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NB: per studiare questa prima parte della dispensa necessario leggere anche i
testi che sono raccolti nel documento Testi Presocratici, documento che si
trova sullo stesso sito da cui si scarica questa dispensa
ma ce ne sono altri (il pi famoso Diogene Laerzio (II-III d.C.) che ha scritto un
celebre testo Vite e dottrine dei pi celebri filosofi.
Come dicevo, tutti questi autori hanno delle pecche nel riportare i contenuti della
filosofia presocratica.
Noi ci dedicheremo alle pecche di Aristotele, perch leggeremo i Presocratici (che
meglio chiamare filosofi della natura, physikoi) attraverso i suoi occhiali.
Considereremo infatti alcune parti (anche se non solo) del libro Alpha della
Metafisica. Aristotele trasmette pochissime citazioni dirette, per il valore della sua
testimonianza sui predecessori (compresi Socrate e Platone) notevole: in molte delle
sue opere (Metafisica, Fisica, De caelo, ecc.), infatti, presenta le opinioni dei
predecessori in riassunti critici, a testimonianza di uno sviluppo storico-filosofico
articolato. Un esempio classico si trova nel libro Alpha della sua Metafisica: in questo
libro, Aristotele definisce la filosofia come conoscenza delle quattro cause. A partire
da tale concezione, la filosofia precedente vista giustamente come una progressiva
scoperta di queste quattro cause (materiale, formale, agente e finale), che verranno
codificate e sistematizzate da Aristotele stesso. In partica, Aristotele si comporta
come uno storico della filosofia speculativo, che presenta cio le opinioni precedenti
come adombramenti della sua filosofia.
I Milesi
Secondo Aristotele, liniziatore della filosofia naturalista fu Talete di Mileto
(Aristotele, Metafisica Alpha, 983b20). Il nome di Talete collegato, come ho detto,
alleclissi solare del 585 a. C.
Ma che cos la filosofia naturalista (termine nostro, in quanto Aristotele parla pi che
altro di filosofi materialisti)?
Il passo che pi chiarisce la posizione di Aristotele si trova in Metafisica Alpha,
983b6-271 (= testo che si trova nel dossier Testi presocratici tratto da Diels-Kranz,
pubblicato sul sito in cui trova questa dispensa, p. 167).
Dividiamo il passo in parti ed esaminiamole.
983b6-11:
La maggior parte di coloro per primi filosofarono fossero solo quelli materiali
(meglio: che rientrano nella specie materiale) ci di cui tutti gli esseri sono
costituiti (meglio: ci a partire da cui tutti gli esseri esistono) pur nel tramutarsi
delle sue affezioni.
Qui ci sono una quantit di concetti, che costituiranno il vocabolario filosofico
successivo, che conviene fermarsi ad analizzarli.
Innanzitutto riguardiamo la sequenza di derivazioni di tutti gli enti (o esseri):
Ci a partire da cui gli enti esistono
Ci a partire da cui gli enti si generano
1
Ricordo che questo modo di riferirsi ad Aristotele, universalmente adottato, ha a che fare con
ledizione critica di Aristotele (5 volumi) fatta da I. Bekker e pubblicata negli anni 1831-1836 a
Berlino. La notazione costituita dal numero di pagina, dalle lettere a o b che corrispondono alle
colonne, e dalla riga delledizione di Bekker. 983b7-27 significa dunque: pagina 983 delledizione,
colonna b, righe 7-27.
I primi due a partire da cui mostrano chiaramente che i predecessori pensavano alla
materia come a un principio (che, appunto, significa: ci a partire da cui qualcosa , o
diviene), oppure come a una causa prima (vedi appena prima, 983a25);
Ci in cui si risolvono: qui Aristotele parla della materia come di elemento di
base (stoicheion) in cui tutte le cose si risolvono quando si corrompono.
La materia, per quasi tutti i predecessori, la sostanza (ousia), sostrato che permane
identico attraverso i mutamenti, che vengono visti da Aristotele come le affezioni che
vanno e vengono. Qui Aristotele parla di ousia nel senso di sostrato permanente
(che appunto uno dei significati di sostanza individuati da Socrate). La corruzione
di fatto unacquisizione e una perdita di affezioni: il sostrato permane (in esso si
risolvono tutte le cose quando si corrompono).
La materia quindi vista dai predecessori come sostanza (nel senso di sostrato
permanente), principio (ci da cui le cose derivano), elemento (componente di base,
immanente, in cui le cose si risolvono una volta perse le loro affezioni). Ma anche
come causa, che spiega perch il nostro mondo fatto come fatto (questo anche se
il termine causa (aitia) non viene in questo passo espressamente menzionato).
Qualche riga dopo, Aristotele parla anche di natura (physis), cio di sostrato
fondamentale naturale, dalla quale derivano tutte le cose, mentre essa continua ad
esistere immutata (983b17-19). E dubbio che i predecessori avessero consapevolezza
di trattare la natura secondo i termini che Aristotele impone loro. In questo senso si
tratta di una storia della filosofia anacronistica o speculativa: Aristotele considera le
dottrine dei suoi predecessori alla luce di concetti sviluppatisi in modo sistematico
solo con Platone e soprattutto con lui.
Tuttavia, continua Aristotele, i predecessori non sono tutti daccordo circa il numero e
le specie del principio materiale. E qui inizia la carrellata degli autori che hanno
individuato il principio e la causa prima nella materia.
Talete acqua
Anassimene e Diogene di Apollonia aria
Ippaso di Metaponto e Eraclito di Efeso fuoco
Empedocle i quattro elementi: acqua, aria, fuoco, a cui aggiunge la terra
Anassagora di Clazomene principi infiniti (cio, tutto deriva da tutto).
Interessante losservazione che Aristotele fa a proposito di Talete, e che
approfondiremo:
983b22-25 (= testo che si trova nel dossier Testi presocratici tratto da Diels-Kranz,
pubblicato sul sito in cui trova questa dispensa, p. 167):
desumendo delle cose umide.
