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Scevola Mariotti

Author(s): Mario De Nonno


Source: Gnomon , 2002, 74. Bd., H. 3 (2002), pp. 279-285
Published by: Verlag C.H.Beck

Stable URL: https://www.jstor.org/stable/27693287

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M. de Nonno: Scevola Mariotd f 179

sen sich die vielen interessanten Einzelaspekte (z.B. die 'audiovisuelle' Wirkung der Eh
rungen, Statuen als Mittel zur Umdeutung von Niederlagen im Porsennakrieg oder auch
die Statuen f?r get?tete Gesandte) dem streng chronologischen Zugang unterordnen.
Dresden Roxana Kath

SCEVOLA MARIOTT
Il 6 gennaio 2000, da alcuni mesi prog
cido di laica intelligenza, ? mancato,
sore em?rito di Filolog?a Classica n
dell'Accademia nazionale dei Lincei
de dell'Arcadia, Socio corrisponden
cademia Britannica e dell'Accademia
Budapest e di Urbino.1 Era nato a Pe
italiani rimase per tutta la vita intimam
zioni erudite e civili dall'antichit? ro
la residenza anagrafica e sostenendo d
locali istituzioni politiche e cultural
zionale palestra della Scuola Normale
studi classici, dall'impetuosa persona
cenziata nel '34 la 'Storia della tradizi
umanissime 'Lettere di Platone'.2 Gli a
risultati sebbene troncad anzitempo,3

1 Alle seguenti raccolte di scritti di M


umanistici, 2a ed. accresciuta e corr
Scritti di filologia classica, Roma 200
pp. 743-766). ?ssai ben documentato
traccio qualche anno or sono S. Timp
L. Gamberale nel volume miscellane
versit? di Roma 'La Sapienza' intito
106-115); nella cerimonia di commiato
Mariotti ? stata tratteggiata dagli al
Studi romani 48, 2000, 134-139), P
13 giugno presso l'Accademia delle
Accademia; un suo ricordo di Mario
incontro 'In memoria di Scevola Ma
l'Istituto dell'Enciclopedia Italiana (co
P. De Paolis e V. Cappelletti); occasi
studioso ? stata poi la presentazione
il 9 giugno 2000 (con interventi anc
M.D. Reeve, che si leggono in Res pu
articoli su quotidiani e simili, ricor
Gamberale e di chi scrive e il 'Ricor
del testo 4, 2000, 189-192.
2 Proprio l'impressione esercitata
commossa chiusa della sua necrolog?a
3 II primo articolo di Mariotti, su u
'38; ad approfondite ricerche sul tem
dedico quindi numerosi altri lavori
in Normale di Guido Calogero. - Ne
guito ad una clamorosa manifestazion
Antichit? classiche nell'Enciclopedia

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quello umano, corne traspare da tante pagine dei suoi penetranti 'Profili e ricordP4 e
com'egli ha voluto in estremo confermare lasciando proprio alla Normale la sua meravi
gliosa biblioteca privata. Fu in Normale, per fare un solo significativo esempio, che egli
entr? in contatto con Alessandro Perosa, allora segretario della Scuola, e col 'lettore di te
desco5 Paul Oskar Kristeller,5 e, in un clima segnato dalla forte attrattiva esercitata sul ca
rismatico direttore Giovanni Gentile dalla cultura rinascimentale e dall'inclinazione del
poli?drico Augusto Mancini per la paleograf?a e il medioevo, maturo da subito quel vivis
simo int?resse per testi medievali e umanistici ehe costituisce uno dei tratti pi? peculiari del
suo profilo scientifico e del suo insegnamento. Passato a Firenze per non perder? i con
tatti con Pasquali, Mariotti pubblic? nel '42 e poi nel '47, nella rivista di Pasquali, due im
portanti interventi su recensio ed emendatio dei non facili 'Inni5 di Sinesio.7 Proprio questo
primo confronto con la problem?tica sinesiana gli offri Popportunit? di accostarsi al con
troverso tema delle varianti d'autore (troppo f?cilmente postulate in Sinesio dal Terzaghi):
un tema che lo avrebbe ripetutamente impegnato, negli anni a venire, in una serie di inter
venti, particolari e generali, caratterizzati tutti da raffinata sensibilit? met?dica e stilistica e
da assoluto equilibrio - in un campo dove studiosi anche eminenti non avevano saputo

