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TESI DI LAUREA
Relatore: Candidata:
Prof. Angelo d’Orsi Elisabetta Roggero
Questa Tesi di laurea si inserisce in un progetto di ampio respiro, concepito dal Prof. Angelo d’Orsi:
la BGR (Bibliografia Gramsciana Ragionata), che prevede la realizzazione di una bibliografia ragionata
degli studi su Antonio Gramsci; per il momento, la BGR si limiterà alla produzione italiana, suddivisa in
tranches cronologiche.
Tale progetto parte dalle bibliografie gramsciane esistenti, in primis da quella realizzata da John
Cammett 1 (compresi gli aggiornamenti periodici realizzati sul sito dell’International Gramsci Society 2 e della
Fondazione Istituto Gramsci di Roma, curati dallo stesso Cammett e soprattutto da Maria Luisa Righi e
Francesco Giasi), dal Catalogo della Fondazione Istituto Piemontese A. Gramsci, curato da Rosangela
Zosi 3 , ma anche dalla raccolta di ritagli di stampa organizzata da una assai nota studiosa gramsciana, Elsa
Fubini (alla quale si deve la prima edizione completa per l’epoca delle Lettere dal carcere, anche se
l’edizione apparve con doppio nome 4 ), e da lei disposti in ordine cronologico (parzialmente usati nella
bibliografia di Cammett) e disposti fisicamente in cartelline. Le Carte Fubini (CF nelle abbreviazioni delle
nostre schede) sono depositate presso la Biblioteca della Fondazione Gramsci di Roma, dove ho potuto
consultarle.
1 Cfr. [John M. CAMMETT] Bibliografia gramsciana 1922-1988, a cura di John M. Cammett, prefazione di Nicola Badaloni, Roma,
Editori Riuniti-Fondazione Istituto Gramsci, 1991, XXIII-475 pp. [Accademia. Annali Fondazione Istituto Gramsci] e [J. M.
Cammett; M. L. Righi] Bibliografia gramsciana. Supplement updated to 1993. Containing 3428 entries, with subject and
geographic indexes and appendices containing and languages of publications, Roma, Fondazione Istituto Gramsci, 1995, 267
pp.; L'URL per rintracciare la bibliografia gramsciana online: http://www.gramsci.it/A6Web/bibliografiagramsciana.htm.
2 Il contributo bibliografico italiano, a cura di Guido Liguori ed Alessandro Errico, è consultabile all'indirizzo:
http://www.gramscitalia.it/html/biblio.htm .
3Cfr.[Rosangela ZOSI] Gramsci nella Biblioteca della Fondazione. Catalogo 1922-1997, a cura di Rosangela Zosi, Torino,
Fondazione Istituto Piemontese Antonio Gramsci, 1997, XV-440 pp. e Gramsci nella biblioteca della Fondazione. Supplemento
al catalogo 1922-1997, a cura di R. Zosi con la collaborazione di Matteo D'Ambrosio, Torino, Fondazione Istituto piemontese
Antonio Gramsci, 2002, IV-122 pp.; il primo volume è disponibile in formato PDF, diviso in due parti, ai seguenti collegamenti:
http://www.gramscitorino.it/downloadDB.asp?iddoc=208 e http://www.gramscitorino.it/downloadDB.asp?iddoc=209.
4 Cfr. Antonio GRAMSCI, Lettere dal carcere, Torino, Einaudi, 1947, 260 pp. [Opere di Antonio Gramsci, 1]; a cura di Sergio
Caprioglio e Elsa Fubini, 1965, XLV-949 pp. [Nuova Universale Einaudi, 60].
I
Il modello di riferimento del nostro lavoro è la celebre, e ancora oggi imprescindibile, Bibliografia
campanelliana di Luigi Firpo 5 ; ma si è tenuto presente anche, come modello, una recente bibliografia
machiavelliana 6 . Si tratta in sostanza, diversamente da quanto è stato pur lodevolmente fatto da Cammett
e da quanto sta facendo Maria Luisa Righi, di non limitarsi all'elenco di titoli dedicati a Gramsci, bensì, sulla
base del reperimento fisico degli scritti editi nelle più diverse sedi e nelle più disparate forme, di leggerli e
recensirli brevemente.
Dunque, nel nostro lavoro, ad ogni titolo preso in esame, si fornisce una descrizione sintetica, ma
esauriente del suo contenuto, cercando sempre anche di dare elementi di conoscenza sull’autore (o sugli
autori), i suoi orientamenti politici, la sua collocazione intellettuale. E, pur nei limiti di una sobria attitudine al
giudizio, si cerca infine di far capire al lettore se e in quale direzione il testo in questione possa avere una
sua utilità.
Proseguendo il lavoro iniziato da Francesca Chiarotto, Per una bibliografia gramsciana ragionata.
1943-1951, prima di una serie di tesi tutte affidate e seguite dal prof. D’Orsi (in corso di realizzazione nella
Facoltà di Lettere e Filosofia, oltre che in quella di Scienze Politiche), vengono qui presi in considerazione
esclusivamente i testi in lingua italiana apparsi in Italia; restano dunque esclusi, almeno in questa sede,
pubblicazioni apparse fuori d’Italia e pubblicazioni in altre lingue.
Il senso di questa scelta sta nel seguire le pubblicazioni che hanno contribuito a determinare la
conoscenza della figura e dell’opera di Antonio Gramsci nel nostro paese e che hanno generato, dibattiti,
approvazioni, utilizzi strumentali, lavori di indagine critica, filologica, ermeneutica, e un generale, largo
arricchimento della cultura italiana, con l’apertura di filoni d’indagine nuovi, o l’influenza profonda su filoni
preesistenti della ricerca storica, filosofica, politologica, sociologica, antropologica, pedagogica, estetica,
letteraria, linguistica…
La Bibliografia di Cammett è di utilizzo difficilissimo, in quanto presenta una serie enorme di titoli
(l'edizione «online» ne conta ormai 14.500, in 33 lingue) che si susseguono gli uni agli altri in ordine
alfabetico, senza alcuna organizzazione ulteriore che consenta di rintracciare quello che si sta cercando,
senza alcun criterio utile a discriminare, scegliere e capire quello che serve ai fini della ricerca. Dunque nel
nostro lavoro, facendo tesoro delle indicazioni del prof. D’Orsi, si è seguito tutt’altro orientamento. Vale a
dire fornire uno strumento utile a chi compia studi gramsciani, aiutandolo ad orientarsi all’interno di quella
che è ormai una vera foresta di titoli.
I titoli qui rubricati, perciò, non sono disposti alfabeticamente, e nemmeno in ordine cronologico
assoluto, anche se il criterio di organizzazione rimane in primo luogo cronologico per anno. All’interno di
5 Cfr. Luigi FIRPO, Bibliografia degli scritti di Tommaso Campanella, in «Atti della R. Accademia delle Scienze», 1940. Per una
puntuale ricostruzione degli studi campanelliani di Firpo, si veda: Enzo BALDINI, Luigi Firpo e Campanella. Cinquant’anni di
ricerche e pubblicazioni, in «Bruniana e Campanelliana», 2, 1996, pp. 325-58.
6 Cfr. [Silvia RUFFO FIORE] Niccolò Machiavelli. An annotaded bibliography of modern criticism and scholarship. Compiled by
Silvia Ruffo Fiore, Greenwood Press, New York – Westpoint (Conn.) – London 1990, XIV-810 pp.
II
ciascun anno si è proceduto secondo un ordine ragionato, che permetterà sicuramente di orientarsi meglio
fra le innumerevoli pubblicazioni esistenti, anche solo in lingua italiana.
All’interno di ciascuna sezione dello schema, per facilitare la ricerca, si è utilizzato un criterio
alfabetico e una numerazione progressiva assoluta premettendo le ultime due cifre dell’anno. Gli articoli
anonimi sono inseriti al fondo di ogni sezione. Naturalmente non per ogni periodo considerato sarà
possibile trovare titoli che si collochino in ciascuna delle sezioni previste.
Come già detto, il progetto BGR prevede la suddivisione in periodi cronologicamente delimitati
principalmente sulla base di una periodizzazione interna alla storia editoriale gramsciana. Il periodo preso
in considerazione all’interno di questa Tesi, tenendo conto del carattere di questo progetto che necessita di
un lavoro d'équipe e di una pratica organizzazione interna, segue il momento in cui è già stata ultimata la
pubblicazione dei Quaderni (l'ultimo volume, Passato e Presente, esce nel 1951), ed arriva
III
all'«indimenticabile 1956», per usare una celebre espressione 7 , anno «singolarmente importante nella
storia degli intellettuali italiani dopo il fascismo» 8 , per lo sfaldamento del blocco intellettuale formatosi a
sinistra, su cui incide gravemente una serie di avvenimenti politici, nazionali ed internazionali: nel febbraio il
XX Congresso del PCUS e più tardi la diffusione del rapporto segreto Chruščëv; nell'autunno le drammatiche
crisi dei regimi democratico-popolari in Polonia e in Ungheria; a dicembre l'VIII Congresso del PCI; la
ricezione, le interpretazioni e gli utilizzi dell'opera gramsciana subiscono influssi determinanti da questo
quadro storico-politico, come spiegherò più avanti, nell'introduzione storiografica.
Oltre alle già succitate bibliografie gramsciane esistenti, e alle Carte Fubini 9 , ho preso in
considerazione nel mio lavoro, il fondamentale studio di Guido Liguori, Gramsci conteso 10 , che ripercorre il
dibattito suscitato dalle pubblicazioni gramsciane dal 1922 al 1996, e Leggere Gramsci 11 di Gian Carlo
Jocteau, opera precedente assai meno analitica e completa.
La Bibliografia di Cammett, in quanto completa, è stata la principale fonte di riferimento per iniziare il
reperimento fisico dei testi e da questi ultimi, annotando citazioni o riferimenti meno espliciti, sono
pervenuta ad un esiguo numero di testi non contemplati nel lavoro di Cammett, che per quanto riguarda il
periodo di cui mi occupo sono stati qui aggiunti.
Caratteristica di un forte numero di testi qui analizzati è la prima pubblicazione in riviste scientifiche,
di cui si incontrano raramente collezioni complete, per il reperimento dei testi, che sarebbe stato
praticamente impossibile limitandosi all'area bibliotecaria piemontese, è stato perciò necessario un lavoro
di ricerca preliminare nel catalogo SBN ed alcune reti OPAC e successivamente in loco in altre biblioteche
italiane. Ho svolto le mie ricerche fuori dal Piemonte principalmente a Roma, alla Biblioteca della
Fondazione Gramsci (utile anche per le pubblicazioni divulgative del PCI), alla Biblioteca di Storia Moderna
e Contemporanea ed alla Biblioteca Nazionale Centrale. In quest'ultima, per la consultazione di monografie
di carattere letterario, è stato particolarmente utile il Fondo Falqui 12 ; per il reperimento di saggi in riviste
minori sono state d'aiuto la Biblioteca dell'Istituto Gramsci Emilia-Romagna e la Biblioteca Nazionale
Centrale di Firenze.
Le schede relative a ciascun titolo preso in considerazione, numerate in ordine assoluto, e gli indici
cronologici e alfabetici che completano la Tesi, facilitano la consultazione della Bibliografia, anche grazie
alla possibilità di rinvii interni: questi sono indicati all'interno delle schede fra parentesi tonde con una
7 Usata per la prima volta da Pietro Ingrao riecheggiando il film sovietico uscito nel 1952 di Michail E. Čaureli, L'indimenticabile
1919, è entrata in uso negli anni immediatamente successivi; dà il titolo ad un saggio sul XX Congresso del PCUS e l'VIII
Congresso del PCI contenuto in Pietro INGRAO, Masse e potere, Roma, Editori Riuniti, 1960, pp. 101 e sgg.
8 Alberto ASOR ROSA, La cultura, in Storia d'Italia. IV. Dall'Unità a oggi, Torino, Einaudi, 1975, tomo II, p. 1620.
9 Per il periodo 1952-1956 le CF constano di ritagli di articoli giornalistici italiani, di cui mi sono qui servita, e di saggi da riviste o
dattiloscritti in lingua straniera; la consistenza delle cartelline dal 1952 al 1955 è particolarmente esigua rispetto al periodo
precedente; la cartellina 1956 risulta mancante.
10 Cfr. Guido LIGUORI, Gramsci conteso. Storia di un dibattito 1922-1996, Roma, Editori Riuniti, 1996, XIII-305 pp. [Biblioteca
tascabile].
11 Cfr. Gian Carlo JOCTEAU, Leggere Gramsci. Una guida alle interpretazioni, Milano, Feltrinelli, 1975, 169 pp.
12 La biblioteca personale del critico letterario Enrico Falqui (1901-1974) è stata acquisita dalla Biblioteca Nazionale centrale di
Roma nel 1976 ed aperta al pubblico nel 1982, con una sala riservata intestata al suo nome.
IV
freccia seguita dal codice numerico (la succitata numerazione progressiva assoluta a cui sono state
premesse le ultime due cifre dell’anno).
Per lo svolgimento di questo lavoro intendo ringraziare il personale delle Biblioteche sopra citate e la
Fondazione Istituto Piemontese A. Gramsci con la Dott.ssa Rosangela Zosi, direttrice della Biblioteca ed il
suo collaboratore dott. Matteo D’Ambrosio.
I soli ringraziamenti che posso dare per l’appoggio e l’aiuto intellettuale nella redazione di questo
paziente lavoro vanno ai miei colleghi ed amici dott. Gesualdo Maffia e dott.ssa Filomena Pompa.
V
Tavola delle abbreviazioni
TESTI GRAMSCIANI
a) Raccolte sistematiche
IOC Gli intellettuali e l'organizzazione della cultura, Einaudi, Torino 1949, XV-208 p. [Opere di
Antonio Gramsci, 3], 19668, XV-202 p. [Opere di Antonio Gramsci. Quaderni del carcere,
2].
NM Note sul Machiavelli sulla politica e sullo Stato moderno, Einaudi, Torino 1949, XXI-371 p.
[Opere di Antonio Gramsci, 5], 19666, XXII-371 p. [Opere di Antonio Gramsci. Quaderni del
carcere, 4].
R Il Risorgimento, Einaudi, Torino 1949, XIV-235 p. [Opere di Antonio Gramsci, 4], 197411,
[Quaderni del carcere, 3].
AF Americanismo e fordismo, a cura di Felice Platone, Feltrinelli, Milano 1950, 94 p.
[Universale economica. Storia e filosofia, 9].
LVN Letteratura e vita nazionale, Einaudi, Torino 1950, XX-400 p. [Opere di Antonio Gramsci,
6], [Quaderni del carcere, 5].
PP Passato e presente, Einaudi, Torino 1951, XVIII-274 p. [Opere di Antonio Gramsci, 7],
19666, XVIII-273 p. [Opere di Antonio Gramsci. Quaderni del carcere, 6].
ON L'Ordine Nuovo. 1919-1920, Einaudi, Torino 1954, XV-500 p. [Opere di Antonio Gramsci,
9].
VI
b) Antologie
AR L'albero del riccio, Presentazione e note di Giuseppe Ravegnani, illustrazioni di Felicita Frai,
Milano-Sera editrice, Milano 1948, 226 p. [Biblioteca di lettura. Serie letteratura], 19493, [Biblioteca
di cultura. Letteratura, 2].
QM La questione meridionale, Rinascita, Roma 1951, 111 p. [Piccola biblioteca marxista, 30].
c) Epistolari
LC Lettere dal carcere, Einaudi, Torino 1947, 260 p. a cura di Sergio Caprioglio, Elsa Fubini, 1965,
XLV-949 p. [Nuova Universale Einaudi, 60; Opere di Antonio Gramsci, 1].
ALTRE ABBREVIAZIONI
AG Antonio Gramsci
CF Carte Fubini
Rds Ritaglio di stampa
a. autore
aa. autori
n.s. nuova serie
rec. recensione
n. numero
p. pagina
s. a. senza autore
VII
INTRODUZIONE
13 Cfr. Palmiro TOGLIATTI, L’antifascismo di Antonio Gramsci, in «Rinascita», IX, 1952, pp. 133-143 (Æ52.23).
14 Cfr. Francesco DE SANCTIS, Mazzini e la scuola democratica, Torino, Einaudi, 1952.
15 Palmiro TOGLIATTI, L’antifascismo… cit., p. 137.
16 Ibidem.
17 Cfr. le recensioni a PP di Alberto CARACCIOLO, Rec. a PP, in «Movimento Operaio», IV, 1955, pp. 159-60 (Æ52.34) e Gastone
MANACORDA, Antonio Gramsci, Passato e Presente, in «Società», VIII, 1952, pp. 145-150 (Æ52.41).
18 Cfr. le altre recensioni a PP di Paolo ALATRI, Passato e presente. L'ultimo libro di Gramsci, in «Paese Sera», 4 marzo 1952
(Æ52.30); Paolo ALATRI, Come aiutarono il fascismo Giolitti, Croce e Gentile, in «Il Paese», 19 aprile 1952 (Æ52.31) e di Aldo
GAROSCI, in «Il Ponte», VIII, 1952, pp. 1022-1023 (Æ52.39).
VIII
scienza della nostra storia e della nostra politica» 19 , sia per un'indagine storiografica sul terreno nazionale,
ma anche punto di partenza per una rinnovata società italiana contro l'incombente minaccia, da parte del
ceto dirigente capitalistico, di «una egemonia reazionaria del vecchio tipo» 20 volta a minare la democrazia.
La strategia dell'antifascismo, per Togliatti più che in Gramsci, si basa sull'assunto che il fascismo è «una
tendenza possibile costante del capitalismo, e dunque la rivoluzione democratica antifascista una tappa
obbligatoria e irrinunciabile della lotta per il socialismo» 21 .
L'affermazione del rapporto tra Gramsci e la tradizione italiana, la specificità dello storicismo marxista e
l'affermazione del fascismo come dato attuale sono gli elementi che fanno di questo discorso
«l'espressione forse più compiuta della riflessione teorica togliattiana alla vigilia della battaglia politica
contro la "legge truffa"» 22 .
In contrapposizione alla linea storico-culturale «De Sanctis-Gramsci» 23 (che a livello politico rimanda al
nesso democrazia-socialismo), Croce, già curatore dell'opera dell'Irpino, nega qualsiasi affinità tra i due
autori 24 ; la discussione, svolta in principio su un piano generico e letterario 25 , nel corso degli anni si
sviluppa servendosi di sempre più specifici riferimenti critici su Dante 26 , Manzoni 27 o Zola 28 . La ricezione
dell'insegnamento di De Sanctis attraverso la penna di Antonio Gramsci permette di riscoprire
«quell'aspetto di critico militante che Croce aveva annullato, modificando fortemente De Sanctis per
renderlo in toto omogeneo al proprio discorso critico» 29 , ma nello stesso tempo si viene a creare «una
strana mistura ideologica che, sul piano della critica estetica, vedeva combinati insieme – magari nel nome
di Gramsci – Verga, De Sanctis, Ždanov, Lukács» 30 .
LIGUORI, Gramsci conteso, cit., p. 62, per la reazione di Croce cfr. Carlo SALINARI, Il ritorno di De Sanctis, in «Rinascita», IX,
1952, p. 292 (Æ52.20), in cui l'a., due mesi prima, scrive: «ci sembra che il nesso De Sanctis-Gramsci abbia oggi un maggior
significato e maggiori possibilità di sviluppo di quello – tradizionale – De Sanctis-Croce».
24 Cfr. Benedetto CROCE, De Sanctis-Gramsci?, in «Lo Spettatore Italiano», V, 1952, pp. 294-296 (Æ52.09).
25 Cfr. in risposta a Croce: Valentino GERRATANA, De Sanctis-Croce o De Sanctis-Gramsci? Appunti per una polemica, in
(Æ53.11).
27 Cfr. Natalino SAPEGNO, Manzoni tra De Sanctis e Gramsci, in «Società», VIII, 1952, pp. 7-19 (Æ52.21), cui risponde Angelo
ROMANÒ, Gramsci, Manzoni e gli umili, in «Rassegna di Politica e di Storia», I, 1955, pp. 26-32 (Æ55.24)e, con conclusioni
rimaneggiate, ID., Manzoni visto da Gramsci, in «L'osservatore Politico Letterario», II, n. 10, 1956, pp. 67-78 (Æ56.18).
28 Cfr. Adriano SERONI, De Sanctis, Zola e la cultura italiana moderna, in «Rinascita», X, 1953, pp. 492-497 (Æ53.21).
29 LIGUORI, Gramsci conteso cit., p. 63.
30 Ibidem.
IX
La storia del PCI
Il 1953 segna un forte scossone per la storiografia del PCI che, nell'aprile 1952, ha appena prodotto un
volume collettivo di carattere divulgativo in occasione dei trent'anni dalla fondazione del partito 31 .
Nell'anno, dunque, delle elezioni politiche con la «legge truffa» Fulvio Bellini e Giorgio Galli, critici «a
sinistra», pubblicano una Storia del Partito comunista italiano 32 , e dalle colonne estive de «Il Mondo»,
Angelo Tasca viene proponendo la personale testimonianza su I primi dieci anni del Partito comunista
italiano 33 . Galli e Bellini tentano la prima ricostruzione organica della vicenda storica del partito con un
taglio critico contrapposto alle interpretazioni «ufficiali». Ad esempio, riguardo la figura di Bordiga,
aspramente critico verso l'ideologia dell'«Ordine Nuovo», è sottolineato «in modo marcato e argomentato il
ruolo di primissimo piano avuto dall'ingegnere napoletano nella scissione di Livorno e poi fino al Congresso
di Lione» 34 , provato anche dal riferimento ad atteggiamenti e giudizi gramsciani inconciliabili con le
semplificazioni della storiografia precedente. Questa rivalutazione, in linea con un'impostazione critica da
sinistra dello stalinismo, coinvolge «sia l'azione di Gramsci, interpretata come il primo momento di
accettazione della prassi staliniana, sia la successiva direzione politica di Togliatti, identificata ormai senza
riserve con lo stalinismo» 35 .
Per gli articoli pubblicati tra l'agosto e il settembre 1953, Tasca utilizza la «conoscenza di prima mano
dei fatti di cui era stato protagonista» 36 . Anche questa ricostruzione risente delle posizioni politiche
dell'autore, dirigente di primo piano del partito fino all'espulsione avvenuta nel 1929 ed in aperto contrasto
con Gramsci già dal 1920 37 , Tasca durante la guerra fredda approda a «posizioni di irriducibile
anticomunismo» 38 . Negli scritti dell'ex-dirigente comunista emergono i dissensi tra i giovani torinesi, ma
soprattutto, in opposizione al disegno storiografico che fa degli ordinovisti il gruppo omogeneo protagonista
nella fondazione del PCd'I, è riconosciuto il ruolo preminente di Bordiga, della cui maggioranza fecero parte
anche Gramsci e Togliatti. Tasca nega radicalmente la linea interpretativa che vede la storia del partito
scandita da una successione di momenti positivi sotto la guida del binomio perfetto Gramsci-Togliatti, con
un ridimensionamento deciso dell'esperienza consiliare nella storia del partito, movimento cui Tasca è stato
teoricamente contrario fin dal principio.
31 Cfr. Trenta anni di vita e lotte del P.C.I., a cura di Palmiro Togliatti, Roma, Rinascita, 1952 (Æ52.01).
32 Cfr. Fulvio BELLINI, Giorgio GALLI, Storia del Partito Comunista Italiano, Milano, Schwarz, 1953 (Æ53.03).
33 Cfr. i segg. artt. di Angelo TASCA: I primi dieci anni del Partito Comunista Italiano, in «Il Mondo», V, 1953, La storia e la
preistoria, n. 33, 18 agosto, pp. 3-4; L’«Ordine Nuovo», n. 34, 25 agosto, p. 5; Comunismo e fascismo, n. 35, 1 settembre, pp. 9-
10; Ordinovisti e bordighisti, n. 36, 8 settembre, pp. 9-10; La direzione clandestina, n. 37, 15 settembre, pp. 9-10; La nuova
politica, n. 38, 22 settembre, pp. 9-10 (Æ53.38).
34 LIGUORI, Gramsci conteso cit., p. 75.
35 Gian Carlo JOCTEAU, Leggere Gramsci. Una guida alle interpretazioni, Milano, Feltrinelli, 1975, p. 62.
36 LIGUORI, Gramsci conteso cit., p. 77.
37 Cfr. Paolo SPRIANO, «L'Ordine Nuovo» e i Consigli di fabbrica, Torino, Einaudi, 19712, pp. 88-89.
38 LIGUORI, Gramsci conteso cit., p. 77.
X
L'anno della morte di Stalin segna dunque la rottura del monopolio del PCI sulla propria storiografia,
costituendo le lontane premesse di una ricostruzione più scientifica aderente ai fatti.
Nel 1954 esce L'Ordine Nuovo. 1919-1920 39 , raccolta di scritti gramsciani del periodo 1919-1920, fino
a quel momento per lo più sconosciuti, escluse alcune rare apparizioni in riviste 40 ; a ridosso dell'uscita, è
paventata la censura di partito, per non scoprire «l'esplicita critica demolitrice della linea del PCI» 41 del
Gramsci politico, o del cosiddetto «Gramsci proibito» 42 .
Alla vigilia della pubblicazione, l'interesse per il periodo consiliarista gramsciano ha già ricevuto
contributi di carattere storico e brevi testimonianze di carattere biografico apparse nei quotidiani 43 . Solo nel
saggio di Aldo Garosci, Totalitarismo e storicismo nel pensiero di Antonio Gramsci 44 , si trovano riflessioni
di teoria politica più approfondite, in chiave sostanzialmente, talora pesantemente polemica. Sarà
necessario attendere almeno due anni dalla pubblicazione degli scritti del 1919-1920, per leggere i primi
studi organici sulla teoria politica ordinovista.
La recensione di Togliatti, Storia come pensiero e come azione 45 , mira a sostenere la continuità tra gli
scritti in L'Ordine Nuovo e i Quaderni, in contrasto con le interpretazioni critiche che, guardando
nostalgicamente alle note carcerarie, hanno teorizzato una frattura fra «la comprensione della realtà e la
lotta reale» 46 . Accanto all'indicazione di metodo secondo cui la prassi è il momento della conoscenza,
emerge l'invito a contestualizzare la figura e l'opera di Gramsci, per mettere in discussione «una immagine
ormai consolidata dell'autore dei Quaderni: quella dello studioso, dello spirito interessato solo al für
ewig» 47 .
prossima pubblicazione dell'opera precarceraria intende, con riferimenti espliciti, polemicamente cancellare tendenziosi timori.
43 Oltre ad Angelo TASCA, I primi dieci anni… cit. (Æ53.38), cfr. Battista SANTHIÀ, Discutendo con Gramsci, in «L’Unità», XIX, n.
24, 27 gennaio 1952, p. 3 (Æ52.52); Giovanni CARSANO, Gramsci nel ricordo di un operaio torinese, in «L’Unità» [ed.
piemontese], XXIX, n. 19, 22 gennaio 1952, p. 3 (Æ52.49); Giovanni CARSANO, Come la Brigata Sassari fraternizzò con i
lavoratori. Gramsci nel ricordo di un operaio torinese, in «L’Unità» [ed. piemontese], XXIX, n. 101, 27 aprile 1952, p. 3 (Æ52.50)
e Giovanni CARSANO, Gramsci e gli operai, in «L’Unità» [ed. piemontese], XXX, n. 100, 26 aprile 1953, p. 3 (Æ53.34).
44 Cfr. Aldo GAROSCI, Totalitarismo e storicismo nel pensiero di Antonio Gramsci, in Pensiero politico e storiografia moderna,
Pisa, Nistri-Lischi, 1954, pp. 193-257; specificamente sulla teoria consiliarista di Gramsci, vedi pp. 200-204 (Æ54.02).
45 Cfr. Palmiro TOGLIATTI, Storia come pensiero e come azione, in «Rinascita», XI, 1954, pp. 709-713 (Æ54.31); tesi già sostenuta nella recensione
di Giuseppe CARBONE, Un solo Gramsci, in «Incontri Oggi», III, n. 10, 1954, p. 29 (Æ54.26).
46 TOGLIATTI, Storia come pensiero… cit., p. 709 (Æ54.31).
47 LIGUORI, Gramsci conteso cit., p. 84.
XI
Studi sistematici
A tre anni dalla pubblicazione completa delle note carcerarie, sistemate tematicamente, Gastone
Manacorda e Carlo Muscetta, in occasione dei dieci anni della rivista che dirigono, «Società», pubblicano
alcune riflessioni sotto il titolo Gramsci e l’unità della cultura 48 . Lo scritto inizia con un richiamo al rigore
nello studio delle pagine gramsciane, chiarificatrici a proposito del rapporto tra «cultura e politica»; in tal
modo gli autori offrono una panoramica sintetica, ma architettonica, della filosofia e dell’approccio
metodologico gramsciano, inglobati in una concezione storicistica della cultura.
Un altro studio sistematico, per quanto riguarda la ricostruzione della biografia del Sardo, è la Vita del
carcere di Antonio Gramsci 49 , in cui Domenico Zucàro raccoglie i risultati di uno studio fondato su di un
lungo viaggio per l'Italia alla ricerca di documenti e di testimonianze, i cui risultati parziali sono stati
pubblicati negli anni precedenti in saggi o articoli su periodici.
In uno studio che ha almeno il merito di essere uno tra i primi, o il primo in assoluto, sul tema La cultura
italiana e il marxismo dal 1945 al 1951 50 , Nicola Matteucci individua come fonti a cui attingere per lo
sviluppo del marxismo: Antonio Labriola, Gramsci, e Rodolfo Mondolfo. Quest'ultimo, nella primavera del
1955, pubblica su «Critica Sociale» un saggio in tre parti dal titolo Intorno a Gramsci e alla filosofia della
prassi 51 , dove precisa la propria collocazione all'interno del marxismo italiano e confuta la tesi di Matteucci
secondo cui la comunanza con il pensiero di Gramsci consterebbe solo nella pars destruens volta a
confutare altre filosofie. Mondolfo premette una coincidenza di pensiero: per ambedue, ossia Gramsci e lui
stesso, il punto di partenza è la lettura antimetafisica di Marx compiuta da Labriola in una concezione
originale e autonoma della realtà. Più avanti Mondolfo indica nell'assimilazione del leninismo la causa
primaria e insanabile delle proprie divergenze teoriche con Gramsci.
In questa direzione politica Mondolfo individua una contraddizione del pensiero gramsciano, che se
profondamente marxista nell'enucleazione di concetti quali il «blocco storico», si pone alla deriva, per
48 Cfr. Gastone MANACORDA, Carlo MUSCETTA, Gramsci e l’unità della cultura, in «Società», X, 1954, pp. 1-22 (Æ54.17).
49 Cfr. Domenico ZUCÀRO, Vita del carcere di Antonio Gramsci, Milano-Roma, Edizioni Avanti!, 1954 (Æ54.01).
50 Cfr. Nicola MATTEUCCI, La cultura italiana e il marxismo dal 1945 al 1951, in «Rivista di Filosofia», XLIV, 1953, pp. 61-85
(Æ53.14).
51 Cfr. Rodolfo MONDOLFO, Intorno a Gramsci e alla filosofia della prassi, in «Critica Sociale», XLVII, 1955, pp. 93-95; 105-108;
123-127 (Æ55.23); il saggio è immediatamente pubblicato in volume ID., Intorno a Gramsci e alla filosofia della prassi,
Prefazione di Enrico Bassi, Milano, Edizioni della «Critica Sociale», 1955, pp. 20-61 (Æ55.09).
XII
servirsi delle parole di uno studioso gramsciano, verso le «forzature giacobine e le degenerazioni
staliniste» 52 .
