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XXVI 2014

SICANIA
university press
RITRATTO BIBLIOGRAFICO DI GIROLAMO VITELLI

I have inevitably been able to give only a small selection of modern


secondary literature, and I may often have been at fault in selecting the
wrong references; but I am not quite ignorant of all the books which I
have not quoted.
Rudolf Pfeiffer

La rassegna che qui si presenta è il frutto di una ricerca bibliografi-


ca avviata in margine al ritrovamento delle carte familiari appartenute a
Marilli Pacchioni (1916-2011), figlia del pediatra Dante Pacchioni e nipote
di Girolamo Vitelli, e al loro successivo inventario a stampa, alla cui in-
troduzione si rimanda per l’illustrazione delle fortunate circostanze che
permisero la scoperta1.
Tutte le segnalazioni bibliografiche, reperite con qualsiasi strumento
di ricerca oggi disponibile e verificate, tutte con pochissime eccezioni, nelle
loro sedi originali2, sono state ripartite in quattro sezioni tematiche perché

1
  Le Carte Pacchioni-Vitelli. Inventario, a cura di D. Debernardi, «Atti della
Società Ligure di Storia Patria» n.s., LIII/II (2013), pp. 247-272; cfr. anche Id., «Altro
che greco e papirologia!»: dalle lettere genovesi di Girolamo Vitelli, «An.Pap.» 25 (2013),
pp. 307-331.
2
  Lo studioso di antichistica s’interroga sulle possibilità offerte dall’informatica,
al più tardi, dai tempi del sapido esempio di E. Degani, Il mostro di Irvine, «Eikasmos»
III (1992), pp. 277-278 [rist. in Filologia e storia. Scritti di Enzo Degani, a cura di M.G.
Albiani et al., (Spudasmata 95), Olms, Zürich-New York 2004, pp. 914-915], il quale non
si affidava ciecamente al Thesaurus Linguae Graecae per gli stessi motivi per cui, anche
oggi, è bene non affidarsi – ciecamente – allo World Wide Web, «perché la sua oceanica
‘cariddi’ avrà forse ingollato quasi tutto, ma certo non ancora tutto ciò che era ingollabile»,
perché «[i] vecchi strumenti di indagine […] non possono essere impunemente ignorati»
(qui il corsivo è mio). In più di vent’anni un sobrio dibattito su questi aspetti culturali
quotidiani, cioè logici e pratici assieme, ha permesso infine riflessioni di ottimo gusto, come
ad esempio quelle pubblicate in Strumenti di ricerca per gli archivi fra editoria tradizionale,
digitale e in rete, a cura di F. Cavazzana Romanelli et al., Provincia autonoma di Trento.
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ne sia più agevole la consultazione. All’interno di ciascuna sezione i contri-


buti sono disposti in ordine alfabetico per autore e in subordine cronologi-
co, secondo la data della prima pubblicazione; in corpo minore se ne segna-
lano le eventuali ristampe, le relative recensioni e i confronti bibliografici.
Di alcuni contributi tra i più significativi o rari, inconsueti almeno per lo
studioso di antichistica, si ristampa infine qualche stralcio saliente.
La prima sezione, intitolata Polemica scolastica e temperie filologica,
comprende documenti coevi e riflessioni posteriori sulle schermaglie acca-
demiche e politiche a cui Vitelli prese parte in vita, tanto sfidante quanto
più volte sfidato, o di cui fu oggetto ancora dopo la sua scomparsa. La
seconda, intitolata appunto Aneddotica biografica, è intimamente legata
alla prima e comprende testimonianze in vita, necrologie e brevi profili
di taglio enciclopedico non sempre impeccabili, ma tutti significativi per
comprendere la fortuna internazionale e locale della sua figura; conclude
la sezione una breve appendice sulla Firenze del Vitelli, dove si segnalano
pochi sguardi d’insieme, perlopiù di carattere letterario, utili per ammirare
lo sfondo storico delle vicende illustrate nelle due precedenti sezioni.
La terza sezione, breve corollario della seconda, s’intitola invece Pa-
pirologica e comprende le testimonianze e gli studi particolari sulla cifra
più nota della vita di Vitelli, il contributo alla disciplina di cui fu maestro
apprezzato in tutto il mondo. La quarta sezione, intitolata Giunte biblio-
grafiche ed archivistiche, aggiorna idealmente la bibliografia di Vitelli com-
pilata da Teresa Lodi3, sulla scorta dei suggerimenti forniti da Piero Treves

Soprintendenza per i beni librari, archivistici e archeologici, (Archivi del Trentino: fonti,
strumenti di ricerca e studi 15), Trento 2012 – in particolare il contributo di A. Zorzi, Due
o tre cose che so di lui, pp. 23-35 – o quelle avviate da Y. Gomez Gane, Google Ricerca
Libri e la linguistica italiana: vademecum per l’uso di un nuovo strumento di lavoro, «Studi
linguistici italiani» XXXIV [= s. III, vol. XIII] (2008), pp. 260-278.
3
  T. Lodi, Bibliografia degli scritti di Girolamo Vitelli (1869-1935), in In memoria
di Girolamo Vitelli, (Pubblicazioni della R. Università di Firenze, s.n.), Le Monnier,
Firenze 1936, pp. 87-130: sulla compilazione di questa bibliografia, per cui furono messe a
disposizione della Lodi «tutte le pubblicazioni del Vitelli […] trovate nell’ordinare i suoi
libri pervenuti, per disposizione sua, all’Università», col conseguente timore «che fosse
sfuggita più di una pubblicazione, poiché il Vitelli non conservava i suoi scritti», c’informa
ora Medea Norsa in una lettera a Gaetano De Sanctis (15 dicembre 1936) appena pubblicata
da A. Russi, Girolamo Vitelli e Medea Norsa nella corrispondenza di Gaetano De Sanctis,
«Atene e Roma», n.s. seconda, VII (2013), pp. 383-384. I titoli di Girolamo Vitelli citati
nella presente rassegna, quando segnalati anche nella Bibliografia, si richiamano con il
numero assegnato loro dalla Lodi posto fra parentesi quadre.
Ritratto bibliografico di Girolamo Vitelli 443

a margine di una celebre introduzione polemica4, e comprende contributi


vitelliani o già editi in vita ma non segnalati altrove, o ristampati e anno-
tati in tempi recenti, o infine inediti apparsi postumi in seguito a ricerche
d’archivio; in particolare, su esempio della Lodi, che in calce alla sua bi-
bliografia indicò, «dagli Atti del Senato, le Discussioni alle quali Girolamo
Vitelli prese parte»5, anche queste Giunte comprendono in apertura l’e-
dizione di scritti di natura amministrativa, o pubblicati a suo tempo nelle
opportune sedi editoriali, o rinvenuti in seguito negli archivi del Ministero
della Pubblica Istruzione e dati alle stampe; conclude quest’ultima sezione
un’appendice di spogli archivistici relativi alla documentazione vitelliana
ancora inedita o edita in minima parte, i cui riferimenti bibliografici sono
compresi nelle sezioni precedenti, conservataci direttamente dal Vitelli o
presso i suoi corrispondenti e successivi studiosi.

Per rintracciare e verificare le segnalazioni che compongono questa ras-


segna mi sono valso della gentilezza e dell’incoraggiamento di numerosi
professionisti, impegnati a vario titolo nei più diversi campi della Cul-
tura, ai quali devo la mia riconoscenza: Giancarlo Abbamonte (Napo-
li), Carlo Antonelli (Napoli), Carmelo Arcidiacono (Genova), Roberto
Beccaria (Genova), Thomas Bednar (München), Amedeo Benedetti (Ge-
nova), Fabio Bonechi (Prato), Marcello Campiotti (Lodi), Elli Catello
(Napoli), Myriam Chiarla (Genova), Giuseppe d’Errico (Roma), Luigi
De Angelis (Roma), Danila De Lucia (Benevento), Francesca Esposito
(Bari), Fausto Fiasconaro (Ravenna), Antonella Gallarotti (Gorizia),
Leila Gentile (Bologna), Teresa Leo (Napoli), Alvise Manni (Civitanova
Marche, Macerata), Stefania Mastella (Verona), Piero Metelli (Firenze),
Guido Montanari (Milano), Donatella Neri (Roma), Rosario Pintaudi
(Firenze), Georgia Puppo (Genova), Riccardo Quaglia (Biella), Gio-
vanna Ricci (Pisa), Giampaolo Robbiano (Genova), Carlo Rodriguez
(Firenze), Antonella Ronzan (Vicenza), Joshua Rowley (Durham, NC),
Federico Santangelo (Newcastle u/ Tyne), Manlio Sebastiani (Roma),
Gloria Serrazanetti (S. Giovanni in Persiceto, Bologna), Renzo Soncini
(Alassio, Savona), Daniela Staccioli (Pisa), Elisabetta Vadalà (Imperia).
Un ultimo ringraziamento devo infine ad Adele Croce e Capinetta
Nordio, fedeli ‘nipoti’ di Marilli Pacchioni, senza la cui disponibilità
non avrei mai avviato queste ricerche.

4
  P. Treves, Bibliografia su Girolamo Vitelli, in Lo studio dell’antichità classica
nell’Ottocento, a cura di P. Treves, (La letteratura italiana. Storia e testi 72), Ricciardi,
Milano 1962, pp. 1124-1126.
5
  T. Lodi, Bibliografia degli scritti, cit., pp. 123-124.
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1. Polemica scolastica e temperie filologica

G.D. Baldi, Percorsi di ricerca negli archivi dell’Istituto di Studi Superio-


ri di Firenze: la scuola filologica, in La letteratura degli Italiani. Centri e
periferie: Atti del XIII Congresso dell’Associazione degli Italianisti [Pu-
gnochiuso (FG), 16-19 settembre 2009] a cura di D. Cofano e S. Valerio,
Edizioni del Rosone “F. Marasca”, Foggia 2011: contributo pubblicato sul
cd-rom allegato al volume.
– Fraccaroli, Romagnoli, l’antifilologia e la polemica con Girolamo Vitelli,
in La Letteratura degli Italiani. Rotte confini passaggi: Atti del XIV Con-
gresso nazionale dell’Associazione degli Italianisti (Genova, 15-18 set-
tembre 2010) a cura di A. Beniscelli, Q. Marini e L. Surdich. Sessioni
parallele in redazione elettronica a cura di L. Beltrami, M. Chiarla et al.,
DIRAS (DIRAAS) dell’Università degli Studi di Genova, 2012: contributo
pubblicato sul sito dedicato al congresso all’indirizzo <http://www.diras.
unige.it/Adi 2010/Baldi Giuseppe Dino.pdf> [27 luglio 2014].
– Enea Piccolomini. La filologia, il metodo, la scuola, con un’appendice di
lettere inedite e una Prefazione di E. Montanari, (Carteggi di filologi 14),
Gonnelli, Firenze 2012, pp. XVI-432.
Rec. da A. Magnani in «An.Pap.» 23-24 (2011-2012), pp. 426-430.

– Firenze e l’Istituto di studi superiori nei disegni e nelle lettere di Carlo Mi-
chelstaedter (con due lettere inedite di Emilio Michelstaedter), «An.Pap.»
23-24 (2011-2012), pp. 355-418.

A. Barigazzi, Achille Vogliano e la filologia classica nella 1a metà del sec.


XX, «Atene e Roma» III (1953), pp. 177-186.

G. Benedetto, Filologia classica e storia antica: premesse e sviluppi (1914-


1964), «Annali di storia delle Università italiane» 11 (2007), pp. 179-201.
Anche in Per una storia dell’Università di Milano, a cura di E. Brambilla e
M.G. Di Renzo Villata, CLUEB, Bologna 2008 [estr. dalla rivista stessa], e
disponibile in ed. multimediale all’indirizzo <http://www.cisui.unibo.it/anna-
li/11/testi/09Sena_Chiesa_testo.htm#Benedetto> [27 luglio 2014].

– Scuola classica, studi classici e la svolta dell’Unità, «Atene e Roma» n.s.


seconda, VI (2012), pp. 384-429.

G. Bonetta, Introduzione a L’istruzione classica (1860-1910), a cura di G.


Bonetta e G. Fioravanti, Ministero per i Beni culturali e ambientali. Uffi-
cio centrale per i Beni archivistici, Roma 1995 (Pubblicazioni degli Archivi
Ritratto bibliografico di Girolamo Vitelli 445

di Stato. Fonti, XX = Archivio Centrale dello Stato. Fonti per la storia della
Scuola III), pp. 15-96.

B. Bravo, Giorgio Pasquali e l’eredità del XIX secolo, in Philologie und


Hermeneutik im 19. Jahrhundert / Philologie et herméneutique au 19ème
siècle, vol. II [= Atti del convegno di Lille (30 settembre-2 ottobre 1977) a
cura di M. Bollack, H. Wismann e Th. Lindken], Vandenhoeck & Ru-
precht, Göttingen 1983, pp. 333-373 compresi la Zusammenfassung, il
Résumé critique e la Discussion.

M. Cagnetta, Pasquali, i filologi e il “vestito d’Arlecchino”, in Ead., An-


tichità classiche nell’Enciclopedia Italiana, Laterza, Bari 1990, pp. 29-89.

L. Canfora, Ideologie del classicismo, Einaudi, Torino 1980, pp. 39-56.


Riduzione editoriale, apparsa nelle more di stampa degli atti, dell’intervento
Vitelli e le correnti nazionalistiche prima del 1918, pubblicato poi integralmente
in Philologie und Hermeneutik im 19. Jahrhundert cit. [v. supra], pp. 308-332
compresi la Zusammenfassung, il Résumé critique e la Discussion: cfr. anche la
rec. di L. Lehnus, In margine a un libro sulle ideologie del classicismo, «Paideia»
XXXVI (1981), pp. 25-34 [ora rist. con aggiornamenti in Id., Incontri con la
filologia del passato, Dedalo, Bari 2012, pp. 89-103], e almeno gli articoli di A.
La Penna qui indicati, v. infra, p. 451.

Catalogo Generale del Fondo Domenico Comparetti. Carteggio e Ma-


noscritti, a cura di M.G. Macconi e A. Squilloni (pp. 1-92), seguito da
Domenico Comparetti e Girolamo Vitelli. Storia di un’amicizia e di un
dissidio, a cura di R. Pintaudi (pp. 95-202) (Carteggi di filologi 1), Dip.
di Filologia e linguistica dell’Università degli Studi di Messina, Messina-
Firenze 2002, pp. 202.
Rec. da T. Cirillo, «Quaderni di storia» 57 (2003), pp. 319-329.

M.L. Chirico, Girolamo Vitelli e la ‘grande guerra’, «Studi italiani di filo-


logia classica» s. III vol. XX (2002) [= Scritti in ricordo di Marcello Gigan-
te], pp. 285-295.

D. Comparetti, Ritratto di Ermenegildo Pistelli. De Pistellio professore


et censore ridentissimo etc., «La Rivoluzione liberale», 27 settembre 1925,
p. 139.
Rist. con note da G. Pugliese Carratelli nella Prefazione a D. Comparetti,
Poesia e pensiero del mondo antico, Ricciardi, Napoli 1944, pp. VII-IX, per cui
cfr. B. Croce, Aggiunte alla «Letteratura della nuova Italia», XVII. Letteratu-
ra classicistica, «La Critica» XXXIV (1936), pp. 250-266 sub fine: «Di altri ver-
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seggiatori latini che in questa lingua, e talora anche in greco, scandirono com-
plimenti, ringraziamenti, arguziette, adulazioni, malignazioni, come il Vitelli
(1), non franca la spesa di discorrere. Piuttosto, a questo proposito di professo-
ri spettegolanti pure in letteratura classica, mi piacerebbe riprodurre un felicis-
simo scherzo di Domenico Comparetti. Ma con esso si passerebbe dal classico
al goliardico e al maccheronico; e, dunque, lasciamo stare. (1) Dei suoi versi è
stata fatta una raccoltina: Girolamo Vitelli, Subseciva [sic!] (Firenze, Arte
della Stampa, 1927)».

Corrispondenti francofoni di Girolamo Vitelli. Joseph Bidez, Émile Cha-


telain, Alexandre-Marie Desrousseaux, Charles Graux, Henri Grégoire,
Louis Havet, Émile Legrand, Henri Omont, Leon Proud’homme, Scato
Gocko de Vries, a cura di L. Radici, con un’Introduzione di R. Pintaudi,
(Carteggi di filologi 15), Gonnelli, Firenze 2012, pp. 176.

B. Croce, Ricordi sul Giolitti, «Corriere della Sera» 6 giugno 1948, p. 3.


Stralcio a mo’ di anticipazione di Id., Ministro col Giolitti, in Nuove pagine
sparse, Serie prima. Vita, pensiero, letteratura, Ricciardi, Napoli 1948, pp. 47-
59, ora rist. in Benedetto Croce e il «Corriere della Sera». 1946-1952, a cura di
G. Galasso, Fond. Corriere della Sera, Milano 2010, pp. 32-38: cfr. anche la
lettera di N. Terzaghi a G. Emanuel (16 giugno 1948), ora annotata in Evaristo
Breccia nel «Corriere della Sera», a cura di M. Marvulli, Edizioni di Pagina,
Bari 2009, p. 13 n. 16 e pp. 264-265, e rist. da ultimo in Benedetto Croce e il
«Corriere» cit., pp. 243-245.
– a Girolamo Vitelli (25 novembre 1917), in Id., Epistolario, I. Scelta di let-
tere curata dall’Autore. 1914-1935, Ist. Italiano per gli Studi Storici, Napoli
1967, pp. 17-18.
– Eid. (1o dicembre 1917), ibid., p. 19.

E. Degani, Ettore Romagnoli, in Letteratura italiana. I critici, collana di-


retta da G. Grana, vol. II, Marzorati, Milano 1969, pp. 1431-1448, com-
presa la Bibliografia, pp. 1459-1461.
«Le prime avvisaglie dell’antifilologismo del Romagnoli si erano avute nella
recensione del Lucrezio del Giussani (1898), dove egli rivolgeva ai filologi l’ac-
cusa di eccessivo razionalismo e di scarsa considerazione per i valori poetici,
anticipando alcuni motivi – in particolare quello della «teoria dei sassolini» –
cui darà in seguito ampio sviluppo. La polemica era però condotta allora in
tono pacato, senza acrimonia. Forse anche per interessi accademici, il Roma-
gnoli si tenne fuori dalla vivace disputa che si accese l’anno successivo fra il
Fraccaroli ed il Vitelli, e che coinvolse, sia pur solo con funzioni di paciere,
anche il Pascoli. Ma la situazione era diversa una decina di anni dopo, quando
il Romagnoli tenne a Firenze una conferenza su Pindaro (1909), «aquila impi-
gliata fra i rovi dell’accademia e delle quisquillie grammaticali», che era tutta
una virulenta condanna della filologia – pedante, dannosa, goffamente insensi-
Ritratto bibliografico di Girolamo Vitelli 447

bile alla bellezza – ed in particolare del suo massimo rappresentante, il Wila-


mowitz. Fu l’inizio della «vera guerra», che vide attestati su un fronte il Roma-
gnoli, il Fraccaroli e, qualche anno dopo, lo storico Corrado Barbagallo;
dall’altro il Vitelli ed i vitelliani, fra i quali si distinsero Ermenegildo Pistelli ed
Ernesto Giacomo Parodi. […] La polemica antifilologica del Romagnoli –
come quella del Croce – voleva essere dunque un richiamo alla poesia, e riven-
dicare una critica letteraria rivolta all’interpretazione «artistica» dei testi, rea-
gendo agli eccessi di una filologia troppo spesso lontana dalla storia e di un
tecnicismo arrogante, non di rado fine a se stesso. Non si può negare, infatti,
che certi filologi tedeschi, sulle cui dicke Geschmacklosigkeiten il Romagnoli
ironizza felicemente, avessero portato il «metodo formale» ad eccessi raziona-
listici sorprendenti; mentre, dall’altra parte, i loro colleghi italiani formatisi
dopo il 1870, «ansiosi soprattutto di sprovincializzarsi, avevano spesso accetta-
to troppo prontamente tutte le novità, anche le meno valide, che venivano dalla
Germania, trascurando certi filoni della cultura classica italiana». In questo
senso, la reazione dei «letterati» romagnoliani aveva una sua giustificazione
storica, anche se poi gli argomenti speciosi e le conclusioni estreme della pole-
mica finirono per renderla sterile. Era infatti merito proprio dell’aborrito «me-
todo» tedesco, se la cultura italiana filologica si era scrollata di dosso il bagaglio
retorico della tradizione umanistica, facendo sentire la sua voce nel contesto
europeo; così che il programma romagnoliano, con la sua indiscriminata reie-
zione della filologia, rappresentava in sostanza un camminare a ritroso, rischia-
va di aprire la strada al dilettantismo e di far risuscitare il vaniloquio acritico
della vecchia cultura classica. D’altra parte, l’identificazione assoluta della filo-
logia con la «filologia formale», preparatrice dei testi, era arbitraria e antistori-
ca: il Romagnoli, cui sfuggì il vero significato della riforma wolfiana («il colpo
di stato»), mostrò di ignorare – non diversamente dal Croce – la distinzione e
la lunga, feconda polemica fra l’indirizzo metodico «puro» di G. Hermann e
quello «storico» di A. Boeckh e di K. O. Müller, nonché la loro recente fusione
che, proprio dopo il 1870, si espresse in opere di primissimo piano. In certo
senso la philologia delenda – identificata con la paleografia, a sua volta surroga-
bile con la riproduzione fotografica dei manoscritti, «più scientifica perché più
fedele» – appare una creazione mentale dello stesso Romagnoli»: rist. in Filolo-
gia e storia. Scritti di Enzo Degani, a cura di M.G. Albiani et al., (Spudasmata
95), Olms, Zürich-New York 2004, pp. 937-957.
– Filologia e storia, «Eikasmos» X (1999), pp. 279-314.
Rist. in Filologia e storia. Scritti di Enzo Degani cit., pp. 1268-1303.

