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I Saperi Fondamentali di

Letteratura
italiana
Dalle origini
al Cinquecento
INDICE
UNITÀ 1 LE ORIGINI E IL DUECENTO 4

L’epoca e le idee 4
La letteratura cortese-cavalleresca 5
La morte di Orlando 8
La poesia religiosa del Duecento 9
Cantico delle creature (Francesco d’Assisi) 10
Donna de Paradiso (Iacopone da Todi) 12
La Scuola siciliana 14
La poesia siculo-toscana 15
Lo Stilnovo 16
Io voglio del ver la mia donna laudare (Guido Guinizzelli) 18
Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira (Guido Cavalcanti) 20
La poesia comico-realistica 22
S’i’ fosse foco, ardere’ il mondo (Cecco Angiolieri) 23
La prosa del Duecento 24
Dante Alighieri 26
Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io 29
Vita Nuova 30
Tanto gentile e tanto onesta pare 31
Divina Commedia 32

UNITÀ 2 IL TRECENTO 36

L’epoca e le idee 36
Francesco Petrarca 37
Canzoniere 39
Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono 40
Pace non trovo, et non ò da far guerra 42
Giovanni Boccaccio 45
Decameron 47
Federigo degli Alberighi 48
UNITÀ 3 UMANESIMO E RINASCIMENTO 56

L’epoca e le idee 56
La letteratura medicea 61
Il poema cavalleresco 62
La trattatistica rinascimentale 64
Il Petrarchismo 64
Io son da l'aspettar omai si stanca (Gaspara Stampa) 65
L’Anticlassicismo 66
Ludovico Ariosto 68
Orlando furioso 69
Proemio 72
La pazzia di Orlando 74
Niccolò Machiavelli 78
Il Principe 81
In che modo i Principi devono tener fede alla parola data 83

UNITÀ 4 CONTRORIFORMA E MANIERISMO 86

L’epoca e le idee 86
Torquato Tasso 87
Gerusalemme liberata 89
Proemio 92

e CIVI
cazion

CA

Edu
PAGINE DI REALTÀ 96

Le parole possono ferire: l’importanza del contesto 96


Nostalgia canaglia: il mito del passato 99
L’edonismo: un male dei nostri tempi? 102
L’italiano: una lingua in via d’estinzione? 104
Essere intellettuali oggi 107
UNITÀ 1

LE ORIGINI E IL DUECENTO

L’EPOCA E LE IDEE

Studia STORIA E SOCIETÀ


kit
DIDATTICO Con la caduta dell’Impero romano d'occidente, che segna
DIGITALE
la fine dell’Età antica e l’inizio del Medioevo, si ha
per molti secoli un arretramento della cultura scritta. Solo
la Chiesa provvede all'istruzione e si occupa di conservare e
copiare nei monasteri i testi sacri e quelli dell’antichità classica.

A partire dall’XI secolo nascono le scuole e le università


Nell’XI secolo
si affermano laiche e presso le corti dei signori feudali si affermano valori
i VALORI CORTESI: come il coraggio, la lealtà, la generosità e l’amore per
� coraggio; una donna ideale. Sono i cosiddetti valori cortesi, cioè
� lealtà; della corte. Nel frattempo le città si ripopolano e i Comuni
� generosità; diventano i nuovi centri del potere dove nasce una nuova
� amore per classe sociale, la borghesia mercantile, che crede in nuovi valori
la donna ideale.
come l’intraprendenza e l’affermazione di sé.

LA LINGUA: DAL LATINO ALLE LINGUE ROMANZE


Dopo il crollo dell’Impero romano d’occidente, l’uso
del latino rimane vivo nella lingua scritta e nei documenti
ufficiali, ma il latino non è più parlato dalla popolazione.

Nei territori più romanizzati, col tempo, dal latino derivano


nuove lingue, le lingue romanze o lingue volgari, chiamate
così perché parlate dal popolo (volgo).
“oïl” e “oc” In Francia, nel Nord nasce la lingua d’oïl, nel Sud
significano “sì"
la lingua d’oc. Nella penisola iberica nascono lo spagnolo, il
nelle lingue
del Nord e del Sud
portoghese e il catalano. Nella penisola italiana
della Francia. si sviluppano l’italiano, con diverse varianti regionali,
il sardo e il ladino.

4
Le origini e il Duecento

LA LETTERATURA CORTESE-CAVALLERESCA Studia


kit
DIDATTICO
DIGITALE
LA PRODUZIONE IN LINGUA D’OÏL:
CANZONI DI GESTA E ROMANZI CAVALLERESCHI
I primi testi scritti in lingua volgare hanno funzioni
pratiche e sono per esempio testamenti, libri contabili
e documenti. Solo a partire dall’XI secolo saranno composti
STUDIO ATTIVO
nelle lingue volgari anche i testi letterari.
� La produzione
Una delle più importanti produzioni letterarie è quella letteraria in lingua
in lingua d’oïl che si sviluppa nella Francia del Nord d’oïl si divide in

e si divide in canzoni di gesta (chansons de geste)


e in
e romanzi cavallereschi.

Le canzoni di gesta � L’insieme delle


Le canzoni di gesta si chiamano canzoni perché in origine canzoni di gesta
si chiama anche
venivano cantate e solo in seguito vennero scritte.
Raccontano le imprese (le gesta) di Carlo Magno e
dei suoi Paladini (cavalieri), impegnati a difendere
la cristianità contro i Saraceni (gli Arabi); per questo
vengono raggruppate sotto il titolo “ciclo carolingio”.

Il tema delle canzoni di gesta è principalmente guerresco. CANZONI DI GESTA:


Questi componimenti si rivolgono al popolo delle piazze e � sono scritte
dei mercati, usano perciò un linguaggio molto semplice in lingua d’oïl;
� il tema è guerresco;
e comprensibile.
� il linguaggio è
La Chanson de Roland (Canzone di Orlando) è il testo semplice;
� usa formule fisse.
più famoso tra le canzoni di gesta. È un’opera in versi
di un autore sconosciuto che racconta lo scontro tra
l’esercito di Carlo Magno e i Saraceni che avevano
conquistato la Spagna, e in particolare narra la battaglia
di Roncisvalle, del 778, e la morte eroica del paladino
Orlando che si sacrifica per difendere il proprio re e
il proprio Dio. Come le altre canzoni di gesta, anche
la Chanson de Roland usa molte ripetizioni, che servivano
ad aiutare a recitare i testi davanti al pubblico,
e modi di dire fissi per definire i personaggi,
come per esempio “Carlo dalla barba bianca”.

5
Unità 1

I romanzi cavallereschi
ROMANZI I romanzi cavallereschi sono dedicati alle imprese
CAVALLERESCHI:
dei cavalieri di re Artù, chiamati anche cavalieri della
� sono scritti
in lingua d’oïl; Tavola Rotonda, che si svolgono in Bretagna; per questo
� i temi sono battaglie si chiama anche “ciclo bretone”.
e amore; Narrano gli amori e le avventure dei cavalieri in
� il linguaggio una dimensione fiabesca e magica. In questi testi, accanto
è complesso e alle battaglie, diventa tema centrale anche l’amore.
raffinato.
Il pubblico dei romanzi cavallereschi è il pubblico della
corte, per questo i romanzi cavallereschi vengono chiamati
anche romanzi cortesi e il linguaggio usato è molto
complesso e raffinato.

L’autore più importante di romanzi cavallereschi è


Chrétien de Troyes (si pronuncia “Cretién de Truá”),
autore di 5 romanzi in versi.
Di lui si sa poco. L’unica informazione sicura è
che scrive i suoi romanzi tra il 1160 e il 1190.

I cavalieri di Chrétien de Troyes sono eroi solitari e


coraggiosi che fanno una vita avventurosa cercando
l’amore ideale.

LA PRODUZIONE IN LINGUA D’OC:


LA LIRICA PROVENZALE
LIRICA PROVENZALE: Nella Francia del Sud, in particolare in Provenza dove
� è scritta si parla la lingua d’oc, si afferma la lirica, cioè
in lingua d’oc;
la produzione di componimenti poetici brevi.
� ha una visione laica;
� il tema è l'amore; Gli autori di queste poesie, i trovatori, sono poeti
� il linguaggio è di mestiere, che giravano di corte in corte, o anche nobili.
difficile. Si rivolgono a un pubblico colto e raffinato, per questo
usano spesso un linguaggio difficile e scelgono metri
e strutture sintattiche complesse.
METRO
struttura del verso. La lirica provenzale è lontana dai valori religiosi; propone
una visione laica che ha come nucleo centrale l’amore:
un amore che non sarà mai soddisfatto, l’amore per la donna
amata, adorata con discrezione e lodata a dismisura.

6
Le origini e il Duecento

Come il vassallo è sottomesso al suo signore,


il poeta è sottomesso alla donna amata e vive una vera
servitù d’amore, secondo le regole dell’amore cortese.

I trovatori più noti, che poi hanno avuto anche una grande
influenza sulla letteratura italiana dei decenni successivi
e che saranno conosciuti e imitati anche da Dante e Petrarca,
sono: Bernart de Ventadorn, Jaufré Rudel e Arnaut Daniel.

VERIFICA
Completa la mappa

LA LETTERATURA CORTESE E CAVALLERESCA

in lingua d’oïl, parlata in lingua ,


nel parlata nel
della Francia. della Francia.

I romanzi cavallereschi Lirica :


Canzoni di gesta
(o ciclo ) poesie che raccontano
(o ciclo )
raccontano le imprese raccontano le imprese la servitù d’amore
di Carlo Magno e dei del poeta per
dei suoi paladini. la donna amata.

hanno un pubblico hanno un pubblico ha un pubblico

e usano un linguaggio e usano un linguaggio e usa un linguaggio

7
Morte di un Audio
LETTURA
combattente per La morte di Orlando
il re e per la fede

da La Chanson de Roland

Lassa 173
Orlando sente che la morte lo invade,
dalla testa sul cuore gli discende.
Sotto un pino se ne va correndo,
prono, piegato sull’erba verde s’è coricato prono,
sotto di sé mette la spada e il corno.
pagana gente, gli Arabi Ha rivolto il capo verso la pagana gente:
l’ha fatto perché in verità desidera
che Carlo dica a tutta la sua gente
che da vincitore è morto il nobile conte.
sovente, più volte Confessa la sua colpa rapido e sovente,
tende il guanto, si sottomette per i suoi peccati tende il guanto a Dio.

Lassa 174
Orlando sente che il suo tempo è finito.
poggio, collina Sta sopra un poggio scosceso, verso Spagna;
con una mano s’è battuto il petto:
mea culpa, colpa mia «Dio! mea culpa, per la grazia tua,
dei miei peccati, dei piccoli e dei grandi,
ASSONANZA
che ho commesso dal giorno che son nato
rima imperfetta in cui le
parole a fine verso hanno fino a questo giorno in cui sono abbattuto!»
le stesse vocali a partire Il guanto destro ha teso verso Dio.
dall'ultima accentata, mentre Angeli dal cielo sino a lui discendono.
le consonanti sono diverse.

DENTRO IL TESTO METRO: nel testo originale, lasse (strofe) assonanzate

Lo stile della Chanson de Roland è semplice. Ci sono molte ripetizioni e


la stessa situazione è ripetuta più volte con piccole varianti.
Qui per esempio, nei primi e negli ultimi versi delle due lasse (strofe), si vede
Orlando morente che compie il gesto di tendere il guanto a Dio, come facevano
i vassalli per indicare la loro sottomissione a Dio.

8
Le origini e il Duecento

LA POESIA RELIGIOSA DEL DUECENTO Studia


kit
DIDATTICO
Nel Duecento nasce e si sviluppa in Italia centrale DIGITALE

una nuova poesia in lingua volgare.


Questa poesia tratta temi religiosi: racconta episodi
della Bibbia o compone lodi al Signore (le laude).

FRANCESCO D’ASSISI E IACOPONE DA TODI POESIA RELIGIOSA:


Uno dei principali protagonisti della poesia del Duecento � è l’inizio della
letteratura italiana;
è Francesco d’Assisi (1182-1226) che fonda l’ordine religioso
� è scritta in
francescano e propone una religiosità basata sull’amore,
volgare umbro;
sulla gioia e sulla fratellanza tra tutte le creature.
� tratta temi religiosi.

Il punto di inizio della letteratura italiana è infatti


il Cantico delle creature di Francesco d’Assisi, scritto
in volgare umbro. È il primo testo letterario in volgare.

Sono in volgare umbro anche le laude di Iacopone da Todi


(1230 circa-1306) che, al contrario di Francesco d’Assisi,
ha una religiosità cupa e dominata dal senso del peccato
e dal rifiuto dei piaceri mondani.
Immagine tratta dal film
Entrambi scelgono quindi una lingua, il volgare umbro, Francesco giullare di Dio,
comprensibile a tutti, anche ai fedeli più umili. di R. Rossellini

LA LAUDA

La lauda è un componimento poetico di argomento religioso


Lauda
e di carattere popolare, tipico della letteratura italiana
medievale.
Si chiama così perché contiene lodi a Dio.
Lauda dialogata
All’inizio è una semplice cantilena che usa una sola rima.
Poi compare la lauda dialogata, che racconta episodi
del Vecchio e del Nuovo Testamento e le leggende sacre.
Sacra
Da questi dialoghi, che possono essere messi in scena,
rappresentazione
nascono le sacre rappresentazioni, cioè spettacoli teatrali.

9
Il ringraziamento
a Dio per lo Cantico delle creature
splendore del creato

Audio di Francesco d’Assisi


LETTURA

Altissimu, onnipotente, bon Signore


onne, ogni tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.
[...]

Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature,


messor, mio signore spetialmente messor lo frate sole,
iorno, luce lo qual’è iorno, et allumini noi per lui.
radiante, splendente Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de te, Altissimo, porta significatione.

Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle,


clarite, luminose in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.

Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento


nubilo, cielo nuvoloso et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le tue creature dài sustentamento.

Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua,


casta, pura la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu,


per lo quale ennallumini la nocte,
iocundo, gioioso et ello è bello et iocundo et robustoso et forte. [...]

DENTRO IL TESTO METRO: lauda, con versi di misura irregolare.

Il Cantico delle creature è un componimento di argomento religioso che contiene


una lode al Signore.
San Francesco propone un’idea nuova di Dio, non più un Dio terribile che
punisce l’uomo per i suoi peccati, ma un Dio misericordioso.
E nella sua lauda Francesco canta la bellezza dell'intero creato.

Il testo loda Dio per tutti i doni del creato: il sole, la luna, la terra, ma poi
lo loda anche per i dolori e la morte che colpiscono gli uomini.

10
Le origini e il Duecento

Parafrasi

Altissimo, onnipotente, buon Signore


tue sono le lodi, la gloria e ogni benedizione.
[...]

Che tu sia lodato, mio Signore, con tutte le tue creature,


specialmente messere fratello sole,
il quale è luce, e tu ci illumini attraverso di lui.
Ed esso è bello e splendente di tanta luce
e di te, o Altissimo, è simbolo [porta significatione].

Che tu sia lodato, mio Signore, per sorella luna e le stelle;


in cielo [celu] le hai create, luminose, preziose e belle.

Che tu sia lodato, mio Signore, per fratello vento,


per il cielo nuvoloso e per quello sereno e per ogni tempo,
grazie al quale dài nutrimento a tutte le tue creature.

Che tu sia lodato, mio Signore, per sorella acqua,


Giotto, San Francesco
che è molto utile, umile, preziosa e pura.
riceve le stigmate, Parigi,
Museo del Louvre
Che tu sia lodato, mio Signore, per fratello fuoco,
con cui illumini la notte,
ed esso è bello, gioioso, energico e forte. [...]

VERIFICA
Rispondi alle domande

1. Francesco d’Assisi scrive questo testo per:


chiedere a Dio una grazia. ringraziare Dio di tutte le cose che ha creato.

2. Secondo Francesco d’Assisi, il simbolo di Dio è: l’acqua. il sole.

3. Nella storia della letteratura italiana, perché è importante il Cantico delle creature?

11
Una madre e
la morte di suo
figlio
Donna de Paradiso
di Iacopone da Todi Audio
LETTURA

parla il nunzio «Donna de Paradiso,


lo tuo figliolo è preso
Iesù Cristo beato.

vide, guarda Accurre donna e vide


l’allide, lo percuote che la gente l’allide;
lo s’occide, lo si uccide credo che lo s’occide,
l’ò, l’hanno tanto l’ò flagellato». [...]

«Soccurre, donna, adiuta,


cà ’l, perché al cà ’l tuo figlio se sputa
muta, porta e la gente lo muta;
òlò, lo hanno òlo dato a Pilato».

parla la Madonna «O Pilato, non fare


el figlio meo tormentare,
ch’eo te pòzzo mustrare, ch’eo te pòzzo mustrare
che io ti posso mostrare
como a ttorto è accusato».

parla il popolo «Crucifige, crucifige!


rege, re Omo che se fa rege,
secondo nostra lege
contradice, va contro contradice al senato». [...]

DENTRO IL TESTO
METRO: lauda formata da 33 quartine di versi quasi sempre settenari, preceduta da una terzina

Iacopone ha una religiosità cupa dominata dal senso del peccato e della colpa.
Il testo è una lauda in forma di dialogo sugli ultimi momenti di vita di Gesù.
In questo dialogo intervengono tante voci.
Il nunzio racconta quello che succede e nel suo racconto si inseriscono le voci
di Maria che si dispera, del popolo che invoca la punizione di Gesù e la voce
di Gesù stesso che, nei versi seguenti, parla alla madre.
Nella prima strofa il nunzio annuncia a Maria che Gesù è stato preso e sarà ucciso.

12
Le origini e il Duecento

VERIFICA
Rispondi alle domande

1. Perché i poeti scelgono il volgare per la loro la poesia religiosa?

2. Quale opera segna l’inizio della letteratura italiana?

3. Perché la tipica composizione religiosa si chiama lauda?

4. Nella lauda di Iacopone da Todi, chi è la “donna de Paradiso”?

Completa la mappa

LA POESIA RELIGIOSA DEL DUECENTO

Tema Lingua
Episodi della volgare

Autori principali

Francesco d’Assisi Iacopone da Todi

ha una religiosità ha una religiosità

è autore del è autore di

13
Unità 1

Studia LA SCUOLA SICILIANA


kit
DIDATTICO
DIGITALE POETI ALLA CORTE DI FEDERICO II
La Scuola siciliana è formata da un gruppo di poeti attivi
nella prima metà del Duecento presso la corte di Federico II
in Sicilia.

Le poesie sono scritte in “siciliano illustre”, una forma


di volgare italiano. Solo una poesia però ci è arrivata
in questa lingua, le altre le conosciamo dalle trascrizioni
dei copisti che ne hanno fatto delle versioni “toscanizzate”.

I TEMI
Le poesie della scuola siciliana si ispirano ai modelli
della lirica provenzale, ma i testi non sono più
accompagnati dalla musica.

Al centro delle poesie c’è la figura femminile, ma si tratta


di una donna astratta, non concreta e reale, per questo
si parla di “poetica dell’assenza”.
Miniatura raffigurante
Federico II
Le poesie sono una riflessione sulla natura e sugli effetti
dell’amore. Questo sposta l’attenzione sulla vita interiore
del poeta e spinge a un’analisi dell’esperienza amorosa
quasi “scientifica”, con molti accostamenti al mondo
LA POESIA DELLA
animale e vegetale.
SCUOLA SICILIANA:
� è scritta in siciliano
illustre; GLI AUTORI
� è dedicata Gli autori sono tutti funzionari della corte imperiale,
alla donna astratta; per i quali la poesia è uno svago.
� descrive la vita Nella Scuola siciliana non ci sono poeti professionisti
interiore del poeta. come erano stati i trovatori.

SONETTO, I principali esponenti della Scuola siciliana sono


componimento poetico Cielo d’Alcamo e Giacomo da Lentini, il poeta che
formato da
ha inventato il sonetto, che diventerà il componimento
2 strofe di 4 versi
più 2 strofe di 3 versi più usato e famoso della poesia italiana.
(in totale 14 versi).

14
Le origini e il Duecento

LA POESIA SICULO-TOSCANA Studia


kit
DIDATTICO
POETI DEI COMUNI TOSCANI DIGITALE
I poeti siculo-toscani prendono come modello la scuola
siciliana, però scrivono in volgare fiorentino.
LA POESIA
Il contesto in cui operano questi poeti non è più la corte SICULO-TOSCANA:
cosmopolita di Federico II, ma le nuove e vitali realtà � è scritta in volgare
cittadine della Toscana, per questo accanto al solito tema fiorentino;
dell’amore si affianca il tema politico, espressione � al tema dell’amore
di questa coscienza cittadina. aggiunge il tema
politico;
Il più importante esponente della scuola siculo-toscana, � inaugura
Guittone d’Arezzo, compone il primo esempio di poesia civile: la poesia civile.

nella poesia Ahi lasso! or è stagion de doler tanto lamenta


la sconfitta di Firenze (che era di parte guelfa come il poeta) guelfi, sostengono
a opera dei ghibellini che appoggiano l’imperatore. il potere del Papa.

Per Guittone questa sconfitta è la sconfitta della giustizia ghibellini, vogliono


stessa e segna la fine dell’autonomia dei comuni toscani, rafforzare l’imperatore
e si oppongono al Papa.
di nuovo sottomessi all’imperatore.

VERIFICA
Completa lo schema

Scuola siciliana poesia siculo-toscana

Modello
a cui si ispira

Temi

Lingua

Autori
più importanti

15
Unità 1

Studia LO STILNOVO
kit
DIDATTICO
DIGITALE UN NUOVO MOVIMENTO POETICO
Il movimento poetico dello Stilnovo nasce a Bologna e
si sviluppa a Firenze alla fine del Duecento (1280-1310).
La produzione poetica dello Stilnovo si rivolge a un nuovo
pubblico, la borghesia, che in quel periodo si sta sviluppando.
È Dante, nel Purgatorio, a chiamare “dolce stil novo” questo
movimento poetico di cui ha fatto parte.

I TEMI
In queste poesie il tema principale è soprattutto l’amore.
I poeti stilnovisti descrivono una donna simile a un angelo
(la cosiddetta “donna angelicata”) come una creatura
miracolosa che sta a metà tra l’essere umano e la divinità.
In realtà i poeti stilnovisti non descrivono esperienze
vissute personalmente ma parlano dei sentimenti come di

STILNOVO:
esperienze intellettuali. Rispetto alla scuola siculo-toscana
� è scritto in viene abbandonato il tema politico e civile.
volgare illustre;
Inoltre nella poesia dello Stilnovo per poter accedere
� si rivolge a un nuovo
pubblico, la borghesia; all’amore bisogna avere il “cor gentile”, cioè avere nobiltà
� canta la donna d’animo. La nobiltà non dipende dalla ricchezza e dalla
angelicata; nascita, ma dalle qualità umane e intellettuali dell’individuo.
� loda la nobiltà
d’animo. Queste nuove tematiche affrontate dai poeti stilnovisti
sono più corrispondenti ai gusti e agli interessi del nuovo
pubblico borghese. Naturalmente i lettori sono ancora pochi,
però non sono più soltanto nelle corti ma anche nelle città.
Un altro tema importante dello Stilnovo è l’amicizia
che unisce le persone che hanno nobiltà d’animo.

