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I.
II.
3 5 Hao d. e)
al 1100 d. C.
III.
Etica moderna e 'pi specialmente inglese.
L'ultimo capitolo essenzialmente destinato alla 1. Hobbes
(160-1651).
storia del pensiero etico inglese da Hobbes a J. S. Mili;
ma per chiarire la dottrina di Hobbes ci sembrato
conveniente di cominciare coll'esposizione dell'ante
cedente teoria del diritto naturale, donde per anti
tesi si form la dottrina di Hobbes, e che Grozio
aveva preso come fondamento nella sua opera magi
strale sul diritto delle genti, una cinquantina d'anni
prima, che il pensiero di Hobbes prendesse la sua
forma definitiva. Durante il secolo e mezzo che
intercede tra Hobbes e Bentham, lo svolgimento
dell'Etica inglese procede senza ricevere da alcuna
fonte straniera nessun sensibile influsso. Questo
sviluppo pu essere convenientemente distinto in
momenti differenti come vedremo; ma il lettore
deve osservare che siffatte partizioni non hanno
valore di veri periodi cronologicamente successivi.
-8-
L'Etica in generale.
Non facile presentare dell'oggetto dell'etica
una definizione tale che possa essere generalmente
accolta, visto che la sua natura e i suoi rapporti
sono variamente intesi dagli scrittori delle differenti
scuole, donde nasce che le persone pur fornite di
qualche coltura filosofica finiscono. per farsene un
concetto piuttosto indeterminato. forse perci
conveniente co!lsacrare nn capitolo introduttivo al
l'illustrazione graduale dei diversi punti di vista
che lo spirito umano ha accolto circa l'oggetto
della scienza morale e le relazioni che questo studio
pu presentare cogli argomenti affini della teologia,
della politica e della psicologia, per concludere "On
un giudizio sui differenti indirizzi di pensiero in
questo campo, e con una esposizione dei fonda
mentali aspetti del problema, che vogliamo trattare
col maggior spirito d'obbiettivit e insieme colla
maggior precisione che ci sar possibile.
I
supremazia indiscussa e incondizionata sopra ogni
altro movente dell'azione. Allora naturale eh la
legittimit di questa pretesa fosse rivendicata e seria
mente esaminata, come anche facile comprendere
ch'essa sia stata pensata quale risultante di una
facolt originaria, il che quanto dire d'una facolt,
che fosse una parte di quello schema o modello,
secondo il quale l'umana natura fu ab initio costrutta,,.
Derivarono di qui ricerche intorno alle doti morali
del fanciullo o del selvaggio ed anche pi in gi
dell'animale stesso, nonch teorie pi o meno ipo
tetiche circa l'origine e lo sviluppo dell'anima,
indagini che furono reputate in genere come neces
sarie appendici o introduzioni ai moderni problemi
dell'etica.
Libero arbitrio. E parimenti pu dirsi che attraverso ff concetto
giuridico dell'etica assunse capitale importaftza la
controversia circa il libero arbitrio. naturale che
l'uomo volgare non si domandi se sia libero o no
di cercare il proprio bene, gli basta di sapere quale
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senso profondo del suo carattere misterioso, era
condotta ad identificarlo collo stesso intimo segreto
dell'universo, trapassando quindi dall'etica alla me
tafisica. Ma in altri il bisogno di conoscere era pi
agevolmente soddisfatto; essi erano stati pi colpiti
dal lato positivo e pratico dell'insegnamento di
Socrate e perci facevano di questa ricerca
una cosa molto pi semplice: di fatto essi
consideravano il bene come un oggetto
perfettamente conosciuto e facevano consistere la
filosofia in una precisa applicazione di questa
cognizione alla condotta. Tra costoro van posti
Antistene il Cinico e Aristippo di Oirene.
Quantunque essi abbiano nel modo pi radicale
spezzato in due sistemi diametralmente opposti
la reale dottrina del loro maestro, dobbiamo dire che
tanto .Aristippo quanto Antistene sono def veri
socratici, per il fatto che entrambi riconoscono
l'assoluto dovere di vivere secondo un principio
logico e non secondo semplici tendenze e
costumanze, ed anche per quella loro coscienza
d'un nuovo valore che la vita acquista attraverso
questo razionalismo, nonch per lo sforzo che
fanno di mantenere la spontanea calma incrollabile
fermezza del carattere socratico. Quanto al
contrasto dei loro principi, questo pu forse
dirsi che mentre Aristippo sceglie la via
logicamente pi facile per ridurre l'insegnamento
di Socrate ad una chiara unit dommatica,
Antistene quegli che dalla vita del maestro trae Ari8tippo
le conseguenze pi naturali. Il i Cirena.ici.
dolore senza che sia seguito da piacere e piacere senza che sia pre
ceduto da dolore.
(1) Il nome era derivato dal ginnasio chiamato Axoc.a1)sLo:,
annesso al quale era il giardino dove Platone aveva insegnato e
che sembra esser stato da lui legato a suoi discepoli e trasmesso
di presidente in presidente della scuola.
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stesso senso delle restanti parti del trattato. Per i discepoli che li
composero intesero trasmetterci il genuino insegnamento aristote
lico; resta quindi ab bastanza giustificata la breve e generica affer
mazione circa il punto di vista d'Aristotele esposto nel paragra,,fo cui
si riferisce questa nota, ed anche quanto poi. detto della. giustizia,
delle perfezioni intellettuali e della ragione pratica.
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(1) Me1'ito non vuole essere inteso come me{Jio nwrale, infatti
varier secondo ie circostanze: cosi quando si tratti di distribuire il
danaro pubblico, il merito di ciascun cittadino dipender
dall'ammontare del suo contributo al tesoro pubblico.
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la teoria psicologica da essi seguita li spinga :''a
professare come conseguenza logica una dottrna
opposta a quella Ghe essi espressamente sostengno .1
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In ohe u. Lo Stoi-
. consiste dunque questa conoscenza o cismo. L'apa-
saggezza, che fa l'uomo libero e perfetto1 Tanto tia del saggio.
gli Stoici quanto i Cinici ammettono che la sua pi
importante funzione, che poi quella che
permette la fondamentale distinzione tra il saggio e
lo stolto, stia nella capacit di riconoscere che
l'unico bene per l'uomo riposa su questa stessa
conoscenza o saggezza. S'intende ch'essi non sanno
concepire, pi di quel che il facesse Socrate, una
verace conoscenza del bene che vada disgiunta dalla sua
attuazione in una vita onesta; - quantunque
pretendano poi sia indifferente la questione del:a
durata d'una tal vita, e che la perfetta felicit
possa eser raggiunta da qualsiasi individuo, in cui
questa perfetta saggezza si realizzi pur un istante.
degno di nota un siffatto ritorno degli Stoici alla
tesi socratica, dopo lat divergenza da questa, che
vedemmo prender gradualmente corpo nel pensiero
di Platone e di Aristotele; lo si pu attribuire
all'importanza che la psicologia stoica d all'assoluta
unit dell'io razionale, che fonte dell'atto umano
conscio, ci che impedisce loro di accettare quella
separazione platonic rispetto alle cause di tali atti tra
l'elemento che regola e gli elementi che hanno
bisogno d'essere regolati. Il loro principio invece
che quello che noi chiamiamo passione non sia se
non uno stato morboso e disordinato dell'anima
razionale, il quale implica un errore di giudizio
circa quello che si deve ricercare od evitare.
Naturalmente il vero saggio va esente da simili
traviamenti della passione. Egli sar infatti
consapevole degli stimoli dell'appetito fisico, ma non
si lascer mai ingannare, giudicando che il suo
oggetto possa essere veramente un bene; a rigor di
termine egli non prova n speranza di. conseguirlo n
timore di perderlo, in quanto emozioni di tal natura
presupporrebbero che quell'oggetto fosse appreso come
un bene. Analogamente, il saggio andr certo come
ogni altro mortale, sottopost0 a sofferenze fisiche,
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16. Stoici ed
Edonisti.
