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Storia della letteratura italiana

niera fresca e nuova, i contenuti losoci e retorici assimilati nelle prime grandi universit, prima di tutto quella
di Bologna. I primi poeti italiani provenivano dunque da
un alto livello sociale e furono soprattutto notai e dottori in legge che arricchirono il nuovo volgare dell'eleganza
del periodare latino che conoscevano molto bene attraverso lo studio di grandi poeti latini come Ovidio, Virgilio,
Lucano. Ci che infatti ci permette di parlare di una letteratura italiana la lingua, e la consapevolezza nella popolazione italiana di parlare una lingua, che pur nata verso
il X secolo si emancipa completamente dalla promiscuit
col latino solo nel XIII secolo.
Come scrive Giuseppe Petronio[2] "Il carattere distintivo
che ci permette di parlare di una letteratura italiana la
lingua.

1 Le origini
In Italia infatti vi erano gi state precedentemente due
letterature: quella latina o romana e quella medievale o
mediolatina.

L'edizione del 1529 de La Divina Commedia

La storia della letteratura italiana ha inizio nel XIII


secolo, quando nelle diverse regioni della penisola italiana
si inizi a scrivere in italiano con nalit letterarie.
Gli storici della letteratura individuano l'inizio della tradizione letteraria in lingua italiana nella prima met del
XIII secolo con la scuola siciliana di Federico II di Svevia, Re di Sicilia e Imperatore del Sacro Romano Impero, anche se il primo documento letterario considerato
il Cantico delle creature di Francesco d'Assisi. In Sicilia,
a partire dal terzo decennio del XIII secolo, sotto il patrocinio di Federico II si era venuto a formare un ambiente
di intensa attivit culturale. Queste condizioni crearono i
presupposti per il primo tentativo organizzato di una produzione poetica in volgare romanzo, il siciliano, che va
sotto il nome di scuola siciliana (cos denita da Dante nel suo De vulgari Eloquentia). Tale produzione usc
poi dai conni siciliani per giungere ai comuni toscani
e a Bologna e qui i componimenti presero ad essere tradotti e la diusione del messaggio poetico divenne per
molto tempo il dovere di una sempre pi nota autorit
comunale.

1.1 L'Italia nel periodo romano e la letteratura latina


Nel II secolo a.C. Roma aveva iniziato ad espandersi conquistando, nel corso di alcuni secoli, le varie regioni della penisola italiana, abitate da popoli dierenti sia per
lingua che per razza, unicandoli e dando cos l'avvio ad
una letteratura latina che produsse grandi scrittori tra i
quali Lucrezio, Catullo, Cicerone, Virgilio, Orazio, Livio,
Ovidio e Tacito.

Ma qualche secolo dopo Cristo l'Impero romano inizi


progressivamente a decadere e nel territorio penetrarono
popolazioni di razze diverse, prevalentemente di origine germanica, che i Romani chiamarono barbari. Questo
port allo sfasciarsi dell'impero che si divise in diversi
stati con storie separate, anche se alcuni di essi rimasero legati tra di loro, sia per il fatto di parlare la lingua
Quando la Sicilia pass il testimone ai poeti toscani, colo- latina, sia per il fatto di aver aderito alla religione del
ro che scrivevano d'amore vi associarono, seppure in ma- Cristianesimo.
1

LE ORIGINI

ci e sociologici che l'accompagnano e ne derivano) che si


produce a un certo punto una nuova cultura fondata essenzialmente sull'uso dei linguaggi volgari". Quindi si form
un nuovo linguaggio: il volgare.

1.3 L'Italia del periodo comunale e le


letterature in volgare
Con la ripresa economica che si manifest dopo gli anni
1000 e che vide la nascita delle citt, nacquero dei nuovi ceti cittadini appartenenti agli artigiani, ai mercanti o
agli imprenditori, che, pur essendo laici, sentivano il bisogno di possedere una cultura e di esprimersi in modo
letterario. Costoro pertanto iniziarono ad utilizzare i loro
dialetti di origine latina, i volgari, per rivolgersi non solamente ai chierici ma a tutti i laici che erano in grado di
comprendere il volgare, spesso se letto o recitato da altri.

Ritratto di Ovidio, uno dei massimi esponenti della Letteratura


latina

1.2

L'Italia nel periodo medievale e la


letteratura medievale

Con la detronizzazione dell'ultimo imperatore romano,


nel 476 d.C., il potere pass a un re barbarico e l'Italia
venne soggiogata dai germanici no al 553 quando,
con la battaglia del Vesuvio, l'Impero romano d'Oriente,
costituito dai Bizantini, riusc a rioccupare una parte
dell'Italia. Nel 568 per, con la discesa in Italia dei
Longobardi, che riuscirono a conquistare un'altra parte della penisola, si assistette ad una divisione politica,
amministrativa e linguistica.
In questo periodo la cultura della penisola italiana, sia
a causa delle condizioni economiche che si erano notevolmente aggravate, sia per le invasioni barbariche e
altre cause, si abbass notevolmente e la lingua inizi
un'evoluzione diversa secondo le regioni e i dierenti
strati sociali.
Da una parte ci sono le persone colte, i cosiddetti chierici
appartenenti al clero e in grado di leggere e di scrivere,
che continuarono a parlare e a scrivere in latino e
dall'altra le persone non colte, i laici, che, incapaci di
leggere e di scrivere, utilizzavano dialetti che avevano
un'origine latina ma che col passare del tempo andavano
sempre pi allontanandosi e diversicandosi da essa.
Nacque cos in Italia una letteratura nuova composta in
latino medievale o mediolatino che rispecchiava la nuova
civilt: la civilt medievale.
Come scrive Alberto Asor Rosa[4] " dall'intera maturazione di questa (con tutti i fenomeni linguistici, ideologi-

Carlo Magno in un dipinto di Albrecht Drer, 1511-1513

I primi scritti in volgare sono di carattere religioso nei


quali si obbligano gli ecclesiastici a rivolgersi ai fedeli, nel
corso delle prediche, nella loro stessa lingua come viene
stabilito da Carlo Magno nell'813 durante il Concilio di

1.6

Uso del volgare e suo uso letterario

Tours e spesso formule di giuramenti come il Giuramento


di Strasburgo del 14 febbraio dell'842, quando si assistette
al giuramento di Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico
davanti ai propri eserciti, il primo in francese antico e il
secondo in tedesco antico.

1.4

Dalla letteratura latina a quella italiana

Per quanto riguarda l'Italia non facile indicare con


precisione l'inizio di questo nuovo processo anche se
dall'secolo VIII si possono trovare gi testi che utilizzano per iscritto il volgare. Alberto Asor Rosa riferisce che
nel 1189 il patriarca di Aquileia si era recato presso la
chiesa delle Carceri di Padova per tenere un sermone in
latino che venne prontamente tradotto ai fedeli presenti
in lingua volgare[5] .
Si quindi propensi a pensare che la lingua volgare, gi
dall'VIII secolo al XII secolo fosse utilizzata in modo
sempre pi frequente non solo ad uso pratico ma anche
ad usi che consentissero l'innegabile bisogno letterario di
raggiungere il maggior numero di coscienze. Il volgare
italiano cio tende gradualmente ad unicare il territorio linguistico ed a soppiantare municipalmente la lingua
latina ormai non pi in grado di assolvere quel compito.

1.5

I primi documenti

3
Biblioteca Capitolare di Verona scritto verso la ne
dell'VIII secolo e l'inizio del IX secolo, dove l'atto dello scrivere, ripreso dalla letteratura scolastica del secolo
VIII, viene paragonato all'atto del seminatore che sparge
nei solchi il seme nero su un prato bianco.
Tra i primi documenti nei quali il volgare assume carattere di linguaggio gi uciale e colto sono quattro
testimonianze giurate che riguardano certe controversie
sull'appartenenza di alcuni lotti di terreno ai benedettini
del monastero di Capua, di Sessa e di Teano che vennero
registrate tra il 960 e il 963, noti come i quattro placiti
cassinesi.
Le formule usate in queste testimonianze sono la ripetizione di quanto preparato in precedenza dal giudice in
testo latino e in seguito stilate in volgare perch esse fossero comprese dai tutti i presenti al giudizio. Tra questi
vi quello che il Sapegno[7] , chiama il placito capuano[8] .
Il critico scrive: In un placito capuano del 960 riprodotta la formula pronunciata dai testimoni in una lite di
conni tra il monastero di Montecassino e tal Rodelgrimo
d'Aquino: "Sao ko kelle terre, per kelle ni que ki contene,
trenta anni le possette parte Sancti Benedicti"[9] .
Cos, a poco a poco, con il passare del tempo i documenti di questo genere, e non solo, diventano sempre
pi frequenti, come i libri di memorie contabili, i tre
versi inseriti in un dramma scritto in latino sulla Passione,
una epigrafe sulla facciata della chiesa di San Clemente
a Roma dove il servitore riferisce parole in volgare e il
santo in latino, un privilegio sardo e una confessione di
origine marchigiana o umbra tutti appartenenti all'XI secolo .
Del XII secolo ci poi pervenuta una carta di origine
calabrese e una scritta piuttosto semplice formata di quattro endecasillabi che si poteva leggere, nel Duomo di Ferrara "Li mille cento trenta cenqe nato - fo questo templo a
San Gogio donato - da Glelmo ciptadin per so amore - e
mea fo l'opra. Nicolo scolptore", come riporta Sapegno in
note[9] .
Ricordiamo anche il Ritmo di Travale del 1158: "Guaita
guaita male, no mangiai ma' mezo pane"
Al XIII secolo risalgono poi dei frammenti d'un
manoscritto appartenente a certi banchieri orentini e,
sempre in Toscana, seguono altri documenti che riguardano questioni di interessi privati o appartenenti a
istituzioni pubbliche.

1.6 Uso del volgare e suo uso letterario

L'Indovinello veronese

Tra i documenti pi antichi che dimostrano questa esigenza vi in primo luogo un semplice indovinello,
l'Indovinello veronese, composto da quattro brevi versi
che vennero scoperti nel 1924 in un codice della

Per queste prime testimonianze in volgare bisogna tener


conto che " il volgare, che passa nelle scritture e diventa
a poco poco lingua letteraria, non il linguaggio del popolo
cos come questo direttamente lo parla, ma quello stesso
linguaggio di una persona colta, e che generalmente sa di
latino, lo tratta e lo sistema, perch sia comprensibile al
popolo ma al tempo stesso abbia la dignit grammaticale
e stilistica di stare accanto al latino"[10] .

2 IL DUECENTO

Come tutte le lingue romanze, l'italiano discende dal latino, con cui ha legami molto pi stretti delle altre lingue romanze proprio in virt della prolungata permanenza della lingua madre in tutte le fasce sociali italiane. La
letteratura italiana scritta si aerma in ritardo rispetto ad
altre letterature europee perch la lingua di cultura per
eccellenza fu a lungo il solo latino, lingua della Chiesa,
dei tribunali e delle corti, ma anche delle scuole e delle
universit. A questo fattore si aggiunge anche l'uso della lingua d'oc e della lingua d'ol nelle corti italiane del
centro-nord, che produsse, tra i tanti rimaneggiamenti e
imitazioni pedestri, anche alcune opere letterarie di un
certo pregio, dal Tresor di Brunetto Latini, al Milione che
Marco Polo dett a Rustichello da Pisa in francese, ai canti d'amore di Sordello da Goito. Questo almeno no al
momento in cui il Canzoniere siciliano si diuse in Toscana, principalmente ad opera di Guittone d'Arezzo, da
cui trasse spunti linguistici e poetici, sotto l'inuenza di
quel preumanesimo che avrebbe portato il travaso della
Manoscritto del Roman de la Rose (1420 - 1430).
letteratura e retorica classica nel toscano e nel bolognese riavvicinando la poesia italiana ai contenuti classici e
distanziandola dal mondo cavalleresco franco-normanno stesso Dante Alighieri, realizzato in 232 sonetti in volgare
che aveva no allora cercato di copiare.
italiano verso la ne del XIII secolo e il frammentario intiPer trovare, in Italia, testi a carattere propriamente let- tolato Detto d'Amore che riescono a trasformare il poema
terario in un volgare solido bisogna risalire intorno al- francese liberandolo dagli schemi scientici e tecnologici
la met del XII secolo con il Ritmo laurenziano (che rendendolo pi ricco di spunti amorosi e satirici.
si fa risalire al 1150-1157) ritrovato in un codice della
Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, che consiste nella cantilena di un giullare toscano, o al Ritmo di 2.2 La letteratura didattica e morale
Sant'Alessio trovato nelle Marche nel XIII secolo[11] o al
Sempre nel XIII secolo, collegata alla tendenza religiosa
'Ritmo cassinese'.
e didattica che aveva fatto nascere le grandi opere dette summae, vedono la luce anche alcuni componimenti in volgare veneto e lombardo molto signicativi per
2 Il Duecento
chiarire la cultura comune del tempo e che "esprimono nel loro insieme il tentativo di un innalzamento
Il periodo storico che va dal 1224, data presumibile della dei dialetti settentrionali, veneto-lombardi, ad espressione
[13]
composizione del Cantico delle creature di San Francesco letteraria" .
d'Assisi, al 1321, anno in cui mor Dante[12] , si contrad- Alla prima met del secolo appartiene una raccolta di
distingue per i numerosi mutamenti in campo sociale e massime morali e sentenze, lo Splanamento de li propolitico e per la viva attivit intellettuale e religiosa.
verbi di Salomone, composta da Gherardo Patecchio di
Cremona in versi alessandrini e, dello stesso autore, una
canzone in endecasillabi dal titolo le Noie dove vengono
2.1 La letteratura allegorico-didattica
elencati tutti gli avvenimenti spiacevoli della vita.
Nella seconda met del secolo Fra' Giacomino da Verona
Un tipo di letteratura, quella di carattere enciclopedico dell'ordine dei frati minori francescani, scrisse due poee allegorico, nata in Francia gi nel XII secolo con il mi in versi alessandrini: il De Babilonia civitate infernali
poema Viaggio della saggezza. Anticlaudianus. Discorso e il De Jerusalem celesti dove vengono elencate rispettisulla sfera intelligibile del losofo Alano di Lilla, giunge vamente le pene dell'Inferno e le gioie del Paradiso.
nel Duecento in Italia con i suoi modelli, come il famo- Tra gli scrittori di questo periodo vi fu il maestro
so Roman de la Rose che nelle due parti composte tra il di grammatica Bonvesin de la Riva frate terziario
1230 e il 1280 circa da Guillaume de Lorris e Jean de dell'Ordine degli Umiliati,che compose molte opere sia
Meun narrano, con abbondanti gure simboliche e azzar- in volgare che in latino. Tra le pi note scritte in latino
date personicazioni, le vicende del sentimento amoroso si ricorda il De magnalibus urbis Mediolani, una sintetica
nei suoi vari e drammatici aspetti. L'inusso del Roman storia di Milano, e in volgare il Libro delle Tre Scrittusi avverte in tutte le opere allegorico-didattiche antiche re (la Nigra, la Rossa e la Dorata), un poemetto dove
scritte in volgare. Dal Roman, famoso il rifacimento del vengono narrate le dodici pene dell'Inferno, la Passione
orentino Durante, che alcuni vollero identicare nello di Cristo e le glorie del Paradiso. Egli scrisse anche dei

2.4

La letteratura francescana

Contrasti dove pone a confronto la Vergine e Satana, la 2.3.2 San Francesco D'Assisi
mente e il corpo, la viola e la rosa, il Trattato dei mesi
dove gennaio, con la sua pigrizia, viene confrontato con
l'operosit degli altri mesi dell'anno e un poemetto sulle buone maniere da tenere a tavola intitolato Cortesie da
desco.

2.3

La letteratura religiosa

Contemporaneamente a questi componimenti dell'Italia


settentrionale, nasce, soprattutto in Umbria, una letteratura in versi a carattere religioso scritta nei vari dialetti
locali per lo pi anonima.
Si usa collocare nel 1260 la vera nascita della lirica religiosa al tempo in cui nacque a Perugia, sotto la guida di
Raniero Fasani, la confraternita dei Disciplinati che usava come mezzo di espiazione la agellazione pubblica.
Il rito veniva accompagnato da canti corali che avevano
come schema la canzone a ballo profana. Attraverso le
laude, liriche drammatiche, pasquali o passionali secondo l'argomento religioso trattato, il movimento si diuse
in tutta l'Italia del Nord stabilendone il centro a Perugia
e ad Assisi. Ma il Cantico di Frate Sole o Cantico delle
creature di san Francesco d'Assisi ad essere considerato il pi antico componimento in volgare italiano mentre solamente con Jacopone da Todi la lauda assunse una
dimensione artistica.
2.3.1

Le laude

Tra i pi importanti generi della letteratura religiosa ci


sono le laude, componimenti che cantavano le lodi dei
Santi, di Cristo e della Madonna, e che vengono spesso raccolte in manoscritti chiamati laudari (raccolte di
laude) per le Confraternite religiose.

Ragurazione di san Francesco d'Assisi in un aresco di


Cimabue nella basilica di Assisi; si ritiene che sia l'immagine pi
fedele del santo

"La prima grande gura che incontriamo proprio sulla soglia della nostra letteratura del duecento quella
di San Francesco d'Assisi" come scrivono sia Giuseppe
Petronio[14] che Natalino Sapegno[15] .
Di San Francesco ci sono giunte alcune operette latine e
un cantico, scritto in volgare umbro, conosciuto come il
Cantico delle Creature o Il Cantico di Frate Sole, che
pu essere considerato il testo pi antico della letteratura
italiana.
Secondo Natalino Sapegno[16] , il tipo di prosa ritmica e
ritmata, che nella divisione irregolare dei versetti, sembra
riecheggiare le forme della liturgia non trova rispondenza
nella letteratura italiana contemporanea.

Si tratta spesso di laude scritte sotto forma di dialogo con carattere di dramma sacro che venivano recitate in ricorrenze religiose di una certa importanza con
l'accompagnamento musicale.
2.4 La letteratura francescana
Le laude di questo periodo sono quasi tutte anonime

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e vengono soprattutto dalla Toscana, dall'Umbria, dalle
francescana
Marche, dall'Abruzzo e dall'Italia settentrionale e conservano, nella povert della loro struttura sintattica, un
carattere molto semplice ma estremamente sincero.
Dopo la morte di San Francesco nacque una orente
Vengono narrati gli episodi del Vangelo di maggior eet- letteratura francescana che prosegu anche nel Trecento.

to, come i miracoli di Ges e della Vergine e la vita dei


santi. Tra le descrizioni meglio riuscite e piene di reli2.4.1 Le biograe del santo
gioso e commosso sentimento, vi quella della Vergine
che guarda in contemplazione il Bambin Ges e il pianto Essa produsse numerose biograe del santo scritte
della Madre ai piedi della Croce.
in latino e presto tradotte in volgare. Si ricordano
Le opere a carattere religioso furono quindi assai nume- soprattutto di Tommaso da Celano la Legenda prima,
rose in questo periodo ma quelle che si contraddistinguo- che venne scritta per commissione del papa Gregorio
no per il loro carattere realmente poetico sono il "Cantico IX nel 1229, la Legenda secunda e la "Legenda trium
di Frate Sole" di San Francesco d'Assisi e le Laude di sociorum" redatta non come una vera biograa ma come
Jacopone da Todi.
una sequenza di episodi eccezionali, compiuti da San

2 IL DUECENTO
2.4.2 Il primo testo della letteratura francescana
Si deve ad un autore ignoto, che da alcuni critici viene individuato in Giovanni Parenti, un'opera scritta in forma di
allegoria nel 1227 dal titolo "Sacrum commercium sancti Francisci cum domina Paupertate" (Le mistiche nozze
di San Francesco con Madonna Povert), opera che inuenz sia le future biograe del santo, sia autori come
Giotto e Dante. Di Dante troviamo infatti nel canto XI del
Paradiso il panegirico di San Francesco, dove vengono
evidenziate le nozze del santo con la Povert.
2.4.3 Jacopone da Todi
Sar per con Jacopone da Todi e con il Pianto della Madonna, una lauda dialogata dal linguaggio misto di parole
del volgare umbro e di latinismi e dalla metrica che ripropone i modelli della poesia dotta, che la poesia religiosa
raggiunge il suo vero apice poetico.

Giotto, San Francesco rinuncia alle vesti, Basilica Superiore di


Assisi

2.5 La lirica popolare e giullaresca

Francesco e dai suoi tre compagni (Leone, Runo e


Angelo), secondo il modello dei Fioretti; lo "Speculum
perfectionis", redatta da uno scrittore anonimo che
stato il primo a tramandarci Il Cantico delle creature.

Diego Velzquez, Ritratto del buone Juan Calabazas

San Bonaventura in un dipinto di Francisco de Zurbarn

La seconda biograa del santo di carattere uciale


quella che scrisse San Bonaventura, intitolata Legenda
maior, per incarico dell'Ordine dei Frati Minori per arrivare agli Actus beati Francisci et sociorum eius considerati la prima fonte de "I Fioretti di San Francesco" in
volgare.

Nel XIII secolo oriscono anche dei componimenti di carattere popolare che probabilmente servivano come accompagnamento alle danze durante le feste. Si tratta di
poesie che trattano d'amore, di canti in forma dialogata
tra una madre e una glia che si deve sposare, di lamenti
di giovinette che vogliono marito, di contrasti tra moglie
e marito, tra suocera e nuora.
Alcune di queste poesie sono opera di giullari che, come
scrive Sapegno[18] , "segnano il ponte di passaggio, a dir

2.6

La scuola siciliana

cos, fra la letteratura di popolo e quella degli spiriti pi


colti e ranati". Si tratta quindi per lo pi di una letteratura anonima "sia sul piano anagraco (di molti componimenti non conosciamo l'autore) e sul piano culturale: manca infatti un particolare e individuale rilievo stilistico, le forme espressive sono stereotipate, convenzionali,
ripetitive perch l'autore, per il successo della propria produzione, si basa soprattutto sull'invenzione, sulla trovata
brillante e improvvisa, sulla battuta ad eetto"[19] .
Il pi antico tra i documenti di questa poesia giullaresca pu essere considerata una cantilena toscana intitolata "Salv'a lo vescovo senato" che risale all'inizio della
seconda met del XII secolo composta in monorime di
ottonari dove un giullare tesse in modo esagerato le lodi
dell'arcivescovo di Pisa per avere un cavallo e il "Lamento della sposa padovana" risalente al XIII secolo. Si tratta di un frammento di autore anonimo scritto in volgare
veneziano, dove una donna si lamenta per la mancanza
del marito che sta combattendo alle crociate e fa l'elogio
della sua fedelt.
Un altro famoso componimento di carattere giullaresco,
oltre al "Vanto", scritta con la forma metrica della frottola
da Ruggieri Apuliese che visse nella prima met del Duecento, il contrasto "Rosa fresca aulentissima" di Cielo
d'Alcamo, contemporanea alla poesia siciliana, un com- Raccolta di Minnesang del 1850
ponimento composto in dialetto meridionale dove un giovane innamorato e sfrontato fa proposte ad una giovane
dapprima ritrosa e poi consenziente, che denota da parte
Alighieri nel XXIV canto del Purgatorio come il fondadell'autore una buona dose di cultura.
tore della scuola. Scrisse alcune delle migliori canzoni e
sonetti che brillano come perle nella variet e diversit di
talenti del canzoniere siciliano e diede la prima denizio2.6 La scuola siciliana
ne dell'amore nella letteratura italiana. Amor un desio
Fin dal 1166 alla corte normanna di Guglielmo II di che ven da core/ per abondanza di gran piacimento.
Sicilia convenivano da ogni parte i trovatori italiani e Tra i maggiori si ricorda inoltre Guido delle Colonne del
provenzali[20] . Una prima elaborazione di lingua lettequale sono pervenute cinque canzoni, Pier della Vigna
raria da poter mettere in versi si ebbe al tempo di di Capua nominato da Dante nel XIII canto dell'Inferno,
Federico II di Svevia in Sicilia dove l'imperatore, di ri- Rinaldo d'Aquino, Giacomo Pugliese, Stefano Protonotorno dalla Germania aveva avuto modo di conoscere i taro da Messina al quale dobbiamo l'unica composizione
Minnesnger tedeschi, aveva dato l'avvio, nel 1220-50 conservata in lingua originale siciliana (Pir meu cori allicirca, alla Scuola siciliana, una vera scuola poetica in grari). In alcuni di questi, accanto al repertorio contenutiaulico siciliano che si ispirava ai modelli provenzali e che stico provenzale, fa per riscontro in alcuni poeti, come re
port avanti la sua attivit letteraria per circa un trenten- Enzo, un interesse psicologico che lascia gi intuire qua e
nio concludendosi nel 1266 con la morte del glio di Fe- l la Madonna angelicata degli stilnovisti. Siamo comunderico, Manfredi, Re d'Italia morto nella battaglia di Be- que molto distanti dall'erotismo provenzale e francese, e
nevento. I poeti di questa scuola " scrivevano in un si- pi vicini al platonismo italiano e alla tradizione classica,
ciliano illustre, in un siciliano cio nobilitato dal continuo che si sente maggiormente nel periodare e nel contenuraronto con le due lingue, in quel momento auliche per to. Di diversa estrazione era infatti la scuola dell'isola,
eccellenza: il latino e il provenzale"[21] . Il tema dominante composta prevalentemente di giuristi e notai, pi vicini
nei poeti siciliani fu quello dell'amore ispirato ai modelli del mondo francese alla tradizione umanistica e nel comprovenzali: le forme in cui si espresse questa poesia sono plesso distanti dal mondo cavalleresco francese, ammirala canzone, la canzonetta e il sonetto, felice invenzione di to da lontano ma dicilmente sentito come proprio, tanto
Giacomo da Lentini, caposcuola del movimento.
pi in quanto l'imperatore aveva in eetti attuato per la
Oltre allo stesso re Federico II e ai suoi due gli Enzo (Re
nominale di Sardegna) e Manfredi che si dedicarono con
passione all'attivit poetica, molti furono i poeti siciliani
di maggiore o minore importanza che si posero sotto la
guida spirituale di Giacomo, non a caso citato da Dante

prima volta nella storia, dopo durissime lotte, lo smantellamento del sistema feudale. Sottovalutata dalla critica
ottocentesca per il suo carattere accademico di ranato
gioco intellettuale, stata per rivalutata nel XX secolo
grazie all'opera di molti insigni studiosi quali Francesco

2 IL DUECENTO

Bruni, Cesare Segre, Gianfranco Contini, i quali hanno


sottolineato i felici risultati linguistici, che dettero per la
prima volta all'Italia quel ricco vocabolario in volgare di
cui ancora mancava, e che fu assimilato e successivamente arricchito dalle sperimentazioni dei grandi bardi toscani, dalle imitazioni di Guittone all'elaborazione del fresco
ma ricco linguaggio degli stilnovisti. Se ne sarebbero conservate forti tracce no ai giorni nostri. Bruno Migliorini
conferma la sostanziale vicinanza tra quella lingua siciliana, nata in circostanze fortuite sotto le tende della corte
di Federico durante gli assedi alle citt guelfe, e la migliore poesia di quell'Ottocento la cui critica romanticopositivista svalut l'opera dei notari siciliani in nome di
una poesia che si voleva grande solo in quanto popolare
e spontanea.

Due componimenti sono giunti a noi nell'originale volgare siciliano, salvati da Giovanni Maria Barbieri: Pir meu
cori alligrari di Stefano Protonotaro da Messina e S'iu truvassi Pietati di Re Enzo, glio di Federico. Tutte le altre poesie furono tradotte in orentino dai copisti toscani, che le conservarono in alcuni manoscritti, tra cui il
Vaticano Latino 3793 e il Laurenziano Rediano 9. Nella storia della poesia, come scrive Mario Sansone Non
grande l'importanza della scuola poetica siciliana, ma
grandissima la sua importanza nella storia della nostra
cultura e nel formarsi della nostra lingua letteraria [22] .

Annoverato come poeta appartenente alla scuola siciliana


vi fu anche Cielo d'Alcamo che scrisse nel 1231 il famoso contrasto Rosa fresca aulentissima. Cielo (falsa graa Ciullo tramandato dalla tradizione ottocentesca) offre una rilettura diversa, in chiave comica e realistica in
opposizione alle gure eteree e talvolta stereotipate delle
madame provenzali. Parodia dei manierismi e dei luoghi
comuni della scuola, il canto di amore di un giullare e
non di un ranato uomo di corte, che scambia una serie
di vivaci e salaci battute con la sua rosa, che da astratto
simbolo amoroso diventa la sua carama, la sua bella, che
corteggia spietatamente approttando dell'assenza della
famiglia che la tiene gelosamente sotto tutela. Sotto pretesto di conservare il suo onore la ragazza si nge resta,
per ricevere i pi splendidi complimenti, e invitare alla
ne l'amante a seguirlo nella sua camera. L'eetto burlesco ottenuto dall'accostamento del ranato linguaggio
letterario ad espressioni dialettali popolari siciliane e meridionali che di fatto smentiscono comicamente la pretesa
nobilt d'animo nta inizialmente.

Nell'Italia settentrionale nasce intanto un'interessante letteratura volgare a carattere didattico che si ispira sia alla tradizione provenzale che comprende l'enueg (ci che
produce fastidio) e il plazer (ci che produce piacere),
sia alla tradizione biblico-apocalittica, cio alla letteratura
escatologica dei XII secolo e XIII.
Tra i pi rappresentativi autori si ricorda il cremonese
Gherardo Patecchio, che scrisse un poemetto di ammaestramenti morali intitolato Slanamento de li proverbi de
Salamone e un elenco in endecasillabi sui fastidi della vita dal titolo Noie, Uguccione da Lodi autore di un Libro
composto in lingua veneta e in lasse monorime di versi
alessandrini che tratta del giudizio divino, Giacomo da
Verona che scrisse in dialetto veronese un poemetto diviso in due parti, De Ierusalem celesti e De Babilonia civitate
infernali che vengono annoverati tra le fonti della Divina
Commedia di Dante.

A Jacopo da Lentini, notaio presso la corte di Federico II e probabile iniziatore della scuola, si attribuisce
l'invenzione del sonetto e la teoria dell'amore, inteso come sentimento che nasce alla vista di una donna e che
viene alimentato attraverso l'immaginazione, che sar ripresa da tutta la lirica d'amore del Duecento, dai siciliani
agli stilnovisti.
Tra i principali rappresentanti della scuola, che furono
tutti funzionari della corte di Federico II, si ricordano, oltre Jacopo da Lentini, Pier della Vigna, Jacopo Mostacci,
Percivalle Doria, Rinaldo d'Aquino, Guido delle Colonne,
Ciacco dell'Anguillara, Stefano Protonotaro, Giacomino
Pugliese, oltre lo stesso Federico e il glio naturale Enzo
di Svevia.
I poeti della scuola siciliana scrivevano canti improntati
ai modelli della poesia provenzale che, nata presso le corti, esaltava l'amore come abitudine di gentilezza pi che
come sentimento immediato e prorompente. Costoro seguivano anche gli stessi schemi metrici di quel genere di
poesia riproponendo il genere della canzone, della ballata,
del sirventes e del contrasto.

2.7 La poesia nell'Italia settentrionale

Ma tra i pi validi e importanti scrittori del XIII secolo


che scrissero in lingua lombarda si ricorda Bonvesin de
la Riva per i suoi poemetti legati a esigenze didattiche, i
suoi contrasti di carattere allegorico, ma soprattutto per il
Libro delle tre scritture composto circa nel 1274, diviso in
tre parti che ha come tema l'Inferno (scrittura nigra), la
Passione di Cristo (scrittura rubra), il Paradiso (scrittura
aurea). Il testo viene ritenuto il primo della letteratura in
volgare lombarda e l'autore considerato tra i precursori di
Dante.

2.8 La poesia popolare e giullaresca


Nella seconda met del Duecento si dionde nell'Italia
del nord una letteratura in volgare in forma di ballata, solitamente anonima, dovuta soprattutto ai giullari e costituita da lamenti di giovani fanciulle che vogliono maritarsi, di donne mal maritate, di canti nuziali.
Da Mantova ci perviene una canzone anonima per danza,
mentre da Milano o da Pavia il primo esempio di satira
in volgare contro il villano intitolato il Detto di Matazone
da Caligano.
Dal Veneto ci perviene invece il Lamento della sposa padovana e dall'Emilia e dalla Romagna diversi sirventesi
di argomento politico-cittadino.

