4
INTRODUZIONE
5
Una volta inserite in questa cornice/ le specifiche storie na
zionali costituiscono però altrettanti tasselli per comporre il
mosaico dell'anarchismo che vive in Europa/ negli anni tra le
due guerre mondiali/ la sua ultima stagione come movimen
to di massa. A dare il colpo di grazia a questo soggetto politi
co/ il cui radicamento nella società è stato già profondamente
indebolito dall'avvento dei partiti di integrazione marxisti e
poi da quelli leninisti, contribuiscono i totalitarismi fascista e
comunista, diventati via via egemoni nel vecchio continente.
Nel caso specifico dell'Italia dove fin dal 1922 il fascismo è al
potere, la liquidazione degli anarchici rientra nel quadro com
plessivo dell'ascesa violenta e del consolidamento della dit
tatura che, per un ventennio, soffoca ogni forma di libertà e
di organizzazione. La storia degli anarchici italiani in questo
periodo si intreccia, dunque, con quella dell'antifascismo, una
storia di persecuzioni, ma anche una storia di lotte in patria e
aH'estero, condotte da coloro che tenacemente rifiutano di
piegarsi al regime. Il lavoro di scavo e di analisi sul mondo
variegato degli antifascisti ha prodotto ormai una solida
storiografia che presentava però una lacuna, proprio per quan
to riguarda l'opposizione anarchica, studiata soprattutto nel
primo periodo - dal biennio rosso al delitto Matteotti - ma di
cui, per la fase successiva, si avevano solo poche tracce, qual
che riferimento a episodi e a militanti, molti nomi inseriti negli
elenchi dei perseguitati, dei condannati dal Tribunale Spe
dale, dei confinati, dei carcerati, dei condannati a morte, de
gli esiliati. Il lavoro di Fabrizio Giulietti viene a colmare que
sto vuoto con una puntuale, minuziosa ricerca sulle fonti do
cumentarie, in primo luogo l'archivio centrale dello Stato,
m iniera in esau rib ile di in form azion i. Con altrettan ta
sistematicità Giulietti ha proceduto allo spoglio della stam
pa, d egli o p u sco li e d ella p u b b licistica an arch ica,
copiosamente prodotta, malgrado le difficoltà di pubblica
zione e di diffusione, garantite pur saltuariamente proprio
da quella rete internazionale cui si è fatto cenno.
6
posizioni antifasciste in Italia, Giulietti percorre tutte le tap
pe dell'esistenza clandestina del movimento anarchico in Ita
lia: dai tentativi sempre frustrati di riorganizzare le file di
sperse dei militanti che la polizia tiene sotto ferrea sorveglian
za, ai progetti dei falliti attentati per uccidere il tiranno, pa
gati da Schirru e Sbardellotto con la condanna a morte; dalla
ricerca del riscatto nella guerra in Spagna che per gli anarchi
ci, come per tutti gli antifascisti italiani, inquadrati nelle bri
gate intemazionali, rappresenta l'occasione di combattere il
fascismo in campo aperto, armi alla mano, fino alla resisten
za armata nel 1943-45, culmine di un ventennio di opposizio
ne. Da questa approfondita ricerca emerge un quadro com
plessivo del movimento anarchico nel ventennio fascista as
sai più variegato e, direi tormentato, rispetto all'immagine
stereotipata che la stessa propaganda anarchica ha traman
dato. E non si tratta solo del nuovo spessore che acquistano i
militanti più noti sotto la benevola, simpatetica lente di in
grandimento di Giulietti - è il caso dei paragrafi dedicati a
Schirru e Sbardellotto. La diversità dei contesti sociali e geo
grafici in cui operano gli anarchici, costituisce un elemento
im portante di differenziazione che traccia una sorta di
spartiacque tra l'anarchismo radicato nelle zone operaie dove
è rimasta ancora viva la tradizione anarchica, e quello disper
so, isolato in realtà ostili o del tutto impermeabili al messag
gio degli anarchici. Qui si sviluppa un'opposizione, definita
"esistenziale" da Giulietti che puntigliosamente raccoglie
anche le informazioni sull'insulto urlato, la scritta offensiva
sul muro, la minaccia e il grido di protesta; tutta quella serie
di piccoli atti individuali che, nella loro continuità e ripeti
tività, denunciano soprattutto il disagio di chi, anarchico nel
profondo dell'animo, percepisce come insopportabile la cap
pa di ordine e di conformismo imposta dal regime.
7
vivacità del dibattito in corso nei congressi e nelle riunioni
dove si danno appuntamento le tante anime dell'anarchismo.
Di fronte alla drammaticità degli eventi che segnano questa
lunga vigilia di un altro devastante conflitto mondiale, gli
anarchici si interrogano, polemizzano e si dividono sui prin
cipi fondanti della loro ideologia e, soprattutto, sulle scelte
strategiche da adottare nella lotta ai fascismi, prima fra tutte
la questione delle alleanze. Il tradizionale isolamento politi
co sembra stridere con le necessità di una lotta antifascista,
combattuta in clandestinità, le cui schiere, col passare degli anni
e le retate continue si vanno assottigliando fino a ridursi a po
che migliaia di militanti. Ma il passaggio dalla spontanea fra
tellanza che nasce nella quotidianità tra chi combatte un nemi
co comune, a un'organica unità d'azione ripropone un con
fronto incomponibile sul piano ideologico, anche se fa emer
gere affinità interessanti, come nel caso della vicinanza ai
giellisti. Prevalgono, comunque, i motivi di differenziazione,
addirittura di conflitto diretto e violento quando comunisti e
anarchici si ritrovano fianco a fianco nella battaglia contro il
fascismo in Spagna. La sanguinosa resa dei conti tra le forma
zioni anarchiche spagnole e il Pce ha ripercussioni pesanti an
che sui volontari italiani e, tra questi, è Camillo Berneri a paga
re con la vita il prezzo di ima guerra civile che si combatte al
fronte, ma anche nelle stesse file deU'antifascismo.
8
far superare i fossati scavati dalle ideologie totalitarie ancora
dominanti, come nel caso degli anarchici e dei comunisti. La
certezza di possedere la verità, il culto religioso del proprio
credo politico trasformano in avversario da abbattere chiun
que non condivida la stessa fede. I comunisti possono abdi
care temporaneamente alla purezza dottrinaria, a seconda
delle necessità politiche contingenti, nella convinzione di
operare sempre per il trionfo della causa; gli anarchici invece
rifiutano per principio di piegarsi alle esigenze di una politi
ca aderente alla realtà, persino quando si tratta di far fronte
comune nella guerra al fascismo. Il che, naturalmente, nulla
toglie al coraggio e al sacrificio di quanti hanno lottato contro
la dittatura.
S imona C olarizi
9
R ingraziam en ti
10
C apitolo primo
1927-1928
11
ristabilimento della pena capitale in Italia", aveva sentenzia
to il ministro guardasigilli Alfredo Rocco2, "è tutt'altro che
recente. Esso rimonta all'epoca del nefasto eccidio di Monza.
E all'estero tale movimento si inizia fin dal primo sviluppo
dell'anarchia e degli attentati anarchici"3.
Subito dopo il varo della legislazione speciale, un'ennesi
ma ondata di arresti e di persecuzioni si abbatte sui militanti
anarchici, destinando al carcere, al confino o all'esilio, molti
di quelli che erano riusciti a sfuggire alle repressioni degli
anni precedenti4. Nonostante l'ulteriore decimazione, il mo-
12
vimento può però ancora contare su una sensibile presenza
di nuclei e quadri diffusi a livello locale, che consentono di
intraprendere alcune importanti iniziative tese a preservare
una rete d'opposizione clandestina alla dittatura fascista. Dalla
consultazione dei rapporti prefettizi e delle relazione fidu
ciarie, apprendiamo così che in diverse città sono in atto azioni
di sostegno e di solidarietà in favore di Nicola Sacco e
Bartolomeo Vanzetti5. A Milano, ad esempio, cellule di fab-
13
brica libertarie stanno prodigandosi nella "diffusione clan
destina tra le maestranze operaie" di materiale propagandi
stico di vario tipo e taglio/ dove si esorta il proletariato di
tutte le nazioni ad insorgere senza indugi per la liberazione
dei due martiri anarchici. Copie di manifestini dai contenuti
simili, vengono ritrovate anche in alcuni stabilimenti indu
striali a Torino, mentre una sottoscrizione per raccogliere fondi
da inviare alle famiglie dei due condannati, è stata avviata in
varie aziende ed officine genovesi. A Firenze, c'e persino chi
non ha rinunciato alle vie legali e ha deciso di promuovere
una campagna di raccolta firme da inviare all'ambasciata
americana a Roma, come istanza di revisione del processo.
"Anche noi anarchici", ricorda Angelo Cantini,
14
ne di attentati dinamitardi contro uomini e sedi istituziona
li7. Va detto, peraltro, che in terra d'esilio gli anarchici entra
no più volte in collisione con le altre correnti politiche di sini
stra, deprecate per la loro propensione ad esaurire la protesta
"pro-Sacco e Vanzetti" in futili azioni "legalitarie" o in cam
pagne di ag itazio n e fin alizzate esclu siv am en te alla
sensibilizzazione dell'opinione pubblica. Il Comitato di dife
sa intemazionale anarchica "Sacco e Vanzetti", costituitosi a
Parigi nella primavera del '27, dirama ad esempio un comu
nicato dove emerge evidente lo sforzo di voler differenziare
le proprie modalità di lotta da quella degli altri partiti autori
tari8; mentre dall'Argentina Severino Di Giovanni si scaglia
15
contro quanti si limitano a "scendere demagógicamente in
piazza a versare fiumi di verbaiolismo", spronando all'azio
ne diretta/ individuale e collettiva, per distruggere "la sedia
elettrica su cui la borghesia della liberissim a terra di
Washington e di Monroe ha risolto di farvi morire Sacco e
Vanzetti"9.
L'Italia fascista non è certo il terreno più favorevole per
inverare i proclami rivoluzionari di Di Giovanni. Per quanto
contenute e prive di pericolosità, le iniziative "pro-Sacco e
Vanzetti" mettono però subito all'erta gli apparati di polizia;
anche perché la "revisione della corrispondenza" e il fermo
di alcuni emissari del "soccorso anarchico", consentono in
tanto di scoprire l'esistenza di una fitta trama di collegamen
ti tra i militanti attivi all'interno e quelli fuorusciti- In effetti,
nonostante la soppressione per decreto ministeriale del Co
mitato nazionale di difesa libertaria - luglio 1926 - il movi
mento. sta cercando di proseguire in forme clandestine l'ope
ra di soccorso alle vittime politiche, servendosi dei fondi che
i vari Comitati costituitisi all'estero inoltrano in Italia10 - a
Genova, Palermo, Certaldo, Roma, Torino, Milano, Verona,
16
Pisa11. Per riuscire ad aggirare i controlli delle autorità, ma
quasi sempre con scarsi risultati, si ricorre in genere a spedi
zioni sotto fascia, a militanti non ancora schedati, a corrieri
con passaporti falsi, a marinai e a ferrovieri operanti nelle
zone di confine. Proprio quest'ultimo, è uno degli espedienti
adottati da Antonio Gagliardi - membro del Comitato pro
numero unico dei novembre-dicembre 1928. Cfr. L. B etoni, op. cit. Sin
dal 1926, inoltre, è in funzione a Parigi il CIDA (Comitato intemazionale
di difesa anarchica), una struttura di coordinamento a livello internazio
nale dei vari organismi di solidarietà, sorta in origine per avviare una
campagna d'aiuti in favore degli anarchici spagnoli Buenaventura
Durruti, Domingo Ascaso e Gregorio Jover, imputati di complotto ai danni
dei reali di Spagna. Al CIDA aderiscono: l'Unione comunista anarchica
francese; le sezioni comuniste-anarchiche russa, polacca, bulgara e ita
liana; il comitato di soccorso russo e il Comitato per la liberazione di
Castagna e Bonomini. Nel luglio del 1927, l'organismo avvia anche le
pubblicazioni di un "Bollettino mensile", al fine di "raggruppare sui ter
reno internazionale il massimo delle forze anarchiche per meglio utiliz
zarle nel rendere alla libertà le innumerevoli vittime della reazione capi
talista e della giustizia di classe, impiegando tutti i mezzi a sua disposi
zione, dall'intervento giuridico alla manifestazione di piazza". Chiarimenti
necessari, in "Bollettino del Comitato internazionale di difesa anarchica",
n. 1, del primo luglio 1927.
11 "La circostanza nella quale è lanciato il presente appello", si legge
in un "Appello urgente ai compagni all'estero" diramato dall'UAI (Unio
ne Anarchica Italiana) nel novembre 1926, "ci obbliga a spendere poche
parole e presentare subito ai compagni la situazione nostra. Sulla china
della più feroce tirannide, il fascismo ha stretto la morsa ovunque e, con
l'applicazione della nuova legge, ha iniziato il rastrellamento degli ostaggi
per inviarli al confino, nuova espressione del domicìlio coatto. Impossi
bilitati a sottrarsi all'arresto, molti compagni soffrono già il carcere. Le
famiglie hanno bisogno assoluto di essere aiutate, altri compagni devo
no essere salvati. La proposta che noi facciamo ai compagni all'estero, è
di continuare ad inviare ora quegli aiuti, che prima erano destinati alla
stampa italiana, in favore di queste nuove vittime politiche. La Commis
sione di Corrispondenza, a contatto con le diverse regioni e dì comune
accordo coi superstiti, assume completa responsabilità dei suoi atti e si
augura che il grido di soccorso non sarà lanciato invano UAI, Ap
pello urgente ai compagni all'estero, in "II risveglio anarchico", n. 707, del
novembre 1926. "Il risveglio anarchico", Ginevra, quindicinale. Diretto
re: Luigi Bertoni. Cfr. L. B etoni, op. cit.
17
vittime politiche di Bellinzona. Come si legge su una relazio
ne prefettizia, l'esule può avvalersi della complicità degli "ex
ferrovieri Bella Longa e Feroni di Milano" che, coadiuvati a
loro volta da "altri ferrovieri, ex compagni, della stessa set
ta", s'incaricano di "portare in Italia il denaro per la linea di
Chiasso"12. Chi preferisce utilizzare canali diretti, è invece
Pietro Bruzzi - segretario del Comitato anarchico pro-vittime
politiche d'Italia di Parigi. L'anarcoindividualista milanese è
da ritenersi una delle pedine fondamentali dei collegamenti
intessuti tra l'Italia e la Francia, tanto che dopo il suo arresto
tutta l'attività di soccorso subisce un sensibile rallentamen
to13. Sotto quest'aspetto, tuttavia, una prima cesura è provo
cata dal fermo, avvenuto nell'autunno del 1927, di una mili
tante di Certaldo - Ida Scarselli - che permette alla polizia di
neutralizzare la rete di soccorsi allestita nel triangolo Parigi-
Certaldo-Roma. Finanziata direttamente dai fratelli esuli a
Parigi14, la Scarselli provvedeva infatti sia alla distribuzione
dei sussidi a Certaldo15, che a recarsi nella capitale per rifor
nire alcuni elementi romani. Privato di due delle sue princi
pali arterie d'approviggionamento, il "soccorso anarchico"
procede a singhiozzo per tutto il 1928, affidandosi soprattut
to all'iniziativa individuale di singoli attivisti. E' il caso, tra
gli altri, di Casim iro Chiocchini, A lberto di Giacomo e
Tancredi Strolinghi, che a Roma stanno promovendo sotto
12 ACS, Min. In t, Dir. Gen. PS, AA. GG. RR., CC. AA., 1927, busta
164, fsc. K1 A/Movimento anarchico, AA. GG., Appunto per l'On. Divi
sione Affari Generali e Riservati. Roma, 14 giugno 1927.
13 Pietro Bruzzi è arrestato a Parigi nei primi mesi del 1928.
14 Oscar e Tito.
15 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, AA. GG. RR., CC. AA., 1927, busta
164, fsc. K1A/Movimento anarchico, AA. GG. Nella distribuzione dei
fondi, cooperano con Ida Scarselli anche Giulio Montanari, Elisa Veracini
e Giacomo Bottino. I quattro anarchici vengono condannati rispettiva
mente a 2 anni e 6 mesi, 1 anno e 6 mesi, 2 anni, 3 anni. Cfr. AA.VV., Aula
IV, op. cit. Ida Scarselli ed Elisa Veracini sono le prime due donne ad
essere processate dal Tribunale Speciale. Su Elisa Veracini, cfr.: P. V eracini,
Vittime del fascismo a Certaldo per i “fatti della Fiera", in "Miscellanea stori
ca della Valdesa", senza data né luogo di pubblicazione.
18
scrizioni in favore di Luigi Galleani16, Errico Malatesta e la
sua compagna Elena Melli17.
I Comitati pro-vittime politiche, d'altra parte, attraversa
no una fase di riflusso anche all'estero dove, a prescindere
dagli arresti operati dalle autorità locali, proprio l'attività di
soccorso è motivo di un'animosa polemica tra le varie cor
renti del movimento. Ad avviarla sono i gruppi antiorga-
nizzatori ed individualisti, gravitanti attorno ad alcune im
portanti testate18, secondo i quali la raccolta fondi starebbe
distogliendo gli anarchici dai ben più impellenti obiettivi di
19
rottura rivoluzionaria. Ad essere posto in discussione, ovvia
mente, non è il soccorso in quanto tale, bensì la tendenza dif
fusa tra tanti compagni a farne il fine esclusivo della propria
mobilitazione militante. Come tutte le altre forme di lotta, si
rammenta, la solidarietà ai perseguitati va invece ricondotta
alla sua dimensione naturale, che è quella di fungere da stru
mento dell'agire politico anarchico airinterno di un più va
sto disegno strategico, tracciato seguendo una specifica
diversificazione attributiva della dialettica mezzi-fini. Per le
sue peculiarità contenutistiche, afferma Severino Di Giovan
ni con l'eloquenza del linguaggio che gli è tipica, l'anarchismo
non può risolversi in una mera attività di sostegno finanzia
rio, ma esige, nella sua applicazione integrale e complessiva,
il ricorso imprescindibile all'azione insurrezionale:
20
ai compagni individualisti ed antiorganizzatori di possedere
una concezione riduzionista del "soccorso anarchico", non
ché di tralasciare l'importante e complessa questione dei tem
pi. Quella della raccolta fondi, puntualizza "La lotta uma
na"21, non deve essere reputata come un'opera umanitaria
fine a se stessa, ma quale momento culminante di una serie
di "attività promozionali" che, in una fase di riflusso rivolu
zionario, assolvono ima vera e propria funzione propulsiva e
rivificatrice dell'azione individuale e collettiva. Indipenden
temente poi dagli effetti politici sortiti, prosegue la testata, la
solidarietà alle vittim e della repressione è un elemento
categoriale da cui non si può prescindere senza calpestare i
principi costitutivi stessi dell'etica anarchica, specialmente in
un momento storico caratterizzato da persecuzioni e violen
ze a tutto spiano. "Il compagno o la vecchia madre dissecca
ta nel pianto di un qualsiasi paesello del Meridionale", scrive
Virgilio Gozzoli,
21
colonne dei propri giornali, si scagliano subito contro l'orga
nismo parigino accusandolo di voler monopolizzare il soc
corso anarchico attraverso un'operazione autoritaria di
centralizzazione burocratico-amministrativa. La contrappo
sizione va spiegata anche con la profonda diffidenza nutrita
verso la figura del nuovo segretario del Comitato - Virgilio
G o z z o li23 - che, oltre a provenire dalla frazione rivale
unionista, è tra quei militanti rimasti ingenuamente coinvolti
nella famigerata vicenda garibaldina del 192624. Inutilmente,
dunque, Gozzoli ricorre alle più svariate argomentazioni per
persuadere gli oppositori che una struttura di collegamento
dei vari organismi periferici si rende necessaria per migliora
re l'efficienza del "soccorso anarchico"; così come del tutto
vano risulta il suo tentativo di difendersi dalle accuse di au
toritarismo specificando che il tipo di centralizzazione pro
posta è di natura prettamente amministrativa e non intacca
in alcun modo la libertà d'iniziativa locale25. Talvolta, ad esa-
22
sperare gli animi, basta un piccolo quanto irrilevante episo
dio. Quando, ad esempio, trapela che il Comitato ha indetto
alcune riunioni all'insaputa degli individualisti, la testata "La
Diana" si inalbera a tal punto da arrivare ad apostrofare la
"premiata Gozzoli" una "fogna cappellaia" dove "tutto è
mistero garibaldino, tutto deve essere manipolato nel segre
to della padella, tutto è riservato al m onopolio di una
combriccoletta di guastamestieri e d'imbroglioni che non ol
trepassano la dozzina, disprezzati da tutti e tenuti assoluta-
mente lontano dal movimento anarchico"26.
Gli sforzi di dotare il "soccorso anarchico" di una più soli
da struttura organizzativa, dunque, sono vanificati dalle la
ceranti polemiche intestine. Il particolare clima dell'emigra
zione, del resto, non contribuisce certo a sm ussare la
spigolosità di una diatriba che, il più delle volte, appare del
tutto sterile e fine a se stessa. A soffiare sul fuoco ci si metto
no peraltro anche i cosiddetti "piattaformisti" che27, serven
dosi come parametro di riferimento del ben più potente "soc
corso rosso internazionale", lamentano a più riprese le gravi
carenze finanziario-organizzative in cui si dibatte l'organi
smo parigino. Questa volta, le rimostranze sono davvero
pretestuose, poiché tralasciano di considerare che, a differen
za di quello comunista ben protetto "dall'alto", il "soccorso
anarchico" si fonda sui criteri esclusivi dell'autofinanziamento
e del volontariato. Le precisazioni del Gozzoli a riguardo, ci
sembrano quindi pienamente condivisibili:
23
Non si dimentichi che i componenti di esso [il Com itato di Parigi,
n.d.a.] non sono che quattro o cinque compagni disponenti dei solo
tempo che lascian loro libero ¡'orario d'officina e qualche altra occu
pazione sempre dedicata alle cose del movimento, e che il CA.V.P.d'It.
[...] non è né può né vorrà mai essere un organismo burocratico di
partito, o, peggio, di Stato, com 'è appunto il Soccorso Rosso, viven
do esso per volontà e coi rubli del governo dei Sovietti ed avente le
sue ramificazioni nei consolati ed ambasciate russe di ogni paese, e
sezioni con relativi im piegati e propagandisti stipendiati in ogni cen
tro; e che la solidarietà anarchica non ha niente di paragonabile colla
solidarietà (?) comunista che esclude chiunque non giuri sul verbo di
Stalin, mentre la nostra non domanda tessere a chicchessia e si esten
de dall'individualista all'organizzatore al sindacalista senza esclu
sione di sorta28.
24
Ad assumere una consistenza ancora maggiore, sono però
i verbali di denuncia di cittadini di estrazione popolare sor
presi nei luoghi di socialità diffusa ad inneggiare alla libertà
e all'anarchia o a prorompere in imprecazioni e in invettive
irriverenti all'indirizzo del fascismo e del suo duce. C'è chi in
osteria grida "carne venduta" ad alam i militi della MVSN,
chi acclama Malatesta, Bresci e Lucetti in un mercato rionale,
o chi, rammaricandosi per il fallito attentato Zamboni, escla
ma inferocito: "Se capita nelle mie mani gliela farò io a quel
cornuto di Mussolini"33. Più che di fronte a forme di dissenso
politico in senso stretto, ci troviamo in questo caso in presen
za di fenomeni d'insoburdinazione di natura culturale, di un
tipo di ribellione spontanea e individuale contro il potere e
l'autorità costituita che, proprio in quanto tale, è destinata a
protrarsi anche quando il regime inizia a mettere in funzio
ne, accanto a quella repressiva, la macchina della persuasio
ne. Senza volerci qui addentrare in ima tematica vasta e com
plessa, va osservato che negli ultimi anni lo studio di queste
manifestazioni di "antifascismo esistenziale" ha consentito
di restituire alla memoria storica un intero universo ancora
inesplorato di simboli, comportamenti, valori e solidarietà
collettive che, seppur non immediatamente riconducibile ad
ambiti e dislocazioni politiche, ha indotto ad approfondire e
ad estendere il campo d'indagine concernente il rapporto
masse/fascismo. Ad essere messa in evidenza, in particolare,
è stata la presenza nella realtà viva dell'Italia fascista "di un
reticolo famigliare, parentale e comunitario talmente solido"
da resistere a tutti quei tentativi di "innescare processi di
acculturazione e iniziative volte a destrutturate le identità e
25
le appartenenze sedimentatesi in precedenza"34. Si è giunti
così ad asserire che i "termini fascismo-antifascismo, consen
so-dissenso, sono in questo caso troppo circoscritti e non suf
ficienti per comprendere gli atteggiamenti e i comportamenti
delle masse popolari, per le quali si può parlare di un codice
morale e di ima resistenza che sarebbe riduttivo assorbire nella
tradizionale terminologia politica. Si deve piuttosto ricorrere
a termini quali l'alterità, diversità rispetto alle regole domi
nanti; resistenza ad una disciplina imposta; incomprensione
dei metodi del regime che violentavano un codice morale di
vita le cui origini vanno rintracciate nella trama dei rapporti
di solidarietà aU'interno della famiglia, del vicinato, della
comunità"35.
Seppur privo di pericolosità in termini di ordine pubbli
co, il susseguirsi costante di questi fenomeni di dissenso è
seguito con particolare attenzione dagli apparati di polizia,
consapevoli che "l'apparente rassegnazione dei settori prole
tari non significa affatto rinunzia alle idee perseguite". Negli
ambienti popolari, avverte una relazione fiduciaria inviata
alla questura di Roma,
26
L'apprensione del fiduciario va spiegata anche col forte
radicamento su cui l'antifascismo rivoluzionario può conta
re nei rioni e nelle borgate popolari romane. Nel caso degli
anarchici, poi, c'è in più la presenza in città di Errico Malatesta
che, come la polizia è ben al corrente, gode ancora di un po
tente ascendente sulle masse proletarie: a Porta San Lorenzo,
Piazza Vittoria, Porta Metronia, Trastevere e Trionfale - infor
ma uno dei tanti confidenti della questura - il "verbo
malatestiano regna immutabile ed incontrastato"37. Natural
mente, la sorveglianza a vista del fascismo, costringe l'anzia
no militante a limitare la propria azione a sporadiche relazio
ni epistolari con alcuni noti esponenti del fuoruscitismo anar
chico38 e a saltuarie collaborazioni con alcune testate libertarie
pubblicate all'estero39; relazioni e collaborazioni sulle quali,
peraltro, le autorità sono pronte ad intervenire al minimo ac
cenno di pericolosità.
Sebbene ufficialmente libero, dunque, Errico Malatesta è
costretto a trascorre gli ultimi anni di vita in condizioni di
sostanziale prigionia. Egli stesso, d'altronde, ironizza spesso
con i compagni sulla "tranquillità della tomba" in cui gli con
sente di "sopravvivere" il "magnanimo" duce. Nel gennaio
37 "Il Malatesta", aggiunge subito dopo la spia fascista, "ad onor del
vero e in omaggio all'esattezza scrupolosa di questi rapporti, non giun
ge ad alimentare l'odio e la vendetta, sempre - egli dice - sterili e privi dì
risultati pratici. Egli spera e vuole la rivoluzione non già perchè essa si
perda nel soddisfacimento dei rancori, ma perchè essa giunga diritta -
per vie maestre - alla sua meta, quale è quella di rovesciare il Governo
dittatoriale e qualsiasi altro Governo, per arrivare al conseguimento de
finitivo dell'anarchia". ACS, Min. Int., Divisione Polizia Politica (fascico
li per materia), busta 101, fsc. 21 (anarchici), Relazione di un fiduciario
della questura di Roma del 21 ottobre 1927.
38 In particolare, con Luigi Fabbri e Gigi Damiani. Su Luigi Fabbri,
vedi: L uce Fabbri, Luigi Fabbri. Storia ài un uomo libero, Biblioteca Franco
Serantini, Pisa 1996. Su Gigi Damiani vedi: U. F edeli, Gigi Damiani. Note
biografiche. Il suo posto nell'anarchismo, Antistato, Cesena, 1954.
37 Proprio durante il '27, Malatesta fornisce, con una serie di articoli
apparsi su "il risveglio anarchico", un importante contributo al dibattito
teorico sulla "Piattaforma Archinov". Vedi paragrafo 4 di questo capitolo-:
27
1927, ad esempio, scrive a Gigi Damiani di essersi pienamen
te ristabilito da una fastidiosa patologia ortopedica, ma di
non riuscire proprio a "guarire" dalla "sorveglianza della
polizia che si fa sempre più stretta". E conclude:
28
Può sorprendere che, malgrado la sorveglianza soffocan
te che l'attanaglia, l'anziano rivoluzionario rinunci più volte
a fuggire all'estero avvalendosi dei piani di evasione ideati
dai suoi compagni di lotta41. In realtà, a trattenere Maìatesta
in Italia sono la convinzione di un'imminente caduta della
dittatura mussoliniana e la speranza che la sua presenza e la
sua lunga esperienza militante possano risultare determinanti
"il giorno in cui, scosso il giogo dittatoriale e debellato il vi
rus fascista, il proletariato d'Italia ritornerà allo spirito di ri
volta e al senso della libertà". "Quando avverrà il crollo del
fascismo", scrive in una lettera a Sebastian Faure,
29
Le confessioni estorte ai militanti arrestati e le indagini per
risalire ai centri di smistamento del materiale propagandisti
co sequestrato nel paese, consentono intanto alla polizia di
scoprire che l'introduzione clandestina della stampa sovver
siva in Italia, costituisce ima delle principali iniziative di lot
ta del fuoruscitismo anarchico. Da New York, ad esempio, il
gruppo redazionale de "L'adunata dei refrattari" è riuscito a
far pervenire a Milano un questionario dove si chiedono ai
"compagni italiani" notizie circa lo stato del movimento per
definire nuove strategie e concordare un'azione comune di
lotta. Nel capoluogo lombardo, è attiva anche un'arteria di
congiunzione con la Svizzera. Lo attesta un dispaccio tele
grafico inviato dal Ministro dell'Interno a tutti i "Prefetti del
Regno", per informare che alcuni pamphlets di propaganda,
stampati a Ginevra da Luigi Bertoni, stanno per "essere por
tati prossimamente in Italia e precisamente Milano donde poi
sarebbero inoltrati nelle varie province del Regno per essere
distribuiti ad operai stabilimenti industriali e lanciati nei cam
pi di grano per essere rinvenuti dai contadini al momento del
prossimo raccolto. Manifestini verrebbero portati in Italia da
donne"43. Dalla Francia, dal Belgio, dalla Germania e dalla
Svizzera, provengono invece esemplari di un giornaletto -
"Non molliamo"44 - e di un appello rivoluzionario - "A i lavo
ratori d'Italia" - che vengono rinvenuti nei primi mesi del
1927 in diversi cornimi e capoluoghi di provincia.
Come si vede, dunque, il movimento anarchico sta prose
guendo all'estero l'attività propagandistica troncata in Italia
30
dalla soppressione delle libertà. Ed a voler giudicare dagli ap
pelli rivoluzionari che si moltiplicano sulle testate libertarie,
quasi tutti sono persuasi "che larghi strati della popolazione
sottostanno al fascismo, per fame, per viltà, perchè terrorizzati
o per calcolo, ma odiano e disprezzano il fascismo"45. Ordine
pubblico e spirito pubblico, non sono sinonimi! Sotto que
st'aspetto/ la propaganda insurrezionale in Italia è ritenuta un
mezzo potentissimo per alimentare lo stato d'insofferenza del
proletariato italiano. "Data l'attuale situazione di completo
soffocamento d'ogni pubblicazione legale, antifascista", sostie-
ne Luigi Bertoni, "[gli] stampati, insieme ad altre modeste pub
blicazioni costituiscono un veicolo di propaganda e di
eccitamento, che il perpetuarsi di tale stato di cose, in Italia,
rende necessario"46- La convinzione generale, insomma, è che
in Italia basti una scintilla per far scoccare l'incendio rivoluzio
nario. Gigi Damiani ne è talmente sicuro, da sollecitare la rea
lizzazione di forme di "guerriglia autonoma per ordine sparso
[...] di piccole entità, comitati o gruppi d'azione", pronti a
"martellare costantemente, d'iniziativa propria, e con cento, e
diverse e autonome iniziative il fascismo"47. Persino "La lotta
umana" non sembra nutrire alcun dubbio in proposito; tanto
che, nel presentarsi ai lettori, l'organo dell'UAI fa esplicito ri
ferimento al programma messo a punto prima dell'avvento
del fascismo, esortando, ora come allora, alla "lotta intransi
gente contro ogni forma di sfruttamento e di oppressione del-
l'uomo sull'uomo, a mezzo dell'azione diretta e rivoluziona
ria, individuale e collettiva, organizzata libertariamente con
tro la triplice incarnazione dell'autorità, costituita dal Capita
lismo, dallo Stato e dalla Chiesa"48.
45 Ibidem,
46 L. B ertoni, Per un'iniziativa, in "Il risveglio anarchico", n- 714, del
19 marzo 1927.
47 ACS, Min. In t, Dir, Gen. PS, AA, GG. RR., CC. AA., 1927, busta
164, fsc, KlA/M ovim ento anarchico, AA- GG., Informazione fiduciaria
senza luogo, né data, né alcuna altra specificazione.
48Per U "Risveglio settimanale", in "Il risveglio anarchico", n. 720, d ell'll
giugno 1927.
31
Logicamente, alla stregua delle sottoscrizioni finanziarie,
anche il materiale stampa inviato dall'estero finisce in gran
parte per essere intercettato dalle strutture di controllo e di
vigilanza preposte all'uopo dagli organi di polizia, che rie
scono così a reprimere sul nascere quasi tutte le iniziative pro
pagandistiche messe in atto dal movimento. Ad allarmare in
modo ben più serio le autorità, sono invece i numerosi pro
getti di attentare alla vita di Mussolini orditi negli ambienti
del fuoruscitismo anarchico. Soprattutto dopo il sequestro a
Marsiglia di un opuscolo pubblicato da Camillo Berneri - "Ele
menti di chimica antifascista" - le relazioni fiduciarie sull'ar
gomento diventano di una quantità impressionante49. Natu
ralmente, i timori della polizia si spiegano nella circostanza
con Soggettiva difficoltà di prevenire e reprimere un'attività
fondata in gran parte sull'iniziativa individuale o di gruppi
molto ristretti. Per comprendere però la puntigliosità mania
cale con cui confidenti, collaboratori, spie e informatori rife
riscono anche sulle voci più stravaganti ed inverosimili ri
guardanti propositi violenti contro il capo del fascismo, oc
corre far riferimento alla particolare personalità di Arturo
Bocchini, o meglio, alla sua visione pressappochista della sto
ria. Convinto che a far crollare le dittature siano sempre state
o le guerre o la morte dei dittatori50, il capo dell'Ovra impar
tisce a tutta la sua rete di fiduciari disposizioni rigorosissime
sulla materia degli "attentati al duce", quasi come se quella
di salvaguardare l'incolumità fisica di Mussolini fosse una
sorta di "missione" affidatagli dagli eventi.
D'altra parte, è incontrovertibile che, a prescindere dai ben
noti episodi di Gino Lucetti, Anteo Zamboni, Michele Schirru
ed Angelo Sbardellotto51, gli anarchici facciano dell'elimina
zione fisica di Mussolini una vera e propria strategia di lotta.
4- ACS, Min. In t, Dir. Gen. PS, AA. GG. RR, H2, Complotti ed atten
tati, 1922-1943. Dal 5 luglio 1933 viene istituito un apposito "Elenco di
sovversivi capaci di compiere attentati ed atti terroristici", per regolare
la materia in modo autonomo.
50 G. L eto, OVRA, fascismo-antifascismo, Cappelli, Bologna, 1952.
51 Gino Lucetti attenta a Mussolini nel settembre 1926. Per le "inten-
32
Occorre tuttavia specificare che, nella teorizzazione libertaria,
il gesto individuale ha importanza in quanto diretto a scuo
tere la passività delle masse nei confonti della dittatura. In
questo senso, si può addirittura sostenere che l'esito positivo
rappresenta solo un aspetto del progetto e nemmeno il più
significativo. A contare è invece l'atto esemplare in sé, la sua
carica d'eroismo, il suo valore di testimonianza; è, insomma,
la "propaganda del fatto"! Nessun esponente del movimento
ha mai dichiarato che "la sparizione di Mussolini avrebbe
avuto per effetto il crollo del fascismo e l'inizio della reden
zione"52. "Il fascismo", scrive Gigi Damiani, "é un sistema di
oppressione o meglio è l'oppressione perfezionata [...] Ed è
un sistema che ha le sue legioni di armati e d'interessati a che
si perpetui. Per rovesciare tutto quel sistema un colpo solo, lo
si riconosce, è poco. Apre una crepa, ma in quella crepa biso
gna infliggere più picconi e far leva"53. Nella dialettica anar
chica m ezzi/fine, il "tirannicidio" va quindi ricondotto al
primo dei due fattori. E' importante tener sempre presente
quest'identità poiché, sin dai prim i attentati alla vita di
Mussolini, esplode una violenta contrapposizione tra gli anar
chici e le altre forze dell'antifascismo rivoluzionario. Persua
si che soltanto una vasta ed organizzata azione di massa avreb
be potuto creare i presupposti per l'abbattimento del fasci
smo, concentrazionisti e comunisti reputano infatti l'atto in
dividuale una vera e propria azione controrivoluzionaria, de
stinata a non sortire altro effetto che quello di un inasprimen
to delle m isure rep ressive e della crim in alizzazion e
indiscriminata del nemico. Si ripropongono così in questi anni
due antinomiche concezioni delle articolazioni tattiche e stra
33
tegiche del processo rivoluzionario: l'una, quella socialco-
munista, che subordina la lotta armata alla strategia classista;
l'altra, quella anarchica, per la quale la giustificazione storica
dell'azione individuale risiede nella teorizzazione dell'azio
ne esemplare- Già al momento dell'attentato Lucetti, "La
Diana" ringhiava contro i comunisti che avevano tacciato di
"insurrezionalismo velleitario e personalistico" il gesto del
l'anarchico. Ricorrendo ad un'analisi dal vago sapore deter
ministico, i redattori della testata non esitavano a replicare:
34
chici davanti il proletariato che loro vogliono conquistare per
servirsene come carne da barricata"53. Chi si distingue per
serenità del dibattito e lucidità d'analisi è invece Luigi Fab
bri. Anziché scaraventarsi a testa bassa contro i comunisti per
la loro avversione alla "propaganda del fatto", l'anarchico af
fronta la questione facendo riferim ento alle indicazioni
empiriche scaturite dalla storia, per dimostrare come gli atti
individuali il senso dell'eroico, lo spirito di abnegazione dei
singoli, siano stati spesso l'elemento propulsivo e il fattore
caratterizzante dei grandi processi di trasformazione sociale.
"I grandi sacrifici, fino a quello supremo della vita", scrive
inoltre Fabbri,
sono necessari anche essi come coronamento dei piccoli nei molti.
Quelli sono poi di sprone a questi, ne sono i migliori suscitatori [...]
Deprimere e screditare gli elementi individualistici della rivoluzione
per non badare che a quelli collettivi, scoraggiare le rivolte e le cospi
razioni dei pochi per aspettare solo l'intervento delle grandi masse,
significa in realtà non avere mai nè gli uni nè gli altri: equivarrebbe
ad evirare un organismo per ingrassarlo. Ne avrete un corpo enor
me, ma incapace del minimo sforzo. Il bastone fascista l'accopperà di
nuovo, senza trovare resistenza5556.
55 Ibidem.
56 T opo di Biblioteca, Hanno gli occhi e non ci vedono, in "La lotta uma
na", n. 7, del 12 gennaio 1928.
57 Vedi pagina 43.
35
co" più che in quella dell" "attentato individuale", per ripren
dere un linguàggio di salveminiàna memoria58. Anche in que
sta occasione, tuttavia, la tendènza dominante è quella di giu
stificare la determinazione terroristica individuale appellan
dosi alle categorie teoriche dell'amoriìsmo etico e del vitalismo
liberatore59. Alcuni gruppi individualisti, anzi, arrivano per
sino à compiacersi per le "formidabili esplosioni che ogni tanto
il popolo italiano produce sotto la immane tirannide fasci
sta", in mancanza deile quali "l'Italia sarebbe davvero un ci
mitero di umilissime carogne vegetanti nella schiavitù in at
tesa di essere cancellato dal novero dei popoli civili"60.
La polizia fascista, dunque, ha tutti i motivi per temere un
risveglio dell'azione terroristica anarchica nel paese. E' quanto
esprime a chiare lettere un vice questore inviato in missione
a Gàrdone Riviera che, nel giugno 1927, trasmette un rappor-
36
to urgente a Roma per sollecitare un incremento delle misure
di sorveglianza a carico dell'
61 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, AA. GG. RR., CC. AA., 1927, busta
164, fsc. K1A/movimento anarchico, AA. GG., Rapporto inviato alla po
lizia politica, il 5 giugno 1927.
62 C ostitu ito dallo scrittore M ario M ariani. Su posizioni
sodalisteggianti, il movimento è dotato di un proprio organo di stampa,
"Volontà". Durante la sua breve esistenza, è ricettacolo di spie, infiltrati
e provocatori al soldo fascista.
63 E. M isefari, Bnmo, biografia di un fratello, Zero in condotta, Milano,
1989.
64 Una relazione fiduciaria proveniente da Marsiglia, ad esempio, in
forma che gli anarchici di Rovigo avrebbero ideato di attentare alla vita
del duce provocandone una caduta dal cavallo. ACS, Min. Int., Divisio
ne Polizia Politica (fascicoli per materia), busta 66, fsc. 8 (Complotto
37
La preoccupazione delle autorità per l'attivismo anarchi
co si lega anche alla situazione del paese dove la manovra
monetaria, tesa a stabilizzare la lira a "quota novanta", ha
determinato una crisi di assestamento che sta ripercuotendo
si duramente sui ceti meno abbienti - riduzione dei salari re
ali, aumento delle imposte dirette sui consumi, incremento
dei tassi di disoccupazione, e così via65. Con l'approssimarsi
dell'estate, la congiuntura si aggrava a tal punto che in alcu
ne province iniziano a verificarsi i primi timidi tentativi di
astensione dal lavoro66- Questo rapporto di polizia illustra,
con precisione il clima di malessere diffuso che, alimentan
dosi su una dinamica di effettivo disagio delle fasce più de-
38
boli della popolazione, sta emergendo in modo vistoso nel
paese:
Negli industriali è ora rinata la fiducia che l'attuale disagio verrà fe
licem ente su perato m ercé i p rovvedim enti del G overno per la
stabilizzazione della m oneta a quota novanta, m a nella m assa opera
ia il disagio stesso è m olto più sentito, in quanto che, oltre la disoccu
pazione vera e propria, esiste un'altra specie di disoccupazione dis
simulata dai turni di lavoro, sistema questo che ha ormai invaso qua
si tutti i principali stabilimenti industriali, nei quali la massa operaia
lavora soltanto tre o quattro giorni della settimana, a turno, riscuo
tendo, in conseguenza, un salario pressoché uguale alla metà di quello
normale. A tale riduzione di salari, derivante dalla diminuzione del
la giornate lavorative, è da aggiungere la riduzione di salario conve
nuta in relazione alla rivalutazione della lira, mentre il prezzo dei
generi di prima necessità continua ad essere elevato e non ancora in
relazione ai salari percepiti, malgrado la tenace azione calmieratrice
degli organi tecnici e delle Autorità. Tutto ciò crea nella m assa opera
ia uno stato di orgasmo e di sfiducia, forse peggiore di quello dipen
dente dalla vera disoccupazione, ed è in vista specialmente dell'ap-
prossimarsi delTinverno, che occorre preoccuparsi di tale diffuso
malessere, specie nella categoria dei braccianti, buon numero dei quali
quest'anno non ha trovato nemmeno di estate di che occuparsi. Q ue
ste sono le condizioni dell'ordine pubblico nei riguardi della disoc
cupazione, condizioni che per quanto delicate, non destano, per ora,
gravi preoccupazioni per la totale assenza di manifestazioni esteriori
di particolare rilievo. L'Autorità di PS, comunque, si m antiene co
stantemente vigile allo scopo di prevenire ed eventualmente repri
m ere, con prontezza, qualsiasi atto inconsulto che possa m eno
mamente turbare l'ordine pubblico67.
67 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, AA. GG. RR., CC. AA., 1927, busta
109, fsc. "Statistica mensile delle agitazioni ed astensioni del lavoro".
68 Resta inteso che la liberazione dellTtalia dal regime fascista deve
39
ca che denuncia una conoscenza superficiale della dinamica
sociale italiana, dove lo stato d'insofferenza del mondo del
lavoro è ben lontano dal tradursi in una forma di protesta
generalizzata. E' vero invece che il malumore delle masse
proletarie induce la polizia a stringere ulteriormente la mor
sa repressiva, scatenando una nuova ondata di arresti e di
persecuzioni ai danni delle dissidenze antifasciste69. Durissi-
40
mo, poi, è il trattamento riservato a quanti sono reclusi nelle
patrie galere. Sulle loro condizioni le denunce della stampa
anarchica lasciano intravedere uno scenario raccapricciante.
La testata individualista "La Diana", racconta di spaventosi
supplizi cui sono vittime i prigionieri antifascisti, molti dei
quali, gravemente minati nella mente e nel fisico, sprofonda-
41
no in uno stato di perenne follia70. Frequente è anche il "sui
cidio" mediante impiccagione/ secondo una tipica procedura
adottata nei regimi di polizia per i detenuti politici torturati a
morte. Il comunista Gastone Sozzi e l'anarchico Antonio
Sanvito71 - "im piccati" rispettivamente nella fortezza di
Perugia e a San Vittore - la comunista Lina Morandetti e l'anar
chico Natale Girolimetti72 - impazziti entrambi per le sevizie
70 Ecco alcuni dei sistemi di tortura attuati nelle carceri fasciste: colpi
con bastoni riempiti di piombo nella parte superiore; colpi di pugno col
guanto dì ferro; digiuno e violente bastonature al buio; iniezione di so
stanze provocanti il delirio; puntura dei testicoli con degli spilli; legatu
ra dei testicoli con catene e corde e graduazione del dolore con una pres
sione sem pre più fo rte; punture con sp ille sotto le unghie;
somministrazione di iodio provocante piaghe all'intestino; tagli della lin
gua con coltelli o temperini; strappo dei peli dal pube; uso d'insetti per
ottenere confessioni (tipica quella dello scarabeo posto suü'ombellico della
vittima).
71 La cui unica colpa, è quella di essere un portinaio "negligente". "E'
noto che, in base al regolamento di polizia della primavera del 1927, un
portinaio non può esercitare la sua professione che a patto di divenire un
indicatore della questura. Egli è incaricato della sorveglianza e della de
nuncia delle idee politiche degli inquilini. E in caso di negligenza, è con
siderato come complice delle manifestazione e dell'attività antifascista
di cui i suoi inquilini si rendono colpevoli. In applicazione di sifatto re
golamento, il portiere Sanvito è stato sottoposto, con gli altri prigionieri
a delle torture senza nome. Si voleva conoscere da costoro il piano della
diffusione e il nome dei responsabili della diffusione della rivista. Il por
tinaio non poteva, naturalmente, dir nulla, poiché non sapeva nulla di
tutto ciò. Cosicché [...] il portinaio Sanvito, vecchio e malato, morì. Due
settimane dopo il suo imprigionamento, non si ebbero più sue notizie. Si
seppe più tardi che era morto... Ma quando? In quale data? In quali con
dizioni?". Torture, supplizi e assassini, in "Il Monito", n. 6, del 25 aprile
1928.
72 Merita di essere riportata la vicenda di Natale Girolimetti, esempio
tipico delle tribolazioni vissute da tanti militanti durante gli anni del
dominio fascista: "Deportato in Italia dall'America fu uno dei primi pre
so di mira dai fascisti. Egli tenne testa sempre ñeramente, solo contro
cinquanta mercenari neri. Nelle sedi dei fasci, o nei tribunali gridò sem
pre alta la sua fede libertaria in faccia ai teschiati, pagando con terribili
"bastonature di stile" il suo ardimento. Per farmi visita all'ospedale di
Sant'Arcangelo di Romagna, dove giacevo nell'inverno del 1923, si espo-
42
subite - i comunisti Giuseppe Riva e Carlo Ruota e gli anar
chici Amodei e Romolo Tranquilli - tutti morti in seguito ad
atroci torture - sono solo alarne delle vittime del sistema
carcerario fascista tra il 1927 ed il 1928. E' una pagina molto
nera del fascismo su cui la storiografia ha finora poco insisti
to. Sul piano della violenza e della repressione, il rapporto
fascismo-nazismo ha infatti privilegiato un'immagine del re
gime tutto sommato meno truce e sanguinaria di quella emer
sa dalle testim o n ian ze d ella p u b b licistica e della
memorialistica anarchica.
Il 12 aprile s'inaugura a Milano in gran pompa la Fiera
Campionaria. Alle dieci del mattino, pochi istanti prima del
passaggio del corteo reale, esplode una bomba in piazzale
Giulio Cesare provocando un'orrenda strage - diciotto morti
e circa cinquanta feriti in modo grave. La stampa di regime
indica subito tra gli antifascisti, in particolare "elementi anar
chici a contatto coi fuorusciti", i responsabili della carnefici-
43
na73. Nei giorni successivi, una furiosa "caccia al sovversivo"
imperversa in tutta la città; mentre bande squadriste scoraz
zano per le strade abbandonandosi ad ogni sorta di violenza,
la polizia setaccia a tappeto interi quartieri popolari e centi
naia d'abitazioni di antifascisti. Nella retata d'arresti operati
dalle forze dell'ordine, si contano alla fine circa cinquecento
cittadini, di cui trentadue sono deferiti al Tribunale Speciale
per supposta complicità nella strage. Gli autori dell'attenta
to, restano però ancor oggi ignoti74.
Sebbene nel composito universo antifascista siano i soli a
non condannare l'accaduto75, anche gli anarchici cominciano
ben presto a sospettare che l'attentato sia in realtà stato con
gegnato "dallo stesso Mussolini per liberarsi dello scomodo
ed ingombrante alleato sabaudo ed imporre la sua dittatura
assoluta nel paese"76. Certo, c'è anche chi non condivide che
l'obiettivo del complotto sia da individuarsi in Vittorio Ema
nuele III, giudicato un sostegno ancora indispensabile per il
capo del fascismo77. Nessuno sembra però nutrire dubbi sul
44
fatto che l'attentato sia maturato in ambienti fascisti per giu
stificare agli occhi dell'opinione pubblica il ricorso a nuove
misure di terrore poliziesco. A suffragare questa lettura sono
i tanti misteri che ruotano attorno alla strage, a partire dal
modo stesso in cui è avvenuto l'agguato, durante una ceri
monia pubblica gremita di forze dell'ordine. Ci sono poi
l'omertà degli apparati istituzionali, l'assoluta mancanza di
prove a carico di centinaia d'antifascisti incarcerati, le ambi
guità e i retroscena emersi nel corso dalle indagini; ci sono,
insomma, elementi tali da far ritenere:
della potentissima Mano Nera Militare, per mezzo dell' "umilissimo ser
vo" Mussolini, restaurò le sue prerogative quasi millenarie". Ibidem.:
7HADA, in "lì Monito", n. 7, del 15 maggio 1928.
nemici"79. Per quanto possa sembrare scontata la chiarifica
zione della testata ginevrina, va considerato che le differenti
posizioni rispecchiano due diverse tradizioni dell'anarchismo
teorico: quella deir"individualismo d'azione" e quella della
"propaganda del fatto". E' questo un distinguo che affiora
con evidenza anche al momento di affrontare la spinosa que
stione delle vittime innocenti rimaste coinvolte nell'esplosio
ne della bomba. Se, infatti, le correnti individualiste ribadi
scono nella circostanza il valore assoluto dell'azione indivi
duale, richiamandosi alle categorìe concettuali d ell'am orfi
smo etico" e del "vitalismo liberatore", i restanti settori del
m ovim ento fanno in vece riferim en to ai fond am enti
escatologici del "rivoluzionarismo giustizierò", ribattendo che
la violenza è un valore relativo, da circoscriversi entro i limiti
ben definiti della legittima difesa80. Mentre per gli individua
listi, dunque, quello delle vittime rimaste coinvolte nell'at
tentato è ima questione irrilevante nella misura in cui "non
vi sono innocenti nella società borghese", per gli altri gruppi
si pone come "problema della massima importanza la riper
cussione che l'atto avrà sulla società di cui vuol essere vendi
catore"81 . "Alle celebrazioni fasciste", si chiedono i redattori
de "Il risveglio anarchico", "quanti sono presenti, o per non
perdere il pane o per non venir sospettati? Pochezza d'ani
mo, si dirà. Sì certo, ma non mai meritevole della pena di
morte!"82.
Dopo la strage di Milano, la polizia comincia a vedere dap
pertutto "complotti terroristici anarchici"83. Che si tratti di
46
attentati alle linee ferroviarie84/ di rinvenimenti di ordigni
esplosivi85/ o degli incendi che stanno divampando nel paese
in questa " arroventata" estate del 192886/ le indagini per in
dividuare i responsabili di questi episodi vengono indirizza
te quasi esclusivamente verso gli ambienti libertari. Le infor
mazioni fiduciarie che continuano a fioccare dall'estero/ d'al
tra parte/ non sono a riguardo per nulla rassicuranti. Un con
fidente attivo a Lugano, comunica allarmato che si sono te
nuti alcuni "abboccamenti segreti" nei quali si è discusso sul
l'eventualità di sopprimere Arnaldo Mussolini, reputata la
mente direttiva del servizio di spionaggio all'estero. Di "col
pi ben preparati" da eseguirsi "al più presto", si trama con
insistenza anche a Zurigo87, mentre da Ginevra si segnala che
"un tentativo d'accordo per l'esecuzione di un piano di azio
ni violente si è manifestato durante una riunione [alla quale]
47
partecipò anche il Bertoni"8*88; il fuoruscito - prosegue la rela
zione - "avrebbe in animo di essere spalleggiato da elementi
comunisti per tentare delle azioni violente in Svizzera e gesta
terroristiche in Italia, vista l'esiguità dei compagni anarchi
ci"89. Particolare inquietudine, poi, suscita un rapporto pro
veniente da Anversa dove si avverte che un gruppo di mili
tanti esuli a Bruxelles, ben fornito di fondi ed in possesso di
una cospicua quantità di materiale dinamitardo occultato in
alcuni depositi a Ginevra, ha pianificato un attentato a Roma,
"durante i ricevimenti dove dovrebbero esser presenti il re o
M ussolini", e uno a Ginevra, alla sede della Società delle
Nazioni. Ci sarebbe anche chi ha incaricato turisti stranieri,
commessi viaggiatori ed antifascisti jugoslavi di portare in
Italia, attraverso il passaggio della Gola di Gonda, una batte
ria di bombe ad orologeria da consegnare successivamente
ad alcuni compagni attivi nel varesino e nel comasco90. E'
però dalla Francia che le relazioni sui "complotti anarchici"
provengono a gran profusione; e non potrebbe essere altri
menti se si considera che proprio a Parigi l'Ovra può avva
lersi, tra le altre, della collaborazione di uno dei suoi più pre
ziosi confidenti: l'anarchico Bernardo Cremonini91. Natural
mente, va considerato che, per i motivi già esposti, molti di
q u esti "c o m p lo tti" sono in realtà p riv i di qu alsiasi
attendibilità. Non manca, oltretutto, chi cerca di approfittare
48
del clima di "caccia alle streghe" per allestire delle vere e pro
prie provocazioni92, Va anche detto, però, che la solerzia ma
n ia ca le con cui le au to rità reg istran o p ersino il più
immaginifico episodio di "sovversivismo", è in parte dovuta
ai numerosi attentati che gli anarchici stanno effettivamente
compiendo in questi mesi all'estero. Ecco alcuni degli episo
di più eclatanti93 . Maggio, New York: una bomba esplode nella
residenza di Robert C. Eliot, esecutore della condanna a mor
te di Sacco e Vanzetti. Agosto, Marsiglia: viene arrestato En
rico Zambonini, accusato di aver attentato all'agente consi
gliare Giacomo Di Mauro, a Saint Raphael. Novembre, Nancy:
Angelo Bartolomei uccide a colpi di rivoltella il prete Cesare
Cavaradossi - vice console fascista a Nancy - che gli aveva
proposto di tradire i propri compagni in cambio del permes
so di soggiorno94. Maggio, Buenos Aires: Severino Di Gio
vanni fa saltare in aria il consolato italiano - nove morti e
trentaquattro feriti - colloca una bomba nella farmacia del
fascista Beniamino Mastronardi e attenta alla vita del colon
nello Afeltra.
50
Al riallacciamento dei nuclei sparsi nell'Italia centro-set
tentrionale, sta invece provvedendo Ugo Mazzucchelli che,
da Carrara, si mantiene in relazione con il gruppo livornese
della "Banda di Ardenza"96 e con i compagni attivi a La Spe
zia, a Torino e a Milano. Proprio nel capoluogo lombardo sono
tratti in arresto sette militanti mentre è in pieno corso un ra
duno clandestino indetto allo scopo di ridar vita ad un'oppo
sizione sindacale dopo l'approvazione della Carta del lavoro
fascista97. L'intercettazione di alcune lettere di un anarchico
tedesco, consente inoltre di scoprire che un gruppo di
anarcosindacalisti si ritrova spesso in un caffè di Piazza Ve
nezia per discutere d'iniziative dirètte ad accrescere il mal
contento delle masse per le disagiate condizioni economiche.
Stando alle testimonianze inviate alle testate libertarie all'este
ro, Milano è tra le città più colpite dalla repressione polizie
sca. "Nello spazio di due mesi", si legge in una lettera pub
blicata su "Il risveglio anarchico",
sono state fatte tre <lev e> di sovversivi con un complesso di venti
giorni di detenzione; [...] la grande maggioranza dei compagni e dei
rivoluzionari è im possibilitata a sottrarsi a simili conseguenze in
quanto che la loro qualità di diffidati e di sorvegliati li inchioda in
casa dalle nove di sera alle sette del mattino, con sul capo pendente
la pena di tre mesi di carcere e il conseguente invio al domicìlio coat
to in caso di m ancata presenza alle m ultiple visite notturne dei
questurini; si aggiungano [...] nuove manganellature di compagni e
di sovversivi in genere, im posizioni, licenziamenti dal lavoro [...]
Altri, più fortunati, riescono a sottrarsi alle violenze o all'arresto solo
con l'abbandonare lavoro, affari, famiglia, dandosi la ventura in una
stagione che si fa di giorno in giorno più inclemente [Nelle ultime
settimane] due altri giovani compagni hanno dovuto fuggire per sot
trarsi alle bastonature della teppaglia in cam icia nera e all'arresto
della polizia. Dei compagni caduti tra le loro grìnfie non c'e mezzo di
saper nulla98.
51
La situazione del capoluogo lombardo, ad ogni modo, è
analoga a quella degli altri centri industriali, dove "l'atm o
sfera di terrore creata dalla vasta rete di vigilanza e di spio
naggio che si esercita ovunque e su tutto"99, costringe il mo
vimento ad agire nella più rigorosa clandestinità. Non c'è da
meravigliarsi, dunque, se è proprio in una località di provin
cia - Cecina (LI) - che viene smantellato il gruppo anarchico
di maggiore consistenza - "G li scarponi"100. Si tratta di una
struttura formata da quindici membri, capeggiata dall'ex ar
dito del popolo Arnaldo Menicagli101, che è riuscita abilmen
te a camuffarsi sotto l'innocua denominazione di "Società
Sportiva Benito Mussolini". Gli organi di PS, paventano però
che l'associazione sia solo "una filiazione di m aggiori
aggruppamenti dalla denominazione cLiberi Azzurri> aventi
sede in località di altre Province e che fra gli aderenti al movi
mento figurano nomi di persone note e di illustri professioni
sti"102. Nel corso delle indagini, in effetti, viene a galla che il
gruppo può contare su basi anche a Pisa103, a Milano104, a Li
99 Ibidem
100 II caso è destinato a suscitare tanto scalpore che nell'indagine in
tervengono personalmente il segretario del partito fascista - Augusto Tu
rati - il seniore dell'ottantottesima legione della MVSN ed il federale dì
Livorno - Alberto Capitani.