Gli Stoici includevano tra gli scopi precipui della
natura, ai quali la saggezza attrihuisce un certo
valore di preferenza, la liberazine dal dolore fisico;
per anche in questo vestibolo della saggezza, il
. piacere non trovava nessun posto. Essi sostene
vano che quest'ultimo non fosse mai oggetto d'una
sana tendenza naturale , ma un sovrappi (tm
yivv'Yjoe), una mera conseguenza di impulsi natu
rali che avessero raggiunto il loro fine. Si sforzavano
perci di opporsi alla teoria di Epicuro anche l
dove questi sembra prima facie pi forte - cio
quando si appellava al fatto che tutti gli esseri ,
viventi muovevano per natura alla ricerca del
piacere. E nemmeno comprendevano gli Stoici come
piacere (QGV} la sola soddisfazione dell'appetito
fisico - sappiamo d esempio che Orisippo addu
ceva come argomento decisivo contro .Aristotele,
che la pura speculazione anch'essa una forma di
ricreazione, ossia di piacere. Anche la gioia od
allegrezza (xapa, sq,poauv'Yj) che accompagna la pra
tica della virt essi la consideravano solo come
una circostanza accidentale inseparabile, e non un
coefficiente essenziale della felicit. Solo in una mo
dificazione posteriore dello Stoicismo (1), la serenit
o pace dell'anima diventa lo scopo supremo e posi
tivo, a conseguir _il quale l'esercizio della virt non
pi che un mezzo; nel sistema di Zenone la buona
volont, e non il sentimento che l'accompagna, costi
tuisce l'essenza della vita onesta. Nello stesso tempo,
dacch il sentimento di piacere, qualunque sia la
sua specie, ha sempre avuto una parte preponde
rante nel concetto popolare di felicit o benessere
(eatov{ix), molto probabile che la pi grande
attrattiva della 'dottrina stoica per moltissimi spiriti
fosse costituita da quelle serene gioie della virt,
da quell'imperturbabilit che si affermava il saggio
'I
i
suscettibile d'aumento; e quindi la pi grande
soddisfazione di cui il corpo capace, possiamo
,, !
procacciarcela coi mezzi pi semplici, e ognuno
in grado di procurarsi la ricchezza naturale. Questa
dottrina offre un'analogia curiosa con quella esposta
nella Repubblica di Platone dove viene svalutato il
piacere sensuale; con tutto ci deve esserne accura 11
'l
tamente distinta. Platone sostiene, che il sensua.
lista, scambia per piacere la sempIJ.ce rimozione del
li,
- 108-
L'intensa religiosit
. ' che caratterizza l'ultima (120-180
Marco Aurelio
d. C.).
fase dello Stoicismo, assume un particolare calore
d'emozione nelle meditazioni dell'imperatore stoico,
Marco Aurelio Antonino. << Ogni cosa, - esclama,
egli, in una delle espressioni pi commoventi del
sentimento proprto alla sua scuola, che sieno per ,
venute fino a noi - ogni cosa che vada d'accordo
con te, o universo, va (l'accordo coi:J. me; nulla
vien troppo presto o troppo tardi per me, se per te
si trova nel momento giusto. Tutte le cose che le
tue stagioni, o natura, arrecano, mi sono di giova-
mento: da te ogni cosa proviene, in te ogni cosa ,
a te ogni cosa ritorna. Il poeta dice: o amata citt
di 0ecrope; non dir io: o ama,ta citt di Dio >>
Ricordare la parentela che lega l'uomo alla divinit,
e aver caro il legame che unisce << il dio o il genio >>,
al quale spetta propriamente di comandare in ogni
petto umano, collo spirito universale di cui esso
stesso una parte, vivere cogli dei, non far nulla
altro che quello che Dio possa approvare, e acco-
gliere serenamente quanto Egli possa inviarci, invo-
care gli dei in ogni occasione, e passare dall'uno
all'altro atto nella societ col pensiero di Dio, son
questi i precetti che ricorrono sempre negli ammo-
nimenti che Marco Aurelio dirige a se stesso. << Onora
gli dei ed aiuta gli uomini >>, tale la sua formuhL
riassuntiva per una vita buona,; e le due parti di
essa sono inseparabili, visto che l'inginstizia che
commettiamo rifiutando quell'aiuto che la natura
ci ha consentito di dare ane altre creature ragio-
nevoli, gi un'empiet. E qui la filantropia assume
gi un tale carattere di tenerezza e di simpatia
i
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./
- 133 -
(I) Purezza del cuore i\ qul intesa in largo senso, come opposta
a vizio in generale o non soltanto a vizio del senso.
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- 146-
150 -
- 169 -,
I,
di.1cattivd in esse deve all'incontr essere oggetto
di odio finch n,o,n. ne sia elimip.ato. Nella classi,fi-1'1
cazione - dei peccaiti il criterio cristiano, prevale;
pe! non; manca il concetto aristotelic9 dell'e',
'cesso e del 1difetto, accanto alla pi modea
distinzione tra peccati, contro Dio,, il pr<;>!Jsimo e,
- se stessp, peccati mortali, e -veniali, pecc,ati di
,
(i'ommissione e COmmisSio:ne_ >>, d '.in.enzione, parola ,
etl''.atto e via dicendo. ",'
Dal concetto di peccato, trattato nel suo. aspetto
.giuridico, Tommaso trapassa alla discussione ,dell
legge. Esponendo questo nuovo punto, si p'ul 'dire
, Che _egli in gran, ;parte non faCCa Che ,riprendere 1 lci'
stesso sogg.etto, che aveva trattato nel capitplom
delle virt ;morli, presentandolo sotto un alro ,
-, aspetto. ' 'probabile che la maggior importanza
,
d . ta dall'Aquinate a questo argomento, pry.erwa
j /.r\
11,.
,,.,,.','.,!;,. " ,, ''' , ,ri,'17'":'-,,,.,.,.1;,-.T"
f:''.S\ i,,,,),,,
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CAPITOLO IV.
L'Etica moderna - Il pensiero inglese.
Francesco B,!1COne, il grande scrittore al cui 1. La mora!_
moderna pn
nome 1n Inghilterra s1 ab'1tuat1 a coIlegare 1'l ma di Hobbes.
,passaggio dal pensiero medievale a quello moderno, Bacone.
ha nel suo Advancement of Learning lasciato un
breve , abbozzo di filosofia morale, che contiene
vedute critiche e riflessioni di tale importanza, da
meritare d'esser letto da ogni studioso di questa
materia (1). Per la sua grande opera di restaurazione
' - 188 -
(1) Si noti che le parole ac sociali rion si trovano nel testo ori
ginale della definizione di ju.s nal'u1ale, data nel libro I, cap. I, 10
del trattato di Grozio. Esse furono aggiunte dal suo editore, Bar
beyrac, il quale ritenne che il confronto col 12 dello stesso cai,itolo
dimostrava che esse erano state omesse per caso. Noi ne dubitiamo,
pensando che Grozio intendeva che la frase del 10 si dovesse appli
care al dovere morale in generale, in correlazione con ci:'che dice
nel 9; come per l'aggiunta delle parole ac sociali fa si che la defl
nizione sia pi in armorua con tutta la trattazione di questo argo
mento, cos le abbiamo lasciate.
s:r_
189 :_
I.
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--. :J,j
-;-- 193-
. - 198 -
(1) Egli spiega. che con questa. benevolenza e[Jettiva non vuole
Intendere un principio eva.nesoeut-0 ed inerte che non abbia. azione
sugli atti esterni.
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"-209-
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taccia di tautologia; per ritengo che tal taccia colpisca solo la forma,
non la sostanza della sua tesi. Credo invece sia un'obbiezione ben
altrimenti grave all'esattezza dell'esposizione di Clarke, questa
che non facile provare che i precetti d'equit e benevolenza, cosl
come sono da lui affermati, abbiano il valore generale di verit
morali evidenti per s, ch'egli loro assegna; visto che i rapporti
contemplati in quei precetti sono rapporti di similarit; mentre
ci che secondo il suo concetto di verit morale, ci aspetteremmo
dimostrasse - e ci che pei bisogni pratici abbia.mo bisogno sia
dimostrato - in che modo differenze di trattamento degli esseri
umani corrispondano a differenze nelle loro condizioni e relazioni.
- 211-
,_ 213 -
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- 219 - .
I'. '.