D. Degrazia, L’Olimpo in tumulto, Tip. Zammit, Noto 1899, pp. 21.


«Mentre la polemica accesa fra i due illustri Professori Fraccaroli e Vitelli mi-
naccia di estendersi e di prolungarsi, è lecito a ogni modesto cultore di lettera-
tura greca manifestare le proprie impressioni, non foss’altro, perchè la discus-
sione diventi meno aspra e più utile alla scienza e alla giustizia. Io non intendo
venir meno al rispetto dovuto a due Maestri, i quali resero entrambi segnalati
servizi alla filologia greca. Mi duole anzi vederli scagliati l’un contro l’altro, e
non per sè stessi, come fecero molti più grandi e molti più piccoli di loro dal
448 DAVIDE DEBERNARDI

secolo decimoquinto della nostra letteratura fino ai nostri giorni, ma per colpa
altrui. E se prendo la parola, è solo per due motivi impersonali: in primo luogo
per dimostrare a me stesso e a chi mi vuol sentire, qual misera cosa diventa la
critica, anche in mano a gente così brava, quando la passione la muove; secon-
damente per aprire, se sarà possibile, gli occhi di chi può sulla fallacia dei con-
corsi universitari in Italia».
– Sul concorso di Greco a Palermo. Memoria dedicata a S. E. il Ministro e
agl’Illmi Componenti il Consiglio sup. di P.I. e il Consiglio di Stato, Tip.
Zammit, Noto 1900, pp. 14 [f.to Demetrio De Grazia].

G. De Sanctis, L’università torinese, in Id., Ricordi della mia vita, a cura


di S. Accame, (Bibliotechina del Saggiatore 32), Le Monnier, Firenze 1970,
pp. 95-102.
«Il più affiatato con gli studenti, tra quei professori, il meno austero nelle appa-
renze, per quanto la sua severità scientifica fosse irreprensibile, il più ardito nel
reagire al puro filologismo e per questo da molti colleghi torinesi visto con
certo sospetto, dalla maggior parte dei professori di letteratura greca del suo
tempo, nonostante le sue molteplici benemerenze negli studi, detestato e di-
sprezzato, era Giuseppe Fraccaroli. La sua avversione al puro filologismo e il
desiderio di superarlo si manifestarono nelle sue due opere fondamentali, la
traduzione abbondantemente commentata delle Odi di Pindaro e il volume su
L’irrazionale nella letteratura. […] Nemico di questo filologismo, può ben im-
maginarsi come il Fraccaroli trovasse poi amicizie e lodi nell’ambiente che, du-
rante la guerra, sputò veleno contro la scienza tedesca, i maestri tedeschi e que-
gli studiosi italiani che non si vergognavano di riconoscere il loro debito verso
la scienza germanica e, in particolare, verso maestri come Niebuhr, Mommsen
e Beloch. Nei loro furibondi libelli antigermanici, i più giovani amici del Frac-
caroli credevano di annichilire l’opera di quei maestri additandoli al generale
disprezzo come puri filologi inetti al pensiero storico. Né io intendo di revoca-
re in dubbio la buona fede di siffatti polemisti, ma questa buona fede può giu-
stificarsi soltanto con l’assoluta ignoranza delle opere di coloro che essi in tal
modo denigravano».

Domenico Comparetti 1835-1927. Convegno Internazionale di Studi (Na-


poli-Santa Maria Capua Vetere, 6-8 giugno 2002), a cura di S. Cerasuolo,
M.L. Chirico e T. Cirillo, (Materiali per la Storia degli Studi Classici 3),
Bibliopolis, Napoli 2006, pp. 292 [non vidi].
Rec. da M. Longobardo, «Quaderni di storia» 66 (2007), pp. 169-174.

Domenico Comparetti tra antichità e archeologia. Individualità di una bi-


blioteca, a cura di M.G. Marzi, Il Ponte, Firenze 1999, pp. 236.

W. Ferrari, Un carme latino del Pascoli: ad H. Vitelli, «ASNSP» s. II vol.


VIII (1939), pp. 169-176.
Ritratto bibliografico di Girolamo Vitelli 449

G. Funaioli, Felice Ramorino, «Aevum» III (1929), pp. 440-450.


«Per collocare il maestro e lo scienziato al posto che gli compete nella storia cul-
turale del primo mezzo secolo dopo l’unificazione dell’Italia, bisogna osservarlo
essenzialmente a Firenze, proprio nel ciclo degli anni che lo vidi e l’ascoltai io, in
una Facoltà che per energie e dovizia di uomini, per compattezza d’intenti, per
chiara e unanime coscienza dei bisogni della scuola d’allora era certamente la
prima d’Italia. […] Era un fermento di rinnovazione; una falange serrata di uomi-
ni che miravano a rifare una scuola universitaria italiana: i quali sapevano natural-
mente apprezzare, come si doveva, i progressi che la critica e la filologia avevan
fatto in terra straniera, ma non meno tenevan alto le tradizioni patrie e sapevan
pur distinguere il buono dal men buono in ciò che veniva dal di fuori, con quel
giusto senso della misura che è suggello del temperamento italiano. Contro le
vane ciance e l’insulsa superficialità parolaia del tempo invalsa nelle Facoltà lette-
rarie dei nostri già gloriosi Atenei, essi si proposero coscientemente di ricondurre
la gioventù che avesse muscoli buoni al rude lavoro dei dissodatori, fecero rigu-
stare la gioia delle biblioteche così ricche di memorie e di storia, volevano che si
leggesse molto e bene, che s’indagasse, che ci si facesse una cultura personale:
dalle fondamenta e dai materiali, pensavano, è necessario cominciare se si vuol
costruire, rifarsi da principio per avere una reintegrata cultura nazionale, per ri-
conquistare nel mondo un posto che legittimamente ci spetta in grazia del passa-
to, delle prove già date – e quali prove! – che ci fecero maestri all’Europa»: rist.
con modifiche in Id., Studi di letteratura antica. Spiriti e forme, figure e problemi
delle letterature classiche, vol. II t. II, Zanichelli, Bologna 1947, pp. 223-236.

E. Garin, Un secolo di cultura a Firenze. Da Pasquale Villari a Piero Cala-


mandrei, «Il Ponte» XV (1959), pp. 1408-1426.
Rist. in Id., La cultura italiana tra ’800 e ’900. Studi e ricerche, Laterza, Bari
1962, pp. 77-101.
– L’Istituto di Studi Superiori di Firenze cento anni dopo, «Paragone» 124
(1960), pp. 4-24.
Rist. con note come strenna dell’Università, Firenze 1960, e poi con aggiunte in
Id., La cultura italiana tra ’800 e ’900 cit., pp. 29-66.

M. Gigante, Per la storia degli «Studi», «Studi italiani di filologia classica»


s. III, vol. I (1983), pp. 7-21.
– Nicola Festa e Girolamo Vitelli, in Nicola Festa. Atti del Con­vegno di
Studi: Matera, 25-26-27 ottobre 1982, Osanna, Venosa 1984, pp. 61-84, con
un’appendice di Lettere di Nicola Festa a Girolamo Vitelli, pp. 85-109.
Rist. con modifiche in Id., Classico e mediazione. Contributi alla storia della
filologia antica, La Nuova Italia scientifica, Roma 1989, pp. 165-182.
– Girolamo Vitelli e la nuova filologia, Ist. Storico “G.M. Galanti”, S. Cro-
ce del Sannio 1986, pp. 57.
Rist. con modifiche in Id., Classico e mediazione cit., pp. 141-163.
450 DAVIDE DEBERNARDI

– Girolamo Vitelli, Giorgio Pasquali e i papiri ercolanesi [= Atakta VI, n.


XXX], «Cronache ercolanesi» 16 (1986), pp. 104-107.
Rist. in Id., Atakta. Contributi alla papirologia ercolanese, con una Presenta-
zione di F. Tessitore, Macchiaroli, Napoli 1993, pp. 27-32.
– Gli studi di filologia classica, in La cultura storica italiana tra Otto e No-
vecento, vol. II, a cura di M. Maritano e E. Massimilla, Napoli 1991, pp.
59-66 [non vidi].

F. Giordano, Lo studio dell’antichità. Giorgio Pasquali e i filologi classici,


Carocci, Roma 2013, pp. 133.

B. Hemmerdinger, Lampéduse et Vitelli, «Belfagor» XXVIII (1973),


pp. 719-720.
Suggestione letteraria sul personaggio di Rosario La Ciura, protagonista del
racconto Lighea di G. Tomasi Di Lampedusa [Milano 19611] rist. da ultimo,
con modifiche, col titolo La sirena, Introduzione di G. Lanza Tomasi, Feltri-
nelli, Milano 2014, pp. 64.

L’Ifigenia in Aulide di Euripide con introduzione e note di G. Vitelli,


Succ.ri Le Monnier, Firenze 1878, pp. LVIII-149 [Lodi 12].
Rec. da P. Merlo in «RIFC» VII (1879), pp. 494-532: «Il prof. V. già nelle sue
Osservazioni intorno ad alcuni luoghi della Ifigenia in Aulide, pubblicate nel
1877, aveva mostrato d’amare con passione le ricerche critiche più severe e più
pazienti, e aveva dato saggio di molta dottrina e di raro acume d’ingegno; sicchè
quanti amano la letteratura greca e l’onore degli studî italiani devono avere at-
teso con desiderio vivissimo quest’edizione dell’intera Ifigenia in Aulide, di
cui, rallegrandomi anzitutto di gran cuore con l’autore, mi accingo a dar conto.
Dirò subito che credo di dover ben di rado ammettere i mutamenti proposti e
introdotti senz’altro nel testo dal V. con l’ardimento di un devoto e ingegnoso
discepolo di F. Ritschl. Da questo suo secondo maestro egli ha imparato un
disprezzo un po’ eccessivo verso i buchstabengläubige, come li chiamava il
troppo sdegnoso professore di Lipsia. Lo segue con entusiasmo di neofita e
certo vuol essere annoverato tra gli «unbefangegen die über das humi repere
hinaus den Flug in dias luminis oras mitwagen»; e vi si merita un bellissimo
posto d’onore. Che se io sbigottisco seguendo con l’occhio i suoi voli nell’alto
e spesso son tentato di gridargli: «mala via tieni!» come gridava il padre ad
Icaro, al quale si spennavano le ali per la scaldata cera; ciò mi segue molto pro-
babilmente perchè ho forze più deboli e animo più timido a dismisura. Ma a
ogni modo perchè celerei i miei dubbî e i miei desiderî? Finchè me li tengo
chiusi nell’animo non hanno certo nessun valore; e potranno invece averne
qualcuno, se li paleserò, purchè il V. li voglia degnare di qualche attenzione. E
di questa mi pare di poter essere sicuro; perchè quantunque io non lo conosca
sin qui di persona, parecchi comuni amici mi lodarono più volte il suo animo
gentile e generoso. E poichè egli stesso mi dice «molte delle più felici emenda-
Ritratto bibliografico di Girolamo Vitelli 451

zioni anche dei principi della critica, debbono la loro esistenza ad altre osserva-
zioni e congetture infelici che vi hanno dato occasione»; voglio proprio rubar-
gliele queste parole che si leggono così poco a proposito là dove le volle porre
il chiaro professore di Firenze tanto competente quanto modesto. Tutti invece
troveranno che esse stanno perfettamente bene in bocca mia».

A. La Penna, Sugli inizi della filologia classica “positivistica” in Germania,


in Scienza e filosofia nella cultura positivistica [atti del covegno tenutosi nel
maggio 1980 a Reggio Emilia per iniziativa dell’Istituto Antonio Banfi], a
cura di A. Santucci, Feltrinelli, Milano 1982, pp. 427-445.
– L’editoria fiorentina nella seconda metà dell’Ottocento e la cultura classi-
ca in Italia, in Editori a Firenze nel secondo Ottocento. Atti del Convegno
(13-15 novembre 1981) tenutosi presso il Gabinetto Scientifico Letterario
di G.P. Vieusseux a cura di I. Porciani, con una Prefazione di G. Spa-
dolini, (Biblioteca storica toscana. Sezione di Storia del Risorgimento 6),
Olschki, Firenze 1983, pp. 127-182.
– L’influenza della filologia classica tedesca sulla filologia classica italiana
dall’unificazione d’Italia alla prima guerra mondiale, in Philologie und
Hermeneutik im 19. Jahrhundert cit. [v. supra, p. 445], pp. 232-274 com-
presa la Zusammenfassung.
Cfr. anche L.E. Rossi, Grammatica greco-latina e metrica in Italia fra il 1860 e il
1920, ibid., pp. 275-306 compresi la Zusammenfassung, il Résumé critique e la
Discussion, e gli articoli di B. Bravo e L. Canfora qui indicati [v. supra, p. 445].
– Modello tedesco e modello francese nel dibattito sull’Università italia-
na nella seconda metà dell’Ottocento, «ASNSP» s. III vol. XXII (1992),
pp. 227-301.

L. Lehnus, Vogliano filologo e la Germania, in Achille Vogliano cin-


quant’anni dopo, vol. I, a cura di C. Gallazzi e L. Lehnus, Cisalpino,
Milano 2003, pp. 9-52.
Rist. con aggiornamenti in Id., Incontri con la filologia del passato, Dedalo, Bari
2012, pp. 181-227.
– Nota sulle osservazioni di Lobel a Vitelli a proposito delle Diegeseis,
«Quaderni di storia» 63 (2006), pp. 213-219.
– Lettere di Lobel a Vitelli e Lobeliana minora di interesse callimacheo,
«Quaderni di storia» 67 (2008), pp. 221-237.

Manuale della letteratura greca compilato dai professori G. Vitelli e G.


Mazzoni, Barbèra, Firenze 1896, pp. VIII-662 [Lodi 71].
Rec. da M. Fuochi in «Rivista di storia antica e scienze affini» II/4 (1897), pp.
452 DAVIDE DEBERNARDI

85-88: «“Il Greco è inutile” – “No, è utile, se non altro, per i medici, che son
costretti a adoperare tante parole d’origine greca, e hanno perciò bisogno di
conoscerne l’etimologia” – “E anche gli avvocati ne hanno bisogno.” – “Anche
gl’ingegneri.” – “E gli uomini politici possono forse farne a meno?” – “Ma, ri-
sponde a tutti il primo, la società moderna si basa sull’elemento esclusivamente
industriale.” Ecc. ecc. Così va avanti da anni la “patria accademia,” e discute e
discute, in stile più o meno giornalistico, senza accorgersi che il tempo speso in
questa discussione è per lo meno altrettanto perduto, quanto quello che spen-
derebbe nello studiare il greco. Ma non manca neppure l’uomo “geniale”, quel-
lo che “ha trovato la soluzione di questo problema ad ogni modo vitale,” nella
famosa “via di mezzo dove sta sempre la verità.” Si leggano, dice egli, i grandi
monumenti letterarii dell’Ellade nelle traduzioni. Chi credesse che il Manuale
dei proff. Vitelli e Mazzoni sia stato pubblicato per compiacere o, peggio, per
assentire all’uomo “geniale” sullodato, si sbaglierebbe di molto, e dovrebbe
certamente provare una delle più amare delusioni, quando leggesse la prefazio-
ne, dalla quale risulta che lo scopo del libro è quello diametralmente opposto di
“far innamorare di una letteratura, quale la greca fu, varia, alta, luminosa, per-
petuo documento d’arte e di civiltà,” allettando “i più volenterosi a risalire
dalle versioni ai testi, e dal poco al molto: aiuto dev’essere il libro e incitamento
a comprendere più e meglio, non già soccorso ai neghittosi”».

F. Marin, Die „deutsche Minerva“ in Italien. Die Rezeption eines Univer-


sitäts- und Wissenschaftsmodells 1861-1923, (Italien in der Moderne 17),
SH-Verlag, Köln 2010, pp. 410.

S. Mariotti, Filologi classici ex-normalisti, «Atene e Roma» n.s. XVII


(1972), pp. 67-77.

G. Mastromarco, Il neutralismo di Pasquali e De Sanctis, «Quaderni di


storia» 3 (1976), pp. 115-137.
Anticipazione nelle more di stampa dell’intervento pubblicato infine negli atti
Matrici culturali del fascismo. Seminari proposti dal Consiglio Regionale Pu-
gliese e dall’Ateneo Barese nel Trentennale della Liberazione, Facoltà di Lette-
re e Filosofia, Bari 1977, pp. 125-141.

G. Maugain, Les professeurs italiens et la science allemande, «Revue inter-


nationale de l’enseignement» LXXII (1918), pp. 241-253 e 369-385.
«Personne peut-être n’a pris part à ces polémiques avec plus d’ardeur que MM.
A. Galletti, le successeur de Carducci, G.A. Borgese, professeur de littérature
allemande à l’Académie de Milan, C. Barbagallo, recteur de l’Université Bocco-
ni, G. Vitelli, le plus illustre helléniste d’Italie, E. Romagnoli, auteur d’un livre
qui a mis aux prises des passions ardentes: Minerva e lo scimmione (Bologne,
Zanichelli, 1917). Mais que de noms encore à retenir parmi ceux des champions
d’un parti ou d’un autre! Citons MM. G. Albini, G. Bellonci, D. Bertelli,
Bianchi, E. Bonaiuti, Boffi, G. Bonacci, Bossi, B. Brunelli, A. Calderini, G.
Ritratto bibliografico di Girolamo Vitelli 453

Caló, E. Ciccotti, B. Croce, G. Dall’Olmo, G. del Vecchio, De Magristris, E.


Fanciulli, G. Fraccaroli, G. Ferrero, G.S. Gargáno, Ezio Gray, E. Luzaro, G.
Lippi, G. Manacorda, Mangianti, G. Natali, U. Ojetti, E.G. Parodi, A. Pastore,
G. Papini, E. Patetta, A. Pellizzari, E. Piola, G. Prezzolini, G. Provenzal, S. Ri-
gnano, P. Romano, G. Sanarelli, G. Salvemini, G. Sergi, Scialoja, A. Sorani, Sante
Ferrari. Par cette liste, on peut juger de l’importance du débat. Les noms qu’elle
contient sont ceux de professeurs ou d’écrivains connus. Parmi eux nous avons
rangé M. Benedetto Croce. Faut-il s’en étonner? A vrai dire, dès le mois de jul-
liet 1914, quand il vit l’orage menaçant, il décida de «ramasser ses forces pour
continuer, d’un ésprit serein, ses études et ses travaux»; depuis, il s’est vanté
d’avoir poursuivi dans sa revue son œuvre d’historien, de philosophe et de cri-
tique, comme si la guerre ne sévissait pas. Mais, à son insu, il n’a pu toujours
planer au-dessus de la mêlée. Il n’en a pas moins, dans tel ou tel compte rendu
de livre italien ou étranger, laissé entendre, lui aussi, son avis sur certaines formes
de la science germanique ou sur le rôle des philosophes allemands».

F. Monterosso, La filologia classica nell’epoca del metodo storico, «Cultura


e scuola» vol. XVI nn. 61-62 (1977), pp. 84-98.

A. Moscadi, Tra filologia e filologismo, in Filologi e antifilologi. Le polemi-


che negli studi classici in Italia tra Ottocento e Novecento, a cura di G.D.
Baldi e A. Moscadi, Le Lettere, Firenze 2006, pp. VII-XXVIII.
Introduzione a un’antologia annotata di scritti essenziali di E. Piccolomini, G.
Fraccaroli, B. Croce, E. Romagnoli, F. Nicolini, G. Vitelli, G. Pasquali,
M. Valgimigli, M. Barbi, A. Rostagni, G. Contini e M. Gigante.

