956, si legge un vivace e simpatico resoconto di Montinari su una di queste iniziative: Il primo libro bulgaro fu stampato a Roma nel 600. Una mostra delleditoria italiana a Sofia. 19 Per le reazioni nella Bundesrepublik a questa iniziativa cfr. Pankows Kulturoffensive in Rom, in Die Zeit, 11 aprile 1957, p. 3, e Wiedervereinigung in Rom, in Der Spiegel, 17 aprile 1967, p. 23 sgg.

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parte anche la critica di Hhle al filosofo ungherese non sostenuta, per Montinari, da una vera profonda dimostrazione storica, ma procede a colpi di citazioni dai sacri testi. Di una argomentazione propria, che sostenga le citazioni, neppure lombra. Montinari si fa poi decisamente polemico contro le costruzioni filosofiche totalizzanti di Lukcs, difendendo Mehring dallaccusa di assoluta incomprensione della portata filosofica del materialismo storico, che sarebbe stato da lui assunto soltanto come un criterio metodologico per la ricerca storica.
Certo a Mehring non fu dato di poter compiere le evoluzioni dialettiche sulla Ganzheitlichkeit della concezione del mondo di Marx e di Engels per cui, poniamo, si possono senzaltro mettere le une accanto alle altre citazioni dalle opere giovanili di Marx e brani dellAntidhring e trarne le debite conclusioni su qualsivoglia problema speculativo20.

Queste affermazioni testimoniano la crisi decisiva rispetto alle angustie e rigidezze dellideologia: la polemica con le posizioni di Lukcs e col suo riduzionismo antinietzscheano sar al centro di un saggio, pubblicato nel 1973: Per una discussione dellinterpretazione lukcsiana di Nietzsche21. Le premesse si
M. MONTINARI, recensione a: HHLE: Franz Mehring, sein Weg zum Marxismus 1869-1891, (Berlin 1956), in Societ n. 1, febbraio 1957 (XIII), pp.160-61. 21 In Il caso Nietzsche, Quaderni del convegno, Cremona 1973, ora in Su Nietzsche, cit., col titolo: Equivoci marxisti. Lostilit verso il dogmatismo di Lukcs diventa critica delloppressiva ideologia della Germania orientale (Liturgische Marx = Letargische Marx). Se ne pu leggere una chiara formulazione in un abbozzo di lettera a Paolo Chiarini datata 28 maggio 1967: Io ho definitivamente abbandonato la fede oggi la si potrebbe definire quasi disperata che sta a sostegno di quel geniale e magnificamente unilaterale libro che la Distruzione della ragione. [...] Per me dunque tutto lo schematismo marxista andato in frantumi dal 1956 e con esso lottimismo storicistico, pi o meno cosciente, pi o meno operante a base di entit social-mistiche [!], che ancor oggi tuttavia mena una sua vita tanto pi rumorosamente ideologica quanto meno veramente in possesso di idee (a est), oppure vergognosa e piena di limitazioni e distinguo (a ovest). Questo non vuol dire che io non abbia locchio per il nuovo che il socialismo in quanto sistema di Stati e realt politico-sociale, che io non sia per la ragione e per il comunismo, anzi. E ancora, in una lettera scritta a Cesare Cases: se parlo di grigiore, non mi riferisco naturalmente alla mancanza di generi di consumo, ma al terribile Einerlei delle litanie ideologiche, che permea tutti i campi della vita quotidiana. In questa lettera Montinari si esprime anche su Nietzsche: verso N. ho
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trovano gi in questo atteggiamento a favore dellaccertamento storico contro le prevaricazioni ed il totalitarismo dellideologia. Eppure, negli anni precedenti, nella ricerca di Montinari di nuovi possibili riferimenti culturali e nella sua volont di rendere pi complessa la tradizione di cui farsi eredi nella direzione del socialismo, era avvertibile la suggestione lukcsiana (mi si consenta di dire che anche Lukcs appartiene allepoca non rinnegata delle mie certezze scriver nella Prefazione a Su Nietzsche, 1980). In uno scritto non pubblicato (una recensione o forse, pi probabilmente, un parere editoriale per la traduzione), in cui si d ampiamente conto del volume di Hans Mayer, Literatur der bergangszeit-Essays. [Saggi sulla letteratura dellepoca di transizione] (Berlino 1949), Montinari valorizza il tema centrale della letteratura della transizione come espressione della coscienza infelice. Vi presente una valutazione di Goethe quale rappresentante della fine di unepoca:
Al tempo stesso egli vedeva ed accettava sottolinea il Mayer i nuovi compiti consistenti nel rinnovare la realt con la solidariet di tutti gli uomini [...]. Come stata accolta nella letteratura tedesca leredit goethiana? Se si eccettuano le geniali intuizioni comunistiche di Heine, gli scrittori tedeschi in generale non hanno saputo adempiere il compito posto loro dal grande realista del Faust [...]. Leredit di Goethe conclude il Mayer deve oggi ricevere una nuova interpretazione perch anche noi, proprio come Goethe a suoi tempi faceva, dobbiamo intendere ogni tradizione sotto il criterio della prassi, come mutamento, nuovo sviluppo, piena presa di possesso.

Heine un autore verso cui Montinari manterr un rapporto simpatetico, su cui far spesso i suoi corsi universitari e che sar oggetto anche del suo lavoro filologico22: in lui individuer quella
delle reazioni di fortissima insofferenza, ma il metodo critico e filologico, insieme al politeismo che Cantimori mi ha insegnato, mi aiutano a dominarlo (Nietzsche). Certo non mi aiuta la sicurezza ideologica del grande Lukcs nella Distruzione della ragione. Beati coloro che godono del possesso dellideologia, perch possono spiegare tutto! (11 luglio 1972). 22 Ricordiamo almeno: M. MONTINARI, Heines Gestndnisse als politisches, philosophisches, religises und poetisches Testament, in Zu Heinrich Heine, hrsg. von L. Zagari u. P. Chiarini, LGW Interpretationen 51, Stuttgart 1981; e il lavoro

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tensione possibile tra arte e rivoluzione, in una scelta sofferta che comunque non condanna il comunismo. Nel 1956, per il centenario della morte, pubblicher un articolo sullUnit, dal titolo Heine e il comunismo, che ha al centro questa tematica (2 marzo 1956). Ma la presenza nei saggi di Mayer che pi interessa Montinari quella di Thomas Mann in un passaggio tipico, per molti intellettuali comunisti del periodo: Mann rappresenta infatti per gli esiti democratici del suo percorso una mediazione non proibita verso i temi culturali della decadenza, la possibilit di arricchire la tradizione attraverso lesperienza del tragico. allopera una sorta di teleologia che indica come data la via da percorrere e che pertanto rassicura. Anche se latteggiamento di Montinari simpatetico con le posizioni di Mayer per la sua lontananza dalle rigidezze dogmatiche della scuola, la recensione approva ancora come centrale il tema delleredit dellumanesimo borghese in una direzione salvifica.
Lanalisi marxista non si trasforma nel suo contrario: in meccanica applicazione di schemi tratti dalla concezione materialistica della scuola. Mayer pu definire con sicurezza il significato sociale e politico di uno scrittore senza perdere mai in nessun caso la sensibilit per i valori umani e artistici che nella contraddizione stessa tra vera poesia e ideologia politica reazionaria vengono alla luce almeno nei pi autorevoli rappresentanti della decadenza letteraria borghese. La letteratura della crisi, della transizione, loggetto di queste ricerche ma, com naturale, Mayer sa indicare i motivi che preludono ai tempi nuovi, al socialismo che solo pu assumere leredit dellumanesimo borghese, da Goethe a Thomas Mann, inteso come critica alla realt disumana del capitalismo.

In un saggio del 1975, Appunti su Thomas Mann, Nietzsche (e Goethe), Montinari far una decisa autocritica di questi aspetti ideologici23:
filologico dello stesso Montinari al XII volume della Skularausgabe delle opere di Heine (H. HEINE, Skularausgabe, Werke, Briefwechsel, Lebenszeugnisse, Hrsg. von Nationale Forschungs- und Gedenksttten der klassischen deutschen Literatur in Weimar, CNR Paris, Akademie Verlag, Berlin 1970 sgg.). 23 In Studi germanici, n. 2-3, giugno-ottobre 1975 (XIII), ora in M. MONTINARI, Su Nietzsche, cit., con il titolo: Lo scolaro di Goethe.

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esaminare storicamente e filologicamente il rapporto Nietzsche Thomas Mann vuol dire, secondo noi, abbandonare la pretesa di inquadrare ideologicamente i due autori, soprattutto vuol dire non cercare di collocare Thomas Mann in uno schema storico di salvazione, per cui egli si sarebbe svolto fino a presentire le magnifiche sorti e progressive dellumanit avviata verso il socialismo, o quanto meno auspice Goethe si sarebbe gradualmente affrancato dallinfluenza malefica di Nietzsche. Questo schema provvidenziale non adeguato a cogliere la specificit individuale storica n di Thomas Mann, n di Nietzsche. [...] Non conviene perdere la capacit della distinzione, altrimenti invece di fare storia, di ricercare cio il tipico per giungere alla comprensione reale di un determinato fenomeno, [...] si finirebbe per appiattire tutto in una visione precostituita, che in fondo non ha bisogno di verifiche24.

Il 1956 con tutti gli avvenimenti di quellanno dolorosi per la coscienza dei comunisti accelera in Montinari un processo di crisi e di revisione delle posizioni, gi in corso da qualche anno. In un appunto di dieci anni pi tardi cos si legge:
Il risultato pi importante dell'anno fatale 1956 la consapevolezza che la sfera politica non pu assorbire interamente l'individuo imponendogli una ideologia, una religione della politica [chi ha capito ci a sue spese sa di avere considerato in modo errato appunto la politica]. La formulazione migliore di ci l'ha data P. Togliatti nel suo memoriale di Yalta. Ma gi in Gramsci si poteva leggere che si fa la rivoluzione anche per potersi occupare di metafisica Ora compito degli intellettuali rifondare la sfera loro specifica, senza dar credito in bianco al partito. Questo il pericolo: la vita non conosce assicurazioni a priori. Anche se il partito oggi dice che Kafka ecc non gli si deve dare credito, e invece si deve nei fatti dimostrare la peculiarit di quella sfera Questo rapporto dialettico va mantenuto. E se non stato mantenuto sempre stata colpa degli intellettuali

La morte dellamico Angelo Pasquinelli, il ritrovarsi con Colli, lapertura di un discorso filosofico con lui, la sua proposta di unazione Nietzsche legata a coraggiose iniziative editoriali, sullo sfondo di avvenimenti storici laceranti, portano Montinari alla maturazione di una scelta importante per la sua vita.

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Ivi, pp. 66-67

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Il rinnovato incontro con Giorgio Colli mi aiut a portare a termine questo processo di chiarificazione su me stesso. Alla fine del 1957 cessai la mia attivit di funzionario del partito, e dal 1 gennaio del 1958 mi trasferii a Firenze, per lavorare con lamico ritrovato25.

M. MONTINARI, Ricordo di Giorgio Colli, cit., pp.13-14. Questa decisione suscit la perplessit degli amici in quanto appariva unavventura verso una precariet non sostenuta dalle ragioni ideali della militanza politica. Ne testimonianza una lettera scanzonata e divertita, come era nel suo stile (scritta su schede destinate alla statistica delle vacche svizzere in Toscana nel sec. XVIII), del fratello Giorgetti, che lo sconsiglia di intraprendere una via che appare comunque incerta. Giorgetti, amico e compagno di studi dei tempi della Normale, aveva con Montinari lasciato gli interessi filosofici per quelli storici (si era laureato con Cantimori) e per un impegno attivo di militanza politica. Di grande rilievo sono i suoi lavori di storia di agricoltura in Italia e le edizioni da lui curate di testi storici ed economici di Marx. Il suo percorso culturale ed umano, molto ricco e prematuramente interrotto, si incontra pi volte con quello di Montinari con cui mantenne sempre saldi legami di affetto.

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4. IL NICHILISMO POSITIVO DI NIETZSCHE SECONDO GIORGIO COLLI

In un taccuino di Giorgio Colli pubblicato, insieme ai quaderni postumi, dal figlio Enrico, alla data 28-30 gennaio 1957 si legge: Viaggio a Roma [...]. Mazzino risorge. Ancora casa editrice. Cos Colli saluta la decisione dellamico di collaborare con lui, meditata in questo incontro e attuata nel gennaio 1958: Mazzino segretario delluniversale26. Nelle brevi note dellanno 1957, si vede come in Colli il desiderio di lottare, limpegno agonistico contro lattualit sia strettamente legato sia ad un confronto originale con Nietzsche che al progetto della collana Enciclopedia di autori classici presso la nascente casa editrice dellamico Paolo Boringhieri. Tutti credono di aver capito Nietzsche. Ma poco importa il capire. Il vero capire fare qualcosa nella sua direzione scrive Colli nei quaderni del 1957 in cui il lavoro su Nietzsche intrecciato al progetto agonistico di un libro sulla nostra crisi. Questo testo, come risulta dagli appunti, voleva essere una risposta attiva alla decadenza attraverso il saldo intreccio della lezione di Schopenhauer, di Nietzsche e dei Greci: Nichilismo corrosivo, rimpianto per splendide epoche del passato, gemiti e amara ironia sulla degradata natura umana: siamo stanchi di tutto ci. La ragione delluomo oggi in grado di tirare le somme dei suoi slanci, delle sue avventure, dei suoi capricci. Ci che rimane, dopo questo esame, la vita delluomo, quale pu essere vissuta. E la decadenza non importa, non un argomento contrario decisivo
G. COLLI, La ragione errabonda, a cura di E. Colli, Adelphi, Milano 1982, pp. 598, 560.
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quasi sempre luomo stato in decadenza27. Qua e l emerge la consapevolezza di nuove possibilit offerte dallepoca attuale in direzione opposta alle forme di vita dominanti. Per quanto riguarda Nietzsche, Colli non vuole essere interprete di Nietzsche. Nella premessa editoriale (1963) alla pubblicazione Adelphi delle Opere, su cui torneremo, si legge: Nietzsche non ha bisogno di essere interpretato in nessun modo, di essere cio determinato concettualmente secondo luna o laltra direzione, proprio perch la sua azione sulla vita individuale diretta. Questo non significa elogio di una lettura rapsodica o immediata, indica anzi una via pi laboriosa. Continua infatti Colli: Basta soltanto accoglierlo, non secondo frammenti casuali o variamente suggestivi, ma nella sua totalit e unit. Questa via pi laboriosa dovr privarlo di una falsa popolarit; in compenso la sua azione quella che egli ha voluto si manifester per la prima volta, e se essa sar salutare o dannosa, nessuno pu dirlo28. Agendo direttamente sulla vita, Nietzsche ha cio la forza di rivelare ci che uno . Ma Colli mette in guardia anche dai pericoli di una lettura storica: lindividuo Nietzsche
come unentelecheia, per la quale il tempo non altro che la condizione del suo manifestarsi. Lapprendimento di una tale idea per Platone le anime sono simili alle idee la cui compattezza primordiale, si sgrana attraverso la ricostruzione di una totalit presupposta, dove le espressioni delimitate hanno il valore di frammenti melodici ed armonici di una musica ignota. opportuno ascoltare Nietzsche in questo modo.

Latteggiamento fortemente teorico con cui Colli ha affrontato Nietzsche libero da ogni lettura gi data (ostile quindi alle grandi interpretazioni, Heidegger in primo luogo, come ad ogni recupero o giustificazione che parta dal nostro presente). Quello di Colli vuole essere un confronto diretto senza le devozioni del nietzscheano (le debolezze di Nietzsche devono essere scoperte con malvagit, senza indulgenza, perch cos lui ha fatto con gli
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Ivi, p.173. G. COLLI, Scritti su Nietzsche, Adelphi, Milano 1980, p. 13.

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altri scrive Colli in Dopo Nietzsche)29; ma anche un confronto attento al complesso movimento e percorso del suo pensiero. Di qui, ci sembra, la necessit, che Colli per primo ha sentito, di una lettura integrale di Nietzsche, su testi sicuramente stabiliti e restituiti nella loro integrit ed al loro contesto, la necessit appunto delledizione critica di Nietzsche. Fin dallinizio troviamo in Colli (che ha insegnato dal 1949, ininterrottamente, allUniversit di Pisa, Storia della filosofia antica), un costante intreccio della sua riflessione sul mondo greco, dei suoi approdi teorici, con la filosofia di Nietzsche. Per comprendere il modo in cui Colli affronta Nietzsche, bisogna prendere le mosse dallopera Physis kryptesthai philei. Saggi di filosofia greca, (1948), dedicata alla memoria del filosofo tedesco, e nella cui premessa si legge che ben poco di vitale stato compreso sinora della Grecia, allinfuori di quanto hanno detto Nietzsche e Burckhardt30. Ma il tessuto teorico di questopera, la lettura della filosofia greca dagli Eleati a Platone, attraversata dalla metafisica di Schopenhauer, proprio nel senso che la chiave per intendere questo mondo filosofico il contrasto tra il regno delle apparenze e della rappresentazione e il fondo dellautenticit noumenica. Cos viene letto sia il tema platonico dellaccostamento filosofiamusica, quello delleros contemplativo che poi nel Fedro si compromette con il mondo dellapparenza abbandonando la noumenica solitudine propria del Fedone, sia il tema del pessimismo empedocleo legato alla saggezza delle Upanishad. La stessa definizione infine di physis, che Colli intende appunto come interiorit noumenica in cui il nos si interiorizza abbandonando lalternativa dellespressione, rimanda alla metafisica di Schopenhauer. Malgrado lo scritto del 1948 insista gi sulla tesi, centrale in Colli, che una comprensione della teoria platonica delle idee passa attraverso le pagine del Mondo come volont e
G. COLLI, Dopo Nietzsche, Adelphi, Milano 1969, pp. 196-97. G. COLLI, Physis kryptesthai philei. Saggi di filosofia greca, Milano 1948. Il figlio Enrico ha curato una nuova edizione dellopera per le edizioni Adelphi, Milano 1988.
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rappresentazione, nondimeno la funzione della metafisica di Schopenhauer esclusivamente preparatoria, non arriva fino alla geniale divinazione del mondo greco propria invece del giovane Nietzsche, del Nietzsche soprattutto fedele a Schopenhauer. In Dopo Nietzsche, viene apertamente alla luce questa lontana disposizione di Colli per cui Schopenhauer parla in linguaggio nietzscheano, Nietzsche in linguaggio schopenhaueriano. Qui si legge che
Schopenhauer non ha capito che senza i Greci in filosofia non si comincia neppure, e anche il fascino individuale di quei personaggi, gli sfuggito... persino i discorsi di Platone gli giungono attutiti, ovattati, e lui non esita a manipolarli in una cucina moderna. [...] La metafisica di Schopenhauer fiacca, funebre nei colori, per restituire quel modello31.

Questultimo accenno alla metafisica di Schopenhauer come debole, rigida e fredda, il punto nodale per intendere la preferenza concessa a Nietzsche su questo aspetto, che significa accentuare del fondo metafisico una funzione attiva ed espansiva, eroica e non quella di ripiegamento pessimistico. Nello scritto del 1948 cos si legge a proposito di Empedocle: il pessimismo che spezza ogni determinazione non si consuma in un tormento distruttore, ma si risolve in un ottimismo pi forte32. la funzione che il giovane Nietzsche attribuisce a Schopenhauer. La fedelt alla sfera dellautentico ha un carattere agonistico verso le menzogne dellepoca diventate istituzioni e verso il filisteismo generalizzato: Lenigma che deve risolvere si legge in Schopenhauer come educatore luomo pu risolverlo soltanto partendo dallessere, nellessere cos e non altrimenti, in ci che non trapassa [...] alla sua anima simpone un compito enorme: distruggere tutto ci che diviene, mettere in luce tutto quel che di falso nelle cose33.
G. COLLI, Dopo Nietzsche, cit., pp. 151 e 155. G. COLLI, Physis kryptesthai philei [1988], cit., p. 217. 33 F. NIETZSCHE, Schopenhauer come educatore, trad. M. Montinari, in Opere, vol. III, t.1, cit., p. 400.
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Schopenhauer come educatore, lo scritto di Nietzsche con cui significativamente Colli inaugura lEnciclopedia di Boringhieri (e che probabilmente ne vuole indirizzare i programmi, indicare gli scopi). La sua traduzione da parte di Mazzino Montinari segna anche linizio della stretta collaborazione e del sodalizio culturale di quegli anni. Nella prefazione di Colli laccento posto sul carattere agonistico e sui temi dellazione Nietzsche.
Dal dolore di questa conoscenza sorge una nuova possibilit del nostro agire, nel conservare e rafforzare lesistenza della cultura [....] capire questi filosofi significa operare nella direzione da essi indicata, in modo che linattualit della loro vita, il loro distacco dagli uomini e dagli interessi storici che li circondavano non si riproducano in altri filosofi solitari, simili a loro, ma siano il principio di un rivolgimento, che faccia risorgere la cultura come vita vivente, essenza di una societ, sia pure ristretta di uomini34.

Qui presente laltro grande interlocutore del giovane Nietzsche, e per riflesso, di Colli, cio lo storico Jacob Burckhardt, con il tema della forza critica e dellintima e spontanea produttivit della cultura contro le potenze stabili dello Stato e della religione, che ha in s implicita una filosofia come si legge nellintroduzione alle Letture di storia e di arte per certi aspetti dualistica, della potenza e della grandezza. Colli insiste giustamente sulla presenza di Burckhardt nel giovane Nietzsche e sulla curvatura attiva dellatteggiamento schopenhaueriano nelle pagine dedicate alle Conferenze e alle Inattuali come pure, in questa direzione, vanno anche le
34 G. COLLI, Scritti su Nietzsche, cit. p. 32. Nel settembre del 1985, Montinari, ripubblicando, nella piccola biblioteca Adelphi, Schopenhauer come educatore, mantiene la nota introduttiva di Colli del 1959, ma, nella sua postfazione, storicizza il senso di questa inattuale: Era in primo luogo un invito allazione, anzi come diceva Cosima Wagner era esso stesso azione, azione per la cultura, per la realizzazione dei fini di Bayreuth. Ma tale azione per il genio (limitata per alcuni aspetti ad una predica dai toni talora fastidiosamente emersoniani) viene vista, attraverso gli occhi stessi del Nietzsche della maturit, come uno degli esiti di unintera generazione. Montinari sembra qui alludere ad esperienze vissute, in un particolare momento storico, anche da una parte della sua generazione. Questa generazione era cresciuta nei plumbei anni 50 seguiti a rivoluzione e controrivoluzione [...] (p.108).

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importanti prefazioni agli scritti di Burckhardt, oltre a quella sopracitata, nellEnciclopedia Boringhieri. Ad esempio cos si legge nellintroduzione a Sullo studio della storia nella traduzione di Montinari:
Ma questa prospettiva [di Burckhardt] ci aiuta ad andare al di l della pura conoscenza: proprio laspetto permanente, ciclico, uguale a se stesso, filosofico insomma ci schiude la possibilit di unazione, poich ogni crisi anche quella dei nostri tempi pu essere risolta positivamente. La cultura pu condizionare lo Stato35.

Il carattere critico della cultura non sta per nella polemica diretta con il proprio tempo, che acquisterebbe in ogni modo limpronta dellattualit, e quindi della politica, ma nella fedelt a una superiore sfera originaria cui si lega il sapiente per poi riportare la verit agli uomini. C quindi in Colli, dichiarato, un radicale antistoricismo, che rimprovera anche a Schopenhauer di non essere sfuggito alla pretesa di poter modificare lessere, il nocciolo delle cose, attraverso la teoria della noluntas, della negazione della volont. Il destino invece di Nietzsche, per molti aspetti, quello moderno di homo scribens, legato cio alla compromissione con le strutture dellapparenza e che tipica della parola scritta in contrasto con la comunicazione dialettica orale, che riflette pi da vicino il fondo inesprimibile: Nel profondo nulla cambia, non c divenire. Attento com allintero percorso di Nietzsche, Colli ne vede bene il fitto discorso intrecciato con lepoca, con la cultura positivistica ad esempio, ma lo ritiene un aspetto inessenziale, secondario, di figlio del proprio tempo. E questa attenzione al mondo contemporaneo, la sua volont di intervenire nel mondo, cambiarne il corso fino al delirio ultimo della grande politica, fa s che scrive Colli la sua inattualit si rovesci in un eccesso di attualit. In questo, Colli istituisce una analogia sorprendente tra il destino di Nietzsche letterato e quello di Platone con il prevalere della tracotanza
G. COLLI, Per una Enciclopedia di autori classici, a cura di G. Lanata, Adelphi, Milano 1983, p. 131.
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retorica, cio della trasformazione della dialettica in discorso persuasivo, autoritariamente rivolto al pubblico. Ma cos come la settima lettera, centrale nella riflessione di Colli, svela un Platone esoterico, legato alla sapienza, accanto al Platone tiranno-retore che compete con Isocrate per il dominio attraverso un uso spettacolare della parola, cos il Nachla decisivo per restituire anche il Nietzsche esoterico, che mostra il sedimento di una meditazione pura proprio nel momento in cui un affannoso impulso artistico politico cercher di attualizzare linattuale. La nozione di volont di potenza, connessa per molti aspetti alla grande politica di Nietzsche, vista da Colli come il tentativo di istituire una falsa comunicazione, un raccordo inautentico tra inattualit (sfera metafisica indicibile) e attualit (regno delle apparenze). Colli avvicina la volont di potenza alla volont di Schopenhauer in quanto teoria metafisica, rivelazione di unessenza del mondo. Laspetto metafisico centrale, rappresenta il momento di inattualit, ma poi la pretesa di dire, di nominare lessenza noumenica e di trasferirla nella sfera dellattualit, della rappresentazione, costituisce un tradimento, un espediente del commediante, del letterato. La volont di potenza in questo senso legata al progetto dellopera sistematica della Wille zur Macht. Il nominare, il dire la volont secondo Colli sarebbero messi facilmente in crisi dallargomentazione dialettica in senso forte. E in realt il Nietzsche esoterico, che scrive per se stesso, attacca in modo definitivo il concetto schopenhaueriano di volont rivelandone il carattere di parola che nasconde un processo, di falsificazione rappresentativa che pretende illegittimamente limmediatezza. (Colli stesso, sulle orme di Nietzsche, sostituisce, nella sua opera teorica, a volont di potenza e a volont una metafisica dellimpulso ostacolato). Colli valorizza la distruzione nietzscheana del soggetto, appunto nel senso di una perdita dellindividuazione, di una mossa radicale di Nietzsche che evita la ricostituzione di una sostanza entro il regno dellapparenza e della rappresentazione. Nietzsche cos per Colli il filosofo di un nichilismo positivo che sgombra dalle consistenze metafisiche (soggetto,

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cosa, valore) il regno dellapparenza per la manifestazione del fondo noumenico: in tal modo lapparenza diventa lo specchio terso di Dioniso, immagine non depotenziata n oscurata del dio. Qui sta anche la fedelt, su cui Colli ha insistito, del suo Nietzsche al suo Schopenhauer. A pi riprese Nietzsche designa se stesso come nichilista, loda il nichilismo come conseguenza di unadulta veracit. [] Con questa valutazione positiva del nichilismo si accordano tutti i frammenti antipolitici, in cui raccomanda di non resistere alla negativit del presente, di non intervenire nella sfera dellazione36. E in Dopo Nietzsche, significativamente: ma un nichilismo solo per quello che noi chiamiamo cultura. C unespressione umana che si accordi con la naturalezza?37. Il nichilismo positivo di Nietzsche raggiunge cos, per Colli, lo stesso vertice di tracotanza toccato dalluso della dialettica da parte di Zenone di Elea. Come si legge nella Nascita della filosofia:
Per salvaguardare la matrice divina, per richiamare gli uomini verso di essa, egli pens [...] di radicalizzare la spinta dialettica sino a raggiungere un nichilismo totale. In tal modo egli cerc di portare avanti agli occhi di tutti lillusoriet del mondo che ci circonda, di imporre agli uomini un nuovo sguardo sulle cose che ci offrono i sensi, facendo comprendere che il mondo sensibile, la nostra vita insomma, una semplice apparenza, un puro riflesso del mondo degli di38.

Per Colli quindi impossibile separare la fecondit di Nietzsche da un nesso costante e sempre ribadito con Schopenhauer e con luniverso della sapienza greca. La lettura di Colli animata da una volont di affermazione contro le diagnosi contemporanee sulla decadenza e la crisi, contro ogni ripiegamento intimistico. Proprio perch il nocciolo immutabile della realt noumenica non toccato dalle vicende del fenomenico, Colli pu interpretare il nichilismo di Nietzsche come
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G. COLLI, Scritti su Nietzsche, cit. p. 178. G. COLLI, Dopo Nietzsche, cit., p. 138. 38 G. COLLI, La nascita della filosofia, Adelphi, Milano 1975, p. 92.

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liberazione di un fondamento, non liberazione dal fondamento. Colli espunge come inessenziale il Nietzsche che, fin dai frammenti del 1872-73, vede nel fondamento metafisico uno strumento pragmatico per lagonismo riformatore, che attribuisce cio alla metafisica un puro valore edificante, di illusione necessaria alla vita. Lantitesi che Nietzsche stabilisce tra creare e conoscere, e che sta al centro della metafisica dellartista, ha come presupposto die Metaphysik als Vacuum; e una volta distrutto il pathos dellautenticit intorno al fondamento, di cui viene mostrata la genesi umana troppo umana, ci che rimane la necessit per il filosofo di fondare dallalto, per compassione della comunit, miti vitali. In Aurora Nietzsche scriver:
Dialettica lunica via per giungere allessere divino e dietro al velo dellapparenza: questo afferma Platone, con lo stesso tono solenne e appassionato con cui si esprime Schopenhauer riguardo al contrario della dialettica e hanno entrambi torto. Perch ci per cui ci vogliono indicare la via non esiste affatto. E tutte le grandi passioni dellumanit fino ad oggi non sono state, come queste, passioni per un nulla? E tutte le sue celebrazioni celebrazioni di un nulla?39

E Nietzsche esprimer poi, in modo definitivo, la sua lontananza da ogni immediatezza conoscitiva che rifugga dalla pazienza del processo e dalla assimilazione delle esperienze: Noi diffidiamo di tutti quegli stati estatici ed estremi, in cui si crede di toccare la verit con le mani40. Con un forte contromovimento rispetto al Nietzsche antimetafisico e, a partire da Umano troppo umano, radicalmente antischopenhaueriano, Colli valorizza la ricerca di un centro immutabile contro linsensato impulso della ragione costruttiva e contro la proliferazione tecnico scientifica legata comunque al dominio. Fondamentali, in questo contesto, i temi dello scritto giovanile di Nietzsche su Verit e menzogna in senso extramorale.

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F. NIETZSCHE, Aurora, in Opere, cit., vol. V, t. 1, p. 230. F. NIETZSCHE, Frammenti postumi 1888-89, in Opere, cit., vol. VIII, t. 3, p. 240.

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La liberazione dalla morale per Colli una conquista decisiva di Nietzsche nei confronti di Schopenhauer, ma anche qui lintreccio tra i due autori rimane saldo ed equilibrato: la mossa di Nietzsche serve in realt a emendare Schopenhauer da una compromissione con la comunicazione inautentica, cos come imposta dallirrigidimento delle norme morali del mondo dellapparenza, a liberare quindi laspetto puramente conoscitivointuitivo. Esiste infatti in questo scritto giovanile di Nietzsche, una verit la cui garanzia unicamente data dalla societ, dalluso convenzionale e morale, appunto, di metafore stabilite, irrigidite, e proprio per questo esangui (carattere che Colli rimprovera alla metafisica di Schopenhauer). La verit scrive qui Nietzsche- lobbligo di mentire secondo una salda convenzione, ossia di mentire come si conviene a una moltitudine, in uno stile vincolante per tutti41. Al mentire convenzionale, rigida e regolare ragnatela di concetti, si contrappone come valore la presenza di altre verit; cio metafore libere, sorgive, artistiche, pi vicine alla ricchezza del fondo vitale. Di qui la valorizzazione della conquista nietzscheana di un linguaggio aforistico, in cui, scrive Colli il pensiero si impone come un lampeggiamento, e per lo pi viene comunicato nella sua vibrazione immediata [...] non discute ci che diverso, non coordina, non si preoccupa della continuit; della coerenza di unesposizione pi vasta, getta via superbamente da s ogni ceppo, ogni moralit deduttiva42. Mentre Platone si lascia alle spalle la sapienza e d inizio al logos costruttivo, alla filosofia, Nietzsche compare alla fine di questo percorso. Lestrema sperimentazione delle forme linguistiche per una nuova comunicazione, il suo carattere distruttivo nei confronti della morale libera di nuovo la via ad una forma diversa dalla comunicazione retorica propria della

41 F. NIETZSCHE, Su verit e menzogna in senso extramorale, in Opere, cit., vol. III, t. 2, p.361. 42 G. COLLI, Dopo Nietzsche, cit., p. 134.

