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SCHEDA DEL LIBRO Questo libro non vuole essere lennesimo manuale del parto perfetto.

Non sono una ginecologa n unostetrica, ma una giornalista, mamma di due bambini, Sara e Leonardo, entrambi nati in casa. Vivendo in prima persona lesperienza pi profonda nella vita di una donna, mi sono resa conto della difficolt a informarsi e ad affrontare questo evento senza paure, ma con la consapevolezza dei propri bisogni e delle proprie potenzialit. LItalia al secondo posto nel mondo, e al primo in Europa, nella classifica dei parti cesarei. Come dire: le italiane non sanno partorire, hanno bisogno del bisturi per far nascere i propri figli. Questo libro vuole dimostrare il contrario, ribaltando lidea secondo la quale il corpo della donna, perfettamente modellato da ore di jogging, pilates e palestra, e reso perfetto dalla chirurgia estetica, al momento di far nascere il proprio figlio, improvvisamente e misteriosamente non funziona pi. Nel libro, frutto di anni di ricerche e di studi, di interviste a professionisti della nascita e a donne che hanno partorito, cerco di dare alle donne e ai loro partner una serie di informazioni per poter scegliere insieme il miglior parto possibile, raccontando anche la mia esperienza diretta. La nascita di un bambino unoccasione unica per crescere e scoprire chi si veramente. Perch non sfruttarla? Perch non vivere un evento cos importante in prima persona, evitando i luoghi comuni e senza delegare la scelta ad altri? Viviamo in unepoca in cui il parto vissuto spesso come un trauma. Molte donne sono terrorizzate dal dolore, considerato solo un nemico da eliminare. Poche sanno che invece il dolore pu essere anche utile nel guidare la mamma nel difficile e sconosciuto percorso della nascita. E uno dei concetti contenuti nelle pi recenti ricerche nazionali e internazionali citati nel libro, nel quale riporto dati e risultati di indagini scientifiche, che mettono in discussione leffettiva necessit di molte procedure standard adottate negli ospedali e nelle cliniche.

Il libro contiene capitoli sul parto nella storia, sulla medicalizzazione della nascita, sul cesareo e sullanestesia epidurale, considerata ormai una panacea e inserita nel programma di governo dal ministro della Salute Livia Turco. E ancora: il parto in casa e in acqua, laffascinante funzione degli ormoni, il ruolo delle ostetriche, il dolore del parto, la forza della mente e linfluenza dellambiente che, come ormai molti studi e ricerche internazionali dimostrano, sono fondamentali nel processo della nascita. Ma fornisco anche informazioni sulle pi significative esperienze-pilota realizzate in vari paesi del mondo e racconto storie di donne che hanno partorito senza traumi, puntando non sulla paura ma sulla fiducia nelle proprie risorse, fisiche e psichiche. Non manca una sezione dedicata alla legislazione sul parto, in Italia e nel mondo. Oltre alle raccomandazioni dellOrganizzazione Mondiale della Sanit e la quasi del tutto sconosciuta Carta delle Partorienti dellUnione Europea. Infine, il libro contiene unappendice sui centri per il parto naturale in Italia.

SOMMARIO Premessa 1. Il parto nella storia - Il passaggio del potere procreativo dalla donna al medico - La medicalizzazione - Il ruolo delle ostetriche - Breve storia dellostetricia - Il piano per eliminare le ostetriche - Dati sul parto assistito dalle ostetriche 2. Il concetto di dolore - Il parto come passaggio - Il dolore come guida - La paura un sentimento naturale 3. Ogni donna capace di partorire - La gravidanza una malattia? - Avere fiducia nella saggezza del proprio corpo - Il concetto di responsabilit 4. Il parto indolore - Il ruolo degli ormoni - Dalla posizione eretta al lettino da parto - Lepidurale, una panacea? - Gestire il dolore senza interventi chimici - L hypnobirthing 5. Lacqua: unamica delle donne - Lacqua in gravidanza - Il parto in acqua

6. Il parto cesareo - Dati sul cesareo in Italia e nel mondo: una pandemia - Due esperienze pilota per evitare il cesareo: Michel Odent a Pithiviers (Parigi) e Ina May Gaskin, fondatrice di The Farm (Tennessee) - Una strega di Roma, Valeria Barchiesi 7. La legislazione italiana e le norme internazionali - La nuova legge sulla nascita in Italia - Dati Usa, Olanda, Gb, Francia - Raccomandazioni Oms - La carta dei Diritti delle Partorienti (UE) 8. La possibilit di scegliere - Il parto in casa, una nuova opportunit - Dati sul parto in casa Italia / estero - I vantaggi del parto a domicilio - Lintimit

9. Storie di parti 10. Conclusioni Bibliografia

PREFAZIONE Ho deciso di scrivere questo libro partendo dalla convinzione che la vita abbia un valore e, quindi, vada rispettata e protetta. Non sappiamo quando nasceremo e quando moriremo. La vita e la morte sono un mistero. Uno splendido mistero. E sono strettamente legate, interconnesse, comunicanti. Nella vita di ognuno di noi, sia che nasciamo in Occidente, in Oriente, in un paesino dellAsia o nel centro degli Stati Uniti dAmerica, accadono tanti piccoli e grandi fatti che a volte non sappiamo spiegare. Luomo si da sempre chiesto qual il senso della vita e della propria esistenza. Mille le risposte, i dubbi, le certezze, le domande che nei secoli si sono accavallati, intersecati, scontrati, messi in discussione. Ognuno pu scegliere una strada da percorrere. Anche se non possiamo scegliere come e quando nascere e morire, possiamo tuttavia scegliere come far nascere i nostri figli. Scegliere tra lassunzione di responsabilit e la delega delle nostre responsabilit ad altri. Scegliere tra natura e medicalizzazione. Tra intimit e regole standardizzate. Possiamo seguire il processo naturale che regola levento della nascita, oppure rinunciare ad ascoltare ci che la Natura ha perfezionato in decine di migliaia di anni. Vivere questesperienza unica e irripetibile con fiducia. O con paura. La natura dolce e violenta. Implacabile e amorevole. Ma non preparata a gestire la paura immotivata e la sfiducia in se stessi 1. I medici e gli scienziati si adoperano per annullare il Dolore, la Vecchiaia, la Malattia. Ma la classe medica e lopinione pubblica dovrebbero capire che una donna incinta non una malata: un essere umano, un mammifero, che porta dentro di s un altro essere umano. E qualcosa di molto semplice e al tempo stesso complesso. Un miracolo. E nessuno potr mai negare la forza e la determinazione di cui dotato ogni bambino che sta per nascere. Non ancora nato, ma sa gi cosa deve fare per attraversare con le sue forze il canale che lo porter alla luce. E daltro canto, il corpo della madre, in assenza di interferenze esterne, capace di fornirgli tutti gli stimoli e le
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Suzanne Arms, Immacolate Deception, Celestial Arts, 1994

informazioni necessarie per compiere la sua difficile missione. Gli ormoni dellamore, come li ha saggiamente definiti Michel Odent2, ossia lossitocina, ladrenalina e le endorfine, sono un dono che la Natura ci ha regalato per dare la vita con successo, senza complicazioni. Bisogna solo lasciare che il corpo li auto-produca, seguendo, senza inutili interventi, i suoi ritmi. Ritmi sempre uguali per tutte le donne, da Eva in poi. Ma sempre diversi. Perch ogni donna un individuo a parte, un essere umano unico, con la sua storia, il suo vissuto, le sue emozioni, paure e certezze. Bisogna solo lasciare che ogni donna trovi il suo percorso, anche doloroso, e attinga alle sue forze pi profonde, a volte inconsapevoli e inaspettate, per avviare i meccanismi perfetti deputati alla nascita. E cos, non nascer solo un bambino, ma una donna nuova, consapevole della sua forza e della sua capacit di adattarsi alle perfette regole della Natura. Per questo, fondamentale promuovere una sinergia tra scienza, classe medica e opinione pubblica, per evitare che la donna rinunci definitivamente a vivere in prima persona uno straordinario privilegio esistenziale. Alcuni parlano di riappropriazione del proprio corpo, di ecologia della nascita, di lotta alla medicalizzazione selvaggia: io preferisco parlare di consapevolezza e responsabilit, di maternit come rito di iniziazione, come elemento che unisce e accomuna donne di ogni razza, cultura e ceto sociale. Come splendida occasione di crescita e di riscoperta di alcuni valori essenziali per lindividuo e per la societ. Credo sia opportuno segnalare al lettore che il testo sar intervallato da alcuni corsivi di ricordi personali dellautrice.

Michel Odent, medico francese promotore da circa trentanni del parto naturale

Guardo la mia bambina. La immagino mentre era ancora nella pancia, mentre

nuotava nel caldo liquido che l' avvolgeva, mentre si muoveva inconsapevole prendendo le posizioni pi comode, sgambettando e ribaltandosi in quel mare tiepido che la coccolava proteggendola e attutendo ogni rumore, ogni sbalzo, ogni evento esterno al suo piccolo mondo. La vedo ciucciarsi il dito per consolarsi, ribellarsi alle posizioni che assumevo senza il suo consenso, adagiarsi sul fondo stanca della giornata, dormire e sognare in una irreale dimensione temporale. Poi la immagino mentre sta per nascere. Ha deciso di venir fuori. E stanca di restare l dentro, c'e poca luce, poco spazio. Voglio vedere cosa c' dall'altra parte, pensa, mentre tutto il mio corpo, le mie cellule, i miei ormoni, i miei muscoli, i miei tessuti, si preparano ad affrontare l'impegno pi grande, pi misterioso e antico della natura: far nascere una nuova creatura. Il suo piccolo corpo comincia a fluttuare sempre pi, mosso dalle onde intense e regolari, le contrazioni, che ancora arrivano lente, dandole il tempo di adattarsi, di prepararsi. E gi in posizione, con la testina rivolta in basso, le piccole braccia protese verso unuscita che lei non sa dove la condurr. Ma fiduciosa, segue il suo istinto, sente che arrivato il momento di dire addio a quella dolce cuccia in cui stata cullata per nove mesi, dove si nutrita e divertita, nell'inconsapevolezza. Le dispiace traslocare, ma forse la nuova casa sar pi comoda. Prepara i suoi bagagli, concentra tutto il suo corpicino e aspetta la mareggiata che la far approdare, sana, salva e felice, sulla meravigliosa spiaggia della vita. Ma la sua non un'attesa passiva. Le contrazioni la guidano come un radar nella notte. E lei le segue, istinvamente, all'unisono con il corpo che la contiene, il mio.

Il dolore, quel dannato dolore che la medicina cerca ormai di cancellare sistematicamente dall'esperienza del parto, invece necessario. A molti potr sembrare inconcepibile, ma il dolore del

travaglio una guida che la natura ci d per percorrere la faticosa strada che porta alla nascita. Grantly Dick-Read, ginecologo inglese e padre fondatore del movimento a favore del parto naturale3, negli anni Venti insegnava che l'ignoranza produce paura, la paura provoca tensione, la tensione crea dolore. Non esiste specie e animale, per quanto primitivo sia il suo sistema nervoso, che non sia dotata di un sistema di segnalazione degli eventi nocivi, e di conseguenza di un meccanismo riflesso di fuga; e non esistono quasi specie animali in cui non sia presente un meccanismo di compensazione del dolore, una capacit di automedicazione che passa attraverso la produzione degli oppioidi endogeni, molecole che esercitano unazione analgesica naturale4. Altri hanno detto: Molti medici confondono il dolore del parto con il dolore e la sofferenza dovuti a una ferita o a una malattia5. Per non esserne sopraffatte durante il travaglio, bene essere coscienti che il dolore normale nella maggior parte dei casi, e che possibile non annullare, ma almeno attenuare quasi tutte le sue possibili cause. Il periodo della gravidanza serve a dare il tempo al bambino per crescere, ma anche alla madre per prepararsi al momento del distacco, che pu essere doloroso non solo dal punto di vista fisico, ma anche da quello psicologico. A volte le neomamme hanno una strana e spiacevole sensazione, quella di perdere la propria individualit, il controllo del tempo e del loro corpo. Dopo la nascita il bambino non pi parte di s, qualcosa da pensare, da immaginare. Improvvisamente ci si trova davanti ad una realt esterna, con

Nel 1933 pubblic Childbirth without fear, un metodo psicoprofilattico per il parto senza paura, pi tardi definito con maggior modestia naturale nel libro Natural Childbirth, basato sulleducazione teorica e sulla suggestione vigile, del benessere e del rilassamento.
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Alberto Oliviero, professore di Psicobiologia allUniversit La Sapienza di Roma. Dirige lIstituto di Psicobiologia e Psicofarmacologia del CNR.
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Suzanne Arms, Immacolate Deception II, Myth, Magic & Birth, Celestial Arts, Berkeley, California, 1994

tutte le sue esigenze, le sue pressanti richieste, che vanno soddisfatte mettendosi sempre e, comunque, in secondo piano. Una donna che sta per diventare madre, va incontro a cambiamenti fisici ed emotivi molto profondi e deve quindi attingere a tutte le proprie risorse per imparare a riconoscerli e a superarli. Partorire non significa solo separarsi dal bambino che rimasto nella nostra pancia per nove mesi, ma anche trasformarsi da figlie a madri, lasciare una parte di noi che conosciamo bene, che abbiamo imparato, a volte anche con fatica, ad amare. E il pensiero di perdere questa parte pu fare molto male. Il dolore fisico, le famose doglie del parto, sono molto legate a tutto questo. La fatica che si fa ad accettare il dolore durante il travaglio, pu essere correlata alla difficolt a staccarsi da ci che si state fino a quel momento. E difficile da spiegare. E come se il rifiuto del dolore, e tutto quello che questo comporta, cio il possibile prolungamento del travaglio, fosse laltra faccia di un altro rifiuto: quello di lasciare andare il bambino, ovvero di crescere. Che partorire faccia male, lo sappiamo tutte. E ci spaventa. Ma i dolori del parto non sono fini a se stessi: sono dolori creativi. Sono necessari al bambino per prepararsi ad affrontare il difficile e faticoso percorso che lo porter fuori, nel mondo. E al nostro corpo per permettergli di portare a buon fine il suo compito: dare la vita. Per questo sono sopportabili. La cosa strana, misteriosa, che dopo aver partorito, il ricordo di quelle fitte acute, di quei momenti insopportabili in cui si convinte di non farcela, di sentire il proprio corpo spaccarsi dentro, quasi svanisce. Ricordi, momenti che vengono magicamente cancellati quando ci si rende conto di cosa hanno prodotto: un dolce e minuscolo essere umano che chiede solo di essere accudito, protetto e nutrito. E da quel momento conta solo questo.

Mia piccola e dolce Sara. Ti vedo ancora, mentre tendi i tuoi muscoletti per
attraversare, tutta sola, il passaggio sconosciuto e buio che ti porter fuori da me. La tua testina stretta nella morsa dei miei muscoli, che ti stringono tanto forte da costringerti a liberartene, ad andare pi avanti, a fare un passetto in

pi. Lavoriamo insieme, siamo una squadra perfetta. Io ho ormai accettato il dolore e superato il rifiuto della sofferenza. Le onde che prima spezzavano il mio corpo, il mio ventre, la mia schiena, ora mi accompagnano verso di te: fra poco ti conoscer. Provo quasi nostalgia pensando a quei momenti, perch erano solo nostri, nessuno li ha vissuti come li abbiamo vissuti noi, nessuno era fra di noi: tu dentro di me, io intorno a te, per proteggerti, guidarti, e poi accoglierti sul mio seno, poi tra le mie braccia. Ricordo il momento in cui il dolore mi aveva quasi vinta. Non ce la facevo pi, volevo che finisse, desideravo pi dogni altra cosa una pausa per riprendere me stessa, il controllo del corpo e della mente. Ma durato un attimo. Le carezze di Benedetto, mio marito, i suoi massaggi, le sue mani che stringevano le mie, e la sua presenza, discreta ma efficace, mi hanno aiutato a superare lostacolo della rabbia e della rinuncia. E Valeria, lostetrica, con la sua tranquillit, la sua sicurezza, la sua ferma dolcezza, che non dava spazio a compassione ma stimolava la mia grinta, la mia forza di donna capace di farcela. Tutto questo mi ha permesso di dire nel modo migliore possibile s alla vita. A Sara. Ma anche tu, Sara, mi hai aiutato a lasciarti andare. Il dolore sta diventando insopportabile. Vuoi uscire a tutti i costi, malgrado me. Ti sento. Sento di amarti, ed un amore, un amare nuovo, inedito, sorprendente. Finora ho amato tante persone e tante cose. Mai un figlio. Guardo la mia pancia gonfia e penso a me come madre: mi sorprendo, ancora non so cosa significhi, anche se sento l'odore di questo sentimento. E un odore forte, caldo, che mi avvolge e che si propaga dappertutto. Ti amo pi dogni altra cosa, ti tengo dentro da nove lunghi mesi: quante notti e quanti giorni meravigliosi in cui mi sono sentita cos piena, al centro del mondo! E al tempo stesso mi sento semplicemente un mezzo, un caldo rifugio dove puoi crescere e vivere, al sicuro. Sono la protagonista assoluta di una vicenda unica ma cos comune, e contemporaneamente sento che solo tu sei importante. Io devo solo obbedire alle regole della vita, ai ritmi naturali della gestazione e della nascita, per consentirti di crescere e nascere al meglio. Sento paradossalmente di non contare nulla, perch ora ci sei tu, cos voluta e desiderata, cos legittimata a prendere tutto da me, che tutto devo dare, incondizionatamente, senza riserve.

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1. IL PARTO NELLA STORIA

1.1 Il passaggio del potere procreativo dalla donna al medico Le donne sanno partorire, lo hanno sempre fatto. Nessuno pu farci niente. L'uomo, fino a poco tempo fa, era escluso: assisteva passivo, il pi delle volte spaventato, alla gravidanza e al parto. La nascita era una cosa da donne, appannaggio di madri, nonne, sorelle, levatrici e ostetriche. Un tempo, le case delle partorienti si trasformavano in luoghi off limits: un via-vai silenzioso di figure femminili, catini dacqua calda e lenzuola. Poche parole e tanta cura per la futura madre, assistita da chi aveva gi vissuto quellesperienza, magari sullo stesso letto o nella stessa casa. Il padre aspettava altrove, magari fumando o passeggiando nervosamente. Fin dall'antichit luomo osservava discretamente l'arte del nascere, traendone insegnamenti per la vita. Socrate, dal quale ha inizio la filosofia occidentale, sispir allattivit della madre ostetrica per trovare le radici del dialogo con i suoi allievi: la maieutica. Conosci te stesso, questo era uno dei responsi dell'oracolo delfico che la filosofia socratica cercava di realizzare. Se vuoi conoscere te stesso, affermava Socrate, devi capire innanzitutto come sei nato. Il dialogo socratico seguiva gli stessi ritmi di un travaglio, con pause, contrazioni e momenti di rilassamento. Questo equilibrio di ruoli tra uomo e donna continuato per molti secoli, fino allavvento della civilt industriale. Per capire levoluzione, o linvoluzione (ma di questo parleremo pi avanti) del processo della nascita nel corso della storia, basta analizzare la posizione assunta dalle donne durante il travaglio e il parto. Nelle antiche civilt la posizione prevalente era quella verticale: in piedi, in ginocchio, accovacciate o sedute. Una donna accovacciata su una sedia mentre partorisce raffigurata in un bassorilievo nel tempio di Kom Ombo, cittadina dellAntico Egitto sulle rive del Nilo. Posizione simile a quella raffigurata in una pietra della fertilit rinvenuta in Messico e appartenente alla civilt atzeca.

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Una donna accovacciata disegnata su un geroglifico egiziano che esprime il verbo partorire. Nellantica Cina e in Giappone le donne partorivano inginocchiate su una stuoia di paglia. La sedia ostetrica era consigliata per i travagli che non presentavano complicazioni gi allinizio del II secolo a.C. da Sorano di Efeso6. Nel mondo occidentale, gli sgabelli e le sedie ostetriche rimasero uno strumento indispensabile nellattrezzatura di molte levatrici fino alla met del XVIII secolo. A met del XVII secolo, in Inghilterra, i due fratelli Chamberlen inventarono il forcipe.7 Per quasi cento anni, la famiglia Chamberlen mantenne gelosamente il segreto. Attorno ai Chamberlen crebbe una leggenda: ai parti difficili assistevano sempre due di loro, e arrivavano in carrozza con un massiccio baule intagliato il cui contenuto non era mai rivelato. Anche le donne da loro assistite avevano gli occhi bendati. E i risultati dei Chamberlen nei casi difficili erano spettacolari 8. La struttura del forcipe dei Chamberlen, perfezionata durante tre generazioni, fu infine rivelata dal chirurgo e ostetrico Edward Chapman in un saggio pubblicato nel 1773. La posizione migliore per partorire con il forcipe era quella supina e tra le classi pi elevate nacque la moda di partorire distese sulla schiena. Madame de Montespan9, amante di Luigi XIV, partor in posizione supina per permettere al re di guardarla da dietro una tenda mentre dava alla luce suo figlio. In quel periodo gli uomini cominciarono ad assistere i parti e a prendere parte attiva nel controllo medico delle donne. I medici usavano la tecnologia per scoraggiare le ostetriche, sostenendo che le donne non

Medico greco, considerato il maestro dellostetricia e tra i primi a compilare un trattato di ginecologia e ostetricia rimasto in auge fino al XV secolo. Oper a Roma durante lImpero di Traiano e di Adriano
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Peter M. Dunn, The Chamberlen family (1560-1728) and obstetric forceps, University of Bristol Department of Child Health Southmead Hospital Southmead Bristol, 1999
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Adrienne Rich, Nato di donna , Garzanti, 1977 Meryn G. Callander, Myth: Hospital Births are Safer than Home Births, 2000

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avevano abbastanza forza fisica per maneggiare correttamente il forcipe.10 Luso della sedia diminu sempre pi, fino a scomparire quasi del tutto verso la fine del XVIII secolo. Nel 1853 la regina Victoria partor il suo ottavo figlio, il principe Leopoldo, sotto gli effetti anestetici del cloroformio, somministratole dal dottor John Snow, uno dei primi medici ostetrici che sperimentarono luso di questa sostanza sulle partorienti. La scelta della regina Vittoria, che quattro anni dopo volle ripetere lesperienza con la nona e ultima figlia, Beatrice, influenz lelite sociale britannica, che segu il suo esempio rafforzando la credibilit di quella nuova pratica anestetica. Nel XIX e XX secolo il lettino ostetrico prese completamente piede, costringendo le donne a una posizione che sfidava le leggi della forza di gravit, ma permetteva agli ostetrici un maggiore controllo sulla partoriente, ormai relegata a un ruolo sempre pi passivo. Nelle antiche culture, invece, la partoriente era assistita da altre donne, che consideravano la nascita un processo naturale. I loro principali strumenti di lavoro erano la fiducia nel potere e nelle risorse del corpo femminile, e una sapiente manualit. Durante il Medioevo, in Europa, le levatrici restarono una presenza tranquillizzante e di supporto per le donne in travaglio. Esse ritenevano che il loro compito fosse quello di essere con la partoriente11. La Chiesa cattolica tuttavia le considerava eretiche o streghe, mandandole al rogo a causa del loro rapporto esclusivo e intimo con gli organi sessuali e riproduttivi delle donne. Nel suo libro-cult Immacolate Deception, Suzanne Arms descrive molto bene il contrasto tra la concezione della Chiesa cattolica e quella delle ostetriche in quel periodo storico: Pagani, streghe e ostetriche consideravano la sessualit una sana, vibrante parte della vita, in unepoca in cui la Chiesa Cattolica considerava la sessualit una cosa ignobile, bench necessaria per la perpetuazione della razza umana. La Chiesa vedeva le donne come recipienti vuoti, da riempire con il seme degli uomini, mentre le streghe e le ostetriche le consideravano esseri umani potenti per la loro capacit

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Early History of Nursing, University of Iowa Health Care In inglese midwife, dove mid significa con e wif e un sinonimo di donna, in francese sage femme sta per donna saggia.

