Ilaria Gramigna
AUREE PROPORZIONI
NEL PLANETARIO DELLA SAGRESTIA VECCHIA DI SAN LORENZO
A FIRENZE
Tempo fa ebbi ad occuparmi di un singolare affresco ubicato nella scarsella
dale della Sagrestia Vecchia di San Lorenzo a Firenze1. Si tratta di un unicum
suo genere, se si eccettua la copia, probabilmente pi tarda, collocata all'inte
della Cappella Pazzi di Santa Croce. Per quanto il frescante della Sagrestia V
chia sia ancora sconosciuto, si pu per, e con buone ragioni, sostenere ch
fresco fu eseguito verso la met del Quattrocento2. Il progetto della Sagrest
opera del Brunelleschi che, dal 1422 al 1430 circa, ne condusse personalme
lavori. Sulla banda terminale del pergamo inscritta la data 1428; nel va
reliquiario dell'altare, invece, si trova incisa la data 1432 che coincide, con
probabilit, con il vero e proprio completamento dei lavori e quindi con il
utilizzo come luogo di culto e sepolcreto mediceo.
Il dipinto costituisce una vera e propria mappa didascalica della volta cel
in cui non solo sono indicate tutte le costellazioni visibili nell'emisfero borea
sono anche evidenziate, con grande accuratezza, le varie coordinate che ind
duano in modo preciso la posizione astronomica di un luogo: i cerchi dei co
equinoziali e solstiziali, i piccoli cerchi dei tropici, quello del circolo polare a
e l'eclittica, una fascia immaginaria ideata dagli antichi astronomi per descr
l'orbita apparente del Sole, della Luna e di tutti i pianeti intorno alla Terra
do la visione tolemaica del sistema solare.
Il misterioso autore dell'opera non si per limitato alla semplice raffigurazio
ne di un piccolo planetario di bizzarra fattura, ma si anche proposto, lo si pu
ritenere con una certa sicurezza, di lasciare nella cupolina un'indicazione tempo
rale ben precisa, una data iscritta nell'affresco e per cui l'affresco stesso venne
fatto eseguire. Lungo la fascia zodiacale, che, trattandosi di una cupola semisferi
ca, si estende per 180 a partire dallo 0 in Ariete (corrispondente all'equinozio di
primavera), presente una quadrettatura doppia dell'eclittica su cui possibile
scorgere le posizioni del Sole e della Luna e forse degli altri pianeti conosciuti. La
Luna raffigurata a 25 circa nel segno del Toro, il Sole a poco pi di 21 in
quello del Cancro. Gli altri pianeti, supposti tali, sarebbero invece raffigurati
1. Mi sono occupata di questo affresco nell'ambito della mia tesi di laurea in Storia del
l'Arte Medievale e Moderna presso la Facolt di Magistero dell'Universit di Firenze. Per
approfondimenti in merito vedi quindi: I. Gramigna, Problemi di autografia e di iconografia
nell'affresco della Cupolina della Sagrestia Vecchia di San Lorenzo a Firenze (AA 1998-99).
2. Per la precisione intorno al quarto decennio del secolo da un artista appartenente alla
scuola di Paolo Uccello.
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590 Bruniana & Campanelliana
tramite piccoli dischi dorati, quattro dei
all'esterno, per quanto ancora all'interno
cogliere nella raffigurazione dei vari elem
l'affresco non solo avesse come precisa in
particolare e significativa, forse una nasci
storia fiorentina familiare dei Medici,
celasse un ideatore altrettanto 'illustre',
Toscanelli?
Il primo a citare il nome di Toscanelli in relazione a questo affresco fu H.
Brockhaus nel 19093. In seguito e a conforto della sua deduzione, A. Parronchi
ebbe modo di rinvenire un documento interessante, di pugno dello stesso Tosca
nelli, in cui sono raffigurati i disegni preparatori per due delle costellazioni visibili
anche nella cupolina: i Gemelli e il Cancro4. I legami strettissimi di Paolo dal
Pozzo Toscanelli con l'ambiente culturale dell'epoca e in particolare con il Bru
nelleschi, a cui Vasari lo ricorda legato da un'amicizia quasi fraterna5, ci indu
cono a pensare che proprio a Toscanelli si debbano attribuire le conoscenze astro
nomiche a cui l'affresco deve la sua lodata e sorprendente precisione.
Non un mistero che all'architetto del tempo, riscattatosi in virt dei presup
posti matematici che alla sua arte non erano stati fino ad allora riconosciuti, si
richiedesse una cultura pressoch universale, non ultimo in campo astronomico.