C. Neri, «Il greco ai giorni nostri», ovvero: sacrificarsi per Atene o sacrifi-
care Atene?, in Disegnare il futuro con intelligenza antica. L’insegnamento
del latino e del greco antico in Italia e nel mondo, a cura di L. Canfora e
U. Cardinale, il Mulino, Milano 2012, pp. 103-152.

E.G. Parodi, Il dare e l’avere fra i pedanti e i geniali, Perrella (Soc. Tip.
“Leonardo da Vinci”), Città di Castello 1923, pp. 118.

G. Pascoli ad Angiolo Orvieto (2 febbraio 1898), in Lettere inedite del


Pascoli ad Angiolo Orvieto, «Il Ponte» XI (1955), pp. 1874-1903: p. 1882.
– Eid. (1o giugno 1899), ibid., pp. 1886-1887.
Cfr. anche P. Ferratini, I fiori sulle rovine. Pascoli e l’arte del commento, il
Mulino, Bologna 1990, pp. 199.

G. Pasquali, Gli studi di greco, «Leonardo» I (1925), pp. 261-265 e II


(1926), pp. 4-7.
Rist. col titolo Gli studi di greco in Italia [1900-1925], «Belfagor» XXVIII
454 DAVIDE DEBERNARDI

(1973), pp. 168-181, e poi col titolo originale in Id., Scritti filologici, a cura di F.
Bornmann, G. Pascucci e S. Timpanaro, con un’Introduzione di A. La Pen-
na, Olschki, Firenze 1986, pp. 736-751.

Per l’italianità della coltura nostra. Discussioni e battaglie: Scritti di C.


Barbagallo, E. Bignone, E. Ciccotti, A. Ferrari, G. Fraccaroli, F.
Guglielmino, R. Mondolfo, E. Pangrazio, A. Sogliano, P. Terruzzi,
Dante Alighieri (Lapi), Città di Castello 1918, pp. VIII-137.

R. Pintaudi, Girolamo Vitelli e il giuramento di fedeltà al regime fascista


imposto agli Accademici, «ASNSP» s. III vol. XI (1981), pp. 159-164.
– Note di Edgar Lobel alle Diegeseis di Callimaco, «Quaderni di storia» 63
(2006), pp. 187-211.
– Spigolature messinesi, «Il Maurolico» II (2010), pp. 175-186.
– Girolamo Vitelli docente al R. Istituto di studi superiori pratici e di perfe-
zionamento in Firenze, «An.Pap.» 23-24 (2011-2012), pp. 331-345.
– Girolamo Vitelli e Francesco D’Ovidio: a proposito di Alfieri ‘tragi-
co’ e per la versificazione ‘barbara’ di Carducci, «Sileno» XXXIX (2013)
[= Omaggio a Sebastiano Timpanaro, a cura di W. Lapini], pp. 355-364.
– Georg Dittmann e Max Pohlenz per Otto Skutsch ed un poco di philolo-
gia per epistulas, «Quaderni di storia» 80 (2014), pp. 283-298.
– La morte di Giovanni Pascoli in due lettere di Ermenegildo Pistelli, ibid.,
pp. 299-302.
– con C. Römer, Le lettere di Wilamowitz a Vitelli, «ASNSP» s. III vol. XI
(1981), pp. 363-398.

G.A. Piovano, Introduzione a Id., Gli studi di greco, Fond. Leonardo,


Roma 1924, pp. 5-26.

A. Ronconi, Premessa a G. Pasquali, Filologia e storia, nuova edizione,


(Bibliotechina del Saggiatore 2), Le Monnier, Firenze 1964, pp. V-IX.
«Ritengo ora prezioso per i più giovani, che di quelle polemiche, decisive per il
corso preso dai nostri studi, hanno avuto solo notizia indiretta, l’invito ad
ascoltar quelle voci levatesi alte e ferme a riaffermare i diritti di una disciplina
severa e ad imporre la tradizione di cui la generazione cresciuta attorno al Vi-
telli è stata depositaria. Soprattutto è salutare per chi non poté udirla diretta-
mente, confortante per chi non l’ha mai dimenticata, riudire la parola di un
maestro quale Giorgio Pasquali, che, legato a Vitelli come a un «paterno ami-
co», ha difeso le ragioni della sua scuola mentre si apprestava a raccoglierne
l’eredità, e le ha difese con la serena moderazione di chi è sicuro della propria
Ritratto bibliografico di Girolamo Vitelli 455

causa, con quel calore di convinzione, con quel suo argomentare netto e serra-
to, che è una lezione di etica oltre che dottrinale: il mondo degli studi non do-
vrà restare insensibile a questo esempio se vorrà liberarsi dal costume delle
polemiche faziose e guardare alla scienza come aspirazione disinteressata alla
verità»: cfr. anche G. Righi in A. Bernardini e G. Righi, Il concetto di filologia
e di cultura classica dal Rinascimento ad oggi, Laterza, Bari 19532 [ivi 19471],
pp. 640-641.
– Gli ottant’anni di «Atene e Roma», «Nuova Antologia» vol. 539o fasc.
2132 (1979), pp. 209-234.

A. Rostagni, Gli studi di letteratura greca, in Cinquant’anni di vita intel-


lettuale italiana 1896-1946. Scritti in onore di Benedetto Croce per il suo
ottantesimo anniversario, a cura di C. Antoni e R. Mattioli, vol. I, Edi-
zioni Scientifiche Italiane, Napoli 19662 [ivi 19501], pp. 435-457.

A. Russi, Girolamo Vitelli e Medea Norsa nella corrispondenza di Gaetano


De Sanctis, «Atene e Roma» n.s. seconda, VII (2013), pp. 273-390.
Comprende tra l’altro la trascrizione parziale dei carteggi di De Sanctis con
altre personalità, quali G. Beloch, E. Breccia, C. Cipolla, P. Fedele, A. Fer-
rabino, G. Fraccaroli, G. Gentile, P. Jouguet, L. Mangiagalli, G. Olive-
rio, L. Pareti, G. Pasquali e suo fratello Alberto, E. Pistelli, F. Ramorino, P.
Toesca, P. Villari e U. von Wilamowitz-Moellendorff, ricavati da un flori-
legio inedito compilato sugli originali da S. Accame.

G. Tellini, Aspetti della cultura letteraria a Firenze nel secondo Ottocento,


in Studi di letteratura italiana in onore di Francesco Mattesini, a cura di E.
Elli e G. Langella, Vita e Pensiero, Milano 2000, pp. 257-303.
Rist. in Id., Filologia e storiografia. Da Tasso al Novecento, (Letture di pensiero
e d’arte 83), Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 2002, pp. 271-319.

N. Terzaghi, La filologia classica a Firenze al principio del secolo XX, pref.


a T. Tosi, Scritti di filologia e di archeologia, a cura di N. Terzaghi, Le
Monnier, Firenze 1957 (Pubblicazioni dell’Università degli studi di Firen-
ze. Facoltà di Magistero, VII), pp. V-XXXIII.
«Gran signore nel modo di fare, affabile con tutti, senza mai riuscire ad esse-
re, per una sorta di innato riserbo, familiare con tutti, semplice e diritto
nell’animo e nel pensiero e negato ad ogni sorta di esibizionismo, conscio del
suo valore e pur sempre dubbioso e scettico nell’attribuire carattere definiti-
vo ai suoi studi ed a quelli di altri, misurato nel parlare e cauto nel giudicare,
pronto a sostenere ciò della cui giustezza fosse intimamente persuaso, ma
altrettanto capace di ricredersi quando si accorgesse di avere errato e quindi
anche di scusare gli errori altrui, scrupoloso nell’adempimento del suo dovere
e perciò nel soccorrere col suo consiglio e con i tesori della sua dottrina i
456 DAVIDE DEBERNARDI

giovani che si affidavano alla sua guida, era un uomo veramente eccezionale e
completo nel migliore e più largo senso della parola: diceva, infatti, che, me-
glio del greco, sapeva andare a caccia e giocare al biliardo. […] Leggere i testi,
molti testi: ecco ciò che il Vitelli domandava ai suoi scolari come cosa prima
ed essenziale. Ma leggerli voleva dire studiarli parola per parola, rendersi
conto di ogni lezione e delle sue varianti, cercar di scoprire l’origine dei pos-
sibili errori di tradizione e rifiutare o giustificare le correzioni congetturali
proposte per sanarli, penetrare nell’animo dello scrittore e nelle peculiarità
del suo stile, in cui l’animo si riflette, capirne tutte le difficoltà, interpretarli
nel modo più corrispondente al nostro uso ed alla nostra maniera di pensare.
Tutto ciò fatto con serietà, con disciplina, con vigile senso critico, sì da lascia-
re il minor numero possibile di dubbi, magari congetturando, quando ciò
fosse assolutamente necessario, e non si corresse il pericolo di tradire il testo,
che avevamo sott’occhio. Le lezioni del Vitelli erano un continuo richiamo a
tutto ciò che poteva esser detto prima sul testo e poi sull’interpretazione degli
autori che leggeva. Poi veniva la traduzione, limpida, precisa, elegante e squi-
sitamente italiana»: rist. col titolo La filologia classica al principio del secolo
XX in Id., Prometeo. Scritti di archeologia e filologia, (Pubblicazioni dell’U-
niversità degli studi di Firenze. Facoltà di Magistero IX), Bottega d’Erasmo,
Torino 1966, pp. 1-33; cfr. anche C. Cordié, La Firenze del Vitelli, «Il Resto
del Carlino», 11 febbraio 1967, p. 3.

S. Timpanaro, Domenico Comparetti, in Letteratura italiana. I critici,


collana diretta da G. Grana, vol. I, Marzorati, Milano 1969, pp. 491-504,
compresa la Bibliografia, pp. 508-510.
Rist. con modifiche in Id., Aspetti e figure della cultura ottocentesca, (Saggi di
varia umanità n.s. 23), Nistri-Lischi, Pisa 1980, pp. 348-370.
– Ricordo di Nicola Terzaghi, «Belfagor» XX (1965), pp. 579-587.
– Girolamo Vitelli e Francesco De Sanctis (in una lettera a Luigi Russo del
1924), «Belfagor» XXXIV (1979), pp. 305-314.

G. Tortorelli, Scuola, editoria, istituzioni nelle pagine de «Il Marzocco»,


in Istituzioni culturali in Italia nell’Ottocento e nel Novecento, a cura di G.
Tortorelli, Pendragon, Bologna 2003, pp. 233-299.

P. Treves, Nota introduttiva a Girolamo Vitelli, in Lo studio dell’antichità


classica nell’Ottocento, a cura di P. Treves, (La letteratura italiana. Storia e
testi 72), Ricciardi, Milano 1962, pp. 1113-1126 compresa la Bibliografia.
Cfr. anche le rec. di S. Timpanaro in «Critica storica» II (1963), pp. 603-611
[poi rist. col titolo Classicismo e «neoguelfismo» negli studi di antichità
dell’Ottocento italiano in Id., Aspetti e figure della cultura ottocentesca cit. (v.
supra), pp. 371-386, e infine in Id., Classicismo e illuminismo nell’Ottocento
italiano, testo critico con aggiunta di saggi e annotazioni autografe a cura di C.
Pestelli, con un’Introduzione di G. Tellini, Le Lettere, Firenze 2011, pp.
Ritratto bibliografico di Girolamo Vitelli 457

489-501], e di M. Raicich, Gli studi classici nell’Ottocento, «Belfagor» XIX


(1964), pp. 229-234.
– Corrado Barbagallo, «Nuova Rivista storica» XLVIII (1964), pp. 11-34
e 257-274.
– Girolamo Vitelli, estr. da Studi in onore di Vittorio de Caprariis, Fac. di
Magistero dell’Università degli Studi di Messina, 1970, pp. 289-319 com-
presi due Addenda nelle more di stampa.
Rist. con modifiche col titolo Filologia senza filosofia: Girolamo Vitelli, in Id.,
Tradizione classica e rinnovamento della storiografia, Ricciardi, Milano-Napoli
1992, pp. 243-275 compresa l’Appendice.
– Gli studii classici nell’Italia del Novecento, «Annali dell’Istituto Italiano per
gli Studi Storici» XII (1991-1994) [= Studi per Ettore Lepore], pp. 623-638.
Cfr. anche M. Gigante, Piero Treves (1911-1992), ibid., pp. 681-709 [prolusione
già pubblicata in opuscolo dall’Ist. Italiano per gli Studi Storici, Napoli 1992].

M.R. Valensise, Gli antichisti e la prima guerra mondiale, «Rivista di storia


della storiografia moderna» V/1-2 (1984), pp. 5-33 (Dall’Unità alla vigilia
della guerra), V/3 (1984), pp. 39-65 (Dalla dichiarazione di neutralità all’in-
tervento dell’Italia) e VI/1-3 (1985), pp. 91-109 (Durante il conflitto).

M. Valgimigli, La filologia classica in Italia negli ultimi cinquanta anni,


«Giornale critico della filosofia italiana» V (1924), pp. 20-35.
Rist. con tagli in Id., Poeti e filolosofi di Grecia, a cura di M.V. Ghezzo, II. In-
terpretazioni, Sansoni, Firenze 1964, pp. 531-546, e poi in G.D. Baldi e A.
Moscadi, Filologi e antifilologi cit. [v. supra, p. 453], pp. 121-137 e 203-204: cfr.
anche la lettera di G. Vitelli a Manara Valgimigli (1o agosto 1924), in G. Cop-
pola, Scritti papirologici e filologici, a cura di V. Maraglino, con una Prefazio-
ne di L. Canfora, Dedalo, Bari 2006, pp. 12-13 n. 13.
– Intorno al modo di leggere i Greci [da un manoscritto inedito di R. Ser-
ra], «La Critica» XXII (1924), pp. 177-188 e 237-246.
Rist. con altre note in Scritti di Renato Serra, a cura di G. De Robertis e A.
Grilli, vol. II, Le Monnier, Firenze 1938, pp. 467-498 e 657-660 [l’inedito ser-
riano risalirebbe al 1910-11].

P. Vannucci, Pascoli e il p. Pistelli, in Id., Pascoli e gli scolopi con molte


lettere inedite del Pascoli e al Pascoli, Signorelli, Roma 1950, pp. 137-243.
Cfr. anche G. Pascoli, Lettere alla gentile ignota, a cura di C. Marabini, Riz-
zoli, Milano 1972, pp. 281.

G. Vitelli, Il poeta latino, «Il Marzocco» 14 aprile 1912, p. 3 [Lodi 210].


Cfr. quindi Fr. Enotrio Ladenarda [A. Lo Forte Randi], Parla G. Vitelli, in
Id., Le prefazioni di Giovannino, con un buon condimento di feticisti giovan-
458 DAVIDE DEBERNARDI

nini, Pedone Lauriel, Palermo 1913, p. 330: «È un latinista, il quale umilmente


confessa che «non sa levarsi alle altezze cui si leva Giovannino». Ma volendo,
ciò non per tanto, parlare di Giovannino «poeta latino», «non darà definizioni»
(e che vuol dire?), ma si limiterà «a considerazioni ed osservazioni semplici e
pedestri (cioè: osservazioni e considerazioni fatte coi piedi) miste ad impressio-
ni personali, soggettive, forse false (ah!), forse inesatte (eh!), disadatte (ih!),
inopportune (oh!), mal formulate (uh!), ma presentate, in ogni caso, con cando-
re di coscienza (cioè: fanciullescamente) sulla bara del poeta di «coscienza can-
dida». Ci sentite o non ci sentite l’emulo, l’invidiosetto, che si stima, in fondo,
più latinista di Giovannino? – Ohimè!».

2. Aneddotica biografica

S. Accame, Premessa con documenti inediti a G. De Sanctis, Atthís. Storia


della repubblica ateniese dalle origini alla età di Pericle, nuova edizione con
le aggiunte dell’Autore, La Nuova Italia, Firenze 19753, pp. IX-XXXVIII.
Comprende la trascrizione parziale di due lettere di G. Vitelli al De Sanctis,
rispettivamente a pp. XIX-XX (21 settembre 1898) e XXI-XXIII (16 febbraio
1900), riprese da ultimo in A. Russi, Girolamo Vitelli e Medea Norsa cit. [v.
supra, p. 455], pp. 278-279 e 285-286.

A.G. Amatucci, Girolamo Vitelli, «Bollettino di filologia classica» n.s. VII


(1935), pp. 73-76.

G.A. Andriulli, Gli ottant’anni d’un maestro, «Il Messaggero», 28 luglio


1929, p. 3.
«Il sen. Vitelli, al quale la scontrosa modestia (la stessa che in tempi di tanta va-
nità accademica lo ha portato a respingere sempre recisamente ogni forma di
onoranze) ha negato i rumori della popolarità, ha tuttavia un posto notevole
nella cultura della nuova Italia, perchè egli è dei pochissimi a cui si deve da noi la
resurrezione degli studi classici quale naturale complemento e conseguenza della
ressurrezione politica. Intorno al 1870 la decadenza degli studi era da noi grande
in ogni campo. Il paese che ancora nel sec. XVIII poteva dare all’Europa l’esem-
pio delle severe indagini muratoriane era caduto in una estrema faciloneria solen-
nemente ammantata di pseudo filosofia. Ciò si verificava – a dispetto del monito
e dell’esempio del Foscolo e poi del Leopardi – sia nella critica letteraria sia nella
storiografia; con questa differenza, che almeno le paludate narrazioni storiche di
moda avevano un intento patriottico, nè più nè meno che i romanzi storici del
Guerrazzi, mentre in critica ed in filologia c’era il vuoto assoluto».

A. Angeli e L. Marrone, Girolamo Vitelli: un insigne ex-alunno del Liceo


classico Vittorio Emanuele II, «Quaderni del Vittorio Emanuele» 6 (2010),
pp. 35-60.
Ritratto bibliografico di Girolamo Vitelli 459

Cfr. anche L. Smimmo, Girolamo Vitelli (1863-1935) [sic!], in Alcune biografie


di Presidi, Professori e Alunni illustri del Liceo Classico Statale Vittorio Ema-
nuele II di Napoli, a cura di T. Di Matteo e F. Rosiello, ibid., pp. 205-246
sub fine.

V. Arangio-Ruiz, Girolamo Vitelli (27 Luglio 1849-2 Settembre 1935),


«BSAA» n. 30, n.s. vol. IX (1936), pp. I-IV.
– Girolamo Vitelli. Discorso di V. Arangio-Ruiz, con Note di M. Venditti,
«L’Eloquenza» XL (1950), pp. 457-462.
Ripresa, con minime modifiche, del Discorso commemorativo pubblicato infine
nell’opuscolo In memoria di Girolamo Vitelli nel centenario della nascita etc.
[v. infra, p. 466], pp. 35-38.

Gli archivi della memoria e il carteggio Salvemini-Pistelli, a cura di R. Pin-


taudi, (Letture e ricerche laurenziane 3), Polistampa, Firenze 2004, pp. 164.
«L’attuale pubblicazione monografica, che conserva una parte di quel titolo
fortunato, comprende quindi la riproposta del catalogo in forma invariata e
un’ulteriore appendice, sempre curata da Rosario Pintaudi, dove sono pubbli-
cate lettere inedite di Gaetano Salvemini ad Ermenegildo Pistelli che apparten-
gono ai carteggi della Laurenziana»: il riferimento è al catalogo della mostra Gli
archivi della memoria. Bibliotecari, filologi e papirologi nei carteggi della Bi-
blioteca Medicea Laurenziana (Firenze, 30 novembre – 21 dicembre 1996), di
cui si propone la rist. anast. alle pp. 9-156 [Firenze 19961].

V. Bartoletti, L’estremo saluto dell’Università di Firenze a Nicola Terza-


ghi, in G. Terzaghi, Un Maestro ed uno scolaro fiorentini al principio del
secolo: Ricordando Nicola Terzaghi. Note per una comunicazione fatta al
Rotary Club di Firenze il 15 febbraio 1965, Tip. Moderna, La Spezia 1965,
pp. 25-26.
Ripreso col titolo Per Nicola Terzaghi in N. Terzaghi, Prometeo cit. [v. supra,
p. 456], pp. VII-X.

G.A. Borgese, Girolamo Vitelli, «Corriere della Sera», 26 luglio 1929, p. 3.


