dicembre 2012
IL CIELO DI SCHIFANOIA
Bertozzi / Bonora / Pedersoli
Il cielo di Schifanoia
a cura di Marco Bertozzi, Alessandra Pedersoli
Direttore
monica centanni
Redazione
anna banfi, maria bergamo, giulia bordignon, giacomo calandra di roccolino, olivia
sara carli, claudia daniotti, francesca dellaglio, simona dolari, emma filipponi,
marco paronuzzi, alessandra pedersoli, daniele pisani, stefania rimini, daniela sacco,
antonella sbrilli, linda selmin
Comitato Scientifico Redazionale
lorenzo braccesi, georges didi-huberman, alberto ferlenga, kurt w. forster, fabrizio
lollini, paolo morachiello, lionello puppi, oliver taplin
this is a peer-reviewed journal
Sommario 102
5 Editoriale
20 Mese per mese. Lettura dei registri superiori del Salone dei Mesi di Schifanoia
Marco Bertozzi, Alessandra Pedersoli
Il cielo di Schifanoia
Editoriale
Alcuni anni fa, Maurizio Bonora venne a trovarmi per espormi il suo progetto
di ridare vita ai dipinti scomparsi del Salone dei Mesi di Palazzo Schifanoia.
Confesso che la mia piacevole sorpresa per tale iniziativa fu allora accompagnata
da non poche perplessit. Comera possibile ricreare la fascia del pi famoso ciclo
pittorico del Quattrocento ferrarese, sulla base di pochi e quasi illeggibili frammenti, sia pure appellandosi alla potenza della fantasia e della immaginazione?
Il mio compito fu allora di indicare le fonti (lIntroductorium in astronomiam
di Albumasar, Picatrix e altri compendi astrologici) che pi potessero avvicinarsi alle tracce ancora visibili, che Bonora veniva lentamente riscoprendo con
grande pazienza ed abilit. A quel punto, indicate le possibili fonti, lardua ed
appassionante sfida dellartista consisteva nel ricreare, in piena autonomia, i
dipinti scomparsi, attraverso una complessa e delicata operazione. I frammenti
rimasti dovevano infatti costituire un vincolo imprescindibile, anche se essi non
erano certo sufficienti, da soli, a riportare in vita immagini astrali che il tempo
aveva ormai reso esangui o del tutto mute.
Poi, quando infine ebbi modo di vedere riemergere dal tempo gli antichi decani
di Schifanoia, la mia impressione fu di trovarmi di fronte ad un risultato che,
di per s, suscitava sorpresa e meraviglia. Altri avranno il compito di valutare la
plausibilit di questa operazione. A me toccato in sorte il gradito privilegio
di aver visto i primi abbozzi del lavoro e di aver scoperto lemozione che si pu
provare entrando nelle segrete stanze in cui lartista opera le sue alchemiche
trasmutazioni.
Ora, non mi resta che riprendere quanto ho gi avuto modo di scrivere recentemente, per ribadire (ancora una volta) i motivi che mi hanno indotto a
sostenere, con viva convinzione, la possibilit di cogliere il senso profondo del
ciclo pittorico di Palazzo Schifanoia proprio attraverso la sua tessitura astrologica. Ritengo quindi opportuno tornare a proporre qualche breve riflessione
sulla ormai celebre interpretazione di Aby Warburg, Arte italiana e astrologia
internazionale nel Palazzo Schifanoia di Ferrara (1912), in cui lastrologia sembra rappresentare effettivamente la chiave di lettura degli affreschi (Warburg
[1912] 1966; Warburg [1912] 20042; Jaff [1932] 20042).
Certo, pu essere fuorviante o limitativo considerare Schifanoia solo dal punto
di vista astrologico. Ma questo pu accadere se lastrologia viene pensata escluLa Rivista di Engramma 102 dicembre 2012 ISSN 1826 901x
Marco Bertozzi
Marco Bertozzi
coppia Giove-Cibele, che posta a tutela del segno del Leone e del mese di Luglio,
ce lo attesta in modo inequivocabile. Inoltre, nel primo decano indiano dellAriete, cos come descritto nel trattato astrologico di Albumasar, ebbe il destino di
imbattersi lo stesso Warburg, ricollegandolo alle enigmatiche figure di Ferrara cos
spesso e da tanti anni invano interrogate. Secondo Albumasar, gli indiani dicono
che in questo decano si leva un uomo nero dagli occhi rossi, di alta statura, forte
coraggioso e di elevati sentimenti; egli porta unampia veste bianca, cinta nel mezzo
da una corda; egli adirato, se ne sta dritto e custodisce e osserva. In questa immagine Warburg identific (sia pure discutibilmente) leroe greco vittorioso, Perseo
liberatore di Andromeda. La lotta contro il mostro era lemblematica rappresentazione del duro patire che lumanit deve affrontare per liberarsi dai propri eterni
fantasmi, dalle proprie oscure ed originarie paure.
