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La causalit antica

NB: per studiare questa prima parte della dispensa necessario leggere anche i
testi che sono raccolti nel documento Testi Presocratici, documento che si
trova sullo stesso sito da cui si scarica questa dispensa

a) La storia della filosofia antica vista attraverso la tematica della causalit.


Questo corso dedicato ad una tematica filosofica fondamentale, la causalit antica.
Ma anche un corso che, attraverso la tematica scelta, mira anche a presentare una
sorta di storia della filosofia antica ragionata.
Ora, per introdurre la storia della filosofia antica vista attraverso la tematica della
causalit, occorre innanzitutto fare una sorta di presentazione generale sulla causalit.
b) che cos la causa?
Noi moderni, anche sulla scia delle critiche che sono state fatte al concetto di causa
dal celebre filosofo Hume, siamo abituati a pensare alla causa come a qualche cosa
(un individuo (es. Socrate spinge Platone)), o a uno stato di cose (es.: il calore del
sole, causa dello scioglimento del burro) che fa qualche cosa, in senso attivo, cio che
produce un effetto.
Ma questo solo uno dei concetti di causa che emergono nellantichit, quello che
grosso modo corrisponde alla causa efficiente di aristotelica memoria, e che stato
definitivamente adottato dallo stoicismo (che ha ritenuto che la causa sia costituita da
un corpo che introduce in un altro corpo una propriet).
Nellantichit la riflessione sulle cause risulta essere pi ampia, nel senso che solo un
gruppo ristretto di cause pu essere trattato in senso vicino a quello moderno. Di
fatto il termine greco aita o ition (aggettivo che significa responsabile, autore di
qualcosa), che noi traduciamo con causa, significa, una formula equivalente ad
unaltra formula, dioti, che significa perch?. Questa formula viene utilizzata da
Aristotele e prima di lui, da Platone, e possiamo sostantivizzarla dicendo il perch.
Come ho detto, queste due espressioni sono equivalenti:
x causa (aitia) di y se e solo se x fornisce il perch (dioti) di y.
Alla domanda perch y?, si risponde dicendo perch x. La risposta, cio, il
perch, fornisce la spiegazione causale di y.
Esempio:
Perch la statua fonde? Perch fatta di bronzo. Questo perch fornisce la
spiegazione causale di quel perch.
Ora, quando si parla di causa nel senso del perch, risulta chiaro che non
coinvolgiamo solo il concetto di causa in senso moderno (qualcosa che attivamente
fa qualche cosa), ma anche quello di spiegazione e di ragione (e questo anche
nella nostra lingua di tutti i giorni). In questo caso, si presentano due problemi che
manifestano chiaramente una sorta di dcalage tra la nostra nozione di causa
(qualcosa di attivo che fa qualche cosa, in una relazione causa-effetto), e il perch
(in risposta alla domanda perch? Si tratta del because inglese e del parce que
francese, mentre in italiano non abbiamo un corrispondente).
1

1) il perch pu essere utilizzato per introdurre la spiegazione di qualche cosa: ma


causa e spiegazione non si riferiscono alle stesse cose, perch la spiegazione pi
ampia.
Vediamo due esempi che possono chiarire quello che sto dicendo:
i) esempio tratto dalle verit matematiche:
22 minore di 32
perch
2 minore di 3.
In questo caso, la relazione causa/effetto non sembra adattarsi alle scienze astratte
come le matematiche: in compenso, la spiegazione funziona. In effetti, il fatto che due
alla seconda un numero pi piccolo di tre alla seconda si spiega con il fatto che due
un numero pi piccolo di tre (ma non si pu propriamente dire che 2 minore di 3
causi come effetto 22 minore di 32).
ii) esempio tratto dallesperienza quotidiana:
nevica. Perch? inverno.
Qui inverno spiega il fatto che nevica. In questo caso, dare una spiegazione
significa citare un contesto in cui questo fenomeno risulta normale. Ma non possiamo
dire che linverno causa direttamente la neve.
2) altro problema: il perch implica una spiegazione in forma di proposizione.
Se io dico y perch x
sto dicendo: il fatto che nevica avviene perch inverno.
nevica e inverno sono due proposizioni.
Se io invece dico
x causa di y
riempio x e y con due nomi (o due nominalizzazioni):
per esempio: linquinamento causa del riscaldamento terrestre.
Quindi, da un punto di vista linguistico, non c unesatta corrispondenza tra causa
e perch. I due termini sono strettamente collegati ma vogliono dire cose diverse.
Per questo si parla di equivalenza.
Dal punto di vista delle scienze esatte (e in generale, della conoscenza), laddove si usa
un concetto di causa, non entra in gioco una causalit attiva, ma una spiegazione.
c) parlare di causalit nel mondo antico significa dunque parlare di quei tentativi,
esplicitazioni, tematizzazioni, che si occupano del perch? delle cose. A questo tipo
di domanda si connettono altri tipi di domande, che sono tutte accomunate dal fatto
che esse richiedono spiegazioni, ragioni, cause.
Perch le cose accadono?
Cosa fa s che un evento si produca in un particolare tempo?
Quali sono i costituenti ultimi delle cose?
Ci sono cose come le leggi naturali?
In che modo le persone sono responsabili di ci che fanno?
ecc.
Si tratta di questioni che appunto richiedono spiegazioni, ragioni e cause, e che sono
fondamentali sia per le scienze (fisica, chimica, biologia) sia per la metafisica che per
letica.
Da qui la scelta degli autori di cui ci occuperemo.
i) i Presocratici, chiamati cos dai moderni in modo scorretto, ma chiamati da Socrate
in poi filosofi della natura. Essi sono i primi che tentano di trovare delle spiegazioni
2

scientifiche (vedremo in che senso) di fenomeni fisici.


ii) Platone, il primo a tematizzare filosoficamente la questione della causalit e a
proporre spiegazioni alternative a quelle dei filosofi della natura, da lui ritenute
insoddisfacenti perch poco sicure (mi riferisco al Fedone, che avete come testo
dellesame, ma anche al Timeo).
iii) Aristotele, il primo a proporre una teoria completa delle cause (che per lui sono
quattro), e che applicher il modello causale-esplicativo a tutte le discipline di cui si
occupa: scienza dura (geometria, aritmetica, astronomia, logica), metafisica, fisica,
etica.
iv) Infine abbiamo gli stoici, che propongono una teoria assai raffinata e oramai
moderna delle cause. Ci limiteremo per, nel caso degli stoici, a vedere le
conseguenze etiche della loro teoria. E per questo che ho scelto come testo il De fato
di Alessandro di Afrodisia (II-III secolo d.C.). Aristotelico convinto, egli denuncia
una teoria delle cause evidentemente stoica (anche se gli stoici non vengono mai
nominati), che secondo lui (come secondo altri) conduce al determinismo etico, e
quindi alla mancanza di libert nellazione.
Nel caso di i) i Presocratici e di iv) gli stoici, la situazione complicata dal fatto che
per questi filosofi non ossediamo opere ma solo frammenti e testimonianze, riportate
da fonti spesso polemiche, che quindi riportano le tesi filosofiche non
necessariamente fedelmente.

I filosofi della natura e la causa materiale


Bibliografia supplementare:
J. Barnes, The Presocratic Philosophers, London 19822
G.S. Kirk, J.E. Raven, M. Schofield, Les philosophes prsocratiques, tr. franais
de H.A. De Weck sous la direction de D.J. OMeara, Fribourg 1995, pp. 1-75
J. Barnes, Les penseurs prplatoniciens, in M. Canto-Sperber (a cura di),
Philosophie grecque, Paris 1997, pp. 3-88
R.J. Hankinson, Cause and Explanation in Ancient Greek Thought, Oxford 998,
pp. 7-50
A. Laks, Philosophes prsocratiques: Remarques sur la construction dune
catgorie de lhistoriographie philosophique, in A. Laks e C. Louguet (a cura di),
Quest-ce que la Philosophie Prsocratique?, Lille 2002, pp. 17-38
G. Reale (a cura di), I presocratici, traduzione integrale delle testimonianze e
frammenti della raccolta di H. Diels e W. Kranz, Bompiani 2006 (da cui sono tratti i
frammenti che si trovano nel dossier Testi presocratici).
La filosofia presocratica nasce allinizio del VI secolo a.C., nel maggio 585 a.C., anno
delleclissi predetta, o almeno vista, da Talete, primo filosofo presocratico. Essa
nacque prima nelle colonie greche dellAsia Minore (attuale Turchia) e della Magna
Grecia (Campania, Calabria, Sicilia) che nella madrepatria, Atene, dove arriv, pare,
solo con Anassagora.
Chiamare questi filosofi Presocratici fuorviante. Innanzitutto perch molti di loro
sono contemporanei di Socrate. In secondo luogo, perch molto complicato stabilire
in che cosa sono pre-rispetto a Socrate dal punto di vista del contenuto filosofico. Si
dice ad esempio (Aristotele lo dice) che Socrate ha rotto con i filosofi precedenti
perch non si occupato di filosofia della natura ma di etica. Ma se diamo retta al
Fedone (passo che considereremo), vedremo che Socrate si occupato di filosofia
della natura. Quando era giovane, per. Dopo la ripudia.
Il testo base, quasi un vangelo, che si consulta e si menziona dimenticandosi spesso
che si tratta di una raccolta di frammenti fatta per gli studenti, H. Diels-W. Kranz,
Die Fragmente der Vorsokratiker, Griechisch und Deutch, 3 voll.Weidemann, Berlin
1951-19526, (prima traduzione italiana integrale I Presocratici, a cura di G. Reale,
Milano, Bompiani 2006). Il testo, cio, stato fatto da Hermann Diels, esimio
filologo del XIX secolo, e completato da Walther Kranz. Normalmente ci si riferisce a
questopera con la sigla DK, che adotter anchio.
Dei filosofi presocratici non rimasto nulla di scritto. Numerosi frammenti sono
giunti fino a noi sottoforma di citazioni (ottimisticamente parlando, perch non
sempre facile stabilire con esattezza se si tratta davvero di citazioni, o ad esempio di
parafrasi). Essi si trovano presso autori posteriori, a partire da Platone fino a
Simplicio (VI secolo dopo Cristo), ma a volte anche in autori bizantini. Le citazioni
spesso soffrono dellatteggiamento di base delle fonti che le riportano: per esempio,
Platone ironico e li tratta da stupidelli (vedremo nel Fedone).
Tra le fonti, ricordiamo Platone (V-IV a.C.), Aristotele (IV a.C.), Simplicio (VI d.C.),
4