Il Ghiberti, ad esempio, nei Commentari, raccomanda agli artisti di
avere perizia de' fatti d'astrologia, della terra, ancora del cielo avere notizia d'es
so, i quali i Greci dicono Climata pel sitio della terra. Ancora intendere i moti
celesti. Per astrologia si conosce oriente, occidente, mezzod, settentrione, tutte le
sue ragioni, equinozio, solstizio, il corso del sole e della luna, il moto de' pianeti e
delle stelle e della celtica e de' dodici segni: delle quali cose chi non ar notizia
d'esse le ragioni non potr al postutto sapere6.
3. H. Brockhaus, Michelangelo und die Medici-Kapelk, Leipzig 1909, p. 26 ss.
4. Alessandro Parronchi si occupato a pi riprese di questo affresco: cfr. A. Parron
chi, Il Cielo Notturno della Sagrestia Vecchia di San Lorenzo, Biblioteca Medicea Laurenziana,
Firenze 1979, p. 3 ss.; Id., L'Emisfero Settentrionale della Sagrestia Vecchia, in San Lorenzo. La
Basilica, la Sagrestia, le Cappelle, la Biblioteca, a cura di U. Baldini e B. Nardini, Firenze
1984, p. 73 ss.; Id., L'Emisfero della Sagrestia Vecchia: Giuliano Pesello?, in Scrtti di storia dell'ar
te in onore di Federico fer, Milano 1984, I, p. 134 ss., dove sono pubblicati i due disegni
sopra menzionati.
5. Il passo tratto da G. Vasari, Le Vite de'pi eccellenti pittori scultori ed architettori scrtte da
Giorgio Vasari pittore aretino, con nuove annotazioni e commenti di Gaetano Milanesi, Firen
ze 1906: Avvenne che torno da studio M<esser> Paulo dal Pozzo Toscanelli et una sera
trovandosi in uno orto a cena con certi suoi amici, per farli onore invitarono Filippo, il
quale, uditolo ragionare de l'arti matematiche, prese tal familiarit con seco, che egli im
par la geometria da lui. E se bene Filippo non aveva lettere, gli rendeva si ragione delle
cose, con il naturale della pratica e sperienza, che molte volte lo confondeva.
6. L. Ghiberti, Commentari, Napoli 1947, p. 4.
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Sphara
Il
591
materiale
doc
scarso.
N
mente,
fanno menzione ed solo ad Ottocento inoltrato che l'allora canonico di San
Lorenzo Domenico Moreni definisce la cupoletta vaga e ghiribizzosa7. Saran
no lo studio gi citato del Brockhaus, e quelli del Warburg8, a considerare con la
dovuta attenzione quest'opera: nonostante il cattivo stato di conservazione in cui
versava il dipinto al tempo dei due studiosi, erano infatti ancora visibili il Sole e la
Luna mentre buona parte dell'eclittica e degli oggetti collocati su di essa rimane
vano nascosti sotto una patina di sporco e nerofumo stratificatisi nel corso dei
secoli. La proposta del Warburg, basata per mancanza di altri dati astronomici
solo sulla posizione del Sole rispetto al coluro solstiziale, fu quella di riferire il
dipinto al 9 luglio 1422, giorno in cui era stato consacrato l'aitar maggiore di San
Lorenzo secondo un Diario Sacro del XVIII secolo. Dopo di lui G. Bing9 e P. For
tini Brown10 avanzarono l'interessante ipotesi di relazionare l'affresco con il gior
no di chiusura ufficiale del Concilio di Firenze avvenuta il 6 luglio 1439, data
nella quale, effettivamente, Sole e Luna occupavano le posizioni visibili sulla vol
ta11. Infine un ultimo suggerimento venne da Parronchi che propose, per la sola
evidenza del Sole nel segno del Cancro, di correlare il dipinto alla nascita del
primogenito di Cosimo il Vecchio, Piero de' Medici, avvenuta il 16 luglio 1416.
Durante i lavori di restauro del 198512, tornarono alla luce particolari salienti
della rappresentazione che ne resero possibile uno studio approfondito anche di
carattere astronomico. Le ricerche effettuate presso l'Osservatorio di Arcetri por
tarono alla conclusione che la data raffigurata nell'affresco fosse quella del 4 lu
glio 1442 corrispondente, secondo I. Lapi Ballerini, alla discesa a Firenze del re
Renato d'Angi, episodio avvenuto, in realt, solo 10 giorni dopo, il 15 16
luglio 144213.