«Quegli anni, del primo decennio ‹del?› novecento, erano geniali. Un vento di
fronda, un’irrequietezza antiscolastica, antiaccademica, eccitava i giovani: i
quali erano o dannunziani, o filosofi, o magari quasi futuristi, ma se emergeva-
no dai banchi erano di regola antiregolari, antieruditi, e facevano gli studi uni-
versitari con l’aria di una degnazione dall’alto, della bravura con cui si fanno,
per nient’altro che per mostrarsi bravi e sportivi, certi esercizi complicati e
inutili. (Così cominciò il male; quelli che vennero dopo preferirono, logica-
mente, non fare affatto gli studi). Quanto era facile innalzarsi sulla nana fatica
del metodo storico, delle varianti, delle fonti! irridere alla tessitura penelopea,
– e non dico che tale sempre non fosse, – delle scientifiche quisquilie, dalle
460 DAVIDE DEBERNARDI

quali, a poco a poco, a filo a filo, si doveva comporre, ma il gran giorno non
veniva mai, la gran tela della storia letteraria considerata come scienza naturale
e positiva! Pure questa animosità, se non insolenza, non questa forma d’allora
del fremito con cui ogni nuova generazione prende conoscenza del suo proprio
compito, non giungeva fino al professor Vitelli. Il suo sguardo, la sua voce, il
suo portamento, tutto in lui scoraggiava ogni velleità da sopracciò o da pari a
pari; ristabiliva le distanze; senza – c’è bisogno di dirlo? – truculenze e sgarbi
da pedagogo con ferula. Era uno di quei cavalieri che paiono sempre stare in
seggiola, sotto cui lo sgroppare dei polledri dura poco. Il suo prestigio, che ri-
mase costantemente intatto anche nei conversari di studenti più disinvolti e
sfrenati, veniva soprattutto dalla sua coerenza; se uno studente gli proponeva
un tema di lavoro «geniale» e «personale», non discuteva neanche, lo rifiutava
netto, e un po’ brusco (soltanto per il disappunto di non essere riuscito ancora
a farsi ben capire); voleva contributi sicuri e universalmente adottabili; e agli
esami non gradiva che il buon oro del sapere fosse sostituito dagli assegnati
delle frottole e delle abilità loquaci; voleva che si sapesse il greco e che si fossero
ben letti i testi»: rist. in Girolamo Vitelli e Santa Croce del Sannio etc. [v. infra,
p. 465], pp. 117-121.

E. Breccia, In Egitto con Girolamo Vitelli (Trent’anni dopo), «Aegyptus»


XV (1935), pp. 255-262.
Rist. in Id. [ma col nome completo A.E. Breccia], Uomini e libri, Nistri-Lischi,
Pisa 1959, pp. 211-218.
– Girolamo Vitelli, «Chronique d’Égypte» XI (1936), pp. 210-218.
Rist. con aggiornamenti in Id., Uomini e libri cit., pp. 219-230.

A. Calderini, Girolamo Vitelli, «Aegyptus» XVI (1936), pp. 176-178.

G. Capecchi, Cecchi e l’Agamennone tradotto da Vitelli, «An.Pap.» 13


(2001), pp. 201-226.
In appendice, pp. 208-226, oltre alla traduzione di Vitelli appuntata da Cecchi
[v. infra, p. 461] e all’annuncio dell’inedito Filologia classica… e romantica [v.
infra, p. 488], si propone un carteggio ‘vitelliano’ tra Cecchi e Teresa Lodi. Per
Cecchi in particolare, v. anche C. Bo, Cecchi e le cose, in Letteratura italiana. I
critici, collana diretta da G. Grana, vol. III, Marzorati, Milano 1969, pp.
2390-2393.

A. Capone, Dalla corrispondenza Dziatzko-Vitelli: Terenzio, Lucano e la


morte del figlio, in Ricerche su Soknopaiou Nesos e altri studi, a cura di M.
Capasso, (Pap.Lup. 16), Lecce 2007, pp. 69-79.

Il carteggio tra Girolamo Vitelli e Rudolf Pfeiffer, «Atene e Roma» n.s.


seconda, VII (2013), pp. 391-463.
Comprende un’introduzione di L. Bossina, Callimachus uterque, pp. 391-401,
Ritratto bibliografico di Girolamo Vitelli 461

seguita dall’edizione delle Lettere curata da M. Bergamo (parte tedesca) e da S.


Cannavale (parte italiana), pp. 402-463.

E. Cecchi, pensiero su Gerolamo Vitelli (febbraio-luglio 1913), in Taccui-


ni, a cura di N. Gallo e P. Citati, Mondadori, Milano 1976, p. 155.

Cenno necrologico su Gerolamo Vitelli, «Atene e Roma» s. III, vol. III


(1935), p. 226.

G. Chiavacci, In morte di Gerolamo Vitelli, «ASNSP» s. II, vol. IV (1935),


pp. 219-221.

P. Collart, Girolamo Vitelli (27 septembre 1849-2 septembre 1935) [sic!],


«Bulletin de l’Association Guillaume Budé» n. 49, octobre 1935, pp. 59-66.

La commemorazione di Girolamo Vitelli, «Il Progresso italo-americano»,


10 luglio 1950, pp. 3 s.

G. Coppola, Girolamo Vitelli (27 luglio 1849-3 settembre 1935) [sic!],


«Nuova Antologia» s. VII, vol. CCCLXXXI (1935), pp. 312-316.
Rist. in Id., Scritti papirologici e filologici cit. [v. supra, p. 457], pp. 79-85.

Dall’Agamennone di Eschilo, con un’Avvertenza di E. Cecchi, «Circoli»


V (1935), pp. 414-428.
Rist. in E. Cecchi, Et in Arcadia ego, Hoepli, Milano 19361, pp. 143-157 (Un
quaderno di scuola), e infine in G. Capecchi, Cecchi e l’Agamennone tradotto
da Vitelli cit. [v. supra, p. 460], pp. 209-215.

D’Ancona-Vitelli (con un’appendice sulle false Carte d’Arborea), a cura di


R. Pintaudi, (Carteggio d’Ancona XI), Scuola Normale Superiore, Pisa
1991, pp. 179.

S. Daris, Lettere di Girolamo Vitelli ad Aristide Calderini, «Aegyptus»


LXXIII (1993), pp. 197-236.

J. De Blasi, Premessa alla traduzione, in L’Iliade di Omero tradotta da


Jolanda de Blasi, Sansoni, Firenze 1944, pp. 5-22.
«Chi vuol conoscere storia e critica, congettura e documento intorno a Omero
e ai poemi omerici non se li aspetti da me a cui manca la competenza specifica
indispensabile anche solo per riferire in una compilazione d’accatto il molto
che è stato scritto da filologi di alta autorità e di provato buon gusto. Di mio,
462 DAVIDE DEBERNARDI

non ho che ricordi personali. Ma come vivi e preziosi, se in essi ancora sento
parlare con la scolpita lentezza del suo accento meridionale e ancora vedo sor-
ridere tra la barba imbiondita dall’aroma delle sigarette il nostro grande Giro-
lamo Vitelli. Alto, un po’ curvo senza diminuzione del suo aspetto di prestante
signore, entrava nell’aula per la lezione, annunziato dal fedele custode Cappelli
che con una mano teneva in bilico sul cranio pelato il berretto e con l’altra
mano reggeva il battente a percussione della porta. «Il professore!». Ed era
davvero, il Vitelli, tal professore di cui poteva dirsi che salisse in cattedra, seb-
ben questa fosse un malconcio tavolino tappezzato di verde stinto e l’aula non
più che un disadorno camerone. Le finestre, di faccia ai banchi, ci buttavan
negli occhi manciate di luce accecante, e, dietro ai banchi, una vecchia pendola
che crocidava ticchettando i duemilasettecento minuti secondi dell’ora accade-
mica invadeva troppo spesso nei nostri orecchi il posto che avremmo dovuto
fare alla voce dei docenti. Vitelli metteva a tacere in noi il rumoroso e intermi-
nabile meccanismo del tempo: gli bastava scandire col suo passo adagiato e
deciso quei tre scalini di legno scheggiato, e lo vedevamo già sulle vette d’Olim-
po. Era il suo un linguaggio fatto per volare, ma poggiava in alto con ala cauta
e pacata attraverso gli abissi della divina poesia, staccandosi dalla traduzione
grezza con paziente e inflessibile salienza finché l’oro della parola greca, mu-
tandosi a poco a poco, non rivelava l’oro della parola italiana. Nessuno che sia
passato per la bella scuola di Girolamo Vitelli – l’Istituto di Studi Superiori a
Firenze – potrà dimenticare tanto innamorata ansia di perfezione, tanto medi-
tata chiarità d’intelletto».

C. De Lollis, La confessione d’un figlio del secolo passato, in Id., Reisebil-


der e altri scritti, Laterza, Bari 1929, pp. 129-145.
«Il Comparetti, professore di letteratura greca, faceva un corso su Omero, da
pari suo, si capisce. Ma c’era un po’ di diffidenza verso di lui, che, pure, a
parte il resto, aveva già scritto quel suo Virgilio nel medio evo, nel quale
sull’avvento del pensiero laico e sul miracoloso apparire di Dante son pagine
che nessun medievista di professione, in Italia e fuori, si era mai sognato o si
sognò poi di scrivere. Si sussurrava: in Germania è discusso; c’è Mommsen
che… (era l’epoca, tra parentesi, in cui, anche per la letteratura italiana, ci si
andava a perfezionare in Germania!). Viceversa, si sapeva che Girolamo Vi-
telli, giovane, per quanto già grisonnant intorno alla fronte illuminata da due
splendidi occhi «ricci», proprio dalla Germania tornava. E per questo,
senz’altro, lo si ammirava. Mentre lui, ad onor del vero, per quanto già appas-
sionato alla squisita ma minuta fatica di collazionar codici, come insegnante
di grammatica greca e latina, ci faceva leggere e leggere. Ed io riportai dalla
sua scuola un amore furibondo per la letteratura greca, il quale mi arse per
qualche anno, e del quale mi sono memori testimoni i tanti volumi greci amo-
rosamente postillati e relegati da anni ed anni qui in campagna, di dove scrivo,
quasi ricordi di una vita vissuta da un altro. […] (Contro la filosofia, tra pa-
rentesi, ci fu una levata di scudi in Senato a proposito della riforma Gentile, e
sulla prima fila balzò con simpatico giovanile ardore Girolamo Vitelli, il qua-
le accoratamente ricordò che la filosofia rovinò l’impero romano. L’illustre
maestro evidentemente si tien sicuro che le cose sarebbero andate meglio, se
Ritratto bibliografico di Girolamo Vitelli 463

Marco Aurelio, invece di assorbire tanta filosofia greca, avesse collazionato


codici alla Laurenziana. Ma egli dimentica che i soli i quali tenessero testa a
Domiziano erano dei filosofi, che Nerone fu guastato dalla rettorica, non
dalla filosofia, e che grammatica e rettorica furono i due narcotici che tennero
assopito per tanti secoli quel buon bestione del medio evo, il quale si svegliò
poi filosofando)».

R. De Nigris-De Maria, Giuseppe Maria Galanti e Girolamo Vitelli, due


Sanniti che hanno onorato l’Italia nel Mondo, con una Prefazione di R.
Matarazzo, Tip. Auxiliatrix, Benevento 1967, pp. 34.

G. De Robertis, Girolamo Vitelli, «La Voce» VII (1915), pp. 833-835.


Rist. in «Corrente di Vita giovanile», a. II, n. 7 (1939), p. 3, e poi in Id., Scritti
vociani, a cura di E. Falqui, Le Monnier, Firenze 1967, pp. 374-378.
– Linea della poesia foscoliana, «L’Orto» IX (1939), pp. 12-33.
Dal solo corsivo introduttivo, pp. 12-14, si trae il Foglietto su Girolamo Vitelli
rist. in Id., Scrittori del Novecento, Le Monnier, Firenze 19463, p. 407.
– La Voce letteraria, in Id., Scrittori del Novecento cit., pp. 363-368.

F. D’Ovidio, Una reminescenza degli anni universitarii, «La Settimana» I


(1902), pp. 321-325.
Rist. in Id., Rimpianti vecchi e nuovi, I. volume, Casa editrice Moderna, Caser-
ta 1929, pp. 380-386.

N. Festa, Girolamo Vitelli, «L’Italia che scrive» IV (1921), pp. 41-42.


– Commemorazione di Girolamo Vitelli, «Rendiconti della R. Accademia
Nazionale dei Lincei» s. VI, vol. XII (1936), pp. 267-283.

I.F. Fikhman, G.F. Zereteli et l’Italie, «Aegyptus» LXIX (1989), pp. 179-193.
«La seconde étape du voyage fut Florence. Après Venise, Florence, ville sans
mer, ne lui plut pas. Mais bientôt il changea d’avis malgré la cherté des hôtels.
[…] A Florence il a visité la Galerie Pitti, admiré la Madonne de Murillo, a fait
des excursions à Fiesole et autres environs. Mais ce qui l’intéressent surtout, se
sont les manuscrits d’Arrien et G. Vitelli. Le 27.V.1901 il écrivait à V.
J[ernstedt]: «J’ai fait la connaissance de Vitelli, un très gentil et sympathique
vieillard (sic)». La lettre de 2.VI.1901 est plus détaillée: «Vitelli me plaît beau-
coup, et par sa simplicité et par son amabilité. Ainsi, inter alia, il m’a demandé
de m’adresser à lui en toute occasion, si j’en ai besoin, en ajoutant que tous les
livres et manuscrits qui se trouvent à Florence seront à ma disposition. Par son
amabilité et sa courtoisie il se distingue avantageusement des employés de la
Biblioteca Laurenziana qui ne peuvent pas se vanter de ces qualités . . . D’ail-
leurs cela n’a pas de grande importance pour moi car, à l’exception des manu-
scrits, je n’ai pas l’intention de nouer des relations avec ces messieurs. Je veux
464 DAVIDE DEBERNARDI

dire seulement que de ce point de vue la situation à Venise est meilleure: la


bibliothécaire est prêt à faire tour ce qui est nécessaire et possible». Un autre
défaut qu’il impute aux bibliothécaires, ce sont les conversations à haute voix:
«Vitelli lui aussi s’en est plaint». Vitelli occupe une place importante dans deux
autres lettres à V. J.: «J’ai été hier chez Vitelli qui vous présente ses compli-
ments et vous envoie ses meilleurs voeux. Il me plaît de plus en plus; je dirais
même, plus que Diels, quoique celui ci soit admirable. Le charme principal de
Vitelli consiste dans sa douceur et sa simplicité. La douceur humaine produit
sur moi un effet singulièrement puissant et à cause de cela les gens doués de
cette qualité me sont particulièrement agréables… Aujourd’hui Vitelli a quitté
Florence avec toute sa familie pour ses vacances d’été» (lettre de 6.VII.1901).
Quelques jours plus tard dans sa lettre de Rome de 28.VII.1901. G. Z[ereteli]
se souvient de Vitelli «. . . Vitelli est parti et je continue à regretter de ne plus
pouvoir le voir, il est extrêmement bon. A propos, je crois avoir rendu un
grand service aux papyrus d’ici et voila pourquoi. En me montrant des
papyrus, Vitelli m’a indiqué entre autres, un fragment en ajoutant qu’il ne va-
lait rien. Je l’ai lu et j’ai vu qu’il se référait à des esclaves fugitifs. Je l’ai dit sur
le champ à Vitelli et je lui ai indiqué que c’était une pièce unique. Vitelli m’a
remercié de cette indication en ajoutant qu’il n’avait pas reconnu toute l’im-
portance de ce document. C’est pourquoi je triomphe». De Florence G. Z.
partit pour Rome où il laissa S. Ž[ebeljow], retourna pour quelques jours à
Florence et repartit de nouveau pour Rome».

M. Fuochi, Girolamo Vitelli, «Il Giornale della scuola media», 5 ottobre


1935, p. 10.

E.M. Fusco, Humanitas di Girolamo Vitelli, «Convivium», raccolta nuo-


va, XIX (1950), pp. 713-723.
«È il discorso commemorativo del Vitelli, pronunziato a Santa Croce del San-
nio, alla presenza del Presidente della Repubblica S. E. Einaudi, il 1o luglio
1950» pubblicato infine nell’opuscolo In memoria di Girolamo Vitelli nel cen-
tenario della nascita etc. [v. infra, p. 466]: cfr. anche la rec. di A. Zazo in «Sam-
nium» XXIV (1951), p. 84.

– Girolamo Vitelli, in Id., Scrittori e idee. Dizionario critico della letteratu-


ra italiana, SEI, Torino 1956, pp. 604-605.

G. Gentile a Fortunato Pintor (7 dicembre 1897), in Il carteggio di Gio-


vanni Gentile con la Biblioteca del Senato (1904-1924) e con Fortunato Pin-
tor (1895-1904), a cura di E. Campochiaro, «Nuova Antologia» a. 127o
fasc. 2183 (1992), pp. 360-444: 379-382.
Rist. in Giovanni Gentile e il Senato. Carteggio (1895-1944), Rubbettino, Ca-
tanzaro 2004 (Senato della Repubblica, Archivio Storico. Carteggi), pp. 44-48.

– Eid. (11 novembre 1902), ibid., p. 396.


Ritratto bibliografico di Girolamo Vitelli 465

Rist. in Giovanni Gentile e il Senato cit., p. 128, con la risposta di F. Pintor (17
novembre 1902), pp. 129-130.

P. Giannini, Giovanni Pascoli e Girolamo Vitelli, «Quaderni del Liceo “F.


Capece”» XIII (2010), pp. 39-44.

M. Gigante, Requiem per Camillo Vitelli, Ist. storico “G.M. Galanti” et


al., S. Croce del Sannio 19972 [ivi 19861], pp. 15.

Girolamo Vitelli, in Dizionario enciclopedico della letteratura italiana, vol.


V (S-Z), Laterza-Unedi, Bari-Roma 1968, p. 477.

Girolamo Vitelli, in Repertorio biografico dei Senatori dell’Italia fascista,


a cura di E. Gentile e E. Campochiaro, vol. (S-Z), Bibliopolis, Napo-
li 2003 (Senato della Repubblica, Archivio storico. I Senatori d’Italia),
pp. 2491-2492.
Disponibile in ed. multimediale aggiornata all’indirizzo <http://notes9.senato.
it/Web/senregno.NSF/V_l2> [27 luglio 2014].

Girolamo Vitelli e Santa Croce del Sannio, a cura di S. Cerasuolo, M.L.


Chirico, E. Narciso, con una Premessa di M. Gigante, Ist. storico “G.M.
Galanti”, S. Croce del Sannio 1998, pp. 139 e 27 figg.
Rec. da M. Mocci Cosenza in «Atene e Roma» n.s. XLIII (1998), pp. 192-193,
e da R. C[olapietra?] in «Giornale critico della filosofia italiana» s. VI vol.
XXI (2001), pp. 205-209, comprende tra l’altro, a cura di M.L. Chirico, la
trascrizione di diciotto lettere di G. Vitelli a Carmine Covone, con altre sette
dei figli Vittorio e Serafino, pp. 53-97, più due Esperimenti metrici in greco in-
dirizzati allo stesso amico, p. 98.

A. Grilli, Luigi Castiglioni (1882-1965), «Eikasmos» IV (1993) [= Miscel-


lanea di studi in onore di Ernst Vogt. Ricordi di filologi classici], pp. 147-149.
«Quando nella discussione compariva il nome di uno dei suoi amici, da Johan-
nes Stroux e Konrat Ziegler a Wolfgang Schmid e Max Pohlenz (tanto per fare
dei nomi), un sorriso gli increspava le labbra. Nutriva la più grande venerazio-
ne per Gerolamo Vitelli, di cui era stato allievo a Firenze, dopo essersi laureato
a Pisa. Raccontava come una volta fosse passato per Firenze e fosse andato a
trovar Vitelli all’Istituto: lo aveva trovato che lavorava a un papiro tragico ine-
dito. Vitelli gli aveva fatto vedere una massa di riscontri che portavano a pensa-
re che l’autore di quei versi fosse Euripide; ma quando il papiro fu pubblicato,
in calce c’erano pochissimi rinvii. In seguito, Castiglioni aveva chiesto a Vitelli
perché e Vitelli gli aveva risposto “Perché quelli erano essenziali, gli altri no”.
E Castiglioni commentava con noi: “Questa è la virtù del grande filologo: non
crea falsi problemi e sa distinguere il necessario dal superfluo”».
466 DAVIDE DEBERNARDI

H. Harrauer, 14 Wilcken-Briefe an Vitelli und 2 Karten an Comparetti,


«An.Pap.» 10-11 (1998-1999), pp. 213-236.

