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A CURA Dl
ANTONIO RUSSO
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SCETTICI ANTICHI
A CURA Dl
ANTONIO RUSSO
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Prima edizione: 1978
ISBN SS-o~-02506-t
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INTRODUZIONE
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Ai carissimi "dommatici •·
A urelio Petroni e Carlo Aliberti
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J. Attualita dello scetticismo greco. - 2. Linguaggio e costume scettici. -
3· La tragedia teoretica delia scepsi antica. - 4· Dialettica scettica.- 5· Episte-
mologia sccttica. - 6. Rivoluzionarismo scettico. - 7· Difficolta di lavoro sulle
testimonianze scettiche e criteri delia prcscnte raccolta. - 8. Caratteristiche
delia presente traduzione. - g. Breve quadro storico dcllo scetticismo antico
ndle sue linee generali.
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10 INTRODUZIONE
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INTRODUZIONE II
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12 INTRODUZIONE
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INTRODUZIONE IJ
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INTRODUZIONE 15
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16 INTRODUZIONE
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INTRODUZIONE 17
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IB INTRODUZIONE
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INTRODUZIONR
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20 INTRODUZIONE
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lNTRODUZlONE 21
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22 INTRODUZIONF.
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INTRODUZIONE
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INTRODUZIONE 25
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I!'OTRODUZIONE
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INTRODUZIONE
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INTRODUZIONE
sorella, fece del bene ai suoi concittadini procurando loro anche l'esen-
zione dalie tasse e, secondo Favorino, non c'era niente di male se
egli, praticante dell'afasia, esprimesse verdetti nei tribunali. Gli
Accademici continuarono a dare una gestione legale al loro raffinato
sodalizio in confonnita con le istituzioni forse stabilite gia da Platone
quando componeva le Leggi: essi educavano oratori ed uomini poli-
tici, sapevano rintuzzare certe arroganze di qualche diadoco di
.Alessandro e coraggiosamente con Carneade, davanti al1'1.1Jtellighentia
romana, seppero anche affermare che sotto il nome di giustizia si
celavano abilmente le rapine fatte in tutto il mondo dai discendenti
di Romolo: cosa che indusse Ca tone a far preparare i bagagli al
pericoloso filosofa. E il buon Cicerone difendeva anche da scettico-
accademico il suo operata politica e non si pentiva di aver detto
e ripetuto il suo comperttun lrabeo a proposito delia congiura di Cati-
lina fino a sentirselo ripetere carne un ritomello nelle assemblee
popolari, nel senato e nella conversazione riservata con Lucullo.
Il povero Favorino ebbe brutti grattacapi dall'imperatore Adriana
e dall'entourage imperiale che pure ostentavano il loro :filellenismo,
e si difese, senza venir meno per questo al suo 11 pirronismo 11 che pur
era malsicuro per altre ragioni, ma non per incoerenza pratica.
Infine Sesto Empirica, col suo trattato Sugli ăei, non intendeva
minare affatto le basi del culto, ma solo sostenere il suo scire 11e/as
c non credeva di venir meno allo scetticismo quando affermava che
lo Scettico rispetta le leggi ed i costumi delia sua patria e vive in
modo conforme ad essi.
Gli Scettici non furono rivoluzionari in carnpo pratico perche
non furono rivoluzionari in campo teorico. Se ci sono contraddizioni
in loro, non bisogna vederle tra teoria e prassi, ma all'intemo delia
teoria e all'intemo delia prassi.
Si e parlato di ce confonnismo scettico D, forse col sottinteso
malanimo di ehi avrebbe voluta che quegli antichi signori abbrac-
ciassero la causa delle masse diseredate ed oppresse. Ma il rasoio
scettico serviva a rendere piu levigato il volto del pensatore, e le
mani dello Scettico non erano idonee a vibrare alcun colpo di maglio:
l'esempio piu appariscente ci e offerto ancora una voita da Cicerone
che detestava ogni rivoluzi.one piu delia dittatura sillana!
Ma uno dei cardini dcll'etica scettica era la difesa delia comune
consuetudine (auv~~h:~cx) e questa difesa veniva esercitata in ogni
settore: nell'u.so dellinguaggio contra gli accigliati grammatici ana-
logisti e contro la retorica pomposa e dotta delle scuole, nell'uso
delle varie scoperte ed invenzioni scientifiche contro l'acribia aristo-
cratica dei matematici, nella condotta delia vita contro certi aristo-
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lNTRODUZlONE
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INTRODUZIONE 37
Di fronte a questo stato di cose che gia si profilava con la restau-
rJ.zione antiochea dell'Accademia n Antica D venne ad insorgere il
1\eo-pirronismo, che costituisce la terza grande fase di sviluppo
ddlo Scctticismo antico e che, mentre intende rifarsi all'autenticita
~cdtica di Pirrone e di Timone, non puo negare l'apporto delle
~sperienze e delle indagini u scettiche 11 delle varie Accademie, quan-
tunque si proponga di tagliare i ponti con queste.
Protagonista della restaurazione pirroniana fu Enesidemo di
Cnosso o di Ege (seconda meta del 1 sec. a. C.). il quale, dopo essersi
formata anch'egli nell'Accademia e dopo aver probabilmente attra-
,·ersato una fase eraclitea o, almeno, essersi posto con profondita il
problema di una interpretazione dell'Eraclitismo in chiave scettica,
ricondusse lo Scetticismo alle sue fonti originaric, ne raccolse e ne
sistemo Ia tropologia, esarninb sistematicamentc l'impossibilită. di
fondare la conoscenza sia sulla sensazione sia sulla rappresentazione
comprensiva sia sugli strurnenti delia logica quali l'induzione e la
deduzione. Enesidcmo, inoltre, condusse un esame critica delle
principali nozioni fisiche, soprattutto delia causalită., che era uno
dci cardini delle costruzioni naturalistiche dei Dommatici e che lo
Scetticismo precedente non aveva demolito sistematicamente. Le
stesse indagini scettiche Enesidemo estese anche all'etica, comple-
tandn !'opera organica intrapresa soprattutto da Carneade, ma re-
spingendone nettamente l'impostazione probabilistica. Il metodo
dcll'indabrine enesidemea rimase, comunque, qucllo dialettico-anti-
logistico, e:d in eia egli si avvalse ancora dell'esperienza accademica,
utilizzandola, pero, ed indirizzandola in direzione di una scepsi
totale.
una rigorosa impronta logica diede al Neo-pirronismo anche la
misteriosa figura di Agrippa (vissuto tra il 1 e il II sec. d. C.) non
solo per i suoi cinq ue tropi altamente speculativi, ma anche per il
movimento circolare che egli conferi alia tropologia scettica.
Gia prima dell'opera scettica di Enesidemo e giă. durante Io
svolgimento delia sccpsi accademic.a, la Medicina Empirica, che
faceva risalire le sue origini fino all'eta presocratica, approfondiva
le sue ricerche metodologiche che coincidevano con quelle degli
Scettici non sempre in modo casuale o semplicemcnte parallelo.
E. ne li~ '' scuola » fondata da Enesidemo venne sempre pin a deter-
mmarsl, quasi in contrasta col solitario speculativismo di Agrippa,
la confluenza di Scettidsmo e di :Medicina Empirica finche con
1\Ienodoto di Nicomedia (80/9D-I50/I6o d. C.) e col su~ quasi coe-
~neo _Teoda si ebbe la consapevole fusionc dei duc indirizzi, e il
• eo-puTonismo, avvalcndosi della metodologia medico-empirica,
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INTRODUZIO!'JE
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INTRODUZIONE 39
tita. Tcm1ini come di>.<.yov (ragionevole), d:v.oc; (verosimile), 1tL&«v6v
(probabil~) appa~ono molt~ spesso all~ fine delle ~ue argome~tazioni
dernolitone, e st tratta di un frasano accademtco cbe egli - pur
,mti-accadcmico - non riesce ad eliminare oppure a sostituire con
stilemi pienamente empirici. Cio prova che, quando egli si sente
allc strettc, non puo non rifugiarsi sotto i platani di Academo.
C'e, insomma, anche in lui la logica delia negativita che egli rimpro-
wra \"a agli Accademici, ma di cui non poteva liberarsi. La sua
sercnit:i. di uomo, di pensatore e di scrittore spesso briliante non
ricsce a nascondere questa fondamentale angoscia tra empiria e logos,
e percio con lui Io Scetticismo antico, ripercorrendo tutte le sue
tappe ed assumendo anche il volto del cataloga e delia compilazione,
trae definitivamente le sue somme e si esaurisce.
ANToNro Russo
Salerno, 25 aprile 1977
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NOTA BIBLIOGRAFICA
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PIRRONE
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Pirrone di Elide (365/o-275/0 a. C.) fu considerata da tutti
gli Scettici dell'antichitâ. - e in particolare dai movimento neo-
pirroniano iniziatosi con Enesidemo e conclusosi con Sesto Empi-
rica - carne il fondatore delia loro ă.ywriJ, quantunque gia prima
di lui, nel corso delia filosofia greca e persino nei poemi omerici,
non fossero mancati motivi e spunti di ordine scettico. Mentre, perll,
la per:oonaliti umana di Pirrone balza viva e netta dalie notizie
bio~-,rrafiche raccolte e trasmesse da Diogene Laerzio, non emerge
con- altrettanta chiarezza da tutta la tradizione antica !'autentica
suo pcnsiero filosofica o, carne e stato piu volte a:ffermato, la sua
rinuncia a filosofare. Di qui il grave rischio o di assegnargli piu
di qucllo chc gli appartiene o di defraudarlo del suo, e di qui anche
la nostra incertezza nel derivare gran parte dello Scetticismo greco
da una posizione tE'oretica oppure da un'opzione di ordine morale 1 •
E innegabile, comunque, che i Pirroniani dell'et~ imperiale ro-
mana, dietro l'esempio di Enesidemo, sia per umilta filosofica sia
per dare autorevole convalida alle Iora polemiche anti-dommatiche
e anti-accademiche, fccero risalire al vecchio saggio di Elide gran
parte del Iora stesso pensiero (e cio e capitato parecchie volte nel
corso secolare delia filosofia da Platane esaltatore ed annunciatore
dd vangelo socratico fina ai nostri giorni); ma puo essere altresl
plausibilc che nel pensiero di Pirrone fu presente almeno un certa
numero <li addentellati o, se non altro, il punto di partenza anche
di ordine speculativa per le ulteriori posizioni scettiche.
Se stiamo alia trad.izione, non siamo in nessun modo autorizzati
a crede re cht" Pirrone fosse una specie di santone incolto; anzi egli
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ss PIRRO!IIE
2. Gli stretti contatti di Pirrone col pcnsiero democriteo sono stati parti·
cola.rmente illustrati da von Fritz sia nella \'occ Pyrrhou (• RE •. XIX. coli. 94-5)
sia. in Dmzocrilos' Tllevry of Fision, pp. 83 segs.
J. Cfr. Dwr.. LAERT. IX. IJJ.
of· Ndla voce Nausiplla1zes (• HE >•, XVI•, coli. zoz1-7) voo Fritz ha insi•
stito sulla sostanzialc fedelta di qucsto retorc-filosofo al pcnsiero eli Demo-
crito c sulla pfJssibilita di considerarlo come trattQ d'unione tra dcmocritismo
ed epicureismo (cfr., peraltro, CR6:SERT, 1\olo/es uud Menedemos, Leipzig,
1906, p. 174)-
5· Cir. DloG. L.-.ERT. IX, 61 = 203 A Dorinf:(.
6. Sui rapporti ui Pirroue con l'Oriente e col {achirismo banno soprattutto
insistito il Robin (Pyrrhon etle sceplirisme grt!c, cit., pp. 9 scgg.) e M. III. Pat:rick
(Grcck Sceptics, II, cap. (i, New York and London, 1929).
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PIRRONE 59
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6o PIRRONE
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PIRRONE 6x
rhe cgli sia stato soprattutto un moralista 16• Non si puo, pero,
non notare come sia presente in lui la ricerca delia salvezza da un
nanfragio speculativa. E Timone, il suo piu diretto e baldanzoso
allievo, sottolineo questo carattere suggestivo e nuovo del maestro
con acccnti entusiastici che ci fanno pensare a quelli <t sotcriologici 11
Ji Lucrezio nei riguardi di Epicuro. Se dovessimo tracciare un profila
storico delia soteriologia filosofica pre-cristiana, dovremmo partire
dal [Jlone orfico-dionisiaco presente in molti Presocratici e assegnare
un posta di riguardo a quel med.ico delle anime che fu Socrate, ma
non potrernmo passare sotto silenzio il saggio di Elide, il quale, al-
meno per qucsto lato, fu un socratico autentica e paradossale. Cio,
del resta, fu avvertito non solo dai Pirroniani antichi e da quelli
Jell'eta imperiale, ma anche dagli stizziti Stoici, che trovavano in
Pinon(' un loro compctitorc, e in appresso dai pensatori cristiani,
rhe consideravano futile, sofistica e falsa la salvezza offerta da Pir-
rone, come si evince dal compiacimento di Eusebio ne! riportare le
requisitorie anti-pirroniane di Aristocle.
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PIRRONE
pp. '254 segg.); ma, come conci ude il Gigantc (D. L .• t'ite dei Filosofi, p. XV),
il Laerzio • non appartenne a nessuna scuola Jilosoli.c:a •·
18. Lo svarione e in DIOG. LAERT. IX. 65.
19. Ho seguito per i brani di Pyrrh. hyp. il testa del :\lutschmann riveduto
dal J\lau {SEX:T. EMP. I, Lipiiae, 1958) e per il brano di Adu. 1\</ath., 1 quello
del 1\Iau {SExT. EMP. II 1. Lipsiae. 1961).
2o. Ho scguito per le Taw;ulanae il testa di 1. E. King (London-Cam-
bridge Mass., 1971), per il De finiba•s qucllo di H. Rackham (London-Cam-
bridge :Mass., 19f>7) e per il De officiis quello di \V. Millcr (London-Cambridge
Mass., Jg(oz).
21. Ho eseguito la traduzione di EusEBIO (Praeparatio r<VarJgelica. XIV,
17-1H) sul testa di K. !IITas (Berliu, voi. I, 195·1. voi. Il, 1956), tenendo pre-
Sl'nte la pur ingannevole traduzione latina riportata dal ~'ligne (Tom. III.
Paris, 1857). la raccolta aristoclea dcl J\lullach (Frat;llltllfa Pl•ilosop!JOrl'm
Graecorttlll, Paris, t881, pp. ~o6 scgg.) nonch~ la traduzione inglcse di E. H.
Gifford (Oxford, 1903) .
.22. Cfr. ARISTOT., j\.f~taph. 1 Il. 1, 995 a 2)-b-J. Per la tormentata enne-
ncutka ddla concezionc aporctica c..lello Stagil:'ita rinvio al mio brev~ cxcursus
introduttivo in ARISTOTELE, ,l[~tafisica. Bari, 1971, pp. X..XVII-XXVlll.
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PlRRONE
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PIRRONE
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PIRRONE
Tl. Una delle principali fonti de! Laerzio, per cui cfr. 'VILA"l.IOwtTz, Anti-
goHus votl Karystos, in Phi/oletgische Untt:rsuGIJungen, He!t IV, Berlin, I88I,
pp. ~7-30.
IJ. Cfr. AR:SI!d. Ainfsidtmets, in • RE •, 1. col. 1023.
q. Cir. WILA.MOWITZ. A nligetnos uon Karyslos, cit., p. 35·
. 15. Per questa atteggiamento libcrtario che aceasta per qualche lato l'espe-
r.lcnza indiana di Pirrone alia spiritualit.a dci Cinici e che fu ricelebrato nel-
1 cta. dcll'autocrazia dei Severi dr. P»ILOSTR. Apoll. Vita III. z6-Jz. ove il
sagg10 bramano !arca da buone lezioni tli modestia al suo rozzo sovrano.
. I6. Il Wilamowiu (Antigonos vom J(arystos, cit., p. 36) nota un'omis.sione
pn~a di XElCIV"I)fLtvov, che il Diels propone di integrare, con audacia. • ccci-
tabde al rumore delia folla e amante di gloria •.
s. S~ici a'llidti.
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66 PIRRONE
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PIRRONE
Qua.l dclle foglie la stirpe, tale anche quella degli uomini 1 '.
. ~5- Pirrone ave\•a, fon;c, solo cinque anni quando questo tiranno fu uc-
CI.~o (cfr. \\'rLAMOW:tTz, AntigCinos vo" J(aryslos, dt., p. 38). Una traili.ziane
P~~ accret.litata vuo\e che uccisori de! tiranna siana stati Eraclide e Pitane,
dlsccpoli di Platane (cfr. Acad. pllil. ind. 11erc., col. VI, 15). carne e enfatica-
mente con(ermato, tra l'altro. da PHILOSTR. Ap.>ll. vila VII. 2: • Eraclide
f P•_tone, gli uccisari di Catis il Tracc. crano due giovanctti chc e5altavano
e d1sputc dell' Accademia e propria per questo divennero sapienti e liberi •.
26. Fr. 23 Jacoby.
27. F:.-. 79 Dicls.
28. Discepolo di Pirrane, lu autore di un'opera in cui motto probabil-
Dlente rievocava te conversazioni tenutc dal suo macstro.
29. HaM. Il. VI, 146.
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Ma anche Empedocle:
rosi queste cose per gli uomini ne \risibili ne udibili sono
::-.; f, con la mente afferrabili 03 ;
e piLI su:
Solo convin ti di quello in cui ciascuno ba inciampato 6t.
('
e
~]ualc il parlar cbe facesti, tale il responso che udrai,
50. 6B B 18 Dids-Kranz.
. 51. Cir. PLAT. Tim. 40 d. Per una certa eeo protagorea in qnesta posi-
Zlune platonica c:fr. CaRNFORD, Plalo's Connology, London, 1966', pp. IJB-g;
prr un'intrrpretazione • ironica • de! passo cir. TAYLOR, A Commentary ta
P!ato's Timaeus, Oxford, 196l~. pp. 245-7.
5~. Fr. 6JS Nauck'. citato parzialmente Sili in PLAT. GoTg, 492. e.
53· 31 B 2, 7 segg. Dicls-Kranz.
5-1· 31 B 2, 5 Dil"ls-Kra.n.z.
55. 2l B 47 Dicls-Kranz.
. 56. Il grande Ippocrate veniva interpretata sia in senso dommatico sia
1
n scnso scettico-empirico, come risulta irequeutemcnte dagli scritti di Galcno.
57· HaM. Il. XX 248-50.
58. Per questi termini scettici dr .. tra l'altro, SExT. EliP. PyrTh. ltyp.
I, ~. 9. 10, JI, 190, 11)6; 1 [1 81 tiC.
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65. Cfr. SEXT. EMP. Pyrrh. hyp. I, 202-205; Adv. log. II, 48o-48t.
66. L'obiezione dommatica. che qui Diogene si limita solo a riportare senza
tliscute-rla (quasi ad indicare una sua timida riserva versa lo Scetticismo),
Yicne- ampiamcnte controbattuta in SEXT. EMP. A du. log. II. 463-469.
67. La chiarezza noumeuica il, pero. solo astratta. priva di ogni evidenza
sensibile e, quindi. non degna, secanda gli Scettici, di essere conscguita. Il
,·ero problema, invecc. e quello delia conoscenza dei r.p.iyfLa:~:a:, ossia degli
oggctti reali che si prese-ntano ai nostri sensi. Ne\la traduzione ha evidenziato
il termine fL~•~xo·~aLv per la sua provenienza platonica che. ovviamente, non
sfuggl specialmente agli accademici Arcesilao e Carncade.
68. Per quest"opera di Enesidcmo cfr. ARNIM. Ainuidernos in • RE •, I,
col. 1023 e BURKHARD. Die emgeblich~ HtrtJklit-Nacllfolge des skep. Aert .• Bonn,
1973. pp. 161·5·
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vuta ' 8 e alle leggi e alle credenze nei miti e alle convenzioni
di ordine etico e alle concezioni di ordine dommatico. In questo
tropo e contemplata la maniera di concepire il bello e il brutto.
il vero e il falso, il bene e il male, gli dei e il processo di gene-
razione e corruzione di tutti i fenomeni. Cosi la medesima cosa
secondo alcuni e giusta, secondo altri ingiusta, e per alcuni
una data cosa e buona, per altri e cattiva. I Persiani, ad
esempio, non ritengono assurdo unirsi in amore con una propria
fi glia, ma gli Elleni lo ritengono illecito; e i Massageti, carne dice
anche Eudosso nel primo trattato del Giro de/la Terra 79, si
tengono le donne in comune, ma gli Elleni no; e i Cilici eser-
citavano per puro sport gli atti di pirateria, ma non gli Elleni so.
84 E, quanto agli dei, ehi li concepisce in un modo, ehi in un
altro, e alcuni credono nella loro provvidenza, ma altri no.
E gli Egiziani imbalsamano i morti eli seppelliscono, i Romani
Ii cremano e i Peoni li gettano negli acquitrini. Ecco, quindi,
la sospensione del giudizio sulla verita.
(VI) Il sesto 81 e quello che si riferisce alle commistioni e
alle comunioni, secondo il quale nulla appare di per se allo
stato puro, ma insicme con aria e luce, con umidita e solidita,
con caldo e freddo, con movimento ed esalazioni, e con altri
fattori. Cosi la porpora mostra un colore alia luce del sole,
un alt ro al chiaro di luna e un altro a lume di lucerna; e il
colore delia nostra pelle appare diversa a mezzogiorno e quando
85 tramonta il sale; e una pietra che richiede lo sforzo di due
persone per essere sollevata in aria, viene agevolmente spostata
nell'acqua, o perche, pur essendo pesante, viene alleggerita
dall'acqua, oppw-e perche, pur essendo leggera, viene appe-
santita dall'aria. Pertanto noi ne ignoriamo le peculiari pro-
prieta, come se si trattasse di olio in un unguento.
(VII) Settimo 82 e quello che si riferisce alle distanze e a
78. Cosi il Gigante (ad l1oc); lo Shorcy (• Class. Philology •, XXII, 1927,
p. ro) propone\·a • scuole lilosofichc •·
1
79· Fr. 14 Gisinger = 278 a Lasserre.
So. 1 Greci, infatti, l'avevano esercitata per dura nece5Sita come attivita
quasi politica (cir. THUCJD. I. 5 segg.).
81. Questo tropo, riportato in PHIL. De ebriel. 189-192, si ritrova in SEXT.
EMP, Pyrrh. hyp. I. 124-128.
82. Qucsto tropo, riportato in PHIL. De ebriel. 181-183. si ritro'lia in SExT.
ENP. Pyrrh. hyp. I. n8-I2J. Una singolare coincidenza tra le argomentazionl
di questo tropo e quclle presenti in un papiro segnalato da E. Eggcr ne! 1870
in Comptes rendu de l'A cad. dt·s Sciet~ces pp. 46,;-8, pubblicato da K. \\'essely
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determinate posaziOni e ai luoghl e alle cose che nei luoghi si
trovano. Secondo questo tropo, le cose che son credute grandi
ne! r891 in • Wiener Studien •. pp. 313-21, ed emendato, fra gli altri, anche dai
nostro Olivieri in • Riv. it. fii. class. •. XXIX, 1901, pp. 73-6, e a.nche recen-
tcmcnte molto studiate e discusso. 6 stata a.mpiamente rilevata dal Lasserre
(Un papyrus sceptiq144 mkcmnu. P. Louvre inv. 7733 R 0 , in u ?nomle gr~c. Homm.
a. C. Pl'eau~. Bruxelles, 1975). Ne riportiamo la tra.duzione italiana:
• (1) Ci si presentano [due oggetti?] in aspetto di aria, giaccM entrambi
i colori a.ppaiono insieme e, per eli piu, !'aria prende il 11opravvento a cagione
rlella. sua quantith. e, alia line, immense grandezze diventano invisibili a poco
a puco. E, invero, isole e citth. e Iocalit:?L che sono situate a grande disuuu:a
tra. Iora - carne, del resto, tutti gli altri oggetti i cui colori )'aria non pub
arfatto occultare - vengono necessariamente avvistate da grandissima di-
stanza, ma le loro dimensioni, da grandissime che sono, appaiono molto pic-
cale. )la se si accorcia o viene a mancare lo spaz.io che U divide in maggiori
o mi nori, e se i colori •..
(II) ... Si ha un'aporia ... sebbene essi [gli astn1 siano cosl. grandi, se la
luce fraziona. ad intervalli le Iora grandez.ze, gli astri appaiono ingranditi nella
loro trasla.zione, mentre appaiono rimpiccioliti nel casa che...
(III) ... Ragion per cui ci si pnb trovare in aporia anche in merita al calare
e ali o splendore delia luce che si diffonde interna al sole. Non~. pertanto, unica
h ca usa per cui le masse di questi astri appaiono rimpicciolite e alia fine scompa-
inno quasi del tutto, a mena che non diventino manifeste per mezzo dei raggi.
Kecessariamente anche gli oggetti che sono in movimento sembrano stare
fermi, quando si trovino a grande distan.za [da noi]. Quando, invero, viene
ad csscrc circondata completamente la Iora grande massa, noi, neppure se
siamo dapprcsso, riusciamo a percepire il movimento c:he...
(IV) Ma la loro dimensione sembra ingrandirsi al Iora sorgere e al loro
tramonto, anche se essi non mutano di malta il loro posta. Di queste case noi
reputiamo che siano causa i loro movimcnti. Ed e c:hiaro: quando, infatti,
essi sorgono o tramontano, noi abbracciamo con la sguardo ogni Iora sposta-
meuto circolare: d.ifatti, poiche l'astro che si lcva apparc scmpre piu grando
!li momente in momente, non pub non sembrarci chc quei corpi non mutino
posizione. Ecco perche, immediatamente dopo il loro sorgerc, noi percepiamo
ancora la Iora traslazione, vedendo ...
(V) ... La Iora dimensione, per il fatto chc si va ingrandendo a poco a poco,
11Qn diviene tutta quanta manifesta allo stesso modo. D'altronde ci sono molti
og!;etti che, guardati durante i Iora movimcnti, sembrano subire mutamenti.
E altrî oggetti, che sembrano trovarsi nelle medesime rondi.zioni di quelli che
sono in movimento, sombrano mossi anch'essi, e, per conversa, quegli oggetti
cllc si trovano nelle mcdcsime condizioni di oggetti che sono fermi, sembrano
«nch'e;si essere fermi. Difatti le imbarca.:cioni che corrono alia stessa velociU.
e quc\le che cunser\'aoo costantemente tra Joro la medesima distanza, appaiono
so\·ente carne ferme, giacche non (c'C:) nulla. di piu o di mena ... •·
. Pur con le dovute cautele, il Lasserre (pp. 547-8) propende per l'assegna-
zrouo rld papiro a Timone o a Nausifane. Certi elementi di .fisica democritea,
cbe: pur vi appaiono in moda evidente, non escludercbbero l'animu.s scettico
c:lell'~nonimo autore, dati gli stretti rapporti tra il prima pirronismo ed i seguaci
s:r:ttlcheggianti dcll'atomismo (rapporti di Pirrone con Anassarco e con Nau-
SIIane). 1\Ieno probabile l'as~egnazione - che pur e stata autorevolmento avan-
zata- al circula epicureo o a quello peripatelico, di cui, comunquc, non mancano
alcu~i indizi. Stando al Lasscrre (p. 548 od ftnem), il papiro potrebbe essere
COil~ldcrato o a ce jour Je tl!moin uniquc de )a formu)ation de la doctrine de
Pyrrhon a ses origines ct cette particularite lui confere une valeur documcn-
t:Ure qu'on ne saurait estimer assez baut •. Le quasi solitarie tcsi di von Fritz
ncevono, cos\, un grande conforto.
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PIRRONE 79
rispetto al basso 89 • Pertanto, cio che sta a destra non e « destro
-per-natura», ma viene cosi concepito in base alia posizione
che essa occupa rispetto ad un'altra cosa: se, infatti, quest'ul-
tima cambia di posto, esso non sara. piii 11 destro )), Allo stesso 88
moda anche i termini « padre » e « fratello >> vengono cancepiti
comc relativi, e il termine « giorno u carne relativa al sole, e
tutte le case carne relative al pensiero. Quindi i relativi sono
inconoscibili [se vengono considerati] 90 nella loro propria
esscnza.
Questi, dunque, sono i dieci 11 tropi 11.
Agrippa 91 , pero, ne aggiunge a questi altri cinque: quello
rhe si basa sul disaccordo, quello del regresso all'infinito, quello
clella relativita, quello che si fonda su un'ipotesi e il diallelo.
Il tropo che si basa sul disaccordo e quello che mostra che
og-ni ricerca proposta dai filosofi o dalla comune consuetudine
e piena del piu grave contrasta e delia massima confusione.
Quello del regresso all'infinito non permette di dare un
saldo fondamento all'indagine, giacche una cosa viene a desu-
mere la prova da un'altra, e cosi via all'infinito.
Quello deHa relativita sostiene che nessuna casa viene re- 89
ctpita di per s~. ma insieme con una seconda cosa: ragion per
cui entrambe sono inconoscibili.
Il tropo fondata sull'ipotesi si basa sul fatto che alcuni
rt-putano di dover assumere con immediatezza le case primarie
comc meritevoli di credita e che non si debba sollevare, a pro-
posito di esse, alcuna inchiesta. Ma tutto questo non approda
a nulla, giacche si patra porre carne ipotesi anche il contraria.
Il tropo del diallelo si riscontra quando cio che dovrebbe
confcrmare l'oggetto delia ricerca ha esso stesso bisogno delia
prova derivante dall'oggetto delia ricerca: cio avvicne, ad
rscmpio, quando, se si vuole confermare l'esistenza dei pori
col fatto che si verifi.cano flussioni, si assume appunto l'esi-
stenza dei pori a conferma del fatto che si verifi.cano flussioni 93•
. fig .. Sesto usa dirdtamcnte l'espressione li7::b -tou rcp~ Tt invccc dcl tcr-
nune G'J[L~A'I'jiTL<;. cd a questo tropo conferisce, giustamente, la massima im-
P'•rtanza.
go. L'aletesi proposta dai Cobcnius e accettata dai Long.
91. P.-r i seguenti cinquc tropi • speculativi • di Agrippa cfr. SEXT. EMP.
l'yrriJ. llyp. 1, I6-1-177, noncht! pp. 643-50 del presente volume.
92. Probabile allusione alla teoria dei • pori intellef:ibili • sostcnuta. da
Asclepiade di Bitinia, il cui allievo Temisone di Laodicea fu trai fondatori
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Bo PIRRONE
deDa scoola. metodica (cfr. Sl!:XT. EMP. Py"h. hyp. II, 96, 140; Adv. log. II,
146. 306, 3<>9 etc.).
93· Diogene mette un po' alla rinfusa. quello che, invece, vicno sistemati•
camente esaminato da Sesto Empirica sia nelle Ipotipasi pi"onirnu sia negli
ancor piu maturi e approfonditi trattati Cortt:ro i dommatici.
91· Per un approfondimento delia critica scettica a.U'apodissi cfr. SEXT.
EMP. Py""· hyp. II, 20, 85. 13f·I9I e Adv. log. II. 3oo-.ţ8I.
95· L'allusione ironica. e t.."lgliente sembra rivolta ad Aristotele, che aveva
sostcnuto che non si puo dare dimostrazione di tutto e avcva. posto gli assiom.i
come princlpi indimostrabili (cfr. ARISTOT. ,"\Ietaph. 997 a 7-II, 1005 a 20 segg.,
lOII a 13. 1090 a 36).
96. Si tratta delle quattro • radiei • empedoclee (terra. acqua. aria., fuoco),
ampiamente criticate, ma sostanzialmente accolt.e dai •fisici • peripatetici e,
anche. stoici.
97· Per un approfondimento di questo diallelo cfr. SEXTO EIIIP. Adv. lag.
II. 379-390.
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104. Si pervicne, cosl, a quella cilhct~optcr. chc e una dei cardini etico-
gnoseologici del piu rl'mota Pirronismo.
105. Viene qui utilizzata, non senza la mediaziane deli'Accademia Nuova,
la celebre critica platonica e aristotelica al fcnomcnismo di Pratagora (cir.
PLAT. Tiuaet. 152 a segg.; ARISTOT. Metaph. IV, 5).
106. Altrimenti, secondo gli Sct'ttici, la filosofia si ridurrcbbe a retorica,
assia ali'• arte delle parole • (ARISTOT. Rllet. 1354a 22), e questo rischio avevano
corso i post-carneadei fina a Ciccrone, mentre gli ultimi Scettici furono, al
pari di Platonl', intransigenti versa quest'attivita (cfr. SEXT. EMP. Adv. malll.
II pas~im e mie annotaziani introduttive nelle pp. XX-XXIV delia traduzione
italiana. Circa le dati personali dell'oratore, sulla cui efficacia persuasiva a,•eva
ampiamcnte insistito Aristotele, si rinvia aiia mia Filosofia delia retorica in
Arislotelt, pp. 31-42).
107. Per un pill approfondito esame di queste teorie sccttiche cfr. SEXT.
EMP. Pyrrll. llyp. II. n-79; Adv. log. 1, 29 sl'gg.
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108. Per una critica dell'uomo-criterio cfr. SEXT. E~IP. Adu. log. I, 263-342.
tO<). p.,r la critica del scnso-criterio cfr. SEXT. E!llP. Adu. log. l. 343-347.
I Io. Per la critica deUa ragione-critcrio cfr. SEXT. EMP. A dv. log. I, 348-
3_53- Scsto. pcro, aggiungc anche l'impossibilita di porre come criterio l'in-
Sicme di senso e intelletto (Adu. log. I. 354·358) e l'anima (ivi. 359-368).
_ 111. Questa celeberrima teoria stoica ll ampiamente confutata. in SEXT.
EMP. Adu. log. !, 369 segg.
II2. Approfonditc discussioni sul segno sono in SEXT. EMP. Pyrrh. hyp.
II, 97-IOJ, 1o7-133 e, ancor piu, Adu. log. II, 1-299.
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86 PIRRONE
viene opinato come tale. Ma che sia bene tutto quello che
viene opinato come tale, non e lecito asserire, giacche la mede-
sima cosa da uno viene opinata come bene (ad esempio, il
piacere da Epicuro) 122, da un altro come male (ad esempio
il piaccre da Antistene) 139• Verra a capitare, allora, che la stessa
cosa sia, nello stesso tempo, bene-e-male 124. Se, invece, noi
diciamo che non e bene quello che viene opinato come tale da
qualcuno, sara indispensabile che noi operiamo una cemita delle
opinioni; ma propria questo non ~ possibile a causa dell'a equi-
pollenza delle argomentazioni »: eppero cio-che-e-bene-per-na-
tura risulta inconoscibile.
102 Di tutte le conclusioni alle quali sono giunti i filosofi di
questo indirizzo ci si puo rendere conto se leggiamo le opere
che essi ci hanno lasciato. E vero che Pirrone, proprio lui,
non ci ha lasciato nulla; ma i suoi seguaci Timone ed Enesi-
demo e Nuruenio e Nausifane e tanti altri ce le hanno lasciate.
In polemica con loro i Dommatici affermano che gli Scet-
tici « comprendono 11 e si comportano dommaticamente 115; in-
fatti, in quanto essi reputano di esercitare confutazioni, com-
prendono, e appunto per questo, in fin dei conti, fanno pur
essi le loro asserzioni e si comportano da dommatici. E quando
essi sostengono di non dare alcuna definizione e che « ad ogni
argomentazione si oppone un'argomentazione », queste cose
appunto definiscono e professano dommaticamente.
103 Ma a costoro gli Scettici rispondono: u A proposito delle
affezioni 128 che noi subiamo in quanto uomini, siamo d'ac-
cordo con voi: difatti noi discemiamo che adesso e giomo e che
stiaruo vivendo e tante altre cose che appaiono nella vita or-
d'accordo gli Scettici (cfr. mia lntroduzione a SEsTo E7>1PIRico, Conll'o i logici,
pp. IX-X}.
122. Cfr., tra l"altro, EPIC. Ad Menec. 1:!8·132.
123. Fr. 11 1 c Decleva.
124-. Da sottolinca:rc Ia frcquenza del ricorso scettico al principio di non·
conrraddizione.
125. Queste obiczioni dommatiche, particolarmente focalizzate contra
l'anti·apoditticita scettica, si trovano drammaticamente ampliate in SExT.
EMP. Adv. log. II, 4<i3-4S1.
I26, Sulla indiscutibile realta dei ~2~1) erano d'accordo Scettici e Cire-
naici: di qui il frequente - anchc se sorprendente accostamento - di qucsti
due indirizzi da parte delia lradizione (dr. ARISTOCL. ap·ud Euşeb. PYaep. ev.
XIV, 18 ad fi11~m).
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PIRRONE
. 127. Cft-. SExr. EHP. Pyrrh. hyp. I, IS::I-209 e la loro riduzione laerziana
lll § 74-
128. Oppure. col Richards, • come uno chc sta vcdendo veda • {cfr. Gigante
ad hoc).
Izg. Cfr. SExT. E~u·. Pyrrh. hyp. 1, 17.
IJO, Fr. 9 B Rr Diels.
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88 PIRRO:NE
Che il miele sia dolcc non pongo; che dolce esso appaia lo ammetto.
IJI. Fr. 9 B 69 Diels, riportato anche in SEXT. EliiP, Adv. log. r. JO.
IJZ. Fr. 9 B 74 Dil.'ls. Per l'esempio de! miele cir. SEXT. EMP. Pyrrh. hyp.
I, 20, e, per questioni interpretative, dr. STOUGH, Gred Skepticism, pp. 20-4.
133. Cfr. PnoT. Bibliol. 16g b 35-170 b 2.
134· Usando, nel tradurre, la celebre cspressione dantesca (lnf. XXVII,
120) ho inteso rileva.re, ancora una voita, l'adercm;a scettica al classico prin-
cipio di non-contraddizionc (cfr. SESTO EMPIRICO, Conlro i logici, trad. it.
pp. XLIV-X!..\1111).
135. Fr. 281 Deichgrăber.
136. Allicvo di Zeusi e maestro di Menodoto e di Teoda e f~nomenista al
pari di loro (cfr. Dcichgrăber, ibid.).
137. Questa notizia laerziana e, indubbiamente, troppo asscrtoria. Anche
se il fenomcnismo fu malta utilizzato dagli Scettici e anche se alcuni Scettici
furono fenomcnisti, un attento esamc deli'opcra di Sesto ci induce a non per-
venire a conclusioni troppo semplicisticbe (vecla.si, al riguardo, G. CoRTASSA,
To 9:XIV6tJ.Evov e -ro liol)AOV in Sesto Empirica, pp. 287·91).
138. Fr. 246 Usener.
139. Con molta imma!,>inazione P. von der Mnhll (Eitre L11ckg im Bericlrl
abcr Dwi<Jkrils Lehre vom Kriterio'J bei Diog. Lae,.l., • Philologus •. CVII,
1963, pp. 130 segg.) propone un'intcgrazione che andrebbe tradotta cosl:
• Democrito a!Ierma che non esiste alcun criterio clei {enomcni. mentre gli
Stoici e i Peripatetici alierma.no cbe, clei fenomeni, alcuni criteri esistono e
altri no •.
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presentazione che essa sia quadrata, vuoi quella che essa sia
rotonda - e che, quindi, lo Scettico, se non assegnera la pre-
ferenza a nessuna delle due, non patra agire; se, invece, egli
si atterra ad una delle due - essi incalzano - non assegnera
, piu ai fenomeni l'equipollenza. Ma gli Scettici controbattono
diccndo : 11 Quando ci si presentano rappresentazioni tra loro
diverse, noi diremo che entrambe sono fenomeni », e aggiungono
c.hc essi pongono i fenomeni, appunto perche questi appaiono.
Fine suprema - secondo gli Scettici - e la sospensione del
giuclizio, alia quale si accompagna l'imperturbabilita «a mo'
eli ambra » carne dicono Timone ed Enesidemo. Infatti, per 108
qncl che e in nostro potere, noi non scegliamo questo o evi-
tiamo quello; e per quello che non e in nostro pa tere, ma e
in balia dclla necessita, noi non possiamo trovare via di scampo,
comc sentir fame o sete o dolore: sono cose, queste, che non
si possono smantellare con un ragionamento 140• E quando i
Dommatici rilevano che lo scettico non patra vivere qualora
non riesca ad evitare, se gli verra irnposto, di scannare suo
padrc, gli Scettici rispondono che egli patra pur vivere merce
la sospensione del giudizio su questioni di ordine dommatico,
ma non su quclle concernenti la vita e la preservazione d.i questa.
" Di consegucnza - essi concludono - noi operiamo le nostre
scelte e i nostri rifiuti attenendoci alla comune consuetudine
c ci serviamo delle leggi 11 m.
Alcuni, pero, ritcngono che gli Scettici pongono carne fine
suprema 1'" apatia l> 1 42, altri la mitezza 143 •
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chc io sia stato discepolo di quel mollusco e che gli abbia data
a!'colto in compagnia di certi giovani scapestrati »; e chiamava
"mollusco 11 Nausifane per dire che era uno stupida; e, prose-
guendo nel suo scritto, dopo aver molto sparlato di quell'uomo,
ne mctte tuttavia in rilievo i progressi nel campo degli studi
dicendo: •< Egli era senz'altro un uomo da nulla, anche se aveva
fatto fino in fondo tutte quelle esercitazioni mediante le quali
non si puo mai pervenire alia sapienza 11 e intendeva alludere
propria alle scienze e alle arti.
In sostanza Epicuro, come si potrebbe affennare in base 5
a congetture non infondate, fu spinto da siffatti motivi a po-
lcmizzare contro le scienze e le arti; ma i Pirroniani non fu-
rana mossi ne dalla convinzione che queste non fossero utili
aHa sapienza - che un tale ragionamento sarebbe di carattere
dommatko 5 - ne da mancanza di cultura che in loro si anni-
dasse, giacche, oltre ad essere dotati di un'istruzione e di un'espe-
rienza superiori a quelle di tutti gli altri filosofi 11, essi si com-
portano anche con indifferenza di fronte alle opinioni delle
moltitudini 7 , ne, d'altra parte, agiscono in questo moda per 6
avw·rsione verso qualcuno (che una tale cattiveria e ben lungi
spi:itualita del gra.nde filosofa di Samo gia molto bcne rilevo R. Philippson
(D1~ Rrchtspltilosopllie del' Epikul't:IJI', • Archiv. fur Geseh. der Philos. •. XXIII,
1910, pp. JJ--.6; '289-97)·
4· Fr. 114 Usener = 141 Arrighetti. Circa la polemica anti-nausifanea
cir, lS!'ARDI-PARF.STR, Techfle, Fircnzc, 1966, pp. 367 segg.
5. Per la distinzione tra utili ti. pratica e infondatezza teoretica dei (Lil.-
.S~;.o.ct-:-.x dr, SEXT. EMP. Ad11. t11a.th. 1. 49-56; V, t-J.
. 6. Si evince di qui che la n-cu3<l scettica, pur con i suoi fermenti demo-
htori e rivoluzionari. era pur sempre inserita nel grande alveo deUa cultura
dassica, anzi in essa mirava a distinguen;i con uno stilc aristocratica.
. 7· L':i3Lc:tcpoptct e l'ci3o;~;~:a·dcx, due concezioni che risalgono al piil. vecchio
P1rronismo, vengono qui abilmente accostate.
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94 PIRRONE
8. Per la • mitezza • c:ome fine dello Scettic:ismo c!r. DioO. LAERT. IX, 108.
g. Cosi Sesto sottolinea chc l'obtoxi) non c una posizione aprioristic:a, ma
il risultata di tutto un tormento conoscitivo.
I. Non possiamo dire se qui vcnga esposto un genuino modo di pensare
di Pirrone. Ccrtamente. pero. nella sccpsi seriore con1luivano le posizioni anti-
poetiche (e quelle anti-retoriche) di Platane anche attra,rerso la tradiziane
acc:ademic:a.
2. L'oppasizione dcgli Scettici ai grandi grammatici alessandrini fu anti-
chissima, come c provato dall'aguzza satira di Timone (fr. :2 Diels = 6o \Vachs-
muth) chc considera va • corrotto • il testa omerico di Zenodato c preferiva
leggcre Omera su copie antiche (cfr. PFEIFFER, Hislory of classical Scholarship.
l, Oxford, 1968, p. 2.03 e mie note in SESTO EuPIRICO, Contro i matematici,
pp. XIX·XX),
3· Ossia per acquistate la saggezza. In § 2.72 di Adv. malh. I, Sesto osserva:
• ... passiamo risc:onb'ate che gli stessi ac:cusatori della grammatica, Pirrone
cd Epicuro, ha.nno ammesso la necessa.ricta di questa; e si sa che, tra questi,
Pirrone legge\'a assiduamente la poesia america, la qual casa egli non avrebbe
mai fatta, se non avesse ric:onosciuto l'utilita di tale poesia, c quindi anche
la neccssarieta delia grammatic:a •.
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PIRRONE 95
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g6 PIR RO NE
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Cna pagina di un codice contenente 1' Adt.oersus mtrll1ematicos
di Sesto Ernpirico
lFir(.'nze, Biblioteca 1\lcdicco-La.urenziana, cod- Plut- Ss - 19, foi. to7 r).
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PIR RO NE 97
7. Srdlici Gltlidri.
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g8 PIRRONE
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PIRRONE 99
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100 PIRRONE
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PIRRONE IOI
g. Cu_. SEx:. E!o!l'., Pyrrli. hyp. I, r88-r8g; DloG. L.u:RT. IX, 74-76.
. ro. C1rca l'1mportanza di questa testimonianza cfr. D.u. PRA. Lo scelli-
t:1smo grecc>. c:it .• pp. 6 7_70.
1 I · Sottolincan<lo ironicamente questo termine Aristocle viene a porre
~o stesso piano di aristocrazia intellettual.istica 'S~ettici e Stoici. Anche
di ta. _i~ cui_ p~r non ma.ncano spunti democratici. ritencva. c!Je il peggiore
tuth l • cnt!ln • fosse quello di appoggiarsi ai • pili • con tutte le afilosoliche
conseguenze eclettiche (cfr. Adt•. log. 1. 3<~7-335).
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102 PIRRONE
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PIR RO NE IOJ
che con gente siffatta non ci patra essere alcun colloquio; se,
invece, fanno- un'errunciazione, in ogni casa e ad ogni mode
essi diranno che un qualcosa o e o non-e, proprie come, del
resta, essi dicono ora che tutte le case sono inconoscibili e
opinabili per tutti e che nulla affatto e noto. Orbene: ehi fa 9
una certa assunzione, o la rende manifesta e offre la possibilita
chc essa vcnga capita nel momente in cui egli la va enunciando,
oppure eia non e possibile. Ma se egli non la rende manifesta,
ancora una voita con un siffatto individuo non sara possibile
assolutamente alcun discorso. Se, invece, egli da una qualche 76o a
spiegazione, allora, in ogni case, o fara un'infinita di afferma-
zioni oppure ne fara in numere limitate. E se egli ne fara un'in-
finita, ancora una volta non sara affatto possibile colloquiare
con costui, giacch~ dell'infinito non c' e conoscenza 15• Se, in-
vece, le sue spiegazioni sono di numere finita o se egli ne da
solamente una qualsiasi, in questo casa ehi paria cosi viene a
formulare una certa definizione 18 e a dare un certa giudizio 17•
Carne mai si potra dire, allora, che tutte le case sono « non-co-
noscibili e non-giudicabili >>? Se, poi, egli verra a dire che tutte
le cose << sono-e-non-sono », allora, in prima luogo, la medesirna
casa risultera essere vera-e-falsa e, in secondo luogo, egli fara
un'affermazione e non la fara e nell'atto stesso in cui fara uso
di un discorso lo verra a sopprimere. b
Inoltre, mcntre costui amrnette di dire il false, ha la pre-
tesa che si debba aver fede in lui. Ma vale la pena di chiedere xo
agli Scettici donde abbiano imparato che r< tutte le case sono
non-evidenti [~37JA.oc] », carne essi dicono. Difatti essi dovrebbero
dapprirna sapere che casa sia l'evidente [S'ij)..ov], giacche solo
a qucsta condizione essi avrebbero la possibilita di dire che le
cose non sono siffatte. E, a dire il vero, bisogna prima aver
conoscenza dell'affermazione e poi delia negazione 18• Ma se
essi non sanno che cosa e 1' evidente, non potranno sapere
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104 PIRRONE
19. Per quest'opera cfr. D:IoG. LAHRT. IX, 78, Io6. I tropi di Enesidemo,
riportati da Sesto e da Diogene, sono dieci; Filone ne riporta, invece, otto
(per la questione vedasi ZELLER, DitJ Pltilosophit~ der Grit~clten, Leipzig, 1923,
III, 2, 28 n. 2).
20. GilL J'induzione, par essendo chiara e pel'!lllasiva, ~ aJla portata so-
prattutto della maggioranza delle persone, ma resta inferiore al sillogismo
(AlusTOT. Top. 1, 105 a, ID-19); ma gli Scettici si limitano solo a prepararla,
non potendole dare alcuno sviluppo, in quanto essi negano lo regolo della
logica (cfr. SEXT. EMP. P}'rl'll. Ttyp. Il, 204).
21. Cfr. WILAMowtTz, AntigoJtD& von Karyslo.s, pp. 37-8,
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EILEBIOY
TOT n AM <D 1 A OT
E TI 1 l: K O n OY T H l: EN
fiAAAil':TINH. KAil':APEIAl':·
nPOnAPA%1t!TH !TAff!AIICH.
EVSEBII PAMPHILI
CJESAREAl PALAlSTINJB EPISCOPI~
PAR. ISIIS ,
1
~
M 1 c HA E L 1 s o N N 11 ,
Snmpcibus SE a As T 1 A 1 C 11. AM o 1 s Y. E via Iacob:d.
c A R. o L 1 M o R. E L L 1.
M. D C X X VI II.
CV 1 R. E G 1 S T R. 1 V 1 L E G 1 O.
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PJRRONE 105
lisso, ossia che egli si imbatte una voita in Pirrone mentre questi
si recava ai giochi pitici presso il tempio di Anfiarao, e circa 761 a
la conversazione che questi due tennero tra loro, si potrebbe
a ragione, a lui che descrive quell'avvenimento, dire di rimando
cosi: (t O uomo dappoco, perche ti affliggi a scrivere codeste
cose e a raccontare quello che non sai? Come fai a dire tu che
ti imbattesti in lui e che ti mettesti a conversare con lui, piut-
tosto che negare di esserti messo a conversare? ». E quello •5
stesso stupendo Pirrone sapeva, farse, perche camminava quando
andava ad assistere ai giochi pitici? Oppure, come fanno i
rimbambiti, se ne andava a zonzo lungo la strada? 22 E quando b
comincio a prendersela con gli uomini e con la loro ignoranza,
dobbiamo noi dire che diceva il vero o no? E non dobbiamo
anche dire che, in quella evenienza, Timone ebbe a subire una
certa affezione e concesse il suo beneplacito alle parole di
Pirrone? Oppure affermeremo che non gli diede retta? Se,
infatti, non ne fosse rimasto persuaso, carne mai da danza-
tore 23 divcnto filosofa e costante ammiratore di Pirrone per
tutta la vita? Se, invece, diede l'assenso alle parole di costui,
fece male senza dubbio, perche egli stesso si metteva a far
filosofia con l'intento di impedirlo a noi.
Insomma: si rimane strabiliati di fronte all'intenzione dei 16
Silli di Tirnone e delle sue cantumelie contra tutto il genere
uman o e dei prolissi 1 nsegnamenti elementari di Enesidemo e
di tutta la simile massa dei loro discorsi. Se, infatti, essi hanno
scritto queste cose con la convinzione di renderd migliori e
se hanno reputato di dover confutare tutti per fard smettere c
di dire corbellerie, allora ovviamente il loro intenta e quello
di fard conoscere Ia verita e di fard riflettere che la realta
delle cose sta come Pirrone ritiene. Sicche, se noi ci lasciamo
persuadere da loro, da peggiori diventeremo migliori, perche
daremo giudizi piu conformi alia realta delle cose e daremo
udienza a ehi meglio ne sa parlare. Ma, allora, come mai le 17
cose potranno essere t( ugualmente indifferenti » e rimanere
(( ingiudicate ))? E carne faremo noi a conservarei << immuni da
assenso e da opinioni »? Se, al contraria, le loro parole non
:u. Come, de) resto, PirTone soleva Iare daV'o·cro (cfr. DioG. LAERT. IX, 6z).
23. Per quest'atti\•ita di Timone, ricordata qui con biasirno, cir. DtoG.
LAERT, IX, 109.
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106 PIR RO NE
A dire il vero, non vi sarebbe alcun motiva per cui noi dovremmo
ammirare lui piuttosto che Coribo o Melitide 25, che sono rite-
nuti modelli incomparabili di scempiaggine!
18 Ma bisogna meditare anche su quanto segue. Che sorta di
cittadino o di giudice o eli consigliere o di amico o, insomma,
di uomo potra essere un individuo siffatto? 26 E quale delitto
non ardira eli commettere uno che per davvero non creda nel-
l'esistenza dell'onesto e dcl turpe, del giusto e dell'ingiusto?
Nessuno osera affermare che individui siffatti abbiano a temere
il giudizio delle lcggi e le punizioni. E come potrebbero avere
questo timore individui che sono « impassibili e imperturbabili »,
come costoro asseriscono di essere?
19 E Timone dice, ancora a proposito di Pirrone 27 :
Qucll'uomo io lo vidi diverso: non volto alia gloria e non domo
76~ a Da tutte quante le cose che fosscro fande o nefande,
Per cui le stolide razze umane qua e la son sospinte,
Domate da affetti e opinioni e leggi bacate al di dentro.
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PIRRONE
manze piuttosta che non seguirle, dai momento che noi «non
sappiamo niente e non abbiama alcun mezzo per formulare
un giudizio »?
Estremamente sciocca e anche quest'altra loro affermazione, ZI
che, cioe, come i purganti vengono espulsi anch'essi insieme
con gli escrementi, allo stesso moda anche l'argomentazione b
in virtu delia quale si dimostra che tutte le case sono non-
evidenti, elimina anche se medesima insieme con le altre cose 18 •
Se, infatti, essa confuta se stessa, quelli che ne fanna uso sono
dei buffoni e farebbero meglio a starsene zitti e a tapparsi la
bocca. Ma, a dire il vero, non esiste alcuna affinita tra il pur- 22
gantc e siffatta argomentazione. Infatti il purgante non rimane
nei corpi, ma se ne diparte; invece necessariamente quell'argo-
mentazione resta sempre identica nella nostra anima e ha bi-
sogno di riscuotere sempre fiducia, giacche e l'unica che po-
trebbe renderci '' immuni da assenso » 30•
Che, poi, essi non credano veramente che l'uamo sia« immune 23
da opinione », si patra apprendere anche nel moda seguente. c
E impossibilc, invero, che ehi sta provando una sensazione
non la stia provando. E provare sensazione vuol dire conoscere
una qualche casa. Ma e a tutti manifesta che gli Scettici ac-
cordano fiducia alla sensazione. Infatti, quando essi vogliona
vedere con maggiore esattezza, si stropicciano gli occhi, si ac-
costano di piu all'aggetto e si mettono a guardarlo aguzzando
la pupilla. E che dire del fatto che ci rendiamo canto delle 24
nostre stesse sensazioni piacevoli o dolorose? E impossibile,
infatti, che una che si scotta o subisce un'amputazione non se
ne accorga. E la memoria e la reminiscenza 31 ehi osera dire
che non sono congiunte ad un atto conoscitivo? E che dire
2g. Per qucst"cfficace similitudine scettica cfr. SEXT. EMP. Py11h. hyp.
1, 2af>; Adv. log. II, 48o; DJOG. LAERT. IX, 76.
3?· Quest'acutissima obiezione, chc ci scmbra una zampata di Aristotel!':.
non SI riscontra in nessun luogo in cui So>sto espone il dibattito coi Dommatici:
0
Scs~o l'ignorava o non aveva nulla da rispondere e percio la pa.ssava sotto
stlenz1o.
JI. Per la dlstinzione di qucsti due termini Yedasi il trattato aristotclico
Dt ""marita d remirsiscenti<J 449 b 4 - 4.15 b Jo. Non e da escludere che Ari-
~ocle tcnessc presente questo trattato dei P<J.-va 11aJurali<J. Anchc Scsto (Adt•.
C· II. 141-144• 284-291) nella sua discussione sul • scgno • annette. secondo
la_ m~todo!ogia della medicina empirica, grandc importanza a queste attivita
pstdtiche. cd in eia si dissocia dal vecchio Pirronismo.
