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MODERNA
GUIDO DE RUGGIERO
STORIA DELLA FILOSOFIA
PARTE PRIMA
LA FILOSOFIA
GRECA
SECONDA EDIZIONE AMTLIATA
Volume
II
BARI
GIUS.
LATERZA &
FIGLI
TIPOGRAFI-EDITORI-MBKAI 1921
*T *7'*
LA FILOSOFIA GRECA
II
GUIDO DE RUGGIERO
PARTE PRIMA
LA FILOSOFIA GRECA
SECONDA EDIZIONE CORRETTA E AMPLIATA
Volume
II
BARI
GIUS.
TIPOeRAFI-ElHTORI-LIBRAI
PROPRIET LETTERARIA
APRILE MCMXXI
57S60
VI
ARISTOTILE
1.
s'irri-
vece
di Platone,
che va oltre
il
C, da Nicomaco, medico
Macedonia.
amico
si
della
diciotto anni
rap-
ed Aristotile durante quel periodo, molto si fantasticato, fin dall'antichit, con un indesiderio di riassumere in qualche aneddoto o motto felice l'opposizione gi latente tra le due mentalit. Ma se assai scarso il valore storico degli aneddoti, invece indubitabile che durante quel lungo periodo di noviziato molte divergenze di vedute si siano create tra maestro e scolaro, ed anche presumibile che quest'ultimo abbia a poco a poco mostrato l'autonomia del proprio atteggiamento. Tut-
LA FILOSOFIA GRECA
contro
le
tavia,
da lui che, malgrado ogni divergenza ed incipiente antagonismo, frequent la scuola per ben venti anni, e l'abbandon soltanto alla morte del maestro. Le relazioni del padre con la dinastia macedone furono ad Aristotile feconde di vantaggi, di onori, ma anche di amarezze. Nel 343-342 fu chiamato alla
corte di Filippo,
come maestro
Ma
l'ami-
anche in seguito,
si
quanto
dimostr oltremodo propizia ai suoi studi, in gli forn i mezzi per compiere quelle imnaturalistiche e storiche, che, com-
mense ricerche
pre-se nella
oggi
ci
stupiscono.
Ad Atene
di Platone,
fica,
anni dopo
la
morte
filoso-
che prese
viali
nome
i
ombrosi
lungo
che si estende nel tempo di dodici anni, composizione delle sue opere, che, a differenza delle platoniche, rivelano tutte unit di piano e masto periodo,
la
turit di concezione.
gli riusc
funesta
Nel grande conflitto di tutta la Grecia contro l'invadente Macedonia, quando per
l'ultima volta lo spirito nazionale ellenico,
emergendo
modo
in
Atene
nell'Atene di Demostene
divenne assai
difficile.
la posizione di Aristotile
gli
In lui
non videro che il maestro di Alessandro, perci indirettamente il nemico di Atene. Cos graateniesi
VI.
ARISTOTILE!
il
bando, e
si
rifuvilla,
una
Ma
l'anno seguente (322) egli moriva nel suo per una malattia di cui soffriva da tempo, e
non per suicidio, come si da taluni sospettato. La nota differenziale della personalit mentale di Aristotile rispetto a quella di Platone non costituita, come a torto si crede, dall'interesse empirico
prevalente nell'una e assente dall'altra, caratterizzata a sua volta dall'arditezza degli slanci speculativi.
Son due
troppo in
fole,
riunite
la
in
una,
quella che
si
Aristotile
rasenti troppo
alto.
elevi
L'uno
egualmente
arditi,
e nello stesso
particolari di cui
abbonda
la
Repubblica, o la sot-
del
Politico. Platone,
non
si
dimentichi,
ha il gusto del particolare, del plurale, pur compreso nell'universale e nel singolare. Ed Aristotile, non che divergere dai due maestri, ne continua e ne sviluppa l'opera. Soltanto, ed qui la vera differenza, egli intende diversamente da Platone il rapporto del particolare e dell'universale, e cio li compenetra pi profondamente l'uno nell'altro, di modo che l'uno si dimostra assai pi essenziale all'altro, che non nella dottrina platonica. Donde la conseguenza che, mentre in Platone l'interesse empirico non intimamente collegato al sistema "TMi a quindi un valore secondario, in Aristotile invece occupa un primissimo posto. Il che gli conferisce, da una parte, un pi ampio ed organico sviluppo nel pensiero stesso di Aristotile;
scolaro di Socrate, e
lui
come
LA FILOSOFIA GRECA
dall'altra,
tore,
il
un pi potente
rilievo nella
mente del
let-
Aristotile possegga
una
facolt,
una
dote, che
manca
a Platone.
La
temperamento
cos nella
Quanto all'arditezza speculativa, essa in Plapi appariscente, in quanto la massima attivit dialettica di lui si svolge in un campo sgombro di ogni empiria, secondo un ritmo puramente ideale. La speculazione aristotelica invece pi aderente a quell'empiria, ed ha quindi un processo meno visibile, per quanto non meno ardito e creativo. La preoccupazione costante di Aristotile di
vincere l'astrattezza e la trascendenza dell'idea platonica, di concretizzare
il
l'universale, d'individuare
concetto.
11
che, se
per un
verso
importa
una
una pi potente idealit altempo stesso un nuovo slantanto all'opera dei sensi quanto a quella del
conferisce
d'
pensiero.
Questa preoccupazione
si
individuare
il
concetto
rivela
gi
tile.
In Platone
organica della
i
filosofia,
versale
scienza nei
dello sviluppo
mentale
di
Platone; e soltanto
egli
nel-
quando
s'era spogliato
si
deli-
neava all'ingrosso
Vt.
ARISTOTILE
rivolta
al
dialettica,
come scienza
conseguimento
esclusivamente alla spiegazione del senso e dell'opinione e all'analisi della memoria, nell'etica, e infine
nella scienza dell'idea stessa,
da
lai
non chiamata
con alcun
nome
particolare.
un
ed apparente,
ma
risponde ad un'esigenza organica della sua mente. La scienza universale individuata pienamente indie
singole
parti,
nella
da cui
La
dia-
lettica,
aristotelica,
alla filosofia;
prima parte del sistema ed avviamento segue la fsica, analisi dei movimenti
e delie contingenze delle cose naturali, che, postulando come loro principio ci eh' im mutevole ed assoluto, fanno s che la fisica apra la via a quel eh'
di l della fisica, la metafisica,
l'innominata regina
quest'ultima nelle
sto contenuto,
la morale e la politica ( 2 ). Ciascuna di queste parti a sua volta organicamente distribuita e disciplinata, ed ha una tratta-
fi)
Ma
il
nome
ili
In quanto deriva dalla semplice posizione dei libri in cui questa scienza
trattata,
i
dopo quelli
vii
fisica,-
furono da A.
lojrico-psi-
chiamati: x \xex tu
(2)
La
sintesi nel
nome
posteriore.
La
Poetica e la Retorica
coIclmco.
10
LA FILOSOFIA GRECA
La
logica,
la
fisica, la
metafisica, ecc.,
a differenza della
filosofia
platonica,
la
rapsodiche
intuizioni,
ma hanno
la
un proprio
si
struttura architettonica
Anche
qui, la differenza
non
spiega
con
la
mera psicologia
una differenza
propria spiee
due
filosofie,
che trova
quella
la
dimostrazio'ni:
(cijtoeiy.Tixi'i)
dialettica
quella
apodittica
('),
due termini della contraddizione, l'altra inil termine vero e lo svolge secondo la sua legge. La prima ha un valore meramente probabile, mentre la seconda ha nel suo
mente
sviluppo
il
Procedimento dialettico e procedimento apodittico contraddistinguono pienamente le due filosofie: il dialettismo platonico ha la sinuosit dei discorsi e delle dispute, segue il fluttuare delle opinioni e delle contraddizioni, pur con l'intento di vincerle e stabilire la verit immutevole e certa. L'apodissi aristotelica invece segue un cammino assai pi breve, svolgendo le conseguenze logiche di ci che in principio assume come vero; essa aderisce alla
verit senza preoccuparsi delle mille sinuosit degli
errori;
mira
diritto al
sente
la
in
siero
novit
momento
storico
filosofico.
(1)
Anal. post.,
i,
2, li
VI.
ARISTOTILE
sofisti,
11
e g' in-
combeva
trari,
il
compito di trarre
con-
gere la
quel grande lavoro e debellata compito della filosofia diverso: svolverit con le sue stesse forze, in una sfera
pi alta di quella in cui vero e falso lottano nelle opinioni degli uomini, in una sfera appartata, dove
non entra se non chi iniziato alla scienza, e da cui non parte nessuna luce per illuminare quelli
che
si
La
verit,
che con Socrate era discesa dal cielo sulla terra, ritorna nell'empireo; essa non emerge pi dalle
laboriose dispute della piazza,
ma
conquista di
la distinzione dell'esoterico
Ma
la
distinzione
non ha pi
lo stesso significato
libera degl'ingegni.
2.
La
logica.
La
Essa svolta nei seguenti scritti: KateyoQiai o predicamene dei giudizi HeQ Q\i^veiaq, sul'AvaAimx noxeQa, sulla proposil' interpretazione;
aristotelico.
;
(1)
Questi
si
distinguevano in lwxeQivt e
in
xQoaxix
^coxegu'.
dicebantur, qmip ad relhorcas rm>ditaliones facultatemque argutiarum ciciliumque rerum notitiam conducebanl; y.goaxix aulem vocabantur
in quibus phiiosopliia remotior subtiliorque agitabalur. Gellios,
A".
A.,
xx,
5.
12
LA FILOSOFIA GRECA
il
zione e
Tojnxd,
ekyxatv,
sillogismi
dialettici;
Ileo
Il
aocptarixcv
complesso di queste
opere forma VOQyavov, denominazione non aristotelica, ma fondata sul giudizio aristotelico (') che la
logica sia un potente aiuto (ooyavov) nella conquista
(iella
scienza.
sono due: la
di
si
proposizione
(jiQxaaiq)
il
sillogismo (ovXXoyiaiiq).
La prima
si
Tini
mediato eongiungimento
rccxpcmxg)
2
un sog-
afferma alcunch di qualche cosa. Tutti possibili predicamenti sono da Aristotile ridetti a dieci gruppi generali: ci che si pu affermare o negare di un soggetto non in realt che o la sostanza (ovaia) o il quanto (^oov) o il quale
nega
(xa.xaq>axwq
i
f)
( )
(.-toiv)
o la
relazione
il
(jto? ti)
il
dove
t
(nov)
o
v
il
quando
o
il
(xox) o
(.toiev;
giacere
il
(y.ei'oOai)
fare
patire (xoyeiv) (
Ciascuno
<
di
non afferma
non
dalla congiunzione (ara ffuptkwrjv) col soggenera l'affermazione o la negazione. Verit ed errore starino appunto in questo atto affermativo o negativo; mentre, delle cose che si dicono senza congiunzione, nessuna vera o falsa, come, p. es.,
nega;
ma
getto
si
corre, vince. Ma se il vero e il falso sono neila proposizione, o rome noi oggi diciamo. nel giudizio, non si creano per nel giudizio: vera
uomo, bianco,
e l'affermazione di ci eia- ;
:
falsa,
(l)
Top.,
VII!,
..
1.
i.
I.
il
Lo.
16.
VI.
ARISTOTILE
fa
13
dall'altro, e l'uno
non
che riprodurre
il
l'altro.
Qui,
come
realt,
Il
si
dalla concezione
per cui
pensiero riproduce la
ma non
una pi
il
zione,
la
sillogismo una congiunzione mediata di un procedimento riflesso del pensiero, che collega soggetto e predicato merc la loro convenienza a un terzo termine. Esso consta pertanto di due proposizioni aventi un termine comune, e, ci che pi conta, della loro sintesi, che non essendo
termini,
essi, e cio
naturalmente in nessuna delle due, pura opera del pensiero. Nelle due proposizioni: l'uomo animale, Tizio uomo, l'ulteriore inferenza: dunque, Tizio
animale, lavoro riflesso della
mente che,
essi,
1 (
in virt
ha
senza bisogno
).
Questa legge
si
applica
non
ai termini,
sillogistica:
C,
dunque A
del
C,
il
criterio
e
dell'inferenza l'identit
rapporto
AB
BC.
Quel che per sfugge al sillogismo, in quanto forma suo non discusso presupposto, il criterio della il convenienza dei singoli termini tra loro: perch A B? Il sillogismo dunque presuppone la verit del giudizio, o per meglio dire, la lascia indiscussa. Per conseguenza, l'illazione mentale che forma l'originalit del sillogizzare, affatto sterile, in quanto la
(i
rapporti)
ma
si
diverso
(i
termini).
(1)
Anal. pr.,
i,
1,
Ub
18.
14
LA FILOSOFIA GRECA
Aristotile distingue tre figure di sillogismi, a se-
conda della diversa posizione del termine medio a (oQoq (loor) nelle due premesse (jTQoxdoeic). Nella l figura, il termine medio funziona una volta da soggetto e una volta da predicato (.4 si predica di tutto
B,
di tutto C,
dunque A
il
due premesse; nella 3 a soggetto. La prima figura conclude universalmente e affermativamente, la seconda negativamente, la terza
medio
predicato nelle
particolarmente.
Definiti gli elementi,
minare il loro uso e. il loro valore nella scienza. Questo compito assolto negli Analytica posteriora, mentre il primo nei priora. I due caratteri essenziali
della scienza sono l'universalit e la necessit. Delie
si
d vera scienza
si
ma
soltanto
il
sinre-
massimamente
moto da noi; vicinissimo invece il singolare, che tocchiamo col senso; ma questi rapporti di vicinanza e
lontananza
cose
s'
rispetto a noi
passiamo
per natura
alla considerazione
.
ed logico che
scienza,
riproducendo l'ordine
muova
mento
la dimostrazione scientifica, nelle sue due forme che gi conosciamo, la dialettica e l'apodittica, la quale ultima ha, essa sola, un valore vera-
(1)
Anal. posi.,
I,
I,
30, 87
(2) Ibid.,
81, S7
80.
Vf.
ARISTOTILE
15
mente
cose.
scientifico,
Ma
quanto si svolge per affermaaderendo all'essenza stessa delle non tutte le cose sono apoditticamente
in
il
dimostrabili:
da
movimento
logico,
non
dimo-
dunque
(jiotaaig
la
forma premessa immediata della dimostrazione &|xeao<; rcoSeilecog) ( ), non suscettibile a sua
x
che
2 (
si
pu soltanto assumere
(kapev)
per
definizione
).
si
svolil
gono
le
apodissi:
il
sil-
logismo della
l a figura.
si
pu
sillogismo della
figura infatti
non
quello
delia
non universale, e la definizione dell'essenza universale. I due caratteri, dell'affermazione e dell'universalit, non si ritrovano uniti che nella
la
figura
3 ( ).
come
finito e
non
l'infinito.
i
soltanto
finiti.
nel
termini
sono
Questo carattere
xaTi]yoQicv
si
numero
si
Finito
inoltre
processo
al prin-
ferma
(1)
Anal. post.,
i,
2,
72 a
7.
(2) Ibid., i, 3,
72 b 22.
(3) Ibid.,
I,
14, 79
32.
16
LA FILOSOFIA GRECA
indimostrabile, che
il
cipio
nito
la
si
definisce
soltanto. Fi-
termine maggiore, perch l'universale, sostanza, che non indefinita, in quanto si defiil
medio
nelle
premesse
affer-
mative
(*).
L'universale inoltre meglio di ogni altro affermativo, perch la dimostrazione per cause, e l'universale causa. Infine la dimostrazione universale
si
).
La dimostrazione affermativa, che ha luogo nel sillogismo della prima figura, migliore della negativa;
infatti
la
negazione non
si
fa
mezzo dell'affermazione, la quale prior et notior: la sua precedenza nel campo del sapere riproduce la precedenza dell'essere sul non essere nel campo
della realt
3 ( ).
Una
ulteriore
conseguenza
di questo
).
L'organismo
sillogistico
procedimento della natura dal suo principio, in senso inverso all'ordine psicologico che in noi segue l'acquisizione delle conoscenze. Per noi, in effetti, la conoscenza dei principii l'ultima delle acquisizioni; ci che Aristotile dimostra, abbozzando nel 2 libro degli Analytlca Post., una fenomenologia dello spirito, che muove dall'immediatezza sensibile, comune a tutti gli animali, e segue le ulteriori trasformazioni
(1)
Anal. post.,
Ibid.,
Ibid.,
i,
I,
22, 84
25.
(2) (3)
24, 85
b 26
34. 27.
86
30.
I, i,
25, 86
26,
(4) Ibid.,
b 87 a
VI.
ARISTOTILE
17
memoria, che
vi
si
ag-
giunge
nera
dei
in taluni animali,
memoria
si
ge-
(^eioia);
l'arte,
dall'universalizzazione
empirici,
la
finalmente
da questa
emerge
).
che conclude dal probabile, e dell'induzione, per cui si procede dai singoli all'universale. E, conforme a questo suo valore psicologico, l'induzione vien chiadel
sillogismo
dialettico,
atto a persuadere, pi
ri-
comune
al
volgo; mentre
Infine
pi stringente e rigorosa
il
).
De
La
la
rive-
si
sco-
perta dell'errore.
La
nelle principali
che in essa viene assunta a modello e criterio la scienza dell'universale puro, senza contatto col particolare dell'opinione e col singolare dei sensi,
i
quali
processo deduttivo o sillogistico non che il perfezionamento di quella dialettica pura delle idee,
(1)
Analyt. post.,
Top.,
i,
il,
8;
v.
anche Metaph.,
i,
1,
980 a 21.
(2)
12, 105
G. de Ruggiero,
La
filosofia
greca
- li.
18
LA FILOSOFIA GRECA
empirici.
sidii
principi! stessi
le
idee platoniche, criterii di ogni dimostrazione, non a lor volta dimostrabili, scoperti con una
ma
in-
come
l'unit
del
genere
come
la particolarizzazione del
genere, merc l'ultima differenza specifica. Essa pertanto la base e il coronamento della logica aristotelica, nella
quale
le
vengono inquadrate in un rigido sistema. Di una posizione nuova di pensiero non v' che
il
solo
presentimento:
cos,
allorquando Aristotile
concretezza del pensiero non nel mero univerbens nella sintesi dell'universale e dell'indi-
sale,
viduale,
nell'immanenza dell'uno
all'altro.
Questo
lo-
che Aristotile
dell'idea
si
sia imposto, di
vincere l'astrattezza
separata, e di
riabilitare
il
tema
mutarne l'intonazione fondamentale, e non rappresentano ancora che una semplice discordanza. Platonica non soltanto la concezione dell'universale,
ma
ideale
oggettivismo.
Essa
infatti
vuol
riprodurre,
e,
conforme a questa esigenza, dispone tutto il suo macchinario dei principii e delle dimostrazioni, in
VI.
ARISTOTILE
19
cose.
Il
regga
la
ma
indipendentemente
dal
modo come
non
concerne
l'attivit del
ma
la costituzione
pensato;
non
ci
ma
dello scibile,
un valore sopraordinato rispetto a come per Platone l'idea riintellezione. Lo scibile, egli dice ( ), pre1
cede
non tolto lo scibile, che pergrado di possibilit di scienza. Avviene qui, soggiunge, come nel rapporto del sensibile
tolta la scienza,
siste
ma
almeno
al
e del senso:
tolto
il
sensibile tolto
il
senso,
ma
non viceversa;
sensibile rende
La
spetto
pi caratteristico dell'oggettivismo.
La po-
tenza, la
mera
non riconosciamo
nostro apprendi-
soggettiva del
mento
come sua condizione come potenza, noi riconosciamo ancora un altro aspetto dell' idea platonica, immutevole ed eterna come un
anticipata allo stesso sapere,
essenziale.
In
lo-
una struttura
cos
compiutamente
(1)
Categor.,
7, 7
24.
20
LA FILOSOFIA ORECA
studi e di ricerche, senza esser modificata in nessun punto fondamentale; la sua forza quella delle cose rigide e senza vita, che sfidano il tempo sol perch non lo vivono. Essa ignora la dinamica del pensiero
scientifico,
il
della
verit;
non concerne
li
il
pensiero vivo,
li
ma
analizza,
scompone nei
Il suo criterio il principio d'idenscomposizione della sintesi mentale nei suoi elementi identici; opper essa ignora ogni criterio
tit, la
non produttiva.
lo
Tuttavia
della verit;
sforzo, di Aristotile di
voler
fare
vente di
il
dove tutte le cose sono causalmente connesse (*), deve nello stesso sistema esservi un principio causale che rispecchi l'ordine delle cause reali. E questo principio, secondo Aristotile; l'universale, che viene perci assunto come causa. Questa, illusione non ha bisogno di essere svelata; gi conosciamo i vani
l'
dare un valore causale aldinamico pu accogliere il sistema della pura possibilit logica; nulla che dall'astrattezza della potenza conduca alla concretezza immasforzi dei platonismo, per
idea. Niente di
nente dell'atto.
Ma
del
noi
considerazione concreta
della metafisica
si
problemi della
(1)
Analyt. post.,
i,
2,
71 b 10.
VI.
ARISTOTILE
21
mente
sviluppo.
3.
principii
del divenire.
Il
divenire cade
Come
un processo
di esperienze, di
il
tinuo discernere
vero dal
un conun intendere le
alla
Ora
tutto ci estraneo
logica, che
che i momenti del processo acquisitivo; non conosce n la verit n l'errore, perch contempla un mondo ideale dove tutto semplicementeche non tocca le individualit empiriche, perch alle sue definizioni l'individuo sfugge, e invano s'illude, col particolarizzare le specie, di colmare
cristallizza
;
l'hiatus
tra
l'ultima di esse e
Vindividuum
(mini-
Ma
il
cui
la
una concezione dialettica dei loro rapporti, per logica non offre nessun sussidio, irrigidita
com' nei suoi principii d'identit e di contradizione. Bisogner allora concludere che del divenire
non
mente
della
al
mondo
delle
E, nell'ultima fase
il
di-
22
LA FILOSOFIA GRECA
gi
rere al ripiego
un discorso probabile,
Egli
l'ha
quanto ivi la posizione irrimediabilmente platonica del problema lo costringesse a immobilizzare i termini del rapporto l'uno nell'altro e a sopprimere, cos, senza accorgersene, il divenire. Ma nella fisica, nella psicologia, nella scienza dei primi principii, egli l'iacquista gradatamente quella coscienza e la pone in valore;
blemi, dei quali
g'
il
ivi
l'urgenza di prola
sostanza,
il
scientifica
cui cri-
ma
intrinsecato con
egli
stesso
della
ricerca.
Ed
finisce
con
immanenti
le
nebrando
rispettivi
dominii
si
categorie
sapere,
il fatto stesso che i appaiono separati, e le nuove svolgono per lui non come forme del
ma
non
che apparente:
Come
non
ci d nessuna risposta, e noi stupiremo di questa aporia, se consideriamo che ancor oggi, dopo pi di venti secoli, una vecci
mentali mantiene
una
logica,
una
psicologia,
siffatta
una dottrina
della
conoscenza, mentre
di-
VI.
ARISTOTILE
23
stinzione
si
come passaggio
da una
filosofia
a un'altra.
L'indagine sul divenire condotta da Aristotile con rara penetrazione, ma anche con una sovrabbondanza di analisi, che ci oscura non poco il nesso sintetico delle varie parti. Per un criterio di opportunit didattica, noi cercheremo innanzi tutto d'isolare i principii fondamentali del divenire, e poi di guardarne l'esplicazione in atto nella fisica. 11 centro di orientamento della ricerca dato dalla
divenire
luce
si
e pi elevata.
riceve
anche
sistema
cosmico, nei suoi grandi nessi e nella distribuzione ordinata e armonica delle sue parti, appare a sua
volta
come il massimo organismo vivente e animato. Ora l'individuo organico ci si presenta come una
di
sintesi
determinazioni opposte.
Esso innanzi
i
tutto
un individuo,
di
parti,
ma
riassume in s
caratteri
costanti della
lit
specie, dell'universale.
una
plura-
di
funzioni,
ma
contenute
in
una
quanto pi ricca
tutto materiale,
la
molteplicit sottoposta.
un
impresso in una forma definita; un essere, che tuttavia si fa, si svolge; quindi che nega continuamente ci che , ed include in s il
ma
fermento attivo di un non-essere. Tutte queste opposizioni si possono polarizzare in un'opposizione fondamentale: ogni analisi infatti ci riconduce a
due
principii
costanti, l'uno
dei
quali la radice
24
LA FILOSOFIA GRECA
Nessuno dei due esiste senza l'altro, eppure nessuno pu risolversi nell'altro; soltanto insieme essi acquistano concretezza e rilievo. Senza un sostrato (&jtoxei|ASvov) del mutamento, senza una materia (vh)) a cui inerisca la forma organica, l'individuo inesplicabile; e similmente senza una forma (ixoQqni)
determinata, senza l'idea impressa
specie
(etSog),
del
tipo,
della
la
minatezza e confusione. Forma, specie, limite, sono tante espressioni diverse per designare la stessa funzione specificante e determinante, in seno
dunque
alla materia,
rivelano, di
e formanti
come separate
stavano
viia;
alla
donde
le
nega gi
l'idea
idee di Platone,
ma
il
loro
modo
di essere
n'
non
la materia
per so presa,
ma
la
non
esiste
originariamente,
pi reintegrata.
Materia
cipii
primi prin-
mutuo rapporto dev'essere inteso dinamicamente. Cio noi non dobbiamo pensare qualcosa che comunque s'incontri o si unisca
dell'organismo, e
loro
con un'altra,
cita
ma
un'azione specificante e determinante sopra un proprio contenuto e sostrato. Materia e forma per
momenti relativi: ci che forma di una data materia, a sua volta materia di una forma superiore: l'unit del processo organico
s prese sono
VI.
ARISTOTILE
i
25
sostanti-
dunque perduta
vati
in
finch
entit
oggettive, mentre
conquista solo
le in-
trinseco
tra la
il
rapporto
furma e
il
non
Questo
non
che spesso un inconsapevole trasferimento dei rapporti della logica nel dominio della natura immobilizzi falsamente la realt viva del processo naturale; e che la mobile sintesi della materia
e della
forma appaia
i
schema
Ma
dato,
concetti di materia e
si svolge: ora noi non possiamo intendere questa sua origine come un discendere della forma sulla materia: l'individuo nasce dall'individuo, l'uomo dall'uomo ( 2 ), non dall'idea o dalla specie umana. Occorre dunque ai principii enumerati aggiungerne un terzo, quello della causalit efficiente, cio di un motore, in senso molto lato, che dia l'impulso al processo formativo, e cio traduca in atto quella forma organica che era latente nel germe. Ma il processo allora realmente compiuto, quando ritorna su se stesso, cio quando alla sua realizzazione precostituita l'idea del tipo
smo
generato, nasce,
stotile, coin
(1) Questo concetto relativo della materia non esclude per Arivedremo nella fisica, un altro concetto, assoluto, della materia originaria, come sostrato generale del divenire, a cui, contro
le
Df
yener.
ti
cor?-,
i,
5,
;O
19.
26
LA FILOSOFIA GRBCA
Bisogner dunque
porre anche un quarto principio, la causa finale, che integra la causalit efficiente, dando al suo impulso quell'indirizzo che implicito nell'anticipazione del tutto, del fine organico, alla produzione
delle sue parti.
Perch il germe si sviluppi in pianta che la rappresentazione della pianta o dell'animale compiuto sia immanente in fattori determinanti del suo esso e subordini a s sviluppo. Materia (t k\ ori, vk\-\), forma (jaoqcptj, eI8os),
animale,
occorre
i
(t 68ev
1
f)
causa finale
si
(t ov evexa)
( ),
ecco
principii
in cui
compendia
Tra
essi
corrono
con-
la causalit efficiente si
nico. Aristotile ci
meta a cui tende lo sviluppo orgad spesso una rappresentazione contratta del processo, con la sola diade materiaforma
appunto
la
Ma per compendiarne tutto il carattere dinamico ed evolutivo egli si avvale di altri due concetti: quelli di potenza e di attualit, dove i momenti gi enumerali sono compresi nella realt del loro spiegamento. In effetti, secondo Aristotile, la forma di una l'atto col quale la sua esistenza si determina e s'individua. La sua materia invece quel che
forma.
suscettibile di questo
tualit o potenza, cio
si
esercita la
materia-forma s'intrinseca cos con la diade potenza-arto, (owaing-vQYeia), dove la forma si chiarisce,
(1)
Methaph.,
I,
3,
983 a 2%.
VI.
ARISTOTILE
27
in antitesi col
platonismo,
come
un'attivit specifi-
mediatamente
tualit,
attinti,
si
d
la
at-
cio senza
io
una virt
germe non
possibile
sviluppo dell'individuo;
ma
po-
tempo stesso che tende all'atto, presuppone a sua volta un atto il germe non germe se non stato fecondato da una individualit comtenza, nel
:
piuta.
dell'atto, la
si
che non ha una conclusione temporale, ma che implica un principio estratemporale, il quale pu risiedere solo in un atto che non presupponga
una
nessuna potenza e che sia quindi la fonte spontanea di tutto il processo. L'importanza di questi concetti nella filosofia aristotelica rende necessaria un'analisi pi particolare. Innanzi tutto, v' nella potenza l'unit ancora indifferenziata dell'essere e del non essere: l'esser sano
esclude
in s
il
ma
il
( ).
La potenza accoglie
dunque
che non contiene in se la ragione dello specificarsi degli esseri, ma l'indifferenza primordiale dell'essere e del
non-essere, su
cui
dovr esercitarsi
la
uno
li)
Metapk.,
x, 9,
1051
5.
28
strittivo,
LA FILOSOFIA GRECA
per essere adeguato all'idea della potenza. il contradittorio, n il semplicemente
Contrario non
diverso ed eterogeneo.
in
effetti
Tra
eontradittorii
essi
i
composizione possibile,
si
reciprocamente; e d'altra parte, tra diversi non v' neppur possibilit di conflitto, n quindi di accordo, in quanto ciascuno sta per s, senza rapporto con l'altro. Invece nei contrari c' l'idea del conflitto della composizione; deve perci essere in essi come un sostrato o fondo comune, un'identit sostanziale pur nella loro differenza. E pertanto i contrari debbono appartenere allo stesso genere, ed esserne delle specificazioni differenti. Tra generi diversi, aveva gi detto Platone, non v' dialettismo; questo invece
t-,
genere esprime,
che
si
manifesta
Questo concetto della contrariet d una maggiore determinazione a quello della potenza.
eontradittorii n
i
Non
i contrari; il che vu"l dire che la potenza non astratta possibilit di qualunque cosa, ma possibilit determinata dal genere stesso delle cose che in essa si esprime. Cos la possibilit del colore bianco la possibilit indifferentemente del bianco e del non-bianco, ma nei due casi, di un colore; non gi di un suono o di un odore. Dunque la potenza non assolutamente indeterminata, ma contiene un principio di determinazione; non l'amorfa materia ricettiva di ogni forma, bens la materia di una data
soltanto
forma.
Ma
che
si
principio di quell'attualit,
esprime come un bisogno, un'aspirazione, una tendenza a realizzarsi. Si ricordi il concetto del-
vr.
Aristotile
il
29
sa-
come senso
Aristotile,
con l'idea della potenza, eleva a formula universale della natura questa tendenza alla positivit eh' inerente al negativo. Egli
essere
il
germe
ed
in cui la contradizione
dell'esistenza
movimento
e di
sviluppo.
La potenza
alle cose,
dunque
la
l'aspirazione all'attualit;
passaggio
come nuova
fjv
po-
principio
dell'antica
le
scienza,
|.io
jtdvta,
cose, s'invera
nel
concetto
(');
movimento,
le
separ e
creando l'indi-
ci
offre,
cos,
una nuova
Secondo Parmenide, il non-esnon e l'essere soltanto : la negazione parmenidea del non-essere la negazione del vuoto, e
siero finora percorsa.
sere
come
Democrito invece ammette l'esistenza del non-essere, del vuoto, che si stratifica attraverso l'essere, lo rende discontinuo, discreto, atomico. Nella
e continua.
Metaph., xn,
1069 b 23.
(1)
2,
30
LA FILOSOFIA GBECA
il non-essere, egualmente afferepura ed acquista l'idealit dell'essere di cui forma l'antitesi; esso l'altro, il diverso che trai ace nell'identico, il pi che si compone armo-
posizione platonica,
mato,
si
nicamente con l'uno: e il sapiente arbitrio del demiurgo si avvale di entrambi nella costruzione dell'universo. Ma in tutte queste concezioni, per quanto
realizzino
sull'altra,
i
non
c' ancora
quali
non
si
non geil
movimento
la
loro intrin-
la
gravit
demiurgo, che li unifichi e ponga in essere quel movimento che essi sono incapaci a realizzare in maniera autonoma. Nella posizione aristotelica, il
non-essere la potenza, non astratta e indifferente
negativit dell'atto;
ma
genericit gi determinata
negativit gi compresa quanto l'aspirazione all'atto che nella potenza germinazione del positivo dal negativo, impulso verso l'affermazione e realizzazione di quello. Nel solo aristotelismo noi dunque troviamo un motivo autonomo e autoctono del dialettismo, una generazione spontanea del movimento, per ef-
secondo
di
la specie dell'atto;
positivo,
in
immanente
aristotelico,
mento. Nel
mondo
il
genere tende
alla
in
al
proprio differenziamento,
l'universale
:
propria
una parola,
potenza all'attualit.
possiamo gi misurare
il
distacco della
VI.
ARISTOTILE
31
scienza.
Ogni essere ha
infatti
una forma
il
specifica
possibile
non
ha una
specifica
determinazione e concretezza. Cos, la generazione non si spiega co! concetto della potenza generatrice
come
preesistente all'essere generato; occorre invece che quella potenza sia preceduta da un ente in atto.
che attualizzi
l'altra.
la
Ma, seguitando per questa via, nell'ordine della formazione psichica e della stessa conoscenza, noi vediamo l'inversione dei due momenti, della potenza e dell'atto, effettuarsi con un significato pi nettamente antitetico a quello presupposto nella
precede
logica. L'attualit del conoscere finisce in tal
modo
con l'essere anticipata allo scibile: sorge cos il criterio di una logica nuova, contrapposta all' Organon, di cui Aristotile stesso ha tracciato le prime e sicure
linee.
infine
il
un
mondo
di
ci
si
profonda verit, nel suo essenziale valore scientifico. Il divenire non l'oscuro e confuso caos materiale
nel suo disordinato
in
movimento; esso
compenetrato,
ogni
momento
finalit: esso insomma uno sviluppo. I rozzi cominciamenti delle cosmogonie, i mitici passaggi dal caos al cosmo, sono ormai definitivamente eli-
di
32
LA FILOSOFIA OKECA
la
ed stata sempre un cosmo; non pu quindi pi intrudersi nella fisica, che assume ora per la prima volta il carattere di una vera scienza.
minati.
La natura
mitologia
4.
La
fsica.
la
pi
dubbio
di
Gorgia, che
pu essere generato
e prodotto: dall'ente
non
perch gi ; dal non ente nemmeno, perch nulla vien dal nulla ( ). Il divenire rompe l'apparente antinomia dell'essere e del non-essere,
fa l'ente,
!
e ci
mostra
la
Come fondamento
stotile
divenire
fisico,
Ari-
pone una materia primaria, assolutamente indeterminata, a cui non si pu attribuire nessuna categoria dell'essere ( 2 ), e che per se stessa inconoscibile ( 3 ): noi non rapprendiamo che per via di analogia, eliminando tutte le determinazioni dell'essere, fino a raggiungere un sostrato amorfo, che non esercita e non riceve nessuna determinazione. Questa materia il residuo ineliminabile del pr cedimento naturalistico: l'abbiamo gi trovata, con
la stessa
indeterminatezza,
in
Platone:
la
ritroviamo
ora in Aristotile,
con una pi profonda discordanza coi principii direttivi della sua filosofia. Noi sappiamo, infatti, che per lui non esiste una materi senza forma, avente per s un'esistenza positiva
ma
Eppure
entit
al margine della sua speculazione, questa appare confusamente, quasi per segnalare l'estremo confine della ricerca scientifica, l'ostacolo
Phys.,
i,
8.
191 b
3,
li
14.
(2)
Metaph., Metaph.,
vii,
29 a 20
8,
(3)
vii, 10,
1036 a
VI.
ARISTOTILE
33
non ha valore un dato meramente iniziale da cui Aristotile prende le mosse per indagare il primo quid su cui fa presa l'attivit della forma. La forma del mondo fisico il movimento (xirricnc), con cui la potenzialit della materia tende alla pi rudimenl'idea della materia informe
Ma
di
che
un
limite, di
nell'accezione aristoteinfatti
vastissima:
essa
comprende
in
s tre
nel luogo
latto
;
cpo^;
secondo
il
secondo
la
la qualit
variazione akkoiosaiq
e
quantit
accrescimento
diminuzione
averne,
xou <p6iaig
(').
quanto presuppone un mobile ( 2 ), n persiste con autonomia e sufficienza nella propria attivit, in quanto presuppone un motore. Mentre nell'atto perfetto (vxelyeia), l'attivit che diretta a un fine in pari tempo il conseguimento del fine: p. es., il pensiero, nella ricerca, in pari tempo lo spirituale possesso del pensato; il. moto invece, nel conseguimento del fine, si spegne: non insieme cammina e cammin, non costruisce e costru; mentre invece: vide e vede, pensa e pens: questo io chiamo atto
in
perfetto e quello
movimento
il
3
( ).
Ma
zione.
gradua-
primo
infatti
ma
ne
fa
una
il
movimento
a sua volta
(1) (2)
Phys.,
Phys.,
vii, 2,
243 a 8.
251 a
9.
vili,
1,
(3)
Metaph.,
ix, 6,
1048 b 17.
G. de Ruggiero,
La
filosofia
greca
n.
34
rei
lu
LA FILOSOFIA GRECA
e
attivit
superiore,
Nella fisica aristotelica infatti lo stato d'inerzia la quiete e non il movimento; questo non ha luogo
se
non per effetto di un impulso primario che si comunica alla materia. Il moto originario dunque postula un motore; ma questo non pu esser mosso a
sua volta, perch allora ricadrebbe nella stessa imperfezione e richiederebbe un impulso anteriore. Nella
serie dei
movimenti non pu darsi regresso all' inficomincerebbe: ma necessario un primo, che non si muova a sua volta e senza cui nulla pu muoversi ( ). Questo primo pertanto un motore immobile, la cui considerazione trascende i limiti della fisica ed oggetto della metafisica. A suo tempo noi ne indagheremo la natura ed impareremo a conoscere in esso il Dio supremo della filosofia aristotelica. Ma una nozione anticipata almeno della sua presenza nel mondo fisico ci era necessaria per un doppio ordine di ragioni. Innanzi tutto, il movimento , s, un
nito, altrimenti nulla
1
ma ci ehe primo per esperienza ultimo per natura, nell'ordine della sua formazione,
empiriche:
cui scaturisca.
perch presuppone una causa veramente prima da E reciprocamente Dio, realt prima per dignit e natura, posteriore per esperienza alle sue creature, da cui mediatamente la sua esistenza
dedotta.
Inoltre, per il fatto stesso che il moto riceve la sua ragione e giustificazione dal motore immobile, una nozione anticipata di quest'ultimo anche ne-
moto
(1)
Phys.,
vili, 5,
26
15.
VI.
ARISTOTILE
Infatti,
35
e la
come
atto
per l'appunto
Il
causalit finale.
dubbio se esistono i fini, o se tutto procede secondo necessit, risoluto nel senso del platonismo: vero cbe in un edilzio le varie parti si dispongono secondo il peso e i principii fisici; ma ci non
toglie, anzi postula
al
il
fine.
La
finalit
immanente
moto, che, come imperfezione, tende al perfetto, come divenire tende al principio stesso del divenire
(<Wl)In questa tendenza c'
del
reale;
il
germe
il
dello sviluppo
della
graduazione gerarchica delle cose. Questo divenire ben diverso, almeno nel suo motivo, dal divenire platonico, che significava diminuzione della realt piena delle idee, imperfezione derivante dalla presenza inesplicabile dell'altro nell'in?*?. Qui invece il divenire la tendenza dell'imperfetto al perfetto, l'esplicazione della potenza in virt della sopraordinata energia dell'atto; dunque, in senso eminente, sviluppo e progresso del reale, specificazione
e
C' dunque una graduazione del movimento e in conformit di essa una graduazione della materia,
di cui
il
movimento forma
cetta
acqua, aria, fuoco (*), nei quali progressivamente la densit materiale si attenua. Ad essi ne aggiunge un quinto (niiKTov oxoiyeov, quinta esseitia), l'etere, dove
De
(1)
Coelo,
iv,
5,
312 a 25.
36
LA FILOSOFIA GRECA
dissipata:
la materialit si affatto
esso
t'orma
la
La legge
risiede nella teleologia del moto. C' un moto retto e un moto circolare: l'uno dall'alto e dal basso, l'altro intorno al centro ( ). Il primo appartiene ai corpi pi lontani dal centro attivo d'irraggiamento, dal motore immobile, cio ai corpi in cui pi spessa e densa
1
la materialit.
moto circolare invece un moto semplice (&kXt\ ed appartiene quindi ai corpi semplici, senza densit materiale. Quel che si muove in circolo non pu avere n gravita n leggerezza 2 ); e dev'essere inoltre ingenerato e incorruttibile; ci che si genera muove infatti da o nel contrario, mentre al moto
Il
jcivrjats)
mentre
il
materia.
pi sottile degli
prende la forma di una sfera: una rappresentazione puramente sensibile, visiva, nel suo motivo originario, ma che viene corroborata da ragioni speculative, tratte da ci che la sfera, formata com' da una sola superficie, la pi semplice tra le figure
solide.
sima
so, lo
al
Questa sfera celeste la sostanza pi prosprimo motore: essa concepita in una ri-
a ciascuna delle quali attribuito, motore, un essere divino. Al di sotto del cielo delle stelle fsse, si disponstelle fisse,
i
gono
pianeti, tra
cui
il
son compresi
loro
il
sole e
la
luna, che
prendono
(1)
(2)
De
Coelo,
I,
i,
2,
2C8 b 21.
19.
Ibld.,
3,
269 b
VI.
ARISTOTILE
fissati
37
cielo, e
sono anch'essi
compie una propria rivoluzione periodica. Al centro dell'universo si dispongono gradatamente gli elementi
materiali, nel loro ordine; fuoco, aria, acqua, terra.
Qui soltanto
siderati
si
attua
il
moto
rettilineo,
che tende verso l'alto ( ). Questa forse la rappresentazione pi armonica e meglio intonata al carattere del proprio genio, che il pensiero greco ci abbia dato dell'universo. , in fondo, una rappresentazione visiva, portata a tale potenza, che nella visione sensibile si concentra tutta la luce dell' intelligenza. L'universo l'immensa sfera che noi vediamo in parte e in parte completiamo con l'immaginazione. La volta convessa che ci sovrasta il cielo, il
l'altro ci
cui
moto
di
Dio:
per quanto
sibile.
teologica di rimuovere
una
tale
immaginazione sen-
Ma
doveva pi facilmente sfuggire il concetto speculativo della divinit, che non l'immediata e viva immagine sensibile, la quale balzava con ben altra
evidenza innanzi allo sguardo. A questa prima, potente suggestione, altre poi se ne aggiungevano. La parentela divina del cielo (chiamato ac^a ti 0eiov) (*) si estendeva ai pianeti,
(1)
(2)
Ibid., iv,
Ibid.,
li,
l, 3,
38
LA FILOSOFIA GRECA
anch'essi moventisi in
un
circolo (sebbene in
modo
meno
essi
una
formavano, con
le
loro
ri-
voluzioni cicliche,
terra,
il
la
immobile nel centro dell'universo, e verso cui movevano con moto rettilineo gli elementi materiali in ragione della loro densit, determinante una tendenza verso il basso. L'identificazione poi del basso col centro correggeva quel che di pi grossolano
vi era nella in
una visione intellettuale superiore la deficienza della visione puramente sensibile. E nel cielo, puro, armonico, immateriale, lo spirito umano doveva identificare la sua patria vera e migliore: esso che non poteva non sentire tutta la stranezza della sua abitazione terrena, unico ospite immateriale, com'era,
in
un mondo
tutto di materia.
aveva
l'uomo e
la
sua terra.
celestiali,
E
fatta
condannata quasi
riflesso
a una indegnit
di
una indegnit morale era pur sempre il centro dell'universo! Ecco la fonte di nuovi contrasti spirituali: dalla stessa abbiezione risorge un nuovo motivo di
elevazione;
nell'umilt
del
riconoscimento
n vi pu essere che un
VI.
ARISTOTILE
39
dell'unit divina
bile.
movimento e del modeducono altri corollari, che valgono a meglio individuare il cosmo aristotelico. Dal moto deriva la successione degli il tempo che vien definito con spostamenti: esso la misura del moto secondo la ragione del prima e del poi; continuo, perch del
Inoltre dal concetto del
tore
si
continuo
( ).
lo
allo stesso
come
limite nella
serie degli
forma non divisibile dalla materia, mentre lo spazio separabile da ci che lo riempie: esso come un vaso, o pi precisamente come un limite (rcsQag) immobile del corpo circuente rispetto al corpo circuito ( 2 ). Quel corpo dunque nello spazio, fuori del quale un altro corpo c' che lo contiene. Per conseguenza, Aristotile nega assolutamente che esiste il vuoto, anche in potenza, perch il possibile gi qualcosa, non il puro niente. L' inserzione dell' idea del movimento con quella del tempo porta Aristotile a un'affermazione di grande importanza nella storia del pensiero: quella dell'eternit del movimento, e quindi dell'universo. Movimento e mobile non possono infatti essere anteriore l'uno all'altro, perch si condizionano a vicenda: e nessuno dei due pu avere avuto inizio, perch un inizio implicherebbe un passaggio dal non essere all'essere, cio un movimento e un mobile per
riempire quel passaggio. Aristotile (nel libro Vili
della Fisica) moltiplica le prove a sostegno di questa
tesi,
(1)
Metaph.,
v 11, 219
(2)
i!0.
40
LA FILOSOFIA GRECA
un regresso all'infinito nel tempo e dell'esistenza di un tempo vuoto ina la forza probativa dei suoi argomenti riposa sopra una proiezione immaginaria dell'astratto schema temporale sul tempo concreto, che, corno sappiamo, nasce dal movimento e non lo precede. Ma la tesi ha una forza almeno eguale di quella opposta, che fa il mondo principiato nel tempo: l'uria e l'altra affondano in un vuoto mentale, che invano si cerca di colmare con immaginarie proiezioni; e tuttavia ricevono entrambe un valore sto:
giose La dottrina aristotelica dell'eternit del mondo apparir contrastante col teismo e sar contestata
dai dottori cristiani
che innegabilmente riconoscibile nella sua teologia. Ma v' con eguale evidenza un altro aspetto, panteistico, della dottrina, irriducibile al primo. Mentre,
nella
implicita quella di
glio
del cielo, abbiamo veduto una divinit trascendente, e meancora vedremo tale trascendenza confermarsi
rappresentazione
nell'intuizione
dell'intelletto
divino;
invece, nella
mondo, siamo condotti a un'ispirazione diversa. La divinit qui infatti manifesta una presenza quasi naturale e involontaria nel mondo, a cui comunica un'azione che partecipa dell'eternit del suo impulso. Dio non che un principio fisico. La divergenza dei due punti di vista,
dottrina
dell'eternit
del
che a noi appare grandissima, perch stata ingigantita dai secoli, per Aristotile assai minore: la
differenziata,
manla
come vedremo,
ci
due intuizioni
personalit.
Vi.
ARISTOTILE
41
4.
L'organismo e l'anima.
Con
infatti
il
la
considera-
zione del
centrale
mondo organico
d'ispirazione di
il
motivo
l'unit
sistema:
forma appare nella sua realizzazione pi evidente; la finalit del complesso domina la distribuzione delle
della potenza e dell'atto, della materia e della
vi
il
carattere ciclico
si
tutti
suoi
in questo
i
come
classificatore, stabi-
embriologo, studiando
il
regno organico; come fisiologo ed il funzionamento degli organi, loro nesso strumentale nella vita dell'individuo,
leggi
le
della loro
le
tracciando
pi complesse e perfette.
e fallaci; t:into che le scienze naturali, nei tempi moderni, hanno creduto di doverlo bandire, e procedere pi cautamente per via di analisi e riduzioni
fenomeni pi complessi alle condizioni elemenResta tuttavia questo di acquisito dalla teleologia: che quando si vuole rappresentare in qualche modo adeguato il processo sintetico della natura, allora pur sempre necessario ricorrere ai principii informatori della filosofia aristotelica: ed affermare che l'evoluzione del germe organico non possibile se il tutto non preesiste alla formazione delle parti,
dei
tari.
42
LA FILOSOFIA GRECA
non presiede
alla genesi
ci per-
degli organi.
Il
venuto con l'impronta di questo finalismo: organo significa infatti mezzo o strumento, quindi qualcosa
di
la-
voro organico. Esso non ha solamente un valore di parte, ma di parte compresa in una totalit ed avente
da questa
cos la
il
mano non
una mano,
cio
un
organo, se non congiunta alle rimanenti parti dell'organismo; staccata invece^ essa un
qualunque
pezzo di materia.
La generazione
un
in
un senso
si
fa
dall'ente, in
Essa infatti presuppone un ente in potenza, germe o seme, e un ente in atto, a cui quella potenza riferisce la realt del suo essere: sempre da ci che in potenza si. genera
altro senso dal non-ente.
l'ente in atto,
da un ente
in atto,
come l'uomo
gli
dal-
l'uomo
(') .
elementi,
Ma
necessario,
dice
Aristotile,
aggiungere il concetto dell'unit a quello della pluralit. Se tutte le cose non si generassero dall'uno, non potrebbero vicendevolmente agire e patire: n il caldo raffreddarsi, u il freddo riscaldarsi. merito di Democrito l'aver riconosciuto che agente e paziente debbano avere alcunch di comune, e che diversi agiscano l'uno sull'altro non in quanto
i
diversi,
ma
3
(
in
quanto identici
2
(
).