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unica di creare la vita.12 Dalla fine del Settecento, in coincidenza con lo sviluppo delle ricerche scientifiche e laffermazione del primato della Ragione, l'uomo pens di poter svelare il segreto della nascita perdendo di vista il mistero dell'oracolo, peccando di superbia. Non si accontent pi di capire il meccanismo naturale di come veniva al mondo, ma cerc di ridurlo a un protocollo scientifico, cos da poterne controllare fino in fondo il processo. Da quel momento in poi tutte le fasi del parto si sono dovute adeguare alle esigenze e ai dettami della classe medica. Lattenzione si cos spostata dalla donna alle necessit dei sanitari e il parto rientrato nella casistica ospedaliera, seguendo i ritmi imposti da una struttura organizzata. Il processo naturale della nascita stato sottoposto ad una serie di regole e procedure standardizzate e uguali per tutte. Quindi, una donna che indugi troppo nel travaglio o che manifesti esigenze particolari nella posizione, viene vissuta come un ostacolo al buon funzionamento di un reparto maternit. Non che la medicina sia un nemico da abbattere: quante donne sono state strappate alla morte grazie alle conquiste della scienza! Ma per far nascere un bambino non necessario intervenire progettando un lettino operatorio che faciliti le pratiche chirurgiche, trasformando cos la donna incinta in una malata da curare, alla quale somministrare a cadenza regolare vari rimedi farmacologici. Negli Stati Uniti, fin dallOttocento il parto ha cominciato a divenire un evento da gestire nelle strutture ospedaliere, soprattutto per le donne dei ceti popolari, sulle quali i giovani medici facevano pratica in cambio di pochi denari. Tra le classi sociali pi agiate, invece, i medici assistevano i parti quasi sempre a domicilio. Restavano fuori della stanza della partoriente fino al momento del parto, limitando i loro interventi solo a casi di particolare necessit. Nellarrivare alla residenza della paziente meglio non introdursi immediatamente alla sua presenza scrive Francis H. Ramsbotham13 nel 1861 a meno che non sia strettamente necessario. Se si
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Suzanne Arms, Immacolate Deception, Myth, Magic & Birth, Celestial Arts, 1994 13 Ramsbotham, Francis H., The Principles and practice of obstetric. Medicine and surgery in reference to the process of parturition. Lea & Blanchard, Philadelphia, 1849

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necessita di informazioni, per comprendere se il travaglio sia gi cominciato, dovranno essere chieste allinfermiera. Quando si introdotti nella stanza della partoriente, meglio farla chiacchierare in modo da poter osservare la frequenza, la durata, la forza e la tipologia delle contrazioni: e la nostra condotta deve adattarsi di conseguenza.

1.2 La medicalizzazione Ogni donna ha diritto al suo parto e ogni parto diverso da un altro. Cos come ogni gravidanza ha un suo tempo, anche i ritmi del travaglio possono variare molto da una donna allaltra e nella stessa donna in parti diversi. Come Janet Balaskas scrive nel suo Manuale del parto attivo14, il fatto che la medicina si sia resa garante di un parto perfetto ha caricato gli operatori di una grande responsabilit. Spesso, per paura di una denuncia, il personale eccede nell'uso della tecnologia e medicalizza il parto, sostituendosi alla donna. Se invece di un ossessivo interventismo, la si lasciasse esercitare liberamente il suo potere procreativo, dandole la possibilit e il tempo di produrre gli ormoni che madre Natura ha previsto in questo processo, ci si stupirebbe della saggezza del suo corpo. La natura una madre severa ma amorosa. Noi ne fraintendiamo le intenzioni. Poi la deploriamo, sostiene Frederick Leboyer15. Alcuni ginecologi affermano che questi interventi sono le donne a chiederli. Sono convinta che una maggiore informazione da parte delle donne e uno sforzo di comunicazione e collaborazione fra
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Janet Balaskas, Manuale del parto attivo, Red edizioni, 1985, pag. 165 Nel suo libro-cult Per una nascita senza violenza, Bompiani, 1974, pag. 65. Nato nel 1918, il famoso medico francese sostiene da molti anni il diritto della madre a un buon parto e il diritto del bambino a una buona nascita. La sua tecnica e vicina alle tecniche orientali, e cancella traumi e violenze che negli ospedali sono spesso connessi al parto. Tra le sue pubblicazioni, Shantala, larte del massaggio indiano per far crescere i bambini felici (1976) e Dalla luce, il bambino, itinerario yoga per il parto (1979), pubblicati in Italia da Bompiani.

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medico e partoriente, porterebbero a cambiare radicalmente lattuale visione del parto e della nascita. Sono stata testimone del fatto che nelle strutture ospedaliere, viene definito parto naturale la nascita di un bambino grazie alla seguente lista di interventi: rottura artificiale delle acque, flebo di ossitocina, rasatura del pube (in verit sempre meno frequente), monitoraggio elettronico del feto, episiotomia (il taglietto per allargare la vagina), e magari anche una piccola iniezione nella spina dorsale (lormai tanto agognata epidurale).

Qualche tempo dopo aver saputo di aspettare un bambino, cominciai a pensare

dove avrei voluto partorire. In un primo momento, pensai all'ospedale come miglior luogo dove dare alla luce mia figlia. La sicurezza che d una struttura pubblica mi tranquillizzava. Seppi di un ospedale che aveva rinnovato il reparto maternit, nel quale era garantia alla partoriente la possibilit di gestire il proprio parto in modo naturale, e al bambino di stare vicino alla mamma fin dalle prime ore di vita. Pensai che sarebbe stato utile visitare il famoso reparto di maternit dellospedale, dove da qualche tempo avevano applicato questa nuova filosofia del parto, pi rispettosa della donna e con un maggiore coinvolgimento del partner. Tutto aveva unaria accogliente e "pulita". Colori pastello alle pareti, stanze a due letti con la televisione, ognuna con il suo nido accanto. Mentre mi aggiravo con mio marito per i corridoi del reparto, incontrai per caso il compagno di una mia amica che aveva appena partorito. Lui parl subito con grande entusiasmo della loro esperienza, definendo l'epidurale una procedura indispensabile e assolutamente positiva. Lei, dolorante e un po provata, esord dicendo che il suo era stato un parto naturale, chiedendoci di l a poco se potevamo assentarci un attimo perch le dovevano cambiare il catetere. Il catetere?, mi chiesi. Cosa c'entra il catetere con il parto? Ma questo fu solo l'inizio. In sostanza, la mia amica, che diceva di avere avuto un parto "naturale", in pochi minuti fece una lista di procedure e interventi subiti durante il parto che mi fece rabbrividire. Il travaglio, appena giunta in ospedale, si era interrotto e quindi le avevano somministrato l'ossitocina per stimolare le contrazioni; poi, per sopportare i forti dolori delle doglie, le avevano fatto lanestesia epidurale. Ma, nonostante lossitocina, il bambino non voleva scendere nel canale del parto e quindi il ginecologo le era salito sulla pancia per spingere il bimbo; per 'non

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farla strappare tutta', le avevano tagliato il pavimento pelvico con l'episiotomia, per cui le facevano male i punti di sutura. Per finire, l'anestesia epidurale, togliendo la sensibilit dalla vita in gi, aveva reso necessario il catetere. Ringrazier per sempre il ginecologo, mi disse, se non ci fosse stato lui.... Solo dopo qualche settimana di letture e approfondimenti, pensai che in un caso come quello di una donna giovane e sana come la mia amica, con una gravidanza assolutamente tranquilla e senza problemi, tutti questi interventi probabilmente non sarebbero stati necessari. Forse sarebbe stato meglio dare il tempo a lei e al bambino di fare il loro mestiere, in stretta collaborazione. Al termine del suo racconto, la salutai alla svelta perch stavo cominciando a sentirmi male: mi mancava l'aria, avevo bisogno di uscire da quell'ospedale. E ovvio che una gestione medicalizzata della donna e del parto molto pi facile per gli operatori. I tempi standardizzati della struttura vengono rispettati, ma non solo: una partoriente che non assume antidolorifici, non pu essere ignorata. Chiede di essere sostenuta, di avere qualcuno che la segua durante il travaglio. E questo - come molte ostetriche mi hanno confermato - un compito difficile, sia a livello fisico sia a livello emotivo. Probabilmente anche per questo che la maggior parte delle donne viene sottoposta a terapie antidolorifiche, un sostituto del sostegno umano e professionale, che d alle partorienti limpressione che ci si stia occupando di loro. Non bisognerebbe sostituire il supporto e la rassicurazione costante alle donne con le medicine.16 A parte laspetto economico legato ad uneccessiva medicalizzazione, che grava in modo pesante sul servizio sanitario nazionale, ormai molti studi dimostrano nuovamente lefficacia del ruolo delle ostetriche, per le quali la gravidanza e il parto sono eventi normali, e non patologici, della vita. Un vasto studio pubblicato nel 1998 su oltre quattro milioni di nascite avvenute negli Stati Uniti in un anno, ha dimostrato che nel caso di parti assistiti da ostetriche, il rischio di morte neonatale nei primi 28 giorni di vita era inferiore del 33%, mentre la percentuale di bambini nati sottopeso era pi bassa del 31%17. Secondo
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Suzanne Arms, Immacolate Deception II Myth, Magic & Birth, Celestial 1994 17 National Center for Health Statistics

Arts,

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unindagine realizzata nel 1995 dal Public Citizen Research Group, le ostetriche fanno dimezzare il numero di tagli cesarei in ospedale, un risultato ottenuto grazie a una sostanziale riduzione di medicinali, anestetici ed episiotomia. Uno studio inglese18 ha infine dimostrato che su 11 mila nascite in 84 centri, il tasso di cesarei era pari al 4,4%. Lo studio ha anche dimostrato che la mortalit infantile in parti assistiti dalle ostetriche era pari all1,3% su 1.000 nascite, rispetto alla media nazionale di oltre 9 morti neonatali su 1.000.

1.3 Il ruolo delle ostetriche Mentre il modello medico-tecnologico, relativamente giovane (si strutturato circa due secoli fa), considera il corpo femminile inadeguato e la nascita un evento caotico da controllare il pi possibile, quello proposto dalle ostetriche, pur riconoscendo la necessit dellintervento medico in casi particolari, mette la donna al centro del processo procreativo. I ginecologi dicono alla donna cosa fare, le ostetriche aiutano le donne a prendere le loro decisioni su cosa fare. La fiducia nel corpo femminile, lascolto, la confidenza e la vicinanza rispetto agli aspetti non solo fisiologici, ma anche psicologici, sessuali e mentali della donna in attesa, sono le armi in pi di cui le ostetriche dispongono rispetto ai medici. Secondo unindagine condotta dallAgico, lassociazione dei ginecologi dei consultori, su un campione di donne tra 14 e 60 anni, otto donne su 10 si dicono deluse dei controlli esclusivamente anatomici condotti dai ginecologi19. Bisogna inoltre riflettere sul fatto che la durata media di una visita da un ginecologo di circa 20 minuti, quella di unostetrica di unora.

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New England Journal of Medicine, 1989.

Il ginecologo frettoloso, articolo pubblicato dal settimanale del Corriere della Sera Io Donna, 6 agosto 2005

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Ecco il racconto di unostetrica, Gabriella Pacini: Sono Ostetrica e assisto da 10 anni parti sia in ospedale sia a casa. Ho sempre pensato che la parte pi importante del mio lavoro fosse cercare di sostenere la donna e accompagnarla senza interferire in quella che la sua modalit di vivere questo momento. La mamma ha soprattutto bisogno di un clima sereno che le ispiri fiducia, nel quale si senta riconosciuta come persona potente e competente. E' un momento molto importante e delicato: sostituirsi a lei, dirle quello che deve fare, potrebbe minare la stima di s proprio nel momento in cui diventa madre e ha quindi bisogno pi che mai di sentirsi adatta al nuovo ruolo. Dalla mia esperienza ho capito che far spingere la donna a comando, oltre che essere del tutto inutile, implicitamente equivale a dirle che non pu farcela da sola e che non abbastanza brava. Il ruolo dell ostetrica non semplicemente quello di guidatrice di spinta, per di pi a comando, come se si costringesse la donna contro la sua volont. 1.4 Breve storia dellostetricia Non conosco una sola donna che, saputo di essere incinta, non si sia subito data da fare per trovare un buon ginecologo, consultando amiche, parenti e conoscenti. Sono poche le future mamme che si preoccupano invece di trovare una buona ostetrica ignorando, come tra laltro alcune recenti ricerche dimostrano, la grande importanza che questa figura professionale riveste nellevento della nascita. Il termine anglosassone midwife apparso per la prima volta nel 1300 e a sua volta una traduzione della parola tedesca mit wife, che significa con la donna. In Francia, le ostetriche vengono indicate con il termine sage-femmes, ovvero donne sagge. Sar un caso? Storicamente le donne hanno sempre assistito altre donne durante il parto. Si tratta di una pratica antica quanto la razza umana. Il riferimento pi antico alle ostetriche si trova nellAntico testamento, nel libro della Genesi. Nellantica Grecia e nellantica Roma, queste donne avevano una formazione professionale riconosciuta. Quando la professione medica decadde nel Medioevo, alle ostetriche non rest che acquisire le loro capacit dallesperienza, e la tradizione fu trasmessa attraverso le generazioni.

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NellOttocento la nascita cadde nellambito medico, le donne furono bandite dalle scuole di medicina e gli uomini diventarono gli operatori della nascita. Il parto, da evento naturale, divent qualcosa di patologico. Inutili, spesso dannose e non sperimentate, le tecniche mediche e gli interventi chirurgici divennero una pratica comune. Negli Stati Uniti, allinizio del secolo, le ostetriche assistevano il 40% dei parti, ma il loro ruolo diminu quando i ginecologi presero in carica i parti. Durante gli anni 60 e 70, contemporaneamente al movimento femminista e ad un nuovo interesse nel parto, il movimento ostetrico riprese forza. Ed molto cresciuto fino ad oggi. Nel 1993 negli Usa, le oltre 4.000 ostetriche operanti in 50 stati hanno assistito 188.370.000 parti, il 95% dei quali in ospedale, pari al 4,5% del totale20. Secondo uno studio del Public Citizens Health Research Group, con laiuto delle ostetriche due donne americane su tre che avevano avuto precedentemente un parto cesareo, hanno partorito per via vaginale. Su base nazionale, solo il 25% delle madri evitano di ripetere il cesareo. Due rapporti dellInstitute of Medicine e della National Commission to Prevent Infant Mortality, elogiano il loro contributo nella riduzione dellincidenza di neonati sottopeso, e raccomandano un maggior ricorso alle ostetriche, una professione che nei suoi 60 anni di storia ha dovuto superare molti ostacoli. Attualmente in Europa le ostetriche seguono il 75% dei parti. 1.5 Il piano ufficiale per eliminare le ostetriche Quando lho scoperto, non riuscivo a crederci: tra il 1910 e il 1920 negli Stati Uniti fu varato ufficialmente un piano per eliminare le ostetriche! Da alcuni documenti pubblicati in riviste specializzate tra il 1900 e il 1930, e nel "Transactions for the Study and Prevention of Infant Mortality" 1910 - 1915 21, in quel decennio (durante il quale le donne non avevano ancora il diritto di voto), il numero di ostetriche che assistevano al parto scese dal 50 al 15%. Il piano funzion alla perfezione. Nel 1935, la media nazionale delle ostetriche abilitate ad assistere i parti si ridusse al
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dati Associated Press, 1995 Ritrovati ed esaminati da Faith Gibson, ostetrica e studiosa di storia americana

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12%. La mortalit di madri e neonati negli Stati Uniti aument in modo drammatico, direttamente proporzionale alla crescita del numero di parti assistiti dai ginecologi. Secondo quanto scrisse il dottor Ziegler nel 1922, nel 1913 sono morte circa 16.000 madri; nel 1918 circa 23.000 e nel 1921 oltre 26.000, con un aumento del 15%. Quando nel 1907 la Corte Suprema del Massachussets (Hanna Porn contro Commonwealth) dichiar che lostetricia era una pratica illegale, la mortalita materna era del 4,7 su mille nascite. Nel 1913 sal al 5,6 e nel 1920 superava il 7,4% (Woodlbury, 1926). Una delle motivazioni di questo piano era il desiderio di competere con le scuole di medicina tedesche che, al contrario degli Stati Uniti, avevano storicamente incluso listruzione clinica in ostetricia e godevano di una migliore reputazione. Obiettivo delleliminazione della pratica ostetrica era far s che le pazienti diventassero materiale clinico per gli studenti in medicina, a quel tempo fortemente impreparati in materia. Citando alcune definizioni dei medici di allora, le ostetriche erano considerate anti-americane, presuntuose, reliquie della barbarie. Ma quale era lo status delle ostetriche americane nei primi del Novecento? La loro istruzione non era basata sul tirocinio clinico, ma sullapprendimento da libri di testo, conferenze di professori e dallosservazione di cure rese da altri. Ci nonostante, le statistiche erano spaventosamente in loro favore rispetto ai ginecologi. Nel 1913, nella citt di New York le ostetriche seguivano il 40% delle nascite, con una mortalit materna del 22%. I ginecologi, con il 60% di nascite, avevano un tasso di morti materne pari al 69%! In questo scenario, la morte era attribuita alla pratica dellostetrica presente durante il travaglio, anche se passava il caso ad un ginecologo o allospedale. Qualche anno dopo, nel 1921, questi dati furono confermati da uno studio fatto a Newark sulla mortalit infantile. Su una percentuale di 38% di parti in casa assistiti da unostetrica, la mortalit materna era del 13% e quella infantile del 32%. Sul 30% di parti in casa assistiti da un ginecologo, la mortalit materna era del 34%, quella dei neonati del 40%. Questi dati fecero infuriare lestablishment medico. Molti medici di allora insistevano sul fatto che le ostetriche fossero sporche e pericolose, anche se molte di loro si erano diplomate

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in rinomate scuole ostetriche europee. E da queste statistiche inizi il dibattito sul futuro delle ostetriche. I ginecologi auspicavano unabolizione immediata della categoria, indipendentemente dalle conseguenze di una simile azione, o una graduale eliminazione della categoria attraverso regole molto restrittive. La strategia per realizzare lobiettivo era molto sfaccettata e includeva un approccio legale, legislativo e di educazione pubblica, descritto come elevazione della coscienza sociale. La propaganda medica era centrata sullidea che i parti assistiti da un ginecologo fossero pi sicuri di quelli seguiti da unostetrica esperta. Ci era falso, ma i dati statistici che lo dimostravano generalmente non erano disponibili al largo pubblico. Si trattava insomma di una vera e propria campagna denigratoria nei confronti delle ostetriche. La situazione peggior ulteriormente agli inizi degli anni Venti, quando le donne che dovevano partorire non furono pi viste soltanto come materiale clinico per preparare i futuri medici, ma anche come fonte di guadagno. Sfortunatamente, infatti, quando le donne indigenti furono inglobate nel sistema come teaching cases, ricevendo cure gratuite in ospedale, si scopr che esse erano disposte a pagare un dollaro e 28 centesimi per le due settimane di degenza. Una piccola somma che rappresentava, comunque, un profitto per lospedale. I ginecologi del tempo erano dellopinione che il parto in casa fosse rischioso. Alcuni lo definirono addirittura la prima forma di abuso sui minori.

2. IL CONCETTO DI DOLORE 2.1 Il parto come passaggio Per ogni donna il parto il passaggio, irreversibile, dalla condizione di figlia a quello di madre. Un passaggio doloroso, quindi, in cui il dolore non solo fisico, ma anche psicologico. Si perde una parte di s, una parte conosciuta, che d sicurezza, e si va incontro a qualcosa di oscuro, dai contorni indefiniti, senza certezze, senza punti di riferimento. Si volta pagina, si dice addio a tutto ci che si

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state fino a quel momento. Certo, il passato non ci abbandoner mai, ma da quel momento in poi ogni esperienza assumer un valore diverso, una luce nuova. Ogni parto diverso da un altro. Non un caso: ogni donna ha una sua storia. E ogni crescita implica dolore. On ne se developpe soi-meme et on n'a acces au sens de la vie que par des chocs successifs. On grandit par des chocs. On devient intelligent ou bete par des choc, ha scritto il famoso coreografo francese Maurice Bjart.22 Il parto ormai diventato uno spazio fisico e psichico abitato dalla paura e dal dolore: come un corridoio buio e pericoloso da attraversare il pi rapidamente possibile. Nonostante ormai let media delle primipare si sia sensibilmente posticipata secondo i dati Istat del 2007 let media della madre alla nascita del primo figlia raggiunge oggi la soglia dei 29 anni - molte donne in attesa non hanno mai tenuto un neonato in braccio, non hanno visto una mamma allattare il suo bambino n hanno mai cambiato un pannolino. Sono lontani i tempi in cui le case erano piene di mocciosi, accuditi da nonne e zie che tramandavano di generazione in generazione le regole, semplici ma necessarie, da seguire durante la gravidanza, il parto e il puerperio. Molte di noi sono nate in ospedale o in clinica, e non sono mai state allattate al seno. Le pi fortunate hanno avuto dalle mamme il racconto della loro nascita, ma molte non hanno usufruito del prezioso patrimonio di ricordi e sensazioni vissuti dalle proprie madri. Spesso immaginano il parto come un trauma inevitabile, un momento pervaso dallansia e dal dolore. Complice anche la rappresentazione che ne viene fatta al cinema o in televisione, dove si vedono solo donne urlanti e parti avventurosi risolti, con uno sbrigativo taglio cesareo, dal provvidenziale intervento dei chirurghi. Addirittura, in alcuni casi, programmi specifici dedicati alla maternit mostrano il parto come un evento da vivere, nella maggior parte dei casi, sul lettino operatorio. Per quanto una donna si prepari, si applichi con la respirazione e gli esercizi pre-parto, abbia l'appoggio del partner o dei familiari, abbia parlato per nove mesi di quel momento, quando in travaglio si
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Non esiste sviluppo personale e non si ha accesso al senso della vita, se non attraverso degli choc successivi. Si cresce grazie agli choc. Si diventa intelligenti o stupidi attraverso gli choc, Un instant dans la vie d' autrui, Maurice Bjart, Flammarion, 1979

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sente travolta da qualcosa pi grande di lei. E per superare quei momenti deve attingere a tutta la sua forza interiore. Quello che ora so, dopo averlo vissuto sulla mia pelle, nella mente e nel cuore, che pi si resiste al cambiamento - e quello del parto il pi travolgente cambiamento nella vita di una donna - pi si tende a non abbandonare il passato, e la sicurezza che esso d. Pi si cerca di resistere, trattenendo il "respiro interno" invece di lasciarlo andare, pi si soffre e si rimane dove si era. Si resta immobili, buttando al vento una meravigliosa occasione di crescita e di conquista della consapevolezza di ci che si . Dalla nascita di Sara e Leonardo ho imparato che quando ci si trova in una tempesta che sembra sbatterci in tutte le direzioni, non bisogna continuare a tenere fermo il timone, altrimenti si spezza. Non combattere il dolore, ma cavalcalo, come se stessi su una zattera in un mare agitato. Ogni onda ti porter pi vicino alla riva, mi disse l'ostetrica durante il mio primo travaglio. La reazione istintiva invece quella di contrastare quelle fitte atroci che ti spossano, che non ti fanno respirare, che ti impediscono di trovare una posizione in cui stare, che ti fanno pensare non ne posso pi, fatele smettere. E proprio quel momento, quando non se ne pu pi il pi delicato, il pi importante. L si decide chi sei, cosa vuoi. L viene fuori la donna, la futura madre, lex figlia. E la resa dei conti. Sull'ultima pagina del tuo diario improvvisamente appare una lunga linea, quella che chiude l'elenco dei pi e dei meno, delle cose fatte e non fatte, delle azioni ed emozioni, positive e negative, dei sogni infranti, degli errori commessi. Viene fuori la donna, cos bella nella sua nudit, orgogliosa della sua immensa pancia, potente e invincibile, contro cui nulla pu.