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roS PJRRONE
32. Sulle Y.OLWd lwou:n come • criteri delia verit~ che noi dcsumiamo
dalla natura • cfr. Stoic. vet. jl'ag. II, 154 Arnim.
33· Cfr. WILAMOWITZ, Antig01ws von Karystos, p. 39·
34· I due episodi si trovano raccontati con spirito diverso e per nulla im-
pictoso (come invece qui) nei riguardi di Pirrone in DroG. LAERT. IX, 66.
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PIRRONE 104)
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IlO PIRRONE
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PIRRONE III
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TIMONE
8, S~ici Goli<l•i.
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Timone di Fliunte (325/0-235/0 a. C.} fu allievo diretto di Pir-
rune, cbbe dimcstichezza con lui per circa venticinque anni e ne
celebro la personalita e il pensicro quasi con l'ardore delia devoziane
rdigiosa, cosa davvero singolare in un uomo che, carne lui, non solo
professava lo Scetticismo, ma era per natura disposto a veder peli
persino ncll'uovo.
Una lunga vita aveva consentito a Pirrone, nonostante il suo tem-
perarnento schivo e riservato, di avere contatti culturali con indirizzi
e movimenti di varia genere, dalie ultime propaggini del pensiero
naturalistico alle gia notevoli manifestazioni dell'Ellenismo; una
vita altrettanto lunga permise all'estroverso e battagliero allievo di
Pirrone di raccogliere una ricca messe di manifestazioni culturali di
varia genere.
Nel campo delia filosofia si possono riscontrare in lui, se pur
con le debite riserve consigliate dal suo a11inzus di polem.ista, rap-
porti con i l'llegarici 1, affinită. di atteggiamenti con i pur aborriti
Cinici 2 ed intensa bisogno di confronti con gli Accadenici, i quali
a suo avviso, dietro l'esempio di Arcesilao, si erano messi a civettare
con Pirrone, ma erano rimasti esscnzialmente platonici e, per giunta,
inficiati di dialettica e di eristica megarcsi 3•
Nel carnpo delle indagini scientifiche, che in quel tempo anda-
J. Cfr. DJOG. L.'I.ERT. IX, 109. Nei Silli (fr. 41 Wach. = 28 Diels} Timone
ostcota avvcrsiooc per la rlialellica, chc cgli chiama •l'artc dci battibecchi •.
sup;attu~to perch~ i Me~arici la fecero sfociare nell'cristica; d'altra parte,
P"ro, egh apprczza • il parlare pro e contra • di Zenone (fr. 5 \Vach. = 45 Diels)
che_ proprio i llfcgarici a'•cvano recuperate. Forse il Flia.o;io sentiva per la dia-
lett•ca, in dinteu~ioni esplosive e patetiche, lo stesso legame d'attrazione e
re'?u~s!one ch~, dopo secoli, !'cntir11. Sesto Empirica (Pyrrh. hyp. Il, 229-259).
Cio .c.mncgablle, anche se si puo dubitarc che ci siano stati rapporti personali
tra funone e Stilpone (cfr. WAcHSMI.:TH, De Timo11e Pllliasio. p. 5).
2 • Vcdansi, a talc riguardo, \VACUS~IUTH, De Timo11e PMiasio, p. 36; BRo-
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n6 TIM ONE
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TIM ONE II7
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nS TIMONE
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TIM ONE ug
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TIM ONE I2I
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I22 TIMONE
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TIM ONE I2J
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124 TIMONE
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TIM ONE I25
Dai (( Silli n
LIBRO 1
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126 TUIONE
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TIM ONE I27
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TIIIIONE
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TTMONE 129
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TUlONE
LIBRO II
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TIM ONE IJI
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I32 TIM ONE
LIBRO III
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Tl!IIONE IJJ
Da u Apparcnze"
. 5J. Timone allude alla suasivita de! pur austero Aristonc di Chio, la cui
etLca Cicerone a\'TCbbe accostata a quella di Pirrone.
. .'î-l· Non possiamo dire se \"enga colpito ancora una \"olta Platane {per
~~ suo r._)•.,.•uafl-6:; tisico ricordato in fr. 7 \Vach. ~ 30 Diels) o un altro filosofo
In partlcolarc oppure, come i! piii probabile, la paideia enciclopedistica in
generale.
1· T.imone rapprrsenta qui la • perfetta disposizione • dello Scettico.
2. T1moue qui paria di relîgiosita e di etica non filosofiche. ma fondate
sul fenomeno.
J. E la posizione adiaforica dello Scetticîsmo in sede morale.
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134 TIM ONE
Da « Contro i fisici n
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LA CRISI DELL'ACCADEMIA ANTICA
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Fin dalle suc origini e per la sua stessa generositâ indagativa
il pensicro di Platone si presenta spesso come un edificio non ulti-
mato o addirittura solo sbozzato e manifesta segni di perplessitâ
e eli dubbio, come avviene in ogni ricerca autentica che, tra sforzi
c tE'ntativi, mira a giungere ad una veritâ non prefabbricata. Una
notevole parte di quel « sistema » platonico che era destinata ad
('ssere considerata come un'istituzione dommatica del castello delia
Jilnsolia, veniva offerta dai :filosofo come un'ipotesi, come un qualcosa
di V(,rosimile o addirittura come una fiaba 1, quantunque non ci
sfugga, in tali casi, la modestia modemamente - piu che socrati-
carnente- ironica di ehi fu uno dei pin geniali scrittori di tutti i tempi .
.\nche per questi motiv:i le contraddizioni dialettiche che ali-
mrntarono fino alia morte la feconditA creativa di Platone erano
uestinate a manifestarsi come vere e proprie scollature dopo che
egli ebbe raccomandato ai suoi eredi dell'Accademia «la donna sua
piu cara ». Ed e probabile che gli eredi di Platone, pur nel culto
quasi sacrale per il loro fondatore, si muovessero in un clima di
libcrta che fa loro onore 2 , ma che, nello stesso tempo, non solo
fomentava aporie circa la corretta escgesi delia dottrina scritta o
non scritta di Platone 3, ma poneva in atto anche una vera e pro-
pria crisi di identita filosofica.
Gia con gli immediati successori, infatti, si prospettavano le
difficolta ermcneutiche dei dialoghi - in particolare di quelli K zete-
tici 11 - e il bisogno di chiarire i risultati e le « ipotesi D scientifiche
che Platane aveva cnunciati. Tanto Speusippo quanto Senocrate, che
un'antica tradizione" vuole fedeli continuatori del maestro, si tor-
mcntarono circa il rapporto da stabilire tra l'evidente e il non-evi-
l.C'fr. PLAT. Phacd. 6Ib·c, 70b, SJd; Polii. znd; Tim. :!9C·d; Gorg. 52Ja.
2. Cir. H. CHER:SISS, L'enig•na dell'Accademia cmlica, Fircnzc, 1974. pp.
7 1 • 5 <'f:lg.
e l'ampia nota delia Isnardi-Parente in ZELLER-::\lo:sDOLFo, La Filo-
Sc']la dei Grcri, parte II. voi. III, Fircnzc. 1974, 2. pp. !161-77.
J. Cfr. 1\:. GAISER, Plalous tmgescllriebttre Lehre, Stuttgart, 1968, pp. 8·II,
3D5·II.
l , 4· Cfr. C1c. Varro IV, q; IX, 3.J; De ji11. V, 111, 7-!1; V l, 16; D10c. LAERT,
\·' ],
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CRISI DELL'AccADEMIA ANTICA
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CRISl DELL' ACCADEl\liA ANflCA :139
voci estranee, ma non si ebbe quasi mai presso di loro, pur nel corso
sccolare delia Iora storia, una vera e propria rivoluzione parago-
nabile a quelia che rinnovo l'Accademia nel III secolo a. C. 8• Le
piil profonde aporie aristoteliche servivano ad aprire, con una certa
pacatezza epistemologica, la famosa a porta delia verita » 10 nei vari
settori delia conoscenza e della scienza; le aporie platoniche, invece,
coinvolgendo teoresi e prassi, provocavano drammaticamente solu-
zioni antinomiche, slanci e scoraggiamenti e, alla fine, inducevano
a pcrcorrcre anche strade in gran parte inesplorate.
Per tutto cio Arcesilao, quando opero la sua svolta e vibro quasi
un colpo di maglio, era in buona fede convinto di restaurare il mi-
gliore platonismo: la sua esplosiva innovazione aveva, infatti, avuto
molti dccenni di gestazione e il suo incontro con Pirrone gli dovette
sembrare piuttosto occasionale e per nulla rivelativo n.
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CRISI DELL'."\CCADEMIA ANTICA
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CRISI DELL' ACCADEllfiA ANTICA
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CRISI DELL'ACCADEMIA ANTICA
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CRISI DELL' ACCADEMIA ANTICA 143
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144 CRISI DELL'ACCADEMIA ANTICA
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CRISI DELL' ACCADE'bliA ANTICA 145
18. PuT. Tim. 27d. Cfr. SEXT. E:.tP. Pyrrh. !lyp. 11. 54·
19. Cos\ Sesto. che pur non ha mancato di rilevare spunti zetetici in Pla-
tane, ~ropende alia fine per un'intcrpretazione rigidamente razionalistica d('l
plat_orusmo vero e proprie. Questo rigore. pero, ~ da lui pili. ammirato delia
equwoca concezione stoica della 9~\ITa.ola. xx-:~:l.:r,"ll:-:tx"Î).
2?· Fr. 29 Lang. Per la controversa interpretazione di questa testimonianza
veda51 l'annotazione delia Isnardi~Pa:rcnte in ZELLER~Mo:>ooLFO, La Filosofia
dei Gre,i, Parte II, voi. III, 2, pp. 898-9.
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146 CRISI DELL'ACCADEMIA ANTICA
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CRISI DELL' ACCADE~UA ANTICA 147
. . 22 · Lo ZcUer (of>. dt., pp. IO.J6 segg.). che pur ritienc Crantore sostan-
zJalm~nte un • fedclc rappresentante deU'Accadcmia • e la sua etica comc
~tcnu~nam~nt~ platonica •. rileva che, specialmente con questo pensatore,
acu~,;ce Il rl1stacco • dalie basi speculati\•c dcl puro platon.ismo •. Il fatto
che gh Accademici si limitarono ad indagini di ordine morale fa sentire la
necessita di un nuovo soffio rivivificatore.
2 3· HoM. Il. XIV, 216-7.
2-t. EURIP. El~c. 944; PJroert. ssB.
25. Panacea, Igea, Asclepio, etc.
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CRISI DELL'ACCADEMIA ANTICA
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CRISI DELL' ACCADEMU ANTICA I49
. I. Cfr. DwG. LAERT. 111, 4; IV, 1; APOLLOD. fr. 3-1-4 Jacoby; Acad. pl1il.
111d. l1erc. II. 33: VI, zfl.
2 • .Cfr. DIUG. LAERT. IY. ]. 1.j; APOLLOP. fr. 345 Jacohy; Acad. phi/. ind.
here. \- 1. ·fi.
J. Cfr. DloG. LAERT. IV, 16; APOLLOD. fr. 346 Jacoby; Acad. phil. ind.
1out., duot.
4· Secondo Diogene Laerzio (IV, u) e stcondo I'llrdex Hercallarrensis
(Q, 4-8), il successore di Polcmonc fu Cratete. E probabilmente a qucst'ultimo
sarciJbe s~ccesso Crantore, se non gli fosse premorto (cfr. DioG. LAERT. IV, 27}.
~ecundo I Fasti Academiei (:llckler, pp. llj-~) la succcssionc allo scolarcato
~ wolsc nci scb'ucnti periodi: Speusippo ]48/j-339; Senocrate 339-3 15{4;
olemone 315/4-298/7: Cratcte 298/7-270/69; Arccsilao 2.68-2.pfo.
S 5: .H~::s1oo. Op. 12. Esiodo non vicne menzionato tra i • precursori • dello
cetbcismo n.; in DloG. L.'\ERT. IX, 71-74 ne in alcun Juogo sestiano.
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ISO CRISI DELL' ACCADEl\liA ANTICA
6. L'amorc de! parndosso era tipica rlegli Stoici; ma, ~ccondo Eusebio,
lo Scetticismo non e mena parados.~a\c dei suoi peggiori avversari dommatici.
7· Cirra il varia numero dcl\e Accademic tfr. SEXT. Er.tP. Pyt'f'h. hyp.
I. 220 segg. Pur partendo da pro!lpettivc radicaJmente opposte, Sesto ed Eu-
sebio espongono la cosa. con pari ironia nei riguardi di questi problcmatici
scguaci di PlattJne.
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CRISl DELL' ACCADEMIA ANTICA ISI
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CRISI DELL'ACCADEMIA ANTIC.,
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Chiusa dellibro II cd esordio del 111
del Contra Acadcmicos di S. Agostinu·
(Parigi, Jea.n Pctit, 1521).
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CRISI DELL'ACCADEMIA ASTICA 153
Che casa, alia fine clei conti, uomini cosi autarevoli 1 inte· 37
sero fare, con le loro perpetue ed ostinate palemiche, per impe·
dire che la conascenza del vera sembrasse essere prerogativa
di qualcuno? Ascoltate un po' con maggiore attenziane non
quello che io so di sicuro, bensi quello che e un mia punto di
vista: questo io me lo sono riservata per il finale, per potervi
chiarire - nei limiti delle mie possibilita - quale mi sembri
l'intero disegno dell' Accademia.
Platane, l'uomo piu sapiente e colto del suo tempo 2 - un
uomo che ha avuto un tale linguaggio da rendere grande tutto
quello che diceva, e che ha detto case tali che, in qualunque
maniera le dicesse, non sarebbcro potute diventare mai piccole -,
dopo la morte del suo maestro Socrate, da lui prediletto oltre-
modo, ricevette- a quel che si dice- molti insegnamenti anche
dai Pitagorici 3 • E gia Pitagora, da parte sua, non appagandosi
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1
154 CRISl DELL ACCADEMIA A!I!TlCA
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CRISI DELL'ACCADEMIA ANTICA I55
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CRISI DELL'ACCADEMIA .'I.NTICA
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1
CRISl DELL ACCADEMIA ANTICA :I57
16. Come avn•mo occasione di rilcvare piu volte nelle sezioni di questo
,·olumt- riscrvate a Carneade ed a Cicerone, il rifugio scetticheggiante ne! vero-
s~mile c, molto probabilmente, post-cameadeo; ma Agostino segue le ormc
clr:eroniane ne! considcrarlo come una soluzione saggia di Carneade mcdcsimo
(~fr. AUGUSTIN. Contra Acad. II, ll-IZ, la cui fonte principale e C!C. Lucul/.
\ l, 18; XXXI, 99; XXXIV, 108).
'?· S?condo il Carneade agostinia.no, il verosimile e la riproduzione ap-
prossmJatn·a de! vero, ossia di qucl paradigma ideale su cui Platone aveva
fondatu la cosmologia e la guoseolugia.
IS, Per questo mcdcsimo tema cfr. At:GUSTI:-<. Relract. 1, 1, 11.
19. Cfr. SE:x:T. El!P. P_vrrh. hyp. I, 21:0.
_~o. Per la controllata ammirazionc di Agostino vcrso Cicerone, cui altri
a~tnbui,·ano "aldez1.a di pcnsiero mentre egli lo considera va soltanto • adorno
dt ammircvole eloqu.,nza •. cfr. Contra Acad. III, 15-16 = C1c. A C(Jd, tr. :zo
~[iil!er.
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CRISI DELL' ACCADEMIA ANTICA
21. Esscndo Antioc:o, almcno secondo Filon.: di Larissa.. una stoico ca-
muffato da accademico (cfr. fr. 56 Luck; HIRZEL, Ut~tersuchurJgen zu Ciceros
pflilos. ScllrijleJJ, III, pp. 227-36 e le discussioni rldlo stesso Luck in Der
Akademiker Antiochos pp. 22-3).
22. L'espressione e oraziana. (Epist. I. 4· 16).
23. Si tratta di Metrodoro di Straton.ica. chc passb dall'Epicureismo alia
scuola di Carncade (cfr. DioG. LAERT. X, 9 = Carncadc fr. 20 Wi~ni<'"-ski;
Acad. phil. i11d. here. col. XXXIV, 5 segg.).
24. Questo Mnesarco fu allievo di Antipatro di Tarso, il quale si era ac-
collato il difficilc c:ompito di contrastare Carneade (dr. DtoG. LAI>RT. IV,
6~-65, ave pero non si fa menzione dirctta di Muesaro::o). Sccondo Numenio
(EUSHB. Praep. ev. XIV, 739 a) ::'olnesarco sarehbc stato maestro di Antioco
di Ascalona (dr. POHI.E:SZ, La Stoa, 1, pp. ]60-I, 393. 500).
2.5. Soprattutto net Lucullus. Di ben diversa avviso sono, pero, il Luck
(Dor Akademiker A111ivchos, pp. 24·o14) e il Weische (Cicer<> 1md die Ncue A ka-
dnnie, pp. I02·5l-
z6. In questo passo Agostino Îb'llOra o finge di ignorare l'eredita acca-
demica che, ancorche parzialmcnte e con forti spunti polemici, fu raccolta
anche dai Neo·pirroniani.
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CRISJ DELL' ACCADIU.IIA ANTICA 159
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ARCESILAO
11 • S~ettid anl~hi.
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Arcesilao di Pitane (3I5-240 a. C.) porto in se fin dalla nascita
la raffinata cleganza di quella gente eolica dell'Asia Minore che aveva
dato, alcuni secoli prima, il miracolo deHa poesia saffica. Egli con-
servo il cumportamcnto di greco-orientale anche quando si fu im-
pregnata di spiritualita attica, e seppe comunicarlo al gia signorile
sudalizio deli'Accademia. E l'armonica confluenza in lui di spiri-
tualita eolica e di spiritualitâ squisitamente ateniese produsse una
personalita apcrta e versatile, affabile e ironicamt>nte pungente,
battagliera e nello stesso tempo anche remissiva, e tutto eia valse ad
introdurre nella scepsi ellenistica quella clevata e ricca cultura che
pur nun era mancata in Pirrone e in Timone, ma che, alia fine dei
conti, era stata considerata da costoro come qualcosa da oppugnare
e da superare.
Fine intenditore di poesia ~ poeta egli stesso, musicologo e co-
noscitore non occasionale di matematica carne ogni buon erede di
Platune, Arcesilao fu anche emerito allievo del Liceo sotto la dire-
zione di Teofrasto ed in quella officina ebbe inizio non solo la sua
accurata merlitazione sulle aporie principali delia filosofia giâ. impo-
state dai genio di Aristotele, ma anche l'immancabile preparazione
scicntifica che costituÎ\•a il vanto del Peripato 1 .
I. Pierr(' Aubenquc, chc tn gli studiosi de! nostro tempo ha messo ne!
piu grande rilicvo gli aspetti aporetico-prub\ematici della filosofia aristotclica.
ha ~critto, tra l'altro, a proposito delia concezione dialettica de Ilo Stagirita:
'On rencontre aussi, chez lui, le sens qui deviendra predominant dans le
Lyc~e ~t la Nonvell~ Academic. sclon lcquC'l la dialcctique est l'art de soutenir
aus.~1 b1cn le pour que le contre sur une thcse donncc • (Lt P'oblilm~ dt l'ltre
chc: .•h-istolr, Paris. 1966t, p. 255). Qut>sta metodologia antilogistica. pero,
chc .pure fu altamente apprczzata da Cicerone (Tuse. II, III, 9). era, alia fine.
Utll:zzata da Aristotele perche !li passassc - per usarc l'efficace Jinguaggio
<lell Auben<]Uc - dalla • science recherchee "· attraverso la • science introu-
vabl~ "• finalmente alia • scicncc rctrouvce '· Giungere, pero, di qui a sostenerc
una Grml'i11samk~it rli Peripato e Num·a Accarlcmia. come ha fatto recente-
mcu:e. il \Vcischc (Cicem wrd dit ll'eue A ka.lrmie, pp. 6S-7z) e stabilire una
q.u~sl 1dcntita dcll'allti/ogi5fische ./lfetllode nel Peripato e in Arcesilao-Carneatle
.(•l'a. pp. 77-9) signifira, p"r lo meno. forzarc la rcalta dc\le cosc. Ai Peripatctici
lmp,.rtava soprattutto costroire una conoscenza scientilica ben solida. e l'apo-
r'"1aliuhc Aorjas3u11g era per loro uno !itrumento molto efficace per premunirsi
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6. Arccsilao non disse mai - carne poi avrebbe detto esplicitamentc Car-
neade _a proposito di Crisippo - • se Zenone non esistesse, neppure io ci sarei •.
Illa e mtlubbio che per un pensatorc, come lui, disposto alia negazione e alia
confutazione, la mancanza di un degno competitore sarebbe stata letale. A tale
p_rop?sito si rinvia, olt.re che agli istituzionali articoli del Couissin (piu volte
c•tatt) sullo Stoicismo della Kuova Accademia c sull'origine cd evoluzione
d_cll't"l"l"l);(fr. anche, tra l'altro, a ll. PoHLEsz, Zenc>n und Crisipp, 1 Nacb-
ncbten der Gottingcr Ge.•ellschaft •, phil.·hist. Klasse, Fachgr. 1, N. F. li,
9: 1938, p. t8o; Grutldjragm dtr stoischen Pllilosophie, 1 Abbandl. Gottioger
Gescll.schaft •. pb.il.-hist. K.lasse, J, Folgc XXVI, 1940, p. 1J5; La Stoa, 1, cit.,
pp. 347·51.
7· Cfr. C1c. Lt~wll. XVIII, 6o.
r· S. Cir. SEXT. EMP. Adv. log. 1, 143-144, O\"C si prendc spunto da PLAT.
1>11. 2id.
id 9. Pe-r un ampio esamc critico di qucsta concezione stoica cfr. SEXT. E~IP.
· v. log. I, 401-435 ele mie note nelle pp. XXIV-xxxn delia traduzione italiana.
10
• Per le accurate critichc accademiche alia c;>O:IITCLal:t: Y.01TCL);I)r.Tt1otij sotto
qucsto duplice profilo vedansi le ottime indagini delia Stough (Grull Skepti-
nsm
st • pp .
· 40-53. ave gJUstarnente Carnca<Je fa la parte del lconc. ma sarcbbc
ato opportuno non obliterare quasi del tutto Arcesilao). .
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166 ARCESJLAO
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15. Questa o illi bera\ita • di Arcesilao ne! dare l'assenso e ben riJcvata
- anchc se fugacemcnte - dalta Stough (Greek Skepticism, p. 58, n, 5-4; p. 66,
n. 6~. Le principali fonti sono Ctc. Lucrdl. XVIII, 59: XX-XXI. 66-67; SEKT.
E~!P. Pyrrh. hyf'. 1, 232; Adv. log. 1. 157: NliMEN. apud. Euseb, Praep. ev.
XIV . .ţ. 726d).
16. Suida, rifaccndosi (orse îndirettamente a fonti stoiche, cos\ spiega
il tnrnine Eu>.oyov c:i.1;t(l)fl'l: • E quello chc prcsenta un maggior numero di
prt-testi per la verita. come, ad esem}lio. "domani saro vivo ", Essendo una
,·olta sorta una cliscussione tra il ft1osufo Clcante fsi tratta, iuvece. di Sfero,
cumc sappiamo da ATHE:>. VIII, 354e = Stoic. vtt. fmg. 1, 624 Amim, e da
D1oG. 1..\Ell:f. VII, 177 = Stoic. t•rt. frag. I, 625 Arnim] e il re Tolomeo in
merito al fatto che il saggio formula opinioni, poichc qualcuno aflerma\'a
chc il ~a~gio non le formula aiTatto. il re, con l'intenzione di confutarlo, fece
imbanJirc melagrane di eera. 11 sapicnte cadde ne! tranello e il re grido che
qudlo aYc\'a dato l'asscnso ad una rappresentazionc falsa. Ma il sapiente
gli rispose per le rîme, rliccndo che l'a.sst'nso era stato data non in quanto
crano mt'lagrane, bensl. in quanto era ngionevole (di>.o·tov) cbe fosscro mela-
J.(r:.nc: che la rappresentazione <1pprensh·a e differente dai ragione\'Oie •. Ze-
none, dando la dt>linizione di z'l&ij~~:ov. sosteneva che esso e 1'• azione che puo
~~sere gi ustificata con buoni motivi (o n-pc.t;(&~v Eu>.oyov) dai punto di vis ta
d.~lla ra~iont> (Stoic. t>d. frag. I, 230 = III, 493 Arnim) e, in apprcsso, Cri-
'"PPO affermava che era doYere morale I'E/.)).oy~ i;a:yw"fll, ossia il suicidio
b1:~ pont!erato (cfr. Sloic. ~el. frag. Il I, 7.5Î-7(i~ Arnim). L'erronea interpre-
t'l.zl~ne. del termine come • verosimile o presso i modemi si trova gia in Hegel
(L.·:10"' Sll/la SI. della Fii., II, p. 491), il quale pur si tormentava rendendolo
anchc con n ,·erita relath·a • o con • verluta fondata su un buon motiva, ma
nou sulla vcrita • (ibidem, p. 487). Lo Hirzcl, che (Uratrrs11cl11wgcn zu Ciceros
Phrlos. Sch;ifie~'· p. 150) fu molto acuto nd distinguere l'd)).oyov di Arcesilao
dat 7:dhvov d1 Cameade, interpreta anch'egli il prima ttrmine, forse sulla
~l~anga oratoria di Cicerone, cerne • veru5imi\e • e fu seguito in questo dallo
· chwartz. dai Ncbel e dallo stcsso Arnim (.-lrhesilaus in • RE o, II. 1, coli.
1
r6.ţ-8). il qualc accennava ad una ll"ahrsc/rdmlichkeitlc·hre cume pars C011S-
II'IIrn! dd pensiero arccsileo. L'crrore fu gia rilevato dai DanhfoiTH (Die Ethos
de.'. ::ii•Jtkus Epihtt•l, Stuttgart. 1894. p. 193) ed e stato piu rccentemcntc ,;ot-
tnhnrato dai Pohlenz (La S/oa, I. pp. 263-4. 348-9). Non meno crronea ~ la
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168 ARCESILAO
traduzionc - nata per in.fiusso post·carneadco - che Ciccrone (De fin. Il J, 58)
dava del termine con • probabilis ratio •: ma siflatta traduzione ha goduto
notevole succe~o fino al punto da investire di luce probabilistica tutto quanto
il pensiero deii'Accademia Nuova, come acutamente c con rammarico notava
il Brocha.rd (Les scrpliqlles grtr.s. p. III) c come ai nostri giorni sottoscrive
ancora Ia Stough. la quale ha pur riJe,·ato con acutczza, accanto ad elementl
matematicistici, anche elementi di ordine medico che fanno presentire la
teoria del • passaggio de\ simile • sostenuta dagli Empirici: • J nsofar as witnesses,
symptoms and messengers produce or constitute e\·idcnce of something'ş
being the case, credible impressions, hy analogy. are e\·idence for the thruth
of a perceptual assertion • (Gruk Skeplicism. p. 6l). ~lolti felici spunti teoretici
pero, ehe pur sono stati suggeriti dall'E:;.i),oyov arcesi\eo, sono stati gencralmente
ricondotti al praticismo. L'Ei!Aoyov divcnta, comc dice ancora la Stough !??·
cit., p. 51) • standard of action •. ossia. una risposta diretta contra l'anbca
ohiezionc stoica all'inazionc scettica provocata dall'tr.?zij (cfr. PLUTARCH.
Adr•. Colo/. z6 ele fini osscn·azioni del Bnx:hard /.t:s suptiquu grl!cs, pp. toS·JO).
17. Il nostro Dai Pra (Lo .<celticismo g~~co, pp. 147·56) continua ad espri·
mere molto bcne questo tormento. Si potrebbe sostenere che anchc l'djloyov.
piuttosto che aprire prospC'ttive dav,·cro costruttive, si inscrisca, accanto
all'hrozlj. ne! tentativo arcesilco di procurare all'uomo - come nota\'a I'Arnim
nella voce Arkcsilaos delia • RE • - la Frtihl'il ruJm 1"1""'·
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IJO ARCESILAO
'ZO. Cfr. Lczio•ri s11/la Sf. delia Fii., 11, p. 486. Anchc I'Arnim considerava
il passo sestiano di Adv. log. 1, 15o-157 come la Hauptslâlc ilber dcr Lchre
des A rkrsil;~os.
21. Cfr., tra l'altro, CREDARO, Lo scclliâsm(l dt•gli Acc11demici, II, pp.
JS segg.; RoBI:-!, Pyrrhon et le supticismr grrc, pp. 6o segg.; DAL PR.'>, Lo scet•
ticismo gr~co, pp. IH-7·
22. Il Long (Hei/mistic Pllilosophy. p. 93) considera Cicerone • our best
evidcnce for Arce,;ilaus "· e gia !o Hegd, pur simpatizzando giustamente per
Sesto Empirica, riconosceva chc • i capisaldi delia filosofta di Ar.:esilao ci sono
,;tati consen·ati in particolar modo da Cic<'rone nelle Acadcmicar q11aestiune.~ •
(Lc:io11i s111/a SI. drlla Fi/., 11. p. ~86). Nella tTaduzione del bmno del De
Oralnrt- ho seguito il tcsto de! Friedrich (Lipsiae, 1912), in quella del bTano
del De >~alr~ra drorum il testo del Hackham (Lonclon-Cambri<.lge Mass., 1968)
e in qucllo del brano del De ji11ibus il tcsto ancora del Rackham (London-
Cambridge l\la.ss., 1 967).
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ARCESILAO
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I]Z ARCESILAO
2. Cfr. C1c. l"orro XIV. 19; Lucull. XVIII, 59: XXIV, 77·
3· Os:;ia seguendo il metudo deU"antilo1,>ia, che ~ia era stato prospettato
da Protagora (dr. DIOG. L.\ERT. III. 37) e chc sarebbe stato ampiamcnte
applicato clagli Sccttici (dr, DloG. LAEII.T. IX, Joo; SEXT. E3!P. Pyrrll. hyp.
l, 2]).
"1· Os!iia disancorandolo dai dommatismo.
5· Gia Platonc, nell"Eutidemo, anche se in cbiave elcnchistica. aveva
applicato questo metodo che lrovll prcsso i ~Iegarico-eretriesi i piu acuti
seguaci (cfr. DioG. LAEII.T. II, Io6 c frr. 31-34 Doring).
6. Cfr. DioG. LAERT. IV. 22.
7· Fr. IZ9 Nauck'.
8. Fr. I,V Nauck 1 .
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ARCESILAO 173
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IJ4 .'\HCESILAO
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ARCESILAO
29. Ossia gli E'(l!•j><).tcr. fJ.:X~~fJ-2.":"11 o artes liberales che crano indiBpen-
sabili per ehi volesse poi acquisire una cultura scientificamente qualilicata..
Contra di essi polemizzerd. Sesto Empirica in A dv. malh. 1-V 1: per piu ampie
notizie rinvio alle mie note dt'lla trari. italiana di quest'opcra (pp. VII-XI).
30. Di~ccpolo di :IIcncdcmo, non risparmiato da Timone (fr. 30 Wachsmuth).
JI. Per analoghi episodi cfr. PLl.'T.-\RCfl. Quom. adu/. ab am. ir~lemosc.
6Jc:l c jrg. lj2.
32. Si tratta o del fratcllo di Attalo l;iletcro, padre di Eumcnc 1, re di
Pergamo o. piu probabilmente, di qucst'ultimo.
33· Carne suggerisce il Gigante (nota tJd lwc) le !ld~~u:; di cui paria Dio-
!!;Cne crano conferen7.e d'apparato. pubbliche letture e dibattiti culturali per
partecipare ai quali bisognava pagare in manete d'oro a d'argcnto, secondo
l'importanza dei partccipanti. Qualcosa di analogo era gia accaduto ai tempi
di Protagora e continua,·a ad accadcre ai tempi dello stesso Lacrzio.
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ARCESILAO 177
(allicrate 3 ', ove l'ingresso costava una moneta d'oro. In non
pochi casi faceva opera di soccorso e raccoglieva collette. Una
voita un tale si fece prestare da lui vasellame d'argento per
un ricevimento di amici e non glielo restitui: egli non glielo
richiese, anzi disse: «Non e roba mia!» Altri, anzi, dicono che
fece quel prestito di proposito e, quando quello glielo voleva
restituire, Arcesilao gliene fece omaggio, perche quel tale era
povero.
Egli aveva anche a Pitane molti beni patrimoniali, eli cui
gli inviava le rendite il fratello Pilade. Ma gli somministrava
molti dona tivi anche Eumene, figlio 35 eli Filetero: ecco perche
solo a costui. fra tutti gli altri re, egli faceva le sue dediche.
11olta gente offriva servigi anche ad Antigono 36 e gli an- 39
clava incontro ogni volta che costui si recasse ad Atene: egli
solo se ne stava tranquillo, perche non voleva incontrarlo per
prima e farne conoscenza.
Fu amico in moda particolare di Ierocle 37 , che comandava
su xlunichia e sul Pireo, e, durante le feste, discendeva ogni
voita da lui. E, tra l'altro, sebbene anche questi cercasse piu
volte di convincerlo a presentare gli omaggi ad Antigono,
Arcesilao non si lascio persuadere, ma una voita, pur essendosi
spinto fin sulla soglia di Antigono, fece macchina indietro.
Dopo la 'rittoria navale di Antigono 38 , mentre molti si reca-
vano da costui o gli scrivevano biglietti di congratulazioni,
egli solo se ne stette in silenzio. Ma, tuttavia, quando si tratto
di difendere la patria, partecipo ad un'ambasceria a Demetriade,
presso Antigono, quantunque senza successo. Tutto il suo tempo,
pe ro, egli lo trascorreva nell' Accadem.ia, alia larga da ogni
impegno politica.
E una voita, propria ad Atene, al Pireo, indugio molto 40
tl'mpo a discutere di certe questioni con Ierocle, delia cui fa-
miliarita egli godeva: per questo fu anche oggetto di qualche
pettegolezzo.
34· Poco o nulla sappiamo di questi due pl"rsonaggi: fon;e furono filosofi,
forse pittori.
35- Per questo probabile crrore del Laerzio cfr. 11u. 10. 32.
36. Si tratta di Antigono Gonata (320-240 a. C.). figlio di Demetrio Polior-
c:ete c re delia Macedonia.. I suoi rapporti con Atcne furooo motto tormentosi.
37· Comanclante del presidio macedone al Pireo (cfr. DlOG. LAERT. II. 127).
.. JS. Diogene, forse, allude alia vittoria di Cos (254 a. C.} contra Tolonteo
hladelfo.
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ARCESILAO
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ARCESILAO 179
Alia fine dei conti, pero, egli era cosl n immune da vanagloria 11 47
da csortare i discepoli a prestare ascolto anche ad altri maestri.
E poiche un giovinetto di Chio non era pago di frequentare
Ia sua scuola, ma desiderava di frequentare quella del suddetto
Ieronimo 48 , egli stesso lo accompagno da quel filosofa, gfielo
presento e l'ammoni di comportarsi bene.
Grazioso e anche il seguente aneddoto che si tramanda di 43
lui. A un tale che gli chiedeva perche dalle altre scuole i giovani
solevano passare a quella di Epicuro, mentre dalla scuola di
Epicuro non passavano ad altre, « In verita - egli rispose -
da uomini si diventa eunuchi, ma da eunuchi non si ridiventa
llOlllllll ll,
Giunto alia fine delia vita lascio tutti i suoi beni al fra-
tello Pilade, in compensa del fatto che questi, di nascosto da
~Iin~a. lo aveva condotto a Chio e di li lo aveva guidato ad
Atcne.
In tutta la sua esistenza non contrasse mai matrimonio
ne genero figli. Avcndo fatto tre testamenti, ne deposito uno
ad Eretria presso Anficrito, un altro ad Atene presso alcuni
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180 ARCESILAO
..9. Fr. -14 Jacub)' = -1-1 :llullt>r. A proposito delia gotta che tormentava
Arc('silao. Ciceronc (De ji11. V, XXXI. 94) riferisce: •l\Ientre egli era angu·
stiato dai dolori delia gutta, venne a visitarlo I'epicureo Carmide. sno intimo
amico. Questi se ne slava usccndo mcstamcnte dalla camera, ma Arcesilao
gli di':'sc: "Rimani. ti prego, Carmio.le mia: di qui niente passa fino a qui ",
e intlicava i piedi t> it suo cuore. Eppure cgli anebbc prclcrito non sentir dolore! •·
50. AntiJ. Pal. VII. 104. Circa l"amort! di Arcesilao per l'uva. ana.logo
a qut>llo di Platone per i lichi. dr. PLUTARCH. Q11aest. tonv. VI, -t• 668a.
51. Fr. 2.!3 Cantarella.
5~- Anllr. Pal. III. 9 = rq DieW =ISi Bergk.
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ARCESILAO
comc con un'ombra, contro quel Platane che non era piu tra
i vivcnti, e dall'alto di un carro mise in agitaziane tutta il
sacro corteo 27 , dicendo che annai Platane non poteva opporgli 145
resistenza e che a nessun altro sta va a cuore prenderne le difese,
e che, se le avesse prese Arcesilao, egli ne avrebbe tratto un
guadagno, perche se lo sarebbe definitivamente scaricato di
l:losso 2g. Egli sapeva che di un simile stratagemma si era servita c
Agatodc Siracusano contro i Cartaginesi! 29 E gli Stoici ascol- 150
tavano in preda allo sconvolgimento. Infatti la loro Musa non
avcva ancora acquisito una ricca cultura 30 ne aveva pagata
il suo pegno alle Grazie 31, merce le quali Arcesilao - in parte
scostando le argomentazioni di Zenone, in parte tagliandole
alla radice, in parte soppiantandale - soggiagava gli Stoici
con la sua lingua lasciva e acquistava credibilita. Rimanevano,
pcrtanto, battuti quelli contra cui egli parlava e restavana 155
perturbati quelli in mezzo ai quali egli pronunciava i suoi di-
scorsi, e percio, in un certa qual modo, davano per certa che
non d fosse ne parola ne affezione ne azione per quanto mi-
nima e che, d'altra. parte, non si sarebbe potuto scorgere al- d
cunche di inutile, se di tale opiniane non fosse stata Arcesilao
di Pitane.
Ma egli non aveva propria opinione alcuna ne gli si rive-
lava alcuna casa, tranne il fatto che si trattava di fonnulette 16o
e di vuote paure 32.
gemmt •h Agatocle nei riguanli clei Cartaginesi. Forse Numenio allude alle
harne dell'astuto siracusano ai danni eli Ofclla, govematore delia Circnaka,
chc A.~atode chiamb in StJccorso conlro il ~artaginese Bomilcare c poi uccise,
tmpadroucmlosi de! ben "lJuipaggiato est"rcito cirenai~o. che ,.enne utilizzato
s~b-Jto rlopo contm Bomilcare c~·n successo. 11 des Places pensa, invece. a Dmn.
XX, J, ove si paria dclla spcdizione diversiva di :\gatocle in Africa.
JO. L'acculturamento delia Stoa, infatti, fu un gran mcrito di Crisippo,
che avrcbbe lro\•ato il suo osso Lluro in Carneade.
31. Cos a che a ve,·ano fatto i raffina li Accademici anchc in osscq u io al
consiglio dato da Platane a Senocrate (cfr. Dtoc. LA•;~T. IV, 6).
~2. La pirroniana ci.3o~:~:a·d!1 divt>nta, con Arcesilao, - a parere di Nu-
mento - un !atto di ordine retorica ~d emotivo. Per )'eo;prcssionc cfr. PLAT.
ThrQe/. 18o a J.
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188 ARCESILAO
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ARCE SILA O
6. Cfr. DIOG. LAERT. IV, 3; NuME!':. aplld Euseb. Praep. ev. XIV, 5·
7· Ossia in contrasta con Senocrat.-, che a\·e\"a ammcs!;O tre criteri: la
srienza, la sensazionc c l'opinione, che corrispondl'\"ano cia.scuna alia sostanza
mtelligibile. a qu~lla sensibile e a quella apinabile o camposta (dr. SExT. EMf'.
Adv. lt•c. 1. qi·Lw}.
~- Il riferimenla e abbastanza oscura: si pul> pensarl' tanto al /.6·:c.;, che
\"C'rr.,_ poi criticata da Camcarlc. quanto all'Eui.oyo11, che. secanda Arcesilao
s~esso, ha una necessitâ pratica e chc, farse, i suoi nllie\·i estesero anche sul
r•ano logica.
9. Cfr. Stoic. t•rl. frag. 1. 67, 69 Arnim.
Io. Cir. C!c. l'arro XI. 41-42.
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ARCESILAO
11. Cfr. C1c. Lucu/1. XXVI, 84-86; SEXT. EMP. Adv. log. 1, 40I-402, ove
i rilievi anti-stoici vengono attribuiti agli Accadcmici in generale.
H. Cfr. Stoic. vd. frag. Il, pp. jO·J; Il[, p. l-l7· s; 1, PP· .s. z6; 20, 6
Arnim.
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ARCESILAO
Il "socratismo ,, di Arcesilao
(CrcEIWNE, De orat. III, XVIII, 67-68)
Ci resta da parlare dei Peripatetici e degli Accademici. 67
Questi ultimi hanno un'unita soltanto nominale, ma l'orienta-
mento dd loro pensiero e duplice. Difatti Speusippo, figlio di
una sorella di Platane, e Senocrate, che era stato allievo di
Platone, e Polemone, allievo di Senocrate, e Crantore furano
solo in marginale disaccordo con Aristotele, il quale insieme
con loro era stato ad ascoltare Platane, quantunque, forse,
non furono pari a lui per la ricchezza di un'eloquenza che si
articolava sui contenuti piu vari 1 •
Arcesilao, invece, per la prima voita - egli che pur aveva
ascoltato direttamente Polcmone 2 - dai libri di Platane, che
hanno tanta varieta tra Iora, e dalle conversazioni socratiche
colsc soprattutto questo: che non c'e nulla di certa che passa
essere recepito o dai sensi o dall'anima; e si tramanda che da
lui veniva sfruttata anche una sua grazia esprcssiva tutta sin-
golare nel respingere ogni giudizio che provenisse dall'anima o
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ARCESILAO 193
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194 ARCESILAO
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ARCESlLAO I95
7. A differenza eli Timone, chc irride,·a gli altri filosofi e fa ceva apparire
lJ. bonaccia solo con Pirrone. Arcct;ilao ccrc;wa il conforto delia sua scepsi
nc,j magboiori pcnsatori de! pa.~satn. Come Cicerone. anche Plutarco tenta il
r~cupero de! trava~lio accademicc, nell'ah·eo delia tradizinne platonica, anti-
Clpanclo l'ipotesi agosliniana di Coulra Acad. III, 38-41.
.. 8. L'esclusivismo di Colote a fa.-ure eli Epicuru sembra pari a quello di
luunne a favure di Pirronc. l'lutano. invece. con questo suo ironice ringn-
l!amento all'Epicureo. tencle a culturalizzarc la sccpsi c ritienc buono qucllo
che a Colr:>te scmbrava cattivo.
9- S~conc1o il De Lacy (• American Joumal of Philosophy •, XXVII, 19,56,
P· 7(1) ~~ alludcrt>bbe ad Antioco rli .\;calona.
_ Io. P~r questa celebre immagine cfr. PLAT. Ccmv. IC)Sc; EPIC. fr ..p 1 Usener;
Llc . .4.djalll. IX. 8. 1; l'arra I\", 10; VIII, 32; ARRIAN. Epi.t. diss. I. 5. I·J.
1. 1 · Ossia l'bp:~+,. l'iniliale slancio alia conoscenza, clle />, comune allo
scctbco c al dommalico. csscndo un -.::iOo:.
dd 12 : Ossia la a•J·:':;?-":~&Eat~. c~c second~ gli Stoici era il puntn rulmimmte
V la c~onuscenza e l md1spensalnle fondamcnto ddla prassi (cfr. CIC. l"ano
p lll, 34-35). mentrt" secunda gli Accadcmici era da e\·itare (cfr. SEXT. EMI'.
yrrh. hyp. 1. ~n).
13· Cosi il Pohlenz. mentre i wdd. E B rcrano '!(afiTaw (scnsazione) e
sono SC6'1.liti in Slaic. t't·/. frag. Il I. p. 1 H· 16 ,\mim. Scco'ndo gli Stnici. co-
munquc · la s:nsaz10ne
Cic · .. ·~mp1!Ca,
SI:" . sotto un qua\che profila, l'assenso (cfr.
· Lucu/1. XIII, 4 t c 5/ulc. vct. frag. I. 6z c II. 71-75 t\rnim).
~~~r~~ questa immaboinc cfr. C1c. Lucu/1. XI. 3S c Sloic. ••ct. frag. II,
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ARCESILAO
15. Ho)t. Il. Il, l.~o. cit. in DtoG. LAERT. IX, 73·
16. Cfr. Stoic. t•l't. frag. II, 74; III, 169, 177 Arnim.
17. Cfr. LEuTscH-ScH:>EIDEWIS, ParoCiu. graec., 111, 193.
18, Cfr. SEXT. EMP, Pyrrh. hyp. I, 22.
19. Cfr. Sloic. v~l. frag. I. 39; li 227·228; SEXT. EMI'. Pyrrh. hyp. Il,
70; Adu. log. I. 227-260 e. per l'acuta critica sccttica. JSI-387.
20. Sulla r.por.E':'C'IX dci domma.tici insistevano gli Accauetnici (cfr. CIC.
Varro XII, 45: LIICIIII. XX, 66) al pari dci Pirroniani (cfr. SEXT. EMP. Adu.
p!.ys. 1, 49: DloG. LA.ERT. IX, 74).
21. Per l'opinionc intesa carne • assenso ma]ato e falso • cfr. Stoic. vet.
frag. I, 67-69 Arnim.
22. Cfr. PLUTARCH. De Stoic. rep. 1057b.
23. Cfr. PLUTARCH, Ad11. Col. IIJ8a-b.
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ARCESILAO I97
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ARCESII.AO
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ARCESILAO 199
e 311
Di stirpe bo\•ina, con Ironte d'un uomo,
~9- 31 B 61 Diels-I.;:ranz.
40. Fr. 254 Vsener.
41. Cfr. EPIC . .-!d Herod. 51·5~: (rr. 251, 251 "L"sE'ner· Ctc. De fiii. I vn
l~; Lucu/1. XXV, So; DioG. LAERT. X, J2. - ' • '
+~). Il tem1inc ris11le- al Pirronismo antica (dr. SEXT. EllP, Pyrrh. hyp .
I. lgl .
·13· P_lutarco rîtorce contro gli Epicurei l'accusa chc di solito era cliretta
~-ontro gh Accademid, ossia dî E'liminare le cc.se familiari e ordinarie- (cfr
.Ic. Lucr~l/. Xlii. 42; XXVII, 87). La stessa ritorsione e fatta da Plutarc~
contra gh Stoici in De Sloic. rl'p. loj6c.
H· Fr. 251 Ust>ncr.
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200 ARCESILAO
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ARCESILAO 201
50. Cfr. SEXT. EMP. Pyrrh. Jryp. 1. 2; Adu. log. II. 363.
fii 5I. Per questo • vantaggio • equivoco degli Accmlemici rispetto agli altri
osof1 cfr. AUGUSTIN, CotliYa Acad. III. 15-16, che si rifaceva a qualche passQ
Purluto deg\i Academica di Ciccrone.
52. Fr. 251 Use11er.
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LACI DE
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Sul piano strettamente filosofica l'Accademia non produsse
niente di notevole nei quasi ottanta anni che intercorsero tra la
morte di Arcesilao e l'inizio dello scolarcato di Cameade, sebbene
la tonante voce di quest'ultimo gia stesse risonando nel sodalizio
da circa trent'anni e avesse contribuito a smuovere le acque sta-
gnanti 1 •
Tra Arcesilao e Carne ade si ebbero quattro scolarchi: Lacide
(241/o-224-3 oppure 215 a. C.) 2, Telecle (224/3 oppure 215-178),
Evandro (178-170 circa a. C.) ed Egesimo (170 circa-r6o circa).
E quasi certo cbe, dopo le dimissioni di Lacide, che sopravvisse ad
esse per diversi anni 3 , 1'Accademia ebbe una {ase di interregno o
di direzione collegiale. Sotto Io scolarcato di Egesino si ebbe la rot-
tura con Crisippo, che aveva imparato la dialettica sotto i platani
di Acadcmo e poi la vibro per colpire quei platani stessi '·
Non sappiamo con precisione cosa si insegnasse nell'Accademia
in quel lasso di tempo. Arcesilao aveva mostrato simpatia per gli
ty;dx.i.toc [J.a..S.~!J.IlTIX, nonostante il suo scetticismo, e la falia degli
Accademici di questo periodo (delia quale abbiamo fugaci notizie) i
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206 LACTDE
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LACIDE 207
~; u to di una vera e propria commedia de! 111 sec. a. C.; invcce, second o l'Uscner
(Ef•ie~~raa. LXVIII seg.) e il "'ilamuwitz (Plal<Jn, 1, p. 723), la fante de! passo
num~niano sarebbe una satira. menipp.,a. Per altre notizie cfr. GoEDECKE-
~IEYER, Gcscll. dcr griuh. Skcpt., pp. 47 segg. e soprattutto l'ampia disamina
tondott.i!. rPccntenwnte da I. Gallo (Commrdia. e filosofia in rlii elle11i~lica:
H<>!<mr. o Yichiana •. V, 1976, pp. 206-42). 11 brano i.: riportato sia tra i fram-
ment.i delia Commcdia Nuova in Comicr>rlltn AtticorwPIJ Fragmenta del Kock
(III. PP· 4 I8·20) sia da S. M. Erlmonds in TIJe Fragmenls iJf A Ilie Cotntdy,
Il! .-\, Leidcn. 196I, pp. 404-7 con traduzione inglcse.
' I . Cfr. Eusr.11. Praep. cv. XIV, 5·6.
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208 LACJDE
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LACIDE
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210 LACJDE
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LAC !DE 2II
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2I2 LACIDE
8. Cfr. Acad. pllil. ind. lun .. col. XX\"11, 9; XXIX, 4 e DIOG. LAERT. Il,
83. Il ~uo scrittu Dtlle indagini naturalistiche. in cui (or5e esponeva e criticava
le dottrine ftsiche clei filosofi. e riconlato in Dlor;. LAERT. VIII, 21.
9· Numenio dimentica Tclecle, ricordato invece in DioG. LAERT. IV, 6o.
Fuggevole acccnno a questo Evandro di Fucio.l.e (o di Facea) e in C1c. Lur;tJl.
VI, 16.
10. Forse si alludt> ad Egesino (cfr. \\'ILAMO\\'ITZ, o Hermes •, XLV. 1910:
p. 407). Iorse ao.l. una dirczionc cC\Ilegiale, come sole\'a accaderc oei momenti.
critici (Goedeckemeyer).
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CARNEADE
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Carneade di Cirene {219/4-129 a. C.) fondo la Nuava Accademia,
dw in parte fu la cantinuazione di quella Media fondata da Arce-
:;ilao, in parte se ne stacco aprendo allo Scetticismo praspettive diverse
ed originali.
Il ·perioda di formazione di questo filosofa non ci e ben noto:
nrll'adolescenza non gli fu, farse, estraneo l'ambiente dei Cirenaici,
ma, col suo trasferimento ad Atene, operarano decisamente su di
lui Egesino, continuatore piuttosto stanco dell'&noz~ di Arcesilao,
t' soprattutto i nwnerosissimi scritti di Crisippo 1 , da cui egli trasse
vital nutrimento e contro cui impasto tutta la sua attivita di pen-
satore c di polernista piu di quanto non avesse fatto Arcesilao nei
riguardi <li Zenane. Crisippo, che e stato uno dei piu grandi dialettici
ddl'antichita, aveva data alla Stoa un vero e proprio sistema:
Carneade creo l'anti-sistcma con pari, se non superiore, acume dia-
lettico e con affascinante potenza espressiva in tutti e tre i settari
in cui, a quci tcmpi, veniva divisa la filosofia: logica, fisica ed etica 2•
Egli srppe darsi una cultura immensa e il periodo delia sua forma-
zione non si limito alia giovinezza, ma si estese fina alla vccchiaia,
quando i suoi impegni di scalarea dell'Accademia 3, uniti a quelli
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216 CARNEADE
4· Cfr. Droc:. I,AERT. IV, 62. S.egueudo Valeriu )fassimo (VIII, 7• 5),
Gellio (XVII, 15, 1) tramanda chc Carneade, nt'll'accingersi a scri~·ere (f~rst:
a parlare) contro i libri di Zenone, si purificava la mente e le parti supenon
del corpo con l'elleboro bianco. . •
5· Cfr. DroG. LA"RT. IV, 6-f; CREDARO, Lo scetticismo degli AccademJct,
1, p. lj2.
6. Cfr. DioG. LAERT. IV. 67. Anche Zenone di Alessandria (Acad. pMl.
ind. h~rc., col. xxn) prescnto per iscritto in varie opere il pcnsiero del maestro.
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CARNEADE 217
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218 CARNEADE
puo essere fat ta nel rispetto della triplice ripartizione ellenistica delia
filosofia e nel tcncr presente che le tre ~parti» si implicano tra loro
per un certo wrderground unitario che circola in esse.
Nel campo delia logica- che per Cameade e soprattutto gnoseo-
logia - si riscontra una posizione sospensi va che resta analoga a
quella di Arcesilao, anche se Cameade sottolinea piuttosto la prov-
visorieta e la mutevolezza dell'assenso che non la sua recisa impos-
sibilita 10 : ne i sensi ne la ragione possono fomirci il criterio eli veri ta,
c la rappresentazione apprensiva, per la cui definizione si andavano
torrnentando gli Stoici anche sotto la spinta delle critiche accade-
rniche, e un'operazione gnoseologica fallita, giacche una rappre-
sentazione vera ha tutte le medesime caratteristiche di una falsa n.
D'altra parte, pero, il puro e semplice rappresentarsi le cose non puo
essere climinato, perche non possono essere eliminate le affezioni e
i fenomeni, che neppure il piu radicale scetticismo ha mai osato
rinnegare.
Di qui sorge in Carneade la necessita di analizzare daccapo la
rappresentazione stessa sccondo una metodologia dialettico-scettica
e non gia dialettico-dommatica. E Cameade conduce questa sua
analisi sia con ricchezza di argomentazioni psicologiche sia con ri-
goroso intento epistemologico. Sotto il primo profila egli tracda
una delicatissima fenomcnologia dei tra~;ici giochi delia rappresen-
tazione (allucinazioni, sogni, illusioni, limitatezza delle nostre facoltă.
sensorie); sotto il secondo profila egli ripercorre quasi angosciosa-
mente il dissidio tra l'opinione-apparenza e la scienza-verită., dissidio
che il pensiero ellcnistico ereditava da Platane e persino dai Pre-
socratici e che vanamente cercava di superare assumendo varie
posirioni donunatiche.
Propria queste aporie fanno nascere l'alternath•a probabilistica u,
che non vuole essere una soluzione definitiva dell'arduo problema,
ma wlo una prospettiva e una proposta. Il probabilismo non sca-
turisce affatto dai bisogno di assumere un comportamente pratico,
ossia dall'csigenza di superare il famoso punte dell'asino che si parava
dinanzi agli Scettici, bensi in primo Juogo da un'esigenza di ordine
teoretica, come era presumibilmente nato l'd.J),oyov di Arcesilao.
Il termine on3-oc'J6v non fu coniato da Carneade, anche se questi
ne e stato il filosofa ormai consacrata. La parola m3-a.v6v gia pos-
sedeva tutta una ricca storia letteraria e non solo filosofica fin dai
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CARNEA DE 219
1\. Cfr., lra l'altro, Tnuc. 111, 38; IV, ZI; VI, 35; EuRIP. Orest. 906;
PuT.- Corg. 479C; 458C segg.; Tim. src: XEXOPHO~. lf>fem. 10, 3·
"J· Gen~ralmentc ncgli scritti aristotelici il termine xl3atv6v (credibile,
probiibilc, persuasiva) viene usato comc sinonima di tlx6~ (verosimile) soprat·
tutt<• in s~de retorica c poetica. (cfr. Rhet. I. 1356b 4, 1357a 34, 1402b 13;
l:'ntl. 9, q81a 36: A11. Pr. II, 27, 7oa. 3· Per qucst'ultimo passo, o\·e si sta-
bili,;u'< la netta distinzione tra eutimema e sillogismo cfr. Aristotle's PriOI'
a11d l'ostcrior A11alitics by \V. D. Ross. Oxford, 1965 3 , pp. 499-500). Forse
Iu propria l'autorită. di Aristotele a influire suUa confusiooe post-carneadea
tra "prnhabile • e • \'CTO!;imile •- Aochc il graude Ag('lstino (Co"tra Acad. 11,
11, 26: 5, II·I2; 12, 28 c altrove), nonostante qualchc felice tentativa di in-
tro!lurr~ una distinzione, non si sottrac a questa influcnza che su di lui era
esE'rcitata soprattutto dalta sua fonte principale: Ciccrone.