cit., 272 s.). Con gli anni egli impar? a dominare la sua reattivit? appassionata, dando per lo
pi? a chi non aveva confidenza con lui Pimpressione di una personalit? sovranamente con
trollata. Ma la capacita di indignado non era spenta.
4 Vd. ad es. SFC, 599 s. (ricordo di Pasquali), 643-645 (magistrale profilo di A. Rostag
ni), 725 s. (ricordo di G. Monaco), e soprattutto 632-642 ('Filologi classici ex-normalisti5,
dalla cui chiusa cito solo qualche rigo del nitidissimo quadro del seminario pasqualiano: ?Il
suo dialogo [si parla di W. Ferrari] con Pasquali e col figlio di Julius Stenzel, in un semina
rio ... sui cori delP'Agamennone5, era per i pi? giovani che osavano frequentarlo altamente
istruttivo non solo di una problem?tica filol?gica, ma di un modo di collaborazione scien
tifica che aveva in quei seminari un esempio ?nico. La pat?tica animazione di Pasquali, che
viveva i problemi drammatizzandoli anche col gesto, contrastava e qualche volta si scon
trava con la solida settentrionale sicurezza di Ferrari, chiuso e accigliato - anche nella fug
gevole ironia di qualche sorriso di dissenso - dietro le sue spesse lenti da miope ...?).
5 Proprio il '37?'38 fu Pultimo anno in Normale del Kristeller, prima dell'esilio america
no causato dalle leggi antis?mite del fascismo: vd. ad es. P. Simoncelli, Cantimori, Gentile e
la Normale di Pisa, Milano 1994, 61-88.
6 Al fondo di tali interessi, i cui fecondi risultati son? stati programmaticamente raccolti
dallo stesso Mariotti nelle due edizioni di SMU, va certo posta anche la lezione della pas
qualiana 'Storia della tradizione5 (vd. l'illuminante valutazione del libro, tracciata da Mari
otti all'indomani della scomparsa dell'autore, in SFC, 601-609); ma mentre ? ben noto il
rifarsi al Pasquali di tanti filologi romanzi e italianisti, spiccatamente aut?nomo ? Pap
proccio diretto di Mariotti ai testi latini medievali e umanistici, da lui studiati, interpretati e
emendad con eccezionali competenze per le loro specificit? formali e sostanziali (un
gioiello in questo senso ? la definitiva rivendicazione al tardo medioevo del famigerato
spurcum additamentum ad Apuleio: SMU, 61-83). Del resto, il nesso tra filologia classica e
filologia m?di?vale e umanistica aveva in Italia un precedente di assoluto rilievo, ancorch?
di spiriti tutt'altro che pasqualiani, nel Sabbadini (importante dunque la voce dedicatagli da
Mariotti nelP'Enciclopedia Virgiliana5 = SFC, 707-716).
7 SFC, 441-458 e 459-473. - Ma la sua prima pubblicazione dopo la tragedia del
'43-'45 - che porto Mariotti a laurearsi in condizioni di emergenza, mentre Pasquali era
preda di un drammatico esaurimento nervoso (cfr. Timpanaro cit., 273) - fu significativa
mente riservata agli Annali della Normale (? Parde?lo del '46 su testo e fond della Chrysis
del Piccolomini [SMU, 167-182], che inaugura quel filone di int?resse per la commedia
umanistica che avrebbe dato di li a poco Pammirevole trattazione della perduta Philologia
del Petrarca [SMU, 141-158]; e dalla scuola di Mariotti sarebbe infine uscita nel '68
Peccellente edizione della Chrysis a cura di E. Cecchini).
8 Vedili ora raccolti in SFC, 539-563; cfr. inoltre ibid. pp. 607-609 e 712, e Lezioni su
Ennio, 2a ed. accresciuta, Urbino 1991 [= LE2], 109-111. Corne sempre in Mariotti, la ri