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2.2 Il dolore come guida Durante le mie due gravidanze ho fatto grandi sforzi per non prendere neanche unaspirina. Perch al momento del parto avrei dovuto accettare di farmi iniettare in vena delle sostanze chimiche? Per me rinunciare agli antidolorifici non significava dimostrare di essere uneroina, ma semplicemente voler evitare ogni possibile rischio per il mio bambino. Perch, mi chiedevo, il ginecologo si raccomanda tanto che io non prenda medicine durante i nove mesi, e poi mi chiede se voglio lepidurale? Mi sembrava un controsenso. La medicina moderna ha fatto del parto indolore quasi unideologia. E ha portato alleccesso luso di sostanze chimiche capaci di annullare il dolore del travaglio e del parto, ignorando e inibendo cos la capacit del corpo femminile di produrre da solo le sostanze antidolorifiche di cui capace. Quando si assumono farmaci per alleviare il dolore, tutto viene affidato al medico e la donna dipende da chi la assiste. I farmaci, impiegati in dose potenti, possono interferire e alterare il funzionamento dell'utero e rallentare il travaglio, rendendo molto probabili misure per stimolare l'utero stesso. Ci comporta altri interventi per monitorare il battito fetale, e altri farmaci come antidoti a quelli somministrati per diminuire il dolore. Gli analgesici e gli anestetici possono essere usati dai medici per avere un migliore controllo sul parto: una paziente cui stata fatta l'epidurale non sente dolore, quindi certamente pi docile e accessibile. Certo, se ci sono situazioni anomale, nessuno pensa che una donna debba affrontare un dolore insopportabile. Lo stesso Grantly Dick-Read sosteneva che sopportare la sofferenza quando pu essere mitigata, non meno brutale che insistere sulla sofferenza quando non c'.... Ma aggiungeva che anestetici e analgesici andrebbero somministrati secondo dosi ben determinate in ostetricia, come in ogni altra branca della medicina o in chirurgia. Tuttavia, quando si parla di farmaci, bisogna considerare alcune domande da porre: come vengono somministrati? Quale effetto avr su di me la dose minima e la dose massima? Che effetto avranno sul travaglio e sul bambino? Possono avere effetti collaterali di lunga durata? Quali sono le alternative? E' molto importante

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informarsi prima di arrivare all'ultimo momento, quando pi difficile essere lucide e in grado di scegliere.

2.3 La paura un sentimento naturale La paura ha molti occhi e pu vedere anche cose sotterranee Miguel de Cervantes Avere un bambino unavventura che andrebbe vissuta con ogni cellula del proprio corpo, sentendo giorno dopo giorno ogni pi piccolo cambiamento, ogni fremito, ogni sentimento, compresa la paura, perch naturale. E' la natura che fa provare alla futura madre sentimenti di prudenza e di protezione nei confronti di quell'esserino indifeso che sta crescendo nella pancia. Non bisogna avere paura della paura, n sentirsi passive di fronte allo sconosciuto. Molte donne in gravidanza nutrono sentimenti di paura. Si chiedono andr tutto bene?, mio figlio sar sano?, riuscir a sopportare il dolore del parto?, i medici dovranno intervenire per far nascere il mio bambino?. Lattenzione troppo spesso concentrata su quello che potrebbe andare storto, piuttosto che sulla fiducia nella Natura e nel proprio corpo. Le immagini che arrivano dalla televisione e dal cinema, con partorienti urlanti, chirurghi agitati che cercano di far uscire i bimbi dalle pance di mamme terrorizzate legate sul lettino da parto, non aiutano certo a rassicurarle. Cos come i racconti di amiche, parenti e conoscenti, che narrano di parti difficili e complicati, che il pi delle volte si concludono con il taglio cesareo. In un paese come il nostro, dove il cesareo viene fatto a 4 donne su 10, non c da stupirsi se chi aspetta un bambino si chieda perch per me dovrebbe essere diverso?. La mia generazione sconta il fatto di provenire da madri che hanno partorito in unepoca di medicalizzazione selvaggia, in cui anche lallattamento era spesso visto come un optional. Molte delle mie amiche non sono state allattate, perch quarantanni fa vigeva la convinzione che allattando il seno si sciupa, o perch molti

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ginecologi e pediatri di allora spingevano le puerpere a dare ai neonati la famosa aggiunta appena si presentava la prima difficolt. Ho molte amiche che hanno optato per il cesareo, pur non essendo necessario, o non hanno allattato i loro piccoli, perch convinte dalle loro madri. Madri che a loro volta avevano partorito con il taglio cesareo o non erano state incoraggiate ad allattare al seno. Lassenza di familiarit con il processo della nascita e del parto, uno degli elementi che concorrono a creare paura nelle donne in attesa. Informarsi sulle varie fasi della gravidanza e del parto, parlare con il ginecologo e lostetrica, fare domande, confrontarsi con altre donne che vivono la stessa esperienza, pu contribuire a sentirsi meno sole e pi serene rispetto a un evento che pu spaventare, perch porta profondi cambiamenti nella vita di una donna. Uno degli aspetti pi trascurati, che la paura aiuta. Cos come un bambino di tre anni, per paura impara a non sporgersi dalla finestra o a precipitarsi su una ripida discesa, una donna in attesa pu beneficiare di un certo grado di questo sentimento. La paura aiuta a educarla rispetto alla gravidanza e al tema della nascita. Una futura mamma preoccupata cercher un ginecologo che risponda alle sue necessit e ai suoi bisogni, piuttosto che affidarsi al medico di sua madre. Cercher il corso di preparazione al parto pi adatto a lei e si metter in cerca dellostetrica che le d maggiore fiducia. Cambier le sue abitudini alimentari e si impegner a svolgere una regolare attivit fisica ed esercizi di rilassamento, si prender delle pause non appena si sentir stanca e cercher di evitare gli stress. Essere preoccupate, avere paura, fa parte della nostra vita, e la gravidanza acuisce questo stato emotivo. Limportante non farsi guidare dalla paura, ma dalla fiducia. Il racconto di Livia Era la mia prima gravidanza e decisi di fare lecografia che il ginecologo mi aveva prescritto alla ventiquattresima settimana. Vidi quellesserino nuotare nel liquido amniotico, muovere le braccine e le gambine.... Guardammo pi attentamente e vedemmo la sua lingua muoversi. E il cordone ombelicale venir fuori dalla sua pancia attaccata a me. Ero commossa dalla straordinariet di tutto

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questo, dal fatto che senza linterferenza di un altro essere umano, la natura aveva creato dentro di me questo perfetto miracolo. Indipendentemente dal mio controllo, questo bambino si era perfettamente formato e il mio corpo aveva creato un ambiente in cui stava crescendo e prosperando. Ed allora che ho pensato: se tutto questo ha funzionato cos bene, perch siamo cos sicuri che dopo nove mesi di perfezione, qualcosa debba necessariamente andare storto alla nascita, per cui dobbiamo andare allospedale e dare tutto ci in carico ad un medico?. Vedere questo bambino dentro di me, fece crescere la fiducia e la fede nel mio corpo e nella natura. E anche nel fatto che il miracolo iniziato nove mesi prima avrebbe continuato anche durante il parto e la nascita.

future mamme, leggendole e rileggendole nei momenti dansia, potranno trarne ispirazione: La maggior parte della gente vive e muore senza aver suonato la propria musica. Non osano mai tentare.
Mary Kay Ash

Ecco alcune frasi celebri sulla paura. Ho pensato che le

Ho sviluppato una nuova filosofia: provo paura solo una volta al giorno.
Charlie Brown

Si hanno pregiudizi ogni qualvolta si ha paura di una trasformazione.


Elias Canetti

Non puoi avere paura di stare sulla punta dei piedi se vuoi andare a ballare.
Lewis Freedman

Il coraggio non assenza di paura, ma piuttosto ritenere che qualcosaltro sia pi importante della paura stessa.
Ambrose Redmoon

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Ogni giorno fai qualcosa che ti spaventa.


Eleanor Roosvelt

Lasciatemi affermare la salda convinzione che lunica cosa di cui dobbiamo aver paura la paura.
Franklin D. Roosevelt

Il coraggio la resistenza alla paura, dominarla, non assenza di paura.


Mark Twain

3. IL PARTO INDOLORE

3.1 Il ruolo degli ormoni Il meccanismo virtuoso che il corpo della donna mette in moto durante il travaglio e il parto, uno dei fenomeni pi affascinanti della nascita. Meccanismo che permette alla mamma e al bambino di lavorare insieme in modo armonico e produttivo, e di raggiungere il loro obiettivo. Si tratta di ormoni prodotti dalla parte pi antica del cervello umano, legata allistinto e comune a tutti i mammiferi, che Michel Odent, famoso medico francese pioniere della nascita umanizzata, definisce gli ormoni dellamore23. Quando questa parte del cervello non viene inibita o prevaricata dallattivit della neocorteccia cerebrale (la parte moderna del cervello, che presiede alle capacit scientifiche e razionali e alle funzioni del linguaggio) gli ormoni preposti alla riproduzione adrenalina, prostaglandine, ossitocina ed endorfine - interagiscono in maniera armonica, con un conseguente giovamento per la salute

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Michel Odent, Bien naitre , La Seul, 1976

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della mamma e del bambino. Grantly Dick-Read24 intu la necessit primordiale della donna di sentirsi sicura durante il travaglio. Come tutti i mammiferi, solo in una situazione protetta e priva di interferenze esterne il corpo ha la capacit di produrre autonomamente questo magico cocktail di ormoni, essenziali in ogni fase del parto. I primi ormoni ad entrare in gioco durante il travaglio sono le prostaglandine, che ammorbidiscono e assottigliano la cervice dellutero. Lossitocina, secreta dallipotalamo, provoca invece le contrazioni uterine, sia nel parto che nel secondamento (fuoriuscita della placenta), facendo lavorare lutero affinch si apra. Pi tardi, quando la maggior parte del corpo del bambino passer per la vagina, unimpennata dei livelli di ossitocina nella madre e nel piccolo stimoler quella danza istintiva tra di loro che si chiama pi normalmente innamoramento: si guarderanno negli occhi con gratitudine e meraviglia 25. Negli ospedali e nelle cliniche, per indurre o accelerare il travaglio viene usata ossitocina sintetica, introdotta con la flebloclisi. Lossitocina sintetica provoca contrazioni artificiali, pi violente e pi dolorose di quelle naturali, e aumenta il tono della muscolatura uterina. Ci spesso comporta unipertonicit dell'utero, che esercita cos una pressione troppo forte sul feto. Se le contrazioni sono molto pesanti, si riduce l'afflusso di sangue al bambino. Il ritmo naturale delle contrazioni, invece, fa s che il sangue che va dalla madre al bambino diminuisca quando la contrazione all'apice, ma si ristabilisca quando questa termina. Nel travaglio con ossitocina sintetica, pu succedere che l'utero subisca uno spasmo, per cui il cuore del bambino comincia a battere troppo rapidamente o troppo lentamente. A quel punto, si parla di sofferenza fetale, che porta inevitabilmente al parto cesareo. Lossitocina naturale ha anche un ruolo nellallattamento, in particolare per quanto riguarda il riflesso di eiezione del latte (la produzione e la secrezione sono invece controllate dalla prolattina). Ladrenalina lantagonista dellossitocina. Invece di avviare e accelerare il parto, a volte capace di bloccarlo. Ladrenalina
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Ginecologo inglese (1890-1959), dedic tutta la sua vita a promuovere la nascita naturale. Il suo libro Childbirth without fear ha rivoluzionato il concetto del parto, influenzando medici e studiosi di tutto il mondo. 25 La gioia del parto, Ina May Gaskin, Bonomi 2003

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prodotta quando i mammiferi, e quindi anche gli esseri umani, si trovano in una situazione di pericolo, mentre i suoi livelli scendono quando il rischio scompare e la mamma si sente sicura. Secondo alcune ricerche, alti livelli di questormone spiegherebbero perch a molte donne in travaglio le contrazioni spariscono appena arrivano in ospedale. Tra gli ormoni preposti al parto, infine, ci sono le endorfine, i killer del dolore, oppiacei naturali presenti in tutti i mammiferi. Hanno il compito di proteggere dal dolore ma non solo: stimolano la secrezione della prolattina (che prepara il processo di lattazione e tende a completare la maturazione polmonare del feto), il cui livello inizia ad aumentare durante il travaglio e il parto, prima ancora che il bambino si attacchi al seno. Le endorfine sono la risposta naturale alla fatica del travaglio e allo stress delle contrazioni uterine. Quando riusciamo a compiere un atto che necessario alla sopravvivenza della specie come se noi dovessimo essere ricompensati dalla dismissione di endorfine. Ecco perch in qualsiasi aspetto della vita sessuale, troviamo le endorfine: per la sopravvivenza della nostra specie dobbiamo accoppiarci, le donne devono partorire, le femmine dei mammiferi devono nutrire i propri piccoli al seno e tutte queste funzioni della vita sessuale vengono ricompensate dal piacere, cio da una dismissione di endorfine26. Io stessa ho sperimentato il fondamentale legame mente e corpo, tra ormoni e senso di sicurezza e protezione, in entrambi i miei parti. uterine, specialmente nelle ore serali. Mancavano quindici giorni alla data presunta del parto, ma Sara mi inviava segnali inequivocabili: non vedeva lora di uscire. Era agosto, ceravamo trasferiti per qualche giorno in un agriturismo nel Chianti, in Toscana, sicuri di poter rientrare in tempo per il parto. Una sera fui colta da severe contrazioni. Chiamai Valeria, la mia ostetrica, che mi consigli di fare un bagno caldo, di bere un paio di bicchieri di buon vino rosso (che di
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Verso la fine della prima gravidanza, avevo frequenti contrazioni

Michel Odent, dagli atti del seminario Psiconeuroendocrinologia della gravidanza, del parto e del puerperio, Firenze, 1993

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certo in quella zona non mancava!) e di rilassarmi il pi possibile. Trascorsi una notte tranquilla. La mattina seguente le contrazioni tornarono. Decidemmo cos di recarci allospedale .. Il ginecologo mi applic il monitoraggio elettronico per seguire landamento delle contrazioni. Mi visit e, nonostante il collo dellutero fosse ancora completamente chiuso, il suo responso fu ricovero immediato. Anche se in realt il piccolo ospedale toscano mi ispirava pi dei monumentali e asettici nosocomi romani, lidea di partorire in assenza di Valeria non mi sfior minimamente, tanto pi che ormai avevo deciso di partorire a casa. Ringraziai il medico e linfermiera e me ne andai. Tuttavia, non ero tranquilla e cos decisi di rientrare a Roma. Era il 10 agosto. La data presunta del parto era il 31. Mio marito mi accompagn in macchina, ma ripart subito dopo per raggiungere lagriturismo, dove avevamo lasciato la sua primogenita, che nel frattempo era rimasta nellagriturismo insieme ai miei cognati e alle loro due figlie. Restata sola in citt in pieno agosto, in un condominio deserto, cercai di gestire le contrazioni che si presentavano improvvisamente, spesso mentre camminavo, costringendomi a fermarmi e ad attendere che passassero. Ogni giorno telefonavo a Valeria per informarla della situazione. Non ero particolarmente preoccupata n agitata: avevo fiducia in me stessa. Forse ero anche un po incosciente. Cercavo di concentrarmi sulle mille sensazioni che stavo provando, dialogavo costantemente con Sara, la accarezzavo toccandomi la pancia, ormai immensa. Ma perfetta, bellissima. Ogni giorno facevo i miei esercizi di stretching e massaggiavo regolarmente i tessuti perineali con dellolio di mandorle, un piccolo espediente che avevo trovato in un libro, che poi si rivel utilissimo per evitare lacerazioni durante la fase espulsiva. Trascorsero sei giorni, poi Benedetto torn a casa. E accadde qualcosa che solo dopo la nascita di Sara interpretammo nel suo pieno significato. Mezzora dopo il suo ritorno, cominciarono le contrazioni che poi, quella stessa notte, mi condussero al parto. Era come se lo avessi aspettato. Successe tutto cos in fretta che Benedetto non ebbe neanche il tempo di disfare la valigia. Una cosa analoga successe quando nacque Leonardo, tre anni e mezzo dopo. Ma in quelloccasione fu Valeria loggetto della mia attesa. Leonardo era ancora pi impaziente di Sara. I suoi calci, sempre pi insistenti, non mi davano tregua. La mia pancia assumeva strane forme a seconda di come era posizionato, tra una capriola e laltra. Si girava e rigirava instancabilmente. Un paio di volte si capovolse completamente, tanto che decisi di fare un esercizio mirato per riportarlo in posizione cefalica. Funzion. Visto che anche questa volta la mia pancia era molto piccola, potevo vedere chiaramente la forma dei

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suoi piedini o sentire la testa e il sederino. Anche in questa gravidanza le contrazioni cominciarono molto prima del tempo, a circa sei settimane dal parto. Se non vuoi partorire in ospedale, falle smettere, mi disse Valeria. Anche allora mi sugger di non fare sforzi, di fare bagni caldi e bere vino rosso. In genere, in questi casi i ginecologi prescrivono una terapia a base di vasosuprina. Ma Valeria mi spieg che leffetto vasocostrittore di un paio di bicchieri di vino rosso era lo stesso. Mi sembr un suggerimento di buon senso, visto che oltretutto il vino, a differenza della vasosuprina, non ha effetti collaterali. A meno che non ci si ubriachi completamente! Ma non era il mio caso. Inoltre, non avevo preso medicine per tutta la gravidanza, e non avevo nessuna voglia di cominciare a prenderle. Riuscii a tirare avanti cos per parecchi giorni. Fino a quando sentii che qualche sorso di vino e i bagni caldi stavano diventando una misura insufficiente. Il problema era che Valeria in quei giorni aveva dei turni massacranti in ospedale, per cui sarebbe stato difficile assistermi durante il parto. E io non volevo partorire senza di lei. Fu cos che arriv l8 dicembre. Era un mercoled ed era il giorno della festa dellImmacolata (che bella coincidenza, vero?). Avevo trascorso il pomeriggio e tutta la sera precedente cronometrando la durata delle contrazioni, che si facevano sempre pi forti e frequenti. Sapevo che Valeria avrebbe finito il suo turno in tarda mattinata. Alle 11 le contrazioni divennero importanti. Chiamai Valeria, che aveva da poco finito il turno. Quando mi disse arrivo, mi rilassai completamente. Alle 12 inizi il travaglio vero e proprio. La avevo aspettata fino allultimo, e ora Valeria era accanto a me. Due ore dopo nacque Leo.

3.2 Lepidurale, una panacea? L'epidurale un tipo di anestesia che viene iniettata tra il midollo spinale e la dura madre, la membrana esterna del midollo spinale, attraverso un sottile tubo di plastica lasciato in loco per consentire eventuali altri richiami. Il ministro della Salute Livia Turco, in un disegno di legge gi approvato dal Consiglio dei Ministri, vuole offrirla gratis a tutte le donne che lo richiedono. Lobiettivo promuovere il parto fisiologico e ridurre i cesarei. Ma anche con l'epidurale, la panacea introdotta nelle sale parto dell'ultima generazione e accolta con

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favore da ginecologi e anestesisti, il successo del parto non affatto garantito. Mentre alcune donne che l'hanno provata la considerano effettivamente un toccasana, altre dicono di aver subto il parto passivamente, perch non sentivano nulla e quindi erano gli altri a dire loro cosa fare e quando spingere. A volte pu accadere che lepidurale agisca su un solo lato del corpo e dia forti emicranie nelle 24 ore successive al parto. In rari casi, nella madre comporta alcune complicazioni, come difficolt respiratorie, nausea a vomito. Rischi anche per il bambino: uno studio ha dimostrato che l11% di bimbi nati con lepidurale mostravano prolungati cambiamenti nel battito cardiaco. L'epidurale abbassa la pressione, per cui alla donna vengono somministrati farmaci per fleboclisi per controbilanciare questeffetto. Ovviamente, con il calo di pressione nella madre, diminuisce anche il flusso di sangue che arriva al bimbo attraverso la placenta. In una donna in travaglio sottoposta ad epidurale, il livello di produzione dellossitocina, fondamentale per far s che le spinte siano davvero efficaci, viene drasticamente ridotto. Le potenti contrazioni finali studiate dalla Natura per portare a termine il parto, diminuiscono. La conseguenza un travaglio pi lungo. A volte linsensibilit dovuta allepidurale rende necessaria lapplicazione di un catetere nella vescica per fare urinare la partoriente. Inoltre, non sapendo quando spingere, pu essere necessario il forcipe o la ventosa per far uscire il bambino. Nel migliore dei casi, la procedura viene effettuata manualmente. Si tratta della cosiddetta manovra di Kristeller e consiste in una forte pressione esercitata con l'avambraccio in corrispondenza del fondo dell'utero, verso le costole materne. Conosco alcune donne sulla cui pancia sono saliti in tre per farla partorire. Sarebbe molto pi semplice far agire la forza di gravit, facendo stare la donna in piedi o accovacciata, invece che sdraiata e imponendole una manovra certamente violenta e dolorosa. Secondo il relatore della nuova legge sulla nascita Giuseppe Palombo, lanestesia epidurale potrebbe rappresentare una valida arma per ridurre il numero dei parti cesarei, che in Italia hanno raggiunto il 35,2%, contro il limite massimo del 15% indicato dallorganizzazione Mondiale della Sanit (fonte: Ansa 29 giugno 2004).

