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sen sich die vielen interessanten Einzelaspekte (z.B. die 'audiovisuelle' Wirkung der Eh
rungen, Statuen als Mittel zur Umdeutung von Niederlagen im Porsennakrieg oder auch
die Statuen f?r get?tete Gesandte) dem streng chronologischen Zugang unterordnen.
Dresden Roxana Kath
SCEVOLA MARIOTT
Il 6 gennaio 2000, da alcuni mesi prog
cido di laica intelligenza, ? mancato,
sore em?rito di Filolog?a Classica n
dell'Accademia nazionale dei Lincei
de dell'Arcadia, Socio corrisponden
cademia Britannica e dell'Accademia
Budapest e di Urbino.1 Era nato a Pe
italiani rimase per tutta la vita intimam
zioni erudite e civili dall'antichit? ro
la residenza anagrafica e sostenendo d
locali istituzioni politiche e cultural
zionale palestra della Scuola Normale
studi classici, dall'impetuosa persona
cenziata nel '34 la 'Storia della tradizi
umanissime 'Lettere di Platone'.2 Gli a
risultati sebbene troncad anzitempo,3
quello umano, corne traspare da tante pagine dei suoi penetranti 'Profili e ricordP4 e
com'egli ha voluto in estremo confermare lasciando proprio alla Normale la sua meravi
gliosa biblioteca privata. Fu in Normale, per fare un solo significativo esempio, che egli
entr? in contatto con Alessandro Perosa, allora segretario della Scuola, e col 'lettore di te
desco5 Paul Oskar Kristeller,5 e, in un clima segnato dalla forte attrattiva esercitata sul ca
rismatico direttore Giovanni Gentile dalla cultura rinascimentale e dall'inclinazione del
poli?drico Augusto Mancini per la paleograf?a e il medioevo, maturo da subito quel vivis
simo int?resse per testi medievali e umanistici ehe costituisce uno dei tratti pi? peculiari del
suo profilo scientifico e del suo insegnamento. Passato a Firenze per non perder? i con
tatti con Pasquali, Mariotti pubblic? nel '42 e poi nel '47, nella rivista di Pasquali, due im
portanti interventi su recensio ed emendatio dei non facili 'Inni5 di Sinesio.7 Proprio questo
primo confronto con la problem?tica sinesiana gli offri Popportunit? di accostarsi al con
troverso tema delle varianti d'autore (troppo f?cilmente postulate in Sinesio dal Terzaghi):
un tema che lo avrebbe ripetutamente impegnato, negli anni a venire, in una serie di inter
venti, particolari e generali, caratterizzati tutti da raffinata sensibilit? met?dica e stilistica e
da assoluto equilibrio - in un campo dove studiosi anche eminenti non avevano saputo
cit., 272 s.). Con gli anni egli impar? a dominare la sua reattivit? appassionata, dando per lo
pi? a chi non aveva confidenza con lui Pimpressione di una personalit? sovranamente con
trollata. Ma la capacita di indignado non era spenta.
4 Vd. ad es. SFC, 599 s. (ricordo di Pasquali), 643-645 (magistrale profilo di A. Rostag
ni), 725 s. (ricordo di G. Monaco), e soprattutto 632-642 ('Filologi classici ex-normalisti5,
dalla cui chiusa cito solo qualche rigo del nitidissimo quadro del seminario pasqualiano: ?Il
suo dialogo [si parla di W. Ferrari] con Pasquali e col figlio di Julius Stenzel, in un semina
rio ... sui cori delP'Agamennone5, era per i pi? giovani che osavano frequentarlo altamente
istruttivo non solo di una problem?tica filol?gica, ma di un modo di collaborazione scien
tifica che aveva in quei seminari un esempio ?nico. La pat?tica animazione di Pasquali, che
viveva i problemi drammatizzandoli anche col gesto, contrastava e qualche volta si scon
trava con la solida settentrionale sicurezza di Ferrari, chiuso e accigliato - anche nella fug
gevole ironia di qualche sorriso di dissenso - dietro le sue spesse lenti da miope ...?).
5 Proprio il '37?'38 fu Pultimo anno in Normale del Kristeller, prima dell'esilio america
no causato dalle leggi antis?mite del fascismo: vd. ad es. P. Simoncelli, Cantimori, Gentile e
la Normale di Pisa, Milano 1994, 61-88.