LA LINGUA
I poeti stilnovisti rinnovano in parte anche il linguaggio
della poesia, infatti abbandonano il linguaggio oscuro
dei poeti siculo-toscani e usano il “volgare illustre”, come
lo chiama Dante.
Si tratta del volgare fiorentino, arricchito di espressioni
adatte a descrivere gli stati d’animo e di termini filosofici.

16
Le origini e il Duecento

GLI AUTORI
Gli autori più importanti dello Stilnovo sono:

Guido Guinizzelli
È nato 20 anni prima degli altri poeti e per questo
è considerato l’iniziatore del movimento.

Guido Cavalcanti
Fiorentino ed esiliato, è attivo nella vita politica del tempo
come ghibellino.

Cino da Pistoia
Esiliato perché guelfo (sosteneva cioè il Papato), quando
torna a Firenze viene accolto con tutti gli onori.

Dante Alighieri
Dante inizia il suo percorso poetico seguendo la poetica
degli stilnovisti, in particolare di Guinizzelli e di Cavalcanti.

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Completa la mappa

nasce a
LO STILNOVO e si sviluppa a
alla fine del

Temi Lingua
donna vista come

Autori principali

17
Lode ed effetti
miracolosi della Io voglio del ver la mia donna laudare
donna
di Guido Guinizzelli

Io voglio del ver la mia donna laudare


ed asembrarli la rosa e lo giglio:
dïana, del mattino più che stella dïana splende e pare,
e ciò ch’è lassù bello a lei somiglio.

river’, campagna; Verde river’a lei rasembro e l’âre,


l’apostrofo alla fine
tutti color di fior’, giano e vermiglio,
di una parola indica
che è caduta una vocale oro ed azzurro e ricche gioi per dare:
medesmo Amor per lei rafina meglio.

Passa per via adorna, e sì gentile


ch’abassa orgoglio a cui dona salute,
e fa ’l de nostra fé se non la crede;

no·lle, non le, e no·lle pò apressare om che sia vile;


il punto alto indica che è
ancor ve dirò c’ha maggior vertute:
caduta una consonante
null’om pò mal pensar fin che la vede.

DENTRO IL TESTO METRO: sonetto con rime ABAB ABAB CDE CDE

Sonetto dedicato alla bellezza della donna del poeta.


È una descrizione non realistica ma vaga e astratta, che trasforma la donna
in una immagine ideale e in una figura angelicata.

Nelle ultime due terzine la donna si muove e cammina in una strada.


Il poeta descrive gli effetti della sua bellezza sugli uomini che lei saluta
e l’effetto benefico che il saluto ha su di loro.
Per rendere l’apparizione della donna una visione, Guinizzelli usa nel sonetto
un ritmo lento segnato da pause e frequenti similitudini che la paragonano
a vari elementi della natura.

18
Le origini e il Duecento

Parafrasi

STUDIO ATTIVO
Desidero lodare la signora del mio cuore dicendo cose vere
In questo sonetto
e paragonare a lei la rosa e il giglio:
a cosa viene
lei appare luminosa più della stella del mattino [stella dïana] paragonata la donna?
e paragono a lei ciò che c’è di bello lassù in cielo.

A lei paragono una campagna verde e l’aria, �

tutti i colori dei fiori, il giallo e il rosso intenso, l’oro, �


i lapislazzuli [azzurro] e le pietre preziose da donare:

l’Amore stesso grazie a lei diventa migliore [rafina meglio].

Passa sulla via, così bella e gentile


che diminuisce l’orgoglio di quelli che lei saluta
e li converte alla nostra religione se già non sono credenti;

e non le si può avvicinare chi sia indegno [vile];


inoltre vi dirò che lei ha un potere ancor più grande:
davanti a lei nessun uomo può concepire pensieri malvagi.

VERIFICA
Rispondi alle domande

1. La donna cantata da Guinizzelli è descritta in modo:


astratto, attraverso paragoni.
realistico, attraverso paragoni.

2. Cosa succede a chi incontra la donna?

3. Il potere più grande della donna è:


far innamorare tutti di sé.
ispirare pensieri nobili e degni.

19
L’apparizione
miracolosa Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira
della donna

di Guido Cavalcanti Audio


LETTURA

ven, viene Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira,


chiaritate, splendore che fa tremar di chiaritate l’âre,
mena, porta e mena seco Amor, sì che parlare
null’, nessun null’omo pote, ma ciascun sospira?

O Deo, che sembra quando li occhi gira!


savria contare, saprei dire dical’Amor, ch’i’ nol savria contare:
cotanto d’umiltà donna mi pare,
ch’ogn’altra ver’ di lei i’ la chiam’ira.

poria, potrebbe Non si poria contar la sua piagenza,


ch’a le’ s’inchin’ogni gentil vertute,
per, come e la beltate per sua dea la mostra.

Non fu sì alta già la mente nostra,


e non si pose ’n noi tanta salute
che propiamente n’aviàn canoscenza.

DENTRO IL TESTO METRO: sonetto con schema di rime ABAB ABAB CDE EDC

Il sonetto si apre con una domanda che introduce l’apparizione di una donna
straordinaria.
Anche questo, come il precedente, è un sonetto in lode della donna,
ma, a differenza di Guinizzelli, Cavalcanti introduce elementi suoi tipici:
la sofferenza e la frustrazione provocati dalla bellezza femminile.

Stilisticamente Cavalcanti qui usa molte negazioni (“null’omo” v. 4,


“non savrìa contare” v. 6, “non si porìa contar”, v. 9, “non fu” v. 12
“non si pose” v. 13) per sottolineare l’impossibilità di descrivere l’amata.

Da notare anche che alla domanda iniziale non viene data risposta, creando così
un clima di mistero.

20
Le origini e il Duecento

Parafrasi

Chi è questa donna che avanza, in modo


tale che ogni uomo la guarda con ammirazione,
che fa tremare l’aria di splendore [chiaritate]
e porta con sé [mena seco] Amore, tanto che nessun uomo
è in grado di parlare, ma tutti sospirano?

O Dio, a cosa paragonarla quando gira lo sguardo attorno a sé!


Lo dica Amore, perché io non riuscirei a spiegarlo:
mi sembra una donna così modesta che ogni altra
al suo confronto [ver di lei] dovrei chiamarla “superba”.

Non si può descrivere la sua bellezza [piagenza],


a cui si inchina ogni nobile virtù,
e la bellezza stessa indica lei come sua dea. Miniatura del Codice
Manessiano, XIV sec.,
Heidelberg, Biblioteca
L’intelligenza degli esseri umani non fu mai così tanta Palatina
né in noi c’è mai stata tanta perfezione,
da riuscire ad avere piena conoscenza di questa bellezza.

VERIFICA
Rispondi alle domande

1. Questo sonetto è una poesia stilnovistica perché:


usa termini che non esistevano prima.
parla dell’amore di Dio.
canta la donna amata.

2. Quando la donna passa, gli uomini:


cercano di parlare con lei.
non riescono a parlare.

3. La donna di Cavalcanti è:
talmente bella che supera i limiti della comprensione umana.
non bella ma dal cuore gentile.

21
Unità 1

Studia LA POESIA COMICO-REALISTICA


kit
DIDATTICO
DIGITALE UNA POESIA ANTICONFORMISTA
La poesia comico-realistica propone una parodia e
una presa in giro della poesia “alta” e produce testi
scritti con maggiore aderenza alla realtà.
In opposizione alla “donna-angelo”, quindi, troviamo
figure femminili imperfette moralmente e fisicamente.

I TEMI
Le poesie che appartengono al modo comico-realistico
LA POESIA si contrappongono anche alle poesie dello Stilnovo:
COMICO-REALISTICA:
� ha temi concreti; � per i temi, perché invece di un amore ideale e astratto
� usa un linguaggio parlano di passioni concrete, erotismo, cibo e gioco;
ironico e popolaresco;
� per il linguaggio che usa termini popolareschi
� prende in giro
e di uso quotidiano ed è pieno di ingiurie, cioè
la poesia “alta”.
di offese verso le cose o le persone che ostacolano
e CIVI

i desideri del poeta ( Pagine di realtà, p. 96).


cazion

CA

Edu

In questo modo viene descritto un mondo plebeo


e popolare, anche se spesso gli autori sono poeti
provenienti da famiglie nobili.

L’AUTORE PIÙ IMPORTANTE: CECCO ANGIOLIERI


L’autore più noto e importante fra i poeti comico-realistici
è Cecco Angiolieri, nato nel 1260 a Siena da una famiglia
nobile e ricca. Partecipa alla battaglia di Campaldino,
nel 1289, dove forse incontra Dante.

Più volte arrestato a Siena perché gira la notte per la città


(cosa vietata a quel tempo), muore povero.

Ha scritto più di cento sonetti, molti dei quali dedicati


Giullari e buffoni, all’amore per Becchina, alla vita nelle taverne e al gioco.
illustrazione dal
Roman de Fauvel, XIV sec.,
Il suo sonetto più famoso è S’i’ fosse foco, ardere’
Bibliothèque Nationale. il mondo.

22
La polemica con
S’i’ fosse foco, ardere’ il mondo il mondo intero

di Cecco Angiolieri Audio


LETTURA

S’i’ fosse foco, ardere’ il mondo; S’i' fosse, Se io fossi


s’i’ fosse vento, lo tempestarei;
s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei; mandere il en profondo,
s’i’ fosse Dio, mandere il en profondo; lo farei sprofondare

s’i’ fosse papa, serei allor giocondo, giocondo, allegro


ché tutti cristiani embrigarei; embrigarei, metterei nei guai
s’i’ fosse ’mperator, sa’ che farei?
a tutti mozzarei lo capo a tondo. a tondo, attorno a me

S’i’ fosse morte, andarei da mio padre;


s’i’ fosse vita, fuggirei da lui:
similemente faria da mi’ madre. faria, farei

S’i’ fosse Cecco com’i’ sono e fui,


torrei le donne giovani e leggiadre: torrei, prenderei
le vecchie e laide lasserei altrui. altrui, agli altri

DENTRO IL TESTO
METRO: sonetto con schema di rime VERIFICA
ABBA ABBA CDC DCD
Rispondi alle domande
Cecco Angiolieri se la prende 1. Cecco Angiolieri vuole:
con tutti e con tutto
diventare Papa.
e afferma la sua volontà di
distruggere tutti e tutto.
distruggere il mondo intero.
2. Secondo te, Cecco Angiolieri se la prende:
In realtà gli ultimi versi fanno capire
che non vuole essere preso del tutto con il Papa e l’imperatore.
sul serio. Infatti chiude usando con i cristiani e i sudditi dell’imperatore.
un tono giocoso e leggero con
3. L’ultima terzina ha un tono:
una conclusione che sembra voler
rabbioso.
divertire gli amici e scandalizzare.
scherzoso.

23
Unità 1

LA PROSA DEL DUECENTO

La prosa volgare italiana nasce nel Duecento imitando


gli scritti latini e ha un carattere colto.
I primi testi sono opere didattiche scritte
STUDIO ATTIVO da Guido Faba e Brunetto Latini.

I primi testi in prosa


in volgare sono I GENERI
Le cronache cittadine
ovvero testi Le cronache cittadine hanno l’obiettivo di celebrare
che contengono la grandezza dei Comuni e fare in modo che siano ricordati
informazioni
i fatti importanti di una città per le generazioni future.
da ricordare.

I resoconti di viaggio
Dopo l’anno Mille, grazie allo sviluppo economico e culturale,
si comincia a viaggiare. I motivi per spostarsi sono vari
(il commercio, i pellegrinaggi, le crociate e anche lo studio).
Molti decidono di raccontare il viaggio che hanno compiuto
e scrivono dei resoconti di viaggio, come fa Marco Polo
nel Milione.

La produzione religiosa
Per far avvicinare il lettore popolare alla religione iniziano
a circolare dei testi in volgare che raccontano le vite
dei santi.

La novella
Nel Duecento nasce anche la novella, un racconto breve
che si propone soltanto di divertire e non ha uno scopo
religioso o pratico.

NOVELLA A volte questi racconti vengono riuniti in una raccolta,


è una narrazione breve come nel Novellino, una raccolta di 100 novelle composta
in prosa. Racconta
alla fine del XIII secolo da un autore fiorentino sconosciuto.
un’unica vicenda che
ha una conclusione. L’opera è destinata a un pubblico poco colto, e usa
I personaggi delle uno stile semplice che celebra i valori della borghesia
novelle sono quelli (senso pratico e intelligenza).
della vita quotidiana.

24
Le origini e il Duecento

MARCO POLO
Marco Polo nasce a Venezia nel 1254. Il padre commercia
con l’Oriente e a 17 anni Marco Polo parte per la Cina STUDIO ATTIVO
con lui. L’imperatore Kublai Khan prende in simpatia
Nel Duecento
Marco Polo e lo assume come collaboratore. Marco torna si scrivono molti
a Venezia solamente nel 1295, dopo aver vissuto 17 anni
in Cina e averne trascorsi altri 6 in viaggio. ,
come Il Milione
Nel 1298 Marco Polo viene fatto prigioniero durante
di Marco Polo e molte
una battaglia tra genovesi e veneziani. Mentre è
,
in prigione detta al suo compagno di cella Il Milione, come quelle raccolte
in cui racconta il suo viaggio e il soggiorno in Cina. nel Novellino.
L’anno successivo è liberato e torna a Venezia, dove si sposa
e riprende la sua attività di mercante. Muore nel 1324.

Il Milione è la prima opera che permette agli occidentali


di conoscere l’Asia. Marco Polo fornisce molte informazioni
sull’Asia, ma i suoi contemporanei non credono ai suoi
racconti perché all’epoca gli asiatici erano considerati rozzi
e barbari, mentre Marco Polo li descrive come molto evoluti.

VERIFICA
Completa la mappa

LA PROSA DEL DUECENTO La prosa volgare nasce imitando

Generi

Cronache Resoconti La produzione


cittadine di viaggio religiosa

Obiettivo Autore principale Obiettivo Opera principale


Il Novellino

Opera principale

25
Unità 1

Studia DANTE ALIGHIERI


kit
DIDATTICO
DIGITALE LA VITA
Dante Alighieri nasce a Firenze nel 1265 da una famiglia
nobile ma non molto ricca. A 18 anni partecipa
al movimento stilnovista e inizia a scrivere poesie dedicate
a Beatrice, donna da lui conosciuta in giovane età e da lui
amata per tutta la vita.

Tra il 1295 e il 1304 Dante, che è guelfo, partecipa


attivamente alla vita politica di Firenze, divisa tra i guelfi
bianchi (che volevano rimanere più indipendenti dal Papato)
e i guelfi neri (più legati al Papato).
Dopo avere ricoperto vari incarichi, Dante viene eletto
tra i priori, ossia coloro i quali ricoprivano,
la più importante carica della città.

Inizialmente Dante non prende posizione ma nel 1301


Domenico Petarlini,
si schiera con i guelfi bianchi.
Dante in esilio, Firenze,
Palazzo Pitti Quando Carlo di Valois, fratello del re di Francia, conquista
la Toscana e consegna il governo di Firenze ai guelfi neri,
confisca, sequestro Dante, guelfo bianco, è condannato a morte e alla confisca
da parte dell’autorità di tutti i beni. Per questo va in esilio, costretto a vivere
pubblica dei beni di chi
è stato condannato
nell’Italia settentrionale, spostandosi di corte in corte.
a una pena. Muore a Ravenna nel 1321.

I GRANDI TEMI
L’amore e l’amicizia (periodo stilnovista)
Da giovane Dante frequenta il movimento stilnovista e
diventa amico di alcuni dei poeti come Guido Cavalcanti
e Lapo Gianni. Le idee di Dante sull’amore e sull’amicizia
sono profondamente influenzate dallo Stilnovo.

L’amore è considerato nella sua dimensione spirituale


e intellettuale. Infatti Dante considera l’amore come
un mezzo per migliorarsi e per conoscersi meglio.
Anche l’amicizia è molto importante perché unisce
gli spiriti e arricchisce umanamente e culturalmente.

26
Le origini e il Duecento

Lo studio della filosofia


Dante è uomo di grande cultura.
Dal 1291 al 1295 si dedica allo studio della filosofia,
studia Aristotele, autori latini come Cicerone e Seneca,
autori cristiani come san Tommaso d’Aquino e sant’Agostino,
e filosofi arabi come Averroè. Per Dante la cultura ha il
potere di migliorare l’individuo e la società.

La riflessione sulla lingua


Dante è il primo a sviluppare una riflessione teorica L’importanza della
Divina Commedia
sulla lingua volgare e si chiede quale lingua si debba usare
ha reso il fiorentino
per la produzione letteraria. la base della
Dante ha avuto un'enorme influenza sulla lingua italiana: lingua italiana.

� perché l’importanza della Divina Commedia ha fatto sì


che la base della lingua italiana diventasse il fiorentino;

� perché con la sua opera ha arricchito la lingua di nuovi


termini e rafforzato la sintassi.

STUDIO ATTIVO
La passione politica
Secondo Dante il Papa
Per Dante l’obiettivo dell’uomo è conquistare una doppia
deve rinunciare al
felicità, terrena e ultraterrena con l’aiuto di due guide:

� l’imperatore deve mostrare all’uomo la strada per occuparsi della


per raggiungere la felicità terrena;

� il Papa deve condurlo verso la felicità ultraterrena. degli uomini.

Questo è quello che Dante chiama l’equilibrio tra i “due soli”.


Dante però sostiene che questo equilibrio non esiste più,
perché il Papa ha preso il potere che spettava all’imperatore.
L’unico modo per riportare l’equilibrio è tornare a una
monarchia universale, come quella dell’Impero romano.

La sofferenza dell’esilio
La confisca dei beni costringe Dante a chiedere ospitalità
nelle varie corti. Per alcuni anni spera di tornare in patria,
quindi scrive opere per discolparsi e aumentare la sua fama.
Poi rinuncia e si rassegna alla vita dell’uomo di corte.
Il tema dell’esilio fa soffrire Dante e rimarrà descritto
e CIVI

con versi rimasti famosi nelle sue opere ( Pagine di


cazion

CA

Edu

realtà, p. 99).

27
LE OPERE
La Vita nuova, scritta tra il 1293 e il 1296 è composta
da poesie dedicate a Beatrice e da un racconto in prosa
della sua storia d’amore.

Il Convivio è un’opera enciclopedica scritta in volgare


durante l’esilio, tra il 1303 e il 1307, rimasta incompiuta.
opera divulgativa, Dante vuole fare un’opera divulgativa che è il frutto
opera che può essere dei suoi profondi studi.
compresa da tutti.
Dante scrive il Convivio, perché spera, mostrando
la sua vasta conoscenza, di essere richiamato in patria.

eloquenza, insieme Il De vulgari eloquentia (L’eloquenza del volgare)


delle regole è un trattato scritto durante l’esilio, tra il 1303 e il 1307,
che servono per parlare
bene in pubblico.
rimasto incompiuto.
Qui Dante descrive le origini del linguaggio e ragiona
sul “volgare illustre”, ossia una lingua nazionale da usare
nella produzione letteraria.
Questo saggio è scritto in latino, perché è appunto
una riflessione che Dante rivolge agli intellettuali
della sua epoca, che parlano in volgare ma scrivono in latino.

La Divina Commedia, in volgare, è il capolavoro di Dante.


Lo scrive dal 1306 fino alla morte.

De Monarchia (si pronuncia “de monàrchia”) è un’opera


scritta in latino tra il 1312 e il 1313, nella quale Dante
analizza il rapporto tra l’Impero e il Papato e in cui
sostiene che la pace può essere ottenuta solo grazie
a una monarchia universale.

Le Rime sono una raccolta di poesie in volgare, che


contiene i componimenti lirici del periodo dell’esilio
e alcune poesie scritte quando Dante era giovane.
In questa raccolta il poeta usa stili, temi e toni
molto diversi tra loro.

28
Amicizia,
Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io amore, viaggio

di Dante Alighieri, da Rime


Audio
Parafrasi LETTURA

Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io Guido, io vorrei che tu, Lapo e io


fossimo presi per incantamento fossimo presi da un incantesimo,
e messi in un vasel, ch’ad ogni vento e messi in una barca [vasel] che riuscisse a navigare
per mare andasse al voler vostro e mio; con qualunque vento, per andare dove ci pare,

sì che fortuna od altro tempo rio così che la tempesta [fortuna] o il cattivo tempo
non ci potesse dare impedimento, non ostacolerebbero il nostro viaggio,
anzi, vivendo sempre in un talento, anzi, vivendo in perfetto accordo [talento]
di stare insieme crescesse ’l disio. aumenterebbe la voglia di stare insieme.

E monna Vanna e monna Lagia poi E poi vorrei che il buon mago Merlino mettesse
con quella ch’è sul numer de le trenta insieme a noi la signora Giovanna, la signora Lagia
con noi ponesse il buono incantatore: e la trentesima donna più bella di Firenze:

e quivi ragionar sempre d’amore, e qui parleremmo sempre d’amore,


e ciascuna di lor fosse contenta, e le signore sarebbero felici,
sì come i’ credo che saremmo noi. come credo lo saremmo anche noi.

DENTRO IL TESTO VERIFICA


METRO: sonetto con schema di rime
Rispondi alle domande
ABBA ABBA CDE EDC
1. Quali temi stilnovistici sono presenti
In questo componimento, Dante in questa poesia?
si rivolge al suo amico Guido Cavalcanti. L’amicizia.
Il poeta immagina di poter fuggire La politica.
dalla realtà, ma sa anche che non può
2. A chi si rivolge Dante?
farlo e lo mostra usando i verbi al
A Lapo.
condizionale (“vorrei”) e al congiuntivo
A Guido Cavalcanti.
(“andasse”, “ponesse” ecc.) che danno
al testo un tono un po’ malinconico. 3. Che cosa desidera l’autore?
Conquistare monna Giovanna.
Dante usa un lessico semplice
Salire su una barca insieme
e una sintassi lineare seguendo
ai suoi amici e fuggire dalla realtà.
lo stile tipico dei poeti stilnovisti.

29
Unità 1

VITA NUOVA

STUDIO ATTIVO UN'OPERA IN VERSI E IN PROSA


Vita nuova è un testo in cui Dante racconta del suo amore
Vita nuova
per Beatrice, alternando parti in prosa e parti in poesia.
� è un’opera
in versi e in
L’opera mescola parti autobiografiche e racconto simbolico
; in cui l’amore diventa uno strumento per migliorarsi.
“Vita nuova” significa giovinezza, ma anche vita rinnovata,
� è scritta in
grazie all’amore per Beatrice.
;

� racconta l’amore di L’opera è scritta in volgare tra il 1292 e il 1293,


ed è composta da 31 poesie collegate da commenti
per in prosa (è il primo testo volgare a mischiare prosa e versi).
; Il commento spiega i testi e fa da filo conduttore alla trama.
� è un esempio di
“poetica LA TRAMA
”. Dante vede per la prima volta Beatrice a 9 anni
e se ne innamora subito.
I due si perdono di vista e si rivedono solo 9 anni dopo.
L’amore toglie ogni forza a Dante e gli amici iniziano
POETICA DELLA LODE
la donna è apprezzata a preoccuparsi. Il poeta, che non vuole rivelare il nome
per quello che è dell’amata, decide di far finta di amare un’altra donna
e non per quello che per proteggere Beatrice dai pettegolezzi.
può donare all’amato.
L’amore di Dante evolve nel tempo. All’inizio è tormentato,
poi diventa più sereno. Infatti, nonostante Beatrice
continui a negare il suo amore, il poeta si dichiara comunque
fortunato di poter esaltare le virtù della donna amata.
Questa è una novità fondamentale della poesia d’amore
di Dante ed è stata chiamata “poetica della lode”.
La morte dell’amata fa sprofondare nella tristezza il poeta.

