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SOLE

L’astrologia è una scienza storico-sociale i cui inizi risalgono a circa cinquemila


anni fa: sono stati datati intorno al 3000 a.C. quattromila tavole e numerosi
frammenti con temi astrologici trovati a Ninive, facenti parte dell’antica
biblioteca del re Assurbanipal (668-626 a.C.) l’astrologia è quindi una forma di
pensiero, un sistema di riferimenti che hanno messo in luce il forte legame
esistente fra l’uomo e il credo, tra il microcosmo e il macrocosmo. La natura
umana, caratterizzata da un duplice aspetto-da un lato dominata dalla forza
dell’anima e dall’altro limitata e condizionata dalla fisicità del corpo- è
sottoposta agli influssi astrali; gli astri però non sono responsabili del male che
commette l’uomo, anima incarnata su questa terra; è certo anche che l’influsso
astrale si esercita sulle potenze inferiori. Chi conosce l’astrologia sa che ogni
oroscopo natale contiene in sé il bene e il male, il positivo e il negativo. È solo
l’uomo, che servendosi del libero arbitrio, può scegliere l’indirizzo da dare alla
propria vita e se sceglie male non potrà mai attribuire la colpa alle stelle, ma
soltanto imputarla a se stesso. Importata dai Babilonesi, l’astrologia nel VI
secolo a.C. si diffuse in Grecia con il nome di astrolatria (culto degli astri).
Dopo il periodo ionico si identificarono gli dèi con gli astri; Platone (427- 347
a.C.) nell’Accademia asseriva che i pianeti hanno natura animata e divina e
poneva, come supremo oggetto di venerazione per lo Stato ideale delineato
nelle sue leggi, il Sole o Helios (o Apollo o Febo, lo splendente), identificando
quindi il dio della mitologia con il Sole.

L MITO DEL SOLE

L’Apollo greco, quindi, dio di luce, con l’arco e le frecce che simboleggiano
egregiamente il Sole e i suoi raggi, è invocato da Platone come l’astro che fa
conoscere le leggi fondamentali della Repubblica; infatti egli scrive che spetta
ad Helios –Apollo – dio di Delfì – dettare le più giuste, le più importanti fra le
leggi perché è l’interprete della tradizione e sa guidare il genere umano… ma
perché proprio il Sole? Perché gli è dato di illuminare la Terra. Nella mitologia
greca le vicende iniziatiche di Eracle ci permettono di riconoscere nelle sue
dodici fatiche compiute presso il re Euristeo, il percorso simbolico delle tappe
del Sole nei dodici segni, che altro non è se non la strada che l’individuo deve
compiere per raggiungere il cielo. È opportuno quindi riconoscere il Sole perché
rappresenta il centro dell’uomo, il nucleo vitale della personalità. Da sempre è
stato considerato il principio maschile, in coppia con la Luna che rappresenta
invece il principio femminile. Il dio, secondo la mitologia greca, era figlio di
Zeus e di Leto che a sua volta era figlia dei Titani Ceo e Febe, nipote di Urano e
Gea. La dea Leto, rimasta incinta, aveva cercato un rifugio dappertutto, per
monti e valli, ma tutti temevano di accoglierla perché Era, gelosa, aveva
ordinato che non avesse asilo in nessun luogo della terra; finalmente giunta a
Delo, nella piccola isola rocciosa la dea promise agli abitanti l’enorme ricchezza
che sarebbe lì affluita da ogni parte del mondo per la nascita di Helios, che tutti
avrebbero adorato. La dea aveva prestato un giuramento solenne e poi erano
iniziate le doglie; erano presenti al suo parto tutte le dee più nobili; finalmente
la povera Leto partorì fra un olivo e una palma il dio Helios e sua sorella
Artemide (o Selene); non si sa quale dei due fratelli nacque prima; un’antica
tradizione narra che fu Artemide ad aiutare sua madre nel parto di Helios.