2.10

Il Dolce Stil Novo

Dalla Toscana ci pervengono tre componimenti: una


tenzone di argomento politico, una parodia della Passione e un sermone epitao attribuite al giullare Ruggieri
Apuliese.

2.9

La Lirica toscana

Con la morte di Federico II e del glio Manfredi si assiste


al tramonto della potenza sveva e anche l'esaurirsi della
poesia siciliana. Dopo la Battaglia di Benevento l'attivit
culturale si sposta dalla Sicilia alla Toscana, dove nasce
una lirica d'amore, la lirica toscana, non dissimile da quella dei poeti della corte siciliana ma adattata al nuovo volgare e innestata nel clima dinamico e conittuale delle
citt comunali: sul piano tematico dell'amore cortese si
aancano nuovi contenuti politici e morali.

9
Sempre da attribuire a Guittone d'Arezzo un Trattato
d'amore in 12 sonetti e circa una trentina di Lettere. Tra
i poeti pi interessanti della scuola di Guittone, rimane il
lucchese Bonagiunta Orbicciani al quale Dante nel canto
XXIV del Purgatorio ada il compito di denire il nuovo
modo di poetare con il nome di stilnovo.
Nacquero nel contempo, a Pistoia, a Pisa e a Firenze, altre scuole che si rifacevano in modo pi o meno rigoroso a Guittone. Si ricordano Chiaro Davanzati, che nel
suo Canzoniere anticipa i motivi dello stilnovo, il guelfo
Monte Andrea, al quale si deve il pi valido trobar clus
orentino, e Dante da Maiano, che scrisse un Canzoniere
in uno stile intermedio tra quello siciliano e quello guittoniano.
Non stata provata la storicit della poetessa Compiuta
Donzella alla quale vengono attribuiti, da un solo codice,
tre sonetti.

Vengono cos ripresi in Toscana i temi della scuola siciliana e le ricercatezze di stile e di metrica propria dei
Provenzali con l'arricchimento dato dalle nuove passioni 2.10
dell'et comunale.

Il Dolce Stil Novo

La poesia dei poeti toscani viene cos ad arricchirsi sia


dal punto di vista tematico che linguistico anche se viene a mancare "quel livello di aristocrazia formale a cui i
siciliani riescono generalmente a mantenersi"[23] .
Fanno parte del gruppo dei poeti toscani Bonagiunta Orbicciani da Lucca, Monte Andrea, il orentino Chiaro
Davanzati, Compiuta Donzella e molti altri di cui il pi
noto Fra Guittone dal Viva da Arezzo.
2.9.1

Guittone d'Arezzo

Il caposcuola dei toscani viene considerato Guittone del


Viva d'Arezzo, nato verso il 1235 ad Arezzo e morto
nel 1294, nel quale si pu cogliere, come osserva Asor
Rosa[24] "... un concetto della funzione della poesia pi articolato di quello praticato dai siciliani e, forse, dagli stessi
provenzali".
Guittone ci ha lasciato una vasta raccolta di rime (composta da 50 canzoni e 239 sonetti) nelle quali si rispecchiano
i suoi due diversi modi di vita. Si pu cos dividere la sua
opera in due parti: la prima, dove imita i poeti della scuola siciliana ed dedicata all'amore e alle armi, la seconda
di contenuto religioso e morale.
A Guittone si deve il primo esempio di canzone politica
(Ahi lasso, or stagion de doler tanto) scritta in seguito alla scontta che i guel orentini subirono nel 1260
a Montaperti per opera dei ghibellini nella quale, con il
tono energico e veemente che si ritrover in alcune pagine di Dante, egli lamenta la pace perduta utilizzando e
alternando il sarcasmo con l'invettiva e l'ironia.
Dante Alighieri (Andrea del Castagno, Ciclo degli uomini e
Ma il vero poeta lo si deve cercare nelle sue rime di ca- donne illustri)
rattere religioso e specialmente nella laude, come in quella dedicata a San Domenico scritta con lo schema della Tra la ne del XIII secolo e i primi anni del successiballata sacra da lui inventata.
vo nasce il Dolce Stil Novo, un movimento poetico che,

10

2 IL DUECENTO

accentuando la tematica amorosa della lirica cortese, la Guido Guinizello, un podest di Castelfranco Emilia.
conduce ad una maturazione molto ranata.
Egli ci ha lasciato, con la canzone Al cor gentil remNato a Bologna e in seguito orito a Firenze, esso di- paira sempre amore, quello che deve considerarsi il
venta presto sinonimo di alta cultura losoca e questo, manifesto del dolce stil novo dove viene messa in evicome giustica Sansoni[26] , "... spiega perci come i gio- denza l'identit tra il cuore nobile e l'amore e come la
vani poeti della nuova scuola guardassero con disprezzo, gentilezza stia nelle qualit dell'animo e non nel sangue.
pi che ai siciliani, ai rimatori del gruppo toscano, che ac- Egli riprende poi con accenti sublimi il concetto del pacusavano di avere in qualche modo imborghesita la poesia ragone tra la donna e l'angelo, gi valorizzato da Guittone
e di mancare di schiettezza e ranatezza stilistica ".
d'Arezzo e da altri poeti precedenti.
Il nome della nuova scuola si trae da Dante. Cos aerma Natalino Sapegno[27] " noto che Dante, incontrando,
in un balzo del suo Purgatorio, il rimatore Bonagiunta Orbicciani, mentre ci ore il nome (da noi per convenzione
ormai antica adottato) della scuola o gruppo letterario cui
egli appartiene, denisce poi questo dolce stil novo uno
scrivere quando Amore spira.

2.10.2 Guido Cavalcanti

Nato a Firenze da una delle famiglie guelfe di parte bianca tra le pi potenti della citt, Guido Cavalcanti venne
descritto dai suoi contemporanei come cavaliere disdegnoso e solitario, tutto volto alla meditazione losoca e
Infatti nel XXIV canto del Purgatorio Bonagiunta Or- quasi certamente seguace dell'averroismo" [30] .
bicciani di Lucca si rivolge a Dante chiedendogli se si Fu amico di Dante Alighieri, che a lui dedic la Vita Nova, e partecip attivamente alla vita politica orentina sotrattasse proprio di
stenendo i Cerchi contro i Donati. Mandato in esilio a
colui che fuore
Sarzana il 24 giugno 1300 ritorn l'anno stesso in patria
Trasse le nuove rime, cominciando
dove la morte lo colse alla ne di agosto del medesimo
Donne ch'avete intelletto d'amore
anno.
La canzone pi famosa di Cavalcanti fu la teorica "Done Dante gli risponde senza dire il suo nome ma cos
na mi prega perch'io voglio dire", nella quale il poeta
denendosi:
tratta dell'amore dandone un'interpretazione di caratteI' mi son un che, quando
re averroista, come sostiene Mario Sansone[31] , l'amore
Amor mi ispira, noto; e a quel modo
per il Cavalcanti un processo dell'intelligenza che dalCh'e' ditta dentro, vo signicando
la veduta forma della donna estrae l'idea della bellezza,
gi posseduta in potenza, e se ne compenetra [32] e non
, come per il Guinizelli, beaticante ma estremamente
ed a questo punto che Bonagiunta risponde:
terreno e d pi dolori che gioie.
O frate, issa vegg'io... il nodo
Che il Notaro e Guittone e me ritenne
Di qua dal dolce stil novo ch'i' odo[28] .
2.11 Stilnovisti minori
I poeti del Dolce Stil Novo fanno dell'amore il momento
centrale della vita dello spirito e possiedono un linguaggio pi ricco e articolato di quello dei poeti delle scuole
precedenti.
La loro dottrina "toglieva all'amore ogni residuo terreno e
riusciva a farne non un mezzo, ma il mezzo per ascendere
alla pi alta comprensione di Dio"[29] .
L'iniziatore di questa scuola fu il bolognese Guido Guinizelli e tra gli altri poeti, soprattutto toscani, si ricordano i
grandi come Guido Cavalcanti, Dante stesso, Cino da Pistoia e i minori come Lapo Gianni, Gianni Alfani, Dino
Frescobaldi.

2.10.1

Guido Guinizzelli

Considerato il fondatore del dolce stil novo, di Guido


Guinizzelli non si hanno dati anagraci certi. Egli viene
riconosciuto da alcuni nel ghibellino Guido di Guinizzello
nato a Bologna tra il 1230 e il 1240, da altri con un certo

Accanto ai tre stilnvosti maggiori (Guinizzelli, Cavalcanti e Dante) vi furono altri quattro poeti appartenenti alla
corrente del Dolce stil novo.
Lapo Gianni, scrittore di diciassette componimenti poetici giunti no a noi, viene ricordato nel famoso sonetto di
Dante "Guido, i' vorrei che tu e Lapo ed io": da questa si
presume che Dante sia un amico intimo di Lapo, insieme
a Cavalcanti.
Gianni Alfani, gura di ancora incerta attribuzione storica, viene ricordato soprattutto per la sua Ballatetta dolente. Egli conosceva Guido Cavalcanti, come si pu sapere da un suo sonetto (Guido, quel Gianni ch'a te fu
l'altrieri) ed ha composto un numero di rime assai ridotto rispetto a quello degli altri stilnovisti.
Dino Frescobaldi fu un poeta molto amato sia dai
contemporanei[33] sia dai critici letterari moderni[34] .
Amico intimo di Dante, il sommo poeta gli invi i primi
sette canti della sua maggior opera, e Dino glieli restitu
pregando che continuasse l'opera.
L'ultimo stilnovista fu Cino da Pistoia, celebrato dalla critica come mediatore fra lo stile di Dante e quel-

2.13

La letteratura in prosa

11

lo di Petrarca[35] e maestro dello stesso Petrarca nella


musicalit della poesia e nell'ecacia dell'uso del volgare.

2.12 La poesia comico-realistica


Accanto alla lirica cortese un posto di rilievo va assegnato alla poesia comico-realistica: chiaramente antitetica alla contemporanea spiritualit stilnovista, la corrente comico-realistica giocosa e realista, coltiva il gusto
dell'invettiva, della ribellione e della comicit che vanno
a sostituire quello della bellezza ideale.
La storiograa letteraria ha coniato espressioni dierenti per delineare una tendenza poetica caratterizzata
dall'arontare temi aderenti alla realt e al quotidiano
in chiave generalmente parodica: si parla di poesia borghese, poesia comico-realistica, poesia realistico giocosa. L'etichetta che indubbiamente risulta pi esaustiva
poesia comico-realistica in quanto il binomio d indicazioni sullo stile (comico, che i manuali di retorica contrapponevano a quello tragico. Lo stile comico consente
l'uso del linguaggio triviale ed adatto a trattare argomenti legati alla quotidianit e materialit) e sul contenuto
(realistico).
Essa si dionde in Umbria e in Toscana ed ebbe il suo
centro a Siena. Tra i poeti maggiori si ricordano Rustico
di Filippo, che ha lasciato 58 sonetti nei quali si avverte la lezione siculo-guittoniana ma anche originali temi
legati al genere comico, Meo de' Tolomei autore di alcuni sonetti a carattere caricaturale e il giullare aretino Cenne della Chitarra che scrisse canzoni ispirate alla vita rustica. Ma i due poeti pi signicativi della poeIl Tesoro, libro I
sia comico-realistica furono Cecco Angiolieri, Folgore da
San Gimignano.
questa una corrente che si riallaccia ad una tradizione in questo periodo per cui la prosa in volgare, rispetto alla
di derivazione mediolatina, quella della poesia goliardica poesia, sub un certo ritardo.
che si era diusa nel XII secolo in Francia, in Germania
Il primo a fornire i nuovi modelli per il volgare fu
e in Italia, ma anche al fabliau.
il grammatico bolognese Guido Faba che comprese
Essa si ispira a temi realistici (l'amore come vibrazione l'importanza che la lingua volgare stava acquisendo nella
di sensi, la donna come creatura terrena) e a motivi anti- vita quotidiana e in quella politica.
cortesi (l'esaltazione del denaro, del gioco, della taverna
e del piacere). L'eetto parodico appunto ottenuto dalla Nel corso del Trecento si forma una raccolta di novelle
celebrazione dei valori opposti a quelli stilnovisti e cor- scritte in volgare orentino, di autore anonimo, intitolato
tesi. La donna non gura angelica, spirituale; l'amore il Novellino con nalit morali e pedagogiche.
non esperienza platonica, decarnalizzata ma l'amore Tra gli altri prosatori in volgare di questo periodo si ricorcelebrato in quanto valore terreno, da consumarsi.
dano Salimbene de Adam, un frate francescano di Parma,
Anche il linguaggio quello quotidiano con la ricerca del- che scrisse numerose cronache in un latino colto e nella parola ecace e colorita assoggettato all'utilizzo del lo stesso tempo popolare che accoglieva anche numerose
rinfaccio e del vituperium, con un frequente uso al di- forme di lingua lombarda e di lingua emiliana; Jacopo da
scorso diretto e all'uso di un gergo che si pu denire Varazze, frate domenicano diventato nel 1292 vescovo di
Genova che scrisse in latino una raccolta che venne prefurfantesco.
sto diusa in versione volgarizzata; Brunetto Latini, senza dubbio la gura principale tra i prosatori duecenteschi
che scrisse in lingua d'oil il Tesoro (Li livres dou Trsor),
2.13 La letteratura in prosa
un testo enciclopedico che tradotto in seguito in volgare
Il peso della prosa latina e francese (considerate lingue pi ebbe due versioni e che Dante consider una fonte prezioadatte alla composizione letteraria) ancora molto forte sa per la sua Commedia citandolo come maestro ideale nel

12

3 IL TRECENTO

XV canto dell'Inferno, e il Tesoretto ricalcando il modello che contengono racconti biblici, leggende cavalleresche o
del Roman de la rose; Bono Giamboni compil un'opera di carattere mitologico scritte da un autore ignoto verso
a carattere allegorica-didascalica, Il libro de' vizi e delle la ne del secolo.
virtudi creando la prima opera dottrinale autonoma.
2.13.1

Le prose dottrinali e morali

2.13.4 La storiograa

Cospicui sono gli scritti che vengono composti in volgare e in francese di carattere dottrinale e morale come il "Libro della composizione del mondo" di Restoro
d'Arezzo, una specie di moderno trattato di geograa e di
astronomia, il "Liber de regimine rectoris" di fra' Paolino
Minorita scritto in volgare veneziano seguendo il modello latino e francese che riporta suggerimenti di carattere
morale per coloro che governano, il "Trsor" di Brunetto
Latini scritto in francese e dello stesso autore il poema allegorico-didattico rimasto incompiuto intitolato "Il
Tesoretto".
Molte prose del Duecento sono in prevalenza tradotte dal
francese e hanno carattere morale come i Dodici canti morali, i "Disticha Catonis" e i trattati di Albertano
da Brescia tradotti in volgare da Andrea da Grosseto
nel 1268 e dal pistoiese Soredi del Grazia nel 1278. Il
volgarizzamento di Andrea da Grosseto lo si pu denire
la prima opera in prosa in lingua italiana, poich l'intento
del grossetano era di utilizzare una lingua nazionale, unicatrice, comprensibile in tutta la Penisola, una lingua
che lui denisce per l'appunto italica[36] .
Altri esempi si trovano nel orilegio il "Fiore di virt"
che per tradizione si attribuisce ad un frate Tommaso di Bologna, e nell'"Introduzione alla virt" di Bono
Giamboni.
Una pagina di un manoscritto del Milione.

2.13.2

Le prose retoriche

Di maggiore valore letterario sono alcune opere di carattere retorico che vedono un innalzamento dell'espressione
letteraria e un certo sforzo artistico nel ranare le forme
dialettali come nella "Rettorica" di Brunetto Latini, nel
"Fiore di rettoricas" erroneamente attribuito a Guidotto
da Bologna ma opera di Bono Giamboni[37] e soprattutto
le trentasei Lettere di Fra Guittone d'Arezzo, di carattere morale giudicate "notevoli perch Guittone mira in
esse a fondare una prosa letteraria, basandosi sulla retorica medievale e applicando alla prosa volgare il cursus
dello stile romano e i modi dello stile isidoriano"[38] .
2.13.3

La novellistica

Anche nelle opere a carattere storiograco gli scrittori


di questo periodo utilizzano la lingua francese insieme al
volgare e seguono un modello tradizionale che era quello
della narrazione di una citt dalle origini, di solito leggendarie e a volte fantastiche che per possiedono vicende di un certo interesse storiograco. Ne un esempio
la "Cronique des Veniciens" di Martino Canal redatta in
francese che va dalle origini della citt al 1275, la "Cronichetta pisana" scritta in volgare e la cronaca orentina
di Ricordano Malispini che narra le origini leggendarie di
Firenze e arriva no all'anno 1281.
Tra le opere storiche si soliti tenere in considerazione Il
Milione di Marco Polo che narra i racconti di viaggio fatti in Estremo Oriente dal 1271 al 1295 e da lui dettati in
francese a Rustichello da Pisa nel 1298 mentre ambedue
erano prigionieri nel carcere di Genova.

Fanno parte della novellistica e hanno uno stile linguistico


di una certa originalit il Libro de' sette savi e il Novellino.
Il "Libro de' sette savi" la traduzione volgarizzata dal
francese di una raccolta composta da quindici novelle nata 3 Il Trecento
in India e in seguito tradotta e rielaborata in latino e in
altre lingue orientali ed europee, mentre il Novellino o "Le Nel secolo XIV le tendenze sociali e politiche che si eracento novelle antiche" una silloge di cento brevi novelle no fatte sentire nel secolo precedente si esasperano no

3.1

Tra Duecento e Trecento: Dante Alighieri

a vedere la decadenza dell'Impero e della Chiesa mentre


si assiste all'aermarsi di una nuova spiritualit che, come scrive Mario Sansone[39] , "... consiste nel senso sempre
pi energico degli interessi e dei valori mondani e terreni,
non in contrapposizione a quelli religiosi e oltremondani,
ma sciolti da quelli e viventi nella loro autonomia. Declinava il Medioevo in tutti i suoi aspetti: il papato e l'impero,
espressioni eminenti di una particolare concezione e interpretazione della storia, tramontavano. Gli imperatori perdevano sempre pi il senso della loro autorit universale,
e i papi, in Avignone, avevano tolto vigore alla idea di Roma considerata solo come centro di cristianit, e sorgeva,
per contro, sempre pi viva l'idea di una missione laica di
Roma, da ricongiungersi alla sua grandezza antica".
Nasce cos una nuova cultura che si baser su uno studio
attento e preciso dell'antichit classica, sempre pi libera
da preconcetti di carattere intellettualistico e intenzionata
ad allargare ogni forma di pensiero.

13
Dante nacque a Firenze nel maggio del 1265 da una famiglia guelfa di modeste condizioni sociali anche se appartenente alla piccola nobilt. Impar l'arte retorica da Brunetto Latini e l'arte del rimare da autodidatta e la poesia
rimarr sempre il centro della sua vita.
Le prime poesie di Dante risentono dello stile guittoniano
ma, dopo la conoscenza di Guido Cavalcanti, egli scopr
un nuovo modo di far poesia.
3.1.1 La Vita Nuova

Secondo le indicazioni che Dante stesso ci ha lasciato nel


"Convivio", egli compose la Vita Nuova nel 1293, tre anni dopo la morte di Beatrice.
questa un'opera in versi mista di prosa e poesia che contiene venticinque sonetti, quattro canzoni, una ballata ed
una stanza oltre che alcune prose atte a spiegare il perch
I due scrittori che in questo periodo meglio testimonia- di certa divisione nelle poesie o a narrare i fatti che furono
no nelle loro opere la complessa fase di trasformazione la causa della loro composizione. In essa Dante racconculturale, sociale e politica del Trecento[40] e che rap- ta il suo amore per Beatrice dal primo incontro sino agli
presentano, nella letteratura italiana, un momento di pas- anni che seguono la morte della donna.
saggio tra l'et medievale e l'Umanesimo sono Francesco
Petrarca e Giovanni Boccaccio.[41]
3.1.2 Le Rime

3.1

Tra Duecento e Trecento: Dante Ali- Le Rime contengono tutte quelle composizioni poetiche
che ci sono pervenute senza un ordine preciso e in seghieri
guito ordinate dai critici moderni. Fanno parte delle rime poesie giovanili che risentono della scuola guittoniana o dell'inuenza del Cavalcanti ma anche di carattere
gi personale e stilnovista e molte canzoni di carattere
allegorico e didattico.
3.1.3 Il Convivio
Il Convivio venne composto tra il 1304 e il 1307 e nelle intenzioni di Dante doveva consistere in un trattato
enciclopedico composto da quindici libri dei quali uno
d'introduzione e gli altri come commento a quattordici
canzoni di carattere allegorico. In realt il poeta ne compose solamente quattro: l'introduzione e il commento alle
canzoni Voi che intendendo il terzo ciel movete, Amor
che nella mente mi ragiona, Le dolci rime d'amor ch'io
solia.
3.1.4 Il De vulgari eloquentia

Dante in un aresco di Luca Signorelli

Tutta la letteratura del secolo XIII viene sintetizzata nelle


sue linee fondamentali da Dante Alighieri e, come scrive
Giulio Ferroni[43] , crea allo stesso tempo modelli determinanti per tutta la letteratura italiana. La sua formazione
culturale e la sua prima esperienza di poeta del dolce stil
novo si svolgono nell'ultimo scorcio del secolo XIII, ma
la maggior parte delle sue opere (compresa la Commedia)
vengono scritte nel primo ventennio del secolo XIV.

L'opera intitolata il De vulgari eloquentia, composta da


Dante negli stessi anni del Convivio, un trattato rimasto incompiuto come il Convivio. Esso doveva essere
composto almeno di quattro libri ma il poeta scrisse solamente il primo e quattordici capitoli del secondo. In esso viene trattata l'origine del linguaggio, si discute delle
lingue europee e in modo particolare di quelle romanze
e viene fatta una classicazione in quattordici gruppi dei
dialetti di tutta la penisola.

14
3.1.5

3 IL TRECENTO
Il De Monarchia

Il De Monarchia, quasi certamente composto tra il 1312


e il 1313 un'opera composta da tre trattati scritti in lingua latina dove il poeta vuole dimostrare la necessit di
una monarchia universale per mantenere il benessere nel
mondo (libro I), dove aerma che a buon diritto l'ucio
dell'impero l'ha conquistato il popolo romano (libro II)
e che direttamente da Dio nasce la monarchia temporale
(libro III).
L'opera, pur rappresentando la piena maturit del
pensiero politico di Dante non , come sostiene Mario
Sansone[44] "... un trattato di tecnica politica - e Dante ripugnava ai problemi della pura scienza - ma una religiosa
interpretazione del destino degli uomini nella loro umana
convivenza e delle leggi e dei principi che Dio ha disposti Dante e il suo poema Aresco di Domenico di Michelino a Santa
a governo e reggimento di essa.
Maria del Fiore, Firenze (1465)
3.1.6

Le Epistole

Sotto il nome di Epistole sono raccolte tredici lettere


scritte in latino da Dante a personaggi illustri del suo
tempo nelle quali tratta i temi importanti della vita
pubblica.
3.1.7

Le Egloghe

Le Egloghe sono due componimenti in latino scritti a


Ravenna tra il 1319 ed il 1320 in risposta a Giovanni del
Virgilio, un professore dell'universit bolognese, che gli
aveva indirizzato un carme nel quale lo invitava a non perdersi con la lingua volgare e a scrivere qualcosa nella lingua dotta per poter ottenere l'alloro per la poesia. Dante
ammette di desiderare il riconoscimento poetico ma afferma che desidera conquistarlo con il poema in volgare
che sta scrivendo.
3.1.8

La "Quaestio de aqua et terra"

La "Quaestio de aqua et terra" un trattato di carattere scientico letto a Verona davanti al clero nel gennaio del 1320 nel quale Dante, per confutare un passo di
Aristotele, sostiene la tesi che nel globo le terre emerse
sono pi alte delle acque.
3.1.9

venne iniziato a partire dal 1307 durante l'esilio del poeta


e che la cantica dell'Inferno e quella del Purgatorio siano
state composte prima dell'aprile 1314 mentre il Paradiso
sia da attribuire agli ultimi anni di vita di Dante. Natalino Sapegno aerma[45] che "... essa fu iniziata concretamente negli anni dell'esilio - come par probabile, circa
il 1307 ... ed assai probabile che (secondo un indizio oerto dalla Vita di Dante del Boccaccio) il poeta ricuperasse da Firenze nel 1306, mentre dimorava presso i
Malaspina, parti di un'opera in lode di Beatrice da lui incominciata prima dell'esilio... certo che prima dell'aprile
1314 si poteva discorrere di un libro quod dicitur Comedia et de infernalibus inter cetera multa tractat, come di
opera gi pubblicata e diusa. da supporre pertanto che
l'Inferno e il Purgatorio fossero divulgati entrambi poco
dopo la morte di Arrigo VII, e che soltanto il Paradiso sia
stato composto negli ultimi anni della vita di Dante; contro l'opinione di quei critici che credono doversi attribuire tutt'intera la composizione del poema agli anni dopo il
1313.

La Divina Commedia

La Divina Commedia un poema di carattere didatticoallegorico sotto forma di visione scritto in lingua volgare
toscana in terzine incatenate di versi endecasillabi.
Esso composto da 100 canti e suddiviso in tre cantiche
di trentatr canti pi il canto di introduzione della prima
cantica.
La data precisa che possa indicare quando Dante inizi
a scrivere il poema non reperibile da nessun documento, ma molti sono gli studiosi propensi a credere che esso

3.2 Francesco Petrarca


Con Francesco Petrarca si apre, nella cultura dell'Italia
e dell'Europa, una nuova epoca. Egli, come scrive il Sapegno, pu infatti essere considerato il "padre spirituale"
dell'Umanesimo essendo in lui "gi fortissimo il desiderio
di conoscere gli antichi, di raccogliere in gran numero le
opere, di trarre dall'oblio quelle che giacevan sepolte nella
polvere delle biblioteche monastiche"[46] .
3.2.1 La vita e le opere
Figlio di un notaio di Firenze che aveva dovuto esiliare ad
Avignone con la famiglia e aveva trovato lavoro presso la
corte papale, Francesco Petrarca crebbe quindi lontano
dalla societ comunale italiana e questo "distacco tanto
fortuito quanto fortunato", come sostiene Asor Rosa, lo

3.2

Francesco Petrarca

15
Romolo a Cesare e l'inizio del poema epico in esametri
dedicato a Scipione l'Africano intitolato Africa.
L'incoronazione a poeta Raggiunta ormai la fama e
desideroso di ottenere un riconoscimento letterario per
le sue opere progett di farsi incoronare poeta e, invitato sia dal Senato romano che dall'Universit di Parigi,
accett l'invito da Roma dove l'8 aprile del 1341, dopo
essere stato per tre giorni a Napoli per essere esaminato
dal re Roberto d'Angi, venne incoronato con l'alloro in
Campidoglio dal senatore Orso dell'Anguillara.

Ritratto di Francesco Petrarca, Altichiero, 1376 circa

Il periodo della crisi Al ritorno da Roma si ferm a


Parma ospite di Azzo da Correggio dove trascorse, alternandolo con il soggiorno sulle colline di Selvapiana,
l'autunno e l'estate del 1341 portando a termine la prima
stesura dell'"Africa".

Nel 1342 fece ritorno ad Avignone e nel 1343 inizi a


scrivere il Secretum, un'operetta sotto forma di dialogo tra
abitu "a guardare alle cose da un punto di osservazioil Petrarca stesso e Sant'Agostino nel quale ci ha lasciane che trascendeva i localismi e i regionalismi italiani per
to la pi compiuta e sincera confessione dei suoi intimi
diventare il punto d'osservazione della Cultura in quanto
contrasti[48] e compose le preghiere scritte in versetti latale [47] .
tini seguendo il modello dei salmi della Bibbia, intitolate i
"Psalmi poenitentiales" nei quali invoca l'aiuto di Dio per
superare lo stato di smarrimento in cui si trova.
Gli studi Francesco, insieme al fratello minore Gherardo, venne avviato dal padre agli studi giuridici dapprima a Montpellier e in seguito a Bologna che veniva considerato il maggior centro di studi europeo. Egli si applic
con seriet agli studi e ampli in quel periodo la sua cultura latina ma nel 1326, alla morte del padre, ritorn con
il fratello ad Avignone deciso ad abbandonare gli studi di
diritto civile.
Il 6 aprile del 1327 incontr una giovane donna di nome Laura, la cui identit sempre rimasta sconosciuta, e
se ne innamor. Da questo amore nasceranno molte delle
sue liriche in volgare e alcune poesie in latino.

Il periodo mondano e la carriera ecclesiastica Verso


il 1330, dopo aver trascorso quegli anni in modo spensierato e mondano, Francesco si rese conto che era necessario trovarsi un'occupazione e decise di intraprendere la
carriera ecclesiastica che a quei tempi dava la possibilit
di inserirsi nell'ambiente dei dignitari della corte papale.
Nell'autunno del 1330 divenne cos cappellano di famiglia del cardinale Giovanni Colonna e nel 1335 gli venne
concessa dal papa Benedetto XII la canonica di Lombez.
Nel dicembre del 1336 si rec a Roma ospite del vescovo
Giacomo Colonna e al suo rientro ad Avignone, colto da
una crisi morale e religiosa, acquist una piccola casa in
Valchiusa sulla riva della Sorga dove, lontano dal clamore
della grande citt, si dedic alla composizione delle sue
opere migliori.

Giovanna d'Angi regina di Napoli

Nel settembre del 1343 fece ritorno in Italia e si rec


dapprima a Napoli presso la regina Giovanna d'Angi
con l'incarico di ambasciatore del papa Clemente VI dove continu a scrivere i libri del Rerum memorandarum
che, rimasti incompiuti, dovevano essere, nell'intenzione
dell'autore, un elenco strutturato di episodi e aneddoti
storici inseriti in speciche categorie che riguardavano
Risalgono a questo periodo, oltre a numerose liriche che particolari virt morali.
saranno in seguito incluse nel Canzoniere, il De viris il- In seguito si rec a Modena, a Bologna e a Verona e nel
lustribus, una raccolta di biograe dei romani illustri da 1345 ritorn in Provenza dove rimase per due anni qua-

16
si sempre in Valchiusa dove scrisse per Philippe de Cabassoles il trattato De vita solitaria e il De otio religiosorum per il fratello Gherardo che era entrato nell'ordine
monastico dei certosini.
Scrisse in questo periodo delle egloghe latine che verranno in seguito raccolte nel Bucolicum carmen e in una di
esse spiega il perch della sua decisione di dimettersi dal
servizio presso il cardinale Colonna e di far ritorno in
Italia.

3 IL TRECENTO
il marito, accogliendo con gioia le visite di Francesco da
Carrara e degli altri amici.

Durante gli ultimi anni della sua vita si dedic alla trascrizione del Canzoniere, la raccolta di rime che vennero
scritte in vari periodi della sua vita, termin il poema allegorico scritto in terzine intitolato I Trion che venne
pubblicato dopo la morte dell'autore e concluse i "Seniles".
Ad Arqu lo colse la morte il 9 luglio del 1374 e seconEntusiasmatosi per la tentata riforma politica di Cola di do il suo desiderio ricevette onoranze funebri solenni alla
Rienzo part nel 1347 diretto a Roma ma a Genova lo ac- presenza del signore di Padova.
colse la notizia che gli eventi erano degenerati e cos egli
inizi a peregrinare per varie citt e a Parma gli giunse la
3.3 Giovanni Boccaccio
notizia della morte di Laura.
Era infatti scoppiata nel 1348 la peste e a causa di essa
morir il suo protettore, il cardinale Colonna, e tanti suoi
amici.
Aveva intanto scritto precedentemente due dei Trion,
quello di Amore e quello della Castit e in questo periodo scriver quello della Morte oltre a riordinare le poesie
italiane nel Canzoniere aggiungendone delle nuove, a raccogliere le sue lettere nel libro delle Familiari che faceva
precedere da una dedica all'amico Ludwig von Kempen
e ad iniziare la raccolta delle Epistole metriche dedicate a
Barbato da Sulmona.