Un anno dopo, Beatrice appare in sogno a Dante e


gli chiede di ricordarla. Ormai però Beatrice è un essere
celeste e irragiungibile. Così infatti la descrive Dante
nella Divina Commedia.

Lorenzo Vallés, L'incontro


di Dante e Beatrice, 1889,
Collezione privata

30
effetti
Gli

Tanto gentile e tanto onesta pare miracolosi


della donna

di Dante Alighieri, da Vita nuova


Audio
Parafrasi LETTURA

Tanto gentile e tanto onesta pare Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand’ella altrui saluta, la donna mia quando altri saluta,
ch’ogne lingua deven tremando muta che ogni lingua diventa, tremando, muta
e li occhi no l’ardiscon di guardare. e gli occhi non hanno il coraggio di guardarla.

Ella si va, sentendosi laudare, Pur sentendosi lodare


benignamente d’umiltà vestuta; ella avanza [si va] con umiltà;
e par che sia una cosa venuta sembra una creatura venuta dal cielo sulla terra
da cielo in terra a miracol mostrare. per dimostrare che i miracoli esistono.

Mostrasi sì piacente a chi la mira, È così bella a vedersi


che dà per li occhi una dolcezza al core, che attraverso gli occhi trasmette dolcezza al cuore
che ’ntender no la può chi no la prova: che solo chi la ha provata può capire:

e par che de la sua labbia si mova e sembra che dalle sue labbra arrivi
un spirito soave pien d’amore, un tenero sentimento pieno di amore,
che va dicendo a l’anima: Sospira. che dice all’anima: sospira.

DENTRO IL TESTO VERIFICA


METRO: Sonetto con schema di rime
Rispondi alle domande
ABBA ABBA CDE EDC
1. Dante descrive Beatrice attraverso:
Il sonetto è uno dei componimenti l’effetto che produce su chi la incontra.
più famosi della letteratura italiana. il suo aspetto fisico.
Beatrice viene descritta come
2. La donna di Dante è:
una creatura angelica e manca
una creatura angelica, che sembra venuta
qualsiasi descrizione fisica.
dal cielo.
Dante fa una lode di Beatrice e una donna semplice.
parla di un amore che non è concreto
3. Quale effetto ha sugli altri il saluto
ma solo spirituale.
della donna?
Rispetto alla tradizione stilnovista, Si stupiscono.
Dante non descrive soltanto la bellezza Non osano né parlarle né guardarla.
di Beatrice, ma anche le sue azioni.

31
Unità 1

DIVINA COMMEDIA

UNA LODE A BEATRICE


STUDIO ATTIVO
Dante compone la Divina Commedia dal 1306 fino
Dante scrive
alla sua morte, nel 1321. L’obiettivo dell’opera è cantare
la Divina Commedia
la lode di Beatrice in un universo senza confini, quello
in
dei tre regni ultraterreni, perché la Terra non è più adatta
per raggiungere
sia il pubblico colto a ospitare la sua amata che, dopo la morte, è diventata
che quello più un essere celeste.
.

IL TITOLO
Nel Medioevo le commedie erano le opere che avevano
un lieto fine e personaggi borghesi o popolari.
Dante sceglie di chiamare la sua opera “Commedia” perché
sono presenti toni e argomenti quotidiani accostati
ad altri elevati, c’è un lieto fine, e l’opera è scritta
in volgare, quindi non è destinata solo a un pubblico colto.

LA STRUTTURA E LA TRAMA
Il poema è diviso in 3 cantiche:
� l’Inferno (ospita i dannati per l’eternità);
� �il Purgatorio (ospita le anime che scontano i peccati
per poter accedere al Paradiso);
� il Paradiso (ospita i beati per l’eternità).

Dante è accompagnato da Virgilio nell’Inferno e


nel Purgatorio e da Beatrice nel Paradiso. Il suo viaggio
lo porta dall’Inferno fino a Dio stesso. Il viaggio dura
una settimana e ha inizio nel Venerdì Santo del 1300.

Nonostante l’ampiezza e la varietà, l’opera si presenta unita


e coerente grazie ai numerosi rimandi interni.
Ad esempio, le tre cantiche si concludono con la parola
“stelle” e tutti e tre i sesti canti sono dedicati a tematiche
politiche sempre più ampie (nell’Inferno si parla di Firenze,
nel Purgatorio dell’Italia e nel Paradiso dell’Impero).
Auguste Rodin, L’obiettivo è mostrare che dietro all’apparente disordine
Porta dell’inferno, c’è un ordine supremo.
Parigi, Museo d’Orsay

32
Le origini e il Duecento

LE INTERPRETAZIONI
Interpretazione morale
Secondo questa interpretazione la Divina Commedia vuole
mostrare come l’umanità sia sempre più corrotta e solo
grazie alla ragione (rappresentata da Virgilio) può fare
un percorso (rappresentato dall’attraversamento dell’Inferno)
per ritrovare la giusta via.
A quel punto l'uomo dovrà pentirsi e rimediare (passaggio
in Purgatorio), ma è la Grazia divina (rappresentata STUDIO ATTIVO
da Beatrice) l’unica a poter salvare l’umanità. I personaggi che
compaiono nella
Interpretazione politica Divina Commedia
sono personaggi
Secondo questa interpretazione l’umanità è caduta
nel disordine civile e non riesce a uscirne.
realmente esistiti,
Per salvarsi il mondo ha bisogno di due guide: ma anche
� quella pratica di un imperatore (Virgilio);
� quella spirituale di un Papa (Beatrice). dei vizi e delle virtù
umane.
Nella Divina Commedia, ogni personaggio è
un personaggio storico, ma anche un simbolo.
Per esempio Virgilio è il poeta autore dell’Eneide ma
è anche l’allegoria della ragione. ALLEGORIA
In questo modo Dante racconta e giudica numerosi è una figura retorica
personaggi del mondo classico, della mitologia, con cui si rappresenta
un concetto astratto
della religione e della contemporaneità.
attraverso un’immagine
concreta.
Ad esempio: la giustizia
viene raffigurata
LA LINGUA DELLA DIVINA COMMEDIA
da una donna che
tiene in una mano
La Divina Commedia ha creato le basi della lingua italiana
una bilancia (simbolo
e ha permesso al volgare di sostituire il latino. di equità) e nell’altra
una spada (la punizione).
Infatti il 90% del lessico che oggi usiamo comunemente
è già presente nell’opera dantesca.
Questo è possibile grazie alla mescolanza di stili
della Divina Commedia, composta sia da forme dialettali,
parole basse e oscene (soprattutto nell’Inferno),
sia da parole erudite.

33
Unità 1

Il PARADISO è composto da 9 cieli, che


rappresentano ognuno una virtù morale, e
dall’infinito Empireo dove si trova Dio.

Nel Paradiso ci sono meno incontri


e i dialoghi con i beati sono molto
complessi, per contenuti e linguaggio.
Le anime appaiono sotto forma di luci
e il loro grado di luminosità dipende
dalla loro vicinanza a Dio.

Il PURGATORIO è composto da 7 cornici,


da un Antipurgatorio e dal Paradiso
terrestre. È l’unico ad avere caratteristiche
terrestri: il tempo scorre e i paesaggi
sono realistici.
Le anime attraversano tutte le cornici,
ma si fermano solo in quelle in cui
devono scontare i peccati compiuti in vita.
Scontano un tormento opposto
al peccato commesso.
Il Purgatorio è diviso in tre gruppi:
� Cornici I-III, chi amava il male
(superbi, invidiosi e furiosi);
� Cornice IV, chi non amava abbastanza
le cose divine e il bene (accidiosi);
� Cornici V-VII, chi amava troppo
le cose terrene (avari, golosi e lussuriosi).
La struttura dell'universo dantesco.

L’INFERNO è formato da 9 cerchi che arrivano al centro della Terra dove c'è Lucifero:
� Limbo (I cerchio) dove c'erano i grandi uomini dell’Antichità;
� Alto Inferno (II-V cerchio) è popolato da chi non ha saputo dominare le proprie
passioni (lussuriosi, golosi, avari e furiosi);
� Basso Inferno (VI-IX cerchio) è popolato dai malvagi (eretici, violenti, imbroglioni
e traditori).
I peccatori sono puniti con un tormento che richiama il peccato compiuto in vita.

34
Le origini e il Duecento

L’ARCHITETTURA DELL’ALDILÀ
L’aldilà è descritto da Dante secondo un preciso schema
architettonico.

L’ingresso dell’Inferno si trova a Gerusalemme.


Lucifero si trova proprio al centro della Terra.

Da qui un passaggio porta al Purgatorio, che si trova


dall’altra parte del pianeta.

In cima al Purgatorio c’è il paradiso terrestre, da dove


le anime ormai purificate possono accedere al vero Paradiso,
quello celeste, che si trova appunto nei cieli.
Dante e Virgilio escono
L’Inferno è buio e il Paradiso è luminoso perché il grado dall’Inferno, Oxford,
di luminosità è determinato dalla maggiore o minore Bodleian Library

vicinanza a Dio.

VERIFICA
Completa la tabella su Dante

Temi Opere Lingua

Amore
Lode alla donna
Amicizia

Amore
per il sapere

Politica

Riflessione
sulla lingua

35
UNITÀ 2

IL TRECENTO

L’EPOCA E LE IDEE

Studia STORIA E SOCIETÀ


kit Nel Trecento i due poteri universali, la Chiesa e l’Impero,
DIDATTICO
DIGITALE si indeboliscono. La Chiesa subisce lo Scisma d’Occidente,
una divisione che durerà fino al 1417; l’Impero perde potere
a causa della formazione delle monarchie nazionali.
In Italia finisce l’esperienza dei Comuni e si formano
gli Stati regionali. Inoltre la peste e le carestie spopolano
l’Europa e rendono sempre più grave la crisi economica.
Infine nel 1337 inizia la Guerra dei Cento anni tra Francia e
Inghilterra, che devasta mezza Europa.

LA CULTURA E GLI AUTORI


Il Trecento è un momento di passaggio dalla cultura
medievale a una nuova sensibilità che anticipa lo spirito
dell’Umanesimo. È il Preumanesimo.
Con etica si intendono
i princìpi morali
Si riscoprono i classici e la crisi della Chiesa porta
che regolano gli intellettuali a cercare di conoscere il mondo senza l’aiuto
i comportamenti della religione.
delle persone.
L’uomo non è più solo vittima della Provvidenza (volere
Quindi l’etica
divino), ma può provare a cambiare il suo destino.
del mercante individua
i princìpi del Si impone anche “l’etica del mercante” e si affermano
mestiere: l’importanza
i nuovi valori della borghesia, basati essenzialmente
della parola data,
su qualità individuali: l’operosità (spirito di iniziativa),
l’intraprendenza,
l’attenzione al denaro. l’intelligenza e l’attenzione al proprio patrimonio.

Firenze svolge un ruolo molto importante.


Dopo Dante anche i due più grandi autori del Trecento,
Petrarca e Boccaccio, contribuiscono a fare di Firenze
un importante centro linguistico e culturale.

36
Il Trecento

I GENERI
La grande novità del Trecento è che non esistono più POESIA DIDATTICO-
ALLEGORICA
le scuole poetiche. Rimangono però gli stessi generi poetici,
poesia che vuole dare
cioè: la poesia amorosa e comico-realistica e la poesia un insegnamento e
didattico-allegorica a imitazione di Dante. lo fa usando immagini
Nella prosa ritroviamo le cronache cittadine, le lettere e che hanno un
significato simbolico.
la novellistica a cui si aggiunge la letteratura religiosa.

FRANCESCO PETRARCA Studia


kit
DIDATTICO
LA VITA DIGITALE
Francesco Petrarca nasce ad Arezzo nel 1304.
Nel 1312 la famiglia si stabilisce in Francia vicino
ad Avignone, perché il padre, un fiorentino guelfo bianco,
è condannato all’esilio come Dante.
Ad Avignone Petrarca studia grammatica, retorica e
dialettica, poi anche giurisprudenza a Montpellier.
Nel 1320 si trasferisce a Bologna, dove scopre la cultura
dei classici e la poesia degli stilnovisti.

Alla morte del padre, nel 1326, Petrarca ritorna ad Avignone,


dove, nel 1327, incontra Laura, la donna che canterà nelle sue Francesco Petrarca nel suo
studio, affresco XIV sec.,
poesie. Nel 1330 assume una carica ecclesiastica minore la
Padova, Palazzo Liviano,
cui rendita gli permette di dedicarsi alla scrittura. Sala dei Giganti
Nel 1340 sia l’Università di Parigi sia il Senato di Roma
gli offrono l’incoronazione poetica. incoronazione poetica,
riconoscimento
Nel 1348 Petrarca viene a sapere della morte di Laura, pubblico alla carriera
quando già da cinque anni aveva cominciato a scrivere letteraria di un poeta.
la raccolta di poesie a lei dedicata, il Canzoniere, opera
che completerà solo nel 1373.

Dopo diversi viaggi, tra cui quello a Firenze, dove incontra


Giovanni Boccaccio, nel 1370 Petrarca si stabilisce
definitivamente ad Arquà, paese in cui trascorre
gli ultimi anni della sua vita dedicandosi allo studio,
alla lettura e alla scrittura.

Muore nel 1374.


Boccaccio e Petrarca,
Londra, British Library

37
Unità 2

I GRANDI TEMI
Il valore della cultura classica antica e del cristianesimo
Petrarca vuole trasmettere al mondo moderno il sapere antico
dei Greci e dei Romani, integrandolo con il mondo cristiano
della sua epoca. I testi dell’antichità erano conosciuti, ma solo
STUDIO ATTIVO attraverso le copie fatte dai monaci che erano piene di errori.

Petrarca è moderno
Per questo Petrarca prova a ristabilire la versione originale dei
perché: testi antichi e cerca anche di ritrovare
racconta il suo amore altre opere antiche andate perdute.
per Laura.
racconta i tormenti
L’effetto dell’amore
di chi ama. Petrarca esalta le virtù femminili, ma sa che il suo amore
avrà conseguenze negative (infelicità e senso di colpa).
Questa consapevolezza rende Petrarca molto moderno,
perché è il primo a porre l’attenzione sugli effetti che
ha l’amore su chi lo prova.

Il tormento interiore
STUDIO ATTIVO Petrarca è molto religioso, ma ama le passioni terrene.
Quali sono le passioni Questa contraddizione lo porta a interrogarsi sui valori
terrene fra quelle dell’umanità e sul suo ruolo nel mondo. Infatti i suoi testi
indicate di seguito?
contengono anche profonde riflessioni filosofico-morali.
Il successo.
La carità. L’autoritratto idealizzato
La ricchezza. Petrarca costruisce attraverso i suoi scritti (soprattutto tramite
L’umiltà. le lettere) un monumento a sé stesso anche
Il potere. se non nasconde i suoi limiti personali e i suoi difetti.

LE OPERE
Tutta la produzione letteraria di Petrarca è in latino tranne il
Canzoniere, la sua opera più celebre, e i Trionfi (1356) che sono
in volgare. Tra le opere in prosa più importanti c’è anche il suo
epistolario.

Il Secretum, scritto tra il 1347 e il 1353, è scritto in forma di


dialogo tra Petrarca e sant’Agostino.
I due protagonisti rappresentano i due volti di Petrarca:
� il primo simboleggia l’umanità e la vita terrena,
� il secondo rappresenta la spiritualità e la religiosità.
Il dialogo mostra il conflitto interiore del poeta tra
le due opposte tendenze del suo spirito.

38
Il Trecento

I Trionfi sono un poema allegorico-didattico (rimasto


incompiuto) scritto in volgare e ispirato all’amore per Laura.
Qui Petrarca si ispira alla Divina Commedia dantesca.

CANZONIERE
Il Canzoniere è l’opera più conosciuta di Petrarca che sarà
imitata per secoli in tutta Europa.

LA STRUTTURA E IL TITOLO
Il Canzoniere è una raccolta di 366 componimenti lirici,
come i giorni dell’anno, se si esclude il sonetto introduttivo.
È diviso in due sezioni: “Rime in vita di madonna Laura” e
“Rime in morte di madonna Laura”.
Petrarca concepisce l’insieme delle poesie come un’opera
unitaria. Nel 1516, molto dopo la morte di Petrarca, l’opera
prende il nome di Canzoniere.

I TEMI DEL
I TEMI CANZONIERE:
Il Canzoniere è un’autobiografia ideale sul modello � amore per Laura
della Vita Nuova di Dante. non ricambiato;
Petrarca vuole descrivere il passaggio dai valori terreni, � descrizione delle
come l’amore e la gloria letteraria, a quelli della fede. sofferenze del poeta;
� autobiografia
Il personaggio centrale dell’opera è Laura, la donna amata. spirituale in versi;
Laura è una figura idealizzata e fortemente simbolica, ma � passaggio dalle
non è più la donna-angelo degli Stilnovisti perché assume tentazioni terrene
ai valori della fede.
connotati di umanità e di sensualità.

Il vero protagonista è però l’animo angosciato del poeta,


ed è questa la grande novità di Petrarca.
Oltre all’amore, il Canzoniere tratta anche altre tematiche,
come la situazione politica degli Stati italiani, la nostalgia
per la patria, la corruzione della curia papale e la religione.

LA SCELTA DELLA LINGUA


Petrarca usava il latino come lingua quotidiana. Quindi
per lui il volgare era una lingua solo letteraria. Per questo
nel Canzoniere il volgare è usato in modo molto elaborato.
Petrarca mette a punto un linguaggio chiuso e selettivo.

39
La rievocazione
dell’amore del
poeta come errore Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono
giovanile
di Francesco Petrarca, dal Canzoniere, 1
Audio
LETTURA

Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono


sospiri, sospiri d’amore di quei sospiri ond’io nudriva ’l core
in sul mio primo giovenile errore
quand’era in parte altr’uom da quel ch’i’ sono:

del vario stile in ch’io piango et ragiono,


fra le vane speranze e ’l van dolore,
prova, esperienza ove sia chi per prova intenda amore,
spero trovar pietà, nonché perdono.

sì come, così come Ma ben veggio or sì come al popol tutto


favola, motivo di risate favola fui gran tempo, onde sovente
di me medesmo meco mi vergogno;

e del mio vaneggiar vergogna è ’l frutto,


pentérsi, pentirsi e ’l pentérsi, e ’l conoscer chiaramente
che quanto piace al mondo è breve sogno.

DENTRO IL TESTO METRO: sonetto con schema di rime ABBA ABBA CDE CDE

Questo componimento è il sonetto introduttivo del Canzoniere.


Per questo Petrarca usa uno stile ricercato e ricco di allitterazioni (cioè di
ripetizioni dello stesso suono), come nei primi due versi il suono della lettera “s” che
imita il suono dei sospiri.

La poesia per Petrarca è un modo per esprimere la propria sofferenza interiore.


Infatti il tema centrale della poesia è l’amore del poeta e le sue sofferenze.
L’amore terreno di Petrarca è molto diverso dall’amore spirituale di Dante.
Petrarca non crede all’amore eterno, per questo definisce il suo amore per Laura
un errore di gioventù.
C’è inoltre una forte differenziazione tra presente e passato: il passato è il
tempo dell’errore, mentre il presente è il tempo della vergogna e del pentimento.

40
Il Trecento

Parafrasi

Oh voi che ascoltate, nelle mie poesie [rime] sparse,


il suono dei sospiri di cui nutrivo il cuore
ai tempi del mio primo errore giovanile, quando ero,
in parte, una persona diversa da quella che sono ora:

spero di trovare pietà e insieme perdono


per le diverse poesie nelle quali mi lamento e ragiono,
tra le vane speranze e il vano dolore,
tra coloro che per esperienza comprendono l’amore.

Ma ora comprendo chiaramente [ben veggio] come per molto


tempo fui per tutti motivo di risate, e per questo spesso,
pensandoci tra me e me, mi vergogno di me stesso;

e il risultato [il frutto] del mio vaneggiare sono la vergogna,


e il pentimento, e il comprendere chiaramente che
le passioni del mondo sono solo una breve illusione.

VERIFICA
Rispondi alle domande

1. A chi si rivolge il “Voi” del primo verso?


A Laura, la donna amata.
Ai lettori del Canzoniere.

2. Petrarca da chi spera di ottenere pietà e perdono?

3. Alla fine del sonetto Petrarca dichiara di aver capito che:


le passioni terrene sono un’illusione di breve durata.
vergogna e pentimento durano poco.

41
La ricerca della
solitudine Pace non trovo, et non ò da far guerra
Audio di Francesco Petrarca, da Canzoniere, 134
LETTURA

Pace non trovo, et non ò da far guerra;


e temo, et spero; et ardo, et son un ghiaccio;
et volo sopra ’l cielo, et giaccio in terra;
et nulla stringo, et tutto ’l mondo abbraccio.

Tal m’à in pregion, che non m’apre né serra,


né per suo mi riten né scioglie il laccio;
ancide, uccide et non m’ancide Amore, et non mi sferra,
né mi vuol vivo, né mi trae d’impaccio.

veggio, vedo Veggio senza occhi, et non ò lingua et grido;


cheggio, imploro et bramo di perir, et cheggio aita;
et ò in odio me stesso, et amo altrui.

pascomi, mi cibo Pascomi di dolor, piangendo rido;


egualmente mi spiace morte et vita:
in questo stato son, donna, per voi.

DENTRO IL TESTO METRO: sonetto con schema di rime ABAB ABAB CDE CDE

Nel sonetto emerge il ritratto di un uomo inquieto, preda di un grande


contrasto interiore. La tensione che vive è espressa con una serie di opposizioni,
come nel verso 2: “e temo, et spero; et ardo, et son un ghiaccio”.

L’io diviso è una caratteristica della poesia di Petrarca. In questa poesia


si vede bene il contrasto tra il desiderio di spiritualità e lo stimolo dei sensi
che possiede il poeta.

42
Il Trecento

Parafrasi

Non ho [ò] pace né armi per fare guerra; temo e spero;


brucio (per la passione) e gelo (per la disperazione);
volo in alto nel cielo (nei momenti dell’entusiasmo amoroso)
e giaccio a terra (nei momenti di delusione);
mi sembra di non avere nulla (quando Laura è indifferente)
e di possedere tutto (quando ricambia).

Mi ha in suo potere una donna che non mi libera


né mi rinchiude [che non m’apre né serra],
e non mi tiene prigioniero né mi libera [scioglie il laccio];
e Amore non mi uccide, né mi toglie le catene [sferra],
né mi vuole vivo né mi libera dal pericolo.

Vedo ma sono cieco, e non ho lingua e grido;


e voglio morire, e imploro soccorso [aita];
e detesto me stesso (perché sono preda di questa passione),
e amo un’altra persona (Laura).

Laura in un Canzoniere
Mi cibo [pascomi] di dolore e sono felice di piangere; e trionfi di fine 1400,
Brescia, Biblioteca
allo stesso modo detesto la morte e la vita:
Queriniana
sono in tale condizione, donna, per causa vostra.

VERIFICA
Scrivi il contrario delle espressioni che trovi nella tabella sottostante e
che sono tratte dalla prima quartina

Contrario

pace

ardo

volo sopra ’l cielo

tutto ’l mondo abbraccio

43
Unità 2

VERIFICA
Rispondi alle domande

1. Petrarca compie i suoi studi:

in Italia. in Francia.

