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Il Simbolismo del Sole e della Luna

La presenza del sole e della luna struttura il punto di


contatto tra la calotta inferiore dell’immagine, e la Gloria
che la sormonta.

La rappresentazione del sole e della luna ricorre


nell’iconografia paleocristiana. Sono elementi ereditati
dall’antichità greco-romana che appartenevano ad un
linguaggio tradizionale più antico e più ampio, in quanto il
sole e la luna furono associati al divino sin dai tempi più
remoti, pressocché ad ogni latitudine1.
Nel mito classico, Elios e Selene attraversano l’orbita
celeste a bordo di un carro. Elios, dotato della facoltà di
vedere e di ascoltare ovunque, condivide alcune
caratteristiche con la figura di Apollo - al quale fu
associato anche nel culto e nell’iconografia, a partire dal V
sec. a. C. - tra cui la testa circondata da raggi 2. Selene,
amante di Endimione, viene rappresentata con uno
spicchio di luna sulla fronte, o come falce di luna. Il suo
culto risulta connesso con quello dei morti ed è
fondamentale nei rituali legati alle acque ed al ciclo delle
stagioni3 e nella loro rappresentazione simbolica.
Il sole e la luna ricorrono nell’opera veterotestamentaria,
sovente associati tra loro. Non manca il riferimento alla