A. Jamalio, Girolamo Vitelli, «Atti della Società storica del Sannio» VII
(1929), pp. 129-132.
Rist. in opuscolo, in occasione del Convegno di studi Momenti di storia degli
studi classici in occasione del Centenario della fondazione della Associazione
Italiana di Cultura Classica (Napoli-S. Croce del Sannio, 8-9 novembre 1997),
con un’Introduzione di M. Boscia ed una lettera di G. Vitelli (4 marzo 1920)
alla redazione degli «Atti», ibid., p. LIX [= p. 7 della ristampa].

In memoria di Girolamo Vitelli, (Pubblicazioni della R. Università di Fi-


renze s.n.), Le Monnier, Firenze 1936, pp. 130, 4 ill. f.t.
Comprende i Ricordi di G. Pasquali e M. Norsa già apparsi a suo tempo ri-
spettivamente su «Pan» e sugli «Annali della R. Scuola Normale Superiore di
Pisa» [v. infra, pp. 469 e 471], due conferenze inedite di G. Vitelli, rispettiva-
mente su Sofocle e su Orazio, pp. 51-76 e 77-85, e la Bibliografia degli scritti di
Girolamo Vitelli (1869-1935) compilata da T. Lodi e corredata di Indice pecu-
liare, pp. 87-130: cfr. anche la segnalazione Un volume in memoria di Girolamo
Vitelli, «Aegyptus» XVII (1937), p. 128. La prima conferenza inedita era parte
di un ciclo più ampio, organizzato nel 1900 a Firenze dalla «Atene e Roma» e
sostenuto da diversi professori dell’Istituto superiore, per cui cfr. E. Bianchi,
Le conferenze Sofoclee cit. infra, p. 485.

In memoria di Girolamo Vitelli nel centenario della nascita (Santa Croce


del Sannio 1849), Le Monnier, Firenze [1954?], pp. 75, 1 ill. f.t.
Comprende, oltre a numerosi attestati di stima e di circostanza, i Discorsi com-
memorativi di N. Terzaghi ed E.M. Fusco, U.E. Paoli e V. Arangio-Ruiz [i
contributi di Terzaghi, Fusco ed Arangio-Ruiz erano già stati pubblicati nelle
lunghe more di stampa, rispettivamente sulle riviste «Il Ponte», «Convivium»
e «L’Eloquenza»: v. infra, p. 477 e supra, pp. 464 e 459]. Per la data di pubblica-
zione proposta, cfr. Ἀντίδωρον Hugoni Henrico Paoli oblatum. Miscellanea
philologica, (Pubblicazioni dell’Ist. di Filologia classica 8), Università di Geno-
va, Fac. di Lettere (La Tipografica), Varese 1956, p. 40.

L. Ingaldi, Girolamo Vitelli, in Beneventani in 150 biografie, vol. II, Real-


tà Sannita, Benevento 2010, pp. 441-443.

Les lettres de Pierre Jouguet à Evaristo Breccia, à Girolamo Vitelli et à Me-


dea Norsa (1905-1949), a cura di G. Nachtergael, (Carteggi di filologi 9),
Gonnelli, Firenze 2008, pp. XXXIX-151 e 7 ill.

K. Kalbfleisch, Aus den Gießener Papyrussammlungen. III, «Nachrichten


der Gießener Hochschulgesellschaft» XI/3 (1937), pp. 33-40.
Ritratto bibliografico di Girolamo Vitelli 467

«Der erwürdige Altmeister der italienischen Philologen verfolgte unsere Hef-


te mit väterlichen Wohlwollen, zog den Herausgeber zu seinen eigenen Arbei-
ten heran und erwies ihm die hohe Ehre, ihn seinen Freund zu nennen. Wir
dürfen stolz darauf sein, daß zuerst die Gießener Juristenfakultät die Bedeu-
tung seiner Leistungen für die Rechtsgeschichte öffentlich anerkannt hat, in-
dem sie ihn bei der Dreihundertjahrfeier der Ludwigsuniversität zu ihrem
Ehrendoktor ernannte. Aber er war nicht nur ein führender Gelehrter, son-
dern auch ein großer Mensch: Die schwersten Schicksalsschläge vermochten
die abgeklärte Ruhe und Heiterkeit dieses Weisen nicht auf die Dauer zu trü-
ben, seine erstaunliche Arbeitskraft erlahmte bis ins höchste Alter nicht und
sein goldener Humor leuchtete bis in seine streng wissenscahftlichen Werke
hinein. Er verschied 87jährig am 2. September 1935, etwa vier Monate nach-
dem ihm der um seinerwillen nach Florenz gelegte internationale Papyrolo-
genkongreß seine tief empfundene Huldigung dargebracht hatte. Man hat ihn
mit vollem Recht als eine einzigartige Erscheinung bezeichnet. Wir werden
nimmer seinesgleichen sehn».

W. Kunkel, In memoriam. Arthur S. Hunt. Paul M. Meyer. Girolamo Vi-


telli, «Zeitschrift der Savigny-Stiftung für Rechtsgeschichte», Romanisti-
sche Abteilung LVI (1936), pp. 426-430.

A. La Penna, La Sansoni e gli studi sulle letterature classiche in Italia, in


Testimonianze per un centenario. Contributi a una storia della cultura ita-
liana: 1873-1973, Sansoni, Firenze 1974, pp. 81-127.

G. Lombardo-Radice, Lezioni di didattica e ricordi di esperienza magi-


strale, nuova edizione, Sandron, Firenze 1954, p. 177 n. 1.
«Un illustre maestro di filologia, Girolamo Vitelli, soleva dire ai suoi alunni nel
consigliarli a studiare qualche lingua moderna e particolarmente il tedesco: «ri-
cordatevi però che le lingue non si prendono d’assedio ma d’assalto». L’assedio
è la grammatica che si presume, astrattamente, guida dell’apprendimento, anti-
cipata la lingua. L’assalto è lo studio diretto, l’immergersi nella lingua che si
studia, pur senza escludere (anzi!) lo sforzo per penetrare riflessivamente
nell’anima, nello spirito della lingua, in rapporto col carattere e la storia del
popolo che la parla».

F. Longo Auricchio, Carteggio (1921-1935) Vitelli-Vogliano, «Cronache


ercolanesi» 19 (1989), pp. 271-279.
– Lettere di Medea Norsa ad Achille Vogliano (1921-1933), in Miscella-
nea papyrologica in occasione del bicentenario dell’edizione della Charta
Borgiana, a cura di M. Capasso, G. Messeri Savorelli e R. Pintaudi, con
una Premessa di M. Gigante, (Pap.Flor. XIX), Gonnelli, Firenze 1990, pp.
351-366.
468 DAVIDE DEBERNARDI

M. Manfredi, Girolamo Vitelli, «Atti della Società Leonardo da Vinci» a.a.


70o s. III vol. III (1972), pp. 51-65.
Rist. in opuscolo dall’Istituto papirologico “G. Vitelli”, Firenze 1974, e poi con
aggiornamenti in Hermae. Scholars and Scholarship in Papyrology, a cura di M.
Capasso, Giardini, Pisa 2007, pp. 45-52.

V.A. Maturo, Giuseppe Cassella – Girolamo Vitelli. Illustri nel mondo, mi-
sconosciuti da Cusano Mutri, «Annuario» 1989 dell’Associazione Storica
del Medio Volturno, pp. 243-257.

F. Mazzoni, Luigi Schiaparelli a Pio Rajna, in Tra libri e carte. Studi in


onore di Luciana Mosiici, a cura di R. De Robertis e G. Savino, Cesati,
Firenze 1998, pp. 223-226.
«Non ho conosciuto di persona Luigi Schiaparelli, nume indigete, con il più
anziano Cesare Paoli, degli studi paleografico-diplomatici nell’Università di
Firenze, nonché Arconte eponimo dell’Istituto che nella nostra Facoltà di Let-
tere meritamente da Lui si denomina. Alla Sua immatura morte avevo poco più
di otto anni. Ne conobbi invece la Consorte, Maria, figlia di Girolamo Vitelli:
ovviamente intrinseca, come il numinoso Genitore, delle famiglie dei miei mag-
giori, Pio Rajna e Guido Mazzoni. E rivedo l’albero di nespole del Giappone
nell’assolato giardino di via Repetti 6; e sento ancora una voce (di Medea Nor-
sa?) spronarmi, nell’estate del 1933, a staccare da un più agevole ramo qualche
inaurato frutto; astante e compiacente un Savio antico dalla candida barba, ari-
stocraticamente vestito di estivo lino bianco, la man dritta poggiata su un ba-
stone dall’argenteo pomo: il padre di Maria, il suocero di Schiaparelli».

E. Michel, Maestri e scolari dell’Università di Pisa nel Risorgimento nazio-


nale (1815-1870), con una Presentazione di E. Avanzi, Sansoni (Università
degli Studi di Pisa), Firenze 1949, pp. 661-696.

D. Minutoli, Il carteggio Orvieto-Vitelli, «An.Pap.» 14-15 (2002-2003),


pp. 323-336.
– con R. Pintaudi, Medea Norsa ed Angiolo Orvieto, «An.Pap.» 12 (2000),
pp. 305-370.
– Achille Vogliano e Girolamo Vitelli. Postille, in Mathesis e Mneme. Studi
in memoria di Marcello Gigante, a cura di S. Cerasuolo, vol. I, Dip. di
Filologia classica “Francesco Arnaldi”, Napoli 2004, pp. 325-338.

La morte del Senatore Gerolamo Vitelli, «Il Lavoro», 3 settembre 1935, p. 7.

La morte del senatore Vitelli. Un grande amico di Trieste, «Il Piccolo di


Trieste», 4 settembre 1935, p. III.
Ritratto bibliografico di Girolamo Vitelli 469

G. Munno, Nicola Zingarelli, Maestro e Uomo (Cerignola 1860-Milano


1935). Ricordi di un Vecchio Scolaro dell’Accademia Scientifico-Letteraria
di Milano, «La Martinella di Milano» XXII (1968), pp. 387-396.
«Veniva dall’Università di Palermo, titolare di quella cattedra di Letterature
Neolatine, che continuò a insegnare a Milano, all’Accademia Scientifico-Let-
teraria, sostituendo Francesco Novati, morto nel 1915. Lo Zingarelli comin-
ciò il suo insegnamento milanese l’anno dopo (1916), e lo protrasse fino agli
ultimi suoi giorni del ’35, chiudendo la sua vita terrena, proba e laboriosa,
come Maestro di Letteratura Italiana, alla quale, dal ’32, era passato dalle
Neolatine. La soddisfazione dei giovani era stata ineffabile ed unanime. Na-
turalmente, come in congiunture simili suole accadere, si scivolava nei para-
goni, che, si sa, espliciti o meno che siano, son sempre odiosi. Ma gli studenti,
anche questo si sa, non hanno scrupoli. «L’ἐπίϑημα (“la pittima”: si riferivano
al buon Novati) era un prodigio di erudizione, sì, ma di dottrina formidabile,
ma non cessava di essere ἐπίϑημα…», «e poi – un altro soggiungeva – sempre
fonti, continuamente codici, eterne congetture…» ecc.: tutte cose che ai gio-
vani possono anche non essere ingrate, solo che, nell’esporle, si segua un
giusto criterio di discrezione, di moderazione, di misura. Né basta. Occorre
che quel «giusto criterio» sia vivo e vario anch’esso; e, a renderlo tale, contri-
buisca la grazia, l’arguzia, il brio dell’insegnante. Doti tutte, nella cui profu-
sione – dirò a mo’ di esempio – Maestro singolarissimo era Ermenegildo Pi-
stelli, che insegnava, all’Istituto fiorentino di Studi Superiori, Grammatica
Greca e Latina, e nell’anno ch’io ne fui scolaro, tornato da Benhesa (Alto
Egitto) nel tardo gennaio, ci lesse e commentò (e come ce li lesse e commen-
tò!) gli Epodi di Orazio: eppure parlò di scolii, di chiose, di codici, di conget-
ture, ecc., con un diletto di tutta la scuola senza pari. Si attendeva quell’ora
come una festa. Ma io ricorro col pensiero a quel sommo filologo – mirabile
prodigio! – che fu Girolamo Vitelli, inobliato ed inobliabile (il così detto
«Giove tonante» del Romagnoli!!!), che non si stancava mai di ripetere agli
scolari: «Non abbiate paura di essere pedanti»; il quale ammonimento dove-
va, molti anni dopo, essere commentato da Medea Norsa (In mem. di G.
Vitelli, Firenze,1936, p. 45)».

G. Nenci, Gli anni berlinesi di Ettore Pais nella corrispondenza con Giro-
lamo Vitelli, «ASNSP» s. III, vol. XII (1982), pp. 589-602.

M. Norsa, Ricordo di Girolamo Vitelli, «ASNSP» s. II, vol. IV (1935), pp.


335-348.
Rist. in In memoria di Girolamo Vitelli cit. [v. supra, p. 466], pp. 21-49, e poi in
Omaggio a Medea Norsa etc. [v. infra, p. 482], pp. 111-136.

Tantalo [U. Ojetti], Onoranze a Vitelli, «Corriere della Sera», 15 aprile


1930, p. 3.
«Immagino Girolamo Vitelli come lo descrivono i familiari, fino a notte alta, la
sigaretta in bocca, chino sulle reliquie, attento ad ascoltare quella voce che
470 DAVIDE DEBERNARDI

giunge pel primo a lui, nel piccolo cerchio della sua lampada, dal buio silenzio
di secoli e secoli. La grave età si perde confusa nei millenni. Vent’anni? Ot-
tant’anni? La stessa ansia di sapere e di capire e, alla fine, la stessa pace a ritro-
vare gli uomini uguali: amore, fame, dolore, speranza, morte. Ogni parola, ogni
abbreviazione gli svegliano nella memoria cento echi, confronti, sinonimie,
etimologie, lembi di versi. Egli entra nell’animo e nel cervello di chi ha scritto,
gli si adatta come il candido stampo sull’originale, ne segue i pregiudizi, le pre-
dilezioni, i difetti, gli errori, l’indole, il respiro, così che alla prima lacuna del
testo, alla prima abrasione o lacerazione del foglio consunto egli supplisce sicu-
ro, che si direbbe séguiti la lettura; e dove il testo riprende, ecco la prova ch’egli
ha non indovinato ma dedotto logicamente quello che mancava. Un brano di
chi? Ma sì, questo è Sofocle. – Nonno, è il tòcco. – I nipoti tornano dal teatro.
– Nonno, sei ancòra qui? – Egli s’alza felice, depone gli occhiali. Un’altra siga-
retta, e poi salirà a riposare. Si dorme poco a ottant’anni. Domattina, di prima
ora, comincerà la ricerca. Un brano sconosciuto di Sofocle? Dubita della sua
memoria. No, no, è proprio sconosciuto. Spegne la luce sorridendo. Versi del
Filottète lo cullano, quando quello ode Neottolemo parlare greco: – Oh soave
favella… – La sua vita è stata tutta di strenuo lavoro; ma poteva scegliersi un
lavoro più dolce? Patiens laboris studia coluit mollia: è un verso dell’epitaffio
ch’egli già per gioco s’è scritto»: rist. in U. Ojetti, Cose viste, Sansoni, Firenze
19603 [19311], pp. 1029-1035, e infine da M.R. De Pascale, Presenze del passa-
to: a casa di G. Vitelli, «Labeo» XLVIII (2002), pp. 311-313. Uno stesso motto
di spirito pronunciato allora da Vitelli, in risposta ad un complimento di Vitto-
rio Scialoja, è ricordato anche da Henry Furst, pur senza esplicita paternità, in
una delle sue Schede sparse per «Il Borghese» di Leo Longanesi, rist. in Il me-
glio di H. Furst, a cura di O. Nemi, Prefazione di M. Soldati, Introduzione di
E. Jünger, Longanesi, Milano 1970 (Il meglio, 23), p. 379: «Gli italiani hanno
ottime leggi. Ma non serviranno a nulla se non verranno difese, se le autorità
non saranno costrette a rispettarle. E non esiste rispetto delle leggi senza una
forte e vigorosa opinione pubblica. Un nostro vecchio maestro soleva dire: «I
greci hanno perso la libertà quando hanno perso lo spiritus asper». Ma in Italia
chi si cura della legge?» (3 novembre 1966).

Kodak [Ad. Orvieto], Girolamo Vitelli, «Il Marzocco», 6 marzo 1904, p. 3.


«È tornato testé dalla sua seconda spedizione affricana, carico, come un
trionfatore romano, di spoglie opime di carta, se non di Cartagine. Girolamo
Vitelli è uno straordinario cacciatore di papiri. Li riconosce a fiuto, li stana e
li ghermisce con la finezza del bracco che coglie la selvaggina o… i successi
drammatici. A colpo, quasi direi senza svolgere il cimelio, ha già capito se si
tratta d’Alceo inedito o di venerabili liste del bucato già pubblicate dal som-
mo Wilamowitz. Così, in grazia sua, l’Italia può fare oggi un po’ d’imperiali-
smo filologico e un po’ di concorrenza d’Egitto all’amica Albione, in barba a
Joe. Ma se laggiù si cimenta cogli Inglesi, in patria, da buon bracco, egli mira
ai… Germani. La scuola di questo grecista formidabile non ha nulla da invi-
diare a quelle tedesche più celebri: anzi, a detta di qualche incontentabile,
somiglia loro un po’ troppo. La sua conoscenza del greco è tale che a molti
incute un vago terrore: specialmente a quanti già lo studiarono senza impa-
Ritratto bibliografico di Girolamo Vitelli 471

rarlo o tuttavia lo insegnano senza saperlo»: rist. in Id., Istantanee, Treves,


Milano 1905, pp. 145-147.

A. O[rvieto], In onore di Girolamo Vitelli, «Il Marzocco», 6 aprile 1930,


p. 3.

L. Orvieto, Papiri, in Ead., Storia di Angiolo e Laura, a cura di C. Del


Vivo, con una Premessa di G. Luti, (Fond. Carlo Marchi. Quaderni 11),
Olschki, Firenze 2001, pp. 99-102.
«Grenfell e Hunt erano due inglesi, studiosi di papiri: da tredici anni, sotto la
loro direzione, ogni inverno, facevano fare scavi in Egitto, per scoprire papiri
latini e greci, che nell’estate decifravano e studiavano a Oxford, pubblicandoli
poi in belle e solide edizioni. Uno dei due, il Grenfell, venne nel 1908 a Firenze,
dove, dopo essere stato ricevuto da Girolamo Vitelli, professore all’Istituto di
Studi Superiori e gran conoscitore del greco e della sua letteratura (era stato,
infatti, professore anche di Angiolo), tenne, sui papiri, una conferenza alla
«Leo­nardo». Il Vitelli ammirava e anche un po’ invidiava quei suoi colleghi, ai
quali la ricchezza e la liberalità dei cittadini inglesi dava modo di fare quegli
scavi, che portavano al mondo moderno nuove luci sugli usi e sui costumi della
Grecia antica e dell’antica letteratura. […] Ma chi poteva pretendere che la po-
vera Italia si permettesse il lusso di spender soldi per le ricerche dei papiri in
Egitto? Nemmeno pensarci, e il Vitelli non ci pensava: era quello il tempo che
con la scusa della povertà si finiva, in Italia, a non fare tante cose, che con un po’
di buona volontà si sarebbero potute intraprendere, sia pure in misura modesta.
Prima del Vitelli un grecista illustre, Domenico Comparetti, aveva sì decifrato
papiri, quelli che già erano in Italia, venuti alla luce con gli scavi di Ercolano, ma
studiati quelli nessuno aveva fatto più nulla. E il Vitelli dunque non ci pensava;
vide partire il suo collega Grenfell con la mesta rassegnazione di chi alla sua
povertà c’è abituato, e assiste senza mormorare alla ricchezza del compagno che
ha tanti mezzi più dei suoi»: cfr. anche G. Devoto, Angiolo, «La Nazione», 17
luglio 1968, p. 3 [rist. con modifiche col titolo Angiolo Orvieto in Id., Civiltà di
persone, Introduzione di G. Pampaloni, Vallecchi, Firenze 1975, pp. 62-65].

G. Papini, Gli ultimi maestri, in Id., Passato remoto (1885-1914), l’Arco,


Firenze 1948, pp. 84-89.

G. Pasquali, Ricordo di Girolamo Vitelli, «Pan» a. III, vol. VI (1935), pp.


240-246.
Rist. in forma completa in In memoria di Girolamo Vitelli cit. [v. supra, p. 466],
pp. 5-20, poi da ultimo in Id., Pagine stravaganti di un filologo nel testo origi-
nale, a cura di C.F. Russo, vol. II, Le Lettere, Firenze 1994, pp. 205-215 [dalle
Terze pagine stravaganti, Sansoni, Firenze 1942, pp. 297-312].
– Girolamo Vitelli, in Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti, vol.
XXXV, Ist. della Enciclopedia Italiana, Roma 1937, p. 487.
472 DAVIDE DEBERNARDI

Rist. in Rapsodia sul Classico. Contributi all’Enciclopedia italiana di Giorgio


Pasquali, a cura di F. Bornmann, G. Pascucci e S. Timpanaro, Ist. della Enci-
clopedia Italiana, Roma 1986, pp. 321-323.

