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PALCOSCENICI DEL MONDO


NELLA PALERMO BAROCCA
L’universalismo della Monarchia spagnola
Direttori di collana: Antonino Giuffrida e Paolo Inglese

Palermo University Press / Palermo - Luglio 2018


© New Digital Frontiers S.R.L.
www.unipapress.it
ISBN 978-88-31919-66-1
PALCOSCENICI DEL MONDO
NELLA PALERMO BAROCCA
L’universalismo della Monarchia spagnola

Rossella Cancila

Collana FRAMMENTI - Vol. 12


INDICE

Introduzione7
1. Il Nuovo Theatro: il monumento a Filippo IV 11
La Monarchia oltraggiata 11
Il viceré Ferdinando d’Ayala 15
Il Nuovo Theatro: testo e immagine 17
La Sicilia 22
Palermo capitale 24
Le quattro parti del Mondo 30
Europae splendor, et ornamentum 33
Salutis Africae spes optima 34
Americae delicium, atque amor 35
Asiae espectatio et desiderium 37
I quattro prigionieri 38
Il re di Granada 39
Il regno di Tremisen 40
Caupolicano e il Cile 41
Il tiranno di Mindanao 46
Filippo IV: la corona e la croce 50
2. Tutto il Mondo si dolse. Le esequie di Filippo IV 63
Il dolore del Mondo 63
Il principale personaggio della tragedia: la Sicilia 69
Il filo che sostiene l’impianto 73
Geografia e conoscenza del mondo 76
I mostri da abbattere e il trionfo dell’Inquisizione 90
Il Mausoleo 95
Introduzione

La rappresentazione dell’universalismo della Monarchia cattolica


degli Asburgo di Spagna è il fulcro di questo saggio, che si articola
in due capitoli, l’uno dedicato a una celebrazione civile, l’altro invece
incentrato su una cerimonia funebre. Nel primo caso, l’occasione è data
dalla realizzazione del monumento marmoreo in onore di Filippo IV1,
posto sul piano antistante il Palazzo Reale, ormai sede del viceré: un
Teatro – così si diceva nel linguaggio dell’epoca –, concepito come
uno spazio scenico, in cui il palcoscenico era il Mondo, proprio a vo-
lere significare la globalità della Monarchia. L’impianto architettonico
risponde infatti a un intento encomiastico celebrativo, in cui potenza e
unità si armonizzano in una sintesi di elevato valore simbolico, che si
offre al pubblico degli spettatori per suscitarne stupore e meraviglia.
È possibile entrare nel monumento, seguendo la descrizione ico-
nografica che ne fa il dottor Francesco Angelo Strada, segretario del

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La statua di Filippo IV fu poi sostituita nel 1856 con quella marmorea di
Filippo V.

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Senato di Palermo: la sua Dichiaratione del Nuovo Theatro (1663)
consente infatti di integrare l’immagine col testo, restituendoci un
livello interpretativo straordinariamente ricco di significati e di sug-
gestioni, che in molti casi spinge l’Autore ad andare oltre il monu-
mento stesso, inducendolo a muoversi talvolta in una dimensione
epica, in un tempo senza storia e in uno spazio senza confini. Il suo
è un inno alla Monarchia spagnola, in grado di realizzare in nome
della fede l’unità di popoli diversi, superando le barriere determina-
te dai fines naturali.
Le quattro facciate del monumento rappresentano infatti i quat-
tro continenti su cui si estende l’«immensa Monarchia», mentre i
quattro prigionieri in catene, con lo sguardo rivolto a Filippo IV,
quasi a implorarne la pietà, raffigurano valorosi condottieri e so-
vrani, che si erano distinti per la loro resistenza, ma ormai sconfitti
e piegati. Posto all’apice del monumento, il sovrano rappresenta il
valore dinastico, con tutti gli emblemi propri del potere: la corona
reale e imperiale con in cima una croce, simbolo della pietà cat-
tolica della dinastia; lo scettro segno del dominio e del legittimo
governo; la spada a difesa della fede cattolica. Fanno da corona le
statue che rappresentano i principali domini spagnoli in Europa e in
America (Sicilia, Napoli, Milano, Sardegna, Portogallo, Castiglia,
Catalogna, America).
Il palcoscenico del Mondo si apre così allo sguardo degli spetta-
tori nello scenario della Palermo barocca, grande protagonista della
rappresentazione, città che costruiva nel corso del Seicento la sua
immagine di capitale del regno, anche in contrapposizione a Messi-
na, che ambiva a contrastarle il ruolo. Il monumento si connetteva
idealmente e fisicamente al Theatro del Sole (i Quattro Canti), em-
blema del potere regio e viceregio; ma anche al «teatro civico» della
Fontana Pretoria e al «teatro religioso» del Piano della Cattedrale,
in una unità di concezione, che rappresentava plasticamente la ma-
gnificenza della capitale, il suo essere parte di un sistema più vasto,
che ne dilatava gli orizzonti, rafforzandone il prestigio.