Il trasferimento in Italia Nell'autunno del 1350 si rec a Roma per il giubileo dopo aver sostato a Firenze dove conobbe Boccaccio, rivide Francesco Nelli, Zanobi da
Strada e Lapo da Castiglionchio. Nel giugno del 1351 ritorn per breve tempo ad Avignone e nel 1353 ritorn
in patria che in seguito abbandon solo in rare occasioni.
Dal 1353 al 1361 rimane a Milano presso i Visconti e per
loro comp diverse missioni diplomatiche.
A Milano il Petrarca scrisse il De remediis utriusque fortunae e molte nuove liriche e lettere iniziando la revisione del Canzoniere e delle raccolte epistolari la cui Ritratto di Giovanni Boccaccio da una stampa del XIX secolo
elaborazione dur a lungo.
Come scrive Sapegno[49] ad introdurci nell'esame della Boccaccio, come Petrarca, consapevole del valore della
personalit petrarchesca giovano anzitutto moltissimo le cultura classica latina e greca, sentita come stimoli ad una
raccolte epistolare dello scrittore, dalle quali tante notizie nuova civilt, e anch'egli usa e perfeziona il volgare che,
si possono desumere della sua vita e anche dei suoi aetti nella sua prosa, assume una grandissima variet[50]di toni e
ricchezza di vocaboli e di strutture sintattiche" .
e del suo pensiero.
Tra il 1361 e il 1370 Petrarca abit in parte a Padova e in
parte a Venezia ma i suoi ultimi anni furono amareggiati 3.3.1 La vita e le opere
per la morte del glio Giovanni e del nipotino Francesco,
Figlio illegittimo di Boccaccio di Chellino, un mercante
glio della glia Eletta.
della compagnia dei Bardi di Firenze, Giovanni nacque,
Durante quegli anni egli continu la corrispondenza con come concordano i critici contemporanei, a Certaldo e a
Boccaccio e si occup seriamente della revisione delle soli dodici anni venne inviato dal padre a Napoli perch
sue opere rinsaldando i rapporti di amicizia con l'allora imparasse l'arte della mercatura. Ma a Giovanni, che non
signore di Padova Francesco Carrara e nel 1368, dietro aveva attitudini pratiche, non piaceva quel tipo di occusua insistenza, si trasfer in quella citt.
pazione e a diciotto anni il padre gli permise nalmente
Nel 1370, fattosi costruire una casa ad Arqu sui colli di seguire altri studi. Inizi cos, sempre su volere paterEuganei, and ad abitarci con la glia Francesca, Eletta e no, a studiare diritto canonico, studi che per segu con

3.3

Giovanni Boccaccio

17

poco entusiasmo mentre, da solo, si faceva un'ampia cul- di poema in 473 ottave dal titolo il Ninfale esolano che
tura leggendo soprattutto i classici latini e la letteratura prende spunto da una favola sulle origini di Fiesole e di
contemporanea francese.
Firenze.
Alle opere minori, e forse ancora risalente al periodo napoletano, si deve aggiungere il breve poema composto
Il periodo napoletano e le opere d'inuenza dantesca in terzine dal titolo Caccia di Diana e l'opera in prosa
Era quello il tempo della monarchia di Roberto d'Angi il Corbaccio composta in anni dicilmente databili (andove le inuenze culturali che vi sintrecciavano erano che se ultimamente Giorgio Padoan[54] la colloca con una
ricche e molteplici, e di ordine artistico e gurativo, oltre certa sicurezza nel 1365), che, pur non avendo particolare
che letterario[51] e presto il giovane Boccaccio, ammesso valore artistico, segna il momento che precede nella vita
alla corte del re, fece amicizia con personalit dotte, come dello scrittore la sua crisi religiosa.
l'astronomo genovese Andal del Negro e il bibliotecario
reale Paolo Perugino e in quel mondo ricco di cultura e di Composte in un lungo arco di tempo sono le Rime che, seguendo lo schema del tempo, alterna alle liriche d'amore
splendori egli si trov perfettamente a suo agio.
quelle di devozione e di pentimento nelle quali egli, pur
Al periodo napoletano risalgono le sue prime opere tra riprendendo i temi del Dolce stil novo, usa accenti e
le quali il romanzo in prosa il Filocolo, il poema in ottave stile che risentono di un nuovo realismo.
intitolato il Filostrato, che prende lo spunto da un episodio
del "Roman de Troie" di Benot de Sainte-Maure e un
altro poema sempre in ottave, il Teseida, che si basava sul
modello dell'Eneide di Virgilio e della Tebaide di Stazio.
Il periodo orentino e le opere erudite Nel 1340 il
Boccaccio, richiamato dal padre che aveva subito gravi
danni economici in seguito al fallimento della Banca dei
Bardi, dovette fare ritorno a Firenze e degli anni successivi si sa molto poco di quanto gli accadde.
Si ha notizia di un suo soggiorno a Ravenna presso la corte di Ostasio da Polenta e a Forl nel 1347 o all'inizio del
1348 presso Francesco degli Ordela.
Nel 1349, per la morte del padre, egli fece ritorno a Firenze se, come suggerisce il Sansone[52] , "... non v'era gi tor- I dieci giovani protagonisti del Decameron in un dipinto di John
nato nell'anno precedente per vedere con gli occhi suoi, William Waterhouse, A Tale from Decameron, 1916, Lady
come aerma nell'introduzione al Decamern, gli orrori Lever Art Gallery, Liverpool
della peste.
Il Decamerone Intesa a ragion di critica l'opera della
Al periodo del ritorno a Firenze risalgono due opere, piena maturit del Boccaccio il Decamerone composta
composte tra il 1341 e il 1342, che risentono, come le pre- tra il 1348 e il 1353, una serie di cento novelle che, incedenti, dell'inuenza dantesca e che esaltano l'amore per serite in un'originale cornice narrativa, rimangono unite
Fiammetta, come il poema composto da cinquanta can- dallo stesso stato d'animo che " l'amore della vita nelti in terzine intitolato l'"Amorosa visione" e la "Comedia la pienezza del suo essere e svolgersi, guardata col cuore
delle ninfe orentine" " detto anche Ninfale d'Ameto, una sgombro da ogni preoccupazione morale e religiosa, e con
narrazione mista di prosa e di canti in terzine.
una esultanza cordiale per il suo bel orire: la vita che
Senza dubbio migliore l'opera l'"Elegia di Madonna gioco e vicenda della fortuna, vicenda or lieta e ilare ora
Fiammetta", scritta tra il 1343 e il 1344, una narrazione drammatica e persino tragica [55] .
in prosa che racconta del suo infelice amore per la donna
nella quale stata vista, da alcuni critici, un forte risvolto
psicologico anche se, come ammette Asor Rosa[53] , "... Gli incarichi presso le corti Il poeta intanto aveil giudizio di De Sanctis, che la denisce una pagina di va acquistato grande fama e gli venivano adate, anstoria intima dell'anima umana, colta in una forma se- che per le sue doti di eloquenza, prestigiosi incarichi da
ria e diretta, pecchi di un'involontaria anticipazione, co- ambasciatore presso le varie corti.
lorandone i contorni quasi si trattasse di un romanzo psi- Nel 1350 venne inviato presso i signori di Romagna,
cologico del secondo Ottocento, cospicuo eettivamente nel 1351 nel Tirolo presso il marchese di Brandeburgo,
il tentativo di obiettivazione che il Boccaccio vi compie nei Ludovico di Wittelsbach e ancora, nel 1354 presso il papa
confronti della materia assai complessa ed autobiogra- Innocenzo VI ad Avignone e nel 1365 - 1367 a Roma
camente pressante della sua ispirazione. Tra il 1343 e il presso Urbano V.
1354 Boccaccio scrisse l'ultima delle sue opere composte Due sono in questo periodo i fatti importanti nella vita del
prima del Decamerone, senza dubbio tra le migliori tra le Boccaccio: l'amicizia con il Petrarca e la crisi religiosa del
sue opere minori. Si tratta di un'opera scritta sotto forma 1362.

18
L'inuenza del Petrarca La conoscenza del Petrarca che egli ammirava n dagli anni giovanili, avvenne
per la prima volta a Firenze nel 1350 e il Boccaccio ebbe l'occasione di rivederlo l'anno seguente a Padova, nel
1359 a Milano e nel 1363 a Venezia.
Con il Petrarca egli tenne una costante e aettuosa corrispondenza e quando nel 1374 il poeta mor ne pianse la
scomparsa con parole di sincera commozione.

La crisi religiosa e le opere erudite Sopraggiunsero intanto pesanti ristrettezze economiche e soerenze
siche che lo lasciarono in uno stato di gran malinconia
gettandolo in una profonda crisi religiosa. In questo periodo egli si diede con grande intensit a studi di carattere soprattutto morale, religioso e ascetico. Alla ne del
1362, anno della crisi, il poeta si rec a Napoli per cercare una sistemazione ma rimase deluso sia dall'accoglienza
poco calorosa dell'Acciaiuoli, sia nel vedere la citt tanto
cambiata dopo le guerre civili che aveva subito.

3 IL TRECENTO
il 1357 e il 1362 intitolata Trattatello in laude di Dante
dove il Boccaccio esalta le doti morali ed intellettuali del
grande poeta e nel "Commento alla Commedia".
Nel 1373 gli venne dato l'incarico di leggere e commentare davanti al pubblico la Commedia. Le lezioni, che
egli tenne nella Chiesa di Santo Stefano di Badia, dovettero per essere interrotte prima del commento del 17
canto dell'"Inferno a causa dell'acutizzarsi della malattia
che lo costrinse a ritirarsi a Certaldo dove morir il 21
dicembre del 1375.

3.4 Gli scrittori minori

Come scrive Natalino Sapegno[58] "Il Trecento caratterizzato, a paragone del secolo precedente (in cui acquista
un rilievo predominante l'esperienza della lirica d'amore,
dai siciliani agli stilnovisti, riessa in forma consapevole nella dottrina del De vulgari eloquentia), dalla straordinaria pluralit e variet delle voci in cui si esprime il
Gli ultimi anni della vita il Boccaccio li visse tra Certaldo sentimento di una cultura letteraria assai pi complessa e
e Firenze dove si dedic allo studio dei classici antichi e insieme pi dispersiva e obbediente a molte sollecitazioni
di Dante e inizi anche lo studio dei greci con l'aiuto di discordanti".
Leonzio Pilato, un erudito grecista che aveva lo studio a
Firenze.
Nell'animo di Boccaccio si ritrovano pertanto tutti gli
aspetti dell'Umanesimo italiano, da quello lologico a
quello retorico e stilistico e spirituale tanto che egli avverte, come scrive il Sansone[56] , "... l'ucio della poesia,
e pi generalmente, il senso della vita in modo nuovo e
fresco".

3.4.1 La lirica

Il valore poetico della lirica prodotta in questo secolo,


senza tenere ovviamente in considerazione il Petrarca,
assai scarso e, se pur si avverte lo sforzo di conservare lo
stile del Dolce stil novo, si avverte che essa "svuotata
[59]
Tra le sue opere di carattere erudito si ricordano il "Bu- della sua sostanza pi intima" .
colicum carmen" scritto tra il 1351 e il 1366 composto da A distinguersi tra i numerosi rimatori aulici di questo pesedici egloghe nelle quali egli riporta molti degli avveni- riodo sono, ad inizio secolo il pisano Fazio degli Uberti
menti contemporanei e della sua vita; il "De casibus viro- per le canzoni politiche e soprattutto per le rime d'amore
rum illustrium" di carattere morale, scritto tra il 1356 e il nelle quali si mescola l'inusso della poesia stilnovistica,
1374 nel quale tratta di tutti quei personaggi, a partire da provenzale, petrarchesca e di quella delle rime pietrose
Adamo, che sono precipitati da una condizione felice ad di dante; il padovano Matteo Correggiaio e, sul nire del
una misera; il "De claris mulieribus", composto negli stes- secolo, il orentino Cino Rinuccini, la cui poesia risente
si anni della precedente opera, che consiste in un trattato dell'inusso di Dante, oltre che del modello petrarchesco.
biograco di donne famose, da Eva alla regina Giovanna Tra i vari rimatori di questo periodo molti sono i rimatori
I e un'opera di carattere geograco, il De montibus, sildi corte, soprattutto nell'Italia settentrionale, che possievis, fontibus, lacubus, uminibus, stagnis seu paludibus et dono scarsa ispirazione e poca cultura, che errano da un
de nominibus maris scritto negli anni che vanno dal 1362 signore all'altro mettendo al loro servizio la poesia non
al 1366 nel quale, prendendo in esame molti nomi geo- tanto corredata da sentimenti profondi ma da propositi
graci ritrovati nelle opere dei classici, ne fornisce ampie di adulazione.
informazioni.
Tra questi rimatori si distingue Antonio Beccari di
Il maggiore tra i suoi trattati eruditi comunque il Genea- Ferrara, del quale ci sono giunte alcune rime di carattere
logia deorum gentilium, opera composta da quindici libri amoroso e politico, tre frottole di stile giullaresco e alcuche formano una vera enciclopedia mitologica e che di- ne liriche di stile confessionale e Francesco di Vannozzo
mostrano per quei tempi un'erudizione veramente straor- di Padova che visse nella seconda met del secolo presso
dinaria e che, oltre a contenere la sua poetica, vi anche alcune corti, come quella dei Carraresi, degli Scaligeri e
la difesa dell'opera e in genere l'autodifesa dell'autore in dei Visconti e che ci ha lasciato tra le sue rime politiche
quanto raccoglitore e narratore di favole[57] .
otto sonetti sotto il nome di Cantilena pro comite VirtuL'inuenza di Dante, che gi si avvertiva nelle sue prime tum, alcune rime autobiograche a carattere di confessioopere, ora si fa fortemente sentire nell'opera compiuta tra ne, quattro frottole e alcuni sonetti d'amore che, pur ri-

3.4

Gli scrittori minori

19

prendendo lo stile petrarchesco in modo grossolano, non


mancano di freschezza di sentimenti.
3.4.2

La letteratura in prosa e in versi

Anche nella seconda met del secolo XIV Firenze rimane


un centro di viva cultura dove orisce una letteratura in
prosa e in versi pi che altro di genere confessionale, fatto di riessioni, di aneddoti e di ammonimenti che ha tra
gli autori degni di essere menzionati il campano Antonio
Pucci che ci ha lasciato, in una metrica popolare e dal
lessico brioso, una vasta e varia opera che comprende sonetti, serventesi quaternari, capitoli e cantari che possiedono "una vena ingenua e fresca di poesia e una certa attitudine a risentire e riprodurre i semplici aetti del popolo
in mezzo al quale e per il quale scriveva"[60] . Nel Pucci
si ravvisa l'inuenza di Dante il cui culto ormai molto
vivo in Toscana e non solo, come dimostrano i numerosi commentari alla Commedia che oriscono in questo
periodo.
Fiorisce anche in questo periodo e sempre a Firenze un
nuovo genere di poesia per musica che si esprime nella
forma della ballata, del madrigale e della caccia alla quale si accosta l'opera di Ser Giovanni Fiorentino che stato
identicato da Pasquale Stoppelli in un giullare, Giovanni
di Firenze, con il nome di Malizia Barattone[61] con la
sua raccolta di ballate che all'interno della sua opera intitolata " Il Pecorone ", una raccolta di novelle di ispirazione
boccaccesca, rappresentano la parte pi riuscita.

Stimmate di Santa Caterina da Siena, Domenico Beccafumi,


1515 circa

ste in una raccolta di leggende che riguardano la vita del


santo tradotte e ridotte i termini di favole dal carattere
popolare da un testo latino redatto nelle Marche risalente
Ma tra gli scrittori che si avvicinano in questi anni a questi alla ne del secolo XIII dal titolo "Actus beati francisci et
due nuovi generi letterari, il pi signicativo il oren- sociorum eius".
tino Franco Sacchetti tra le cui opere risaltano "Il libro Sempre nel Trecento un posto signicativo occupa
delle rime" e Il Trecentonovelle, "nel quale l'autore svela Caterina Benincasa della quale ci sono pervenute 381
doti sicure di scrittore: abilit nello schizzare, se non per- Lettere e il "Dialogo della Divina Provvidenza" che
sonaggi a tutto tondo, almeno macchiette vivaci; sicurez- furono scritte dai suoi discepoli sotto dettatura con una
za nel descrivere scene di folla, di confusione, di tumulto; scrittura che "coniuga i modi dello stile biblico e della
scioltezza di una sintassi popolareggiante; compiacimento letteratura sacra con l'immediatezza e l'impressionismo di
per una lingua quanto mai viva e sapida, colta felicemente un linguaggio popolare"[63] . Nell'ambito della produzione
da tutti gli strati linguistici"[62] .
laudistica trecentesca, si distingue Bianco da Siena, con3.4.3

La letteratura devota

temporaneo e concittadino di Caterina da Siena, e autore


di numerose laude.

Durante tutto il Trecento or anche un'abbondante let- 3.4.4 La storiograa


teratura di carattere religioso che si esprime sotto forma di prediche, trattati, lettere devote, laude, sacre La storiograa in volgare rispecchia i caratteri principarappresentazioni e opere di carattere agiograco.
li della civilt del Trecento con le sue storie o cronache
Tra gli scrittori religiosi del Trecento si ricordano che "escono fuori dai conni angusti e aridi della cronanell'ambito della tradizione domenicana il frate Jacopo chistica medievale, dove cos scarsi sono la comprensione
Passavanti che raccolse in un trattato dal titolo "Specchio e la scelta dei fatti, la cura dei nessi logici, il rilievo dei
di vera penitenza" tutte le prediche che aveva tenuto nel caratteri individuali... lucido specchio d'una civilt, nella
1354 durante il periodo della quaresima e Domenico Ca- quale la lotta politica pi varia, mobile e appassionata,
valca autore delle "Vite dei Santi Padri" e di numerosi testi le relazioni commerciali pi intense, la cultura sempre pi
latini, oltre che di sonetti, laude e serventesi.
ampia ed aperta"[64] .
In ambito francescano si trovano "I Fioretti di San Fran- I pi noti cronisti in volgare di questo periodo sono i due
cesco" composti da un autore toscano anonimo che consi- scrittori orentini Dino Compagni e Giovanni Villani ri-

20

IL QUATTROCENTO

spettivamente autori, il primo, della "Cronica delle cose


occorrenti ne' tempi suoi", dove racconta le vicende a partire dal 1280 no al 1312 e il secondo di una "Nova Cronica" divisa in dodici libri di cui i primi sei vanno dalla
torre di Babele alla discesa in Italia di Carlo d'Angi e gli
altri sei dal 1265 al 1348.

Il Quattrocento

Alla morte del Petrarca e del Boccaccio e dopo una tanto


ricca oritura trecentesca si assiste nel Quattrocento ad
uno strano fenomeno che, a parere di molti critici, "pare
interrompere il corso iniziato nei primi decenni del duecento"[65] e che appare "uno dei pi squallidi della nostra storia letteraria"[66] per non parlare, come dice il Migliorini,
addirittura di "crisi quattrocentesca"[67] .
I letterati di questo periodo rinnegarono, disprezzandolo,
tutto il lavoro fatto durante i due secoli precedenti per
rendere la lingua volgare degna di essere chiamata lingua
letteraria e composero non pi in volgare ma in latino,
arrivando a considerare l'opera di Dante, di Boccaccio
e di Petrarca, come scrive Leonardo Bruni[68] nel primo
dialogo all'amico Pietro Istriano della sua opera scritta in
latino intitolata Ad Petrum Paulum Histrium, solamente
"poesia per calzolai e panettieri".

4.1

L'Umanesimo

Ma questo periodo, cosiddetto dell'Umanesimo, che sotto molti aspetti pu apparire di stagnazione, in realt
solamente un "momento di pausa e di riessione; un'et
di appassionati studi critici e lologici; una specie di affannoso ed inconsapevole ritorno alle origini prime della
nostra civilt, attraverso il quale tutta la concezione della
vita e degli ideali umani si rinnova, e al tempo stesso si
opera una trasformazione della cultura e del gusto letterario, che si riveler appieno alla ne del secolo negli spiriti
e nelle forme della nuova poesia"[69] .
4.1.1

Il ritorno al latino

Il movimento dell'Umanesimo si diuse con grande rapidit in tutta Italia e, pur assumendo caratteri diversi a
seconda dei centri di diusione, mantenne comuni caratteristiche dovute sia alla formazione e alle caratteristiche equalitarie ma soprattutto al comune uso della lingua
latina.
Il latino degli umanisti, come gi quello di Petrarca, il
latino classico, quello che avevano riscoperto attraverso i
testi antichi di Cicerone, di Quinto Ennio di Virgilio, di
Orazio, di Catullo e di Ovidio e che, con un attento studio
lologico, riportano alla luce.
Il pi importante centro umanistico sorse a Firenze e
l'iniziatore dell'umanesimo orentino fu Coluccio Salu-

Immagine che ritrae Coluccio Salutati, proveniente da un codice


della Biblioteca Laurenziana a Firenze

tati, allievo di Petrarca e scopritore delle Epistulae ad


familiares di Cicerone, che con i suoi trattati e il ricco epistolario fu considerevole diusore dei nuovi studi
letterari.
Il movimento ebbe seguito a Firenze con altri autorevoli
studiosi come Niccol Niccoli, che trascrisse numerose
opere greche e latine e compose una guida per ritrovare i manoscritti in Germania, Leonardo Bruni d'Arezzo,
che oltre a tradurre dal greco numerose opere, fu l'autore
di una Historia orentina scritta in chiave classicheggiante su imitazione di Livio e di Cicerone e inne Poggio
Bracciolini che, durante i suoi numerosi viaggi in Francia
e in Germania, scopr antiche opere portando cos a conoscere le Institutionies oratoriae di Quintiliano, le Silvae
di Stazio, le Puniche di Silio Italico e il De rerum natura
di Lucrezio.
Nel 1429 venne ritrovato a Lodi, dal vescovo Gerardo
Landriani, il Brutus di Cicerone e nel 1429 il cardinale
Giordano Orsini acquista un codice che conservava le dodici commedie di Plauto che no a quel momento nessuno
conosceva.

4.2
4.1.2

La letteratura in volgare nel primo Quattrocento


La storiograa

21
assisteva sulle piazze e che doveva ricavarne edicazione
e diletto.[71]

Nel campo della storiograa umanistica, che ebbe come


modello l'opera di Livio, si ricorda il romano Lorenzo
Valla che seppe arontare problemi losoci, storici, 4.2.1 Letteratura di devozione e predicatori
culturali, dovunque recando una spregiudicatezza critica che prelude alla grande direzione del pensiero del Tra gli autori della letteratura devozionale vanno menzionati il orentino Feo Belcari, San Bernardino da Siena e
Rinascimento"[70]
anche Girolamo Savonarola che, pur essendo vissuto nella
Accanto al Valla degna di essere ricordata la guseconda met del secolo, pu essere posto tra costoro per
ra dell'umanista forlivese Flavio Biondo che instaur il
i suoi trattati di carattere morale, le sue laude e soprattutto
metodo scientico negli studi storici dando l'avvio con la
per le sue vibranti prediche.
sua opera Roma instaurata alla scienza dell'archeologia,
quella dell'aretino Leonardo Bruni e dell'anconetano
Ciriaco d'Ancona.
4.2.2 I memoralisti e i narratori
Tra i prosatori minori si ricordano anche i memoralisti,
come lo scultore Lorenzo Ghiberti, il mercante Giovanni
Morelli e il pittore Cennino Cennini che scrisse il Libro
Gli umanisti, molti dei quali erano al servizio dei signori
dell'arte, uno tra i primi trattati tecnici sulla pittura.
italiani come segretari o cancellieri, furono anche ferventi scrittori di lettere pi che altro di argomento politico, Non mancarono i novellieri che continuavano la tradizioma anche privato. In questo secondo settore notevole ne trecentesca come Giovanni Gherardi autore di un rol'epistolario lasciato da Poggio Bracciolini che, in base al manzo dal titolo Il Paradiso degli Alberti, Giovanni Sabamodello ciceroniano, scrisse lettere ricche di umanit e dino degli Arienti che scrisse una raccolta di novelle intitolate Porretane e il pi valido Giovanni Sercambi, autore
di sentimento.
di un Novelliere ad imitazione del Decamerone.
4.1.3

L'epistolograa

4.1.4

Il pensiero losoco
4.2.3 Scrittori in versi

Merito degli umanisti fu quello di aver ripulito la dottrina aristotelica da tutte quelle alterazioni fatte ad opera
degli arabi e degli scolastici e soprattutto di aver scoperto
nella sua totalit l'opera di Platone al quale and la loro
preferenza.

Tra gli scrittori in versi del primo Quattrocento sono da


ricordare alcuni scrittori considerati di corte e di popolo.
A continuazione della tradizione trecentesca continuarono ad essere recitati i cantari, ad esserne composti dei
nuovi e si diuse la produzione di versi di argomento
Dedicato a Platone fu il movimento sorto a Firenze con a
politico e di tipo comico-realistico.
capo Marsilio Ficino che, sotto la protezione dei Medici,
raccoglieva nella villa di Careggi, quella che in seguito
venne chiamata Accademia neoplatonica, numerosi per- 4.2.4 Scrittori popolari
sonaggi dotti. Si ricordano inoltre Giannozzo Manetti,
Giovanni Pico della Mirandola e Cristoforo Landino che Tra i poeti pi noti a carattere burlesco si ricorda Doseppero concepire una diversa dignit dell'uomo facendo menico di Giovanni, soprannominato il Burchiello, che
intravvedere quella che sar la losoa moderna che avr compose numerosi sonetti caudati dove riprendeva lo stile
i suoi inizi nel Rinascimento italiano.
della poesia giocosa e delle frottole del Trecento.
Tra i poeti giocosi che vissero presso le corti quattrocen4.2 La letteratura in volgare nel primo tesche si ricordano Antonio Cammelli, detto il Pistoia
che ebbe molta fama presso le corti settentrionali e che
Quattrocento
visse presso le corti dei Da Correggio, degli Estensi e
di Ludovico il Moro. Egli compose sonetti di carattere
Nella prima met del secolo accanto alla letteratura umasatirico dove viene rappresentata la societ del suo tempo.
nistica in latino nacque anche una letteratura in volgare
sia di carattere devozionale e di mediocre valore, sia di
carattere artistico e di alto tono.
4.2.5 Poeti di corte
Nella letteratura di carattere devozionale vennero composte laude, prediche e sacre rappresentazioni che spesso,
accanto all'argomento sacro, accoglievano anche personaggi e scene di un realismo rozzo e popolaresco, che avvicinavano ancor meglio lo spettacolo ai gusti del popolo che

Sempre presso le varie corti nacque anche una poesia pi


aristocratica che si rifaceva alla tradizione petrarchesca
e alla lirica cortigiana della seconda met del Trecento.
Tra i poeti di questo periodo furono noti Giusto de' Conti

22

IL QUATTROCENTO

di Valmontone, autore del canzoniere intitolato La bella mano , Benedetto Gareth, soprannominato il Chariteo
autore di un canzoniere intitolato l' Endymione e Serano
de' Cimminelli conosciuto con lo pseudonimo di Serano
Aquilano che fu anche un musicista.

4.3

La letteratura in volgare nel secondo


Quattrocento

A met del secolo la letteratura in volgare prese il sopravvento e prevalse il concetto che la lingua italiana fosse
pari a quella latina per la capacit di esprimere qualsiasi
concetto o immaginazione come dir Leon Battista Alberti nel proemio al II libro dei suoi Quattro libri della
famiglia:
Fu proprio l'Alberti, tipico esempio di uomo
dell'Umanesimo e del Rinascimento, che promosse
in Firenze una gara pubblica di poesia, il Certame
coronario, per dimostrare quali fossero le potenzialit
della lingua parlata.
A testimoniare come la lingua volgare e la letteratura assumessero una nuova dignit sono i commenti alla Divina
Commedia di Cristoforo Landino, il commento alle rime
del Petrarca da parte di Francesco Filelfo e l'epistola di
Angelo Poliziano che accompagnava la antiche rime della
Raccolta aragonese dove viene elogiata la lingua toscana.
Durante tutta la seconda met del Quattrocento dunque
la lingua volgare e la lingua latina si alternarono e spesso
si aancarono negli stessi scrittori, come si pu osservare analizzando le loro opere del Poliziano, di Jacopo
Sannazzaro, di Alberti e di molti altri.
La nuova letteratura che nacque ebbe un carattere colto e Statua di L.B. Alberti in una nicchia degli Uzi
aristocratico perch coloro che ritornarono al volgare lo
fecero su una base letteraria, convinti, come scrive Landino, che per essere un buon toscano occorreva essere 4.5 Leonardo da Vinci
buon latino, cio conoscitore del latino[73] .

4.4

Leon Battista Alberti

Alberti, una tra le gure pi poliedriche del Rinascimento


fu non solo umanista e scrittore in lingua volgare e latina ma si interess anche di architettura, di musica, di
matematica, di crittograa, di linguistica di losoa e
teoria delle arti gurative.
Come scrittore egli realizz una commedia latina dal
titolo Philodoxeos fabula (L'amante della gloria), le
Intercoenales (Dialoghi conviviali), tre libri in volgare intitolati Sulla pittura, dieci libri sull'architettura, il De re
aedicatoria, i Dialoghi della tranquillit dell'anima, il
Momus o De Principe (Momus, o Del principe), i Quattro
libri della famiglia.

Superiore all'Alberti per via di una personalit poliedrica fu Leonardo da Vinci che per non ha un posto rilevante nell'attivit letteraria ma in quella delle arti e delle
scienze.
Di Leonardo possediamo una serie di passi che egli scelse e catalog con il titolo Trattato sulla pittura e alcuni
abbozzi e frammenti di idee che egli aveva l'abitudine di
ssare su carta alle volte dandogli un'apparenza di piccola
favola o di apologo che hanno un certo carattere letterario.

4.6 Lorenzo dei Medici il Magnico


Lorenzo de' Medici fu il promotore a Firenze della nuova
letteratura in volgare e anche amico e protettore di umanisti come il Ficino e Cristoforo Landino. Egli, legato alla
tradizione del Trecento, volle che la letteratura di quel se-

4.9

Matteo Maria Boiardo

23

4.9 Matteo Maria Boiardo


Nato nel castello di famiglia di Scandiano nel 1441 da Lucia di Nanni Strozzi e Giovanni Boiardo, fu sempre legato
alla famiglia d'Este per il vassallaggio del feudo di Scandiano, che sar egli stesso a reggere insieme con il cugino
Giovanni tra il 1460 ed il 1474. Matteo Maria Boiardo
fu intellettuale e poeta di spicco nella seconda met del
Quattrocento. A lui si debbono un canzoniere amoroso,
gli Amorum libri tres, dieci ecloghe comunemente chiamate Pastorale, ma soprattutto l'Orlando Innamorato, un
poema epico narrativo incompiuto in ottave che sar materia del Furioso di Ariosto, oltre, naturalmente, a componimenti poetici giovanili (spesso in latino) e a traduzioni
dal greco.

5 Il Cinquecento

Autoritratto, ca 1513, Torino, Biblioteca Reale

colo fosse diusa ed egli stesso cerc di imitarla in molte


sue opere, specialmente quelle della giovent.

4.7

Angelo Poliziano

Intorno a Lorenzo de' Medici, dove si era formato un


circolo di poeti, letterati e artisti, visse Angelo Poliziano che, trasferitosi a soli 16 anni a Firenze e conoscendo
gi il greco e il latino, inizi a tradurre in esametri latini l'Iliade. Fu apprezzato per le sue doti dal Magnico
che lo accolse alla sua corte dapprima come precettore
del glio Piero e in seguito gli ad la cattedra presso lo
Studio orentino di latino e greco, incarico che il poeta
tenne no alla sua morte avvenuta nel 1494. Egli compose in volgare alcune opere importanti sia dal punto di
vista letterario che poetico, come le Stanze per la giostra
e l'Orfeo.

4.8

Luigi Pulci
Statua di Niccol Machiavelli nella Galleria degli Uzi

Al circolo di poeti medicei appartenne per un certo periodo anche Luigi Pulci che scrisse un poema in ottave I primi decenni del Cinquecento vedono una produzione
intitolato il Morgante che riprende i motivi e la tecnica letteraria di eccezionale livello, in diversi generi letterari.
carolingia dei cantri.
Si va dal poema dell'Ariosto, Orlando furioso, al Principe,

24

IL CINQUECENTO

trattato di teoria politica di Machiavelli; dal Cortegiano di di Trento (1545-1563).