L'identit dell'ail
loro
genere
(1)
);
(2)
(3)
ci
cori:,
i,
5.
definizione
omonima
della logica.
VI.
ARISTOTILE
43
trari
La generazione muove dai contrari e tende nei con('). Ma non gli stessi contrari passano l'uno nelbens
il
l'altro;
sostrato
comune
riceve
contrari e
che
sot-
tostia al processo
generativo
2
(
).
come suo
principio di
attribuen-
del comnega all'anima il carattere di una sostanza in s compiuta e sufficiente. Sostanza non che l'individuo composto di anima e corpo: i due momenti non si separano che nell'analisi scientifica, ma in realt formano un tutto unico e indis-
dovi
il
momento
solubile
11
3
(
).
concetto dell'anima
come forma
si
completa
con quello dell'atto: donde le due definizioni di essa, come forma o specie del corpo naturale avente la vita in potenza e come entelechia prima del corpo organico 4 ). A differenza del movimento, che atto
(
il
proprio
fine,
che consiste nel dare animazione, vitalit al corpo. Ogni motivo di trascendenza e di dualismo , per
Come
gi
osservammo
movimento,
(1) (2)
(3)
Gener.
Ibid.
i,
et
con-.,
IT,
4,
331 a 14.
6,
S22b
18.
L'intrinsecit dell'anima e del corpo spiegata anche con vivaci analogie l'anima sta al corpo come il suggello alla cera, come
:
la visione all'occhio.
(4)
De
an. n,
1,
412 a 27.
44
cosi
LA FILOSOFIA GRECA
anche qui.
e di
dell'atto, della
mento
lit
forma, v'
automotore di uno sviluppo avente come sua meta la forma perfetta dell'organicit. Nell'ordine empirico di questo spiegamento, noi osserviamo il manifestarsi gi
organismi
la
nelle piante
della
prima forma
vitale,
vegetazione; poscia, negli animali, aggiungersi a questa anche la sensibilit; in ultimo, nell'uomo soltanto, la ragione.
Ma
il
punto di vista opposto: ci cir pi perfetto precede per dignit, per natura, ci eh' meno perfetto, e,
preesistendo,
in
qualche
modo
ideale, in esso,
d
in
l'impulso
fondo,
la
al
umana
mazione;
chiede
la
studio di
gerarchica degli organismi, sono tutte presenti nell'uomo. Qual il loro rapporto? Sono esse tre anime
o tre parti
nega
filosofia platonica.
tita, clic
Non
gi
il
corpo, perch,
al contrario,
tiene'unito
(1)
De Anima,
i,
:">,
-111
VI.
ARISTOTILE
45
Nondimeno un fondamento
v'esserci,
non esclude il molteplice, ma non si disperde L'unico modo di serbare l'una e l'altra cosa, sta nel porre che l'unit stessa si moltiplichi, e cio che la pluralit delle funzioni sia concepita in un unico ordine di sviluppo di uno stesso principio. Ora se l'anima si svolge, vuol dire che c' in essa una potenzialit che si traduce in atto. Vegetare, sentire, pensare, sono appunto potenze delnit
in
esso.
l'anima.
Questa potenza diversa da quella che abbiamo incontrata nel mondo della materia inorganica; essa non ha infatti fuori di s
stesso del principio animale.
la forza della
propria attuazione,
ma
in certo
modo
pri-
ma,
e le
il
nome
di entelechia seconda.
si
La
diffe-
come potenza
visiva, altro
vedere; altro
inorganico.
nabile:
pone sopra un gradino superiore rispetto al corpo Tuttavia l'attivit contiene anche in
questo pi elevato stadio un presupposto inelimicio una potenza, per quanto energetica. Ecco perch l'organismo animato postula a sua volta
46
LA FILOSOFIA GRECA
meta.
compiere questa ulteriore ascesa, esaminiamo pi compiutamente le potenze dell'aima test enumerate. Il loro rapporto appare semplice e chiaro finch non ne consideriamo che lo schema generale e l'ordine della graduazione gerardi
li
Ma prima
chica.
Ma
gono
primi dubbi.
Come
si
spiega
al
il
passaggio dalla
pensiero?
la
forma
mutamento,
di
tale.
forma pi
alta esiste gi
p. es.,
in quella
qualche modo
Anche
cos le difficolt
non cessano,
che nell'adulto una potenza, diverrebbe allora una potenza di secondo grado; e
perch
l'intelletto,
d'altra parte
poi,
come
si
spiega
il
persistere,
in
uno stadio pi
alto
potenza pi bassa accanto a quella pi elevata? Sono difficolt che Aristotile non si propone neppure; e che tuttavia non sono affatto oziose, sia perch intorno ad esse
si
di studiosi, sia
perch da esse
si
argomentano
defi-
se noi passiamo
in
dall'anima
umana che
come
compendia
ci
possiamo spiegare
VI.
ARISTOTILE
47
Il
mondo
aggiungono a quella
la sensibilit,
l'uomo infine la ragione. Ora, dobbiamo noi intendere lo spiegamento della forma organica in senso evoluzionistico, tale cio che dalle piante si generino
gli
animali e da questi
gli
uomini? Per
Aristotile,
nasce da un'altra.
ammettere, come per l'anima umana, l'altra ipotesi che le potenze pi alte preesistono nelle pi basse. In tal caso non si spiegherebbe perch la continuit del processo evolutivo debba bruscamente arrestarsi ai confini del mondo animale e di quello umano, e che il processo, iniziatosi in uno dei regni organici, si pietrifichi in un certo punto in esso e si risvegli
in
un
altro.
La
rico.
ha un
Conforme
egli
al
specie,
postula
specie
ori-
fuori del
congiungimento con
la
materia,
passaggio dalle
une
realt empirica;
e implica
Se
il
tema
uno
invece condotta da Aristotile con grande precisione e chiarezza. La pi bassa funzione psichica, comune
48
LA FILOSOFIA GRECA
alle piante,
anche
Manca
nel
testo aristotelico
funzione:
di
il
anima
nutritiva
ma
pacit di nutrirsi,
mondo
di riprodursi; donde una seconda denominazione, di anima generativa (yeyvt\xvnr\ tyv%r\). Quest'ultima per in certo modo secondaria, per estensione se non per valore, perch non compete a tutti g' individui or-
generazione spontanea
Il
( ).
nutrirsi
Il
organismi.
mile o
stotile
il
dubbio se
il
si-
nutrimento non
assimilato,
contrario
si
quanto assimilato, il simile dal simile ( 2 ): una distinzione che si ripresenter anche negli stadi superiori della vita organica, e di cui potremo allora apprezzar meglio l'importanza. Tra il nutrimento e l'accrescimento v' una distinzione in qualche modo formale: se si considera l'essere animato come quantit, si ha accrescimento; se si considera come un quid determinato, che conserva la sua forma ed esiste perch si nutre, si ha per l'appunto nutrimento.
Ma
il
funzione vegetativa
la
generazione, mediante
un essere simile a
si
s,
e la caducit dell'individuo
solleva e
si
tile
ha un senso profondo
il
trascende
(1) (2)
De an.
Ibid.
il,
n,
4,
3,
415 a 23.
6.
416 b
VI.
ARISTOTILE
49
inam
da Ariin-
un oggetto esterno. Come passione essa dunque presuppone un'azione corrispondente. Il loro concorso non pu evidentemente verificarsi nell'agente stesso, nell'oggetto, che non a sua volta modificato: cos, una impressione uditiva non affetta il corpo sonoro, ma il senziente. Nel soggetto per conseguenza concorrono i due momenti dell'agire e del patire. Ma ad una considerazione pi approfondita essi si sdoppiano: l'agire dell'oggetto non soltanto un agire, ma presuppone a sua volta un patire il suonare di un oggetto, presuppone il suo essere sonoro. E d'altra parte, anche il patire del soggetto
di
:
si sdoppia: non soltanto un ricevere il suono, ma anche un udire. Ora che vi di comune nella doppia azione e
passione? Questo: che l'atto per cui il corpo sonoro in realt suona, lo stesso atto per cui il soggetto
sensibile sente. Nell'atto,
getto e l'oggetto
s'
identificano, e cos
che in alcune sensazioni ci mancano perfino i termini per distinguere l'atto del sensibile da quello
mentre per l'udito noi abbiamo due termini dell'udire e del sonare, nella vista invece abbiamo un nome solo, il vedere, mentre l'atto
del senziente. Cos,
i
G. de Euggiero,
La
filosofia
greca
- il.
50
LA FILOSOFIA GRKCA
del colore non ha nome; Tatto del gusto detto degustazione, mentre l'atto del sapore non ha nome ('). Le due potenze invece, che il comune atto pre-
La
fa
peculia-
appunto
in ci che,
si
il
da quel
simile.
fa
Di qui Aristotile pu dare una confutazione esauriente alle due opposte dottrine della psicologia dei presocratici, secondo l'una delle quali la sensazione
nasce dal dissimile, mentre secondo l'altra dal simili-. Ci ch' dissimile nella potenza si fa simile
nell'atto
laterali.
2
(
):
ecco
l'
tesi
uni-
La sensazione, diranno
sandrini, assimilazione.
Un grande
sofia:
attivit,
ha svelato una punto d'inserzione del soggetto e dell'oggetto; e tale attivit ci per giunta conola passivit
che forma
sciuta in udire,
termini soggettivi, come un vedere, un un gustare, che esprimono, nel linguaggio del soggetto, un atto che ha anche una realt oggettiva. La passivit non tuttavia eliminata, perch
l'atto
liao
come mai
lo strano paradosso: secondo l'essere duplice, si faccia uno nell'atto; n intravvede la possibilit che quel duplice sia posteriore piuttosto che ante-
al
fondo,
per spiegarsi
ci
che
una originaria
sintesi. Egli
invece accetta
il
presup-
(1) (2)
Ibid. ni,
2,
426 a
'.'
VI.
ARISTOTILE
51
E da
e
tale
presupposizione
nasce
nella
l'esigenza
di
spiegare in qual
del
modo
le
senziente
di
s'incontrano
quindi
creare
un passaggio (irrimediabilmente
fisico a ci
equivoco) da ci ch'
costretto
ad ammettere che le qualit sensibili siano inerenti all'oggetto e si trasmettano all'organo col movimento, attraverso un mezzo interposto. Si prenda per esempio la sensazione visiva perch avvenga, essa presuppone un organo, cio la vista: un oggetto visibile, la cui visibilit costituita dall'esser colorato; ma occorre insieme un mezzo trasparente, diafano, attraverso cui il colore sia trasmesso all'organo. Ma, data questa posizione, necessaria un'altra assunzione ancora: non basta l'essere visibile o colorato per esser veduto; non basta un mezzo che trasmette la qualit del colore: occorre qualcosa che traduca in atto la possibilit del colore
:
e l'attitudine del
l'atto
(il
mezzo diafano:
!
la luce.
La luce
colore) dell'oggetto
).
si
un atto irriflesso, incidente dalche costituisce il Deus ex machina della visione. L'assunzione di esso della pi grande importanza, almeno sotto un aspetto negativo, in quanto denuncia la manchevolezza della dottrina aristotelica. Noi ritroveremo un principio analogo anche
nella spiegazione
un estraneo e trascendente concorso, oltre di quello dell'oggetto e del soggetto propriamente detti, per porre in moto l'atti)
Ibid.
li,
7,
418 b 3 segg.
52
LA FILOSOFIA GRECA
tivit sensibile.
tesi
Sempre che
si
presuppone
alla sin-
come determinante.
E, che
ci, in
il
bisogno
argomenta anche da
indescrivibile confu-
sionismo.
Si
in
rapporto la vista e
sono
il
sensorio e
il
comune
ve-
dere un colore; ma c' in pi il coeineiente della luce , che invece non esiste per l'udito, dove dell'oggetto sonoro e del sensorio
nel
il
si fa
il
l'udire
che
tempo
stesso,
come sappiamo,
suono.
Dunque
suono l'atto stesso del sentire. Eppure, il bisogno di dare, anche in questo ordine di sensazioni, un che di corrispondente a quel che nella vista
la luce, fa
s.
affermi,
si
testualmente che
i
non
vedono
si
il
sente
l'acuto e grave
(') .
Cosicch, in conclusione,
del
suono
pre-
come
un'attualit
mezzo
cio
come un
si
desume
dalla fun-
senso riceva
la
le
materia,
come
la
gello,
senza
distac-
(i)
Ibid
ii.
8,
420 a
2,
27.
Si
in raffronto
con
sonanza.
VI.
ARISTOTILE
53
cano cos in qualche modo dall'oggetto per imprimersi sul sensorio la loro natura schiettamente oggettiva. Parrebbe quindi venir meno quella distinzione che gi s'intravvedeva nella psicologia degli atomisti, tra alcune qualit primarie ed altre secon:
darie.
Ma
con
la distinzione
risorge sotto
un aspetto diDemoproprii e
dei
dei
sensibili
sensibili
comuni.
proprio
ci
Sensibile
colore che
che percepito da un
come
suono
non pu essere
se
non veduto,
il
se non udito, ecc. Ma esistono alcuni sensibili a cui non appropriato alcun senso particolare, come la grandezza, il movimento, la figura, alla cui percezione concorrono pi sensi in una volta ('). Aristotile non esita ad attribuire anche ad essi un'oggettivit;
ma
qui
il
egli indaga
per cui due o pi contenuti sensibili danno la percezione di una grandezza o di un movimento. Noi
gi conosciamo un'indagine analoga nel Teeteto platonico:
il
immanente
stessa
sensibilit
questa
funzione
(il
senso comune) in
vengono a
il
senso
qua-
(1) Ibid.
li,
6,
418 a
18.
54
lit sensibili
LA FILOSOFIA GRECA
che formano l'oggetto della sensazione presenza di fronte al sogsi
anche
la
il
getto. Colui
desimo atto in cui si unifica col proprio oggetto. Come contenuto rappresentato alla coscienza, la sensazione gi una percezione: bench manchi in Aristotile questo secondo termine, e i due concetti
siano compresi sotto l'unico
0Tioig).
nome
di sensazione
(a'a-
vita sensibile,
la
forme pi alte della immaginazione e la memoria, finch vita psichica va a sboccare, attraverso le general'
funzione
il
specificamente
immu-
lizzazione che
ad affermare che l'intelletto sia separato da ogni organo corporeo, rompendo cos quell'unione del corpo e dell'anima che veniva postulata con la definizione dell'anima come forma del corpo organico.
funzionamento dell'attivit ingiova della distinzione, che gli familiare, della potenza e dell'atto. Come il sentire presupponeva un sensorio e un oggetto sensibile, cos l'intendere presuppone una capacit intellettuale (che Aristotile chiama intelletto in potenza) e un oggetto intelligibile. Questa dualit s'intrinseca nell'atto dell'intendere, dove l'intelletto e l'intelliNello spiegare
il
tellettuale, Aristotile si
VI.
ARISTOTILE
55
Fin qui
chiara,
la teoria
si
ma
fa oscurissima,
il
a determinare
appare abbastanza semplice e non appena si passa carattere di quell'atto. Noi abbiamo
quanto
la
sentire, la
per l'intelletto, dove necessario un principio attivo che agisca sull'intelligibile come la luce sui colori.
Ma
siste in ci,
che
due
atti,
quello
dell'intendere,
l'altro
un'attivit
distinti,
ma
confusi in un solo.
I soli dottori
questa
la
son perduti.
me-
che hanno approfondito questa dottrina a un punto mai pi toccato, hanno mostrato di avere inteso il nodo delle difficolt, distinguendo da un
intelletto
di
Aristotile
fa
che,
la
dove
la
che raggiunga
ficazione
del
identi-
esso
sfuma
ch' la
nella
pensare
tempo
il
confusione, resta
vizio
abbiamo
(1)
del
De Anima,
Particolarmente controverso nella storia del pensiero il passo ni, 5, per il cui esame si veda il 3 volume della mia
56
LA FILOSOFIA GRECA
posto l'intelletto in potenza e la realt intelligibile che deve comunicarglisi, perch l'atto del pensare
avvenga
attualizzi
come
intelligibile.
con-
col
trasferire
anche
l'attivit
del
pensiero
fuori dell'uomo.
Non
Je entit
a torto
disopra dell'intel-
una intelligenza agente superiore; e, poich Aristotile aveva chiamato divino l'intelletto atletto attivo
questo carattere
intravvedono con sufficiente il miscuglio dei concetti. Esse sono due e presentano tra loro un contrasto prima vista paradossale. La dottrina aristotelica
che
si
il
pensiero dall'uomo,
dell'intendere, un
influsso
luminoso
che
si
comunica dall'alto. Il pensiero un'attivit divina pi che umana. L'uomo non ha di proprio che una intelligenza meramente potenziale, che non sappiamo come mai sia scissa da quella attuale: anzi
qualche pensatore tenter perfino di sottragliela. Questo pensiero non ha nulla in comune con gli organi corporei; ha una destii.azione autonoma, indi-
pendente da quella delle rimanenti funzioni nima. Non essendo mescolato al corpo, esso
dell'ainfatti
Vi.
ARISTOTILE!
57
del
e ricerca,
sono appunto cos percepiti, con una intuizione intellettuale, che li assume senza bisogno di riflessione o di critica. Tale pensiero per conseguenza al di
sopra della
distinzione
del
esso
non pu pi errare, perch vede ed insieme il proprio oggetto. Teismo, intuizionismo trascendente, misticismo: ecco l'indirizzo di questa tendenza del
pensiero aristotelico.
e
La
lo
filosofia
neoplatonica antica
il
medievale ne dar
sviluppo e
coronamento.
Ma
come
d'immanenza. Lo sforzo
del divenire, qualcosa
di
che non
sia a
sua
volta condizionato da altro e che rappresenti un'attualit affatto libera da potenza, uno sforzo verso una mela immanentistica. Egli non trova, vero, questa assoluta immanenza in nessuna delle creature, ma solo in Dio, cio in un principio trascendente e supremo, ma ci non toglie il valore della conquista. In Dio si svolger appunto questa immanenza superiore. Tutto del resto non perduto per l'uomo. Dio e l'uomo infatti si toccano in un punto: nel pensiero, nello spirito. Il pensiero, magari, non umano, ma
58
LA FILOSOFIA GRECA
partecipa all'uomo, e gli conferisce, anche
il
si
per
riflesso,
suo valore.
Dal pensiero cos inteso, sotto specie divina, procede gi una nuova logica ben diversa da quella
dell'
la
Organo. Qui
al
lo scibile
realt
pensiero, che
Ma
nel
sapere
come
atti-
non forma pi un presupposto della scienza, anzi la presuppone: nulla pi anticipato al pensiero, che non riceve la propria legge dall'oggetto ma la contiene in se stesso. Anzi, producendola da s, l'impone anche alle cose, perch la scienza in atto identica alle cose. Questa nuova logica, non pi del mero pensato, ma del pensiero in quanto ha in s il proprio oggetto, luminosamente abbozzata da
scibile
Aristotile.
La sua legge
che
il
pensiero conosce
le
metriche
identit
1 si scoprono col produrle ( ). Tale unit o dinamica del pensiero e del pensato per altro limitata a quelle produzioni che sono scevre di materia: quivi soltanto valgono i principii dell'identit del soggetto e dell'oggetto, (rj vi]crig tm
(f)
zmaxy\\x,r\
t nQyiia
= verum
derna.
11 problema da esaminare ora : come si spiegano queste due divergenti, anzi opposte tendenze del pensiero aristotelico? 11 lettore che ci ha seguito
(i
Metaph.,
ix,
9,
iui
VI.
ARISTOTILE
le
59
senza gl'impedimenti e
la
deficienze
al
umane,
tutta
punto in cui
essa
rivela
autonoma
e sufficiente a s.
lo
se con-
filosofia, dobbiamo concludere che bisognava appunto che questa umanit superiore il pensiero fosse sublimata in Dio, divinizzata, per poter poi
svolge
nell'ambito
dove noi
ri-
troviamo
pito
lo
stesso
tema
iniziale,
intuizionistico
mistico, per
cui
il
nell'empireo.
mondo;
ri-
dato all'uomo
sta
in
que-
in
nuova ricchezza. Il pensiero di Dio si pu dire un senso schiettamente storico lavora per l'uma-
Fin qui abbiamo considerato il pensiero come pura attivit razionale, che si esplica nella visione, nell'immediato contatto dei primi principii dell'essere, delle forme, idee od essenze del reale. Questo pensiero, si visto, non suscettibile d'errore, perch
non
ricerca,
discorsiva
ma
la sensibilit.
Si tratta
lit
ideale
si
connetta
nelin-
l'esperienza empirica.
Anche qui
il
Aristotile
non
problema, che pulsi propone. Ci si spiega col fatto che egli ha troppo separato il pensiero puro, e gli ha dato tale autonomia e sufficienza a se stesso, che non si vede a
tuisce con sufficiente chiarezza
(30
LA FILOSOFIA GRECA
gli
che mai
abbisognino
dati sensibili.
tuttavia
pensiero
dati che
empirismo s'incro-
mente
l'adottare
comporsi in una salda sintesi. Ed egli finisce con una connessione in certo modo estrinseca tra la sensibilit e il pensiero, affermando che il senso, nella sua produzione pi generalizzata e astratta, che l'immagine, fornisca al pensiero la materia del suo lavoro. Non gi che l'immagine diventi essa stessa
intelligibile;
ligibile,
ma
che
1
ne distriga ed
astrae
Si
( ).
forma
in
tal
modo
il
sommo
non esistono: ne
il
ma
sente semplicemente, n
pen-
comprensione che esso ha del proprio oggetto un contatto immediato, una visione, e cio quasi una sensibilit superiore. 11 vero
siero puro, perch la
il
la
forma intellettuale
sibile.
compone con
materia sen-
6.
La metafisica.
Gi dall'analisi
fisica e psi-
idee,
profondamente distinta dal sistema platonico delle che formano il primo nucleo del pensiero oriin De an.
in,
8,
'_>
3.
VI.
61
finale di
Aristotile. Nel
divenire c'
diante
la
negativit
diviene, diviene
(t8e
ti),
un
che
vincente in
cui
si
attivit defini-
stessa natura.
Le
idee, concepite
e trascen-
non sono che un raddoppiamento delle cose esistenti, una molteplicit ideale che si stratifica al
denti,
di
di
movison
mento
non che un'immagine poetica: chi che agisce guardando alle idee? Manca ad esse ogni principio interno di
attivit,
che
si
causa d'immobilit che movimento. Intervengono esse forse nella generazione? un esemplare ideale che quivi pone in essere un individuo, e non invece un atro individuo? L'innatismo delle idee soggetto ad una critica ironica e sprezzante: meraviglioso, dice Aristotile,
delle scienze!
infine
il
6-2
LA FILOSOFIA
GlF.OA
ignora la causa formale e la finale. Quepunto senza dubbio inesatto: Platone, come sappiamo, fa largo uso delle cause finali nella sua fisica; solo che per lui la finalit ancora esterna e non interna come per Aristotile ( ). Quel che invece realmente manca al platonismo,
materiale
st'ultimo
; l
il
con-
principio at-
connessione con
la
materia.
La concretezza
del reale
nella speindivi-
potenza realizzata
Il
nell'atto, universale
dualizzato.
tre
la
men-
forma astrattamente intesa, l'universale (t /.aU/.ou o anche t ti tjv elvca) fuori della sua reale individuazione, non che una sostanza meramente secondaria. Questo tentativo di classificazione delle eause secondarie e primarie ( 2 ) dissimula la grave difficolt non risoluta da Aristotile: reale il singolo
o l'universale? l'essere affermato
nella Metafisica o
il
l'essere
progresso da
come
vedremo meglio
si
Logica
(!)
platonismo
vii, 3,
in
fine
del
(2)
Altrove (Metaph.,
vien divisa in
genere (x yvo;) e il sostrato (x iijioxsiu.evov); ma queste classi non sono che la suddivisione della sostanza secondaria, di cui desi-
gnano
aspetti diversi, e
si
VI.
ARISTOTILE
63
ad accettar l'una e l'altra soluzione. la grandiosa inconseguenza del pensiero aristotelico: grandiosa, se si pensa che tutto il Medio Evo si affatic sul problema lasciato aperto da Aristotile, e che molti
furono necessari per dare sua vera equazione. La tendenza fondamentale della metafisica di accordare massima realt al sinolo, sintesi di materia e forma, cio determinazione della materia merc la forma, e quindi progressiva specificazione del reale. V' nella sintesi qualcosa di pi che negli elementi ( ),
secoli di vita speculativa
al
pensiero di lui
la
ed
quale
si
compon-
come
come
atto (evQyeia,
vxe.7.yeia)
quando
nella
forma
Come
precede
specie e
come
2
fine, la
teria, l'atto la
le
tutto
parti
l'organismo
gli
organi,
come
dell'atto di fronte alla potenza da Aristotile non solo sotto il rapporto della generazione e del tempo, ma anche sotto il rapporto della sostanza. La potenza, in quanto accoglie in s i contrari, corruttibile; mentre l'atto eterno; la materia imperfetta, mentre l'atto perfetto; ora ci che eterno e perfetto deve precedere ci eh '
stabilita
La precedenza
corruttibile e imperfetto
3
(
).
(1)
Metaph.,
vii,
17, 1041
b
28.
li
(2) (3)
Metaph.,
ix, 8, J050
6.
64
LA FILOSOFIA GRECA
p. es.,
dal
un
altro individuo.
tali
serie di regressi,
che son
solo
mentre secondo
natura delle cose sono progressi, si esplica la dialettica della potenza e dell'atto, come processo generativo che va da individuo a individuo, da sinolo
a sinolo.
Secondo
la
ma
l'infinit
effetti,
im-
senza un
che
si spiega. Questo atto, per essere veramente primo, dev'essere libero dalla contraddizione inerente alla potenza; cio non deve a sua volta implicar regresso a una nuova potenza, ma essere in s compiuto e sufficiente. La sua realt pertanto si compendia in una piena adeguazione della potenza e dell'atto, che non altro significa se non liberazione dalla passivit inerente alla potenza: atto puro. Questo concetto, formulato nei termini del rapporto tra la materia e la forma, pu esprimersi col dire che questo Primo, che vien postulato, forma
serie stessa
non
e,
formulato nel
si
lin-
guaggio dei
fini,
significa
un
fine
che
possiede nella
(vre/li^eia jtookn.).
abbiamo gi osservato
la
contraddizione inerente
del
al
sentata nella dottrina delle forme organiche o psichiche, che nella loro
so-
queta
F irrequieto divenire
della vita.
VI.
ARISTOTILE
le
bO
sparse
file
mondo
fisico e
organico.
altro
e atto
non s'intrinsecano:
dall'
un termine
nel concetto di
se
non
volta e
sorgente assoluta di
ganica, l'opposizione
fa pi intrinseca, e ci rivela
mo-
ancora nell'indeter-
minatezza del suo essere naturale. Infatti, quale l'atto in cui l'attivit rivolta a un fine in pari tempo il conseguimento del fine? Si ricordi il profondo passaggio aristotelico: non
cammina
costru,
ma
pensa e pens. Il pensiero dunque, a differenza del movimento, si possiede nel fine e non si esaurisce
nella realizzazione di esso;
ad esso
la finalit
imma-
nente e
si
il
pensiero
(vr\aic,)
pensato (xax
\izxdly\\[tiv
il
il
pensato
si
genera toccando
pen-
modo che
medesima cosa
(*).
e Intelligibile s'
tale,
intrinsecano
dunque
nell'attivit
men-
che identit dinamica del pensiero e del suo oggetto, la cui adeguazione reciproca sta nel prodursi eternamente l'uno
in cui l'attivit dall'altro,
Il
con un circolo
non
si
disperde.
principio
supremo
la-
del reale
il
realt delle
eterno e immanente.
la loro
(1)
Metaph., xn,
7,
1072 b 20.
G. de Ruggiero,
La
filosofia
greca
n,
QG
LA FILOSOFIA GRECA
non pi come per Platone un mero pensato, un pensiero che non si pensa, ma un pensato immanente a un'attivit pensante, a un pensiero che pensa in essa se medesimo: pensiero del
realt intelligibile,
pensiero
(voi'ioeoog
il
vT]trig).
Dio della metafsica aristotelica, meritevole assai pi del Dio platonico degli attributi divini. Infatti pregio sommo di una dottrina, che
questo
alle cose una sostanza mentale, riassumere il pensiero sparso nelle cose in una coscienza unica, attiva e presente, che attualizzi eternamente la sparsa
reale. Il pensiero
come imma-
nente oggettivit: qui dunque la natura appare per la prima volta concentrata in un sol foco e rivela Punita della sua essenza, l'unit del suo sforzo, che
nel fine unico e divino da essa destinato a realizzare.
Il
genua intuizione delle antiche filosofie era sentito ma non compreso, qui veramente si comprende, nella suprema adeguazione della natura a Dio.
temente, che
accade qui, come si gi notato precedenil punto dove par che Aristotile tocchi la massima concretezza anche il punto in cui il suo pensiero dilegua nel massimo astrattismo. Dal
concetto dell'attivit suprema,
Ma
che vince infinitaDio inattivo e immobile del platonismo, risorge inaspettatamente il platonismo con tutta la passivit del suo ideale contemplativo. La somma attivit non che contemplazione.
mente
in valore
il
Nessun altro agire pu competere infatti a Dio, perch ogni agire o produrre, secondo il significato pi circoscritto d questi termini, presuppone un desiderio, un bisogno, una mancanza, imcompatibili con la perfezione dell'essere supremo.
VI.
ARISTOTILE
67
la
oggetto che
come
il
solo oggetto
anche logicamente adeguato all'attivit del pensiero puro. Nel pensare se stessa la felicit divina, pura, non toccata da ogni estraneo influsso mondano. Il rapporto che Aristotile istituisce tra Dio e il mondo, perfettamente consono a questa premessa teologica: Dio muove il mondo come l'oggetto amato muove ci che ama, senza essere a sua volta toccato
che non solo degno di Dio,
ma
non c' reciprocit: Dio attrae a s il mondo, ma non ne attratto a sua volta, lo tocca e toccandolo lo muove, ma non ne vien toccato n mosso. La trascendenza divina emerge cos, ferrea e superba, da quello stesso sistema che pareva conferire
al
mondo
immanenza
divina!
ed etiche di questa teologia, vediamo il con motore immobile tradursi in quello di una piena estraneit dell'uomo e di Dio. Tra l'uno e l'altro, come espressamente riconosce Aristotile, non vi pu essere nessun vincolo di amore. L'uomo, che nella luce della speculazione credeva di aver raggiunto Dio, se ne sente separato da un abisso. Ci che individua l'uno non che l'esclusione di ci che forma l'altro: il ponte tra l'infimo e il supremo non ancora lanciato. Lo lancer soltanto il cristianesimo con la pratica e la dottrina dell'amore, che colma la distanza freddamente misurata
ligiose
cetto del
dall'intelletto.
Resta,
nell'aristotelismo,
tutta
la
stranezza
di
vimento del reale; tutto ci che da questo movimento traeva la sua ragione essenziale ed esistenziale con-
68
LA FILOSOFIA GRRCA
al
corre
il
moto
suo termine come al suo annullamento finale: all' immobile, il materiale all' immateriale, il
la realt si unifica,
ma
Dio
ci
infatti non accoglie in s la materia, con tutto che accessorio della materia: esso unifica annullando, riducendo, e non gi vivificando. Dio non discende fino al mondo della materia per imprimergli
le
ma eleva
quel
mondo
Il
fiuo
consi
tramanda, bench attenuato, nell'aristotelismo, e si tramander attraverso di questo anche ad altre filosofie. L'adeguazione della materia e della forma, del pensiero e del pensato, della potenza e dell'aito in Dio, non che vuota formula, una volta che esula da essa la ricca e concreta materialit delle cose; Dio non si possiede nella pienezza del reale, ma nell'attenuata immagine eli essa. Egli resta il Dio isolato e solitario del platonismo, forma astratta, attivit senza sviluppo, fine eternamente realizzato, epper senza il dramma della realizzazione. Come pu questo Dio ozioso e contemplativo esser causa di movimento e di generazione? come ci spiega il progressivo differenziarsi del reale?
sorge,
differenzia-
che nell'immobile e inerte pensiero divino non trova la sua causa motrice. L;i materia, invano svalutata e diminuita,
e la specificazione del reale,
mento
rivendica
tro Dio.
il
proprio
diritto
all'immortalit,
e,
non
con-
pi in Dio,
ma
fuori
di
Dio,
direi
quasi,
VI.
ARISTOTILE
69
N
effetti
11
il
Dio aristotelico, n
il
ma
al
zione, che
L'attivit
appartiene soltanto
divina secondo
causale;
causa.
il
mondo
cristiano.
il
pensiero greco
non
creativa
ma
massimo
come
procedimento della filosofia greca pertanto un procedimento regressivo, che si svolge secondo la serie delle cause, fino alla causa prima; ma incapace a mostrarci il progresso da questa a quelle. La causa, anche intesa come causa prima, non libera da presupposti. Nel solo concetto della creazione v' la liberazione completa da ogni presupposto: l'attivit creatrice inizia la serie delle cose con assoluta
spontaneit.
il
come
moderna. Dio aristotelico non pu essere creatore, perch, pur essendo pensiero, non soggetto, non persofilosofia
Il
nalit.
non
meno
quali
inesplicabile
il
Dio aristotelico,
soltanto
noi
possiamo pensare
il
non
solo
soggettivit
e
momento, posizione, che fuori della vita della si tramuta in una ipostasi, assoluta stasi inattivit. Ora il Dio aristotelico , o vuol essere,
70
'--A
FILOSOFIA GRECA
come
dire un'attivit
insomma
di contradittorio. Certo, la
concepito
come
oggettivit
come
pensiero
umano;
dall'altra di
un Dio, che
cio soggettivit.
L'insufficienza del
aristotelica deriva
massimo principio
dall' aver
della filosofia
appunto
trasumanato ed
oggettivato
il
concretezza del contenuto, l'atto nella realizzazione infinita della potenza; e dall' aver dato un campo
vuoto e irreale all'esplicazione della sua attivit. Fuori di un mondo in cui tutto sforzo e lavoro, dove ogni forma di esistenza tende penosamente ad
emergere dalla densa materialit che l'opprime, il pensiero, che pur la massima forza per questo lavoro e per l'esplicazione di questa tendenza, non pu che rivolgersi oziosamente sopra se stesso, in una vana e sterile contemplazione. Ridotto a questa formula, il pensiero si estrania dal mondo, ridiviene il
Dio trascendente del platonismo, si chiude nell'oggettivit impenetrabile del proprio essre. E cos rende vane tutte le aspirazioni del mondo che tendevano a lui, al possesso intimo del divino, che per sempre
precluso a
teriale,
tutti gli esseri,
ed essere
si
maconcede l'accesso al
tempio.
VI.
ARISTOTILE
radice di
71
7.
L'Etica.
La
una dottrina
della
La comunanza
due specificazioni, gi ci mostra che Aristotile non attribuisce alla pratica un valore autonomo di fronte al pensiero e quindi non la riferisce a un proprio principio: il volere, ma l'include in una distribuzione dei valori intellettuali. Gi nella forma pi rudimentale della vita psichica, nella sensazione, insieme col primo germe conoscitivo si manifesta la prima tendenza pratica; dal sentire le cose si sveglia, nel soggetto, una percezione di piacere e di dolore, e quindi un moto di attrazione verso l'oggetto o di repulsione da esso. Nello sviluppo della razionalit, le immediate tendenze sensibili vengono non gi annullate, ma comprese in una visione e in una valutazione superiore. Non soltanto l'uomo che ragiona distingue piacere da piacere, ma considera ogni piacere non pi in rapporto con ci che lo rendeva tale nella sua immetuale
nelle
diatezza, bens con la propria dignit e destinazione d'uomo. Qui siamo nel centro del socratismo: il piacere elevato a eudemonia, a felicit, cio ad uno stato duraturo dell'anima, conquistato con l'attivit
selettiva e coordinatrice della ragione.
Ad
sto
Aristotile
la
creazione di que-
equilibrio
cit
che ha l'uomo
dominare
le
pro-
non potrebbe anche esservi n virt meritoria n imputazine. E la libert egli ammette non in un senso indeterministico,- come possibilit astratta di fare o non fare; ma in un senso, potrebbe dirsi, deterministico, come capacit dell'uomo di determinarsi secondo la propria natura
del suo agire, senza cui
72
LA FILOSOFIA GRECA
Dalla graduazione dei momenti affettivi e di quelli
razionali nella
vita,
tivamente, accentuato
razionale.
il
Componendosi
delle
mano
il
Nessuna
proviene
in
noi
il
da
senso
o
ma
l'acquista
buone
La
virt etica
appunto una
tale pratica
come
rito
abito
della virt
delle
lo
come natura.
azioni
me-
buone scompare,
che
egli
strumento irresponsabile di
possiede, e
da cui anzi posseduto. L'oge morale cos si palesa nel modo pi brutale ed antiumano, annullando ogni
non
gettivismo
efficienza
metafisico
come
abitudine, gi
adombrata
la forza
virt etica,
ma
affetti,
il
difetto e
conservano
La virt appunto una iizax^q ('), una mediet fra gUestremi, un contemperamento
delle passioni, da cui
si
genera quell'equilibrio
spi-
(1)
E ih.
Nic
Vi.
ARISTOTILE
73
rituale, in
cui
il
pensiero
greco vede
la
massima
abito di
perfezione spirituale.
Donde
proporsi
noi.
la definizione
della virt,
come
La determinazione della mediet e dell'equilibrio evidentemente un lavoro, un'azione, che non rientra nella sfera stessa degli affetti, e quindi della virt
che integra
sione dei
mediet implica una funzione razionale e mentale, la sfera etica, illuminandola con la vifini
che l'uomo
destinato
a realizzare.
La
campo
meramente
la
pi naturale, bens morale dello spirito. La definizione della virt vien quindi integrata: essa un
aiuto
conforme
alla retta
la retta
Donde la massima, che non possibile esser buono propriamente senza saggezza, n saggio senza virt etica. Questo concetto vale a risolvere la vexata quaestio del socracongiunto con
ragione.
seguenza essere insegnata. La virt non scienza ( ), risponde Aristotile, ma e abito con la scienza; renJ
derla
insegnabile
si
pertanto
riconoscere
la
vin
dianoetica che
l'insegnamento;
ma
disconoscere
come
presuppone le azioni, resempio del bene, e non pu prescinderne. In questa maniera, soggiunge Aristotile, si potrebbe anche sciogliere il ragionamento di coloro che sostengono
abito,
prassi,
(i)
come
5,
1.40 b
2.
74
le virt essere
LA FILOSOFIA RECA
per
questo pu darsi non essendo l'uomo egualmente inclinato verso tutti gli affetti; ma non per quelle secondo le quali uno pu essere assolutamente chiamato buono perch nella saggezza, che una sola,
separate tra loro
:
le virt naturali,
ci
son tutte
le
naturalismo
dell'eli?,
ma non
vinto. Se la virt
un abito, una prassi consolidatasi in natura buona dell'uomo, siamo noi veramente padroni di
noi stessi, siamo responsabili di questa nostra na-
siamo padroni dal principio fino alla fine, avendo conoscenza dei particolari in cui versano; degli abiti invece siamo padroni al principio, ma poi ci sfugge il loro accrescimento per effetto dei singoli atti, come avviene nelle infermit. Questa considerazione ci riconduce alle fonti stesse
della moralit, al centro attivo della creazione del
intuisce
egli
la.
virt,
dice
in
giova riprodurre per intero ('), noi acquistiamo essendo stati prima attivi, siccome avviene nelle altre
arti.
Poich
le
prima
la
averle
cos,
edificando,
cetra, citaredi.
E
1,
anche diveniamo
giusti ope-
(1)
Etti.
Nic,
il,
VI,
ARISTOTILE
75
rando cose giuste, temperanti operando cose temforti operando cose forti. Fa fede di ci anche quel che avviene nelle citt, dove i legislaperate,
fanno buoni i cittadini abituandoli al bene; questo l'intento di ogni legislatore; e quanti non
tori
lo
portano bene ad
effetto,
errano: di qui la
l'altra,
diffe-
Puna buona,
arte) si
(e cos ogni genera e perisce dalle medesime cose e mediante le medesime cose: dal suonar la cetra vengon fuori i buoni e i cattivi citaredi. Analogamente, per
gli
edificatori
si
per
che, edificando
bene,
diviene in seguito
male, cattivi. Se cos non fosse, non ci sarebbe nessun bisogno del maestro, ma tutti naficando
anche per le virt: perch, nel modo relazioni con gli uomini, ci facciamo,
gli
altri
di agire nelle
gli
uni giusti,
ingiusti; e nel
modo
di
temere o ad osare, diventiamo gli E similmente per quel che riguarda le brame e le ire. Gli uni diventano saggi e miti, gli altri intemperanti e irascibili: portandosi,
e abituandoci a
uni forti e
un modo,
gli
altri
un
altro. In
una parola:
gli
abiti
derivano dagli
atti di
stato:
Qui veramente il centro della moralit conquil'uomo principio e genitore delle sue azioni
cos
come
il
dei
figli;
in
come
ivi
vizio.
Perch, dov'
poter nostro
il
fare,
dis.
in nostro potere
sorge
il
concetto
?<3
VA.
FILOSOFIA GRtCA
Il
la sua confutazione decisiva ('): quanto l'uomo padrone di s, padrone di scegliere tra il bene e il male, tutti i vizi gli sono imputabili, e non solamente quelli dell'anima, ma ancora quelli del corpo. Certo, nessuno biasima coloro che son brutti per natura, ma quelli che son tali per negligenza e per mancanza di ginnastica. Qui noi siamo in presenza di una di quelle magnifiche divinazioni del pensiero aristotelico, che col loro slancio competono con quelle della metafisica
in
e della psicologia.
D'un
tratto,
pi ardito
funzioni della nostra volont, creature della persoDi fronte all'azione, l'abito, che pur secondo Aristotile ben diverso dalla mera potenza, divien non altro che una potenza (-), che vinta dall'apriorit originale dell'atto. All'agire dell'uomo
nalit nostra.
non
pi anteposta la fatalit invincibile delle sedimentazioni del suo carattere, non la forza naturalistica
di
ci
ch'egli
fu:
questa
l'atto,
natura,
questa
e
si
e ne vien do-
minata.
L'azione sorge
incondizionata,
traccia da se
crea
volontariamente
bene,
medesim a la propria via. Questi acnon risuoneranno che nella filosofia moderna, nella filosofia della libert; ed da stupire che un greco li abbia per la prima volta pronunziati.
centi
(1)
Eth. Sic
vii, 5,
1146 b 21.
(2) Elfi.
Sic,
n, 5, 1106
14.
VT.
ARISTOTILE
77
lo
Ma, come gi nella Metafisica e nella Psicologia, strappo all'oggettivismo, per quanto profondo, non che parziale. Il soggetto emerge per un mo-
ma
subito
di
nuovo ricomposta
sorgono
gli
abiti,
che con
le loro ispessite
sedimen-
ducono nell'uomo una natura oggettiva e ideale. E la virt, negli abiti, non gi negli atti. Il felice squilibrio dell'azione creativa cede nuovamente il posto all'equilibrio della \itaoxr\q, e l'intuizione armonica ed artistica della vita greca riprende il primato
sul
dramma
Come
aveva intravvisto
la
ma non
vissuto.
concezione
energetica
il
della
l'ideale
supremo
felicit,
una
tecogri'nxrj
ti?
l'eterno
ed
ozioso
circolo
in
si
compendia
il
principio
supremo
della Metafsica.
8.
La politica.
L'etica
la
la
dottrina
della
moralit
individuale; la
politica
dottrina della
moralit sociale. Lo Stato un organismo morale, condizione e complemento dell'attivit morale degl'individui. Se da un punto di vista relativo e temporale l'individuo, la famiglia, precedono lo Stato, da
un punto
di vista assoluto
il
rapporto precisamente
totalit
(1)
8,
<
LA FILOSOFIA GRECA
finale dell'universo
precede
le parti
che
la
compon-
gono. La
tiene,
mano
a un tutto
mano
resta identica;
Le cose si definiscono dagli atti che esse compiono; ma, quando questa loro abitudine viene a cessare, non si pu pi dire che siano le stesse. Similmente gl'individui, fuori dell'organismo statale, in un completo isolamento, non sono neppur pensabili. Solo un bruto o un dio pu esser concepito nella totale solitudine. La natura umana invece spinge istintivamente tutti gli uomini all'associazione politica.
L'uomo, secondo la celebre definizione aristotelica, un animale essenzialmente politico: dvOQoojtog qpiioei jioX.mxv 'Qfov. Il primo che istitu un'associazione politica, soggiunge Aristotile, comp una grande
perfezione,
v'
di
giustizia
(t|i;)
una necessita
sociale,
1
perch
).
la regola
dell'associazione politica
Sul
siste
ma nel significato pecusecondo cui unit organismo, cio distribuzione e articolazione di parti in un tutto vivente. Questo senso della pluralit nell'unit assai
non meno
sua
liare della
filosofia,
muove
li) Poit.,
I,
2,
1253 a 3i
VI.
ARISTOTILE
79
nerebbe vita assai grama; e sarebbe lo stesso che si volesse ridurre l'accordo musicale a un sol tono e il ritmo a una sola misura. Conviene invece creare con l'educazione l'unit e la socievolezza nella citt, senza pregiudizio della molteplicit dei suoi elementi ('). Il vizio dell'unit troppo inflessibile, voluta da Platone, viene mostrato da Aristotile proprio l, dove appare pi rovinoso al libero sviluppo dello
stato: nella distruzione della famiglia
e della
pro-
pone
la
massima che
non
due sono
le
molle principali
due sentimenti
di
collettivi-
trovi
2 ( ).
base
smo
Quindi,
intesa
non
come
non entit trascendente ma attivit immanente, che si esplica nei singoli, potenziando, non riducendo la loro vita. Ci implica, innanzi tutto, che la sfera dei diritti privati non venga pi manomessa come nella concezione platonica riconosciuta la propriet privata, prima estrinsecazione dell'attivit individuale; ed lasciata all'individuo una sfera di libert nella famiglia. Per il platonismo non esisteva
sale aristotelico
:
il
singolo;
dove la realizzazione dell'universale un processo, uno sviluppo, la famiglia forma un momento della gerarchia morale dell'universo, e un primo addentellato delle pi alte forme di organizzazione umana. Per conse-
il, il,
lbid.,
i7.
80
LA FILOSOFIA GRECA
guenza, v' nella famiglia qualcosa che si sottrae all'arbitrio individuale, e, come rispondente ad un
elevato interesse pubblico, rientra nella sfera d'in-
un'importanza non inferiore a quella che vi d Platone, perch risponde alla stessa finalit etica dello
Stato.
Anche
giore
pubblico, la
in
mag-
autonomia dell'individuo,
confronto della
concezione platonica, si rivela nel pi largo riconoscimento della reciprocit tra esso e lo stato. Un
dominio statale degno di questo nome non quello che pu esercitarsi sopra servi ma sopra liberi, ed destinato ad accrescere, non a ridurre la loro forza. Tale libert o dominio di s fa dell'individuo un
cittadino, e gli conferisce
i
diritti
pubblici inerenti
a questa funzione.
Tuttavia,
il
concetto
del
ancora
il
il singolo non in quanto uomo; quanto appartenente a una determinata comunit politica. Per Aristotile l'amanita non supera i confini della Jt/U;, n le istituzioni della kXic', lo straniero per lui il nemico, il barbaro, che non pu avere altro rapporto col cittadino se non quello di dipendenza. E dallo stesso concetto deriva la ce-
versalit. Cittadino
ma
in
schiavit
come
ne-
naturale,
fosse
che
ci
dimostra
politico
quanto
del
ancora
elevato
l'orizzonte
pi
accetta
la
comune
tripartizione delle
di
forme
di
governo
come
governo
un
solo, di
pochi e di molti
delle rispettive
degenerazioni
come
VI.
ARISTOTILE
81
gi Platone
con
la
Ma
cos qui
come
altrove,
sua indagine ha un carattere tutto particolare, in armonia col suo temperamento realistico e con l'indirizzo
Stato
fondamentale della sua filosofia. L'ottimo non si distacca dalla realt empirica con la
:
esso
esi-
stenti
che
lo
si
non semvi
pre ci che in
ma
son
un'improvvisa e impreparata costituzione liberale sarebbe dannosa. Perci egli ammonisce che non bisogna generalizzare troppo, ma sempre tener presenti le .condizioni speciali dei popoli. Vi sono infatti popoli che hanno bisogno per natura di essere governati da un despota, altri da un re legittimo, altri di avere un governo libero, ed giusto e giovevole a ciascuno di essi di avere questi governi ('). Quindi nell'esaminare le forme tipiche di governo egli si attiene a un criterio di giudizio molto realistico, valutando ciascuna per quel che positivamente , pi che per quel che non sia o che dovrebbe
essere. Principio essenziale dello stato l'autarchia,
il
il
benessere ai soggetti. Pertanto l'indagine delle forme di governo che costituiscono i mezzi appropriati al conseguimento della finalit dello stato intesa a mostrare come ciascuna di essa soddisfi
(I) Ibid.,
in, 1287
io.
G. db Ruggiero,
La
filosofia
greca
- il.
S2
LA FILOSOFIA GRECA
al proprio assunto, o
in
venendo meno e pervertendosi uno scopo pi basso, si converta nella forma dege-
nerativa corrispondente.