Talete viene considerato in assoluto il primo filosofo occidentale. Ci che rende
filosofica la sua affermazione sullacqua appunto il fatto che egli labbia trattata
come un principio (o causa prima) da cui tutte le cose si generano. Questa
conclusioneci dice Aristotele basata sullosservazione empirica: Talete ha
6
antichissimo che abbiamo avuto per tradizione, e dicono sia opera di Talete di Mileto;
sicch la terra starebbe sullacqua come un legno o qualcosa di simile (anche perch
nessuna di queste cose poggia per natura sullaria, ma <semmai> sullacqua.
Qui, laffermazione secondo cui la terra galleggia sullacqua (b)), presentata in
maniera indipendente da a) (che dice che il principio materiale di ogni cosa lacqua),
ed corredata da un altro argomento (nessuna di queste cose poggia per natura
sullaria).
Abbiamo quindi in A 14:
i) i pezzi di terra non poggiano per natura sullaria3
ii) quindi: la terra galleggia sullacqua.
La critica di Aristotele a questo argomento (come se lo stesso discorso che riguarda
la terra non si potesse fare anche per lacqua che sostiene la terra: neanche lacqua ha,
infatti, natura tale da restare sospesa, ma posta su qualcosaltro) ricorda il filosofo
indiano di Locke, che sosteneva che la terra sta sulla schiena di un elefante, lelefante
su una tartaruga, e la tartaruga su qualcosa, che per non sa cosa sia4.
In realt, largomento di Talete di rilevanza filosofica, innanzitutto perch troviamo
qui un primo esempio di un tratto caratteristico del pensiero presocratico:
unillustrazione analogica (la terra starebbe sullacqua come un legno sta sullacqua:
galleggiando).
Inoltre, Talete offre la prima risposta non-mitologica a un problema genuinamente
filosofico. Il problema il seguente: quando noi lasciamo cadere dei pezzi di terra nel
vuoto (o li lanciamo verso lalto), essi tendono a cadere verso il basso (e pi sono
grossi, pi cadono rapidamente), mentre evidente che la Terra in quiete (e per
Aristotele, evidente che essa sia nello spazio). A questo paradosso, Talete risponde
negando che la terra sia nello spazio, e sostenendo che essa galleggia sullacqua: i
suoi successori, notando linfelicit della sua proposta, proporranno altre soluzioni.
Passiamo ora ad a) il principio materiale di ogni cosa acqua (A 12).
Il passo in questione pone problemi di interpretazione, dovuti allanacronistica
maniera di esprimersi di Aristotele: difficile infatti che Talete usi la formula
principio materiale, che certamente pi tarda. Probabilmente Talete ha detto una
frase del tipo:
a*) ogni cosa (= proviene, deriva) dallacqua.
Al di l delle questioni che ci dobbiamo porre (Linterpretazione di Aristotele
corretta? Talete sarebbe quindi un monista materialista? Se invece Aristotele ha torto,
che cosa ha inteso dire Talete con a*)?), tentiamo di rispondere alla questione
seguente: perch Talete ha presentato questa ipotesi, e ci che da essa consegue,
ossia:
c) c una singola materia da cui ogni cosa (= proviene, deriva), lacqua?
Non troviamo nessuna esplicita risposta in Talete, ma possiamo escogitarne
facilmente una. C) offre lipotesi pi semplice e economica per descrivere la
costituzione del mondo. Adottandola, Talete si comporta da proto-scienziato: la adotta
grazie alla sua estrema semplicit.
Ma perch lacqua?
Aristotele, in A 12 DK (Metafisica Alpha, 983b20-22 = testo che si trova nel dossier
3
4
Nel senso che, se la terra non poggiasse sullacqua (come pezzi di legno), precipiterebbe)
Il riferimento a Locke si trova in J. Barnes, The Presocratic cit., p. 10.
Testi presocratici tratto da Diels-Kranz, pubblicato sul sito in cui trova questa
dispensa, p. 167) fornisce degli argomenti che mostrano che lacqua essenziale in
vari modi per lesistenza delle creature viventi:
desumendo indubbiamente (isos, che tradurrei piuttosto con forse, perch si tratta
di congettura) questa sua convinzione dalla constatazione (dal vedere, oran) che il
nutrimento di tutte le cose umido... il principio della natura delle cose umide.
Argomenti di Aristotele:
- il nutrimento di tutte le cose umido
- il caldo si genera dallumido e vive nellumido
- tutti i semi di tutte le cose hanno una natura umida
- ora, lacqua il principio della natura delle cose umide
- conlusione: ci da cui tutte le cose si generano il principio di tutto.
Questi argomenti si prestano a uninterpretazione forte o a uninterpretazione debole.
Interpretazione forte: lacqua il principio da cui tutte le cose si generano, in maniera
tale che si assisterebbe qui a unidentificazione del principio e delle cose da esso
generate. Resta per il problema di spiegare la derivazione delle cose (per esempio,
del magnete) dallacqua.
Interpretazione debole: lacqua il principio da cui le cose provengono nel senso che
esse hanno bisogno di acqua per esistere.
In ogni caso, gli argomenti di Aristotele sono chiaramente congetturali (cf. quellisos,
che vuol dire forse). Altri argomenti sono stati aggiunti da altri autori, per esempio
Teofrasto.
Ma al di l delle congetture, la teoria metafisica completa di Talete sembra
comprensibile: le creature viventi sono molte di pi di quelle che crediamo; lacqua
evidentemente necessaria per la loro esistenza; lacqua non facilmente generabile a
partire da unaltra materia; quindi lacqua devessere il costituente di base del mondo.
Ora, siccome Talete adotta c) come ipotesi (vi un solo costituente di base del
mondo), concluderemo che
a*) ogni cosa (= proviene, deriva) dallacqua.