– Girolamo Vitelli, «La Nazione italiana», 26 luglio 1949, p. 3.


«Specialista, egli quanto a papiri non fu mai, anzi fu il solo fra tutti i grandi filo-
logi che pubblicasse indifferentemente papiri letterari e documenti. Ogni papiro
ci trasporta in un mondo nuovo di cose e di parole. Nella letteratura greca la
lingua è diversa secondo il genere letterario: una parola consueta nella prosa
classica può essere ignota alla tragedia e viceversa: una parola può essere persino
lecita nelle parti liriche della tragedia e vietata al dialogo. C’è diversità non solo
di costrutti ma di parole, non soltanto fra Senofonte e Polibio, ma fra Tucidide
e Senofonte. Il lavoro sui papiri ha mostrato che il Vitelli sentiva direttamente tal
differenza, che di ogni stile aveva fatto carne della sua carne e sangue del suo
sangue; che egli, quanto a conosceva della lingua, non aveva pari. E la lingua dei
documenti? Il Vitelli conosceva a menadito Polibio e Diodoro e i Settanta e il
Nuovo Testamento, testimoni principali di una lingua comune letteraria che in
qualche modo si avvicina alla lingua tanto più popolare della corrispondenza
degli illetterati o a quella, intrisa di termini giuridici, dei documenti dell’Egitto
ellenistico e greco romano. Su quel fondamento egli costruì, al solito intuitiva-
mente, apprendendo dai documenti stessi man mano che li veniva decifrando.
[…] Ma gli esteti italiani non nascondevano la propria delusione: il Vitelli era
bravo soltanto a pubblicare contratti e suppliche, mentre Inglesi e Tedeschi sco-
privano Alceo e Saffo e Menandro e Calimaco: quasi si potesse dare incarico a
un archeologo di scovare proprio quell’autore. Il Vitelli scrollò le spalle e perse-
verò nel proposito e nel lavoro»: cfr. anche due lettere di V. Vitelli a Carmine
Covone pubblicate in Girolamo Vitelli e Santa Croce del Sannio cit. [v. supra, p.
465], rispettivamente a pp. 90-91 (2 gennaio) e pp. 96-97 (3 agosto 1949).

G. Perrotta, Ettore Romagnoli, «Maia» I (1948), pp. 85-103.


«Federico Ritschl soleva dire che Federico Nietzsche giovinetto concepiva una
dissertazione filologica come un romanzo. Il grande filologo non intendeva
certo, con queste parole, spregiare l’attività filologica di Nietzsche giovane, del
quale presagì il genio. Ma un intuito profondo gli faceva scoprire in Nietzsche
qualche cosa di singolare, di acceso e di appassionato, che non faceva assomi-
gliare le sue dissertazioni, pur dottissime e condotte in modo impeccabile, a
quelle degli altri. Poiché un uomo dotato di molta immaginazione finirà sem-
pre per mettere, anche senza averne affatto il proposito, perfino in una disser-
tazione filologica, un po’ della sua immaginazione. Questo avveniva spesso a
Romagnoli giovane. Quasi tutti gli scritti filologici di Romagnoli furono pub-
blicati negli «Studi italiani di filologia classica», la severa rivista diretta da Gi-
rolamo Vitelli. Vitelli era un gran dotto: della sua generazione egli fu forse, in
tutto il mondo, l’uomo che conobbe meglio il linguaggio poetico dei greci.
Dalla grammatica sapeva assurgere al mistero dello stile. Di Vitelli Romagnoli
divenne amico, e, si può dire, scolaro. Vitelli, vecchio, soleva raccontare che,
quando si discuteva qualche difficoltà filologica, il giovane Romagnoli rimane-
va come astratto e incantato un istante; poi traduceva il passo, su cui si discute-
Ritratto bibliografico di Girolamo Vitelli 473

va, in bellissimi versi. E il maestro, a cui non mancava il senso fine dell’arte,
s’accorgeva benissimo che la difficoltà era stata più elusa che superata; ma, stu-
pito, ammirava. Vitelli gli diverrà poi fieramente avverso, ma non gli negherà
mai né la genialità artistica, né la solida conoscenza del greco»: rist. con tagli col
titolo Romagnoli filologo e umanista in Letteratura italiana. I critici, collana
diretta da G. Grana, vol. II, Marzorati, Milano 1969, pp. 1448-1459.

L.M. Personè, Con Vitelli e Comparetti, «La Nazione», 16 novembre


1984, p. 3.
«Vitelli amava passeggiare per i viali di circonvallazione. Andava lento. Era
austero. Si accompagnava in genere con la signorina Medea Norsa, sua allieva
nella decifrazione e nell’interpretazione dei papiri, e col professore Goffredo
Coppola, uomo d’inverosimile candore, che sarebbe finito a capo dell’univer-
sità di Bologna e poi in modo tragico. Vitelli, anche lui, non sdottoreggiava: ma
per istinto dava lezioni di vita, di saggezza. Toccava argomenti sublimi con la
naturalezza con cui un altro si diffonde sulle frivolezze della realtà più ordina-
ria. Parlava di abitudini e di costume. Umiliato per come scorrevano le cose, si
difendeva con l’eleganza della contestazione. Suo figlio, un notaio vissuto oltre
i novant’anni, a tardissima età dal viale Mazzini veniva in centro a piedi; in un
locale di piazza del Duomo cenava con una tazza di brodo e un biscotto; tor-
nava a casa col mezzo di prima, con le sue gambe. Mi diede un resoconto ste-
nografico dei discorsi che il padre pronunciò in Senato. Uno sfavillio di argo-
mentazioni, di battute. “Onorevole presidente del Consiglio, se mi permette
un consiglio, cambi consiglio”».

R. Pfeiffer, Girolamo Vitelli †, «Gnomon» XI (1935), pp. 670-672.


«Er war kein blumiger Rhetor, sondern ein Meister des knappen und feinge-
schliffenen Stils. Nicht nur seine eigene Muttersprache handhabte er so, auch
in lateinischer und griechischer Sprache wußte er sich nach bester Humanis-
tentradition frei und sicher auszudrücken. Ein ganzes Bändchen anmutiger
Verse zeugt davon, die seine Schüler 1927 unter dem Titel «Subsiciva» gesam-
melt und herausgegeben haben; aber auch noch in den letzten Jahren konnte er
bei festlichen Anlässen oder in Briefen mit lateinischen oder griechischen Di­
stichen überraschen und beglücken. Wer so ‘spielen’ konnte, der mußte es in
harter Arbeit zur Beherrschung der alten Sprachen gebracht haben. In der Tat
galt den geformten Sprachschöpfungen, den Texten, seine ganze Lebensarbeit.
Er hat keine darstellenden Bücher und keine Essays verfaßt; er hat Handschif-
tenkunde getrieben, Texte ediert und über alle Fragen, die mit der Herstellung
und dem Verständnis des echten Textes zusammenhängen, geschrieben. Die
erste, die ‘vorpapyrologische’ Epoche ist von einer schweifenden Vielseitigkeit
in der Produktion. […] Für den Fünfziger aber begann um 1900 eine wissen-
schaftliche vita nuova mit den Papyri. Gewiß hatten schon früher Comparetti
und Giacomo Lumbroso ihnen Beachtung geschenkt, aber nun war die Epoche
der großen Funde angebrochen und Vitelli setzte seine ganze sparchliche Meis-
terschaft und paläographische Kennerschaft auf diesem Gebiete ein, das er bald
in seinem vollen Umfang beherrschte, wie kaum jemand sonst».
474 DAVIDE DEBERNARDI

– Girolamo Vitelli, «Jahrbuch der bayerischen Akademie der Wissenschaf-


ten» 1935/36, pp. 46-49.

R. Pintaudi, Girolamo Vitelli studente a Lipsia, «ASNSP» s. III, vol. XII


(1982), pp. 561-588.
– Girolamo Vitelli, in Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti, Ap-
pendice VIII [= Il contributo italiano alla storia del pensiero], vol. Storia e
politica, Ist. della Enciclopedia Italiana, Roma 2013, pp. 460-464.
Comprende tra l’altro la trascrizione parziale di lettere di G. Vitelli a Pasquale
Villari, ed eventuali risposte, rispettivamente tra pp. 461 (26 settembre 1887 e
24 luglio 1892) e 462 (23 novembre 1899, 11 gennaio 1905 e 29 gennaio 1892).

L. Piombo, Una cartolina illustrata di Girolamo Vitelli a Francesco D’O-


vidio, «Samnium» LXXXI-LXXXII (2008-2009), pp. 482-489 [non vidi].

E. Pistelli, Un Maestro, «La Fiera letteraria», 27 febbraio 1927, p. 1.


Stralcio a mo’ di anticipazione di Id., Girolamo Vitelli, in Eroi, uomini e ragaz-
zi, con prefazione di B. Mussolini, Sansoni, Firenze 1927, pp. 217-225: cfr.
anche gli altri medaglioni, parzialmente pubblicati sul «Marzocco» tra il 1906 e
il 1910, poi riproposti alle pp. 201-216, su Henri Weil, Domenico Comparetti e
Giovanni Schiaparelli.

R. Quaglia, I soggiorni biellesi di Girolamo Vitelli, «Rivista biellese» 13/2


(2009), pp. 39-45.

T. Rovito, Girolamo Vitelli, in Id., Letterati e giornalisti italiani contem-


poranei. Dizionario bio-bibliografico, Seconda edizione rifatta ad ampliata,
Rovito, Napoli 1922, pp. 405-406.

G. Salvemini, Una pagina di storia antica, «Il Ponte» VI (1950), pp. 116-131.
Rist. col titolo I miei maestri in Id., Che cosa è la coltura?, Guanda, Parma
1954, pp. 31-60, e ancora, col titolo originario, in Id., Scritti vari (1900-1957), a
cura di G. Agosti e A. Galante Garrone, (Opere di Gaetano Salvemini VIII),
Feltrinelli, Milano 1978, pp. 41-57: cfr. inoltre G. Angelini, Quelle serate in
via Lungo il Mugnone… Salvemini e gli amici degli anni universitari, in De
amicitia. Scritti dedicati a Arturo Colombo, a cura di G. Angelini e M. Tesoro,
Franco Angeli, Milano 2007, pp. 486-503.

M. Sánchez Barrado, † Jerónimo Vitelli, «Emerita» III (1935), pp. 382-384.

I. Sanesi, Memorie di un uomo oscuro, a cura di F. Marinoni, con una Pre-


sentazione di R. Cremante, (Fonti e studi per la storia dell’Università di
Pavia 57), Cisalpino, Milano 2009, pp. 107-128.
Ritratto bibliografico di Girolamo Vitelli 475

«Altro uomo, altro studioso, altro insegnante, Girolamo Vitelli. Lo rivedo an-
cora, alto e gagliardo, con la sua bella faccia coronata da una barba assai folta,
che aveva la caratteristica di essere già bianca in prossimità del viso e di diventar
nera a mano a mano che si allontanava da esso, di essere insomma costituita da
due zone concentriche di due diversi colori. E riodo la sua voce, calma, pacata,
espressiva e di tono dolce e suasivo. Il suo insegnamento (come del resto anche
quello degli altri professori di letteratura) risultava di due parti distinte: l’illu-
strazione di un periodo di storia letteraria o di un dato autore o di un dato ge-
nere; e la lettura e l’interpretazione dei testi. Due parti distinte, sì, ma connesse.
[…] Incominciava, in principio del corso, a far tutto lui, come a dare l’esempio
del metodo da seguire: lettura del testo greco; traduzione italiana; osservazioni
di alta filologia, copiosissime. Poi chiamava noi studenti a collaborare, asse-
gnandoci un giorno in cui avremmo dovuto rendergli conto dei passi da noi
letti e studiati a casa. Purtroppo in quel giorno si notava nell’aula un’improvvi-
sa rarefazione di ascoltatori. E il professore pregava i presenti di riferire agli
assenti che egli dava molta più importanza alla lettura dei classici che non a
tutte le chiacchierate di storia letteraria (sono proprio le sue parole) per le quali
si può ricorrere a qualunque libro stampato. Noi riferivamo, ma la rarefazione
continuava. E certo era più piacevole e più simpatico stare a sentire il professo-
re che non prendere la parola noi, col timore o di vederci cogliere in fallo per
una interpretazione sbagliata o di essere tempestati di domande grammaticali,
fonetiche, lessicali, sintattiche invece di sentirci esporre tutte quelle regole dalla
viva voce del professore. È anche certo che la traduzione in prosa che il Vitelli
faceva dei testi greci, semplice e modesta nell’apparenza ma nella sostanza luci-
da, precisa, efficace, ci risultava graditissima e ci interessava oltre ogni dire».

R. Serra a Luigi Ambrosini (10 settembre 1910), in Epistolario di Renato


Serra, a cura di L. Ambrosini, G. De Robertis ed A. Grilli, Le Monnier,
Firenze 19532, pp. 338-341.
Rist. in Id., Lettere in pace e in guerra, a cura di M.M. Cappellini, con una
Prefazione di G. Pampaloni, Aragno, Torino 2000, pp. 129-132.

A. Sogliano, Girolamo Vitelli, «Atti della R. Accademia di Archeologia


Lettere e Belle Arti di Napoli» n.s., vol. XIV (1936), pp. 131-142.
«Scoppiata la guerra mondiale, il Vitelli, educato alla scuola filologica tedesca,
ma italianissimo sin dalla fanciullezza (a undici anni nel suo paesello natio fece
da segretario del Comitato, in cui il Giudice del circondario e il Brigadiere stesso
dei gendarmi borbonici preparavano, per quanto in così piccolo borgo era pos-
sibile, la rivoluzione nel nome d’Italia e Vittorio Emanuele) il Vitelli, dico, sentì
rinfocolarsi il desiderio costante di non essere addirittura inutile al suo paese, al
quale gli era vietato di portare più energico ed efficace aiuto, e cedette all’invito
di Giovanni Colitti, benemerito editore di Campobasso, circa la ristampa di al-
cuni piccoli scritti, pubblicati dal Vitelli sul Marzocco; e ne venne fuori nel 1916
un interessante volumetto intitolato: Per gli studi classici e per l’Italia. Sono belle
pagine dettate dai due intensi amori del Vitelli, gli studii classici e la patria. Ma
non si può leggere senza rammarico, in una pagina di questo libro, a proposito
476 DAVIDE DEBERNARDI

dei modelli d’oltralpe dell’indirizzo filologico, il seguente periodo: «E ce li indi-


cava persino colui, alla cui grandezza (non soltanto filologica) è oggi troppo ri-
stretto spazio l’universo, mentre allora, pur gonfio e tronfio oltre ogni dire, non
aveva peranco raggiunta l’attuale immensità aerostatica». L’uomo si riconosce a
colpo d’occhio, al modo stesso che noi riconosciamo i noti grandi uomini nei
busti e nelle statue senza iscrizione: è Domenico Comparetti! Gli è che, mentre
il Vitelli in una pagina di altro scritto si dichiara grato al suo mastro dell’insegna-
mento avuto, crescendo la sua modestia scientifica di pari passo con la progredi-
ta consapevolezza di non sapere e aumentandosi, con gli anni, nel Comparetti la
brama di poggiare ad una certa altezza, quella modestia, radicata per giunta in
un’indole alquanto mordace, e quella superbia non potevano non venire in con-
flitto; di qui lo scatto del Vitelli. Spirito acuto e osservatore, il Vitelli esprimeva
spesso i suoi sentimenti in versi incensurabili greci e latini, che i discepoli ebbero
la felice idea di raccogliere e pubblicare; parecchie delle brevi poesie greche sono
indirizzate a Medea Norsa».

C. Stuparich a Giani Stuparich (15 giugno 1914), in Id., Cose e ombre di


uno, La Voce, Roma 1919, pp. 124-126.
«Proprio ora ritorno dall’ultimo esame e, figurati! sono un po’ contento di me:
la faccia limpida e arguta del vecchio Vitelli mi ha riflesso la sua olimpicità;
anch’io fui calmo e semplice e con Vitelli parlai come con un padre. Gli altri
candidati erano irritati e tormentati dal mio sorriso bonario; e io avevo spazio
e non c’era niente di gropposo: e questa una piccola vittoria morale. Mi spiace
staccarmi dalla faccia classica di Vitelli; alle sue lezioni ho guardato più che
ascoltato e mi sentivo penetrare da una forza di disciplina e tutto il tormentoso
indefinito andava contraendosi sì che piccolo come mi stava dinanzi, lo potevo
guardare in faccia e la sua vuota vastità di prima non mi dava più soggezione.
Chi direbbe? nella filologia vidi e sentii un mondo morale e in certe pretese
modernità e affermazioni filosofico-morali sentii vuoto e stanchezza».

N. Terzaghi, In memoria di Girolamo Vitelli, in Actes du Ve Congrès


international de papyrologie. Oxford, 30 août-3 septembre 1937, Fond.
Égyptologique Reine Élisabeth, Bruxelles 1938, pp. 490-496.
– Synesii Cyrenensis hymni. Nicolaus Terzaghi recensuit, impressio alte-
ra, Publica Officina Typographica, Roma 1949, pp. IX-X.
«Cum ante hos septem et triginta annos, longum, hercle, mortalis aevi spatium,
iam dissertatiunculam meam, quae de Nicephori Gregorae commentario in
Synesii librum de insomnis erat […], amplissima professorum almae matris Flo-
rentinae ordini ad maiores absolutionesque in classicarum litterarum studiis
gradus rite capessendos obtulissem, mihi accidit ut olim, quae erat eius discipu-
lorum gratissima et iucundissima consuetudo, magistrum meum Hieronymum
Vitelli post scholarum tempus ad Universitatis sede domum comitarer. Cum
igitur sermo in illud opusculum meum incidisset, dixissemque mihi Nicephori
opera haud indigna videri in quae subtilius inquireretur, vir clarissimus, cuius
maior fuerit humanitas an doctrina nescio, illa qua in discipulos suos semper fuit
Ritratto bibliografico di Girolamo Vitelli 477

benevolentia atque ad eorum facultates augendas excitandasque sollertia, «cur»,


inquit «Nicephoro omisso, potius non ad Synesium ipsum animum advertis?
Nam et scriptor est qui melius quam nunc fieri possit cognoscatur dignissimus,
et operae pretium est in eius scriptis elaborare, praesertim cum omnium quos
scripserit librorum nulla adhuc ad artis normam effecta curataque editio in lu-
cem sit prolata». Omnes vero ii, qui aut Hieronymum Vitelli cognoverint, aut
Florentiae ad classicarum litterarum amorem studiumque educati sint, sciunt
eius discipulis semper quae ille aut diceret aut, quod saepius faciebat, commone-
ret aut ad considerandum elaborandumque impelleret, plurimum valuisse; ne-
que equidem, quae erat mea erga eum pietas atque voluntas – nam eram ei sin-
gulari quodam et alacri studio devinctus, et omnia eius in me beneficia gratissimo
animo mecum saepenumero voluto recordorque – poteram eius monitis horta-
tionibusque deesse. Qua re, nullo paene temporis spatio intermisso, Synesianos
codices, qui in Laurentiana bibliotheca adservantur, adii, quam maxima potui
diligentia contuli, eorum lectiones in aliud meliusque tempus, si quando mihi
occasio alios libros inspiciendi daretur, reservavi».
– Girolamo Vitelli (nel centenario di un maestro), «Il Ponte» VI (1950), pp.
1515-1523.
Ripresa, con minime modifiche, del Discorso commemorativo pubblicato infine
nell’opuscolo In memoria di Girolamo Vitelli nel centenario della nascita cit.
[v. supra, p. 466], pp. 9-19.
– I professori dell’Ateneo, in L’Otto-Novecento, a cura della Libera Catte-
dra di Storia della Civiltà Fiorentina (Unione Fiorentina), Sansoni, Firenze
1957, pp. 281-305.