Le «Cronache» di Garin
In una recensione alle Cronache di filosofia italiana 53 di Eugenio Garin, Giuseppe Petronio 54 mostra
come, a quasi tre anni dalla morte del filosofo napoletano, le questioni poste da Il materialismo storico e la
filosofia di Benedetto Croce 55 siano ancora feconde. Garin si starebbe muovendo in quell'ambiente
culturale che da un decennio è volto a destrutturare la filosofia crociana per «introdurre in Italia la filosofia
della prassi inserendola nella nostra tradizione culturale, è appunto l'Anti-Croce» 56 , la cui elaborazione
sembrava «a Gramsci poter avere, nell'atmosfera culturale contemporanea, "il significato e l'importanza
che ha avuto l'Anti-Dühring per la generazione precedente la guerra mondiale"» 57 .
A distaccarsi da questa linea interpretativa focalizzata sulla lettura dell'opera carceraria nei confini della
tradizione culturale italiana è un saggio di Roberto Guiducci su Gramsci e la scienza 58 . L'autore, ingegnere
di formazione, tenta di spiegare i presupposti ontologici gramsciani partendo dalla critica al Manuale
popolare di sociologia di Bucharin 59 , che, in polemica con il soggettivismo, erroneamente stabilisce
l'assoluta realtà oggettiva del mondo esterno. In vista di un chiarimento della filosofia della prassi su questo
punto, Gramsci imposta le sue argomentazioni non già sul piano teoretico, ma descrive la ricezione delle
antitetiche posizioni idealistica e materialistico-realistica da parte delle differenti componenti sociali.
L'originalità della riflessione di Guiducci emerge nelle molteplici diramazioni che prende l'analisi specifica di
concetti che vanno dal «senso comune» legato ad ideologia e folklore 60 , a quello di traducibilità «ristretta»
dei linguaggi (o paradigmi 61 ) scientifici.
29-45 (Æ55.18).
59 Cfr. Nikolai BUCHARIN, Theorie des historischen Materialismus. Gemeinverständliches Lehrbuch der Marxistischen Soziologie,
autorisierte Übersetzung aus dem Russischen von Frida Rubiner, Hamburg, Verlag der Kommunistischen Internationale, 1922;
l'edizione originale è del dicembre dell'anno precedente ID. Теория исторического материализма. Популярный учебник
марксистской социологии, Москва, Госиздат, 1921.
60 Cfr. Guido LIGUORI, Ideologia, in Le parole di Gramsci. Per un lessico dei Quaderni del carcere, a cura di Fabio Frosini e Guido
XIII
Un Gramsci dai tratti internazionalisti
A seguito della pubblicazione della raccolta L'Ordine Nuovo, Livio Maitan, dirigente e teorico di
formazione trockista, rivede nel breve Attualità di Gramsci e politica comunista 62 le proprie posizioni
critiche su Gramsci, espresse precedentemente in articoli apparsi sul periodico «Bandiera Rossa» 63 . Lo
scritto segue cronologicamente lo sviluppo del pensiero giovanile del leader comunista concentrandosi
sulla teoria consiliare, si sofferma altresì sulla concezione gramsciana del proletariato come classe
mondiale la cui «lotta va impostata con una prospettiva internazionale» 64 ed in questa direzione all'autore
preme principalmente evidenziare il «contrasto netto tra le posizioni di Gramsci e le posizioni degli attuali
dirigenti del Partito Comunista».
Tra il marzo e il luglio 1956 la rivista «Il Contemporaneo» ospita una «discussione caotica e
multiforme» «incentrata soprattutto su due temi: la problematica del rapporto tra politica e cultura, tra
intellettuali e partito; e gli errori e i ritardi della politica culturale comunista nell'ultimo decennio» 65 . Marri 66 ,
Spriano 67 e Alicata 68 difendono la linea di studi che parte da Gramsci, letta da Calvino e Geymonat come
una chiusura della cultura nazionale italiana a favore dell'egemonia idealista 69 .
La monografia di Carlo Leopoldo Ottino, Concetti fondamentali nella teoria politica di Antonio
Gramsci 70 , sviluppo della tesi di laurea, seppur oggi giudicato uno scritto limitato dalla contiguità a certl
schemi ideologici propri dell'età staliniana 71 , è da considerarsi, come nota l'autore stesso, il «primo
organico tentativo di fornire un quadro criticamente sistematico del pensiero gramsciano nelle sue più
62 Cfr. Livio MAITAN, Attualità di Gramsci e politica comunista, Schwarz, Milano 1955 (Æ55.04).
63 Cfr. i tre articoli di Livio MAITAN, Gramsci e Trotzky. La speculazione di un intellettuale staliniano, Gramsci ignorava le reali
posizioni di Trotsky e Ancora su Trotzky e Gramsci, in «Bandiera Rossa», II, n. 5, 6, 7, 1951.
64 Ivi, p. 24.
65 LIGUORI, Gramsci conteso, cit., p. 92
66 Cfr. Romolo MARRI, L'intelletto organico, in «Il Contemporaneo», III, n. 17, 28 aprile 1956, p. 7 (Æ56.28).
67 Cfr. Paolo SPRIANO, La società civile, in «Il Contemporaneo», III, n. 22, 2 giugno 1956, p. 6 (Æ56.32).
68 Cfr. Mario ALICATA, Troppo poco gramsciani, In «Il Contemporaneo», III, n. 26, 30 giugno 1956, pp. 6-7 (Æ56.26).
69 Cfr. gli articoli di Italo CALVINO, Nord e Roma-sud e di Ludovico GEYMONAT, Troppo idealismo, rispettivamente pubblicati nei
numeri 13 e 14 del 1956 in «Il Contemporaneo»; questi ed i precedenti contributi al dibattito sono raccolti in Gli intellettuali di
sinistra e la crisi del 1956, a cura di Giuseppe Vacca, Roma, Editori Riuniti, 1978.
70 Cfr. Carlo Leopoldo OTTINO, Concetti fondamentali nella teoria politica di Antonio Gramsci, Feltrinelli, Milano 1956 (Æ56.02).
71 JOCTEAU, Leggere Gramsci..., cit., p. 65.
XIV
dirette implicanze politiche» 72 . Dalla formazione teorico-pratica del giovane Gramsci allo Stato e
all'egemonia attraverso lo strumento essenziale che è il partito, Ottino dà chiarimenti essenziali e ed
apprezzabili per l'epoca, pur riconoscendo, noi oggi, che il suo lavoro non sembra essere scalfito dal
terremoto critico che sconvolge la produzione culturale e il dibattito intellettuale di questo periodo, e in
particolare del fatidico anno 1956.
Intanto, un giovane militante del Biennio rosso, Battista Santhià, raccoglie nelle efficaci pagine di Con
Gramsci all'Ordine Nuovo 73 le memorie di lotta della classe operaia torinese, in cui è protagonista il profilo
umano e politico di Gramsci, la sua comprensione delle questioni maggiormente rilevanti della produzione
nella fabbrica e l'organizzazione politica dei Consigli di fabbrica.
Santhià offre una panoramica degli avvenimenti cui sono collegati gli articoli gramsciani dell'«Ordine
Nuovo», dall’autore seguiti e citati ampiamente.
XV
Un percorso tra i temi
Per quanto riguarda la biografia di Antonio Gramsci, la storiografia del periodo compreso tra il 1952 e il
1956 è da suddividere in due settori, per così dire: quella che si occupa del giovane Gramsci e quella sul
periodo successivo all'arresto. In questi due filoni, un'ulteriore differenziazione formale è fra scritti a
carattere testimoniale ed i contributi che si basano principalmente su fonti inedite o d'archivio.
Le testimonianze sul periodo giovanile raccontano principalmente le esperienze del Biennio rosso:
dall'articolo di Battista Santhià, Discutendo con Gramsci 74 , in cui sono ripercorse le discussioni personali
tra l'autore e il Sardo riguardo le strategie politiche da adottare, al ricordo di Giovanni Carsano 75 , che
esemplifica gli interventi gramsciani alle assemblee operaie, così come nella poesia di Velso Mucci, dove il
futuro leader comunista si fa «pastore d'uomini» 76 percorrendo tra i portici del centro di Torino e le officine
delle periferie.
A seguito delle copiose testimonianze lasciate da Angelo Tasca alle pagine de «Il Mondo» 77 , in
occasione della pubblicazione della raccolta L'Ordine Nuovo, anche Umberto Terracini dà il proprio
contributo dalle colonne del «Calendario del Popolo» 78 , cui segue nell'anno successivo il racconto di un
Brindisi notturno 79 nella notte della fondazione del PCd'I; mentre nella stessa pagina del settimanale
comunista illustrato «Vie Nuove» è pubblicato da Felice Chilanti 80 un articolo che raccoglie alcune
testimonianze di comunisti livornesi presenti nel 1921 ed il loro approccio con Gramsci.
74 Cfr. Battista SANTHIÀ, Discutendo con Gramsci, in «L’Unità» [ed. piemontese], XIX, n. 24, 27 gennaio 1952, p. 3 (Æ52.52).
75 Cfr. Giovanni CARSANO, Gramsci e gli operai, in «L’Unità» [ed. piemontese], XXX, n. 100, 26 aprile 1953, p. 3 (Æ54.34).
76 Cfr. Velso MUCCI, Ricordo di Gramsci, in ID., L’umana compagnia, Roma, Il Costume, 1953, pp. 75-78 (Æ53.41).
77 Cfr. TASCA, I primi dieci anni… cit. (Æ53.38).
78 Umberto TERRACINI, Gramsci e «L'Ordine Nuovo» nel tempestoso biennio ’19-’20. Matura lo scontro decisivo nel caos
dell'immediato dopoguerra e Gramsci e i consigli di fabbrica, in «Il Calendario del Popolo», XI, 1955, p. 1906 e 1931 (Æ55.25).
79 Umberto TERRACINI, Brindisi notturno per la nascita del partito, in «Vie Nuove», XI, 1956, pp. 12-13 (Æ56.33).
80 Felice CHILANTI, Livorno. Parlano i testimoni della nascita del Pci, in «Vie Nuove» [Roma], XI (1956) pp. 10-12, 14 (Æ56.27).
XVI
Per il periodo precedente, una testimonianza è data da Gaetano Salvemini 81 che, riprendendo un
passo di La questione meridionale 82 , puntualizza la vicenda che lo vide protagonista della proposta,
avanzata anche da Gramsci, di una sua candidatura al IV Collegio di Torino, per le elezioni del 1914.
Anche all'interno di biografie di altri personaggi troviamo frammenti di intense memorie e testimonianze
riguardanti il fondatore dell'«Ordine Nuovo»: è il caso del ricordo dedicato da Mario Alicata a Ruggero
Grieco, «uno dei più geniali discepoli e continuatori dell'opera di Gramsci» 83 ; ma anche, per esempio, nella
ricostruzione della latitanza torinese di Gastone Sozzi 84 il Sardo ricopre un ruolo determinante
caldeggiando la partenza del giovane romagnolo per l'Unione Sovietica.
Seguendo la falsariga di queste testimonianze prevalentemente dedicate al Gramsci ordinovista, un
contributo più organico è dato dal già menzionato Con Gramsci all'Ordine Nuovo di Santhià, dove i ricordi
personali dell'autore aiutano a ripercorrere gli avvenimenti che scossero gli operai delle fabbriche torinesi e
l'intensa attività organizzativa posta in essere dal gruppo capeggiato da Gramsci.
Tra gli scritti basati su fonti primarie dirette riguardanti il periodo precarcerario dà un contributo
Domenico Zucàro quando accenna al rapporto di Gramsci con la Sardegna attraverso il breve carteggio
Gramsci-Lussu 85 e alla permanenza romana 86 .
Si occupano prevalentemente di questo primo periodo della biografia del Sardo ed a grandi falcate le
opere storiografiche concernenti il PCI e la sua fondazione, dove normalmente l'ombra della figura di
Gramsci scema dopo il Congresso di Lione per poi riapparire improvvisamente al momento della morte nel
1937; ne sono esempi i Trent'anni di lotte dei comunisti italiani di Paolo Robotti e Giovanni Germanetto 87 ,
la Storia del Partito Comunista Italiano redatta da Giorgio Galli e Fulvio Bellini 88 e l'opuscolo di Luciano
Gruppi e Enzo Modica, Il Partito Comunista Italiano (1921-1955) 89 ma anche la biografia testimoniale e
colloquiale, a carattere “ufficioso” di Togliatti scritta da Marcella e Maurizio Ferrara 90 . Il pensiero e il ruolo di
Gramsci, pur con forzature ed omissioni, emerge invece fortemente nel “II Quaderno” di «Rinascita» 91 .
81 Gaetano SALVEMINI, Prefazione, in Scritti sulla questione meridionale (1896-1955), Torino, Einaudi, 1955, pp. XXIII-XXVI
(Æ55.11).
82 GRAMSCI, La questione meridionale, a cura della Commissione culturale della Federazione torinese del Pci, Tipografia
documenti dagli originali cfr. ID., Due lettere inedite di Antonio Gramsci, in «Mondo Operaio», V, n. 11, 7 giugno 1952, pp. 17-18
(Æ52.56).
87 Cfr. Paolo ROBOTTI, Giovanni GERMANETTO, Un grave lutto del P.C.I.: la morte di Antonio Gramsci, in Trent'anni di lotte dei
comunisti italiani. 1921-1951, Roma, Edizioni di cultura sociale, 1952, pp. 163-166 (Æ52.03).
88 Cfr. Fulvio BELLINI, Giorgio GALLI, Storia del Partito Comunista Italiano, Milano, Schwarz, 1953 (Æ53.03).
89 Cfr. Luciano GRUPPI, Enzo MODICA, Il Partito Comunista Italiano (1921-1955), Roma, Edizioni di Cultura Sociale, 1955
(Æ55.12).
90 Cfr. Marcella FERRARA, Maurizio FERRARA, Conversando con Togliatti, Roma, Edizioni di Cultura Sociale, 1953 (Æ53.02).
91 Cfr. [TOGLIATTI] Trenta anni di vita e lotte… cit. (Æ52.01).
XVII
Poche sono le testimonianze che riguardano il Gramsci prigioniero. Aurelio Fontana ricorda qualche
aneddoto su Gramsci nel penitenziario di Turi 92 , Antonio Pescarzoli racconta i giorni passati insieme al
Carcere del Carmine di Napoli 93 , mentre Giovanni Carsano, con un quadro del processo al Tribunale
Speciale, racconta delle attività culturali organizzate comunque da Gramsci, nonché le vicissitudini
burocratiche per il trasferimento a Turi.
Primeggia la ricerca di Domenico Zucàro tra gli studi storici dedicati alla vita di Gramsci dopo l'arresto.
Ogni spostamento del detenuto è seguito sistematicamente dall'autore e dove è possibile, sono riprodotti i
documenti. Dall'arresto al confino 94 , da San Vittore 95 alla Clinica «Qui si sana» 96 fino alla morte 97 , ogni
avvenimento è ricostruito in un saggio a sé pubblicato in periodici; questi contributi parziali confluiscono nel
1954 nella monografia dedicata da Zucàro alla succitata Vita del carcere di Antonio Gramsci.
•••
Una gran parte degli scritti di questi anni riguarda la filosofia di Gramsci all'interno della tradizione
marxista oppure il confronto con Croce e il crocianesimo, con il retroterra della cultura torinese o dei
rapporti tra cultura e politica; si trova peraltro un numero notevole di studi dedicati alle molteplici
diramazioni del pensiero gramsciano che vanno dalla storiografia alla letteratura, dal folklore alla questione
meridionale, dallo studio della struttura della fabbrica, del partito al concetto di rivoluzione passiva e ancora
osservazioni sulla pedagogia, sul cinema.
Per quanto riguarda il periodo ordinovista gli studi analizzano il nascente sistema politico ed i
presupposti ideologici della Rivoluzione d'Ottobre, talora con confronti rispetto all'ortodossia marxista.
Un capitolo a parte merita la discussione sulla conoscenza, l'influsso e l'utilizzo dell'opera del Sardo
nella cultura coeva, italiana e straniera.
92 Cfr. Aurelio FONTANA, Cinque aneddoti della vita carceraria di Antonio Gramsci, in «Rinascita», IX, 1952, pp. 170-171
(Æ52.13).
93 Cfr. Antonio PESCARZOLI, Due giorni di carcere in compagnia di Antonio Gramsci. Vecchi ricordi di un detenuto politico, in «Il
(Æ53.24).
95 Cfr. Domenico ZUCÀRO, Antonio Gramsci a S. Vittore per l'istruttoria del “processone” (Con alcuni documenti inediti), in «Il
XVIII
La filosofia di Antonio Gramsci nella tradizione marxista
In uno studio sul pensiero socialista di Antonio Labriola, Luciano Cafagna ricorre alle note di Il
materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce per spiegare e nel contempo respingere le critiche
sommarie di Trockij al filosofo di Cassino 98 , ma molto più esplicitamente, Liliano Faenza 99 sente
riecheggiare nell'opera del Sardo i presupposti dell'autonomia della filosofia della prassi postulati da
Labriola, di cui Gramsci è presentato come continuatore avendo superato la cesura tra teoria e pratica
attraverso l'esperienza ordinovista e con la rivendicazione del concetto di egemonia. Il paragone istituito da
Faenza tra la polemica gramsciana contro Bucharin e quella di Labriola contro il positivismo del XIX secolo,
riporta al saggio di Mondolfo 100 dove, insieme alla concezione originale, autonoma, della realtà da
ricondurre al Labriola, è accettata la spiegazione che Gramsci dà del marxismo ortodosso di Bucharin.
Nello stesso anno, ancora uno studio di Riccardo Venturini 101 indica nell'affermazione di Labriola
dell'indipendenza filosofica del materialismo storico la continuità dell'opera gramsciana e la prosecuzione
della serrata critica al determinismo.
Questi due ultimi saggi, di Mondolfo e di Venturini, si occupano approfonditamente dell'esame critico al
Saggio popolare di sociologia di Bucharin; Venturini più esplicitamente vi scorge la portata molto vasta del
tema che porta Gramsci a delicate analisi sull'oggettività, sul «senso comune» o, per riunire la molteplicità
di temi sotto un unico concetto, sul problema della conoscenza. Ancora nel 1955, queste stesse
problematiche sono affrontate nel già citato saggio di Roberto Guiducci 102 (un incipit è probabilmente il
saggio di Mondolfo), i cui limiti «umanistici» dell'autore portano anche il pregio di un taglio decisamente
meno speculativo e polemico che accompagna l'attenzione alle opinioni di Gramsci sulla logica formale e
matematica.
Le critiche dell'ideologismo scientifico sono state precedentemente portate avanti da Manacorda e
Muscetta nello succitato scritto Gramsci e l'unità della cultura, dove la questione della conoscenza è riletta
nella sua funzione di «dominio del reale» 103 .
98 Cfr. Luciano CAFAGNA, Antonio Labriola e la «coscienza socialista» in Italia, in «Movimento Operaio», VI, 1954, p. 667
(Æ54.07).
99 Cfr. FAENZA, Liliano, Labriola e Gramsci, in «Mondo Operaio», VII, 1954, pp. 15-17 (Æ54.11).
100 Cfr. MONDOLFO, Intorno a Gramsci… cit. (Æ55.23).
101 Cfr. Riccardo VENTURINI, Le “Opere di Antonio Gramsci”, in «Rassegna di filosofia», IV, 1955, pp. 48-75 (Æ55.26).
102 Cfr. GUIDUCCI, Gramsci e la scienza… cit. (Æ55.18).
103 MANACORDA, MUSCETTA, Gramsci e l’unità… cit., p. 4 (Æ54.17).
XIX
Cultura e politica
Il rapporto tra politica e cultura, tema fondamentale del pensiero gramsciano, è affrontato nello scritto a
carattere generale di Nicola Matteucci, Cultura e politica 104 , dove l'accento è posto sull'adesione politica e
morale al partito; a questa contingenza si possono far risalire le critiche di Mondolfo 105 alle istanze
bolsceviche del pensiero gramsciano, dove la mancanza di indipendenza nel rapporto libertà-autorità è
inteso come un rovesciamento della filosofia della prassi; o quelle di Garosci al «rinnovato totalitarismo» 106
gramsciano che «riposa sostanzialmente sull'idea epurata di un "salto" fuori dalle contraddizioni della
società grazie a una ferrea organizzazione, che cerca di legarsi le forze intellettuali e di sottometersele» 107 .
Presumibilmente sulle dure critiche di Mondolfo e Garosci influisce la situazione storica, se già nel
1953 nella rivista «Scuola e Città» Lamberto Borghi 108 indicava, a confronto con le concezioni di Gentile e
Croce, i limiti dell'idea di libertà di Gramsci nell'inevitabilità della degenerazione autoritaria e burocratica
dell'ideologia comunista.
Decisamente più ottimista è Guiducci già sul finire del 1954 quando scrive La questione della cultura di
sinistra 109 : l'idea leninista di “partitarietà” della cultura è accettata positivamente, in vista, sull'esempio di
Gramsci, di un rinnovamento culturale che sia autenticamente rivoluzionario e, come sviluppa l'anno
seguente in Pamphlet sul disgelo e sulla cultura di sinistra 110 , il rischio ed il tentativo politico sono stati per
il Sardo anche la ricerca filosofica e culturale, o ancora in Socialismo e verità 111 la ricerca scientifica è
considerata parte integrante della partecipazione politica attiva e consapevole.
A negare qualsiasi importanza teorica al rapporto tra cultura e politica nel pensiero del Sardo, giunge
invece Franco Rizzo 112 , che sostiene la natura di documento dell'opera gramsciana per gli studi sulle
manifestazioni culturali del fascismo: è comunque da rilevare che a differenza dei saggi precedenti, dai
puntuali riferimenti in nota, questo scritto poggia principalmente su fonti secondarie e degli scritti
gramsciani l'autore dimostra una conoscenza sistematica solamente delle Lettere dal carcere 113 .
104 Cfr. Nicola MATTEUCCI, Cultura e politica, in «Il Mulino», I, 1952, pp. 161-169 (Æ52.17).
105 Cfr. MONDOLFO, Intorno a Gramsci… cit. (Æ55.23).
106 Cfr. GAROSCI, Totalitarismo e storicismo… cit., p. 241 (Æ54.02).
107 Ibidem.
108 Cfr. Lamberto BORGHI, Gramsci e i marxisti, in L'attuale dibattito sulla libertà in Italia e la sua portata educativa, in «Scuola e
55-66 (Æ56.16).
113 Cfr. GRAMSCI, Lettere dal carcere, Einaudi, Torino 1947; nuova ediz., a cura di Sergio Caprioglio, Elsa Fubini, 1965.
XX
Croce dopo Gramsci
La testimonianza di Romano Pasi 114 , lettore del mensile «Incontri», per l'inchiesta della rivista sul
significato coevo dell'opera di Benedetto Croce, indica chiaramente lo stato della ricezione dell'opera del
filosofo napoletano come antagonista per le giovani generazioni. Di lui si riconosce comunque il legame
profondo con l’insegnamento gramsciano; ben più in là si spinge l'interpretazione di Armando Parlato 115
secondo cui il pensiero del Sardo, pur richiamandosi al marxismo, si svolge in linea con l’idealismo
crociano per le sue caratteristiche soggettivistiche volte a negare l’esistenza di qualcosa all’infuori della
coscienza e dell’azione dell’uomo e per l'equiparazione di base e sovrastruttura nella determinazione del
processo storico.
Un anno prima della pubblicazione delle Lezioni di Storia Moderna di Nino Valeri 116 , che rilevano il
nesso dialettico dei Quaderni del carcere con la filosofia del Croce, e dell'opera di Garin 117 , qui
precedentemente ricordata insieme alla recensione di Petronio 118 che vi trova un contributo alla
costruzione dell'«Anti-Croce» auspicato da Gramsci, Liliano Faenza 119 ricorda il percorso inaugurato
dall'opera carceraria in contrapposizione al neoidealismo italiano e più precisamente proprio in vista del
progetto di un «Anti-Croce».
Un contributo di spessore filosofico sullo storicismo crociano riletto da Gramsci è dato Furio Diaz che
vede il pensatore sardo spingere «la "storicità" alle sue più rigorose conseguenze», «anche se in un certo
senso, ciò volesse dire un sostanziale rovesciamento della impostazione dello storicismo» 120 .
Il rapporto e soprattutto l'apporto di Gramsci al fermento culturale che attraversa la città sabauda
all'inizio del secolo viene riletto da una figura carismatica della cultura torinese, Gioele Solar,i 121 filtrato
dalla figura di Piero Gobetti, giovane intellettuale che coglie l'importanza delle lotte degli operai torinesi e
114 Cfr. Romano PASI, Croce dopo Gramsci, in «Incontri Oggi», II, 1953, pp. 6-7 (Æ53.18).
115 Cfr. Armando PARLATO, Qualche nota all'articolo di Lukács su "L'Estetica", in «Battaglia Comunista», XIV, 1953, p. 2 e ID.,
Nota su Gramsci, in «Prometeo», VII, 1954, pp. 20-27 (Æ53.17).
116 Cfr. Nino VALERI, La crisi del socialismo nel dopoguerra. Gramsci, in Lezioni di Storia Moderna. Appunti intorno alla crisi del
primo dopoguerra, Milano, «La Goliardica» Edizioni Universitarie, 1955, pp. 85-91 (Æ55.08).
117 Cfr. GARIN, Cronache di filosofia… cit. (Æ55.03).
118 Cfr. PETRONIO, Gramsci e i tempi… cit. (Æ55.36).
119 Cfr. FAENZA, Labriola e Gramsci cit. (Æ54.11).
120 Cfr. Furio DIAZ, Sviluppi dello storicismo crociano, in ID., Storicismi e storicità, Firenze, Parenti, 1956, pp. 24-61 (Æ56.04).
121 Cfr. Gioele SOLARI, Aldo Mautino nella tradizione culturale torinese da Gobetti alla Resistenza, a cura di Norberto Bobbio, in
Aldo MAUTINO, La formazione della filosofia politica di Benedetto Croce, Laterza, Bari 1953, pp. 3-132 (Æ53.05).
XXI
che subisce attivamente l'influsso delll'avanguardia teorica del movimento consiliare: il gruppo ordinovista
con Gramsci in testa.
Un allievo di Solari, militante della lotta antifascista fin dai primordi, Aldo Garosci 122 , nella sua analisi
del pensiero gramsciano giustamente non tralascia l'esperienza culturale nell'ateneo torinese e la battaglia
consiliarista, tra le radici dell'attività del futuro dirigente comunista.
Se Lucio Lombardo Radice 123 trova nella critica radicale alla democrazia prefascista alcune premesse
essenziali dell'antifascismo che hanno accomunato Gramsci e Gobetti, un altro torinese, Claudio Gorlier 124 ,
critica, con immotivata asprezza, quella che a suo giudizio appare la «ristrettezza» ideologica di Gramsci,
che gli avrebbe impedito di cogliere la forza ideale, politica e militare di quella borghesia piemontese che in
seguito avrebbe lottato per la Resistenza.
A collegare le figure di Gramsci e Gobetti non solo nella scenografia cittadina è Nino Valeri nel suo Da
Giolitti a Mussolini 125 , in cui è presa in considerazione l'attività di Gobetti alla luce della tattica ordinovista di
unione tra gli operai del nord ed i contadini del Mezzogiorno; ancora a sostegno della tesi della centralità
dell'esperienza ordinovista per Gobetti si inserisce un saggio di Giuseppe Pasquariello su Gobetti e
l'«Ordine Nuovo» 126 .
Nel XV anniversario della morte di Antonio Gramsci, Giacinto Cardona 127 premette una brevissima
analisi alla ripubblicazione dell'articolo, oggi celebre, del giovane Gramsci Socialismo e cultura 128 , in cui, a
suo dire, emergerebbe la visione di un’attività culturale che non può essere lasciata alla spontaneità ed è
sottolineata la vicinanza con il pensiero di Lenin in un momento in cui a Gramsci era ancora sconosciuto.
Contrario ad inserire l'opera di Gramsci all'interno della tradizione marxista-leninista, è invece Armando
Parlato 129 che, con Gennaro Fabbrocino, sostiene la sostanziale estraneità del pensiero del fondatore del
XV, 1954, n. 3, aprile-maggio, pp. 2-3; n. 4, giugno, p. 2; n. 5, luglio, p. 2 (Æ54.21) e ID., Valori conoscitivi dell'esperienza
proletaria, in «Battaglia Comunista», XV, 1954, n. 9, novembre, p. 2 e n. 10, dicembre, p. 2 (Æ54.22); Cfr. anche Gennaro
FABBROCINO, Questioni storiche dell'Internazionale comunista, in «Il Programma Comunista», III, 1954, n. 6, 12 marzo-2 aprile, p.
2 e ID., La sinistra comunista e l’ordinovismo, in «Il Programma Comunista», III, 1954, n. 7, 2-16 aprile, p. 2 (Æ54.10).
XXII
Partito Comunista dall'interpretazione vera dei meccanismi che devono portare alla rivoluzione proletaria, a
favore di deviazioni produttivistiche.
Tra le recensioni: Giuseppe Carbone 130 indica nell'opera del Sardo Un solo Gramsci, per cui già nel
periodo ordinovista si percepiscono i maggiori temi dei Quaderni del carcere; analogamente Carlo
Salinari 131 ritiene che la questione della civiltà operaia, implicita nelle riflessioni più tarde, sia richiamata
con forza negli articoli giovanili; Liliano Faenza 132 ne sottolinea i presupposti marxisti e la centralità
dell’esperienza leninista.
Tra il dicembre del 1954 e il febbraio successivo, sul mensile anarchico di Livorno «L'Impulso», Pier
Carlo Masini pubblica un saggio in tre parti che nel 1956 esce come opuscolo col titolo Antonio Gramsci e
l'Ordine Nuovo visti da un libertario 133 , in cui, nonostante alcuni articoli critici del Sardo verso il movimento
in cui Masini si identifica, l’autore riconosce una comunanza di vedute tra Gramsci e gli anarchici
nell'analisi del «nucleo libertario» dell’esperienza consiliare.
Per Ottino, analogamente, il sistema consiliare è da considerare espressione della «vera democrazia
operaia» 134 ; mentre Alicata 135 , sulla scia della recensione di Carbone, sottolinea il legame di questa
raccolta con i Quaderni, nel momento in cui la lotta politica, al bivio tra fascismo e rivoluzione, è la
trasposizione nell'azione della scientificità del metodo e della ricerca oggettiva della verità che emerge
dagli articoli gramsciani; al contrario, Matteucci 136 respinge la tesi della continuità dell'opera di Gramsci
proponendo i motivi fondamentali dell'antitesi tra i due momenti della riflessione politica del Sardo. Dal
canto suo, Giuliano Pischel 137 rileva un'altra suddivisione, questa volta all'interno della raccolta di articoli
gramsciani, tra una parte teorico-propagandistica e un'altra storica dedicata alle caratteristiche
dell’esperienza consiliare. Un'ultima recensione dell'attività pubblicistica di Gramsci si deve a Roberto
Guiducci 138 nel primo numero della sua rivista, «Ragionamenti», in cui sono analizzati, come sollecitazione
alla rielaborazione ideologica, i problemi che si pongono con la creazione di una nuova struttura
organizzativa come i Consigli di fabbrica.
Ancora nel 1955 esce il volume di Maitan 139 , il cui fulcro teorico è proprio l'esperienza ordinovista di
Gramsci; probabilmente rispetto a critiche simili a quelle condotte da Parlato e Fabbrocino, il dirigente
pronunciato da C. Berneri alla Radio CNT – FAI di Barcellona il 3 maggio 1937, Livorno, L’Impulso edizioni, 1956 (Æ56.10);
originariamente pubblicato come ID., Gli scritti di Gramsci degli anni 1919-1920, in «L’Impulso», VI, n. 12, 15 dicembre 1954, p.