Sionale qel Cristianesimo anzi tende a screditarlo,,
provoc ,:gli. attacchi tanto dalla parte dei teologi
pi ortodossi quanto da qulla dei liberi pensatori
,; ,,.,, , pi' spregfudicati. Campioe dL quest'ultimi, se non
t s\ I,
tw , Mandeville pi cratteristico almeno pi in vista, fu Mandeville,
'l'autore della ]fable of the, bees, or privat vices public
, benefits (1724-). I)i lui appena pu dirsi che t fosse
un moralista, e qua;ntunque non gli si possa negare
un,iotevole intuito filoso:co i suoi paradossi an#,
morali mancano d'ogni c;erenza, sia pure formale'.
La sua convinzione che la vi;rt (l dove essa
qualcosa di pi che mera finzione)1 ha un? orjgfae
del tutto artifiiale; egli per non saprebpe dire
'< con sicurezza s essa un inutile inciampo alle
tendenzel' e passJoni che sono di vantaggio , alla
" societ, ovvero uno strattagemma, di cui saremm
debit9ri agli uomini di governo che l'hanno' intro
dottq approfittando << dell'rgoglio e della vanit
proprii alfa sciocca creatura umana >>". Dt resto
sembra 'che.il pensiero, cui Mandeville diede 'audace
espressione; che cio l'ordiname,nto morale sia qu,al- 1
-
cl,te cosa di estraneo alla, natura dell'uomo, e a lui
imposto dal ldi fuori, sia stato abbastanza comuqe ,
alla societ,elegante de' suoi' tempi, come possiam:o
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perch_ ? bbe;e si di gra l_unga weferil;1e ch _l.
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I():>,, , ? p:umzI?I)-e dei depnquent1 s1 compia dagh uqmm1
con,,.rifl.essione e secondo la fredda ragione, l'espe
rienza 'dimostra che essi nol vogliono. << Messo.1 das1
varte il risentimento, non v'ha, a rigor. di term,hli,".
in n uomo nulla che siar m'alvolenza dirtta vets
1
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gli altri>>; .l'invidia ad es. soltanto desiderio , dri
superior.it che scegli un cattivo mezzo P,e.r rf
giungere, il suo, fine. In una parola, tutti i nosfi
appetiti naturali, passioni ed affetti, quantunque
,di:ffernti, nei loro fini immeq.iati, sia dall'egoismq
Vlr:
che dalla benevolenza, hanno entro i d0vuti/fimiti,
una tendenza promuovere tanto il bene comune ,_ ,.,
.che l'individuale; pero u gruppo di essi, che corilr
prend gli,:appetiti fisici, tende prima di tutto l
., bene dell'individuo; mentre altri, come il desidno
qell'onorl<, l'am6re della societ in quanto distirib.,
dall'iteresse al suo benessere, ; tendon.q non J?e,:no&
dell'indignazione di- fronte al vizio trionf::tnt'e, ,al
be;ne comune in mo'd o prevalente. , 1 -.;\_
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tra; mentre, divn.;ta disform se lino i q_l,l-e!. dp.f
violato>> (1). Egli va :fino ad ammettere che << se
dovsse-mai accadere, ci che del rest. impossl;>i!e
che accada niai, che cio vi fosse una q1:1alhe . i
compatioilit, tra questi due ' principi, /sar,el?be la
c;i'scienza quella che dvrebbe cedere il pass; vj_io;
che le nostre idee di felicit e di miseria sorid fra
,tutte le idee nostre, quelle che ci toccano pi da: .
vi,cino, e le.., pi importanti per noi.... qul;l,n,tunqJe
la virt o rettitudine. morale consista nell'amar0 e,
cecare ci che giust e puono in s,, pure, qand!)
ci troviamo in un momento di calma non poss1am
giustificare a 'noi stessi n questa'' n altra ricera
'finch non siamo convinti ch',essa giovi ana; nosj;r' '
feliit o almeno non la ontrri >> (2). ,Anche ,mii'
ragionamenti di Shaftesbury era implicito cne ih
utiina. analisi .. ci' s dovev_a appellare l!'intefssf
dell'i.ndividuq, quantunque egli non l'avesse esp:ves 0 '
' . '
b.i[ro, e ne trovano due, l ragione universale ;e
. "
' la ragione personale, ossia la coscienza e l'egis.mo.
' Gi, come v'demmo, questo dualismo comincia : 1
1
rappresenta n'anticipazionedel(;benth,amismo. ,:
f
Se domandiaio come si giudichi; l di l del
puro fatto-'delli loro natura;le pretesa l;l,ll'impflro ./
sopra di, noi;' la doppia autorit della coscienza e \
l
dell'egoismo ragionato, ci volgiamo ad un lato q.el
pent1iero di Butler, che imperfettamente svolto:e.
spiegato. Siccome per lui l'egoismo fondato sulla
ragiqne, non sente quasi il bisogno di dame una '.-f:
spiegazione; ma si contenta d'osserva;re << che spetta
[:
all'uomo 'in quanto" essere ragionevole, "rifletterid
sul proprio tornaconto
. 0 felicit > di, fare d_i qesta
' ,.;
- 2-29 -
,:i.'.
,; \
e
- 231 -
(1) D'altra parte per Butler l'oggetto della facolt morale con
siste in azioni - includendovi intenzioni e tendenze ad agire -
disnte da semplici sentimenti passivi, in quanto questi stiano
al di fuori del nostro potere.
. della ciivnienz o della dignit/ chennnn:eno
/'.1 ; I ,f,.l,
che il' snso dell'onore, devesi distinguere dal, stinso
-morale. Per se stesso, a giudizio di utcheson,
l'egoismo pacifico non oggetto n dell'approfa'a (
zione n della disapprovazione morale: qulle'az'ioni
<< che scaturiscono dal puro egoismo, senza p_er,
mostrar difetto di benevolenza in quanto non pro-
,, 1, ducono effetti deleteri negH_ altri, son da,. d!rsi
affa.tto indifferenti sotto l'aspetto morale. Qui1 Hut-
,. chesowentra in un'accurata analisi dei fattori della.
:felicit (1), per far vedere 'lie un'esatta stima,;a.e
l'interesse privato c.oincide sempre col se:6.s9,tp.<1r,a,Ie1
e colla benevolenza. Pur conservando quell'accordo
lie Shaftesbury' aveva posto tra bene puhlico
privato,. Hu"lj_cheson. mette pi diligenza: hello sta
bilire il carattere di disinteresse assoluto 'che1li
anno
i s:timenti di benevolenza. Shaftesbury veva fatto
chiaramente vedere ch'essi non erano' egoistic(nel '
senso volgare della parola; ma per il fatto d'aver
cosi insistito sul piacere che non s disgiunge dal
loro esercizio, lasciav supporre in lui una rec9ndita
torfa egoistica, che'in rea\t egli n!')n ha mai espr_esc1
sa.mente sconfessata. Tanto che pu dirsi che pr,''
lui << quella ricompensa interioi:e >> finisce per esser.e
il movente reale dell'atto di benevolenza. Hutche&qn
replica a questo che senza dubbio la gioia squii;iita;
cl;l.e acompagna l'emozione della arit deve esser
motivo a promuoverla e ai svilupi>rla; ma Il.Il tal
piacere non lo si pu conseguir(\_ direttamente, pi
di quel che non accada degli altri piaceri, pel -solo
fatto" di desiderarlo; lo si pu raggiungere soltanto
attraverso una via indiretta, coltivando in s !ild
assecondando il desiderio disinteressato dll'altri ,,
))en, cf cos mostrasi distinto dal desiderio del
.I ,.
f
guarda solo in modo subordinato e limitato alla 't
loro attitudine relativa alla felicit generale. .Ag
giungasi eziandi.o che irutcheson accetta il contratto
sociale, come una maniera di. fpndarl3 lo Sat, e
considera che l'obbligo dei sUdditi all'obbedienza
civile derivi in via normale da un tacito patto,
quantunque prenda cura di affermare che noh '
asolu"liamente nece'ssario il consenso per la legit
tima costituzione d'un governo benefico, n da esso
pu derivare un: obbligo irrevocabile di obbedienza
verso un.goveo malefi.o. -
235 -
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__: 242 -
- 249-
I\'
- 258-
.,_ 259 -
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263 -
- 264-
(1) Si direbbe che Stewart fosse in, parte sotto la pressione ilei
desiderio di evitare , i triti luoghi comuni della moralo pratica i,
ma non si capisce bene come un'etica fondata sul senso comune,
cosi come l'hanno pensata Reid e Stewart, possa poi coorentemente
ostentare U:n cosi olimpico dispregio pei precotti particolari.