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tradizione filosofica43. Con unespressione che riecheggia Hlderlin, nella Nascita della filosofia Colli scrive che i sapienti sono coloro che avevano messo in comunicazione gli di con gli uomini. Come nel Nietzsche maturo, in cui larte espressione di energia vitale, grande stimolante della vita, anche in Colli si trova il legame tra arte e fondo animale immediato dellesistenza. Ma, per molti aspetti, il discorso di Colli risente ancor pi del giovane Nietzsche, dove laffermazione del dionisiaco schopenhauerianamente tradotta in termini musicali. Larte capace di esprimere il fondo metafisico della realt, la musica essenzialmente una sospensione, uno strappo nella ragnatela dei concetti, evocazione della casualit del gioco contro il regime della necessit fenomenica. Seguendo le indicazioni di Schopenhauer, larte una sospensione della ruota di Issione: lartista fugge la necessit, toglie la maschera alla violenza44. Meglio di Wagner, secondo Colli, Nietzsche aveva visto nella natura della musica e aveva chiamato dionisiaco il suo carattere estatico, il distacco, lo strappo, lallusione extrarappresentativa attraverso il percepibile. Cos intesa, la musica rimane interiorit pura che non cerca la visibilit, perch la sente inadeguata45. Qui evidente il richiamo a Wagner a Bayreuth, in cui sulle orme del Beethoven di Wagner, Nietzsche cos teorizza gli effetti della musica:
Ci che finora era invisibile, interiore, si salva nella sfera del visibile e diventa apparenza; ci che finora era solo visibile fugge nelloscuro mare del suono: cos la natura, volendo nascondersi, svela lessenza dei suoi opposti46.

Ancora torna lallusione ai Greci, a Eraclito.

Sul tema della comunicazione in Colli cfr. S. BARBERA, Una filosofia della comunicazione, in Aa.Vv., Giorgio Colli, cit., pp. 41-45. 44 G. COLLI, Dopo Nietzsche, p.118. 45 Ivi, p. 139 46 F. NIETZSCHE, Richard Wagner a Bayreuth, in Opere, cit., vol. IV, t. 1, p. 44.

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In Colli la scienza appare, sulle orme del giovane Nietzsche, come sviluppo estremo di un apparato di astrazioni esangui, che tanto pi dominano il mondo della necessit, del fenomenico, quanto pi si allontanano dal momento sorgivo del fondo vitale:
La rete dellastrazione invischia tutto, costituisce tutto, obnubilando, infiochendo, offuscando, non c modo di liberarsene. Siamo nel paese dei Cimmerii, dove non giunge il sole, accanto alla terra dei morti47.

Lapparenza di forza della ragione costruttiva nasconde in realt una deprivazione di vita. un impulso pratico-utilitario quello che spinge alla costruzione delledificio scientifico: di qui il legame instauratosi tra scienza e apparati di stato, di dominio. Colli, seguendo le indicazioni di Schopenhauer come educatore, vuol fare la vivisezione dei vivisettori, vuol mostrare cio il metallo impuro che sta alla base della pretesa dello scienziato di vivere per la conoscenza: la realt pi modesta, si tratta della ricerca di un cantuccio in cui sentirsi sicuri, di un atteggiamento difensivo in un individuo di scarsa aggressivit48 (affermazione che richiama da vicino anche la nozione nietzscheana dellattivit scientifica come riparo ai piedi del baluardo gi costruito). Lopzione a favore della scienza, che Nietzsche effettua con Umano troppo umano, viene vista da Colli non come vicinanza a una nozione positivistica di scienza, ma come un altro manifestarsi del gioco intuitivo, come prosecuzione dellarte, che ha a modello lintuizione storica nei modi delineati da Burckhardt, scienza antistorica sulla storia, penetrazione intuitiva oltre lo spessore del fenomenico. Anche in questo caso, nel Nietzsche di Colli, latteggiamento cognitivo, inteso come lampeggiamento sulla realt del mondo al di l dello spessore del fenomenico, in primo piano contro ogni valorizzazione della prassi legata allattualit. La conquista conoscitiva arriva al suo culmine con lo Zarathustra, che trova anche, nel linguaggio ditirambicodionisiaco, ladeguata espressione comunicativa. Della attenta e
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G. COLLI, Dopo Nietzsche, cit., p. 57. Ivi, p. 55.

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sensibile lettura di Colli occorre ricordare la rinnovata sottolineatura dellelemento antinichilistico: le sue radici affondano direttamente nellimmediatezza, dove non c nulla che possa venir distrutto. Lantinichilismo di Zarathustra sostenuto dalla presenza nascosta ma continua del mondo greco che Colli ha indicato qui, dove la critica vedeva il motivo pi esterno ed evidente delluso parodistico del linguaggio biblico. Basti pensare al tema delle isole beate, allimmagine della porta dellattimo che ricorda il proemio di Parmenide, il motivo ricorrente dellenigma, del fanciullo allo specchio, del gioco eracliteo e tanti altri. Su tutto lo Zarathustra vuole risplendere la solarit greca, lamore della superficie per profondit. Lo stesso superuomo per Colli un mito che raccoglie e solidifica nellimmediatezza un arduo contenuto concettuale, cos come avviene nei miti orfici. Ancora in primo piano laspetto affermativo di Nietzsche:
dalla conoscenza [di Zarathustra] sgorga una fonte, il suo canto, che disseta gli uomini e li riavvince a una vita trasfigurata, riscoperta come ricchezza terrestre di gioia...Il valore pi alto della vita nella conoscenza, e il riassorbimento di ogni azione nella conoscenza: di questo i greci sono stati il modello49.

Ma dice Hlderlin, il poeta in cui Colli vedeva un greco in carne ed ossa e colui che pi di Nietzsche aveva intuito il mondo greco, ne aveva parlato il linguaggio:
Amico, arriviamo troppo tardi. vero, gli di vivono/ ma al di sopra di noi, in un altro mondo./ L agiscono in eterno e sembrano poco badare/ se noi viviamo. Tanto poco si prendono cura di noi./ Perch non sempre un debole vaso pu contenerli./ E solo a tratti luomo sopporta la pienezza del dio./ Dopo, vivere sognare di loro.

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G. COLLI, Scritti su Nietzsche, cit., p. 119.

5. LAZIONE NIETZSCHE PER UNA CULTURA INATTUALE

Queste le premesse filosofiche di Colli. La diffidenza schopenhaueriana verso la filosofia dellUniversit ritenuta incapace di vera cultura, il suo programmatico isolamento dalle correnti di pensiero contemporanee, gli facevano trovare come ha sottolineato Giuliana Lanata50, che in quegli anni collabor allattivit dellEnciclopedia, negli editori (spesso agli inizi della loro attivit) gli interlocutori privilegiati per la sua azione. Colli fu un grande e originale organizzatore di cultura: non solo sapeva affrontare e risolvere i mille problemi pratici del lavoro editoriale, ma soprattutto era capace di attivizzare al lavoro le persone, poche ed amiche, con cui collaborava. Cos Montinari ha caratterizzato il significato di questa attivit:
Si trattava di formare una sorta di comunit nuova di lettori e di collaboratori, pubblicando dei testi che alla intellettualit accademico-politica dominante non potevano che risultare inattuali e fuori moda, anzi in certi casi addirittura irritanti o scandalosi. Si era nel 1958, e allora non esisteva certo n in Italia n in Francia, n ancora meno in Germania una Nietzsche-Renaissance. Ma noi cominciammo proprio con un testo di Nietzsche Schopenhauer als Erzieher (che io tradussi). Ad ognuno di questi testi era premessa una brevissima introduzione di Colli, in cui egli cercava di spiegare le ragioni della scelta di quel testo determinato e con cui si dava una certa unit a quella specie di canone di letture per spiriti liberi, per spiriti cio capaci di leggere testi non destinati al consumo ideologico immediato: gli scritti sulla teoria della natura di Goethe e la teoria dei colori di Schopenhauer, il saggio di Pascal sullequilibrio dei liquidi e la disputa Leibniz-Newton sul calcolo infinitesimale, la Legazione del duca Valentino di Machiavelli e il Dialogo sul commercio dei grani di
G LANATA, LEnciclopedia di Giorgio Colli , in Aa.Vv. Giorgio Colli, cit. pp. 34-40.
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Galiani, i Parerga di Schopenhauer i carteggi Nietzsche-Rohde, NietzscheWagner, Nietzsche-Burckhardt, i testi religiosi indiani, arabi, ebraici e paleocristiani, ecc. ecc. impossibile dare anche solo unidea della vastit di unimpresa concentrata praticamente nel giro di sei anni di lavoro. [...] Per Colli fu quello un periodo ricco di incontri nuovi, soprattutto con collaboratori che avevano da proporre questo o quel testo e che stabilirono rapporti pi o meno duraturi. Una ideale comunit di lettori fedeli si era formata51.

Grande, come risulta dagli appunti e dallepistolario del periodo, limpegno e la fresca passione di Montinari in questa impresa. Cur e tradusse infatti testi di Goethe, Schopenhauer, Burckhardt, Freud52. Inoltre teneva buona parte della corrispondenza e i contatti con i collaboratori, faceva revisioni, procurava testi da tradurre etc. portando in questo lavoro organizzativo la sua esperienza maturata negli anni precedenti. Unaffermazione tra quelle di Montinari pu sorprendere: Ad ognuno di questi testi era premessa una brevissima introduzione di Colli. Per sottolineare lazione di una comunit e non di individui singoli, le prefazioni nella quasi totalit non sono firmate: dei 90 titoli apparsi, pi di trenta portano la prefazione di Colli e sono state raccolte e pubblicate dalla casa editrice Adelphi, le altre prefazioni sono dei pi stretti collaboratori53 e tra queste, molte, di Mazzino Montinari, come risulta dagli appunti e dalle lettere e sarebbe interessante poterle identificare nella loro totalit. Laffermazione di Montinari ha per la sua spiegazione in quanto era veramente la
M. MONTINARI, Ricordo di Colli, cit. p. 14. Montinari cur e tradusse: J. W. GOETHE, Teoria della natura (1958); F. NIETZSCHE, Lettere a Erwin Rohde (1959); Carteggio Nietzsche-Wagner (1959); Carteggio Nietzsche-Burckhardt (1958); F. NIETZSCHE, Schopenhauer come educatore (1958); J. BURCKHARDT, Sullo studio della storia (1958); A. SCHOPENHAUER, La vista e i colori. Carteggio con Goethe (1959); A. SCHOPENHAUER, Parerga e paralipomena, (1963) (con Eva Amendola Khn e Giorgio Colli). Sempre per leditore Boringhieri tradusse S. FREUD, Lettere 1873-1939 (1960); Sommario di psicanalisi (1962); Lettere alla fidanzata 1882-1886 (1963). 53 Tra questi ricordo Nino Cappelletti che si occupava della parte grafica e pass poi a lavorare per la nascente Adelphi,.Gianfranco Cantelli che si occupava di classici della scienza e di cultura filosofica, Gigliola Pasquinelli, Clara Valenziano, Piero Bertolucci.
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filosofia, lethos di Giorgio Colli che animava le varie introduzioni: in molti casi, soprattutto per i primi volumi, anche lo stile e il linguaggio di Montinari si avvicinano a quelli dellamico. Ad esempio la prefazione alle lettere di Nietzsche a Rohde (luglio 1959), che Montinari, come risulta da un progetto manoscritto, voleva riprendere nella raccolta Su Nietzsche, una esaltazione quasi ditirambica del valore dellamicizia capace di portare allazione radicale:
necessario dimenticare la sfera quotidiana dei nostri interessi, i nostri fini vicini e anche quelli lontani, per contemplare, in queste lettere, un evento sovrumano: la nascita dellamicizia dallo spirito della giovinezza; il dono mattutino, che gli di riservano ai loro prediletti. Posto che si sia riusciti ad assumere il necessario atteggiamento distaccato verso ci che nella cosiddetta realt concreta ci condiziona, latto dellesistenza, tra nascita e morte, ci apparir nella sua nudit elementare orrida anche e potremo capire perch mai sorga il bisogno di afferrare oltre il dominio dellopinione e della necessit, la presenza libera e certa dellamico; perch tale presenza sia un dono raro e fortunato. Ma tutto ci vale per la genesi dellamicizia: luomo forte accetta anche la cosiddetta realt concreta, e lotta per trasformarla54.

Altro esempio la prefazione a J. Burckhardt, Lezioni sulla storia dEuropa (novembre 1959) che rappresenta una ripresa programmatica dei temi della lotta comune per il salvataggio della cultura:
lo storico proietta il suo sguardo da un presente, trovato troppo leggero per le pretese che accampa, verso un futuro che, se per lo storico non pu essere oggetto n di speranza n di disperazione, tante sono ormai le spirali che lumanit ha percorso davanti ai suoi occhi, pone in ogni caso il compito pi urgente di tutti: quello di salvare la cultura, anche in quanto storia. [...] non giusto fare di Burckhardt un profeta di sventure: non era colpa sua se la diagnosi sul suo secolo non pot essere che infausta (occorrono delle prove?); come ridicolo farlo passare per reazionario, giacch era ben chiaro per lui che ci che lumanit aveva lasciato nel passato non avrebbe potuto ricuperarlo nel presente; e infine grottesco cercare di metterlo daccordo con le esigenze di una cosiddetta nuova civilt del ventesimo secolo, quali che siano i suoi
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M. MONTINARI Prefazione a F. NIETZSCHE, Lettere a Erwin Rohde; cit., p. 8.

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attributi. Il suo insegnamento stato chiaro anche a questo proposito: luomo ha bisogno di un punto di vista superiore se vuol vedere lo spirito che, librato sulle rovine del presente, ricostruisce la sua abitazione55.

Il senso di avere imboccato una nuova via con la radicalizzazione della critica allattualit, che coinvolge soprattutto le vecchie certezze, si legge in alcuni abbozzi di lettere ad unamica del febbraio 1960 che per il loro interesse di testimonianza, in parte riproduciamo:
Mi permetta di farle leggere il volume che, fra tutti quelli che ho tradotto, mi il pi caro. Questo breve scritto di F. Nietzsche (un filosofo di cui in generale si parla molto a sproposito) si rivolge soprattutto ai giovani e affronta il problema della cultura da un punto di vista che dovrebbe riuscirle del tutto nuovo e stimolante. Non credo che lei possa accettare tutto quanto detto in Schopenhauer (neppure io lo accetto); ma si tratta di un punto di partenza molto inattuale che pone in questione non solo i valori cui da tempo luomo moderno non crede pi la religione per esempio bens anche i +++ miti, quelli che ancora oggi resistono e che in buona o cattiva fede, oppure semplicemente per pigrizia vengono ripetuti da tutti coloro che vogliono essere allavanguardia: progresso, scienza, politica. In realt anche io sono allinizio dopo pi di dieci anni che sono passati dal mio ingresso nella vita pratica. Sulle moltissime cose che ho fatto fino a circa due anni fa non posso dare un giudizio positivo. Oggi sento di aver cominciato su di una via giusta, anche se, naturalmente, gli ostacoli esterni ed interni sono numerosi e difficili, e credo questo perch mi pare finalmente di avere scoperto ci che voglio essere.Diventa ci che sei dicevano i greci, e ripete N. nel libro che le ho mandato[...]. Non parlo come uno che sa perfettamente ci che si deve fare e quali sono i contenuti giusti, ma invece come uno che su tutta la societ attuale (e in questo concetto comprendo anche la sinistra di tale societ) non pu fare a meno di dare un giudizio gravemente negativo.[...] Il vuoto accademico e la mancanza di cultura delle nostre istituzioni culturali desolante; si vive verso lesterno, preoccupati di avere sempre le idee pi nuove e pi originali: questo nel migliore dei casi. Parlo cos perch ho fatto per pi di dieci anni questa vita (anche se il ritegno e il dubbio mi hanno salvato) (9 febbraio 1960).

M. MONTINARI, Prefazione a J. BURCKHARDT, Lezioni sulla storia dEuropa, trad. di M. Carpitella, Boringhieri, Torino 1959, p. 8.

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E in un altra lettera del 6 aprile ad un amico dopo aver dichiarato la sua distanza dallintellettuale che rispecchia i nonvalori delluomo moderno cos esprime il personale progetto:Io per me, vorrei se mi sar dato un giorno di esprimermi con efficacia arrivare al fondo della nostra contemporaneit. Molti aspetti di questo atteggiamento critico verso le approssimazioni, le scorciatoie, le vie facili dellaccademia e della pubblicistica sempre alla moda, rimarranno costanti della scelta etica e scientifica di Montinari anche dopo labbandono della fondazione metafisica e antistorica di Colli. Importante per caratterizzare la posizione di questo periodo la prefazione, firmata da Montinari, del Carteggio NietzscheBurckhardt da lui curato, che conteneva anche una raccolta di lettere e testimonianze sul loro rapporto e in appendice il carteggio Nietzsche-Taine. Questa edizione, corredata da un ricco e sicuro apparato, per la sua seriet, segnava una novit assoluta, nella tradizione italiana per lapproccio a Nietzsche. Non manc di segnalare questaspetto Delio Cantimori in una delle sue collaborazioni, in forma epistolare, alla rivista Itinerari. Lo storico dedic una lunga e appassionata recensione al lavoro (un vero modello di come anche una traduzione possa acquistare valore scientifico, quando ci siano la consapevolezza critica e lo scrupolo filologico dimostrati dal Montinari) soffermandosi a discutere le tesi espresse nella prefazione. Montinari prendeva partito per latteggiamento agonistico di Nietzsche (credette di poter agire positivamente sulla realt di quegli anni) nei confronti della maschera della rassegnazione assunta da Burckhardt in tutta la parabola del rapporto. In un appunto nel materiale preparatorio per questo lavoro si legge:
Forse Burckhardt come gli epicurei descritti nellaforisma 306 della Gaya scienza56. Linfelicit che si presume in N. molto diversa da quella che pu
In contrapposizione allo stoico che si esercita a trangugiare pietre e vermi, schegge di vetro e scorpioni e a essere insensibile alla nausea e che ha bisogno di un pubblico per esibire la sua insensibilit, lepicureo si sceglie la situazione, le persone o anche gli avvenimenti che si armonizzano con la sua costituzione intellettuale
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apparire nei suoi accenni alla solitudine o negli appelli agli altri, per es. a B. pi giusto considerare come inevitabile la infinita convergenza (parallelismo) senza alcun punto di unione definitivo tra le due personalit: come messaggi da nave valida a unaltra valida nave.

Cantimori prende una ironica distanza dalle illusioni pedagogiche ed agonistiche di Nietzsche a favore dellatteggiamento senza illusioni dello storico. Non nel pessimismo e nichilismo si possono trovare premesse liberatorie verso le illusioni della propria epoca: nel campo modestissimo degli studi di storia, c bisogno del pessimismo o del nichilismo radicale per insegnare a criticare fatti e idee, illusioni e mitologie? Cantimori valorizza i temi di Burckhardt, a lui cari soprattutto nel suo ultimo periodo, che non sono affatto espressione di nichilismo: la volont di restare sempre consapevolmente sul piano limitato del professore e dello studioso autonomo.
Sar che il suo pessimismo o realismo era pi radicale e cosciente? Anche se sente interesse per i grandi problemi agitati dal Nietzsche, rifiuta di affrontarli in teoria, ex professo: non era certo il tipo da lasciare una religione per entrare in unaltra, come era insomma quella che tendeva a fondare Nietzsche: aveva lasciato ogni chiesa, doveva entrare in una nuovissima setta? [...] Certo, al Montinari e al pubblico colto in generale interessa di pi lentusiasmo del Nietzsche e quel suo tono da apostolo (lespressione del Burckhardt stesso). Tuttavia, mi sembra che si possa dire che c una vitalit e seriet reale nelle semplici affermazioni del vecchio studioso, fermo al suo

estremamente irritabile, rinunzia al resto,vale a dire al pi,perch sarebbe per lui un cibo troppo forte e pesante. [...] Per uomini con i quali il destino ama improvvisare, per quei tali che vivono in tempi di violenza e che dipendono da uomini bruschi e volubili, lo stoicismo pu essere assai consigliabile. Ma chi prevede in qualche modo che il destino gli permette di tessere un lungo filo, fa bene a sistemarsi al modo epicureo; tutti gli uomini dediti al lavoro intellettuale hanno finora fatto cos! Sarebbe infatti, per essi, la perdita peggiore tra tutte, rimetterci la loro delicata sensibilit e avere in regalo la dura pelle degli stoici con gli aculei del riccio (F. NIETZSCHE, La gaia scienza, in Opere, cit., vol. V, t. 2, p. 179).

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posto di lavoro se pure sgomento e attento al concreto e al particolare, libero veramente perch davvero senza illusioni57.

Ancora una volta, in questi confronti della storia della cultura, si riflettono anche, in modo allusivo, il senso, i problemi, le scelte di diverse generazioni sullo sfondo di avvenimenti storici traumatici. La posizione di Cantimori, la sua scelta dopo il 1956 di uscire dal partito comunista (non contro il partito) e di rimanere al suo posto di lavoro quotidiano libero da illusioni, di vedere solo in questo il suo compito, pu apparire allimpazienza del giovane, alla sua passione, una sorta di mascherato nichilismo e di rassegnazione. La recensione anche una risposta a questo interrogare: il corrodere con freddezza le nuove illusioni, la nuova fede della nuovissima setta58, la volont di mantenere il giovane
57 D. CANTIMORI, Conversando di storia, Laterza, Bari 1967, p. 87. Per la pratica storiografica di Cantimori, soprattutto negli ultimi anni, Jacob Burckhardt costituisce un punto di riferimento costante. Molti degli atteggiamenti dello storico italiano nella direzione di una libert da filosofie della storia, comunque mascherate, cercano di definirsi nel confronto con le posizioni di Burckhardt. Si deve ricordare, con varie recensioni ai volumi della biografia del Kaegi, la traduzione e la prefazione alledizione italiana delle Weltgeschichtliche Betrachtungen: Meditazioni sulla storia universale, Sansoni, Firenze 1959 (uscita quasi parallelamente alledizione per lEnciclopedia curata da Montinari). 58 Accuse di questo tipo vengono fatte dalle poche recensioni allEnciclopedia: si lotta, da posizioni vicine a quelle di Cantimori, contro la restaurazione di una concezione magico-sacerdotale del filosofo che intuisce il senso del Tutto prima di avviare e di svolgere una qualsiasi ricerca su un argomento qualunque. Toni misticheggianti, desideri di iniziazione, rivendicazione del filosofo autentico che intuisce prima di ricercare, promesse di approdi alla felicit e speranze di soluzioni totali: sono tutte cose che si oppongono in modo radicale a quel tipo di mentalit e di cultura al quale non pochi fra gli storici credono di dover restare oggi fortemente attaccati. Non certo un caso che la stessa indagine storica venga a perdere, in queste pagine di presentazione, ogni e qualsiasi senso. (P. ROSSI, Su una Enciclopedia di autori classici, in Rivista di filosofia, fasc. II, aprile-giugno 1959, XIV). Di contro la valorizzazione della collana da parte di una figura come Aldo Capitini. In alcune lettere del 1959 e del 1960 il Capitini d consigli editoriali a Montinari per la pubblicazione e traduzione di testi (Gandhi, Tolstoj, scritti sul pensiero indiano, una ristampa riveduta e rifatta del suo scritto Religione aperta etc.). Riportiamo due lettere da Perugia: Caro Montinari, per ora ecco alcuni suggerimenti editoriali che ti faccio prima di andare a Cagliari: due opere eccellenti sul pensiero indiano da divulgare: P.T.Raju: Idealistic Thought of India, 1953, pp. 454. T. R. V. MURTI: The central Philosophy of Buddhism, recente; tutte e due sono edite da Allen and Unwin, London Museum Street. La

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amico nel rigore quotidiano dellindagine storica, rientrava anche nel suo compito educativo. Non sta a me dire se e in che modo le osservazioni nella lettera di Cantimori, che in quel periodo vedevo quasi ogni giorno, mi abbiano aiutato negli studi approfonditi, che proprio da allora intrapresi per dedicarmi (con Giorgio Colli) alledizione critica delle opere di Nietzsche scriver Montinari in un suo scritto dedicato a Delio Cantimori e Nietzsche59. Ripubblicando la prefazione nella raccolta Su Nietzsche, Montinari, significativamente, toglier le ultime parole dello scritto: giusto ricordarsi dei propri maestri, anche quando abbiamo dovuto abbandonarli60.
traduzione dellultima parte della Filosofia della religione dello Hegel, che si pu intitolare, come nella traduzione francese da Aubier, Le prove dellesistenza di Dio (ci ho fatto un Corso a Pisa, e pensavo di far io la traduzione, ma poi sono venute altre cose e non me lo propongo pi). Affettuosi saluti, Aldo Capitini (7 novembre 1959). Caro Montinari, Tu mi chiedesti tempo fa suggerimenti per edizioni Boringhieri. Eccoti quattro proposte: 1. Tu sai che c il famoso saggio (breve) di Kant, Che cos lIlluminismo. Ma in quel tempo ne uscirono altre di risposte alla stessa domanda, e si potrebbe raccoglierle tutte, allo scopo di svegliare i cervelli. Per es. nel Teutch Mercur del Wieland c qualche cosa sullo stesso tema. Un germanista ve le pu trovare tutte queste risposte, e ne potreste fare un volume. 2. Tu sai che il mio volume Religione aperta fu messo allIndice nel 1955, ed ora esaurito: lo stampai a spese mie e lo detti a Guanda per la vendita. Ne farei una seconda edizione, tutta riveduta e <s>frondata e rifatta: so che c chi cerca il volume e non lo trova; lidea mi viene appunto perch anche giorni fa uno mi ha scritto che lo voleva. Daltra parte ho idee per rivederlo. 3. Di Gandhi c una bella scelta di pensieri lunghi fatta dallUNESCO intitolata All men are brothers; scrissi se lo traducevano in italiano; ma mi dissero che mi autorizzavano, ma loro non lo avrebbero fatto. Ci pensate voi? Bada che attualmente non c nessun libro italiano in vendita (sono tutti esauriti) su o di Gandhi; e allEstero ne escono a decine! Il libro inglese si ha da Sansoni che ha il deposito dellUNESCO. Voi avete ottimi traduttori. 4. Di Tolstoi ci sono gli scritti religiosi che nessun editore italiano ha pensato di scegliere per il cinquantenario; eppure sono molto importanti per il pensiero religioso dellOttocento che si libera dalla tradizione. Si potrebbe pubblicare qualche cosa, la pi importante. Molti cordiali saluti, Aldo Capitini (19 dicembre 1960). 59 Delio Cantimori e Nietzsche, in Belfagor, n. 1, 31 gennaio 1979, a. XXXIV, p. 13-30. 60 E che questa prefazione fosse anche un confronto con la posizione cantimoriana testimoniato dal fatto che lo storico respingeva, nella sua recensione, la parola maestro: Lei sa che a me, modesto studioso e insegnante, la parola "maestro" fa lo stesso effetto di disagio che la parola "mestiere". E poi, nel discorso di giustizia e ricordo, non c un po di quella compassione cristiana che piaceva cos poco al

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Nietzsche?. Era una velata polemica contro laura di comunit iniziatica e antiaccademica in cui il suo studente e amico sembrava essere entrato.

6. LE VICENDE ITALIANE DELLEDIZIONE

Giorgio Colli, fin dagli inizi degli anni Cinquanta, propose alleditore Giulio Einaudi di Torino, con cui collaborava da alcuni anni61, una edizione italiana delle Opere di Nietzsche. Einaudi, editore con grandi tradizioni antifasciste e democratiche, nel dopoguerra aveva fiancheggiato la politica culturale del PCI e pubblicato, tra laltro, i Quaderni del carcere di Antonio Gramsci. Luciano Fo, che lavorava alle edizioni Einaudi, prima di uscire e fondare la casa editrice Adelphi, fu tra i pi convinti fautori della proposta del suo amico Colli. Il piano delle traduzioni era gi pronto e approvato. Questo lavoro veniva sentito da Colli e Montinari come momento essenziale e ampliamento di quellazione comune, legata al nome di Nietzsche, intrapresa con lEnciclopedia Boringhieri. Non un caso che Montinari nel primo periodo, come risulta dalle lettere a Colli, anche a Weimar pensi molto allEnciclopedia, a nuovi titoli, tra cui, stimolato dalla vista degli strumenti utilizzati per la Farbenlehre e presenti nellArchivio, allamato Goethe, procuri il testo del protopop Avvakm per la traduzione, scriva alla sera, dopo il lavoro sui manoscritti, la prefazione per il volume di Mandeville e la nota editoriale, corregga bozze etc. In quegli anni Schlechta aveva, rumorosamente, riproposto allattenzione internazionale il caso Nietzsche affrontando ma
61 Per leditore Einaudi di Torino, Colli tradusse: K. HILDEBRANDT, Platone. La lotta dello spirito per la potenza, (1947); K. LWITH, Da Hegel a Nietzsche, (1949); E. CASSIRER, Il problema della conoscenza nella filosofia e nella scienza. vol. II. Da Bacone a Kant (1953). Di grande rilievo: la traduzione, col commento critico testuale, dellOrganon di Aristotele (1955) e della Critica della ragione pura di Kant (1957 ripubblicata da Adelphi nel 1977).

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non risolvendo il problema del Nachla. Anche alla luce di quelle discussioni e attraverso la verifica possibile che gli stessi apparati permettevano sulle arbitrariet della GOA, a lavoro di traduzione iniziato, Colli propose a Montinari il viaggio di ricognizione a Weimar nellaprile del 1961. Comincia qui la storia dellappassionante viaggio di scoperta, nella realizzazione di una delle pi rilevanti imprese culturali del dopoguerra, degna di una successiva ricostruzione. Gi la prima ricognizione a Weimar fatta da plenipotenziario come scrive Colli in risposta alla lettera dellamico e la maturata consapevolezza della necessit di una nuova edizione, ebbero leffetto di far cadere, presso Einaudi, non solo il progetto di unedizione preliminare completa in lingua originale ma anche quello, gi in corso, della traduzione. Cos Luciano Fo ricorda:
Il piano della traduzione di Nietzsche era stato varato da Colli, Einaudi e me. Le opere sarebbero state pubblicate nei Millenni. Nel 1961 per Colli venne a Torino, e spieg che il sopralluogo di Montinari a Weimar, dove sono conservate le carte di Nietzsche, aveva mostrato la necessit di una edizione interamente rifatta sui manoscritti, moltissimi dei quali inediti. La mole dellimpresa cresceva, e con essa il rilievo culturale, ma anche limpegno finanziario e politico. Einaudi non se la sent, e con Colli fu la rottura. Nel luglio del 1961 io lasciai la Einaudi; seppi poi che di l a poco cera stata una discussione in un mercoled einaudiano, conclusa con la decisione di lasciar cadere anche la traduzione delle opere gi in cantiere. Ne rilevammo noi i diritti. Un anno e mezzo dopo la comparsa del primo libro Adelphi, usc, nel 1964, il primo volume delle opere di Nietzsche62.

Testimonianza raccolta da Adriano Sofri, in un articolo in memoria di Montinari, che ricostruisce le vicende italiane delledizione. (Federico il pendolare, in Panorama, 22 febbraio 1987, pp. 139-45). Le lettere di Giorgio Colli a Montinari che si trovava per la seconda volta a Weimar, scritte nellagosto del 1961, testimoniano come in quel periodo i rapporti con Einaudi stessero ormai per chiudersi: mi sembra che dora in poi ci sia ben poco da sperare riguardo Einaudi (te ne parler a voce), meno ancora di quanto pensavo gi prima (20 agosto 1961). bada di non volere far troppo per la traduzione, per la quale si levano nuove nubi allorizzonte (25 agosto 1961). Ma sulle iniziali difficolt anche del primo progetto di Colli, abbiamo ora la testimonianza di alcuni brani dei verbali editoriali dellArchivio Einaudi (11, 16 e 31 ottobre 1950), riportati da Luisa

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La scelta di Einaudi non fu dettata soltanto dallimpegno finanziario ma anche, forse principalmente, da motivazioni pi generali di politica culturale: il consiglio editoriale, composto in massima parte da marxisti e da liberalsocialisti, aveva forti riserve ideologiche, non tanto contro il nome di Nietzsche quanto contro lidea di pubblicarne lopera omnia da mettere accanto a quella di Gramsci, come se fossero classici che avevano militato sotto la stessa bandiera cos il germanista Cesare Cases, consulente autorevole della casa editrice torinese, in un ricordo dellamico Montinari63. Certo, non molto tempo prima di questa decisione, vi era stata una ferma presa di posizione a conferma dellostilit di buona parte dellambiente culturale italiano contro il progetto di Colli. Si deve tener conto come, proprio presso leditore Einaudi, fosse uscita, nel novembre del 1959, la traduzione italiana del volume di Gyrgy Lukcs, La distruzione della ragione che non poco ebbe influenza sulla cultura italiana di sinistra. Nel maggio del 1961, lo storico della filosofia Cesare Vasoli, con malintesa spregiudicatezza critica, al di l di ogni ambiguit e convenienza, fece un intervento su Itinerari a proposito del clima culturale e ideologico che sempre pi, a suo giudizio, sembrava diffondersi in Italia.
Agli anni in cui la parte pi viva della nostra cultura filosofica aveva sperato e tentato di inserirsi nel processo vitale dello sviluppo storico del paese, sembra essere successa, ancora una volta, una nuova fuga dalla realt e dalla storia64.