1111All'associazione aderiscono: Arnaldo Menicagli; Duilio Panicucci,
ex carabiniere; Alvaro Rusticali, muratore; Gino Gennai, bracciante; Azelio
Tori, falegname; Giulio Perini, falegname; Mario Rocchi, meccanico; Ro
berto Massini, commerciante; Carlo Trino, cementista; Bruno Bardìni,
bracciante; Libero Matteoni, manovale; Gualberto Faccini, operaio; Tullio
Guazzini, scalpellino; Orfeo Menicagli, commesso; Arturo Orlandini,
macchinista teatrale. ACS, Min. In t, Dir. Gen. PS, AA. GG. RR., CC. AA.,
1928, busta 207, fsc. K1A/M ovimento anarchico, AA. PP. (Livorno), Re
lazione dell'ispettore generale di PS, inviata a Roma il 19 novembre 1927
102 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, AA. GG. RR., CC. AA., 1928, busta
207, fsc. K1A/Movimento anarchico, A A. PP. (Livorno), Relazione del
l'ispettore generale di PS, inviata a Roma il 19 novembre 1927.
103 Dove opera il capitano Giulio Sassi.
104 Con Duilio Panucci.
52
vorno105 ed in Calabria106. Sembra, inoltre, che ci sia la possi
bilità d'accedere in un locale della prefettura, adibito a ma
gazzino delle armi e delle munizioni sequestrate come "cor
pi dei reati". Uno dei membri della "setta", infine, sarebbe
sul punto di recarsi a Roma per compiere un attentato alla
vita di Mussolini107. Ce n'è insomma quanto basta per spin
gere le autorità a intervenire con urgenza e stroncare l'attivi
tà del gruppo: la sera d e ll'll novembre 1927, mentre è in cor
so una riunione dei vari affiliati, reparti armati irrompono
nel locale e procedono ad arresti e perquisizioni a tappeto108.
53
A prescindere dagli episodi finora riportati sacche di resi-
stenza anarchica sono presenti anche nelle regioni meridio
nali e nord orientali del paese. Particolarmente attivi, sono i
siciliani Salvatore Renda, Filippo Gramignano e Vincenzo
Mazzone. I tre individualisti non solo hanno mantenuto ope
rativi i rapporti con Paolo Schicchi ed un gruppo di compa
gni rifugiatisi a Tunisi e a Marsiglia, ma si stanno adoperan
do, a livello locale, in una proficua azione di rivitalizzazione
dei nuclei trapanesi e palermitani109. A Palermo, oltretutto,
transita spesso per motivi di studio l'anarchico carrarino Gino
Bibbi che110, approfittando dei suoi frequenti spostamenti, è
riuscito ad intessere una rete di collegamenti individuali nel
quadrilatero Paìermo-Carrara 111 -Milano 112 -Verona113. Proprio
in quest'ultima città sono tratti in arresto i membri di una
cellula, con Paccusa di "avere preparato la diffusione di
manifestini violenti contro S. M. il re e contro il Duce, orga
nizzato un piano di rivolta in Verona e provincia, a mezzo di
atti terroristici e premeditato Puccisione di personalità in vi
sta"134. Sempre in Veneto - ad Adria - viene infine sgominato
un gruppo misto di anarchici e comunisti che115, in collega-
54
mento con altri antifascisti adriesi emigrati in varie località
del Nord Italia116, si dedicava a "riorganizzare le masse alla
riscossa, capaci, e sempre pronti a favorire e partecipare ad
un eventuale complotto contro i poteri del nuovo Stato Fasci
sta"117.
L'accanita "caccia al sovversivo" seguita alla strage di
Milano, inferisce un colpo pesantissimo all'azione cospirativa
anarchica. Per ritrovare qualche iniziativa degna di rilievo,
bisogna così attendere gli ultimi mesi del 1929, quando i ri
flessi del crollo di Wall Street aprono nuovi scenari di lotta
anche in Italia. Il vistoso ripiegamento non sembra però esse
re percepito nella giusta misura all'estero, dove continua ad
albergare la convinzione di un prossimo crollo del regime
fascista. Proprio in virtù di questa previsione, il Congresso
dei profughi dell'Unione Sindacale Italiana - tenutosi a Berli
no alla fine del 1927 - delibera la costituzione un organismo
rivoluzionario allo scopo di intensificare la propaganda in
surrezionale in seno alle masse e promuovere la formazione
di gruppi d'azione "pronti a rientrare nel paese al momento
opportuno". Nelle risoluzioni votate al termine del dibattito
congressuale, sono elencate persino le misure da adottarsi per
impedire, come avvenuto in Russia, il soffocamento della ri-
55
voluzione sociale: massimo decentramento territoriale ed
amministrativo mediante la costituzione di liberi comuni;
gestione comunale della proprietà terriera, degli stabilimenti
industriali e dei mezzi di scambio; affidamento delle struttu
re federali alle organizzazioni dei lavoratori manuali ed in
tellettuali; formazione di comitati rivoluzionari di quartiere;
milizia popolare in sostituzione dell'esercito nazionale; e così
via118.
56
subito in favorevoli e contrari121. A favore, si schierano: gli
anarcosindacalisti francesi e parte di quelli italiani e spagno
li; la rappresentanza bulgara; la redazione del periodico ita
liano "Bandiera nera". Sono invece contro: la frazione russa
guidata da Volin; il gruppo italiano "Pensiero e volontà" - cui
fanno riferimento Luigi Fabbri, Ugo Fedeli e Camillo Berneri;
la corrente federalista francese; numerosi altri militanti a ti
tolo individuale. La divisione si spiega anche con la diversa
esperienza vissuta: da una parte il bolscevismo, dall'altra il
fascismo. Come ha scritto infatti Gino Cerrito, la "Piattafor
m a" "è il prodotto di un particolare clima e venne seguita da
militanti appartenenti alla generazione maturata attraverso
la guerra, delusa dal successo bolscevico e perciò alla ricerca
di una leva capace di vincerlo sul terreno della lotta quotidia
n a"122. Va sottolineato, comunque, che gli stessi esponenti in
aperto dissenso con le formulazioni teoriche della "Piattafor
m a", danno atto agli estensori del progetto di aver contribu
ito a riaprire il dibattito su tematiche di importanza cruciale
ai fini dello sviluppo e dell'attualizzazione del pensiero e del
l'azione anarchica. Intervenendo sulla questione dalle pagi
ne de "Il martello", Luigi Fabbri non esita a riconoscere ai
"compagni russi" il merito di "aver operato per il bene della
causa", ponendo "sul terreno della discussione una quantità
di problemi inerenti al movimento anarchico, al posto degli
an arch ici n ella riv o lu zio n e, alla organ izzazion e
dell'anarchismo nella lotta, ecc., che devono essere risolti, al
trimenti la dottrina anarchica non continuerà a rispondere
alle esigenze crescenti della lotta e della vita sociale nel mon
do contemporaneo"123.
57
A sollevare le prime divergenze tra i due schieramenti, è
una lettura antitetica delle cause che hanno impedito agli
anarchici d'imprimere un indirizzo libertario alle lotte sociali
che hanno contraddistinto gli armi del dopoguerra in Euro
pa. Nella riflessione dei piattaformisti, queste cause sono da
individuarsi soprattutto nella tradizionale carenza di un'or
ganizzazione "specifica" - in grado cioè di riunire tutti i mili
tanti dello stesso orientamento ideologico - e di un program
ma politico uniforme. Il parametro di riferimento principale
degli archino vis ti, sono le vicende dispiegatesi durante la Ri
voluzione d'Ottobre. A loro avviso, infatti, l'esautoramento
degli anarchici russi da parte dei bolscevichi va spiegato pro
prio con la mancanza di un modello associativo libertario forte
e compatto, atto a reggere il confronto col partito leninista di
"avanguardia rivoluzionaria". Di qui la necessità di munirsi
quanto prima possibile di un organismo unitario di "tenden
za" che, fondato sulla "unità ideologica e tattica" dei propri
affiliati, si ponga quale momento di coagulo di tutti i gruppi
e i militanti della stessa provenienza correntizia.
Ben diversa da quella dei piattaformisti, è l'impostazione
analitica dei raggruppamenti dissidenti. Secondo il loro pun
to di vista, la debolezza manifestata dall'anarchismo nei mo
menti di crisi sociale o, come in Russia, "durante" e "dopo"
la rivoluzione, non è tanto da attribu irsi ad un vuoto
o rg an izzativ o qu anto alla in su fficie n z a p ro p o sitiv o -
costruttiva palesata da gruppi, quadri e federazioni attivi nelle
rispettive realtà territoriali. Più che ad un organismo di "ten
denza", occorrerebbe quindi dar vita ad una forma associati
va di "sintesi", ad una struttura, cioè, che, aperta agli espo
nenti di tutte le correnti, consenta un confronto collettivo e di
più ampio respiro sulle soluzioni teoriche e pratiche da adot
tare nei momenti decisivi. Al di là della diversa chiave
interpretativa delle dinamiche storico-sociali, il rifiuto del
58
m od ello asso ciazio n istico d egli arch in ov isti ha p erò
scaturigini prettamente teorico-concettuali. Si è infatti con
vinti che un'organizzazione di "tendenza" fondata suH'"unità
ideologica e tattica" e sul principio della "responsabilità col
lettiva", sia destinata ineluttabilmente a tradursi in un appa
rato burocratico centralizzato, autoritario ed esclusivista, sor
retto dalla più classica "tirannia della maggioranza". Con la
loro propensione a voler estromettere dall'anarchismo tutti
quegli orientamenti in dissenso con l'ideologia ed il program
ma dell' "Unione Generale Anarchica", scrive Luigi Fabbri, i
compagni russi commettono lo stesso "errore esclusivista in
cui sono caduti i partiti socialisti e rivoluzionari autoritari
che, una volta stabilito un programma e un'organizzazione
propria, hanno dogmatizzato che fuori dai loro quadri non
v'è salvazione, vale a dire, non v'è nessun altro socialismo o
rìvoluzionarismo possibile"124. Prerogativa specifica dell'eti
ca anarchica, è invece -la ricusa della "virtù intrinseca delle
maggioranze o delle minoranze" in quanto tali, tanto che "se
vi fosse soltanto un anarchico dissidente e fuori della nostra
organizzazione, questa non potrebbe rappresentare tutti gli
anarchici"125. E' vero, conviene l'anarchico italiano, che oc
corre debellare al più presto la "febbre gialla della disor
ganizzazione"; ma ciò va fatto senza intaccare quel delicato
59
equilibrio su cui si regge il rapporto dialettico m ezzi/fini. In
questo senso, i modelli associativi ai quali si tende devono
ispirarsi ad una concezione libertaria dell'agire politico che,
proprio in virtù delle sue peculiarità intrinseche, non può as
solutamente prescindere dalla salvaguardia dell'autonomia
e della libertà di iniziativa dei singoli e dei gruppi.
Alle parole di Luigi Fabbri fanno eco quelle di Errico
Malatesta, che interviene nel dibattito dalle colonne de "Il
risveglio anarchico". Nella misura in cui "la verità anarchica
non può e non deve diventare il monopolio di un individuo o
di un comitato, né può dipendere dalle decisioni di maggio
ranze vere o fittizie"126, asserisce l'anziano rivoluzionario,
un'organizzazione libertaria deve necessariamente fondarsi
sul presupposto "che tutti abbiano, ed esercitino, la più am
pia libertà di critica, e che ciascuno possa sostenere le proprie
idee e scegliersi i propri com pagni"127. Intenzione degli
archinovisti, sembra invece quella di voler "scomunicare tutti
coloro che non accettano il loro programma"128. A dimostrar
lo in modo eloquente è l'introduzione nella "Piattaforma" del
la "responsabilità collettiva", vale a dire del principio secon
do cui "tutta l'Unione sarà responsabile dell'attività rivolu
zionaria e politica di ogni membro e ciascun membro sarà
responsabile dell'attività rivoluzionaria e politica dell'Unio
n e "129. Come potrebbe garantirsi questa reciproca responsa
bilità, si chiede infatti Malatesta, se non attraverso il ricorso a
strumenti coercitivi e burocratici preposti a "sorvegliare l'azio
ne dei singoli membri e prescrivere loro quello che debbono
fare o non fare" - comitati esecutivi, organi periferici di con
trollo, strutture centralizzate di vigilanza, e così via. Piutto
sto che di "responsabilità collettiva", si deve allora parlare di
"responsabilità individuale", cioè di quel dovere morale di
60
rispettare gli accordi e gli impegni reciproci che spetta ai mem
bri di un'associazione sorta per cooperare al raggiungimento
di uno scopo comune130. A giudizio del Malatesta, insomma,
ben altri sono i canoni sui quali deve fondarsi un modello di
organizzazione anarchica:
130 Malatesta scrive: "Da parte mia io mi domando che cosa possa
mai significare in bocca di un anarchico questa espressione di responsa
bilità collettiva. Io so che tra i militari si usa decimare un corpo di soldati
che si è ribellato o si è mal condotto in faccia al nemico, fucilando indi
stintamente quelli che la sorte designa. So che i capi di esercito non si
fanno scrupolo di distruggere un villaggio o una città e massacrare tutta
una popolazione, fanciulli compresi, perchè qualcuno ha tentato di resi
stere all'invasione. So che in tutte le epoche i governi hanno in vario
modo minacciato ed applicato il sistema della responsahilità collettiva
per tenere a freno i ribelli, esigere le imposte, ecc. E comprendo che que
sto possa essere un mezzo efficace di intimidazione e di oppressione. Ma
come si può parlare di responsabilità collettiva tra uomini che lottano
per la libertà e la giustizia, e quando non si può trattare che di responsa
bilità morale, sia essa poi seguita o no da sanzioni materiali?!! Se, per
esempio, in uno scontro con una forza armata nemica il mio vicino si
conduce da codardo, il danno può esser mio e di tutti, ma la vergogna
non potrà essere che di colui che non ha avuto il coraggio di sostenere la
parte che si era assunta. Se in una cospirazione un affiliato tradisce e
manda in galera i suoi compagni, saranno forse i traditi responsabili del
tradimento?" E. M alatesta, A proposito della "Plateforme", in E. M alatesta,
Pensiero e volontà, op. cit., pagina 313.
61
contraddizione coi principi accettati e non nuocciono all'attività de
gli altri. In tutti i casi una data organizzazione dura fino a che le ra
gioni di unione sono superiori alle ragioni di dissenso. Altrimenti si
scioglie e lascia luogo ad altri aggruppamenti più omogenei. Certo la
durata, la perm anenza di un'organizzazione è condizione di succes
so nella lunga lotta che dobbiamo combattere, e d'altronde, è natura
le che qualunque istituzione aspira, per istinto, a durare indefinita
mente. M a la durata di un'organizzazione libertaria deve essere la
conseguenza dell'affinità spirituale dei suoi componenti e dell'adat
tabilità della sua costituzione ai continui cam biam enti delle circo
stanze: quando non è più capace di compiere una missione utile m e
glio che m uoia131.
62
sm o" e "vedere le masse in modo prospettico". Il problema
cruciale che si profila, infatti, non è, come credono i russi,
quello di "far da capi" alla folla, ma quello di impedire che
"la folla se li crei"133.
Il sospetto di un eccesso di leaderismo è alimentato anche
dalla questione del "ruolo guida" che, secondo i piattaformisti,
gli anarchici avrebbero dovuto assumere durante le varie fasi
del processo rivoluzionario - prima, durante e dopo. Su que
sta tematica, anzi, le posizioni tra i due raggruppamenti ap
paiono più che mai divergenti; anche perché, così come con
cepito nel progetto, il "ruolo guida" ricalca talmente da vici
no la famigerata "dittatura del proletariato" da riaccendere
subito i contrasti sul periodo transitorio134. Ad evidenziare
l'a p o ria teo rico -m eto d o lo g ica in cui incap pano gli
archinovisti, provvede ancora una volta Errico Malatesta che,
dall'alto della sua esperienza, fa osservare come non si pon
ga tanto un problema di "ruoli", quanto di modalità di ge
stione del processo rivoluzionario:
133 Ibidem.
134 Cfr. G. C errito, Il ruolo, op. cit
135 E. M alatesta, A proposito délia "Plateforme", art. cit.
63
sione dei movimenti bulgaro, russo, polacco e francese136. Fe
dele al vecchio schema federativo dell'UAI, si mantiene in
vece la corrente organizzativa italiana che, nell'autunno del
1927, invia ai compagni russi un'apposita relazione per illu
strare le ragioni del proprio dissenso:
Ci sembra ci sia in voi uno spirito molto lontano da quello per cui noi
non sapremmo concepire che un'organizzazione internazionale anar
chica aperta al m aggior num ero dì individui, gruppi, federazioni che
siano d'accordo sui principi della lotta organizzata anarchicamente
contro il capitalismo e lo Stato su basì permanenti nazionali e inter
nazionali, ma senza certi esclusivism i ideologici e tattici e senza
formalismi che inceppino l'autonom ia e la libertà degli individui nei
gruppi e di questi nelle varie unioni nazionali e internazionali... ab
biamo l'im pressione che lo spirito informativo dell'UAI non collimi
abbastanza con quello delie vostre proposte ideologiche e tattiche; e
nel dubbio ci corre il dovere di astenerci da una adesione che potreb
be impegnarci in senso diverso. Voi stessi dite essere necessaria, per
il lavoro da voi iniziato, una "unità ideologica e tattica" e, poiché
questa non appare completa come ci vorrebbe, meglio è non prende
re impegni reciproci che siano d'im paccio a voi e a noi137.
64
diverse rispetto a quelle della Russia bolscevica. Ad essere
guardato con sospetto, era soprattutto quel suo marcato spi
rito autoritario ed esclusivista, che contrastava in modo stri
dente con i tradizionali parametri costitutivi di un modello
organizzativo comunista-libertario. Come ha scritto Luigi Di
Lembo, la Piattaforma "era [infatti] l'abbandono della tradi
zione organizzativa anarchica che non era solo forma ma so
stanza. Si abbandonava quel nesso inscindibile tra fini e mez
zi che è la difficoltà prima degli anarchici ma è anche la loro
forza e anzi la loro ragion d'essere. In altri termini si propo
neva un'organizzazione di anarchici ma non un'organizza
zione anarchica"138. Certo, c'è anche chi ha sottolineato che il
rifiuto del modello piattaformista non fu accompagnato dal
la simultanea elaborazione di un progetto alternativo che si
discostasse dallo "spontaneismo generico e sconclusiona
to " 139 . E in effetti, la mancanza di un organismo unitario, for
te e compatto è destinata in futuro a pesare gravemente in
termini di concorrenza politica con le altre forze di sinistra,
relegando il movimento a recitare un m olo subalterno o,
tuttalpiù, di protagonista comprimario, nei grandi momenti
di crisi sociale e rivoluzionaria - come ben dimostrerà, per
attenerci al caso italiano, la vicenda resistenziale del 1943 -
'45. Va anche detto, però, che "il nesso inscindibile tra mezzi
e fini" impedisce una valutazione storica dell'anarchismo
imperniata sulle tradizionali categorie dell'agire politico. Dal
punto di vista dell'etica libertaria, infatti, una vittoria conse
guita contravvenendo i principi fondamentali della dottrina
non potrebbe che configurarsi come la più irrimediabile del
le sconfitte. Ce lo rammentano le parole di Errico Malatesta
che, polemizzando con un compagno dalle colonne de "L'adu
nata dei refrattari", scrive nell'agosto del 1931:
65
essere la vittoria delle nostre persone, ma sarebbe la sconfitta delle
nostre idee140.
66
che, per ottenere quella compattezza ed unità di sforzi in vir
tù dei quali è sorta, nessuna organizzazione può rinunciare
ad imporre ai propri affiliati una direzione centralizzata, un
programma unitario di lotta, un orientamento ideologico
uniforme ed un'unica linea strategica. E gli effetti letali sortiti
da questa prassi esclusivista non si limitano al soffocamento
dell'autonomia dei singoli e dei gruppi, ma si riflettono sugli
stessi modelli comportamentali dei singoli militanti. "Per
libertarii che siano", assicura "Il monito", "i partiti educano
sempre al gregarismo, mortificando lo spirito d'iniziativa e
d'indipendenza, abituano ad attendere dagli altri la soluzio
ne di ogni problema e l'ordine per ogni azione, inculcano il
fanatismo, l'esclusivismo e l'intolleranza. Questi malanni
dello spirito e della mente sono quanto meno può capitare a
chi cresce nell'avvelenata atmosfera di partito"142. In un mo
mento storico in cui "uomini e partiti sembrano indirizzarsi
verso form e di au toritarism o vieppiù com pressive ed
assolutiste", compito principale degli anarchici diviene allo
ra quello di "sollevare contro queste aberrazioni autoritarie
del governo forte, della classe forte, del partito forte, la ribel
lione spirituale e materiale degli individui e delle masse po
polari"143.
142 Ibidem.
143 Elogio della ribellione, in "Il Monito" n. 3, del 16 febbraio 1928.
144 Vedi il capitolo 5.
67
indefinite avrebbero necessariamente comportato non solo lo
sviluppo di atteggiamenti devazionistici ed opportunistici ma
anche, come accaduto in precedenti esperienze, un alto ri
schio di infiltrazioni da parte di agenti provocatori fascisti,
questi settori del movimento si oppongono radicalmente a
qualunque ipotesi di collaborazione o d'intesa con "realtà
estranee all'anarchismo", schierandosi per tutto il periodo del
l'em ig razion e su posizioni di rigido intransigentism o
dottrinale e di irremovibile integralismo ass io logico145. Del
tutto diversa sulla problematica, è invece la collocazione stra
tegica dei gruppi organizzatori e anarcosindacalisti che, pur
percependo i pericoli insiti in eventuali accordi con movimenti
o partiti di altra provenienza politica, sono però propensi a
mantenere aperto il dialogo con alcune delle componenti più
avanzate dell'arco antifascista. Come ha scritto Gaetano
Manfredonia, la questione delle alleanze produce dunque
un'oscillazione "tra la tentazione dell'isolamento e della chiu
sura del movimento su se stesso, e la coscienza (nella sua parte
più politica) della necessità di rompere questo isolamento, al
fine di aprire delle nuove prospettive all'azione anarchica ed
alla rivoluzione italiana"146.
In effetti, gli esponenti dell'ala organizzatrice e anarcosin-
dacalista sono pienamente consapevoli che soltanto un'azio
ne comune, vasta e differenziata, frutto della convergenza di
tutti gli elementi sovversivi, avrebbe reso possibile la libera-
68
zione dell'Italia dalla dominazione fascista. Naturalmente, si
pone subito il problema di individuare una soluzione alter
nativa alla vecchia formula del "Fronte Unico", da tutti rite
nuta la ragione principale che nel biennio rosso aveva con
dotto alla paralisi delle forze rivoluzionarie e, di conseguen
za, alla affermazione del blocco conservatore-reazionario. La
tendenza dominante che si afferma in proposito, è quella di
procedere alla realizzazione di intese di tipo occasionale ed
episodico, rigorosamente circoscritte all'obiettivo della lotta
antifascista e, soprattutto, tali da non intaccare, neppure da
un punto di vista tattico, la strategia classista o la meta finale
della rivoluzione sociale. Finanche chi, come "Il martello" di
Carlo Tresca, si spinge sino a propugnare "l'unione di tutte le
forze democratiche per l'abbattimento del fascismo", avver
te subito dopo che "ogni gruppo politico non deve perdere di
vista la propria posizione ideologica e i propri fini rivoluzio
nari" 147 . Sulla natura di accordi o collaborazioni, del resto, si
era pronunciato chiaramente già Luigi Bertoni che, nell'esta
te del '26, aveva affermato di non credere all'esistenza di una
formula teorica in grado di poter unire tutti gli antifascismi.
Nei primi mesi del 1927, un appello per l'unità proletaria nel
la lotta antifascista, indirizzato dai socialisti a comunisti, re-
pubblicani ed anarchici, fornisce al direttore de "Il risveglio
anarchico" lo spunto per tornare sulla politica delle alleanze:
E ' evidente che l'accordo non può farsi che per determinati atti, il cui
sviluppo sarà quel che sarà, secondo circostanze e opportunità, forze
e possibilità, ma sarebbe assurdo esigere da chiunque di rinunciare
ad influire sugli avvenimenti in senso proprio, soprattutto quando si
tratta, com e nel caso nostro, di salvaguardare libertà per tutti [...] V
gruppi senza confondersi e seguendo ciascuno il proprio cam mino
possono convergere tutti contro il fascismo148.
147 In difesa del nostro atteggiamento nelle lotte rivoluzionarie, in "Il Mar
tello", n. 4, del 22 gennaio 1927.
Manrovesci e Battimani, in "Il risveglio anarchico", n. 713, del 5
marzo 1927.
69
Una coalizione antifascista tra gruppi di diversa prove
nienza politica, va quindi disegnata caso per caso, per singo
le circostanze, singole azioni, singoli obiettivi, lasciando che
ciascuna componente mantenga intatta la propria autonomia
e la propria specificità. In questo senso, si può dire che l'unità
delle forze deve prospettarsi per il movimento come l'effetto
e non la causa detrazione. "Se l'antifascismo per le sue diver
se origini, interessi e finalità, non può marciare unito", di
chiara Severino Di Giovanni, "agisca disunito. Non si avrà
l'unità per l'azione, ma l'unità nell'azione"149.
A contribuire in modo determinante alla chiarificazione
del rapporto tra gli anarchici e le altre forze antifasciste, è
soprattutto l'accurata riflessione condotta da Luigi Fabbri. Ri
prendendo con ima serie di articoli pubblicati su "La lotta
umana" la sua indagine sulla natura del fascismo, l'anarchi
co ne approfondisce lo studio delle componenti autoritarie e
liberticide arrivando al superamento della rigida interpreta
zione classista contenuta in un precedente lavoro del 1922 -
"La controrivoluzione preventiva"150. Dopo la svolta dittato
riale del 1926, Fabbri acquisisce infatti cognizione che il fasci
smo non può più essere definito semplicemente come una
delle forme che hanno assunto l'offensiva contro il movimento
rivoluzionario dei lavoratori e la sua repressione da parte del
capitalismo. Le origini della reazione mussoliniana, vanno
invece rintracciate nella "crisi di civiltà" innescata dalla Gran
de Guerra del 1914-18 e contrassegnata da un arretramento
di tutti i valori morali, di tutti i principi umanitari, di tutti
quegli ideali di giustizia, libertà ed eguaglianza affermatisi
dopo secoli di lotta contro l'oscu ran tism o religioso e
l'assolutismo politico. Continuare a "combattere il fascismo
solo come una forma di guerra di classe", significherebbe al
lora ignorare "quello che esso è integralmente, in tutto il suo
complesso: l'attentato più violento e pericoloso contro la ci
70
viltà umana che la storia ricordi"151152.Per eludere il pericolo di
cadere in questo gravissimo "errore storico e tattico", Fabbri
ritiene necessario che la mobilitazione antifascista si spogli al
più presto della sua succedaneità contenutistica per prospet
tarsi invece quale "primo e più importante compito dell'anar
chismo":
Dal momento che "il nemico del fascismo non è solo l'ope
raio desideroso di emanciparsi [...] ma è addirittura l'Uomo
qualsiasi degno di questo nome, dotato di spina dorsale e di
cervello p en san te"153, puntualizza Fabbri, tutte le forze
progressiste, qualunque sia il loro programma, hanno "giu
ste ragioni per battersi contro la barbarie teschiata". Sotto
questo aspetto, l'anarchico tende a smussare la velenosa po-
151 Ibidem.
152L. S chlosser (L. F abbri), Il Fascismo: ecco il nemico, in "La lotta uma
na", n. 2, del 23 ottobre 1927. In un successivo intervento, Fabbri aggiun^
ge: "Dirsi antifascisti sarebbe quindi per noi un pleonasmo; che baste
rebbe dirsi anarchici, per dire insieme tutto ciò che l'antifascismo può
dire. E se, nonostante, adoperiamo la parola, è semplicemente come
espressione di guerra, che nel momento ha una speciale efficacia. Ma
ì'antifascismo è tutto contenuto nell'anarchismo, che anzi lo supera, in
tegrandolo con la lotta contro tutte le forma di autorità e di sfruttamento
dell'uomo sull'uomo". L. Schlosser (L. Fabbri), Lettere dall'Italia, in "La
lotta Umana", n. 10 del 23 febbraio 1928.
153L. F abbri, Che cos'è il fascismo, in "Il risveglio anarchico", n. 865, del
14 gennaio 1933.
71
lemica sul socialfascismo154, anche se non si esime dall'espri-
mere un severo giudizio politico tanto sul Pedi che sui partiti
appena riorganizzatisi nella "Concentrazione d'azione anti
fascista"155. Mentre, però, nei confronti dei comunisti egli
mantiene immutata la pregiudiziale antiautoritaria, ribaden
do la critica già esposta in precedenti interventi156, più artico
lata risulta la sua analisi sull'atteggiamento da assumere nei
riguardi dei concentrazionisti. La diversificazione nasce an
che dalla necessità di combattere le tendenze revisioniste di
alcuni gruppi minoritari che, trascinati dalla brama di azio
ne, si mostrano propensi ad aderire agli appelli all'unità con
tro il nemico comune lanciati da massimalisti, repubblicani e
confederali. Pur riconoscendo che la "Concentrazione" segna
un indubbio progresso rispetto all'immobilismo del passato,
Fabbri è spinto così a richiamare l'attenzione dei compagni
sullo steccato insormontabile che divide gii anarchici, per i
quali esiste una precisa corrispondenza dialettica tra lotta
antifascista e rivoluzione sociale, e i concentrazionisti, che
concepiscono invece "la salvezza del popolo italiano solamen
te o quasi in una sostituzione del potere e in un ripiegamento
verso il passato piuttosto che in uno slancio verso l'avveni
re"157. Nonostante questa palese incompatibilità di principio,
Fabbri non si colloca su posizioni di rigido intransigentismo
ideologico. Certo, anch'egli stigmatizza senza remissione la
fantasmagoria di formule e di linguaggi del "Fronte Unico",
che ha solo prodotto polemiche laceranti portando al soffo
camento dell'azione rivoluzionaria delle masse. Allo stesso
72
tempo, però, egli invita i compagni a non isolarsi politica
mente e a cercare punti d'intesa e di convergenza con gli ele
menti più avanzati della coalizione concentrazionista. Una
volta chiarita la'inconciliabilità delle rispettive posizioni, in
fatti, nulla impedisce di stringere alleanze episodiche e a tito
lo individuale, sostenendo ed affiancandosi a tutte quelle ini
ziative ritenute "serie e concrete" e, soprattutto, che non sia
no in contrasto con l'ideale anarchico ed i suoi fini program
matici.
Al di là delle aperture di Luigi Fabbri, i margini per una
collaborazione tra le due forze sono in realtà molto ristretti,
poiché a porsi non è solo una questione ideologica o di mo
delli politici di riferimento, ma principalmente un problema
dì forme e modalità dell'azione antifascista. Deciso ad ogni
costo a "portare la lotta in Italia", il movimento accusa a più
riprese i concentrazionisti di restare ancorati sulla vecchia
sponda aventiniana, attendista e legalitaria, esaurendo tutta
la propria attività in iniziative propagandistiche sterili e fini
a se stesse. "Laddove, l'antifascismo, non prende iniziative
di propaganda e contemporaneamente d'azione insurrezio
nale e rivoluzionaria", ammoniscono i redattori de "Il moni
to", "non esiste lotta antifascista"158. "L'antifascismo social-
democratico e borghese", rincara la dose il foglio, ha invece
sempre manifestato la più profonda avversione per l'azione
diretta delle masse, tanto che quando la protesta si è estrinsecata
in forme violente, ha assunto posizioni di condanna così aspre
e veementi da finire col riversare "più maledizioni e più odio
sui proletari che incendiavano qualche fabbrica e qualche fat
toria e sugli anarchici che lanciavano qualche bomba per coir
pire nel vivo la reazione, che non sulle orde squadriste mar-
cianti al saccheggio, allo stupro e al massacro"159. Delle ogget-
73
tive difficoltà che si frappongono ad un'azione comune di
lotta, ne è d'altronde consapevole lo stesso Luigi Fabbri. A
prescindere dalla posizione possibilista, l'esule reputa infatti
di primaria importanza che i compagni
sviluppino una loro azione propria, autonoma, non più soltanto come
critici eterni di quello che fanno o non fanno gli altri, ma come
iniziatori e realizzatori essi stessi di un proprio movimento rivolu
zionario e insurrezionale, che stringa in un fascio le forze anarchiche
organizzabili all'estero, che eserciti un'influenza trascinatrice ed
eccitatrice sulla parte di proletariato em igrato più propensa a seguir
lo, che riesca ad infiltrar la propria attività individuale e collettiva in
Italia, in modo che nella penisola si riprenda a sperare nell'iniziativa
anarchica, che questa vi provochi qualche fatto decisivo, e che nel
giorno della riscossa delle forze popolari italiane l'anarchism o possa
in seno ad essa rappresentare il lievito propulsore e darle il proprio
indirizzo libertario ed egualitario1“ .
74
le nuove persecuzioni staliniane152 e le testimonianze sempre
più numerose sui meccanismi di funzionamento della "Ditta
tura del Proletariato"/ contribuiscono del resto a dissipare an
che gli ultimi dubbi sulla reale natura del regime bolscevico
che, a dieci anni dalla Rivoluzione d'Ottobre, viene ormai inte
ramente equiparato alla dittatura fascista italiana. E" interes
sante notare che nella riflessione anarchica l'identità fascismo/
bolscevismo investe ambiti e dislocazioni che trascendono la
dimensione squisitamente politica. Viene infatti evidenziato
come le due dittature siano accomunate non soltanto dagli ele
menti costitutivi tipici di un regime autoritario, ma anche dal
tentativo di procedere alla trasformazione dei modi di pensa
re, dei codici comportamentali e dello stile di vita dei cittadini,
mediante un intervento massiccio e costante in tutti i campi
della società civile. Va delineandosi insomma ima nuova
tipologia del potere politico che non s'accontenta più di an
nientare ogni forma di dissenso e di opposizione mediante il
ricorso a misure di terrore poliziesco, ma aspira ad un'identifi
cazione totale tra Stato e società in nome di un'ideologia
onnicomprensiva. "La scuola", si legge su "Il monito",
rivolu zion e russa d alle pag in e d i " U m anità N ova" d eg li an n i 1920-1922 , Uni
versità degli studi dì Firenze, Facoltà di Magistero, Tesi di Storia contem
poranea, Relatore: Gino Cerrito, anno accademico 1973-1974; V olin , La
rivolu zion e scon osciu ta , Franchini, Carrara, 1976.
162 Anche per le vittime della dittatura bolscevica, gli anarchici intra
prendono numerose iniziative assistenzialistiche e di solidarietà. In que
st'attività si distingue, in particolare, il CIDA.
75
ve, le mutue, le cooperative etc., sono altrettanti organi di propagan
da, di educazione, di preparazione e di lotta esclusivam ente fascista
o com unista1*53.
76
Profondamente disapprovate dagli anarchici, sono anche
le nuove strategie di politica estera adottate dalla Russia so
vietica che, dopo anni di isolamento internazionale, sta av
viandosi a normalizzare le relazioni diplomatiche con le
liberaldemocrazie dell'occidente capitalistico. Giustificati dal
la stampa comunista con l'esigenza di sostenere il processo
di sviluppo della "prima economia socialista al m ondo"165, i
nuovi orientamenti di Mosca sanciscono invece per il movi
mento il definitivo abbandono della rivoluzione internazio
nale proletaria in vista della piena integrazione nella struttu
ra finanziaria ed industriale del mondo capitalistico. "Di Ri
voluzione in Russia da parte dei politicanti del Kremlino",
scrive "Il monito", "non se ne parla più; si parla piuttosto di
continuare nell'opera di restaurazione del potere e di strin
gere sempre più i rapporti con la borghesia internazionale"166.
Come tutti i governi delle altre nazioni, prosegue la testata
individualista, anche quello sovietico ha dovuto alla fine pie
garsi alle esigenze della ragion di Stato e, dopo essersi
autoproclamato "Patria del Proletariato", terra d'asilo per le
masse oppresse e sfruttate di tutto il mondo, estremo baluar
do contro l'imperioso avanzare della controrivoluzione in
ternazionale, è ora costretto ad un umiliante Canossa nel ten
tativo di "accattivarsi la fiducia ed il concorso del Capitali
smo privato e statale, e dimostrare così che lo Stato bolscevico
non è poi quella malabestia antiborghese che si teme, dal
momento che ha aperto le porte della Russia alla speculazio
ne ed allo sfruttamento capitalistico"167. A scatenare l'ira del
movimento, sono però soprattutto i trattati politico-commer
ciali stipulati da Mosca con l'Italia fascista che, come già al
momento dell'accordo italo-sovietico (1923) e del riconosci
mento della Russia da parte del governo italiano (1924)168,
165 Nel 1928, infatti, viene lanciato il primo piano quinquennale per
Tindustrializzazione accelerata del paese.
166 N ino dal V espro, 11 Chigi ed il Cremlino, art. cit
lfi7 Ibidem.
16BCon il riconoscimento della Russia, r Itali a mirava a controbilanciare
la presenza francese nella regione danubiano-balcanica. "Quello che
77
vengono giudicate delle vere e proprie pugnalate alle spalle
inferte alla classe operaia italiana ed internazionale. L'indi
gnazione per le "perverse connivenze tra Roma e Mosca" rag
giunge livelli tali che quando dalla Russia arrivano notizie di
sempre nuovi arresti e persecuzioni ai danni di antifascisti
italiani dissenzienti169, la stampa libertaria ravvisa in questi
episodi altrettanti "atti di omaggio di Stalin a Mussolini" per
saldare ulteriormente le loro "già buone relazioni d'amici
zia"170.
Come si può ben comprendere, la condanna della dittatu
ra stalinista è destinata a ripercuotersi gravemente sui rap
porti tra il movimento e il Pedi e, di conseguenza, sulle pro
spettive di costituire un fronte unico di lotta antifascista. Per
i militanti anarchici, non è possibile ipotizzare alcuna forma
d'intesa con chi è pronto a "urlare contro il boia fascista quan
do tortura ed assassina, per delitto d'opinione, i sovversivi, in
Italia, e fare nello stesso tempo cinicamente l'apologià del boia
quando tortura ed assassina, per delitto d'opinione, il fior fiore
dei rivoluzionari, in Russia!"171. Ad acuire le diffidenze del
78
movimento, ci sono del resto anche le polemiche sulla que
stione degli attentati e deiratto individuale, di cui già si è
parlato in precedenza. A pochi mesi dalla strage di Milano,
peraltro, le tensioni si riaccendono a causa dell'assassinio del
segretario del fascio di Ponte Buggianese - Buonamici - ad
opera di un militante comunista - Michele Della Maggiora172.
Ripudiato dai vertici del partito come atto controrivoluzio
nario, il gesto è invece difeso appassionatamente dagli anar
chici, che ne esaltano il supremo valore di "rivolta individua
le" richiamandosi agli strumenti categoriali dell' "azione
esemplare" e della "propaganda del fatto "173.
La contrapposizione è a ben vedere insanabile perché ri
flette una visione antitetica del rapporto masse/avanguardie
che è alla base dei processi di aggregazione militante. La scon-
fessione comunista dell'atto individuale, infatti, è l'effetto
ineluttabile di una concezione organizzativa gerarchica ed
autoritaria che non lascia alcun margine alle iniziative auto
nome dei singoli ma che, anzi, finisce quasi sempre per sacri
ficare la radicalità dei contenuti di cui la base è portatrice al
codificazionismo ideologico e alle esigenze tattiche del parti
to, Cementata soprattutto da legami di natura etica e priva di
apparati centralizzati, la "comunità" anarchica non rivendi
ca invece quella zona di confine, quella separatezza "antro
pologica", quella compartimentazione cromosomica tra la
base e le dirigenze tipica di tutti i modelli associativi a strut
tura verticisticp-piramidale, E non potrebbe essere altrimenti
dal momento che la sua origine non promana dalla volontà
di "capi" o di "avanguardie cristallizzate", uia è il portato di
un processo di maturazione ideologica del proletariato che
nasce, prende forma e si sviluppa dall'unità delle masse e
non dall'unità dei gruppi dirigenti.
Nell'ambito piu ristretto della lotta antifascista, la conce
zione autoritaria dei processi organizzativi del Pedi è desti
79
nata a tradursi nel disegno di assumere la direzione esclusi
va deirantifascismo rivoluzionario. Ed è proprio questa pro
pensione egemonica ad indurre gli anarchici a chiudere
definitivamente il discorso sulle alleanze. Naturalmente, nes
suno nega che, a differenza dei concentrazionisti, il Pedi stia
profondendo enormi energie nell'attività cospirativa in Ita
lia, subendo repressioni durissime ed attirandosi ogni sorta
di persecuzione; allo stesso tempo, però, non si perdona ai
comunisti di concepire la mobilitazione antifascista "più come
mezzo per vincere e assorbire in -una concorrenza settaria e
bottegaia tutti i movimenti collaterali ed affini, che come stru
mento di una lotta efficace contro la dittatura"174. Con il loro
settarismo ideologico ed il loro spirito dogmatico e autorita
rio, scrive Luigi Fabbri, i comunisti non solo hanno
80
più delle volte poteva essere riagganciato solo nell'immediatezza dei
problemi concreti, senza la possibilità di inquadrare una linea di fon
do. D 'altra parte la stessa propaganda anticomunista del regime con
tribuiva, senza volerlo, ad accentuare in qualunque sovversivo il mito
della Russia. Infine, all'interno del paese, anarchici e comunisti pote
rono rimanere sulle loro posizioni solo finché si limitarono a piccole
azioni di disturbo o alla sopravvivenza dei piccoli nuclei, ma non
appena si ripresentò la possibilità e la necessità di agire più diretta-
mente sul proletariato, fu giocoforza lasciare da parte eventuali po
lem iche"176.
Fronte Unico, si grida da ogni parte, "fronte u nico" [...] L'Italia è una
prigione. I fascisti soli vi hanno diritto di cittadinanza, tutti gli altri
sono ì prigionieri. E i prigionieri si sa, sono portati dalla comune scia
gura a fraternizzare. Comune è pure l'odio ognora crescente per i
carcerieri. Comune la speranza della riscossa. [...] Chi non lo com
prende? E ' così umano! Ed è salutare perchè occorrono nemici del
fascismo per abbattere il fascismo e non c'è che da augurarsi che sia
no molti. E' lo stato d'anim o che crea l'unanim ità dell'insurrezione
popolare all'alba della rivoluzione sociale; l'effusione di un sentimen
to generale che rende insopportabile resistente ordine delle cose e
com pie il primo passo verso la redenzione. E ' un sentimento, quindi.
Un sentimento che nasce spontaneo, spesso al di fuori d'ogni calcolo
opportunistico e si spiega, anche quando non lo si giustifichi, finché
resta in Italia dove è presente sempre e dappertutto il morso della
catena fascista; in Italia dove ha da nascere la pressione che esplo
dendo spezzi, prima, quella catena177.
81
7 - L a condanna dello Stato-Nazione e le prospettive di una nuova
guerra
82
cenda dell'Europa di Versailles, destinata prima a cadere per
metà nelle mani delle dittature fasciste e poi in un nuovo e
più devastante conflitto m ondiale, è ritenuta del tutto
prevedibile e scontata.
Momento centrale della tematizzazione anarchica, è il ri
corso allo "strutturalismo capitalista", inteso quale peculiari
tà contenutistica comune a tutti gli Stati-nazione. Attraverso
questo parametro interpretativo, il movimento avvia un'ana
lisi degli indirizzi di politica estera seguiti dai vari governi,
spiegando come sia mai possibile che paesi retti da regimi
ideologici così antitetici, quali le nazioni democratiche, l'Ita
lia fascista e la Russia bolscevica, possano poi stipulare tra
loro reciproche intese, patti, accordi e trattati politico-econo-
m ico-m ilitari. Naturalm ente, nessuno ignora il secolare
assioma della impermeabilità dei rapporti internazionali ai
condizionamenti di tipo ideologico; allo stesso tempo, però,
viene evidenziato come, nell'attuale congiuntura, la "salva-
guardia degli ordinamenti capitalistici" sia diventata un ele
mento di tale rilevanza ed imprescindibilità da assurgere ad
unico principio ispiratore delle relazioni diplomatiche tra le
nazioni. "Tutto si arrangia nel nome e nel comune interesse
della salvaguardia degli ordinamenti capitalistici", commen
ta la redazione de "Il monito", "Briand invita Scialoja a ban
chetto, e sarà ospite di Mussolini; Litivinoff se la intende con
Chamberlain; la Democrazia va a letto ad adulterare col fa
scismo; e la ... Rivoluzione Proletaria russa fornica col Con
servatorismo Imperialista inglese. La Società delle nazioni,
ruffiana e complice necessaria, tien loro il m occolo"179.
179 Senza autore, senza titolo, in "Il monito", numero 21, del 10 di
cembre 1927. Per quanto poi concerne i prestiti finanziari concessi aìl'Ita-
lia dagli Stati Uniti, la testata commenta: "Spesso e volentieri si annuncia
il fallimento economico del regime: sta però il fatto che tutta la borghesia
di tutto il mondo non esita ad accordare a Mussolini il credito di aver
saputo riordinare l'economia dello Stato, e che i banchieri americani gli
tributano volentieri i loro elogi e l'ausilio considerevolissimo di prestiti
cospicui. Si può discutere sulla moralità dei banchieri americani, e più
ancora del loro spirito democratico, ma non si può dubitare della loro
83
Le connivenze instauratesi tra i vari Stati, non devono però
indurre a credere che popoli e nazioni siano ormai avviati
alla "pacifica convivenza internazionale". Agii occhi degli
osservatori libertari, l'Europa di Versailles si regge infatti su
equilibri fragilissimi e sempre sul punto di infrangersi. A mi
narli sono oggi non solo l'annosa questione franco-tedesca e
il contenzioso ancora aperto sui territori coloniali, ma anche
la recente rottura diplomatica tra Gran Bretagna e Russia180,
e, soprattutto, l'aggravarsi delle tensioni tra Roma e Parigi
che, immediatamente ripercossesi sui paesi delle regioni
danubiano-balcaniche, hanno delineato due blocchi ben de
finiti di potenze contrapposte: la Piccola Intesa - gravitante
in orbita francese - da una parte; Grecia, Turchia, Ungheria e
Bulgaria - sotto l'influenza dell'Italia fascista - dall'altra. "I
circoli politici francesi", scrive "Il monito",
84
no minimamente gli anarchici. Anche in questa circostanza,,
infatti vengono esposti tutti i gravi motivi di contesa presen
ti tra le grandi potenze, evidenziando come a profilarsi al
l'orizzonte non siano affatto gli scenari della "pacifica convi
venza internazionale", ma quelli ben più foschi e oscuri di
una nuova guerra mondiale.
E' in questo stesso contesto che va inserita la polemica anar
chica verso la Società delle Nazioni. Etichettata variamente
"accozzaglia imperialista", "cloaca plutocratica", "ricettacolo
diplomatico della borghesia conservatrice e reazionaria", l'or
ganism o sovranazionale è ritenuto una vera e propria
"impostura del capitalismo mondiale", creata all'unico fine
di avallare i progetti di conquista e di espansione delle gran
di potenze. E' vero, si osserva, che ad ogni sessione ginevrina
tutti gli uomini di governo fanno "sfoggio d'eloquenza paci
fista", presentandosi come gli "apostoli indefessi della fratel
lanza dei popoli e i grandi sacerdoti votati alla religione del
l'umanità e della Pace " 183 ; ma allo stesso tempo, nessuno di
loro si astiene dal compiere le più brutali e sanguinarie ag
gressioni imperialiste: da Chamberlain » che "manifesta la sua
fervente Fede nella pace, mentre massacra nei Dominìons e
fa bombardare le popolazioni cinesi" 184 - a Mussolini - che
"parla di Pace mentre bombarda le popolazioni di Corfù, tru
cida in Libia e in Tripolitania, e consegna il moschetto in luo
go del libro di scuola a migliaia di ragazzi quindicenni"185;
da Briand - che "invoca la Pace con fervore di evangelista,
mentre invia le truppe a maciullare le popolazioni di Siria e
del Marocco " 186 - a Kellog - che "propone di mettere la guer
ra <fuori le g g o mentre aggredisce il Messico e scarica il piom
bo dei cannoni stellati sulle popolazioni del Nicaragua"187.
Se, insomma, tutti i "rappresentanti dei grandi Stati capitali-
183G old o ' B ay, L'impostura pacifista, in "Il monito", n. 3, del 16 febbra
io 1928.
184 Ibidem.
185 Ibidem.
186 Ibidem.
187 Ibidem.
85
stici" non perdono occasione per "giaculare gesuiticamente
il [proprio] orrore verso la guerra e per riaffermare la loro
ostinata volontà di Pace"188, la realtà dimostra poi che "ciò
che si fa a Ginevra sono chiacchiere e rispondono alla volon
tà del popolo", mentre "ciò che si fa in patria sono dure leggi
e fatti odiosi che rispondono alla volontà ed agli interessi del
capitalismo"189.
Oltre alle dinamiche di politica estera internazionale, lo
"strutturalismo capitalista" comune a tutti gli Stati-nazione
consente di comprendere anche il fenomeno della progressi
va degenerazione dei sistemi parlamentari in sistemi autori
tari di tipo fascista, che sta investendo ad una ad una tutte le
nazioni del Vecchio Continente. A parere del movimento, in
fatti, è stata proprio "la mole poderosa dei problemi econo
mici e sociali precipitata dalla crisi di guerra" ad aver inne
scato anche nelle liberaldemocrazie dell'Europa Centrale ed
Occidentale un processo di reintegrazione conservatrice e
reazionaria molto simile a quello che in Italia, in Spagna e nei
paesi baltici e balcanici, è già sfociato neirinstaurazione di
regimi dittatoriali. "La democrazia borghese", argomentano
i redattori di "Lotta anarchica", "appunto perchè tale, è do
minata dalle potenze del denaro; e queste, ch'ebbero interes-
lfifi Ibidem.
,iiy Nel paese del popolo sovrano, in "Il monito", n.° 21, del 10 dicembre
1927. Bersaglio dell'invettiva anarchica è anche la sfrenata corsa agli ar
mamenti che, malgrado le promesse di disarmo graduale e progressivo,
sta investendo tutte la nazioni europee. "Ora, è vero che Briand e Paul
Boncour vanno a Ginevra a fare sfoggio d'eloquenza pacifista ed a
propugnare il disarmo; ma Painlevè nello stesso tempo accresce le spese
militari, moltiplica gli armamenti di terra, di mare e dell'aria, e lo stesso
Paul Boncour fa approvare dalla Camera una legge di mobilitazione mi
litare talmente pacifista che pone tutti i cittadini d'ambo i sessi d'ogni
età alla mercè del dispotismo militarista in caso di guerra". Per arrivare
insomma alla "Pace... che vogliono gli apostoli del capitalismo e del na
zionalismo imperialista internazionale, occorrono i fucili, le mitragliatri
ci, i cannoni, le bombe, i gas mortiferi, le corazzate, gli eserciti e le arma
te... Occorrono le guerre per poi fare la pace. Come si potrebbe fare gii
apostoli per la pace se non ci fossero più guerre?". Mosconi, art. cit.
86
se per quasi un secolo a mantenersi nel giusto mezzo del
liberalismo, ora aspirano sempre più a soffocare attorno a sé
ogni libertà e mostrano maggiore fiducia nei regimi politici a
tipo dittatoriale e fascista"190. Le repressioni sociali e le restri
zioni delle libertà individuali e collettive in atto nei paesi de
mocratici, dunque, dimostrano che, in quanto espressione
dello stesso potere borghese, i governi "costituzionali" non si
distinguono affatto da quelli fascisti, ma sono pronti ad adot
tare i loro stessi metodi autoritari e liberticidi al primo mani
festarsi di forme di dissenso o di non omologazione al siste
ma dominante. Nel luglio del '28, "Il monito" esprime chia
ramente questo concetto:
87
profondamente ostile degli apparati giudiziari e polizieschi.
Tra tutti i gruppi politici rifugiatisi all'estero, gli anarchici sono
infatti i più colpiti dai provvedimenti di espulsione e dalle
misure restrittive varate nei confronti degli stranieri dai go
verni locali193. Proprio a favore del riconoscimento del diritto
d'asilo a tutti i perseguitati politici, senza distinzione di clas
se, di fede o di partito, il movimento si mobilita incessante
mente lungo tutto il periodo dell'emigrazione forzata, lan
ciando appelli, organizzando campagne di sensibilizzazione
dell'opinione pubblica, indicendo manifestazioni di protesta
e affiancandosi a tutte le iniziative intraprese in tal senso dal
la LIDU194.
A rendere ancor più insopportabile il clima all'estero, ci
sono poi le numerose provocazioni di spie, informatori, agenti
collaboratori e confidenti inviati dall'Italia per scompaginare
le fila dell'antifascismo. Mascherati da militanti rivoluziona
ri, e forti della copertura dei consolati italian i, questi
doppiogiochisti si fanno portatori di progetti insurrezionali,
complotti e attentati, riuscendo spesso ad attirare nella loro
rete gli antifascisti più pericolosi195. Proprio nei primi mesi
del 1928, ad esempio, suscita enorme scalpore l'assassinio,
avvenuto a Parigi, della spia Angelo Savorelli; l'episodio con
sente infatti ai fuorusciti di smascherare molti membri e
movimenti operai dei paesi d'adozione 1880-1940, Atti del convegno orga
nizzato dalla Fondazioni G. Brodolini a Milano il 18-19-20 marzo 1982, a
cura di B. Bezza, Franco Angeli, Milano, 1983; S. T ombacini, op. cìt.
w Come dimostra l'ondata di arresti e di espulsioni che colpisce nu
merosi militanti anarchici nei mesi successivi all'esecuzione di Nicola
Sacco e Bartolomeo Vanzetti, quando il solo inneggiare al nome dei due
martiri italiani costituisce reato di "apologia e provocazione all'assassi
nio".
194Sono di questi mesi, ad esempio, le iniziative per impedire l'estra
dizione di Sergio Di Modugno, Francesco Gasparini, Sante Pollastro, Carlo
Locati.
195 Sulle provocazioni fasciste negli ambienti dell'emigrazione, vedi
tra gli altri: E. M enapace, Tra ifuorusciti, s.L, s.d.; M. R ygier, Rivelazioni sul
fuontscitismo italiano in Francia, Roma, 1946; M. F ranzinelli, I tentacoli,
op. cit.
88
comprimari di una struttura spionistica attiva tra Parigi e
Bruxelles196. Delle nuove rivelazioni del caso Savorelli, si ser
ve anche Camillo Bem eri per approfondire ed ultimare la sua
indagine suirinfiltrazione fascista all'estero, che già da alcu
ni mesi lo sta impegnando in un'intensa attività di contro-
spionaggio197. Nell'inverno del 1929, l'anarchico può così li
cenziare alle stampe un manuale che, oltre a fornire informa
zioni dettagliate su alcuni agenti della rete spionistica fasci
sta operativa in Francia sin dal 1923, documenta con dovizia
di particolari come "lo spionaggio, l'insidia poliziesca, l'im
piego, in tutti i centri di emigrazione, di molti gruppi di in
formatori e di provocatori circolanti in mezzo agli ambienti
di profughi, [siano] i normali mezzi di lotta del governo fa
scista"198. Nonostante il valore intrinseco dell'opera, non va
però taciuta la stretta amicizia che legava lo stesso Bemeri ad
alcuni personaggi di primo piano coinvolti nel caso Savorelli.
"Amicizia" che finisce non solo con l'attirargli i sospetti delle
autorità francesi199, ma anche col sottoporlo alla tempesta di
ingiurie ed invettive dei compagni delle correnti individuali-
ste, pronti ad approfittare dell'intera vicenda per scagliarsi
contro lo "stercorario Camillo" e
89
contatto con le spie [...] Noi abbiamo un bel star lontani e isolati. E'
questa brava genia di anfibi e di sudicioni che ci mette a contatto
indiretto con le spie; e alle quali riferiscono vita e miracoli e del no
stro m ovim ento e delle nostre abitudini. E quando noi siamo arresta
ti ci meravigliamo se la Prefettura è cosi bene informata su tutti e su
tutto200.
200S ire, L'O khrana fa scista a P arigi , in "La Diana", n. 3, del 31 marzo
1928. La stessa indagine di controspionaggio di Camillo Berneri, del re
sto, viene apertamente disapprovata dai gruppi individualisti, che la ri
tengono un'indebita intromissione nella sfera privata dei fuorusciti:
"Mirate, o compagni che non avete perduto il bene dell'intelletto, in qua
le cloaca il capo dei monitori Camillo Berneri, capo dell'UAI, difeso ed
esaltato da tutti i dirigenti dell'Uai e da tutti i giornali anarchici, ha get
tato l'Anarchismo e come corrompe e deprava gli anarchici nell'infame
attività del controspionaggio, della quale noi siamo le prime vittime". R.
S iguch, Camillo stercorario confesso, in "La Diana", numero 3, del 15 luglio
1929.
90
C apitolo secondo
1929-1930
91
Reazioni di totale indifferenza accolgono anche lo strepi
toso successo riscosso dal regime nella consultazione eletto
rale del 24 marzo 1929202. A giudizio del movimento, infatti,
l'esito "plebiscitario" della votazione non trova alcun riscon
tro nei reali sentimenti del popolo italiano203, ma riflette il
clim a di "to tale illib e rtà " in cui, come era facilm ente
prevedibile, s'è svolta la consultazione elettorale204. In soste
gno della loro tesi, gli anarchici dispongono delle tante testi
monianze giunte dai compagni in Italia, tutte concordi nel
riferire sulle intimidazioni, sulle violenze e sui mezzi di pres
sione di varia natura adoperati nei confronti dei cittadini so
spettati di volersi astenere o di voler votare NO. Si tratta di
corrispondenze provenienti da varie località e che sarebbe
92
difficile riassumere in poche righe. Per la meticolosità della
descrizione e per l'ambiente geografico di riferimento - una
città a forte insediamento operaio - merita però che ci si
soffermi su questo reportage inviato da Torino a "Il risveglio
anarchico":
Tutti i sistem i più loschi sono stati messi in esecuzione, ogni for
ma di pressione, di minaccia, d'im posizione, di terrore è stata adope
rata. N el corteo di sabato 23 marzo, gli squadristi portavano un gran
cartellone con questa dicitura: Doman giorno di festa chi non andrà a
votargli romperem la testa. Ma malgrado tutti i loro fulmini, già i com i
zi erano stati altrettanti fiaschi. Gli oratori dovettero contentarsi di
parlare ad un pubblico composto di squadristi e di balilla. Falliti quelli
delle piazze, si cercò di organizzare dei comizi negli stabilim enti, ma
anche questa prova lasciò tutti gli oratori delusi: generali, questori,
prefetto e segretari delle federazioni fasciste. Il primo tentativo è sta
to fatto alla Fiat Lingotto. Qui le m aestranze non si sono lasciate usci
re col chiudere senz'altro i cancelli. Inutile dire che gli oratori sono
stati accolti con molta indifferenza e freddezza. Uno di essi, visto che
non poteva strappare applausi, si sdegnò dello sm acco subito e giun
se a dire: Lo so che siete tutti nemici, ma alla resa dei conti ci vedremo e
guai se non andrete a votare, sarete tutti licenziati. Per i ferrovieri e di
pendenti dello Stato si adoperò un altro sistema, cioè ognuno ha do
vuto firmare una dichiarazione che avrebbe votata la scheda del si e
consegnata quella del no al proprio superiore. Questo sistema è stato
messo in pratica anche per gli im piegati delle opere pie di San Paolo
[...] Qualche nostro compagno ha dovuto votare, perchè accom pa
gnato con buona scorta alle urne. Per questo servizio sono state re
quisite tutte le automobili pubbliche e private, e così andarono casa
per casa a prendere gli elettori ritardatari, astensionisti per convin
zione o per apoliticità. Si ebbe così una vera caccia all'elettore [...]