Picatrix.
Qualcosa resta ancora da dire su Picatrix, la cui influenza a Schifanoia ormai dimostrabile sia nella fascia mediana che in quella superiore degli affreschi
(Bertozzi 1992, 111-121). Loriginario manoscritto arabo (Ghajat al-hakim,
cio il fine del saggio) fu composto in terra di Spagna intorno alla met del
secolo XI, venne fatto tradurre in castigliano da Alfonso el Sabio nel 1256
e si diffuse in Occidente attraverso una versione latina (Picatrix Latinus, cfr.
nota bibliografica). Il capitolo dedicato alla descrizione dei trentasei decani
fa parte del secondo libro, in cui si parla delle figure celesti e dei loro effetti
in questo mondo. Si tratta della fondamentale illustrazione di quella scienza
delle immagini con cui si possono disvelare le virt e i poteri dei talismani.
Il libro secondo, che ha il compito di dimostrare come attingere a questa scienza, si apre con il nono aforisma del Centiloquium dello pseudo-Tolomeo: omnia huius mundi celestibus obediunt formis. Infatti, commenta Picatrix, tutti
i sapienti si trovano daccordo nel ritenere che ogni cosa dipende dal moto e
dagli influssi degli astri: qui risiedono le radici stesse della magia.
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Marco Bertozzi
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Ci troviamo di fronte, come si pu ben comprendere, ad una curiosa mescolanza di elementi pagani e cristiani, che doveva per risultare particolarmente
gradita alla raffinata corte di Ferrara, dove le pi diverse tradizioni astrologiche
avevano trovato sicuro rifugio ed accogliente dimora. Warburg ci ha mostrato
come sia possibile attraversare queste semioscure regioni senza perdersi, illuminando anzi quelle zone dombra che ci impedirebbero di comprendere non
pochi e rilevanti aspetti della storia della nostra cultura.
Riferimenti bibliografici
Bertozzi 1992
M. Bertozzi, Geroglifici del Fato. La magia dei talismani di Picatrix e lastrologia di Palazzo Schifanoia a Ferrara, in C. Gatto Trocchi (a cura di), Il Talismano e la Rosa. Magia ed esoterismo, Roma
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Jaff [1932] 20042
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affreschi astrologici di Palazzo Schifanoia, Livorno 1999 (rist. 2004), 112-127 (le note di Elsbeth
Jaff non figuravano nella precedente traduzione italiana del saggio di Warburg).
Picatrix
Picatrix Latinus, a cura di D. Pingree, London 1986.
Warburg [1912] 1966
A. Warburg, Italienische Kunst und internationale Astrologie im Palazzo Schifanoja zu Ferrara
[1912]; trad. it. in A. Warburg, La rinascita del paganesimo antico, Firenze 1966, 247-272.
Warburg [1912] 20042
A. Warburg, Italienische Kunst und internationale Astrologie im Palazzo Schifanoja zu Ferrara
[1912]; nuova trad. it. in M. Bertozzi, La tirannia degli astri. Gli affreschi astrologici di Palazzo
Schifanoia, Livorno 1999 (rist. 2004), 84-111.
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tuttoggi sconosciuto. Anche il termine Picatrix, con cui nei manoscritti latini si trova indicato
lanonimo autore, non stato ancora ben chiarito. Pingree, leditore del testo latino, si dichiara
poco convinto del tentativo di identificare Buquatis = Picatrix con qualche autore greco, come
Ippocrate o Harpokration (su queste ultime ipotesi, cfr. H. & R. Kahane, A. Pietrangeli, Picatrix
and the Talismans, Romance Philology, XIX (1966), 574-593). Si veda inoltre linterpretazione
di J. Thomann, The Name Picatrix. Transcription or translation?, Journal of the Warburg and
Courtauld Institutes, LIII (1990), 289-296 (secondo cui Picatrix potrebbe essere la traduzione
latina di Maslama, il presunto autore arabo).