ma ce ne sono altri (il pi famoso Diogene Laerzio (II-III d.C.) che ha scritto un
celebre testo Vite e dottrine dei pi celebri filosofi.
Come dicevo, tutti questi autori hanno delle pecche nel riportare i contenuti della
filosofia presocratica.
Noi ci dedicheremo alle pecche di Aristotele, perch leggeremo i Presocratici (che
meglio chiamare filosofi della natura, physikoi) attraverso i suoi occhiali.
Considereremo infatti alcune parti (anche se non solo) del libro Alpha della
Metafisica. Aristotele trasmette pochissime citazioni dirette, per il valore della sua
testimonianza sui predecessori (compresi Socrate e Platone) notevole: in molte delle
sue opere (Metafisica, Fisica, De caelo, ecc.), infatti, presenta le opinioni dei
predecessori in riassunti critici, a testimonianza di uno sviluppo storico-filosofico
articolato. Un esempio classico si trova nel libro Alpha della sua Metafisica: in questo
libro, Aristotele definisce la filosofia come conoscenza delle quattro cause. A partire
da tale concezione, la filosofia precedente vista giustamente come una progressiva
scoperta di queste quattro cause (materiale, formale, agente e finale), che verranno
codificate e sistematizzate da Aristotele stesso. In partica, Aristotele si comporta
come uno storico della filosofia speculativo, che presenta cio le opinioni precedenti
come adombramenti della sua filosofia.
I Milesi
Secondo Aristotele, liniziatore della filosofia naturalista fu Talete di Mileto
(Aristotele, Metafisica Alpha, 983b20). Il nome di Talete collegato, come ho detto,
alleclissi solare del 585 a. C.
Ma che cos la filosofia naturalista (termine nostro, in quanto Aristotele parla pi che
altro di filosofi materialisti)?
Il passo che pi chiarisce la posizione di Aristotele si trova in Metafisica Alpha,
983b6-271 (= testo che si trova nel dossier Testi presocratici tratto da Diels-Kranz,
pubblicato sul sito in cui trova questa dispensa, p. 167).
Dividiamo il passo in parti ed esaminiamole.
983b6-11:
La maggior parte di coloro per primi filosofarono fossero solo quelli materiali
(meglio: che rientrano nella specie materiale) ci di cui tutti gli esseri sono
costituiti (meglio: ci a partire da cui tutti gli esseri esistono) pur nel tramutarsi
delle sue affezioni.
Qui ci sono una quantit di concetti, che costituiranno il vocabolario filosofico
successivo, che conviene fermarsi ad analizzarli.
Innanzitutto riguardiamo la sequenza di derivazioni di tutti gli enti (o esseri):
Ci a partire da cui gli enti esistono
Ci a partire da cui gli enti si generano
1

Ricordo che questo modo di riferirsi ad Aristotele, universalmente adottato, ha a che fare con
ledizione critica di Aristotele (5 volumi) fatta da I. Bekker e pubblicata negli anni 1831-1836 a
Berlino. La notazione costituita dal numero di pagina, dalle lettere a o b che corrispondono alle
colonne, e dalla riga delledizione di Bekker. 983b7-27 significa dunque: pagina 983 delledizione,
colonna b, righe 7-27.

Ci in cui essi si distruggono (si corrompono, si risolvono).

I primi due a partire da cui mostrano chiaramente che i predecessori pensavano alla
materia come a un principio (che, appunto, significa: ci a partire da cui qualcosa , o
diviene), oppure come a una causa prima (vedi appena prima, 983a25);
Ci in cui si risolvono: qui Aristotele parla della materia come di elemento di
base (stoicheion) in cui tutte le cose si risolvono quando si corrompono.
La materia, per quasi tutti i predecessori, la sostanza (ousia), sostrato che permane
identico attraverso i mutamenti, che vengono visti da Aristotele come le affezioni che
vanno e vengono. Qui Aristotele parla di ousia nel senso di sostrato permanente
(che appunto uno dei significati di sostanza individuati da Socrate). La corruzione
di fatto unacquisizione e una perdita di affezioni: il sostrato permane (in esso si
risolvono tutte le cose quando si corrompono).
La materia quindi vista dai predecessori come sostanza (nel senso di sostrato
permanente), principio (ci da cui le cose derivano), elemento (componente di base,
immanente, in cui le cose si risolvono una volta perse le loro affezioni). Ma anche
come causa, che spiega perch il nostro mondo fatto come fatto (questo anche se
il termine causa (aitia) non viene in questo passo espressamente menzionato).
Qualche riga dopo, Aristotele parla anche di natura (physis), cio di sostrato
fondamentale naturale, dalla quale derivano tutte le cose, mentre essa continua ad
esistere immutata (983b17-19). E dubbio che i predecessori avessero consapevolezza
di trattare la natura secondo i termini che Aristotele impone loro. In questo senso si
tratta di una storia della filosofia anacronistica o speculativa: Aristotele considera le
dottrine dei suoi predecessori alla luce di concetti sviluppatisi in modo sistematico
solo con Platone e soprattutto con lui.
Tuttavia, continua Aristotele, i predecessori non sono tutti daccordo circa il numero e
le specie del principio materiale. E qui inizia la carrellata degli autori che hanno
individuato il principio e la causa prima nella materia.
Talete acqua
Anassimene e Diogene di Apollonia aria
Ippaso di Metaponto e Eraclito di Efeso fuoco
Empedocle i quattro elementi: acqua, aria, fuoco, a cui aggiunge la terra
Anassagora di Clazomene principi infiniti (cio, tutto deriva da tutto).
Interessante losservazione che Aristotele fa a proposito di Talete, e che
approfondiremo:
983b22-25 (= testo che si trova nel dossier Testi presocratici tratto da Diels-Kranz,
pubblicato sul sito in cui trova questa dispensa, p. 167):
desumendo delle cose umide.
Talete viene considerato in assoluto il primo filosofo occidentale. Ci che rende
filosofica la sua affermazione sullacqua appunto il fatto che egli labbia trattata
come un principio (o causa prima) da cui tutte le cose si generano. Questa
conclusioneci dice Aristotele basata sullosservazione empirica: Talete ha
6

probabilmente (e non indubbiamente, come traduce Reale) constatato che il


nutrimento di tutte le cose umido, e che il caldo si genera dallumido e vive
nellumido. In pratica lumido, se non lacqua, il principio e la causa della nascita e
crescita delle cose, perch ci a partire da cui le cose nascono (Aristotele fa
lesempio anche dei semi, che hanno natura umida), crescono, e esistono.
Talete
Le due tesi che gli sono attribuite, e per le quali va famoso, sono le seguenti:
(1) il magnete ha unanima
(2) ogni cosa acqua.
Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, le tue tesi sono filosofiche e
fondative della filosofia occidentale. Entrambe sono sostenute da considerazioni
semplici ma razionali.
A titolo esemplificativo, considereremo la tesi 2), quella che afferma che tutto
acqua. In effetti, secondo linterpretazione di Aristotele, Talete il primo ad aver
individuato la causa del mondo fisico, che si identifica con un certo tipo di materia,
lacqua.
Ogni cosa acqua:
testi:
A 12 DK (Aristotele, Metafisica Alpha, 983b20-22);
A 14 DK (Aristotele, de caelo 294a28-31).
A 12 DK (Aristotele, Metafisica Alpha, 983b20-22 = testo che si trova nel dossier
Testi presocratici tratto da Diels-Kranz, pubblicato sul sito in cui trova questa
dispensa, p. 167):
Talete... dice che quel principio [il principio materiale] lacqua (per questo afferma
anche che la terra galleggia sullacqua.
Qui abbiamo due osservazioni concernenti lacqua, di cui la seconda sembrerebbe
dipendente dalla prima (per questo la terra galleggia sullacqua):
a) il principio materiale di ogni cosa acqua;
b) la terra galleggia sullacqua.
Secondo questo argomento, quindi, la terra galleggia sullacqua perch il principio
materiale di ogni cosa lacqua.
Partiamo da b) la terra galleggia sullacqua.
Ci sono due capitoli dellopera di Aristotele De caelo consacrati alla posizione e alla
forma della terra. Nella sua usuale considerazione dei filosofi precedenti, riprende
Talete (che alla domanda perch la terra immobile? sembra rispondere: perch
galleggia sullacqua), affermando
A 14 DK (Aristotele, de caelo 294a28-31= testo che si trova nel dossier Testi
presocratici tratto da Diels-Kranz, pubblicato sul sito in cui trova questa dispensa, p.
169)2:
Altri affermano che la terra giace sullacqua. Questo appunto il racconto
2

I presocratici, a cura di G. Reale (vedi sopra, bibliografia supplementare).