1 .5· Crisippo, comc ci tramanda Diogene Laerzio (VII, I99·;Zoo}, scrissc
almcno quallro opere aventi per terna il probabile: Giudiri probabili ipoteti-
"'""'"'" rongiunti in 4 !ibri, Premesse probabilî alia doltri1t1J tlica in 3 libri,
f't,,bahilit,i i11 sosteţno de/le: deji11iziot1i in 2 !ibri, Argommti probabili a JauOI'r
tic/le classifica:ioni in llD libro. Crisippo dcfiniva il giudizio probabile come
• 411 dlo chc induce ali 'a.sscnso; ad esempio " chiuoque ha generata una cosa
n.: •'= lllat!rc ". Questo, tuttavia, non il necessariameote vcro, giacchc la gallina
11n11 c ma<lre dcll'uovo • (DIOG. LAERT. VII, 75). lnoltre egli distingueva il
gmdi1.io probabile da qucllo pos.s.ibile o impossibile, ncccs.o;ario o nou neccs-
sann (Stoic. ~·et. J'at;. II, 201 Aruhn), ammoniva che non bisogna acccttare
a <:asaccio) le argomcntazioni contrarie ne andare incontro alle probabilită.
contrarie (cir. PJ..UTARCH, De Sloic. ref>. 10, 1o36f) e non considerava la rap·
P~esrntazione pn,babile come causa dcll'a.sscn.so, giacchc essa e causa anche
(h. una supposizione falsa e, quindi, dcll'errore (dr. ibid. -17· I055fl· In sede
etica. se <.la una parte la persona moralmente seria ha, tra i dh·crsi requisiti,
a.n~he qucllo di cssere persuasiva [m&ao.v&;] (SToB. Ecl. II. 1011 5 \\'), dall'altra
51 nscnntra una pcrsuasivita [r.L&i1v6nj~] delle cosc csteme che induce aHa
~erv.,rsione. mentrc la natura ci offre solo stimoli sani (DIOG. LAERT. VII, 69).
c~unclo Crisippo le perversioni vengooo prodottc l.lalla pcrsuasivită. delle
~PI?rrscnt<~zion~ c dalla x::r.n;z-l]o:n~. ossia dall'inscgnamento che ci viene som-
V 1111 ·~trato n~ed1ante una ~rronca. pcdagogia (GALEX. D~ Hipp. et Plat. decr.
: 5 . .1 65: enea la pro,·enienza platonica <.li questa conc~zione ctico-pedago-
IJ!':;,. <h ~ri~ippo dr. PoHLEsz, La StotJ, l, pp. ;:51 segg.). Dai Yari luoghi ora
fl<:~nlat1 (cfr .. rispeltivam~nte, Stoic. v.-t. frag. II, 13, 201, 271. 65, 99·4. 630,
~ 2 • 2 Z9a Arnim) si cvince chc Crisippo, gia prima di Can1eade, aveva con-
otto un'accurati9sima uisamina del mfl:xv~v tantu sul piano delia logil:a quanto
su 'JU~IIo_ della prassi. Carncadc scppc coglicre la paJla al balzo.
p 10 · Cir. COUI5!iJN. Le stoicism~ de la nouvclle Academi;,, pp. 264-7; DAL
11
"· Lo sccllicismo graco, pp. 277·9·
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220 CARSEADE
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CAR~EADE 22I
~~- Ci limitiamo a ricordare SEXT. E&IP. Adu. log. II, 171 segg., 181 segg.,
·1"9 se11g.; C1c. Da divin. Il, V, n segg.; VI, 15 segg.; XII, 28 segg.; XIII,
w: XV. 3.1: XVII, 3B; XXI, 48; XXII, 49: XXVII. 58; XXVIII. 61; XXXIX,
~r-.'3: XLV, 94; LVI, u6; LIX, 121; LX, 175; LXIII, 129; De fato VIJ, 13;
l.ucrtll. XXXI, 1oo.
'!:l· "Nous sommes tous probal.Jilistes. vous et moi. savants et ignorants;
nous le sommes en tout, exc:epte en mathematiques et en matiere de foi. Dans
lr,, autres sciences et dans la vie, nous uous conduisons en disciples inco-
sci~nls de Carneade •. annotava ~1. Martha (Le philosophe Car11eade a Rom~<)
in risposta alle severe critiche anticarneadee c:he erano in voga in eta di fede
pc>oiti,-istica gia prima cheM. B. Tbamin pubblicasse il suo scritto Un p~ob/eme
mMa/ daus f'antiquitl (Paris, 1884}. E il Brochard (T.es sceptiqlleS gucs, pp. 164,
r;f:i SC'gg.) era d'accordo col Martha.
2~- Lo Hegel (Le;:. sufla St. derla Fii., II. pp. 492-4), ricordando le antilogie
~ull:t ~iu~tizia, parla\'a di una • corruzionc inarrc.'ltabile del pensicro • c assc-
L:1l<l\·a al fLlosofo di Cirt'ne l'alto merita lilosofico di aver iniziato l'esame delia
'' n«tura delia coscien1.a •. esscnrlo di5posto a considerare l'intelletto • come
rapp(lrto ultimo e del tutto assoluto o eri a rivendicare 1'• cner~ia del soggetto
C!i~ci,•nt~ ·• nello sforzo di determinai"Si [Butimmtwe~dc11] al di fuori e al di
d(·ntr<r rli se. In cib Io Hegel era stato acutamcnte preceduto da ehi, tanti
stcnli prima, aveva fatto molta espericnza delta posizione neo-act"ademica,
<J~ A;:r.stino (dr .. in particolare, D~ 1'riu., X, capp. 5-9) e sarcbbe stato seguito,
pnr ~(' in chiave soprattutto psicologistica, dagli sturliosi moderni (dr. BRo-
CHMm. L,s su,f>liques grccs, pp. 137 segg.; PonLEXZ, La Stoa. I, p. 349; STOUGH,
Gr,·rk Shepticism, p. 4 i; Lo:sG, Hflfwislic phifosophy, pp. 97-S).
~5. Si ricordl'ra che, dopo lo scritto sul gioco dei dadi del Cardano. il
'llotlcrrw concctto di probabilita anrlo semprl' piu enucleandosi nel Ragiommlenlo
'"' gww ă'a:::ardo ddlo Huvgens. ncii'Ars conieclandi de! Bernoulli nclla
t~oria d~l buon senso ridott.; a calcolo rlel Laplacc. fino a quclla schrodin-
g.cnana dcll'orrline ncl disordinc e a quclla de! nesso • tra l'e\'cnto singolo ir-
n~rotlucibile e impre\'l'dibile e la prevedibilita e l'unifonnita degli cvcnti
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222 CARNEADE
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CARNEA DE 223
messa come Pascal enon alia dimostrazione come Tommaso d' Aquino;
ma la sua agguerrita dialettica, con l'uso e talora l'abuso del sorite,
l•) induceva piu a provare la via delle opposte dimostrazioni che non
quclla delia scommessa. Quest'ultima presuppone la fede, come in
p,1scal, mentre nella probabilita non si pua nutrire una fede. Il suo
~~il·1.'J6v non diventa mai 1tLa-rov 29, e percio il suo scetticismo, mentre
;:embrava limitarsi, in realta si estcndeva e si ramifi.cava.
Le antilogie fisiche, implicando concetti quali la Provvidenza e
il Fato, il determinismo e illibero arbitrio, sono gia intrinsccamente
;I!Jtilogie morali, anche in virtu di quella sistematicita dialettica che
ia da spinta sotterranea a tutto il pensiero di Cameade. Qui lo scan-
dalo g-ia per gli antir.hi diventava anche piu v:istoso e il fi.uto conta-
dinesco di Catone Censore sta a dimostrarlo con storica ccrtezza 90 •
L'antinomia di un'etica universalistica e di un'etica individualistica
si iclcntificava col dilemma di giustizia e ingiustizia, di moralita e
di ntilita, mentre il problema del sommo bene (TEÂo<;) si presentava
cnmt! una scelta tra il soddisfacimento delia natura e la rottura
rigoristica con quest'ultima, come aveva proposto il piu rigido
Stoicismo. Con una metodologia che rimontava pur sempre a Platane,
Carneade prospettava 31 una diairesis storico-speculativa delle varie
etiche possibili, avanzava anche - ma solo exempli causa - qualche
sua proposta, giacchc il probabilismo non puo rinunciare al suo
azzardo; ma anche in questo settore il positivo non poteva staccarsi
dal negativa. Attraverso l'accurato esame dell'etica stoica 32, Car-
nt·ade era conv:into dell'intema contraddittoricta di Ob'lli etica dom-
matica e normativa. Anche se l'opzione e indispensabile nella \;ta
ordinaria, qucst'opzione e tanto piu libera quanto mcno nasce dalla
convinzione e quanto piu viene assunta con queiJa duse di rischio
che deriva da] calcolo delle probabilita. Cosi la tragedia teoretica
non si r:isulve affatto in un primato delia ragion pratica, ma si ripre-
senta nella scclta stessa, sfidando quasi contemporaneamente da una
parte il destino e dall'altra il caso. Percio Carneade, che fu severo
critico dell'Epicurcismo, sentiva anch'egli, al pari di Epicuro, il bi-
sogno di salvare il libero arbitrio, ma si guardava scetticamente dai-
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224 CARNEADE
33· Cfr. C1c. Lucu/1. XLV, IJ8·IJ9- L'origine delia concezionc occid~n
tale tlella volonta e posta nella filosofia nco-accademica da E. Benz (Mart!"
l'iclnrinus rmd dit Entwicklrnrg des Abendliindisclrerr Will~11snlelapllysslf,
pp. 346 segg.) e da A. Weische (Cirrro und die Neue Akadtmie. pp. 47-5o).
3+· Cost purtroppo e av,·enuto nella raccolta di B. \Visniewski (KARSEADSS~
Fragmente, Te:J:/ und /(onmrentor, \Varzawa. 1970), ove pare. per altro, che l
numerosissimi errori. gia autorevolmente rilevati (cfr. l\1. GrGAl'iTI!;. in o La parola
dd passato •. 1971. pp. JllO·I), siano dovuti anche alle non liete condi;donl
di lavoro che r~ntlono comunqu~ apprezzabile lo sforzo dcllo studioso.
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CARNEADE 225
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CARNEADE
40. La traduzione dei brani del Dl' nat. dco,. e stata estguita sul testo doi
Pla"bng (Lipsiae, 1930), ma di grande utilita mie stata l'edizione del Rackbam
con la t<plcndida traduzione inglese (London-Cambridge 1\lass., 1967).
41. 1 passi del libro secondo del De dit•in. sono stati tradotti dai testo
rlel 1\!i'lller (Lipsiae, 1903), ma d.i \"alido ausilio sono stati i suggerimenti di
V. E. llfarmorale (~lilano, I9-J61).
42. Per venire incontro al lellore elcnchiamo i passi dd Lucullus di pio
chiara ispirazione carneadea: X, 31-32; XV Il, 54 per la distinzione tra incom-
prensibilc c inccrto; XJll, ·12 per la metodologia adottata da Carncade nclla
polemica anti-stoica; XV . .17-48 per la fallacia delia rappresentazione ap·
prensiva; XXVII. 88 per le obiczioni stoiche alia critica carncadea e per le
contro-oltiezirmi di Carocadc; XXVIII. 89-90 peri soriti di (;uneade in merito
alia rappresentazione apprensiva; XXVIII-XXIX. 91-95 (per cui cfr. SEXT.
EMP. Pyl'rh. hyp. II, ZJ0-23j) per la pO\·erta, per l'incompet.,nza c per la ~on:
traddittorieta delia dialettica; XXIX-XXX, ')j-98 per l'uso di arf:omcntazJolll
eristichc c in particolarc per )o pMudo11wno11; XXXII, IOZ-103 per l'im:ono-
scibilita rlel falso; XXXVI, 116 per la critica alia dimostrazione; XXXVI-XL~,
IJ4-I2S per la critica delia cosmologia stoira; XXXVIII, IZ0-121 _per la~
tica delia teologia stoica; XLV, 13S-139 per le ,-arie possibilita d1 conccp1re
il sommo hene; XL\'111. qs per il rapporlo tra asstonso e inconoscibilita.
Il concetto di ;-;dh~;v6•J in relaziune alia ,·ita umana e alia opinione-persoa-
siune e "'·olto in XXX. 1o4.
43· La trar.luzione e stata eseguita sul tc><to rli A. Yon (Paris, 19Hl· Pre--
~evolissima c l'ampîa introduzione ddlo stur.lioso francese anche sotto il pro-
:filo spcculativo.
H· La traduzionc dei passi del De fiu. i' stata cse::;uita sul testo mftUe-
riano (Lipsiae. 1904}. ma rli ,·alirlo ausilio e stata l'cdizione r.ld Rackbam
(Londc.n-Cambridgc l\lass., 1967).
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CARNEADE 227
tim 1rs ·'5 • ~rl riportare, infine, alcuni pasşi del frammcntario terzo
libro Jel De republica 4& con le pur discusse e ancora discutibili in-
serzioni lattanziane, abbiamo preferito rispettare la dispositio cice-
roniana ch<' antepone la difesa dell'ingiustizia a quella delia giustizia
per smussare, romanamente, la pericolosit~ della dispositio contraria,
,1uale, cioe, era stata fatta da Carneade durante il soggiorno romana.
Cii.) non per recar torta a Carneade, ma per accontentare il buon
pacil1catore Marca Tullio!
Dai notevole insicmc delle testimonianze, lette e meditate cum
gr 1n1n salis, si dovrebbe evincere tutta la complessita e tutta la
srraorrlinaria ricchezza del pensiero di Carneade sia nel discutere
i m~Lssimi problcmi delia filosofia sia nel far sentire la presenza di
questi problemi finanche nei momenti piu banali delia nostra esi-
stenza. Emulo anche qui di Crisippo, che scrisse oltre settecento
upPrt', Carneade, che non ne valle scrivere nemme-no una, mostra
rli vosseuerc le piu autcntiche doti di filosofa che, con aristotelica
circularit:l, medita su Dia e sui rifiuti, sull'imm<'nsamcntc grande e
sull'immensamente piccolo e, alla fine, staccandosi da Aristotele e
da Crisippo, non intende prospettare alcuna soluzione, ma soltanto
far presente che ogni soluzione e sempre approssimativa e si presta
ad es:>erc sottoposta a discussioni interminabili e appassionate.
. ·\.1· Per i passi Llelle Tuse. disp. mi ~ono attcnuto all'<"dizionc di H. Drcxlcr
~'hlaun. 196~). ma di grande utilita e sta ta anche quclla di J. E. 1\ing (London-
ambn<J~c )!ass .. I<J7I).
-t&. 1 passi clei De rt"l'· scmo stati tradotti clall'cclîzîQne dello Zîegler (Leipzig,
1
9 6 o), ma. di gmncle utilila t: stata anche quclla <.lei Gîannclli (Fircnzc, l!J5-Il·
_ 1 · Fr. 30 Jacoi.Jy = lH Jllii!ler. Per Alcs<andro Polistnrc, fiorito nclla
pruna Ineta clei 1 ~"~- a. C .. vedasi DAI. PRA. La sl<>riogwtîll filo.wjlca antica,
pp, !39-')I. Secondo Plutarco (QII<It"S/. COl:ll. VIII. [, 2). cO:mcadc şarcbbc
nato lll·llo sle~so ~-:iorno di Platuw,, ossia durantc le festc carncc.
. ~-, I.'ag;:iunta c <.]()[ Cobt't. Seconrlo Ciccrone (Lucu/1. XXX. 98) Carneacle
llnpuu la dialcttica uallo stoica Diogene <.li Dabilonia.
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CARNEADE 229
l_"l~ra dt vino mielato, Dopo avl"r dctto di libare quella con la cicuta agli altri
Stotct, egli Len·e l'altra col vino mielato, scherzando sulla serietil. di quelli
chc si clanno la morte volontaria •. L'attaccamento di Carneade alia vita i:
confcm1ato in PLUT/o.RCH. De tra11q. tmim. 19.
1 2 .. La notizia e anche riportata in Suida (voce Ka.pve&Jh:;,:;) ove si paria
pure clt un oscuramento del suie.
1 3· Fr. 51 Jacoby.
14· Ossia nel 129-8 a. C.
(L 1 5· L~ notizia c confermata in Ps. LuciA:s. ,lfacrob. l8; invece Cicerone
f llcllll. vI, 16), Valerio 1\lassimo (VIII, 7, 5) e Censorino (De die nat. XV, 3)
anno morirc Carncade all'et~ di novant'anni.
l' 1 6. _I~ Credaro (Lo scetticismo dt-gli Accadmrici, I, p. 152) mette in dubbio
autenhcita di qucsta corrispondenza. Plutarco (De Al.::>·. fort. 4. 2, 328a)
~~ne Cameade con i piu celebri filosofi che non scrisscro nulla: Pitagora, So-
ate cd Arcesilau.
17. Anth. Plan. V, 39 •
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CARNEADE
oscura giace per terra una corda contorta, ehi entra d'un tratto
dall'estcrno ha di essa sempliccmente una rappresentazione
228 << probabile 11 come di una scrpe; ma a ehi osserva con diligenza
e ne esamina attentamentc le caratteristiche - ad esempio,
che quell'oggctto non si muove, che ha un certo colore, e ogni
altro particolare - quell'oggetto appare una corda secondo la
rappresentazione che e ((probabile e regolata )1, lnfine la rappre-
sentazione irreversibile Jl e suppcrgiu la seguente: si dice che
1(
che passa tra questi dut.> gmppi di filosofi anche sotto questo
230 profila. Infatti il termine << prestar fcde 11 si usa con accezioni
diverse, ossia in un senso come «non opporre resistenza, ma
seguirc semplicemente senza una forte inclinazione e propen-
sione 11, come si dice chc il fanciullo u presta fede ,, al preeettore;
ma in un altro senso come "dare assenso a qualcosa in seguito
ad una scelta e, potremmo dire, ad una simpatia, derivanti
da una forte decisione" 8 , carne l'incontincnte u presta fede »
a ehi reputa che si debba vivere in modo dispcndioso.
Ecco perche, se teniamo presente che Carneade e Clitomaco
in tendono parlare di un '' prcstar fede in seguita ad una forte
inclinazione" e dell'esistenza di un qualcosa che c <<probabile»·
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C.\nNEADE 239
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CARNE ADE
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CARNEADE
6. Come pretendono gli Stoici. Analoghi rilicvi sono in C1c. Lucu/1. XV, 48.
p i· 1 §§ 166-189 sono un approfondimento e in parte una correzionc di
)'""· hyp. I, 226-:ZJI. Per l'esposizione ciceroniana del!c mcdcsime tl!orie
ca.rncad~c cfr. LtiCII/1. X, 31-32; XVII, 54; XXXI. 99-101; XXXIV, 109.
8. Da notare la diversa disposizionc dci termini rispctto a Pyrrll. hyp .
1• 229.
9., Per la distinzione stoica tra tpot'l':'otG':'ov (oggetto rappresentato) e 91Xv-
T:>Oa~o•JfL~vov (soggctto rappre!ientante) cfr. Stoic. vei. frag. Il, 54. 85, 91 Arnim.
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CARNEA DE
che non appare vcra 10 ; e, tra queste, quella che appare vera
e chiamata dagli Accadcmici n ri.fl.cssione congrua >> 11 e « pro-
babilita » e << rappresentazione probabile>>; quclla, invece, che
non appare vera viene chiamata << riflessione incongrua 11 e
« non-convincentc >> e « rappresentazione improbabile n, giacch6
sia cio che di per se appare falso, sia cio che, pur essendo vero.
non ci appare tale, non e, per sua natura, in grado di per-
I7o suaderci. E, tra queste rappresentazioni, quella che e eviden-
temcnte falsa o non evidentemente vera deve essere cancellata
e non e criteriu, tanto se essa (derivi da un oggetto non esi-
stente quanto se) 12 derivi da un oggetto esistente, ma, tuttavia,
risulti essere in disaccordo con questo e non si conformi all'esi-
stem~a di esso, quale era la rappresentazione che, partendo da
Elettra, veniva a colpire Oreste, il quale la opinava una delle
Erinni e gri da va:
Via, tu che sei delle mie Erinni una 13.
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CARNEA DE 243
1
~- Per un'analoga analisi terminolog:ica cfr. SEXT. EMI'. A dv. mafii. Il, 6j.
tin ~<:J •• Cosi il. pro_babilismo, fondand~si sul •. per Io piu •. _piega ~:erso il ~on
ari~cntismo, d1 CUI non erano mancah 5punb anche ne! p•u cenumo pens1ero
totehco (cfr. ,Uctaph. VI. 1o2,5a 15-20. 10z6b JO, IDL]a 'll-25; De gcner.
el corr, li, 10; Pl1ys. II, 4-6).
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244 CARNEADE
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CARNEADE
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CARNE ADE
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CARNE:\DE 247
JTiobile; di guisa che, in virtu di questi fattori, la rappresenta- 189
zione e attendibile, avendo noi avuto un tempo sufficiente 22
per provare regolannente quello che abbiamo osservato nell'am-
bito della rappresentazione. Lo stesso discorso vale anche per
la rappresentazione irreversibile, giaccM quei filosofi l'accettano,
qualora. non ci sia nulla che possa metterla in bilico, carne
sopra dicevamo 23 a proposito di 1\lenelao.
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CARNE ADE
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CARNE ADE 249
1" hII. Si tratta ancora di Stoici chc forse riproponevano dottrine aristote-
ac c ada.ttandolc aUa terminologia deUa loro scuola.
12. Stoic. Vt!. frag. 1, 58 Amim.
13. Sono altri Stoici.
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250 CARNE ADE
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CARNEADE
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CARNEADE 253
2.J. Iu § 245·
~5. El'RIP. Or.-st. 26-l .
. . ~G. Farse qui Scsto confonde Eracl~ col Penteo dclle Bacca>~li di Eu-
np!tlc, tia lui mcnzionato in Adv. Ing. 1, 192.
27. Comc ndla defi.nizione riprodotta nel § -z48.
~s. Cfr. § 2 4 8.
2 9· In particolare Arccsilao c, pai, con emendamcnti critici, Carneade.
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254 CARNEA DE
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CARNEADE 255
J,. .H· La 9'jO"t;-M-ro~-3o6; (pc.>r cui dr. Stoic. Vfl. jmg. I 1, 937, 945. 1024 etc.
; n~tm) vir:ne qui introdotta da Sesto quasi ex abmptv. con un'ironia che gli
1cn,·a da CarnE-ade-.
d' 35: Il brusco passaggio, tipicamente stoico-zenoniano. da cunsiderazioni
1
unhne teoretico a considerazioni e (recciate di ordine morale. c abilmentE'
nportato da Sesto con tutta l'apparcnza deUa f<!delta dosso~<:rafica, ma con
lu_tf:a l'acutezza di ehi intcndc dare all'intcro brano un implicita signilicato
cr,hca.
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CARNEA DE
r. Cfr. Adt•. log. 237 segg. per gli Stoici c I74 St'gg. per Carneade.
2. Seconda la definizione di Adu. log. !, 248.
]. Cfr. Adu. log. 1. 16-j.
4· Hor.t. Il. XVIII. 1ot-1o'!.
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CARNEADE 257
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258 CAR!-IEADE
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CARNE.\ DE 259
L ~-~- Per ']Ucste famosc cscm~lificazioni. chc gia Cicerone (soprattutto nel
11
cr.llus)desumeva tlalla tratllzlone carnt'atlea, cfr. Pyrrll. hyp. l, 92, 102,
1 1 8 . J 1<).
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260 CARNEADE
17. Cfr. Stoic. ut"l. frag. II, 276 Arnim e Pyrr!J. llyp. II, ;!53·
1!:1. L'indispcns:~.bile aggiunt:~. e dd 1\:ochalsky.
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CARNEADE
1. Ne! dialogo. chc Ciccronc colloca ne) 77 a. C., Aurelio Cotta sostieno le ,
tesi de~li Accademici. Caio Velleio quelle o.legli Epicurei e Lucilio Balbo quelle
dcgli Stoici. 1 passi anti-epicurei qui riportati sono stati ritenuti carneadei
dai Crcdaro (/.o scettir:ismo degl-i Accademici. 1. pp. 52-6). Hifacendosi invece
al Robin, )Jario Dai Pra (Lo sutJicismo g~eco, p. 202) sosticne che la font.:
sarebbe Posidonio o l'iloderno, mentre sarcbbcro accactcmici solo i rilievi fatti
o.la Velleio in D~ nat. deo~. I, 31J...p.
2. Corne Arcesilao, cosl anche Cotta segue l'adagio omerico graditissimo
agli Scettici: • Qualc il parlar chc faccsti. tale il responso chc udrai •·
3· Simonide di Ceo (556-468 a. C.). L'aneddoto qui riferito fa peogare ad
un'anticipaziooe del pensiero d.i Protagora (cfr. 8o B 4 Dicls-Kranz). Il passo
l! tenuto presente da Humc in Dialogues Cllncerning Natzcre of Religion. III
(cfr. DAL PRA, Hume e la scin1za delia natura umana•. p. 199),
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CARNE ADE
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266 CARXEAOE
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CARNE.\DE
. _s. Ossia di quei filosoli delia natura che, cun Aristotclc in t~ta. hanno
cntl<:ato la dottrina atomistica.
<J. Carnc>ade a\"rcbbc detto, meno rcloricamcnte, • prouabili '·
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268 CARNEADE
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CARNEADE
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270 CARNEADE
democriteo 13, che cgli non nega di aver avuto come rnaestro,
ma su cui riversa ogni sorta di improperi. Eppure, se non
avesse imparato queste dottrine di Democrito, non avrebbe
imparato propria nulla: difatti nella :fisica di Epicuro non c'e
niente che non derivi da Democrito. Che, quantunque si riscontri
qualche cambiamento - corne poc'anzi ho detto a proposito
dcll'inclinazione degli atomi -, tuttavia egli ne ripete il piu
delle volte le teorie, ossia quelle degli atomi e del vuoto, delle
imrnagini, dcll'infinita estensione dei luoghi e dell'infinito nu~
rnero dei mondi, del Ioro nascere e del loro perire e di tutte le
altre case che sono incluse in una « filosofia delia natura >~.
1\h, nel caso nostro, che casa intendi tu per 11 quasi corpo »
74 e per 11 quasi sangue 11? Che tu sappia codeste case meglio di me
non solo lo arnrnetto, ma lo concedo di buon grado: eppure,
una voita che siano state fatte codeste asserziani, che cosa c'e
che Velleio possa capire e Cotta no? Orbene: io capisco che
casa sia 11 corpo 11 e che cosa sia u sangue 11, ma non riesco a
capire in nessun modo che cosa sia " quasi corpo 11 e « quasi
sangue 11, E non sei tu a tenennelo nascosto, carne soleva fare
Pitagora con gli estranei, ne sei tu a parlare di proposito in
moda oscuro, al pari di Eraclito, ma - diciarnolo pure tra noi -·
non lo capisci nemmeno tu ...
xxxr, 88 ... Tu, o Velleio, non hai seguito le abitudini degli Epicurei,
ma quelle dei dialettici u (che la vostra genia non conosce af-
fatto !} nel trarre le conclusioni del tuo pensiero. Hai posto che
gli dei sono beati. Lo ammettiamo. E che nessuno puo essere
bcato senza virtu. Anche questo te Io concediamo, anzi volen-
xxXJr, 89 tieri. E che Ia virtu non puo sussistere senza ragione. Non si
puo non essere d'accordo anche su questo. Ma, poi, aggiungi
che la virtu non puo sussistere se non nella figura umana. Chi
pensi tu che lo concedera? Se, infatti, fosse cosi, che bisogno
c'era che a questa conclusione tu giungessi di grado in grado?
Avresti posta eia a tuo buon diritto. E che vuol dire codesto
11 procedere di grado in grado 11? Vedo, infatti, che gradatamente
tu sei giunto dai beati alla virtu, dalla virtu alla ragione. Ma.
carne fai ad accostarti dalla ragione alia 11 figura umana? D
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CARNEADE 2]I
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272 C:\RNEADE
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Esordio del De tullura deorum di Cicerone
(Leida, Ulliversiteitsbibliotbrek, cod. BPL. u8, foi. u).
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CARNE ADE 273
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274 CARNEADE
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CARNEADE 275
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CARNEADE
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CARNEADE 277
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CARNE ADE
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CARNEADE 279
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280 CARNEADE
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CARNEADE 28I
gli impulsi di Dio e se non c'e nulla chc l'attragga, come faremo
ad asserirc che egli e temperante, dal momento che concepiamo
la trmperanza nel moda sopra indicata? Come, infatti, non
oserenuno dire che la colunna e temperante, allo stesso moda
saremmo costretti a negare che Dia si trovi ad essere tempe-
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CARNEADE
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CARNEADE
osa VOCE' alcuna e che, almenO SOttO queStO profila, eglÎ e me-
,;is tente.
e
Inoltre, se il divino esiste, o corpo o incorporeo. Ma non tSo
potra essere incorporeo per le cagioni da noi precedentemente
cnunciate 28 . Se, poi, e corpo, e o un cornposto dcgli elernenti
scmplici oppure e un corpo semplice ed elementare. Ma, se e
tm composto, e corruttibile, giacche tutto cio che viene com-
posto merce il concorso di alcune cose, massimarnente si dis-
e
salve e corrompe. Se, invece, un corpo semplice, egli fuoco ISI e
0 aria o acqua o terra. Ma con qualunque di queste cose s'iden-
tifrchi, risulta priva di anima e di ragione: il che assurdo.e
Sl'. allora, Dio non eun corpo ne composto ne semplice, e se
al eli fuori di queste alternative non se ne da alcun'altra, bisogna
affermare chc Dio e nulla.
Tale e, suppergiu, il tenore di questi ragionarnenti. E alcuni 18z
di cssi sono stati proposti anche in forma di sorite 2!1 da Car-
IKJ.de, e il suo compagno Clitomaco li ha citati come malta
impegnativi ed efficaci. Essi si presentano nel modo seguente:
,, Se Zeus e un dio, e un dia anche Poscidon:
Xascemmo in tre noi fratclli da Crono e ci partorl Rea:
Zeus ed io e, per terzo, Ade che ai morti comanda.
Tutto in trc parti c diviso, e ciascuno ha porzione di onore 30
•
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CARNE ADE
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CARNEADE
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286 C:\RNEADE
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CARNEADE
. 46. Per l'argom!'ntazione in generale dr. SEXT. E~JP, .-lt/11. pllvs. 1, Jllo,
Qut Ca:neadc utilizza a scopo elenchislico la teoria aristotelica ·dei luuuhi
naturah. "
r 47· Gli Stoici (per il fuoco come dcmento per eccellenza dr. Stoic. vl'l.
.f, ag. I, 98, 102; II, 413 Arnim).
48. Per l'oscurit.a di Eraclito dr. .zz .-\ Ia, 3a; R 10 Diels-Kranz.
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288 CARNEA DE
49· Il fuoco, infatti, c caldo come l'aria crl e !lt'cco comc la terra, alrneno
secondo Ia fisica pcripatetica (cfr. ARISTOT. De gmer. t!l corr. 11. 3).
50, Sccondo gli Stoici solo il fuoco e utrin~ecus e anc.hc VOlJPOY in quanto
,;'identifica con Dio (cfr. Stoic. vet. Jrag. J, 157; II, 423. 443· 8o6 Amim).
51. Su questa distinzionc insistevano anchc gli Epicurci (cfr. LucRET·
II 1. 136 scgg.).
52. II termine e qui usato in senso tccnico. Altro,·e (ad es. § 47) Cicerone
usa indif!erentemente • ,·crosimilc •.
53· Cfr. Stoic. Vt't. frag. l, 501 Arnim.
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CAHI\EADE
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C:\H!\'E.-\Dt:
come dicc Aceia 61, si sia levato da quelle fiamme 11 verso !'eterna
dirnora dcl padrc 11: eppure si tratta di quel rnedesimo che
Omero 611 fa convocare da Ulisse presso gli Inferi, al pari di tutti
gli altri che erano usciti orrnai fuori dalla vita.
42 Comunque, sarei desideroso di sapcre a quale Ercole dob-
biamo tributare un culta tutto speciale: difatti ce ne vengono
tramandati molti da quelli che vanno rovistando i piu riposti
misteri delle scritture! 63 Il piu antico e quello nato da Giove
nclle scritture greche arcaiche: dunque da quel Giove e da
Lisitoe 84· proviene quell'Ercole che, secondo la tradi:.done, venne
in urto con Apollo per il tripode 65. !\Ja se ne trarnanda anche
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CARNEADE 291
65. Per questa divinila egiziana cfr. HEJtOlloT. Il, IIJ. Le Pllrygiae lit-
l,raf _erano o un'op~ra ch<> trattava di magia o una teogonia o sem plici amuleti.
1.>7. Sacerdoti di Cibele.
68. Ercolc Tiria, deUo l\Id.kart.
69. Divinita non indiana, ma assiru-babilonesc.
_7°· Cotta, da buon romano c da conformista scettico. professa rispetto
per 11 mos maiorum chc non ha nulla a che vedere con le prelese razionalistiche
delia ieolog·a · · a farc amp1o
· · d.1 cm· qm· Camea d e commcta
1 . p er 1· numerosi· sont1 ·
115
'J ':edasi P. Conssi~. /_rs suri les de Cartr.!ad·· co11/re le f'olyllrbsme, pp ..t]-57·
~~-c 1 pa..ssi ciceroniani sono confruntati con qudli aualogbi di Scsto (A dv.
t I_\"S. 1, 18~ segg.).
. 7 1 • Allusione all'orazione De Cullrciis o De rrligiu11e (cfr. Oral. Rom. fra".,
r~c. H. Malcovati, Augustae Taurinorum, 1955. pp. 117-!i). "
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CARSE.\DE
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CAR:-lEADE 293
77· ln De uat. deor. Il, XXIV, 62. Per le oscurita dei sariti seguenti
cfr. Cot·Jssi~. Les sorites de Carueade, p. 53 c DAL PRA, Lo scellicismo grrco,
p. 199.
\' 7l> .. P~r il flam•n furi"alis e per i Fu rina/ia cfr. VARR. Dt li>lg. lat. V, tl4;
!, 19, 'V li. 45·
li! 79- _Con. questo appc\lativo erano onorate sia ~lnemosine, madre t.lelle
v:1 '~. ~~~ _GJunone uispensatrice di mnniti (cir. Cre. De divill. 1, JOI; LIV.
1, XXVIII. 4; Ovm. Fasl. I, 63~).
•'" 8o: I_n § 36 Ciceronl' ha usato il tcm1ine • probabile •. mentre qui usa
er?s1nu!e •. contribuenuo a darei una visione confus.a. dd pcnsiero cameadeo.
81
1, d. · 1_1 culta di questc divinita cgiziane era gia diffuso nell'eta ciceroniana:
cPJficaza~ne de) Serapeion di Pozzuoli risalc al 105 a. C. e un tcmpio di Isidc
a ompe1 lu distrutto ne! 6J a. C. e pai subita ricostruito.
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2()4 CARSE.-\DE
82. Nella sua tragedia Mtdt•a. Cn paragone tra Ino e ;\!edea ~ in EtJRIP.
,l[ed. IZo6 segg. (cfr. COUISSI:S, Lrs sorites de Camladr, p. 55).
~3· Cfr. § 36.
84. ln onorc dellc tre liglic di Leonte, che durante una pestilenza si erano
imm~·Iate- in un rito <~potropaico (cfr. AELIAX. l'ar. llist. XII, 18).
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CARNEADE 295
~on vcdi poi, o Balbo, quanto siano tortuose quelle argo· xx, 51
mcntazioni che tu andavi cavando dal cielo e dagli astri 86,
secondo cui, cioe, sono divinita il sole e la luna, l'uno dei quali
i Greci reputano Apollo, l'altra Diana? Che se la luna e una dea,
allora anche Lucifero e gli altri pianeti otterranno il ruolo di
divinita e, quindi, anche le stelle :fisse. Ma percht. poi, non si
donebbe annoverare tra gli dei anche il ben vistoso arcobaleno?
E~~o e bello, e per questo motiva - ossia percht ha un aspetto
meraviglioso - lo si identifica con Iride, la figlia di Taumante.
E se Ia natura e di";na, come la mettcrai con le nubi? Lo stesso
arcohaleno, infatti, vien prodotto da nubi che hanno acquistato
certi colori: anzi si dice che una di esse partorl anche i Centauri!
Che, se tu ti metti ad inserire le nubi tra gli dei, vi si dovranno
ccnarnentc inserire le tempeste, che hanno ricevuto consacra-
ziont' dai riti del popolo romana. Ma, allora, bisogna divinizzare
pioggia, nembi, procelle e turbini: e, per la veritâ, i nostri piloti,
quando entravano in mare, avevano usanza di immolare vittime
ai flutti ss.
E ~e il nomc di Cerere deriva dau gerere ,, (fare] -cosi, infatti, 52
tu diced ll 7 - anche la terra e una dea, e tale essa viene ritenuta,
giacche, per un altro aspetto, s'identifica con Tellus. Ma, se e
dea la terra, lo e anche il mare, che tu dicevi 88 essere Nettuno;
quindi anche i fiumi e le sorgenti. Pertanto Massone, di ritomo
dalla Corsica, consacro anche il sacello delia Fante 89, e nelle
litanic degli auguri noi vediamo Tiberino, Spinone, Anemone,
Xodino e altri nomi di fiumi vicini. Ma. allora, questa proces·
sirme o se ne va serpeggiando all'infinito oppure non accette-
remo proprio niente di tutto questo; ma quell'in:finito conteggio
di supcrstizioni non vcrra provato; dunque non bisogna dare
approyazione a nessuna di queste divinita 90•
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zg6 CARNE:\ DE
rx. 21 (( Nella natura univer~ale non c'e nulla che sia migliore del
mondo ,,t, Neppure sulla terra c'e nulla di meglio delia nostra
citta 2 : farse tu, soltanto per questo motiva, credi che questa
citta possegga una ragione, un pensiero, un intelletto oppure,
poiche essa non li possiede, stirni che una formica sia prefe-
ribile a questa bcllissima citta per il semplice fatto che una
citta non ha alcuna facolta di sentire, mentre una fonnica ha
non solo questa facolta, ma anche un'intelligenza, una ragione,
una memoria? Tu, o Balbo, devi attenerti alle conccssioni che
ti si fanno, senza prenderti da te stesso quello che vuoî.
22 In verita tutto codesto settore della discussione 3 e stato
allargato da quella vecchia argomentazione di Zenone, la quale
pur e stringata e, a tuo avviso, acuta. Zenone, infatti, argo-
menta cosi: '' Cio che ha uso di ragione e migliore di cio che
non l'ha; ma nulla e migliore del mondo: dunque il mondo
23 ha uso di ragione ,,, Se, pero, questo viene accettato, tu farai
subito notare che il mondo legge ottimamente un libro! Difatti,
sulle orme di Zenone, potrai articolare il sillogismo nel modo
seguente: '' Cio che e grammatico e migliore di cio che non ~
grarnmatico; ma nulla e migliore del mondo : dunque il mondo
e grammatico ,, 4• In questa maniera, pero, il mondo e anche
aratare e, inoltre, matematica 5 , musico e, per giunta, fornito di
ogni cultura e, infine, filosofa.
1. Stoic. ve/. jrag. 1, 11 r Amim. Da notare il parallt>lismo con SEXT. EMP.
Adv. pl1ys. 1, !Of, 140; PoRPH\'R. De abst. J II, 20. Nclla sua confutazione delle
prove stoiche dell'esistcnza <li Dio (o dcgli dd} Camcade ha fadle gioco sugli
avvcrsari anche a cau~ delia loro confusa teologia che talvolta identiflcava.
Dio con la natura. tah•olt.a propend.o:,·a pn la trasccndenza. Le prove qui ·
sommariamcntc criticate sono qudla telcologica e quella per gradus, ossia.
le meno consistenti.
z. Cicerone usa scaltramcntc llrbs, non civif,JS, ad indicarc la parte in.a•
nimata o tecnica di Roma.
3· In merita non alia semplicc csistenza dc~;li dei (di cui si e discus.'IO in
n~ nat. d~or. IJI. lll-Vlll. 7-19}, bensi alia loro cssenza. Per questo p~
grafo c per il suo parallclismo con SEXT. E:\IP. Adv. log. l, 111 e 85 cfr. SlotG.
'"t. frac. l. tf2-II.J Arnim. •
4· SESTO (A dv. phys. 1, roS) attribuiscc questo sillogismo con{utatono
ad Alcs..~ino.
5· Il termine va intcso con1e a profcssore di scienze ed arti • (~yx•jxÂI4
l':l&~J.l!ZTot.) c in particolare come astronomo-astrologo (cfr. AuL. GELL. I, 9)•
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CARNE:\DE 297
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298 C:\R~E:\DE
9· Per sCJlo scopo polemica CamcadE' sembra qui es!<ere d'accordo con
gli Epicurei.
10. Stoic. l't·l. fmg. II. 1ou .\mim.
I I . Il ra.gionaml.'nto per grad11s era gia stato impostato <la Cleante (cft.
SEXT. E~!l'. Adv. phys. I. SS-9I = Stoic. L'el. frag. I, 529 Arnim).
12. Secondo Carneade c'e anzitutto bisogno di una nnc11datio logico-lin-
guistica per poter passarc a discutere il problema tC<Jlogico.
IJ. La tesi crisippl'a. e stata espo~ta da Balbo in De 710/. de(>r. II. VI,
16 = Stoic. vet. frag., II. 1012 Arnîm.
14. Sulle inftu~;uze di qucştc costellazioni ha parlato Balbo in De nal. deur.
II. XLI\', IIJ·Il4.
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C.\I<XE.-\DE 299
il mondo sia stato << costruito ll non gia " fonnato " 15 dalla na-
tura, come vi dimostero tG.
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300 CARNEADE
trovano sia nel mare che sulla terra anche multe cose che ci
sono contrarie, ostili, micidiali?
Questa obiezionc gli Stoici, senza indagare accuratamente
la verita, l'hanno respinta nel moda piu scorretto. Essi, infatti,
asstriscono che ci sono molte case nei generanti e nel numero
degli animali la cui utilita e ancora nascosta, ma non tarded.
ad essere scoperta col passare del tempo, come gia molte case,
sconosciute nei secoli passati, sono state scoperte dai bisogno
e dall'esperienza.
l\Ia quale utilita, alla fine clei conti, si puo rinvenire nei
topi, nelle blatte, nei serpenti, che sono per l'uomo molesti e
perniciosi? Forse si cela in loro qualche medicina? Ma se ce n'e
qualcuna, allora venga scoperta una buona voita, ovviamente
contro i mali, dato che gli uomini si lamentano propria di questo,
ossia che il male esiste, si voglia o meno. Essi van dicendo che
la vipera, bruciata e incenerita, fa da medicina al morso inferto
da quella bestia medesima: ma quanto meglio sarebbe che essa
non esistesse affatto, piuttosto che essere noi costretti a desi-
derare da lei stessa un rimedio contra di lei! [...].
Dio 8 o vuole eliminare i mali e non puo, oppure puo e non
vuole, o ne vuole ne puo o, infine, vuole e puo.
Se egli vuole e non puo, e impotente: cosa che a Dio non
puo capitare. Se puo e non vuole, e malvagio, cosa che e ugual-
mente estranea a Dio. Se ne vuole ne puo, e malvagio e, insieme,
impotente, e percio non e Dio. Se, infine, vuole e puo - cosa
che, essa sola, si addice a Dio -da dove, allora, nascono i mall
e perche egli non li elimina? ...
XXVII, 6g ••• Ne solo la scena 7 e piena di queste scelleratezze, ma
di fatti molto piu gravi e quasi piena la vita ordinaria. Se ne
a vvede la casa di ogni singola persona, se ne avvedono la curia
del senato, il campo di ~farte, gli alleati, le province: che, cio~.
carne con la ragione si agisce secondo rettitudine, cosi con la
ragione si commettono colpe, e che la prima delle due case e
fatta da pochi e di rado, mentre la secunda e fatta sempre
e dalla stragrande maggioranza; di guisa che sarebbe stato
preferibile che dagli dei immortali la ragione non ci fossc stata
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CARNE ADE JOI
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302 CAR!'E:\DE
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CARNEADE 303
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CAR!IIE:\DE
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CARNE:\ DE
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CARNEADE
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CAR:-<EADE 307
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CAR!IIEADE
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CARNEADE 309
9. Cfr. De di~i11. I, V. 9.
Ia. In lJc dit•i•l. J. V, 7 segg.
m I r · ~ipotc di M. Marcello, vincitore di Siracusa; mori in un naufragio.
entre ~~ recava in Kutnidia presso !llassinissa (cfr. C1c. De fato XVII, JJ).
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310 CARXEADE
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CARNEA DE ]II
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312 CARNE.\ DE
vm, 20 Dunque: se tutto avviene per opera del fato, quale van-
taggio mi reca la divinazione? lnfatti cio che l'indovino predice
si verifichera comunque, sicche io non saprei qualc rilievo abbia
il fatto che un'aquila abbia indotto il mio amico Deiotaro 17
a rinunciare al viaggio: egli, se non fosse tornato indietro,
avrebbc dovuto dormire in quella camera che la notte seguente
sarebbe crollata; dunque egli sarebbe rimasto schiacciato dalie
macerie. )la, se questo era destinata, per lui non ci sarebbe
stata via di scampo; e se non era destinata, non vi sarebbe
incappato lo stesso.
A che giova, allora, la divinazione? E a che scopo mi ven-
gono i moniti dalle sorti e dalie viscere e da qualsivoglia pre-
dizione? Se, infatti, era destina che nella prima guerra punic:lt
sotto il consolato di L. Giunio e di P. Claudia, una flotta del
popolo romana ven.isse distrutta da un naufragio e un'altra
dall'affondamento provocata dai Cartaginesi, anche se i polli
sacri avevano faustamente fatto ribattere a terra il cibo in-
gozzato 18, quelle flotte sarebbero andate distrutte ugualmente.
Se, poi, quelle flotte non avrebbero corso pericolo di distru-
zione nel casa esclusivo che si fosse ottemperato agli auspici,
allora non fu il fato a distruggerle; volete, invece, che tutto
acea da fatalmente: altora non c' e divinazione che tenga 1
21 Se, poi, fu destina che nella seconda guerra punica l'esercito
del popolo romana andasse distrutto al lago Trasimeno, si sa-
rebbe farse potuto evitare quel disastro ncl casa che il console
Flarninio avesse obbedito a quei segni e a quegli auspici che
gli vietavano d'ingaggiar battaglia? 111 Orbene: o l'esercito peri
non per opera del fato oppure, se per fato peri (casa che, ovvia-
mente, voi avete J'obbligo di asscvcrare), anche se il console
avesse obbed.ito agli auspici, sarebbe accaduta la stessa cosa,
giacche i fati non possono essere mutati.
Ov'e, allora, codcsta divinazione dcgli Stoici? Se tutto av·
viene per destino, essa non puo darei alcun monito ad essere
piu cauti, giacche, qualunque sara il nostro comportamento,
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CARNEADE 313
accadra quello che dovra accadere: se, invece, eia puo essere
d<'viato, non c'e fato alcuno: quindi neppure divinazione, dai
momcnto che essa riguarda propria le cose che accadranno.
Infatti non c'e nulla che accadra con certezza, se, mediante
un determinata atto cautelativo, puo anche accadere che un
fatto non avvenga.
}fJ. io personalrnente reputo che la conoscenza dcl futuro L...:, 22
non sia neanche vantaggiosa! Quale vita, infatti, avrebbe
mcn;:tto Priamo, se fin da giovane avesse saputo quali accidenti
~li sarebbero capitati nella vecchiaia? 1\la lasciamo stare le
kggendt: e guardiamo i fatti piu vicini a noi.
:\elia Con.~olazione 20 ho fatto una rassegna delia miserevole
fine degli uomini piu illustri delia nostra ciW1.. Ebbene? Per
11011 parlare dei piu antichi, credi tu che sarebbe stato utile a
l\Ian.:o Crasso 21, nel tempo in cui era all'apice delia potenza e
cldla ricchezza, sapere che gli sarebbe stato ucciso il figlio
Publio, che il propria esercito sarebbe andato distrutto e che,
infine, egli stesso sarebbe dovuto perire al di la dell'Eufrate
con scorno e disonore? E pensi tu che Pompeo si sarebbe ralle-
f,'Tato dei suoi tre consolati, dei suoi tre trionfi, delia gloria
dovuta alle piu smaglianti imprese, se avesse saputo che sa-
rebbe siato trucidato nel deserto dell'Egitto dopo aver perduto
l'csercito e che dopo la sua marte si sarebbero verificati quei
fatti di cui non riusciamo a parlare senza pianto? E con quale 23
affiizione spirituale pensiamo che avrebbe menato la vita Cesare,
se avesse divinato che in quel senato, che nclla sua maggioranza
era stato da lui stesso scelto, nella curia Pompeia, davanti alia
statua dello stesso Pompeo, sotto lo sguardo di tanti suoi cen-
turioni, sarebbe stato trafitto dai piu nobili cittadini, ai quali
e~li stcsso, in parte, aveva tributato ogni onore, e che sarebbe
rimasto li a giacere in modo tale che non aveva l'ardire di
accostarsi al suo cadavere non solo nessuno dei suoi amici, ma
finanche nessuno dei suoi schiavi?
Indubbiamente, dunque, l'ignoranza dei mali futuri e pit1
utile dclla loro conoscenza!
A dire il vero, in nessun modo - specialmente da parte 24
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314 CARNEA DE
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CARNEA DE 315
a) Contra l'aruspicina.
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316 CARNEA DE
Anche lui, tuttavia, pensa che dal tenore e dai calare delle
viscere vengano rese manifeste almeno queste cose, ossia il
tipo di pascolo e l'ubertosita o la scarsita dei prodotti agricoli,
anzi egli e del parere che le viscere fomiscano indicazioni anche
sulle stagioni salubri e su quelle pestilenziali. Beata mortale
lui, che pure - lo so bene - non si lascio mai scappare l'occa-
sione di prendere in giro! E come mai propria un uomo come
lui si e pasciuto di cosi grosse corbellerie da non avvedersi che
una coincidenza simile sarebbe stata «verosimile,, esclusiva-
mente nel casa che le viscere di tutto il bestiame del mondo
avessero assunto simultaneamente lo stesso tenore e lo stesso
calare? 1\la, se nella medesima ora il fegato di una bestia si
presenta liscio e pieno e quello di un'altra ruvido e striminzito,
non c' e un bel niente che possa essere disvclato dai tenore e
dal colore delle viscere!
31 Oppure tutto questo ha una certa affinita con l'aneddoto
da te riferito" a proposito di Ferccide? Questi vide dell'acqua
che era stata attinta da un pozzo e subita dichiaro che si sarebbe
verifi.catv un terremoto. ~Ia Ferecide fu rnolto modesto, a mio
avviso, se si tiene conto che costoro, quando si e verificata un
terremoto, hanno la faccia tasta di specificare la potenza che
3· 68 A IJA Diels-Kranz.
4· In De divit1. 1. L, 112. Cfr. 7 A 6 Diels-Kranz.
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CARNEADE 317
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318 CARNEADE
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320 CARNEA DE
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Rusto di Carneadc
(Parigi. Lonn~) .
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CAR:-IEADE J2I
~~ . .S~tllid anJiclli.
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322 CARNEADE
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C:\RNF:ADE 323
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CARNEA DE 325
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CARXE.-\DE
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328 CARNEADE
47· Per questo litrms che gli auguri portavano conle insegna delia loro
carica cfr. De divin. 1, XIII, JO.
48. Per Ia leggenda di Atto Navio che, sotto il regno di Tarquinio Prisco,
avre!Jbe tagliato la cote col rasoio, dr. De divifl. J, XVII, 32: Lrv. I, 36;
V AL. MAX. 1, 4, I; Dmsrs. Auc. 111, 70; LACTA:ST. Div. i11st. II, 7•
49· Questo fanciullo e Tagete, figlio di Genio e nipote di Giove. menzio·
nato iu De divin. Il. XXIII, 50 e, tra l'altro, in OvJD . •lletam. XV, 558-g.
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CARNEADE 329
Cosi per noi paiono migliori gli auspici a sinistra, per Greci e
barbari quelli a destra. Eppure io so che, quando gli affari
\"anno bene, voi li chiamate « sinistri anche se si fanno a
1)
50. Tanto gli Stoici quanto gli Scettici non tcnevano in gran conlo la
E~<P. Adv.log. J, 327-335).
massa (dr. Sloi&. uet.frag. Diog., III, 86 Arnim; SEXT.
51. Arm. 4.54 'Varmington.
52. HoM. Il. IX. 236.
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330 CAR~EADE
e) Contra le sorti.
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CAR~E.>.n~; 331
f) Contro l'astrologia.
\' cniamo ai prodigi dci Caldei! XLII
A proposito di questi prodigi, Eudosso 54 , allievo di Platane
e senz'altro il prima degli astronomi a giudizio uei piu com-
petenti, e dcl parere - come ha lasciato per iscritto - che ai
Caldf'i non bisogna accordare la benche minima fiducia per
quanto concerne la predizione e l'annotazione delia vita di
ciascuno in base al genetliaco. Anche Panezio 5", che fu l'unico 88
tra gli Stoici a respingere le predizioni astrologiche, menziona
che Anchialo e Cassandro, sornmi astronomi a lui contempo-
ranci, cccellevano negli altri settori delia scienza degli astri,
ma non praticavano questo tipo di predizione. E Scilace di Ali-
carnasso, intima di Panezio, eccellente nell'astronomia e, per
giunta, capo dcl governo delia sua citta, respinse in blocco
questo genere di predizione praticato dai Caldei.
Ma mettiamo qui da parte ogni altra testimonianza e ser· 89
,·iamoci esclusivamcnte delia ragione.
I sostenitori di queste predizioni caldaiche fondate sul
genttliaco seguono le teorie seguenti. Essi affern1ano la pre-
scnza di un certo inftusso nel cerchio delle costellazioni che
ha il norne grcco di zodiaco; e, a loro avviso, quest'influsso e
talc ch~ ciascuna zona di qucl cerchio mctte in moto le altre
c~se qnale in un modo e quale in un altro e cangia il suo punto
dJ partenza a seconda delia presenza di ciascuna costellazione
53. :-<ci senso chc Prcncstc era l"unic.a localila th<' ancora conscrva,-a il
cultn <itclla Fortuna.
, 5-t. Eu<losso <li Cnido, dr.llc cui dottrine si ser\'i spcsso Aristotele (.lll"laph.
?'Ha '?· IO]jh 17. 1079\J 21). sostilui\'a allc fanfaluche astrologichc Iu studio
· Clen_t~fico degli .astri (cfr. SEXT. EltP. A.dv. mui!J. \". 1).
<:[ :~: Per la smgolare posizionc di Panezio in contrasto con gli altri Stuici
r. l.sro EMPIRICO, Con/ro i lll<llflllatici, trat.l. it., pp. XX...X·XXX\".
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332 CARNEADE
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CARNEADE 333
snl SCO!'.O delia vista, che e molto Îngannevole 60, CÎO che avreb-
bero dovuto scorgere con razionale attivita dell'anima. Infatti
il metoda matematica, che a costoro sarebbe dovuto essere
noto, mostra carne sia bassa l'orbita lunare, che rasenta quasi
la terra, e quanto grande sia la distanza della luna dall'astro
rli Mercurio, che pure e il piu vicino, e quanto sia ancora mag-
giorc la distanza da Venere, e carne sia ancora diversa quella
cht separa la luna dal Sole, dalla cui luce si ritiene che essa
venga illuminata, e sono infinite e incommensurabili le altre
distanze, ossia quella che passa tra il Sole e Marte o tra il me-
d~simo e Giove o, ancora, tra il medesimo e l'astro di Saturno
o. infine, tra il Sole e il cielo stesso, che e il piu esterno e ultima
limite del mondo.
Ma allora: quale influenza puo giungere da una infinita 92
distanza alia luna o piuttosto alia terra?