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In alcuni ospedali del Nord America, lepidurale viene somministrata all80% delle donne in travaglio: lepidurale considerata una manna dal cielo, tanto che in molti ospedali viene fatta appena la donna si ricovera. In Italia una donna su quattro desidera lanalgesia epidurale per partorire, ma solo il 3,7% vi ricorre nelle strutture pubbliche. Il costo si aggira intorno ai 1.200 euro nelle strutture private, mentre in quelle pubbliche pu variare dai 500 agli 800 euro. Secondo Massimo Moscarini, presidente dellAssociazione dei ginecologi universitari Agui, solo una donna su 10 che chiedono di partorire senza dolore ottiene lanestesia epidurale (fonte: Ansa, 29 giugno 2004). A chiedere lepidurale sono soprattutto le giovani e le donne con un titolo di studio pi alto. Non si registrano invece differenze fra le donne che risiedono in grandi citt e piccoli centri o fra le diverse regioni. Ma le ostetriche britanniche hanno lanciato un allarme (fonte: Ansa, 17 maggio 2004): un aumento esponenziale delle epidurali per partorire senza dolore sta mettendo a rischio la vita di madri e bambini. Le ostetriche accusano serie televisive e telenovele di rappresentare il parto naturale come qualcosa di eccessivamente drammatico e doloroso, inducendo troppe donne a richiedere lepidurale. Brenda Ascoft, docente di Ostetricia presso lUniversit di Salford, ha sottolineato che la percentuale di donne che decidono di avere lepidurale salita al 20%, in alcuni ospedali la percentuale ha superato il 30%. Lanestesia epidurale un valido strumento in casi selezionati, ma forse bisognerebbe approfondire meglio largomento, visto che il messaggio che viene trasmesso si inserisce perfettamente allinterno di una visione. Ho sentito molte donne discutere del perch volessero lepidurale quanto prima, sostenendo che non erano in grado di sopportare il dolore. Naturalmente prendo pi sul serio questa affermazione se viene detta da una donna che non ha tatuaggi, piercing, seni siliconati, che ricorsa alla chirurgia plastica e che non indossa scarpe scomode.27 Le ostetriche hanno sottolineato che le donne alle quali viene somministrata lepidurale devono essere costantemente tenute sotto
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Ina May Gaskin La gioia del parto, Bonomi Editore, 2003

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controllo, e che spesso questo, a causa di un ridotto numero di personale, non possibile. 3.3 Il fenomeno dellinvalidit femminile A parte i dati, le statistiche e gli interventi, pi o meno opportuni, dei legislatori, il ricorso sempre maggiore allepidurale conferma la tendenza a pensare che il corpo della donna nel processo della nascita non funzioni. E che quindi solo la tecnologia pu ovviare alle sue carenze, liberando la donna da secoli di paure inconfessate e da una serie di handicap che la hanno accompagnata nel corso della storia. Una concezione antica, che risale allOttocento. Un periodo nel quale il genere femminile era diviso in due categorie ben distinte: da una parte cera la classe povera, costituita da donne costrette a lavorare in condizioni molto precarie, dovute ad unalimentazione inadeguata e alla scarsissima igiene, per le quali un parto significava il pi delle volte la morte. E la classe media e medio-alta che, a partire alla met del diciannovesimo secolo fino ai primi del Novecento, divenne una sorta di esercito di invalide e isteriche. La letteratura piena di esempi di questo tipo di donne, le cui giornate erano cadenzate da svenimenti, lunghe ore trascorse a letto o sui divani di lussuosi salotti, oggetto di puntuali visite del medico di famiglia, che prescriveva riposo assoluto e molto spesso totale isolamento dal mondo esterno. Ad aggravare la situazione arriv anche la tubercolosi, la cosiddetta peste bianca28. Tuttavia, il fenomeno dellinvalidit femminile non deriva tanto dai problemi fisici delle donne, quanto dalle convinzioni della classe medica. Le mestruazioni, o la loro fine, erano considerate un passaggio patologico della loro vita. Una donna incinta era una malata e, quindi, doveva essere assistita dal medico e non
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Unepidemia che colpiva gran parte della popolazione, ma soprattutto le donne, quelle giovani in particolare, con unincidenza doppia rispetto a quella dei coetanei maschi. Nel 1865, ogni cento donne di 20 anni, oltre cinque non arrivavano a 30 anni a causa della Tbc, e pi di 8 morivano allet di 50 anni . Ora sappiamo che la pesante percentuale di donne vittime della tubercolosi era dovuta ai cambiamenti ormonali legati alla pubert e alla gravidanza. Barbara Ehrenreich e Deirdre English, Complaints and Disorders, The Sexual Politics of Sikness, The Feminist press at The City University of New York, 1973.

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dallostetrica. Per i medici di allora, il mito della fragilit femminile aveva due obiettivi, strettamente connessi: aiutare a escludere le donne dalla professione medica, e al tempo stesso rendere le donne delle pazienti altamente qualificate, dalle quali trarre i loro guadagni. E trascorso pi di un secolo dallepoca dellisteria e dellinvalidit forzata. Per la medicina moderna, le donne non sono pi delle malate congenite. Ma, per certi versi, il rapporto tra sistema sanitario e genere femminile non molto cambiato. Le donne della classe medio-alta sono ancora un target molto appetibile, grazie alla disponibilit economica, alla scarsa informazione, alla poca consapevolezza del proprio potere procreativo, alla convinzione che la gravidanza sia una malattia. Fattori che insieme creano una miscela perfetta per lasciare il campo libero a un esasperato interventismo chirurgico e chimico. Un ambito nel quale lepidurale sinserisce perfettamente. Lepidurale rappresenta il cavallo di Troia della medicina moderna che, basando le sue procedure e regole sul fatto che il corpo femminile una macchina piena di difetti e imperfezioni29, che la gravidanza una malattia e che il parto soprattutto un evento traumatico, che porta solo dolore e rischi, promette alle donne di superare quasi in modo asettico tale evento, non di viverlo pienamente, da protagoniste, ma quasi di subirlo, da pazienti inerti e passive. In questo senso, invece di tendere verso una societ ecologica, lepidurale ci conduce verso una societ analgesica. Ma una societ senza dolore rischia di essere una societ ignorante, poich come scriveva Erodoto, il dolore conduce alla conoscenza. Lepidurale contribuisce a far tacere il corpo e conferma il conflitto e la separazione corpo-spirito, la superiorit della tecnologia e la concezione sociale della riproduzione come produzione.

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Ina May Gaskin, La gioia del parto, Bonomi, 2004

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3.4 Gestire il dolore senza interventi chimici Le tecniche per alleviare il dolore sono un modo per mutare il proprio livello di consapevolezza, mettersi in uno stato che Michel Odent 30 descrive come trovarsi su un altro pianeta. Comunque ci si senta, non si tratta di distrarsi dal dolore o di negarlo, ma di affrontarlo, essendo consapevoli dell' enorme potere del proprio corpo. Nella maggior parte dei corsi di preparazione al parto, si insegnano esercizi di relax che consistono nel contrarre i singoli muscoli del corpo e nel rilassarli. Questa tecnica non ha alcun rapporto con il reale meccanismo della contrazione muscolare in situazioni di stress e non aiuta a capire perch ci irrigidiamo. I nuovi metodi sono invece basati sul concetto del relax come modo per avere la piena consapevolezza di ci che ci sta succedendo, attraverso la respirazione. Alle partorienti insegnato come rendersi conto dell'improvviso istinto a spingere, che sale come un'onda a ogni contrazione, invece di dire loro di spingere a lungo e con forza. E non serve a niente andare in apnea nella seconda fase del parto (la fase espulsiva), come comunemente viene detto alle donne in attesa. Anzi, controproducente, perch ci riduce la concentrazione di ossigeno nel sangue che arriva al feto, specialmente se la donna supina. Per scoprire e sfruttare al meglio le proprie risorse, ci si pu ad esempio aiutare con la visualizzazione focalizzata. Appena possibile, vale la pena fermarsi ad ascoltare il proprio respiro: questo aiuta a sentire di pi il proprio corpo, i suoi confini, le sue esigenze. Poi, si
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Michel Odent, Birth Reborn, Pantheon, New York, 1984. Nel reparto di maternit dellospedale di Pithiviers, presso Parigi, Michel Odent e la sua equipe di ostetriche dai primi anni 70 permettono alle donne in travaglio di seguire il loro istinto, senza uso di monitor, ossitocina, epidurali. Qui avvengono circa mille parti lanno. La filosofia quella della non interferenza. Su 898 parti nel 1980, il tasso di mortalit perinatale stato del 10 per mille, e una percentuale di cesarei solo del 5%.

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deve cercare di visualizzare il bambino, immaginandolo dentro la pancia, mentre nuota sospeso nel liquido amniotico. Quando ci si trova nella fase espulsiva e il dolore molto intenso, tornare a quellimmagine aiuter a superarlo. Se si vuole partorire senza ricorrere ai farmaci, nei mesi precedenti al parto sono utili alcuni esercizi di preparazione, trovando insieme al partner le posizioni, i movimenti e i massaggi che alleviano il dolore provocato dalle contrazioni, soprattutto alla schiena. La posizione accovacciata, con la schiena appoggiata ad una parete e le piante dei piedi unite vicino alle natiche, aiuta a prepararsi alla sensazione della testa del bambino che spinge sul perineo, immaginandola come una noce di cocco che sta per cadere. Sono molto utili (li ho sperimentati personalmente con successo) anche gli esercizi di respirazione e lo stretching. Per trovare in se stesse la capacit di far fronte allo stress del travaglio, consigliabile anche usare la propria musica preferita come sottofondo: aiuta a rilassarsi.

3.5 Lhypnobirthing Nato negli Stati Uniti allinizio degli anni Novanta, lhypnobirthing una tecnica basata sulla convinzione che ogni donna, se preparata adeguatamente dal punto di vista fisico, mentale e spirituale, capace di vivere pi serenamente e con meno stress lesperienza della nascita. Lobiettivo dellHypnobirthing infondere nella futura mamma la fiducia nella sua capacit di far nascere il suo bambino, insegnandole a riconoscere le potenzialit del suo corpo, a non avere paura e a lavorare in armonia con il processo della nascita, piuttosto che opporsi ad esso. Molto spesso, infatti, la paura limita fortemente la fiducia delle madri nelle loro capacit. Uno dei compiti dei tecnici dellHypnobirthing aiutare la madre ad affrontare questa esperienza senza paura, un sentimento che porta alla tensione e, di conseguenza, al dolore. Tutto il lavoro consiste nello smontare vecchie convinzioni e luoghi comuni, secondo i quali il parto solo dolore e ansia, cercando di sostituire ad essi una nuova e pi positiva visione del parto.

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Sviluppato da Marie Mongan nel 1989, lHypnobirthing prende le mosse dal lavoro di Grantly Dick Read (1980-1959), un medico che attraverso la sua esperienza ostetrica e il libro Childbirth Without Fear, ha restituito alle donne il loro diritto ad un parto naturale. Introdotto di recente nel Regno Unito, il parto con ipnosi permette alle donne di contenere il dolore attraverso la respirazione e il rilassamento. Dopo alcune sedute preparatorie a base di ipnosi e normali tecniche di rilassamento, si impara ad assumere le posizioni pi appropriate per indurre da sole, con la concentrazione e processi di visualizzazione, uno stato di tipo ipnotico simile al dormiveglia. E a farsi auto-massaggi e a controllare ogni sensazione attraverso la respirazione, come si fa nello yoga o nel training autogeno. La donna apprende cos a recuperare gli istinti materni naturali, permettendo al corpo, libero di tensioni e paure, di produrre le sostanze rilassanti endogene come le endorfine, e di abbassare la produzione degli ormoni dello stress. Il rilassamento che ne consegue allontana la tensione, permettendo ai muscoli preposti alla nascita di funzionare come la Natura ha previsto. Hypnobirthing non significa essere in trance o addormentarsi. Grazie a questa tecnica, durante il travaglio possibile interagire con gli altri, sentirsi totalmente rilassate e al tempo stesso avere il totale controllo di se stesse e della situazione circostante. Per sottoporsi allhypnobirthing non necessario avere una preparazione specifica o unapproccio ideologico. Molte mamme, ma soprattutto i pap, affrontano questa esperienza con scetticismo. Ma, una volta fatta, spesso sono proprio i pi scettici a diventare i maggiori sostenitori di questa nuova terapia antidolorifica. Secondo il programma messo a punto da Marie Mongan con specialisti in tutto il regno Unito, il 65-70% di mamme che hanno sperimentato lhypnobirthing non hanno avuto bisogno di sostanze antidolorifiche durante il travaglio. La maggior parte di loro non hanno provato dolore, ma pressione, con una durata media di travaglio di 6 ore. Circa il 20-25% ha avuto bisogno di dosi minime di sostanze antidolorifiche. Il restante 5-10% ha dovuto ricorrere a interventi medici come linduzione o il taglio cesareo. E importante sapere che lobiettivo dellhypnobirthing non la totale assenza di dolore, che comunque in molti casi pu verificarsi.

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4. LACQUA: UNAMICA DELLE DONNE

4.1 Lacqua in gravidanza Lacqua un elemento che pu aiutare la donna a prescindere dalla razionalit e a contribuire ad un sano sviluppo degli istinti materni. Parte delle prime percezioni del bambino quando ancora nella pancia sono dovute alla stimolazione del liquido amniotico sulle terminazioni nervose della sua pelle. E dalla pelle che il bambino riceve tutte le informazioni. Non un caso che quando da adulti ci immergiamo nellacqua, proviamo un senso di benessere e di sicurezza, come se ritrovassimo sensazioni gi sperimentate. Le abbiamo provate nellutero materno. Lasciarsi scivolare e poi indugiare in una vasca piena dacqua calda pu essere molto utile e piacevole durante i mesi dellattesa , soprattutto quando il peso della pancia si fa sentire. E un modo semplice per rilassarsi, trovare sollievo e concentrarsi su se stesse e sul proprio bambino. Si pu aumentare il rilassamento con luso di olii essenziali (lavanda, rosa, camomilla, ylang-ylang, limone), che hanno propriet idratanti e rinfrescanti. E rendere pi piacevole la stanza da bagno arredandola con qualche pianta e con un registratore per ascoltare la musica preferita durante le immersioni. Lacqua rende morbida ed elastica la pelle, stimola la circolazione e favorisce il sonno e la meditazione. Durante il bagno, inoltre, si entra pi facilmente in contatto con il bambino quando ancora nella pancia, favorendo fin dai primi mesi il bonding. 4.2 Lacqua durante il travaglio I due farmaci pi potenti nel favorire la progressione del travaglio sono l'acqua e la solitudine. Sotto molti aspetti, noi siamo mammiferi discendenti dalla linea di mammiferi acquatici. In questo contesto, nei momenti di emergenza, l'entrare in contatto con l'elemento acqua riattiva quella parte del cervello che a sua volta attiva gli ormoni necessari al processo del travaglio di parto: in particolare le endorfine, che hanno un forte effetto antidolorifico, facilitano il senso di introspezione nella donna. Tendono a eliminare

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o allontanare gli stimoli esterni, ad abbassare quelli visivi e tutta la funzione comunicativa, la socialit, la comunicazione con l'esterno, attivando quindi la regressione. Immergersi in una vasca piena dacqua durante il travaglio aiuta a mettersi in diretto contatto con la parte pi profonda, quella primitiva, istintiva, mettendo da parte la mente e la razionalit. Il contatto con lacqua permette al corpo di trovare il suo ritmo naturale, favorisce il rilassamento e labbandono alle sensazioni pi profonde. Gli stimoli esterni sembrano lontani. Non ci si sente osservate e si pu lasciarsi andare pi facilmente alle emozioni e agli umori. Il nostro corpo in grado di avviare autonomamente quei meccanismi fisiologici che permettono di gestire il dolore del travaglio. In condizioni favorevoli, il cervello produce grandi quantit di endorfine, gli ormoni che fungono da analgesici naturali. Indugiare nellacqua calda, lontano da sguardi e rumori esterni, galleggiando tra una contrazione e laltra, un modo molto utile per aumentare la produzione di endorfine. Esse raggiungono il loro massimo livello nello stato di meditazione, pi facilmente raggiungibile quando si immerse nellacqua. Lacqua aiuta anche a risparmiare le energie. La mancanza di forza di gravit consente alla donna di affrontare meglio la fatica del travaglio: ci si sente leggere ed pi facile cambiare posizione, seguendo il proprio istinto. Inoltre, stare nellacqua riduce il fabbisogno di liquidi, perch il corpo li assorbe direttamente attraverso la pelle.

4.3 Il parto in acqua Il primo a sperimentare il parto in acqua, negli anni Sessanta, fu Igor Carkovskij, ricercatore e istruttore di nuoto russo. Le sue ricerche lo portarono a capire che lacqua rendeva pi facile il parto e migliorava lo sviluppo del neonato. E dimostrato che i bambini nati in acqua sono meno disorientati e hanno una maggiore percezione di se stessi. Inoltre, nascere in acqua evita il trauma della separazione dalla mamma. Le percezioni sensoriali sulla pelle del bambino, infatti, lo riconducono al contatto con la madre.

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Alla fine degli anni Sessanta, lostetrico francese Frederick Leboyer, precursore della nascita dolce, fu il primo ad immergere il neonato in un bagno caldo subito dopo il parto. Secondo il medico ostetrico-ginecologo francese - autore del libro Per una nascita senza violenza - Il parto dal punto di vista del bambino, pubblicato nel 1974 - per ogni bambino la nascita sofferenza. Partendo dallosservazione dei gesti e delle espressioni di disperazione dei neonati appena usciti dallutero, Leboyer sottolineava nel libro che occorre fare per il bambino quel che si fa per la madre. O perlomeno provare. E capire perch il neonato soffre tanto. Leboyer, ispirandosi alle tecniche orientali, ha rivoluzionato il mondo accademico, soffermandosi sulla necessit di rendere il passaggio dal grembo materno al mondo esterno il pi dolce e facile possibile. Un decennio pi tardi, un altro medico ostetrico francese, Michel Odent, install una vasca nel suo reparto di ostetricia dellospedale di Pithiviers, per facilitare le varie fasi del travaglio. Negli anni Ottanta luso delle vasche da parto si diffuse in tutto il mondo. Era la primavera del 1997, durante la mia prima gravidanza. Desideravo informarmi sulle varie tecniche di parto naturale e, nel corso della mia ricerca, trovai in libreria un manuale sul parto in acqua di Janet Balaskas e Yehudi Gordon31. Rimasi subito affascinata dallatmosfera dintimit e dallassenza di elementi traumatici che il parto in acqua poteva garantire alla coppia mamma-bambino. Quando entrai in contatto con la mia ostetrica, scoprii che il suo centro forniva alle future mamme alcune vasche per il travaglio. In realt, pi che di vasche, si trattava di semplici tinozze in plastica, quelle generalmente usate per pigiare luva dopo la vendemmia. A qualcuno poteva forse sembrare bizzarro o eccentrico. A me parve del tutto normale. Ero curiosa ed eccitata di fronte allidea di sperimentarla. Anche se fino allottavo mese inoltrato non ero sicura di poter partorire tra le mura domestiche (la mia non mai stata una scelta ideologica, lasciavo che le cose seguissero il loro corso senza forzare nulla), lidea di immergermi nellacqua tiepida e farmi coccolare dalle piacevoli sensazioni che intuivo avrei provato durante il difficile momento del travaglio, mi attraeva e mi rassicurava. Fu cos che, una ventina di giorni prima della data presunta,
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Janet Balaskas e Yehudi Gordon, Manuale del parto in acqua, Red edizioni, 1992.

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lostetrica ci diede lindirizzo di una neo-mamma che aveva appena utilizzato la vasca per la nascita del suo terzogenito. Mio marito ed io ci facemmo prestare la macchina da un amico e partimmo alla volta di Capena, nella campagna romana. Restai piacevolmente colpita dalla serenit di quella famigliola. Lara allattava lultimo nato sul divano mentre gli altri due pargoli giocavano in giardino con il pap. Tra un t e una chiacchiera, ebbi modo di raccontarle il mio percorso, i miei dubbi e i miei desideri. Lei, che era al suo secondo parto in casa, mi trasmise una grande tranquillit, dandomi suggerimenti e consigli. Come quello di non dire a nessuno della nostra decisione di partorire a casa. E meglio, disse, altrimenti alle naturali ansie che accompagnano la gravidanza, se ne aggiungono altre da parte di chi magari non capisce o non condivide questa scelta. Un consiglio che seguimmo e che si dimostr utilissimo. Al momento di caricare la tinozza in macchina, ci accorgemmo che allesterno erano elencati i nomi di tutti i bambini che vi erano nati, con le date dei lieti eventi. Benedetto ed io ci scambiammo uno sguardo di intesa. Poi, dopo aver rivolto un sorriso di gratitudine a Lara e famiglia, ripartimmo con la tinozza, eccitati e speranzosi. Per alcuni giorni la sistemammo in un angolo del salotto, coperta da un telo. Ogni volta che ci passavo davanti, mi chiedevo quando sarebbe arrivato il momento di usarla, fantasticando sulle sensazioni che avrei provato una volta entrata, durante il travaglio. Lutilizzo della vasca si rivel semplicissimo. Bast collegare al rubinetto del bagno il lungo tubo di gomma che ci era stato dato insieme alla tinozza e riempirla, dopo aver pulito linterno con lAmuchina. Sono trascorsi nove anni da allora, ma come se fosse ieri. Ricordo, con chiarezza ed emozione, le prime sensazioni provate al momento di entrare in acqua. Le contrazioni erano molto forti, non avevo la minima idea di cosa sarebbe accaduto, non sapevo se il mio piccolo corpo sarebbe stato travolto dal dolore, e soprattutto da che tipo di dolore. Ma ero consapevole che sarei stata protagonista di un evento immensamente pi grande di me. Sentivo istintivamente il bisogno di intimit, di concentrazione. Non dovevo distrarmi dal mio compito: dovevo far nascere Sara. Dovevo permettere al mio corpo di aprirsi. E lacqua, insieme alla solitudine, il farmaco pi potente nella buona progressione del travaglio. Lacqua, come molte ricerche dimostrano, ma anche secondo la mia personale esperienza, un elemento fondamentale per ritrovare quella parte primitiva del cervello che, se opportunamente stimolata, vince sulla razionalit, e quindi allontana le paure e le immagini negative del parto che popolano la nostra cultura. Nellacqua la donna si sente protetta, ritrova la sua essenza e il suo potere. Riesce ad entrare in contatto con i suoi bisogni pi

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profondi e ad ascoltare i ritmi e i segnali del proprio corpo. Il contatto con lacqua, inoltre, fa diminuire i livelli di adrenalina e stimola la produzione di endorfine, oppiacei naturali, che alleviano notevolmente il dolore causato dalle contrazioni. Per questi motivi, anche se poi Sara, per motivi contingenti, non nata nella tinozza, il percorrere quelle lunghe e difficili fasi del travaglio in acqua mi ha aiutato molto. E se la nascita della mia primogenita mi ha fatto capire soprattutto gli effetti positivi dellacqua sulla mamma, quella di Leonardo ha senza dubbio confermato gli innegabili effetti positivi sul bambino. Il mio secondo parto stato, come spesso accade, molto pi rapido. Due ore e mezzo contro le otto del travaglio precedente. Una curiosit: quando nacque Sara, in pieno agosto, chiesi a Benedetto di aggiungere ripetutamente acqua calda. Leonardo venuto alla luce a dicembre, ma io ho praticamente partorito in acqua fredda. Evidentemente il travaglio era cos intenso, che il mio corpo produceva un calore tale da spingermi a chiedere pi volte laggiunta dacqua fresca. Temperatura dellacqua a parte, la nascita di Leonardo stata particolarmente facile, anche se il dolore non mancato anche in questoccasione. Il piccolo spingeva con energia ed io non avevo nessuna intenzione di travagliare a lungo una seconda volta. Insomma, sia lui che io eravamo daccordo su una cosa: volevamo far presto. E ci siamo riusciti. Soprattutto Leonardo che, non contento di aver attraversato il canale del parto in tempo di record, decise di tuffarsi letteralmente in acqua, approdando in un lampo quasi sul fondo della tinozza. Eravamo esterrefatti. Ma il bello doveva ancora venire. Era stato talmente rapido a venir fuori, da tagliarsi da solo il cordone ombelicale! Un evento piuttosto raro. Non ce ne accorgemmo subito. Restai qualche minuto in acqua tenendolo stretto a me. Lui mi scrutava con i suoi grandi occhi neri, senza piangere, tranquillo e beato. Uscii dalla tinozza e mi sdraiai sul letto, con il bimbo appoggiato al seno. Benedetto si stava accingendo a tagliare, come aveva fatto con Sara, il cordone. Solo allora ci rendemmo conto, con grande sorpresa, che era gi reciso. In 20 anni non mi era mai successo, disse lostetrica che, per sicurezza, chiam subito il neonatologo per controllare la situazione. In attesa del suo arrivo, io ero molto tranquilla. Vedevo Leonardo in piena salute, minuscolo, vivace, ricoperto di vernice casearia. La visita del neonatologo conferm le mie impressioni: Signora, mi disse, il suo bambino sta benissimo. Quando il cordone si spezza, il flusso di sangue si interrompe, la Natura ha inventato una sorta di valvola di sicurezza che si attiva in casi come questi. Tutto a posto, dunque, ora potevamo pensare alle coccole e alla prima poppata del nostro piccolo nuotatore.