Castiglione alle liriche petrarchistiche di Pietro Bembo. Questo orientamento normativo, che venne sviluppato
In questo periodo, che si estende all'incirca no al 1530 negli scritti di Sperone Speroni, Gian Giorgio Trissino
e che pu essere identicato col pieno Rinascimento, la e molti altri, entr in contrasto con la ricca e varia produricca sperimentazione del periodo umanistico comincia zione letteraria del secolo precedente e dei primi decenni
a lasciare il posto ad una progressiva regolarizzazione di del Cinquecento. Ad esempio, un'opera che aveva otteforme e linguaggi. Non un caso che l'Ariosto scelga per nuto subito successo e ampia diusione come l'Orlando
il suo poema il volgare toscano anzich quello settentrio- furioso mal si accordava con le norme elaborate: non ponale/emiliano usato dal Boiardo. Del resto, la discussione teva dirsi poema epico, per la presenza assai debole dei
sulla lingua letteraria, che occupa intelletti acuti in ries- motivi tipici di quel genere, ed il predominio della fantasioni di grande interesse, approda ad una soluzione pres- sia, dell'ironia, del diletto come scopo primario (anche se
soch denitiva grazie alle Prose della volgar lingua del non unico). Tuttavia non era certo possibile ignorarne il
Bembo (1525), in cui si sostiene l'eccellenza del tosca- valore, e proprio per questo si misur con esso, per cerno letterario identicabile nella poesia di Petrarca e nella care una strada originale compatibile con il mutato clima
culturale, Torquato Tasso.
prosa di Boccaccio.
I valori tratti dalla letteratura classica, di cui si riscopre
l'ampiezza di vedute, e la losoa neoplatonica convergo- 5.1
no nell'idea dell'uomo come individuo pieno di potenzialit, padrone della propria esistenza, chiamato a dar prova
del proprio ingegno nelle concrete circostanze della storia e a realizzare nei vari momenti della vita un ideale di
armonia e ranatezza. L'ambiente della corte e il diuso fenomeno del mecenatismo orono agli scrittori del
tempo la cornice e le condizioni adatte a perseguire quei
modelli ideali; questo non impedisce per che ci sia chi
mette a nudo, anche se con garbo ironico, il rovescio di
quell'ambiente idealizzato, ovvero la mancanza di autonomia (Ariosto); o chi proprio dalla assidua riessione sugli
scritti degli antichi e dalla continua esperienzia delle cose moderne ricava norme di inaudita spregiudicatezza
per l'agire politico (Machiavelli).
Un contributo molto signicativo verso la denizione delle"regole per la scrittura letteraria venne dalla traduzione, nel 1536, della Poetica di Aristotele, no a quel momento conosciuta solo indirettamente e in parte attraverso l'Ars poetica di Orazio. La traduzione suscit un immediato ma anche prolungato fervore di studi e di commenti, che tuttavia andarono in una direzione non del tutto
coerente con le intenzioni del losofo greco. Egli infatti
- come ben chiaro ai lettori attuali della Poetica (pervenuta in forma gravemente mutila) - non intese fornire
norme per la creazione letteraria, ma descrivere e organizzare quanto la letteratura greca aveva no a quel tempo
prodotto.
Le argomentazioni di Aristotele sui diversi generi letterari, sugli elementi che compongono il testo poetico, sugli scopi della letteratura e cos via vennero interpretate
dagli studiosi del Cinquecento come altrettante norme da
seguire in modo fedele per conseguire l'eccellenza in poesia. Secondo questa rigida impostazione, la poesia - nei
tre generi: epica, lirica e drammatica - doveva proporsi un ne educativo da raggiungersi attraverso il diletto
(nella versione oraziana miscere utile dulci).
La tendenza precettistica della letteratura conu ben presto con il riaermarsi del principio di autorit (ipse dixit)
nei vari campi della cultura e con le esigenze di un ritorno alla moralit e alla religiosit promosse dal Concilio

La seconda met del Cinquecento

Torquato Tasso

Un profondo mutamento delle funzioni dell'italiano volgare avvenne dalla ne del Cinquecento. A causa del
rallentamento degli scambi economici tra le varie citt
d'Italia ricominciarono a prender piede i dialetti locali,
mentre l'italiano venne relegato a funzione di linguaggio
di corte. Lo spirito della controriforma del Concilio di
Trento fece venir meno gli stimoli culturali innovatori
che avevano animato i cenacoli letterarii. La fondazione
dell'Accademia della Crusca nello stesso periodo cristallizz questa situazione nei secoli successivi, facendo della
lingua italiana una lingua articiale.
In questo quadro nascono le opere letterarie di Torquato
Tasso, il suo poema la Gerusalemme liberata si pu considerare sotto l'aspetto letterario frutto del manierismo, in

5.3

Ludovico Ariosto

25

cui gli strumenti espressivi erano una serie di pose arti- 5.2.1
ciose. L'italiano di ne Cinquecento una lingua profondamente diversa, nell'anima, da quella dei secoli passati.
Ce lo fa notare in alcune postille autografe Galileo Galilei confrontando l'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto,
e la Gerusalemme liberata: per Galilei il Tasso dice parole,
Ariosto cose. La lingua italiana che in origine era descrittiva e piena di contenuti diventa vuota espressione adatta
solo per fare melodie e canti.

5.2

Il Principe e il machiavellismo

Niccol Machiavelli

Frontespizio de Il Principe

Ritratto di Machiavelli

Figura rilevante del primo Cinquecento, Niccol Machiavelli. Egli fu cortigiano di Lorenzo il Magnico, nella famiglia medicea al potere in Firenze. La gura di
Machiavelli soprattutto collegata al suo lavoro lologico (esempio sui libri di Tito Livio), consacrandolo come rappresentante dello studio umanistico, ma anche al
suo pensiero politico, traendo spunto dallo studio per le
grandi opere storiograche dell'antichit, come Tucidide,
Senofonte, Polibio e Tacito. La versatilit culturale machiavellica riguardo alla politica presente sia nelle sue
opere saggistiche, che in quelle poetiche e teatrali, come
"La mandragola".

L'opera maggiore di Machiavelli "Il principe ", trattato di politica in cui, citando le maggiori opere antiche
sulla demagogia e il governo, dimostra il miglior metodo
governativo alle generazioni future. Nell'opera si fanno
anche riferimenti politici ad avvenimenti vicini all'epoca
dell'autore, come le lotte di Ludovico il Moro con Cesare
Borgia. L'opera collegata alla Guerra del Peloponneso
di Tucidide e alla Repubblica di Cicerone, nella quale
Machiavelli illustra i vari mezzi di governo, come la tirannia, la monarchia, l'oclocrachia, e inne la Repubblica.
Successivamente, dopo vari esempi, passa a descrivere la
gura ideale del principe, ossia di colui che in grado
di tenere in equilibrio tutte le forme di potere, e tutti i
suoi sudditi al governo. Maggiori temi trattati nell'opera
sono la fortuna, e la virt, caratteristiche inseparabili
tra loro, perch ognuna ha bisogno dell'altra al governo: la
prima ore le occasioni di potere, la seconda ha il metodo per carpirle e manovrarle nel miglior modo possibile.
Inne c' il terzo elemento: il carisma stesso del principe,
che deve fungere da strumento regolatore di esse, non essendo troppo feroce, n troppo mansueto con il popolo.
Con tale opera, nacque il termine machiavellico, che
delinea una persona completamente legata alla conquista
dei propri interessi mediante l'acuto uso della ragione e
della mente.

26

Frontespizio de Orlando furioso

5.3

Ludovico Ariosto

Ludovico Ariosto il maggior esponente della letteratura cortigiana nel Rinascimento, assieme a Torquato Tasso. Cortigiano del casato ferrarese, egli godette di notevole fama, no a ritirarsi, al termine della vita, in una
modesta villa. Egli rappresenta colui che ha garantito la
ripresa letteraria del vecchio genere del romanzo cavalleresco, scrivendo un poema in chiave eroicomica in cui
viene mostrata la societ di Carlo Magno nel massimo
dei suoi eccessi, intendendo criticare i costumi smodati
del suo tempo, dove sebbene ci siano i cavalieri e i codici
d'onore, qualsiasi azione e pensiero portata all'estremo,
no alla totale distruzione.

5.3.1

L'Orlando furioso

Opera maggiore di Ariosto lOrlando furioso, poema


che si rif ai romanzi cavallereschi del ciclo bretone e del
ciclo carolingio. Il poema ritratta ci che stato interrotto
da Matteo Boiardo nel suo 'Orlando innamorato '. La vicenda ambientata al tempo delle guerre di Carlo Magno
contro i Saraceni, e risulta essere una sorta di burla e di
processo di distruzione della gura carismatica e inessibile del cavaliere, votato alla castit, al rispetto, all'onore,
e alla fede. La bellissima principessa Angelica fa innamorare chiunque alla sua corte, mentre Carlo Magno prepara l'assedio. Anche il prode paladino Orlando rimane

IL SEICENTO

paralizzato e ouscato dall'infatuazione, ma quando scopre che la principessa lo tradisce con Medoro, impazzir,
perdendo il senno, che va a nire sulla Luna. Il poema intreccia innumerevoli vicende, tratte da vari miti e storie
dei popoli antichi, e il suo autore inserisce il personaggio di Angelica come gura del destino, capace di turbare anche gli spiriti pi forti: dichiarazione poetica di
mostrare la societ attuale, assai piena di incertezze, cos
come l'animo umano ricolmo di interrogativi. Il poema
porta al denitivo svuotamento dell'originario scontro tra
pagani e cristiani: la guerra, uno dei pochi li rossi che
possibile tracciare con facilit all'interno del poema, non
racchiude un'opposizione etica/ideologica tra due schieramenti come nella Chanson de Roland. Sulla dimensione epica comunque presente, se non altro come polarit dialettica (e basti considerare la prima ottava del poema), sinstaurano le innite vie del romanzo, delle quali la tecnica dell'intreccio immagine stilistica: al lone principale delle armi si mischiano gli amori, secondo un'operazione gi boiardesca. All'eroe epico destinato
alla vittoria proprio in quanto difensore di un'ideologica
superiorit rispetto al nemico si sostituisce il cavaliere innamorato del Boiardo, ma solo ad un primo superciale
livello. Ariosto non pu accontentarsi di arrivare a questo
punto, e infatti spinge il proprio punto di vista letterario a
complicare il meccanismo dell'innamoramento no al paradosso: da una parte portando Orlando alla pazzia, alla
condizione animalesca, a spogliarsi delle sue prerogative
di cavaliere; dall'altra riprendendo e assolutizzando l'idea
portante del romanzo medievale, il cavaliere alla ricerca
della propria identit, da ritrovare dopo una prova.

6 Il Seicento
6.1 La poesia
Il gusto barocco, col suo riuto del linguaggio ordinario
e il suo gusto per l'articioso e lo stravagante, trov un
campo di applicazione privilegiato nella lirica. Si tratta di
una vasta produzione senza capolavori.
Un posto di rilievo occupato dall'opera di Giambattista
Marino, tanto celebre da essere chiamato come poeta di
corte in Italia e a Parigi. Il suo testo maggiore, l'Adone, di
proporzioni enormi (quasi tre volte la Divina Commedia),
un poema antinarrativo, che si sviluppa per digressioni attraverso una rete di analogie che evocano la realt
sottoponendola, transitoriamente, alla curiosit di tutti i
sensi. Gi la sproporzione fra la trama esile e la dispersione senza ne delle immagini dice la distanza dai modelli
del Cinquecento. Marino port al limite estremo la gura
del letterato cortigiano che si avvale della sua penna per
ottenere vantaggi e gloria, e fece anzi dei riconoscimenti
del pubblico il criterio di validit estetica della sua opera.
Il suo culto della metafora e l'ingegnosit mostrata nel costruire concettini e arguzie lo resero un maestro per i lirici
del Seicento. Inoltre le qualit melodiche della sua poesia

6.2

Torquato Tasso

27

contribuirono allo sviluppo del melodramma e avrebbe- Egli, a dierenza di Ariosto, risente maggiormente delro trovato, nel Settecento, la continuazione migliore nelle la censura attuata dalla Controriforma. La sua vita toropere, certo non barocche nell'ispirazione, di Metastasio. mentata ne un esempio, ma lo ancora di pi il suo
La dissoluzione del genere epico narrativo in un gran- poema. Le tematiche arontate da Tasso nelle sue opere
de castello lirico un caso di quella anticlassica tenden- riguardano la fusione tra l'antico e il moderno, attraverso
za alla mescolanza dei generi che caratterizza il secolo. la visione cristianizzante della Chiesa sovrana.
Ad Alessandro Tassoni, gura di letterato dissacratore,
si deve il merito di aver creato (con La secchia rapita) 6.2.1 Aminta
il modello del genere eroicomico, un tipo di poema che,
a parte gli intenti parodistici, si struttura sull'alternanza La tragedia pastorale riprende i classici temi bucolici del
continuamente variata di serio e comico.
canone della Grecia antica. Con tale dramma, Tasso inA conclusione del secolo si ricorda l'opera di due poeti tende celebrare la potenza degli estensi, unendo il tempo
che ebbero fortuna nel Settecento per la tendenza a con- attuale a quello arcaico. La storia una tipica favola boservare il senso della misura e della razionalit classici- schereccia in cui la protagonista Aminta ha paura di un
stiche in opposizione al concettismo del Marino. Si tratta giovane pastore che la ama, ma viene rapita prima da un
anzitutto del savonese Gabriello Chiabrera, che si segna- mostruoso satiro, che cerca di violentarla, e poi crede, a
l e venne in seguito valorizzato per la sensibilit me- causa di un equivoco, che il suo amico, che ora ama, sia
trica. I suoi risultati migliori stanno nella struttura della morto. Il destino per permette ai due di unirsi.
canzonetta, congurata sul modello lirico di Anacreonte
e giocata su versi brevi, dalla musicalit lieve e scorrevole. L'altro poeta il ferrarese Fulvio Testi che, nella ri- 6.2.2 La Gerusalemme liberata
cerca di una poesia eroica, rifugg dal gusto sensuale della
L'opera di maggiori successo di Tasso la 'Gerusalemme
metafora barocca e predilesse parole brevi e solenni.
liberata', poema epico in cui il poeta mette al centro della storia non pi temi come la fondazione di una citt
(Virgilio), o la lotta tra due civilt per la supremazia, o
6.2 Torquato Tasso
le varie peregrinazioni di un eroe (Omero). L'intento di
Tasso di gloricare in tutto e per tutto il potere sacro
della Chiesa e di Cristo nel mondo intero. La storia riguarda le vicende della Prima crociata, in cui il cavaliere
Goredo di Buglione, comandante di tutto l'esercito, riceve la visita dell'Arcangelo Gabriele che gli ordina di
assediare Gerusalemme, per liberare il Santo Sepolcro
dalla mano degli infedeli musulmani. Il personaggio di
Goredo rappresenta la credenza religiosa indistruttibile, mentre il soldato Tancredi risulta essere l'esatto opposto: la gura dell'eroe che si smarrisce nel suo percorso, e che deve ritrovare la retta via. Egli combatte per la
causa cristiana, ma nisce per invaghirsi della soldatessa
saracena Clorinda, che si traveste da uomo nei combattimenti, per poi mostrarsi nella sua natura, ricambiando
l'amore di Tancredi, senza che questi conosca il suo segreto. L'idea di scrivere un'opera sulla prima crociata
mossa da due obiettivi di fondo: raccontare la lotta tra pagani e cristiani, di nuovo attuale nella sua epoca, e raccontarla nel solco della tradizione epica-cavalleresca. Sceglie
la prima crociata in quanto un tema non cos ignoto al
tempo da lasciar pensare che fosse inventata, ma anche
adatto all'elaborazione fantastica.
Il tema centrale epico-religioso. Tasso cercher di
intrecciarlo con temi pi leggeri, senza per sminuire
l'intento serio ed educativo dell'opera. Nel poema si intrecciano due mondi, l'idillico e l'eroico.
Il centro dell'opera l'assedio di Gerusalemme difesa da
valorosi cavalieri. Da un lato i principali cavalieri cristiani
Frontespizio della Gerusalemme liberata
tra cui Tancredi e Rinaldo dall'altro il Re Aladino, ArganTorquato Tasso risulta essere il secondo maggior espo- te, Solimano e Clorinda. Una serie di vicende si intreccianente del Rinascimento, a servizio della Corte Estense. no nell'opera e ci sar sempre il dualismo tra Bene e Male,

28

IL SEICENTO

e sebbene ci sia anche qui la magia, l'intervento sovrumano dato da Cielo ed Inferno, angeli e demoni, intrecciate con suggestioni erotico-sensuali. Il poema ha una
struttura lineare, con grandi storie d'amore, spesso tragiche o peccaminose; come se il tema dell'amore sensuale,
sebbene contrapposto a quello eroico, fosse necessario e
complementare ad esso.

6.3

La prosa in lingua

Paolo Sarpi, Istoria del Concilio tridentino, 1935

Francesco Guicciardini

Rispetto alla preziosit articiosa della poesia, la prosa


manifesta un maggiore interesse per l'attualit e la vita
degli uomini e comporta alcune delle sperimentazioni pi
interessanti del secolo. Nel corso del Seicento si diuse
il romanzo in prosa che, anche quando ambientato in
luoghi esotici o fantastici, riproduce ambienti contemporanei riconoscibili e predilige tematiche erotiche e sensuali. Uno di questi romanzi quell'Historia del cavalier
perduto (1634) di Pace Pasini (1583-1644) che il critico
Giovanni Getto ha voluto indicare come il manoscritto
trovato da Manzoni e riscritto nei Promessi sposi. I romanzieri furono numerosi e godettero di buona fama anche all'estero. La lingua impiegata era ormai italiana, cio
sovraregionale. E il romanzo fu uno dei generi che accrebbero il numero dei lettori. Il risvolto pi estroso della
prosa barocca si ha con Il cane di Diogene (pubblicato postumo nel 1689) del genovese Francesco Fulvio Frugoni
(1620 ca.1684 ca.), pastiche in cui si combinano vari argomenti, e che ha come modelli la satira menippea e gli
autori che la riproposero (Petronio, Luciano, Rabelais).

nel controllo della produzione e della trasmissione culturale, ne fecero uno strumento importante del proprio intervento nella societ per denire comportamenti e scelte. E alcuni dei risultati migliori della prosa del Seicento
si devono al padre Daniello Bartoli, autore dell'Historia
della Compagnia del Ges, oltre che di molte opere devozionali. La sua capacit di conciliare precisione e articio avrebbe destato anche l'ammirazione di Giacomo
Leopardi.
Nell'ambito della prosa il Seicento pu vantare
un'importante produzione storiograca che si ispirava alla linea politico-diplomatica della Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini. L'opera pi importante del
secolo probabilmente l'Istoria del concilio tridentino del
frate veneziano Paolo Sarpi. L'opera, edita a Londra nel
1619 (in Italia solo nel 1689-90) venne subito inserita
nell'Indice dei libri proibiti per la battaglia condotta
dall'autore contro il sistema ecclesiastico in nome del
valore autonomo delle strutture statali.

Tra la ne del Cinquecento e il Seicento proliferarono gli scritti sulla politica che ponevano al centro
dell'attenzione gli interessi dell'organismo statale (il concetto della 'ragion di stato'). E per riettere sui meccaLa prosa barocca era un prodotto della cultura laica della nismi del potere dispotico vennero recuperati il pensiero
prima generazione barocca; ma poi i gesuiti, impegnati di Machiavelli e l'opera storica di Tacito. L'interesse per

6.5

Il teatro

29

questo storico (tacitismo) trova espressione anche nella


traduzione, che rivaleggia per concisione con l'originale
latino, della sua opera per mano di Bernardo Davanzati
(1529-1606). Fra i trattatisti politici si segnalano i nomi
di Ludovico Zuccolo (1568-1630), Paolo Paruta (15401598), Traiano Boccalini e del gesuita Giovanni Botero,
che pubblic il trattato politico pi famoso del tempo,
Della ragion di stato (1589).
A anco della trattatistica politica si svilupp sul fronte
letterario una trattatistica barocca, per precisare, approfondire e sistemare sul piano teorico e in termini retorici
la grande avventura del nuovo gusto. Uno dei primi testi
quello dell'emiliano Matteo Peregrini (1595 ca. - 1652);
ma il testo pi importante Il cannocchiale aristotelico
(1654) del torinese Emanuele Tesauro (1592-1675): le
innite possibilit combinatorie della metafora divennero in lui un modo per celebrare la ricchezza della realt e
la superiorit del tempo presente sul passato.

6.4

La prosa dialettale

In parallelo alla prosa in lingua, nel Seicento ebbe un sensibile sviluppo la letteratura dialettale, per il peso delle
tradizioni locali o per gusto bizzarro. Si tratta pur sempre
di letteratura prodotta dall'alto, ma capace di registrare
aspetti della vita popolare. letteratura che in ogni caso
non ambisce a porsi come alternativa a quella nazionale
e accetta quindi la posizione subalterna. Le prove dialettali pi interessanti e corpose sono quelle napoletane, ma
vanno registrate quelle romanesche (il poema Meo Patacca, 1695, di Giuseppe Berneri), quelle bolognesi, quelle
veneziane e quelle milanesi. Quella napoletana legata ai
nomi di Giulio Cesare Cortese (1575-1627), che si dedic soprattutto alla poesia, e di Giambattista Basile, noto
soprattutto per Lo cunto de li cunti (1634), cinquanta abe
destinate ai piccoli e scritte in una lingua manipolata in
modo assai personale. Un posto a s occupa il bolognese
Giulio Cesare Croce, la cui fama legata a Le sottilissime astuzie di Bertoldo (1602) e a Le piacevoli e ridicolose
semplicit di Bertoldino (1608), che hanno nutrito a lungo
l'immaginario popolare, e che esprimono valori moderati
e l'accettazione della scala sociale.

6.5

Il teatro

Una delle costanti della cultura barocca il senso della


teatralit della vita, connesso a quello della vanit della
stessa. Da qui lo sviluppo del teatro e delle sue tecniche.
Si crearono nuovi generi non pi corrispondenti alle forme classiche (dalla tragicommedia, al melodramma, alla
Commedia dell'Arte) e nuove professioni legate al teatro, come quella dell'attore, e venne ssata la forma della
sala teatrale, con la separazione degli spazi destinati alla
scena e agli spettatori. La vitalit del teatro nel Seicento
va ben oltre quella dei testi drammatici, che sono modesti
in Italia rispetto all'Europa: in Francia (Corneille, Racine,

Maschera di Arlecchino

Molire), in Spagna (Lope de Vega, Pedro Caldern de la


Barca), in Inghilterra (Shakespeare e il teatro elisabettiano) abbondano grandi testi, a fronte dei quali l'Italia pu
vantare poco. Ma l'Italia tra Cinque e Seicento vide nascere, svilupparsi e passare poi in Europa forme teatrali
fortemente spettacolari non dipendenti dal controllo della
parola. Un caso quello della Commedia dell'Arte, teatro
profano del corpo e della maschera. un teatro di professionisti che, organizzati in compagnie girovaghe, comunicano con la bravura tecnica e l'espressivit del corpo,
improvvisando con la parola sulla base di intrecci e scene tipiche. Gli attori indossano la maschera per tipizzare qualit psicologiche o regionali del personaggio, e anche il linguaggio impiegato nella comunicazione orale
spesso una mescolanza di forme regionali di aree contigue, un plurilinguismo stereotipato. La prima compagnia
di comici professionisti si form a Padova nel 1545. Le
compagnie girovaghe, che raggiungevano il popolo pi
comune nei centri pi disparati e anche pi piccoli, ebbero particolare successo nel Seicento e per buona parte del
Settecento. Un altro caso quello del dramma per musica (per il quale in seguito si sarebbe utilizzato il termine
melodramma). Tutto aveva preso avvio nel tardo Cinque-

30

7 IL SETTECENTO

cento dalla sperimentazione della Camerata de' Bardi, e il


primo melodramma fu la Dafne del poeta Ottavio Rinuccini, rappresentato a Firenze nel 1598. La produzione pi
ricca si ebbe a Venezia con la costruzione di teatri pubblici a pagamento e a Roma, dove gli ambienti ecclesiastici diedero vita a un teatro morale o basato sulla storia
sacra. In mancanza di norme denite, il genere assunse
forme varie, e nel processo evolutivo il testo drammatico assunse forme sempre pi schematiche no alla sua
subordinazione alla musica. La commedia letteraria continu nel Seicento con nuove forme e intrecci destinati a
nalit moraleggianti. I centri di produzione pi importanti furono Napoli, Firenze e Roma. Qui si svilupp, alla
ne del Cinquecento, un tipo di commedia semplice che
riproduceva in forme letterarie gli schemi narrativi della Commedia dell'Arte. La tragedia, con attenzione alla
politica e alle riessioni sulla ragion di stato, indulgeva
a un gusto truce e violento secondo il modello del latino
Seneca. Lo scrittore pi autorevole di questo genere fu il
piemontese Federico Della Valle.

7
7.1

Il Settecento
L'et dell'Illuminismo

Francia, mentre una serie di guerre, dette di successione,


vede cambiare il panorama politico e le aree di dominazione.
L'Italia dominata al nord dagli Austriaci, che, in seguito alla pace di Aquisgrana del 1748, si sostituiscono alla
dominazione spagnola; al sud dalla dinastia francese dei
Borboni.
La Sardegna , invece, unita al Piemonte e si costituisce il
Regno di Sardegna, governato dalla dinastia dei Savoia.
La presenza straniera si fa comunque meno pressante e
gli Stati italiani godono di una maggiore libert.
Nella seconda met del Settecento, si aerma in
Inghilterra la Rivoluzione industriale: si dionde cio un
nuovo modello di produzione delle merci, basato sulla
fabbrica, dove si esegue il lavoro grazie all'uso di nuovi macchinari, che sfruttano l'energia prodotta dal vapore.
Le prime installazioni sono i telai a vapore, che incrementano la produzione e, di conseguenza, allargano la disponibilit sul mercato delle merci, con enormi conseguenze
sul settore economico, ma anche sociale e politico.
Si aerma denitivamente il potere economico e, quindi,
anche sociale della borghesia, che basa la propria supremazia sulla propriet dei mezzi di produzione, come le
fabbriche, e la capacit di gestire il denaro. Essa, in contrapposizione all'aristocrazia delle corti, ormai decadente
e impoverita, aerma la propria visione del mondo e i
propri valori, legati all'intraprendenza e al guadagno.
Il conitto sociale e culturale tra la nuova classe in ascesa
e l'antica aristocrazia di sangue provoca alla ne del secolo la Rivoluzione francese, nel 1789, in cui il concetto
stesso di potere monarchico entra in crisi, con la diusione di valori nuovissimi come la libert, l'uguaglianza e
la fraternit.
Anche in campo losoco il primato spetta alla Francia:
il Settecento infatti il secolo dei philosophes, ossia gli intellettuali che sostengono il razionalismo come base della
conoscenza. Le cose, la realt, la natura sono comprensibili con il solo aiuto della ragione. Questo fa s che si attribuisca sempre maggiore importanza alle capacit della
ragione umana.
I philosophes sono i fondatori dell'Illuminismo o losoa dei lumi: la ragione la luce che si apre nel buio
dell'ignoranza e della superstizione e supporta la nuova
scienza sperimentale che contrappone la libera ricerca intellettuale ai dogmi della religione.
L'Illuminismo trover un'espressione politica nella Rivoluzione francese. Accanto ai valori gi citati, il Settecento regaler all'Europa i principi fondamentali della
tolleranza religiosa e del cosmopolitismo.

Tra le maggiori scuole letterarie del secolo non possiamo non citare l'Arcadia, un'accademia letteraria fondata a Roma nel 1690 da Giovanni Vincenzo Gravina e
da Giovanni Mario Crescimbeni aancati da artisti opeMonumento a Carlo Goldoni in Campo S. Bartolomeo a Venezia ranti nei centri culturali urbani pi evoluti d'allora: da
Paolo Coardi (di Torino) a Jacopo Vicinelli (di Roma),
Il Settecento un secolo di grandi trasformazioni. In passando per il pi importante intellettuale italiano del
Europa si assiste al predominio culturale e politico della '700: Pietro Metastasio. Questi letterati, promuovevano,

7.2

Carlo Goldoni

31

Dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria

con l'appoggio della Curia romana, l'antibarocchismo e la


restaurazione classicistica (Arcadia il nome di un'antica
regione della Grecia, dove, secondo la tradizione letteraria, i pastori, vinta la durezza della vita primordiale, vivevano felici, in semplicit). I soci del circolo fondarono
sezioni in tutta Italia. Il classicismo cui essi si rifanno soprattutto quello di Petrarca, ma anche quello di Poliziano
e Lorenzo il Magnico.

7.2

Maschera di Colombina

barue comiche tra maschere, ma situazioni reali, in cui


la maschera ha un piccolo, seppur ruolo fondamentale di
accompagnamento.

Carlo Goldoni

Goldoni assai conosciuto nella letteratura italiana teatrale, per essere stato un innovatore del genere, portando
le classiche commedie degli equivoci nella societ intera. Infatti prima di ci, esistevano loni tipici territoriali (Venezia-Milano-Ferrara-Napoli), in cui la Commedia
dell'Arte aveva le sue maschere predilette. Goldoni ha
cercato di imborghesire il teatro, inserendo le maschere
comiche di Arlecchino e Pantalone non pi come padroni
della scena, ma come servitori dei protagonisti borghesi. L'intenzione di Goldoni era di creare un teatro sociale nuovo, alla pari di Molire, e di mostrare i vizi e le
piccolezze della societ italiana media al mondo tramite dialoghi in prosa (e non pi dialettali), che riuscissero chiaramente comprensibili ad un vasto pubblico. Di
qui la tesi della teoria goldoniana del teatro e del mondo, sul cui palcoscenico non vengono pi rappresentate

7.2.1

La locandiera

Il testo teatrale goldoniano di maggiori fortuna "La locandiera", che ritratta tematiche amorose gi incontrare
nei suoi primi testi. La vicenda riguarda completamente
il ruolo che ha la donna nella societ veneziana settecentesca, e di come lei, conoscendo le debolezze dell'uomo,
riesca a controllare ciascuno di essi. Mirandolina la direttrice di una locanda vicino Firenze, dove arrivano un
marchese, un conte e un cavaliere (quest'ultimo misogino). Mirandolina non si accontenta di avere in suo pugno
gli altri due pretendenti, ma si lancia una sda: riuscire
a far innamorare di s il cavaliere, e poi ingannarlo. Mirandolina dunque rappresenta il potere segreto che ha la
donna, che riesce ad uscire nei momenti meno opportuni,
e a distruggere qualsiasi megalomania tipica dell'uomo.

32

7 IL SETTECENTO

7.3

Tra il Settecento e l'Ottocento

7.4

Il Purismo

Mentre le passioni politiche pi scottanti imperversavano, e mentre i pi brillanti uomini di genio nella nuova scuola classica e patriottico erano puristi all'altezza
della loro inuenza, una questione stata sollevata una
collezione purista del linguaggio. Nella seconda met del
XVIII secolo, la lingua italiana era particolarmente piena di espressioni francesi. C'era grande indierenza di
tematiche, ancora di pi l'eleganza di stile. La prosa doveva essere restaurata per il bene della dignit nazionale,
e si riteneva che questo non poteva essere fatto, se non
tornando agli scrittori del XIV secolo. Uno dei promotori della nuova scuola stato Antonio Cesari di Verona, che ha ripubblicato autori antichi, e ha fatto uscire
una nuova edizione, con aggiunte del Vocabolario della
Crusca. Ha scritto una tesi Sopra lo Stato non presente
della lingua italiana, e ha cercato di stabilire la supremazia del toscano e dei tre grandi scrittori: Dante Alighieri,
Petrarca e Boccaccio. In forza di tale principio ha scritto
diversi libri, prendendo la briga di copiare i trecentisti il
pi fedelmente possibile. Ma il patriottismo in Italia ha
sempre avuto qualcosa comune in s stesso; cos a questa
supremazia toscana, proclamata e sostenuta da Cesari, si
oppose una scuola lombarda, basata sui precetti del trattato dantesco sull'eloquenza volgare. Gli intellettuali della
scuola lombarda erano Vincenzo Monti e Giulio Perticari. La disputa sul linguaggio ha preso il suo posto accanto a dispute letterarie e politiche, soprattutto su Dante,
e tutta l'Italia ha preso parte in essa: Basilio Puoti a Napoli, Paolo Costa in Romagna, Marco Antonio Parenti
a Modena, Salvatore Betti a Roma, Giovanni Gherardini in Lombardia, Luigi Fornaciari a Lucca, e Vincenzo
Nannucci di Firenze.
Un patriota, classicista e purista tutto in una volta stato
Pietro Giordani, nato nel 1774; rappresentava quasi un
compendio del movimento letterario del tempo. Tutta la
sua vita stata una battaglia per la libert. Lesse autori
greci e latini e i trecentisti italiani; ha lasciato solo pochi
scritti, ma erano accuratamente elaborati quanto a stile,
e la sua prosa stata molto ammirata a suo tempo. Con
Giordani si chiude l'epoca letteraria dei classicisti.