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resistere alla tentazione del radicalismo. Ulteriore frutto degli stimoli 'fiorentini' fu ancora
nel '48 la rilettura, ricca di convincenti proposte di restauro testuale, di un importante pa
piro (poi P.S.I. 1285) contenente lettere del 'ciclo di Alessandro': pr?coce testimonianza di
un interesse che lo avrebbe a lungo accompagnato, sfociando alla fine degli anni '70 in im
portanti lavori, suoi e della sua scuola, sul testo latino di Giulio Valerio.9
A partire dal '49-'5 o Mariotti insegn? per circa un quindicennio ad Urbino, prima come
incaricato e finalmente, dal '56, come titolare di Letteratura latina. In un contesto anche
umanamente a lui assai congeniale,10 ancorch? - almeno allora - non molto fornito biblio
gr?ficamente (ma rimediava con periodiche spedizioni romane), Mariotti produsse in r?pi
da successione i suoi tre fondamentali libri (due dei quali corredati da esemplari edizioni
critiche di frammenti) dedicad ai protagonisti dell'epica latina arcaica e alle loro diversif?
cate mediazioni fra tradizione romana e alessandrinismo.11 Frutto di una preparazione che
affondava le sue radici nel magistero di Pasquali e traeva alimento dall'appassionata soda
litas con Sebastiano Timpanaro,12 le 'Lezioni su Ennio', nella veste anche tipogr?ficamente
modesta di un libro ?nato dalla scuola e per la scuola?,13 offrivano una lettura a tutto ton

flessione metodol?gica nasceva dall'interpretazione dei testi e ad essa restava profunda


mente ancorata.
9 Vd. SFC, 185-193, e i lavori di R. Calderan cui Mariotti stesso fa riferimento nell'affet
tuoso ricordo dell'allievo prematuramente strappato agli studi (SFC, 690 s.); l'edizione di
Giulio Valerio ? stata poi ottimamente condotta a termine da M. Rosellini (Stutgardiae et
Lipsiae 1993).
10 Come testimonianza in tal senso valgano le belle pagine del profilo dell'amico fil?logo
Marcello Zic?ri (SFC, 623-631); eloquente anche lo schizzo in apertura di uno scritto de
dicato al filosofo e collega urbinate A. Massolo (SFC, 376): ?Essere colleghi a Urbino, in
una delle citt? universitarie pi? piccole e pi? rieche di suggestione umanistica, significa
qualcosa di pi? che esserlo da un'altra parte della terra. Arturo e io siamo stati, a Urbino,
colleghi e amici per molti anni, abbiamo discusso di studi di pol?tica di cronaca quotidiana
e mangiato ostriche insieme e giocato a biliardo. Poi di giocare smettemmo perch?, quando
gli capitava di perder?, non voleva perder? e io non avevo abbastanza humour da lasciarlo
vincere ...?. Negli anni urbinati nacque a Mariotti, dall'inseparabile compagna di tutta la
vita - la Signora Tota -, l'amatissima figlia Flavia.
11 Lezioni su Ennio, Pesaro 1951 (la 2a ed. cit. reca in appendice gli altri Enniana fin'al
lora pubblicati, tra cui il bellissimo 'Falsi enniani di Girolamo Colonna?' [pp. 131-146],
testimonianza della f?conda attenzione da Mariotti sempre rivolta alia storia degli studi);
Livio Andronico e la traduzione art?stica (saggio critico ed edizione dei frammenti dell'
'Odyssea'), Milano 1952 (2a ed. Urbino 1986); Il 'Bellum Poenicum' e l'arte di Nevio
(saggio con edizione dei frammenti del 'Bellum Poenicum'), Roma 1955 (uscir? postuma
una ristampa bolognese con appendice di Naeviana recendora). Del '65 ? la notevole messa
a punto storico-culturale su 'Letteratura latina arcaica e alessandrinismo' (SFC, 5-20), del
'71 la discussione, costruttiva e ricca di contributi, di 'Das hellenistische Epos'2 di K. Zieg
ler (SFC, 407-416).
12 L'int?resse di Pasquali per Ennio era di antica data: in particolare la sua impegnata dis
cussione dell"Ennius und Vergilius' del Norden, originariamente in GGA 1915, 593-610,
fu significativamente ristampata, in traduzione italiana e con aggiornamenti dell'allievo
Timpanaro, ancora nelle 'Vecchie e nuove pagine stravaganti di un fil?logo' del '52. Quan
do Mariotti entro in Normale, del resto, era uscita solo da un anno la pasqualiana
'Preistoria della poesia romana'. - Sulla sodalitas enniana con Timpanaro, pi? giovane di
Mariotti di un triennio, cfr. lo stesso Timpanaro cit., 287 s.
13 II che per Mariotti, sia detto esplicitamente, non era una svalutazione: Mariotti ? stato,
per i suoi studenti di Urbino e di Roma, maestro affascinante perch? coniugava mirabil
mente passione per la sua disciplina e disponibilit? al dialogo, nel segno di una limpida ca
pacita di cogliere immediatamente la sostanza anche dei problemi pi? complessi, e di tras
metterla con efficace linearit? ai suoi ascoltatori, di cui promuoveva con esperta maieutica
la maturazione aut?noma e l'autoconsapevolezza intellettuale.