antichissimo che abbiamo avuto per tradizione, e dicono sia opera di Talete di Mileto;
sicch la terra starebbe sullacqua come un legno o qualcosa di simile (anche perch
nessuna di queste cose poggia per natura sullaria, ma <semmai> sullacqua.
Qui, laffermazione secondo cui la terra galleggia sullacqua (b)), presentata in
maniera indipendente da a) (che dice che il principio materiale di ogni cosa lacqua),
ed corredata da un altro argomento (nessuna di queste cose poggia per natura
sullaria).
Abbiamo quindi in A 14:
i) i pezzi di terra non poggiano per natura sullaria3
ii) quindi: la terra galleggia sullacqua.
La critica di Aristotele a questo argomento (come se lo stesso discorso che riguarda
la terra non si potesse fare anche per lacqua che sostiene la terra: neanche lacqua ha,
infatti, natura tale da restare sospesa, ma posta su qualcosaltro) ricorda il filosofo
indiano di Locke, che sosteneva che la terra sta sulla schiena di un elefante, lelefante
su una tartaruga, e la tartaruga su qualcosa, che per non sa cosa sia4.
In realt, largomento di Talete di rilevanza filosofica, innanzitutto perch troviamo
qui un primo esempio di un tratto caratteristico del pensiero presocratico:
unillustrazione analogica (la terra starebbe sullacqua come un legno sta sullacqua:
galleggiando).
Inoltre, Talete offre la prima risposta non-mitologica a un problema genuinamente
filosofico. Il problema il seguente: quando noi lasciamo cadere dei pezzi di terra nel
vuoto (o li lanciamo verso lalto), essi tendono a cadere verso il basso (e pi sono
grossi, pi cadono rapidamente), mentre evidente che la Terra in quiete (e per
Aristotele, evidente che essa sia nello spazio). A questo paradosso, Talete risponde
negando che la terra sia nello spazio, e sostenendo che essa galleggia sullacqua: i
suoi successori, notando linfelicit della sua proposta, proporranno altre soluzioni.
Passiamo ora ad a) il principio materiale di ogni cosa acqua (A 12).
Il passo in questione pone problemi di interpretazione, dovuti allanacronistica
maniera di esprimersi di Aristotele: difficile infatti che Talete usi la formula
principio materiale, che certamente pi tarda. Probabilmente Talete ha detto una
frase del tipo:
a*) ogni cosa (= proviene, deriva) dallacqua.
Al di l delle questioni che ci dobbiamo porre (Linterpretazione di Aristotele
corretta? Talete sarebbe quindi un monista materialista? Se invece Aristotele ha torto,
che cosa ha inteso dire Talete con a*)?), tentiamo di rispondere alla questione
seguente: perch Talete ha presentato questa ipotesi, e ci che da essa consegue,
ossia:
c) c una singola materia da cui ogni cosa (= proviene, deriva), lacqua?
Non troviamo nessuna esplicita risposta in Talete, ma possiamo escogitarne
facilmente una. C) offre lipotesi pi semplice e economica per descrivere la
costituzione del mondo. Adottandola, Talete si comporta da proto-scienziato: la adotta
grazie alla sua estrema semplicit.
Ma perch lacqua?
Aristotele, in A 12 DK (Metafisica Alpha, 983b20-22 = testo che si trova nel dossier
3
4

Nel senso che, se la terra non poggiasse sullacqua (come pezzi di legno), precipiterebbe)
Il riferimento a Locke si trova in J. Barnes, The Presocratic cit., p. 10.

Testi presocratici tratto da Diels-Kranz, pubblicato sul sito in cui trova questa
dispensa, p. 167) fornisce degli argomenti che mostrano che lacqua essenziale in
vari modi per lesistenza delle creature viventi:
desumendo indubbiamente (isos, che tradurrei piuttosto con forse, perch si tratta
di congettura) questa sua convinzione dalla constatazione (dal vedere, oran) che il
nutrimento di tutte le cose umido... il principio della natura delle cose umide.
Argomenti di Aristotele:
- il nutrimento di tutte le cose umido
- il caldo si genera dallumido e vive nellumido
- tutti i semi di tutte le cose hanno una natura umida
- ora, lacqua il principio della natura delle cose umide
- conlusione: ci da cui tutte le cose si generano il principio di tutto.
Questi argomenti si prestano a uninterpretazione forte o a uninterpretazione debole.
Interpretazione forte: lacqua il principio da cui tutte le cose si generano, in maniera
tale che si assisterebbe qui a unidentificazione del principio e delle cose da esso
generate. Resta per il problema di spiegare la derivazione delle cose (per esempio,
del magnete) dallacqua.
Interpretazione debole: lacqua il principio da cui le cose provengono nel senso che
esse hanno bisogno di acqua per esistere.
In ogni caso, gli argomenti di Aristotele sono chiaramente congetturali (cf. quellisos,
che vuol dire forse). Altri argomenti sono stati aggiunti da altri autori, per esempio
Teofrasto.
Ma al di l delle congetture, la teoria metafisica completa di Talete sembra
comprensibile: le creature viventi sono molte di pi di quelle che crediamo; lacqua
evidentemente necessaria per la loro esistenza; lacqua non facilmente generabile a
partire da unaltra materia; quindi lacqua devessere il costituente di base del mondo.
Ora, siccome Talete adotta c) come ipotesi (vi un solo costituente di base del
mondo), concluderemo che
a*) ogni cosa (= proviene, deriva) dallacqua.
Talete merita il suo posto donore come iniziatore della filosofia della natura: egli
infatti offre punti di vista ragionati su soggetti astratti e filosofici.
Anassimandro
Anassimandro, concittadino di Talete (entrambi di Mileto, in Asia Minore, lattuale
Turchia) fu, secondo una tradizione antica discepolo e successore di Talete. Di sicuro
ne fu influenzato. Secondo una fonte antica (Temistio, 12 A7 DK), Anassimandro:
fu il primo greco che conosciamo ad aver scritto un discorso (logos) sulla natura
(peri physeos).
Di questo trattato (il primo di una lunga serie: molti presocratici hanno scritto un
trattato sulla natura) sopravvivono una dozzina di parole (un solo frammento,
riportato da Simplicio 12 B1 DK): ma autori dellantichit tardiva lhanno letto e ci
forniscono preziose informazioni. Da quello che dicono gli autori, chiaro che
Anassimandro si interessato della scienza della natura in senso molto ampio: della
cosmogonia (o descrizione dellorigine delluniverso), della terra e dei corpi celesti,
dello sviluppo degli organismi viventi, dei fenomeni naturali di ogni tipo (astronomia,
metereologia, biologia), della geografia (pare che abbia disegnato una mappa del
mondo, che fu adottata con poche modifiche da molti filosofi e scienziati successivi
9

(Anassimene, Senofane, Eraclito, Empedocle, Anassagora, gli Atomisti). Insomma


per lui la natura comprendeva ogni oggetto di esperienza e ogni argomento di ricerca
razionale (eccetto ovviamente i prodotti artificiali umani); e un trattato sulla natura
doveva comprendere ogni scienza e ogni argomento filosofico.
Molte delle teorie di Anassimandro presentano un misto di audacia, fantasia e
ragionamento. Qui considereremo due esempi della sua speculazione scientifica, e il
solo frammento suo che ci stato tramandato, in cui questione del fondamento
delluniverso.
La terra sta in quiete al centro delluniverso:
Testo:
12 A 26 DK (Aristotele de caelo 295b11-16= testo che si trova nel dossier Testi
presocratici tratto da Diels-Kranz, pubblicato sul sito in cui trova questa dispensa, p.
196).
Anassimandro ha inventato una teoria astronomica curiosa. La terra sta ferma al
centro delluniverso. Intorno ad essa si trovano dei tubi circolari ripieni di fuoco e
perforati. Il fuoco che si trova allinterno di questi tubi si mostra attraverso i fori: gli
astri, la luna e il sole non sono che aperture nei tubi celesti. Le eclissi di luna e di sole
si producono per otturazione dei rispettivi fori. Il carattere pi importante di tale
sistema la simmetria: al di l dei fenomeni celesti, che sembrano essere irregolari, si
nasconde una regolarit precisa. Inoltre, la simmetria permette di risolvere il problema
dellimmobilit della terra, gi affrontato, come abbiamo visto, da Talete. Quello che
per interessante che Anassimandro affronta il problema non empiricamente, ma
attraverso considerazioni di carattere logico.
Ci sono poi alcunista ferma grazie al suo equilibrio (omoiotes, meglio traducibile
con somiglianza, nel senso di indifferenza)non pu essere mosso (mallon
outhenprosekei, che va tradotto con: non si muove pi in alto che in basso, nel
senso di non ha pi ragione di andare verso lalto di quanta ne abbia di andare verso
il basso)necessariamente ferma .
Commento:
pensiamo al famoso esempio dellasino di Giovanni Buridano (XIV secolo): un asino
che si trova a met strada tra due mangiatoie piene di fieno, morirebbe di fame,
poich, non avendo nessuna ragione di dirigersi verso quella mangiatoia piuttosto che
verso questa, sarebbe totalmente incapace di muoversi.
La terra di Anassimandro, che si trova esattamente al centro di un universo
simmetrico, non ha nessuna ragione di dirigersi in un senso piuttosto che in un altro,
in alto piuttosto che in basso, verso questa parte piuttosto che verso quellaltra. Di
conseguenza, la terra non si muove, e questo per ragioni di ordine logico.
In effetti, la morte dellasino e il riposo della terra si spiegano in funzione di un
principio che i moderni associano a Leibnitz, e che si chiama il Principio di ragion
sufficiente. Secondo questo principio, che si ritrover pi tardi in Parmenide,
se non vi alcuna ragione per cui si produca X piuttosto che Y, e se non possibile
che X e Y si producano nello stesso tempo, allora n X n Y si produrranno.
Servendosi di questo principio, Anassimandro ha risolto un problema inquietante; ha
basato la sua soluzione su un ragionamento astratto, integrandola in un sistema
10

astronomico complesso.
Al di l di queste considerazioni, bisogna dire che Anassimandro si allinea con coloro
che, basandosi su unosservazione, pensano che la terra sia immobile. Le varie teorie
presentate dai presocratici hanno dei limiti e non sono veramente convincenti (si pensi
per esempio a quella di Senofane di Colofone, che dice che il limite inferiore della
terra si estende allinfinito), e in questo senso anche la teoria di Anassimandro non
del tutto convincente: in effetti sembra sconfessata dallosservazione che mostra che
un pezzo di terra lasciato a se stesso nel vuoto cade verso il basso, anche se non ha
nessuna ragione per farlo. In questo senso, non risulta essere una teoria che salva i
fenomeni (cos come difficile credere che lasino di Buridano non si avventi su una
mangiatoia qualsiasi, o su tutte due, prima di morire di fame).
Queste teorie, per, vogliono sostenere e spiegare unopinione assolutamente comune,
basata anche lei su un fenomeno osservabile. Possiamo richiamare quello che
Aristotele dice per Talete, e cio che la terra sembra trovarsi nello spazio e rimanere
ferma.
La terra sembra trovarsi nello spazio: noi vediamo la nostra terra (pi o meno come
un disco piatto) e in alto lo spazio, laria; per questo Talete e Senofane hanno
proposto delle soluzioni che riguardano il basso della terra (acqua per Talete, radici
allinfinito verso il basso per Senofane).
La terra sembra in quiete: in effetti, quando noi ci troviamo sulla terra, non abbiamo
nessuna delle sensazioni normalmente associate al movimento: non vediamo le onde
del mare muoversi, il nostro stomaco ci assicura che stiamo fermi. Per questo tutti, e
Anassimandro in maniera molto raffinata, cercano soluzioni che spieghino la quiete
della terra. Come disse il grande Tolomeo (autore di un trattato di astronomia) :
assolutamente chiaro dai fenomeni stessi che la terra in quiete (syntaxis I.7). Un
solo autore antico, un tal Niceta di Siracusa, secondo una testimonianza di Cicerone
(50 A 1 DK), ha proposto (sebbene in modo ingenuo) unastronomia in cui la terra si
muove su se stessa, mentre tutto il resto sta fermo, spiegando anche che, con questa
teoria, si giustificano gli stessi effetti che si giustificano ammettendo che la terra stia
ferma e il resto in movimento.
Ci vorr molto tempo (Copernico e Galileo) per demolire lopinione dei pi.
Linfinito:
Testi: 12 A 9 DK+ 12 B 1 DK (Simplicio, Commentario alla Fisica, 24, 13-23, (=
testi che si trovano nel dossier Testi presocratici tratto da Diels-Kranz, pubblicato
sul sito in cui trova questa dispensa, pp. 181-83 e 197):
Tra quanti dicono...al di l di essi.
Commento:
Come si pu notare, Simplicio (che a sua volta cita Teofrasto, allievo di Aristotele e
autore dello scritto, a noi non pervenuto, sulle Opinioni dei fisici) adotta la
terminologia introdotta da Aristotele (anche perch sta commentando la sua Fisica)5.
La testimonianza di Simplicio pu essere distinta in sei sezioni:
(i)
(A 9, p. 181) Anassimandro ha detto che lapeiron (infinito-indefinito) sia
principio che elemento delle cose che esistono;
(ii)
(A 9, pp. 181-183) adotta per primo il termine principio;
5

Si vedano i termini utilizzati quali principio, elemento, natura, sostrato.

