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L’Apollo greco, quindi, dio di luce, con l’arco e le frecce che simboleggiano
egregiamente il Sole e i suoi raggi, è invocato da Platone come l’astro che fa
conoscere le leggi fondamentali della Repubblica; infatti egli scrive che spetta
ad Helios –Apollo – dio di Delfì – dettare le più giuste, le più importanti fra le
leggi perché è l’interprete della tradizione e sa guidare il genere umano… ma
perché proprio il Sole? Perché gli è dato di illuminare la Terra. Nella mitologia
greca le vicende iniziatiche di Eracle ci permettono di riconoscere nelle sue
dodici fatiche compiute presso il re Euristeo, il percorso simbolico delle tappe
del Sole nei dodici segni, che altro non è se non la strada che l’individuo deve
compiere per raggiungere il cielo. È opportuno quindi riconoscere il Sole perché
rappresenta il centro dell’uomo, il nucleo vitale della personalità. Da sempre è
stato considerato il principio maschile, in coppia con la Luna che rappresenta
invece il principio femminile. Il dio, secondo la mitologia greca, era figlio di
Zeus e di Leto che a sua volta era figlia dei Titani Ceo e Febe, nipote di Urano e
Gea. La dea Leto, rimasta incinta, aveva cercato un rifugio dappertutto, per
monti e valli, ma tutti temevano di accoglierla perché Era, gelosa, aveva
ordinato che non avesse asilo in nessun luogo della terra; finalmente giunta a
Delo, nella piccola isola rocciosa la dea promise agli abitanti l’enorme ricchezza
che sarebbe lì affluita da ogni parte del mondo per la nascita di Helios, che tutti
avrebbero adorato. La dea aveva prestato un giuramento solenne e poi erano
iniziate le doglie; erano presenti al suo parto tutte le dee più nobili; finalmente
la povera Leto partorì fra un olivo e una palma il dio Helios e sua sorella
Artemide (o Selene); non si sa quale dei due fratelli nacque prima; un’antica
tradizione narra che fu Artemide ad aiutare sua madre nel parto di Helios.
Il dio era anche fratello di Eos – l’Aurora – e personificava l’astro solare; era un
giovane di bellezza eccezionale, i cui biondi e lunghi capelli ricordavano i raggi
del Sole, e guidava un cocchio d’oro trainato da quattro cavalli che emettevano
fiamme dalle narici. Il dio a volte era ritratto con un elmo pure d’oro, oppure
con una corona dello stesso metallo. Svegliato dal canto del gallo, percorreva
ogni giorno dalla Colchide, posta ad est, fino alle Esperide, posta ad ovest,
tutta la volta celeste; poi, all’ora del tramonto, saliva in una grande coppa
d’oro (la stessa che prestò ad Eracle per il suo viaggio verso le isole occidentali
dell’Oceano, viaggio che l’eroe compì per prendere i buoi di Gerione e portarli
ad Euristeo). La coppa portava il dio come in un piacevole letto; Efesto, il dio
che risiedeva nell’isola con il vulcano, l’aveva forgiata per lui in oro e fornita di
ali; infatti questa carrozza portava il dio velocemente sulla superficie
spumeggiante del mare e lo riportava al paese degli Etiopi, da dove la mattina,
al sorgere della dea Eos dalle dita rosate, ripreso il suo carro d’oro con i
destrieri dalle narici fiammeggianti, sarebbe partito nuovamente per il cielo.
Nell’antiche pitture vascolari quindi la dea Eos lo precedeva, Selene (la Luna),
invece, sedeva spesso sul carro quando il fratello tramontava.
Il Sole perfetto è quello che espande i suoi raggi per tutto il cerchio intorno,
cioè che si dona agli altri (questo è anche l’ideale cristiano); con il suo benefico
influsso si diventa estroversi, ci si dà agli altri. Il Sole è detto anche animus ed
è immagine maschile inconscia, imago patris; appartenendo alla quinta casa
zodiacale, cioè alla costellazione del Leone, il Sole è vitale e creativo perché il
quinto settore è quello relativo ai figli, alla creatività. Nella Divina Commedia di
Dante, il Paradiso è formato da nove cieli, sette dei quali hanno il nome dei
pianeti che formavano il sistema tolemaico, mentre due sono il cielo delle stella
fisse e il primo mobile; il contenitore di tutta la struttura è l’Impireo; nel Canto
X è collocato il Cielo del Sole (vv. 28- 63). Nel Cielo del Sole si mostra ai
pellegrini la quarta famiglia degli spiriti sapienti; è questa la famiglia delle
anime beate, celebri già nel mondo per le loro speculazioni mistiche, filosofiche
o teologiche; sullo sfondo luminoso del Sole i fulgori di queste anime emergono
distintamente, non per differenze cromatiche, ma solo per la luce che si fa più
intensa; le luci di questi beati si dispongono lentamente in modo circolare,
mantenendosi sempre equidistanti dal poeta e da Virgilio che sono al centro,
fermi. Il cerchio dei beati quindi richiama il geroglifico del Sole: “… e questo
cerchio ha più rattezza nel muoversi che alcuna parte del suo cielo…”