S. Timpanaro, La genesi del metodo del Lachmann, UTET, Torino 2004


[Le Monnier, Firenze 19631], cap. VIII, p. 107 e n. 50.
«Al Vitelli, oltre che allo Schwartz, Pasquali aveva dedicato la Storia della tra-
dizione. Ma, come già per Gottfried Hermann, così per Vitelli l’ars critica era
tutt’uno con la perfetta conoscenza dello stile: espertissimo paleografo ed
esploratore di codici, egli tuttavia non ammetteva che ragioni esterne, basate
sull’autorità dei testimoni, avessero un peso rilevante nella scelta delle lezioni;
e per ricerche di storia della tradizione manoscritta e di genealogia dei codici
sentiva diffidenza e addirittura fastidio. […] Posso aggiungere una testimo-
nianza orale. Pasquali mi raccontò una volta (e avrà certamente raccontato an-
che ad altri) che Vitelli, dopo aver letto o scorso il libro a lui dedicato – e con
parole piene di ammirazione e di affetto, che terminavano: «In lui io venero il
maggiore conoscitore di poesia greca fra tutti i viventi» –, gli disse, con onesta
schiettezza ma anche con piena incomprensione: “Avrebbe fatto meglio a scri-
vere un libro su un autore antico, invece che un libro di metodologia”»: cfr. il
ricordo di G. Vittani cit. infra, p. 479.

Una lettera inedita di Girolamo Vitelli ad Aristide Calderini, a cura di C.


Schiano, «Quaderni di storia» 62 (2005), pp. 205-215.
478 DAVIDE DEBERNARDI

G.M. Varanini, Appunti dal carteggio di Giuseppe Fraccaroli, in Giuseppe


Fraccaroli (1849-1918). Letteratura, filologia e scuola fra Otto e Novecento,
a cura di A. Cavarzere e G.M. Varanini, (Labrinti 45 = Studi e cataloghi.
Collana della Biblioteca civica di Verona 29), Dip. di Scienze filologiche e
storiche dell’Università degli Studi, Trento 2000, pp. 137-183.
Rec. da S. Cerasuolo in «Quaderni di storia» 53 (2001), pp. 285-299.

L. Villani, Un grande maestro, «La Rassegna italiana» s. III, vol. XXIV


(1929), pp. 717-719.

G. Vitelli, Subsiciva, a cura di M. Norsa e G. Coppola, l’Arte della Stam-


pa, Firenze 1927, pp. n.n. [Lodi 260].
L’edizione delle nugae vitelliane fu debitamente segnalata sulla «Nuova Anto-
logia», s. VII vol. CCLV (1927), pp. 131-132, e salutata con simpatia da G.
Albini, Svaghi di un maestro, «La Stampa», 28 febbraio 1928, p. 3 [art. segna-
lato da Gitierre (G. Titta Rosa) nella Rassegna della Stampa, «La Fiera lette-
raria», 11 marzo 1928, p. 7]; G. Begliomini, Subsiciva, «L’Unità cattolica», 21
luglio 1927, p. [3]; E. Bianchi, «Historia», I/4 (1927), pp. 84-85; G. Coppola,
Gli epigrammi di Girolamo Vitelli, «Il Marzocco», 26 luglio 1927, p. 4; E.M.
Fusco, “Subsiciva” di Girolamo Vitelli, «La Gazzetta di Puglia», 2 dicembre
1927, p. 3 [rist. con una Nota bibliografica in Id., Tormento di poeti, Cappelli,
Bologna 1933, pp. 77-91]; G. Pasquali, Poesie greche e latine di un filologo,
«Corriere della Sera», 11 agosto 1927, p. 3 [rist. con note in Giorgio Pasquali
nel «Corriere della Sera», a cura di M. Marvulli, con una nota di L. Canfora,
Edizioni di Pagina, Bari 2006, pp. 64-72]; E. Servadio, Omaggio a Girolamo
Vitelli, «La Fiera letteraria», 6 novembre 1927, p. 5: cfr. anche G. De Luca a
Giovanni Papini (12 agosto 1927), in don G. De Luca-G. Papini, Carteggio, I.
1922-1929, a cura di M. Picchi, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1985,
pp. 140-141. Dopo la scomparsa di Vitelli ne scrissero infine B. Croce, Ag-
giunte alla «Letteratura della nuova Italia» cit. [v. supra, p. 445], p. 266, e L.M.
Personè, Ghiribizzi di sapienti, «Stampa Sera», 18/19 agosto 1964, p. 3: cfr.
anche i ricordi qui citati di R. Pfeiffer e A. Sogliano, rispettivamente alle pp.
473 e 475. Teresa Lodi, ancora nei suoi ultimi anni di vita, ne vagheggiava una
nuova edizione con numerosi addenda: cfr. il ricordo di M. Manfredi cit. in-
fra, p. 482.
– Ricordi di un vecchio normalista, «Nuova Antologia» s. VII, vol. CCLXX
(1930), pp. 273-283 [Lodi 278].
Rist. con note in Lo studio dell’antichità classica nell’Ottocento cit. [v. supra, p.
456], pp. 1133-1149, e poi in G.D. Baldi e A. Moscadi, Filologi e antifilologi
cit. [v. supra, p. 453], pp. 88-100 e 201-202.
– a Luigi Russo (1o gennaio 1926), «Belfagor» XXVIII (1973), pp. 181-182.
Cfr. G. Pasquali, Gli studi di greco cit. supra, p. 453.
– a Gaetano Salvemini (5 dicembre 1915), in G. Salvemini, Carteggio 1914-
1920, a cura di E. Tagliacozzo, Laterza, Bari 1984, pp. 222-224.
Ritratto bibliografico di Girolamo Vitelli 479

– Eid. (3 marzo 1919), ibid., pp. 449-452.


– a Giuseppe De Robertis (22 luglio 1924), in appendice a Giuseppe De
Robertis. Giornata di studio e mostra documentaria promossa dal Gabi-
netto scientifico letterario G.P. Vieusseux, a cura di L. Caretti, Olschki,
Firenze 1985 (Accademia toscana di scienze e lettere “La Colombaria”.
Studi, LXXII), p. 104.
– a Giuseppe Rensi (27 maggio 1929), in Fondo Giuseppe Rensi. Inventario
con una scelta di lettere a cura di L. Ronchetti e A. Vigorelli, (Quaderni
di Acme 25), Università degli Studi di Milano, Fac. di Lettere e Filosofia,
Dip. di Filosofia (Cisalpino), Milano 1996, p. 277.
– Lettere storico-filologiche a Giorgio Pasquali, a cura di A. Di Giglio, Le
Càriti, Firenze 2010, pp. 114 e 7 ill.

G. Vittani, Girolamo Vitelli (Santa Croce del Sannio, 27 luglio 1849 – Spo-
torno, 3 settembre 1935) [sic!], «Bollettino dell’Accademia italiana di steno-
grafia» a. XII, n. 1 (1936), pp. 43-44.
«[…] il Vitelli non era uomo da fare lavori che ritenesse davvero inutili mentre
minuziose e numerose sono, come vedemmo, le osservazioni da lui raccolte su
questa materia [sc. la tachigrafia greca], e alle volte afferma esplicitamente che
qualcuna è importante; il motivo deve trovarsi probabilmente in una certa av-
versione che il Vitelli aveva per le costruzioni sistematiche, tanto che, come mi
scriveva recentemente il Pasquali, che così da vicino lo conobbe, a lui medesi-
mo che gli offriva una delle prime copie del suo fondamentale lavoro sulla tra-
dizione, sia pure bonariamente, osservava se non sarebbe stato meglio che aves-
se impiegato il suo ingegno per una edizione di Tucidide»: cfr. la testimonianza
orale di S. Timpanaro cit. supra, p. 477.

U. Wilcken, Nachruf [di G. Vitelli, O. Gradenwitz e P.M. Meyer], «APF»


XII (1937), pp. 172-174.
«Mit Girolamo Vitelli, der am 2. September 1935 im gesegneten Alter von 86
Jahren entschlummert ist, ist ein ganz Großer aus dem Reiche der Wissenschaft
dahingegangen. Es steht mir nicht zu, hier darzulegen, wie er bis zum Beginn
unseres Jahrhunderts, bis zu seinem 50. Jahr, sich zu dem führenden Philologen
Italiens entwickelt hat. Hier soll nur in Dankbarkeit darauf hingewiesen wer-
den, daß es für unsere Papyrusforschung von entscheidender Bedeutung ge-
worden ist, daß dieser große Philologe von diesem Zeitpunkt an mit einer be-
wunderungswürdigen Energie und Zielsicherheit sich mit seinem ganzen
Können unserem Forschungsgebiet zugewendet hat. Ganz seinem Herzen
natürlich am nächsten liegenden literarischen Texte beschränkt hat, wie so viele
andere Philologen, sondern von vornherein, in Würdigung der großen Bedeu-
tung der Urkunden für die gesamte Altertumskunde, die diesem Gebiet ein
Meister zu werden. […] Aber aussprechen möchte ich es hier, mit welcher Be-
wunderung wir es erlebt haben, wie er dank seiner ungeheuren Energie und
480 DAVIDE DEBERNARDI

seinem fabelhaften Können mit einer oft unbegreiflichen Schnelligkeit und Si-
cherheit die kaum erst erworbenen Schätze der wissenschaftlichen Welt zu-
gänglich gemacht hat. Ich weiß, daß es in seinem Sinne ist, wenn ich hier auch
der tatkräftigen Hilfe gedenke, die seit mehr als 20 Jahren die von uns allen
verehrte Signorina Medea Norsa ihm geleistet hat, deren Namen durch so viele
gemeinsame Editionen mit dem seinen verbunden bleibt. Italien ist Girolamo
Vitelli großen Dank schuldig, denn wie es einst vor mehr als hundert Jahren
durch Amadeo Peyron an die Spitze der damals erst erblühenden Papyrusfor-
schung gerückt war, so ist es durch Girolamo Vitelli wieder in die erste Reihe
der auf diesem Gebiet miteinander wetteifernden Nationen erhoben worden.
Allen aber, die das Glück gehabt haben, diesem Manne, der nicht nur ein gro-
ßer Gelehrter, sondern auch ein Mensch von seltener Herzensgüte und von
bestrickendem Zauber war, persönlich näher zu treten, wird seine ehrwürdige
Gestalt unvergessen bleiben».

S. Zavatti, Giovanni Pascoli e Girolamo Vitelli, «La Piê» XLVI (1977), p.


218.

A. Zazo, Girolamo Vitelli, in Id., Dizionario bio-bibliografico del Sannio,


Fiorentino, Napoli 1973, pp. 391-392.

2.bis la Firenze del Vitelli

Dal Vate al Saltimbanco. L’avventura della poesia a Firenze tra belle épo-
que e avanguardie storiche. Album storico e iconografico a cura di A. Dei,
S. Magherini, G. Manghetti ed A. Nozzoli, con un saggio introduttivo
di G. Tellini, (Fond. Carlo Marchi. Quaderni 40), Olschki, Firenze 2008,
pp. LVI-251.

L. Cerasi, Gli Ateniesi d’Italia. Associazioni di cultura a Firenze nel primo


Novecento, Franco Angeli, Milano 2000, p. 234.

G. Oliva, I nobili spiriti. Pascoli, d’Annunzio e le riviste dell’estetismo fio-


rentino, Marsilio, Venezia 20022 [Minerva Italica (Coop. Grafica), Berga-
mo 19791], pp. VII-791.

G. Spadolini, La Firenze di Pasquale Villari, con documenti inediti e rari


e con 390 illustrazioni fuori testo, Ed. della Cassa di Risparmio di Firenze
(Paoletti), Firenze 1989, pp. XVI-459.
Cfr. anche G. Padovani, A Firenze, in Id., A vespro. Memorie di università e di
giornalismo, Zanichelli, Bologna 1901, pp. 103-117.
Ritratto bibliografico di Girolamo Vitelli 481

3. Papirologica

Atti del IV Congresso internazionale di papirologia. Firenze – 28 aprile-2


maggio 1935-XIII, (Pubblicazioni di «Aegyptus». Serie scientifica, vol. V),
Vita e Pensiero, Milano 1936, pp. XXV-497.
Dedicati «Alla memoria di Girolamo Vitelli», scomparso appunto nelle more
di stampa, questi Atti comprendono anche un minuzioso Resoconto del Con-
gresso, pp. XIII-XXV.

G. Bandelli, Medea Norsa giovane, in Scrivere Leggere Interpretare. Stu-


di di Antichità in onore di Sergio Daris, a cura di F. Crevatin e G. Tede-
schi, EUT, Trieste 2005, pp. 65-96.

V. Bartoletti, La papirologia in Italia, «Atene e Roma» IV (1954), pp. 1-20.


Rist. in Id., Scritti 1933-1976, vol. I, ETS, Pisa 1992, pp. 49-68.

G. Bastianini, Firenze capitale degli studi sui papiri. Nei rotoli ridotti in
briciole la Storia dell’uomo dopo Tucidide, «Doc Toscana» a. 6, n. 19 (2006),
pp. 102-107.
Pubblicato con un taglio basso di F. Montanari, E da quelle preziose scatole di
ferro a giugno compariranno Saffo e Alceo, ibid.
– La papirologia a Firenze. Prospetto cronologico, in 100 anni di istituzioni
fiorentine per la papirologia: 1908. Società Italiana per la ricerca dei papiri
– 1928. Istituto papirologico «Girolamo Vitelli». Atti del convegno interna-
zionale di studi: Firenze, 12-13 giugno 2008, a cura di G. Bastianini e A.
Casanova, Ist. papirologico “G. Vitelli”, Firenze 2009, pp. VII-XVI.
Cfr. anche F. Montanari, Indiana Jones dei Papiri, «Domenica» («Il Sole-24
Ore»), 8 giugno 2008, p. 52.
– Papiri e papirologia a Firenze, «Atene e Roma» n.s., III (2009), pp. 166-170.

H.I. Bell e M. Norsa, Carteggio 1926-1949, a cura di P.M. Pinto, Dedalo,


Bari 2005, pp. 127.

A. Benedetti, Il papiro ritrovato. L’Istituto Papirologico Vitelli, «Charta»


a. 18, n. 104 (2009), pp. 44-45.

G. Botti, Il carro del sogno (Per un grato ricordo personale), «Aegyptus»


XXXI (1951) [= Raccolta di scritti in onore di Girolamo Vitelli, I], pp. 192-198.
Rist. in Omaggio a Giuseppe Botti, a cura dell’Associazione Amici Collabo­
ratori del Museo Egizio di Torino, Cisalpino-Goliardica, Milano 1984,
pp. 105-113.
482 DAVIDE DEBERNARDI

A. Calderini, Papiri greci e libri italiani, «Nuova Antologia» s. VI, vol.


CXCIII (1918), pp. 57-63.
– Manuale di papirologia antica greca e romana ad uso delle scuole univer-
sitarie e delle persone colte, Ceschina, Milano 1938, pp. 51-56.
– Onoranze a Girolamo Vitelli, «Aegyptus» XXX (1950), pp. 125-126.

L. Canfora, Il papiro di Dongo, Adelphi, Milano 2005, pp. XXIII-812 e


16 ill.
Rec. da A. Lukinovich in «La Rassegna mensile di Israel» vol. LXXII, n. 2
(2006/5766), pp. 159-163.

M. C[apasso], Introduzione a Omaggio a Medea Norsa, a cura di M. Ca-


passo, con una Premessa di G. Zalateo, (Syngrammata 2), Le Edizioni
dell’Elleboro, Napoli 1993, pp. 9-48 compresa la Nota finale.
Rec. da M. Cagnetta in «Quaderni di storia» 39 (1994), pp. 305-307.

P.A. Carozzi, Alle origini della «Società italiana per la ricerca dei papiri
greci e latini in Egitto» (dal carteggio inedito di Girolamo Vitelli con Uber-
to Pestalozza, 1898-1908), «Atene e Roma» XXVII (1982), pp. 26-45.

Cinquant’anni di papirologia in Italia. Carteggi Breccia-Comparetti-Nor-


sa-Vitelli, a cura di D. Morelli e R. Pintaudi, con una premessa di M.
Gigante, Bibliopolis, Napoli 1983 [ma 1984], pp. 888 e 8 ill. (in 2 tomi).
Rec. da D. Pieraccioni, Riscoprono la grande Grecia. Breccia, Comparetti,
Medea Norsa, Vitelli: 50 anni di papirologia, «La Nazione», 29 luglio 1984, p.
3. Per una ripresa dell’Introduzione, pp. 9-38, v. anche G. Bastianini e R. Pin-
taudi, Acquisti e scavi della Società Italiana per la Ricerca dei papiri greci e la-
tini in Egitto, in Cento anni in Egitto. Percorsi dell’archeologia italiana, a cura
di M. Casini, Ambasciata d’Italia al Cairo ed Ist. Italiano di Cultura del Cairo
(Electa), Milano 2001, pp. 162-169.

J. De Blasi, Un’italiana in Egitto. Ricordo di Medea Norsa, «Nuova Anto-


logia» vol. 476 (1959), pp. 363-372.

M. Manfredi, Teresa Lodi (13 VI 1889-7 IV 1971), «Atene e Roma» n.s.,


XVII (1972), pp. 47-48.
– Evaristo Breccia, Girolamo Vitelli e il Museo Greco-Romano di Alessan-
dria, in Alessandria e il mondo ellenistico romano. I Centenario del Museo
Greco-Romano: Alessandria, 23-27 novembre 1992 [= Atti del II Congres-
so internazionale italo-egiziano], Roma 1995, pp. 89-93 [non vidi].
Ritratto bibliografico di Girolamo Vitelli 483

G. Menci, Addenda documentali su Medea Norsa e Goffredo Coppola,


«Comunicazioni dell’Istituto Papirologico “G. Vitelli”», 8 (2009), pp. 155-
158, tavv. IX-XI.
La sola tav. XI si ripropone con la didascalia Fotografia di Norsa Vitelli Coppo-
la in «Quaderni di storia» 71 (2010), p. 320.

G. Messeri, La papirologia dono dell’Egitto, «Bollettino Roncioniano» V


(2005), pp. 11-24.
– Relazioni fra papiri documentari e papiri letterari, «Νέα Ῥώμη» II (2005)
[= Ἀμπελοκήπιον. Studi di amici e colleghi in onore di Vera von Falkenhau-
sen, II], pp. 5-23.

D. Minutoli, Evaristo Breccia alla ricerca dei papiri in Egitto, in Annibale


Evaristo Breccia in Egitto, a cura di A. Abdel Fattah, E. Bresciani, S.
Donadoni, D. Minutoli, R. Pintaudi, F. Silvano: Mostra documentaria
a cura di D. Minutoli, (Biblioteca archeologica I), Ist. italiano di Cultura
del Cairo – Settore archeologico, Biblioteca Medicea Laurenziana et al., Il
Cairo 2003, pp. 91-163, con il Catalogo delle lettere esposte, pp. 165-188.
Comprende tra l’altro brevi stralci di lettere di G. Vitelli a Pasquale Villari
rispettivamente alle pp. 94 (3 agosto 1902), 95 (23 gennaio 1903), 96 (27 genna-
io), 97 (12 febbraio), 98 (31 luglio), 101 (9 gennaio 1904), 103 (20 luglio), 104
(19 agosto e 29 ottobre), 109 (21 luglio, 29 e 31 agosto 1908), più due lunghe
lettere, rispettivamente ad Ernesto Schiaparelli (27 febbraio 1908) alle pp. 106-
109, e per Wilhelm Schubart a Harold I. Bell (4 febbaio 1929) alle pp. 122-124.

A. Mondolfo, Teresa Lodi, «Accademie e biblioteche d’Italia» XXXIX


(1971), pp. 336-338, con una Rettifica redazionale, ibid., XL (1972), p. 154.
Cfr. anche C. Mascaretti, Il fondo “Teresa Lodi” della Biblioteca Comunale di
Civitanova Marche, in Civitanova. Immagini e storie, vol. 8, Biblioteca Co-
munale “S. Zavatti” et al., Civitanova Marche 1999, pp. 169-206.

O. Montevecchi, La papirologia nella cultura italiana, in Egitto e società


antica. Atti del convegno a cura del Centro di cultura e di studi “G. To-
niolo” e degli Amici Università Cattolica (Torino, 1984), Vita e Pensiero,
Milano 1985, pp. 105-122.
Rist. in Ead., Scripta selecta, a cura di S. Daris, Vita e Pensiero, Milano 1998,
pp. 33-51.

M. Norsa, Papiri e papirologia in Italia, «Historia» III (1929), pp. 208-237.


Rist. in Omaggio a Medea Norsa cit. [v. supra, p. 482], pp. 49-79.

L. Papini, La scuola papirologica fiorentina, «Atti e memorie dell’Acca-


484 DAVIDE DEBERNARDI

demia toscana di Scienze e Lettere “La Colombaria”» XXXVIII (1973),


pp. 297-333.

L. Pareti, I papiri della Società italiana, «Il Marzocco», 1o aprile 1914,


pp. 3-4.

G. Pasquali, Il congresso papirologico di Firenze, «Pan» a. III, vol. V


(1935), pp. 290-293.
Rist. in Id., Scritti filologici cit. [v. supra, p. 454], pp. 757-761.