Nelle sezione fuori città si è adoperato un altro sistema molto più
spedito, cioè si consegnava all'elettore solo la scheda del sì, in modo
che non poteva più sbagliarsi- L'opinione pubblica è convinta che si
sono certam ente individuati tutti coloro che hanno avuto il coraggio
di votare no. Tutte le schede del sì erano contrassegnate da una pie
ga; a molti ci hanno messo addirittura il nome. La beffa dell'aum ento
dello stipendio agli impiegati dello Stato alla vigilia delle elezioni è
già una cosa vecchia, di marca gioiittiana, un bluff e non altro. Il fa
scismo volle fare di più e nella settimana prima della fiera elettorale,
numerosi disoccupati vennero ripresi negli stabilimenti, specialmente
93
alla Fiat, ma ieri sono già incominciati i licenziam enti in massa. A n
che questo è un bel giuoco205.
94
zione del movimento. Al di là del fatto che tutte le testimo
nianze pervenute dall'Italia raccontano invece di una vera e
propria "caccia agli astensionisti", replica "Il risveglio anar
chico", incitare le masse a disertare le urne rispondeva nella
circostanza ad una duplice motivazione di ordine logistico; e
cioè:
che andare a votare non poteva influenzare per nulla l'esito del...
plebiscito, i cui risultati num erici sono stati quelli che i fascisti
incontrollati hanno voluto che fossero; [...] che, se e dove possibile, il
sommovimento e la lotta popolare contro il fascismo sarebbe stato
più facile organizzarla in difesa del diritto di astenersi, e quindi com
batterla individualm ente e collettivamente nei rioni popolari delle
proprie abitazioni od altri luoghi di ritrovo che non nei luoghi e sul
terreno scelto dal fascismo evidentemente perchè più rispondente
alla sue vedute e possibilità di lotta207.
95
di aver favorito il successo plebiscitario del fascismo. Il gio
co, insomma, è sempre quello degli "astuti comunisti in ma
lafede" di voler screditare gli anarchici agli occhi della classe
operaia; tanto è vero che si è subito cercato di assimilare la
tesi astensionista anarchica con la tesi astensionista dei
"socialfascisti" di "Concentrazione"209 - peraltro subito retti
ficata da uno dei suoi più autorevoli esponenti: Filippo Tura
ti. Ma "la tesi astensionista in materia elettorale", puntualizza
"Il risveglio anarchico",
96
tenere notevolmente le proprie iniziative di lotta, anche se a
livello locale si'sta cercando di mantenere accesi piccoli foco
lai di resistenza. In Sicilia, ad esempio, proseguono i tentativi
di Salvatore Renda e Filippo Gramignano di " organizzare
qualche movimento antifascista nell'isola"212, in vista dell'im-
97
mínente rientro di Paolo Schicchi che, proprio in questi mesi,
ha lanciato da Marsiglia due proclami insurrezionali - "La
guerra civile" e "Siciliani" - per incitare "il popolo dei Ve
spri" alla rivolta armata contro la dittatura213. Renda, poi, sta
rebbe anche ideando un piano per far evadere Luigi Galleani
dal confino alle isole Lipari. Costantemente in attività sono
anche le cellule romane di Porta Trionfale, Trastevere e Porta
Metronia, che stanno progettando una serie di azioni dirette
al rilan cio del so cco rso p ro -v ittim e p o litich e e alla
ricostituzione di un embrione di tessuto organizzativo. In
evidente riduzione sono invece gli episodi di "antifascismo
esistenziale" di matrice libertaria, riassumibili in alcune scritte
murali inneggianti aU'anarchia, a Bresci e a Lucetti, rinvenu
te in località della Toscana, delia Liguria e della Lombardia.
Singolare, infine, è la vicenda di Vincenzo Toccafondo che, a
Milano, ha escogitato un metodo inusuale di propaganda
destinato a rivelarsi di tutta efficacia per sfuggire alla censu
ra della polizia: compila a mano su quaderni di scuola un
bollettin o divu lgativo - "L 'A n tistato . R ivista m ensile
libertaria" - che poi fa circolare alla macchia tra i compagni
più fidati214.
Al di là della vicenda di Toccafondo, il capoluogo lombar
do è senza dubbio la città dove si registra il maggior fermen
to anarchico. Proprio nel giugno del 1929, giunge a conclu
sione un'accuratissima inchiesta, condotta personalmente dal
questore Rizzo, che porta allo smantellamento di due gruppi
propositi di fare ritorno nel Regno per compiervi atti terroristici". ACS,
Min. Int., CPC, fsc. Renda Salvatore, Protocollo di polizia inviata dal
Comando Generale della Milizia Volontaria della Sicurezza Nazionale, il
24 aprile 1929. Renda e Gramignano sono attivi anche neìl'organizzazio-
ne di espatri clandestini.
2,3 Per inoltrare le sue pubblicazioni in Italia, Schicchi si serve della
complicità di un marinaio in servizio sulle navi della linea Tunisi-Paler-
mo - Giovanni Gonella. Cfr., F. G ramignano op. cit.
214 Cfr., I. Rossi, "VAntistato", quaderni clandestini editi da Vincenzo
Toccafondo, in Bollettino n.l dell'Archivio G. Pinelli, Milano, febbraio 1995.
I quaderni di Toccafondo sono consultabili presso il Centro studi libertari
di Milano.
98
clandestini capeggiati da un ex ferroviere anarcosindacalista
di Castelboìognese - Pietro Costa - ed in stretto collegamento
con le cellule veronesi. Ad attirare i sospetti della polizia è
inizialmente lo stesso Costa che, nelle discussioni a quattr'oc
chi coi compagni di fede, si lascia più volte andare in escan
descenze inneggiando al gesto attentatore e all'azione indivi
duale. Caso vuole che tra i suoi più intimi confidenti ci sia
proprio un infiltrato della questura215, che si convince a tal
punto dei proclami dell'ex ferroviere da sospettarne un di
retto coinvolgimento nell'attentato alla Fiera Campionaria216.
Parte così una serie di indagini che consente alla polizia di
addentrasi pian piano nell'intero labirinto cospirativo anar
chico, fino a giungere all'individuazione di una vasta rete clan-
99
destina che il Costa stesso aveva allestito sin da dopo il varo
delle leggi speciali del novembre 1926. In primo luogo, emer
ge che l'anarchico romagnolo è il leader di un gruppo di dieci
membri che
217 ACS, Min. Int. Dir. Gen. PS, AA. GG. RR., CC. AA., 1929, busta
195, fsc. K1A/Movimento anarchico, AA. GG., Rapporto delFIspettore
generale di PS al Tribunale Speciale. Roma, 25 giugno 1929. Dei gruppo,
oltre al Costa, sono membri: Cesare Ragni, Antonio Dall'Oppio, Tommaso
Baroncini, Giuseppe Petrella, Saiuccio Casadio, Ernesto Zaccherini, Ma
rio Casini, Francesco Pasquali, Antonella Gatti e Rosa Marchini. Vengo
no condannati al confino: Ragni, Dall'Oppio e Baroncini {cinque anni),
Pratella e Zaccherini (tre anni). Sono invece ammoniti, Casini e Casadio;
diffidati, Pasquali, Gatti e Marchini. Ivi, Rapporto dell'Ispettore Genera
le di PS. Milano, 16 giugno 1929.
21BTramite l'intermediazione di Umberto Biscardo.
Tra cui, Giovanni Domaschi e Domenico Guad agnini.
100
non solo si era ripristinato da anni il soccorso anarchico vietato dalle
Autorità, quanto la continuità del mezzo che serviva a tenere in vita
e pronti contro il Regime gruppi ed organizzazioni dichiarati legal
mente disciolti e sappiamo purtroppo che questo del soccorso è uno
dei mezzi più potenti di cui si avvalgono i nemici della Patria per
tenere desta la fiamma sovversiva, inquadrare le masse, eccitandole
a qualsiasi azione criminosa! E se Peretti con tanta costanza e fiducia,
da tre anni per lo meno, affrontando rischi è venuto qui a portare
questi soccorsi ai compagni d'Italia se è giunto perfino a con
durre qualcuno dalla Svìzzera, segretamente, e non si sa a quale sco
po, sarebbe negare il vero se si dubitasse che egli partecipava in toto
alle macchinazioni degli anarchici milanesi, servendo da tratto di
congiunzione fra costoro e quelli elvetici220.
220ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, AA. GG. RR., CC. AA., 1929, busta
195, fsc. KlA/M ovim ento anarchico, AA. GG., Rapporto dell'Ispettore
generale di PS al Tribunale Speciale. Roma, 25 giugno 1929.
dai 1926 ai 1929. Che Costa, Bibbi, Guadagnini Domenico e Biscardo
devono altresì rispondere di partecipazioni a fatti criminosi scoperti
e repressi a Verona nella primavera del 1928 per avere di concerto
con gli anarchici veronesi, dei quali era a capo il Biscardo, dato in
momenti diversi dal 1926 al 1928 aiuti morali e materiali a quelli di
Verona, dopo aver riorganizzato le fila di quel gruppo [...] L'Asara,
poi, di detenzione di materiale atto alla fabbricazione di bom be a
tempo ed anche alla contraffazione di monete221.
102
anche nelle agitazioni in difesa di Fernando De Rosa224, Vit
torio Malaspina225, Gino Ascanio226, Francesco Ghezzi227, An
tonio Petrini228 e di tutte le vittime della repressione fascista
ed internazionale, Se si escludono però queste azioni in so
stegno di singole personalità, nonché qualche iniziativa per
ripristinare i canali di approvvigionamento dei soccorsi pro
vittime politiche229, il movimento manifesta sintomi di evi-
103
dente riflusso anche in terra d'esilio. Persino le segnalazioni
fiduciarie che concernono le trame ed i complotti di attentati
anarchici sono in netta diminuzione rispetto alla mole degli
anni precedenti. A non placarsi, sono invece le polemiche in
terne tra i vari gruppi che, anzi, assumono toni così roventi
da indurre Errico Malatesta ad intervenire personalmente per
cercare di distendere gli animi e ritrovare la serenità di un
libero confronto dialettico:
104
ogni polemica personale; e se qualcuno continuasse non gli si rispon
desse, salvo, ove fosse il caso, smentire con calma e linguaggio de
cente, gli errori di fatto e le possibili calunnie230 .
105
sità di doversi liberare dal "dottrinario fantasticare di
dantesche apocalissi ", per interrogarsi sulla reale situazione
interna, sullo stato di rassegnazione e di sfiducia in cui sem
bra essere precipitato il proletariato italiano, sul ruolo delle
minoranze anarchiche nella nuova congiuntura232. Nell'attua
le contesto, spiega Camillo Berneri, la lotta antifascista non
può più esaurirsi nell'atto violento tout court, né tantomeno
essere affidata esclusivamente all'"azione saltuaria" di ristret
te avanguardie proletarie. Urge, al contrario, un'accurata
ridefinizione della priorità degli obiettivi, una rielaborazione
degli orientamenti tattici e strategici, una rilettura delle for
me e delle modalità di mobilitazione, una nuova imposta
zione, insomma, dei percorsi operativi che punti tanto a mi
nare le basi di consenso al regime quanto a fomentare un mo
vimento a carattere insurrezionale nella penisola. Determi
nanti, da questo punto di vista, diventano tutte le iniziative
di natura propagandistica che, però, per cercare di risveglia
re le masse dal torpore in cui sono sprofondate, non possono
più limitarsi ai soliti vaghi e generici appelli insurrezionali,
ma devono essere corredate da un'analisi rigorosa "dei pro
ciano così capi di governo che pur non vantano tanto consenso e tanta
devozione. Oh! egli se tale minacce ha lanciate, sa bene il perchè. Forse
lui solo sa meglio degli altri come la bufera popolare ingrossa tutti gli
istanti, e pur senza rumore, sta per travolgerlo. Solo lui sa che il suo
dispotismo non è solido, come gli stolti lo reputano; e per questo minac
cia, e calca il piede sui petto affannoso dell'Italia che rantola", G li Esuli,
Criminaliloquio, in "Vogliamo", n. 4, del novembre 1929. "Vogliamo",
Biasca, Rivista mensile. Direttore: Randolfo Velia. Cfr. L. B etoni, op. cit.
232 "Che importa se non siamo in molti?", si legge su "L'adunata dei
refrattari", "Noi ben possiamo essere la parte incentiva, la forza di pro
pulsione, il valore suggestivo atto a far scoppiare l'odio popolare al mo
mento opportuno. E' storicamente dimostrato che ogni rivoluzione non
è stata iniziata da tutta una massa di popolo; ma che è stata opera di
pochi spiriti eletti e coraggiosi che coi loro scritti critici e ideali hanno
seminato il germe della rivolta: germe fecondo che più tardi un manìpo
lo di generosi ed ardimentosi ha saputo raccogliere e accendere in ma
gnifiche fiammate di eroismo". T ranquillo, La lotta contro il fascismo, in
"L'adunata dei refrattari", n. 22, del 16 luglio 1929.
106
blemi della rivoluzione italica", da una "critica intelligente
del fascismo", da un "esame dei suoi precedenti necessari nel
pseudo-liberalismo", da un'articolata riflessione "dei mezzi
e modi migliori per abbatter [lo]"233. Certo, l'eroismo militan
te resta per Berneri il principale fattore trainante di lotta; an
che sotto quest'aspetto, però, egli non esita a polemizzare
duramente con gli apologeti indefessi del gesto individuale,
reputando indispensabile concepire una strategia volta a co
ordinare il singolo atto dimostrativo in un'azione unica di
"u rto storico g e n e ra le ". Su lla funzione p rop u lsiva e
rivivificatrice che, nell'attuale fase di lotta, può svolgere una
vasta e capillare attività propagandistica, conviene anche Fe
lice Vezzani che, dalle pagine de "Il risveglio anarchico", sug
gerisce espressamente di organizzare "nuclei di uomini riso
luti e capaci di aprire gli occhi alle masse" su "fatti reali",
sull'"attuale situazione", su "obiettivi minimi ed alla portata
di tutti". Seguiamo la sua riflessione:
Prima colla critica, la quale può essere fatta sotto diverse forme, dal
la forma rude e violenta, alla forma ironica e satirica. Si approfitti di
tutte le occasioni e soprattutto degli errori, i quali non mancano mai
nel fascismo. [...] Quando si biasima il fascismo, si abbia cura di cita
re fatti reali e non si dimentichino i suoi numerosi delitti e le sue
mostruosità. Si stabilisca soprattutto un parallelo fra la situazione
attuale e quella negli anni in cui il regime non c'era, quando il prole
tariato poteva ancora far sentire la sua voce, quando si difendeva
contro la caparbietà padronale, mediante i suoi organismi di resi
stenza, quando si riuniva nelle sue camere del lavoro, nei suoi circo
li, nelle sue biblioteche, nelle sue cooperative. Si insìsta su questo
raffronto e si spinga il lavoratore a riconquistare il diritto, strappato
gli con la violenza, e nuovi diritti [...] Il parallelo fra il regime fascista
trionfante, apportatore di fame e di forca, ed il regime costretto ad
ammettere il calmiere opposto dalla classe lavoratrice all'ingordigia
dello sfruttamento, sarà schiacciante pel fascismo. Coraggio adunque,
e all'azione per schiacciare la malabestia234.
108
sione può però solo momentaneamente contenere una prote
sta popolare che è destinata ad acuirsi con l'avvento del nuo-:
vo anno, quando la crisi economica comincia ad espandersi
in tutto il paese investendo le zone ad alta concentrazione
industriale e a forte insediamento operaio.
239 Le riduzioni salariali del 1930, sono per gli operai dell'8%, per gli
impiegati, con stipendio superiore alle mille lire al mese, del 10%, per
tutti gli altri impiegati dell'8%. Nel settore agricolo si stabiliva invece
una percentuale del 4%. Cfr. S- C olarizi, L'opinione degli italiani, op. cit.
240 Nel 1930 si verificano 176 agitazioni e 149 dimostrazioni a caratte
re collettivo. Le regioni interessate sono: ' Piemonte (Torino, Antignano
d'Asti, Varalle), Lombardia (Milano), Liguria (Genova), Veneto (Vero
na), Toscana (Montevarchi, Arezzo), Emilia Romagna (Faenza, Piacenza,
Bologna), Lazio (Poggio Catino, Ariccia, alcune zone dei Castelli roma
ni), Abruzzo (San Benedetto dei Marsi), Marche (Ancona), Campania
(Castellamare), Calabria (Castrovillari), Puglia (Martina Franca, Bitonto,
Novoli), Sicilia (Pachino, Modica, Alcamo, Randazzo, Castigliono,
Linguaglossa, Barrafranca, Messina, Trapani, Catania) e Sardegna;
(Montevecchio). Cfr., R. D e F elice, Mussolini il duce, op. cit. Sulla protesta
sociale durante gli anni della crisi economica internazionale, vedi.; S.
C olarizi, L'opinione degli italiani, op. cit. N. T ranfaglia, La prima guerra
mondiale e il fascismo, UTET, Torino, 1995; M. C hiodo, Geografìa e forme del
dissenso sociale in Italia durante il fascismo (1928-1934), Pellegrini, Cosenza, ;
1990; U. F edeli Un trentennio, op. cit.
109
nali, alle sedi dei fasci locali o alle case dei podestà241. Nume
rose sono però anche le dimostrazioni operaie nei grandi centri
industriali del Nord, molte delle quali degenerano peraltro
in tumulti e scontri violenti con le forze dell'ordine. In alcune
località, infine, si verificano persino attentati dinamitardi con
tro sedi istituzionali e redazioni di giornali242, nonché esecu
zioni a freddo di singole personalità in vista del regime243.
Le tensioni sociali che infuriano nel paese, favoriscono una
rapida ripresa del movimento anarchico che, alla pari delle
altre forze antifasciste244, cerca subito di collegarsi al malcon-
110
tento popolare per imprimere alla protesta contenuti rivolu
zionari. Dalla consultazione degli archivi di polizia e della
documentaristica libertaria, emerge come un pò in tutte le
regioni stia avvenendo tanto una proliferazione di piccoli
gruppi, cellule e nuclei d'azione, quanto cui considerevole svi
luppo di tutte le tipiche forme di lotta antifascista: diffusione
di materiale propagandistico, riallacciamento dei collegamenti
con i militanti in esilio, raccolta e distribuzione dei soccorsi
pro-vittime politiche, organizzazione di espatri clandestini,
progetti di attentati contro il duce o alte personalità istituzio
nali.
In intensa attività sono i quadri che operano in Toscana.
Riunioni segrete di "combriccole anarchiche" vengono segna
late a Cerbaiola245, mentre a Pisa, a Pistoia e a Livorno, la po
lizia rinviene esem plari di m anifestini di propaganda
libertaria inneggianti alla festa dei lavoratori e alla rivoluzio
ne sociale. Ad Empoli, poi, viene arrestata un'intera famiglia
di anarchici ritenuta coinvolta in un'esplosione dinamitarda,
avvenuta nella notte tra il 16 ed il 17 maggio alla caserma dei
carabinieri246. Da Firenze, un fiduciario rivela invece che al-
suiritalia, che però non porta poi a compimento. Cfr. J. P etersen, Gli
antifascisti italiani in Germania e il volo di Bassanesi nel novembre 1931, in "Il
Movimento di liberazione in Italia", ottobre-dicembre 1968, pp. 37 sgg.
Un'incursione aerea su Roma, con lancio di manifestini contenti appelli
al Vittorio Emanuele affinchè liberi l'Italia dalla tirannia fascista, viene
invece effettuata da Lauro De Bosis il 3 ottobre 1931. Cfr., L. D e B osis,
Storia della mia morte, op. cit
245 Nel mese di aprile, ad esempio, la polizia fa irruzione in una riu
nione di un gruppo misto di militanti anarchici e comunisti. Tra gli anar
chici presenti, sono, segnalati: Ottavio Antonini, Settimio Lazzaretti,
Quirino Raffaelli, Giuseppe Galigani, Renato Marmugì e Oreste Masi.
ACS, Min. Int. Divisione Polizia Politica (fascicoli per materia), busta 39,
fsc. KIB/Partito comunista (Firenze 1930-1931), Rapporto del prefetto di
Firenze, del 20 giugno 1930.
146 Insieme a Bruna Antonimi, incriminata per l'esplosione, sono ar
restati il padre, la madre, la zia, il nonno e persino il falegname che lavo
ra nella bottega di famiglia. Dopo un anno, Bruna Antonini viene scarce
rata per insufficienza di prove. La bomba alla caserma, era stata colloca
li!
curii ex quadri anarcosindacalisti stanno adoperandosi, in
collaborazione con elementi comunisti, nel rilancio delle lot
te operaie nelle fabbriche della Galileo e del Pignone. Que-
s f ultima informazione è accolta con particolare apprensione
dalle autorità, che temono insubordinazioni proletarie in oc
casione della imminente visita di Mussolini a Firenze; anche
perché, in alcuni quartieri popolari, sono state ritrovate copie
di volantini che esortano le masse a far 'Vedere a codesto
Duce come Firenze è"247. Sotto questo aspetto, la segnalazio
ne più preoccupante arriva però da Massa Carrara: sarebbe
infatti attivo in città un nucleo terroristico - "Mano nera"248 -
che avrebbe già pronto un piano per attentare alla vita del
capo del fascismo. Gran fermento organizzativo si registra
anche nel Lazio dove, oltre alle solite iniziative dei gruppi
rionali romani, si denuncia la presenza di cellule anarchiche
nella zona dei Castelli ed a Civitavecchia249. "Covi anarchici"
vengono poi scoperti ad Arnaz (Val d'Aosta), a Rovereto
112
(Trentino) e a Genova. I fenomeni di protesta sociale scoppia
ti in diversi centri e zone rurali della Sicilia, convincono in
tanto Paolo Schicchi a rientrare in Italia per mettere in atto i
suoi progetti insurrezionali. Partito da Tunisi insieme a Sal
vatore Renda e Filippo Gramignano, Schicchi e i suoi compa
gni sono però traditi dalla delazione di un doppiogiochista250,
e catturati appena sbarcati nel porto di Palermo. Subito dopo,
sono tratti in arresto alcuni esponenti dei nuclei palermitani
e trapanesi che avrebbero dovuto fungere da supporto
logistico ai piani dello Schicchi251.
N atu ralm ente, i tim ori della p olizia per il rilancio
dell'antifascismo anarchico nel paese si accrescono a dismi-
> sura non appena spie, confidenti ed informatori avvertono
di un incremento delTattività cospirativa nelle zone ad alta
concentrazione operaia. Le relazioni fiduciarie provenienti da
Milano, ad esempio, non sono a riguardo per nulla rassicu
ranti. Malgrado la retata di arresti seguita alla vicenda Costa-
Peretti, i gruppi milanesi continuano infatti a mostrare segni
di gran vitalità. Con particolare attenzione vengono seguite
le mosse di Augusto Castrucci252 - che sta adoperandosi a
riallacciare i collegamenti tra i diversi nuclei attivi in città -
113
Pietro De Gaetano - che "riceverebbe stampe e manifesti sov
versivi, farebbe propaganda tenendo riunioni con elementi
fidati e si manterrebbe in relazione con diversi anarchici del
Regno"253 - e Fioravante Meniconi - che sarebbe rientrato in
Italia "per ristabilire i contatti tra i militanti all'interno e quelli
all'estero". Frequenti, poi, sono gli incontri segreti nei luoghi
di socialità diffusa "per tracciare un quadro della situazione
e ristabilire i contatti a livello locale"254. In netto recupero ri
spetto al 1929, sono anche le iniziative di natura propagandi
stica. Una perquisizione operata in una tipografìa "sospet
ta", porta al sequestro di mille copie di un volantino inneg
giante alla festa dei lavoratori255, mentre esemplari del nu
mero unico di "Umanità Nova" - pubblicato a Buenos Aires
per la ricorrenza del primo maggio - vengono reperiti in vari
punti della città. Alcuni operai anarchici dell'Alfa Romeo,
sono invece tratti in arresto perché sorpresi a diffondere opu
scoli e manifestini antifascisti durante una manifestazione
indetta per protestare contro il caro-vita e la disoccupazione.
La città dove la crisi economica ha aggravato a tal punto
le condizioni di vita delle masse da far temere un'esplosione
del malcontento popolare, è però Torino. Alla Fiat Lingotto,
informa una relazione fiduciaria, è in atto una propaganda
114
In occasione dell'anniversario del primo maggio, poi, si
denuncia il ritrovamento di volantini e la comparsa di scritte
murali che inneggiano alla festa dei lavoratori in numerosi
quartieri proletari e borghi di periferia. Nello stesso giorno,
gli operai della Fìat riescono ad imporre al personale direttivo
che l'orologio dei cartellini timbri in rosso anziché, come di
norma, in blu. Una dimostrazione contro le decurtazioni sa
lariali ed il licenziamento di 600 compagni, indetta il 31 lu
glio dai lavoratori delle Ferriere, costringe invece militi, re
parti di cavalleria e forze di polizia a caricare duramente i
d im o stra n ti e a procedere a numerosi arresti. Ma è col so
praggiungere dell'inverno che la situazione si aggrava peri
colosamente. Il 24 novembre, il prefetto telegrafa che circa
trecento disoccupati "recatisi uffici collocamento, non aven
do potuto ottenere lavoro, si sono diretti in massa in Piazza
Castello con intenzioni presentarsi at me per chiedere lavoro.
Lungo tragitto hanno emesso grida: cvogliamo pane e lavo
r o " 257 . Due giorni più tardi, dopo aver assaltato alla Barrie
ra di San Paolo e alla Barriera di Milano un camion che tra
sporta generi alimentari,
115
lule anarchiche sparse nei rioni proletari della città. Simulta
neamente al dispiegarsi della protesta, i quadri torinesi stan
no infatti prodigandosi nella predisposizione di una serie di
iniziative dirette tanto al rilancio della lotta antifascista quanto
ad accrescere e diffondere il malcontento popolare per il peg
gioramento delle condizioni di vita. Ad allertare la polizia
sono soprattutto la "Barriera di Nizza" e la "Barriera di Mila
no"259, due gruppi, rispettivamente di sei e dieci membri, at
tivi nella propaganda rivoluzionaria nelle fabbriche, nella dif
fusione della stampa proveniente dall'estero, nell'azione di
soccorso pro-vittime politiche, nell'organizzazione di espatri
clandestini e nel mantenimento dei collegamenti con i mili
tanti in esilio260. Elementi di spicco ne sono Michele Guasco,
Dante Armanetti, Vindice Tosi e Settimo Guerrieri. Come in
forma un fiduciario della questura, i quattro hanno costituito
un comitato di coordinamento delle varie cellule allo scopo
precipuo "di approfittare del disagio economico prodotto dal-
116
la disoccupazione tra gli operai per sfruttare qualche even
tuale manifestazione, e nel caso anche organizzarle, onde tra
scendere ad azione violenta e creare torbidi"261. Nelle riunio
ni che il comitato indice presso i locali della "Mutua fra
fonditori", prosegue allarmato il confidente, si contano a vol
te sino a centoventi presenze. Sembra, inoltre, che si possa
disporre "di armi sottratte a suo tempo alla Fiat durante l'oc
cupazione delle fabbriche"262, nonché di un ciclostile per stam
pare alla macchia materiale propagandistico di vario tipo e
taglio. Ce n'è insomma quanto basta per avviare una vasta e
capillare indagine che, diretta dal com m issario di PS
Mambrini, porta nel giro di pochi mesi al fermo di tutti gli
esponenti della "Barriera di Nizza" e della "Barriera di Mila
n o "253. Per non compromettere il lavoro di spie e fiduciari
infiltratisi abilmente tra i gruppi, non vengono invece arre
stati i membri degli altri nuclei minori che264, d'altra parte,
2fil ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, AA. GG. RR., PS, CC. AA., 1930-31,
busta 400, fsc. K1A/Movimento anarchico, AA. PP. (Torino), Rapporto
della questura di Torino, d ell'll ottobre 1930.
262 Ibidem.
263 Per una descrizione dettagliata dell'indagine di polizia che con
duce all'individuazione dei gruppi ''Barriera di Nizza" e "Barriera di
Milano", vedi F. G iulietti, op. cit. Alla "Barriera di Nizza" aderiscono:
Cesare Sobrito, Emilio Bernasconi, Michele Guasco, Michele Candela,
Eugenio Martinelli e Vittorio Levis. Della "Barriera di Milano", sono in
vece membri: Settimo Guerrieri, Dario Franci, Arduilio D'Angina, Dante
Armanetti, i fratelli Vindice e Muzio Tosi, i fratelli Cornelio e Nunzio
Giacomelli e Mario Carpini. Vengono condannati, al confino Guerrieri (5
anni), D'Angina (3 anni), Armanetti e M. Tosi (2 anni); aH'ammonizione
Bernasconi, C. Giacom elli e Carpini; alla diffida V. Tosi, Candela,
Martinelli, Guasco e il Levis.
264 In particolare, i membri dei gruppi "Barriera San Paolo" e "Cam
pidoglio": Corrado Quaglino, Pietro Mazzini, Guido Cazzola, Felice:
Quagliotti, Alberto Grimaldi, Carlo Oldani, Giacinto Repossi, i fratelli1
Ilio e Giuseppe Baroni, Aldo Demi, Ti Ilio Ticciati, Carierò Me ucci,
Esmeraldo Agnarelli, Antonio Frosoìi, Balilla Forti, Giuseppe Bolin, Gui
do Polidori, Antonio Mairone, Bartolo Giambarda, Mario De Pasquali,
Luigi Dai Santo, Mario Neggia, Eugenio Botto, Antonio Garino, Spartaco
Bastioni, Carlo Cacciolatto e Giovanni Gravele.
dopo la retata dei loro com pagni sono costretti a limitare sen-
sibilmente la propria azione clandestina.
Le notizie provenienti dall'Italia, infondono ovviamente
grande entusiasmo all'estero dove comincia sempre più a ra
dicarsi la convinzione di trovarsi alle soglie di un vero e pro
prio processo di rivolgimento sociale. L'ottimismo che per
vade i fuorusciti è così alto che persino la nuova ondata di
terrore poliziesco scatenatasi nel paese viene letta come
l'"estremo rantolo" di una dittatura agonizzante e ormai sul
punto di crollare265. "La repressione", asserisce la redazione
di "La lotta umana",
significa che il fascismo sente tutta l'im m inenza del pericolo. E sotto
questo aspetto ci rallegriamo dell'aum entata furia repressiva [...] Il
fascismo è allo stremo, e il suo furore si accresce in ragione della po
tenza e dell'energia degli attacchi che da ogni parte ormai lo stringo
no, e dai quali ha un bel divincolarsi ma non si libera più [...] Compa-
265 Si pensi che, nel solo 1930, il Tribunale speciale commina pene per
un ammontare di 11 secoli. Nello stesso anno, vengono introdotte nel
codice penale alcune leggi che prevedono sanzioni dai 5 ai 12 anni a chi
dirige, propaganda o aderisce ad associazioni anarchiche. Sempre nel
1930, infine, il Ministero dellTntemo dà disposizione ai prefetti di tra
smettere periodicamente a Roma gli elenchi delle "persone da arrestarsi
in determinate contingenze", suddivisi in cinque categorie: "1°) persone
pericolosissime (pericolose tra le pericolose), categoria questa nella qua
le dovranno essere compresi i sovversivi ritenuti capaci di commettere
gravi azioni criminose (attentati contro personalità, attentati terroristici,
ecc.) e coloro che si ritengono capaci di organizzare gli stessi delitti o di
compierli per mandato dei priori; 2°) persone pericolose, quelle cioè che
in occasione di cerimonie, festeggiamenti od altro debbano essere arre
state in quanto capaci di turbarne il tranquillo svolgimento, con atti in
consulti; 3°) persone da ritenersi pericolose in casi dì turbamento dell'or
dine pubblico perchè capaci di organizzare, dirìgere o prendere parte ad
azioni delittuose collettive; 4°) squilibrati di mente; 5°) pregiudicati per
delitti comuni ritenuti effettivamente pericolosi ed il cui arresto, nelle
circostanze su accennate, sì rende necessario per la sicurezza dei luoghi
e delle persone". ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, AA. GG. RR., CC. AA.,
1930-31, busta 400, fsc. K1A/Movimento anarchico (AA. GG.). Roma,
Circolare del Ministero dell'Interno ai Prefetti del Regno, del 28 giugno
1930.
118
gni e lavoratori d'Italia, speratelo e pensatelo con noi: siamo alia vi
gilia di eventi risolutivi. La barcaccia fantasma fa acqua da tutte le
parti. La crisi infierisce e di giorno in giorno si aggrava in tutti i rami
dell'attività nazionale [...] e le popolazioni cadono nell'ultim o grado
della miseria e piom bano nelle strette angosciose della fame [...] E' la
fine. La belva rantola, la belva è agli estremi. Su: su tutti in un impeto
unanime e concorde, a vibrare gli ultimi colpi. E ' l'ora 256.
119
lotta in Italia. Come si legge nell'editoriale apparso sul primo
numero del suo organo di stampa - "Lotta anarchica"267 -
l'UCAPI si propone infatti di
120
dove e come, ma ci si mantiene sulle generali in modo che a leggerla
non smaschera il vero concetto. Così pure quando si tratta di testa o
di personalità vien fatta una narrazione come fosse una notizia del
luogo che si da ad un famigliare269.
121
3- 7/ contesto internazionale
272 C h e rid u ce u lterio rm en te l'e n tità d elle rip arazio n i ted esch e e n e
g rad u a il p ag am en to in s e s s a n ta n n i.
273 G old o ' B ay, L'utopia della p ace, in " Il m o n ito ", n. 5 , del p rim o ag o
sto 1929.
122
pacificazione generale, ha invece fatto subito riaffiorare tutte
le rivalità che ancora dividono le nazioni europee. Se l'Italia
auspica una federazione "sotto il segno del littorio e agli or
dini del Duce", commenta "Il risveglio anarchico", Briand non
è certo disposto a rinunciare all'egemonia francese subVec-
chio Continente. L'Inghilterra, poi, ha già lasciato intendere
di gradire soltanto un'unione che le consenta di salvaguar
dare e consolidare i propri domini coloniali, mentre la Ger
m ania ha posto com e prem essa ad una sua adesione
l'azzeramento dei debiti di guerra e la revisione dei trattati di
pace. Nei tanto agognati Stati Uniti d'Europa, dunque, "cia
scuno avrebbe nulla da dare e molto da chiedere. Così l'unio
ne significherebbe, per la constatata sua impossibilità, la peg
giore disunione"274. Per il momento, prosegue l'analisi anar
chica, l'u n ico effetto concreto sortito dalla ipotesi di
un"'associazione europea" è stato quello di inasprire i rap
porti tra Roma e Parigi. Sospettoso, infatti, che la proposta
federalista di Briand mirasse in realtà ad estendere l'egemo
nia della Francia in Europa mediante un rafforzamento del
fronte antitedesco, Mussolini ha immediatamente orientato
la politica italiana verso una collaborazione, in sede di Socie
tà delle Nazioni, con la Germania; sia appoggiandone le ri
chieste di revisione dei trattati di pace e di assoluta eguaglian
za di diritti, che differenziando la posizione italiana da quel
la francese quando si è trattato di condannare l'unione doga
nale austro-tedesca. Tutto, insomma, lascia intendere che fin
quando popoli e nazioni saranno retti da Stati e governi, una
loro unificazione non potrà mai realizzarsi. "Più di mezzo
secolo fa" - conclude Luigi Bertoni - "Leverdays parlando di
una proposta di stati europei scriveva: <Non si assoceranno
le bestie da preda>. E gli stati sono rimasti e rimarranno sem
pre le stesse bestie da preda. L'unione verrà dopo la loro di
struzione"275.
124
"La Francia", tuona 1'"Almanacco libertario pro-vittime po
litiche",
125
merciali tra Mosca, ¡'Occidente capitalista e l'Italia fascista280.
Si rinnovano così tutte quelle accuse di autoritarismo, oppor
tunismo, esclusivismo e settarismo che avevano contraddi
126
stinto la polemica anarchica negli anni precedenti, decretan
do la ricusa di un'alleanza con il Pedi. Con la tendenza a vo
ler "legare tutte le correnti del movimento rivoluzionario al
carro loro", ringhia "Umanità Nova", le "giberne di Stalin
non arrivano invece che a dividere maggiormente i rivolu
zionari e contribuire ad allontanare le stesse possibilità rivo
luzionarie che volta a volta si sono presentate o possono pre
sentarsi"281. D'altra parte, la fede assoluta nella "dittatura del
proletariato" che contraddistingue indistintamente tutti i se
guaci del marxismo, impedisce agli anarchici di avviare for
me di collaborazione o d'intesa anche con i cosiddetti gruppi
"eretici". Nessuno dubita, infatti, che, se fossero al potere,
trotskisti, bordighisti e luxemburghiani adotterebbero gli stes
si metodi liberticidi della dittatura stalinista. "Ortodossi" o
"eretici" che siano, assicura "Il risveglio anarchico", i comu
nisti non riescono a concepire altra forma di lotta che quella
finalizzata all'esclusiva conquista del potere. Essi non si bat
tono per l'eliminazione di tutte le forme di sfruttamento e di
oppressione dell'uomo sull'uomo, ma affinché gli sfruttati
divengano sfruttatori, gli oppressi oppressori, gli schiavi ti
ranni, Ma a questa lotta per il potere, il dominio e l'autorità, il
movimento anarchico non potrà mai prender parte:
nezza> e della cmarcìa reale> con quelle dell' <intemazìonale> e gli ar
chi di trionfo eretti in onore di Balbo, di Terrazzi e dell'aviazione milita
re della monarchia fascista, non sono che le manifestazioni esteriori del
la più intima solidarietà del governo bolscevico col capitalìsmodìnanzia-
rio internazionale", L’Internazionale, in "L'adunata dei refrattari", n, 20,
del 22 luglio 1929.
3f!1 Considerazioni sul primo maggio, in "Umanità nova", numero unico,;
del primo maggio 1930.
chiara, più chiara del sole in pieno meriggio! Eppure sono molti che
ancora ci credono e abboccano nell'am o. Dalla bottega del calzolaio
mai sono stati cuciti abiti, però sem pre scarpe, e dai sarto sempre
abiti mai scarpe. L'autorità non sarà mai madre della libertà, poiché
essa è la sua u nica e sp ietata riv a le , p o ich é essa sarà la sua
strangolatrice. AI gesuitismo dittatoriale mascheratosi col nome di
"proletariato" sol perchè gli è più facile trovare un seguito, un parti
to che lo sostenga al potere, è necessario lavorare senza tregua per
smascherarlo e presentarlo al popolo nella sua vera veste282.
128
zione, la nuova formazione si pone infatti come obiettivo prio
ritario quello di superare le posizioni "atteudiste" e "legali
tarie" in cui s'è arenata la Concentrazione Antifascista, per
definire una linea strategica che punti ad aprire un fronte ri
voluzionario direttamente in Italia, avvalendosi di tutte le
forme di azione diretta ed insurrezionale, individuale e col
lettiva.
La comparsa di Giustizia e Libertà è accolta inizialmente
con vivo interesse dagli anarchici fuorusciti. Ad essere ap
prezzati sono innanzitutto i requisiti identitari del gruppo di
Carlo Rosselli, quei suoi connotati movimentisti285, quel suo
contraddistinguersi come ima forza nuova, senza legami com
promettenti con uomini o partiti del passato ne, tanto meno,
con "qualche vecchia cariatide politica brancolante nell'esi
lio"286 . In gran parte condivise, sono anche le forme di lotta
antifascista propugnate da GL che, con i richiami all'atto in
dividuale, alla "propaganda del fatto" e alla necessità di "la-
129
vorare in Italia", riecheggiano molto da vicino quelle moda
lità dell'agire politico clandestino da tempo predicate ed adot
tate dagli anarchici287. Ad accrescere ulteriormente le possi
bilità di scambi e di contatti tra le due formazioni, c'è poi
l'amicizia di vecchia data che lega Carlo Rosselli e Camillo
Berneri288, sebbene quest'ultimo assuma spesso un atteggia
mento molto critico nei riguardi di alcune posizioni politiche
deH'amico. Gran parte delle simpatie e delle attenzioni del
movimento, del resto, sono rivolte alle singole personalità
gielliste, alla loro passione per la libertà, alla volontà di lotta
che li anima, e non a GL in quanto tale che, anzi, sotto il pro
filo ideologico e dei lineamenti programmatici, è reputata una
forza tipicamente moderata ed espressione della "proscritta
borghesia antifascista italiana"289.
130
I presupposti per un'intesa tra anarchici e giellisti ci sono
comunque tutti, anche perché, nel primo anno di vita, la sma
nia d'azione induce Rosselli a cercare i propri interlocutori
politici proprio nell'area libertaria. Di comune accordo, le due
forze intraprendono così alcune iniziative dirette alla prepa
razione di attentati e al rilancio della lotta in Italia290. Dopo
pochi mesi, però, questo primo embrione di collaborazione è
131
destinato rapidamente a sgretolarsi. Alla sua frantumazione
contribuiscono tanto gli strascichi polemici seguiti ad un epi
sodio di spionaggio fascista particolarmente eclatante scop
piato a Parigi291, quanto l'avversione di alcuni gruppi gìellisti
verso la prosecuzione della tattica dell'atto individuale e del
le azioni spettacolari che, a loro avviso, aveva finito col rive
larsi poco proficua dal punto di vista della lotta e addirittura
nefasta sotto l'aspetto giudiziario-polizìesco292. La vera e pro
p ria ro ttu ra si consum a p erò quando G L, allen tati
drasticamente i contatti con gli anarchici, inizia il suo percor
so di riavvicinamento ai settori deH'antifasdsmo socialdemo
cratico; riavvicinamento che, dopo la firma di un accordo col
PSI nel luglio del 1931293, culmina nell'adesione del movimen
to di Carlo Rosselli alla Concentrazione Antifascista (Ottobre
1931)294.
A rendere ancora più conflittuali i rapporti tra le due for
ze, sopraggiunge poi la pubblicazione, nel gennaio 1932, del
programma di Giustizia e Libertà295, che diviene subito og
getto della critica serrata di tutti gli esponenti di maggior ri-
132
lievo del movimento anarchico. Pur riconoscendo "un certo
valore di attualità al documento", se ne stigmatizzano infatti
con recisione i contenuti "borghesi" e "statalisti" 296, appena
mitigati, si sostiene, dai richiami ad un socialismo di vaga
ispirazione riformista297. Trascinato dall'impeto della polemi-
133
ca, c'è anche chi finisce con l'assimilare le posizioni dei giellisti
a quelle moderato-conservatrici di "Alleanza Nazionale"298.
"La paura della rivoluzione sociale", scrive Camillo Berneri,
"è il principale fattore di successo dell'alleanza nazionale. Ma
tale paura è egualmente evidente nel programma di Giusti
zia e Libertà. In fondo tra le due associazioni non v'è una
sostanziale differenza"299. La severità di giudizio dei leaders
134
del movimento, va spiegata anche con la necessità di correg
gere l'approccio revisionista di alcuni loro compagni che, tra
sportati da un eccessivo entusiasmo per i riferimenti all'azio
ne rivoluzionaria contenuti nell'elaborato di GL, finiscono per
accettarne acriticamente l'intera piattaforma rivendicativa.
Emblematico, in proposito, è il contraddittorio scoppiato tra
Berneri e Alberto Meschi circa un'eventuale adesione degli
anarchici ai "Comitati locali rivoluzionari" - che nel program
ma giellista sono intesi come strutture aventi "il compito di
porre le basi del nuovo Stato"300. Al parere favorevole di
Meschi, Berneri replica evidenziando tutta la contraddizione
in termini che comporterebbe una partecipazione libertaria
ad organismi sorti allo scopo precipuo di "porre le basi del
nuovo Stato". Gli unici comitati rivoluzionari ai quali gli anar
chici potranno aderire, redarguisce Berneri, saranno quelli
scaturiti dalla spontanea iniziativa popolare, controllati e ge
stiti direttam ente dalle m asse, liberi d all'in fluenza di
qualsivoglia avanguardia o partito sedicente rivoluzionario,
e, soprattutto, in contrapposizione irriducibile al governo, allo
Stato e a tutti quegli organamenti deputati a prosciugare i
mille rivoli e i mille rigagnoli in cui il flusso rivoluzionario
scorre e si dispiega.
A favorire una ricomposizione della frattura tra le due forze
antifasciste subentrano il progressivo distacco di GL da Con
centrazione e, soprattutto, la firma, nell'estate del 1934, del
patto di unità d'azione tra socialisti e comunisti. Oltre ad as
sociare anarchici e giellisti in ima comune condanna di quel
la che è ritenuta una strategia perdente in partenza301, il "pat
to" finisce con l'isolare il movimento di Rosselli dal resto
136
sico da cadere nella grossolana antinomia di voler "creare lo
Stato con i mezzi dell'anarchia". Altrettanto scettici lascia la
enunciazione federalista rosselliana, nella quale non si ravvi
sa alcuna originale creazione sociale dal basso ma, nella mi
gliore delle ipotesi, ima forma un pò più estesa di decentra
mento amministrativo a compartecipazione popolare. Per
Camillo Berneri, ad esempio, il federalismo di Giustizia e Li
bertà è il portato di una sintesi alquanto ambigua e farraginosa
tra le formulazioni deH'autonomismo unitario del liberalismo
democratico, le teorizzazioni federaliste-legalitarie della tra
dizione repubblicana e le concezioni dell'autonom ism o
comunalista d'estrazione libertaria305.
A prescindere da queste considerazioni di natura ideolo
gica, la "svolta" di GL suscita forti diffidenze anche sotto
l'aspetto squisitamente politico. L'improvvisa "conversione
libertaria" di Rosselli, quel suo autoproclamarsi "libertario
del XX0 secolo" e i suoi reiterati inviti agli anarchici ad ab
bandonare "l'assoluto libertario" per contribuire "a dar vita
in Italia al nuovo grande libero movimento socialista italia
no", fanno affiorare il sospetto che GL, trasformatasi ormai
in un vero e proprio partito politico, miri ad un assorbimento
degli anarchici tra le proprie fila. E il rischio che questa sotti
le politica di proselitismo possa sortire i suoi effetti non è per
nulla remoto, se si considera che una nutrita componente
anarchica, particolarmente sensibile ai "richiami libertari" di
Rosselli, sta cominciando a considerare GL non solo un po
tenziale alleato nella lotta antifascista, ma addirittura una
forza dalle caratteristiche affini a quelle anarchiche306. Si pensi
305 Per una piu accurata trattazione di queste suddivisioni tra le varie
forme dì federalismo, cfr., F, M. Santos, Camillo Berneri, op. cit, pp. 259
sgg.; L. Di L embo, Il federalismo libertario e anarchico in Italia. Dal Risorgi
mento alla seconda guerra mondiale, Livorno, 1994, pp. 54-57.
306 In un articolo pubblicato su ''Giustizia e Libertà", ad esempio,
l'anarchico Umberto Consiglio non solo sostiene che gli anarchici avreb
bero dovuto allearsi con Giustizia e Libertà, ma assegna al movimento di :
Rosselli il ruolo di protagonista della futura rivoluzione antifascista in .
Italia. Cfr., Gli anarchici e G.L., in "Giustizia e Libertà", n. 47, del 22 noe.:
vembre 1935.
137
che la PAPI (Federazione anarchica profughi italiani) decide
di diffondere un'apposita circolare per mettere in guardia sin
goli e gruppi sulla "propaganda demagogica" che i giellisti
stanno realizzando in seno al movimento. Finanche Camillo
Berneri, che pur è da annoverarsi tra i militanti più favorevo
li alla realizzazione di forme d'intesa con GL, è costretto più
volte a scendere in campo per ricordare ai compagni le in
compatibilità e le divergenze di fondo che separano anarchi
ci e giellisti e per specificare, allo stesso tempo, che un'even
tuale alleanza tra le due forze va rigorosamente circoscritta
all'obiettivo comune della lotta antifascista. Intervenendo di
rettamente sulle pagine di "Giustizia e Libertà", Berneri av
visa inoltre Rosselli che l'anarchismo è un movimento con
sua storia, una sua ideologia, una sua tradizione politica, una
sua, insomma, specificità identitaria che lo rende irriducibile
a qualsiasi altra corrente, gruppo o partito d'ispirazione ri
voluzionaria:
Gli anarchici non sono disposti a fare, in seno a G.L., la parte che il
rosmarino fa nell'arrosto. Essi hanno un program m a proprio, un m o
vimento proprio e tra i giellisti non possono trovare che scambi di
idee, impostazione di problemi, riesame di teorie. M a anche per que
sto genere di contatti i giellisti farebbero bene a rinunciare al titolo di
libertari del XX° secolo, anche perchè non è passato un secolo da
quando essi tenevano più ad ingraziarsi i liberali e i socialdemocratici
che gli anarchici ottocentisti357.
138
avrebbe necessariamente comportato, Berneri è del parere che
il punto cruciale, nell'attuale fase storica, sia "quello di sce
gliere tra un integralismo tradizionalista e un possibilismo
che, anche mantenendo fermo lo sguardo alla stella polare
dell'ideale, permett[a] di introdursi fecondamente nella linea
di frattura delle forze rivoluzionarie"308.
Il tipo di collaborazione da instaurare con Giustizia e Li
bertà viene fissato dettagliatamente subito dopo lo scoppio
della guerra d'Etiopia (Ottobre 1935). Le speranze di un'evo
luzione della dinamica politica italiana in senso favorevole
all'antifascismo che il conflitto in Abissinia suscita tra gli anar
chici fuorusciti, ripone infatti in termini non più prorogabili
il problema dell'alleanza tra tutte le forze sovversive su un
terreno comune di lotta cospirativa ed insurrezionale. Al
"Convegno d'intesa degli anarchici italiani emigrati in Euro
pa", tenutosi a Saurtouville poche settimane dopo l'avvio delle
operazioni militari in Africa Orientale, la complessa questio
ne dei rapporti tra il movimento e Giustizia e Libertà giunge
così alla sua sistemazione definitiva309.
139
C apitolo terzo
1931-1932
1 - Michele Schirru310
141
Quando Schirru viene arrestato a Roma, nel febbraio del
1931, è circa un anno che l'Ovra è freneticamente alla sua ri
cerca. Nell'aprile del '30, infatti, urn telegramma inviato dal
consolato italiano a New York al Ministero dell'Interno, ave
va comunicato:
Scorso mese noto anarchico Schirru partito per Francia con passa
porto americano. Ora ha scritto da Apt, Vaucluse, a un compagno
anarchico di qui per informarlo di una pericolosa impresa che dovrebbe
compiere a M ilano maggio prossimo, secondo impegni da lui assunti verso
compagni di P arigi e gli raccomanda il proprio figlio perchè, nell'even
tualità che egli muoia in tale im presa, venga educato a principi anar
chici312 .
142
è in programma un viaggio del monarca a Milano in visita
alla Fiera Campionaria. E il sospetto è talmente forte che, fal
liti i tentativi di rintracciare l'anarchico, Bocchini non soltan
to raccomanda agli uffici di PS milanesi di potenziare al mas
simo le misure di sorveglianza al corteo regale, ma imparti
sce ordini tassativi alla stampa di far passare quasi sotto si
lenzio la visita del sovrano. Giunto a Milano in "forma priva
tissima", Vittorio Emanuele III è costretto a ripartire dopo
essersi intrattenuto in città per sole poche ore. Qualcuno, molti
anni più tardi, scriverà:
143
[Schirru]"316. Allo stesso tempo, provvede che piazze, strade
e luoghi compresi nel programma di visite del duce, siano
blindate sino all'inverosimile. Infine, dispone che si esegua
una vasta operazione di polizia in tutti gli ambienti antifascisti.
Il clima che si respira a Milano sin dall'indomani dell'arrivo
di Mussolini, è così quello tipico dello stato d'assedio, con
un'ondata d'arresti preventivi d'elementi sospetti, un immane
dispiegamento di forze dell'ordine e la militarizzazione qua
si completa del territorio.
Eppure, Michele Schirru è a Milano sin dal 18 aprile. At
traversata la frontiera di Domodossola senza ricorrere ad al
cun particolare espediente, sta trascorrendo il suo soggiorno
milanese come un comune turista americano, girando per la
città e raccogliendo impressioni sull'Italia fascista, che poi ri
ferisce ai suoi compagni a New York317. Il 22 maggio, anzi, gli
144
capita persino di imbattersi nell'automobile presidenziale che
sta percorrendo piazza Sant'Ambrogio; ed è talmente vicino,
da rendersi conto che avrebbe potuto anche colpire Mussolini
se avesse avuto delle bombe. "Immagina", scrive rammari
cato alcuni giorni dopo a Raffaele Schiavina,
145
cembre spostandosi tra Bruxelles, Charleroi e Liegi. Nella ca
pitale belga assiste, come corrispondente de "L'adunata dei
refrattari", al processo a Fernando de Rosa, rimanendo favo
revolmente impressionato dal clima di giustificazione mora
le dell'atto individuale emerso durante il dibattimento. Il suo
piano d'azione inizia ad assumere forme concrete verso il
mese di ottobre, quando da Bruxelles decide di spostarsi a
Charleroi. Qui, infatti, stringe amicizia con un anarchico
marchigiano (Pietro) che non solo lo aiuta a confezionare le
bombe in una piccola officina di cui è titolare321, ma gli forni
sce anche un biglietto di presentazione per un certo Cioffi,
residente a Liegi, che è in grado di procurargli l'esplosivo da
introdurre negli ordigni322. Armato di due bombe cariche di
cheddite323, Schirru ritorna quindi a Bruxelles dove, prima di
ripartire per l'Italia, scrive il suo testamento "politico" che
affida poi all'amico Raffaele Schiavina.
Naturalmente, nella sua confessione, l'anarchico omette
molti particolari che avrebbero potuto compromettere com
plici o finanziatori del progetto. Nei mesi trascorsi a Parigi,
ad esempio, è da presumere che sia entrato in contatto con
Angelo Damonti ed Antonio Scotto - animatori del Comitato
pro-vittime politiche - con qualche esponente del gruppo anar
chico della regione parigina - in Fountenay-sous-bois - con
Emilio Lussu - col quale ha alcuni abboccamenti su cui l'ex
giellista manterrà sempre il più stretto riserbo - e con Emidio
Recchioni - curiosamente di transito a Parigi in questi stessi
mesi del '30324. Un ruolo non marginale nella vicenda deve
146
aver poi rivestito Giuseppe Polidori che/ da Londra, non solo
versa ad intervalli regolari somme di denaro allo Schirru ma
gli invia anche alcune lettere per indicargli come individuare
con sicurezza i luoghi dove Mussolini si reca. Sicuramente,
inoltre, non sono all'oscuro del complotto Joe Meloni - suo
intimo amico325 - ed Osvaldo Maraviglia che326, da New York,
effettua "varie rimesse in danaro allo Schirru nel periodo in
cui si preparava a tornare in Italia"327. Il principale complice
e sostenitore dell'im presa, è però da ritenersi Raffaele'
Schiavina. Al direttore de "L'adunata dei refrattari", infatti,
l'anarchico sardo non solo comunica il suo "incontro" con
Mussolini a Milano e affida il proprio testamento "politico",
ma invia anche varie lettere per mantenerlo aggiornato sugli
sviluppi dell'operazione.
L'epifania del 1931 è il giorno scelto da Schirru per rien
trare in Italia. Sebbene già da alcuni mesi una sua foto sia
stata pubblicata sul "Bollettino delle ricerche"328, l'anarchico
riesce nuovamente ad attraversare la frontiera di Ventimiglia
senza destare alcun sospetto alla polizia di confine. Dopo aver
sostato a Sanremo, a Pisa e a Firenze, giunge a Roma la sera
del 12 gennaio. Sin dalla mattina successiva al suo arrivo, ini
zia a percorrere pazientemente tutto il tratto di strada che
collega Porta Pia a Piazza Venezia. Il suo piano consiste nel
147
cercare di individuare l'automobile presidenziale che traspor
ta M ussolini studiarne attentamente gli itinerari e scegliere
un punto dal quale poter colpire il duce lanciandogli contro
una delle due bombe. E' certo, insomma, che prima o poi gli
si ripresenterà l'occasione di M ilano quando, a Piazza
Sant'Ambrogio, si era trovato a soli pochi metri dal bersa
glio. Questa volta, però, dopo giorni e giorni di estenuanti
appostamenti, ancora non gli è capitato di incrociare l'auto
del duce. Decide allora di scrivere in America per chiedere ai
compagni d'attivare qualcuno in Italia che lo possa affianca
re; ma alle sue lettere non riceve risposta alcuna. Nell'am
biente del fuoruscitismo, in effetti, si stenta a comprendere i
suoi temporeggiamenti: basterebbe acquistare un qualsiasi
giornale locale per risalire ai luoghi dove il dittatore può es
sere bombardato. Giuseppe Polidori gli spedisce persino un
ritaglio della "Tribuna" dove giganteggia una foto di un'adu
nata militare tenutasi in Piazza di Siena, in occasione dell'ot
tavo anniversario della fondazione della milizia fascista; e an
nota allusivamente: "Avrei desiderato essere con te per go
dere questo bello spettacolo e battere le mani con te. Spero
che non avrai mancato di vederlo"329. Di giornali, in realtà,
Schirru ne compra a profusione; ma i compagni all'estero igno
rano che egli ha scartato in partenza l'ipotesi di colpire du
rante le cerimonie pubbliche; vuole uccidere il "tiranno", non
provocare un'inutile strage.
Verso la fine di gennaio, uno stato d'animo di rassegna -
zione e di sfiducia comincia ad impadronirsi di Schirru. As
salito da un senso d'impotenza, demoralizzato ed indeciso
sul da farsi, sembra quasi sul punto di arrendersi e rinuncia
re a portare a termine il suo disegno. Cerca allora di distrarsi
con la vita spensierata e inizia a frequentare gala, convegni,
riviste. Conosce anche una ballerina ungherese (Anna
Lukovszky) con la quale inizia a trascorrere giorni romantici
e felici. Giorni, ma anche notti. E' con lei, infatti, quando la
sera del 3 febbraio un inserviente bussa alla porta della sua
148
camera all'Hotel Colonna per avvisarlo che giù alla hall lo
aspetta la polizia. Sperando che non si sospetti nulla di gra
ve, Schirru si presenta agli agenti disteso e sorridente, rispon
dendo con garbo alle loro domande e non lasciando trapela
re alcun segno d'inquietudine neanche quando viene invita
to a seguirli al commissariato. Durante il tragitto, anzi, si
mostra disinvolto, parla spagnolo, finge entusiasmo dinnanzi
alla Fontana di Trevi, offre persino ai poliziotti di entrare in un
bar a sorbire un caffè. Poi, al commissariato, il drammatico ri
conoscimento. Confrontato il passaporto con il "Bollettino delle
ricerche", il vice commissario gli contesta adirato: "Voi non siete
né inglese né spagnolo. Siete Michele Schirru, l'anarchico che
da tempo venivamo ricercando". Vistosi smascherato, Schirru
estrae di scatto una pistola, ma gli agenti gli si lanciano subito
addosso per tentare di disarmarlo. Inizia allora una mischia
furibonda e dal mucchio di corpi in colluttazione partono acci
dentalmente alcuni colpi che feriscono i tre funzionari di PS e
lo stesso Schirru, che resta riverso a terra con il volto insangui
nato e deformato da un proiettile.
Quali fossero le reali intenzioni di Schirru una volta im
pugnata Tarma da fuoco, nessuno, ovviamente, potrà mai
saperlo. Nella versione ufficiale, si parla di un "tentativo di
strage di un sanguinario terrorista" deciso a vendere cara la
pelle uccidendo quanti più poliziotti fosse possibile. Durante
gli interrogatori e in sede di dibattito processuale, Schirru ha
invece sempre sostenuto di volersi suicidare e che il ferimento
degli agenti è stato un effetto fortuito prodotto della confu
sione della rissa330. E' questa sicuramente la versione più cre
149
dibile331 , accreditata anche dal tipo di trauma riportato dal
l'anarchico - ferita alla regione mascellare e temporale destra
con foro di uscita al labbro superiore. Sulla tesi del tentato
suicidio conviene anche Giuseppe Fiori, che alla figura del
l'attentatore sardo ha dedicato ben due libri. A suo parere,
Schirru si apprestava a compiere un gesto supremo di ripara-
zione-dimostrazione-espiazione per scongiurare un'eventuale
sconfessione da parte dei suoi stessi compagni, che avevano
non poche ragioni di criticare il suo comportamento in tutta
la vicenda. E cioè:
intendevo far loro alcun male, bensì por fine ai miei giorni. Il destino
volle che solamente rimanessi ferito". Ivi, pp. 182 - 183.