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I. Premesse
I.1. lo studio preparatorio delle fonti
Un accurato studio analitico preliminare stato il fondamento oggettivamente
indispensabile per limpianto progettuale e linquadramento generale di tutto il successivo lavoro. In pratica lavvio consistito in un percorso iterativo
dellimportante lavoro di Giuseppe Mazzolani, effettuato alla fine del XIX: il
pittore ferrarese esegu una riproduzione completa molto meticolosa delle parti
esistenti al suo tempo, in una scala inferiore rispetto alloriginale, che restituisce
uno stato conservativo decisamente migliore dellattuale. Pertanto sulla base
della riproduzione ottocentesca possibile avere pi informazioni soprattutto
sulle parti perdute dellopera che, per la diversa tecnica di esecuzione, sono pi
deperibili nel tempo (Varese 1989, Lippinkott 1992). Il pittore ottocentesco
non super un livello ricostruttivo ulteriore rispetto alla copia e non pervenne
di conseguenza alla rielaborazione formale di figurazioni che potessero originarsi dalla dissezione e dallanalisi stilistica del gi esistente.
Per procedere nel lavoro si rese necessario il contributo di Marco Bertozzi,
esperto della fascia astrologica di Palazzo Schifanoia, con le descrizioni dei
decani mancanti desunte dalle fonti della tradizione araba di Albumasar. Per
quanto riguardava poi lo sviluppo della tradizione dei decani nelle opere di
Cornelio Agrippa e Giordano Bruno ci si avvalsi dellausilio di Marina Alfano (Alfano 1992). Le tracce delle figurazioni delle pareti cancellate sono state
sempre confrontate con il materiale letterario. Il collocamento di Schifanoia su
questo asse polare, tra fonti letterarie e filosofiche e testimonianze iconografiche, risultato parimenti fruttuoso al fine della ricomposizione del talismano
estense.
Di fondamentale importanza si sono dimostrate le fonti per orientare la decodificazione dei frammenti apparentemente indecifrabili, che diventavano perfettamente leggibili alla luce del repertorio della tradizione immaginifica dei decani.
Si sviluppata strumentalmente in parallelo unampia e specifica ricerca storicoiconografica sulle figurazioni astrologiche contenute nei manoscritti miniati, negli incunaboli e in tutte le altre fonti figurative coeve ferraresi e di area circostante
di possibile influenza.
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Maurizio Bonora
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Maurizio Bonora
vita di corte) hanno un aspetto pi naturalistico e rappresentano le diverse luminosit di un cielo diurno. Nella fascia mediana invece si assiste, in definitiva, alla
rinuncia allo spazio prospettico abbandono esternamente significativo in un
sistema di rappresentazione tutto proteso ad esaltare e amplificare la profondit.
In tutta la fascia astrologica un riferimento costante per tutti i comparti rimane,
quale traccia sintomatica, il disco solare. Ed proprio dal disco solare di ciascun
mese che ha preso lavvio lesplorazione delle fasce astrologiche. Questa componente, rispetto allepisodio pittorico dellimpianto compositivo comprendente il segno zodiacale e i tre relativi decani, potrebbe parere secondaria mentre
(anche per la perdita talvolta totale di elementi degli affreschi) ha inciso in
maniera rilevante nel processo ricostruttivo. risultato dallanalisi delle caratteristiche di tutti i soli dipinti che almeno altre tre botteghe, o mani distinte,
realizzarono i cinque comparti mancanti. Nella sequenza dei sette mesi residui, dove hanno lavorato sicuramente quattro distinti pittori (Lippinkott 1989,
111-139), la dimensione variabile del diametro del sole in relazione allaltezza
della fascia denuncia interventi diversi, e la sua collocazione spaziale sempre
compressa verso il basso per esigenze di montaggio compositivo. La sequenza
dei soli rappresentati scandita omogeneamente come modulo costante, con
varianti coerenti in rapporto alla porzione che si mostra visibile sotto il segno
zodiacale. La tipologia solare di Schifanoia corrisponde alliconografia convenzionale diffusa in tutta larea europea di questo periodo senza varianti di rilievo.
Per inciso, un identico sole dorato, modellato a bassorilievo, lo troviamo a Padova, nello scomparto di Aprile del Salone del Palazzo della Ragione.
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Maurizio Bonora
sulla fascia astrologica della medesima, non si sia posta il problema di rispondere figurativamente ad alcun controllo pittoricamente unificante.