11

(iii)

(iv)

(v)

(vi)
(vii)

(A 9, p. 183) egli dice che tale principio non si identifica n con lacqua, n
con gli altri dei cosiddetti elementi, ma una certa natura infinita/indefinita,
da cui traggono origine tutti i cieli e i mondi in questo passo questione
della creazione del cosmo
(B 1, p. 197) e ci da cui gli esseri hanno origine (o si generano, ghenesis),
sono anche quelle in cui avviene la loro distruzione (phthora), secondo
necessit (importante! La traduzione italiana non corretta; sostituirla
con e dalle cose da cui gli esseri hanno origine, in esse hanno anche la
dissoluzione secondo necessit) in questo passo questione dei
cambiamenti che avvengono nel cosmo, in particolare nel nostro mondo
(B 1, p. 197: citazione diretta): essi pagano infatti vicendevolmente la
pena e il riscatto dellingiustizia secondo lordine del tempo infatti
sembra connettere (v) a (iv): si pone il problema di capire se (iv) sia da
attribuire ad Anassimandro, a Teofrasto oppure a Simplicio
(ritorno a A 9, p. 183) Anassimandro dice tali cose in termini molto poetici
questa osservazione ci permette di attribuire (v) ad Anassimandro
(A 9, p. 183 tr. it.) ed chiaro che, vedendo la reciproca trasformazione dei
quattro elementi, consider impossibile porre uno di essi come sostrato
(upokeimenon)6, ma pens a qualcosa al di l di essi chi parla qui? Si
pensa che sia il commento di Simplicio allestratto di Teofrasto.

(i), (ii), (iii), (vii):


Cosa significa apeiron?
Allinizio del passaggio citato, troviamo la questione del principio delluniverso. E
Anassimandro che introduce il concetto chiave di arch, principio. Egli dichiara che il
primo principio o elemento delle cose, loriginario che origina luniverso, apeiron,
illimitato. Il termine suggerisce sia una mancanza di limiti in senso spaziale e
temporale, sia una mancanza di qualit: possiamo quindi immaginare che, per
Anassimandro, il punto di inizio universale fosse una materia illimitata
(spazialmente), eterna (temporalmente), e qualitativamente indeterminata. E perch
mai congetturare un cos strano inizio per il nostro mondo? Perch una natura diversa
da quella degli elementi? Perch infinita/indefinita?
Il nostro testo suggerisce il seguente argomento, che possiamo estrarre da (vii), che
per, come abbiamo detto, sembra essere il commento di Simplicio (in tal caso,
Simplicio a prestare ad Anassimandro largomento per la sua teoria). Largomento il
seguente:
1) ogni cosiddetto elemento (materiale) pu cambiare in uno (o pi)
altro elemento (materiale)7
2) se un elemento (materiale) E1 pu cambiare in un altro elemento
(materiale) E2, allora n E1 n E2 soggiacciono (= sono sostrato) a ogni
cambiamento
3) se S elemento8 materiale di tutte le cose, allora S soggiace ( =
sostrato) a ogni cambiamento
4) lelemento materiale di ogni cosa non si identifica con alcuno dei
cosiddetti elementi materiali.
6

Come abbiamo visto, si tratta di uno dei significati di sostanza.


Usiamo le virgolette perch Simplicio parla di cosiddetti elementi.
8
Qui non si mettono pi le virgolette perch si parla del vero elemento materiale.
7

12

Elementi materiali: i cambiamenti che osserviamo quotidianamente sono supportati


dagli elementi (i cosiddetti elementi). Noi osserviamo modificazioni di terra, aria,
acqua, fuoco, che quindi sono i candidati per la costituzione delle cose. Questi
candidati sono rifiutati dalla nostra argomentazione.
Per Anassimandro, come per Talete, non c che un solo principio, la regola
delleconomia che lo ordina. Ora, tale principio non pu identificarsi con nessuna
delle materie del mondo visibile, poich esse sono tutte sullo stesso piano, se si
osservano le trasformazioni del mondo: un albero cresce dalla terra e trae da essa il
proprio nutrimento, poi muore e ritorna terra; la pioggia cade dallaria, poi,
evaporando per effetto del sole, torna allaria...Nessuna di queste materie possiede
loriginariet del principio, nessuna pu costituire lelemento di base, il sostrato dei
cambiamenti. E necessario quindi che questo principio sia una natura a parte, non
qualificata (cio, che non abbia alcuna delle qualit che riscontriamo nel mondo).
Continuazione della lettura del passo di Simplicio (A 9 DK, p. 183):
Egli (Anassimandro) inoltre fa derivare la generazione...eterno.
Lelemento o principio quindi concepito da Anassimandro come un sostrato
indifferenziato, che non si trasforma (come lacqua di Talete) ma produce
cambiamento attraverso la separazione di contrari, qualit come caldo/freddo,
secco/umido. Il principio illimitato/indefinito genera luniverso (e i cambiamenti del
nostro mondo) sotto linfluenza di un movimento eterno. Anassimandro ipotizza il
movimento eterno per spiegare cose come la produzione della molteplicit dei mondi,
la ciclicit della natura, ecc. Quindi, in un certo senso, aveva gi capito la necessit
del dinamismo interno del principio per spiegare le trasformazioni.
Il movimento produce tutti i cieli e i mondi, e non cessa mai, non rinuncia mai al suo
lavoro produttivo. Tale movimento ha quindi bisogno di un principio come materia
delle sue produzioni: in tal caso, questo principio devessere infinito, cio una fonte
inesauribile. Per delle ragioni oscure (infatti, non si capisce come si generino e si
separino in contrari, che sono qualit che provengono dallinqualificato), dal principio
provengono prima i cieli e gli elementi del mondo; poi le cose e le entit a noi
familiari del nostro mondo, in cui il movimento eterno resta eternamente efficace,
producendo il risultato descritto dalla frase poetica di Anassimandro, un ciclo
regolare di eventi ordinati nel tempo.
(iv), (v) e (vi): la frase di Anassimandro.
Nonostante Simplicio, soprattutto nella prima parte del nostro testo, continui a
sottolineare che Anassimandro dichiara, afferma, dice, si pu attribuire ad
Anassimandro in persona solo una frase, la frase che Simplicio trova poetica (vi):
(v) essi pagano infatti vicendevolmente la pena e il riscatto dellingiustizia secondo
lordine del tempo.
Per spiegare la frase di Anassimandro, bisogna riferirsi a ci che Simplicio dice
immediatamente prima in (iv): siamo in un contesto di generazione e distruzione degli
enti secondo necessit. L infatti di (v) (citazione diretta di Anassimandro), connette
(v) a (iv) (le cose da cui gli esseri hanno origine anche ci in cui avviene la loro
distruzione).
Una possibile interpretazione della frase di Anassimandro la seguente. La frase
poetica si riferisce probabilmente agli avvenimenti del nostro mondo: secondo
lordine del tempo, cio, regolarmente, gli esseri (le cose che vengono allesistenza),
13

regolano vicendevolmente i loro conti (la pena e il riscatto): nel mondo si verificano
delle ingiustizie, ma ogni ingiustizia seguita da un indennizzo. Ma di quali esseri si
tratta? Di quali ingiustizie? Gli esseri, o cose che esistono, si identificano a ci a
partire da cui altri esseri sono generati. Tali esseri sono forse quelli naturali, gli alberi,
i cavalli, la pioggia, la neve...Come ho detto prima, lalbero si genera dalla terra e ad
essa ritorna, la pioggia proviene dallaria e ad essa ritorna, ecc., con un processo
regolare di generazione e distruzione. Gli esseri che generano e annientano gli esseri
naturali sono delle specie di materie, la terra o il legno, laria e lacqua, lumido e il
secco, il caldo e il freddo. Quando lalbero cresce, c una ingiustizia del legno contro
la terra, nel senso che il legno ruba della sostanza alla terra. Una volta morto e
putrefatto lalbero, il legno indennizza la terra. Qualunque generazione e qualunque
distruzione, accadono in modo simile, nello stesso tempo conformandosi alle
regolarit determinate del tempo.
Anassimene

Anassimene, allievo di Anassimandro e terzo e ultimo dei milesi, viene generalmente


presentato come un pallido riflesso del suo maestro. La sua opera avrebbe preso la
stessa forma e adottato lo stesso scopo di quella di Anassimandro; inoltre, nella
maggior parte dei casi, sembrerebbe che Anassimene si sia limitato a modificare le
teorie del suo predecessore, senza veramente elaborarle.
Quello che voglio dire risulter dalle due maggiori innovazioni di Anassimene:
1) elimina la purezza metafisica del principio di Anassimandro, facendo di esso un
principio materiale, laria;
2) accetta la teoria secondo cui la terra si trova in riposo, ma non per il principio di
ragion sufficiente, bens perch sospesa nellaria.
Tuttavia molti studiosi dissentono con questinterpretazione poco lusinghiera di
Anassimene.
Prima di tutto, le due principali correzioni alla teoria di Anassimandro sono dei
miglioramenti. Egli per esempio, studiando assiduamente lastronomia, deve aver
colto linsostenibilit scientifica dellargomento di Anassimandro sulla stabilit della
terra. N, come vedremo, il ricorso allaria come principio segna un semplice ritorno
alla primitivit di tipo taletiano. Inoltre, Diogene Laerzio (Vite dei filosofi II, 3, 13 A
1 DK) dice che Anassimene ha scritto in uno stile ionico, semplice e spoglio, che
quindi si opporrebbe ai termini poetici di Anassimandro (secondo la testimonianza
di Simplicio vista in precedenza). Anassimene ha forse notato che lo stile poetico del
suo maestro mascherava e rendeva vago un percorso naturalistico e scientifico, e ha
cercato di rendere pi chiaro ci che in Anassagora era appunto presentato in modo
poetico e oscuro. La teoria di Anassimene ha il merito di aver rimpiazzato
lindeterminatezza del suo maestro (sia per quel che riguarda il principio di tutte le
cose, sia per quel che riguarda il processo cosmogonico, piuttosto misterioso) con una
materia chiara e intellegibile, e con un paio di processi fisici familiari e comprensibili.
Anche le fonti antiche presentano Anassimene come pi rigoroso, pi sistematico e
pi scientifico rispetto al suo maestro. Teofrasto dedica un libro intero alle teorie di
Anassimene (Diogene Laerzio V. 42). In seguito, fu considerato il pi importante, o
significativo, tra i milesi (vedi Simplicio 59 A 41 DK).