331 "Se avesse voluto colpire il vice-commissario", afferma ad esem
pio Cesare Rossi, "ci sarebbe riuscito agevolmente. Anche il tipo di ferita
riportata dallo Schirru, attesta la versione del suicidio: ferita alla regione
mascellare e temporale destra con foro di uscita al labbro superiore.
Schirru non sparò contro di se per scherzo... Lo stesso dottor De Simone
(il vice commissario, n.d.a.), finì per ammettere la possibilità che Schirru
si volesse suicidare. Il direttore superiore di Regina Coeli, Gemelli, era
dello stesso parere; tanto che chiese, in una sua riservata al Tribunale
Spedale, di mettere Schirru in compagnia di qualche detenuto 'perché
non ripetesse il tentativo di suicidio commesso nell'ufficio di PS". Ivi,
pagina 182. "I colpi partiti alTimpazzata", asserisce l'avvocato d'ufficio
di Schirru, Cesare D'Angelantonio, "furono effetto della colluttazione
con gli agenti che volevano disarmarlo.... E' noto che un proiettile s'infì-
lò sul ritratto del Re. Ma neppure quel regicidio simbolico fu voluto da
Schirru. Egli voleva soltanto morire. Appena potè svincolarsi dalla pre
sa, si tirò un colpo in direzione dell'orecchio, poco sotto alla tempia: il
colpo classico per una morte istantanea. Ma la pallottola, per un'impen
sabile fatalità, girò intorno all'osso cranico, asportando mezzo padiglio
ne auricolare". Ivi, pp. 183-184. "La versione più seria ed obiettiva del-
ì'accaduto", sostiene infine Guido Leto, "è la seguente. Quando lo Schirru
impugnò Tarma, il dottor De Simone gli voltava le spalle. Messo sull'av
viso da uno degli agenti presenti, il De Simone si voltò e si lanciò subito
sullo Schirru cercando di disarmarlo, e gli agenti gli diedero man forte.
Tutti rotolarono per terra. E dall'arma, nella colluttazione, partirono col
pi che ferirono gravemente un agente e leggermente un altro agente e lo
stesso vice commissario..... Schirru affermò sempre che voleva togliersi
la vita. E in effetti, dalle deposizioni rese davanti al Tribunale Speciale
dal dottor De Simone, che fu realissimo ed obiettivo, questa versione
sembrava accettabile". Ivi, pagina 183.
150
1) Inazione, Non ha combinato molto. Nemmeno tentato. Lucetti e De
Rosa fallirono il bersaglio, ma almeno ci avevano provato. Lui no,
neppure questo. E ha lasciato l'America da ormai undici mesi. Dovrà
in qualche modo riparare. 2) Vigliaccheria. Tale è il raggio d'azione delle
bombe, Luna di trenta, l'altra di settanta metri, che il rischio, lancian
dole, era d'esserne uccisi. Sempre il lanciatore di bom be di quella
potenza ha messo nel conto la propria morte. Allora: è stata la paura
di morire, invece che la prudenza umanitaria, a trattenerlo dal bom
bardare cerimonie? Ecco un sospetto legìttimo. Dovrà dimostrare che
la morte non lo spaventa. 3) Libertinaggio. E ' caduto non proprio eroica
mente, pescato a letto con una ballerina. S'è mangiato i soldi anche in
sbafi indecorosi, ha ingannato famiglia e compagni. Non questa le
zione di vita gli veniva dalle esistenze tribolate di Giovarmi Antioco
Mura, Pietro Gori, Luigi Galleani, Bartolomeo Vanzetti, Nicola Sac
co, Errico M alatesta, Arm ando Borghi, Raffaele Schiavina... Dovrà
espiare...'13,2
151
di sorta l'insieme delle dichiarazioni già rilasciate nel corso
della fase istruttoria. Per la pubblica accusa, l'imputato si è
reso responsabile di un vero e proprio "tentativo" di attenta
re alla vita del capo del governo, "non verificatosi per causa
indipendente dalla [sua] volontà". La richiesta, dunque, è
quella della pena capitale mediante fucilazione alla schiena.
Alla requisitoria del PM, l'avvocato d'ufficio - Cesare
D'Angelantonio - sceglie di contrapporre un impianto difen
sivo fondato esclusivamente sulla clemenza dei giudici, sen
za nemmeno provare a replicare che il reato attribuito al suo
assistito non aveva avuto alcun principio di esecuzione, che
la semplice "intenzione" di compiere un delitto non può es
sere omologata al "tentativo" di consumarlo334, che, insom
ma, a Schirru non si era mai presentata l'occasione di "tenta
re" di uccidere Mussolini335. Avrebbe avuto "gioco facile", ha
scritto Giuseppe Fiori,
334 Tentativo che nel codice penale Rocco è equiparato al reato com
messo.
335Eppure, durante il loro primo incontro, D'Angelantonio aveva detto
a Schirru: "La mia difesa sarà basata sulla legge, la quale secondo me
non consente, in questo caso, la pena capitale; perché io ritengo che è
mancato, quali che fossero le sue intenzioni, ogni principio di esecuzio
ne di un tentativo punibile". G. F iori, L’anarchico Schirru, op. cit, pagina
222.
336 Ivi, pagina 220.
152
alla moglie, poi si addormenta. Alle 2,30, lo svegliano per la
traduzione a Forte Braschi. Ad attenderlo, un plotone d'ese
cuzione formato da ventiquattro volontari337. Schirru si av
via alla sedia. E' sereno e sorridente. Lo legano. A quindici
passi i suoi carnefici. Caricano, puntano ... "A bbasso il
fascismo! Viva l'anarchia!". Poi, la lugubre scarica. Sono le 4,27
del 29 maggio 1931338.
153
2 - La speranza della rivoluzione
suo coraggio, prima, e con l'atrocità del suo martirio, poi, scavato nel-
l'impalcatura del regime una breccia che né le armi dei pretoriani dome
stici, né i milioni dei complici stranieri, riusciranno mai più a riparare.
Nel suo disegno era tutta la giustizia; nel suo ardimento, tutta la magna
nimità; mentre nella vendetta dei suoi carnefici, è tutta l'infamia; nel loro
regime, tutta la turpitudine". Dopo il supplizio, in "L'adunata dei refratta
ri", n. 20, del 6 giugno 1931.
33y "Le Prefetture", recita una circolare inviata dalla Direzione gene
rale PS "a tutte le Prefetture del Regno", "dovranno tenere in speciale
evidenza tutti gli anarchici segnalati con altre circolari e ciascuna Prefet
tura inoltre dovrà riesaminare la posizione degli anarchici fuorusciti o
residenti nel Regno, che siane nati, dimorino od abbiano dimorato nel
territorio della provincia e farli attentamente vigilare, per accertarne l'at
tività e gli eventuali movimenti e per conoscere se tengano relazioni con
correligionari, specialmente espatriati, comunicando ogni emergenza a
questo Ministero, per le necessarie valutazioni e ulteriori indagini da
compiersi all'estero". ACS, Min. Int., Divisione Polizia Politica (fascicoli
per materia), busta 101, fsc. 14 (Partito Anarchico), Circolare inviata dal
la Direzione Generale di PS a tutte le Prefetture del Regno, il 14 febbraio
1931.1 timori della polizia sono alimentati anche dai numerosi attentati e
azioni individuali che stanno verificandosi nel paese. Tra il 1931 e il 1932,
attentati dinamitardi si verificano a Poggio Catino, Varalle, Milano,
Montevecchio, Portanaccio, Roma, Verona, Bologna, Torino e Genova.
Cfr.: U. F edeli, Un trentennio, op. cit.; M. F ranzinelli, I Tentacoli, op. cit;
"Almanacco libertario pro-vittime politiche", anni 1932-1933; R. D e F eli
ce, Mussolini il duce, op. cit. Autore degli attentati a Genova, Bologna e
Torino, è l'industriale repubblicano Domenico Bovone, che resta a sua
volta gravemente mutilato in seguito allo scoppio casuale di alcuni ordi
gni ad orologeria che stava confezionando nel proprio appartamento.
Condannato alla pena capitale, l'antifascista viene fucilato a Forte
Braveria, il 17 giugno 1932. Tra le azioni individuali più eclatanti, vanno
invece segnalate l'assassinio di sei militi fascisti (tre a Barrafranca, uno
ad Antignano d'Asti, uno a Piacenza e uno a Binello) e l'uccisione a colpi
di pistola, il 2 aprile a La Spezia, dell'industriale fascista De Biasi avve
nuta per mano dell'anarchico Doro Raspolini. Raspolini muore nell'au
tunno dello stesso anno mentre è detenuto nel penitenziario di Sarzana.
L'"Almanacco libertario pro-vittime politiche", così ricorda la figura del
154
rintensificarsi dei fenomeni di protesta sociale340 favorisco
no un ulteriore sviluppo dell'antifascismo anarchico dopo
quello già consistente realizzatosi nel 1930. Gran vivacità si
manifesta nel campo delle iniziative propagandistiche. A
Pordenone e a Molvena, ad esempio,, sono tratti in arresto
due militanti sorpresi a diffondere stampa "sovversiva"341,
mentre a Livorno, a Parma e a Torino, membri della "Federa
zione giovanile anarchica" riescono a disseminare numerose
copie di un manifestino celebrativo del 60° anniversario del
la Comune342. Un episodio alquanto curioso, si verifica a Mi
155
lano: un vigile notturno smarrisce proprio dinnanzi al com
missariato di Porta Monforte un blocco di trenta talloncini
gom m ati con sopra in ciso "W 1/A n arch ia/ abbasso
Mussolini"343. "A morte M ussolini W l'Anarchia", è invece
scritto su di un cartello trovato affisso alla cancellata del mu
nicipio a Limbiate, dove vengono sequestrati anche alcuni
esemplari di un opuscolo divulgativo - "Perché siamo anar
chici" - che si sospetta siano stati introdotti da macchinisti
addetti alle linee ferroviarie di confine.
Una vera e propria rete di diffusione clandestina del ma
teriale propagandistico proveniente dall'estero, è stata poi al
lestita a Genova. Come si legge in una nota riservatissima
della questura, è infatti attivo in città un gruppo, capeggiato
da Carlo Stanchi, che si mantiene in strette relazioni "con
anarchici residenti in Francia, i quali, attraverso un comitato
segreto, si adoperano per trovare elementi audaci del movi
mento, allo scopo di dare un forte impulso alla propaganda
156
anarchica in Italia"344. In effetti, data la sua particolare collo
cazione costiera, il capoluogo ligure costituisce un punto stra
tegico di rilevanza cruciale per rinoltramento della stampa
in Italia. Una perlustrazione a tappeto operata da pattuglie
di carabinieri in alcuni quartieri popolari, ad esempio, porta
al ritrovamento di varie copie della edizione speciale della
testata "Lotta anarchica" - "Lotta anarchica. Per l'insurrezio
ne armata contro il fascismo"345 - edita a Parigi. Oltre ad un
susseguirsi di appelli incitanti il proletariato italiano alla ri
volta, nell'inserto sono contenuti anche due manifesti - "Alle
madri proletarie"346 ed "Ai giovani d'Italia"347 - che esortano
344ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, AA. GG. RR., CC. AA., 1930-31, busta
400, fsc. K1A / Movimento anarchico (Genova), Riservatissima della Que
stura di Genova, del 18 agosto 1931.
345 "Lotta anarchica. Per l'insurrezione armata contro il fascismo",
Parigi, periodicità irregolare. Cfr. L. B etoni, op. cit.
346 "E ' a voi donne", recita l'appello, "che noi rivolgiamo la parola d'in
citamento, di fede, di speranza e di riscossa. A voi, martiri oscure del so
gno di libertà che infiamma tutti i cuori proletari, a voi, coscienti e
combattive ribelli che, vinte ma non dome, attendete l'ora della riscossa
liberatrice. Urge affrettarla quell'ora, o compagne, con deliberato corag
gio, con fiducia di successo [...] Vi è stato brutalmente tolto quanto vi ren
deva buona e lieta l'esistenza, vi è negata ogni speranza, ricusato ogni
diritto, violentata ogni aspirazione. Ogni giorno assistete a fatti che dimo
strano come il sopruso, la tirannide, stringono sempre più i freni, ma è
necessario che non vi abbandoniate alla rassegnazione, allo sconforto che
vi ridurrebbero a soffrire doppiamente [...] Preparatevi per la riscossa, o
compagne proletarie, e tenetevi pronte ad assecondare l'azione degli uo
mini. Non facciamoci illusioni: ci troveremo in condizione d'inferiorità ma
teriale, quindi nessuna capacità e forze nostre, devono andare perdute.
Dimostrate con l'esempio di un sereno coraggio e di un'attività costante
diretta ad abbattere gli ostacoli che chiudono la via dell'avvenire nostro,
nel quale sì cancellerà fin l'ultima traccia di quell'onta, di quel dolore, di
quegli spasmi che ci hanno avvelenato 1'esistenza per anni. Affrettiamoci,
die domani potrebbe essere troppo tardi. Agire, bisogna e subito [...] L'avere
concorso, nella misura delle vostre forze, al trionfo della rivoluzione so
ciale, vi renderà fiere di voi stesse. E nell'ora della pace e delle libertà con-.
quìstate, verrà a voi, donne, dalla vita rinnovata del popolo, una gioia
pura e profonda [...] Donne, o compagne, al lavoro. Contro il fascismo, per:
la libertà, per la rivoluzione sociale". Alle madri proletarie, in "Lotta anar
chica. Per l'insurrezione armata contro il fascismo", n. 13, del 5 marzo 1931.
347 Dove è scritto: "Non è più tempo di parole e di fiducia nelle paro-
157
donne e giovani antifascisti a compiere azioni di sabotaggio
e di boicottaggio "su tutto quanto è cosa, istituzione ed opera
del fascismo", ed a tenersi pronti in caso d'insurrezione ge
nerale. Un totale di circa cinquecento manifestini di propa
ganda anarchica, occultati tra le merci, sono invece scoperti
sul piroscafo "Teresa Schiaffino". La capitaneria di porto ri
tiene che il materiale "sovversivo" sia stato immesso "da qual
cuno degli operai intenti allo scarico delle merci o da altra
persona che sia riuscita ad introdursi nelle stive, camuffan
dosi da operaio e confondendosi con questi"348. Sempre al-
Tinterno di una nave - "Italia" - vengono rinvenute un centi
naio di riproduzioni di un opuscolo - "Una parola di anar
chici ai lavoratori d'Italia" - che incita le masse ad insorgere
per la rivoluzione sociale349 . Ben diciotto kg. di giornali
antifascisti, infine, vengono sequestrati nel corso di una per
le, quantunque esse siano feconde di idee. Per ribellarci, per riscattarci e
rendere agli altri la coscienza di quanto debbano fare per scuotere il
giogo opprimente che ci soffoca, occorre nel momento attuale, una pro
paganda di fatti [...] Si richiedono, perciò, giovani di coraggio e risoluti
che si rendano conto della responsabilità morale che assumono [...] A
questo duello all'ultimo sangue, tra voi, giovani, e le milizie fasciste, non
una esitazione, non una tregua [...] Sarete i liberatori di tutto un popolo
sommerso fin qui sotto la valanga di una compressione crudele che l'ha
reso schiavo ed affamato. Datevi dunque e subito, o giovani, alla causa
della liberazione. Non appartatevene più. Non distoglierete mai né il
pensiero, né 1'animo dallo scopo prefisso. Costituite dei gruppi. Non pre
occupatevi del numero. Scegliete i più buoni, i più forti, i più decisi [...]
Zamboni, la Gibson, Lucetti, Schirru, han gettato un fascio di luce nella
tetra densità della notte che sembrava eterna. Penetri quell'insegnamen
to nei vostri cuori a recarvi la scintilla e i germogli dell'ardimento ga
gliardo col quale essi additarono agli immondi despota la loro fine, e al
popolo vinto e incatenato la via seguendo la quale si vincerà il sistema di
oppressione, di violenza e d'obbrobrio che disonora, insulta la dignità di
tutto il mondo. Giovani: alle armi, alla rivolta, alla vittoria!". Ibidem.
348ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, AA. GG. RR., CC. AA., 1930-31, busta
400, fsc. K1 A /M ovim ento anarchico, (Genova), R elazione della
Capitaneria di porto di Genova, del 16 giugno 1931.
349 "Il crollo del regime fascista in Italia", spiega il volantino, "non
deve significare il trionfo dei vecchi partiti; né di quelli che erano.al pote-
158
quisizione a sorpresa effettuata neirappartamento dello stes
so Stanchi. L'arresto dello Stanchi, seguito daH'immediata
cattura di tutti gli altri tredici componenti del gruppo350, com
porta ovviamente un drastico ridimensionamento dell'atti-
159
vità dei quadri genovesi che, per lunghi mesi, sono costretti a
limitarsi a sporadici tentativi "di infiltrarsi nelle masse con
qualche scritto", come ricorda uno dei militanti riusciti a sfug
gire alla retata di polizia351.
Si è accennato in precedenza al ritrovamento di alcune co
pie deiredizione speciale di "Lotta anarchica", "Lotta anar
chica. Per rinsurrezione armata contro il fascismo". Redatto
specificamente per la diffusione in Italia352, l'inserto è tra gli
organi di stampa che più spesso si riesce ad introdurre nel
paese aggirando la censura della polizia fascista. Oltre che a
Genova, esemplari della testata vengono sequestrati anche
nelle Marche, in Romagna, in Puglia, in Lombardia, in Friuli,
in Toscana, nel Lazio e nelle isole. L'idea di compilare un sup
plemento di "Lotta anarchica" era maturata, nell'inverno del
'30, come una delle tante iniziative dirette ad accrescere ed
estendere le forme d'intervento in Italia353. Sebbene la repres
sione delle autorità locali e le ristrettezze economiche avesse
ro costretto a sospenderne le pubblicazioni dopo l'uscita di
soli due numeri, il grande successo riscosso dal giornale spin
ge il Comitato di Propaganda deH'UCAPI a riavviarne le stam
pe già nel marzo 1931354. In effetti, come si evince dalia copiosa
160
corrispondenza proveniente dall'Italia, il foglio sta fungendo
da vera e propria panacea per tutti quei militanti rimasti a
lottare in un ambiente sempre più oppressivo e intimidato
rio, contribuendo a risollevare il morale, rinfrancare gli ani
mi, riaccendere gli entusiasmi, a mantenere viva, insomma,
la speranza "che non tutto sia andato perduto". "Questa vita",
si legge in una lettera pubblicata su "Il risveglio anarchico",
m i è insopportabile. Son quasi sei mesi che non lavoro e non so più
dove sbattere la testa. Cadere alle pretese dei barbari non mi sento;
ho resistito fino ad oggi e continuerò. Preferisco morire piuttosto che
cedere a queste canaglie. Qui come ben saprai, non hanno fascistizzato
n e s s u n o . S o n o sem p re le ste s s e c a n a g lie ch e c o n tin u a n o a
spavaldeggiare. Spesso mi trovo con ì tuoi vecchi compagni i quali
mi dom andano sempre tue notizie; sono riuscito ad avere un nume
ro di Lotta Anarchica e l'ho fatto circolare; sembra di rivivere. Una
parola di riconforto, una speranza che viene a colmare il vuoto. Cer
cate di inviarcela più sovente. Il seme che avete lasciato germogliare
161
nei nostri cuori intrattenetelo, lavorate voi, almeno; noi qui ne atten
diamo la manna dal cielo355 .
162
vata ed individuale. In questa lettera, inviata a "L'Emancipa
zione" dopo soli cinque giorni dall'arresto dell'anarchico sar
do, si coglie bene il dramma esistenziale, ancor prima che
politico, che sta investendo non solo quadri ed attivisti, ma
anche tutti coloro che vivono ai margini della dimensione
prettamente militante:
163
famigliari. Riparato a Caprigliola, e guardato a vista da due
carabinieri anche in questo piccolo paesino della Val di Ma
gra, Galleani non ha però perduto la tempra ribelle e il senso
dell'umorismo. La sua protesta è una passeggiata, ogni volta
che piove, per comprare le sigarette in una lontanissima ta
baccheria trascinandosi dietro i due "sfortunati" poliziotti
senza ombrello. Forse con il sorriso sulle labbra lo coglie dun
que la morte, che sopraggiunge all'improvviso proprio men
tre sta compiendo una delle sue rituali passeggiate "sim boli
che". "Restava pur sempre un sorvegliato", ricorda un suo
compagno di lotta,
361 Itinerari della memoria. Gli anni dell'ultimo confino di Luigi Galleani a
Caprigliola, in "Storia ribelle”, op. c it, pp. 95-96.
164
v 'è lana situazione realmente adatta per essere incamminata in una
grande rivoluzione, verso una lotta violenta [...] M ussolini è sicura
m ente spaventato e la ferocia del tribunale speciale, e le centinaia di
anni di galera dati ai grandi e fieri precursori del rinnovamento so
ciale, e le continue deportazioni nelle isole di dolore, attestano in pie
no la suprema vigliaccheria del tragico pagliaccio di Predappio, l'in
coscienza di quell'om ettino e "aborto m orale" di Vittorio, e la perfi
dia mostruosa del rubicondo e miope Ratti. In Italia si attende la nuova
aurora362.
165
lotta in Italia, Oltre airattività svolta dall'UCAPI in Francia363,
un importante lavoro di riallacciamento con i militanti attivi
all'interno è in atto anche in Svizzera ed in Belgio. Proprio a
Bruxelles, viene costituita una nuova sezione dell'USI nell'in
tento di seguitare a stampare un'importante testata mensile -
"Guerra di classe " 364 - le cui pubblicazioni erano state avvia
te a Parigi, nel settembre del '30, dal Comitato d'emigrazione
dell'USI. Il giornale si pone come momento di analisi, di ri
flessione e di confronto su temi e problematiche di natura
sindacale, nel tentativo tanto di attualizzare il rapporto tra
anarchismo e movimento operaio quanto di definire nuovi
programmi e nuove strategie di lotta. A prescindere dalla re
dazione di "Guerra di Classe", anche FUSI sta però profon
dendo gran parte delle proprie forze nel rilancio dell'azione
clandestina in Italia. "Quello che maggiormente ci sta a cuo
re, è la ripresa rivoluzionaria in Italia", si legge in un comuni
cato dell'organismo apparso, nel febbraio del 1931, sulle co
lonne di "Lotta anarchica"365. E in effetti, già da alcuni mesi,
è stata avviata n ella p en iso la una p roficu a opera di
ricostituzione di quadri che ha reso possibile una prima
ricomposizione organizzativa a livello locale366.
La Direzione Generale di PS, comunque, è ben al corrente
di quanto si trama e si ordisce all'estero. Uno dei membri più
influenti dell'USI e dell'UCAPI, infatti, è proprio Bernardo
Cremonini367, puntualissimo nel fornire un quadro dettaglia
to di tutte le iniziative di lotta che i suoi compagni sono sul
punto di intraprendere. Una sua relazione del gennaio 1931,
informa ad esempio che
166
gli anarchici fuorusciti avrebbero costituito un comitato segreto di
propaganda per riunire gli elem enti più noti ed audaci del movi
m ento anarchico, con lo scopo di dare nuovo impulso alla propagan
da anarchica in Italia, mediante rin v io clandestino di stampati, di
allacciare relazioni con ì correligionari qui residenti, dì far entrare
nascostamente nel Regno alcuni dei loro elementi più fidati e di pre
parare azioni terroristiche. Poiché gli anarchici riterrebbero propizio
ai loro fini l'attuale m om ento di depressione economica, essi cerche
rebbero evidentemente di svolgere la loro azione nei centri industriali
e dove maggiormente si è prodotto il fenomeno della disoccupazio
ne368 .
363 ACS, Min. Int., Divisione Polizia Politica (fascicoli per materia),
busta 101, fsc. 14 (Partito Anarchico), Circolare inviata dalla Direzione
Generale di PS a tutte le Prefetture del Regno, il 14 febbraio 1931.
^ Il primo febbraio del '31, viene fucilato a Buenos Aires uno dei
maggiori attentatori anarchici: Severino di Giovanni. Cfr S. Di G iovanni,
Il pensiero, op. cit. pp. 19-37. "A ll'alba del 1° febbraio 1931", narra
l'"Almanacco libertario pro-vittime politiche", "cadeva sotto la scarica
del plotone d'esecuzione, nel carcere di Buenos Aires, l'anarchico Severino
167
di tentare l'avventura epica: strappare M alatesta dalle grinfie di
Mussolini. Per realizzare ciò si offriva un'opportunità: il vecchio lot
tatore andava ogni anno a trascorrere un paio di mesi in un paesetto
della costa. La polizia, pur vigilando, non gli aveva vietato questi
trasferimenti, consigliati dai medici, giacché il cam biamento d'aria e
lo iodio marino portavano beneficio ai suoi bronchi. Bibbi ed io riu
scimmo a m etterci in contatto con un antico compagno che allora
godeva di una posizione vantaggiosa. [...] Costui, per suo conto ed a
suo rischio, mise a nostra disposizione un apparecchio ed un pilota
[...] Bibbi doveva accompagnarlo e raccogliere il M alatesta, di notte
nella piccola spiaggia dove stava passando l'estate. Per mezzo di un
sistema ermetico di corrispondenza, M alatesta era al corrente e d'ac
cordo per approfittare di quell'occasione unica. Tutto era deciso, sta
bilito ed organizzato. Lo sapevano soltanto Damiani, Bibbi, la sotto-
scritta, il comandante di cui sopra [...] Neppure l'aviatore che dove
va pilotare l'apparecchio sapeva con precisione ciò che andava a
fare370.
168
3 - Angelo Sbardellotto371
169
proprio questo che avviene quando i due si vedono a Bruxel
les nel luglio del '31. Accertatosi dopo una breve conversa
zione dell'affidabilità dello Sbardellotto, Recchioni gli sug
gerisce di compiere l'attentato il 28 ottobre, giorno in cui sono
in calendario alcune manifestazioni pubbliche per celebrare
la ricorrenza del nono anniversario della marcia su Roma.
Indicatagli nei dettagli l'operazione, gli fissa quindi un suc
cessivo incontro a Parigi, il 23 ottobre, alla Gare du l'Est, per
procedere alla consegna del materiale necessario ai fini del
l'attuazione del piano. Al nuovo rendez-vous parigino, si pre
senta con Recchioni anche una terza persona che, sebbene
ignota a Sbardellotto, assume un ruolo decisivo in tutta la
vicenda. Se, infatti, è Recchioni a finanziare il progetto, è però
lo sconosciuto a procurare armi - una pistola e due bombe a
mano373 - e documenti - un passaporto svizzero rilasciato a
Bellinzona ed intestato a Angelo Galvini.
Con ordigni esplosivi, rivoltella e un falso documento
d'identità, Angelo Sbardellotto parte dalla Francia la notte
del 25 ottobre. Varcata la frontiera italiana senza destare so
spetti alla polizia di confine, giunge a Roma la mattina del
28. Appena in stazione, acquista subito una testata locale - "Il
Messagero" - per informarsi sui luoghi dove Mussolini si sa
rebbe recato per presenziare le commemorazioni. Benché le
occasioni non manchino, è però la prima volta che l'anarchi
co visita Roma e le sue strade gli sono pressoché ignote. Pen
sa allora di recarsi direttamente a piazza Venezia, dove ha
letto che alle 19,30 è previsto un intervento del duce. La sua
idea è di bombardare Mussolini mentre parla affacciato dal
noto balcone; giunto il fatidico momento, comprende però
che senza l'ausilio di un lanciabombe non sarebbe mai riusci
to a centrare l'obiettivo.
170
Ripartito dall'Italia, l'anarchico fa tappa a Parigi per ri
consegnare le bombe e la pistola alTenigmatico personaggio
conosciuto alla Gare du l'Est; allo stesso tempo, però, assicu
ra di essere sempre pronto ad agire non appena se ne ripre
senti l'occasione favorevole. Temendo di essere localizzato e
sorvegliato dalla polizia, trascorre i mesi successivi spostan
dosi in diverse nazioni europee374, finché, nella primavera del
'32, ha un nuovo incontro con Emidio Recchioni, a Bruxelles.
D opo alcune brevi consid erazioni di natura logistica,
Recchioni suggerisce di ritentare l'attentato il 21 aprile, quan
do è in programma una serie di festeggiamenti per celebrare
la ricorrenza del Natale di Roma; ma questa volta Sbardellotto
si manifesta perplesso e titubante sulla data indicata dal com
pagno. La sua precedente esperienza in Italia gli ha mostrato
che, durante le cerimonie patriottiche, l'imponente schiera
mento di forze di polizia rende praticamente impossibile av
vicinarsi al "tiranno" ed averlo a portata di tiro; soprattutto,
lo ha reso consapevole che lanciare una bomba in quelle cir
costanze avrebbe significato provocare una strage sicura di
innocenti375. Suggerisce allora di anticipare l'operazione ad
un giorno qualsiasi e propone di colpire Mussolini mentre
viaggia nell'auto presidenziale, come Gino Lucetti aveva già
tentato nel '26 e Schirru progettato nel '31. Alla fine di marzo,
l'anarchico parte così di nuovo per Roma dove arriva la mat
374 Dove trova ospitalità dai suoi compagni di lotta: Enrico Zambonini
e Ham Day, a Bruxelles, e Ernesto Bruna, a Dusserdolf, ad esempio.
375 "Ero a piazza dell'Esedra, sotto i portici", confida ai secondino,
addetto alla sua sorveglianza nelle ore precedenti la fucilazione, "Lui
passò a pochi metri da me, per la via. Stavo per lanciare la bomba calco
lai la distanza, freddamente, ma aU'ultimo momento un pensiero mi trat
tenne: lui era circondato da migliaia di persone e la bomba aveva un
raggio d'azione di duecento metri, sarebbe stata una carneficina". La
versione contrasta però con quanto affermato nella confessione rilascia
ta al giudice istruttore, nella quale Sbardellotto scrive di non essersi mai
riuscito ad avvicinarsi al duce a causa "dell'imponente servizio d'ordine
che circondava i luoghi dove egli si recava per presenziare manifestazio
ni e commemorazioni".
tina del primo aprile. Seguendo i punti del suo piano, vaga
per ore e ore tra Palazzo Venezia, la Camera e il Senato; ma
nonostante il continuo andirivieni, non riesce mai a scorgere
Lauto del duce. A pomeriggio inoltrato teme anche di essere
stato notato nel suo aggirarsi tra i palazzi del potere. Decide
allora di allontanarsi dalla zona e di ripartire al più presto
per la Francia.
Nonostante il fallimento di quest'ultimo tentativo, Ange
lo Sbardeìlotto non recede dai suoi propositi tirannicidi. L'eli
minazione di Mussolini, è ormai diventata la sua unica ra
gione esistenziale, una vera e propria opera messianica, un'af
fermazione solenne di fede umana, un atto supremo, insom
ma, da compiersi anche a costo dell'olocausto della propria
vita. "Io non chiedo agli uomini gratitudini o ricompense
d'onori per il sacrificio che sto per compiere" - scrive in que
sti mesi da Monaco - "Chiedo solo che quanti avranno com
preso il significato del mio atto, ne seguano l'esem pio"376.
Deciso a non abbandonare più l'Italia senza aver portato a
termine la sua "m issione", l'anarchico riparte così una terza
volta per Roma, dove giunge la mattina del primo giugno. E'
infatti al corrente che, il giorno due, Mussolini si sarebbe re
cato alla stazione Termini per accogliere in forma solenne l'ar
rivo delle ceneri di Anita Garibaldi; dopo una breve cerimo
nia, è poi previsto che il corteo del duce prosegua sino al
Verano, dove avverrà la traslazione. Mai come questa volta,
insomma, le circostanze si profilano particolarmente propi
zie; la precisione di luoghi, strade, orari, per non parlare poi
di tutto il tempo a disposizione nella giornata per studiare a
fondo itinerari e percorsi. Ciononostante, quando la mattina
del due si reca alla stazione, la cerimonia è già terminata.
Sperando di poter ancora raggiungere il dittatore, si dirige
allora velocemente verso il Gianicolo; ma la zona è resa inac
cessibile dal fitto servizio di sicurezza. Del tutto vani sono
destinati a rivelarsi anche appostamenti, perlustrazioni e
sopralluoghi che il giovane effettua per l'intera giornata suc-
172
cessiva. Il quattro giugno, però, si ripresenta l'occasione fa
vorevole: Mussolini sarà di nuovo al Gianicolo per inaugura
re un monumento ad Anita Garibaldi. Il tragitto gli è noto, la
zona anche, perfettamente calcolabili i tempi, eppure ... quan
do arriva sul posto, la commemorazione si è già conclusa.
Decide allora di riportarsi a Piazza Venezia in attesa del rien
tro dell'auto presidenziale; ma il suo aggirarsi nella zona que
sta volta non passa inosservato377. E' nei pressi di un caffè
quando un agente si avvicina per identificarlo. Il passaporto
svizzero non presenta anomalie, ma l'anarchico risulta privo
del permesso di soggiorno obbligatorio per gli stranieri. Vie
ne allora condotto in un portone di un palazzo della zona,
dove ...
Sottoposto ad immediato interrogatorio, Sbardellotto è co
stretto dopo una breve resistenza a rivelare agli inquirenti la
sua identità, il motivo della sua presenza a Roma e i suoi due
precedenti tentativi di portare a com pim ento il piano
prefissatosi. Sia per le torture subite che per un crollo psico
logico causato dal fallimento della missione, finisce però per
ammettere anche di aver avuto complici e finanziatori. Due
giorni dopo l'arresto, anzi, rilascia al giudice istruttore un
memoriale scritto nella sua cella a Regina Coeli dove indica
nei dettagli e con dovizia di particolari identità o tratti somatici
dei suoi fiancheggiatori, date degli incontri e tutti gli
spostamenti effettuati nei mesi antecedenti l'arresto. Succes
sivamente, infine, riconosce in ima foto di Alberto Tarchiani,
l'oscuro personaggio che gli aveva fornito passaporto,
valigetta, bombe e pistola378.
Conclusasi rapidamente la fase istruttoria, l'anarchico vie
ne deferito al Tribunale Speciale con l'incriminazione di aver
377 Secondo l'Artieri, circa 50.000 riproduzioni dì una sua foto segna
letica erano state diffuse a tutte ìe questure d'Italia.
37N Tutti gli accu sati, natu ralm ente, respingono qu alsiasi
coinvolgimento nella vicenda. Recchionì vince persino una causa per
diffamazione contro il "Daily Telegraph", che aveva sostenuto, senza al
cuna prova, la tesi della sua responsabilità.
173
"tentato" di uccidere il capo del governo. Dopo poco più di
un anno, dunque, si ripresenta il caso giudiziario che aveva
visto condannare Michele Schirru per la sola "intenzione" di
voler commettere un delitto. E, naturalmente, anche in que
sta circostanza il verdetto è quello della pena capitale. All'al
ba del 17 giugno del 1932, nel cortile di Forte Bravetta, Ange
lo Sbardellotto è fucilato alla schiena da un drappello di mili
ti del 112° battaglione, comandati da Armando Giuia. Alle
parole di una guardia carceraria, affidiamo il racconto delle
sue ultime ore di vita:
174
allo sbaraglio: se un rimpianto ebbe fu per non essere riuscito a por
tare a termine la sua missione. Alle quattro del mattino lo chiamaro
no. Si dirizzò sulla branda e chiese, stropicciandosi gli occhi; - E' ora?
Accese una sigaretta, si svestì lentamente, come si preparasse per
avviarsi al lavoro, ed uscì dalla cella. Prim a di imboccare le ripide
scalette, accese un'altra sigaretta, si soffermò nel cancello che immette
alla "rotond a", si svolse indietro, e con un largo gesto della mano
abbracciò tutti i compagni di carcere che non avrebbe m ai più visto: -
Arrivederci a tu tti!-. - gridò. Ed uscì tra le guardie a testa alta. E
prim a che la raffica troncasse quella giovinezza offerta ad un'ideale
di libertà, gettò in faccia al mondo il suo grido di fede: "Viva l'Anar
ch ia!"379.
175
Avrei usato dem enza a Sbardellotto e a Schirru. Non ho mai pensato
di usarla nei confronti di Bovone, cieco esecutore di atti terroristici
diretti a fare il vuoto tra le masse le quali nulla avevano a che spartire
con la politica. Ma Sbardellotto ventiduenne [in realtà venticinquenne/
n.d.a.] che rispose all'invito del magistrato a firmare la domanda di
grazia dichiarando solo di rimpiangere di non aver eseguito l'atten
tato; ma Schirru anarchico, ottimo combattente della grande guerra
che grida la sua fede davanti al plotone d'esecuzione, sono uomini
veramente degni di un destino m igliore di quello che la sorte ha loro
riservato380.
176
repressione dei mesi precedenti è riuscita a contenere le pun
te più esasperate del malcontento popolare/ mentre le misure
"sociali" adottate per fronteggiare la recessione stanno co
minciando a sortire i primi effetti benefici contribuendo ad
attenuare il disagio delle classi proletarie per il carovita, la
miseria e la disoccupazione. Certo, scioperi, agitazioni e di
sordini, continuano a verificarsi con una certa frequenza in
numerose località del paese382; ma la polveriera operaia, che
sembrava sul punto di esplodere nel 1930-31, sta ormai spe
gnendosi rapidamente. E' quanto si affrettano a segnalare,
rapporti, relazioni ed informazioni fiduciarie inviate dalle
varie province, tutte concordi nel riferire sulla normalizza
zione dell'ordine pubblico e sul progressivo miglioramento
arriva a capire più niente, nessuno più parla, il terrore li tiene tutti in una
morsa, il povero lavoratore è spaventato, egli sopporta tutto ciò con ras
segnazione, tace e non si fida a parlar con nessuno, perchè non sa distin
guere chi sia la spia. Guai a colui che parla male del regime, quello non
lavora più. Termino perchè mi ripugna a scrivere di più. Tu, Bice, pareva
che quest'anno avresti avuto voglia di fare una scappatina qui da noi.
Cara, saresti venuta a veder troppe brutte cose, speriamo nell'awenire".
Lettere dall'Italia, in "Il risveglio anarchico", n. 859, dei 22 ottobre 1932.
382 Nel 1932 si contano 129 agitazioni e 520 dimostrazioni a carattere
collettivo. Tutte, com'è ovvio, prontamente represse dalle autorità di PS.
A Carrara, ad esempio, per protestare contro una riduzione delle paghe
salariali "il lunedì mattina [...] quasi tutti gli operai del piano ed un'esi
gua parte di quelli del monte si astennero dal lavoro. Il martedì l'asten
sione fu generale; il mercoledì, in seguito all'opera di repressione della
polizia e delle squadre d'azione del Partito, le astensioni diminuirono; il
giovedì quasi tutti gli operai tornarono al lavoro. Furono operati alcuni
arresti in parte mantenuti e furono sostituiti con disoccupati, delle stesse
categorie, un centinaio di operai scioperanti [...] Fu per stroncare ulte
riori proteste che sabato e domenica scorsa circolarono per Carrara squa
dre di fascisti capitanate dagli industriali [...] Tutti gli operai - fascisti e
non fascisti - che la sera dell'assemblea [...] presero la parola per prote
stare contro le riduzioni salariali sono stati bastonati di santa ragione
come dei volgari malfattori dalle squadre suddette. Quando si Incontra
va un operaio per la strada gli si avvicinavano in tre o quattro e gli do
mandavano: <Sei contento delle riduzioni delle paghe?> e senza atten
dere alcuna risposta lo picchiavano fortemente". Testimonianza riporta
ta in G. C errito, Gli anarchici nella resistenza, op. cit, pp. 30-31.
177
dello stato d'animo delle classi lavoratrici. "Nessuna rivol
ta'^ si legge in una di esse,
383 Relazione citata in: S. C olarizi, L'opinione, op. c it, pp. 134-135. La
stessa vasta amnistia concessa in occasione della ricorrenza del decennale
della nascita del fascismo (vengono liberati 639 detenuti e 595 confinati),
è stata letta dalla storiografia come il portato di questo processo di
normalizzazione dell'ordine pubblico. Con la concessione deU'amnistia,
ha scritto Renzo De Felice, "il regime voleva dimostrare al tempo stesso
sia la sua forza sia la sua generosità e, quindi, di aver ormai conseguito la
piena vittoria sull'antifascismo". R. D e F elice, Mussolini il duce, op. cit.,
pp. 305 - 306. Completamente diversa, ovviamente, era l'opinione del
movimento anarchico in esilio. Per "Umanità Nova", l'atto di clemenza
era indicativo delle paure e delle apprensioni che ancora attanagliavano
il fascismo: "Mussolini ha fatto una delle sue manovre. Manovra fortu
nata? Non lo crediamo. Ed ecco perchè: il fatto che tanti valorosi
antifascisti siano dei sepolti vivi, è uno dei maggiori stimoli affettivi a
continuare la lotta ed uno dei maggiori aspetti caratteristici del regime
fascista e della situazione italiana. Una normalizzazione, sia pure del
tutto apparente, sarebbe di giovamento al fascismo [...] L'amnistia con
cessa [—] è segno che il movimento antifascista in Italia è preoccupante
per il regime". L'Amnistia: o l ’ultima beffa, in "Umanità Nova", n. 3, del 25
novembre 1932. Per 1'"Almanacco libertario prò vittime politiche", inve-
178
brione di tessuto cospirativo384; ma l'occlusione dei consueti
canali di mobilitazione clandestina costringe ad esaurire gran
parte dell'attività nella organizzazione di attentati e di "com
plotti terroristici" 385 . "Procurarsi materiale esplosivo da al
cuni minatori del porto per compiere una serie di attentati ai
danni di esponenti in vista del regime", è così il principale
179
obiettivo di una cellula attiva a Genova386, mentre "della ne
cessità di un'azione diretta terrorista da svolgere con criteri
pratici e con obiettivi ben determinati allo scopo di scuotere
le basi del Fascismo", discutono i quadri romani nelle loro
riunioni segrete387.
Come se non bastasse, un grave lutto colpisce nel frattem
po il movimento: nel giugno 1932, muore a Roma Errico
Malatesta. Logicamente, la Direzione Generale PS predispo
ne subito una serie di misure per impedire che le esequie del
rivoluzionario possano acquisire colorazioni "politiche" o,
peggio ancora, dar luogo a manifestazioni "sovversive"388.
tuosi". ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, AA. GG. RRV CC. AA., 1932, busta
25, fsc. K1 / A Movimento anarchico (AA. GG.), Nota della Divisione Po
lizia Politica, del 7 agosto 1932. Proprio nel '32 desta particolare clamore
l'arresto, avvenuto in una stazione ferroviaria a Parigi, degli anarchici
Lelli, Merli e Granata, sorpresi con 38 Kg di esplosivo contenuti in una
valigia. Attentati di matrice anarchica continuano poi a verificarsi in va
rie nazioni europee e negli Stati Uniti. Cfr. U. F edele, Un Trentennio, op.
cit.
3!ir’ "Alleanza Anarchica". ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, AA. GG. RR.,
CC. AA., 1932, busta 25, fsc. K l/A Movimento anarchico (Genova), Re
lazione della Prefettura di Genova, del 23 novembre 1932. Al gruppo,
aderiscono: Giovanni Rolando, Silvio Battistini, i fratelli Giacomo e Gio
vanni Gaggero e Attilia Pizzorno.
387 ACS, Min. Int., Divisione Polizia Politica (fascicoli per materia),
busta 80, fsc. 8 (Complotto anarchico), Informazione fiduciaria del 4 gen
naio 1932. Si tratta di: Nino Banci, Alberto Di Giacomo (il Moretto), Adolfo
Ducei, Cesare Centanni, Alfredo Olivieri, Zoi Lanciotti, Cesare Iacolucci,
Nazzareno Feliciano, Secondo Bacchiolìni, Giulio Bonomi, Giulio
Capodaglio, Alfredo Pelilli, Alessandro Pierdominicì, Giovanni Cuculi,
Francesco Cursi, Federico Uberti, Enrico Graziosi, Giovanni Cesarini,
Plinio Caruzzi e Pietro Boiar.
388 A prescindere dal caso di Malatesta, comunque, tutti i funerali di
antifascisti erano sottoposti a rigorose misure di sicurezza. Come ha ri
cordato il Gagliani, la preoccupazione "che un funerale potesse dar vita
ad una manifestazione politica antifascista, spingeva la maggioranza dei
funzionari locali del regime a predisporre una serie di misure per impe
dire sul nascere la manifestazione. Veniva seguita una trama che andava
dalla richiesta ai familiari di non comunicare pubblicamente le esequie,
180
Dapprima, si cerca in tutti i modi di mantenere segreta la
notizia deir avvenuto decesso; successivamente, si proibisce
ai compagni di partecipare al rito funebre e di assistere alla
tumulazione; due poliziotti, infine, vengono posti giorno e
notte a guardia del suo sepolcro al Verano. Ma lasciamo la
parola alla stessa compagna di Malatesta, Elena Melìi:
Morto Errico, la polizia prese tutte le precauzioni per non farlo sape
re, mandò un enorm e rinforzo, prendevano le generalità a tutti quel
li che s'avvicinavano alla nostra porta [...] Il funerale fu fatto sabato
alle 15, ritinerario fu fissato dalla polizia e lungo tutta la strada in
tutte le vie che sboccavano in quella dei percorso funebre, vi erano
piazzati carabinieri e guardie in borghese per impedire ai compagni
di trovarsi <per c a s o a passare di là. Era loro im posto di cambiare
strada, pena l'arresto. E così per tutto il tragitto fino al Verano, den
tro il quale vi era un altro spiegamento di forze che ci attendeva.
Seguivano il feretro tre carrozze di parenti e amici, l'automobile del
la polizia che aveva sempre fatto servizio dietro a Errico piena di
poliziotti, un furgone e poliziotti in bicicletta di qua e di là che passa
vano avanti e indietro strada facendo. Non fu permesso di fare nem
meno un passo a piedi, ci obbligarono a salire in carrozza appena
fuori dal cancello e via di gran corsa. Corone ce n'era una, quella
della famiglia [...] Alcune bambine del vicinato portarono qualche
mazzo di fiorì, un mazzo di fiori rossi fu comandato dal fioraio per la
povera Gemma che voleva portarlo in braccio seguendo il suo papà,
e una quarantina di garofani rossi che portò alcuni compagni. I garo
fani furono sparsi sulla salma e rinchiusi nella cassa, il mazzo di fiori
181
rossi la polizia ci fece sapere che non avrebbe perm esso alla figlia
quella ostentazione di portare lei in braccio tutto quel rosso e che se
lo avesse fatto glieli avrebbero strappati [...] Adesso, sulla tomba di
Errico, ci sono i poliziotti di servizio i quali continuano come quando
era in vita. Cioè: prendono le generalità a tutti quelli che osano avvi
cinarsi alla fossa di lui. E ' stato portato via senza croce, ciononostante
era stata messa la croce sulla tomba. Io andai e la feci togliere [...] Lo
abbiamo messo nel campo comune in mezzo al popolo umile e dise
redato, in mezzo a quel popolo dove visse, dove passò tutta la vita e
al quale la sua vita donò389.
182
ERRICO M ALATESTAE' MORTO: l'Uom o tanto amato dai proletari
di tutto il mondo e tanto odiato dalla borghesia è scomparso mentre
il governo fascista lo teneva suo ostaggio- Non muoviamo lamenti.
Constatiamo. La notizia è tenuta religiosamente celata ma essa come
tante altre varcherà dom ani le frontiere e i lavoratori di tutto il mon
do tributeranno al grande scomparso quelle onoranze che nella pa
tria di lui sono vietate. L'im m onda speculazione fascista di far sape
re che M alatesta vive in Italia liberamente mentre decine di agenti
notte e giorno per dieci anni hanno asserragliato la sua casa e lui
tenendolo prigioniero e vietandogli perfino le cure di cui aveva biso
gno è finita. Anarchici! Lavoratori! riunite le vostre forze e continuia
mo la nostra battaglia, intensifichiam ola e solo così onoreremo la
memoria del nostro grande che è scomparso con una visione di un'Ita
lia libera391.
391 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, AA. GG. RR., CC. AA., 1932, busta 25,
fsc. K1 / A Movimento anarchico (AA. GG.), Nota della Divisione Polizia
Politica, del 12 settembre 1932.
392 Indicativo, a riguardo, ci sembra questo articolo commemorativo
dei primo maggio apparso su "Lotta anarchica": "Ancora un Primo Mag
gio in esilio e che noi avevamo invece sperato e creduto di poter festeg
giare in Italia [...] Ancora un Primo Maggio che ci si presenta come la
prova della differenza deficitaria fra le nostre possibilità limitate ed i com
piti grandi da assolvere, come il prolungamento di una vigilia, dì un'al
ba che sì attarda dietro la selva degli errori e le nuvole delle illusioni [...]
Ancora un Primo Maggio, speriamo l'ultimo, in esilio". Primo Maggio
1932, in "Lotta anarchica", n. 23, del primo maggio 1932.
183
orientata ad alimentare e diffondere la lotta all'interno della
penisola che, nel 1930-31, aveva invece assorbito gran parte
delle forze e delle energie del fuoruscitismo. Tra le poche ini
ziative di rilievo poste in essere in questi mesi va segnalata la
riedizione a Puteaux, con scadenza quindicinale, della testa
ta "Umanità N ova"393.
La decisione di riavviare le pubblicazioni del glorioso pe
riodico malatestiano, scaturisce dal progetto di fondere i vari
fogli di "tendenza" redatti in Francia in un unico organo di
"sintesi", in grado di porsi quale momento di confluenza, di
intesa e di collegamento tra tutti i raggruppamenti diffusi nel
territorio, indipendentemente dalla scuola di appartenenza
o dalla corrente di provenienza. "Abbiamo dato al nostro gior
nale il nome della sua sorella maggiore", si legge nell'edito
riale del primo numero, "perché il nostro quotidiano fu un
fecondo esempio di convergenza di tutte le nostre correnti"394.
La scelta, proseguono i redattori, era tra il
184
Obiettivo dichiarato del nuovo quindicinale, è quello di
" chiarire e propagare le vedute libertarie sulla rivoluzione
italiana, in rapporto alla situazione politica e sociale di un
futuro prossimo, nel quadro delle forze reali, lasciando da
parte i miraggi di un futuro lontano e le sabbie mobili del
romanticismo"395. In questo senso, "Umanità Nova" si pre
figge di stimolare il dibattito su una serie di temi attuali e di
problematiche specifiche, privilegiando un taglio "sociale"
185
più che "politico", e, soprattutto, cercando di astenersi da quel
tipo di propaganda generica e dottrinaria, avulsa dalla realtà
in cui si opera. Particolare attenzione, naturalmente, è pre
stata alla "vita operaia", di cui il giornale si propone di fun
gere da "eco ampia e sonora". Al mondo del lavoro, è del
resto dedicata un'intera pagina della testata, che però, si spe
cifica subito, non va intesa come "la pagina dei collaboratori
operai, quasi una scala di servizio di casa padronale", bensì
come uno spazio "che raccoglie le corrispondenze relative
all'officina, al cantiere, alla miniera, alla fattoria, ecc., nonché
gli avvenimenti classisti (disoccupazione, scioperi, ecc.) e gii
abusi e soprusi padronali"397. Un'ampia finestra, è aperta
anche sull'evolversi del contesto internazionale e sulle vicen
de interne alle singole nazioni, con particolare riguardo alle
trasformazioni politico-sociali in atto nei paesi dove la testa
ta gode di una maggiore diffusione (Francia, Belgio e Lus
semburgo) e nella Spagna che, a giudizio dei redattori, pre
senta "una specie di quadro preventivo della rivoluzione ita
liana"398 . Frequenti, infine, sono le analisi e le considerazioni
circa la questione dell'alleanza con le altre forze antifasciste.
A tal proposito va detto che, se restano sostanzialmente
immutati i rapporti con concentrazionisti, comunisti e giellisti,
il distacco del partito repubblicano da "Concentrazione"
(1932) sembra invece aprire al movimento nuovi margini di
186
dialogo e di collaborazione. A catalizzare l'attenzione degli
anarchici, è soprattutto la corrente della sinistra repubblica
na, nella quale si ravvisa la presenza di elementi giovani, at
tenti alle grandi trasformazioni sociali in corso e capaci di un
lavoro "concreto" sul piano rivoluzionario, al di là delle ban
diere ideologiche e degli schieramenti di partito. Logicamen
te, una serie di pregiudiziali si frappongono ben presto ad
un'alleanza organica tra le due forze; per il momento, comun
que, nelle nuove posizioni del PRI i militanti libertari scorgo
no una chiara affermazione di rinnovamento e una recisa
volontà di liberarsi dalle "scorie conservatrici-tradizionalisti-
che e dagli addentellati con la democrazia massonica". "La
sinistra repubblicana", dichiara Camillo Berneri,
187
una linea strategica unitaria, ma rispecchiano il pensiero di
un intellettuale isolato, alla ricerca costante di potenziali
interlocutori nella lotta antifascista e attento all'emergere di
qualsiasi forza nuova, dinamica e disposta ad una collabora
zione su un comune terreno rivoluzionario. Come già acca
duto col movimento di Carlo Rosselli, l'anarchico non esita
peraltro ad instaurare rapporti diretti e personali con singoli
esponenti repubblicani, insieme ai quali da vita anche ad al
cune importanti iniziative di lotta. Nel 1928, ad esempio, ave
va fondato un giornale con Italo Schettini401, allo scopo preci
puo "di aprire un dibattito che possa condurre ad un accordo
operativo dell'ala più radicale dell'antifascismo".
La bufera economica che infuria in Europa sta intanto ri
percuotendosi gravemente sulle dinamiche interne alle sin
gole nazioni402, contribuendo ad accelerare un po' dovunque
quei processi di involuzione autoritaria che la recessione ave
va già innescato negli anni precedenti. A prescindere dal caso
della Germania, dove si aprono le prime crepe nell'edificio
401 "L'iniziativa".
402 "L'anno trascorso", si legge sull"'Almanacco libertario pro-vitti-
me politiche", "ha visto accentuarsi la crisi economica in modo accelera
to. Il numero dei disoccupati nel mondo è aumentato in proporzioni gi
gantesche, mentre all'orizzonte polìtico le nubi fosche delle peggiori in
cognite non accennano a diradarsi. In Italia, il fascismo prosegue la sua
opera dì compressione violenta e sanguinaria di ogni pensiero discorde,
e di dissanguamento sistematico delle forze vive del paese, mentre al
l'estero è preso ad esempio dai suoi metodi di reazione antioperaia, di
difesa dei privilegi dell'alta finanza e delle istituzioni oppressive dello
Stato. Gli "organi competenti" sul terreno economico e politico interna
zionale si rivelano sempre meno adatti a risolvere pacificamente ì pro
blemi mondiali della produzione, della ripartizione e del disarmo, e ad
ogni modo la loro influenza resterebbe inoperante, di fronte ai formida
bili interessi od alla caparbietà degli arbitri effettivi de! mondo nel regi
me attuale: la finanza, il militarismo, l'autorità statale. Solo il risveglio
dei popoli e la loro azione diretta e rivoluzionaria potrà aprire la via ad
una soluzione radicale dei problemi mondiali che ci attanagliano". Crisi
e disoccupazione,, in "Almanacco libertario pro-vittime politiche", anno
1933, pagina 17.
188
della Repubblica di Weimar, movimenti di ispirazione fasci
sta stanno minacciosamente avanzando anche nelle demo
crazie più solide e di più antiche tradizioni liberali. Ancora
una volta, dunque, il contesto intemazionale sembra corro
borare la previsione anarchica di una graduale e progressiva
degenerazione dei regimi parlamentari in sistemi autoritari
di tipo fascista. Logicamente, il movimento è del parere che
questa dinamica regressiva sia destinata ben presto a far
riaffiorare tutte le tensioni e le rivalità tra le grandi potenze e,
quindi, a trascinare l'Europa in un nuovo e ancor più deva
stante conflitto m ondiale. Come sappiamo, infatti, nella
concettualizzazione logico-argomentativa degli anarchici,
guerra e fascismo sono due fenomeni in stretta connessione
dialettica, in quanto entrambi espressione dello "strutturali
smo capitalista" che sorregge indistintamente tutti gli Stati-
nazione403. E che gli equilibri internazionali siano sempre pre
cari e scricchiolanti lo dimostra, a loro avviso, il totale falli
mento con cui si sono concluse le recenti conferenze interna
zionali sulla limitazione degli armamenti (Ginevra) e sulla
questione dei debiti di guerra (Losanna). Ad impedire il
raggiungimento di un accordo a Ginevra, asserisce "L'adu
nata dei refrattari", sono stati proprio gli "appetiti" egemonici
di Francia, Inghilterra e Stati Uniti; così come la strenua op
posizione francese all'ipotesi di una cessazione delle ripara
zioni dovute dalla Germania, ha risolto l'incontro di Losanna
nella stipulazione di un inutile "Protocollo", che ha lasciato
sostanzialmente invariata la scottante questione dei debiti di
guerra. "Anche a volerlo giudicare con la massima indulgen
za", scrive "Il risveglio anarchico",
189
politica, economica, finanziaria, diplomatica, ecc. di lor signori pa
droni del mondo, non ha saputo trovar di più né di meglio. E non ne
siamo affatto meravigliati per questa ben sem plice ragione: che il re
gim e capìtalistico-statale è un regime norm alm ente impossibile e che
si regge soltanto attraverso le peggiori anormalità, sopportate da
masse apatiche o stiracchiate in tutti i sensi dai peggiori avventurieri
della politica404.
190
nella struttura economico-finanziaria del mondo capitalista405.
Perpetuatosi nel tempo senza scosse, questo processo è quin
di entrato nella sua fase culminante negli armi della pianifi
cazione e deirindustrializzazione forzata. Dal momento, però,
che la sua realizzazione è stata resa possibile dalla com
mistione col capitale straniero e da uno sfruttamento senza
eguali delle masse operaie e contadine, il "miracolo" sovieti
co viene anche a sancire "la definitiva affermazione della
ragion di Stato sulla rivoluzione sociale livellatrice". "Non si
può intendersela con Mussolini e Ford e Hindeburgh", affer
ma alquanto realisticamente "L'adunata dei refrattari", "e far
allo stesso tempo gli interessi dei minatori del Don, degli
operai di Mosca, o dei contadini Ucraini"406.
Resta da osservare che, nell'ambito più ristretto della lotta
antifascista, i rapporti tra comunisti ed anarchici sono desti
nati ad inasprirsi ulteriormente dopo gli episodi di Michele
Schirru ed Angelo Sbardellotto. Alcune testate comuniste,
infatti, arrivano ad insinuare che la vicenda dei due attenta
tori sia in realtà da leggersi come la tipica provocazione ordi
ta da agenti fascisti, in cui i due giovani "idealisti" sono loro
malgrado ingenuamente caduti. La spudorata calunnia, ov
viamente, non può che scatenare la furibonda reazione del
movimento. "Per le giberne stolide e perfide di Stalin", scri
ve un indignato Max Sartin,
191
le giberne di Stalin, e il m onopolio delle sue battaglie e dei suoi ero
ismi appartiene di diritto alle legioni della Ghepeu407.