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do della figura e dell'arte del pater Ennius condotta sulla scorta della sua autodefinizione
corne poeta-filologo, mirante a coniugare in un contesto di sperimentalismo 'callimacheo5 i
contenuti d?Yepos nazionale con forme e tecniche della varietas alessandrina.14 Nell'opera
del poeta-grammatico Livio Andronico Mariotti passava Panno dopo ad analizzare e va
lutare in statu nascendi, attraverso una messe cospicua di fini osservazioni formali e stilisti
che, modi ed espressioni di quell'atteggiamento costante della cultura letteraria romana che
gi? il Leo aveva definito con la formula di 'traduzione artistica5.15 Nel ?libro di ricerca? su
Nevio, infine, penetranti osservazioni sulla struttura del Bellum Poenicum si risolvevano in
un'interpretazione della cosiddetta 'archeologia5 del poema ancora una volta in chiave
'alessandrina5, questa volta di ricercata eziologia (ma uno spazio adeguato era anche dedi
cato alia documentata definizione del ru?lo della poesia greca classica e della tradizione la
tina nell'elaborazione del poema). In tutte tre i volumi un'impressionante serie di puntuali
e convincenti proposte esegetiche e testuali - destinata a proseguir? senza interruzioni, in
una lunga fedelt? agli arcaici latini, fino agli scritti pi? recenti - dimostrava la maturit? e
Pacutezza della filologia di Mariotti alie prese con complessi testuali di particolare delica
tezza. Il riconoscimento internazionale, nonostante talune incomprensioni e resistenze ini
ziali,17 si fece r?pidamente assai vasto: di li a qualche anno a Mariotti vennero affidate, tra
Paltro, le voci Accius, Afranius, Atellana fabula, Caecilius, Ennius, Livius Andronicus e
Terentius del 'Kleiner Pauly5. Al '57 risale un felice e fortunato saggio d'insieme su Ovidio,
poeta a Mariotti congenialissimo per gli aspetti di intelligente lusus e di antiretorica elegan
za: era anche la risposta a chi allora, interessatamente, mirava a ridurlo negli stretti panni
del purus philologus e del 'congetturatore5.1 Ma Peccezionale scoperta dei cosiddetti Epi
grammata Bobiensia, ad opera dell'amico ammiratissimo Augusto Campana,19 richiamava
ormai potentemente, con il fascino della novit?, Pingegno di Mariotti, che aveva peraltro
gi? dato prova delle sue capacita esegetiche e divinatorie sui difficili testi deM'Anthologia
Latina. Dalla larghissima preparazione sul complesso dell'epigrammatica greca e latina con
la quale egli si impegn? sui nuovi testi - di cui preparava Yeditio princeps, un capolavoro
nel suo genere, il condiscepolo normalista Franco Munari - scaturirono Pesemplare voce
'Epigrammata Bobiensia5 per il IX supplemento della Real-Encyclop?die (con il contorno
di numer?se voci minori) e insieme un'ampia messe di contributi testuali di prim'ordine
ancora ai Bobiensia e ?YAnthologia Latina, ma anche, tra Paltro, una rilettura filol?gica