7. Il passo fedelmente recita cos: Merita pure d'esser ponderata attentamente la vaga
Cupoletta, che la sovrasta, nella quale vedonsi ghiribizzosamente espressi i segni dello
Zodiaco (D. Moreni, Delle tre sontuose Cappelle Medicee situate nell'Imp. Basilica di San Lorenzo
Descrizione istorico-critica del canonico Domenico Moreni, Firenze 1813, p. 269).
8. A. Warburg, Die astronomische Himmelsdarstellung im Gewoelbe der alten Sakristei von San Lo
renzo in Florenz, Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, II (1911), p. 34
ss.; e di nuovo a questo riguardo: A. Warburg, Eine astronomische Himmelsdarstellung in der alten
Sakristei von San Lorenzo in Florenz (1911), in Gesammelte Schriften, I, Leipzig 1932, pp. 160-172
e pp. 366-367.
9. G. Bing, in A. Warburg, Gesammelte Schriften, I, cit., pp. 366-367 (Anhang).
10. P. Fortini Brown, Laetentur Caeli: the Council of Florence and the astronomicalfresco in the Old
Sacristy, Journal of the Warburg and Courtauld Institutes, XLIV (1981), p. 176 ss.
11. Il mutuo rapporto tra i 2 luminari si ripete, secondo il ciclo metonico, solo ogni 19
13. Per notizie intorno al restauro cfr. I. Lapi Ballerini, L'Emisfero celeste della Sagrestia
Vecchia: rendiconti da un giornale di restauro, in Donatello e la Sagrestia Vecchia di San Lorenzo. Temi,
studi, proposte di un cantiere di restauro, Firenze 1986.
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592 Bruniana & Campanelliana
Gi nell'ambito del mio precedente studio14
datazione proposta per questo affresco dagli a
particolari dissonanti che ci inducono quanto
zio. Gli scarti di longitudine tra le posizioni d
volta e quelle effettivamente occupate dai pia
no infatti cos trascurabili.
Pianeti:
Sole
Luna
Mercurio
Venere
Marte
Giove
Saturno
Affresco
111,8
56,8
100,5
122,0
167,5
42,5
75,1
111,0
55,2*
91,5
114,1
166,9
41,4
71,9
ore 10,05
4/7/1442
ore 0,00
*La luna, in 10 ore, percorre circa 5 gradi. quindi evidente che alle 10 di mattina si trovava
intorno ai 60 di longitudine eclittica.
La longitudine della Luna sfalsata di 5 gradi rispetto ai valori rilevati sul dipinto
e anche le longitudini calcolate per Mercurio e Venere distano 8 e 10 gradi rispet
tivamente da quelle riportate sulla volta: una differenza non trascurabile conside
rando che questi pianeti si spostano di pi meno un grado al giorno e che tale
distanza costituirebbe, in termini temporali, una variazione di almeno una setti
mana dalla data indicata. L'ideatore di questo planetario avrebbe davvero com
messo imprecisioni simili? I committenti dell'affresco erano illustri ed il luogo
troppo prestigioso perch il lavoro potesse essere affidato ad un astronomo dilet
tante. Non a caso l'attenzione quasi pignola al posizionamento perfino di una
singola stella (in corso di restauro sono risultati evidenti correzioni anche di soli
pochi millimetri rispetto ad una prima collocazione errata!) ha indotto gli studiosi
a pronunciare il nome di Toscanelli.
Gli oroscopi dell'epoca a noi pervenuti si distinguono invece per esser compi
lati con una correttezza notevole, tenendo conto anche che sin dal '200 erano in
uso le Tavole Alfonsine, un compendio di effemeridi commissionato dal re Alfonso
X di Spagna che riportava le longitudini di tutti i corpi celesti allora noti con una
precisione davvero sorprendente. Si trattava di uno strumento largamente diffuso
tra gli astronomi/astrologi del tempo; sembra quindi altamente improbabile che
chi ha disegnato questo planetario-oroscopo non ne fosse al corrente non vi
abbia ricorso. Le Tavole Alfonsine, consultate per il 4 luglio 1442, riportano infatti
dati molto attendibili! Tutto ci facilmente appurabile dallo schema qui riporta
to, che mette a confronto le longitudini calcolate dall'elaboratore di Arcetri per il
4 luglio 1442 e quelle estratte dalle Tabulae per la medesima data:
14. Cfr. notai.
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Sphaera
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Pianeti
Sole
Luna
Mercurio
Venere
Marte
Giove
Saturno
Arcetri
111,0
55,2
91,5
114,1
166,9
41,4
71,9
109,8
55,6
91,8
114,6
166,2
42,1
74,1
h. 0,00
T.A.
h 0,00
Anche l'evento correlato con questa data non mi convince. L'arrivo a Firenze di
Renato d'Angi avvenne quasi 10 giorni dopo e nonostante lo studio della Lapi
Ballerini tenda ad evidenziare l'importanza per i Fiorentini di tale episodio, con
tinuo a ritenere che l'avvenimento non fosse invece cos rilevante da indurre i
Medici prima, i Pazzi poi, a suggellarlo con un affresco nella propria cappella di
famiglia.