2. Nel 1330 Petrarca:

inizia una carriera politica. assume una carica ecclesiastica.

3. Il “volgare” di Petrarca è molto elaborato e difficile perché:

non è la lingua in cui si esprimeva quotidianamente.

è una lingua più complessa del latino.

4. Nel Secretum Petrarca dialoga con:

Dante. Sant’Agostino.

5. Quali sono le due uniche opere letterarie di Petrarca in volgare?

6. Petrarca usa spesso la figura retorica dell’antitesi perché:

andava molto di moda al suo tempo.

si adatta al tema del conflitto interiore.

7. L’io di Petrarca è “diviso” tra:

fede e bellezza. spiritualità e passioni terrene.

8. Vero o falso?

� La poesia di Petrarca non ebbe successo mentre lui era in vita. V F


� Il Canzoniere affronta solo il tema dell’amore di Petrarca per Laura. V F
� Petrarca visse a lungo in Francia. V F
� Petrarca fu amico di Boccaccio. V F
� Dal 1330 Petrarca può dedicarsi solo allo studio e alla scrittura. V F

44
Il Trecento

GIOVANNI BOCCACCIO Studia


kit
DIDATTICO
LA VITA DIGITALE

Giovanni Boccaccio nasce vicino Firenze nel 1313.


È figlio di un mercante e quindi sarebbe destinato anche
lui a diventare un commerciante.
Ma Boccaccio sceglie la letteratura.

Nel 1327 lui e il padre si trasferiscono a Napoli.


Qui Boccaccio frequenta la corte di Roberto d’Angiò e
vive un periodo intenso, di molte letture e di osservazione
del genere umano. Compone i suoi primi testi e s’innamora
di una donna, che nelle sue opere chiama Fiammetta.

Nel 1340 il padre torna a Firenze e Giovanni è costretto


a seguirlo. In questi anni Boccaccio si afferma sia come
scrittore sia come diplomatico.
Nel 1348 la peste arriva a Firenze. Boccaccio è sconvolto
dagli effetti di questa malattia e in seguito li descriverà
nel suo capolavoro, il Decameron.

Dopo la morte del padre, Boccaccio deve occuparsi Andrea del Castagno,
Boccaccio, Firenze,
del patrimonio familiare. È quindi costretto a fermarsi Galleria degli Uffizi
stabilmente a Firenze e ad adattarsi alla vita borghese
cittadina. Nel 1350 Boccaccio incontra Francesco Petrarca,
che diventa suo amico.

Nel 1360 alcuni amici di Boccaccio partecipano


a una congiura contro il governo. Per questo lo scrittore STUDIO ATTIVO
perde la fiducia da parte delle autorità e si ritira a Certaldo,
Boccaccio
dove si dedica agli studi e alla scrittura di opere erudite.
frequenta il mondo
Muore povero nel 1375, a Certaldo. di corte a
,
I GRANDI TEMI e il mondo borghese,
Le corti e la borghesia a .
Boccaccio conosce a Napoli il mondo della corte angioina Per questo nelle sue
e a Firenze la vita borghese. La conoscenza del popolo e novelle ha potuto
raccontare diverse
della nobiltà permette a Boccaccio di rappresentare
.
nelle sue opere classi sociali diverse.

45
Unità 2

Un amore terreno
La concezione dell’amore di Boccaccio è un’assoluta novità.
Boccaccio considera l’amore come un’esperienza terrena e
umana, per questo parla anche degli aspetti concreti della
passione, come l’attrazione fisica e la dimensione sessuale.

Il concetto di letteratura
Per Boccaccio la letteratura serve a consolare dalle
sofferenze e a riflettere sulla propria vita. La letteratura
deve raccontare la vita vera con tutte le sue passioni e la
capacità dell’uomo di diventare artefice del proprio destino.

OPERE DEL PERIODO NAPOLETANO


A Napoli, tra il 1327 e il 1340, Boccaccio compone
delle opere in versi e in prosa, scrivendo sia in latino
sia in volgare.
Sono testi che hanno dei riferimenti autobiografici e
che uniscono la tradizione cortese di origine provenzale
con la tradizione classica, ossia greco-latina.
Compone le Rime e alcuni testi di materia amorosa ed epica.

OPERE DEL PERIODO FIORENTINO


Nei primi anni del suo rientro a Firenze, Boccaccio
s’ispira alla tradizione della poesia didattico-allegorica
(vedi p. 37), in particolare nella Comedia delle ninfe
fiorentine.

� Tra il 1340 e il 1344 scrive l’Elegia di Madonna


STUDIO ATTIVO
Fiammetta, romanzo in prosa molto innovativo, in cui
L’Elegia di Madonna l’autore adotta il punto di vista di una gentildonna
Fiammeta è un romanzo
abbandonata dal suo amante.
innovativo perché:
parla di una donna � Tra il 1349 e il 1353 Boccaccio scrive la sua opera
abbandonata. più importante, cioè il Decameron.
adotta il punto di
vista di una donna. � Nel 1365 scrive il Corbaccio, una satira contro le donne.
Nell’opera Boccaccio si ritrova in sogno in una specie
di labirinto dove si trovano tutte le persone che si sono
innamorate perdutamente.

46
Il Trecento

DECAMERON

TITOLO, STRUTTURA E TEMI


Il Decameron, che in greco significa “dieci giorni”,
è una raccolta di 100 novelle scritta tra il 1349 e il 1353.
Le novelle sono raccontate da 10 giovani (7 donne e
3 uomini), che si sono rifugiati in una villa fuori città per
sfuggire alla peste.
Durante le dieci giornate che vivono nella villa,
ciascuno dei giovani racconta ogni giorno una novella.

L’opera comincia con un Proemio, che contiene una dedica


alle donne innamorate, e termina con una Conclusione.

Ogni giornata presenta un tema diverso, ma quelli


fondamentali sono la fortuna, l’amore e l’intelligenza.

UN’OPERA INNOVATIVA
Il Decameron è un’opera innovativa perché vuole divertire Frontespizio
del Decameron, 1573
e non trasmettere una morale. Infatti la religione è assente
e sono i personaggi a determinare il loro destino,
grazie alle loro qualità terrene.
Anche la sessualità non è criticata e anzi è considerata
una parte importante della natura umana.
STUDIO ATTIVO
Inoltre l’opera si rivolge a un nuovo pubblico,
la borghesia mercantile. Boccaccio celebra i valori della Nel Decameron
Boccaccio usa registri
borghesia (tra cui l’intelligenza pratica, la libertà religiosa linguistici diversi
e la scarsa importanza attribuita alle origini familiari). perché:
Allo stesso tempo considera ancora validi i valori rappresenta diversi
della società cortese (come il coraggio, la lealtà e l’onore). ambienti sociali
vuole mostrare
Il Decameron presenta diverse innovazioni anche la sua abilità.
nella struttura e nello stile:
� la narrazione fatta dai dieci giovani permette di avere
diversi punti di vista;
� gli ambienti e i personaggi sono ben caratterizzati;
� il linguaggio è sempre adeguato al livello socio-culturale
dei personaggi, ciò permette la presenza di registri
linguistici diversi.

47
I valori cortesi
della liberalità e
del sacrificio
Federigo degli Alberighi
di Giovanni Boccaccio, dal Decameron

Questa novella fa parte della Quinta giornata, dedicata


agli amori felici.
Il protagonista Federico è rappresentato come il tipico
nobiluomo feudale che vive fra feste e tornei, preoccupato
solamente di conquistare l’amore della sua dama.
Boccaccio in questo testo celebra l’etica cortese, perché
alla fine l’estrema generosità di Federigo viene premiata.

Tuttavia Boccaccio propone una sintesi tra valori aristocratici


e valori borghesi: ammira le buone maniere e la bontà d’animo
cortese, ma sottolinea che la nobiltà deve imparare
dalla borghesia a gestire meglio i suoi guadagni, altrimenti
diventerà povera come Federigo prima di sposarsi
con monna Giovanna.

Viveva un tempo a Firenze un giovane chiamato Federigo,


figlio di messer Filippo Alberighi, il quale era valoroso
e cortese, e per queste sue qualità̀veniva assai stimato e
ritenuto superiore a tutti gli altri giovanotti della Toscana.

Come avviene spesso agli uomini di nobili sentimenti,


Federigo si innamorò d’una gentildonna, chiamata
monna, abbreviazione monna Giovanna, che godeva fama d’essere una delle
di madonna, cioè più belle e leggiadre giovani di Firenze.
signora nel linguaggio
Per conquistare l’amore della bella dama, Federigo cominciò
cortese
a mettersi in mostra, duellando, partecipando a giostre e
sontuosi, lussuosi tornei, offrendo grandi feste e sontuosi regali e spendendo
senza alcun riguardo, senza alcun riguardo il suo denaro.
senza prudenza La donna però, ch’era onesta quanto bella ed era sposata,
non si curava affatto di lui, né di tutte queste imprese
compiute per attirare la sua attenzione.

Federigo spendeva oltre le proprie possibilità.

48
Il Trecento

E come avviene facilmente in questi casi, arrivò


il momento che le sue ricchezze si prosciugarono si prosciugarono,
finirono
ed egli cadde in miseria. Di tutto il suo gran patrimonio
gli era rimasto soltanto un poderetto, le cui rendite poderetto,
piccolo appezzamento
gli bastavano a stento per sopravvivere, e un falcone,
di terra coltivata
che era però tra i migliori che ci fossero al mondo.

Quando si rese conto che non poteva continuare a


condurre la vita lussuosa di un tempo, benché fosse ancora
innamorato della donna, Federigo decise di ritirarsi a vivere
in campagna, presso Campi, dov’era il suo piccolo podere.
Per procurarsi il cibo, quando il tempo lo permetteva, andava
a caccia col falcone.
Per il resto sopportava pazientemente la sua estrema povertà
senza chiedere niente a nessuno.

Ora avvenne che, mentre Federigo conduceva una vita


così grama, il marito di monna Giovanna si ammalò grama, misera
gravemente e, vedendosi prossimo alla morte, fece prossimo, vicino
testamento. Era ricchissimo e lasciò tutto il patrimonio
al suo unico figlio. Ma poiché aveva molto amato la moglie,
fece aggiungere nel testamento che, se il figlio fosse morto
senza eredi, tutte le sue ricchezze dovevano andare
a monna Giovanna.

Poco tempo dopo l’ammalato morì e monna Giovanna


restò vedova.
L’estate successiva, come è abitudine delle donne toscane,
la dama se ne andò a villeggiare col figlio in una sua
campagna che era assai vicina al poderetto di Federigo.

Fu così che il fanciullo fece amicizia col gentiluomo


impoverito e prese l’abitudine di passare molto tempo
Caccia con il falcone
con lui, appassionandosi di cani e d’uccelli. Era un tipo di caccia
Il falcone, che aveva visto molte volte levarsi in volo, in cui venivano usati
falchi o uccelli rapaci,
gli piaceva in modo straordinario. Ardeva dal desiderio
addestrati per catturare
di averlo, ma non osava chiederlo perché vedeva quanto piccole prede (conigli,
fosse caro a Federigo. lepri, scoiattoli, ecc)

49
Unità 2

Le cose stavano a questo punto, quando il ragazzo si ammalò.


La madre, che lo amava profondamente e che aveva solo lui,
lo riempiva di cure, non lo lasciava un attimo e
lo supplicava di dirle se desiderasse qualcosa.
Gli prometteva che avrebbe fatto in modo di accontentarlo.

Il fanciullo alla fine le disse: «Madre mia, se voi fate


in modo che io abbia il falcone di Federigo, credo
che in poco tempo guarirò».
Monna Giovanna non si aspettava questa richiesta.
Tito Lessi, illustrazione Rimase perplessa e cominciò a riflettere.
Monna Giovanna accanto Sapeva che Federigo l’aveva lungamente amata, senza
al figlio malato, Firenze,
Museo della fotografia ricevere in cambio da lei neppure uno sguardo, e si diceva:
“Come potrei chiedergli, o mandargli a chiedere questo
falcone che, a quanto ho sentito, è tra i migliori che ci siano
mezzo di al mondo? E che, oltre a ciò, è il suo principale mezzo di
sostentamento, mezzo sostentamento? Come potrei essere così egoista e ingrata
per procurarsi il cibo
da voler togliere a un gentiluomo, che ha perduto tutto,
l’unica cosa cara che gli sia rimasta?”

Turbata da questi pensieri, sebbene fosse certissima


di ottenere il falcone se lo avesse domandato, non sapeva
prevalse, fu più forte cosa fare. Ma alla fine l’amore per il figlio prevalse
sugli scrupoli e, per accontentarlo, monna Giovanna
decise che sarebbe andata lei stessa a prendere il falcone
e glielo avrebbe portato.
«Figlio mio, consolati e pensa a guarire. Ti prometto che
domattina andrò a prenderti il falcone.»
Il fanciullo se ne rallegrò e in quello stesso giorno
la sua salute mostrò qualche miglioramento.

La mattina dopo la madre prese per compagnia


un’altra donna e, fingendo di andare a passeggio, arrivò
alla casa di Federigo e lo fece chiamare.
Federigo stava nell’orto, intento a certi suoi lavoretti.
Quando gli dissero che monna Giovanna chiedeva di lui,
si meravigliò, e, pieno di gioia, corse alla porta di casa
per accoglierla con tutti gli onori.

50
Il Trecento

Ella, vedendolo arrivare, gli andò incontro e lo salutò:


«Buon giorno, Federigo! Sono venuta per ripagarti dei danni
che hai avuto a causa mia, amandomi più di quanto io
meritassi. E questo è il compenso per i tuoi dispiaceri:
che oggi io, con questa mia compagna, mi fermerò a pranzare
con te nella tua casa».

Al che Federigo umilmente le rispose:


«Madonna, non ricordo d’aver mai ricevuto alcun danno
per causa vostra, ma soltanto del bene. Perché, se mi sono
elevato spiritualmente e ho raggiunto qualche valore, l’ho fatto
per essere all’altezza del valor vostro. La vostra generosità
nel venirmi oggi a trovare mi fa tanto piacere ma sappiate
che siete venuta a trovare un ospite molto povero».

La fece entrare e la ricevette, pieno di vergogna per


la miseria della casa. Poi la fece accomodare in giardino
e, non avendo nessuno da cui farle tenere compagnia,
le disse: «Madonna, poiché non ho altra servitù, questa
povera donna, moglie del contadino, vi farà̀compagnia
intanto che io vado a far mettere la tavola».

Sebbene la sua povertà fosse estrema, fino a quel momento


Federigo non si era reso conto di quanto fosse disperata
la situazione in cui era finito per aver sperperato sperperato, sprecato
senza criterio tutte le sue ricchezze.
Lo capiva soltanto adesso, rendendosi conto che in casa
non c’era alcun cibo con cui fare onore alla donna.

Pieno di angoscia, andava come impazzito da una stanza


all’altra, senza trovare né denaro né alcun oggetto
da dare in pegno. Voleva ricevere degnamente la donna dare in pegno, dare
offrendole un buon pranzo, ma non sapeva risolversi un oggetto di valore
come garanzia per
a chiedere niente a nessuno, neppure al contadino...
avere soldi in prestito
In quel momento lo sguardo gli cadde sopra il suo buon
falcone che stava sul trespolo nella saletta. Era la sua unica risolversi, decidersi
ricchezza. Lo prese, lo trovò grasso e pensò che sarebbe stato
una vivanda degna della donna tanto amata... vivanda, cibo

51
Unità 2

Per cui, senza stare a pensarci su, gli tirò il collo


e lo dette a una sguattera che subito lo spennò, lo pulì
e lo mise ad arrostire su uno spiedo.

Federigo aveva ancora qualche bella tovaglia bianchissima.


Fece apparecchiare la tavola e col viso lieto tornò
in giardino e disse a monna Giovanna che il modesto pranzo
che le poteva offrire era pronto.
La donna e la sua accompagnatrice si misero a tavola e,
senza sapere cosa avevano nel piatto, mangiarono di gusto
il buon falcone. Finito il pranzo, conversarono
piacevolmente per un poco, finché alla donna parve arrivato
il momento di dire il motivo per cui era venuta.

«Federigo», disse monna Giovanna parlandogli con grande


dolcezza, «ti meraviglierai della mia presunzione quando
saprai perché ti sono venuta a trovare. Tu non hai mai avuto
figli e non sai quanto è forte l’amore che ci lega alle nostre
creature. Altrimenti mi scuseresti almeno in parte.
Tu non hai figli, io però ne ho uno, e non mi posso sottrarre
alla legge comune a tutte le madri. È l’amore materno
che mi costringe a fare una cosa che non mi piace, che
conveniente, educata non è né giusta né conveniente: a chiederti in dono
una cosa cui so che tieni moltissimo. E a buona ragione,
perché è l’unica consolazione, l’unico svago, l’unico piacere,
l’unica risorsa che ti ha lasciato la tua sfortuna.
Il dono che ti chiedo è il tuo falcone.
invaghito, innamorato Mio figlio se ne è invaghito così tanto che, se non glielo
porto, temo che la malattia che l’ha colpito si aggravi e che
io rischi di perderlo.
Non te lo chiedo per l’amore che mi porti, in nome
grandezza d’animo, del quale tu non mi devi niente. Ma per la tua grandezza
generosità, nobiltà d’animo, che si è mostrata maggiore di ogni altra, ti prego
di volermelo donare. Il tuo dono salverà la vita a mio figlio
e io te ne sarò riconoscente per sempre».

Quando Federigo si rese conto che la donna gli chiedeva


proprio quello che lui le aveva offerto da mangiare e che

52
Il Trecento

quindi non poteva più darle, scoppiò in un pianto così


dirotto che non riusciva a parlare.
Monna Giovanna sulle prime pensò che piangesse per sulle prime, all’inizio

il dolore di separarsi dal falcone e stava per dirgli che


non lo voleva più. Ma si trattenne e decise di aspettare
che si calmasse.

Quando fu in grado di parlare, Federigo le disse:


«Tutte le mie passate disgrazie sono niente rispetto
a quello che mi capita oggi, per cui non avrò mai più pace
e sempre maledirò la mia sorte. Quando la mia casa
era ricca, voi non vi degnaste di venirci.
Ci venite ora che è povera e mi chiedete un piccolo dono.
E la sorte fa in modo che io non ve lo possa dare».

E raccontò alla donna come, non avendo altro da offrirle


per il pranzo, avesse ucciso e fatto cucinare per lei proprio
il falcone. E per dare maggior credito alle sue parole, credito, credibilità
le fece gettare davanti le penne, le zampe e il becco
dell’uccello.

Viste e udite tali cose, monna Giovanna lo rimproverò


perché aveva ucciso un falcone di tale valore per dare
da mangiare a una donna.
Ma insieme lo elogiò per la sua grandezza d’animo,
che la miseria non era riuscita a fiaccare. Però il falcone fiaccare, far sparire
non lo poteva più avere. Piena di malinconia e preoccupata
per la salute del figlio, la donna se ne tornò a casa.

Il fanciullo, vuoi per la tristezza di non aver avuto


il falcone, vuoi per la malattia, dopo pochi giorni,
con grandissimo dolore della madre, morì.

Monna Giovanna lo pianse a lungo e amaramente.


Ma i suoi fratelli, poiché era ancora giovane e adesso
ricchissima, dopo qualche tempo cominciarono a fare
pressioni per convincerla a risposarsi.

53
Unità 2

Lei non voleva, ma quelli insistevano tanto che alla fine


si decise. E ricordando la grandezza d’animo di Federigo
magnificenza, e il suo ultimo gesto di magnificenza, disse ai fratelli:
grande generosità «Quanto a me, preferirei restare così come sono. Ma se voi
volete che mi risposi, allora vi dico che nessun altro uomo
diventerà mio marito se non Federigo degli Alberighi».

facendosi beffe, A tale risposta i fratelli, facendosi beffe di lei, le dicevano:


ridendo «Sciocca, ma cosa dici? Vuoi sposare proprio lui che
non possiede niente al mondo?».
E monna Giovanna: «Fratelli miei, io so bene che quello
che voi dite è vero. Ma preferisco sposare un uomo privo
di patrimonio che un patrimonio privo d’uomo».

determinata, decisa Era così determinata che i fratelli, che conoscevano


da molto tempo Federigo, nonostante fosse povero
gliela dettero in moglie con tutte le sue ricchezze.

Così Federigo non solo finì per sposare una donna


di così nobili sentimenti e che tanto a lungo aveva amato,
ma si trovò anche ricchissimo.
Diventò miglior amministratore delle sue sostanze e
trascorse con lei felice e contento tutto il resto
della sua vita.

VERIFICA

Rispondi alle domande su Federigo degli Alberighi

1. L’ambientazione di questa novella è:


borghese. cortese.

2. Per conquistare l’amore di monna Giovanna, Federigo:


cerca di farsi notare spendendo soldi e partecipando a tornei.
le offre tutte le sue ricchezze.

3. Federigo decide di ritirarsi in campagna perché:


monna Giovanna non lo ama.
non ha più soldi.

54
Il Trecento

4. Monna Giovanna esita a chiedere a Federigo il falcone perché:


sa che è l’unica cosa di valore che gli sia rimasta.
non vuole rivederlo.

5. Federigo, disperato perché non sa cosa offrire per pranzo a monna Giovanna,
non vuole chiedere nulla in prestito, neppure al contadino. In questo atteggiamento
mostra una mentalità:
borghese. cortese.

6. Qual valore borghese viene esaltato nella conclusione della novella?


La fedeltà in amore. La capacità di gestire con prudenza il denaro.

VERIFICA

Rispondi alle domande su Boccaccio

1. Quali sono i “due mondi” in cui vive Boccaccio?


Il mondo ecclesiastico e quello regale.
Il mondo di corte e quello borghese.

2. Boccaccio scrive le sue opere più importanti:


durante il periodo napoletano.
durante il periodo fiorentino.

3. La concezione dell’amore di Boccaccio in cosa differisce da quella dei poeti


precedenti?

4. Nel Decameron quali sono le novità dal punto di vista del linguaggio?

5. Decameron vuol dire:


100 novelle. 10 giorni.

6. Perché i 10 giovani del Decameron si ritrovano in una villa fuori città?


Per sfuggire alla noia. Per sfuggire alla peste.

7. A raccontare le novelle sono:


tutti i giovani. solo i ragazzi.

55
UNITÀ 3

UMANESIMO E RINASCIMENTO

L’EPOCA E LE IDEE

Studia STORIA E SOCIETÀ


kit Nel Quattrocento i grandi poteri universali, l’Impero e
DIDATTICO
DIGITALE la Chiesa, entrano definitivamente in crisi.

L’Impero d’Occidente
L’Impero d’Occidente è un potere fortemente indebolito
perché ormai si stanno affermando sempre di più
le monarchie in Francia, Inghilterra e in Spagna.
Le nuove nazioni controllano meglio i loro territori, riescono
In Europa si affermano a far pagare le tasse e a mantenere degli eserciti stabili.
le monarchie nazionali,
ma l’Italia rimane In questo quadro fa eccezione la penisola italiana che
divisa in tante rimane divisa in vari Stati più piccoli, le Signorie,
Signorie.
che si erano rafforzate grazie all’invenzione e creazione
delle banche e ai commerci nel Mediterraneo e con l’Oriente.
Nessuna delle Signorie italiane riesce però a prevalere
sulle altre e a creare così uno Stato nazionale
della grandezza degli altri Stati europei.