Se certi elementi del disagio esistevano realmente ed erano individuati con sofferta partecipazione, la risposta non era certo adeguata e peccava di esorcismo ideologico e volont pedagogica. La circolazione sempre pi diffusa di tematiche irrazionalistiche appariva a Vasoli qualcosa di troppo concertato nel suo
Mangoni in una nota del volume da lei curato: D. CANTIMORI, Politica e storia contemporanea. Scritti 1927-1942, Einaudi, Torino 1991, p. 809. 63 C. CASES, Il granduca di Weimar. Ricordo di Mazzino Montinari, cit. p.336. 64 C. VASOLI, A che servono i filosofi in Italia, in Itinerari, n. 49, maggio 1961 (VIII), p. 97.

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inserirsi in una situazione di incertezza o talvolta, addirittura, di frustrazione ideologica, per essere del tutto casuale: qualcosa di non sano, un vago sentore di malattia o di decadenza gi nellaria65. Vasoli recriminava e stigmatizzava il nuovo indirizzo della moda editoriale: per lui non sintomo di apertura e spregiudicatezza antidogmatica ma (al di l di qualche superficiale rinnovamento di linguaggio e formule) semplice riproposizione di vecchi e collaudati strumenti di dominio ideologico, capaci comunque di allontanare dalla seriet del reale. In particolare lo storico della filosofia (che pure aveva una pratica non peregrina dei testi di Nietzsche, su cui si era laureato)66 esprimeva un giudizio negativo sulla progettata traduzione degli Opera omnia di Nietzsche e, significativamente, un giudizio altrettanto negativo e drastico della collana Boringhieri diretta da Colli:
di oggi infatti la notizia, ormai di dominio pubblico, che uno dei nostri editori pi coraggiosi e geniali, al quale tanto deve il rinnovamento ideologico del dopoguerra, si accinge a ripubblicare lOpera omnia di Federico Nietzsche che non vorremmo davvero allineare nella nostra biblioteca con le opere di Gramsci o di Salvemini. Un altro editore, certo benemerito per aver fatto conoscere al pubblico italiano alcuni documenti fondamentali del pensiero scientifico moderno, non esita ad affiancare a testi di estrema utilit e di eccezionale valore, una nuova riesumazione di quelle indianerie che formarono mezzo secolo fa il fulcro della Cultura dellanima esaltando il misticismo casalingo dei buoni soci delle Societ teosofiche, o, addirittura, a riproporre alle nostre letture le pagine del pi coerente filosofo reazionario, accompagnate da alate introduzioni encomiastiche67.

Delio Cantimori si sent direttamente chiamato in causa dalla polemica di Vasoli in quanto, come consulente delleditore
Ivi, p. 98. Esiste a questo proposito unicastica cartolina postale di Cantimori, indirizzata a Montinari, dell8 novembre 1961: Caro Mazzino, lo sai su chi ha fatto la tesi il Vasoli? Sul gran Federico N. Ma tu forse lo sapevi. Guarda sullItalia letteraria ultima larticolo su Marx e Nietzsche, e riderai. Attendo una tua telefonata domenica sera prossima. La tua di ieri sera mi ha fatto bere un mucchio dalla soddisfazione. Tuo aff.mo Delio. 67 Ibid.
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Einaudi, aveva approvato il primo progetto Colli: la sua risposta, su Itinerari (settembre-ottobre 1961), un modello di libert di spirito, le sue riflessioni, sintesi del suo atteggiamento metodologico, sono stimolanti in pi direzioni e vicine alle posizioni espresse da Montinari in pi occasioni. Lirrazionalismo solo sintomo, manifestazione di un disagio reale, mai una causa.
Non credo che la odierna propaganda ideologica in senso irrazionalistico, anche se bene organizzata e orchestrata come afferma il Vasoli [...] possa avere quegli effetti di contagio che il Vasoli sembra temere, perch i contagi vengono dalle malattie, non dai sintomi delle malattie stesse68.

Cantimori afferma la necessit di un confronto con tutta la realt senza alcun pregiudizio e con una seria volont di conoscenza: Chi fugge o vuol fuggire dalla realt e dalla storia si pu servire anche di Marx e di Lenin, se disonesto; se onesto, non ha bisogno di Nietzsche; e ci possono essere dei casi (ci sono stati) nei quali Nietzsche pu riportare alla realt e alla storia. Di qui discende la critica di ogni pedagogismo che voglia oscurare parte della realt in difesa di qualsivoglia valore. Di preoccupazione educativa in preoccupazione educativa di questo tipo, si pu finire ad arrivare a proporre una censura o autocensura ai nostri editori. Lo storico propone quindi un serio confronto con Nietzsche: Della reale storia culturale italiana ed europea fa parte anche Nietzsche, e in primo piano: e occorre conoscerlo se si vuol conoscere questa realt, conoscerla per capirla, capirla sul serio, per farla progredire e per cambiarla69. Montinari stesso ha ricordato questa chiara presa di posizione dello storico in pi occasioni: soprattutto quando, tra la fine del 1976 e gli inizi del 1977, il nome di Delio Cantimori fu trascinato in una campagna di livello rotocalchesco-giornalistico, nel corso della quale si volevano attaccare i presunti responsabili della politica culturale
68 D. CANTIMORI, Conversando di storia, Laterza, Bari 1967, p. 94 (gi in Itinerari, n. 52-53, settembre-ottobre, 1961). 69 Ivi, p. 94 e 96.

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comunista degli anni Cinquanta [...]. La leggenda di Cantimori, censore di Casa Einaudi, e maxima culpa, subito aggiunta alla lista dei suoi peccati oppositore delledizione delle opere di Nietzsche, circol indisturbata su quella stampa, che tra laltro non accett di pubblicare le rettifiche che io stesso come parte in causa avevo inviato alle varie redazioni... cos Montinari, nel suo scritto Delio Cantimori e Nietzsche70, polemicamente precisa latteggiamento dello storico su questo punto. Montinari mostra inoltre come linteresse di Cantimori per Nietzsche venga da lontano. Gi negli anni Trenta se ne era occupato in ampie recensioni ad opere su Nietzsche (Bertram, Fischer, Thibon) e nel suo saggio Sulla storia del concetto di Rinascimento (1932). Inoltre grande il suo interesse per una figura come Overbeck (troppo spesso ridotto, nel passato, alla figura secondaria dellamico di Nietzsche) a cui dedic, nel 1941, un penetrante ritratto a partire dalla recensione delle sue Confessioni postume71 Di Nietzsche Cantimori si occup pi volte in molti corsi universitari del dopoguerra fin dal 1946-47, gli anni in cui Montinari era suo allievo alla Scuola Normale. In quegli anni,
M. MONTINARI, Delio Cantimori e Nietzsche, cit., p. 13. Si tratta della relazione tenuta al Convegno Storicit e storiografia in Delio Cantimori (Russi, 7-8 ottobre 1978). Inizialmente, Montinari voleva pubblicare le lettere di rettifica, non accettate dai quotidiani, in appendice a questo intervento. Tra le altre cose, in queste lettere, ribadisce di considerarsi scolaro di Cantimori anche per quanto riguarda il lavoro filologico e storico alledizione di Nietzsche e cos ne caratterizza latteggiamento libero dai pregiudizi: Tutti sanno che egli non ha mai esitato a lodare buoni storici non marxisti (per es. Hubert Jedin) e a biasimare cattivi storici marxisti. N Cantimori ci ha mai proposto dei matres penser, e tanto meno ci ha proposto Lukcs, anche se fu proprio lui a fare a Pisa, nel preistorico 1948, delle lezioni indimenticabili su Storia e coscienza di classe. Per esser precisi: Cantimori non fu mai questa per me la sua principale ed indimenticabile lezione un ideologo. E nemmeno una barba storicista, come lo dimostra la sua affermazione a p. 80 del libro postumo gi citato [Conversando di storia]: ...non c nesso necessario fra storicismo e storiografia. Fu solo, appunto, un grande storico (lettera datata 21 novembre 1976 indirizzata alla redazione del quotidiano La Repubblica). 71 D. CANTIMORI, Recensione a F. OVERBECK, Selbstbekenntnisse, hrsg. von E. Vischer, Schwabe, Basel 1941, in Studi germanici, 1941 (V) pp. 137-4, ora in D. CANTIMORI, Politica e storia contemporanea, cit., pp., 540-50. Questa figura singolare di teologo ateo di Basilea, torna spesso anche nelle lettere di Cantimori a Montinari.
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infatti, accanto ai corsi sulla storia degli eretici, sulla tradizione socialista, egli tenne corsi su Burckhardt e Weber in cui un certo spazio era riservato anche ai rapporti di questi autori col filosofo tedesco. Montinari riconosce, con chiarezza, alcuni forti limiti della lettura fatta da Cantimori che parla di asistematicit delle idee di Nietzsche, riducibili a un sentimento comune, a un comune atteggiamento, ma non razionalizzabili e che, comunque, esercita il suo senso storico, in prevalenza, verso gli effetti postumi del filosofo tedesco.. La sua immagine era piuttosto convenzionale e non sufficientemente rugosa [...] non rispecchiava cio la complessit, la storia della vita intellettuale di Nietzsche. Ci era dovuto principalmente alla letteratura utilizzata, in particolare al libro del Bertram. Del resto, anche in questa occasione, Montinari coglieva alcuni limiti dello storico, con quella sensibilit alla storia che derivava proprio dalla sua lezione. Egli valorizzava comunque la sua capacit di distinguere Nietzsche dai nietzschiani, di avere avvertito cio il problema, centrale, della lettura differita72.
La distinzione corretta tra le coordinate temporali di un autore, le domande cio a cui egli ha voluto rispondere, da un lato, e la sua attualizzazione e utilizzazione nei periodi seguenti (o in ambienti contigui, ma diversi), dallaltro, senza dimenticare il rapporto, esso pure storicamente accertabile tra lautore e la sua fortuna, tra i testi nella loro storicit originaria e la loro lettura differita, questa distinzione e questo senso della diversit nella continuit e nella successione cronologica mi pare siano stati costantemente presenti in tutte le occasioni in cui Cantimori si trovato a parlare di Nietzsche e del nietzschianesimo73.

Il favorevole parere editoriale di Cantimori, che risaliva agli anni Cinquanta e riguardava il progetto primitivo di Colli, come pure lautorevole presa di posizione contro Vasoli, non servirono a
72 Montinari, a partire da questo scritto su Cantimori, utilizzer pi volte il concetto, derivato da Eugenio Garin, di lettura differita. (Cfr. E. GARIN, Filosofia e scienze nel Novecento, Laterza, Bari 1978, pp. XI-XII). In particolare, questo tema fu affrontato da Montinari, in un intervento, non pubblicato: Probleme der NietzscheHermeneutik: Textkritik und Wirkungsgeschichte. 73 M. MONTINARI, Delio Cantimori e Nietzsche, cit., pp. 16-17.

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modificare le diffidenze diffuse: ad accettare e promuovere ledizione fu Luciano Fo, uscito appunto dallEinaudi per fondare una nuova casa editrice. Nonostante le comprensibili difficolt iniziali, lAdelphi sostiene vigorosamente limpresa: Fo, come ha scritto Giuliana Lanata, diviene compagno davventura di Colli e Montinari. Fin dallinizio, lAdelphi, senza successo, cerca contatti con case editrici tedesche per la pubblicazione del testo originale, e infine trova lappoggio di Dionys Mascolo della Gallimard. Il 9 agosto del 1962 viene firmato il contratto con limportante casa editrice francese: questo permette la continuazione del lavoro con un orizzonte pi chiaro.

7. LA PASSIONE RABBIOSA PER LA VERIT

Le lettere che si scambiano Colli e Montinari nel periodo di fondazione delledizione, un carteggio assai fitto, ci danno un resoconto dettagliato e puntuale dello svilupparsi del lavoro giorno per giorno, la discussione di difficolt e problemi con periodici consuntivi e sistematiche riflessioni sui metodi e sui tempi di realizzazione (queste lettere periodiche, battute generalmente a macchina per lutilit di conservarne la minuta sono veri e propri documenti di lavoro). Quello per ledizione un lavoro comune ed assiduo: da una parte Montinari a Weimar allArchivio, dallaltra Colli a Firenze sulle xerocopie, sui microfilms, tranne che nei periodi particolarmente fruttuosi trascorsi insieme in Germania o in Italia e da cui escono ogni volta con maggiore maturit e determinazione per lapprontamento del testo, delle note e degli apparati, e inoltre la revisione delle traduzioni, i rapporti con gli editori, le discussioni, le proposte, la correzione delle bozze, etc.: ogni minimo particolare ha la verifica dei due autori. E comunque questo lavoro sentito come azione comune74, proseguimento e ampliamento dellazione culturale inattuale intrapresa con lEnciclopedia degli autori classici che Colli con originalit e coraggio dirigeva presso la Boringhieri.

Spero che tu sia tranquillo per il lavoro: vedrai che tutti gli obiettivi saranno raggiunti. Qualche volta penso che la nostra impresa ha degli apetti temerari, ma ho molta fiducia in te, nella tua grande capacit di realizzare anche le cose pi difficili, mentre tu sai che puoi contare su me... Non voglio che sia mai possibile distinguere nelledizione il mio dal tuo lavoro. Ledizione tutta nostra. Cos si legge in una lettera del 23 settembre 1962 in cui Montinari afferma anche: Che siamo diversi, che certe mie aspirazioni non sono le tue, una cosa che sappiamo e che rimarr vera....

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Questo carteggio, con altre testimonianze, render possibile la ricostruzione puntuale delle vicende delledizione, entrando, per cos dire, nel suo laboratorio. Gi la lettera programma del 21 agosto 1961 (scritta durante il secondo soggiorno) mostra in Montinari una piena consapevolezza delle cose da fare, della impraticabilit, anche per la traduzione, delledizione canonica, della insostenibilit della Wille zur Macht, della necessit di una rilettura integrale dei manoscritti da rendere nel loro ordine cronologico etc.
Quanto alledizione, quando torner dovremo parlare a fondo di tutti i problemi che comporta. Ora ho unidea molto pi precisa e alla fine di questo periodo avr chiarito molte cose. Mi pare per che una cosa sia certa i manoscritti vanno decifrati e trascritti per intero, studiati come gruppo, come singolo manoscritto, come singola pagina (in molti casi!), quindi ordinati cronologicamente [...]. Se ci importante per i postumi di unopera pubblicata da N., lo sommamente di pi per la massa di mss. non utilizzati.Cio la lettura e trascrizione di tutto ci mette sotto gli occhi lelaborazione di un pensiero da un taccuino a un quaderno, da questo quaderno a un altro e cos si ottiene con criteri interni la cronologia, o meglio la successione. Tutto ci finora non stato fatto! Lo dice anche Schlechta; ma a lui si devono fare 3 rimproveri: 1) non ha tenuto conto del fatto che N. spesso scriveva nei suoi quaderni dallultima alla prima pagina e avrebbe potuto farlo perch Mette lo dice per ogni ms. in cui ci avviene; 2) non ha tenuto conto dei mss. che contenevano materiale della VdP e che erano stati utilizzati nei voll. 13 e 14 e non in 15, 16 e anche questo avrebbe potuto farlo; 3) non ha tenuto conto della disposizione del materiale entro la pagina e non poteva farlo, ma ci non vale per tutti i casi, perch avviene che nellapparato critico della GOA (sia pure non per i casi clamorosi di smembramento) gli editori dicano ingenuamente di questo aforisma, che prima era cos e cos, ne abbiamo fatti due, chiaro che Schlechta, il quale pretende di avere ristabilito la situazione di partenza ha lavorato male. E glielo diremo. Ritornando a quello che ti dicevo sui postumi di Aurora, chiaro che se acquistiamo unidea precisa e ricca di particolari sul modo come nascevano le opere di N., si potr giudicare con molta pi competenza tutta la questione connessa con la V d P. Ma ci vorr molto tempo, perch occorre delicatezza, cautela, capacit intuitiva, padronanza delle opere pubblicate da N. (su questultimo punto purtroppo ho molto da imparare!); perch a volta gi la pagina di per s pone dei problemi di genesi: ci sono cio delle righe vaganti, ma per escluderle da un aforisma bisogna ricostruire la successione nella quale

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N. ha scritto in quella sola pagina! E si pu, come ho gi fatto io, del resto, in qualche caso.

Montinari mette in luce, con sicurezza, i grossi limiti della soluzione Schlechta che dipende e male dalledizione canonica e ne mantiene tutti gli errori, non tenendo conto neppure di certe avvertenze ingenue dellapparato della GOA che documentavano ampiamente gli arbitri, gli accorpamenti e smembramenti di frammenti etc. operati per la compilazione della Volont di potenza. Inoltre questa lettera mostra, in concreto, fin dallinizio, anche la grande capacit di Montinari nella decifrazione dei manoscritti, accompagnata da una legittima soddisfazione. Molti gli esempi, nelle lettere del periodo, di questo paziente e spesso arduo lavoro di decifrazione, che non mai solo frutto di esercizio meccanico, ma legato sempre consapevolmente ad una vasta sensibilit culturale ed alla piena padronanza di tutti i testi e i temi di Nietzsche e della letteratura primaria su lui. Ci vorr molto tempo, perch occorre delicatezza, cautela, capacit intuitiva, padronanza delle opere pubblicate da N.. Nel finale si legge lintreccio saldo tra affetti, amicizia ed etica ricerca di una propria direzione:
Questa lettera avrebbe dovuto essere scritta ieri, ma non mi ero chiarito certe questioni, anzi le questioni delledizione, alla quale penso molto, non sono ancora chiare per me. Rinuncio per a parlartene; quando torner, parleremo di tutto. La mia vita scorre qui in grandissimo silenzio e senza avvenimenti esteriori; ma mi piace. Cos penso molto a tante cose: in modo particolare alla nostra amicizia. Che il mio rapporto umano pi importante. Ci sono delle cose che vanno chiarite tra noi a proposito non tanto della concezione del mondo quanto di ci di cui io sento con certezza di aver bisogno per diventare quello che sono: la mia sete di razionalit e giustizia; e poi tutti i miei difetti...

La posizione di Montinari matura in questi anni in una riflessione costante e silenziosa che accompagna il lavoro sui manoscritti. Questo maturare pu essere seguito, non solo nelle dichiarazioni delle lettere allamico, ma anche e soprattutto nei quaderni in cui annotava riflessioni e pensieri, che lascetismo

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volontario dello storico e del filologo tenne, per un lungo periodo, solo come presupposti del lavoro quotidiano. Queste riflessioni esprimono anche la tensione di trovarsi al centro di forze tra loro diverse e la volont di trovare una propria via. Da una parte la comunanza di lavoro e lamicizia, mai messa in discussione, con Giorgio Colli, cos straordinario, inconfutabile come persona, col suo originale ethos filosofico, dallaltra il richiamo della passione, mai sopita, della storia rappresentata da Delio Cantimori che in questi anni gli altrettanto vicino. Il professore era diventato lamico che aveva seguito in quindici anni di litigio e collaborazione, come ebbe a scrivermi nel 1960 anche il mio faticoso svolgermi fino alla definitiva professione di germanista, ma preferirei dire studioso di storia della letteratura, anzi di storia della cultura tedesca. Cos Montinari lo ricorda nel gi citato intervento del 1974. Il rapporto epistolare con lo storico molto intenso e, nei soggiorni fiorentini, la frequenza quasi quotidiana. (Erano soliti fare lunghe passeggiate al mattino presto, piene di conversazioni stimolanti). E piene di sollecitazioni culturali concrete, di domande capaci di porre in crisi nessi e dati apparentemente sicuri, di richieste di notizie, di libri, di articoli, di ricerche in biblioteca, sono le lettere di Cantimori, ma anche piene di quellaffetto burbero e profondo con cui seguiva i suoi allievi anche nelle loro vicende umane e che faceva parte della sua severa pedagogia.
Spero che mi scriverai del tuo lavoro (quello che fai ora a Weimar, e quello tuo proprio, recensioni e studi tuoi etc.: per essere te stesso per essere pi ricco di idee e di problemi nel discorso con gli amici tuoi); letture, novit che siano apparse, studi, riviste, etc. (10 aprile 1963).

Talvolta prevale nel suo atteggiamento, pi che nelle sue considerazioni, un tono di stanchezza e di amara sfiducia rispetto allandare del mondo e soprattutto una sensazione di malinconia in cui si trapela la consuetudine e laffinit con le pagine del Burckhardt:

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malinconico, lo capisco; ma insomma siamo destinati alla malinconia, e non c altro che sapere essere malinconici e trarne qualcosa [...] in genere perch vedere finire una pianta, un anno, una stagione, un uomo, un rapporto, un lavoro oggetto sempre di malinconiche meditazioni (l, 2, 3 maggio 1963).

La risposta educativa a questo incupirsi esistenziale sta tutta nellesortazione al lavoro quotidiano: Limportante che lavoriamo, e che, traballon traballoni, la baracca vada avanti, cio la carretta del nostro lavoro. Sono molto contento del tuo nulla dies sine linea (25 settembre 1963). Anche la stessa amicizia assume un valore maggiore se legata al lavoro, alla produttivit. Nella sfera del lavoro produttivo dei lavoratori intellettuali e della cultura (che non identica con il mondo accademico e universitario e editoriale) vale quello che dici tu: amicizia comunanza pi o meno stretta di lavoro, tale che permette di vedere in che modo anche la personalit tutta dellamico, come la nostra stessa, confluisce nel lavoro: e come, affinch il lavoro produttivo particolare al quale siamo dedicati riesca bene, occorre interessarsi di tutti gli aspetti della personalit degli amici perch si sa che tutto confluisce, direttamente o indirettamente, immediatamente o meno, con minore o maggiore celerit, nel nostro meglio, lattivit produttiva, lavoro. Luomo felice della favola (indiana? orientale ad ogni modo) era senza camicia, ma lavorava. Non credo neppure io nel feticcio della felicit, e non mi fo un feticcio neppure del lavoro: ma mi sembrerebbe cosa enorme e indegna di me in generale e come insegnante se non facessi di tutto per aiutare una persona capace a svilupparsi e a lavorare meglio.... questa la verit trita del trito e antico vecchissimo luogo comune faustiano che la liberazione (felicit) sta nel lavoro nostro proprio (1 ottobre 1962). Cantimori mostra in questi anni un rinnovato interesse a Nietzsche e a molti aspetti della sua fortuna75 e, sollecitato anche
Cantimori tenne nel 1960-61, allUniversit di Firenze, un corso dal titolo Riflessi nietzscheani nelle correnti irrazionalistiche e volontaristiche della cultura politica e nei movimenti nazionalistici della fine del sec. XIX e dellinizio del sec. XX; negli anni successivi corsi e seminari a Firenze e alla Scuola Normale, sulla II Inattuale.
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dellamico, apprezza gli scritti di Podach (allora vicino a Montinari) impegnandosi per una recensione al volume Friedrich Nietzsches Werke des Zusammenbruchs (Heidelberg 1961) per la quale raccoglie i materiali, ma che poi non scriver. Inoltre, in questo periodo, spinge Montinari ad occuparsi di Karl Hillebrand come lavoro storico personale, tutto suo, da affiancare al lavoro filologico76. Nelle lettere di Cantimori ricorre spesso questo nome e il riferimento a questo lavoro: rimangono, in un quaderno del 1962, tutta una serie di appunti e programmi di ricerca di Montinari su questa figura cosmopolita, di buon europeo, conoscente di Malwida von Meysenbug e in relazione con Nietzsche, di cui recens le prime tre Inattuali. Solo molti anni pi tardi Montinari torner su questo storico e pubblicista, amico di Pasquale Villari, collaboratore ai pi importanti giornali e periodici europei, che segn della sua forte presenza la colonia tedesca di Firenze77. In una delle lettere a Montinari, Cantimori ci ha lasciato del giovane amico ancora alla ricerca inquieta di un equilibrio e di una direzione, un ritratto pieno di una penetrazione psicologica maturata in anni di consuetudine.

Montinari partecip al seminario della facolt di lettere fiorentina e tenne nel giugno 1962, in un seminario della Scuola Normale, una relazione sui primi risultati del lavoro di Weimar, che molti studenti di allora ancora ricordano. Cantimori lo aveva invitato alla fine di una lettera da Napoli 25 maggio 1962: P. S. I normalisti di Pisa ci starebbero volentieri a una mattinata nietzscheana con il Mazzino rtour-de-Weimar: se ne hai voglia, puoi scegliere il giorno 13 giugno o il giorno 21 giugno: partendo da Firenze alle 7, si ha tutta la mattina, poi si parte subito o si pranza e si parte. 76 In una lettera del 24 agosto 1962, dopo essersi congratulato del contratto con Gallimard riafferma il Leitmotiv dellimportanza del lavoro personale: Mi rallegro molto che il mio pessimismo antigallimard siasi dimostrato inane, e senza sostanza. Ne sono contento soprattutto per te, che potrai fare un lavoro importante; e che troverai certo tempo anche per pensare a Karl Hillebrand e agli altri lavori tuoi personali propri. Sono cos contento che rinuncio a farti un doveroso sermone sulle idee deprimenti di dover sgobbare (traduzione + edizione); uno non si deve lasciar deprimere dalle prospettive. 77 M. MONTINARI, Karl Hillebrand Eretico in arte (saggio pubblicato nel catalogo della mostra su Arnold Bcklin e la cultura artistica in Toscana), Roma 1980; Nietzsche-Hillebrand, in Atti del seminario: Karl Hillebrand. Eretico dEuropa, 1-2 novembre 1984, Firenze 1986.

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Per te specialmente c da dire che mentre sei diventato veramente bravo ed esperto nel tuo lavoro ed in altre cose, dal punto di vista del carattere sei rimasto un po troppo il Mazzino di quanderi studente: alti e bassi estremi, grossi problemi, tormentarsi e tormentare, risolvere tutto col sentimento (slancio). Questo non farti rimproveri, non me ne riconosco il diritto, e non credo che tu te li meriti. cercare di contribuire alla tua riflessione sul modo migliore di agire [...] Per i tuoi amici, certi tuoi sbalzi, certo tuo modo di allegria un po violenta, certi tuoi slanci di sentimento, certe tue malinconie, anche certi scatti di furore (come un anno fa, quando Einaudi abbandon il progetto nietzschiano originale), anche quella cocciutaggine che vien fuori in certi momenti e vari altri elementi che possono andare sotto il nome di irresponsabilit anarchica: gran lavoro, gran festa etc. per gli amici tutte queste cose possono essere motivo di simpatia e di cordialit nellamicizia: come lo sono per me, che non cambier certo il mio affetto e la mia stima perch sei come sei (31 ottobre 1962).

Lenergia, lo slancio e la costanza la competenza e lintelligenza con cui Montinari si dedica al lavoro suscitano lammirazione dello storico e la gratificazione e il riconoscimento da parte dellamico coeditore. Montinari diventa presto una figura nota ed amata, nella gloriosa e piccola citt di Weimar, per limmediata comunicativit e apertura del suo carattere. Qui incontr Sigrid e form la sua felice famiglia capace di dargli una ancora pi ferma e serena determinazione al lavoro. Dalle lettere risulta laffetto che lo studioso italiano delle carte di Nietzsche suscita tra i dirigenti e gli impiegati dellArchivio, divenuti presto suoi amici. Chiunque venga allArchivio a lavorare su Nietzsche trova in lui non un rivale sospettoso (come accade spesso nellangustia e nella miseria delle accademie) ma una guida preziosa e spesso un aiuto indispensabile. Il lavoro ai manoscritti delle carte di Sorrento, (Mp XIV 1 del 1876-77) che gi contengono i temi di Umano troppo umano, importante anche per far maturare in Montinari una autonoma e personale concezione di Nietzsche, i cui tratti emergono gi in una lettera del 22 agosto del 1963.
Spesso, specialmente in queste due settimane, mi sento informe, grigio, disossato, inerte; le uniche scintille di entusiasmo mi vengono dal lavoro, da N. in particolare. Umano il libro che mi sentirei di sottoscrivere quasi tutto

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vorrei che insieme discutessimo per esempio sul filosofare storico e sulla scienza, come N. li vede in questopera, che non affatto storicistica n positivistica, troppo ampio e profondo il proposito del suo autore. Credo che ci siano tra noi delle differenze di impostazione. Io sento sempre la tua impostazione come tua conquista, un tuo risultato, che sono comunicabili per via di conoscenza dialogica, che mi piacciono, ma di cui non posso appropriarmi, perch sarebbe un salto illecito, che pagherei con linsoddisfazione, con la disarmonia come ho pagato finora tutti i salti del genere. Ho bisogno di uno sviluppo continuo, che ha ora come sua molla una specie di passione rabbiosa per la verit. Questo il senso che per me ha loccuparmi di Nietzsche.

Queste parole sono importanti: la passione della conoscenza (il tema dellaforisma 429 di Aurora), diventa per Montinari una chiave per interpretare Nietzsche, per sentire Nietzsche vicino78. Su altri aspetti del filosofo, Montinari formula apertamente i suoi dubbi, addirittura la sua negazione79: sono aspetti che coinvolgono anche la verit dellamico della quale il senso superiore comunque sentito come una provocazione alla libert, allesercizio critico (con te sono provocato alla libert) (10 maggio 1964).
Per garantirmi una continuit di riflessione, ho cominciato a scrivere in un quaderno tutto quanto: vorrei riuscire a capire la mia opinione (!), perch certo
Al commento di questo aforisma Montinari dedicher uno dei suoi saggi pi belli: Nietzsches Philosophie als Leidenschaft der Erkenntnis , in M. MONTINARI, Nietzsche lesen, Berlin 1982. In una lettera del 21 gennaio 1969, annunciando allamico due conferenze da fare afferma: La seconda conferenza (commento critico e filosofico di Morgenrte 429 quello che io ho spesso chiamato il mio aforisma ) tutta da fare. 79 Sui vari aspetti dellinterpretazione di Nietzsche, lentamente maturata e progressivamente arricchita nel lavoro per ledizione, dovremo ritornare. Ma preme qui sottolineare, per quanto riguarda la negazione di Nietzsche, quanto il pensiero e lo stile di vita di Montinari sentissero estraneo il pathos della distanza legato allesercizio freddo e distruttivo dellintelletto, un atteggiamento che portava il filosofo tedesco allisolamento, ad un Noli me tangere, alla sofferta incapacit di vivere in modo immediato la vita e i rapporti umani. Singolare, in questa direzione, la critica impulsiva che possiamo leggere in un appunto del 29 maggio 1967: La vita di N non [eroica?]. Rosa Luxemburg, Gramsci, Lenin----. Un esteta schizzinoso che secondo la testimonianza inedita di EFN non sopportava la vicinanza dei bambini... La parola vita in bocca a N [GT 3] fa ridere.
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che io devo averla la mia opinione su tutto quello che mi occupa (Nietzsche, la scienza, la politica, ecc.). Non sono in definitiva nemmeno come te. Ma tu sei il mio amico e sei anche la persona da cui ho appreso finora pi verit che da tutti, senza confronti possibili. [...] tu arrivi in profondit, come ci arriva N. [...] Daltra parte, io non sono daccordo con te su molte cose, qualche volta mi sembra che la tua verit non possa essere la mia. Cos, per esempio, avviene per N., che credo di sentire quanto te, ma mentre tu, per come sei, fai bene ad accettarlo, io sento limpulso contrario, limpulso a negarlo (Spero che tu mi faccia lonore di non sospettare che il mio modo di negare N. sarebbe quello alla Podach o alla Cantimori) (7 ottobre 1963).

Da queste righe emerge uno degli aspetti pi belli dellintero carteggio: la testimonianza di una grande amicizia che ha decisivi punti in comune (abbiamo le stesse radici afferma Montinari in una lettera) ma che anche consapevole di profonde differenze, una amicizia che diventa confronto franco, aperto, rispettoso della diversit di impostazione, che viene sentita comunque come arricchimento reciproco. C la consapevolezza comune, fin dallinizio, che il loro autore, Nietzsche, maestro di libert come Colli aveva spesso affermato e come si legge, significativamente, anche nella gi citata Premessa editoriale alledizione Adelphi.Agendo direttamente sulla vita, Nietzsche ha la forza di rivelare ci che uno . Su questo punto centrale il loro autore vicino a entrambi: non a caso Montinari amer citare di Colli queste parole definitive su Nietzsche:
Nietzsche lindividuo che da solo ha sollevato il livello complessivo dei nostri pensieri sulla vita, ed riuscito a questo con un distacco prepotente dagli uomini e le cose che lo circondavano, cosicch noi siamo costretti a partire dal piano che lui ha imposto. La sua voce copre ogni altra voce del presente; la chiarezza del suo pensiero fa apparire sfocato ogni altro pensiero. Per chi si sciolto dalle catene, e nellarena della conoscenza e della vita non conosce tiranni, soltanto lui conta80.

