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La nascita della letteratura in volgare in Italia si colloca durante l'età comunale nel

Duecento. Si è trattato ovviamente di un percorso lento e graduale, iniziato con la fine dell'Impero
Romano d'Occidente e la rottura dell'unità del mondo latino, attraverso l'emergere delle lingue
volgari sino al loro utilizzo per esprimere contenuti letterari non più legati solo ad esigenze
pratiche.
Dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente nel 476 d.C. l'antica unità linguistica
dell'Europa venne meno e il latino, che fino ad allora aveva accomunato gran parte delle regioni
occidentali, si frantumò in una pluralità di lingue dette "volgari", perché parlate dal "volgo" (il
popolo non istruito). Fino al IX sec. il latino era l'unica lingua usata nella scrittura ed era la lingua
dei dotti, ovvero i chierici (membri della Chiesa) che erano i soli a saper leggere e scrivere, mentre
il volgare era la lingua dei laici (non facenti parte delle gerarchie ecclesiastiche) ed era usato
unicamente nelle esigenze di vita pratica. I monaci erano i soli depositari del sapere scritto
nell'Alto Medioevo e per questo i monasteri erano dei centri culturali molto importanti in Europa
occidentale, dotati spesso di ricche biblioteche dove erano conservati i manoscritti e i codici della
tradizione latina classica. Monaci specializzati nella trascrizione manoscritta dei testi, detti copisti o
amanuensi, lavoravano senza sosta nei laboratori di scrittura annessi alle biblioteche dei conventi,
e grazie alla loro opera è stato possibile conservare e trasmettere gran parte delle opere della
letteratura latina classica, destinate altrimenti ad andare in gran parte perdute.
Il volgare fu usato per molti secoli solo come lingua orale, finché cominciò ad essere
utilizzato anche nella redazione di alcuni documenti scritti per finalità pratiche e non ancora
letterarie: il primo esempio scritto di una lingua che pare una transizione dal latino al volgare è il
cosiddetto indovinello veronese, in un codice ritrovato a Verona e risalente all'VIII-IX sec., una
sorta di indovinello che allude all'opera di scrittura della mano che regge una penna d'oca e lascia
l'inchiostro sulla pagina bianca.
La prima vera testimonianza scritta in Europa di un volgare romanzo risale invece all'842 ed
è Il Giuramento di Strasburgo, ovvero la solenne cerimonia con cui Carlo il Calvo (re dei Franchi) e
Ludovico il Germanico (re di Germania) si giurarono reciprocamente fedeltà nella lotta comune
contro il fratello Lotario: Risale invece al 960 il primo esempio scritto di un volgare italiano, il
cosiddetto Placito Capuano pronunciato da un giudice della città campana (il placito era una
sentenza emessa per dirimere una controversia).
In Italia la letteratura volgare nasce nel XIII sec. e dunque con notevole ritardo rispetto a
quella franco-provenzale, da cui subisce tra l'altro una forte influenza: la situazione italiana era
molto frammentata politicamente, specie al Nord dove nel XII-XIII sec. si sviluppa la civiltà
comunale, e anche culturalmente, non essendovi una lingua di "corte" che potesse unificare gli
scrittori della penisola. In Italia mancava anche una vera corte simile a quella francese o a quelle
dei signori feudali di Provenza, se si eccettua il caso di Federico II in Sicilia, per cui l'emergere di
una letteratura volgare che si rivolgesse a un pubblico di laici fu parallelo allo sviluppo della società
comunale e dei suoi valori mercantili e borghesi, dunque in un ambiente "cittadino". I primi
scrittori in lingua volgare, furono spesso uomini politici impegnati a vario titolo nelle istituzioni
comunali (come Guido Guinizelli), oppure al servizio di un sovrano e operanti in una corte, come i
poeti siciliani della scuola di Federico II che erano tuttavia di origine borghese e molto diversi dai
cavalieri-poeti della poesia provenzale. Nonostante il suo carattere comunale, in ogni caso, la
letteratura volgare delle Origini subì un forte influsso dei modelli francesi e provenzali ed espresse
anche valori e ideali propri della società feudale più antica, specie nella lirica amorosa.

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