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Indice
1Culto di Apollo
o 1.1Apollo in Grecia
o 1.2Apollo a Roma
2Attributi ed epiteti
3Mito
o 3.1Genealogia (Esiodo)
o 3.3Apollo e Tizio
o 3.5Apollo e Admeto
o 3.6Apollo e Orfeo
o 3.7Apollo ed Ermes
o 3.8Apollo e Oreste
o 3.10Amori di Apollo
3.10.1Apollo e Daphne
3.10.2Apollo e Giacinto
3.10.3Apollo e Cassandra
3.10.4Apollo e Marpessa
3.10.5Apollo e Melissa
3.10.6Figli di Apollo
5Apollo nell'arte
6Influenza culturale
7Note
8Bibliografia
9Voci correlate
10Altri progetti
11Collegamenti esterni
Culto di Apollo
Apollo in Grecia
Apollo era uno degli dei più celebri e influenti nell'antica Grecia[1]; ed erano due le città che si
contendevano il titolo di luoghi di culto principali del dio: Delfi, sede del già citato oracolo, e Delo.
L'importanza attribuita al dio è testimoniata anche da nomi teoforici come Apollonio o Apollodoro,
comuni nell'antica Grecia, dalle molte città che portavano il nome di Apollonia, dall'ideale
del koûros (κόρος, "giovane"), che gli appartiene e dà il "suo carattere peculiare alla cultura greca nel
suo complesso"[2]. Il dio delle arti veniva inoltre adorato in numerosi siti di culto sparsi, oltre che sul
territorio greco, anche nelle colonie disseminate sulle rive africane del Mediterraneo, nell'esapoli
dorica in Caria, in Sicilia e in Magna Grecia.
Come divinità greca, Apollo è figlio di Zeus e di Leto (Latona per i Romani) e fratello gemello
di Artemide (per i Romani Diana), dea della caccia e più tardi una delle tre personificazioni
della Luna (Luna crescente), insieme con Selene (Luna piena) ed Ecate (Luna calante).
Nella tarda antichità greca Apollo venne anche identificato come dio del Sole, e in molti casi
soppiantò Elio quale portatore di luce e auriga del cocchio solare. Nella Religione romana, non aveva
nessuna controparte, e il suo culto venne introdotto a Roma circa nel 421 a.C. In ogni caso, presso i
Greci Apollo ed Elio rimasero entità separate e distinte nei testi letterari e mitologici dell'epoca, ma non
nel culto, dove Apollo era ormai stato assimilato con Elio [3].
Apollo a Roma
A differenza di altri dei, Apollo non aveva un equivalente romano diretto: il suo culto venne importato a
Roma dal mondo greco, ma fu mediato anche dalla presenza nei pantheon etrusco di un dio
analogo, Apulu. Ciò avvenne in tempi piuttosto antichi nella storia romana, infatti fonti tradizionali
riferiscono che il culto era presente già in epoca regia. Nel 431 a.C. ad Apollo fu intitolato un tempio in
una località dove già sorgeva un sacello o un'area sacra di nome Apollinar come scrive Livio III, 63, 7,
in occasione di una pestilenza che afflisse la città. Durante la seconda guerra punica, invece, vennero
istituiti i Ludi Apollinares, giochi in onore del dio. Il culto venne incentivato poi, in epoca imperiale,
dall'imperatore Augusto, che per consolidare la propria autorità asserì di essere un protetto del dio, che
avrebbe anche lanciato un fulmine nell'atrio della sua casa come presagio fausto per la sua lotta contro
Antonio; tramite la sua influenza Apollo divenne uno degli dei romani più influenti. Dopo la battaglia di
Azio l'imperatore fece rinnovare e ingrandire l'antico tempio di Apollo Sosiano, istituì dei giochi
quinquennali in suo onore e finanziò anche la costruzione del tempio di Apollo
Palatino sull'omonimo colle dove fu conservata la raccolta di oracoli detta Libri sibillini. In onore del dio,
e per compiacere il suo imperatore, il poeta romano Orazio compose inoltre il celebre carmen
saeculare. In epoca imperiale lentamente si arrivò all'identificazione tra Apollo-Elio e l'imperatore
stesso, di cui la testimonianza più notevole era il celebre colosso di Nerone che poi diede il nome al
vicino anfiteatro Flavio o Colosseo. In epoca tarda il culto di Apollo tornò a separarsi da quello di Elio o
Sole, che divenne un culto sincretistico: il Sol Invictus, compagno dell'imperatore, che regnava sul cielo,
così come l'altro regnava in terra. In epoca tarda il culto è ancora vivo fino ai primi anni di regno
di Costantino I, che, prima della sua conversione al cristianesimo, si faceva raffigurare nelle statue
onorarie come il Sole. Gli stessi cristiani d'occidente utilizzarono l'iconografia di Apollo-Sole per le
prime raffigurazioni di Cristo, che era raffigurato come un tipo apollineo, giovane, imberbe, con un
nimbo di luce sul capo.