La interpretazione autonoma e personale di Nietzsche appare quindi a Montinari un compito irrinunciabile, segno di una lenta e
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G.COLLI, Dopo Nietzsche, cit., p. 199.

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progressiva maturazione, a contatto quotidiano col lavoro delledizione.

8. LA MORALE PROVVISORIA DELLO STORICO

Un altro punto, che oggetto di riflessione per me, come mai io abbia la tendenza a capire tutti, come tu dici. Ma di questo non voglio parlare oggi: mi sembra che sia una grande debolezza e un grande pericolo, ma ho lidea che, se questo un tratto essenziale del mio carattere (ancora non ne sono sicuro), magari vi possa trovare invece la mia forza vera, e se fosse cos, tanto peggio per i pericoli.

Cos Montinari afferma nella lettera del 7 ottobre del 1963, citata precedentemente. Tu capisci tutti questo amichevole rimprovero fatto da Colli a lezione di vita individua, in realt, la posizione di fondo di Mazzino Montinari legata alla sua sensibilit umana e storica. In lui sta facendosi strada la convinzione di un sapere storico, aperto alla pluralit del reale, ed estraneo decisamente alle sicurezze dei dogmi ma anche alle certezze della filosofia forte dellamico. Allelemento agonistico, pagano, di Colli che ha il suo fondamento nella metafisica, si contrappone il comprendere tutti, unapertura verso le altre posizioni che non significa affatto rinunciare alla propria. una sorta di egemonia, che nasce da un atteggiamento umano ed etico, la cui superiorit sta nella tolleranza e nella comprensione storica e genetica delle posizioni diverse. Montinari si rivela natura antidogmatica ma anche ostile ad ogni sorta di relativismo che significa spesso indifferenza morale, disimpegno. Queste posizioni di fondo saranno importanti anche per la successiva interpretazione di Nietzsche. In uno dei primi quaderni di Weimar del luglio del 1962 (che contiene molto materiale per il lavoro su Karl Hillebrand) vi

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sono alcune paginette di riflessione sotto il titolo eis eauton* che iniziano con queste parole
Il problema : di considerare insieme i compiti politici e quelli metafisici: non si trover nessuna giustificazione teorica valida per escludere i secondi a favore dei primi o i primi a favore dei secondi. Questo sul piano teorico puro. Vi poi la questione storica: come si costituita una concezione integralmente politica (o presuntamente cos), e come daltra parte si cristallizzata al polo opposto una concezione esclusivamente metafisica (o presuntamente cos), della vita. Un occhio libero e spregiudicato non pu accettare questa contrapposizione.

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Soprattutto non accettare pi nulla senza spirito critico.

Dopo aver fatto un bilancio autocritico delle precedenti esperienze per la propria incapacit di sintesi e mancanza di un centro, fa una critica, di sapore nietzschiano, che coinvolge latteggiamento metafisico schopenhaueriano dellamico:
Come si pu giudicare la vita nel suo complesso? Se dico apparenza verit nulla e se questi concetti vengono dalla vita stessa, dunque ne sono una parte, come posso estenderli a tutto?

Ma il confronto pi libero e deciso avviene, come risulta anche dalle lettere che abbiamo citato, nellottobre dellanno seguente occasionato dalla pubblicazione, firmata da Colli e Montinari, della Premessa editoriale alledizione Adelphi delle Opere di Nietzsche. Questa presentazione aveva una parte filosofica (che gi abbiamo avuto modo di citare) scritta da Colli e una parte filologica e di storia delle edizioni di Nietzsche elaborata prevalentemente da Montinari e volta a illustrare la radicale novit delledizione che si stava preparando presso Adelphi e Gallimard. Questo scritto era stato steso durante il soggiorno comune a Weimar nel settembre del 1963 ma, come mostrano i quaderni postumi pubblicati da Enrico Colli, le idee per la prefazione filosofica risalivano al luglio dello stesso anno. Per la critica filologica alledizione Schlechta si rimandava alla pubblicazione,

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Ein Blick in Notizbcher Nietzsches (Heidelberg 1963) di Ernst Podach che, in un modo ancora non bene definito, era stato invitato a partecipare alledizione81. Colli aveva voluto aggiungere, come avvertenza la seguente frase:
Rinunciamo invece a fornire, nelle nostre note, interpretazioni e giudizi sul pensiero di Nietzsche. Questo nostro atteggiamento porta con s, ad esempio, che anche le interpretazioni di E. Podach, che stato da noi invitato a collaborare alledizione in qualit di consulente, non si possono considerare come da noi condivise.

Il fatto che la Premessa fosse firmata da Colli e da Montinari e che, in fin dei conti, una interpretazione filosofica forte veniva fuori, ed antitetica alla sua, provoc le reazioni di Podach che si sent escluso ed attaccato e che ruppe i rapporti, fino allora molto amichevoli, con Montinari. Le lettere di Montinari mostrano il tormento per questo fatto e, una volta falliti tutti i suoi tentativi di
Ernst F. Podach (1894-1967), a partire dagli anni 30, aveva pubblicato importanti lavori su Nietzsche, basati su materiali dellArchivio di Weimar. Ricordiamo: Nietzsches Zusammenbruch, Heidelberg, 1930; Gestalten um Nietzsche, Weimar 1932; Friedrich Nietzsche und Lou Salom. Ihre Begegnung 1882, Zrich-Leipzig 1937; testi che Montinari, studi con cura, come risulta dagli appunti, nel primo periodo di Weimar. Podach, pubblic nel 1961, Friedrich Nietzsches Werke des Zusammenbruchs, Heidelberg e lavor nellottobre 1961, nellaprile-maggio 1962 e nellaprile del 1963 allArchivio per la pubblicazione del suo volume: Ein Blick in Notizbcher Nietzsches, Heidelberg 1963. Nelle note di questo volume, dove si d anche notizia della nascente edizione, egli ringrazia, per laiuto datogli in pi modi, lamico Mazzino Montinari, lo studioso che meglio di tutti conosce i manoscritti e la grafia di Nietzsche [...] senza laiuto del quale il lavoro non avrebbe potuto giungere alla fine. (ivi , p. 210). Montinari saluta come molto importante luscita di questo volume, dove Schlechta attaccato e liquidato con i nostri argomenti e che annuncia al mondo ledizione [...] Certo ci sono delle pagine su N. su cui tu specialmente (ma anche io) non sarai daccordo; daltra parte, se pensi che Podach con questo libro dichiara guerra a tutti i pezzi grossi della nietzschelogia occidentale... non potrai non riconoscere che Podach stato coraggioso (17 agosto 1963). Questaspetto di coraggioso isolamento valorizzato anche da Colli che pure ha posizioni molto diverse su Nietzsche: per un periodo Podach visto come il possibile collaboratore tedesco alledizione e i suoi rapporti con Montinari, che lo aiuta come pu nel lavoro Podach era molto apprezzato da Cantimori, come risulta dalla corrispondenza con Montinari. Sulla questione della collaborazione confronta in particolare la lettera di Montinari a Colli del 23 ottobre 1962 e la risposta di Colli nella nota relativa.
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riconciliazione, la volont di chiarire a se stesso la propria posizione anche nei confronti dellamico. Il tono pieno di amarezza che leggiamo in alcune lettere del periodo una conseguenza del caso Podach.
Io ho avuto simpatia per questo vecchio e fondamentalmente onesto ricercatore; bizzoso, pittoresco, collerico, ma quanto provato dalla vita! Una vita che ho visto coi miei occhi, un po arida qualche volta, e soprattutto permeata di sospetto, non una vita in grande certo. Averlo travolto, avergli ridato un po di fiducia, averlo visto contento mi ha fatto piacere, non posso negarlo. E, anche se abbaia, per me , tra noi, il pi debole, il meno ricco (11 novembre 1963).

La delusione e la sofferenza per la perdita di un rapporto umano porta a relativizzare anche il significato del suo lavoro: in un momento di sconforto pu scrivere nei suoi appunti, alla data 20 novembre:
In uno stato danimo di indifferenza affettiva per il presente. Che cosa vuol dire? N. mi appare un misero episodio individuale destinato alle mode di lite. Vorrei qualche volta ricominciare tutto da capo. In una officina in un cantiere del socialismo. Oppure in un paese della mia Toscana.

Un quaderno con la copertina nera, rilegato, contiene a partire dal 2 ottobre 1963 una serie di riflessioni, che Montinari continuer negli anni successivi, in cui lesigenza di chiarimento teorico va di pari passo alla riflessione su Nietzsche e sul significato del proprio lavoro. Le considerazioni iniziali sono dedicate al caso Podach e al confronto con la filosofia dellamico vista dalla posizione critica propria di un Freigeist (Accetto di diventare un Freigeist. Uno che esercita senza paura lo spirito critico e la libert del mio pensiero):
Io ho delle persone attorno a me (degli amici) che sono come i poli della mia esistenza. Prima di tutto Giorgio. La recente crisi ancora irrisolta dentro di me. Ho bisogno di pensarci con calma, di capire la mia posizione. Io non

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credo che potr mai accettare le idee di Giorgio, sono le migliori che conosco la sua esistenza ne la dimostrazione ma non riescono ad essere le mie.

Montinari passa poi ad esaminare la parte filosofica della premessa editoriale segnando i punti di accordo e di distanza.
3 ottobre 1963. Il punto preminente di ci che dice Giorgio, a parte Platone, la musica, lanima, (che sono modi degni e leciti di dire una cosa almeno quanto lo sono quelli usati dagli storicisti), che per capire N bisogna considerarlo come ununit, come una totalit. Lidea poi che la vita di N sono le sue opere anche mia (luomo che scrive)82. La sua tesi inoltre che bisogna ascoltare N come si ascolta la musica ora io non ammetto, neppure per la musica, un modo incomprensibile o estetico di ascoltare qualcosa. Io sono per la trasposizione in termini razionali e comprensibili o meglio, per la descrizione storica (cio nel tempo) di ogni fatto [aggiunta 5 ottobre 1963]: anche se le individualit come N sono evidentemente irriducibili (entelecheia), e se non mi sento di negare la legittimit di chi ne considera le espressioni fuori del tempo (questo per me un interrogativo non risolto). Se Giorgio parla cos proprio perch per lui la razionalit non ha importanza e tutto si riferisce in ultima analisi allunit estetica dellindividuo. Per lui, io lo vedo benissimo, questo va bene, per me no. Su questo punto io prender posizione, anche contro Giorgio se sar necessario, quando sar il momento e il fatto che io abbia firmato oggi irrilevante; nella presentazione dovevamo parlare insieme e io riconosco a Giorgio una parte preminente in tutta limpresa. Quando parler da solo, dir quello che ho da dire83.

82 Nella Premessa si legge: Per lui vivere signific scrivere, e scrivere fu soltanto il dire con sincerit, quasi il riflettere in uno specchio, gli slanci della sua fantasia e i travagli del suo pensiero (ora in G. COLLI, Scritti su Nietzsche, cit., p. 13). 83 Forti sollecitazioni critiche verso laccettazione pubblica, da parte di Montinari, dei contenuti della Premessa editoriale, in una direzione cos metafisica e antistorica, vengono naturalmente dallambiente vicino a Cantimori. In modo articolato e molto motivato questo atteggiamento si legge in una lettera di unamica che vede incompatibile questa posizione di Montinari con la volont da lui espressa di scrivere una biografia di Nietzsche: Ci precisamente allopposto di quello che, se non ho capito male, tu vorresti fare [...]. Allopposto: non solo per i giudizi precisi esclusione di una prospettiva storica, concezione dellanima di N. come idea di compattezza primordiale, per la quale il tempo non che la condizione del suo manifestarsi (e cio, se non sbaglio: N. avrebbe potuto vivere ugualmente nel 500 a.C. o nel 1000 d.C., in Asia o in Africa o in Cina... ma allora che senso pu avere una sua biografia? Essa non pu darci che delle nozioni su quel tempo e quellambiente in cui N. visse: se si ammette che tempo e ambiente siano componenti essenziali del fenomeno N., nel senso che N. non pu essere

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Analizzando poi il caso Podach si rimprovera di non aver tenuto sufficientemente conto delle differenze inconciliabili che dividono Podach e Giorgio e di aver cercato di mediare le posizioni. In realt anche il libro di Podach era un atto coraggioso contro coloro che acriticamente si dedicano al culto di N. Podach per tenta una distruzione di N, che in molti casi irrazionale e superficiale. Eppure io capisco Podach. Negli appunti successivi, ancora in un confronto serrato con le posizioni dellamico, pur sostenendo la non risoluzione della filosofia nella storia e la permanenza di problemi ultimi sotto altra forma anche dopo la morte di Dio, ritiene di avere delle responsabilit verso lepoca e afferma la necessit di una conoscenza concreta e storica: Devo prendere posizione nel mondo in cui mi trovo e nel tempo che mi dato di vivere. La filosofia dellamico, con le sue conclusioni e certezze ultime, ha gli stessi limiti che Montinari ha riconosciuto nel marxismo attuale. La risposta si formula come morale provvisoria:
Attendere al mio lavoro (N) come a una parte sia pure minima del lavoro conoscitivo dellumanit quanto alla storia. Esiste un deposito, che il sapere umano al quale io porto il mio contributo, in questo caso un contributo storico filologico. Coloro che, come i marxisti, e ci vale anche per Giorgio in un certo senso, pretendono dinsegnare come si pensa, di farci sapere che c un punto terminale al quale tutto si riconduce, sono i nemici della verit [...].

staccato da essi senza essere falsato, senza che ci si precluda la possibilit dintenderlo, allora val la pena di fare una biografia; altrimenti perch preoccuparsi di queste cose? non sono puramente accidentali e accessorie? Vale la pena di dedicarci tanto tempo e tanta fatica? Mi pare di no. [...] Insomma: a me il tono di Colli non piace. Perch afferma le cose cos, in modo oracolare? Perch non le dimostra? Perch probabilmente non potrebbe dimostrarle; ed anche perch non gli interessa dimostrarle: qui non siamo in una dimensione razionale, ma personale, lirica, poetica: o uno sente e pensa come Colli (e allora sar unaffinit elettiva) oppure peggio per lui. Quindi la dimostrazione, il discorso chiaro, articolato razionalmente, non trova posto qui. N. va ascoltato come una musica: punto e basta. (Questo sarebbe un buon presupposto per chi volesse scrivere un libro di lirica su N. non per chi voglia farne una biografia, specialmente intendendo la biografia come la intendi tu, Mazzino Montinari sempre con la riserva che io non mi sbagli cio non come lavoro subalterno, secondario). Dunque la mia antipatia per questo tono non qualcosa di personale: lantipatia di chi crede alla ragione, di fronte a chi salta al di l o resta al di qua della ragione (6 ottobre 1963).

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La mia posizione esclude dunque una filosofia pessimistica o religiosa? S, perch il compito della filosofia quello di fare ogni volta il bilancio generale delle conoscenze umane sia scientifiche, sia storiche, e soprattutto quello di criticare il pi ponderatamente, ma anche il pi radicalmente possibile i risultati acquisiti. Ogni epoca ha la sua verit, o meglio ogni uomo limitato nel tempo dalla nascita e dalla morte ha la sua verit. Senza nascita e senza morte non vi sarebbe divenire, cio non vi sarebbe sviluppo, e cos si avrebbe la cosiddetta verit assoluta, che potrebbe essere la verit sia di una animalit assoluta sia di un puro spirito.

Le varie riflessioni contro le verit eterne sono evidentemente contro linflusso della filosofia di Colli. Montinari si richiama alla necessit di una scienza concreta.
necessario uscire coraggiosamente da questa specie di cerchio magico: da una parte Giorgio che un filosofo antico, per unilateralit e dallaltra il dogmatismo di tipo marxista, ancor pi insopportabile. Sembra che per Giorgio la realt non esista se non in alcune forme estremamente rarefatte ed esangui. Non voglio dire che la realt dei professori (ma c?!) sia migliore. Voglio solo capire qual la mia realt.

E la sua realt prevalentemente legata a un richiamo alla concretezza: analisi della societ e dello stato, della funzione dellindividuo, del senso religioso (perch in senso pi largo il fenomeno religioso immortale). Si tratta di indagare qual la posizione dellindividuo, o meglio in che consiste la moralit individuale, non come ricerca della morale da proporre ma come fenomenologia del comportamento umano nel capitalismo, nel socialismo, nelle altre societ.
In che cosa consiste il senso religioso della vita? Nella svalutazione delle apparenze? S per la filosofia di Schop. Platone e Giorgio, non per me e nemmeno, credo, per Nietzsche. Luomo una tensione dentro la finitezza, questo il risultato della fine della metafisica e la formulazione corretta. Luomo muore perch vive. (Abbiamo dunque abbandonato la mera fenomenologia ma proprio cos che devo fare; descrivere la realt non vuol dire negare una propria coscienza attuale di essa, dei nuovi [suoi] problemi). Questa tensione oggi non ha bisogno di risultati passati, li deve respingere anzi,

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perch sono caduti in preda alla riflessione, cio non sono pi vivi, sono mitici e mantenerli vuol dire automistificarsi. Si possono accettare i preti e i grandi filosofi in quello che hanno detto, ma solo storicamente come nostro passato, come nostra propriet. Oggi si deve avere il coraggio di non guardare allindietro (e nemmeno in avanti, se lo si fa utopisticamente), bens si deve guardare dentro il nostro tempo, senza ideologia (a questa parola bisogna finalmente restituire il significato dispregiativo che essa merita) e senza brividi zarathustriani.

La conclusione di queste riflessioni mette in luce il senso pieno della vita ed il concreto atteggiamento di fronte alla realt da capire e da cambiare:
La vita non apparenza. Poteva affermare ci colui che credeva in qualcosaltro. Dobbiamo adoperare altri concetti. Luomo conosce la realt, tutta la realt e la modifica di continuo, la conoscenza di queste modificazioni il progresso nella conoscenza della realt. Fini non ne vogliamo, non ne cerchiamo. La poesia, larte ci vengono dalla nostra finitezza, e dalla nostra tensione. La poesia e larte del passato sono nostre storicamente. Pessimismo e ottimismo sono parole prive di significato. Impegnamoci coraggiosamente e umilmente a sviluppare le nostre conoscenze, a promuovere la giustizia e non perdiamo tempo a cercare sintesi impossibili o a riesumare quelle vecchie. Non sappiamo dove si va...

questa la conquista ferma di un atteggiamento di vita e di ricerca che dar i frutti a tutti noti. La goethiana Forderung des Tages, la morale provvisoria del concreto lavoro quotidiano, lontana dalle asprezze e dalla malinconia di Cantimori, diviene consapevole morale definitiva, Glanz und Elend der philologischen Arbeit.

2. MAZZINO MONTINARI E IL MESTIERE DEL FILOLOGO

SOMMARIO: 1. Una saggia radicalit. 2. Il mestiere di insegnante. 3. Un rapido curriculum. 4. Civis Veimarianensis. 5. Giornate allArchivio 6. La biblioteca e le letture di Nietzsche. 7. de Gruyter, editore scientifico. 8. Glanz und Elend der philologischen Arbeit.

1. UNA SAGGIA RADICALIT

Il compito che mi pongo quello di chiarire, con laiuto di materiale inedito o difficilmente accessibile, alcuni aspetti della riflessione culturale di Mazzino Montinari, delle motivazioni che guidarono il suo lavoro di filologo e che hanno aperto la possibilit di una diversa approssimazione a Nietzsche. Nei suoi saggi, che ha sempre presentato come prodotti marginali rispetto allattivit di editore, ma che al tempo stesso ne rendono conto e ne discendono, Montinari si propone un modo diverso di leggere Nietzsche: storico e non ideologico, filologico e non attualizzante84. In uno dei suoi ultimi scritti, Lonorevole arte di leggere Nietzsche, fa una sorta di bilancio del suo lungo rapporto con Nietzsche: esperienza fortemente coinvolgente, capace di liberare dai miti e dai pregiudizi pi radicati purch vi sia da parte del lettore una capacit di reazione, purch egli sia pronto anche a contraddirlo risolutamente. questo il senso della sfida continua (Mller-Lauter) con la filosofia di Nietzsche85. Questo aspetto caratterizza fin dagli inizi il suo tentativo di una sua lettura originale del filosofo tedesco.
Nellaccingermi a scrivere la biografia di F. Nietzsche, ritengo necessario riassumere a me stesso, cos come mi si presentano, senza un ordinamento neppure provvisorio, i motivi che mi spingono a tentare questa impresa e, quindi, descrivere le caratteristiche che tale biografia dovr avere.
M. MONTINARI, Su Nietzsche, cit., Prefazione. p. IX. W. MLLER-LAUTER: Una sfida continua: il rapporto di Mazzino Montinari con Nietzsche, in Aa.Vv., Mazzino Montinari. Larte di leggere Nietzsche, a cura di Paolo DIorio, Ponte alle Grazie, Firenze 1992.
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N per me un simbolo di disordine spirituale, N la vittima (?) dei contrasti che in lui suscitava lepoca in cui visse, N non n un genio poetico, n un filosofo, n un moralista, n uno psicologo. N. una malattia. Ogni sua parola, ogni suo concetto, ogni suo tentativo trovano in me una eco personale; N un problema non ancora risolto, e anche io sono un problema non ancora risolto, N domanda al suo tempo, che il mio, che cosa si debba fare. Poi pretende di risolvere da solo questo problema; vuol guarire da solo, cos come da solo malato. Ma N vuole la solitudine nella malattia. Nel momento in cui decido di occuparmi della mia malattia, mi occupo della sua e viceversa. Il rischio grande perch lampiezza e la variet dei sintomi sono tali da minacciare di non riuscire a una risposta e a una guarigione, bens di disperdere definitivamente lenergia intellettuale di chi affronta questo problema patologico (Il rischio di generalizzare superficialmente, di fermarmi prima di aver toccato il fondo questo rischio non lo conosco). Bisogna dare una interpretazione nuova; la micrologia biografica con lo scopo sottinteso o manifesto di liberarci di N serve solo in quanto ci libera del N degli apologeti, dei filosofi alla moda e via dicendo. Ma N come sintomo anzi come malattia non ancora stato descritto (e risolto). N si aggira lungo i confini di una civilt. Provvisoriamente: N ascolta ancora lesigenza metafisica di dare un significato totale alla vita nel mentre che si sforza, quasi sempre con successo, di afferrare la fisionomia antimetafisica del nostro mondo e addirittura di giustificarla. Ma questa giustificazione viene dai confini, dove pi nessuno si aggira, che N possa rispettare: i religiosi volgari, che da quelle parti gettano unocchiata domenicale; i religiosi fuori del tempo, che, pur cibandosi alla mensa pagana della modernit, negano la modernit stessa; i religiosi politici che proclamano larmonia tra metafisica e realt, a scopo di dominio e di ordine.

Il contenuto di questi appunti inediti, datati 1 settembre 1963 di grande forza stilistica , che aprono un quaderno di lavoro di Mazzino Montinari su Nietzsche86, pu sorprendere solo chi si fatto del suo lavoro filologico unimmagine riduttiva e di comodo. Vi si legge la necessit di una critica a fondo delle falsit del
86 Si tratta di un quaderno di appunti e di riflessioni, in alcuni casi gi letterariamente formati, dal titolo Vita 1 (il numero aggiunto in penna rossa), di 84 pgg. numerate, e di altrettante non numerate, con aggiunte, postille, foglietti volanti con rapidi riferimenti, schemi etc. Il titolo legato al progetto di scrivere una biografia di Nietzsche. Lultimo appunto del quaderno datato 17 marzo 1967. In un mio prossimo lavoro, analizzando linterpretazione di Nietzsche data da Montinari, vorrei pubblicare buona parte del materiale di questo e di altri quaderni. Tra questi Vita 2 Materiali per lezioni (Roma 1971) e altri appunti (Weimar 1972).

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mondo contemporaneo, lurgenza di reagire ad una malattia segnata simbolicamente col nome di Nietzsche, evitando gli errori di Nietzsche: (pretende di risolvere da solo questo problema; vuol guarire da solo, cos come da solo malato...). Il rapporto con Nietzsche comunque di forte coinvolgimento: N la mia malattia un rapporto di sfida e provocazione legato ad una forte passione personale e civile, espressione di una tensione che vuole comunque risolversi non passando attraverso facili vie e che sicura della sua tenacia: Il rischio di generalizzare superficialmente, di fermarmi prima di aver toccato il fondo questo rischio non lo conosco si legge nellappunto. Passione, tensione, slancio: sono parole chiave per approssimarsi al mondo complesso e alla personalit di Mazzino Montinari, per comprendere il suo percorso, segnato da una saggia radicalit (lespressione che cos bene lo caratterizza della sua amica Gigliola Pasquinelli). Singolare, in questa direzione, un altro appunto dello stesso quaderno, datato 30 settembre 1963, che spiega un aspetto del suo costante interesse verso Zarathustra.
N. nella quarta parte di Zt e nei Ditirambi per es., risponde assai bene a un mio modo di essere che vorrei descrivere. il volersi lanciare al di l dei confini possibili.

Possiamo ancora trovare la stessa saggia radicalit sottintesa o esplicita di Montinari, in molti scritti dellultimo periodo: basti qui accennare alle sue riflessioni in una nota introduttiva del 1984, simpatetica col radicalismo della Genealogia della morale. La forza di questo radicalismo scrive Montinari dovrebbe lasciarci per un bel po ammutoliti, per guardare nellabisso della storia reale [...] che in questo libro scientifico e di un razionalismo spietato si spalanca al termine di un lavoro genealogico compiuto da Nietzsche. Non esiste ancora oggi una risposta autentica agli interrogativi posti nella Genealogia, alla sfida lanciata da Nietzsche [...]. Esiste vero, qualche sottoprodotto nietzscheano, qualche scimmia mascherata

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da leone, e anche! il lieto nichilismo. La critica dura di Montinari sempre rivolta alle facili espressioni e alle soluzioni mitiche della crisi:
Nelle istituzioni esistenti, sostenute da immani forze di produzione e di distruzione, viene assimilata e mercificata ogni e qualsiasi protesta, persino quella dei Lumpen, ogni tentativo di lasciare la nave dei folli. Se il metodo di Nietzsche pu ancora aiutarci, allora lunica forza che ci rimasta per opporci al caos quella della cultura, della ragione87.

una posizione ed uno stile di vita e di lavoro consapevolmente e definitivamente inattuali: Montinari ha raccolto la sfida del radicalismo di Giorgio Colli, per unazione Nietzsche, ma ha interpretato questazione a modo suo, fino a vederne unespressione conseguente nellimmane lavoro filologico e storico-critico. Infatti, nel breve scritto del 1986, precedentemente citato, Montinari mette in luce unaltra lezione che gli deriva pi direttamente dalla sua esperienza di editore, lesperienza di chi ha lavorato per anni sui manoscritti, sulla genesi e il movimento dei testi, sulla loro definizione. il confronto con il Nietzsche che non pu essere assimilato e ridotto a nessun mito e ideologia, a nessuna fruizione estetica e immediatistica, che aiuta comunque a liberare anche se in un modo meno appariscente, pi sommesso.
In generale, le varianti dellapparato critico, anche quelle di rilievo minore, mostrano quanto Nietzsche lavorasse coscienziosamente nella scelta delle parole, nellaccentuare o sfumare i propri pensieri. Non unimmagine, non una parola e nemmeno un segno di interpunzione piuttosto che altri sono casuali in Nietzsche. Esercitare la propria pazienza, seguire queste trasformazioni arricchisce il lettore, lo rende pi profondo, pi attento e anche pi diffidente (verso se stesso e verso Nietzsche)88.

Nota introduttiva a F. NIETZSCHE, Genealogia della morale, trad. di F. Masini, Adelphi, Milano 1984, pp. 19-20. 88 M. MONTINARI, Lonorevole arte di leggere Nietzsche, in Belfagor n. 3,1986 (XLI), p. 338.

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I molti scritti in onore e in ricordo, il Convegno Internazionale a Firenze organizzato dallIstituto Gramsci Toscano89, un numero delle Nietzsche-Studien a lui dedicato, hanno illustrato vari aspetti della attivit e della personalit di Montinari, ma gli esiti pi maturi e lapertura di nuove feconde prospettive, interrotte dalla morte improvvisa, potranno essere verificate anche dallazione di chi sta continuando e continuer il suo lavoro storico-filologico alledizione e per una nuova paziente lettura di Nietzsche.

ISTITUTO GRAMSCI TOSCANO, Mazzino Montinari (1928 -1986). Incontro di studio, 14 dicembre 1987. Relatori: G. Mari: Apertura dei lavori; S.Romagnoli: Ricordo di Mazzino Montinari; G. Campioni: La passione rabbiosa per la verit; M. H. Gauger: Mazzino Montinari e la cultura tedesca; W. Mller-Lauter: Una sfida continua: il rapporto di Mazzino Montinari con Nietzsche, F. Masini: Il significato della ricerca di Mazzino Montinari; K. H. Hahn, Montinari a Weimar; N. Badaloni: Ricordo di un incontro. Sono intervenuti inoltre: S. Barbera, G. Bevilacqua, G. Garritano, F. Gerratana, L. Perini, A. Venturelli, V. Vivarelli. Gli atti di questo contributo a pi voci sulla figura e lopera di Mazzino Montinari, sono ora pubblicati in Aa. Vv., Mazzino Montinari. Larte di leggere Nietzsche, cit.

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2. IL MESTIERE DI INSEGNANTE

Dopo il periodo di fondazione weimariana delledizione (un soggiorno praticamente ininterrotto a Weimar dal 1963 al 1970 durante il quale lavoravamo in stretto contatto sia per lettera, sia durante le settimane in cui, ogni anno, Colli veniva a Weimar)90 Montinari diventa sempre pi un punto di riferimento obbligato per chiunque voglia occuparsi seriamente di Nietzsche. La sua ospitale casa di Settignano, sulle colline di Firenze, era il centro di un lavoro intenso e molteplice, non solo legato alledizione di Nietzsche, ed anche centro di molte relazioni, culturali ed umane. La sua attivit, comunque, per la carriera accademica e per il lavoro editoriale, si divisa, dopo Weimar, tra diverse citt: Urbino, Firenze, Pisa, Berlino. A partire dallanno accademico 1971-72, in cui gli fu conferito un incarico di Lingua e Letteratura tedesca presso la Facolt di Lettere e filosofia dellUniversit di Urbino, limpegno didattico, il mestiere di professore, diventano un momento importante della sua attivit.
Nellottobre 1972 una commissione spregiudicata e illuminata (Ladislao Mittner, Marianello Marianelli, Cesare Cases, Giuliano Baioni [il quinto commissario, Francesco Delbono, si dichiar contrario]) ha voluto premiare la mia attivit di germanista piuttosto atipico immettendomi nella terna dei vincitori di un concorso per una cattedra di Lingua e Letteratura tedesca.

Cos Montinari si esprime in un curriculum del novembre del 1984.


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M. MONTINARI, Ricordo di Giorgio Colli , in Aa. Vv., Giorgio Colli, cit. p. 17.

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Il periodo di straordinariato iniziato a Urbino (1973-74) si concluse alla Facolt di Magistero dellUniversit di Firenze nel 1975-76. Dal 1976 al 1980 fu preside di quella Facolt. In questa sua attivit di preside, in un momento difficile per lUniversit e la societ italiana, si manifest ancora una volta il significato che per Montinari aveva limpegno sociale: lontano dalle astrattezze dellideologia ed anche dallesercizio unicamente teorico che caratterizza molti intellettuali, si era immerso nel lavoro concreto, quotidiano affrontando ed inserendo i molti problemi della facolt di Magistero in una prospettiva generale. Politica in senso lato quindi, come partecipazione attiva, in una situazione concreta, per un miglioramento concreto di situazioni specifiche: contributo del singolo nel suo posto di lavoro per migliorare la societ senza illusioni ma anche con la ferma fiducia nella forza della democrazia e del consenso razionale. Di qui la lotta alle facili scorciatoie demagogiche, alle vie dei privilegi corporativi ammantati spesso, in quegli anni, con atteggiamenti di rivolta, il non voler delegare ai politici le responsabilit dei docenti nei confronti della riforma universitaria, e, soprattutto, lattenzione continua ai problemi di funzionamento dellAteneo: dalle biblioteche allorganizzazione didattica, dal complesso problema delledilizia universitaria e del rapporto con gli enti locali alla formazione professionale degli insegnanti come compito precipuo di una facolt come il Magistero. Questo negli anni caldi della contestazione irrazionalistica del 1977, quando, come Montinari ha scritto, sulle mura delle Universit tra le scritte suggestive si potevano leggere come slogans anche detti di Zarathustra. Una sorta di nuovo nietzscheanesimo, amplificato e assimilato attraverso rotocalchi e quotidiani, una moda superficiale, entro il gigantesco sincretismo culturale odierno, faceva parte del bagaglio ideologico del movimento di forte e spesso antidemocratica contestazione. Il manovale delledizione critica di Nietzsche91 di fronte a questo fenomeno, non poteva che constatare limpotenza della direzione
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M. MONTINARI, Delio Cantimori e Nietzsche, cit. p. 13-30.