6 Al fondo di tali interessi, i cui fecondi risultati son? stati programmaticamente raccolti
dallo stesso Mariotti nelle due edizioni di SMU, va certo posta anche la lezione della pas
qualiana 'Storia della tradizione5 (vd. l'illuminante valutazione del libro, tracciata da Mari
otti all'indomani della scomparsa dell'autore, in SFC, 601-609); ma mentre ? ben noto il
rifarsi al Pasquali di tanti filologi romanzi e italianisti, spiccatamente aut?nomo ? Pap
proccio diretto di Mariotti ai testi latini medievali e umanistici, da lui studiati, interpretati e
emendad con eccezionali competenze per le loro specificit? formali e sostanziali (un
gioiello in questo senso ? la definitiva rivendicazione al tardo medioevo del famigerato
spurcum additamentum ad Apuleio: SMU, 61-83). Del resto, il nesso tra filologia classica e
filologia m?di?vale e umanistica aveva in Italia un precedente di assoluto rilievo, ancorch?
di spiriti tutt'altro che pasqualiani, nel Sabbadini (importante dunque la voce dedicatagli da
Mariotti nelP'Enciclopedia Virgiliana5 = SFC, 707-716).
7 SFC, 441-458 e 459-473. - Ma la sua prima pubblicazione dopo la tragedia del
'43-'45 - che porto Mariotti a laurearsi in condizioni di emergenza, mentre Pasquali era
preda di un drammatico esaurimento nervoso (cfr. Timpanaro cit., 273) - fu significativa
mente riservata agli Annali della Normale (? Parde?lo del '46 su testo e fond della Chrysis
del Piccolomini [SMU, 167-182], che inaugura quel filone di int?resse per la commedia
umanistica che avrebbe dato di li a poco Pammirevole trattazione della perduta Philologia
del Petrarca [SMU, 141-158]; e dalla scuola di Mariotti sarebbe infine uscita nel '68
Peccellente edizione della Chrysis a cura di E. Cecchini).
8 Vedili ora raccolti in SFC, 539-563; cfr. inoltre ibid. pp. 607-609 e 712, e Lezioni su
Ennio, 2a ed. accresciuta, Urbino 1991 [= LE2], 109-111. Corne sempre in Mariotti, la ri
resistere alla tentazione del radicalismo. Ulteriore frutto degli stimoli 'fiorentini' fu ancora
nel '48 la rilettura, ricca di convincenti proposte di restauro testuale, di un importante pa
piro (poi P.S.I. 1285) contenente lettere del 'ciclo di Alessandro': pr?coce testimonianza di
un interesse che lo avrebbe a lungo accompagnato, sfociando alla fine degli anni '70 in im
portanti lavori, suoi e della sua scuola, sul testo latino di Giulio Valerio.9
A partire dal '49-'5 o Mariotti insegn? per circa un quindicennio ad Urbino, prima come
incaricato e finalmente, dal '56, come titolare di Letteratura latina. In un contesto anche
umanamente a lui assai congeniale,10 ancorch? - almeno allora - non molto fornito biblio
gr?ficamente (ma rimediava con periodiche spedizioni romane), Mariotti produsse in r?pi
da successione i suoi tre fondamentali libri (due dei quali corredati da esemplari edizioni
critiche di frammenti) dedicad ai protagonisti dell'epica latina arcaica e alle loro diversif?