Apollo presso gli Etruschi
Nella religione etrusca è possibile trovare un corrispettivo di Apollo nel dio dei tuoni Aplu o Apulo.
Tuttavia non è ancora chiaro se l'immagine del dio etrusco sia derivata dal dio greco. Quale dio della
profezia presso gli Etruschi però trovava un corrispettivo anche in Suri.
Attributi ed epiteti
Apollo con in mano una lira, uno dei suoi simboli tipici, in una statua del I secolo
Paolo Farinati, Apollo con la lira, 1590 circa, affresco, Villa Nichesola-Conforti, Ponton di Sant'Ambrogio di
Valpolicella (Verona)
Apollo è normalmente raffigurato coronato di alloro, pianta simbolo di vittoria, sotto la quale alcune
leggende volevano che il dio fosse nato e anche in virtù dell'epilogo del suo infatuamento
per Dafne (che in greco significa lauro, alloro). Suoi attributi tipici sono l'arco, con le sue portentose
frecce, e la cetra. Altro suo emblema caratteristico è il tripode sacrificale, simbolo dei suoi poteri
profetici. Animali sacri al dio sono i cigni (simbolo di bellezza), i lupi, le cicale (a simboleggiare la
musica e il canto), e ancora i falchi, i corvi, i delfini, in cui spesso il dio amava trasformarsi e i serpenti,
questi ultimi con riferimento ai suoi poteri oracolari. E ancora il gallo, come simbolo dell'amore
omosessuale, diversi, infatti, gli uomini di cui il dio s'innamorò. Altro simbolo di Apollo è il grifone,
animale mitologico di lontana origine orientale.
Come molti altri dei greci, Apollo ha numerosi epiteti, atti a riflettere i diversi ruoli, poteri e aspetti
della personalità del dio stesso. Il titolo di gran lunga maggiormente attribuito ad Apollo (e spesso
condiviso dalla sorella Artemide) era quello di Febo, letteralmente "splendente" o "lucente", riferito sia
alla sua bellezza sia al suo legame con il sole (o con la luna nel caso di Artemide). Quest'appellativo
venne mutuato e utilizzato anche dai Romani.
Altri epiteti del dio sono:
Akesios o Iatros, dal comune significato di guaritore e riferiti al suo ruolo di protettore della
medicina, in quanto padre di Esculapio. In questo senso, i Romani gli diedero invece l'epiteto
di Medicus, e un tempio della Roma antica era dedicato appunto all'Apollo Medico.
Alexikakos' o Apotropaeos, entrambi significanti "colui che scaccia - o tiene lontano - il male".
Un simile significato ha anche l'appellativo di Averruncus che gli diedero i Romani. Questi
appellativi si riferivano, oltre che al suo già citato ruolo di patrono dei medici, al suo potere di
scatenare - e dunque anche di tener lontane - malattie e pestilenze.
Archegetes, "colui che guida la fondazione", in quanto patrono di molte colonie greche
oltremare.
Lyceios e Lykegenes, che possono essere sia un riferimento al lupo, animale a lui sacro, sia
alla terra di Licia, la regione nella quale alcune leggende riportavano che Apollo fosse nato.
Loxias (l'oscuro) e Coelispex (colui che scruta i cieli) con riferimento alle sue capacità oracolari.
Targelio in quanto apportatore del fecondo calore che matura i prodotti della terra.
Mito
Vengono di seguito riportati i fatti più rilevanti riferiti ad Apollo dai miti tradizionali greci.
Nascita
Apollo nacque, come sua sorella gemella Artemide, dall'unione extraconiugale di Zeus con Leto.
Quando Era seppe di questa relazione, desiderosa di vendetta proibì alla partoriente di dare alla luce
suo figlio su qualsiasi terra, fosse essa un continente o un'isola. Disperata, la donna vagò fino a
giungere sull'isola di Delo, appena sorta dalle acque e, stando al mito, ancora galleggiante sulle onde e
non ancorata al suolo. Essendo perciò Delo non ancora una vera isola, Leto poté darvi alla luce Apollo
e Artemide, precisamente ai piedi del Monte Cinto.