192
C apitolo quarto
1933-1934
193
Come si evince dalla consultazione della documentazione
archivistica, particolare dinamismo sta contraddistinguendo
Fattività di soccorso pro-vittime politiche. Dall'America del
Nord, dalla Francia, dalla Svizzera e dal Belgio un flusso inin
terrotto di fondi perviene a Pisa409, La Spezia410, Roma411, To
rino412, Milano413, Vicenza414, Verona415 e nelle Isole, mentre
sottoscrizioni interne sono promosse un po' in tutte quelle
zone e località a più consistenti tradizioni libertarie416. Natu
ralmente, come già in passato, una larga parte dei sussidi in
viati dall'estero417 è destinata ad essere sequestrata dalle strut-
194
ture di vigilanza e di controllo preposte all'uopo dall'Ovra
che, nel frattempo, sta procedendo ad un ulteriore perfezio
namento delle tecniche d'indagine e d'infiltrazione nel "soc
corso anarchico"418. La "revisione della corrispondenza" e l'ar
resto di alcuni corrieri dei Comitati pro-vittime politiche, con
sentono peraltro di scoprire anche resistenza di alcune arte
rie di congiunzione interne tra nuclei e quadri attivi a livello
locale. Una rete con ramificazioni in Sicilia è in funzione a
Milano, dove non solo si è instaurato un collegamento trian
golare tra Ugo Fedeli, Augusto Bianco - a Puteaux - e Giaco
mo Barca - a Trapani - ma una cellula di Porta Ticinese ha
sta b ilito un co n tatto d iretto con un v ecch io gruppo
anarcocomunista di Gela - "Pietro Gori"419. Un protocollo del
ministero delTinterno, segnala invece che "in Milano ed in
Sicilia, specialmente in Palermo, gli anarchici avrebbero re
capiti con parola d'ordine <L'Artigliere>, pseudonimo di
Antonino Napolitano, in collegamento con i compagni attivi
nell'agrigentano"420. Sempre a Milano, vengono smantellate
due importanti centrali d'espatrio clandestino, coordinate da
Cesare Ragni e Camillo Caloni, la prima, e da Alfredo Brocheri
e Ludovico Corti, la seconda.421. Per fuggire dall'Italia si se
guono ora principalmente le vie dell'imbarco a Genova, tra
me riceve già fin d'ora assistenza per altre vie che non siano quelle dei
Comitati".
41HAnche se è destinato a fallire il tentativo di utilizzare il nome di
Schicchi per insinuarsi nella corrispondenza del "soccorso anarchico".
4iy Promosso da Gaetano Di Bartolo, corrispondente, sotto io pseu
donimo di Nunzio Tempesta, de "Il risveglio anarchico" dalla Sicilia.*
420ACS, Min. In t, Dir. Gen. PS, AA. GG. RR., CC. AA., 1934, busta 35,
fsc. K1A/Movimento anarchico (AA. PP.) Roma, Protocollo del Ministe
ro delTinterno, del 13 ottobre 1934.
421 L'arresto di Alfredo Brocheri, in particolare, assesta un duro colpo
alla rete di espatri clandestini. Come scrive infatti Mauro De Agostini,
"furono in molti a scappare per la <via di Brocheri> [...] Brocheri era in
corrispondenza con Pietrino Sini, esule a Parigi. Quando Michele Schirru
venne in Italia, latore tra l'altro di una somma pro-vittime politiche, ven-:
ne dal Sini indirizzato a Brocheri (che peraltro non potè incontrare). In
seguito all'arresto di Pietro Foglio, un emissario giunto dalla Francia,
mite un'apposita struttura attiva a La Spezia e in collegamento
con Tunisi422, o del passaggio per la Valtellina, dove si può
contare sull'esperienza di una guida alpina anarchica423. Fre
quente, comunque, resta il ricorso alla complicità dei ferro
vieri operanti nelle zone di confine, come attesta il caso di
due militi ferroviari, in servizio a Chiasso, che "in rapporti
con il centro anarchico di Parigi"424, favoriscono "l'entrata e
l'uscita di anarchici in relazione con i vari gruppi organizzati
a Roma e a Milano"425.
Un notevole sviluppo rispetto al 1932, segnano anche le
iniziative di natura propagandistica, attraverso cui si sta cer
cando tanto di "mantenere vivo lo spirito di rivolta delle
masse", quanto di rivitalizzare settori di antifascismo silente.
Perquisizioni a tappeto operate da pattuglie di agenti di PS,
ad esempio, portano al ritrovamento di numerose copie di
manifestini, opuscoli e volantini di propaganda libertaria in
alcune località della provincia ligure, toscana, lombarda e
veneta. Nella diffusione di "stampa sovversiva nelle fabbri
che", sta invece adoperandosi un gruppo misto di anarchici e
sindacalisti rivoluzionari attivo a Milano e con dislocazioni a
Monza, a Sesto San Giovanni e a Precotto426. Quarantuno pii-
196
chi di manifestini anarchici427, poh sono sequestrati, su due
motonavi partite da Tunisi428, a Paceco, a Trapani e a Paler
mo, mentre "sonetti romaneschi dileggianti il Duce e il Regi
m e" sono stampati dai militanti romani in una tipografia sita
in via Dataria. A Cogne e allo scalo di Porta Susa, vengono
infine rinvenute, su due carri ferroviari provenienti dalla Fran
cia, quarantasei copie di un opuscolo stampato dalla "Fede
razione anarchica del sud est di Francia" - "Gli anarchici ai
429ACS, Min. In t, Dir. Gen. PS, AA. GG. RR., CC. AA-, 1934, busta 35,
fsc. KlA/M ovimento anarchico (AA. GG.), Sequestro del volantino "Gli
anarchici ai lavoratori", senza data né altre specificazioni.
430 L'episodio è rubricato dalla polizia come "complotto comunista".
In realtà dei dodici membri aderenti al gruppo, solo tre erano comunisti.
Cfr., Bollettino dell' archivio G. Pinelli, numero 13,1999, pagina 6.
198
deìl'Ovra431, riesce invece a sventare appena in tempo un com
plotto ordito dagli anarchici romani, che prevedeva la collo
cazione simultanea di ordigni a Palazzo Braschi, in una ca
serma militare e alla sede del dopolavoro fascista 432 . Tre mili
tanti, poi, sono incriminati per una serie di attentati verifica-
tisi nelTestate del '33 a Livorno 433 . Ideatore dell'azione terro
ristica è ritenuto Vincenzo Capuana, definito "uno degli ele
menti anarchici peggiori per la violenza del carattere e per la
tendenza al terrorismo, [che] ovunque si è messo in vista per
la parte attiva presa sul movimento dei peggiori gruppi anar
chici" 434 . Ad insospettire le autorità, sono soprattutto alcune
lettere inviate dal Capuana ai compagni all'estero, dove tra
pela non solo che l'anarchico sta fungendo da elemento
d'intermediazione logistica tra gruppi di fuorusciti ed i nu
clei livornesi, ma che sia rientrato in Italia al fine deliberato
di compiere un attentato alla vita di Mussolini435 , Di un com-
199
plotto ordito dalle cellule carraresi per far esplodere alcune
bombe in città, infine, riferisce la spia anarchica Bruno
Ambrosini, secondo cui i nuclei "sarebbero in stretto contatto
con gruppi di Sarzana dai quali avrebbero atteso per lettera
istruzioni, nonché duemila copie di manifestini da distribui
re ed esplosivi, che sarebbero arrivati con camion"436. Il con
fidente parla anche di un'emissaria genovese in procinto di
giungere in città per "portare due bombe confezionate, che
sarebbero poste una all'abitazione del Segretario Federale e
l'altra al Duomo, il mattino del 25 corrente"437. Al di là di
quest'ultima segnalazione, gli episodi di Canosa, di Livorno
e di Roma preoccupano a tal punto i vertici del potere che,
dopo l'esplosione di una piccola bomba ad orologeria avve
nuta nella Basilica San Pietro438, Mussolini decide di interve
nire personalmente per sollecitare un incremento dell'"opera
di vigilanza" e "del servizio fiduciario nel campo anarchico".
E i toni non sono certo dei più concilianti. "Il risveglio del
l'attività anarchica", si legge nel promemoria inviato "a tutte
le autorità provinciali",
200
preoccupanti [...] Consegue la necessità di un approfondimento e di
un intelligente riesame della posizione dei singoli anarchici ed in una
su ccessiv a d iu tu rna opera di v ig ilan za. P er la p rim a parte si
appaleserebbe particolarmente utile l'ausilio dell'Ovra, ausilio che
dovrebbe essere immediato approfittando anche che, in atto, essa è
pochissim o impegnata e dispone di mezzi sufficientissimi alla biso
gna. I funzionari dell'Ovra [...] dovrebbero rivedere, particolarmente
nelle Questure dei piccoli centri, la posizione di tutti gli anarchici -
residenti nel Regno ed all'estero [...] L'azione dell'Ovra, paziente e
metodica, [...] potrebbe fra l'altro avere frutti sensibili nel m igliora
m ento del servizio fiduciario nel campo anarchico, che oggi all'inter
no del Regno non è molto efficiente439.
439ACS, Min. Int. Dir. Gen. PS, AA. GG. RR., CC. AA, 1933, busta 19,
fsc. KlA /M ovim ento anarchico, AA. GG., Promemoria del Ministero
degli Interni, dell' 11 settembre 1933.
440 Insieme a Bernardo Cremonini, Bruno Toccafondi e Gaetano Del
Massa.
441 "Ho fatto poi intendere al Guelfi", si legge in una relazione inviata
dall'Ispettore generale di PS al capo della polizia, "che il provvedimento
201
inteso che non sempre Guelfi risulta pienamente attendibile.
Infondata, ad esempio, si rivela la notizia circa la presenza a
Livorno di una microstruttura anarchica, diretta ramificazio
ne del Comitato di agitazione antifascista di Montereuiì; così
come alquanto perplessi lasciano alcune sue segnalazioni su
presunti emissari inviati dall'estero per compiere una serie
di attentati terroristici nella penisola. Nonostante queste
incongruenze, è tuttavia incontrovertibile che il flusso costante
d'informazioni confidenziali trasmesso da Guelfi alle autori
tà, costituirà un elemento spesso determinante ai fini dell'ope
ra di prevenzione e di repressione del "sovversivismo anar
chico".
Le apprensioni per il "risveglio dell'attività anarchica" nel
paese, spingono intanto la polizia ad incrementare i controlli
nei quartieri, nei borghi e nei rioni popolari delle varie città.
Sotto quest'aspetto, va osservato che un po' ovunque si molti
plicano le denunce degli episodi di "antifascismo esistenzia
le", segno indelebile della persistenza in vasti settori proletari
di un atteggiamento d'insofferenza verso l'autorità costituita e
il potere in quanto tale. Acclamazioni anarchiche a Carrara442,
202
a Savona 443 e a Torino444; canti libertari a Belluno445, a Son
drio446 e a Trieste; vilipendio alla regina, a Roma, ed oltraggi
a M u ssolini, a Como; scritte m urali che inneggiano a
Malatesta, in Calabria447; e così via. Sembra quasi che questi
fenomeni minori dTnsoburdmazione individuale, proceda
no in maniera inversamente proporzionale al riflusso della
protesta sociale. Talvolta, si arriva anche a vere e proprie di
mostrazioni di dissenso collettivo. Uno dei casi più eclatanti
in proposito, è sicuramente rappresentato dal funerale del-
l'anarchico Giovanni Casali448, celebratosi a Prato Gamico nel
193 3 4 4 9 _M a[gr a c [0 ie consuete misure di ordine pubblico, que
203
con i dovuti distinguo, sta nel frattempo dispiegandosi nelle
isole di confino, dove alla rivolta individuale di Arturo Mes
sinese - che ad Ustica schiaffeggia il direttore della colonia - e
di Stefano Vatteroni - che a Tremiti rifiuta di ottemperare al-
Tobbligo del saluto romano - si affianca una protesta di mas
sa allusola di Ponza - quando ben 152 confinati indicono
un'agitazione contro i nuovi provvedimenti restrittivi adot
tati dalla direzione confinaria451.
S'è accennato nel capitolo precedente ai tentativi del Co
mitato d'emigrazione dell'Usi di rilanciare l'azione sindacale
clandestina in Italia. Da un rapporto confidenziale stilato
dall'anarchico di Rovereto Emilio Strafeline e trasmesso a
Volevano quindi dare una buona accoglienza alla sua salma, perchè era
un'occasione per rendergli onore. Così, quando arrivò, verme collocata
davanti al municipio, e poiché lui abitava due chilometri più oltre, in
una frazione, si formò un corteo per andare a quel cimitero. Lì diversi
presero parola per onorare questo compagno, ma non potendo parlare
chiaramente, lo fecero in forma allusiva. Comunque, i fascisti che erano
presenti presero i nomi di chi aveva parlato e di chi aveva organizzato il
corteo e li denunciarono". "Bollettino dell'archivio G. Pinelli", n. 14,1999,
pagina 29. L'episodio suscita tale clamore da costringere Mussolini ad
intervenire personalmente, chiedendo un'esemplare condanna per gli
organizzatori del funerale e la destituzione del podestà e del segretario
polìtico del fascio locali, rei di non essere riusciti ad impedire che la ma
nifestazione avesse luogo. Vengono condannati al confino: Luigi D'Agaro,
Italo Cristofoli, Osvaldo Fabian, Guido Cimador (cinque anni) ed Edoardo
Monaci (un anno); vengono ammoniti: Ezio Puntil, Vittorio Machin, Se
condo Monaci e Odorico Gonano; vengono diffidati: Ermenegildo Martin,
Giuseppe Solari e Albino Cleva. Cfr. C. V enza-M . P uppini-D . G agliani,
Compagno tante cose vorrei dirti, op. cit. Episodi simili, si verificano anche
in occasione di altri funerali, come al corteo funebre del militante comu
nista Camici, a Livorno, o alle esequie dell'anarchico Luigi Quadrelli, a
Cesenatico.
451 Arrestati e denunciati al Tribunale di Napoli, sono tutti condanna
ti, nel giugno 1933, a cinque mesi di detenzione per "manifestazione se
diziosa e contravvenzione agli obblighi di confino" - tranne quattro di
loro, condannati ad undici mesi. Su questo ed analoghi episodi verifica-
tisi alle isole di confino, cfr.: U. F edeli, Una resistenza lunga venti anni, in
"Bollettino dell'archivio G. Pinelli", n. 5, 1995.
204
Roma dai Cremonini nel gennaio 1934452, sappiamo in effetti
che già da alcuni anni un lavoro teso alla ricostituzione di
quadri si è svolto regolarmente in Veneto, in Trentino, in Lom
bardia, nel Lazio e in Puglia. Il recente rientro di alcuni ex
attivisti dal confino, ha poi favorito l'estensione di quest'atti
vità di ricomposizione a gran parte del territorio nazionale.
Si è andata così allestendo una vasta rete organizzativa che
da Rovereto, dove "nove rappresentanti di categoria forma
no una specie di consiglio generale"453, si dirama in tutto il
Trentino e in alcune città dellltalia settentrionale e centrale,
dove operano i rispettivi fiduciari di zona - Verona, Milano,
Monza, Udine, Sesto S. Giovanni, Roma, Civitavecchia, Bolo
gna e Rimini454. Naturalmente, siamo al cospetto di iniziative
452 E' io stesso Strafelini a consegnare una copia della relazione segre
tissima a Cremonini che, nel trasmetterla a Roma, raccomanda: "Queste
informazioni scritte me le ha raccomandate anche perché una leggerezza
qualsiasi metterebbe nelle mani del Tribunale speciale i migliori dei no
stri e si potrebbe far pensare a delazioni". Cfr.: M. F ranzinelli, I tentacoli,
op. cit., pagina 273.
453 ACS, Min. Int. Dir. Gen. PS, AA. GG. RR., G l, busta 304, fsc. 1005,
Rapporto confidenziale di un comitato dell'USI cernito recentemente a Parigi
dall'Italia, 1934, senza altre specificazioni. A Rovereto, si legge nel rap
porto, "nove rappresentanti di categorìa formano una specie di consiglio
generale e sono quelli che informano altre zone. In ogni fabbrica vi è un
fiduciario e questo per tutto il Trentino. Hanno a loro disposizione per il
collegamento una motocicletta e due rappresentanti di commercio con
abboccamento ferroviario". I rappresentanti di categoria sono: Mario
Zover (manifattura tabacchi), Raos Severino (officina Gaz), Zeni e Giovi
(muratori), Emilio Rigo (Montecatini Alluminio), Vittorio Dosighelìi
(Dolceri e pianificazione), Secondo Boschetti (rappresentante di commer
cio), Angiolino Galvagni (contadini), Mario Ruele (falegnami), Andreatta
(tipografi). I "rappresentanti di commercio con un abboccamento ferro
viario" sono: Consolati e Dusatti. Nelle altre località del Trentino opera
no: i panettieri Pedrolli e Fumagalli e il portalettere De Pasquali, a Trento;:
il falegname Francesco Oso, a Pergine, l'oste Valle Pompilio, a Folgorìa,:
il calzolaio Luigi Cagliari, a Borgo; il tessitore Carlo Pardenza, a Riva; il
manovale Natale Bianchì, a Bolzano; etc. Ibidem.
454 1 fiduciari in collegamento col centro sono: il panettiere Carneva
le, a Verona; Timpiegato Michelagnoli, a Venezia; Voglia, Guerrì e Ragi, a
Milano; il meccanico Carcano e la tessitrice Ronconi, a Monza; il fa legna-
205
orientate soprattutto a coinvolgere le masse su obiettivi di
lotta concreti, immediati e alla portata di tutti. Da una parte,
si incita quindi la classe contadina ad "abbandonare le terre,
date le forti tasse ed affitti, [a] non subire angherie e, per rap
presaglia, bruciare ipagliai"455; dall'altra, invece, si sprona la
classe operaia al "rifiuto o [alla] resistenza nel prendere o nel
pagare le tessere dei sindacati fascisti"456, a distribuire nelle
fabbriche manifestini antifascisti stampati alla macchia, a fo
mentare scioperi parziali per protestare contro le dure condi
zioni economiche ed i magri salari, e così via.
A differenza di quanto sta avvenendo in Italia, l'attività
antifascista all'estero non riesce a risollevarsi dalla fase di ri
stagno in cui è piombata nel 1932. Ad ostacolare il rilancio
della lotta, è fondamentalmente la nuova ondata di arresti e
di espulsioni che si abbatte sui fuorusciti dopo il "rap-
prochment" diplomatico tra Francia ed Italia. In seguito alle
pressioni esercitate dall'ambasciata italiana, le autorità fran
cesi procedono poi anche alla soppressione, nel gennaio del
'33, di "Umanità Nova"457. E' segno di quanto il governo fa
206
scista tema la capacità della rivista di fungere, grazie alla sua
peculiarità di "sintesi", da elemento di coesione e di collega
mento tra i gruppi anarchici dei vari orientamenti. Dalla sua
fondazione nel 1920, è la terza volta che il periodico è sotto
posto a sequestro di polizia. Si cerca anche di aggirare i con
trolli della censura editando il foglio con un altro titolo458 -
"La protesta"459, prima, e "La Vecchia Umanità Nova"460, poi;
ma dopo l'uscita di quattro numeri complessivi, anche que
ste successive esperienze sono destinate rapidamente a tra
montare.
207
Soppressa "Umanità Nova", non svanisce però quell'esi
genza unitaria che aveva spinto a riavviarne le pubblicazioni
nel 1932; anche perché la recrudescenza della repressione ren
de ancor più impellente accantonare le polemiche e le reci
proche diffidenze per ritrovare un minimo di compattezza e
di solidità interna. Si spiega così il riassetto organizzativo av
venuto nel novembre 1933, quando, nel corso di un conve
gno tenutosi in una sala del municipio di Puteaux461, i Grup
pi anarchici della regione parigina procedono alla trasforma
zione strutturale delI'UCAPI (Unione Comunista Anarchica
Profughi Italiani) nella FAPI (Federazione Anarchica Profu
ghi Italiani). Come si evince dalla stessa mancanza dell'attri
buto "comunista" nella sigla, la FAPI si propone quale orga
nizzazione non più di "tendenza" ma di "sintesi", come un
organismo, vale a dire, ampio ed eterogeneo, atto a fungere
da polo di aggregazione, di intesa e di convergenza tra i gruppi
e gli esponenti di tutte le correnti, scuole o tendenze. In linea
con questo indirizzo organizzativo, si delibera poi di fondare
un nuovo organo di stampa - "Lotte sociali" 462 - che subentra
così alla precedente testata deìl'UCAPI - "Lotta anarchica".
Un comunicato della Commissione di corrispondenza, diffu
so nell'estate del 1934, ci fornisce un quadro generale dei prin
cipali obiettivi di lotta che il foglio si propone di perseguire:
208
Estendere l'organizzazione dei nostri Gruppi ad altri centri, creando
attorno alla Federazione un movimento sostanziale, vibrante e po
tenziato di operosità, di fede e di decisione. Diffondere il nostro gior
nale, collaborarvi, raccogliere fondi per assicurargli la vita, inviargli
corrispondenze e procurargli abbonati. Partecipare a tutte quelle di
mostrazioni ed azioni che venissero promosse ed accettate dagli anar
chici, allo scopo di sbarrare il cammino al fascismo ed alle forze della
reazione. Arrivare ad avere in Italia in ogni centro, un più saldo col-
legamento fra i com pagni colà rimasti, aiutandoli in tutte quelle ini
ziative atte a preparare a determinare atti, azioni e m ovim enti insur
rezionali e rivoluzionari. Indugiare il meno possibile in chiacchiere
inutili o superflue: in un m om ento di convulsioni, di probabili
capovolgimenti e di incognite, come il presente, quello che più conta
è AGIRE!463.
209
invece/ continua ad uscire con scadenze irregolari sino al feb
braio del '35, quando l'espulsione dalla Francia dei suoi re
dattori ne fa cessare automaticamente le pubblicazioni.
Sfumato il tentativo di riassetto organizzativo, gravemen
te compromessa Fazione propagandistica, praticamente pa
ralizzate tutte le iniziative tese ad alimentare la lotta in Italia,
l'attività antifascista del fuoruscitismo anarchico finisce per
forza di cose col restringersi all'organizzazione di attentati e
di "com plotti terroristici". E, naturalm ente, le relazioni
fiduciarie a riguardo si succedono ancora una volta senza so
luzione di continuità. Tra le tante, vale la pena di menzionare
quella che riferisce di un'importante riunione tenutasi in un
Cafè a Chambery, dove è stato deciso "di passare immediata
mente all'azione terroristica mediante azioni individuali con
esplosivi, da compiersi all'interno ed all'estero. Tali propositi
di attività delittuosa dei nostri anarchici sarebbero in relazio
ne con analoghe decisioni prese da anarchici di tutti i pae
si " 465 . Ce n'è insomma quanto basta, per spingere le autorità
ad "intensificare al massimo grado" i "servizi di prevenzione
e di vigilanza" in campo anarchico:
465 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, AA. GG. RR., CC. AA., 1934, busta 35,
fsc. K1A/Movimento anarchico, AA. GG. (Chambery), nota di polizia,
dei 4 gennaio 1935. Alla riunione partecipano, tra gli altri: Luigi Bertoni,
Domenico Bonfiglio, Angelo Pozzi, Pietro Magliocco, Guido Polidori,
Giuseppe Tinti, Giulio Conte, Randolfo Velia, Sabino Fornasari. A titolo
personale sono presenti anche alcuni esponenti gielìisti, socialisti e co
munisti.
210
va a spostamenti o partenze dì anarchici o quant'altro abbia attinen
za con la criminosa attività che si sono proposti466.
466 ACS, Min. Int. Dir. Gen. PS, AA. GG. RR., CC. AA., 1934, busta 35,
fsc. KlA/M ovim ento anarchico, AA. GG., Chambery, nota di polizìa, deh
4 gennaio 1935.
467 Come, ad esempio, il rapprochement diplomatico tra Italia e Fran
cia, o il primo riavvicinamento dell'URSS alle potenze democratiche per
contenere l'avanzata dei fascismi in Europa, indirizzo destinato succes
sivamente a culminare nella polìtica dei Fronti Popolari.
4(WIn occasione della Conferenza per il disarmo dì Ginevra, ad esem
pio, il movimento evidenzia non solo come la rivalità franco-tedesca ab
bia raggiunto livelli di tensione altissimi, ma che pericolosi focolai stan
no divampando anche sul versante danubiano-balcanico, dove la Ger
mania ha indirizzato le sue mire per crearsi "una congiunzione verso
211
Anziché dilungarci sulle tematiche più volte esposte in
questo lavoro,, riteniamo però di maggior interesse soffermarci
sulle nuove riflessioni circa la natura dei totalitarismi di de
stra, che l'ascesa al potere del nazismo in Germania stimola
tra gli anarchici in esilio. A distinguersi per lucidità d'analisi
e ricchezza di contenuti sono ancora una volta gli studi con
dotti da Luigi Fabbri. Analizzando le similitudini tra i mec
canismi di conquista del potere in Italia e in Germania, Fab
bri perviene ad elaborare una vera e propria teoria dei "due
tempi" che lo distacca ulteriormente dalla originaria inter
pretazione classista del fenomeno fascista 469 . Se è vero che il
fascism o si configura inizialm ente com e una reazione
212
antiproletaria prodotta dalla società capitalista, osserva l'anar
chico, è però altrettanto irrefutabile che, una volta stanziatosi
al governo, esso indirizza i suoi attacchi contro lo stesso po
tere borghese, per procedere alla liquidazione violenta della
Stato costituzionale e all'instaurazione della dittatura totali
taria. Disconoscere questo "secondo tempo" della reazione
fascista, prosegue Fabbri, significherebbe cadere nell'errore
grossolano di ignorare le profonde differenze che intercorro
no tra "regimi autoritari di natura assolutistica" e "regimi
autoritari di tipo parlamentare". E ' inconfutabile infatti che,
sebbene "formali", "parziali" e sottoposte a reiterate viola
zioni da parte dei governi, le libertà politiche e i diritti indivi
duali rivestano un evidente significato di progresso umano e
civile rispetto alla schiavitù e alla barbarie che sorreggono il
sistema di potere fascista. Sotto quest'aspetto, Fabbri racco
manda più volte i compagni a stare ben attenti a non confon
dere i fenom eni di p ersecu zion e p o litica, prepotenza
liberticida e repressione antiproletaria in atto nelle democra
zie borghesi, con quella "glorificazione suprema nella teoria
e nella pratica del principio d'autorità" che costituisce l'inti
ma essenza dei "regimi autoritari di natura assolutistica":
213
to oppresso/ ma l'uno e l'altro combattono per difendere la propria
dignità di uomini, per salvare la civiltà umana dalla peggiore minac
cia che ne abbia nel corso della storia insidiato il continuo diveni
re470.
214
ha continuato a scagliarsi violentemente contro il sistema di
Weimar, ma si è illuso di potersi servire delle orde naziste per
"procedere alla presa di possesso del governo e del paese".
Questa del "tanto peggio tanto meglio", però, si è rivelata
alla lunga una vera e propria tattica suicida. Privo del suo
storico nemico di classe e con una socialdemocrazia attaccata
su due fronti, Hitler ha infatti potuto conquistare il potere
"senza aver dovuto combattere una sola battaglia campale".
"L'armata rossa germanica", scrivono i redattori del foglio,
215
pace di intraprendere iniziative autonome di lotta, il proleta
riato tedesco s'è così dovuto arrendere senza quasi colpo fe
rire alle ben più agguerrite e determinate squadre naziste. La
lezione che si ricava dalla disfatta della classe operaia in Ger
mania, dunque, è che un esercito rivoluzionario non si crea
irreggimentando le masse in mastodontiche organizzazioni,
bensì forgiando delle coscienze rivoluzionarie "capaci di di
scernere le vie della propria emancipazione" e di percorrerne
autonomamente i sentieri474.
Gli sviluppi della situazione internazionale si riflettono in
tanto anche sull'antifascismo italiano, provocando un muta
mento delle strategie di lotta e del sistema di alleanze. In
sintonia col riavvicinamento dell'URSS alle potenze demo
cratiche, socialisti e comunisti siglano, nell'agosto del 1934,
un patto d'unità d'azione. Giustizia e Libertà, a sua volta, ini
zia ima proficua collaborazione con l'Alleanza Socialista Re
pubblicana475, mentre gli anarchici stanno vagliando l'ipote
si di stringere intese individuali ed episodiche con singoli
esponenti giellisti e della sinistra repubblicana476.
Contro le pregiudiziali e le incompatibilità di sempre, s'in
frange invece un'eventuale adesione del movimento al Fron
te Unico, che la nuova alleanza socialcomunista si affretta
subito a rilanciare. Sotto l'asp etto ideologico, anzi, la
riappropriazione dei valori democratici che informa il patto
d'unità d'azione, riduce ulteriormente i margini di dialogo
con i comunisti; anche perché si è persuasi che la svolta stra
tegica del Pedi, passato da un atteggiamento d'assoluta in
transigenza ideologica a posizioni di massima apertura e di
sponibilità, non si giustifichi affatto con la necessità di rende
re più efficiente la lotta antifascista, ma sia l'effetto dell'alli
neamento dogmatico alle direttive di Mosca e, dunque, ai suoi
interessi imperialistici. La stessa polemica anarchica sulla
216
"strategia del lavoro legale"477, va iscritta in questa cornice di
rigida contrapposizione alla nuova impostazione "socialde
mocratica" e "collaborazionista" del Pedi. Nella circostanza,
si rimprovera ai comunisti di suggerire al proletariato italia
no di insinuarsi nei sindacati, nel dopolavoro, nelle mutue e
nelle cooperative fasciste, quando sarebbe invece necessario
incitare ad oltranza alla cospirazione armata, all'attività clan
destina, all'azione di sabotaggio e di boicottaggio, alla
disobbedienza, al dissenso, a mettere in atto, insomma, tutte
quelle forme di lotta in grado quantomeno d'intaccare il si
stema di potere dominante. Naturalmente, contro la "strate
gia del lavoro legale" c'è soprattutto una condanna di natura
morale. Indipendentemente dalle concrete possibilità di suc
cesso, si reputa infatti che esortare i proletari a "collaborare
con i loro tiranni, i loro sfruttatori e gli assassini feroci dei
propri compagni", sia una manovra degna del cinismo più
opportunista e spregiudicato, che solo i comunisti potevano
essere in grado di concepire.
A precludere una partecipazione anarchica al Fronte Uni
co, sono però principalmente le propensioni egemoniche,
autoritarie ed esclusiviste del Pedi. Sebbene propagandato
come unione dal basso delle masse operaie, il movimento
ritiene che il Fronte si configuri ancora una volta come
un'operazione "dall'alto", un atto realizzato e imposto dal
le dirigenze di partito, una manovra di vertice della quale i
"politicanti bolscevichi" intendono servirsi come uno stru
mento per consolidare la propria posizione politica a disca
pito di quella degli altri schieramenti della sinistra rivolu
zionaria. Non, quindi, un'alleanza tra tutti i militanti di base
a prescindere dal credo ideologico e dalle appartenenze po
litiche; ma un mero assorbimento nel Pedi di "un amalga
ma amorfo di gruppi ed individui, pronti a prestarsi al gio
co del Cremlino". Ben diversi, come si può comprendere,
sono invece i param etri di riferimento della concezione
frontista anarchica:
217
Il fronte unico si costituisce tra gente che anche professando opinioni
diverse, ha in comune la buona fede e la volontà di cooperare - senza
im porre bavagli a sé e alla verità - al vantaggio di finì determinati, di
comune vantaggio. Cerca intesa non per frodare, non per conquista
re privilegi, ma per giovare agli altri mentre gli altri giovano a se
stessi, abbattendo i privilegi che già esistono e realizzando per tutti
una condizione di libertà piu vasta e di benessere più diffuso. Ma di
questo fronte unico, fatto volontariamente tra uomini liberi e coscienti,
non per incatenarsi reciprocamente, ma per moltiplicare le rispettive
energie, i partiti politici, i partiti socialisti - riformisti o com unisti -
non vogliono sapere. Essi hanno bisogno di gregge numerose da sfrut
tare, di masse ubbidienti da comandare, di moltitudini incoscienti
per governare47*5.
218
Paimiro Togliatti che, intervenendo di persona sulla questio
ne delle alleanze, dichiara inequivocabilmente:
47y P. Togliatti, Opere complete, voi. Ili, Roma, 1973, pp. 663 e sgg. Il
grassetto è nostro.
219
C apitolo quinto
1935 -1936
221
stenza è invece l'attività di collegamento con i compagni fuo
rusciti, nei quali sono riposte gran parte delle speranze di
riscossa in questo momento di crisi operativa. Sebbene quasi
sistematicamente intercettati dalle autorità, fondi e sovven
zioni inviati dalla Francia 483 e dagli Stati Uniti484, continuano
ad affluire a Torino485, ad Ancona 486 , a Vicenza487, a Milano488 ,
a Napoli 489 , a Cagliari490 e a Verona. Alcuni esemplari de
"L'adunata dei refrattari", vengono invece spediti dagli Stati
Uniti a destinatari residenti a Cagliari491 e a Verona492, men
tre arterie di congiungimento diretto sono in funzione tra Mar
siglia e Roma493, Barcellona e Milano494, Berna e Bologna495,
Ginevra e Torino496. Tre manifestini di propaganda anarchica
- "Dichiarazione degli anarchici al proletariato d'Italia", "Con
tro la guerra e il fascismo", "Alle forze italiane" - vengono
infine ritrovati a Cogne, su un treno proveniente dalla Fran-
busta 23, fascicolo KlA/M ovim ento anarchico, AA. GG; ACS, PNF, Si
tuazione politica per province, bb. 7, (fsc. Milano), 1 (fsc. Genova), 25
(fsc. Torino), 11 (fsc. Padova), 28 (fsc. Vicenza), 6 (fsc. Bologna); A. Dal
P ont-S. C arolini, L'Italia dissidente, op. cit; A.A.V.V, Aula IV, op. cit; C.
G hini-A. D al P ont, Gli antifascisti al confino, op. cit; A. D al P ont-S. C arouni,
L'Italia al confino, op. cit.
483 Da Augusto Bianco.
m Da Nick Di Domenico ed Osvaldo Maraviglia.
485All'indirizzo di Caterina Piolatto, che poi recapita parte dei fondi
ad alcuni detenuti della banda di Sante Pollastro - in particolare a Giu
seppe De Luisi e a Luigi Peotta.
486 A Cola Cañero.
487 Al recapito di Domenico Tescaro.
4BSAd Ugo Fedeli.
489A Francesco Pesciotti.
490 A Mattu e Caterina Chierchi.
491 A Laria Consolata.
492AlTindirizzo di Nina Doria.
493 Grazie ad Ivan Avia ti e Marco Palio ttella.
494 Dove Ugo Fedeli si mantiene in collegamento con alcuni militanti
emigrad nella città catalana.
495 Dove Vera Caimmi e Vincenzo Simoncelli sono in stretta relazione
epistolare con Attilio Bulzamini.
496 Dove Dante Armanetti è in contatto con Carlo Frigerio.
222
eia. Per quanto preziose ai fini del mantenimento di una rete
clandestina d'opposizione alla dittatura, tutte queste inizia
tive non riescono però a rivitalizzare più di tanto la lotta. Lo
dimostra l'incapacità di alimentare e di dare uno sbocco con
creto all'avversione nutrita da vasti settori proletari per la
guerra fascista in Africa Orientale (ottobre 1935 - maggio 1936).
Al di là di sporadici casi di diserzione individuale e di qual
che isolato focolaio di contestazione, prontamente sedato dalla
polizia, non si verifica infatti alcuna protesta degna di rilievo
contro l'impresa militare in Etiopia497,
Ben altra vitalità sta invece caratterizzando l'attività anar
chica in terra d'esilio. Specialmente in Francia, viene avviato
un proficuo lavoro di riallacciamento tra i vari gruppi sparsi
nel territorio, che permette in breve tempo di risollevarsi dal
l'immobilismo operativo in cui si era sprofondati negli anni
precedenti, Oltre alle consuete mobilitazioni contro i provve
dimenti di espulsione degli emigrati politici e per il ricono
scimento del diritto d'asilo498, va segnalata la nascita a Pari-
223
gì, nell'aprile 1936, della FAI (Federazione Anarchica Italia
na), che colma così il vuoto organizzativo seguito all'estin
zione della FAPI. Come già i suoi predecessori, anche la FAI
provvede subito a predisporre una serie di iniziative finaliz
zate al rilancio della lotta nella penisola. Considerato il mo
mento di particolare ristagno, ci si preoccupa soprattutto di
224
ricomporre i legami con la classe operaia e contadina. In una
circolare inviata a tutte le sezioni anarchiche federate, ad esem
pio, si fa esplicito riferimento sia all'urgenza di avviare
un'azione di coordinamento e di ricongiungimento "con le
masse, col movimento, coi fatti della vita quotidiana", che
alla necessità di "partecipare a tutte le manifestazioni di que
ste masse, di questo movimento, di questa vita che si vive
tutti i giorni, e che di tanto influenza noi, di quanto non arri
viamo noi ad influenzare esse" 499 . D'altra parte, va conside
rato che l'ennesimo riassetto strutturale avviene mentre sta
combattendosi la guerra coloniale in Abissinia; vale a dire, in
piena prospettiva rivoluzionaria. Alla pari degli altri raggrup
pamenti antifascisti, anche gli anarchici ritengono infatti che
le ripercussioni economiche del conflitto saranno così pesan
ti per il paese, già stremato dalla recessione degli anni prece
denti, da spingere le masse a rompere finalmente gli indugi e
insorgere per il rovesciamento violento della dittatura. Pro
prio in previsione di un'imminente rientro armato in Italia, i
militanti emigrati in Francia, Belgio e Svizzera indicono, nel
novembre 1935, un "Convegno d'intesa" a Saurtouville, per
fare il punto sulla situazione e munirsi di un programma ri
voluzionario specifico 500 .
A prescindere dalle risoluzioni congressuali di Saurtou
ville501 , molto intensa è però anche l'attività più squisitamen
te di controinformazione, mediante cui si punta a denunciare
alle masse le reali motivazioni imperialiste che sottendono la
campagna fascista in Abissina502. Alla propaganda di regime,
w ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, AA. GG. RR., CC. AA., 1935, busta 32,
fsc. K1A/M ovimento anarchico, AA. GG., Circolare della F.A.I. indiriz
zata a tutte le sezioni anarchiche federate, senza data.
5oo Vedi paragrafo successivo,
so' Iv L
502 "Leggiamo sui giornali locali", è scritto su un volantino stampato
e diffuso in Francia, "un comunicato col quale s'invitano gli italiani a
presentarsi negli uffici del Consolato d'Italia per deporvi il dossier - ine
rente al rinnovo delle carte d'identites - prima di recarsi agli uffici pre
posti della polizia francese. Ci consta che il Console e i relativi scagnozzi;
225
che presenta la guerra come una presunta missione di libera
zione delle tribù indigene sottomesse alla tirannia del negus,
si contrappone un lungo elenco delle efferatezze, delle vio
lenze e dei massacri di cui si sta macchiando il colonizzatore
italiano all'unico scopo di appropriarsi di terre e risorse delle
popolazioni etiopi503. Ma è soprattutto contro la parola d'or
dine della "guerra proletaria" che si scaglia reiteratamente il
movimento. Ed è del tutto comprensibile se si tiene conto che
226
la retorica fascista della nazione povera, affamata, alla legitti
ma ricerca di "terra e lavoro" per i suoi figli, sta riscuotendo
un indubbio successo tra le masse proletarie a basso grado di
politicizzazione. Sfogliando la stampa libertaria del periodo,
ci s'imbatte così in numerosi articoli divulgativi che conten
gono un'esposizione dettagliata dei requisiti ideologici, delle
prerogative sociali e dei contenuti classisti sui quali deve ne
cessariamente fondarsi ima "guerra proletaria". Valga per tutti
questo pezzo di Vincenzo Toccafondo che, dopo aver incitato
le masse al sabotaggio alla disobbedienza e alla diserzione,
conclude:
227
posizioni di rigido intransigentismo rivoluzionario, sostenen
do che alla guerra imperialista fascista debba contrapporsi la
sollevazione armata del popolo italiano507. Il contrasto tra le
reciproche posizioni è così stridente da spingere anarchici e
giellisti a disertare il "Congresso degli italiani all'estero con
tro la guerra d'Etiopia", tenutosi a Bruxelles il 12 e il 13 otto
bre 1935. Già in questi mesi, dunque, si disegnano i grandi
temi della guerra civile di Spagna e del secondo conflitto mon
diale, quando airinterno della sinistra si consuma una pro
fonda frattura tra due antitetiche concezioni delle articolazioni
tattiche e strategiche della lotta contro le dittature fasciste:
quella della mobilitazione "dall'alto", secondo le direttrici
dello scontro tra Stati, di matrice socialcomunista; quella del
la m obilitazione "d al b asso ", secondo l'accosta-m ento
dialettico lotta antifascista/rivoluzione sociale, propugnata
dagli anarchici. Naturalmente, la posizione anarchica si spie
ga nella circostanza anche con la convinzione che le
liberaldemocrazie occidentali guardino con assoluta indiffe
renza all'aggressione fascista in Etiopia508. Dopo non aver
nemmeno preso in considerazione l'ipotesi di intervento mi
507Da una circolare delia FAI: "Per vincere contro questa ondata guer
riera del Fascismo è necessario che ognuno sia pronto a gettarsi nella
mischia, se fosse necessario, facendolo diligentemente e sufficientemen
te armato, senza mettervi nessuna condizione dilatoria. Non bisogna con
sigliare di attendere per vedere come andranno gli eventi, bisogna inve
ce far si che essi vadano secondo il nostro desiderio e la nostra aspirazio
ne. La condizione indispensabile della nostra vittoria, è la pronta deci
sione e la simultaneità dell'azione". ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, A A.
GG. RR., PS, CC. AA., 1935, busta 32, fsc. K1A/Movimento anarchico,
AA. GG., Circolare segreta personale inviata ad ogni singolo membro
della Federazione Anarchica Comunista. Parigi, 11 marzo 1935.
50ii Come dimostra il comportamento ambiguo assunto nella vicenda
da Francia e Gran Bretagna. Quest'ultima, peraltro, continua a fornire il
petrolio a Roma sìa clandestinamente, tramite la Germania, sia approv
vigionando le navi italiane a Suez. Cfr., tra gli altri: R. D e felice, Mussolini
il duce, op. cit.- A.J.R T aylor, Storia dell'Inghilterra contemporanea, Laterza,
Roma-Bari, 1975; L. R agione, La socialdemocrazia europea tra le due guerre.
Dall'organizzazione della pace alla resistenza al fascismo, Carocci, Roma, 1999.
228
litare contro Mussolini, fa notare "Il risveglio anarchico", Fran
cia, Inghilterra e gli altri Stati del fronte sanzionista hanno
poi pensato bene di escludere dall'embargo alcuni prodotti
di larga utilizzazione nell'industria civile e alcune materie
prime essenziali - una per tutte, il petrolio509. Se si aggiunge
inoltre, rincara la dose il foglio, che i provvedimenti restrittivi
non impegnano le nazioni dissociatesi dal fronte sanzionista510
e gli Stati non aderenti alla Società delle Nazioni511, si può
allora comprendere quale sia la reale volontà punitiva della
grandi potenze capitaliste.
229
lizzazioni pratiche immediate, in previsione di un'imminen
te sollevazione armata popolare in Italia"513.
Nella prima delle tre relazioni sottoposte a dibattito du
rante rincontro - Proposte sull'azione preventiva ed immediata
degli anarchici di fronte all'insurrezione514- sono formulati alcu
ni punti cardine sui quali incentrare la lotta "nella nuova si
tuazione venutasi a creare in Italia". Nell'ambito dell'attività
propagandistica, ad esempio, si sollecita un immediato in
cremento di tutte quelle iniziative divulgative e di informa
zione in grado di accrescere e di diffondere il malcontento
popolare per la guerra in Africa Orientale. In particolare, vie
ne prospettata "l'edizione di una serie di manifesti destinati
a far sapere al popolo italiano quale eco di esecrazione il fa
scismo ha suscitato in tutto il mondo con la sua aggressione
contro l'Etiopia, a sfatare le leggende sulle ricchezze di quel
paese, a smascherare le mistificazioni sentimentali, ad incita-
230
re alla disobbedienza militare e civile/ al sabotaggio"515. Ad
un "Comitato Anarchico d'Azione Rivoluzionaria", è invece
affidata la funzione di coordinamento e di stimolo alla lotta.
Progettato come una struttura specifica, atta a garantire "pron
tezza e simultaneità d'azione", il Comitato agisce a diversi
livelli operativi, quali la penetrazione della stampa clande
stina in Italia, la costituzione di nuove cellule o nuclei d'as
salto, il reperimento di mezzi bellici e finanziari per la lotta, e
così via. Di fondamentale importanza, è poi quella parte del
la relazione dove si provvede alla chiarificazione e alla siste
mazione definitiva della complessa questione dei rapporti con
le altre forze antifasciste. Le soluzioni adottate in proposito,
possono considerarsi un po' come la concettualizzazione sin
tetica del tormentato dibattito condotto negli anni preceden
ti. Riconosciuto infatti che, "per povertà di mezzi e per limi
tata influenza sulle masse, non potremo da soli fare una rivo
luzione''516, si suggerisce di "cercare adesione ed aiuti in altri
campi affini al nostro, nell'intento di abbattere il nemico che
non potremo vincere da soli"517. Ribadita l'ostilità verso qual
515 Aa.Vv ., Convegno d'intesa degli anarchici italiani, op. cit., pagina 18.
51fi Ivi, pagina 18. Rivoluzìo Giglìoli calcola che, al ritorno in Italia, gli
anarchici potranno disporre di circa cinque o seimila uomini, suddivisi
in quattro gruppi: "1° - una schiera di bravi diavoli, onesti, buoni, lavo
ratori, capaci di sopportare la fame la miseria, di far schioppettate e an
che d'immolarsi per l'ideale, ma inatti a discutere le idee, a diffonderle
con chiarezza, a prendere delle iniziative, a risolvere dei problemi, in
una parola a formare queU'èUte attiva, dinamica, perspicace, senza di
cui un movimento rivoluzionario non può sviluppare e prosperare. 2° -
Un'esigua minoranza di elementi selezionati, possedenti quel minimo
di cultura generale, di educazione politica, di senso pratico e di ascen
dente personale che è indispensabile al ruolo di agitatore politico. 3° -
Un certo numero di elementi equivoci, psicopatici, amorali, erroneamente
inseriti nel movimento anarchico, i quali potranno essere utili momenta
neamente in alcune circostanze, ma che però non possono costituire una
base solida per un movimento dì idee. 4° - Un gruppo dì matti e dì squi
librati che rilevano molto più della psichiatria che del movimento anar
chico". Ivi, pagina 40.
517 Ivi, pagina 18.
231
siasi forma di collaborazione tanto "coi partiti e gli uomini
del passato" quanto con i comunisti autoritari si propone
quindi di stringere "un'intesa libera coi Sindacalisti Giusti
zia e Libertà e una parte dei repubblicani", specificando però
che l'alleanza dovrà rivestire "un carattere assolutamente
provvisorio e circoscritto all'azione" e "non dovrà impegna
re o comunque compromettere la nostra autonomia di pro
paganda e di critica politica"518. Resta inoltre inteso che, "non
appena sarà raggiunto l'obbiettivo sul quale sarà basata la
provvisoria cooperazione, ci considereremo slegati da qual
siasi vincolo e marceremo sulla nostra strada per la realizza
zione della libera federazione delle comunità anarchiche"519.
Nella "Relazione B" - Rapporto sull'atteggiamento degli anar
chici nell'insurrezione520- vengono invece passati in rassegna
una serie di obiettivi "concreti ed immediati" la cui realizza
zione è ritenuta indispensabile per "affrettare il successo del
l'insurrezione" ed "impedire che si rinsaldi il ferreo cerchio
del potere autoritario-statale". Quindi: assalto alle strutture
belliche - negozi d'armi, posti di polizia, caserme, depositi
militari, arsenali; occupazione delle centrali dei servizi pub
blici - poste, ferrovie, acqua, gas, elettricità; impossessamento
dei grandi magazzini e dei depositi di generi alimentari e di
merci di prima necessità; demolizione di tutti i gangli del po
tere politico-giuridico-istituzionale - archivi della proprietà,
ministeri, prefetture, questure, penitenziari; espropriazione
delle industrie; collettivizzazione delle terre; appropriazione
dei mezzi di propaganda. Come si è già verificato in tutti i
grandi eventi rivoluzionari, si sottolinea nella relazione, a que
sta fase iniziale dell'insurrezione antifascista subentra ben pre
sto un processo di restaurazione statalista che è destinato non
solo a frenare gli slanci popolari verso ulteriori conquiste ri
voluzionarie ma, soprattutto, ad esautorare la rivoluzione
stessa, svuotandola di tutti i suoi contenuti "sociali". Contro
232
questa ineluttabile involuzione autoritario-conservatrice, si
esorta a battersi con tutte le proprie forze, diversificando però
la lotta a seconda delle realtà territoriali di riferimento. In
quelle località dove il movimento rappresenta una corrente
politica maggioritaria, ad esempio, va immediatamente av
viata l'attuazione di forme di autogoverno popolare fondate
sui principi comcmalisti-autonomisti di organizzazione socia
le. Dove invece la presenza libertaria è nettamente minoritaria
rispetto alle altre forze, occorre "manovrare a dar sì che, ap
profittando delle divergenze e dei contrasti che si manifeste
ranno tra i diversi partiti e correnti politiche, il ferreo cerchio
del potere non si rinsaldi"521. Naturalmente, tra i più accaniti
fautori del processo di restaurazione autoritario-statalista,
viene indicato il "partito comunista ufficiale", definito "il
nemico più perfido e più insidioso dopo il fascismo". Basti
pensare che, pur di impedire ai "bolseevichi" di conquistare
il potere, si è disposti anche a stringere forme di alleanze tem
poranee con gli altri "partiti sovversivi":
521 VV., Convegno d'intesa degli anarchici italiani, op. cit., pagina 22.
522 ivi, pagina 26.
dalle rovine della vecchia società" e procedere alla ricostru
zione del consorzio sociale secondo i parametri organizzativi
libertari. Sotto il profilo politico, viene così propugnata l'at
tuazione "del massimo decentramento territoriale possibile"
mediante la costituzione di liberi comuni, intesi tanto quali
organi di autogoverno popolare, che come strutture di ge
stione della proprietà e dei servizi sociali523. A specifici nuclei
di combattimento sorti all'interno dei Comuni - i Comitati
rivoluzionari di quartiere - spetta invece il compito di pro
clamare "l'abolizione della proprietà privata e del diritto d'ere
d ità " 524, delia m agistratura525, dell'am m inistrazione
penitenziaria526, della polizia politica e giudiziaria, delle ban
che private. Per quanto concerne la questione economica, si
prescrive che:
Per la terra faremo scom parire i limiti, confini, siepi, fossati che ser
vono oggi a separare un podere dall'altro; avremo così dei tracciati
234
geometrici limitati soltanto dalle arterie di circolazione e dai corsi
d'acqua. La terra, proprietà comunale inalienabile, sarà concessa agli
operai agricoli - braccianti, contadini, fittavoli, mezzadri di oggi -
che lavoreranno in comune nel modo che meglio converrà loro, cioè
in cooperative, o sotto l'egida dei sindacati agricoli, o in gruppi di
famiglie a secondo dei casi e delle località528 .
Provocare e rendere possibili dei contatti coi compagni degli altri paesi
e promuovere anche, se possibile, il risveglio attivo di un'intesa anar-
235
chica internazionale che venga in sostegno del nostro lavoro di pre
parazione rivoluzionaria. Raccogliere del denaro per alimentare det
ta azione. Promuovere e coordinare i contatti tra i com pagni em igrati
e quelli stabiliti in Italia e facilitare la riorganizzazione anarchica in
Italia. Studiare i mezzi d eiratto rivoluzionario. Promuovere l'intro
duzione in Italia sia di appelli rivoluzionari al popolo, sia di testi
adatti alla situazione aiutandone finanziariamente la riproduzione e
la diffusione per opera dei Compagni d'Italia. Compilare periodica
mente un bollettino "SERVIZIO STAMPA" fornente notizie sulla si
tuazione italiana ed estera in relazione alla guerra Italo-Etìopica [...]
Compilare e diramare ai m ilitanti più attivi sparsi nei vari centri una
relazione periodica, sotto forma di circolare, la quale nelle grandi
linee, informi sull'attività del Comitato e, in generale, del m ovim en
to532.
La delusione che dilaga tra gli anarchici per gli esiti favo
revoli al fascismo della guerra d'Etiopia è paragonabile allo
scoramento e alla disillusione diffusesi nel 1932, quando era
apparso ormai chiaro che il regime era riuscito ad arginare
con successo gli effetti più destabilizzanti prodotti dalla crisi
economica internazionale533. Come allora, infatti, i pronostici
532 Aa.Vv., Convegno d'intesa degli anarchici italiani, op. cit., pagina 16.
533 Vedi capitolo terzo, paragrafo quattro.
236
di un'imminente sollevazione popolare armata in Italia sono
stati sonoramente smentiti dallo sviluppo degli eventi. Se,
però, agli anni bui della recessione doveva seguire un perio
do di progressivo consolidamento della dittatura, questa volta
la decisione di Mussolini di intervenire militarmente in Spa
gna per coadiuvare i generali golpisti è destinata a far emer
gere nel paese i primi segnali di una vera e propria frattura
classista, che consente al movimento una timida ripresa dopo
la stasi e l'immobilismo del 1935.
A suscitare la profonda avversione dei ceti operai, sono
soprattutto i connotati ideologici della nuova impresa milita
re fascista. Rispetto alla guerra coloniale in Africa Orientale,
quello che si sta combattendo in Spagna si presenta ai loro
occhi come un conflitto dagli inequivocabili contenuti di clas
se: da una parte le masse diseredate, gli operai, i contadini, i
lavoratori in lotta per la libertà, che hanno trovato la solida
rietà dell'Unione Sovietica e di tutto l'antifascismo europeo;
dall'altra le forze oscurantiste e reazionarie, i padroni, i
dominatori e gli oppressori di sempre, in favore dei quali stan
no invece mobilitandosi Italia e Germania, decise a far trion
fare la dittatura liberticida anche in Spagna. E' quindi com
prensibile che l'intervento fascista a sostegno dei franchisti
finisca per determinare una sorta di risveglio di coscienza dei
settori proletari, facendo riaffiorare alla memoria delle masse
quell'immagine del fascismo liberticida, della "guardia bian
ca" del capitale, dell'irriducibile nemico di classe, oggi pron
to persino ad accorrere in difesa dei capitalismi stranieri pur
di fermare l'avanzata del movimento operaio. Come segna
lano rapporti fiduciari e relazioni prefettizie, "un inconfessato
senso di solidarietà coi comunisti spagnoli" comincia col pas
sare delle settimane a diffondersi nel mondo del lavoro, "nel
la speranza che il trionfo dei Rossi in Spagna [...] possa se
gnare l'inizio della capitolazione dello spirito autoritario fa
scista in Italia"534. Ma c'è anche chi non è per nulla disposto;
237
ad attendere gli esiti del conflitto e, sfidando i controlli delle
autorità e delle polizie di confine, decide di partire clandesti
namente per la Spagna per contribuire in prima persona alla
mobilitazione del proletariato iberico. Al di là di tutte le mo
tivazioni politico-ideologiche, per loro la guerra civile spa
gnola si configura soprattutto come una possibilità di lotta,
come un'opportunità d'azione, come un'occasione concreta,
insomma, per riuscire finalmente a sconfiggere quel stato
d'animo d'impotenza e quel senso di frustrazione generato
da lunghi anni di passività e di completa sottomissione al
nemico. Ad alimentare questa volontà di partecipazione, con
corre del resto anche l'intervento in Spagna dei volontari
antifascisti, che nella circostanza ritornano alla ribalta della
cronaca circonfusi da un'aura di eroismo guerriero del tutto
inedita per l'Italia fascista. Come ha scritto Simona Colarizi,
il "glorioso" esempio dei compagni fuorusciti sta rapidamente
frantumando quella
238
E' in questi nuovi scenari di dissenso proletario, dunque,
che va collocato un primo rilancio dell7antifascismo anarchi
co nel paese. Naturalmente, pullulano soprattutto le iniziati
ve in favore del popolo spagnolo, come dimostra l'abbondan
za di arresti eseguiti un po 7 dovunque per propaganda orale
"pro-Spagna rivoluzionaria", diffusione di stampa "pro-sov-
versivi spagnoli", sottoscrizioni "per i rossi di Spagna", re
clutamento di volontari antifascisti, allestimento di reti di
espatrio clandestino536. Ad essere in maggior fermento, sono
ancora una volta i quadri attivi a Torino. Qui, il già noto Mi
chele Guasco537, ha riorganizzato un gruppo di diciotto mem
bri che sta adoperandosi nella raccolta e nella distribuzione
di fondi pro-vittime politiche, nella diffusione alla macchia
di stampa antifascista e nel mantenimento dei collegamenti
con i compagni fuorusciti a Ginevra, a Parigi e a Chambery538.
Allo stesso tempo, Guasco è riuscito ad instaurare un prezio-
ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, AA. GG. RR, CC. AA., 1936, busta 23,
fascicolo KlA/M ovim ento anarchico, AA. GG; ACS, PNF, Situazione
politica per province, bb.: 7 (fsc. Milano), 1 (fsc. Genova), 25 {fsc. Tori
no), 11 (fsc. Padova), 28 (fsc. Vicenza), 6 (fsc. Bologna); A. D al P ont-S.
C arolini, L'Italia dissidente, op. cit; A.A.V.V, Aula IV, op. cit; C. G hini-A .
D al P ont , Gli antifascisti al confino, op. cit; A. D al P ont-S. C arolini, L'Ita
lia al confino, op. cit.
537 Su Michele Guasco, cfr.: ACS, CPC, busta 5263, fsc. 79292 (Guasco
Michele); ACS, Min. Int., Div. Poi. Poh, (ff. personali), busta 641, fsc.
Guasco Michele; ACS, Min. Int., Div. Poi. Poh, (ff. per materia), busta 119,
fsc. 3 (Guasco Michele e Giustizia e Libertà); ACS, Min. Int., Div. Poi. Poh
(ff. per materia), busta 101, fsc. 14 (Part. An.); ACS, Min. Int., Dir. Gen.
PS, AA. GG. RR., CC. AA., 1930-31, busta 400, fsc. KlA/M ov. An., AA-
PP. (TO); ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, AA. GG. RR., CC. AA., 1937, busta
43, fsc. KlA /M ov. An., AA. PP. (TO); Ministero della Difesa, Tribunale
Speciale per la difesa dello Stato. Decisioni emesse nel 1937, Roma 1994; P. C.
Mas ini, Anarchici e comunisti nel movimento dei consigli a Torino, "Quader
ni di studi anarchici, 3 (1970), Firenze, 1970; R. Luraghi, Il movimento ope
raio durante la Resistenza, Einaudi, Torino, 1958.
53ii Cfr. P. B ianconi, op. cit., pp. 162 e sgg.; T. I mperato, Anarchici a
Torino, in "Rivista storica dell'anarchismo'7, n. 2, Luglio 1995, pagina 64;
G. S acchetti, Gli anarchici nell'Italia fascista attraverso le carte di polizia, in
"La Resistenza sconosciuta", Milano, Zero in condotta, 1995, pagina 227.
239
so contatto diretto con Giulio B accorti539, che da Marsiglia sta
lavorando attivamente per rilanciare la lotta armata in Ita-
lia540. L'arresto in città di ventiquattro militanti giellisti541,
consente poi di scoprire che l'anarchico ha intessuto stretti
rapporti anche con i nuclei torinesi di Giustizia e Libertà. Non
solo, infatti ha avviato una collaborazione con un giornaletto
giellista d'informazioni operaie diffuso clandestinamente
nelle fabbriche - "Voci d'officina"542 - ma sta fungendo da
elemento d'intermediazione logistica tra Carlo Rosselli e al-
240
curii quadri attivi all'interno543. In seguito ad accurati ed in
cessanti pedinamenti544, si appura infine che, sin dai primi
giorni della mobilitazione antifranchista, Guasco ha esteso
ulteriormente il raggio della propria azione, predisponendo
alcune iniziative dirette al reclutamento di volontari per la
guerra civile di Spagna545. L'attività clandestina dell'anarchi
co, insomma, ha assunto una tale ampiezza e consistenza da
spingere le autorità a rompere gli indugi e procedere ad una
vasta operazione di polizia. Arrestato all'alba del 10 ottobre
insieme ad altri diciassette militanti546, Michele Guasco è de-
241
nunciato al Tribunale Speciale "quale responsabile di delitti
di cospirazione politica mediante associazione per attentare
alla costituzione dello Stato, per aver dato adesione alla setta
G. e L. e di arruolamento di cittadini a servizio dello stranie
ro". Dalla relazione del prefetto di Torino, inviata a Roma nel
dicembre 1936547:
sco Fxìmann, Alice Armanetti, Luigi Scala (giellista) e Pier Leone Migliardi
(giellista)- ACS, Min. In t, Divisione Polizia Politica (fasciscoli per mate
ria), busta 119, fsc. 3 (Guasco Michele e Giustizia e Libertà). Relazione
del prefetto di Torino, del 15 ottobre 1936.