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Recentemente sono stata a Copenhagen per seguire una conferenza internazionale di ostetriche, organizzata da Midwifery Today, unorganizzazione con sede a Eugene, in Oregon (Usa). Tra varie sessioni, ho avuto modo di seguire quella di una nota ostetrica tedesca, Cornelia Enning. La Enning, che assiste i parti in acqua dal 1975, sottolinea che il parto in acqua lunica modalit di parto che non necessita alcuna assistenza, in quanto la mamma e il bambino interagiscono perfettamente tra di loro in un processo perfetto che culmina con la nascita. Sono rimasta molto colpita da un intervento in cui affermava che in 15 anni le sono capitati solo un paio di casi di posizione podalica del feto e che i gemelli dovrebbero sempre nascere in acqua. Indagando successivamente sullargomento, ho scoperto per esempio che in un ospedale di Ostenda, in Belgio, esiste un reparto ad hoc (Aquatic Maternity Center), dove in 17 anni sono avvenuti 2.500 parti in acqua (tra cui parti podalici e gemellari) senza che si siano verificati casi di infezioni o di mortalit neonatale. I vantaggi per il bambino sono innumerevoli: il passaggio dallutero al mondo esterno molto pi dolce e armonioso, e non necessario stimolare invasivamente la respirazione. Non un caso che i bimbi nati in acqua difficilmente piangono, e appena nati sono generalmente pi calmi e attenti. Diminuisce inoltre la percentuale di infezioni post-parto. I vantaggi si estendono naturalmente anche alla mamma: lacqua pu abbreviare la durata del travaglio ed evita le contrazioni da falso travaglio. 4.3 Lacqua dopo il parto Fare il bagno insieme al proprio bambino un modo molto piacevole per passare del tempo insieme dopo la nascita. Generalmente i pediatri sostengono che non bisogna fare il bagnetto al neonato prima che il moncone del cordone ombelicale sia caduto. Non vero. Nelle prime settimane di vita, importante essere in contatto con il bimbo, imparare a conoscerlo e a comprenderlo in tutte le sue manifestazioni. Non perdete la

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meravigliosa occasione di godervi una luna di bimbo32 in piena tranquillit, evitando di ricevere troppe visite. E trascorrendo del tempo in acqua per giocare con lui, scoprendo e stimolando le sue reazioni. Un elemento fondamentale del parto Leboyer il bagno tiepido nel quale il neonato viene immerso subito dopo il parto, prima di essere consegnato alla mamma. Per Leboyer, il bimbo ha bisogno di tempo per abituarsi allambiente che lo accoglie dopo nove mesi trascorsi nellutero. E lacqua lo aiuta ad affrontare senza traumi questo difficile momento di passaggio. Anche Michel Odent un fautore del bagnetto al neonato. Ma suggerisce che venga prima dato alla madre, per permettergli di succhiare dal suo seno, per immergerlo nellacqua solo in un secondo momento. Ed il padre, non il medico, ad occuparsi di questo rito, che avviene sotto lo sguardo della mamma, creando da subito il contatto tra il piccolo e i genitori. Insomma, i vantaggi dellacqua proseguono anche dopo il parto. Ho visto un bambino di pochi giorni che era stato immerso in una piccola vasca verticale piena dacqua. Una posizione che diminuisce la perdita di temperatura del piccolo, favorisce i movimenti degli occhi e la focalizzazione della madre. Era impressionante osservare come il neonato, nonostante le poche ore di vita, fosse cos reattivo rispetto agli spostamenti della madre, i suoi occhi non perdevano di vista neanche per un attimo loggetto della sua attenzione, la mamma. Lacqua fondamentale anche per diminuire lo stress. I disordini post-traumatici che eventualmente si verificano al momento del parto, possono infatti essere risolti con trattamenti post-natali in acqua. Esistono tuttavia alcune condizioni nelle quali il parto in acqua rischioso, come disordini tiroidei, trombosi, pre-eclampsia grave, presenza di meconio nel fluido amniotico, malattie del fegato, herpes, infezioni, febbre. In assenza di tali patologie, il fatto che la donna non assuma antidolorifici, non sia sottoposta ad interenti chirurgici, abbia maggiore libert di movimento, contribuisce a farle scoprire la sua forza e la sua competenza, influenzando positivamente il rapporto con il bambino e tutta la sua vita futura.

Termine che indica il puerperio, cio il periodo successivo al parto, fino a quando non tornano le mestruazioni.
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5. OGNI DONNA E CAPACE DI PARTORIRE

5.1 La gravidanza e una malattia? Ogni donna capace di partorire. Solo che non lo sa. Non glielo hanno detto. Molte donne, a differenza di quanto avveniva in passato, restano incinte perch lo vogliono. Ma sono piene di paure, non sanno bene cosa le aspetta, tranne il fatto che devono "fare le brave" e affidarsi a qualcun altro, il medico, lo sciamano che, al contrario di loro, competente in materia. Non esiste pi la cultura della maternit, quella trasmessa dalla madre alla figlia, dalla nonna alla nipote. L'attuale struttura familiare, per lo pi costituita da padre, madre e figlio, impedisce di fatto che si alimenti quel tessuto fatto di conoscenze, consigli ed esperienze comuni, fondamentale per una donna che affronta la maternit. La nostra una societ dove il corpo, ci che appare, ha la supremazia sullo spirito, l'essenza di noi stessi. E, nonostante questo, la donna non cosciente delle potenzialit di questo corpo tanto celebrato e venerato. Non ha idea delle sue capacit di adattarsi al fatto di avere dentro un altro essere umano. Non si sente, gira a vuoto alla ricerca di modelli imposti dai giornali, dalla tv, dal cinema, dalla moda. La sensazione irripetibile di vedere trasformare la propria immagine, con la pancia che si gonfia, i seni che si arrotondano, la pelle che si tende, pu a volte essere vissuta in modo conflittuale. La maternit, in una societ in cui questa considerata, soprattutto in alcuni ceti sociali, un vero e proprio impaccio rispetto alla produttivit, alla carriera, alle esigenze di individui forse un p troppo viziati, mal disposti al sacrificio e alla bench minima rinuncia, d invece alle donne un immenso potere, quello di avviare dentro di s un profondo cambiamento, una sorta di rivoluzione. La maternit rende tutto possibile. Basti pensare a come nasce una vita. Un incidente? Un caso? Un semplice incontro tra

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uno spermatozoo e un ovulo? Comunque la si pensi, all'origine della vita c' un mistero. Un universo dai meccanismi perfetti. E la procreazione pu dare ad una donna, anche alla pi concentrata su se stessa, la possibilit di uscire dal labirinto dei propri egoismi, infrangendo regole e comportamenti fino a quel momento considerati irrinunciabili. Il pianto di un figlio ti strappa da ogni occupazione, da ogni esigenza, fisica e psicologica. Rinunci anche a mangiare, ti alzi di notte con le membra e la mente spappolati, quando tuo figlio piange. Ma non solo una questione di volont. La natura furba. Durante il puerperio, entra in circolo la prolattina, l'ormone che stimola la produzione di latte. Una sostanza naturale che fa entrare la madre in una dimensione quasi irreale, rendendola quasi indifferente rispetto a tutto ci che non riguarda la cura del proprio figlio. Lostetrica che ha seguito i miei due parti la chiama l'ormone beota". Difficile concentrarsi su un articolo di giornale, sostenere una conversazione, pensare a tutto ci che prima del parto era cos importante: il lavoro, la vita di relazione, il confronto con il mondo esterno. La prolattina ti fa andare avanti e indietro davanti alla culla, attendere pazientemente che tuo figlio, ancora uno sconosciuto, si addormenti, per poi aspettare con impazienza che si risvegli, per vederne il sorriso. Ti fa venire unimprovvisa paura di guidare, e ti ritrovi per la prima volta a rispettare pedissequamente il codice della strada.... perch sul sedile posteriore c' lui. Il tuo bambino. Siamo nel terzo millennio, ma la gravidanza ancora vista come una malattia. Da ricerche antropologiche, emerso che la maggiore differenza tra le donne doggi e le nostre antenate, che nelle culture tribali le donne non soffrivano di sfiducia o di paura del corpo e nel naturale processo della nascita. Culture nelle quali non cera la convinzione che la vita fosse immune da disagi o dal dolore. La societ moderna, al contrario, tutta tesa ad evitare il dolore, persino la morte. La paura la normale risposta allo sconosciuto. Lattuale tendenza a voler gestire la nascita lantitesi della fiducia nel corpo e della normali della nascita. 33

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Suzanne Arms, Immacolate Deception II, Celestial Arts, 1996

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La donna che sta per partorire considerata una paziente, un essere umano che dopo aver autonomamente nutrito e protetto il proprio bimbo per nove mesi, perde improvvisamente la sua competenza di madre. E, per non mettere in pericolo se stessa e il neonato, deve seguire procedure e indicazioni stabilite da una prassi sanitaria consolidata e, quindi, certamente pi sicura. Le strutture ospedaliere hanno il grande merito di aver diminuito i pericoli per mamma e neonato nei parti a rischio. Ma a volte, per prudenza o per abitudine, si tendono ad applicare procedure sanitarie anche in casi in cui queste non sono necessarie. Ecco un esempio: la donna in casa, le sono cominciate le doglie, ad intervalli pi o meno regolari. Comincia a respirare come le stato insegnato al corso di preparazione al parto. L'ambiente in cui si muove quello casalingo. Magari ha accanto al marito, la madre o un'amica che la sostengono. Quando il dolore aumenta, o si rompono le acque, si decide di andare in ospedale. L la donna diventa automaticamente una malata. Le viene applicata la cintura per il monitoraggio elettronico del feto: nonostante il dolore delle contrazioni, deve stare immobile e controllare sul monitor se il battito cardiaco del suo bambino regolare. Tutta l'attenzione ora automaticamente sull'apparecchio elettronico, la donna passa in secondo piano. Spesso il travaglio subisce un rallentamento non appena la donna entra in ospedale. Non un caso. Secondo il biologo olandese Cornelis Naaktegeboren, si tratta della semplice conseguenza del fatto che, pensate un po, anche la donna e' un mammifero! I mammiferi hanno, infatti, un riflesso ancestrale rispetto al pericolo, che li porta a stoppare il processo della nascita anche se esso gi cominciato: se non si sentono sicuri, il loro corpo attiva dei meccanismi ormonali che bloccano il travaglio, per riprenderlo solo quando si sentono in una situazione protetta. In mancanza di contrazioni, il parto pu ritardare in maniera eccessiva, con rischi per il feto e per la madre. Per evitarli, generalmente il personale medico decide di intervenire somministrando ossitocina per fleboclisi, un ormone che induce artificialmente le contrazioni. Quando una partoriente che ha

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avuto una gravidanza senza problemi ha un'interruzione del travaglio, perch il suo corpo risponde istintivamente ad un segnale di pericolo, generato dal trovarsi in un ambiente asettico, circondata da persone estranee, ma estremamente competenti, che le dicono non si preoccupi, ci pensiamo noi. A quel punto, la donna, non potendo contraddire la sua stessa volont di partorire in una struttura sicura, non ascolta l'allarme rosso che il suo corpo le sta inviando. E, paradossalmente, affida quel corpo alle intrusioni chimiche e chirurgiche decise dagli stessi che hanno scatenato quel senso di pericolo.

5.2 Avere fiducia nella saggezza del proprio corpo Ebbene s, le donne sono mammiferi, e in quanto tali seguono listinto. In realt, sarebbe meglio dire dovrebbero seguire listinto. Il problema proprio l: distolte e deconcentrate dalla loro naturale capacit di nutrire, proteggere e dare alla luce i bambini che crescono nelle loro pance, avendo perduto la loro competenza, non sono pi capaci di ascoltare i segnali del loro corpo, che invece sono fondamentali per attivare e sviluppare appieno i meccanismi ormonali e fisiologici preposti alla gravidanza e al parto. Un esempio per tutti: la posizione da assumere durante il travaglio e il parto. Se lasciata libera nei movimenti, senza flebo nel braccio e staccata dal monitoraggio elettronico del feto che la costringe a letto, una donna in travaglio tende naturalmente a stare in piedi, a camminare, a mettersi carponi, accovacciata, sdraiata su un fianco, a dondolare ritmicamente il bacino, a trascorrere del tempo in una vasca piena dacqua tiepida. La posizione supina stata introdotta, come si detto, nel XVIII secolo per facilitare il lavoro dei ginecologi del tempo, armati di forcipi e strumenti chirurgici al fine di facilitare luscita dei neonati dai corpi passivi delle loro madri. Ma non bisogna essere laureati in medicina per capire che spingere stando sdraiate sulla schiena va contro la forza di gravit. Nella maggior parte delle posizioni sopra-citate, invece, lutilizzo di questa semplice legge naturale aiuta la progressione del bambino, abbreviando il travaglio e facilitando il parto. Durante il travaglio, che pu essere anche molto lungo,

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possibile sentire la necessit di bere o mangiare. Negli ospedali e nelle cliniche, questo non permesso. La motivazione? Le procedure standard vietano alla partoriente lintroduzione di cibi e bevande, per evitare di rimettere liquidi o solidi e inalarli nei polmoni nel caso di anestesia generale prima di un eventuale cesareo. Restrizioni che, come stato dimostrato34, non garantiscono uno stomaco completamente svuotato. Bere e mangiare sono necessit fisiologiche, utili per ridare alla partoriente le energie necessarie per affrontare il travaglio, evento che richiede unenorme quantit di energia. Inoltre, una severa restrizione di cibo e bevande pu portare alla disidratazione e alla chetosi35.

5.3 Il concetto di responsabilit Quando abdichiamo alla nostra responsabilit di scegliere fra due alternative in base a ci che riteniamo pi giusto, rinunciamo anche alla possibilit di determinare la qualit della societ in cui noi, e i nostri figli, dobbiamo vivere, Sheila Kitzinger 36. La donna dovrebbe essere aiutata a decidere in piena consapevolezza come partorire. Ma, dato che ci spesso non avviene, importante informarsi. E soprattutto ascoltare i bisogni pi profondi, per non precludersi una possibile scelta alternativa,
Ricerca realizzata da un gruppo di studio nel 1997 dal Department of Reproductive Health and Research (RHR), diffusa dallOrganizzazione Mondiale della Sanit. 35 Accumulo nell'organismo di composti detti chetoni. E caratteristica del digiuno prolungato, di malattie quali il diabete, dell'alcolismo. Quando nellorganismo non si riescono pi a metabolizzare gli zuccheri, si passa alla demolizione delle proteine, per ottenere energia. Luso eccessivo di proteine provoca la liberazione di lipidemia (gassi nel sangue) aumento di colesterolo, aumento dellazoto e della creatinina. Il fegato non riesce a metabolizzare del tutto le proteine, e nel sangue si ha una eccessiva quantit di corpi chetonici. Quando questi sono eccessivi, il paziente cade in stato di chetosi prima, e poi di precoma e infine di coma. 36 Nota antropologa inglese, docente allUniversit di Edimburgo. Conoscitrice dei problemi della maternit, ha pubblicato numerosi libri tradotti in tutto il mondo.
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che potrebbe rivelarsi la migliore. Per me stato cos: partita con entusiasmo ma anche con parecchia confusione rispetto a ci che mi attendeva, fin dallinizio della gestazione ho per cercato di capire cosa veramente volevo e come desideravo vivere questa meravigliosa esperienza, senza troppe paure e senza fidarmi troppo dei luoghi comuni che circondano luniverso della nascita. Una delle cose che ho acquisito nel corso del mio percorso di madre - e che mi piacerebbe trasmettere ad altre donne - l'importanza dellessere informate sui molteplici aspetti, fisici e psicologici, legati a questo evento cruciale. Qualcosa che trasforma profondamente e per sempre la vita di una donna. Sinceramente trovo sconcertanti certi racconti di amiche o conoscenti incinte o neo-mamme: quanta ignoranza nei confronti del proprio corpo, delle proprie potenzialit, del proprio potere! La mia reazione di fronte a questo atteggiamento cos comune sempre la stessa: non riesco a non chiedermi ma come fa una donna a non voler andare fino in fondo a unesperienza cos unica? Come ci si pu far da parte delegando ad altri le decisioni, anche le pi importanti, sulla propria vita e quella del proprio figlio, rendendosi passive rispetto a qualcosa che solo noi siamo in grado di fare: dare la vita? Cercare, selezionare e valutare la miriade di informazioni disponibili sullargomento, tramite le tante pubblicazioni in materia o navigando in Internet, pu contribuire a una maggiore conoscenza del complesso processo della gestazione e della nascita, e ad evitare di arrivare sprovvedute al momento del parto, come avveniva alle nostre mamme e alle nostre nonne. Con la differenza che loro potevano contare sui racconti e sulla preziosa esperienza che si tramandava allinterno della famiglia di generazione in generazione. Mi capita spesso di parlare con donne che aspettano un bambino. La cosa che mi colpisce di pi una sorta di indolenza, di paradossale "distacco" dalla loro gravidanza. Anche se la maggior parte di loro sono rimaste incinte perch lo volevano, non hanno idea di cosa significhi. Sono come catapultate in una realt sconosciuta di cui intravedono a malapena i contorni. A volte la preoccupazione principale di molte donne in attesa la gestione delle nausee e della stanchezza, elementi di disturbo che spesso caratterizzano i primi mesi. Si affidano ai racconti di

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amiche o conoscenti con prole (i cui racconti a volte servono solo a spaventarle e ad agitarle) o dei ginecologi, accettando passivamente i consigli di questi ultimi, come se il fatto di essere incinte non le riguardasse pi di tanto. Qualche tempo fa un'amica mi disse che avrebbe voluto avere il secondo figlio senza cesareo, che invece era stato necessario per il primo. "Qual e' il problema?", le chiesi, ricordandole che dopo un cesareo si pu avere benissimo un parto vaginale. Ma sai, rispose, il mio ginecologo dice che se faccio un secondo figlio devo rifare il cesareo. Allora cambia ginecologo!, risposi. Ma vado da lui da dieci anni: questa risposta conferm la mia convinzione che ancora troppe donne sono passive rispetto al loro parto. Pochi mesi dopo mi confess: Sai, ti ho pensato molto, mi sono ricordata quello che mi avevi detto. Mi imbarazza dirtelo, ma ho rifatto il cesareo. Molte donne sono infatti convinte che dopo un parto cesareo non si possa avere un parto vaginale. Una convinzione basata sul sentito dire o spesso influenzata dallestablishment medico. Ma i dati la smentiscono. Nel 1997 negli Stati Uniti la percentuale di parti vaginali dopo un taglio cesareo, assistiti dalle ostetriche, stato del 68,9 per cento, contro la media nazionale del 24,9 per cento37.

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Diary of a Midwife, Juliana van Olphen-Fehr, Bergin & Garvey, Londra, 1998

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6. IL PARTO CESAREO

La tecnologia non n buona n cattiva. Dipende da come viene

usata. Gli aerei possono essere usati per andare a trovare i propri familiari, o per sganciare bombe su donne e bambini. Marsden Wagner38 6.1 Dati in Italia e nel mondo: una pandemia Il cesareo un intervento chirurgico che pu salvare la vita di una donna e di un bambino. Ma non sempre cos. Recentemente, una donna americana ricoverata in un ospedale universitario nellIowa per complicazioni durante il travaglio, stata sottoposta al cesareo. Poco dopo loperazione morta. Dallautopsia si scoperto che durante il cesareo, il chirurgo aveva accidentalmente reciso laorta della donna, provocando unemorragia interna, lo choc e la morte. In America il dibattito aperto. Secondo lICAN (International Cesarean Awareness Network), il rischio per una donna di morire in seguito a un parto cesareo basso, ma ancora piuttosto alto rispetto al parto vaginale. Morte materna con cesareo Morte materna con parto vaginale Morte materna con cesareo programmato 4 su 10.000 1 su 10.000 2 su 10.000

LItalia ha un triste primato: prima in Europa e seconda nel mondo (preceduta solo dal Brasile) per numero di nascite con taglio cesareo, con una percentuale pari al 33% 39, contro una media consigliata dallOms del 10-15%. Negli ultimi anni c stato un

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Marsden Wagner, epidemiologo americano in Technology in Birth: First Do No Harm, Midwifery Today, 22 gennaio 2005
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Dati di unindagine conoscitiva della Commissione Sanit del Senato effettuata nellottobre 2004.