14 Importante integrazione di questa prospettiva ? Parde?lo del '52 su 'Titoli di opere


enniane' (ora in LE2, 113-118).
15 Anche il riprendere, approfondendolo, il concetto dell'ammirato maestro del suo
maestro ? t?pico del profondo rispetto professato da Mariotti per la pi? nobile tradizione
filol?gica: esemplare in questo senso, e cosparsa di divertita ironia, la messa a punto del '87
su 'I piaceri senili di Nevio e di Plauto' (SFC, 48-53).
16 Aile ricerche mai interrotte sul testo degli arcaici vanno ricollegati anche da un canto
gli innovativi studi del '61 sulYOrigo gends Romanae (SFC, 196-209), e dall'altro le ap
profondite indagini su grammatici e scoliasti sulle quali mi soffermero tra poco.
17 Vd. in proposito la prefazione di Mariotti a II Bellum Poenicum cit., 5-7; col pi? auto
revole degli studiosi li menzionati, Otto Skutsch, Mariotti intrattenne del resto per decen
ni, al di l? di dissensi scientifici anche sostanziali, un'amieizia nutrita di alta considerazione
reciproca.
Bench? dotato di un talento non comune per Y emendado, Mariotti non ha mai
congetturato senza dimostrarne con inesorabile stringatezza la n?cessita, alla luce di un
vigile senso della storicit? della tradizione testuale e di una consumata sensibilit? ling?is
tica.
19 ?Pasquali e Campana sono, fra gli studiosi pi? anziani di me, quelli che ... pi? di ogni
altro ho ammirato e amato?. Cos? Mariotti rievocando l'amico scomparso (SFC, 735-740).
La grandezza di Campana non era sfuggita a Pasquali (cfr. 'Storia della tradizione'2, 469),
che con lo storico Cantimori lo aveva voluto dal 1950 in Normale (cos? C. Dionisotti, It.
medioev. e uman. 36, 1993 [ma 1996], 30). Dal i960 Mariotti lo ebbe finalmente collega ad
Urbino, e dal 1965 furono di nuovo colleghi a Roma.

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M. de Nonno: Scevola Mariotti f 283
mente e culturalmente raffinata della figura dell'augusteo Domizio Marso e un denso sag
gio su testi e terni delYAnthologia Palatina.10
Col 1963 venne la chiamata a Roma, dove per oltre un venticinquennio avrebbe inse
gnato Filologia classica, ripetendo l'intestazione disciplinare nella quale a suo tempo Pas
quali aveva ottenuto di convertir? la sua cattedra florentina di Letteratura greca. A Roma
Mariotti, allora nel pieno della sua maturit? di studioso, ma cos? lontano nel tratto
dall'inaccessibilit? o dal sussiego di altri illustri colleghi, raccolse r?pidamente intorno a se
una scuola, alla quale, proseguendo una consuetudine urbinate, volle assicurare da subito
quel radicamento nella pi? alta filologia del Novecento rappresentato dai celebri seminari
del vecchio amico di Pasquali, Eduard Fraenkel.21 Ben presto egli inauguro a Roma la con
suetudine, che gli fu fino all'ultimo carissima, di riunire nel suo studio il sabato sera, con
cadenza all'incirca bisettimanale, un gruppo di allievi e colleghi per ascoltare e discutere
relazioni su lavori in corso pres?ntate da studiosi italiani e stranieri, senza distinzione d'et?
o di ru?lo accademico, nel gusto del disinteressato ov\i$iko'koy??v.21 In coincidenza con la
chiamata a Roma Mariotti entro nel comitato direttivo della Rivista di filologia e di istru
zione classica, investendovi le sue migliori ?nergie intellettuali e organizzative e guadag
nandovi presto una posizione di assoluto rilievo (tipiche del suo stile le numerosissime
'schede bibliografiche5, che nella loro succosa brevit? costituirono, in particolare fino alla
meta degli anni '70, un vero e proprio osservatorio - mai privo di stringati contributi per
sonan' - sui lavori in corso nella filologia del tempo). Nel 1980 egli avrebbe infine assunto
la responsabilit? diretta della Rivista, continuando a impegnarvisi senza risparmio per il
mantenimento del pi? esigente standard formale e sostanziale.23 Furono, quelli romani, gli
anni in cui, per l'autorevolezza scientifica e il riconosciuto equilibrio, Mariotti prese ad es
sere sempre pi? spesso chiamato dal consenso dei colleghi a ruoli di alta responsabilit?
nella gestione del reclutamento accademico e della politica della ricerca: il buon livello ge
n?rale degli studi filologici in Italia deve molto alla sua azione efficace. N? conobbe fles
sioni, di qualit? o quantit?, la ricerca personale, che vide anzi nuovi ambiti intrecciarsi ai
'vecchi amori5:24 dantista di grande finezza egli si dimostr? nel '72 e nel '75, metiendo a