'i,:.,,
- 265-
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;J,;1/l?t 1; /,y
1.: J1 I',
267 -
'-,I,
- 268-
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Veramente il modo con cui Mill nel suo breve 16. J. s. Mi!!
(tso6-1873 l
trattato sull' Utilitarianism (1861) cerca d'indurre
l'individuo a fare della felicit generale lo scopo
supremo della propria condotta,, alquanto com-
plicato e imbarazzante. Egli comincia col sostenere,
d'accordo con Hume e Bentham, che << le questioni
relative ai fini supremi non sonq_ suscettibili di prove
dirette, nel significato comune che diamo a questa
parola >>. Con tutto ci ritiene che << si possano pre-
sentare considerazioni all'intelletto capaci di deter-
--- \
- 285-
, 1?_. Contro:
vers1r mora.h
Del resto gi di per s oggetto di discussione
pi comuni._ questo valore assoluto Qhe s1 vorrebbe dare alla
teoria associazionistica dei fatti 'di coscienza. I so
stenitori della scuola intuizionistica non hanno
mancato di negarlo, essi che contrariamente ad
Hartley hanno pensato che derivare i sentimenti
morali da elementi originari pi - semplici ne com-
Associaziono
ed evoluzione. prometterebb e 1a validit. L'&.rgomentO capita1e d" 1
cui si giovano per combattere questa derivazione
poggia sul fatto che quei sentimenti si manifestano
fin dai prilni tempi nel bambino, quando appunto,
essi dicono, non possono essersi formate ancora in
lui quelle associazioni che devono produrre gli effetti
che loro si ascrivono. Nei tempi pi vicini a noi
questo argomento stato contraddetto mediante
l'applicazione alla coscienza della dottrina fisiolo
gica dell'eredit; i cangiamenti prodotti nella co
scienza o meglio nel cervello, che ne l'organo, del
genitore, per mezzo dell'associazione delle idee o
per altra via, tenderebbero a trasmt"lttersi a' suoi
discendenti. Cosicch lo svolgimento del senso mo
rale o d'un'altra facolt o tendenza d'un individuo
attuale pu essere ricondotto ipoteticamente alla
vita preistorica della schiatta umana; senza che ci sia
bisogno di cambiare affatto la spiegazione genetica
suppost::i,. Oggi questa teoria ereditaria- si spesso
disposata a quella darwiniana della selezione natu
rale, secondo cui le diverse specie di viventi, durante
una serie di generazioni, vengonsi via via dotando
____ _____
..._ ,_.,...
- 287 -
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e i dolori, quali sono quelli ch'essi hanno raggiunto
fin qui. Raramente per accaduto in Inghilterra
che in base a queste od altre ragioni si giungesse
alla conclusione assoluta che la vita umana nel
' suo complesso pi ricca di dolore che non di pia
cere; ma opinione diffusa che il livello del benes
sere raggiunto dal popolo, anche nei paesi civili,
sia spaventosamente basso, e che lo sforzo dei filan
tropi debba essere ditetto piuttosto a migliorare
la qualit che non ad aumentare la quantit della
vita umana.
In fondo a tutte queste discussioni, cui abbiamo Trasoendenta
Jismo
brevemente accennato, tra utilitar empiristi, evo
luzionisti edonisti ed evoluzionisti puri e semplici,
c' un presupposto generale e comune, in cui essi
concordano: la tendenza cio a fare della vita umana
nulla pi che un aspetto d'un tutto pi vasto,
quello della vita animale, per guisa che il giudizio
del bene o del male relativo alla prima non possa
farsi se non applicando quegli stessi p:r;incipi che,
almeno in una certa misura, sono applicabili anche
al pi 'vasto campo della se:;onda. Ora questo pre
supposto viene assolutamente negato da un'altra
corrente di pensiero, che ha in questi ultimi tempi
- 29.2 -
. - 293''-
per,ila sua realizzazione, che solamente ancora par
ziale: la sua parziale determinazione si trover pur
sempre nel codice etico che ci imposto. Esso, se
anche non sia da giudicarsi di una validit assoluta
e incontrovertibile, sempre una forza obbligatoria
diretta contro ogni opposto impulso, che non sia
il desiderio verso una condotta migliore, donde solo
pu scaturire il perfezionamento morale. L'unico
bene assoluto la buona volont; e << se poi doman
diamo quali sieno le forme essenzia,li in cui la vo
lont 'ci deve apparire come diretta al vero bene'
(che la volont di essere buono)>>, nella nostra
rispsta ci giocoforza << seguire lo . schema che i
Greci proposero nella classificazione delle virt>>.
N deve la nostra concezione restringersi alla virt,
come l'intendono i moderni; occorrendo includervi
<< l'arte e la scienza>> non meno << delle virt morali
in senso stretto>>; la buona volont << la volont
di conoscere quello che vero, di fare quello che
bello; di resistere al dolore e al timore, di non
cedere alle seduzioni del piacere, per il vantaggio
della umana societ in una delle sue forme>>. Si
dichiara infine che << il concetto di un vero bene
non ammette distinzione tra bene proprio e bene
altrui>>, e che non deve collocarsi << in qualche_ og
getto pel cui possesso si scatenino competizioni>>,
quantunque per non ci si spieghi chiaramente in
che modo questo possa andar d'accordo col fatto
'd'includere nel suo concetto << la realizzazione di
attitudini all'arte e alla scienza>> .
l
,. .-,:,
1:,
;,. 296 -
l_,,,1
la forza di un motivo partendo dalla difficolt
che si prova a resistergli, si deve allora ammettere
che si pu qualche volta resistere vittoriosamente
all'impulso verso qualche azione, anche se l'agente
sente che gli sarebbe pi facile cedere che opporsi
ad esso. E in realt la lotta dei motivi, importante
dal punto di vista etico quella che ha luogo quando
un << motivo d'ordine animale>>, avvertito come pre
valente, spinge in una data direzione, e un altro
motivo << pi forte agli occhi della ragione>> ci addita
la via opposta; ossia quando abbiamo la ferma per
suasione che nostro dovere, od anche nostro inte
resse, resistere all'appetito o alla passione, sebbene
ci voglia un maggior sforzo per resistere che per
cedere; In un conflitto di tal sorta, se anche la
ca:i;ne qualche volta prende il sopravvento sullo
spirito, ci non vuol dire che sempre pevalga.
Quindi la libert morale consiste nel potere, che
l'esperienza dimostra appartenerci, per cui pos
siamo o agire conformemente al giudizio che ci
siamo formati di ci che meglio, od asseconda.re
quell'impulso che sentiamo essere prepotente.
Un rapporto analogo tra moventi razionali ed
animali , secondo Reid, implicito sia .nel nostro
cncetto generale di responsabilit, sia nei gradi
differenti della responsabilit stessa, quali li rico
nosce il giudizio morale comune. Tutti ammettono
. che la forza irresistibile toglie ogni colpevolezza;
nessuno biasimato per aver ceduto alla necessit,
nessuno pensa di meritare un castigo per ci che
non era in suo potere impedire. A.geiungasi che la
responsabilit degli atti malvagi, nel nostro comune
modo di giudicare, materialmente diminuito
quando ssi siano stati compiuti sotto l'impulso di
grandi dolori o paure, od anche nella violenza della
passione; cosicch nel fatto stesso di riconoscere i
limiti he' la facolt d'agire nell'uomo incontra
quando si tratta di resistere al sentimento, c' una
ammissione implicita che in realt esiste, dentro a
- 298 -
,_ 299 -
301 -
Emerson una derivazione della filosofia della personalit. Forte
mente imparentato cm:. Carlyle, Ruskin associando il senso della
bellezza a quello della religiosit, apre una via alla morale sociale.