Le
tre
la
monarchia,
l'aristo-
danno luogo
mocrazia. Il criterio distintivo non meramente numerico, nel senso che prevalgano rispettivamente i molti, i pochi o l'uno, o che, nel governo dei molti abbiano voce i nullatenenti, in quello dei pochi i
plutocrati, e quello di
un
solo
si
forme de-
La
in seno allo
l'aristocrazia
specificazione ed elezione
come i pi degni democrazia intine, non nel senso peggiorativo (a cui meglio si adotterebbe il termine di demagogia) ma nel senso tipico e normale, che Aristotile inclina a far coincidere con quello di polita, governo dei liberi e degli eguali. Egli preferisce quest'ultima forma, in cui vede la possibilit d'includere e di contemperare leprecedenti. Innanzi tutto, da un punto di vista storico, gli appare che lo sviluppo delle citt conduca ad essa, esigendo un progressivo allargamento della base di governo ( ). Inoltre, se vero che i compocomandare;
la
d
nenti di
una
collettivit,
presi
singolarmente, val-
perfetto,
la
golo,
che
sia
meno
8.
meno
1286 b
VI.
ARISTOTILTC
83
Ma
di
facilmente traviata dagl'impulsi e dalle passioni (*). c' ancora, nel governo democratico, l'attuazione
un profondo principio
il
di giustizia.
giusto cio
del
con la legge ( 2 ). che nella sana democrazia, non debba essere sovrano il popolo come moltitudine, n che la moltitudine nella sua composizione sia indiffepolitico s'identifica
Ci vuol
Dove la sovranit rimane nella moltitudine e non nella legge, il regime si perverte, e imperano in realt i demagoghi; mentre la sovranit della
rente.
poich
la
cupidigia e
le
3 ( ).
Ma
la
legge
La composizione
di
debbono essere composte di elementi quanto pi. possibile tra loro eguali e omogenei il che si riscontra sopratutto nella classe media. Ne consegue dunque che il miglior governo sar quello della citt
:
Le
in
turale della
comunanza
medio
si
poco
va incontro o ad un'oligarchia esclusiva, o ad una democrazia estrema, o alla tirannide, per gli eccessi commessi d'ambo le parti. Perci Aristotile manife(1)
(2) (3)
(4)
a b
4.
6.
84
sta la
FILOSOFIA ORBCA
in cui
prevalga
Anche Platone,
nelle
Leggi, aveva
mostrato
la
una determinazione del patrimonio medio, per mezzo della legislazione. Al che Aristotile, giustamente
stessa tendenza: solo, che egli voleva giungere a
obietta,
desideri
Anche
duce
alle
zare
la
vita sociale.
il
cialmente presa
al le leggi
mantenimento di qualunque costituzione: perch non possono adattarsi che alla media degli uo-
mini la cui condizione politica e i cui natali presso a poco si equivalgono ( 3 ). Infine, per poter realizzare sopra una base democratica una vera politia, biso-
di
numero
con l'eguaglianza a base di merito ( 4 ). Ci implica un criterio qualitativo di scelta, che avvicini la democrazia all'aristocrazia. E tale appunto l'ideale aristotelico: un contemperamento delle due forme, cos intimo, che una medesima costituzione possa
apparire insieme democratica e aristocratica, e armonizzare insieme la libert di tutti con la capacit dei pochi, e il merito con la ricchezza.
(1) (2)
8-10.
5.
Ibid.,
li,
1266 b
(3) Ibid.,
(4)
ni, 1284
Ibid., v, 1302
a 2. a 8.
VI.
ARISTOTILE
85
Non
svolgimento della Politica aristotelica. Quest'opera ancor oggi viva, attuale: vi si trova una fenomenologia delle forme di governo, condotta con
nella
storia del
una
un abbozzo
si-
cristiani
gli
pi contingenti,
come
e
rapidamente
ai
ha
resistito
resister
secoli
nel
fondo gl'impulsi
9.
La Poetica.
consistere
La
in
l'arte
ha solo questo
comune con
che
fa
l'essenza
Ma, mentre per Platone l'arte degradata a imitazione del fenomeno sensibile, quindi a ombra d'un'ombra, per Aristotile invece
cio nell' imitazione.
reale sulla
sua uni-
che cosa precisamente consista questo universale e in che si distingua dalle pure essenze che la filosofia contempla, Aristotile lascia intravvedere nell'esame particolareggiato delle singole arti
pi che non spieghi con
concetti.
un'analisi
preliminare di
86
LA FILOSOFIA GRECA
avviamento sicuro a questa individuazione in cui egli concepisce la mimesi storica e quell'artistica: la prima delle quali concerne cose realmente accadute, la seconda cose che possono in date condizioni accadere, cio che siano possibili secondo le leggi della verosimiglianza o della necessit. Perci, soggiunge Aristotile, la poesia qualcosa di pi filosofico ed elevato della stodato dall'antitesi
ria
:
Un
la
versale, la storia
particolare
(').
Ma, a rimuovere
la
il
dubbio che
si
possa considerare
distinzione del
particolare e dell'universale
come una
fatti
distinzione
non
li
ma
quali
che non un
le cose,
modo
sensibile,
ma un modo,
presentar
;i
sciolte dai
ma
un nesso propriamente
poetico.
Questo nesso fatto consistere nelle leggi del verosimile e del necessario: termini che esprimono molto
meno di quel che Aristotile voglia in realt dire, e che lascia comprendere dall'analisi della tragedia. Egli intende infatti significare con essi l'intrinseca
coerenza spirituale degli elementi della rappresentazione artistica, e non la loro commisurazione a un modello oggettivo. L'universalit dell'arte non consiste
dunque nella comprensione delle essenze, libere da ogni contatto con ci che particolare, ma in
{;)
Poet.,
9,
1451 b 5.
VI.
ARISTOTILE
87
un modo
sua
di vedere il particolare stesso fuori della contingenza empirica, rivissuto e idealizzato dallo spirito dell'artista. La verosimiglianza esprime pertanto, pi che un carattere positivo, il momento negativo di questa idealizzazione, cio lo sciogliersi
Da questa premessa
tare che anche
stotile
il
si
pu facilmente argomen-
per caratterizzare l'essenza dell'arte, inadeguato al suo concetto: anche lo storico imita, anzi egli pi propriamente imita; mentre l' imitazione dell'artista scevra da una tale passivit, e il suo riprodurre , con verit maggiore, un produrre. In effetti al poeta, e specialmente al tragico, non si
\
chiede di copiare
la realt,
ma
di viverla e
rappre-
(vuQyeia).
Nel
comporre le sue favole, bisogna che il poeta si ponga quanto pi possibile dinanzi agli occhi lo svolgimento dell'azione; che, per quanto pu, s'immedesimi
perfino negli atteggiamenti dei suoi personaggi. Infatti
i
che,
disposizione di animo
vivono di volta in volta le stesse passioni che vogliono rappresentare. E perci il poetare proprio di colui che ha da natura o una vercoi loro personaggi,
satile
genialit
un temperamento entusiastico o
di Aristotile sull'arte sono con-
esaltato
).
Le considerazioni
modello di perfezione
trice di
un'azione;
la
liricit
un momento
(1)
88
LA FILOSOFIA GRECA
e vive
i
loro
senti-
solo nell'azione la sua esplicazione massima, determinando coerenza, unita, distribuzione armonica delle parti. L'epopea, che segue la tragedia nell'or-
dine della perfezione, ha, di fronte ad essa, lo svantaggio della sua struttura narrativa e della minore
unit di
come
stessa,
compiuta in se un linguaggio
abbellito
varie
specie di
abbellimenti,
ma
cia-
scuno a suo luogo nelle parti diverse; in forma drammatica e non narrativa; e mediante una serie di avvenimenti che suscitano piet e terrore, ha per
effetto
di
sollevare e purificare
('j.
l'animo da
siffatte
passioni
favola,
i
Gli elementi
il
suoi essenziali
sono
la
caratteri,
tutti,
pensiero, la di/ione:
pi imdel-
portante di
l'azione.
la favola,
mimesi
requisito
indispensabile
della
favola
l'unit
dell'azione, che
stotile,
Questo concetto appena adombrato da Arie noi dobbiamo per conseguenza guardarci
quel significato universale e pieno di
di fronte alla
dall' attribuirvi
(1)
Ibid., 5, 1449
li
25.
(2) Nella storia dell'aristotelismo avvenuto poi che alcune sporadiche osservazioni della Poetica, come, p. es., quella che l'aziono si
conchiude
luogo e
di
di
lej*si, e si sia
nel volgere di un giorno, siano state elevate a formata la dottrina della triplice unit, di azione, di tempo. Aristotile enuncia, propriamente, solo la prima.
solito
VI.
ARISTOTILE
89
folla
teria.
tumultuosa degli affetti che formano la sua maTuttavia la catarsi aristotelica prelude a que-
matura concezione, e non gi ad altre, come anche supposto. Ci si pu facilmente riconoscere considerando che Aristotile parla delia catarsi proprio in rapporto alla tragedia, dove si agitano tremende e paurose passioni, e che il fine a cui tende la rappresentazione tragica, come ogni forma di arte, il piacere (f)8ovrj). Ora un piacere artistico non potrebbe sorgere da un'azione piena di affanni e di lutti, se nell'arte non si effettuasse quella purificazione e quasi quel rasserenamento delle passioni, che per l'appunto la catarsi. Ma il concetto dell' imitazione, se pure non esprime adeguatamente il valore della produzione artistica, nondimeno l'intacca in qualche modo col suo inelista pi
si
minabile oggettivismo.
infatti definita
oggettivisticamente viene
da Aristotile la bellezza, come ordine (raSjig), simmetria (ou^ixetQia), limitazione (t wQianvov), oppure come giusta grandezza ed ordine. Un'appendice della filosofia aristotelica, dipendente in particolar
aiOuvv
modo
dalla
politica, la retto-
BecoQfjaai x
il
ve^nevov
convinzione
10.
Peripatetici.
La
filosofia
aristotelica,
come
il
pi
le
Un
domina l'opera
dello
(l)
Ret.
I,
2,
1355 b 27.
90
Stagirita;
LA FILOSOFIA GRECA
l'orientamento
del "pensiero
di
Platone
matematiche viene svelato in tutta la sua astrattezza, e gli subentra un orientamento verso
verso
le
Tra
e
la
l'universale e l'in-
quenti
ed
attivi
rapporti;
il
loro
integrazione
reciproca vivifica
nella forma di
un pensato
come
es-
potente.
questo
sistema
della
natura
cui
si
il
vari attributi, e
mondo
il
e sospeso a
una
finalit
che
lo
trascende,
a un
sua
vita,
che rende
vano
nello
il tema iniziale platonico, contro cui egli aveva tanto potentemente lottato. notevole osservare come tutte le esplicazioni dell'attivit mentale di Aristotile si chiudano col platonismo: cos nella Metafisica, dove il Dio separato e trascendente rievoca il Dio
dove
vovc, raniiTixg
riproduce
il
dove la morale e riposta nella contemplazione; e in qualche modo nella dottrina politica dell' attimo stato e nella teoria dell'arte come universale . Ma bisogna anche notare che il platonismo
visa dal corpo e immortale; cos nell'etica,
finalit
suprema
di Aristotile
trina
delle
non una mera riproduzione della dotbens la massima esplicazione premesse platoniche, il massimo perfezionadel
maestro,
mento
VI.
ARISTOTILE
91
zione. Chi
stotelica lo stesso
schema architettonico
al
della logica:
il
vertice.
Per
pensiero
La
veremo
nelle
scuole successive, ha gi
suo pre-
Ad
polo, e tenne
decoro del Liceo. In lui si osserva l'incipiente indifferenza verso i problemi della metafisica
e
il
fama
che
si
convergenza
si
del-
avvi-
carattere soggettivo
gi formulato da Aristotile
( ),
e trascu-
rando quelle condizioni esteriori dell'azione morale, che formano il carattere precipuo dell'oggettivismo. Ma il merito precipuo di Teofrasto come naturalista e, particolarmente, come botanico. La sua
Storia
di tali
delle
piante
tutta l'antichit,
ma
campo
il
la sua
fisiche
(1)
Eth.
Nic,
i,
5,
1097 b
7.
92
LA FILOSOFIA GRECA
alle
ed analiticamente dedicarsi
classificatore,
ma
anV
stato tra
primissimi
morfologia,
scienze naturali.
Accanto a Teofrasto, va ricordato Eudemo di Rodi, il cui pensiero ha un'intonazione spiccatamente religiosa. Suoi compagni: Aristosseno e Dicearco, nei quali l'accent nazione dei motivi pratici e materialistici, che contemporaneamente si affermarono con lo stoicismo, assai notevole. Aristosseno, sulle
orme
il
dei
umano
paragonava
diversit dei
corde e
il
(').
L'anima
si
dissolveva cos in un'armonia del corpo: una dottrina che Platone aveva energicamente confutata, ed a cui si ritornava, ora, attraverso l'aristotelismo, considerando il concetto dell'entelechia come un'attenuazione di quello dell'anima-sostanza, e procedendo oltre in questa semplificazione. Dicearco anzi volle formular le conseguenze ultime di tale indirizzo: egli sostenne, a dire di Cicerone: che l'anima non fosse nulla del tutto, fuor che un nome vuoto; che non vi fosse un animo n nell'uomo n nell'animale; ina che la potenza per cui agiamo o corpi visentiamo fosse egualmente infusa in tutti venti, in modo inseparabile da essi, anzi, che non fosse, niente altro che un corpo uno e semplice, fatto in tal modo da potere, per la costituzione della
i
2
( ).
(1) (2)
Ore, De Fin.,
v, 19;
i,
Tuscul.,
i,
10,
CiC, Tuscul.,
11.
VL ARISTOTILE
Sulla
stessa
linea,
93
ma
di
vivo della
di
tradizione aristotelica,
Lampsaco successore
del Liceo.
Anch'egli riduce
movimenti; ma da questa riduzione trae uno spunto felice per compenetrare pi intimamente il senso e l'intelletto, colmando l'abisso che Aristotile aveva contro le stesse premesse del suo sistema riaperto
Stratone infatti
la dipendenza dei sensi verso l' innon v' sensazione senza che l'intelletto concentri la sua attenzione; anzi noi non abbiamo un'anima per sentire e un'altra per pensare, ma un'anima sola, diffusa per tutto il corpo, che si manifesta attraverso i sensi ( ). Questi ultimi non sono
pone in rilievo
telletto:
pertanto
che
l'
intelligenza
stessa,
che
si
prolunga
dagli Stoici.
dottrina della
indirizzo
natura,
Stratone
si
con l'atomismo. Cicerone gli muove il rimdi negare opera Deorum se idi ad fabricanduin mundum ( 2 ), e altrove, pi precisamente, gli attribuisce un immanentismo panteistico, secondo
provero
cui
la
tiene in se stessa
questa psicologia
di
questa
fisica.
Indubbia-
mente, un vero sviluppo speculativo dell'aristotelismo non c', perch vien troncato proprio ci che
(1) (2)
Seoat.,
Adv. Math.,
Acad.,
il,
vii, 350.
Oc,
Oc.,
12!.
i,
(3)
De
Nat. Deor.,
13.
94 t'orma
LA FILOSOFIA GRECA
il
ma
se si considera
pure
in
ogni
modo
l'atteggiamento
grande importanza, come presentimento e preparazione delle nuove scuole filosofiche, che si fanno strada nello stesso tempo.
del Liceo di
si
pro-
anche al di l della scuola peripatetica propriamente detta. Cos vien ricordato, tra gli uditori di lui, Aristarco di Samo, che svolgendo
e
si
paga
esercita
alcuni
felici
campo
del-
moderno vien
chia-
mato
il
Copernico dell'antichit.
si
alle dottrine di
Aristarco
connettono infine
le
ricerche fisico-ma-
tamatiche di Archimede.
Tra
ri-
gli scritti
C), e, assai pi tardi Alessandro di Afrodisia (200 d. C.)> che gli antichi considerano come l'esegeta hot' |oxr|v del pensiero
aristotelico.
Di
essi,
VII
GLI STOICI
1.
La
di
sofia
crisi del pensiero greco. Nella filoPlatone e di Aristotile noi abbiamo visto
i
eternati
greca. Tutto ci
propria dissolu-
un pensiero,
le
struttura oggetti-
Repubblica
salvaguardata da ogni pericolo di corruzione e di decadimento, merc l'opera del pensiero, che la chiude entro solide barriere, e la consolida con la gerarchia
bene disciplinata delle istituzioni. In essa l'individuo non sente la propria schiavit, perche in lui non sorge ancora il senso esclusivo e tragico della propria individualit; ma la sua stessa opera si esplica
96
LA FILOSOFIA GRECA
la
con
come armonia
struttura
contemperamento
della
di forze,
Jtig,
integra
la
oggettivistica
in
quanto implica un decentramento della soggettivit e dell'individualit; il che toglie ogni conflitto tra l'individuo e lo Stato, armonizzando l'uno e l'altro, cio adattando l'uno all'altro. E il pensiero aristotelico,
se
nella
particolarit
delle
sue esplicazioni
per
lo
Socrate e Platone
del citta-
intuito, e
segnando
col conce! to
limiti
insuperabili
ultimo
si
eternavano
si
va-
della
la
vita
greca, nella
storia
dissolvevano.
Con
di
Atene;
guerra del Peloponneso, distrutta la potenza l'egemonia di Sparta, sorta sulle rovine
ateniesi, riaffermata
delle
mura
durevolmente che il vecchio re non potesse assistere alla rovina della sua opera; passata come una meteora la gloria militare di Tebe. La battaglia di Mantinea (362) segna l'ultimo compromesso delle grandi egemonie elleniche, principio del loro totale esaurimento, che si compie in poco pi di due decenni. Eppure, questi venti anni sono i pi belli della storia greca: l'imminente pericolo macedone riunisce ancora una volta i greci in un
di Agesilao,
ma non
cos
Campeggia
Demostene, l'ultimo rappresentante dell'antica e grande Grecia. Questa reviviscenza ha un significato drammatico e morale pi alto che non la
VII.
GLI STOICI
97
tempo delle guerre persiane. Quivi l'unit, sorgeva spontanea dalla comunanza del pericolo, e nessun grande ostacolo interno vi si frapponeva; mentre nell'ultima fase della vita greca, quali difficolt
immense
Ma
il
dunque un
pe-
Ma
il
pericolo
quella
che
dunque
uu pericolo, dir cos, ideale, un conflitto intimo e profondo. Contro Demostene, non muovevano tanto gli eserciti di Filippo, quanto i suoi stessi concittadini, Isocrate,
siti
Demade, Eschine,
fautori disinteresla
o interessati
crisi
dell'Ellenismo contro
Grecia.
La
pi luminosa la figura di
Demostene
Ma
il
contrastare.
La maggior
devano
ai
da poter vedere
la
sua Poli-
dinanza greca che fino a lui era stata un patrimonio custodito con gelosa cura nel sacro recinto della nliq, ora liberalmente si prodigava, dietro le orme degl'irrequieti eserciti di Alessandro, dominatori del
G. db Euggiebo, La filosofia greca
- li,
98
LA FILOSOFIA
Gli EOA
delle
per irrisione
era pi
tro,
il
Tebe, rispettando Atene, in omaggio al suo passato, al suo presente. La Grecia stessa non
centro dell'antico mondo; ogni stabile cen-
aveva pi ragion d'essere; e l'attivit di Alessandro creava un mondo infinito, dove qualunque punto poteva avere egualmente ragione di centro Alessandria, Persepoli, Susa, Ecbatana, Babilonia. L'antica patria si perdeva nel nuovo cosmopoli:
tismo.
l'individuo che,
nell 'affermarsi
cittadino
aveva sentito
nella
tutto
il
valore di questo
della
legame,
ora,
riconosciuta
universalit
nuova
patria, estesa
quanto
il
ma
lui
il
vuoto innanzi a s.
in
lui,
negazione
della
nei
istituzioni proprie
politici
ordinamenti
quali
La
TtTiig, non emergeva come alcunch di distinto, emerge ora nell'isolamento. Tutto ci che legava
VII.
GLI STOICI
99
l'uomo
la forza delia
sua individualit si ritorce sopra se medesima, si esaspera della propria solitudine, diviene un fattore
un mondo troppo vasto per lui, a la sua mentalit non son pi adeguati, l'uomo comincia a intendere di non potere affermare se stesso che con la rinunzia al mondo,
di rinunzia.
In
cui
il
suo essere e
col
chiudersi, col
trincerarsi
entro di
s,
conqui-
stando nel disdegno della solitudine quella sua superiorit di fronte all'ambiente, che poi l'esaspe-
della
negazione
la
affermazione.
Negando
l'uomo cerca
di affermarsi,
ma
in realt egli
non
si
mondo,
ombra,
nell'assottiglia-
mento delle sue forze. Con l'affermazione dell'individuo, rientra nella filosofia greca l'idea del soggetto, dopo il grande oggettivismo classico, ma vi rientra senza un compito proprio, positivo, senza una missione, un'idealit nuova; vi rientra come negazione di tutto il passato, e insieme come nostalgia di quel passato. Questo soggettivismo non apre un'era nuova del pensiero
greco,
ma
chiude l'antica:
e
gettivismo.
La prima
poco intima a
pi immediata negazione
si
esplica
nuova
patria, cos
il
dovere
differenza
100
LA FILOSOFIA GRECA
mente l'atteggiamento politico degli stoici: mimo ad rempublicam accessit, nemo non misit ('). Negli stoici, la crisi del pensiero non giunge ancora all'obbligo
della rinunzia alla vita pubblica,
ma
soltanto
alla
consacrazione dell'indifferenza;
differenza
Il
il
in
si
accentuer
in
un dovere negativo.
dell' dSiacpoQiu,
concetto dell'indifferenza,
ecco
nuovo dello stoicismo, preludio di pi gravi negazioni. Per il greco antico, sarebbe stato
concetto
oltraggio agli di della citt sottrarsi alle pubbliche
stoici-
smo, invece, tutto ci affermato con piena consapevolezza. Se l'interesse supremo, anzi unico, dell'individuo se medesimo, tutto ci che non conferisce
rig<
immediatamente
alla propria
individualit va
irosamente bandito.
Deriva
contenuto
considera
come
le
considera tutto il vasto contenuto mentale e morale che viene assalito e mortificato dalle sue negazioni. Ma, tuttavia, malgrado questa negativit del suo
essere, esso
Lo
la
intrepidezza
con
cui
sacrifica
tutto
ci
che
lidamente tra
gettivit,
ristrette
denotano che in esso vive ancora l'antica Grecia, se non la Grecia di Demostene, almeno quella di Focione. Di fronte alla grande dissoluzione della
De
tranq. animi.
VII.
GLI STOICI
101
dere in
idealit.
s,
come
in
2.
La
SCUOla
del
IV
secolo.
Gi con
:
lui
le
linee
essenziali
etica,
logica
affermata la premi-
nenza dell'etica
vita,
che
2
( ).
si
di
Seneca: nec
philosophia
philosophia
virtus
viriate
est,
nec
sine
Al seguito
di
in cui
filosofia
come
in
il
il
Un
certo scetticismo
si
argomenti fisici e logici: primi sono vxsq thi?; gli altri non sono Jtog f|u;; i JtQg fjjx.^ ( 4 ). i soli argomenti etici sono Nello stoico Erillo di Cartagine invece si afferma la tendenza scientifica e dominaiica; Cicerone lo ravvicina pi a Piatone che a Zenone ( 5 ). E un indirizzo scientifico, costruttivo, alieno da ogni scetticismo, professa altres Cleante, uno tra i maggiori maestri della scuola. Sud' intimit del suo stoicismo
fa strada
verso
gli
(1)
(2) (3)
Diog.,
vii, 39.
Senec,
Diog.,
Episl., 89, 8.
vii, 160; Eosrb., Praep. evang., xv, t>2, 7.' passo di Euseb., cit., donde si ricavano ancora le conseguenze scettiche tratte da Aristone dalle antinomie esistenti nei con(4)
V.
il
cetti tsici
(5)
c< <.
102
LA FILOSOFIA GRECA
ci
(').
La compenetrazione
il
principio cardinale
Ma
il
pi
romano,
gli
valse
reggiava con quella tributata a Platone e ad Aristotile. Il ricco materiale delle fonti sull'antica Stoa (-)
,
grafia di Crisippo.
gli scolari di lui vanno ricordati: Zenone di Diogene di Babilonia, che insieme a Carneade accademico e a Critolao peripatetico si rec a Roma, in qualit di messo al Senato ( 3 ), dove: violenta et rapida Carneades dicebat, scita et teretia Critolaus, modesta Diogenes et sobria. Le tre scuole sono
Tra
Tarso,
assai
tri
scolari:
leuco, ecc.
(1)
Sbnec,
Epist., 41,
di
3.
il
caso
di
Eraclea, che abbandon la dottrina di Zenone per contro la un mal di reni che non riusciva stoicamente a tollerare quel Dionigi
60),
venne per71).
sommo bene
il
coltegli
II,
Zeno
el
et y.t'iionis discipuli,
Lipsiae, 1905;
rum
le
Chrysippi, 1003.
(klu, Noct.
Da
ott.,
14,
,s.
VII.
GLI STOICI
103
Con
la
si
chiude
si
suol
designare col
scuole della
tardive del
nome
media
nuova
in
Stoa, fioriture pi
seguito.
3.
La logica degli
stoici.
La
tripartizione
una sem-
problemi
fisici
e metafisici
insieme; nell'etica
logica
problemi morali e
politici; nella
i problemi dell'analitica e della psicologia. Questo incremento della logica, rispetto all'Or-
gano
aristotelico,
ha
la
problema logico
non
pi,
come per
ma
la ricerca del
modo
come
alla
le
carattere logico-psicologico, ed ha
Questa indagine di il suo piano tracciato da quell'abbozzo di fenomenologia della conoscenza che Aristotile ci d nell'introduzione alla Metafsica, senza per altro la distinzione dei due ordini, psicologico e naturale, con cui la verit si rivela.
conoscenza della
Il
soggettivismo degli
stoici si
palesa
fin dalla
po-
sizione del
e vieppi si
accentua nell'esplicazione delle premesse. La soggettivit si afferma nella sensazione e nella rappresentazione; l'ulteriore sviluppo della conoscenza non che
il
frutto di
un aggruppamento
dei dati
e di
immediati Il pen-
aveva
la
massima
104
LA FILOSOFIA GRECA
gli
univer-
conforme
ai
principii dell'empirismo,
titolo
vengono
(,-toob']-
di
si
anticipazioni
= praesumptiones),
donde
ricavano
le
notitiae
communes
(xoivai evvoicu).
Questo empirismo non tuttavia conseguente, e risente in molta parte delle reminiscenze dell'antico
idealismo. In
effetti le
rappresentazioni ((pavraaiou)
(')
non esprimono
getto,
l'attivit
ma
l'oggetto
tali,
ma
('-').
Nondimeno, ad
esse,
come
non compete verit ( 3 ); ma la verit vi si aggiunge, come un contributo proprio dello spirito, la
cui
ricerca
t'orma
stoica,
che culmina con la scoperta del xqit']qiov. In questa ricerca consiste l'originalit vera dello
il
stoicismo, e
soggettivit.
Il
non
si
presenta
realt.
sforzo del
E criterio
l'adesione soggettiva
rappresentazione,
denza che accompagna la visione e la conferma ( 4 ), e che, divenendo salda, immutabile e continua, forma la scienza ( 5 ). La rappresentazione vera in quanto vi si aggiunge l'assenso: in questa unione essa prende il nome di fantasia catalettica (yavxaoia xata-
(1) Esse si distinguono dalle sensazioni in ci, che alcune di esse sono aloBn-uKcu, altre no: le prime sono prese oi'atoOritriQiou, le altre i xfjs oiavoiag (a un dipresso, percezioni e fantasmi) Diocl. Magn. a-i. Diog Laekt., vii, 51. (2)
Sf.xt.,
Adv.
malli.,
vii,
256; tale
impressione
copia fedele
(Ci..,
(3) (4) (5)
Akt., Plac,
Ibid.,
it, 9, 4.
Il,
24.
23.
Vii.
gm
stoici
col termine
105
Xr\xxixr\) ('),
che
si
pu rendere
moderno
di
lit
gi.
ficazione delle
spirito
una parte una mera sensibilit, dall'altra un puro intelletto: non v', dice Crisippo, un sentire che non sia un assentire, una fantasia che non sia catalettica (). Questo principio di grande importanza: esso raccoglie e concentra in un sol foco spirituale ci che Aristotile, contro le stesse premesse della propria psicologia, dissociava, in ultimo, con la dottrina del
voti;
separato.
Ma
della
fronte alla
che
la fusione
sensibilit
s'opera a scapito
di quest'ultimo.
La
separato
ci
trasferiva,
nel
denza,
ma
chezza spirituale. Nella- filosofia stoica invece, l'intelletto si semplificato e ischeletrito. Tutto ci che
lo spirito
aggiunge
al
campo
della
mera soggettivit;
3 ( ).
Ecinsi
una
filosofia della
credenza.
palesava
nella
definizione
della
rappresentazione
(1)
Si-:vr.,
Adi-
malh.,
vili,
390.
(2)
tire
Sensus tpso.; adsnnsus esse (Cic, Acad. pr., li, 108); non v' senche non sia y.axaXr\7tzi^ii (Galenus in Hippocr., De medie, officina,
svili, B. Gol K).
voi.
(3)
Cic, Acad.
post.,
i,
40.
106
LA FILOSOFIA GRECA
xinmaiq
come
dell'oggetto
ond' che la fantasia catalettica vien detta avere per s la convinzione della verit solo in quanto riproduce fedelmente l'oggetto ( ).
1
Dove
dere:
risiede
dunque
la verit:
in
noi o fuori
di
noi? Ecco quel che gli stoici sono incapaci di deciil loro soggettivismo troppo tenue, perch possa rivendicare a s tutta la padronanza del cri-
lutato dal
quanto svaprocedimento empiristico, ancora troppo vivo nel ricordo, perch possa cedere tutti i
loro
suoi diritti.
Donde
il
nuovo
e l'antico, che ha
sorpassare definitiva-
4.
La
fisica stoica.
Anche
la
per
la fisica stoica,
rapporto con quella aristotelica, valgono le stesse considerazioni che abbiamo fatto sulla dottrina della
in
conoscenza. In Aristotile
naturale
si
sdoppiava, contro
poich
lava,
una fisica e in una teologia, movimento oggetto della fisica postucome suo principio, un motore immobile e trail
vamente
la
unificati
il
motore e
livello di
il
mobile, la forma e
ci
ap-
pare degradato
rialistica del
mondo,
e la
principio
noi
fisico.
vediamo
(1) Si'.xr.,
Malh.,
vii,
i,
il.
VII.
GLI STOICI
107
Democrito e
di Eraclito.
Ma
sito
che
il il
come ogni
fatto spirituale,
tra la
determinatezza di
una posizione concettuale; quindi il materialismo, anche nelle sue espressioni pi elevate, oscillava tra il racconto cosmogonico e la visione scientifica propriamente detta. Aristotile ha ridotto a un minimum il residuo del divenire informe e della cosmogonia: con la sua dottrina dell'unit della materia e della forma, egli ha preparato una concezione nuova della materia, che non risente pi dell'ibridismo dell'antica .qkx\. Gli stoici iniziano a questo punto il loro lavoro e, pei primi, ci danno una dottrina schiettamente
scientifica
princi-
forza,
agente e causa
Aristotile
come gi
sieme e indissociabili.
di
La materia di tutte le cose eterna, insuscettiva aumento e di diminuzione, identica nella compo-
si dividono e si uniscono senza mutare nella sostanza; inerte, priva di qua2 lit, ingenerata e incorruttibile ( ). Siamo qui nel
(1)
Diog.,
vii,
134,
i,
(2)
Stob., Ed.
11, 5
a p. 132, 26
W;
Skxkc,
-
Ep., 65, 2;
108
la Filosofia greca
concetto scientifico, razionalistico della materia, foggiato secondo pure esigenze intellettuali; e gli stoici,
per accentuare
la
novit di
questa idea,
vi
attri{*):
buiscono
il
da Aristotile era riservato a ci che ha una natura razionale, e che appunto perci essi non potevano attribuire alla materia,
avente ancora, nella loro concezione, una traccia d' indeterminatezza sensibile.
I
sono
modi
(t .-tw;
le
relazioni di
questi
modi
Jtco;
e/ov):
donde
la
modo, relazione
(-).
Veramente
le
che v'
di reale
non
cui
relazioni modali.
Ma
un
la
significato ideale,
cose, quindi
anticipatamente in so
graduale attraverso la materia. Perci la forza chiamata ragione seminale (yos oneo^axtxc;) ( 3 ), cio
(i)
(2)
Aris',
13<5,
ai
f.
.fi
Ennead.,
vi. 1, 20.
(3)
Dioe., vii,
148;
Plutakch.,
7,
ecc.
VII.
GLI STOICI
109
principio
un sistema mate-
delle cose, la
ma anima
materializzata, intesa
come fuoco
o etere.
fisica eraclitea;
ma
essa filtrata,
si
pu
formava
il
la
e celesti. Cos
tuisce
il
terra e l'aria,
('),
quattro
mondo
materiale
ma
il
fuoco pri-
gli stessi elementi traggono Esso viene pertanto identificato con l'etere, essenza sottilissima, che penetra nella materia, e nel
tempo stesso la circonda e la contiene: informe per se medesimo, ma che, unito alla materia, assume
tutte le forme.
una stessa attivit, che si pu comprendere sotto una comune designazione: quella di un'anima del mondo, che informa e plasma la materia. Ma un'anima, non si dimentichi, che si distingue dalla materia non come una sostanza diversa, ma, nell'ambito di una intuizione materialie funzioni diverse di
stica
fondamentale, eome
si
(1)
Stob., EcL,
i,
110
LA FILOSOFIA GRICCI
fsica aristotelica, e
il
lava nella
la
sua deficienza e
si
fine delle
cose
spostava,
il
s,
ma
era
tuttavia
fine di
una
deva a liberare il mondo dalla sua pesante matead innalzarlo al divino. Qui invece l'immanentismo conquistato, ma a grave prezzo, perch il divino degradato fino alla materia. Siamo nel pi schietto panteismo: Dio non che quest'anima del mondo, questa materialit pi sottile e attiva clie circola per tutte le membra dei grande orgarialit,
nismo. Tutte
le esistenze sono parti del divino e concorrono a formare una sola unit, superiore in perfezione a ciascuna di esse, ma della loro mede-
sima sostanza.
L'intera natura vien cos divinizzata; e il politeismo trova per la prima volta la propria giustifi-
che
si
non sono che personificazioni delle un sol Dio che, come causa della vita, si chiama Zeus, come presente nell'etere si chiama Atena; nel fuoco, Efesto; nell'aria, Era; nella terra, Demetra e Cibele ( ). Nati da una personificazione ingenua e fantastica degli
smica.
vari dei
1
istanze
critiche
del
mezzo
pareva
La
teologia
il
favore della
(1)
Plutarch., De Plac
phil.,
i,
VII.
GLI STOICI
111
gente colta, paga di legittimare, col sussidio della ragione, la fede ricevuta dagli avi.
religione degli stoici, in virt del
di
tuttavia dalla
origiue,
non
si
un dubbio
di raffinato ateismo.
divina, la divinit
in essa confina
con
La cosmologia
dei loro
regge
).
mutui rapporti e del pensiero divino che li Nel mezzo si dispongono la terra e l'acqua
;
intorno l'aria e
il
fuoco; stabile
le
il
loro equilibrio
parti.
Donde
la
rappresentazione del
mondo come
sferico e giraute
2
(
).
Come
mondo
3
( ),
si
distrugge per
solo
nelle
4
( ):
infiammazione
(xa-c'>onjQco0iv)
non
omnis ignescatp).
Esiste
dunque un doppio
e
un
ciclo
creativo
un
il
ciclo
distruttivo;
ma
la distruzione
il
non intacca
solo
mondo generato;
lingenesi (xaliyyevtoia)
l'inizio del
nuovo
ciclo.
(11 (2)
Philo, Quaest.
et sout.
in
Eccodum, n,
90,
p.
528,
Plutarch., De
stoic.
p. 1054 e.
tutto mantiene
il mondo fosse tutto acqua e andrebbe in gi; se tutto aria e fuoco, in alto: il concerto del il mezzo del P<xpv e del xoucpos (Achilles Isagoge, 4 [in Pelavii Monologio, p. 126]).
(3)
Ar., Plac,
Diog.,
vii,
li,
4,
7.
(4)
() (6)
141.
31, 2.
,
p. 886, 11
27.
112
I-A
FILOSOFIA ORECA
il
mondo
vien definito
(*);
come
ed
all'anima
mondo
(per
analogia
con
l'anima
umana) viene accordato un principio centrale, attivo, da cui s'irradia tutta la sua vita: x t\ye\iovitv, l'egemonico, riposto da Crisippo nel cosmo, da Cleante nel sole (-). E sole ed astri sono divinizzati ed elevati
ad entit razionali e viventi. Nel microcosmo valgono gli stessi principii che presiedono al mocrocosmo. L'immaterialit dovunque bandita, o almeno confinata nel campo dell'irrealt. Immateriali vengono infatti riconosciuti il pensato, il vuoto, lo spazio e il tempo; ma pur constatando la loro presenza nel pensiero o tra gli enti, vien slegata la lro realt come sostanza. Dall'anima
umana
di
ammessa
l'esistenza,
ma non
ev0eQjxov)
pi a titolo
una
Zenone
4
( )
come
vi
soffio
infiammato (m'e^a
il
:i
),
Crisippo
aggiunge
dopo
la
La morte
separazione dell'anima
si
congiunge al corpo l'incorporeo; ora si congiunge e si divide dal corpo; dunque e corpo ( 5 ) . l'argomento platonico, coi segui mutati; Aristotile vi avrebbe riconosciuto la figura
n mai l'anima
si
dell'elenco sofistico.
cezione
fisica:
ammettere con
De
ti) (2i
(3)
Diog.,
Dior... Diofi.,
vii,
142;
<'[..,
nat,
deor., n,
il. 39 15, 7.
eoang., xv,
157.
(4)
(5)
2,
p. 46.
VII.
GLI STOICI
113
zione dell'anima dal corpo, non significa ammettere l'immediata corruzione dell'anima; anzi logica-
mente presumibile una sopravvivenza., che la ragione morale pu estendere quasi fino all'immortalit. Le anime dei saggi persistono; mentre si corrompono
quelle degl'indegni
(').
materialismo psicologico degli stoici riceve ancora un altro strappo dalla concezione dell'egeil
Ma
le
duce
zioni
le
rappresentazioni,
gl'istinti,
le
ed
2
a cui
( ).
una virt
riflessiva e razionale
distendendo
che
zampe, pu accorgersi degli animali 3 ( ). Questo principio ha un grande valore nella psicologia stoica, in quanto denota la
le
vi s'
impigliano
quindi
la
sioni dell'anima
anche questo principio, che per la natura della sua funzione non pu essere che spiprio. Tuttavia,
rituale
fisiologicamente
dagli
stoici
cos, alcuni
lo
5
( ).
(1)
(2)
i
Arius Didimits,
Diels; Diog.,
vii,
157.
:
enumerano
5 sensi,
la
lo
ciascuno dei quali si esplica per mezzo dell'egemonico (p. es , vista raggio che si diffonde dall'egemonico all'occhio, ecc.); inoltre cji8Qu,a, e il cpuvEv, soffio che va dall'egemonico alla faringe.
v, 21.
At., Plac,
(3)
Calcdius,
vii,
Ad Timaeum,
159.
cap. 820.
(4) Diog.,
(5)
V. la ricostruzione del jisq, ipvx% di Crisippo, tentata dall'Arnim (ii, 358,263) sui passi del De Hipp. et Plat. Plac. di Galeno. G. de .Ruggiero,
La
filosofia
greca
- li.
114
LA FILOSOFIA GRECA
5.
Dalla
fisica all'etica.
L'interesse centrale
non
dagli
f-
Secondo l'opinione
stoici posteriori,
di
sica
forma
1
la
nervi, l'etica
l'anima
( ).
Se per noi guardiamo, non tanto a questi rapporti esteriori e schematici tra le varie parti della
filosofa,
ma
contenuto,
ci
possiamo
al-
convincere che
l'etica,
non
un avviamento
vita
ma
come
un ostacolo
morale.
veramente
La
fisica in effetti si
compendia
materialismo e del meccanismo: tutto causalmente e fatalmente condizionato, tutto deriva da una ineluttabile necessit.
Ma
nel
tempo
stesso, coesiste,
con
della provvidenza.
Il
conflitto
si
dei
risveglia al
fato
(f|
elj.iaQj.ievT])
incarna
il
concetto centrale
della
fisica:
esso
per Crisippo,
un movimento
differente
eterno,
continuo e ordinato,
2
(
non
dalla
necessit
).
E Cicerone
ci
avverte di allontanare
ogni idea superstiziosa dalla concezione del fato, che puramente fisica: causa aeterna rerum, cur et
ea quae praeterierunt facta sint,
et
et
3
(
).
E, poich Dio
fato di-
ti)
Sext., Math.,
vii,
16.
(2)
(3)
Theodoretus,
vi, 14.
i,
Cic, De divinat.,
55, 126.
VII.
SU
STOICI
115
vieti la parola di Dio ('), anzi s'identifica talvolta con lo stesso Dio (*). Inoltre, conseguenza del fato, e insieme prova della sua esistenza, la inantica
(uavrixTJ)
3 ( ),
il
vaticinio.
Ma
di fronte al fato,
urge
il
nam, si fato vivimus, quid agunt merita? 4 si pensamur merilis, quae vis fati? ( ). Un problema, che diverr tormentoso nel periodo cristiano, quando
gettivit:
il
filosofia stoica,
monta; donde una certa tendenza a sviare il problema, anzich ad affrontarlo con tutte le forze.
Il fato richiama il suo opposto, il caso {rvyr\): la necessit oggettiva 'incapace a cancellare la pos-
sibilit
Puna
l'altra
),
responsabilit e libert
6
(
),
essi
sentono
il
bisogno
si
ma
sostiene in pari
il
si
cui
cam-
mino non
ma
tracciato soltanto dall'impulso meccanico, ancora dalle varie contingenze della pietra e della
(V 0ev
(2)
(3)
(Alex. Aphrod.,
De
Schol. in
Calcid.,
di
69.
bont
(4)
Dio verso
38, 82 segg.).
Servius,
Ad
(5)
(6)
At., Plac,
29, 7;
p. 179, 6
-1
Alex. ApaROD., De
p. 210, 3.
116
LA FILOSOFIA GRECA
muo-
vono
e
il
generi e
ma
la
volont
temperamento moderano quell'azione ('). tal modo, il problema della libert comincia a presentarsi proprio attraverso uua dottrina che nel suo principio ne la negazione, e in virt sua si risolve quella necessit che gli stoici medesimi hanno posto. Se si vuol dare al soggetto una sfera propria
In
d'azione; se
si
da fare
da non fare,
il
fato
(*):
si
qp' r\\iv,
al
libero arbitrio.
Un
simile
mutamento
si
un principio puramente
ateleologico.
Ma
pensiero fisico
l'uomo non
pu
nel
fare, colui
che
l'uomo:
ma l'uomo non pu
pensiero
morale postula un concetto morale di Dio, come fine e provvidenza, e allontana dall'opera di Lui ci che 5 la causalit efficiente include: la causa del male ( ).
Gellrs, N.
A., vii, 2.
14.
(1)
(2) (3)
(4)
Alex. Aphrod., op. cit, 37, 210, Cic, De nat. deor., in, 10, 25.
Sest., Math., ix, 123.
Pi.i
(5)
tarch.,
De
stoic.
repugn., eap.
33, p. ioli e.
vir.
GLI STOICI
117
Dio del sistema etico causa del bene e non del pi adeguato all'idea del divino il naturalismo e panteismo del principio fisico? La provvidenza (jtQvoiu) d al Dio degli stoici il valore moIl
male.
rale della
dalla
stessa
vittoria
sulla
indifferenza
della
causalit
efficiente,
male, sorge, differenza profonda della moralit, il problema del male. Se tutto retto dalla provvidenza, come si spiega il male? Crisippo, con un intuito genuovi orizzonti dell'etica: Nullum niale, ci scopre eontrarum cos Gellio ei riassume il pensiero di lui (') esse sine contrarlo altero. Quo enim poeto
i
quid
ait,
itevi
adpositone?...
Alterum enim ex
se contrariis
altero, sicuti
Plato
si
verticibus Inter
deligatum est;
tuleris
unum,
abstuleris utrumque.
questo un con-
non ha e non pu avere che una coscienza incompiuta. Esso emerger nuovamente, e con coscienza pi .sicura, nella filosofia moderna, attraverso la lunga catarsi del male morale e metafisico che si compir nel medio evo.
La
della
gnano
si
passaggio dalla
Non
creda per che quella risoluzione sia una vittoria piena sul meccanismo fisico, un affermarsi consape-
umana
sopra
suoi
presupposti
(1)
Gellio
(.V.
A., vii, 1)
riassume dal
Crisippo.
118
LA FILOSOFIA GRECA
iniziale,
dal materialismo
della
pura soggettivit.
Come
soggetinla
cos
nell'etica
libert
umana
e la
in-
deviazione quasi inconsapevole dai principi! fisici del sistema, riconoscere il progresso verso una posizione speculativa pi avanzata.
6.
L'etica stoica.
definita
Campeggia nell'etica stoica il concetto della virt, come disposizione dell'anima congrua alla natura umana, o, nella ellittica espressione di Crijxota>YoiHiviiY
1
sippo: 5td8s0iv
).
di2
ricorda Aristotile;
ma
((fQv\}oiq) che la traversa. mezzi termini dell'aristotelismo, transazioni del soggetto e dell'oggetto, sono banditi. La
ragion pratica
i
virt e
il
la
umana
si
modella
cipuo dello
cpaAoi).
saggi
sciocchi
(aocpol
xa
(1)
Diog.,
vii, 89.
(2)
(3)
Plutarch., De
Diog.,
vii, 227.
VII.
GLI STOICI
119
ma una
lenta
Che con la pratica possa accreconvengono ( 2 ); che possa perdersi, Cleante nega e Crisippo afferma ( 3 ), in maniera assai pi consona allo spirito stoico. Si ammette la
( ).
( )
e la loro gerarchia
5
(
);
ma
nel
tempo stesso si afferma che tutte son congiunte tra loro, non soltanto nel senso che chi ne possiede una
le
si
possiede tutte,
fa
ma
si
secondo una,
adeguazione con la virt divina: virtus eadem in homine ac in deo est ( 7 ). questo un nuovo e grande principio: fino ad Aristotile, massima virt era la contemplazione, che solleva l'uomo quasi a Dio, ma non l'adegua a Dio, e conserva, pur nella trasparenza della visione, il dualismo tra l'umano e il divino; questo invece s'annulla nella convergenza dell'azione, nella virt morale, che, unificando l'uomo e Dio, vivifica l'uno e l'altro, dando all'uno coscienza del suo aLissimo valore etico, all'altro il pi accentuato carattere della personalit, che vince l'ingenuo panteismo della primitiva convirt
sta nella sua
E umana
l'espressione
massima
cezione
fisica.
come
polarizzata tra
il
(1)
(2) (3)
Diog.,
vii,
91.
Plutarch., De
Diog., vii, 127.
stoic.
repugn., cap.
13,
p. 1038 e.
(4)
(5) (6)
(7)
Diog.,
vii,
92.
Stob., Ed., il, (0, 9. Plutarch., De stoic. repugn., cap. 27, p. 1046 e. Oic, De leg., i, 8, 25; v. anche Clkm., Strom., vii, 14,
p. 886 Pott.
120
LA FILOSOFIA GRECA
individuano
caratteristicamente
la
quali
Stoica.
dottrina
Se i soli valori sono la virt e il vizio, tutto ci che di solito si stratifica tra questi estremi, privo di valore inorale o, secondo la terminologia
stoica, indifferente (StdcpoQov). Indifferente la vita,
la
il
piacere, la ricchezza,
(');
la povert, la malattia,
la salute
insomma
tutto
ci che
non pu avere come predicato il bene o il male. Questa indifferenza irrigidisce la vita dello stoico. All'antico, ingenuo eudemonismo, egli contrappone la dottrina e la pratica secondo cui il dolore fisico non un male, poich non v' altro male se non quello dell'anima ( 2 ); egli rifiuta tutto ci che non conferisce immediatamente alla sua dignit spirituale, onori, ricchezze, premii, pago della sua povert,
che,
solos
Un
spirito,
rale.
La passione non
dell'anima; il piacere un insano gonfiore (*); entrambi pertanto vanno banditi: nostri illos expellunt, Peripatetici temperant 5 ). Tra passione e passione non c' differenza; anche i pi nobili impulsi subiscono la sorte dei peggiori; la misericordia detta un vizio o un morbo dell'anima (''): sapientem grafia nunquam movevi, nunquam cuiusquam delieto ignoscere; neminem misericordem esse nisi stultum ac laeveiu; viri non esse neque exorari neqtie
nale
(
(1) (2)
Stob., Ed.,
li,
57,
1-.
(3)
m,
246.
Sen.,
De
dementiti, n, cap.
5;
Lactant.,
VII.
GLI STOICI
121
placavi
('). E tutto ci che in s indifferente, se contaminato dalla passione, diviene un malo: cos la morte, la quale appartiene alla categoria dell'adia-
foro,
mutandosi
in
un valore
il
con-
si
compendia
nell'apatia (d^ddeia)
(xo.Qo.\Lo.) ,
inerente agli
affetti.
Una
dei
vizii.