14

1) laria:
testi:
13 A 7 DK (Ippolito, Confutazione di tutte le eresie I, VII, 3)
13 B 1 DK (Plutarco)
13 B 2 DK (Aezio, 13, 4)
Anche Anassimene ritiene che il principio di tutte le cose sia unico, ed anchegli
ritiene che sia infinito. Egli per identifica questo principio con laria, spiegando
inoltre in che maniera, a partire dallaria, le altre cose potevano essere generate. In
questo senso corregge la dottrina del suo predecessore, in cui il passaggio
dallapeiron al mondo e alle cose era, come abbiamo visto, alquanto oscuro.
13 A 7 DK (Ippolito9, Confutazione di tutte le eresie I, VII, 3 = testo che si trova nel
dossier Testi presocratici tratto da Diels-Kranz, pubblicato sul sito in cui trova
questa dispensa, p. 203):
Anassimene...il caldo e il freddo.
(1) Anassimene ha detto che il principio aria infinita (apeiron).
Come Talete e Anassimandro, anche Anassimene presentato come pensatore che
accetta come assioma fondamentale della cosmologia che
(a) esiste una singola materia che principio materiale di ogni cosa.
Il contesto di queste osservazioni sempre aristotelico, nella misura in cui le fonti che
abbiamo considerato si esprimono nei confronti dei milesi con una terminologia
aristotelica, e avendo presente la fisica aristotelica. Quindi, risulta oltremodo
interessante considerare la dottrina di questi tre pensatori alla luce appunto
dellinterpretazione aristotelica, che condiziona tutte le fonti che riportano la dottrina
dei Milesi.
Lassioma fondamentale della cosmologia, cos come formulato, aristotelico.
Infatti, Aristotele sostiene che i Milesi hanno individuato il principio (o la causa)
materiale. E vero che arch, come abbiamo visto, un termine che fu utilizzato in un
contesto filosofico da Anassimandro (che ne linventore, secondo Teofrasto). Ma il
senso di arch come principio esplicativo (cio, come origine e direzione che spiega
come le cose si sono generate) probabilmente pi tardo.
La hule (termine greco che viene tradotto con materia) probabilmente
uninvenzione aristotelica. Al di l di questo punto linguistico, interessante
sottolineare che Aristotele, nella Fisica (195a19) utilizza come sinonimo di hule
(materia) lespressione ci a partire da cui. Spesso esprime la proposizione
X hule di Y
con la proposizione
X ci partire da cui Y (, o proviene, o deriva).
9

Ippolito era un teologo romano del III secolo d.C., che attacc le eresie sostenendo che erano solo
dottrine pagane mascherate. Per questo una fonte preziosa, dal momento che presenta queste dottrine,
molte delle quali attribuibili ai filosofi della natura.

15

Per esempio, se si dice


la terra hule delluomo
si pu rendere questa frase con
la terra ci a partire da cui luomo (, o proviene, o deriva).
La formula ci a partire da cui (to ex hou) era sicuramente una formula nontecnica in uso nel linguaggio dei Milesi: e si pu congetturare che Aristotele abbia
attribuito ai milesi una proposizione della forma
(b) ogni cosa (o deriva, o proviene) da X.
Trovando quindi nei Milesi delle proposizioni di tipo (b), Aristotele le ha dunque
interpretate attraverso (a).
Ora, come Aristotele stesso ha mostrato, la formula ci a partire da una cosa (to ek
tinos) ambigua (cfr. Metafisica Delta 24, 1023a26; cf. 1022a22-35), cio ha molti
sensi.
Dire che
Y proviene da X
significa per lo meno cinque cose, di cui almeno una attribuita da Aristotele ai
presocratici:
X la materia di cui Y fatta (es: una statua dal bronzo).
I commentatori moderni aggiungono un sesto modo, pertinente ai presocratici:
X la materia a partire da cui fatta Y (es: la carta fatta dagli stracci).
In unottica a aristotelica, i Milesi hanno certamente a che fare con questi due
significati, anche se lultimo stato aggiunto dai commentatori moderni. Ora, qual
la differenza tra i due? Questa: io posso dire che la carta su cui scrivo fatta a partire
da stracci, ma non di stracci (infatti non sto scrivendo sugli stracci); posso dire che
il vino che sto bevendo fatto a partire da acini duna, ma non di acini duva
(infatti, non sto bevendo acini duva) e cos via.
Si tratta di un problema che ci si era gi posti con Talete, e che inizia a chiarirsi: il
principio materiale una materia originaria da cui provengono, con processi pi o
meno misteriosi, i mondi e gli enti naturali, o il costituente ultimo di cui sono fatte
tutte le cose?
Aristotele sembra aver sostenuto il significato
X la materia di cui Y fatta (es: una statua dal bronzo).
e attribuito ai milesi delle teorie concernenti i costituenti ultimi, cio la materia
sottostante delle cose naturali presenti. La posizione di Aristotele nei confronti dei
Milesi sembra convincente. Una linea interpretativa comunque interessante la
seguente: di fatto i Milesi hanno sostenuto tutti e due i significati visti, dal momento
che, almeno in alcuni casi, la distinzione tra i due significati sembra illusoria:
16

dopotutto, se la mia tavola fatta a partire dal legno, fatta di legno; se la mia torta
fatta a partire da farina, uova, latte, essa fatta di farina, uova, latte.
Dalla tesi secondo cui i Milesi si sono occupati del principio materiale come
costituente ultimo delle cose deriva che i primi filosofi hanno visto i processi naturali
(generazione e corruzione) non come delle trasformazioni, ma come delle alterazioni
di uno stesso elemento. Ci non era molto chiaro in Talete, si mostra pi chiaramente
in Anassimandro (che vedeva la generazione dei mondi e delle entit del nostro
mondo come dovuta ai contrari), e si vede ancor pi chiaramente e semplicemente in
Anassimene (13 A 7, p. 203, punti (2) e (3)):
(2) e (3) e laspetto dellaria questo... cos i contrari essenziali per la generazione
sono il caldo e il freddo.
Questo un tentativo destinato a precisare il processo cosmogonico e a rendere un po
pi esatte le teorie di Anassimandro. In effetti, fare appello a un movimento eterno,
come aveva fatto Anassimandro, non spiegava nulla: di che tipo di movimento si
tratta? Di un movimento che modifica il principio, ma in quale maniera? Anassimene,
invece, parte dallipotesi di ununiformit dellaria, che in questo stato
assolutamente invisibile, incoglibile. Secondo lui, poi, il movimento un movimento
che comprime e che dilata, e che modifica il principio rendendolo pi spesso o pi
sottile. Diventando sottile, laria diventa fuoco, poi, condensandosi, diviene vento;
diventando pi spessa, laria diviene nuvole, acqua, terra, pietra, via via che la
compressione aumenta: cos, i contrari essenziali per la generazione sono il caldo e il
freddo. Non chiaro come il caldo e il freddo, che rendono visibili laria, e che sono
i principali responsabili della generazione (ghenesis) si producano.
Ci viene in aiuto Plutarco (13 B 1 DK, testo che si trova nel dossier Testi
presocratici tratto da Diels-Kranz, pubblicato sul sito in cui trova questa dispensa p.
211), che spiega che:
come pensava il vecchio Anassimene...per rarefazione10.
Quindi, anche il caldo e il freddo sono prodotti dalleterno movimento dellaria, che
produce compressione (freddo) e dilatazione (caldo).
Ancora una volta, ci si trova di fronte a un caso di economia estrema: solo due
operazioni, o addirittura unoperazione che comporta due aspetti. Ancora una volta,
viene presentata una teoria basata sullesperienza: noi vediamo infatti ogni mattina,
presso il fiume, lacqua che evapora e che, con un processo di rarefazione, diviene
aria.
Per uninterpretazione un p diversa dei motivi che hanno condotto Anassimene a
pensare allaria come principio, interessante il frammento 2:
13 B 2 DK (Aezio, 13, testo che si trova nel dossier Testi presocratici tratto da
Diels-Kranz, pubblicato sul sito in cui trova questa dispensa pp. 211-13):
Anassimene...come la nostra anima...tengono unito il mondo.
A partire da queste parole si potrebbe sostenere che Anassimene abbia ipotizzato il
suo principio basandosi sulla considerazione dellessere vivente, che appunto vive
finch ha respiro, cio inspira e espira aria. Come laria essenziale per la vita
10

Si noti che questo passo di Plutarco considerato da DK un frammento, mentre sembra piuttosto una
parafrasi.