3; VII, n. 1, 15 gennaio 1955, p. 3; VII, n. 2, 15 febbraio 1955, p. 3 (Æ55.22).
134 Cfr. Carlo Leopoldo OTTINO, rec. a Antonio Gramsci, L'Ordine Nuovo. 1919-1920 (1954), in «Movimento Operaio», VII, 1955,
(Æ55.37).
138 Cfr. Roberto GUIDUCCI, L'Ordine nuovo, in «Ragionamenti», I, 1955, pp. 1-5 (Æ55.33).
139 MAITAN, Attualità di Gramsci… cit. (Æ55.04).
XXIII
trockista difende l'opzione gramsciana, obbligata dalla contingenza politica, per la creazione di istituti che
avrebbero determinato una situazione di dualismo dei poteri, rispetto all'ortodossa scelta di una nuova
direzione rivoluzionaria del proletariato italiano.
Intanto, in una conferenza, l’autorevole dirigente Giancarlo Pajetta 140 sceglie un articolo gramsciano 141
per dimostrare non solo la tradizionale apertura dei comunisti al dialogo tra operai e contadini socialisti e
cattolici, ma la necessità, da parte comunista, di creare un sistema d’equilibrio politico con le istituzioni
ecclesiastiche. Nella presentazione 142 di tre articoli 143 , tra i quali uno sui cattolici, Anna Pagliuca rileva la
capacità, caratteristica già del giovane Gramsci, di pervenire alla scoperta di significati costanti nella storia
d'Italia, risalendo anche da un fatto minimo.
A conclusione del periodo preso in esame, il già citato volume di Ottino Concetti fondamentali nella
teoria politica di Antonio Gramsci dedica all'esperienza consiliare un solo paragrafo del capitolo sulla
formazione del giovane Gramsci, pur col pregio di darne una descrizione sfaccettata, benché succinta, nei
rapporti tra sindacato partito e stato consiliare.
Certo, a ben vedere, a due anni dall'uscita della raccolta dei testi ordinovisti non si può ritenere
soddisfacente, per profondità e organicità, l'analisi dedicata alla teoria consiliare e in genere al Gramsci del
periodo ’19-20.
140 Cfr. Gian Carlo PAJETTA, Come Gramsci poneva il problema dei rapporti con i cattolici, in Perché il colloquio tra i comunisti e i
cattolici? Conferenza tenuta a Treviso il 18 dicembre 1955, Roma, Seti, pp. 5-7 (Æ55.07).
141 Cfr. Antonio GRAMSCI, Cronache dell’«Ordine Nuovo» [XXIX], in «L’Ordine Nuovo», I, n. 41, 20 marzo 1920.
142 Cfr. Anna PAGLIUCA, Tre scritti di Gramsci sull'«Avanti!», in «Mondo Operaio», IX, 1956, p. 229 (Æ56.14).
143 Cfr. Antonio GRAMSCI, I cattolici italiani, in «Avanti!», [ed. milanese], XXII, n. 354, 24 dicembre 1918, Pagliuca fa riferimento a
questa pubblicazione, ma l’articolo è apparso precedentemente il 22 dicembre nell’edizione piemontese); ID., I liberali italiani, in
«Avanti!», [ed. piemontese e milanese], XXII, n. 253, 12 settembre 1918 e ID., Utopia, in «Avanti!», XXII, n. 204, 25 luglio 1918,
p. 2,
XXIV
Studi sui Quaderni del carcere
Nel 1952 Federico Chabod scrive a proposito di Croce storico un lungo saggio; in esso si trova un
unico, ma decisivo, riferimento alla tesi gramsciana sull'assenza della questione agraria nel Risorgimento:
questa sarebbe frutto dell'esperienza politica del biennio 1919-1920, «quando il socialismo non riuscì a
trarre a sé, nell'insieme le masse rurali» 144 . A distanza di quattro anni, Domenico Novacco 145 , occupandosi
di Adolfo Omodeo, parte proprio dalle riflessioni carcerarie, che pure constano di severe critiche, per
introdurre il lettore all'opera dello storico palermitano e alla sua sostanziale validità, accettata anche da
parte degli storici marxisti che si rifanno alle interpretazioni gramsciane; anche l'attenzione di Leo Valiani,
pur in una rassegna dedicata agli studi sulla Storia del movimento socialista in Italia 146 , si posa sulle note
gramsciane riguardanti il Risorgimento, movimento segnato dalla mancanza di carattere giacobino, in cui le
origini del socialismo italiano sono riscontrate nel movimento democratico reale.
L'interesse degli studiosi alla discussione delle interpretazioni storiografiche gramsciane sul
Risorgimento inizia con uno scritto di Rosario Romeo 147 , il quale, rifacendosi agli studi di matrice liberale,
descrive l'interpretazione gramsciana come «revisionismo risorgimentale», inficiata dal proprio «carattere
pratico-politico, e quindi fondamentalmente antistorico» 148 . Lo scritto prosegue con un'analisi degli studi sul
movimento contadino e quello operaio, con giudizi positivi o sfavorevoli in base all'accettazione o la
negazione delle tesi gramsciane.
144 Federico CHABOD, Croce storico, in «Rivista Storica Italiana», LXIV, 1952, p. 521 (Æ52.08).
145 Cfr. Domenico NOVACCO, Adolfo Omodeo, il marxismo e la storia del Risorgimento, in «Belfagor», XI, 1956, pp. 183-90
(Æ56.13).
146 Cfr. Leo VALIANI, La storia del movimento socialista in Italia dalle origini al 1921. Studi e ricerche nel decennio 1945-1955, in
XXV
In risposta alle critiche rivoltegli da Romeo, Aldo Romano pubblica sulla stessa rivista «Nord e Sud»
una lettera al direttore Francesco Compagna (autore peraltro di un saggio sulla questione meridionale,
citato più avanti), in cui Romano fornisce precisazioni, sfuggite a Romeo, sui propri studi di carattere
storiografico.
Dalle pagine di «Cronache Meridionali», su sponde decisamente marxiste, Rosario Villari 149 indica
analiticamente a Romeo quali siano i suoi errori nella lettura dell'interpretazione gramsciana e ne ribadisce
l'importanza, mentre Claudio Pavone nota come il tentativo di Romeo di utilizzare un'interpretazione
marxista contro i propri avversari sia fallito e nel contempo giudica come ipotesi le conclusioni cui perviene
l'autore de Il Risorgimento in Sicilia 150 . Luciano Cafagna, dal canto suo, intende fare il punto sul dibattito
accesosi intorno alla categoria polemica definita «revisionismo risorgimentale» 151 , ma innanzitutto
ripercorre il cammino teorico gramsciano dal superamento dell’orianesimo risorgimentale alle coincidenze
con il pensiero di Gobetti, evidenziando l’interesse del pensatore sardo per la formazione di un movimento
democratico su base nazionale, che coinvolgesse le masse contadine contro i residui feudali. Cafagna nota
ancora come le tesi gramsciane si dimostrino uno stimolo per lo stesso Romeo nel trattare il rapporto tra la
questione sociale dei contadini e lo sviluppo capitalistico.
A completamento di questa veloce disamina, si può osservare che nella Nota bibliografica dedicata al
Risorgimento della Storia dell'Italia moderna di Giorgio Candeloro 152 spicca, tra le interpretazioni di Croce e
Gobetti, l'analisi marxista portata avanti da Gramsci.
A riconoscere il pregio dell'analisi storiografica gramsciana, è anche Costanzo Casucci in un saggio
dedicato agli studi sulla Prima Guerra mondiale 153 : il pensatore sardo, a differenza delle correnti
storiografiche contrapposte, non avrebbe eluso il problema politico posto dalla sconfitta di Caporetto e dalla
sua eredità.
L'estetica
Carlo Salinari 154 nota come in Italia non esista ancora una critica letteraria marxista, mentre, proprio
all'epoca in cui si spegne la scuola crociana, si rende necessario un nuovo orientamento che colga i geniali
spunti gramsciani e li elabori in modo sistematico. Riferendosi a Salinari, Pier Luigi Contessi 155 indicando
149 Cfr. Rosario VILLARI, Questione agraria e sviluppo del capitalismo nel Risorgimento, in «Cronache Meridionali», III, 1956, pp.
536-542 (Æ56.23).
150 Cfr. Rosario ROMEO, Il Risorgimento in Sicilia, Bari, Laterza, 1950, p. 422.
151 Cfr. Luciano CAFAGNA, Intorno al «revisionismo risorgimentale», in «Società», XII, 1956, pp. 1015-35 (Æ56.12).
152 Cfr. Giorgio CANDELORO, Nota bibliografica, in Storia dell’Italia moderna, Feltrinelli, Milano 1956, vol. I, Le origini del
XXVI
come il materialismo storico non abbia toccato che marginalmente il problema dell'arte, sostiene che per
intendere una teoria comunista dell'arte possono essere utili le osservazioni di Gramsci; proprio con alcune
citazioni dall'opera del Sardo sostiene l'autonomia dell'arte rispetto all'influsso dello sviluppo economico;
anche Barberi Squarotti 156 prende a prestito citazioni dai Quaderni del carcere per dimostrare l'esito
negativo di un approccio volto a far collimare giudizio estetico e giudizio politico: la fondamentale
distinzione gramsciana fra cultura e arte è stata intesa erroneamente, con la conseguente riduzione del
momento poetico a momento culturale, sbagliano dunque i critici marxisti ad affermare una regola letteraria
e condurre la poesia sul piano dell'azione politica, Barberi Squarotti adduce ancora che il significato della
lotta di Gramsci a favore di una cultura nuova non significa la creazione di una nuova arte o di nuovi artisti,
bensì implica che la mutata cultura porti con sé le condizioni per un rinnovato momento artistico.
La critica letteraria
Odorardo Strigelli 157 in un saggio del 1952 dedicato alla recente critica dantesca, prende le note
carcerarie, precedentemente discusse in forma epistolare attraverso la moglie con il professor Umberto
Cosmo, come una svolta radicale nell'interpretazione del canto di Farinata negli sviluppi della critica.
Gramsci è infatti il primo a tentare una ripresa unitaria del X canto, dimostrando una complementarità dei
due protagonisti Farinata e Cavalcante.
Nel panorama della critica dantesca anche in un accenno di Cesare Garboli è riconosciuto un ruolo
importante a Gramsci che, con un'indicazione di metodo, risolve la distinzione crociana tra struttura e
poesia rilevandone il rapporto di reciprocità in un «trapasso continuo tra motivo strutturale e motivo
poetico» 158 .
Con l'esempio della critica al X canto della Divina Commedia, in cui Gramsci emerge come il primo
critico materialista eccellente, Galvano della Volpe 159 dimostra come il Sardo, pur raccordandosi all'estetica
di Croce, sia in disaccordo con questi negli sviluppi della distinzione tra contenuto e forma.
Come già accennato, l'opera di Manzoni è stata tra gli oggetti di polemica riguardo l'esistenza di una
linea che collega la critica di Francesco De Sanctis a quella di Gramsci; parallelamente, Natalino
Sapegno 160 , in contrasto con il giudizio limitativo della critica coeva, sostiene che Gramsci sia interessato,
pur sulle orme critiche di De Sanctis, alla letteratura di Manzoni per l'importanza che esso ha all'interno di
156 Cfr. Giorgio BÁRBERI SQUAROTTI, Critica ermetica e critica marxista, in «Lettere Italiane», VIII, 1956, pp. 153-182 (Æ56.11).
157 Cfr. Odoardo STRIGELLI, Il canto di Farinata dopo gli appunti di Gramsci, in «Inventario», IV, 1952, pp. 97-104 (Æ52.22).
158 Cfr. Cesare GARBOLI, Struttura e poesia nella critica dantesca contemporanea, in «Società», VIII, 1952, pp. 20-44 (Æ52.15).
159 Cfr. DELLA VOLPE, Antonio Gramsci e l’estetica… cit. (Æ53.11).
160 Cfr. Natalino SAPEGNO, Manzoni tra De Sanctis e Gramsci, in «Società», VIII, 1952, pp. 7-19 (Æ52.21).
XXVII
uno studio sulla creazione di una letteratura popolare-nazionale e dunque di un pubblico, così come per la
ricostruzione della storia degli intellettuali. Carlo Salinari affermando Il ritorno di De Sanctis 161 con la
ripubblicazione dei Saggi critici 162 , nota l'esigenza del critico irpino di ricercare «la situazione in cui si pone
l'artista nel momento in cui concepisce la sua opera» 163 e per ritrovare il legame tra la cultura e la vita
nazionale ha maggior senso lo sviluppo di un legame De Sanctis-Gramsci piuttosto che quello tradizionale
De Sanctis-Croce. Infine, autorevolmente, ma un po’ stancamente, Benedetto Croce 164 risponde a Salinari
respingendo l'idea di un legame tra De Sanctis e Gramsci in quanto è la costruzione di una parte politica
volta a far diventare il De Sanctis un marxista. Ad inserirsi nella polemica è Valentino Gerratana 165 ,
propenso all'interpretazione di Salinari, spiega come Croce pervenga ad un’interpretazione non autentica
del pensiero di De Sanctis, colto invece da Gramsci nella fusione tra giudizio artistico e morale, attraverso
Gramsci il materialismo storico incontra il De Sanctis e fa sua la critica militante. Tra il 1955 e il 1956
ancora le note su Manzoni sono spunto per la critica letteraria ai Promessi sposi: Angelo Romanò 166 , pur
negando l'utilità dei frammenti gramsciani per un esame concreto di temi e testi manzoniani e indicando
l'indecisione del Sardo tra due diversi tipi di indagine (la critica artistica pura o la storia della cultura), nel
1956 pubblica un saggio che analizza, segue e sviluppa le letture che servirono a Gramsci nei riferimenti a
Manzoni; Arturo Lazzari 167 sul tema degli umili, toccato già da Romanò in un confronto con la critica coeva,
riporta, per i lettori de «Il Calendario del Popolo», il pensiero di Gramsci sul rapporto paternalistico di
Manzoni verso il popolo.
Nonostante i limiti riconosciuti all'atteggiamento di Manzoni nei confronti del popolo riconosciuti da
Gramsci, è lontana l'interpretazione della letteratura al suo atteggiamento politico-ideologico, che
impedisce «di distinguere gli scrittori autentici dai semplici "untorelli"» 168 , «I nipotini di padre Bresciani», del
cui concetto, «brescianesimo», si occupa Giuseppe Valentini 169 , direttore della rivista gesuita «Letture»,
ripreso nel significato di tendenziosità clericale, imputabile a quella letteratura che non contribuisce alla
costruzione del socialismo.
Dei rapporti tra la critica e l'engagement accenna ancora Adriano Seroni riprendendo lo studio del De
Sanctis su Zola, quando, nell'ultimo periodo della sua vita lamenta l’apatia della cultura italiana
postunitaria; Seroni indica «quanto giusta e profonda fosse l’intuizione di Gramsci allorché egli parlava di
appassionato fervore e di partigianeria della critica di De Sanctis» 170 .
161 Cfr. Carlo SALINARI, Il ritorno di De Sanctis, in «Rinascita», IX, 1952, pp. 289-292 (Æ52.20).
162 Cfr. Francesco DE SANCTIS, Saggi critici, a cura di Luigi Russo, Bari, Laterza, 1952, 3 vv., LII-374, VIII-407, VIII-375.
163 SALINARI, Il ritorno… cit., p. 292 (Æ52.20).
164 Cfr. Benedetto CROCE, De Sanctis-Gramsci?, in «Lo Spettatore Italiano», V, 1952, pp. 294-296 (Æ52.09).
165 Cfr. Valentino GERRATANA, De Sanctis-Croce o De Sanctis-Gramsci? Appunti per una polemica, in «Società», VIII, 1952, pp.
497-512 (Æ52.16).
166 Cfr. Angelo ROMANÒ, Gramsci, Manzoni…cit. (Æ55.24) e ID., Manzoni visto… cit. (Æ56.18).
167 Cfr. Arturo LAZZARI, Manzoni e gli umili, in «Il Calendario del Popolo», XI, 1955, p. 2166 (Æ55.20).
168 Marina PALADINI MUSITELLI, Brescianesimo, in LIGUORI, Le parole… cit., p. 49.
169 Cfr. Giuseppe VALENTINI, Brescianesimo, in «Letture», VII, 1952, pp. 61-64 (Æ52.24).
170 Cfr. Adriano SERONI, De Sanctis, Zola… cit., p. 496 (Æ53.21).
XXVIII
Sugli interessi letterari di Gramsci, nel suo periodo universitario, ci dà una testimonianza Ezio
Bartalini 171 quando ricorda il metodo di studio e la passione di Gramsci per la spregiudicatezza e modernità
dei carmi di Catullo (Liber e La chioma di Berenice), nonché per le vicende storiche e politiche del poeta.
Nel 1953, a prendere l'intera pagina di una rivista minore è una lettera di Gramsci (datata 8 settembre
1922 e allora inedita in Italia), che su richiesta di Trockij descrive le caratteristiche artistiche del movimento
futurista ed il rapporto con il movimento operaio.
Ancora del 1953 è il lavoro di Leonardo Sciascia su Pirandello 172 in cui appare Gramsci, studioso libero
non «nel pensare politico soltanto, ma nella più ampia e sconfinata libertà intellettuale» 173 che gli ha
permesso di capire l'influenza dell'ermeneutica tilgheriana sullo scrittore agrigentino e di leggerne l'opera
come proveniente da un'esperienza storicamente viva.
Ernesto De Martino, dopo l’articolo Gramsci e il folklore 175 , in cui sono presentate le nuove condizioni
politiche portate dalla Resistenza come un primo passo verso una cosciente prospettiva di studio sul
folklore da parte delle masse, inaugura una discussione su «La Lapa», dedicata agli studi etnologici,
auspicando un proficuo periodo di studi sul folklore, radicati nella tradizione storicistica nazionale; Paolo
Toschi 176 interviene sulla stessa rivista negando che l’asse proposto da De Martino (De Sanctis-Croce-
Gramsci) abbia un comune e preciso indirizzo metodologico, alludendo ad una rosa di etnologi italiani di
cui si dovrebbe invece tener conto. Lateralmente, in questo dibattito s’inserisce anche Giuseppe
Petronio 177 che, sostenendo la necessaria storicizzazione del crocianesimo, appoggia il presupposto
gramsciano di una produzione letteraria di classe, ed in questa prospettiva l’immobilità delle classi
subalterne rispetto «ai grandi moti di cultura delle élites» 178 . Lo scritto di Giovanni Giarrizzo, Moralità
scientifica e folklore 179 , confuta rigorosamente l’analisi gramsciana: inaccettabile per la metodologia
etnologica è partire dagli apriorismi marxisti che snaturano la produzione di una stessa società in un
dualismo classista: una metodologia inficiata da presupposti politici.
171 Cfr. Ezio BARTALINI, Gramsci e Catullo, in «Il Paese», 30 aprile 1953 (Æ53.29).
172 Cfr. Leonardo SCIASCIA, Pirandello e il pirandellismo. Con lettere inedite di Pirandello a Tilgher, Caltanissetta, Edizioni
Salvatore Sciascia, 1953 (Æ53.01).
173 Ivi, p. 64.
174 Faccio riferimento al termine «popolare-nazionale» secondo le accezioni di Marina PALADINI MUSITELLI, Brescianesimo e Lea
XXIX
In Religione popolare e storicismo 180 , Vittorio Lanternari critica il Giarrizzo: spiega minuziosamente i
termini usati da Gramsci, non fermandosi alle formalità lessicali che avrebbero ingannato il Giarrizzo e si
appoggia a De Martino ritrovando nella resistenza culturale delle masse subalterne una forza operante o,
come espresso da uno studioso gramsciano contemporaneo, una «forza progressiva» 181 , nella dialettica
storica.
La più asciutta e organica comprensione delle riflessioni gramsciane sul folklore è rintracciabile in Pier
Paolo Pasolini, sicuramente non all’oscuro delle discussioni etnologiche come di quelle letterarie; egli,
nell’introduzione a Canzoniere italiano 182 , conclude che l’interesse di Gramsci non fosse rivolto alla
letteratura popolare in sé, bensì alle implicazioni politiche dello scontro tra le due culture, ufficiale e
popolare, le reciproche influenze, le conseguenze politiche.
È il 1954 quando Mario Alicata scrive Il meridionalismo non si può fermare ad Eboli 183 , un saggio
sull'opera di Rocco Scotellaro 184 , in cui è criticata l'opera di Carlo Levi che, pur col merito d'aver
popolarizzato il problema meridionale, non può dare strumenti utili per individuare le forze storiche
risolutive della questione meridionale, anzi, proprio quella visione poetica di un Mezzogiorno «fuori del
tempo e della storia» 185 ne spezza i legami col resto del mondo e ne cancella le contraddizioni ed il
processo di sviluppo della società meridionale aprendo la strada a teorie fantasiose (e qui Alicata indica
l'opera di Gianni Baget Bozzo e Manlio Rossi-Doria). In questo contesto è ricordato l'insegnamento
gramsciano che indicherebbe l'esigenza di studiare il folklore come concezione del mondo, implicita, di
determinati strati della società in contrapposizione con le concezioni «ufficiali» e non dunque come un
elemento pittoresco: Alicata più avanti si rifà ad un precedente saggio di Vittorio Santoli 186 ed indica le
considerazioni metodologiche e le spiegazioni tratte dalle note carcerarie.
180 Cfr. Vittorio LANTERNARI, Religione popolare e storicismo, in «Belfagor», IX, 1954, pp. 675-81(Æ54.15).
181 LIGUORI, Gramsci conteso, cit., p. 70
182 Cfr. Pier Paolo PASOLINI, I. Un secolo di studi sulla poesia popolare, in Introduzione a Canzoniere italiano. Antologia della
poesia popolare, Parma, Guanda, 1955, pp. XXVII-XXX (Æ55.10); opera «ignorata» dai «letterati del "Contemporaneo"»
secondo l'opinione di Italo Calvino, cfr. Nello AJELLO, Intellettuali e PCI. 1944-1958, Roma-Bari, Laterza, 1979, p. 387.
183 Cfr. Mario ALICATA, Il meridionalismo non si può fermare ad Eboli, in «Cronache Meridionali», II, 1954, pp. 585-603 (Æ54.05).
184 Sui rapporti del PCI con le interpretazioni e l'opera di Scotellaro, cfr. AJELLO, Gli scomunicati: da Scotellaro a De Martino, in
XXX
La questione meridionale
Questione meridionale e unità nazionale in Gramsci è il titolo del saggio di Franco Ferri 187 in cui
Gramsci è indicato come il primo marxista italiano a prospettare la rivoluzione proletaria come compito
nazionale, e dunque non corporativistico, per risolvere le contraddizioni che minano la società. Mario
Gallo 188 , proponendo tre profili di intellettuali del sud, premette, seguendo la teoria gramsciana, alcune
considerazioni sulla rottura del blocco agrario meridionale attraverso la presa di coscienza degli
intellettuali, gli intermediari organizzativi tra la classe contadina e l'amministrazione generale.
Un leader politico come Giorgio Napolitano 189 , occupandosi di strategia politica diretta, critica i coevi
provvedimenti statalisti e indica nella direzione teorica posta da Gramsci una via per ripensare l'azione sul
mondo contadino del Sud, in vista della costituzione di un grande movimento popolare meridionale alleato
al movimento operaio del Nord.
In occasione del XV anniversario della morte di Gramsci, «L'Unità» romana pubblica un articolo di
Franco Ferri 190 in cui è sottolineato il merito del Sardo di aver reso nazionale nel suo contenuto l'ideologia
della classe proletaria, mentre dalle colonne dell'edizione piemontese Mario Alicata nota come la questione
meridionale non sia più «retaggio di pochi studiosi, ma impegno di lotta delle grandi masse popolari del sud
e del nord» 191 ; ancora Sergio Cavina 192 torna sull'unità nazionale e sulla popolarizzazione cosciente dei
termini gramsciani della questione meridionale.
Alberto Caracciolo 193 auspica che storiograficamente si percorra la strada indicata da Gramsci per
ritrovare la centralità delle classi subalterne nella storia, seguendo cioè l’orientamento contadino durante la
rivoluzione liberale e borghese nelle singole regioni ed evitando la genericità con approfondimenti nella
documentazione e nell’interpretazione.
In un contributo critico sull'indifferenza storiografica e l'ostilità politica di Croce per le classi subalterne,
il solito Alicata 194 , voce ufficiale della politica culturale del PCI, riconosce, nello sviluppo teorico delle
differenti impostazioni date alla questione meridionale in rapporto all'opera di Croce, un passaggio
fondamentale con l'analisi gramsciana che giudica i problemi del Mezzogiorno centrali per la classe operaia
stessa.
187 Cfr. Franco FERRI, Questione meridionale e unità nazionale in Gramsci, in «Rinascita», IX, 1952, pp. 6-10 (Æ52.12).
188 Cfr. Mario GALLO, Suolo e sottosuolo nell'intellettuale del Sud, in «Mondo Operaio» [Roma], V , n. 4, 16 febbraio 1952, pp. 19-
21 (Æ52.14).
189 Cfr. Giorgio NAPOLITANO, Il dibattito meridionalista dopo la Liberazione, in «Società», VIII, 1952, pp. 97-129 (Æ52.19).
190 Cfr. Franco FERRI, I Quaderni hanno spezzato il blocco ideologico del Meridione. Antonio Gramsci e la nuova cultura, in
della Segreteria della Federazione del P.C.I. di Ravenna, (Cinema Astra – Ravenna - 5 maggio 1952), per celebrare il XV
anniversario della morte di Antonio Gramsci, edizione speciale dell'«Eco di Romagna», n. 1, 21 maggio 1952 (Æ52.29).
193 Cfr. Alberto CARACCIOLO, Per una storia del movimento contadino in Italia, in «Società», VIII, 1952, pp. 469-96 (Æ52.34).
194 Cfr. Mario ALICATA, Benedetto Croce e il Mezzogiorno, in «Rinascita», IX, 1952, pp. 680-84 (Æ52.04).
XXXI
Tre anni dopo questi interventi Francesco Compagna pubblica una monografia sulla cultura e la politica
nel Mezzogiorno 195 , in cui La questione meridionale di Gramsci è ridotta a interpretazione del pensiero di
Guido Dorso o completamento di quello di Gobetti, non senza la mediazioni di Croce.
Ci si comincia ad allargare ad ambiti anche extrapolitici, extrafilosofici, extrastoriografici e persino
extraletterari, nell’attenzione critica a Gramsci. Uno specialista di drammaturgia quale Vito Pandolfi
raccoglie le impressioni di Gramsci sul teatro di Pirandello 196 , seppur fermo per il limite oggettivo della
reclusione, all'origine dell'opera Pirandello (su Liolà è infatti concentrata la sua attenzione); Gramsci
constata «il rapporto tra Pirandello e le tradizioni popolari nazionali, il rispecchiarsi nella sua opera delle
contraddizioni esistenti nella coscienza delle classi italiane tra un’impostazione fortemente provinciale, una
aspirazione europeistica su un piano puramente astratto, e una realtà nazionale concretantesi da poco e
malamente, e ormai già prossima allo sfacelo» 197 .
Passando al cinema, Ferdinando Rocco denuncia il disinteresse per la decima Musa che emerge dalle
critiche teatrali giovanili di Gramsci, in cui è negato il valore d'arte al cinema, per passare ai giudizi più
impegnativi contenuti in Letteratura e vita nazionale 198 , dove c'è già, «in embrione, il tentativo di
comprendere, da un punto di vista culturale, l’influenza del cinema sul pubblico» 199 con dei riferimenti
all'innovazione linguistica portata alle masse dal linguaggio cinematografico e al significato di costume
esplicitato da Gramsci con la relazione tra la narrativa popolare ed il film.
Intanto emerge su una posizione di tutto rilievo il pedagogismo gramsciano. Vengono per esempio
enucleati e raccolti i pensieri dedicati dal prigionero ai figli nelle Lettere dal carcere, in cui sono contenute
importanti lezioni pedagogiche e le considerazioni filosofico-pedagogiche dei Quaderni su Rousseau, sui
metodi educativi delle scuole italiane nel passaggio alla Riforma Gentile e sulle scuole progressiste
d'Europa.
Rimane, tuttavia, centrale, la questione della fabbrica, che alla lunga emergerà come la questione per
antonomasia, in Gramsci. Nel periodo preso in esame, quello di Fazio Fabbrini 200 è l'unico contributo di
carattere specificamente tecnico che sia stato scritto sulla base delle riflessioni contenute in Americanismo
e fordismo 201 . Fabbrini vi descrive il sistema di produzione taylorista, i fenomeni dell'«aziendalismo», del
«tecnicismo» e l'idea delle «relazioni umane», rimedi temporanei «per ricongiungere idealmente l'operaio
all'azienda» 202 . L'autore è critico verso la dissuasione delle masse dalla lotta per le trasformazioni
strutturali attraverso l'idea dell'americanismo come panacea di tutti i mali, per questo, riportando le
195 Cfr. Francesco COMPAGNA, Labirinto meridionale (Cultura e politica nel Mezzogiorno), Venezia, Neri Pozza, 1955 (Æ55.02).
196 Cfr. Vito PANDOLFI, Gramsci e Pirandello, in Spettacolo del secolo. Il teatro drammatico, Pisa, Nistri-Lischi, 1953, pp. 209-22
(Æ53.04).
197 Ivi, p. 216
198 Cfr. GRAMSCI, Letteratura e vita nazionale, Einaudi, Torino 1950.
199 Cfr. Ferdinando ROCCO, Gramsci e il cinema, in «Rivista del Cinema Italiano», III, 1954, pp. 29-33 (Æ54.23).
200 Cfr. Fazio FABBRINI, L'importazione dell'americanismo e sue conseguenze per l'operaio. Rileggendo «Americanismo e
XXXII
riflessioni gramsciane, rileva come la struttura economica, sociale e demografica d'Italia non permetta un
uguale sviluppo dell'americanismo.
In polemica con la cultura italiana coeva permeata dal mito tecnocratico americano, Giuseppe Conti 203
ripercorre i motivi delle note carcerarie riguardanti l'organizzazione tecnica di differenti contesti sociali, per
dimostrare l'esistenza, anche da parte marxista, di un'avanzata elaborazione.
Mario Montagnana 204 sostiene che agli obiettivi del sindacato, nella fase coeva di maggior coscienza
dei lavoratori, deve aggiungersi la lotta per l'aumento della produzione e in questa direzione sono riprese le
riflessioni carcerarie e l'esperienza ordinovista di Gramsci.
Il peso del marxismo in versione leninista e stalinista non accenna a diminuire, intanto: Mario
Spinella 205 , ad esempio, descrive la visione gramsciana, in sostanziale identità con il pensiero di Lenin e
Stalin, del sistema dei «quadri» come un elemento fondamentale dell'esperienza bolscevica, educati da un
partito organizzatore, risolvendo il problema della libertà e democrazia con «il processo di intima
liberazione per cui l'operaio da esecutore diviene iniziatore, da massa diviene capo e guida» 206 . Alla
preparazione ideologica, esigenza cui gli scritti gramsciani danno una risposta, deve seguire, secondo
Gramsci, la disciplina politica socialista, che a differenza di quella borghese è autonoma e spontanea.
Ma si fanno luce anche letture più articolate e complesse. Furio Diaz in un denso saggio intitolato Il
senso del pericolo 207 affronta alcune situazioni storiche, dal Risorgimento fino all'attualità, attraverso le
categorie gramsciane di guerra di posizione e di movimento e, facendo riferimento ai termini marxiani di
pericolo acuto e pericolo cronico, spiega le reazione sociali che queste scatenano.