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del suo lavoro scientifico: i bisogni, diciamo cos, intellettuali di massa e i fenomeni delle mode culturali del nostro tempo rispondono a leggi e a cause contro le quali lo spirito critico e il senso storico sono destinati allimpotenza, o meglio nulla possono finch queste cause non si esauriscono92. Allintellettuale dato studiarne a fondo le cause, per meglio capire, per contribuire comunque con il suo lavoro nella direzione del mutamento. Il Magistero fu a lungo occupato dagli studenti in lotta ed anche il chiostro quattrocentesco della facolt ebbe le sue scritte sui muri: Montinari non si limit a condannare o esorcizzare ironicamente il fatto ma cerc di capire le ragioni di fondo dello scontento nellassoluta mancanza di funzionalit di una facolt considerata di serie B che candidava i suoi laureati ad una disoccupazione certa:
Coloro che nella sede della facolt fiorentina in via del Parione hanno scritto Il Magistero una triste illusione hanno certamente sbagliato metodo di espressione politica, imbrattando con questa ed altre scritte la loro facolt, ma hanno detto una pura e semplice verit93.

Cos scrive in uno dei suoi interventi pubblici sul problema universitario. La volont di capire e di trovare risposte sul piano generale della riforma universitaria si espresse in molte iniziative culminate nellaprile del 1978 in una conferenza nazionale, tenuta a S.
92 M. MONTINARI, Lonorevole arte di leggere Nietzsche, cit., p. 336. In un appunto del 16 marzo 1978 cos si legge: Il successo di Nietzsche nel momento attuale un fenomeno tutto sommato da giudicare negativamente. Esso si innesta infatti su di un generale disorientamento ideale che giunto ad una fase acuta. I disorientati credono che Nietzsche abbia delle risposte per loro, ma ci non vero. vero invece che cento anni fa (questanno 1978 cade il centenario della prima opera veramente n<ietzschiana> MA), N. ha cominciato a descrivere e ad analizzare la crisi del pensiero moderno, lo sfacelo dei valori (come lha chiamato Hermann Broch). La sua attivit di un decennio dal 1878 al 1888 dedicata a questa analisi e descrizione. Cfr. anche larticolo di M. MONTINARI, Friedrich Nietzsche, attualit di un filosofo inattuale, in Il Lavoro, 22 marzo 1978, p. 3. 93 M. MONTINARI, Due Facolt da abolire, in Politica e societ, a. II, n. 10, ottobre 1977, pp. 61-62.

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Miniato, sulla facolt di Magistero da lui con energia sollecitata e promossa94. Con queste significative parole termina lintervento precedentemente citato:
La lotta politica per la riforma senza dubbio assai dura e difficile e richiede limpegno di tutti: docenti, studenti, non docenti che vivono la drammatica crisi di questa istituzione. Essenziale mi sembra sia il contributo di coloro che nelluniversit hanno le maggiori responsabilit, penso ai professori di ruolo che devono decidersi ad entrare in lotta senza riserve mentali, senza pensare in modo corporativo o individualistico. A chi dice, tra loro, che luniversit di massa minaccia la libert di ricerca, risponderei tranquillamente che non pu essere libero colui che non ha fiducia nella ragione e nella cultura e si abbandona ad un facile Kulturpessimismus, e che la nostra libert non pu non essere la libert di tutti nellimpegno civile per salvare, prima ancora delluniversit, la nostra societ democratica. Altrimenti si avverer lantico detto: quos vult perdere amentat.

In questo suo agire e sentire, si poteva leggere, a mio parere, anche la ricchezza umana della persona che si era formata lontano dalle miserie dellaccademia non senza una certa diffidenza critica verso quel mondo, della persona libera dalla gibbosit che caratterizza, in parte, anche i migliori professori (Von dem obligaten Buckel der Professoren spre ich noch nichts [ancora non mi sento spuntare la gobba inevitabile dei professori] Nietzsche95) sul cui impegno in una prospettiva generale di riforma, in quegli anni, pur nutriva qualche generosa illusione. Ma nelle lezioni ai suoi studenti, nei seminari, nella trasmissione diretta dei risultati, degli strumenti e soprattutto di un ethos verso la ricerca scientifica che meglio si esprime la sua attivit universitaria. a Urbino, Firenze, Pisa ma anche a Berlino, nel 1980-81 come Gastprofessor alla Freie Universitt e, negli anni successivi, come fellow del Wissenschaftskolleg, nei seminari periodici con studenti e giovani studiosi.
Sulla faticosa ed esemplare attivit di preside ha riferito nel Convegno di Firenze, nel suo Ricordo di Mazzino Montinari, il suo amico Sergio Romagnoli, che gli fu collega alla facolt di Magistero. 95 Cfr. F. NIETZSCHE, Epistolario 1850-1869, trad. di Maria Ludovica Pampaloni Fama, Adelphi, Milano 1976, p. 692.
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Da quando Montinari, col rientro in Italia, pensa concretamente alle possibilit di un insegnamento universitario, vede nel seminario di lettura sui testi e manoscritti il modello di efficace trasmissione del sapere e di ricerca. Questo si legge ad es. in una lettera allamico germanista Paolo Chiarini96, del 26 maggio 1969, in cui discute la possibilit di tenere un corso libero su un tema a lui caro, su cui era tornato pi volte e che stato oggetto della sua ultima ricerca, anche nel soggiorno di studio a Parigi:
Il corso avrebbe per me unutilit pratica, come preparazione allinsegnamento. Se la cosa ti interessa e pu essere attuata allIstituto o allUniversit, ecco come io vedrei questo corso, che avrebbe come argomento: La quarta parte di Cos parl Zarathustra, e potrebbe svolgersi in 20-30 ore. a) Introduzione generale che tratti il posto dello Zarathustra nellopera di Nietzsche, problemi generali delledizione di Cos parl Zarathustra e in genere delledizione delle opere e dei postumi di Nietzsche. b) Genesi della IV parte di Zarathustra: tra laltro con Rckblicke alle poesie dellautunno 1884 Vorausblicke sui Ditirambi di Dioniso. c) Lettura e commento del testo, anche con laiuto di fotocopie (la tradizione manoscritta praticamente intatta dalle Vorstufen fino al Druckmanuskript). Questa parte dovrebbe avere il carattere di esercitazione anche nel tradurre, come a suo tempo feci a Firenze con il caro, indimenticabile Delio Cantimori per linattuale sulla storia, nellanno accademico 1960-61 e 1961-6297.

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Paolo Chiarini ha tracciato un ritratto della figura e dellopera di Mazzino

Montinari in un articolo: Il comunista che amava Nietzsche, in Rinascita, n. 48, 13 dicembre 1986, p. 22. 97 In una lettera del 16 febbraio del 1970, Montinari ringrazia lamico per linvito ufficiale a tenere una serie di lezioni allUniversit di Roma nellanno accademico 197071 e ancora precisa, in modo chiaro, temi e metodi: Per il contenuto del corso preferirei procedere per via induttiva, cominciare cio dai problemi concreti della critica del testo di Nietzsche in primo luogo delle opere da lui stesso pubblicate, poi di quelle da lui lasciate pronte per la pubblicazione (come Ecce homo, che naturalmente lesempio pi clamoroso), infine i problemi della pubblicazione del Nachla (e qui la Volont di potenza rappresenta il problema pi vistoso). Naturalmente si dovranno trattare tutte le questioni di esegesi e commento: letture di Nietzsche in primo luogo, rapporto biografiaopera, lambiente storico-culturale. Tuttavia penso che laccento vada messo sulla lettura critica di Nietzsche, di cui la componente filologica quella che stata trascurata

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Proprio negli anni di contatto stretto con Delio Cantimori, era maturata in Montinari una prima volont di tentare la carriera universitaria. Cos scrive, a tal proposito, in una lettera a Colli, in cui comunque cerca di rassicurare lamico sullimportanza e sullassoluto primato dellimpresa comune, non accademica: Conoscere bene la storia e la letteratura tedesca e saperle insegnare agli altri un mestiere decente. Tu sai che io ho verso la scienza o meglio la filologia un atteggiamento di rispetto, come per qualcosa che mi piacerebbe imparare bene e cio sistematicamente e che eserciterei con pi soddisfazione di qualsiasi altro mestiere... . Questa volont di Montinari si lega, pi in generale, alla lenta e metodica costruzione di una propria forma di vita, attraverso un mestiere che dia ordine ad un fondo che si sente ancora troppo passionale ed inquieto:
Questo costruirmi una mia capacit, un mio mestiere in modo sistematico mi sembra ormai una specie di necessit, che rischia di diventare ossessione, se rimane a livello di velleit. Ho bisogno, proprio per me, della disciplina che necessaria a quello scopo, magari proprio perch il mio fondo tutto il contrario della scientificit e, purtroppo, della disciplina... mi sembra che saprei insegnare, e che ne ricaverei qualcosa di pi che non il semplice trasmettere una capacit tecnica di lavoro (23 settembre 1962).
quasi totalmente, nonostante le fragorose discussioni e polemiche. Dovremmo a questo scopo scegliere dei testi per ognuna delle sezioni a) opere pubblicate b) scritti conclusi ma non pubblicati da Nietzsche c) Nachla vero e proprio. Infine forti delle esperienze raccolte durante le varie lezioni ed esercitazioni potremmo trattare la cosiddetta teoria della edizione degli scrittori moderni, che come sai molto dibattuta tra gli editori dei vari classici della letteratura tedesca, e parlare anche delle varie scuole e soprattutto delle varie importanti edizioni in corso, discutendone i criteri e cercando di insegnare ai partecipanti al corso a leggerle e ad adoperarle. Dimmi che cosa pensi di questa mia rappresentazione generale, e se hai dei suggerimenti o delle richieste particolari in base alla conoscenza che hai dei tuoi studenti e laureati da farmi. Lo spostamento dellattenzione dai temi dal IV Zarathustra agli scritti postumi dell88, determinato, dal lavoro in corso alla preparazione del notevole apparato per ledizione italiana del vol. VI, t. 3 che uscir nel maggio del 1970. Cos accenna a Chiarini gli esaltanti risultati del suo lavoro filologico: Intanto io ho trovato dellaltro materiale in proposito al famoso paragrafo soppresso in Ecce homo [par. 3 del capitolo. Perch sono cos saggio G.C.]: quando la storia completa intendo quella della pubblicazione nel 1908 sar nota far leffetto di un romanzo giallo. La sorella di Nietzsche erbrmlich fino a ridestare il sentimento poco nietzscheano della compassione. Ma di questo riparleremo.

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Colli, nella sua Stimmung antiaccademica di origine schopenhaueriana sente questi progetti dellamico come un pericolo, quasi un tradimento e risponde un po laconicamente:
Ho ricevuto la tua lettera, con lannuncio dei tuoi propositi riguardo alluniversit. Ti sono grato di avermelo detto apertamente, cos non dovr pi ruminare su una cosa sentita oscuramente.Un giorno forse dovr dire: Nach dem Verwundbarsten, das ich besass, schoss man den Pfeil: das waret ihr, denen die Haut einem Flaume gleich ist und mehr noch dem Lcheln, das an einem Blick erstirbt! [in tedesco nel testo: Per colpire il mio possesso pi vulnerabile, scoccarono la freccia: e questo eravate voi, la cui pelle simile a una fine peluria e pi ancora al sorriso che si spegne per un solo sguardo!] con tutto il resto del Grablied dello Zarathustra. Ma pu anche darsi che non sia cos...

Le prime lezioni di Montinari, su invito di Paolo Chiarini, furono tenute a Roma a partire dalla primavera del 1971. Negli appunti per la lezione introduttiva, conservati in un quaderno, si leggono queste parole sul suo metodo e sul suo atteggiamento di fronte agli studenti:
Le nostre sedute siano possibilmente di collaborazione Chi vi parla ha un minimo di risultati acquisiti, molti dati, risultati oggettivi di ricerca, ma ancor pi problemi da porre. Cerchiamo di risolverne o di avviarne a soluzione qualcuno insieme (24. marzo 1971).

Sarebbe interessante ricostruire in modo pi dettagliato i temi delle sue lezioni e dei suoi seminari tenuti con appunti talvolta dattiloscritti: Goethe, Mann, Broch, i miti e lideologia tedesca degli anni Trenta, Heine, problemi di critica del testo, e naturalmente Nietzsche nei suoi vari momenti, nel suo contesto culturale (ultimamente: la letteratura francese a lui contemporanea) e nella sua fortuna. Dopo Firenze, lUniversit di Pisa doveva divenire, nei progetti di Montinari, il suo luogo di lavoro ed un centro di studi nietzscheani. Il curriculum del novembre del 1984 sopracitato fu scritto per la sua chiamata a Pisa sullo stesso insegnamento, presso la Facolt di Lettere e filosofia dove era stato voluto, come

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successore, da uno dei suoi illuminati commissari, Marianello Marianelli98, divenuto, nel frattempo, suo intimo amico. Nonostante la metodica diffidenza verso i convegni, troppo spesso frutto di industria culturale, egli stesso partecip e talvolta organizz incontri di ricerca e di studio su temi di germanistica, critica del testo, filosofia in Italia, Germania, Inghilterra, Svizzera, Norvegia, Olanda, Israele e infine nel 1986, negli Stati Uniti dAmerica. La morte ha sorpreso Montinari il giorno prima dellinizio del suo corso a Pisa: sul suo tavolo i primi appunti per le lezioni Mitologia e verit: la poetica di Heinrich Heine. Il lavoro filologico al XII volume delledizione critica di Heine doveva ancora accompagnarsi alla trasmissione dei risultati nelle lezioni universitarie ed alla volont di insegnare a leggere autori a lui cari99.

Marianelli ha scritto alcuni articoli, di grande sensibilit e penetrazione psicologica, per illustrare il lavoro e la figura dellamico scomparso: Lultimo patriarca della grande filologia, in La Nazione, 6 gennaio 1987, Sfid Nietzsche, in La Nazione 14 dicembre 1987, I conti del superuomo sono ancora aperti, in La Nazione 2 agosto 1988. Ha ricordato lamico anche allincontro di Lucca del 26 marzo 1988, Mazzino Montinari. Da Lucca a Weimar. Dal suo primo articolo voglio riportare questo fedele ritratto: Lombra di questo quanto mai mite, giovialissimo patriarca moderno della filologia aveva un che di raro e umano per chiunque la sfiorava [...]. La cosa pi imbarazzante non erano i suoi cauti rimbrotti; era il suo imbarazzato silenzio di fronte a chi diceva o faceva cosa che gli dispiacesse. La cosa di lui pi difficile a decifrare era la pi ingenua, il suo sorriso, il suo trascolorare, nella grossa faccia fulva, dalla risata pi contagiosa a unombrosa malinconia. Non credo fosse solo quella che il suo Nietzsche legge in faccia a ogni filologo, e che deriva forse dalla coscienza che nessuna divinazione testuale del dotto pu sostituirsi alla creazione dellartista, o dalla certezza che, tanto, non c testo da lui a fatica liberato che non venga di nuovo tradito. Forse la cauta malinconia di Montinari era anche per le molte cose e sentimenti che pur sacrificava alla sua impresa o per langoscia di non fare in tempo a finirla. 99 Chi ha avuto modo di partecipare a questi seminari, a Firenze, Pisa, Berlino, sa con quanta passione Montinari si sia mantenuto fedele a questo momento della formazione di giovani ed allievi, momento essenziale anche alla ricerca. Su questi aspetti hanno riferito, nel Convegno di Firenze, Federico Gerratana e Vivetta Vivarelli.

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3. UN RAPIDO CURRICULUM

Il ritorno in Italia segna la ripresa di altri interessi, lassunzione di nuovi impegni editoriali. Tra questi, significativa, e da mettere in luce, lattiva partecipazione di Montinari al comitato di redazione delledizione italiana delle Opere complete di Marx ed Engels, di cui curava in particolare i carteggi. In questo lavoro per gli Editori Riuniti presso cui aveva iniziato la sua attivit agli inizi degli anni 50, con la sua esperienza di editore di testi porta suggerimenti e volont di rigore, come mostrano anche le lettere scambiate sullimpostazione generale delledizione col vecchio amico dei tempi della Scuola Normale, Giuseppe Garritano. Per ledizione dei carteggi, rivede ed aggiorna, per vari volumi, vecchie traduzioni, ne fa di nuove, e cura lapparato di note100. Questa delledizione italiana di Marx- Engels loccasione per ritrovarsi a lavorare con i vecchi amici della Normale, politicamente impegnati nel Partito comunista, Fausto Codino e Giorgio Giorgetti sotto la direzione di Giuseppe Garritano101.
Questi i voll. curati delledizione: K. MARX, F. ENGELS, Opere complete: Lettere ottobre 1844-dicembre 1851, vol. 38, Editori Riuniti, Roma 1972 (trad. con Mario Alighiero Manacorda) Lettere gennaio 1852-dicembre 1855, vol. 39, Editori Riuniti, Roma 1972 (trad. con Mario Alighiero Manacorda) Lettere gennaio 1856dicembre 1859, vol. 40, Editori Riuniti, Roma 1973 (trad. con Mario Alighiero Manacorda) Lettere gennaio 1860-dicembre 1864, vol. 41, Editori Riuniti, Roma 1973, (trad. con Mario Alighiero Manacorda) Lettere gennaio 1864-dicembre 1867, vol. 42, Editori Riuniti, Roma 1974 (trad. con Sergio Romagnoli) Lettere gennaio 1868-dicembre 1870, vol. 43, Editori Riuniti, Roma 1975 (trad. con Sergio Romagnoli e Emma Cantimori Mezzomonti). 101 Il sentimento per lamico ritrovato e per i rapporti di nuova collaborazione, viene espresso in una lettera scherzosa del fratel suo Giorgetti verso il fratel prodigo,
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Agli inizi del 1968 usc, in una collana di divulgazione di alto livello, I protagonisti della storia universale, un profilo di Nietzsche in cui Montinari abbozzava la sua prima interpretazione complessiva del filosofo tedesco. Limpostazione storica, la sicurezza e lampiezza delle fonti, segnavano una radicale novit nellapproccio al filosofo tedesco. Dal 1968 allanno della morte, Montinari ha pubblicato molti articoli e saggi in riviste specializzate italiane, tedesche, inglesi su Nietzsche, sui problemi e metodi delledizione, su Goethe, Manzoni, Thomas Mann, Wagner, Lou Salom, Lukcs, Bumler, Hillebrand, Cantimori e infine Heine, di cui curava, nellultimo periodo, un volume per ledizione critica che si pubblica a Weimar-Parigi. Ha fatto introduzioni, dopo la morte di Colli, a singoli volumi delle Opere di Nietzsche e a scritti di Nietzsche apparsi nella Piccola
figli del padre Cantimori con cui entrambi si erano laureati lasciando gli interessi filosofici per quelli storici: ci auguriamo che le sofferenze del lungo esilio ti abbiano redento dal peccato originale e che la cura dei sacri testi sconfigga definitivamente le tentazioni demoniache che procedono da Zarathustra (e dal suo folle cultore). E che in questa opera di rinascita la retta memoria del Padre ti illumini il cammino! Con questo spirito e con questi intendimenti elargiamoti il Nostro fraterno perdono. La scomparsa precoce di Giorgio Giorgetti (aprile del 1976) e di Fausto Codino (1985) avevano molto colpito Montinari. Di Giorgio Giorgetti ha scritto un breve commosso ricordo: il mio amico e fratello Giorgio era una natura felice oggettiva, per lequilibrio lontano da ogni tormento psicologistico e individuale, che nasceva dalla coerenza intima della sua vita di militante comunista in contatto permanente con la base del partito, di storico capace, attraverso la quotidiana faticosa ricerca negli archivi e nelle biblioteche, di cogliere i problemi nel loro aspetto tipico, senza la fretta di scrivere per scrivere, e con la consapevolezza, invece, che si possa scrivere solo ci che si verificato, solo ci che pu essere assunto sul piano della generalizzazione storica senza dilettantismi ideologici. Proprio in questa pratica del mestiere di storico Montinari riconosceva la profonda affinit con il fratel suo, anche se, per la sua natura inquieta e passionale, questa decantazione ed equilibrio scientifico rappresentavano una vittoria pi che un dato ingenuo (Una natura felice, in Nuovo corriere senese, 15 aprile 1976 p. 3). Montinari ha inoltre curato il volume di scritti postumi: G. GIORGETTI Note sulla religione nel pensiero marxista e altri scritti politici, Guaraldi, Firenze 1977, p. 156. Fausto Codino, nato a Lucca come Montinari, studi filologia classica alla Scuola Normale. Accanto al suo impegno di traduttore di testi di Marx ed Engels per gli Editori Riuniti (tra questi Lideologia tedesca) possiamo qui ricordare la sua Introduzione ad Omero (Einaudi, Torino 1965) tradotta anche in tedesco presso de Gruyter (Berlin 1970), Lorigine dello Stato nella Grecia antica (Editori Riuniti, Roma 1975), Miti greci e romani (Laterza, Bari 1971), Quando gli uomini creavano gli di (Laterza, Bari 1954) e la traduzione di J. VOGT, Il declino di Roma (Il Saggiatore, Milano 1965).

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Biblioteca Adelphi per cui aveva curato nel 1977 La mia vita (tradotta da M. Carpitella) raccolta di scritti autobiografici giovanili (1856-1869) di Nietzsche. I suoi interessi sono testimoniati, tra laltro, dalle introduzioni a Robert Musil, Sulle teorie di Mach (Adelphi 1973) di cui ha curato anche la traduzione, alle poesie del suo amico, il poeta dissidente della DDR Reiner Kunze Sentieri sensibili (Einaudi 1982), al carteggio Sigmund Freud-Lou Andreas Salom, Eros e conoscenza (Boringhieri 1983). oltre che dalla sua infaticabile opera di traduttore di Nietzsche e di altri autori. Nel 1975 pubblic Nietzsche, una ripresa ed un ampio sviluppo del suo primo profilo (Ubaldini editore, Roma). Due raccolte, luna, uscita in Italia, Su Nietzsche (Editori Riuniti, Roma 1981) e laltra in Germania, Nietzsche lesen (de Gruyter, Berlin 1982), testimoniano di questa feconda attivit parallela allimpegno scientifico quasi totale richiesto dalledizione critica. Ultimamente, in connessione al lavoro degli apparati critici dei frammenti postumi della Abt. VII (Juli 1882-Herbst 1885), Montinari andava sviluppando lanalisi del rapporto di Nietzsche con la cultura francese a lui contemporanea102 e aveva fatto studi alla Biblioteca nazionale di Parigi durante un soggiorno dellautunno del 1986 progettando anche un seminario internazionale di studi su questi temi. Ha coordinato e diretto dal 1983, la ricerca nazionale, da lui promossa, finanziata dal Ministero della Pubblica Istruzione, La biblioteca e le letture di Nietzsche. Fra le sue attivit di coordinatore di studi internazionali si deve segnalare in particolare laver partecipato allideazione e lessere stato con-direttore fin dallanno della fondazione (1972) dellannuario internazionale Nietzsche-Studien e della serie Monographien und Texte zur Nietzsche- Forschung (de Gruyter). (16 volumi pubblicati fino al 1986). Gi dalla fine del 1969 si pose presso de Gruyter il progetto di una rivista che avesse come principale caratteristica quella di
Cfr. il saggio Nietzsche e la dcadence, in Aa.Vv., DAnnunzio e la cultura germanica, Pescara 1984, e Lonorevole arte di leggere Nietzsche, cit.
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promuovere e diffondere, a livello internazionale, le ricerche su Nietzsche103. Karl Lwith, interpellato, si mostr poco persuaso della possibilit di riuscita di una tale iniziativa perch la pi giovane generazione gli appariva ormai molto lontana da Nietzsche, egli vedeva principalmente lutilit di un tale strumento nella sua possibilit di allargare la conoscenza e luso della nuova grande edizione di Nietzsche. (Sarebbe naturalmente diverso, se il Nietzsche-Jahrbuch fosse utilizzato, in termini pi informativi, per far conoscere e diffondere la nuova grande edizione nietzscheana lettera a Wenzel del 30 dicembre 1969). Nella primavera del 1970, si concretizza il progetto, in discussioni e incontri cui partecipano Wolfgang Mller-Lauter, Karl Pestalozzi e Heinz Wenzel. Fin dallinizio il punto determinante della progettata rivista appare il momento internazionale e di collegamento tra i ricercatori di Nietzsche. Cos Montinari definisce la Aufgabe des Nietzsche-Jahrbuchs in un abbozzo di lettera a Wenzel:
Lannuario dovrebbe pi precisamente chiamarsi Internationales Nietzsche-Jahrbuch: un aspetto della sua funzione, in quanto organo internazionale per la ricerca nietzscheana, gi verrebbe in questo modo messo in rilievo. Dovrebbe esser aperto a tutti gli studiosi che seriamente si occupano di Nietzsche, senza riguardo ai loro presupposti ideali o di altro tipo (dunque in nessun caso un organo per adoratori di Nietzsche o per una qualche NietzscheGesellschaft). Considero come suo compito principale la promozione del confronto filosofico, che tuttavia dipende dalla ricerca storica, con Nietzsche. Dovrebbe inoltre offrire una compiuta informazione, nei limiti del possibile, dei diversi settori dellindagine nietzscheana (2 marzo 1970).

enunciata qui come premessa programmatica della rivista, con la libert da posizioni e fedi preconcette, una ferma convinzione di Montinari: se una interpretazione di Nietzsche

103 Gi in una lettera da Weimar del 26 ottobre del 1964 a Colli, Montinari accenna brevemente a colloqui avuti con lamico su un progetto di rivista: Per nostro lavoro intendo anche la rivista... .

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non data solo da lavori storico-filologici, essa tuttavia non pu avere valido fondamento senza di essi104. Gli stessi temi dellabbozzo sono ripresi nella lettera a Wenzel del 9 marzo 1970 con la proposta del titolo: als Name schwebt mir vor Internationales Nietzsche-Jahrbuch oder vielleicht auch Nietzsche-Studien/Internationales Jahrbuch der NietzscheForschung. come nome mi viene a mente Internationales Nietzsche-Jahrbuch o forse anche NietzscheStudien/Internationales Jahrbuch der Nietzsche Forschung). Per il suo impegno a favore di Nietzsche (Ohne Sie keine Nietzsche-Ausgabe) e per le sue relazioni internazionali (Ihre Beziehungen mit deutschen und auslndischen Gelehrten) Montinari propone a Wenzel di divenire lHerausgeber affiancato da un ampio comitato scientifico internazionale (Wissenschaftlicher Beirat). Accanto al proprio, Montinari propone in modo scherzoso il nome dellamico Mller-Lauter: come contrappeso filosofico alla mia tendenza a storicizzare. Wenzel ritenne pi valida la formula di una direzione collegiale di cui fecero parte, fin dal primo numero, Montinari e Mller-Lauter (solo dal 1978 si aggiunse E. Behler). Per il suo carattere di libera ricerca internazionale, mantenuto e sviluppato nel corso degli anni, le Nietzsche-Studien, dovrebbero divenire, dopo la morte di Montinari, anche uno strumento e un momento essenziale di coordinamento di lavori e risultati, anche parziali, utili per il proseguimento delledizione. Abbiamo voluto dare un quadro generale preliminare del lavoro di Mazzino Montinari, solo una sorta di rapido curriculum: una ricostruzione con pretese di puntualit e completezza farebbe indubbiamente torto ad alcuni aspetti della sua molteplice attivit, rischierebbe comunque di trascurare rapporti culturali ed umani importanti. Pi che pretendere quindi di offrire una definizione organica e cronologica di una intensa e fruttuosa attivit in anni troppo vicini
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M. MONTINARI, Su Nietzsche, cit., p. 127.

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e ancora troppo dolorosamente intrecciati con impressioni e ricordi personali, con volont e progetti di lavoro comuni, che dovevano essere favoriti dal suo ritorno stabile come docente a Pisa, mi sembra opportuno mettere il pi possibile a disposizione degli studiosi e degli amici di Mazzino, materiali, spesso gi letterariamente formati, capaci di illuminare scelte e posizioni che spesso il filologo tenne solo come presupposto personale del lavoro quotidiano e pubblico di editore ed anche, attraverso le lettere con Colli, mettere in luce, nella pratica quotidiana, il suo mestiere di filologo.

4. CIVIS VEIMARIANENSIS

Gli anni di formazione hanno gi evidenziato alcune costanti del suo atteggiamento umano e culturale, strettamente legati, ed anche la complessit e difficolt di scelte nate da una volont di coerenza etica che non conosce compromessi con se stessa: il significato di una sfida che il confronto con Nietzsche significa. Ho potuto seguire il lavoro di Montinari nel periodo di fondazione delledizione, attraverso il carteggio rimastoci in gran parte anche se non completo tra i due editori e su alcuni quaderni di appunti e di riflessioni in funzione del suo lavoro pi generale su Nietzsche. Gi i brani da me pubblicati, danno unidea del lavoro puntuale e coscienzioso di Montinari ed indicano con chiarezza la strada che dovr percorrere. Vorrei qui, attraverso il riferimento ad alcune lettere, mettere in luce alcuni momenti concreti di questo percorso della fondazione weimariana delledizione critica delle Opere e delle lettere. Le lettere a Colli confermano, con il saldo legame di affetto e di amicizia, ma anche con le crisi umane e le debolezze che le attraversano, con gli imprevisti, gli incontri, le novit, le ripetizioni, gli avvenimenti lieti e dolorosi che sono la vita, quanto il lavoro scientifico non viva al di fuori del mondo, ma sia intessuto ed abbia a che fare anche con i condizionamenti quotidiani, piccoli e grandi, quanto sia lontano ed ostile alla pretesa muta e difensiva della stupida fatticit filologica. un lavoro intenso e talvolta poco gratificante, si tratta di vivere dalla mattina alla sera di Nietzsche e in Nietzsche e con Nietzsche,

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senza pausa, senza un momento per pensare non filologicamente cos si esprime in un momento di crisi con la sensazione, spesso, di affogare, rispetto agli impegni pressanti, inevitabilmente in scacco rispetto al dominio del tempo, alle urgenze degli editori, alla mole e complessit del materiale. un viaggio di scoperta, ma anche un viaggio di apprendistato: gli strumenti, mai neutri, si modificano, si adattano alle circostanze, alle difficolt del momento, sorretti e provocati dalla lucidit dellintelligenza, da un bagaglio culturale che si accresce, da una probit e seriet umana di fondo. Per Montinari anche la scoperta progressiva, il consolidamento della propria personalit anche attraverso il rapporto di amicizia sempre pi maturo con Colli:
Forse c una maturazione del nostro rapporto, per cui mi sento pi sicuro e penso anche io a te come a un punto fermo. Questo sebbene, proprio in questi tempi, abbia avuto modo di sentire ancora che abbiamo idee differenti. Ma le mie idee sono probabilmente esse stesse diventate differenti da quelle che finora ho creduto di avere, anche se non sono come le tue; ci che manca che esse sappiano per loro merito conquistarsi la comprensione e il rispetto da parte tua, che io per tuo merito ho verso le tue idee (12 gennaio 1969).

Le lettere mostrano anche il bel rapporto di amicizia e considerazione che presto legano il giovane studioso italiano con lambiente di Weimar e dellArchivio Goethe-Schiller: Helmut Holtzhauer, il direttore delle Nationale Forschungs- und Gedenksttten der klassischen deutschen Literatur, Karl Heinz Hahn, direttore dellArchivio, la bravissima archivista Anneliese Clauss, Hans Henning, direttore della Zentralbibliothek der deutschen Klassik. Mazzino Montinari [...] divenne civis Veimarianensis scrive Hahn105 in un ricordo di quegli anni di felici rapporti quotidiani. Grande la cordialit che Montinari riserva agli studiosi di Nietzsche, che cominciano a frequentare lArchivio e con cui, generalmente, si lega in rapporti di amicizia e
K. H. HAHN, Professor Mazzino Montinari 4. April 1928-24. November 1986, in Goethe Jahrbuch, 104. Band der Gesamtfolge 1987, Weimar 1987, pp. 388-9O.
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stima. Montinari racconta a Colli ad esempio i progetti e levoluzione degli importanti lavori di Curt Paul Janz106, gli incontri con lamericano Frederick R. Love107 (un tipo non alto, smilzo, con barbetta e baffi, di pelo nero come un italiano, ha un viso intelligente e un fare modesto e aperto... ha gi fatto moltissime ricerche su Gast e ha scritto una breve opera su Nietzsche e la musica 25 luglio 1966 ), lincontro, in vista della traduzione delledizione, con un professore giapponese pieno di riserve sulla Civilisation e molto appassionato di Nietzsche e che sarebbe piaciuto a Colli. Dalle lettere risulta anche un aspetto non secondario del lavoro di Montinari, fin dagli anni giovanili; quello del traduttore, che sfociato in una grande quantit di opere, di classici, resi da lui in italiano in unopera di mediazione e diffusione culturale di alto livello. Vi una consapevolezza crescente dellimportanza e della difficolt di questo mestiere: che lo spinge anche a posizioni radicalmente e talvolta ingiustamente autocritiche:
Sto rifacendo completamente la traduzione dei postumi di IV 3, poich non esito a definire miserabile quella che ho gi fatto per Einaudi... (1 agosto 1966).