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aumento vertiginoso, visto che nel 1980 la percentuale era dell11,2% 40. Il ricorso al cesareo diffusissimo nonostante nel nostro Paese ci sia un tasso di mortalit infantile molto basso (mortalit perinatale dell8,4 casi su mille e materna 4 casi su centomila). A detenere il record la Campania: nel 2001 la percentuale di cesarei era del 54,04% 41. E come dire che le donne napoletane sono meno capaci a partorire di quelle che vivono a Bolzano, dove la percentuale scende al 14,09%. In Calabria e Sicilia la percentuale mediamente superiore al 40%, mentre punte minime si registrano a Bolzano (14,09%) e in Friuli (20,25%). Le toscane, invece, sembrerebbero meritarsi la sufficienza, con il 22,82%. La percentuale dei cesarei aumenta con let materna: 30% tra 20 e 25 anni, 32% tra 25 e 30, 33,5% tra 30 e 35/40 e 44% tra 40 e 45 anni. E interessante rilevare che da uno studio condotto nel 2003 dallAssr (Agenzia per i servizi sanitari e regionali) sulle schede di dimissione, emerso che nel 49,4% dei casi non indicato il motivo del parto cesareo: ben 12 regioni presentano una percentuale di questa diagnosi-non-diagnosi superiore al 70% dei casi. Nel 1970 i cesarei negli Stati Uniti rappresentavano il 5,5% del totale delle nascite. Nel 2003, la percentuale salita al 27,6%. Unepidemia cominciata nel 199642, nonostante il recente allarme della Coalition for Improvement Services, secondo cui le donne sottoposte a cesareo rischiano di morire quattro volte di pi rispetto a quelle che partoriscono per via vaginale43. Insomma, Oltreoceano si praticamente passati dal fast food al fast birth. E lItalia? Non solo riuscita a stare al passo, ma addirittura a superare il colosso statunitense, triplicando i cesarei negli ultimi 20
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Dati Sio Sistema Informativo Ospedaliero. Dati dellAgenzia per i servizi sanitari e regionali (Assr) riferiti al 2001, resi noti il 25 novembre 2003 nel corso di unaudizione presso la Commissione Igiene e Sanit del Senato sul tema Indagine conoscitiva sulla denatalit, gravidanza, parto e puerperio in Italia (fonte Ansa). 42 National Vital Statistics Reports (NVSR), vol. 53, N. 9, 23 novembre 2004. Secondo la ricerca, i cesarei negli Usa sono diminuiti fra la fine degli anni Ottanta e la met degli anni Novanta, ma sono in continua crescita dal 1996.
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Cesarean Section quadruples the risk of maternal death, 1 ottobre 2003. Secondo lo studio con il cesareo muoiono 36 donne su 100.000, con il parto vaginale 9 su 100.000

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anni44. Un testa-a-testa con il Brasile, dove le donne che partoriscono con il taglio cesareo sono il 37%. Il caso del Brasile merita particolare attenzione. Secondo uno studio realizzato nel 200545, il 70% dei parti cesarei avviene nelle cliniche private, contro il 20-30% degli ospedali. Un dato che ci accomuna: fra il 70 e il80% dei cesarei in Italia avviene nelle cliniche private46, e soprattutto nelle regioni meridionali, specie nel caso di donne che hanno avuto un precedente cesareo. Ma la Capitale non da meno: nel 1998 i quotidiani parlarono di scandalo della sanit romana47, che coinvolse molte cliniche private. Secondo i dati resi noti da Carlo Petrucci, direttore dellOsservatorio Epidemiologico del Lazio, a Villa Mafalda, considerata un po di tempo fa la clinica delle star, la percentuale di parti cesarei era del 68% su 141 parti lanno. A seguire, il Quisisana, con il 65,7% su 324 parti; poi lAnnunziatella, pagata dal servizio statale, con il 60% su 352 parti lanno; la clinica Santa Maria di Leuca, con il 54% su 520 e Villa Anna Maria, con il 40% su 112 parti lanno. In quello stesso anno il Fatebenefratelli si attest al 30%, su 3.500 parti. In Brasile, tuttavia, qualcosa sta cambiando. Di recente il governo ha deciso di equiparare il costo del parto cesareo e quello del parto vaginale, per cui le cliniche e i ginecologi percepiscono la stessa somma in entrambi i casi. E il numero dei cesarei letteralmente crollato. Sar un caso? Quando nel 2002 il settimanale Panorama pubblic uninchiesta sul ricorso selvaggio ai cesarei, che confermava il dato relativo alla Campania, il segretario regionale dellAssociazione dei ginecologi ospedalieri italiani, Riccardo Arienzo, afferm che il ministero della Salute paga circa un milione in pi il parto cesareo rispetto a quello naturale e alcune assicurazioni rimborsano solo quello. Ovviamente la cosa ha maggior peso per le cliniche private, dove
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Convegno internazionale su Donna, bambino e gravidanza, organizzato dal Cnr a Roma, maggio 2001. Nel 1980 i cesarei erano l11%, allinizio degli anni Novanta sono saliti a circa il 21% (fonte Ansa). 45 Kristine Hopkins ed Ernesto Amaral, Population Research Center, Universita di Austin, Texas 46 Convegno Internazionale su Donna, bambino e gravidanza, organizzato dal Cnr a Roma, maggio 2001 47 Ambra Somaschini, Case di cura, cesarei record, La Repubblica, pag. II della Cronaca di Roma, 10 giugno 1998

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fare un figlio pu costare anche alcuni milioni. Soldi che possono raddrizzare bilanci traballanti. Il denaro certamente uno dei fattori che favoriscono il ricorso alla tecnologia nel processo del parto, come dimostra il caso-Brasile. Medici, ospedali e cliniche traggono maggiori profitti se a pagare gli interventi chimici e chirurgici sono le pazienti o le loro compagnie di assicurazione. Non poi da sottovalutare la paura di eventuali cause legali. In Italia ogni giorno sembra che muoiano per errore da un minimo di 40 persone a un massimo di 140, oltre ai circa 320 mila pazienti danneggiati dalle cure48. Uno scenario inquietante nel quale si inseriscono i dati relativi alle sale parto: un ginecologo su cinque ha almeno un contenzioso legale con qualche sua paziente, per un totale di circa 150 mila tra denunce e richieste di risarcimento danni, e 12 mila cause civili. La cifra dei risarcimenti richiesti di 2,5 miliardi di euro, cui vanno aggiunti 260 milioni di euro per il prolungamento delle degenze in ospedale49. Negli Stati Uniti, oltre il 70% dei ginecologi sono stati coinvolti almeno una volta in cause legali e processi giudiziari. 6.2 E lora del cesareo! Una ricerca ha scoperto che negli ospedali americani la maggior parte delle nascite avviene dalle 9 alle 17: un dato che dimostra chiaramente che linduzione del travaglio viene decisa soprattutto per la comodit dei ginecologi e della struttura ospedaliera. Ma il dato pi sorprendente, che la maggior parte dei parti cesarei durgenza avviene dal luned al venerd50. Di contro, stato calcolato che con un maggiore numero di parti assistiti dalle ostetriche, e quindi con una drastica diminuzione del monitoraggio fetale e dei parti cesarei, gli Usa risparmierebbero da 13 a 20
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secondo gli anestesisti dellAroi, Corriere della Sera, Novanta morti al giorno per gli errori della Sanit di Margherita De Bac, del 18 settembre 2004, pag. 16. 49 Dati resi noti da Mario Casagrande, presidente dellAssociazione ostetrici e ginecologi ospedalieri italiani (Aogoi), nel corso di un incontro a Roma sul malessere in sala parto, svoltosi il 10 ottobre 2003. Secondo i calcoli, un medico in 20 anni di attivit ha una probabilit dell80% di ricevere un avviso di garanzia, arrivando a un costo complessivo del fenomeno di 10 miliardi di euro, cio circa l1% del prodotto interno lordo (fonte Ansa). 50 Marsden Wagner, Technology in Birth: First Do no Harm, Midwifery Today, 22 gennaio 2005.

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miliardi di dollari lanno. Un cambiamento di rotta difficile, visto linteresse dei ginecologi americani a mantenere il loro status professionale ed economico. Secondo unindagine sulle tasse pagate dalla categoria nel 2002, il guadagno medio era di 250 mila dollari lanno. E di grande interesse, riguardo alle strategie per evitare il cesareo, unanalisi pubblicata dalla Cochrane Library, la maggiore fonte sui dati relativi allassistenza sanitaria nel mondo. Lindagine, che ha coinvolto 13 mila donne inglesi, ha dimostrato che il sostegno femminile la migliore garanzia di una nascita naturale. In particolare, le partorienti che avevano avuto il continuo supporto da parte di una doula51 durante il travaglio, hanno avuto bisogno di minori dosi di anestetici e antidolorifici, e sono state sottoposte a un numero inferiore di interventi chirurgici e di cesarei. Ancora pi interessante il risultato di uno studio svolto allOspedale di Assisi nel 1999 e pubblicato sul giornale dellAssociazione medica americana: lipertensione da camice bianco, il rialzo della pressione che molte pazienti sperimentano alla vista dei medici, responsabile di molti tagli cesarei non necessari al momento del parto. Secondo lo studio, spesso i medici scambiano i fugaci sbalzi di pressione per ipertensione venosa, e somministrano farmaci antipertensivi che riducono le contrazioni uterine e obbligano quindi alluso del cesareo. La stampa lancia regolarmente allarmi sulleccessivo ricorso al cesareo, ma con scarsi risultati. Anche se la maggioranza delle donne italiane preferisce il parto spontaneo. In particolare, a voler evitare lintervento chirurgico sono 9 donne su 10 tra quelle che hanno appena partorito spontaneamente, e 8 su 10 tra quelle sottoposte al cesareo52. Ma 4 donne su 10 prima di partorire non ricevono uninformazione sufficiente sul loro stato, e per il 50% le opinioni della donna non sono prese in considerazione. Non solo: il 60% dei parti al Sud avviene senza il consenso della donna alle

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La doula un Educatrice Prenatale, figura professionale nata negli Stati Uniti (dove ne sono attive 35.000), che assiste, affiancando lopera del personale sanitario, la neomamma prima, durante e dopo il parto.

Studio condotto nel 2003 in 23 ospedali, coordinato dallIstituto Superiore di Sanit e pubblicato dalla rivista Birth (fonte Ansa 15 luglio 2003).
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prestazioni durante il parto stesso o sulla posizione da assumere53. In attesa di unattenzione maggiore delle istituzioni italiane rispetto allepidemia di cesarei, nel 2004 il governo britannico ha esortato i medici del sistema sanitario pubblico a non accettare automaticamente le richieste di cesareo da parte delle future mamme, nonostante negli ultimi 30 anni in Gran Bretagna i cesarei siano cresciuti solo dal 10 al 22%54. Unepidemia che coinvolge anche la lontana Australia, dove si passati dal 19% nel 1993 al 27% nel 2002. E lIrlanda, dove dal 1991 c stato un aumento dell81%! 55

La storia di Anna
Il mio primo figlio nato con un cesareo. I medici mi dissero che la sua testa era troppo grande e la mia pressione sanguigna troppo alta. Mi ci sono voluti otto anni per superare la paura di un altro cesareo. Capii a quel punto che se volevo un altro bambino, rischiavo di dovermi sottoporre di nuovo a unoperazione. I medici volevano fare un altro cesareo con il mio secondo figlio perch non facevano parti vaginali dopo un cesareo. Poi conobbi un gruppo di ostetriche. Al sesto mese di gravidanza, mio marito ed io cominciammo a leggere tutti i libri possibili sul parto. Ma le ostetriche ci insegnarono ci che i libri non dicevano. E con la loro guida, mi marito ed io facemmo nascere in casa un sanissimo bambino di quattro chili. Ora che sapevo quanto il parto in casa fosse meraviglioso, non pass molto tempo che nacque il
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Convegno organizzato dalla Consulta nazionale Ds Infanzia e Adolescenza sulle politiche della nascita, 12 maggio 2003 (fonte Ansa). 54 Rapporto del ministero della Sanit inglese del maggio 2003, secondo il quale nel biennio 2001-2002 solo il 45% delle neo-mamme aveva avuto travaglio e parto spontanei. Inoltre, la ricerca ha evidenziato unimpennata dei cesarei, raddoppiati negli ultimi 20 anni, passando dal 9% nel 1980 al 22,3% tra il 2001 e il 2002. Secondo Peter Bowen Simpkins, vice presidente del Royal College of Obstreticians, la diminuzione di parti naturali da attribuire anche alla carenza di medici esperti, visto che spesso le donne in travaglio vengono affidate a dottori giovani che intervengono prima del tempo per evitare linsorgenza di complicazioni (fonte Ansa, 20 maggio 2003).
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Report of Perinatal Statistics for 2000, pubblicato dallEconomic and Sociale Research Institute (ESRI). In Irlanda i cesarei rappresentano il 21,3% del totale.

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mio terzo figlio. E due anni dopo, abbiamo avuto il quarto, sempre facendolo nascere in casa. Ora ho quattro bambini meravigliosi. Se avessi dato retta ai medici, e mi fossi sottoposta ad un altro cesareo con il secondo figlio, non avrei certamente avuto altri bambini, non avrei potuto affrontare altri tagli cesarei. Sono molto grata alle ostetriche che mi hanno seguito, cui devo tre dei miei quattro bambini. Succede ancora troppo spesso che una partoriente affidi ad altri la gestione del suo corpo e del suo stato psicologico. E concentri tutta la sua attenzione sul luogo del parto che, ovviamente, non pu che essere l'ospedale o la clinica! Una posizione di tutto rispetto, per carit. Ogni donna ha il diritto di scegliere il luogo del parto, unesigenza innegabile che va sostenuta. Ma ho notato la tendenza della maggior parte delle donne a sentirsi rassicurate solo dalla buona fama di questa o quella struttura, come se un buon parto dipendesse solo da questo. Peccato, perch, se si approfondisse lindagine e le proprie conoscenze, molte scoprirebbero che un ospedale o una clinica giudicata ottima in alcuni casi e pessima in altri. Dipende anche dalla fortuna: dall'orario in cui si viene ricoverate, dal medico (i primari spesso partono per seguire seminari e convegni, o semplicemente per il week-end) e dall' ostetrica di turno. Ma dipende anche dalle aspettative di ognuna. E ovvio che chi, ad esempio, vive il parto come qualcosa di pauroso - secondo un sondaggio l80 per cento delle donne lo considera un trauma o come un "passaggio obbligato" da rendere innocuo e senza incognite, meglio che opti per lospedale o la clinica (come se l non ci fossero rischi o incognite), dove tutto delegato alla competenza professionale degli operatori. Nonostante io sia felice di aver partorito in casa i miei due figli e abbia avuto molte conferme del fatto che, in condizioni di normalit, il parto a domicilio una scelta assolutamente sicura sia per la mamma sia per il bambino, non sono mai stata unintegralista o una sostenitrice ad oltranza del parto in casa. Fino allultimo non sapevo se avrei partorito tra le mura domestiche o in una clinica vicina. Mi ero lasciata aperta molte possibilit, tra le quali anche quella di far nascere mia figlia in ospedale, dove avevo conosciuto

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un ginecologo che mi ispirava fiducia. Qui non si tratta di convincere nessuno. Il punto fondamentale la libert di scelta, la consapevolezza e la conoscenza delle alternative possibili. Ma per fare una scelta bisogna conoscere quali sono le alternative. 6.3 Avere gli strumenti per decidere Sovente ci si avvia verso levento del parto senza gli strumenti necessari, senza uninformazione adeguata sul proprio corpo e sulle eventuali procedure cui si pu andare incontro. La maggior parte delle donne, dopo aver letto il test di gravidanza, mette il proprio corpo e quello del proprio bimbo direttamente nelle mani del ginecologo, magari consigliato dalla madre o da unamica, tenendo in considerazione pi la sua fama che il rapporto personale, di fiducia, che possono instaurare con lui. Come se laspetto psicologico nel difficile percorso che porta alla nascita di una nuova vita e alla propria trasformazione da figlia in madre, fosse secondario. Dai professionisti della nascita dovremmo esigere pi che una semplice lista di indicazioni sulla dieta e di innumerevoli (e a volte inutili) analisi cui sottoporsi in gravidanza. Da molti racconti di donne che ho raccolto, emerge una sorta di rassegnazione rispetto alla mancata risposta alle proprie aspettative pi profonde. Rassegnazione che spesso porta a provare sentimenti di delusione e rabbia. Che per, come per incanto, vengono puntualmente rimossi per la gioia immensa di trovarsi dopo nove mesi di fronte a quel frugoletto tanto atteso e desiderato. Anche la donna pi ansiosa, dolorante, che magari non ha avuto dalla struttura cui si era affidata il necessario supporto durante il parto, improvvisamente si trasforma nella donna pi felice al mondo. Per lo meno nei primi attimi dopo la nascita. Il bambino l, davanti a lei. Magari stata sottoposta a uninduzione del parto non necessaria, a un cesareo non indispensabile, a unepisiotomia. Ma nulla pi conta quando ha il proprio bimbo tra le braccia. La natura saggia, ha perfezionato le sue armi nel corso di migliaia di anni: forse dovremmo ascoltarla di pi, darle maggior credito. La nascita e rester un grande e meraviglioso mistero. Ma

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se continueremo ad assistere a questo miracolo passivamente, senza porci domande su cosa vogliamo veramente per noi e i nostri figli, perderemo una grande occasione di crescita. E se cercassimo di educare i nostri interlocutori a una maggiore sensibilit nei confronti dei nostri bisogni, migliorerebbe non solo la qualit del loro approccio nei confronti delle donne, ma anche la qualit del rapporto medico-paziente. Leilah McCracken in Rape of the 20th Century (1998), paragona il cesareo ad una sorta di stupro, cui la donna sottoposta non per necessit oggettive, ma perch non riesce ad adeguarsi ai ritmi imposti dalle strutture mediche: Les ventres aussi sont ouverts. Les csariennes sont assignes pour un grand nombre de raisons, la plupart rsident dans l'impatience du personel de l'hpital. "L'chec de progression" en est la plus commune et la plus exasprante: c'est quand le cervix d'une femme ne se dilate pas en accord avec l'ide prconue par l'hpital du droulement du travail, et l'on fait littralement pression sur elle en lui demandant de dilater. Elle est menace d'opration si elle ne dilate pas. Naturellement son corps ne va pas s'ouvrir la naissance dans un scnario si dangereux et stressant; si le bb ne peut pas tre expuls par de l'ocytocine artificielle, cela sera fait par excision obsttricienne

7. Due streghe del parto


7.1 Ina May Gaskin, da hippy a guru del parto

naturale

Ho scoperto Ina May Gaskin leggendo La gioia del parto, uscito in Italia nel 200456. Mi ha subito colpito lapproccio semplice e concreto della sua ricerca, basata sullesperienza trentennale nel Centro Nascita The Farm, una comunit hippy da lei fondata negli anni Settanta a Summertown, nel Tennessee, dove su 2.200 bambini, il 96% nato senza assistenza medica. Per me stato un
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La gioia del parto, Bonomi editore, 2004. In America stato pubblicato nel 2003 con il titolo Ina Mays Guide to Childbirth

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vero onore conoscere personalmente Ina May, una donna che dedica la sua vita ad aiutare le donne a credere nella loro capacit procreativa, e a convincerle che il parto non deve essere necessariamente un trauma, ma pu diventare anche una fonte di piacere e di estasi. Il nostro incontro avvenuto recentemente a Copenhagen, in occasione di una conferenza internazionale di ostetriche organizzata da Midwifery Today. Con il suo sorriso e un innato senso dellumorismo, mi ha subito contagiata e coinvolta. Nelle sessioni, affollatissime, di cui stata protagonista, Ina May Gaskin ha parlato della tendenza diffusa delle donne di vergognarsi del proprio corpo. Perch vergognarsi del luogo da dove escono i bambini?, ha affermato Ina May. Che a questo proposito ha fatto un esempio eclatante: quello di unantichissima scultura, raffigurante unenorme vulva, tenuta nascosta in un sotterraneo del National Museum, segno evidente dellimbarazzo nei confronti di questa parte del corpo femminile. La vagina un organo molto stravagante, come il pene. Solo che non si vede, sostiene la Gaskin, secondo la quale per gli uomini difficile capire come funziona il corpo femminile e il potere di una donna durante il travaglio e il parto aumenta o diminuisce a secondo di cosa le succede intorno. Ina May non ha mai frequentato scuole di ostetricia ufficiali, ma ha ricevuto il diploma di ostetrica ad honorem grazie alla sua lunga e proficua esperienza sul campo. Nel 1975 ha scritto Spiritual Midwifery, uno dei primi libri pubblicati in America sullarte ostetrica e sul parto, tradotto in diverse lingue. A lei si deve linvenzione e la sperimentazione della manovra di Gaskin, usata nei casi di distocia delle spalle del neonato e ufficialmente riconosciuta dal mondo dellostetricia. Ma quello che mi ha colpito e affascinato degli scritti e degli interventi di Ina May Gaskin riguarda la cosiddetta legge dello sfintere, da lei stessa coniata. In sostanza, la Gaskin sostiene che gli sfinteri - la vescica, il retto, la cervice e la vagina - funzionano meglio nellintimit e in un luogo privato. Insomma, non obbediscono alle parole n ai comandi, ma sono influenzati dalle emozioni. Questo spiegherebbe come mai nelle culture tradizionali, non medicalizzate come quella occidentale, le donne abbiano generalmente parti pi facili. E anche perch molto meglio

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defecare nella solitudine del proprio bagno che di fronte a qualcuno, magari un estraneo, entrato improvvisamente a disturbarci durante un atto cos intimo. La vagina funziona allo stesso modo: si apre o si chiude a seconda dellambiente circostante, del grado di intimit delle persone presenti, della presenza o meno di fattori inibitori. Questo spiega, ad esempio, il fatto che, come sottolinea Ina May Gaskin, la percentuale di tagli cesarei a The Farm sia cos basso (meno del 2%) e possa esistere in un Paese come lAmerica del Nord, dove la percentuale di cesarei si aggira intorno al 24%.