20 Vd. rispettivamente SFC, 216-249 (traduzione italiana delle voci 'Epigrammata Bo


biensia' e 'Naucellius', con 'assorbimento' in nota delle voci minori), 250-259 + 271-275
(epigrammi tardolatini), 91-118 (Domizio Marso), 376-400 (Anthologia Palatina; per altri
contributi a epigrammi greci, intensificatisi negli ultimi anni, vd. SFC, 417-419 [Teocrito],
420-430 [Asclepiade], 479-484 [Anth. Pal. 9, 382]).
21 Vd. la premessa di L.E. Rossi a Due seminari romani di Eduard Fraenkel: Aiace e Fi
lottete di Sofocle, a c. di alcuni partecipanti, Roma 1977, in particolare VIII-X. I ricordi di
Fraenkel scritti in anni diversi da Mariotti (SFC, 612-619) sono, insieme alle sorvegliatis
sime paginette su monsignor De Luca (SFC, 610 s.), fra i pi? nitidi esempi di un 'genere' da
lui curato con eccezionale impegno di stile e di umanit?.
22 Egli fu ancora attivamente presente nella seduta del 20 novembre 1999, e gi? in clinica
insistette con gli allievi perch? si svolgesse 'regularmente', in sua assenza, la seduta pro
gramm?t^ per il 18 dicembre.
23 Dall'inizio degli anni '70, inoltre, Mariotti, come Vicepresidente del Centro di Studi
Ciceroniani, ne rilando il peri?dico Ciceroniana facendone la sede degli atti dei 'Colloquia
Ciceroniana', di cui egli promosse, dal '73, ben undici edizioni in Italia e all'estero (il
vol. XI, con gli atti del 'colloquium' cassinate del '99, ? in corso di stampa).
24 Fra i tanti interventi sugli arcaici ricordo solo l'esemplare 'Nota di m?trica enniana'
del '79 [LE2, 119-125]: in fatti di prosodia e m?trica classica e m?di?vale Mariotti, che ca
ratteristicamente affettava in proposito il pi? rigoroso tradizionalismo terminol?gico, ave
va competenze non comuni. Quanto alia poesia tarda, cure acutissime rivolse in particolare
dXYAegritudo Perdicae (AL 808 R.2), di cui tra l'altro curo insieme coi suoi assistenti
un'accurata edizione ancora una volta modestamente presentata come 'scholis habendis
impressa' (Romae 1966). In campo m?di?vale e umanistico, cito qui solo lo studio del '65
su saffiche e pseudo-saffiche ritmico-quantitative e, del '74, l'organica trattazione, con edi
zione critica, degli spuri 'Cornelii Galli Hendecasyllabi' (SMU, 19-32 e 213-236). Del '71 ?

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284 M. de Nonno: Scevola Mariotti f

frutto le proprie competenze di classicista per innovative interpretazioni della Commedia;