547 Oltre al Guasco, sono denunciati al Tribunale Speciale: Francesca
Guasco, Luigi Dal Santo, Mario De Pasquale, Antonio Mairone, Alice
Armanetti, Luigi Scala, Pier Leone Migliardi; sono ammoniti Leonida
Cavallo e Bortolo Giambarda; sono diffidati tutti gli altri. Vengono
condannati Luigi Scala (12 anni), Michele Guasco (8 anni), Luigi Dal Santo
(4 anni) e Mario De Pasquale (2 anni e sei mesi). Vengono invece assolti
per insufficienze di prove Antonio Mairone e Luigi Migliardi. Francesca
Guasco ed Alice Armanetti erano già state assolte durante Tistruttoria.
ACS, Divisione Polizia Politica (fasciscoli per materia), busta 119, fsc. 3
(Guasco Michele e Giustìzia e Libertà). Relazione della prefettura di To
rino, del 30 aprile 1937.
5m ACS, CPC, busta 2563, fsc. 79292 (Guasco Michele). Relazione del
prefetto di Torino, del 4 dicembre 1936.
242
4 - L'intervento degli anarchici italiani in Spagna. Dalla "rivolu
zione antifascistai" alla "guerra antifascista" (luglio - dicembre 1936)
243
Le notizie provenienti da Madrid generano uno stato d'ani
mo di euforia e di gran concitazione negli ambienti dell'emi
grazione anarchica italiana. Dopo tanti anni di sconfitte subi
te e di battaglie perdute, un popolo in armi si è finalmente
sollevato riuscendo ad impedire che un'altra nazione euro
pea precipitasse sotto il giogo della reazione fascista. Passa-
244
no soltanto pochi giorni dal fallito golpe dei militari e un'im
pazienza di unirsi alla mobilitazione dei compagni spagnoli
inizia rapidamente ad impadronirsi dei fuorusciti550, che dal
la Francia, dal Belgio, dalla Svizzera e da tutti i territori d'esi
lio salpano alla volta della Spagna con uno slancio, un
tempismo ed una determinazione da lasciare esterrefatti551.
245
La fervida volontà di partecipare alla lotta armata contro il
nuovo fascismo è accresciuta anche dalle concrete prospetti
ve rivoluzionarie che essa lascia intravedere. Profondi cono
scitori della realtà politico-sociale spagnola, per essersi molti
di loro uniti alle lotte ingaggiate dal proletariato locale sin
dalla proclamazione della repubblica nel 1931, gli anarchici
italiani sanno che questa volta s'impugnano le armi per com
battere in un paese dove sono attive un'organizzazione sin
dacalista (la Cnt) e una federazione politica (la Fai - Federación
Anárquica Iberica) che possono avvalersi di vaste aree di
mobilitazione subculturale a tinte federaliste ed antistataliste.
In questo senso, l'immediatezza con cui tanti militanti accor
rono a fianco dei compagni spagnoli si spiega anche con la
valutazione che quanto più a lungo sarebbe durato lo scon
tro armato con i franchisti, tanto minori sarebbero state le
possibilità di trasformare la guerra civile in una rivoluzione
sociale.
La decisione di intervenire militarmente in Spagna viene
adottata, dai membri del Comitato Anarchico ¿'Azione Ri
voluzionario552, durante una riunione informale tenutasi a
Parigi, a pochi giorni dallo scoppio delle ostilità553. Subito
dopo, un primo scaglione di fuorusciti varca i Pirenei e si di
rìge verso Barcellona, dove giunge il 29 luglio. Soltanto in
seguito ad un confronto tra i rappresentanti di tutte le com
ponenti dell'antifascismo italiano, avvenuto a Parigi il 28 lu
glio554, parte invece un secondo e ben più folto gruppo di
246
militanti che, insieme ad una ventina di giallisti555, una deci
na tra repubblicani "intransigenti" e socialisti massimalisti555,
e tre comunisti dissidenti557, raggiunge Barcellona nella pri
ma settimana di agosto. Ed è proprio dalla fusione di questi
due raggruppamenti originari di volontari che nasce la pri
ma colonna di antifascisti italiani combattenti in Spagna558.
Nonostante Carlo Rosselli e altri esponenti giellisti siano
propensi a preservare alla formazione una propria autono
mia ideologica e operativa, le pressioni della maggioranza
libertaria e valutazioni di ordine logistico, convincono alla
fine per un inquadramento nelle milizie controllate dalle Cnt-
Fai559 - con la denominazione ufficiale di "Sezione Italiana"
della colonna "Francisco Ascaso"560. Per salvaguardare la fi
sionomia pluralista del reparto, si specifica però, nell'atto di
247
costituzione, che "la Colonna come tale manterrà il carattere
di formazione unitaria antifascista al di sopra delle distinzio
ni dipartito"561. Forte di circa 130 effettivi - ottanta anarchici,
una ventina di giellisti, altrettanti tra comunisti e socialisti e
una decina di repubblicani - la colonna è munita di un equi
paggiamento alquanto precario562, tanto che gli stessi miliziani
spagnoli nutrono inizialmente non poche perplessità sulle sue
capacità di tenuta e di manovra. Dopo un breve periodo di
addestramento, sotto la direzione di Mario Angeloni, Rosselli
e Giuseppe Bifolchi, la divisione diviene operativa il 19 ago
sto quando, abbandonata la caserma "Bakunin", esce in pa
rata da Barcellona per raggiungere il fronte aragonese nelle
vicinanze di Huesca, a nord-est di Saragoza563. Appostatasi
su una collina situata in posizione strategica - soprannominata
da Angeloni "Monte Pelato"564 - la "Sezione Italiana" fa la
prova del fuoco all'alba del 28 agosto: i fucilieri comandati
da Bifolchi e i mitraglieri di Angeloni -110 uomini - respin
gono brillantemente un attacco dei nazionalisti - circa 700
unità coadiuvate da autoblindate - diretto ad espugnare la
postazione militare nemica.
Prima vittoria miliziana in campo aperto565, la battaglia di
248
"Monte Pelato" accresce notevolmente il prestigio dei volon
tari italiani tra i combattenti dello schieramento aragonese. Il
Comitato delle milizie antifasciste della Catalogna, decide
persino di aggregare alla colonna un reparto di circa 1 2 0 0 ef
fettivi, mentre a grande richiesta "los italianos" vengono po
sti al comando di alcune divisioni armate locali, A ridimen
sionare gli entusiasmi sopraggiunge però, dopo soli pochi
mesi, il rovinoso esito della battaglia di Almudevar. Nei pia
ni strategici dei miliziani, la cittadina aragonese costituisce
un obiettivo di rilevanza cruciale, giacché la sua conquista
consentirebbe sia di recidere i collegamenti tra le forze nazio
naliste di stanza a Huesca e quelle acquartieratesi a Saragozza,
che di servirsi di una preziosa arteria di congiunzione tra la
Catalogna, dotata di industrie di trasformazione, e i paesi ba
schi, ricchi invece di minerali e di industrie dì base. L'offensi
va scatta il 2 2 novembre: dopo un breve fuoco di artiglieria
tre battaglioni, guidati rispettivamente dagli anarchici Emi
lio Canzi, Antonio Cieri e Giuseppe Bifolchi, riescono a rag
giungere la stazione, il cimitero e le prime case di Almudevar;
ma il mancato intervento della colonna comunista di appog
gio e le avversità meteorologiche fanno fallire la conquista
del paese. La ritirata è così disastrosa da provocare maggior
perdite dell'attacco: 80 tra morti e feriti contro i pochi feriti
dell'assalto.
Indipendentemente dalle pesanti perdite e dai contrasti
che scatena all'interno della colonna italiana566, la disfatta di
Almudevar è destinata ad influire anche sui tempi e sulle
249
modalità di conduzione delle operazioni militari. A partire
da questo momento, infatti, una lunga e logorante "guerra di
posizione" a fronte stabile subentra a quella "guerra di slan
cio e di movimento" che aveva contraddistinto le prime fasi
del conflitto. Sebbene sostenuto dagli stessi vertici militari
anarchici, il mutamento strategico finisce per ripercuotersi
dannosamente proprio sull'efficienza e sull'incisività delle for
mazioni libertarie che, in prevalenza, s'ispirano invece alle
tecniche di assalto tipiche della guerriglia rivoluzionaria. Non
a caso, in sede di dibattito storiografico, molti studiosi hanno
ravvisato nella stabilizzazione del fronte uno dei fattori de
terminanti non tanto della sconfitta militare contro Franco,
quanto del soffocamento della rivoluzione sociale libertaria.
Sim u ltan eam en te a lla gu erra civ ile tra fa sc isti ed
antifascisti, infatti, un vero e proprio processo di trasforma
zione sociale egualitario sta dispiegandosi in tutte quelle re
gioni del paese dove gli anarchici costituiscono la schiaccian
te maggioranza delle forze rivoluzionarie. Soprattutto in
Catalogna, è un susseguirsi costante di collettivizzazioni di
terre, espropriazioni di fabbriche, socializzazioni dei servizi
pubblici, occupazioni di sedi istituzionali; e tutte le strutture
da cui sgorgano i mille rivoli della vita produttivo-sociale,
sono im p erniate sui m o d elli o rg an izzativ i an arch ici
dell'autodeterminazione e dell'autogoverno popolare. Siamo
insomma al cospetto di un profluvio di realizzazioni e di li
bere sperimentazioni comunitarie che sprigionano un'atmo
sfera così entusiasmante e straordinaria da sedimentarsi nel
la memoria storica libertaria come "la breve estate dell'anar
chia"567.
567 "Nella memoria degli anarchici italiani partecipanti alia lotta del
1936-1939", ha scritto Carlo Venza, "le collettivizzazioni sono ritenute
un pilastro fondamentale della storia spagnola del periodo. Con il passa
re del tempo, anzi, alle nuove generazione di anarchici in Italia ciò che
sarà trasmesso dell'esperienza spagnola riguarderà molto più l'aspetto
costruttivo dell'autogestione dei lavoratori nelle fabbriche e nei campi,
che non le imprese armate, collocate dai militanti anziani in un ambito
storico ben preciso e mai esaltate in quanto tali". C. V enza, Tra rivoluzione
250
Naturalmente/ si tratta di un'esperienza che le altre com
ponenti politiche dello schieramento repubblicano del Fron
te Popolare si adoperano in tutti i modi a sabotare. Allarmato
da una situazione sociale in costante fermento e sviluppo, il
governo centrale di Madrid cerca subito di ripristinare l'au
torità dell'apparato statale attraverso un'azione di progressi
vo e graduale esautoramento delle strutture rivoluzionarie
sorte dalle spontanee iniziative dal basso: si comincia col sot
toporre a controllo istituzionale le comuni agricole, per poi
avvicendare i consigli e i comitati operai sorti nelle fabbriche
d'interesse strategico con organismi nominati direttamente
dal potere politico. Forti diffidenze a livello istituzionale, su
scitano del resto le stesse formazioni combattenti anarchiche
di base. Non piace la loro "indisciplina", il loro "estremismo",
la loro refrattarietà ad ogni sorta di ordine, grado, gerarchia,
comando; soprattutto, non piace la loro incontrastata egemo
nia in ambito "sociale". Si spiega così la massiccia campagna
diffamatoria avviata dalle forze governative ai danni delle
colon ne an arch iche e pou m iste sch ierate sul fronte
aragonese 568 . La disfatta di Almudevar, ad esempio, è colta a
pretesto per denunciare a gran voce imperizie, precarietà e
inefficienze manifestate nella circostanza dai miliziani, tacen
do però del valore, del coraggio e dello spirito di abnegazio
ne di cui molti si sono resi protagonisti nonostante le tante
avversità e le innegabili carenze organizzativo-militari. Nel
contempo, faide, violenze, prepotenze, massacri e tutto quanto
di disdicevole una guerra civile per sua stessa natura com
porta, è imputato unicamente ad "elementi anarchici" e "agen
ti provocatori poumisti", che vengono così infangati per pura
avversione politica. "Il fronte aragonese", dichiara un adira-
e guerra. Libertari italiani nella Spagna degli anni trenta, in La resistenza sco
nosciuta, op. cit., pagina 266.
56S Si pensi, solo per citare un esempio, alla vignetta satirica apparsa
sul periodico 'comunista di Barcellona "Las noticias", dove il fronte
aragonese è raffigurato da un pescatore obeso e beato, in procinto di ad
dormentarsi con una canna da pesca in mano, la sigaretta sull'orecchio e
la bottiglia di vino al fianco.
251
to Camillo Berneri, "è il fronte della Divisione Ascàso e della
Divisione Durruti, è il fronte sul quale gli anarchici, il Poum
ed il partito federale hanno la maggior parte delle loro forze
armate. Ciò basta ai settari dello stalinismo e della socialde
mocrazia per realizzare una campagna di diffamazione tanto
fraudolenta quanto ingiusta"569. Sotto l'aspetto militare, poi,
si fa di tutto per intralciare l'attività delle milizie catalane,
tanto da privarle persino dei rifornimenti necessari per sfer
rare nuove offensive ed ampliare le aree liberate. Viene in
somma attuata una vera e propria azione di ostruzionismo
che non mancherà di riflettersi pesantemente sulle sorti della
stessa guerra civile. Come ben sanno anche i combattenti non
anarchici, la Catalogna "libertaria" costituisce infatti la prin
cipale risorsa economica e materiale in queste prime fasi del
lo scontro bellico. "La Catalogna", constata Carlo Rosselli, "ha
nelle mani l'avvenire di tutta la Spagna. Potrebbe armare 300
mila uomini e in tre mesi la guerra sarebbe vinta. Perchè non
s'è già fatto? Perchè è stata se non boicottata, trascurata. Il
socialismo madrileno, accerchiato, ha continuato ad insegui
re il suo centralismo unitario, mentre a Barcellona non arri
vano che le briciole. Il socialismo, il comunismo internazio
nale gu ard avan o con p reoccu p azion e qu esta n atu ra
eterodossa"570. Persino un insospettabile come il colonnello
francese Castagnet, non esita ad affermare:
252
prende il via nel paese subito dopo l'intervento militare del-
l'URSS di Stalin572. A differenza dell'Inghilterra e dell'alleato
francese, che si mantengono in posizione defilata, il dittatore
russo non resta indifferente alle vicende spagnole e decide di
sostenere il governo del Fronte Popolare mediante l'invio di
uomini e di mezzi. Allo stesso tempo, però, condiziona i ri-
fornimenti alla centralizzazione del comando militare e della
polizia politica sotto la direzione di emissari sovietici e alla
revoca delle collettivizzazioni già compiute o in fase di attua
zione573 . Il disegno strategico del Kremlino, dunque, è quello
di assumere il controllo politico-militare dello scontro per
procedere alla restaurazione della legalità e dell'ordine "bor-
253
ghese". Subito dopo barrivo delle forniture belliche e la for
mazione dei primi nuclei delle "Brigate Internazionali", si
provvede infatti all'inquadramento forzato dei miliziani in
un esercito regolare e alla soppressione delle conquiste rivo
luzionarie realizzate dalle masse - come, ad esempio, la resti
tuzione ai latifondisti delle terre collettivizzate e la riconsegna
agli industriali delle fabbriche socializzate.
Sebbene la complessità della guerra civile spagnola ne im
pedisca una riduzione contenutistica ad una mera contrap
posizione tra controrivoluzione stalinista e rivoluzione sociale
libertaria, è irrefutabile che, nei primi mesi del conflitto, Mo
sca reputasse di prioritaria importanza riuscire a scardinare
il predominio sociale e militare detenuto da anarchici e
poumisti. A testimoniarlo in modo eloquente, è la stessa vi
cenda dell'inquadramento forzato delle milizie in un esercito
regolare che, presentata sotto l'aspetto tecnico di migliorare
l'efficienza delle colonne, va in realtà letta come un'operazio
ne diretta a privare anarchici e poumisti delle proprie radici
sociali o, come più correttamente è stato scritto, "a tagliare il
rapporto organico dei miliziani con le realtà sociali - quartie
re, fabbrica, sindacato - che li armavano e sostenevano"574.
In questo modo, la militarizzazione delle milizie si traduce
immediatamente in una militarizzazione dell'intero scontro
sociale, in un'abdicazione, vale a dire, di quella impostazione
"dal basso" della mobilitazione antifranchista in favore del
modello strategico dello scontro "dall'alto" tra Stati rivali. E'
la logica dei fronti popolari, del patto d'unità d'azione, del
l'alleanza tra la socialdemocrazia ed il comunismo interna
zionali; è, insomma, il passaggio dalla "rivoluzione antifasci
sta" alla "guerra antifascista". "Fare la Rivoluzione per vin
cere la Guerra", era stata la parola d'ordine nei primi mesi
del conflitto; "Vincere la Guerra per fare la Rivoluzione", è
invece lo slogan di Mosca. Uno slogan che, come ben perce
piscono gli anarchici combattenti nelle colonne, è destinato374
374 L. Di Lembo, L'Europa tra guerra dì stato e guerra di classe, op. cit,
pagina 31.
254
fatalmente a sfociare neiraffossamento della rivoluzione so
ciale:
255
popolo in armi, unica garanzia che la libertà sarà difesa c o n entusia
smo e che nell'om bra non si tram ino nuove cospirazioni576.
576 Documento citato in: J. P eirats, op. cit., Volume primo. Dalla Prima
Internazionale al 1936, pagina 251.
577 Federica Montseny, alla sanità; Garcia Oliver, alla giustizia; Juan
Peirò, aH'industria; Juan Lopez Sánchez, al commercio.
256
potenziare al massimo le strutture di base e gli organismi di
autodifesa popolare già operativi. Una risposta che appare
persuasiva sta nella convinzione delle dirigenze confederali
che/ dati i rapporti di forza, la sconfitta di Franco fosse per
così dire propedeutica alla lotta per il compimento definitivo
della rivoluzione sociale. Una visione strategica, quindi, del
tutto analoga a quella bolscevica e che, sebbene sorretta da
intenti diversi, non differisce però nei suoi effetti complessi
vi. Come ha infatti scritto F. M. Santos, l'ingresso di ministri
anarchici nella compagine governativa guidata da Largo
Caballero, decretava ufficialmente "l'abbandono del proces
so rivoluzionario a favore della lotta antifascista. Il che com
portava alla lunga l'abbandono delle conquiste rivoluziona
rie, quale che fosse il risultato della guerra civile"578. Natu
ralmente, il processo alle gerarchie confederali spagnole, nel
l'immediato e negli anni successivi, tocca tutte le corde e tutti
i temi. Accuse di sudditanza psicologica nei confronti delle
altre componenti dello schieramento repubblicano, di men
talità autoritaria di stampo "archinovista", addirittura di una
profonda diffidenza, se non di una vera e propria avversio
ne, nutrita nei confronti dello spontaneismo rivoluzionario
delle masse. La tendenza generale, in altre parole, è stata quel
la di tracciare una linea di demarcazione ben definita tra gli
atteggiamenti militar-governativi delle dirigenze politico-sin
dacali e le istanze di trasformazione sociale delle masse pro
letarie. Si tratta di una diversificazione attributiva che, a dir
il vero, appare il più delle volte arbitraria e riduttiva, consi
derando che quella della collaborazione di tipo frontista, in
tesa come necessità dura ed ineluttabile, è una prerogativa
largamente diffusa anche a livello di base. Valga per tutti"
l'esem pio del leggendario rivoluzionario Buenaventura
Durruti che, pur presagendo i rischi e le insidie intrinseche
nell'adozione della strategia dei "due tempi", non indugia a
marciare con un proprio battaglione in difesa di Madrid, mi
nacciata dall'avanzata delle forze nazionalisteS79. "Forse un
257
giorno", dichiara ai suoi miliziani al momento della partenza
per la capitale,
258
"Guerra civile e rivoluzione sociale", si legge nell'editoriale
del primo numero,
259
zione sociale e le aspirazioni deiranarchismo"5S4. Alle ogget
tive inefficienze delle milizie di base e alla frammentarietà
organizzativa delle strutture di autogestione popolare/ sostie
ne l'anarchico italiano/ non si ripara con la gerarchizzazione
militare e con la costituzione di un apparato fortemente cen
tralizzato/ ma tramite l'individuazione di percorsi intermedi
che consentano di porre rimedio alle aporie e alle disfunzioni
degli organamenti popolari senza intaccare il principio della
trasmissione "dal basso all'alto". Proprio l'opposto/ quindi,
della linea strategica intrapresa dalla Cnt-Fai che, accettando
la militarizzazione forzata, è invece rimasta imprigionata nella
"politica di guerra" verticistica e autoritaria alla quale il go-
verno centrale di Madrid, Mosca e i partiti marxisti sono ri
corsi per assumere il monopolio dello scontro ed indirizzarlo
in senso controrivoluzionario. Ancor più dannosa, incalza
Berneri, è stata poi la politica di collaborazione frontista
cenetista che, oltre a segnare l'ufficializzazione del duplice
processo di "bolscevizzazione" ed integrazione nella legalità
borghese dell'anarchismo spagnolo, ha prodotto una frattu
ra così ampia tra la "base" e i "vertici" da danneggiare
irrimediabilmente non solo "il ruolo della Cnt e della Fai in
Spagna", ma "l'anarcosindacalismo nel mondo intero"585.
Nella riflessione di Berneri, dunque, emergono dirompenti
tutte le divergenze di fondo che separano gli anarchici italia
ni dai dirigenti spagnoli su problematiche di fondamentale
importanza, quali la politica bellica, l'azione rivoluzionaria,
la centralizzazione amministrativa, l'autonomismo antistata
lista. Sono tutti temi che si approfondiscono e si specificano
nei mesi successivi, finche l'assassinio dell'anarchico italiano
non ne tronca bruscamente l'ulteriore elaborazione586. Per il
momento, comunque, Berneri si batte con tutte le forze per
tentare di arginare la dinamica involutiva in atto e rilanciare581
260
la rivoluzione sociale libertaria. A tal proposito/ nel novem
bre 1936, egli si reca a Parigi per partecipare ad un congresso
dell'AIT, convocato proprio per discutere sugli accadimenti
spagnoli, e proporre una piattaforma di rivendicazioni im
mediate che, tra gli altri punti, contempla, una "riforma del
Consiglio d'Economia di Catalogna sul principio della rap
presentanza sindacale (Cnt-Ugt) e sull'esclusione dei rappre
sentanti governativi e politici", una "riforma della costitu
zione delle municipalità catalane sul piano del comuniSmo
libertario" e la "demilitarizzazione completa dell'esercito, che
dovrebbe essere sostituito dalle milizie sindacali"587.
La controrivoluzione statalista e le polemiche che l'accom
pagnano, stanno aggravando i contrasti anche all'interno della
colonna italiana. S'è visto come già l'inquadramento nella
divisione anarchica spagnola "Francisco Ascaso" fosse stata
accettata obtorto collo dai giellisti, che volevano preservare
alla colonna una propria autonomia ideologica ed operativa.
Sebbene si fosse riusciti ad appianare questi primi dissapori
in nome della comune volontà antifascista, diffidenze ed
incomprensioni rimanevano pur sempre presenti allo stato
latente. Significativo, a riguardo, è lo scontro verificatosi al
momento della partenza da Barcellona per il fronte aragonese,
quando alla proposta di alcuni giellisti, che volevano sfilare
innalzando il tricolore, gli anarchici avevano reagito contrap
ponendo il loro stendardo rossonero. La successione di Car
lo Rosselli a Mario Ange Ioni al comando militare della mili
zia, era stata poi accolta con molta perplessità dagli anarchi
ci, sospettosi che GL volesse avvalersi della nuova leadersheep
per imporsi sulle altre componenti politiche della colonna*
261
Un po', insomma, come stava avvenendo in ambito propa
gandistico dove "Giustizia e Libertà" esercitava una sorta di
monopolio dell'informazione sulle vicende spagnole. Sotto
questo aspetto, la stessa pubblicazione di "Guerra di classe"
si proponeva di fornire una voce alternativa, se non antago
nista, a quella della testata giellista. Le tensioni sono dunque
già alte quando a farle esplodere sopraggiunge la disfatta di
Almudevar. Persuasi che ormai i rapporti di forza richiedano
un arruolamento delle milizie in un esercito regolare, i giellisti
decidono di allinearsi senza più reticenze alla politica mili-
tar-governativa imposta da Mosca. A questo punto, i contra
sti tra anarchici e GL diventano insanabili e, nel dicembre 1936,
Carlo Rosselli ed il suo gruppo vengono di fatto espulsi dalla
colonna588. "Vi era dissidio nella colonna stessa", ricorda Al
berto Meschi. "Le solite gelosie e diffidenze. La maggior par
te degli uomini di linea erano libertari, mentre gli ufficiali
erano del gruppo GL e massoni. Questi ed altri dissensi fini
rono col rendere impossibile la vita nella colonna e ne causa
rono lo scioglimento"589. In realtà, la questione era ben più
complessa di quanto appare dalle parole dell'anarcosinda-
calista italiano. Come è stato sottolineato in sede di dibattito
storiografico, l'esperienza comune nella guerra civile spagnola
stava infatti dimostrando che tutto il lavoro unitario antifa
scista portato avanti faticosamente da anarchici e giellisti, era
poi destinato ad arenarsi, all'atto pratico, su divergenze ide
ologiche, programmatiche ed organizzative insormontabili.
Ma, soprattutto, stava dimostrando che, nonostante tutte le
teorizzazioni e le elaborazioni concettuali degli anni prece
denti, "l'entusiasmo dei giellisti per le creazioni sociali dal
basso, per il federalismo, per il movimentismo, rimanevano
in una costruzione intellettuale e liberale, non ancorata ad
262
una <aprioristica volontà di astensione dal ruolo governati-
vo> e <ad una radicata concezione della rivoluzione perma-
nente>"590.
Sul fronte interno, intanto, il processo di ristrutturazione
autoritaria dell'apparato statale procede a pari ritmo con Tope
ra di isolamento e di soppressione delle avanguardie rivolu
zionarie anarchiche e poumiste. Agente principale della
"controrivoluzione", è il partito comunista spagnolo che, su
bito dopo Tintervento di Mosca, si trasforma da aggregazio
ne di infima minoranza in principale forza politica della coa
lizione frontista. Ai principi di dicembre iniziano a verificarsi
i primi scontri armati tra anarchici e comunisti. Pochi giorni
dopo, la "Pravda" annuncia trionfante in un articolo di fon
do: "In Catalogna è già cominciata la pulizia dai trotskisti e
dagli anarco-sindacalisti. Essa verrà condotta con la stessa
energia che nelTUnione Sovietica". E' il preludio al massacro
delle sinistre rivoluzionarie. La fine di qualsiasi forma di
autogoverno popolare è invece sancita dal decreto governa
tivo del 24 dicembre, che istituisce il divieto di portare armi.
Agli inizi del 1937, dunque, la rivoluzione sociale in Spa
gna può ritenersi ormai giunta alla sua fase conclusiva. Una
rivoluzione che Madrid, Mosca e tutte le forze dello schiera
mento repubblicano si sono indistintamente affrettate a sof
focare e a reprimere, ma che le dirigenze politico-sindacali
anarchiche con la loro linea "ministerialista", la loro scelta
della militarizzazione forzata e la loro logica della "guerra
antifascista", hanno contribuito più di tutto a seppellire. "Gli
anarchici al governo in Spagna", ha scritto Giampietro Berti
cogliendo in pieno il fulcro della questione,
hanno dimostrato questo: neppure essi, gli anarchici, con il loro pro
gramma ideologico possono cam biare la natura del governo; la
militarizzazione in Spagna ha dimostrato questo: neppure la presen
za e la partecipazione degli anarchici a tale irregimentazione posso
no fermare la pietrificazione autoritaria di questo processo; la prati
ca del "fronte popolare antifascista" al posto della lotta antiautoritaria
sy0 L. Di L embo, Il fed era lism o an archico, op. cit., pagina 68.
263
ha dimostrato questo: che le forze reazionarie e controrivoluzionarie
non si valutano per la loro ispirazione ideologica o per la loro espres
sione sociale, ma dall'universale m atrice autoritaria che le segna
irrimediabilmente oltre le loro particolari vicende storiche (che diffe
renza c'era tra un attacco fascista o un attacco comunista alle colletti
vità e alla soppressione fisica dei suoi membri?); la scelta in Spagna
della guerra al posto della rivoluzione ha dimostrato questo: che ogni
guerra anche se combattuta da anarchici è prima di tutto un fatto
oggettivamente autoritario (e la guerra infatti fu persa appunto perchè
non si fece fino in fondo la rivoluzione); [...] l'abbandono parziale e
progressivo delle elem entari verità anarchiche sul rapporto mezzi
fine ha dimostrato infine proprio questo: che neppure gli anarchici
possono travisare la scienza della libertà da loro stessi costruita591.
264
C apitolo sesto
1937-1938
592 Cfr.: S. C olarizi, L'opinione degli italiani, op. cit.; S. C olarizi, Storia
del novecento italiano, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano, 2000; A.
A quarone , L'organizzazione dello stato totalitario, op. cit.; R. D e F elice ,
Mussolini il duce. Il, op. cit.; N . T ranfaglia, La prima guerra mondiale e il
fascismo, op. cit. Nel 1937-38, si registra anche un incremento degli episo
di di "antifascismo esistenziale" di matrice libertaria, tanto nei piccoli
quanto nei grandi centri della penisola. Arresti di cittadini colpevoli di
aver intonato motivi libertari o di aver pronunciato frasi inneggianti al
l'anarchica, sì susseguono a Firenze, Pisa, Torino, Forlì, Voghera, Lucca,
Ancona, Massa Carrara, Milano e Roma - dove, peraltro viene arrestata
una tal Caterina Meco, sorpresa mentre bacia la foto posta sul loculo' di
Malatesta al Verano. Molto numerosi, ovviamente, sono poi i ritrovamenti
di scritte murali "pro-Spagna rossa e rivoluzionaria", così come i verbali
di denuncia di individui responsabili di aver inneggiato ai "sovversivi
di Spagna". Cfr., ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, AA. GG. RR., CC. AA.,
1937, busta 43, fsc. KlA/M ovim ento anarchico, AA. PP.; Ivi, 1938, busta
23, fsc. KlA/M ovim ento anarchico, AA. PP.; A a .Vv., Aida IV, op. cit.; A.
D al P ont - S. C arolini, L'Italia dissidente, op. cit.; C. G hini - A. D al P ont,
Gli antifascisti al Confino, op. cit.; A. D al P ont - S. C arolini, L'Italia al Con
fino, op. cit.
593 Vedi capitolo 5, paragrafo 3.
265
prattutto Ilio Baroni594, un operaio della Fiat "Ferriere" che
sta servendosi di una fitta rete di collegamenti con i compa
gni fuorusciti in Francia e in Svizzera per ridare slancio e
impulso alla lotta antifascista in città. Come si legge in una
relazione di polizia,
594 Su Ilio Baroni, vedi: ACS, CPC, busta 355, fsc. 98913 (Baroni Ilio);
ACS, Min. In t, Div. Poi. Poi., (ff. personali), busta 81, fsc. 169 (Baroni
Ilio); ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, AA. GG. RR., CC. AA., 1938, busta 23,
fsc. K lA /M ov. An., AA. PP. (TO); T. Imperato, Anarchici a Torino, op. cit.
595ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, AA. GG. RR., CC. AA., 1938, busta 23,
fsc. KlA/M ovim ento anarchico, AA. PP. (Torino), Riservatissima della
Direzione Confinati di Polizia di Tremiti, in data 22 novembre 1938.
596 Grazie ad una carta per il turismo alpino, che consentiva di varcare
il confine italiano senza inoltrarsi eccessivamente in territorio straniero.
597 Per il fenomeno delle radio clandestine nel periodo fascista, cfr.: S.
C olarizi, L'opinione, op. cit.; P. C anistraro, La fabbrica del consenso. Fasci-
266
Ben altro esito è destinato a sortire il secondo tentativo di
espatrio effettuato da Baroni nell'estate del 1937 quando, elusi
tutti i controlli di frontiera, varca il confine conia Svizzera e
s'inoltra in territorio francese. Giunto a Parigi, però, le infor
m azion i ricevute da alcu n i com pagni sulle m anovre
controrivoluzionarie attuate da Mosca in Spagna e sul mas
sacro degli anarchici compiuto dagli stalinisti a Barcellona
durante le giornate di maggio598, lo deludono a tal punto dal
dissuaderlo a proseguire per la Catalogna.
L'amarezza e lo sconforto per la piega assunta dalla guer
ra civile spagnola, non intaccano comunque la tenace volon
tà d'azione di Ilio Baroni che, non appena rientrato a Torino,
si rigetta di nuovo nella lotta antifascista, adoperandosi nel
riallacciamento di quadri e cellule diffuse a livello locale. Gra
zie anche ai recenti contatti presi in Francia, riesce così a rior
ganizzare un folto gruppo di m ilitanti, la cui attività
cospirativa si dirama in tre direzioni principali: raccolta e di
stribuzione dei fondi pro-vittime politiche, favoreggiamento
di espatri clandestini per la Spagna e diffusione di materiale
propagandistico anarchico tra gli operai nelle fabbriche di
Torino e provincia. Com'è ovvio, si tratta di una serie di ini
ziative ben note agli organi di polizia che, già da alcuni mesi,
hanno drasticamente intensificato le misure di sorveglianza
e di controllo ai danni delTanarchico599:
267
Negli ultimi mesi dello scorso anno, questo ufficio, a mezzo dei suoi
servizi di osservazione, potè notare un certo risveglio tra gli elemen
ti anarchici, che si manifestava specialmente con frequenti contatti e
saltuarie gite anche fuori provincia Si potè stabilire che il grup
po, abbastanza numeroso, faceva capo a tale Baroni Ilio, operaio del
le Ferriere Piemontesi. Dagli accertamenti com piuti è risultato che il
Baroni cercava con ogni sforzo di riunire attorno a sé il m aggior nu
mero di proseliti, con lo scopo in un primo tempo di com piere attiva
propaganda nelle fabbriche e di suscitare e tenere vivo tra le m asse il
malcontento. In seguito confidava di poter fare affidam ento sugli ele
menti più fidati per tentare un'azione dì più vasta portata, anche con
mezzi violenti. Il Baroni intanto cercava di iniziare e mantenere i con
tatti con i dirigenti ed istigatori che si annidavano all'estero, che do
vevano fornirgli i m ezzi di propaganda e fargli pervenire in ogni con
tingenza-, le necessarie istruzioni600.
600 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, AA. GG. RR., CC. AA., 1938, busta 23,
fsc. K1A/Movimento anarchico, AA. PP. (Torino), Relazione della Pre
fettura di Torino, del 14 febbraio 1938.
601 Vengono condannati al confino: Ilio Baroni e Ferdinando Milani -
5 armi; Antonio Garino - 4 anni; Giuseppe Baroni, Giuseppe Russo, Ma
rio Neggia ed Eugenio Botto - 3 anni. Vengono ammoniti: Spartaco Ba
stoni, Carlo Cacciolatto, Giuseppe Bolìin, Giovanni Gravela, Giuntini
Telemaco e Tillro Ticciati. Tutti gli altri militanti, vengono invece rilascia
ti non essendo emerso nulla a loro carico. ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS,
AA. GG. RR., CC. AA., 1938, busta 23, fsc. K lA /M ovim ento anarchico,
AA. PP. (Torino), Relazione del Ministero deUTntemo, del 2 luglio 1938.
602 Dove si segnala la presenza di "attività sovversive" promosse da
"anarchici intellettuali" e "anarchici da trivio". Si tratta di Gino Giorgi,
Angiolino Pasquinelli, Alessandro Chelotti e Cesarino Bernardini. Noti-
268
a Trieste, a Roma, a Genova e a Livorno603 . Ancora pienamente
attivi, sono poi i canali di collegamento con Testerò, da dove
non cessa il flusso di corrispondenze e di fondi del Soccorso
Anarchico pro-vittime politiche. I principali centri di prove
nienza sono sempre la Svizzera, la Francia e gli Stati Uniti; le
città destinatarie, Torino604, Milano, Napoli605, Livorno606,
Genova e Trieste. Un'arteria diretta con TAfrica Settentriona
le, è invece operativa in Sicilia. Ce ne informa un rapporto di
polizia secondo cui copie de "Il risveglio anarchico", inviate
da Tunisi, giungono a Pantelleria per essere successivamente
zia rip o rtata in G. S acchetti, Gli anarchici attraverso le carte di polizia, op.
cit.
m Che però non sembrano suscitare particolare preoccupazione ne
gli ambienti di polizia. "Gli anarchici di Livorno fanno pietà" si legge in
una relazione fiduciaria delTottobre 1937. "Solo Antonelli Virgilio po
trebbe essere capace di qualche cosa, ma siccome ha preso moglie, ho
notato che non ha più il fanatismo di una volta, e a parlarci si comprende
che non vuole interessarsi più di nulla. Uno che potrebbe dare un po'
fastidio è un certo Biagini di Ardenza, ritornato da poco dal Confino.
Non mi sembra pericoloso come azione, tutt'altro, solo quando è ubriaco
chiacchiera un po' troppo. Gli altri non vale la pena nominarli, sono del
le pecore rognose, capaci solo di ubriacarsi. Anche Amedeo Boschi è fini
to. Ebbi occasione di parlare con lui giorni or sono, e dal suo dire subo
dorai che non vuole più saperne di nulla". ACS, Min. In t, Dir. Gen. PS,
AA. GG. RR., CC. A A., 1938, busta 23, fsc. K1A/Movimento anarchico,
AA. PP. (Livorno), Relazione fiduciaria in data Livorno, 2 ottobre 1938.
(WAl di là del caso già esaminato di Ilio Baroni, fondi inviati dagli
Stati Uniti - da Nick di Domenico ed Osvaldo Maraviglia - giungono
anche a Caterina Piolatto, che poi s'incarica dì recapitare parte dei sussi
di ai detenuti della "famigerata" banda Pollastro, in particolare a Giu
seppe De Luisi e a Luigi Peotta. Secondo la spia anarchica Francesco
Mottu, la Piolatto starebbe anche progettando la fuga del De Luisi dal
reclusorio di Pozzuoli. ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, AA. GG. RR., CC.
AA., 1938, busta 23, fsc. K1A / Movimento anarchico, AA. PP. (Torino)
605 Nel capoluogo partenopeo, è Maria Berardi che s'incarica di di
stribuire i soccorsi ad alcuni militanti confinati all'isola di Ventotene. ACS,
Min. Int., Dir. Gen. PS, AA. GG. RR., CC. AA., 1937, busta 43, fsc. K1A/
Movimento anarchico, Soccorso anarchico.
m Dove, all'indirizzo di Francesca Chiarini, pervengono sovvenzio
ni da Parigi. ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, AA. GG. RR., CC. AA., 1937,
269
smistate in altri centri dell'isola. Arresti di anarchici colpevo
li di propaganda a favore della "Spagna rossa" e /o di aver
avviato sottoscrizioni "prò sovversivi spagnoli"/ si susseguo
no quindi a Pisa/ a Pontedera/ a Voghera/ a Massa e a Bari,
mentre ad Asciano Pisano e a Livorno alcuni militanti posso
no disporre di una radio clandestina sintonizzata sulle fre
quenze di Radio Barcellona. Un episodio curioso/ infine/ si
verifica a Ferrara: durante una proiezione al "Teatro Nuo
vo", ignoti lanciano dal loggione un blocchetto di dieci fogli
da taccuino cosparsi di inneggiamenti all'anarchia607.
Mentre in Italia si cerca in tutti i modi di mantenere in vita
la cospirazione/ Tattenzione degli anarchici fuorusciti è in gran
parte assorbita dalle vicende della guerra civile spagnola e,
in particolare, dai sanguinosi scontri avvenuti a Barcellona
nel maggio 19376m. Come si può arguire, la notizia dell'as-
sassinio di Camillo Bemeri e di tanti altri militanti ad opera
di sicari stalinisti609, è destinata a scatenare polemiche lace
ranti negli ambienti dell'emigrazione antifascista510. Uno scon-
busta 43, fsc. KlA/M ovim ento anarchico. Soccorso anarchico. Notizie
dalla Spagna, poi, giungono a Augusto Consani direttam ente da
Ferdinando Bencini, che si reca spesso in terra iberica in qualità di com
merciante di acciughe salate. ACS, Min. In t, Dir. Gen. PS, AA. GG. RR.,
CC. AA., 1938, busta 23, fsc. KlA/M ovim ento anarchico, AA. PP. (Livor
no).
607 Vengono arrestate 22 persone.
m Scontri che, com'è noto, vedono opposti anarchici e comunisti.
Vedi paragrafo seguente.
607 Vedi paragrafo seguente.
610 Naturalmente, la polizia italiana tenta più volte, ed in modi diver
si, di sfruttare a proprio vantaggio la situazione. Viene persino progetta
to di confezionare un giornale civetta allo scopo di esasperare ulterior
mente le tensioni tra comunisti ed anarchici: "Fare un giornale anarchico
- di non grande tipo per ora - che attacchi pure violentemente il fascismo
ma che - è questo lo scopo - attacchi il comunismo nel modo più deciso e
volgare. Ciò prendendo lo spunto dal massacro degli anarchici a
Barcellona e della morte di Bemeri". ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Polizia
Politica (fascicoli per materia), busta 41, fsc. Associazione fra massimalisti,
anarchici ed altri partiti simpatizzanti contro il comunismo ed il fasci
smo, Appunto del capo della polizia, del 6 settembre 1937.
270
tro durissimo, si verifica a Parigi proprio durante una com
memorazione dei caduti in Spagna quando Giuseppe di Vit
torio, che presiede la celebrazione, si oppone alla richiesta di
Umberto Tommasini di annoverare il Berneri tra le vittime
antifasciste, sostenendo che l'anarchico era un traditore "che
pugnalava alle spalle dei bravi m iliti"611. E' questa soltanto
una delle tante calunnie dirette ad infangare la figura di
Berneri di cui si macchiano impunemente i comunisti dopo
le sanguinose giornate di Barcellona. Si pensi che la testata
parigina "Il grido del popolo", arriva persino a commentare
l'assassinio dell'anarchico come "un atto della rivoluzione
democratica a cui nessun antifascista può negare il diritto di
legittima difesa"612. Sono tutte esternazioni che, alle orecchie
del movimento, suonano come un'inequivocabile rivendica
zione politica dell'assassinio del proprio compagno, e che
provocano una tale ripugnanza e un così forte risentimento
da portare alla definitiva rottura dei rapporti con i comunisti.
Sebbene in forme meno violente, i "fatti di maggio" sono
destinati a seminare forti tensioni anche con le altre compo
nenti dello schieramento antifascista. Sull'incresciosa vicen
da, infatti, l'atteggiamento prevalente tra i partiti in esilio è
quello di cercare di smussare quanto più possibile le polemi
che richiamandosi all'unità delle forze antifranchiste, una ne
271
cessità per dare pieno ed incondizionato sostegno al governo
repubblicano impegnato nella guerra contro i nazionalisti, ma
anche un comodo paravento per non vedere in che modo i
comunisti stiano concretamente esercitando la loro egemo
nia sul fronte popolare. Questa sorta di rimozione, com'è ov
vio, suscita l'acceso risentimento degli anarchici che, nei mesi
successivi, denunciano più volte indignati il contegno
omertoso e reticente assunto indistintamente da tutte le forze
antifasciste rispetto ai recenti crimini stalinisti, così come ri
spetto ai tanti altri episodi di repressione contro gli anarchici
e i poumisti avvenuti in Spagna. "Le ripercussioni nel campo
dell'emigrazione antifascista italiana degli avvenimenti di
Barcellona", si legge su "La società nuova"613,
613 "La società nuova", Parigi, 1937, numero unico. Gerente: Granier.
Cfr., L. B ettini, op. cit.
614 G. M ariani, Soli, in "La società nuova", numero unico, del 26 mag
gio 1937.
615 Dichiarazione d'intesa fra il Partito Socialista Italiano e i Gruppi Anar
chici Italiani, in "Avanti", n. 14, del primo agosto 1937. L'accordo si pro
pone altresì "d'intensificare la mobilitazione delle masse italiane a favo
re della rivoluzione sociale spagnola, minacciata dal fascismo, dalle po
tenze imperialiste e dalla borghesia <democratica> [...] di rivendicare il
272
convergenza del tutto episodica e occasionale. Al di là della
comune condanna della controrivoluzione stalinista/ su nu
merose altre questioni di fondo permangono infatti tali in
compatibilità e discordanze che non ci si riesce neppure a
mettere d'accordo su un appello comune al governo spagno
lo per ottenere la scarcerazione dei detenuti politici. Al mo
mento, comunque, il sostegno dei socialisti massimalisti co
stituisce un'importante eccezione alla condizione di isolamen
to politico in cui gli anarchici si ritrovano ad operare all'este
ro dopo i fatti di Barcellona616.
Le vicende spagnole e i contrasti con le altre forze
antifasciste, finiscono per distogliere il movimento dall'azio
ne più specificamente orientata al rilancio della lotta in Italia.
A frenare la messa a punto di nuove iniziative, contribuisce
però soprattutto l'adozione da parte del governo francese di
una serie di misure amministrative che inaspriscono ulterior
mente la normativa sul soggiorno degli stranieri. Una nuova
ondata di espulsioni si abbatte così sui militanti anarchici,
infierendo anche sui tanti combattenti che, dopo le giornate
di Barcellona, hanno abbandonato disillusi la lotta riparando
273
nella Francia M eridionale. A rendere il clima ancor più
irrespirabile, sopraggiunge poi anche l'assassinio dei fratelli
Rosselli poiché617, in un primo tempo, la magistratura fran
cese indirizza le indagini per l'individuazione dei responsa
bili quasi esclusivamente verso gli ambienti libertari618.
Isolato politicamente dal resto dell'antifascismo, fiaccato
dalla nuova stretta repressiva, privo dell'apporto di tanti qua
dri caduti o ancora impegnati nella guerra civile spagnola, il
movimento è costretto per forza di cose a limitare la propria
attività allo svolgimento di riunioni e convegni e alla produ
zione di appelli, opuscoli e manifestini che incitano il prole
tariato italiano alla sollevazione armata contro la dittatura.
E' interessante notare come in questo materiale propagandi
stico di vario tipo e taglio, risuonino con sempre maggiore
insistenza i motivi internazionalistici legati alla guerra civile
spagnola, quasi a voler stabilire una sorta di imprescindibile
legame tra la caduta del fascismo italiano e il trionfo del pro
letariato iberico. In un documento diramato dall'Uai, ad esem
pio, si afferma espressamente che "la lotta contro il fascismo
italiano per la sua decomposizione è un problema di necessi
tà e carattere internazionale a cui gli anarchici italiani in par
ticolare e gli antifascisti in generale debbono adoperarsi con
tutte le loro forze affinché la disfatta del fascismo in Italia sia
per il popolo spagnolo il principale fattore della sua vitto
ria"619.
274
Proprio il rilancio della lotta in Italia e gli insegnamenti da
trarre dall'esperienza spagnola, costituiscono le tematiche cen
trali di un importante convegno nazionale indetto dalla Fai a
Lione, dove però si dibatte anche su questioni più strettamente
organizzative. Questa di Lione, infatti, è l'ultima riunione
della Fai che, nell'autunno del 1937, viene sciolta per essere
sostituita da una nuova struttura associativa: l'Unione anar
chica italiana (Uai). Il fine principale di questo ennesimo av
vicendamento organizzativo520, è quello di munirsi di un or
ganismo dalla veste più ampia di quella federativa e tale da
renderne ancor più esplicita la peculiarità di "sintesi". Richia
mandosi direttamente ai postulati programmatici approvati
al congresso di Bologna del 1920, la risorta organizzazione si
pone così quale unione su base autonomista delle "diverse
forze esistenti in Francia, Belgio, Svizzera e Stati Uniti, al di
sopra e al di fuori di questioni tendenziali". Oltre a dotarsi di
un proprio organo di stampa - "Il momento " 621 - l'Uai avvia
anche le pubblicazioni di un "Bollettino d'informazioni" che,
a periodicità irregolare, viene redatto dal marzo del 1938 al
dicembre del 1939. Come si legge in un appello ai compagni,
pubblicato nel numero di esordio, si tratta in pratica di un
foglio preposto al collegamento interno dei vari gruppi "al
fine di attuare il programma di organica ristrutturazione con
certato in sede congressuale"522.
zione Anarchica Profughi Italiani 1932 - 1938, Manifesto della Uai, del
primo marzo 1938.
620 Sancito al Congresso nazionale degli anarchici italiani all'estero -
Marsiglia, dicembre 1937.
621 "Il momento", Parigi, quindicinale. Direttori: Leonida Mastrodicasa
e Virgilio Gozzoli. Cfr., L. B ettini, op. cit.
622 "Bollettino d'informazioni dell'Uai", Marsiglia, periodicità irre
golare. Redattori: Marcello Gregori, Giulio Bacconi e Umberto Ceccotti.
Cfr.; L. B ettini, op. cit L'appello, inoltre, esorta i gruppi ad intensificare la
propaganda antifascista negli ambienti dell'emigrazione italiana e ad
esprimere "il loro pensiero tenendo conto, della qualità e della quantità
dell'emigrazione italiana nella loro località e tenendo presente se gli
emigrati sono lavoratori agricoli o industriali". "Bollettino d'informa
zioni dell'Uai", n. 1, del primo marzo 1938.
275
Con l'occup azione franchista delle regioni settentrionali
della Spagna, un massiccio numero di miliziani anarchici ini
zia ad affluire sulle coste francesi. A questi valorosi ex com
battenti per la libertà, il governo non riserva però migliore
accoglienza di quella dei campi di concentramento allestiti in
tutta fretta nel dipartimento dei Pirenei orientali623 - Argeles-
sur-mer, Saint-Cyprien-sur-mer, Vernet d'Ariege624, il forte di
Collioure, e così via. E' un'avvisaglia dell'ulteriore involu
zione del clima politico e dell'atteggiamento sempre più osti
le delle autorità locali verso i'immigrazione anarchica. Pro
prio l'esame della nuova situazione interna, è all'ordine del
623 "per essi/7, ha scritto Gino Cerrito, "l'inverno fu più pesante deila
fame, i capannoni entro cui vennero stipati sani e ammalati erano ina
datti a proteggerli dalle intemperie, il vitto era insufficiente, l'ozio mor
tale, i più deboli furono preda di facili malanni. Numerosi furono i casi
di scorbuto, di congiuntivite e di altre malattie dovuta alla mancanza di
igiene e di vitamine; notevole il numero dei decessi". G. C errito, Gli ita
lianifuori d'Italia, op. cit-, pagina 910. Pietro Bianconi, a sua volta, ha scritto:
"Ammassati in luridi capannoni tra filo spinato, affamati e sottoposti al
freddo e lasciati nella sporcizia, gli ex miliziani anarchici furono letteral
mente decimati dallo scorbuto e altre malattie: i decessi raggiunsero in
pochi mesi <la cifra spaventosa di parecchie decine di miglìaia>". P.
B ianconi, Gli anarchici italiani nella lotta contro il fascismo, op. cit., pag. 65.
Da una testimonianza di Ilario Margarita: "Giunti in Francia fummo di
sarmati e convogliati alla spiaggia di Argeles-sur-mer ove restammo per
due mesi, in pieno inverno, accovacciati in buche da noi scavate con le
mani nella sabbia. Dopo ci convogliarono a Gurs nei Pirenei occidentali;
attraversammo la Francia in vagoni merci per quarantotto ore sempre
pigiati in promiscuità indecente. Dopo sedici mesi in baracche di legno,
nelle quali entravano non solo le ventate gelide dell'inverno ma anche i
non pochi rettili che in quei paraggi abbondavano per la temperatura
atmosferica umida (sotto 25 centimetri di terra scorreva l'acqua)". Stralci
di un'intervista realizzata da Paolo Gobetti e conservata presso l'Archi
vio Nazionale Cinematografico della Resistenza dì Torino. Ora in T. Im
perato, "Barricata", una vita militante, in Bollettino dell'archivio G. Pinelli,
n. 11, agosto 1998, Milano, pp. 21-22.
624 Per la vita nel campo di Vernet, vedi: A. K oestler, La schiuma della
terra, Edizioni U , Rom a-Firenze-M ilano, 1946; C V enza, Umberto
Tommasini, op. cit.
276
giorno di un convegno indetto a Lione nel settembre 1938,
dove, al termine del dibattito congressuale, vengono definite
una serie di iniziative di lotta atte a contrapporsi all'ennesi
ma ondata di persecuzioni: riallacciamento dei collegamenti
tra i vari gruppi; rilancio immediato dell'attività propagan
distica; potenziamento del soccorso pro-vittime politiche; e
così via.
Resta da segnalare che, anche nel 1937-38, si moltiplicano
le relazioni di spie, fiduciari confidenti e informatori riguar
do la preparazione di attentati anarchici alla vita di Mussolini.
Tra i progetti più verosimili, vanno ricordati quello che si pro
pone di colpire il duce durante una visita al Viminale - ordito
da Umberto Tommasini, Gino Bibbi ed il repubblicano Giobbe
Giop - e quello che prevede di sopprimere il dittatore duran
te il suo soggiorno marino in Romagna - ideato da Pio Turroni
e Domenico Ludovici, e sostenuto della sezione di guerra della
Cnt-Fai. Va però osservato che, rispetto agli anni precedenti,
la soppressione di Mussolini si colloca ora all'interno di un
disegno strategico di ben più ampio respiro. Da una testimo
nianza di Pio Turroni:
625 Cit. in C. V enza, Umberto Tommasini, op. cit. nota 115, pagina 83.
277
2 - Dagli scontri di Barcellona all'offensiva franchista contro la
Catalogna. Maggio 1937 - dicembre 1938
626 Sulle giornate di Barcellona vedi, tra gli altri: J. P eirats, La Cnt nella
rivoluzione spagnola, volume secondo, le collettivizzazioni, la militarizzazione,
la controrivoluzione in marcia, Antistato, Milano, 1977; F. M. S antos, Camillo
Bemeri, op. cit.;U. F edeli, Un trentennio, op. cit.; H. R olland, il sindacalismo
anarchico di Alberto Moschi, op. cit; C. V enza, Umberto Tommasini, op. cit.;
C. S ilingardi, Rivoltalo Giglioli, op. cit; M. S ignorlno, Il massacro, op. cit.;
C. S. M aura, Libertat! Rivoluzione e controrivoluzione in Catalogna, op. cit.;
G. O rwell, Omaggio, op. cit.; L. C asali, La memoria ambigua. Guerra e rivo
luzione in Catalogna negli scritti degli italiani, in "Italia contemporanea",
1987, numero 1; C. V enza, Tra rivoluzione e guerra, op. cit.; A. Aguzzi, Gli
anarchici italiani in Spagna nei fatti di maggio, op. cit.
278
tare la sede della Centrale Telefonica, occupata e gestita sin
dalTinizio della guerra da nuclei di avanguardie proletarie
aderenti al Poum e alla Cnt627. Subito dopo, quadri anarco-
sindacalisti, militanti poumisti, operai armati e lavoratori
comuni, accorrono nelle varie sedi militari e di rappresentan
za per definire le strategie di lotta ed organizzare la resisten
za: ovunque, alTunanimità, si delibera di rispondere con le
armi alTaggressione delle forze governative628. Iniziano così
una serie di battaglie casa per casa, tetto per tetto, barricata
per barricata....... Dopo due giorni di scontri violenti e inin
terrotti, le forze della coalizione governativo-comunista-
separatista sono riuscite ad occupare le zone centrali della
città; ma lo schieramento popolare mantiene il controllo del
la Telefonica629, di alcuni importanti edifici pubblici e di tutti
i sobborghi operai.
La situazione sul piano militare, dunque, è di pieno equi
librio quando il comitato nazionale della Cnt dirama un co
municato che dispone ai propri affiliati Timmediato "cessate
il fuoco". Frutto di una tregua concordata con le rappresen
tan ze com un iste, T ap p ello a deporre le arm i segna
Tufficializzazione dell'atteggiamento conciliatorio assunto
dalTorganizzazione anarcosindacalista sin dalTinizio degli
scontri. Contrariamente a quanto sarebbe stato lecito atten
dersi, infatti, i vertici confederali hanno subito guardato con
profonda diffidenza, per usare un eufemismo, all'autodifesa
armata intrapresa dalla popolazione e, mentre la lotta infu
riava per le strade, non avevano fatto altro che esortare le
masse proletarie alla pacificazione generale in nome dell'unità
della lotta contro il franchismo. Timorosi di essere accusati di ■*
279
disfattismo e di tradimento dalle altre forze della coalizione
repubblicana630, i ministri anarchici del governo Cabalìero
avevano persino impedito che un reparto di miliziani abban
donasse il fronte aragonese per accorrere in sostegno degli
insorti. Questa vera e propria azione di sabotaggio dell'in
surrezione popolare, del resto, può sorprendere solo se si pre
scinde dall'indirizzo di collaborazione frontista intrapreso
dalle dirigenze anarchiche spagnole sin dai primi mesi della
guerra civile; solo prescindendo, vale a dire, da quella politi
ca di mediazioni, di compromessi e di cedimenti che, come si
è visto nel capitolo precedente, aveva portato i vertici della
Cnt-Fai dapprima alla scelta della "militarizzazione" e poi a
quella "ministerialista''. Casomai, dunque, va sottolineato che
l'appello a cessare i combattimenti diramato dalla Cnt si tra
duce ora nell'affossam ento definitivo della rivoluzione
libertaria. Mentre, infatti, quasi tutti i combattenti anarchici,
seppur delusi e con profonda irritazione, si allineano "disci
plinatamente" alle direttive delle proprie dirigenze, le forze
governative non rispettano affatto le clausole dell'armistizio,
ma approfittano dell'abbandono temporaneo delle barricate
per procedere al disarmo di nuclei di rivoltosi e consumare la
loro vendetta contro gli anarchici: i corpi senza vita di Camillo
Berneri, Francesco Barbieri, Renzo de Peretti, Adriano Ferrari,
Pietro Mancon e del comandante Domingo Ascaso vengono
rinvenuti in vari punti delle Ramblas, mentre in una fossa
comune giacciono trucidati diciotto di militanti della "Gio
ventù Libertaria".
Benché la libellistica comunista abbia sempre negato qual
siasi addebito in proposito631, la matrice stalinista dell'omici
280
dio di Camillo Bemeri è stata ormai accertata dalle più recen
ti ricostruzioni storiografiche632. Come dimostra F. M. Santos
281
nel suo documentato lavoro633, i responsabili degassassimo
dell'anarchico italiano sono da individuarsi in agenti della
Gpu634, con la com plicità del partito comunista catalano
(Psuc)635. Camillo Berneri, secondo lo storico spagnolo, "ven-
re. Volevano una libertà spagnola a misura delle loro idee. Capirono,
quand'era troppo tardi, che la libertà franchista non avrebbe mai garan
tito agli anarchici la libertà di accesso alla storia. Ma capirono anche che
la libertà comunista - libertà di porgere i polsi alle manette del bolscevismo
<in più paesi> - era, ancor più, negazione di ogni libertarismo spagnolo
[...) Oggi commemor[o entro me] la vita di Camillo Berneri, nobile nemi
co che ebbe buone ragioni per non credere nel mio amore per la libertà,
ma che - certamente - non ne ebbe alcuna per siglare con i bolscevìchi di
Catalogna quel patto di unità - anarcocomunista, in questo caso - che lo
avrebbe condotto a morte. Perchè [...] Berneri non fu assassinato dal po
tere governamentale, dai destri del governo repubblicano, ma dai
bolscevichi italo-russi che lo temevano più di quanto non temano il ge
neralissimo Franco [...] Se vi è stato eroismo nella Spagna governamentale,
questo appartiene alla disperazione di Berneri e dei suoi compagni. Co
storo sapevano di non poter contare sull'aiuto delle grandi democrazie".
Intervista riportata in: Y. D e B egnac, Taccuini mussoliniani, Il Mulino, Bo
logna, 1990
633 p S antos, Camillo B ern eri , op. cit.
634 Rete di polizia segreta finalizzata aireliminazione fisica e politica
di "elementi incontrollabili", creata da "tecnici" e "specialisti" inviati da
Mosca.