7.3 Una strega a Roma: Valeria Barchiesi

Valeria non fa nascere i bambini, aiuta la mamma a credere nella sua capacit procreativa. Si tratta di una differenza fondamentale nel suo approccio alla gravidanza e alla nascita. Per lei, lo confesso, nutro un naturale affetto e molta ammirazione, che trascendono dal fatto che mi abbia seguito nel mio percorso di madre. Il suo essere con la donna, rispettarla in tutte le sue scelte e manifestazioni, sia fisiche sia emotive, lessenza stessa del mestiere di ostetrica. Per questo motivo ho pensato di arricchire questo volume con la sua preziosa testimonianza, raccolta sotto forma dintervista. Da quanto tempo fa lostetrica? E' come se l'avessi sempre fatto. Ricordo che da ragazzina leggevo i libri di un pioniere della psicoprofilassi negli anni '30. Tutti passaggi successivi sono stati come incontrare delle pietre miliari su una strada gi tracciata. Ultimamente, parlando con mio padre, abbiamo ricordato il mio comportamento quando partor mia madre, in casa. Pap lassist perch eravamo in Africa, in un luogo sperduto. Avevo quattro anni e mezzo. Entrai sulla scena del parto con fare impiccioso. Volevo sapere tutto ci che avveniva e facevo mille domande. Mi sono sempre interessata alle mamme e ai bambini, e poi ho fatto delle mie esperienze di maternit un percorso

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dapprendimento, un tirocinio, come un progetto di ricerca. Nel diventare mamma cercavo una formazione, e in questottica, quando ero in attesa del primo figlio, feci il corso di puericultura alla Montessori. Leggevo tutto ci che riuscivo a trovare, che a quei tempi era quasi nulla, almeno qui in Italia. L'esperienza della seconda gravidanza e' stato un percorso di ricerca molto pi strutturato, partendo da un percorso di riflessione con un collettivo sulla maternit, che poi si sviluppato in un gruppo di studio sul parto. Quanti bambini ha fatto nascere? Io dico innanzitutto che sono come i baci, non si contano. Comunque, sono sempre le mamme che fanno nascere i loro bambini. Il mio coinvolgimento pu essere dogni tipo. A volte posso aver lavorato pi con una mamma al cui parto non sono stata neanche presente. E poi, cosa significa farlo nascere? Accoglierlo con le mani? Ci sono alcuni parti in cui l'ostetrica il bambino quasi non lo tocca, perch lo accoglie da sola la mamma, oppure il pap. A vlte sono presenti altre ostetriche. Chi che conta, quella che lo prende con le mani? E, comunque, colei che accoglie il neonato non necessariamente la stessa che ha il rapporto pi incisivo con la mamma. La mia esperienza non tanto con il bambino, quanto con la mamma. Attraverso il lavoro sulla salute della donna, ho cominciato a fare questo lavoro dinformazione, di contro-informazione, di sostegno, di organizzazione della trasmissione di informazioni attraverso corsi, verbali e scritti, molti anni prima di diventare ostetrica. Per cui il pezzo di carta conseguito nel 1989 stata una specie di sanatoria finale di un percorso gi tracciato. Come un immobile costruito molti anni prima di ritrovarsi sul catasto. Seppure solo molto tempo dopo mi sia resa conto del valore della formazione istituzionale, soprattutto per ci che riguarda la ginecologia. Per me il vero completamento stato imparare bene la ginecologia nella sede istituzionale. La ginecologia il substrato dal quale poi parte l'assistenza alla gravidanza. L'importante stato non assimilare quell'impostazione. In realt, per me stato utile entrare al Policlinico con unidea impostata. Ho cercato di assimilare il meno possibile di quell'atteggiamento di

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potere nei confronti dell'utenza, di un'impostazione di sfiducia nei confronti delle capacit delle persone. Inoltre, buona parte dellassistenza era basata su concetti ormai superati o, ancor peggio, sull'empirismo e su procedure di routine trovate nei libri di 40 anni prima. Ha seguito centinaia di parti, qual stato il pi eccitante? Stavo seguendo il parto di una giovane donna, che ha cominciato ad andare molto velocemente. Spuntava la testina. Si era messa sul letto. Il suo compagno aveva preso uno specchio e glielo aveva messo davanti, tra le gambe. Lei si guardava, con questa testina che avanzava, provando un evidente piacere nellosservare la scena. Nello stesso tempo, ha cominciato a divaricare le labbra della vagina guardandosi nello specchio. Ansimava e guardava il marito negli occhi dicendogli amore, vedi che bello?. Lui la guardava con passione. Mi sono sentita decisamente di troppo e mi sono rannicchiata in un angolo, ai piedi del letto, per non disturbare... Pochi minuti dopo, il bambino nato. E il parto pi rocambolesco? Ricordo una notte buia e tempestosa. Era estate e c'era una luna feconda. LOspedale San Camillo dove lavoravo strabordava di mamme che partorivano. Io ero l per una mamma che aveva partorito da poco. Sonia aveva deciso di partorire l. Venne all'accettazione per fare un monitoraggio. Ma le si ruppe il sacco e cominci a perdere le acque. Le contrazioni cominciarono ad essere regolari e dolorose. Incontr un medico poco sensibile dal quale, tra l'altro, rifiut di essere visitata. Entrai in accettazione. Lei mi guard come un animale spaventato dicendomi 'Io qui non ci voglio stare, voglio andare a casa!. Vidi suo marito che aspettava nel corridoio. Mi disse Io me la porto a casa. Cosa fai, vieni?. Calcolai in pochi secondi cosa mi mancava, se era il caso, se i ferri erano sterili, se era veramente la cosa da farsi. Aurelio mi chiese cosa serve?. Alcune cose avrei potuto rimediarle e risposi la bombola di ossigeno. Era l'una di notte. Tornarono a casa, io passai nel mio appartamento a prendere i ferri e la borsa. Feci un'ultima telefonata

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di verifica: una scelta cos improvvisa lascia sempre qualche perplessit. Aurelio mi disse tranquillamente Sonia qui che ti aspetta. Arrivai da loro. Aurelio aveva buttato gi dal letto suo fratello Carabiniere il quale, con il suo tesserino, in una farmacia notturna era riuscito a trovare la bombola, oltre a bende, pannoloni da incontinente e altre cose che aveva immaginato potessero servire. Era tutto perfettamente apparecchiato su un tavolo. Fu uno di quei parti tranquilli: entro tre ore e mezzo dal mio arrivo, Sonia partor. Per lei era la prima volta... Ha avuto molto coraggio.... Essendo al suo primo parto, pi che di coraggio parlerei di chiarezza che viene dalla situazione reale, quella estrema, quella vera. Noi eravamo programmati per un accompagnamento in ospedale. In realt, poi le donne ti danno dei segnali. Anche se il marito era molto favorevole al parto in casa, lei si tirava indietro. Per ero andata a fare la visita di rito a 38 settimane e nella borsa da portare in ospedale, c'era solo una collezione di vestitini di corredino. Chiarezza nel senso di riuscire ad entrare in contatto con i propri bisogni. A volte, la mamma fino al momento in cui comincia il travaglio non sa quali siano i suoi veri bisogni. Prima entrano in gioco la mente, i condizionamenti, i pensieri e le razionalizzazioni. Quando lo stato d'animo viene ripulito di queste sovrastrutture, esce fuori l'istinto, il bisogno allo stato puro. Tantissime mamme che fanno il travaglio in casa con l'ostetrica, al momento di trasferirsi in ospedale dichiarano di non volersi pi muovere, perch ormai hanno trovato il loro ritmo. E' proprio questo l'elemento che mi permette di riuscire a assistere donne di ogni genere, cultura, ceto sociale, carattere. Persino donne con le quali a volte comunico poco o niente dal punto di vista linguistico. Il momento del parto, come quello della nascita e della morte, un livellatore. I veri bisogni, in realt, sono uguali per tutte. Con il linguaggio dei bisogni si comunica nella stessa maniera. Nel momento in cui partoriscono, tutte le donne sono uguali. Sui bisogni abbiamo la stessa intelligenza, quella dell'istinto,

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unintelligenza comune a tutte, sia a quelle erudite sia a quelle ignoranti. Qual la prima domanda che fa alle donne che si rivolgono a te? Innanzitutto chiedo quali sono i tuoi desideri?. Iniziando dal desiderio pi apparente, piano piano si arriva a quello vero. Quello che permette di continuare il lavoro il credere nelle donne, nelle loro capacit. In alcuni casi la riuscita pi eclatante che in altre, ma questo frutto di molti fattori, come in tutte le grandi passioni della vita. Quanto incide l'atteggiamento del partner? Non c' una regola. Ma se la donna decisa, trascina l'uomo dove vuole. Noi diciamo sempre alle donne che per partorire in casa ci vogliono l'accordo e la pace. Un ambiente pacifico. Ogni donna poi lo legge in maniera diversa: o decide che lui deve essere d'accordo a tutti i costi, oppure desiste perch lui non daccordo. Questo anche una cartina di tornasole, perch poi la donna che dentro di s non ha una convinzione profonda, pu avvalersi di alibi di ogni genere. Di solito, la pi utilizzata e frequente la casa piccola o non c' l'ascensore. Come spazio, infrastrutture e comfort, ce ne vuole molto di pi per crescerlo, il ragazzino. Per partorirlo bastano due metri quadrati. Una delle domande pi frequenti se ci sono problemi, ci sono trasferimenti? Nella mia esperienza, ma anche in quella di tutte le ostetriche del Coordinamento, nel 99% delle volte il trasferimento non mai d'urgenza, ma per mancata progressione. Cio, non perch successo qualcosa, ma perch non succede nulla, il travaglio langue. Il bambino non soffre, ma si arriva all'esaurimento psicofisico della donna e non si conclude la nascita. Il motivo pi frequente una carente elaborazione della mamma. Non pronta per questa scelta, magari perch stata fatta per motivi ideologici, perch il marito pi contento, perch l'hanno fatta le sue amiche, perch una

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scommessa con se stessa, perch politicamente corretto. Insomma, per motivi esterni. Oppure, pur volendolo, non ha elaborato abbastanza il suo rapporto con il dolore, la sua disponibilit ad accettarlo. Pu anche avvenire che ci siano troppe interferenze e distrazioni esterne. A volte dentro casa ci sono troppi familiari, troppe nonne....O non c' un rapporto di fiducia con l'ostetrica. In sostanza, quando interviene qualunque cosa che la distragga. Il travaglio una cartina di tornasole, non lo puoi ingannare. E' quasi pi facile fingere l'orgasmo. Il parto invece non lo fingi. A volte il travaglio si ferma perch si dice che il bambino non scende, magari perch trattenuto dal cordone ombelicale... Il cordone non escluso che possa inficiare un parto, ma io non ne ho mai visti. L'85% dei bambini hanno il cordone intorno al collo. E la natura lo ha messo in conto. Anche se il cordone e' stretto, normalmente la natura imposta una dinamica di travaglio che viene riconosciuta da chi segue il travaglio, pur non potendo vedere come sta messo il cordone (vederlo bene non e' facile neanche con l'ecografia, e comunque non ti dice se e' lasso o stretto). E' una dinamica di travaglio che riconosciuta essere tipica di quella da giro di funicolo, per cui si ha un travaglio molto veloce, breve, con contrazioni a stilettata, acute, in cui il bambino esce, specie nell'ultima parte, a grande velocit. A volte, uscita la testa, talmente veloce l'espulsione che l'ostetrica difficilmente fa a tempo sia a provare a sganciarlo, che e' uno dei tentativi, sia eventualmente a pinzare e a tagliarlo per liberare il resto del corpo. Di solito il bambino si catapulta fuori a capriola, per cui uno si ritrova il bambino in mano. Quindi il cordone non una condizione che presuppone il cesareo? Pu, pu renderlo necessario. Tra le procedure pi usate durante il parto ce lepisiotomia. Cosa ne pensi? Lepisiotomia la versione europea dellinfilubazione. E una menomazione gratuita dei genitali femminili. Nel senso che

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devo ancora vedere una episiotomia di routine come necessit. Con lepisiotomia la donna viene mortificata, con la scusa che il bambino non esce facilmente, o che la mamma si strappa. Linfibulazione una pratica che si esegue non per fare una cattiveria alle donne. Anzi, spesso sono le mamme delle partorienti le prime promotrici, perch aspirano a garantire loro uno status sociale dignitoso. La giustificazione religiosa, cos come la circoncisione maschile. Da noi lunica religione che riesce a tenere e ad essere accettata da tutti la tecnologia, la scienza, o ci che viene passato per tale. Per cui, se la spiegazione data in termini tecnici, allora riesce ad essere avvalorata. Nel caso dellepisiotomia, la giustificazione quella di prevenire lincontinenza o la lacerazione. In genere, dicono che sia meglio un taglio netto piuttosto che tante lacerazioni: non vero dal punto di vista tecnico. Ma lepisiotomia pi controllata e controllabile. E un esercizio di controllo su quella parte del corpo femminile che esprime il potere pi grande ancora esistente, la procreazione, in un contesto che, invece, lasciato a se stesso, assolutamente animale, indomato. Nasce quindi lesigenza di domare, in questo caso di domare la sessualit femminile. Quali sono le conseguenze dellepisiotomia? Sono tantissime. Innazitutto il dolore prolungato, che interferisce con la qualit della vita e con lavviamento dellallattamento. Quasi sempre viene ritardata per lungo tempo la ripresa dei rapporti sessuali. Lindolenzimento dovuto allepisiotomia permane spesso per molti anni, o anche per sempre. Lepisiotomia pu anche provocare infezioni, se non viene eseguita bene. Ma la conseguenza pi frequente e pi grave la complicazione dellepisiotomia stessa, ovvero il prolungamento e lapprofondimento del taglio: come quando tu tiri molto una tela che, con una sforbiciata, si strappa molto di pi. E dimostrato che lepisiotomia provoca lacerazioni di terzo e quarto grado, quelle pi profonde, oltre ai trombi genito-puerperali, che sono ematomi interni che si creano. E comunque un muscolo indebolito e quindi, al contrario di quanto si pensi, previene ancora meno i problemi di prolasso.

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Ma il suo vero significato proprio la mortificazione di quello che pu essere visto come una fierezza animale. Il dolore del parto uno dei temi principali dei suoi corsi di preparazione, direi un suo cavallo di battaglia. Di solito introduco l'argomento del dolore con le mamme facendo la famosa domanda se esistesse un rimedio magico per vivere il travaglio senza effetti collaterali, lo prenderesti?. Dalle risposte, che di solito sono molto interessanti, parte una riflessione sulla funzione del dolore. Il dolore l'elemento di successo della nascita. E di sicurezza. Il dolore la bussola della mamma nella tempesta del travaglio: la guida, le d le indicazioni, i comportamenti pi idonei, la strada da seguire, le chiarisce i veri bisogni, crea l'emergenza. Il dolore la fa crescere. Protegge la vita della mamma e del bambino. Quindi, il successo del parto si gioca sulla disponibilit della mamma a viversi il dolore. Il dolore, sia fisico sia emozionale, un elemento necessario in ogni processo di crescita. Il dolore del parto rappresenta la crisi che poi porta allo smantellamento dell'equilibrio precedente, che un presupposto per la costruzione di un nuovo equilibrio. Dal punto di vista rituale, segna un passaggio. Tutti i riti di iniziazione prevedono il dolore. E, laddove non esisteva di per s, veniva immesso come fattore arricchente, come catalizzatore del processo. E la disponibilit di una mamma a questo dolore, che possiamo definire con il termine resa, l'unico mezzo per raggiungere la vittoria, il successo in un parto. Per prepararsi bene al parto, pi importante il fisico o la mente? La parte fisica , in realt, la parte pi vera. Attraverso il corpo si arriva in maniera pi diretta allemotivit, per cui basterebbe lavorare sul proprio corpo. Ma bisogna farlo bene, arricchendo questo lavoro con una riflessione finale. E pi sicuro il parto in casa o il parto in ospedale?

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A parit di condizioni, ampiamente dimostrato che in ospedale la coppia mamma-bambino in buona salute, cio selezionata, certamente non acquista in salute. Per cui, per i casi selezionati lesito finale, in termini di benessere, molto migliore a casa. Le statistiche negative dei parti in casa si riferiscono a parti domiciliari di fortuna, come quelli prematuri o dove c qualche guaio di mezzo, non a quelli preparati e selezionati. E vero che i bambini nati in casa sono pi sereni? La serenit del bambino lo specchio dellequilibrio della mamma e, in parte, del suo carattere individuale. E frutto di una moltitudine di fattor:: le sue condizioni di vita,, il rapporto di coppia, la famiglia. Il parto in casa si colloca tra i fattori che predispongono ad un benessere materno. Vengono promosse pi efficacemente le condizioni in cui lincontro con la mamma pu avvenire in maniera pi efficace, pi profonda, gettando cos le basi di un legame funzionale, un allattamento riuscito, un benessere reciproco. Dal punto di vista batteriologico, innegabile il vantaggio per il bambino. Ma anche dal punto di vista sensoriale, perch in casa ce il contatto immediato con un ambiente che poi continuer ad essere il suo. E poi c lesclusivit del contatto, importante per mettere a fuoco il suo principale obiettivo, la mamma. Nascendo in casa, il bambino non viene toccato da mille altre mani, non viene distolto dallattenzione verso la figura principale, sua madre. Con le donne che si rivolgono a te, parli spesso del potere della donna, perch? Il potere procreativo e il potere pi tremendo che sia esistito finora. Dico finora perch temo che forse siamo l'ultima generazione di donne a poterci avvalere di questo potere. Penso che attraverso l'ingegneria genetica diventeremo ben presto obsolete. Mentre noi siamo qui a giocare su Internet, c'e' chi sta lavorando su qualcosa che ancora non prendiamo sul serio e cio le provette, esattamente come 40 anni fa non prendevamo tanto sul serio i calcolatori. Riuscire a domare e ad appropriarsi del potere riproduttivo, il campo di battaglia che ci attende. Il potere riproduttivo della donna resta lultima spiaggia. Ecco perch sorrido

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quando sento le lamentele rispetto al tale ospedale perch non sensibile alle istanze della donna, o di tal altro ginecologo perch poco umano. E una questione pi generale, un problema culturale e un processo sociale in cui c sempre una parte di complicit da parte nostra. Non serve quindi demonizzare, siamo noi che dobbiamo diventare pi forti. Daltra parte, il parto in casa oggi sicuro perch esistono i ginecologi. Limportante non individuare in quella figura la controparte, bens attribuire a ciascuno il suo giusto ruolo, la sua collocazione e soprattutto le sue responsabilit. Lallattamento, ad esempio, uno di quei campi in cui una mamma a volte ha difficolt a vedersi riconosciuto il proprio ruolo, trovandosi a combattere con strutture dove vige uno standard rigido che difficile rompere.... Quello dellallattamento un ottimo esempio. La maggior parte delle mamme delegano al pediatra una buona parte delle proprie competenze. C un delegare diffuso, alla scuola leducazione dei figli, ai deputati la vita politica del Paese, al sindacato i nostri diritti di lavoratori. Nel caso del ginecologo, noi lo abbiamo incaricato di una serie di significati oltre a quello reale, che quello di un medico chirurgo con una specializzazione nelle patologie dellapparato riproduttivo femminile. Non Dio in terra capace di sconfiggere la malattia, la menomazione e la morte. Siamo tutti interdipendenti. Le ostetriche non potrebbero lavorare con la stessa sicurezza con cui operano se non ci fossero i ginecologi, i quali non potrebbero fare il loro lavoro se qualcuno non pensasse alla normalit, che il lavoro delle ostetriche. Per questo non utile crearci questo alibi del mister Cattivo. Secondo te ci vorrebbe una nuova cultura del parto in Italia? Ci vorrebbe una nuova cultura della propria vita.

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8. LA POSSIBILITA DI SCEGLIERE 8.1 Il parto in casa, una nuova opportunit Oltre il 90 per cento della popolazione che attualmente vive sulla Terra nata in casa. Fino a un paio di generazioni fa, nascere tra le mura domestiche era la norma. Ora, invece, partorire in casa considerato imprudente, eccentrico e persino frutto di egoismo. Tuttavia, dopo decenni di medicalizzazione esasperata, questa opzione sta riprendendo credibilit. In alcuni paesi industrializzati, dove il ricorso alla tecnologia ha raggiunto livelli quasi parossistici, molte donne stanno tornando a partorire in casa. Una moda? Una presa di coscienza? In Italia, dove la tecnologia in sala parto ha ormai preso il sopravvento e i cesarei raggiungono cifre record, se ne parla solo quando una mamma-vip, per la gioia dei direttori e dei lettori dei rotocalchi, decide di seguire questa strada. Ma qualcosa si sta muovendo. In Parlamento approdata una proposta di legge, la n. 1237 del 6 giugno 2006, sulle Norme per la tutela dei diritti della partoriente, la promozione del parto fisiologico e la salvaguardia della salute del neonato. Scegliere dove partorire una decisione molto importante per una donna. Lambiente nel quale si svolge il travaglio e la nascita pu avere una notevole influenza non solo su di lei, ma anche sul suo bambino, specialmente nei primi giorni di vita. Quando la mamma si sente a suo agio, protetta, accudita e compresa, le conseguenze positive sulla coppia madre-neonato sono evidenti. Secondo numerosi studi scientifici condivisi ormai da tutti i ricercatori, le sensazioni di sicurezza e serenit provate dalla madre nel processo del parto avviano una naturale produzione di ormoni. Come si detto, lossitocina, ladrenalina, le endorfine e la prolattina sono essenziali per ridurre stress, paura e tensione - e quindi anche il dolore - e per evitare interventi chimici e chirurgici, favorendo lavvio di una buona relazione tra madre e figlio.

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Purtroppo, in molte strutture pubbliche e private, questo importante aspetto del parto viene a volte sottovalutato, se non ignorato. Procedure standardizzate, tempi dettati dai rigidi ritmi della struttura e, sovente, un sovraccarico di lavoro da parte del personale sanitario, fanno provare alla futura mamma sensazioni di solitudine ed estraneit, impedendole di sviluppare listinto e la fiducia nel proprio corpo e nelle sue potenzialit. Di questo aspetto si parla ancora troppo poco. Molta parte della classe medica e della stampa, nonostante i risultati di numerose ricerche a livello internazionale, continuano a diffondere una cultura basata sulla vecchia convinzione che il parto in ospedale , in ogni caso, pi sicuro del parto in casa. Rompere convinzioni consolidate fa sempre paura. E, sebbene molti siano convinti che il parto a domicilio sia rischioso, non esistono dati che lo dimostrino. Anzi, un sempre crescente numero di statistiche dimostrano il contrario. Il problema che molti medici e ginecologi continuano a sostenere che la drastica inflessione di mortalit infantile sia merito del trasferimento del parto dalle mura domestiche agli ospedali. Tuttavia, anche oggi la mortalit perinatale pi frequente nei figli delle donne che si trovano in fondo alla scala sociale che nei figli delle classi medie. Le differenze sociali (il grado di istruzione e di informazione, le condizioni generali di salute, le condizioni abitative, lalimentazione, latteggiamento di fronte al fumo e la facilit di comunicazione fra chi offre le cure e le pazienti) influenzano notevolmente il tasso di mortalit perinatale. I bambini muoiono e le donne soffrono durante e dopo il parto a causa della povert e della trascuratezza57. 8.2 Dati sul parto in casa Sfortunatamente, fino a poco tempo fa le statistiche ufficiali sono state contaminate. I dati sui parti in casa sono stati mischiati con le cifre relative a parti non programmati e a rischio come quelli di adolescenti che tenevano nascosta la loro gravidanza, donne che partorivano durante il tragitto in ospedale, parti prematuri e inaspettati, o casi di nascite avvenute senza alcuna cura prenatale. Per essere valido, uno studio deve mettere a confronto dati simili.
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Sheila Kitzinger, Il manuale del parto in casa, Red, 1993

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Nel 1985 lOrganizzazione Mondiale della Sanit ha ufficialmente stabilito che non mai stato scientificamente provato che lospedale pi sicuro della casa per una donna che ha avuto una gravidanza normale. Studi su parti in casa programmati in paesi industrializzati e per gravidanze non a rischio, hanno mostrano che le percentuali di complicazioni e di morti materne e neonatali erano uguali o inferiori rispetto a quelle relative ai parti in ospedale. Nel 1992, in Inghilterra, il Comitato sui servizi materni della House of Commons, andato al cuore del problema pubblicando il Winterton Report, contenente oltre 100 raccomandazioni su gravidanza, travaglio e cure post-natali. E arrivando alla conclusione che incoraggiare tutte le donne al parto in ospedale non giustificabile dal punto di vista della sicurezza. Ma il rapporto Winterton si spinto oltre, affermando che non esiste evidenza convincente o inoppugnabile che gli ospedali diano una garanzia migliore di sicurezza per la maggioranza di mamme e bimbi. E possibile, ma non provato, che sia il contrario. Nel 1996, anche lautorevole British Medical Journal, ha pubblicato un editoriale a favore del parto in casa. La maggior parte degli indicatori suggerisce che il parto a domicilio non presuppone un rischio maggiore del parto in ospedale e che riduce alcuni dei rischi aggiuntivi dovuti agli interventi. E importante che lopzione del parto in casa sia disponibile, specialmente per le donne con una gravidanza a basso rischio, alle quali bisogna consentire una libera scelta . 58 Il ricercatore danese Ole Olsen 59, ha messo a confronto i dati di sei differenti ricerche sulla sicurezza tra parto in casa selezionato e parto in ospedale, esaminando i dati relativi a 25.000 bambini di cinque continenti, nati a seguito di gravidanze a basso rischio. Il risultato? Non esiste differenza nella percentuale di sopravvivenza tra i bambini nati a casa e quelli nati in ospedale. Inoltre, sono emerse significative differenze tra i due gruppi. Nel primo si riscontrato un minor numero di interventi medici, le madri avevano subito meno
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British Medical Journal Editorial, n. 7068 del 23 novembre 1996, pag. 10 59 Ole Olsen, Department of Social medicine, University of Copenhagen, Denmark, Metaanalysis of the safety of home birth, Birth. 1997 Mar;24(1):4-13; discussion 14-6

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lacerazioni durante il parto, meno induzioni al travaglio, meno tagli cesarei e cera stato un minor ricorso al forcipe. Per quanto riguarda la mortalit materna, non si era verificato nessun caso in entrambi i gruppi. La conclusione dello studio stata che il parto in casa una valida alternativa allospedale e determina un minor numero di interventi. Il pi vasto e completo studio che ha messo a confronto il parto in ospedale e il parto a domicilio, porta la firma di Lewis Mehl. Nello studio60, effettuato negli Stati Uniti nel 1976, 1.046 parti in casa sono stati confrontati con altrettanti parti in ospedale, tenendo conto dellet della donna, la lunghezza della gestazione, il numero di gravidanze, i fattori di rischio, lo status economico-sociale, la razza, la presentazione del bambino al momento del parto, e i principali fattori di rischio individuali. Dallo studio emerso che in ospedale il numero di cesarei era tre volte superiore rispetto alle nascite in casa, luso del forcipe 20 volte superiore, la percentuale di casi di alta pressione nella madre era cinque volte superiore, triplicate le difficolt del neonato (infant distress) durante il travaglio e lincidenza di emorragia post-parto. Quadruplicate le infezioni neonatali, e i neonati avevano avuto bisogno tre volte pi di aiuto per iniziare a respirare. Parit, invece, per quanto riguarda il tasso di mortalit neonatale. Non si sono verificati morti materne in nessuno dei due gruppi. Le principali differenze riscontrate, hanno riguardato il miglioramento della salute di mamma e bambino se la coppia aveva pianificato un parto in casa, e questo nonostante il fatto che le statistiche sul parto a domicilio contenute nello studio includevano donne che avevano cominciato il travaglio a casa, ma alla fine avevano dovuto essere trasferite in ospedale.