Ebbene? Quando gli astrologi dicono cio che devono ne- xuv
ccssariamente dire, ossia che sono identici tutti gli influssi
astrali su tutte le persone che nascono nel medesimo istante
su tutta quanta la terra abitata e che di necessita su tutti quelli
chc sono nati sotto la medesima posizione del cielo e delle stelle
accadono le medesime case, il loro moda di comportarsi fa
venire a galla il fatto che codesti interpreti celesti non cono-
scrmo neppure la natura del cielo.
Infatti, poiche quei cerchi che dividono quasi il cielo a meta
e delimitano la nostra visuale - i Greci li chiamano " oriz-
zonti u, ma noi potremmo chiamarli molto appropriatamente
"limitanti ,, - presentano la piu grande varieta e sono diversi
secondo la diversita dei luoghi, necessariamente il sorgere e il
tramonto degli astri non avvengono simultaneamente presso
tutti gli uomini. Che, se per inHusso di quei cerchi il cielo viene 93
regolato ora in un modo e ora in un altro, il loro in.flusso non
puo mai essere identico sui neonati, essendo cosi grande la
differenza tra le variazioni celesti. In queste regioni abitate
da noi, dopo il solstizio d'estate sorge la Canicola, e per giunta
devono passare parecchi giorni; invece presso i Trogloditi 81,
come troviamo scritto, essa si leva prima del solstizio. Di con-
6o, Per analoghi rilievi cir. SExT. El!P. Adv. malh. V, Br.
N 6J .. Per questa popolazione abitante tra l"Egitto e !"Etiopia cfr. Pux.
at. h1st. VI, 3 4 .
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334 C.\R~EADE
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CARNEADE 335
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CARNE:\ DE
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CARNEA DE 337
r. Trag. ,."'"· frag. i11c. 19-20 Ribbeck (i versi sono attribuiti con riserva
ad Ennio dal \Varmington (Roman 0/d Remains, II, London-Cambridge Mass .•
1961, pp. fio~-3). Cir. VARR. De ling. lat. VII, 17•
. . 2. Sioic. 111:1. frag. II. 121-f Arnim. Sappiamo dallo stesso Cicerone (De
<111'<11. 1, III. 6) che Crisippo scrisse un De diuinatio11~ in duc !ibri, nel prima
d~ 1 quali si paria va dcgli oracoli, ncl sccondo dci sogni (cfr. anche DmG. LAERT.
\ 11, 149).
3· Cfr. HERODOT, J, 91.
4· L'oracolo si attiene al calcolo delle probabilita al pari di Carncade:
la. d1ffc~enz~, pero, sta nel fatto che Carneade usa questo calcolo per ragioni
Ctlco-scu:nhfichc, mentre l'oracolo !'usa in maia fedc per mascherare la propria
lgnoranza.
5· A tm. VI, lif \Varmington.
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CARNEADE
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C:\RNEADE 339
Anche Demostcne, che visse circa trecento anni fa, gia ai 118
stwi tempi diceva che la Pizia u filippeggiava ''• ossia che essa
agiva quasi in combutta con Filippo 10 • E lo scopo eli questa
sua insinuazione era quello di far capire che Filippo l'aveva
corrotta. Dal che si puo evincere che anche in altri rcsponsi
delîici ci sia stato qualcosa di poco pulito.
l\la - io non so carne - codesti filosofi superstiziosi e quasi
fanati7-zati sembrano anteporre qualsivoglia assurelita alta libe-
razione dalla propria stupidita. Voi preferite il dileguarsi e
J'esaurirsi eli una cosa che, se fosse mai esistita, sarebbe stata
certamcnte eterna, e non intendete, invece, rifiutare la fiducia
a case che non la meritano.
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340 C.\RNEADE
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CARNEADE 341
Se, poi, per assurdo, la natura avesse predisposto che ehi 122
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342 CARN'EADE
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CARNE ADE 343
2 1 · _J~e so11111. III. Cameade si scn·c dc-lle tesi a.ristotclichc non perche
1e conchvula, ma a p<'r mostrare l'inc<~pacita delia tesi stoica di presentarsi
comc unica valida • (DAL PRA, Lo salliâsmo gruo, p. 229).
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CARNEADE
22. In tai caso il sogno verra spiE'gato. prefrcudianamcnte, non col fu•
turo, ma col passato, comc scmbra prospettato da Aristotele in De somn. II,
456a z:;-29.
Z]. Cir. St"ir;. vei. frag. III, 6o4-61o Arnim.
z4. Stotr;. ruJ, f'ag. Il, 1189 Arnim.
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CARNEADE 345
25. Euforione di Ca.lcidc (III S<'C. a.. C.). autore di Epilli. porto alle estrcme
cor.scgucnze i prindpi poetici di Callimaco ed escrcito una forte inftuenza sui
Portae novi. che Ciccrone (T•~c. III. 45) chiamo ironicamente ca••tcwes Eu·
Phorionis.
26. 1!7 B 8o Diels-Kranz.
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C..\RSE.-\DE
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C.\RNEADE 347
numcro? Non e possibile irnmaginare nulla con tanto disordine,
con tanta confusione ed irregolarita che non si possa vedere in
sogno: allora come mai queste apparizioni infinite e sempre
soggette a rinnovarsi possono essere abbracciate dalla nostra
memoria e annotate dalla nostra osservazione?
Gli astronomi presero nota delia traslazione dei pianeti; fu
scopcrta, cosi, nelle stelle la presenza di un ordine prima inso-
spettato. Ma dimmi tu, una buona voita, quale sia l'ordine o
la rcgolare coincidenza dei sogni e come mai, inoltre, si possano
distinguere quelli veri dai falsi, dal rnomcnto che gli stessi
sogni si avverano per ehi in una maniera e per ehi in un'altra,
anzi non scmpre nella stessa guisa finanche per la medesima
persona. Di conscguenza mi scrnbra una stranezza il fatto che,
mcntre eli solito non prestiamo fede al bugiardo neppure se dice
la vcrita, costoro invece, se un qualche sogno e risultato verace,
diana la fiducia ad uno solo tra molti falsi, invece di confennare
la falsita di innumerevoli sogni in base alia veracita di uno
solo 32•
In conclusione: se non e un dia a produrre i sogni e se non 147
esiste alcnna alleanza tra i sogni e la natura e se e impossibile
creare una scienza onirica fondata su un metoda osservativo,
viene a risultare oramai che nessuna fiducia si deve assoluta-
nwnte accordare ai sogni, spccialmcnte perche quelli stessi che
li "osservano n non sanno indovinare un bel niente, e quelli che
li interpretano fanno ricorso ad una congettura e non gia alla
natura reale (e la natura - nel corso di innumerevoli secati -
ha prodotto in tutte le cose un maggior numero di rnera'<iglie
che non nelle apparizioni oniriche} e infine perche non c'e
nulla di piu dubbioso dclla congettura, la quale si puo spingere
in varie direzioni e talora anche in direzioni contrarie 33.
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CARNEADE
ux, 1or ..• Tu hai detto 1 che Crisippo e Diogene e Antipatro sillo-
gizzano nel modo seguente 2 : ((Se gli dei esistono e se non ma-
nifestano precedentemente agli uomini gli avvenimenti futuri,
essi o non amano gli uomini o ignorano quello che accadra o
reputano che per gli uomini non abbia alcuna importanza sapere
quale sara il futuro o pensano che sconvenga alia loro maesta
presagire il futuro agli uomini oppure, infine, non possono,
roz neppure essendo dei, presagirlo; ma ne essi non ci amano (essi,
infatti, sono benefici amici del genere umana), ne ignorano cio
che essi stessi hanno stabilita e determinata, ne per noi non e
importante sapere quello che avverra (se, infatti, lo sapremo,
staremo piu accorti), n~ ritengono cio estraneo alia loro maesta
(infatti nulla e superiore alia beneficenza), ne sono incapaci
di avere una prenozione del futuro; orbene, {se) non esistono
dei, non ci danno segni del futuro; ma gli dei esistono: eppero
ci danno segni, ed eerrato pensare che, se danno segni del futuro,
non ci danno alcuna via per il riconoscimento dei segni (in tal
caso essi li darebbero invano) e non e esatto che, se ci danno
la via. non ci sia divinazione: eppero la divinazione esiste ».
1o 3 U omini geniali ! Con queste poche chiacchiere credono eli
aver concluso l'affare!
Per giungere alia conclusione, essi assumono premesse eli
cui nessuna viene a loro concessa. Bisogna, invece. approvare
quella conclusione del ragionamento in cui, in base a premesse
non dubbie, si da la soluzione a cio che e dubbio 3 •
L Non vedi come Epicuro - che gli Stoici sogliono chiamare
sciocco e rozzo 4 - dimostro l'infinita di tutto cio che esiste nella
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CARNEADE 349
ad una casa che era dubbia? Ma questo voi, che pur siete dia-
lcttid, non lo fate. E non solo non assumete, per la conclusione,
prcntesse accettate da tutti, ma ne assumete di tali che, anche
quando siano state accettate, non vi farebbero giungere piu
facilmente alla conclusione da voi voluta.
A dire il vero, in prima luogo voi osservate questo: u Se
l'~istono gli dei, essi sono benefici versa gli uomini o. Ma ehi ve
In concedera? Epicuro farse? Egli ha, invece, afferrnato che gli
clei non hanno cura eli nulla che riguardi sia gli altri sia loro
stessi. E il nostro Ennio? Con grande plauso e consenso di pa-
polo si esprirne cosi 6 :
lo sempre dissi e dirb che c'e dei celesti la stirpe,
1\h. penso ch'cssi non curino che faccia la stirpe dE"gli uomini:
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350 CARNEA DE
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CARNEADE 351
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354 CAIDIE:\DE
Stando cosi la faccenda, non c' e ale un motiva per cui Epicuro
debba aver paura del fato e debba ricorrere agli atomi e farli
uscire fuori dalla loro normale inclinazione 12 e impigliarsi, nello
stcsso tempo, in due nodi insolubili: l'uno, che senza causa
alcuna abbia a verificarsi un accadimento, dai chc viene a ri-
sultare la derivazione di un qualcosa dal nulla - casa che non
e ammcssa ne da lui ne da qualsivoglia (( fisico n -; l'altro, che,'
mentre due enti indivisibili si spostano attraverso il vuoto,
l'uno continui a seguire la propria caduta e l'altro se ne vada
scantonando per i fatti suoi.
II. L'identita di possibile c nccessario {entrambi posti come veri) annulla.
ogni distin:r.ione tra un fatto generica (la morte) e un fatto specifica (l'essere
assa$~inato lli notte nP] propria letto, come capita a Scipione Emiliano). .
12. Ricorrendo al diuameu (dr. LUCRET. ti, 216 segg. e, per piu ample
noti:l:ie, EPICURO, Of'ere, a cura ili ~1. lsnarili-Parente. pp. 18 St'gg.).
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CANNEADE 355
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a) La divisione carneadea.
(CICERONE, De fin. V, VI-VIII. 16-23)
vr, 16 Poiche a ])TOposito del sommo bene e aperta una grande
controversia di opinioni, dobbiamo fare uso delia u divisione
carneadea u 1 , che volentieri il nostro Antioco 2 suole tener
presente.
Orbene: Carocade riusci ad individuare non solo quanti
fossero stati finora i punti di vista dei filosofi sul sommo bene,
ma tutti i punti eli vista possibili.
Egli negava l'esistenza di una qualche arte che abbia se me-
desima come punto di partenza, giacche l'oggetto di cui l'arle
si occupa e sempre estcrno ad essa. Non c'e bisogno che ci
dilunghiamo su cio facendo ricorso ad esempi, data l'evidenza
del fatto che nessun'arte si occupa di se stessa, ma una casa
e l'arte in se e un'altra casa e cio con cui essa ha a che fare.
Come la medicina e l'arte delia buona salute e il pilotaggio e
l'arte della navigazione, alia stesso mode la saggezza e l'arte
delia vita 3 ; percio necessariamente anche la saggezza e fondata
su una qualche cosa e da quest'ultima prende il sua avvio.
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CARNEADE
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CARNEADE
Il ni (lei bcni e dei mali: due non hanno sostenitori, quattro si.
Invece le definizioni composte e doppie del sommo bene
sono state tre in tutto, e non sarebbe stato possibile che fossero
di pii1, se si guarda in profondita l'essenza del problema. Difatti
aiia dignita morale si puo aggiungere il piacere, carne fecero
Callifonte 12 e Dinornaco 13 , oppure l'affrancamento dal dolore,
rome ha fatto Diodoro 14, oppure le cose primarie delia natura,
come sostennero quegli antichi pensatori che noi chiarniamo
indifferentemente Accademici e Peripatetici •6 •
)la poiche e impossibile dichiarare tutto d'un tratto il
nostro pcnsiero, dovrâ bastare per il momento sottolineare
quanto segue: che, cioe, bisogna accantonare il piacere, dal
momcnto che noi siamo nati per fini piu alti, carne ben presto
risaltera chiaro. Per quanto concerne l'affrancamento dal do-
lore, di solito vengono addotte le medesime considerazioni che
si fanno a proposito del piacere. Ne c'e bisogno di mettersi alia 22
ricerca di altre argomentazioni che siano in contrasta con il
punto di vista di Carneade, giacch~ qualsiasi definizione del
snmmo bcne che spogli quest'ultimo delia dignitâ morale non
puu ragionevolmente riservare un posta ne ai doveri n~ alle
virtii ne alle amicizie. lnvece l'accoppiamento del piacere o
delia privazione del dolore con la dignita morale rende turpe
quclla stessa dignita che vorrebbe abbracciare in se. Far risalire,
infatti, le proprie azioni a due punti di vista, l'uno dei quali
considera essere in uno stato di sommo bene quell'uomo che
_,TI. Sl"ic. V<·l. frag. III, 44 Arnim; DtoG. LAERT. VII, 87. Per le obiezioni
<h Caruca.de a. qucsta posizionc assunta soprattutto da Antipatro cfr. PI.uTAllCH.
D~ comm. 1101. 26, IDJIC. L'origine aristotelica ddl'argom~ntazione carneadca
e ben sottulinea.ta dai Dai Pra (Lo SC<'IIicismo gri'CO, pp. 25]-9)-
ll. Fu probabilmcnte un seguace critico dell'Epicureismo (cfr. Ctc. De
fi>~. Il, XI. Jo~).
•J. Fu, forse, anch"cgli un Epicureo (cfr. Ctc. Tuse. V. XXX, 85).
F . q. Si tratta, probabilmente, di Diodoro di Tiro, seguace di Critolao (cfr.
\ni. fr. 16 \Vehrli; CLEM. Strom. I, JOI B).
15. Ciceronc, soprattutto sulle orme di Antioco, unifica i due indirizzi.
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]66 CARNEADE
e libero dai male, mentrc l'altro dâ. rilievo alia parte piu frivola
della natura, significa oscurare - per non dire contaminare -
tutto lo splendorc delia dignita morale. Non restano, aliora.
se non gli Stoici, i quali, avendo desunto ogni Iora teoria dai
Pcripatctici o dagli Accademici, si attengono alle medesime
concezioni di costoro, cambiando solo la terminologia 16.
23 La sicurezza - o tranquillita - dell'anima, di cui parla
Dcmocrito 17 e a cui egli diede il nome di tu~'Jf:LtCL, ci siamo
sentiti costretti ad escluderla da questa discussione, perche e
per l'appunto siffatta tranquillitâ.-dell'-anima ad identificarsi
con la vita beata. Noi, infatti, stiamo cercando non quale essa
sia, ma donde essa derivi. E le onnai screditate e dismesse
opinioni eli Pirrone, di Aristone e di Erillo 18 noi le abbiamo
dovuto ritenere del tutto inutilizzabili, perche non possono
essere inserite nelle questioni di cui abbiamo tracciato i limiti.
Difatti tutta questa nostra attuale indagine sui fini e, per cosi
dire, sui limiti estremi dei beni e dei mall ha come punto di
partenza cio che e adatto e conforme alia natura e cio che eli
per se stesso e l'oggetto primaria delia nostra appetizione:
invece propria questo viene interamcnte eliminata da quei
filosofi i quali sostengono che, nell'ambito di quelle cose in cui
non e inclusa nulia che sia onesta o turpe, non c'e alcun motivo
perche si debba dare la preferenza ad una piuttosto che a
un'altra, e ritengono che, cntro quelle case, non sussista diffe-
renza alcuna; ed anche Erillo, se e stat o effettivamente del
parere che non esista alcun bcne tranne la scienza, ha tolto
ogni ragione di cssere alia nostra facoltâ. deliberativa ed ogni
possibilita di scoprire il nostro dovere morale.
Estromessi, cosi, i punti di vîsta degli altri e non essendone
possibile alcun altro al di fuori di quelli, risulta necessariamente
valida la concezione degli antichi 19 •
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CARNE ADE
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CARNEA DE
:ZJ. E Catone Uticense, cl1e ne! De ji11ibus patrocina la causa delia StDa:
24. L'eredita dialettica di Aristotclc era stata raccolta piuttosto da.gli
Stoici (soprattutto da Crisippo) che dai Peripatetici post-teoirastei.
25. Nonostante la recisa affcrmazionc di Catone, e probabile che questa
insistenza sia stata fatta piuttosto dai seguaci di Antioco che da Cameade.
Questi si limitava solo a scovarc le contraddizioui dell"etica stoica, la quale
avrebbc dovuto o attenersi al rigorismo di Aristonc oppure piegarsi all"etica
piu mondana del Peripato (cfr. PLUTARCH. De comm. Not. Jl, l064 lH:).
z6. Cirenaici. Epicurei e Ieronimo.
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CARNEADE
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370 CARNEADE
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CARNE.-\.DE 371
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372 CARNE ADE
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CAR!'! EA DE 373
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374 CJ\ll~E.\DE
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C... RNEADE 375
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CARNE ADE 377
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CARNE ADE
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CAJL'IIEADE 379
<1 ~7- Da LACT ... NT. Dit•. i11st. VI, VIII, 6-g. Il discorso di Lclio in di!esa
clla giustizia era fc.ondato ~ulla irlcntitâ. stoica di sentimente morale e di rccla
ra/10 (cfr: AuGU!;T!I'. De tiv. Dei, XIX, 21).
~Il. Ur. C1c. Dt: lrg. I, VII, 23.
·' '-'9. In C1c. Brut. XX, i8 Sester Elio Peto ~ considerata comc il modeUo
uella giurisprudenza romana.
1?~ Jo. Carneadc si rifa a SoPH. A ttlig. 45-l- scgg. farse attraverso ARISToT.
lrt. 1, 1373b 5·1J, 1375a 31-bz.
JI. Da AUGUSTIN. De ciu. Dt:i, XIX, 21,
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CAR!I<EADE
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C.-\I~NEADE
.1•:•. Cfr. C1c. Tuse. II. XX. ·ti- Probabile font .. di qut>stc consitlerazioni
carnt:arleo-cict'ronianc e ARISTOT. Polii. I, I2j.Ja Jo; VI 1. 2, J; III. 6.
:~!· Da "\l:GUSTI:-. Dr ci1•. Dt'i. XI\', 23.
Jtj. Da Cic. De fiu. II. XVIII, 59.
\" 3.~- ~'er. analll!!:~~ compiaciutc autocitazioni ciceroniane cfr. D~ leg. 11 r.
• ~- •. X Iv. J.!; X\ II, 38. Il prescnte pcnsiero si tro\·a ribadito in De leg.
1.. XI\. 40·4l. Per l'innato senso delia bencvolcnza in contrasta con certe dut·
tnuc ~picurcc cfr. De ltg. I. 28-34; Ad Ali. YII. 2, -1-
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CAR!\EADE
1. Cfr. PLUTARCH. De viri. mor. 10, ·H9e; De sus/. i•·a 16, 463d.
z. Cfr. HoR. Episl. f, z, 69·70.
3· Per ]'amare di Carneade alia \'Îta cfr. DloG. LAERT. IV, tJ4.
4· Fr. 436 Usencr.
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CLITOMACO
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Clitomaco di Cartagine (187-IIO a. C.) trasmise in oltre quattro-
centu scritti il pensiero di Carneade, trattando con pari abbondanza
i temi piu importanti e quelli piu facili ad essere diffusi tra un vasto
pubblico. Nessuno meglio di lui era stato a contatto con quell'uomo
difficilc che fu Carneade 1 ; eppure, con lodevole modestia, egli tai-
voita confessava di non aver bene inteso che cosa il suo maestru
effcttivamente pensasse 2 • Ebbe una particulare propensiune per
ner-re.? [:x c per il metoda analitica 3 ; con la sua ac cura ta e scrupolosa
conusccnza dei vari «1 sistemi D filosofiei 4 egli, senza volerlo, cornincio
a spianare il terreno per un accostamento tra gli indirizzi, come
del resta, dall'opposta sponda stoica, faceva anche il sua humam·s-
simus coetaneo Panezio e come avrebbe continuata a fare, dopo
qualchc deccnnio, 1'" enciclopedica n Posidonio di Apamea li.
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CLITOM:\CO
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CLITOMACO
1o. Cfr. PoHLE:-.:z, La Stoa, 1, pp. 269, 276. La stessa provenienza inter~
contin~ntalc dd numerosi Accadernici dell'et!J. clitomachca non poteva non
causJre un rtefinitivo abhandono delia concezione souatico-platonica delia
;:r'Ji~t~.
11. L'ingeg-uo tii q uesto scolaro di Carnea de fu celebrato da Cicero ne
(Lucull. VI, 16) e il suo impegno ne! dare spiegazioni sulle lezioni del maestro
e riconlatn in .-1 cad. pili/. i11d. l~<r.:., col. XXIII, 4· Per altre notizie vedasi ARNIM,
Hat;non, in • RE •. Vll, 2, col. 2209.
u. Sulle dnti di Carmada, su\la sua cloquenza, sulla sua fcdelta a Car·
ncar\c pcrsino nellc inflessioni delia voce, sulla sua bravura ne! contrastare
tutte le opinioni uei fil<~sofi cfr. C1c. LIICllll. VI, 16; De or. Il, LXXXVIII, 36o;
I ..x \'Il I, 84: Tttsc. 1, XXIV, 59· Carmat.la ebbe una sua propria. scuola, che
pu1 passo a Diodoro ed a ?.Ietrot.loro di Scepsi (cfr. Acad. phil. ind. here., col.
:-xxn. 2: C1c. De or. XX, ;5). Per altri ragguagli vedasi ARNIM, Cha.",sadas,
111 • RE "• X, 1, cuii. ~ 17l-J.
IJ. Per i rapporti di lllelanzio con Aristarco cfr. Acad. phîl. ind. llerc.,
eul. XXX, 4 segg.; per la sua squisitezza nel\'esame dei ;ri&7j dr. WILAMOWITZ,
Drr. Trag1k<r JI. von Rllodos, • Hermes '• XXIX, pp. 150 segg.; per piu ampie
notJz1e .si rim·ia a GOEDECKUIEYF.R, Gesc/1. des Critch. Skeptîzismus, p. IOI
ad a \\·. C.uo.ELLE, ,Uc/aJ!Ihios, in • RE •. XV, 1, coli. 429-31.
q. Cir. C1c. Dt or. 1, XI, 45; DioG. LAERT. Il, 64; PLurAll.cH. An sefii
resp. ~:crc11da sit, IJ.
_. 1 ?· .Cfr. DmG. LAERT. X. 9; C1c. Lflc/1/l. VI. 16; De or. I. 45· Per nume-
r0"551In1 altn Accat.lernici di cui si sa solo qualche notizia cfr. BaoCHARI>,
Les sccptiques grccs, pp. 1 SS-g.
1. Cfr. A cad. pili/. ilfd. here., col. XXV; :\1.\X. TYR. X, 3·
C]" z. La natizia C da ritenersi inesatta: dall'Jude.r here., col. XXV risnita che
lto.maco giunse in Atene all'etâ di 24 :mni (ossia ne] 163/1. a. C.) e fcce il
suu mgresso nell' Accademia q uattro a uni dopo.
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390 CLITOMACO
Ora, pero, noi, dopo aver data una scorsa ai Platonici dell'Ac-
cademia, passiamo ai Peripatetici, che pur da Platane trassero
origine: di essi fu caposcuola Aristotele.
3· Cfr. PLUTARCII. De Altx. fort. s. 328 c; STEPH. Bvz. Eth. q11u $Ujl.
p. 363, sn Meineke = fr. 57 Wisnie,vski.
4· Di queste numerosissime opere conosciamo solo alcuni titoli: Ticpl
in:ox.ij~ in quattro libri (Clc. Luc111l. XXX. 98); fl&jll cli?E:a&wv. in cui l'autore
esponeva le dottrine dclle varic scttc filosofiche (OlOG, LAERT. II. 92); ll~Ep!E
(L')thjTIX6!;, ossia una consolatoria ai Cartaginesi per la caduta delia loro pa~
(C1c. Tuse. III. XXIJ, 54); uno scritto al poeta Lucilio cd uno aL. Censonno
ed a M. Manilio, nei quali si esponevano le dottrine gnoseologichc di Cameade ·
(Ctc. Lucr•/1. XXXII. 102-Io4).
S· Non nel senso chc sia stato seguace di tutti e tre gli indirizzi anche se
in tempi uiversi, bens\ da storico ili essi e scmpre dai punto tii vista accademico-
carneadeo.
6. Fc, 42 \Vach. = 35 Dicls.
I. Sesto sembra riechcggiare il verso timoniano sopra citata, ancorch6
in modo attcnuato.
2. In particolarc a quclle stoiche, senza le quali gli Accademici non sapc-
vano trovare la loro stessa ragion rl'cssere (cir. OlOG. LAERT. IV, 62) e ve_rso
le quali, rlopo Carneaue. essi si andarono orientando sempre di piil sp«1al·
mcnte ad opera di Antioco.
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CLITO!>IACO 39I
1. Fr. 34 \\'l)hrli. In Adv. mat li. II 12 ( = fr. 31. \Vehrli), Scsto accosta,
sottu. questo profilo, Critolao alia piu rigorosa posizione platonica contro la
::~·mea (Gorg. :t63 b). ~nche 9uintiliano (Il, 17. q) notava la dillerenza tra
ntolao cd .-\J'lstotele m mcnto alia retorica.
X .!. Le fonti grechc (SEXT. E:MP. Pyrrh. llyp. I. 2Zo; EusEB. Praep. ~v.
T l\·. 4· I~)_ci danno Carmidc: quelle latine (C1c, De or. II. LXXXVI Il, 360;
lisc. l, XXIV, 59; Qllll'T. XI, 2, 26) ci d;mno Carmacia.
3· Taletc di Creta (dr. STRAD. X, 4. 19; ATIIES, X, J, 6II a).
4· Per l'anti-retoricismo degli Spartani dr. PLUTARCH. Lycurg. Il: ApopM.
1ar.. !Jid, 232d, .lJJb.
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392 CLITOMACO
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CLITOMACO 393
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394 CLlTOlfACO
finche il dio, mosso a pieta delle loro afllizioni, non invio dee
legislatrici, che furono ammirate dagli uomini soprattutto perche
eliminarono l'ingiustissima costumanza del cannibalismo e, solo
in secondo luogo, perche esse tranquillizzarono la vita sommi-
33 nistrando i frutti delia terra. Perei<'> anche i raffinati Persiani,
quando muore il loro re, hanno la consuetudine di trascorrere
nel disordine i cinque giorni successivi, non per il gusto di im-
battersi in infortuni, ma per imparare di fatto qual grande male
sia la mancanza della legge, mancanza che provoca uccisioni,
rapine e altre cose peggiori, e fanno questo allo scopo di diven-
tare pili fedeli custodi dcl Ioro sovrano.
34 Ma la retorica entra in scena propria in opposizione alie leggi.
E di questo e validissima prova il fatto che presso i barbari,
ove la retorica non esiste affatto o fa solo qualche rara com-
parsa, le leggi pennangono salde, mentre presso quelli che la
coltivano si verificano rinnovamenti quasi quotidiani di leggi,
e in particolarc in Atene, carne tra l'altro nota ancbe Platane,
35 poeta delta commedia antica 14 : infatti, secondo lui, se un o
emigra per tre rncsi e poi ritorna, non riesce piu a ravvisare
la propria citHt, ma a guisa di nottambulo si spinge oltre le
mura, come fanno del resto anche i corrieri a cavallo, giacch6
la citta non e piu la rnedesirna per quanto concerne le leggi.
36 E che la retorica sia contraria alie leggi risulta da quelle stesse
disposizioni che si riscontrano nelle loro cattive e arti.ficiose
•• arti )), giacchc una volta essi esortano a rispettare alla lettera
gli ordinarnenti e le parole del legislatore, ritenendoli chiari e
non bisognosi di alcuna chiosa, un'altra voita, invece, capo·
volgono le cose, afferrnando che bisogna badare non agli ordi-
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CLITOMACO 395
· .. 15. Aristotclc (Riu,t. II. Lloob 9-16) contempla questo topos facen<lolo
rz,.,hre ad un non megliu itlentilicato Tcodoro (dr. A. Russo. La fii. delia
rd, III Alist. p. 131).
16. I.'intcgraziune e di Mutschmann-~Iau.
I7. ~cr questc discussioni rf'torico·giuridicheo dr. Pap. Halwsis .• 1, 186
in Dlkt~zm11ata, ed. gr. Halensis, Berolini 1913,
Il; . .-!du, Ctcsiph. 193.
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CLITO:>IACO
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FILONE DI LARISSA
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Filone di Larissa (16o? 1-79/8 a. C.), che forse ebbe anche modo
di udire personalmentc Carneade, fu discepolo di Clitomaco 1 e, carne
in genere i suoi prcdecessori dell'Accademia, recepi anche l'inscgna-
mento deHa Stoa 3• Anche per le sue personali vicissitudini ', egli
si inscrisce in quell'aspctto ecumenico della filosofia accademica che
si sviluppo dopo Cameade, sebbene il centro di diffusione rimanesse
ancora Atcne.
A differenza di Clitomaco, Filone diede al probabilismo un'in-
terpretaziunc tanto moderata da suscitare quasi l'impressione che
volcsse separarsene per battere una via nuova e ormai fatalmente
sfociante ncl dommatismo 5 • Gia prima che si aprisse la polemica
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400 FILONE Dl LARISSA
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FILONE DI L:\RISSA 401
lo. Per !'intima l~[:ame che ti('ne semprc unito il concetto di possibile
a qnt>llo di pot('nzialilil cfr. ARISTnT. ,uetapll. V, u. Per l'approionllimento
<lei cc•ncetto lli possibile in Diodoro Crono dr. DiiRJSC, Die ,1Jegariktr, frr. 1 J0-
1-tJ c c:'mn_le~1.o a pp. 132 se.<;g. Circa l'intlusso dei paradossi megarici su Fi-
lrmc (<.h cu a c cenno in C1c. Luw/1. XXV 111, 92-XXIX, 95) vedasi FRITZ,
Pln/('11, i~ • l{E •. col. ::!j-to.
1 1 • Sulla granlle pr.-parazi<.one retorica di Filulle tanto ncllc suasoriat'
IJU~nto udle COJI/tot•rrsiiU insiste\':\ gia l'Arnim (Dio llrJ/1 Prusa. cit., pp. 98 segg.;
lo::i segg-.). l.'lterîori ddocidazioni 5•)110 state fattc da\ Fritz (P!JilotJ in • HE •
co:j. 2 5-\2). ~·n ampio quatlro delle inlluenzc tanlo ili Filonc quanto '<.li Antice~
~,:• umancsamu retorim·lilosolico di Cîc<'r<lne c in H. :\. K. HUI'T, The Hu-
<ma.'m ~J Cicr~ro, 1-le!boume, 195·!·
r 2 • Talc UO\'C\':1. cssere il tenorc dei duc )ibri di Filone ricordati da Cice·
r~ne (Luwl/. 1\', li) chc suscitarouo )o scanilalo di Antioco e il suo Sns11s.
~' [ '\U~l: F,_lunc probabilmenle ri!ipose con un alt ro scrilto (cir. C1c. Luw/1.
a·',., 1 Il· At:GUSTJX. Contra Acad. III. X.\" Ili ..p; HER~IASX., D~ Phil. L.uiss.
•s, ., ' p. ]).
h'l lJ, Qucst'accostamento veniva fatto în un trattalo di etica chc proba·
u' n;cnte fu nna <lelle fonti dcll' Horte11sius <.li Cicerone e eli cui si riscontra
n uga.ce sommario in S·roB. Ecl. 11, 40.
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FILOI.;E Dl LARISSA
Iiva alia lezione di Ippocrate chc era stata bene assimilata da Socrate
e da Platone. Non ci deve sfuggire, pero, che, proprio nell'etă. di
Filone, si andava approfondendo il contrasta tra medicina donuna-
tica e medicina empirica: Filone si accostava alia prima, ma non si
Jasciava sfuggire certi risvolti acutissimi delia scconda u. Siamo
pero, troppo poco informati per poter dire se il pensiero filoniano
•
abbia avuto una qualche incidenza sul dibattito scienti:fico-filosofi.co
che ormai era aperto ~ che, come risultera dall'ultima sezione di
questo volume, avrebbe avuto la sua piu approfondita rimeditazione
nell'eta di Sesto Empirica e di Galcno.
Comunque, pur essendo- forse suo malgrado- non privo di di-
versi spunti dommatici c pur avendo contribuito a mettere in crisi
1'Accademia Nuova, Filone ne rimase, in definitiva, l'ultimo esponente.
14· Soprattntto ne) tcrzo libro dd suo tratlato, discutcndo delle varie
maniere di vivcrc (llcpt ~[CJ)v), Filone probabilmentc dava grande rilievo
all'osservazione c all'csperienza. e cib coincideva anchc col suo bis.ogno di
estendere l'intcrcssc per le questioni :filosofiche a un vasto pubblico non fatto
di soli sapienti. Anchc se le Ionti a nostra disposizione sono molto esigue ed
incerte, notiamo in Filnne una conciliazione con la vita ordinaria e con la
consuctudinc; il chc fa pensare a certi motîvi chc verranno sviluppati dallo
Scctticismo cosiddetto empirica (dr. BROCHARD, Les sceptiques gFtcs, pp. 200,
206-J).
15. Per orientare il lettore ricordiamo in particolare IV, I I a proposito
delia pubblicazione dei due !ibri filoniani che scandalizzarono Antioco; VI,
I]-8 a proposito delia novita dci libri suddettî pur nell'ambîto dell'Accadeotia
Nuova; XX, 66 a proposito del limite dell'assensl) da accordare alle rappre-
sentazionî; XXIV. 73-76 a pruposito delia presenza dî istanze probabilisti~e
in Socrate, in Platone, nei Cirenaici c pcrsino in Crisippo; XXXIV, 11 I (coma
anchc VI, rB e XIV. 44) a proposito delia pcrplessit11. di Filone in merit~ al
rapporto tra esistenza e conoscenza delia vcritâ. e- alia uou contraddittonetk
del probabilismo; X, 32 c XI, 34 per i rapporti lra • incerto • e • uon-perce-
pibile •. tra • evidente • e • percepito •: XXX 1V, 109 circa l'importanza. del
probabilismu per le nostrc dccisioni pratiche; XXII, 69·7I per gli spunt;t di
polemica personale con Antioco. Per quanto, poi, concerne l'interpretaz•one
data da Filone alia sloria dcll'.Accademia comc un unico imliriuo chc aflon~
le sue radiei non solo in Platonc c in Socrate, ma anch" uei Presocratici veda!ll
V art·o IV, 13 e X II, 44. L'adesione di Ciccrone al pensie ro filoniano e data
csplicitamente in Ad fam. IX, 8. lnline stmbra di ispirazione filoniana anche
Luc~<ll. III, i-8, ove si insiste solia uecessita dtlla liberazione dai dommatism 0 •
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FILONE DI LARISSA
I. Cii> avvcnne nell'anno noji09 a. C. (A cad. phil. i11d. here. coli. xxv
15· xxx 11 1 1
' • '· 15. quantunquc la nutizia sembri contraddetta in eul. XIV 1C. segg.).
Fu on~ . r
era st~ gmnto ad Atenc ne! !3~ (bul.,r, c?l. ~xxm. 4 scgg.) all'eta <.Ii 24 ~nni,
d to per oltre tre lustl"l disccpolu d1 Chtomaco mcntrc Carneade s1 an-
ava spcgnentlo. '
• Comc Aiace T~lamonio in HoM. //. VII, 206.
2
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FILONE OI LARISSA
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FILONE DI LARISSA
terra e ala ta)); altrcttanto vera e, infine, quclla che comincia I14
da falso c termina in vero, come nell'espressione '' se la terra
vola. la terra esiste ». L'ipotetica risulta, invece, falsa soltanto
ne! caso che cominci da vero e vada a finire in falso, come si
ha ncll'espressione ((se e giorno, e notte ~; infatti durante il
C"liorno t- vera l'esprcssione u e giorno )), che funge da antece-
1:>
dcnte, mentre e falsa l'espressione « e notte "· che funge da
consegncnte.
Diodoro "· invece, sosticne che (( e vera un'ipotetica la quale I 15
ne ammettcva ne ammette la possibilitâ. di cominciare da vero
e- terminare in falso 11. Difatti la proposizione ipotetica cosi
fonnulata ((se e giorno, io sto conversando Il, quando attual-
mcnte c giurno ed io sto conversando, secondo Filone e vera,
perche parte da vero (da '' e giorno ») e finisce in vero (in c< io
sto conversando n); secondo Diodoro, invece, essa e falsa, giacche
essa ~tessa ammctte talvolta la possibilita eli cominciare da vero
(da" c giorno 11) c eli tern1inare in falsa (in u io sto conversando »),
nd caso che io abbia smesso di parlare. Ed anche prima essa
ammetteva di cominciare da vero e di finire in falsa (ossia in
"io sto conversando 11}; infatti, prima che io cominciassi a u6
conversarc, essa partiva da vero {da ce e giorno 11) e poi andava
a finire in falso (in ci io sto conversando 1)). Ancora, l'espressione
chc si presenta cosi «se e notte, io sto conversando », pronun-
ciata mentrc e giorno ed io me ne sto zitto, secondo Filone
ealtrcttanto nra, perche comincia da falsa e va a finire in falsa;
Îll\"ece sec-ondo Diodoro e falsa, giacchi: essa ammette di ter-
minare in falsa, pur cominciando da vero, perche e sopraggiunta
la notte e, inoltre, io non sto conversando, ma me ne sto zitto.
Anzi persino l'espn:ssione ,, se e notte, e giorno ,,, pronunciata II7
durantc il giorno, secondo Filone e vera appunto per questo,
~erche, pur cominciando da falsa (dau e notte ))), va a terminare
m vcro (in •1 e giorno n); invcce secondo Diodoro e falsa propria
per _la seguente ragione, cioe perche essa ammette, al soprav-
vemre de!la notte, di cominciare da vero (da c< e notte .:·) e di
terminare in falsa (in "c giorno 11).
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FILONE DI LARISSA
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ANTIOCO DI ASCALONA
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II pensiero di Antioco di Ascalona (IJ0/2o-68 a. C.) 1 scgna onnai
la fine di quasi tutte le istanze scettiche che avevano vi.vificato,
pur con alteme vicende, 1' Accademia da Arcesilao a Filone. Dotata
di una rnitezza quasi proverbiale 2, Antioco, cbe era stato per lunghi
anni fedele discepolo di Filone, si senti quasi in dovere di insorgere
contra il suo rnaestro quando questi cerco di correre ai ripari contra
l'invasione stoico-dornmatica - da lui stesso provocata - nella cit-
tadella neo-accadernica 3 . Ma, anche se Antioco favorl l'invasione,
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412 ANTIOCO DI :\SCALONA
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i\NTIOCO DI ASCALON.-\
IO. Per la prontezza. di Antioco nel rintuzzare gli amici ddJa Stoa quando
<:.osturo ~osteucvano teorie che egli - ancorchc crroncamente - ritene,·a con-
trJst;mti con l' Accad .. mia Antica dr. A. LUJ!.DER, Die pllilosophische Persihr-
lrchlml ă,·s .4 Hliocho$ von A sk .. Diss. Gottingen, 19~0, nonche LucK, op. cit.,
P· 45· Che. pui, il suo errorc di far risalire tutta la Stoa a Platane meriti molte
attenuanti c sosten ula in P. SnuRE\', A nci,.ut and modern Plalot1ism. Ikrkeley,
I<)JS, pp. :!O segg.
li 11_. Se dubbi.amo prcstar fcde a Cicerone (Tuse. V. XLI. JJ9·I20; Deji·11 .
. 1: X 11. +r). g ra Carne ade, ndlc suc polcmich<' spccialmcnte in campo mo-
rale· ;weya accostato Stoici e Peripatetici.
. 12 · E da p~nsare chc l'ormai tradizionale riduzione di Antioco allo Stoi-
n~rno fr.ndi le suc remote radiei soprattutto sulla rcazionc cncsidcmea all' .\c·
ca emia ']Ua!e l'aw,·a la;:.ciata l'AscaJonita (cir. PuoT. Bibl. col. 212. p. 170 a
1
~ s~~;g. = fr. 54 Luck). Chc, tutl;l\'ia, !o scetticismo se ne fosse volato ormai
~la 1 ai_ platani di Academo e altrcttanto ccrto (cfr. o. GIGI)X, Dii' Erumurmg
_{_' ,;fz_tlosop/rir •:n d!'r Zcit ~iu~os. Fond. H~rdt, Geu. 1955, t. 1 II, pp. zs-61;
l::I5C:IIE, Cncm uud du 1\·er<e Akadruue, pp. lU.l-5).
1
3·. Nella tradu<:ionc dci passî di !'umenio. di Scslo Empirica e dî Cicc-
rone m1 sono atteuuto ai testi gia oiu vulte menzionati. ll pa~so dei Topici
crceruni:~ui, chc il Luck no11 ha iuclu~o nella sua raccolta, ma che a me sernbra
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ANTIOCO DI ASCALONA
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ANTIOCO DI ASCALONA
aff~~tone rhe concerne l'essere vivcntc e che sia in grado di presentare se stessa
c Ct? che e a\tro da lei. Ad esempio noi - come sostiene Antioco -. quando
allb>amo volto lo Sb'llardo ad un determinata oggctto, disponiamo la vista in
un dctenninato moda e non la conseniamo nella medesima disposizione in
c.ui .l'avcvamo prima di guardarc; comunque noi, merce. siffatta alterazione,
~e~an.o a perccpire duc cose: I'una e l'alterazione stessa. cioc la rapprcscn-
~z~u~c, e la scconda e cib che ha prodolto l'alterazione. vale a dire I'oggetto
~lstbile •. Pur non negando il sensismo degli Stoici, Antioco sentiva in questo
C..1.so !'autentica bisogno platonico-aristotc\ico di non sottovalutarc, bcnsl. eli
approfonuire \'indagine sulla sensazion~>.
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ANTIOCO Dl ASCALON.'\
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ANTIOCO D1 ASCALONA
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A,_TIOCO DI ASCALON:\
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;\1\TIOCO DI ASCALONA
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ANTIOCO DI ASCALONA 421
a fare >>.
XL ~6
- · La ~·tc·ss.a cn"t"1ca era stata mossa a Socrate da Callicle in PLAT. Gorg.
• • 485d.
ant" 2
1
7h Per analoghi giudizi elogiati vi su
Senocrate (es"i sono di provenienza
°C ea) cir. C1c. Tuse. V, XVI II, 51; De of!. I, XXX, 109.
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GLI ACADF.MICA DI CICF.RONE
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Tra i " ragionamenti » 1 di Cicerone gli Academicorum libri o
A cadcmica occupano un posto di particolare rilievo, sia perche
l'oratore-filosofo, che non amava l'incompiuto, essendosi immerso
in problemi impegnativi di alta filosofia, cerca in ogni modo di dare
alia sua opera una struttura e una forma definitive 2, sia perche
I. s,·condo lo Hegel (Lez. sulla SI. dtlta Fil., I, p. 186) Cicerone scorgeva
i pe!lsatori preccdenti • soprattutto per il tiamite de! ragîonamcnto, non della
>pecu\:uiune •·
2. Ciceronc ebbe piena consapevolezza dell'importanza e dell'originalit.11.
eli questi suoi snitti. In una lettera ad Attico (XIII, 9, 3-5) egli sottolineava
la singolarc diligenza da lui posta nell'esecuzione di questo lavom cbe, a suo
avviso, sarchbe parso qualcosa di nuovo ancbe ai Greci. La prima. sezione fu
il Catulus (p~nluto), in cui il protagonista, Q. Lutazio Catulo (rzo circa-6o a. C.),
csponeva il pensîero di Carneade attraverso il ricorllo delle conversazioni te-
nut~ da suo padre, che era stato ascoltatore diretto del Jilosofo greco. La se-
concla sezîone fu il Lucullus, capolavoro fi.losolico di Cicerone; in questo diaJogo
L. LicinîiJ Lucullo (no-57 a. C.) espone e difende il pensiero di Antioco, mentre
lo si~sso Cicerone prende le difcsc del probabilismo di Filone e delia Nuova
Accademia in generale. Il Catulrcs ed il Luc11llus costituivano gli Acad.emica
priora, vale a dire la prima rcdazione del cielo accademico ciceroniano. Ma
l'autorc non ne fu contcnto: si proponeva di cambia.re i personaggi, sostituendo
a Lucullo (che. nonostantc gli elogi de! di.a.logo, in ad Allicum 1, ro, 1 Cice-
rone diceYa di disprczzarc e in ad Allicum I, 9, t de6.niva sarcasticamente
• Pi•cinarii nostri • per le ben note e ra.flinate cenc • lucullia.ne • per antono-
n~asia~ in un primo momento Catone Uticense e poi Varrone, ampliando la
cltsa~ma e approfondendo la problematica gnoseologica ed etica deli' Acca-
d~tma .. Ne vennc fuori una tetralogia, che e comnnemente intitolata Academiaa
1 v.<~crt?ra. Di essa fa parte il Varro, di cui ci sono pervenuti solo i primi dodici
cap1toh c qualche frammcnto conservata da Nonio. Qui M. Terenzio Varrone
(1!6::!7 a. C.), gramle poligraro, si professa seguace di Antioco e ne illustra il
ţ.~nsu:ro; dopo il suo intervento Cicerone prende personalmente le difese di
llone, ma !'opera rîmane interrotta poco tlopo l'csordio ciceroniano. Gi1l.
n_clle prime battute si nota un tono piu disteso rîspetto aJ L11cu/lus e si pub
~tenere chc l'intera tetralogia mirasse non ad acutizzare le difterenze tra Fi-
(J~t ed Antioco, ma a teutare una conciliazionc. La tetralogia dei Post~riora
Ull t~zava quasî certamcnte buona parte tiei Pri(}ra: ncl secondo lîbro Cice-
roltc espone\'a il pcnsiero di Carneadc; nel tcrzo Varrone ne faceva la critica:
~c CJunrto Cic!.'rone controbatteva, cume gia aveva fatto ncl\a seconda parte
e_I_ LIICIIJittS. Non e, inoltrc, da escludcre l'înscrzione di parti de li'H orl~nsius
~~~a S~ri~to prima deglî Acade".ica) come soleune conclusîone protreptica al\a
os(J~a tn generale e a quella accadcmica in particolare. Trentacinque (ra.m-
1
~~n~1 dei Pos~eriora sono stati raccolti soprattutto attraverso Nonîo, Lat-
Zio (lrrst. d111. III, 14, 24) c Agostino (Contra Acad, II, 26; III, 14, 20).
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GL[ « ACADEMIC:\» DI CICERO~E
Celebre e il passo c,mtra Acad. III. 15 ove e detto: • Al saggio accadcmico viene
conferita il secondo posta da parte di tutti quelli dclle altre settc i quali sem-
branu saggi, giacch,; ciascuno di costoro conferisce ovviamente il prima posto
a se ~tesso: dai che si puo, con provc alia mano, concludere che non erra a
ritenersi primo a propria giudizio ehi c ritenuto secondo a giudizio di tutti
gli altri •. Dclle num~rosissime questioni concernenti gli Act~dernica non e qni
il caso <li parlare. Ci limitiamo solta.nto a ricordare H. A. I-i:. HtrST, Th~ Hw-
manism <1j Cicero, illelbournc, 1954; A. E. DoUGLAS, Cicero in Gruce 111111 Rom&
New Survevs in the Classics. no. 2, Oxford. rg6S; C. B. ScJIMITT, Cicero sup-
ticus, a St1;dy of the lnjluence of tire Academic11 in tire ReuaissatJt:e, The Hague,
1972, fondrunentale per capire ccrti !ati non consncti del ciceronianesimo nma•
uistico.
J. Antioco fu la fante del quinto libro del De .fîrlibus. di quasi tutto il prima
libro rlellc Tuscu/anae, di molti tratti dcl Somnium Scipionis, di alcuni ca-
pitoli (certamente di XXXVII-XXXIX) de\ prima libro del De l~gibu~. nonchl!
di parecchi passi dei Topici (6·iS secom.lo I'Amim). l\la la sua preseaza 1:
riscontrabile anchc in altre sczioni de! Corpus ciceronianum (cfr. 1\I. PLE~IA,
De Cic. Acad. diss. lres, • Eos •, 1937, pp. 26 segg.; LucK, Du· Akadema/ler
A11liochos, pp. 35-6. 55-7. 71).
4· Sotto qncsto profila l'ossalura filosofica delia tdra\ogia dei PosttriortJ
era filoniana. anchc se Cicerone. a causa dei suoi ripensameoti e delle sue per-
plessita, talora accentuava i contrasti interni all'Accademia prendendo coJD~
fante Clitomaco e difemlendo, almcno teoricameote. la posizione rigida di
.\rcesilao, talora invecc mirava ad attenuare quei contrasti e indiriz:zava la
con,·ersazione verse una \'era c propria protreptica. Sembra, comunque, troP)'D
drastica il Reid (p. 53) quando affern1a chc Ciceronc seri ve\·a gli A cadernte~
tenendo sul tavolo il libro di Antioco, quello di Filone e piu di un'opera. eli
C!itomaco. scnza dir propria nulla tii personale. giacchc • the only quest1on
personal to Cicero which can arise touches his fidelily as a translator •·
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GLI « ACADE!dlCA n Dl ClCERONE
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GLI o ACADEMICA D Dl CICERONE
VARRONE
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GLI u ACADEMICA » Dl CICERONE
fctta che e gia grossa e che vada limando 'con pulizia ancbe
ecccssiva ,,.
A qnesto punte diss'io: « Son case, o Varrone, che gia sto 3
aspettando da un pezzo. Ho sentito dire dai nostro Libone 8 ,
di cui ben conosci l'affetto (e cose di questo genere non riu-
!=;ciamo mai a tenercele nascoste), che tu a questa fetta stai
Ja_vorando senza interruzione e la stai trattando con troppa
diligenza senza lasciarla mai di mana. C' e, peri>, una cosa che,
prima dell'occasione attuale, non mi e mai venuto in mente
eli chicderti. Ma ora, siccome ho iniziato a metter per iscritto
quclle dottrine che ho imparato insieme con te ed a spiegare
in lingua latina quell'antica filosofia che trasse origine da
Socrate 7, ti chiedo di farmi sapere per quale motiva, mentre
pur scrivi di tanti argomenti, tralasci questo genere di questioni,
t:- te lo chiedo soprattutto perch~ tu sei eccellente in esso e
perche l'interesse per questo intero campo della cultura ha
di gran lunga la precedenza su tutti quanti gli altri interessi
culturali e artistici )).
1< Tu mi stai ponendo - rispose lui - un problema che so- u, 4
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430 GLI <1 AC:\DE~IICA Il DI CICERONE
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GLl o: ACADE,.IICA » Dl CICERONE 431
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432 GLI 11 ACADEMICA 11 DI CICERONE
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GLI ce ACADEMICA ~ DI CICERONE 433
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434 GLI « ACADE~HCA J1 Dl CICERONE
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GLI << ACADEMICA ~ DI CICERO:SE 435
~8. Cfr. PJ.AT. Apoi. 21a,o.!]>1; XE:SOPH. Apoi. q; DroG. L.\F.RT. Il, 37·
r:
forti 9: -~uesta in_terpretaz~onc ~co~ctta era di .-\ 1i?co che. survola nu o. s1~1le
2
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GLl « ACADE~IICA » Dl ClCERONE
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GI.I u ACADEMICA » DI CICERONE 437
tur·a Sia
E
· nel senso che la teologia fa part.e delia filosofia dt>lla natura (cfr. SEXT.
Mr. Adv. phyş, 1, 13 segg.).
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GLI « ACADEMICA » DI CICERONE
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GLI Q ACADEMICA D DI CICERONE 439
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GT.I o ACADEMICA 11 DJ CJCERONE
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GLI n ACADEMICA B DI CICERONE 441
43· La conce~ione stoica di una materia non priva di attivita vienc qui
mescolata. con la. concczionc platonica delia materia·ricettacolo (T-im. sob, 51a).
D H· Carne era st.ato sostenuto da Aristotde in contra.sto con J'atomismo di
S cmocrito. Per questo aristutelismo degli Stoici cfr. DtoG. LAERT. VII, 150;
TOB, PJ.ys. 344.
-15. ln VI, z 4 •
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GLI •< ACADE~IICA D DI CICERONE
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GLI (1 ACADEMICA » DI CICERONE 443
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Gll « AC:\DEYICA 1> Dl CICEROI'E
57· Cfr. STRA8. XIIJ, 6q; Nu~n;;::.;:. apud E11.oeb. Praep. ev. XIV, 6, 9;
Stoic. vtl. Jrag. 1, Jo-13 Arnim.
5S. Stoic. vet. frag. 1, 1B8 Arnim.
59· Per i tennini praeposita (:rrpO'I)"((.I.tvo:) c reiecta (.i:rro:rr~o1)y(.l.ivo:) cfr,
.o\R. D10. apud Stob. Ecl. Il, 79, vot. Il, p. 84, 18 W. Una pili ampia tratta·
zione trovasi in SEXT. EMP. Pyrrh. hyp. III, 191 e Adu. etlt. 6:t.
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GLI u ACADE~liCA n Dl CICERONE 445
6o. ln V. 21.
• r)1.Quo;st'aspetto intransigentc deU"etica zcnoniana coincide\·a col n"o·
nsm':' di Pirrone. pur partentlo da opposti punti di vista teoretici. "'
()~. Soprattutto i Peripatetici.
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GLl 11 ACADEMICA » Dl CICERONE
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GLI <<ACADEMICA D DI CICERONE 447
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GLI « ACADEMICA » DI CICERO~E
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GLI 11 ACADEMICA» Dl CICERONE 449
tinml. ad indagare su ogni casa e nulla viene detto con certezza ".
Cio nonostante. quella da me menzionata per prima si chiami
pure .. Antica 11 e quest'altra si chiami « Nuova 11! E quest'ultima,
protrattasi fina a Carneade - che ne fu il quarto direttore dopo
Arcesilao -, si conserva nella stessa metodologia di Arcesilao.
(arntade, poi, che era profondo competente di tutte le sezioni
delia filosofia ed ebbe inimmaginabili risorse spirituali, carne
ho saputo dai suoi diretti ascoltatori e, in particolare, dal-
J'epicurco Zenone 711, il quale, pur dissentendo quasi totalmente
da lui, tuttavia ammirava piu di tutti gli altri lui solo ...
Perche 80, poi, si adira Mnesarco? 81 Perch~ Antipatro 82
imp11gna la spada contra Carneade in tanti volumi?
Lun·no
• . · L; l:ici~io Lucullo ( 120 ?-58(6 a. C.) fu una delle personalita. piil note-
1
\ ah de]) eta c1ceroniana. All'energia dell'uoruo d'azione che cgli seppe dimo-
~~a~~ ':elia guerra contro ~[it~i~ate si dis~o~avano. i~tcrcs..'li culturali da _lui
h\atJ soprattutto dopo 1! ntiro dall'attwlt.11. politica. Plutarco ne scnsse
una stupcnda biografia. 11 giudizio pubblicamente elogiativo di Cicerone iu
~uc_st'opera non corrisponde, pcro, a ccrti giudizi privati di Cicerone stcsso.
e ~nven;Jo ad Attico (1, 10, 1), questi csprimc un ccrto disprczzo per Lucullo
li •n un_altra lettera allo stesso amico (Il, 9, 1) allude alle celebri ccne lucul-
ane ch1amando questc suo protagonista • piscinarii nostri o, De! resto, ne! rifaci-
Inento dcgli A,ademica avrebbc voluta sostituirlo coul'austero Catone Uticense.
2 9· Scdtici on:idli.