Talete merita il suo posto donore come iniziatore della filosofia della natura: egli
infatti offre punti di vista ragionati su soggetti astratti e filosofici.
Anassimandro
Anassimandro, concittadino di Talete (entrambi di Mileto, in Asia Minore, lattuale
Turchia) fu, secondo una tradizione antica discepolo e successore di Talete. Di sicuro
ne fu influenzato. Secondo una fonte antica (Temistio, 12 A7 DK), Anassimandro:
fu il primo greco che conosciamo ad aver scritto un discorso (logos) sulla natura
(peri physeos).
Di questo trattato (il primo di una lunga serie: molti presocratici hanno scritto un
trattato sulla natura) sopravvivono una dozzina di parole (un solo frammento,
riportato da Simplicio 12 B1 DK): ma autori dellantichit tardiva lhanno letto e ci
forniscono preziose informazioni. Da quello che dicono gli autori, chiaro che
Anassimandro si interessato della scienza della natura in senso molto ampio: della
cosmogonia (o descrizione dellorigine delluniverso), della terra e dei corpi celesti,
dello sviluppo degli organismi viventi, dei fenomeni naturali di ogni tipo (astronomia,
metereologia, biologia), della geografia (pare che abbia disegnato una mappa del
mondo, che fu adottata con poche modifiche da molti filosofi e scienziati successivi
9
astronomico complesso.
Al di l di queste considerazioni, bisogna dire che Anassimandro si allinea con coloro
che, basandosi su unosservazione, pensano che la terra sia immobile. Le varie teorie
presentate dai presocratici hanno dei limiti e non sono veramente convincenti (si pensi
per esempio a quella di Senofane di Colofone, che dice che il limite inferiore della
terra si estende allinfinito), e in questo senso anche la teoria di Anassimandro non
del tutto convincente: in effetti sembra sconfessata dallosservazione che mostra che
un pezzo di terra lasciato a se stesso nel vuoto cade verso il basso, anche se non ha
nessuna ragione per farlo. In questo senso, non risulta essere una teoria che salva i
fenomeni (cos come difficile credere che lasino di Buridano non si avventi su una
mangiatoia qualsiasi, o su tutte due, prima di morire di fame).
Queste teorie, per, vogliono sostenere e spiegare unopinione assolutamente comune,
basata anche lei su un fenomeno osservabile. Possiamo richiamare quello che
Aristotele dice per Talete, e cio che la terra sembra trovarsi nello spazio e rimanere
ferma.
La terra sembra trovarsi nello spazio: noi vediamo la nostra terra (pi o meno come
un disco piatto) e in alto lo spazio, laria; per questo Talete e Senofane hanno
proposto delle soluzioni che riguardano il basso della terra (acqua per Talete, radici
allinfinito verso il basso per Senofane).
La terra sembra in quiete: in effetti, quando noi ci troviamo sulla terra, non abbiamo
nessuna delle sensazioni normalmente associate al movimento: non vediamo le onde
del mare muoversi, il nostro stomaco ci assicura che stiamo fermi. Per questo tutti, e
Anassimandro in maniera molto raffinata, cercano soluzioni che spieghino la quiete
della terra. Come disse il grande Tolomeo (autore di un trattato di astronomia) :
assolutamente chiaro dai fenomeni stessi che la terra in quiete (syntaxis I.7). Un
solo autore antico, un tal Niceta di Siracusa, secondo una testimonianza di Cicerone
(50 A 1 DK), ha proposto (sebbene in modo ingenuo) unastronomia in cui la terra si
muove su se stessa, mentre tutto il resto sta fermo, spiegando anche che, con questa
teoria, si giustificano gli stessi effetti che si giustificano ammettendo che la terra stia
ferma e il resto in movimento.
Ci vorr molto tempo (Copernico e Galileo) per demolire lopinione dei pi.
Linfinito:
Testi: 12 A 9 DK+ 12 B 1 DK (Simplicio, Commentario alla Fisica, 24, 13-23, (=
testi che si trovano nel dossier Testi presocratici tratto da Diels-Kranz, pubblicato
sul sito in cui trova questa dispensa, pp. 181-83 e 197):
Tra quanti dicono...al di l di essi.
Commento:
Come si pu notare, Simplicio (che a sua volta cita Teofrasto, allievo di Aristotele e
autore dello scritto, a noi non pervenuto, sulle Opinioni dei fisici) adotta la
terminologia introdotta da Aristotele (anche perch sta commentando la sua Fisica)5.
La testimonianza di Simplicio pu essere distinta in sei sezioni:
(i)
(A 9, p. 181) Anassimandro ha detto che lapeiron (infinito-indefinito) sia
principio che elemento delle cose che esistono;
(ii)
(A 9, pp. 181-183) adotta per primo il termine principio;
5
11
(iii)
(iv)
(v)
(vi)
(vii)
(A 9, p. 183) egli dice che tale principio non si identifica n con lacqua, n
con gli altri dei cosiddetti elementi, ma una certa natura infinita/indefinita,
da cui traggono origine tutti i cieli e i mondi in questo passo questione
della creazione del cosmo
(B 1, p. 197) e ci da cui gli esseri hanno origine (o si generano, ghenesis),
sono anche quelle in cui avviene la loro distruzione (phthora), secondo
necessit (importante! La traduzione italiana non corretta; sostituirla
con e dalle cose da cui gli esseri hanno origine, in esse hanno anche la
dissoluzione secondo necessit) in questo passo questione dei
cambiamenti che avvengono nel cosmo, in particolare nel nostro mondo
(B 1, p. 197: citazione diretta): essi pagano infatti vicendevolmente la
pena e il riscatto dellingiustizia secondo lordine del tempo infatti
sembra connettere (v) a (iv): si pone il problema di capire se (iv) sia da
attribuire ad Anassimandro, a Teofrasto oppure a Simplicio
(ritorno a A 9, p. 183) Anassimandro dice tali cose in termini molto poetici
questa osservazione ci permette di attribuire (v) ad Anassimandro
(A 9, p. 183 tr. it.) ed chiaro che, vedendo la reciproca trasformazione dei
quattro elementi, consider impossibile porre uno di essi come sostrato
(upokeimenon)6, ma pens a qualcosa al di l di essi chi parla qui? Si
pensa che sia il commento di Simplicio allestratto di Teofrasto.