Insomma, i titoli, verso la metà degli anni Cinquanta sono abbondanti, tanto che, nella rassegna di
Nicola Matteucci, La cultura italiana e il marxismo dal 1945 al 1951 208 , Gramsci appare, con Labriola e
Mondolfo, tra le fonti precipue cui attingere per sviluppare il marxismo italiano.
Il che non significa un riconoscimento automatico, né pieno del ruolo gramsciano. Una piccola
polemica 209 tra Franco Calamandrei e Guido Calogero mostra come l'Istituto di cultura italiana a Londra sia
molto cauto sulla popolarizzazione della figura di Gramsci in Inghilterra, nonostante il pubblico
d'oltremanica abbia apprezzato l'ampio esame dedicato all'opera del Sardo dal «Literary Supplement» del
«Times».
203 Cfr. Giuseppe CONTI, La tecnica e l'uomo, in «Incontri Oggi», II, 1954, pp. 5-8 (Æ54.09).
204 Cfr. Mario MONTAGNANA, I compiti del movimento sindacale nell'attuale periodo, in «Rinascita», XI, 1952, pp. 341-344
(Æ52.18).
205 Cfr. Mario SPINELLA, Il problema dei quadri nei «Quaderni del carcere», in «Rinascita», X, 1953, pp. 162-166 (Æ53.22).
206 Ivi, p. 164.
207 Cfr. Furio DIAZ, Il senso del pericolo, in «Rinascita», IX, 1952, pp. 487-491 (Æ56.04).
208 Cfr. Nicola MATTEUCCI, La cultura italiana… cit. (Æ54.13).
209 Cfr. Franco CALAMANDREI, Guido CALOGERO, La conoscenza di Gramsci in Inghilterra. Una lettera di Guido Calogero e una
nota di Franco Calamandrei, in «L'Unità» [ed. romana], XXX, n. 21, 24 gennaio 1953 (Æ53.32).
XXXIII
Si apre con la lettera di Onofri 210 il breve dibattito per una ricerca collettiva sull'influenza di Gramsci
nella cultura italiana, cui Ingrao 211 risponde puntualizzando che lo studio debba essere mirato, condotto
sugli specifici temi gramsciani. Raimondo Massari 212 , in contrasto con l'opinione di Onofri di una
coincidenza tra storia del PCI e sviluppo dell'opera di Gramsci, ritiene sia necessario staccare il periodo che
segue il 1923 dall'identità con il partito.
In occasione della imminente presentazione delle Lettres de la prison, tradotte da Jean Noaro che le
recensì in Francia sin dal 1947, Giuseppe Carbone 213 intende dimostrare polemicamente che,
contrariamente alle convinzioni di Aldo Garosci, Angelo Tasca e altre opinioni apparse in riviste minori, la
pubblicazione dell'opera di Gramsci è in corso e non solo in Italia.
Federico Mancini e Nicola Matteucci ritengono che la rivista «Terza Generazione», pur aspirando a
proporre un nuovo orizzonte critico indipendente da schieramenti e ispirandosi, tra gli altri, a Gramsci,
tradisce già quest'ultimo nella deriva retorica provinciale del primato italiano, lontana dall'idea dei compiti
storici affidati dal Sardo alle masse operaie e contadine.
Il futuro editore dei Quaderni, Valentino Gerratana 214 , con un rapido riferimento al dibattito innescato
da Rosario Romeo 215 , sostiene si stia per entrare in una nuova fase dell'influenza di Gramsci nella cultura
italiana, la citazione dei temi ripercorsi dalla cultura italiana come un patrimonio comune, dunque non di
una sola parte politica, sono esempi ripresi da Gerratana per dimostrare come la linea crociana di usare il
«pregiudizio politico» come «canone di giudizio culturale» 216 non sia stata seguita dalla riflessione
nazionale.
Alfredo Azzaroni 217 riconosce nell'opera di Gramsci e Gobetti la traccia per le direttive culturali da
prendere dopo la Resistenza, ma conclude con un bilancio negativo sull'inveramento di quelle istanze.
Ma non mancano nemmeno le opere creative ispirate a Gramsci. Dopo la poesia di Velso Mucci 218
dedicata agli anni ordinovisti di Gramsci, Bruno Torcicoda 219 si cimenta in una sceneggiatura che segue
tutto il percorso biografico del Sardo. Infine, nel 1955 Pier Paolo Pasolini pubblica la prima stesura 220 della
lirica che darà il titolo alla raccolta Le ceneri di Gramsci 221 , uno dei suoi testi più significativi.
210 Cfr. Fabrizio ONOFRI, Gramsci e la cultura italiana, in «Rinascita», X, 1953, pp. 507-509 (Æ53.15).
211 Cfr. Pietro INGRAO, Gramsci e la cultura italiana, in «Rinascita», X, 1953, pp. 570-571(Æ53.12).
212 Cfr. Raimondo MASSARI, Gramsci e la cultura italiana, in «Rinascita», X, 1953, p. 635 (Æ53.13).
213 Giuseppe CARBONE, Gramsci in francese cit. (Æ53.33).
214 Cfr. Valentino GERRATANA, L’opera di Gramsci nella cultura italiana, in «Rinascita», XI, 1954, pp. 749-753 (Æ54.12).
215 Cfr. ROMEO, Rosario, La storiografia politica… cit. (Æ56.17), il dibattito è ripreso sopra, nella parte dedicata alla storiografia
sul Risorgimento.
216 Ivi, p. 753.
217 Cfr. Alfredo AZZARONI, Cultura e resistenza, in «Mondo Operaio», VIII, 1955, pp. 12, 17-19 (Æ55.14).
218 Cfr. Velso MUCCI, Ricordo... cit. (Æ53.41).
219 Cfr. Bruno TORCICODA, Detenuto politico 7047. 4 atti per il teatro di massa, Siena, Stabilimento tipografico combattenti, 1953
(Æ53.42).
220 Cfr. Pier Paolo PASOLINI, Le ceneri di Gramsci, in «Nuovi Argomenti», III, nn.17-18, 1955-1956, pp. 72-82 (Æ55.42); per Italo
Calvino questa poesia rappresenta «uno dei più importanti fatti della letteratura italiana del dopoguerra e certo la più importante
nel campo della poesia», crf. AJELLO, Intellettuali… cit., p. 387.
221 ID., Le ceneri di Gramsci. Poemetti, Milano, Garzanti, 1957,
XXXIV
Non mancano anche i bilanci e i contributi bibliografici. Ad esempio, all'elenco 222 dei libri posseduti da
Gramsci, Giuseppe Carbone premette una descrizione dei siti in cui si trovavano e dà notizia della
modifica, nata dall'azione tenace di Gramsci, al regolamento carcerario entrato in vigore il 18 giugno 1931
che aboliva ogni esclusione predeterminata di libri e giornali politici per i condannati. Dal canto loro, due
sconosciuti, Giovanni Bollino e Enrico Califano 223 , compilano una bibliografia degli articoli e saggi
riguardanti o collegati alla storia del PCI ed in cui spesso compaiono contributi su Gramsci, apparsi in
periodici tra la fine del 1950 e del 1951, una nota introduttiva spiega la metodologia e lo schema di
suddivisioni adottati; è anche riportato un succinto regesto delle pubblicazioni monografiche per il periodo
esaminato.
Alla vigilia della pubblicazione della sua monografia, Vita del carcere di Antonio Gramsci, Domenico
Zucàro redige una breve rassegna 224 degli scritti inediti gramsciani e dei contributi volti a dare nuovi
elementi di natura biografica pubblicati nel biennio 1951-1952.
L’esigenza di un bilancio sistematico degli studi gramsciani, che anima anche questo modesto lavoro,
evidentemente viene da molto lontano.
222Cfr. Giuseppe CARBONE, I libri del carcere di Antonio Gramsci, in «Movimento Operaio», IV, 1952, pp. 640-689 (Æ52.59).
223 Cfr. Giovanni BOLLINO, Enrico CALIFANO, Articoli e pubblicazioni sui trenta anni del P.C.I., in «Movimento Operaio», IV, 1952,
pp. 979-1023 (Æ52.60).
224 Cfr. Domenico ZUCÀRO, Contributi alla biografia di Antonio Gramsci, in «Movimento Operaio», V, 1953, pp. 900-903
(Æ53.43).
XXXV
1952
1
II. OPERE COLLETTIVE E MISCELLANEE
52.01
Tentativo cospicuo per fomare nei militanti e negli iscritti comunisti una coscienza storica sulla nascita e sullo sviluppo del partito, è composto
da una quarantina di scritti dedicati a singoli fasi o protagonisti della storia del partito comunista. Curato direttamente da Togliatti con la formula
della pluralità di saggi, al posto di una ricostruzione organica, che attutisce il carattere di ufficialità, ma lascia spazio a parzialità ed ambiguità.
Con omissioni e forzature le vicende della costituzione e dei primi anni di vita del PCd'I sono rilette con la liquidazione delle figure di Bordiga e
di Tasca, cui corrisponde la valorizzazione esclusiva di Gramsci e Togliatti come fondatori del partito, i due sono costantemente accomunati
nella lotta contro l'«estremismo» bordighiano e l'«opportunismo» di destra.
Il pensiero di AG è usato, al principio di ogni capitolo, nelle presentazioni dei contesti storici che scandiscono la storia del partito, ma appare
anche sovente nei saggi specifici: nell'analisi del socialismo italiano di Colombi (pp. 19-20); alcuni principi tratti QM e L servono a R. Grieco per
l'analisi dei partiti nel primo dopoguerra e fascismo (pp. 47-55); profondo rilievo è dato ad AG da G. Amendola, Una nuova fase della questione
meridionale (pp. 217-222); non mancano i riferimenti gramsciani nei profili delle figure di Labriola (p. 17) e di Lenin (pp. 34-35). L'azione diretta
di AG è ricordata come giornalista da D. Lajolo in La nostra stampa (pp. 233-238), ma anche da F. Platone in «L'Ordine Nuovo» (p. 35-40), che,
riprendendo scritti precedenti di Togliatti, si sofferma soprattutto sulla formazione culturale del giovane AG e respinge le accuse di volontarismo
e spontaneismo più volte mosse al gruppo di giovani comunisti torinesi, qui si trova un riferimento alle divergenze tra Gramsci e Togliatti nel
1920.
Il volume contiene alcuni scritti di AG: sotto il titolo Gramsci definisce la posizione storica del Partito comunista (pp. 41-45) è pubblicato
l'editoriale Il partito comunista (in «L'Ordine Nuovo», II, n. 15 e n. 17, 4 e 9 settembre 1920); Il destino di Matteotti (pp. 73-74, tratto da «Stato
Operaio», II, n. 28, 28 agosto 1924); Il compagno G. M. Serrati e le generazioni del socialismo italiano (pp. 80-81, nel primo anniversario della
morte di Serrati in «Stato Operaio» [Parigi], I, n. 3, maggio 1927, ma originariamente pubblicato con il titolo Il compagno Giacinto Menotti
Serrati, in «L'Unità», III, n. 113, 14 maggio 1926). D. Zucàro pubblica qui l'inedito Memoriale di Antonio Gramsci al Presidente del Tribunale
speciale (carceri giudiziarie di Milano, 3 aprile 1928), reperito nel fascicolo della corrispondenza sequestrata ai corrieri Gidoni e Stefanini, tra gli
atti del processo intestati ad AG.
2
III. SAGGI CAPITOLI E PARAGRAFI IN VOLUME DI
AUTORE UNICO
52.02
Alla figura di Santa Teresa del Bambino Gesù sono contrapposti i profili umani di AG e K. Mansfield, che pur pervasi dal «senso dell'amore»,
sono «anime inquiete», «peccatori» perché che giudicano «vile la sommissione religiosa» (p. 5). L'a. riporta l'amore di AG per l'«umanità
sofferente» (p. 15), in una vocazione genuina nata dalla propria esperienza del dolore. Attraverso molteplici passi tratti da L, ne è qui riassunta
la «carriera d'eroe» (p. 17), sostenendo l'evidenza «che nella sua passione, non il fatto politico lo attirava, ma il fatto sociale» (ivi).
3
IV. SAGGI CAPITOLI E PARAGRAFI IN OPERE
COLLETTIVE
52.03
ROBOTTI, Paolo; GERMANETTO, Giovanni, Un grave lutto del P.C.I.: la morte di Antonio Gramsci
in Trent'anni di lotte dei comunisti italiani. 1921-1951, Roma, Edizioni di Cultura Sociale, 1952, pp.
163-166
Il capitolo è dedicato alla morte del leader comunista, per responsabilità diretta di B. Mussolini; viene ricordata la commemorazione di P.
Togliatti a Mosca pochi giorni dopo la scomparsa del compagno ed è lodata inoltre l’introduzione, per mano di AG, del metodo di formazione dei
quadri nella prassi politica del partito.
Con ritocchi o rimaneggiamenti, sono ripubblicati (pp. 9-67) gli articoli sull’attività politica di AG:
ROBOTTI, Paolo; GERMANETTO, Giovanni, Storia del Partito Comunista Italiano. 1. Dalla Rivoluzione d'Ottobre al Congresso di Livorno, in «Vie
nuove» [Roma], VI, n. 3, 21 gennaio 1951, pp. 8-9,
ora pp. 19-31;
IDD., Origini e lotte del Partito Comunista Italiano. 2. Il PCI in lotta su due fronti: dal Congresso di Livorno al massacro di Torino, in «Vie nuove»
[Roma], VI, n. 4, 28 gennaio 1951, p. 6,
ora pp. 31-38;
IDD., Origini e lotte del Partito Comunista Italiano. 3. Dalla strage di Torino al delitto Matteotti. Via il governo degli assassini, in «Vie nuove»
[Roma], VI, n. 5, 4 febbraio 1951, pp. 12,
ora pp. 39-44;
IDD., Origini e lotte del Partito Comunista Italiano. 4. Dal delitto Matteotti alle legge eccezionali. Il crollo dell'Aventino e l'opposizione popolare al
fascismo, in «Vie nuove» [Roma], VI, n. 6, 11 febbraio 1951, p. 9,
ora pp. 45-54;
IDD., Origini e lotte del Partito Comunista Italiano. 5. Sulla via giusta. Sconfitta del bordighismo, in «Vie nuove» [Roma], VI, n. 7, 18 febbraio
1951, p. 12,
ora pp. 55-63;
IDD., Origini e lotte del Partito Comunista Italiano. 6. Dalle leggi eccezionali alla conciliazione fra Stato fascista e Vaticano, in «Vie nuove»
[Roma], VI, n. 8, 25 febbraio 1951, p. 12,
ora pp. 54-74.
4
X. SAGGI IN PERIODICI
52.04
ALICATA, Mario, Benedetto Croce e il Mezzogiorno
in «Rinascita» [Roma], IX (1952), pp. 680-84
poi in:
ID., La battaglia delle idee, Roma, Editori Riuniti, 1968, pp. 21-30
ID., Intellettuali e azione politica, a cura di Renzo Martinelli e Roberto Maini, Roma, Editori Riuniti, 1976, pp. 113-23
L’a. percorre lo sviluppo teorico delle impostazioni date alla questione meridionale in rapporto all’opera del Croce: il passaggio fondamentale
arriva con l’analisi gramsciana che giudica i problemi del Mezzogiorno centrali per la stessa classe operaia. Viene evidenziata l’indifferenza
storiografica crociana per le classi subalterne, nonché l’ostilità politica ad esse del filosofo.
__________________
52.05
CARACCIOLO, Alberto, Per una storia del movimento contadino in Italia
in «Società» [Firenze], VIII (1952) pp. 469-96
La comune interpretazione del mondo contadino come elemento di stazionarietà piuttosto che di sviluppo e progresso porta a considerarlo ai
margini della storia e conseguentemente è da riconoscere un’arretratezza degli studi sul tema. C. individua nelle riflessioni gramsciane il punto
di partenza per ritrovare la centralità delle classe subalterne nella storia. La svolta di carattere politico a partire dall’esperienza ordinovista che
punta sull’unità tra movimento operaio urbano settentrionale e ceto contadino meridionale per la conquista del potere deve corrispondere, a
livello storiografico, ad uno studio di livello nazionale dei rapporti tra politica statale e classi subalterne, tra dirigenti e classi innovatrici.
Superando tradizioni storiografiche come quella idealista e socialista-riformista, è necessario percorrere la direzione storiografica indicata da
AG, seguendo l’orientamento contadino durante la rivoluzione liberale e borghese nelle singole regioni ed evitando la genericità con
approfondimenti nella documentazione e nell’interpretazione. Un esempio in tal senso è l’incoraggiamento, per contributi monografici a
carattere regionale e locale, dato dalla Fondazione Feltrinelli, dall’Istituto Gramsci e dalle Federazioni contadine, con la promozione del
reperimento e censimento di fonti.
__________________
5
52.06
CARBONE, Giuseppe, nota a Antonio Gramsci, Lettera al fratello
in «Società» [Firenze], VIII (1952) pp. 5-6
Nota esplicativa del motivo per cui al carcere di Turi sia stata bloccata, e non spedita, la lettera, fino a quel momento inedita, al fratello Carlo,
scritta il 25 agosto 1930.
__________________
52.07
CARDONA, Giacinto, Socialismo e cultura. 27 aprile - XV Anniversario della morte di Antonio Gramsci
in «Mondo Operaio» [Roma], V , n. 9, 3 maggio 1952, pp. 11-12
Per la ricorrenza, è riprodotto l’articolo di AG Socialismo e cultura (firmato Alfa Gamma, in «Il Grido del Popolo», n. 601, 29 gennaio 1916), cui
è premessa questa breve introduzione di C., che presenta i temi dello scritto, dandone una lettura in chiave leninista: l’attività culturale non può
essere lasciata alla spontaneità.
__________________
52.08
C. fa un unico riferimento ad AG occupandosi della Storia d'Italia dal 1871 al 1915 di Croce, opera che ha stimolato discussioni «non su di un
piano storico, ma su di un piano politico» (p. 516). La tesi gramsciana sull'assenza della questione agraria nel Risorgimento è frutto
dell'esperienza politica del biennio 1919-1920, «quando il socialismo non riuscì a trarre a sé, nell'insieme le masse rurali» (p. 521).
6
52.09
CROCE, Benedetto, De Sanctis-Gramsci?
in «Lo Spettatore Italiano» [Roma], V (1952) pp. 294-296
Poi in:
ID., Terze pagine sparse, Bari, Laterza, 1955, vol. I, pp. 166-168
Antonio GRAMSCI, Critica letteraria e linguistica, a cura di Rocco Paternostro, Roma, Lithos, 1998, pp.
138-139
In contrapposizione alla linea storico-culturale, formatasi con la pubblicazione di LVN, che vede un collegamento tra AG e De Sanctis, C.
respinge questa tesi: «non vedo che egli fosse particolarmente attratto dal De Sanctis» (p. 294). Proclamandosi interprete di quest’ultimo dal
punto di vista scientifico, l’a. nega l’esistenza di una diade De Sanctis-Gramsci se non per l’uso da parte «di coloro che hanno il privilegio di tali
invenzioni, dai comunisti, i quali credono sul serio alla potenza a divenir fatti della parole ripetute monotonamente all’infinito» (ivi).
__________________
52.10
DE MARTINO, Ernesto, Gramsci e il folklore
in «Il Calendario del Popolo» [Milano], VIII, n. 91 (1952) p. 1109
Poi in:
[Raffaele RAUTY] Cultura popolare e marxismo, a cura di Raffaele Rauty, scritti di Antonio Gramsci, Vittorio Santoli ed Ernesto De Martino,
Roma, Editori Riuniti, 1976, pp. 109-112;
Pietro CLEMENTE, Aspetti del dibattito sul folklore in Italia nel primo decennio del secondo dopoguerra: materiali e prime valutazioni, scritti di
Pietro Clemente, Maria Luisa Meoni, Massimo Squillacciotti, Siena, Università degli Studi di Siena, Facoltà di Lettere e Filosofia,1974-1975, pp.
n. n.;
[Carla PASQUINELLI] Antropologia culturale e questione meridionale. Ernesto De Martino e il dibattito sul mondo popolare subalterno negli anni
1948-1955, a cura di Carla Pasquinelli, Firenze, La Nuova Italia, 1977, pp. 154-57.
L’a. auspica rinnovati studi sul folklore di stampo nazionalpopolare, ora possibili con la spinta esercitata dalle nuove condizioni storiche e
politiche prodotte dalla Resistenza.
7
52.11
L’a. analizza le situazioni storiche dal Risorgimento fino all’attualità attraverso le categorie gramsciane di «guerra di posizione» e «guerra di
movimento»; risalendo ai termini marxiani di «pericolo acuto» e «pericolo cronico» spiega le reazioni scatenate da queste tensioni sociali.
__________________
52.12
FERRI, Franco, Questione meridionale e unità nazionale in Gramsci
in «Rinascita» [Roma], IX (1952) pp. 6-10
Aprendo con una contestualizzazione storica della questione meridionale, a partire dall’epoca risorgimentale, in rapporto ai movimenti politici di
sinistra, F. presenta AG come il «primo marxista italiano che prospetta al proletariato la sua rivoluzione come compito di carattere non
corporativistico ma nazionale, dal cui successo è condizionata la soluzione delle contraddizioni che minano tutta la società» (p. 8-9).
__________________
52.13
In carcere con AG a Turi, l’a. dimostra attraverso cinque brevi testimonianze, l’altissima moralità, la vivacità intellettuale e la prudenza politica
del prigioniero, costretto in una situazione al limite dell’umano.
__________________
8
52.14
GALLO, Mario, Suolo e sottosuolo nell'intellettuale del Sud
in «Mondo Operaio» [Roma], V , n. 4, 16 febbraio 1952, pp. 19-21
Tre profili di anonimi intellettuali del Sud sono anticipati da una premessa teorica che, citando a lungo da QM, riconosce nell’intellettuale del
Mezzogiorno l’intermediario organizzativo tra i contadini e l’amministrazione generale. Nelle considerazioni conclusive, G. auspica la rottura del
blocco agrario meridionale attraverso la presa di coscienza della classe intellettuale.
__________________
52.15
GARBOLI, Cesare, Struttura e poesia nella critica dantesca contemporanea
in «Società» [Firenze], VIII (1952) pp. 20-44
G. rivisita gli sviluppi della critica dantesca partendo dal Vico e concentrandosi sull’opera di F. De Sanctis per enucleare i capisaldi dell’estetica
crociana applicata alla Divina Commedia. La netta separazione del Croce tra struttura e poesia è assunta come postulato per ogni analisi
letteraria: sono presi in considerazione i contributi di Vossler, Rossi, Breglia, Sapegno, Russo, Momigliano, De Michelis, Chimenz e Sansone.
In questo panorama, l’apporto gramsciano, nonostante sia l’a. ne faccia appena cenno, contribuisce a giungere ad un punto di non ritorno: con
un’implicita indicazione di metodo, AG risolve la distinzione crociana rilevando il rapporto reciproco tra struttura e poesia, in un «trapasso
continuo tra motivo strutturale e motivo poetico» (p. 35), cosicché il «senso della distinzione è dunque fondamentalmente mutato e la struttura
diventa un momento indispensabile nell’elaborazione della poesia» (p. 44).
__________________
52.16
GERRATANA, Valentino, De Sanctis-Croce o De Sanctis-Gramsci? Appunti per una polemica
in «Società» [Firenze], VIII (1952) pp. 497-512
In risposta all’intervento polemico di Croce, De Sanctis-Gramsci, in «Lo Spettatore Italiano» (Æ52.09), contrario al legame teorico tra De
Sanctis e AG, G. espone le ragioni per le quali ritiene il Croce pervenga ad un’interpretazione non autentica del pensiero di De Sanctis, colto
invece da AG nella fusione tra giudizio artistico e morale. Proprio attraverso AG il materialismo storico incontra il De Sanctis e fa sua la critica
militante: fondata sull’analisi del contenuto artistico legato alla lotta culturale.
9
52.17
MATTEUCCI, Nicola, Cultura e politica
in «Il Mulino» [Bologna], I (1952) pp. 161-169
All’interno di una riflessione che mira a cercare l’indipendenza dell’intellettuale dalla politica nell’esprimere attraverso la sua attività la propria
essenza, tra i pensatori comunisti presi in considerazione, M. incontra il für ewig gramsciano, che vede però inabissarsi nell’adesione al partito
di matrice leninista.
Il saggio procede con un raffronto tra l’alienazione economica marxista e l’alienazione politica paventata dall’a.; approfondendo quest’ultimo
concetto in relazione all’attività dell’intellettuale con richiami alle opere di Ortega y Gasset, Heidegger e Klaus Mann, M. conclude con alcune
riflessioni sul delicato rapporto tra cultura ed educazione come chiave di lettura risolutiva per il problema d’integrità dell’intellettuale.
__________________
52.18
MONTAGNANA, Mario, I compiti del movimento sindacale nell'attuale periodo
in «Rinascita» [Roma], XI (1952) pp. 341-344
M. sostiene che il movimento sindacale italiano stia attraversando una fase di transizione per cui ai compiti storici di tradizione riformista, per il
miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori, si accompagna la lotta per l’aumento della produzione. A questo processo corrisponde uno
stadio caratterizzato da una maggior coscienza della propria funzione di classe dirigente, in cui i lavoratori devono «porsi i problemi della
produzione che i capitalisti non riescono più, come i fatti dimostrano, a risolvere obbedendo soltanto alla legge della accumulazione del
massimo profitto aziendale» (p. 342). Il sindacato, di fronte a questa mutata situazione politica, deve imparare a bilanciare la propria attività e in
questo senso sono utili le riflessioni gramsciane dei Q, così come l’esperienza ordinovista.
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52.19
NAPOLITANO, Giorgio, Il dibattito meridionalista dopo la Liberazione
in «Società» [Firenze], VIII (1952) pp. 97-129
Rassegna della questione meridionale nel Dopoguerra, da G. Dorso fino al Convegno «Gli intellettuali e il Mezzogiorno» (1951); N. critica i
provvedimenti statalisti in atto perché controproducenti e ritiene necessario ritornare alla direzione teorica posta da AG, a cui N. fa solo un
generico riferimento per la strategia politica, in La questione meridionale per evitare errori di politica economica e sociale: ripensare l’azione
diretta sul mondo contadino del Sud, in vista della costruzione di un grande movimento popolare meridionale, alleato al movimento operaio
democratico del Nord.
10
52.20
SALINARI, Carlo, Il ritorno di De Sanctis
in «Rinascita» [Roma], IX (1952) pp. 289-292
S. ripercorre i ritorni del De Sanctis nella cultura italiana, dall’introduzione stabile permessa da Croce, alle strumentalizzazioni di Gentile, fino
all’attualità: ripreso non più polemicamente, ma nella direzione di una ricerca costruttiva nel passato. L’a. ritrova in De Sanctis e nella sua
ricerca del contesto in cui si colloca l’artista al momento della creazione, una connessione con le ampie problematiche storico-letterarie poste
da AG.
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52.21
SAPEGNO, Natalino, Manzoni tra De Sanctis e Gramsci
in «Società» [Firenze], VIII (1952) pp. 7-19
L’a. sottolinea come in LVN, AG non dia un giudizio estetico negativo sui Promessi sposi, ma rilevi il ruolo del Manzoni nella storia della cultura
e della formazione degli intellettuali italiani; S. sostiene che pur riprendendo le conclusioni di De Sanctis, l’analisi gramsciana sia più ampia e
profonda: guardando oltre la critica letteraria si coglie la valenza politica dell’opera; l’a. invita a non fermarsi alla frammentarietà dei Q, ma a
cogliere l’organizzazione architettonica del pensiero di AG.
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52.22
STRIGELLI, Odoardo, Il canto di Farinata dopo gli appunti di Gramsci
in «Inventario» [Milano], IV (1952) pp. 97-104
All’origine degli appunti sul X canto dell’Inferno dantesco, v’è una trattazione che AG sottopone in forma di lettera, attraverso la moglie, al prof.
Cosmo. Il parere di questi è trascritto tra la fine del 1931 e l’inizio del 1932 sugli appunti apparsi poi nella raccolta LVN.
S. riporta i motivi della critica gramsciana e sviluppa un confronto con le passate letture e quelle più recenti di Dario Rastelli e Mario Sansone.
AG è «il primo a tentare una ripresa integralmente unitaria del X canto» (p. 98): dimostra la complementarità dei due protagonisti Farinata e
Cavalcante e dell’attualità della loro pena.
11
52.23
TOGLIATTI, Palmiro, L’antifascismo di Antonio Gramsci
in «Rinascita» [Roma], IX (1952) pp. 133-143
Poi in:
Palmiro TOGLIATTI, Gramsci, Parenti, Firenze 1955, [Saggi di cultura moderna, 11] pp. 87-119
(ristampa di ID., Gramsci, Milano, Milano Sera Editrice, 1949, [Biblioteca di cultura. Serie politica, 5])
ID., Momenti della storia d'Italia, Roma, Editori Riuniti, 1963, [Nuova biblioteca di cultura, 45] 19732, pp.
165-188
ID., Gramsci, a cura e con prefazione di Ernesto Ragionieri, Roma, Editori Riuniti,1967, [Nuova
biblioteca di cultura, 71], pp. 81-104
ID., La politica culturale, a cura di Luciano Gruppi, Roma, Editori Riuniti, 1974, [Le idee, 99] pp. 164-
192
ID., in Scritti su Gramsci, a cura di Guido Liguori, Roma, Editori Riuniti 2001, pp. 157-182
Pubblicazione dell’intervento di T. alla Conferenza all’Associazione di cultura di Bari del 23 marzo 1952. Pur con un tono oratorio, l’a. introduce
nel discorso elementi d’analisi teorico-politica. T. spiega come l’unico elemento comune all’interno del fronte antifascista sia stato la difesa e la
restaurazione della libertà. Segue un’accusa severa verso liberali, cattolici ed una parte di democratici, che inizialmente diedero il proprio
consenso al fascismo, prendendo coscienza dell’errore in ritardo. L’a. rileva che l'incoscienza di questi è data da una concezione arretrata di
libertà, argomentando in base alla distinzione, fatta risalire al De Sanctis, del concetto di libertà formale, di tradizione liberale, e di libertà
sostanziale, di tradizione democratica. I comunisti ed i socialisti, difendendo quest’ultima, ebbero buon gioco nel riconoscere immediatamente
la gravità della politica concreta messa in atto dal fascismo: «disgregare e disorganizzare le classi lavoratrici per tenerle immobili»,
«nell’assoluto disprezzo per la legge scritta, per la legge morale, per la persona umana, per le conquiste di civiltà e di cultura realizzate dai
lavoratori» (p. 140).
T. riporta brani nei quali AG dà un preciso giudizio politico e storico sul fascismo: l’a. rileva così l’esattezza metodologica dell’analisi gramsciana
del 1919-1920. Partendo dagli elementi strutturali della situazione storica e supportati dalla concezione democratica di libertà, il pensatore
sardo trae conclusioni lucide e puntuali tali, sostiene T., da influenzare il movimento di Giustizia e Libertà ed i socialisti; mentre l’analisi
idealistica del Croce, impoverita dall’accezione liberale di libertà, si limita ancora a leggere nel fascismo «un morbo intellettuale e morale, non
già classistico ma di sentimento, di immaginazione e di volontà genericamente umana». (p. 137)
In definitiva l’a. vuole dimostrare come l’antifascismo gramsciano, negli scritti precarcerari come nei Q, sia l’inveramento della democrazia, della
libertà creata e sviluppata ogni giorno attraverso l’azione organizzata. All’interno del pensiero comunista ed internazionalista, l’antifascismo di
AG è anche dottrina «del rinnovamento della nazione italiana»; mentre il fascismo rimane «qualcosa di sempre presente, come pericolo e
minaccia che incombe». (p. 142) In questo senso il fascismo è ancora una minaccia che può essere sventata solo da un’opera di
svecchiamento dei rapporti sociali nell’affermazione perpetua della propria libertà, in senso democratico come indicato dal pensiero e
dall’azione di AG.