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450 GLI « ACADEMICA D DI CICERONE
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GLI u ACADEMICA » Dl CICERONE 451
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452 GLI !! ACADEMICA » Dl CICERONE
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GLI u ACADEMICA D DI CICERONE 453
8. Allu:;ion., all'Horl<ll.>ius.
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454 GLI « ACADE:!IliCA n Dl CICERONE
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GU « ACADEMICA 11 Dl CICERONE 455
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GLI u ACADEMICA Il Dl CICERONE
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GU u ACADEMICA li DI CICERONE 457
15. D"l nnmc di un filosofa campabiota di Antillca e sua amica che, farse,
~ra passato tlaii"Accademia alia Stoa.
16. Fu maestro di Bruto ad Atcne (cfr. Cre. Varro Il I, 12).
17. Aristonc di Alcssandria, amico di Andronico di Rodi, fu studioso w
logica c commento le Caft!goric c. farse, gli A 11alitici Primi di Aristatelc {cir.
llroc. LAF.RT. VII, r6 4 ).
1~. Dione di Alcssandria sembra tssere stato. al pari t..li Aristone, un peri·
patehcu: mori avvelenato da Tolomeo Aul~te. di cui era stato accusatore presso
li scn,.to romano (cir. Ctc. Pro Catlio XXI, 51).
1 9· Poicbc Filonc cercava di ricontlurre, con un certa edettismo, 1' Ac·
catlemia ~UO\"a a quella Antica c in tai motlo spiana\'a gia la \'ia aiia piu dam-
mattca .riforma di Antioco, giustamr:-nte Lucullo preferisce csaminarc diretta-
num~e ti pensieru di Arcesilao c di Carneade. che furono molto piu intransi·
gcntt verso ogni compromesso col rlommatismo .
• 20 • 1 Filuniani non si )asciavano sfuggire ogni occasionc per mettere in
~~·ttlenza i lati scctticheg!lianti dei Presocratici (cfr. C1c. r·arro XII, 44). Cosi
t tarcbberc. comportati ancbe, pur cou maggior senso critica, i ;:\eo-pirroniani
c r. SE::n. E~!P. Pyrrh. hyp. 1, zto segg.; Adu. log. I, 48 segg.).
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GLI « ACADEMICA ,, DI CICERONE
21. Anzi appuoto per qucsto loro prim.iti"·o ed ingenuo dommatismo erano
stati criticati gia da Platone e da Arbtotcle.
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GLl a AC!I.DEIIIICA 11 Dl CICERONE 459
~~. C. Fannio Strabone (Il sec. a. C.) fecc parte del circolo dcgli Scipioni
" fu autnre di Anna/es (cfr. C1c. llwt. XXI, llt; Ad Aft. XII, 5. 3).
. ~3. Erroneamentc Lucullo attribuiscc gia ad Arcesilao qucllo che era,
ln\·.ccc, un pensieru di A.ntioco, ossia la sostanziale dipendenza dcllc dottrinc
Sto•chc daU' Accademia Antica.
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GLI "ACADEMICA 11 Dl CICERONE
24. Autore, fra l'altro, di un trattato controla retorica (dr. QUINT. I, 15:
ATHEN. XIII. 6o2c). 11 Reid iuvecc di Agnone riporta Eschine, che fu allievo
di :'llelanzio (cfr. Droc. L.\ERT. 11, q).
25. Per questo originale intcrprete de! Carneadismo cfr. (Ic. D~ Dr. II,
LXXXVIII: Tuse. I, XXV. 59·
26. Cfr. Drac. LAERT. Il, 64.
27. A lui risale un'intcrpretazione mena intransigente de! Carneadismo
e un'apcrtura \'crso quclle chc saranno le po!lizioni di Filonc.
28. Si tratta di Stoici intransigenti, i quali ritcnevano " co~a non solo
molto iufelice, ma anchc molto sciocca venire ai ferri carti e battagliare con
gen te cattiva e disperata [ossia gli Scettici] • (No:sn::s p. 65, Frg IZ u terlio
libro .4 cad.).
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GLI 11 ACADEMICA 1 DI CICERONE
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GLI tt ACADEMICA D Dl CICERONE
;12. Per questa posizione epicurca cfr. Cre. D& divi11. II, L, 103. Per la.
corrctta sensazione cfr. SEXT. Em•. Adt•. log. I, 258.
33· Tragedia di PaCU\'ÎO (dr. C1c. De divi11. Il, LXIV, 133; D~ or. II.
255).
34· Tragedia di Eunio.
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GJ.l « ACADEMICA » DI ClCERONE
ciahnen te di quello che i filosofi ehi am ano " interna " e che
ci fa provare o dolore o piacere e nel quale, secondo i Cire-
11aici 35 , e riposta il giudizio di verita, per il fatto che quest'ul-
tilllO viene sensibilizzato? (E c'e qualcuno il quale possa asse-
rire non esservi alcuna differenza tra ehi sta soffrendo e ehi
sta godendo? O non piuttosto ehi cosi la pensasse sarebbe
manifestamente folie?) E alle qualita degli oggetti che noi 2 r
diciamo essere percepite per mezzo dei sensi, seguono corri-
spettivamente quelle case che non diciamo essere percepite per
rnezzo dei sensi, ma, per cosi dire, con l'ausilio di questi ultimi,
come avviene nelle seguenti espressioni: .. Questo e bianco,
qucsto e dolce, quello e armonioso, quell'altro e profumato,
quell'a.ltro ancora e ruvido ". Ormai noi conseguiamo la com-
prensione eli queste case per mezzo dell'anima e non dei sensi.
e
\'t>ngono, pai, le espressioni: "Questo un cavallo, quest'altro
e un cane ". Pai viene ancora una serie pili complessa di cose,
come le espressioni seguenti, che abbracciano quasi al com-
pleto la comprensione della realta: "Se e uomo, e animale
mortale partecipe di ragione ". Di questo genere fanno parte
quei concetti delle cose che sono in1pressi in noi e senza cui
c impossibile comprendere o ricercare o abbattere cosa alcuna.
Che, se i concetti fossero falsi (sembrava, invero, che tu dessi 22
l'appellativo di " concetto" [no#tia] alle Evvot~n) -, se, ripeto,
essi fossero falsi oppure fossero impressi in noi da rappresen-
ta;r,ioni in una maniera tale che le rappresentazioni vere non
potrcbbero essere distinte da quelle false, carne faremmo, in
fin dei conti, a servircene e carne faremmo, poi, a vedere casa
e conforme a ciascun oggetto e casa gli e disforme? Certamente
non venebbe lasciato alcun ruolo alia memoria, la quale rac-
chiude implicitamente in se non soltanto la filosofia, ma ogni
esperienza della vita e, in moda peculiare, ogni arte. Quale
memoria vi potrebbe essere, infatti. delle cose false, oppure
che cosa mai qualcuno potrebbe ricordare, senza averne com-
prensione e senza preservarla nell'anima? E vi potrebbe essere
una qualche arte che non risultasse non da una o due, bensi
da molte percezioni dcll'anima? E se tu eliminerai l'arte, come
Jj. Cfr. SEXT. E~IP. Adu. log. I. 161. Osscrva il Reid (a<f hoc) • With the
Cyrcnaics the :-:ci.So; of the miml was the sale test of truth •.
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GLI n ACADEMICA n Dl CICERONE
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GLI 1t ACADEMICA » Dl CJCERONE
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GLI « .-\CADE!IIICA » DI CICERO!I:E
37. Per questa t.lefinizione, che Lucullo ovviamente dcsume dai SoSUS
<li Antioco, cfr. SEXT. E~IP. Adu. log. Il. 181, 314; l'ynh. hyp. II, 143; DioG.
LAI':RT. VII. 45: Ps.-PLAT. Drf. 41-1·
38. Ossia i Filoniani.
39· Net pcrduto Caiul,.s. Per la seguente obiczione antisccttica clr. Ssxl'.
EMP. PyrriJ. hyp. 1, 197 c soprattutto Adv. log. Il, z8t. . •
40. Cfr. Sioic. uel. frag. III, A ni. 21 Arnim. Per le controargomentaz10JJ1
carncadcc cfr. SEx·r. E~tP. Pyrrh. hyp. 1. 14; Ad1•. lc>g. II . .o~So-481; DJOG.
LAC:RT. IX. 7~. 75, 103. 104; SE.s. Ep. ad Luc. LXXXVIII, 45·
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GLI « .-\CADEMICA D DI CICERO:SE
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GLI u ACAll!.:!ltiCA D Dl CICEROI\E
~ 1. Ossia l'<.>videnza (dr. Ctc. De 11at. <lror. 1, 6; SEXT. E)IP. Pyrrh. hyp.
1, :!0) .
.p. Cheo gli Stoici consitlera,·ano • te~oro delia rappresentazione • (dr.
SExr. E~tP. Adt•. /,,g. I. JiJl e alia quale gia Platone (PIJtU"d. g6h) e Aristotele
(Ali. Post. II. 19. 99 b .~6) avcvano conferito un importante ruulo gnoseologico-
43· Anchc gli Scettici e i ~l.-dici Empirici ammettevano il • pl\Ssaggio del
simil.- • (cfr. SEXT. E~tl'. Adi.'. eth. Z50 segg.),
H· 11 prima di questi du.- termini era preferito dagli Stoici. il secondo
dagli Epicurei. Secondo m<~lti studiosi, sopra.ttutto sccondo ~ladvig, Cicerone
sarebbe stato molto superficiale nell'accostamento dei due termini; ma una
efficace dilcsa de-ll"autore ~ stata fatta dai Rcid (pp. 213-4).
45· In VI, 17.
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GLI u ACADEMICA Q DI CICERONE
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GLI « AC:\DE~HCA » Dl ClCERO~E
48. Cna piu dettagliata nutizia su questa teoria carncadea delia rapp~
5entazione e in S~;XT. E~tl'. Pyrrh. hyp. l, 226-231 e Adt•. lag. I, t66-t89.
49· O::.sia alia pura rappre~entazione, che gi1L implica, secondo LucuUo-
Antioco. la netta distinzione de] vero dal fal!ilo.
50. Si esprime qui il tcntath·o di recupl'rarc l'idealismc:> platonica attra·
verso la teoria ştoica delia rappresentaziune.
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GLl n ACADE~IICA D Dl CICERONE 471
11 t; evidenza.
Er.co perche suole loro accadere, nella vita pratica, di tro- 35
varc ~empre alcuni che, per ogni loro affermazione, fanno Iora
J:1. rJomanda: " 1\-la almeno cades ta casa tu la percepisci? "
Essi, pero, prcndono in giro ehi pone tale domanda. Ne, a dire
il vero, gli oppositori li incalzano fina al punto da provare l'im-
po,;sibilita assoluta di fare una discussione o una qualsiasi af-
fc-nnazione senza possedere un qualche segno determinata e
peculiare di quella cosa cui ciascuno sostiene di dare il propria
hcneplacito.
Orbene: che vuol dire, allora, codesto vostro "probabile? " 35
E.sso e la casa piil leggera di tutte, se da confenna a cio che si
presenta immediatamente dinanzi a ciascuno e che alia prima
apparizione ha tutta la parvenza delia probabilita. Se, al con-
trarie, cssi affermeranno di attenersi alia rappresentazione fon-
dandosi su una certa circospezione e su un'accurata medita-
zinne, nonostante cio, non troveranno una via d'uscita, anzi-
tutto perche a quelle rappresentazioni che sono tra se stesse
indiffcrenziate tutti ugualmente negano la fiducia, e in secondo
luogo perche, siccome essi affermano che al saggio - con tutti
gli sforzi che cgli fa e con tutte le sue accuratissime cautele -
si puo presentare un qualche cosa che da una parte sembra
verosimile e dall'altra e molto lungi dai vero, non potranno
aver fiducia in se stessi, neppure nel casa che si accostino alia
nrita, come cssi dicono, " in gran parte" o " quanto piu
Yicino c pCJssibile ". 1nfatti, perche si possa nutrire questa
fiducia, dovra essere noto a Iora il contrasscgno delia verita;
ma se questo e oscuro ed c stato sopprcsso, quale vcrita, alia
fine dei conti, sembrera loro di attingere? Nessuna assurdita
piu grave si potrebbe sostenere di quando si fa un discorso
c~me questo: .. Questo e certamente il contrassegno o la prova
~1 quella data cosa, e percio io lo seguo, ma e possibile che
l oggetto significato o sia falso oppure non csista affatto " ii1 ,
5 r · Si tcnga presenle chc una critica radicale al concetto stoico di scgno
non ''ennc fatta e:r: projt•sso da Carncade. ma da Enesidemo e da Sesto Empirico.
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472 GLI u AC:\UE:>IICA u OI CICERONE
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GLI « ACADEMICA D Dl ClCERONE 473
o~sia quella di aver qualcosa in nostro potere M. Dov'e, allora, 39
la virtit, se nulla e riposta in noi stessi? La cosa pili assurda,
poi, sta nel riporre i vizi in nostro potcre e nel ritenere che
nessuno faccia il male senza assentirvi e nel non concedere,
invcce, questa stessa facolta alla virtix, la cui costanza e la cui
saldezza sono totalmente costituite da tutte quelle case cui
essa ha dato il sua assenso ela sua approvazione. Ed ~ senz'altro
necessario che noi abbiamo una qualche rappresentazione prima
di agire e che diamo l'assenso a quella eventuale rappresenta-
zione. Ragion per cui ehi elimina o la rappresentazione o l'as-
senso viene ad eliminare dalla vita ogni azione.
Vediamo adesso le obiezioni che di solito costoro sollevano xm, 4o
contra quanto abbiamo detto. Prima, pere), vi si da facolta
di riconosccre quasi le basi di tutto il lom modo di ragionare.
Orbene: in primo luogo essi imbastiscono un certo "si-
,;tcma " di quello che noi chiarniamo rappresentazioni e, usando
la medcsima terminologia· degli Stoici, defmiscono la loro es-
,;euza c le loro specie e la natura di quella che, tra esse, e per-
cepibile e comprensibile. Di poi mettono in rilievo quei due
principi che, per cosi dire, includono tutta la presente indagine:
clw, cioe, quelle cose che ci appaiono in modo tale da poter
sc:mbrare anche diverse pur avendo le stesse modalita e senza
che ci sia tra essc differenza alcuna, non possono essere alcune
pcrcepite e altrc no; in secondo luogo che non sussiste alcuna
differf:m.:a tra di esse, non soltanto se hanno le medesime mo-
dalita in ogni loro parte, ma anche se non possono essere distinte
tra loro.
Fatta questa premcssa, tutto il dibattito viene da essi
concluso con un'unica dimostrazione. Ed ecco quale ne e l'arti-
colazione: " Di tutte le rapprescntazioni, alcune sono vere e
altre false, e eia che e falso non puo essere percepito; ma ogni
rappresentazione che appare vera e tale da poter apparire, con
le stesse modalita, anche falsa; e quelle rapprcsentazioni che
presentano tali modalita da non avere tra loro alcuna diffe-
renza, escludono l'eventualită. che alcune di esse siano perce-
P_ibili e altre no: eppero non csiste alcuna rappresentazione che
Sl pas sa percepire '' .
. 54·. Allusionc a quel libero arbitrio che gli stessi Carneadei difcndevano
da1 pcncoli del determinismo (cfr. C1c. Dt: fato XVII, 40 - XIX, 44).
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474 GLJ " ACADE:IllCA 1> DJ CJCERONE
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GJ.I «ACADEMICA» DI CICERONE 475
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GLI " ACADE~IICA » Dl ClCERONE
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GLI «ACADEMICA 11 DI CICERONE 477
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GLI ti ACADEMICA 11 DT ClCERONE
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GLI « :\C.-\DE~IICA D DI CICERO~E 479
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GLI « ACADE~liCA » Dl ClCEHO!'IE
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GLI u ACADEMICA D Dl CICERONE
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GLt a AC:\DE:'IIIC.-\ D Dl CICERONF.
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GU << ACADEliiiCA 11 J)J CICERONE
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GLI u ACADEMICA 11 DI CICERONE
76. L'al\usione e diretta piuttosto a Filone che a Clitomaco (cfr. XXIV, 78).
77· Nel discorso di Catulo nell'opera omonima.
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GLI u ACADEMICA» Dl CICEROSE
iS. ).!un con 1'Hortonsi1<s, chc fu scritto quanuo gia Orteusio era mnrto,
ma C•Jn assiduc convcrsazinni familiari.
79. Lucullo alludl." alla lotta oi Cicerone contro Catilina c in particolare
al passo IV, 10 clella prima Catili>raria. Il fr~Y.uente u<o chc Ciccrone faceva
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GLI (( :\C.-\DE!IIICA 11 DI CICERO~E
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GLI a ACADE!'>I[CA u Dr CICERONE
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GJ.l « ACADE~IICA » Dl CICERONE
SJ. Per questa posizivne arce~ilea dr. SF.XT. E~tP. Adt•. log. 1, ISJ-157•
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GU <<ACADEMICA D Dl CICERONE
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GLI « AL\DE:IIIC.-\ n DI CICERO~E
85. Circa questi rluc stoici paneziani cfr. Stoic. pl1il. i11d. lu•·c. col. 78;
La 510<2, I, pp. soo-1.
PO!il •.EXZ,
S6. Lf vecchie tabema~ presso il foro erano state di!>trutte da un incendio
c poi fumno ricostruite arl opera del cenRorc :\lenio intomo al 3.18 a. C. (cir.
LIV. XXVI, 27): C'ra una specie di \"ia dei Condotti dfll'antichita.
87. Qucsto pensatorc, gia seguact: di Zcnonc di Cizio, si era poi convcrlito
all'Epicureismo td era stato il qua.rto scalarea del Giardino (cfr. DIIJG. LAERT.
VII, 166; CJc. De .tin. V, XXXI, 94, ove la causa delia com·.. rsione e attribuita
ad un'insopportabil~ malattia agli ucchi).
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GLl n ACADE~IICA » Dl CICERONE 49I
bsciato dal vero senza che ci possa essere, allo stessa moda,
anchr il segno lasciato dal falso. Cosi fece in moda che anche
uli altri, nelle loro argomentazioni, si servissero di lui carne
t>
t'sempio. propria nella stessa guisa in cui egli si era servita di
Diunisio.
J(a con Antioca regolerema piu a lunga i nostri conti in
allra occasione: ora torni am o a quello che hai detto tu, o
Lucull•:-.
E anzitutto vediamo che casa significa la tua affermazione xxm, 72
iniziale as. ossia che noi evochiamo i filosofi antichi allo stesso
moda come gli arruffapopolo hanno l'abitudine di nominare
umnini illustri che pur scguirono la causa popolare. Ma quei
dPma,:;oghi, nel sostenere cause non buone, vogliono apparire
~imi li ai bnoni; noi, invece, diciamo di avere gli stessi punti
r!i vista che anche voi ammettete essere stati quelli condivisi
dai pii1 celebri filosofi .
.\nassagora 89 sostenne che la neve e nera: lo tollereresti
tu, sr lo dicessi anch'io? Neppure se ne facessi appena affiorare
il SOS]>t>HO! Anassagora, ehi e costui? Farse un sofista (era questo
il nome che si dava a quanti professavano filosofia per esibi-
zinnismo e per lucra)? No, anzi fu somma la gloria delia sua
scricta e dcl suo ingegno.
Chc din) di Democrito? Chi potrcmmo mettergli alia pari 73
non solo per la grandezza delle dati naturali, ma anche per la
profondit:l del pensiero? Ebbene, egli oso fare questo preambolo:
" Queste suno le mie affcrmazioni a proposito dell'intero uni-
vcr:-;o " 90• Egli professo di saper trattare di tutto, senza alcuna
eccezione: nulla, infatti, d potrebbe essere al di fuori dell'uni-
Yerso! Eppure a qucsto filosofa ehi non darebbe la preferenza
rispetto a un Cleante, a un Crisippo, agli altri " modcrni"
che, messi a confronto con lui, sembrano essere cittadini di
quinta classc? 91 Tutta"\ia egli non arriva a sostenere quello
rhc sosteniamo noi, che non neghiamo l'esistenza di un qual-
SS. In V, TJ.
$.().Cfr. 59 :\ ()i Di~ls·Kranz; SEXT. E~IP. Pyrrll. l1_vp. 1. 33; Adt•. log.
l, {jO.
, go. Cfr. 6S I3 r65 Diels-1-\ranz. Qucste parul" erano al\'inizio uel Ilt?t
'f-'JO~l·l<; di Dcmocrito (cfr. DIOG. L.U:RT. 1 X, -16).
91. L'ultima classc dcgli a\·enli <.liritli .::i\"ili so:condo la costituzionc scr-
Yiana (cfr. HoR. Serm. l, 2, ·H)·
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GLl «ACADEMICA» Dl CICERONE
92. Cfr. S&xT. EMP. Adv. log. J, 139· Telltbricosrts e l'aggettivo usato da.
Catullo (III, 11} per in<licare il cammino ddl' Avcmo.
93· Per questo allie\'o di Democrito c maestro di IppiJcratc cfr. Eusl'B.
P.-a.·p. ev. XlV, 19, s; SEXT. EMP. Adv. loJg. I. Si!; DIOG. LAERT. IX, ss.
9-1-· Cfr. V, 14.
95· Per qnesta intcrpretazionc sceltica degli Eleati dr., tra l'altro, SEXT.
EMP. Adv. log. I, uo stgg.; DloG. LAERT. IX, 71-74.
96. In V, TJ.
97· Cfr. C1c. Farro, IV, 15-111.
98. Cosl \'Îene controbattuta J'interpretazione luculliana di V, 15.
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GLI 11 ACADEMICA 1t Dl CICERONE 493
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494 GLl u AC:\DElllCA 11 Dl CICEROJ."E
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GLI «1 ACADE~IlCA » DI CICEROXE 495
Jn6. Cicerone, rifacendosi alia fnntc piu diretta di Camearle. mira - al-
meno in qucsto passo - ad evitare le interpretazioni alquanto att~nuate dd
Cam~aclismo che erano state proposte da :lletrodoro di Strntonica e da Filone
<11 Larissa prima che qucst'ultimo aprisse la polemica contra Antioco e Iacesse
macchina inriirtro (cfr. AuGUST!:<. Contra Acad. III ..p).
1o7. In VII, 19. Secondo Cicerone le affennazioni di Lucullo a favore delia
conosccnza sensibile sono fondate su arti!ici retorici (~6::o~).
Io8. Nel Catulru.
tol). Visse ne] II sec. a. C. e si interesso soprattu tto di q uestioni politiclle
c lcttcrarie (cfr. PlllLIPPso:-;, Der Epik. Timag .. • Berliner Philol. \Voch. •,
1918, p. 1072). Rili~vi simili a quelli di Timasora. sono in LucRET. IV, 465 segg.
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GLI " ACADE:\UCA 11 DI CICERONE
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GLI « ACADEMICA » DI CICEROI\E 497
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GLI « ACADE)IICA » DI CICEROSE
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GLI a ACADElliCA t> Dl CICERO!'<E 499
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500 GLI "ACADEJIIICA » Dl CICF.I<ONE
parlero appresso 124 , eal solo scopo di non far sembrar bugiardo
te, che poc'anzi 12<; hai detto che io l'avrei fatto.
1\la, per \'enire ad esempi piit chiari, mi mettero a sfoderare
tutti quanti i fatti sui quali sono stati riempiti alcuni volumi
interi non solo dai nostri, ma anche da Crisippo (a proposito
del quale gli Stoici sogliono rammaricarsi del fatto che egli,
nel produrre un'accurata ed esauriente raccolta di argomenta-
ziani cantro i sensi e l'evidenza e contro ogni esperienza e ogni
ragione, non si e rivelata all'altezza del compito quando ha
preteso di dare risposte a se stesso, c cosi ha lasciato le armi nelle
mani di Carneade).
ss Il tenare delle obicziani, da te prospettate m nella maniera
piit accurata, e il seguente.
Tu sastenevi IZ7 che le rappresentazioni degli addarmentati,
degli ubriachi e dei pazzi sono piit debali di quelle degli svegli,
dei sobri, dei sani. E in che moda? Perche Ennio, quando si
deste>, non disse di aver visto Omero, ma che gli era " parsa "
di vcderla, e perche Alcmeane, da parte sua, disse: '' Ma il cuor
mia non eaffatto d'accordo ... ", e lo stesso dicasi degli ubriachi.
Carne se si volesse negare che ehi si e destato non stia piit so-
gnando o che ehi ha recuperata il scnna creda che non siano
state vere le apparizioni che gli si sono presentate durante la
follia. Ma la questione non sta qui: si sta ricercando, invece,
come "apparivano" nel momenta in cui apparivano. A meno
che non crediama che tutto il famosa hrana " O picta del-
l'anima " 128 Ennio la abbia ascaltato -se pur l'ascalto davvero
in sogno - credcndo di udirla durante la veglia. Quanda si
desto, patc credere che si trattasse di rappresentazioni - quali,
in real ta, esse eran a - e di sogni; ma, mentre egli dormi va, le
provava proprio carne se fosse sveglio. Ebbene? Durante il
sogno Iliona 129 non crede farse che il figlio ha detta " 1\fadre, ·
te propria ia chiamo " in guisa tale da credcrvi anche quando
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GLI « ACATIEMICA ~ DI CICERONE 501
130. Costui, in acc.,ssi eli follia generosa, la.nciava mandate !li t.!enaro al
popolo (cfr. C1c. Plzilip. III, VI, 16).
I]l. Probabihn~nte Aiacc Telamonio in una tragedia di cui ignoriamo
anchc il nome t.lcll'auVJre {per qualco:<a rli si mile cfr. SoPH. A iax 100 segg.).
IJ~. Cfr. EuRIP. Here. j11r. 9Rz segg. L'epiS<Jdio e ricordatl) anchc in Sli.xT.
r:~l'. A dv. log. 1, 405 segg.; Il, 67.
IJ). Ricordato da Lucullo in XVII. 52.
134· 1 seguenti versi dc\l'A/cllltOIIe di Enniu costituiscono i frr. 3o-36
Warn,ington.
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502 GLI n AC.\DE!IIICA 11 Lll CICERONE
135- Pt-r questa definizionc, criticata dagli Scettici, dr. SEXT, E111P. Pyrrh.
hyp. II, 229; Dzo.:;. LAERT. V Il, 6o.
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GLI « ACADEMICA » Dl CICERONE 503
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GLI « .'\CADEliiCA » Dl CICERONE
137. Per l'esprcssione c!r. SEXT. E:MP. PyTrll. hyp. II, 244. 253; III, 66;
EPICTI!T. Diatr. Il, 18, 18; DIOG. LAERT. VII, 197·
138. Ossia la dialcttica.
IJ9· La medcsima !limilitudine ~in PL.AT. Phaed. 84a cd ~ usata daCice-
rone anche in De or. II. 258.
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GU rf ACADEMICA » Dl CICERONE sos
ciato (i Greci dicono ă#w!J.:&, che significa suppergiu dichiara-
zione [ccjatum]) HO e o vero o falso. Ebbene? Il seguente enun-
ciato " Se tu dici di mentire ed e vero questo che dici, tu stai
mentendo o stai dicendo la verita? " m e vero o falso? Ovvia-
mP.nte ve ne uscite col dire che enunciati siffatti sono "ine-
splirabili ": espressione, questa, che e piu rischiosa dclle nostre
.. nrm compreso " e " non percepito" uz.
:\Ia soprassiedo a questo e ti chiedo quest'altro: se questi xxx
sofisrni sono " inesplicabili " e se nei loro riguardi non si trova
alcun giudizio che vi dia la possibilita di rispondere se essi
siano veri o falsi, dove e andata a finire la famosa vostra defi-
nizione: .. un enunciato e quello che e vero o falso " ?
A proposito dclle premesse ua, pai, aggiungero che alcune g6
di essc devono essere accettate, altre - cioe quelle che siano
di genere contraria alle prime - devono essere respinte. Come
giudichi, allora, che si articoli questa dimostrazione: "Se tu
clici che ora c' e luce e dici la verita, c' e luce; ma tu dici che c' e
luce e clici la verita: dunque c'e luce" ? Voi approvate questo
tipo di argomentazioni e dite che e condotto nella maniera
pili corretta, e pertanto, nelle vostre teorie, lo chiamate " prima
forma eli dimostrazione ". 1\:la allora o approverete ogni dimo-
strazione che si articoli con lo stesso procedimento oppure la
vostra arte verra annullata. Vedi, dunque, se puoi approvare
(Jnest' altra dimostrazione: " Se tu dici di mentire ed e vero
qudlo che dici, tu menti; ma tu clici di mentire e clici il vero:
dunque tu stai mentendo ". Carne non potresti approvarla, dai
momento che hai approvato quella precedente. che pur e dello
stesso tip o?
Questa e tutta roba di Crisippo. e neppure lui l'ha saputa
dipanare. Carne si sarebbe comportato egli con quest'altra di-
mostraT.ione: "Se c'e luce, c'e luce; ma c'e luce: dunque c'e
luce" ? Ovviamente si sarebbe arreso: infatti lo stesso metoda
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so6 GLI « ACADEMICA n DI CICERONE
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Gt.l •< AC.\DEMIC.'\ 11 [li CICERONE 507
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sos GLI << ACADE:\IICA » DI CICERON'E
149. In X, 31.
Ijo. Il Iamoso a saggio • stoico, che lo stesso Crisippo considcrava intro-
vabilc.
151. Per Cicerune • probabile • e • verosimile • continuano ad idcntilicarsi.
152. Qui il calcolo delle probabilita gioca maggiormentc a favore della
precisione.
153. Cu. XXIII, 72.
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GLI rr ACADEMICA 11 Dl ClCF.RONE
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510 GU 11 AC:\DEMICA » DI CICERO~E
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GLI << ACADEMICA » Dl CICERONE SII
peru, il no~tro assenso. Cio non vuol dire, tuttavia, che si dia
J'approvazrone a tutte le rappresentazioni siffatte, ma solo a
quelk che non sono soggette ad alcun impedimento.
Se non siamo capaci di rendere probabili questi princ1p1 105
anche per noi, essi saranno falsi quanto volete, ma non affatto
ndiosi: noi, infatti, non intendiamo strapparvi la luce, ma ci
Jimitiamo ad affermare chc quclle stesse cosc che voi dite di
percepire e di comprendere, a noi sembrano probabili, purche
lo siano.
In questo modo, dunque, e stato presentato e costituito XXXIII
il 1•rincipio della probabilita, ed esso ha le caratteristiche delia
sncllezza, delia scioltezza, delia liberta e non trova nessun
ostacolo di frunte a se: di conseguenza tu vedi certamente, o
Lncullo, che onnai e rnessa a terra la tua famosa difesa del~
J'evidcnza 15 &. Difatti questo "saggio " di cui sto parlando
guardr:>r:\ cielo, terra e mare con i medesimi occhi con cui li
guarda il tuo, e provera con i medesimi sensi le sensazioni di
tutte le altre cose che cadono sotto il singolo senso. Quel mare
che ora, al sorgere dello zeffiro, appare purpureo, apparira
identica anche a questo nostro saggio, ma tuttavia egli non dara
il suo assenso, perche anche a noi poc'anzi sembrava ceruleo
quel mcdcsimo mare che stamani era sembrato grigiastro, e
perche ora quella sua parte illurninata dai sole e biancheg~
giante r luccnte e non somiglia affatto al resta delia distesa
marina che le e vicina, di guisa che, anche se avessimo la possi~
bilita di spiegare razionabnente il motivo di questo fenomeno,
non ti sarebbe possibile, tuttavia, sostenere che e vero quello
che appariva ai tuoi occhi.
" Da dovc nasce, allora, la memoria, se non abbiamo al- 106
cuna percezionc? ". Era questa la tua istanza 1ii7 . l\Ia perche
mai ci sarcbbe impossibile serbare il ricordo delle rappresenta-
zioni, anche senza averne la comprensione? Ebbene, Polieno 158,
che gode fama di essere stato un grande matematica, dopo
che si mise al seguito di Epicuro e fu dell'opinione che l'intera
geometria fosse falsa, non dimentico affatto le sue precedenti
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512 GLI 11 AC:\ DE MICA n D1 CICERONE
159. Di OTigine sira, !'.i stabili a Napoli ed ebbe come allievo Virgilio. Ci-
cemne ne paria piu di una ''olta con ammirazionc (Ad faon. VI, 11, -:z; DtJ ft11.
Il, 35· lf9).
160. Anche dai Medici Empirici e dai Neopirroniani la memoria continuerl
ad csso;-rc prcscn:ata nonostante il ritorno di fiamma delia scepsi e dell'tltox-IJ•
161. Ossia la dialcttica, come in XXIX. 94·
162, Per l'opposizione di Panezio aU'astrologia dr. C1c. De divin. 11,
XLII. 88; XLVII. 97·
163. Seguendo, cioc. le indicazioui di Crisippo (dr. XXIX, 93)·
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GU u ACADEMICA B Dl CICERONE 513
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GLI «ACADEMICA» DI CICERONE
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GU « ACADE~UCA D Dl CICERONE 515
5
econdo luogo che queste non differiscono dalle vere, egli 5(}-
stencva che gli Accademici non fanno attenzione al fatto che
b prima prcmessa e stata concessa esclusivamente perche
risulta esscrvi una certa differenza tra le rappresentazioni, ma
che qucsta diffcrenza viene eliminata dalla seconda premessa,
con la quale si nega che le rappresentazioni vere e quelle false
diffcriscano tra loro. Non esisterebbe. secondo Antioco, una
contraddizionc altrettanto evidente. E la faccenda starebbe
davvero cosi, se noi eliminassimo la verita in senso assoluto.
~la noi non lo facciamo: difatti riusciamo a scorgcre certe cose
nre e certe cose false; ma, mentre sussiste un indizio delia pro~
babilita- ossia l'apparenza -, delia concreta percezione, invece,
non abbiamo segno alcuno.
)la ho l'impressione di fare, anche adesso, una difesa troppo xxxv, 112
fi acea ; mt'n tre ci sta a perto dinanzi un terreno nel quale il di~
scursa potrebbe liberamente spaziare, perch6 lo teniamo C(}-
5trctto tra le tante trappole e i tanti greppi dcgli Stoici? Se,
infatti, io dovessi discutere con un Peripatetico il quale affer~
massc che e percepibile l'impressione derivante dal vero senza
mettervi accanto quella grandiosa aggiunta " nel modo in cui
l'impres:;ione non potrcbbe derivare dai falso ", discut erei in
maniera semplice con un uomo semplice e non farei un'opposi-
zione accanita, c se pure, mentre io nega la possibilita che si
percepisca alcuna cosa, egli dicesse che, di tanto in tanto, il
saggi.o fommla opinioni, non mi metterei a recalcitare, special-
mente perche neppure Carneade recalcitrava molto contra questo
punto di vista. 1\'la allo stato attuale cosa posso fare? Mi metto n3
a domandarc cosa sia comprensibile. 1\Ia non sono ne Aristotele
ne Teofra:;to, e ncppure Senocrate o Polemone, bensi questi
filosofi di second'ordine a darmi la seguente risposta: " E
comprensibile solo quel vero che ha tali caratteristiche da non
poter cssere falso ". Un vcro cosi concepito io, pero, non riesco
a trovarlo: pcrtanto non c strano che io dia l'assenso a cio
che e sconosciuto, cioe che io mi limiti ad opinare 172•
Questa concessione me la faranno sia i Peripatetici sia gli
Accademici Antichi: me la rifiutatc voi, c soprattutto Antioco,
, 1 72. Qucsta sezionc dd Lrtcltllrts \'a inscrita ncl recupera filoniano dd·
1 Acc:tdeulia Antica c del PcripatQ attr;l\."crso la mcdiuionc dcl probabilismo.
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GU « AC:\DE~IICA Il D1 CICERONE
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GU «ACADEMICA D DI CICERONE
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srs GLI o ACADEMICA D Dl CICERONE
perfide - o, per cosi dire " livello " - quella che non ha affatto
spessore, e che e linea una lunghezza priva di larghezza t e
eli ogni profondita 179 t. Quando pure avro concesso che queste
cose sono vere. credi tu che, se io costringero il saggio a giurare,
qucsti giurera che il sole e molte voltc piu grande delia terra
•
senza che prima Archimcde, in sua presenza, abbia eseguito
tutti quei calcoli dai quali si perviene a questo risultato? Se
egli giurera, avra poco riguardo per quello stesso sole che egli
117 ritiene essere un dio! Che se egli non (: disposto a prestar fiducia
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GLI u ACADEMICA 1) Dl CICERO!'IE
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520 GLI ~ ACADEMICA » Dl CICERONE
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GLI «ACADEMICA» Dl CICERONE 521
1
. _93-. :.\!irnwcide e Callicratc furono crl'iltori di giocattoli e di meccanismi
.
1
'"'"Sibih {cfr. Pus. Noi. hisl. YII, 21. 85; XXXVI, 6, 44).
. 1 9-t. Chc aceasta li!. fisica aristotelica a quel\a dcmocritca (cfr. 68 A 8o
D,eis-Kranz; fr. p "'chrli). La polemica di Stralonl' era rivolta in particolare
contra ~Jatone (Tim. 28a S<'gg.) e contra Crisippo (Stnic. vrl. Jrag. Il, 304,
5l6 Arnan).
1 'l5- Ossia con Democrito.
Ig6. In questa sezione (icerone, sull'l'sempio di Camcade, si mostra pro·
P~n•o ad accettarc argomentazioni cpicurcc: ma si trattn solo ili tatticismo
!halettir.o.
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522 GLI « ACADEMICA » Dl CICERONE
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GLI « ACADEMICA D Dl CICERONE 523
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GLI «ACADEMICA» DJ CJCERONE
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GLI « ACADEMICA ~ Dl CJCERONE
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526 Gr.I «ACADEMICA » DI CICERONE
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GLI « ACADEMICA » DI CICERONE
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528 GLI « ACADEMICA » Dl ClCERONE
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GLI 6 ACADEMICA » DI CICERONE
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530 GLI « ACADnUCA 11 Dl CICERONE
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GLI <• ACADEMICA 11 Dl CICERONE 531
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532 GLI a ACADEMICA D Dl CICERONE
23r. Cfr. Stoic. ve/. frag. III, 21 Arnim. Non il da escludcre che questa
divisio Chrysippaea abbia suggcrito lo spunto a Carncade per fare la. sua con
maggiore ampiezza e precisione.
232. Allusione a Ieronim" (cfr. XLII. IJI).
233. Allusione a Diodoro il Peripatetico (cfr. ibidem).
234. Allusione a.i Peripatetici e agli Accadcmici o, excmpli gratia, a Car-
ncade {cfr. ibidePPJ).
235. Gia.cche anche quest'ultimo non seguiva a pieno il rigorismo stoico.
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GLt «ACADEMICA D Dl CICERONE 533
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534 GLI « ACADE!oHC:\ » Dl CICERONE
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GLl (( ACADEMICA Il DI CICERONE 535
p 2 +3· Cfr. Stoic. vet. frag. I, 66 Arnim; SEXT. E)ofP. Adv. lvg. VII, 153;
Y"''· hyp. II, 83.
2H. ln VII, zz.
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GLI « ACADEMICA » DI CICERONE
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GLI « ACADEMICA D Dl CICERONE 537
errori degli occhi e degli altri sensi o del " sorite " o dello
· • pseudomeno ", ossia di quelle reti che, alia fine dei con ti,
gli Stoici hanno tessute contra se stessi )),
· .1\..llora Lucullo: te Sono ben contento che abbiamo fatto
qucsto dibattito. Riunendoci pit1 spesso a convegno, special-
mcnte nellc nostre ville di Tuscolo, faremo le indagini su quegli
argomenti che ci sembreranno opportuni ».
u Bcnissimo! - soggiunsi - Ma che cosa ne pensa Catulo?
Che cos a Ortensio? ,,,
Allora Catulo intervenne: «Propria io? Mi rifaccio al modo
di pensare di mi o padre. Egli diceva di pensarla come Carneade:
di conscguenza io credo che nulla puo essere percepito, c ritengo
che il saggio dara l'assenso a cio che non e stato percepito,
vale a dire che egli formulera opinioni, ma le formulera in modo
tale da avere la consapevolezza di opinare e di sapere che non
c·e niente chc sia comprensibile e percepibile. Percio, confer-
mando qu€'lla famosa " epoche " su tutte le cose, do la mia
pii1 picna approvazione a quest'altro punto di vista, ossia che
non c' e nulla che si possa percepire li ~ 7 •
Allora io dissi: 11 Ho il tuo parere e non lo disprezzo del
tutto. E tu, alfine, cosa ne pensi, Ortensio? ,,,
E quest'ultimo, con un sorriso: « Che si debbano levare le
ancore! " 2·18.
" Ti prendo in parola 1 - condusi - Propria cosi la pensa,
infatti, anche 1' Accademia! o.
Ecco come cbbe- fine la conversazione: Catulo rimase li e
noi ce ne sce-ndemmo ai nostri battelli.
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ENESIDEMO
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Enesidemo - sulla cui vita e sulla cui epoca regna la massima
oscurita 1 - c generalmente considerate il secondo fondatore dello
Scetticismo, che egli intese sganciare dall'interpretazione datane
dagli Accademici. Egli, che quasi certamente fu seguace non occa-
sionalc di questa nobile e tormentata scuola, se ne stacco soprat-
tu1tn per opposizione all'indirizzo antiocheo, che onnai era diventato
palesemente dommatico, e per insofferenza anche nei riguardi del-
l'indirizzo filoniano che, attenuando la sospensione del giudizio col
probabilismo e col retoricismo, aveva preparate la crisi finale delia
1. Suo Juogo di nascita fu Cnosso, secondo Diogene Laerzio (IX, n6),
o E,:!.,., secondo Fozio (Biblăot. 212, 17oa .p); suo luogo di insegnamento fu
.\lessanuria, seconuo Aristocle (EusEB. Praep. ro. XIV, 18, 28). Il periodo delia
~na (;3istenza e stato variamente spostato dall'8o a. C. lino al 130 d. C. con
un ondeggiamento di oltre due secoli. La seconda data fu sostenuta dai Maccoll
{Th< Gruk Sceptics, p. 6g) in base al fatto che Aristocle, vissuto versa la fine
del II sec.. d. C., considerava Enesidemo un li.loso!o recente; il Ritter (Historia
philusophiae graecat, tom. IV, p. 223 nella traduzione Irancese del Tissot,
Ladrange, rS36). il Saisset (Le sccpticisme, p. 25) e lo Zeller (Die Philos. dt.r
Cricch., IIT, 2, p. 8) hanno fatto vivere Enesidemo all'inizio dell'era volgare.
li Fa bricius, nella sua annotazione a SExT. EMP. Pyrrh. hyp. 1, 235, aveva,
im·~cc, collocato l'arme delia vita del li.losofo tra l'So e il 6o a. C. e in cio e
stat•) scguito dai Ravaisson (Essai sur la JUltapl1ysique d' A rislote, Paris, 1837-46,
II, p. 250) e. con maggiori delucidazioni e precisazioni, dallo Haas (Dt phi·
losoplwrum scepticoru•n successionibus, p. 230), la cui ipotesi fu sostanzial-
lllcntc eondivisa dai Dicls (Doxographi graeci. p. 211) e dai Natorp (Forseh.
zur Gc.•ch. dc>s Erketwt"is.•Probl., p. 30) e rimane ancora oggi la piu acccttata
(cfr. DAL P~t ..... Lo scellicismo grc•co, pp. JSI·J). Parc, dunque. che Encsidemo
ş1a stato un contemporaneo un po' piu giovanc di Cicerone, c se quest'u\timo
non ne ha parlato, cio e do,·uto o al fatto che non lo conosceva, non essendo
Enesit.lcmo ancora famoso, o alia sua intenzione di non dare importanza allo
scetticismo radicale di certuni che, al contraria di Filone, consideravano ogni
casa. incerta ed oscura al pari de! numero delle stelle (Luct4ll. X, 32) o nd altro
m?tn·o che a noi sfugge. Delle opere cnesidemee ci sono giunti cinque titoli:
D1scors.i pirronia11i, Contro la sapienza. Inlorno alia ricerca, Lit~eam1'11ti di
Pm·omsmo, Elemet~ti (o. secondo Scsto Empirica, Prima introduzione), ma e
probabile cbe le ultime due opere non ~iano state se non sezioni clei Discorsi
P•r.w•iaui, che !urono il suo capolavoro (cfr. BaocuA.RD, Les sreptiq11es gre&s,
pp. o!'17-9). Molto si c discusso su un Eraclidc (di Taranto o di Eretria o altro),
m~.~s~o di Enesidemo (HAAs, De pili/os. supt. succ., pp. 2J.2·6), ma non si e
giunt~ a capo di nulla, data l'oscuriU. che avvolgc il Pirronismo da Timone
In po1 (cfr. GoEDECKIUJE.YER, Die Gesch. der griecfl. Skept., pp. 209 segg.; RoDIN,
Pynhon rt le .ocept. grec, pp. 137 segg.).
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542 EXESIDDIO
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ENESIDEP.fO 543
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544 ENESIDEMO
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ENESIDEMO 545
XI\', 1 ~. u) dicc che essi erano nave; Favorino, che scrisse un'opcra inti-
tula ta 5ni trapi pinonirmi (dr. l'edizione del Barigazzi, pp. 17Z-5), Sesto
Ernpirico c Diogene Lacrzio ce ue presentano dieci, anchc se !'ordine seguito
da ciascuno <.Ii lnro e alquanto diversa. Della notevole lcttcratura specialistica
in mat<'ria tlobbiamo in particolar moda tener prescntc: il Saisset (Le scepli-
[1,1111·, p. 78), il quale sostiene essere la tropologia, giil. prima di Enesidemo,
,, le bicn commuu <.le l'ecole sceptique •; il Pappenheim (Die TropatJ dtl' griech.
Sk,:pti;:i.<nws, p. 13 scgg.), il quale si fonda soprattutto sulla testimonianza
di ;\ristucle per stabilire che i tropi raccolti da Encsidemo erano nave; il
Drnchar•J {l.<.< sceptiqllc.• gras, pp. 253-5), che e d'accordo con Jo Zeller (Die
}'Jâ/u.<. rl.:r GTicc,.., III. t. pp. 24-5) e con la Hir2el (Utilersuclnmgell Zll Cic.
pizil•"· Scllr .. III, p. t q) nell'att~nersi al testa sestiano di Pyrrh. hyp. I,
~6 scg:F:. supraltutto in base alia precisa2ione fatta dallo stcsso Sesto in Adu.
Î.og. I, H5· Grande rilicvo e stato data, invece, dali'Arnim (Qur.lle•uludien zu
J'lzilun ;!oii Alexandria, pp. ;8·9) alia tropologia trasmcssa da Filone, che,
>econclo lui, sarebbc molto piu feuele ad Enesidemo rispctto a quella trasmessa
da Se<to, e in cio l' Arnim ~ stato parzialmente anticipata dai Natorp nelle
cel.,.bri Forscllungen. Lo Schmekel (Dit positiue Philosophie, p. 306 Anm. 2)
ha ripreso in parte le ti!Osi delia Zeller e de! Berna.ys (Gescl1. der gri~ch. Philos.
\", p ..po) cQl sostcncrc chc Filone, nell'esporre la. tropologia del De ebriet.,
nDn tcnne afiattn prcsente Encsidemo, ma si rifece a fonti neo-a.ccademiche
s•Jprattutto di pruvcnicnza camcadca - de! resta molti passi ciceroniani (ad
t>s. Liwlll. 114·1{6 passim) fanno capire che una tropologia abbastanza ampia
circ"l:w<~ sotto i platani di Acadcmo -. ma con \o Schmekcl non sono stati
d'accorcln ne il Robin (Py"·hrm el le scept. grec, p. I.JI) ne il Bn!hier (Les idles
philusoplzi,lu~s el riligimses de Pl1ilot1 d',i/1!~ .. pp. 290·1), i quali si sono rifatti
all'.\rnim dci Quelfellstr~dien. Tuttavia \a provtnienza nco-ac~:ademicn dei
tropi filoniani, intesi non tanto in funzionc scettica quanto in funziune mistica,
he. a\·uto reccntcmente maggiore scguito (cfr. E. R. GoooE:O.:OUCiii, An Intro-
durliuu in Plziln ]udiU!us, p. 20; I. HEIXElLI.:I'Y. Phil.Jns griech. und jfld. Bild11ng,
PP· 51+ s<'gg.), mcntre una stretto raJlporto Enesidemo-Filonc vicne parzial-
mcnte restanratu da Atheno<.loros E. Chat2ilysandros (Gesch. dcr ~heptischen
TrDp"'.'· p. 220). L"n accostamento tra l'impostazione tropologica ui Filone
e c~rtl luoghi plutardtiani, specialmente di De E apud Delphns 18, 392c, gia
fatto da J. Schrăder (Plularchs Str-/lung ;:ur SJupsîs) e condivisu dallo Zieglcr
(~lui.Jrcll, in • RE •. XXI. 1 col. 939), e di conforto al \Veische (Cicero 1md
rl;c l•lcue A ltadrmie, pp. S3·101) nel suo c~amc dcllc ripcrcussioni dello Scctti-
ct~mo. ne~·accartemico sul grande Filone e al Burkhard (Dic angcbliclle Hora-
hl.zt:.\·aciljolge des skept. A enes., pp. 182-9-ll per <.Iare una. sistema1.ionc all'Era-
chtismo che in Enesidemo sarehhc s<:llo presunto mentre in Filonc si riconllur-
rebbe ad un'espcrienza platonicu-mistica.
D' 13· (_)~sen·a ~1 l:lurkhard (op. cit., p. 186, n. -l) sulle arme dello Schmekel
( • 18 f'il.<rllvt P/11/osl)phie, I, p. 293) che i tropi • geben nichts andercs an als
d•e " Kategorien " fllr das Auftreten van konkratcn odcr kontradiktor:ischen
Cegensii.tzcn zwischcn gleichwcrtigen PhănomE"nt-n und damit zugleich me-
thod!~chc Gcsichtspunkt.~ fil.r die Amn·ndung de• Enantiologieprinzips in ller
skepttsch"n Argumcntatiun '·
ll l+· La Stough (GTc,ok Skepticism, p. 77) multa acutamente ha riscontrato
~ a tropologia encsidcmea una non chiara distinzionc tra i • juugements of
t e value or worth of ol!jects, institutions and practiccs • e J., u differences in
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ENF.SIDE~fO
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ENESIDEMO 547
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EXESIDEMO
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ENESlDEliO 549
~5. Cfr. ARisToT. Pliys. II, S-g, In contrasto, inoltre, con quanto afferrua
l~ul Pra (Lo scctticis"'o grer.o, p. 376), ossia che • il pcnsatore eli Cnosso prende
1.h mira, nella sua critica, la dottrina aristott:lit.:a delia causalita e le altre dot-
trinc dommatiche delia causalita che dircttamente e> indirettamente a quella
anstn\elica si ricollega,·ano •. nQn ci sembra che Encsidemo abbia inteso in
particolar me>do colpire la teoria aristotelica in base alia quale • la produzione
dt una cosa muo~·e da cio chc costituisce la sua essenza • (come e uetto in
.Uetaph. VII. 9, T034a). Di qut-sto tipo eli causa - che e quella fom1ale -non
ap~atono cenni molto espliciti in Scsto. Ci scmbra. im·ec~. che, comc pl'r la
l:~gtca _<legii A nalilici, cosi per l'aitiologia .\ristotcle sia stato poco o nulla
cunosctuto o almcno merlitato dai binomiu Ene~itlcmo-Sesto.
. 21.i. Cfr. SExT. EMP. Adl•. pllys. l. 21ll·64: il lungo passo, anche se con-
ttenc parecchi ritocci.J..i sestiani, sembra essuc sostanzialmentc cncsidcmeo.
2i. Cfr. SEXT. E~u•, Adv. log. J, ]88-39G.
~s. Secondo la celebre esprcssione tlel Wintldband (StoTia drfla FilrJsofia,
I, trad. it., Pa!ermo, 1948, p. 323) riferita al pensiero cli Agostino.
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sso ENESIDUlO
29. Cfr. SEXT. E~IP. Adu. eth. 42-44; DtoG. LA.:ERT. IX. 107; AIUSTOCL.
Apud Euseb. Pracp. eli. XIV, Ili, 4· In qucst'u\tima testimonianza ~ detto che
Enesidcmo pone come sommo bem~ il pia.ccrc accanto all'afasia e all'atarassia.
Il :l-latorp (Forsch. zur Gesch. des Et·hemrl,.issprobl .• p. 300) respinge senz'altro
questa tcstimonianza. mentre \o Hirz~:>l (U111t"rsr~chuugen :m Cic. phil. Schrif~ll.
111. p. 109} la spiega comc un cnncsimo tentativa di accostare e quasi identi-
ficare il pensiera scettico con qucllo cirenaico. In realta Enesidemo. come ha
scritto il llrochard (Les suptiqrus grccs. p. 271). • n'adfinnait rien en morale •:
la sua epoche, intesa sul piano delia prassi. vuole cssere solo un'affennazione
polemica. una replica ai Dommatici che al sommu bene avcvano dedicato
tanta sterile attcnzionc (cfr. DAL PRA, Lo sccllicismo gruo. pp. 389·92).
JO. Cfr. VOLTAIRE, Trai/alo di mc/cJfisica in Seri/li filosofiei, Bari. 1972,
1, p. 159; BAVLE. Dictiomraire historique el criliqur, Rotterdam, 1720, VI,_
col. 23o6; SESTO EMPIRICO, Co11tro i /{Jgiâ. mia nota a pp. X-XI.
31. Snu. E~IP. Adu. log. II. 8. 286; Adu. phys. 1, 337; Il, 216«:, molt~
pt"obabilmente, anche 232-233: Pyrrh. hyp. III, IJ8. Apertamente v1cne d1·
scus~a e con!utata l'affet"mazian~ d~i • sct;uaci di Encsidewo • secondo cui lo
Scelticismo sarcbbc una via verso l'Erd.clitismo in Pyrrll. llyp. l. 210 segg.
32. Il Saissct (Le scrpticis,.•e etc., pp. 209 segg.) ha sostenuto che Ene-
sidemo fu in un prima tempo eraclitco c poi passo allo Sccttidsmo e che,
sebbene la sua prima esperienza non abbia grande rilie,·o n"Ua sua filosofia,
non e stata - anche se solo ufficialmcnte - mai rinncgata per motivi apolo-
gctici. Mcntrc il Diels (Doxogr. gracc., pp. :zag segg.) c \o Zcller (Dit- Philoş.
dfY Grircll.. III, z, 36 scgg.), ne\ trattare delia questione. sostent'vano che,
quando Enesitlemo parlava di Eraclito. si sarcbbe rifcrito a tesi stoichc e noD
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ENESIDE:IIO SSI
cnntro di ogni soluzione prospettata che, ancora una volta, si ha
J'impressione di parlar di corde in casa di impiccati e si propende
anche qui per l'epoche, pcnsando che i termini reali de! problema
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552 ENESlDEMO
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ENESIDEMO 553
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554 ENESIDEMO
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ENESIDEMO 555
Sorano, non si reggono da soli ai fini di una nostra comprensione di
certe teorie "dommatiche » di Enesidcmo, ma vanno inseriti e discussi
con aHre fonti piu consistenti, specialmente con quella scstiana.
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ss6 ENESIDEMO
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ENESIDEMO 557
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ENESIDEliO
15. Cfr. SEXT. E)IP. Adv. log. Il. 211-222 e 235 (Brochard} O 225•234
(Robin).
J6. Di qui Sesto dovettc tra!TC spunti in Adv. phys. 1, 195 scgg.
17. 1 tmpi delia causalita sono esposti in SEXT. E~ll'. Pyrrh. hyp. 1, I8o-x86.
18. Fozio ~sprime cosi il suo giudizio totalmente negati\'0 in mcrito aiia
scepsi di Enesioemo e in cio ll d'accordo con Numenio di Apamea.
19. Dagli ultimi tre !ibri Sesto trasse spunti per P_vnh. hyp. III. 168 segg.
c per il suo trattato Cor1/ro i moralisti.
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ENESIDEMO 559
20. Fozio c anch~ qui un lontana erede di Euscbio ncl ritcncre inezie le
!atiche degli Scettici.
