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Itinéraires du livre italien à la Renaissance.

Suisse romande, anciens Pays-Bas et


Liège, sous la direction de Renaud Adam et Chiara Lastraioli. Classiques Garnier,
Paris 2019 (Travaux du Centre d’études supérieures de la Renaissance, 3). 22 cm, 204
p., index, € 26,00. ISBN 978-2-406-08556-0
La miscellanea di nove studi espone le ragioni storiche, psicologiche individuali, commerciali della
diffusione e solida affermazione del Rinascimento italiano nell’Europa francofona del s. XVI,
tramite la circolazione e l’omologazione della letteratura italiana sia in volgare che in traduzione
francese. A tutto discapito del manoscritto l’affermarsi consolidato del libro stampato offre
all’indagine socio-economica e politica il valido strumento d’analisi delle varie fortune editoriali:
alla base della pubblicazione dei testi ovviamente è sempre la redazione manoscritta, non tuttavia
presso che unico strumento di diffusione culturale come nel Medioevo. Gli stampatori italiani, in
particolar modo i veneziani Manuzio e Giunta, e non solo, trovano fonte di ricco profitto all’estero,
ma non si limitano alla diffusione della letteratura italiana. A Ginevra Jean-François Gilmont
sottolinea l’attività di un’editoria italiana non circoscritta alla sola stampa specialistica italiana,
integrandosi nel mondo culturale nel quale veniva ad operare; a facilitarlo l’affermarsi di Calvino,
Pietro Martire Vermigli, i Vendômiani. L’atmosfera culturale delle biblioteche pubbliche di questo
periodo è documentata dalle indagini sistematiche nella Svizzera Romanza sulle raccolte
universitarie e di dotti privati in particolare a Losanna, condotte da Chiara Lastraioli e Giulia
Ventrella. Ne emergono notizie inedite su personaggi finora considerati secondari, come il
germanofono Franz Rudella (ca. 1528 – 1588), che scrisse una storia di Friburgo da un ms. [non
meglio precisato] dello Staatsarchiv della città. Nel complesso quadro della Riforma in lingua
italiana Franco Pierno studia la comunità degli esuli religionis causa nella Ginevra calvinista del s.
XVI, annotando particolari situazioni degli stampatori italiani negli Extraits des Registres du
Conseil relatifs à l’imprimerie...1551-1570 (Genève, B. Publique et Universitaire, Ms. fr. 3871).
Le premesse per lo sviluppo dell’Umanesimo nel meridione dei Paesi Bassi sono affrontate da
Michiel Verweij in un articolato studio sulla circolazione di un gruppo di codici italiani del s. XV,
collegati direttamente alla Biblioteca dei Duchi di Borgogna, dei quali è fornita una precisa per
quanto breve descrizione. Si tratta dei mss Bruxelles, BR, 4659 (già di Anselmo Adorno: Rufo,
Breviarium rerum gestarum populi Romani), 9055 (a. 1468, in bastarda borgognona del copista
ducale David Aubert), 9176-77 (copista Jean Regnault: trattati sul Medio Oriente) del quale restano
anche due mss della traduzione francese (BR, 9095 dopo l’a. 1455 e Paris, BNF, fr. 9087), 9816
(Benvenuto da Imola, Romuleon, ca. 1430: incompiuto; forse un dono al duca Filippo il Buono,
oppure ms. confiscato), 10861 (Guido Parate, medico della corte di Milano, Libellus de sanitate
conservanda: ms. tipicamente italiano con ex-ll. di Filippo il Buono che a Jean Miélot ne ordinò la
traduzione francese, attualmente a Sankt-Petersburg, BAN, Fr. Q.v.VI.1); altri mss sono giunti
dall’abbazia di Park, vicinissima a Lovanio, collegati all’abate (1462-1494) Teodorico van Thulden:
opere di Flavio Biondo, provenienti probabilmente da Roma (Bruxelles, BR, 11485 De declinatione
Romani imperii e II 1416 Roma triumphans), Girolamo De viris illustribus (BR 18716-19) e un De
bello Gallico di Cesare (BR, 17937) riconoscibile dai marginalia tipici di Park.
Anne Schoysman illustra la diffusione delle Antiquitates degli umanisti italiani nei Pesi Bassi con la
biblioteca di soli libri a stampa raccolti in Italia dallo storiografo franco-borgognone Jean Lemaire
de Belges, che influenzò decisamente le scelte degli stampatori nordici. Nina Lamal estende agli
inizi del s. XVII l’indagine sulla circolazione e la formazione di raccolte specialistiche dei libri
italiani. La ricerca utilizza inventari notarili di collezioni private, affrontando con misurato
equilibrio le informazioni tutt’altro che omogenee di cancellieri senza una formazione specialistica
per descrivere la materia. Non per nulla Renaud Adam si fonda sull’incrociarsi di dati forniti da
fonti disparate: editoria di Bruxelles, inventari di fondi librari e cataloghi sistematici di biblioteche
private, per evidenziare la relativa marginalità del libro italiano nella media della cultura di
Bruxelles negli anni compresi fra il 1500 e il 1650. Ne risultano alcuni eloquenti prospetti tematici.
Emblematico della complessità delle fonti manoscritte è il cosiddetto Inventario di Viglio
(Bruxelles, BR, 11.675-76), redatto alla morte del bibliotecario ducale, Viglius Zuichemus (1507-
1577). È articolato in tre sezioni: 970 item dei mss dell’antica biblioteca di Borgogna; 310 mss di
Maria d’Ungheria, sorella di Carlo V; 665 libri a stampa acquisiti dallo Zuichemio per la biblioteca
della quale era direttore. Si presenta così una panoramica di tutto rispetto per il passaggio del culto
dell’antico dal manoscritto al “moderno” libro a stampa.
Una sorta di “ritorno” di cultura libraria è il caso dei rapporti del conte vicentino Galeazzo Gualdo
Priorato (1606-1678) con lo stampatore di Bruxelles François Foppens. Alessandro Metlica osserva
giustamente che in questo periodo Bruxelles è toccata dall’ “italianismo”, particolarmente tramite i
legami con Vienna. Gualdo Priorato redige numerose Relationi delle quali risulta difficile ricostruire
la storia editoriale, anche perché costretto dalle circostanze a cambiare in modo disinvolto i suoi
servigi da un governante all’altro e questo lo invischia quasi involontariamente nella stampa di testi
a mezzo fra la riflessione politica e la letteratura encomiastica: in Foppens trova un valido
appoggio.
A conclusione di questa miscellanea panoramica sulla ricezione della cultura libraria italiana del
Rinascimento nell’Europa della Svizzera romanza, Paesi Bassi e Liegi Dominique Allart e Paola
Moreno presentano un caso di plagio occulto di Giorgio Vasari delle Vite de’ più eccellenti
architetti, pittori et scultori italiani dalla prima edizione del 1550 alla seconda del 1568, che si
presenta arricchita di un gran numero di artisti. L’anno prima (1567) Lodovico Guicciardini, nipote
del famoso storico Francesco, aveva pubblicato una Descrittione di tutti i Paesi Bassi, nella quale
erano menzionati molti fiamminghi divenuti ormai famosi con la loro arte. Il Vasari, non avendoli
menzionati nel 1550, li recupera tacitamente nella seconda edizione. Per quanto riguarda invece
Lambert Lombard di Liegi cita la Vita Lombardi di Domenico Lampson, il cui originale si conserva
ad Arezzo, Museo di Casa Vasari, Archivio Vasari, cod. LXV. La dimostrazione di Allart e Moreno è
opera di alta filologia, ineccepibile.
Silvio BERNARDINELLO

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