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12
52.24
VALENTINI, Giuseppe, Brescianesimo
in «Letture» [Milano], VII (1952), pp. 61-64
Con l’espressione «brescianesimo», apparsa in LVN, cui V. dà il significato di tendenziosità clericale, AG distingue la letteratura che non
contribuisce alla «costruzione del socialismo» (p. 62). Tra osservazioni tautologiche ed altre sarcastiche, l’a. teme che «un marxista non sia
capace di apprezzare quel che potrebbe essere valido anche nella sua sociologia in uno scrittore borghese o gesuita» (p. 64).
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52.25
ZUCÀRO, Domenico, Antonio Gramsci e la Sardegna. Carteggio inedito Gramsci-Lussu
in «Mondo Operaio» [Roma], V, n. 1, 6 gennaio 1952, pp. 18-20
Poi in:
«Rinascita sarda», n. 9, 1966, p. 13
Z. presenta due lettere inedite: la richiesta e la risposta approfondita ad una sorta di sondaggio posto da AG ad E. Lussu. Precede i documenti
la descrizione del rapporto politico di AG con la sua isola e dello sviluppo, grazie all’esperienza torinese, dalla posizione «sardista» al
socialismo.
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52.26
ZUCÀRO, Domenico, Antonio Gramsci a S. Vittore per l'istruttoria del “processone” (Con alcuni documenti
inediti)
in «Il Movimento di Liberazione in Italia» [Milano], IV (1952) pp. 3-16
Il ritrovamento di documenti inediti permette a Z. di ricostruire il periodo che va dal momento dell’arresto di AG fino alle ragioni della
permanenza per quindici mesi nel carcere milanese. Nella cornice storico-giuridica mutata dall’emanazione delle Leggi eccezionali, i documenti
qui pubblicati lasciano emergere l’evidente inconsistenza delle imputazioni a carico del leader comunista.
Inedite le tre richieste di AG al giudice istruttore E. Macis per la lettura di quotidiani, riviste e per l’uso di penna e carta, come i verbali dei tre
interrogatori, ripubblicati in appendice a:
ID., Vita del carcere di Antonio Gramsci, Edizioni Avanti!, Milano-Roma 1954, pp. 121-131 (Æ54.01)
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52.27
ZUCÀRO, Domenico, Dalla cella di Turi alla clinica «Qui si sana»
in «Mondo Operaio» [Roma], V, n. 5, 1 marzo 1952, pp. 16-19
L’a. segue il trasferimento di AG dal carcere di Turi fino al giorno della morte, nella clinica romana, in un racconto scandito cronologicamente
dai trasferimenti intermedi, dalle condizioni di salute del detenuto, dai provvedimenti restrittivi presi via via dal regime e riporta la ricezione ad
ogni passo della vicenda gramsciana sulla stampa estera.
Z. basa il racconto su fonti edite; invece, sulla base di un’inchiesta condotta in prima persona, riporta fatti emersi dai colloqui con Carlo
Gramsci, con le guardie carcerarie e con il dottor Cusumano, che ebbe in cura nella sua clinica di Formia, AG, prima del suo ultimo
trasferimento a Roma, dove morrà.
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52.28
ZUCÀRO, Domenico, Due lettere inedite di Antonio Gramsci
in «Mondo Operaio» [Roma], V, n. 11, 7 giugno 1952, pp. 17-18
In seguito al ritrovamento degli atti del processo di AG, Z. riporta qui, dagli originali, due lettere (la prima alla Sig.ra Passarge, la seconda alla
moglie e alla cognata), precedentemente pubblicate (Domenico ZUCÀRO, Gramsci a Roma, Æ52.54), ma imprecise ed inesatte per omissioni di
frasi e parole, in quanto tratte da una copia del volume n. 26 dell’istruttoria intestato ad AG.
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14
XI. FASCICOLI SPECIALI DI PERIODICI
52.29
CAVINA, Sergio, Antonio Gramsci e la questione meridionale ieri e oggi. Conferenza tenuta dal
compagno Sergio Cavina della Segreteria della Federazione del P.C.I. di Ravenna, (Cinema Astra –
Ravenna – 5 maggio 1952), per celebrare il XV anniversario della morte di Antonio Gramsci
edizione speciale dell'«Eco di Romagna» [Ravenna], n. 1, 21 maggio 1952, 12 pp.
Dopo aver ricordato i contributi di AG alla cultura italiana, l'a. spiega la ragione d'essere della questione meridionale con la «difesa degli
interessi immediati e di casta della borghesia industriale del nord e dell'agraria feudale del sud» (p. 3), riprende la novità del pensiero di G.
Dorso il cui limite è l'affidamento del compito storico della liberazione sociale ed economica alla piccola e media borghesia, vale a dire una
classe sociale instabile e «sorda alle esigenze popolari» (p. 5). C. arriva così all'interessamento di AG per la questione meridionale, dove il
ruolo del proletariato italiano è inteso come «artefice di una effettiva e concreta unità nazionale»: il problema esce «dai termini tradizionali,
intellettualistici e di polemica fra élites per divenire un dato acquisito della coscienza del proletariato» (ivi). Sono qui ripresi riprende gli scritti R
e QM per sviluppare anche il discorso gramsciano sul ruolo degli intellettuali del sud, ricordando, inoltre, come la prima enucleazione di questo
pensiero appartenesse già al periodo dell'esperienza consiliare torinese.
In seguito C. si concentra sull'analisi della situazione meridionale contemporanea in vista delle prossime elezioni politiche.
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XII. RECENSIONI
52.30
Rec. a PP
PP «completa come nessun altro il ritratto umano di Gramsci» esprimendo il suo «senso inflessibile della dignità umana». Le note, riferite al
passato dell’Italia prefascista e al presente fascista, nascono da «un impulso che è al tempo stesso teorico e pratico, di conoscenza e di
azione, o almeno di preparazione all’azione»: nella fase presente della lotta politica, l’a. evidenzia l’enucleazione del concetto di guerra di
posizione.
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52.31
ALATRI, Paolo, Come aiutarono il fascismo Giolitti, Croce e Gentile
in «Il Paese», 19 aprile 1952
[altri dati mancanti] Rds, CF
Rec. a PP
Rispetto a NM e R, l’ultimo volume dell’opera carceraria è dedicato allo studio del processo storico della storia italiana prolungato fino alla fase
«che segna il passaggio dallo Stato prefascista allo Stato fascista». In questo quadro storico, A. focalizza l’attenzione sull’analisi dell’opera
politica di Giolitti e quella ideologica fornita da Croce e perfezionata da Gentile.
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52.32
CAJUMI, Arrigo, Il caustico Gramsci
in «La Nuova Stampa» [Torino], VIII, n. 21, 24 gennaio 1952, p. 3
Rec. a PP
PP è «meno ingombrato dei precedenti volumi dalle discussioni crociane» e redatto secondo uno spirito enciclopedico e dottrinario; AG viene
sottoposto a una critica sia ideologica, sia di metodo storico.
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52.33
CAJUMI, Arrigo
Rec. a PP
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52.34
Caracciolo, Alberto
in «Movimento Operaio» [Milano], IV (1955) pp. 159-60
Rec. a PP
Con molteplici citazioni, C. ripercorre l’analisi gramsciana delle correnti appartenenti all’ambito politico in cui è nato il PCI: massimalismo,
riformismo e anarchismo, dando così un esempio di come i Q siano un utile strumento per la storiografia del movimento operaio; quest’ultimo
volume in particolare è un contributo notevole per la conoscenza di AG politico, da completare presto con gli scritti precarcerari.
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52.35
CARBONE, Giuseppe
in «Società» [Firenze], VIII (1952) pp. 171-173
Rec. a Nicola Matteucci, Antonio Gramsci e la filosofia della prassi, Milano, Giuffrè, 1951 (Æ51.01)
C. ritiene Matteucci abbia preso in considerazione soggettivamente le riflessioni gramsciane sulla cultura italiana, limitandosi a una lettura dei Q
e omettendo la necessaria contestualizzazione all’interno di tutto il pensiero gramsciano che sola ne può restituire invece la concretezza.
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52.36
CARDONA, Giacinto
in «Mondo Operaio» [Roma], V , n. 1, 6 gennaio 1952, p. 21
Rec. a PP
Con ampie citazioni, l’a. evidenzia gli sviluppi apportati da AG all’analisi critica dei partiti, l’esperienza diretta di lotta collegata alla militanza, ora
oggetto di meditazione ed infine le peculiarità dello storicismo gramsciano: «leva potente di rinnovamento» che con un metodo d’analisi
«molecolare», procedendo su più dimensioni, ricostruisce «i processi che si svolgono quasi parallelamente nelle differenti sfere sociali»
penetrando la realtà in tutti i suoi aspetti. Il volume, da ritenere una preziosa guida per «la formazione e l’approfondimento della coscienza
politica dei militanti», come per gli intellettuali meno avveduti dell’importanza del movimento operaio, contiene note che si collegano
direttamente a NM ed attraverso l’indice analitico generale delle materie è possibile una proficua rilettura della complessiva opera carceraria.
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18
52.37
CARDONA, Giacinto
in «Mondo Operaio» [Roma], V , n. 1, 6 gennaio 1952, pp. 21–22
Rec. a Lucio LOMBARDO RADICE e Giuseppe CARBONE, Vita di Antonio Gramsci, Roma, Edizioni di
Cultura Sociale, 1951
L’a. apprezza il volume in quanto è il primo sforzo di sistemazione organica della biografia gramscian; osserva che maggior attenzione avrebbe
richiesto il Congresso di Livorno, per una giusta valutazione dell’opera di AG rispetto all’organizzazione del nuovo partito.
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52.38
Rec. a Lucio LOMBARDO RADICE; Giuseppe CARBONE, Vita di Antonio Gramsci, Roma, Edizioni di
Cultura Sociale, 1951
Pregio del volume è «di aver fissato quel che vi è di sostanzialmente conquistato nella vita e nell’azione di Antonio Gramsci» (p. 3), nonché
l’aver saputo dare una storia del movimento operaio nel nostro paese attraverso i momenti della vita e dell’attività politica di AG. Nell’opera
emerge l’umanità del rivoluzionario sardo espressa nella concezione politica e sociale, nell’ideale dell’emancipazione femminile, fino ai rapporti
con i compagni di partito, con cui AG è riuscito ad essere fecondo «formatore e educatore di quadri» (ivi) nel partito.
Chiude l’articolo un ricordo personale dell’a. riguardante la scuola clandestina per dirigenti organizzata nel 1925 sulle Prealpi lombarde alla
Capanna Mara e gli accorgimenti escogitati da AG per allontanare un milite fascista arrivato al rifugio.
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52.39
GAROSCI, Aldo
in «Il Ponte» [Firenze], VIII (1952) pp. 1022-1023
Rec. a PP
Polemizzanto con la ricezione dell’opera gramsciana, l’a. accoglie la novità dell’analisi critica al fascismo e più in generale al capitalismo, ma
nega le teorie di AG siano in grado di dare apporti sostanziali alla filosofia marxista.
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52.40
GUIDUCCI, Armanda
in «Il Pensiero Critico» [Milano], III, n. 6 (1952), pp. 65-69
Rec. a LVN
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20
52.41
MANACORDA, Gastone, Antonio Gramsci, Passato e Presente
in «Società» [Firenze], VIII (1952) pp. 145-150
Rec. a PP
Poi in:
ID., Poi in Storiografia e socialismo. Saggi e note critiche, Liviana, Padova 1967, 356 p., pp. 323-330
M. presenta PP come l’elaborazione teorica delle esperienze precarcerarie: è l’origine tematica e una chiave di lettura per i volumi precedenti.
L’a. ritiene che nel vol. sia centrale il ripensamento della storia d’Italia attraverso il problema della formazione della nuova classe dirigente
proletaria. M. ripercorre le critiche gramsciane al socialismo italiano, crollato di fronte al fascismo: la mancanza di consapevolezza della fazione
riformista, tendente alla sola resistenza e conservazione, più che all’attività cosciente nella storia, è paragonata per inadeguatezza alle forme
grezze di sovversivismo, dotate di scarsa coscienza dello Stato e del potere. Nell’ottica del raggiungimento dell’egemonia, che sia superamento
della cultura precedente, è altresì necessario il ruolo attivo degli intellettuali all’interno della classe operaia.
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52.42
OTTINO, Carlo Leopoldo
in «Movimento Operaio» [Milano], IV (1952) pp. 1038-41
Rec. a Nicola Matteucci, Antonio Gramsci e la filosofia della prassi, Milano, Giuffrè, 1951 (Æ51.01)
Frutto di una tesi di laurea, il lavoro di M. si propone la ricostruzione di «tutto il pensiero di Gramsci» (p. 1038), ma delude la promessa. L’a.
nota come il periodo di formazione politica precarcerario sia «troppo facilmente sottinteso o frettolosamente citato» (ivi), dando per scontata,
attraverso una breve testimonianza di A. Tasca, una non continuità del pensiero gramsciano; solo in nota si trova il riferimento a QM ed è elusa
«l’impostazione marxista-leninista dei problemi culturali» (p. 1039), presa in considerazione dall’a. solo nel suo «preoccupato dissenso per
l’allineamento di Gramsci alle “tesi di Stalin e Zdanov”» (p. 1040).
Il positivo «fervore dell’indagine filosofica e concettuale» nell’affrontare le figure di Croce e Machiavelli, si situano in una generale
«interpretazione schematica e parziale» (p. 1039) del pensiero gramsciano.
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52.43
Rec. a PP
P. ricorda lo studente conosciuto nell’ateneo torinese: i Q sono la risposta al bisogno di fare qualche cosa «che non sia legata agli interessi del
giorno che passa, qualcosa di disinteressato»; conscio del suo sacrificio, la lotta del rivoluzionario sardo è «dare coscienza, organizzazione e
volontà pratica alla classe operaia, non isolare l’idea dal partito». Nelle pagine di serrata critica di PP al «mondo polimorfico del fascismo,
costante aperta brutale espressione della dittatura reazionaria della borghesia», «si sente la catastrofe della cultura dominante». Contro la boria
degli intellettuali, la cui causa è feconda solo se «entra in relazione diretta col movimento operaio», AG lamenta la mancanza di una solida
filosofia.
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52.44
PLATONE, Felice
in «Rinascita» [Roma], IX (1952) pp. 121-123
Rec. a PP
L’a. si sofferma sulla prima parte del vol., delle due in cui è organizzato: essa appare strettamente collegata all’esperienza politica e culturale
diretta di AG, chiave di lettura per tutta l’opera carceraria, mentre la seconda risulta di carattere più enciclopedico. In tal modo, P. sottolinea la
valenza politica della rilettura del passato per AG.
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52.45
PONI, Carlo
in «Il Mulino» [Bologna], I (1952) pp. 202-204
Rec. a Nicola Matteucci, Antonio Gramsci e la filosofia della prassi, Milano, Giuffrè, 1951 (Æ51.01)
P. ritiene Matteucci abbia risposto positivamente al problema dell’asistematicità dei Q e ha inoltre spiegato il senso dell’antinomia del linguaggio
gramsciano derivante dalla propria formazione filosofica, mentre è incompleta la trattazione del rapporto tra la gramsciana filosofia della prassi,
il leninismo e le formulazioni dello stalinismo.
Centrale nel saggio è la sostituzione fatta da AG delle tre fonti del materialismo storico (filosofia tedesca, politica francese ed economia inglese)
con le figure di Machiavelli e Croce «al fine di tradurre la cultura nazionale della filosofia della prassi» (p. 203).
Nella nuova sintesi richiesta dall’opposizione tra marxismo volgare e storicismo idealistico, l’assorbimento della parte vitale dell’hegelismo è per
AG un processo storico in movimento e l’a. nota come Matteucci proceda alla dimostrazione di questa tesi riscontrandola sui testi.
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52.46
Rec. a PP
In quest'ultimo Quaderno, «come e più che negli altri, si sente la preoccupazione pratica dell'Autore di far fruttare tutta quell'esperienza del
passato che è necessaria per l'immediata opera che sta dinanzi al movimento operaio», così S. vi trova «l'uomo di partito» che dalla sua cella si
pone sempre in «una prospettiva ampia, volta a impostare tutta la complessità strategica delle lotte future su ogni fronte, da quello ideologico a
quello politico a quello economico».
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23
52.47
ZUCÀRO, Domenico
in «Movimento Operaio» [Milano], IV (1952) pp. 702-705
Rec. a Lucio Lombardo Radice, Giuseppe Carbone, Vita di Antonio Gramsci, Roma, Edizioni di
Cultura Sociale, 1951 (Æ51.02)
Z. presenta le proprie annotazioni su base documentale edita ed inedita, qui disposte cronologicamente, per contribuire all’esplicita richiesta
degli autori della biografia gramsciana, di «fornire altri dati e testimonianze» (p. 702).
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24
XIII. ARTICOLI GIORNALISTICI
52.48
ALICATA, Mario, Gramsci e il Mezzogiorno
in «L’Unità», XXIX, n. 101, 27 aprile 1952, p. 1
A. ritiene la presenza dell’opera gramsciana nella vita italiana sia viva e solleciti idee e propositi di azione nei discepoli come negli avversari.
Questa viva presenza è dimostrata dalla drammaticità della lotta politica contemporanea nel Mezzogiorno, gli studi gramsciani hanno dato avvio
ad una nuova scienza della nostra storia e politica con cui è risorta la «questione meridionale»; se oggi essa «non è più retaggio di pochi
studiosi, ma impegno di lotta delle grandi masse popolari del sud e del nord» è un merito di AG.
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52.49
CARSANO, Giovanni, Gramsci nel ricordo di un operaio torinese
in «L’Unità» [ed. piemontese], XXIX, n. 19, 22 gennaio 1952, p. 3.
Primo di una serie di articoli dedicati alla memoria di AG attraverso la testimonianza di C., che qui ricorda l’esperienza dei Consigli di fabbrica
sotto la guida del rivoluzionario sardo. L’a. indica la linea di continuità tra la politica ordinovista e la scissione di Livorno.
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52.50
CARSANO, Giovanni, Come la Brigata Sassari fraternizzò con i lavoratori. Gramsci nel ricordo di un
operaio torinese,
in «L’Unità» [ed. piemontese], XXIX, n. 101, 27 aprile 1952, p. 3
La Brigata Sassari, già strumento del governo borghese «per soffocare nel sangue l'insurrezione di Torino nell'agosto 1917», due anni dopo è
assegnata al Presidio militare locale. Inizia così per AG un'intensa attività «di chiarificazione e di orientamento politico fra gli operai di Torino
(ponendo e sviluppando già i temi essenziali della questione meridionale)» e facendo altrettanta «opera di persuasione e di convinzione tra i
soldati della "Sassari", affinché vedessero negli operai torinesi i loro fratelli e nella loro causa la loro stessa causa».
25
52.51
FERRI, Franco, I Quaderni hanno spezzato il blocco ideologico del Meridione. Antonio Gramsci e la
nuova cultura
in «L’Unità» [ed. romana], XXIX, n. 101, 27 aprile 1952, p. 3
L’a. sottolinea l’importanza dei Q, espressione dell’esperienza del Gramsci militante, per la nascita di una nuova cultura e coscienza diffuse ed
irradiate dei problemi del paese tra i lavoratori.
__________________
52.52
SANTHIÀ, Battista, Discutendo con Gramsci
in «L’Unità», XIX, n. 24, 27 gennaio 1952, p. 3
L’a. ricorda alcune conversazioni con AG: sull’opportunità tattica della creazione, nel 1915, di un Comitato Unitario Giovanile aperto ai non
socialisti; il suo parere sull’allontanamento dell’a. dal proprio reggimento durante l’agosto 1917; la strategia di fraternizzazione con la Brigata
Sassari, spostata a Torino per placare il movimento rivoluzionario durante il 1919; il valore del patrimonio artistico e culturale per la classe
operaia. Infine l’a. rievoca la proposta della mozione «Al di sopra delle frazioni si crei il Partito Comunista» che il Sardo gli fece nel 1920,
nonché il documento in cui «l’Internazionale Comunista dichiarava che il gruppo dell’”Ordine Nuovo” era il più vicino alla sua linea politica» e la
calma reazione di AG all’invito di Lenin di recarsi a Mosca.
__________________
52.53
TOGLIATTI, Palmiro, Discorso a Crotone per campagna elettorale e anniversario morte di Gramsci
in «L'Unità» [ed. romana], XIX, n. 102, 29 aprile 1952, p. 3
Trascrizione del discorso pronunciato da T. a Crotone in occasione delle elezioni amministrative del successivo 25-26 maggio. È qui ricordato il
profilo di combattente di AG ed il suo sogno di «redenzione dell'Italia attraverso la redenzione dell'Italia meridionale».
26
52.54
TOGLIATTI, Palmiro, L'antifascismo di Gramsci
in «L'Unità» [ed. piemontese], XIX, n. 101, 27 aprile 1952, p. 3
Parziale ripubblicazione del discorso tenuto da T. all'Associazione di cultura di Bari il 23 marzo, sul tema «Gramsci, ideologo dell'antifascismo»,
il cui testo integrale appare nel numero di marzo di «Rinascita» (Æ52.23).
__________________
52.55
TROMBETTI, Gustavo, Casa Penale di Turi, 1a Sezione – Cella n. 1
in «La Lotta» [Bologna], 11 gennaio 1952, p. 3
Compagno di detenzione di AG, descrive la cella e parla delle condizioni igieniche del penitenziario di Turi, dove il pensatore sardo attendeva al
suo lavoro dalla mattina presto, fermandosi solo per il momento «d’aria» in cui «insegnava e faceva scuola agli altri compagni detenuti».
__________________
52.56
ZUCÀRO, Domenico, Gramsci a Roma
in «L’Unità» [ed. romana], XXIX, n. 20, 23 gennaio 1952
[altri dati mancanti] Rds, CF
In occasione del LXI anniversario dalla nascita del leader comunista, Z. ne pubblica una lettera, scritta pochi giorni dopo l’arresto, indirizzata
alla signora Passarge, locatrice della stanza che AG occupò in Via Morgagni 25 a Roma dal suo trasferimento «sulla fine del 1924 o al principio
dell’anno dopo, e vi è rimasto fino all’arresto». L’a. pubblica stralci dal verbale della perquisizione, ivi eseguita il 24 ottobre 1925, che testimonia
il sequestro di tre pacchi di carte e corrispondenza appartenute ad AG.
__________________
27
52.57
[s. a.] Gramsci commemorato dai lavoratori torinesi. La conferenza di Spano al Carignano
in «L'Unità» [ed. piemontese], XIX, n. 102, 29 aprile 1952, p. 3
Conferenza commemorativa tenuta dal sen. Spano su AG, nella quale ricorda il ruolo del Sardo nel portare gli intellettuali «a contatto della vita
e della lotta politica delle masse» e nel riconoscere che i protagonisti della questione meridionale «non sono più i Fortunato, i Croce, ma gli
operai del nord e i contadini del Mezzogiorno».
__________________
28
XIV. INTERVISTE
52.58
QUARANTA, Guido, Due professori ci parlano di Gramsci studente a Torino. A colloquio con Augusto
Rostagni e Annibale Pastore
in «L’Unità» [ed. romana], XXIX, n. 101, 27 aprile 1952, p. 3
Rostagni, che nel 1911 ha incontrato AG alle lezioni del prof. Cosmo, ne rievoca la figura già all'epoca riconoscibilmente straordinaria.
Presentatogli da M. Bartoli, Pastore ricorda gli incontri con AG per approfondire i temi delle sue lezioni e, con aneddoti citati già in
testimonianze precedenti (Æ47.50 e Æ51.30), ricorda il fervore della lotta politica che nel 1922 ha animato il leader comunista.
__________________
29
XX. BIBLIOGRAFIE
52.59
CARBONE, Giuseppe, I libri del carcere di Antonio Gramsci
in «Movimento Operaio» [Milano], IV (1952) pp. 640-689
Premessa all’elenco dei libri che AG ha avuto in carcere e prima dell’arresto: quelli ritirati dalla cognata alla Clinica Quisisana sono riuniti a
quelli presenti nella casa romana di via Morgagni e raccolti a Mosca; successivamente si sommano quelli provenienti dalla casa materna,
consegnati da Carlo Gramsci. Nell’elenco appare anche una sezione dei libri conservati a Ghilarza.
Impossibile stilare un elenco certo dei volumi pervenuti e concessi al detenuto nel carcere di Turi ed a Formia, ma sono qui indicati con una
sigla i volumi recanti il contrassegno carcerario, prova che AG li ricevette in cella.
C. racconta le difficoltà superate per ottenere in carcere i libri di studio e sottolinea l’azione svolta da AG presso il ministero di Grazia e Giustizia
che «indusse il direttore degli Istituti di Prevenzione e Pena a proporre alla Commissione per la riforma del regolamento carcerario una
sostanziale modifica a quanto già disposto circa il diritto dei condannati a ricevere e ritenere libri non compresi nella biblioteca interna del
carcere. Il nuovo regolamento carcerario, entrato in vigore il 18 giugno 1931, accettava e riportava al suo Articolo 140 codesta modifica – nata
dall’azione tenace svolta da Gramsci – per la quale ogni esclusione predeterminata di libri e giornali politici per condannati (…) veniva abolita»
(p. 646).
__________________
52.60
BOLLINO, Giovanni; CALIFANO, Enrico, Articoli e pubblicazioni sui trenta anni del P.C.I.
in «Movimento Operaio» [Milano], IV (1952) pp. 979-1023
Bibliografia degli articoli e saggi apparsi tra la fine del 1950 e del 1951 sui periodici locali e nazionali del PCI in occasione del XXX anniversario
dalla fondazione del Partito.
Nella nota introduttiva è spiegata la metodologia adottata, lo schema di suddivisione ed in nota è riportato un succinto regesto delle
pubblicazioni monografiche per il periodo preso in esame.
L’elenco, diviso in sezioni cronologiche divise secondo i momenti della storia del partito, è redatto in ordine alfabetico per autore.
Accanto alle indicazioni bibliografiche è riportato, riassunto in una frase, il tema affrontato nello scritto. Una facile consultazione è permessa da
due indici, per autore e per soggetto, attraverso cui si possono rintracciare gli scritti che si occupano di AG.
30
1953
31
I. MONOGRAFIE DI AUTORE UNICO
53.01
SCIASCIA, Leonardo, Pirandello e il pirandellismo. Con lettere inedite di Pirandello a Tilgher
Caltanissetta, Edizioni Salvatore Sciascia, 1953, 99 pp.
Nel panorama critico su Pirandello sono decisive le singolari e felicissime intuizioni lasciate da AG, che solo ora entrano nel comune orizzonte
bibliografico.
La libertà intellettuale di AG gli permette di pervenire ad un’analisi profonda: leggere l’opera pirandelliana come proveniente da un’esperienza
storicamente viva.
Il tema centrale della monografia è la critica del Tilgher a Pirandello: AG stesso riconosce un passaggio fondamentale con l’ermeneutica
tilgheriana a cui lo scrittore siciliano è andato successivamente conformandosi.
__________________
32
II. OPERE COLLETTIVE E MISCELLANEE
53.02
FERRARA, Marcella; FERRARA, Maurizio, Conversando con Togliatti
Roma, Edizioni di Cultura Sociale, 1953, 391 pp.
Volume basato su testi editi e testimonianze di Togliatti, dove la figura di AG è ricordata fin dal primo incontro universitario. Le biografie dei due
leader comunisti sono descritte, nella concordanza ideologica di fondo, indissolubilmente intrecciate nell’attività politica come per la coincidenza
delle decisioni partitiche, versante che prevale dopo l’arresto del Sardo.
__________________
53.03
Riedito in:
Giorgio Galli, Storia del Partito comunista italiano, Milano, Schwarz, 1958, 374 p.
In radicale contrapposizione rispetto alle interpretazioni «ufficiali», il cui obiettivo polemico diretto è senza dubbio il Quaderno di «Rinascita» del
1952 Trent'anni di vita e lotte del P.C.I. (Æ52.01), questo volume è il primo tentativo di ricostruzione organica della storia del partito dal punto
di vista dei settori sconfitti nelle lotte interne degli anni Venti; l'attendibilità scientifica resa dubbia dalla mancanza di indicazioni delle fonti e da
alcune inesattezze vistose, testimoniano comunque il carattere pionieristico del lavoro, in una situazione caratterizzata dalla scarsità di
documenti, dalla chiusura al pubblico degli archivi e da un costume del quadro dirigente comunista cauto e autocensorio.
«Oggi la storiografia ufficiale fa di Antonio Gramsci il percursore, il fondatore, il capo del partito comunista sin dai giorni incandescenti di
Livorno», mentre «in realtà, dal punto di vista strettamente politico, la figura di gran lunga dominante (…) sino alla Conferenza nazionale di
Como» fu quella di Bordiga (p. 191): per la prima volta è sottolineato, in modo marcato e argomentato, il ruolo di primissimo piano di Bordiga
dalla scissione di Livorno al Congresso di Lione. Fino al Congresso di Roma del 1922, sostengono gli aa., non vi sarebbe stata «alcuna
33
divergenza di orientamento tra coloro che formavano la maggioranza del partito e in particolare tra la cosiddetta corrente astensionista di
Bordiga e il gruppo dell'"Ordine Nuovo"» (p. 52).
Solo dopo il suo soggiorno a Mosca, AG prenderebbe le distanze da Bordiga sul terreno dei rapporti con l'Internazionale, apparendo così come
«l'uomo di Mosca» che si inserisce nel processo di burocratizzazione del movimento comunista internazionale giungendo, con l'ausilio di
sistemi burocratici e coercitivi a conquistare la direzione del PCd'I. Il comportamento politico di AG sarebbe quindi precursore della prassi
stalinista, perfezionata in seguito dalla tattica di Togliatti; gli aa., inoltre, non rilevano alcuna dissonanza tra i due leader torinesi, accettando
dunque l'immagine ufficiale dell'agiografia comunista.
Il libro si occupa di AG solo fino al momento dell'arresto: gli vengono attribuite le doti di «acuto pensatore e tenace combattente», ma anche
«talune lacune di impostazione generale che indubbiamente hanno caratterizzato la sua personalità e che si risolvono in autentici aspetti
negativi dal punto di vista politico» (p. 16), è infatti ripresa la vecchia accusa bordighiana che vedeva in Gramsci «un intellettuale di stampo
classico, con tutte le virtù ma anche con tutti i difetti di un intellettuale piccolo-borghese, non esclusa, la tendenza ai costumi un poco
bohémien» (p. 129) e dal punto di vista teorico G. e B. riprendono la critica del dirigente napoletano all'esperienza consiliare: l'assenza del
problema della rottura dell'apparato dello Stato e la presenza di elementi produttivistici non antagonisti ai rapporti di produzione capitalistici e
alle istituzioni borghesi.
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34
III. SAGGI CAPITOLI E PARAGRAFI IN VOLUME DI
AUTORE UNICO
53.04
AG e Pirandello sono considerati, con Croce, «tra le maggiori personalità culturali del nostro paese in questo secolo» (p. 209).
L’a. sviluppa un parallelo tra le espressioni della società dell’epoca attraverso questi due intellettuali: la vivace lotta del proletariato per AG e la
drammatica passività della piccola borghesia.