J. l'iIACKINT0SH pubblic (1830) nell'Encyclopaedia Britannica la
sua Dissertation on the pioaress of the ethical philosophy, ma il modo
con cui vi parla della dottrina morale di Kant lascia vedere ch'essa
non era ancor realmente penetrata negli spiriti colti dell'Inghilterra.
curioso notare che il principio kantiano, per cui il piacere morale
(o il dolore) non pu essere motivo all'azione perch segue e non
precede il riconoscimento del nostro obbligo a compierla, si r:trova
nella Political Ji,stice dell'utilitario G0DWIN, pel qual.e la ragione
il vero movente degli atti che contribuiscono alla felicit. Questa
mi mostra che la felicit d'un gruppo umano val pi della mia
singola, la persuasione di questa verit m'induce in qualche misura
a preferire la prima alla seconda. Il disagio morale implicito nella
soluzione eg9istica un momento costante ma accidentale della
volizione. Provo dolore nell' inadempimento d' un atto benevolo,
perch giudico la benevolenza la forma di condotta ohe mi oon
viene adottare.
L'iniziazione dell'Inghilterra alla filosofia di Hegel fu fatta da
J. H. STIRLING, The seoret of Heoel (1865). Il neo-idealismo cbe ne
derivato conta anche nel campo etico notevoli manifestazioni. Oltre
a Green ricordato nel testo, F. H. BRADLEY coi Ethical studies (1876)
attacca vivacemente le basi psicologiche e i risultati morali dell'eu
demonismo e pone a fondamento dell'etica cme scopo supremo
della nostra condotta pratica la realizzazione del proprio io sotto
la forma d'una totalit (Fichte). Pi tardi in Apparence and ,ealty
(1893) diede al suo sistema una base metafisia. J. MARTINEAU nei
Types of ethical theory ( 1885), uno dei pi importanti contributi
della scienza inglese alla fondazione storico-critica della morale, si
riconduce all'intuizionismo. Devesi ricostrurre l'etica sui dati della
coscienza immediata, che esigono solo riconoscimento e non dedu
, zione. Questa coscienza morale nella sua immediatezza indipen-
' dente da ogni costruzione metafisica come anche da ogni fondament,:,
empirico. Martineau chiama la sua teoria , idiopsicologica ,. Seguono
un analogo indirizzo idealistico E. Caird, S. Laurie, J. Seth. Iu
America il pi aotevole rappresentante J. R0Y0E (Relioious aspect
of philosaphy; Stt,dies of oood and evil). Fiancheggiando un vasto mo
vimento educativo diretto alla propaganda d'una morale esclusiva-
mente umana, indipendente da ogni religione, una nuova letteratura
sorta che intende esporne ed applicarne i principi. Questa corrente
umanistica ha per rappresentanti: F. ADLER, a,ead and Deed;
w. M. SALTER, The relioion of morals; STANTON CoIT, The ethical
movement in the Relioion. un indirizzo idealistico, nel quale non
si tratta di sostituire la religione con una scienza dell'etica, bensi,
sulle tracci.e di Kant e di Fichte, di elevare alla dignit di atto reli
gioso la vita e il sentimento morale e sulle rovine delle vecchie reli
gioni dommatiche edificare la religione della condotta onesta e serena.
[N. d. T.].
..
APPENDIOE
I.
_.:J
,. - 306 -
il
ai nostri mezzi naturali, non ci resta che gettarci
nella braccia della rivelazione, ncora nel mare del
dubbio. Una morale che poggi su vedute umane
questione di moda. nota la frase di .Pascal: errore
e verit, virt e vizio, puri valori accidentali e
t
I
J-
I
- 309 -
.
- 310-
4. Bayle Frattanto continuava il lavorio critico che do
(1647-1706).
Il distacco veva portare alla totale indipendenza della -morale
dalle. Teologia.
dalla teologia. Lo scetticismo antecedente aveva
cercato di ridurre ad absurdum la ragione, per
appellarsi quindi alla fede e alla verit rivelata che
sta al di sopra d'ogni razionalit. Bayle fa il cam
mino opposto: si colloca nell'abisso tra fede e ra
gione e lo mis11;ra con esattezza matematica (1). Al
lora sorge il quesito: i vantaggi della fede meritano
il sacrifizio della ragione la fede l'unica via alla
moralit, e non c' altra morale che quella religiosa,
Bayle compie uno sforzo potente per questa eman
cipazione. Pi radicale di Charron e di Bacone
formula in questi termini il problema: l'ateismo
forse l'equivalente dell'immoralitM possibile al
di fuori del Cristianesimo, al di fuori d'ogni fede
positiva, o anche di pi, al di fuori della convin
zione stessa dell'esistenza di Dio, condurre una vita
virtuosaf
Le conseguenze sono implicite in queste stesse
domande; Bayle non trae queste conseguenze, ma le
sottintende. L'incredulit sarebbe fonte d'immora
lit solo se per fede s'intendesse la)vera fede, quella
cio che si accompagna all'amor di Dio, ed special
dono dello Spirito Santo. Ma dove trovarla, come
riconoscerla'/ La pratica religiosa non basta a pro
durre il valore morale; vi pu essere il credente
immorale, come d'altra parte vi pu essere l'ateo
morale. Bayle giunge ad un razionalismo etico
senza sostrato metafisico. Egli vuole assicurare la
morale contro ogni dipendenza da dottrine dom
matiche. Mentre dichiaranilo impossibile la cono
scenza metafisica, combatte il fondamento 'razio-
. nale della religione naturale, come quello del dogma
positivo, restituisce per nel campo pratico alla
ragione ci che nel teorico le avva tolto. Incapace
5.
L'et dei lumi.
L'influsso di Locke
e in genere della filosofia in-
glese su]l'illunnmsmo francese de1 XVIII seco1o fa
di questo momento uno degli svolti del pensiero
francese; dal Cattolicismo e dal Cartesianismo esso
passa al .sensismo inglese e al sentimentalismo scoz
zese. La Francia ornai il veicolo di questi prodotti
spirituali nel mondo. Essi portano in s i germi di
una morale e d'una politica nuova. Con questo di
pi, che in Inghilterra quel movimento rimase
chiuso in un ambito esclusivamente teorico, in
Francia invece si prammatizza e diventa un'arma
di lotta . .Applicato ai problemi pratici della Chiesa,
dello Stato e della Societ, perde per in profon
dit e consistenza quanto guadagna in chiarezza,
semplicit e comprensione universale. L'interesse
polemico in prima linea.
Questa :filosofia della natura caratterizzata da
tendenze monistiche, in opposizione aperta col dua
lismo cattolico. La religione naturale vi si oppone
alla positiva, e correlativamente lo stato costitu
zionale all'assoluto. Dell'etica teologica si proclama
il fallimento, essa non era del resto pi che un
guscio voto, e la sua ipocrita affettazione di asce
tismo', che nessuno prendeva sul serio in quel mondo
- 313-
- 321 _.
- 327-
- 328 -,
r
punto di partenza la convinzione che una nuova
organizzazione della societ non sar possibile se
non a condizione che una nuova concezione del
mondo prevalga. E questa concezione non pu esser
che fondata sulle scienze positive. interessante
notare come questo movimento faccia capo ad
(1) Cours de dro'it nature! (1835); llflanges philosophiques (1833).
- 330-
- 335-
- 337-
,
d'ogni rispetto, per gli altri noi pi che l'empia cas
di idoli, che si deve abbattere. In fondo questa c0n
traddizione quella stessa tra diritto vigente e di
ritto ideale, la stessa lotta tra il feticcio e il vero Dio.
Tutto il contributo filosofico della Francia ne 11.
xrx secolo sta in questo contrasto: Spiritualismo e Il Positivismo.