In Archivio lavora, insieme alla moglie, lo svizzero che fa ledizione critica delle composizioni musicali di N. Si fermer in tutto tre settimane. Naturalmente lho conosciuto. un amico affezionato di Schlechta [...] mi ha annunciato che a partire dal prossimo anno, dopo la pubblicazione delle composizioni, si metter al lavoro per una biografia di N. [...] sar lui a scrivere, in continuazione di Blunck, la prima onesta biografia di N. (6 aprile 64) (F. NIETZSCHE, Der musicalische Nachlass, Basel 1976; C. P. JANZ, Nietzsche. Biographie, Mnchen-Wien 1978-79). Janz partito oggi per Basilea. Torner a Weimar in autunno 65. Mi ha chiesto se pensiamo alledizione delle lettere, gli ho detto di s. Lui intanto che pronto con la sua edizione della musica, ha collazionato per la sua biografia tutte le lettere di N a Gast e ha trovato almeno una cinquantina di grosse omissioni nella pubblicazione finora nota, senza contare le singole parole omesse. Far oggetto di pubblicazione su di una rivista tutto questo lavoro.Devo dire che mi simpatico, e che mi ha trattato con rispetto (spesso gli ho decifrato parole che non leggeva) (13 ottobre 1964) (C. P. JANZ, Die Briefe F. Nietzsches. Textprobleme und ihre Bedeutung fr Biographie und Doxographie, Zrich 1972). Devo dire che insieme a sua moglie sta facendo un lavoro di estrema esattezza... (6 maggio 1965). 107 F. R. LOVE, Young Nietzsche and the Wagnerian Experience, University of Carolina Press, Chapel Hill 1963. Lo studioso americano aveva lavorato agli Archivi di Weimar nellestate 1959.

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Tradurre vorrebbe dire, secondo le mie ultime convinzioni e le mie acquisizioni proprio di lingua tedesca, rispettare i diritti di ambedue le lingue, quella da cui si traduce e quella in cui si traduce (30 giugno 1966). Io naturalmente non ho nessuna aspirazione a tradurre Ecce. Gi la traduzione dello Zarathustra mi sembra, almeno in questo momento, proprio il contrario di un lavoro produttivo. Infatti si tratta di riuscire a dire in italianoci che Nietzsche dice in tedesco, questo vuol dire immedesimazione e non certo ci che tu chiami mettersi su un piano superiore allanalisi. Per me poi limmedesimazione, via via che mi tedeschizzo e mi nietzschizzo, qualcosa di molto serio, fino alla sofferenza: per gli altri invece non lo , e questo spiega come mai la revisione di una traduzione altrui diventa per me sempre pi un supplizio che non dovuto, me ne sono convinto, se non in minima parte alla mia ripugnanza verso il lavoro, bens alla rabbia costante e paralizzante che mi prende nel vedere trascurate le esigenze elementari del tradurre, che sono due: 1) capire veramente quel che Nietzsche vuol dire, 2) ridirlo in italiano, ma davvero! Il mio punto di vista cos radicale, da farmi dire che a tuttoggi non ho n letto n fatto io stesso una traduzione che risponda a quei due requisiti. Forse si tratta dellidea platonica della traduzione, solo che vorrei averla sempre avuta in testa come ce lho ora, e vorrei che anche i nostri traduttori ce lavessero. Daltra parte, proprio per tutte queste ragioni, preferisco visto che tu non la vuoi fare fare io la traduzione dello Zarathustra, piuttosto che rivederlo, anche se non un lavoro produttivo, nel senso della produttivit di cui io ho bisogno (che proprio quella del mettersi su un piano superiore). (13 febbraio 1967).

La traduzione di Zarathustra, condotta con grande passione, mi sono sprofondato con sublime incoscienza in quel lavoro, per farlo in modo degno (25 novembre 1968) sar da lui terminata il 10 settembre del 1968. Nonostante il suo spirito autocritico, Montinari la approver come un lavoro di buona qualit una versione leggibile, fedele allo spirito anche se non letterale e, pur nel risparmio di varianti rispetto a quelleterno apparato cui stava da sempre lavorando, il volume gli apparir un punto culminante nelledizione (28 ottobre 1968).

5. GIORNATE ALLARCHIVIO

Gi il primo contatto con lambiente di Weimar, come abbiamo visto, mostra la consapevolezza di un lavoro da fare in modo definitivo: il progetto iniziale di traduzione dopo la prima esplorazione si trasforma nel progetto di una edizione completa dei testi di Nietzsche. La risposta di Colli allentusiastica lettera programma di Montinari mostra come i lavori pi urgenti in vista della traduzione italiana (Gaia scienza e Umano con il materiale postumo relativo) si accompagnino gi allesigenza di abbozzare il lavoro, in modo di poter fare la traduzione, sulla V. d. P, alla necessit di stabilire il testo critico in modo definitivo.
I tuoi ultimi risultati, per quanto posso capire dalla lettera, mi interessano molto, e mi complimento della tua abilit di filologo e grafologo Si apre un quadro, per ledizione, in cui le cose veramente nuove, non solo nella disposizione, saranno assai di pi di quanto pensassimo in principio (25 agosto 61).

Ai primi volumi delledizione, fino allaprile del 1964, lavorano, a Weimar e a Firenze, anche Sossio Giametta e Maria Ludovica Pampaloni108 che facevano parte di quella piccola
108 Sossio Giametta fu attivo collaboratore dellEnciclopedia di autori classici Boringhieri, diretta da Giorgio Colli, presso la quale ha tradotto tra laltro lEtica di Spinoza (1959), e La guerra di Gallia di Giulio Cesare (1961). Ha tradotto inoltre opere di Goethe, Hegel, Schopenhauer, Nietzsche, Freud. La sua passione speculativa e di scrittore (la sua professione si svolge a Bruxelles, al Consiglio dei ministri delle Comunit europee) si rivela dai molti studi e racconti. Di questa sua attivit d testimonianza, indiretta, il racconto fatto da Colli in una lettera a Montinari in cui si parla di un furto di valigie subto da Giametta, con la perdita di tutti i suoi manoscritti

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comunit di discepoli di Colli cementata dallamicizia e dallaffetto.


Si dimostrano molto attenti e accurati, sicch credo che tu abbia fatto una buona scelta, non solo per le qualit umane eccezionali di tutti e due ma anche per le loro capacit (26 agosto 1962). Il lavoro va bene. Maril ha finito proprio oggi la decifrazione del quaderno M III 5. Da luned lavorer a una mappa dello stesso periodo. Sossio sta affaticandosi su una mappa di Aurora, piuttosto difficile, ma anche lui finir il lavoro prima di partire (la mappa MP XV 1). Io sono contento perch ho ripreso molta lena nel lavoro, e sono sempre pi bravo (!) nel decifrare. NV3 a buon punto e anche gli altri due taccuini torneranno con me trascritti restlos. Ma devo ricopiare interamente quasi ogni pagina [questultima frase aggiunta a pi di pagina]. Il materiale tra inediti e seminediti sempre pi vasto. Credo che verr fuori un bel volume, anche se ci aspettano mesi di fatiche molto dure ma sono di buon animo (6 ottobre 1962). Per parte mia e anche dei ragazzi per quanto li riguarda io ti confermo di vedere nelledizione il compito pi importante, in un certo senso lunico, della mia vita nei prossimi tre anni. Ad essa dedico e dedicher tutte le mie migliori energie (15 maggio 1963).

Cos Montinari commenta il lavoro comune allArchivio di Weimar, confermando la sua determinazione in questa impresa filologica. Il lavoro di decifrazione dei manoscritti mette talvolta a dura prova Montinari: le lettere mostrano come tale lavoro non sia
personali dove aveva raccolto i suoi pensieri e i suoi tentativi letterari. (26 luglio 1965). Montinari partecipa della disavventura dellamico: lavevo visto tante volte scrivere i suoi appunti su foglietti e poi trascriverli a macchina: mi aveva parlato dei suoi tentativi letterari era per lui la cosa pi importante, una costruzione a cui, si pu dire, lavorava giorno per giorno... (2 agosto 1965). Giametta collabora a numerose riviste e al quotidiano Il Mattino di Napoli. Ha pubblicato il volume Oltre il nichilismo. Nietzsche Hlderlin Goethe, Tempi Moderni, Napoli 1987 e, recentemente, un saggio su Cos parl Zarathustra dal titolo Nietzsche. Il poeta, il moralista, il filosofo, Garzanti, Milano 1991. Maria Ludovica Pampaloni Fama che attualmente insegna a Firenze lingua tedesca alle scuole medie superiori, ha collaborato allEnciclopedia di autori classici Boringhieri, traducendo Johann J. Winckelmann, Storia dellarte nellantichit; (1961). Ha inoltre tradotto: Hans Richter, Dada. Arte e antiarte, Mazzotta, Milano 1966, e, per Adelphi, F. NIETZSCHE, Epistolario 1850-1869, Edizione italiana diretta da G. Colli e M. Montinari, vol. I, Milano 1977 ed il terzo volume non ancora uscito.

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frutto di esercizio e abilit tecnica acquisita ma nasca, oltre che dalla tenace volont di sciogliere enigmi e di arrivare a soluzioni soddisfacenti, dalla piena padronanza dei testi di Nietzsche, dei suoi temi filosofici, del suo percorso, del suo epistolario, dellepistolario delle persone che con lui ebbero rapporti, della storia puntuale delle vicende delle precedenti edizioni. I primi quaderni di appunti del 1961 mostrano il costante lavoro in questa direzione e gi la grande sicurezza e conoscenza di carteggi inediti (ad es. delle importanti lettere di Rohde a Overbeck) e delle Gestalten um Nietzsche. Molto spesso un particolare biografico minimo pu definire la collocazione di un frammento in una mappa, o aiutarne la decifrazione. Di qui anche la stima e la valorizzazione al di l della direzione distruttiva della sua ricerca dello storico Podach, di colui che ha lavorato a lungo su documenti di prima mano. Di particolare difficolt si rivelano i manoscritti dellultimo periodo:
31 maggio 1965 Caro Giorgio, mentre aspetto una tua lettera per scriverti pi a lungo di me e del lavoro, ti mando la descrizione di UI4 con tutte le indicazioni. UI4 pieno di Vs (come risulta del resto dal Mette). Io sono da mercoled scorso alle prese con i ditirambi. Oggi ho finito la collazione del Dm. Ma il fatto pi importante che ho travato due frammenti da datare dopo il primo gennaio 1889. Credo che saranno gli ultimi della nostra edizione. Uno dei due lho decifrato senza residui, laltro ha ancora qualche buco. Finora nessuno lo conosceva; ho fatto miracoli di decifrazione; la Clauss stupefatta. Mi mancano molto tue notizie, ma immagino che avrai grane e altri impedimenti. Mi opprime non sapere nulla dei miei. Sigrid sta bene e saluta Anna e te con affetto. Domani spero di avere tua posta; ti riscriver subito. Un abbraccio da Mazzino

Le giornate darchivio devono interamente essere dedicate alla decifrazione senza residui di tutto il difficile materiale dellVIII volume. Ti ho gi parlato di due frammenti del 2-3 gennaio 1889 che sono una vera novit, ma

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per decifrarli mi ci sono volute due giornate109! E, forse, avrei dovuto rinunciare a decifrarli? La domanda retorica, ma, credo, ti dica bene la situazione. Attualmente sto liquidando le pagine in prosa di WII10, che sono assai difficili. (3 giugno 1965).

Anche la lettera del 9 giugno 1965:


Va lentamente la mia decifrazione del materiale dell88. Per guadagnare tempo sto facendo una ricognizione complessiva, dalla quale dovrebbe risultare quali sono i frammenti da pubblicare da Mp XVI-XVIII, WII 6-10, N VII 4, Z II 1, vari Dm. Nei giorni scorsi ho stabilito i frammenti di Z II 1, ieri e oggi
109 La decifrazione talvolta solo il momento iniziale del lavoro: il 30 giugno 1965 manda la trascrizione dei frammenti allamico. E ora voglio trascriverti i due frammenti scritti da Nietzsche dopo il primo gennaio dell89. Essi si trovano sul retro della famosa dedica dei ditirambi a C. Mends. Questa dedica scritta accuratamente su di un foglietto, su cui N aveva tracciato delle linee a lapis, come era solito fare per le sue Rs. Poi ci sono numerose correzioni, infine la dedica stata ripetuta altrove in bella definitiva. La data 1 gennaio 89. Sulla stessa Pagina, dopo labbozzo di dedica il finale di Unter Tchtern der Wste (che Podach non ha nemmeno pubblicato nel facsimile, perch non era riuscito a decifrarlo) e questo fissa la data della stesura de Dm dei ditirambi tra il primo gennaio e linizio della pazzia. Infatti N stesso nella dedica non sa ancora il sumero dei suoi inedita che vuol affidare a Dends. Ci dimostrerebbe la contemporaneit di dedica e Dm. Come poi faceva con i fogli di Rs o di Dm scartati, N ha adoperato il retro per scrivere questi due frammenti, passati fino ad oggi del tutto inosservati! Il primo lo devono avere preso per una Vs di Ecce homo, ma non lo . Fino allestate del 1969 Montinari considera questi due frammenti con tanta fatica decifrati gli ultimi del Druckmanuskript delle opere di Nietzsche. Nellestate del 1969 avviene la clamorosa scoperta, nelle carte di Peter Gast, del testo autentico del paragrafo 3 di Perch sono cos saggio: i due frammenti vengono confinati come varianti nellapparato di Ecce homo (Cfr. KSA, Bd. XIV, p. 473-74). Questo solo un momento del paziente, lungo e attento lavoro attraverso il quale si realizza uno dei risultati pi rilevanti: la definitiva edizione delle opere del 1888 approntate da Nietzsche per la stampa e, in particolare, di Ecce homo . Cfr. M. MONTINARI, Ein nuer Abschnitt in Nietzsches Ecce homo, in Nietzsche-Studien, Bd. 1 (1972), pp. 380-418. oltre che gli apparati del vol. VI, t. 3 delledizione italiana e del vol. VI della. KSA. Sul significato della scoperta dellinedito paragrafo 3 di Ecce homo, cos scrive a Wenzel in una lettera del 7 settembre 1969: Um Ihnen schon jetzt eine Vorstellung der Bedeutung meines Aufsatzes in der NZZ zu geben, lege ich einen Durchsclag des neuen Abschnittes 3 und vergleichen Sie ihn mit seinem neuen Text! Diese Schruft, die nach den Intentionen Nietzsches jedes Miverstndni ber seine Person beseitigen mute, gewinnt mit der ffentlichen, unmiverstndlichen Verdammung der Schwester erst ihre ganze Bedeutung. Es macht doch einen Unterschied ob so was nur im Nachla zu finden ist oder aber in einer Schrift wie Ecce homo. Begreiflich, da dieser explosive Text vom Nietzsche-Archiv unterdrckt wurde!.

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ho lavorato a N VII 4. Il materiale inedito non moltissimo, ma di decifrazione estremamente difficile, daltra parte proprio qui sta la forza delledizione. Quanto alle Vs di Ecce homo ecc., bisogner pure una volta o laltra che le decifri senza buchi! E non il caso di rimandare questa decifrazione, perch ci vorrebbe dire dover ricominciare da capo tutto un faticoso e gi avanzato processo di penetrazione in questo che un periodo gi cos complicato. Devo dire, daltra parte, che registro dei veri successi di decifrazione, ma ho paura di metterci troppo in rapporto al resto del lavoro. N VII 4 ha, oltre a qualche Vs di Ecce, tre frammenti sugli antisemiti assai violenti (inediti)110, il resto non so ancora che cosa sia. Della stessa forza di difficolt e anche peggio sono i fogli e foglietti delle mappe che risalgono alla fine dell88. Forse quando avr finito questa prima presa di contatto e avr le idee pi chiare, non mi preoccuper pi. Ma il tempo passa [...]. In archivio continuo le mie faticose decifrazioni da N VII 4, che per quasi finito (13 giugno 1965).

Il quaderno N VII 4 nella descrizione di Mette era stato definito per lo pi illeggibile. Riteniamo inoltre opportuno riprodurre, nella terza parte di questo volume, integralmente, due lettere di Montinari del 1967, per offrire esempi concreti dei problemi e delle difficolt della decifrazione: lo sforzo e la costanza, la ricerca paziente nel tempo, la necessit dellintuizione legata a vastit e curiosit di interessi culturali, (la prima lettera del 24 marzo 1967 mostra come anche una carta topografica e una guida possono servire) una passione che non trova quiete se non nella risoluzione dellenigma. Inoltre la prima lettera significativa dei rapporti amichevoli con lambiente di Berlino, di quella mescolanza, fuori dellaccademia, di vita e cultura. Nella seconda, del 10 settembre 1967, avvertibile un franco tono polemico e la volont risentita di far capire allamico tutto il peso di certi momenti, in cui tutto sembrava essere eterna ripetizione, con la sensazione di sentirsi affogare. La lettera si inserisce nellaperto e duro clima di una discussione di fondo e di contrasti (burrasche necessarie vengono definiti da Montinari) legati anche ai limiti di comunicazione del rapporto epistolare che si sviluppano in quel
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Si tratta dei frammenti 21[6, 7, 8] dellautunno 1888. Cfr. KSA, Bd. 13, pp.

580-83.

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periodo tra i due amici editori sui limiti della scientificit e sui criteri delledizione.

6. LA BIBLIOTECA E LE LETTURE DI NIETZSCHE

Un altro aspetto rilevante del lavoro che emerge dalle lettere con Colli la primaria importanza di corredare lapparato critico delle citazioni esplicite e, pi spesso, implicite con lindividuazione delle fonti, necessarie, nel caso di frammenti postumi, per definire il testo di Nietzsche. In una lettera, che successivamente citer, Montinari fa il significativo esempio della scoperta di due aforismi della Volont di potenza attribuiti a Nietzsche che in realt altro non erano che la traduzione di due passi da Tolstoi e Renan. Uno dei primi risultati significativi di questo lavoro, per quanto riguarda gli scritti da Nietzsche pubblicati, la virgolettatura di Wagner a Bayreuth operata da Montinari nel Nachbericht al IV volume:
Non ho scritto perch volevo darti la notizia della conclusione di questa eterna revisione del IV volume, che ho concluso solo ieri. Il mio ritardo molto forte. stato determinato da un intermezzo.... wagneriano. Ho preso in biblioteca le opere di Wagner (9 volumi) e ho trovato un gran numero di citazioni, talune nascoste da Nietzsche e riconoscibili come tali solo se si legge Wagner. Wagner a Bayreuth ne pieno.(Weimar 25 giugno 1966)

Questo lavoro arricchisce notevolmente lapparato. Qualunque giudizio possa o voglia cavarne linterprete, certo che egli comunque dovr tener conto del fatto che questopera, definita ungeheuer da Wagner e in cui il musicista si riconosceva pienamente, anche un abile mosaico di citazioni nascoste dai suoi scritti, in particolare da quelli giovanili.

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Colli, nella sua originale riflessione filosofica su Nietzsche, ha visto come negative le compromissioni del filosofo tedesco con lattualit, dovute alla sua attivit di letterato che cerca del materiale e stimoli nuovi: ci che viene fatto emergere da questo lavoro sulle citazioni, il rapporto con la contemporaneit, appare a Colli uno spreco di genialit.
Pi nettamente si avverte una disarmonia, quasi con disagio, di fronte ai suoi metodi psicologici e alle variazioni positivistiche sui temi di varie scienze. Spesso lattenzione con cui considera molti personaggi letterari e politici dellOttocento sembra futile. Tutto questo gli va rinfacciato, poich il suo piglio; la sua pretesa, il suo impegno anche nellattualit del filosofo, non dello storico111.

A Colli interessa, fin dallinizio, principalmente la restituzione di un testo di Nietzsche sicuro, capace di agire con forza, immediatamente su chi lo legga: perci non si sente di valorizzare a fondo questo lavoro per gli apparati. Da queste premesse sorgono alcuni motivi di incomprensione sugli esiti intorno a Wagner a Bayreuth. Rimane un abbozzo o parte di lettera a Colli in cui cos Montinari difende i suoi risultati:
Il problema reale non che N voglia nascondere il virgolettamento in WB (e io non ho mai fatto questa affermazione) bens come mai egli nel 1888 riconosce se stesso in una pagina che nel 1875 era dedicata a Wagner112. E questo non solo per ci che N era diventato nel 1888, ma anche per ci che egli era nel 1875. Cio la portata del suo amore per Wagner, della sua immedesimazione in una parte del mondo wagneriano.

Lapparato non una riduzione di Nietzsche, come teme Colli. Il virgolettamento di Wagner a Bayreuth, prosegue Montinari,
non mi pare tolga nulla alla grandezza di Nietzsche, se in base a questo esempio si viene indotti a considerare con maggiore profondit la questione del
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G. COLLI, Dopo Nietzsche, cit., pp. 72-73. Cfr. EH, in KSA, Bd. 6, pp. 313-14.

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significato che lesperienza wagneriana ha avuto per Nietzsche. Questo lo spirito del mio apparato. Ma, a parte lo spirito, vedo che anche per te il mio apparato importante: che cosa sapevi tu del virgolettamento di WB prima delle mie ricerche? Quando ragioni in termini di timore di macchiare e di denigrare Nietzsche ti metti sullo stesso piano dei denigratori e dei correttori di Nietzsche. Per me almeno113.

A partire da questo lavoro, Montinari sviluppa studi storici e interpretativi che porteranno ad una nuova definizione di quel rapporto Wagner-Nietzsche, che era stato spesso affrontato ed esaltato dai critici in una prospettiva mitizzante o in una risoluzione interamente psicologistica e troppo umana. Il confronto con Wagner, la rottura dolorosa sul piano personale, appare per Nietzsche significativa del recupero di una propria autonoma prospettiva. La delusione di Bayreuth significa la fine del proprio volontario gesuitismo: prima ancora che da Wagner, Nietzsche fu deluso da se stesso. Il confronto assume la valenza di una contrapposizione che significa un fatto capitale nella storia della cultura tedesca, di cui anzi non si ancora valutata pienamente la portata114. La costretta fedelt di Nietzsche alle opere teoriche e rivoluzionarie del musicista fanno di questo scritto di congedo, pieno di insidiosa ambiguit, unestrema e poco persuasa provocazione. Laccentuato idealismo nei riguardi di Wagner ha la funzione di metterlo alla prova, per imporgli un confronto tra leccesso di bruttezza, di caricatura, di droga che circondava la Bayreuth attuale con i nobili progetti delle opere della giovinezza.

Questa autodifesa si ritrova in una lettera del 4 dicembre 1967: Lo spirito con cui faccio lapparato non quello di chi tira le orecchie a Nietzsche o lo corregge o peggio ancora lo denigra. Questo punto , secondo me, molto pi importante dellaltro riguardante le varianti che avrei messo nellapparato in pi rispetto ai nostri accordi passati. 114 M. MONTINARI, Nietzsche, Ubaldini, Roma 1975, p. 74. (su questa interpretazione di Montinari cfr. il cap. 03. 1, di questo volume). Questi temi sono stati sviluppati da Montinari nel saggio: Nietzsche e Wagner centanni fa, in Studi germanici, XIV, 1976, pp. 13-26, e Nietzsche contra Wagner: estate 1878, in Belfagor, 1984 (XXXIX).

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In un appunto esteso datato 29 maggio 1967 gi Montinari delinea alcuni temi della sua interpretazione. In questo appunto, la reazione e discussione con Nietzsche appare pi libera e motivata rispetto alla critica della societ presente (il vero livellamento opera della societ di massa, dei consumi).
Si potrebbe affermare che N diventato prima spirito libero poi sempre pi decisamente antisociale a causa di un falso (o di uno sfortunato?) punto di partenza: la socialit che egli cerc sinceramente di accettare era quella di Wagner [del resto sempre contestata dalla inumanit dellantichit lantichit rappresenta uno dei punti di rottura verso Wagner proprio nel 1875], ora questa socialit era debole e ipocrita piena di mille malattie [nazionalismo, antisemitismo, naturalismo, decadentismo(?)] che N cerc di superare parlando per esempio di elementi apparentemente reazionari in Wagner. Questo tentativo per [intanto gi compromesso dallavvicinamento, dalla conoscenza di Dhring, socialista estremamente volgare, per N per rimasto sempre il simbolo del socialismo] port N in una situazione che sentiva insopportabile e culmin nella crisi di Bayreuth, dove N si rese conto della falsit sua [v. frammento dellepoca di Za]115 [anche se altre volte e specialmente subito dopo parla di ideali infranti in realt la diagnosi pi esatta quella dellepoca di Za. mentre quella delle prefazioni di MA gi trasfigurazione, mitizzazione] e, fin troppo facilmente, della inconsistenza sociale degli ideali wagneriani, mentre proprio la utopia sociale [citare i frammenti di V II 9!] egli aveva tentato in tutti i modi di accettare. N fu dunque onesto con se stesso quando ruppe con la non verit wagneriana. Agli effetti della sua posizione verso il socialismo, bisogna tener presente che anche nel periodo wagneriano durante il quale, almeno nei momenti di a<desio>ne a Wagner o utopistici, egli fu vicino come mai dopo a una con<cezio>ne socialista lintera impostazione della questione sociale
115 Si tratta del frammento 4[111] (N VI 1) del novembre 1882-febbraio 1883. In un appunto datato 16 febbraio 1967 cos Montinari scrive: N ha detto lui stesso in modo assai pi rivelatore che tutti i suoi interpreti le ragioni della sua rottura con Wagner; si noti che ci che egli ha detto cos decisamente non si trova nelle ragioni da lui stesso addotte (pref. MA II e EH) bens in un appunto intimo quasi sconosciuto (pubblicato parzialmente solo nel 1897): [scritto in un altro momento di profonda depressione?] <Lou>. 2[115] (N VI 1) Es gab eine Zeit, wo mich ein Ekel vor mir selber anfiel: Sommer 1876. Die Gefahr des Irrthums, das schlechte wissenschaftliche Gewissen ber die Einmischung del Metaphysik, das Gefhl der bertreibung, das Lcherliche im Richterthum also die Vernunft herstellen, und in der grten Nchternheit, ohne metaphysische Voraussetzungen zu leben versuchen. Freigeist ber mich weg!. Cfr. daltronde le numerose indicazioni in questo senso nei taccuini di VM (estateautunno 1878). Qui per decisivo: Ekel vor mir selber.

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non super mai la prospettiva della compassione dellamore per gli oppressi, del culto del popolo e questo proprio per un pensatore come N non poteva non dissolversi sotto la critica [che si estende a Schopenhauer e alla religiosit in generale] di N, il quale vuole attingere la verit, l+ [parola illeggibile G.C.] [di qui la grande impressione che su di lui fecero le Ps. Beob. di Re]. Che gli oppressi potessero porsi il problema della loro oppressione con altrettanto realismo, non passa a N neppure lontanamente per la testa. Egli riduce tutta la complessit filosofica del socialismo a un chiacchiericcio su uguaglianza livellamento e via dicendo. Ora a N sfugge che luguaglianza da lui temuta invece il prodotto di un capitalismo livellatore. [La nostra realt attuale eloquente in quel senso! se si pu parlare di Nievellierung termine non nietzscheano ma dei nietzscheani se ne pu parlare con molto pi diritto per la societ dei consumi che non per quella socialista!].

Montinari consapevole fin dallinizio del suo lavoro a Weimar, dellimportanza della ricerca sulle letture di Nietzsche: i suoi primi quaderni di appunti testimoniano linteresse per i volumi della biblioteca di Nietzsche ed per le glosse, di cui inizia la trascrizione. Tra i primi libri presi in considerazione: Aristokratie des Geistes [1885] di anonimo (Erdmann Gottreich Christaller), in cui Nietzsche poteva aver trovato il nome di Marx (citato a pag. 146) (le tracce ed i segni di lettura per nota con prudenza Montinari terminano prima di quella pagina) Gedanken und Thatsachen di Otto Liebmann (di cui trascrive le glosse), Guyau, Lirreligion de lavenir (molte glosse, purtroppo danneggiate dal rilegatore). Si interessa alle glosse pubblicate da Alfred Fouille nella traduzione tedesca di Guyau, Sittlichkeit ohne Pflicht, legge Wellhausen, (con molte glosse di N. rovinate dal rilegatore) Chamfort, Dhring, Emerson etc... Il metodo per la ricerca delle fonti delle citazioni molto empirico ma anche lunico praticabile:
devo prendere i libri di N. e sfogliarli, e stare attento a trovare le citazioni che ormai mi ronzano tutte insieme dal IV allVIII volume (tranne il VI) nel cervello. Veramente anche per il VI ho trovato qualcosa, soprattutto per la GD [Crepuscolo degli idoli ], nel giornale dei Goncourt: fonte principe di N. sulla Francia decadente (21 dicembre 1964).

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Una lettera del 23 maggio 1967 mostra la scoperta apparentemente casuale di una fonte durante una conferenza di Hahn, nel quadro dellassemblea generale della GoetheGesellschaft, di cui Montinari era attivo membro una scoperta in realt legata alla continua attenzione e presenza alla mente dei problemi da risolvere.
Infine per il frammento 11[9] ho scovato una citazione di Goethe, che avevo cercato inutilmente gi per MA I (af 221). Questa citazione lho trovata casualmente: ascoltando una conferenza di Hahn!! Credo che si possa inserire nella nota che dovrei aver gi fatto per il cfr. con MA 221, l dove si parla di Goethe e dei barbarischen Avantagen che egli avrebbe utilizzato nel comporre il Faust. La nota a 11[9] suona: vantaggi barbarici, cfr. Goethe, Anmerkungen ber Personen und Gegenstnde, deren in dem Dialog Rameaus Neffe erwhnt wird (1805) sotto la voce Gusto.

Ed ancora altri esempi di questo lavoro:


Ieri e sabato non ti ho scritto: in compenso ho lavorato (molto) sulle citazioni, con risultati magri, perch come tu sai si tratta di un lavoro che, quanto pi progredisce tanto pi difficile diventa. Ieri domenica, ho dedicato sette ore, e ho trovato una citazione assai ben nascosta di Doudan per postumi MA e... 2 sempre di Doudan per Aurora116; si tratta di citazioni che non valgono, ma che purtroppo sarebbe meglio avere avuto nella nostra edizione italiana: 6[89] e 6[93], questultimo il famoso non consilia a casu differo, che suona: Les volonts sont si faibles, quon dirait que cest le hasard qui les pousse. Non consilia a casu differo. [...] Per il VI -VIII ho messo insieme 15 note + tutti i riferimenti ad una quarantina di passi da Goncourt Journal, che N. cita in W II 3 [novembre 1887- marzo 1888]117. Le citazioni di Burckhardt sui greci sono impossibili da trovare, almeno giudico per ora. Emerson una

116 Si tratta di X. DOUDAN, Mlanges et lettres (Paris 1878), per il framm. 30[150] dellepoca di Umano troppo umano. Il frammento 6[89] dellautunno 1880 suona: Il geometra Ampre: Je crois que le monde extrieur a t cr tout simplement pour nous etre une occasion de penser. 117 Cfr. Frammenti postumi 1887-1888, in Opere vol.VIII, t. 3, p. 322 sgg. e Note, p. 471.

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miniera per tutti i nostri volumi. Ho gi lavorato sullo Emerson-Exemplar118: tutto decifrato tranne un passo, su cui ritorner (14 dicembre 1964). Ho messo insieme altre note di W II 3; ma rimangono le vecchie note da cercare; prima di restituire i volumi presi far un bilancio definitivo. I prestiti di N. dai libri che leggeva superano le previsioni, almeno le mie; per es. tutta la pagina sulla sorte di Goethe in Germania in WA119 un insieme di concetti e di dati presi dal libro di Viktor Hehn e ricuciti genialmente insieme. In generale direi che il lavoro sulle citazioni che meno importante per le opere edite da N. in quanto in esse non si trova, se non di rado, la citazione allo stato puro, fondamentale per i postumi. Ma un lavoro che prima di noi nessuno ha fatto. Per esempio ti ho detto che ho trovato due aforismi della WzM attribuiti a N. che non sono altro che la traduzione di due passi da Tolstoi e Renan? Bisogna stare attenti (19 gennaio 1965).