Nonostante questo le tante corti italiane (dominate da


altrettante famiglie) sono i più importanti centri culturali
dell’epoca e fanno a gara l’una con l’altra per avere
le opere d’arte o letterarie più belle.

Tra queste spiccano:


� Firenze, in cui lavorarono i più grandi artisti dell’epoca;
� Venezia, capitale dell’editoria con Aldo Manuzio;
� Napoli, dove i re aragonesi proteggono i cenacoli umanisti;
� Roma, con il suo papa umanista Pio II Piccolomini;
� Ferrara, la città di Ariosto e Boiardo.

56
Umanesimo
e Rinascimento
Le corti italiane dove fiorirono Umanesimo e Rinascimento

Milano Mantova
• corte dei Visconti • corte dei Gonzaga
e poi degli Sforza
Venezia
• Repubblica retta dal Doge

Ferrara
• corte degli Este

Urbino
Firenze • corte dei Montefeltro
• Repubblica oligarchica
• dal 1434 Signoria dei Medici

Roma
• curia pontificia
come una corte

Napoli
• corte degli Aragonesi

La Chiesa
Anche l’altro potere, il Papato, perde progressivamente
la fiducia del popolo soprattutto per lo stile di vita 1517
Riforma di Lutero,
del clero che è sempre più legato allo sfarzo e al denaro.
la Chiesa si divide.
Questa perdita di fiducia porterà alla Riforma di Lutero
del 1517 e alla fine dell’unità della Chiesa.

LA CULTURA
L’Umanesimo e il Rinascimento
UMANESIMO
In questo periodo soprattutto in Italia c’è un nuovo il termine deriva
clima culturale. Si afferma l’Umanesimo che si fonda dall’espressione latina
su una nuova fiducia nelle possibilità dell’uomo. studia umanitatis usata
da Cicerone per indicare
Gli umanisti non accettano più le verità rivelate della Chiesa quelle discipline
filosofiche e letterarie
ma vogliono conoscere il mondo attraverso scienze come
che servivano a educare
la geografia, l’astronomia, la medicina e la biologia, ma l’uomo sul piano morale
anche con discipline come la grammatica, la filosofia e intellettuale.
e la retorica. Al centro degli studi c’è l’uomo considerato
il centro dell’universo.
E questo spiega anche l’importanza che gli umanisti
attribuivano all’insegnamento.

57
Unità 3

La FILOLOGIA
In questa prospettiva aumenta l’interesse per il recupero e
è la disciplina che lo studio delle opere classiche nelle loro versioni originali.
vuole ricostruire Nasce quindi una nuova scienza, la filologia, che serve
la versione originale
a ricostruire i testi originali (spesso perduti) partendo
dei testi antichi.
Infatti nell’antichità e dalle loro copie, a volte piene di errori.
nel Medioevo i testi Già Petrarca aveva cominciato a recuperare i testi originali
venivano copiati delle opere antiche e questo spiega l’enorme successo
a mano e i copisti
del poeta in questo periodo.
facevano degli errori o
dei cambiamenti che
A partire della seconda metà del Quattrocento e fino
si trasmettevano
da una copia all’altra. alla metà del Cinquecento si afferma un nuovo movimento
culturale, il Rinascimento, caratterizzato appunto
dal “rinascere”, dal rifiorire delle arti e delle lettere.

In questo clima culturale, in questi anni, lavorano in Italia i


più grandi artisti e intellettuali di tutta Europa
come Leonardo da Vinci, Leon Battista Alberti,
Michelangelo Buonarroti, Pico della Mirandola, Lorenzo Valla,
Ludovico Ariosto e Niccolò Machiavelli.

Il latino è la lingua LA LINGUA: NASCE L’ITALIANO


in cui ricominciano Durante l’Umanesimo la passione per la classicità porta
gli scambi letterari
gli studiosi a scrivere in latino. Inoltre, scrivendo in latino
fra gli umanisti
dei diversi Stati. gli umanisti potevano farsi capire in tutta Europa.
Il latino è dunque
lingua internazionale. Infatti, nei primi anni del Quattrocento, il volgare
è usato esclusivamente per le opere letterarie.
Solo nella seconda metà del secolo si comincia a usare
il volgare anche per i trattati filosofici e scientifici.

Più tardi, durante il Rinascimento i letterati, fra cui


STUDIO ATTIVO
Pietro Bembo, si chiedono quale lingua usare. Dopo
I letterati scelgono di un lungo dibattito, viene scelto il fiorentino trecentesco,
scrivere in
ossia la lingua di Dante usata nel Trecento a Firenze.

In questo modo in Italia la lingua scritta si differenzia da


quella parlata. Infatti, mentre il parlato cambia nel tempo,
che da questo momento
si chiamerà la lingua scritta rimarrà identica a quella del Trecento.
Da questo momento il fiorentino trecentesco comincia
a chiamarsi “italiano”.

58
Umanesimo
e Rinascimento

I GENERI
La prosa
La prosa inizialmente viene usata soprattutto nei testi che
servono ad approfondire gli studi umanistici.
Il recupero dei testi classici porta a riscoprire la Storia
e la cultura dell’antichità greca e romana.
I letterati del Quattrocento si sentono i continuatori
di quella cultura e nasce l’idea che il Medioevo (i secoli
Durante l’Umanesimo
compresi tra l’antichità e il Quattrocento) siano stati
la produzione in prosa
“secoli bui” di arretramento politico e culturale. è soprattutto
non letteraria.
I generi più usati in prosa sono:

� il trattato, in cui si analizza un tema in modo completo


e dettagliato;

� l’invettiva e l’orazione, in cui si tratta e si sostiene una


tesi, contestando in modo più o meno polemico quelle di
qualcun altro;

� la storiografia, in cui si propone una visione della


storia quale groviglio di passioni e contrasti e si rimarca
l’importanza della veridicità delle fonti;

� il dialogo, in cui il sapere viene trasmesso attraverso


il dialogo tra due persone (sul modello classico di Platone).

Tramite le lettere e gli scritti (in latino) gli umanisti


riprendono a scambiarsi idee e informazioni in tutta Europa.

La poesia
Nel Quattrocento e Cinquecento non si scrivono molte
poesie. Si possono comunque individuare due tendenze:
� Petrarchismo, poesie scritte in volgare che imitano
il Canzoniere di Petrarca;
� Anticlassicismo, poesie che riprendono la tradizione
burlesca. Sono versi comici che criticano la società
del tempo e sono in polemica con il Petrarchismo.
POESIE BUCOLICHE
Nel Cinquecento avranno molto successo le poesie bucoliche poesie ambientate
nelle campagne
e i poemi cavallereschi.
e nella natura.

59
Unità 3

Il teatro
Durante il Rinascimento si scrivono molte tragedie e
commedie. Nella tragedia si cerca di imitare, con scarso
successo, le opere dei grandi autori greci.
Invece le commedie sono spesso scritte in dialetto
e hanno già le caratteristiche della futura Commedia
dell’arte italiana.

La Commedia dell’arte, che si afferma nel Cinquecento,


non ha testi scritti ma si basa sull’improvvisazione degli
attori e sulle maschere, quelle che ancora oggi conosciamo:
Arlecchino, Pulcinella, Pantalone e tante altre.

VERIFICA
Rispondi alle domande

1. Secondo gli umanisti, la conoscenza del mondo si basa:


sugli insegnamenti della Bibbia e sulla fede.
sulle scienze come la geografia, l’astronomia e la biologia.

2. Perché i letterati umanisti scrivono in latino?

3. Nel Cinquecento i letterati scelgono di scrivere le opere letterarie in:


fiorentino trecentesco. volgare umbro.

4. Quale importante letterato è considerato un precursore dell’Umanesimo?


Dante. Petrarca.

5. Quali sono le due principali tendenze della poesia del Quattrocento e


del Cinquecento?

6. Qual è la disciplina che ricostruisce la forma originaria dei testi antichi?

7. Che cos’è una poesia bucolica? In quale secolo si afferma?


Umanesimo
e Rinascimento

LA LETTERATURA MEDICEA Studia


kit
DIDATTICO
I TEMI DIGITALE

La famiglia de’ Medici controlla Firenze dal 1434.


Lorenzo de’ Medici, che sale al potere nel 1469, è un grande
mecenate e ospita alla sua corte molti grandi artisti. mecenate, persona che
Per soddisfare le esigenze di intrattenimento della corte protegge e finanzia
letterati e artisti.
e il gusto per le espressioni artistiche raffinate,
la letteratura medicea produce poesie eleganti e
componimenti comici o parodie.

La letteratura medicea esalta la figura femminile.


La donna è ammirata nel suo aspetto sia sensuale
sia spirituale, perché l’uomo quattrocentesco è diviso
tra i sentimenti idealizzati e la ricerca del piacere.
e CIVI

( Pagine di realtà, p. 102)


cazion

CA

Edu

Le opere di Lorenzo de’ Medici e di Poliziano sono


un esempio di questa duplicità. Nelle loro poesie la felicità
è sempre accompagnata dalla malinconia.
Ne sono un esempio i famosissimi versi di Lorenzo de’ Medici,
tratti dalla Canzone di Bacco:

Quant’è bella giovinezza,


che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto sia:
di doman non c’è certezza. Girolamo Macchietti,
Ritratto di Lorenzo de’
In questo componimento poetico, infatti, la celebrazione Medici, Firenze Galleria
degli Uffizi
della bellezza della giovinezza è accompagnata
dalla malinconia per il trascorrere del tempo e per
l’incertezza del futuro.

GLI AUTORI
Lorenzo de’ Medici
Lorenzo (1449-1492) fa di Firenze il centro della cultura
umanistica. La sua produzione letteraria tratta temi
e generi molto diversi ed è influenzata dalla tradizione
classica e volgare.
Tuttavia per Lorenzo la scrittura è solo un modo
per evadere dagli impegni politici.

61
Unità 3

Angelo Poliziano
Poliziano (1454-1494) entra al servizio di Lorenzo de Medici
nel 1473 e diventa il poeta simbolo dell’Umanesimo.
Oltre a tradurre testi greci e latini, scrive opere in latino,
sia in versi sia in prosa.

Poliziano inizia la composizione del poemetto le Stanze


pensandolo come opera celebrativa della vittoria di Giuliano
de’ Medici (fratello di Lorenzo) in un torneo cavalleresco.
A seguito della morte di Giuliano, Poliziano fa diventare
le Stanze un poema allegorico, ambientato in un mondo
irreale. Per Poliziano, infatti, la letteratura deve educare
al bello, quindi non può rappresentare il reale.

La Fabula di Orfeo è la prima opera teatrale in volgare


profano, di argomento profano. Il testo racconta di Orfeo che scende
non religioso negli Inferi per riportare in vita la moglie Euridice.

Studia IL POEMA CAVALLERESCO


kit
DIDATTICO
DIGITALE I CANTARI: LE STORIE IN VERSI DI CARLO MAGNO E
DI RE ARTΜΜÚ
Dalla seconda metà del Trecento, le storie di Carlo Magno e
di re Artù vengono rielaborate in chiave popolare e recitate
per strada nella forma dei cantari.

OTTAVA I cantari sono narrazioni in versi con strofe formate


strofa di otto versi, da otto versi (ottave) endecasillabi e sono accompagnate
molto adatta a
dalla musica. Le trame sono semplici e ripetitive e
narrazioni lunghe.
trasformano i cavalieri in personaggi molto più umani
e li inseriscono in vicende spesso comiche o fantastiche.

DAI CANTARI AI PUPI

Nonostante lo diffusione dei testi scritti, la tradizione del racconto


orale non è mai scomparsa.
Nel Medioevo i giullari girano i paesi e spesso sono accolti alle corti.
In seguito i cantastorie portano in giro le storie di Carlo Magno,
Orlando, Rinaldo e Angelica, che diventano così personaggi popolari.
Le loro gesta vengono raccontate ancora oggi, soprattutto in Sicilia
con la rappresentazione delle marionette chiamata il “teatro dei pupi”.
Umanesimo
e Rinascimento

LE OPERE EPICHE E GLI AUTORI


I cantari poi si diffondono anche nelle corti signorili,
grazie a una nuova generazione di poeti colti, che adatta
il genere cavalleresco ai gusti di un pubblico raffinato,
componendo un nuovo tipo di opere epiche.

Luigi Pulci
Pulci (1432-1484) fa parte della cerchia di Lorenzo de’ Medici PARODIA
e rappresenta la cultura popolaresca toscana. è un’imitazione
che esagera
La sua opera più famosa è il Morgante, pubblicata nel 1478.
le caratteristiche
È una parodia del mondo cavalleresco. di un genere o
La sua comicità si basa sull’assurdità delle vicende raccontate di un personaggio.
e sul carattere eccessivo e irrazionale dei personaggi.
Il poema, scritto in ottave, racconta la storia del gigante
Morgante, che accompagna Orlando nelle sue avventure. IPERBOLE
espressione che esagera
Il linguaggio, caricaturale e pieno di iperboli, mescola
alcune caratteristiche.
aspetti colti ed elementi popolareschi. Ad esempio, “Marco è
alto come un palazzo”.
Matteo Maria Boiardo
Boiardo (1441-1494) lavora presso la corte estense di Ferrara.
L’opera più conosciuta di Boiardo è L’innamoramento di
Orlando che poi prenderà il titolo di Orlando innamorato.
Si tratta di un poema incompiuto che si ispira
alla tradizione dei romanzi cavallereschi.
L’autore però si distacca dagli antichi poemi cavallereschi
perché mette in primo piano il tema dell’amore ed elimina
gli elementi etici e religiosi. Boiardo mescola argomenti
del ciclo carolingio (come la guerra tra musulmani e cristiani),
con elementi del ciclo bretone (l’amore e la magia).
Anche lo stile è il risultato della fusione tra piano colto STUDIO ATTIVO
(la metrica in ottave) e piano popolare (sintassi semplice e
Nell’Orlando
lessico del parlato). innamorato, Boiardo

Ludovico Ariosto i temi religiosi e


È l’autore dell’Orlando furioso, il famosissimo poema porta in primo piano
cavalleresco, seguito dell’Orlando innamorato di Boiardo il tema

che aveva avuto un grande successo. .

63
Unità 3

LA TRATTATISTICA RINASCIMENTALE
Il trattato è un testo che si occupa di un determinato
argomento, spesso affrontato attraverso la forma del dialogo,
così da mettere a confronto opinioni diverse.
Nel Rinascimento si scrivono trattati sia in latino che
in volgare. Il latino viene usato per le opere filosofiche
o scientifiche mentre in volgare si compongono trattati
sull’amore, sul comportamento di un perfetto gentiluomo,
sulla scrittura e sulla questione della lingua
e CIVI

( Pagine di realtà, p. 104).


cazion

CA

Edu

I maggiori scrittori di trattati rinascimentali sono


Ritratto di Giovanni della Pietro Bembo, Baldassarre Castiglione, Giovanni della Casa.
Casa, Milano, Pinacoteca
L’opera più nota è Il galateo di Giovanni della Casa che
Ambrosiana
fornisce regole di condotta per ogni situazione mondana.

Studia
kit IL PETRARCHISMO
DIDATTICO
DIGITALE
POESIE A IMITAZIONE DI PETRARCA
Pietro Bembo dà inizio al Petrarchismo, corrente poetica
diffusa tra il Quattrocento e il Cinquecento.

Il Petrarchismo è un tipo di poesia astratta, senza nessun


riferimento alla realtà concreta e in cui tutte le donne
aulico, ricercato, assomigliano alla Laura di Petrarca. In questi componimenti
di stile nobile i poeti usano vocaboli aulici e raccontano di un animo
profano, terreno
sempre diviso tra l’amore spirituale e l’amore profano.
Queste poesie, nel tentativo di imitare il Canzoniere,
diventano spesso ripetitive e mancano di originalità.

Nel Cinquecento la poesia diventa una pratica diffusa che


IL PETRARCHISMO: dà prestigio sociale. Il Petrarchismo si afferma in tutta
� imita lo stile Europa perché tutta la nobiltà si riconosce in questa poesia.
di Petrarca;
� elabora poesie astratte GLI AUTORI
e poco originali; I maggiori scrittori del Petrarchismo sono:
� rappresenta la donna � Iacopo Sannazaro, autore di romanzi pastorali;
a imitazione di Laura.
� il famoso artista Michelangelo Buonarroti;
� Giovanni della Casa.

64
Umanesimo
e Rinascimento

Molto importanti sono alcune voci poetiche femminili:


� Isabella di Morra, autrice di alcuni tristi componimenti
sulla sua vita solitaria;
� Gaspara Stampa, poetessa che dedica gran parte
delle Rime al suo amore per Collatino di Collalto;
i suoi versi, pur rimandando a Petrarca, sono più vitali
e meno legati agli schemi che seguivano gli altri poeti
petrarchisti.

Amore
Io son da l’aspettar omai sì stanca e attesa
Audio
LETTURA
di Gaspara Stampa, da Rime

L’autrice racconta la sua condizione di innamorata respinta che


attende inutilmente il ritorno dell’amato. Perfino la morte
da lei invocata per trovare sollievo non ascolta i suoi lamenti. Parafrasi

Io son da l’aspettar omai sì stanca, Sono così stanca di aspettare


sì vinta dal dolor e dal disio, e così vinta dal dolore e dalla nostalgia
per la sì poca fede e molto oblio a causa dell’infedeltà e dell’indifferenza
di chi del suo tornar, lassa, mi manca, di colui che, non tornando, mi lascia distrutta,

che lei, che ’l mondo impalidisce e ’mbianca che invoco come un sollievo la morte,
con la sua falce e dà l’ultimo fio, colei che con la sua falce fa impallidire
chiamo talor per refrigerio mio, tutto il mondo e infligge l’ultima pena,
sì ’l dolor nel mio petto si rinfranca. perché diminuisca il dolore nel mio cuore.

Ed ella si fa sorda al mio chiamare, E lei è sorda al mio richiamo e si fa beffe


schernendo i miei pensier fallaci e folli, dei miei pensieri illusi e insensati, come lui
come sta sordo anch’egli al suo tornare. resta sordo al mio desiderio che torni da me.

Così col pianto, ond’ho gli occhi miei molli, Così col mio pianto che mi riempie gli occhi,
fo pietose quest’onde e questo mare; io commuovo queste onde e questo mare
ed ei si vive lieto ne’ suoi colli. mentre lui se ne sta lieto sulle sue colline.

65
Unità 3

Nel Cinquecento è di moda avere


un “petrarchino”, cioè un’edizione preziosa
e di piccolo formato del Canzoniere di Petrarca,
come quello raffigurato nel quadro di Bronzino.

L’invenzione della stampa dei libri - ideata


dal tedesco Gutenberg nella metà
del Quattrocento - ha infatti modificato
profondamente la diffusione dei testi scritti.

Prima della stampa, i libri erano copiati a mano


e di un’opera esistevano pochissimi esemplari.
Dopo l’invenzione della stampa è invece
possibile avere più copie di un’opera, che
conosce così una maggiore diffusione.

I libri stampati rimangono comunque oggetti


di lusso, tanto da essere raffigurati nei ritratti
dei nobili del Cinquecento.

Bronzino, Ritratto di Luncrezia Panciatichi, Firenze, Galleria


degli Uffizi

Studia L’ANTICLASSICISMO
kit
DIDATTICO
DIGITALE Nel Cinquecento il modello petrarchista viene criticato
da alcuni letterati che si ispirano alla tradizione della
poesia comico-realistica. Sono gli scrittori “anticlassicisti”,
ANTICLASSICISMO:
che prendono in giro l’amore spirituale e le donne
� critica il modello
angelicate del Petrarchismo e propongono un’immagine
petrarchista;
grottesca della realtà.
� prende in giro
l’amore spirituale;
� propone un’immagine Nei loro testi appaiono temi e ambienti popolari: il mondo
grottesca della realtà. contadino, il cibo, il sesso, le taverne o i pidocchi.
Anche lo stile cambia. La lingua astratta di Petrarca
è sostituita da un linguaggio scurrile, spesso in dialetto,
pieno di doppi sensi comici od osceni.
RIMA INCATENATA
Inoltre dal sonetto si passa al capitolo, ossia
è costruita secondo
lo schema: un componimento in endecasillabi a rima incatenata,
ABA, BCB, CDC... che vuole essere una parodia della terzina dantesca.

66
Umanesimo
e Rinascimento

GENERI E AUTORI
Gli autori anticlassicisti usano vari generi letterari per
criticare il modello classicista e le sue numerose regole:
� la lirica, con Francesco Berni (1497 ca-1535) e
Burchiello (1404-1449), quest’ultimo scrive poesie fatte
di versi paradossali e che sembrano senza senso;
� la trattatistica, con Pietro Aretino (1492-1556);
� l’epica, con Teofilo Folengo (1491-1544);
� il teatro, con Ruzante (1496 ca-1542), che scrive varie
commedie, tra cui il Parlamento.

Teofilo Folengo
È un monaco benedettino famoso per avere inventato
il maccheronico, un linguaggio misto, che inserisce parole
del volgare nella sintassi del latino.
L’effetto è particolarmente comico, anche perché Folengo
usa il maccheronico in generi letterari classici, come
il poema epico.
Il suo capolavoro, Baldus, fa la parodia del poema
cavalleresco rovesciando lo stile classico con un linguaggio Ritratto di Teofilo Folengo

che unisce il tono epico a espressioni basse e comiche.

VERIFICA

Completa la mappa

POESIA DEL QUATTROCENTO E CINQUECENTO

Petrarchismo Anticlassicismo

Imitazione delle poesie Contestazione


di Petrarca del Petrarchismo

temi: linguaggio: temi: linguaggio:


� �
� �
� invenzione del
Unità 3

Studia LUDOVICO ARIOSTO


kit
DIDATTICO
DIGITALE LA VITA
Ludovico Ariosto nasce a Reggio Emilia nel 1474 da
una famiglia nobile di Ferrara. Il padre era funzionario
a servizio dei duchi d’Este, la famiglia regnante a Ferrara.

Ludovico inizia lo studio della giurisprudenza che poi


abbandona per dedicarsi allo studio della letteratura.
Alla morte del padre, per mantenere la famiglia,
inizia a lavorare per il cardinale Ippolito d’Este.
Da questo momento quindi la sua vita si divide tra la poesia
e il lavoro per il cardinale.

Ariosto ha due figli con due donne diverse, ma


la donna della sua vita è Alessandra Benucci.
Inizialmente è una relazione a distanza perché la donna
è sposata; ma appena diventa vedova, nel 1515,
Alessandra si trasferisce a Ferrara, dove abita Ariosto.
I due intrattengono a lungo un legame non ufficiale
e si sposano segretamente nel 1528.

Ritratto di Ariosto Morto il cardinale d’Este, Ariosto lavora per il duca


Il poeta di corte era
Alfonso I, che lo lascia libero di dedicarsi alla letteratura.
stipendiato dal Signore
(o dal sovrano). Trascorre anni tranquilli fino alla morte, nel 1533.
Per questo motivo
all’inizio dei testi
I GRANDI TEMI
si trovano spesso
delle dediche con Poeta di corte con l’ideale di vita semplice
grandi lodi ai Signori In quel tempo i Signori delle corti mantenevano scrittori
e intellettuali con uno stipendio. Questi potevano produrre
le opere che volevano ma dovevano anche comporre poemi e
opere teatrali per intrattenere la corte.