2 I. Comc Numenia (che Iurs~ fu tra le sue fouti) cosl anche Fozio si appella
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ENESIDEMO
126 Per dire tutta intera la verita, questo sogno s'identifica con
la vita umana. Come, infatti, nelle rappresentazioni che si hanno
durante il sonno noi, vedendo, non vediamo e, udendo, non
udiamo e, gustando e toccando, non gustiamo ne tocchiamo e,
parlando, non parliamo e, passeggiando, non passeggiamo e,
pur avendo l'impressione di effettuare gli altri movimenti e di
occupare certe posizioni, noi non eseguiamo affatto queste
azioni - si tratta, invece, di vuote rappre;5entazioni delia mente,
la quale, senza avere alcuna relazione con un oggetto realmente
esistente, produce raffigurazioni e immagini di cose-che-non-
esistono, come-se-fossero-esistcnti -. allo stesso modo anche le
rappresentazioni che ci si presentano quando siamo svegli,
somigliano a sogni: esse vengono e vanno, appaiono e si dile-
guano, e volano via, prima che noi le afferriamo saldamente 8 •
127 Ciascuno frughi dentro se stesso e ne ricevera la conferma
da casa sua, senza attendere le prove offerte da me, soprattutto
se egli si trova ormai ad essere a van ti negli anni.
Ecco qui uno che era una voita bambino, poi ragazzo, poi
efebo, poi adolescente, quindi giovane, in appresso uomo e
128 aUa fine vecchio. Ma dove sono tutte queste case? Il bimbo
si e dileguato nel ragazzo, il ragazzo nell'efebo, l'efebo nell'ado-
lescente, l'adolescente nel giovane, il giovane nell'uomo, l'uomo
129 nel vecchio, e alia vecchiczza segue la morte 4 • Farse, dunque,
ciascuna di queste eta, ccdcndo il potere a quella che viene
dopo di lei, prematuramente muore, mentre in silenzio la na-
tura c'insegna a non temere la marte che verra al seguito di
tutte quelle fasi delia vita, giacche agevolmente abbiamo sop-
portato le morti precedenti. vale a dire quella del bimbo, del
ragazzo, dell'efebo, dell'adolescente, del giovane e dell'uomo,
nessuno dei quali esistc piu, quando la vecchiezza e soprag-
giunta.
130 E le altre cose riguardanti i corpi non sono forse sogni?
Non e effimera la bellczza, che appassisce gia prima di fiorire?
Non e insicura la salute a c-ausa delle infcrmita che incombono
su di essa? E il vigorc fisico non e in preda alle malattie, che
nascono da infinite cagioni? E l'esattezza. delle sensazioni, per
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ENESlDEMO 561
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ENESIDEMO
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ENESIDEliO
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ENESIDEMO
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ENESlDEMO
Poichc la rappresentazione e
instabile, anche il giudizio 170
che CÎ SÎ forma di essa e
necessariamente Înstabile 1.
Le cause di questo fatto sono molte.
(I) In primo luogo m sono innumerevoli le differenze che I7I
sussistono ncgli esseri viventi a proposito non di una soia loro
parte, ma di tutte, ossia di quelle che concernono la loro na-
scita c la loro struttura, di quelle che concernono il nutrimento
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ENESIDEMO
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ENESIDEMO
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s68 ENESJDEl\10
8. Cfr. SEXT. EMP. Pyrrh. hyp. l. uS-1~3; Dwc. LAERT. IX, Bs-86.
9· Cfr. 5EXT. EMP. Pyrrll. llyp. I, I29-IJ.J; D!OG. L.-v:RT. IX, 86.
10. Cfr. SEXT. EMI'. Pyrrll. hyp. I, IJS·l.JO; DIOG. LAERT. lX, 87-88.
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ENESIDEMO
11. Cfr. SEXT. E!>IP. Pyrrh. hyp. 1. u.J·I.!S; D1oG. L.~F.RT. IX. 84·85.
12. Cfr. PLAT. Tim. 6-jd.
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570 ENESlDE~IO
IJ. Cfr. SEXT. E~ll'. Pyrrh. hyp. I. I.JS-I6J; DIOG. LAl!.RT. IX. SJ-84.
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ENESIDE3of0 571
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572 ENESIDEMO
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ENESIDEMO 573
snin·re certe case carne vere, esso soggiace all'accusa eli faci-
lismo, perche risultano immeritevoli di credita e insicure quelle
cose in cui preccdentemente esso riponeva la :fiducia carne in
nggctti saldissimi.
:\ e consegue che, siccome la real ta delle case suole an dare
a fmire nel contraria di carne ce la prefiguravano, la casa piu
sicura c saspendere il giudizio 20 •
~i quella discordia filosofica su cui Agrippa fonclera il sua primo tropo (dr.
~EXT, Em•. Pyrril. h1•p. 1. lf>-t-If>j).
19. Cfr. Ge11esi.>, XIX. JI, 35·
~o. Ovviamente per Filonc le istanze sceltiche, da lui an·ertite con stra-
urdinaria sensibilita, sono soltanto !o stimula ad accettarc la rh·clazionc eri
iu cio cgli anticipa genialmente i pensatr>ri crisliani. ' -
21. L'cspressionc (: comuncmcntc intl"rpretata come un'allusione ai primi
Nc•J-piiToniani e in particolare ad Enesidemo, per contradrlistinguerli sia da
Agrippa sia dagli Scettici post-meuoclotd, cli cui Scsto facc,·a parte.
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574 E:>:ESlDEliO
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ENESIDE'-10 575
aUri dagli ortaggi, come i bruchi, altri dai frutti, come le vespe
dci cap;ifichi, altri da animali putrcfatti, come le api dai tori
t- i calabroni dai cavalli. Tra gli animali che nascono per copu· 4z
Jazionc, alcnni provengono da animali della medesima specie,
conw av\·ienc per Ia loro stragrande maggioranza, altri da
animali di specie diversa, come e
il casa dei muli. D'altra
partt', akuni animali nascono gia vivi, come gli uomini, altri
Jallt> uova, comc gli uccelli, altri, infinc, sono soltanto un
:umna~so di carne, come gli orsi. E verosimile, pcrtanto, che 43
le (lissomiglianzc e le differenze dovute alla nascita producano
uut{·\·oli contrarietâ. nelle affezioni sensibili, le quali, a loro
yalta, cmnportano divergenza di giudizio, discordanza e con·
trasto.
:\la anchc la differenza delle parti principali del corpo, spe· 44
c-ialmcntc di quelle che hanno le naturali funzioni di giudicare
c di rccepire una sensazione, possono produrre un gravissirno
contrasto di rappresentazioni [a causa della diversita degli
esseri viventi) 27 • Cosi, ad esempio, gli itterici dicono che sono
gialli quegli oggetti che a noi appaiono bianchi, rnentre gli
iperemici dicono chc sono color sangue. Poiche, pertanto, anche
tra gli animali, alcuni hanno occhi giallastri, altri sanguigni,
altri biancastri, altri di un altro colore, e verosimile u, credo,
che per loro anche la ricezione dei colori venga a risultare
differentc. D'altronde, se noi teniamo fissi gli occhi per lunga 45
tempo verso il sole e pai li abbassiamo sopra un libro, ci sembra
chc le letterc siano dorate e facciano la girandola. Poiche,
pertanto, alcuni animali hanno una luminosita ncgli occhi ed
emettono da questi una luce sottile e penetrante fina al punto
da vedere .1nche di notte, possiamo sentirci autorizzati a cre·
dr,re che gli oggctti esterni non si presentano nello stesso moda
a noi e a loro. E i prestigiatori ungono i lucignoli con verde· 46
rame c con inchiostro e fa1mo apparire gli astanti ora abbron-
:ati ora anncriti a cagione dellie:\'C diffondersi di quel miscuglio.
E, perei(\ molto piu conforme a ragione ritenere che, essendo
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ENESIDEMO
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ENESIDEM.O 577
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ENESIDEMO
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ENESIDEMO 579
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sso ENESIDEl\10
34- Ossia quel ).<Jy.,~ cui gli Stoici confcriscono un'eccczionalc ricchezza
<li si~nificati.
3-5. Per quc;;ta distinzione sostenuta dagli Stoici c criticata da Scsto cfr.
Ad11. /.1g. Il, 275. 287.
36. L'a:;giunta e de\ ~Iutschmann in base alla traduzione latina. Per
il § 1)5 cfr. Poll.Pil\'R. De ab.<l. lli. 2. .
37· Cfr. Ps.-PI..H. Dd. .pIc. Cna glossa marginale ai cmlo.l . .4. c ampha
la dcfinizione cosl: • Giustizia c una vo)Qnta salda e costante chc asscgna a
ciascuno il giusto sccondo merito •.
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ENESIDEMO 581
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ENESIDEl\10
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ENESIDEMO
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E~ESIDE!IIO
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ENESIDEMO sBs
A.stapo 55, mangiano, senza correre rischi, scorpioni e serpenti
e altri animali siffatti. E Rutina di Calci de beveva 1' elleboro
sr-nza vomitare e senza subire effetti purgativi, ma lo ingoiava
e lo digeriva come se si trattasse di un alimento ordinario.
Criscrmo, scguace di Erofilo 56, se solo gustava un po' di pepe, 84
cont>va peri colo di un attacco cardiaco; e al chirurgo Soterico,
se solo scntiva odore di siluri, veniva un attacco di diarrea.
A.ndrone di Argo era tanto immune dalla sete che attraversava
il c]pscrto libico scnza sentir bisogno di bere. E Tiberio Cesare
ri wdcva nelle tenebre. E Aristotele 67 racconta di un certo
abitante di Taso che aveva l'impressione di essere preceduto
(bppcrtutto dai fantasma di un uorno.
Orbcne, se - per limitarei [a pochi dei tanti esernpi che 85
tronnsi presso gli stessi Dommatici] 58 - e cosi grande la di-
wr~ita tra gli uomini relativarnente al corpo, risulta verosimile
chc gli uomini differiscano tra loro anche relativamente al-
e
l"anima. Difatti il corpo un certa « segno esteriore )1 dell'anima,
come mostra anche la scienza fisiognornica. Ma la prova fon-
damcntale delia grande - e starei per dire infinita - differenza
che intercorre tra gli uornini per quanto concerne l'intelligenza,
e la discordanza delle asseverazioni fatte dai Dornrnatici sia
5u tante altre questioni sia sulla convenienza delle scelte e dei
rifiuti. Anche i poeti, del resta, hanno lasciato su eia opportune 86
Jichiarazioni. Pindaro, ad csernpio, dice 59:
Taluno e allietato da onori e corone
Di ca\'alli dai pie di procel\a,
.-\ltri dai vivere in talami dal molto oro.
C',.;Jde altri a passare con nave
\" docc sul fiare dell'onda.
E il poeta dice 60 :
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ss6 ENESIDEMO
E in un altro passo 62 :
E tremcnt.lo che pur la stessa cosa
Ad alcuni mortali sia grauita,
Ad altri odiosa.
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ENESIDEMO
6). \'imc qui a giotare il prima tropo di :\grippa (cCr. SExr. EMP. Pyrrh.
h_I'J>. I, 16,5).
_ oti._ II critcrio di attcnersi al pensicro rlcUa maggior;mza e respinto come
ti pcgg1ore di tutti in SEXT. EMP. Adu. lvg. l, 327-335.
!
fq. n § lil SCSS·
_bS. E il saggio introvabilc di Crisippo {cir. Stoic. vd. fri/g_ III, 662, 668
Arnm1).
69. In § 36.
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sss ENESIDE~IO
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ENESIDEMO ssg
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Eli'ESIDEMO
yoo (IV tropo) Ma per poter giungere alia rneta della sospen-
sione del giudizio sia fondando la nostra argomentazione su
ciascun senso in particolare sia prescindendo persino dai sensi,
poniamo mano al quarto tropo delia sospensione stessa. Esso
e quello che prende il nome dalie circostanze, intendendo noi
per drcostanze le 11 disposizioni " 78 •
Sosteniamo che esso trova riscontro nel fatto che (ci tro-
viamo) ; 7 in uno stato naturale o innaturale, in una stato di
veglia o di sonno, a seconda delle cta, secondo che siamo in
moto o in quictc, che odiamo o amiamo, che siamo digiuni
o sazi, in istato di ebbrezza o di sobrieta, a seconda dellc predi-
sposizioni e del fatto che siamo coraggiosi o timidi, affiitti
o lieti.
w1 Cosi, a seconda che ci troviamo in uno stato naturale o
innaturale, gli oggetti ci si prescntano dissimili, come quando,
ad csempio, i delir;mti c gli invasati credono eli ascoltare voci
sovrumane e noi, invecc, no. Allo stesso moda essi dicono
sovente di percepire odori di stiracc o d'incenso o di altre cose
siffattc o di tante altre case ancora, mentre noi non ne ab-
biamo percezionc. E la medesima acqua, se vicne versata su
ehi soffrc eli infiammazionc, sembra bollente, ma a noi sembra
tiepida. E lo stesso mantello a ehi ha gli occhi arrossati sembra
arandone, ma a noi no. E il medesimo miele a noi sembra dolce,
ro2 agli itterici amara. E se qualcuno ci venisse a dire che la me-
scolanza di certi umori fa partire dagli oggetti rappresenta..,
zioni improprie versa personc che si trovano in uno stato in-
naturale, bisognera rispondere che, siccome anche le persone
sane sono fornite di umori mescolati, anche ad esse e possibile
che, a causa eli questi wuori, gli oggetti esterni. che per na-
tura sono tali quali appaiono a colora che si dice siano in uno
stato innaturale, si mostrino, invece, diversi da carne real-
Io3 mentc sono. Infatti, attrihuire agli umori delle persone sane la
facolta di apportare modifiche agli oggetti e non attribuirla
a quelli dclle persone malate e una cosa fitti:da, dato anche
che, come le persone sane si trovano in uno stato che e naturale
per i sani e innaturale per gli ammalati, cosi le persone malate
76. Ossia i dh·ersi stati fisici o mE"ntali clei perc:ipientc ncll'atto delia per-
C('Zione (cfr. ARJSTOT. ;l/etap!J. "\', 11).
77· L'aggiunta e dcl 1\lut.schmann.
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ENESIDEMO 591
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ENESIDEMO
107 A seconda, poi, che noi siamo in moto o in quiete gli og-
getti appaiono dissimili, giaccbe quelle cose che noi, stando
fermi, vediamo non scosse, crediamo che si muovano quanda
vi passiamo accanto con una nave 81,
108 Le cose, inoltre, appaiono differenti anche secondo che
proviamo per essc amare oppure odio: cosi, ad esempio, al-
cuni provano un'esagerata avversione per le carni suine, mentre
altri le gustano con sommo piacere. Onde anche Menandro
dichiaro 82 :
Come appare diverso anche alia vista
Da che divenne tai! Scrnbra un bestione!
Il non far torto ci rende anche belli.
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ENESIDEMO 593
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594 ENESIDEMO
86. Per i §§ 116-117 cfr. SEXT. E~IP. Adt•. /cog. Il. H· Per il diallelo • che
non ofire via di scampo • cfr., tra l'altro, Pyn·ll. hyJ•. l. 60, 6z; 11, 34· UI.
S7. L'ag~,:iunta e dcllu Stl"pllanus.
1!8. Qucsti rilievi erano stati ampiamcnte fatti da Epicuro (ctr., tra l'altro,
LUCRET. lV. 428 segg.}.
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ENESIDEliO 595
89. Fra i tanti t-rrori popolari degli antichi c'cra auc:he quello di crcdcre
che questa pietra fossc proclotta ela urina di Iince.
')O. In § 118.
9 1 • Si cadra, cosi, in un tropo che fu particolarmente rilevato ela At.:rippa
(cir. Pyrrh. llyp. I, nG). ·
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596 ENESIDEMO
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ENESIDE~fO
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F-NESIDEJ\10 599
99. Qucsto ~punte fenornenistico - per il quale cfr. anchc Pyrrll. hyp. l,
~'J6, _2°3 e che ha snggerito certe interpretazioni troppo schematiche dello
Sc<:ttJctsmo nco·pirroniano c soprattutto S(.'Stiano - Yicne cosi chiarito dai
Dury (u~ "''c): • The main point urgcd hen~ is that nu oi.Jject can bc appre-
hendcd m its purity. As perct'ived it is always conditioned by {I) the physical
~r mental_ state of the percipicnt (" thc thing which jurlt;<:5 "), and (2) br thc
_ conr:mmtant perccpts ", whieh accompany its emoerg.,nce into thc world of
~pace an<i tm1e. c\s thus conditionl'tl. thc objl'ct is no longcr allsolutE', but
relative • .
.roo. Si tratta, insomma. di duc rela.tivita - J'nna sog~;:ctth-a, l'altra og-
l;~ttl\·a - che raddoppiano le gia complesse apori" ddla conosccnza.
IOI. In § 39 .
lo~. Ta.uto Peripatetici quanto Stoici.
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6oo ENESlDEMO
lOJ. O • superlatiYamcnte evidenti • (cfr. SEXT. EliP. Adu. log. Il, 141).
IO.). AXAXAG. B 21a Dids-Kranz.
105. L'aggiunzionc cstrcmam~nte cb.iarifit:atrice c dcl Pappenheim, in
conformita. con SEXT. E!IIP. Adu. log. 1, 390.
106. In § 36.
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ENESIDEMO 6o1
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602 EKESIDEMO
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ENESIDEJ\10
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ENESIDE~lO
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ENESIDE:YO
mcntre c
un dogma dei filosofi che la divinita sia impassibile,
e quando eliminano la leggenda degli Ippocentauri, adducendo,
appunto, l'ippocentauro come esempio eli cio che non ha reale
e;;istf'nza.
Indubbiamente si sarebbero potuti addurre anche tanti altri 163
t>~empi per ciascuna delle suddette contrapposizioni, ma questi
bastt>ranno per un discorso succinto carne il nostro.
Senonche, essendo palese una cosi grande divergenza tra
le cose anche merce questo tropo, noi non saremo in grado
di dire quale sia l'oggetto secondo la sua naturale essenza,
bens1 esclusivamente quale esso appaia in relazione a questa
particolare regola di condotta o a questa particolare legge o
;t qucsta particolare costumanza o a ciascuno degli altri fattori.
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6o6 ENESIDEMO
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ENESIDE:\10
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6o8 ENESlDEMO
Le aporie del 7Jero (SEsTo EMPIRICO, Adv. log. II, 8-g, 40-54)
Per questa espressione tanto discussa dr. S!!XT. E:.tP. Pyrrh. hyp. I,
1.
210; Adu. log. I, 349· Il Brochard (Les sccptiques grecs, pp. :175-6) inserisoe
il presente passo nell'• Eraclitismo • di Encsidemo; ma la Stough (Gruk Ske~
ticism. pp. 94-7) non vede in esso alcun contrasta con le posizioni scettiche.
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ENESIDEMO 6og
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610 ENESIDEMO
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EKESIDEMO 6II
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6r2 ENESIDEMO
]. TI presenle paragrafo e parallclo a Adv. log. Il, Z34· Per quanto con•
cerne la prcsente sezione, Zdler la cbiude al § 235, mentre Natorp l'estende
fino a § 242 e Saisset fino a 244. D'accordo con Brochard (L~s sceptiquts grecs,
p. zso) ho escluso i §§ 223-233. lnoltrc lo stesso Brochard (pp. z68-7o) in eon•
trastu col Natorp (Forschu>~gm ;rr<r Grsr.h. drs El'knrnlnissprob., pp. 127-30)
~ottolinea l'asscnza delia distinzione tra segno indicativo e segno commemo-
rativo (presente in SEXT. EMP. Adt•. log. Il, 141·144 e altrovc). Tale distin•
ziom.• risi!.lc alia :\lcdicina Empirica e in particolare a ::\Ien01loto (cfr. DEICH•
GRÂDER, Die griech. Empiriktrschule, pp. 105, 107, l2I}.
z. Cir. PHoT. Bibl. zn, 17ob. u-18.
3· Ossia dell'impossibilita chc il segno sia sensibile, come e stato illustrato
nci §§ 212-Zl3. L'attacco e diretto non solo contro gli Epicurei, ma aneho
contra gli Stoici (cfr. STOUGH, &cclo Skeptit:i.sm, p. IoJ).
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ENESIDE!>IO 6I3
cosi lo staremo a vedere tra poco '; per ora, invece, ci limi-
teremo a dimostrare piu semplicemente che le premesse del-
l'argomentazione sono valide e che in esse e conseguenziale
la conclusione.
Tanto per cominciare, dunque, la premessa maggiore e vera;
difatti aUa proposizione che in essa fa da congiuntiva tien
dictro la conclusione: vale a dire all'espressione "le cose appa-
renti appaiono allo stesso modo a quanti si trovano nelle stesse
condizioni, e i segni sono case apparenti '' tien dietro l'espres-
si(lnc " i segni appaiona allo stesso moda a quanti si travano
nelle stesse condizioni n. Se, infatti, tutti quelli che hanno gli 218
occhi non appannati percepiscona il colore bianca in moda
simile c non differente, e se tutti quelli che hanno un gusta
nnrmale percepiscono il dolce provando una sensazione di dol-
cczza, allora necessariamente, anche per quanto concerne il
st'gno - se esso veramente fa parte delle case sensibili al pari
del bianco e del dolce -, tutti quelli che si travana nella disposi-
zionc simile, devano in modo simile percepirlo. Sicche la pre- 219
rnessa maggiore e valida; pero e vera, certamente, anche la
scconda, quclla cioe ''ma i segni non appaiano affatto allo
stesso moda a quanti si trovano in condizioni simili ''· Cosi,
ad escmpio, nel caso dci febbricitanti, il rossore e la sporgenza
dclle vene e l'umidita delia pelle e l'aumento delia temperatura
e l"accelerazione del polso e gli altri « segni » non si presentano
come segni delia medesima cosa per quanti si trovano in con-
d.izioni simili relativamente ai scnsi e al resta della loro costi-
tuzione fisica, ne appaiono a tutti allo stesso modo, ma ad
Erofilo 5 , ad esempio, appaiono indizi cvidenti di buon sangue, 220
ad Erasistrato 6 , invece, indizi del travaso del sangue in arterie,
ad Asclepliade 7 , infine, come segm delia presenza di « masse n
4· In § 234 segg .
.~. La prescnte citazione di Erofilo di Calcedonia (menzionato da St'sto
anchc m Pyrrh. ":yp. Il. 245. in Adv./,>g. II. 188 c in Adv. ctl1. 5(\) 1!: una con-
f~rrna. del caratt~re dottrinario di qucll"indirizzo mcdico (dr. DAL PRA, Lo
Scelilcamo gr<·co. p. 435 ).
6. Erasistrato di lulis. vissuto ne) III sec. a. C. (mcnzionato da Sesto
a~chc. in Adu. log. 11, 188 c in A<IV. math. 1. 258). esponente dell"indirizzo dot-
tnnano, 5<>gui le teorie aristoteliche attravcrso Stratone di Lampsaco c Diode
d1 Caristo.
. 7· Asdepiade di Bitinia. amico e medico di Ciccrc.ne (menzionato da Sesto
'" P::,•rrlz. lzyp. Il 1, 32. 33, in Adv. log. I. gr. 20~, 323, 380; II, 7. 188, in A.dv.
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ENESIDE!\10
phy.<. l. 363; Il, JI8) sostenne una sua pcculiare dottrina parzialmente e con:
fusam.,ntc anassagoreo-democrika, suppon.,ndo r.,sistenza di • masse • e <!!
• p(lri • intE:!leg-ibili, dai cui rcciproco rapporto dipendercbbero lo stato di
salute o di malattia.
s. Per questo esewpiu cfr. Pyrrh. I•>"P· I. H·
9- In § 2I5-
IO. L'analisi c cscguita nei §§ 225-226.
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ENESIDE~IO 615
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ENESIDEMO
I. In Adv. log. I, 27 scgg.; Il, 142 segg. Analoghi rilil"vi sono in Py'"'·
hyp. Il, IIJ·IIS, 134·r.n. 159-162. Sulle onne del Robin (Pyrrllon ~tie scept.
grec., p. 164), il Dai Pra (Lo sutticismo guco, p. 385) avvcrtc: • Ne Sesto niS
Diogene Laerzio fanno espresso .-ifcrimcnto ad Encsidemo; pertanto, quanto
ci o': dato dcsumc-rc suU'argomento di tali fonti non puo considerarsi come
rifcribilc al pensatore di Cnosso chc in maniera indiretta ed approssimativa •:
2. 1 §§ JOI·J04 sono parallcli a Pyrrh. hyp. 1 (, IJS·IJS. La discussiun.:; SI
svolge intorno al sillogismo ipotetico quale era stato strutturato dalla logtca
stoica.
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ENESIDEMO
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6r8 ENESIDEMO
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ENESlDEliO
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ENESIDE!\10
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ENESIDEMO 62I
I. L'aggiunzione l: de! Bckker. Per i §§ r8o segg. dr. PnoT. Bibl. 212,
1 0
i b 1]-u. Circa il signi.ficato chc il termine • tropo • assume nella presente
s~zr':'n". il Brochard (Les suptiqrus gt·ecs, p. 265) annota acutamente; • Il ne
5 a~rt plus ici d'opposer les uncs aux autres des opinions d'~gale valeur et
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ENESIDEliO
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ENESIDDIO
sctma delle due cose che si sono prodotte, pur esscndo una,
fara due, e cia!':cuna delle quattro, pur essendo una, fara due,
e allo stesso modo ciascuna delle otto, e cosi via all'infinito 8 •
l\Ia e completamente assurdo affermare che da una soia cosa
se ne possono generare infinite: cppero e assurdo affennare
rhe da una sala cosa se ne venga a generare qualcuna in piu.
. 5· Ossia delle aporic delia gencrazione-, fondandolc sul rapporto tra corpo
e mcorporco (dr. Adv. phys. 1, 210 scgg.). 1 peru;atori cui Sesto allnde sono
Accadcmici. Que-stc critiche cncsideme-e sono riassunte in DJOG. LA.E~T. IX,
97-99. Pe-r quanto concerne J'intera sezione, il Saissct e il Naturp considerano
~nesirlo:mei i §§ z18-zs8. lo Zcller i §§ :ztS-227, il Robin, come gia il Fabricius,
1 §§ 21 S-n6.
6. Cosi i C'ldici. Hirzcl, in moda piuttosto strano, propone di eme-ndare
• cerne un uomo • (UtaleJ'sllclntngm zu Cic. pllilos. Scllriflefl, p. I.J6).
7· In base al sacrosanto principio d.i non-contraddizione chc Encsidcmo.
con tutto il suo cosiddetto Erac:litismo, non s.i sente di abbattcre.
8. Enesidemo utilizza qui l'aporia eleatica del mucchio.
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ENESIDUIO
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ENESIDEMO 625
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ENESIDBIO
affatto a qucste • qualita • che impcrvcrscranno per sccoli nel pensiero scola•
stico, ma le usa pt'r sconfiggere i Dommatici con le loro stcsse armi.
q. 1 §§ 232-:!36 sono parallcli a Py,.,Jr. llyp. III, 26-zS.
I.~· Ho prderito usare la ceh:-bre esprcssione dantesca (lllf., XXIII, 2)
per cvidcnziarc !'ironia di s~sto-Enesidemo.
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EN'ESIDEMO
16
._ · Co"i \'Îcnc frustrato qual:;iasi aurorale spunto e\·oluzionistico per qucl
nspetto chw..... r,n(·1 S,ce tt•ICI· nu t nvano
- versa 1. ;:~X, ..~'ll2-"':':Xa
1 7- L'cspunzione e il<'l ::lfut.sehmann. . '
ne t'· Si tratta._ prohabilmente, di Stoici che, per con(ortarc il loro imma-
n asmo, crano mclotti a relati\·izzarc la causa.
la d~~:.__O_ssia una caotica indisc.,mibilita delia causa dall'cffelto, c, quindi,
lSu.uliOn" de! cosmo.
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6z8 ENESIDEMO
infatti, l'agente non puo far nulla ove prescinda da cio che si
chiama paziente, cosi neppure cio che si chiama paziente puo
patirc ove prescinda dalta presenza di quello.
2.p Ne consegue, quindi, che la potenza operatrice dell'effetto
risiede nell'agente ''non piu '' che nel paziente. Cosi (le nostre
affermazioni, infatti, risulteranno chiare con un esempio), se
il fuoco e causa di combustione, e in grado di produrre com-
bustionc o in modo assoluto e facendo uso esclusivamente delia
propria potenza, oppure ha bisogno della materia combusta
242 come collaboratrice per conseguire questo scopo. E se esso
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ENESIDEMO
2.1. Per questo esempio cfr. SEXT. EMP. Adv. log. II, 194.
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E~ESIDEl\10
per mezzo del sole «non piu » di quanto il sole la produca per
mezzo dclla eera. E in questo modo e assurdo non assegnare
a11e due cose l'effetto prodotto dai loro concorso e attribuirlo,
invece, ad una soia di esse.
252 Inoltre, se un qualcosa e causa di un qualcosa, esso o e
separato dalla materia pazicnte oppure coesiste con questa.
Ma esso non puo causare il patire della materia ne qualora sia
separato da questa ne qualora sia ad essa congiunto, come
preciseremo: eppero non esiste alcuna ca usa di alcuna cosa.
253 Separato dalla propria materia, esso, ovviamente, non e
causa, non essendo presente quella materia in rclazione alia
quale esso viene chiamato causa, ne la materia patisce, poich~
insicme con essa non e prescnte l'agcnte.
254 Se, invecc, una cosa si accoppia all'altra, altora quello che
vien detto esscre causa, o agisce solamente senza patire affatto,
oppure agisce-e-insieme-patisce. E se agisce-e-insieme-patisce,
dascuna delle due cose verra ad essere agente-e-insieme-pa-
zit·nte: infatti. in quanto essa agisce, la materia sara quella
che patisce, e in quanto la materia agisce. sara proprio la causa
quella che viene a patire. E cosi l'agente risultera esserc agente
" non piit )) che paziente, e il paziente sara paziente ((non piu 1)
255 che ageute: il che e assurdo. Se, invece, agisce ma non subisce
azione, allora agisce o mediante una semplice toccata - vale a
dire mediante un contatto superficiale - oppure mediante pe-
netrazione. E se sopravviene esternamentc e si accosta alla
materia passiva solo superficialmente, non potra fare nulla:
difatti la supcrficie e incorporca 22, e l'incorporeo non puo, di
256 sua natura, ne agire ne patire. Percio la causa non puo corn-
piere alcuna azione sulla materia, qualora si accosti meramente
alia superficie. 1\Ia essa non e in grado di operare neppure me-
diante pcnetrazione. Essa, infatti, si introdurra o attraverso
corpi solidi oppure attraverso certi « pori ,, intellegibili e im-
percettibili za_ l\la attraverso corpi solidi non potra certamente
spostarsi. giacch6 un corpo non puo passare attraverso un altro
257 corpo. Se, im·ece, passera attraverso certi 11 pori,,, dovra agire
n. Cfr. Pyrrh. llyp. 1 II. 39 e, per le aporic rlclla superficic comc olar-
ghena pri\'a o..li profono..lita •. cir. Ad11. mat/1. III, 77-82.
2]. Come sostcnne Asclepiao..le (cir. Pyrr/1. hyp. II, 98, qo; Adv. log. Il,
]06, JU9)-
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ENESIDE~IO
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E~ESIDEMO
chera una qualche parte, e cosi via all'infinito 2s. Pertanto nep-
pure una parte e in contatto con una parte.
262 E neanche un intero con una parte. Se, infatti, l'intero
vienc a contatto con la parte, allora anche l'intero, mettendosi
insieme aUa parte, sara parte, e la parte, al contrario, esten-
dendosi all'intero, sara intero: difatti do che e uguale alia parte
ha la proporzione della parte, e cio che e uguale all'intero ha
quella dell'intero. Ma e una perfetta corbelleria vuoi ridurre
l'intero a parte vuoi stimare che la parte sia uguale all'intero u.
Pertanto neppure l'intero e in contatto con la parte.
263 D'altronde, rintcro, se e in contatto con la parte, verni.
ad essere pin piccolo di se stesso o, anche, pin grande di se
stesso. E questa e una corbelleria peggiore deHa precedente.
lnfatti, di certo, l'intero, se occupa lo stesso Iuogo delia parte,
sara uguale alia parte; ma, una voita divenuto uguale a questa,
verrâ. ad essere pin piccolo di se stesso, e, al contrario, Ia parte,
se viene ad estendersi fino a toccare l'intero, si impossessera
dello stesso luogo di quest'ultimo; ma, una voita che si sia im-
posscssata dcllo stesso luogo dell'intero, verră. ad essere mag-
264 giore di se medesima. Lo stesso ragionamento vale anche per
il caso inverso: se, infatti, l'intero non puo venire a contatto
con la parte per i motivi poc'anzi addotti, neppure la parte
potra essere in contatto con l'intero.
Ragion per cui, se ne l'intero e in contatto con l'intero n~
Ia parte con Ia parte ne l'intero con la parte ne viceversa, allora
nulla viene in contatto con nulla. Percio neppure esistera un
qualcosa che sia causa di un qualcosa, ne un qualcosa che
patisca un'azione da parte di un qualcosa 27 •
25. lllolto acutamente Aristotelc (De gen. d corr. I, 2, 316a q segg.) aveva
gia rilevato I'aporia dell'esecuzione della divisionc reale delia grandezza e
avcva spiegato )'origine del paralogismo su cui crano fondate le teorie atomi·
ştichc (cfr. anchc ARISTOT. An. pr. 64b J0-2J).
26. Qucstc due nozioni, gia studiate da Aristotcle in J.Uetaph. V, 25·26,
vengono discusse ed epochizzate da Sl'sto, probabilmente dietro le ind.icazionl
<li Enesidemo, in Adu. pl1ys. I. JJI-358.
27. La problematica del contatto in relazionc al rapporto aitiologico agire-
patirc era stata d.iscussa da Aristotele in De gi!H. 1'1 cc>rr. 1, 6, 322b 2I segg.
cd era stata risolta con l'irrc\'crsibilita de) contatto stesso da parte del pa·
zicntc sull'agenle. Sesto mostra di ignorare qucsta prospettiva.
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ENESIDEMO
e, secondo Archiloco 4
Chi placa il cor con q uesto, ehi con quello.
. _x. Questi paragrafi sono un ampliamento di Py"h. l•YP- III, I75· Mag-
~on notizie sul pensiero morale di Enl'sidemo sono in PnoT. Bibl. 212, 17ob
2.2-35; DloG. LAERT. IX, 107; ARISTOCL. ap11d E11seb. Pl'atp. t:IJ. XIV, 19, 4·
:z. Probabile allusionc al canonc di Apelle.
3· ~OM. Od. XIV, :z:z8 cit. anc.he in P)'l'rh. hyp. l, S6.
-1· 1-r. 36 Bergk.
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ENESIDEMO 637
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ENESIDEMO
22. Per analo!;hc dottrine dr. SExT. F.)IP. Aur•. log. l, u9. 3f9. 350. Cir~
l'inattendibilita del passo tcrtullianeo per quantl) concerne non solo Enest-
tlemo ma In ~tcsso Eradito dr. AK:-<IM, Qudfe.us/udi"" zu Plti/on von A/ez.,
p. 9.3: PAPPEXI!Enl, JJie IIIIIJrbliclu Hcraklitimws des skepl. Acnes., p. 30;
ScHMEKEL, /Jil' posiliv~ Pili/(lsopllie, p . .315. Chc crroncamcnte Tcrtulliano
attribuisca ad Encsid(.>me> una dottrina che, {alta gill erroneamente risalire
aiia prima Stoa dali'Arnim (Stoic. vei. frag. II. 8o6). sarcbbe sta ta propria.
di Posidonio e sostenuto dai I3urkhard (Die a"gtbliclu: Heraklil-l'i'acllfolge des
slupt. Aen .. pp. 8.')·71. come si c,·inccrf.>bbe anche o..la C1c. De divin. II. LVUl,
119 (per cui cfr, RRIXIIARDT, Kosmos tmd Sympathi(, pp. JlJ segg.).
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.\grippa - Ia cui identita i: avvolta nel piu fitto mistero 1 - diede
alia trop•llogia sccttica una svolta di immensa portata filosofica
e quasi un '' possesso per sempre 11 ad ogni Scetticismo possibile.
1 suoi cinque '' modi della sospensione dell'assenso 11 - la discor-
danza neUe affermazioni dei filosofi e nella vita ordinaria, il regressus
nd i11jinitum, la relativita, l'ipotesi e il diallclo -, considerati ciascuno
isolatamente, non costituivano affatto una novita: secondo i filosofi
dommatici, e in particolarc secondo Aristotele 2, essi segnalavano il
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danza tra due >loggetti e i loro predicati (circa. la funzione di queste esempU-
ficazioni cfr. 1. DtiRISG, Arislollr>'s l1sr1 nf E.Tamples in tl1s Topics, • Proceedings
of the third Symp. Aristot. •. Oxford, 1965, pp. 202-29). Sul pericolo de! secondo
tropo (il regressus ad infiuilr<m) e fondata granui!;!>ima parte di tntto l'aristo-
telismo. mentre in sede strettamcnte loboica si foncla su di esso la necessitâ
che ogni dimostrazione trovi un punto eli arrcsto (A11. pr. 1, 19-21) e che abhla
un suo principio (ivi, 22). 11 terzo tropo (il 1:0 r.p6~ n) e particolannento con-
templato in Cat. 7, in tutte le suc implicazioni con la prova circo\are o deDa
determinazione reciproca. Il quarto tropo {la 6rt6·1h:a~.~;) trova un c.enno in
,1/etapll. V. r, IOIJa 16, bzo come • premessa delia dimostrazione •; nd bisogna
illentificare la c.onceziune aristotelica dell'assioma con quclla dell'ipotcsi, come
ba fatto persino - e ne aveva le sue ragionil - lo Hegel. ll Boniu (lttdn
aristotrlicus, Graz, 1955°, p. 796-7) avverte che in se:de logica le ipotesi • eae
sunt propositiones, sive dcmoustratae sivc non demonstratae [e gli assiomi
non sono mai dimastrati ne dimostrabili] quibus positis aliquid demonstratur 1
e che nci sillugismi • nominis 6;c6D~aL<; vim Aristoteles in angustiorem ambitum
reslringit •· Il Bonitz da, quindi, la segucnte dcfinizione: • hypothetica dicitur
demon~tratio quac nou n~cta pergit a propositionibus ad ici quod colli(ti debet,
sed quae ut efficiat quorl ,·uit, alia quaeuam praeter ipsas propositioncs, ut
sibi concC'dantur postulat •. Aristotclc, insomma - sia per un modo di inda-
gine quasi pre-newtoniano che lo induceva a pen.'N!re • hypotbeses non ftngo 1
sia per qucl suo profonllo scnso delle aporie che mai gli venne meno - solo in
parte anticipava la sillogistica ipotetica delia Stoa (cfr. J. LUKASIEWlCZ,
A ristoll~'s Syllogistic fram lhe S/atrdpoint af modern Frormal L<'gic, in particolare
pp. ]. 10, 94. gl:l, ISfi), mE'ntre. d'altro canto, ne anticipava la critica scettica.
Il quinto trupo (qutl]o de] I)L' a)J..+,lc...v 8Etxvuoi}:xt o de! x\lltAC:J) viene defi.-
nito {An. pr. II, 5, 57b 18-20) c<rmc consistente • ncllo sviluppare - mediante
la couclusione ed una t.lelle duc premessc, assunta uel rapporto di predicazione
invers<~. - la det.luzionc dt'll'altra premessa, chc era stata a....sunta ne! sillogismo
primitiva • (ARISTOTELE. Orgau.•H. trad. Colii, Torino, 1955, p. 221). Una
implicv.ieone di progressione all'infinito, di ipotesi e di circolarita si riscontra
in An. pr. I, J, o ve l'apodittica aristotelica trova per se e per noi la sua croce
e la sua U.elizia. Non credo che Scsto abbia mai studiata -o Iorse anchc cono-
sduto - questi ]uoghi; li conosce,·a Agrippa? O forse, comc e piu probabile,
egli, al pari di Sesto, si limitava a conosccrnc la mediaziune alqnanto .d~
viante - anchc se geniale ela! punto di vista formalistico - fattane dagli StoJC11
J· A questa dup\îcîta acccnna alquanto oscuramente lo Hirzel (Untllf'-
srtch""Cell :u Cic. piri/. Schr·ijlw, III, p. 131).
4· Lo Heg<>l (Ler. sr~l/a SI. delia Fi/. Il, pp. 548-g), che non sempre faceva
camminare l'uomo con i pi~di all'aria, parlando delia • semplicita • c del • puro
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circa due millenni - il plauso di Hegel che non solo considera quei
tropi come il vertice delia scepsi antica, ma li uso come una valida
arma contra i filosofi modemi e in particolare contro 1' infinita a cat.
tiva » <li Kant e di Fichte, contro il sapcre immediato di Schelling
e crmtro gli Scettici del suo tempo - soprattutto contro lo Schulze •-
che, aparer suo, non avevano !'ala filosofica di quelli antichi.
La vita che circola all'intemo dei tropi di Agrippa e che Sesto
- farse ispirandosi all'innominato pr~decessore - sa mettere acuta.
mcnte in rilievo nel mostrare che ognuno di quei tropi pua essere
virtualmente il principio e la fine di ogni argomentazione scettica,
e il dono piu prezioso venuto a noi, quasi magicamente, da un indi·
rizzo filosolico che, orrnai ricco di espcricnze e di lotte secolari, si
avviava al suo compimento e stava per trovare la sua summa sceptica
nell'upera di Sesto Empirica.
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ranno che non puo averla, noi affenniamo che bisagna sospen.
dere il giudizia, giacche, a proposito di cose che pennangono
in disaccorda priva di saluzione, non e, ovviamente, passibile
fare asserziani. Se, invece, diranno che il disaccordo si pu~
171 risolvere, vogliamo sapere da dave la soluzione giungera. Ad
esempio, l'oggetto sensibile (su questo, infatti, fanderemo in
prima luogo la nostra argomentazione) verra giudicata da parte
di un sensibile o di un intellegibile? Se da parte di un sensibile,
poiche stiamo indagando propria sui sensibili, anche quello
avra bisogno di un altra oggetto che la canvalidi. E se anche
quest'altro sara sensibile, avra bisogno, a sua voita, di un altro
172 oggetto che la convalidi, e eia continuera all'infinito. Se, in·
vece, il sensibile avra bisogno eli essere giudicato da un inteJle.
gibile, allora, poiche c'e disaccorda anche a proposito degli
intellegibili, anch'esso, esscndo intellegibile, avra bisogno eli
giudizio e di prova. E da dove andra. a desumcre questa prova?
Se da un intellegibile, andra a cascare ugualmente nell'infinito;
se da un sensibile, altora, poiche per provare un sensibile e
stata assunto un intellegibile e per provare un intellegibile e
stato assunto un sensibile, entrera in campo il tropa del diallelo.
173 Se, poi, ehi sta disputando con noi, per evitare questi ri·
sultati, reputera di assurnere per mera concessione e senza di-
mostraziane una qualche cosa allo scopo di dimostrare certe
sue successive assunzioni, entrera in ballo il tropo dell'ipatesi,
che non ammette via di scarnpo 6 • Se, infatti, ehi formula
un'ipotesi merita credita, noi, ogni qualvolta formuleremo
J'ipotesi opposta, non sarerno rncno mcritevoli di credita. E
se ehi formula un'ipotesi ipotizza un qualcosa di vero, lo rende
saspetto per il solo fatto che lo assume in via ipotetica e non
gia in virtu di un'argomentaziane; se, invece, ipotizza qualcosa
di falsa, il sostegno delle sue argomentazioni risultera di pasta
174 frolla. E se l'ipotizzare da un certo contributo alia prova, si
ipotizzi, in tal caso, la stesso oggetto dell'indagine e non giâ
qualche altra cosa che sia un sernplice mezzo per dar conferma
all'oggetto delia nostra discussiane; se, invece, e assurdo ipo-
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Nd sua aspetta pin rigarasamente speculativa lo Scetticismo non
poteva aver facile accessa tra le persone di media cultura, le quali
erano attratte, invece, dall'Epicureismo e dalla Staicisma, dande
putevano attingere, anche se in maniera mitizzante, una certa fede,
una qualche ragione per vivere e un insieme di precetti per dare un
qualchc assestamento ai propri pensieri. Tuttavia secali di medi-
tazione scettica non potevano non avere le loro ripercussioni anche
nella ricca e variopinta repubblica letteraria ellenistico-romana; e se
e vera - come avrebbe detto Lutero - che Spirit~ts Sanctus non est
sceptiws J, e anche vero che un o scettico disincantato serpeggia di
fre4uente nclla vox populi e in quei fenomeni letterari che la riflet-
tono in raffinate maniere e con linguistiche squisitezze.
A favore delia diffusione dello Scetticismo militavano un certo
" illuminismo » inteso a canzanare gli a errori popolari degli antichi »,
la splendida forma letteraria con cui gli Scettici- specialmente quelli
di provenienza accademica - adomavano le loro argomentazioni, la
trattazione acutamente problematica di case della vita e della cul-
tura ordinari a {quali l'esistenza e l'essenza degli dei, la loro influenza
o Jnl:'no suUe umane opinioni, il significato delle leggi e delia giustizia
e il valore delle costumanze, il dilemma del destino e delia liberta);
a tutto ci osi aggiunge quella u coscienza abietta n da nipote di Rameau
che, per dirla con lo Hegel, e sempre pronta a demitizzare ogni ideale
senza saper costruire nulla di positivo.
L'apparenza di questa cultura - soprattutto di carattere retorico-
letterario - era quella dell'eclettisma, carne si evince dai dibattiti
accademici dell'eta ciceroniana; ma proprio l'eclettismo, nella sua
illusione di sapcr cogliere il mcglio dei vari indirizzi filosofiei, fi.niva
col neutralizzarli tutti. Del resto, ancora ai nostri giorni, quale uomo
comune non crede di saperla lunga e non sorride, bcato della sua
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su questioni di alta filosofia pure senza essere un vero e propria filo-
;;ofo. Favorino rimase sostanzialmente un • so:fista • secondo il signi-
Jicato che la cultura del tempo conferiva a questo antico termine,
e la maggior parte delle sue erudite e gra.ziose disquisizioni in ogni
campo dello scibile erano, in definitiva, Myot qnl.oGO!f!OU!J.EVOL alla
maniera di quelle del suo rnacstro Dione di Prusa 5•
Una buona dccina di opere favoriniane 8 tocea va da vicino que-
stioni fi]osofiche rnolto dibattute dagli Scettici, suscitando consensi
" dîsscnsi anche prcsso persone fornite di piu autentica mentalită.
filosofica e scientifica che, forse, lo prendevano fin troppo sul serio
anche quando miravano a stroncarlo 1 • Queste opere o filosofiche ''
,Ji ~·aria ordine egli si accosto agli Stoici piu di quanlo si possa credere,
pcrsiuo nclla diiesa dell'astrologia e de! suicidio rngionevole, mentre, come
accndeva anche a Favorino, l'amore della. conoscenza lo induccva a nutrire
il piil vivo iut<:res5e per la scuola peripatetica. In definitiva lo Scctticismo
Ju una rlelle tante componenti culturali delia • filosofia • di Plutarco, ma non
!'unica no< la principale, e parecchi scritti filosofiei del pensatore di Cheronea
hannu notevole importanza dossogrnfica, ma non possono avere un loro posta
a parte in una raccolta scettica. Plutarco dcdico all'amico Favorino la sua
intlagine lisica De primo frigido (cfr. ZIEGLER, op. cit., p. 261-2) c, secondo
il catalc.go di Lampria (n. IJI}, gli indirizzo un'cpistola sull'amicizia (dr.
ZIEGl.I;R, op. cit., pp. 5_.·5)·
5· ll Heardon (Co11rants litteraires gm:s des Il• &t Ilfc siecle.< apres ]. C.,
in particolarc pp. J0·9, 205·6} sostiene che e gia troppo se Favorino, con tutta
la ricca produzione filosofica che di lui ci e stata tramandata. venga inserito
tra gli Ha!hplrilosopllen; !o Zeller {Die Philos. der Griech .. IIT, 2, pp. 76·81)
c il Goe<..leckemcycr (Die Gesch. des griech. Sktpl .. pp. 248-57) gli assegnavano
un post o molto sccondario di mediatore nella storia dell' Accademia c dcUo
~cetticismo. ~Ia pmprio questa sua mediazione non dovcttc sembrarc molto
dcgna di rilievo, rlal momcnto che Diogene Lacrzio non !o citava tra i suc-
c~ssori di Timone (cfr. HlNZEL, U11tersltch11ngu• ZI' Cic. phil. Sc/~riften, III,
pp. 13~ ""1!t:·l· Circa i limiti di questa mediazione, sostcnuta anchc dai Burk·
hard (Dic allg. f/o·alrlii-Nachfolgr. des skrpt. Ames., pp. 19 scgg.) e gia rilcvata
dallu Zcller. chc propendeva per il Pirronismo di Favorino. dallo Haas e dai
Drochard (Les suptiques grccs, pp. J27·JO). che propendcvano per il suo Ac-
c:-.tlemismo, rinviamo all'ottimo profilo di Favorino fdosofo tracciato dai
Darigazzi (np. cit., pp. :u-6}.
6. Tra gli scritti • nlosotici • di Favorino ricordiamo De Socrale eiusq1u
arte amaf~ria, De Plalo>rc, De ideis (che farse si inserivano nella rinascita delle
mdagini dircUe sui dialoghi platonici, comc e provato, tra l'altro, da! De animae
proaeation~ i>r Titmo di Plutarcu). Pyrdl(>tlrort~m troporum /ibri dccuu, Plu·
lan/ws sit•c de A cado>ria~ tra/ura, De comprelren.<iotu dircda (in tre !ibri, ovc
s~ nprendcva l'antica polemica contra la dottrina. stoica delia rappresenta-
:"1onc), A.tvcrSIIs Epictrlllm (in forma rlialogica e dove, come ci altesta Galeno
l1l De opt. gm. doc., 1. fi1,rurava come personaggio Onesimo, un scn•o di Plu·
tarco .. c farse lo stcs~o autore, come suggeriva !o Hirzel in Der Dialog, II, p. 123).
Alctb1adcs (in cui, tra l'altro, si sustene~·a che ncppurc il solc c pcrccpibilc,
casa che faceva scoppiare Galcno), Commc11larii o ,1/uuorabilia (clle accanto
a!Ja. Om•1igcna llisloria fnrono tra le fonti di Diogene Laerzio per la ricca \'a-
neta dellc nutizie sui filosofi dei piii svariali indirini}.
7· Ci rileriamo suprattutto al Galcno del De optimo ge11ere doceudi, il cui
tcsto e stato studiata, riprodotto e tradotto per intero dal Barigazzi (op. cit.,
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pp. I 75-90 e Sul de opt. gen. doc., • Studi italiani di filol. class. •. XXVII-
XXVI II, 1956, pp. 23-3!1) e dello scritto pct"duto Pro Epicteto CDntra FatJori11fiWI
(ricurdato da Galeno stcsso in De libr. propr., u). Questi trattatelli furono
quasi ccrtamente pampl&lets giovanili de) !,"fande medico-Jilosofo.
8. Sccondo l'esprcssione timoniana riportata in DIOG. LAERr. III, 7 =
fr. 7 \Vach. = 30 Diels. Luciano (Eut~uch. 1 e Demon. 12) insisteva con cat-
tiveria ~ulle anomalie fisiche de) retare, che venivano ricordate anche da Filo-
strato (Vitae soph. I, 8),
9· Aula Gellio (XI, 5. I·8), quasi certamente rifacendosi all'opcra fa~
riniana sui dieci tropi pirroniani (cfr. L. i\fERCKU:o<, Die Citiermethoth und
Quelle11besetzrmc des A. Gellius in den N. A., • Fleck Jahrb. "• Suppl. III, 186o,
p. 676; L. RusKE, De A. Gel/ii N. A. for~tibus q11aesliolres seleclae, Diss. Vra-
tislavae, 1118], p. 55; BAR!GAZZI, op. cit., pp. :173-4). ci da questa testhnonianza
del tentativa lavoriniano di mcdiare i due iudirizzi: • Quelli che noi chia.miamo
lilosoii " pirroni:mi" sono appcllati OltElf'nxo{ con termine greco; il cho SÎ-'
gnifica suppergiu " ricercatori " (qutusilous) ed " osservatori " (COft.SiWII-
tores) [il termine greco sarebbc, qui, 1'l'~PCl"t"JlfllJTtxo(, clr. M..ErrE, ParaleriSU,
passim]. Essi, infatti, non prcndono alcuna detcrminazione e nulla stabili-
scono, ma sono sempre nella fasc dclla r.icerca e dell'osservazione nel chiedersl
che casa mai, tra tutte, sia possibile distinguere · e stabilire. Ed essi sono del
parere che non \'edono n~ ascoltano con chiarezza cosa alcuna, ma cho sono
soggetti a passioni e ad affezioni nella stessa guisa d.i '' cerne se " vedessero
ed udissero, ma dubitano anche sulla natura c sui modi di quelle stesse coso
che producono in loro codcste aflezioni, c rimangono sospesi in merite ad esse,
e susteng<:mo che la certezza e la verita di tutte le cose, poich~ i segni del vero
e del falso sono ruescolati e confusi, scmbr.mo cosl incomprensibili che ogni
uomo, il quale non sia frcttoloso e prodigo de! proprie giudizio, dovrebbe
iare uso dclle seguenti parole di cui si tramanda facesse uso Pirrone, fonda-
tore eli codcsta lilosofia: " questa faccenda sta non piu in questo modo che
in quello o, mcglio, essa non sta in nessuno clei duc ". Essi dicono che e impas-
si bile conosccrc e percepirc i scgni (indi&ia) ele autentichc proprieta di ciascuna
cosa e si sforzano di insegnarlo c di mostrarlo in molti modi. Su qucsto BrgD-
rnento anche Favorino ha composto, con molla sotligliezza ed argntezza,
dicci libri, da lui intitolati Tropi pirroniani. C'e poi una questione vecchia e
gia trattata da multi scrittori greci, se, cioe, intcrcorra una qualche differenza
e quanto grande questa sia tra i .li.losc.fi pirroniani c quelli dell'Accademia.
Tanto gli uni quanto gli altri, infatti, son chiamati " scettici ", " efettici ",
" intcrdizionisti " [&.;;"PP7)TtXc.i in Barigazzi ma in !ltarres e in Rolie liltO-
P'l)":tY..ol ( = suscitatori di dubbio) in confonnita con SF.XT. EMP. Pyrrh. llyp.
I, 7], poichc ''uoi gli uni vuoi gli altri nulla affermano e credono che nulla venp
compreso. Essi dicono. perb, che da tuttc le cose vengano prodotte, in un certo
qual modo, rappresentazioni (visa) che essi chiamano <;>~v-ro:a!:z~. non in can-
formila con la natura stessa dclla cosa, ma secondo l'affezione dell'anima o
· del cot"po di coloro prcsso cui quelle rapprescntazioni pervengono. Pertanto
cssi dicono che, in generale. tuttc le case che mettono in moto i sensi degll
uomini fanno parte dei " relalivi " [>wll rcp6<; nJ. Qucsto termine sta a signi-
ficill'e chc non esiste alcuna. C'Jsa chc abbia una sua propria con.sistenza o che
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ahbia un proprio poterc o una propria natura, ma che tutte si riferiscono ccr-
tament~ a qualche altra c sembrano tali quale e il loro aspetto esteriorc nel
momt-nto in cui appaiono c quali vengono prodotte presso i nostri sensi, ove
css~ sono pcrvcnute, non presso se stesse, donde si sono dipartite. Benche,
pcro. queste cose le dicano in maniera similc tanto i Pirroniani quanto gli
Accaclcmici, tuttavia si i! rcputato che costoro differiscano tra di loro sia per
C<'l"ti altri motivi sia soprattutto perche gli Accadem.ici comprcndono almcno
quP.Jio stcsso non-pote-r-comprcndere e quasi determinano quel non-potcr-
detcrminarc. mentrc i Pirroniani dicono che non sembra aflatto in alcun modo
"''ro ncppurc q uello stes.so fatto-che-niente-sem bra-essere-vero •· Da rilevarc
cho:- la testimonianza di Gellio coincide grosso modo con la celebre distinzione
fatta ua Sesto ncll' OIIVerlrlre degli Schizzi.
10. ~on e da csclullerc che il titolo e i contenuti delia piu famosa opera
tii Favorino abbiano una qualche affinita con quella t~oplcr; che costituiva,
com(.> presta vcllcemo, una dci capisaldi delia metodologia medico-empirica,
" fors(.> anche per questo moti\·o Gal(.>no, chc da poco si era staccato dai propri
~11a~~tri _empirici. aguzzava le armi pretendendo dai povcro Favorino una
'mpossJbllc coerenza lilosofica specialmcnte dopo le accentuazioni scettico-
radicali ch(.> forse caratterizzarono l'ultima fase delia super.6.cialc Enlwicklu ..g
ele li' .\rclates~.