17

delluomo, cos lo devessere per le cose e il cosmo intero. Quello che mi pare
interessante in questo passo che qui si inizia a intravedere un concetto di anima
(psych) un po diversa da quella che avevamo reperito in Talete (vedi teoria del
magnete): in Anassimene, la psych inizia a essere un soffio, aria quasi incorporea
(sappiamo infatti che nel suo stato iniziale, essa non in alcun modo percettibile),
qualcosa forse di vicino allanima come sostanza intellegibile.
Luso dellanalogia
Anassimene amava molto le analogie, e, come abbiamo visto, ne usa una per
argomentare sullanima: il passo 13 B 2 (quello sullanima, pp. 211-213) pu infatti
essere interpretato nella maniera seguente:
a F e anche G
bF
quindi: b G.
Largomento sarebbe il seguente:
a) gli uomini contengono unanima-aria, e questaria ci conserva vivi
b) luniverso un intero che contiene aria
c) dunque: laria delluniverso conserva luniverso in vita.
Questo argomento (che si configura come una debole induzione) dovrebbe
dimostrare che laria ha pi ragione di essere il primo principio materiale rispetto
agli altri materiali. Bisogna per dire che, in questo passo, Anassimene non fa un
uso chiaro dellargomento per analogia: mancano infatti le particelle logiche,
inferenziali. La sua teoria, per, pu essere basata sullargomento per analogia.

18

Intermezzo (la causa efficiente)


Riprendiamo ora il testo di Metafisica Alpha, in particolare la continuazione del passo
in cui Aristotele parlava di Talete come iniziatore della filosofia:
Metafisica Alpha, 984a16-27 (p. 19 Reale):
In base a questi ragionamentiil principio del movimento.
Qui Aristotele attribuisce ai primi pensatori anche la scoperta del principio del
movimento, diventato celebre come causa efficiente. Infatti la materia non pu
mutare da sola.
Successivamente Aristotele afferma, per la verit un po ingiustamente, che coloro
che sostennero che il sostrato uno solo non si resero conto della difficolt, cosa non
vera almeno per Anassimandro e Anassimene. Tutti e due, infatti, hanno parlato di
mutamento come di qualcosa di provocato dallalternarsi dei contrari, punto che, tra
laltro, costituir uno dei capisaldi della dottrina aristotelica).
I due, poi, pensano a un principio dinamico: Anassimandro parla del movimento
eterno dellapeiron (anche se non lo specifica in nessun modo, almeno a giudicare ci
che possediamo della sua dottrina), mentre Anassimene pi dettagliato poich parla
di condensazione-rarefazione dellaria, che produce caldo-freddo, e da l tutte le cose
del mondo.
Come che sia, Aristotele ritiene che il problema sia stato risolto dai pluralisti, cio da
coloro che hanno postulato lesistenza di pi elementi/principi materiali. Il riferimento
a Eraclito, che identifica il primo elemento delle cose con il fuoco, che un
principio dinamico; oppure a Empedocle, che arriva alla teoria dei quattro elementi
(terra, acqua, aria, fuoco), dotati di qualit e movimenti contrari (Aristotele far sua
questa dottrina):
terra: fredda/movimento verso il basso (tende naturalmente a posizionarsi al centro
delluniverso);
acqua: fredda/movimento verso il basso (tende naturalmente a posizionarsi sopra la
terra);
aria: calda/movimento verso lalto (si pone sopra lacqua);
fuoco: caldissimo/movimento verso lalto (si pone allestremo del mondo sublunare, il
nostro).
Essi sono i componenti ultimi delle cose, e costituiranno la base della fisica
aristotelica.
Metafisica Alpha, 984b5-8 (p. 20 trad. Reale):
Coloro che ammettono pi principinatura contraria.
Finalmente, con Anassagora, arriviamo a scoprire una causa davvero importantissima,
la causa finale:
Metafisica Alpha, 984b8-22 (p. 21 trad. Reale):
Dopo questi pensatoriPerci colui cheagli esseri in movimento.
Avremo modo di tornare sulla causa finale. Per ora possiamo dire che essa si specifica
come principio intelligente che, come tale, causa dellordine e della bellezza
19

delluniverso.

Anassagora
Anassagora, nato a Clazomene (Asia minore), ha vissuto ad Atene, e fu amico intimo
di Pericle. Fu accusato di empiet, sia per ragioni politiche, sia perch egli ha detto,
irreligiosamente, che:
59 A 1 DK (DL II.6-15), p. 1001 tr. it.
Il sole una massa infuocata, pi grande anche del Peloponneso,
laddove il Sole era sempre stato considerato una divinit.
Anassagora ha approfondito lo studio della natura, a cui ha affiancato altri interessi
intellettuali: per esempio, ha fatto un commento ai poemi omerici. I dettagli della sua
opera non sono stati tramandati. Di fatto, egli ha attirato lattenzione dei filosofi
successivi a causa di due idee pi astratte (metafisiche).
Lintelletto.
(a) la prima idea riguarda il ruolo dellintelligenza (nous) nelluniverso:
Simplicio (Commentario alla Fisica, 156, 13-22), 59 B 12 DK, (testo che si trova nel
dossier Testi presocratici tratto da Diels-Kranz, pubblicato sul sito in cui trova
questa dispensa, p. 1077):
tutte le altre cose...il moto rotatorio.
Consideriamo prima di tutto la natura e lefficacia dellintelletto o intelligenza. Esso
concepito come una sostanza molto sottile, molto pura, e comunque materiale (come
si potuto notare, lidea di unentit puramente immateriale non si ancora fatta
strada). Poich di natura molto sottile, pu infiltrarsi in tutte le cose. Inoltre,
lintelletto onnisciente: esso non nientaltro che la facolt di pensare, concepire,
sapere. Poich si insinua dappertutto, lintelletto pu pensare dappertutto, nulla sfugge
alla sua conoscenza.
Per finire, lintelletto potente, efficace. Le cose che hanno unanima (cio i
viventi)uomini, animali, probabilmente anche le piante (insomma, gli esseri naturali
che hanno in s principio di cambiamento e movimento)sono dominati
dallintelletto. Anassagora non vuol dire che tutti i nostri atti sono dominati dalla
ragione piuttosto che dalla passione: egli piuttosto vuol dire che tutti i nostri atti,
anche quelli appassionati, ricevono la loro forma dallintelletto. Per esempio: se,
spinto da un desiderio a cui non posso resistere, mi precipito su di una caraffa, non ne
consegue che il mio intelletto si sia ritirato: al contrario, non mi sarei precipitato sulla
caraffa se il mio intelletto non mi avesse assicurato che la caraffa mi offre la
possibilit di placare la mia sete. E in tal senso che lintelletto domina le cose
viventi: interviene con una sorta di finalismo che permette la realizzazione di atti
con degli scopi precisi. E questa la funzione dellintelligenza, che penetra tutte le
cose, che sa tutto, e che dunque pu dominare e regolare tutto.
Qual limportanza che lintroduzione dellintelletto riveste? Si potrebbe prima di
tutto credere che Anassagora abbia seguito lo stesso cammino dei filosofi pi evoluti
(come per esempio Empedocle, che ha dato il ruolo che Anassagora attribuisce
allintelligenza, ad Amore e Contesa). Aristotele, tuttavia pensa che Anassagora abbia
fatto progressi:
20

Aristotele, (Metafisica Alpha, 984b15-18), 59 A 58 DK, (p. 1041 Testi


Presocratici.:
Colui che disse...parla alla ventura.
Aristotele ripete ci che dice Socrate nel Fedone, 97C:
se le cose stanno cos, lintelletto ordina tutte le cose e dispone ciascuna nella
migliore maniera possibile.
Aristotele, seguendo Platone, comincia quindi ad attribuire ad Anassagora la
concezione di un finalismo cosmico. Nella misura in cui il mondo dominato
dallintelletto, devessere ben ordinato, ordinato in vista di fini. La scienza, quindi,
deve mirare a spiegazioni teleologiche (telos vuol dire fine in greco), del tipo: questo
fenomeno si produce perch bene che si produca.
Aristotele e Socrate si compiacciono del fatto che Anassagora ha riconosciuto
lesistenza di una finalit cosmica. Ma, i duea loro stesso direrimangono poi
delusi: delusi perch, malgrado il modo solenne in cui viene introdotto, lintelletto di
Anassagora materiale, e di fatto non viene pi invocato per spiegare i fenomeni
fisici (Anassagora si accontenter ancora una volta di una causalit meccanicista).
Per, a discolpa di Anassagora, possiamo dire che nessun finalismo traspare nei suoi
frammenti giunti fino a noi (si tratta di uninvenzione platonica e aristotelica). Sta
per di fatto che Anassagora segna un cambiamento nella fisica, rispetto ad
Empedocle. Infatti, sostituisce a delle potenze impersonali (come Amore e Odio, che
possono essere ricondotte alle potenze naturali di attrazione e repulsione) una potenza
personale, difficilmente riconducibile a una forza fisica. Questo rappresenta un
problema, perch le forze di cui ci si serve in fisica devono essere delle forze fisiche.
Si tratta forse di una regressione di Anassagora rispetto a Empedocle?
La materia.
(b) la seconda innovazione di Anassagora ha a che fare con la concezione della
materia.
Ci sono parecchi frammenti che trattano di questa concezione della materia,
frammenti la cui interpretazione delicata. Le grandi linee di questa concezione
possono essere ricavate dai seguenti testi:
1) Simplicio (Commento alla Fisica, 155, 26-30), 59 B 1 DK, p. 1069 Testi
Presocratici:
Tutte le cose...che per grandezza11.
2) Simplicio (Commento alla Fisica, 164, 23-24), 59 B 11 DK, p. 1077 Testi
Presocratici:
In tutto...intelligenza.
3) Simplicio (Commento alla Fisica, 164, 26-34), 59 B 6 DK, p. 1073 Testi
Presocratici:
E poich (non: e se, come traduce il nostro testo!) ...le cose sono insieme.
In questi testi, troviamo sostanzialmente tre tesi principali.
1T: la prima tesi fa riferimento allo stato di cose allinizio (tutte le cose erano
insieme...), cio, prima che lIntelletto compisse il suo lavoro cosmogonico. In
questo momento tutte le cose erano insieme, tutto era in tutto, tutto partecipava a
una porzione di tutto.
2T: la seconda tesi ci riconduce al tempo presente: anche dopo la rivoluzione
cosmogonica operata dallintelletto, che ha fatto s che le cose si siano separate
reciprocamente per costituire un mondo ordinato, nondimeno tutte le cose restano
insieme, tutto partecipando a una porzione (parte, in greco moira) di tutto.
11

anche il piccolo era infatti infinito va messo tra parentesi, e fatto seguire da un punto e virgola.