Sulla parete nord, dopo il comparto di Settembre, dove principia la parte perduta dei dipinti, osservabile la singolarit del deterioramento che si delinea
con perfetto e regolare allineamento sul fianco sinistro del filo del pilastro. Non
credo che si possa dare unalternativa alla supposizione di un cambiamento
di tecnica esecutiva. Si tratta, verosimilmente, dellabbandono della tecnica
dellaffresco per una pi rapida pittura a tempera. Forse perch si era giunti alla
met approssimativa dellopera, era possibile calcolare il tempo necessario per
il suo completamento, pervenendo alla probabile conclusione che si rendeva
necessaria laccelerazione al fine di rispettare linderogabile scadenza fissata per
lultimazione del ciclo. I criteri di scelta che intervenivano nelladozione della
tecnica dellaffresco erano fondati non tanto su di una valutazione estetica e
formale, quanto su di una previsione conservativa dellopera: laffresco infatti
molto pi stabile rispetto alla pittura a tempera, come anche a Schifanoia il
tempo ha confermato, con il progressivo e tuttora continuo distacco del colore
dalle porzioni di parete non affrescate. Basti la constatazione del confronto fra
quanto ancora al tempo di Mazzolani poteva essere visto delle pitture di Schifanoia, rispetto allattuale stato del deterioramento.
Ipoteticamente, per far sparire un affresco bisognerebbe asportare con energica raschiatura lo spessore di intonaco imbibito dal colore il quale, assorbito
dallintonaco fresco posto a piccole zone sullarriccio, costituisce la giornata.
Non a caso lidentificazione delle giornate ha supportato lesame delle impronte pittoriche. E con lesatta localizzazione delle figure sulla base delle evidenti
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tracce residue, definenti le precise dimensioni del contorno del corpo e della
testa, sarebbero dovuti risultare i segni di sutura delle porzioni di intonaco
corrispondenti alle parti da dipingere a fresco. Ma in tutta la restante fascia
astrologica esaminata non stata individuata alcuna porzione corrispondente
alla dimensione esecutiva della giornata. A seguito di unattenta osservazione
delle giornate rilevate (Varese 1989) per esempio risulta che tutte le teste dei
decani sono realizzate su una porzione di intonaco di poco superiore alla dimensione del viso. nota limpossibilit di dipingere una grande superficie
se era prevista la realizzazione di volti umani. La limitazione assolutamente
indipendente dalla bravura artistica delloperatore e corrisponde puramente al
reale tempo tecnico necessario allesecuzione di una porzione di dipinto tanto
particolareggiata. In talune situazioni, dove la superficie affrescata si presenta
particolarmente consunta, meglio si evidenziano le zone distinte in giornate,
perch lo spessore di intonaco mostra il perimetro segnato da una vistosa screpolatura determinatasi nel tempo con il ritiro della massa calcinosa accostata
fresca contro i bordi secchi delle porzioni antecedentemente collocate. In altre
visibile anche un diverso andamento di superficie, poich non tecnicamente
possibile ottenere una spianatura generale delladdizione di settori tirati lisci
in momenti separati. Altro elemento utilizzabile nella lettura dei frammenti
pittorici delle zone scomparse la morfologia del distacco che sempre si mostra
con bordi netti dal fondo liscio del muro bianco. un passaggio brusco tra la
parte dipinta e la zona senza residui cromatici. Lesempio pi evidente lo abbiamo nel blu di fondo della zona astrologica affrescata delle pareti est e nord dove
nei secoli avviene una trasformazione cromatica dal blu al marrone; nelle altre
parti invece il muro resta bianco poich il colore scorporato dallintonaco non
si modificato ma caduto. Le raschiature visualizzabili nella zona analizzata
potrebbero risalire proprio al periodo della riscoperta ottocentesca degli affreschi. Con tutta probabilit gli incauti artefici dello scoprimento, ignari della
non uniforme attuazione della tecnica a fresco, asportarono con la medesima
energia limbiancatura a calce, provocandone la separazione con poco danno
nella parte affrescata, ma causando lirrimediabile perdita della pellicola a tempera dallintonaco del muro negli altri comparti. Alla loro sicurezza di trovare
laffresco sottostante probabilmente imputabile il successivo raschiamento.
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Maurizio Bonora
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Mese per mese una guida alla lettura della decorazione dei registri superiori
del ciclo iconografico del Salone dei Mesi di Palazzo Schifanoia. Il complesso
sistema ideato da Pellegrino Prisciani si sviluppa dalle scene della vita alla corte
Borso dEste, raffigurata nel registro inferiore, per poi salire verso il cielo, dove
le divinit tutelari di ciascun segno zodiacale sono mostrate in trionfo. Nello
spazio di transizione da un registro allaltro compaiono alcune figure oscure, di
difficile interpretazione: i decani.