cate mediazioni fra tradizione romana e alessandrinismo.11 Frutto di una preparazione che
affondava le sue radici nel magistero di Pasquali e traeva alimento dall'appassionata soda
litas con Sebastiano Timpanaro,12 le 'Lezioni su Ennio', nella veste anche tipogr?ficamente
modesta di un libro ?nato dalla scuola e per la scuola?,13 offrivano una lettura a tutto ton
do della figura e dell'arte del pater Ennius condotta sulla scorta della sua autodefinizione
corne poeta-filologo, mirante a coniugare in un contesto di sperimentalismo 'callimacheo5 i
contenuti d?Yepos nazionale con forme e tecniche della varietas alessandrina.14 Nell'opera
del poeta-grammatico Livio Andronico Mariotti passava Panno dopo ad analizzare e va
lutare in statu nascendi, attraverso una messe cospicua di fini osservazioni formali e stilisti
che, modi ed espressioni di quell'atteggiamento costante della cultura letteraria romana che
gi? il Leo aveva definito con la formula di 'traduzione artistica5.15 Nel ?libro di ricerca? su
Nevio, infine, penetranti osservazioni sulla struttura del Bellum Poenicum si risolvevano in
un'interpretazione della cosiddetta 'archeologia5 del poema ancora una volta in chiave
'alessandrina5, questa volta di ricercata eziologia (ma uno spazio adeguato era anche dedi
cato alia documentata definizione del ru?lo della poesia greca classica e della tradizione la
tina nell'elaborazione del poema). In tutte tre i volumi un'impressionante serie di puntuali
e convincenti proposte esegetiche e testuali - destinata a proseguir? senza interruzioni, in
una lunga fedelt? agli arcaici latini, fino agli scritti pi? recenti - dimostrava la maturit? e
Pacutezza della filologia di Mariotti alie prese con complessi testuali di particolare delica
tezza. Il riconoscimento internazionale, nonostante talune incomprensioni e resistenze ini
ziali,17 si fece r?pidamente assai vasto: di li a qualche anno a Mariotti vennero affidate, tra
Paltro, le voci Accius, Afranius, Atellana fabula, Caecilius, Ennius, Livius Andronicus e
Terentius del 'Kleiner Pauly5. Al '57 risale un felice e fortunato saggio d'insieme su Ovidio,
poeta a Mariotti congenialissimo per gli aspetti di intelligente lusus e di antiretorica elegan
za: era anche la risposta a chi allora, interessatamente, mirava a ridurlo negli stretti panni
del purus philologus e del 'congetturatore5.1 Ma Peccezionale scoperta dei cosiddetti Epi
grammata Bobiensia, ad opera dell'amico ammiratissimo Augusto Campana,19 richiamava
ormai potentemente, con il fascino della novit?, Pingegno di Mariotti, che aveva peraltro
gi? dato prova delle sue capacita esegetiche e divinatorie sui difficili testi deM'Anthologia
Latina. Dalla larghissima preparazione sul complesso dell'epigrammatica greca e latina con
la quale egli si impegn? sui nuovi testi - di cui preparava Yeditio princeps, un capolavoro
nel suo genere, il condiscepolo normalista Franco Munari - scaturirono Pesemplare voce
'Epigrammata Bobiensia5 per il IX supplemento della Real-Encyclop?die (con il contorno
di numer?se voci minori) e insieme un'ampia messe di contributi testuali di prim'ordine
ancora ai Bobiensia e ?YAnthologia Latina, ma anche, tra Paltro, una rilettura filol?gica
l'importante e forse meno nota riflessione di m?todo sulla qualit? delle tradizioni rappre
sentate da codex unicus (SFC, 487-490).
25 Vd. SMU, 99-142 (Dante). La Germania (Torino 1982, in una collana diretta da Mari
otti) era uscita gi? Panno prima (nella stessa collana) in un volume tripartito con
YAulularia di C. Questa e il De brevitate vitae di A. Traina.
26 Rispettivamente SFC, 575-578 (del '67) e SMU, 33-45 (del '81). Ancora nel '98 si
compiacque, con una risolutiva interpretazione sintattica, di dipanare l'aggrovigliato gioco
di parole di Enn. sat. 59-62 V2(SFC, 65-67).
27 La revisione dell'apografo polizianeo della parte perduta del 'Festo Farnesiano5 gli
consent? nel '71 di reimpostare radicalmente la problem?tica di un frammento enniano
(LE2, 102-106); dal ricontrollo di un celebre c?dice grammaticale tardoantico, affrontato
per verificare notizie enniane dell'editore cinquecentesco Girolamo Colonna, risultarono
tali novit? testuali da giustificare Pesemplare riedizione nel '84 dell'intero fragmentum
Bobiense de nomine {GL VII 540-544), con progressi decisivi sul piano filol?gico, codico
logico e della contestualizzazione storico-culturale (SFC, 313-341; ma vd. gi? 495 s.). -
Preziose osservazioni sul modus laudandi di vari grammatici son? in particolare nell'ap
profondita discussione delle due edizioni neviane di W. Strzelecki (SFC, 32-41). Su acute
disamine del contesto della fonte grammaticale si basano, ad esempio, notevoli proposte
testuali per Accio (SFC, 69-71) e Sallustio (SFC, 80-84).