21

3T: la terza tesi constata che, in questa mescolanza di materia, il minimo (nel senso
del pi piccolo) non esiste: cio, si pu sempre trovare una cosa pi piccola della
cosa pi piccola che si trovata.
Quindi:
1/ allinizio, ogni cosa partecipava a una porzione di ogni cosa;
2/ adesso, ogni cosa partecipa a una porzione di ogni cosa;
3/ per ogni cosa di qualunque grandezza, esiste una cosa pi piccola.
Bisogna a questo punto cercare di stabilire il senso esatto di queste tre tesi. Ma gi
possiamo dedurre da queste tesi due conseguenze importanti. Prima di tutto,
Anassagora non sottoscrive alcuna forma di atomismo, non credeva, cio, che le cose
fossero costituite da piccoli pezzi elementari. E la tesi 3/ che impone in modo assai
evidente questa prima conseguenza. Daltronde, Anassagora ha adottato una posizione
particolare a proposito delle cose che vediamo, di cui nessuna pura.
Simplicio (Commento alla fisica, 157, 3-4), ultime righe di 59 B 12, p. 1079 Testi
Presocratici.
LIntelligenza, dunque, in misura maggiore.
Prendiamo un esempio. Questo anello, diciamo, fatto doro. Anassagora invece
dire: assolutamente no, fatto doro, dargento, di legno, di sangue, di ossa, ecc. ecc.
In questo caso, diremo, che lanello doro non in quanto fatto doro, ma in quanto
la pi grande parte percepibile doro.
Per interpretare le tre tesi, bisogna tenere salda lidea che le cose di cui parla
Anassagora, sono tipi di materia ( e questo anche se, tra le cose che Anassagora ha
riconosciuto come materie, si trovano anche cose che metteremmo sotto altre
categorie). Possiamo quindi riformulare le tre tesi nel seguente modo.
Partiamo da 2/, che spiega come sono le cose ora:
2*/ adesso, ogni pezzo di qualunque materia (abbiamo fatto lesempio dellanello
doro), contiene una porzione di ogni altro tipo di materia.
Perch accettare questa tesi?
Un argomento che deriva da Anassagora (anche se non si trova nei suoi frammenti),
parte dalla considerazione del fenomeno del cambiamento:
Simplicio (Commento alla Fisica, 460, 11-19), 59 A 45 DK, p. 1031-33 Testi
Presocratici:
Notando, dunque (mettere un punto e virgola dopo e dalla pietra nuovamente il
fuoco)anche corna []. Per questocorteccia e frutto.
Anassagora ha quindi osservato che materie numerose e diverse risultano dallo
stesso alimento (dal pane, per esempio, derivano cose diverse come carni, ossa, vene,
nerviovviamente qui egli descrive il fenomeno della crescita di un bambino, che
avviene grazie allalimentazione). E ha generalizzato questa osservazione sostenendo
che ogni specie di materia pu (e deve) risultare da ogni altra specie di materia. Ora,
se qualcosa deriva da qualche cosa, ne consegue che questa prima cosa, prima
dessere prodotta, si trovava in quella da cui proviene.
Si noti che questa inferenza si fonda su un principio eleatico12, nella misura in cui se
losso del braccio del bambino non si trovava prima nel pane, non sarebbe poi
apparso.
Losservazione generalizzata implica quindi la tesi 2*/.
Possiamo ora formulare la tesi 1/ nel modo seguente:
12

Solo ci che esiste, esiste; ci che non esiste non esiste (in nessun modo.

22

1*/ allinizio, ogni pezzo di qualunque materia conteneva una porzione di ogni altro
tipo di materia.
Questa tesi, a differenza della precedente, non si presta allosservazione diretta. Ora,
secondo Anassagora
Sesto (Contro i matematici, VII, 140), 59 B 21a DK, p. 1085 Testi Presocratici:
i fenomeni rendono visibile linvisibile.
Noi comprendiamo le cose non percettibili solo per analogia con le cose che
percepiamo. Sulla base di questo principio, noi possiamo passare da 2*/ (osservazione
diretta) a 1*/, ci che non (pi) direttamente osservabile.
Sulla base di queste due tesi, cerchiamo ora di capire la tesi 3. Lo facciamo con
laiuto di un esperimento mentale.
Supponiamo di avere un secchio pieno dacqua salata. Con un qualunque mezzo,
separiamo il sale dallacqua, ottenendo diciamo 50 grammi di sale. Resta dellacqua
nel secchio: ora, secondo la tesi 2*/ (che dice che, qualunque pezzo di materia
contiene una porzione di qualunque altra materia), questacqua deve, anchessa,
essere salata. Cerchiamo quindi ancora una volta di separare il sale. Otterremo ancora
25 grammi di sale. Resta dellacqua nel secchio: secondo la tesi 2*/ questacqua
salata.Questo processo pu ripetersi allinfinito: si pu semprealmeno in teoria
recuperare del sale. Ovviamente, la quantit di sale recuperato diviene sempre pi
piccola. Possiamo quindi constatare che:
3*/ ogni oggetto che partecipa a una porzione di una certa materia, partecipa anche a
una porzione pi piccola di questa stessa materia.
Questa tesi una versione pi precisa di 3/.
In questo modo, 3*/ deriva da 2*/.
Invece, a partire dal frammento 6 (vedi supra, 3), Anassagora sembra derivare 2*/
da 3*/. Poich infatti il pi piccolo non pu essere nulla, tutte le cose sono insieme e
nulla pu essere separato.
Il testo del frammento 6 dice, infatti: poich il minimo (cio, il pi piccolo) non pu
esistere (3/), allora anche ora tutte le cose sono insieme (2/).
Nella versione pi raffinata:
poich
3*/ ogni oggetto che partecipa a una porzione di una certa materia, partecipa anche
a una porzione pi piccola di questa stessa materia
allora
2*/ adesso, ogni pezzo di qualunque materia contiene una porzione di ogni altro tipo
di materia.
Esempio: poich in un anello doro (che sappiamo essere fatto non solo di oro, ma
di tutte le altre materie) troveremo sempre una porzione (anche se via via pi piccola)
di sangue, di terra, di acqua, di pane...ne consegue che questo anello contiene una
porzione di ogni altro tipo di materia.
Va detto che la teoria anassagorea della materia ha suscitato pi ammirazione che
accordo dei filosofi successivi. Ma essa fondata su osservazioni empiriche e
sviluppata secondo principi razionali: sar difficile farla cadere.

23

Gli atomisti
Democrito, originario di Abdera (in Grecia, nellodierna Tracia), ebbe il suo periodo
di maturit nella seconda met del V secolo. Diogene Laerzio (IX, 45) enumera una
lista dei suoi libri, tra cui il Piccolo sistema del mondo (pare che Leucippo abbia
scritto il Grande sistema del mondo). Degli scritti di Democrito, sono sopravvissuti
circa trecento frammenti, che per hanno quasi tutti a che fare con la filosofia morale.
Sulla teoria dellatomismo propriamente detta, cio sulla parte pi geniale del
pensiero di Democrito, dobbiamo accontentarci dei resoconti, e delle critiche, di
Aristotele e di altri autori pi tardi. Possiamo aggiungere che Democrito stato pi
fortunato del suo maestro e concittadino Leucippo. In effetti, Leucippo che ha
inventato latomismo: della sua opera, tuttavia, noi leggiamo solo qualche frase;
inoltre, le nostre fonti lo menzionano molto raramente, spesso nella formula
Leucippo e Democrito hanno detto.... Ragion per cui, risulta impossibile separare la
dottrina di Leucippo da quella di Democrito, la cui fama ha certamente eclissato
quella del suo maestro.
Le grandi linee della teoria atomista si trovano in un frammento di un saggio di
Aristotele su Democrito, che si trova in Simplicio:
Simplicio (Commento al De caelo, 294, 33-295, 10) 68 A 37 DK, p. 1219 Testi
Presocratici:
Democrito afferma...per da esse non si genera una sola natura.
Uninfinit di piccole sostanze, solide e indivisibili, diverse per forma e grandezza,
vagano qua e l in un vuoto infinito ed eterno; il loro movimento, possiamo dire,
determinato da una necessit assolutamente meccanica, (a causa delle loro
dissomiglianze e differenze di figura e grandezza, che determinano il loro peso). Di
quando in quando, e assolutamente per caso, si spintonano lun laltro, si urtano, si
incastrano, formando cos degli agglomerati: in questo modo i corpi, visibili ai sensi,
vengono generati. Anche qui possiamo vedere che viene accolta la critica eleatica
alla generazione e alla corruzione: non c n nascita n morte, ma solo
agglomerazione e separazione di elementi eterni, i cosiddetti atomi (che per, nel
passo in analisi, non vengono chiamati cos, ma cosa, elemento solido, essere).
I corpi visibili, dunque, non sono delle nature, ma solo degli agglomerati: una folla
di individui che non costituiscono quindi delle unit vere e proprie (lunit solo
quella degli atomi, che per sono delle vere e proprie unit di tipo eleatico, eterne,
omogenee, completamente piene).
Nella realt, ci dice Aristotele (citato da Simplicio), esistono solo questi elementi
compatti e il vuoto (chiamato anche nulla e infinito). Se le cose stanno cos,
necessario allora spiegare tutto ci che si produce nel mondo con laiuto di questi
elementi e delle loro qualit. Democrito, da buon physikos, ha cercato di spiegare tutto
con laiuto di atomi e vuoto:
Dionigi dAlessandria (presso Eusebio, Preparazione evangelica XIV, 27, 4) 68 B
118 DK, p. 1383 Testi Presocratici:
Come si narra, Democrito stesso sosteneva di preferire la scoperta di un solo
ragionamento in grado di spiegare le cause, piuttosto che diventare sovrano dei
persiani .
Per desiderio di trovare il perch delle cose, Democrito ha per esempio proposto
24