Il dio era anche fratello di Eos – l’Aurora – e personificava l’astro solare; era un
giovane di bellezza eccezionale, i cui biondi e lunghi capelli ricordavano i raggi
del Sole, e guidava un cocchio d’oro trainato da quattro cavalli che emettevano
fiamme dalle narici. Il dio a volte era ritratto con un elmo pure d’oro, oppure
con una corona dello stesso metallo. Svegliato dal canto del gallo, percorreva
ogni giorno dalla Colchide, posta ad est, fino alle Esperide, posta ad ovest,
tutta la volta celeste; poi, all’ora del tramonto, saliva in una grande coppa
d’oro (la stessa che prestò ad Eracle per il suo viaggio verso le isole occidentali
dell’Oceano, viaggio che l’eroe compì per prendere i buoi di Gerione e portarli
ad Euristeo). La coppa portava il dio come in un piacevole letto; Efesto, il dio
che risiedeva nell’isola con il vulcano, l’aveva forgiata per lui in oro e fornita di
ali; infatti questa carrozza portava il dio velocemente sulla superficie
spumeggiante del mare e lo riportava al paese degli Etiopi, da dove la mattina,
al sorgere della dea Eos dalle dita rosate, ripreso il suo carro d’oro con i
destrieri dalle narici fiammeggianti, sarebbe partito nuovamente per il cielo.
Nell’antiche pitture vascolari quindi la dea Eos lo precedeva, Selene (la Luna),
invece, sedeva spesso sul carro quando il fratello tramontava.

Essendo il dio del Sole e transitando su tutta la terra, Helios sapeva e


conosceva ogni cosa dei mortali. Era un terribile nemico per coloro che
approfittavano del buio per compiere i loro delitti, per chi complotta nell’ombra
come i ladri, gli assassini, i malfattori. Sua moglie fu Perseide, da cui ebbe tre
figli: Eete, Perse e Pasifae (mogli di Minosse); da Neera ebbe invece Lampezia,
Faetusa ed Egle (nomi che con connotazione diverse, significano tutti
“splendente”, “luminosa”, “solare”). Le figlie Faetusa e Lampezia custodivano
le sue sette mandrie di buoi con cinquanta capi ciascuna e le sette greggi di
pecore, anch’esse di cinquanta capi, in Trinacria. Tutti questi capi di bestiame
furono consumati dai compagni di Ulisse- come racconta Omero nell’Odissea –
e quindi, siccome la quantità di bestiame corrispondeva ai trecentocinquanta
giorni dell’anno, il dio irritato tolse loro questi giorni e quindi anche quello del
rimpatrio, condannandoli ad errare per sempre. Dei figli maschi di Helios il più
importante è Eete, perché fu padre di Medea e fu re di Colchide, paese posto
vicino al Caucaso; dall’altro figlio, Fetonte “lo splendente” – che aveva per
nome un appellativo proprio di Helios, chiamato anche Helios Fetonte – che il
dio ebbe da Climene, si ricorda la tragica storia: egli era un Sole più giovane e
ottenne una volta il permesso di guidare il cocchio del padre su nel cielo per
dimostrare che ne era capace; però fu colpito da un fulmine di Zeus perché si
era avvicinato troppo alla terra, tanto da rischiare di incendiarla (fu allora che
gli Etiopi per l’eccessiva vicinanza del Sole divennero di pelle scurissima);
fulminato quindi da Zeus, Fetonte precipitò nel fiume Eridano; le figlie di Helios
piansero il fratello morto e la madre pianse più di loro, per cui Zeus,
impietosito, le trasformò tutte in pioppi. Helios fu particolarmente venerato
nell’isola di Rodi, dove gli fu eretta una statua alta ben 32 metri, il Colosso di
Rodi, tra le cui gambe passavano le imbarcazioni perché erano poste ai due lati
dell’imboccatura del porto. Al dio erano sacri l’aquila e il gallo e naturalmente il
delfino, nome che richiama il santuario del dio a Delfi, dove la Pizia
pronunciava vaticini in suo nome. Era anche il dio della musica e della poesia;
con l’appellativo di Musagete guidava il consesso delle Muse. Nella storia
cristiana il Sole è Gesù Cristo, luce del mondo. Infatti nella Bibbia al primo
capitolo della Genesi è scritto che Dio disse al terzo giorno: “Vi siano luminari
nel firmamento del cielo che separino il giorno della notte e diventino segni per
le feste nei giorni e negli anni a venire e luminari nel cielo e nella terra per far
luce sulla terra”.
Il geroglifico che simboleggia il Sole consiste in un cerchio con un punto
centrale; in tale simbolo è contenuta tutta l’energia del cosmo; il grafico è
simile al cerchio zodiacale, quindi il concetto lì racchiuso è estremamente
dinamico. Se la Luna è l’imago matris, il Sole è imago Dei, colui che sostiene,
sospinge l’uomo nel suo cammino durante il percorso della vita. In astrologia il
Sole è un punto fondamentalmente perché è l’astro più importante di tutto
l’oroscopo; la posizione che questi occupa al momento della nascita
dell’individuo determina il suo carattere, il suo comportamento nella vita,
modificato in meglio o in peggio dalle posizioni degli altri pianeti che sono
contenuti nel tema astrale.
Il Sole indica il centro propulsore dell’essere, l’orientamento globale
dell’individuo, indica anche dove quest’ultimo si indirizza. In un oroscopo
maschile indica l’uomo stesso; in un oroscopo femminile indica sempre il
centro propulsore dell’essere ma simboleggia anche il padre e il marito. Il Sole
governa il segno del Leone, il suo elemento è il Fuoco; impiega circa un anno a
compiere un’orbita completa, con un passo di circa un grado al giorno. Il suo
metallo è il più prezioso: l’oro; il suo colore è il giallo –arancione; secondo la
più antica tradizione astrologica, governa il cuore, la vista, soprattutto l’occhio
destro, poi le arterie, la spina dorsale, il cervello, il sistema circolatorio e la
vitalità generale dell’individuo. Con un Sole fortemente positivo si ha una
ottima costituzione fisica, molta vitalità e dinamismo. Si hanno anche
spiritualità, elevazione morale, pronto recupero delle forze e ottimismo, mentre
se è negativo, rende vanagloriosi, dispotici, duri soprattutto con le altre
persone e anche molto egoisti; cioè il geroglifico del Sole, che ha un punto
centrale ed è circondato da una perfetta circonferenza, fa sì che l’individuo
diventi centro di se stesso.