Questa ricerca si era progressivamente allargata a comprendere tutto ci che, dalle citazioni implicite ed esplicite presenti nelle opere, dalle lettere, dalle lettere dei corrispondenti, dalle testimonianze di contemporanei, risultava essere stato letto da Nietzsche, fino alla ricostruzione della sua biblioteca ideale. In tal modo, con un lavoro paziente, limmagine di Nietzsche venuta a poco a poco a definirsi meglio nel suo tempo storico, nella reazione originale allambiente culturale (in particolare la Francia contemporanea) e a modificarsi contro le semplificazioni ideologiche e le mitizzazioni storiche. Storia complessit e movimento: perci questo aspetto della ricerca di Montinari comunque consapevolmente lontano ed ostile alla positivistica ricerca delle fonti: non si fa opera di riduzione n nella direzione di una filologia positivistica, n in quella dello storicismo. In un appunto del 1 aprile 1967 cos si legge a questo proposito:
Nessuna riduzione di N serve a comprendere la sua personalit, il suo pensiero. facile trovare la fonte di molti pensieri di N (Teichmller per
118 Si tratta di una copia dei Saggi di Emerson in traduzione tedesca (Versuche, Hannover 1858) che contiene, con glosse e tracce di letture, anche parecchi frammenti (Cfr. Opere, vol. V, t. 2, pp. 467-70). 119 Cfr. F. NIETZSCHE, Il caso Wagner, in Opere, vol.VI, t. 3, pp. 12-13; Viktor HEHN, Gedanken ber Goethe, Berlin 1887, letto da Nietzsche nella primavera del 1888 come testimonia il frammento 16 [36] (Opere, vol. VIII, t. 3, pp. 284-85).

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es.), ma lelemento plasmatore ordinatore sfruttatore di questi impulsi rimane N, che aveva certamente un delicato orecchio, pronto ad avvertire molte cose che agli altri contemporanei sfuggivano (Bourget, Guyau, ecc. ecc.) Daltra parte anche per N la riduzione alla classe non valida se vuole essere esclusiva. Si pu dire che N si prestava a essere sfruttato nella lotta antisocialista; ma esiste una autonomia condizionata [un marxista adopererebbe la categoria della relazione reciproca] del pensiero che fa s che la storia cammini, cio il determinismo non vale nemmeno per N.

E anche:
Unanalisi storicista [e sono io a dirlo che ho tutti gli strumenti per farlo] di N non pu rendere giustizia al fenomeno N se solo riduzione perci unanalisi antistorica (4 maggio 1967).

Questo lavoro accompagnato dalla consapevolezza di segnare, rispetto a Nietzsche, una radicale novit. In un appunto di riflessione su LE LETTURE DI NIETZSCHE, cos si legge:
Un capitolo da riscrivere o meglio se si prescinde dal tentativo di Andler da scrivere per la prima volta quello riguardante le letture di N. La bibliografia cultica a cominciare da Gast non voleva fare uso di queste fonti preziose per non sminuire N. Quella filosofica (Lwith Jaspers? Heidegger) lha ritenuto meno importante di certe corrispondenze ideali scoperte tra i pensieri di N e quelli di Hlderlin Hegel ecc. ecc. I nemici di N in prima linea i wagneriani hanno fatto i tentativi pi accaniti per distruggere la originalit di N, trovando ora qua, ora l gli autori che lui avrebbe copiato (per es. Bourget). Ch. Andler unico tentativo per quanto piatto. Il culto non aveva bisogno della critica, la filosofia evitava il problema, i nemici avevano troppo bisogno della critica.(26 gennaio 1967)

La riflessione sulle letture di Nietzsche nel loro rapporto con il testo ha portato anche ad una definizione nuova e pi ampia del problema o almeno al tentativo di una diversa consapevolezza del suo significato. Su queste riflessioni dellultimo periodo dovremo tornare.

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Il risultato scientifico pi importante del mio lavoro attuale allapparato critico delledizione una lista di circa 200 libri dei quali Nietzsche direttamente o indirettamente si occupato tra lestate del 1882 e lautunno 1885120.

Cos Montinari faceva il positivo bilancio della sua lunga ricerca sulla sez. VII (gli apparati sono usciti in due volumi nel 1984 e nel 1986). In generale, ledizione italiana Adelphi, lintera Kritische Studienausgabe (dtv Mnchen 1980) con i loro gi buoni apparati, hanno dato grossi risultati in questa direzione. La ricerca nazionale, finanziata dal Ministero della Pubblica Istruzione, su La biblioteca e le letture di Nietzsche (che interessa ancora le Universit di Pisa, Firenze ed Urbino) aveva, nelle intenzioni di Montinari, come primo obiettivo la pubblicazione di un catalogo esaustivo delle letture del filosofo e doveva proseguire con lo studio e la pubblicazione delle glosse marginali dei libri della sua biblioteca postuma conservata nellArchivio Goethe-Schiller di Weimar. certo che solo la ricostruzione storica ed un lavoro di ampio respiro culturale permettono la sicurezza della definizione del testo e la risoluzione delle citazioni: essenziale, dopo la scomparsa di Montinari, tener presente questo aspetto per il completamento degli apparati delledizione. Fin dal primo periodo il problema che Montinari si pone, come abbiamo visto, quello di una lettura di Nietzsche non riduttiva. Ma certamente la riflessione dellultimo periodo, con la scoperta del Nietzsche francese che dal 1884 parla (in francese) della sua fuga a Cosmopolis121, con la volont di leggere il filosofo nella decadence, d un ulteriore spessore e profondit al
M. MONTINARI, Lonorevole arte di leggere Nietzsche, cit., p. 340. Sono citazioni da appunti che si trovano in un piccolo quaderno dalla copertina nera dal titolo Pssimismus, Nihilismus dcadence in Nietzsches spten Philosophie.angefangen am 21 November 1983 im Wissenschaftskolleg zu Berlin e appunti zu GM. Su questi temi cfr. M. MONTINARI, Nietzsche in Cosmopolis. Franzsisch-deutsch Wechselbeziehungen in der europischen Dcadence, in Frankfurter Allgemeine Zeitung, n. 164, 19 luglio 1986.
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fenomeno Nietzsche. Acquisire Nietzsche al decadentismo significa che cambia la nostra visione sia del decadentismo sia di N.
La dcadence un momento integrale nella filosofia di N che relativizza il suo classicismo e la sua volont di potenza, se queste ultime posizioni vengono assolutizzate si ha il N dei fanatici e dei nazisti [appunto datato 21 settembre 1984 ].

Lo stesso studio sulla biblioteca ideale, demolendo il concetto filisteo di originalit, significa anche andare molto al di l delle prospettive iniziali delledizione: serve ad uscire da Nietzsche come individuo e a restituirlo come parte della storia. Questo bene chiarito in un appunto non datato, su un foglietto volante dellultimo periodo.
A che cosa serve la ricerca sulla biblioteca di N? A lanciare un ponte verso la cultura del tempo di N, la sua (di N) originalit non centra nulla in questa costruzione, si tratta di ricostruire unatmosfera omogenea comune a tutti coloro che vivevano operavano e pensavano nellEuropa di quel tempo. La ricerca sulla BN non serve solo ad entrare dentro N, ma serve ancor pi ad uscirne, per cogliere nessi generali di storia della filosofia, della politica, della letteratura, della societ in generale. Per isolare (tema della N Forschung) il fermento N bisogna conoscere il bagno di coltura dove esso ha agito.

7. DE GRUYTER, EDITORE SCIENTIFICO

La ricerca delleditore tedesco, pur nellurgenza di uscire dal paradosso di una traduzione italiana e francese condotta su un testo critico ristabilito ma non pubblicato nella lingua originale, strettamente legata al rispetto dellazione Nietzsche come momento e forza critica dellattualit, che era allorigine delle intenzioni dei due amici editori. Di qui, come risulta dalle lettere, le diffidenze verso leditore Beck di Monaco presso cui, a partire dal 1933, era iniziata ledizione storico- critica:
Io ti dir, a proposito, che sono molto molto sfavorevole a trattative con Beck. Non se ne deve fare nulla secondo me, se non vogliamo che tutto vada a monte. Quella casa editrice legata al culto nazista di N.: per sempre. una questione, se non altro, di buon gusto, non essere i continuatori della vecchia impresa! (23 ottobre 1962).

Ancora pi decisa la diffidenza verso leditore Krner: Bumler tuttora attivo e pubblica le sue introduzioni ai volumi di Nietzsche presso Krner (10 marzo 1964), il mio stato danimo nettamente ostile a quella casa editrice: se penso che stampano tranquillamente perch ha un bel titolo la Volont di potenza, mi prende una gran rabbia una sconfessione di Bumler, quale noi dovremmo pretendere, non ce la concederebbero mai (Weimar 13 aprile 1964), e ancora: la nostra edizione sostituisce tutta ledizione Krner (cio Bumler) (23 aprile 1964). La soluzione matura (dopo vari tentativi: Nijhoff, Rowohlt, Luchterhand, Insel) con linteressamento e la mediazione presso

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leditore de Gruyter di Karl Lwith, ( risultato che Lwith si pronunciato cos a favore nostro da definire una vergogna nazionale leventualit che ledizione non si facesse! 14 ottobre 1965), che ebbe modo di apprezzare il lavoro svolto dai due studiosi italiani in occasione del Colloquio internazionale di Royaumont. In una lettera del marzo 1967, ricevendo gli Atti di quel convegno, Montinari ricorda limportanza di quella comune battaglia:
Stasera ho voglia di scriverti, perci interrompo il lavoro allo Zarathustra (che va avanti abbastanza bene). Ho ricevuto da Parigi il volume dei colloqui di Royaumont122, lho subito sfogliato tutto e mi sono venute in mente tante cose. Il nostro intervento fa unottima figura e la nostra impresa viene citata sia nella premessa sia nelle conclusioni dellineffabile Gilles123. Ho pensato a come, insieme, abbiamo combattuto bene la nostra battaglia e a come quella nostra sortita fu decisiva per le sorti delledizione. Anche i nostri giorni a Parigi furono belli.

E, dopo aver alluso alle discussioni in corso tra loro sulledizione, continua
La verit che abbiamo insieme da condurre una lotta difficile, nella quale inevitabile che nascano scontri e che, per il nostro stesso carattere, viene condotta da ognuno in modo diverso. Ma lo scopo comune. E io mi considero fortunato principalmente perch ho te come amico (3 marzo 1967).

Il colloquio di Royaumont appare subito a Montinari, che cerca di convincere Colli, restio a far pubbliche apparizioni in Convegni per lui comunque di sapore accademico, unoccasione
122 Aa. Vv., Nietzsche, Cahiers de Royaumont VIIe colloque. 4-8 Juillet 1964, Les dition de Minuit, Paris 1967. La relazione di Giorgio Colli e Mazzino Montinari, Etat des textes de Nietzsche, trad. di H. Hildebrand et A. Lindenberg, si trova a pp. 127-40. Di questo scritto esiste una traduzione italiana parzialmente rielaborata, Stato dei testi di Nietzsche, in Il Verri, n. 39-40, novembre 1972, pp. 58-68 ed una spagnola in Eco. Revista de la cultura de occidente, tomo XIX/5-6-7. J. 125, settembre, ottobre, novembre 1969, p. 735-753 (trad. di Carlos Rincn). Questo numero contiene anche unintervista a Mazzino Montinari. 123 Ivi, Avant-propos, p. 7, e G. DELEUZE, Conclusions, Sur la volont de puissance et lternel retour, p. 275.

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unica, da non perdere, per far conoscere al pubblico internazionale il lavoro alledizione e la sua rilevanza, anche con la finalit di trovare il necessario editore tedesco. Nelle lettere si leggono questa consapevolezza e il determinato entusiasmo che Montinari cerca di comunicare allamico. Pu accadere in una situazione di isolamento e di faticosa e deludente ricerca di uneditore tedesco, che siano immaginati pi nemici di quanti ve ne siano in realt ( il caso di Karl Lwith, che sar invece determinante per la realizzazione del progetto): Montinari pensa al convegno come ad una battaglia da combattere e prepara, a tavolino, i piani di guerra. Voglio riportare per esteso parti di questa significativa lettera in cui si parla anche del preteso ultimo aforisma della Volont di potenza e della sua effettiva datazione, che in realt precede la stessa decisione di Nietzsche di scrivere unopera con quel titolo.
Non so, se, come hai scritto a Sossio, larticolo di Lwith124 rappresenta la prima fase dellattacco dellaccademia tedesca contro ledizione, certo che Lwith, attraverso le critiche contro Podach, dimostra di non aver nessun piacere che ledizione si faccia. Per forza! Ho letto qua e l il suo libro125 che del resto non affatto da buttar via : la premessa tacita di esso che si possa parlare di unopera di Nietzsche dal titolo WzM e, in generale, che i testi pubblicati dallArchivio Nietzsche siano esatti. Mi ha colpito, tra laltro, il fatto che Lwith, parlando alla fine dellarticolo con malignit degli errori di Podach ( ce ne sono ben altri, purtroppo, come ho costatato in questi giorni), citasse lultimo aforisma della Volont di potenza. Questo ultimo aforisma cui nel suo libro sono dedicate varie pagine e che continuamente citato come ultimo (tra laltro se ne occupato anche Klages) io lho collazionato e trascritto proprio in questi giorni, e la sua data ... luglio 1885 (data certissima). Intanto arrivato linvito ufficiale per Royaumont; avrai visto dalla lista dei partecipanti che saranno presenti sia Bhm che Lwith. Deleuze ha accluso allinvito il biglietto che ti spedisco. Ci propone di dirigere una tavola rotonda sulle questioni dei testi di Nietzsche e cosa ancor pi notevole Wahl ci
Si tratta della recensione di Karl Lwith ai due libri di E. PODACH, Friedrich Nietzsches Werke des Zusammenbruchs, Heidelberg 1961 e Ein Blick in Notizbcher Nietzsches, Heidelberg 1963, in Die Neue Rundschau, 75, 1964, pp. 162-68. 125 Si tratta di K. LWITH, Nietzsches Philosophie der ewigen Wiederkehr des Gleichen, Stuttgart 19562, trad. di Simonetta Venuti, Nietzsche e leterno ritorno, Laterza, Roma-Bari 1982.
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chiede, attraverso di lui la nostra opinione personale su un invito a Schlechta. Mi pare che non possiamo dire altro se non che non abbiamo nulla da obiettare a tale partecipazione, perch, sebbene il nostro giudizio sulledizione della WzM sia negativo, ci siamo espressi positivamente sulla questione delle lettere come stata posta da Schlechta nella sua edizione, e daltra parte linvito a Schlechta una questione che non ci riguarda. Se poi si trattasse di una sfida mascherata non possiamo fare a meno di accettarla e forse dovremmo dire che invitare Schlechta ci sembra una buona idea! Dunque il mio parere : 1) dobbiamo andare a Royaumont, anche se dovremo aspettarci un ambiente sgradevole, 2) dobbiamo accettare la direzione della tavola rotonda 3) dobbiamo preparare una relazione, da annunciare subito a Deleuze e da spedire una quindicina di giorni prima, con la preghiera di farne un certo numero di copie a cura della segreteria dei colloqui come materiale di studio per la nostra tavola rotonda. Contenuto della relazione dovrebbe essere secondo me a) una breve notizia sulledizione (tipo Bericht) b) il problema della WzM, trattato in base ai testi e a larghi esempi, tenendo conto dei due indici di Nietzsche, cio non solo la rubrica, ma anche i 58 numeri che si trovano in N VII 3. In questo modo, enunciando solo fatti, facendo esempi, discutendo le varie questioni e il modo tenuto dai redattori di GA, nonch da Schlechta, dimostrando che non si pu neppure dare il nome di WzM ai testi di W II 1-3 (Bhm)126 in questo modo otterremmo di sventare la manovra di Lwith in una discussione aperta. La relazione dovrebbe essere scritta in tedesco, e se sei daccordo potrei prepararne io qui una stesura corretta da arricchire sia mentre sono qui, se trovi esempi di deformazione in W I 1-2, sia in Italia. Vorrei che tu fossi daccordo e che tu pensassi che un compito del genere, dato il mio carattere, esalta invece di diminuire la mia capacit lavorativa dunque nessun danno per il lavoro in corso, s invece un maggiore impegno, una maggiore elaborazione critica che non pu che giovare allinsieme del lavoro. La nostra relazione trover certamente una sede di pubblicazione, e da Parigi sar proposto su scala internazionale il problema di una seria edizione di Nietzsche. Per tutti gli altri problemi che potrebbero venire agitati in sede di tavola rotonda, io ho solo un po di incertezza specie se ci fosse Schlechta sulle opere giovanili, per il resto abbiamo i nostri volumi gi fatti. Ti prometto un tono estremamente oggettivo e filologico, e anche misura verso tutti, compreso Elisabetta e... Lwith [...]. Tra i partecipanti ci sono, di persone a me note: Biser, il prete amico di Podach (Dio morto), lamericano Reichert, amico di Schlechta, Schaeffner,

126 Cfr. R. BOEHM, Le problme du Wille zur Macht, Oeuvre posthume de Nietzsche. propos dune nouvelle dition (F. Nietzsche, Werke in drei Bnden, hrsg. von K. Schlechta), in Revue philosophique Louvain, 61, 1963, pp. 403-34.

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il curatore francese delle lettere a Gast. Massolo lo conosco solo di nome. Vattimo chi ?127 (10 maggio 1964).

Nella lettera successiva Montinari torna sul tema mettendo in luce la possibile occasione di interessare qualche editore tedesco al lavoro di Weimar.
Prima di tutto vorrei tornare sulla questione della tattica da adottare a Royaumont. In questi giorni ho riflettuto ancora, e, per quanto riguarda la nostra relazione o meglio la relazione che ti ho proposto di fare , sono dellidea che sia molto pi opportuno non mandarla in anticipo, ma leggerla semplicemente, presentarla durante le discussioni sulle questioni testuali. Non ci conviene affatto che gli altri sappiano quello che vogliamo dire e che, per cos dire, siano immunizzati in anticipo, o comunque prevenuti e informati, a proposito di tutto quanto abbiamo da dire. Importante mi sembra, insomma, che siamo noi ad avere in mano le cose, che noi determiniamo loggetto delle discussioni sulledizione. Perci penso che dovremmo semplicemente annunciare a Deleuze che presenteremo una relazione sulle questioni del Nachla 1883-1888. Sono sempre pi convinto dellimportanza capitale di questa nostra prima comparsa in pubblico, e tormentato dallidea che dobbiamo prepararci, che dobbiamo sfruttare questa occasione.... Scopo della relazione dovr essere soprattutto quello di dimostrare, in una sede autorevole, la necessit della nostra edizione, e cos favorire la scoperta di un editore tedesco. Sono impaziente di sapere il tuo parere su tutta la faccenda, e che tattica hai in mente di seguire (Weimar, mercoled 13 maggio 1964).

Ancora nel 1979, in un ricordo dellamico scomparso, storicizzando limportanza, per ledizione, di quel convegno internazionale, Montinari scriveva:
Attuare ledizione fu materialmente possibile con il risvegliarsi dellinteresse per Nietzsche in Francia, allinizio degli anni sessanta; ma io
E. BISER, Gott ist tot. Nietzsches Destruktion des christlichen Bewusstseins, Mnchen 1962, Herbert W. Reichert, autore, con Karl Schlechta della International Nietzsche Bibliography, Chapel Hill 1960, 19682, al convegno di Royaumont tenne una relazione dal titolo: Nietzsche et Hermann Hesse, un exemple dinfluence; A. Schaeffner, ha curato le Lettres a Peter Gast, (con una lunga introduzione), Munich 1957, Paris 19812. Dagli Atti non risulta la partecipazione al convegno di Arturo Massolo, G. Vattimo al convegno tenne la relazione, Nietzsche et la philosophie comme exercice ontologique.
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ricordo come ci divertimmo, Colli ed io, quando, invitati a parlare del nostro lavoro al convegno di Royaumont su Nietzsche (luglio 1964), salimmo in incognito sullautobus che da Parigi doveva portarci allabbazia, e sentimmo un noto studioso universitario italiano di Nietzsche balbettare una qualche risposta imbarazzata alle domande insistenti di un collega francese; questi chiedeva spiegazioni sul fatto inaudito che italiani ignoti si fossero messi in testa di fare ledizione di Nietzsche128.

Nellintervento Etat des textes de Nietzsche, viene fuori ancora una volta latteggiamento scientifico di Montinari: limportanza della nuova edizione non viene fatta emergere da un aprioristico, dettagliato quanto astratto piano di pubblicazione, che scenda fino agli ultimi particolari, n da puntigliosi e difensivi criteri metodologici, n da una grande discussione di principio sullimportanza o meno del Nachla, quale si era sviluppata polemicamente da parte degli amici della leggenda di Nietzsche dopo ledizione Schlechta. I pochi, saldi criteri metodologici sono accompagnati da una serie di concreti risultati da esibire (omissioni rilevanti, errori di lettura, frammenti non pubblicati, il grave arbitrio della compilazione dellOuevre principale da parte dellArchivio, etc.) tali da togliere ogni dubbio sui limiti e limpraticabilit, per lo studioso, delle precedenti edizioni, compresa quella Schlechta. Nel mese di aprile del 1965 i primi contatti scientifici con la casa editrice de Gruyter si hanno attraverso la mediazione di Karl Pestalozzi che dirigeva presso leditore tedesco una collana di teatro. A Weimar venuto un dr. Pestalozzi, svizzero tedesco che lavora alluniversit di Berlino ovest. Sta facendo un lavoro sul Nachgesang di JGB [...] il suo scopo ben delimitato; pubblicher tutte le Vs di quella poesia (23 Aprile 1965). Fin dal primo incontro Montinari ha dello studioso svizzero, destinato a diventare un suo grande amico, una grande impressione di onest e freschezza. La buona impressione suscitata in Pestalozzi dalla

M. MONTINARI, Presenza della filosofia. Il significato della filosofia di Giorgio Colli, in Rinascita, n. 7, 16 febbraio 1979, p. 42.

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mole e dalla qualit del lavoro fatto a Weimar, favorisce il procedere delle trattative. Il contratto con de Gruyter, editore scientifico, viene salutato da Colli e Montinari con grande soddisfazione. Heinz Wenzel, direttore della sezione umanistica della de Gruyter, la persona che, compreso il valore e la portata delledizione, lha sostenuta con la pi grande energia (Ieri ho rivisto Wenzel, che mi ha ripetuto essere ledizione di N. la pi importante impresa della casa editrice in questo campo per i prossimi 10 anni 6 ottobre 1965)129. In un memorabile viaggio a Berlino, in incontri con Wenzel e Pestalozzi, Montinari discute e definisce i criteri delledizione e degli apparati. Infine Wenzel nellentusiasmo della serata a casa sua, ha proclamato che gi tra un anno ci sar il primo volume de Gruyter delledizione. Fin dallinizio, con Karl Pestalozzi e Wolfgang Mller-Lauter si stabiliscono immediati rapporti non solo di cordiale amicizia e stima, ma anche di attiva collaborazione e di consulenza per il lavoro agli apparati tedeschi a cui portano il loro contributo di correzioni, dubbi, proposte (1 agosto 1966).

Montinari riconosce a Wenzel interesse non solo editoriale, ma di fondo, che come tornato a dirmi lo ha indotto in dicembre a lottare molto duramente con il vecchio von Cramm e a riuscire ad imporre, dopo fasi anche drammatiche, ledizione, che egli considera limpresa pi importante di de Gruyter per i prossimi venti anni (8 giugno 1966). Inoltre viene fuori anche il pronto interesse di Wenzel per il progetto delle lettere ho detto che noi faremo senzaltro le lettere, lui vuole immediatamente dopo la firma del contratto presentare il progetto nella riunione del gioved, quando da de Gruyter si discute sul lavoro. Gli ho detto anche che noi vediamo ora la possibilit di fare tutte le lettere e questo gli ha fatto piacere. Mi ha chiesto infine di fargli una brevissima relazione, centrata soprattutto sopra il numero delle pagine, perch questo sembra essere il dato pi importante per quella riunione. In un incontro del 9-10 luglio questa ipotesi si rafforza e si concretizza ulteriormente. Nel settembre Montinari presenta una relazione scientifica sulla Gesamtausgabe der Briefe Nietzsches che trova la piena approvazione di Wenzel. Nel dicembre-gennaio 1969 i primi due volumi delle lettere sono approntati.

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8. GLANZ UND ELEND DER PHILOLOGISCHEN ARBEIT

Nel suo Ricordo di Giorgio Colli, Montinari afferma: A partire pi o meno dal 1967 Giorgio Colli ritiene conclusa per lessenziale la sua terza grande iniziativa di cultura rivolta verso il pubblico: lazione Nietzsche. Colli si apr ad altri progetti filosofici e filologici, di grande importanza e rilievo che caratterizzano i suoi ultimi anni di attivit. Come Montinari ha affermato, col nascere delledizione critica tedesca il lavoro specifico agli apparati viene da Colli affidato a lui. Il carteggio e il materiale postumo pubblicato dal figlio Enrico mostrano il crescere in Colli della volont di un lavoro personale130 alla definizione di un proprio sistema filosofico e di conseguenza, pur portando avanti ledizione con costanza quotidiana, Colli manifesta inquietudine e insoddisfazione per un lavoro interminabile agli apparati, che gli appariva condotto con un eccesso di scientificit dallamico. Il procedere del lavoro sui manoscritti provoca in Montinari la ricerca e la maturazione di criteri e soluzioni sempre pi adeguati, con sempre maggiore consapevolezza delle difficolt da superare. Gi nella primavera del 1964, un anno giudicato decisivo per le sorti delledizione, in cui molto lavoro darchivio viene
130 Cfr. ad esempio G. COLLI, La ragione errabonda. Quaderni postumi, cit., p. 601, dove gi alla data 14 dicembre 1966 Colli manifesta la volont di impegnarsi in altre direzioni: Altre idee si affacciano: aperta lidea di fare anche le Lettere di Nietzsche. Mazzino a Berlino fra qualche giorno per riprendere le trattative con de Gruyter. Ma questo progetto non mi entusiasma. Un altro si affacciato, sino al novembre 1965 (iniziativa di Luciano [Fo], poi lasciato cadere perch troppo impegnativo. unenciclopedia del mondo antico: lidea ha ripreso vigore il mese scorso adesso mattrae .

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accumulato131, lincontro col materiale preparatorio di Zarathustra esalta la possibilit di fare un apparato di grande rilievo:
Caro Giorgio, la prima settimana di lavoro finita. Come gi ti ho scritto, la serie ZII dominabile: a parte Z II 5, che ha un po di materiale postumo, Z II 6, 7, 8, 9, 10 sono importanti solo per 1) poesie (Z II 6 e 7) e per le varianti di Zarathustra IV. Alla fine della prossima settimana dovrei aver finito la serie, dato che sia pure per ora descrittivamente, cio senza stesura di apparato ho gi cominciato Z II 8. I postumi di Z II 5 sono tutti collazionati. La maggior parte del materiale postumo in WI (e nei taccuini!!!!). Io sono ottimista, e se le mappe non riservano sorprese dovrei superare il programma che abbiamo fatto. Ho letto quasi tutto Za IV; ne ho ricevuto una forte impressione. Il nostro apparato allo Za. dovrebbe essere una cosa sensazionale; ma, a parte la sensazione penso sia proprio importante farlo molto vasto a questo penso in particolare; vorrei avere una buona idea organizzativa. Per Za IV le cose stanno meglio che per le altre tre parti perch c anche il Dm. Ti informer di quel che mi viene in mente in proposito (14 marzo 1964). Lo Za. IV mi tiene occupato con sentimenti opposti (lho letto e riletto tutto). (24 marzo 1964)

In una lunga e appassionata lettera (perdona lirruenza di questa lettera, ma essa rispecchia solo pallidamente il mio stato danimo e la mia volont di fare) della Pasqua del 1964, Montinari entra pi nel merito del lavoro concreto per gli apparati e della necessit di un sforzo intenso e comune per dominare insieme i complessi problemi, perch lanno terribile come era stato definito da Colli diventasse in realt quello pi bello per ledizione.

131 Un anno fa, il 23 dicembre, abbiamo finito il IV volume. Pensare che nellanno trascorso non abbiamo consegnato nulla mi d l per l un senso di disagio; ma proprio domenica, facendo la rassegna sommaria del nostro lavoro mi dicevo che abbiamo fatto molto e che abbiamo fatto bene a lavorare noi due. Credo che anche tu domini questa volta il lavoro nel suo insieme pi che in passato; per me cos. Dunque il 1964 non ha visto nessun volume pronto; ma fermarsi a questa esteriorit sarebbe un errore. Il 1965 vedr un bel po di volumi fatti; ma le basi le abbiamo gettate nel 1964. Questo il bilancio consapevole in una lettera del dicembre del 1964.

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Riportiamo buona parte della lettera che ci permette di entrare nel laboratorio di un grande artigiano e di misurarne anche linventivit pratica necessaria e adeguata alle singole situazioni.
Weimar, Pasqua 1964 Caro Giorgio, spero che, mentre io ti scrivo in una Weimar tutta bianca di neve, tu sia in qualche citt della Spagna, forse a Siviglia, e goda di un po di sole e di cose insolite e meridionali. Io, per me, sto bene qui, nel nord freddo e ospitale, nella mia Weimar132. Per il nostro lavoro sono ottimista e ti dir perch. Il lavoro andato avanti bene in questi 18 giorni di archivio, e tutto sommato senza grandi sforzi. Questi sono i risultati: 1) la decifrazione di Z II 5-10 terminata. Adesso si tratta di passare alla trascrizione, e ci avverr non appena avr risolto alcuni problemi cronologici, che per questo gruppo di manoscritti (poesie dell84-85 e Za IV) sono di natura particolarissima: N infatti ha adoperato contemporaneamente quasi tutti questi quaderni, le Rs di quasi tutti i capitoli sono sparpagliate in tutti; in tutti si trovano redazioni anteriori, in s concluse, di molte parti di Za IV, che naturalmente vanno pubblicate per intero anche a costo di ripetizioni, perch cos hanno un senso, mentre mutile, come si trovano in GAK XII e GA XII e XIV, sono frammentazioni arbitrarie. Il problema di vederne la successione cronologica, e questo il bello ci senzaltro possibile per mezzo di criteri interni (per esempio il Wanderer und Schatten in tutta una serie di brani il guter Europer, oppure il capitolo Vom hheren Menschen era dapprima una specie di finale, un Rundgesang e cos via). Probabilmente si dovrebbe mirare a stabilire le due o tre redazioni di Za IV e riportarle nei frammenti postumi prescindendo dal criterio, che in questo caso sarebbe meccanico, dei quaderni considerati di per s. Mi pare che non dovremmo
132 Nel carteggio tra i due amici assume quasi una valenza filosofica ed esistenziale il confronto tra il Nord, con il suo freddo, sentito da Montinari, quasi una utile terapia (le temperature hanno toccato a Weimar i 27 sotto zero: tempo magnifico per la parte polare della mia anima!) e lassolato Sud (lItalia, ma anche le mete di alcuni viaggi di Colli: la Grecia, la Spagna e la Sicilia). Cos Colli in una lettera del 26 luglio 1965: In Sicilia mi sono abbastanza stancato, per il caldo e le molte cose viste. Per ho avuto impressioni intense e varie. In questi paesi meridionali, come in Spagna e in Grecia, si ha un senso pi forte del passato (e non solo per i resti dellantichit), e addirittura dellimmutabilit delle cose. Adesso ci sono molte automobili anche in Sicilia, ma risultano pi accidentali che nei paesi nordici. Lo stimolo allazione non solo si spegne, ma sembra vanit. Quindi il sud anche un pericolo, almeno per me. Le rovine di Selinunte sono state una delle impressioni pi forti. Templi colossali crollati tutti assieme in un terremoto, con le colonne coricate luna sullaltra.

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essere dogmatici fino al punto di ripetere la numerazione ogni volta che si cambia quaderno per ragioni cronologiche, bens adottare magari una numerazione unica per tutto il gruppo Z II. La descrizione pagina per pagina servirebbe poi a dare unidea della distribuzione del materiale in questi quaderni. 2) Ho collazionato, a casa, lErstdruck di Za IV con la copia xerografata. Le differenze sono minime. Perci io penso che non sia necessario far microfilmare lo Ed per poi farlo sviluppare e quindi di nuovo xerografare. Tutto denaro che possiamo risparmiare, xerografando la GA e riportando le correzioni dellEd. La ragione delle poche differenze che ho trovato che N stesso ha scritto il Dm di Za IV, e questo Dm conservato (a differenza di quelli delle altre parti dello Zarathustra). Media della collazione 20 pagine lora. 3) Ho collazionato in archivio anche il Dm, naturalmente dopo la collazione dellEd con Ga. Per facilitare il lavoro, ho preso due grossi quaderni sui quali ho incollato, ogni due pagine, una pagina di testo xerografato. Le differenze Ed-Ga sono segnate in rosso, quelle Dm-Ed in verde. Nelle pagine a fronte ho trascritto tutte le varianti del Dm, per lo pi passi cancellati. Le differenze (cio punteggiatura, grafia, parole sostituite) le ho riportate nella pagina dove era incollato il testo, con il metodo della correzione delle bozze. La collazione del Dm ha richiesto non pi di 9 ore. Ti chiederai perch ho sentito la necessit di fare un lavoro che non era previsto. Il fatto che non possibile lavorare a questi quaderni senza conoscere bene lo Za IV. (Anzi, ho pensato che tutto sommato anche per gli altri volumi avremmo fatto molto meglio a fare noi queste collazioni, non perch Sossio le ha fatte male, tu sai che le ha fatte benissimo, ma: potresti dire di conoscere bene i testi su cui hai lavorato come sarebbe stato necessario? Io non lo posso dire per nulla affatto. ) Inoltre sarebbe sbagliato non preparare fin da ora lapparato dei testi editi, con cui di volta in volta abbiamo a che fare. Se pensi al poco tempo che tutto questo richiede e alla maggiore tranquillit che ne deriva per aver fatto noi il lavoro, mi pare che varrebbe la pena che anche tu facessi la collazione ED -GA di Za I II III (i Dm non ci sono!). Le schede, almeno per Za IV, si sono rivelate di utilit relativa, solo in casi di sentenze sparpagliate servono. Ma ora ho intenzione di riportare tutte le varianti nelle pagine a fronte del testo duplicemente collazionato Per JGB le schede saranno senzaltro pi utili. Quando torner baster riportare le tue schede riguardanti Za IV nei miei quaderni, e lapparato sar pronto. Importante sarebbe, per non stare a fare due volte il lavoro, stabilire la numerazione definitiva delle pagine dellVIII volume. Penso che si possa fare. E se accetti di non microfilmare lo Ed di Za IV, io potrei gi mettere i numeri definitivi di pagina e di riga a tutte le varianti, e cos pure tu....