una teoria atomista della percezione e dei sensi, e che ha sviluppato nei dettagli:
Teofrasto (Sui sensi, 65) 68 A 135 DK, p. 1287 Testi Presocratici:
per ci che riguarda lacido (non lacuto, come traduce il nostro testo!!)...ruvide e
spigolose.
La spiegazione non propriamente convincente: infatti Democrito cerca di spiegare
le qualit su base propriamente quantitativa (la figura atomica, che spiega appunto le
cosiddette qualit secondarie come dolce, aspro, salato, ecc.); va per sottolineato il
desiderio ardente e indefesso di spiegare i fenomeni.
La teoria atomista, cos come Democrito lha concepita, solleva degli interrogativi:
perch gli atomi? Come e perch il vuoto?
Gli atomi.
La prima questione la seguente: perch ipotizzare lesistenza degli atomi, che non
sono percettibili? Perch Democrito non ha seguito il precetto di Anassagora che,
come abbiamo visto, diceva che i fenomeni rendono visibile linvisibile? Questo
precetto, come abbiamo visto, si spiega con la necessit di utilizzare il mondo
fenomenico (visibile e percettibile) come criterio esplicativo ( per questo che,
secondo Anassagora, possiamo concepire il mondo comera, sulla base della nostra
percezione del mondo attuale...). Si dice che Democrito abbia lodato la formula di
Anassagora, il che permetterebbe di supporre che anche la sua teoria si appoggia su
base empirica, e che sono proprio le osservazioni sui fenomeni che hanno condotto
Democrito agli atomi.
Ma, a dire la verit, la teoria verso cui Democrito stato condotto sembra invece
contraddire pienamente i fenomeni, e tutto ci di cui i sensi ci danno garanzia. In
effetti, latteggiamento di Democrito nei confronti dei sensi ambivalente: da un lato
accetta la loro testimonianza quanto a fenomeni quali la molteplicit e il movimento;
ma dallaltra li considera come profondamente ingannatori:
Plutarco (Contro Colote, Moralia 1111a) 68 A 57 DK, p. 1233 Testi Presocratici:
quando <gli atomi> si avvicinano...Secondo Democrito, tuttavia (questo tuttavia,
essenziale, non tradotto nella nostra traduzione italiana), tutte le cose sono formate
da quelle che egli chiama forme atomiche, e non c altro principio (il greco dice,
piuttosto: e non esiste altro).
Secondo latomismo, gli uomini, le piante, cos come la folla nelle strade, non
hanno alcuna natura. Per dirla tutta, secondo le parole di Plutarco, non esistono:
esistono solo le forme invisibili. Il mondo democriteo, quindi, non certamente
quello che descrivono i nostri sensi.
Rispetto, dunque, al metodo proposto da Anassagora (rendere visibile linvisibile
attraverso ci che possiamo osservare), abbiamo invece un universo, quello
democriteo, che di fatto totalmente differente dal mondo visibile, ed totalmente
invisibile e impercettibile. Anche questa, come si pu facilmente riconoscere, una
idea eleatica, accolta dagli atomisti.
Democrito era consapevole di tale difficolt:
Galeno (Sulla medicina empirica XV, 8) 68 B 125 DK, p. 1385 Testi Presocratici
Anche Democrito...e poi mi respingi sprezzantemente!.

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La critica ai sensi severa: Democrito, avvicinandosi in questo senso al sofista


Protagora, ci dice che tutte le qualit non sono che convenzione (cio, dipendono
dallindividuo senziente, possiamo dire), mentre verit sono solo atomi e vuoto.
Tuttavia il passo dice qualcosa di complesso: da una parte, si sostiene che una
teoria, per essere affidabile, deve fondarsi sulla percezione (trai le tue credenze da
me, dice la sensazione al pensiero); dallaltra, sebbene fondata sulla percezione, la
teoria atomista ci dice che la percezione completamente ingannatrice (e poi mi
respingi sprezzantemente?).
Dal canto suo, Aristotele pensava che Democrito sembra essere stato convinto da
argomenti appropriati e scientifici (GC I, 2, 316a13-14). Aristotele parafrasa questi
argomenti:
Aristotele (GC 1, 2, 316a 24-29), 68 A 48 b, p. 1227 Testi Presocratici:
Se un corpo fosse completamente divisibile...lo si divida...se non parvenza.
Per comprendere largomento di Democrito, prendiamo un plum cake di circa 20
centimetri. Supponiamo che esso possa essere tagliato a fette completamente (cio, in
tutte le sue parti, e non in una parte s e in unaltra no), cio che non vi siano atomi di
dolce. Altrimenti detto, supponiamo che vi siano uninfinit di punti lungo il cake, e
che, almeno in teoria, si possa tagliare il cake in ciascuno di questi punti. Se il cake
pu essere tagliato, possiamo supporre senza contraddizione n impossibilit che esso
sia stato tagliato. Dopo essere stata cos tagliato, cosa ci rimarr? Uninfinit di fette,
forse, molto molto sottili? No: non vedremo alcuna fetta, dal momento che, qualunque
fetta anche di uno spessore minimo, dimostrerebbe che il cake non stato tagliato
ovunque. Ma, se noi non vediamo nessuna fetta, non vedremo assolutamente nulla;
bisogner allora concludere che il cake o costituito di punti geometrici, totalmente
immateriali (e allora dovremmo assurdamente concludere che le grandezze si
costituiscono a partire da punti totalmente privi di grandezza); oppure da nulla
(perch a furia di dividere arrivi al niente), il che evidentemente impossibile.
Bisogner cos concludere che il supposto taglio non pu compiersi, e che bisogna
allora postulare degli atomi di cake. Infatti, se non possibile che una cosa sia tagliata
ovunque, bisogna allora che essa sia costituita di parti insecabili, cio di atomi.
Questo argomento richiama ovviamente quelli di Zenone di Elea (discepolo di
Parmenide), e certamente Democrito stato influenzato dalle antinomie zenoniane a
proposito dellinfinito. Quello che per interessante il carattere dellargomento:
esso non dipende in nessun caso dallosservazione n dallesperienza, un argomento
a priori. Rispetto quindi al metodo di Anassagora, quello di Democrito tutto
diverso: si tratta di un metodo che non basato sullosservazione.
Il vuoto.
Melisso, sostenitore della teoria parmenidea, ha negato la possibilit dellesistenza
del vuoto: infatti, ci che vuoto non esistecome quindi credere allesistenza di ci
che non esiste? Per rispondere a tale questione, le scelte non sono molte: bisogner
affermare o che il vuoto non si identifica al non-esistente, oppure che il non-esistente
esiste. Ora, la seconda possibilit dovrebbe essere esclusa per ragioni logiche (parlare
di esistenza del non-esistente infatti una contraddizione). Invece, proprio questa
seconda possibilit quella scelta dagli atomisti, che avevano bisogno del vuoto per
farvi muovere gli atomi:
Aristotele (Metafisica A 4, 985b4-9), 67 A 6 DK, pp. 1161-63 Testi presocratici:
Leucippo, invece, e il suo seguace Democrito...pi realt del vuoto.
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Quindi: due sono gli elementi (cio, le realt ultime, come abbiamo visto allinizio
del corso)) delluniverso: gli atomi e il vuoto. Glia atomi = essere; il vuoto = nonessere. Per questo motivo, Leucippo e Democrito sostengono che lessere non pi
(essere) del non-essere, cio: ci che non pi di ci che non !
La testimonianza di Aristotele confermata da altri testi, in cui viene presentata una
formula accuratamente concisa di Democrito:
lente non pi che il niente (= non-ente) (Plutarco (Contro Colote, Moralia
1109 a) 68 B 156 DK, p. 1397 Testi presocratici).
E vero, come diceva Melisso, che il vuoto si identifica al non-essere; ma, a
differenza di quello che diceva Melisso, il non-ente .
Essere e non-essere.
Ci che non , , ci che non esiste, esiste: le proposizioni centrali
dellargomento di Democrito sul vuoto sembrano essere contraddittorie. Ma in che
modo Democrito avrebbe potuto sostenere questa tesi? Mostrando che la
contraddizione solo apparente. Una dimostrazione di questo tipo poteva essere fatta
solo a una condizione: Democrito avrebbe dovuto affermare che la parola essere o
esistere ambigua, che il vuoto esiste e non esiste, e non , secondo due
significati differenti dei termini essere ed esistere (insomma, Democrito avrebbe
dovuto affermare che il verbo greco einai, che si traduce con essere o esistere,
ambiguo, come dir anche Aristotele in Metafisica Gamma).
Sappiamo che Democrito si interessato allambiguit dei termini; daltro canto,
cosa nota che il termine esistere ambiguo, dal momento che esso vuol dire
esistere realmente (io, hic et nunc) o sussistere (come quando noi diciamo che il
passato esiste: non vogliamo con ci affermare che il passato esiste qui e ora; ma
che esso c, ha comunque una sorta di esistenza, per esempio nella mia memoria.
Altro esempio: i numeri ci sono, esistono, ma non in modo concreto e reale, come
queste mele qui sul tavolo).
Quando quindi Democrito dice il vuoto non esiste, egli dovrebbe voler dire che il
vuoto non una cosa concreta, reale, che pu, secondo la definizione aristotelica,
agire o patire. Quando invece afferma che il vuoto esiste, dovrebbe voler dire che ci
sono delle cose reali e concrete, separate le une dalle altre, tra le quali non pu
interporsi nessunaltra cosa reale (e queste separazioni sarebbero il vuoto).
Questo sarebbe il modo di difendere la teoria di Democrito.
Bisogna per ammettere che linteresse di Democrito per lambiguit si colloca in
un contesto molto lontano dalla sua teoria fisica (Democrito infatti ha sostenuto una
teoria secondo la quale il linguaggio pura convenzione). Inoltre, in nessun
frammento e in nessuna testimonianza si suggerisce che Democrito abbia individuato
lambiguit del verbo essere. E comunque, anche se avesse individuato tale ambiguit,
essa non sarebbe sufficiente per provare lesistenza del vuoto. In effetti, il concetto di
vuoto scappa da ogni lato, difficile afferrarne la natura: una specie di concetto
negativo, di cui quindi difficile affermare lesistenza, qualunque essa sia.
Resta che la teoria atomista sicuramente la teoria pi raffinata, originale, e pi
corrispondente al vero (si pensi allatomismo contemporaneo) che stata prodotta
nellantichit. Tuttavia, i due problemi che abbiamo sollevato sono piuttosto seri e
rendono la teoria poco solida.
Da una parte, infatti, il metodo proposto da Democrito, cio il ragionamento a
priori, pretende di spiegare i fenomeni nel momento stesso in cui denuncia la
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percezione come ingannatrice.


Dallaltra, per ci che riguarda la concezione del vuoto, troviamo una contraddizione
logicatra essere e non-essereche sarebbe stata risolvibile se Democrito avesse
individuato lambiguit del verbo essere, cosa che non risulta abbia fatto.

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