Tutti
mente chi uccide il proprio padre, come chi uccide un servo ( 2 ), o addirittura un gallo, senza ragione ( 3 ). Il diritto forma un momento importante della morale stoica. Il diritto da natura e non da convenzione
4 ( ); la legge somma ragione insita in natura, che comanda ci che bisogna fare e vieta il contra5 rio ( ). La convivenza sociale dedotta dal concetto
con-
come: mundus hic totus, quod domicilium quamque patriam di nobis communem secum dederuut ( 6 ). Questo cosmopolitismo non tuttavia armonicamente fuso con l' individualismo centrale della dottrina, donde quell'incertezza, quel dissidio nella condotta, che si compendia nelle parole citate di Seneca: nemo ad rempublicam accessit, nemo non
della citt,
ini si t.
Dall'obbedienza stessa
alla,
legge
si
svolge un mo-
che vivono
(1^
61.
128.
i, i,
De
leg.,
6,
i.
(6)
Cic, De rep.,
19.
122
nella
LA FILOSOFIA GRECA
legge: ooi
\iex v\iov co<nv TieufreQoi
1
).
una parola nuova, che vince l'antica schiavit della legge trascendente ed esterna, col renderla intima
allo spirito.
Ma
pi grande
la vittoria sulla
schia-
in faccia
(
ad Ari2 ).
Alla
vecchia distinzione naturalistica, subentra una distinzione ideale e morale; liberi sono
i
aoqpoi,
schiavi
cpa.W( 3 ).
si
E similmente
leva
il
castale,
nuovo principio: nemo altero noingenum et artibus bonis optiti* {''). V' qui una nuova redistribuzione di valori morali e sociali, una nuova aristocrazia, fatta di mee di virt.
riti
ladro,
si
quando
co-
retta la
),
parla Cleante.
Non v'
sua
fi
volta la volont
non
il
retta se
non
retto l'abito
(
).
E
vit,
il
Itene e
divengono dovere (xaOfjxov) di fare o di non donde una nuova classificazione delle cose, che riproduce quella gi nota, a seconda che siano conformi o contro il dovere, o indifferenti 7 ). A lor
fare;
(
(1)
(.)
121.
(3)
Diog., ibid.
Skn.,
(4) (5)
(6)
De
(7)
108.
VII.
GLI STOICI
123
volta
doveri
ectiata (azioni
e |iiaa
(i
distinguono in ti^eia (perfetti) xaxoosecondo virt, come t qpQovev, ecc.) media officia dei latini, che confinano con
si
l'adiafoi'ia,
come
(').
il
t yuaelv. t
JiQea(3taieiv,
SiaX-
yeaUai, ecc.)
la cui figura
nei vincoli
fermo nei suoi propositi in lui nessun bisogno nulla gli accade fuori del suo volere. Al saggio non si fa ingiustizia, perch per lui la giustizia non richiede il riconoscimento
ma
lattia
altrui,
il
ma
si
E principalmente,
s, l'in-
tima superiorit
sufficienza a se
medesimo
).
non
delle forze,
in
seguito
per
gli scettici,
ma
Ma
in questa
negazione lo spirito sente ancora di posseder se medesimo, sente nella rinunzia la volont di rinunziare.
SlOB., Ed.,
il,
85,
13.
V. per questi vari predicamenti: Diog., vii, 125; Sext., Mali,., Stob.. Ed., n, 67, 20; il, 114, 16; il, 111, 13; Skn., De benef., iv, 34; Oc, Tusc, in, 19; Augusti*., De vita beata,
xi, 170; Diog., vii, 117;
De
stoic.
repugn., cap.
20, p. 1044 a.
124
LA FILOSOFIA GRECA
si
V'
sterile
apporta
che,
energia? L'affermazione
se
essa, lo
sterile,
increativa,
si
esaurisce in
Con
ma
s'inviluppa in
La
ci appare come guardata india sua azione sul soggetto stesso che la pratica, come rovinosa alla salute dello spirito. Essa dispendio di energia senza riacquisto; perdita senza reintegrazione; una virt corrosiva. Essa l'ultimo, meraviglioso esmpio degli splendida vitia dei gentili, contro cui insorgeranno
umana,
una virt
inutile,
le
ma
creative.
negazione suprema della, vita, intesa come suprema affermazione di s o come suicidio.
inutile.
qui il suicidio appare come un eroismo Ce lo attcstano le stesse parole bellissime di Seneca: quod si con ri re re etiam Orarci* iuvat, rum Socrate, rum Zenone versaci ; alter te docebit moricum
necesse est; alter ante
Ma anche
quam
necesse est.
La virt degli Stoici, nella vanit della sua tensione, ci palesa la vanit dello sforzo del decadente
dissoluzione
del-
una
civilt
che
ma
vivi, bens
come
ruderi tra
le
rovine.
Vili
GLI EPICUREI
1.
Il
primi sei
guaci.
La
caratteri
dello
stoicismo:
gettivit gi
meno veemente,
corrosione delle
si fa
ovunque
strada
che
avevano
stabilito
senza svalutare
gli at-
ma
soltanto piegan-
come una
vera e propria svalutazione della scienza. Epicuro odi le matematiche e le lettere, le prime per la loro astrattezza, che nulla conferisce alla pratica, le altre perch distolgono gli uomini dalla retta
via dell'evidenza, facendoli cadere in quella contorta
dell'opinione. Cicerone gli
muove
il
rimprovero di
gli
aver disprezzato la dialettica; gli stoici il grave appellativo di ebete e rozzo (').
pregio dell'Accademia
e
danno
Liceo,
si
perde nella
(1
Cic, De
fin.,
n,
6,
18; Cic,
De
divin.,
li,
50, 103.
126
LA FILOSOFIA GRECA
Il mero prainmatinon richiede pi una lunga e sapiente iniziazione, ma soltanto la volont di un determinato atteggiamento, accessibile a tutti. Gi gli stoici avevano allargato la cerchia dei loro scolari, includendovi anche le donne; Epicuro ammette nella
le etere,
ed invita alla
filosofa
(').
omnium
le
litterarum
lettere,
immune
la
come quella
beata
2
( ).
fu fondata nel 306 in Atene da Epicuro, nato in Saino nel 341-342, ed ebbe per sede i giardini della villa del fondatore. Tra pi
i
La scuola epicurea
importanti seguaci
si
la
la
pi tardi
posteriori, Polistrato,
II
Nel
II secolo a. C.
si
trasfer a
primi Amafinio;
la
seguito,
il
il
poeta
at-
Lucrezio, e contemporaneo di
medico Asclesi
scuola epicurea
2.
il
La fisica epicurea.
si
L'odio
fin
di
Epicuro per
sapere teoretico
riflette
nella partizione
da
che
Ini
data della
filosofia.
la fisica e l'etica.
La
logica,
(1)
Lactant., Divin.
Skxt., Matti.,
xi,
instit.,
in, 25, 7.
(2)
169.
Vili.
GLI EPICUREI
127
fsica: se
cos
di
si
non avremo indagato la natura delle cose esprime Epicuro in nessun modo potremo
difendere
il
la logica, col
nome
canonica
xavovixv),
cpvaixcb (').
Lo studio della fsica ha nella concezione epicurea un'importanza psicologicamente maggiore che
nello stoicismo, in
quanto
infatti
vani fantasmi e di superstizioni dannose alla tranSolo guardando e considerando fenomeni per quel che sono, nei loro nessi puramente naturali, rimovendo l'immaginazione di potenze occulte dietro di essi, l'uomo conquista la felicit, che la meta della sua vita. E l'importanza della fsica epicurea, pi che nel suo contenuto sistematico, il quale ricalcato in gran parte sulla dottrina di Democrito, sta nello spirito sereno e spregiudicato che circola attraverso di essa. Epicuro, per questo suo atteggiamento, apparso
quillit dell'anima.
i
non
solo
di scienziati,
mondi, gli astri, i fenomeni tellula cura costante di Epicuro di spiegare le cose celesti con l'analogia dei consueti fenomeni che accadono sulla terra, e questi ultimi, naturalmente, con criterii del tutto empirici, che,
a Pitocle,
rici,
sui
ecc.,
dove
(1)
Diog., x,
128
LA FILOSOFIA GRECA
anche quando non colgono nel seguo, additano sempre una via feconda per la ricerca scientifica.
La dottrina
cennato, nella
dei
('),
principii
fisici
esposta
nella ac-
Lettera a Erodoto
ed ha
le
sue fonti,
come
si
fisica
ma
dunque
di
una
fisica
che
il
genera dal non-essere, niente torna al non-essere: il tutto era sempre qual , e tale sar sempre 2 ). I suoi ingredienti sono corpi e lo spazio vuoto (ocfAata xal tjtog), senza del quale non sarebbe possibile il movimento ( 3 ). I corpi o sono composti (auyxQioeig), o tali che di essi constano i composti: questi ultimi sono individui e solidi (atonia xa fteT|3/U)Ta), per l'impossibilit che l'essere si riduca al non-essere ('). Gli atomi son privi di qualit, le loro differenze non sono infinite, ma indefinite (keqNiente
(*
si
compendiano nelle tre categorie, della grandezza e del peso (o/,i']iia \ieyeQoq, PaQoc) ( 6 ). Al peso viene attribuita una importanza pi centrale rispetto alla tsica democritea, per dare
i)jt;toi)
r
( ');
si
figura, della
una pi
sufficiente
(!) Raccolte, insieme a tutte le fonti greche in: Herm. Usbnkr, Epicurea, Lipsiae, 1887, da cui son tratte le citazioni del testo. Una nuova, pregevolissima raccolta, limitata alle opere, ai frammenti, alle testimonianze sulla vita (esclusa quindi la dossografa, quella del Bigione, Epicuro, Bari, Laterza, 1920 (nei Filosofi antichi e medievali),
(2)
(3)
Ep.,
I,
38, p. 5, 13.
39, p. G, 5.
p.
6,
(4) 40,
(5) 42.
14.
p. 7, 21.
(6)
Plutarch., De plac.
phil.,
i,
3, 26.
Vili.
GLI EPICUREI
129
alla
l'epicureismo contraddice
in parte
concezione
bas^o. inol-
moto centripeto
il
compagine dell'universo fisico uno spiraglio da cui possa emergere la libert morale, Epicuro ammette una deviazione, una declinazione senza causa degli atomi dal moto retto, la quale giova in pari tempo a spiegare la variet del mondo, che l'insufficiente, dialettismo democriteo
per lasciare attraverso
dell'essere e del
).
La
poich
finito
da ha
limite al tutto ('). Infiniti sono mondi, e distruttibili e rigenerabili all'infinito ( 3 ); loro movimenti non avvengono, come ritenevano gli stoici, per opera divina, n la loro sostanza divina ( 4 ). Questa falsa credenza nell'intervento degli dei genera perturbazioni ed errori, per rimuovere i quali bisogna affidarsi ai sensi, all'evidenza immediata ( 5 ).
i
L'anima tenuissima, simile a soffio di fuoco; im, non essendo pensabile d'immateriale che il vuoto. Ma il vuoto non pu agire n patire,
materiale non
ci
un Platone e un Aristotile non avessero mai mostrato una immaterialit ben diversa da quella stabilita sul terreno della fisica! E, conseguenza inevitabile della
materialit dell'anima, la sua corruttibilit, senza
la felice
inconseguenza degli
stoici.
(1)
(2)
Cic, De
/>.,
I,
fin.,
i,
6,
18;
De
fato, 9, 18.
41, p. 7, G.
(3) Si.MPl.,
(4) (5;
Pys.
76,
6,
l,
p,
250 b 18.
82, p. 31, 3
Ep.,
i,
pp. 27-28;
segg.
1.
G. de Ruggiero,
La
filosofia
greca
n.
130
LA FILOSOFIA GRECA
diamo
partono dal corpo; cos, p. es., nella vista, noi vele forme delle cose che muovono dall'oggetto.
ma
nell'opinione;
guenza giusta, che la sensazione in s non sia n vera n falsa; anzi, quella che essa sia sempre vera,
e che
lui,
il
anche
2
(
).
La genesi
mentali.
Il
del pensiero
non
differisce
da quella del
come
a
quelli
concetto non
anticipazione, e
3
valido che
esso
titolo di
jtQT]ipig, di
si fa
pressioni
criterio
sensibili
):
come
tale,
non ha un
si
autonomo
di verit,
ma
lo
sazione.
Nella formulazione di
questo criterio,
della forza
stoicismo.
(vdeyeia),
immediata
di
veracit che
si
affiora in-
vece
Epper invano
essi
(1) (2)
7.
p.
12.
(3) p,vf)u.r|v
Secondo
questa concezione,
pensiero
si
pronta (twrog), per divenir segno e anticipazione vera, bisogna che sia rappresentata dalle parole. Da queste riceve la generalit che la rende elemento di scienza. Ci che l'intelletto aggiunge ai sensi dunque per l'appunto l'opera del linguaggio.
Vili.
OLI EPICUREI
131
la
formano
il
(').
si di-
ma
Per agli dei d'Epicuro non incombe il grave compito di reggere il mondo, che si regge da s, con le proprie forze e per le proprie leggi, bens
quello, assai
in
meno
molesto, di trascorrere
il
tempo
una tranquilla
sancia
e inerte beatitudine:
deum
La provvidenza
delle
umane vicende
ma neppure
il
intervengono per
( ).
indirizzare finalisticamente
massima prova
in
Ma
se vuole
donde
(1)
Non
solo tutte
,le
sensazioni,
ma
vere;
ma non
anche tutte le cpavxaoiai sono Son vere quelle soltanto che sono
testimoniate (iunaorugcvuevca) dall'vaQyeta. In 8ext.. Malli., vili, 105; Tertull., De an., 17, ecc., si ritrovano le note della scienza platonica trasferite in quella epicurea.
(2)
(:<)
Lccret.,
Sen\,
II,
1093.
1.
De
benef., iv, 4,
(4)
(5)
Lactant., Divin.
Lactant.,
De
132
LA FILOSOFIA GlIECA
mali? e perch non li toglie veprovengono allora ramente ? Con la provvidenza si risolve la mantica, tra il
i
riso e lo
3.
(').
L'etica epicurea.
Da una introduzione
cos
E
il
in
mapia-
cere
del
ventre
2
(dQjrti
xal
qiQo.
jtcivt<;
(y<*8o
^ r ^\Z
yaatQg
frase
iSovti) ( ).
che una
di-
ad
effetto, lanciata
La sostanza dell'edonismo
epi-
cureo in realt ben diversa. Epicuro d al piacere i! massimo valore morale, ma per lui il piacere, a
differenza dei cinici,
non consiste
nella
nel
nell'immediatezza
sensibile,
carattere
socratico dell'epicureismo:
non
nera-
ma
i
la
una
scelta,
ci
gione. Questa
suggerisce di preferire
tranquilli
quando
i
ci
Cosicch
il
il
piacere
(stabile),
De
x,
nat. deor.,
ii,
65,
162.
(3)
Diog.,
Ep-,
136.
(4)
ili,
Vili.
LI EPICUREI
133
che piacere trasfigurato nel concetto dei rapporti tra i singoli piaceri, epper abbassato da fine a mezzo di un fine che lo trascende, e che consiste nella vita beata, tranquilla, scevra da inquietudine.
In
effetti,
del
piacere
v' la fonte
vita,
del dolore:
tuali
che
nuoce
alla
tranquillit
della
quel
volge l'anima in
e di vuoto.
di-
piacere negata-
xat
ocfia,
^rjxe
xat
tyvytfiv (*).
si-
della
Ma, di fronte alla rigidezza e all'autonomia morale stoica, si sente nell'epicureismo una
e
un
inizio
di
La virt non pi ricercata per se medesima, ma come una medicina per la salute ( 2 ). L'ingiustizia non un male per s, ma
della condotta morale.
a quella
3
dell'ingiusto,
per
l'assenza
dell'inquietudine
( ).
(1)
9.
(2)
(3)
Epic, Sententiac
slectae,
xvn,
p. 75;
xxxiv,
p. 79.
134
la filosofia greca
Contro
il
gono mere
Non bisogna
te-
morte: ogni bene e ogni male sono nella sensazione, e la morte privazione della sensazione ('). 11 pensiero della morte non mai qualcosa che ci
la
concerne da vicino, perch, quando noi siamo, la morte non ; e quando essa , noi non siamo pi.
Dunque, quel pensiero non vale n contro i viventi, n contro i morti. Il saggio non temer il non-vivere, n avr a vile la vita; cos cercher di vivere non lungamente, ma dolcemente ( 2 ). Per conseguenza, gli epicurei non ammettono il suicidio, sembrando ad essi suprema demenza il costringersi alla morte per
timore della morte
3
(
).
Una nuova
smo
via
si
e pi
stoici-
Ogni umana societ negata: otix eott cpucuxi] xoivco4 ma ciascuno pensa a se medesimo ( 5). Le leggi ( ), sono opera dei saggi, non perch non commettano 6 l' ingiustizia, ma perch non la subiscano ( ). L'indifferenza stoica verso la vita pubblica diviene un obbligo di non parteciparvi: Epicurus ait: non accedei ad rempublicam sapiens, itisi quid intervenerit. Zenon ait: accedei ad rempublicam, nisi quid impedierit. Alter otium ex proposito petit, alter ex causai). Cos la politica epicurea ha per fine l'assenteismo po8 litico, come la rettorica la negazione della rettorica( ).
(1)
Ep.,
Ili,
124, 60, 15
segg.
segg.
20, 6.
17, 42.
(2) Ibid.,
(3) (4) (5) (6) (7)
125, p. 61, 5
1.
diss.,
il,
instiU, in,
p. 320, 27.
Senkc, De
otto, 3, 2.
3, p.
(8)
1127 a.
Vili.
OLI EPICUREI
135
momento
Essa il riconoscimento schietto e brutale, che nessuna idea nuova forma il contenuto del cosmopolitismo ellenistico, che anzi, per la sua astrattezza, si converte nel proprio opposto, nell'estremo individualismo. Nessun'altra
ragione danno
gli
epicurei del
non
il
tur-
bamento
l'inquietudine
Il
dell'individuo.
dramma
della
negazione,
ma
soltanto
come un
sotIl
Xd0e
(3icaa?,
latenter vivendo.
con lo Stato, Epicuro abbatte ci che lo stoicismo aveva lasciato come ultima consolazione al saggio, la famiglia, che pur rientra nello spirito di un moderato individualismo.
Malgrado
la
verso l'indirizzo
smo dello stoico dalla vita ha ancora il valore di una partecipazione: egli si sottrae a un dramma, ma per crearne un altro, nell'intimo della sua coscienza. Nell'assenteismo dell'epicureo invece
tutta la passivit e l'indifferenza
si
sente
mento:
ansioso
essere
egli
del
sforzo
tutto ci
non turbi
la serenit
immune
dal dolore e
Come
Soave mari magno, turbantibus aequora ventis terra magnimi alteriti* spedare laborem. Non quia vexari quemquam est iucunda voluptas, Sed quibus ipse malis careo, quia cernere suave est.
136
LA FILOSOFIA GRECA
Ecco
riporre
vita,
ma quanto
di-
Un
Platone, un
Aristotile, nel
sommo
fine della
dell'universo, sentivano
il
trasu-
manarsi dello spirito in Dio. E la visione pertanto non era indifferenza, ma slancio dell'anima, commozione, entusiasmo, era l'imperfetta adeguazione della creatura al creatore, e come una grande nostalgia
dell'azione. In
questi
decadenti, invece, la
vita spettacolo a
e svalutata e
il
un vano
e ozioso
il
egoismo; l'azione
t'atia,
Non
vederla fare che monito di questa infingarda saggezza. l'estrema abdicazione di ogni forza e dignit
degradata: meglio
ceco
il
dello spirito?
il
tema
di
del piacere,
dopo
le
vive e armoniche
si
variazioni del
periodo classico,
di
chiude con un
motivo
stanchezza e
nausea.
Non
pi la ricca,
positiva esplicazione delle facolt e degl'impulsi delil sennato contemperamento delle persuadeva a Socrate l'ora gioconda del Coltrilo; ma l'amarezza ch' in fondo al piacere goduto, il timore dell'amarezza ch' nel pensiero del piacere da godere, la delusione che consiglia la rinunzia. La riflessione non pi la forza di questo piacere, non , come per l'antico, la sua legittima-
l'anima, non pi
passioni che
ma
la stessa
il
filosofa
forza viva,
di
ma
quasi
come un
in
castigo,
come
la
pena
Tantalo.
L'epicureismo
fondo,
una
filosofia
triste e
Vili.
GLI EPICUREI
137
nenti di
una umanit felice. Essi non realizzano si proponevano di realizzare, e neppure riescono a dare, come gli stoici, un signidecoro alla loro rinunzia. In
ficato di nobilt e di
ma
la
crisi
finale
ri-
nunziare.
Vorremo
la
noi
chiamare
virtuosa
questa
condotta? anzi,
coincide con
che
fondamente ne discorda nel suo motivo. Contro gli epicurei insorse, con parole di disprezzo e di biasimo, il pensiero dell'antichit, da Cicerone a Plutarco. Seneca, che pur molta stima professa per Epicuro, non si astiene tuttavia dal dire, in uno slancio di sincerit: non de ea philosophia loquor, quae civem extra patriam posuit, extra mundum deoa,
quae virtutem donavit voluptdt compendia, in pochi e vivi tratti,
1
).
cos
dicendo
tutto l'epicureismo.
(1)
IX
SCETTICISMO ED ECLETTISMO
GLI STOICI ROMANI.
1.
Con
la filo-
pensiero greco.
medesimo
nella
del
adeguamento
la
all'oggetto
ma
non ancora
credenza nella
appunto
la cre-
legame, che
la sfiducia nel
Se in
sofia
effetti
noi
esaminiamo
rapporti tra la
filo-
due
senso,
tuttavia,
con mezzi cos diversi, identica la meta: la conquista del sapere oggettivo, la conoscenza della na-
IX.
SCETTICISMO ED ECLETTISMO
139
matico che negli stoici il che gli toglie quel carattere schiettamente soggettivo e critico che appartiene all'empirismo e forma la sua vera originalit. La coe;
della
vera oggettivit.
filosofia della
invece
gli stoici
concepirono una
la
tendenza
Ma il massiccio edificio della fisica stoica non ha una base adeguata nel pensiero; ci che lo sorregge soltanto una fede, una credenza puramente soggettiva, che non ha titoli sufficienti per legittimare
la
si
pu
ripe-
un tono meno
elevato.
Come
la
loro scienza:
due casi, tanto la avyxaxdQeaiz che i'vdQYEia tendevano ad esorbitare dai limiti della soggettivit da cui si originavano, per conquistare
nei
la
ma
realt oggettiva.
ma
ha
il
da esso,
perch
si
compia
il
oggettivistica dalla
nuova
filosofia.
140
LA FILOSOFIA GRECA
Il
suo punto di
si
scienza platonico-aristotelica,
stoica, per ci
che
congiunge
Come
una forma storicamente determinata di scienza, la tisica presocratica, similmente il nuovo scetticismo ha un campo del pari circoscritto e individuato. Il pensiero scettico ha sempre una particolare funzione storica: di rivelare cio una crisi maturata
nell'ambito di alcune premesse, e con ci portarle
alla loro naturale dissoluzione.
compito dello scetticismo, faesso, se ebbe buon gioco contro il pensiero stoico, non tocc quasi minimamente la filosofia platonica ed aristotelica, e riusc soltanto a metterla da parte, nella piena integrit del suo contenuto speculativo. Il pensiero greco non giunse
Cos circoscritto
il
cile
comprendere che
mai
alla
critica
suoi
Ci che caratterizza
periodo,
portatore,
stoici
il
lo
Anche
gli
avevano negato, ma
e
vano
la
novit
La negazione
Negli
stoici,
attraverso le negazioni
faceva
in-
dimostra l'assenza
di
gezza consiste nell'astenersi da ogni gi lizio, nella distruzione tot-ile di ogni valore positivo della vita. Tale carattere ci pu valere ancora a contraddi-
IX.
SCETTICISMO BD ECLETTISMO
141
stingu<j re
sofisti.
nettamente
nuovi
scettici
dagli antichi
falso, del bene e del male, traevano motivo per affermar se stessi, nella realt dei loro interessi soggettivi, ed esplicavano pertanto un'attivit irrequieta e molteplice. Nei nuovi scettici invece, la positivit
che
la
vita, cio
mera inerzia del pensiero e l'assenteismo dalla una riflessione involutriee e corroditrice,
la
primitiva immediatezza
2.
Lo scetticismo.
Due
scuole convergono in
la
Poco
tivo
si
mo-
sua scepsi non solo dalla dialettica negarica e dalla dottrina cinica, ma ancora, attraverso
della
Anassarco, dalla
la
filosofia
sua scuola
il
('),
scettica,
qual
nome venne
rone fu Timone,
lui, la
( ).
Dopo
di
ma
risorsero pi tardi, in
Enesidemo
i
Noi conosciamo pi
risultati
che
il
processo della
(1) I
seguaci
di
<pex-to<oi,
vnrriTixoi.
Zt)tstiko,
da
^tsv x\v
Xi'i68iav
oy.enxixoi,
f^-nTev,
dall'attivit
cio l'knoxr\,
Anche
i,
7.
Diog.
ix
113.
142
LA FILOSOFA greca
in
scrisse
).
Nulla riconobbe come vero, n dei sentiti, n dei pensati; fluida (Qsvoxr\\) chiam la sostanza delle cose,
mutevole e mai identica a s (-) Donde, la conseguenza eraclitea, che noi conosciamo soltanto come 3 le cose appaiono e mai come sono ( ). Mova 8 x redOtj 4 Yivvtoxo|x8v ( ): noi non siamo in contatto che coi nostri
stati soggettivi,
senza rapporto con la realt in s. Questo estremo soggettivismo si ritorce sopra se medesimo: poich il soggetto non pu uscire dai proprii confini, il solo atteggiamento mentale che gli
sia
consono
l'niQX'n,
la
Al contrario,
senso
gli
ripugna
il
ammesso
opposte non v' nulla che decida (e chi mai deciderebbe: il senso stesso?), il criterio della ovyKaxdQeai^
esorbita dall'uso legittimo dei mezzi conoscitivi di
cui
scettici
l'uomo dispone. E pertanto alla v.o.xd'kr^ic, gli contrappongono l'xataA-TJijjia, l'incomprensibilit delle cose, la quale implica, nel soggetto, la
sospensione del giudizio,
terio
VizoyJ].
Che, se poi al
cri-
degli
stoici
si
dinato alla certezza dei sensi, e cio un valore rasi ripresenta sotto un aspetto incongruenza gi osservata: qual terzo che decide tra i sensi e la ragione? Epper, Timone irride l'idea di coloro che preten-
zionale e
mentale,
nuovo mai il
la stessa
dono ammettere
del pensiero
5 (
).
(1)
D.
D.
(2)
(!)
p. 572
Ibid.. x, 114.
IX.
SCETTICISMO ED ECLETTISMO
143
riscontro, nel
campo
della pratica,
una
propugnata da Pirrone anche prima che da Epicuro l ). Questa conseguenza morale nasce direttamente dallo
scetticismo scientifico
:
spendere il giudizio sulle cose, dobbiamo anche rinunziare ad ogni movimento verso di esse. E a.U'no-/r\ tien dietro la felicit, come l'ombra al corpo. Chi si trattiene da ogni affermazione sull'essenza delle
cose, e specialmente lascia cadere la concezione fal-
).
Noi ritroviamo qui, dunque, il tema fondamentale dello spirito greco: l'eudemonismo, ma ricon quistato attraverso la negazione di quegli stessi valori che agli antichi erano apparsi i mezzi migliori per procacciarlo. La felicit non pi nel sapere, e neanche, come per Epicuro, mediante il sapere, che rimuove le fallacie della superstizione, ma nel negare al sapere ogni significato positivo ed affermativo.
E
il
tuttavia,
attraverso la
negazione,
vive
ancora
inatici,
dom-
Vedute molto affini al pirronismo professa l'Accademia ( 3 ) con Arcesilao di Pitane nell'Eolia (316 5
fi9.
Tim.,
fr.
1,
9, 67,
70.
La
pi antica
L'Accademia platonica , nelle fonti, suddivisa in vari periodi. Accademia quella di Platone e dei suoi immediati se-
144
LA FILOSOFIA GRECA
241/0), e,
un secolo pi
tardi,
con Cafneade
di Ci-
rene (214/3
129/8).
L'Accademia, che gi con Senocrate aveva alquanto deviato dall' indirizzo speculativo del maestro, con Arcesilao se ne distacca completamente e segue la corrente dei tempi. Tuttavia nuovi accademici non dichiarano espressamente questo distacco, ma cercano di conservare almeno un'apparenza esteriore
i
Lo
scet-
ticismo
non trova
l'opera stessa di
(obtoQii cixg) (')V
Sfugge agli scettici il valore costrutdubbio platonico; o almeno, essi son paghi della coincidenza puramente estrinseca e nominale, che giustifica innanzi al pubblico il loro nome di Accademici. Tuttavia, c' in Arcesilao qualcosa che ricorda pi da vicino la dottrina platonica: ed il modo stesso di porre il problema della filosofia, come problema scientifico, nettamente separato dal dominio dell'opinione. Secondo lo spirito della filosofia platonica. Arcesilao nega ogni valore all'opinione volgare ( 2 ): se qualcosa degno dell'aspirazione del saggio, questo non pu essere che la scienza. Malauguratamente, la scienza irraggiungibile: all'uomo preclusa ogni conoscenza vera delle cose. Il criterio degli stoici non vale a squarciare il velo che ci occulta la realt in se medesima; esso non aggiunge nulla al contenuto del sapere, e quindi lativo del
gnaci;
altri
ci
2 e
media quella
5,
di
Arcesilao;
3 e
nuova quella
di
Cameade
e di Clitomaco. Altri ne
aggiungono una 4, di Filone e ("annida. Ed Antioco (Sext., Phyrr. Hypot., i, 220 segg.). Qui occupiamo soltanto di Arcesilao e di Cameade degli altri, in seguito.
ancora una
di
;
(1)
Skxt., ibid.,
i,
221; v.
vii, 157;
(2)
Sext., Malli.,
i,
12.
IX.
SCETTICISMO ED ECLETTISMO
145
tra-
scia intatto
il
dilemma:
ci
noi.
il
ambo
scienza.
l'jtoxri
Il
neH'Taoalia, che
1
tere
forma attenuata, il criterio degli stoici, con l'ammetuna maniera di regolarsi secondo il probabile (xc tvlyty), che soddisfa alle necessit positive del2
(
l'azione
'
).
Questo significato probabilistico dello scetticismo si ritrova, pi. accentuato, un secolo pi tardi, in Cameade di Cirene, che, insieme con le opere dell'Accademia, aveva accuratamente studiato anche quelle dello stoicismo. Da esse egli aveva dovuto venire a conoscenza delle critiche che il dommatisrao contrapponeva alla scepsi di Arcesilao: che il
trattenere l'assenso
alla natura;
non
umano, anzi
contrario
che senza adesione l'azione impossibile; che quindi lo scetticismo esclude qualunque condotta della vita. Cameade convinto che v' un minimo di ragionevolezza in queste critiche, e concede agli avversari,
terio positivo,
(1)
(2)
I,
232 segg.
Sext., JUath.,
vii,
158.
G. de Kuogiero,
La
filosofia
greca
146
la filosofa greca
di
anche
persiste
qualche valore
il
teoretico.
Soltanto,
egli
nel negare
criterio
dommaticamente
assertivo.
La
ultima delle
come
quella che impressionata e scolpita da ci che esiste e conforme a ci che esiste. Una tale corrispondenza non si pu logicamente concedere, perch ci eh' guardato dalla fantasia pu anche
non
esistere, e l'assenso
pu
essere,
come
la pratica
dimostra, attribuito spesso a rappresentazioni false. Nei sogni, per esempio, si danno impressioni reali,
in
segno
pu dunque distinguere
di
la fantasia catalet-
portano egual4
vorrebbero attribuire
se
si
alla
Insomma,
si
muove
non
pu fare
di
organizzare
si
modo che
ade-
guino il pi eh' possibile agli oggetti, e che, se non conquistano l' inattingibile verit, producano almeno una verosimiglianza sempre pi convincente. Poich
tra la fantasia acatalettica e la fantasia catalettica
manca una
il
ma
c' tuttavia
tutte le fantasie
di
abbiano
si
un egual valore,
tratta
distribuire in diversi
pu
concentrare esclusivamente sopra una sola di esse. Per Cameade v' dunque una serie di gradi, che
s'
minimo
di credibi-
(1)
Sext., Ulnth.,
vii,
402 segg.
IX.
SCETTICISMO ED ECLETTISMO
147
lit e di
alti
si
connette con
il
rafforzata
da esse;
siste-
finch
massimo grado
si
dove
questo nesso
matico
alla
normalit del
mezzo, ecc.
(').
giche
conseguenze lorimovendo quella esorbitante costruzione che essi avevano preteso l'ondarvi sopra. Ma il probabilismo, bench pago di una fede soggettiva fondata sui rapporti dei fenomeni, non perci, meno dello stoicismo da cui si
trae cosi alle estreme
stoici,
il
Cameade
soggettivismo degli
Il
ve-
rosimile richiama
potervisi
vero, se pur
delle
idee,
che negli
stoici
di
entusiasmo,
il
2
(
).
(1)
(8)
LA FILOSOFIA GRECA
loro
Dio e
avevano fuso insieme Dio e il mondo, fisico; anche pi strettamente l'uomo, nell'etica, adeguando la virt umana
panteismo
Contro queste assunzioni,
a quella divina.
Cameade
fruttifi-
cher pi
al
teismo
non
allo
scetticismo ateo
contemporanei.
Che
cosa quella divinit degli stoici, insieme corporea, vivente, eterna, razionale? Ci ch' vivente, dice
Cameade, non pu
meno
ci
Ma neppure la ragione pu essergli assegnata: quella, perch serve a concludere dal noto all' ignoto, mentre a Dio nulla ignoto; questa perch appartiene solo agli esseri imperfetti e giova a correggere e vincere la loro imperfezione; ci che non pu dirsi di Dio ( ). Siffatte critiche non hanno nulla di ateistico; esse anzi preparano la nuova teologia mistica, che previrt
1
non
si
pu adeguare che
il
rapimento
dell'estasi.
Cameade manca certamente questo momento positivo della negazione, come manca in generale a tutti gli scettici; ma non sono perci meno importanti le loro critiche contro la comune teologia, che
nel
il
L'eclettismo.
ici
1
,
il
n- n- degli scettici, in
(1)
x,
segg.
IX.
SCETTICISMO ED ECLETTISMO
di
si
149
valenza negativa
fronte al pensiero,
degli eclettici,
tutte
le
tesi
della
scienza di
nell'e- ela stessa
equivalenza. Se nulla e intrinsecamente vero, tanto vale rifiutare tutte le affermazioni, quanto affer-
marle tutte con egual titolo. L'eclettismo una tendenza propria di spiriti decadenti, i quali non hanno pi la vera forza dell'affermazione, che per sua natura inclusiva ed eselusiva, dommatica e cridea, conservativa e creativa. Gli eclettici invece non
hanno
il
lo
tendenza
inclusiva dall'esclusiva,
il
dommatismo
alle
dalla critica.
affermazioni altrui,
immaginano
di poter
capace di risolvere
cluderne
ginale,
Il
i
le
antitesi e
conflitti,
e d'inori-
fiorire dell'eclettismo
decadente
un contenuto d'idee
e
gi impersonalizzato e svalutato,
siero eclettico.
Tra
e stoica gi
s'
duale;
e la
scomparsa
ci
che formava
il
loro
composizione delle singole dottrine nelle loro pi minute particolarit. Nell'opera degli eclettici non convergono le grandi linee speculative delle divt rse filosofie, ma problemi isolati, come quello del'egela
150
LA FILOSOFIA GRECA
della
monico,
mantica,
dell' y.xvQwoiq,
cos
via;
donde
la
fiacca
personalit
di
questo indirizzo, e
la
fisonoraia scialba
Tra
in
le
primo luogo
Stoa, che gi
i
nelle
sue esplica-
germi.
il
Allo stoicismo di
nome
di
filosofia di
Pa-
primo, nato in
C,
quali
esplic a
Roma
ed ebbe largo seguito di amici si ricordano uomini come Scipione e Lelio. Indi, alla morte di Antipatro, si rec in Atene a dirigere la scuola stoica. Il suo scolaro Posidonio, un sirio di Apamea, esercit anch'egli grande influenza sulla filosofia romana. Il criterio positivo dell'eclettismo coincide con quello degli scettici; non pi. la verit, ma la vescientifica,
i
e scolari, tra
filosofico,
come
nire sopra
di dottrine.
definizione
di
Crisippo
('):
ma
con
gli
2
( ).
culazione dalla
fisica
Quivi accoglie
la
veduta
mondo, ma le d un significato prevalentemente aristotelico, negando il ciclo della 3 xn,vQ(ooi<; mondo non invecchia e non muore: ). Il
stoica dell'eternit del
(
nessun dio
che
ci) (2)
(.<)
lo
si
Questo natura-
Sext., Malli.,
Diog., vii, 41.
vii,
19.
AMI Didymi,
(4)
IX.
SCETTICISMO KD ECLETTISMO
lismo
fisico, nel
quale
si
osservano
le
tracce dell'epi-
cose otoiov
le qualit,
ma
).
damentali dell'anima:
irrazionale (c&oyo<;
loyiy.v):
opoxri)
la
natura
agli
(cpvaiq),
la
psiche
e l'egemonico (tiy^ovixv o
la
prima
comune
le
eologico
si
riore (Epitteto,
di ci
la distinzione
potr formare
concetto della
tema
morali
dell'autonomia dello spirito attraverso la lotta contro la tendenza e g' impulsi irrazionali, che formano il
contenuto della
Ma
la
non appartiene
stoicismo classico,
altra
che,
come
via
al
suo rigorismo
morale; essa invece costituisce un motivo essenzialmente platonico, avente le sue radici nel dualismo psicologico del Fedone. La sua influenza trascende confini della scuola stoica, media e nuova, la quale solamente il veicolo per cui questo impori
tante
al
neo-
platonismo
).
(1)
3G.
motivo platonico della psicologia della Media Stoa si argoci, che Posidonio riteneva impossibile che da un fatti dell'anima, e credeva con sol principio potessero dedursi tutti Platone impensabile che la ragione fosse causa dell'irrazionale (Ga(2) Il
menta anche da
152
LA FILOSOFIA GRECA
L'etica della
Media Stoa
un'attenuazione eclet-
massimo
conseguimento di essa si ottiene vivendo conforme alla natura umana. Ma poich questa comprende due facolt sostanzialmente diverse, i valori morali si distribuiscono conformemente in due categorie. Ve una virt perfetta, che appartiene al saggio (y.axQQ(a\ia) e una virt comune o media (xaOnxov), propria degli altri uomini e che consiste in una copia della prima ( ). Di qui si pu facilmente riconoscere che, se l'apprezzamento della virt vera, conforme a ragione, identico nello stoicismo antico e medio ( 2 ). la pi larga sfera che quest'ultimo concede al JcaOfjxov, al medium officium,, l'indizio di un raddolcimento dell'antica severit. In questo risaltato da vedere indubbiamente l'influenza dell'etica aristotelica, la quale contempera armonicamente le varie attivit dell'anima. E ad Aristotile, tanto Panezio quanto Posidonio tolgono il concetto che la virt sia un che di mezzo tra il troppo e il troppo poco, cio quella [izax^q che tanto ripugnava all'antico stoicismo, e che invece assai bene risponde alla tendenza eclettica della Media Stoa.
1
secolo a. C. con
Filone
l'Accademia secondo
il
costume
);
del
se-
len., De Hipp. et Plat. piar.., IV, 3, p 377). Panezio chiam Platone l'Omero della filosofia; tuttavia non sottoscrisse aliatesi dell'immortalit dell'anima, pensando che tutto ci che nasce necessario che
perisca;
e
,
suscettibile di
malattia (Cic,
Tuxc. disp
32).
(1) Cic.,
De
,
o/f,
i,
lo, 46;
Il,
ni.
3,
13;
4,
16.
(2
(3)
Ci-EM
Strom.,
21.
Srxt.,
Pyn:,
1,
235.
IX.
SCETTICISMO ED ECLETTISMO
153
condo pot affermare Cicerone che, salvo poche mutazioni, egli era germanssimus stoicus (). Tuttavia questa affinila esiste molto pi con la media che non con l'antica Stoa.
Filone tessalo
mitridatica, e vi
eesilao e
si
rifugi a
Roma durante
il
la
guerra
da Cameade
motivo scettico
rimprover d'aver deviato dall'indirizzo planon negava gi. la conoscenza platonica delle cose in s ( 2 ), ma solo il
gli
che
accademici alla
(?).
stoicismo
Ma da
Car-
neade
si
non
la
verosimiglianza,
ma
l'evidenza.
Pi grande ancora
in Antioco,
il
che pure ne fu per un certo tempo fautore, ma se ne ricred, volendo ritornare a Platone. Tuttavia, se egli si dimostra abile nel combattere le degenerazioni del platonismo, e particolarmente il
concetto accademico della verosimiglianza
il
quale
presuppone quello della verit che vorrebbe sostituire non ha poi tanta forza speculativa da poter
in s
motivi
di
diverse
promesso
ripatetici
:
di
accoglie
ma nega
l'eguaglianza di
peccati e restrema
Cic, Ac Pr., li, 33. Cic, Acad.. li. 4. 12. Sext., ibid.; Cic, Acad. Pr., n,
154
LA FILOSOFIA ORBCA
antitesi del
fuori della
palmente
(lucila del
fa consistere
il
ma
ancora in
corpo
('-),
un valore
stoici.
all'esteriorit,
greca
fa
il
mondo
latino.
4.
conquista
non gi
ma
dell'Acaia.
Tuttavia,
ellenistica
non
si
rispecchia nel
pensiero romano
dissolvitori, senza
greci e
romani, a cominciare
il
dal II secolo a.
di
in
C, non
che
sorgere di un fatto
in estensione
che
bi-
Uno
un
sogno
raffinatezze
un
desiderio' di
delle
genza intima
a
e mentale,
spingeva
ricercare
in
pi celebrati
maestri di
rettorica
Roma,
la
fin
Atene e in Rodi. Gli studi filosofici a dal primo apparire, trovarono gi il loro
fu
sfera
quella dei
susvita.
un valore solamente
essenziali della
(1)
[*)
Ci.'.,
l
.
Acad. Pr.,
il,
33.
De
fn.,
V,
!3, 37.
IX.
SCETTICISMO KD ECLETTISMO
delle teorie
alla
La subordinazione
pratica forma
romano, e
la
pensiero:
sviluppa in
sistemi,
ma
E il grande pensiero roappunto nella pratica, che tramand ai posteri le due idee mondiali del diritto e del cristianesimo, valori eminentemente prammatici. Sta qui
nismi viventi della storia.
mano
sta
suo significato originale e fecondo, la cui considerazione per trascende i limiti della filosofia greca
il
ed appartiene
alle
(').
Intorno a questo nucleo vivo della pratica, T ideologia degli epigoni greci
di la
amorfo
e inconsistente.
Una grande
nel
di
come pensatore,
inferiore alla
a
romana;
e lo stoicismo, si
il
pu aggiungere,
cui
si
attribuito
lo spirito
informatore del diritto romano, non ne rappresenta invece che un aspetto puramente negativo, e gli cede
gran luns'a nella sua realt effettuale e positiva. La filosofia latina che noi qui esamineremo, non esprime dunque che un momento affatto irrilevante
di
della romanit,
il
ne togli lo stoicismo, a cui conferiscono una qualche originalit le peculiari condizioni di vita nel periodo cesareo, nessuna
posizione mentale assume nella filosofia
romana una
(1)
V. la
mia
I,
cap.
I.
156
LA FILOSOFIA GRECA
altro
osserva che il prolungarsi eli quel periodo di decadenza mentale che si era iniziato nella Grecia:
fonti della filosofia
latina
sopravvive nelle scuole dei II e del I secolo che riafferma il carattere meramente cultuloro
che
la
moda somministrava
da Atene
o
il
da Rodi,
cammino
della filosofia.
Il
movimento
Roma
nel II secolo a.
C,
e,
come
og'ni novit,
ebbe degli
avversari negli
e dei fautori
spiriti
negli
spiriti
Tra questi
ricordano
personalit eminenti,
come Scipione
l'Africano, Tito
Quinzio Flaminio, Emilio Paolo, che si dedicarono con amore alle lettere greche. Intorno al 161 a. C,
un senatoconsulto proib
sofi e
il
soggiorno' in
Roma
a filo-
degli
uomini di vecchio stampo, che intuivano l'imminente pericolo della dissoluzione nella vita romana, o '.iella loro ingenua rozzezza l'attribuivano alle indella
fluenze
cultura
ellenica.
Il
senatoconsulto fu
i
ben presto dimenticato: a poco a poco pi cospicui giovani romani ricominciarono ad affluire nelle scuole di Atene e di Rodi, e d'altra parte tornarono a riversarsi in
Roma
fiorenti, attratti,
come
buona
Roma
l'epicureismo e vi ebbe,
immeritata gloria, il suo grande poeta in Lucrezio, cui magnifica vena ne fu purtroppo mortificata. L'Accademia fece impeto sugli attoniti romani con
Cameade;
la
IX.
SCETTICISMO ED ECLETTISMO
li
157
Panezio e Posidonio,
modeste esigenze mentali. L'eclettismo era quella vernice di cultura filosofica che meglio si confaceva ad uomini nuovi agli studi, pei quali teatro della filosofia era la Grecia e non il proprio spirito. Epper fu tanto pi ad essi gradito il vedere come nell'eclettismo convergeva con la Stoa la scuola peripatetica, e principalmente la pi recente Accademia, con Filone ed Antioco. Il miscuglio dei vari temi speculativi non era cos neppure un lavoro da compiere, ma un lavoro gi compiuto e approntato. Non occorreva che tradurre in latino, e questo compito fu assunto da Cicerone negli ultimi anni della
sua vita.
egli riconosce
11
questa sua
attriil-
di traduttore.
l'antica
iniziata
da
Socrate 0): quel che v' di pi nel latino illustrare, non che il contributo
Un
tata,
di egual por-
senza pretesa di rigore scientifico; ed all'uopo benignamente soccorreva il criterio logico degli accademici: la verosimiglianza, che nell'amplificazione ciceroniana si esprime come: quod aut verum sit aut
ad
id
Ma
tata
ben diversa che per Cameade. Quest'ultimo se ne serviva come di un'arma contro i dominatici, e, criticando la loro pretesa di conquistare la piena oggettivit del vero, dava alla scienza il compito pi modesto di connettere empiricamente i dati della
Ac. Post.,
(1)
i,
2.
158
LA FILOSOFIA GKECA
principali dottrine
comprese
parentate da una
Di qui
cerone,
il
comune verosimiglianza.
di Ci-
indipendente
dalla
sua personalit
mentale,
ma
Con
gli stoici,
Cicerone antepone
questo
la pratica alla
che cogitare
prudenter
si
(').
E, conforme a
principio, egli
teoretica e
d poca cura per determinare la propria posizione si affida, senza troppo discernimento, alle
Platonismo, aristotelismo, stoicismo
si
Tonti greche.
mescolano
insieme nella sua concezione della natura. La rappresentazione della sfera cosmica, della distribuzione
degli elementi, della loro separazione qualitativa in
un mondo
tile.
e in
un sopramondo
attinta
ad Aristo-
Ma
ragione universale e provvidente che penetra tutte teismo non a sua volta sconfessato, ma,
tuttora presente nella concezione dualistica degli ele-
(1)
De
off.,
IX.
SCETTICISMO ED ECLETTISMO
159
inenti,
la
ma
secondo quella
di Platone.
Contro
la
il
solo
atomismo per
egli insorge
con
il
una insospettata
concezione di un
mondo
privo di
fini,
dove
Pu
l'alfabeto darci
poema
di
Ennio?
('):
cos
il
suo
buon senso
gli
si
fa
quella decli-
nazione degli atomi con la quale Epicuro credeva di poter sfuggire alle conseguenze deterministiche
del proprio sistema.
L'uomo
nale, che
corpo;
irrazio-
sitiva, e in
tivit
intellettuale,
sue
forme
discorsive
2 (
).
Ma,
al corpo,
con cui divide l'origine e il destino, l'anima razionale si contrappone a entrambi, come una diversa
sostanza, non terrena,
3
( ).
ma E da
ed origine divina vien dedotta la sua eternoti argomenti del platonismo. Infine, si
cui
si
amalgamano insieme
platonica e
le
il
concetto
reminiscenza
nozioni comuni
degli stoici.
(1) (2)
(3)
De nat. deor., n, 37. Tmsc, i, 24, 56; i, 20, 46; n, 21, 47 e passim. De fin., v, 21, 60; Tusc, i, 27, 66; Leg., I, 8,
24.
160
LA FILOSOFIA GRECA
Un'esposizione compiuta del pensiero
di
Cicerone
esula
sarebbe una rassegna delle principali dottrine greche, avulse dal loro spidjil
nostro
proposito:
concezione
tra la virt
il
rigorismo stoico,
blandizie con cui
scevra
veduta stoica, secondo la quale l'anima del saggio da ogni jcdGog, da lui definito come aversa
a recta ratone
animi corhmotio
e
il
(*).
gli
scritti politici di
De Republica
De
Legbus, pervenuti
a noi solo in parte, nei quali il senso giuridico, cos connaturato ai romani, concretizza le vaporose idealit
cosmopolitiche degli
stoici,
ed
inizia l'elabora-
il
suo dtto
orme di Antioco, da lui udito in Atene, professa un eclettismo non esente, come quello del suo' maestro, dalla pretesa di un risulle
non ritiene che basti la verosimiglianza a dare fondamento del bene e del male, che dev'essere
ma
con
lui
divide la concefelicit, e la
ten-
le forze spiri-
corporee
2
( ).
Tusc, v, 6. probabilismo ha un altro suo rappresentante, a Eoina, in Ario Didimo, amico di Augusto. Anche per lui il sapere riservato agli di, e all'uomo nou tocca che un semplice opinare.