Un altro particolare lascia perplessi: perch raffigurare i pianeti con anonimi
cerchietti dorati, quando gli oroscopi dell'epoca testimoniano l'uso di ben pi
classici e comprensibili glifi? E se quegli affascinanti dischetti non fossero pianeti?
lungo tempo, devo ammettere, che mi affatico dietro alla questione. Eppure, in
tanto vano ricercare tra testi ermetici e 'scritti magici', mi colpisce una constata
zione. La porzione di eclittica corrispondente all'emisfero dipinto nella Sagrestia
Vecchia di facilmente desumibili 180. Il Sole, occupando su di essa una longi
tudine di poco pi di 111, ubicato nel punto della cosiddetta 'sezione aurea' del
segmento totale di 180. Una seconda considerazione: la longitudine del primo
dischetto dorato evidente sull'eclittica, collocato a poco pi di 42, risulta essere
la sezione aurea di 69, il segmento di eclittica che separa la longitudine del Sole
dai 180 del segmento totale.
La Luna invece posizionata a 56 e svariati primi, che rappresenta la met
della longitudine del disco solare; 69 sono tra l'altro la sezione aurea del segmen
to di 111 corrispondente alla longitudine occupata dal Sole sull'affresco. In altre
parole il segmento AB, equivalente all'estensione piana dell'eclittica, in cui A rap
presenta lo 0 in Ariete e lo 0 in Bilancia (180 complessivamente), diviso per
il numero d'oro 1,61815, ci d l'indicazione della collocazione del Sole (poco pi
15. Il numero d'oro un rapporto che armonizza, innanzitutto, il corpo umano: molti
plicando infatti la distanza che in un individuo adulto e proporzionato va dall'ombelico
sino a terra per 1,618, otteniamo la sua statura. Moltiplicando la distanza dal gomito alla
mano con le dita tese per 1,618, otteniamo la lunghezza del braccio. Se moltiplichiamo la
distanza che va dall'anca al ginocchio per il numero d'oro, si ottiene la lunghezza della
gamba dall'anca al malleolo. Anche nella mano la falange, la falangina e la falangetta del
medio e dell'anulare sono in rapporto aureo tra loro. Perfino il volto umano scomponibi
le in una griglia i cui rettangoli hanno i lati in rapporto aureo, ossia moltiplicando il lato
minore dei rettangoli per 1,618 si ricava la lunghezza del lato maggiore. I Pitagorici studia
rono il fenomeno in termini numerici e lo tramandarono nel teorema della sezione aurea
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594 Bruniamo. & Campanelliana
di 111). Definendo C questo punto, il segm
69, in rapporto aureo con la longitudine
circa dell'eclittica, ovvero: dividendo il seg
si ottiene la longitudine del primo dischett
circa, in rapporto aureo con il segmen
longitudine del segmento BC). La longitudi
122 dell'eclittica, ugualmente in rapport
cato a 75 circa di longitudine.
Scomponendo l'eclittica in corrispondenza
segmenti in rapporto aureo reciproco. Un al
sione della fascia graduata presente nell'affr
una cupola semisferica, l'eclittica abbia un'
mente il pittore l'ha dipinta solo fino a poco
delle zampe posteriori della costellazione
nuovo scherzetto del numero d'oro? Mi ren
seducente, andrebbe suffragata da pi amp
in materia; ma ho creduto di poterla propo
riflessione su cui valga la pena soffermarsi.
del triangolo. Anche Platone nel Timeo sostiene c
il pi grande (la linea intera), quello di mezzo (
segmento pi corto), sono tutti di necessit gli st
uno: in una progressione di divine proporzioni, o
me. Tale matematica armonia si rendeva manif
prospettica di cui i maestri fiorentini furono i c
ra, il primo teorizzatore. Scopo dell'architettura
do delle misure) mediante il ripetersi di certi rapp
prodotto un effetto di euritmia (armonia) tra le
cio, colti nella loro interezza presi nelle sing
struttori delle cattedrali del Gotico francese e d
dimostra. Ad esempio la porta di un palazzo v
della base e non nel suo punto centrale.
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Firenze, Chiesa di San Lorenzo. Cupolina della Sagresta Vecchia.
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