Ariosto deve mantenere la sua numerosa famiglia,


per questo è costretto a vivere a corte. Eppure desidera
una esistenza tranquilla e serena, per dedicarsi interamente
alla scrittura, alla lettura e alla famiglia.

Secondo Ariosto la letteratura dovrebbe essere


un esercizio libero, non stipendiato (com’era allora) dai
e CIVI

ricchi signori ( Pagine di realtà, p. 107).


cazion

CA

Edu

68
Umanesimo
e Rinascimento

LE OPERE
Ariosto pubblica l’Orlando Furioso, il suo capolavoro,
nel 1516. L’opera ha un enorme successo in tutta Europa.
Si tratta di un poema cavalleresco in ottave.

Tra il 1517 e il 1524 scrive Le satire, componimenti in versi


scritti in uno stile colloquiale. Trattano della vita
di Ariosto, del suo carattere e dei suoi difetti.

Le Rime, invece, sono poesie d’amore in stile petrarchesco


pubblicate postume.

Ariosto scrive anche cinque commedie non molto originali.


Queste opere gli sono state commissionate perché
i cortigiani di Ferrara amavano molto gli spettacoli teatrali

Ariosto ha scritto, oltre alle sue opere, numerose lettere


che permettono di conoscere la sua vita privata e ci danno
informazioni sul suo lavoro di funzionario.

ORLANDO FURIOSO
LA COMPOSIZIONE
L’Orlando furioso è un lungo poema cavalleresco, che
riprende i temi di Boiardo. È scritto in ottave, cioè strofe
di otto versi (endecasillabi). Racconta storie di dame,
cavalieri e battaglie ambientate all’epoca di Carlo Magno
e in particolare narra la follia per amore del paladino Orlando.

L’Orlando furioso è pubblicato in tre edizioni: L’Orlando furioso


� la prima edizione (1516) è scritta in padano illustre, ossia racconta amori e
battaglie dei paladini
il dialetto che si parla nella corte degli estensi a Ferrara;
di Carlo Magno.
� la seconda edizione (1521) è scritta in una lingua più
vicina al dialetto toscano;

� la terza edizione (1532) - quella che leggiamo - è in


fiorentino illustre e ha sei canti in più delle precedenti.

Ariosto cambia la lingua perché l’opera ha molto successo


e usando il fiorentino invece del padano possono leggerla
molte più persone.

69
Unità 3

LA STRUTTURA E LO STILE
L’Orlando furioso è il seguito dell’Orlando innamorato
di Boiardo. Ariosto, infatti, riprende la storia del paladino
cristiano Orlando dal punto in cui era arrivato Boiardo.
Inoltre inserisce temi sia del ciclo carolingio (i cavalieri e
le armi) che del ciclo bretone (gli eroi innamorati, la magia
e la ricerca dell’avventura) e a questi aggiunge storie riprese
Elegiaco
viene da ELEGIA, dall’epica classica (Omero e Virgilio).
poesia di tono Il poema usa diversi tipi di stili narrativi, alternando
melanconico, triste. quello epico, quello elegiaco e quello comico.

La trama è molto complessa e unisce tre filoni diversi:


� il filone amoroso, che racconta gli amori dei cavalieri;
� il filone militare, che racconta le guerre tra i paladini
STUDIO ATTIVO
cristiani e i Mori infedeli;
Nell’Orlando furioso,
� l’omaggio ai duchi d’Este, infatti nel poema Ariosto
si alternano gli stili
narrativi celebra un loro antenato, Ruggiero.

Accanto ai filoni narrativi principali ve ne sono molti


secondari. Tutti i filoni sono intrecciati fra loro, con
una tecnica particolare che consiste nell’interrompere
la narrazione di un episodio per riprenderla più avanti.
Vi sono inoltre alcune novelle autonome che illustrano
vizi e virtù.

La struttura dell’opera è quindi molto articolata, talvolta


labirintica, ma la narrazione è guidata da un narratore
onnisciente che, conoscendo tutti gli eventi e i pensieri
dei personaggi, riesce a mantenere una fluidità narrativa.

Nell’Orlando furioso
GLI ARGOMENTI
è più importante
il tema dell’amore che Le donne e l’amore sono gli argomenti centrali del poema.
quello della guerra. Ariosto non descrive la donna come un elemento
di perfezione morale o spirituale, ma enfatizza
gli aspetti naturali dell’amore, come la passione,
il turbamento, il dolore, la gelosia.

Anche la cortesia e l’amicizia, vissuti dai paladini nelle loro


vicende, sono tematiche importanti dell’opera.

70
Umanesimo
e Rinascimento

Il tema militare è meno importante del tema amoroso.


Secondo Ariosto, i valori cavallereschi non esistono più.
Per questo i paladini del re sono rappresentati come
dei semplici esseri umani, pieni di difetti e attraversati
da tanti sentimenti diversi.
Ma alcuni valori cortesi per Ariosto sono ancora validi
e sono condivisi dai paladini e dagli infedeli (ad esempio,
quando combattono, si rispettano anche se nemici).

Ariosto è ormai un autore pienamente rinascimentale


e vede con ironico distacco il mondo dei paladini.
L’ironia è presente in tutto il poema, nella descrizione Nell’Orlando furioso
delle vicende narrate e nei commenti che rivolge è presente l’ironia
nelle vicende narrate
direttamente ai suoi lettori.
e anche una visione
pessimistica della vita,
Ariosto ha però anche una visione pessimistica della vita.
perché i personaggi
Infatti nel suo poema descrive un universo in cui l’uomo non riescono
è al centro delle vicende, che però sfuggono al suo controllo. a realizzare ciò
Per questo gli eventi sono dominati dal caso e che progettano.

i personaggi non realizzano ciò che progettano.

Anche il tema della magia è trattato con scetticismo.


Infatti l’elemento magico è spesso fonte d’inganno
o semplice espediente narrativo.

VERIFICA
Completa la mappa

ORLANDO FURIOSO

Composizione Trama Temi

� 1a edizione, 1516, tre filoni principali � amori dei cavalieri;


in ; � amoroso; � combattimenti tra
� 2a edizione, 1521, � ; e
in ; � omaggio ai ;
d’ . � magia.
� 3a edizione, 1532,
in .
Si annuncia
l’argomento Proemio
del poema
Audio di Ludovico Ariosto, da Orlando furioso
LETTURA

Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori,


le cortesie, l’audaci imprese io canto,
Mori, gli Arabi che furo al tempo che passaro i Mori
nocquer, arrecarono danni d’Africa il mare, e in Francia nocquer tanto,
ire, rabbia seguendo l’ire e i giovenil furori
d’Agramante lor re, che si diè vanto
Troiano, di vendicar la morte di Troiano
il padre di Agramante
sopra re Carlo imperator romano.

medesmo tratto, Dirò d’Orlando in un medesmo tratto


nello stesso tempo cosa non detta in prosa mai né in rima:
che per amor venne in furore e matto,
d’uom che sì saggio era stimato prima;
colei, è la donna amata se da colei che tal quasi m’ha fatto,
tal, cioè pazzo per amore che ’l poco ingegno ad or ad or mi lima,
lima, consuma
me ne sarà però tanto concesso,
che mi basti a finir quanto ho promesso.

DENTRO IL TESTO

METRO: ottave di endecasillabi con schema di rime ABABABCC

Nelle prime due ottave viene annunciato l’argomento che sarà raccontato
nel poema.

Nella prima ottava viene riassunto l’episodio che dà il via al racconto,


ovvero la decisione del re arabo Agramante di vendicare la morte del padre
contro i francesi.

Nella seconda ottava Ariosto annuncia che il poema narrerà anche la follia
del più valoroso dei paladini di Francia, Orlando.
In questa ottava c’è anche un’invocazione alla “musa” ispiratrice, cioè a colei che
ha ispirato la composizione del poema. Nelle opere classiche le invocazioni erano
rivolte a delle divinità, qui invece è rivolta alla donna amata.

72
Umanesimo
e Rinascimento

Parafrasi

Canto le donne, i cavalieri, le battaglie, gli amori,


i gesti cortesi, le imprese coraggiose,
del tempo in cui i Mori attraversarono
il mare d’Africa e fecero in Francia molti danni
seguendo la rabbia e la furia giovanile
del loro re Agramante, che si vantò Agramante, è
di poter vendicare la morte di Troiano re dei Mori d’Africa
e nemico di
contro re Carlo, imperatore.
Carlo Magno.

Nello stesso tempo racconterò d’Orlando


cose mai dette prima né in prosa né in rima:
che per amore divenne folle e pazzo,
proprio lui considerato tanto saggio fino ad allora;
ammesso che la donna che mi ha fatto quasi impazzire
e che fa diminuire sempre più il mio già scarso ingegno,
non mi priverà delle capacità necessarie
per finire l’opera come ho promesso.

VERIFICA
Rispondi alle domande

1. A cosa serve il proemio?

2. La storia di Orlando era già stata raccontata da altri, ma Ariosto è il primo a:


schierarsi dalla parte dei Mori.
parlare della pazzia per amore di Orlando.

3. Cosa vuole fare Agramante?


Vendicare il padre e conquistare la Francia.
Conquistare l’Africa.

73
Follia e
disperazione La pazzia di Orlando
d’amore

di Ludovico Ariosto, da Orlando furioso

In un bosco il paladino Orlando vede delle scritte


in cui Medoro canta il suo amore, corrisposto,
per la bella Angelica, la donna amata da Orlando.
Questa scoperta fa impazzire il paladino.

il conte, Orlando Pel bosco errò tutta la notte il conte;


diurna fiamma, sole e allo spuntar della diurna fiamma
lo tornò il suo destin sopra la fonte
epigramma, scritta dove Medoro insculse l’epigramma.
ingiuria, offesa Veder l’ingiuria sua scritta nel monte
dramma, sentimento l’accese sì, ch’in lui non restò dramma
che non fosse odio, rabbia, ira e furore;
indugiò, aspettò né più indugiò, che trasse il brando fuore.
brando, spada
Tagliò lo scritto e ’l sasso, e sin al cielo
minute, piccole a volo alzar fe’ le minute schegge.
antro, grotta Infelice quell’antro, ed ogni stelo
stelo, tronco delle piante in cui Medoro e Angelica si legge!
Così restar quel dì, ch’ombra né gielo
a pastor mai non daran più, né a gregge:
e quella fonte, già sì chiara e pura,
da cotanta ira fu poco sicura;

ceppi, base dei tronchi che rami e ceppi e tronchi e sassi e zolle
gittare, buttare non cessò di gittar ne le bell’onde,
sommo, punto più alto fin che da sommo ad imo sì turbolle,
imo, punto più basso che non furo mai più chiare né monde.
turbolle, la rese torbida E stanco al fin, e al fin di sudor molle,
monde, pulite poi che la lena vinta non risponde
lena, forza allo sdegno, al grave odio, all’ardente ira,
cade sul prato, e verso il ciel sospira.

74
Umanesimo
e Rinascimento

Parafrasi

Il conte (Orlando) vagò nel bosco tutta la notte;


e al sorgere del sole
il suo destino lo riportò vicino alla fonte
dove Medoro aveva inciso il suo nome e quello di Angelica.
Vedere scritte sulla roccia quelle parole che lo ferivano
infiammò tanto Orlando che in lui
non restò altro che odio, rabbia, ira e furore;
quindi, senza esitare, estrasse la spada.

Tagliò la scritta e la roccia, e fino al cielo


fece volare le piccole schegge.
Infelice sia ogni grotta e ogni tronco
su cui si leggono i nomi di Medoro e Angelica!
Quel giorno gli alberi furono distrutti a tal punto che
mai più offriranno ombra e fresco al pastore e al suo gregge:
e anche quella fonte, che era così chiara e pura,
fu colpita dall’ira di Orlando;

perché (Orlando) gettò così tanti rami,


tronchi, sassi e zolle d’erba, che quelle acque,
agitate da cima a fondo, non tornarono
mai più limpide e pulite.
E infine (Orlando), stanco e inzuppato di sudore,
- quando non ha più la forza di sfogare
la sua rabbia, il suo odio e l’ira -
cade sul prato e verso il cielo sospira.

75
Afflitto e stanco al fin cade ne l’erba,
ficca, fissa e ficca gli occhi al cielo, e non fa motto.
fa motto, dice parola Senza cibo e dormir così si serba,
si serba, rimane che ’l sole esce tre volte e torna sotto.
cessò, finì Di crescer non cessò la pena acerba,
che fuor del senno al fin l’ebbe condotto.
Il quarto dì, da gran furor commosso,
maglie e piastre, e maglie e piastre si stracciò di dosso.
parti della corazza

Qui riman l’elmo, e là riman lo scudo,


usbergo, corazza lontan gli arnesi, e più lontan l’usbergo:
l’arme sue tutte, in somma vi concludo,
avean pel bosco differente albergo.
E poi si squarciò i panni, e mostrò ignudo
ispido, pieno di peli l’ispido ventre e tutto ’l petto e ’l tergo;
tergo, schiena e cominciò la gran follia, sì orrenda,
che de la più non sarà mai ch’intenda.

DENTRO IL TESTO

METRO: ottave di endecasillabi con schema di rime ABABABCC

Orlando, il più famoso paladino cristiano, non solo si innamora, ma impazzisce.


Egli subisce le conseguenze drammatiche dell’amore, e la sua follia rappresenta
l’amore irrazionale che porta alla perdita dell’identità.

Il tono usato da Ariosto è drammatico e comico, con alcuni elementi quasi


caricaturali. Il poeta toglie all’amore il suo carattere nobile e rappresenta
il protagonista come un comune essere umano.

Eppure è proprio impazzendo che Orlando riuscirà a liberarsi dell’amore


per Angelica, perché smette di idealizzarla e di considerarla irraggiungibile.

76
Umanesimo
e Rinascimento

Parafrasi

Infelice e stanco, infine cade nell’erba


e fissa gli occhi al cielo senza parlare.
Rimase così, senza mangiare e dormire
per tre giorni.
La sua sofferenza non smise di crescere,
fino a farlo impazzire.
Il quarto giorno, spinto dalla violenta pazzia,
strappa via la sua armatura.

Qui lascia l’elmo, e là lo scudo,


lontano getta il resto dell’armatura
e ancora più lontano la corazza:
tutte le sue armi, insomma, erano sparse per il bosco.
Poi si strappò i vestiti e mostrò nudi
il ventre peloso, il petto e la schiena;
e cominciò la sua grande pazzia, così orrenda
che nessuno mai sentirà più parlare di una follia simile.

VERIFICA
Rispondi alle domande

1. Perché Orlando impazzisce?

2. Cosa fa il quarto giorno di follia?


Si calma.
Si spoglia e impazzisce ancora di più.

3. Il paladino Orlando descritto in questo brano è:


umano.
eroico.

77
Unità 3

Studia NICCOLÒ MACHIAVELLI


kit
DIDATTICO
DIGITALE LA VITA
Niccolò Machiavelli nasce a Firenze nel 1469 da
una famiglia borghese.
La sua famiglia non è molto ricca, ma Machiavelli riesce
ad avere una buona educazione umanistica.

Nel 1498, dopo l’esecuzione del monaco Savonarola


a Firenze, Machiavelli inizia la sua carriera politica
nella nuova repubblica fiorentina, assumendo incarichi
in diplomazia e nell’esercito.
L’esercito è fondamentale per proteggere il governo
repubblicano e questo aiuta l’ascesa politica di Machiavelli.
Quando però nel 1512 tornano al potere i Medici,
Machiavelli cade in disgrazia, viene imprigionato e torturato.
Savonarola, frate
Escluso dalla vita politica, Machiavelli comincia a scrivere
domenicano che
a Firenze criticò sia saggi politici e opere teatrali.
il Papato sia i Medici Anni dopo, quando ormai non è più considerato un nemico,
per la vita lussuosa
i Medici gli affidano piccoli incarichi. Ma quando nel 1527
che conducevano.
Fu scomunicato e
i Medici perdono nuovamente il potere e a Firenze torna la
condannato a morte repubblica, Machiavelli viene escluso da ogni carica pubblica.
nel 1498. Pochi mesi dopo, nel 1527, Machiavelli muore.

I GRANDI TEMI
L’autoritratto
Machiavelli scrive molte lettere nelle quali descrive
sé stesso e parla di politica, la sua unica vera passione.

STUDIO ATTIVO Gli insegnamenti della Storia


Machiavelli si propone, tramite lo studio della Storia,
Secondo Machiavelli
di aiutare i governanti a superare la crisi che l’Italia -
divisa in tanti Stati regionali piccoli e deboli - sta vivendo.
aiutare a
Machiavelli è infatti convinto che gli uomini nel corso
dei secoli si comportino sempre nello stesso modo, e quindi
perché gli uomini
studiare la Storia permette di capire meglio il presente e
si comportano sempre
allo stesso modo. di trovare negli esempi del passato le soluzioni per risolvere
le difficoltà contemporanee.

78
Umanesimo
e Rinascimento

La forma di governo
Anche se pensa che una forma di governo perfetta
non esista, Machiavelli preferisce la repubblica, perché
è in grado di coinvolgere nella gestione del potere anche
il popolo. La forma di governo deve comunque adattarsi
alle circostanze del momento. E secondo Machiavelli
l’Italia dei suoi tempi ha bisogno di un principe,
per unire il Paese e sconfiggere la corruzione.

Pessimismo
Machiavelli ha un’immagine dell’uomo diversa da quella
del Rinascimento.
Infatti ritiene l’uomo malvagio e corrotto.
Solo singoli individui particolarmente determinati
nel realizzare i propri scopi possono emergere sugli altri.

LE OPERE
Machiavelli scrive
Le opere politiche
le sue opere
Nel primo periodo le opere di Machiavelli sono legate più importanti
alla sua attività politica. In queste opere nate da viaggi, dopo aver lasciato
discorsi e incontri, si sviluppano le prime originali idee la vita politica.

riguardanti l’importanza della forza, la distinzione


tra morale e politica e l’importanza della conoscenza
della Storia per comprendere i processi politici.

In questi anni Machiavelli scrive Descrizione del modo


tenuto dal Duca Valentino nello ammazzare Vitellozzo
Vitelli, Oliverotto da Fermo, il Signor Pagolo e il duca
Politica e morale
di Gravina Orsini in cui descrive il modo in cui
non seguono gli stessi
Cesare Borgia eliminò i suoi avversari politici. princìpi. Quello che
L’autore non condanna affatto la strage perché appunto è ingiusto da un punto
sostiene che non bisogna confondere morale e politica. di vista morale può
essere necessario
Dopo il ritorno dei Medici al potere, Machiavelli per raggiungere
uno scopo politico.
non partecipa più alla vita politica e si dedica allo studio.
Solitamente
In questi anni scrive i suoi capolavori. il pensiero di
Machiavelli su questo
Il Principe è stato pubblicato nel 1532, dopo la morte tema è sintetizzato
di Machiavelli. È il suo testo più noto e una delle opere dalla frase: “Il fine
italiane più lette al mondo. giustifica i mezzi”.

79
Unità 3

I Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio sono


riflessioni, appunti e annotazioni stimolate dalla lettura
della Storia di Roma di Tito Livio.
Mentre nel Principe Machiavelli studia la creazione
dello Stato assoluto, nei Discorsi invece studia
la repubblica, il cui modello migliore è stato quello
della Roma antica.

Dell’arte della guerra è un trattato composto tra il 1519 e


il 1520. In questa opera, scritta in forma di dialogo,
si discute dei difetti delle truppe mercenarie e sulle qualità
e superiorità di un esercito stabile.
STUDIO ATTIVO Anche in questo caso il modello proposto è quello dell’antica
Sia nelle Roma.

sia nelle Le opere storiche


Negli ultimi anni della sua vita Machiavelli si dedica
Machiavelli è a scrivere opere storiche in cui è più interessato a dare
interessato soprattutto
un’interpretazione politica dei fatti che a ricostruirli
all’
sulla base dei documenti.

dei fatti. Le Istorie fiorentine (1520-1525) sono otto libri dedicati


alla storia dell’Italia e in particolare di Firenze, dalla
caduta dell’Impero romano fino alla morte di Lorenzo il
Magnifico (1492).
In quest’opera Machiavelli individua, tra i principali mali
dell’Italia, il ruolo dello Stato della Chiesa, colpevole
di impedire l’unificazione politica della penisola italiana.

Machiavelli ritiene Le opere letterarie


lo Stato della Chiesa Machiavelli scrive anche opere letterarie tra cui
responsabile della
componimenti in versi, poemi, novelle.
mancata unificazione
italiana che sarebbe Fra le opere letterarie spicca La mandragola: scritta
stata necessaria
nel 1518, è una commedia considerata tra le più importanti
perché l’Italia
potesse competere del teatro comico italiano del Cinquecento.
con le altre nazioni. Machiavelli mette in scena una umanità plebea e volgare,
criticando l’ipocrisia dei comportamenti umani.
L’opera si ispira al genere della presa in giro dello sciocco.
La storia è in 5 atti ed è ambientata a Firenze.

80
Umanesimo
e Rinascimento

IL PRINCIPE

UN TRATTATO DI ATTUALITÀ POLITICA


Il Principe è un libro breve scritto in meno di un anno
nel 1513, data in cui Machiavelli è costretto a lasciare
l’attività politica.

La prima pubblicazione avviene dopo la sua morte, nel 1532.


L’autore considera Il Principe un vero trattato politico
con cui intende mostrare la sua abilità.
Il libro non ha successo all’epoca come ne avrà in seguito.
L’opera è dedicata inizialmente a Giuliano de’ Medici,
ma, dopo la morte di quest’ultimo, viene dedicata a Lorenzo
di Piero de’ Medici.
Con la dedica alla famiglia de’ Medici, che governano
Firenze, Machiavelli spera di poter ancora svolgere
degli incarichi politici per loro.

I TEMI
Il Principe è composto da 26 capitoli brevi che affrontano
quattro temi:
Nel Principe,
� i vari tipi di principato; Machiavelli
� l’ordinamento delle milizie; non fa un trattato
� le qualità di un principe; sulle qualità ideali
di un principe ma
� la situazione italiana.
descrive la lotta
politica così com’è.
Prima del Principe tanti libri hanno trattato il tema
delle qualità necessarie a un principe per prendere e
mantenere il potere; ma erano opere che descrivevano
le caratteristiche morali ideali.
Il testo di Machiavelli invece descrive la realtà brutale
della lotta politica così come è.

In politica l’unica distinzione sensata, secondo Machiavelli,


è quella tra la violenza fine a sé stessa (e quindi negativa)
e il comando razionale della forza.
Ma poiché nessun uomo di Stato può prevedere tutto,
ci sarà sempre qualche elemento non calcolabile.

81
Unità 3

Machiavelli chiama questo elemento non calcolabile


“fortuna”. A questa si oppone la “virtù”, cioè la capacità
di valutare la situazione e intervenire rapidamente.
La conseguenza del pensiero di Machiavelli è quella
di separare definitivamente la morale dalla politica.

IL LINGUAGGIO
Machiavelli usa uno stile argomentativo, ordinato e
razionale, che rende la scrittura chiara e facile da leggere.
La prosa non ha abbellimenti ed è molto espressiva grazie
all’uso di un linguaggio molto vario.

VERIFICA
Rispondi alle domande

1. Machiavelli scrive:
solo opere politiche.
opere politiche, storiche e letterarie.

2. Secondo Machiavelli l’Italia non è unita per colpa:


delle tante Signorie.
dello Stato della Chiesa.