(1)
(2)
Il
IX.
SCETTICISMO ED ECLETTISMO
161
Una posizione eminentemente caratteristica assumono a Roma, sul cadere della repubblica, i Sestii, Fondatore della scuola fu Quinto Sestio, un romano
di nobile stirpe;
i
essi
scuola
si
spense.
lo spirito del-
Roma
dalla corruzione
l'esplicazione
pratica, pi
di
dalla decadenza;
mezzo per
Il
triottico,
era la
che
dottrina dello
stoicismo.
morale, pi che dall'originalit delle loro Seneca ci ha tessuto un bello elogio di Quinto Sestio in una sua lettera ( ). Egli lo ritrae come un uomo veramente superiore, ma di quella superiorit che non remota dagli uomini, ed anzi forma la loro pi intima umanit. Questo ha di egregio Sestio cosi egli dice che ti mostra la grandezza della vita beata, e non ti fa disperare di conseguirla; tu apprendi che essa molto in alto, ma penetrabile a
sonalit
l
),
Seneca ci spiega il valore combattivo della virt secondo i Sestii: il saggio si muove nella vita come un esercito, quadrato agmiiie, nel terreno nemico. Qui lo stoicismo s'incarna nel carattere romano, diviene un motivo spontaneo di condotta, rifuso nel temperamento di uomini vivi, che vedono tutte le insidie dei tempi nuovi e vogliono con tutte
le loro forze
contrastarvi.
Questo motivo stoico si svolge nel periodo di Roma imperiale per quegli stessi impulsi che avevano su-
fi)
(8)
G. de Ruggiero, La
filosofa
greca
n.
162
l'antico
LA FILOSOFIA GRECA
stoicismo nella decadenza politica Ogni pensatore ha una nota personale e vivace e la trae dal proprio intimo; nessuno ripete scolasticamente le vecchie dottrine di Zenone
scitato
della Grecia.
e di Crisippo: si sente
che
lo
stoicismo divenuto
di
disciplinare la
anche nelle mutate condizioni esterne. E la concettosit romana aggiunge un rilievo tutto particolare allo stoicismo: ne conserva le linee esteriori del sistema, ma l'arricchisce nell'interno, con
sentenze profonde, piene di
suta.
vita
avvenuto
si
cos
satori
siano giovati
filosofi di
libri di
Seneca,
dif-
di Epitteto, di
fusi nel
pubblico colto.
interesse
Ma
un proprio
5.
da
far valere.
Seneca.
Il
stoicismo
romano
Lucio
C.
,
dova nell'anno
di
3 d.
Fu maestro
Nerone, che, com' noto, lo condann a morte. Seneca un grande scrittore; abbondante, e tuttavia concettoso, epigrammatico. Egli possiede l'arte di dar rilievo a ci che dice, ed attrae il lettore con
V impreveduta novit delle immagini e delle sentenze, sempre efficaci, talvolta lapidarie. Principalmente, ha una grande modernit di espressioni e di pensiero, s che a volte egli sembra uno scrittore contemporaneo. Le sue Epistidae ad Lucilium sono una
delle pi belle
Il
di
tema delle lettere essenzialmente morale, ma una moralit che non pretende di erigersi in situtti
gli aspetti
aveva
IX.
SCETTICISMO ED ECLETTISMO
163
!;i stoltizia ha questo di proprio, che comincia sempre a vivere. In questa profonda sentenza si condensa, in una forma negativa, il prin-
detto che
propria
vita,
un ricominciare perennemente la propria vita, ma uno svolgerla dal centro dinamico della propria personalit. E lo stoico, riprendendo il monon
liberiamo
tutti delle
ma
nes-
suno delibera dell'intera ('). Deliberare dell'intera vita significa non gi trascendere e svalutare le singole parti; anzi intrinsecare
in
che non
la loro
somma, ma
la loro
fisonomia unica
clies,
e individua.
La sentenza
tota,
securus
est
).
Questa sentenza
il
una
pensiero
modo che
sia in
la tua
che
in cui la
Non v' che il saggio, che agisce come uno e identico, cio come veramente tutto, gli altri uomini sono
multiformi
:i
).
Epper
solamente
assume un
fonde col pensiero e questo con quella. Gli uomini comuni cercano vanamente di colmare, con la multiformu dei loro atti rivolti verso l'esterno, il vuoto incolmabile del
sol colore;
proprio intimo.
Ma invano
si
crca di
sfuggir se
(1)
(2)
(8)
164
LA FILOSOFIA GRttCA
gis(
movimento: tecum fuInvano si ripone la realt del proprio essere nelle vane chiraere del futuro: o quanta dementici est spes longas
stessi nell'irrequietezza del
l
),
inchoantium! Nulla bisogna promettersi dal futuro: id quoque quod tenetur, per manus exit, et ipsam
pu
porto,
saggio.
pu chiamare gli altri a giudicarlo, senza bisogno di nascondersi e d'isolarsi. Anzi il giudizio
del pubblico diviene
la
presenza dell'altro in s, creatrice del dramma morale. La saggezza ammonisce: vivi come in pub-
fa che le tue pareti ti coprano e non ti nascondano. La buona coscienza chiama a se la turba;
blico;
la
malvagia
2
ansiosa e trepidante
anche nella
so-
litudine
Il
( ).
Seneca un'accentuazione assai maggiore che negli antichi stoici. Si sente in lui viva l'influenza platonica, la quale si palesa ancora nel ridevo dato alla lotta contro l' irrazionalit, che in noi, ma in un certo senso esterna a noi, perch non
dello spirito riceve in
intacca
il
Il
dua-
circoscrivere la
sfera
della
si
pura
spiritualit,
ritiene
appartenente
(1) (2)
Ep., 28.
>., 48.
IX.
SCETTICISMO BD ECLETTISMO
165
all'anima,
ma
il
).
Una nuova
il
deviazione dall'antico
stoicismo
si
quindi
greci e
tuizioni
divinit
intesa
come
moralit
(-').
Nessuno
Eppure, con queste massime, altre ne coesistono d'intonazione diametralmente opposta, che tendono a ridurre a una vana testimonianza la presenza del
divino nell'uomo e ad assicurare al saggio una perfetta autonomia e una sufficienza orgogliosa a se medesimo. Lo stoicismo ancora la solida terra su cui si riposa il pensiero di Seneca, quando non
regge pi
Le
lettere di
Seneca formano
la parte pi
imporil
ivi
formulati. Cos
De Ira svolge il motivo stoico della negazione itdOo;; il De Consolatione, scritto durante l'esilio
filosofo in Corsica,
del
del
enuncia l'indifferenza del saggio di fronte alle contingenze esteriori; il De Providentia agita l'antitesi della provvidenza e del fato; il De Clementia tenta di salvare questa virt, col separarla
(1) (3)
166
LA FILOSOFIA GRECA
misericordia condannata dagli stoici;
il il
dalla
De
fa
si
Nel sistema
fatto,
filosofico di
la
il
non
ma, non
dicere
);
a volte invece
.per
il
primo posto
alla fisica,
oggetto
la divinit stessa e
2 ( ).
Ma
in
realt,
la
fisica di
libri delle
portanza che l'autore sembra volerle conferire, e non va oltre un'acuta e perspicace discussione di problemi strettamente fisici e metereologici ( 3 ). Quanto ai principii direttivi della fisica, Seneca dipendente
dalle sue fonti greche, e se ne distingue soltanto nel
caratterizzare
il
principio agente
come
spirito o soffio
Pi giovane di Seneca, C. Musonio Rufo, vissuto Nerone e Vespasiano, si limita in una maniera pi circoscritta ai problemi morali. La filosofia vien da lui definita in funzione del compito morale, che
sotto
(1;
(2)
/'/'.,
20.
V. la prefazione alle Natir. Qu il lib. 2, dove la spiegazione dei fulmini attribuii:], contro Aristotile, alla collisione delle nubi; il 3, dove si confuta l'origine delle acque delle fonti e dei fiumi dalle piogge, e la si spiega
(3)
Interessante
con l'analogia dell'organismo umano, avente le sue vene e le sue arterie; il 5, dove la genesi dei venti viene attribuita, parte alla rarefazione dell'aria per l'azione solare, parte alla propriet dell'aria stessa, intesa come realt animata; il G, dove la tanto controversa origine del Nilo vien con Aristotile e Teofrasto attribuita allo spirito della
terra.
IX.
SCETTICISMO ED ECLETTISMO
167
ma
anche
E Tesser
(').
filosofo divien
sinonimo
di essere
uomo dabbene
6.
Epitteto, di orii
Roma
suoi
tempo
di
Traiano.
rare da evitare
tutte le cose
si
2 In conformit di questo compito, dividono in due classi: ci che dipende da noi e ci che non in nostro potere. Alla
( ).
prima classe appartiene l'opinione soggettiva, con le inclinazioni, desideri e le repugnanze che ne derivano; alla seconda classe, tutto il mondo esterno, compreso il corpo umano, coi cos detti beni (sanit, ricchezza, ecc.) che lo concernono. Ma il bene e il male, nel loro vero significato morale, non consistono nelle cose, bens nelle opinioni che gli uomini si formano intorno alle cose: esempio tipico, la morte, ohe diviene un male nell'opinione, mentre tale non 3 , in s considerata ( ). Avviene cos, che le cose esterne le quali pur sono straniere a noi, ci tocchino per mezzo delle rappresentazioni ed opinioni che sui
4
(
).
Qui
nendo dell'uso
Floril., 67,
(1)
(3)
(4)
5.
168
spirito
fa
LA FILOSOFIA GRECA
e le
La saggezza
se stessi,
turbatrice
il
proprio spirito
( ).
Ma una
volont,
una
rimuovere da se ogni oggetto, ad affermarsi nella solitudine e nell'isolamento, non che un astratto fantasma, anzi peggio, una vana
libert intenta a
corrosione.
La
Sopportare ed
il
sua inutilit alla pratica sono affermati senza nessuna attenuazione. Lascia da parte i libri; non tardare un istante, perch questa dilazione non
ti
il
filosofo
2 ( ).
motivo della sua opera ispirato al concetto di Panezio della subordinazione dell'anima naturale e irrazionale al
Un
causa di svalutazione per ci eh' subordinato. Egli predica il disprezzo non soltanto del corpo, ma anche dell'anima. Tutto ci che riguarda il corpo un fiume
che scorre; tutto ci che riguarda l'anima non che sogno e vanit. Chi pu dunque dirigerci ? Non v' che una guida sola, la filosofia. E filosofare significa fare in modo che il genio eh' in noi resti puro da ogni macchia, pi forte dei piaceri e dei dolori, mai agente con leggerezza, n con falsit o dissimu-
li)
Man.,
1.
1,
5; Scnt. 19.
(2) li,
IX.
SCETTICISMO
F.D
ECLETTISMO
gli
169
lazione,
ma
pronto ad accettare
avvenimenti
di
ogni ordine,
come emanazioni
(').
stesso deriva
ha la provvidenza che regge gli eventi, e che viene sovente magnificata da Marco Aurelio ( 2 ); tuttavia non necessario al saggio trovare un teatro adatto alla propria azione. Se anche il mondo fosse non gi regolato e armonico, ma caotico e confuso, l'uomo avrebbe il dovere e la potest di
alla realt naturale
Questa subordinazione
ragione
nella
sua
divina
realizzare in se
e orga-
nizzato
3
( ).
principio
il compito di dirigere verso una meta precisa gli atti e i sentimenti, e calcolare fin le minime azioni, riferendole al fine supremo della
organizzatore; donde
vita
(*).
Qui
si
Le cose
contatto
in se
non hanno
il
bench minimo
con l'anima nostra. Esse non hanno accesso possibile; non possono n mutarla n muoverla.
L'anima
sola
il
stessa e di
darsi
foggia
Noi non siamo dunque in contatto che con noi stessi e con le nostre opia suo uso
le
cose esteriori
).
nioni; la realt
non
ci
tocca. Di qui
il
il
precetto: sop-
fatto corrispon-
ferito,
sopprimi
l'Io
sono
ferito,
(1)
170
La filosofia greca
(').
Questo soggettivismo
la
realt e
l'effi-
non
ci
gli
atti
perch questi
spirito,
loro
ma
il
che
2
(
commuove sono
le
idee che
ce ne facciamo
).
Qui
ci
e,
pone
alla
e intristisce
l'anima in una fanciullesca interpretazione della vita, che toglie alla virt ogni grandezza
e ogni prestigio.
Con
Epitteto e
vicina al cinismo,
indifferente
Marco Aurelio, lo stoicismo si avinteso come una mera prassi, ad ogni fondamento teoretico della mo-
ralit, e anzi come disprezzo di quel sapere. E il cinismo risorge a scuola autonoma dell'et imperiale,
tutti
con Demetrio, amico di Seneca, Enomeo, Demonace: costoro rifuggono da ogni scienza e vagheggiano una mera sufficienza pratica.
7.
si
Eclettismo e scetticismo
dividono
priamente detta, con diverso intento, ma con risulcomune che trascende l'uno e l'altro. Tanto l'acritica inclusione, quanto l'ipercritica esclusione di tutti gli antichi dorami riattivano intorno ad essi l'interesse erudito e preparano una pi vasta sintesi, di cui entrambi formeranno un momento
tato
necessario.
(1)
iv,
7.
18.
(2) XI,
IX.
SCETTICISMO ED ECLETTISMO
TI
anche
nome
egli stesso
chiam
E
dopo
il
il
pirronismo, spento come setta autonoma poco suo nascere, ma reincarnato nell'Accademia,
1
datore, nel
secolo a.
C, con Enesidemo,
secoli pi tardi
codificatore
nel
ebbe il suo ultimo rappresentante e medico Sesto Empirico. Il primo IIuQecoveicov lyto\, che noi non posi
sediamo;
jtcoeig,
il
secondo, oltre
ii.-cotu-
scrisse l'opera
volta, oltre
le
( ).
Due sono
di
tratti
differenziali
dello scetticismo
Enesidemo, rispetto al pirronismo e alla media Accademia. Innanzi tutto, esso ha di mira non soltanto la scienza stoica,
l'eclettica.
ma ancora,
il
e pi specialmente,
Cameade, che gli appare troppo dommatico. Il vero scettico non afferma talune cose e nega talune altre, ma non ne afferma nessuna, non
simiglianza di
dice ci eh' conoscibile o inconoscibile, vero o falso,
verosimile o inverosimile;
il
ma
si
limita a sospendere
giudizio
( ).
Inoltre
signitic;i
ancora dommatizzare, se pur negativamente: il vero scettico invece si accontenta di dire che finora nulla
(1) (2)
libri
filosofica.
Sext., Pyrr.,
226.
172
la Filosofa greca
ad ogni asserzione dommatica se. ne possa contrapporre una opposta, egualmente fondata ('). Con questo assunto positivistico per non s'accorda l'enunciato dei dieci tropi (tqjtoi) su cui Enesidemo cerca di fondare il suo dubbio universale,
perch da
essi risulta piuttosro un'impossibilit as-
tropi,
il
esseri animati,
da cui consegue
il
il
con-
stesse cose;
2 dalla
mini
il
il
in
particolare;
il
3 dalla differente
struttura
dei sensorii;
5 dalla 6 dal
miscuglio in cui
cose
ci
appaiono;
l'8
il
grande appare
dalla
9 dalla
frequenza o rarit
2
(
delle percezioni;
il
Ai dieci tropi di Enesidemo, Agrippa ne aggiunse altri cinque, che per, con pi verit, non si sommano ai precedenti, ma sono una diversa redistri,
buzione dei
fattori del
i
dubbio
singoli problemi,
regresso
oggetti;
l'assunzione
certe,
di proposizioni universali
i
immediatamente
la
si
che
il
regresso
infine
(1)
(9)
Diog.,
ix,
79 aegg.
IX.
SCETTICISMO ED ECLETTISMO
173
un giudizio, si fonda a sua volta su questo, cio manca di giustificazione ('). L'intento di Enesidemo di fondare un nuovo eraclitismo, cio una concezione del flusso universale
delle cose e delle opinioni
sulla traccia del
che
le
concernono.
Ma
suo modello, finisce anch'egli col dominatizzare: di qui la distinzione, che il suo seguace Sesto Empirico sente il bisogno di ripristinare,
tra Peraclitisrno e lo scetticismo
('-).
Menodoto, sono insieme aggruppati con un nesso sistematico, che riproduce, nel suo anti-dommatismo,
la tripartizione
fisica, etica.
dommatica
Matematici
(o
Contro
vengono minutamente esaminate e discusse con una sovrabbondanza di argomentazioni, che non sempre tuttavia testimoDi mimatici),
le
singole sezioni
Contro
di
la
tropi
Enesidemo
possibilit che
dia
un
ri-
volge particolarmente la sua attenzione. Ogni criterio consta di tre momenti: a quo, per quod, secundum
quod
( ).
quo, cio
e questo vien
e fallace.
il
mezzo giudicante,
entrambi.
(la
Ma
la
l'intelletto,
propria
(1) (2)
i,
164 segg.
Sext., Pyrr.,
i,
210.
(3)
174
LA FILOSOFIA GRECA
sostanza, generazione, ecc.) non potr tanto meno comprendere le altre cose; l'intelletto e il senso insieme non fanno che riunire due impotenze. Secun-
dum
di
gli stoici
il criterio propriamente detto, che riponevano nella fantasia catalettica. Contro questa, Sesto ripete tutti gli argomenti dell'antico
quod: cio
scetticismo.
Ma, a parte
la
possibilit o
meno
del
criterio,
di
dimostrare una verit: se v' apodissi, ogni dimostrato ba bisogno di' una nuova dimostrazione, all'insillogismo include un circolo vizioso, il premessa maggiore, per mezzo delia quale la conclusione dev'essere provata, pu essere convalidata soltanto da una induzione, che contenga in
finito
x
( ).
perch
la
s la conclusione stessa
2 (
).
Dopo
la logica, la scepsi
importante sopratutto
la
me tanca
greca
del
appoggiata.
La eausa,
resto
un'argomentazione
(jtQg ti), e la
una relazione
ma
3 E non v' causa, anche perch, o il corpo ). sarebbe causa del corpo, o l'incorporeo dell'incor-
il corpo dell' incorporeo o viceversa. Ma il corpo non pu essere causa del corpo perch entrambi hanno la stessa natura; bisognerebbe allora
poreo, o
che ogni corpo fosse causa, e allora nulla sarebbe pi effetto. Lo stesso si dica dell'incorporeo come causa dell'incorporeo. Ma tra l'incorporeo e il cor-
il,
85.
Sext., Pyrr.,
Sext., Malli.,
li,
234 segg.
207; Diog., ix, 98.
ix,
IX.
SCETTICISMO ED ECLETTISMO
la
175
la
).
Infine
la
virt efficiente
non pu risiedere pi
si
ruota, che
il
nella
dice che
ma
veramente
un'atti-
non piuttosto
il
).
L'incapacit ad intendere la
fondo delle
greca in
la
il
principio di causa.
Ma
sua
crisi interiore
damento
Similmente contro
la
il
moto, lo spazio,
i
il
tempo,
sofistici
vecchi temi
nuovi ne sono escogitati. E finalmente la fondata sull'impossibilit di concepire un bene o un male per natura, perch se fossero, dovrebbero essere eguali per tutti,
ed
critica delle dottrine etiche
tali
chiude
la
serie
delle
ne-
Ma
Sesto?
Un
qual' la conclusione ultima del pensiero di totale nihilismo? No: egli annulla o imdi annullare ogni
magina
ed opera.- Quindi, lo strano epilogo di questo scetticismo, che nega ogni valore
(1)
(2)
176
LA FILOSOFIA GRECA
conquiste della scienza, per abbandonarsi all'opialle
alle
filosofa
si
era svolta
del-
mera empiria
l'uomo incolto e comune, per l'appunto ci che bisogna togliere di mezzo, per ritrovare nell'intatto patrimonio dell' ignoranza il criterio pratico della condotta della vita. A questo titolo, Sesto avrebbe
potuto vantarsi di essere
il
pi fortunato scolarca
che mai
ci
sia
stato,
se
non
si
primo
sottratto
filosofie,
scopo di criticarle.
suo agnosticismo ha un notevole significato anche per il pensiero religioso. Egli critica e nega
i
ma uon
cos,
in
X
IL
NEO-PLATONISMO
1.
abbiamo considerato
della
di
civilt ellenistica:
dissiparsi
una vita gi rigogliosa nei suoi primitivi centri, ma non pi sufficiente a riempire di s il mondo
ellenizzato,
i
sue forze vi
spandano senza perdersi. Abbiamo non sorge nel mondo greco nessuna grande idea coestesa ai nuovi,
il
smisurati orizzonti:
piuttosto
uno smarrimento
mutate condizioni di vita, anzich una nuova forma di consapevolezza; quindi il pensiero stoico appartiene pi all'antica civilt che alla nuova che si va formando, ed a quella legato da un amore nostalgico e senza speranze.
L'opera universale di Alessandro non sorretta da un'idea universale che possa consolidarla. La vita greca si modellata sulla nliq e muore con essa; il suo massimo sforzo di espansione anche
G. de Kuggiero,
La
filosofia
greca
- II.
12
178
LA FILOSOFIA GRECA
come
in tutte le espli-
dopo avere creato una ricca civilt tutta propria, ne intuiscono e ne preparano una nuova, ma esauriscono con ci il proprio essere e sono sopraffatti da quella stessa corrente che hanno intravveduta e preparata. Pochi anni separano la conquista di Alessandro dall'occupazione romana. L'espansione romana sar pi duratura, perch la sorregger un'idea coestesa alla sua azione: il diritto, la legge, forma universale per un contenuto
greci,
universale, forza
attiva
al
d'irraggiamento, e intanto
riferimento
attivo
mondo
si
attuano
le
sue leggi.
il
cui
Cri-
il
stianesimo attinger
il
mente universale; onde, sia detto qui per incidente, esso sar, a malgrado del suo contenuto prevalentemente greco, cattolico romano. Questa universalit della t'orma mancata affatto ai Greci: vissuti nel particolarismo, dovunque hanno creato, hanno creato a loro immagine e somiglianza, moltiplicando il loro stesso particolarismo, anche quando l'estensione della propria azione poteva pretendere a una vera universalit. Tutta la storia della colonizzazione ellenica dominata da questo identico spirito: lo sviluppo dell'ellenismo dura fino a quando tutta la minuta costellazione ellenica brilla di luce
propria; e volge alla sua rapida dissoluzione allorch
i
singoli centri
infuso
loro creatori.
Siffatto
tuttavia che
un momento
noi
X. IL
NEO-PLATONISMO
179
consideriamo.
si
impossibile concepire
mai ricongiungersi ai momenti iniziali La vita eminentemente pensiero, cio riflessione; e se pure la traiettoria adeguata alla vita di un singolo popolo la parabola, questa tuttavia si complica di movimenti e rivoluzioni seconrabolico senza
Bel suo processo.
di) rie,
ce pi bile
la tendenza finale. inconche la Grecia classica abbia consegnato all'ellenismo un ricco patrimonio di valori soltanto
che ne rallentano
il
fatto stesso
che
valori
non
se
si
valori,
tramandano che nella creazione di nuovi lecito presumere che l'ellenismo abbia in
la
sua vera
ci
ori-
ginalit.
vien
il
pensiero.
si
riflette
ligione.
i
sta
qui ancora
il
nel
mente.
Come
nell'et
ringiovanisce lo
matura dell'individuo, la riflesquando riflessione viva, creatrice, spirito, ma non cos tuttavia da ri-
assorgere a una giovinezza nuova, tutta ideale e consapevole; cos pure nell'ellenismo rivive l'aurea giovent della Grecia, ma senza la primitiva spontaneit, che trasfigurata e idealizzata nel ricordo. In
emergono con
fatica, oltre e
180
di coloro
LA FILOSOFIA GRECA
che operano.
I filosofi
vogliono limitarsi a
coraentare e illustrare
sacrate nei
le
un Pitagora, di un Platone, di il comento trasfigura le fonti originarie, trae da esse un pensiero che non vi era contenuto, fa che rispondano a problemi sorti appena
di
nomi
un
Aristotile; e tuttavia
menti degli esegeti. Similmente la religione non vuol essere che un risveglio dell'antico politeismo, gi morto nelle coscienze, vinelle
dell'et ellenistica
non immediatezza sensibile, ma ha un valore tutto intellettuale, dove i miti sono espressioni di concetti e non di fantasmi, e dove i culti assorgono al significato di una razionalit fino
la pluralit degli di
allora sconosciuta.
che pur esprimono momenti diversi dello stesso processo: epper gl'ingenui indagatori dell'antichit greca insinuano quasi di nascosto i loro pensieri nei vecchi testi, credendo cos di porli sotto
l'egida di
autorit indiscusse.
questa
la
ragione
una credenza che di tutti tempi, ma che per la prima volta riceve, presso filosofi del periodo che noi consideriamo, un profondo significato razioantichi:
i i
nale, e
La tendenza dominante
tutta
mediata
e riflessa:
ma
diversamente opera
che
le
X.
IL
NEO-PLATONISMO
181
la tradi-
puramente ellenica
la
si
contamina
di
motivi
si
propagata, e che
una propria
civilt gloriosa,
ac-
Ila rutti
civilt
sfrenatamente mistico, che forma l'aspetto predominante della mentalit orientale, per cui si distingue
il
terreno
reli-
Greci:
frutto
alle
E quivi molto avevano da apprendere possedevano una religioni/ popolare, d'ingenue e artistiche intuizioni, insufficiente
essi
quando aveva
affrontato il problema religioso, avea dovuto sfrondare tutta l'inutile selva di miti e di favole, e s'era fermato all'intuizione di un Dio unico, immobile, sul limitare del mondo conoscibile, e della
stessa conoscenza filosofica, che ne
le
linee.
le
.
con
le
diatrici tra
savano in una unit superiore la mitologia e la teologia, che presso i Greci erano in dissidio; esse rivelavano una fonte pi profonda di conoscenza, ignota ai
182
LA FILOSOFIA GRECA
rinchiusi
nel
loro
il
Greci, che,
stretto
intellettualidi-
problema della
con Platone,
ai confini del-
l'ignoto.
rinnegato
Tuttavia ilpensiero greco aveva in quel tempo il suo ristretto, e pur tanto glorioso intelera ancora in
lettualismo, ed
la
grado
di
ricomprare
sua libert di fronte al problema di Dio. Lo scetticismo, preparato dalle dottrine stoiche ed epicuree,
tutte le pretese di
una cono-
umana
impotente a conquistare
il
Dio ineffabile,
che vive oltre e fuori la sfera dell'intelletto. Non poteva allora questo motivo scettico contenere insieme una doppia istanza, negativa verso l'antica scienza intellettualistica, positiva verso una forma nuova di sapere, oltre l'intelletto, adeguata all'oggetto ultra-intelligibile e divino? Questa speranza rampollava immediatamente dalla disperazione scettica e dal bisogno religioso, pi che mai vivo negli animi, in quel periodo delia storia che diede al mondo
la
l'
umano,
spontaneo e volontario manifestarsi di Dio agli uomini, una volta che questi non erano in grado di giungere con le proprie forze fino a lui. Per vie opposte, gli sforzi del pensiero converge-
vano nello stesso centro: ultrarazionale era la conoscenza di Dio postulata dall'esasperazione scettica
del pensiero; ultrarazionale la manifestazione spon-
X.
IL
NEO-PLATONISMO
183
ricongiungevano nel dominio d'un'espenella storia designata con l'appellativo di mistica. Quivi si ricomponevano in una nuova apparente immediatezza in realt mediata da tutta la negazione scettica del pensiero quivi le ricche la religione popolare e la teologia esperienze del misticismo orientale confluivano con tutta la loro smagliante esuberanza di forme. Bisogna tuttavia riconoscere, che se il pensiero greco in questo periodo ha assimilato molti elementi della mentalit orientale, non ha perduto, (tranne in alcuni casi, come nel giudaismo alessandrino), la propria autonomia e la coscienza del valore sopraragione,
si
Il
neo-
Finch
autonomia non
minacciata,
appare vitale e importante; ma resiste con tutte le sue forze, quando questa minaccia di travolgerlo. Cos il giudaismo, che aveva potuto mirabilmente accoppiarsi con l'elleni-
smo
nell'opera di una delle scuole di Alessandria, non appena diviene, nella veste cristiana, un pericolo immediato per la civilt ellenica, assalito dalle
critiche pi fiere dei platonici.
L'urto della mentalit cristiana e di quella ellenica della storia del pen-
Ricco di tradizioni storiche secolari, e per la sua stessa tendenza proclive al tradizionalismo, l'ell'ullenismo dapprima non vede nel suo avversario
siero.
crede che
cristianesimo
si
legittimi solo in
184
LA FILOSOFIA GRECA
giudaica.
il
modello di tutte
le
critiche venture
Ma
tualit
il
sua
at-
le fonti
e le con-
verte in
poi
momenti
il
di azioni e di vita.
mai
L'ellenismo intuisce questo valore prammatico, e, trasformando il carattere della sua opposizione, trasforma se medesimo. Esso si converte in una religione;
logisti.
i
che non possono incontrarsi. Tuttavia una certa stranezza in questa mimesi risalta, se si consideri quanto
fosse aliena dall'azione la mentalit ellenica. Dalle
forme classiche dell'intellettualismo, all'estremo minon altro se non intellettualismo esasperato), essa si era svolta lungo la stessa via: e quand'anche con Aristotile era giunta a concepire subito convertito quelil valore dell'azione, aveva l'azione in una contemplazione (OeojQia ti?) Ora, nella lotta col Cristianesimo, non si trattava pi di pensar l'azione, ma di compirla: si trattava di contrapporre religione a religione, in una sfera prammatica, acsticismo (che
cessibile a tutte le coscienze.
Il
Cristianesimo, nato
superstizioni
po-
come
teologiche della
proseliti
nella
X. IL
NEO-PLATONISMO
185
plebe
come
l'erudizione,
le
imbevuto
di misticismo,
di
un simbolismo arcano e una teologia complicata; una religione senza autorit, senza leggi, senza dommi, che doveva inevitabilmente soccombere nel conflitto. Tuttavia, l'aver per un istante vivificato il Panreligione astratta, ricca di
theon che
il
sincretismo religioso di
Roma
imperiale
aveva innalzato, l'aver fatto ancora una volta rivivere, pur con mutate sembianze, gli antichi Iddi della Grecia classica, insieme con quelli del mondo orientale, forma il pregio imperituro dell'ellenismo, ed eleva il significato di quel sogno generoso di un
nucleo di eruditi, che vissuti tra
elleniche, ridavano alla
le
auree tradizioni
vita che
ne avevano attinta.
2.
Sincretismo religioso.
Il
periodo
ultimo
riprovazione
il
frutti
segno nettamente distintivo del nuovo sincretismo dato da un senso profondo di religiosit che rianima le morte raccolte e ne subordina gli elementi al piano di un'unica e progressiva rivelazione divina; mentre prima, il legame
della
Ma
che
le
inte-
La
forma
filosofia di
il
186
LA FILOSOFIA GRECA
e
la
sintesi,
stessa
scuole
costituisce
l'opportunit
perch,
le
vengano preparate
convien
tenuto in disparte,
come
ad ogni interpretazione non ha nulla da dire alle nuove generazioni. E noi vediamo la setta epicurea ecclissarsi prima di tutte le altre dalla scena mentre il ricordo stesso di questa filosofia non vien risuscitato che
religioso e refrattario
mento
teologica,
una luce estremamente sfavorevole. sistemi predominanti non entrari per nella sintesi con uno stesso titolo o grado gerarchico; ma si dispongono in una serie ascendente, che segna i momenti progressivi di una pi compiuta rivelazione del divino. Lo stoicismo aveva identificato Dio con l'anima del mondo, presente nella materia e forza animatrice e regolatrice di essa. Aristotile aveva formulalo del divino una concezione pi elevata e pura, separando totalmente Dio dalla materia e compendiandone l'essenza nell'attivit di un pensiero avente come oggetto se medesimo. Per Platone, Dio
sotto
I tre
era anche
sione
rifles-
speculativa:
mondo
conoscibile, e lo
adeguava piuttosto con un mistico e silenzioso rapimento che con una coscienza riflessa e speculativa.
Ora, allo spirito religioso dell'et ellenistica, al-
meno
nel
pi
piena
maturit,
ma
s'incanalano
come
momenti
una identica
X.
IL
NEO-PLATONISMO
la
187
teofania. zione,
l'
Il
massima
astra-
sistema,
ma appunto
supremo
di
uno slancio
mediatamente diretto alla fonte stessa dell'essere. Di fronte a questa prima e nascosta potenza, il Dio aristotelico, razionalit gi spiegata e mediata dalla riflessione sopra se medesima, doveva grado a grado assumere la figura pi definita, di una rivelazione pi prossima all'uomo, di un secondo Dio nella cui razionalit si adunano le massime ragioni speculative di tutte le cose. Quivi la potenza primigenia
si
determina e
si
concretizza gi in
un'attualit
le
in-
tellettuale in cui
ragioni
Ma
perch
il
Dio aristotelico
si-
stema originario dello Stagirita, a un secondo e subordinato piano, sar necessario tutto un lungo lavoro di rielaborazione; e noi vedremo iufatti, gi
nella superstite scuola peripatetica, affievolirsi quella
un ordine subordinato
il
ri-
per conseguenza
Infine
il
la stessa
diminuzione.
Dio degli stoici, immanente com' al mondo, forma l'ultimo grado della teofania, l'infima rivelazione sopraraondana, al di sotto della quale vivono le cose caduche e mortali, che tuttavia raccolgono per quel che possono (ed esistono per quel che raccolgono) degl'influssi superiori che si parte-
cipano ad esse.
188
LA FILOSOFIA GRECA
L'aspetto caratteristico di questa filosofia
di cui
anticipiamo qui
punti pi salienti
che la triplice
divinit sola, in
come una
che rende possibile tale unificazione e graduazione del divino, il riconoscimento della sua realt spirituale, perch soltanto allo spirito si addice una
produttivit che non
si
i
scende continuamente
,
una
potenzialit, che
non
come
una
realt deficiente
imperfetta,
ma una
per,
col
si
stessa la
norma
Insieme
determinarsi
spiritualmente
determina anche quella della materia, l'ineliminabile concausa dell'antica mffache, assorta a
fisica,
una
maggiori
diritti
di
fronte
Da non-ente
essa dive-
molti
filosofi
una
tra
di
diminuire, nelle
Cosicch i prodotti dell'azione di Dio, che, conforme alla natura spirituale dell'agente, sarebbero suscetin
dispongono invece misura che, avvicinandosi al mondo, trovano nella materia un ostacolo sempre pi. impenetrabile. La rivelazione
tibili
di
un
infinito
incremento,
si
una
X.
IL
XK0-PLAT0N1SM0
189
affermandosi scevra da ogni azione materiale, subisce essa stessa, indirettamente, la legge della materia.
riesce
nella
filosofia
ellenistica,
non
ma
lascia, in-
La
trinit
ellenistica
s'incontra
di
buon'ora con
si
quella che
Supremo
sotto
Padre
distacca
gradualmente, anche
greco,
l'influsso
la
del
pensiero
Sapienza divina
mondo,
Il
in
comune
con-
Esso vi aggiunge di proprio l'esperienza storica inestimabile, di una divinit che s'incarna, si fa persona, s che vien posto in grado di fissare
con linee precise quelle ipostasi divine che, nelle sue fonti, fluttuavano ancora come incerte nebulose. E la pi energica coscienza della personalit, quindi dello spirito, rende il cristianesimo assai meglio agguerrito nel contrastare l'efficacia dell'opposto principio
epurare
materia < del male, quindi capace di che riceve dall'et antica dalle onerose passivit dei sistemi emanatistici, che attenuano e degradano la potenza della
delia
la ricca eredit filosofica
rivelazione divina.
Abbiamo
cos
il
con-
tenuto essenziale della speculazione di quest'ultimo periodo. Ci reso pi facile, ora, ricostruirlo nel
190
I-A
FILOSOFIA GRECA
Durante
di
Il
il
secolo a.
C, siamo appena
agli inizi
gi attenuate forme della Media Stoa, che ne rendono pi agevole la compenetrazione con altri sistemi.
un'intonazione stoica ha
xafxou),
tile ('),
lo scritto
De mundo
(ITegi
ma
e rappresenta
una
delle
l'ari-
lingnaggio peripacritici
al
panteismo
trascendenza della
causa prima. Tuttavia questo teismo si concilia, in ultima istanza, con quel panteismo, merc la distinzione dell'essenza dalla potenza divina, e l'attribuzione,
di quel carattere separato che Dio della Metafisica, mentre alla potenza divina vien riconosciuto, con gli stoici, un'attivit immanente alle cose, che tutto penetra e nel
alla
prima,
al
apparteneva
tempo
stesso contiene
il
("-').
Ma
del
Dio aristotelico resta ancora nell'ombra. A riluce, e quindi ad ampliare termini dell'alleanza dei sistemi, molto contribuiscono gli studi pi approfonditi, che ricominciano nel 1" secolo a. C, sulle opere dello Stagirita. Appartiene ad Andronico di Rodi il merito di aver per primo
metterlo in
i
raccolto
dandole di conienti.
tutta
al
una schiera
di
peripatetici,
e,
pi importante di
(1)
t;;'no.
(2;
X.
IL
NEO-PLATONISMO
nel
191
Nicola
riordin
di
i
Damasco, che,
tempo
di
Augusto,
come
compendi.
Ma
razioni
lo spirito
non sarebbe
questi
personalit di un Pi-
tagora e di un Platon<>, nel cui nome s'inizia il pi grande movimento religioso in seno alla filosofia
green
3. Il neo-pitagorismo. Un'intonazione spiccatamente religiosa si osserva gi nel neo-pitagorismo. Scomparsa da tempo l'antica setta politico-filosofica
nismo della
filosofia platonica.
Ma
le figure di Pita-
gora e dei suoi seguaci, trasfigurate dalla leggenda, ingrandite e trasumanate dalla stessa penombra del
loro
remoto sfondo
storico,
aveva tramandato
la tradizione filosofica.
colo a.
C, va
che
al
le
dottrine; e pi
tardi, il fiorire del Cristianesimo accentuava per contraccolpo quella tendenza iniziale, suscitando nei pa-
gani l'ingenuo desiderio di glorificare i loro santi e i loro profeti, cos come i cristiani facevano coi propri. Il primo pensatore che la tradizione riconosce
come
il
Figulo, amico
192
LA FILOSOFIA GRECA
1
secolo d.
C,
un
almeno come ce
strato,
lo ritrae,
due
e
con
la
convinzione
l'entusiasmo
di
evangelista. Al 2 secolo
appartengono Moderato e
Nicomaco. La tendenza a santificare i maestri della scuola, a vedere in essi il tipo ideale di una vita pi vicina a quella degli di che a quella degli uomini, ha la sua ragione storica gi nella tendenza dello stoicismo e dell'epicureismo a idealizzare la natura umana, a
foggiare tipi esemplari di condotta virtuosa e saggia.
Ma
elevandosi
il
moralismo degli
si
stoici a religione,
santo; la virt umana, che prima era la pi alta aspirazione della coscienza, vien degradata da fine a mezzo; il vero fine dell'umanit oltre la natura
umana,
conforme
A questo punto cedono il posto alle virt superiori o teoretiche, per chiamarle nel linguaggio aristotelico, che frequentemente ricorre nei pitagorici: per mezzo di esse l'uomo si affisa in Dio e s'immedesima con lui. Questa trasvti lutazione, cos del concetto pitagoin
preponderante interesse religioso dei il valore d'un mezzo per cui libera dalla sua natura mondana ed in
al
virt
purificative
etiche
come
problema religioso
sofia neo-platonica.
la
X. IL
NEO-PLATONISMO
193
La
ficilmente apprezzabile
la
diffi-
sono commiste.
guono apertamente
loro antichi autori;
ma
dono
le
ma
talvolta
sottoscrivono
perfino
loro
scritti coi
nomi
di antichi pitagorici.
Tutto ci
conforme
alla
tendenza dommatica e religiosa di questo indirizzo speculativo. Nondimeno, dal fondo comune delle
stesse tendenze per gli studi matematici, dello stesso
gusto per
il
ed ascetiche,
bile dal fatto
la cui
compendia la realt delle cose, quella della monade e della diade: l'unit il fondamento di ogni
il
principio
del
(il
?aSyog ojteQ.ucmx*;
degli
dua-
mondo
sensibile e
il
soprasen-
un dualismo che, gi penoso per la coscienza morale determiner tra breve l'esasperazione della
sieme con
idee,
modo che
n.
il
loro duaIH
G. dk Buggiero,
greca
194
monade
e della
diade,
si
sparpaglia in
la
una distinzione
i
di quattro
numeri, l'anima
del
mondo,
materia o la diade.
Ma
il
l'antica
Con
le
accreditate da
una tradizione pi
volte centenaria,
dell'immaginoso e mi-
mondo,
sotto l'im-
pero romano, pone la civilt occidentale in pi immediato contatto con quella orientale. Cos, le fantastiche
costruzioni
della
il
di
Mentre
al
il
destino
umano
il
soprannaturalismo
superiori,
dei pitagorici
di mutare,
con
forze
il
corso
della natura.
Pitagora
poi, a
legittima la
credenza popolare nei miracoli, i quali hanno un posto importante nelle Vite di Pitagora e di Apollonio, scritte sotto l'ispirazione neo-pitagorica e neo-
platonica.
L'animismo in basso, cio nel punto in cui sopramondo s'innesta nel mondo; il misticismo
il
in
X.
IL
NEO-PLATONISMO
19f>
alto,
che trascende
compen-
diata nell'opposizione
della
monade
e della diade:
gorica che
hanno
esercitato
un'influenza notevole
e cristiana.
pagana
4.
Il platonismo religioso.
L'autonomia delle
singole scuole
nel
non
esiste, in
nome;
la
le
cancellare
in
un eclettismo,
rito religioso,
carattere differenziale di
Gi nella dottrina neo- pitagorica noi abbiamo noun contenuto prevalentemente platonico. Non si tratta di una infiltrazione involontaria di elementi diversi dal pitagorismo ma di una sintesi coscientemente voluta. Moderato di Cadige intendeva appunto
tato
;
conciliare
il
La
stessa tendenza
il
iniziano
platonismo con la filosofia pitagorica. si osserva nei platonici, che tentativo il quale non sar poi pi in-
di conciliare
la
filo-
alla
Platone con quella di Aristotile, dando per seconda un valore subordinato rispetto alla
prima. Questo
programma
viene,
come
si
detto,
agevolato dalla sempre crescente decadenza della scuola peripatetica, che lascia irrimediabilmente di-
sperdere
lo
spirito
animatore della
filosofia
dello
196
Stagirita.
LA FILOSOFIA GRECA
Fino
al 2 secolo d.
di
cementatori,
secolo
palesa una
in Atene, una delle quattro cattedre che gl'imperatori Antonino e Marco Aurelio avevano creato per impartire l'insegnamento dei quattro si-
occup,
Ma anche Alessandro di Afrodisia s'impose al riconoscimento dei contemporanei, fino al punto di essere chiamato il secondo Aristotile, piuttosto per la sua superiorit di fronte agli altri peripatetici che per
l'intima penetrazione della dottrina aristotelica. Mal-
grado
questa
la
sua opposizione
al
naturalismo e
al
panteismo
stoico', egli
filosofia,
naturalistici degli
Aristosseno,
come
s' osservato, gi
agitavano
del
le
naturalismo,
si
attribuito
stesso
all'astratta riflessione
Lo
pu
ripetersi
s,
per
l'etica,
il
nella quale
Alessandro rivendica,
contro
de-
terminismo stoico, il concetto della libert del volere; ma, poich fa consistere questa libert in un movimento senza causa (vcuuo; nivr\ai<;), si mostra cos, indirettamente, assai pi tributario che non risulti a prima vista, di quel determinismo.
X. IL
NEO-PLATONISMO
197
sui
in
Si
come abbiamo
visto, del pi
dell'esegesi
aristotelica.
Ma
non sa mantenersi all'altezza del suo maestro. Questi aveva lasciato fluttuare l'intelligenza sul margine
tra
la realt
umana
e quella divina;
ma
gi in que-
la massima attivit dell'uomo si adeguava quasi con Dio. Alessandro invece, con maggior precisione, ma con diminuito senso di umanit, ripartisce le rispettive
una
grand'.- elevazione:
umana
l'in-
Cos
il
speculativo di
di
vanifica
(*).
nel
comodo espediente
un
deus ex machina
parte, la
pi efimera, va all'uomo, mentre l'altra ascende all'empireo, convergono due interessi mentali, egualmente espressivi dell'et alla quale Ales Sandro appartiene. Innanzi tutto vi si rivela l'efficienza mediata del naturalismo stoico, che concepisce un'umanit diminuita, o meglio appesantita da quella
materia di cui riveste ogni attivit puramente umana. D'altra parte per, questa stessa degradazione dell'uomo rende necessaria, quasi per una legge di compenso, l'assunzione di una pi'piena ed efficiente
(1) Per un pi ampio esame di questa dottrina e di quella elie nel secolo sar propugnata dal platonico Teniistio si veda la mia: Filosofa del Cristianesimo, Laterza, 1920, voi. hi, p. _'.! segg.
198
LA FILOSOFIA GRECA
vediamo
ac-
centuarsi
il
Alessandro, incapace di trincerarsi solidamente nella regione propria della filosofia aristotelica (quella
si .abbandona lungo le vie della minore resistenza, verso il naturalismo degli stoici
dell'intelligenza),
insieme verso
il
gi
le
armi
agli
avversari.
Dopo
vita;
stotile
ma non perci gli studi sulle opere di Arivengono interrotti: soltanto, la continuazione
opera dei platonici.
questi ultimi gi da tempo, nella valutazione
di essi
Ma
comparativa dei due massimi pensatori, avevano cominciato a subordinare Aristotile a Platone. Secondo
Tauro
naxevg.
e Attico, platonici
del 2 secolo
d.
C,
Ari.
ha poco compreso della metafisica, nella quale eccelle Platone. Questa differenza concepita dai due scrittori con spirito avverso all'aristotelismo; ma essa rester, pur con mutato accento, negli altri platonici pi equanimi verso lo Stagirita e disposti a
fondere ecletticamente
di Platone.
I
ma
le
primi remativi
in
tarco di
la
C),
il
pensatore che
fama popolare
circondato
di
una luminosa
illustri
aureola per
per
X. IL
NKO-PLATONISMO
religiosi,
filosofici,
199
innumerevoli
terarii,
scritti
morali,
let-
si
come un
mezzo
giosi,
interesse
salvezza per l'uomo (*); e nel prevalente che attribuisce agli argomenti etico-reli-
lui
non
possiamo dire se non che esiste e che s' iden2 tifica col bene (o Tavol) tot <m) ( ). Non ancora per il Dio di Plutarco, come il Dio degli alessandrini, si eleva ad essenza ultra-e sopra intelligibile; ma, platonicamente, viene identificato con la realt intelligibile ( 3 ), immune da ogni corporeit e quindi da ogni male. D'altra parte poi, la necessit di spiegare l'esistenza del male, una volta che Dio non esprime se non il bene, induce Plutarco a ipostatizz irla in un principio distinto, che egli ritrova in tutte
altro
le
precedenti
filosofie
( ),
con l'anima malvagia del mondo. Questa positivit del male rappresenta un momento nuovo rispetto al puro platonismo egualmente nuovo, e di derivazione orientale, l'atteggiamento
;
dello spirito di fronte al divino. Quanto pi in alto vien collocato Dio, tanto pi necessario che egli 5 si riveli e si comunichi ( ); questa partecipazione allora veramente perfetta, quando l'anima non pi
Ade. Colui..
3,
6.
De
De
Isid., 53.
i.
54).
segg.
(5)
De
Isid.,
1.
200
vi contribuisce
LA FILOSOFIA GRECA
con
le
cio
riceve
il
divino passivamente,
schiavit e
libert.
A
si
rendere
beatitudine, da
un
pi
che
esplica
lo stato della
completa
ricettivit
ingombro sensibile e terreno. Eppure lo stesso Plutarco aveva scritto che l'anima non vaso da riempire, ma fiamma da accendere! Come si pu notare da questo breve cenno, l'importanza speculativa di Plutarco si limita a un modesto eclettismo senza molta originalit ed autono-
filosofia,
il
suo
leg-
ricercatore di
miti, di
culti, di
gende
spirito
uno
con
tutto
greco, e comincia
il
disciplinare
concetti greci
termini
1'
nade neo-pitagorica,
tre
la
identico
di Platone;
momen-
Tifone
materia.
il
Le stes-e tendenze
nici posteriori:
e
si
ritrovano negli
altri plato-
platonico
il
Massimo
di
di
Tiro
e
accentua
concetto
dell' inesprimibilit
Dio
mini; Apuleio di
sica:
Madaura apre
la
via
al
nuovo
Dio
si
per lui
l'incommensurabile
(cbteQuteoog)
Celso
Origene.
Il
mescola
X. IL
NEO-PLATONISMO
il
201
suo
del
amore per Aristotile e gi un segno cospicuo nuovo orientamento della scuola platonica.
Ma
,
la
pi che da
si fa strada V ispirazione propriamente neo-platonica. Tra gli scritti attribuiti un tempo a Platone, v' una raccolta di lettere, che sembra per sia stata composta in seno alla scuola,
nio, attraverso
quali gi
un periodo pi recente. Qui troviamo i primi acuna trinit divina. Vi si parla di tre principii, il primo dei quali
in
il
secondo presiede
sta trinit
alle cose di
1
second'ordinc,
il
terzo
a quelle di terz'ordine
il
).
il
nome
di Al-
cinoo, egli
mondo,
l'intelli-
genza del mondo e Dio. Ma, se l'identificazione dell'anima del mondo col Dio stoico non lascia luogo a dubbi, tra due principii superiori invece c' ancora un miscuglio non sceverato di concetti platonici ed aristotelici. Albino accetta le idee platoniche, ma non ne fa dei modelli separati, bens pensieri di Dio, atti della sua intelligenza ( 2 ). D'altra parte, poi, la divinit, pur dichiarata sopraintelligibile, non viene ancora spogliata di ogni attributo intellettuale e ridotta alla pura unit ineffabile,
i
come
(1)
(1)
Ep.,
2,
312 d.
e. 10.