12
regolano vicendevolmente i loro conti (la pena e il riscatto): nel mondo si verificano
delle ingiustizie, ma ogni ingiustizia seguita da un indennizzo. Ma di quali esseri si
tratta? Di quali ingiustizie? Gli esseri, o cose che esistono, si identificano a ci a
partire da cui altri esseri sono generati. Tali esseri sono forse quelli naturali, gli alberi,
i cavalli, la pioggia, la neve...Come ho detto prima, lalbero si genera dalla terra e ad
essa ritorna, la pioggia proviene dallaria e ad essa ritorna, ecc., con un processo
regolare di generazione e distruzione. Gli esseri che generano e annientano gli esseri
naturali sono delle specie di materie, la terra o il legno, laria e lacqua, lumido e il
secco, il caldo e il freddo. Quando lalbero cresce, c una ingiustizia del legno contro
la terra, nel senso che il legno ruba della sostanza alla terra. Una volta morto e
putrefatto lalbero, il legno indennizza la terra. Qualunque generazione e qualunque
distruzione, accadono in modo simile, nello stesso tempo conformandosi alle
regolarit determinate del tempo.
Anassimene
14
1) laria:
testi:
13 A 7 DK (Ippolito, Confutazione di tutte le eresie I, VII, 3)
13 B 1 DK (Plutarco)
13 B 2 DK (Aezio, 13, 4)
Anche Anassimene ritiene che il principio di tutte le cose sia unico, ed anchegli
ritiene che sia infinito. Egli per identifica questo principio con laria, spiegando
inoltre in che maniera, a partire dallaria, le altre cose potevano essere generate. In
questo senso corregge la dottrina del suo predecessore, in cui il passaggio
dallapeiron al mondo e alle cose era, come abbiamo visto, alquanto oscuro.
13 A 7 DK (Ippolito9, Confutazione di tutte le eresie I, VII, 3 = testo che si trova nel
dossier Testi presocratici tratto da Diels-Kranz, pubblicato sul sito in cui trova
questa dispensa, p. 203):
Anassimene...il caldo e il freddo.
(1) Anassimene ha detto che il principio aria infinita (apeiron).
Come Talete e Anassimandro, anche Anassimene presentato come pensatore che
accetta come assioma fondamentale della cosmologia che
(a) esiste una singola materia che principio materiale di ogni cosa.
Il contesto di queste osservazioni sempre aristotelico, nella misura in cui le fonti che
abbiamo considerato si esprimono nei confronti dei milesi con una terminologia
aristotelica, e avendo presente la fisica aristotelica. Quindi, risulta oltremodo
interessante considerare la dottrina di questi tre pensatori alla luce appunto
dellinterpretazione aristotelica, che condiziona tutte le fonti che riportano la dottrina
dei Milesi.
Lassioma fondamentale della cosmologia, cos come formulato, aristotelico.
Infatti, Aristotele sostiene che i Milesi hanno individuato il principio (o la causa)
materiale. E vero che arch, come abbiamo visto, un termine che fu utilizzato in un
contesto filosofico da Anassimandro (che ne linventore, secondo Teofrasto). Ma il
senso di arch come principio esplicativo (cio, come origine e direzione che spiega
come le cose si sono generate) probabilmente pi tardo.
La hule (termine greco che viene tradotto con materia) probabilmente
uninvenzione aristotelica. Al di l di questo punto linguistico, interessante
sottolineare che Aristotele, nella Fisica (195a19) utilizza come sinonimo di hule
(materia) lespressione ci a partire da cui. Spesso esprime la proposizione
X hule di Y
con la proposizione
X ci partire da cui Y (, o proviene, o deriva).
9
Ippolito era un teologo romano del III secolo d.C., che attacc le eresie sostenendo che erano solo
dottrine pagane mascherate. Per questo una fonte preziosa, dal momento che presenta queste dottrine,
molte delle quali attribuibili ai filosofi della natura.
15
dopotutto, se la mia tavola fatta a partire dal legno, fatta di legno; se la mia torta
fatta a partire da farina, uova, latte, essa fatta di farina, uova, latte.
Dalla tesi secondo cui i Milesi si sono occupati del principio materiale come
costituente ultimo delle cose deriva che i primi filosofi hanno visto i processi naturali
(generazione e corruzione) non come delle trasformazioni, ma come delle alterazioni
di uno stesso elemento. Ci non era molto chiaro in Talete, si mostra pi chiaramente
in Anassimandro (che vedeva la generazione dei mondi e delle entit del nostro
mondo come dovuta ai contrari), e si vede ancor pi chiaramente e semplicemente in
Anassimene (13 A 7, p. 203, punti (2) e (3)):
(2) e (3) e laspetto dellaria questo... cos i contrari essenziali per la generazione
sono il caldo e il freddo.
Questo un tentativo destinato a precisare il processo cosmogonico e a rendere un po
pi esatte le teorie di Anassimandro. In effetti, fare appello a un movimento eterno,
come aveva fatto Anassimandro, non spiegava nulla: di che tipo di movimento si
tratta? Di un movimento che modifica il principio, ma in quale maniera? Anassimene,
invece, parte dallipotesi di ununiformit dellaria, che in questo stato
assolutamente invisibile, incoglibile. Secondo lui, poi, il movimento un movimento
che comprime e che dilata, e che modifica il principio rendendolo pi spesso o pi
sottile. Diventando sottile, laria diventa fuoco, poi, condensandosi, diviene vento;
diventando pi spessa, laria diviene nuvole, acqua, terra, pietra, via via che la
compressione aumenta: cos, i contrari essenziali per la generazione sono il caldo e il
freddo. Non chiaro come il caldo e il freddo, che rendono visibili laria, e che sono
i principali responsabili della generazione (ghenesis) si producano.