1 I. ~el De precr. che forse fu un ).Oy'J~ 9~AOl7o<;l!;;•j!J.EVo::; di Favorino ana-
log" a qudh dallo stcsso titolo di :\Iassimo di Tiro (fr. 5 Hobein), l'autorc si
nlacc,·a a Platonc (Ltgg. 6S7e, Er~t!typlrr. qe, P/laedr. 279b, Alcib. II. 148a segg.)
chc aveya riscrvato al solo filosofa la possibilita di prtgare (cfr. DARIGAZZI,
op. CII., pp. Ij2-J, anche per i rifcrimenti all'analogo pensiero di Plutarcu).
IZ. Arlv. log. 1, 4-13; II, 159·161; Adu. Pl•ys. 1. 219, ]Il, II. 6.
1 3· :\Ii sono attenuto al testo riportato dal nostro studioso come fr. 3
(pp. 14 2-S) ed ho anchc t(.>nU to conta de! t"sto c dl."lla traduzione inglese di J. C.
Rolle (Tiu .-1 Ilie Nighls of A. G .. London-Cambridgc Mass .. 1961).
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66o FAVORINO
2. L'inciso. che a parere del Barigazzi e di Gellio, si ispira con malta pro-
babilita a V.>.RR. De imag. 1 1. 10.
]. 1 §§ q-18 presentauo note,·oli affinita con C1c. De dit•in. II. XLVI,
97 e con SEXT. E~IP. Adt•. ma/11. Y, 105.
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FA\'ORl:SO 66I
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662 FAYORI~O
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FAYORINO
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FAVORlNO
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F.'\VORINO
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SCETTICISMO E MEDICINA
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Fra le varie scienze che ebbero in Grecia la loro terra d'origine
0 di feconda adozione, la medicina, strettamente legata alla vita
C' <Llla salute dell'uomo, spesso si sviluppo in modo parallclo e talora
pC'r~inu all'unisono con Ia filosofia, specialmente quando quest'ultima
a:c:sumC'\"a carattere pin marcatamente antropocentrica ed epochiz-
nva certe problematiche che trascendevano I'essere umano nelle
su~ pi u concrete manifestazioni 1 • Quando giă. la medicina greco-
romana aveva quasi esaurito il suo compito storico, Galeno, che pur
intemleva inserire la sua «arte o in un vasta e organica sistema
dell'intcro scibile umano 2 , sottolincava che «fine delia medicina e
la salute <lell'uomo » 3 : egli desuml'va questa sua semplice teleologia
da tutto un procedimento storico-culturale che, partendo - come
quasi tutti i la ti delia civil ta dassica- da Omero, era passato sempre
pii1 da una fase magico-mitica ad una fase meno fantasiosa e piu
ricca di controllo scientifico e di conoscenze sperimentali.
Tutta\•ia la medicina, come a fatica si era svincolata dalla magia
e daJ mito, cosi a fatica si ando svincolan<lo da certe ipoteche filoso-
fiche che le impedivano un'autentica autonomia d'indagine e la
CfJstringeva.no a gravitarc nell'orbita di qualche sistema oppure a
ricorrt're ad argomentazioni pur sempre filosofiche per divincolar-
sene ~. e, nel far cio, l'arte medica da una parte riceveva stimoli
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SCETIICIS!>IO E MEDlCl~A
tla N. Abbagnano, voi. 111, tumo 1, Torino, 1962, pp. 8 segg.; D. Gt!THJUE,
Storia delta .Ml'dicina, )lilano, 1967, pp. 50-89.
5· Si rinvia al capitala La questiom ipp"c,.atica del Vegetti in JppocRATE,
Opere, cit., pp. 65-77·
6, Tale e il casa di Acrone ui Agrigento, che, secondo Suida (\·ace "A~pt.~v =
r \Vellmann), fu contcmporaneo di Empedocle e formulo un'ipotcsi pneu•
matica e chc, st'condo Plin ia ( = 2 \Ycllmann), fece s"·ilupparc un indirizzo
medicu che si chiamava • empirica • a ca usa degli esperimenti che faccva,
mcritando le lodi di Empcdocle {cfr. 31 A 1, 3 Diels-Krauz).
7· Esdndcndo Ippocratc. che dob!Jiamo porrc al di sopra delle parti, l'in-
uirizw r::tzionalistico, che a,·eva [;ia avuto una rlcllc suc prime manifestazionl
con Filol::to di Crotonc in ambiente pita.gorico (cfr. SEXT. E~tP. Ad:•. log. I,
gz. ove si paria delia ragione matematica carne • criterio • ut'i Pitagorici e del-
l'an::tlo~ia comc • criterio • m<"dico di Filolao). tro\·o il sua primo esponcnto
di rilic\·o in Pra5~agora di Cu~. vissuto ne) 1 V s~c. a. C. (dr. 08 D 124 Diel-:
Kranz) c maestru di Erofilo di Calcedonia, chc visse presso Tolomco l e fu 1l
caposcuola del ra?.ionalismo mcdico in eta ellenistica. Erofilo si distinse nello
stulliu dei nervi. dellc artcrie, deUe vene. de! cuore, deU'ottica, ddl"embriologia
c concedeva largo sp::tziu all'osscrvazione ed all'espcricnza, chc egli prefcriva
al 86·trJ.X. Il suo metor]o anatomice (e la sua oper::t princip::tle era in_titolata
"AII:r-:OfLt:.dJ) non piaceva ovviamcntP. agli Empirici. l'linio (Nai. Insi. XI.
::!19) ri!<:risce chc cgli veui\·a mcsso in disparte per la sua ccccssi,·a sottigliezza;
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SCETTICIS~IO E MEDICINA
(;~!eno (XIV, 6S.\ Kllhn) lo chiama • dialettico • e Sesto (Pyrrl1. llyp. Il, 245)
rlice con compiacimento chc i !>uoi discepoli furono sofisti: fu, infatti. molto
i<"ll1''sa la sua polemica col pin grano..le dei suoi allievî, Erasistrato (cfr. H. S.
ScHWARZ, Herupllilos uud Erasislralos, ci111: llistorîsche Parallele, diss. inaug.
\vl\rzburg, 1B2o c, per piu ampie notizie, la voce Herophilos de! Gos.scn in
" HE "· \-'III, 1, coli. 1104-10). Gli stud.î anatomiei furono perfezionati da
Era,istrato, chc c~egui adtlirittura quella vivisezione dell'uomo contra cui
protestavano gli En.lpirici P.e~ motivi um:"~i!ari e che s~risse un ~ratt~to di
ailit>log:ia contra Filma emptnco e una Drt•uacme <lllaloltuca, suggent..1.gh dalie
pin direttc espcrienze in merita (dr. Ps.-Drosc. II, p. 42 Sprenge\). Fiorito
11 d n1'-'l7.0 <lei r II sec. a. C., Erasistrato non fu estraneo agli interessi filosofiei:
auch" se non snno certi i suoi rapporti con la Stoa e con Crisippo, anchc se
e"li tenc,·a a distinguersi da quel Diocle dî Caristo chc crcditava molta meta-
!i~ica da Aristotele, ehbe sicuri rapporti con la fisica di Stratone di Lampsaco
[cir. H. D!r;LS, Ober das physikalische Sys/etn des Straton, • S. Ber. Akad.
Berlin "• Ili<JJ, pp. 105 segg.; M. \-V&!.UIA.S.S, • Hermes •. XXXV, pp. 371 segg.;
Enw:.,tralos, in • RE •. Vl, I, coli. 332-5u), Con Erofila e con Erasistrato,
entrambi scnsibilissimi al metoda spcrimcntalc, !'anatomia non fu mai stac-
cata ualla fisiologia e dalla patologia; discutibile, invece, e \'apporto data alia
sci~nza da Asclepiade di Bitinia (I sec. a. C.), che Plinio cansidera\'a un ciar-
lat~no c che il Neubnrg-er ha invcce ritenuto un prade combattentc contra
un ch>mmatismo ormai anchilosato c il \Vellmann (Askltpiadts, in • RE •. II,
1, coli. 1632-3) riconduce ad un atomismo di vec~hla data per la sua singulare
teoria corpuscolarc. Bcnchc su Asclcpiade semhri inuegabile una certa in-
!luenza di dottrine atomistico-cpicurec, egli dovette essere alquanto cclcttico
c non aliena da! ricorrcrc a ccrti accorgimenti semplicistici; anzi farse proprio
dot. lui Tcmisonc, {ondatore dcll'indirizzo m<:todico, dovette desum•1\'C non
pochi ~punti per la sua riforma. Un posta a parte occupa\•ano, nello schiera-
m~ntu dllmmatico, i Medici Pncumatici, il cui piil noto esponente fu Atenco
r.li Attalia (fiurito nell'cta di Claudia e di Nerone), il quale in parte si rifaceva
alia vecchia medicinii. italic.a di Acrone e di Filistione, in parte - forse attra-
wrsn Diode di Caristo - alia teoria aristotelica c.lello sviluppo c dellc quattro
" CJUalita • (ca Ido, fretl<lu. umidn, sece o). ma soprattutto si ispirava alla con-
""zione stoico-crisippea del pneuma e dell'tojxpcxal:~, ossia delia fclice mistione
dt-gli cl~menti (dr. \VELDIA:<IX, Die pucromafisclre Sc/mle bis auf Archigntcs,
"Phil"l. Untersuchungcn •. XIV, 1895: Atlle11aios, in • RE •. II, 1, coli. 2034-6).
li. Gia spunti aurorali di medicina empirica erano in Acronc di Agrigento,
contcmporaneo <li Empedock; ma con Filino di Cos, fiorito nel 250 a. C. e
allievo di Erotilo, l'indirizzo <"'mpirico tro,·ava il suo atto ufficiale tii nascita.
Sn.ppiamo da Erm.iano {fr. ' l l l Deichb'Tab<"r) chc Filinn contpose un'opcra
in setle !ibri contra il Lrssi~u ippacm/ico eli Bacchcio di Tanagra, suo con-
t'-'mporaneo, il ch" si in~criscc in quel dibattito su Ippucrate che ebbc scmpre
un grande rilicvo nella storia delia medicina antica. Studib la teoria delia
pulsa?.ionc (fr. 77 Deichgraber) c accordo alia scnsazione, da buon empirica,
un ruolo prcdominantc (fr. 164 Deich;;rabcr). ~on ci c, pcro, pussiLile una
t-sauri~nte ricoslruziune clclla sua personalita, perche i suoi successori spcsso
:;:h attribuivano teorie che si anclarono formulando dopo di lui (cfr. Dn.LER,
Plilllllas, in • REn, XIX. 2, coli. :.!193-4). Serapionc eli Alcss;mdria, fiorito
versa la meta de\ l i sec. a. C.. fu, secomlo Galeno (XIY, 683 Kflhn) scguace
di Fi!ino e compose duc !ibri di Sc/1 i ::i empirici contm le cla..sificazion i in
usu pres~o i Meu ici Razionalisti (GALF.X. Saipt<l miu ura 11. 115 Mul!H).
uu'llpera Ccmlra le .<dlr che fu poi discussa da G:d~no (Dt• libris propr."in Scripta
'"'"· II, II5, 5 :'llnller) e un'altra intitulata P~r mczza di tre cose (dr. Ddch-
I,'Tabcr, p. 83, 21). in cui esponeva probabilmentc i trc principi fondamentali
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SCETTICIS~IO E l\IEDICINA
!legii Empirici. Anche se non possiamo giurare sulla notizia cclsiana secondo
cui cgli gia avrebbe concepito la metodologia empirica in tutte le sue ricche
articolazioni, indubbiamente dovette darle un st>rio impulso. Come si evince
dallt> tcstimonianzc (Dt>ichgrăber, pp. 163-8), tra lui ed Erasistrato c'erano
molti punti in comune sul terreno pratico-terapcutico. Durante il secondo se-
colo a. C. con Apollonio d' Antiochia, detto 1'An tico. e col figlio omonimo di costui
si acccntuarono le polemiche anti-stoiche, soprattutto in merita alia caratte-
riologia patologica. Personalita interessante fu Glaucia di Taranto, fiorito
intumo al 170 a. C .. autore dcl Tripode, nel quale la metodologia empirica
veni\·a fondata sulle tre principali vie d'indagini che poi venncro sempre pifl
approfondite ne! corso dei secoli, ossia l'ispczionc diretta, ('istoria e il passaggio
dai simile al simile. Altra sua opera (uun G/ossario di lppucralr (fr. jlla Deich-
grăber), ricco di precisazioni tcrminologichc in chiave empirica, e un com-
mentario del V 1 libro delle Epidemie (fr. 350 Deichgraber). Parecchie notizie
su di lui sappiamo attraverso Plinio (Nat. hist. XXI, 174; XXII, 95; per la
raccolta dt'lle testimonianze cir. Deichgrăbcr, pp. 168-70). Nella prima me~
dcl I se('. a. C. fiori Eraclide di Taranto, chc forse non va confuso con quel-
l'Eraclidc scettico, suo contemporaneo, il quale fu allievo di Tolomeo di Ci-
rene c maestro di Encsidemo. Fu auture di un'opcra Su/l'indirizzo empirica,
di cui Galeno, suo ammiratore (frr. 199. 208 Deichgr.), fece una sinossi in otto
libri e, secondo il \Vellmann (• RE •. VI, I, coli. 1139), i suoi scritti furono
utilizzati da Varronc nclle Ebdomades. Spesso Galeno lo cita accanto a Mantia,
probabile maestro di Eraclide. Uno dei punti salienti dclle sue dottrine era
l'inutilita dell'aitiologia (fr. 175 Deichgraber). Celio Aureliano (De acul. mOf'b,
I. 17, 166} lo considl'ra • ne mine [Empiricorum] posterior atque omnium
probabiliur •· ~el primo secolo a. C. la :\ledicina Empirica ebbe numerosi
csponenti e i suoi princlpi metodologiei erano ben noti a Cicerone (LucuU.
1u, 124, 127} chc li citava a conforto delle sue tesi neo-accadcmiche. Tra questi
Empirici ricordiamo: Diodoro, autore. fra l'altro, di Questim1i rmpiriche (PuN.
Nat. hist. 1, 20, 119); Lico di Napoli. che fu. tra l'altro, commcntatore di Ip-
pocrate (frr. JIS-316 Dcichgraber}; Zopiro di Alessandria, da cui prese nome
una droga (::opyrium) per la terapia delle malattie acute o che forse da questa
dro,::a da lui usata riccv!'ttc il nomignolo (dr. F. KuouE::-:, Poseidonius und
clie :-1 r:tschu/c der Pncumatikc•·. • Hermes •. XC. 1962, pp ..p9 segg.; B. DRAB·
Kl::-:5, Cael. A Tire/., On anlle Deseasrs, Chicago, 1QjO, p. 328); Apollonio di
Cizio, allicvo di Zopiro ed anche lui commentatore di lppocrate, un cui frammento
(276 Deichgraber) e ricchissimo di metodologia empirica per il rilievo che si
da all'cspcrienza coscientemente pratica (~pt~i)) e all'cpilogismo ed ha qualche
risultanza neo-accademica per la presenza del ;n&a>J6v. cui gli Empirici - fino
a Sesto incluso - si rifugiavano nei momenti difficili; Zeusi, autore. fra J'altro,
di Discorsi doppi (DioG. LAERT. IX, 1o6), che fanno pensare ad una rcvivi-
scenza dell'antica sofistica accanto allc antilogie accademico-scettiche nella
Medicina Empirica; Archibio (K. KALDFLEISCH und H. ScHi:i::-:E, Berli11er
/{/assikerfextr. Hcft III, Berlin, 1905), che fu molto studioso di lppocrate
per testimonianza di Galcno (frr. zSJ-2S.J Deichgrăber). Nell'eta di Tiberio
vi sst' il grande Cassio. che Celso ( IY. ! 1. 2; Y. 2.5. 17) ricorda con \'Îva am-
mirazione e che scguiva Scrapione ne( metodo dell'analogia empirica e nel
respinge:-re l'aitiologia (Dcichgrâbcr. p. n 1 ). Tntti qul'sti :\led ici che abbiamo
fugaccmentc· menzionali rientrano nella prima fase storica delia :\1edicina
Empirica. Denche non ci sia ancora in loro la consapcvolezza di un'alleanza
culturale con lo Scelticismo, gia si riscontrano parccchie affinita con qucst'ul-
timo. e in particolare: la ri\'l'ndicazione dell'espericnza sensibile. un certa ap-
piglio prohabilistico, una riduzione delia scmciotica e delia diagnostica al mi-
nimo indispensabile, una tendenza accentuata alia prognostica e alia praticitl
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...
, '
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SCETIICISMO E MEDICINA
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SCETTIClSMO E ~IEDICI~A
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SCETTICISMO E MEDICINA 675
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(q6 SCETIICIS!'>IO E l\IEDICINA
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SCETIICISMO E l\IEDICINA
r7. Di qucstioni medichc Scslo trattava in due opere che sono andate
PE-nlutc: ~;li Scrilli empirici (dr. Dcichgrabcr, fr. 56) ed i Cvmmmtari medici
(di c_ui e menzione in Adu. log. 1, 201 = fr. 298 Dcichgrabcr). Una raccolta di
pa"S1 • l.'mpirici • e costituita dai frr. :.199-303 Deichgrăbcr: si tratta di una
l"accolta molto ridotta e stringata chc pr~supponc tutta una ,·asta metodologia
th cui, ncl Corpus sc~rliaomm, ci sono rimasti solo gli addcntellati filosofiei.
18. L'autopsia ~ strutturalmcnte legata alia scnsazione e pua costituirc
un principio metodologica solo se !IÎ libera da quegli elcmcnti fortuiti che la
rentierebbero instabile e contradditoria. Il contrasto tra TUZ7J e TE;{'.I"Ij. che
afiondava It sue radiei gia nell'cta pre·platonica (cfr. ~1. PoliLE~z. De~ Geist
der gricch. ll"isswschaft, Berlin, 1923, pp. 8 scgg.; B. S~ELL, Die BO?griffe des
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SCETIICIS!\.10 E l\1EDICINA
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SCETIICISllO E MEDICINA 6·79
~o. E siguincativo il fatto che Scsto non usa mai, in tutti gli scritti chc
ci ~ono pen·enuti di lui, il termine IXU"!'O~{~X, mentrc usa spesso .-f;pl)O~ e
:ta:F:x.,-·~;;T1 cn~ (cfr. l'iuclice eli Jana~ck, pp . .ZJD-1, 174·5).
21. Costa ro. infatti. si limitavano a riscontrare le • comunanze • su cui
Tcssalu avcva scritto una delle suc opere principali (cfr. GAL!!.~. !Je meth.
mni. 1, 2) e chc gli facevanu curare • tutti i pazicnti allo stcsso moda • (GALI!.X.
ibid. XIII, 18).
~z. Tra le ''arie delinizioni date a qucsto tcnninc sono da ricordare • an-
lmnciu dclle cose dstc •, • annuncio delle cose chc appaiono con cvid.:nza •,
• annunc:io c:lelle cw;e che si vedono o nd moda in cui 5i vcdono • (GALEN.
Dt subf. emp. V III), • esposizione delle cose che sono state sperimentate spcsso
st:cond.-, le stcsse caratteristichc • (GALE:":. De opt. secla I. 142. 18 = fr. 59
lleichgrabcr). 111cntre il Philippson (De Philodemi libro qr~i est 1te:pt Gl][l&:(c..v
:1.1\ 07j[lE~wCJE<~v. p. ,51), rifaceudosi al Prantl (Gescll. der Logil1, I, p. 129)
wdeva giustamente i fondamenti dell'istoria in Aristotele, il Deichgraber
(o>fo. fii., pp. JOO·I) estende ancora piu giustamcnte CJUCsta provcnienza aUa
mcuicina ippocratica e in particolarc ali o scritto capitale A 11tica mcdiri"a.
(~u altri add~ntdlati prc-platonici vcdasi inollre, dello Snell, oltre l'opera
Citata 11l n. 18 anchc il precedente studio Der A usdruch Jllr des Begri!f des ll"iSSl"U
'" d,_,. '''''f>lal. PIJilos., Berlin, l91.J. pp. 84 segg.). Strettamente legata alia
d"fmllionc:- c:li istoria e l'c5pr<>s.sione sestiana (Pyrrll. llyp. 1, 4) • noi enunciamo
~on nwtudo storico (lcr•llpt:t.17>.; .X,..~X.()'H.).oJ.l.t'l) iutorno a ciascuna cosa secondo
'' m~c:lo in cui essa attualmcnle ci appare • (per i vari usi del t•,nnine !G-:o~(IX
e dc1 suoi d<!ri\"ati in Sestu .-edasi ]'indice di janâfek. p. 124).
!J. Per la fenumeno1'1(;ia c:ll'gli ă.c'h;/.!X dr. SEXT. E~rP. Pyrrh. llyf'. 11, 97;
Adv. l.>g. Il, 145-147 c le acute indagini tenninologiclle eli K. JanMt'k (Sex/IlS
Empi•·iws suptical Me/lwds, Pl'· 25. _10, 33. i2, !:lo, 104 e soprattutto 107·108,
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68o SCEmCIS!\10 E MEDICINA
teva andare oltre il fenomeno, cosi anche I'ta-ropt:x non puo essere
che u storia de! fenomeno H. L'istoria di Wl ricercatore, insomma.
presuppone l'autopsia di un altro: ragion per cui e possibile creare
una storia « fenomenologico-sccttica 11 della scicnza e delia filosofia:
cosa che ha genialmente fatto Sesto Empirica in certi suoi excursus
storico-tilosofici 24 • Aveva affermato in un momento di entusiasmo il
vecchio Timone: u Si, l'apparenza ha vigore in tutti quei luoghi
ave giunga! » 25• Ma l'apparenza - o addirittura la parvenza - con
i suoi limiti invalicabili lascia la bocca amara al Dommatico, e non
lascia, d'altra parte, soddisfatto neppure il problematica Sesto Em-
pirica, che farse rillettc un imbarazzo non solo personale, bensl
anche dell'indirizzo da lui scguito.
L'lcr't"opt():. e un contributo di conoscenze u fenomeniche n che ci
vien dato dai passato, ma, come l'a.:u't"oy(a, essa rimane sterile se
non si trasforma in impulso all'intervento medico; e all'intervento
vero e propria giă. ci accostiamo col terzo principio metodologico
degli Scettico-empirici: qucllo del passaggio dai simile al simile
(11-s:-:~[)at'l'Lt; TOU OfLO(ou) 211• Questo principio, almeno nel campo delia
logica, ha un carattere piu accentuatamente rivoluzionario di turti
gli altri. Aristotcle aveva recisa.mente vietato e condannato come
errore di logica e come pericoloso abbaglio nelle indagini metafisiche
la !LE't"cX~a.:cw; de; &tJ..o yevoc;, giacche due case simili fra loro, anche
se la loro somiglianza e molto accentuata, rimangono tra loro irridu-
cibilmente estranee 27 • Ben diverso e, invece, il casa dell'analogia
che, con la sua quatemio lcrmi11o11tm, riduce le differenze qualitative
a mere differcnzc graduali nell'ambito di una stessa sostanza e, quindi,
pua trovare una certa applicabilita in sede logica. I Medici Razio-
nalisti ricorrevano al metodo analogico, giacche esso si inseriva in
ovc. csaminando Adt•. lag. 11. 27. lo studioso moravo. in contrasta con lo Heintz,
so5tienc chc • Sextus was familiar with all sceptical finesses •. Noi allc {i11~sses
~cettiche aggiungcrcmmo anche quelle medico-empiriche.
24. Rinvio al mio capitole Sesto sloricu delia logica a11tica in SESTO EIIIPl-
Rico, Cor~tro i Jngici. pp. XVIII·XXIV.
25. Fr. 64 Diels.
26. 1 Razionalisti applicavano il principio logic<rntatematico dell'analogia
in riferimento alle parti del corpo umano. alle malattie ed ai rimedi: anche gli
Empirici applicavano la loro mcJabli.Si.s a questi tre scttori, ma differivano
dai loro avvcrsari in quanto questi ultimi si (ondavano sulla causalita. mcntre
essi sulla verosimiglianza c sulla probabilită., in armonia prot:ressi\•amente
sempre pin consapevole con i prindpi scettici. Come ha osservato il Deich-
grăber (op. cit., pp. 304·5) contro il Philippson, anche se non si pua negar~
qualche affinita con la tradizionc ari~totelica. gli Empirici non perdono tnlll
!li vîsta illato praticu delle questioni e cio li rcnde sostanzialmente diversi dai
teoreticismo peripatetico.
-27. Aristotele insiste su qucsto divkto particolarmente in A 11. pr. 1. 27;
An. post. I. 7-9; Il, 13; Jldaph. X. 7. 1057a 26 segg.
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SCETTICIS!\10 E !IIEDICINA 68r
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SCETTICISMO E !llEDICIN'A
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SCEITICISMO E MEDICINA
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SCETTICISMO E MEDICINA 685
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686 SCETIICIS:\tO E MEDICINA
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SCETIICISYO E :IUWICJNA
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688 SCETIICIS~lO E MEDICINA
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SCETilClSI\lO E MEDrClNA
44 . .Scdtiâ anJicJn'.
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6go SCETTICISliO E MEDICINA
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SCEITICISl\10 E MEDICINA
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6g2 SCEITICIS:\10 E MEDICINA
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SCETfiCIS:O.IO E MEDICINA
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SCETTICIS!\10 E :\tEDICJ!Il'A
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SCETTICISMO E :MEDICINA
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SCEITICISllO E MEDICINA
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SCETflCISMO E l'IIEDICINA
2o, Ossia secondo quella maniera antilogistica che portava gli Sccttici
ana isosthet~ia e a!L'epoc!Je.
2t. Qui l'empirismo coincide con la conccziunc socratico·platonica de)
sapere compettnte in contrasta con la retorica (cfr. PLAT. Gorg. 456b segg.).
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SCE1TICISMO E MEDICINA
Zl. Qucsta • mitezza • dci :.letlici Empirici coincicie con una virtU che gli
Scettici si vantaYano di possedcre (cfr. S.::xT. E~IP. Adt•. mall•. 1, 6; DmG.
LAERT. IX, 118). Essa ricntra in qul'lla <;:>O.. r.tv&pwrd::t sccttico-accadcmica che
v~nne molto e!>altata da Plutarco c da Fa,·orino.
23. Anche Cclso, s"guendo la falsariga ckeroniana., ammette- come criterio
il vcro~imilc, che porta a conclusioni e-clettichc,
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SCETIICISMO E MEDICINA
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JOO SCETIICISMO E MEDICINA
27. Ossia il passaggio dai simile al simile, su cui si fondava.niJ gli Empirici.
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SCElTICISMO E 1\IEDJClNA 70I
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702 SCETIICIS!-10 E MEDICINA
JO. 1 Razionalisti.
31. 1 .:\lctodici.
J~. Come fanno gli Empirici.
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SCETTICIS!\10 E MEDICINA
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SCETTICISMO E MEDICINA
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SCETIICISMO E MEDlCINA
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SCETIICIS:MO E :MEDICI~A
(GALENO, De sectis)
I Scopo dell'artc mcdica e la salute 38 , ed il fine e l'acquisi-
zione di questa. I medici, percio, dcvono necessariamente cono-
scere i mezzi con cui si possa procurare la salute quando essa
non c'e, e si possa tutclarla quando essa c'e. I mezzi che pro-
curano la salute quando essa non c' e si chiamano rimedi ed
ausili; quelli, invece, che la tutelano quando c'e si chiamano
diete salutari. Per questo motiva !'antica tradizione definisce
la stessa medicina « scienza delle cose salutari e di quelle mor-
base n 37 , chiamanda «salutari'' sia quelle case che tutelano la
salute quando c'e, sia quelle che la recupcrano quando si ~
perduta, e chiamando, invece, a marbose n le cose contrarie alle
precedenti. Il medico ha, infatti, il dovere di conoscere questi
due gruppi di case, per sccgliere l'uno e per evitare l'altro.
Qualc, pero, sia la fontc da cui ci si procuri la scienza di
queste cose, non ancora e stato concordato da tutti allo stesso
mado, ma alcuni asseriscono che la sola esperienza basti all'arle,
ad altri, invece, sembra che anchc la ragione le dia un non
piccolo contributo. Quelli che si basano esclusivamente sull'espe-
rienza assumono l'appellativo da quest'ultima e si chiamano
(( Empirici '' 38 ; similmente quelli che si basano sulla ragiane sono
chiamati (( Razionalisti >> 39 • E questi sono i due principali indirizzi
dcll'arte medica: l'uno e quello che, per mezzo delle esperienze,
mira aUa scoperta dei rirnedi; l'altro e quello che vi mira per
mezza di « indicazione n 40• Ovviamente diedero questi appel-
lativi anche alle sette. chiarnando l'una empirica e l'altra ra-
zionalista. Ma si e creata anche la consuetudine di chiamare
la setta empirica « osservativa » 41 e « memorativa 11 42 c di chia-
mare quella razionalista ({ dommatica 11 e « analogistica 11 43• Anzi
36. Cfr. ARJsToT. Et/1. rric. 1, 1, 1094a 8; Metap!l. XII. 3. 1070a 30;
I0]5b 10.
37· SEXT. EMP. Adv. elh. 186.
38. Cfr. CELS. De medic. P'oem. 27.
39. Cfr. ibid. 1 7·
40. Per I'opposizione sccttico-empirica al segno indicativo dr. SExT.
EMI'. Pyrrh. hyp. II, 99·103; Adv. log. II. I.J3, 201-202.
4J. (fr. pp. 54• 11; 88. 24, 26; 139. 21; 145. 12; 146. 15; 150. 32; 152, l]
Deicl1graber.
42. Cfr. pp. 98. 24. z6; 124. 19; l.\5· 12; 245. 4 Dcichgrăber.
43· Cfr. p. gll. 2.5 Deichgraber. La metodologia analogistica fu avversata
dagli Sccttici anche nl."l campo delia grammatica (dr. SEXT. EMP. A dv. nsath.
I. 198-zoz. 205-209. 217·2zo).
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SCETIICISMO E MEDICI!\'A
si e formata e il seguente.
Essi andavano constatando che, tra le molte affezioni che
colpiscono gli uomini, alcune si producono spontaneamente
per infcrmi e per persone sane - ad esempio, flusso di sangue
dalle narici, sudori, diarree o qua]siasi altra cosa siffatta che
arrechi danno o utilita, ma che, tuttavia, non abbia una causa
cfficicnte sensibile -, altre, invcce, hanno una causa manifesta,
ma tuttavia non corrispondente ad una nostra previsione, bensi
dipcndente da una qua1che congiuntura casua]e - come, ad
csempio, in uno che e caduto o e stato colpito o si e altrimenti
feri1.o si riscontra un flusso di sangue; oppure, se un infermo cede
al desiderio e beve durante la malattia acqua fredda o vino o
altrc bevande simili, ciascuna di queste gli puo riuscire utile
o dannosa -. Percio hanno chiamato a natura]e 11 ]a prima specie
delle case vantaggiose o dannose e « fortuita » Ia seconda, e il
primo manifestarsi visibile di ciascuna di queste due specie
essi l'hanno chiamato u accadimento ))• assegnandogli questo
appellativo in basc al fatto che « accade n nella realta dclle case
scuza alcuna predeterrninazione volontaria. Tale e, dunque,
l'aspctto accidentale dell'esperienza. Si ha, invece, quello <c im-
provvisato n, quan<.lo essi, di loro propria \'olonta, giungono
all'csperienza o perche sono stati avvertiti da un sogno o perche
vi sono stati indotti da qualche altra opinione. Ma c'e anche
una terza specie di esperienza, quella <( imitath·a » 4-l, quando,
cioe, in basc a eia che abbia arrccato un qualunque giova-
mento o un danno qualunque, il medico e spinto o per natura
o per caso o per improvvisaz.ione a tentare un'esperienza nel-
l'atto stesso in cui le affezioni si presentano con immediatezza.
Ed e appunto qucst'ultima sorta di esperienza che ha con-
ferita, in moda precipuo, una costituzione alia loro u arte ''·
Infatti essi, imitando non solo due o tre volte ma sovente
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SCETTICISMO E MEDICINA
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SCETTICISMO E l\IEDICINA
48. Galcno. riportando per interu il titolo delia celebre opera di Ippo-
crate, vi~ne a significare la provenicnza dell'indirizzo razionalistlco dal granoe
DlcLiico di Cos chc anche gli Empirki annovera••ano tra i loro fondatori.
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710 SCETfiCIS:UO E 1\lEDICI~A
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SCETilCISMO E MEDICINA 711
che da tutti quanti questi fattori vien fuori per loro un'« indi-
cazione " appropriata del rimedio che fa al caso.
Dai medesimi fattori da cui i Dommatici dcsumono l't< indi- 4
cazione )) del rimedio conveniente, gli Empirici desmnono
l'u osservazione ». Infatti il suddetto insicme dei sintomi che
si riscontra in un febbricitante e che i medici sono abituati a
chiamare anche « sindrome >l, al Dommatico suggerisce l'eva-
cuazione, all'Empirico, invece, la memoria di un'osscrvazione
precedente. L'Empirico, infatti, avendo visto sovente che, in
pazienti che si trovino in siffatte conclizioni, l'evacuazione e
vantaggiosa, spera che sara vantaggiosa se l'applichera anche
nella presente circostanza. Anzi egli, in base a quanto ha visto
il piu delle volte, sa bcne che i pazienti nel fiore dell'etâ tolle-
rano, senza soffrime, l'evacuazione adatta. Cosi pure di prima-
vera piuttosto che d'estate, e in luogo dai clima temperato,
ed inoltre nel caso che l'ammalato abbia una certa consuetu-
dine ali' evacuazione - ad esempio per via di emorroidi o di fuori-
uscita nasale -, il Dommatico per questi moti"i• spinto dalla
realta naturale, cavera via una maggiore quantita di sangue,
nwntre l'Empirico, da parte sua, fara altrettanto, attenendosi
alle sue precedenti osservazion.i.
Insomma, tanto i Dommatici quanto gli Empirici vengono
ad assumere gli stessi rimedi per le stesse affezioni, pur essendo
tra loro in dissenso in merito al modo di scoprirli. Infatti, sulla
base dei medesimi sintomi che si manifestano nel corpo, i Dom-
ma tiei traggono l'u indicazione della causa », mentre gli Empirici
traggono la « memoria delle case che essi hanno spcsso osser-
vate manifestarsi allo stesso modo ». Nei casi, invece, in cui non
hanno alcun sintomo apparente che indichi la causa, i Dom-
matici non esitano ad interpellare la cosiddetta "causa pro-
catartica " "0 , ad esempio se ci sia stata la morsicatura di un
C<~ne rabbioso o di una vipera o altra cosa di tal genere. Infatti
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712 SCEITICIS~IO E MEDICINA
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SCETIICJSl\10 E ~lEDJCJN A
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714 SCETIICIS:MO E MEDICINA
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SCETIICIS?llO E MEDICINA 715
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SCETTICIS~IO E MEDICINA
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SCETIICISMO E MEDICINA
esso il t~rmiue Tt><W/;FLav (indizio, attestato), usato anche <1::1. S.-sto in Pyrr/1.
h)•p. I, 2.p.
6J. Ippocrate ncll'apertura dcgli Aforismi.
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SCETTICISMO E llfEDICINA
64. Sesta (Py"h. hyp. I. 227), cbe considera questo indirizzo come il
mcno • frcttalasa • nel pranunciarsi in merita alle case non-evidcnti, non ae-
cenna alia rapidita dcUa preparaziane profcssianale dei 1\Ietodici.
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SCETIICIS~lO E MEDICI!>! ....
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]20 SCEITICIS)lO E IIIEDICINA
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SCETIICISMO E MEDICINA 721
67. Ossia una vittoria chc ha causato la morte <li tutti i contcndcnti, come
accadde ne] cielo tcbano.
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722 SCETIICISMO E MEDICI~r\
renza dell'eta, a tai punto che variano non solo per la quantita
e per le modalita, ma per l'intero genere dei soccorsi richiesti.
Difatti io ho visto sovente molti malati di pleurite giovani e
robusti subire una flebotomia anchc ad opera delle mie mani,
ma non ho visto sottoporsi a questa operazione ne un vecchio
di eta estrema ne un bimbo di eta molto tencra. E neanche
voi avete osato procurare in questi casi un'cvacuazione attra-
verso il taglio delle vene, ne lo ha fatto mai alcun altro. E che
intendc significare Ippocrate quando afferma: 11 Sotto la cani-
cola o prima della canicola le purghe hanno un corso difficile »
o quando, in un'altra occasione, sostiene: 11 D'estate bisogna
purificare le parti superiori, d'inverno quelle infcriori n? Ti
sembra che egli sia nel vero o nel falso? Io penso che voi non
abbiate la possibilita di rispondere ne in un scnso ne nell'altro.
Infatti, se voi direte che egli e nel falso, non rendete onore
alle apparenze fenomeniche che pur fate mostra di rispettare:
appare chiaro, infatti, che la verita sta propria in do che Ippo-
crate afferma. Se, invece, direte chc egli e nel vero, allora voi
venite a prendere in considerazionc le stagiuni dell'anno e le
localita, che pur dichiaravate non essere utili.
Ma io p{'nso che non vi siate mai allontanati dalla vostra
patria e che non abbiate fatto mai esperienza delia diversita
delle regioni; altrimenti voi sapreste, senz'altro, chc quelli che
vivono nel nord non ricscono a tollerare abbondanti defiussi
di sangue, come non li tollerano ne gli Egiziani ne quanti abi-
tano nelle regiuni dcl sud; invece quelli che risiedono nei paesi
intcrmcdi ricevono spesso un sollievo manifesta dai salasso.
Il fatto, poi, che voi non vi degnate di esaminare neanche
le parti del corpo mi sembra davvero strano e gravemente
assurdo, essendo esso in contrasta non solo con la verita delle
cose, ma anche con le vostre stesse pratiche. In nome degli
dei! Se si riscontra un'infiammazione, questa ha bisogno del
medesimo trattamento tanto se essa appare su una gamba
quanto s~ in un orecchio o nella bocca o in un occhio! Ma,
allora, perche vi ho visto tante volte scindere anche con un
bisturi le infiammazioni alle gambe e spalmarle di olio, e non
vi ho mai visto comportarvi nella stessa maniera con gli occhi?
E perche gli occhi infiammati li curate con farmachi astringenti
enon ungete, invece, con i medesimi farmachi anche le gambe?
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SCETTICISMO E MEDICINA 723
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SCETIICIS)IO E l'oiEDICI~A
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SCETTICIS:-.10 E MEDICINA
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SCETTlCIS~lO E MEDICINA 727
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SCETTICIS~IO E MEDICINA
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SCETTICIS~lO E ~lEDICINA
uomo che con diligenza e per molto tempo si sia dedicata al-
l'attivita dell'arte, quale difficolta avrebbe incontrato a me-
ditare che sovente la natura, la quale govema l'essere vivente,
utilizza un impulso piu forte del solito per svuotare, per mezzo
di esso, tutto il materiale superflue, quasi mettendolo alle strette
e respingendolo? Le crisi delle malattie, infatti, avvengono
prcsso a poco in questa maniera. E tralascio le altTe cause
dclle evacuazioni, e cosi pure quelle delle ritenzioni, che alle
prime sono pari e contrarie. Un simile discorso non si pre-
sterebbe ad essere ascoltato dalie orecchie dei Metodici! 75 Ma
io ritomo su cio che mi sembra essi possano capire: che, cioe,
talvolta l'occhio pua avere un deflusso, perche l'umore o e
divcnuto abbondante o si e assottigliato oppure e stato espulso
dalla natura attraverso questa parte del corpo, scnza che gli
stessi corpi subiscano un'alterazione che sia piu che naturale.
Bisogna, ovviamente, fare in moda che l'umore sottile diventi
grasso e fare uscire fuori quello che e sovrabbondante. L'im-
pulso della natura, ove si presenti con opportunita, lo si deve
accogliere senza intervenire sulla stessa materia corporea che
costituisce gli occhi, dal momente che questa non e la causa
del deftusso.
La credenza, pero, che un certa tipa di infiammazione sia
'' affezione astretta » e un altro tipo sia « affezione complicata »
non so carne possa sbucar fuori dalla testa di gente che ragioni!
In prima luogo, infatti. i Metodici si sono dimenticati dei loro
stessi discorsi: che, cioe, non bisogna identificare il deflusso
morboso con l'evacuazione o l'astrizione morbosa con la sem-
plice ritenzione, ma che bisogna dedicare una particolare at-
tenzione alle 11 disposizioni n dei corpi. Orbene, dal momente
che queste 11 disposizioni )) si trovano ad essere del tutto simili
e l'infiammazione che si riscontra in questo determinata mo-
mente non appare per nulla differente da quella di prima se
non in quanto dall'una si produce un deflusso e dall'altra no,
e senz'altro una grave assurditâ ritcnere che l'una sia a com-
plicata» e l'altra sia « astretta n. In secondo luogo, carne mai
a loro non e venuto in mente di fare il seguente ragionamento,
che pur era cosi ovvio: che, cioe, ne in una mana ne in un piede
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730 SCF.:TTJCIS~fO E MEDICINA
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SCETTICISMO E MEDICINA 73I
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732 SCETTICISMO E MEDICINA
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SCETTlClSMa E MEDICl~A 735
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SCEITICIS~IO E MEDICINA
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DE
Dl DTATIO PBILOLOGI A
Q\ IC
ll liNAE
J'OJUUB ABOLI 080801
1 7• .
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SCETIICISMO E MEDICINA 737
Diciamo, adesso, tutto queUo che non ancora e stato detto Vl. 54
a proposito delle parti ce costitutive 11 delia medicina. Esse sono,
del resto, le piu utili di tutte.
6. Evidente glossa dcl traduttore latina.
7· Galcno ama cogliere molte somiglianze tra la metodologia empirica
e quella razionalistica; percib egli cita qui il dommatico Erofilo.
8. Glossa. probabile de! traduttore latina.
9· In cap. VIII.
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SCE11"1CJSMO E ~IEDICINA
10. Galcno, pur parlando da Empirice, non puo iare a meno di usare un
termine aristotclico a lni molto caro e da lui ampiamcnte sviluppato nel D1
naluralibus faeultalibus.
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SCEITICISYO E MEDlCl!IIA 739
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740 SCETTICISllO E ltiEDICINA
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742 SCETTICJS)t0 E l'riEDICINA
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SCETTICJSllO E lfEDJCINA 743
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744 SCETIICISMO E MEDICINA
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SCETTIClSMO E MEDICINA 745
20. Seconr!o il Bonnet si tratta di un'interpolazione che gi~ era sul tcsto
grccu trovato da Nicola. tli Reggio.
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SCETTICIS)IO E MEDICINA
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SCETTICIS:\lO E !I.IEDICINA 747
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SCETIICISMO E YEDICJN.'\
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SCETTICISI\10 E MEDICIN.'\ 749
cosa vera prima di farne esperienza pratica: un grado mag-
giore o minore di speranza o di fiducia non e affatto in rap- 25
porto diretto con una qualsiasi delle singole affennazioni, e
cosi pure nell'ambito delia somiglianza c'e cio che e pin e cio
che e meno simile. Difatti la peculiarita della somiglianza che
si riscontra sulla base deli'esperienza non viene conosciuta in 30
modo semplicistico ne casuale. Qudlo che, ad esempio, e simile
rclativamente alla figura o al calare, alla durezza o alla mol-
kzza, risulta, a seguita dell'osservazione, solo in minima mi- 35
sura capace di effettuare operazioni simili; invece si e sca-
perto che quelio che e simile relativamente all'olfatto o al gusta
perviene il pin delie volte al medesimo risultato, e tra queste 71.
\lue cose vi perviene maggiormente cio che e simile in relazione
al gusto, e, sempre nell'ambito di questi due sensi, ancor pin
eia che e simile in relazione a tutti e due insieme, ossia al-
l'olfatto e al gusto. Se, poi, per sovrappiu saranno compresenti 5
figura e consistenza, le somiglianze risulteranno massime e
capaci di produrre le medesime affezioni. Ma anche delle cose
simili secondo il gusta bisogna giudicare la somiglianza non in
base aduna sala qualita- ad esempio all'acredine o all'astrin- to
genza, all'amarezza o alia dolcezza, all'asprezza o all'acerbezza
o alia salsezza -, ma bisogna fare attenzione in maniera scru-
polosa a tutto l'insieme di proprieta che quelie cose posseggono.
Infatti anche l'aloe e la squama del bronzo sono astringenti, [5
ma illoro gusto e repellente e velenoso, ed esse non somigliano
affatto ad una mela cotogna e, quindi, non sono neppure
commestibili: percio non bisogna passare dalla mela o dalla 20
nespola ad esse ne bisogna somministrarle a soffcrenti di coliche
intestinali o di dissenteria. Invece per ehi abbia bisogno di far
cicatrizzare una ferita sulla superficie del corpo e possibile
passare a tutti gli astringenti, ancorche questi siano velenosi, 25
giacche noi abbiamo esperienza di molti tipi di farmachi sif-
fatti che riescono a causare un consolidamento. Nel caso, in-
vece, dei malati di dissenteria e preferibile passare da comme- 30
stibili a commestibili e pai, in un secondo mornento, a qut>lle
sole cose che non sono commestibili e che, oltre ali'astringenza,
non hanno alcun'altra proprieta piccante, soprattutto ne acre-
dine ne amarezza. Difatti e stato osservato che queste pro- 35
prieta, anche da sole, esacerbano tuttc le ulceri, anche quando 73
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750 SCEITICISliO E 1\IEDICINA
25. La la~una del testo potrebbe essere colmata, sccondo il Bonnct (p. _;6,.
n. 3) ne! modo segucntc: • Allo stesso modo anche in base all'istorla la spcranza
del possihilc puo diventare maggiore o minore, sccondo che ... •.
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SCETIJCISlllO E )IEDICINA 75I
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752 SCETTICISMO E MEDICINA
pietrificato delia sua pelle cadde giil carne il guscio dei cro-
stacei, e la pelie rimasta appariva molie come quella dei granchi
5 o dei gamberi scrostati.
Un altro episodio del genere capito, per un caso simile,
nella Misia asiatica, non lontano dalla nostra citta 28 • Un uomo
che soffriva di elefantiasi praticava le acque tennali sgorgate
10 spontaneamente dal suolo, sperando di trarne sollicvo. Gli era
amica una schiava giovane e belia, che aveva un buon corteo
di amanti. A costei l'infermo affidava tutte le cose di casa sua,
15 anche quelle che si conservava nella dispensa. Una voita, mentre
gli amanti delia ragazza venivano menati dove costei si lavava
in una casa vicina situata in un luogo arido e pieno eli vipere,
una eli queste cadde in un boccale di vino che era stato messo
20 li a terra per negligenza e mori. Stimando di far tesoro da quel
fortuito accidente, la ragazza porto al suo padrone il vino di
zs quel boccale. Qucgli lo bevve e guari, propria come era guarito
l'altro malato che abitava nella baracca.
Eccoti duc insegnamenti scaturiti dall'espcrienza fortuita;
30 ma un terzo, oltre questi duc, e scaturito dalla nostra abilita
imitativa.
78 Poiche un tale era affetto dalla stcssa malattia ed era piil
colto degli altri duc e gia da molti anni si tonnentava grande-
mente e diceva che era preferibile marire anzich~ vivere in
quello stato, io gli resi noti i due casi suddetti. Egli era esperto
5 di auspicina e aveva un amico mirabilmente provetto in que-
st'attivita. 1\'lentre si dava all'osservazione degli uccelli insieme
col suo amico, si senti indotto ad imitare cio di cui aveva avuto
10 nozione per mezzo dell'esperienza. Ma, bevendo vino cosl in-
quinato di veleno, divenne lebbroso. Dopo un certa tempo
noi lo guarimmo dalla lebbra con la somministrazione di far-
machi normali.
Oltre questi tre, un quarto, che possedeva I'arte di cattu-
•s rare vipere vive, era agli inizi eli questa stessa malattia e ce
lo comunico per guarime al piu presta. Noi, allora, gli inci-
demmo una vena, gli demmo un purgante che faceva emettere
bile nera e gli prescrivemmo l'uso delie vipere di cui andava
26. Ossia da Pcrgamo, patria di Galcno ... e del supposto Medico Empirico
che qui starcbbe parlando.
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SCETTICISMO E l'rlEDICINA 753
a caccia, preparandole in una pentola a guisa di anguille. Fu 20
questa la terapia che gli venne applicata e la malattia si al-
lontano da lui.
Un altro, che era un ricco signore. non dclie nostre parti.
ma delia zona centrale delia Tracia, giunse a Pcrgamo spintovi
da un sogno. In appresso, poiche il dio gli comandava di bere
quotidianamente un farmaco eli vipera e di ungersene le parti 30
csterne del corpo, dopo non molti giorni la malattia si muto
in lcbbra; ma anche quest'affezione fu curata, a sua voita, per 79
mczzo di farmachl prescritti dal dio.
Mossi da tutte quest'esperienze, noi abbiarno usato con 5
fiducia il fam1aco che si ricava in gran copia dalie vipere se-
condo il moda suggeritoci dai dio (si tratta del cosiddetto
(( antidoto teriaco ,,) ed inoltre abbiamo usato i sali teriaci, che
ormai molti medici preparano bruciando vipere vive e mesco- ta
landolc con certi farmachi in un vaso di creta nuovo; e, oltre
a cio, facciamo usare le vipere persino come cibo: tagliamo
ad esse il capo e la coda, come si fa nella preparazione di pa- 15
stiglie teriache.
Noi non pcrveniamo, comunque, a ciascuno d.i questi ri-
mcd.i in modo semplicistico e frettoloso, ma prima purghlamo
il paziente, come ho detto, e talvolta gli pratichiamo anche la 20
flebotomia, quando la sua eta glielo permette e non gli manca
il vigore. E far cominciare questa terapia nella stagione pri- 8o
maverile e
cosa che si addice comunemente a molte malattie
croniche.
Ho parlato di questi argomenti con una certa ampiezza, 5
per~hc malti rimcdi vengono trovati per caso e per imitazione
del casa. Difatti, come la fortuna ci offre il destro di vedere
tante cose dali'effetto spontaneo di un unico rimedio, cosi,
anche in virtu di qualche altro caso, e stato rinvenuto qualche ta
altro rimedio che, pai, produce il suo effetto in virtu dell'arte.
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754 SCETIJCIS!\lO E MEDICINA
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SCETIICISl.lO E MEDICINA 755
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SCETIICIS:\10 E MEDICINA
empirica, ma che egli stesso sia uno dei dommatici pin spericolati
nel fare le sue enunciazioni, tu puoi acclararlo dai rilievi che
15 abbiamo fatto a proposito delle sue afferrnazioni contra Severa
e ancor pin dalie sue polerniche contro Asclepiade, quando egli
zo dice di sapere con esattezza che tutti i 11 dogmi" di quello sono
falsi, quantunque infinite volte in molti suoi scritti egli abbia
reputato di accostarsi alle cose non-evidenti « come se queste
avessero, forse, una vera esi<>tenza o come se, forse, non l'aves-
25 sero" 34 • Ma nelle sue confutazioni contro Asclepiade a pro-
posito delia verita, egli reputa con certezza di aver demolito
le affennazioni di quel medico in quanto prive di ogni fonda-
30 mento. Pero quel Pirrone 36 , che da lui viene elogiata, non si
comportava cosi, ma era un uomo tranquillo e mite e certa-
Ss mente di pocbe parole nei limiti delia convenienza, a meno
che non sopravvenisse una qualche necessita. Cosi accadde una
voita ad un medico autenticamente empirica che si procurava
reputazione con le opere piuttosto che con un gran numero di
5 chiacchiere. Questi, dopo aver promesso di curare una grave
malattia, stava per eseguire un intervento chirurgico e di poi
si accingeva a praticare una terapia di farmachi con la sua
10 concreta opera, come ebbe a provarc in seguito. Ma, mentre
33· Cosi propone il Bonnet (p. 64, n. 2) al po;;to di fallacia della tradnzione
latina.
34· Riaffiorava cosi in Menodoto, secondo Galeno, quclla dotbina dcl
• come se • che era di origine retorico-accadcmica.
35· Per queste caratteristiche di Pirrone, qui clogiatc anche da Galeno,
dr. NATORP, Forschzmge11 ~ur Gesch. des Erk~ntJI., p. 158.
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SCETTICISMO E ltiEDICINA 757
vi pare e piace JJ. Detto cio, uscl da quella casa. Ma anche il
ciarlatano fu costretto ad andar via, perche i familiari dell'in-
fermo lo lasciarono alle sue chiacchiere, mentre richiamarono
quell'altro che con la concretezza delle sue opere dava prova
delia propria arte, e gli affidarono la cura. E, in verita, non 25
solo quel sofista, ma anche lo stesso Demostene, che fu il pin
ahile oratore, non avrebbe mai potuto indurre gli uomini a
non affidarsi a quelli che realmente hanno dato prova di que- 30
st'arte per mezzo delle opere.
Cio nenestante, contre il celebre Ippecrate, che e state 86
l'ornamento di quest'arte, Serapione- questo nevello Asclepio!-
oso scagliarsi con tanta impudenza, tramandande, carne se fosse
il prima dei medici non-dommatici 38, meravigliose lodi di se 5
medesimo, senza fare neppure un piccolo cenno anche agli
altri medici dell'antichita che, ancora oggigiomo, costituiscono
il decero dell'arte.
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SCEITIClS:\10 E MEDICINA
dusioni finali - Galeno continui a pariau non in nome proprio bensi in nome
eli un mcclico cmpirico di ample veo:lute e ricco di capacitâ critiche.
40. Probabile allusîonc all'opcra De Ase/. 1loctr. in otto libri (cfr. GALEN.,
Scripla min. II. 115. 2).
41. Cfr. GALEX. voi. X, pp. zS segg., 122 H:uhn.
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SCETIICISl\10 E !IIEDICI~A 759
precisavo che, tra tutte le cose che noi ennnciamo, sono state
conosciute alcune esclusivamente in base alia sensazione, altre,
invece, in base al sopraggiungere in esse di una 11 nozione ra- 10
zionale" di cio-che-e-conseguenziale e di cio-che-e-contrastante;
e, a proposito delle cose conseguenziali, ho dimostrato anche
che ce n'e una fondata sulla necessita e che viene vista con 15
evidenza dalie persone di natura sennata, e chc ce n'c un'altra
contingente, che non trova un proprio fondamento nella ne-
cessita; ed ho precisato, altresi, che la maggior parte degli
uomini cade in errore per la sua faciloneria, giacche pone come
necessario cio che, invece, e contingente; e appunto in questo 20
modo trae origini il disaccordo tra i Dommatici, dal quale se
noi ci terrerno lontani, saremo, si, soggetti a parecchie sconfitte,
ma faremo anche noi le nostre emmciazioni, su certe questioni, 25
cun reciproca concordia, come fanno i geometri, i computisti 90
e gli aritmetici.
1\'la si da il caso che i Medici Empirici siano, a loro voita,
in disaccordo tra loro per il medesimo motivo, come ho detto
nelle mie annotazioni a proposito delle loro discrcpanze! -tz 5
42. A quest'opera Galeno accenna în Dţ libr. propr.• Scripta mi11. II. 115,
5 (\Iiiller (dr. fr. 1 Deichgral.Jer). Pre•mmil.Jilmente Galeno intendeva dîmo-
strare che il tropo della Îllll?I»VUx era un boomcrang per gli Scettico-empirici,
chc lo lanciavano allo scopo dî colpire î Dommatîcî.
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INDICI
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INDICE DEI NO~H
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INDICE DEJ NOl\U
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INDICE DEI NO!ofl
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IXDICE DEI NO!Itl
Carlesio R., II, 167, 168, 543· 387-390, 399·40.?, -t06, 407, 411,
Cassandro, 331. 413-421, 425-428, 4JO, 431, 433,
Cassio, Lucio, 45R. 434. 436, 438-44o, 4-P· 443. 446,
Cassio, filosofo, 735· 449. 45°. 452, 455-457· 459. 460,
Cassio, iatrosifista, 675. 462, 468, 473. 476. 477· 479. ~81,
Cassio, medico, 6;2, 704. 482,485.490,495.496,500,501,
Castello D., 685. 5 o 4- 5 os • .510, 5 11, st6- 5 1s, 5 2o-
Castiglioni A., 42, 669, 673. szJ, 526, 527, sJo, 531, 536, 537,
Catilina, Lucio Sergio, 14, 28, 485. 548. 555. 556, 559, 561, 566. 583,
Catone, ccnsore, 28, ::!23, 230-232, 613,638,654,658, 66o, 663,66 4,
373. 452. 6p, 678. 705.