7.5

I preromantici

7.6

Giuseppe Parini

La gura di spicco della rinascita letteraria del XVIII secolo fu Giuseppe Parini. Nato in un villaggio longobardo
nel 1729, stato istruito a Milano, e da giovane era conosciuto tra i poeti arcadici con il nome di Darisbo Elidonio.
Anche come arcadico, Parini ha mostrato originalit. In
una raccolta di poesie ha pubblicato a 23 anni, sotto il nome di Ripano Eupilino, il poeta mostra la sua facolt di
prendere le sue scene di vita reale, e nei suoi pezzi satirici

Giuseppe Parini

espone uno spirito di aperta opposizione al proprio volte.


Queste poesie, anche se derivato, indicano una risoluta
determinazione a sdare le convenzionalit letterari. Miglioramento ci fu sulle poesie della giovinezza: si mostr
un innovatore nei suoi testi, riutando al tempo stesso petrarchismo, il Seicentismo e l'Arcadia, le tre malattie che
pensava aveva indebolito l'arte italiana nei secoli precedenti. Nel Odi la nota satirica gi sentito, ma esce pi
forte a Il giorno, in cui si immagina di essere insegnante
di un giovane milanese patrizie tutte le abitudini e modi
di vita galante; si fa vedere tutte le sue frivolezze ridicoli,
e con delicata ironia smaschera le futilit delle abitudini aristocratiche. Dividendo il giorno in quattro parti, il
Mattino, il Mezzogiorno, il Vespero, e la Notte, egli descrive le minuzie di cui sono stati fatti, e il libro assume
quindi grande valore sociale e storico.
Come artista, andando subito al forme classiche, che aspirano ad imitare Virgilio e Dante, apr la strada alla scuola
di Vittorio Aleri, Ugo Foscolo e Vincenzo Monti. Come un'opera d'arte, il Giorno meraviglioso per la sua
delicata ironia. Il versetto ha nuove armonie; a volte un
po 'dicile e rotto, come protesta contro la monotonia
arcadico.

7.6.1

Il Giorno

Opera maggiore pariniana. Scritto in endecasillabi sciolti,


mira a rappresentare in modo satirico, attraverso l'ironia
antifrastica, l'aristocrazia decaduta di quel tempo. Con

7.8

Ugo Foscolo

33

esso inizia di fatto il tempo della letteratura civile italiana.


Il poemetto era inizialmente diviso in tre parti: Mattino,
Mezzogiorno e Sera. L'ultima sezione venne in seguito
divisa in due parti incomplete: il Vespro e la Notte. Ecco
come Parini suddivideva la giornata ideale del suo pupillo,
il giovin signore, appartenente

7.7

Vittorio Aleri

Foscolo

per la successione del trono ebraico, mentre infuria la battaglia tra il popolo di Dio e i Filistei. La tragedia si concentra sui complessi e originali aspetti psicologici dei due
protagonisti: David e Saul. David incarna l'eroe vittorioso
e valoroso, mentre Saul il buon regnante, che per pecca
di tracotanza senza nemmeno accorgersene, arrivando a
cadere nella pazzia, tormentato dall'ossessione di vedere
il proprio trono rubato da David, che si innamora di sua
glia.
Aleri

Patriottismo e classicismo sono i due principi che hanno


ispirato la letteratura di Vittorio Aleri. Adorava l'idea
della tragedia greca e romana della libert popolare in armi contro la tirannia. Ha preso i soggetti delle sue tragedie
della storia di queste nazioni (e dai rispettivi tragediogra) e ha fatto i suoi antichi personaggi parlano come rivoluzionari del suo tempo. La scuola arcadica di cui era
rappresentante, con la sua prolissit e banalit, stata tuttavia respinta dal pubblico. Il suo obiettivo era quello di
essere breve, conciso, forte e amaro, a mirare al sublime
in contrasto con gli umili e pastorale. Ha salvato la letteratura da vacuit arcadiche, conducendolo verso un ne
nazionale, e si armato di patriottismo e classicit.
7.7.1

Saul

cos che Saul si trova a combattere, in perenne uttuazione tra due passioni opposte. Egli non riesce pi ad
essere contemporaneamente padre e re vincente. Il suo
un io disgregato, incapace di ritrovare l'unit. Questo
aspetto in particolare fu analizzato dall'allievo di Freud
Jung nell'analisi degli archetipi. proprio un percorso
verso l'unit di Saul, quello che si compie lungo i cinque
atti della tragedia. Saul passa attraverso i sentimenti pi
contrapposti mentre si avvicina man mano la sua ultima
meta: il suicidio. Sar per un suicidio eroico il suo. Egli
trover nalmente la sua integrit attraverso una rinuncia
radicale: uomo che riuta la vita, padre che rinuncia alla
glia, re che rinuncia al suo popolo che cade. Ma ritrova
un'immagine denitiva e coerente che nessuno potr annullare. cos che la rinuncia va letta come un supremo
possesso: con la morte Saul espia i suoi eccessi sanguinosi e tirannici, rinuncia alla glia dandogli una prova di
oerta d'amore, intesa come vero possesso.

Ogni tragedia di Aleri, tranne alcune, sono versioni italiane di quelle di Eschilo, Sofocle ed Euripide. Poche 7.8 Ugo Foscolo
sono invece opere originali, come il Saul, tratto dai
Libri delle Cronache e dal Secondo libro di Samuele del- Ugo Foscolo rappresenta il preromanticismo italiano.
la Bibbia, nel quale si narra la battaglia tra Saul e Davide Trovandosi in un periodo dicile per l'Italia, il poeta si

34

alle con Napoleone Bonaparte, vedendo in lui l'eroe che


avrebbe salvato il Paese dalla distruzione e dall'ignoranza
politica e culturale. Dopo la delusione, avendo visto i
progetti di Napoleone andati in fumo con l'emanazione
dell'editto sui Cimiteri, Foscolo and come esule in Inghilterra, e vi mor. Scrisse per i lettori inglesi alcuni saggi
sul Petrarca e sui testi di Boccaccio e di Dante.

7.8.1

Ultime lettere di Jacopo Ortis

8.1 Il Romanticismo
Nella prima meta dell'Ottocento si dionde in Europa il
movimento culturale noto come Romanticismo. Le idee
romantiche nascono in Germania propagandosi dal movimento dello Sturm und Drang. Le idee romantiche vengono fatte conoscere grazie alla rivista Athenaeum fondata
dai fratelli Friedrich e Wilhelm August von Schlegel. Le
idee romantiche trovano adesione in Francia e Inghilterra.
I romantici rivalutano il sentimento, la passione e la libert. Riavvertono il bisogno di Dio. Si sente un profondo legame con la natura. Da qui atteggiamenti come
il pessimismo, vittimismo ma anche il ribellismo ovvero la voglia di ribellarsi a ogni vincolo morale, ma anche
lo slancio eroico e passionale. I principali autori italiani
del Romanticismo sono Giacomo Leopardi e Alessandro
Manzoni. Invece la poetica di Ugo Foscolo meriterebbe di essere distaccata sia dal Romanticismo che da stili
precedenti ed essere analizzata di per s.

Ispirato a "I dolori del giovane Werther" di Goethe, Foscolo converte la vicenda nel gusto patriottico italiano. Il
protagonista un giovane lombardo che spera nel cambiamento del Paese con la venuta di Bonaparte. Nel frattempo si innamora di una ragazza, per promessa ad un pomposo e grezzo proprietario terriero, Odoardo. Con il fallimento delle sue illusioni, dacch Napoleone tratta l'Italia
come una provincia (dopo la vittoria ad Arcole), e dopo
lo sposalizio della sua amata con Odoardo, Jacopo si uccide. Il romanzo scritto in forma epistolare, riprendendo
lo schema goethiano. Foscolo stato uno dei primi ad in- 8.2
trodurre tale genere nel suo tempo. Il tema tipicamente
preromantico, dacch Foscolo, essendone il precursore,
sogna un riscatto dell'Italia, che non avverr immediatamente, oppressa dalla Francia e dall'Austria. Nel romanzo
egli raccoglie tutti i tipici sentimenti che saranno presenti nel Romanticismo, come lo sturm und drang, lo slancio
emotivo, la violenza patriottica, e l'amore per la natura e
il passato classico.

7.8.2

L'OTTOCENTO

Alessandro Manzoni

Dei sepolcri

Il secondo maggior lavoro di Foscolo la poesia Dei sepolcri, basata sull'editto di Saint Cloud di Napoleone. Il
poeta in quattro sezioni celebra il passato italico, partendo dal concetto di non venerare troppo i morti, dopo la dipartita, con sfarzose tombe, seguendo poi con l'elenco dei
migliori poeti e scrittori italiani sepolti nella Basilica di
Santa Croce a Firenze, narrando inne l'importanza della
sepoltura, anch permanga il ricordo, citando l'esempio
omerico della morte di Ettore. I temi principali oscillano
dal materialismo al preromanticismo.

L'Ottocento
Ritratto di Manzoni ad opera di Francesco Hayez

L'Ottocento italiano in ambito letterario scandito da tre


Manzoni (1785-1873) considerato il padre del roprincipali correnti letterarie:
manzo italiano, nonch della lingua, assieme a Dante
Alighieri. Egli, vissuto a Milano, risente di vari cor "Romanticismo"
renti letterarie: dal giansenismo al romanticismo e agli
ideali della rivoluzione francese, no alla conversione al
"Verismo-Naturalismo"
cristianesimo. Nelle sue opere giovanili presente anche
il pensiero illuminista, essendo nipote di Cesare Beccaria.
"Decadentismo".
La fama di Manzoni dovuta al patriottismo, e alla crea-

8.2

Alessandro Manzoni

35

zione uciale della lingua italiana, nonch del romanzo


storico.
8.2.1

La questione della lingua e del romanzo


storico

Una scena de Il conte di Carmagnola

Quando scrisse "I promessi sposi ", Manzoni compose tre


versioni (una nel 1823, con titolo dierente, una seconda,
corretta in parte nel 1827 ventisettana, e l'ultima nel
1840: la quarantana). Manzoni lavor molto sul piano
linguistico, pi che stilistico. Il problema di Manzoni era
infatti l'uso del linguaggio, essendovi vari idiomi italiani
raggruppati in quattro settori: il lombardo, il orentino,
il napoletano e il siciliano. Manzoni, studiano Dante e i
maggiori scrittori italiani, decide di adottare la prosa romanza del volgare toscano, pi unitario e facilmente comprensibile in tutta la penisola. Quanto al fatto di trovare
un nuovo genere per il romanzo, egli lesse l' "Ivanhoe "
di Walter Scott, e decide di comporre un'opera ambientata nel passato, ma che fosse d'esempio per la generazione attuale, inserendo episodi non assai dissimili a quelli
della situazione storica del suo tempo. Un esempio la
dominazione dell'Austria nell'Italia ottocentesca, che nel
romanzo appare sotto la gura seicentesca di Don Rodrigo, signorotto spagnolo.
Fonti principali manzoniane per la documentazione riguardo al periodo storico scelto (1628-1630), e alla descrizione della peste di Milano, furono le cronache di
Giuseppe Ripamonti.
8.2.2

La questione della tragedia italiana

In qualit di romantico, Manzoni aveva letto il trattato


di Madame De Stael, che invitava gli italiani a comporre
nuovi generi, tralasciando le ricopiature dei classici greci
e latini. Il modello proposto era Shakespeare, ma Manzoni trov l'ostacolo delle regole di Aristotele, espresse
nella sua "Poetica", ossia la presenza dei personaggi in
un'unica sala, la durata di non oltre 24 ore, e l'assenza di
coro. Traendo spunto da Schlegel e dai saggisti tedeschi,

Busto di Aristotele: Manzoni si oppose alle regole della poetica aristotelica, rispettate nei secoli in Italia, per le quali non si
riusciva a trovare un nuovo genere che dierisse dal classico

Manzoni inizi ad elaborare la sua tesi della tragedia storica, cos come fece in base al romanzo, intendendo raccontare storie italiane del passato, ma che fossero intese attraverso un'occhiata al presente. Le uniche tragedie
manzoniane sono "Il conte di Carmagnola" e l'"Adelchi".

8.2.3

Adelchi

La tragedia ambientata al tempo di re Carlo Magno in


lotta con i Latini. Alla corte dei Longobardi, il principe
Adelchi vede che la sorella Ermengarda stata ripudiata da Carlo Magno, come dono di alleanza e matrimonio. Adelchi cos si vede costretto a schierarsi da parte
dei Longobardi, o dei Franchi, e la sua scelta risulta assai
dicile. Mentre Adechi combatte contro i Franchi, Ermengarda spera che Carlo cambi idea, ma invece costui
si sposa nuovamente. I temi della tragedia, oltre al fatto
della storicit, riguardano con un nuovo occhio quelli della tragedia classica, ossia l'espiazione dei peccati di una
famiglia da parte dei gli, del tutto innocenti ed estranei ai mali dei loro genitori. Figura interessante quella
di Ermengarda, eroina romantica che si interroga sul suo
destino ed appare tormentata, no a giungere al passionale atto di suicidio, a causa della pazzia causatale dalla
notizia delle nuove nozze di Carlo Magno.

36

L'OTTOCENTO

avere dei gli.

Renzo

Frontespizio de I promessi sposi

8.2.4

I promessi sposi

Il romanzo storico ambientato nel 1628, presso il lago


di Como. I contadini Renzo Tramaglino e Lucia Mondella sono innamorati, e vorrebbero sposarsi con l'aiuto
di Don Abbondio (che lo nega), ma sono osteggiati dal
prepotente nobile Don Rodrigo, che costringe i due a rifugiarsi da Padre Cristoforo. Costui propone a Renzo di
andare nella grande Milano, mentre Lucia andr in un
monastero a Monza. Di qui le varie peripezie dei due sposi, sempre assillati da Don Rodrigo, e dal suo compare
l'Innominato, no a giungere alla peste di Milano. Renzo
conosce i tumulti di Milano per il prezzo del pane, e scopre la complicazione politica e i suoi sotterfugi, venendo
anche ingannato dall'apparente bonario Antonio Ferrer,
mentre Lucia si abbandona alle grazie della monaca di
Monza, che la vende a Don Rodrigo. Portata nel castello
dell'Innominato, Lucia riesce a fare breccia nel suo cuore,
e costui, dopo anni di delitti, coglie l'occasione della visita del Cardinale Federico Borromeo per pentirsi e fare
del bene, aiutando Lucia a sfuggire da Don Rodrigo.

Lucia

I personaggi del romanzo Come disse Italo Calvino,


la struttura dei personaggi binaria, in quanto ciascuna
gura preponderante ha un suo opposto, cos come la gerarchia di essi, che rappresenta il potere e l'umilt di una
Tuttavia scoppia la peste, e sia Renzo, Lucia che Don Ro- stessa cosa. Un esempio Don Rodrigo che incarna il
drigo vengono contagiati. Sebbene i due riescano a guari- potere corrotto, mentre l'Innominato il potere buono.
re, Don Rodrigo muore, assistito da Frate Cristoforo nel
lazzaretto e dal nemico Renzo, che lo perdona. Tornati al
Renzo - Don Rodrigo: vittima (eroe cercatore) e
borgo natio, Renzo e Lucia nalmente posso sposarsi ed
oppressore (eroe negativo)

8.3

Ippolito Nievo e Le confessioni di un italiano

37

Lucia: eroina paziente, che agisce in luoghi chiusi, e


cerca aiuto nella fede

meschine, come la relazione amorosa con il brigante Egidio, che uccide la suora che un giorno li scopre insieme.
Per Manzoni tale personaggio, dopo il riuto della fede
Fra' Cristoforo - Don Rodrigo: potere buono contro (sebbene sia stata imposta con forza ad essa), non pu
potere corrotto
pi redimersi, ed condannato a vivere nell'oblio.
Fra' Cristoforo - Federico Borromeo: Chiesa povera
e pura che si allea con la Chiesa potente e saggia
Don Abbondio - Monaca di Monza: Chiesa povera
e corrotta e Chiesa potente a corrotta
Don Rodrigo - L'Innominato: potere corrotto e
potere corrotto che trova il riscatto nale.
I protagonisti del romanzo sono i primi, con Manzoni, a simboleggiare l'entrata in scena del popolo nella
letteratura italiana, e non pi dei ricchi e dei nobili. Renzo e Lucia sono tuttavia poveri con un animo umile, ma
anche nobile, pieno di buoni valori. Scelta condivisibile
di Manzoni, giacch lui aveva aderito pienamente al Romanticismo, e dunque si era distaccato dai classici temi
del pre-romanticismo e del classicismo, rappresentando
la vita normale, anzich quella oziosa dei ricchi. Anzi, i
ricchi nel romanzo simboleggiano in gran parte il vizio
e la corruzione, nonch l'ingiustizia, contro cui gli umili
devono combattere. La fede cattolica, del resto, la forza
spirituale romantica che circonda tutto il libro, e che porta i protagonisti ad andare avanti, avendo ducia in Dio,
che in grado di cambiare le situazioni e gli accadimenti avversari. La fede manzoniana tuttavia collegata alla
losoa di Blaise Pascal, ossia al giansenismo, nel quale Dio qualcosa che va cercato, e che non facilmente
manifesto a tutti, sebbene presente.
I personaggi del romanzo che incarnano la fede sono divisi in due gruppi: Don Abbondio e la Monaca, che simboleggiando la Chiesa corrotta, che inganna il popolo,
mentre Fra' Cristoforo e Federico Borromeo incarnano
la Chiesa pura. Fra' Cristoforo inoltre appare come un tipico personaggio romantico, al pari di Ermengarda, che
continuamente tormentato nel suo processo religioso,
giacch dal giovane era noto come un arrogante nobile
milanese, che comp un delitto d'onore, e che poi si rifugi in convento. Frate Cristoforo non riesce mai a raggiungere la pazienza e la concordia con s stesso, perch
spesso incline all'ira, come nell'esempio in cui scongiura
Don Rodrigo di lasciare stare Lucia.
Altra gura di spicco la Monaca di Monza, la quale rappresenta un atto di denuncia di Manzoni nei confronti della fede assunta con la forza. Ciascun personaggio manzoniano infatti, tranne Don Rodrigo (che inscena
il cattivo per natura), ha il suo comportamento in base
all'educazione e ai traumi ricevuti in giovent. La monaca ha subito la monacazione forzata sin da bambina, per
volere del padre, e sebbene abbia tentato di fuggire,ogni
tentativo stato vano. Da qui il termine la sventurata rispose. Inoltre il processo del destino, legato alla fede, fa
in modo che la Monaca, con l'atto iniziale di entrata prematura in convento, cada in azioni sempre pi tragiche e

8.3 Ippolito Nievo e Le confessioni di un


italiano
Il secondo grande romanzo patriottico italiano, nonch
romanzo storico vero e proprio che rappresenta il connubio del dialetto toscano colle altre lingue italiane, l'opera
di Ippolito Nievo. Nievo fu un soldato che partecip alle battaglie dei Mille di Giuseppe Garibaldi, e che mor
prematuramente aogato.
La sua opera narrata in prima persona, all'inizio, e racconta, in maniera quasi auto-biograca, le vicende di un
giovane eroe italiano, che sogna l'Italia unita, e lascia
la ragazza che ama e il suo borgo per partecipare alla
spedizione dei Mille.
I temi sono:
il tema patriottico presente e sorretto da un senso religioso del dovere che si esprime nel sacricio della giovinezza
e della vita.
L'amore inteso come trasporto dei sensi e passione sublime nel contempo. La Pisana l'espressione della passione genuina che ha in s la sua redenzione (dierente posizione da quella di Manzoni). Esprime inoltre una
rivolta contro il moralismo cattolico-conformista.
Il tema storico-evocativo (il castello di Fratta, la caduta
di Venezia, l'incontro con Napoleone Bonaparte, ecc.)
basato su una salda fede e su una costante e rinnovata
speranza nel riscatto della patria.[74]
La gura della Pisana una riuscita rappresentazione di
gura femminile: frivola, incostante, capricciosa, angelo
e peccatrice insieme, ma profondamente legata a Carlino,
pronta a sacricarsi a lui quando necessario.

8.4 Giacomo Leopardi


Leopardi, nato nel 1798 e morto nel 1837 considerato il
maggior poeta dell'Ottocento italiano e una delle pi importanti gure della letteratura mondiale, nonch una delle principali del romanticismo letterario. inizialmente sostenitore del classicismo, ispirato alle opere dell'antichit
greco-romana, ammirata tramite le letture e le traduzioni
di Mosco, Lucrezio, Epitteto ed altri, approd al Romanticismo dopo la scoperta dei poeti romantici europei, quali Byron, Shelley, Chateaubriand, Foscolo, divenendone
un esponente principale, pur non volendo mai denirsi
romantico. Le sue posizioni materialiste derivate principalmente dall'Illuminismo si formarono invece sulla lettura di loso come il barone d'Holbach[75] , Pietro
Verri e Condillac[76] , a cui egli unisce per il proprio
pessimismo.

38

Leopardi

8.4.1

L'OTTOCENTO

non ha pi valori, e ha perduto il senso di coraggio e di


virt dei grandi personaggi della classicit. Compiendo
azioni virtuose e passionali, l'uomo dovrebbe riconquistare la felicit. Leopardi tuttavia si rese conto, studiano
il materialismo, che l'uomo assai lontano da Dio, cos come Dio lontano dalle sue creature, e che l'uomo
sempre portato, in quanto carne, a desiderare qualcosa,
che tuttavia non potr mai appagarlo totalmente, dacch,
dopo averla posseduta, sempre spinto da continue ricerche e desideri a trovare qualcosa che appaghi la sua
sete, senza mari arrivare all'eterna felicit. Leopardi sostiene che la felicit si possa raggiungere soltanto da morti, e che sia qualcosa di eternamente opposto allo schema
dell'universo, dominato dalla crudele Natura, che ha creato la vita, ma che la fa sorire indicibilmente da millenni.
Nasce cos il pessimismi cosmico, dove Leopardi alla
continua ricerca della felicit, e potr trovarla soltanto se
l'uomo riuter il progresso del secolo attuale, falso portatore di allegria e buoni propositi, e si unir ai suoi fratelli contro la natura, sorendo no alla morte naturale,
raggiungendo la felicit.

Materialismo e pessimismo leopardiano


8.4.2

Canti pisano-recanatesi

L'opera pi importante di Leopardi, nel contesto poetico, sono i Canti, che si uniscono agli Idilli. Sono una
grande raccolta di poesie, che abbracciano le tre fasi del
pessimismo leopardiano. La prima fase composta da inni e odi che trattano temi eroici, come All'Italia, Ad
un vincitore nel gioco del pallone. La seconda fase dominata dai canti composti a Recanati, quelli pi importanti tra i quali "L'innito", Il passero solitario ", "Il sabato del villaggio" e "A Silvia". In questa fase si delinea
il pessimismo cosmico: il rapporto morboso e conittuale del poeta con la Natura matrigna, e delle sventure nel
campo amoroso. Leopardi ha elaborato il suo pessimismo
cosmico, sull'infelicit totale della vita, e sull'impotenza
dell'uomo di cercare illusioni, e di nascondersi dietro il
velo del progresso, e delle nuove scoperte. In tali poesie inoltre primeggia il tema del materialismo, e dell'antiromanticismo.
Nella terza fase il poeta, dopo il passaggio dei componimenti del "ciclo di Aspasia ", passa a "La ginestra", dove
riepiloga, descrivendo l'operato del Vesuvio, tutta la tragedia della vita umana, paragonandola ad una semplice
ginestra. Leopardi consiglia al genere umano di comportarsi come il ore, che cresce nei luoghi pi impervi, ma
che sa resistere tenacemente alle distruzioni della natura,
per rigenerarsi.
Frontespizio dei Pensieri leopardiani

8.4.3

Operette morali

Inizialmente Leopardi, studiando Rousseau e interrogandosi sulla condizione infelice umana, svilupp un primo
pessimismo, il cosiddetto pessimismo storico, che poi
diventer il pessimismo cosmico. Il primo pessimismo,
secondo Leopardi, dovuto alla condizione umana che

L'opera in prosa maggiore di Leopardi sono le Operette, dialoghi satirici, ispirati a quelli di Luciano di Samosata, in cui Leopardi presenta il suo manifesto di poetica:
l'avversione contro la natura, lo scetticismo per i tentativi dell'uomo di rendersi felice, e la presa di coscienza

8.4

Giacomo Leopardi

39
tuttavia induce a pensare e a riettere, facendo scaturire
il desiderio della felicit. Il ricordo ci che l'uomo possiede nella mente, grazie al quale riesce a catturare tutti i
momenti felici del passato, e che pu far rivivere soltanto
con il cervello, permettendogli di arontare le soerenze.

8.4.5 Movimento degli scapigliati

Manoscritto de l Innito

della vanit dell'esistenza umana. Di particolare rilevanza sono i dialoghi de La scommessa di Prometeo, nel
quale il titano fa una scommessa con Zeus, dicendogli che
avrebbe trovato sulla Terra un uomo felice. Dopo tre tentativi, Prometeo pagher la scommessa, perdendola. O
nel Dialogo della Natura e di un islandese, nel quale
un giovane dell'Islanda (terra ritenuta all'epoca assai lontana dal mondo) si trova dinanzi alla Natura: una donna
simile ad una statua, enorme, brutta e massiccia, a cui accusa tutti i mali del mondo. La Natura replica che lei non
ha colpa delle soerenze umane, perch tutto segnato Luigi Capuana
dal destino dell'esistenza, che si ada puramente al caso.
L'islandese si allontana scoraggiato, e muore nel deserto. La Scapigliatura fu un movimento artistico e letterario
sviluppatosi nell'Italia settentrionale a partire dagli anni
sessanta dell'Ottocento; ebbe il suo epicentro a Milano e
8.4.4 Lo Zibaldone
si and poi aermando in tutta la penisola. Il termine, che
si impose nel corso degli anni cinquanta dell'Ottocento,
Si tratta di un enorme diario personale, nel quale Leo- la libera traduzione del termine francese bohme (vita da
pardi annota dal 1817 tutti i suoi pensieri e riessioni ri- zingari), che si riferiva alla vita disordinata e anticonforguardo il suo sistema losoco. I temi trattati sono: la re- mista degli artisti parigini descritta nel romanzo di Henri
ligione cristiana, la natura delle cose, il piacere, il dolore, Murger Scnes de la vie de bohme (1847-1849).
l'orgoglio, l'immaginazione, la disperazione e il suicidio, Gli scapigliati erano animati da uno spirito di ribelliole illusioni della ragione, lo stato di natura del creato, la ne nei confronti della cultura tradizionale e il buonsenso
nascita e il funzionamento del linguaggio (con anche di- borghese. Uno dei primi obiettivi della loro battaglia fu il
verse annotazioni etimologiche), la lingua adamica e pri- moderatismo della cultura uciale italiana. Si scagliaromitiva, la caduta dal Paradiso, il bene e il male, il mito, la no sia contro il Romanticismo italiano, che giudicavano
societ, la civilt, la memoria, il caso, la poesia ingenua languido ed esteriore, sia contro il provincialismo della
e sentimentale, il rapporto tra antico e moderno, l'oralit cultura risorgimentale. Guardarono in modo diverso la
della cultura poetica antica, il talento, e, insomma, tutta realt, cercando di individuare il nesso sottile che legala losoa che sostiene e nutre la propria poesia.
va quella sica a quella psichica. Di qui il fascino che il
Le situazioni arontate con pi interesse sono il dolo- tema della malattia esercit sulla loro poetica, spesso rire e il ricordo. Per Leopardi infatti il dolore la causa ettendosi tragicamente sulla loro vita che, come quella
delle soerenze, nonch la vera natura di esse. Il dolore dei bohmiens francesi, fu per lo pi breve.

40

L'OTTOCENTO

La Scapigliatura - che non fu mai una scuola o un movimento organizzato con una poetica comune precisamente
codicata in manifesti e scritti teorici - ebbe il merito di
far emergere per la prima volta in Italia il conitto tra artista e societ, tipico del Romanticismo europeo: il processo di modernizzazione post-unitario aveva spinto gli intellettuali italiani, soprattutto quelli di stampo umanista,
ai margini della societ, e fu cos che tra gli scapigliati si
diuse un sentimento di ribellione e di disprezzo radicale
nei confronti delle norme morali e delle convinzioni correnti che ebbe per la conseguenza di creare il mito della
vita dissoluta ed irregolare (il cosiddetto maledettismo).
Negli scapigliati si forma una sorta di coscienza dualistica (una lirica di Arrigo Boito si intitola appunto Dualismo) che sottolinea lo stridente contrasto tra l'"ideale
che si vorrebbe raggiungere e il vero, la cruda realt,
descritta in modo oggettivo e anatomico. Si sviluppa cos
un movimento che richiama innanzitutto i modelli tipicamente romantici tedeschi di E. T. A. Homann, Jean
Paul, Heinrich Heine, e francesi, in special modo Charles
Baudelaire.
Il termine scapigliatura venne utilizzato per la prima
volta da Cletto Arrighi (pseudonimo di Carlo Righetti)
nel romanzo La Scapigliatura e il 6 febbraio (1862).
Grazia Deledda

8.5

Tra Ottocento e Novecento

8.6

Il verismo

Il Verismo (o realismo) un movimento letterario che


si dionde in Italia nell'ultimo trentennio dell'Ottocento
dietro la spinta di un analogo movimento francese, il
Naturalismo. Carattere fondamentale del Naturalismo
il ritorno alla natura che si esprime attraverso la composizione di opere letterarie che hanno come argomento la
realt umana e sociale (anche quella pi umile, penosa e
sgradevole), rappresentata con rigore scientico, in modo
cio del tutto oggettivo, distaccato.
I veristi italiani riprendono i principi del Naturalismo
francese calandoli per in una situazione storica diversa. In Italia, infatti, l'industrializzazione che ha investito
l'Europa in particolare l'Inghilterra e la Francia, solo
agli inizi, per lo pi la raggiunta unit politica ha aggravato problemi gi esistenti, come il profondo divario tra
regione e regione e la netta separazione tra il Nord e il
Sud. Nasce, infatti, proprio in questi anni la cosiddetta
questione meridionale, che per molti aspetti ancor oggi
irrisolta. Il Verismo acquista cos un carattere giornalistico, nel senso che gli scrittori analizzano e descrivono nelle
loro opere le proprie realt regionali in tutta la loro crudezza e drammaticit, con toni a volte decisamente pessimistici. I caratteri fondamentali del Verismo si possono
cos sintetizzare:

Giovanni Verga

rappresentazione di una precisa realt umana e sociale in modo obiettivo, quasi"fotograco"; l'opera
letteraria viene ad assumere quindi l'aspetto di un
documento oggettivo;

8.7

Giovanni Verga

41

narrazione impersonale dei fatti, senza interven- il secondo pi imborghesito per "Mastro-don Gesualdo ",
ti (giudizi, considerazioni personali, partecipazio- che rappresenta il secondo maggior libro dell'incompiuto
ne emotiva) da parte dell'autore che rimane cos ciclo dei Vinti.
completamente estraneo alla vicenda;
utilizzo di un linguaggio semplice e diretto che, do- 8.7.1
vendo riettere il modo di esprimersi della gente
umile, comprende anche espressioni tipiche delle
parlate regionali.

I Malavoglia

I maggiori rappresentanti del Verismo italiano sono


senz'altro Giovanni Verga, Luigi Capuana e Matilde Serao. Tuttavia secondo alcuni critici sembrerebbe aderire
a questi modi anche Grazia Deledda, anche se questi si
trovavano in dicolt nel collocarla tra Verismo o Decadentismo; in eetti la scrittura della Deledda merita un
discorso a parte.