Ci viene in aiuto Plutarco (13 B 1 DK, testo che si trova nel dossier Testi
presocratici tratto da Diels-Kranz, pubblicato sul sito in cui trova questa dispensa p.
211), che spiega che:
come pensava il vecchio Anassimene...per rarefazione10.
Quindi, anche il caldo e il freddo sono prodotti dalleterno movimento dellaria, che
produce compressione (freddo) e dilatazione (caldo).
Ancora una volta, ci si trova di fronte a un caso di economia estrema: solo due
operazioni, o addirittura unoperazione che comporta due aspetti. Ancora una volta,
viene presentata una teoria basata sullesperienza: noi vediamo infatti ogni mattina,
presso il fiume, lacqua che evapora e che, con un processo di rarefazione, diviene
aria.
Per uninterpretazione un p diversa dei motivi che hanno condotto Anassimene a
pensare allaria come principio, interessante il frammento 2:
13 B 2 DK (Aezio, 13, testo che si trova nel dossier Testi presocratici tratto da
Diels-Kranz, pubblicato sul sito in cui trova questa dispensa pp. 211-13):
Anassimene...come la nostra anima...tengono unito il mondo.
A partire da queste parole si potrebbe sostenere che Anassimene abbia ipotizzato il
suo principio basandosi sulla considerazione dellessere vivente, che appunto vive
finch ha respiro, cio inspira e espira aria. Come laria essenziale per la vita
10
Si noti che questo passo di Plutarco considerato da DK un frammento, mentre sembra piuttosto una
parafrasi.
17
delluomo, cos lo devessere per le cose e il cosmo intero. Quello che mi pare
interessante in questo passo che qui si inizia a intravedere un concetto di anima
(psych) un po diversa da quella che avevamo reperito in Talete (vedi teoria del
magnete): in Anassimene, la psych inizia a essere un soffio, aria quasi incorporea
(sappiamo infatti che nel suo stato iniziale, essa non in alcun modo percettibile),
qualcosa forse di vicino allanima come sostanza intellegibile.
Luso dellanalogia
Anassimene amava molto le analogie, e, come abbiamo visto, ne usa una per
argomentare sullanima: il passo 13 B 2 (quello sullanima, pp. 211-213) pu infatti
essere interpretato nella maniera seguente:
a F e anche G
bF
quindi: b G.
Largomento sarebbe il seguente:
a) gli uomini contengono unanima-aria, e questaria ci conserva vivi
b) luniverso un intero che contiene aria
c) dunque: laria delluniverso conserva luniverso in vita.
Questo argomento (che si configura come una debole induzione) dovrebbe
dimostrare che laria ha pi ragione di essere il primo principio materiale rispetto
agli altri materiali. Bisogna per dire che, in questo passo, Anassimene non fa un
uso chiaro dellargomento per analogia: mancano infatti le particelle logiche,
inferenziali. La sua teoria, per, pu essere basata sullargomento per analogia.
18
delluniverso.
Anassagora
Anassagora, nato a Clazomene (Asia minore), ha vissuto ad Atene, e fu amico intimo
di Pericle. Fu accusato di empiet, sia per ragioni politiche, sia perch egli ha detto,
irreligiosamente, che:
59 A 1 DK (DL II.6-15), p. 1001 tr. it.
Il sole una massa infuocata, pi grande anche del Peloponneso,
laddove il Sole era sempre stato considerato una divinit.
Anassagora ha approfondito lo studio della natura, a cui ha affiancato altri interessi
intellettuali: per esempio, ha fatto un commento ai poemi omerici. I dettagli della sua
opera non sono stati tramandati. Di fatto, egli ha attirato lattenzione dei filosofi
successivi a causa di due idee pi astratte (metafisiche).
Lintelletto.
(a) la prima idea riguarda il ruolo dellintelligenza (nous) nelluniverso:
Simplicio (Commentario alla Fisica, 156, 13-22), 59 B 12 DK, (testo che si trova nel
dossier Testi presocratici tratto da Diels-Kranz, pubblicato sul sito in cui trova
questa dispensa, p. 1077):
tutte le altre cose...il moto rotatorio.
Consideriamo prima di tutto la natura e lefficacia dellintelletto o intelligenza. Esso
concepito come una sostanza molto sottile, molto pura, e comunque materiale (come
si potuto notare, lidea di unentit puramente immateriale non si ancora fatta
strada). Poich di natura molto sottile, pu infiltrarsi in tutte le cose. Inoltre,
lintelletto onnisciente: esso non nientaltro che la facolt di pensare, concepire,
sapere. Poich si insinua dappertutto, lintelletto pu pensare dappertutto, nulla sfugge
alla sua conoscenza.
Per finire, lintelletto potente, efficace. Le cose che hanno unanima (cio i
viventi)uomini, animali, probabilmente anche le piante (insomma, gli esseri naturali
che hanno in s principio di cambiamento e movimento)sono dominati
dallintelletto. Anassagora non vuol dire che tutti i nostri atti sono dominati dalla
ragione piuttosto che dalla passione: egli piuttosto vuol dire che tutti i nostri atti,
anche quelli appassionati, ricevono la loro forma dallintelletto. Per esempio: se,
spinto da un desiderio a cui non posso resistere, mi precipito su di una caraffa, non ne
consegue che il mio intelletto si sia ritirato: al contrario, non mi sarei precipitato sulla
caraffa se il mio intelletto non mi avesse assicurato che la caraffa mi offre la
possibilit di placare la mia sete. E in tal senso che lintelletto domina le cose
viventi: interviene con una sorta di finalismo che permette la realizzazione di atti
con degli scopi precisi. E questa la funzione dellintelligenza, che penetra tutte le
cose, che sa tutto, e che dunque pu dominare e regolare tutto.