Il Sole perfetto è quello che espande i suoi raggi per tutto il cerchio intorno,
cioè che si dona agli altri (questo è anche l’ideale cristiano); con il suo benefico
influsso si diventa estroversi, ci si dà agli altri. Il Sole è detto anche animus ed
è immagine maschile inconscia, imago patris; appartenendo alla quinta casa
zodiacale, cioè alla costellazione del Leone, il Sole è vitale e creativo perché il
quinto settore è quello relativo ai figli, alla creatività. Nella Divina Commedia di
Dante, il Paradiso è formato da nove cieli, sette dei quali hanno il nome dei
pianeti che formavano il sistema tolemaico, mentre due sono il cielo delle stella
fisse e il primo mobile; il contenitore di tutta la struttura è l’Impireo; nel Canto
X è collocato il Cielo del Sole (vv. 28- 63). Nel Cielo del Sole si mostra ai
pellegrini la quarta famiglia degli spiriti sapienti; è questa la famiglia delle
anime beate, celebri già nel mondo per le loro speculazioni mistiche, filosofiche
o teologiche; sullo sfondo luminoso del Sole i fulgori di queste anime emergono
distintamente, non per differenze cromatiche, ma solo per la luce che si fa più
intensa; le luci di questi beati si dispongono lentamente in modo circolare,
mantenendosi sempre equidistanti dal poeta e da Virgilio che sono al centro,
fermi. Il cerchio dei beati quindi richiama il geroglifico del Sole: “… e questo
cerchio ha più rattezza nel muoversi che alcuna parte del suo cielo…”

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