dell'arte di commentare per la scuola un classico senza sottrarsi a nessuna difficolt?, conte
nutistica o formale, off ri alPinizio degli anni '80 un limpido esempio con la Germania di
T?cito (un'opera ben dentro agli interessi pasqualiani);25 il gusto per i testi difficili lo porto
a confrontarsi, dimostrando assoluta padronanza di campo, con l'esegesi del cosiddetto
'Satorquadrat' e, al confine tra latino e volgare, dell"Indovinello Veronese'.2 In partico
lare, si intensificarono le cure a grammatici, scoliasti ed eruditi, con la cui problem?tica
Mariotti s'era da tempo familiarizzato in rapporto alie sue indagini sulla letteratura conser
vata in tradizione indiretta: qui egli addito nello scrupoloso controllo diretto delle fond
manoscritte e nella pi? attenta observado delle caratteristiche formali e delle tecniche di
citazione27 le due strade maestre che hanno condotto negli ultimi decenni a progressi
sostanziali nella costituzione del testo e nella comprensione della natura di tante opere
grammaticali latine.
Frattanto, prodigando con generosa disponibilit? il tesoro del suo tempo e della sua infi
nita dottrina, Mariotti si faceva maestro di filolog?a nelle minuzi?se letture che dedicava,
spesso in incontri serali proseguiti fino a notte inoltrata, ai lavori degli allievi e dei col
leghi, pi? o meno giovani, che gli sottoponevano in anteprima problemi e difficolt?: erano
inimitabili lezioni sul campo, di sostanza e di stile di lavoro, dalle quali si imparava prima
di tutto quella ?fedelt? verso la scienza? che fin dal '52 egli aveva individuato e rivendicato
come il ?tema preferito? della filologia militante di Pasquali.2 E proprio l'esercizio del
quotidiano magistero domestico gli permise, almeno apparentemente, di non risentire af
fatto, sul piano dell'energia di lavoro, della cessazione dall'insegnamento attivo intervenuta
col compimento dei settant'anni. Fu cos? che, anche nella sua cerchia, egli riusci ad esempio
a stupire molti per la decisione e la tenacia con cui nel 1992 prese il timone della 'Enci
clopedia oraziana' restata precocemente orfana dell'ideatore Francesco Della Corte, ne
mise a punto il piano ampliandolo con mano sicura, ne integro la redazione con un folto
manipolo di giovani f?lologi facendone ancora una volta una scuola, la difese in momenti
editorialmente difficili con la sua inoppugnabile autorevolezza, la porto a termine, in tre
imponenti volumi, fra il 1996 e il 1998; la dedizione con cui si sottoponeva anche alie meno
gratificanti incombenze di organizzazione e revisione fu un nobile insegnamento di re
sponsabilit? scientif?ca e di vita. Addirittura dell'avanzato '99 (pur se uscito in un fascicolo

l'importante e forse meno nota riflessione di m?todo sulla qualit? delle tradizioni rappre
sentate da codex unicus (SFC, 487-490).
25 Vd. SMU, 99-142 (Dante). La Germania (Torino 1982, in una collana diretta da Mari
otti) era uscita gi? Panno prima (nella stessa collana) in un volume tripartito con
YAulularia di C. Questa e il De brevitate vitae di A. Traina.
26 Rispettivamente SFC, 575-578 (del '67) e SMU, 33-45 (del '81). Ancora nel '98 si
compiacque, con una risolutiva interpretazione sintattica, di dipanare l'aggrovigliato gioco
di parole di Enn. sat. 59-62 V2(SFC, 65-67).
27 La revisione dell'apografo polizianeo della parte perduta del 'Festo Farnesiano5 gli
consent? nel '71 di reimpostare radicalmente la problem?tica di un frammento enniano
(LE2, 102-106); dal ricontrollo di un celebre c?dice grammaticale tardoantico, affrontato
per verificare notizie enniane dell'editore cinquecentesco Girolamo Colonna, risultarono
tali novit? testuali da giustificare Pesemplare riedizione nel '84 dell'intero fragmentum
Bobiense de nomine {GL VII 540-544), con progressi decisivi sul piano filol?gico, codico
logico e della contestualizzazione storico-culturale (SFC, 313-341; ma vd. gi? 495 s.). -
Preziose osservazioni sul modus laudandi di vari grammatici son? in particolare nell'ap
profondita discussione delle due edizioni neviane di W. Strzelecki (SFC, 32-41). Su acute
disamine del contesto della fonte grammaticale si basano, ad esempio, notevoli proposte
testuali per Accio (SFC, 69-71) e Sallustio (SFC, 80-84).
28 SFC, 599 s. - Frutto della generosit? scientifica di Mariotti ? la vera e propria folla di
sostanziali contributi testuali ed esegetici a lui attribuiti in apparati e in note di edizioni e
studi altrui: un 'supplemento latente5 alla sua bibliograf?a da cui non pu? prescindere chi
voglia intendere a pieno la fisionomia dello studioso.

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W. Radt.Jale Inan f 285
della RivFil datato '98) ? un suo estremo e risolutivo intervento su un frammento tr?gico
an?nimo, nel quale con strenuo scrupolo filol?gico aveva voluto correggere una sua vec
chia (e peraltro fortunata) interpretazione, in cui non credeva pi?.29
Riguardando ora ai sessant'anni di filologia professati da Scevola Mariotti, spero non mi
facciano velo Pamore per il maestro e il desiderium della perduta guida se essi mi appaiono
corne un mosaico si dagli splendidi tasselli, ma soprattutto, visto da lontano, dal disegno
solido e unitario: Pintrecciarsi e il rincorrersi di tematiche suscitate dallo spontaneo dira
marsi di un percorso di ricerca articolato ma di riconoscibile organicit?; il primato
dell'esigenza di conseguir?, attraverso la pi? spassionata examinatio, risultati non effimeri
nella comprensione e nel restauro dei pi? diversificad e spesso difficili testi greci e latini;
Pimpegno mai tradito a ricollegarsi, nel filo di un'altissima tradizione, alia lezione dei
propri maestri, per trasmetterla con rigorosa passione alie giovani generazioni, ci conse
gnano uno xrfpa ?? ?et di cui sempre pi? comprenderemo Pirripetibilit?.3?
Roma Mario De Nonno