3. Machiavelli ritiene che la forma di governo più adatta per l’Italia sia:
il principato. la repubblica.

4. Nel Principe la visione di Machiavelli è:


realistica. idealistica.

5. Machiavelli condanna:
la violenza fine a se stessa.
l’uso razionale della forza.

6. Per esporre le sue idee, Machiavelli usa uno stile:


violento e sarcastico.
ordinato e razionale.

7. Nella Mandragola Machiavelli critica:


l’ipocrisia degli uomini.
l’ambizione dei potenti.

82
Il dissidio tra
In che modo i Principi devono
morale e
tener fede alla parola data politica
di Niccolò Machiavelli, da Il Principe, XVIII

In questo capitolo Machiavelli rovescia l’immagine tradizionale


del sovrano visto come somma di tutte le virtù.
Il Principe, sostiene Machiavelli, deve sembrare fedele, leale, onesto
e religioso ma, se la situazione lo richiede, deve rinunciare ad agire
correttamente per mantenere il potere.
Infatti, secondo l’autore, l’etica è subordinata alla politica e, poiché
gli uomini giudicano dalle apparenze, l’importante per il Principe
è mostrare di essere leale e onesto, non esserlo veramente.
Machiavelli si rivolge direttamente al lettore con il “voi” e struttura
il discorso in modo che siano chiari i passaggi logici da un’idea all’altra.

Quanto sia lodevole per un principe mantenere


la parola data e vivere con trasparenza e senza astuzia,
tutti lo capiscono: nondimeno l’esperienza dei nostri tempi
mostra che hanno fatto grandi cose quei principi che hanno
tenuto in scarso conto la parola data e che hanno saputo
raggirare con l’astuzia i cervelli altrui; alla fine, questi raggirare, ingannare
principi sono stati superiori a quelli che si sono fondati
sulla sincerità.

Dovete dunque sapere che ci sono due modi di combattere;


l’uno, con le leggi; l’altro, con la forza.
Il primo è proprio dell’uomo; il secondo, delle bestie.
Ma siccome il primo molte volte non basta, è opportuno
ricorrere al secondo: perciò a un principe è necessario
sapere usare bene sia la bestia che l’uomo. [...]

Essendo dunque necessario che un principe sappia usare


la bestia, da quest’ultima deve prendere la volpe e il leone,
perché il leone non sa difendersi dalle trappole,
e la volpe non sa difendersi dai lupi;
bisogna dunque essere volpe e riconoscere le trappole,
non se ne intendono,
e leone e spaventare i lupi; quelli che usano
non si intendono
soltanto i modi del leone non se ne intendono. di politica

83
Unità 3

Perciò un signore che sia saggio non può né deve


mantenere la parola data quando questo gli risulti
dannoso, e quando si siano esaurite le ragioni che gliela
avevano fatta promettere. E se gli uomini fossero tutti
buoni, questo precetto non sarebbe buono; ma siccome
sono malvagi, e non manterrebbero la parola con te,
neppure tu la devi mantenere con loro; e a un principe
non sono mai mancate ragioni legittime da accampare
camuffare, nascondere per camuffare l’inadempienza. Se ne potrebbero dare molti
esempi recenti, mostrando quante paci, quante promesse
sono state disattese e annullate dall’infedeltà dei principi:
e chi meglio ha saputo usare la volpe, meglio è riuscito.
Ma è necessario saperla ben camuffare, questa natura,
ed essere grande simulatore e dissimulatore: d’altro canto
gli uomini sono tanto ingenui, e tanto condizionati dalle
necessità del momento, che chi inganna troverà sempre
chi si lasci ingannare.

È utile apparire pietoso, fedele, umano, onesto, religioso –


ed esserlo, ma avendo l’animo disposto in modo che,
dovendo non esserlo, tu possa e sappia agire al contrario.
Bisogna infatti tenere presente che un principe,
e soprattutto un principe nuovo, non può attenersi
solo a quelle cose per le quali gli uomini sono definiti
buoni, perché spesso è costretto, per mantenere lo stato,
ad operare contro la fede, contro la carità, contro l’umanità,
contro la religione.

E quindi bisogna che egli abbia un animo disposto a voltarsi


dalla parte che i venti della fortuna e il variare delle cose
gli comandano; e come prima ho detto, che non si discosti
dal bene, se può, ma che sappia varcare la soglia del male,
se deve.
Un principe, insomma, deve stare ben attento che
non gli esca mai di bocca cosa che non sia piena
qualità sopra indicate, delle cinque qualità sopra indicate;
pietoso, umano, fedele deve sembrare, a udirlo e a vederlo, tutto pietà, tutto fede,
e schietto
tutto onestà, tutto umanità, tutto religione; e quest’ultima
qualità è la più necessaria da far credere di avere.

84
Umanesimo
e Rinascimento

Gli uomini, in genere, giudicano più con gli occhi che


con le mani, perché tutti sono capaci di vedere, pochi di
percepire; tutti vedono quello che tu sembri, pochi
percepiscono quello che tu sei, e quei pochi non osano
opporsi all’opinione dei molti, specie se questi ultimi
hanno dalla loro la maestà dello Stato; e nelle azioni
di tutti gli uomini, e soprattutto dei principi, per i quali
non c’è un giudice a cui appellarsi, si guarda al fine. fine,
risultato conseguito
Faccia dunque in modo, un principe, di conquistare e
mantenere lo Stato: i mezzi saranno sempre giudicati
onorevoli, e da ciascuno saranno lodati; perché il volgo
lo si conquista con le apparenze e con il buon esito
dell’impresa: e nel mondo non c’è altro che volgo,
e i pochi nulla possono, quando i molti abbiano qualcuno
a cui appoggiarsi. Qualche principe dei tempi d’oggi, qualche principe,
che non è opportuno nominare, non fa altro che predicare è il re di Spagna
Ferdinando II
pace e fede, e dell’una e dell’altra è nemico giurato;
d’Aragona, detto
sia l’una che l’altra, se le avesse osservate, gli avrebbero il Cattolico
tolto più volte la reputazione e lo Stato. (1452-1516)

VERIFICA
Rispondi alle domande

1. Machiavelli parla di due modi di combattere: con le leggi o con la forza.


Secondo Machiavelli il Principe deve lottare:
usando solo le leggi. usando la forza.

2. Secondo Machiavelli, “un signore che sia saggio deve mantere la parola data”:
a ogni costo.
quando ciò non gli crea danno.

3. Machiavelli afferma che “chi inganna troverà sempre chi si lasci ingannare”
perché:
la natura dell’uomo è quella di essere ingenuo.
l’uomo è naturalmente buono.

4. Secondo Machiavelli, il Principe deve:


essere sempre pietoso, onesto e religioso.
essere pietoso, onesto e religioso quando ciò non gli crea danno.

85
UNITÀ 4

CONTRORIFORMA E MANIERISMO

L’EPOCA E LE IDEE

Studia STORIA E SOCIETÀ


kit La pace di Cateau-Cambrésis (si pronuncia “Catò-Cambresì”)
DIDATTICO
DIGITALE del 1559 segna la fine di 50 anni di conflitti tra spagnoli
e francesi avvenuti soprattutto in Italia.
La pace segna l’inizio dell’egemonia della Spagna in Europa
e del suo dominio su gran parte dell’Italia.

Durante il Cinquecento la riforma di Lutero si afferma


La Controriforma
sempre più in Europa spingendo la Chiesa a elaborare
riafferma la centralità
della Chiesa di Roma una risposta – chiamata Controriforma – con cui riafferma la
e condiziona anche sua centralità e condanna qualsiasi apertura sia
la cultura laica. alle richieste della Riforma sia a quelle della cultura laica.
La Controriforma avrà enormi conseguenze sulla vita
culturale italiana dal 1560 in poi e causerà l’inizio
delle guerre di religione, 20 anni di scontri estremamente
sanguinosi tra sostenitori della Riforma e sostenitori
della Controriforma.

LA CULTURA
Nella seconda metà del Cinquecento inizia il Manierismo.
Con questo termine ci si riferisce alla “maniera” intesa come
imitazione del Rinascimento, che è condiderato il vertice
dell’arte e quindi un modello da imitare.

L’arte e la letteratura dalla seconda metà del Cinquecento


abbandonano lo stile più controllato e armonico
del Rinascimento a favore di un’espressività più forte
in cui irrompe la soggettività dell’artista.

86
Controriforma
e Manierismo

Il Manierismo quindi non è solo imitazione ma anche


ricerca di poetiche basate sulle novità e sulla contestazione
degli stili precedenti.

I GENERI
Il clima della Controriforma scoraggia sia le innovazioni Il Manierismo
che le contaminazioni tra i generi. prima imita e poi
contesta gli stili
In poesia prevale l’imitazione di Petrarca, sempre più
del Rinascimento.
artificiosa. Inoltre si cerca di creare un modello imitabile
anche del poema epico.

In prosa si producono biografie (Vasari, Le vite) e


autobiografie (Cellini, Vita), dialoghi (Giordano Bruno)
e racconti.

Nel teatro si afferma la commedia dell’arte, da cui nascono


personaggi noti ancora oggi (come Arlecchino e Pantalone).

TORQUATO TASSO Studia


kit
DIDATTICO
LA VITA DIGITALE

Torquato Tasso nasce a Sorrento nel 1544.


Tasso segue il padre, un nobile al servizio di diversi principi,
in varie città italiane (Salerno, Napoli, Roma e Venezia)
e poi studia legge alle università di Urbino e Bologna.
Nel 1565 Tasso si stabilisce a Ferrara, stipendiato dal duca
Alfonso II d’Este, con il solo obbligo di scrivere poesie.
Trascorre anni in cui si dedica alla scrittura della
Gerusalemme liberata, la sua opera più importante.

Tasso vive alla corte di Ferrara 20 anni dopo Ariosto.


Mentre Ariosto si era adattato alla vita della corte,
Tasso ne rimane molto deluso.
La differenza tra l’immagine ideale che aveva e la realtà che
vive lo fanno sentire sradicato e disadattato.
Ritratto di Torquato Tasso
Dal 1575 per Tasso iniziano anni difficili. Crede di essere
perseguitato, vede nemici ovunque e inizia a viaggiare.
Nel 1579 torna a Ferrara. Tasso si sente offeso
dal trattamento ricevuto e protesta con il duca, che

87
Unità 4

lo fa rinchiudere come folle per sette anni.


Quando viene liberato, Tasso si trasferisce a Roma,
dove muore nel 1595.

I GRANDI TEMI

L’amore e il mondo
L’amore è il tema principale che si trova in quasi tutti
i testi di Tasso, anche nella Gerusalemme liberata.
L’amore ha un ruolo fondamentale perché è la causa per cui
l’uomo perde il controllo e la razionalità.

Tasso è combattuto tra l’inclinazione alla trasgressione


e il desiderio di rispettare le rigide regole imposte
dalla Controriforma.
Eugène Delacroix,
Tasso in prigione, 1839, Rispetto all’ipocrisia che caratterizza il mondo reale, in
Collezione privatra particolare quello della corte, la poesia si configura come
una felice alternativa al mondo reale, che gli appare triste
e doloroso.

LE OPERE
La Gerusalemme liberata è la sua opera più importante,
è un poema epico sulla liberazione del Santo Sepolcro.

Le Rime contengono tutta la produzione lirica di Tasso


(circa duemila poesie tra sonetti, canzoni), composta
soprattutto nella sua giovinezza.
STUDIO ATTIVO
Le Rime sono scritte imitando lo stile di Petrarca.
Le poesie liriche di
Tasso imitano lo stile L’Aminta è un’opera teatrale di genere “pastorale”, cioè
. che mette in scena le vite e gli amori dei pastori.
I personaggi richiamano le figure della corte e Tasso stesso.

Re Torrismondo è una tragedia che mette in scena


il dramma dell’uomo che si trova ad avere passioni che
non riesce a controllare. È qui rappresentato il conflitto
tra gli istinti e le norme sociali, tema molto caro a Tasso.

88
Controriforma
e Manierismo

GERUSALEMME LIBERATA
LA SCRITTURA
Tasso lavora alla stesura della Gerusalemme liberata
per quasi tutta la vita. Scrive le prime ottave quando FISSA IL CONCETTO
ha 15 anni per imitare il padre e perché, dopo
Tasso ritarda
i successi di Ariosto e Boiardo, i poemi epici sono di moda.
la pubblicazione
della Gerusalemme
Tra il 1570 e il 1575 Tasso completa il poema ma
liberata perché teme
non lo pubblica, perché teme di non aver rispettato di non aver rispettato
le regole imposte dalla Controriforma. Ricomincia allora le regole della
a scrivere il testo eliminando o riscrivendo intere ottave. Controriforma.

Nel frattempo circolano delle copie della Gerusalemme


liberata, anche se non sono state approvate dall’autore.
Solo nel 1581 esce la prima edizione da lui autorizzata.

Negli anni successivi Tasso riscrive la Gerusalemme liberata


eliminando le scene amorose e accentuando il tono religioso
del poema. Questa versione esce nel 1593 con il titolo
di Gerusalemme conquistata.
Viene però presto dimenticata e la versione che ha successo
è la Gerusalemme liberata del 1581.

LA TRAMA
Il poema, scrito in ottave e diviso in 20 cantiche,
ha come tema di fondo la Prima crociata.
Goffredo di Buglione, nel sesto anno di guerra, riceve
da Dio l’incarico di comandare l’esercito dei crociati,
e di porre sotto assedio la città di Gerusalemme
per liberare il Santo Sepolcro di Cristo.
Pianta di Gerusalemme,
Ma i musulmani sono aiutati dai diavoli e riescono
1200 circa, L'Aia,
a far imprigionare i più forti guerrieri cristiani Koninklijke Bibliothek
in un castello stregato.
Rinaldo, il più forte fra i cavalieri cristiani, riesce
a liberarli e a sciogliere gli incantesimi del mago Ismeno.
Gerusalemme viene così conquistata e - nell’ultima scena
del poema - Goffredo entra finalmente nel tempio
di Gerusalemme.

89
Unità 4

I PERSONAGGI
I personaggi del poema sono inquieti e divisi tra la forza
dell’amore e il senso del dovere. Non riescono a comunicare
con gli altri e sono condannati alla solitudine.
A parte Goffredo di Buglione, che non ha mai debolezze
e per questo è il personaggio meno riuscito, tutti gli altri,
STUDIO ATTIVO
comprese le figure femminili, sono attraversati da dubbi e
Nella Gerusalemme sofferenze nel loro tentativo di superare le debolezze umane.
liberata gli infedeli
rappresentano
I TEMI
il
mentre l’esercito
Tasso sceglie di raccontare la storia della Prima crociata
cristiano rappresenta perché durante la sua vita c’è la grande battaglia di Lepanto
il . vinta contro i Turchi. L’argomento dello scontro con
i musulmani è quindi per lui molto attuale.

Nel poema il bene e il male sono ben distinti.


Le potenze infernali e la magia diabolica sono dalla parte
degli infedeli, mentre l’esercito cristiano è aiutato
dal Cielo e dagli angeli.

LO STILE
Nella sua narrazione Tasso cerca di esprimersi in toni
solenni. Il suo stile non è solamente epico ma spesso anche
lirico. Per questo i suoi versi sono pieni di figure retoriche
e di metafore. Molto spesso Tasso usa lo stile ipotattico,
cioè fa grande uso di frasi subordinate.

IL CONFRONTO TRA TASSO E ARIOSTO


Sono profonde le differenze tra l’Orlando furioso di Ariosto
e la Gerusalemme liberata di Tasso, che scrive in piena
Controriforma.

� Nel poema di Ariosto i valori cavallereschi univano


i cristiani e gli infedeli, che potevano così comprendersi
anche se si combattevano.
Nella Gerusalemme liberata invece il bene e il male
sono divisi in modo rigido proprio come lo sono
i personaggi: infatti i Saraceni sono considerati da Tasso
i nemici dell’umanità.

90
Controriforma
e Manierismo

� Ariosto non si limita alle imprese di guerra ma racconta


soprattutto gli amori dei cristiani e degli infedeli.
Tasso invece concentra l’attenzione sulla guerra e
sulle imprese di Goffredo.

� Gli stessi protagonisti sono assai diversi: da una parte


Orlando, pazzo per amore che si dimentica la guerra;
dall’altra un eroico Goffredo di Buglione che combatte
la sua guerra contro il male senza incertezze o distrazioni.

VERIFICA
Completa la tabella sul confronto tra Tasso e Ariosto

valori argomento caratteristica


cavallereschi principale del protagonista

:
dividono guerre e battaglie
condottiero privo di dubbi

:
uniscono amori
pazzo per amore

Completa la mappa

LA GERUSALEMME LIBERATA

Composizione Temi Stile

� 1a edizione, esce senza � vicende ambientate durante � toni


di Tasso; la ; ;
� 2a edizione, 1581, l’edizione � scontro tra crociati � versi pieni di
che si legge ancora oggi; e musulmani; ;
� 3a edizione, tono � netta divisione � frasi
tra .
accentuato, oggi dimenticata. e .
L’argomento
del poema
Proemio
di Torquato Tasso, da Gerusalemme liberata

Questo è l’inizio del poema di Tasso. Nella prima ottava


il poeta presenta il tema dell’opera (la liberazione
del Santo Sepolcro); nella seconda ottava fa un appello
alla musa cristiana perché lo ispiri. Infine, nelle ultime
due ottave, c’è la dedica al suo protettore, Alfonso D’Este.

1
arme pietose, battaglie Canto l’arme pietose e’l capitano
compiute per un’impresa pia
che ’l gran sepolcro liberò di Cristo.
capitano, Molto egli oprò co’l senno e con la mano,
Goffredo di Buglione
molto soffrì nel glorioso acquisto;
e in van l’Inferno vi s’oppose, e in vano
popol misto, i musulmani s’armò d’Asia e di Libia il popol misto.
dell’Africa e dell’Asia insieme Il Ciel gli diè favore, e sotto a i santi
segni ridusse i suoi compagni erranti.

2
O Musa, tu che di caduchi allori
Elicona, monte simbolo non circondi la fronte in Elicona,
della poesia pagana
ma su nel cielo infra i beati cori
hai di stelle immortali aurea corona,
tu spira al petto mio celesti ardori,
tu rischiara il mio canto, e tu perdona
s’intesso fregi al ver, s’adorno in parte
d’altri diletti, che de’ tuoi, le carte.

3
Sai che là corre il mondo ove più versi
Parnaso, monte di sue dolcezze il lusinghier Parnaso,
dove abitano le muse e che ’l vero, condito in molli versi,
i più schivi allettando ha persuaso.
egro, malato Così a l’egro fanciul porgiamo aspersi
di soavi licor gli orli del vaso:
succhi amari ingannato intanto ei beve,
e da l’inganno suo vita riceve.

92
Controriforma
e Manierismo

Parafrasi

Io canto le sante imprese e il condottiero


che liberò il Santo Sepolcro di Cristo.
Egli molto si impegnò con l’intelligenza e la forza,
e molte cose sopportò per questa gloriosa conquista;
invano l’Inferno lo combatté;
e invano si armarono insieme i popoli di Asia e di Libia.
Il Cielo lo favorì, e sotto alle sacre
bandiere riunì i compagni che si erano perduti.

O Musa, tu, che di effimeri onori


non ti circondi la fronte sul monte Elicona,
ma che sei in Paradiso tra i cori dei beati
con una corona dorata di stelle immortali;
ispira al mio cuore sentimenti religiosi,
illumina il mio canto, e perdonami
se mescolo invenzioni poetiche al vero,
se in parte abbellisco queste pagine con altri ornamenti.

STUDIO ATTIVO
Tu sai che i lettori sono attratti dalle opere (piacevoli)
in cui sono più presenti le dolcezze dal Parnaso In questa strofa
i lettori sono
e che la verità, presentata con piacevoli versi,
paragonati al bambino
è più convincente anche per i più ritrosi. malato.
Così come al fanciullo ammalato porgiamo La medicina amara è
il bicchiere con l’orlo inzuccherato perché
egli, così ingannato, beva la medicina amara e l’orlo inzuccherato sono

da questo inganno riceva la sua salvezza. .

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4
Tu, magnanimo Alfonso, il qual ritogli
al furor di fortuna e guidi in porto
me peregrino errante, e fra gli scogli
e fra l’onde agitato e quasi absorto,
queste mie carte in lieta fronte accogli,
che quasi in voto a te sacrate i’ porto.
Forse un dì fia che la presaga penna
osi scriver di te quel ch’or n’accenna.

5
È ben ragion, s’egli averrà ch’in pace
il buon popol di Cristo unqua si veda,
e con navi e cavalli al fero Trace
cerchi ritòr la grande ingiusta preda,
ch’a te lo scettro in terra o, se ti piace,
l’alto imperio de’ mari a te conceda.
Emulo di Goffredo, i nostri carmi
intanto ascolta, e t’apparecchia a l’armi.

Heinrich Bünting, Itinerarium


Sacrae Scripturae, 1581,
Osher Collection

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Controriforma
e Manierismo

Parafrasi

Tu, o generoso Alfonso, che mi hai sottratto


alla violenza del mio destino e guidi me in porto sicuro,
io, che ero esule e perduto, sbattuto tra gli scogli
e quasi sommerso dalle onde,
tu accogli benevolmente questo poema,
che dedico a te quasi in voto (promessa religiosa).
Forse un giorno accadrà che la mia penna profetica
si impegni a scrivere di te ciò che ora solo accenna.

Se avverrà mai che si trovi in pace


il buon popolo cristiano
e che con navi e cavalli ai feroci Turchi
si possa ritogliere la Terra Santa (immeritata preda),
che sia concesso a te (Alfonso) il potere in terra o,
se preferisci il supremo potere sui mari.
Intanto tu che sarai il nuovo Goffredo,
ascolta i miei versi e preparati a combattere.

VERIFICA
Rispondi alle domande

1. Qual è il tema della Gerusalemme liberata annunciato nel proemio?


Gli amori e le battaglie di Goffredo.
La guerra per la liberazione del Santo Sepolcro.

2. Nella seconda ottava Tasso si rivolge a una musa. La musa è:


pagana, secondo la tradizione.
cristiana, a differenza della tradizione.

3. Nella terza ottava Tasso esprime la sua idea, secondo cui la poesia:
deve rinunciare all’invenzione per rispettare la verità storica.
ha bisogno dell’invenzione per piacere al pubblico rafforzando così
il messaggio religioso.

95
e CIVI
cazion

CA
Pagine di realtà
Edu

Le parole possono ferire:


l’importanza del contesto
La poesia comico-realistica, p. 22

Al giorno d’oggi, nell’epoca dei social network, è più che


mai importante ricordare che le parole hanno un grande
potere e una grande responsabilità, in quanto sono capaci,
nel bene e nel male, di indirizzare l’opinione pubblica.

È dunque fondamentale che parole ed espressioni vengano


scelte accuratamente tenendo conto del contesto in cui
vengono usate, come sostiene la sociolinguista Vera
La sociolinguista
Gheno (n. 1975) nel seguente articolo. Vera Gheno.