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Proprio sugli apparati di Zarathustra si sviluppa la prima discussione con Colli che fissa il suo criterio nella risposta alla lettera di Pasqua. Io ci tengo moltissimo che tu mantenga il tuo sacro fuoco, ma devi permettermi di incanalarlo un poco, e concedermi una capacit di freddezza costruttiva nella visione dinsieme. Ecco il metodo proposto da Colli:
a) per le Vs primitive trascurare le varianti di parole, o anche di Wendungen diverse che non contengano elementi nuovi, riportare le cancellature solo in casi determinati. b) per le Vs pi evolute, tipo Rs, riportare le varianti anche meno importanti, guardandosi per dal segnalare tutto, con un apparato tipo antichit classica Anche nellidea di non seguire i singoli Ms come unit e restaurare attraverso vari Ms redazioni primitive mi sembra che bisogna procedere con una certa cautela Spesso queste redazioni primitive non sono altro che semplici Vs (12 aprile 64)133.

Sembra che Colli, pi interessato ai contenuti filosofici del testo, non colga, come filologo, la specificit del linguaggio poetico dello Zarathustra e quindi limportanza delle varianti stilistiche e di singole parole. In una lettera del 28 dellottobre del 1968, quando il chiarimento avvenuto ed il lavoro alledizione italiana dello Zarathustra molto avanzato, Montinari fa rapide e interessanti considerazioni sulle varianti di Za III.
Caro Giorgio, riemergo oggi dalle visioni e dalle ebbrezze di eternit del terzo Zarathustra: pur nel risparmio di varianti delledizione italiana, le mie annotazioni per questa parte sono venute 21 pagine (in tutto, lapparato ora a 52 pagine, manca il quarto). Spero di aver fatto un lavoro utile. Certe lunghe varianti introducono forse pi del testo nella passione di Nietzsche. Forse questa
133 E la polemica sugli apparati, legata ad una diversa concezione delledizione, si sviluppa e continua, esplodendo di quando in quando, fino al chiarimento definitivo. Ancora nel novembre del 1967 Colli scrive allamico: per ora riprendo la polemica sull"apparato": mi pare che tu ti preoccupi pi di reprimere le tue sempre ricorrenti ire contro di me, che di cercare di trarre giovamento dalle mie critiche. Su un punto per mi troverai irrevomibile: nel non accettare in tutti gli apparati futuri, a cominciare da M e FW, tutte le varianti che a suo tempo eravamo rimasti daccordo di non segnalare... (28 novembre 1967).

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parte di Zarathustra la pi lirica e la meno didascalica. Il quarto Zarathustra mi sembra di tono meno ispirato (a parte i ditirambi e il capitolo estatico del mezzod).

Ledizione di testi poetici comporta criteri specifici e nuovi che Montinari vuol chiarirsi:
Il mio lavoro va abbastanza bene, dopo W II 10, Z II 7, Z II 5 sono alle prese con Z II 6, che , insieme a ZII 5 e W II 10, il manoscritto pi importante per le poesie. Parallelamente, dopo il lavoro in archivio, mi occupo dei problemi di edizione e di apparato delle poesie. Cos ho ripreso in mano lapparato delledizione Beiner di Hlderlin134 e sto leggendo un po di letteratura sullargomento. In base allesperienza che abbiamo fatto insieme, tutti i discorsi dei filologi mi sembrano assai pi facili di quando allinizio demmo quellocchiata al Beiner. Senza esagerare nelle minuzie, penso che lapparato delle poesie (e di Zarathustra) debba essere pi ricco che non quello degli aforismi e frammenti. Ma ti scriver in proposito quando avr formato una mia opinione sul problema generale e su quelli che N in particolare presenta. Del resto mi piace avere a che fare con queste questioni! (6 maggio 1965)

Il lavoro alleterno apparato dello Zarathustra sar ripreso, intensamente, e continuato, con altri lavori, da Montinari per tutto lanno 1967 in parallelo alla traduzione italiana e poi per lapparato francese di Gallimard (1968). Quanto al mio lavoro, intendo liquidare al pi presto lapparato dello Zarathustra, passando subito alla stesura definitiva, a macchina (8 gennaio 1967). E con il lavoro allapparato riemerge la polemica:
Continuo a lavorare a un ritmo soddisfacente. Per i recuperi di varianti mi limiter allessenziale (molto gi stato fatto nelle revisioni passate). Lapparato di Zarathustra prende forma nella sua complessit ma perch parlarti di queste cose? In fondo per te sarebbe meglio se avessi gi finito tutto, battendo una dopo laltra le schede, per le parti 2 e 3, e arrangiandomi per tutto

134 Friedrich Beiner, nelledizione stoccardese di Hlderlin, aveva introdotto il cosiddetto apparato genetico (F. HLDERLIN, Smtliche Werke, Kohlhammer, Stuttgart, 1946-1985).

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linsieme, senza preoccuparmi dei nessi intricati e difficili tra i postumi e ledito... (25 febbraio 1967). I giorni passano e io mi vado sempre pi immergendo non solo nellapparato (sul quale rimando ancora a una prossima lettera filologica notizie e problemi) ma anche nelle idee e nel mondo dello Zarathustra. Devo dire che per me il lavoro a Nietzsche rimane sempre la cosa che pi di tutto mi d forza e persino piacere di vivere. Certo ho i miei periodi di opacit, ma per fortuna ora non sono opaco. Ho invece limpressione che tu ormai senta il lavoro alledizione come un grave peso, che per il tuo carattere forte ciononostante tu lavori con grande intensit, che forse lo stato di grazia speculativo di alcuni mesi fa non ti sia pi di aiuto, che tu sia stanco e teso (7 maggio 1967).

Ed ancora al centro della lettera successiva il lavoro per lapparato:


Ti scrivo dopo unaltra giornata tutta di Zarathustra; da un paio di settimane mi occupo esclusivamente di questo apparato, che praticamente finito per Za I e II, se non ci fossero certe cose da sistemare nei postumi. Devo dire per che oramai domino tutta la situazione, solo per Za III non ho ancora idee chiare. Devi avere ancora un po di pazienza poi spero di presentarti un lavoro buono e definitivo, insieme a tutte le riflessioni e le annotazioni tecniche. Lavoro sempre a casa, anche dopo cena fino alle 11, ma anche fino alluna come da tre giorni; questo per non devo farlo (di lavorare fino alluna) perch altrimenti non riesco a dormire, nonostante i sonniferi. Per fortuna sono veramente in forma e come invasato dal lavoro a questo apparato, che mi appassiona e dal quale per dovr staccarmi, almeno in parte, per una settimana per limpaginato e inviare lapparato di tutto il IV volume a de Gruyter (15 maggio 1967).

Il lavoro allapparato al IV volume delledizione de Gruyter procede di pari passo alla traduzione ed edizione italiana dello Zarathustra: le notizie allamico su questi lavori si intrecciano135,
135 Lappassionato approfondimento filologico dei problemi e della genesi dello Zarathustra, legato alla consapevolezza di una nuova lettura di questopera, sar una costante della attivit di Montinari: con la intelligente collaborazione di Marie-Luise Haase, vi lavorava ancora nei mesi precedenti la sua scomparsa. Nel suo soggiorno di studio a Parigi, nellottobre del 1986, da cui era tornato carico di nuova energia ed entusiasmo, molte le cose intraviste e da approfondire, le scoperte filologiche che allargano il testodi Nietzsche, i nessi culturali da indagare. Un solo esempio per tutti: la tematica delluomo superiore del IV libro di Zarathustra opera quanto mai ardua e

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come pure le informazioni sulla personale, nuova approssimazione a questopera di Nietzsche:


Il capitolo su Zarathustra rimasto incompiuto. In esso voglio dimostrare che tutto lo Zarathustra volutamente antipoesia e oltre che lantipode di unopera darte anche lantipode di un libro sacro. Insomma un mezzo espressivo assolutamente personale e estremamente duttile, che N si era forgiato per dire ci che aveva da dire senza il peso della dimostrazione razionale. Quanto alla posizione verso la cosiddetta poesia (o arte), io penso che N nello Zarathustra abbia distrutto volutamente ogni canone anche del cosiddetto buon gusto. Tutto serio, terribilmente serio e Zarathustra non un un poeta (anche se forse vorrebbe esserlo) (30 luglio 1967).

Questa interpretazione dovr essere approfondita: nel frattempo riporto, nella terza parte, alcuni appunti del periodo, da Montinari stesso raccolti e battuti a macchina, che servono ad orientare su alcuni momenti di questa lettura dello Zarathustra. Dietro latteggiamento forte di Colli (la scuola dura) emerge sempre il saldo affetto e la grande stima per il filologo di cui spesso si fa allievo: spero che la mia descrizione ti piaccia: lho fatta sforzandomi di essere un tuo discepolo (25 giugno 1967). Le lettere mostrano comunque,in un confronto aperto senza reticenze, che rende pi maturo il rapporto tra i due, le diverse posizioni sulle prospettive di unedizione storico critica presso de Gruyter. Mentre Montinari si esalta alla possibilit di realizzare unedizione storico critica con apparati esaustivi, definitiva nei limiti del possibile, Colli, gi in una lettera del 16 novembre del 1965, dopo aver ricevuto una prima copia del contratto con de Gruyter136, tra le altre cose, preoccupato anche dalla lentezza con
di facile fraintendimento presso i devoti e gli apocalittici. Gli appunti di Montinari mostrano come questopera ultratedesca e mitica nella tradizione interpretativa abbia non pochi riferimenti alla cultura degli psicologi francesi, come, in particolare il termine tecnico uomo superiorenon si possa intendere nel suo significato, se non si tengono presenti le contemporanee formulazioni di Taine, Renan, Bourget, Brunetire, dei Goncourt etc. come la critica alle molte maschere della decadenza negli uomini superiori del IV Zarathustra non si comprenda senza questo sfondo. 136 In realt le trattative, visibilmente complicate dalla presenza di tre editori interlocutori: Gallimard, Adelphi, de Gruyter, si prolungheranno per qualche mese fino al 6 giugno del 1966.

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cui il lavoro di revisione dei manoscritti procede in funzione dellapparato137, afferma:


Adesso voglio dirti con molta calma che mi sembra tu stia cadendo in un eccesso di scientificit. Che de Gruyter sia un editore scientifico, meglio per noi: ma non per questo la nostra edizione deve diventare unedizione tipo quella di Hlderlin. Questo non era nelle nostre intenzioni sin dal principio, e se de Gruyter lo pensa (come sembrerebbe dallhistorisch-kritische A[usgabe]., che
137 Questo accompagnato da una continua revisione e riflessione per migliorare gli strumenti e i criteri che guidano ledizione: Infine una folla di idee e di problemi che voglio discutere con te non per rimettere tutto in discussione (perch, nonostante tutto, il nostro lavoro buono), ma per perfezionare, per dire meglio certe cose. Tra laltro, per esempio, una migliore elaborazione del concetto, finora cos vago, di Vs. (21 agosto 1965). La nuova collazione necessaria oltre che per gli errori veri e propri (di cui ti far un elenco), per la punteggiatura, nella quale talvolta il nostro testo si distacca senza necessit dal manoscritto. Anche qui lesperienza di questi anni che impone un punto di vista pi maturo, secondo il quale ci si pu discostare dalla punteggiatura originale solo nei casi veramente indispensabili (30 luglio 1967). Per la punteggiatura, penso che sarai soddisfatto. Essa era gi molto vicina alloriginale, ma ci sono stati lo stesso virgole e punti non giustificati da eliminare e che noi avevamo accettato, messi in soggezione dalle regole della grammatica). Credo di aver capito che cosa intendi per chiarezza e per convenzioni da rispettare. Per loccasione ho elaborato una vera casistica, di cui forse sarebbe bene fare qualche parola nel Nachbericht, fermandosi a esporre i problemi che un Heraugeber si trova davanti quando vuole pubblicare in modo leggibile dei manoscritti. Problemi che per ogni autore sono specifici (come ho constatato parlando con Haufe, editore di Schiller) e che dunque andrebbero un po esposti. A questo fine ho raccolto in un quaderno tutte le idee che mi sono venute, e in parte anche sulla mia copia dellimpaginato ho indicato a lapis gli esempi che si potrebbero fare. Quel quaderno lavevo con me a Berlino, ma non trovai il modo di fartelo vedere (15 agosto 1967). Oppure si pone il problema di una migliore divisione dei volumi delledizione: E ora una questione generale, che ha costituito per me un elemento di travaglio non indifferente e sulla legittimit della quale rimugino da almeno tre settimane. Da una memorabile notte, in cui non riuscivo a dormire, mi sono formato la convinzione che la divisione delle nostre opere non giusta, per quanto riguarda i volumi VI,VII,VIII. Trovo infatti che, mentre abbiamo fatto bene a accompagnare a partire dal III testo e Nachla (e cos pure a separare le lezioni e gli studi filologici dal corpus delle opere), non abbiamo alcuna giustificazione per fare un volume VI zeppo di testi dal 1883 al 1889 con in pi laggiunta, questa poi totalmente ingiustificata, delle cosiddettte poesie e frammenti poetici; mi sembra cio una interruzione non lodevole al nostro modo di procedere a partire dal III volume, modo di procedere che rappresenta anche una chiara presa di posizione sulla priorit da dare alle opere rispetto al Nachla, o, per lo meno sulla necessit di inquadrare il Nachla attorno alle opere (lasciando pure impregiudicata la questione di che cosa sia pi importante). Per noi le opere cos come le ha volute Nietzsche hanno una tale importanza, che abbiamo deciso di non separare da esse le prefazioni posteriori dell86-87 (13 febbraio 1967).

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sarebbe meglio eliminare, ti ricordi la nostra ironia sulledizione Beck?) bisognerebbe chiarirgli le idee. Questa la prima edizione di N. e non ha senso che una 1a edizione sia historisch-kritisch a quel modo. Guardiamoci dal creare degli equivoci!

Il chiarimento definitivo su questi temi avvenne nellautunno del 1967, poche settimane prima delluscita dei primi volumi delledizione de Gruyter. In una lettera del 29 settembre di Montinari si leggono queste parole:
Io so che posso aver esagerato in certi punti, ma so anche con altrettanta certezza che non lesagerazione il mio difetto vero, bens la velleit, lincapacit di realizzare e di soffrire per realizzare. Quando uscir lapparato tedesco, dovremo certamente fare un discorso sui limiti ragionevoli della scientificit, che per me non affatto un feticcio, ma semplicemente il desiderio di essere un buon lavoratore, come un calzolaio bravo fa delle buone scarpe. La seriet del mestiere, realistica tenace che non ha paura della fatica e delle cose noiose, perch mira a un risultato che ha gi in se stesso la sua giustificazione. Perci non puoi raggiungere me come sono o vorrei essere se parli della imperfezione inevitabile di ogni lavoro scientifico [...]. E mi ferisci e mi fai male, quando trovi che ledizione francese come tu avresti voluto ledizione di Nietzsche, mentre ledizione francese fatta male (vedi per esempio se i frammenti di Emerson-Exemplar hanno un senso senza le note).

Queste parole, pur nella ingiustizia della polemica che investe anche ledizione francese, pi di altre riescono a definire, a mio parere, la pratica di lavoro di Mazzino Montinari che abbiamo seguito in queste lettere, e segnano anche la continuit ideale con Delio Cantimori, laltro suo grande maestro dei tempi della Normale, da cui aveva appreso la fedelt al senso storico e che nellultimo periodo aveva particolarmente insistito sullaspetto artigianale del mestiere di storico contro le grandi narrazioni ed i grandi soggetti delle filosofie della storia e dei miti ideologici, ma anche contro le soluzioni positivistiche e tecnicistiche delloperare storiografico. Ed laspetto emerso dal carteggio con Colli: leditore procede nel suo lavoro privo di sicurezze precostituite, senza il

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feticcio del testo, senza principi astratti aprioristici su come si costruisce ledizione modello ma arrivando con fatica alla risoluzione concreta di problemi concreti nel concreto e quotidiano lavoro. Opporre alle teorizzazioni osservazioni di fatto: la lezione di Cantimori, che scriveva, ancora nel 1964:
Un problema o una questione mi sembrano inconsistenti quando non cercano di rispondere ad una situazione di fatto, empiricamente riconoscibile, come per esempio una villa che va in rovina pone il problema se meriti ricostruirla, restaurarla, ecc., mentre inconsistente discutere in generale il problema dei restauri; questo il mio modo di sentire. Non pretendo dimporlo a nessuno, ma mi pare di non procurare danno a nessuno se mi regolo secondo questa opinione138.

Non certo, quello di Montinari, abbandono alla cattiva empiria o al selvaggio pragmatismo: invece criticit estremamente consapevole, prudenza metodica contro le sicurezze aprioristiche. Anche questo tema richiama esplicitamente Cantimori: la consapevolezza critica rende diffidenti anzitutto di se stessi, cio della tendenza istintiva a illudersi daver raggiunto, di possedere la cognizione definitiva e ferma, statica, di quel che movimento139. Ma questa consapevolezza nasce in Montinari anche dal confronto con la riflessione teorica sulle conquiste della filologia tedesca del dopoguerra, con le discussioni sulledizione critica di autori moderni. Montinari non amava certo le grandi discussioni teoriche, che rischiavano spesso di essere discussioni di principio o addirittura nominalistiche: era per avvertito di quelle riflessioni legate alla pratica di editori di testi, anche se raramente faceva riferimento a questo sfondo su cui si colloca anche la nuova edizione di Nietzsche.

138 139

D. CANTIMORI, Conversando di storia, cit., p. 169 sgg. D. CANTIMORI, Storici e storia, Einaudi, Torino 1971, p. 407

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La conquista della filologia moderna sta nel riaprire un testo chiuso e statico e renderlo aperto e dinamico, in una consapevolezza radicalmente storica che certo non promette sicurezze. La moderna edizione deve invece generare il massimo di incertezza, tener desta lattenzione al fatto che il testo offerto al lettore rispecchia solo imperfettamente la realt di un testo vivente. Il lettore non riceve il testo come suo saldo possesso, bens come compito, alla cui soluzione egli pu contribuire in ogni momento (Karl Stackmann)140. La lontananza dallempiria sta comunque nellindividuazione di categorie capaci di disciplinare lempirico e la complessit storica: categorie che abbiano per esse stesse un carattere storico e siano storicamente revocabili. Questo contro le ideologie e i miti che irrigidiscono, semplificano, riducono comunque il divenire innalzando la parzialit a totalit. In un appunto dellultimo periodo, scritto in tedesco e non datato, cos Montinari riassume il suo atteggiamento:
Combatto due forme di niaiserie academique: 1. la niaiserie dei cosiddetti filologi che praticano il loro lavoro come una dissoluzione del testo, e gi sono soddisfatti nel cercare le cosiddette fonti, perdento in tal modo di vista linsieme di un fenomeno intellettuale: ad esempio Nietzsche 2. la niaiserie dei filosofi, che amano il loro Nietzsche, un Nietzsche in formato ridotto, e non avvertono mai il bisgno di domandarsi: cosa intende in realt quando parla di decadence? si trova con le sue domande del tutto isolato nel suo tempo? quali sono le sue documentazioni? Non annuncio niente di buono a entrambe le specie di niaiserie: ci sforziamo certo di scoprire quelle documentazioni, e tuttavia mai ci sembra di ritrovarci solo allinizio del nostro lavoro, come al momento in cui abbiamo messo in chiaro tutte le possibili fonti. Per il nostro Nietzsche noi vogliamo ottenere un orizzonte nitido, uno sfondo articolato, in modo che possa riuscire realmente ad esprimersi.
140 Montinari citava queste affermazioni in una conferenza del 1985, molto bella, su La filologia tedesca nel dopoguerra: la discussione sulledizione critica di autori moderni. Hlderlin da Stoccarda a Francoforte, tenuta a Pisa, alla Facolt di lettere dove era stato da poco chiamato. Il carattere storico, estremamente problematico, libero da sicurezze, vivente del testo, emerge come consapevolezza teorica del vasto movimento della pratica filologica contemporanea.

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Il lavoro storico privo di comprensione filosofica cieco, il pensiero filosofico senza contenuto storico vuoto.

Le pretese risoluzioni tecnicistiche o ideologiche sono solo illusorie vie pi brevi, scorciatoie rispetto alla complessit di un lavoro che deve essere capace di mettersi continuamente in discussione e di confrontarsi, artigianalmente, con la rugosit del reale141. Nel 1985, nel suo breve discorso di ringraziamento per la consegna del premio Gundolf un ulteriore pubblico riconoscimento della sua affermata attivit di studioso e di editoreMazzino Montinari ha dato, in poche e meditate frasi, il senso del suo lavoro storico-filologico alledizione di Nietzsche. Pi che insistere sui forti elementi di novit delledizione, sui risultati ottenuti con una mole di lavoro impressionante, messi in luce dal discorso di Pestalozzi, egli vi propone ledizione come esito di un lungo percorso, dentro una diversificata e complessa tradizione:
In realt oggi intendo la nostra edizione come un singolo anello nella storia delle edizioni di Nietzsche: noi abbiamo costruito anche sulle conoscenze e gli sforzi di una lunga catena di studiosi e di editori, che si dipana da Peter Gast e
141 In una lettera del 25 febbraio del 1967, questo momento pragmatico, di necessaria attenzione autocritica, viene fuori in polemica con lamico paradossalmente accusato, per la sua fermezza nelle decisioni, di hegelismo: Caro Giorgio, non ho niente da rispondere alle giustificazioni da te addotte per restare alla vecchia divisione dei volumi, [cfr. lettera del 13 febbraio 1967] sarebbe strano se tu avessi accettato la mia proposta, il cui valore sta appunto nella uniformit del suo criterio, nella sua linearit, che per te non hanno valore. Vorrei, solo che tu non parlassi di una partizione che abbiamo costruito faticosamente, attraverso vari aggiustamenti e miglioramenti, suggeriti dalla natura del materiale [...]. Le origini pragmatiche della divisione attuale [...] sono per me chiare, per te invece tutto frutto di faticosa elaborazione e mai di adattamento a circostanze pratiche, per te tutto ci che reale [ci che hai deciso di fare in un certo momento] razionale e qui non c nulla da fare, se non che constatare una mia esagerata tendenza alla autocritica (infatti a me non importa nulla di avere caldeggiato qualcosa, se poi mi convinco di avere sbagliato o che avrei potuto fare meglio) e in te lassenza quasi totale di autocritica. Del resto anche Nietzsche ha detto che non bisogna piantare in asso le proprie azioni e tu non ti pianti mai in asso, io invece s, e far sempre cos anche per questioni pi importanti che non la partizione delle opere di Nietzsche, sulla quale naturalmente considero chiusa la discussione.

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Ernst Holzer fino a Hans-Joachim Mette e Karl Schlechta senza dimenticare figure irregolari come Erich F. Podach. E che almeno i risultati validi di questo quasi centenario lavoro su Nietzsche siano inverati nella nostra edizione.

Questo contro un confessato, iniziale atteggiamento polemico contro gli errori dei precursori delledizione142. Ma ancora pi significative sono le sue parole sul senso del lavoro quotidiano del filologo, legato a crescente consapevolezza critica lontana da aprioristiche e consolanti metodologie definitive.
Daltronde, qualsiasi curatore di unedizione integrale e critica deve saper vedere la sua stessa attivit da unangolazione che la renda relativa, e di continuo deve poi sottoporla a revisione, dal momento che non si trova mai un metodo editoriale che sia unico e vero. Nel corso di unimpresa che (come avviene nel caso di unedizione integrale storico-critica richiede molto tempo) il curatore costretto ad affinare e a rendere sempre pi penetrante il proprio armamentario filologico, in modo tale da dover poi considerare insoddisfacenti certe scelte inizialmente prese nel definire il testo e lapparato critico. Da questo punto di vista, lo stesso fatto che nel lungo periodo possa aver compiuto anche degli errori, non sembra in via di principio cos significativo con una lista degli errata si potranno sempre eliminare come il lento slittamento [Verschiebung], di cui gi si fatto cenno, della prospettiva filologica. Loccuparsi quotidianamente del testo ha anche altre conseguenze: il curatore scruta ogni cosa da distanza troppo ravvicinata, non irrilevante il pericolo che, al di l dei singoli elementi di cui occorre dar conto nellapparato (ad esempio la tradizione manoscritta), e al di l della paziente ricerca di fonti nascoste, cio dello sforzo per tener dietro con grande scrupolo ai sentieri tortuosi del suo autore, perda in certo qual modo di vista (con rincrescimento delleditore e del pubblico) lo scopo del suo lavoro In casi estremi, il testo pubblicato pu trasformarsi in un accessorio dellapparato. Trovare qui la giusta misura, certo non un compito semplice. A un certo punto bisogna pur

Gi Cantimori, in una lettera del 26 agosto 1961, dopo i primi successi del lavoro di Montinari a Weimar, ammoniva il suo scolaro in questa direzione: Sono molto curioso del risultato della recensio dei mscr. volont di potenza. Non sono daccordo con te sulla Schadenfreude nel riconoscere gli errori degli altri filologi: da quando la filologia s distaccata dallesegetica, sempre andata cos fra filologi; quindi mi sembra che sia laltra faccia della ricerca disinteressata della verit, ineliminabile dalla indagine obiettiva, e, se saputa controllare, utile ad acuire la vista!.

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concludere, e unedizione non del tutto perfetta, ma comunque portata a termine, pur sempre da preferirsi, con tutta probabilit, a nessuna143.

Lo splendore e la miseria del lavoro filologico, che abbiamo cercato di illustrare attraverso lepistolario tra Colli e Montinari. Cos Colli rispondeva alla lettera del 29 settembre:
Non vero che io ignori limportanza, la sofferenza, il valore di tutto il lavoro che stai facendo: se non mi soffermo a commentare i risultati pi brillanti che tu mi comunichi (e che vorrei tu continuassi a comunicarmi, assieme al resoconto dettagliato del procedere del tuo lavoro in genere), da un lato per la scuola dura144, perch ritengo ci normale, ma daltro lato, poich unavarizia eccessiva nella lode nel mio carattere, perch non voglio che una lode per un risultato sia fraintesa come una lode generale sul modo di condurre il lavoro. Tu mi dici che ti fa male che io lodi ledizione francese a confronto di quella tedesca. questo un punto su cui utile una spiegazione. Dicendo questo io non intendo dire che questa edizione francese, con limpostazione e gli errori dei Deleuze e Foucault, sia per me ledizione ideale di Nietzsche. Ma intendo dire che per omaggio a Nietzsche (e tu devi tenere pi presente come in tutta questa nostra impresa, dal 1958 a oggi, lelemento omaggio a Nietzsche sia per me centrale, assieme allelemento favorire lazione di Nietzsche sul presente) e per mia intima convinzione, unedizione di Nietzsche dovrebbe essere appunto tale da piacere a Nietzsche, e inoltre tale da rivolgersi soprattutto a lettori non tecnici. Questo ti spiega la mia avversione per unedizione alla de Gruyter, dove lapparato ipertrofico una condizione vitale. Ledizione ideale sarebbe per me quella in cui lapparato si limita ad aggiungere nuovo materiale sostanzioso per la conoscenza di N., oltre alle spiegazioni richieste da lettori che non siano n idioti n pedanti: in complesso poi una certa lievit di fronte ai risultati e alle esigenze della scienza filologica una non dogmaticit quasi ironica. Non detto che i nostri punti di vista siano
M. MONTINARI, Glanz und Elend der philologischen Arbeit, Dankrede in Deutsche Akademie fr Sprache und Dichtung, Jahrbuch 1985, Verlag Lambert Schneider, Heidelberg, pp. 56-57. 144 Il riferimento esplicito, nel lessico familiare dei due amici, ancora una volta a Nietzsche (cfr. la lettera del 29 settembre 1967). Si veda il frammento 14[161] della primavera 1888: Non riesco assolutamente a vedere come uno possa riparare al fatto di aver mancato a tempo debito di mettersi a una buona scuola. [...]. Giacch ci distingue la scuola dura, come scuola buona, da ogni altra: che sichiede molto; che si chiede con severit; che si chiede il buono e anche leccellente come cosa normale; che la lode rara, che lindulgenza manca; che il biasimo viene espresso con forza, oggettivamente, senza riguardi per il talento e lorigine. (Frammenti postumi 1888-1889, in Opere, cit., vol. VIII, t. 3, p. 135).
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inconciliabili, perch ogni sforzo per aumentare la correttezza e il rigore del testo per me degno di rispetto: apprezzo la scientificit del testo, ma vorrei che lapparato fosse solo uno strumento sussidiario, senza nessuna indulgenza alla completezza e alla scientificit dellapparato (5 ottobre 1967).

La posizione di Giorgio Colli, molto coerente e ferma fino alla durezza, si richiama esplicitamente al significato di quellazione comune intrapresa fin dal 1958 nella volont di far agire Nietzsche sullepoca e vede nella nascente edizione critica tedesca quasi il tradimento di un progetto. una professione di fede filosofica a Nietzsche, al suo Nietzsche. Ma per le stesse ragioni di fedelt anche allaltro Nietzsche, da lui lentamente scoperto e valorizzato, a quella passione rabbiosa della conoscenza che non sa estinguersi, che Mazzino Montinari prosegu il suo lavoro filologico e storico. Questa distanza, ormai segnata e consapevole, significativa di due diverse strade da percorrere: per Colli145 quella di una pratica filosofica personale in un confronto diretto con la sapienza greca, con Schopenhauer e Nietzsche, per Montinari quella paziente di un lavoro storico e filologico di progressiva approssimazione e corrosione di immagini date, stabilite, mitiche. Proprio nei giorni in cui matura la firma del contratto de Gruyter e quindi la sanzione definitiva del suo lavoro filologico, Mazzino Montinari assume limpegno di fare un profilo di Nietzsche per una collana di alta divulgazione. Era in realt anche un impegno con se stesso per arrivare ad una prima definizione di una originale prospettiva sul filosofo, che andava lentamente maturando, di dare un primo sbocco a riflessioni giornaliere, testimoniate dai quaderni, parallele ed intrecciate, anche se volutamente tenute ai margini, al lavoro filologico e storico per ledizione.

145 Su questa attivit filosofica strettamente intrecciata al suo rapporto con Nietzsche, cfr. S. BARBERA, Der griechische Nietzsche des Giorgio Colli, in. Nietzsche-Studien, 18 (1989), pp. 83-102.

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Se mi riuscisse di dire qualcosa dimportante, sia pure in una sede modesta, [...] e davanti a un pubblico viziato dai luoghi comuni storicistici, se ci mi riuscisse dico si potrebbe inaugurare un nuovo modo di pensare a Nietzsche (14 ottobre 1965).

Le pagine del profilo di Nietzsche, a cui aveva lavorato nei ritagli di tempo e a cui era giunto non senza fatica alla fine del 1967, segnavano con consapevolezza anche la distanza dal Nietzsche greco di Giorgio Colli. Ma leggendo le bozze del Nietzsche protagonista nel fondato timore che il risultato potesse non piacere allamico, Montinari riaffermava con forza il primato del rapporto personale, della figura dellamico: per me non c Platone Schopenhauer N. o chiunque altro che possa neppure minimamente contare qualcosa o modificare il mio modo di sentire verso di te (4 dicembre 1967). Il primato della vita reale nutre anche certe diffidenze verso il pathos della distanza e la cerebralit del Nietzsche vivisettore, la volont di un suo superamento. Questo senso della pienezza immediata della vita ci fa dire, con Montinari, nel suo ricordo umano: La felicit qualcosa che si ha gi (o non si ha) non raggiungibile, bisogna accorgersi di essere felici146.

un appunto pensato alle 6 del 21 settembre 1984 (principo dautunno). che si trova nel quaderno Pssimismus, Nihilismus dcadence , cit.

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Per una lettura storica di Nietzsche

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