8.7

Giovanni Verga

Il faraglione di Aci Trezza nel lm di Luchino Visconti

Giovanni Verga rappresenta il grande ritorno della Sicilia


nel campo della letteratura italiana. Egli attraversa due
periodi: il romanticismo e il verismo. Nel primo periodo Verga si limita a scrivere opere che riguardano il
Risorgimento italiano, che non avranno molto successo.
Il passaggio tra i due movimenti letterari segnato dal
romanzo "Storia di una capinera", nella quale gi si delinea la triste condizione di impotenza dei personaggi delle
varie classi sociali della Sicilia ottocentesca di Catania.
Con il romanzo "I Malavoglia", e la novella "Rosso Malpelo", Verga compie il balzo al verismo. Lo stile di Verga si basa in parte su quello di Flaubert e Zola, soltanto
che compie il processo della regressione, in quanto deve
essere creata una forma inerente al soggetto. Inoltre ci
che viene rappresentato, mostrato nella sua cruda realt,
senza omissioni (ad esempio la condizione di vita dei poveri e ricchi siciliani, e la loro parlata dicilmente comprensibile). Il processo di regressione di Verga mostrato
attraverso non solo il comportamento dei personaggi, ma
anche tramite il narratore, che cambia in base alla materia
trattata: uno stile basso per i pescatori dei Malavoglia,

Frontespizio dei Malavoglia

La vicenda ambientata dopo l'Unit d'Italia, nel borgo


siciliano di Acitrezza. Una famiglia di pescatori, capeggiata da Padron 'Ntoni, cade in fallimento, dopo che una
tempesta ha distrutta la barca Provvidenza, e il carico di lupini da vendere, una parte dei quali doveva essere distribuita allo Zio Crocisso. I Malavoglia stentano
a risollevarsi dal fallimento, e accadono gravi disgrazie,
come la morte di alcuni familiari (il glio di 'Ntoni con
la tempesta, e Luca quando va a fare servizio militare).
Rimane 'Ntoni, nipote di Padron 'Ntoni, che anzich aiutare la famiglia, si lascia distruggere dalla depressione,
distruggendo la sua onorabilit.
Il romanzo il manifesto di Verga del verismo, nel quale dichiara che la condizione sociale, nella straticazione
dei ceti, non pu essere cambiata, come ad esempio il desiderio del Malavoglia di diventare veri commercianti di
pesce. Occorre che la situazione rimanga la stessa, perch, per volere naturale, immutabile. Il romanzo inoltre
mostra temi di sconforto nei confronti dell'Unit, dacch
il Sud Italia stato abbandonato a s stesso, senza futuro. Infatti Verga si mostra ostile al progresso delle indu-

42

L'OTTOCENTO

strie del nord, dove 'Ntoni vorrebbe andare, a lavorare a


Milano. Padron 'Ntoni rispecchia tutti i sacri valori della
famiglia siciliana, composti di obblighi e di proverbi infallibili, ma che cedono dinanzi al cambiamento improvviso della societ, dei giovani, che desiderano abbandonare la famiglia-guscio, simbolo di protezione, e di andare
a perdersi nelle grandi citt.
8.7.2

Mastro-don Gesualdo

Il secondo romanzo della saga dei Vinti, ripercorre le


vicende di un muratore: Mastro Gesualdo Motta, che
giunge a Catania per sposarsi con la nobile Bianca Trao,
caduta in disgrazia. Il popolo di Catania vede come un
nemico Mastro-don Gesualdo, un uomo che lavora i mattoni, e pretende di essere un ricco signore. Nel frattempo Gesualdo crea una gabbia d'oro attorno a lui, odiando
tutti, e temendo che ciascuno possa rubargli i suoi possedimenti. Acquista tutte le terre di Catania, e vive nel lusso, venendo odiato per anche dai suoi familiari. Infatti
costringe sua glia a sposare il Duca de Leyra, sebbene
lei ami un modesto artista. Quando giunge la vecchiaia,
Don Gesualdo troppo debole, e si ammala di cancro,
morendo nell'indierenza di tutti.
I temi si concentrano in una radicalizzazione e universalizzazione del programma del ciclo dei Vinti. Il protagonista, che sale di condizione sociale (un borghese latifondista), cerca come i Malavoglia di scalare la sua classe,
e di diventare un nobile. Tuttavia il popolo catanese gli
rinfaccia sempre la sua condizione di misero muratore,
mentre la malattia mentale di Gesualdo dell'amore folle
per la roba, lo portano all'autodistruzione.

Federico De Roberto

Principe Giacomo, che riuscito a spodestare il fratello, e che non si accorhe che il fratellastro Don Blasco, in
punto di morte, lascia i suoi beni al fratellastro Carmelo.
Consalvo nel frattempo si avvicina alla carriera politica
di Montecitorio, dacch suo zio lo invita ad appassionarsi del potere al parlamento, essendo il futuro, cos spietato
che distrugger anche la stessa nobilt. Nel frattempo il
8.8 Federico De Roberto
Principe Giacomo, sempre pi potente ma ormai vecchio,
La fama di De Roberto nota per essere considerato il inizia ad ammalarsi, e l'odio enorme che i parenti portano
successore di Verga. Siciliano anche lui, oper con Ver- per lui nisce per schiacciarlo, e muore solo, senza che il
ga e Luigi Capuana nel movimento degli scapigliati, ade- glio Consalvo, diventato deputato, lo perdoni.
rendo successivamente al naturalismo, e al verismo. La Il romanzo include molti dei temi veristi, come
sua opera pi famosa I Vicer, che molti considerano l'ossessione per qualcosa. Nei romanzi verghiani erano il
essere il continuo del terzo romanzo incompiuto da Verga potere del commercio e della roba, nel romanzo di De
del ciclo dei Vinti.
Roberto il potere vero e proprio sul popolo.
8.8.1

I Vicer

Nella Sicilia del 1853, la nobile famiglia degli Uzeda vede morire la Contessa Teresa. Il glio Giacomo intende
appropriarsi di tutti i possedimenti di famiglia, ma met
vanno al fratello Raimondo. Giacomo sconvolto e arrabbiato, perch ha sempre odiato la madre, e sfoga la sua
rabbia sul glio Consalvo, che tratta sempre male. Quando Giacomo esce dal seminario, ormai stata proclamata
l'Unit d'Italia e torna a Catania, nel Palazzo Uzeda, per
amministrare i beni di famiglia. Tuttavia i continui litigi
con il padre guastano anche il potere e la solidit dei rapporti di famiglia. Molti familiari vengono comandati dal

8.9

Giosu Carducci e il neoclassicismo

Il tema maggiore delle opere di Carducci l'Italia: il poeta, infatti, spesso si lamenta dell'Italia della seconda met
dell'Ottocento, dicendo che si scordata dei valori della
vecchia Italia e di quelli del Risorgimento.
Altro argomento importante nella poetica di Carducci
sono i ricordi e le memorie dell'infanzia. La lingua che
egli usa nella sua poesia rigida, colta e legata alla tradizione latina, ma non per questo familiare ed incomprensibile: spesso trasmette sensazioni tramite le suggestive
immagine che il poeta riesce ad evocare.

8.11

Giovanni Pascoli

8.9.1

Le Odi barbare e il pensiero carducciano

43

Copertina delle Odi barbare

Il libro rappresenta il tentativo da parte di Carducci di


riprodurre la metrica quantitativa dei Greci e dei Latini
con quella accentuativa italiana. I due sistemi sono decisamente diversi, ma gi altri poeti prima di lui si erano
cimentati nell'impresa, dal Quattrocento in poi. Egli pertanto chiama le sue liriche barbare perch tali sarebbero
suonate non solo ad un greco o ad un latino, ma anche a
molti italiani.[78]
Assieme alle Rime, il libro pi rilevante del poeta. Tra
le poesie che rispecchiano il suo programma di poetica vi
sono Pianto antico e Alla fermata della stazione. La prima
poesia dedicata al piccolo Dante, suo glio, morto prematuramente. Carducci usa moltissime metafore e termini che si collegano alla poesia classica greca, nonch ai
carmi di Catullo e di Orazio. Tra queste c' il melograno,
che rappresenta la fertilit, la vita, e dunque la resurrezione dopo la morte.
La seconda poesia mostra l'ostilit di Carducci verso il
progresso e le nuove macchine meccaniche, come appunto una locomotiva. Il poeta descrive il rombo, il rumore
e gli sbu della macchina, paragonandola con varie metafore e similitudini ad un mostro mitologico, che non
fa altro che disturbare la gente e rovinare la quiete della
natura.

Luigi Pirandello

periodo i poeti e gli scrittori si sentono estranei da un


mondo che considerano materialista. Partecipano al senso di decadenza morale della loro epoca. Sentono che solo l'intuizione e la sensibilit, il sentimento, possano farli penetrare nei misteri della vita e farli distaccare dal
materialismo. Per questo la loro poesia libera, leggera, carica di signicato e simbologie. I principali autori italiani di questo periodo sono Giovanni Pascoli, Italo
Svevo e Luigi Pirandello. Il principale interprete del decadentismo Gabriele D'Annunzio, molto coinvolto nella vita politica del tempo, noto per le sue poesie e la
Purtroppo il pensiero carducciano, che nel suo tempo ri- letteratura molto ridondante, retorica ed elaborata.
sultava essere un passo indietro della letteratura verso il
passato, incontrarono l'ostilit del pubblico, e anche della
critica. Infatti la corrente letteraria in voga di quel tem- 8.11 Giovanni Pascoli
po era appunto il versimo, e successivamente Carducci
venne rivalutato con il decadentismo, sebbene per poco Il poeta romagnolo il primo rappresentante del
decadentismo italiano, assieme a Gabriele D'Annunzio.
tempo.
Avendo vissuto una vita tranquilla e mite, in solitudine, circondato solo dalle sue sorelle, Pascoli pot in ma8.10 Il Decadentismo
niera notevole riuscire a carpire i movimenti letterari
del suo tempo, tra i quali il decadentismo, giungendo
Il Decadentismo una corrente artistico-letteraria che si anche a dare una connotazione impressionistica ai suoi
sviluppa nei primi anni del Novecento. Durante questo componimenti.

44

Francobollo di Fiume ragurante Gabriele D'Annunzio

L'OTTOCENTO

Come accaduto per altri grandi raccolte, a cominciare


dal Canzoniere di Petrarca, essa si estende per quasi tutto
l'arco della produzione poetica dell'autore, cos che la storia compositiva di Myricae si pu dire coincida con lo sviluppo stesso della coscienza poetica di Pascoli. Per queste
ragioni, l'identicazione di una unit strutturale della raccolta non pu essere che il risultato di una interpretazione
che prenda in considerazione, accanto alla lettura dei testi, gli eventi e le esperienze psicologiche che segnarono
l'esistenza del poeta.
Il saggetto da lui scritto sul Fanciullino, mostra il suo programma di poetica: il poeta deve avere lo spirito di un fanciullo, che ancora non conosce tutte le cose del mondo,
e guarda qualsiasi elemento della natura con occhi curiosi, e grande slancio di passione per quella novit. Il poeta
inoltre deve usare un linguaggio puro, senza artici, che
usi metafore, per far comprendere solo al lettore ci che
si nasconde di simbolico. Per Pascoli il poeta deve essere
una sorta di veggente, che in grado di comunicare i misteri della natura, e di decriptare il suo linguaggio visivo
con le parole della poesia.
Temi frequenti nelle poesie pascoliane sono il linguaggio ornitologico (costituito dall'anafora, dall'onomatopea
e dalla sinestesia), con cui Pascoli fa parlare gli animali
che descrive (spesso uccelli), nonch l'uso di termini che
si avvicinino il pi possibile al suono di tuoni, gorgoglii
del mare e dei umi, e parole che riportino le immagini visive di maggior livello impressionista, come lampi,
squarci nel cielo, lucciole notturne.

L'ammasso aperto delle Pleiadi (M45), nella costellazione del


Toro. Pascoli lo cita col nome dialettale di Chioccetta ne Il gelsomino notturno. La visione dello spazio buio e stellato uno dei
temi ricorrenti nella sua poesia

Secondo gruppo di temi pascoliani riguarda il luogo familiare. Dato che Pascoli sin da ragazzo sub il trauma
Giovanni Pascoli
della morte violenta del padre, della madre, di una sorella e di un fratello, molte delle sue poesie (X agosto) sono
composte da temi che invitano il poeta stesso ad avere 8.11.1 Myricae e l'impressionismo pascoliano
ducia solo e soltanto nel nido familiare, e di stare lontano
dal mondo sconosciuto, incerto e pericoloso. La sua meIl titolo della raccolta poetica, pubblicata nel 1891, trat- tafora del nido lo vede come uno roveto adorno di spine,
to da un verso delle Bucoliche di Virgilio, in cui sono ci- dentro cui per c' un cespuglio pieno di ori. Il cesputate le tamerici.
glio il nido, e le spine il mezzo di difesa della roccaforte

8.12

Gabriele D'Annunzio

45

contro le insidie del mondo.


Altri temi cari al poeta sono quelli della madre morta,
a cui il poeta vorrebbe tanto ricongiungersi, ma con cui
pu comunicare soltanto con la poesia, e il sogno. I sogni
pascoliani, cos come la casa familiare, sono circondati dall'andare dei morti e degli spiriti dei parenti defunti
prematuramente. Il poeta, dialogando con essi, si sente a
suo agio, e di nuovo protetto, specialmente accanto allo
spirito della madre.
Un tema che negato, ma solo accennato nelle poesia di
Pascoli, l'amore. Il poeta, non essendo stato mai sposato in vita sua, e non avendo avuto mai alcuna relazione
sentimentale, sembra quasi non sapere cosa sia tale sentimento, e quasi lo riuta apertamente. Questa una delle caratteristiche del fanciullino-veggente pascoliano, che
deve rimanere assolutamente puro da ogni tentazione
del mondo, intento nel suo connubio tra poesia bucolica
(riguardante situazioni terrene), e poesia cosmica (che
riguarda gli elementi del cielo: il sole, la luna, le stelle).
La struttura formale coincide nelle sue linee portanti con
i grandi temi strutturali della raccolta: innanzitutto, il
dialogo tra l'io del poeta e la realt esterna, costituita dal piccolo mondo mitizzato delle cose di natura, Ritratto di D'Annunzio
col loro carico di signicati altrettanto simbolici, con un
frequente senso del mistero.
Due elementi principali: l'evocazione e contemplazione
della morte (il punto di vista soggettivo della poetica del
dolore e del ricordo).
Se si vuole trovare una traccia dell'evoluzione stilistica
del poeta nella complessa opera di strutturazione di Myricae, questa non pu che essere data dall'evoluzione della sua lingua poetica; dai primi componimenti, anteriori
al 1891, no a X agosto e Canzone d'aprile, Pascoli sviluppa quella capacit del poeta-fanciullo di scoprire, sotto le maglie sempre pi tte delle convenzioni sociali, la
lingua delle cose, lingua che si esprime attraverso la visione di ci che esse sono in s stesse; una visione che
non interpretazione storica, ma l'essenza stessa del loro
essere.

8.12 Gabriele D'Annunzio


Il poeta abruzzese rappresenta l'altra faccia del
decadentismo, pi legata alla letteratura francese e
all'estetismo di Oscar Wilde. La vita di D'Annunzio fu
un susseguirsi di peregrinazioni e viaggi, e specialmente
di situazioni paradossali e simboliche, atte a creare
un'immagine pubblica di grande uomo e cesellatore della
poesia e della parola, che immediatamente il pubblico
italiano am. La sua vicenda di superuomo infatti
molto legata al comportamento che, nel fascismo, Benito
Mussolini assunse.

Ritratto di D'Annunzio in veste di Principe di Montenevoso

8.12.1 Il piacere e l'estetismo dannunziano


Il romanzo Il piacere risulta il primo dei Romanzi della Rosa, pubblicato nel 1889 Per D'Annunzio fu l'inizio
del successo, giacch l'opera mostra il suo programma di

46

L'OTTOCENTO

estetismo. D'Annunzio crea la gura del dandy italiano,


cos come fece Wilde ne Il ritratto di Dorian Gray, giovane di buona famiglia atto all'assaporare la bella vita, a ricordare il glorioso passato letterario e all'amore dell'arte.
L'esteta dannunziano sempre un nobile che venera il
principio dell' arte per arte: che l'arte qualcosa di insuperabile e di irraggiungibile, che vale ancora di pi della stessa vita umana, e che assolutamente da celebrare
con lo stile ricercato, e le parole auliche e rare. L'esteta
dannunziano inoltre deve ricercare una compagna con cui
condividere il suo piacere di vivere, e il suo amore per
l'arte, che purtroppo andr a nire nella rottura di tale
rapporto, non essendoci per l'esteta dannunziano alcuna
donna (se non la fmme fatale), in grado di misurarsi con
lui.
Il romanzo ambientato a Roma: il nobile abruzzese Andrea Sperelli si lascia con la sua amata Elena Muti, gi
promessa sposa ad un altro. L'opera compie un ampio
ashback, in cui narra come Sperelli incontra Elena, e
di come giunga a lotta con il suo danzato. Portato a
Francavilla al Mare per essere curato, Andrea compone
un ampio sonetto, simbolo del suo amore per l'estetismo,
e si innamora di Maria Bianchi, con cui ha una relazione tormentata, specialmente quando giunge nuovamente
a Roma, nel Palazzo Zuccari. Il triangolo amoroso tra Andrea, Elena e Maria non pu funzionare a lungo, perch
Elena si concentra di pi sulla relazione con il suo promesso sposo, mentre Andrea, non potendo staccarsene,
arriva addirittura a chiamare Maria con il nome di Elena.
La relazione di Andrea con entrambe si rompe, quando
si accorge che il suo periodo di gloria sta iniziando a svanire: la casa di Elena viene venduta all'asta, a causa dei
ritardi di pagamento, e Andrea non pu far altro che restare a guardare la plebaglia che si appropria degli oggetti
di lusso.

Il Duomo di Guardiagrele descritto nel Trionfo della morte

di nobili decaduti e di streghe che ingannano gente superstiziosa. Il ricco Giorgio Aurispa giunge nel borgo montano di Guardiagrele, perch il padre ha sperperato tutti
i beni familiari, e vive in dissoluzione in una villa, con la
sua giovane amante. Giorgio rimane impotente dinanzi
alla miseria della sua famiglia, e decide di scappare verso
il mare Si rifugia in una villetta a San Vito Chietino, raggiunto dalla sua amata Ippolita, contemplando le macchina da pesca della costa dei Trabocchi, e scrivendo poesia
appassionate. Giorgio assai amareggiato dall'ambiente
selvaggio della natura adriatica abruzzese, e dalla gente
che si ada alla superstizione e al potere di false fattucchiere; invece Ippolita sembra esserne assai aascinata,
essendo donna di citt.
L'occasione per Ippolita di assistere ad una scena di comunione naturale morbosa degli abruzzesi con la natura e lo spirito, avviene durante un pellegrinaggio a
Per molti aspetti tale romanzo stato giudicato come il Casalbordino, al Santuario della Madonna dei Miracoli.
primo ad avere come protagonista il cosiddetto inetto (che Giorgio rimane terricato dalla scena dei poveri e degli
ammalati che si umiliano no a diventare delle bestie per
sar presente in Italo Svevo).
ricevere la grazia, mentre Ippolita stupefatta e divertita.
Giorgio allora inizia a pensare che lei sia una nemica,
8.12.2 Il trionfo della morte e il superomismo piuttosto che la sua compagna, e si uccide con lei.
dannunziano
Con Il trionfo della morte, D'Annunzio inscena la gura del superuomo nietzschiano, che unisce alla gura
dell'esteta gi annunciata ne Il piacere. L'esteta superuomo rappresenta il venerante dell'Arte per eccellenza in
D'Annunzio, che alla ricerca sempre di una compagna,
ma che vede il popolo e la borghesia come una minaccia
per il suo mondo d'oro. La massa viene infatti sempre rappresentato come ente negativo, brutto e orripilante, che
alla ne vincer contro gli intenti dell'esteta-superuomo,
essendo cambiata la moda, ed essendo concessa ad essa
la possibilit di espressione.

8.12.3 La poesia delle Laudi del cielo, della terra, del


mare e degli eroi

Con il ciclo delle Laudi, il poeta pescarese aerma il genere poetico del decadentismo. I cinque libri del ciclo
intendono celebrare l'unione e la comunione panica del
poeta con la natura, ma anche con le gesta storiche degli eroi italiani, e con l'universo intero. D'Annunzio usa
la massima forma di stile ricercato, raggiungendolo nel
libro Alcyone (es. La pioggia nel pineto), in una continua
euforia di amore e di visioni con la compagna Eleonora
Duse. Altre tematiche sono le citazioni di grandi poeti,
Pubblicato nel 1894, Il trionfo della morte ambientato come Dante e Petrarca, e la messa in scena del suo sconinizialmente a Roma, ma successivamente nell'Abruzzo forto verso la morte imminente, che giunge a rovinare la
selvaggio dell'Ottocento, di contadini e cafoni arricchiti, bellezza delle situazioni descritte, e del suo stupore e at-

8.12

Gabriele D'Annunzio

47
sono cantate venticinque Citt del silenzio (Ferrara, Ravenna, Pisa, ecc.), simbolo del passato glorioso dell'Italia;
nella quarta si trovano il Canto di festa per Calendimaggio e il famoso Canto augurale per la Nazione eletta, che
inamm di entusiasmo i nazionalisti, e chiude il libro.
Alcyone Il terzo libro, Alcione, fu pubblicato assieme
al secondo e contiene per acquisito giudizio il meglio del
D'Annunzio poeta (La pioggia nel pineto, La sera esolana, Stabat nuda Aestas, I pastori, Meriggio, Le stirpi
canore, La tenzone e vari ditirambi). Esso un unico e vasto poema solare, che ragura l'estate trascorsa dal poeta con la compagna Ermione (Eleonora Duse)
sulla costa della Versilia. In essa il superuomo si fonde
totalmente con la natura, divenendone parte (panismo
dannunziano).

Ritratto di Gabriele D'Annunzio

Merope - Canti della guerra d'oltremare Il quarto libro, Merope, raccoglie i canti celebrativi della conquista
della Libia e della guerra italo-turca in Dodecaneso, composti ad Arcachon, e pubblicati dapprima sul Corriere della Sera e poi in volume nel 1912. Si tratta di una nuova
divagazione sul tema patriottico e nazionalista e sul mito di Roma. Nota La canzone dei Dardanelli, inizialmente censurata per alcuni versi ritenuti oensivi verso
l'imperatore Francesco Giuseppe d'Austria.

trito verso essa. Molti miti dell'antica Grecia inoltre sono


rielaborati per permettere lo slancio poetico dannunziano Asterope - Inni sacri della guerra giusta Il quinto libro, incluso nelle Laudi dopo la morte di D'Annunzio,
nei componimenti.
fu in realt concepito come parte di esse. Racconta
l'esperienza del poeta nella prima guerra mondiale e le
Maia - Laus vitae Il primo libro, Maia, fu composto imprese compiute dagli italiani per il completamento
nel 1903 e pubblicato nello stesso anno; la mitizzazione dell'Unit d'Italia contro l'Austria. L'ultima parte dedel suo viaggio in Grecia, spunto per un'esaltazione pa- dicata all'impresa di D'Annunzio come Comandante a
nica della natura. Il sottotitolo, Laus Vitae, ne chiarisce i Fiume della Reggenza italiana del Carnaro. In essa si tromotivi ispiratori: una vitalistica celebrazione dell'energia va la famosa lirica La canzone del Quarnaro, celebraziovitale ed un naturalismo pagano impreziosito dai riferi- ne della bea di Buccari a cui aveva partecipato lo stesso
menti classici e mitologici. Contiene diverse liriche fa- poeta nel febbraio del 1918.
mose come l'Inno alla vita, l'Annunzio, il Canto ambeo
della guerra, la Preghiera alla Madre Immortale e La quadriga imperiale. Il tema principale quello del superuomo 8.12.4 La glia di Jorio: la tragedia dannunziana
e artista perfetto, incarnato nel poeta stesso, profeta di un
La gura di D'Annunzio rilevante anche nel campo delnuovo mito.
la tragedia. Infatti egli uno dei restauratori del genere
teatrale in Italia, caduto in declino in quegli anni del Elettra Il secondo libro, Elettra, composto tra il 1899 e ne Ottocento, e risorto completamente con Luigi Piranil 1902 e pubblicato nel 1903, dedicato al mito del supe- dello. D'Annunzio infatti intende applicare il suo metoruomo nell'arte e nell'eroismo universale. Segna anche la do del superuomo esteta anche nel teatro, mostrando sinascita del nazionalismo dannunziano. D'Annunzio stesso tuazioni irreali, mistiche, di riessione intorno alla naturimane in genere in secondo piano e diviene il cantore de- ra e al rapporto morboso e carnale con la fmme fatagli eroi immortali: nelle prime due parti celebra principal- le, che porta il protagonista all'autodistruzione. Tuttavia
mente gli eroi della patria (La notte di Caprera dedicata a le maggiori opere teatrali dannunziane riguardano quelGaribaldi), in cui l'Italia viene trasformata nella superna- le ambientate nella sua terra: l'Abruzzo, nell'intento del
zione, proprio come il poeta diventato superuomo, e poeta di eternare le gure pastorali antiche, grazie aldell'arte (A Dante, Per la morte di Giuseppe Verdi, ma an- la scoperta dell'immutata sostanza della natura umana.
che le liriche dedicate a Victor Hugo e a Nietzsche); nella L'autore ricerca oggetti come utensili, suppellettili che
terza parte, i Canti della ricordanza e dell'aspettazione, abbiano l'impronta della vita vera, e nel tempo medesimo

48

L'OTTOCENTO

ro, per riconoscere il loro sentimento in maniera uciale


con uno sposalizio, ma nel frattempo la povera ragazza
viene catturata dai cittadini di Lama, e bruciata viva.

8.13 La letteratura di svago: Salgari

Copertina de Le tigri di Mompracem


Copertina de La glia di Iorio

La letteratura italiana, tra l'Ottocento e il Novecento,


anche pervasa da opere e romanzi che si sono rivelati
vuole diondere sulla realt dei quadri un velo di sogno successi commerciali, sia in Italia che all'estero, ma che
furono osteggiati dalla critica della penisola, e giudicati
antico.
Perci proprio un sogno antico che riconduce il poeta soltanto come atti al puro diletto. In seguito essi sono stati
ampiamente rivalutati.
alla sua terra d'origine, che nell'opera viene riportata ad
uno stadio primitivo ed innocente, caratterizzato da usi e Emilio Salgari, vissuto a Verona e Torino, il pi nocostumi arcaici. infatti alla natura aspra della sua gente to romanziere italiano di avventura. stato il padre di
che il poeta salda la tragedia del destino.
Sandokan, la tigre della Malesia, con il romanzo Le tiNella tragedia de La glia di Iorio, D'Annunzio riesce ad gri di Mompracem, e tanti altri del ciclo indo-malese.
unire tutti i suoi intenti. Ambientata nella montagna di Sandokan rappresenta la gura dell'eroe indiano buoLama dei Peligni, la storia parla di un capofamiglia: Laza- no, ma feroce, un tempo principe, spodestato dai soldati
ro di Roio del Sangro, che entusiasta per il matrimonio dell'Inghilterra vittoriana, durante le campagne di colodi suo glio Aligi. Le nozze sono imminenti, e i prepa- nizzazione dell'India, ed ora pirata, che cerca vendetta e
rativi sono quasi ultimati, quando durante la cerimonia, aiuta il popolo indiano dalle angherie britanniche e dei fagiunge una ragazza, inseguita dalla folla, accusata di es- natici thug. Il suo acerrimo nemico James Brooke, con
sere una strega. Lo sposo rimane folgorato dalla bellezza cui ha numerose battaglie, sebbene Sandokan sia sempre
della ragazza, e se ne innamora, troncando il matrimo- aiutato dal portoghese Yanez de Gomera, e dal bengalese
nio. Da quel momento Aligi costretto a vivere come un Tremal-Naik, il cacciatore di serpenti.
ricercato, e fugge con la ragazza nella Grotta del Caval- Altro eroe caratteristico salgariano il Corsaro Nero, oslone, dove vivono come eremiti. Aligi, successivamente, sia un libustiere italiano, che opera nel Seicento, nelle
decide di andare a cercare qualcuno che dia aiuto a lo- spiagge di Maracaibo, alla ricerca delle vendetta contro

49
Wan-Guld, che ha ucciso i suoi fratelli: il Corsaro Rosso
e il Corsaro Verde.

8.14 Collodi e De Amicis: letteratura educativa infantile


Con il sistema di scolarizzazione del primo Novecento, nacquero anche opere divulgative e precettistiche,
nell'intento di educare i bambini e le giovani generazioni
attraverso storie fantastiche e di vita reale.

storia che il protagonista narra nel suo diario (cosa


che il maestro vuole anch i bambini imparino a
scrivere e a relazionarsi con la societ), il simbolo
di un valore della moderna societ che De Amicis
vorrebbe sia instaurato nella coscienza dei lettori.

9 Il Novecento
9.1 Il Primo Novecento
All'inizio del secolo esplodono a livello europeo le cosiddette avanguardie, movimenti artistici che intendono rompere denitivamente i ponti con le forme pi
tradizionali della letteratura. Tra i maggiori movimenti
d'avanguardia, sia in campo artistico che letterario, sono il dadaismo con Marcel Duchamp; la pittura volutamente deformata di Picasso e in generale del Cubismo;
l'espressionismo, che tendeva a far interagire codici linguistici e stilistici diversi tra loro; il futurismo, la prima e pi consapevole avanguardia letteraria in Italia.
Benedetto Croce giudic molto severamente quasi tutti gli scrittori contemporanei, inuenzando cos un largo
numeri di critici accademici. All'inizio del XX secolo si
colloca, unica e folgorante, l'esperienza artistica del poeta
Dino Campana che nel 1914 pubblica i Canti Orci.
Nel 1908 fu fondata, da Giuseppe Prezzolini e Giovanni
Papini, La Voce, rivista di cultura e politica. Continu le pubblicazioni no al 1916. Fu una delle pi
importanti riviste culturali italiane del Novecento. Con
l'interventismo emergono autori come Scipio Slataper e
Filippo Corridoni.

Pinocchio

Carlo Collodi lo scrittore e umorista toscano il padre


di Pinocchio, apparso in Pinocchio - Storia di un burattino. Il piccolo burattino di legno disobbedisce
sempre a Geppetto suo padre, che vorrebbe portarlo
a scuola per fargli avere un buon mestiere, e spera sempre che, un giorno, possa portargli fortuna.
Un altro personaggio di rilievo la Fata Turchina, la
quale seguir Pinocchio nelle sue avventure e lo aiuter a comprendere che cosa deve far esattamente,
oltre che aiutarlo nei momenti di necessit estrema e
a non lasciarsi tentare dalle cattive compagnie, quali il Gatto e la Volpe, e alla sua goliardica avventura
nel Paese dei Balocchi, l'imminente trasformazione
in somaro e la sequenza del Terribile Pesce-Cane.

Il libro poetico pi rilevante della fase primonovecentesca senza dubbio L'allegria di Giuseppe Ungaretti[79] .
Per quanto riguarda la narrativa, essa si presenta in Italia
dotata di una tradizione molto meno forte rispetto alla lirica, e comunque dominata per lungo tempo dal modello
de I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. In questo primo novecento occupano la scena della narrativa Gabriele
D'Annunzio e Antonio Fogazzaro. Ma la critica tende oggi a individuare i testi pi signicativi fra quelli di Luigi
Pirandello, che, pur partendo da premesse tardoveriste,
si propone nel 1904 come sperimentatore e addirittura
precorritore di alcune soluzioni metanarrative con Il fu
Mattia Pascal, in cui si colgono nel testo le componenti della poetica pirandelliana pi tipica: l'antipositivismo
e l'antirazionalismo, non ben apprezzate da Croce. Altro
romanziere fondamentale del primo novecento, divenuto oggetto di grande attenzione critica solo molto tempo dopo la sua prematura scomparsa, Federigo Tozzi,
i cui romanzi superano le barriere ormai logore del naturalismo anticipando la grande narrativa psicologica ed
esistenzialista europea.

Edmondo De Amicis lo scrittore noto per il suo romanzo Cuore, ambientato nella citt di Torino, dove in una scuola elementare, si intrecciano le sto- Nel contempo, intorno agli anni venti, si veniva raorzanrie di un gruppo di scolari, amici tra loro. Ciascuna do una tendenza antinovecentesca, cio ostile ai caratteri

50

IL NOVECENTO

sperimentali tipici del primo novecento, che trovava il suo


punto di riferimento nel Canzoniere di Umberto Saba.