JALE INAN t
Jale Inan (i. Februar 1914-26. Februar 2001) ist oft die 'Gro?e Alte Dame der t?rkischen
Arch?ologie' genannt worden. Sie tr?gt diesen Ehrentitel zu Recht. Im Alter von 87 Jahren
hat sie nach langer, schwerer Krankheit in Istanbul f?r immer die Augen geschlossen. Am
28. Februar 2001 versammelten sich ihre Kollegen und Freunde in gro?er Menge in der
Ehrenhalle der Istanbuler Universit?t und haben sich mit einer akademischen Feier am
aufgebahrten Sarg von ihr verabschiedet.
Jale wurde 1914 in Istanbul in ein arch?ologisch gepr?gtes Elternhaus hineingeboren, zu
einer Zeit, als es eine t?rkische arch?ologische Wissenschaft noch kaum gab. Dieser Wider
spruch l?st sich dadurch, da? ihr Vater, Aziz Ogan, Mitarbeiter des Arch?ologischen Mu
seums von Istanbul war. Es war von dem ber?hmten, damals noch als Direktor amtieren
den Osman Hamdi Bey gegr?ndet worden, der auch die unmittelbar benachbarte Kunst
akademie geschaffen hatte. Dort studierte Aziz Ogan auf Anregung von Osman Hamdi,
und dort wurde er zum Maler, Arch?ologen und Museumsfachmann. Hamdi holte ihn ans
Museum, wo er schlie?lich 1931 nach einem sehr abwechslungsreichen Arch?ologenleben
selbst Direktor werden sollte.
Im Ersten Weltkrieg war Aziz Ogan ab 1917 t?rkischer Vertreter bei Theodor Wie
gands deutsch-t?rkischem Denkmalschutzkommando in Damaskus. Aus vertrauensvoller
Zusammenarbeit entwickelte sich eine lebenslange Freundschaft.
Ab 1918 war Ogan f?r die Altert?mer des Bezirks Izmir zust?ndig und lebte mit seiner
Familie einige Jahre dort, in einem sch?nen Haus, direkt am Strand der weiten Bucht. Sei
ne arch?ologische T?tigkeit f?hrte 1927 zur Gr?ndung des Museums von Izmir. Er malte
Aquarelle der antiken Ruinenst?tten, die seine kleine Tochter Jale bewunderte. Schon als
Kind konnte sie Ephesos und andere antike Pl?tze kennenlernen. Die Erforscher von
Ephesos, Milet, Aphrodisias, Sardes usw. besuchten das Haus Ogan als G?ste. So lernte
Jale schon in der Kindheit Theodor Wiegand, Josef Keil, Gerhart Rodenwaldt u. a. Gros
sen der ausl?ndischen, besonders der deutschen Arch?ologie kennen.

19 SFC, 72 s.; con an?logo scrupolo, in lavori usciti nel '97 e ancora nel '99, era tornato
dopo decenni, per finissime interpretazioni complessive, sul difficile epigr. Bob. 36 e su
Anth. Lat. 712 R2. {L.Apulei 5Ave)(?u?Voc ex Menandro): SFC, 260-270 e 401-406.
30 Chiudo queste pagine nel Dicembre 2000. Nel tempo non breve in cui le ho maturate
mi confortava Pidea di mostrarle in anteprima all'amico pi? caro di Mariotti, a Sebastiano
Timpanaro. Ma il 26 Novembre anche Timpanaro, vinto da r?pido male, ? scomparso. In
un solo anno la filologia classica italiana - in un contesto di grave pericolo per le prospetti
ve degli studi di latino e di greco nella scuola e nell'universit? - perde i suoi due pi? insigni
maestri.

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