1
Valentina Cantone, Ars Monastica, Padova 2008, p. 89.
2
Cfr. Apollo come Sole in G.G.Winckelmann Opere Tomo VIII, Prima Ediz.
Italiana Completa. Giachetti, Prato 1831 Pag. 254 – 260.
3
Gerhart B. Ladner, Il Simbolismo Paleocristiano, Milano 2008, p. 156-157.
loro personificazione4 o addirittura al loro culto5, spesso
citato il congiunzione con quello dell’esercito del cielo ed
apertamente osteggiato nelle pagine del libro
Deuteronomio. Senza dubbio, la presenza del Sole e della
Luna è rintracciabile nella Bibbia, come archetipo proprio
della cultura giudaica. Il ruolo svolto dall’astro solare e
dalla luna è per noi di particolare interesse nell’ambito
della mappatura dell’universo, che viene ampiamente
discussa nel Libro astronomico di Enoch, opera apocrifa la
cui redazione è stata collocata tra il II ed il I secolo a. C.
Lo scritto offre una descrizione dell’universo e del corso
del sole e della luna nel cielo6. Il sole, pieno di fuoco
splendente e ardente illumina la faccia del cielo
procedendo sulla sua orbita tramite un carro, secondo il
topos tipico della tradizione classica. La luna, lucente un
settimo della luce solare, percorre la medesima orbita sul
proprio carro. I confini della sfera celeste, definiti proprio
con un termine spaziale “bordi”, presentano delle
aperture: dodici porte e moltissime finestre che
consentono il passaggio del sole, delle stelle, dei venti e
4
‘Benedite Sole e Luna il Signore, Lodatelo ed esaltatelo nei secoli’. Daniele
7/25 vv.62
‘Lodatelo, Sole e Luna, lodatelo voi tutte fulgide stelle ’ Salmo 148
5
‘Quando alzi gli occhi al cielo e vedi il sole, la luna, le stelle e tutto l’esercito
del cielo’ ; Deuteronomio 6/42, 19. ‘Il re comandò al sommo sacerdote
Chelkia, ai sacerdoti del secondo ordine e ai custodi della soglia di portare
fuori dal tempio del Signore tutti gli oggetti fatti in onore di Baal, di Asera e di
tutto l’esercito del cielo; li bruciò fuori di Gerusalemme, nei campi del Cedron,
e ne portò la cenere a Betel. Destituì i sacerdoti creati dai re di Giuda per
offrire incenso sulle alture delle città di Giuda e dei dintorni di Gerusalemme,
e quanti offrivano incenso a Baal, al Sole e alla Luna, ai segni dello zodiaco e a
tutto l’esercito del cielo. Deuteronomio 23; 4.
6
I segni, le epoche, gli anni e i giorni me li mostrò Uriele, l’angelo che il
Signore di Gloria Eterna aveva preposto su tutte le luci del cielo, in cielo e nel
mondo, affinché il sole, la luna, le stelle e tutte le creature serve che vanno in
giro su tutti i loro carri celesti dominassero sulla faccia del cielo e si
vedessero sulla terra e fossero guide al giorno e alla notte. Enoch, LXXV -
Apocrifi dell’Antico Testamento A cura di P. Sacchi Utet, Torino 1981. Pag.
583.
delle creature celesti che popolano questa dimensione
superna. I confini della terra sono definiti dal contatto con
questi punti di congiunzione, che garantiscono i flussi tra
le diverse dimensioni. Il sole e la luna regolano le luci del
cielo e sovraintendono, sotto la supervisione di Uriele, la
regione celeste e la sua connessione con quella terrestre.
Nei primi cicli pittorici dell’epoca cristiana, la presenza
del sole e della luna si può leggere come uno degli
elementi iconografici più stabili delle composizioni, poiché
si riscontrano tanto nelle pitture di Bawit del VI-VII sec.
che in quelle delle catacombe di S. Valentino a Roma 7
databili al VII sec. o negli affreschi della Cappadocia a
partire dal VII sec. Le miniature presenti nel Vangelo
siriaco di Rabula8 confermano questa prassi compositiva,
di forte rilevanza simbolica. Tra le pagine più originali
della decorazione miniata del testo, compilato in Siria nel
586, spiccano la Crocifissione (Tavola 3) e l’Ascensione
(Tavola 4): entrambe le scene sono rappresentate sotto
l’influsso compresente della luna e del sole.
Negli affreschi del Monastero di Apa Apollo a Bawit, che
costituiscono un esempio poco più tardo, il sole e la luna
campeggiano ai lati della Gloria divina di Cristo. Come
vedremo, questo ciclo di affreschi è particolarmente
significativo ai fini della nostra indagine, anzitutto per i
numerosi elementi iconografici condivisi tra le pitture
egizie ed il bassorilievo romano. Inoltre, ma ci torneremo
più avanti, essi costituiscono un modello esemplare nella
costruzione di uno spazio visivo atto alla rappresentazione
di uno spazio cosmico, e degli strati che lo compongono.
7
Per le pitture delle catacombe di S. Valentino, fortemente danneggiate,
dobbiamo riferirci al resoconto di Cicconio e Bosio redatto attorno al 1600.
Cfr. Antonella Gallitto Catacomba e Basilica di S. Valentino Ed. Comune di
Roma.
8
Vangelo di Rabula (Firenze, Biblioteca Mediceo Laurenziana, cod. Plut. I,
560) Siria, 586.
Sono in tutto 9 le pitture a cui possiamo fare riferimento,
grazie alle fonti fotografiche o alle riproduzioni ad
acquarello effettuate al momento degli scavi9 ed almeno in
5 di queste10 sono rappresentati il sole e la luna
compresenti, sulla destra e sulla sinistra all’interno
dell’immagine sacra (Tavole 5 – 7). Unitamente al
tetramorfo i luminari compongono il costrutto visivo che
dal piano delle figure oranti, procede ascensionalmente
verso la rappresentazione di Cristo nella mandorla. La
collocazione dei due astri è speculare a quella che
possiamo osservare nel bassorilievo romano, poiché se le
imagines clipeate negli affreschi del Monastero di Apa
Apollo presentano il sole sulla sinistra e la luna sulla
destra, la situazione è invece capovolta nella Majestas di
S. Sabina. In S. Sabina, come nel tetravangelo di Rabula, il
sole si trova a destra e la luna a sinistra, mentre negli
esemplari delle ampolle conservate a Monza del VI secolo
(Tavola 8) essi si trovano invertiti, secondo uno schema
visivo che andrà sempre più stabilizzandosi nel corso dei
secoli. Destra e sinistra diventano una questione sterile se
consideriamo come nella fruizione dell’immagine queste
9
Il monastero di Bawit fu scoperto sotto le sabbie del deserto egizio nei primi
anni del Novecento.
Le campagne di scavo, organizzate tra il 1901 e il 1913, si mossero sotto la
direzione del Prof. Cledat a cui subentrò il Prof. Maspero. Le disiecta membra
del monastero, affreschi strappati, sculture, intagli, papiri, icone e stoffe,
furono trasportate nelle collezioni e nei musei di tutto il mondo. Esse
costituiscono uno dei più fertili terreni di indagine sull’arte copta, unite alle
riproduzioni ad acquarello effettuate dagli archeologi, che attestano la rarità
tematica delle decorazioni. La maggior parte degli affreschi, se non deperiti al
primo contatto con l’aria, furono abbandonati insieme agli scavi a causa della
Prima Guerra Mondiale, ed il monastero fu nuovamente ricoperto dalle sabbie
del deserto. Episodiche riprese degli scavi hanno interessato l’area a partire
dagli anni ‘70.
10
Il sole e la luna compaiono in due medaglioni con mezzibusti, talvolta
nimbati, nell’affresco della Cappella XVII, in quello della cappella XLII e nelle
cosiddette ‘Sala 6’ e ‘Sala 20’, mentre campeggiano in una rappresentazione
più stilizzata nell’affresco della cappella LI.
Cfr. A. Iacobini Le Teofanie in Visioni Dipinte Viella, Roma 2000. Pag. 43 – 65.
siano specularmente ribaltate. Negli esempi più tardi delle
crocifissioni romaniche, dove costituiscono un topos visivo
immancabile ai lati del crocifisso, sembra prevalere il sole
alla destra e la luna alla sinistra di Cristo. In queste
immagini infatti, gioca un ruolo maggiore il fatto che il
sole - ad esempio - si trovi alla destra del soggetto
rappresentato, piuttosto che sul lato destro rispetto allo
sguardo del fruitore. Questa tendenza è stata posta in
relazione con un profondo senso simbolico, espressione
del principio maschile e femminile. La loro compresenza
suggerirebbe la ricongiunzione degli opposti necessaria a
compiere un’ascesa ulteriore, e sono pertanto
rappresentati come attributi congiunti in direzione del
piano superiore della maestà eterna11.