Fermo, per il limite oggettivo della reclusione, all’origine dell’opera di Pirandello (su Liolà è infatti accentrata la sua attenzione), AG constata «il
rapporto tra Pirandello e le tradizioni popolari nazionali, il rispecchiarsi nella sua opera delle contraddizioni esistenti nella coscienza delle classi
italiane tra un’impostazione fortemente provinciale, una aspirazione europeistica su un piano puramente astratto, e una realtà nazionale
concretantesi da poco e malamente, e ormai già prossima allo sfacelo» (p. 216).
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35
VI. INTRODUZIONI, PREFAZIONI, POSTFAZIONI,
PREMESSE, AVVERTENZE, NOTE
53.05
SOLARI, Gioele, Aldo Mautino nella tradizione culturale torinese da Gobetti alla Resistenza
a cura di Norberto Bobbio, in Aldo MAUTINO, La formazione della filosofia politica di Benedetto Croce,
Laterza, Bari 1953, pp. 3-132.
Introduzione alla figura di Aldo Mautino (Torino, 1917 – ivi, 1940), eccezionale studente laureatosi con Solari nel 1939 con una tesi su Croce
che diventata volume in seguito alla sua prematura scomparsa, che diventa uno scritto indipendente. Il profilo umano e di studioso è il fulcro da
cui parte S. per dare un panorama della cultura torinese e nazionale inserita nel contesto storico che segue la Prima Guerra mondiale. La figura
e l’opera di AG (paragrafi 11 e 14), viste in questa prospettiva, sono lontane e mediate dall’intersezione con la figura e le scelte teorico-politiche
del Gobetti, alla cui tradizione culturale e politica, Mautino si rifà. Pur focalizzando la sua analisi sulle differenze e comunanze tra AG e Gobetti
rispetto alla politica socialista coeva, l’a. lascia emergere l’imprescindibile vitalità sulla scena politica e sociale torinese della classe operaia
(nonché l’importanza a livello nazionale della comunanza d’intenti con il ceto contadino), di cui l’Ordine Nuovo è avanguardia teorica, avendo
compreso appieno lo strumento politico dei Consigli di fabbrica, traduzione italiana del sistema soviettista e avendo allo stesso tempo colto il
cruciale momento storico a cui si affacciava il Paese.
__________________
36
X. SAGGI IN PERIODICI
53.06
Il saggio inizialmente si presenta come un percorso attraverso l’epistolario carcerario in particolare riguardante o destinato ai figli, per
raccogliere i pensieri di AG da cui trarre importanti lezioni pedagogiche. Da pagina 28 l’a. indugia in un’approfondita nota teorica, quasi un testo
parallelo, riguardante le considerazioni filosofiche e pedagogiche contenute in IOC. Seguendo le riflessioni gramsciane sulla scuola, l’a.
ripercorre i principi della pedagogia moderna con la critica di AG allo spontaneismo di Rousseau, i metodi educativi delle scuole italiane nel
passaggio attraverso la riforma Gentile e cita alcuni esempi delle scuole progressiste europee.
__________________
53.07
Poi in
ID., Educazione e scuola nell'Italia d'oggi, Firenze, La Nuova Italia, 1958, pp. 226-43
Breve rassegna filosofica del concetto di libertà in Gentile e AG, che trova l’esito migliore nella formulazione crociana.
Partendo da NM, l’a. confronta le riflessioni di AG sul rapporto tra società civile e Stato con le posizioni liberali ed in specifico con quelle di
Croce, arrivando presto a concludere che quello gramsciano è «un tentativo disperato di conciliare la libertà coll’autorità nella teoria e nella
pratica del partito comunista» (pp. 355-356), B. riconduce infatti il limite di questo pensiero nell’incapacità di «riesaminare le premesse della sua
ideologia e stabilire se la degenerazione autoritaria e burocratica non fosse una sua logica conseguenza» (p. 357).
37
53.08
CARSANO, Giovanni, In carcere con Gramsci
in «Rinascita» [Roma], X (1953), pp. 166-168
Dalla propria esperienza carceraria, l’a. descrive le vicende del processo al Tribunale Speciale e il successivo incontro con AG, con una
frequentazione durata un mese.
Al racconto sulle vicissitudini burocratiche per il trasferimento di AG a Turi e sulle sue precarie condizioni di salute, si alternano informazioni sui
temi politici e storici discussi informalmente o nelle lezioni organizzate dal Sardo per i detenuti comunisti.
__________________
53.09
DE MARTINO, Ernesto, Mondo popolare e cultura nazionale
in «La Lapa» [Rieti], I (1953) p. 3
Lettera in cui l’a. auspica studi etnologici radicati ed in continuità con la tradizione storicistica nazionale, sulla scia degli insegnamenti di De
Sanctis, Croce e Gramsci.
In risposta a D. M. confronta:
Paolo TOSCHI, Sugli studi di folklore in Italia (Æ53.22)
__________________
53.10
Sotto forma di semplici appunti, tra i racconti e le osservazioni che D. M. trae da una spedizione etnologica in Lucania nell’ottobre del 1952, v’è
una citazione volta a dimostrare la «validità di un importante pensiero di Gramsci» (p. 64). Il filo rosso dello studio antropologico è focalizzato
38
sul rapporto tra le formazioni culturali del mondo degli oppressi ed i «momenti critici dell’esistenza storica» (p. 47) in cui è disvelata la radicale
precarietà esistenziale, qui rivista attraverso la descrizione degli esiti delle ricerche sui canti popolari, gli scongiuri ed i lamenti funebri. Nel
contempo, l’a. conduce una personale riflessione sulla natura della storia: muove dalla visione crociana, passa attraverso il marxismo e trova
negli appunti gramsciani una sintesi dialettica: il riconoscimento della cultura come sovrastruttura è una «realissima esperienza storica» da
parte di una società impiantata sull’oppressione che aspira all’emancipazione. L’a. prosegue citando AG: «molte concezioni idealistiche, o
almeno alcuni aspetti di esse, che sono utopistiche nel regno della necessità, potrebbero diventare verità dopo il passaggio» (p. 64) ad un
sistema culturale unitario; ma questo non è già un punto di partenza, come sostengono gli idealisti, ma un punto d’arrivo.
__________________
53.11
Poi in:
Id., Il verosimile filmico e altri scritti di Estetica, Roma, Edizioni Filmcritica, 1954, pp. 81-86
Id., Di/su Galvano della Volpe, a cura di Edoardo Bruno, Roma, Bulzoni, 1983, pp. 73-77
L’a. percorre il rapporto fra un tentativo di elaborazione di un’estetica materialistica, in LVN, e quella di B. Croce (cui è dedicato questo numero
speciale della rivista), dal quale comunque AG trae ispirazione, sviluppandone le tesi.
__________________
39
53.12
INGRAO, Pietro, Gramsci e la cultura italiana
in «Rinascita» [Roma], X (1953) pp. 570-571
In risposta alla lettera di F. Onofri («Rinascita», X (1953) pp. 507-509), I. concorda sul dovere di iniziare una ricerca ampia e variegata
sull’influenza dei Q nella cultura italiana, sottolineando, però, che essa non può risolversi «in una storia generale della vita nazionale in questi
anni e del posto che vi occupa il partito comunista» (p. 570), perché la tematica gramsciana «è parte organica dello studio del marxismo-
leninismo in Italia, inscindibile da esso; ma è parte che noi vogliamo riconoscere nella sua concretezza tipica» (p. 571). L’a. auspica dunque
uno studio che tenga conto della particolarità gramsciana, con ricerche mirate, persino erudite e propone un elenco di cinque temi prioritari: la
letteratura meridionalistica, la storia italiana, la questione giovanile, le interpretazioni del fascismo ed il posto di AG nella letteratura italiana.
__________________
53.13
Lettera di osservazioni indotte dall’intervento di F. Onofri («Rinascita», X (1953) pp. 507-509), l’a., contrario ad un’identificazione totale dei
termini «Gramsci, marxismo, partito comunista» (p. 635), ritiene utile per un’analisi puntuale dell’influenza gramsciana sulla cultura italiana,
suddividere il processo intellettuale di AG in due periodi: quello critico fino al 1923, e quello successivo, definito antifascista. M. sostiene che se
nel primo periodo la posizione di AG si può «comprendere anche scissa dalla posizione culturale e storica del marxismo-leninismo del partito»
(p. 635), il secondo periodo è caratterizzato da un distacco dall’identità con il partito per affilare le proprie «armi dialettiche e intellettuali in una
meravigliosa lotta contro un nemico trionfante» e «il rigidimso dommatico dell’idea lascia spesso luogo alla mobilità tattica del polemista.» (p.
635)
__________________
40
53.14
MATTEUCCI, Nicola, La cultura italiana e il marxismo dal 1945 al 1951
in «Rivista di Filosofia» [Torino], XLIV (1953) pp. 61-85
Partendo da una panoramica sui progressi del marxismo in Italia a cavallo della prima metà del secolo, M. analizza il carattere filosofico dei
contributi al marxismo dati da alcuni pensatori (G. Della Volpe, A. Banfi, G. Morpurgo Tagliabue) e dalle discussioni nate nel secondo
dopoguerra. Con Labriola e Mondolfo, AG è tra le fonti a cui attingere e da sviluppare per «risolvere l’attuale problema del significato e del
valore del marxismo» (p. 85).
__________________
53.15
ONOFRI, Fabrizio, Gramsci e la cultura italiana
in «Rinascita» [Roma], X (1953) pp. 507-509
O. risponde con questa «lettera al Direttore», alla proposta di P. Togliatti di scrivere un articolo sull’influenza dei Q nella cultura italiana.
Rrendendosi conto della complessità del tema, l’a. elenca cinque punti su cui la ricerca dovrebbe poggiare, proponendola come «opera
collettiva, frutto di una larga, organizzata collaborazione.» (p. 509). Le indicazioni di O. per lo studio sono: una concezione allargata di cultura,
come la concepì AG, tenendo conto non dei soli canali culturali tradizionali; il nesso indissolubile tra l’influenza gramsciana e quella del PCI sulla
cultura italiana; il rapporto tra marxismo-leninismo ed il metodo gramsciano, che è la bussola per trovare la via nazionale al socialismo.
O. consiglia di prendere in considerazione la critica anticomunista tendente a strumentalizzare i Q, distaccandoli dall’attività e dalla coscienza
comunista di AG, mentre «la vita e l’opera di Gramsci sono inseparabili da quelle del partito, come questa da quelle» (p. 509); una ricerca
sull’influenza del pensatore sardo nella cultura italiana è «lo studio della nostra vita nazionale, nelle sue origini lontane, le sue tradizioni, i suoi
sviluppi, il suo presente – tutto ciò visto e analizzato col metodo del materialismo storico.» (p. 509)
Raimondo MASSARI, Gramsci e la cultura italiana, in «Rinascita» [Roma], X (1953) p. 635. (Æ53.13)
41
__________________
53.16
PAPI, Fulvio, L'insegnamento di Gramsci
in «Mondo Operaio» [Roma], VI , n. 9, 2 maggio 1953, p. 12-14
Nel momento di crisi della morale borghese, l’opera di Marx ne è il superamento attraverso un’autentica universalità, i cui valori non sono
arbitrari, ma sono posti come momento d’equilibrio tra l’unità della persona ed il complesso mondo sociale.
Questo quadro sta alle spalle di AG che, criticando la posizione crociana di un’individuale volontà sempre libera, teorizza una morale che si
esplica nella ricerca delle condizioni necessarie per la libertà del volere: «morale diventa lo studio, la ricerca, l’indagine rigorosa, il
perfezionamento dei metodi, l’autocritica del lavoro, perché tutto ciò contribuisce a vedere il reale nella sua autentica prospettiva fuori da
mistificazioni tradizionali» (p. 13).
In AG c’è una coscienza morale, paragonata da P. alla scienza morale galileiana, che diviene metodo nel lavoro culturale: da qui ha origine
l’enunciazione del ruolo dell’intellettuale organico.
L’a. riprende brevi passi da MS, IOC, L e PP, per mostrare l’enucleazione di questa concezione, che AG scelse inoltre «come proprio personale
costume» (p. 14).
__________________
53.17
L’ORTODOSSO [PARLATO, Armando], Qualche nota all'articolo di Lukács su "L'Estetica"
in «Battaglia Comunista» [Milano], XIV, n. 8 (1953) p. 2
Sviluppato fino alle estreme conseguenze il discorso iniziato da O. Damen in Premarxismo filosofico di Gramsci (Æ49.19), P. cita alcuni passi
dai Q e affiancandoli a scritti di Marx, Engels e Lenin, per dimostrare la confusione e l'incomprensione del pensiero gramsciano che, pur
richiamandosi al marxismo, si svolge nell’idealismo e nell’empiriocriticismo per le sue caratteristiche soggettivistiche volte a negare l’esistenza
di qualcosa all’infuori della coscienza e dell’azione dell’uomo. Le riflessioni carcerarie sono considerate nient’altro che una parafrasi dell’opera
di Croce e Gentile o dell’empiriocriticismo.
42
__________________
53.18
PASI, Romano, Croce dopo Gramsci
in «Incontri Oggi» [Roma], II (1953), pp. 6-7
Nella nota introduttiva alla testimonianza di P.: l. l. r. [Lucio Lombardo Radice], I maestri della gioventù, è descritta l’inchiesta della rivista e
l’invito ai lettori ad esprimere «Cosa è stato per noi Benedetto Croce» (p. 6), notando che se per la generazione precedente il maestro fu Croce,
oggi lo sono Gramsci e Gobetti.
__________________
53.19
PETRONIO, Giuseppe, Limiti del crocianesimo
in «La Lapa» [Rieti], II (1954) p. 15
Lettera in cui l’a. lamenta la ricezione dogmatica del Croce e, con un cenno all’Umanesimo studiato da Gramsci, ricorda la chiusura delle
masse subalterne rispetto ai grandi moti di cultura delle élites.
__________________
53.20
SALINARI, Carlo, Marxismo e critica letteraria in un libro di Lukács
in «Rinascita» [Roma], X (1953) pp. 620-624
__________________
53.21
SERONI, Adriano, De Sanctis, Zola e la cultura italiana moderna
in «Rinascita» [Roma], X (1953) pp. 492-497
Da una nota pubblicata ad apertura di LVN in cui AG «pone l’accento sull’attenzione che il De Sanctis, nell’ultima fase della sua vita e della sua
attività, rivolse al romanzo naturalista e verista.» (p. 492) S. approfondisce dunque quest’ultimo periodo della critica letteraria dell’intellettuale
avellinese, che è caratterizzato dalla polemica contro l’apatia della cultura italiana postunitaria: «una ragione polemica, che ancora una volta
prova quanto giusta e profonda fosse l’intuizione di Gramsci allorché egli parlava di appassionato fervore e di partigianeria della critica di De
Sanctis.» (p. 496) L’a. riporta gli esempi nei quali per il De Sanctis sono rintracciabili le origini negative della letteratura italiana: Guicciardini e
Foscolo, da superare attraverso le concezioni di Vico, Leopardi, e soprattutto, al di fuori del panorama italiano, Zola; dal complesso di
osservazioni critiche sulla letteratura e sulla storia compiute dal De Sanctis, si percepisce già quella che sarà l’analisi gramsciana sul «carattere
non nazional-popolare della letteratura italiana e quindi la sua scarsa modernità» (p. 496) e più in generale la critica alla «scissione fra
intellettuali e “popolo”.» (p. 497)
__________________
53.22
SPINELLA, Mario, Il problema dei quadri nei «Quaderni del carcere»
in «Rinascita» [Roma], X (1953) pp. 162-166
Sono qui presi in considerazione i testi: NM, PP, IOC e articoli giovanili dall’«Ordine Nuovo» e da «La Città Futura», nonché il volume Gramsci
(1949) di Togliatti a testimonianza del pensiero di AG, posto a confronto con le teorie di Lenin e di Stalin.
La visione gramsciana è impregnata dall’esperienza bolscevica, in cui i quadri sono educati da un partito organizzatore, che dà direzione alla
lotta del proletariato.
Riguardo il problema della libertà e della democrazia, AG nota che nel partito comunista «che esiste e si sviluppa in quanto è l’organizzazione
disciplinata della volontà di fondare uno Stato» (p. 164), si esplicita il «processo di intima liberazione per cui l’operaio da esecutore diviene
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iniziatore, da massa diviene capo e guida, da braccio diviene cervello e volontà» (ivi). Ad una preparazione ideologica, esigenza cui gli scritti
gramsciani intendono dar risposta, deve seguire una disciplina politica. AG contrappone alla disciplina borghese quella socialista, la prima
meccanica ed autoritaria, la seconda autonoma e spontanea: la libertà è vista universalmente, è collettiva, di un gruppo omogeneo, è inverata
dalla responsabilità che genera disciplina, in contrapposizione all’arbitrio individuale.
L’a. intende dimostrare «pur nella diversità del linguaggio, la sostanziale identità del pensiero di Gramsci sui quadri con quello di Lenin e Stalin»
(p. 166), il «legame diretto e immediato» «tra il Gramsci «uomo di cultura» e il Gramsci «capo della classe operaia», per cui una questione che
può apparire peculiare di un partito, si allarga a problema generale» (ivi) e «l’enorme sua statura culturale nasce, appunto, dall’essere egli un
grande dirigente proletario».
__________________
53.23
TOSCHI, Paolo, Sugli studi di folklore in Italia
in «La Lapa» [Rieti], I (1953) p. 23-24
Poi in:
[Raffaele RAUTY] Cultura popolare e marxismo, a cura di Raffaele Rauty, scritti di Antonio Gramsci,
Vittorio Santoli ed Ernesto De Martino, Roma, Editori riuniti, 1976, pp. 131-133
Lettera che punta sul fondamento metodologico dell’etnologia italiana in risposta a Ernesto De Martino, Mondo popolare e cultura nazionale
(1953), in cui T., nella tradizione di studi sulla letteratura nazionalpopolare, confuta la continuità dal Croce a Gramsci, avvertendo dell’influenza
di M. Bartoli su AG.
__________________
53.24
ZUCÀRO, Domenico, L’Arresto di Antonio Gramsci e l’assegnazione al confino
in «Movimento Operaio» [Milano], V (1953) pp. 56-67
La nota storica che accompagna i due documenti, Verbale di perquisizione domiciliare nell'alloggio di Antonio Gramsci (24 ottobre 1925) e
Proposta di assegnazione al confino di Antonio Gramsci (Roma, 17 novembre 1926), elenca e descrive i passaggi di polizia occorsi dalla prima
perquisizione subita da AG, fino all’assegnazione al confino.
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Oltre la ricostruzione su base documentale e testimoniale delle ragioni che impedirono ad AG di sottrarsi ai provvedimenti delle autorità di
polizia, l’a. ripropone il percorso giuridico che permise l’arresto dei deputati comunisti; sottrae la magistratura ordinaria da ogni responsabilità,
riconducibile, invece, direttamente al dittatore fascista e agli organi di polizia creati ad arte.
53.25
ZUCÀRO, Domenico, La morte di Gramsci
in «Mondo Operaio» [Roma], VI , n. 9, 2 maggio 1953, p. 14-15
La notizia della morte di AG fu data dalla stampa e dalla radio con un breve comunicato, Z. descrive le reazioni degli operai di Torino (in
particolare quelli della FIAT), degli oppositori del regime nei penitenziari (ricordo dal memoriale carcerario di A. Colombi), degli intellettuali
francesi (con una citazione di R. Rolland), dei volontari italiani in Spagna. In appendice un corsivo, pubblicato su «Il Messaggero» il 12 maggio
1937, che ruppe il silenzio mantenuto dagli ambienti politici, «vergognoso per il suo cinismo e la falsità dei fatti» (p. 15).
__________________
46
XII. RECENSIONI
53.26
ALATRI, Paolo, Nell'arresto di Gramsci intervenne la Corona?
in «Paese sera» [Roma], 30 giugno 1953
[altri dati mancanti] Rds, CF
L’a. riporta i nuovi dati emersi dal breve saggio di Zucàro, L’Arresto di Antonio Gramsci e l’assegnazione al confino (Æ53.24): partendo
dall’elezione di AG al Parlamento nel maggio 1924, fino all’arresto.
Con il progetto del Tribunale Speciale, la mozione Farinacci è evidenziata quale inizio di un allargamento di colpe anche esterne al Partito
fascista: attraverso la testimonianza di Riboldi, confermata da fonti di regime, l’a. indica la Corona come corresponsabile per l’aggiunta dei
deputati comunisti nell’odg per l’espulsione degli aventiniani.
__________________
53.27
GAROSCI, Aldo, Da Bordiga a Togliatti,
in «Il Mondo» [Roma], V, n. 29, 21 luglio 1953, pp. 9-10
Rec. a Fulvio BELLINI, Giorgio GALLI, Storia del Partito Comunista Italiano, Milano, Schwarz, 1953
(Æ53.03)
47
e parzialmente in:
Armando SAITTA, Storia e miti del ‘900 italiano. Antologia di critica storica, Bari, Laterza, 1960, pp. 651-
665
L’a. apprezza la «storia autentica, riboccante di dati e di interpretazioni originali, ricchissima di analisi così psicologiche come politiche» (p. 9),
come il taglio storiografico dell’opera di Galli e Bellini, mirante a demistificare la visione di una storia del partito lineare ed omogenea.
Ripercorrendo il testo, G. evidenzia l’asse su cui basa la nascita del partito: il confronto tra AG e Bordiga nei punti in comune, come nelle
divergenze a partire dalla scissione fino alla vittoria delle Tesi di Lione. Nondimeno, G. ritiene che gli autori tendano a svalutare l’influenza
teorica dell’«Ordine Nuovo» nella formazione del PcdI; in un breve accenno, G. sostiene sbagliato considerare importante l’influenza spirituale
del prof. Arturo Farinelli per la figura intellettuale di AG, mentre contemporaneamente ritiene trascurato l’ambiente del positivismo filologico
dell’Università torinese che invece molto ha contribuito nella formazione culturale di Gramsci come di Togliatti.
__________________
53.28
L. D. A., Storia e preistoria dell'«Ordine nuovo»
in «La Giustizia. Quotidiano politico di informazioni» [Roma], 6 dicembre 1953
[altri dati mancanti] Rds, CF
Rec. a Angelo Tasca, I primi dieci anni del Partito comunista italiano, in «Il Mondo» (Æ53.38)
L’a. cita ampiamente lo scritto di Tasca per evidenziare il carattere meramente agiografico della storiografia ufficiale portata avanti dal PCI.
L’accento è posto sul dissidio esistente, ma celato, tra Togliatti e AG riguardo l’esperienza consiliare.
Tra i brani riportati di Tasca, spicca il contrasto assoluto tra la concezione gramsciana di libertà e l’involuzione totalitaria dei partiti comunisti:
motivo sufficiente per spingere l’a. a definire il partito comunista, movimento dialetticamente parallelo al fascismo, come un «pericolo mortale
per la libertà e la democrazia».
__________________
48
XIII. ARTICOLI GIORNALISTICI
53.29
Testimone del periodo universitario di AG, l’a. racconta il metodo di studio del pensatore sardo, la sua passione per la spregiudicatezza e
modernità dei carmi di Catullo (Liber e La chioma di Berenice) e le opinioni riguardo le vicende storiche e politiche del poeta.
__________________
53.30
Nonostante l’attenzione dedicata ad AG da studiosi di opposte parti politiche, gli aa. auspicano il superamento delle interpretazioni
sistematicamente ideologiche per poter «inquadrare compiutamente l’apporto dell’intellettuale sardo alla politica e alla cultura italiana». I
comunisti vedono in Gramsci «l’interprete italiano delle concezioni leniniste» mentre gli studiosi borghesi e cattolici vi riconoscono «la tradizione
specificamente nazionale e in buona parte meridionalista»: caratteristiche che coesistono, dove è rintracciabile l’influenza dell’ambiente
intellettuale crociano meridionale, la riflessione è sviluppata attraverso il marxismo, filosofia globale interiorizzata attraverso l’esperienza della
lotta politica.
Cfr. Fulvio BELLINI, Giorgio GALLI, L'itinerario di Gramsci. I Consigli di fabbrica (Æ53.31), IDD., L'itinerario di Gramsci. L'ombra dello stalinismo
scende sulla Terza Internazionale (Æ54.33), IDD., L'itinerario di Gramsci. Una rigorosa corrispondenza tra la teoria e la pratica ispirò la vita
dell'autore dei «Quaderni del carcere» (Æ54.34)
__________________
49
53.31
Sotto la spinta della Rivoluzione d’Ottobre, AG vede nei Consigli di fabbrica l’equivalente dei soviet, questi ultimi descritti dagli aa. come organi
spontanei già dal 1905. I Consigli, derivati dalle Commissioni interne, sono sostanzialmente differenti: di carattere trade-unionista e soreliano,
«espressione di suggerimenti provenienti dall’alto», il cui obiettivo a lunga scadenza è «divenire organi per il controllo e per l’esercizio della
produzione».
Cfr. Fulvio BELLINI, Giorgio GALLI, L'itinerario di Gramsci (Æ53.30), IDD., L'itinerario di Gramsci. L'ombra dello stalinismo scende sulla Terza
Internazionale (Æ54.33), IDD., L'itinerario di Gramsci. Una rigorosa corrispondenza tra la teoria e la pratica ispirò la vita dell'autore dei
«Quaderni del carcere» (Æ54.34)
__________________
53.32
CALAMANDREI, Franco; CALOGERO, Guido, La conoscenza di Gramsci in Inghilterra. Una lettera di Guido
Calogero e una nota di Franco Calamandrei
in «L'Unità» [ed. romana], XXX, n. 21, 24 gennaio 1953
[altri dati mancanti] Rds, CF
Calogero, presidente dell’Istituto di cultura italiana a Londra, riprende qui un articolo del 27 dicembre 1952, in cui Calamandrei ha sostenuto
l'inadempienza dell’Istituto per non essersi mai occupato di AG, assicurando invece che ha avuto occasione di parlare della figura di AG ad un
corso pubblico all’interno del discorso sul marxismo italiano.
Calamandrei, sapendo del citato corso e notando l’importanza di AG riconosciuta da Calogero, si domanda il motivo per cui l’Istituto dedichi
conferenze a figure pur stimabili come Lauro De Bosis e mantenga il silenzio su AG, tanto che, per conoscere la figura del Sardo, il pubblico
inglese ha dovuto attendere che il «Times Literary Supplement» dedicasse un ampio esame all’opera di L e Q.
50
53.33
CARBONE, Giuseppe, Gramsci in francese
in «L'Unità» [ed. romana], 23 ottobre 1953, p. 3
[altri dati mancanti] Rds, CF
In occasione della imminente presentazione delle Lettres de la prison, tradotte da Jean Noaro che recensì l’edizione italiana al suo apparire, C.
intende dimostrare che, contrariamente alle convinzioni di A. Garosci, A. Tasca e altri minori, la conoscenza di AG è in corso, non solo in Italia.
Grazie al largo respiro del suo pensiero ed atteggiamento, riconosciuto anche da B. Croce, l’opera gramsciana ispirata alla cultura italiana è
inseparabile dal più vasto quadro della storia europea.
__________________
53.34
CARSANO, Giovanni, Gramsci e gli operai
in «L’Unità» [ed. piemontese], XXX, n. 100, 26 aprile 1953, p. 3
Articolo commemorativo per il XVI anniversario della morte del leader comunista: l’e. ricorda il periodo dell’esperienza consiliare torinese.
Riferisce sui temi toccati da AG nel suo intervento all’Assemblea generale degli operai chimici, svoltasi alla fine del 1919: la Rivoluzione russa,
la crisi del capitalismo in Europa, i nuovi organismi rivoluzionari, l’auspicio dell’unità dei lavoratori ed infine un invito a vigilare che dalle proprie
fabbriche non partisse materiale esplosivo utilizzato contro i rivoluzionari in Russia.
__________________
53.35
LOMBARDO RADICE, Lucio; CARBONE, Giuseppe, Davanti ai giudici fascisti Gramsci divenne accusatore
in «Avanti!», XXX, n. 101, 28 aprile 1953, p. 3
Brano tratto da Lucio Lombardo Radice, Giuseppe Carbone, Vita di Antonio Gramsci, 1951 (Æ51.02), pp. 210-217.
51
__________________
53.36
P[API], F[ulvio], L'eredità di Gramsci
in «Avanti!», XXX, n. 101, 28 aprile 1953, p. 3
Ricordo dell’insegnamento gramsciano la cui opera è di unità organica tra cultura e politica, dove l’azione non è generico attivismo, ma
formazione morale e intellettuale.
L’a. cita i temi principali dei Q: l’egemonia, gli intellettuali, la critica a Croce, l’analisi del Risorgimento.
Nella concretezza priva di ogni romanticismo e nell’intransigenza di fronte ai persecutori, P. addita una lezione morale e di costume.
__________________
53.37
PESCARZOLI, Antonio, Due giorni di carcere in compagnia di Antonio Gramsci. Vecchi ricordi di un
detenuto politico
in «Il Messaggero» [Roma], 23 settembre 1953
[altri dati mancanti] Rds, CF
L’a. è un confinato politico che conobbe AG, allora in transito per Roma, al carcere del Carmine di Napoli nel gennaio del 1927, durante la
traduzione da Milano a Palermo; P. ricorda i dialoghi intrattenuti durante quei due e giorni e mezzo.
__________________
53.38
TASCA, Angelo, I primi dieci anni del Partito comunista italiano
in «Il Mondo» [Roma], V (1953)
La storia e la preistoria, n. 33, 18 agosto, pp. 3-4
L’«Ordine Nuovo», n. 34, 25 agosto, p. 5
52
Comunismo e fascismo, n. 35, 1 settembre, pp. 9-10
Ordinovisti e bordighisti, n. 36, 8 settembre, pp. 9-10
La direzione clandestina, n. 37, 15 settembre, pp. 9-10
La nuova politica, n. 38, 22 settembre, pp. 9-10
Poi in:
ID., I primi dieci anni del Pci, introduzione di Luigi Cortesi, Bari, Laterza, 1971, pp. 81-171.
Questo scritto, di carattere testimoniale e basato sui documenti, risente della politica dell’a., che si oppone radicalmente al monopolio esercitato
dalla storiografia meramente agiografica costruita dal gruppo dirigente del PCI, affrontandone la nascita e l’attività iniziale con un nuovo taglio
critico, ma non a soli fini polemici.
T. intende ridimensionare drasticamente il mito dell’apporto di un omogeneo gruppo ordinovista alla nascita del partito: egli sottolinea il ruolo
preminente che Bordiga ebbe fino al Congresso di Roma. Il tono polemico lascia spazio alle citazioni dagli scritti giovanili gramsciani per poi
concludere che «Togliatti fu in conflitto con Gramsci, come risulta dai documenti, su almeno tre grandi questioni: quella dei consigli di fabbrica,
in cui aveva "raggiunto Tasca” fin dall’estate 1920; quella della posizione verso il "bordighismo”, di cui fu fino alla primavera del 1924 un
seguace; quella della natura dei rapporti di ciascun partito comunista coll’Internazionale e coi dirigenti russi». Ancora nell’intento di rompere con
il disegno storiografico che vorrebbe la nascita del partito come una successione di momenti positivi sotto il binomio AG-Togliatti, è altresì
affrontato il tema della politica gramsciana verso il partito ed i sindacati, le basi minoritarie su cui avvenne la scissione di Livorno e la
subordinazione di AG e Togliatti a Bordiga.
T. segue, con scansione cronologica a partire da un’introduzione al periodo ordinovista, gli avvenimenti interni al PCI e le reazioni
dell’organizzazione agli avvenimenti esterni. Non manca la registrazione degli episodi censurati e sminuiti nella storia «ufficiale»:
l’«interventismo» di AG e di Togliatti, il consiliarismo dell’«Ordine Nuovo», i contrasti interni al gruppo, il tentativo d’incontro di AG con G.
d’Annunzio, la difficoltà di affermazione del ‘centro’ gramsciano, i contrasti al vertice del PCUS e dell’Internazionale.