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La «smisuranza del dominio» è ancora la cifra interpretativa
dell’apparato scenico per le esequie di Filippo IV a Palermo, rico-
struito nel secondo capitolo attraverso Le solennità lugubri e lie-
te (1666) del padre teatino Girolamo Matranga. Ancora una volta
Palermo domina sullo sfondo: qui si sceglie di mettere in scena il
dolore del Mondo intero, coinvolgendo sia i domini del sovrano sia
quelli stranieri, amici e alleati. Lungo la navata della Cattedrale di
Palermo è raffigurato un regno della monarchia, al centro uno stato
straniero e nell’ordine più in basso un mostruoso vizio sconfitto
dal sovrano. Su ciascuno la penna dell’Autore si attarda, deline-
ando profili estremamente interessanti, che rimandano alla sua co-
noscenza del mondo, ma anche a un insieme di modi di percepire
realtà lontane e a letture della storia in molti casi condivise nella sua
epoca. La narrazione di Matranga segue un filo, che è quello della
costruzione scenica, ma più volte si perde in lunghe digressioni, in
cui la sua fantasia si dispiega tra miti e simboli in un linguaggio
fortemente allegorico, che è d’altra parte testimonianza dell’elevato
livello dell’Autore, legato peraltro a circoli culturali esclusivi nella
Palermo dell’epoca e vicino alle istanze del probabilismo siciliano,
di cui il teatino Antonino Diana suo contemporaneo era uno dei
maggiori esponenti.
Ne risulta una rappresentazione geografica del dolore, che però
è soprattutto politica. Perché quella di Matranga non è una descri-
zione asettica. Nei toni apologetici verso il defunto monarca l’Au-
tore vuole affermare infatti i valori fondamentali della Monarchia,
celebrandone la continuità dinastica. E ancora una volta la lettura
storico-politica procede congiunta alla fede con l’obiettivo di insi-
stere sull’identità confessionale della Monarchia spagnola.
Alla visione laica di Francesco Angelo Strada subentra ora lo
guardo severo del teatino Matranga, docente di teologia e collocato
ai più alti livelli dell’Inquisizione siciliana come consultore e quali-
ficatore. Inquisizione e Ordini militari sono per lui i baluardi della
cristianità, le armi a disposizione del Re cattolico poste a protezione
di tutto il corpo della Monarchia. I nemici interni ed esterni vengono

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allegoricamente raffigurati come Mostri da abbattere: tra essi l’ere-
sia, il giudaismo, lo scisma, l’apostasia, l’ateismo e l’idolatria occu-
pano un posto preminente. L’apparato storico-descrittivo è sempre
finalizzato all’esaltazione della religione e l’elemento divino pervade
l’immanenza della storia. Sino al culmine della celebrazione dell’E-
ternità, in cui ciò che appartiene al tempo infine si sublima.
La lettura congiunta di questi due testi coevi ci offre dunque
una sintesi dell’impianto ideologico su cui si regge la Monarchia
spagnola, di cui entrambi gli autori intendono celebrare l’univer-
salità. Ma consente anche di agganciare le concezioni e le visio-
ni dell’alterità proprie della cultura dell’epoca: la centralità della
Monarchia spagnola era la centralità dell’Europa, e l’Europa nella
visione spagnola era quella cattolica. Al di fuori di questo schema
c’era l’altro, una barbarie variamente declinata, più o meno tollerata
e giustificata, da considerare con superiore distanza. I due autori ci
introducono – ciascuno con la propria personalità e con il proprio
diverso impianto culturale – in mondi eterogenei, che descrivono e
raccontano ora con ammirazione, ora con distacco, ora con disprez-
zo: non per visione diretta, ma mutuando immagini e suggestioni
ormai stereotipate, spesso frutto di stratificazioni culturali sedimen-
tatesi nei secoli e di una propaganda artificiosamente costruita, che
testi letterari e materiali iconografici avevano amplificato e diffuso.

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Finito di stampare nel mese di


Luglio 2018
Presso la ditta Fotograph s.r.l - Palermo
Editing e typesetting: Valentina Tusa - Edity Società Cooperativa
per conto di NDF
Progetto grafico copertina: Luminita Petac

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