9.2

Luigi Pirandello

Pirandello

Ritratto di Pirandello

Pirandello, siciliano, stato il creatore della corrente letteraria, denita come "umorismo". Egli, oltre al campo
del romanzo (Il fu Mattia Pascal - Uno, nessuno e centomila), noto soprattutto nel campo teatrale, tra le quali opere spicca Sei personaggi in cerca d'autore. Ci ha
contribuito alla creazione del termine pirandelliano, che
signica la classicazione di personaggi curiosi, strani,
o di situazioni tragicomiche e bizzarre che accadono in
maniera del tutto involontaria.
9.2.1

Il fu Mattia Pascal e lo sviluppo dell'umorismo

Il romanzo, pubblicato nel 1904, inscena l'insieme delle situazioni dalle quali nasce il termine umorismo e
pirandelliano. Il concetto dell'umorismo era gi stato
denito dall'autore in un suo saggio, in cui descriveva
una donna bua e vecchia, che cerca di apparire giovane,
ma che risulta da un primo momento oggetto di riso, e
successivamente di compassione.

Nel romanzo sono spiegati i temi del riuto del protagonista verso la caduta nel vasto mondo, che impossibile a comprendersi per la sua vastit, e che preferisce
meglio vivere nell'ignoranza del paese, piuttosto che perdersi. Tuttavia per il protagonista Mattia accade l'esatto
contrario, e il caso lo porta in un vortice di situazioni paradossali, in cui Mattia perde addirittura la sua identit.
Nel colloquio successivo con un suo amico, il romanzo ha
la possibilit di spiegare l'assoluta incertezza dell'umanit
nel tempo presente, dove non solo sono caduti i valori, ma
addirittura caduta l'identit di ciascuno. Da qui la teoria della lanterninosoa, in cui l'esistenza un immenso
nulla nero, dove esistono solo i lanternini, simbolo delle
certezze, e i lanternoni, che incarnano i valori. Ogni tanto accade che qualche lanternino o lanternone si spenga,
e che quindi anche un valore cada, no al buio totale. Pirandello tuttavia invita il pubblico a non avere paura del
buio, perch solo il buio in realt rappresenta la verit, diversa dalla realt falsa e bigotta costruita dall'uomo, per
cui ogni valore va a scatafascio e ciascun comportamento
considerato ambiguo, se non conforme alla massa.
Di qui anche la teoria dello strappo nel cielo di carta, in cui
Mattia, assistendo alla rappresentazione di una tragedia
di Sofocle, vede strapparsi il cielo nto della scenograa,
e il protagonista diventare Amleto: ossia che l'eroe greco arcaico, consapevole del suo destino, e dei suoi valori
perfettamente incastonati nel suo spirito, con l'aprirsi del
cielo, e dell'uscire dal suo piccolo mondo verso il grande universo, si trasforma nell'eroe confuso e meditativo,
ossia quello di Shakespeare.

9.3

Italo Svevo e La coscienza di Zeno

51

Il protagonista dunque Mattia Pascal, che vive nel suo


borgo, costretto ad un matrimonio per colpa di un suo
errore. Egli in continua lotta con la vedova Pescatore,
sua suocera, e cos decide di scappare dalla sua villetta,
e di andare a Montecarlo a praticare il gioco d'azzardo.
Tornando nel suo pese, legge in giornale della morte
di un certo Mattia Pascal; allora il protagonista coglie
l'occasione per fuggire in varie citt d'Italia, con il nome
di Adriano Meis, e di trasferirsi in atto a Roma. L conosce una simpatica famiglia, con problemi economici, e
successivamente Mattia/Adriano si innamora della timida glia. Dopo un equivoco, Mattia vorrebbe denunciare
un suo aggressore, ma si rende conto che non ha pi identit, e cos si accorge del suo grande errore di aver cercato
di cambiare personaggio, diventando un nessuno. Dunque torna al suo paese, sconsolato, dove sua moglie si
risposata. Lui chiarir l'equivoco e andr a vivere vicino una biblioteca, dove fa conversazioni losoche con il
parroco.
9.2.2

La caratterizzazione delle maschere e dei


personaggi

Nella crescita delle fasi dell'umorismo, Pirandello arriva a denire nuovi concetti: prima di tutto la liberazione dell'individuo, costretto in una gabbia dai commenti
della gente per i suoi comportamenti (a meno che non si
adegui alla massa), liberazione dal quale passer ad una
nuova fase, diventando un nessuno, e poi vari personaggi (Uno nessuno e centomila), in base al modo in cui
considerato dai suoi prossimi, nel giro della sua vita. In
secondo luogo, Pirandello arriva a denire il sistema delle persone-personaggi, e delle maschere. La maschera
ci di cui si serve un personaggio per apparire ci che non
, e che usandola o no, non assumer mai un'identit, perch si trova sempre, nella vita, a recitare una parte. Dovr
soltanto arontare la tesi della lanterninosoa, e superare il trauma dello strappo nel cielo di carta per apparire
come una persona, ossia nella sua vera natura, incurante
del giudizio dei prossimi.

Italo Svevo

sono stati quello in cui si fa curare per smettere di fumare (l'ultima sigaretta), quello in cui si sente in colpa per
la morte di malattia del padre (lo schiao del padre), le
vicende matrimoniali e la sua fortuna industriale durante
la Grande guerra.
Zeno rappresenta l'inetto per eccellenza, personaggio scomodo nella societ e malvisto, perch nell'inconscio della
sua mente compie azioni senza senso, e completamente
sbagliate, che si risolvono sempre in un totale fallimento,
inspiegabile. Ad esempio nei capitoli (blocchi narrativi),
ricorda quando non riesce a smettere di fumare, si sente
in colpa per aver litigato con il padre, e per aver ricevuto uno schiao (sebbene sia stato un equivoco), ama una
donna bella, promessa ad un altro, e si convince di sposare la sorella, assai brutta, ma pura di spirito, sua compagna ideale. Unica cosa che gli riesce perfettamente la
fortuna durante lo scoppio della Prima guerra mondiale,
producendo armi.

Questo l'esempio di Uno, nessuno e centomila, e di Sei


personaggi in cerca d'autore. Nel dramma teatrale la vicenda dell'incertezza esistenziale portata al massimo,
raggiungendo livelli mai toccato dal teatro italiano no ad
allora: il giungere in scena di una famiglia di personaggi
di una sconosciuta opera, in cerca del loro autore.
Il pessimismo tuttavia sveviano permeante, visto che il
protagonista, in cura psicologica, non riesce a trovare una
soluzione ai suoi problemi, e addirittura ritiene che tale
9.3 Italo Svevo e La coscienza di Zeno
scoperta progressista sia una trua per ingannare la gente. Egli si ritiene un malato in una societ di folli, che tutSvevo fu assai giudicato male per le sue opere, essendo tavia in quanto malato, ragionando diversamente, riesce
stato uno dei precursori della psicoanalisi di Freud nel a superare le incertezze e le dicolt, non provandone
campo letterario. Il suo maggiore romanzo La coscienza dolore; mentre invece la gente che si crede sana, quando
di Zeno.
non riesce un'azione nei propri progetti, si amareggia e
Il protagonista Zeno Cosini, triestino, che attraversa va- si dispera. Dunque Zeno, sebbene il dottor S. lo dichiari
rie fasi della sua vita, in cura da un certo dottor S., speri- insano di mente, si crede guarito, considerando il resto
mentando la psicanalisi. Momenti cruciali della sua vita della societ insano di mente, e preannuncia che per ar-

52

IL NOVECENTO

rivare ad un nuovo ordine cosmico, necessita l'esplosione


di tutto l'universo conosciuto, partendo proprio dal globo
terrestre. Solo cos si arriver alla calma quiete dell'inizio,
prima del big bang.

9.4

Il Crepuscolarismo

Crepuscolari fu l'aggettivo con cui il critico Giuseppe Antonio Borgese den[80] un gruppo di poeti che operarono
all'incirca nel primo ventennio del XX secolo e che interpretarono in modo particolare la sensibilit e i temi del
Decadentismo italiano.
Il crepuscolo il momento della giornata che segue il tramonto, l'ora in cui si dionde una luce tenue e morente:
i poeti crepuscolari derivano il loro nome dal gusto per
la penombra e dall'amore per gli aspetti pi grigi, meno
appariscenti e meno solari dell'esistenza.
Essi cantano le piccole cose di ogni giorno, gli oggetti e
gli ambienti pi banali, le abitudini, gli aetti e l'intimit
di una vita senza grandi ideali, riutando l'impegno nella
realt sociale, sognando il ritorno all'infanzia e aspirando
ad una vita semplice, confortata dai valori della tradizione. Essi stessi si considerano gli della poetica del Pascoli, il primo e pi grande cantore delle"piccole cose e del
verso slegato ed intimo.
Manca nei poeti crepuscolari, che non costituirono mai
un movimento o una scuola ben denita, lo slancio e la
passione ed essi considerano con ironia il loro sogno di
una felicit quieta, quasi modesta. Il ripiegamento nostalgico su s stessi, unito alla malinconia dell'esistenza,
ebbero per una precisa funzione polemica contro il lirismo dannunziano: attraverso modulazioni di linguaggio
tendenti all'andamento prosastico e discorsivo anzich al
canto pieno, i crepuscolari sottolineavano il loro riuto
del superuomo e dei miti estetizzanti[81] .

Aldo Palazzeschi

si spronano i letterati a comporre opere nuove, ispirate all'ottimismo e ad una gioia di vivere aggressiva e
prepotente.
Si auspica inoltre la nascita di una letteratura rivoluzionaria, liberata da tutte le regole, anche quelle della
grammatica, dell'ortograa e della punteggiatura.
I futuristi sperimentano nuove forme di scrittura per dar
vita ad una poesia tutta movimento e libert, negano la
sintassi tradizionale, modicano le parole, le dispongono sulla pagina in modo da suggerire l'immagine che
descrivono.

La loro necessit di liberarsi del passato e il loro desiderio


di incendiare musei e biblioteche che lo proteggono, venFra i crepuscolari il poeta che ha acquistato maggior fama gono proclamate con enfasi e violenza: dall'esaltazione
Guido Gozzano, accanto a lui si ricorda Sergio Corazzi- del movimento si passa all'esaltazione euforica della
ni e, per quanto riguarda le prime opere, Corrado Govoni guerra, vista come espressione ammirabile di uomini forti
e Marino Moretti.
e virili.

9.5

Il Futurismo

Nei primi anni del Novecento, opposta a quella dei crepuscolari fu la voce dei futuristi. Mentre i primi si ripiegavano su se stessi e con linguaggio prosastico e dimesso
invocavano un ritorno ai buoni sentimenti del passato, i
secondi reagivano alla caduta di ideali della loro epoca
proponendo una ducia fermissima nel futuro.

I futuristi sostengono la necessit dell'intervento nella


prima guerra mondiale e in seguito aderiscono all'impresa
di Fiume e ai primi sviluppi del fascismo.
Fra i poeti che partecipano all'esperienza futurista, oltre
che a Marinetti, si ricordano Aldo Palazzeschi, Luciano
Folgore, Ardengo Soci e Corrado Govoni.

9.6 Durante il Regime

Fondatore del movimento futurista Filippo Tommaso La letteratura italiana nel Novecento fortemente inMarinetti che a Parigi, nel febbraio del 1909, pubblica il uenzata, pi ancora che in altri secoli, da fattori storicoprimo Manifesto futurista.
politici e socioculturali in genere. Sul primo versanIn esso si proclama la fede nel futuro e nella civilt del- te, per esempio, non si pu sottovalutare che, durante
le macchine, si aermano gli ideali della forza, del mo- il ventennio fascista, (1922-1943), la libera circolaziovimento, della vitalit, del dinamismo e dello slancio e ne delle idee stata impedita o fortemente limitata, e

9.9

Eugenio Montale

53

che perci il dibattito letterario stato fortemente condizionato, e tornato in primo piano poi alla ne della
seconda guerra mondiale, con una massiccia adesione
degli scrittori alle ideologie di sinistra.
Sul versante socioculturale mantenne grande inuenza il
losofo e critico Benedetto Croce, tra i pochissimi intellettuali a rimanere indipendente dal fascismo, a dierenza del suo collega Giovanni Gentile, che ne fu invece uno
dei fautori.
Tuttavia si deve sottolineare che anche sotto il regime fascista rimase vivace l'interesse per il confronto letterario,
grazie soprattutto alle riviste orentine, come Solaria, alla
quale collaboravano autori quali Eugenio Montale o Carlo
Emilio Gadda o le riviste letterarie di Mino Maccari e
Leo Longanesi. Insieme alla consacrazione di Luigi Pirandello, Premio Nobel per la letteratura nel 1934, emersero scrittori come Antonio Baldini, Curzio Malaparte,
Massimo Bontempelli.

9.7

La letteratura dialettale

Tra i caratteri fondamentali del panorama letterario italiano della prima met del Novecento fondamentale
l'interazione fra la lingua nazionale, impostasi di fatto solo nell'ultimo scorcio dell'Ottocento e dopo l'unit (1861),
e i dialetti, ovvero le vivacissime lingue legate alle tante realt socioculturali della nazione. Questa interazione port spesso all'uso di un bilinguismo, ben evidente
per esempio in molti poeti del primo novecento come
il poeta napoletano Salvatore Di Giacomo, che fu membro dell'Accademia d'Italia, o il veneto Giacomo Noventa
che, pur essendo un intellettuale colto ed eclettico, scriveva versi soprattutto nel suo idioma materno, in implicita
polemica con l'odiatissimo regime fascista, che nella lingua italiana comune vedeva un elemento unicante della
nazione.

9.8

Umberto Saba

La vita di Saba fu assai tormentata. Egli rappresenta


l'anti-Novecentismo, in cui riuta i canoni della poesia
novecentista, del futurismo e del crepuscolarismo, tornando ad una poesia classica. Infatti il suo modello sar
Francesco Petrarca, e i temi si svolgeranno attorno alla
sua vita personale.
9.8.1

Il Canzoniere

L'opera, pubblicata inizialmente nel 1919, stata ripubblicata altre volte, e notevolmente ampliata, venendo divisa in tre sezioni; e risulta essere un ampio percorso di
vita del poeta, cos come la Vita di un uomo di Ungaretti.
Saba nell'opera si propone di raccontare il processo di ricerca di un semplice uomo, ossia il poeta stesso, verso
la puricazione totale. Infatti egli nella raccolta racconta

Saba

dall'infanzia all'anzianit quasi tutta la sua vita in versi.


Il tema principale quello dell'infanzia del poeta, travagliata dal trauma della separazione a tre anni del fanciullo
dalla balia che lo aveva accudito. L'educazione repressiva della madre induce Saba a vivere un trauma, tant' che
egli nei componimenti chiama la sua balia Madre di gioia, mentre la gura della madre porter il soprannome di
Madre mesta. Saba inoltre attribuir queste due gure
ad ogni donna che incontrer nella sua vita. Nel primo volume Lina, sua moglie, verr paragonata alla gura della
madre, in quanto di carattere oscuro come la genitrice,
mentre nel volume secondo, in particolare nella raccolta Fanciulle, Saba dar alle varie donne che incontrer
l'attributo della madre di gioia.
Particolarmente la gura di Lina legata al poeta, che la
ritrae nella poesia A mia moglie (Casa e campagna) paragonandola a varie forme di animali di campagna mansueti, che per hanno atteggiamenti duri e severi, come
quelli della madre stessa del poeta.

9.9 Eugenio Montale


Il primo momento della poesia di Montale rappresenta
l'aermazione del motivo lirico. Montale, in Ossi di seppia (1925) edito da Piero Gobetti, aerma l'impossibilit
di dare una risposta all'esistenza: in una delle liriche introduttive, Non chiederci la parola, egli aerma che possibile dire solo ci che non siamo, ci che non vogliamo,
sottolineando la negativit della condizione esistenziale.
Lo stesso titolo dell'opera designa l'esistenza umana, logorata dalla natura, e ormai ridotta ad un oggetto inani-

54

IL NOVECENTO

mato, privo di vita. Gli ossi di seppia sono una metafora


che serve a descrivere l'uomo, che con l'et adulta viene
allontanato dalla felicit della giovinezza e abbandonato,
al dolore, sulla terra come un inutile osso di seppia. Gli
ossi di seppia sono, infatti, gli endoscheletri delle seppie
rilasciati sulla spiaggia dalle onde del mare, quindi, presenze inaridite e ridotte al minimo, che simboleggiano la
poetica di Montale scabra ed essenziale.

dal narratore esterno a focalizzazione esterna o interna,


no al narratore interno; spesso la focalizzazione variabile e, nel caso dei romanzieri veristi italiani, si tende ad
assumere un punto di vista corale.

In tal modo Montale capovolge l'atteggiamento fondamentale pi consueto della poesia: il poeta non pu trovare e dare risposte o certezze; sul destino dell'uomo incombe quella che il poeta, nella lirica Spesso il male di
vivere ho incontrato, denisce Divina Indierenza, ci
che mostra una partecipazione emotiva del tutto distaccata rispetto all'uomo. In un certo senso, si potrebbe affermare che tale Divina indierenza l'esatto contrario
della Provvidenza divina manzoniana. La prima raccolta di Montale usc nel giugno del 1925 e comprende poesie scritte tra il 1916 e il 1925. Il libro si presenta diviso
in otto sezioni: Movimenti, Poesie per Camillo Sbarbaro,
Sarcofaghi, Altri versi, Ossi di seppia, Mediterraneo, Meriggi ed ombre; a questi fanno da cornice una introduzione
(In limine) e una conclusione (Riviere).

La poesia ermetica fu cos chiamata nel 1936 dal critico


Francesco Flora che con l'aggettivo ermetico volle denire un tipo di poesia caratterizzata da un linguaggio dicile, a volte ambiguo e misterioso (il termine derivato
dal nome del dio greco Hrmes, il Mercurio dei Romani,
personaggio dai risvolti enigmatici).

Quelli di La bufera e altro sono componimenti riguardanti temi di guerra e di dolore pubblicati nel 1956.
Nel poeta ligure conuiscono quegli spiriti della crisi
che la reazione anti-dannunziana aveva generato n dai
Crepuscolari: tutto ci che era stato scritto con vena ribelle nel brulicante mondo poetico italiano tra le due guerre,
in lui diventa possibilit di scoprire altre ragioni per essere poeti. Per quanto riguarda l'engagement tipico di quegli
anni, non ce n' alcuna traccia.[82]

9.10 I Narratori
9.10.1

Il Neorealismo

La narrazione realistica prosegue anche nel Novecento,


ma spesso cambia di prospettiva. Se nel secolo precedente
i personaggi concorrevano alla rappresentazione di un dato ambiente, ora l'attenzione pi concentrata sulle contraddizioni interne del personaggio, inquieto per i grandi dubbi esistenziali, sconvolto per il devastante impatto
di grandi tragedie storiche: il caso di tanti protagonisti
di Cesare Pavese. Nel novecento si aerma inoltre il lone della memorialistica, le cui opere, a essere precisi,
non possono essere considerate dei veri e propri romanzi; infatti in esse non ci sono invenzioni narrative, ma solo testimonianze di fatti ed eventi realmente accaduti e
vissuti in prima persona dai protagonisti: il caso delle
opere di Primo Levi Se questo un uomo e La tregua.
Il romanzo realista, ormai con il nome di romanzo neorealista, presenta dunque un panorama quanto mai vario
e quindi anche tecniche diverse rispetto alla tipologia di
narratore e alla focalizzazione: in linea generale, si tende
a far scomparire il narratore onnisciente a focalizzazione zero ssa, pi caratteristico del romanzo storico; si va

9.11 L'ermetismo

I poeti ermetici con i loro versi non raccontano, non


descrivono, non spiegano ma ssano sulla pagina dei
frammenti di verit a cui sono pervenuti attraverso la
rivelazione poetica e non con l'aiuto del ragionamento.
I loro testi sono estremamente concentrati e racchiudono
molti signicati in poche parole e tutte le parole hanno
un'intensa carica allusiva, analogica, simbolica.
La poesia degli ermetici vuole liberarsi dalle espressioni retoriche, dalla ricchezza lessicale ne a s stessa, dai momenti troppo autobiograci o descrittivi e dal
sentimentalismo.
Gli ermetici vogliono creare della poesia pura che possa essere espressa con termini essenziali. Concorrono
a questa essenzialit anche la sintassi semplicata che
spesso viene privata dei nessi logici, con spazi bianchi e
lunghe e frequenti pause che rappresentano momenti di
concentrazione, di silenzio, di attesa.
I poeti ermetici si sentono lontani dalla realt sociale e
politica del loro tempo. L'esperienza della prima guerra
mondiale, e quella del ventennio fascista, li ha condannati ad una grande solitudine morale e l'impossibilit di
farsi interpreti della realt storico-politica li isola connandoli in una ricerca riservata a pochi e priva di impegno sul piano politico. Possono considerarsi precursori
dell'ermetismo i poeti Camillo Sbarbaro, Clemente Rebora, Dino Campana, Arturo Onofri. I poeti sicuramente pi rappresentativi della corrente sono Giuseppe Ungaretti e Salvatore Quasimodo vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1959. Fra gli altri poeti: Alfonso
Gatto, Vittorio Sereni, Mario Luzi.

9.12 Giuseppe Ungaretti


La vita di Ungaretti fu segnata inesorabilmente dallo
scoppio della Grande guerra e dalla Seconda guerra mondiale. Egli lo sperimentatore di un nuovo metodo di fare poesia, basato sulla ricerca degli archetipi e dei veicoli,
che riguardano la cristallizzazione della parola, alne
di giungere ad uno stile sublimato e puro, che abbracci la
vita e la natura nei momenti di maggiore sconforto.

9.13

Letteratura di costume

55
umi che li hanno attraversati, ossia, l'Isonzo, il Serchio,
il Nilo, la Senna. Attraverso i umi il poeta ripercorre le
tappe pi importanti della sua vita. Pellegrinaggio esprime invece la capacit di trovare la forza interiore per salvarsi dalle macerie della guerra. In essa egli formula la
nota denizione di s: Ungaretti / uomo di pena / ti basta
un'illusione / per farti coraggio[83] .
La poesia pi famosa dell'opera Mattina (M'illumino
/ d'immenso)[84] , scritta a Santa Maria la Longa il 26
gennaio 1917. la poesia pi breve di Ungaretti:
due parole, tra di loro unite da tti richiami sonori.
Nell'illuminazione del cielo al mattino, da cui nasce la
lirica, il poeta riesce a intuire e cogliere l'immensit
(Marisa Carl).[85] Romano Luperini ha notato come
l'idea della innita grandezza... colpisce nella forma
della luce.[86]

Salvatore Quasimodo

Ci che colpisce maggiormente dell'opera lo stile,


che tende alla verticalizzazione della frase, ai continui enjambements, alle metafore e alle similitudine, nonch alla presenza dei deittici questo e quello, per indicare
l'immediatezza. Il tema presente nell'opera sempre la
guerra, il desiderio del poeta di trovarsi in altri luoghi, e
di ascendere alla comunione panica con l'universo (ES),
trasmigrando dalla sua vita terrena che lo attanaglia (IN).
L'acqua un veicolo particolare per Ungaretti, giacch
simboleggia per lui la rinascita e il ricordo, come nella
poesia I umi, in cui il bagno nell'Isonzo aiuta il poeta a
ricorda i momenti della sua infanzia e della sua giovent,
legati solamente ai umi dei posti che ha visitato, che lo
aiutano a ricordare la sua identit, e a mantenere il suo
attaccamento folle alla vita nei momenti di orte che lo
circondano in trincea.
9.12.2 Altre poetiche
La poesia di Salvatore Quasimodo ed Eugenio Montale si
pu collegare all'ermetismo, ma dopo gli esordi si evolve
poi in linee poetiche originali ed innovative.
La poesia di Umberto Saba del tutto lontana dalla sensibilit ermetica per il tono discorsivo dei suoi versi e per
il linguaggio semplice e prosastico. Il poeta crede nella
poesia come in uno strumento di comunicazione fra gli
uomini e come proposta di valori ideali.

Ungaretti

Ugualmente lontana dall'ermetismo la poesia di


Vincenzo Cardarelli o quella di Idilio Dell'Era che,
prendendo a modello la poesia di Leopardi, aspirano a
perpetuare la tradizione classica.

9.12.1 L'allegria

9.13 Letteratura di costume


La poesia che d il titolo alla raccolta del 1916, Il porto sepolto, parla di un porto, sommerso, ad Alessandria,
citt natale dell'autore, che doveva precedere l'epoca
tolemaica, provando che la citt era un porto gi prima
d'Alessandro. I umi una celebre composizione, nella
quale Ungaretti rievoca, con i propri ricordi personali, i

Lo scrittore e giornalista romagnolo Giovannino Guareschi il padre di Don Camillo e Peppone, il prete del villaggio padano di Ponteratto e del sindaco comunista che
sono sempre in lotta tra loro, apparsi per la prima volta
nel libro Don Camillo. L'intento di Guareschi di aer-

56

mare la ducia verso il partito della Democrazia Cristiana, e di osteggiare il comunismo, a lui sempre avverso.
Ma soprattutto Guareschi intende rappresentare un certo tipo di vita, mite e tranquillo, fondato sui valori, che
oggi non esiste pi: ossia quello della bassa padana, dove
anche Don Camillo e Peppone, sebbene avversari politici, inne sono amici e si riuniscono sempre, dopo le loro
scazzottate.

9.14 La letteratura sociale


Contemporaneamente emersero scritti nel campo delle
scienze sociali con autori come Gaetano Salvemini che
pose l'accento su quella che poi sarebbe stata chiamata questione meridionale e Antonio Gramsci con i suoi
Quaderni.

9.14.1

La letteratura meridionalista

9.14.2

I Quaderni dal carcere

IL NOVECENTO

l'egemonia, nella sua accezione pi vasta, considerata l'arma che permette a una classe di mantenere il
controllo sociale di un Paese;
il ruolo degli intellettuali, che devono contribuire a
creare le condizioni perch tale egemonia passi al
proletariato;
considerazioni sulla losoa crociana, considerata
condivisibile per l'impianto storicistico, ma da ribaltare nella priorit della sfera ideale su quella
materiale;
l'analisi dell'esperienza risorgimentale, considerata
una rivoluzione mancata, a causa delle contraddizioni presenti nelle classi egemoniche nell'arontare e
gestire il cambiamento strutturale del Paese;
lo studio del folklore, inteso come espressione della
visione del mondo delle classi dominate, dotate di
loro capacit di resistenza critica e rivoluzionaria nei
confronti dei valori borghesi;
la questione meridionale, ovvero il problema principale dell'organizzazione del proletariato, con la necessit di creare una coscienza di classe rivoluzionaria per le masse di contadini del sud;
considerazioni sulla critica letteraria ed artistica, con
la distinzione tra valutazione estetica e sociologicapolitica, e un tentativo di mediazione tra le due.

9.15 Dopoguerra e secondo Novecento


Nella seconda met del secolo una caratteristica la notevole divaricazione tra il destino della poesia e quello della narrativa: mentre la prima senz'altro dotata di
una propria tradizione, la seconda appare continuamente
rinnovata.

9.16 La Poesia
Dopo la Seconda guerra mondiale molti poeti, in un rinnovato clima politico, riaermano il valore sociale della
poesia e criticano il disimpegno dell'ermetismo.
Ritratto di Gramsci

I Quaderni furono composti da Gramsci dal 1929 e no al


1935, durante la sua prigionia nelle carceri fasciste. Furono pubblicati solo tra il 1948 e il 1951, secondo un ordine
tematico, ottenendo un grande impatto nel mondo della
politica, della cultura, della losoa e delle altre scienze
sociali dell'Italia del dopoguerra.
I temi trattati di maggior rilevanza possono essere cos
riassunti:

In questi anni di fronte a un'ampia oritura della narrativa, la poesia si trov spiazzata. Bisogna tuttavia notare
che in questo stesso periodo si ha un progressivo spostamento degli interessi del grande pubblico verso il cinema
italiano, e, dalla seconda met degli anni cinquanta, si riscontra una prima polarizzazione tra produzione di largo consumo e cultura d'lite. Nel secondo dopoguerra,
Eugenio Montale a diventare il modello pi seguito dai
giovani autori. A Umberto Saba invece si ispirano poeti
antinovecenteschi.

9.17

La letteratura: da Pavese a Fenoglio

57

9.17 La letteratura: da Pavese a Fenoglio


In questo periodo si sviluppa in Italia il Neorealismo.
Questa nuova tendenza intendeva descrivere l'enormit
degli eventi appena accaduti soprattutto durante la seconda guerra mondiale. In questi anni si assunse, in generale,
un atteggiamento di condanna verso la letteratura italiana
precedente, rea di aver collaborato con il fascismo, con
l'eccezione dei realisti degli anni trenta. Principale interprete di questa condanna fu Elio Vittorini, attraverso la rivista Il Politecnico, nella quale inoltre ribadiva la libert e
l'indipendenza dell'artista dalla politica. La riacquisizione
della libert di stampa dopo la ne del Fascismo, favor
la nascita di un'editoria vivace e libera. Vicenda esemplare fu quella della casa editrice Einaudi, fondata da Giulio
Einaudi, glio del grande economista e presidente della
repubblica Luigi Einaudi. Questa casa editrice coinvolse
loso, storici e letterati pi importanti dell'epoca.

Eugenio Montale

Durante il periodo neorealista e soprattutto negli anni seguenti, la narrativa sperimenta forme e temi nuovi, in
una grande variet di produzione in cui dicile distinguere dei loni. Tra gli scrittori pi noti: Carlo Cassola,
Giorgio Bassani, Vasco Pratolini, Carlo Emilio Gadda,
Emilio Lussu, Italo Calvino, Dino Buzzati, Carlo Levi,
Alberto Moravia, Elsa Morante, Cesare Pavese, Ignazio
Silone, Ennio Flaiano, Goredo Parise, Pier Paolo Pasolini, Primo Levi e i siciliani Vitaliano Brancati, Giuseppe
Tomasi di Lampedusa, Elio Vittorini, Leonardo Sciascia
e Gesualdo Bufalino.
E ancora Romano Bilenchi, Natalia Ginzburg, Giovanni
Arpino, Umberto Eco, Beppe Fenoglio, Giuseppe Berto, Giovanni Testori, Pier Antonio Quarantotti Gambini, Francesco Jovine, Antonio Delni, Alberto Arbasino,
Luciano Bianciardi, Attilio Bertolucci, Giorgio Caproni, Sandro Penna, Vittorio Sereni, Giorgio Orelli, Mario
Soldati, Lucio Mastronardi, Antonio Pizzuto, Dacia Maraini, Tommaso Landol, Vincenzo Consolo, Andrea
Camilleri, Eugenio Corti.
In quegli anni la scelta dei dialetti risulta soprattutto difensiva o per opposizione contro la massicazione e poi
la globalizzazione, come nel caso di Pier Paolo Pasolini. L'intersezione dei dialetti diventa, nel secondo Novecento, da un lato molto pi ane al plurilinguismo colto, e basato magari sul rapporto anche con lingue morte,
dall'altro, come in Andrea Camilleri, il dialetto intimamente integrato nel linguaggio in italiano e utilizzato nel
discorso diretto e nelle citazioni di proverbi e modi di
dire.

9.18 Ignazio Silone e Fontamara

Cesare Pavese

Lo scrittore abruzzese legato, nella letteratura italiana,


alla sua opposizione al fascismo, e all'adesione al comunismo, che gli valse l'esilio. Il poeta, come D'Annunzio,
fortemente legato all'Abruzzo (stavolta nella Marsica),
in cui narra le vicende di miseria dei poveri contadini du-

58

IL NOVECENTO

un destino di sventure e soerenze, inventato appunto


dall'autore per rispecchiare meglio la realt del paese.
Quasi tutti i nomi dei personaggi del romanzo non sono casuali: Don Circostanza, infatti si adegua alle diverse situazioni tenendo prima la parte dei contadini, quindi
quella degli agiati cittadini, cercando sempre un tornaconto personale; Don Abbacchio il prete, richiama il verbo abbacchiare infatti egli non far altro che deprimere
i poveri abitanti della Marsica, ignorando persino il suicidio di Teolo, sacrestano della chiesa di Fontamara; Don
Carlo Magna il ricco proprietario terriero; l'Impresario,
il podest abile a speculare su alcuni terreni acquistati da
don Carlo Magna a poco prezzo e sui quali far deviare l'acqua del ruscello di Fontamara riducendo alla miseria i cafoni; Innocenzo, La Legge, il messo incaricato di
portare i nuovi ordinamenti dalla citt.
Fontamara inoltre il nome del piccolo borgo marsicano
dove il protagonista Roberto vive, che ritorna quando il
regime fascista ha preso il potere su Pescina, Avezzano,
Trasacco e le terre circostanti, violentando donne e facendo vivere il popolo in condizioni disumane. Roberto
cercher di opporsi a tale ingiustizia, ma nir per venirne
massacrato.