202
In
LA FILOSOFIA GRECA
Numenio
di
Apamea,
si
trovano pi ampiamente sviluppati. Il momento essenziale della sua filosofia sta nel forte rilievo da lui dato alla distinzione platonica tra Dio e il De-
gli pare indegna del Dio supremo; epper al di sopra del Dio che crea, Numenio pone il Padre, il primo Dio, semplice di essenza e chiuso in s. Il secondo Dio, creatore, pur
uno nell'essenza,
teria, in cui
ma-
profonde
il
Bene,
l'es(').
l'altro
il
come
il
generazione imita
la
Demiurgo
fat-
secondo Dio si palesa il principio intelligente di Aristotile, e nel primo il Dio platonico,
posto al di sopra di ogni realt ideale.
Imbevuto dello scetticismo greco, Numenio proclama l'impotenza della ragione umana a conoscere il Dio supremo, e riserva questa conoscenza a una
facolt superiore. Chi
egli dice,
si
si
ritrae
unisce
rapporto in cui
corpo,
ma
3
( ),
tudine
riempie la vita
in cui vive
il
su-
premo Bene.
Importante
le
ancora
in
il
Numenio
l'interesse per
tradizioni
ebraiche e
tentativo di dimostrare
il) (2)
('i)
xi, 18.
Plotino.
XX
Oeonoioc
l'i B M
22).
X. IL
NEO-PLATOXiSMO
203
per
sandrino.
All'indirizzo platonizzante appartengono ancora
cos detti Scritti Ermetici, della fine del 3 secolo,
i
che accentuano il concetto della trinit divina, digradante dal Dio inesprimibile, a cui si conviene soltanto il nome di Padre, al secondo Dio che il mondo, e
al terzo
che l'uomo.
Nel suo complesso, l'indirizzo platonizzante, pi che per dottrine nuove gi formate, significativo
per
I
i
comentari degli
ed
aristotelici,
che
gli eruditi
5. Il
giudaismo ellenizzante.
Tra
si
le influenze
dell'ellenismo nel
mondo
orientale, le pi caratteri-
concernono
lit,
il
popolo ebraico. Ci
rivelano qui
le
due menta-
che
si
fecondit nel
mondo
men-
sentiva
gl'influssi di
una
tavia
il
valore dell'ellenismo
manifesta attraverso
(1)
Clkm., Strom.,
l,
i-i
C. Sylb.
204
la
LA FILOSOFIA GRECA
stessa
lotta
che
la
propria
autonomia
al
momenti culminanti di quella lotta appartengono secolo a. C, quando lo spirito nazionale del
forti
supremazia spirituale e religiosa sulla Palestina. I di Antioco, IV Epifane la persecuzione del giudaismo pi ribelle alle influenze ellenistiche rag-' giunge il suo apice, e genera per contraccolpo la reazione nazionale, che trionfa a poco a poco con le anni dei figliuoli di Mattatia, Giuda, Gionata, Simone, il quale ultimo compie l'opera iniziata dagli eroici fratelli, e fonda la dinastia autonoma e nazionale degli Asmonei. Ma i Macabei, paghi della riconquistata autonomia politica, furon essi i primi ad accogliere la civilt ellenistica, consci che lo stretto particolarismo religioso del loro popolo (rappresentato dalla setta degli
tempo
Farisei),
contrastando
attivit,
politico.
menava Donde
Alessandro Janneo, e
una
L'influenza della
filosofia
rigorose
formulazioni concettuali
della
gono
il
stasi divine
X.
IL
NEO-PLATONISMO
205
di esigenze speculative
come Padre e Figlio, al suo popolo particolare. Ma, via via che l'idea divina si universalizzava e si elevava a una potenza creatrice e regolatrice delda essa una seconda potenza, destinata a presiedere a! lavoro della creazione. Sorgeva cos l'ipostasi della sapienza divina, che foggia le cose pontiere, numero, mensura,
ed a cui
il
un
rilievo e
una
indivi-
dualit di gran
Infine,
momento per
una terza nebulosa si andava distaccando due prime: a misura che Dio si elevava sul mondo, la sua rivelazione agli uomini, che prima era del tutto immediata, assumeva un nuovo carattere di mediatezza, compiendosi per mezzo dello spirito di Dio, che parla per bocca dei profeti.
dalle
facile
intendere
come
si
attraverso queste vene originali di pensiero, le dotil Dio del platonismo assimilarsi con Jahve; e la Sapienza convertirsi nel Logo, assumendo cos una pi precisa determinazione ipostatica; e in-
trine greche, e
mondana assumere
come compiuta;
le
tanto
quando
il
Cristianesimo, con
sue nuove e
novata forza,
le
Ma
gi
nella letteratura
tutte
le
sono disconoscibili gl'influssi greci. Manca tuttavia una vera intenzionalit di rapporti, il che rende
assai malagevole determinare la misura di quegl'in-
206
LA FILOSOFIA GRECA
flussi.
Pi
facile
invece
lo
un consapevole allacciamento
Aristobulo. In un
2 secolo a. C. con Pentateuco ( ), questi cerc di mostrare che la dottrina mosaica si accorda con ci che v' di meglio nei sistemi filosofici greci,
comento
al
valore di un
il
subordinasi
pu osservare
con
volere illuminare
i
il
mondo
Questo indirizzo
per
la
di pensiero raccoglie
suoi frutti
formazione della
filosofia cristiana
come per
in
Alessandria
La data
della sua
si
morte dubbia,
rec a
ma
40
si
Roma
l'
(nel
d.
citt presso
im-
peratore Caligola.
La
sintesi
lui
e orientale un'opera da
come
del
quale
pu
tema
lui.
noscenza
umana
ma
di cui ci
ha tramandata miai-
X.
IL
NEO-PLATONISMO
il
207
Nondimeno, e
sta qui
tema
ignoto all'uomo,
e,
l'uomo, e concedergli
ha voluto egli stesso discendere al livello delil dono della sua rivelazione. La scrittura dice che Dio s' e mostrato al saggio, non che il saggio ha visto Dio.
s,
La
molto
appena
visibile (|xyi?
pensiero umano,
ma
determinazioni concettuali, in quanto s'identificava col sommo Bene. Il Dio di Filone invece privo
di di
ogni qualit
(utoiog)
('')
e,
poich ogni
gli si
nome esprime
una
si pu non che cosa . Da questa premessa, assume un rilievo anche maggiore che nel platonismo il problema della creazione
qualit, nessun
nome
2
( ),
addice: di lui
del
mondo
e della
passaggio
da Dio al mondo , secondo Filone, mediato dal Logo: forma intelligibile del reale, v.a\ioq vor\x<;, ad
immagine
sibile
3
(
il
mondo
sen-
).
Questa idea del Logo, trasformazione della Sapienza ebraica, era da Filone pensata sulle tracce
del kyoq 0eiog,
ajtzQiiaxwq, la
il
demiurgo platonico,
del
lyoc,
stoici
(*);
ma
I, p. 50 M. 36. sit imrnut., 282 M. 62. mundi, opif. p. 5 M. 24-25. (3) (4) In questo secondo aspetto, essa s'identifica anche con l'anima del mondo. Eoseb Praep. ec, vii, 13; mentre altre volte quest'ultima
(1)
Leg. allegor.,
(2) Cjioq^i?.
Quod Deus
De
208
vi
LA FILOSOFIA GRECA sono tuttavia in quella alcune determinazioni connon contenute nelle fonti greche, e che- as-
cettuali
sumono un'importanza peculiare, perch saranno la base della speculazione cristiana. In quanto un'essenza mediatrice, il Logo ha in s del divino e dell'umano: esso l'Adamo celeste, l'av6QCMtog xax elxva,
5
la cui
umana
().
E, con-
forme alla sua duplice funzione, di pensiero in s, nel quale sono precostituite le ragioni ideali delle (ose e di pensiero espresso, che si traduce in atto nella creazione, esso riceve i due appellativi di lyog
vSidOe-tog e di
Kyo- JtQOcpogixc;.
cos, riesce
Ma
diffcile
il
discernere se
attributo di
Logo
un
lui:
con
una sostanza
Similmente, di
distinta e diviene
secondo Dio
).
fronte al
mondo,
il
alla copia, in
Logo sta in parte come il modello parte come la forza al fenomeno; nel
il
che
si
rivela
pensiero filoniano.
tuisce ancora
Dio e insieme
una posizione sincretistica ed eclettica: uomo, ma non gi Dio che si fa uomo; esso prelude al nuovissimo evento, ma non lo contiene ancora nel suo seno. La sua personalit, appena adombrata, non assume la concretezza di mia vera incarnazione. Troppo aderente alle sue fonti elleniche, esso come il demiurgo di Platone
la
telligibile.
(1) (2)
limi.,
p. 3o
M.
138.
loc. ci(.
X. IL
NEO-PLATONISMO
ipostasi divina
si
209
fa strada,
Infine
assai
una terza
ma
vagamente, quella dello Spirito di Dio, un'altra ed interiore potenza con cui Dio entra in rapporto col mondo sensibile, e che vien concepita secondo il modello stoico, di una potenza tesa attrapi
verso
la
materia.
problema della formazione del mondo procede nella cosmogonia del Timeo. Filone non conosce ancora una creazione nel senso cristiano, bens una formazione nel senso platonico, la quale procede per gradi, secondo una gerarchia solamente simboleggiata, e non adeguatamente espressa, nel racil
come
creazione drl
mondo
in
sette
cose che
generano per
parti, la
natura comincia
(').
Cos la foril
mazione del mondo s'inizia dall'inanimato, culmina nella pi sottile materialit degli
della luce,
quale
astri e
s'eleva attraverso
il
mondo animato
imagine e similitudine di Dio. L'ordine esposto non che quello della narrazione biblica, alla quale pertanto Filone conferisce un profondo valore esoterico. Il complesso delle sue opere un comentario metafisico della Bibbia, un innesto dell'idealismo di Platone nelle sacre scritture. Dove la Bibbia parla per imagini sensibili, egli indotto a vedere un significato riposto tutto ideale. Di questo procedimento allegorico egli si avvale non gi sporadicamente,
tutti
i
ma come
di
un metodo
atto a risolvere
(1)
De
opif.
p. 15
M.
67 segg.
G. db Ruggiebo,
La
filosofia
greca
II.
210
LA FILOSOFIA GKECA
La creazione
di
il
del
mondo
in sei giorni e
la
il
riposo
Genesi
(2-2),
trovano
come
al fuoco natu-
neve
di gelare, cos
anche
la
che
egli
anche per
il
principio e
non proprio dire che Dio cess di agire dopo aver creato il mondo, perch, se, rispetto alle nostre arti, realizzato il fine v' una sosta, rispetto alla scienza di Dio invece si determina il principio di un nuovo movimento ( ). Ond' che il riposo del settimo giorno va interpretato nel senso che Dio cessa dal produrre generi mortali (8vr|T yvr\) e comincia a produrre quelli che son divini e familiari alla natura della domenica 3 ). Similmente la distinzione biblica del ciclo e della terra diviene una distinzione concettuale della mente e della sensazione ( ); Adamo ed Eva simboleggiano
fonte dell'azione. Perci
1 i
la
mena
Adamo
rappresenta Dio che d alla mente la sene cos via, fino alle particolarit pi mi-
sazione
4 ( );
sistema di Filone
come
il
Per
il
fatto stesso
(1)
fa
una
il
Bibbia e il cess (jiavcaxo), dicendo che conviene il cessare a ci che si fa senza aver poi bisogno di un nuovo impulso: .xaei (lv yQ x ov.ovxa rroistv ovv. veeyotvxa, ov jtcoisxcu 5 jiokv a-xj (Beg)
Leg. allegar.,
(2)
i,
p. 4
M.
5-6.
y.a.1
(3) lbid.,
(4)
p. 73
M.
40.
X. IL
NEO-PLATONISMO
211
principio distinto e
nondimeno necessario
(').
alla
for-
dualismo metafisico tra la materia e l'immateriale sconfina nel dualismo morale. Filone attribuisce a Mos meglio avrebbe detto a Zenone, l'aver riconosciuto l'esistenza di
Il
una doppia causa, l'agente e la paziente, l'infinita la materia finita e inanimata ( 2 ). Con la materia egli identifica il male, che non pu avere in Dio il suo principio. Si pu rilevare di qui un capovolgimento dell'antico dualismo greco. Il male non pi nell'infinito, ma nel finito, che s'identifica con la materia: mentre il bene nell'infinit della ragione divina. Questa infinit di Dio, che Filone gi intravvede, non ha pi rapporto con l'ajteioog dell'antica speculazione, non esprime pi la vaga indefinita sensibile, bens la nuova potenza spirituale e intima, che gi traluce nelle ineffabili esperienze della reliragione e
Conforme a questa intuizione spiritualistica del pone in rilievo un carattere dell'azione di Dio sul mondo, che sar di gran momento per la speculazione cristiana. E cio, che Dio nel comunicare suoi doni non si diminuisce, ma permane
divino, Filone
i
il
fuoco
si
partecipa senza
le
medesimo
3
( ).
(1)
De
opif.
mundi:
mundi,
Tuuoveyg... 8 ?
n&oy xaTexQiioato tr
iky\
els tt|v
xov
?.ov yveoiv, p. 41
p.
<l
M.
8.
17
i.
M.
passato
anche
al neo-platoni-
filosofo, le cose
212
LA FILOSOFIA GRECA
Dal concetto del male, poi. come inerente alla segue una concezione drammatica dello spirito umani, agitato dalle due forze opposte, e il compito dell'etica, inteso alla purificazione dell'anima da ogni pervertimento materiale e al ricongiungimento di essa con Dio. Cos l'etica chiude il grande circolo del reale, che si apre con la rivelazione di Dio; essa il ritorno dello spirito alla sua fonte divina; l'eterna liberazione del popolo d'Israele
materia,
dalla cattivit d'Egitto.
Con questa stupenda allegoria, Filone ritrae vivamente la liberazione dell'anima dal suo spesso paludamento terreno. Tale liberazione non si compie con forze puramente umane; ormai l'uomo non ha pi un valore e un significato autonomo; egli strumento del divino; l'etica un momento della religione. Ogni virt sorge dalla sapienza divina;
solo possiede la
Dio
saggezza e
la bont.
Ma
un momento
da un soletto all'altro sono perdute per colui che le d, hanno valore ennu-ro e corruttibile. Le cose divine son quelle che, don:ite, restano al donatore; che, servendo all'uno non impoveriscono l'altro, ed anzi servono a quello stesso che le d, col vivificargliene il ricordo. qui la vera ricchezza, la lidia scienza, che giova a chi la riceve.
earsi
senza abbandonare chi la d. Tale la fiamma che s'accende a un'altra fiamma, senza che questa si disperda. Tale la scienza che resta a colui che la d, e tuttavia passa, identica, a colui che la riceve. La causa di un tal fenomeno non ha nulla di umano. Essa consiste in ci, che l'essenza che possiede il sapere la stessa in Dio che la d e in tee in me che la riceviamo (NuMEN.,ap. Euseb., Praep. evang.,xi, 18). Si ponga in raffronto questa dottrina con l'insegnamento di Ges: di non ammassare tesori sulta terra, perch soggetti a dispersioni, ma di ammassarli nel cielo, perch dove il tesoro, ivi anche il
cuore. Il tesoro spirituale non suscettibile di dissipazione, ma a sviluppo a moltiplicazione, perch esso tutt'uno con lo spirito che tesaurizza, e prodigandosi fruttifica a quello stesso che lo dona.
X. IL
NEO-PLATONISMO
213
alto.
Sopra
di essa,
v' la saggezza pura e incontaEssa non una concessione arfrutto divino che la virt sola
una parola,
l'estasi.
:
bitraria di Dio
un
pu maturare.
profeta
il
saggio
egli
non
ma
in
volere,
come
le
momenti poneva al
i
di
la-
sentiva riempito;
pensieri
venivano invisibilmente dall'alto e cadevano come la neve e la semenza; invasato da un Dio, simile ai coribanti, egli dimenticava il luogo dov'era, le persone presenti, e se stesso, e ci che aveva detto
e scritto
1
( ).
Con
nega
6.
l'estasi, la
negazione del
da cui
di
si
finito, della
materia,
si
l'uomo trasumanato
origina.
an-
La scuola
ad eclissarne
cui
la
Ammonio Sacca
il
divenuta
Quivi fiorivano
(1) Questo passo del de Migr. Abroh. trova riscontro in un altro del de opif. mundi, nel tinaie tuttavia, pur con la stessa analogia dello
slancio spirituale con l'ebbrezza coribantica, vien posta in rilievo una certa razionalit del processo, inteso come uno sforzo della sostanza
sensibile per adeguarsi a quella intelligibile. (Cfr. specialmente
p.
iti
M.
71).
214
LA FILOSOFIA GRECA
quivi la gnosi con ancora pi con Valentino, riassumeva nel suo misticismo tutte le correnti della speculafilosofica la patristica cristiana:
Basilide,
la
giudaismo con
lo
spi-
momento
di
della propria
l'ellenismo
interessi
minacciava
essere travolto
da
si
mentali
predominanti.
L'ispirazione
riunivano sincretisticamente motivi cristiani, ellenistici, orientali nella scuola di Filone il giudaismo pretendeva di asservire la mentalit ellenica. Il neoplatonismo venne in buon punto a salvare la filosofia greca dalla minaccia di assorbimento e di morte che le sovrastava; esso fece l'ultima e splendida affermazione della forma greca vittoriosa della men;
talit
dell'oriente.
Sorto
in
Roma,
Pergamo, e
filosofia,
Le
smo
compendiano
in tre
blico
la scuola
complessiva:
dall'altro (perch,
come abbiamo
si
vi
tuttavia
Am-
monio Sacca,
figlio di
X. IL
NEO-PLATONISMO
il
215
le
il
175 e
il
242 di
C,
all'
forze
del
suo ingegno
insegnamento
senza la-
da consultare sull'insegnamento di Ammonio. 1 egli ci mostra l'atteg( ), giamento di Ammonio come ispirato a un illuminato eclettismo, che cercava di salvare quanto di pi virit
tale
offrissero le
filosofie anteriori,
I
e di
conciliarle
in
momenti. principali, costitutivi, del suo eclettismo, erano le dottrine di Platone e di Aristotile, del primo in particolar modo,
la cui psicologia egli difese
un pensiero superiore.
contro
le critiche aristo-
teliche.
lecito
sia
supporre che
stata
l'efficacia del
suo in-
segnamento
gli
assai grande, se
un ingegno
intuire in lui
l'uomo che
la dottrina
anni.
Tuttavia,
Ammonio,
una
di
e che
fola,
non
ritrovare
Senza dubbio
in
esplicate.
chiaramente espressa dall'appellativo 8eo88a5os che gli venne attribuito; inoltre spetta a lui il merito di avere intuito la distinzione tra il principio animato e la ragione, collocando l'anima parte in s, parte nel nus, e spiegando come energia quel che v' di autonomo nell'anima: di essa non si pu dire che
qui o
l,
ma
l.
Quanto
:
alle altre
l'immaterialit
(1)
Cap.
v.
216
LA FILOSOFIA GRECA
il
sensibile e
il
Ammonio.
Tra i suoi scolari si ricordano: Erennio. Longino, grammatico ed esteta, a cui Plotino d valore di filologo,
ma
(');
il
Origene
il
neo-
maggior seguace di Ammonio; e, molto probabilmente, anche l'altro Origene, il grande Padre Alessandrino.
platonico,
Una delle pi notevoli dispute in seno alla scuola, che diede luogo a una seria divergenza speculativa, concerne il problema: se gl'intelligibili (x vorjT)
siano nella mente o fuori
della possibilit stessa di della mente. Si
trattava
pla-
una vera
sintesi del
tonismo e dell'aristotelismo: Longino, trincerato nel platonismo, pose le idee separate dall'intelligenza; ma Plotino, con ben altro ingegno speculativo, fece il gran salto ed intu la realt piena del pensiero
come nessun
altro pensatore prima di lui. La ricaduta del suo scolaro Porfirio nel vecchio platonismo
vivo
7.
Plotino.
Nato
si
studio
Dopo avere
pi rinomati
in Ales-
tempo insegnavano
Ammonio. Udito
il
valore ed esclam:
(1)
X. IL
NEO-PLATONISMO
217
il
mio uomo,
ne frequent
lui.
la
sua
volta di
perfino
una scuola, che per la sua rinomanza attrae un imperatore, Gallieno. L'amicizia dell'au-
Campania una
;
citt,
Plato-
un disegno che
ci
L'insegnamento
firio
di Plotino,
come
ricorda Por-
sulle dottrine di
pi accreditati comentari platonici, di Severo, CroAttico, e particolarmente di Xumenio: nonch comentari peripatetici di Adrasto, Aspasio, Alessandro ('). Da questi scrittori, e pi di tutti dal suo
nio,
maestro Ammonio, egli trasse l'ispirazione di quella grande sintesi storica delle dottrine del passato, che forma l'aspetto profondamente nuovo della sua filosofia.
Dopo 24 anni d'insegnamento, si ritir in Campania e vi mor un anno dopo, nel 289 d. C. I suoi scritti, da lui composti nell'et matura, furono pubblicati
sei
postumi da Porfirio, che li raccolse, li un in gruppi di nove ciascuno, e vi diede il nome di Enneadi. L'ordine del raggruppamento , esternamente, abbastanza sistematico:
tratta dell'uomo, la
la
prima Enneade
seconda della
cosmo,
la
la
massima potenza
si
afferma
il
(1)
iv.
218
LA FILOSOFIA GRECA
ci
ritrae
il
tempera-i
mento
ci
di
Plotino
( );
le
opere
si
ma
vi ritorna inces-
santemente, per riconquistarle con maggiore inten sita ogni volta, come per trovarvi l'adeguazione compiuta del suo sforzo mentale inesauribile.
degli scritti plotiniani sta
La
difficolt;
di
]
un tempo
travaglio
men-
Platone e
la forza
dell'apodissi aristotelica.
i
massiccia di Aristotile.
E,
come
Platone,
nulla
mente Plotino ha una egual forza di ascendere, libero da vincoli e senza soste, ad altezze imprevedibili la differenza tra i due pensatori sta in ci, che il primo padroneggia la materia da artista, il
:
secondo invece con l'esuberanza passionale e mistica del suo temperamento orientale, ed quindi pi avvincente, pi impetuoso. E poi di gran lunga egli vince Platone per la pienezza del contenuto speculativo:
la
struttura del
dal vivo e
drammatico
invece
si
dispersa,
ma
(1)
X. IL
NEO-PLATONISMO
219
un respiro ampio e potente. Plotino incarna il genio pi maturo della Grecia, l'espressione totale delle sue
di
forze speculative.
A. Ih metodo.
tore,
Il
come vedremo
in
esposizione,
l'apprezzamento
della
dialettica.
aveva
sembrandogli
suo
questa tentati va delle verit di cui l'apodissi diPlotino reintegra la dialettica nel posto eminente e la considera
come
la parte pi alta
(npog t tiluctcitov) della filosofia. Essa non un mezzo preliminare nella ricerca della verit e dei fatti, perch non contiene nudi canoni e proposizioni,
ma
non
concerne
fatti
stessi
nella
loro
realt
{mgi
:
n.Quy\iu.T
d'indagine,
ma
esprime insieme
soggettivit
i
e
x
fatti
si
( ).
spun-
aristotelica, e ci
che la
rende invulnerabile il fatto stesso che ivi si condensa l'esigenza aristotelica di un sapere attivo, in
cui ci che conosce e ci eh' conosciuto, l'intelli-
genza e la cosa, la verit e il fatto, sono tutt'uno. Tale esigenza esprime il valore eterno del principio socratico;
stesso
il
Conosci
te
ti)
Enntad.,
I,
3, 5.
220
tivit
LA FILOSOFIA GRECA
ma
condensa tutto il mondo. Plotino ha dato per primo questa interpretazione e questo infinito valore al pensiero socratico ('); e ne ha
fatto la divisa della
che
il
Conosci
te stesso
soggetto
in-
qual
il
filosofico:
Egli passa in
veramente il nome di problema iniziale della sua ricerca. una rapida rassegna le varie facolt
vedere quale di esse
il
che
La sensazione ha
proprio
magine, un'apparenza, che pu dar luogo a un'opinione non gi ad una vera scienza 2 ). L'immaginazione un che di mezzo tra il senso e l'intelletto, per cui subentra all'impressione sensibile la forma gi mediata dal ricordo; ivi la dualit sensibile, se pur attenuata, persiste tuttavia, togliendo la possibilit di una vera compenetrazione. Nel ragionamento, l'anima tocca gli oggetti, ma perde se stessa; discorrendo nell'esterno e nella pluralit, essa dimentica la propria funzione di conoscere se stessa ( 3 ). L'anima si conosce, conoscendo insieme le cose,
(
V' qui
tuttavia
una
ulteriore
genza
(vovg).
vit essenzialmente
Per ragione noi intendiamo un'attiumana, espressione adeguata delper intelligenza invece un'attivit
l'anima nostra;
il;
Ennead.,
v, 3,
1.
egli
rivendica
il
carattere
Essa un'vg
Ibid., v,
3,
2.
X.
IL
NEO-PLATONISMO
221
cipiamo
soltanto,
riconoscendo cos
().
il
suo
valore
La ragione umana pensa ed nella verit in quanto a lei si comunica la divina luce del pensiero; essa pertanto non attinge
sopraordinato rispetto a noi
direttamente
il
proprio oggetto,
ma
solo
con
la
me-
La ragione
non si conosce come ragione; solo il pensiero raggiunge la piena autonomia e sufficienza. L'anima ancor troppo legata alla pluralit sensibile e alla soggettivit empirica, perch possa considerare
essa
il
pensiero
come esclusivamente
la
proprio;
al
non possiede
necessit
che
appartiene
pensiero,
2
(
ma
meramente
la
;
sog-
Anima
e pensiero
il
s'ipostatizzano
tosi
in
due principii
dall'altro,
distinti,
lo
ma non
ceve
la luce intellettuale.
B. Il pensiero.
Solamente
il
pensiero soddisfa
il
conoscente e
tutt'uno,
il
conosciuto, la verit e
il
fatto
sono
non gi nel
significato statico
che
due
termini
e
si
come pane
a parte,
neppure nel significato trascendente che la mente possegga il suo oggetto come pura immagine ( ), ma nel senso che la sintesi mentale a un tempo sintesi nel pensiero e nell'essere. L'universo tutto pensiero ed ente; dualit che unit: il pensiero in quanto
:i
(1)
Ennead.,
v, 3, 6.
v, 3, 2
stgg.
(2)
(3) v, 3, 5.
222
LA FILOSOFIA GRECA
(*).
mente
in
un
necessario
al
pensiero esser
molto per essere anche uno; l'intelligenza non tocca se stessa che nell'alternit di questo ritmo del
pi e
specie
dell'uno",
di
natura e
non sarebbe che una La semplicit della sua l'autonomia del suo essere non sono scossi
senza
cui
2
).
tatto,
(jtcupV))
da questa interna scissione; al contrario, attraverso di essa la mente si possiede, possedendo in s tutto il reale. In quanto ha tutto l'essere, il pensiero non ha quindi bisogno di mutarsi e peregrinare in crea della realt, ma l'ha in s, nell'eternit di un presente immutevole, che esclude ogni passato ed ogni futuro ( 3 ). questa la vera eternit, che non era e non sar, ma semplicemente ed assolutamente; il cui essere stabile perch non si permuta nel futuro, n permutato dal passato, e cio non trascorre nelle vicissitudini del tempo; ma vita autonoma, totale e piena ( ). Il carattere immediato del possesso ci suggerisce qual' la vera natura della mente, non discorsiva, ma intuitiva; essa non vaga qua e l per indagare, ma la sede permanente della verit e delle cose
4
;
il
5 (
);
e la verit
non
alberga
tal
desima,
che
il
(i) v,
(2; v,
(?)
1,
4.
3,
Hi
v, 1, 4.
(4)
in, 7,
T)
2.
(5) v.oti
<Hr')0eia v
avr xcd
V'OT|CEl
(,
5, 2).
X.
Ili
NEO-PLATONISMO
223
ma
xai vei)
( ).
il
penl'im-
sare,
il
vivere, l'essere
un pensare che ha
l'essere
la mediazione delche vi alberga. Mediazione che acquista la spontaneit di quella immediatezza, nel senso che la mente non ha in s (mediatamente, come in un
Sgaso)
gli enti,
ma
gli enti,
le cose
( ).
secondo il vero modo dell'essere; le cose non sono n prima di essa, ri dopo; ma la mente come il primo legislatore, anzi
La mente
la
onde
cose
( ).
Nella mente
vere;
dunque
gli
si
convertono l'essere e
l'a-
ma
la niente
ha in s
ivi
esseri
non come
in
ma come avendo
essi.
si
se stessa ed esistendo in
Sono
ma
varie
non ha nulla
in s
confuso,
ma
di-
stintamente,
un posto a
dagii altri.
s.
che ogni scienza ha una funzione e Ogni concetto agisce libero e puro
la
Ond' che
le
mente
tutte le cose
in-
essa le conr>
specie e
il
tutto le parti
).
una
facolt,
cppommig
(1)
Ibid.
6, 6.
(2) v,
(3)
v, 3, 9.
(4) v, 9, 5.
(5) V, 9,
6.
224
LA FILOSOFIA GRBiOA
vovv XQvxa), altrimenti
all'infinito;
ci
elg
un regresso
ma
convien
ritenerla esi(');
essa ha
il
valore di attivit, di vita, e non concepibile un'attivit che non agisca, una vita, che non viva. Alla mente connaturato l'agire, e cio il sapere: non v' prima la mente e poi il sapere (ov% avxq, eira aocpq), ma il sapere compagno della mente (ndQe-
8Q05
xc
vto),
il
().
Quindi
lui
lui non si mescola l'errore, che immagini: queste infatti esistono nelle forme inferiori di conoscenza, e non gi nel pensiero, che possiede la realt piena delle cose ( 3 ). L'illusione di un pensiero che possa conoscere e in realt non conosca o non sempre conosca, nasce dalla
nulla celato; a
il
il
ma
in-
pensiero,
ma
ne partecipa soltanto, rivolgendosi a lui. In s, il pensiero invece sempre attivamente presente a se stesso; noi siamo presenti a lui ed a noi, solo quando a lui ci volgiamo ('). E l'altra illusione, che il pensiero sia posteriore alle cose, sorge da una simile confusione tra il pensiero e l'opinione: questa posteriore alle cose, non essendone che r immagine ( 5 ); ma al pensiero le cose sono coeve e coeterne: perch, che mai son le cose, se non gl'intelligibili stessi? E l'intelletto non separato (lai-
ci)
v, 9, 5.
8,
5,
(2) v,
(3) v, (4) v,
4.
1
segg.
3,
9.
(5) v, 9, 7.
X. IL
NEO-PLATONISMO
225
l'intelligibile. Il vero intelletto (vovq leOivc) pensando intende se stesso, senza porre un intelligibile fuori dell'intelligenza, perch l'intelligibile non
che
la stessa
intelligenza
(*).
Questa immediata compenetrazione del pensiero e del reale, in quanto non lavoro discorsivo, sforzo
d'indagine e di conquista,
se
ma
si
d nella traspa-
ed agli oggetti, e tanto pi a s quanto pi agli dell'atti(-), implica una certa svalutazione
vit, nel
momento
quando
vita
vita
pura;
ivi
infatti
la
vita
ma
sapienza non
apprestata
deficiente in
si
l'indagine;
ma
sapienza
prima, non
l'essenza ( 3 ). La suprema atanche il supremo riposo: come per Aristotile, rvQYsia non che la tranquilla e riposata contemdente, e tutt'una con
tivit
plazione.
non mai superata comprensione del penpensiero vede non per mezzo di altro, ma per s, senza uscir fuori di se medesimo. La vita l'atto della mente, luce che riluce per prima a se
fonda
e
siero!
Il
stessa, lucente
taiproiVevov)
).
Plotino.
concezione dell'autonomia del pensiero cos viva come Il pensiero non riposa su di altro che sopra
(1) il, 9,
1.
G. de Ruggiero,
La
filosofia
greca
a.
226
LA FILOSOFIA GRECA
in nessun non avendo luogo in cui sia presente, presente a tutto ed a tutti ( ). Mal si ragiona, ponendo il mondo nello spazio. Qual luogo esiste infatti prima che il mondo esista? Invece le parti del mondo, non il tutto, si collocano nello spazio. A sua volta, l'anima non nel mondo, ma il mondo nell'anima, l'anima non nel corpo, ma il corpo nell'anima: e il pensiero non
se.
da collocare
e,
).
Emerge
sufficiente dell'uni-
verso intelligibile
riposante sopra se
medesimo, sull'attivit di un pensiero, che si sorregge con le sue proprie forze e con esse sorregge il mondo. La conquista di questa visione del luminoso cosmo intellettuale descritta da Plotino con un paragone assai vivo. Come, premendo l'angolo delle palpebre, l'occhio vede la luce interna che non vedeva, e quindi non vedendo vede, anzi allora veramente vede, perch vede la luce, mentre le cose che vedeva prima erano lucide, ma non la luce; cos pui*e la mente,
segregandosi dalle altre cose e chiudendosi in quelle
interne, nulla vedendo, vede la luce stessa,
altro,
ma
3 (
in
).
s,
da
se
stessa
non in fiammeggiante im
provvisa
Il
principio socratico
Conosci te stesso
riceve
sua massima
Socrate,
per la realizzazione del suo principio, viene ora solamente attuata, nella sua feconda identit col
proprio oggetto, causa d'un infinito incremento del
(3) v, 5, 7.
X.
IL
NEO-PLATONISMO
227
si conosce quando si realizza, conoscendo e realizzando in se l'universo. Un momento importante della scienza socratica giova qui considerare, per meglio comprendere l'arditezza del
il
concetto
la defi-
aveva concepita
nizione
come
lui,
ma
tanto per
quanto per Aristotile, l'essenza era il puro intelligibile, la potenza e non l'atto. Nella nuova
logica dell'attivit,
definizione
tile
la
grave
dissidio.
Plotino
nel
comprende l'alta esigenza di trasvalutare nuovo spirito i vecchi valori logici. Egli idenla
t i ti Tcytv):
perch della cosa (t Ttgay^a xa perch infatti essenza, intesa dinamicamente, causalmente; e l'essenza coincide con la definizione. Donde il profondissimo e nuovo principio: 0 yg axi exaotov, 5i tot an, ci che
tifica
cosa e
il
il
ciascuno
per ci
(').
La ragione
si
sta in ci che,
ritrova
il
suo
perch (i ti). Ci che infatti ha vana e inefficace essenza non possiede compiutamente il suo perch; e inversamente. Cos il pensiero possiede in se il perch
le
singole
cose che in
il
lui
infatti
sono
legittimazioin'
Ed anche
partecipa ha un'egual natura. Cos nel mondo, composto di molti, tutte le cose sono tra loro connesse,
si
riferisce al tutto,
(1
vi, 7, 2.
228
in ci
LA FILOSOFIA GRECA
il
lia
quello;
tutto
si
ma
la
suo perch. Ivi non v' questo e p* causa insieme con l'effetto; e il
il
riferisce al singolo e
cui nulla
disgiunto, e gli
effetti
hanno
in s le
causa
(olov
dvamcog
tt]v
aiuav
e/ eiv) w
(').
In questo co-
es-
una
tale
posizione
di lui
di vita mentale dopo non hanno nulla accresciuto e sviluppato di quel ch'egli ha con piena coscienza veduto; appena
Ma non
si
danno
nella
ma
mente greca, della mente che non s'intende come soggetto pienamente autonomo, persona, spidella
rito,
reale,
ed ha fuori di s
un'oggettivit,
la
coscienza di
va da Socrate a
ma
il
lavoro
della
mentalit
la
sua
novit irriducibile.
La grecit
fico
di
magni-
sviluppo da
lui
dato
al
che sono
sintetica
X.
IL
NEO-PLATONISMO
229
non vince
il
dualismo
si
ori-
stra-
non per lui materia che par che si risolva nel pensiero non che materia intelligibile. La natura veramente mondana e terrena non entra
che
la cosa intelligibile:
nel suo
v.o\ioc,
votit?,
ma
si
ne resta totalmente
fuori
non quella che vive nell'esperienza concreta, ma un puro riflesso intellettuale, una molteplicit meramente ideale e inattuale. Il pensiero non vive la sua vita vera e piena se non straniandosi dal mondo, in una sfera sopramondana, la cui tranquilla e riposata quiete non che l'effetto dell'isolamento: perfezione ascetica, che tuttavia la stessa imperfezione del mondo ha in disprela pluralit
onde
che
gio.
Ma
lo sforzo,
il
mondo
il
sopramondo:
manchevole, sente di non potere da s spiegare quella realt a lui estranea; e allora ci che gli inferiore impone a lui medesimo l'istanza di un alcunch di pi alto, nel quale si riassume ci ch'egli incapace
la
materia
dell'atto
mentale
Il
un nuovo
nota nel passo seguente. L'intelligenza, dice Plotino con un brusco voltafaccia, posteriore alla cosa intesa, l'intelli-
genza della
si
Come
ci
conoscere identico
al
230
LA FILOSOFIA GRECA
il
cui
valore
rien
nel
senso, che
alle cose,
la
mente identica
alle
intelligibile,
ragione contemplante
le
cose contemplate,
ma
che
cose, nel
mondo
non sono
volga a inten-
cose,
ma
la
le
cose stesse
(intelligibili)
fanno
L'in-
modo che
scienza
non ne
sia diversa.
il
telligenza del
affatto
moto,
ma
il
moto piuttosto fece l'intelligenza, per cui esso stesso si concep come moto e intelligenza. Dunque, l'oggetto intelligibile quello che in ultima istanza crea
l'intelligenza, e la sua
intelligibilit,
per
s,
definizione stessa che ne fa un intelligibile, segregandolo dalla materia (' ). Una pi completa sconfessione del principio della sintesi mentale non sarebbe immaginabile. Ed altrove, Plotino, considerando la
mente per
indefinita,
mostra come
se
sia definita
('-');
il
che
intelligenza e
nella
loro
rispettiva
indefinita e finit
astratti, fuori
avessero
il
valore di
attuale
puri
momenti
della sintesi
dell'intendere:
la
un valore che
come
non
e sopraordinato
Plotino
Queste divergenze ed oscillazioni del pensiero di ci danno un indizio del dissidio che gli
tra le
il
immanente
platonico e
(1)
vi,
G, 6. 2.
(2) v, 4,
X.
IL
NEO-PLATONISMO
231
non ricade nel puro platonismo, anteponendo, con una completa dimenticanza di tutte le sue premesse,
l'intelligibile all'intelligenza.
scendere
l'atto del
tra breve esamineremo, ma che, sua novit, non far che rispecchiare la preoccupazione platonica del suo pensiero. Questo principio, a cui egli dar un valore sovrintelligibile,
e superiore, che
malgrado
la
due concetti
l'abbandono
Il
(*);
l'al-
Questo plurale, nella mente di Plotino, ci che forma la sua imperfezione, ci che, pur senza essere affetto
terit gli necessaria
non meno
dell'unit.
ma
la
perfezione
completa irrealizzabile nel pensiero: mai esso pu identificarsi con l'uno, e solamente pu parteciparne, nel grado che la sua natura plurima consente. Che di strano allora, che al di l del pensiero, in una sfera pi alta, esista l'Uno stesso, semplice, schietto, incontaminato dalla pluralit? ( 2 ). Gi s' veduto
similmente
il
postula l'uno stesso, die contenga la ragione esemplare, paradigmatica, della unit mentale.
Il
fa-
in
(1)
v, 1, 5.
v,
1.
(2)
5.
2.'52
LA FILOSOFIA GRECA
le
Dovunque, esso
si
manifestato
che
la negativit del
ferisce;
ma
predecessori
lettore
coi concetti
meil
tafisici
dubita
essere
pu giovarsi delle abbondanti spiegazioni plotiniane. Che cosa mai esisterebbe, esclama il nostro autore, se l'uno non esistesse? Non vi sar un esercito, se non v' l'uno; ne un coro, n un gregge, n una casa, n una nave. Le grandezze continue non saranno se non v' l'uno. I corpi delle piante e degli animali, che sono una individualit, se fuggono l'uno, si dissipano nella pluralit e perdono l'essenza che avevano; essi divengono altri, eppure divengono tali in quanto sono ancora uno. Inoltre, allora v' la salute nel corpo, quando questo si concilia con l'uno; allora fiorisce la bellezza', quando la virt dell'uno connette le membra; allora la virt regna nell'anima, quando
concorre nell'uno e nell'univoco consenso
uoXoYiav). Ci ch'
(eiq
supremo principio
piov
meno
si
ente,
meno uno,
e vice2
(
versa
il
(');
perde l'essere
).
Ma
valore dell'uno
pensiero^ come gi sappiamo: potremo allora negare che esista quello, senza la cui esistenza non possiamo dire o intendere nulla? Ma ci ch' necessario ad ogni generazione d'intelligenza e di discorso, ne-
cessario che preceda l'intelligenza e il discorso. Quindi noi dobbiamo attribuirgli un'esistenza fuori delle cose che esso significa: a taluno potr sembrare
(1)
(2)
vi,
vi,
9,
1.
9,
2.
t. IL
NEO-PLATONISMO
233
necessario
ma
se
ci
tratta di
un non-uomo: come
(').
si
po-
a qualcosa?
in
s,
Esiste
dunque l'uno
premo principio
dall'alterit,
Come non
toccato
2
(
)
lui
3
(
non possiamo
),
attri-
n vita: attributi
che sono affetti di alterit. Egli non sostiene misura, essendo egli stesso misura d'ogni cosa, e non potendo a sua volta essere misurato
gli
4
( ).
l'essenza
determinato da altri, e l'uno non da nulla determinato; inoltre, essendo la causa dell'essenza, deve necessariamente precederla 5 ). E neppur l'essere si pu predicare di
adeguata
l'essenza
un
che,
lui
6
(
);
egli
si
il
medesimo
la
negazione so-
ed superiore alla mente, a lui adeguata 7 ); nessun discorso pu toccarlo; egli l'inesprimibile,
(
l'ineffabile (&qqt)tov,J.
Tuttavia, se Plotino
in realt, in
si
ma
quanto ne parla e
lo
pensa, costretto
6,
11-18.
12.
v,
VI,
3,
7,
39.
v, 5, 4.
6, 7,
13.
38.
3, 14.
2i
LA FILOSOFIA GRECA
in
a comprenderlo
qualche
modo
nella
positivit
del discorso e del pensiero. Egli comincia con idencol Bene, la suprema idea del sistema plaavvertendo di togliere da questo concetto ogni empirica determinazione e di attribuirvi un significato sovreminente a tutte le cose ( ). Inoltre, la negazione della finit dell'intelletto induce Plotino a chiamar Dio infinito, illimitato, senza forma (*): determinazioni che, pur essendo negative, si stratificano sullo stesso piano delle opposte determinazioni
tificarlo
tonico,
Ma
cose; gli
l'attivit,
mas-
simo tra gli attributi positivi? Plotino si dibatte contro questa necessit ineluttabile del suo sistema. Egli cerca di mostrare che il primo Bene ci verso cui tende ed appetisce ogni cosa, come al suo fine, ma che non mira a sua volta ad alcuna cosa, e nulla desidera, in quanto si possiede nel suo fine eternamente realizzato. Il bene pertanto fonte e principio quieto di tutte le azioni secondo natura; esso rende buone le cose a sua somiglianza, non perch agisce verso di esse, anzi, perch esse agiscono verso di
lui.
S, ch'egli esiste
come
solo in
tale,
quanto quello che : essendo sopra l'essenza (jtexei/va ovaiaq) anche sopra 3 l'atto del pensiero ). Questo passo tradisce la preoccupazione intellettualistica del pensiero plotiniano, che, altrove, pi chiaramente si manifesta, nella definizione ch'egli d di Dio come prima potenza (Suo
un pensiero,
ma
(
(0
(t)
v,
3,
11.
vi, 7,
I,
32-33.
1.
(3)
7,
X.
IL
KBO-PLATONISMO
il
235
va^u;
pam))
4
(
):
qui
Ma
intanto, Plotino
non
si
si
appaga
mostrarci
come da Dio
;
svolga l'inesauribile
ric-
riprende
con uno
tuali,
di quei
gli
sono abi(-).
ma come
facente
valore
si
senza azione,
se
si
aggiunge
non conserver
l'unit semplice.
stessa
come
esistesse,
Epper bisogna porre la sostanza n lecito dire che prima di farsi mentre invece non era prima di farsi, ma
atto:
3
(
).
generazione
4
(
).
Dio dunque atto, che non preceduto da nessuna sostanza, cio da nessuna potenza: la uvajug jiookr] scomparsa. Chi bene osserva, questi continui pentimenti tradiscono la stessa incertezza che nella sfera dell'intelligibile ci si manifestata nel problema
della priorit della potenza o dell'atto.
N potrebbe
,
essere
altrimenti:
il
sovrintelligibile
malgrado
ne fanno un qualcosa
(1)
v, 4,
1.
(2)
(3)
oi xax
-cv Jioiovfievov,
<b; tcqx
Xk
xal oi oxiv,
wqIv yevaQai,
't.X'\br\
ni
fjv
(id.).
(4)
Id.
236
s, null'altro
momenti
stessi del
pensiero che
Riconquistato
il
completare il suo sistema dell'universo. Egli ci ha mostrato finora come attraverso i gradi intelligibili dell'anima e del pensiero si giunga fino
di
grado
a Dio; ora
ci
creativa procedano
discensiva integra
la
quello che
problema che ora si propone Plotino non si proponeva Platone nel Timeo', ma quello che Platone aveva appena intravveduto, quando, pervenuto con la dialettica all' idea suprema del Bene, intuiva una deduzione sintetica di tutte le idee dalla loro fonte*. A un tale, poderoso problema,
Il
il
statizzava
platonismo era insufficiente, come quello che ipole idee fuori della mente divina; per
pertanto assai meglio in grado di soddisfare
al
suo compito.
necessario ri- D. La triade intelligibile. brevemente da capo, per affrontare adeguatamente l'arduo problema e svelare le intime ragioni del procedimento plotiniano. Abbiamo veduto che Dio attivit, non condizionata da sostanza preesistente, ma sostanza essa medesima. Non dobbiamo tuttavia dimenticare che Dio non n intelligenza, n coscienza: quindi la sua attivit non porr in vita una creazione mentale, ma una creazione quasi
farci
naturale e
a spiegare
seguente passo di Plotino giova natura di quell'attivit. Nel pensiero divino, egli dice, non v'e deliberazione precedente
fisica. Il
la
X. IL
NEO-PLATONISMO
il
237
l'azione,
n ragionamento precedente
fatto.
Ne
giunge Plotino, addurre ragioni perch la terra sia posta nel centro del mondo e perch sia rotonda; ma nella mente di Dio non cos fa deliberato perch
cos bisognava, anzi cos sta bene,
fatto:
perch cos stato argomentazione discorrente per cause, la conclusione fosso certa senza nessuna proposizione. Ivi infatti, niente pende dalle conseguenze, niente divien certo in virt di considerazioni, ma tutto consta prima di ogni conseguenza e considerazione. Tutto ci infatti posteriore: ragione, dimostrazione, fede. Dal fatto stesso che esiste il principio, per sua natura ogni cosa esiste ed cos disposta. Ecco la ragione profonda, che non v' ragione del principio ). Questo prammatismo ideale si converte in vero
come
se
prima
di ogni
al
crea,
come
il
nera, perch
non
pu rimanere
per elezione,
cos nel
si
campo
agisce
in cui si agisce
come dove
2
(
senza nessuna
elezione e coscienza
gorio,
un folun irraggiamento, il cui effetto l'intelligenza, il pensiero. Ma come avviene che l'uno semplice si sdoppia nell'intelligenza, si pone come lucente e illuminato, pensiero ed essere? Qui soccorre a Plotino il valore intelligibile e potenziale da lui dato all'Uno: reminiscenza platonica, che mai cede completamente alla dottrina nuova dell'atto puro e dall'intelligibile egli fa uscire l'essere, che in quanto
).
l'azione di Dio
(i) v, 8, 7.
(S) V, 4,
1.
238
LA FILOSOFIA GRECA
contempla diviene l'intelligenza (*). Altrove invece par che attribuisca all'uno stesso questa riflessione: guardando se medesimo, l'uno produce l'ente e l'insi
telletto
2 (
).
Anche
-questa
ambiguit
si
spiega
con
si pone Dio come atto, in s riflesso, due momenti dell'attivit pensante e dell'essere pensato rampollano dall'identit siessa della riflessione; o si pone Dio come potenza, come intel-
ligibile,
il
come
essere, e allora
medesimo. Ognun problema che qui si agita quello della coscienza. Plotino lo tocca profondamente, ma non riesce a conquistare una soluzione definitiva. A volte, egli riconosce la massima concretezza alla riflessione cosciente, e intende l'immanenza del conoscersi nel conoscere, e afferma che l'intelletto umano si contempla pi perfettamente nel divino, perch in s vede soltanto, in quello vede di vedere (v.aQoQq. ori KaQoQi}.) ( 3 ). Altrove invece si sconfessa, e d alla coscienza (vxiht\yiz) il valore di una riflessione mentale secondaria e inessenziale: chi conosce, non necessario che abbia coscienza di conoscere, specialmente se molto intento, n chi agisce potentemente necessario che conosca di agire potentemente: si che sembra che la coscienza renda pi deboli le azioni
e ripiegamento dell'essere sopra se
vede che
il
a cui
si
accompagna
).
la
(1) v, 3, (2) v, 2,
(3) v, (4)
I,
11.