Qual limportanza che lintroduzione dellintelletto riveste? Si potrebbe prima di
tutto credere che Anassagora abbia seguito lo stesso cammino dei filosofi pi evoluti
(come per esempio Empedocle, che ha dato il ruolo che Anassagora attribuisce
allintelligenza, ad Amore e Contesa). Aristotele, tuttavia pensa che Anassagora abbia
fatto progressi:
20
anche il piccolo era infatti infinito va messo tra parentesi, e fatto seguire da un punto e virgola.
21
3T: la terza tesi constata che, in questa mescolanza di materia, il minimo (nel senso
del pi piccolo) non esiste: cio, si pu sempre trovare una cosa pi piccola della
cosa pi piccola che si trovata.
Quindi:
1/ allinizio, ogni cosa partecipava a una porzione di ogni cosa;
2/ adesso, ogni cosa partecipa a una porzione di ogni cosa;
3/ per ogni cosa di qualunque grandezza, esiste una cosa pi piccola.
Bisogna a questo punto cercare di stabilire il senso esatto di queste tre tesi. Ma gi
possiamo dedurre da queste tesi due conseguenze importanti. Prima di tutto,
Anassagora non sottoscrive alcuna forma di atomismo, non credeva, cio, che le cose
fossero costituite da piccoli pezzi elementari. E la tesi 3/ che impone in modo assai
evidente questa prima conseguenza. Daltronde, Anassagora ha adottato una posizione
particolare a proposito delle cose che vediamo, di cui nessuna pura.
Simplicio (Commento alla fisica, 157, 3-4), ultime righe di 59 B 12, p. 1079 Testi
Presocratici.
LIntelligenza, dunque, in misura maggiore.
Prendiamo un esempio. Questo anello, diciamo, fatto doro. Anassagora invece
dire: assolutamente no, fatto doro, dargento, di legno, di sangue, di ossa, ecc. ecc.
In questo caso, diremo, che lanello doro non in quanto fatto doro, ma in quanto
la pi grande parte percepibile doro.
Per interpretare le tre tesi, bisogna tenere salda lidea che le cose di cui parla
Anassagora, sono tipi di materia ( e questo anche se, tra le cose che Anassagora ha
riconosciuto come materie, si trovano anche cose che metteremmo sotto altre
categorie). Possiamo quindi riformulare le tre tesi nel seguente modo.
Partiamo da 2/, che spiega come sono le cose ora:
2*/ adesso, ogni pezzo di qualunque materia (abbiamo fatto lesempio dellanello
doro), contiene una porzione di ogni altro tipo di materia.
Perch accettare questa tesi?
Un argomento che deriva da Anassagora (anche se non si trova nei suoi frammenti),
parte dalla considerazione del fenomeno del cambiamento:
Simplicio (Commento alla Fisica, 460, 11-19), 59 A 45 DK, p. 1031-33 Testi
Presocratici:
Notando, dunque (mettere un punto e virgola dopo e dalla pietra nuovamente il
fuoco)anche corna []. Per questocorteccia e frutto.
Anassagora ha quindi osservato che materie numerose e diverse risultano dallo
stesso alimento (dal pane, per esempio, derivano cose diverse come carni, ossa, vene,
nerviovviamente qui egli descrive il fenomeno della crescita di un bambino, che
avviene grazie allalimentazione). E ha generalizzato questa osservazione sostenendo
che ogni specie di materia pu (e deve) risultare da ogni altra specie di materia. Ora,
se qualcosa deriva da qualche cosa, ne consegue che questa prima cosa, prima
dessere prodotta, si trovava in quella da cui proviene.
Si noti che questa inferenza si fonda su un principio eleatico12, nella misura in cui se
losso del braccio del bambino non si trovava prima nel pane, non sarebbe poi
apparso.
Losservazione generalizzata implica quindi la tesi 2*/.
Possiamo ora formulare la tesi 1/ nel modo seguente:
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Solo ci che esiste, esiste; ci che non esiste non esiste (in nessun modo.
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1*/ allinizio, ogni pezzo di qualunque materia conteneva una porzione di ogni altro
tipo di materia.
Questa tesi, a differenza della precedente, non si presta allosservazione diretta. Ora,
secondo Anassagora
Sesto (Contro i matematici, VII, 140), 59 B 21a DK, p. 1085 Testi Presocratici:
i fenomeni rendono visibile linvisibile.
Noi comprendiamo le cose non percettibili solo per analogia con le cose che
percepiamo. Sulla base di questo principio, noi possiamo passare da 2*/ (osservazione
diretta) a 1*/, ci che non (pi) direttamente osservabile.
Sulla base di queste due tesi, cerchiamo ora di capire la tesi 3. Lo facciamo con
laiuto di un esperimento mentale.
Supponiamo di avere un secchio pieno dacqua salata. Con un qualunque mezzo,
separiamo il sale dallacqua, ottenendo diciamo 50 grammi di sale. Resta dellacqua
nel secchio: ora, secondo la tesi 2*/ (che dice che, qualunque pezzo di materia
contiene una porzione di qualunque altra materia), questacqua deve, anchessa,
essere salata. Cerchiamo quindi ancora una volta di separare il sale. Otterremo ancora
25 grammi di sale. Resta dellacqua nel secchio: secondo la tesi 2*/ questacqua
salata.Questo processo pu ripetersi allinfinito: si pu semprealmeno in teoria
recuperare del sale. Ovviamente, la quantit di sale recuperato diviene sempre pi
piccola. Possiamo quindi constatare che:
3*/ ogni oggetto che partecipa a una porzione di una certa materia, partecipa anche a
una porzione pi piccola di questa stessa materia.