Pier Paolo Pasolini

9.19 Alberto Moravia e Gli indierenti


Moravia ha esplorato nelle sue opere i temi della sessualit moderna, dell'alienazione sociale e
dell'esistenzialismo.
Nel romanzo Gli indierenti, la storia, ambientata in una
Roma provinciale, ruota attorno ad una tipica famiglia
borghese. I fratelli Carla e Michele Ardengo sono due
giovani incapaci di provare veri sentimenti, in balia della
noia e dell'indierenza di fronte al declino sociale ed economico della loro famiglia. Mariagrazia, la madre rimasta
vedova, trascorre una vita abitudinaria e legata ai clichs
morali della borghesia, in uno stato di inconsapevolezza.
I temi sono la passione civile e la curiosit culturale, che
hanno accompagnato Moravia per tutta la sua attivit letteraria, lo rende scrittore impegnato sempre teso verso
la razionalit. L'opera di Moravia legata al realismo ed
egli indaga le patologie delle classi sociali, specialmente
dell'alta e della media borghesia.
Moravia riesce a distaccarsi dalla sua materia in modo lucido e a descrivere in modo minuziosamente oggettivo le
varie realt, come nella migliore tradizione della narrativa
verista, senza lasciarsi tentare da alcuna compiacenza narrativa sempre tesa a ricreare i caratteri e soprattutto gli
stati d'animo.

Lo stile della sua prosa spoglio e disadorno, le parole volutamente povere e comuni per concentrarsi sulla
costruzione del periodo con una sintassi elaborata. Ogni
proposizione della sua prosa corrisponde a singole osrante l'oppressione fascista, e della resistenza contro tali servazioni psicologiche che sincastrano in un montaggio
frustrazioni.
perfetto no ad aermare uno stato d'animo particolare.
Il nome del romanzo Fontamara racchiude in s gi Il suo uno stile esclusivamente da narratore che non si
Silone

9.21

Pier Paolo Pasolini

59

compiace di eetti lirici ma si ada esclusivamente allo


svolgersi del periodo.
Nelle opere pi tarde la sua prosa diventa sempre pi
scarna legata ad una struttura dialogica che rende pi evidente il monologo interiore come tipico della grande
narrativa del novecento.
I rapporti tra l'individuo e la societ, tra l'es e il super-io
vengono analizzati attraverso il tema del sesso secondo
una tematica freudiana e marxista che segue le ideologie della trasgressione sia nella sfera politica, sia in quella
privata.

9.20 Elsa Morante


9.20.1 L'isola di Arturo
Ambientato intorno al 1938. Arturo Gerace nato sull'isola di Procida e vive l tutta l'infanzia e
l'adolescenza. L'isola racchiude tutto il suo mondo, e tutti
gli altri posti esistono per lui solo nella dimensione della
leggenda. Passa il suo tempo a leggere storie sugli eccellenti condottieri, a studiare l'atlante per progettare i
suoi viaggi futuri e a fare fantasie sulla gura del padre
Pasolini
che crede il pi grande eroe della storia. Tutto ci che
legato al padre Wilhelm per lui sacro. Anche gli amici
del padre sono per lui delle gure mitiche: il solo fatto di
9.21.1 Ragazzi di vita e i borgatari pasoliniani
essere stati degni di amicizia li rende ai suoi occhi delle
persone straordinarie.
Il libro racconta le vicende, nel corso di qualche anno,
di alcuni ragazzi appartenenti al sottoproletariato romano. Anche il periodo storico, d'altronde, non privo di
9.20.2 La Storia
signicato nel contesto del libro: la storia, infatti, si svolge
nell'immediato dopoguerra, quando la miseria era pi
Ambientato nella Roma della seconda guerra mondiale e
tiranna
che mai. In questo ambiente facile comprendell'immediato dopoguerra, come romanzo corale predere
come
mai i ragazzi protagonisti del libro siano allo
testo per un aresco sugli eventi bellici visti in soggettiva
sbando
pi
totale: le famiglie non costituiscono punti di
con gli occhi dei protagonisti e della popolazione ferita
riferimento,
n sono valori e spesso sono costituite da paalle prese con problemi vecchi e nuovi dovuti ai tragici
dri
ubriaconi
e violenti, madri sottomesse e fratelli molte
avvenimenti di quegli anni.
volte avanzi di galera; le scuole, presenti come edici, ma
I quartieri romani martoriati dai bombardamenti e le bor- non in funzione, sono destinate ad accogliere sfrattati e
gate di periferia aollate da nuovi e vecchi poveri (San sfollati.
Lorenzo, Testaccio, Pietralata, il ghetto ebraico di Roma)
e le alture dei vicini Castelli Romani - in cui si muovono Nel libro Pier Paolo Pasolini sfrutta le semplici azioni di
le formazioni partigiane di opposizione al nazifascismo e una piccola parte di giovani rispetto a tutta Roma e a tutta
alcuni dei protagonisti della vicenda che scandisce la nar- l'Italia intera per narrare, in verit, il degrado sociale che
razione come un naturale l rouge - vengono descritti con aveva colpito tutto il Paese dopo il conitto. Lo si evince
realismo ma anche con una marcata visionariet poetica. passo dopo passo quando il Riccetto e i compagni rovistano nell'immondizia e cercano pezzi di metallo da vendere,
poi, al rigattiere; o quando, non trovando nulla, rompono
persino le tubature per ricavarne del piombo. I Ragazzi
9.21 Pier Paolo Pasolini
di vita singegnano anche in piccoli furti e rapine, come
considerato uno dei maggiori artisti e intellettuali quando il Riccetto e il Lenzetta derubano in un autobus
italiani del XX secolo. Dotato di un'eccezionale ver- un'anziana signora. Non raro, inoltre, che essi frequensatilit culturale,[Nota 1] si distinse in numerosi campi, tino delle prostitute, a volte anche incinte che, disperate,
lasciando contributi come romanziere, sceneggiatore, si concedono per mantenere la famiglia.
drammaturgo, linguista, saggista, editorialista e cineasta, L'intento di Pasolini di descrivere una realt italiana
non solo in lingua italiana, ma anche friulana.
malvista dai politici e dai borghesi arricchiti: quella dei

60
borgatari romani, giovani scapestrati che vivono alla
giornata, incuranti dei pericoli e della giustizia. Pasolini
vede in tali persone uno spirito di vita e di amore, ormai
corrotto per sempre dal quarto potere, e dal bogottismo
borghese. Molte altre opere pasoliniane, sia letterarie che
cinematograche sono legate al tema della povert delle
borgate romane, e all'assoluta innocenza e spensieratezza
dei ragazzi che le abitano. Insomma intendeva descrivere un inno alla vita, che esaltasse la vita dell'uomo libero
senza freni, incentrata sulla ricerca del piacere e del diletto in un'atmosfera parallela e fantasiosa, proprio come
dei fanciulli, sebbene le giuste precauzioni.

9.22 Italo Calvino

IL NOVECENTO

9.22.1 La Trilogia dei nostri antenati


L'opera maggiore di Calvino, nel suo periodo fantastico di poetica, la trilogia de I nostri antenati, nel quale, in maniera allegorica e simbolica, lo scrittore narra
particolari vicende del passato.
Il visconte dimezzato un visconte della Boemia del
Settecento viene tranciato in due da una palla di cannone. Da quel momento le due parti del suo corpo si
suddividono: una buona, l'altra cattiva. Dopo varie
peripezie, e un amore di ambo le parti per la stessa
donna, il visconte viene ricucito, tornando in un solo
corpo.
Il barone rampante ambientato nella Francia prima della rivoluzione francese, la storia narra del giovanissimo barone Cosimo Piovasco di Rond, che si ribella ai severi canoni familiari, e sale sui rami di un
albero, decidendo di vivere per sempre a mezz'aria,
promettendosi di non toccare assolutamente terra,
altrimenti torner un oppresso. La storia prosegue
cos: Cosimo, bambino, arriva no all'et adulta, suscitando lo stupore di tutti, mentre vive tra gli alberi,
conoscendo briganti e principesse, e innamorandosi
di una ragazza che lo tradir. Alla ne della sua vita
decide di salire sopra una mongolera, sparendo nel
cielo.

Il cavaliere inesistente all'epoca del regno di Carlo Magno, il cavaliere Agilulfo dei Guildiverni noto perch non si mai tolto l'armatura, e perch tra i soldati e i cavalieri circola la leggenda che lui non esista,
e che non sia riconoscibile, se non per la sua corazza. Agilulfo nel frattempo, sebbene valoroso, un
eroe tormentato, alla ricerca della sua amata donnaangelo, che vive in un castello lontano. Con un buffo servitore si mette in viaggio, alla ricerca di lei, e
la trova. Sconfortato dall'incontro con la donna, che
non si mostra essere una fanciulla virtuosa, Agilulfo
prosegue alla ricerca del Santo Graal per redimeCalvino
re la sua anima, ma vede che stato gi trovato da
dei cavalieri senza onore. Dopo aver compiuto le sue
Intellettuale di grande impegno politico, civile e culturale,
imprese, il cavaliere scompare del tutto.
stato uno dei narratori italiani pi importanti del Secondo Novecento. Ha seguito molte delle principali tendenze
letterarie a lui coeve, dal Neorealismo al Postmoderno, 9.23 Le
nuove
correnti
e
la
ma tenendo sempre una certa distanza da esse e svolgenneo-avanguardia
do un proprio personale e coerente percorso di ricerca. Di
qui l'impressione contraddittoria che orono la sua opera e la sua personalit: da un lato una grande variet di La Generazione degli anni trenta, autori nati negli anni
atteggiamenti che riette il vario succedersi delle poeti- '30, pur essendo caratterizzata da esperienze eterogenee,
che e degli indirizzi culturali nel quarantennio fra il 1945 le carriere di tali autori hanno fatto s che oggi essi vene il 1985; dall'altro, invece, una sostanziale unit deter- gano considerati appartenenti ad una generazione matura.
minata da un atteggiamento ispirato a un razionalismo Tra i narratori si possono citare Dacia Maraini, Vincenzo
pi metodologico che ideologico, dal gusto dell'ironia, Consolo, Gesualdo Bufalino, Fulvio Tomizza, tra i poeti
dall'interesse per le scienze e per i tentativi di spiegazio- Giancarlo Majorino, Giovanni Raboni e Alda Merini.
ne del mondo, nonch, sul piano stilistico, da una scrittura Dopo gli anni '60 la poesia sembra volgersi a uno sperimentalismo linguistico pi complesso. Tra i poeti pi
sempre cristallina e a volte, si direbbe, classica.[87]

61
signicativi di questa tendenza vanno ricordati Franco
Fortini e Andrea Zanzotto. In questa generale tendenza
al rinnovamento va iscritta anche la "neo-avanguardia"
del Gruppo 63 costituitosi a Palermo nell'ottobre di
quell'anno. Tra gli esponenti pi signicativi del gruppo
(peraltro estremamente eterogeneo per intenzioni e interessi) troviamo Umberto Eco, Nanni Balestrini, Alberto
Arbasino, Giorgio Manganelli e i poeti Elio Pagliarani ed
Edoardo Sanguineti.

10

L'Italia letteraria odierna

La letteratura italiana naturalmente legata all'identit


nazionale. Il discorso storico sulla letteratura si intrecciato n dalle origini con la prospettiva della nascita di una comunit, che da comunit letteraria
progressivamente diventata comunit nazionale.

re una lingua e una letteratura capaci di superare i conni


municipali per allargare lo sguardo a una comunit unita
da sentimenti e interessi collettivi, basati prima di tutto
sul discorso d'amore e sullo scambio culturale. In seguito testi famosissimi, su un percorso che va dalla canzone Italia mia di Francesco Petrarca alla canzone All'Italia
di Giacomo Leopardi, hanno arontato il problema del
rapporto tra letteratura italiana e identit collettiva. Ancora nel corso del Novecento tutti i principali scrittori, da
Gabriele D'Annunzio e Filippo Marinetti, passando per
Giuseppe Ungaretti e Elio Vittorini, no a Pier Paolo Pasolini, Leonardo Sciascia, Italo Calvino e Umberto Eco,
si sono proposti come interpreti del sentimento nazionale.
Anche quando ci si voluti opporre alla tradizione nazionale lo si fatto all'interno di una prospettiva italiana,
come accaduto ai primordi della neoavanguardia con i
romanzi, entrambi pubblicati nel 1963, Fratelli d'Italia di
Alberto Arbasino, e Capriccio italiano di Edoardo Sanguineti. Anche in tempi recenti gli scrittori continuano a confrontarsi col problema dell'Italia letteraria, come si evince dai titoli dei romanzi L'Italia spensierata
di Francesco Piccolo, e Italia, De Profundis di Giuseppe
Genna.

Le storie della letteratura italiana hanno sempre puntato a rivendicare una specicit nazionale della letteratura italiana, da Giovanni Mario Crescimbeni e Giacinto
Gimma no a Girolamo Tiraboschi e Francesco De Sanctis. La letteratura stata perci il principale veicolo di
unicazione degli italiani, al punto che si pu parlare Gli anni '90 vedono l'aermarsi del fenomeno letterario
di un'Italia letteraria in contrapposizione o in aggiunta dai critici denito "Cannibali", di genere pulp, con Aldo
Nove, Niccol Ammaniti, Tiziano Scarpa.
all'Italia costruita su base politica, etnica, o economica.
Una recente proposta letteraria, il New Italian Epic di Wu
Ming, si muove verso l'individuazione di una linea attuale,
tutta italiana e tutta letteraria, di indagine della storia e di
lavoro sullo stile.
Sulla stessa linea, inne, la raccolta di racconti pubblicati dalla Minimum Fax, a cura di Giorgio Vasta,
Anteprima Nazionale (2009), con scritti di Tullio Avoledo, Alessandro Bergonzoni, Ascanio Celestini, Giancarlo
De Cataldo, Valerio Evangelisti, Giorgio Falco, Giuseppe
Genna, Tommaso Pincio, Wu Ming 1, che raccontano
come sar il nostro paese tra vent'anni.

11 Italiani premiati con il Premio


Nobel per la letteratura
Il Premio Nobel per la letteratura stato assegnato per
la prima volta nel 1901.

12 Note
[1] Natalino Sapegno, Compendio di storia della letteratura
italiana, vol. I, Dalle origini alla ne del quattrocento, La
Nuova Italia, Firenze, 1956, pag. 4
Alda Merini

[2] Giuseppe Petronio, Compendio di storia della letteratura


italiana, Palumbo Editore, Firenze, 1968, pag. 9

Gi Dante col De vulgari eloquentia si proponeva di crea-

[3] Natalino Sapegno, op. cit., pag. 6

62

12 NOTE

[21] C. Salinari, C. Ricci, op. cit., pag. 125


[22] Mario Sansone, op. cit., pag. 35
[23] Alberto Asor Rosa, Sintesi di storia della letteratura
italiana, La Nuova Italia, Firenze, 1986, pag. 23
[24] Alberto Asor Rosa, op. cit., pag. 24
[25] Francesco Flora, Storia della letteratura italiana, vol. I,
Arnoldo Mondadori, Milano, 1958, pagg. 62-63
[26] Mario Sansone, Storia della letteratura italiana, Principato, Milano, 1960, pag. 38
[27] Natalino Sapegno, Compendio di Storia della letteratura
italiana, vol. I, Dalle origini alla ne del quattrocento, La
Nuova Italia, Firenze, 1956, pag. 79
[28] da il Purgatorio, in Dante Alighieri, La Divina Commedia,
Sansoni, Firenze, 1905, pag. 466
[29] Mario Sansone, Storia della letteratura italiana, Principato, Milano, 1960, pag. 39
[30] Mario Sansone, op. cit. pag. 40
[4] Alberto Asor Rosa, Sintesi di storia della letteratura
italiana, La Nuova Italia, Firenze, 1986, pag. 1
[5] Alberto Asor Rosa, op. cit., pag. 12
[6] Da Luigi Morandi, Origine della lingua italiana, Stab. Tip.
Scipione Lapi Editore, Citt del Castello, 1897, pag. 11
[7] Natalino Sapegno, 'op. cit.
[8] Confronta Il placito capuano
[9] Natalino Sapegno, op. cit., pag. 5
[10] Alberto Asor Rosa, op. cit., pag. 5
[11] Confronta I documenti delle origini con testo
[12] Per la classicazione di questo periodo storico si prende in
considerazione la suddivisione fatta da Alberto Asor Rosa in Sintesi di storia della letteratura italiana, La Nuova
Italia, Firenze, 1986
[13] op. cit., pag. 29
[14] Giuseppe Petronio, op. cit., pag. 26
[15] Natalino Sapegno, op. cit., pag. 52
[16] Natalino Sapegno, op. cit., pag. 53
[17] Il brano tratto dalla volgarizzazione del testo da C. Salinari, C. Ricci, Storia della letteratura italiana con antologia degli scrittori e dei critici, Laterza, Bari, 1991, pag.
215
[18] Natalino Sapegno, op. cit., pag. 63
[19] C. Salinari, C. Ricci, Storia della letteratura italiana con
antologia degli scrittori e dei critici, Volume 1, Dalle origini
al Quattrocento, Laterza, Bari, 1991, pag. 197
[20] Francesco De Sanctis, Storia della letteratura italiana,
pagina 6

[31] Mario Sansone, op. cit., pag. 40


[32] Natalino Sapegno, Compendio di Storia della letteratura
italiana. Dalle origini alla ne del Quattrocento, La Nuova
Italia, Firenze, 1956, pag. 85
[33] Francesco Trucchi, Poesie italiane inedite di dugento autori dall'origine della lingua inno al secolo
decimosettimo, Prato, 1846.
[34] Guasti, Storia del sonetto italiano corredata di cenni
biograci e di note storiche.., Prato, 1839
[35] Poeti del Duecento, a cura di G. Contini, 2 voll., MilanoNapoli, Ricciardi, 1960, vol. II p. 630
[36] Dei Trattati morali di Albertano da Brescia, volgarizzamento inedito del 1268 fatto da Andrea da Grosseto, a cura di Francesco Selmi, Commissione per i testi di lingua,
Bologna, Romagnoli, 1873, Avvertenza, p.XII-XIII.
[37] Cesare Segre in Corriere della Sera del 30 ottobre 1994
[38] Mario Sansone, Storia della letteratura italiana, La Nuova
Italia, Firenze, 1960, pag. 41
[39] Mario Sansone, Storia della letteratura italiana, Principato, Milano, 1960, pag. 75
[40] Rosanna Bisacca, Maria Paolella, L'Altra Biblioteca,
volume triennale, Lattes, Torino, 2000, pag. 226
[41] Oltre alla dissoluzione dei due massimi istituti politici medievali, Impero e Papato, la seconda met del Trecento vede altri profondi cambiamenti: la crisi del Comune che va verso la Signoria; l'ascesa della ricca borghesia mercantile che culmina con la formazione di potenti gruppi nanziari (a Venezia, Genova, Milano, Firenze, Lucca, Siena); l'aermarsi delle milizie mercenarie;
il fallimento della teocrazia di papa Bonifacio VIII; lo
Scisma d'Occidente; le sollecitazioni culturali e religiose di Wycli in Inghilterra e di Hus in Boemia contro

63

la mondanizzazione della Chiesa e per la nascita di chiese nazionali indipendenti da Roma; la separazione della
fede dalla ragione, con conseguente maggiore attenzione
alla natura che allo spirito, segnante la ne della losoa Scolastica con Guglielmo di Occam (supremazia dello
Stato sulla Chiesa) e Marsilio da Padova (pluralit degli
stati, autonomia del potere politico, superiorit dottrinale
e disciplinare del Concilio dei vescovi sul Papa).
[42] Asor Rosa, Sintesi di storia di letteratura italiana, La
Nuova Italia, Firenze, 1986, pag. 28
[43] Giulio Ferroni, Storia della letteratura italiana, Vol. II, in
Dante e il nuovo modello letterario, Mondadori, Milano,
2006
[44] Mario Sansone, Storia della letteratura italiana, Principato, Milano, 1960, pag. 62
[45] Natalino Sapegno, Compendio di storia della letteratura
italiana. Dalle Origini al Quattrocento, La Nuova Italia,
Firenze, 1956, pag. 136

[60] Natalino Sapegno, op. cit., pag. 260


[61] Pasquale Stoppelli, Malizia Barattone (Giovanni di Firenze) autore dell'opera "Il Pecorone", in Filologia e critica
II (1977)), pagg. 1-34
[62] Giuseppe Petronio, Compendio di storia della letteratura
italiana, Palumbo, 1968, pag. 99
[63] Roberto Mercuri, La letteratura del Trecento in Toscana
in Letteratura italiana, Einaudi, Firenze, 2007, pag. 570
[64] Natalino Sapegno, Compendio di Storia della letteratura
italiana, La Nuova Italia, Firenze, 1956, pag. 282
[65] Giuseppe Petronio, Compendio di storia della letteratura
italiana, Firenze, 1968, pag. 103
[66] Natalino Sapegno, Compendio di Storia della letteratura
italiana, La Nuova Italia, Firenze, 1956, pag. 288
[67] Bruno Migliorini, Storia della lingua italiana, Sansoni,
Firenze, 1971, pag. 240

[46] Natalino Sapegno, Compendio di storia della letteratura


italiana. Dalle Origini alla ne del Quattrocento, La Nuova
Italia, Firenze, 1956, pag. 167

[68] Leonardo Bruni, Dialogi ad Petrum Paulum Histrum,


Istituto Nazionale sul Rinascimento, 1994

[47] Asor Rosa, Sintesi di storia della letteratura italiana, La


Nuova Italia, Firenze, 1986, pag. 44

[69] Natalino Sapegno, Compendio di storia della letteratura


italiana. Dalle origini alla ne del Quattrocento, La Nuova
Italia, Firenze, 1956, pag. 288

[48] Natalino Sapegno, Compendio di storia della letteratura


italiana. Dalle Origini al Quattrocento, La Nuova Italia,
Firenze, 1956, pag. 201

[70] Mario Sansone, Storia della letteratura italiana, Principato, Milano-Messina, 1960, pag. 137

[49] Natalino Sapegno, Compendio della storia della letteratura


italiana. Dalle Origini al Quattrocento, La Nuova Italia,
Firenze, 1956, pag. 183
[50] Rosanna Bicacca Maria Paolella, L'altra biblioteca,
volume triennale, Lattes, Torino, 2000, pag. 231
[51] Alberto Asor Rosa, Sintesi di Storia della letteratura
italiana, La Nuova Italia, Firenze, 1986
[52] Mario Sansone, Compendio di Storia della letteratura italiana. Dalle Origini al Quattrocento, La Nuova Italia,
1956

[71] Giuseppe Petronio, Compendio di storia della letteratura


italiana, Palumbo, 1968
[72] Leon Battista Alberti, in Proemio, Opere volgari, a cura di
C. Grayson, vol. I, Laterza, Bari, 1960
[73] Citata in Giuseppe Petronio, Compendio di Storia della
letteratura italiana, Palumbo, Firenze, 1968
[74] F. Gavino Olivieri, Storia della letteratura italiana, '800'900, Nuove Edizioni Del Giglio, Genova, 1990, pag. 82.
[75] Uno sconosciuto: l'ateo lantropo barone d'Holbach,
elapsus.it. URL consultato il 16 febbraio 2014.

[53] Alberto Asor Rosa, Sintesi di Storia della letteratura


italiana, La Nuova Italia, Firenze, 1986, pag. 52

[76] Giulio Ferroni, La poesia del dolore: Giacomo Leopardi,


emsf.rai.it. URL consultato il 16 febbraio 2014.

[54] G. Padoan, Sulla datazione del Corbaccio, in Il Boccaccio


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[77] Giacomo Leopardi, La ginestra o il ore del deserto, in


Tutte le opere, Mondadori, Milano, 1937-1949, vol. I, pag.
42

[55] Mario Sansone, Storia della letteratura italiana, Principato, 1960, pag. 110
[56] Mario Sansone, Storia della letteratura italiana, Principato, Milano, 1956, pag. 107
[57] Da Mario Sansone, op. cit., pag. 108
[58] Natalino Sapegno, Introduzione ai Poeti minori del Trecento, in Pagine di storia letteraria, Palermo, Manfredi, 1960,
pagg. 197-200
[59] Natalino Sapegno, Compendio di storia della letteratura
italiana. Dalle origini alla ne del Quattrocento, La Nuova
Italia, Firenze, 1956, pag. 253

[78] G. Carducci, Opere, Bologna, Zanichelli, vol. XXVII, p.


36: Queste odi poi le intitolai barbare, perch tali sonerebbero agli orecchi e al giudizio dei greci e dei romani,
se bene volute comporre nelle forme metriche della loro
lirica, e perch tali soneranno pur troppo a moltissimi italiani, se bene composte e armonizzate di versi e di accenti
italiani.
[79] Alberto Casadei, "Il Novecento", il mulino, Bologna, 2005
[80] Antonio Maria Borgese. Poesia crepuscolare pubblicato su
La Stampa del 10 settembre 1910, all'interno della rubrica
Cronache letterarie

64

14 VOCI CORRELATE

[81] Salvatore Guglielmino, Guida al Novecento, vol. 1, 3 ed.,


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letteratura italiana, Milano, Garzanti, 1969 [1965].

[82] Giacinto Spagnoletti, Storia della letteratura italiana del


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[83] G. Ungaretti, Vita d'un Uomo - Tutte le poesie, Arnoldo


Mondadori Editore, Segrate 1969, p. 46
[84] G. Ungaretti, cit., p. 65
[85] Marisa Carl, Epoche e Culture, volume 2, tomo II pagina
634.
[86] R.Luperini, La scrittura e l'interpretazione, Palumbo
editore, volume 3, tomo III, pagina 144.

Salvatore Guglielmino, Guida al Novecento, 3 ed.,


Milano, Principato Editore, 1971.
Ettore Bonora, Storia della Letteratura Italiana,
Torino, Petrini, 1976.
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italiana, Firenze, La Nuova Italia, 1986.

[87] Romano Luperini, Pietro Cataldi; Lidia Marchiani; Valentina Tinacci, La scrittura e l'interpretazione, Palermo,
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Carlo Ricci e Carlo Salinari, Storia della letteratura italiana con antologia degli scrittori e dei critici,
Roma, Laterza, 1991.

12.1

Ugo Dotti, Storia della Letteratura italiana, Laterza,


1991.

Riferimenti

[1] La grande energia che l'opera di Pasolini continua a


trasmettere nel mondo dovuta alla pluralit di campi
d'intervento, alle incursioni piratesche in terreni al di fuori delle sue competenze e di mostrare le incoerenze, i punti deboli del sistema, e soprattutto la sua capacit di porre dubbi, seminare interrogativi, abbattere verit accettate
convenzionalmente. Pasolini era uno straordinario uomoorchestra, un re Mida che dominava i materiali espressivi pi eterogenei, trasformandoli al minimo contatto (Gian
Piero Brunetta, in Cent'anni cinema italiano, Laterza, Bari
1991 - p. 494)

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II. Il Quattrocento e il Cinquecento, di
Riccardo Bruscagli
III. Il Seicento, di Erminia Ardissino
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13

Bibliograa

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italiana, Messina-Firenze, D'Anna, 1961.

V. L'Ottocento, di Riccardo Bonavita


VI. Il Novecento, di Alberto Casadei
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2006.

14 Voci correlate
Lingua italiana
Lingua volgare
Letteratura dialettale
Letteratura svizzera
Italia letteraria
Storia della fantascienza italiana

65

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soggettario, BNCF, marzo 2013.
www. StoriaDellaLetteratura.it - Antonio Piromalli: il testo completo della Storia della letteratura
italiana scritta da Antonio Piromalli, liberamente
disponibile in rete
Francesco De Sanctis: il testo completo della Storia
della letteratura italiana (1870)
Approfondimenti da www.sussidiario.it, sussidiario.it.

66

17 FONTI PER TESTO E IMMAGINI; AUTORI; LICENZE

17
17.1

Fonti per testo e immagini; autori; licenze


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17.2

Immagini

67

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68

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Contributori: Fotografa tomada de la revista LA NACIN, Un siglo en sus columnas.
editada por el diario La Nacin con motivo de cumplirse 100 aos de su fundacin.
Buenos Aires 4 de enero de 1970. Artista originale: sconosciuto<a href='//www.wikidata.org/wiki/Q4233718' title='wikidata:
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001.jpg Licenza: Public domain Contributori: The Yorck Project: 10.000 Meisterwerke der Malerei. DVD-ROM, 2002. ISBN 3936122202.
Distributed by DIRECTMEDIA Publishing GmbH. Artista originale: Meister des Rosenromans
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Fonte:
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DanteAndHisPoem.jpg Licenza: Public domain Contributori: http://www.intoscana.it/shared/intoscana/immagini/generica/2010/12/
13/75e0b15058c422781c84914fd03d3cb4.jpg Artista originale: Domenico di Michelino
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Carlo_Goldoni_%28Venice%29.jpg Licenza: CC BY-SA 3.0 Contributori: Opera propria Artista originale: Didier Descouens
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17.2

Immagini

69

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Public domain Contributori: Llibre digitalitzat per Biblioteca de Traductors i convertit a DjVu amb OCR mitjanant any2djvu.org. Artista
originale: Giacomo Leopardi
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https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/e/ed/Photo_of_prince_d%27_
annunzio.jpg Licenza: Public domain Contributori: http://ladyreading.forumfree.it/?t=60707892 Artista originale: Unknown Person
File:Picture_of_Gabriele_D'Annunzio.jpg
Fonte:
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Gabriele_D%27Annunzio.jpg Licenza: Public domain Contributori: Studies in prose and verse: https://archive.org/stream/
studiesinproseve00symouoft#page/130/mode/2up Artista originale: sconosciuto<a href='//www.wikidata.org/wiki/Q4233718'
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alt='wikidata:Q4233718'
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Wikidata-logo.svg/20px-Wikidata-logo.svg.png' width='20' height='11' srcset='https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/
thumb/f/ff/Wikidata-logo.svg/30px-Wikidata-logo.svg.png
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File:Pier_Paolo_Pasolini2.jpg Fonte: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/0/0e/Pier_Paolo_Pasolini2.jpg Licenza: Pubblico dominio Contributori: ? Artista originale: ?
File:Pinocchio.jpg Fonte: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/6/65/Pinocchio.jpg Licenza: Public domain Contributori:
http://www.linguaggioglobale.com/Pinocchio/menu_pinocchio.htm Artista originale: Enrico Mazzanti (1852-1910)
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T : D. S E. N STS I, F. B B. A U. T , B. J L O .
File:Publius_Ovidius_Naso_in_the_Nuremberg_chronicle_XCIIIv.jpg
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Public
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http://www.beloit.edu/~{}nurember/book/5th_age/Folios%20XCIIIv-XCIIIIr.htm Artista originale: Michel Wolgemut, Wilhelm
Pleydenwur (Text: Hartmann Schedel)
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Contributori: Created from scratch in Adobe Illustrator. Originally based on Image:Question book.png created by User:Equazcion. Artista
originale: Tkgd2007
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originale: Giuseppe Benaglia
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guicciardini.jpg Licenza: Public domain Contributori: ? Artista originale: ?
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commons/9/9e/Ritratto_di_francesco_petrarca%2C_altichiero%2C_1376_circa%2C_padova.jpg Licenza: Public domain Contributori:
sconosciuto Artista originale: Altichiero
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A4nger_1850.png Licenza: Public domain Contributori: ? Artista originale: ?

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17 FONTI PER TESTO E IMMAGINI; AUTORI; LICENZE

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Fabre
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Fonte:
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/
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domain Contributori: See below. Artista originale: Diego Velzquez
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17.3

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