Comte
Positivismo, Cousin e Co:tnte; al primo fa capo (1798-1857),
piuttosto la corrente formale e lettera1ia del pen
siero francese, al secondo quella matematica e scien
tifica. L'uno e l'altro pretendono all'universalit,
quella dello Spiritualismo dentro i limiti della tra
dizione filosofica cos come era costituita, sforzan
dosi di ppropriarsela mediante lo studio storico;
quella del Positivismo aspira a fare della filosofia
l'unificatrice del sapere, rstituendole quel valore
di sintesi che gi ebbe in antico, ricostruendolo per
su basi nuove fornite alle scienze moderno. Lo
. schema comtiano di questo sistema positivistico
>
/
delle scienze spinge all'estremo la concezione di
Hume e Condillac: non soltanto la conoscenza
umana indirizzata ai rapporti dei fenomeni tra
di loro, ma non vi nulla di assoluto che ne formi
la base ighota. L'unico principio assoluto che
tutto relativo. Per abbandonando ogni problema
di cause prime e fini ultimi delle cose, questo rela
thrimo (pi tardi si dir correlativismo ), non ri
nunia alla pretesa universalistica del pensiero natu
ralistico matematico, assegnandosi' il compito di
ridurre tutte quelle relazioni ad una generalit, col
fissare il loro ordine di ripetizione costante nel
tempo e nello spa21io, come leggi; queste non spie
gano i fatti speciali, ma stabiliscono soo quelle
uniformit, donde possibile la -previsione del fu
turo, risultato pratico della scienza: savoir pour.
prevoir. Le scienze gerarchicamente distribuite dal
semplice al complesso, ma anche dal generale al
particolare, vanno dalla matematica alla sociologia.
La statica sociale ci d la socialit come un fatto
originario, la cui prima manifestazione la famiglia.
22 SIDGWIO, Staria della Morale.
'[1
- 338-
- 340-
.
- 343-
l
pura che fa capo a un sistema d'azioni che diven
tano doverose per s stanti e indipendentemente
da qualsiasi scopo particolare. Il dovere verso di
s, formalmente considerato consiste nell'appli.ca
zione della ragione a regolare gli attj. interni, e in
seguito gli esterni determinati dagli interni. Ci si
compie sotto una duplice condizione che si pu
esprimere cos: la legge intima della verit e della
libert. Formulando poi il concetto pi generale
della persona ne constata l'attuazione pratica nel
l'associazione coi nostri eguali, e il riconoscimento
teorico distinguendo in noi due parti, l'esser reale
od empirico, e l'essere generai o ideale. L'adempi
mento del dovere verso di noi la garanzia del
dovere verso gli altri. La societ non altro che
la moltiplicazione delle persone (1).
Etica
scientifica.. Non sono mancati in Francia, sulle direttive
sociologiche del positivismo comtiano innestate alle
nuove correnti dell'evoluzionismo inglese, tentativi
per trasformare l'etica in una scienza del costume,
intesa come descrizione e storia o spiegazione e
studio delle legi del suo sviluppo. Il fatto etico
II.
Il pensiero tedesco.
L'impostazione del problema etico nella filosofia 13. Etica
e metafisica.
inglese stata fatta sul terreno della coscienza indi
viduale, per modo ch'esso si risolve in un dibattito 'I.,
tra i diritti della ragione e quelli del sentimento,
tra le tendenze egoistiche e quelle a!truistiche del
l'animo umano. In Francia il pnsiero 'morale si
svolse di preferenza nel campo dei rapporti sociali
conformemen..te all'esigenze dellanuova vita civile,
che si veniva affrancando dalla soggezione politica
ed ecclesiastica del vecchio regime verso un ideale
di libert e di giustizia. Infine interessante notare
che la nazione tedesca, entrata Jltima nel -grande
arringo della speculazione moderna, ma destinata
a fissare definitivamente il nuovo orientamento del
pensiero filosofico, impost fin dagli inizi il pro
blema etico d'un modo pi largo e generale, costi
tuendogli per sfondo il risultato stesso del proprio
sforzo metafisico, e collocandolo cos nel centro delle
massime relazioni che lo spirito dell'uomo allaccia
col totale sistema delle cose.
La spinta alla nuova attivit filosofica venne
, alla Germania dal di fuori, cio dalle correnti di
pensiero formatesi in Francia e in Inghilterra, il
razionalismo cartesiano prima e l'empirismo e il
sentimentalismo da Locke ad Hume poi. Era poi
naturale che i primi frutti di questi innesti spiri-
-351-
'1
(1)Tractatus theolo(Jico-politicus (1670); Ethica more ge<YJnetrico
demonstrata (op. post. 1677).
I
f,
- 352-
.;>,
- 354-
1.
Il fondamento dell'etica spinozistica la ten
denza a perseverare nell'essere che sta alla base
dei diversi sentimenti e passioni. L'uomo come
parte del tutto, come modo tra i modi, dipende
dalla natura e ne in bala. Una. sola cosa pu
dirigerlo, ed la s11-a aspirazione. a conservare se
medesimo, ad affermarsi nell'azione sua specifica
che quella interiore, spirituale, ad essere tutto
quello che pu. L'essenza di ogni oggetto sta appunto
in qesto. Che cosa diventano allora bene e male1
Ponendosi dal punto di vista dell'individuo, buono
- 3;'>5 -
- 357-
/
- 360.-
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- 363-
-. 364-
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- 368-
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- 375
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- 376-
(1) Anmut und Wilrde (17!13); Briefe i!ber die list!Wtische Erziehung
i!es Menschen (1795).
I
- 378 --
..
rt.'A ,, ' . ,;:-:
' > \J :t1f.}
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'qu!:)sto v;alo:re, etico di rendere possibile il lavoro ,e
la 'lotta.' Scopo, suppone oggetto da raggiungere:
,J< - oggetto, 'resistenza (Gegenqtand= Widerstand). Il 'pro-
gresso ta in ct clie il nostro sforzo infinito supera
. ,., -resistenze ihfinit2. on esiste etica ov non vi siano
limiti. L _ o sforzo una forma dj attivit inrcui la
infinituliri - posta non come uno stato ttua;le,
., pia come uno scopo, cio l'equazion' tr il :,finito e
l'infinito;, non , ma deve essere. L'identificazione
di ci che Fichte 'chiama l'io empirico cll'assoluto
non posa' come qualche cosa di reale per,ch sa- .
ebbe contraddetta dall'esperi(;lnza, ma come ,ideale.
L'ideale appunto un oggetto 'nfinito io conti
nuamente t.ras'formabile, suscettibile di .progresso.
Lo scopo su,premo !?autonomia, la''conquista com-
ple.ta della libert dello spirito. . . '
1
'
.
/'
- 384-
t ,--xi:.c_.:;.
- 385 - ,
Il tratto essenziale del pensiero romantico la 19.
La. filosoflo
sua opposizione all'illuminismo. Press'a poco lo romantioa e le
stesso contrasto che separa il rinascimento dal dom eue fasi.
matismo medievale. Il compito degli illuministi er3,i
stato in definitiva quello di condurre a termin
l'opera di liberazione iniziata dalla rinascita. Ma i
romantici ebbero viva l'impressione che lo spirit0
che s'era preteso affrancare fosse in realt caduto
in una nuova e maggior schiavit. Alle esterne ca
tene dell'autorit s'erano sostituiti gli interiori vin-
. coli del raziocinio, la cui -rete imprigionava ornai
ogni cosa grande e piccola, e gli uomini stessi, ridotti
a macchine logiche. La reazione part, ed era na
turale, dal sentimento, come poesia e religione,
cor:tro l'arido razionalismo; la passione insorse nelle
eroiche forme della personalit opponendo i valori
individuali e la loro infinita ricchezza al principio
dell'eguaglianza e della conformit alla legge nel
pensiero come nell'azione. Ecco perch la prima
espressione romantica fu una filosofia della liber
personalit. Il razionalismo illuministico invece del
l'individuo vivo 6 concreto aveva posto l'uomo
astratto, invece della libert reale il suo fantasma.,
il concetto generale di libert e di eguaglianza. La
Germania fu la patria del romanticismo, come dal
l'Inghilterra era uscito l'illuminismo, ancorch non
si possa negare l'evidente azione esercitata su quel
movimento spirituale da Rousseau e dai sentimen
talisti scozzesi. La manifestazione prima di questa
intima rivoluzione consiste nella rinnovata coscienza
soggettiva della libert, per cu sotto la pressione
di molti fattori concomianti, filosofia kantbna, fio
ritura, letteraria ed artistica, rivoluzione francese,
la Germania acquista la coscienza della sua mis
sione di civilt. Fichte nel primo periodo della sua
attivit filosofica il genuino rappresentante di
questo momento di eccezionale fervore e di mas
simo slancio individuale.