1.
2,
12.
4, 10.
X. IL
NEO-PLATONISMO
239
quasi
lineare, irriflessa, da cui sorge inesplicabilmente il miracolo della riflessione e del raddoppiamento dell'essere e del pensiero; ora la creazione stessa, e quindi l'essenza di Dio, che si compendia in un atto a cui nulla di sostanziale precedente, una riflessione, una coscienza. Nel primo caso l'operazione divina ha un carattere naturale e fisico, nel secondo un carattere mentale. Come dall'uno procede l'intelletto, cos dall'intelletto procede l'anima. Dio, intelletto, anima, formano la triade intelligibile, e sopramondana. L'intelletto
dell'intelletto
da quello della luce, del sole, e della luna. L'unit suprema la luce, l'intelletto il sole, l'anima la luna, che trae la luce dal sole. All'anima infatti avventizia la luce intellettuale; l'intelletto ha invece
in se stesso la luce, n la luce soltanto,
stesse
ma
le
cose
che in esso sono contenute, sono per loro essenze lucide ( 2 ). Non questa concretezza della
luce nel lucido superiore all'astratta e irreale luce
riconosce che la luce in s non d potenza all'intelletto; ma, non ha egli stesso concepito un atto libero da potenza? Eppure lascia
in s? Plotino
che
la
cadere
il
problema!
L'ordine della generazione l'ordine gerarchico della triade. L'anima contenuta nel pensiero e non
viceversa; essa ha fuori di s la fonte della sua luce,
epper fuori di s la meta della sua attivit la sua presenza attiva a se medesima e condizionata dal suo
:
3
( ).
simil-
(1) V,
1,
6.
(2)
V, 6, 4.
8,
6.
240
LA FILOSOFIA GRECA
mente il pensiero ha ima duplice forza: con l'ima guarda a s, con l'altra al suo principio ). L'ordine della produzione e della processione non tempo2 rale, ma puramente ideale ( ); e la sua. legge la
{
si
fezione
:i
).
Da
modo
sistema plotiniano
si
emaproducono
il
primitiva,
sistema
comune non
ma
ancora l'idea
una produzione naturale e quasi fisica. Tuttavia noi conosciamo un aspetto profondamente diverso
della metafisica plotiniana, che molto diverge dall'
emanatisino.
Come
si
attivit perfetta,
l'Uno non
4
si
disperde e non
dscessus) in realt
un vero progresso,
se
il
non
si
con-
ma
valore del
del-
Con
la
triade
dell'Uno,
principii
dell'intelligenza,
gi
lamtra
il
mondo
(1)
vi, 7,
1,
85.
6.
(2) v, (3)
kqsCttov t
vi, 6, 1.
jtoiofcv
(v, 6, 13).
(4)
X. IL
NEO-PLATONISMO
241
E. La cosmologia.
posizione: da una parte,
come prodotto
riferimento col
vente e generatrice.
stoici,
di cui forma la ragione visomiglianza di Platone e degli Plotino concepisce un'anima del mondo uni-
mondo,
versale, che
si
partecipa,
come forma,
alla materia,
si
comunica a
ma
in
la
nel
tempo
la
ciascuna;
sua passione,
ma
la
divisibilit loro
).
Inoltre, dire
invertire
il
che l'anima alberga nel corpo, significa vero rapporto; il corpo in realt nelai
termini
mondo
nel
mondo,
ma al
contrario che
il
mondo
ragioni
compendia
le
generatrici
2
(
).
Queste ultime son modellate sul sistema stoico: sono i A-yoi crjieefiauxoi, concetti attivi nei semi e principii fecondi dello sviluppo degli esseri. L'anima
del
divine, partorisce
mondo, gravida della contemplazione delle cose una natura similmente feconda di
quasi speculative
3 (
Essa agisce contemnon una con templazione? Fare che alcunch esista, infatti produrre una qualche specie, cio riempir tutte, le cose 4 di una certa contemplazione ( ). Ci non vuol dire
ragioni
).
infatti l'azione se
2,
1.
in, 9,
3.
IH, 8, 4.
HI, 8, 6.
G. de Koqgiero,
La
filosofia
greca
-it.
242
LA FILOSOFIA. GRECA
mondo
o la natura ragioni e
modo
non trascorrente fuori di se medesima, essa permane nella coscienza tranquilla della contemplazione che la riempie, e da cui sgorgano naturalmente
le
(').
all'idea dell'anima
si
spazio e del tempo. Mentre l'eternit la vita imil tempo l'attivit delquanto riposa in se stessa, ma in quanto passa perpetuamente da una forma a un'altra. Cessando il movimento dell'anima, non resta che l'eternit 2 ). E similmente lo spazio, che non inerisce alla materia indipendentemente dall'anima, la ragione seminale procedente dal seno stesso dell'anima, che, con lo sviluppo della sua potenza, d alla materia tale o tale grandezza 3 ). La prima realt corporea in cui l'anima del mondo
mobile dell'intelligenza,
l'anima, non
in
si
il
cielo,
primo
4 bellezza celeste provano ). L'ordine e la che l'anima in quella regione pi pura e incontaminata che nelle sfere terrene. Dalla trasparenza del cielo, alla densa opacit della pi bassa terra, l'azione dell'anima gradatamente si disperde, perch la sua forza formatrice cede alla passivit della
superiore
materia.
(1) ni, 8, 4.
oiywv Os?
lgY^ 8Tal- H
segg.
L'Ingb ricorda a questo proposito il verso: tjtavxa silenzio (Siyi'i) forma una delle divinit pri-
marie dei
(2)
sisttini gnostici.
in, 7, 10
(3)
(4)
in, 0, 16; v, 3, 9.
v, 3,
17.
X. IL
NEO-PLATONISMO
243
come Aristotile, cos anche Plotino ad assumere una materia bruta, una, continua, priva di qualit, di forma ('), di quantit ( 2 ), che coincide con la stessa indefinita (oQicma) ( 3 ). E
Platone,
costretto
Come
nondimeno questo non-ente necessario all'ente, di cui colma l'insufficienza, poich l'essere non che forma e causa, non attivit creatrice, ed ha quindi Bisogno di un sostrato amorfo, sul quale possa esercitare la sua azione.
Il
significato
della materia,
conforme all'indirizzo speculativo dell'ellenismo, sta nella sua identificazione col concetto del male. La materia e il jiqtov xcutv, il corpo il evteqov y.axv.
La ragione
metafisica
di
non
come
problema del male ampiamente discusso da Il male non pu essere pensato come una specie distinta dal bene, poich nessuna specie pu avere un carattere puramente negativo. Tuttavia il valore della negativit del male ben si comprende
Il
Plotino.
gli
opposto:
il
male rivela la sua natura privativa di un non : ente, platonicamente inteso, come etegov toO ovto;. Ora,
(1)
244
l'altro
LA FILOSOFIA GRECA
dall'ente non che la materia. Donde, la natura dei corpi, in quanto partecipe della materia, un male. Cos l'anima non cattiva per s, ma,
come
cui
.se
l
inerente la
malvagit
( ).
una realt autonoma e distinta (l'altro dall'ente), mentre par che tolga all'anima l'infamia di una malvagit di natura, sposta questa stessa malvagit
pi oltre, e la fa preesistente all'anima
l'aver liberato l'essenza dell'anima
del
2
(
).
Tuttavia,
necessit
dalla
pi
remota regione, gi un passo nella via della liberazione spirituale, che forma il compito precipuo dell'etica
3
(
).
F. Etica e religione.
ipostasi
Il
del
pensiero e dell'anima,
ricongiungimento del mondo purificato e sublimato nell'uomo al suo divino principio. Noi conosciamo gi quella purificazione che la scienza, per cui l'uomo, sorpassando le fonti impure del sapere, si adegua all'intelletto, e sorpassando l'intelletto si
adegua
al divino.
Un'altra
purificazione la bel-
come supremazia della forma, come superamento della materia. Che altro la beilezza, la quale nasce
ci)
I,
I,
8.
8,
1-5.
5.
(?)
(3) Per non addentrarci in nn esame troppo particolare, che trascenderebbe i limiti di questo volume, tralasciamo molti problemi della cosmologia plotiniana, tra i quali importantissimi sono quelli
mondo
nelle
anime
individuali, ecc.
X. IL
NEO-PLATONISMO
245
di ci
non
il
superamento
che
incorporea, ed
come ragione
e specie?
( ).
;
La
la
lamente si eleva al divino ed simile a Dio ? ). Bisogna dunque che l'anima, riconosciuta la vana parvenza della bellezza sensibile, fugga verso ci di cui
(
essa simulacro.
in te, e se
Dove fuggire?
in te stesso.
Guarda
ancora non ti conosci bello, imita l'artefice, che volendo una beila statua, parte di ci che ha abbozzato toglie via, parte plasma, parte leviga, finche le d un bello aspetto ( ).
:i
Ma
6aQoig)
il
La moralit
4
non
),
purezza del suo essere rinnovato, s'immedesima con la propria fonte divina. La descrizione metodica dei
gradi di questa iniziazione sar opera scolastica dei
discepoli di Plotino. Egli troppo pieno di Dio, perch
possa indugiarsi sulla soglia del tempio. Pochi problemi morali vengono da
trale
lui toccati: l'interesse
cen-
della sua
mente
la religione,
non gi nelle
religione
ma come
Tra
problemi morali,
merita una
particolare
si
rife-
ma
a un atto intimo.
(1)
I,
6,
6,
1.
(2^ (3)
I,
i,
6.
6, 9.
(4) I, 6, 6.
246
LA FILOSOFIA GRECA
regna
col
ineluttabile.
La volont
tutt'uno
condo
e
il
il
bene,
pensiero per
(').
Dio superiore alla libert ( 2 ), e similmente l'anima che a Dio si congiunge superiore a questa
perfezione ed autonomia. Lo stato della perfetta beatitudine, della realizzazione
Ma
compiuta
di tutte le po-
tenze dell'anima,
l'estasi.
La conquista
dell'inespristato
mibile, dell'ineffabile,
egualmente inesprimibile e ineffabile; al Dio sopracosciente lo spirito si adegua con un abbandono di ogni consapevolezza di se medesimo. E da credere, dice Plotino, che allora noi vediamo Dio, quando l'anima di repente riceve la luce. Egli appare circonfuso da quella luce ed insieme quella luce, di cui l'anima era vuota prima del suo ingresso. Come ci avviene? Togli di mezzo ogni cosa! "A(feta jidvra (*). il grido supremo della rinunzia alla propria mauit, del violento distacco dello spirito da tutto ci
che
in
lo
di
n di essere uomo, n
4 (
).
massimo
in
(1) (2)
vi, 8, 6-7.
v, 8,
12.
(3) (4)
v, 3, 17.
vi, 7, 34.
X.
IL
NEO-PLATONISMO
247
presente dovunque
lo si
l'impotente non presente (M. E noi siamo presenti a lui, quando abbiamo allontanato dall'anima ogni
diversit
e
principio
dal
la
si
radice dellibera
l'anima. Quivi lo
riposa,
male, quivi intende veramente e non pi legato a nessuna passione; qui solo gli tocca di vivere
realmente
Questa dunque degli di e degli uomini da tutte le cose di quaggi, vita aliena dai piaceri di quaggi, fuga di 3 solo a solo (cpuyr) nvov TtQq \ivov) ( ). Queste mera2
( ).
vigliose parole
chiudono
le
Enneadi.
La
gettivismo greco
il
conquistar Dio nello sforzo metodico della dialettica di Platone e dell'apodissi di Aristotile, e che aveva
concluso
il
la
ne-
gazione scettica di se medesimo, tenta l'ultima volta l'impresa, con l'impeto di trascendersi in una esperienza superiore. Non pi la serena contemplazione
dei classici,
di
ma una passione mistica, l'esasperazione una visione che vuol essere un possesso. Tuttavia questo misticismo non solo l'ultimo momento della speculazione greca; esso nel tempo
stesso
il
primo
di
(1)
aXJl'eOTi
x uvansvco
'SvvaTovxi o
nQEOxtv
(2) (S)
(vi, 9, 7).
vi, 9, 9.
vi, 9, 11.
248
LA FILOSOFIA GRECA
pace di una conquista troppo lontana il Dio di Platone si rivela esso stesso come la conquista di un nuovo Dio il Dio-che agita lo spirito, che vi accende la fiamma dell'entusiasmo. E traluce nel misticismo il concetto nuovo dell'infinito: infinito
(').
Quivi
come
ma s'immedesima
sia nella
si
con essa.
E in
zionali,
Dio,
bench
ogni razionalit,
che l'uomo ha scoperti, e che non osa attribuirsi ancora se non come un riflesso o un'immagine d'una realt superiore. Il pensiero divino
soltanto quello che conoscendo le cose le produce,
quello
clie
converte l'avere
sostanziammo; quello
siede e
si
pos-
come fiamma
inesauribile da cui tutte le fiamme si accendono. In questa intuizione, l'emanatismo naturalistico sor-
passalo,
ma non
come
inevitabile, se
non per
non pu ricevere
appunto per-
ch essa trae l'esistenza non soltanto da Dio, ma anche dalla concausa materiale. Di qui il principio plotiniano: che ogni essere giunto alla perfezione genera un essere simile a s, bench minore di s ( 2 ).
pensiero cristiano lo corregger, almeno parzialmente, nella sfera della generazione divina, del FiIl
ponendo l'eguaglianza
del ge-
li)
vi,
7,
32.
C-7.
(2) V,
1,
X. IL
NEO-PLATONISMO
249
nitore e della
genitura.
la
Trinit neoplatonica,
alta,
si
cos indirizzata a
una meta pi
influsso,
s.
trasferir
con
quel
triplice
platonico,
aristotelico,
stoico,
che gi porta in
8. Amelio e Porfirio. Il profondo equilibrio mentale di Plotino aveva tenuto il neo-platonismo egualmente lontano dalle complicazioni e sottigliezze
teologiche
dei
sistemi
orientali
e dalle
pratiche e
credenze della religione popolare. Questi due eccessi, in un curioso miscuglio, si osservano nei suoi successori.
Gi Amelio
le
si
contraddistingue per
il
gusto delle
pensiero, contenente in s
del pensato e dell'essere,
stasi:
tre
momenti
del pensare,
tre ipo-
Amelio sostituisce
prima intesa come pensiero esistente: la seconda come pensiero che ha questo essere per
la
partecipazione,
la
terza,
si
ri-
contempla attraverso il pensiero partecipante. Quindi, la nuova triade demiurgica: Tv ovta, xv / ovta, tv ywvta ). Amelio apre cos la via all'opera, che culminer in Giame lo
1 v
congiunge all'esistente
principii divini,
creando in
sulle
tal
modo un
politeismo intellettualistico,
della religione
popolare.
Il
gli
gloria di
aver
divulgato
il
sistema
(1) (2)
250
I.A.
FILOSOFIA GRECA
plotiniano, illustrando e
difficile e
ivi
oscuro. Tale in
.carattere del-
una esegesi piana e popolare delle Enneadi. Tutto ci che pu facilmente colpire la riflessione di chi s' inizia alla filosofia vi lumeggiato
con perspicuit e con acume. La distinzione del corporeo e dell'incorporeo attrae in particolar modo l'attenzione di Porfirio. Ogni corporeo nello spazio;
nessun incorporeo ha un'esistenza spaziale ( ). Gl'incorporei sono dovunque, non estensivamente, ma indivisibilmente ( 2 ); la loro presenza infatti non
locale,
4
ma
volontaria
3
( ).
Nell'incorporeo predomina
si
pu dela
trovando
sua
Non
l'anima
ma il corpo nell'anima. Il simile si conosce col simile: ogni cognizione infatti un'as4 similazione (6^,0100015) a ci che si conosce ( ). Queste
ed
altrettali
talora incisiva,
formano un
utile
trina plotiniana.
Vien cos chiaramente lumeggiata la distinzione che sani capitale in tutta la storia del pensiero: quella tra lo spirito e la materia, che solo nel neoplatonismo trova la sua prima formulazione precisa.
Nelle filosofie di Platone e di Aristotile,
della materia era ancora
di concretarsi
il
concetto
una nebulosa,
in via
per
progressivamente. Nella dottrina degli stoici, noi troviamo, s, fssati tutti i caratteri concettuali della materia, ma l'immateriale, lo spirito,
Seni.,
Sent.,
1. 2.
(1)
(2)
Sent., 26.
X. IL
NEO-PLATONISMO
251
vien sacrificato al materiale. Xel neo-platonismo invece, che raccoglie tutti i frutti della speculazione
precedente, l'immaterialit dei ppncipii ideali scoperti da Platone e da Aristotile, acquista a sua volta
un nuovo
velano per l'appunto nel formulare un'opposizione puntuale dei due concetti, che giova egualmente alla
chiarificazione di entrambi.
Un
che una descrizione metodica dei gradi per cui l'anima giunge al sommo bene. Porfirio distingue
quattro classi di virt, disposte in ordine progressivo:
virt politiche
consistenti nella
moderazione
delle passioni;
purificative, cio
giunge
le
pi basse,
ma non
probo:
prime uomo
genio
progressivamente, secondo
le altre,
(/).
buono
padre degli di
della
Ma
l'aspetto pi caratteristico
personalit
di Porfirio,
non
la dottrina,
bens l'atteggiamento
La
triade divina
soltanto in
un
metaforico s'identifica
Saturno, l'uno che
l'intelligenza
suo
l'uno multiplo,
intelligibile.
Saturno
inaccessibile
alle
agitazioni
del
mondo.
(1)
Sent., 34.
252
LA FILOSOFIA GRECA
Giove che detronizza Saturno l'anima universale che si colloca tra l'intelligenza e il mondo per governare quest'ultimo. Siffatto simbolismo diviene per il discepolo una realt tangibile: egli vede nelle
ipostasi
e
la
il
metafisiche
le
deit della
religione greca,
suo spirito imbevuto di classicismo identifica causa della filosofia con quella dell'antica reliS'inizia di qui la lotta col Cristianesimo. In un'o-
gione.
pera di quindici
libri, Ka-c
Xoumavcv, di cui
ci resta
qualche notizia nelle citazioni di Eusebio e di Agostino, Porfirio traccia al neo-platonismo un indirizzo nuovo, pratico e combattivo. La barbarie cristiana minaccia la civilt ellenica; e questa insorge contro
i!
cristianesimo, lo combatte
riti,
nelle
sue
origini, nei
suoi
Il
incapace
resistenza che
non
dalia filosofa
vivifica
per
un istante
le
i
E con
gli
di
si
risvegliano
i
falangi di
miti, e si
demoni, tornano
in
onore
vaticina,
il
demoni;
egli
non
il
mondo
(').
intelligibile,
il
cielo,
ma
il
mondo sublunare
la
Inoltre
aveva ammesso
della
la
natura e non in quello del soprasensibile, e mantica; aveva infine attribuito al mito il significato di una rappresentazione esteriore e storica dell'essenza universale delle cose. Ma ci che in
Plotino un
(1)
Ennead.,
vi, 7, 6.
X. IL
NEO-PLATONISMO
253
nuova esoterica
l'oriente,
contrasta
palmo a palmo
il
campo
al
dente
di questi
neofiti.
9.
Scolaro di
una
il
Anatolio
fond, molto
accentra-
vano
nome
di
anche
temporanei,
racconto
miracoli
di
prodigi
una grande
il
neo-pitagorismo,
il gusto per gli studi matematici, come documentano alcune opere pervenuteci, parti di un'opera maggiore, che non possediamo nella sua
d'onde trasse
ci
integrit.
La
teologia di Giamblico
in
abbracciare,
un'unica legge,
suo pi potente
si-
buzione degli ordini divini e la trinit; in ogni ordine precede una unit immediata, da cui procede e di cui partecipa la dualit; il passaggio dall'una
(l)
di Porfirio.
254
LA FILOSOFIA GRECA
all'altra mediato da un terzo termine (*). Cos in una forma ancora fantastica e nebulosa comincia ad abbozzarsi la suprema legge dialettica del pensiero. Gli di vengono da Giamblico divisi in due categorie fondamentali: di sopramondani e mondani ( );
2
redistribuzione
teologica dei
momenti
del vecchio
dualismo greco. Nella prima categoria, dalPun essere inesprimibile, fondamento di ogni esistenza, egli distingue una seconda unit intermedia tra l'uno assoluto e la pluralit; e da questa fa procedere l'intelligibile. A sua volta, l'intelligibile concepito trino, cio composto delle tre ipostasi Padre o realt
: ;
l'orza
o potenza;
Nus
Dal mondo
stingue
dagli
il
Giamblico
3
di-
mondo
di
intelligibili
).
Anche qui
terza ed ul-
nuova
La
costituita dagli
demoni, eroi, e tra gli di, i maggiori si distinguono dai minori, con un groviglio, un tumulto, a cui d un aspetto pittoresco il confluire, in questo
angeli,
pantheon,
l'Oriente.
le
Roma
e del-
Complemento
tiche teurgiche;
vi
di
la credenza
accresce
virt
il
ieratiche
oetai),
nelle
quali
ma trascende anche
Procl. in lira., 236 F. Procl. in Tim., 30G C.
Peocl., ibid., 94 C.
pensiero.
(1)
(2)
(3)
X. IL
NEO-PLATONISMO
255
terismo
orientale,
influsso.
il
un potente
Ma
poco stimolato: tra i numerosi seguaci di Giamblico, non si ricorda che Teodoro di Asine, come prosecutore
dell'indirizzo
Quanto
ai
come
il
cappa-
tempio. Lo
religioso
poli-
questo
il
momento prammaticamente
neo -platonismo. La difesa del teismo contro la nuova religione negli animi
dell'attivit del
e nei
allegorica
dei miti,
da Plotino, riceve un grande sviluppo, d un profondo e arcano senso alle ingenue e poemitologia greca; la religione,
che ancora in Porfirio conservava qualche vestigio di intima e filosofica spiritualit, in quanto che il
saggio poteva, anche senza parlare, onorare Dio,
si
ch creato da filosofi, non attinge pi al pensiero le sue pratiche, ma all'esoterismo teurgico. Nella Bibbia
della
),
ma
certo com2
( )
(1) Il
titolo
ttjv
nogcpuetov
\vgei$.
Jipg
'AveP
11.
twv v
atitf) <jioqt||.<tcdv
(V ",
256
LA FILOSOFIA GRECA
che non
le
il pensiero congiunge i Teurgi a Dio, ma opere piene di mistero che trascendono ogni pen-
noti.
immutevoli delle cose ('); e il valore delle sue pratiche sta in ci, che agli di immateriali si pu pervenire solo con la mediazione di quelli che operano nella materia (-J. Che di strano che attraverso la materia si giunga a Dio: non agiscono nei corpi le forze incorporee, organo del divino? L'ispirazione divina non pi lo slancio dell'estasi
nelle ragioni
La
teurgia penetra
il
le
com-
Ma il politeismo, anche rinnovato nello spirito, non avrebbe potuto riassorgere a vera religione, senza il soccorso imperiale. Privo di un codice e privo di una Chiesa, esso aveva potuto, fin nella sua
et classica, vivere durevolmente, solo per la forza
della tcUc, che traendo
or-
ganizzazione particolaristica,
quella unit ideale, rafforzata e attualizzata dal prestigio delle sue istituzioni e delle sue
Ma
la
scomparsa della
inclusiva
di
culti,
culti,
tumulati nel
epper Pantheon,
toglieva al
sorte fu
la
il
sua
pre-
reput
(1)
in, 26.
(2) v,
14 segg.
(S) III, 4.
X. IL
NEO-PLATONISMO
257
assecondare la nuova religione. aveva gi ceduto nelle coscienze, cede allora anche nell'esteriorit del culto. La folle ranza che gli accord il senno politico di Costantino
utile ai suoi fini di
Il
politeismo, che
lo
fece
inaridire
nell'indifferenza;
ma
lo
zelo cri-
Il
nome
di
apostata
attribuito
il
suo carattere di
religioso, e
missione dell'impero in
un apostolato
pone cos in
religione
talit
atto, nella
che
cristiana.
pagno
il
di
tificato, Basilio
da giovane
complet poi
sua conversione
Nomiil
nato imperatore
denza
di
programma, noto
staurazione del
tempii, rinnovati
e
politeismo
fu
rapidamente
iniziata
riti
l'imperatore stesso, incurante del prestigio cesareo, si trasformava in prete, e adempiva, fino i pi umili
urtici del ministero divino. Quel che per l'opera imperiale non poteva creare, era l'antico pubblico
di fedeli, era
quella
fiamma
di
i
vita
religiosa
che
doveva riempire
G. de Ruggiero,
e riscaldare
filosofia
rinnovati tempii. Le
17
La
greca
u.
2?>8
la filosofia greca
il
suo scorag-
giamento per P indifferenza che paralizzava e intristiva la sua opera. Ed egli che per temperamento era mite e generoso, egli che come la pi gran parte dei pensatori del tempo, come Temistio, come Libanio, era tollerante in materia religiosa ( ), fu inasprito dalla lotta accanita che i cristiani fecero alla sua religione, e si lasci trasportare ad atti di rei
pressione e di crudelt.
Il
valore di
Cristiani non ci restand i da Cirillo, i quali rivelano poca originalit critica, non diversamente dalle molte opere apologetiche pullulanti nel tempo. Assai belle e vive sono invece le Letture, documenti drammatici
che frammenti,
che non riuscirono tuttavia a vincere il vano eroismo che lo animava. L'impresa religiosa di Giuliano pass nella vita
dell'impero
lui,
ci
Il
come una meteora. Dopo la morte di una violenta reazione distrusse rapidamente tutto che il suo genio aveva per un istante sorretto.
la
pagana con
vita,
ed ebbe finanche
Come
scolaro
Con
la
morte di Giuliano,
la fioritura ellenistica
neoplatonismo
(1) Il
paganesimo
conciliante in
La
omaggi.
X. IL
NKO-PLATONISMO
259
d'Oriente risuona ancora in Alessandria, nelle scuole di Ierocle e di Oliinpiodoro, maestro di Proclo. Ma
la carit
sofia
il
materna
di
Atene preparava gi
alla filo-
suo ultimo
asilo.
10.
Proclo e la scuola
platonici.
di
Atene.
Siamo
agli
ultimi diadochi
Il
momento prammatico
filosofia greca torna neo-platonismo alessan-
erudita
del
drino.
reso pi vasto
soltanto
le
Le nuove e ricche esperienze mentali hanno il suo compito: non si tratta di riunire
dottrine
dell'antichit
classica,
ma
con
Ma anche
erudizione,
nuovo, anzi la stessa legge formale del pensiero che, possedendo tutta la sua tradizione, riesce a possedere
se
medesimo
Come
per Proclo,
la
il
maggiore
divisa della
non come sterile reminiscenza socratica, ma come inizio di un fecondo lavoro, mediato dalla forza di una riflessione in cui apparentemente si aliena la conoscenza di s, ma si
Conosci
te stesso,
(7tiaxQoq>r\)
del
Conforme a questa
svolgi'
la
legge
enunciata
ma
da Proclo
si
l'attivit
ori-
propria
Atene
Plutarco di Atene,
di
Nestorio
(350-433), al
260
LA FILOSOFIA GRECA
i
quale
neo-platonici
posteriori
diedero
Grande
ronea. Di lui poco sappiamo che giustifichi l'appellativo attribuitogli: fu sagace interprete di Platone
e
di
Aristotile,
suoi prede-
Maggiore importanza ha
riano, maestro di Proclo,
il
il
successore di
lui
Si-
grande la stima che Siriano ha dello Stagirita, non intacca tuttavia la valutazione, gi data dai suoi predecessori, di Aristotile, nei rapporti con Platone. 11 primo cuuviog, il secondo 6oc; l'uno non serve che d'introduzione all'altro, ma, dove cerca di contraddirgli, cade in errori e sofisimi. Il centro vero della teologia l'intuizione del Parmenide. Nell'opera di Siriano si completa il codice delle
egli
pitagorici e
e l'or-
la filosofia;
Omero
fisrno
per
la teologia. Il
tone
s'incanala
monade
e della diade;
idee hanno
il
valore di nu-
come
Successore
di
C, cominci
li il
gli
studi
in
Ales-
X.
IL
NEO-PLATONISMO
261
rigorose.
Il
la fred-
dezza e sobriet dei temperamenti analitici, il che lo distingue dall' intuizionismo e dall'impetuosit mistica degli altri
maestri alessandrini,
ai
quali tuttavia
da un egual gusto di sottigliezze e di astrusit. un pensiero che tutto vuol disciplinare e razionalizzare, anche ci che meno suscettibile di
legato
storia
una
il
mentalit che pi
raccosta-
mento non ha nulla di fortuito, in quanto che i due. pensatori hanno con diverso spirito concepito la
stessa legge dialettica del pensiero, e cercato di at-
tenuto,
un vasto sistema, inclusivo di tutto il connon solamente mentale ed eterno, ma anche contingente ed etmero, dello spirito storico del loro
tuarla in
tempo.
L'erudizione di Proclo veramente prodigiosa:
filosofia
greca
di
gli
il
inesplorata.
sotto
suo
nome
ci
dialoghi platonici
la
il
fa luce attraverso
comento, che assai spesso trasforma e sviluppa il platonismo originario. D'interesse centrale, per 1' intelligenza della filosofia di Proclo, sono l'opera Sulla
teologia di Platone, in sei libri, e
V Istituzione
teologica,
che da molti
contiene gi
pensatore,
la
si
ma
che
massima scoperta
non in germe, bens pienamente sviluppata. La scoperta immortale di Proclo quella del significato della triade. Largamente usata dai predecessori,
262
LA FILOSOFIA GRECA
d alla filosofia alessandrina questa coscienza di se medesima, e chiude cos degnamente lo sviluppo del
pensiero greco.
La
l'essere
triade
in
compendia
s
tre
momenti
dell'essere:
ri-
(vnaQ%ic), esce
da s (nQooq),
Questa facolt di ritornare a s non compete all'essere che in quanto immateriale: nessun corpo ha infatti questa facolt ('). Essa invece propria e familiare al pensiero, che, conoscendo le cose,, conosce se stesso: ivi infatti ci
torna a s
(s;uaTQo<jpTJ).
che conosce e ci ch' conosciuto sono tutt'uno ( 2 ). La ragione di questo processo profondamente
spiegata da
Proclo,
che vi condensa
e
la
massima
cos lo individua
modo da non
moderno
Questo punto non stato finora (ch'io sappia) osservato dagli storici; quindi credo necessario svolgerlo ampiamente. Nei massimi sistemi della filosofia greca, l'essere inteso come causa: in questa concezione immanente all'essere l'esigenza di un moto, di uno sviluppo, per cui esso aliena la sua statica identit e trapassa in altro la causa nel causato. In tal senso, la causa efficiente. Ma l' idea della causa efficiente non esaurisce tutto il contenuto del concetto causale. In quanto la causa essenza, realt, essa ha nel pensiero greco una determinazione etica, o pi ampiamente, finale: essa il Bene. E come Bene, non s'appaga dell'alienazione di s, del trapasso in altro: ci ch' operato dal Bene, appetisce
fusione col concetto
della dialettica.
:
O)
(2)
Inst. theol., e.
15.
Ibid.,
e.
3.
X.
IL
NEO-PLATONISMO
263
da cui si origina e tende a ricongiungersi il Bene ad esso (') Ecco la spiegazione dell'esigenza dell'eie laTQoqyrj,
del ritorno
al
principio,
inteso
come
causa efficiente e insieme finale. Tutto quello dice espressamente Proclo che muove da alcunch per
essenza, ritorna a ci
ritornare alla
la
da cui muove. Se movesse senza causa del suo moto, non appetirebbe
uv qyoito
tfjg
sua causa
(ovvi
alxiag);
infatti tutto
ci
ma tutto appetisce il Bene. compiere l'individuazione del concetto della triade poi necessaria un'altra determinazione, che Proclo enuncia sotto forma di principio generale. Ogni causato, egli dice ( 2 ), resta nella sua causa e muove da essa e ritorna ad essa. Se infatti restasse soltanto senza muoverne, non se ne distinguerebbe, perch sarebbe indiscernibile da essa (idxQitov): con "la discrezione appunto avviene il moto, il progresso (nQooq). Ma se progredisse soltanto senza restare, non sarebbe ad essa congiunta e non avrebbe comunione con essa.. E se restasse e progredisse senza ritornare, che ne sarebbe di quella naturale appetizione di tutte le cose al Bene? Occorre dunque, per esprimere questo concetto in termini moderni, che l'identit si conservi nella differenza, eia differenza nell'identit, e che la conversione finale dell'essere esprima questa permanenza nell' identit. Se il eausante si annulla nel causato senza distinguersene scompare l' idea stessa del causante se se ne distingue senza conservarsi identico, scompare ogni possibilit del rapporto; ma identit e distinzione non possono
sua appetizione
sussistere
line,
come
ritorno
(1)
Just, theol.
Inst. theol.
(2)
264
LA FILOSOFIA GRECA
In
lo
sviluppo
la
massimo
scienza
principio causale,
ma
insieme
coil
Come
gi Plotino
aveva
considerato
il
non come una diminuzione, almeno come una discesa e un principio d'imperfezione, allo stesso modo Proclo afferma che il differenzialit intellettuale, se
mento
Jieoog),
le
che
si
per progressione
(stat
xqoov),
egli
le
le
seconde di quelle che sono dopo di loro: ci perch le une sono pi vicine e pi intimamente congiunte
alle cause.
la priorit
sotto
zione, dell'attivit
quando, giunti
indecisi se
al vertice della
la
tentano di spiegare
o
come un regresso
quella
ma
stessa contradittoriet
procedimento.
all'effetto si
La
discenda:
genza latente che li tien perplessi. Se dalla causa all'effetto si discende nell'ordine delle cause efficienti, non si sale invece nell'ordine delle cause finali? E l'ordine degli effetti, via via che si allon-
(i) List,
theol,
e.
30.
X.
IL
NEO-PLATONISMO
si
265
avvicina di pari
ci
pu
Il pensiero greco crede di poter trovare la sua ncora di salvezza neirsjuatQocprj, nella conversione.
il
il
('),
essa che
ricongiunge
al
principio
del principio.
Quindi
salva
dall'
la perfezione dell';uaTQocpr|
( ).
di
Con un pensatore sottile -come Proclo, vien voglia sottilizzare, non gi per imbastir cavilli, ma per
il
svelare
la crisi del
pensiero greco.
In
quella
effetti,
la-
mento dell'essere: tutto ci, noi sappiamo, diminuzione, non incremento. Quella perfezione non fa
che partecipare delia realt immediata, e perfetta
nella sua
ma una partecipazione, una copia; non una nuova realt, ma un semplice contatto con la realt prima,
come
ci
suggerisce
allora
la
A che vale
senta
il
ecco
il
domanda che
si
pre-
a chi ha
percorso
ciclo dialettico
tutto
(1)
Ibid., e. S
theol.
(2) Inst.
266
L FILOSOFIA GRECA
non si accre non si potenzia, non crea una perfezione nuova? Ampliando i termini e passando dallo schema,
domanda
di
mostrano, ingran-
dita,
da
Dio procede
esseri: ecco
il
l'immenso
vita
cosmica.
Dov'
si
il
spirito
che
templare Tutto
il
ci,
che giova l'immenso lavoro di Dio per creare, dell'uomo per distruggere quel che Dio ha creato? Si concepirebbe anche questo distruggere, se almeno fosse momento di una nuova creazione, se apportasse
un incremento
pi
alta,
al
divino, lo elevasse ad
una
divinit
penosa
ardua di questa umanit a cui nulla facile, nulla dono spontaneo di natura, come agli di oziosi! E invece no: tutto il lavoro non tende che ad una copia, e non realizza che una copia, una riproduzione del divino, inutile e vana, perch Dio sufficiente a se stesso e non ha bisogno di uno specchio
che
lo
raddoppi.
,
Questa concezione
gioni
come
teologia,
una svalutareligione
immanenti
della
creazione;
come
in
umano
quanto prdica
del vivere.
Come
X.
IL
NEO-PLATONISMO
267
ritorno
in
irpoftoq,
ma
realt
esprime una nuova immediatezza, ombra e riflesso dell'immediatezza originaria; in questa idea si condensano tutte le esperienze storiche del pensiero
greco.
In essa
si
esprime
la
dialettica
platonica,
all' irri-
una
contempla-
come
una meta
l'
senza
problemi.
Il
al
concetto
un potente slancio
speculazione,
ma
ogni
valore creativo, limitandolo a un raddoppiainutile del reale. Nell'identit riflessa del pene
mento
siero
del pensato, non v' della riflessione altro che la trasparenza visiva dei due elementi sovrapposti,
non
la
compenetrazione,
il
della coscienza,
ma
non sa trovarvi
La concezione greca
alto
del pensiero
alla
la
puramente
nel
vi-
vista, intesa
filosofia.
pi
senso, noi
dobbiamo
la
visione
(l'occhio
di
lo
gli
vede e non si vede!) trasporta l'uomo fuori s, gli d lo spettacolo della vita e non la vita, assorbe in quello spettacolo che lo trascende, e
toglie coscienza del valore del suo sforzo visivo.
Ma
qual
eleva l'uomo?
268
LA FILOSOFIA GRECA
divina;
vita oziosa,
la vita
come
il
seguimento stesso
stargli,
di quello
stato
aveva potuto
affatto.
Beata quella vita, esclama Plotino, che trascoi re non laboriosa. Divino quel pensiero che possiede il reale senza lo sforzo dell'indagine: tale non forse il pensiero degli di? E Proclo completa quell'esclamazione, dimostrando che il reale svolgendosi nel suo
a
ora e spinto
svalutarlo
circolo
non
si
potenzia,
non
si
mondo, ma
si
conserva semplicemente, riavendosi dalla temporanea decadenza (del progresso!) col ricongiungersi al suo
momento
siffatta
iniziale.
si
compendia
in
una
tale
e fisico.
La conquista
sua umanit e dell'infinito valore umano dei mezzi la propria vita. Libero dal modello trascendente delle divinit oziose, l'uomo imparer
medesimo
il
modello e
la
norma
delle
sua conquista, ogni suo possesso, un lavoro, sar coscienza di se come attivit, come lavoro.
Ma per i greci, come per il popolo d'Israele, vale ancora la condanna di Jahve, che al primo uomo vso indegno dei doni gratuiti del paradiso terrestre, impose il lavoro. E tuttavia, come il pensiero d'Israele, non riuscendo a trasvalutare la condanna in una rivendicazione dell'uomo, pure riusc a mitigarla e ad intenderla come un'espiazione, similmente
X. IL
NEO-PLATONISMO
269
umana
fa strada
attraverso
il
adeguarsi nuovamente al diche rampolla inesauribilmente dalla negazione, la parola di libert che
si
parifica e cerca di
vino.
l'eterna affermazione
dura servit.
Noi c'inganneremmo, se volessimo compendiare
l'immenso sforzo del pensiero greco nel circolo genio di Proclo, dove gli estremi si congiungono dopo un inutile giro. Nel corso della nostra esposizione il lettore avr gi notato quanti momenti nuovi di vita rompono la linea di quel circolo; e vedr in seguito quali potenti impulsi essi hanno dato alla storia posteriore, e particolarmente alla mentalit moderna, che, nel porsi in antitesi con lo spirito greco, deve e dovr sempre nel tempo stesso riconoscere la propria filiazione da esso.
tutto
tracciato dal
Ritornando a Proclo, dal quale solo apparentemente ci eravamo discostati, possiamo esprimere i momenti della triade con le determinazioni platoniche del
finito, dell'infinito e del
potenza
clo nella
finito:
potenza
il
all'atto.
Una grande
incertezza domina
pensiero di Pro-
perfezione all'uno
in
includendovi
il
fine
(1)
Cl')
Inst. theol.,
Ibi
1.,
149.
(3)
Ibid., 89.
270
LA FILOSOFIA GBECA
infinito
non secondo moltitudine, ne gransecondo potenza: esso infinito come ci che ha vita perpetua e sostanza non suscettibile di diminuzione.
Questo
dezza,
ma
solo
Il
nuovo
infinito
sorge dunque
come
la
nuova
potenza del reale. Proclo distingue due potenze: l'una imperfetta che appartiene all'essere in potenzi, l'una perfetta che dell'essere in atto ('). Questa profonda intuizione il germe della mentalit moderna: la vera potenza del reale l'atto, vita eterna,
inesauribile, infinit
in se
non
dispersa,
ma
concentrata
medesima,
il
possibilit feconda,
tano
vecchi di e la sottoposta umanit. Proclo chiude il ciclo del pensiero antico ed apre
i
dell'Olimpo
ellenico.
Dall'Uno,
divinit
(-)
pro-
cede
la differenza: le
enadi
(sva8eg) o di.
Il
passaggio
neo-nig.
di
la pluralit intellettuale;
si
unificano reciprocamente
).
L'intelligibile
compie
in-
la
la
tuale e
misto
vor|-rv cqict
mo-
,1)
Ibid., 78.
Plot, lieoh,
li,
,-)
(3)
11.
In Pana.,
vi,
14.
X.
IL
NEO- PLATONISMO
i (
271
(xiitapli?)
).
Ma
la
di-
stinzione dei
tit:
momenti non
il
nell'essere
il
e' la
vita e
pen-
siero,
ma
l'essere
essere vitalmente,
il
lettualmente
triadi:
oai'a)
3
(
).
L'intelligibile
il
);
in
senso
stretto
il
comprende
(o
il
tre
limite, l'illimitato e
il
misto
essenza
limite
l'il-
limitato e le
idee o l'ato^iov.
cos
via
discen-
nuove
triadi rampollano nuove divinit, e che si disperdono gradatamente, col discendere del divino dall'intelletto all'anima, e con l'annullarsi finalmente
nella materia.
Ma
non
la
n cattiva;
alla materia.
Complemento di questa teologia un'etica, che culmina nel concetto della fede, della credenza. Il pi alto sapere non che una manifestazione, una
luce divina
4
(
);
esso tuttavia
pensiero intravla
vede
la
realt vera
comunione
1.
(4)
(5)
In Tim., 289 A.
Plat. theol., tv, 10.
272
LA FILOSOFIA GRECA
acquistano
il
etiche
un'importanza predominante
le
virt ieratiche:
si
chiarisce e
si
spiega
come
fede.
Noi siamo gi nel regno della prassi: la mentalit cristiana si agita nell'ultimo campione dell'ellenismo.
Gli ultimi
di
Atene sono
fe-
condissimi in erudizione;
ma
il
pensiero tace.
Trai
compagni
di Proclo,
si
autore di un comento
Fedro] tra gli scolari, Ammonio, figlinolo di Ermia, il medico alessandrino Asclepiodoto e Marino, clic succede a Proclo nella
Gli
mascio
dobbiamo
Platone ed Aristotile non soltanto nello spirito dei loro sistemi, ma anche nella lettera: le contraddizioni
tra
loro
apparenti e verbali
(').
Damascio
attivit,
e Simplicio,
ancor nel
furono colpiti dall'editto giustinianeo del 529. che vietava l' insegnamento della filosofia in Atene: conseguenza inevitabile dello sfavore popolare e imperiale verso la filosofa e la religione pagana. Essi
si
il
re Khosru, fautore
dell'ellenismo;
ma
in
In Alessandria
cade nel periodo del suo ritorno dalla Persia. si continu per alcun tempo ancora la
(1)
Simpl., Cat.,
2,
5.
X. IL
NEO-PLATONISMO
stori.!
273
ri-
Cos finiva
la filosofi;!
greca nel
di
mondo
si
ellenizzato.
trasferita
Ma
gi tutta
la
sostanza
essa
era
aveva assunto
nome
G. de Hugoiero,
La
filosofia
greca
- il.
NOTA BIBLIOGRAFICA
Per un'ampia bibliografa da. consultare: F. UbbbkWkg, Grundriss dei- Geschichte der Philosophie, 18621866, continuata e tenuta al corrente
poi dal Praechter:
del
v.
della
filosofia
greca,
la
Tutta
la letteratura
modrna
sul
ordinata e raccolta in fondo al volume. In questa Nota, data l' indole del presente lavoro, ci limiteremo a pochi appunti bibliografici per dare un
primo istradamento
al
lettore.
Gran parte
opere
scritti
di molti
Degli
di
merose
rico
dell'antichit,
intesi
ad
allacciare
alla
presente
speculazione quella anteriore Numerose notizie sui presocratici, sui sofisti, sulle prime scuole socratiche si ritrovano gi nelle opere di Platone, con tutta la vivacit
del colorito storico e delle
drammatiche personificazioni
276
di singole figure,
LA FILOSOFIA GRECA
ma
conforme all'indirizzo
del
suo filosofare, questa preoccupazione patente, e le notizie sulle dottrine filosofiche anteriori sono aggruppate e ordinate secondo un piano di sviluppo, che ha per
poderosa del suo pensiero. L'interesse continua e s'intensifica nella sua scuola, con una tendenza verso la pura erudizione. Dobbiamo a
la
meta
sintesi
storico
si
Tsofrasto
la
filosofia
cpoaixjv Sgca,
parte soltanto:
Peripatetici,
storielle,
ricordano,
come
come Eratostene,
Cri-
(puoixwv
Soyjidxrov)
dello
beo (intorno
al
400
d.
C).
Una
fonti dossografiche :
suit, prolegomeni;*
Doxographi Graecl,
indicibusque instruxit
Herm. Dels,
Berolini, 1879.
lavori
biografici
bibliog'rafiei
dell'et
ellenistica
(nella
e romana.
2
da lavori precedenti di Eratostene, trasse elementi dei la sua Cronaca (i cui frammenti furono raccolti da F. Jacoby, Berlin, 1902); Diogene Laerzio, autore delle rinomate Vite (nepi piwv xa itodel II secolo a. C),
s'jS^X'.ar^avTcov
p-.|3:a
met
Sxa);
delle opere di PluLucrezio e Cicerone; tarco di Cheronea sono importanti, storicamente, in ispecial modo quelle che prendono in esame dottrine stoiche ed epicuree (Ilep Sxoxxwv svavxuo,uax(i)v, Ilsp xcv xoivajv
tra
i
latini,
vvo-.wv
"Ox-
o5
Jjv ioxiv
^so)$ xax'
'Ercbcoupov,
scritti
IIp^
^Ilspt
KoXcxyjv,
ecc.);
Galeno,
nei
suoi
medici
xwv
NOTA BIBLIOGRAFICA
twv);
277
i NeoplaGbllio (Noctium
Sesto Empirico
lib.
(v.
appresso);
XX;
Ateneo
Fo-
1907,
la storia della
generale:
F.
G.
W.
Hegel,
phie,
12 voli.,
1838.
1836-
Karl Prantl,
B.
Spaventa,
Da
Socrate a
La
sue
relazioni con la filosofia europea, Bari, Laterza, 1909; Logica e Metafisica, Bari, Laterza, 1911
stati ripubblicati
(i
tre
volumi sono
W. Windel-
band, Geschichte der Philosophie, Freib. i. B., 1892: 7 a ed., Tubingen, 1919 (trad. ital. della Dentice d'Accadia, Palermo. Sandron, in corso di stampa). J. Bbrgmann, Deussen, Gesch. der Philos., 2 voli., Berlin, 1892-93.
V.
Brochard,
Dklbos,
et
moderne
(raccolti dal
Gli
Pauly Wis-
Per
greca in particolare:
lo
C. A.
Philosophie
a
and
ihrer
l
ad Aristotile, Berlin, 1862; la Ed. Zeller, Die Philoph'e der Griechen, in 3 parti, Tubingen, 1844-1852. Successive edizioni dell'opera, iu 5 voli., col titolo Die
he, in 2 parti, la
278
Philos.
LA FILOSOFIA GRECA
der
Griechen
in
ihrer
geschichtl.
Eatwiklung
1 voi.,
l
dargestellt, Ttibingen,
poi
Leipzig,
1859-1868;
5 a ediz., 1892;
2" voi., 4 a ediz., 1889; 3 voi., 3 ediz., 1879; 4 voi., 3 ediz., 1880; 5 voi., 4 ediz., 1903. opera
d'importanza capitale, che unisce a un'immensa erudizione un pensiero storico centrale animatore. V' una
1 voi. e di
Boutroux
Compendio che
lo Zeller
Sntoli (Nella Collezione II l'enarro Tu. moderno diretta dal Codignola, ed. Vallecchi). Gompbrz, Griechische Denker, 1 e 2 voi. in 2a ediz., Wien, 1903; 2 voi., Wien, 1909 (trad. francese, A. Raymond, Paris, 1904-1910). Sikbkok, Untersuchung. zar Phil. der Griechen, Freb., 1888 2 I. Burnet, Greek Phitest tradotto dal
losophy,
(fino
a Platone), 1914.
filosofa col
Kulte
u.
My\
rcli-
then, 1887;
Decharme, La
les
critique
des traditions
gieuses chez
Grecs, 1904.
Griech.
it.
Codi-
Da. conGrote, Hist. of Graece, London, 1850; Fusthl de Coulanges, La cit antique, Paris, Hachette. Beloch, Griechische Geschichte, Strassburg,
Mysterienreligionen, Leipzig, 1910.
sultare inoltre:
1904
PRESOCRATICI.
Le
W.
A. Mullach, Fragmenta
;
philosophorum Graecorum, 3 voli., Parigi, 1860 1^81 pi complete le raccolte del Diel.s, Poetarum philosophorum fragmenta, Berlin, 1901, e Die Fragmente der Vorsokratiker,
opere generali citate, .1. Burnet, Early London, 1908 3 O. Tannerv, Pour l'histoire de la science hllene. De Thales Empedocle, A. Baeumker, Dos Problem der Materie in Paris, 1887 der griech. Philosophie, 1890. A. Riva cu, Le problme
Vedi, oltre
i
Ircele
Philosophy,
du devenir
et
NOTA BIBLIOGRAFICA
279
K.