Questa tesi una versione pi precisa di 3/.
In questo modo, 3*/ deriva da 2*/.
Invece, a partire dal frammento 6 (vedi supra, 3), Anassagora sembra derivare 2*/
da 3*/. Poich infatti il pi piccolo non pu essere nulla, tutte le cose sono insieme e
nulla pu essere separato.
Il testo del frammento 6 dice, infatti: poich il minimo (cio, il pi piccolo) non pu
esistere (3/), allora anche ora tutte le cose sono insieme (2/).
Nella versione pi raffinata:
poich
3*/ ogni oggetto che partecipa a una porzione di una certa materia, partecipa anche
a una porzione pi piccola di questa stessa materia
allora
2*/ adesso, ogni pezzo di qualunque materia contiene una porzione di ogni altro tipo
di materia.
Esempio: poich in un anello doro (che sappiamo essere fatto non solo di oro, ma
di tutte le altre materie) troveremo sempre una porzione (anche se via via pi piccola)
di sangue, di terra, di acqua, di pane...ne consegue che questo anello contiene una
porzione di ogni altro tipo di materia.
Va detto che la teoria anassagorea della materia ha suscitato pi ammirazione che
accordo dei filosofi successivi. Ma essa fondata su osservazioni empiriche e
sviluppata secondo principi razionali: sar difficile farla cadere.
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Gli atomisti
Democrito, originario di Abdera (in Grecia, nellodierna Tracia), ebbe il suo periodo
di maturit nella seconda met del V secolo. Diogene Laerzio (IX, 45) enumera una
lista dei suoi libri, tra cui il Piccolo sistema del mondo (pare che Leucippo abbia
scritto il Grande sistema del mondo). Degli scritti di Democrito, sono sopravvissuti
circa trecento frammenti, che per hanno quasi tutti a che fare con la filosofia morale.
Sulla teoria dellatomismo propriamente detta, cio sulla parte pi geniale del
pensiero di Democrito, dobbiamo accontentarci dei resoconti, e delle critiche, di
Aristotele e di altri autori pi tardi. Possiamo aggiungere che Democrito stato pi
fortunato del suo maestro e concittadino Leucippo. In effetti, Leucippo che ha
inventato latomismo: della sua opera, tuttavia, noi leggiamo solo qualche frase;
inoltre, le nostre fonti lo menzionano molto raramente, spesso nella formula
Leucippo e Democrito hanno detto.... Ragion per cui, risulta impossibile separare la
dottrina di Leucippo da quella di Democrito, la cui fama ha certamente eclissato
quella del suo maestro.
Le grandi linee della teoria atomista si trovano in un frammento di un saggio di
Aristotele su Democrito, che si trova in Simplicio:
Simplicio (Commento al De caelo, 294, 33-295, 10) 68 A 37 DK, p. 1219 Testi
Presocratici:
Democrito afferma...per da esse non si genera una sola natura.
Uninfinit di piccole sostanze, solide e indivisibili, diverse per forma e grandezza,
vagano qua e l in un vuoto infinito ed eterno; il loro movimento, possiamo dire,
determinato da una necessit assolutamente meccanica, (a causa delle loro
dissomiglianze e differenze di figura e grandezza, che determinano il loro peso). Di
quando in quando, e assolutamente per caso, si spintonano lun laltro, si urtano, si
incastrano, formando cos degli agglomerati: in questo modo i corpi, visibili ai sensi,
vengono generati. Anche qui possiamo vedere che viene accolta la critica eleatica
alla generazione e alla corruzione: non c n nascita n morte, ma solo
agglomerazione e separazione di elementi eterni, i cosiddetti atomi (che per, nel
passo in analisi, non vengono chiamati cos, ma cosa, elemento solido, essere).
I corpi visibili, dunque, non sono delle nature, ma solo degli agglomerati: una folla
di individui che non costituiscono quindi delle unit vere e proprie (lunit solo
quella degli atomi, che per sono delle vere e proprie unit di tipo eleatico, eterne,
omogenee, completamente piene).
Nella realt, ci dice Aristotele (citato da Simplicio), esistono solo questi elementi
compatti e il vuoto (chiamato anche nulla e infinito). Se le cose stanno cos,
necessario allora spiegare tutto ci che si produce nel mondo con laiuto di questi
elementi e delle loro qualit. Democrito, da buon physikos, ha cercato di spiegare tutto
con laiuto di atomi e vuoto:
Dionigi dAlessandria (presso Eusebio, Preparazione evangelica XIV, 27, 4) 68 B
118 DK, p. 1383 Testi Presocratici:
Come si narra, Democrito stesso sosteneva di preferire la scoperta di un solo
ragionamento in grado di spiegare le cause, piuttosto che diventare sovrano dei
persiani .
Per desiderio di trovare il perch delle cose, Democrito ha per esempio proposto
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una teoria atomista della percezione e dei sensi, e che ha sviluppato nei dettagli:
Teofrasto (Sui sensi, 65) 68 A 135 DK, p. 1287 Testi Presocratici:
per ci che riguarda lacido (non lacuto, come traduce il nostro testo!!)...ruvide e
spigolose.
La spiegazione non propriamente convincente: infatti Democrito cerca di spiegare
le qualit su base propriamente quantitativa (la figura atomica, che spiega appunto le
cosiddette qualit secondarie come dolce, aspro, salato, ecc.); va per sottolineato il
desiderio ardente e indefesso di spiegare i fenomeni.
La teoria atomista, cos come Democrito lha concepita, solleva degli interrogativi:
perch gli atomi? Come e perch il vuoto?
Gli atomi.