25 SIDGWIOK, Storia della lborale.
//I ,,-.- -
. --- -----c-,-------c-------.,-.,......"""',,...,,---,---- = =--.. -..---c
(,
- 386-
li\
dello sviluppo necessario dello spirito libero attra
verso alle diverse forme di organizzazione politica,
la prima quella della monarchia orientale in cui la
libert appartiene solo al monarca, la seconda quella
della repubblica greco-romana _i n cui una classe
scelta di liberi cittadini g,overna sulla base della
schiavit, mentre in fine nelle societ moderne, ori
ginate dall'invasione teutonica sulle terre. dell'im
pero romano in ruina, la libert riconosciuta come
un diritto naturale di tutti i membri della comunit.
Quanto alla filosofia il suo compito intendere ci
che , poich ci che ' la ragione. E come d'un
indiv:iduo si dice che figlio del suo tempo, anche
della filosofia pu dirsi ch'cssa il proprio tempo
appreso dal .pensiero. altrettanto folle pensare
che qualche filosofi9, precorra il suo mondo attuale,
quanto che ogni individuo si lasci indietro il suo
tempo. Quanto alla dottrina del come deve essere
il mondo, la filosofia viene troppo tardi. Come pen
siero del mondo essa appare la prima volta nel
tempo do-po che la realt ha compiuto il suo pro-
---,- 387 -
- 392-
I
razionalit assoluta della volizione e non nella pro
priet particolare di un individuo, n nella forma del
t( ,. sentimento o altrimenti di un singolo sapere empi
rico, ma in quella delle determinazioni universali,
pensate cio nella forma delle leggi e delle norme. Il
L bene in generale l'essenza della volont nella sua
I
sostanzialit e universalit, esso solo nel pensiero
e per il pensiero. Bene e ragione sono termini
equivalenti. La necessit di voler il bene l'ob
Ii bligazione o dovere (Pflicht). Staccandosi per dal
formalismo, che ci d solo una coscienza vuota pie
gata sopra se stesa, resta giustificato il passaggio
dalla moralit, dove ci manca una realt oggettiva,
s che la volont noa sa a che afferrarsi, e rimane la
volont di nulla, all'eticit, ossia al regno delle
realt morali, in cui la libert pu attuarsi in un
oggetto.
Eticit Di qui la necessit :li creare alla interiorit sog
gettiva (moralit) un contenuto che le sia insieme
appoggio complemento, e questo deve apparire di
carattere necessario, oggettivo tanto da erigersi al
di sopra d'ogni opinione o libito soggettivo: tali
sono apvunto le forze etiche, le leggi esistenti per
s in se medesime, le istituzioni della famiglia, della
societ civile e dello Stato. Qui la libert soget
tiva e il bene i_n s si conciliano in una pi alta
realt dove la libert diventa natura, come l'essere
naturale spirito. Da un lato la sostanza etica le sue
leggi e forze di fronte al soggetto hanno l'autorit
di ci che e vale nel pi alto senso dell'autonomia,
come d'altra parte esse non sono qualche cosa di
estraneo al soggetto, che anzi questo in quanto
- 393 -, ,, ,,..,
1/
.
- 395-
---
- 396-
I
- 397 -
- 402-
(1) me Welt als Wille und Vorstellund (1819); Die beide Grund
:n-obleme der Etik (1841).
i,:
- 406-
, L'Etica del
pessimismo.
seguenze pratiche. La volont, ossia l'assoluto, che
presa in s tendenza ad essere, desidrio cieco ed
incosciente, di vivere, sviluppata1 prima nella naturfl,
1
, I
- 407 -
- 403-
- 410-
- 411 - '
- 414-
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l: '
.,,
---...----- ,- , ,
- 413 -
- 420 -
:' (1) ZtcecT: im Rechl (1876), dilucidato da ]f. DAHN, Die Vern.unft
im Recht (1879).
(2) Jdealisrnus und Positivismus (1882).
_A!kf, .....,.----,- 1: ... -:" ; .
- 425 -
' .
426 .:_
III.
Il pensiero italiano.
27. Il fervore teorico e pratico che pervade il
Religiono
e Stato. Rinascimento diretto da due idee fondamentali
che si completano tra loro, l'una domina
l'atteggiamento dello spirito verso l'esterno, l'altra
verso l'interno. Dischiusi allo sguardo dell'uomo
nuovi lontani mondi non sospettati, egli col
pensiero trascende ogni limite e spazia nell'idea
dell'infinito. Nessuno pi di Giordano Bruno, che
congiunge la nota estetica dell'umanismo colla
profonda seriet, che gli viene dalla concezione
copernicana dell'universo, l'ha abbracciato collo
slancio della sua commossa fantasia. I n faccia a
questa idea volta verso l'esteriore ne sorge tosto
un'altra volta verso l'interno: l'idea che lo spirito
umano stia per mezzo d'una illuminazione intima
in rapporto diretto colle cose esterne, col mondo,
con Dio. Questo concetto della lux naturalis una
miscela di misticismo e di r.1zionalismo, capace nel
corso del tempo di adattarsi alle pi diverse
necessit del pensiero.
Due sfere della vita umana attraggono pi
potentemente la mente guidata da questi principi:
la Religione e lo Stato. Su entrambi aveva pesato
la servit del Medio-evo e in entrambi per ;reazione
la Rinascita cerc la libert. Quanto alla prima, il
concetto centrale che in tutte le fedi contenuta
l'eguale verit divina che ci proviene da due iden
tiche fonti: la rivelazione e quell'intima luce che
nell'uomo come una scintilla celeste. Come nel
dominio religioso si scuote il giogo dell'autorit e
della tradizione, cos nella sfera politica lo Stato
diventa, una creazione umana e si scioglie dalla
sudditanza verso la Chiesa. Il bisogno di ordine
nella tempesta religiosa e politica del tempo apre
._ 427 -
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- 431 -
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I ii
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- 445-
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Abelardo, 163. Bradley, 301 nota.
Accademici, 112. Brentano, 425 nota.
Adler, 301 nota. Bruno, 426, 429.
Agostino, 155-158. l)uckle, 300 nota.
Alcuino, 161. Butler, 9, 221-230.
Alembert (d'), 320.
AI11xander, 300 nota. e
J .Altusio, 427. Campnella, 427.
Andr, 309. Carlyle, 300 nota.
Anselmo, 162. Carneade, 114.
Antioco d,'Ascalona, 68, 115. Carneri (v.), 422 nota.
Antistene, 48. Cartesio (Descartes), 304306.
Arcesilao, 113. Cathrein, 423 nota.
Ardig, 445. Chalybaeus, 423.
Aristippo, 47. Charron, 303.
Arnauld, 309. Cicerone, 117120.
'Aurelio, Marco, 123126. Cinici, 48.
Ausin, 274 nota} 277. Cirenaici, 47.
Clarke, 207212, 295.
B Clemente Alessandrino, 152.
Baader, '401. Cohen, 423 nota.
Bacone, ''185. Coit, 301 nota.
Bahnsen, 420 not. Coleridge, 300 nota.
Bain;, 285. Comte, 337345.
Bayle, 310312. Condorcet, 323.
Beneke, 408411. Cousin, 326328.
Bentham, 271-276. Crantore, 112 nota.
Berkert1Y, 221, 300 nota. Cudworth, 198-200.
Berna,r,do di Clairvaux, 165, 175. Cumtarland, 202204.
Bersot, 344.
Bcidin, 427. D
.
Boehme, 395, 401. Dahn, 424 nota.
Bonald, 324. Darwin, 286.
Bonlientlira, 17ii-177. Delfico, 431. ,,
- 452-
Deocrito, 28. H
Diderot, 320. Hartley, 249-253.
Duns Scoto, 173. Hartmann, 419-420.
Diihring, 420 nota. Hegel, 386-394.
.Durkheim, 347 nota. Helvtius, 313-317.
,
Herbart, 402-405.
E Herder, 374.
Eckhart, 178. Hobbes, 7, 191-198, 235 nota, 295.
Egesia, 106. Hilfl:dlng, 425 nota.
1
Ehrenfels, 425 nota. Holbach (d'), 320-323.
Engls, 421. Hooker, 174.
Epicuro, 107-111. Huet, 308.
Epitteto, 122. Hume, 9, 234-243.
Eraclito, 27. Hutcheson, 220, 230-234.