Catone, uticense, 96, 98, 368, .p5, Cicerone, Quinto, 306, 309, 313,
449- 321, 324, 325, 327, 339·
Catullo, 4•12. Cipselo, 351.
Catulo, Lutazio, 425, 455-457. 461, Claudio, imperatore, 671.
482,484,486,496,501, 535· 537· Claudio, Publio, 312.
Celisocrate, 206. Clcante, 128, 129, 167, 179, 181,
Cefisodoro, 185. 247· 298. 352, 491, 525. 534·
Celio Aureliano, 672, 673. Clemente Alessandrino, 364, 365,
Celluprica V., 351. 683, 711.
Celso, 672, 684, 688, 696, 698, 699, Cleocare, 178.
70l, 705, 706, 714. Clinton, H. F., 399.
Censorino, 229. Clitomaco, 29, 35, 6o, 141, 142,
Censorino, Lucio, 390, 510. 150,215.224,230. 237· 238,283,
Ccsare, Caio Giulio, 313, 314, 319, 284, JJI, 370, 387-391, 399, 403,
320, 336. 433. 455· 406,426,456,460,482,484,494,
Chappuis J ., .p, 411. 507, 509, 510, 513, 518, 531, 533,
Chatelct F., 41, 547· 654. 658.
Chatzilysandros E. A., 42, 545. 552. Cobenius, 78, 79-
Cherniss H., 43, 137. Colardeau T., 43·
Chevalier J., 43· Collart F., 683.
Chilton C. W., 43· Colli G., 544, 644.
Chisholm R., 43· Colote, 193-196.
Chouet P. e J ., 574· Colson F. H., 554· 571, 572.
Cicerone, Lucio, •P7·419. Conrdd F., 43·
Cicerone, Marco Tullîo, II, 14, 28, Copernico N .. sn.
30, 32, 36, 66, 72, 8:z, 95-99, lJJ, Cornee, 507.
137. 139. qo, 152, 154. 157, 158, Coribo, 106.
163, 166-168, 170, 180, 11'!9, 190- U:lroelio, Publio, 373·
19J, 195-197. 199. 201, 212, 215- Cornford F. M., 71.
224, :u6-230, 235. 237. 241, 257. Cortassa G .• 43, 59, 88, 91, 119,
259. 263. 26-f, 271, 282, 28), 285. 125, 127.
286,288,293.295.296.299.306, Coruncanio, Tiberio, 273·
J08-JIO, JIJ, 315, J21, JH, 327, Cotta, Aurelio, 264, 270, 274. 285,
335, 337, 3~5. 347• 348, 350, 353• 291, 299. ]02, 304, J06, 498.
357, 361, 362, 364-374, J76-j8I, Cotys (Coti), 62, 67.
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INDICE DEI N0!\11
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768 ISDICE OEI NO~II
180, 198, 199, 264, 266, 273, 276, Dione di Alessandria, 457·
287. 316, J2j, )40, 345. )66, )')0, Diane di Prusa, 655.
414, 4~2. 491, 518, 519, 521, 522, Dionigi di Alicamasso, 292, 328.
541,543,550,553,564, 584,6o~ Dionisie, 491.
602, 6o6, 6j6,67o, 671,680, C.9z, Dionisio, metodica, 673.
731, 755· Dionisio di Corinto, 561.
Dihle A., 683. Dionisie di Eraclea, 132, 490.
Dillcr H., 4·h 671, 673. Dioniso, 290.
Di Martino M., H. Dioscoride (pseudo), 671.
Dinomaco, 365. Dioscuride di Cipro, 12-4.
Diode di Caristo, 613, 671, 6]8, Dodds E., 44·
68g, 713. Doge H., 44, 412.
Diocle di Cnido, 184, 236. Donato, soo.
Diode di Magnesia, 63, 67, 184. D'Orazio A., 44·
Diocleziano, 654. Doring K., 44. 6J, 7o, 85, 121,
Diodoro, empirica. 672. IJO, 172, 175, 181, 258, 259, 308,
Diodoro, peripatetico, 367, 404-4o6, 351, 353. 404, 493. 527.
Douglas A. E., 426.
527, 53 2 ·
Diodoro, stoico, 181-183, 351, 352, Drabkins B., 672.
Drcxler H., 227.
J6j, )89. 51 7·
Diodoro Crono, 7o, 85, 115, 164. Dumont J.-P., JO, 44·
Dilring I., 6H.
353· 401, 493. 534. 6o2.
Diodoro Siculo, 187, 289.
Diogene, amico di Arcesilao, 18o. Ecate, 182, 293.
Diogene di Babilonia, 215, 227, 2Jl, Ecateo di Abdera, 64, 68.
JJ2, 348, 362, 371, 372, 507, 5JI. Edelstein L., 68.
Diogene Lacrzio, ]O, 34· 57· sB. 61- Edipo, 361.
6). 65, 66, 69, 70, 73, 74, 78, Bo, Edmonds S. ~I., 207.
84, go, 92, 94, 100, 102, 104, Egesino, 205, 2o8, 212, 215, 232,
105, 107-JIO, 108, 109, 1I5-118, 459·
121, l2J, 124, 126-IJJ, 137, I.J2, Egger E., 76.
149, 155. 158, I6.J, 167, 172, 1]4- Egisto, 304.
179· 181-184, 187, 189, 191, 194, Ehle 0., 44. 412.
196, 199. 205-207, 209, 212, 215, Einarson B., 171, 194·
216,219,224,228,233. 2)6,2.J2, Elena, 244. 254.
250,258,261,266,269,270,278, Elettra, 15, 2.p, 252, 253.
337.355.365. 375· )82, 383.388- Eliano, 106, 12-:z, 208, 230, 294·
390, 435, 436, 439-441, 448, 454• Elio, Lucio, 431 .
.J60, 461, 466, 469, 490·493. 497. Elio, Sesto, 379.
soz, 504-so6, szz, 526, 530, 534. Emone, 175·
541, 543"546, sso. 554-556. 565- Empedocle, 71, 448, 458, 492, 519,
570. 582, 598, 616, 623, 6.n. 6 4 3. 564, 584, 6jo, 671, 689, 6go.
646, 6ss. 656.672.675,686,698, Enesidcmo, IJ, 17, 2I, 25, 33, 37•
755· 38, 57, 61, 65, 73, 78, 86, 88,
Diogene di Sinope, 601, 6o3. Sg, 101, 104, 105, 109, 125, 143•
Diogene di Smirne, 63, Joo. 156, 166, 170, :!25, 327, 357· 375·
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INDICE DEI N0!\11
404, ·P3. 427, 471, 541, 542, 543, Erofilo, 585, 613, 67o, 676, 689,
544· 545· 546,547· 548,549.550, 691, 693, 694, 737·
551, 552, 553. 554. 555. 557, 558, Eros, 284.
559. 573. s86, 6o8, 6og, 612, 61-f, Eroziano, 67I.
616, 619, 621, 622, 623, 626, 633. Escbilo, 433-
634. 636. 637· 638, 639. 643· 64-f, Eschinc, IJI, 339, 395, 406, 460.
645, 6 4 6, 649, 6so. 656, 672, 674, Eschine di Napoli, 389.
675, 677, 681, 682, 694, ]OI. Esculapio, 292, JOS, 341, 688.
Ennio, 297, 300, 304, 326, 329, 337, Esichio, 126.
338. 343· 349.432,462, 479· soo, Esiodo, 149, 292, 394-
SOI. Ettore, 228.
Enomao, 304. Eubulide, 258, 261, JOS, 493, 505.
Epicarmo, 109. Eubulo, 124, 125.
Epicomo, 227. Euclide, 527.
Epicuro, 58, 61, 66, 6g, 86, 88, Eudamo, I73·
89, 92, 93, 95, IlO, Il], 132, 141, Eudemo, 673.
151, 1]9. 193. 195. 199. 21], 22J, Eudoro, 412, 430.
265, 268,269,270,2]1,272, 273, Eudosso di Cnido, 331, 603.
274,27],282,J2I, 327,338, J48, Euforione di Calcide, 345·
354, 355· 356, J57· 367, 383, 392, Eufranore, 124, 125.
430, 431, 49]. 498, so6, 509. 5Il, Eumene 1, re di Pergamo, 176,
512,523,527. 5J2,534.564,594. 177, 208.
6o2, 6o4, 6o8, 6og, 623, 647, Eupolis J ., 44·
654- Euriloco, 68.
Epifanio, 233. Euripide, 70, 71, 147, 148, 153,
Epitteto, 352, 534· 172, 182, 198, 219, 242, 24'J,
Eracle, 238, 253, 254, 257, 604. 252-254, 257. 294, 308, 314, 371,
Eraclide Pontico, 67, 125, 138. 4J3· 501, 586, 602.
Eraclide, scettico, 541, 672. Euristene, 332, 482.
Eradide di Taranto, 672, 681, 689, Euristeo, 257, 501.
757. 758. Eusebio, 32, 61, 62, 100, 109, tto,
Era.clito, IJ, 7I, r8I, 195, 270, 287, 121, 130, 139, 150, 152, 169, 184,
345· 456. 457. 519, 547· 551, 552. 194, 206, 207, z66, 391, 492, 5·41·
564, 6o8, 634-637, 639, 727. 544· 559. 6g:z.
Evandro, 205. :zo8, 212. 232, 459.
Erasistrato, 613, 67I, 672, 676,
Evans E. C., 44·
689, 69I-6gJ, 699-702, ]IJ.
Erasmo di Rotterdam, 653.
Eratostene, 67. Fabricius J. R., 275. 541, 574• 623.
Ercole, 290, 292, JOI, 501. Fannio Strabone, 459.
Erillo, 98, 99, 366, 367, 526. Favier A., 45. 674. 677.
Erma.rco, 506. Favorino, 21, 28, 36, 45, 61, 78.
Ermia, 235. ro6, 228, 236, JJ6, 427, 545. 565,
Ermippo, r8o. 654, 655-665 , 698.
Erodoto, 25, 63, 14J, 291, 3J2, Fay A., 681.
337. 392, 482, s6r, 584, 602. Fedone, 129.
Erodoto di Tarso, 38, 125, 675. Ferecide, 154, 316.
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no INDICE DEI NOMI
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INDICE D.El NO"lll 771
182, 191, 206, 400, 412, 417. 545· Kern F., 3'.13·
550,551,623,643,644.646,655. IGdd J. K, 68, 388.
Hobein H., 657. J{iessling A., 41.
Hoyer R, 46, 41 I. King I. E., (•2, 227.
Huygcns Ch., 221. l{neale ~L. 47-
Huit C.. 46. Kneale "'·· 47, 404.
Hume D., II, 1fi4, 264, 54!. l{ochalsky A., 47• 254. :z6o, 574.
Hunt 1\I. S. K., 401, 426. 6o7, 6og, 615, 617.
Husserl E., (j, IO, 11, 544· Kock Tb., 394. 592.
Koerte A.. 592.
1\:ocstler A., 220.
ln:ta, 522. Krămer H. J., 47-
h•rode, 177. 1\:ranz ,Y., 64, i''· 71, &~l. 92, Ioo,
lt"rone, z6~. 265. II6, II9, 122, 127, I.JJ, 1-J~. 154,
Ieronimo di Rodi, 95. 122, 178, 198, 199, 264, 266, 273, 270, 287,
li9. 3h4, 367. 52i, 532- 310, 325, 3-10, 345, 306, 48:.!, 49I,
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772 INDICE DEI NOMI
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INDICE DEl NOMl 773
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774 INDICE DEI NO~II
Pacuvio, 432, 462, soo. 106, 108, 109, Ilo, II5, 117, 119.
Pagliaro A., 683. 121, 12], 124, 127, IJJ, 139, 163,
Paleikat G., 49· 164, 174, 181, 182, 18], 195, 366,
Pan, 324, 338. ]67, ]88, 445· 524,527.542, 544·
Panezio, ]6, 152, 331, 334. 335, 555· 674. 6]5. 684, 694. 755·
3]1, 387, 401, 406, 412, 449. 452. 756.
520, 53 o, 6 5 8. Pisano G., so.
Panfilo, 269. Pisone, 1\farco, 417, 419.
Panisco, 324. Pistdli E., so.
Paolo III, papa, su. Pitagora, 126, 152, 153. 229, 270,
Pappenheim E., 49, 50, 120, 143, 339· 68g.
545. 551, 557. 574. 6oo, 638. Pitocle, 178.
Paridc, 304. Pitone, 67.
Parmenide, t6, 22, 85, 100, u6, Pizia, 338, 339·
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INDICE DEI NOlll 775
Plasberg 0., 226, 427, 443, 480, Poletnarco, 215. 387.
518. Polemone, 34, 142, 14'), T_'jO, 155.
Platane, 16, 17, 2o, 21, 24, 26, 27, t8I, 184, 191, 367, 417, .p8, 444·
29, 34. 35. 36, 57. s8, 66, 71, 515, 528, 532.
82, s5 • 92, 9 4 • 126, 129, 1 33 • 1 37, Polibio, 376.
138, 1]9, 140, J41, 142, 143, 144, Policleto, 536.
145, q8, 149, 150, 152, 153, 154, Polidoro, 500.
155. 157· 158, 159. 163, 164, 165, Polieno, 5 II.
172, 173. 174· 180, 185, 186, 187. Polluce, 258, 292.
191, 193. 194· 195. 197. 218, 219, Pompeo, Quinto, 458.
22J, 225, 227, 23J. 2J6, 268, 269, Pompeo, Scsto, 313, 3q, 336, 429.
276,282,301,304, )08, 327,331, Popk.in R., 50, 51.
33!J. ]62, J69, 372, 373. 374. 375. Portirio, 64, 126, 296, 299, 580.
376, 377. 380, 390, 393, 394, 396, Poseidone, 283.
400,402,406, 412,41J,414,415, PosiJon.io, 36, 6S, 264, 317, 318,
417, 419,421,427,430,431, 433, 371, 387. ]88, 401, 416, 551, 552,
435, 436,439,442•443• 449,458, 638-
459.468,483.492,504,519,521, Potone, 149·
522, 523, 527, 530, 534, 551, 559, Prailo, 124.
569, 571, 6ot, 6o2, 6o6, 639, 656, Prantl K., 51, 258, 679.
657. 66g, 674· 677, 691, 697. Prassagora, 670, 676, 689, 692.
741. Prassitele, 321.
Ps.-Platone, 440, 580. Preller L., 124.
Plauto, 483. Priaruo, 313.
Plezia M., 50, 412, 426. Probo, 290.
Plinio, 131, 230, JOI, 317, 324, 333, Procle, 332.
33<1· ]46. 496. 521, 598, 670·672. Proclo, 6'f, 129, 152, 482.
Plistarco (Pistocrate), 63. Proculo, 673-
Plistonico, 692. Prodico, 127.
Plotino, 140, 141, 154. 159, 554· Prota.gora, 16, 18, 27, 59. 82, 100,
I 19, 264, 266, 533. 543, 6o6,
Plutarco, 21, 30, 36, 64, 68, 70,
92, 95. 106, 125·127, 148, t66, 647·
Proteo, 254.
168, 171, 174-176, 178-180, 193·
Puccinotti F., 51.
1')6, 199. 206, 219, 225, 227-231,
Puech H. C., 1J9-
233. 235, 258, 335. 338, Joi, 365,
368, 370, 372, ]82, 383. 389-391,
399.411,414, 427,439.440·449· Quintiliano, 123, 388, 391, 406,
451,452, 56o, 654.655,657.658, 4JO, 443, 460.
683, 6g8.
Poualirio, 688.
Pohlenz M., 50, 75. 95, 97, 98, Rabirio, 130, 431.
127, l_'i2, 156, 165, 16], 1 7 1, 181, Rackham H., 62, 170, 226, 427.
194, 19_5, 198, 209, 215, 219, 221, Rava A., 51.
225, 230, 290, 292, 317, 334· ]62, Ravaisson J.-G.-F., 541.
387, ]88, 389, 406, 412, ·114- 400, Rayruond G. :\1., _5I.
534· 552, 677. Heale G., 119.
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INDICE DEI NO:M.l 777
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INDICE DEI NOlU 779
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INDICE DEI PASSI
A Alessandro Etolo :
Test. 10 Sncll IZJ
Agostino:
Co11tra Acad. Alessandro Polistore :
1, 4 n. 17, 140 fr. 144 Mull;;r = 30 Jacoby
11, 9 n. 17. 140 n. 1, 227
I0-12 n. 16, r:;7 fr. 146 ~luller = 32 Jacoby
II-12 n. 14, 219 n. 6, 63
26 n. 14, 219; n. :,425
28 n. 14. 219 Alessino:
29 n. 19, l.fi
111. 14 n.2,-125 Test. 86 Doring 175
15 n. 2,426
15-16 n. 2o, 157; n. 51, 201 Anassagora:
20 n.2,425
59 A 49 Diels-Kranz n. I8J, 519
37 0.]2,436 59 B 21 a Die-ls-Kranz n. 104, 6oo
37·oJI 1oo-I07; n. 20, 184
J8·41 n. 7, 195
41 n. 7. 388; n. 12, 401; Anassimandro:
n. 1o6,495 12 A 13 Diels-Kranz n. t8t, 518
43 n. 18, 140
45 n. 18, 140 .Anassimeae:
Cot~traIulian. P~lag.
I 3 A 9 Diels-Kranz
IV. 12, 61
De civ. Di!i.
1, 6 n.6,663 Antifonte:
7 n. 7, 664 87 B So Diels-Kram: 345
V, 1 scgg. n. 7, 412
VIII, 4 n.32,436
XIV, 23 381 Antioco di Ascalooa:
XVI, 9 n. ZOI, 522 Test. 2 Luck Il. Z, 4II
XIX, 21, 379 n. 27, 379 Test. 54 Luck n. 12, 413
Rctract. Test. 65 Luck 240
J, I, II n. 18, 157
1, 12 n. z. 153 Antioco di Laodicea:
Dt: Tri".
n.24, zzr fr. 282 Deichgrăber n. 136,88
X. 5-9
XII. 7 n. JZ, ZZJ
XV, passim n. 45,,582 Antipatro di Tarso:
Sloic. vcl. /TtJg.
Alessandro d.i Afrodisia: ll1, 4 346
7 n, ll, 229
De fato. 8 n. 15, 235
zz n. 50, 711 21 n.40,466
35 Il. t8, J0-4 67 n.ZZ,JOS
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INDICE DEI PASSI
Antistene: Equil.
fr. 111 c Decle"a n.123,86 664 n. 10, 182
715·8 n. 20, 396
L1•S,
Antologia Palatina: • u18 n.4, 210
III. 9 180 Nub.
VII, 104 180 52f n. 4. 210
H5 zo8 1475 n. IO, 182
Ratr.
Antologia Plauudea: 293 n. 13, 182
II, 382 395 scgg. n.8, 151
173 1160 D. ID, 182
III, 56 173
V, 39 229 1496-9 n. JJ, 151
Tlusm.
461 n. IO, 182
Apollodoro : ţ'esp.
Bibliot. 66 n. 4· 210
II. 6, z n. 6 5 . 290 fr. 991 11.'25, IDO
Crlmaclre.
fr. 15 Jacoby 1]1 AristoDe di Cbio:
fr. 16 Jacoby 181
fr. 39 Jacoby Il.], 63 Stoic. vel. frag.
fr. 51 Jacoby 1. 242 n. IJ, 304
fr. 344 jacoby Il. 1,149 248 n. IJ, 304
fr. 345 Jacoby n. z, •·19 JJJ·fOJ D.J,95
fr. 346 Jacoby Il.], l-19 343 n.z,164; 174
345 n. 41, 178
Apollodoro stoico:
Stoic. vet. jrag. Aristotele:
III. 14 n. 17, 219 A11. po~l.
1, 7•9 n.27,68o
Appiaoo: II, 13 n.2],68o
93 b 39 n. 14,250
De bel!o civili. 99 b ]6 n.42,468
V, 98 n.S6,295 1oo a 5 scgg. n. 18,678
A11. pr.
Arato: I, 3 n. 2, 644
PhaeriDntC!!Il. 19·21 n. 2, 644
39 2] n. 16, 259
43 27 n. 27,68o
28, 45 a 4 n. 2, 5.H
Archiloco: II, s. 57 h 18-H n. 2, 644
15, 6-1 b IU-2] n.25,632
Jr. 36 Bcrgk n. 14, 219
fr. 68 Dichl Cal.
7 n.z,644
Aristode: 8, 8 b 17•35 n. 69, ;24
10-11 n. ·1· 91; n.25, zBz
Ap11d Eust·b. Pm,·,'>. Evturg.
XIY, 17, 10·18, p q, 15 a IJ n. 20,637
100·110
De coclo.
18, f n, 29,550
rS, Zi I, 3· 270 b ]O St'gg.
ll.f. 6]
rS ad rmem
Eth. 11ic.
n. 1~6. 86
1. 1, 109.1 a 8 n. JG, 706
19, f ll. 1, 6]]
]. l!Of b 17 11.49• 710
De gruer. et corr.
Aristof.J.ne: 1. 2, 316 a n. 6,64.5
Acanr. 2. 316 a l f scgg. n. 25,632
1056 3•4 11. II, 624
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INDICE DEI PASSI
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INDICE DEI PASSI
Arnobio: Celso:
Adu. nat. De med.
III, 6 n. I,299 Proem. 1-75 688-705
17 D.)9,706
Arriano: 27 n. 38, 7o6
40·43 n. 53,714
Epictct. di5$. IY, n. 3
l, 5, 1-3
n.z5.699
n. Io. 195 21t 2 n. 8, 671
V, 25, 17 n. 8, 671
Ascanio di Abdera: Vlll, 10, 1 n. 25, 699
Test. II, 5, 384 1\llllle-r n. IO, 63
Censorino:
Ateneo: De dio~ 11at.
Deipnosoph. XV, 3 n. n, 229
I, 22 d 132 Cicerone:
IV, 158 a u8
16oc 129 Acad.
162 e 129 1 apud Non. 65 n. 16, 235;
VII, 279 f • 132 n. 28,460
281 d 132 III apud Non. 139 n.63,479
VIII, 354 e n. I6, I67 fr. 20 Mllller n. 20, 157
IX, 4o6a 127 (v. Lll&tlll. e Varr.).
X, 438 a n. 6, 122; n. II, :zo8 Ad Alt.
XI, sos e 131 1, 10, 1 n. 1, 4z5; n. 1, 449
s8o a segg. n. 17. 184 VI, 2, 3 0.22,459
XIII, 588 a n. 40, 131 VII, 2-4 n. 39,381
594 a n. 7, 349 XII, 5. 3 0.22,459
6o2 c n.24,46o; n.8.388 23, 2 n. 1,230
6o6 b D.II, :208 XIII, 9, 3-5 n. 1, 425
610 b 133 21, 3 0.248.537
611 a n. 3. 391
Brut.
XIV, 641 e n. 7• 3-19 36 n. 4. 399
61 n. 155, 51o; n. 229, 531
78 n. 29, 3So; n.64, 479
SI 0.22,459
c 101 n. 191,520
Callimaco: II7 D.226,530
224 0.2,449
fr. anon. 387 Schneider 198 309 n. 176,517
315 414; n. I, 4II
Callistene: 332 0.24,433
fr. 124 Jacoby Pro Carlio
0.39, 326
51 n. 18,457
De dîvi11.
Carncade: 1, 6 n.2,337
fr. 20 Wisniewsky D.23, 157 7 n. 10, 309
fr. 42 Wisniewsky n. 7, 217 9 n. 9, 309; n. 21, 321
fr. 53 Wisniewsky n. J, 390 22 n. 30,323
fr. Sr Wisniewsky n. q, 235 23 n. 31, 323; n. 32, 324;
n. 15,340
Catullo: 26 n. 17,3I2
Carm. 27·28 n. 18, 312
III, 29·30 n. 2I, 3I3
II n. 92, 492
JO D-47,328
Celio Aurcliano : 32 n.48,328
35 ll-45·327
De ac•tl. morb. 36 n.JJ,J24
I, 17, 166 49 n. 189,520
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788 INDICE DEI PASSI
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INDICE DEJ PASSI
D 19 n. 1,207
David: 34 I26
11, 6 130
Scl1ol. ad Arisl. Cal. 8 n. 2oo, 5:21
22-28 n, 6, 126 10 0.20,251
14 0.24·460
Demetrio Falereo: 19 ljl
fr. t68 Wehrli n. 64, 335 51 n. 6, 264
5.5 1]]
Democrito: 6o D. 44, 131
6z 0.44,131
68 a A Diels-Kra.nz n. 5, 6o6 64 n. 14,389; n.26,4()o
36 Diels-Kranz n. II, 64 66 I]I
74 Diels-Kranz 273 67 D.40, 178
8o-81 Diels-J{ram: 482 74·75 D.40, 178
II4 Diels-I{ranz n. 5,6o6 83 n. S, 212
137 Diels-Kran.z 340 85-86 D. 44, IlO
138 Diels-Kranz n. ], 317 8() D. IO], 493
169 Diels-Kranz ]68; 92 n. 4. 167; n. 116, 497
D. 142,90 97 n. 28, 435
B 4 Diels-Kranz 0.142,90 105 n. ]2, I]O
17 Diels-Kranz 70 106 n. 27, 175: n. 214, 526
18 Diels-Kranz 71 107 130
124 Diels-Kranz n. 7. 670 108 o. 14,258; n. 20, 251;
0.142, sos
Dicearco: J~IIO n. 102, 493
fr. 8 a Wehrli 63.5 126 129; n. s. 172
fr. 8 f Wehrli n. 205, 523 127 n. 37, 177
f:r. 17 Webrli 349 127 segg. n. 26, 175
III, 4 o. 1, 148
Diodoro Crono: 4-5 n. to, 126
Test. 76 Doring O, ]OI, 493 7 126; n. 8, 6,5()
Test. 122-125 Di'>ring o. n7. 85 31 n. ], 172
Test. 130-143 Durlng o. 10,401 49 segg. n. 3, 142
Test. 132 A Doring 351 s6 0.32,436
Test. 141 Doring 11. 2, 405
IV, 1 n. 4• 137; D. 1, 149
Test. 142 Doring "·4.405 3 n.2, 149; n.6, 189
6 n.31, 187
Diodoro peripatetieo : 13 o.2J6,SJ4
14 0.2,149
Test. 4 g Wchrli 18 n. 2, 142
Test. 6 Wchrli 2I n. 4. 149
22 n. 6, 172
Diodoro Siculo: 24 0.2,191
li, 4 D. 55,288 2() o. 3, 149
XX, 3 0.29,187 27 n. 8, 53; n. 4. 149;
0.225,532
Diogene di Babilonia: 28-45 171-181
St(liC. uet. Jrag. 29 n. 14, ISI
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790 I!IIDICE DEI PASSI
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INDICE DEI PASSI 791
116 D. 1, 555; h. 1,556; A ren.
n. 12, 557; n. 1, 643: fr. 5 Warmington 479
n. 14, 675 6 Warmington 500
u8 n. 8,92; n. 22,699 174 Warmington 337
X, :z IJ2 175-6 Warmington 338
7 n. 37. 69: n. IJ, 270; 454 Wo.rmington 329
n.5,382 546 Warmington 297
7-8 n. 18, 66; n. J, 92; Com. ;",,
n. IJ,7.70 fr. 427 Warmington 343
8 n. 20,66 Epicharm.
9 n. 26, 158; n. Ij.J89 lr. 1 Wannington 479
13 n. IJ,270 Ipllig.
14 n. 12, 270; n. 13, 270; fr. 206-9 Warmington 325
n. 3 1 • 755 Telam.
15 n. IJ,355 fr. 328-9 Warmington 349
15 segg. n. q6, 504 Trag. inc.
18 n. 6, 382 fr. 330 Warmington
23 n. 5, 382
32 0.41,198 Epicarmo:
92 n. 116,496
fr. 145 Ahr. n. 40, uo
Diooisio eli Alicamasso :
Rom. ani. Epicuro:
I, 38 n. 72,293 Ad Herod.
III, 70 n. 48,329 Sl-52 D. 41, 198
Ad M~n.
Ps. Dioscoride : n8-IJ2 n. 122, 86
II, 42 Sprengel n. 7, 671 lr. 114 Usener n. 4· 92
lr. 227 Usener n. 1, 92
Doaato: fr. 239 Usener n. 4• 191
lr. 244 Usener n. 2, 609
In Tu. Eunuch. lr. 246 Usener n. IJS, 118
III, 5. 12 O. 128,500 lr. 251 Usener n. 44· 201;
n. 52, 201: n. 41, 198
fr. 253 Usener n. 41, 199
E fr. 254 Uscner 199
Eliano: fr. 342 Usener n. 29, 198
fr. 31iR Usencr n. 29, 198
1-'ar. hist. fr. 393 Uscncr n. Ilo, 497
2, 41 D. II, 209 fr. 4t1 Usencr n. 10, 195;
3. 17, 14 n. I, ·ZJO n.25, 197;n.z~ 197
li, 41 n. 11, 205 lr. 420 Usener n. JZ, 198
12, 18 n.84, 295 lr. 436 Usener 382
IJ, 15 n. 4. 100 fr. 499 Usener n. 95
1,
fr. szS Usener n. 31, 198
Empedocle:
31 A 1,3 Dicls-Kranz n. 6, 669 Epifimio:
86 Dicls-Kranz n. 50, 584
B 2, 5 Dids-Kranz 71 Adr•. hacres.
2, 7 Dicls-Kranz 71 III, z, 9 n. 4. 100
6o Dids-Kranz 198 29•30 n. 4, ZH
61 Dicls-luauz 198
Epitteto:
Ennio: Diatrib.
Alcm. II, 18, 18 D. I]7,504
fr. JO·J6 Warmington jOI 19, 7 n.:z41,534
37 \Vannington 480 l'J, ~~ D.7, 350
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792 INDICE DEI PASSI
Eraclito: Eubalide:
22 A 1 Diels-Kranz n. 50,582 Test. 64 Doriog o.s. ]08
1 a Dicls-Kraoz 0.48,287
3 a Diels-Kranz 0.48,287 Euclide di Megara:
B 10 Diels-Kranz o. 50,582
Test. 8 Doring n. 32, 130
47 Diels-Kranz 71
Eudosso:
Eratostene:
fr. 14 Gisinger
fr_ 23 Jacoby 0.26,66 15 Brandis
Erillo: Euripide:
Stoic. vct. frag. Alcest.
I, 361 n. 12, 100 1008 secg. 0.31,254
411 n. t:z, 100 A••dromed.
412 n. 12, 100 fr. 129 Nauck•
fr. 132 Nauck1
Ermia: Bacch.
1043 segg. n. 14, 153
1 rris. g~nt. phitos. Electr.
25 n. 14, 233 944 147
Helen.
Ermippo: 528-596 n. 32, 254; n. 18, 244
Here. jur.
fr. 44 Jacoby t8o
969 n. 5· 257
982 segg. o. 132, 501
Erodoto: lphig. Taur.
I, 46 scgg. n. 6, 247 288-290 198
91 n.3,337 Hypsip.
II, ll3 n.66, 291 fr. 757 Nauck 371
III, 46 n. 5, 392 Med.
IV, 103 n. ll5, 602 1206 segg. n. 82, 295
173 0.5]. 584 Orest.
VI, 52 o. 73,479 264 o. 13, 242; o. 22, 252;
59 o. 59, 332 0.25,253
Phoen.
499-500 5s6
Eroziano: ssa 147
fr. 77 Deichgraber o. S, 671 s.,ppl.
164 Deichgraber n. 8, 671 734-736 70
311 Deichgrăber n. 8, 671 903 n. 12, ISI
Tcleph.
fr. 714 Nauck
Eschine: Trag. i'Jicert.
Adv. Ctesipl!. fr. 638 Nauck 1
130 0.10,339 fr. 976 Nauck1
193 395
Eusebio:
Esicbio: Pnup. evang.
55, p. 42, 10 Floch n. 9, 126 XI. 510 0.6,100
XIV, 3, 7 n.6,264
4· 15 0.2,390
Esiodo: s-6 t81-187
op. 4 2 n.s. 148 6, 9 "·57.444
277 394 ], 1-15 :zoS-212
278 394 ]-8 232-237
Theog. 123 segg. n.]], 293 8 n. :z8, 222; o. 4· 231
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INDICE DEI PASSI 793
8, 17 n. 16, 120 De somn.
8, 19 D.l6, 120 I. 21-24 n. 11, 561
8, 28 n.16, 120 Quod Deus.
9. 1·3 403 173 segg. n. 7• 561
9. 4 4 14
17·18 n. 21, 66 Filostrato :
17, ID-I8, 32 100-110
n. z, 191
Apoll. vita.
18·19
18, 4 0.29,550
I, 14-16 "·45.582
20 n. 46,582
18, Jl D. 12, 544
18, 14 n. ), UI II, 4 n. 13, 181
18, 27
III, 10-51 n. 8, 131
0 ... ,63
18, z8 n. 1,541 26-32 n. 15,66
VII, 2 n.25,66
19 O. 36, 130
19, 4 n. 1, 635 VIII, 7 n. 18, 270
Soph. vitae.
19, 5 0.93,492 J, procm. n. 16, 127
27, 4 n. 12,692
4 D. 4• 131
XV, 9, 23 n.zo, 185
(v. Aristocle e Numenio)
8 n.z6, 106; n. 8,656
10 0.37• 130
F Fozio:
Favorino: Bibliol.
212, 169 b-171 a 555•559
Fr. 3 Barigazai 6s8: n. 13, 662 16g b 35-170 b 2 n. 133,88
Fr. 26 Barigazzi n.86,78 170 a 14 segg. n. 12,413
Fr. 27 Barigazzi n. 26, 106 b 12-18 n. z. 612
Fr. 67 Barigazzi :zzS; n. 18, 236 b 1]·22 n. 1, 621
b 22-35 n. I, 632
Fedone:
Tes. 8 Di.iring n. 32, 129
G
Ferecide:
7A 2 Diels-Kranz n. 4• 1 54
Galeno:
4 Dicls-Kranz n. 4• 154 AdhiJrl. ad arles addisc.
5 Diels-Kranz. D.f, 154 5 Q, 2, 668
6 Dicls-Kranz D.f, 154 Ars med.
7 a Dicls-Kranz D-4· 154 37 n. 4· 734
De compos. mtd.
Filarco: Kiihn, XIII, 366, 2 n. 6o, 714
De cur. mclh.
fr. 67 Jacoby
1, 1 n. 9, 673
2 n. g, 673; n. 21, 679
Filone Ebreo : 4 n. 16,676
De C/ler. 7 n. 9. 673
114 9 n. 9. 673; n. r6, 676
De l'brîet. II, 6 n. r6, 676
170-205 n.12, 544 III, 2 n. 9. 673
171•175 n. 71, 7+ 7 n. 9, 673; n. 16, 676
175-177 n. 72 • 74 VI, 1 n. 16, 676
178-18o n, 75· 74 X, 169 n. 250, 584
181-18] n.82, 76 XIII, r8 n. 21, 679
186-tSS n.88, 8o In Hippocr. de vir.l. morb. acut. comm.
189 segg. n. 83, 78 1, 8 n. 28, 755
x8g-1go n. 81, 76 Ad Hippocr. epicl.
19]·197 n. 77, 75 VI, 128
De Iosepho. De Hippocr. t'/ Plat. dccr.
12 5-147 V, s. 165 n. 15, 219
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794 INDlCE DEI PASSl
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INDICE DEJ PASSI 795
XXXTV-XXXVI n. 1, 411 Ps. Longino:
XXXIV, 5 segg. n. 23, rs8
De sublim.
XXXVI, 2 n. 12, 31'19 XLIV n. q, 270
4-8 n. 4, 148
15 scgg. "·4· 7. 0 7
Luciano:
Bis accus.
Indice el"colanese dei 61oso6. stoici: passim 0.9,393
Col. LXXXVJTI n.85,490 De dea Syra.
14 n. 14, zS8
Dtmon.
Ione di Cbio : 12 n.8,656
fr. 63 Nauck 392 Eut1ucll.
7 n. 8, 6s6
Jlit. auei.
Ippoctate: 22 n. 14, 258
Epid. fr. 7 n.8,64
I, 23 n. zS, 706
Progn. Ps. Luciano:
2 n. 16, 741 Amor.
53 n.25, 106
MaCf'l,b.
28 n. 15, 228
L
Lattan%io: Lucilio:
Epitom. 35 \Varmington 373
50 [55], 5-8 374 370-371 Warmington 266
Insi. div. Il]S-t qt \\'anningtun 266
11, ],2 n. 1, 299 1207 \Vanninb>ton 375
7 n. 48, 329
R n.j, JOR Lucrezio:
Jll, 14, 24 n. z, •!25
23 n. zo, 446 De rer. nal.
V, q, 3-5 1, (Y-!•72 n. 24,66
373
16, 2-4 Il, 216 segg. n. 17., 355
375
16, 5-13 216·220 n. 47, :zor
377
VI, 6-9 8or "·4·566
379
19 e 23 375 III, 1-JO n. 24,66
VII, 7• 9 n. 16, 271 136 segg. n.sr. 288
D~ ira Dei. IV, 385 segg. n. 115,497
XIII, 9-12 n.5.299 ]88 n. 81, 592
2D-2l n. 6, 299 428 segg. n. 88, 594
465 segg. n. 109, 495
V, I n. 24. 66
Leucippo: 195 segg. n. IQl, 5:.10
21 A 49 Dids-Kranz 100 VI, 1--!2 n.24,66
fq A 8 Diels-Kranz n. 186. szo
M
Liviu: Macrobio:
I, 16 n. 25. 121 Sal11rn.
36 0.40, 329 1, 5. 13 n. 1, 230
43 n.sS.o18S
VII, z8, 4 n. 79. 293
XXII. 3 n. 19, 317 Massimo di Tiro :
XXIV, 8, 6 n. 41, 327 X, 3 n. 1, 390
XXVI. 27 Il. 86, 490 fr. 5 Hobein n. II, 657
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INDICE DEI PASSI 797
Orfeo: 458 e o. 13, 219
fr. 292 Kerm 463 b n. :u, 379
393 464 b-465 c D.29, )89
Ovidio: 479 c n. 13,219
483 a segg. n. q, 26g
Fllsl. 483 b n. 22, 6oo
l, 638 n. 79,293 485 d n. 26,421
IV, 8og segg. n. 66,332 492 e n. 52, 71
~!etam. 523 a n. 1, 137
xv. ss8-s59 n. 49,329 529e n. 52, 71
Legg.
687e n. II, 657
p 714 f 0.)],]80
896 a n.8,299
Papiro Louvre: Phaed.
6tb-c n. t, 137
inv. 7733 Ro n. Bz, 74 70b n. 1, 137
Bt d n. 1, 137
Parm.enide : 84 a n. 139,504
28 A 35 Diels- Kranz n. 185, 519 90 b-e n. 47,441
B 17 Diels-Kranz n. s. 116 91 b 0.42,468
Phaedr.
Paosania: 267 a n. 17,66
Perieg. Graec. 279 b n. II, 657
I, u, 8 Polii.
n. 39, 131 n. I, 137
VI, 24, 5 277 d
n. 1, 63 n.22, 236
VII, n 279 d
n. 1, 230; n. J, 231 Pret.
IX, 35, 7 Il. ]9. 131
313 a n. 1, 66g
316C D.22, 236
Piadaro: Resp.
OI. 336 f D.4,373
1, 1 scgg. o. 107, 6oo 348 c scgg. o. 15,375
fr. z.p Boeclili sB5 358 C•J6oC o. II, 374
358 e-359 a n. 23,377
Pitagorici : 361 f o. 1, 371
380 d segg. o. 14, 144
58 B passim Diels-Kraoz n. 202, 4-46 439 d segg. n. 206,523
458 d o. 26, rg8
Platane: S~h.
Alcib. sec. 218 c n. 15, 741
q8 a segg. n. II, 657 Theaet.
Apoi. 152 a sem;:. o. 105, 8z
21 a 0.28, 92 156 c-157 a n.]6.439
23 a n.z8,gz 171 a n.6,6o6
29 d n. 1, 669 18oa n. 15, 15]; n. ]2. 187
30 d n. 1. 669 Tim.
Charm. 27 d n. 18, IH; n. 8, 165
163 a n. 15, 741 z!l b n.38,439
Conv. 29 c-d n. 1, 137
198 c n. 10, 195 29 d segg. n. J, 277
Euthyd. JI b n. 38.439
286 b-c n.6, 6o6 47 e n. 17, <!31
Euthyp/1r. so b n.43,441
14 a n. II, 657 51 a n. 43. 441
Gorg. SI e n. 13, 219
449b n. 17, 66 52 b n. 37.439
456 b segg. n. zt. 68z 6-t d o. 1:!, 269
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INDICE DEI PASSI
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INDICE DEI PASSI 799
1086 c 1:1.2,92 In Plat. Tim. comm.
1097 d-e D-5· 382 I, 1 a segg. n. 24, 129
Num. 11ita.
8 126 Protagora:
Pericl. vita.
Bo A 2 Diels-Kranz n. 6, 270
4 n. 6, u6
Quaf.rl. conv. 3 Diels-Kranz n. 6, 270
12 Diels-Kranz n, 6, 270
III, 1 n ..p, 178
n. 1, 125
13 Diels-l{ranz n. 6, 270
V, 7, 6
VI, 19 Diels-Kranz n. 2, 382
1 n. 42, 178
8o B 4 Diels-Kranz n.3,264
4 n. 50, 181
VIII, 1-2 n. 1, 22.7
Quom. adul. ab am. intern. Q
ss f
63 d n. 31, 175 Quintiliano :
Quom. quis 51105 in viri. prof. Ins/. oral.
75 d n. 15, 258 1, 15 n.24,460
82 f n. 31, 66 II, 9· 1 n. 11,430
De Stoic. rep. 15 n. 6, 407
1036 b n.),22il
17, 15 n.8,J88
1036f n. 15, 219 III, 6, 3 n. 18, 123
1055 f n. 15,219 X, I, 83 D.joj,444
1056b D.J6,68) XI, 2, 26 n. 2, 391
1057 b n.z2, 195 10 n. 10, IJO
De tranq. anim.
470 a
470 e-f
n. 47· 179
382
s
477 b ]82 Seneca:
De luen. san. praec. Epist. ad Luc.
126 a n. 42, 178 1, 6, 6 n. 158, 511
De viri. mor. LXXII, 15 n. 4,307
6, 440 c LXXXVII, 45 n. 40,466
10, 449 C Nal. quaert.
Il, 32 scgg. ll-24,]00
VI, IJ, 1 ll-54o44J
Polibio: VII, 27, S n. 115,497
VI. 5. 7 n. 21, 379
Seoiade:
Porfirio: 81 Diels-Kranz n. J, 6o6
De abstin.
), 2 n. 36, Sso Senocrate:
20 n. 1, 296: n.s. 299 fr. 5 Heilu:e
.J, I ] n. 8, 63
2]-25 n. 2, tz6 Senofime:
21 A 4• 34 Diels-Kranz n. 18-J, 519
Posidooio: 47 Diels-Kranz n. 199. 522
fr. 287 Eddstein-1\..idd D.]l,66 B 10 Diels-l(ranz n. 14, 144
I I Diels-Kranz n. 14, 144
12 Diels-Kranz n. 14, 144
Probo: 23 Dicls-Kranz n. 15. 1o14
Ad Yerg. Ee/. comm. 24 Diels-l{ranz n. 15, 144
VI, 31 n.6, 291 25 Dicls-I<ranz n. 15, 144
z6 Diels-IU'anz n. 15, 144
32, 4 Diels-Kranz 276
Proclo: 34 Diels-Kranz n. r J, 1J9;
In Plat. Remp. comm. n. R, 123
Il, 337 11.9,63 37 Diels-Kranz 70
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8oo INDICE DEI PASSI
Sea.ofonte: 85 0.3,2.96
88 n. 93, 492.
A pol.
90 n. 75, 448; n.89,491
4 n. 28, 433
91 n. 8, 416; n.7,6o6
Mem. 106
1, 1, 6
0.35, 682
0.30,]68
10, 3 n. J, 219
IlO n. 47. 7o; n. 13, 119;
III, 9. 6 n. ~zzB, 531 n.8, 122; 0-9~492
ttO·tl4 n. 5, n6
III 0.],296
Sesto Empirico: U4 n.]4,.5.53
12.0·125 n. 76,448
Ad11. eth. rz6 segg. n. 1,6].5
1 133 129 0.22,638
20 133 139 n.92,492
21-.p n. ro, 97 141•144 n.s. 142
25 n. 30, 682 141•149 144•146
42 n.JO, 682 I4J•I44 n. 8, 16.5
42•44 n. 29, 55o; 633 14]•149 o. 7, 189
42 segg. n. 120, as 15o-157 n. 20, 170
50 n.5,612 150·159 189-192
50-6o n.4,364 151 n.6g,448
51·59 q6-148 153-157 n.83,488
69 n. 59. 444 157 n. 15, 167
141 129 159-164 n. n, 217
147 0.],92 159·189 239-247; n. 19,236
158-16x n. 142, Sg 161 0.]5.463
161 o. 142, Sg; n. 28, qS r6z n.6,414
164 13] 164 0,3,256
t68 o. 21, zSx; n. J, 364 165 o. 61, 71.5
I]I 132 166-189 n. 19, n8
172. 128 170 0.22,251
173 segg. 0.36,465 174 n.8,6u
J86 0.37, ]06 17]·1]8 n. 21,220
19D-191 n. 12, 127 180 n. 32,86
192 n. 124,606 184·189 o. 4· 237
216 segg. n. n8, 8.) 190 n.2, 191
224 segg. n. 13,281 rgo-:zoo o.], 415: Jl. IOJ,49J
235-236 n.z8,1o8 192 o. 26, 253
250 segg. n.42,468 195 segg. n. 16, 558
Adv. log. 200 0,43, IlO
I. 9 0.]2,439 201 n. 17, 678
10 IJI 201·202 415•416
23 n. Jo, 681 203 n. 2,6og
27 segg. D. I, 613 20]·226 D, IOJ,8x
29 segg. n. 107,82 213 o.g,619
30 133; n. 24, 198 n. 8, 543 217•226 n. 1,244
3S-4° D. 74,448 227 n. 64,71.5
46 n. 4, go; n. 7, 100 227·260 2-J1·2SS; n. g, 151;
46 segg. D. .J6, 100 n. 19, 195
48 n. 8, 121; n.4. 6o6 237 n. 62., 715
48-52 n. 13, 119 237 segg. n. 1,256
48 segg. 0.20,457 :ZJ8 n.Jo,68:z
50 n. 29,681 243 Jl, IO, 6og
52 D. 8, UI 245 D. 2,256; n. 13,258
53 n. 3, 6o6; n. 4,6o6 252 n. u, 233
6o 0.4,6o6 257 n. r4, 166
6o-64 D.2,6o6 258 n. 32,462
67 n. IJ'l,50I 263 n. 197.448
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INDICE DEI PASSI 8or
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Bo2 INDICE DEl PASSI
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INDlCE DEI PASSI
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INDICE DEI PASSJ
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INDICE DEI PASSI Sos
Simmaco: Stratone:
•.fd Theodos. Test. 13 'Vchrli
X, 25 n. I, 230 Test. 109 'Vchrli
Sinesio: Suida:
De insomn. voce Ahron n. 6, 670
2 n. g, 6-J EpocM n. 10,64
/(al'neadeş n. u, 228
Pyrrhon n. 4.63
Sofocle:
Aiax.
100 segg. n. IJI.SOI T
Ant. Tacita:
203 228
454 segg. n. JO, 379 De Ol'al.
Enorn. XII-Xlll n.g, 393
fr. 436 ~auck• 175
Talete:
Soraao: 11 A 23 Diels-1\ranz n.I80,518
Quaest. med.
253 Rase n. 6o, 71-1 Teocrito:
s. 23 D.J0,439
Speusippo:
Temistio:
fr. 29 Lang
De princ.
34, 4j6, 6 Scilneider O. I, :ZJO
Stefano di Bisanzio :
Eth. quae super. Teodoreto:
363, 5II Meineke n.J, 390 Graec. effect. eul',
voce Ascalon. ::1, 21 Sylburg n. 39. no
132 Maier n. 2, -!II
Teodosio:
Stilpone: Test. 307 Deichgraber D.J9,6()
Test. Jo6 Doring 181 Test. 308 Deich!;Tabcr n. 39. 69
168 Doring n. 100, 493
174 Doring 11 2 121
• • Teofrasto:
De scnsu.
Stobeo: 6g
Ecl.
I, 24 n. 564
II, Tertu.lliano:
25 Il. II, 564 De a11im.
II, 23 n. ], 216 IX, 5 n. 23,638
40 n. 13, 401 XXV, 2 63ti-639
6') n. J.ţ, 2i7 Adv .•uarc.
79 n. 59. H4 IV, 35 n. 242, 534
toS n. rs.219 Ad trat.
Il9 11.11,228
II. 2 D. IJ, 166
VII, 55 n. 1,387
Timone:
Strabonc: Imag.
X, 4. 19 Il. 3. 391 53 Diels n. l, 731; n. 29, 755
XIII, 6, q n. 57.-H-t 67 Diels n. 23, 66
XVI, z, 39 n. 8, 63 68 Diels I3J
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Bo6 INDICE DEI PASSI
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INDICE DEI PASSI
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INDICE DELLE TAVOLE
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INDICE DEL VOLUME
I 11troduzione . . . p. 7
PIRRONE
Nota introduttiva . . . . p. 57
Vita di Pirronc. Notizie sulle dottrine pirroniane (DIOGENE
LAERZIO, IX, 6r-m8} . . . . . . . . . . . . . . . " 63
Scetticismo e pirronismo (SEsTo EllfPIRICO, Pyrrlr. hyp.,
1, 7) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 90
Il " potere" dello Scetticismo e il v filosofa pirroniano »
(SESTO EMPIRrco, Pyrrlz. hyp., I, 8-u) . . . . . . . u 90
Polemiche « pirroniane » contra quanti professano scienze
ed arti (SESTO EMPIRICO, Adv. math., 1, 1-6) . . . . » 92
Pirrone e la poesia america (SEsTO EMPIRICo, Adv. math.,
1, 280-282) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 94
L'eccessivo rigorismo di Pirrone secondo le testirnonianze
ciceroniane (Tuse. II, VI, rs; De fin. II, XIII, 43: III,
III-IV, 1o-1z; III, XV, so; IV, XVIII, 48-49: IV,
XXII, 6o: V, VIII, 23; V, XXV, 73; De olf. I, Il, 6) » 95
Il Pirronismo esaminato e discusso da un Peripatetico
(ARISTOCLE, apud Enseb. Praep. et•., XIV, 17, ro-18, 32,
758a-764b) . . . . . . . . . • . . . . . . . . . . » IOO
TIMONE
N0ta introduttiva . . . . p. IIS
Vita di Timone (DIOGENE LAERZIO, IX, mg-n6) . 11 121
Dai " Silli " . . . . J) 125
Da « Apparenze » • • » 133
Da u Contro i fisici » 11 134
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812 INDICE DEL VOLUME
ARCESILAO
Nota introduttiva . . . p. 163
Vita di Arcesilao (DIOGENE LAERZIO, IV, 28-45) • » 171
L'ambiguita speculativa di Arcesilao (~UMENIO, apud
Euscb. Praep. e11., XIV, 5-6, 729b-733d = fr. 25 des
Places) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . u rSr
La scepsi eli Arcesilao e i suoi lirniti (SESTO E~fPlRICO,
Py1·rh. hyp., I, 232-234; Ado•. lug., 1, 150-159) . . •• r88
Il « socratismo 11 di Arcesilao (CICERO::-<E, De orat., III,
XVIII, 67-68; I, V, u-12; De fin .. II, I, 2) . . . . » rgr
L'cc epoche » di Arcesilao e le polemiche da essa suscita te
(PLUTARCO, Aclt'. Coloi., 24, II20c-d; 26-28, II2Ie II24b) " 193
LACIDE
Nota introduttiva . . . . p. 205
Vita di Lacide (DIOGENE LAERZIO, IV. sg-6I) • . . • . D 207
Acatalessia e stupidita (NmrENIO, apud Euseb. Praep. eu.,
XI\', J, 1-15, 734a-736b = fr. 26, 1-102 des Places) n 208
CARNEADE
Nota introduttiva . . . p. 2I5
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INDICE DEL VOLUME
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INDICE DEL VOLUME
CLITO:r..1ACO
Nota introduttiva . . .
Vita di Clitomaco {DIOGENE LAERZIO, IV, 67) . . . . . » 389
Gli infiniti d~ttagli di Clitomaco (SESTO EMPIRICO, Adv.
phys., I, 1) . . . . • . . • . . . . . . . • . . . . " 390
Critica accademico-clitomachea delia retorica (SES1'0 EM-
PIRICO, Adv. maih., Il, 20-43} . . . . . . . . . . . » 391
FILONE Dl LARISSA
Nota introduttiva . p. 399
Virtuale abbandono dcll'epoche (~UMENIO, Apud Euseb.
Praep. ev., XIV, g, 1-3 = fr. 28 des Places; SEsTo
EMPIRICa, Pyrrh. ltyp., I, 235) . . . . . . . . . . . n 403
Considerazioni sul sillogismo ipotetice {SEsro EMPIRica,
Pyrrh. hyp., Il, IlO; Adv. log., Il, II2-II7} . . . u 404
Il recupero delia retorica (CICERONF., De orat., I, XI,
45-47; Tuse., II, III, 9) . . . . . . . . . ,, 406
ANTIOCO DI ASCALO~A
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INDICE DEL VOLUME SIS
ENESIDEMO
Nota introduttiva . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 541
1 Discorsi pirroniani (Foz10, Bibliot., 212) . . . . . . . Il 555
La condizione umana e il suo ftusso (FILONE, De Iosepho,
125-147) . . . . . . . . . . . . . . - . . . 1) 559
I tropi dell'epoche (FILO~E. De ebriet., I]o-zos; SESTO
EMPIRICO, Pyrrh. hyp., 1, 36-163) . . . . . . . . . .
La rappresentazione non e criterio di verita (SESTO EM-
PIRICO, Adv. log., 1, j88-jg6} . . . . . . . . . . . » 6os
Le aporie de) vero (SESTO EMPIRICO, Adv.log., Il. 8-9, 40-54) » 6o8
Le aporie del segno (SESTO EMPIRICO, Adv. log., II, 215-
222, 234-238) . . . . . . . . . • . . • . . . . . . » 612
La dimostrazione e le sue aporie (SESTO EMPIRICO, Adv.
log.• II, JOD-JIS, 391-395) . · · · · · · · · · · · ·
I tropi e le aporie della causa (SESTO EMPIRica, Pyrrh.
hyp., 1, 180-186; Adv. phys., 1, z18-z64) . . . . . . » 6zr
Benc generica e bene specifica (SESTO EliPIRICO, Adt•. eth.,
42-44) . . . . . • . . . . . . . . . . . . .
Il cosiddetto Eraclitismo di Enesidemo:
a Eraclito, Enesidcmo e lo Scctticismo (SESTO EMPI-
RICO, Pyrrh. hyp., 1, ZIQ-212) • • • • • • .
b L'intelligenza e gli organi sensoriali (SESTo EliPI-
RICO, Aclv. log., 1, 349-350) · · · · · · · · )) 635
c Corporeită. del tempo (SESTO EMPIRica, Adt•. phys.,
II, 2I5-ZI8} . . . . . . . . . . . . .
d ldentitâ de! tutto e delle parti (SESTO EliPIRICO,
Adv. phys., II, 337) . . . . . · · · · · · · · · · D 637
e Dottrina del movimento (SESTO EMPIRICO, Adv. phys.,
II, 37-41) · - · · · · · . . . · • · · . . . . . » 637
/ La provenienza esterna dell'anima (TERTULLIANO,
De anim., XXV, z) . . . . . . . . . . . . . •
AGRIPPA
Kota introduttiva . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 643
1 cinque tropi «speculativi" (SESTO EIIIPIRICO, Pyrrh. llyp.,
1, Ifi.p]g} . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ~ 646
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816 INDlCE DEL VOLUME
FAVORINO
Nota introduttiva . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 653
Contro i Caldei (AULO GELLIO, XIV, I = fr. 3 Barigazzi) 11 658
SCETTICISMO E MEDICINA
Nota introduttiva . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 669
Scetticismo, Medicina Empirica e Medicina Metodica
(SESTO E:MPIRICO, Pyrrh. 1'yp., I, 236-24r) . . . . . " 685
Le tre principali sette med.iche (CELSO, De mcd·ic. proem.,
I-75; GALENO, De scctis) . . . . . . . . . . • 688
La metodologia empirica {GALENO, De subf. emp.) » 731
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