La prima questione la seguente: perch ipotizzare lesistenza degli atomi, che non
sono percettibili? Perch Democrito non ha seguito il precetto di Anassagora che,
come abbiamo visto, diceva che i fenomeni rendono visibile linvisibile? Questo
precetto, come abbiamo visto, si spiega con la necessit di utilizzare il mondo
fenomenico (visibile e percettibile) come criterio esplicativo ( per questo che,
secondo Anassagora, possiamo concepire il mondo comera, sulla base della nostra
percezione del mondo attuale...). Si dice che Democrito abbia lodato la formula di
Anassagora, il che permetterebbe di supporre che anche la sua teoria si appoggia su
base empirica, e che sono proprio le osservazioni sui fenomeni che hanno condotto
Democrito agli atomi.
Ma, a dire la verit, la teoria verso cui Democrito stato condotto sembra invece
contraddire pienamente i fenomeni, e tutto ci di cui i sensi ci danno garanzia. In
effetti, latteggiamento di Democrito nei confronti dei sensi ambivalente: da un lato
accetta la loro testimonianza quanto a fenomeni quali la molteplicit e il movimento;
ma dallaltra li considera come profondamente ingannatori:
Plutarco (Contro Colote, Moralia 1111a) 68 A 57 DK, p. 1233 Testi Presocratici:
quando <gli atomi> si avvicinano...Secondo Democrito, tuttavia (questo tuttavia,
essenziale, non tradotto nella nostra traduzione italiana), tutte le cose sono formate
da quelle che egli chiama forme atomiche, e non c altro principio (il greco dice,
piuttosto: e non esiste altro).
Secondo latomismo, gli uomini, le piante, cos come la folla nelle strade, non
hanno alcuna natura. Per dirla tutta, secondo le parole di Plutarco, non esistono:
esistono solo le forme invisibili. Il mondo democriteo, quindi, non certamente
quello che descrivono i nostri sensi.
Rispetto, dunque, al metodo proposto da Anassagora (rendere visibile linvisibile
attraverso ci che possiamo osservare), abbiamo invece un universo, quello
democriteo, che di fatto totalmente differente dal mondo visibile, ed totalmente
invisibile e impercettibile. Anche questa, come si pu facilmente riconoscere, una
idea eleatica, accolta dagli atomisti.
Democrito era consapevole di tale difficolt:
Galeno (Sulla medicina empirica XV, 8) 68 B 125 DK, p. 1385 Testi Presocratici
Anche Democrito...e poi mi respingi sprezzantemente!.
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Quindi: due sono gli elementi (cio, le realt ultime, come abbiamo visto allinizio
del corso)) delluniverso: gli atomi e il vuoto. Glia atomi = essere; il vuoto = nonessere. Per questo motivo, Leucippo e Democrito sostengono che lessere non pi
(essere) del non-essere, cio: ci che non pi di ci che non !
La testimonianza di Aristotele confermata da altri testi, in cui viene presentata una
formula accuratamente concisa di Democrito:
lente non pi che il niente (= non-ente) (Plutarco (Contro Colote, Moralia
1109 a) 68 B 156 DK, p. 1397 Testi presocratici).
E vero, come diceva Melisso, che il vuoto si identifica al non-essere; ma, a
differenza di quello che diceva Melisso, il non-ente .
Essere e non-essere.
Ci che non , , ci che non esiste, esiste: le proposizioni centrali
dellargomento di Democrito sul vuoto sembrano essere contraddittorie. Ma in che
modo Democrito avrebbe potuto sostenere questa tesi? Mostrando che la
contraddizione solo apparente. Una dimostrazione di questo tipo poteva essere fatta
solo a una condizione: Democrito avrebbe dovuto affermare che la parola essere o
esistere ambigua, che il vuoto esiste e non esiste, e non , secondo due
significati differenti dei termini essere ed esistere (insomma, Democrito avrebbe
dovuto affermare che il verbo greco einai, che si traduce con essere o esistere,
ambiguo, come dir anche Aristotele in Metafisica Gamma).
Sappiamo che Democrito si interessato allambiguit dei termini; daltro canto,
cosa nota che il termine esistere ambiguo, dal momento che esso vuol dire
esistere realmente (io, hic et nunc) o sussistere (come quando noi diciamo che il
passato esiste: non vogliamo con ci affermare che il passato esiste qui e ora; ma
che esso c, ha comunque una sorta di esistenza, per esempio nella mia memoria.
Altro esempio: i numeri ci sono, esistono, ma non in modo concreto e reale, come
queste mele qui sul tavolo).
Quando quindi Democrito dice il vuoto non esiste, egli dovrebbe voler dire che il
vuoto non una cosa concreta, reale, che pu, secondo la definizione aristotelica,
agire o patire. Quando invece afferma che il vuoto esiste, dovrebbe voler dire che ci
sono delle cose reali e concrete, separate le une dalle altre, tra le quali non pu
interporsi nessunaltra cosa reale (e queste separazioni sarebbero il vuoto).
Questo sarebbe il modo di difendere la teoria di Democrito.
Bisogna per ammettere che linteresse di Democrito per lambiguit si colloca in
un contesto molto lontano dalla sua teoria fisica (Democrito infatti ha sostenuto una
teoria secondo la quale il linguaggio pura convenzione). Inoltre, in nessun
frammento e in nessuna testimonianza si suggerisce che Democrito abbia individuato
lambiguit del verbo essere. E comunque, anche se avesse individuato tale ambiguit,
essa non sarebbe sufficiente per provare lesistenza del vuoto. In effetti, il concetto di
vuoto scappa da ogni lato, difficile afferrarne la natura: una specie di concetto
negativo, di cui quindi difficile affermare lesistenza, qualunque essa sia.
Resta che la teoria atomista sicuramente la teoria pi raffinata, originale, e pi
corrispondente al vero (si pensi allatomismo contemporaneo) che stata prodotta
nellantichit. Tuttavia, i due problemi che abbiamo sollevato sono piuttosto seri e
rendono la teoria poco solida.
Da una parte, infatti, il metodo proposto da Democrito, cio il ragionamento a
priori, pretende di spiegare i fenomeni nel momento stesso in cui denuncia la
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