C. Perelli Cippo, Aristide Calderini (1883-1968) e la nascita degli studi


papirologici a Milano, «Annali di storia moderna e contemporanea» 14
(2008), pp. 113-160.

R. Pfeiffer, Medea Norsa. 26.8.1877-28.7.1952, «Jahrbuch der bayerischen


Akademie der Wissenschaften», 1952, pp. 184-186.

R. Pintaudi, Per una storia della papirologia in Italia: i Papiri Laurenziani


(PLaur.), in Miscellanea papyrologica [In memoria di Herbert C. Youtie], a
cura di R. Pintaudi, (Pap.Flor. VII), Gonnelli, Firenze 1980, pp. 391-409.
– Documenti per una storia della papirologia in Italia, «An.Pap.» 5 (1993),
pp. 155-181.
– Enrico Rostagno: Diario 1932-1936; Libro di cassa 1927-1936, «An.Pap.»
16-17 (2004-2005), pp. 295-348.
– Grenfell-Hunt e la papirologia in Italia, «Quaderni di storia» 75 (2012),
pp. 205-298.
– Medea Norsa, in Dizionario biografico degli Italiani, vol. LXXVIII, Ist.
dell’Enciclopedia Italiana, Roma 2013, pp. 755-758.

C. Préaux, Medea Norsa, «Chronique d’Égypte» XXIX (1954), pp. 364-368.

K. Preisendanz, Papyrusfunde und Papyrusforschung, Hiersemann, Leip-


zig 1933, pp. 223-228.

C. Süss, Medea Norsa – Papyrologin der ersten Stunde, «Antike Welt» 30


(1999), pp. 627-629.

P. Treves, Goffredo Coppola, in Dizionario biografico degli Italiani, vol.


XXVIII, Ist. dell’Enciclopedia Italiana, Roma 1983, pp. 660-662.
Ritratto bibliografico di Girolamo Vitelli 485

4. Giunte bibliografiche ed archivistiche

Sull’istruzione secondaria classica. Notizie e documenti presentati al Par-


lamento nazionale dal Ministro della Pubblica Istruzione P. Boselli, Tip.
Sinimberghi, Roma 1889.
«Il volume, dopo notizie riassuntive, comprende le parti più notabili delle Re-
lazioni fatte dagl’Ispettori e altre scritture ufficiali, che servono a porre in chia-
ro i modi tenuti, dal 1882 al 1889, nel governo e nell’ordinamento delle Scuole
secondarie classiche»: stralci delle relazioni di Vitelli, compilate a vario titolo
tra il 1885 ed il 1888, appaiono, tra gli altri, alle pp. 39-41, 130-131, 150-152
e 154-155.

Il Consiglio superiore della pubblica istruzione 1847-1928, a cura di G.


Ciampi e C. Santangeli, Ministero per i Beni culturali e ambientali. Uffi-
cio centrale per i Beni archivistici, Roma 1994 (Pubblicazioni degli Archivi
di Stato. Fonti, XVIII = Archivio centrale dello Stato. Fonti per la storia
della Scuola, II).
«I singoli volumi della collana sono curati in stretta collaborazione da uno stu-
dioso di storia e da un funzionario dell’Archivio centrale dello Stato […]. La
documentazione offerta dai singoli volumi è, per ragioni evidenti di spazi e di
costi, antologica: in tal senso, oltre ad offrire una prima base documentaria per
gli studiosi, essa intende altresì fornire lo stimolo per più ampie e dettagliate
ricerche e per la predisposizione di inventari più dettagliati dei fondi disponi-
bili»: stralci degl’interventi di Vitelli appaiono riportati, tra gli altri, nei proces-
si verbali dell’Adunanza della Giunta del 28 settembre 1897, pp. 250-254, e
dell’Adunanza plenaria del 15 febbraio 1898, pp. 160-166, con le successive
Relazioni, pp. 167-177.

Relazione della Commissione giudicatrice del concorso alla cattedra di


letteratura greca nella R. Accademia scientifico-letteraria di Milano, in
«Bollettino ufficiale del Ministero dell’Istruzione pubblica», XLI (1914),
pp. 2618-2624, con la successiva Contro-relazione del Commissario G. Vi-
telli, pp. 2624-2629, e la conseguente Delibera del Consiglio Superiore,
pp. 2630-2631.
Rist. con tagli e note da D. Pieraccioni, Giorgio Pasquali sotto concorso, «Bel-
fagor» XL (1985), pp. 315-327.

* * *

E. Bianchi, Le conferenze Sofoclee, «La Rassegna nazionale» vol. CXI, a.


XXII (1900), pp. 786-789.
«Nessuno poteva dar principio a questo corso di Conferenze Sofoclee meglio e
più degnamente del prof. Girolamo Vitelli, che parlò Domenica, 14 Gennaio,
486 DAVIDE DEBERNARDI

dell’Aiace. Colla sua parola sempre elegante, precisa e chiara, egli espose dinan-
zi ad un affollatissimo uditorio che pendeva dalle sue labbra il dramma del gran
tragico, facendone rilevare tutti i pregi, tutte le finezze, tutti i tesori d’arte e di
stile. Anche chi della tragedia di Sofocle non aveva alcuna idea potè compren-
derne non solo la tessitura generale, ma e le singole parti e le più intime e parti-
colari bellezze di alcune scene. «Sono piú di 3000 anni, così egli cominciò, da
che per una bella persona del vostro sesso, o Signore, i Greci si impegnarono in
una grande guerra, durante la quale molte nobili anime di eroi scesero all’Orco.
Ne fu causa la bellissima Elena, che non aveva saputo resistere alla bellezza e
alle gemme di un Principe Orientale. Oggi s’è fatto progresso, e le belle donne
possono essere anche volontariamente rapite, senza che per questo si metta a
soqquadro l’Europa!…» Entrato così a parlare della guerra Troiana, fece subito
notare la figura dell’eroe più grande dopo Achille, Aiace Telamonio: «Gigante-
sco di statura, da tutti temuto, raramente egli parla, ma sempre assennato e
preciso; la fama del suo valore è così grande, che forse batte il cuore allo stesso
Ettore quando lo vede.» […] Troppo lungo sarebbe far qui il sunto del dramma
di Sofocle. Con rara abilità il prof. Vitelli seppe ricostruirne l’intreccio con
precise parole. Riassumendo le parti meno essenziali e traducendo in modo
mirabile i luoghi più belli, ripresentò agli occhi del pubblico tutta la tragedia»:
segue un rapido sunto della conclusione di questa conferenza stralciata, e delle
prime conferenze degli altri relatori, per cui cfr. anche In memoria di Girolamo
Vitelli cit. supra, p. 466.

A. Píccioli, La porta magica del Sahara. Itinerario Tripoli-Gadames,


Apollon, Roma 1934, pp. 98-100.
«A circa venti chilometri da Azizia, incontriamo un cartello con una scritta di
propiziazione: «La Bonificatrice». È una importante Società anonima di Roma
che ha assunto la bonifica di 3500 ettari e sta eseguendo grandi lavori di trasfor-
mazione agraria. Fra l’altro, essa ha ricostruito la grande diga romana che attra-
versa l’attuale Uadi El Hira. […] Leggiamo la bella lapide dedicatoria: è dovuta
al Senatore Gerolamo Vitelli.

ANTIQUUM ROMANORUM AGGEREM


AQUAS CONTINENTEM VETUSTATE COLLAPSUM
COLONIÆ LIBYCÆ PRÆSES
PETRUS BADOGLIO
AD AGRORUM FERTILITATEM
MAJORE MOLE RESTITUI VOLUIT
CAMILLO FERRARIO ARCHITECTO CURANTE
ANNO MCMXXX

Su questa terra che riceve di nuovo, dopo tredici secoli d’interruzione, la civiltà
latina, su questa terra che non si può muovere e scalfire senza incontrare ad
ogni passo una rovina o un ricordo del passato romano, lo sforzo dell’archeo-
logo e quello del colono procedono insieme e si completano: le lezioni dell’e-
sperienza antica orientano l’attività moderna».
Ritratto bibliografico di Girolamo Vitelli 487

R. Pintaudi, Una conferenza inedita di Girolamo Vitelli sulla filologia,


«ASNSP» s. III, vol. XIV (1984), pp. 1269-1289.
– L’Egitto romano e la vita moderna. Una conferenza di Girolamo Vitelli,
«An.Pap.» 18-20 (2006-2008), pp. 359-408.
Rist. con note di G. Vitelli, L’Egitto romano e la vita moderna, in Il pensiero
moderno nella scienza, nella letteratura e nell’arte. Conferenze fiorentine di G.
Mazzoni, A. Chiappelli et al., Treves, Milano 1907, pp. 221-264 [Lodi 179].

G. Vitelli, rec. a Virgilio nel medio Evo per D. Comparetti, voll. I-II, Vigo,
Livorno 1872, pp. XIII-313, 310, «Philologischer Anzeiger» V (1873), pp.
376-379.
Rist. come strenna anastatica in omaggio al convegno internazionale di studi
Domenico Comparetti (1835-1927), Napoli-Santa Maria Capua Vetere, 6-8 giu-
gno 2002 [per cui cfr. gli atti Domenico Comparetti 1835-1927 cit. supra, p.
448], Dip. di Filologia e linguistica dell’Università degli Studi, Messina 2002, 4
pp. n.n.
– Un verso di Orazio, in Benevento – Ischia. Strenna-Album a beneficio dei
danneggiati del terremoto (28 luglio 1883), pei tipi di Luigi De Martini e
figlio, Benevento 1883, pp. 14-15 [non vidi].
Rist. con note in R. Pintaudi, Una nota poco nota di G. Vitelli su Orazio (Serm.
II 1,86), in questo stesso numero degli «An.Pap.» 26 (2014), pp. 437-439.
– Giordano Bruno innanzi ai Lincei, «La Nazione», 28 luglio 1894, p. [2].
– a Nicola Festa (21 febbraio 1907), «La Cultura» XXVI (1907), pp. 99-100.
Lettera compresa in una Cronaca universitaria dello stesso N. Festa, ibid.
– giudizio su G. Vailati, «L’Anima», maggio 1911 [= Giovanni Vailati
(1863-1909)], pp. 157-158.
Stralcio di G. Vitelli, Giovanni Vailati, «Il Marzocco», 23 maggio 1909, p. [1]
[Lodi 194].
– omaggio per A. D’Ancona nel trigesimo della morte, «Giornale d’Italia»,
10 dicembre 1914, p. 3.
Rist. in In memoriam Alessandro d’Ancona, Firenze 1915, pp. 79-80: cfr. anche
le condoglianze indirizzate il 10 novembre precedente alla vedova, Adele Nis-
sim, ibid., pp. 27-28.
– per Angelo Tanzella (23 gennaio 1919), in A. Tanzella, L’album della
Vittoria, Alfieri & Lacroix, Roma-Milano 1920, p. 247.
Autografo ‘di guerra’ poi trascritto da R. Pertici, Intellettuali, politici e soldati
nell’Album della vittoria di Angelo Tanzella (1920), in Culture e libertà. Studi
di storia in onore di Roberto Vivarelli, a cura di D. Menozzi et al., Edizioni
della Normale, Pisa 2006, pp. 309-333: p. 312.
– Ai papirologi convenuti a Monaco (settembre 1933), in Papyri und Al-
488 DAVIDE DEBERNARDI

tertumswissenschaft. Vorträge des 3. Internationalen Papyrologentages in


München vom 4. bis 7. September 1933, a cura di W. Otto e L. Wenger,
Beck, München 1934, p. XI.

Χαίρετε, πάνσοφοι ἄνδρες, ὅσοι Μοναχόνδε πάρεστε


ὑμετέρων μελετῶν δεῖγμα παρεξόμενοι.
εἴϑε παρὼν καὐτὸς σοφίας κείνης ἀποναίμην –
εἴϑε παρὼν μετέχοιμ᾽ ὑμετέρας φιλίας·
ἀλλ᾽ ἐμέ τοι γῆρας κατέχει – μέγα δ᾽αὐτὸ νόσημα –
καὶ γήρως, ὤμοι, ἐνδελεχεῖς πάρεδροι.
τηλόϑεν ἐκ ϑυμοῦ δὲ λέγω ὑμῖν πάλιν αὖϑις·
Χαίροιτ᾽, ἔστε δέ μοι εὔφρονες ὡς τὸ πάρος.

Rist. anche in P. Collart, Girolamo Vitelli cit. [v. supra, p. 461], p. 62 n. 1, e da


ultimo in Il carteggio tra Girolamo Vitelli e Rudolf Pfeiffer cit. [v. supra, p.
460], p. 420 n. 46, con qualche refuso.

– Filologia classica… e romantica. Scritto inedito (1917) a cura di T. Lodi,


con una Premessa di U.E. Paoli, (Bibliotechina del Saggiatore 17), Le
Monnier, Firenze 1962, pp. X-143.
Annunciato con largo preavviso da E. Cecchi, Un libro inedito di Girolamo
Vitelli, «Corriere della Sera», 4 marzo 1961, p. 3 [rist. come pieghevole volan-
te allegato all’edizione, poi col titolo Girolamo Vitelli in Letteratura italiana
del Novecento, a cura di P. Citati, Mondadori, Milano 1972, pp. 1159-1162, e
infine da G. Capecchi, Cecchi e l’Agamennone tradotto da Vitelli cit. supra,
p. 460: pp. 215-218], l’opuscolo fu poi variamente recensito da U. Albini,
«L’Approdo letterario» n. 21 n.s., a. IX (1963), pp. 132-133; V. Bartoletti,
Un libro inedito di Girolamo Vitelli, «La Nazione», 11 gennaio 1963, p. 5; L.
Dalmasso, «La Parola e il libro» XLVI (1963), p. 114; S. Daris, «Aegyptus»
XLII (1962), pp. 312-314; P. De Francisci, Filologia classica e romantica, «Il
Tempo», 5 giugno 1963, p. 3; A. Ernout, «Revue de philologie, de littérature
et d’histoire anciennes» s. III, vol. XXXVII (1963), pp. 329-330; E. Fraen-
kel, «Gnomon» XXXV (1963), pp. 822-824; A. Garzya, «Le Parole e le idee»
IV (1962), pp. 323-324; M. Gigante, Il paradosso dell’inedito vitelliano, «An-
nali della Facoltà di Lettere e Filosofia» dell’Università degli Studi di Trieste,
a.a. 1964/1965, pp. 39-47; E. Paratore, «Rivista di cultura classica e medioe-
vale» IX (1967), pp. 150-156; M. Santoro, «Giornale italiano di filologia»
XVI (1963), pp. 172-176; N. Terzaghi, L’“inedito Vitelli”, «Annali della
Scuola Normale Superiore di Pisa» s. II, vol. XXXII (1963), pp. 31-38; F.
Thomas, «Latomus» XXII (1963), p. 144; S. Timpanaro, Uno scritto polemico
di Girolamo Vitelli, «Belfagor» XVIII (1963), pp. 456-464. P. Treves, in Lo
studio dell’antichità classica cit. [v. supra, p. 456], pp. 1127-1132, «per insigne
cortesia di U.E. Paoli» ebbe modo di anticiparne alcuni paragrafi, con note
proprie e dello stesso Vitelli, poi pubblicati con lievi differenze alle pp. 36-42
dell’edizione della Lodi. Una «sorta di recensione, uscita con quindici anni di
ritardo» pubblicò in seguito B. Hemmerdinger, Un grand philologue: Vitelli,
Ritratto bibliografico di Girolamo Vitelli 489

«Revue des études grecques» XC/2 (1977), pp. 449-454, per cui cfr. la risposta
di S. Timpanaro, Comparetti, Vitelli, Hemmerdinger, «Belfagor» XXXIII
(1978), pp. 697-704. Ulteriori riflessioni su questo inedito, con ampie citazio-
ni problematiche a confronto, offrì infine L. Canfora, Storiografia e verità,
in Id., Noi e gli antichi, Rizzoli, Milano 2002, pp. 46-63, e soprattutto Il pa-
radosso di Salvemini, ibid., pp. 125-130.

* * *

Le carte di Vitelli tutt’ora superstiti grazie alla prodigalità dei fami-


liari, in particolare del figlio Vittorio, si conservano a Firenze presso la
Biblioteca Medicea Laurenziana, la Biblioteca Marucelliana e l’Istituto pa-
pirologico che ne porta il nome. Il fondo più organico ed abbondante è
costituito dal carteggio custodito alla Laurenziana, forte di 1.664 lettere
in buona parte già edite o di prossima pubblicazione, mentre alla Maru-
celliana si conserva un manipolo di 22 documenti inediti relativi perlopiù
alle attività parlamentari delle Commissioni ministeriali a cui Vitelli prese
parte. All’Istituto spettò invece l’intera biblioteca papirologica, che conta
circa 6.000 volumi, e poca documentazione relativa in gran parte inedita;
altre pubblicazioni provenienti dalla sua biblioteca, dopo preliminari ope-
razioni di scarto di cui hanno beneficiato altre biblioteche governative, si
conservano invece alla Marucelliana.
Lettere inviate da Vitelli, e in qualche caso anche dai suoi figli Camillo
Serafino e Vittorio, si rintracciano con abbondanza significativa, stimata
in almeno cinque pezzi complessivi, negli archivi personali di Franz Boll
(Universitätsbibliothek Heidelberg), Emilio Cecchi (Gabinetto Giovan
Pietro Vieusseux, Firenze), Benedetto Croce (Fondazione Biblioteca Be-
nedetto Croce, Napoli), Giuseppe De Robertis (Gabinetto Giovan Pietro
Vieusseux, Firenze), Gaetano De Sanctis (Istituto della Enciclopedia Ita-
liana, Roma), Karl Dilthey (Niedersächsiche Staats- und Universitätsbi-
bliothek Göttingen), Giuseppe Fraccaroli (Biblioteca civica di Verona),
Giovanni Gentile (Fondazione Giovanni Gentile, Roma), Karl Krumba-
cher (Bayerische Staatsbibliothek, München), Giovanni Mercati (Biblio-
teca Apostolica Vaticana), Fausto Nicolini (Istituto italiano per gli Studi
storici, Napoli), Adolfo ed Angiolo Orvieto (Gabinetto Giovan Pietro
Vieusseux, Firenze), Giovanni Pascoli (Fondazione Giovanni Pascoli, Ca-
stelvecchio di Barga, Lucca), Enea Piccolomini (Biblioteca comunale degli
Intronati, Siena), Fortunato Pintor (Archivio Centrale dello Stato, Roma),
Giovanni Poggi (Soprintendenza speciale per il Patrimonio storico, arti-
stico ed etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze),
Manfredi Porena (Scuola Normale Superiore, Pisa), Gaetano Salvemini
490 DAVIDE DEBERNARDI

(Istituto storico della Resistenza in Toscana, Firenze), Wilhelm Schimd


(Universitätsbibliothek Tübingen), Hermann Usener (Universitäts- und
Landesbibliothek Bonn) e Pasquale Villari (Biblioteca Apostolica Vatica-
na); affatto sporadicamente si ritrovano anche in quelli di Graziadio Isaia
Ascoli (Accademia nazionale dei Lincei, Roma) , Luca Beltrami (archivio
privato, Roma), Ruggero Bonghi (Archivio di Stato di Napoli), Stanislao
Cannizzaro (Accademia nazionale delle Scienze detta dei XL, Roma),
Luigi Luzzatti (Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Venezia), Ro-
dolfo Mondolfo (Fondazione di Studi storici Filippo Turati, Firenze),
Enrico Ridolfi (Biblioteca Statale di Lucca), Giovanni Vailati (Biblioteca
di Filosofia, Università degli Studi di Milano) e Karl Wendel (Univer-
sitäts- und Landesbibliothek Sachsen-Anhalt, Halle a∕d Saale); altre lettere,
purtroppo senza menzione delle effettive consistenze, sono segnalate negli
inventari degli archivi di Ugo Ojetti (Galleria nazionale d’Arte moderna,
Roma), Hugo Schuchardt (Universitätsbibliothek Graz), Manara Valgi-
migli (Biblioteca Classense, Ravenna), Ulrich Wilcken (Staatsbibliothek
zu Berlin - Preußischer Kulturbesitz) e Zino Zini (Centro Studi Piero Go-
betti, Torino).
Spogli della documentazione relativa alla carriera amministrativa e
politica di Vitelli, proveniente dagli archivi delle Pubbliche Amministra-
zioni di competenza, sono compresi infine nell’archivio di Marino Raicich
(Università degli Studi di Siena).

Genova Davide Debernardi (davide.debernardi@poste.it)

Abstract

A biographical sketch of Girolamo Vitelli (1849-1935) through a ten-


tative digest of bibliographical notes.

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