28 SFC, 599 s. - Frutto della generosit? scientifica di Mariotti ? la vera e propria folla di
sostanziali contributi testuali ed esegetici a lui attribuiti in apparati e in note di edizioni e
studi altrui: un 'supplemento latente5 alla sua bibliograf?a da cui non pu? prescindere chi
voglia intendere a pieno la fisionomia dello studioso.
JALE INAN t
Jale Inan (i. Februar 1914-26. Februar 2001) ist oft die 'Gro?e Alte Dame der t?rkischen
Arch?ologie' genannt worden. Sie tr?gt diesen Ehrentitel zu Recht. Im Alter von 87 Jahren
hat sie nach langer, schwerer Krankheit in Istanbul f?r immer die Augen geschlossen. Am
28. Februar 2001 versammelten sich ihre Kollegen und Freunde in gro?er Menge in der
Ehrenhalle der Istanbuler Universit?t und haben sich mit einer akademischen Feier am
aufgebahrten Sarg von ihr verabschiedet.
Jale wurde 1914 in Istanbul in ein arch?ologisch gepr?gtes Elternhaus hineingeboren, zu
einer Zeit, als es eine t?rkische arch?ologische Wissenschaft noch kaum gab. Dieser Wider
spruch l?st sich dadurch, da? ihr Vater, Aziz Ogan, Mitarbeiter des Arch?ologischen Mu
seums von Istanbul war. Es war von dem ber?hmten, damals noch als Direktor amtieren
den Osman Hamdi Bey gegr?ndet worden, der auch die unmittelbar benachbarte Kunst
akademie geschaffen hatte. Dort studierte Aziz Ogan auf Anregung von Osman Hamdi,
und dort wurde er zum Maler, Arch?ologen und Museumsfachmann. Hamdi holte ihn ans
Museum, wo er schlie?lich 1931 nach einem sehr abwechslungsreichen Arch?ologenleben
selbst Direktor werden sollte.
Im Ersten Weltkrieg war Aziz Ogan ab 1917 t?rkischer Vertreter bei Theodor Wie
gands deutsch-t?rkischem Denkmalschutzkommando in Damaskus. Aus vertrauensvoller
Zusammenarbeit entwickelte sich eine lebenslange Freundschaft.
Ab 1918 war Ogan f?r die Altert?mer des Bezirks Izmir zust?ndig und lebte mit seiner
Familie einige Jahre dort, in einem sch?nen Haus, direkt am Strand der weiten Bucht. Sei
ne arch?ologische T?tigkeit f?hrte 1927 zur Gr?ndung des Museums von Izmir. Er malte
Aquarelle der antiken Ruinenst?tten, die seine kleine Tochter Jale bewunderte. Schon als
Kind konnte sie Ephesos und andere antike Pl?tze kennenlernen. Die Erforscher von
Ephesos, Milet, Aphrodisias, Sardes usw. besuchten das Haus Ogan als G?ste. So lernte
Jale schon in der Kindheit Theodor Wiegand, Josef Keil, Gerhart Rodenwaldt u. a. Gros
sen der ausl?ndischen, besonders der deutschen Arch?ologie kennen.
19 SFC, 72 s.; con an?logo scrupolo, in lavori usciti nel '97 e ancora nel '99, era tornato
dopo decenni, per finissime interpretazioni complessive, sul difficile epigr. Bob. 36 e su
Anth. Lat. 712 R2. {L.Apulei 5Ave)(?u?Voc ex Menandro): SFC, 260-270 e 401-406.
30 Chiudo queste pagine nel Dicembre 2000. Nel tempo non breve in cui le ho maturate
mi confortava Pidea di mostrarle in anteprima all'amico pi? caro di Mariotti, a Sebastiano
Timpanaro. Ma il 26 Novembre anche Timpanaro, vinto da r?pido male, ? scomparso. In
un solo anno la filologia classica italiana - in un contesto di grave pericolo per le prospetti
ve degli studi di latino e di greco nella scuola e nell'universit? - perde i suoi due pi? insigni
maestri.