Sette i comparti conservati, cinque i comparti perduti (sulla riscoperta ottocentesca del paramento pittorico del Salone di Schifanoia e sulle ragioni tecniche
della perdita dei cinque riquadri, si vedano i saggi di Marco Bertozzi e Maurizio Bonora, in questo stesso numero di Engramma). Per ciascun mese conservato (marzo, aprile, maggio, giugno, luglio, agosto e settembre) sono descritti
e interpretati i due registri superiori: la fascia con le divinit in trionfo e i tre
decani di ciascun segno; per i cinque comparti ricostruiti (ottobre, novembre,
dicembre, gennaio, febbraio) la descrizione limitata al registro mediano, con le
annotazioni di Maurizio Bonora sul puntuale lavoro ricostruttivo e le fonti letterarie impiegate, congiuntamente alle descrizioni proposte da Marco Bertozzi.
Premessa alla lettura dei decani a cura di Marco Bertozzi
Le immagini dei decani sono poste sulla fascia mediana degli scomparti e accompagnano, tre per segno, le costellazioni zodiacali. Ogni decano occupa, dunque,
uno spazio di dieci gradi e corrisponde a una decade di ciascun mese. La divisione dello zodiaco in 36 decani (a Schifanoia ne restano, integri, solo 21) di
antica origine egizia: le stelle che indicavano il sorgere del sole si succedevano,
in questa funzione, ogni dieci giorni circa (Neugebauer [1957] 1974, 106-120).
In seguito, le stelle del mattino egizie vennero incorporate nello zodiaco e diventarono rappresentazioni di costellazioni extra-zodiacali oppure la combinazione
di parti delle costellazioni boreali e australi (in greco paranatellonta) che sorgono
e tramontano insieme ai singoli gradi o campi delleclittica, accompagnandoli in
direzione nord o sud. Con il termine decano, che corrisponde quindi a dieci gradi
dello zodiaco, non si deve per intendere una semplice unit di calcolo: si tratta
anche di una figura di natura divina, in cui si riflettono gli attributi e le qualit
di stelle e costellazioni che transitano in quella definita sezione di spazio celeste.
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Mese di Marzo.
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Mese di Aprile.
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Mese di Maggio.
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Mese di Giugno.
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Mese di Luglio.
26
Mese di Agosto.
27
Mese di Settembre.
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Mese di Ottobre.
Mese di Gennaio.
Mese di Novembre.
Mese di Dicembre.
Mese di Febbraio.
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2009.
Boll 1903
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W. Gundel, Dekane und Dekansternbilder, Hamburg 1936.
Jaff [1932] 1999
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Neugebauer [1957] 1974
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Warburg [1912] 1966
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Arato, Fen.
Arato, Fenomeni.
Boccaccio, Gen. de.
G. Boccaccio, Genealogie deorum, a cura di V. Zaccaria, Milano 1998.
Igino, De astr.
Igino, De astronomia.
Ovidio Met.
Ovidio, Metamorfosi.
Ovidio, Fasti.
Albumasar, Intr.
Albumasar, Introductorium in astronomiam.
Astr. Plan.
Astrolabium Planum (1488).
E. Cornelio Agrippa, De Occ.
E. Cornelio Agrippa, De Occulta Philosophia (1533).
G. Bruno, Imag.
G. Bruno, Imagines facierum (1582).
Picatrix
Picatrix, a cura di D. Pendree, London 1986.
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Il presente contributo si propone come uno strumento per la ricerca sui cicli astrologici del Rinascimento, in particolare sui tre cicli astrologici che Aby
Warburg ha approfondito nei suoi studi e ripreso in alcune tavole dellAtlante di
Mnemosyne: la decorazione del Palazzo della Ragione di Padova, La Cappella
dei Pianeti nel Tempio Malatestiano di Rimini, la decorazione del Salone dei
Mesi di palazzo Schifanoia a Ferrara.
Il regesto non ha carattere di esaustivit, ma raccoglie (e si prefigge di aggiornare in futuro) gli studi pi significativi riguardanti il tema, registrati in ordine
cronologico.
Astrologia, catasterismo, mito e allegoresi astrologica nel Rinascimento.
F. Boll, Sphaera: neue griechische Texte und Untersuchungen zur Geschichte der Sternbilder (mit einem
Beitrag von Karl Dyroff ), Leipzig 1903.
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T. Condos, The Katasterismoi (Part 1), Astronomical Society of the Pacific Leaflets, vol. 10, 496
(1967), 361-368.
T. Condos, The Katasterismoi (Part 2), Astronomical Society of the Pacific Leaflets, vol. 10, 497
(1967), 369-376.
O. Neugebauer, Le scienze esatte nellantichit [1957], Milano 1974, 106-120.
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Si veda in Engramma: Mnemosyne Atlas, tavola 23.
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Alessandra Pedersoli
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