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Dr. Lewis Mehl, Home Birth Versus Hospital Birth: Comparisons of Outcomes of Matched Populations. Presentata il 20 ottobre 1976 al 104.mo meeting dellAmerican Public Health Association.

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8.3 I vantaggi del parto a domicilio Il parto in casa, selezionato e monitorato, ha molti vantaggi per la donna e il bambino. Innanzitutto si svolge in un ambiente amico, tra le mura domestiche, permettendo una tranquillit e unintimit difficilmente raggiungibili in clinica o in ospedale. Una dimensione che permette alla donna di avere il controllo su quanto sta accadendo, sia nel suo corpo sia nellambiente circostante. Nessun estraneo intorno, nessunaltra partoriente che urla nel letto o nella stanza accanto, nessun intervento non voluto. Tutto questo significa il pi delle volte un travaglio pi breve rispetto allospedale. Quando ho partorito la mia primogenita, Sara, sparsi per la camera da letto delle candele per creare intorno a me un ambiente caldo, piacevole. Quella penombra, intervallata da quelle fonti di luce soffusa, mi permise di concentrarmi meglio durante le spinte e tra una contrazione e laltra. Pensai anche alla musica: registrai un paio di audio-cassette con le mie canzoni preferite, dal pop melodico al funk (le mie amiche ancora mi prendono in giro), che ascoltai per buona parte del travaglio. Un altro elemento importante da considerare, la totale libert. Libert di movimento, di indossare ci che si vuole, di mangiare o bere quando se ne sente la necessit. Ina May Gaskin nel suo libro La gioia del parto afferma che il travaglio lunico duro lavoro umano in cui vi sia una proibizione medica di bere e mangiare e che in base alla sua esperienza trentennale di ostetrica, le donne affamate non hanno la forza necessaria per affrontare un travaglio61. Quando si a casa propria, si pu fare una doccia o rilassarsi nella vasca da bagno, magari aggiungendo allacqua qualche goccia dellolio essenziale preferito. Oppure, quando ancora il travaglio vero e proprio non cominciato, uscire a fare una passeggiata: il movimento facilita la discesa del bambino e prepara il suo passaggio nel canale del parto. E possibile avere accanto le persone pi care come il partner, le amiche o eventuali altri figli. Insomma, la donna a decidere i ritmi, i modi e gli orari del suo parto, soddisfando in questo modo le proprie esigenze e i propri bisogni in un momento cos delicato e importante della sua vita.
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Ina May Gaskin, La gioia del parto, Bonomi Editore, 2003, pag. 252 e 254

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Una donna che partorisce a casa, ha piena libert di allattare il suo bambino quando e come vuole, e di tenerlo accanto a s nel letto, senza dover rispettare orari e regole imposti da altri. La casa inoltre pi pulita. O per lo meno, i suoi germi sono pi familiari. Alcuni studi sul parto in casa indicano un minor tasso di infezioni nella madre e nel bambino rispetto allospedale. Nel 1987 il National Childbirth Trust (NCT) ha scoperto che quasi il 22 per cento delle donne ospedalizzate avevano contratto una infezione postnatale rispetto a circa il 5 per cento delle mure domestiche. In uno studio durato 10 anni (dal 1970 al 1980), su 1.200 nascite in casa a Summertown, in Tennessee, solo 39 madri hanno contratto infezioni post-partum, e un solo bimbo ha avuto la setticemia62. Mardsen Wagner ha definito la nursery ospedaliera una culla di germi, avvertendo i medici sul rischio infettivo di madri e bambini nei nosocomi causato dalle procedure impersonali e dalleccessivo uso di tecnologie e medicinali63. Partorire in casa offre ancora di pi a chi ha gi uno o pi bambini. Chi sceglie questa opzione sa gi cosa aspettarsi durante il travaglio, e ai figli viene evitato il trauma di unassenza prolungata della madre (e del padre). Partecipare allevento, assistere, con le dovute cautele, a questa esperienza, sentirsi parte della nuova nascita, facilita laccettazione del nuovo nato. Pu essere penoso (scoraggiante) scoprire non solo che tua madre a letto in un ambiente estraneo, circondata da estranei, ma anche che il neonato ce labbia tutta per s. Ovviamente, bisogna tener conto dellet dei bambini e come essi si sentono rispetto al fatto di essere presenti durante il travaglio. Per prendere questa decisione, bene parlarne con lostetrica. Quando aspettavo il mio secondo figlio Leonardo, affrontai largomento con Valeria diverse settimane prima del parto. Sara aveva tre anni e mezzo e, nonostante lavessi subito coinvolta nella nuova gravidanza, mostrandole un libro con i disegni delle varie fasi della gestazione e fotografie di bimbi mentre venivano alla luce, non ero sicura che avrebbe reagito bene nel vedermi soffrire. Anche perch mio marito mi aveva raccontato che durante la sua nascita mi ero comportata come una squaw che partorisce in mezzo alla foresta, emettendo delle

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The Five Standards of Safe Childbearing, 1981 dalla rivista Mothering, numeri di ottobre, novembre e dicembre 1989

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urla di una forza e di una intensit primitiveTemevo che la piccola Sara si sarebbe spaventata Ne parlammo diverse volte, e alla fine decisi che per lei sarebbe stato meglio non essere presente. Fu cos che, appena mi resi conto che il momento era arrivato (era l8 dicembre, giorno dellImmacolata e quindi Sara non era andata a scuola), chiamai mia madre e le chiesi se poteva stare qualche ora con lei. Le feci fare una bella colazione, giocammo un po insieme e poi la salutai dandole un mare di baci. Mio marito laccompagn dai miei genitori alle 11 di mattina. Unora e mezzo dopo, le spinte erano forti e regolari. Chiamai Valeria, che fortunatamente aveva appena finito il suo turno allospedale. A mezzogiorno arriv e qualche attimo dopo cominci il travaglio vero e proprio. Mi immersi nella tinozza piena dacqua che qualche giorno prima avevamo posizionato in camera da letto. Per una meravigliosa coincidenza, ci era capitata la stessa tinozza in cui avevo fatto il travaglio di Sara. Tant che sulla parete esterna ritrovammo il suo nome e la sua data di nascita: li avevamo scritti con un pennarello nero, accanto ai nomi di tutti i bambini che erano nati in quella stessa vasca. Era dicembre, ma lacqua tiepida che Benedetto aveva provveduto a metterci dentro, mi sembr troppo calda. Rapidamente lui vers parecchia acqua fredda, seguendo abbastanza stupito le mie indicazioni, visto che sono molto freddolosa: E ancora troppo calda, metti ancora acqua fredda, ancora ancora., gli dicevo. Intanto, Leonardo sembrava avere una gran fretta di uscire. Spingeva come un forsennato, mentre io cercavo di gestire il dolore cambiando spesso posizione nella vasca e respirando profondamente. Anche se il travaglio per Sara era durato 4-5 ore, e non era stato per nulla indolore, non mi ricordavo pi che partorire facesse cos maleNon avevo nessuna voglia di soffrire per molto tempo ancora. A un certo punto il parto ebbe una tale accelerazione che Valeria, rendendosi conto che Leo stava uscendo troppo rapidamente, mi esort a fare un tipo di respirazione tipo cane, per proteggere il perineo. Ero nella mia posizione preferita, carponi, aggrappata con le braccia al bordo della vasca. A un certo punto mi disse di girarmi: Cos lo vedi uscire. Mi voltai, diedi un paio di spinte e pluff! Vidi Leo catapultarsi fuori di me e finire sul fondo della tinozza. Erano passate solo due ore e mezzo dallinizio delle doglie!. Benedetto e io fummo cos sorpresi da quel tuffo, che rimanemmo a guardarlo con gli occhi spalancati, senza parole. Ma lo volete prendere questo bambino, o no?, ci chiese la pragmatica Valeria. Ci chinammo verso di lui, Benedetto lo prese in braccio e lo fece riemergere, mettendolo poi tra le mie braccia. Era piccolo, tutto coperto di vernice casearia, e dopo pochi attimi mi lanci uno

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sguardo che Benedetto immortal in una foto incredibile, cos intensa che ogni volta che la guardo mi emoziono. Tenni il mio maschietto tra le braccia per qualche attimo, stretto al seno. Poi uscii dalla vasca e mi sdraiai sul letto. Lo attaccai subito al seno: sembrava gi molto interessato alla questione Dopo qualche minuto, Valeria disse : Benedetto, ora tocca a te, porgendogli le forbici per tagliare il cordone ombelicale. Ma, sorpresa, era gi tagliato! Leo lo aveva strappato da solo durante il tuffo. Valeria mostr un minimo di preoccupazione: in oltre 20 anni non le era mai successa una cosa del genere. Chiam subito il neonatologo di sua fiducia (lo stesso che aveva visitato Sara quando nacque), che arriv poco dopo. Visit Leonardo. Io ero molto tranquilla, sentivo che non cera nulla di cui preoccuparsi. Signora, lei ha fatto un bambino sanissimo. E in ottima forma, conferm il medico. Il quale ci spieg che in questi casi non c da preoccuparsi perch la Natura ha previsto anche questa eventualit. Quando il cordone si strappa da solo, si attiva una sorta di valvola di sicurezza che fa interrompere il flusso di sangue dalla placenta al neonato, senza alcuna conseguenza sulle sue funzioni vitali. Dopo il bagnetto, misi a Leo un body e una tutina di spugna: dato che era nato quasi 20 giorni prima del previsto, gli stava enorme. Era tenerissimo, piccolo (2,950 chili, lo stesso mio peso alla nascita) ma perfetto. Mentre lui dormiva tranquillo nel lettone, Valeria mi diede alcuni punti di sutura: la velocit con cui era nato mi aveva procurato qualche lacerazione. Mentre Valeria ed io chiacchieravamo amabilmente durante questa operazione, Benedetto and a riprendere Sara. Quando arriv a casa, trov il nuovo fratellino ancora addormentato. Si avvicin curiosa, lo accarezz e chiese: Posso tenerlo in braccio?. Le dissi di sedersi sul letto e glielo misi in grembo. Mi commossi vedendo come lei lo guardava, e come lui era a suo agio tra le sue braccia. Ci abbracciammo tutti felici.

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9. Storie di parti Il parto, non mi stancher mai di ripeterlo, un evento naturale e meraviglioso che d a tutte le donne loccasione di crescere, guardarsi dentro, scoprire un mondo nuovo e sconosciuto. Ogni donna ha il diritto di affrontarlo come desidera, non importa se in casa, in clinica o in ospedale. Non si tratta di imporre unideologia n di convincere tutte le donne a partorire tra le mura domestiche. Limportante arrivare a quel momento cos cruciale avendo la totale coscienza di ci che si sta vivendo, assumendosi le proprie responsabilit, senza delegare ad altri la gestione del proprio corpo. La gravidanza e la nascita sono esperienze complesse e irripetibili. Ma credo che per una donna che voglia viverle, o le stia gi vivendo, possa essere daiuto e di conforto conoscere le esperienze di altre donne. In particolare per quanto riguarda il parto in casa, purtroppo ancora uneccezione. Ecco quindi alcune storie vissute con gioia ed emozione da altre colleghe mamme che hanno scelto le mura domestiche per dare alla luce i loro figli.

Stella Ho avuto due parti, uno in ospedale e uno in casa. Sono stati come il giorno e la notte, e posso dire che se avessi un altro figlio rifarei senza alcun dubbio il parto in casa. La mia prima esperienza stata molto insoddisfacente, mi sono sentita per tutto il tempo un pezzo di carne. Dopo quattro anni, sono rimasta di nuovo incinta. Non conoscevo nessuno che facesse il parto in casa, ma mi sono informata e ho scoperto un centro per la nascita in casa. Una delle cose migliori che ho fatto, stata quella di lavorare sulla grande paura che avevo, e di ripetere ogni giorno affermazioni come so che il mio parto sar facile e sicuro:mi rendo conto che possa sembrare strano, ma per me stata la migliore preparazione al parto! Ero veramente in unottima disposizione danimo. Lidea piaceva

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anche al mio medico, ma sono stata io la vera responsabile di tutto. Tutto ci che ha fatto lui stato darmi supporto ed essere l quando avevo bisogno di lui. Ma tutti pensavano che fossimo matti. Cos non lo abbiamo detto quasi a nessuno, solo ai miei genitori e a qualche amico. Le cose sono state molto pi facili del primo parto, anche se il mio travaglio stato pi lungo del precedente. Ero cos felice di stare a casa mia! Credo che si dovrebbe pensare se andare allospedale o meno, e se realmente ce ne sia la necessit. Carla Avevo 32 anni quando aspettavo il mio terzo figlio. E stata una gravidanza facile, senza complicazioni. Pensavamo che sarebbe nata il 17 luglio, ma evidentemente lei aveva altri piani. Mentre andavamo in chiesa, ho iniziato ad avere contrazioni ogni 10 minuti. Non erano cos forti, ma comunque dolorose. Sono continuate per tutto il giorno e, quando sono andata a letto, sono sparite. Mi sono svegliata con crampi simili a quelli delle mestruazioni, poi ho avuto contrazioni ogni 10-15 minuti. Il marted cominciato nello stesso modo, con contrazioni ogni 10 minuti. Alle nove di mattina, le avevo ogni 5 minuti. Alle 11 sono rallentate e sono diventate irregolari. A mezzogiorno sono andata in cucina a preparare il pranzo. Appena ho cominciato a camminare, ho avuto contrazioni ogni 2-3 minuti e mi sono dovuta appoggiare a qualcosa e respirare. Alle 12,45, sono andata in bagno e ho fatto una lunga doccia. Sapevo che era arrivato il momento. Ho chiamato la mia ostetrica e unamica per tenere i bambini. Ho camminato per casa e ho lavorato tra le contrazioni, che erano ogni 2-3 minuti. E arrivata lassistente dellostetrica e insieme hanno predisposto le cose per il parto. Mi sentivo bene tra una contrazione e laltra. La mia ostetrica mi ha controllato alle 2,30: ero a 8-9 centimetri di dilatazione. Ero eccitata pensando che tutto stava quasi finendo. Cinque minuti dopo mi si sono rotte le acque. Dopo unaltra contrazione, decidemmo che avrei dovuto mettermi sul materasso e far uscire il bambino. Odio spingere! Mio marito stava vicino e mi diceva di spingere. Ho spinto tre volte con la contrazione e la sua testa spuntata, poi mi sono

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presa una pausa. Ho cercato di chiudere gli occhi e rilassarmi. La mia ostetrica ha cominciato a rassicurarmi che tutto stava andando bene e a darmi la forza per andare fino in fondo. Quando e arrivata unaltra contrazione, ho capito che dovevo veramente farlo e ci ho messo tutto il mio impegno. Ancora tre belle spinte e la testa uscita. Qui iniziata la parte pi difficile. Il cordone ombelicale faceva due giri intorno al collo della bambina. I miei occhi erano chiusi e per tutto il tempo ho solo ascoltato la voce dellostetrica che mi dava istruzioni. Ero sicura che aveva tutto sotto controllo, ero solo un p tesa mentre aspettavo che facesse uscire le spalle della bambina: per alcuni minuti sono stata molto a disagio. Quando seppi che tutto era ok, lho spinta fuori e mi sono sentita cos ..... sollevata! Lho presa, era piena di vernice casearia, e ho cominciato a parlarle. E stato tutto molto tranquillo e bello. Erano le 2,50 quando nata, meno di tre ore dalle contrazioni vere e proprie.

LAVINIA
Mi svegliai la mattina alle 6,30 con mia figlia Chiara. Non avevo dormito bene perch il bambino si era mosso per tutta la notte. Feci un bagno alle 9,15 e mi accorsi che le contrazioni erano piuttosto regolari. Non ci feci molto caso, perch ultimamente era successo di frequente. Quando uscii dalla vasca, le contrazioni continuavano e cos decisi di muovermi, nel caso fosse cominciato il travaglio. Alle 10 non ero ancora sicura, ma chiamai il ginecologo per sicurezza. Continuai a camminare perch mi faceva bene. Le contrazioni erano pi forti, ma facili da sopportare. Chiamai lostetrica per informarla, ma le dissi che non avevo ancora bisogno di lei. Mi disse di cambiare posizione ogni mezzora e che mi avrebbe richiamato unora dopo. Quando lostetrica chiam di nuovo, il ginecologo parl con lei mentre io stavo urlando nella stanza accanto. Le disse di venire subito. Mentre stavo facendo tutto quel rumore, Chiara voleva cantare insieme a me, e il gatto mi stava miagolando contro: eravamo un gruppo di famiglia piuttosto rumoroso! Quando lostetrica arriv, predispose tutto molto rapidamente e mi disse che dovevo uscire dal tino per fare pip. Le dissi di no, ma lo feci ugualmente con laiuto del ginecologo. Stavo appena

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cominciando il periodo di transizione: me ne resi conto dal fatto che tutto il mio corpo stava tremando, sentivo che stavo per vomitare. Andai in bagno, qui lostetrica sent il battito fetale, che era perfetto, e controll la mia cervice, che era dilatata di 9 centimetri. Mi fece sedere sul water con le mie gambe sulle sue ginocchia durante altre due contrazioni. Per tutto il tempo dicevo Non voglio, ma lo feci ugualmente. Poi, il ginecologo mi aiut a rientrare nel tino. Mentre lo stavo facendo, ebbi la mia prima spinta. Lostetrica mi disse di continuare e spingere durante la contrazione. Obbedii, ma feci la pip sui piedi del ginecologo! Pi tardi mi disse che aveva fatto di tutto per non scoppiare a ridere. Quando entrai nel tino, la testa del bambino era spuntata fuori. Faceva molto pi male di quando nacque Chiara. Perch fa cos male?, dissi. Perch stai avendo un bambino, mi rispose lostetrica. Guidai il bambino fuori di me e, quando usc la testa, guardai mia madre e dissi Il mio bambino sta arrivando!. Ancora una spinta e il suo corpo era fuori. La facemmo scivolare fuori dallacqua e la presi in braccio. Era cos paffuta! Dissi soltanto la mia bambina, la mia bambina, e per circa cinque minuti non mi posi neanche il problema di quale sesso fosse. Tenendola tra le braccia, la feci ondeggiare nellacqua del tino, che era abbastanza calda da mantenere giusta la temperatura del suo corpo. Mi guard e non pianse fino a quando la tirai fuori. Tagliammo il cordone ombelicale quando smise di pulsare e il medico mi aiut ad espellere la placenta. E stata unesperienza meravigliosa, molto spirituale. Non ho nessun rimpianto. Tutto si svolto esattamente come desideravo. Ora abbiamo una bellissima bambina, Nina, che beve molto latte e ha due ottimi polmoni. SILVIA Prendemmo la decisione di far nascere nostro figlio in casa al sesto mese della mia gravidanza, dopo aver conosciuto un centro dove si tenevano classi sul parto naturale. Parlammo molto con unostetrica del centro, oltre che con altri genitori che avevano fatto il parto in casa, e leggemmo molto per informarci su questa possibilit. E arrivammo alla conclusione che il parto in casa fosse

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lopzione pi sicura per noi e per il bambino. E, a proposito di coloro che hanno un ginecologo riluttante in questo senso, la prima cosa che il mio ci disse quando contattammo lostetrica, fu ora potete parlare con lei del parto in casa!. Nonostante a quel punto fossi preoccupata riguardo al suo approccio nei confronti della nostra scelta, ora penso che avrei dovuto dargli maggior credito, perch dopo aver preso del tempo per valutare lidea e saperne di pi , il suo fu un cambiamento di 360 gradi. E da quando e nato nostro figlio, adora raccontare a tutti la nostra storia e dice che non potrebbe immaginare di far nascere un bambino in un altro luogo che non sia una casa. A quattro giorni dallultimo appuntamento con la mia ostetrica, Marco non si era ancora posizionato bene ed era podalico, cos lei mi raccomand di passare ogni giorno un p di tempo sulle mani e sulle ginocchia, tendendo il petto a terra, per incoraggiarlo a ruotare. Beh, deve aver funzionato, perch la domenica pomeriggio scese gi ruotando sulla sua destra. Mi svegliai alluna e trenta di notte con la mia prima contrazione. Alle 2,30 avevo contrazioni ogni due minuti, che duravano circa un minuto. Inizi quindi il cosiddetto pre-travaglio, quel periodo di tempo in cui si riesce a parlare, a camminare, fare spuntini e sonnellini. Il mio ginecologo chiam lostetrica, Daniela, e la sua assistente. Quando arrivarono, mi sentii pi tranquilla. Daniela mi aiut a vocalizzare con dei toni bassi e aperti, parlandomi durante le contrazioni, facendomi fare la visualizzazione e respiri profondi, mentre il ginecologo mi massaggiava la schiena. Ero stupita di quanto il mio corpo reagisse bene e mi dicesse ci di cui avevo bisogno. Io sono la classica persona che segue alla lettera ci che dicono i libri, ma una cosa che ho imparato dal mio parto avere fiducia nel mio corpo. Alle quattro, chiesi a Daniela di farmi una visita interna (la prima in tutta la gravidanza!) per vedere come stavano andando le cose. Non posso descrivere la mia eccitazione quando mi disse che ero a 8-9 centimetri di dilatazione e che si poteva vedere la testa del bambino, dopo sole due ore e mezzo di travaglio! Cominciai a spingere a cinque centimetri di dilatazione, a sette potemmo vedere la testa che iniziava a far capolino: era cos incoraggiante vedere quei pochi capelli neri uscire e rientrare! Lultima ora e mezzo di spinte fu incredibile, specialmente quando vidi la testa uscire, poi il resto del corpo. Ebbi solo una piccola lacerazione grazie alla gran

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quantit di olio di oliva usato durante il massaggio perineale nella fase espulsiva. Tagliammo il cordone unora dopo, poi passammo il resto del giorno accoccolati nel letto, mangiando spaghetti al rag, e ammirando quel piccolo e perfetto esserino.

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