Lo scorrere del tempo12, l’intuizione della sua ciclicità,


sono un paradigma implicito alla rappresentazione del
Sole e della Luna che nella loro compresenza rinviano
anche all’alternarsi del giorno e della notte, ed ai cicli di
nascita, morte e rinascita. Sul simbolismo del Sole in
relazione al Cristianesimo delle origini sono stati spesi
fiumi di inchiostro, e ci basti qui ricordare l’associazione al
Sol Invictus13, che rinnova un sentimento ed una prassi
religiosa di retaggio molto più antico. Altrettanto, non è
possibile in questa sede essere esaustivi in merito a tutte

11
Valentina Cantone, Ars Monastica, Padova 2008, p. 89
12
Gerhart B. Ladner, Il Simbolismo Paleocristiano, Milano 2008, p. 157.
13
Il Culto del Sol Invictus ha origine orientale, è attestato in Egitto ed in Siria
prima ancora della sua ampia diffusione a Roma. Festeggiato il 25 dicembre, il
culto celebra la vittoria della luce sulle tenebre, e secondo la testimonianza
dell’apologeta cristiano Epifanio di Salamina, era incentrato sulla venerazione
del Sole nato dal ventre di una vergine. Epifanio di Salamina Panarion - Libro
Primo. A cura di Giovanni Pini. Morcelliana, Brescia 2010. Cfr. M.G. Cittadini
Fulvi e V.G. Panella Dal Mondo Antico al Cristianesimo sulle tracce di Giano
Morlacchi, Perugia 2008. Pag. 45; M. Guarducci Scritti scelti sulla religione
greca e romana e sul Cristianesimo Brill, Leida 1983. Pag. 138 – 146.
le sfumature ed evoluzioni del culto lunare14, che dal
paganesimo e dal culto isiaco ha traslato significative
caratteristiche verso quello cristico e mariano. Vorremmo
però porre l’accento su come l’accostamento dei due
luminari nella costruzione dell’immagine sacra, muovendo
dalla rappresentazione della volta celeste e dall’intuizione
spaziale di questo piano, riesca a veicolare l’immagine
verso una visione superiore, che trascende il piano delle
cose visibili.

14
Sull’evoluzione dei culti lunari cfr. J.J. Bachofen Il Matriarcato Marinotti
Edizioni, Milano 2003.
Il legame tra la Luna ed il Sacramento cristiano è ben espresso nel pensiero di
Metodio d’Olimpo. La rigenerazione spirituale del battesimo è trattata nel suo
Simposio (VIII,6 - III sec. ) in cui si dedica ampio spazio al ruolo svolto dalla
Luna nel sacramento. METHODIUS OLIMPIUS L’inno del Simposio in
S.Metodio martire A cura di M. Pellegrino Univ di Torino, 1958.
Sull’evoluzione dei culti lunari cfr. anche J.J. Bachofen Il Matriarcato
Marinotti Edizioni, Milano 2003.

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