635 Dal racconto dell'episodio pubblicato su "Guerra di classe": "La
mattina di martedì 4 maggio verso le dieci si presentarono alla porta
dell'appartamento sito al primo piano del numero due della Plaza del
Angel due individui coi bracciali rossi [indicano l'appartenenza comu
nista, n. d. a.]. Furono ricevuti dai compagni Barbieri e Berneri cui disse
ro di non sparare, poiché erano amici dai quali non avevano nulla da
temere. I nostri due compagni risposero che in quanto antifascisti che
erano giunti in Spagna per difendere la rivoluzione non avevano alcun
motivo per sparare contro lavoratori antifascisti; dopo di che i due usci
rono e se ne andarono; dalla finestra vennero visti entrare nei locali del
palazzo di fronte, sede dei sindacati della UGT [sindacato d'ispirazione
socialista, n. d. a.]. Verso le quindici di quello stesso giorno si presentaro
no alla porta dell'appartamento cinque o sei individui provvisti come
quelli del mattino di bracciali rossi ed anch'essi fomiti di caschi d'acciaio
e carabine, che dissero di avere ordini per iniziare una perquisizione.
Vedendo che rovistavano minuziosamente dappertutto, la compagna
Tantini presentò agli intrusi tre carabine, dicendo che erano state affida
282
ne assassinato per la sua onestà politica e per la sua sincerità
di critica che non ammetteva né i compromessi, né le umilia
zioni. Il suo assassinio fu premeditato e si approfittò della
te, per poco tempo, dai compagni miliziani che erano arrivati con un
permesso dal fronte di Huesca. Ottenute le armi, poliziotti e ugetisti se
ne andarono. Solo due di essi rimasero per portare a termine la perquisi
zione. Vennero sequestrati documenti anche dall'abitazione di Fantozzi
e qualche libro e lettere da quella di Mastrodicasa. Nell'abitazione di
Berneri, vedendo che il materiale da trasportare era troppo voluminoso,
ne presero solo una parte, dicendo che sarebbero ritornati dopo con un
auto. Uscendo, avvertirono i nostri compagni di non allontanarsi e di
non sporgersi alla finestra, poiché rischiavano di essere presi a fucilate.
Interrogati a fondo, quelli risposero di essere venuti a sapere che nell'ap
partamento si trovavano anarchici italiani armati. Verso le diciotto del
pomeriggio di mercoledì si presentarono come al solito una dozzina tra
miliziani della UGT, con bracciali rossi e poliziotti armati, oltre ad ima
altro vestito in borghese, i quali arrestarono Barbieri e Berneri. Allora il
compagno Barbieri chiese il motivo di quell'arresto. Gii venne risposto
che li arrestavano in quanto elementi controrivoluzionari. A tali afferma
zioni Barbieri rispose che in vent'anni di militanza anarchica quella era
la prima volta che gli veniva fatto un oltraggio simile. A ciò il poliziotto
rispose che nella misura in cui era anarchico egli era controrivoluzionario.
Irritato, Berneri chiese allora il nome a quello che l'aveva insultato, riser
vandosi di chiedergliene conto in altra occasione. Fu allora che il poli
ziotto, voltando il bavero della giacca, mostrò il distintivo metallico che
portava il numero 1109 [...] La compagna Tantini, anch'ella presente,
protestò allora per il fatto che mentre le armi erano state affidate a lei,
essa rimaneva libera e invece Berneri e Barbieri, a carico dei quali non
era stato trovato nulla, venivano arrestati. Poi, sia lei che la compagna di
Barbieri chiesero di poter seguire gli arrestati; a ciò i poliziotti risposero
che se fosse stato necessario sarebbero tornati ad arrestarle. Il mattino di
giovedì, verso le nove e mezza si presentarono alla porta dell'apparta
mento due individui coi bracciali rossi dicendo che erano venuti per tran
quillizzare le due dorme che gli arrestati del giorno precedente sarebbe
ro stati rimessi in libertà a mezzogiorno; dopo di che se ne andarono.
Come s'è saputo dopo dai cartellini dell'Hospital Clinico, Barbieri e
Berneri furono condotti morti all'Hospital nella notte tra mercoledì e gio
vedì, raccolti dalla Croce Rossa, il primo sulle Ramblas e il secondo in
Plaza de la Generalität". Cit. in F. M. S antos, Camillo Berneri, op. cit., pp.
378-380. lì possessore del distintivo numero 1109, era un poliziotto ade
rente al Psuc che operava nella Gpu. Cfr., Ivi, pagina 387.
283
circostanza dell'inizio dei fatti di maggio per procedere alla
sua esecuzione"636.
In effetti, i furiosi attacchi deiranarchico contro le mano
vre controrivoluzionarie degli stalinisti, avevano alimentato
negli ultimi mesi l'ostilità delle rappresentanze sovietiche
verso un personaggio da sempre su posizioni di irriducibile
condanna del regime bolscevico637. Già alla fine del '36, come
ci riferisce lo stesso Berneri, uno dei suoi articoli di fondo,
pubblicato su "Guerra di classe", aveva tremendamente "ir
ritato il console generale delbUrss a Barcellona [Antonov-
Ovseenko, n.d.a.] che ha chiesto al comitato regionale della
Cnt-Fai se l'apprezzava"638. Nei primi mesi del '37, poi, il con
sole esercitava fortissime pressioni sui comitati della Fai af
finché "Guerra di classe" si piegasse alle regole dell'opportu
nità e della convenienza politica639. In un articolo dell'undici
maggio 1937, infine, "Solidariedad Obrera" riferiva che "qual
che mese fa e secondo notizie degne di fede, un'alta persona-
636 Ivi, op. cit., pagina 388. Poche ore prime del suo assassinio, ironia
della sorte, Berneri aveva com m em orato, dai m icrofoni di radio
Barcellona, Antonio Gramsci, morto nelle carceri fasciste il 27 aprile 1937:
"N oi dalla radio Cnt di Barcellona salutiamo il valoroso intellettuale, il
degno e tenace militante che fu il nostro avversario, Antonio Gramsci,
convinti che egli portò la sua pietra all'edificazione dell'ordine nuovo,
ordine che non sarà quello di Varsavia, o quello carcerario e satrapesco
attualmente vigente in Italia, ma una moderna organizzazione politico
sociale in cui il sociale e l'individuale si armonizzeranno in un'economia
collettivista, e in un ampio e coordinato federalismo politico". Ivi, nota
90 a pagina 378.
637Nonostante le sue critiche, Berneri aveva però più volte esortato al
superamento delle lotte intestine. Già in un suo appello del 5 agosto 1936,
ad esempio, si legge: "In questo momento in cui i più combattivi rivolu
zionari lottano al fronte senza distinzione di tendenze ideologiche e sin
dacali, esponendo la vita, è un tradire costoro e la causa che essi difendo
no il fomentare lotte intestine tra i proletari del fronte interno". Secondo
alcuni compagni a lui molto vicini, proprio questa sua testarda fiducia
nel superamento dei contrasti tra antifascisti avrebbe facilitato l'esecu
zione dell'omicidio.
638 C. B erneri, Pensieri e battaglie, op. cit., pp. 249 - 250.
639 Cfr., F. M. S antos, Camillo Berneri, op. cit.
284
lità che alloggiava a Barcellona ebbe un incontro con un'altra
alta personalità a proposito degli articoli che Bemeri scrive
va. Sembra che ai due personaggi dessero parecchio fastidio
gli scritti di Berneri e a questo fastidio e ai mezzi per calmar
lo si riferissero nel loro incontro"640. L'"alta personalità che
alloggiava a Barcellona", cui allude la testata spagnola, era
proprio il console russo Antonov-Ovseenko 641 ; mentre con
l'espressione "mezzi per calmarlo", alla luce di quanto sareb
be avvenuto, è ben chiaro cosa si volesse intendere.
Con molta probabilità, a decretare la condanna a morte di
Camillo Berneri ha contribuito in maniera determinante la
stesura di una lettera al m inistro della sanità Federica
Montseny, apparsa su "Guerra di classe" nell'aprile 1937 -
"Lettera aperta alla compagna Federica Montseny". Nel te
sto, infatti, non solo si condensano tutti i precedenti motivi
della critica berneriana alla strategia di collaborazione
frontista seguita dalle dirigenze anarchiche spagnole, ma ven
gono anche indicate, in termini ultimativi, una linea politica
ed un m odello d 'azio n e altern ativo al loro in d irizzo
"ministerialista". Nucleo centrale della riflessione di Berneri,
è la constatazione che la partecipazione anarchica al governo
del Fronte Popolare non sia riuscita in alcun modo ad argina
re il processo di normalizzazione statalista avviato dalla coa
lizione bolscevico-borghese, che ha invece potuto dispiegarsi
in tutte le sue forme e in tutte le sue varianti autoritarie. Ad
impedire quest'azione di contenimento è stata soprattutto la
politica della "militarizzazione" forzata delle milizie, alla
quale i ministri anarchici si sono allineati senza comprender
ne le ragioni di fondo che la motivavano; senza comprende- -
re, cioè, che la "polìtica di guerra" non si giustificava affatto
con l'esigenza tecnica di migliorare l'efficienza operativo-
militare delle milizie, bensì con quella di natura squisitamen
285
te controrivoluzionaria di restaurare gli organi di repressio
ne governativa per procedere alla fagocitosi tanto delle strut
ture dì sperimentazione sociale dal basso, quanto delle co
lonne anarcopoumiste che avevano consentito le prime vitto
rie militari contro i nazionalisti. "Gravissimo errore", affer
ma l'anarchico italiano, "è stato quello di accettare delle for
mule autoritarie, non perchè queste fossero formalmente tali
ma perchè esse racchiudevano errori enormi e scopi politici
che nulla hanno a che fare con la necessità della guerra"642. A
dimostrarlo con eloquenza, è il fatto che la "militarizzazione"
forzata ha sortito effetti nefasti proprio sulla conduzione del
le operazioni militari, innescando un processo di generale
aftievolimento dello spirito combattentistico non solo dei
miliziani delle colonne impegnate al fronte ma, soprattutto,
delle migliaia di militanti rivoluzionari attivi nelle retrovie.
Per rilanciare con determinazione la "guerra rivoluzionaria"
antifranchista, è necessario allora che i ministri anarchici si
dimettano dal governo Caballero e ritornino a lavorare per la
salvaguardia e il simultaneo potenziamento degli organismi
di base autogestiti e delle strutture di autodifesa popolare
ancora in vita. Chiedendo alla Montseny "se port[a] un mag
giore contributo alla lotta contro il fascismo partecipando al
governo, o se sare[bbe] infinitamente più utile portando la
fiamma della sua magnifica parola tra i combattenti e nelle
retrovie"643, Berneri pone quindi la questione già in tutta la
sua improcrastinabilità:
E' Fora di rendersi conto se gli anarchici stanno al governo per fare le
vestali ad un fuoco che sta per spegnersi, o vi stanno ormai soltanto
per fare da berretto frigio a politicanti trescanti con il nem ico o con le
forze della restaurazione della "repubblica di tutte le classi" [...] Il
dilemma: guerra o rivoluzione non ha più senso. Il dilemma è uno
solo: o la vittoria su Franco mediante la guerra rivoluzionaria o la
sconfitta. Il problema [...] è di scegliere tra la Versailles di Thiers e la
Parigi della Comune, prima che Thiers e Bismark facciano Funion
sacrèe644.
286
Di dimettersi dal governo per rilanciare la rivoluzione/ la
Montseny e gli altri ministri anarchici non hanno però alcuna
intenzione. Quando infatti l'ira furibonda per l'assassinio a
tradimento di Berneri e di tanti altri compagni spinge le mas
se a riprendere le armi645, i vertici confederali intervengono
ancora una volta per placare gli animi e trattare la tregua con
i governativi. Su proposta del comitato nazionale della Cnt,
si giunge così alla stipulazione di un nuovo armistizio che
sancisce il ritiro di tutti i civili e delle forze armate dalle bar
ricate, la liberazione immediata di tutti gli ostaggi e la rinun
cia da entrambi le parti ad ogni rappresaglia. E' superfluo
aggiungere che, mentre i combattenti anarchici si uniformano
alle clausole dell'accordo, le forze governative non solo man
tengono le proprie postazioni di lotta, ma trattengono in sta
to di fermo centinaia di prigionieri politici. "Molti nostri let
tori", scrive "Solidariedad Obrera",
645 "Il funerale di Berneri, dì Barbieri e di altri tre caduti", scrive Car
lo Venza, "resta nella rievocazione di militanti, come Umberto Marzocchi,
un momento, malgrado tutto, di affermazione libertaria e di sfida alla
prepotenza dei comunisti. Il lungo corteo passa sotto le finestre dell' Hotel
Colon, sede del partito, contravvenendo alle interdizioni e alle minacce
degli organi di polizìa che comunque non interviene in quella occasione
di pubblica protesta nelle strade di Barcellona". C. V enza, Tra rivoluzione
e guerra. Libertari italiani nella Spagna degli anni trenta, in La resistenza sco
nosciuta, op. c it, pagina 268. Ecco l'episodio narrato dalla viva voce del
protagonista: "Il funerale di Berneri aveva un itinerario fissato dalla Ge
neralità [...] Noi vogliamo fare l'itinerario noi e soprattutto per passare
davanti all'Hotel Colon, dove c'era lo stato maggiore russo, e nella plaza -•
de Cataluña; e così facemmo. In testa al funerale ci saranno un centinaio
di bandiere, tutti i sindacati, tutti i gruppi anarchici, dietro i cinque carri,
dietro i carri un centinaio di anarchici del MIR, del Movimento d'inve
stigazione Rivoluzionaria con le mauser, e poi tutta la folla. Io sono in
testa con la bandiera italiana, e quando arriviamo all'altezza delI'Hotel
Colon io giro la bandiera e tutte e cento le altre bandiere si girano con
l'asta rivolta verso l'Hotel. Fu una provocazione, credendo ch e... insom
ma la sfida Faccetteranno. No, niente, si misero sull'attenti a salutare". T.
Imperato, Umberto Marzocchi, ricordi di Spagna, in "Bollettino dell'archi
vio G. Pinelli", n. 10, dicembre 1997, Milano, pagina 15.
287
rimarranno sorpresi per questo trafiletto, ma l'argom ento trattato è
pura verità. Alcuni iscritti della Cnt sono ancora in stato di fermo in
seguito agli ultimi avvenimenti. La nostra nobiltà, questa nobiltà mai
smentita, ha fatto si che, non appena si giunse alFarm istizio, diversi
centinaia d'individui detenuti nei locali dei nostri sindacati fossero
posti in libertà senza formalità alcuna. Come viene ricambiato tale
generoso e leale comportamento? Ammucchiando i nostri prigionie
ri in im mondi cubicoli, o peggio ancora cercando il pelo nell'uovo
per addossare ai nostri compagni la responsabilità di certe morti av
venute nel corso di zuffe e per le quali la determinazione delle re
sponsabilità è invece totalmente impossibile [...] Nelle celle del co
mando di polizia - giacciono trecento compagni che devono essere
posti immediatamente in libertà. Sono in stato di fermo da sei giorni
e in tutto questo tempo nessuno li ha interrogati e nessun addebito
può essere loro mosso Attenzione, Io ripetiamo, perchè c'è un
limite ad ogni cosa646 .
288
dissidi tra anarchici italiani e spagnoli, facendo affiorare tut
ta la diversità, non solo dottrinaria ma soprattutto culturale,
tra i due movimenti libertari di tradizione latina. Questa vol
ta, infatti, la critica degli italiani trascende i modelli decisio
nali adottati dalle gerarchie confederali per estendersi ai
modelli comportamentali assunti dagli stessi militanti di base,
alla loro dogmatica accettazione delle disposizioni emanate
dall'"alto", al loro incondizionato allineamento agli "ordini"
dei vertici, al loro, insomma, esasperato "sentimento di ap
partenenza" alle dirigenze del movimento647. "In questi fran
genti", ha scritto Carlo Venza, "se ci si attiene alle testimo
nianze scritte e orali dei militanti in lingua italiana, si diffe
renziano le posizioni con i compagni spagnoli disposti, mal
grado i dubbi e alcune contrarietà, ad accettare l'ordine dei
"militanti influenti", i dirigenti delle organizzazioni libertarie
verso i quali la fiducia è profonda e pressoché totale. In certi
casi di urgenza e di necessità tale sentimento di appartenen
za e il relativo modello decisionale pare prescindere persino
dai fatti conosciuti e dalle convinzioni di ogni aderente. Inve
ce la componente di cultura italiana, anche se intrisa di pole
miche e personalismi, sembra in qualche modo vaccinata con
tro l'accettazione passiva di disposizioni provenienti da or
ganismi o da compagni noti e stimati. E' probabile che in que
ste differenze pesino sia la diversa evoluzione storica dei due
movimenti anarchici latini - di massa e anarcosindacalista
quello più occidentale, di gruppo e prevalentemente specifi
co quello più orientale - sia il diverso peso che l'individuali
smo aveva avuto in seno ai due m ovim enti, forse mai
emarginato del tutto nelle stesse organizzazioni specifiche
italiane"648.
289
Prostrati dal massacro di tanti compagni e dalla soppres
sione della rivoluzione, ma anche profondamente amareggiati
per come si sono svolti i fatti, una parte degli anarchici di
lingua italiana lascia dopo il maggio 1937 la Catalogna e si
dirige verso il territorio francese. Molti altri, però, non se la
sentono di deporre le armi in un momento così delicato per
le sorti della guerra contro i nazionalisti. Nonostante tutto,
per loro la Spagna rappresenta ancora una patria comune
dove, dopo i lunghi anni di esilio, è stato possibile ritrovarsi
per combattere il fascismo in nome di un patrimonio di valo
ri ed ideali condivisi. Ma si resta a lottare e a morire anche
per una sorta di orgoglio militante, per la volontà ferrea di
dim ostrare al m ovim ento operaio internazionale tutta
l'infondatezza delle "accuse di incoscienza e leggerezza sul
piano militare, diffuse con grandi mezzi dalla propaganda
bolscevica"649.
Naturalmente, si procede in un clima politico sempre più
militarizzato e istituzionalizzato senza che le dirigenze con
federali riescano in alcun modo a contrapporsi all'ulteriore
degenerazione autoritaria della guerra650. Con le dimissioni.
C. V enza, Tra rivoluzione e guerra, op. cit. pagina 268. Gli anarchici
italiani che restano a combattere in Spagna aderiscono alle varie forma
zioni libertarie che continuano ad operare sul territorio, sebbene ormai
com pletam ente prive di autonom ia m ilitare e politica: i gruppi
"Malatesta", "Cori", la colonna "Tierra y Libertad" - dove si costituisce
il battaglione "Spartacus" - il Battaglione Internazionale della divisione
"Durruti", la 25 divisione "Ortiz", etc. Qualcuno militerà anche nelle for
mazioni controllate dai comunisti, come ad esempio le Brigate Garibaldi.
650 Nel frattempo, la repressione si abbatte anche sui militanti del
Poum, portando allessassimo del segretario Andreas Nin. Scrive lo sto
rico inglese Hugh Tomas: "Nin era prigioniero di Orlov, capo della NKVD,
ad Alcalá. Si rifiutò di firmare qualsiasi documento che riconoscesse la
colpevolezza sua e dei suoi amici. Orlov non sapeva più che fare... Alla
fine Vittorio Vidali (Carlos Contreras) suggerì di fingere un attacco
<nazista> per liberare Nin. Così, in una notta oscura, dieci tedeschi delle
Brigate Internazionali assaltarono l'edificio in cui Nin era rinchiuso, par
lando con ostentazione in tedesco durante il finto attacco. Nin fu portato
via in un furgone e assassinato". Cit. in D . T arizzo , L'anarchia, op. cit.,
pagina 260.
290
di Largo Caballero - 1 7 maggio - anzi, i ministri anarchici
vengono anche estromessi dalla compagine governativa. Cer
to, la Cnt può ancora contare su un ampio e profondo
radicamento popolare - si pensi che nel 1938 raggiunge i tre
milioni e mezzo di iscritti; ma la crisi del maggio 1937 ha or
mai relegato l'organizzazione anarcosindacalista ad un ruolo
politico del tutto marginale, costringendola ad una pallida
sopravvivenza sino alla conclusione della guerra civile. La
Fai, invece, già nel 1937, è dichiarata organizzazione illegale.
Dopo l'avvicendamento di Largo Caballero col socialde
mocratico Negrin, una serie di decreti governativi sancisco
no le tappe finali del processo di normalizzazione sociale. Alia
revoca del controllo operaio nelle fabbriche della Catalogna,
segue una circolare ministeriale che istituisce il divieto di cri
tica all'Unione Sovietica e a Stalin. In agosto, viene invece
emanato il decreto di scioglimento del Consiglio d'Aragona,
ultimo organo di potere rivoluzionario ancora attivo in Spa
gna. L'esecuzione del provvedimento, è violentissima: il mi
nistro Uribe distoglie dal fronte l'undicesima divisione - la
"Lister" - e la invia in Aragona a far piazza pulita delle co
munità agricole autogestite dai contadini. Vengono occupati
i villaggi, sciolte le collettività ed assaltate le sedi anarchiche,
mentre il presidente d'Aragona - Joaquin Ascaso - viene po
sto in stato di arresto. L'episodio trova ancora una volta iner
ti i vertici della Cnt che, anzi, sembrano quasi giustificare l'ac
caduto come una sorta di ineluttabile fatalità. "Non possia
mo far altro che attendere gli eventi ed adattarci nel modo
m igliore"651, dichiara seraficamente Garcia Oliver.
Nonostante questo contesto estremamente repressivo, gli
anarchici di tutte le nazionalità continuano ancora per un annó
a combattere eroicamente contro le sempre più preponderanti
forze franchiste; ma la loro lotta, priva di quelle grandi ragio
ni ideali e di quelle supreme motivazioni umanitarie che l'ave
vano contraddistinta alle origini, è ormai ridotta ad una mera
questione di sopravvivenza fisica. "La guerra di Spagna",
scrive in proposito un disincantato Luigi Bertoni,
651 Ibidem.
291
spogliata così d'ogni fede nuova, d'ogni idea di trasformazione so
ciale, d'ogni grandezza rivoluzionaria, d'ogni senso universale, non
è più che una volgare guerra d'indipendenza nazionale, che bisogna
combattere per evitare lo sterminio che la plutocrazia mondiale si
propone. Rimane una terribile questione dì vita o di morte, ma non è
più guerra d'affermazione di un nuovo regime e di una nuova uma
nità. Si dirà che tutto non ancora è perduto, m a in realtà tutto è mi
nacciato e investito e i nostri tengono un linguaggio di rinunciatari,
10 stesso che teneva il socialismo italiano all'avanzata del fascismo:
Non accettate provocazioni! Calma e serenità! Ordine e disciplina!
Tutte cose che praticamente si riducono a lasciar fare. E come in Italia
11 fascismo finì per trionfare, In Ispagna Tantisocialismo in veste re
pubblicana non potrà che vincere [...] inutile aggiungere che noi con
statiamo, senza condannare i nostri, la cui condotta non sapremmo
dire come potrebbe essere diversa ed efficace, mentre la pressione
italo-tedesca cresce sul fronte e quella bolscevico-borghese nelle
retrovie652.
292
3 - L'analisi del contesto internazionale
293
chiere intemazionale. Naturalmente, si è del parere che, a
prescindere da tutte le giustificazioni tattico-diplomatiche, a
Monaco si sia consumata una nuova capitolazione delle de
mocrazie occidentali653, oltre che una loro "redenzione" al
totalitarismo654. Ad essere impugnata con vigore, comunque,
è principalmente l'idea che quella dei Sudeti possa costituire
"l'ultima richiesta" del dittatore tedesco. Come ha finora pa
lesato tutta la politica di aggressione e di smantellamento dei
trattati di pace della Germania, fa notare "Il risveglio anar
chico", ci vuole ben altro per saziare i "famelici appetiti" di
Hitler che, anzi, galvanizzato dall'ennesimo cedimento delle
potenze democratiche, sarà presto spronato ad ulteriori e sem
pre più smisurate rivendicazioni territoriali. In antitesi alle
declamazioni dei governi ufficiali di Londra e di Parigi, dun
que, gli anarchici replicano che quella scaturita da Monaco
non è una pace durevole e feconda, ma una tregua fragile e
precaria, pagata a caro prezzo e, per il modo in cui è stata
s53 Monaco, infatti, è per gli anarchici solo l'ultima di una serie di
capitolazioni consumatesi negli anni più recenti. "Il fascismo italiano",
scrive "Studi sociali", "è stato aiutato negli istanti più critici della sua
storia dalla classe dirigente inglese; Il Comitè des Forges, attraverso
Francois de Poncet ha prestato manforte all'ascensione di Hitler al pote
re. La guerra d'Etiopia è stata vinta con la complicità dell'Inghilterra ben
occultata dietro il paravento delle sanzioni, e con il petrolio russo. La
coalizione franco-inglese ha fatto di tutto per consegnare la Spagna ad
Hitler e Mussolini e non ha fatto niente per impedire al primo l'espan
sione in Austria e in Cecoslovacchia. Tutte queste apparenti capitolazioni
culminano per ora negli accordi di Monaco". LUX, Tra le riviste ed i gior
nali, in "Studi sociali", n. 12, del 27 ottobre 1938.
654 "Le proditorie manipolazioni democratiche del famigerato Con
vegno a quattro", scrive "Frente Libertario", "sono paradigmatiche della
redenzione delle democrazie al totalitarismo. Un altro popolo è stato sa
crificato alle insaziabili brame dei nefasti dittatori dalla pusillanimità
artificiosa e decadente delle pseudodemocrazie [...] I pirati sconosciuti
del mare e dell'aria, gli assassìni ributtanti di donne e fanciulli, i banditi
senza qualificativo possibile nel linguaggio umano hanno trovato il dol
ce amplesso dell'indegnità democratica". In margine agli avvenimenti in
ternazionali. Tra il caos e l'assurdo, in "Frente Libertario", n. 28, del 10 otto
bre 1938.
294
concepita, destinata ad aprire la strada a nuove conquiste ed
aggressioni hitleriane. "Da cinque anni", scrive Max Sartin,
295
riferimento, conclude il foglio, va infine valutato l'intervento
delle armate italo-tedesche nella guerra civile di Spagna che,
a livello di Stati, non si configura affatto come la prima rap
presentazione della "gu erra id eologica" tra fascisti ed
antifascisti, ma come un ben più "volgare" conflitto finaliz
zato al dominio del Mediterraneo.
Proprio sulla geopolitica del Mediterraneo, si era soffer
mato Camillo Bemeri in uno dei suoi ultimi lavori - "Mussolini
alla conquista delle Baleari" 656 . Venuto in possesso di docu
menti diplomatici abbandonati dai fascisti italiani al consola
to generale di Barcellona, l'anarchico conduce alcune interes
santi riflessioni sulla politica imperialista dei fascismo nel
Mediterraneo, evidenziando come le Baleari rappresentasse
ro nei piani di Mussolini una "testa di ponte" per una più
ampia espansione nell'area, le cui tappe successive contem
plavano l'insediamento a Maiorca, prima, e in Catalogna, poi.
Già dalla fine degli anni venti, del resto, l'Italia aveva inizia
to ad esercitare un certo controllo sulle Isole nell'intento di
contrastare l'influenza locale delle altre potenze, Gran
Bretagna in particolare. "Le agenzie consolari italiane nelle
Baleari", rivela Berneri,
non erano altro che gli avamposti della penetrazione im perialista del
governo di M ussolini La corrispondenza tra il Console Generale
296
a Barcellona ed i vari agenti consolari dell'arcipelago delle Baleari
verte interamente sulla situazione polìtica locale, sull'influenza stra
niera e anche sui movimenti navali ed aerei delle altre nazioni in
quei paraggi, come pure sull'influenza politica e sulle iniziative mili
tari del governo spagnolo^57.
297
della Germania nazista, stanno via via indebolendo la loro
stessa egemonia sul Vecchio Continente. La risposta a questo
interrogativo è piuttosto complessa e sarà esposta in modo
particolareggiato nel capitolo successivo. Per ora basti dire
che nell'impianto concettuale anarchico, le "caste privilegia
te delle democrazie borghesi" temono più la rivoluzione so
ciale che l'avanzata dei totalitarismi. L'acquiescenza del "vec
chio" imperialismo anglo-francese, dunque, va spiegata con
la "paura ossessionante" che un indebolimento del fascismo
possa risvegliare nei rispettivi paesi l'anelito emancipatore
delle masse e innescare un processo di mobilitazione sociale
dal basso di dimensioni intemazionali. Nel settembre del 1939,
Max Sartin esprime chiaramente questo concetto:
298
C apitolo settimo
DALLO SCOPPIO
DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE
ALL'OTTO SETTEMBRE
299
tradizionali ambienti e strati sociali di riferimento. Significa
tiva, a riguardo, è questa testimonianza di Pietro Caviglia,
militante attivo nella zona del genovesato:
tidiana del fronte interno. Mantova 1940-45, Franco Angeli, Milano, 1989;
G. D e L una, A Torino durante la guerra... Le coordinate dell'esistenza colletti
va, in Donne e uomini nelle guerre mondiali, a cura di A. Bravo, Laterza,
Roma-Bari, 1991.
664 P. C aviglia, Relazione del lavoro svolto durante il periodo fascista, in
surrezionale e dopo la liberazione. Stralci della relazione si trovano in G.
B arroero, Anarchismo e Resistenza in Liguria, op. cit., pagina 71.
665ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, AA. GG. RR., CC. AA, 1939, busta 41,
fsc. K1A/Movimento anarchico, AA. PP. (Apuania, Belluno, Livorno);
ACS, Min. Int. Dir. Gen. PS, AA. GG. RR., CC. AA, 1939 -1942, busta 58,
fsc. K1A/Movimento anarchico, AA. GG.
m ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, AA. GG. RR., CC. AA, 1942, busta 58,
fsc. K1A /Movimento anarchico (Ginevra).
300
un emissario anarchico latore di consistenti fondi da desti
narsi alla "lotta clandestina e alla propaganda libertaria".
Nello stesso periodo, un rapporto fiduciario proveniente da
Bruxelles, informa che il Comitato Internazionale di Difesa
Anarchica ha pubblicato uno speciale Bollettino plurilingue
che si prevede di diffondere anche in Italia667. Il foglio, dopo
aver annunciato che "una guerra spaventosa si è nuovamen
te scatenata sui popoli [...] pronta ad immolare migliaia di
esistenze per dei fini criminali di supremazia"668, inveisce
contro "tutti gli stati, democratici e totalitari come fomenta
tori di conflitti sanguinosi fra i popoli"669, ed esorta le masse
di tutti i paesi alla realizzazione di "azioni individuali e col
lettive capaci di opporre Tinsurrezione degli sfruttati alla
guerra degli sfruttatori"670. All'attività propagandistica sta de
dicandosi anche un gruppo attivo in Sicilia (a Barcellona Pozzo
di Gotta)671, che ha avviato le pubblicazioni di un foglio -
"G erm inai" - con l'obiettivo dichiarato di far leva sulla
tematica antistatalista anarchica per alimentare il secolare sen
timento separatista diffuso in ampi strati della popolazione672.
Seppur in vistoso calo rispetto agli anni precedenti, "riunioni
sovversive di combriccole anarchiche" continuano poi ad aver
luogo nei borghi e nei quartieri popolari di alcune grandi cit
tà - Livorno, Carrara, Milano, Torino, Genova, Bologna e
Roma673. Molto numerose, infine, sono le segnalazioni che
301
concernono le manifestazioni di "antifascismo esistenziale"
di matrice libertaria, anche se si tratta di un incremento da
ascriversi più che altro alla singolare attenzione con cui gli
organi di polizia si soffermano per tutto l'arco del conflitto
su questi fenomeni di dissenso spontaneo, ritenuti preziosi
indicatori ai fini di una valutazione complessiva dello stato
morale della popolazione674. Particolare scalpore suscita a ri
guardo un episodio verificatosi a Carrara, quando un nutrito
gruppo di "individui, ostentando la cravatta nera svolazzan
te", partecipa al corteo funebre del cavatore anarchico Italo
Granai, morto in un incidente sul lavoro.
I processi d''involuzione autoritaria che il clima di guerra
ha innescato un po' in tutte le nazioni europee, stanno intan
to determinando una drastica riduzione dell'attività antifa
scista anarchica anche in terra d'esilio. In Svizzera, ad esem
pio, il varo delle leggi di censura sulla stampa porta alla sop
pressione per decreto governativo de "Il risveglio anarchi
co", che per tutti gli anni venti e trenta aveva costituito un
prezioso punto di riferimento e di convergenza politico-ide
ologica per gran parte del movimento in esilio675. Ridottissimi,
poi, sono i margini di lotta in Francia, dove una raffica di
arresti e di pesanti condanne colpisce i fuorusciti anarchici
dopo i nuovi provvedimenti restrittivi delle libertà, varati dal
governo Daladier-Reynaud in omaggio alla politica di difesa
nazionale (aprile 1939). La promulgazione nel giugno 1939
della legge Sarraut, che prevede pene draconiane per gli stra
nieri colti a trasgredire il decreto di espulsione, convince poi
tanti altri a lasciare il paese per rifugiarsi nelle nazioni confi
nanti, nell'Africa del Nord e nel continente americano676. Di-
674ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, AA. GG. RR., CC. AA, 1939, busta 41,
fsc, K1 A /, Movimento anarchico, AA. PP.; ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS,
AA. GG. RR., CC. A A, 1939 -1942, busta 58, fsc, K1A/Movimento anar
chico, A A. GG.
675 A questa grave perdita, Luigi Bertoni e i suoi più stretti collabora
tori cercano di rimediare continuando a pubblicare il foglio clandestina
mente.
676 La sola struttura che conserva una certa vitalità è l'Unione sinda-
302
rettamente nei campi di concentramento alle pendici dei Pi
renei Settentrionali viene invece convogliato l'ultimo scaglio
ne di combattenti rientrato dalla Spagna dopo la definitiva
vittoria di Franco 677 - ad Argeles sur-mer si contano ormai
circa 180 mila rifugiati di tutte le nazionalità, 140 mila a Saint-
Cyprien678. Con l'occupazione tedesca della zona centro-set
tentrionale della Francia, la gran maggioranza di questi pri
gionieri viene rastrellata dalla G estapo e avviata alla
deportazione forzata in Germania, da dove molti non faran
no più ritorno. Per certi aspetti diversa è invece la sorte degli
antifascisti italiani che, dopo la sospensione delle ostilità tra
Francia ed Italia, vengono rimpatriati coattivamente e679, a
seconda dei reati politici commessi in passato, assegnati alle
cale italiana che, sino alla primavera del 1940, riesce a preservare alcuni
canali di collegamento con ritalia.
e77 La guerra civile spagnola, termina nella primavera del 1939.
h7HCome si può immaginare, le condizioni di vita in questi agglome
rati sono ai limiti della sopravvivenza. "L'inverno assai rigido", scrive 1'
"Almanacco libertario", "ha reso il loro soggiorno in quella regione dal
clima severo che si stende sotto il pendio settentrionale dei Pirenei, un
vero supplizio, esponendoli, col freddo e la fam e, alle peggiori
degradazioni della loro vita coatta e promiscua. Nei lunghi mesi del loro
internamento forzato nei campi di Argeles, di St-Cyprien, di Gurs e di
altre agglomerazioni improvvisate del genere, i rifugiati, stipati entro
rudimentali capannoni di legni inadatti a proteggerli efficacemente dal
le intemperie e dall'umidità del suolo, con un vitto assolutamente insuf
ficiente, soggetti ad una vita di ozio priva di ogni svago sano, hanno
visto deperire giorno per giorno la loro resistenza fisica [...] Innumeri
sono i casi di scorbuto, congiuntivite ed altre malattie dovuta alla man
canza di alimenti vitaminosi, di una sana igiene corporale e di possibilità
di sottrarsi convenientemente alle insidie del clima e delle intemperie".
Gli internati politici in Francia e... altrove, in "Almanacco libertario pro
vittime politiche", anno 1940, pagina 23.
675 E' da segnalare che alcuni internati avevano già in precedenza
inoltrata richiesta di essere consegnati alle autorità italiane. In un primo
tempo, infatti, emissari italiani e tedeschi in visita ai campi avevano of
ferto ai prigionieri la libertà in cambio del loro impegno a cessare qua
lunque forma di opposizione. La proposta, accettata da giellisti, trotckysti
e antifascisti generici, era stata ricusata da comunisti ed anarchici, che la
ritenevano un'implicita ammissione di sconfitta e di resa al nemico.
303
Isole di confino/ rinviati sotto sorveglianza ai paesi di origine
o denunciati al Tribunale Speciale.
Nel frattempo/ la situazione in Italia inizia rapidamente a
mutare. Se la sconfitta della "guerra parallela" fascista in Gre
cia e le difficoltà delTesercito italiano sul fronte africano fan
no subito sfumare i facili entusiasmi di quanti avevano confi
dato in guerra breve e foriera di grandi successi, i primi mas
sicci bombardamenti degli alleati, il drastico peggioramento
delle condizioni alimentari e lo sfruttamento sempre più in
tensivo delle classi lavoratrici, generano un profondo mal
contento nei settori proletari della popolazione. Un vero e
proprio movimento di massa comincia così a delinearsi nei
centri operai del Nord, mentre l'antifascismo militante, favo
rito dall'insofferenza diffusa nella società civile, sta ripren
dendo un po' ovunque a ritessere le fila delle proprie orga
nizzazioni680681.
In questo nuovo contesto sociale va allocata anche una
prima ripresa dell'antifascismo anarchico. Si tratta, sostan
zialm ente, di un'attività finalizzata alla ricom posizione
organizzativa a livello locale e, soprattutto, al rilancio delle
iniziative propagandistiche tra la classe operaia, che sembra
assai più permeabile rispetto all'inaccostabilità degli ultimi
anni. Da una testimonianza di Emilio Grassini:
304
Sebbene quadri, nuclei e gruppi siano in fermento un po'
in tutte le zone a maggior tradizione libertaria, i veri e propri
artefici della ripresa sono da ritenersi i militanti genovesi. Pro
prio grazie alla loro spinta propulsiva, é indetta a Sestri Po
nente, nel giugno del '42, un'importante riunione interre
gionale durante la quale non solo si discute circa le modalità
di costituzione della Federazione Comunista Libertaria
(Fcl)682, ma vengono anche gettate le premesse per la propo
sta di un "Fronte Unico dei Lavoratori" dal basso. Al termine
dell'incontro, inoltre, viene stilata ima relazione - "Noi co
munisti anarchici, i partiti autoritari e la massa amorfa" - che
è da considerarsi di grande interesse per comprendere quale
sia la posizione anarchica in questi mesi683. Accanto ad un'ana
lisi di ampio respiro sulle difficoltà e sulle prospettive rivolu-
B arroero, op. cit, pagina 71. A Carrara, però, si ha notizia anche della
presenza di una sorta di cellula gappista ante-litteram. Si tratta di tre
militanti - Belgrado Pedrini, Giovanni Zava e Gino Giorgi - che in una
trattoria cittadina disarmano e malmenano cinque manganellatori fasci
sti a caccia di "sovversivi". Riparato a Milano, il nucleo si dedica alla
diffusione di manifestini stampati alla macchia, mettendo in atto anche
alcuni attentati contro caserme e singole personalità fasciste. Sorpresi da
una pattuglia di polizia mentre sono intenti ad affiggere alcuni volantini
sui muri di un quartiere popolare della città, Pedrini, Zava e Giorgi rie
scono a sottrarsi alla cattura e a fuggire a La Spezia. Qui, dopo alcune
settimane, restano coinvolti in un nuovo conflitto a fuoco con un reparto
misto di agenti italiani e tedeschi che, questa volta, li costringe però alla
resa. Vedi: a colloquio con Belgrado Pedrini - condannato per antifascismo,
in "A - Rivista anarchica", aprile 1975; S. R avenna, Ricordando un compa
gno, in "L'amico del popolo", marzo 1979.
m All'incontro, partecipano: Emilio Grassini, Antonio Pittaluga, Pie
tro Pozzi, Pietro Caviglia, Antonio Dettori, Adelmo Sardini, Wanda
Lizzari, qualche quadro operaio del Ponente ed elementi attivi in Pie
monte e in Toscana. Vedi: G. B arro ero, op. cit., pagina 72; I. Rossi, La
ripresa del movimento anarchico in Italia, Pistoia, 1981; E. C aviglia - U.
M arzocchi, L ì resistenza anarchica nella grande Genova, in "Umanità Nova",
del 26 aprile 1964; M. D e A gostini, La ripresa del movimento anarchico nel
1942 - 1943, in "L'Intemazionale", del 6 giugno 1981.
La relazione è riportata in I. Rossi, La ripresa del movimento anarchi
co in Italia, op. cit., pp. 109-112.
305
zionarie inerenti alla particolare contingenza storica, Telabo-
rato contiene infatti anche alcune lucide riflessioni sui rap
porti da mantenere con le altre forze antifasciste684, in modo
specifico con i comunisti685, sulle linee strategiche lungo cui
306
orientare la lotta nel periodo immediatamente successivo al
l'abbattimento della dittatura686, e sul "disegno d'insieme e
costruttivo [...] da presentare ai lavoratori" nell'ipotesi
auspicabile, seppur al momento alquanto aleatoria, "che la
rivoluzione giunga a rovesciare, col fascismo, anche tutta l'im
palcatura monarchico-borghese~capitalistico-sta tale"687.
Sin dai giorni successivi al convegno di Sestri, si procede
così alla produzione e alla diffusione di un primo manifesti
no contenente un appello al "Fronte Unico dei Lavoratori"
che, come rammenta Pietro Caviglia, "trovò molte adesioni
in molti strati dei lavoratori e in alcuni uffici venne integral
mente riprodotto, dattilografato, fatto circolare in mezzo agli
impiegati e agli operai con esito favorevole per l'idea di liber
ate siano autonome, sorelle e non vassalle. Qualche comunista, nega fin
d'ora questa autonomia ipotecando l'avvenire in favore del suo partito e
della dittatura che questo eserciterà, se ne avrà la possibilità, sul proleta
riato [...] Che la proprietà sia passata dalle mani dei capitalisti alla cassa
dello stato-padrone-assoluto non vorrebbe dire né uguaglianza, né giu
stizia, sarebbe solo il cambio di padrone senza speranza di poterlo muta
re. Perciò il nostro compito preciso crediamo sia questo: lavorare contro
il fascismo sì, con chiunque; ma esigere da chiunque il diritto all'affer
mazione dei nostri sacrosanti principi libertari". Ibidem.
m "Anzitutto dovremo esigere [...] che ci sia lasciata libertà di stam
pa e di propaganda affinché le masse arrivino a capire il nostro ideale ed
adottarlo. Dove tutto ciò non si ottenesse non ci resterebbe altra via che
riprendere la lotta contro i reazionari quanto il fascismo qualunque fos
se la loro politica liberticida [...] Caduto il fascismo può restare l'impal
catura capitalistica e, naturalmente, occorre non disarmare. Tutti i mezzi
di difesa e di offesa dovranno essere adottati". Ibidem.
w "Ammesso che la rivoluzione giunga a rovesciare, col fascismo, t
anche tutta l'impalcatura monarchico-borghese-capitalistìco-stataìe, è
possibile arrivare di colpo all'anarchia? Probabilmente no. Oggi manca
no le basi psicologiche in mezzo alle masse proletarie e forse anche in
alcuni di noi, ma queste basi van cercate fin da oggi in mezzo ai lavorato
ri, se vogliamo scendano in campo a fianco a noi [...] Occorrerà dunque
presentare ai lavoratori un disegno d'insieme per poi passare al disegno
costruttivo. Il disegno d'insieme consiste nello spiegare ai nostri ascolta
tori in tutte le occasioni che ci presentano quali sono le vere basi della
libertà e dell'uguaglianza che necessita raggiungere fra gli uomini se
vogliamo la pace futura e duratura. Il disegno costruttivo poi lo creiamo
307
tà"688. Contemporaneamente, si cerca di svolgere un'attività
di proselitismo più specifica, predisponendo una serie di azio
ni di ricongiungimento con operai simpatizzanti, o non an
cora politicizzati, in tutte quelle aziende e in quegli stabili-
menti dove si può contare su una sensibile presenza militan
te 689 : rAnsaldo Fossati, l'Ilva, la Bagnara Sam, la Piaggio e i
Cantieri Ansaldo a Sestri Ponente; la Siac e l'Uva di Ciampi;
l'Ansaldo allestimento Navi; 1'Ansaldo S. Giorgio; la Siac di
Pontedecimo; l'Ansaldo Carpenteria; l'Uva e l'Ansaldo Cerusa
di Voltri. "I compagni", ricorda ancora Pietro Caviglia, "ten
tarono un primo approccio con alcuni nuclei di operai e con
tutte le cautele che l'ora imponeva, si riunirono prima in otto
o dieci, poi raddoppiarono o triplicarono il numero degli ade
renti [...] Gli anarchici in quelle riunioni eterogenee diffonde
vano l'idea di libertà contro ogni forma di autorità e pertanto
diffondevano l'anarchia " 690 .
308
Naturalmente/ la strategia del "Fronte Unico dei Lavora
tori" suscita subito forti attriti con il Pedi che, nel frattempo,
sta a sua volta rinserrando i ranghi dell'organizzazione al
l'interno delle fabbriche. E come sempre, stando alle testimo
nianze anarchiche, sono le propensioni autoritarie e le mire
egemoniche dei comunisti a far naufragare le prospettive di
un'azione comune di lotta. "Se [i lavoratori] fossero usciti dalle
correnti a noi vicine e ci avessero proposto di conciliare le
nostre idee con le loro per intraprendere la lotta armata con
tro il fascismo", ci racconta sempre il Caviglia,
309
ampio, con cellule e quadri attivi nelle regioni dell'Italia
centrosettentrionale693, viene invece avviato verso la fine del-
l'estate del 1942, quando da Torre del Lago rientra a Genova
Pasquale Binazzì. Figura prestigiosa dell'anarchismo italia
310
no in virtù della sua lunga militanza rivoluzionaria694, ele
mento tenuto in gran considerazione dai compagni per il suo
non comune talento di pubblicista e per la sua spiccata elo
quenza tribunizia695, Pasquale Binazzi è indubbiamente il per
sonaggio più indicato al compimento di quest'azione di tes
situra, anche perchè l'età avanzata - è ormai settantaduenne -
e la sua licenza di agente di commercio libraio, gli consento
no di spostarsi per la penisola più agevolmente rispetto a tanti
altri suoi compagni di lotta.
Non appena la notizia del ritorno dell'anziano agitatore si
diffonde tra i nuclei sparsi nel genovese, narra Emilio Grassini,
m Nel primo dopoguerra, era anche stato tra gli organizzatori degli
"Arditi del Popolo". Durante il periodo fascista sconta condanne in car
cere e al confino. Per notizie più dettagliate, vedi: P. B ianconi, Gli anarchi
ci italiani op. c it; L. B etoni, op. cit; R A ndreucci - T. D etti, Il movimento
operaio italiano. Dizionario biografico. 1853-1943, Roma, 1975, ad nomen.
695Ricorda Emilio Grassini: "Un compagno spezzino ci annuncia: <E'
venuto a trovarmi Pasquale Binazzi>. Oh finalmente sappiamo che uno
dei buoni è <vivo>". E. G rassini, Per la storia del nostro movimento in Ligu
ria, in "L'amico del popolo", del 10 giugno 1947.
696 Ibidem.
311
d'ispezione attraverso l'Italia. A Milano, a Firenze, a Torino,
a Bologna, a Roma e in tutti le altre città in cui si reca697, l'in
domito rivoluzionario entra in contatto con singoli quadri,
con vecchi militanti reduci dalle galere o dal confino, con
nuclei o gruppi d'azione già in fase di riorganizzazione. In
linea con i percorsi di liberazione tracciati nei mesi preceden
ti, in questi primi incontri si discute su tematiche afferenti la
guerra, Torganizzazione, le alleanze con le altre forze politi
che, Tunità proletaria dal basso; ma, soprattutto, si procede
alla consegna del materiale propagandistico stampato dai
compagni genovesi, che Binazzi ha portato con sé dalla Ligu
ria. Si tratta di una serie di appelli alla mobilitazione contro
la guerra fascista, alla lotta armata, alla costituzione del "Fron
te Unico dei Lavoratori", che le varie cellule locali provvedo
no poi a riprodurre adattandone i contenuti alle esigenze
politico-ambientali delle rispettive realtà territoriali.
Determinanti sono i collegamenti che Binazzi è riuscito a
ripristinare con gli anarchici di Firenze, in particolare col for
naio Augusto Boccone698, suo vecchio compagno di lotta. Pro
prio in casa Boccone, infatti, ha luogo un convegno interre
gionale durante il quale, alla presenza di sedici delegati, vie
ne deliberata formalmente l'istituzione della Federazione
<w "[Binazzi] pubblicò un primo appello a nome del Fui (un bel ma
nifestino) che trasportò (ultrasettantenne) attraverso varie regioni set
tentrionali e centrali fino a Milano, Torino, Romagna, Toscana, Roma". P.
C aviglia, Relazione del lavoro durante il periodo fascista, insurrezionale e dopo
la Liberazione, riportata in G. Barro ero, op. cit., pag. 77. "La di lui inces
sante attività", ricorda invece Virgilio Mazzoni, "[fu] spesa in periodo
cospirativo per far rivivere le nostre Federazioni dalla Toscana alTEmilia,
dalla Liguria al Piemonte, alla Lombardia, al Veneto, ove recavasi aper
tamente, come agente di commercio librario, o clandestinamente, riu
scendo a ricollegare il nostro movimento, i nostri gruppi d'azione. L'ulti
ma volta che lo vidi fu in quel fortilizio di opera e di fede anarchica, che
è Sestri Ponente e tutta la zona dalla Valpocevera al mare, ai Giovi e al
Diamante". V. M azzoni, Pasquale Binazzi nei ricordi d i...., in "Il libertario",
numero unico, del 1946.
Cfr.: M. D e A gostini, La ripresa, op. cit.; E. C aviglia - U. M azzocchi,
La resistenza anarchica, op. cit.
312
Comunista Anarchica Italiana (16 maggio 1943)699. Nella cir
costanza, viene elaborato anche un "programma minimo" che
contiene un'indicazione dei punti cardine su cui incentrare
l'azione rivoluzionaria nell'attuale momento 700 : rifiuto della
guerra in quanto prodotto dello spirito di dominio e sopraf
fazione della classe capitalistica; sostegno ad ogni iniziativa
di lotta intransigente al fascismo e a tutte le sue ramificazio
ni; ripudio di qualsiasi compromesso con la monarchia; rigi
da opposizione a tutte le forme possibili di dittatura transito
ria o di governo rivoluzionario; riconoscimento che la libertà
di associazione, di stampa e di pensiero, " è condizione prima
di sviluppo di civiltà e di progresso individuale e collettivo"
contro il sorgere di privilegi di classe e di governi dispotici;
ricostituzione del paese sulla base di "libere federazioni di
comuni autonomi composte di liberi produttori", referente
imprescindibile per impedire la restaurazione di qualsiasi mo
dello di Stato accentratore e burocratico.
Al di là della dimensione programmatico-organizzativa,
l'indirizzo strategico del momento ruota attorno all'asse ope
rativo del "Fronte Unico dei Lavoratori". Non solo, infatti, lo
stesso proclama di Firenze si conclude chiamando a raccolta
gli "elem enti proletari che condividono questo minimo di
programma rivoluzionario", ma, nei giorni successivi al con
vegno, l'argomento è all'ordine del giorno di una riunione
segreta svoltasi tra quattro delegati anarchici e due comuni-
313
sti701. Nei mesi seguenti, inoltre, i militanti liguri e quelli to
scani stampano un opuscolo di dodici pagine - "Fronte Uni
co dei Lavoratori. Preliminari del nostro programma" - che
riprende la tematica dell'unità dal basso, mentre volantini dal
contenuto simile - firmati "comunisti anarchici", "federazio
ni libertarie", o semplicemente "gli anarchici" - vengono dif
fusi nello stesso periodo in tutte le regioni rappresentate al
l'incontro di casa Boccone702.
Pur trovando vaste adesioni ed ampi consensi a livello di
base - si pensi alla convergenza spontanea che si realizza tra
i lavoratori di tutte le tendenze durante gli scioperi scoppiati
nel marzo 1943 nelle grandi fabbriche di Milano e di Tori
no 703 - la strategia del "Fronte Unico" si arena, come visto, sui
contrasti tra anarchici e com unisti circa le m odalità di
estrinsecazione dell'unità proletaria 704 . D'altra parte, anche
quel minimo di confluenza su alcuni obiettivi di lotta squisi
tamente classisti e rivoluzionari, è destinata a svanire dopo il
314
colpo di stato del 25 luglio, quando iniziano a manifestarsi i
primi sintomi della politica collaborazionista di unità nazio
nale adottata dal P ed i Emblematico, è quanto accade il 30
luglio a Genova, dove un nucleo comunista arriva a diffon
dere un volantino dai contenuti talmente "controrivolu
zionari" che gli stessi vertici del partito sono costretti ad in
tervenire per sconfessare ^episodio, definendolo un caso iso
lato di "deviazionismo legalitario"705. Naturalmente, vi sono
aree territoriali in cui esponenti anarchici e comunisti danno
vita ad organismi comuni di lotta 706 ; anche in queste circo
stanze, tuttavia, si tratta di fenomeni del tutto occasionali ai
quali non corrisponde nessun tipo di disegno strategico uni
tario. In alcune realtà periferiche, anzi, le sfere dirigenti co
muniste avviano persino una larvata, quanto subdola, cam
pagna di boicottaggio per dissuadere i giovani proletari dal-
ì'aderire ai gruppi libertari.
Mentre la politica delle alleanze s'infrange su vecchie e
nuove contrapposizioni, il colpo di stato del 25 luglio impri
me un'accelerazione decisiva allo sviluppo dell'azione anar
chica nel paese. Nonostante le disposizioni liberticide sull'or
dine pubblico emanate dalla dittatura militare di Pietro
705 "Il partito comunista", si legge sul documento, "non agisce [...]
come potrebbe agire un partito di minoranza, cioè con rivolte, sedizioni,
ecc. Il partito comunista è un partito di governo e quindi un partito di
ordine. Il partito comunista è nella legge e non domanda che di poter
rimanere nella legge". Cìt. in G. B arroero, op. cit., pagina 83.
70fi In territorio apuano, ad esempio, accanto alla costituzione della
"Federazione comunista anarchica" - denominata anche "Gruppo
libertario", "Federazione anarchica italiana" e "Federazione comunista
libertaria" - gli anarchici si fanno promotori con comunisti e socialisti di
un "Comitato civico" e di un "Comitato apuano del fronte nazionale
d'azione" - dalla cui fusione nasce in seguito un organo di rappresentan
za interpartitica: il "Comitato di salute pubblica". Vedi: R. B ertolucci, A
come anarchia o come Apna. Un anarchico a Carrara. Ugo Mazzuccheìli, Qua
derni della Fiap, Carrara, 1989; G. C errito, Gli anarchici nella resistenza
apuana, op. cit.; O . L a l u , Lotta partigiana intorno alle Alpi Apuane e
all'Appennino tosco-ligure- emiliano, Carrara, 1964.
315
Badoglio707, la vicenda dei "quarantacinque giorni" è tutto
un moltiplicarsi di nuove iniziative di lotta, di elaborazione
di intenti e di propositi, di ricostituzione di comitati, gruppi
e federazioni. A fungere da stimolo alla mobilitazione, sono
talvolta singoli militanti che godono di un particolare ascen
dente sui propri compagni di fede. Il rilancio della lotta a
Piombino, ad esempio, è in gran parte merito di Adriano
Vanni, che non solo costituisce l'elemento propulsivo del di
battito teorico tra i lavoratori del "Bassino" ILVA, ma si di
stingue anche come imo dei maggiori ispiratori delle iniziati
ve promosse dai "Commissari di reparto degli stabilimenti
Ilva-M agona " 708 . Preziosissimo, poi, è il lavoro di riallac
ciamento svolto a Milano da Augusto Castrucci che, già in
prima linea durante gli scioperi del marzo, è da annoverarsi
tra i principali artefici della riorganizzazione del Sindacato
Ferrovieri Italiani. Di sua ispirazione, è il memoriale in quin
dici punti che viene presentato alla prima riunione costitutiva
della Sfi, tenutasi il 28 luglio709; ed è lui a dirigere una com
missione di ferrovieri che, all'inizio di settembre, si reca a
Roma per condurre trattative col ministro del lavoro - Picardi
- e con quello delle Comunicazioni - generale Amoroso710. Il
316
timoniere delia riscossa libertaria in Puglia, è invece Michele
Damiani. Insieme ad altri militanti, l'anarchico è tra l'altro
testimone dell'eccidio avvenuto alla fine di luglio dinnanzi
alle carceri di Bari, quando la forza pubblica apre il fuoco su
un raggruppamento di antifascisti che avevano inscenato
un'azione dimostrativa per ottenere la liberazione dei dete
nuti politici - si contano 23 morti ed una sessantina di feri
ti711.
Un episodio eloquente del mutamento dei rapporti di for
za che sta maturando in Italia, si verifica a Pistoia, dove una
folta rappresentanza di operai della "San Giorgio" si reca
minacciosa dinnanzi ai locali della questura per ottenere l'im
mediata scarcerazione di Silvano Fedi - arrestato poche ore
prima per aver arringato la folla, inneggiando alla rivolta
libertaria. Fedi è uno dei membri della sezione locale del "Par
tito Comunista Libertario" che712, poche settimane dopo la
caduta di Mussolini, affigge sui muri della città alcuni esem
plari di un "programma minimo", nel quale sono passati in
rassegna una serie di obiettivi prioritari di lotta - pace imme
diata, abolizione della monarchia, restaurazione delle liber
tà, revisione patrimoniale dei beni, condanna di ogni crimine
fascista, epurazione degli elementi più compromessi col re
gime, creazione ed incremento della piccola proprietà, misu
re di previdenza per la classe operaia, elezione diretta del
proletariato dei propri rappresentanti713. Va osservato che alle
317
tradizionali iniziative antifasciste, gli anarchici pistoiesi af
fiancano anche un'attività di sostegno e di solidarietà alle
popolazioni della zona per aiutarle a superare le gravi avver
sità del momento. A Bottegone e a Barba714, ad esempio, si
fornisce opera di soccorso ed assistenza alle famiglie più di
sagiate, si procede all'impianto di un forno che distribuisce il
pane gratuitamente, si svolge un'opera di persuasione per
indurre i contadini a battere il grano anche in assenza di mer
cato, e così via.
Nel frattempo, si tiene a Firenze il secondo convegno del
la Federazione Comunista Anarchica Italiana - 5 settembre
1943715. Oltre all'elaborazione dell'ennesimo appello al "Fron
te Unico dei Lavoratori", dai contenuti analoghi a quelli dei
volantini lanciati nei mesi precedenti716, i delegati presenti
all'incontro si accordano questa volta anche per la riedizione
318
della gloriosa testata "Umanità Nova". La sera deirotto set
tembre, nella tipografia deìl'anarcoindividuaìista Lato Lati
ni, vengono stampate milleottocento copie dell'antico quoti
diano malatestiano, che rivede così la luce dopo circa venti
anni dalla sua soppressione717.
319
che di un nutrito gruppo di militanti tradotti dall'isola di
Ponza720 - smobilitata dal regime per ragioni di sicurezza.
Se l'incremento quantitativo dei coatti comporta inevita
bilmente una recrudescenza delle già precarie condizioni di
vita e di sussistenza/ quest'arcipelago di individualità e di
personalità della più variegata provenienza esistenziale, fini
sce però con 1 'apportare un contributo determinante in ter
mini di arricchimento qualitativo del movimento721. L'incon
tro tra chi può contare su una lunga esperienza militante e i
quadri più giovani, i contatti tra chi ha lottato clandestina
mente all'interno e chi ha proseguito le proprie iniziative
antifasciste all'estero, o, ancora, il confronto tra quanti hanno
vissuto in prima persona la lacerante rottura con gli stalinisti
consumatasi in Spagna e quelli che invece in Italia sono spes
so ricorsi a forme di collaborazione locale con le cellule clan
destine comuniste, sono tutti elementi destinati a sprigionare
uno scambio di idee, dì opinioni, di prospettive così fecondo
da incidere profondamente sia sotto l'aspetto teorico che sot
to quello della prassi rivoluzionaria722.