;Eriugena, 161. Huxley, 300 nota.
Eudosso, 112 nota.
I
F
Isidoro di Siviglia, 161.
Federico il Grande, 320..
Fnelon, 309.
J
Feuerbr..)h, 411-414.
Jacoby, 375.
Fi:chte G. A., 377-384.
Jhering, 424.
Fichte I. H., 423.
Jouffroy, 329.
Filangieri, 431.
Filone, 115 nota.
K
. Fiske, 300 nota.
Fouille, 347. Kant, 301 nota, 365-374.
Kautsky, 421 nota.
G Klerkegaard, 418 nota.
Gall, 339. King, 249 nota.
Galluppi, 432-434. Krause, 396-397.
Garve, 374.
Gassen di, 323. L
Gay, 249. Laas, 424.
Genovesi, ,131: Lamennais, 324.
Gerson, 178. Lamettrie, 313.
Gesuiti, 180. Lamothe le Vayer, 308.
Geulincx, 350-351. Lamy, 309.
Gi,oberti, 439-443. Lange, 422 nota.
Gioia, 431: Lassalle, 420.
Giustino, 154. Lattanzio, 145, 155 nota.
Gizycki, 425 nota. Leibni:1, 358-362.
Gnostici, 137. Leopardi, 432 nota.
Godwin, 301 nota. Lessing, 364.
Gorgia, 30. Lvy-Briihl, 347 nota.
Green, 292. Littr, 341.
Gregorio Magno, 161. Locke, 204207.
Grazio, 187-190. Lombroso, 446 nota.
Guicciardini, 428. Lutero, 181.
Guyau, 348.
453 -
M Plutarco, 127.
. Mably, 318. Posidonio, 189.
Machiavelli, 427-428. Price, 255-257.
Mackintosh, 31)1 nota. Prodico, 32.
Maine de Blran, 324-326. Protagora, 31.
' Proudhon, 331-337.
Mainlander, 420 nota.
Maistre (de), 324. Pufendorf, 194, 207 note.
l\falebranche, 306-308.
Mamianj, 443-445. R
Mandeville, 220 Rabano Mauro, 161.
Manzoni, 439 nota. Reid, 257-262.
Marion, 347 nota. Rein, 423 nota.
Martensen, 423 nota. Renan, 346 nota.
Martineau, 266, 301 note. Renouvier, 345-346.
Marx, 421. Romagnosi, 431-432.
Mazzini, 439 nota. Rosmini, 435-439.
Meinong, 425 nota. Rousseau, 317-320.
Mendelssohn, 363. Royce, 301 nota.
Menger, 421 nota. Ruskin ., 301 nota.
Mill (J.), 283 nota.
Mill (J. i'!,), 277-284. s
Montaigne, 303. Saint-Simon:, 329-331.
More, 200. Saisset, 344.
Moro, 427. Salter, 301 nota.
Su.vage, 300 nota.
I
N Schellmg, 394'396.
Schiller, 375-377.
' Nahlowsky, 423 nota. Schleiermacher, 397-401.
Natorp, 423 nota. Schmoller, 422 nota.
. Neoplatonici, 126. Schopenhauer, 405-408.
Nietzsche, 416-418. Scolastici, 6, 161.
Seneca, 121.
o Senocrate, 113 nota.
pccam, 173. Senofonte, 37, 40.
Oettingen, 423 nota. Shaftesbury, 212-220.
Omero, 32. Sidgwick, 300 nota.
Origene, 144 nota. Sigwart, 425 nota.
Simon, 329, 344.
p i'!mith, 243-248.
Pagano, 431. Socrate, 3, 4, 36-46.
Paley, 269-271. Sofuti, 31.
Panezio, 115, 116, 118. Spencer, 285 nota, 2 s8.
Pascal, 181, 308. Speusippo, 112.
Paulsen, 425 nota. Spin_oza, 351-358.
Pellico, 439 nota. Spir, 423 nota.
Peripatetici, 90. Steinthal, 423 nota.
P!tro L,ombardo, 165. Stephen (Leslie), 289.
Pirr\lne d'Elide, 114. Stewart (Dugald), 263-264.
Pitagora, 26. Stirling, 301 nota.
];'\atone, 3, 51-68.
Plotino, 128-130.
Stirner, 414-415.
Stoici, 5, 90.
'.r-t
(.
454 -
T :V
Talte, 25. Valla, 323.
, Teodoro, 106 ,wta. Vico, 429-430. "I
Tertulliano, 144, 152. Voltaire, 317.
Toland, 322, 364.
Tolstoi, 423 ,wta. w
Tommaso d'Aquino, 166-173. Whewell, 264-266.
Treitschke, 422 nota. Wolff, 362-363.
TroJano, 446 nota. Wollaston, 228.
Tucker, 268. Wundt, 424, 425 nota.
u
Ugo di S. Vittore, 164, 175. z
Ulrlci, 423. Zeller, 425 nota.
Unold, 422 nota. Zenone, 91.
/
INDIOE DELLE MATERIE
.'.\
_..
_:_ 456 -
CAPITOLO u.- - Etica greca e greco-romana pag. 25
1. FiloJofla pre-socratica. - Pitag ora (circa 580-G00 a. C.). - Eraclito
(circa 530-470 a. C.). - Democrito (circa 460-370 a. C.). - 2. L'et
dei-Sofisti (circa 450-400 a. C.). - '3. Socrate (circa 470-399 a. C.).
- 4. Le scuole socratiche. - Aristippo e i Cirenaici. -Antistene e i
Cinici. - 5. Platone (427-347 a. 'c.). - 6. 1'eoria platonica della
virt. - 7. Opinione di Platone itorno al piacere e alle sue rela
zioni col bene. - 8. Platone ed Aristotele. -Aristotele (384822 a. C.J. -
9. Teoria aristotelica della felicit. - 10. La teoria aristotelica della
virt. - 11. Giustizia, amicizia e sag g eza pratica secondo
Aristotele. - 12. La dottrina della volont in Platone ed Aristotele . -
18. Passag g io allo Stoicismo. - Zenone (prob. 342-270 a. C.). - . 14.
Lo stoicismo. L"apatia del saggi. - La libert stoica e il determinismo.
- 15. La sag g ezza toica e la Natura. - 16. Stoici ed Edonisti.
- 17. Epicuro (341-270 a. C.). - 18. Ultimo periodo della filosofia
greca. - Scetticismo ed Eclettismo accademico. - 19. La Filosofia a
Roma. - Cicerone (106-43 a. C.). - 20. Stoicismo romano. -Seneca (t
65 d. C.). - Epitteto. -Marco Aurelio (120-180 d. C.). - 21. Il
Platonismo posteriore e il Neo-platonismo. - Plutarco (circa 48-U0 d. C.).
-Plotino ,(205-270 d. C.).
I
APPENDICE Pll:f? 303
1. I\ p roblema etico nel pensiero francese 303
1. La morale indipendente dalla teologia. - Montaigne (1533-1592).
Cl,arron (1541-1603). - 2. Cartesio (1596-1650). - 3. Malebranche
(1638-1715). - Misticismo etico. -Pascal (1623-166!). -L'amore disinteres
sai.o di Dio. - 4. Bayle (1647-1706). - Il distacco dalla teologia. -
5. L'et dei lumi. - Helvtins (1715-1771}. - 6. Voltaire (169t--1778).
- Rousseau (1712-1778). - Gli Enciclopedisti. - D' Alembert (1717-1783). -
Diderot (1713-1784). - 7. D'Holbach (1723-1789). -Condorcet (1743-
1794). - 8. De Maistre (1753-1821). - Il ritorno alla fede. -Main de
Biran (1766-1824). - Cousin (1792-1867). - Etica spiritualista. - Joulfroy
(1796-1842). - 9. Saint-Simon (1760-1825). -La morale sociale. -
10. Proudhon (1809-1865). - Morale e diritto. -'Giustizia e Progresso. -
11. Il Positivismo. -Comte (1798-1857). - Littr (1801-188.l). -Sanzione
morale nel positivismo. - Famiglia e socit. -La religione dell'umanit.
- a. Renouvier (1815-1903). -Etica scientifica. - Fouille (1838-1912).
- Guyau (1854,-1888).