C’è un settore della lingua molto


ricco e interessante da studiare che è
quello delle parole che feriscono. […]

Quelle più semplici […] sono quelle


esplicitamente offensive: insulti,
epiteti, termini volgari, bestemmie.
Sono così evidenti che possono
essere facilmente “flaggate” in rete
da filtri che ne impediranno la
pubblicazione, ma anche in questo
caso apparentemente lampante
possono succedere incidenti:
flaggate: contrassegnate con un flag,
potrebbe capitare che un omosessuale che
ovvero con un segno di spunta.
usa scherzosamente il termine “frocio” per
autodefinirsi venga bloccato da Facebook hate speech: in inglese, espressione
per “hate speech”, perché il sistema, o chi di odio, rivolta tramite mezzi di
comunicazione, contro individui
controlla, non è in grado di comprendere
o intere fasce di popolazione
l’uso ironico del termine. Insomma, (immigrati, omosessuali, fedeli di
dobbiamo considerare anche il settore delle altre religioni, disabili ecc.).

96
Il linguaggio dei
rapper fa spesso
uso del termine
nigger come
rivendicazione
di orgoglio razziale.

parole che sarebbero offensive, ma che se usate in un


certo modo possono anche non esserlo: nigger […] se
impiegato da una persona di colore, ad esempio un
rapper, diventa invece una rivendicazione di orgoglio
razziale. Insomma, non conta solo il contesto, ma anche
l’atteggiamento.

Non si possono avere certezze che una parola


apparentemente offensiva sia usata per offendere, ma
nemmeno che una parola non offensiva non venga
usata per offendere. Questo è in parte il limite del
cosiddetto “politicamente corretto”: […] non è che un
razzista diventi meno razzista se usa “afroamericano”
invece di “negro”, anche se è vero che l’uso delle parole
più corrette può contribuire a modificare, seppur
lentamente, l’opinione pubblica.

Molto più infide sono le parole che possono diventare


offensive a seconda del contesto o, soprattutto,
dell’intenzione comunicativa […]: i nomi di ortaggi o
animali (finocchio, rapa, bietolone, cagna, caimano,
maiale), i nomi geografici (levantino, cinese, mongolo),
le malattie (matta, deficiente, storpio). […]

97
Pagine di realtà

Ancora più insidiose sono le parole che non


sembrano offensive: signora, ad esempio, può venire
usato in maniera derogatoria per rivolgersi a una
professionista invece del suo titolo professionale.
[…] Alla stessa maniera, si può usare con intento
offensivo un’espressione come giovane studiosa,
apparentemente gentile, ma in realtà pesantemente
paternalistica.

(Vera Gheno, Tutti i modi dell’hate speech sui social media:


quando la lingua separa e ferisce, 3 maggio 2018)

LEGGI E COMPRENDI

1. Quali sono i limiti di un atteggiamento “politicamente corretto”?

2. È sempre chiaro se una parola ha un valore offensivo o meno?

RIFLETTI, SCRIVI, SOSTIENI

3. Dopo aver letto l’articolo, è bene ricordare che nella Per fare ricerca
nostra vita di tutti i giorni occorre usare le parole
Cerca in Rete l'articolo
con attenzione, anche sui social media. Ritieni che 594 del nostro Codice
esistano dei limiti entro i quali l’offesa, la presa in penale: l’ingiuria è
giro, la derisione siano tollerabili? Che cosa invece le sanzionata con
la reclusione o con una
rende inaccettabili? Ti sembra che oggi questo modo
multa; ancora più severi
di relazionarsi con gli altri riguardi solo la sfera sono i provvedimenti
privata o anche la comunicazione pubblica? se la diffamazione
avviene a mezzo stampa.
Ragiona su questi spunti in un testo argomentativo,
presentando il tuo punto di vista, facendo
riferimento – se lo ritieni opportuno – a tue
esperienze personali, ma ampliando il discorso anche
all’ambito legislativo con la lettura dell’art. 594 del
Codice penale.

98
e CIVI

cazion
AGENDA 2030

CA
Pagine di realtà
8 LAVORO
Edu
DIGNITOSO
E CRESCITA
ECONOMICA
Nostalgia canaglia: il mito del passato
Dante Alighieri, p. 27

La tendenza a considerare “ieri” molto meglio


di “oggi” costituisce un filo conduttore che dai
Romani a Dante, fino ad arrivare ai nostri giorni
accompagna il genere umano. A quanto pare, però,
gli italiani sono specializzati nel rimpianto di ciò
che non c’è più, anche quando la società
che viene nostalgicamente esaltata era tutt’altro
che un paradiso. Su tali temi ragiona quest’articolo
di Samuele Maccolini (n. 1996), ponendo,
soprattutto ai giovani, interessanti spunti di
riflessione.

In un Paese come il nostro, martoriato da una crisi


strutturale, viene istintivo volgere lo sguardo all’indietro
verso un passato glorioso. La nostalgia, come appurato dal
rapporto Censis-Conad, è un sentimento molto diffuso nel
nostro Paese. È quel “si stava meglio quando si stava peggio”,
che ritorna nei discorsi quotidiani per dare libero sfogo a
un’immaginazione limitata dalle restrizioni del reale.

Operaie al lavoro in un grande stabilimento


Tre generazioni in salotto, negli anni Sessanta. tessile di Arezzo, negli anni del boom economico.

99
Pagine di realtà

E in effetti di motivi per invidiare il passato ce ne sono tanti.


Gli anni Sessanta, con il miracolo del boom economico, erano
anni vitali in cui si costruiva il futuro di un nuovo Paese. […]
Ora il nostro immaginario è monopolizzato dall’ansia per il
presente. […] Nostalgia canaglia, dunque. È facile rifugiarsi nel
passato, rifugio verso un tempo che non si ama. La tentazione
di crogiolarsi nel ricordo è forte, ma non è la soluzione per
dipanare la matassa di un presente intricato.

Il 69% degli italiani è convinto che nel complesso la qualità


della vita fosse meglio prima. Solo in Grecia si registra una
quota più alta, pari addirittura al 92%. In Germania e nel
Regno Unito le quote nostalgiche sono molto minoritarie.
Anche in Francia e Spagna i nostalgici sono in quota inferiore
rispetto al nostro Paese. La nostalgia tende a mitizzare il
passato piuttosto che a scommettere sul futuro. Tranne Francia
e Grecia, l’Italia è il Paese Ue in cui è più bassa la quota di
persone convinte che rispetto a 30 anni fa le opportunità per
avanzare nella vita siano diventate più eguali tra i cittadini.
Ne è convinto il 38% degli italiani, contro il 46% della
media Ue, al 48% della Spagna, il 54% della Germania, 55%
dell’Inghilterra e 63% della Svezia.

L’immaginario della nostalgia è il precipitato di uno stallo precipitato:


sociodemografico, quello dell’Italia, dove è presente una conseguenza.

maggioranza di classi di età avanzata. Gli adulti nel nostro


Paese sono molti di più dei giovani, è quindi naturale che
si continui a reclinare la testa all’indietro. Inoltre le classi
giovani, oltre a essere in minoranza, possiedono anche minore
potere economico e sociale, da vent’anni in perenne calo.
Succede dunque che alla parte del Paese più giovane, quella
che dovrebbe rappresentare la vitalità, l’innovazione, l’energia
della nazione, viene più facilmente attribuita quella classe
di esperienze negative quali il precariato, la disoccupazione,
l’insicurezza economica. Ciò comporta anche la mancata
emancipazione della gioventù, che non riesce a staccare le
radici dal terreno di casa. Così la dinamicità della società

100
viene colpita da un immaginario di
indolenza giovanile. E proprio i giovani
erano stati negli anni passati la vera forza
propulsiva di una società in crescita. […].
Ci troviamo a vivere quindi una nuova
fase dove la digitalizzazione e le nuove
tecnologie informatiche tradiscono le
aspettative e vanno a costituire la cornice
di una fragilità giovanile senza precedenti.

(Samuele Maccolini, Nostalgia canaglia: il mito Giovani impiegati nel settore


sbagliato del passato, “Linkiesta”, 17 dicembre 2018) della logistica.

LEGGI E COMPRENDI

1. A quali esperienze negative vanno incontro i giovani d’oggi che


si affacciano sul mondo del lavoro?

2. Esiste un collegamento tra il diffondersi della nostalgia e


l’invecchiamento demografico della società?

RIFLETTI, SCRIVI, SOSTIENI

3. Sulla base di dati oggettivi (il sentimento nostalgico verso il


passato che è presente tra gli italiani), l’articolo presenta una tesi
interessante ma discutibile, in quanto afferma che i giovani di oggi
non riescono, come i loro predecessori, a diventare protagonisti
della vita sociale ed economica della nazione. A causa di difficoltà
e incertezze verso il futuro, i giovani guarderebbero il passato con
rimpianto. Partendo dal tuo personale stato d’animo, argomenta
in un testo il tuo punto di vista: cerca di usare un linguaggio
appropriato servendoti di una sintassi incalzante che preferisca
la figura retorica della paratassi per essere più efficace. Allo
stesso tempo, per associarti o controbattere la tesi del giornalista,
cerca di stabilire simmetrie, contrapposizioni, concessioni con i
connettivi adeguati allo scopo (mentre; da una parte… dall’altra;
se… allora; certo… eppure).

101
e CIVI
cazion

CA
Pagine di realtà
Edu

L’edonismo: un male dei nostri tempi?


La letteratura medicea, p. 61

Oggi la parola “edonismo” ha acquistato un’accezione


per lo più negativa, in quanto rimanda a un
benessere frivolo, a una felicità senza doveri né
responsabilità. Tale visione fortemente critica
dell’edonismo contemporaneo si coglie anche in
questa presa di posizione di Francesco Alberoni
(n. 1929), tra i più noti sociologi italiani degli
ultimi decenni.
Francesco Alberoni.

È incominciato tutto negli anni Sessanta in California, nel quadro delle


grandi rivolte giovanili […]. Ma fu soprattutto nel movimento hippy che
esplose la rivolta contro l’etica del lavoro, del dovere e dei legami di
coppia. Lo mostra bene Cristina Cattaneo in un articolo della rivista
web L’amore e gli amori di cui cito un passaggio col suo consenso.
Scrive: «Avevano il senso di una liberazione sconfinata […]: non si
voleva la responsabilità, l’impegno, la fatica fisica, gli obblighi sociali,
le pappe e i pannolini. Quella generazione
guardava con commiserazione il mondo dei loro
genitori, così privo di eros».

È questo il primo violento attacco alla


concezione della coppia innamorata che
dura e costruisce una famiglia. In seguito il
movimento hippy si disintegrò e scomparve,
ma i suoi principi si diffusero come un gas
in tutta la società occidentale. Questa, in
precedenza, era dominata dall’etica del dovere,
del lavoro e dello sforzo per realizzare qualcosa
di valore. Ora cerca di evitare la fatica e
l’impegno. Tutta la tecnologia è volta a evitare
qualsiasi fatica, il robot sostituisce

102
l’operaio, la consegna a domicilio evita di uscire e fare
acquisti. Nell’economia la finanza speculativa sostituisce gli
investimenti produttivi. Nella cultura internet, i videogiochi
e le chiacchiere evitano la fatica di leggere libri. Nel campo
dei rapporti di lavoro il diritto sostituisce il dovere, nelle
relazioni amorose la droga e il sesso facile evitano l’impegno
appassionato dell’innamoramento e la fatica di crescere
una famiglia. L’ideale è diventato una società dove ci si
diverte e non ci si impegna. Questa mentalità edonista e
luddista sta addormentando la società europea e rallenta,
inesorabilmente, il suo sviluppo.

(Francesco Alberoni, L’edonismo che prosciuga la società,

“Il Giornale”, 1 aprile 2018)

LEGGI E COMPRENDI

1. Perché la studiosa Cristina Cattaneo individua nel


movimento hippy l’origine di un edonismo generalizzato?

2. Qual è lo scopo fondamentale inseguito dal singolo


individuo nella società di oggi, secondo Alberoni?

RIFLETTI, SCRIVI, SOSTIENI

3. L’analisi di Alberoni afferma che nella società edonistica


di oggi regna un totale disimpegno caratterizzato dalla
mancanza di ideali e valori saldi. Guardando alla tua
esistenza, a quella dei tuoi amici, della tua famiglia e delle
persone che conosci, ti sembra che l’unica ricerca che occupa
le esistenze degli individui sia un piacere fine a sé stesso?
Rifletti su questi spunti esponendo il tuo punto di vista in
un testo argomentativo.

103
e CIVI
cazion

CA
Pagine di realtà
Edu

L’italiano: una lingua


in via d’estinzione?
La trattatistica rinascimentale, p. 64

Ogni lingua è portata a modificarsi seguendo le


necessità comunicative di chi la utilizza. Ciò è
avvenuto e continua ad avvenire anche alla lingua
italiana. Si tratta di un processo inevitabile, ma,
secondo il parere di Claudio Marazzini (n. 1949),
presidente dell’Accademia della Crusca, le tendenze
degli ultimi anni, ossia l’uso esagerato di termini
stranieri (soprattutto inglesi) e di modalità espressive
Frontespizio del
tipiche dei social rischia di impoverire l’italiano al Vocabolario della Crusca,
punto di mettere a rischio la sua stessa sopravvivenza. edito nel 1691.

«Se procediamo di questo passo, nel 2300 l’italiano


sarà sparito. Al suo posto si parlerà solo l’inglese».
A lanciare – con un certo anticipo – l’allarme è
il presidente dell’Accademia della Crusca Claudio
Marazzini, professore di Storia della lingua italiana
all’Università del Piemonte Orientale […].

Da buon scienziato della lingua, il professore spiega


che si tratta di una previsione al limite della profezia,
ma intanto disegna una tendenza, suffragata da cifre
e indici tendenziali. […] Ma partiamo dal risultato:
l’italiano che si parlerà fra trentatré anni sarà
semplice, inglesizzato e molto meno colto.

104
«Già oggi – spiega il professore – i
forestierismi sono in grande aumento
e sicuramente cresceranno ancora i
termini internazionali soprattutto
inglesi». […] Altra certezza è l’eccesso
di semplificazione: «Si andrà verso
un linguaggio più scarno – spiega – e
si attenuerà la tradizione umanistica
greco-latina […]. Inoltre esiste un rischio
concreto di banalizzazione: «Ricordiamo
che una parola come “location”, che
impazza su Tripadvisor, ne uccide almeno
tre italiane: luogo, sito e posto».

Altra specie linguistica in via di estinzione (dai tempi


Io speriamo che me
di Io speriamo che me la cavo) è il congiuntivo. […] la cavo: celebre libro
dell’insegnante e
Più sorprendente, invece, la previsione che anche il scrittore napoletano
tempo futuro sarà in piena crisi. […] Altro «paziente Marcello D’Orta
lessicale» in pericolo di vita è il linguaggio scientifico: (1953-2013),
pubblicato nel 1990
«Purtroppo i testi che si pubblicano sulle riviste
e nato dalla sua
scientifiche – fa notare il presidente dell’Accademia – esperienza di maestro
sono sempre in inglese: e una lingua che non sa parlare elementare.
di scienza perde una parte del suo status […]». Stessa
prognosi per il sapere letterario, considerato il fatto
che gli autori di oggi usano una lingua più colloquiale
(che rispecchia quella corrente) e che i grandi classici si
leggono sempre meno.

I nostri eredi, dunque, parleranno un italiano più


povero, quasi ridotto all’osso. Qualche neologismo o
modo di dire inediti, però, nasceranno: «Ci saranno
certamente verbi e vocaboli nuovi – dice Marazzini –
per quanto riguarda i primi, spesso legati al mondo di
Internet, già oggi sono tutti della prima coniugazione,
la più prolifica: vedi taggare, chattare, postare». Verso
la sterilità, invece, la seconda e la terza coniugazione.

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Pagine di realtà

E la lingua scritta? Sparirà del tutto, come previsto già con


l’arrivo del computer (in realtà email e sms hanno prodotto
l’effetto contrario), o resisterà? «Questa è una previsione
più difficile – conclude Marazzini – visto che con il debutto
della telematica si è già sbagliato una volta. Certo è che con
l’avvento dei messaggi vocali, sempre più usati dai giovani, e
dei programmi di dettatura, un certo pericolo c’è. Di sicuro
la dittatura degli emoticon andrà avanti imperterrita».
(Emanuela Minucci, L’italiano? Una lingua in via d’estinzione,
“La Stampa”, 11 gennaio 2017)

LEGGI E COMPRENDI

1. In che cosa consiste il rischio di banalizzazione identificato da


Marazzini nel linguaggio di oggi?

2. Come mai il linguaggio scientifico viene definito


“in pericolo di vita”?

RIFLETTI, SCRIVI, SOSTIENI

3. Nel corso degli ultimi anni si è diffusa presso una parte


dell’opinione pubblica la necessità di difendere la nostra lingua
dalla prevaricazione dell’inglese. D’altra parte, la classe politica
ha alcune responsabilità: i documenti governativi sono sempre
più pieni di termini inglesi, anche quando l’italiano metterebbe
a disposizione espressioni e parole del tutto adeguate. Nel 1975,
in Francia, dove da sempre è presente un sentimento patriottico
molto forte, una legge stabilì il divieto di utilizzare qualsiasi
termine inglese nei documenti ufficiali e nella pubblica
amministrazione.
A tuo giudizio, è questa la strada giusta per invertire la
tendenza? Può bastare un intervento dall’alto per “salvare” la
lingua italiana? Partendo dalla tua esperienza personale,
rifletti sullo stato della lingua italiana ed esprimi
in un testo argomentativo il tuo punto
di vista sulla necessità o meno di difenderlo
dalle contaminazioni.

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e CIVI

cazion

CA
Pagine di realtà
Edu

Essere intellettuali oggi


Ludovico Ariosto, p. 68

Secondo Ariosto, gli intellettuali dovrebbero tenersi


alla larga dalla politica e rifugiarsi nella semplice,
ma calda dimensione privata. Al giorno d’oggi, invece,
quale dovrebbe essere il loro posto? Il giurista Sabino
Cassese (n. 1935) prova a dare una risposta a questo
dilemma, che è di oggi come di ieri: per evitare il
loro tramonto e inaugurare una nuova alba, gli uomini
di cultura non possono rifiutarsi di partecipare
attivamente al proprio tempo; per farlo, devono farsi
carico di almeno cinque compiti… Sabino Cassese.

In termini generali, il grande storico della filosofia


e della cultura Eugenio Garin ha così definito
la funzione dell’intellettuale come «coscienza
critica»: egli è l’autore di una «riflessione teorica
consapevole della situazione civile del Paese, capace
di esercitare la sua forza nei confronti di ogni
parte». Ma questa definizione generale non basta.
Quali sono, in particolare, i suoi compiti?

Provo a elencarli. Deve, innanzitutto, definire


il significato dei concetti e delle parole. […] Per
quanto possa apparire strano, vi sono oggi nello
spazio pubblico tante parole che vengono caricate
di un sovrappiù di significati e che finiscono
per creare aspettative, valori, ideologie: popolo,
democrazia, rappresentanza sono solo tre esempi.
Bisogna, quindi, liberare le persone dall’esclavage esclavage de l’esprit:
de l’esprit che discende da un cattivo uso del “schiavitù della mente”
(francese).
vocabolario.

Il secondo compito è quello di evitare che i


morti si trasformino in antenati, cioè aiutare

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Pagine di realtà

una società a ricostruire nel modo più corretto il


proprio passato. Questo, come è noto, è ricostruito,
reinventato nello spazio pubblico. […]

Il terzo compito dell’intellettuale è quello scolpito


da Ernest Renan nei suoi Souvenirs d’enfance et de Ernest Renan: filosofo
jeunesse: «L’essentiel dans l’éducation, ce n’est pas francese (1823-1892),
autore del saggio citato
la doctrine enseignée, c’est l’eveil». Questo vale Ricordi d’infanzia e di
anche per il compito dell’intellettuale che si rivolge giovinezza (1884).
al pubblico. Bisogna far pensare, mettersi tra gli L’essentiel… l’eveil:
“anywhere”, coloro che guardano il mondo da tanti “Conta nell’educazione
punti diversi, perché sono troppi i “somewhere”, non ciò che si insegna,
ma la capacità di
quelli che guardano il mondo da un solo posto.
svegliare le coscienze”
(franc.).
In una delle sue Lettere a Milena,
Franz Kafka spiega perché non leggesse i giornali: Franz Kafka: grande
scrittore boemo
perché illustrano le cose, senza far intendere
(1883-1924).
il «senso delle cose». Ecco il quarto compito
dell’intellettuale, fornire una prospettiva, spiegare
quel che sta sullo sfondo, permettere di capire in
quale direzione ci si muove, illustrare i significati,
tradurre il linguaggio di una tradizione culturale
nel linguaggio di altre tradizioni […].

Da ultimo, c’è la funzione internazionale o


cosmopolita degli intellettuali, come la chiamava
Antonio Gramsci: politico,
Antonio Gramsci, divenuta particolarmente filosofo e critico letterario
importante a causa del progresso di quel complesso (1891-1937).

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di fenomeni che chiamiamo riassuntivamente
globalizzazione.

Nello svolgere questi compiti, possono esser molte Max Weber: sociologo e
le occasioni nelle quali l’intellettuale può esser filosofo tedesco
(1864-1920).
tentato di giungere a compromessi, per i quali
occorre ricordare l’insegnamento di Max Weber per Turgot: Anne-Robert-
Jacques Turgot,
cui «l’uomo politico può venire a compromessi, ma
economista e filosofo
il dotto non li deve coprire». Ma questo non vuol francese (1727-1781),
dire che l’intellettuale non deve esser tentato di accetto l’incarico
mettersi al servizio del potere, come fece Turgot affidatogli da Luigi XVI
di riformare il sistema
accettando la nomina a ministro nel 1774, tanto da
delle finanze statali.
far evocare a d’Alembert, in una lettera a Federico
d’Alembert: Jean-
II «la vertu au pouvoir». Baptiste Le Rond
d’Alembert, matematico
(Sabino Cassese, Il tramonto degli intellettuali,
francese (1717-1783), fu
“Il Foglio”, 16 marzo 2020) tra i massimi esponenti
dell’Illuminismo.

la vertu au pouvoir: “la


virtu al potere” (franc.).

LEGGI E COMPRENDI

1. Dai un titolo a ciascuna delle cinque sequenze che riassumono i diversi


compiti di cui dovrebbe farsi carico l’intellettuale.

2. La conclusione dell’articolo apre uno spiraglio sulla possibilità per


l’intellettuale di collaborare con il potere. Qual è il punto di vista
dell’autore su questo aspetto?

RIFLETTI, SCRIVI, SOSTIENI

3. Come abbiamo visto, Ariosto preferirebbe per sé un ruolo appartato. Il


Novecento ha archiviato questa dimensione privata: spesso l’intellettuale
ha svolto un compito civile, assumendo un impegno politico diretto.
E oggi? Sabino Cassese elenca i doveri che dovrebbe assumere un
intellettuale: concordi con il suo punto di vista? Esiste una figura della
cultura – italiana ma non solo – che segui e che ispira la tua visione
della vita e del mondo? Parlane in un testo argomentativo.

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Responsabile editoriale Chiara Montagnani
Responsabile di produzione Carlotta Ferrari Lelli
Coordinamento grafico Gloria Bardelli
Coordinamento di redazione Erika Mantovani
Redazione Irene Scarpati e Giulia Pezone (biancoenero edizioni), Chiara Favati
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Copertina Lorenzo Mennonna

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In copertina Scuola italiana, Ritratto di Francesco Petrarca © DeAgostini Picture Library/Scala, Firenze.
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