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53.39
VALERI, Nino, Lettere dal carcere
in «Umana» [Trieste], II, n. 10-11 (1953) pp. 7-8
V. segnala qui un «curioso punto di contatto» (p. 7) tra le L di AG e quelle del reclusorio di F. Turati: «l’insofferenza per quel tanto di
psicologicamente morbido e tormentato, che le loro donne, entrambe russe, aggiungevano consapevolmente alle pene della segregazione»
(ivi). L’a. sviluppa un breve confronto tra gli atteggiamenti di Turati con A. Kuliscioff e di AG con Giulia e Tania, spiegando che nella «durezza»
53
di quest’ultimo «si riflette la tragedia del tempo suo» (p. 8), mentre la «bonaria e accomodante filosofia» del primo è frutto di «una fiducia
ancora intatta, quasi candida, nell’avvento di una più umana civiltà» (ivi).
__________________
53.40
Un’introduzione storica e teorica introduce la lettera (8 settembre 1922) di AG, ancora inedita in Italia (edita in L. D. Trockij, Литература и
революция, Mosca, 1923, ma tradotta in italiano da Id., Literatur und Revolution, traduzione di Frida Rubiner, Vienna, Verlag für Literatur und
Politik, 1924): su richiesta di Trockij, AG descrive le caratteristiche artistiche del movimento futurista ed il rapporto con il movimento operaio.
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54
XVIII. OPERE CREATIVE
53.41
Poesia scritta il 27 dicembre 1950, in ricordo dell’attività politica di Gramsci nella Torino del biennio rosso.
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53.41
TORCICODA, Bruno, Detenuto politico 7047. 4 atti per il teatro di massa
Siena, Stabilimento tipografico combattenti, 1953, 100 pp.
Sceneggiatura di una pièce teatrale in quattro atti che seguono il percorso biografico e politico di AG con l’aiuto di un narratore che congiunge
le scene e completa la storia dove non possono farlo i dialoghi.
Il primo atto inizia con l’incontro di AG ancora studente con i futuri compagni di lotta: in un dialogo con Togliatti è introdotto il racconto del
protagonista dei problemi della Sardegna, segue la Prima Guerra mondiale con la Rivoluzione russa.
Il secondo atto è relativo all’azione di AG durante il Biennio rosso: parte dal 1919 con l’organizzazione dell’«Ordine nuovo», l’occupazione delle
fabbriche e termina con l’abbandono del Teatro Goldoni di Livorno al XVII Congresso del Partito Socialista.
Il terzo atto si apre con la fondazione del PCDI al Teatro San Marco, descrive l’acuirsi degli attacchi fascisti, la partenza di AG per Mosca e in
seguito al ritorno da Vienna. Improvvisamente in una scena domestica della permanenza a Roma con Giulia, l’arresto; l’atto si chiude
diciannove mesi dopo, con AG che parla idealmente a Giulia attraverso le lettere dal carcere.
L’ultimo atto è composto da scene di vita quotidiana carceraria: deriso e maltrattato dalle guardie, debilitato fisicamente, AG è un punto di
riferimento per gli altri detenuti. Con la lettura delle lettere, l’unico rapporto con l’esterno sono le visite di Tania, che ora lo informa delle
peggiorate condizioni di Giulia.
L’ultima scena è alla clinica «Qui si sana» di Roma dove AG, ormai in agonia, rifiuta l’estrema unzione e spira.
Segue un epilogo (scena XVIII) in cui un fascio di luce investe la tomba di AG posta al centro della scena, mentre una moltitudine di donne,
uomini, bambini invade il palco per posare sulla tomba fiori rossi.
__________________
55
XX. BIBLIOGRAFIE
53.43
Z. include in questa rassegna sia gli scritti inediti gramsciani che i contributi volti a dare nuovi elementi di natura biografica pubblicati nel biennio
1951-1952, «ordinati secondo i vari periodi ed avvenimenti della vita di Gramsci, dall’arresto alla morte» (p. 900); ad ogni scritto segue una
puntuale descrizione del contenuto.
Domenico ZUCÀRO, Antonio Gramsci e la Sardegna. Carteggio inedito Gramsci-Lussu, in «Mondo Operaio», V, n. 1 6 gennaio 1952, pp. 18-20
(Æ52.25)
Domenico ZUCÀRO, Due lettere inedite di Antonio Gramsci, in «Mondo Operaio», V, n. 11, 7 giugno 1952, pp. 17-19 (Æ52.28)
Domenico ZUCÀRO, Una lettera al Presidente del Tribunale Speciale, in Trenta anni di vita e lotte del P.C.I., Quaderno di Rinascita n. 2, Roma,
pp. 82-84 (Æ52.01)
Giuseppe CARBONE, nota a Antonio Gramsci, Lettera al fratello, in «Società», VIII (1952) pp. 5-6 (Æ52.06)
Domenico ZUCÀRO, Antonio Gramsci a S. Vittore per l'istruttoria del “processone” (Con alcuni documenti inediti), in «Il Movimento di Liberazione in
Italia», IV (1952) pp. 3-16 (Æ52.26)
Gustavo TROMBETTI, Casa Penale di Turi, 1a Sezione – Cella n. 1, in «La Lotta», 11 gennaio 1952, p. 3 (Æ52.54)
Aurelio FONTANA, Cinque aneddoti della vita carceraria di Antonio Gramsci, in «Rinascita», IX (1952) pp. 170-171 (Æ52.13)
Domenico ZUCÀRO, Dalla cella di Turi alla clinica «Qui si sana», in «Mondo Operaio», V (1952) pp. 16-19 (Æ52.27)
Giuseppe CARBONE, I libri del carcere di Antonio Gramsci, in «Movimento Operaio», IV (1952) pp. 640-689 (Æ52.58)
56
1954
57
I. MONOGRAFIE DI AUTORE UNICO
54.01
ZUCÀRO, Domenico, Vita del carcere di Antonio Gramsci
Milano-Roma, Edizioni Avanti!, 1954, 152 pp.
L’a. ricostruisce su base documentale e testimoniale, frutto di una sistematica ricerca i cui risultati sono stati periodicamente pubblicati su vari
periodici, le vicende biografiche di AG a partire dal momento dell’arresto, nel novembre ’26, arricchite dalla descrizione dei luoghi ove si
svolsero. Notevole attenzione è dedicata al «processone» ed alla permanenza carceraria a Turi.
Chiude il volume un’appendice documentaria che raccoglie gli atti del processo intestati ad AG:
1. Lettera di Gramsci alla signora Passarge, rinvenuta all’interno di una copia del fascicolo processuale messo a disposizione dal Terracini,
pubblicata la prima volta «L’Unità» [ed. piemontese], 12 dicembre 1951, riprodotta in Domenico Zucàro, Gramsci a Roma (Æ52.56), e dal
fascicolo originale in Id., Due lettere inedite di Antonio Gramsci (Æ52.28);
2. Verbale di perquisizione domiciliare nell’alloggio di Gramsci e 3. Proposta di assegnazione al confino di Antonio Gramsci, già in Id., L’Arresto
di Antonio Gramsci e l’assegnazione al confino (Æ53.24);
4. Memoriale di Antonio Gramsci al Presidente del Tribunale speciale, trovato nel fascicolo della corrispondenza sequestrata ai corrieri Gidoni e
Stefanini, pubblicato in Trent’anni di vita e lotte del P.C.I. (Æ52.01), pp. 82-84.
5. Domanda di Antonio Gramsci per la lettura di quotidiani, 6. Domanda di Antonio Gramsci per la lettura di riviste, 7. Domanda di Antonio
Gramsci per avere penna, calamaio e carta, 8. Verbale del primo interrogatorio di Antonio Gramsci, 9. Verbale del secondo interrogatorio di
Antonio Gramsci, 10. Verbale del terzo interrogatorio di Antonio Gramsci, già in Domenico Zucàro, Antonio Gramsci a S. Vittore per l'istruttoria del
“processone” (Æ52.26);
11. Rapporto del colonnello Valenzuola, comandante della Legione dei Carabinieri di Cagliari, al giudice istruttore Macis e 15. Carteggio
Gramsci-Lussu, già in Id., Domenico, Antonio Gramsci e la Sardegna. Carteggio inedito Gramsci-Lussu (Æ52.25).
__________________
58
III. SAGGI CAPITOLI E PARAGRAFI IN VOLUME DI
AUTORE UNICO
54.02
GAROSCI, Aldo, Totalitarismo e storicismo nel pensiero di Antonio Gramsci
in ID., Pensiero politico e storiografia moderna, Pisa, Nistri-Lischi, 1954, pp. 193-257
Con un’ampia premessa biografica a carattere culturale e politico, G. introduce al pensiero e all’azione politica precarceraria di AG, segue una
profonda analisi del carattere letterario riconosciuto alle LC e infine un percorso attraverso la teoria politica dei Q, in cui G. tenta di dare una
risposta al tema centrale: la peculiarità del marxismo gramsciano. G. ne nega il carattere materialistico a favore di uno storicismo in cui si
riconosce l’influenza crociana, ma limitato dall’obiettivo comunista di una società priva di contraddizioni. «Nell’identificare filosofia e politica (o
distinguerle solamente per “gradi”), nel postulare un ordine nel quale la filosofia non sarebbe più nata dalle contraddizioni della politica (e perciò
della vita) egli totalitario era, e duramente» (p. 233). La critica di G. ai concetti di partito ed egemonia si indirizza all’ambiguità della teoria
centrale gramsciana d’«impulso revisionista e liberale» (p. 241) coniugata con un «rinnovato totalitarismo, più energico e più assolutistico e più
illiberale» (ivi) perché si fonda sull’idea di «un “salto” fuori delle contraddizioni della società grazie a una ferrea organizzazione che cerca di
legarsi le forze intellettuali e di sottometterle» (ivi).
Il saggio conclude con una descrizione esemplificativa dei temi letterari e storiografici presenti nei Q.
Affermando la «scarsa fecondità» «dei tentativi che sono stati fatti fin qui per riprendere le idee di Gramsci» (p. 257), G. nega la popolarità del
Gramsci scrittore politico sennonché «come fondatore in Italia di un’organizzazione politica centralizzata e manovrata, come mito, egli è
effettivamente popolare» (p. 256).
__________________
54.03
PEPE, Gabriele, Lettere dal carcere di Antonio Gramsci
in ID., Pane e Terra nel Sud
Firenze, Parenti, 1954, pp. 172-179.
Tra i profili di storia culturale contemplati nella terza parte del volume, un capitolo (pp. 172-179) è dedicato alle Lettere dal carcere di Antonio
Gramsci, dove l'a. descrive appassionatamente il lato umano che fluisce da un epistolario ricco di candore e schiettezza, in cui emerge il
pudore della propria sofferenza; l'a. nota, inoltre, come gli scorci dell'infanzia di AG riflettano la sua profonda esigenza pedagogica.
La critica a Croce è qui interpretata come l'atteggiamento del discepolo che polemizza con il maestro.
P. fa riferimento alla gramsciana visione classista del folclore, come concezione propria di determinati strati della società in contrapposizione a
quella «ufficiale».
59
VI. INTRODUZIONI, PREFAZIONI, POSTFAZIONI,
PREMESSE, AVVERTENZE, NOTE
54.04
Prefazione
in ON, pp. XI-XV
[Prefazione redazionale]
Per sottolineare il nesso, la continuità, tra l’opera precarceraria ed i Q, è stata data precedenza alla pubblicazione degli scritti del 1919-1920 in
cui sono enucleati già alcuni degli elementi più importanti della filosofia gramsciana. In «un continuo appello all’organizzazione e alla lotta» (p.
XII), gli articoli di AG raccolti nel volume, ci ricordano come «l’impostazione data dall’”Ordine Nuovo” ai problemi e alle lotte del movimento
operaio produsse un vero e proprio sconvolgimento nel campo del socialismo, nel modo di concepire l’azione socialista che si era affermato e
radicato nei decenni precedenti» (ivi).
Citando un passo dall’epistolario gramsciano, è lasciata la parola al pensatore sardo per elencare le occasioni di pubblicazione che egli rifiutò.
Sono inoltre indicati i criteri di attribuzione usati per la raccolta, le ragioni editoriali per l’esclusione dei testi scritti a quattro mani e, a
conclusione, una succinta bibliografia degli studi sull’«Ordine Nuovo».
__________________
60
X. SAGGI IN PERIODICI
54.05
Poi in:
ID., La battaglia delle idee, Roma, Editori Riuniti, 1968, pp. 56-74
ID., Intellettuali e azione politica, a cura di Renzo Martinelli e Roberto Maini, Roma, Editori Riuniti,
1976, pp. 153-172
ID., Antropologia culturale e questione meridionale, a cura di Carla Pasquinelli, Firenze, La Nuova
Italia, 1977, pp. 175-199
Saggio critico verso le ultime tendenze d’approccio alla questione meridionale inficiate dalla visione del filone rappresentato da C. Levi, che ha
allontanato irrimediabilmente il Mezzogiorno «dal quadro della nostra conoscenza oggettiva» (p. 590). L’a., pur stimandone i meriti letterari,
ritiene che sebbene il Cristo si è fermato ad Eboli abbia contribuito sensibilmente ad una «prima popolarizzazione del problema meridionale»
(ivi), nelle tesi prive di consistenza teorica in esso enunciate, non sono individuate «le forze storiche che, oggi, possono spingere a soluzione la
questione meridionale, e le vie per le quali ciò potrà avvenire» (p. 591).
Appoggiandosi alle riflessioni gramsciane sul rapporto tra città e campagna contenute in R, A. spiega che Levi arriva a riconoscere «il valore
fondamentale del contrasto esistente, nella moderna società borghese, fra città e campagna, ma che di questa conseguenza della “prima
grande divisione sociale del lavoro” egli non è capace di dare un’interpretazione dialettica e dunque non è capace né di indagarne l’origine, il
significato e gli sviluppi reali, né di analizzare le forme storiche concrete in cui tale contrasto si manifesta» (ivi).
Delle elaborazioni svolte sugli elementi di Levi, l’a. offre alcuni esempi in senso negativo e, a suodire, reazionario: F. Compagna, M. Rossi-
Doria e G. Baget (Bozzo) ma «l’influenza esercitata dalla visione “poetica” del Mezzogiorno propria del Levi» rilevata nell’opera di R. Scotellaro
come in quella di E. De Martino, non ha favorito un atteggiamento realistico e progressivo. In questo quadro l’a. ripropone, collegandosi a V.
Santoli, Tre osservazioni su Gramsci e il folclore (Æ51.08), integrando con considerazioni metodologiche tratte dai Q, l’indicazione gramsciana
di studiare il folclore oltre il pittoresco, come concezione del mondo di ceti subalterni in contrapposizione alle concezioni del mondo delle classi
superiori.
__________________
61
54.06
BOBBIO, Norberto, Intellettuali e vita politica in Italia
in «Nuovi Argomenti» [Torino], II (1954) pp. 103-19
Poi in:
ID., Politica e cultura, Torino, Einaudi, 1955, pp. 121-38
Suscitata dal controverso contesto politico-culturale italiano, l’analisi di B. si indirizza innanzitutto verso il ruolo degli intellettuali nei momenti
storici di trasformazione, quando il rapporto con la politica diventa inevitabile. Nelle condizioni particolari dell‘Italia coeva, caratterizzata da una
società disorganica e non travagliata da processi di trasformazione, l‘a. invita ad una discussione per definire i compiti progressivi del ceto
intellettuale.
B. intende altresì indurre ad uno studio approfondito a partire dalle uniche riflessioni che possediamo sul problema della storia e
dell‘organizzazione degli intellettuali in Italia: le note di IOC, scritte in un periodo in cui la discussione sulla natura e sulla funzione sociale degli
intellettuali esplose vivissima.
__________________
54.07
CAFAGNA, Luciano, Antonio Labriola e la «coscienza socialista» in Italia
in «Movimento Operaio» [Milano], VI (1954) pp. 661-83
In questo scritto che presenta il pensiero di Labriola attraverso una contestualizzazione storica e politica, AG è ripreso con alcuni cenni al fine di
puntualizzare i fondamenti di teoria politica nel rapporto tra Stato e società civile e sulla natura dello Stato italiano rispetto alla questione
meridionale e quella vaticana.
__________________
54.08
CONTESSI, Pier Luigi, Questioni di estetica e materialismo dialettico
in «Il Mulino» [Bologna], III (1954) pp. 408-22
Analizzando i rapporti tra materialismo storico e concezione dell’arte, tra lo Stato sovietico e l’eteronomia dell’arte, l’a. rileva che il problema
dell’arte, pur classificata tra le sovrastrutture, oppure intesa e articolata in maniera più complessa, non è mai stato proposto in maniera
esplicita, se non marginalmente, dal materialismo storico.
Rispetto all’analisi di Lukács, C. si collega a Carlo Salinari, Marxismo e critica letteraria in un libro di Lukács (Æ53.20), ritenendo che «per
l’intendimento di una teoria comunista dell’arte, giovano forse assai più le osservazioni del Gramsci, che, nella loro schematica frammentarietà,
si inseriscono negli aspetti più vivi e problematici della nostra tradizione culturale» (p. 410). Le citazione gramsciane tratte da L, LVN e MS
valgono, per C., a sostenere l’autonomia dell’arte rispetto all’influsso predominante dello sviluppo economico.
62
54.09
In polemica con la cultura italiana contemporanea «facilmente permeabile al mito tecnocratico americano» (p. 5), l’a. riprende, specificati in
nota al testo, alcuni motivi gramsciani tratti da AF e NM al fine di dimostrare l’esistenza di un’avanzata elaborazione marxista nella definizione
della necessaria e progressiva organizzazione tecnica legata ai differenti contesti sociali e storici.
__________________
54.10
[FABBROCINO, Gennaro], Questioni storiche dell'Internazionale comunista
in «Il Programma Comunista» [Milano], III (1954) n. 6, p. 2
n. 7, p. 2
F. concentra qui l’attenzione sul ruolo del partito politico come condizione indispensabile dell’insurrezione finalizzata alla conquista del potere e
in base a questa concezione sostiene l’estraneità del pensiero ordinovista al marxismo.
La «deviazione», originata dall’esaltazione di AG e Tasca per la produzione industriale, è rintracciabile nel fine della teoria consiliare: il
cambiamento di titolarità giuridica dell’azienda da una persona fisica al Consiglio di fabbrica e dunque non la mutazione sostanziale dei rapporti
di produzione con la fine dell’organizzazione aziendalista della produzione.
AG, coerente con la sua derivazione idealista, costruisce con la rete dei Consigli di fabbrica lo schema e modello dello Stato futuro, aspetto già
notato da Bordiga nel «Soviet» come inconciliabile con la teoria marxista della distruzione dello Stato.
L’a. si sofferma sul presunto animoso conflitto tra la corrente ordinovista e la Frazione Comunista Astensionista, leggenda su cui indugia la
storiografia di partito e quella di altre tendenze, come Fulvio Bellini e Giorgio Galli nella Storia del Partito Comunista Italiano (Æ53.03).
__________________
63
54.11
FAENZA, Liliano, Labriola e Gramsci
in «Mondo Operaio» [Roma], VII (1954) pp. 15-17
F. mostra il collegamento tra il pensiero di AG e Labriola che parte dall’autonomia culturale ricercata da quest’ultimo per la filosofia della prassi;
l’a. paragona la lotta del pensatore cassinate contro le falsificazioni positiviste del marxismo all’Anti-Dühring di Engels, alla produzione
carceraria del pensatore sardo: avversi non solo alle risorgenti tendenze meccanicistiche, ma anche al neoidealismo italiano, i Q aprono il
cammino all’Anticroce ivi auspicato.
F. riconosce nel pensiero di AG il superamento della cesura labriolana fra teoria e pratica, attraverso l’esperienza ordinovista e la coscienza
della necessità di un «organismo politico rivoluzionario» (p. 17) e il sostegno di «uno strato di intellettuali che attraverso il crogiolo del partito
sentissero il bisogno di organizzare la nuova cultura» (ivi).
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54.12
GERRATANA, Valentino, L’opera di Gramsci nella cultura italiana
in «Rinascita» [Roma], XI (1954) pp. 749-753
L’a. prevede una nuova fase per l’influsso di AG nella cultura italiana: attraverso un parallelo tra l’influenza del Labriola e quella gramsciana, contestualizzate
storicamente per ricercarne le diversità, ritrova nel pensiero dell’uno lo spirito dell’altro, avulso da formule di attesa messianica, pronto a lottare contro il positivismo
evitando l’idealistico «distacco tra mondo culturale e vita reale della nazione» (p. 750).
Realizzare larghe alleanze tra operai e contadini, la funzione primaria del ceto intellettuale, la rottura e insieme lo sviluppo del patrimonio culturale tradizionale: questi i
temi innovativi, propulsori, dell’egemonia culturale, ripercorsi dalla cultura italiana come un patrimonio comune e non di una sola parte politica, esempi ripresi da G. per
dimostrare come la linea crociana di usare il «pregiudizio politico» come «canone di giudizio culturale» (p. 753) non sia stata seguita dalla riflessione nazionale.
__________________
54.13
GIARRIZZO, Giovanni, Moralità scientifica e folclore
in «Lo Spettatore Italiano» [Roma], VII (1954) pp. 180-184
In polemica con alcuni studi sul folklore, l’a. richiama l’attenzione sulla metodologia degli studi etnologici, adducendo a limite dell’impostazione
di LVN il dualismo classista.
64
54.14
GUIDUCCI, Roberto, La questione della cultura di sinistra
in «Questioni» [Torino], I, n 5-6 (1954) pp. 45-58
Partendo dal delicato rapporto tra cultura e politica, l‘a. sostiene che il radicale cambiamento strutturale nei paesi socialisti non abbia
determinato la corrispondente trasformazione sul piano sovrastrutturale.
Citando prima Lenin e poi Gramsci, G. intende spiegare che il concetto di partitarietà della cultura non implica una posizione ancillare rispetto
alla politica, bensì l’accettazione dei risultati scientifici che vengono conseguiti sul piano universale, al di fuori delle limitazioni classiste e dello
sfruttamento politico immediato, rispettando così la distinzione funzionale fra cultura e politica. Sui Q non si è operata una completa
rielaborazione ideologica; essi sono stati usati per appianare contrasti.
L’a. sostiene che gli intellettuali marxisti indipendenti coprano una posizione privilegiata sul terreno della ricerca rispetto agli intellettuali di
partito, ostaggi della fissità dei principi. G. intende spezzare l’ancillarità della cultura rispetto alla politica proponendo modifiche strutturali del
partito ed auspicando nuovi organi, da questo separati, che siano in grado di realizzare cultura attraverso il nuovo metodo: il lavoro d’équipe.
Cfr. GUIDUCCI, Roberto, Pamphlet sul disgelo e sulla cultura di sinistra (Æ55.18)
__________________
54.15
LANTERNARI, Vittorio, Religione popolare e storicismo
in «Belfagor» [Messina-Firenze], IX (1954) pp. 675-81
Poi in:
ID., Occidente e terzo mondo. Incontri di civiltà e religioni differenti, Bari, Dedalo, 1967, pp. 439-451
poi in:
[Carla PASQUINELLI] Antropologia culturale e questione meridionale. Ernesto De Martino e il dibattito sul
mondo popolare subalterno negli anni 1948-1955, a cura di Carla Pasquinelli, Firenze, La Nuova Italia,
1977, pp. 206-219
Movendo dalle critiche ad AG di G. Giarrizzo in Moralità scientifica e folclore (Æ54.12), L. approfondisce il linguaggio e i concetti utilizzati dal
pensatore sardo, e, descrivendo il rapporto tra folklore religioso e cultura ecclesiastica, conviene sui presupposti metodologici e le conclusioni
storiche dei Q.
65
54.16
LOMBARDO-RADICE, Lucio, Gramsci: le forze sociali portatrici di avvenire
in Antifascismo – restaurazione e antifascismo – rivoluzione
in «Incontri Oggi» [Roma], II (1954) p. 5
All’interno di un approfondimento storico dei principi democratici portati dalla Resistenza, è contestualizzato ed analizzato il nuovo tipo di
democrazia enucleato da AG, basato «sulle due “forze sociali” che in Italia “sono essenzialmente nazionali e portatrici dell’avvenire... : il
proletariato e i contadini”» (p. 5).
__________________
54.17
MANACORDA, Gastone; MUSCETTA, Carlo, Gramsci e l’unità della cultura
In «Società» [Firenze], X (1954) pp. 1-22
Nel decimo anniversario dalla fondazione della rivista «Società», gli aa., auspicando la consapevolezza dell’importanza di un’azione continua
per il rinnovamento della cultura, pubblicano questo saggio di ampio respiro sulla concezione della cultura di AG.
Sollecitando riferimenti più rigorosi al pensatore sardo nell’analisi del rapporto tra politica e cultura, lamentano un uso talvolta «di mutili richiami
e di comode approssimazioni» (p. 1), da combattere in vista di una concezione della cultura non separata dalla società civile, evitando gli
antichi difetti di astratto cosmopolitismo o di ripiegamento strapaesano.
Lo scritto, partendo dalle caratteristiche culturali del problema nazionale italiano, riconduce la molteplicità dei concetti filosofici e metodologici
gramsciani, qui analizzati specificamente ed organicamente, ad una concezione unitaria della cultura; questa è raggiungibile colmando la
frattura fra intellettuali e popolo, orientandosi ad una visione filosofica ed ideologica unitaria, universale e totale. Quest’ultima, fondata sull’unità
dialettica di teoria e prassi, «si pone come compito una continua verifica del sapere nella storia contemporanea in formazione e solo attraverso
questa consapevolezza raggiunge l’identità, integralmente storicistica, di filosofia e storia» (p. 20).
Gli aa. offrono una panoramica sintetica della filosofia, e altresì dell’approccio metodologico gramsciano, inglobati nella concezione storicistica
della cultura.
66
54.18
MANCINI, Federico; MATTEUCCI, Nicola, «Terza Generazione» tra Gioberti e Gramsci
in «Il Mulino» [Bologna], III (1954) pp. 149-158
Giudizio sulla giovane rivista «Terza Generazione» che, non intendendo riconoscersi nella politica culturale di opposti schieramenti, aspira a
proporre un nuovo orizzonte critico.
Nelle ricerca di una vocazione nazionale, la rivista intende ispirarsi alle matrici della cultura nazionalpopolare sulle orme di Gramsci, ma gli aa.
già paventano una deriva retorica, vuota e provinciale, in nome del primato italiano, lontana dai compiti storici affidati dal pensatore sardo alle
masse operaie e contadine.
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54.19
MARINO, Gaetano, Dalle memorie di un comunista napoletano. (1920-1927)
in «Movimento Operaio» [Milano], VI (1954) pp. 731-749
Una brevissima nota biografica precede la testimonianza dell’a. sulla sua prima attività di comunista: il racconto è scandito cronologicamente a
partire dalla nascita del partito. Ai problemi organizzativi locali, sentiti a Napoli con maggior intensità per il peso della fazione bordighista, si
sommano le difficoltà pratiche incontrate con l’avvento del fascismo e la costruzione del regime.
In questo quadro si situano i due incontri napoletani (settembre 1924, agosto 1925) con AG, il quale pone con forza tra gli obiettivi della
Federazione locale la penetrazione nel ceto contadino, ma soprattutto arriva a Napoli per «condurre una battaglia decisiva contro il
bordighismo» (p. 742).
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54.20
L’ORTODOSSO [PARLATO, Armando], Nota su Gramsci
in «Prometeo» [Milano], IX (1954) pp. 20-27
Poi in:
[Arturo PEREGALLI], Il comunismo di sinistra e Gramsci, Bari, Dedalo, 1978, pp. 144-164
L’a. ritiene i Q siano «sovrastruttura propria della borghesia» perché vi si svaluta il fattore economico, considerandolo uno dei tanti modi in cui
si presenta il processo storico; AG capovolge il marxismo equiparando base e sovrastruttura o ponendo quest’ultima quale demiurgo della
storia, P. sostiene che rigettare il materialismo volgare non implica escludere la tesi di una realtà indipendente e qui pone, come punto forte
delle contestazioni a Gramsci, allineato con l’idealismo crociano e gentiliano, la prima Tesi su Feuerbach di Marx.
67
54.21
PARLATO, Armando, «L'Ordine Nuovo» e i Consigli di fabbrica
in «Battaglia Comunista» [Milano], XV, (1954)
n. 3, aprile-maggio, pp. 2-3
n. 4, giugno, p. 2
n. 5, luglio, p. 2
Poi in:
[Arturo PEREGALLI] Il comunismo di sinistra e Gramsci, Bari, Dedalo, 1978, pp. 176-208
Articolo che annuncia la prossima pubblicazione su questa rivista di articoli gramsciani del periodo ordinovista, in quanto «esplicita critica
demolitrice della linea del PCI» (p. 2) e per conoscere il Gramsci leninista e internazionalista, coperto dalla divulgazione dei Q, preferita da
Togliatti.
P. critica la valorizzazione dei sindacati da parte dei bordighisti, ma accetta la critica di questi fatta all’ordinovismo il cui errore sarebbe stato
pensare ad «una forma economica comunista prima della conquista politica del potere», questa rappresenta infatti una manovra riformista.
Riprendendo un articolo di Carlo Bertani (in «L’Ordine nuovo», I, n. 30) che auspica la nascita di un organismo consiliare nazionale compatibile
con lo Stato borghese, l’a. prova l’anima riformista del consiliarismo e spiega che l’errore ideologico di AG è di credere sia socialista la
statalizzazione dei mezzi di produzione. Il cambiamento della titolarità dei mezzi di produzione non distrugge la base del capitalismo cioè
l’azienda, in questo senso anche il produttivismo gramsciano è difensore dell’economia capitalistica.
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54.22
PARLATO, Armando, Valori conoscitivi dell'esperienza proletaria
in «Battaglia Comunista» [Milano], XV (1954)
n. 9, novembre, p. 2
n. 10, dicembre, p. 2
Articolo firmato «Armando Monti»
P. sostiene il valore del partito e contesta il pensiero gramsciano che vede nell’operaio il produttore non risolvendo il problema della conquista
del potere. Altri difetti del movimento consiliarista, espresso da AG nell'«Ordine nuovo», sono l’«avantempismo» e il produttivismo, le cui
involuzioni, secondo una visione mercantile dell’attività produttiva, sono il gradualismo e il riformismo.
68
54.23
ROCCO, Ferdinando, Gramsci e il cinema
in «Rivista del Cinema Italiano» [Milano], III (1954), pp. 29-33
Premettendo che nell’opera gramsciana il cinema «non trova il posto né la considerazione che merita» (p. 29), l’a. riporta le considerazioni
accennate negli scritti di critica teatrale del giovane AG nei quali è negata al cinema il valore d’arte, per poi passare alle incidentali osservazioni
contenute in LVN, dove un giudizio più impegnativo del pensatore sardo ha già «in embrione, il tentativo di comprendere, da un punto di vista
culturale, l’influenza del cinema sul pubblico» (p. 32). R si riferisce qui all’innovazione linguistica portata nelle masse dal linguaggio
cinematografico, così come al significato di costume esplicitato da AG con la relazione tra narrativa popolare ed il film.
__________________
54.24
[s. a.] Quadro clinico del pensiero di Antonio Gramsci. «L’Ordine nuovo»
in «Battaglia Comunista» [Milano], XV, n. 9, novembre (1954) p. 2
Poi in:
[Arturo PEREGALLI], Il comunismo di sinistra e Gramsci, Bari, Dedalo, 1978, pp. 240-246
La lezione rivoluzionaria di AG è presto «sopraffatta da una pesante incrostazione idealistico-borghese», così è qui negato il nesso e la
coerenza tra i Q e la raccolta ON.