Goebel, Die
St.
vorsokr. Philosophie,
Bonn,
ecc.,
1910.
I,
Mieli,
gener.
Delle opere di Talete non si coScuola ionica. noscono neppure i titoli; sin dall'antichit si ritenne Di Anassimandro, apocrifo lo scritto vaimxY] aTpoXoyta. l'opera IIsp tpaetos di cui ci resta un frammento, una delle prime opere filosofiche (certamente la prima scritta in prosa) di cui si abbia memoria. V. su Anassimandro
J->s.
Neuhuser, Dissertatio de Anaximandri Milesii nettuni hi finita, Bonnae, 1S79; Anaxim. Milesius, Bonnae, 1883. Anche di Anassimene si ricorda un'opera Espi cpaews, di cui resta solo una breve proposizione. Lo stesso titolo aveva uno scritto di Diogene di Apollonia. Le fonti principali della filosofia ionica sono in Aristoe nel suo comentatore Simplicio. Cfr. sui Milesii: Ssidel, Der Fortschritt der Metaphysik unter den aitesten jon. Philos., Leipzig-, 1861; Diels, Ueber die altesten
tile,
Zur
Philospphenschulen der Griechen, Archiv., vii; Natorp, Philos. u. Wissensch-. der Vorsokratiker, Ph. Monat-
Shefte, 1889.
Scuola pitagorica.
gora
e
i
primi seguaci)
notizie
tagorici. Inoltra la
leggenda che della storia dei pimaggior parte delle fonti che ci sono
tramandate sotto il nome di antichi pitagorici sono falsificazioni molto posteriori. Le fonti pi attendibili sono per noi le notizie di Platone e di Aristotile, desunte da opere di Pitagorici vissuti al tempo di Empedocle e di Anassagora, tra i quali primeggia Filolao. Di questi ci son conservati alcuni importanti frammenti. Cfr. Ed. Zeller, Pythagoras und die Pythagorasage (in E. Chaignet, PiVortr. u. Abhandl.), Leipzig, 1865;
state
280
thagore et la
LA FILOSOFIA GRECA
philosophie pithagoricienne, 2 voli., Paris,
1873;
A.
in Sicilia
Magna
Grecia
Scuola eleatica.
di poesie
Di Senofane,
autore di elegie,
gnomiche
e filosofiche, si
menti trad. dal Fkaccaroli, / lirici greci: elegia e giambi, Torino, 1910. Cfr. Kerx. Ueber Xenoph. von Colophon,
Stettin, 1874;
Freudenthal, Ueber die Theol. des X., 18b6; Durino, Xenoph., Pr. Jahrb., 1900. Del poema di Parmenide, al quale il titolo Uepl tpuosoog non fu dato probabilmente dallo stesso autore, si conservano un centinaio e mezzo di versi. Esso era diviso in due parti, i'una
contenente
la dottrina della
verit,
l'altra
quella del-
P., Alim-
1910.
L'opera
Parmenide, scritta in prosa, divisa in capitoli e procedente con un metodo dialettici) di argomentazioni, andata perduta. Sulla filosofia zenoniana, v. le interessanti osservazioni del Noel, Milhaud, Brochard, Lechelas, in Rev. de M'aph. et de Mor., 1S93. Lachelier, Sur les deux arguments de Z. d'Ele contre Vexistence <In Di Melisso, noto, mouvement, Rev. de Metaph., 1910. oltre che come filosofo, anche come generale samio,
si
ritrovano
in
Aristotile
e in
Simplicio frammenti
sull'essere
(v.
fil.
Stud.
ital.
class.,
V, 1897).
Detto l'oscuro (5 axoTsivg) per la sua Eraclito. forma complessa e involuta. Del suo scritto Ilspl tpoewg conserviamo 129 frammenti, alcuni dei quali di dubbia autenticit. Le lettere tramandateci sono apocrife. Vedi Bbrnays, in Gesam-, ScHLtiERMACHBR, Werke, III, 2; mette Abhandlungen, ed. Usener, I, 1885; in particolar mollo F. Lassalle, Die Philosophie Herakleitos des Duncon Ephesos, 2 voli., Beri., lbd: la monografia Ic In
NOTA BIBLIOGRAFICA
pi completa; S^huster, Heraklit, 1873;
kleitos, 190J
;
281
Diels,
Hera-
Schafer, Die Phil., H.s u. die moderile H.s Forschung, Leipzig u Wien, 1902; Bodrrro, Eraclito, Torino, 1910; M.LOSAOCO, Eraclito e Zenone V Eleate,
.
Pistoia, 1914.
Empedocle. Due scritti gli si possono attribuire con sicurezza: IIspl cpaecog in due libri e Ka0ap;ioi. Si conservano di lui 450 versi. V. Diels, Stadia Empedoclea, in Hermes, 15, 1880; Gorgia* und Empedocle, in Abh. d. Beri. Akad. d. Wiss., 1884; Bdduero, 77 principio fondamentale del sistema di Empedocle, Roma, 1905; E. Cignone, Empedocle, Torino, 1916.
Gli atomisti. incerto se appartengano a Leuil Myas Siaxoonog e il Ilspc voO, che furono incorporati, fin dall'antichit, nelle opere di Democrito. Di quest'ultimo, ritenuto dagli antichi grande scrittore, dalla forma chiara, oltre che scienziato xeex' goxrjv, ci resta purtroppo ben poco. I titoli delle opere pi importanti, che di lui si ricordano, sono il Miyag e il Mixpg Btotxoanos, ITs.v- vo, Hep SsaW. Ct'r. Lange, Geschichte des
DIPPO
Maf
rialismus,
7 a ediz.,
Leipzig, 1902
(1 voi.).
P.
Na-
torp, Die Efhik des Demokritos, Text und Untersuchungen, Marb., 1893; Dryoff, Demokritstudien, 1889; Buochard, Protagoras u. Demokr., Archiv., VI; GoedeckeMEYER, Epikurs Verhdltniss za Demokritos. 1897. ZucCante, Da Democrito ad Epicuro, Riv. di fi. Ili, 1900
Anassagora.
pera,
il
Ci restano
e nel
di lui
frammenti
di un'o-
IIspl epuaseng,
ricordata da Pla-
Fedone.
Tannery,
e Rio.
La
Lomb., 1908
1908.
SOFISTI.
Il
524 segg.
La tonte
282
LA FILOSOFIA GRECA
im-
Grotb,
of Graece, London, 1850 (Vili: v. specialmente il Schanz, Beitrge zar Vorsokr. Philos. aus Platon, I. Heft, Die Sophisten, Gttingen, Chiappelli, Per la storia della Sofistica greca, 1867;
processo di Protagora);
A.
f.
Gomperz, Sophi-
stik u.
Tra le fonti, sono di particolare rilievo Protagora due dialoghi platonici, il Protagora e il Teeteto. Sesto Empirico ricorda un'opera di P. dal titolo Kaxaj3aXXovx$, che coincide probabilmente con quella, dal titolo 'AXVjGeia, di cui fa menzione Platone nel Teeteto. E forse fa tutt'uno con essa anche lo scritto 'Av-^cyr/.d, di cui fa menzione Aristosseno. Ci restano alcuni frammenti di Protagora. Cfr. Natorp, Forschungen zur Geschichte des Protagoras, Democrit, Erkenntnissprblem in Altert. Bodreko, ProtaEpikur u. die Skepsis, Berlin, 1884;
Gorgia.
e
del
Del
De
Melisso, ecc.;
dal
Gorgia
grande sofista, non se ne rileva alcun indizio. Cfr. 0. Apelt, Gorgias bei Ps. Arisi, und bei Sext. Empirie, lhein. Mas., 43, 1888; Diels, Gorgias u. Einpedocles,
Sitzungber.
pp. 343-368.
der
A/:.
./.
Wisseusch. zu Berlin,
1884,
I,
Prodico.
Der
edite
'2pai sia
il
solista
1901. In
mera figura
cit.
letteraria.
Sug'li altri sofisti, v.
Ueberweg, Grundriss
NOTA BIBLIOGRAFICA
283
SOCRATE.
scritto.
Socrate
il
non ha
lasciato
irsegnamento
grave questione, quale vero Socrate. Platone sorpassa il maestro svolgendone la dottrina in un indirizzo metafisico;
Senofonte ne attenua la forza dell'insegnamento in un temperato cinismo. V. l'opera cit. dell' Jol, Der echfe a. de?- xenoph. S.; contra, A. Dkng-, Die Lehre des S. als soziales Reformsystem, Munch., 1895. Decisiva la testimonianza di Aristotile, data la sua posizione storica e il carattere della sua mentalit, specialmente nei punti fondamentali dell'insegnamento socratico. Della ricca letteratura intorno a Socrate, si possono consultare con profitto, oltre le opere citate, tra le quali ha importanza
singolare quella dell'JoL: B. Spaventa,
Da
Socrate a
HegH, Laterza,
Bari, 1905;
A.
Labriola, La dottrina
di Socrate secondo Senofonte, Piatone-. Aristotile, Napoli, 1871 (2a ediz. a cura di B. Croce, Laterza, Bari, 1909);
A. Fouillw,
1874;
La
Paris,
Berlin, 191-4
Millkt,
Socratici.
Kupou
'Ispcov
(ediz.
DiNDORF,
Schbnkl, Berlin,
Intorno a S. v. l'opera cit. deli'JoL. Della scuola di Megara, di Elide e di Eretria ci restano pochi frammenti; la fonte principale Diogene Laerzio. V. Mallbt, Hist. de fcole de Slegare
lS62-187fi).
des coles d'Elis et d' Eretrie, Paris, 1845. G. HaktenBtbin, Ueber die Bedeutung der meg. Schulefur die Gesch. Sulla scuola cinica (cos chiader metaph. Probi., 1848.
et
mata
dal
frammenti sono raccolti nei Vorsokr. del Diels; notizie dei singoli filosofi nel libro VI di Diogene Laerzio. Su
Antistene cfr., oltre l'opera dell' Joel, A. W. Winckelmann, Antistenis fragni., Zurich, 1842; Dummlkr, Anthi-
284
LA FILOSOFIA GRECA
i
Dio. L. (VI, 15-18) ricorda titoli ad Antistene, e (VI, 80j a Diogene di Sinope: queste ultime furono riconosciute apocrife dall'antichit. Sulla scuola di Cirene, v. il lib. II di Diog\ L. Cfr. A. Wendt, De philos. Oyrenaica, Gttingen, 1841; Zucuante, 7 Cirenaici, Milano, 1916. Molta indelle opere attribuite
Evemero, vissuto alla corte di CassanTsp vaypatp^ (Euem. reliquiae, ed. Nmethy). Per pi ampie fonti dossografehe sui socrafluenza esercit
dro, col suo scritto:
tici,
v.
cit.
in 56 libri.
PLATONE. Ci sono stati di lui tramandati 36 scritti Ma gi sin dall'antichit si venne dubitando
taluni
di
essi.
dell'autenticit di
specialmente dietro
che l'autenticit dei dialoghi, anche l'ordine cronologico della loro composizione, l'unit del piano, il metodo didattico del loro svolgimento. A questi problemi, capitali per l'intelligenza del pensiero platonico, hanno partecipato numerosi scrittori, tra
hart,
il
i
quali
il
l'Hermann,
lo
lo
Stein-
Susemihl,
il
Miink,
il
Grote,
il
V Ueberweg'j
lo Zeller,
Siebeck,
ed
altri.
mancanza,
aristo-
giovano
del
anche per
la
determinazione
teliche, autocitazioni
personalit storiche,
recentemente stato con utilit sperimentato un criterio puramente linguistico, tratto dall'uso di particelle
e di costrutti nei singoli dialoghi e dalle loro variazioni
nel tempo.
Edizioni
Mani
Stefano (Parigi, 1578); tra le moderne, quella del Bkkker (Berlino, 1816-17), dello Stallbaum (Leipzig, 18211825, 1833 segg.j, dello Schneider e dello Hirschig (Paris, Didot, 1846 segg.), dell' Hermann ^Teubner, Leipzig,
NOTA BIBLIOGRAFICA
1851-53), dello
285
Schanz
Burnbt
(5 voli.,
edizione critica.
Dardi Bembo
ne furono pubblicati (1881 segg.) 13 volumetti, comprendenti, I, Eutifrone, Apologia, Critone; II, Fedone; III, Protagora; IV, Eutidemo; V, Cratilo; VI, Teeteto;
VII, Repubblica; Vili, Sofista, Politico, Parmenide; IX.
I,
Eccellente
Convito (1885);
la
il Fedone e il CriTimeo e V Eutifrone (1886); VAssioco, YJone, il Menone, il Parmenide (1889); V Alcibiade maggiore (1891); il Fedro (1896); V Apologia (1900). 18 dialoghi comprende la traduzione di Eugenio Ferrai in 4 volumi (1873-1883): I, Ippia minore, Jone, Alcibiade maggiore, Liside, Carmide, Lach' te, Protagora; II, Eutifrone, Apologia, Critone, Gorgia, Menone, Ippia maggiore; III, Fedro, Convito, Eutidemo, Menesseno; IV, Repubblica; dialoghi in corso e una nuova traduzione di tutti
tone (1881);
il
medievali a cura
IV contenente; Kulidemo, Protagora, Gorgia, Menone, Ippia 1 e 2, Ione, e Menesseno (trad. Zambaidi); V contenente: Repubblica e Clitofonte (trad. Zuretti): VI, Timeo, Crizia, Minosse VII, Le leggi (trad. Ca.ssar (trad. GiAiUATASo); Ricchissima la letteratura moderna. Sulla questione
usciti finora voli.
Ne sono
>.
platonica:
C. Fr.
Hermann,
(la
Susemihl, Prodromus plat. Forschungen, Gttingen, lo stesso: Die genet. Entwickl d. platon. Philos., 1852; 2 parti, Leipzig, 1855-60; H. Bonitz, Patonische StuF. Ui.bekweg, Undien, 1858-60, 3 a ediz., Beri., 1886;
1861;
K. Schaar-
286
LA FILOSOFIA GRECA
d. echten von d. unechten untersucht, Bonn, 1886; Tocco, Ricerche platoniche, Catanzaro, 1876; Quistioni platoniche ; il Parmenide, il Sofista e il Filebo negli Studi Hot. di filai, class., Firenze, II, 1894; G. Teichmixbr,
dung
F.
Die platon. Finge, Gotha, 1876; Ueber Reihenfolge der platon Dialoge, Leipzig, 1879; A. Chiappelli, h' inter-
W. Lutoslawski, Sur une nouoelle mthode pour dtermner la chronologie des dialogues de PI. (Memoria letta all'Accad. d. Se. Mor. e Poi. di Parigi, 1896); The Origin and growth of Pl.s Logie with an account of Pl.s Style and
pretazione panteistica di Platone, Firenze, 1881
;
of the Chronologie of hs ivritings, Lond., 1897; 2 a ediz., Lond., 1905; Lombardo Radice, Studi. platonici, Arpino, 1906;
A.
Gobdeckemayer, Die
f.
lieihenfolge d.
Lavori
d'insieme sulla
Ib85;
filosofia platonica:
2 a ediz.,
Fouille, La philos. de PI., Paris, 1879 (3 a ediz., 1904-1906): A. E. Chaionet, La vie et les crits de PI., Par., 1871 W. Pater, Platon and Platonism, Lond., 1893: W. Windelband, Platon, Stuttgart, 1898
;
A.
(4a ediz.,
1905; trad. in
ital.
nella collez.
grandi Pen-
Natokp, Platos Ideenlehre, Leipzig, 1903; Plat., nei Grosse Denker dell' Astor; A. E. Taylor, Plato, Lond., 1909; Cohn, Platon (nei FUhrende Denker, Lpz. 1911-); Wilamowitz-Moellensatori
del Sandron);
P.
dorff., Platon, 2 voli., Beri., 1920 2 Studi particolari: Robin, La thorie platonicenne des ides et des nombres d'aprs Aristote, Paris, 1908; Halvy, La theorie pla.
Siebeck,
eit.,
1888);
et ses
Brchard,
La
inorale
tud de
Campbell-Josono
(V.
stati
Della pi antica
Accademia non
III,
ci
con-
frammenti
Mullach,
NOTA BIBLIOGRAFICA
287
Gompertz, Die Akademie u. ihr vermeintl. PhiloPicavbt, macedonism, in Wiener Studien, IV, 1882; Le phnomenisme et le probabilisme dans fcole platoniK. Heinze, Xenokrates, cienne, Eev. philos., 1887; F. W. Busskl, The school of Plato, its Leipzig-, 1892;
Cfr.
London, 1896.
serie di scritti dialogici
ARISTOTILE. Una
Aristotile,
compose
probabilmente durante il primo soggiorno in Atene. A questa appartiene il dialogo Eudemo, di cui abbiamo alcuni frammenti. (V. il catalogo dei dialoghi in Dioa., V, 22-27). Questi scritti dialogici furono in seguito chiamati essoterici, e, in opposizione, gli altri composti con la forma scientifica del trattato, esoterici. Gli scritti che abbiamo di A. sono, in parte, conservati in forma molto imperfetta. Si ritiene che molti di essi non fossero che semplici appunti, di cui A. si serviva per le sue lezioni. Tutti gli scritti (la cui prima edizione completa risile ad Andronico di Rodi, nel 60-50 a. C.) ci sono pervenuti
con una organica ripartizione. Essi comprendono di logica (v. l'enumerazione nel testo); scritti sulla
:
scritti
IIpwxv)
<pi.Xoao.xia); scritti
di scienza naturale
(*i>a'.aY)
xpaa'.s in
in 4. L'opera Ilep
stoiche,
xa;.io'j,
contenente
ri-
ferimenti a dottrine
non
aristotelica. Opere
<j)a
laxop'.ai, di
carat-
uno
scritto 'Avaxojiai
si
per-
allacciano:
IIspc uhov
izo-
in
scritti
<\>uyfiZ
portano il titolo Parva naturalia); scritti morali. (Tre opere: 'HGix Nwofiaxsia in 10 libri; 'HGix EOS-is'.a in
7 libri;
'H9i-/.a
[jteyaAa
in 2 libri.
Dopo
la
ricerca dello
Spengkl: Ueber das Verhltniss der drei unter den Namen dea A. erhaltenen Schriften, 1841-43, quasi generalmente accettata l'opinione che l' Etica Nicomachea sia, essa sola,
288
LA FILOSOFIA GRECA
opera dello Stagirita, mentre VEtca end. sia stata composta, sopra una trama di pensiero aristotelico, da Eudemo;
Maga. Mor. sia un estratto alquanto due opere precedenti. UEt. Nic. pare sia stata pubblicata, dopo la morte di A., dal figlio Nicomaco. All'etica si allacciano gli otto libri dei IIoXrax (trad. dal Costanzi, Bari, 1918). I due libri dell' Ero omica non sono opera di A. ma di scolari); scritti di
e infine lo scritto
posteriore, delle
filosofia estetica.
('Pirjxop'.Tcyj
in 3 libri e IIsp
7ioiYjxiy.^g,
in-
completo; trad. dal Valgimeli nella collez. Filosofi antichi e medievali del Laterza).
'
scritti
E dubbio se l'etica preopere fisiche e psicologiche; in ultimo viene la metafisica. Si vede di qui che A., nella composizione dei suoi scritti, ha proceduto in maniera mequelli di fisica e di psicologia.
o
ceda
segua
le
todica,
<poet..
movendo
Tra
il
upxspov
le edizioni
moderne
di Aristotile, fonda-
mentale quella dell'Accademia delle Scienze di Berlino, secondo la quale si usa citare gli scritti aristotelici (in 5 voli., Beri., 183:2 segg. Segue V Index arisi, del Boni rz, 1870);
v' poi
il
l'ediz. del
Didot
(Parigi, 1848-1869,
contenente l'indice, 1874). Della letteratura moderna su Aristotile, v. Fel. RavaisSON, Essai sur la Mtaph. d'A., Paris, 1837-46; (rist. Paris,
in 4 voli.;
5
1913);
Beri
.
Elementa
A. Rosmini, Arisi, esposto ed esaminato, Torino, 1858; H. Bonitz, Aristot elische Studien, 1-5, Wien, 1862-67;
J.
et
Barthlemy St. Hilaike, De la mtaphysique, natwe et ses droits dans les rapports avec la religion
la science.
sa
Pour servir
d' introduction a la
mtaph. d'A.,
Piat, Aristofe, Paris, 1903 (tr. it. MaParis, 1879; Siebeck, Arisfoteles, Stuttgart, snovo, Siena, 1909); 1899 (tr. it. Codignola, nella collez. I grandi PensaHamelin, Le systrne d'Aritori del Sandron, Palermo); slole, Paris, 1920. Studi particolari Geyser, Die ErkennLewes, Aristotle, a tnisstheorie d. Ar., Miinster, 1917;
NOTA BIBLIOGRAFICA
chap/er from history ofscience, London, 1864
:
I
289
'.;
:
Quid Aristoteles de loco senserit, Paris, 1890; Euckhn, Ueber die Methode unii die Grundlage d. -tris/. Etik,
Frankf.
a.
M.,
1870;
voli.,
J.
Stewart,
2\otes on
the
Xico-
mac. Efhics, 2
il.
Oxford, 1893;
Brkntano,
.
.
Psych.
Arist., Mainz, 1867; Burnet, Arisi on, educalion, Cambridge, 1904. Cfr. gli ottimi volumetti scolastici a '.'. cura del Fazio-Allma e del sulla psicologia, la logica, l'etica aristotelica, con estratti di opere
I
di Arist.
(Bari, Laterza).
gli art. di
Per le tonti, v. D;OG., V, 36 Suida; i Doxogr. (Diels). Di Ti F.i.xsn. ci son pervenuti due scritti botanici, piccole trattazioni scienti-
Peripatetici.
fiche, gli YjGixo fa-? a v-"z %?~Z In scritto IIsp aaOr.cswv e molti frammenti, tra cui una parte della metafisica. (Ed.
dallo Schn*eidk;r, Leipzig, 1818-21; dal Wimmek, Bresl., 1S42 segg. I Caratteri sono stati editi dal Die.s, Oxford,
(ed. dallo
Spengel, Berlino.
Elementi della ritmica (ed. dal ?\i\nguAROT, Beri., 1868): porgli altri, v. Uebeuwb.g, cit.; degli ultimi aristotelici (Alessandro d'Afrodisia, Tkmistio ecc.) e in generale dei comentatori di A. v. la grande edizione dei comentari a cura dell'Accademia di Berlino. Sul Ilep y.a.ao'j, falsam. attribuito ad Aristotile, v. Wiih. Capblle, Die Schrift von der Welt (Neue Jahrb. /'. (/. klass. Alterili., 1915); J. Morr, Der Verdi
Aristosseno,
gli
Wien, 1910.
GLI STOICI.
notizie
dossografiche
discipitli,
sono
stati
raccolti
dall'
Arnim: I. Zeno
Zenonis
Leipzig, 1905;
II,
Chrysippi frag-
menta logica et physica, Leipzig, 1903: III, Chrysippi fra;/ menta inorai ia. Fraym. successori/ m Chrysippi. Leipzig, 1901. V. l'elenco delle opere di Zknonk in Diog.,
VII,
4.
Una
Sippo, al quale
G. de Ruggiero,
La
filosofa
greca
- il,
19
200
libri;
I.A
FILOSI PIA
GRECA
una certa trascu-
ma
le
Stoicisme, Par.,
Sfoci, Leipzig-,
1856;
P.
Wei-
1883;
Susemihl,
d.
Alexandrinerzeit, 2 voll.^
Ad. Dyrofp, Die Ethik der Alien Brhibr, Chrysippe, Paris, 1910;
Edw. Bevan,
Stoics
and
Seeptics, Oxford,
1913.
GLI EPICUREI.
Tutto
il
menti, notizie, riunito nella bella raccolta dell'UsENER, Epicurea, Leipzig, 1897; e nuovamente, ora, in quella
Bignone, Epicuro, Bari, 1920 (ma limitatamente agli A Epicuro si attribuiscono circa 300 scritti (v. l'elenco dei pi importanti in Dino., X, 27-28). Ci sono pervenuti gli apoftegmi (xupica Sgai), frammenti dell'opera Ilepl cpaeo>s, tre lettere conservateci da Diogene (la 3 a forse non di E., ma composta sopra scritto Tra i seguaci di Epidi lui) e vari altri frammenti. curo, si ricordano Metrodoro di Lampsaco, Zenone di Sidone, Fedro, Filodemo di Celesiria, del quale ultimo sono stati rinvenuti alcuni scritti a Ercolano (Ercolanensium voluminum quae supersunt, l a serie, Napoli,
del
scritti di E.).
zione dell'epicureismo
zio, in 6 libri, ed. dal
zione
ital.
del Giussani,
v.
les
1881; W. Wallacb, Epikureanism, London, 1880; M. Rknault, picure, Paris, 1903; L'opera cit. del
Goedkckemkykr, E.s
cure, Paris, 1910;
Verhltniss ecc.;
C.
E. Joyati, pi-
B., 1884.
NOTA BIBLIOGRAFICA
291
SCETTICISMO ED ECLETTISMO.
- Fr.
Susbmihl,
Droysen, Gesch. des Hellenismus, Hamb., 1836-43; Schmbckgl, Ellenist. riha. Philos., 1911; Bbvan, Stoics and Sceptics, cit.
La fonte principale per le dottrine scettiche di Pirronm, di Timone e dei loro seguaci, sono le opere di Sesto Empirico; v. inoltre i Dox. del Diels. Di Pirrone
non
di
ci
sono conservati
scritti; di
filosofi,
ad eccezione
abbiamo alcuni frammenti (vedi Dxbls, Poet. philosoph. fragra.). Cfr. N. Macooll, The greelc sceptics, Lond., 1869; P. Broohard, Les sceptiSenofane
e Pirrone,
ques grecs, Par., 1887; A. Goedbckemeyer, Die Gesch. d. griech. Skeptizismus, Leipzig, 1905.
Media Accademia Fonte principale Cicerone; da consultarsi inoltre Diogene e Sesto Empirico (v. Diels,
Dox.). Cfr. L.
Cbedako, Lo
Media Sto a. Fonte principale Cicerone. Ci restano frammenti, dei quali tuttavia manca una raccolta
esauriente. (Raccolte speciali: Panaetii et Hecatonis
li-
brorum fragmenta
sidonio
coli.
manca una
Tra
i
una
soli
serie di
titoli.
opere, di
suoi
scritti,
fu la base del
De
officiis di
lebrato
come
Zusammenhang,
Beri., 1892.
Filosofia romana. Gli scritti di Cicerone, aventi un carattere filosofico, sono: Academica, De finibus, Tusculanae disputationes, De natura deorum, De divnatione, De fato (incompl.); vi si possono aggiungere De repubblica, Consolatio, De Senectute, De Oratore. Cfr. Rud.
Hrzel, Untersuch. zu Ciceros philosophischen Schriflen,
292
LA FILOSOFIA GRECA
Leipzig, 1877-1883;
dei-
antiken
Literatur,
1919. Note sulla filosofia di C, Rio. di filos. neoscol Degli scritti ili Seneca, v. l'ediz. teubueriana, ancora incompleta. Hanno un carattere filosofico: Quaestionum naturalitim, lib. 7; Dialogorum, lib. 12; De Clemeuta,
,
lib. 2;
De
ad Lucilium. Cfr. sullo stoicismo romano prima di Seneca: G. Gentile, Studi sullo stoicismo romano del 1 secolo
d. C., I
Parte
(la sola
a Seneca: Baur, Seneca u. Paulus (1858; ristampata in Die Abhaudl. zar Gesch. d. alt. Philos., ed. dallo Zeller,
1875);
A.
Philos., Suppl. B,
Waltz,
f.
/class.
Vie de Snque,
Marchesi, Seneca, Messina, 1920. DeEpitteto, ce ne restano 4; di lui abbiamo inoltre il Manuale, 'Eyyeipib'.ov (ed. Schenkl, Leipzig, 1894). Cfr. A. Bonhffer, Epiktet u. die Stoa, Di Marco Stuttg., 1890; die Etik des E., Stuttg., 1894. Aurelio Antonino Tffiv sic, octnv (3i|3Xta (ediz. St:cji,
Paris, 1909;
C.
Leipzig, 1882; 2
:i
ediz.,
1903. Trad.
ital.
L.
Ornato
G. PicCHlONi, Firenze, Barbra). Cfr. A. Huir, Le stoicismi' de Antoine (Annales de phil. chrt., oct., 1882);
Ultimi scettici. Enesidemo di Cnosso compose uno scritto, ILpwveioi Xyo:, di cui nulla ci rimane: del medico Sesto Empirico ci son conservate le istituzioni
07]|.ktixous
pirroniane, Iluppvsiai izovmmoeic, e l'opera llpq xoc; p.alibri, dei quali, i primi sei trattano dei in 1
1
gli ultimi
cinque dei
filo-
contengono
le principali
la filosofia
(v.
Bbkker,
Berlin, 1842;
:
una nuova
ediz. in corso a
cura del Mutschmann nel 1912 apparso il 1 volume per la letteratura, vedi quella cicon le Ipotip. pirr.;
NOTA BIBLIOGRAFICA
IL
293
NEOPLATONISMO. Su questo periodo in genere Simon, Histoire de l'cole d'Alex., Paris, 1843-45; E. Vaohbrot, Histoire antique de l'cole d'Alex., Par., 1848Mkiners, Beitr uber die Neuplal. Philos Leipzig, 51; 187:2 RaVaisson, La metaph. d'Aristote cit.; il 2 voi. una penetrante storia di tutta l'et post-aristotelica.
v. J.
schichte der
Scs, Israeli fische u. Judische Geschichte, Beri., 1894; A. Loisy, La rligion d'Israel, 1908 2 Di Aristobulo ci restano frammenti tolti da Clementi' d'Alessandria e da Eusebio (stampati nel 4 lib. di Eu.
BflB.,
tantissimo della filosofia giudeo-ellenistica la traduzione dei Septuaginta: le parti pi antiche forse risalgono
ai
a.
C).
primi tempi del regno di Tolomeo Filadelfo (284-247 Di Filone ci sono state conservate le opere; tra
De opificio mundi; Legum allegoriarum; Quod Deus sit immulabilis, ecc. Tra le edizioni, cfr. quella del Mongky, London, 1742; del Ricutek,
le
pi importati:
Leipzig, 1828-30; ottima, la recente edizione in corso del Cohn e del Wendland, Beri., 1896 segg. Letteratura: A. Ferd. Dhne, Geschichtl. Darstellung der jiidischalexandrinischen Religionsphilosophie, Halle, 1834;
M.
Philosophie,
Phil.
Gothenburg,
d'Alex., 1877:
et
1858;
Rville,
du
Le
logos
d'aprs
le
La
les
doctrine
logos
dans
quatrieme vangile
1881
;
dans
Philo
Dkummond,
Judaeus, Lond.,
depuis Phil.
le
divine
Mar-
Neo-pitagorici.
frammenti
Di
(pubblicati
Apollonio
di Tiana scrisse una Vita di Pitagora (ricordata da Giamblico nella sua Vita Pythag.). Su di lui
sorta
di
romanzo
filosofico-
294
LA FILOSOFIA GRECA
Kayser,
1844, ristam-
pala
in
lettere di
sono in essa anche le Apollonio, apocrife). V. F. Chr. B.^ur, ApolChristus (Tilb. Zeitsehr.
eit.);
f.
lonia* a.
in
Die Ahhandl.
F.
Rville, Le Christ Poteri du des deux monde*, 1865, I, 59); Studien, Wien, 1892); G. R. S. Thyana, London, 1901 (traduzione W. Gn. Campbell, Apollonius of
Thyana, a Study of
his Life
and
times,
London,
1908.
Platonici eclettici.
ci
Di
seno pervenute
filosofici
le
celebri
Vile,
scritti
polemici, sotto
titolo
di
Moralia
(ed. dal
1873-75; e
Vedi Rich Volkmann, Leben, Schriften und Philosophe des PI a tank, in due parti, Berlin, 1869; 2 a ediz. 187.:). Di Apuleio di Madaura possediamo scritti filosofici e un romanzo satirico, L'asino d'oro (ed. dalDelle opere del Leipzig, 1842 segg.); l' Hildebrand, medico Galeno, v. l'ediz. completa del Kuhn, in 20 voli'., Leipzig, 1821-31; interessano particolarmente la filosofia
voli., 1888-96).
il
De
Mul-
i.kh,
Leipzig, 1904),
il
1896), ecc.
1894; l'EaaYcoyY) SiaXsxxtxY] (ed. dal KaLBFleisch, Leipzig, V. E. Chauvet, La psyehologie de Galien,
1860-67;
si
MI, Coen,
Di Albino
l'
La
il
thologie
de G., Coen,
1873.
conserva
nel
voi.
Hermann
Celso
particolarmente
di Platone. confutazione di
Origene: intorno al suo: 'AXv.Oyj; >,yog v. U. Keim, C. wahres Wort, Zar., 1873; V. B. Aub, Hist. des per
secutions del'glise. Fronton, Lucien, Celse et Philostrate,
Par., 1878.
Intorno
a Numbnio,
v.
Thbdinga, De Xum.
C. E. Rublle, Le Bonnae, 1875; philosophe Num/iius et son pretendu traile de lo matire, Per. de phil., 1896, - Al terzo secolo apparten-
philofiopho Platonico,
NOTA BIBLIOGRAFICA
g-ono
i
295
thby,
Ermete Trmegsto (ed. Parda L. Mnakd, Par., Jos. Ruoli., Die Lehren d. llerm
in frane,
Scuola neoplatonica di Alessandria. Nulla Ammonio Sacca; su di lui, v. Zbller, A. S. und Piotiti, (A. f. G. d. Ph., VII, 1894); di Longino, abbiamo frammenti (ed. Wbisckh del de sublime; pi recentemente quella del Jahnwahlbn, Leipzig, 1905). Perla
ci
resta di
Vita Plotini.
Le Enneadi
furono pubblicate, nella traduzione latina di Marsilio Ficino, a Firenze, nel 1492; quindi in greco e in latino
a Basilea, 1580 e 1615; edizioni
recenti:
Creuzer
Mosbr,
Par., 1855;
lkr, Berlin.
traduzione ted. del Mllbr, frane, del Bouillbt (Par., 1857-60). Su Plot., oltre le opere del Simon, del Vacherot, dello Zbllbr, cit., v. Klbist, Neoplat. Stiidien, Heidelb., 188.4;-A. Drsws, Plot. u. der Untergang der
aniiken Weltanschauung, Jen., 1907; Covotti, La cosmogonia plotiniana e Vinterpr. panteistico-dinamica di Zeller, in Rend. Lincei, 1895; Il Csmos Noets di Plotino e la sua posizione storica, Riv. ital. di Filos., 1897-98, XII, 2; F. Pcavet, Piotili et les mystres d'Eleusis, Par., 1903; W. R Ingb, The Philosophy of Pioti nus, 2 voli., London, 1918. Di Porfirio resta una Vita Plotini; una Vita Pythagorae; Sententiae ('Acpopjia Tipg votjtcJ, nell'ediz. plotiniana di Parigi, 1855 Eiaayo>T'') s; -S x S xatYjyopJas (conosciuto nel M. E. col titolo De quinque vocibus, sire in categor. Aristot. introducilo^ pubbl. in molte ediz. delYOrgaio; tr. e annotata da E. Passamonti, Pisa, 1889); altri scritti minori, come: epist. de diis daemonibus ad Anbonem; epist. ad Marcellam. Si perduta un'opera
fondamentale, in 15
libri,
v.
Bouillet, Porphyre, sonrle dans fcole noplatonicenne, sa lettre Marcella, trad. en. frane. (Extr. de la Rev. crit. etbibliogr., Par.. 1864
Chiesa, Kax Xpiaxtavwv.
.
296
LA FILOSOFIA GRECA
Neoplatonismo
mentari a Platone
QsoXoyla.,
Yop-.y.o3
nonch
(De rifa Pythagorica liber, ed. Kikssling, Leipzig', 1815-16, insieme con la Vita Puth. di Porfirio-, ed.
'.y.o'j
VVbstbrmann,
(adhortatio ad
r.Ec
;
Par.,
800
;
/
yos Tzc^-pzTi-iv.-
sq -^iXosocpfav
Leipzig-, 1888);
canini,
xff xfjg
ttjs
xoivTjg
(t/e
math.
seieuf.,
ed.
rcspi
N'.xouaxoo
piQjjiY, -;./.?.;
pi6jiY]X!,5t7Js
BsoXoyofieva
oyj'.v.xwv,
perduta.
Il
Z)e
G.
ma
alla
sua scuola;
v.
l'ediz.
Parthey,
Beri., 1857;
trad. ingl.
Taylor, Lond.,
il
1895.
Neumann,
Cumont;
Temistio,
Frammenti
contro
Cri-
del
Torino, 1920;
li
v.
inoltre:
Allard, Julien
l'Apostat,
G.
zione Okellius, 1821; di Sinesio, l'ed. Krabingkr, 1850; del De Natura hominis di Nemesio, l'ed. di C. Fr. Matthakj, Hai., 1802, la trad. latina dell' Holzingek, Leipzig,
1887, del
Beri.,
Bukkakot,
1891 segg.;
W. Jukk,
Xeniesios,
1914.
Scuola neoplatonica
v.
la
Vita scritta da
in
Ti-
Plot.
scritti
mi-
1899-901;
1903-9UO;
Comm. in Pluf remp.. ed. Kroll, Comm. in Tini., ed. Diehl, 3 voli., Comm. in Cratyl., ed. Pasquali, 1908; Comm.
ttOTA BIBLIOGRAFICA
29?
sono
stati
tradotti
1917). V. A.
Quaestioms des primis principiis (raspi twv rapwxwv p-^wv, Kopp, 1826, e recent. Ruellb, 2 voli., Paris, 188991), e di un comentario sul Parmenide. Cfr C. E. Rueli.e, Le philosophe Damascius, elude sur sa vie et ses ouvrayes Di S mplicio, abbiamo: Coment, in Arisi. (Par., 1861). Cotegor. (ed. Kalbfleisoh, 1907); in Arist. Phys. (Diels, Beri., 1882, 1895); in Arist. lib. del Coelo (Heiberg, 1894); in Arist. de Anima (Hayduck, Beri., 1882). In generale, per le edizioni dei cementatori, v. la grande raccolta
ed.
gli
auspici del-
Accademia,
segg.
i,
270-273;
ir,
143
Antioco Accadem.,
Adrasto, n, 196, 217. Agostino, i, 141; n, 252. Agrippa, ii, 172-173. Albino, n, 201. Alcibiade, i, 157.
Antioco IV pifane,
Antonino Pio,
ir,
Apollodoro
126.
23; n,
-
Apollonio di Tyana,
194.
192,
190.
d'Afrodisia,
n,
Aminta,
Ammonio Ammonio
n, 5 di
Ermia,
li,
272.
216, 217.
Anassagora,
i, 51. 79, 80, 9399, 102, 104, 107, 108, 114, 121, 142, 226. Anassarco, i, 93; ii, 141. Anassimandro, i, 42, 45, 48, 49, 50, 51, 65, 94. 101.
Anassimene,
101.
i,
n, 141. 143145, 147, 153. i, 93. Archimede, n, 94. Archita, i, 53. Ario Didimo, n, 160. Aristarco di Samo, n, 94. Aristippo, i, 162, 169, 174, 177. Aristobulo, n, 206. Aristocle, n, 196. Aristone (padre di Platone), 180. i, Aristone stoico, il, 101. Aristone peripatetico, n, 190.
Archelao,
Anatolio, n. 253. Andronico di Eodi. Anito, , 164. Anniceri, i, 182. Antifonte, i, 130.
Aristosseno,
ii,
94, 190.
Aristotile,
;
Antimero Mendeo.
i,
117, 130.
196. ii, 92, i, 23, HO. 39 " 48, 50. L79, 1"':;. 124. 214, 256, 265, 270, 271. 272; ii, 5-94, 95, 97, 102, 103, 104,
1
300
LA FILOSOFIA GRECA
112, 140,
105, 106, 107, 108, 109, 118, 119, 129, 130, 136, 152, 158, 160, 166, 180, L85, 186, 187, 190,. 195, 197, L98, 201, 202, 217, 219, 220, 225, 227, 228, 247, 250, 251, 260, 272. Aselepiade di Bitinia, n, Asclepiodoto, n, 272. Asidei, ii, 204. Aspasio (peripat.), n, 196, Atomisti, i, 83-93. Attico, ii, 198, 217. Augusto, ii, 160, 190.
Damaselo,
Demade,
L81
196, 218, 243, 126.
Demetrio, n, Democrito, i,
23, 39, 40, 79, 80, 64. 85-93, 96. 99. 103,
ii,
217.
Diodoro Crono, i, 169. Diogene di Apollonia, i 51. Diogene di Babilonia, a, 102.] Diogene Laerzio, n, 141. Diogene di Sinope, i, 174.
Dione, i, 183. Dionigi il vecchio, i, 182, li Dionigi il giovane, i, 183.
Dionigi d'Eraclea, n, 102. Dionisodoro, i, 119, 130.
148-154. 235. 177. Eleati, i,' 60-73. Emilio Paolo, n, 156. Empedocle, i, 79, 80-83, 87, 99, 101, 102-103, 107, 103. 120, 227. Enesidemo, n, 141, 171-172. Ennio, ii, 159. Enomeo, ii, 170. Epafrodito, il, 167. Epaminonda, n, 91. Epicarmo, i, 103. Epicurei, ii, 125-137. Epicuro, i, 120; n. 125-137, 143. 162. Epitteto, ii, 151, 162, 167-168, 169, 170. Eraclide di Ponto, i, 271. Eraclito, i, 40, 49, 73 79, 80, 92, 101, 102, 106, 121, 126, 270; ii, 107. Erennio, n, 216. Brillo, ii, 101. Ermaco, n, 126. Ermia (neoplat.), n, 272. Ermogene, i, 165. Erodoto epic, n, 128.
Boeto
di Sidone, n, 190.
i,
Brontino,
53.
Eclettici,
ii,
Carmida,
144. Cameade, n, 102, 141, 144,145148, 153, 156, 157, 171. Cebete, i, 169. Celso platonico, ii, 200. Cicerone, n, 93, 101, 114, 125, 137. 152, 155, 157-160, 191. Cinici, i, 171-174. Cirenaici, i, 174-17S.
ir,
Edesio, Egesia,
ii,
i.
Cirillo,
ii,
258.
Ciro,
122.
i,
44.
Clemente Aless.,
Clitomaco, n,
Colote,
ii,
n, 213.
144.
126.
Costantino, ii. 257. Costanzo, n, 257. Crassi zio, n, 161. Crates (cinico), i, 174. Cratete (accad.), i, 273.
Cratilo,
i,
181.
Cratippo, ii, 190. Creso, i, 44. Crisanzio, n, 255. Crisi ppo, ii, 102, 103, 105, 112.
113, 114, 115, 117, 118, 119, 122, 150, 161. ii, 102. Critone, i. 166. Cronio. n, 200, 217.
Critolao,
169.
Eudemo,
u, 92.
301
162. 126. 135
Lucilio,
11,
Lucrezio,
11,
Euripide,
Massimo Massimo
Megarici',
Mattatia, n, 204.
Fabiano Papirio, n,
Farisei, n, 201. Favorino, n, 173.
161.
169-171.
73.
Fedone,
r,
169, 171.
Meuedemo Menedemo
Metrocle,
1,
Filostrato, n, 192.
Metrodoro di Chio, 1, 93. Metrodoro epicureo, n, 126. Moderato, 11, 192, 195. Mos, 11. 203, 211.
VIusonio Rufo,
11,
Flaminio T. Focione, n,
166.
Galeno, n, 200.
Gallieno, n, 217.
Gellio,
li,
Nerone,
11,
117.
N estorio
di
(padre di Plutarco Atene), 11, 259. Nicola di Damasco, 11, 190. Nicomaco (padre di Aristotile),
11.
Gionata,
n',
Giuda Mac.
204. n, 204.
5.
Nicomaco Neo-pitagorico,
192.
n.
Nigidio Figulo,
11,
191.
Numenio.
217.
11,
Gregorio
Hippasos,
di Nissa,
i,
ii.
257.
53.
Olimpiodoro Olimpiodoro
Ippone,
1,
Isocrate,
(sen.), 11,258, 260. (iun.), 11, 273. 260. Omero. 11, Orfismo, 1, 29-33. Origene (Padre aless.),n, 200, 213, 216. Origene (neo-plat.), 11, 216.
Pauezio.
11,
Janneo Alessandro,
Jerocle,
11,
204.
Parmenide,
258, 260.
vkosru. n. 272.
Lelio,
11,
1, 60, 61-67. 71, 72, 73, 79, 80, 81, 102, 106, 107, 121, 270; 11, 22, 29. Pericle, 1, 51, 94, 125, 136, 150. Peripatetici, 11, 89-94.
Leueipno,
Perittione,
i,
180.
53.
Petron, 1, 53. Pirrone, 11, 141-143. Pitagora, 1, 51, 73; 11, 180, 191,
194, 195, 231.
Longino,
n, 216.
302
Pitagorici, i, 51-59. Pitocle, ii, 127.
LA FILOSOFIA GRECA
Sestio Quinto, n, 161.
Sesto Empirico,
129; n. 141
Platone,
101, 127. 153, 171,
i,
120, 124, 125, 126, 131, 136. 14:3, 149, 163, 166, 167, 16S, 180-273; n, 5, 6,7, 8, 9, 10, 17, 19, 21, 28, 32, 61, 62. 68, 78, 79, 80, 81, 84, 85, 90, 91, 95, 101, 102, 108, 129, 131, 136, 140, 143, MI, 147, 151, 153, 159, 164, 165, 180, 185, 186. 187, 191, 193, 195, 198, 200, 201, 203, >aim, 209, 217, 218, 227, 2:12, 236, 241, 243, 244, 247, 250, 251, 260, 264, 266, 267, 272. Plotino, i, 141 n, 214, 216-249, 251, 252. 255, 259, 264, 266, 267, 238, 271. Plutarco di Atene, n, 259,260. Plutarco di Cheronea. n, 126, 137, 198-200. Poletnoue, i, 273. Poliano, ii, 126. Polistrato, ii, 126. Pollis, i, 182. Polo, i, 130, 185. Porfirio, ii, 216. 217, 218, 249253, 254, 255, 259 Posidonio, ii, 150-152, 157. Potamone, n, 171, 195. Prisco, ii, 255. Prodico, i. 119, 130, 185. Proclo, ii, 214, 249, 253, 255.
217.
Simone (Macab.),
n, 204. Simplicio, i, 49; n, 272. Sin< j sio, ii, 258. Siriano, n. 260. 270. Socrate, i. 41, 94, 97, Ili, 120j 121, 128, 130, 131, 133463 169, 170, 171, 172, 173, 174. 175; 179, 180, 181,' 182. 181, 185, 186. 187, 190, 191, 201: n, 7,11,96, 124, 136,227,228 Sofisti, i, 110-132. Solone, i, 180. Sopatro, ii, 255. Sp^usippo, i. 271. Stasea, n, 190. Stilpone, i, 169, 171, 172; u. 164. Stoici, ii, 95-124. Stratone, n, 93-94, 105, 196.
i,
Talete,
50, 51.
42,
44,
46, 47,
43,
'
259-273.
Protagora,
i,
111,
117.
119, 185.
142.
170.
Sadducei, n, 204.
Sallustio (neopl.). n, 255.
13S-14S. Scipione Afr., n, 450, 156. Seneca, n, 101, 102, 124, 137, 161, 162-167, 169, 170. Senocrate, i, 271, 272, 273; n, 144. Senofane, i, 60-61, 73. Senofonte, i, 142, 162, 167, 168. Sestii, ii, 161-162.
Varrone, n, Vespasiano,
Scettici,
ii,
Xeuiade,
Zenone
60, 67-69,
Zenone Zenone
Stoico,
di
Tarso, n. 102.
INDICE
VI.
Aristulile:
1.
Vita di Aristotile
p.
5
11
2. 3.
4.
5.
La logica
I
21
La
32
41
L'organismo e l'anima
6.
7. 8.
La La La
metafisica
politica
60
71
L'etica
77
9.
poetica
85 89
10. I peripatetici
VII.
Gli stoici:
1.
La
I
crisi del
pensiero greco
95
101
2.
3.
4. 5.
6.
La La
......
103 106
Dalla
114
118
L'etica stoica
VIII
Gli epicurei:
1.
Il
primi
seguaci
2. 3.
.....
125
126
La
fisica
epicurea
L'etica epicurea
132
3067
IX.
Scetticismo ed eclettismo (gli stoici romani
1.
:
p.
13.8,
2.
3.
Lo scetticismo
L'eclettismo
IH
MS
154
102 1G7
4.
5.
La
filosofia
greca a
Roma
Seneca
Epitteto e Marco Aurelio
Gli ultimi sceltici
6.
7.
170
X.
//
neoplatonismo:
1.
2. 3. 4.
5.
6. 7.
177
........
185
191
Il 11
195
giudaismo ellenizzante
di
La scuola
Plotino
A)
Il
Alessandria
metodo
pensiero
B)
C)
Il
L'uno
>
231
236
D) La triade intelligibile E) La cosmologia F) Etica e religione 8. Amelio e Porfirio 9. Giamblico e la scuola siriaca. 10. Proclo e la scuola di Atene Nota bibliografica
Indice dei nomi
241
244 249
253
....
...
259
275 299
87 .R83 1921 v.2 SMC Ruggiero, Guido de, La filosofia greca 2a. ampi. -B
ed.