Con questo bagaglio di esperienze diverse, dunque, i con
finati anarchici si apprestano ad affrontare i temi scottanti del
momento palesando una capacità di analisi e di critica sicu
ramente più acuta rispetto alle riflessioni condotte negli anni
precedenti723. Ad emergere con forza, è soprattutto la volon
320
tà di appianare quanto più possibile le polemiche intestine
per raggiungere un'unità d'intenti e di scopi tra tutti i gruppi
caratterizzati da una diversificata articolazione ideologica.
Proprio questa tensione unitaria informa lo spirito del "Con
vegno degli anarchici confinati a Vento tene" (1942) dove, al
termine di un acceso dibattito, viene ribadita la connotazione
di "sintesi" della Federazione Anarchica Italiana, ricostitui
tasi al confino già nel 1931. Frutto di un compromesso tra le
diverse correnti, è anche la risoluzione programmatica ap
provata nel corso della riunione724. Si tratta di un testo ne
vralgico ai fini della riorganizzazione sindacale e del rilancio
della lotta operaia, nel quale "spiccano le suggestioni eserci
tate da quella politica d'unità d'azione che in passato aveva
ciclicamente caratterizzato l'attività dei vari movimenti ope
ra i"725, come ad esempio la mobilitazione antimilitarista du
rante la Grande Guerra del 1914-'1S, l'esperienza consiliarista
del 1920”, o la più recente azione protosindacale svolta clan
destinamente in Italia. In linea con questa tradizione unita
ria, viene così esclusa la formazione di un sindacato anarchi
co per suggerire invece l'adesione ad un organismo unico di
lotta proletaria, all'interno del quale i gruppi libertari, orga
nizzati in categorie di mestiere e di professione autonomi,
lavoreranno per imprimere un indirizzo libertario ai consigli
di fabbrica - posti a fondam ento della futura società
"soviettista e libertaria"726.
321
Come si può im maginare, la notizia della caduta di
Mussolini suscita tra i confinati di Ventotene sentimenti di
grande entusiasmo, ma anche una smania incontenibile di
riottenere subito la tanto attesa libertà. Passano solo poche
ore e una delegazione composta da rappresentanti di tutte le
correnti politiche si reca dal direttore della "colonia" per con
segnargli un telegramma da inoltrare a Roma, in cui si riven
dica "l'immediata liberazione condannati e relegati politici
come automatica conseguenza della soppressione del regime
fascista"727. Due giorni dopo, il capo della polizia - Carmine
Senise - accoglie in parte le istanze dei confinati e invia un
dispaccio telegrafico urgente "ai questori, dirigenti zone Ovra,
direzioni delle colonie di confino di Ventotene Ponza Tremi
ti", disponendo la scarcerazione di tutti i "responsabili attivi
tà politiche escluse quelle riferentisi comunismo et anar
chia " 728 .
taria sindacale" che si manterrà "in continuo contatto con la Fai per sta
bilire di comune accordo tutte quelle iniziative e manifestazioni che si
riterranno opportune". E' previsto, infine, che i compagni possano an
che accettare cariche sindacali esclusive, "possibilmente di breve durata
e comunque revocabili da organi competenti". LA PIATTAFORMA, in
"Umanità Nova", del 7 gennaio 1945 e del 26 aprile 1947. E' da segnalare
che l'elaborato contempla anche la partecipazione degli anarchici ai "Con
sigli di Comune e di Provincia", vera e propria "innovazione eterodossa"
su cui però, come ha scritto Gino Cerrito, non vengono fornite ulteriori
precisazioni, tanto che in seguito diversi militanti interpreteranno il te
sto nel senso più ampio e "deviazionista".
717 Delia delegazione fanno parte: Mauro Scoccimarro e Pietro Sec
chia, per i comunisti; Francesco Fancello e Altiero Spinelli, per gli azioni
sti; Sandro Pertini, per i socialisti; Giovanni Domaschi, per gli anarchici;
Lazar Fundo ed Antonio Babic, per gli sloveni. P. S ecchia, Il partito comu
nista italiano e la guerra di Liberazione, op. cit., pagina 62.
72ANel documento, si legge: "Prego disporre subito scarcerazione pre
venuti disposizione autorità PS responsabili attività politiche escluse
quelle riferentisi comuniSmo et anarchia. Contemporaneamente SS. LL
com pileranno nella giornata di oggi elenchi tutti condannati aut
giudicabili per attività sopra indicate, escludendo sempre comunisti et
anarchici, e li rimetteranno alla RR Procure competenti con proposte gra
zia sovrana. Per quanto riguarda confinati politici dovranno essere im-
322
A salpare inizialmente da Ventotene, sono così soltanto un
centinaio tra "antifascisti democratici", giellisti e socialisti.
Dopo la nomina governativa di Giovanni Roveda a vice com
missario della ex Confederazione Fascista dei Lavoratori In
dustriali729, la situazione si sblocca anche per i comunisti.
Come contropartita alla sua collaborazione istituzionale,
l'esponente comunista chiede infatti il rilascio di un elenco di
nominativi che gli stessi vertici del partito hanno provvedu
to a stilare, seguendo un criterio di precedenza assoluta per i
quadri dirigenti730. Partito l'ultimo scaglione di comunisti,
restano relegati nell'isola solo i militanti anarchici che, peral
tro, alcune circolari inviate a Roma hanno nel frattempo riba
dito di escludere dalla liberazione731. E' in questa circostanza
che quel vincolo di solidarietà instauratosi nel corso degli anni
tra ciascun coatto, a prescindere dalle provenienze partitiche
e dalle appartenenze ideologiche, si manifesta in tutta la sua
forza e indissolubilità. Indignati per il protrarsi dell'increscio-
323
sa discriminazione politica, alcuni ex confinati propongono
al "Fronte Nazionale" la formazione di una "Commissione
d'inchiesta" affinché il governo disponga llm m ediata libe
razione dei "confinati anarchici colpevoli solo di aver com
battuto il fascismo". Tra coloro che prendono più a cuore la
questione, c'è Sandro Pertini - il futuro presidente della Re
pubblica - che, il 2 0 agosto, inoltra una formale richiesta in tal
senso al ministro Umberto R ic c i. "Circa 70 confinati politi
ci", si legge nell'istanza,
non sono stati liberati perchè già schedati dalla polizia fascista come
anarchici. Ora stando all'assicurazione data da S. E. il Capo del Go
verno a suo tempo apparsa sui giornali, secondo la quale nessuna
discriminazione politica sarebbe stata fatta [...] dovrebbero pure essi
godere della liberazione già accordata agli a ltri733.
324
Scortati da carabinieri e agenti di PS, gli anarchici partono
così dall'isola indignati ed estremamente adirati per l'enne-
sima ingiustizia subita. E a placare la loro rabbia, non servo
no certo tutte le rassicurazioni di un'imminente liberazione
fatte al momento dell'imbarco; anche perchè, dopo alcune ore
di sosta a Gaeta, si profila con contorni sempre più netti dove
in realtà si è davvero diretti. E' per questo che il viaggio di
trasferimento in treno verso la Toscana è segnato da tutta una
serie di atti di insubordinazione e tentativi di fuga, mentre
ogni sosta nelle stazioni ferroviarie poste lungo la tratta
Formia - Anghiari, si trasforma in altrettante occasioni per
improvvisare com izi, affacciati ai finestrini del treno, e
arringare la popolazione incitando alla lotta armata contro il
n azifascism o 734 . L'accoglienza nella piccola stazione di
325
Anghiari, poi, non è certo delle più incoraggianti. "Arrivati,
suUlmbrunire", ricorda Alfonso Failla,
326
ciotto giorni di permanenza (23 agosto - 9 settembre), gli anar
chici si sollevano più volte contro questo aberrante stato di
cose, riuscendo anche ad ottenere qualche lieve miglioramento
del regime interno - come ad esempio l'abolizione del divieto
di comunicazione tra i prigionieri o l'incremento della razio
ne alimentare quotidiana 739 . La stessa evasione da Renicci,
del resto, ha origine da un loro atto di disobbedienza. L'epi
sodio si verifica nella giornata del 9 settembre quando, diffu
sasi la notizia dell'armistizio con gli alleati e dell'imminente
occupazione nazista dell'Italia centrosettentrionale, i detenuti
dei vari settori iniziano a riunirsi concitatamente per orga
nizzare la fuga collettiva dal campo. Allarmato dal trambu
sto dei comizi, il tenente Panzacchi comanda allora agli agenti
di sorveglianza di sparare sugli assembramenti, provocando
il ferimento di due slavi ed un anarchico. Appena cessato il
fuoco, Alfonso Failla cerca di accorrere con altri compagni in
soccorso dei feriti; ma un drappello di carabinieri li circonda
intimandogli l'immediato allontanamento. Dopo un acceso
alterco, un brigadiere percuote con la baionetta Failla che si
era rifiutato di ubbidire agli ordini. E' a questo punto che,
esasperati dall'ennesima sopraffazione, i detenuti insorgono
in massa, si impossessano delle armi e costringono al ritiro
327
gli agenti di guardia. Quando gli ultimi prigionieri riescono
a fuggire da Renicci d'Anghiari, è quasi l'alba del 9 settem
bre. Poche ore dopo, Arezzo è occupata dalla Wehrmacht740.
328
cati di sbocco e delle zone d'influenza politico-militare. Se
dopo anni di umilianti cedimenti i governi democratici si sono
finalmente decisi a scendere in guerra, dunque, non è "per
abbattere il fascismo in quanto sistema barbaro di tirannia
politica, economica e sociale, bensì lo stato tedesco che oggi è
assurto a potenza minacciosa del loro stesso predominio nel
mondo, dei loro stessi domini coloniali, dei loro stessi posse
dimenti imperiali"741.
Questa duplice veste del fascismo - "imperialista" e di "re
azione sociale" - è alla base di tutta la concettualizzazione
logico-argomentativa anarchica, poiché consente sia di con
futare la presunta prerogativa antifascista degli Stati Alleati
che di suffragare lo schema interpretativo della guerra come
scontro tra opposti imperialismi. Partendo da un'analisi de
gli avvenimenti internazionali dell'ultimo ventennio, si co
mincia così col rievocare come i ceti dominanti dei paesi retti
da democrazie parlamentari avessero manifestato sin dall'ini
zio forti simpatie per il fascismo nella sua veste di "reazione
sociale". Nel clima d'alta fibrillazione sociale instauratosi in
Europa nel primo dopoguerra, il movimento di Mussolini si
configurava nell'immaginario borghese come l'unica forza in
grado di arginare l'impetuosa avanzata proletaria che, ani
mata dagli echi della Rivoluzione d'Ottobre, stava ormai mi
nacciando pericolosamente l'ordine e il dominio capitalista.
Per tutti gli anni successivi, poi, il fascismo è stato foraggiato
e sostenuto indistintamente dalle classi dirigenti di tutti i
paesi, nella convinzione che un suo indebolimento nelle na
zioni dove era asceso al potere avrebbe comportato l'imme
diato riemergere delle istanze rivoluzionarie delle masse ope-,
raie anche all'interno dei propri confini. Si è così andata isti
tuendo una vera e propria coalizione sotterranea tra le varie
borghesie nazionali e i regimi o movimenti d'ispirazione fa
scista che, in forme ed intensità diverse, si è perpetuata sino
alla prima metà degli anni Trenta. La connotazione interna
329
zionalista di questo atteggiamento filofascista, non deve del
resto stupire: per quanto divise da profonde rivalità e da reci
proci antagonismi, le borghesie delle rispettive realtà territo
riali sono infatti accomunate dai "privilegi che scaturiscono
dal possesso della ricchezza e dall'autorità dello stato" e, so
prattutto, dalla "missione storica di difendere bordine eco
nomico e politico su cui è fondato il proprio dominio dalle
aspirazioni livellatrici delle masse operaie e contadine"742.
Se la "reazione" fascista poteva contare sull'aperta com
plicità del capitalismo internazionale, l'"im perialism o" fasci
sta poteva a sua volta giovarsi del tacito consenso delle gran
di potenze che, grazie al bottino ricavato con la Grande Guer
ra, non avvertivano alcun'impellente necessità di contrapporsi
militarmente alle rivendicazioni espansioniste di Mussolini,
prima, e di Hitler, poi. Sotto quest'aspetto, prosegue l'analisi
anarchica, nessuno potrebbe storicamente contestare che sia
no state proprio l'acquiescenza e la remissività delle demo
crazie "borghesi" a favorire la graduale espansione del fasci
smo al di fuori dei contesti locali che l'avevano visto conqui
stare il potere. Col pretesto di voler scongiurare a tutti i costi
una nuova guerra, Londra e Parigi non hanno esitato un solo
istante a consegnare nelle mani dei due dittatori l'Etiopia,
l'Austria, la Cecoslovacchia la Spagna repubblicana e l'Alba
nia743. In realtà, quello dei governi democratici era un pacifi
smo "subdolo e meschino", era "il pacifismo dei portavoce
dell'alta finanza, della grande industria, della reazione poli-
742 Ibidem.
743 "Le nazioni sedicenti democratiche", si legge su "L'adunata dei
refrattari", "hanno in questi ultimi dieci anni attivamente aiutato la rea
zione fascista a consolidarsi in Europa, in Asia, in Africa [...] Le dittature
di Hitler e Mussolini sono infatti una creatura delle democrazie imperia
li e finanziarie di Francia e Inghilterra. Le ha suscitate la iniquità del
trattato di Versailles, le hanno armate i capitalisti francesi ed inglesi, le
hanno ingrandite e rese audaci e temibili la viltà della Società delle Na
zioni e la complicità della politica francese e inglese in tutte le sue impre
se espansionistiche e militari". Fascismo e Imperialismo, in "L'adunata dei
refrattari", del 22 aprile 1939.
330
tica e del ca p ita lism o " 744 , era, insomm a, il "pacifism o
imperialista", che non mirava affatto a salvaguardare la paci
fica convivenza tra le nazioni, bensì a procrastinare uno scon
tro armato con gli stati totalitari "e a sospingere ulteriormen
te i popoli nella sottomissione e nella barbarie " 745 . Nonostan
te lo strombazzato "imperialismo romano" e quello ben più
minaccioso del Mein Kampf, a spaventare maggiormente le
caste privilegiate inglesi e francesi era infatti ancora lo spet
tro della rivoluzione sociale.
La paura che un eventuale indebolimento del fascismo
avrebbe potuto innescare un poderoso processo di mobilita
zione dal basso, attanagliava a tal punto bordine borghese
che il "vecchio" imperialismo ha rischiato persino di mettere
a repentaglio la propria posizione egemonica sullo scacchie
re internazionale. I "politicanti francesi e inglesi", osserva
"Studi sociali", non ignoravano certo che l'Italia in Etiopia e
nelle Baleari si profilava come una seria minaccia all'equili
brio dei rapporti di forza nel Mediterraneo; né, tanto meno,
che una grande Germania potesse rappresentare un pericolo
mortale per la loro supremazia in Europa. Allo stesso modo,
prosegue il foglio, Londra e Parigi erano ben consapevoli che
la conquista fascista della Spagna, "esponendo ai rischi di un
attacco alle spalle la rocca di Gibilterra, veniva non solo a
completare l'assedio della Francia ma a compromettere se
riamente la sicurezza delle linee di comunicazione della Fran
cia e dell'Inghilterra coi rispettivi possedimenti Oltremare"746.
I riferimenti alle vicende spagnole ritornano spesso nello sche
ma interpretativo degli anarchici. A loro avviso, infatti, la
guerra civile costituisce la testimonianza più eloquente di
quella cospirazione ordita "dall'internazionale del capitale e
della finanza di concerto con gli stati fascisti", per affogare
nel sangue le istanze di riscossa delle classi proletarie. Se no
331
nostante ìe insidie che una Spagna fascista costituiva per il
loro predominio, le democrazie anglofrancesi hanno lasciato
via libera a Franco ed ai suoi alleati, spiega "L'adunata dei
refrattari", è perché una "Spagna rossa" rappresentava per i
governi di Londra e Parigi una minaccia ben più grave di
una "Spagna nera". E' per questo che, nel giorno in cui sono
insorte contro i generali golpisti, le masse operaie e contadi
ne spagnole sono state ignominiosamente "tradite da quegli
stessi che in nome del principio democratico si dicevano ne
mici degli stati autoritari"747.
332
■ va ormai minacciando la loro stessa leaderdsheep mondia
le750 . Sostenere, però, che quella prossima a scoppiare in Eu
ropa sia un'atipica guerra "ideologica" tra stati antifascisti e -
dittature totalitarie, significherebbe commettere un grossola
no errore storico-interpetrativo. I governi che oggi chiamano
alla mobilitazione in nome degli ideali antifascisti, tuona in
fatti il movimento, sono quegli stessi che hanno sempre
anteposto ai valori della democrazia quelli del dominio e del
privilegio borghese, che hanno impunemente calpestato e tra
dito rindipendenza dei popoli quando si trattava di salva
guardare l'integrità territoriale dell'Etiopia, dell'Austria, della
Cecoslovacchia, della Spagna repubblicana e dell'Albania, che
più di tutto, insomma, hanno "contribuito a spingere il gene
re umano nell'abisso del sangue secondando la cupidigia
egemonica dell'imperialismo totalitario in tutte le sue guerre
di aggressione e di conquista"751. Sarebbe allora ingenuo
333
Per molti aspetti simile alia requisitoria contro gli stati ca
pitalisti, è la vibrata polemica anarchica nei confronti delle
grandi socialdemocrazie europee. Anche in questa circostan
za, si ritiene inammissibile che proprio chi in passato sia sem
pre stato animato da ima profonda avversione tanto per la
democrazia che per le istanze delle classi diseredate, voglia
oggi assurgere a supremo depositario degli ideali antifascisti.
Quando era al potere in Germania, rammenta "L'adunata dei
refrattari", la Sdp "non doveva che rispettare la volontà le
aspirazioni e i desideri, d'altronde modesti, dei popoli perchè
la democrazia trionfasse; ma non volle e armò invece la rea
zione capitalista indicando con le stragi di Berlino e di Mona
co la via al fascismo " 753 . Lo stesso, prosegue la testata indivi
dualista, si verificava più o meno contemporaneamente in
Italia, dove furono invece il partito socialista e il sindacalismo
confederale ad adoperarsi in tutti i modi per imbrigliare lo
slancio rivoluzionario delle masse nelle maglie del riformismo
borghese. Nelle più recenti vicende spagnole, poi, l'intima
essenza antiproletaria delle socialdemocrazie si è manifesta
ta in tutta la sua interezza e inequivocabilità. Se avessero re
almente condiviso le "profonde ragioni umane e sociali" del
luglio '36, infatti, laburisti e Sfio non avrebbero mai lasciato il
popolo spagnolo a battersi da solo contro la "cospirazione
militare del fascismo domestico e straniero". "Pacifiste e non
interventiste" quando si trattava di accorrere in sostegno delle
masse operaie e contadine iberiche, conclude il foglio di Max
Sartin, le socialdemocrazie francesi e inglesi diventano inve
ce guerrafondaie oggi, marciando compatte con le oligarchie
economico-finanziarie, coi governi capitalisti e con gli inte
ressi imperiali delle rispettive nazioni. Si può allora compren
dere, quali reali insidie nascondano i loro appelli alla mobili
tazione armata in nome dei principi di libertà e di autode
terminazione dei popoli:
753 Ibidem.
334
giustizia sociale e nella libertà, una Spagna nuova, preferiva la vitto
ria fascista, la vittoria sanfedista, del feudalesimo, dell'ordine autori
tario e capitalista, non può reclamare nessuna fiducia, non può aval
lare nessuna cam biale di liberazione disinteressata754.
335
co"755, tradendo i sogni, le aspirazioni e le speranze di riscos
sa che le masse diseredeate di tutti i paesi avevano riposto
nella "Patria del Proletariato". E' vero, riconosce il movimen
to, che a spingere Stalin all'"amplesso fraterno con Hitler"
sono state anche l'arenarsi delle trattative con gli anglofran
cesi, l'ostruzionismo autolesionista di Varsavia e la necessità
di sottrarsi ad una guerra sul fronte occidentale proprio men
tre ai confini orientali è in atto uno scontro militare con il Giap
pone per il controllo della Mongolia; ma il giustificazionismo
della ragion di Stato e le crude considerazioni della Realpolitik
possono alleviare solo in parte la delusione e lo sconforto di
tutti quei proletari che nel socialismo vedevano ancora un
ideale di giustizia superiore alle ordinarie considerazioni di
un governo costituito, e nel "Grande Stalin" l'irriducibile ne
mico del feroce tiranno nazista. Da questo punto di vista, pro
segue l'arringa anarchica, il "Fronte Unico dei tiranni di Mo
sca e Berlino" assurge ad ulteriore dimostrazione di come
l'antifascismo di Stalin sia sempre stata una speculazione fi
nalizzata al rafforzamento dello stato sovietico e all'amplia
mento del proprio potere personale. E' questa l'occasione in
cui la stampa libertaria passa in rassegna tutti i motivi e le
ragioni della polemica antibolscevica dispiegatasi negli anni
755 Tra i due mali, in "L'adunata dei refrattari", numero 39, del 7 otto
bre 1939. "I capitolatori inglesi e francesi", scrive "L'adunata dei refrat
tari", "col mercato di Monaco, avevano rilasciato a Hitler carta bianca
perché cercasse il suo "spazio vitale" verso l'Est, cioè verso la Russia.
Col patto del 24 agosto 1939 - che è veramente il primo atto della guerra
attuale - i bolscevichi hanno oltrepassato in capitolazione gli stessi
capitolatori di Monaco battendoli in pieno al loro gioco. Impegnandosi a
non molestare il Reich nella sua guerra di conquista, essi l'hanno indotto
a volgere in direzione di Ponente, cioè contro la Francia e l'Inghilterra, le
sue mire espansionistiche". La crociata, in "L'adunata dei refrattari", nu
mero 27, del 5 luglio 1941. "L'adunata" parla di "primo atto delia guerra
attu ale" poiché ritiene che u n'adesione sovietica alla coalizione
antitedesca avrebbe con molta probabilità consentito di bloccare, seppur
momentaneamente, i piani di assoggettamento e di conquista della Ger
mania nazista.
336
precedenti756 ; ma, soprattutto, è questo il momento per rinfo
colare i veleni sull'attività controrivoluzionaria svolta da
Mosca in Spagna. Proprio durante la guerra civile spagnola,
infatti, è emersa secondo gli anarchici tutta l'analogia dì mezzi
e di fini che lega la Russia bolscevica alla Germania nazista.
"L'azione degli stalinisti", scrive "L'adunata dei Refrattari",
"fu parallela a quella dei fascisti: questa falcidiava le milizie
rivoluzionarie al fronte; quella le pugnalava alla schiena nel
le retrovie"757. Più di ogni altro avvenimento, insomma, l'espe
rienza spagnola testimonia che "gli stalinisti non si sono ri
velati in abito di fascisti nel breve spazio di ventiquattro ore
0 trenta giorni", ma che
sono oggi quello che erano ieri, un anno fa, venti armi fa [...] Sono
oggi, com e sempre furono, nemici dei diseredati e della rivoluzione
sociale, perchè odiano la libertà e l'uguaglianza di cui hanno sempre
fatto strame. Non già perchè secondano le imprese militari del fasci
sm o758 .
337
borghesi ancora lo sostenevano surrettiziamente. La vera
"guerra ideologica" antifascista, dunque, è "guerra sociale";
è guerra di riscossa dei popoli da tutti i flagelli e da tutte le
catene debordine borghese750; è guerra "degli oppressi con
tro gli oppressori, del lavoro contro il privilegio, della libertà
contro la tirannia, del diritto contro l'arbitrio, della rivoluzio
ne contro la reazione, dell'avvenire contro il passato, della
civiltà contro la barbarie"760761. Finché non punti ad abbattere il
fascismo "non solo come dominio imperialista ma special-
mente come forma bestiale di assolutismo di classe", o me
glio, finché non miri a debellare non solo il fascismo ma so
prattutto i germi reazionari che ne hanno favorito lo svilup
po, l'odierno conflitto resterà "una semplice avventura mili
tare dello stato e del capitalismo imperante":
Perché la guerra attuale diventi nei suoi sviluppi e nei suoi scopi una
guerra ideologica è indispensabile che rifletta i sentimenti antifascisti,
gli aneliti alla libertà politica e le aspirazioni alla giustizia economica
del popolo. E ' indispensabile che sia la guerra dei popoli anziché la
guerra delle minoranze privilegiate che li opprim ono e le sfruttano.
E per trionfare all'estero [...] i popoli devono com inciare a vincere
aH'interno dei rispettivi paesi il dominio e la potenza del privilegio
dominante, che s'affanna a contenere la guerra contro Passe nei bina
ri obbligati di una sterile avventura im perialista che porterebbe fa
talmente in un trionfo universale dei postulati fascisti762.
760 "per vincere il fascismo", scrive "Studi sociali", "bisogna fare tut
to ai contrario di quel che il mondo ufficiale ci raccomanda: è necessario
rompere l'unione nazionale fra popolo e governo e fare l'unione intema
zionale dei popoli - quello italiano, tedesco e giapponese compresi - con
tro il fascismo in atto e quello in potenza [...] solo quest'unione potrà
impedire [...] il prevalere della mentalità reazionaria [...] che sarebbe il
primo atto dell'offensiva dei privilegiati del mondo contro le aspirazioni
delle grandi masse", iimfz vinceremo, in "Studi sociali", numero 3, del 30
aprile 1943.
761 Perché?, in "L'adunata dei refrattari", numero 24, del 14 giugno
1941.
762 II trionfo della guerra ideologica, in "L'adunata dei refrattari", del 14
febbraio 1942.
338
Da questa "avventura imperialista", i ceti proletari devo
no disertare senza alcuna reticenza di sorta. Su questo punto
la propaganda anarchica ritorna con insistenza per tutto l'ar-
co del conflitto, per spiegare che un successo militare della
coalizione democratico-borghese sul blocco delle potenze del
l'Asse, non muterebbe in alcun modo la condizione di sotto-
missione e di sfruttamento cui sono sottoposte le masse
diseredate. La "civiltà" dei Deladier e dei Chamberlain, scri
ve "Studi sociali", è complemento inseparabile dalla "civil
tà" degli Hiltler e dei Mussolini. La democrazia "all'ombra
delle cui bandiere mercanteggiano e speculano i monopoliz-
zatori della ricchezza"763, gli fa eco "Il risveglio anarchico",
non ha nulla in comune con un'organizzazione del consorzio
sociale fondata sui principi di giustizia, eguaglianza e liber
tà. La "guerra imperialista", incalza a sua volta "L'adunata
dei refrattari", è scontro "fonte di ricchezza soltanto per gli
speculatori della finanza, del commercio e dell'industria, che
coniano in oro e in privilegio il sangue e le carni dei ceti ope
rai e contadini immolati nel terribile olocausto"764. "Odiare il
763 Ibidem.
764 Rivoluzionari, in "L'adunata dei refrattari", del 20 maggio 1939.
"La coalizione alleata", si legge ancora su "L'adunata dei refrattari", "s'af
fanna a contenere la guerra contro la coalizione assolutista dei fascismi
europei ed asiatici nei binari obbligati e inviolabili delle passate guerre
imperialiste, che sempre risultarono vano salasso di sangue per i popoli,
fonte di ricchezza, di prestigio e di prepotenza soltanto per i ricchi. I fatti
dicono che le caste privilegiate del paese contemplano la guerra come
una colossale opportunità di promuovere i loro particolari interessi per
sonali e di classe: di arricchire rapidamente se hanno qualcosa da vende
re al governo; di aprirsi grandi mercati profittevoli all'interno e all'estero
se hanno capitali da investire; di far lavorare col massimo profitto per se
stessi masse numerose di uomini, con poca spesa, se sono industriali; di
aumentare all'infinito la propria autorità sui propri simili se sono gover
nanti; di accrescere il proprio prestigio sociale e politico, oltre che i pro
pri introiti, se sono leaders di unioni; di aumentare e consolidare - in una
parola - sul maggiore sfruttamento e sulla più severa disciplina delle
moltitudini diseredate i privilegi esistenti, crearne di nuovi dovunque
possibile". Ibidem.
339
fascismo", espone in modo ampio e articolato la testata di
Max Sartia,
340
anticomunista quanto il convincimento radicato che un crol
lo della Germania nazista sia destinato, nello stato attuale, a
tradursi in un "dilagare della canaglia proletaria". Definito
vero e proprio "esercito occulto dalla potenza formidabile",
la "Quinta Colonna" è ritenuta un elemento determinante ai
fini dei successi militari della Germania. Più che con la schiac
ciante superiorità dell'esercito nazista, la repentina capitola
zione di Francia, Belgio, Olanda e Norvegia, è infatti spiega
ta con la circostanza che gran parte della borghesia capitali
sta di queste nazioni era legata alle potenze dell'Asse dalle
comuni aspirazioni reazionarie e alla sconfitta di Hitler pre
feriva di gran lunga la capitolazione del proprio paese. "Se la
Francia è stata disfatta in quaranta giorni", assicura "L'adu
nata dei refrattari", "non fu per motivi d'inferiorità militare
ma perché alle spalle degli eserciti il paese era per tre quarti
conquistato al nazismo prima ancora che fosse sparata la pri
ma cartuccia"766.
I riferimenti concettuali al collaborazionismo, consentono
anche di comprendere le motivazioni strategiche che, nel
l'estate del 1941, spingono Hitler a dare il via alla campagna
di Russia prima ancora di aver chiuso la partita con la Gran
Bretagna. A giudizio di quasi tutti gli esponenti del movi
mento, la collocazione temporale dell'"Operazione Barbaros
sa" va ricondotta alla necessità del dittatore tedesco di
rilanciare la crociata anticomunista per mobilitare i legionari
della "Quinta Colonna" attivi nelle nazioni già conquistate -
dove iniziano a manifestarsi i primi fenomeni di ribellione
contro i dominatori nazisti - in Gran Bretagna - dove la stre
nua resistenza popolare sta compromettendo definitiva-mente
i piani d'invasione tedeschi - e negli Stati Uniti - dove stanno
prendendo sempre più il sopravvento le correnti interventi-
ste. Naturalmente, l'attacco di Hiltler alla Russia non muta il
modello interpretativo anarchico della guerra come scontro
tra imperialismi rivali. E a quanti sostengono che con il
coinvolgimento dell'Urss il conflitto ha acquisito i contorni
7f* Ibidem.
341
sempre più inequivocabili di una guerra "ideologica", si re
plica ancora una volta che "gli eserciti bolscevichi non com
battono per la libertà dei popoli e per la difesa della grande
Rivoluzione d'Ottobre"767, ma per "gli interessi imperialistici
dello stato russo e le basi economiche della burocrazia sovie
tica dominante"768. Non è insignificante che, per fomentare
la resistenza popolare contro l'invasione nazista, il governo
sovietico non sia ricorso affatto al mito della "Rivoluzione",
bensì a quello tutto nazionalpatriottico della lotta di libera
zione sostenuta dai generali zaristi contro Napoleone.
La polemica anarchica sulla guerra "ideologica" trova ul
teriore alimento al momento della redazione della Carta At
lantica. In questo caso, viene posto in evidenza come il "nuo
vo ordine d em o cratico ", contem plato nel docum ento
programmatico, non sia altro che il "vecchio ordine borghe
se, plutocratico ed imperialista", quell'assetto capitalistico-
statale, vale a dire, che è stato la causa scatenante sia del fa
scismo che della guerra. D'altra parte, l'esito fallimentare della
precedente esperienza wilsoniana, è per gli anarchici sinto
matico di come sovranità popolare, libertà dei commerci e
dei mari, convivenza pacifica tra le nazioni e sicurezza dei
popoli, siano tutti principi incompatibili con un mondo do
minato dal "privilegio politico ed economico, dal capitalismo,
dall'imperialismo, dalla falsa democrazia del denaro e dal
monopolio privato dei mezzi di produzione e di scambio"769.
E' vero invece che i primi profanatori degli otto punti conte
nuti nella Carta Atlantica, sono proprio i governi di Londra e
di Washington, pronti da un lato a rendere omaggio alle li
bertà, alla cooperazione internazionale tra gli Stati e al diritto
di autodeterminazione popolare; ma altrettanto determinati,
dall'altro, a mantenere ben salde tutte le forme di oppressio
342
ne e di sfruttamento ai damai delle popolazioni coloniali/ re
primendone nel sangue l'anelito alla libertà e alTindipenden-
za. Sarebbe allora assurdo/ conclude il movimento, pensare
che Churchill, "il primo fascista inglese e un uomo reaziona
rio e imperialista nel sangue", possa condurre
contro l'A sse fascista una guerra ideologica in difesa della democra
zia e della libertà. Il Torysmo inglese ha sempre avuto ed ha tuttora il
più sacro orrore della democrazia e della libertà dei popoli - special-
m ente dei popoli coloniali. Il torysmo inglese ha per vent'anni am
mirato, aiutato il nazismo e il fascismo ad affermarsi ed a consolidar
si in Germania e in Italia e ad espandersi oltre i confini di questi due
paesi. La sua ideologia politica e sociale non è incompatibile con
l'ideologia politica e sociale del fascismo e del nazismo. Il Torysmo
inglese non ha, quindi, un'ideologia da opporre a quella dell'Asse, e
non può per conseguenza condurre contro questo una guerra ideolo
gica770 .
345
Penalizzati da questa precarietà numerico-organizzativa,
gli anarchici partecipano alla Resistenza combattendo nelle
fila delle ben più solide ed efficienti formazioni armate orga
nizzate dal partito comunista - le brigate "Garibaldi" - dal
partito d'azione - le brigate "Giustizia e Libertà" - e dal par
tito socialista - le brigate "Matteotti". Certo, in quelle località
a forte tradizione libertaria, così come nelle aree territoriali
dove la presenza di quadri e simpatizzanti è ancora sufficien
temente diffusa, non si rinuncia alla costituzione di raggrup
pamenti specificamente, o prevalentemente, libertari. Anche
in questi casi, tuttavia, necessità di ordine militare spingono,
dopo una prima fase autonoma, alla confluenza nelle divi
sioni controllate dalle altre forze antifasciste. Va ricordato in
fatti che, mentre gli schieramenti posti sotto l'egemonia poli
tica dei Comitati di Liberazione Nazionale e le brigate auto
nome d'ispirazione monarchico-moderata possono contare
sui rifornimenti di mezzi e di armi da parte degli eserciti alle
ati, i partigiani anarchici affrontano la guerriglia muniti esclu
sivamente del materiale bellico sottratto al nemico nel corso
di scontri a fuoco o recuperato mediante operazioni di assal
to e di rastrellamento a caserme, depositi, postazioni e presidi!
militari.
Inglobato nelll'esarchia partitica ciellenista e quasi del tutto
privo di margini di iniziativa autonoma, il movimento è de
stinato a svolgere un ruolo di protagonista, per così dire,
comprimario della Resistenza, senza mai riuscire ad impri
mere alla lotta partigiana un indirizzo rivoluzionario o, quanto
meno, un orientamento politico tale da porsi quale concreta
alternativa alla impostazione interclassista della guerra di li
berazione nazionale773. Ovviamente, l'inquadramento nelle
346
brigate "Garibaldi", "M atteotti" e "Giustizia e Libertà", non
implica affatto una pedissequa osservanza delle direttive ema
nate dai rispettivi vertici militari che, anzi, sono spesso espli
citamente violate dalle unità e dai gruppi combattenti libertari.
Sfidando inoltre l'ostilità dei CLN locali e del Comando Alle
ato, in alcune zone si procede anche a esperimenti di autoge
stione e di collettivizzazione sociale, nell'intento di educare
le masse ad una conduzione del consorzio civile ispirata ai
parametri organizzativi del comuniSmo libertario774. Nell'im
maginario anarchico, infatti, la Resistenza non si configura
quale semplice opposizione armata ad un regime liberticida
e all'invasore straniero, bensì come la prima fase di un pro
cesso rivoluzionario finalizzato al rovesciamento dei rappor
ti di produzione capitalistici e all'abbattimento di tutte le for
me di dominio, di oppressione e di sfruttamento dell'uomo
sull'uomo.
D'altro canto, le sperimentazioni comunitarie attuate da
gli anarchici possono avvalersi di un humus particolarmente
fertile su cui attecchire775. Soprattutto nelle prime fasi della
347
lotta, i partigiani sì trovano ad operare in una realtà inedita,
contraddistinta da una radicale "rottura del monopolio sta
tale della violenza" e dalla dissoluzione di ogni forma di le
galità, dove le motivazioni stesse che spingono alla lotta ar
mata, promanano da una presa di coscienza individuale av
venuta in un contesto completamente privo di norme a cui
attenersi o di simboli istituzionali cui far riferimento. E' per
questo che la Resistenza assume non solo i tratti tipici di un
genuino e spontaneo movimento armato di autodifesa popo
lare, ma anche le caratteristiche di una grande esperienza
collettiva che infrange schemi e categorie precostituite per
assurgere a vero e proprio laboratorio di nuove idee, aspira
zioni, bisogni e istanze popolari. Come è stato osservato in
studi recenti, la gran maggioranza di coloro che imbracciano
le armi sentono di star vivendo un "eccezionale momento di
armonia in una comunità sciolta dai vincoli del potere", dove
"il primo significato di libertà che assume la scelta resistenziale
è implicito nel suo essere un atto di disobbedienza [...] una
rivolta contro il potere deli'uomo sull'uomo" 776. "Quanto è
avvenuto in Italia nel biennio 1943 -1 9 4 5 ", ha scritto Claudio
Pavone,
348
un atto di disobbedienza. Non si tratta tanto di disobbedienza a un
governo legale, perché proprio chi detenesse la legalità era in discus
sione, quanto di disobbedienza a chi aveva la forza di farsi obbedire.
Era cioè una rivolta contro il potere dell'uom o su ll'u om o, una
riaffermazione dell'antico principio che il potere non deve averla vinta
sulla virtù. C 'è un aspetto di anarchismo nel senso che tutti sono co
stretti a comportarsi un po' come se fossero anarchici, anche se non
hanno magari mai sentito parlare di Malatesta e di altri teorici [...]
Tutti dovettero affrontare un problema che, fino a quel momento,
soltanto l'anarchico colto e militante si era posto in quanto parte del
la sua dottrina. Ma gli anarchici militanti, i politicizzati in genere, gli
antifascisti di lunga data erano m olto pochi. Quello che è interessan
te è che in quel periodo questo travaglio diventa un fenomeno di
m assa, e molta gente che forse nemmeno sapeva che cosa significas
se anarchia si è trovata in una situazione dì anomia, come dicono i
sociologi attuali, cioè di mancanza di una norma precìsa cui attener
si. C 'è anche, direi, una "anarchia spontanea" nel tipo di organizza
zione che viene data alle bande partigiane, soprattutto nella fase ini
ziale. In un primo tempo i capi vengono scelti dai militanti stessi. Le
bande sono pervase da uno spirito decisamente antimilitarista, il ri
fiuto del militarismo e di tutti i suoi simboli si spiega anche con l'odio
nei confronti della guerra fascista appena perduta [...] Quello che
viene rifiutato è non solo un modello di organizzazione, ma anche
un modello umano. Poi, certo, sì avvierà un processo di m ilitariz
zazione delle bande e di istituzionalizzazione del movimento777.
777 Ibidem.
349
nelle enunciazioni programmatiche contenute nelle delibe
razioni approvate nei convegni, negli incontri e nelle riunio
ni che in questi mesi si tengono in varie zone della penisola.
Naturalmente, la imprescindibile specificità territoriale dei
contesti locali e regionali che presiede alla mobilitazione anar
chica778, comporta una diversificazione concettualistica della
lotta armata, della preparazione insurrezionale, dell'azione
sindacale, della questione delle alleanze. Unanime, ad ogni
modo, è il convincimento che soltanto la "sincera collabora
zione tra tutte le forze rivoluzionarie" avrebbe consentito il
conseguimento del duplice obbiettivo della liberazione del
paese dalla dominazione nazifascista e della disarticolazione
strutturale dell'ordine capitalista e della società borghese.
Sin dalle prime fasi della lotta, si avverte così una notevo
le tensione unitaria che spinge a rilanciare, accentuando ulte
riormente la perentorietà dei termini, quella strategia del Fron
te U nico dei Lavoratori propugnata sia dalla carta di
Ventotene, sia da quasi tutti i documenti elaborati tra la pri
mavera del '42 e il settembre del '4:3m . E' quanto viene scan
dito a chiare lettere nell'articolo di fondo apparso sul primo
numero di "Umanità Nova" che, dopo essersi richiamato ai
principi di uguaglianza, giustizia e libertà del comunismo
anarchico, esorta all'unione proletaria al di sopra di tutte le
tendenze ideologiche e le appartenenze politiche, per soste
nere "nell'attuale periodo doloroso che attraversiamo in Ita
lia [...] la causa dell'emancipazione economica, politica e so
ciale dei lavoratori"780. I riferimenti ideologici del Fronte
350
Unico dei Lavoratori, sono ancora quelli sanciti nel lontano
congresso dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori -
Ginevra, 1866 - imperniati, cioè, sul protagonismo operaio e
sull'unità dal basso della classe. Sotto questo aspetto, imme
diato è lo scontro con la appena ricostituitasi Confederazione
Generale del Lavoro - Roma, giugno 1944 - reputata una cre
azione artificiosa e fittizia che si è realizzata solo in virtù del
l'in iz ia tiv a arb itraria di "cam arille p o litic a n ti" e del
"fascistissimo sistema di tutto decidere dall'alto". Ad ima rap
presentanza della classe subordinata ai "loschi interessi delle
consorterie partitiche" e ai loro "meschini giochi di potere",
il movimento contrappone il modello d'azione dal basso fon
dato sul soggettivismo rivendicazionista operaio, forte del
convincimento che un rilancio dell'attività sindacale potrà
promanare soltanto da organismi sorti dalla iniziativa spon
tanea di "tutte le forze lavoratrici del braccio e del pensiero e
della scienza che, al di sopra di ogni sfumatura partitica e
senza precisazioni di tessera, lottano per la libertà e vogliono
emancipare il lavoro dal capitale"781.
351
Questa concezione spontaneistica di rifiuto della delega
mira a propiziare un percorso operativo che/ nel suo momen
to centrale, si estrinseca nella costituzione di "commissioni
interne", intese quali strutture autonome, elette liberamente
dai lavoratori e preposte alla definizione degli obbiettivi im
mediati e concreti da conseguire sul terreno dell'azione di
retta. In quanto finalizzate alla ricomposizione della identità
classista, le "commissioni" trascendono però la dimensione
prettamente sindacale per configurarsi come una sorta di
scuole di rieducazione sociale, come momenti per così dire
pedagogico-aggregativi, che da una parte garantiscono la
compattezza dei livelli di coscienza delle masse e dall'altra
ne forgiano lo spirito rivoluzionario. Ovviamente, la contrap-
posi-zione CGL/FUL ricalca anche il tradizionale conflitto tra
riformismo collaborazionista e prassi sindacalista rivoluzio
naria, ritornato tema di scottante attualità nei nuovi assetti
politico-sociali. A gli antipodi di qualsivoglia apparato
leg alitario che conduce "lo tte p arziali b atten d o si per
rivendicazioni monche", il Fronte Unico dei Lavoratori è in
fatti concepito come una specifica alleanza d'avanguardia
proletaria, tesa ad innescare un processo di rottura rivoluzio
naria che investa simultaneamente ogni aspetto del dominio
capitalistico, sino al raggiungimento della "gestione diretta
da parte delle libere associazioni dei lavoratori di tutti i mez
zi di produzione [e di scambio]"782.
I richiami all'unità dal basso della classe costituiscono il
nucleo tematico centrale anche della testata torinese "Era Nuo
va. Voce dei comunisti libertari"783, diffusa alla macchia nelle
ne, nei campi e negli uffici, rinuncerà alla soluzione dei propri problemi
solo perché, avendo preso la tessera di un'organizzazione sindacale, pensa
che gli uomini autonominatisi a capo di questa organizzazione lavorino
per lui possiamo essere certi che continueremo ad avere i bassi salari, la
disoccupazione i licenziamenti arbitrari e tutto il resto". Propositi, in "R i
voluzione Libertaria", numero 5, del 10 settembre 1944.
7K2Per intenderci, in "Umanità Nova", numero 347, del 15 ottobre 1944.
?K3 " g ra Nuova. Voce dei comunisti libertari", Torino, quindicinale.
Direttore: Dante Arma netti.
352
fabbriche e nelle fila delle formazioni partigiane, a partire dal
l'ottobre del 1944. Persuasi che l'abbattimento del capitale e
della società borghese possa scaturire solo dall'azione
sinergica di tutti gli elementi rivoluzionari, i promotori del
foglio ritengono "indispensabile rafforzare sempre più il con
cetto di unione delle forze del lavoro [...] al di sopra delle
tendenze di parte"784, per dar vita ad un unico ed indissolu
bile blocco proletario da contrapporre al blocco moderato-
conservatore-reazionario785. Sulla questione delle alleanze,
invero, "Era Nuova" si spinge ben oltre quanto sia disposta a
concedere la maggioranza del movimento. Influenzata pro
babilmente dal contesto a forte radicamento operaio del ca
poluogo piemontese, la testata accarezza l'idea di una coali
zione organica tra gli anarchici e tutti gli altri movimenti e
partiti che, sia pure in forme e modalità diverse, perseguono
però il medesimo fine rivoluzionario. "Prendendo parte atti
va nel complesso del movimento rivoluzionario al fianco di
altri partiti", si legge nell'articolo "Fra noi",
353
tutti gli esponenti delFanarchismo organizzatore e sindacali
sta. Sintomatico, sotto questo profilo, è la decisione di rinun
ciare alla rifondazione dell'Unione Sindacale Italiana, timo
rosi che un organismo specifico di lotta potesse in qualche
modo lacerare la coesione di base della classe. Proprio alcuni
membri della vecchia Usi, anzi, diffondono a Milano, nell'ot
tobre 1943, un opuscoletto di quattro pagine - "A i lavoratori
d'Italia" - nel quale, dopo aver elencato una serie di punti
programmatici787*, si invitano le masse operaie a dar vita ad
un fronte solido e compatto che prescinda da qualsiasi discri
minazione di indole politica, ideologica o religiosa.
La linea dell'unità proletaria di base contraddistingue an
che l'orientamento strategico di "Rivoluzione", organo della
"Lega dei Consigli Rivoluzionari"7S8. Al particolarismo set
tario di partito, la testata contrappone una coalizione tra le
forze lavoratrici di tutte le tendenze assegnando ai Consigli
Rivoluzionari la rappresentanza esclusiva degli interessi di
classe e il ruolo di unico referente rivoluzionario. Sorti dal
l'azione diretta delle masse nei rispettivi ambienti di lavoro, i
Consigli si federano poi in un'entità superiore - la Lega dei
Consigli Rivoluzionari789 - la cui caratterizzazione è quella
354
di predisporre "una regolamentazione centrale delle attività
produttive", eludendo "il pericolo di burocratizzazione o ac
centramento della gestione". Il tentativo, dunque, è quello di
offrire, già nell'attuale fase di lotta, la formula preparatoria
dell'"organizzazione produttiva ed amministrativa di doma
ni", procedendo alla costituzione di cellule prefigurative del
la socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio. Allo
stesso tempo, tuttavia, i Consigli si propongono anche come
un'articolazione strategica alternativa alla politica di guerra
seguita dai partiti della coalizione ciellenista, assumendo la
funzione di vere e proprie milizie operaie di difesa e di com
battimento, pronte a servirsi delle contraddizioni scatenate
dal conflitto nel sistema capitalista per avviarne il processo
di disgregazione e sgretolamento.
355
Comitato di Liberazione Nazionale che, in forme ed intensità
diverse, si dipana durante Finterò corso della guerra di libe
razione. Alla pari di quel variegato arcipelago di forze costi
tuito dalla sinistra dissidente791, anche il movimento denun
cia a più riprese il decadimento progressivo di una struttura
di lotta che, sorta come organismo di opposizione rivoluzio
naria al fascismo, è andata poi smarrendo le sue originarie
matrici sino a regredire in una coalizione moderato-conser
vatrice volta alla mera restaurazione del potere borghese.
Talvolta, trascinati dall'impeto della controversia, ci si spin
ge sino ad azzardare uno specifico accostamento fascism o/
antifascismo. E' ciò che, ad esempio, accade quando una cor
sa sfrenata all'accaparramento della tessera comincia a dif
fondersi nel paese un pò in tutti gli strati della popolazione.
Questa vera e propria "tesseremania", è per gli anarchici tra i
fenomeni più indicativi di come il CLN sia ormai degenerato
in una "nuova forma di fascismo a sei teste"792, pronta ad
emarginare dal confronto politico e sociale tutte quelle realtà
non om ologate o che non ne riconoscono il ru olo di
leadersheep assoluta. Logicamente, le invettive più violente
sono riservate alle forze di sinistra dell'alleanza ciellenista,
in particolare al PCI. Non ci si astiene, comunque, dal pole
mizzare anche con la Democrazia Cristiana, preoccupati dal
le dimensioni di massa e dall'ampio radicamento nel tessuto
sociale che il nuovo partito cattolico sta via via conseguendo
nel paese. Una parte della propagandistica libertaria, anzi, è
diretta proprio ad ostacolare l'opera di proselitismo e di re
clutamento popolare svolta dalla DC, sia denunciandone le
356
connivenze politiche con la grande borghesia agraria ed in
d u stria ^ che demolendone inesorabilmente il "programma
sociale", qualificato "goffa e servile mascheratura" cui ricor
re "tutto il pretume reazionario" per imbrigliare lo slancio
rivoluzionario delle masse e comprimere la lotta di classe negli
angusti confini del rivendicazionismo nazional-popolare793.
Il conflitto più lacerante, come detto, si scatena però col
partito comunista, attaccato ad oltranza dapprima per il suo
collaborazionismo col governo militare di Pietro Badoglio,
poi per la politica di alleanze con le forze moderato-conser
vatrici airinterno del CLN e, infine, per il compromesso sulla
questione monarchica. Stigmatizzato senza attenuanti, è an
che l'intero impianto ideologico che fa da cornice alla svolta
di Salerno della primavera del 1944. Piuttosto che frutto di
un'abile manovra tesa a spiazzare i nemici di classe, la "via
nazionale" e la teorizzazione della "democrazia progressiva"
sono accolte come il ripudio definitivo della proiezione
internazionalista nella prospettiva tutta revisionista di un
assorbimento integrale nelle articolazioni chiave del sistema
capitalistico e delle sue propaggini sovrastrutturali. A far
adirare il m ovim ento, è soprattutto il fatto che questa
"apostasia" avvenga proprio quando sarebbe più che mai
necessario schierarsi su una posizione di inequivocabile rot
tura rivoluzionaria, per sferrare il colpo decisivo alla borghe
sia italiana ormai agonizzante. Contestatissimo, naturalmen
te, è anche il modello organizzativo del partito di "integra
zione di massa", ideato da Togliatti nel tentativo di coniuga
re le nuove dimensioni "sociali" dell'azione di propaganda
con Ì richiami al perseguimento supremo della meta rivolu
zionaria. Nonostante i tanti riferimenti e le tante suggestioni
demagogiche, gli anarchici ritengono infatti che a contraddi
stinguere il nuovo PCI sia invece l'esautoramento integrale
della base proletaria da tutti quei processi decisionali che
definiscono l'indirizzo strategico e gli orientamenti politici
generali. A dimostrarlo in modo eloquente, è a loro avviso lo
357
stesso metodo di governo del partito, definito sì del "centra
lismo democratico", ma in realtà perfettamente armonico alla
caratterizzazione autoritaria e alla struttura rigidamente
piramidale su cui si regge l'intero apparato79495.7
L'instaurarsi del governo Bonomi dopo l'ingresso degli
angloamericani nella capitale, non modera i toni della pole
mica anarchica verso la coalizione ciellenista, anche perché a
profilarsi all'orizzonte non sono affatto gli scenari del rinno
vamento democratico, ma quelli ben più foschi della restau
razione prefascista, monarchica e capitalista. I numerosi eccidi
proletari che stanno susseguendosi nell'Italia Meridionale li
berata dal nazifascismo, costituiscono per il movimento la
prova irrefutabile del mutamento puramente formale dell'edi
ficio borghese, e di come, invece, la nuova classe dirigente
antifascista risponda alla stessa maniera sanguinaria dei
Crispi, dei Giolitti e dei Salandra, alle rivendicazioni delle
masse popolari affamate del Sud. "La capitolazione dell'anti
fascismo "serio e concreto" alle forze della reazione capitali
stica e monarchica, operanti in Italia", scrive "L'adunata dei
refrattari",
358
citi alleati, braccio armato dell'imperialismo angloamericano
"plutocratico e reazionario"; irremovibile nel perseguimento
della "resa senza condizioni" del nemico nazifascista, ma al
trettanto risoluto a reprimere ogni m inim o accenno di
radicalizazione in senso sociale della lotta partigiana. Per tutto
Parco della guerra di liberazione, i rapporti tra il movimento
e gli alleati permangono in uno stato di forte tensione, assu
m endo in alcune circostanze anche form e estrem e di
contrapposizione. E' ciò che, ad esempio, si verifica dopo il
sequestro di "Umanità Nova"79796, o al momento del noto pro
clama Alexander, giudicato dagli anarchici come una mano
vra surrettizia diretta a fiaccare le punte più estreme della
guerriglia proletaria:
359
tutto "il mondo industriale e delimita finanza, il capitalismo
privato e il latifondismo agrario", tutti, insomma, quei setto
ri dei ceti privilegiati che stanno cercando di sfuggire alla
"giustizia partigiana" indossando la veste antifascista e rin
negando con impudenza le passate connivenze col regime:
360
località con gruppi di ispirazione trotsckysta, luxemburghiana
e bordighista. Convergenze significative si verificano anche
con i repubblicani di cui si apprezzano tanto i richiami ideo
logici alle vecchie istanze del mazzinianesimo sociale conte
nute nel programma del partito800, quanto l'irremovibile con
danna della monarchia sabauda. In sintonia con la formazio
ne di Pacciardi/ gli anarchici non ammettono infatti alcun tipo
di compromesso con i Savoia e più volte esortano a pimire
senza tentennamenti quelli che, a loro parere, sono da repu
tarsi i maggiori responsabili del fascismo e della immane tra
gedia bellica801.
Rigorosamente avverso a qualsiasi forma di intesa con cor
renti di altra provenienza politica, è invece il gruppo milane
se che gravita attorno alTanarcoindividualista Pietro Bruzzi802
e al suo giornale "L'adunata dei libertari"803. Su posizioni di
estremo purismo ideologico e propugnatore di una linea di
361
azione intransigente e rivoluzionaria, il foglio esorta alla im
mediata costituzione di gruppi libertari specifici e al loro co-
ordinamento in un'unica federazione804. Rivolgendosi a tutti
quei compagni che combattono nelle fila delle altre forze
antifasciste, "L'adunata dei libertari" rammenta inoltre che
tra i fini rivoluzionari dell'agire anarchico e gli obiettivi au
toritari di tutti gli altri partiti politici, non può esservi alcun
362
margine d'intesa. "Sappiamo", si legge neirarticolo "Mani
festo agli operai",
che fra la nostra e le dottrine che ispirano ì diversi partiti politici non
vi può essere nessuna confusione possibile, in quantochè questi par
titi hanno per finalità precipua la conquista dello Stato e con esso
l'esercizio dell'autorità costituita, mentre noi vogliamo una società
basata suH'amministrazione della ricchezza esclusivamente da parte
di coloro che la producono senza interm ediari di sorta. Coerenti con
i nostri principi noi siamo per la rivoluzione sociale integrale da com
piersi da parte dei lavoratori e contro ogni tentativo di monopolio di
essa da parte dei partiti autoritari805.
805 Ibidem.
806 Naturalmente, la richiesta è finalizzata al tentativo di controbilan
ciare l'influenza politica della destra e del centro della coalizione
ciellenista. AH'inizio del 1944, Failla si trova a Milano per riallacciare i.
collegamenti tra i gruppi libertari dell'Italia Centrosettentrionale, senza
però riuscire nel suo intento: "Quelli di Genova sono occasionalmente in
relazione con Milano, ma l'intesa non è fattiva, riguarda solo la diffusio
ne della stampa che si pubblica a Milano e l'idea del Fronte Unico. Men
tre a Milano quei compagni, salvo Pietro Bruzzi e qualche altro, sono nel
MUP di Basso, una organizzazione che vorrebbe stare al di sopra dei
partiti e riunire nella lotta anche gli anarchici, un'organizzazione che si
oppone al CLN". Molto critica, poi, é la posizione dell'anarchico sicilia
no per quanto concerne la strategia frontista: "I compagni sono ispirati
da un rivoluzionarismo encomiabile ma non perfettamente conforme alla
363
indurre Failla a declinare l'invito, infatti, è proprio il veto dei
militanti milanesi.
Favorevoli all'ipotesi di un'adesione libertaria al CLNAI,
sono invece gli anarchici genovesi, uno dei gruppi più nume
rosi, organizzati ed ideologicamente compatti presenti al mo
mento nel paese. La loro posizione si spiega con il particolare
contesto del capoluogo ligure, dove il forte radicamento nel
la classe operaia spinge inevitabilmente a conferire un respi
ro quanto più ampio possibile alla proposta del patto di soli
darietà fondato sull'unità proletaria. Non a caso, gran parte
della docum entaristica elaborata dopo l'8 settem bre, si
incentra su enunciazioni capillari dei contenuti teorici e degli
obiettivi strategici del Fronte Unico dei Lavoratori. Nel
dattiloscritto "Concordato del maggio-giugno 1944", ad esem
pio, risalta lo sforzo "di articolare, sul terreno degli strumen
ti di lotta, una tripartizione dei livelli organizzativi: il livello
della normale contrattazione e difesa sindacale - le commis
sioni interne; il livello dell'agitazione sindacale e antifascista
- i com itati seg reti di ag itazio n e; il liv ello p o litico
anticapitalista e rivoluzionario - i consigli di fabbrica (Soviet
liberi)"807. In altri due scritti, intitolati rispettivamente "I la
voratori nella pratica rivoluzionaria" e "I consigli di fabbrica
e la rivoluzione"808, viene invece preso in maggiore conside
razione il periodo postbellico nell'auspicio-previsione che,
364
come avvenuto nel primo dopoguerra, maturino le condizio
ni per una crisi rivoluzionaria. Per impedire un riassorbimento
della classe all'interno della riorganizzazione capitalistica e
della riproduzione delle oligarchie borghesi, si suggerisce di
procedere all'im m ed iata sperim entazione di form e di
autogoverno popolare che, oltre a fungere da elemento di
coesione rivoluzionaria, indichino i percorsi da seguire ai fini
di una ricostruzione del consorzio sociale fondata sui princi
pi teorici del comuniSmo libertario.
Rispetto alle altre realtà territoriali, dunque, la tendenza
dei militanti genovesi è quella di un inserimento nei CLN in
funzione frontista. Questa volta, però, è l'antifascism o
ciellenista ad opporsi ad un'alleanza organica con gli anar
chici. Se, infatti, si riscontra una folta rappresentanza della
componente libertaria nei CLN aziendali809, in quelli terri
toriali "di comune, di delegazione, di rione e quartiere"810,
e nel Comitato d'Agitazione Sindacale clandestino - cioè in
tutte quelle strutture resistenziali in cui, come ha scritto
Guido Barroero, "contava più il rapporto reale con la classe
operaia che l'autoproclam atoria pariteticità dell'esarchia
partitica del CLN"811 - l'ingresso di esponenti del movimento
nel CLN regionale per la Liguria812 viene ostacolato addu-
cendo i più futili pretesti813, o sottoponendolo a condizioni
K0‘J Per un elenco dei CLN aziendali in cui sono presenti esponenti
anarchici, cfr.: G. B arroero, op. cit., pagina 85, nota 81.
H,() Ivi, pagina 87, nota 90.
Ivi, pagina 86. .
m Divenuta di pregnante urgenza e concretezza per rifornirsi di mezzi
e dì armi. "Alla vigilia dell'insurrezione i nostri gruppi erano numerosi e
forti. I paesini climatici dove prima vi erano ritrovi di parassiti piovuti
d'oltremare e d'oltre frontiera, erano sorti gruppi dì ribelli pronti ad im
pugnare le armi. Erano sorti i CLN a mezzo dei quali si inviavano i par
tigiani ai monti. Noi non avevamo mezzi per mantenere i nostri