Non si può considerare rivoluzionaria la lezione ordinovista, perché AG, non sentendo la necessità di un partito comunista, si limita «all’azione
passiva quando vi è trascinato dal maturare delle condizioni».
L’articolo continua con la negazione di un’assimilazione del leninismo da parte di AG in base all’articolo La rivoluzione contro il Capitale (in
«Avanti!», XXI, n. 356, 24 dicembre 1917, p. 1).
69
XII. RECENSIONI
54.25
CAJUMI, Arrigo, Gramsci e Giolitti
in «La Nuova Stampa» [Torino], X, n. 250, 20 ottobre 1954, p. 3
Rec. a ON
Da ON, in cui si ritrova l’azione politica gramsciana, C. elenca gli errori politici di AG, cause della sconfitta del movimento: il disinteresse a cuor
leggero per i sindacati, il disprezzo per la piccola e media borghesia, la sopravvalutazione delle capacità di gestione dei quadri operai. L’a.
intendendo «di proposito risparmiare citazioni sgradevoli, collezioni d’ingiurie sanguinose», evidenzia, dai testi polemici verso Giolitti, la «scarsa
conoscenza delle forze in contrasto, e della psicologia tradizionale italiana». Testimone della «visione settaria del 1919-1920 che ebbe per
frutto amaro il fascismo», secondo C. è qui rivelata «la sconfitta della sua politica, i lati meno apprezzabili del suo temperamento, in una parola
il suo fanatismo».
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54.26
CARBONE, Giuseppe, Un solo Gramsci
in «Incontri Oggi» [Roma], III , n. 10 (1954), p. 29.
Rec. a ON
C. riprende i motivi con cui è stato teorizzata la frattura tra un momento giovanile di lotta e quello carcerario speculativo e letterario nella
biografia gramsciana, tesi smentita con la pubblicazione di ON, in cui AG «dà l’interpretazione autentica di se stesso, la chiave per
comprendere senza equivoci gli stessi “quaderni del carcere”», infatti «impegno immediato nella lotta ed elaborazione teorica sono in Gramsci
una cosa sola».
L’a. nota anche come molti dei temi dei Q abbiano già una centralità nell’attività ordinovista.
70
54.27
RAGIONIERI, Ernesto, Gli scritti di Antonio Gramsci. L'«Ordine nuovo»
in «Il Nuovo Corriere», 29 ottobre 1954, p. 3
[altri dati mancanti] Rds, CF
Rec. a ON
Gli scritti di ON rivelano «il legame coi problemi reali della società italiana che i temi dei Quaderni del carcere già indicavano e che d’ora in
avanti sarà difficile poter confinare in una zona di appartata intellettualità». L’a. cita lo studio di Garosci su AG in Pensiero politico e storiografia
moderna (Æ54.02), dove, tra le componenti teoriche gramsciane, non è riconosciuto il leninismo: è ormai innegabile dopo la pubblicazione di
ON che esso sia invece il punto di partenza per l’opera critica del Sardo come per quella politica e R. ne ripercorre i collegamenti
nell’esperienza ordinovista.
__________________
54.28
SALINARI, Carlo, Gramsci e l'Ordine nuovo
in «Il Contemporaneo» [Roma], I, n. 34 (1954) pp.1-2
Rec. a ON
Sull'esempio di Lenin, AG imposta in modo originale i temi fondamentali delle sue analisi, capovolgendo l'interpretazione crociana della storia
italiana ed elaborando così le prime forme di rinnovamento della società e della cultura. L'a. sostiene infatti che per spiegarne il pensiero al
prevalente nesso «Croce-Gramsci» vada sostituito il «Gramsci-Lenin».
S. ritiene che se il tema della civiltà operaia nei Q è implicito ed il lettore può illudersi di non vederlo, AG, «primo grande costruttore delle forme
di questa civiltà» (p. 2), negli articoli di ON «richiama con forza a questo problema» (ivi).
71
54.29
TASCA, Angelo, Una storia del partito comunista italiano
in «Critica sociale» [Milano], XLVI (1954) pp. 30-32, 45-48, 61-64
Poi in:
ID., Appendice, in I primi dieci anni del Pci, introduzione di Luigi Cortesi, Bari, Laterza, 1971, pp. 175-223
Rec. a Fulvio Bellini e Giorgio Galli, Storia del Partito comunista italiano Milano, Schwarz, 1953 (Æ53.03)
In queste note di carattere testimoniale, T. riprende gli argomenti in gran parte già utilizzati in I primi dieci anni del Partito comunista italiano, in
«Il Mondo» (1953). Seguendo la trama storiografica del volume recensito, T. adduce riserve e corregge imprecisioni, concordando però
pienamente sulla linea d’interpretazione che riporta in luce il ruolo cruciale di Bordiga. Parallelamente, l’a. ritiene centrali le scelte politiche
connesse all’esperienza consiliare, cui tanta parte prese AG, che rimproverò i compagni ordinovisti «di non aver consentito nella primavera del
1920 a una rottura con il partito socialista, che avrebbe permesso, a suo parere, di meglio orientare il movimento dei Consigli di fabbrica» (p.
45), la scissione sindacale e politica proposta da AG era illusoria: «egli le attribuiva il potere non già di rendere possibile la rivoluzione grazie
all’occupazione delle fabbriche, ma di rinviare quest’occupazione ad un’epoca migliore e indeterminata» (ivi).
__________________
54.30
TERRANOVA, Nicola
in «Belfagor» [Messina-Firenze], IX (1954) pp. 100-105
Rec. a Marcella Ferrara, Maurizio Ferrara, Conversando con Togliatti, Roma, Edizioni di Cultura
Sociale, 1953 (Æ53.02)
Nel ripercorre le vicende biografiche e politiche di Togliatti, l’a. evidenzia il ruolo di compagno-maestro che ebbe AG, già palese nel periodo
universitario, che si sviluppò con la militanza politica e s’interruppe solo al momento dell’arresto del Sardo.
72
54.31
TOGLIATTI, Palmiro, Storia come pensiero e come azione
in «Rinascita» [Roma], XI (1954) pp. 709-713
Poi in:
Palmiro TOGLIATTI, Gramsci, Parenti, Firenze 1955, [Saggi di cultura moderna, 11] pp. 121-132
(ristampa di ID., Gramsci, Milano Sera Editrice, Milano 1949, [Biblioteca di cultura. Serie politica, 5])
ID., Momenti della storia d'Italia, Editori Riuniti, Roma 1963, [Nuova biblioteca di cultura, 45] 19732, pp.
165-188
ID., Gramsci, a cura e con prefazione di Ernesto Ragionieri, Editori Riuniti, Roma 1967, [Nuova
biblioteca di cultura, 71], pp. 81-104
ID., La politica culturale, a cura di Luciano Gruppi, Editori Riuniti, Roma 1974, [Le idee, 99] pp. 164-
192
ID., Scritti su Gramsci, a cura di Guido Liguori, Editori Riuniti, Roma 2001, pp. 183-192
Rec. a ON
Lo scritto mira a contrastare la critica contemporanea che guarda con nostalgia ai Q, non cogliendo negli scritti precarcerari il «legame tra il
pensiero e il fatto, tra la storia e la politica, tra la comprensione della realtà e la lotta reale», limitandosi talvolta a superficiali critiche
sull’asprezza e veemenza del linguaggio, tratti caratteristici, «i soli adeguati a quella situazione, a ciò che allora avveniva, alla catastrofe che
attendeva il Paese» (p. 709). La continuità delle due fasi dell’opera di AG è sottolineata con decisione: «gli scritti, in apparenza di pura
battaglia, del 1919 e degli anni successivi, contengono, in germe non soltanto, ma già ampiamente dispiegati, i temi e la trattazione che sono
sostanza del lavoro carcerario» e quest’ultimo «non è che visione più profonda e chiara di ciò che nel corso della precedente, ardente
partecipazione alla lotta reale è stato portato alla luce» (p. 710).
Lo storicismo di T., si salda con l’opera di AG e con la fondazione teorica del PCI: gli scritti gramsciani, quelli precarcerari e carcerari, sono
momenti complementari. La teoria della prassi è momento non solo della conoscenza storica, ma di conoscenza tout court, in questo senso il
lascito gramsciano, in continuità tra l’opera di storico e di politico, è monito per i comunisti, che partendo dall’azione pratica, prendono
coscienza della struttura del mondo reale, che «a sua volta perfeziona l’azione» (p. 711).
Soffermandosi sulle accese critiche gramsciane a Luigi Einaudi per rievocare la cecità con cui fu accolto il fascismo in Italia da quelle correnti
politiche che, con ogni mezzo, intendevano «sbarrar la strada al marxismo» (p. 712), T. sottolinea il giudizio storico e politico di AG e evidenzia
la perspicacia delle sue analisi.
73
54.32
Poi in:
[Arturo PEREGALLI], Il comunismo di sinistra e Gramsci, Bari, Dedalo, 1978, pp. 209-216
Rec. a ON
Tutto il pensiero di AG si sviluppa in un’ideologia fuori dal marxismo, questo è dimostrato negli articoli raccolti in ON attraverso la completa
assenza del gruppo ordinovista dal processo di formazione del partito di classe: «non si trova uno scritto che palesi la partecipazione di
Gramsci e del suo gruppo al dibattito» per «gettare le basi organizzative e teoriche del nuovo Partito» (n. 22).
Il Sardo è qui dipinto con un pensiero contraddittorio e confuso rispetto al marxismo; di linguaggio soreliano, entrato nel socialismo «per aver
creduto di trovarvi la soluzione ai suoi problemi intellettuali», l’a. riprende le critiche politiche mosse da A. Parlato in Valori conoscitivi
dell'esperienza proletaria (Æ54.21) per contrapporre al pensiero di AG quello di Lenin.
__________________
74
XIII. ARTICOLI GIORNALISTICI
54.33
BELLINI, Fulvio; GALLI, Giorgio, L'itinerario di Gramsci. L'ombra dello stalinismo scende sulla Terza
Internazionale
In «Risorgimento Socialista» [Roma], IV, n. 5, 7 febbraio 1954, p. 3
Ad eccezione della lettera «indirizzata dall’Ufficio politico del partito bolscevico russo, resa nota da Angelo Tasca in Francia nel 1938 e la cui
veridicità non è mai stata contestata», si è nell’impossibilità di esaminare l’atteggiamento politico di AG «nei confronti del sempre più accelerato
processo di stalinizzazione del Comintern».
Gli aa., al fine di escludere l’allineamento di AG a questa tendenza, propongono di ricorrere alla lettura diretta dei Q, «vagliati e controllati
direttamente dall’attuale gruppo dirigente del PCI», che pur «non contengono una sola affermazione che si avvicini, anche lontanamente, al
linguaggio adottato dal Comintern nei confronti delle correnti di opposizione».
Cfr. Fulvio BELLINI, Giorgio GALLI, L'itinerario di Gramsci (Æ53.30), IDD., L'itinerario di Gramsci. I Consigli di fabbrica (Æ53.31), IDD., L'itinerario
di Gramsci. Una rigorosa corrispondenza tra la teoria e la pratica ispirò la vita dell'autore dei «Quaderni del carcere» (Æ54.34)
__________________
54.34
BELLINI, Fulvio; GALLI, Giorgio, L'itinerario di Gramsci. Una rigorosa corrispondenza tra la teoria e la
pratica ispirò la vita dell'autore dei «Quaderni del carcere»
In «Risorgimento Socialista» [Roma], IV, n. 7, 21 febbraio 1954, p. 3
Gli aa. trovano le ragioni dell’accettazione del pensiero gramsciano «sia pure attraverso una particolare interpretazione, da determinate correnti
politico-culturali anche lontane dalla dottrina marxista», nella condivisione di aspetti particolari «che si tende a staccare dalla sua costruzione
ideologica considerata globalmente».
Sono citati gli esempi dell’autogoverno della classe operaia accettato dalle correnti anarchiche come dagli strati liberali; l’interpretazione del
Risorgimento come «compromesso tra la borghesia in ascesa e i residui delle vecchie classi feudali» fatta propria da Gobetti e in seguito da
una gamma di correnti politiche che vanno dai cattolici di sinistra ai settori della socialdemocrazia e del movimento liberale.
«Queste parziali ed eterogenee convergenze non devono far perdere di vista la linea di sviluppo fondamentale della concezione teorica e
dell’attività pratica» di AG, che ha «alla base lo sforzo di impiegare il metodo del materialismo dialettico»; comprendendo profondamente
l’insegnamento rivoluzionario dei fondatori del socialismo scientifico, la priorità di AG è di «avere costantemente e fino in fondo realizzata
quella fusione di teoria e pratica che deve essere la fondamentale caratteristica degli “uomini di Stato” della classe operaia».
Cfr. Fulvio BELLINI, Giorgio GALLI, L'itinerario di Gramsci (Æ53.30), IDD., L'itinerario di Gramsci. I Consigli di fabbrica (Æ53.31), IDD., L'itinerario
di Gramsci. L'ombra dello stalinismo scende sulla Terza Internazionale (Æ54.33)
75
1955
76
I. MONOGRAFIE DI AUTORE UNICO
55.01
Oltre ai numerosi riferimenti all’opera gramsciana per arricchire e sviluppare la descrizione della filosofia di Croce, l’a. utilizza interpretazioni
storiche, concetti, brevi citazioni e categorie impiegate nei Q per presentare il contesto storico in cui opera il filosofo abruzzese: dai giudizi
politici sull’Italia giolittiana, al sistema economico internazionale, dalla questione dell’isolamento culturale subìto dai modernisti a causa di Croce
e Gentile a questioni filosofiche più generali come l’idea di progresso; il testo è costellato di rimandi diretti ai frammenti carcerari di AG.
__________________
55.02
Le riflessioni gramsciane sulla questione meridionale sono prese in considerazione come interpretazione del pensiero di G. Dorso a
completamento della visione di Gobetti, non senza la mediazione di Croce. L'a. nega una frattura tra «grande cultura» e «media cultura» (p.
50), sostenendo l'esistenza di «zone grigie, non classificabili» (ivi) ed è perciò critico verso lo schema semplicistico di AG, in cui si annida «un
pericoloso equivoco, si consolidano nuove "illazioni arbitrarie", contraddizioni e deformazioni politiche, insidie classiste e tendenze totalitarie»
(ivi).
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77
55.03
GARIN, Eugenio, Cronache di filosofia italiana (1900-1943)
Bari, Laterza, 1955, VIII-543 pp.
Poi:
ID., Cronache di filosofia italiana (1900-1943). In appendice Quindici anni dopo (1945-1960), Bari,
Laterza, 1966, 2 tomi, XIV-635 pp.
ID., Cronache di filosofia italiana (1900-1960), Roma-Bari, Laterza, 1997, 2 tomi, XIV-635 pp.
Fulcro di questo complesso studio è l’opera di B. Croce, esposta da G. ad un’approfondita analisi. Nell’argomentare la critica del pensiero del
filosofo abruzzese, e nella stessa ricognizione della sua influenza sull’intera cultura italiana dell’epoca, l’a. ricorre, frequentemente e
puntualmente, alle fertili riflessioni di AG (nei Q), attraverso riferimenti perlopiù citati o sintetizzati in nota.
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55.04
MAITAN, Livio, Attualità di Gramsci e politica comunista
Schwarz, Milano 1955, 49 pp.
In seguito alla pubblicazione di ON, l’a. propone una guida, per capitoli tematici, all’analisi politica gramsciana durante il Biennio rosso: le
riflessioni sul primo dopoguerra, la dittatura proletaria, i Consigli di fabbrica, l’internazionalismo, la classe operaia come classe totalizzante, la
politica di Giolitti.
Ogni tema è affrontato accompagnando il lettore attraverso i passi cruciali degli articoli gramsciani del periodo; in più, M. confronta,
polemicamente, le riflessioni del Sardo con le posizioni politiche coeve del Partito comunista; ma rileva anche insufficienze e originalità del
pensiero gramsciano rispetto alle tesi dell’Internazionale Comunista.
Emerge un’aspra critica alla politica del PCI e di P. Togliatti; in questo senso si tenta una valorizzazione dei tratti internazionalisti e rivoluzionari
di AG, in evidente contrasto con le linea preminente del Partito comunista.
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55.05
Poi in:
ID., Gramsci, a cura e con prefazione di Ernesto Ragionieri, edizione ampliata delle raccolte del 1949 e
1955, Editori Riuniti, Roma 1967, XVI-222 p.
e
Scritti su Gramsci, a cura di Guido Liguori, Editori Riuniti, Roma 2001, 316 p.
Alla raccolta uscita nel 1949 (Æ49.01) sono aggiunti i saggi: L’antifascismo di Antonio Gramsci, intervento di T. alla Conferenza
all’Associazione di cultura di Bari del 23 marzo 1952 (Æ52.23) e Storia come pensiero e come azione, recensione ad ON (Æ54.31).
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III. SAGGI CAPITOLI E PARAGRAFI IN VOLUME DI
AUTORE UNICO
55.06
CHILANTI, Felice, A Torino a L’Ordine Nuovo
e
Con Antonio Gramsci
in ID., Gastone Sozzi, Roma, Edizioni di Cultura Sociale, 1955, pp. 99-111
Latitante e minacciato dalle camicie nere in Romagna, G. Sozzi è inviato dal partito a Torino, dove diventa contabile a «L’Ordine Nuovo» sotto
l’amministrazione di Gennaro Gramsci. Qui avviene l’incontro con AG, decisivo per la futura partenza di Sozzi per l’Unione Sovietica,
caldeggiata dal Sardo per «uno studio serio e profondo» (p. 103). Nonostante il ruolo amministrativo coperto da Sozzi, secondo la
testimonianza di alcuni compagni, «Gramsci pubblicò anche alcuni suoi articoli, non firmati» (p. 107).
C. riprende dai Ricordi di un operaio torinese (1949) di M. Montagnana il profilo di AG, la ricostruzione del suo rapporto con il personale della
redazione, nonché la vita degli uffici del giornale e della sua difesa affidata alle guardie rosse, di cui Sozzi faceva parte.
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55.07
PAJETTA, Gian Carlo, Come Gramsci poneva il problema dei rapporti con i cattolici
in ID., Perché il colloquio tra i comunisti e i cattolici? Conferenza tenuta a Treviso il 18 dicembre 1955,
Roma, Seti, pp. 5-7
L’a., citando un articolo gramsciano (Cronache dell’«Ordine Nuovo» [XXIX], in «L’Ordine Nuovo», I, n. 41, 20 marzo 1920), vuole dimostrare
come nella tradizione comunista non si sia posta solamente la questione di un dialogo tra operai e contadini socialisti e cattolici, ma la
necessità, da parte comunista, di creare un sistema d’equilibrio politico con le istituzioni ecclesiastiche.
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80
55.08
VALERI, Nino, La crisi del socialismo nel dopoguerra. Gramsci
in ID., Lezioni di Storia Moderna. Appunti intorno alla crisi del primo dopoguerra
Milano, «La Goliardica» Edizioni Universitarie, 1955, pp. 85-91
Il saggio è frutto di lezioni universitarie suddivise tematicamente; l’opera di AG è presa ad esempio rappresentativo per descrivere la crisi del
socialismo italiano nel primo dopoguerra. L’a. rileva innanzitutto il rapporto dialettico di AG nei Q verso Croce; si sofferma in seguito sulla
recente pubblicazione di ON per un riferimento storico al Biennio rosso. V. sostiene che l’originalità del pensatore sardo stia nell’idea di inserire
il programma del suo partito nel quadro della storia e della tradizione italiana.
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81
VI. INTRODUZIONI, PREFAZIONI, POSTFAZIONI,
PREMESSE, AVVERTENZE, NOTE
55.09
BASSI, Enrico, Prefazione
in Rodolfo MONDOLFO, Intorno a Gramsci e alla filosofia della prassi, Milano, Edizioni della «Critica
Sociale», 1955, pp. 7-18
Accanto al profilo di Mondolfo e l’incontro con il giovane Gramsci, è descritta a grandi linee l’interpretazione filosofica materialista dello studioso
in contrasto con la filosofia della prassi di AG.
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55.10
PASOLINI, Pier Paolo, I. Un secolo di studi sulla poesia popolare
In ID., Introduzione a Canzoniere italiano. Antologia della poesia popolare, Parma, Guanda, 1955, pp.
XXVII-XXX
Partendo dalle letture gramsciane sul folklore, l’a. fa una ricognizione dei principi teorici enucleati in LVN riguardo la letteratura popolare italiana
(romanzi d’appendice o melodrammi) ed argomenta come ad AG non sarebbe interessata una più vasta ricognizione dei testi popolari, perché
in funzione polemica rivoluzionaria risulterebbe un’aggressione ideologica alla realtà storica.
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55.11
SALVEMINI, Gaetano, Prefazione
in ID., Scritti sulla questione meridionale (1896-1955), Torino, Einaudi, 1955, pp. XXIII-XXVI [rist. 1958]
Poi in:
ID., Opere, vol. IV, Il Mezzogiorno e la democrazia italiana, tomo 2, Movimento socialista e questione
meridionale, a cura di Gaetano Arfé, Milano, Feltrinelli, 1963, pp. 677-679
S. puntualizza qui la vicenda della proposta per la sua candidatura a Torino nel 1914. Riprendendo un passo di QM, i propri ricordi ed una
lettera di A. Tasca come testimonianza, egli dimostra la propria estraneità al socialismo rivoluzionario e nega qualsiasi responsabilità nello
sviluppo storico della contrapposizione tra i contadini meridionali e gli operai settentrionali.
82
VII. OPUSCOLI
55.12
Redatto in vista della campagna di tesseramento per il 1956, questa storia del partito ha un carattere divulgativo e agiografico; presenta il
leader comunista attraverso cenni poco sostanziali da cui emerge una figura di AG come profeta-martire che si eclissa nel 1926. In seguito
all’arresto, il partito «aveva ormai assimilato profondamente l’insegnamento gramsciano» (pp. 28-29) e attraverso la coincidenza d’intenti con
AG, Togliatti ricopre un ruolo importante nel portare avanti le lotte del partito.
83
X. SAGGI IN PERIODICI
55.13
ALICATA, Mario, L'esperienza meridionalistica di Gaetano Salvemini
in «Cronache Meridionali» [Napoli], II (1955) pp. 641-652
Poi in:
ID., La battaglia delle idee, Roma, Editori Riuniti, 1968, pp. 99-110;
ID., Intellettuali e azione politica, a cura di Renzo Martinelli e Roberto Maini, Roma, Editori Riuniti,
1976, pp. 202-214
A. ripercorre «il contributo, seppur indiretto, dal Salvemini allo stabilimento di un rapporto fra il movimento meridionalista e il movimento
socialista» (p. 643) attraverso la testimonianza di articoli gramsciani da ON e il saggio QM, secondo cui Salvemini non è mai stato socialista,
però vi ha creduto finché la classe lavoratrice non ha «cominciato ad attuare coi metodi e coi procedimenti propri» (p. 644).
L’a. intende così confutare il tentativo di Salvemini (Æ55.11) di disconoscere la propria paternità alla lotta meridionalista associata a quella
socialista.
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55.14
AZZARONI, Alfredo, Cultura e Resistenza
in «Mondo Operaio» [Roma], VIII (1955) pp. 12, 17-19
La larga partecipazione popolare alla lotta per la Resistenza ha preceduto l’ufficiale riconoscimento di una nuova cultura, le cui direttive furono
tracciate da giovani come AG e Gobetti.
L’a. percorre i propositi a lungo termine del giovane direttore della «Rivoluzione Liberale» che guarda con favore al movimento consiliare
perché sintesi dell’azione politica congiunta di operai e contadini: «i gruppi sociali italiani capaci di rompere i vecchi schemi nei quali si era
venuto paralizzando il movimento risorgimentale» (p. 17). Così A. giudica «più radicale e completa» l’opera di AG che sente «forse come
nessun altro l’esigenza di vivificare la cultura italiana mediante l’apporto vivo ed autonomo che dalle forze popolari sarebbe potuto venire» (ivi).
L’a. evidenzia la critica gramsciana al Croce e a quella cultura che mira ad «assorbire e quindi sostanzialmente svirilizzare ogni serio
movimento di innovazione democratica» (ib.). In un’unificazione dialettica tra teoria e pratica, per AG la cultura rivoluzionaria deve essere essa
stessa uno strumento efficace di lotta.
Nel decennale della lotta armata, lo scritto si chiude con un bilancio negativo sull’inveramento delle istanze gobettiane e gramsciane, ma indica
le direttive del metodo dialettico, espresso con un passo di AG sulla discussione scientifica, al fine di evitare la tendenza borghese
«all’isolamento ed alla cristallizzazione implicita in ogni gruppo sociale» (p. 19) e a favore dell’egemonia del proletariato che, presupponendo
una nuova sintesi tra mondi altrimenti inconciliabili, è realizzata nella concretezza dell’azione.
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55.15
CASUCCI, Costanzo, Caporetto
in «Lo Spettatore Italiano» [Roma], VIII (1955) pp. 498-504
La recente pubblicazione di Alberto Monticone, La battaglia di Caporetto (1955), è salutata positivamente dall’a. che auspica un rinnovato
interesse per gli studi dedicati alla Pruima Guerra mondiale. Malgrado ciò, C. rilegge in quest’opera i limiti di due storiografie contrapposte,
quella nazionalista e quella antifascista, che finora hanno reso un cattivo servizio: la prima perché ferma a caratteri mitologici e agiografici; la
seconda per il sostanziale disinteresse all’innovazione che sfocia nella totale incomprensione del processo risorgimentale.
In questo quadro, solo AG non ha eluso il problema politico di Caporetto e della Grande Guerra, così come la loro eredità storica. Citando passi
da NM e PP, l’a. percorre i due principali temi gramsciani: «amministrazione politica delle masse combattenti e direzione politica della guerra
che comporta implicitamente la responsabilità storica della classe dirigente» (p. 501). L’a. riconosce il pregio di quest’analisi politica e non
moralistica, incentrata sulle carenze della classe dirigente; ma C. auspica siano fatti passi in avanti, perché AG «finisce col vederla anziché
determinante principale, determinante esclusiva della storia», «demiurgo che agisce al di sopra delle cose» (p. 504).
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55.16
FABBRINI, Fazio, L'importazione dell'americanismo e sue conseguenze per l'operaio. Rileggendo
“Americanismo e fordismo”
in «Rinascita» [Roma], XII (1955), pp. 617-620
Dopo un’introduzione di carattere tecnico al sistema produttivo taylorista ed ai fenomeni dell’aziendalismo, tecnicismo e relazioni umane, rimedi
temporanei per «ricongiungere idealmente l’operaio all’azienda» (p. 618) in una situazione di crisi dei rapporti di produzione nel capitalismo
americano, l’a. si sofferma sul pensiero espresso in AF. Con citazioni da questo volume, l’a. ripercorre le caratteristiche dei rapporti di
produzione italiani e le differenze talora abissali e perduranti nella struttura economica e sociale come nella composizione demografica tra
l’Italia e gli Stati Uniti, rilevando l’impossibilità per il nostro Paese di possedere «le condizioni ambientali in modo che possa sorgere
l’americanismo» (p. 620). F. lamenta perciò che «indicare l’americanismo come la panacea di tutti i nostri mali», come professato dalla
pubblicistica borghese, è un’illusione per dissuadere le masse «dalla lotta per le trasformazioni strutturali» (ivi).
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55.17
GORLIER, Claudio, Elogio del Piemonte
in «Paragone» [Firenze], VI (1955) pp. 58-65
A guisa di introduzione per una lettura appassionata di alcuni testi di D. L. Bianco, G. fornisce una panoramica sulla cultura militante
piemontese dagli anni Venti, caratterizzata dall’impronta di P. Gobetti. L’a. accenna ad AG imputandogli una ristrettezza ideologica che gli
avrebbe impedito di cogliere la forza politica e militare della borghesia locale, dimostrata in seguito con la lotta antifascista.
55.18
GUIDUCCI, Roberto, Gramsci e la scienza: l'oggettività come conquista storica sociale
in «Questioni» [Torino], I, n 4-5 (1955) pp. 29-45
Dalle note raccolte in MS ed in PP, lo scritto intende spiegare i presupposti delle riflessioni ontologiche gramsciane che hanno per spunto la
critica al Manuale popolare di sociologia di Bucharin: quest’ultimo in polemica contro il soggettivismo, erroneamente stabilisce la realtà
oggettiva del mondo esterno. AG pensa sia necessario un chiarimento definitivo sull’argomento, in modo da permettere uno sviluppo organico
della filosofia della prassi.
G. dubita AG potesse conoscere i saggi marxiani L’ideologia tedesca ed i Manoscritti economici-filosofici, ed osserva come «Gramsci
raggiunga molto spesso le stesse conclusioni di Marx» (p. 30).
L’impostazione gramsciana non pone il problema sul terreno teoretico, bensì in un contesto storico in cui le posizioni antitetiche sono incarnate
nei gruppi sociali.
Di fronte all’antitesi tra posizione idealistica e materialistico-realistica, il «senso comune» popolare, definito equivoco, contraddittorio e «sempre
succube di posizioni mistiche e di filosofie deteriori» (p. 42), non opera una scelta, ma crede semplicemente alla realtà oggettiva del mondo
esterno e non saprebbe nemmeno concepire l’esistenza di una concezione soggettiva, pensiero che è invece diffuso tra i gruppi
intellettualmente più evoluti; è dimostrata, così, la drammatica frattura «fra scienza e vita, fra certi gruppi di intellettuali (…) e le grandi masse
popolari» (p. 31).
AG addita l’errore di alcune correnti marxiste che, per ragioni tattiche o di contingenza, si sono avvicinate al «senso comune» avviandosi verso
concezioni materialistico-meccanicistiche.
L’a. vede il cuore dell’analisi gramsciana nel riconoscere che ogni classe, «gruppo, o corrente, o ideologia, cerca di dimostrare di possedere la
verità e di poterla conoscere» (p. 33) e dunque v’è la «presunzione di potersi collocare da un punto di vista assoluto» (ivi), pretesa di
un’oggettività extrastorica ed extraumana che non è valida nel quadro del materialismo storico. AG «non ammette la possibilità da parte di
alcuna ideologia di pretendere una gnoseologia assoluta, e neppure un’ideologia rivoluzionaria può pretenderlo, anche se essa tende ad una
posizione egemonica, perché appunto l’affermazione della sua egemonia sta nel porsi il compito di unificare il genere umano sul piano sociale e
quindi anche su quello culturale generale e non già di presentare come conseguito il risultato» (pp. 33-34). L’oggettività intesa da AG è spiegata
«come consenso intersoggettivo, come posizione comune, come accordo di rapporti dell’uomo con l’uomo» (p. 34). Nemmeno le scienze
sperimentali possono valere come piano di verità assoluta perché non raggiungono risultati definitivi e la scienza non ha significato al di fuori
dell’uomo; inoltre gli stessi scienziati soffrono di rotture ideologiche e di metafisicizzazione dei risultati conseguiti.
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Con il nuovo metodo sperimentale è iniziata l’epoca di sviluppo del pensiero moderno, avulso da teologia e metafisica, dove la ricerca è la
premessa per il nuovo metodo di produzione e «della nuova forma di unione attiva tra l’uomo e la natura» (ivi); in questo quadro è fissato il
compito dello storicismo marxista che non grava la ricerca con vincoli particolari, ma intende offrirle «la massima liberazione dagli “idola”
soprattutto “fori” e “theatri”» (p. 39) e traduce i risultati delle scienze naturali-sperimentali in forze di produzione, coopera per un loro migliore
sviluppo con l’introduzione della componente storicistica che consente «al ricercatore una lucidità snebbiata dalla metafisica» (p. 43).
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