Altri miti riportano che la vendicativa Era, pur di impedirne la nascita, giunse a rapire Ilizia, dea
del parto. Solo l'intervento degli altri dei, che offrirono alla regina dell'Olimpo una collana
di ambra lunga nove metri, riuscì a convincere Era a desistere dal suo intento. I miti riportano che
Artemide fu la prima dei gemelli a nascere, e che abbia in seguito aiutato la madre nel parto di Apollo.
Questi nacque in una notte di plenilunio, che fu da allora il giorno del mese a lui consacrato, nel
momento in cui nacque il dio, cigni sacri vennero a volare sopra l'isola, facendone sette volte il giro,
poiché era il settimo giorno del mese.
Ancora altri dicono che Era avesse mandato un serpente sulla Terra per seguire Leto tutta la vita
impedendo così a chiunque di ospitarla e darle un rifugio. Leto vagò per molto tempo ma Poseidone,
impietosito dalla sua situazione, lasciò che si rifugiasse in mare (dato che letteralmente non era terra)
visto che lui, essendo il fratello di Zeus, poteva permettersi di sfidare Era.
Gea
Genealogia (Esiodo) Urano
Rea
Genitali di Urano CRONO
a[6]
b[7]
Ares Efesto
Meti
Atena[8]
Latona
Apollo Artemide
Maia
Ermes
Semele
Dioniso
Dione
a[9] b[10]
Afrodite
Poco più che bambino, Apollo si cimentò nell'impresa di uccidere il drago Pitone, colpevole di aver
tentato di stuprare Leto mentre questa era incinta del dio. Partito da Delo, Apollo subito si diresse verso
il monte Parnaso, dove si celava il serpente Pitone, nemico di sua madre[11], e lo ferì gravemente con le
sue frecce forgiate da Efesto. Pitone si rifugiò presso l'oracolo della Madre Terra a Delfi, città così
chiamata in onore del mostro Delfine, compagna di Pitone; ma Apollo osò inseguirlo anche nel tempio e
lo finì dinanzi al sacro crepaccio. La Madre Terra, oltraggiata, ricorse a Zeus che non soltanto ordinò ad
Apollo di farsi purificare a Tempe, ma istituì i giochi pitici in onore di Pitone, e costrinse Apollo a
presiederli per penitenza. Apollo, invece di recarsi a Tempe, andò a Egialia in compagnia della sorella
Artemide, per purificarsi; e poiché il luogo non gli piacque, salpò per Tarra a Creta, dove
re Carmanore eseguì la cerimonia di purificazione. Al suo ritorno in Grecia, Apollo andò a cercare Pan,
il dio arcade dalle gambe di capra e dalla dubbia reputazione, e dopo avergli strappato con blandizie i
segreti dell'arte divinatoria, si impadronì dell'oracolo delfico e ne costrinse la sacerdotessa, detta
pitonessa o la Pitia, a servirlo[12].
Apollo e Tizio
Leto si era recata con Artemide a Delfi, dove si appartò in un sacro boschetto per adempiere a certi riti.
Era, per vendicarsi di Leto suscitò un forte desiderio al gigante Tizio, che stava tentando di violentarla,
quando Apollo e Artemide, udite le grida della madre, accorsero e uccisero Tizio con nugolo di frecce:
una vendetta che Zeus, padre di Tizio, giudicò atto di giustizia. Nel Tartaro Tizio fu condannato alla
tortura con le braccia e le gambe solidamente fissate al suolo e due avvoltoi gli mangiavano il fegato[12].
Apollo e Admeto
Quando Zeus uccise Asclepio, figlio di Apollo, come punizione per aver osato resuscitare i morti con il
suo talento medico, il dio per vendetta massacrò i ciclopi, che avevano forgiato i fulmini di Zeus. Stando
alla tragedia di Euripide Alcesti, come punizione per questo suo gesto Apollo venne costretto dal padre
degli dei a servire l'umano Admeto, re di Fere, per nove anni. Apollo lavorò dunque presso il re
come pastore, e venne da costui trattato in modo tanto gentile che, allo scadere dei nove anni, gli
concesse un dono: fece sì che le sue mucche partorissero solo vitelli gemelli. In seguito, il dio aiutò
Admeto a ottenere la mano di Alcesti, che per volere del padre sarebbe potuta andare in sposa solo a
chi fosse riuscito a mettere il giogo a due bestie feroci: Apollo gli regalò dunque un carro trainato da
un leone e un cinghiale.
Apollo e Orfeo
Orfeo era un suonatore di cetra. Perse sua moglie Euridice, per cui tentò di salvarla dagli Inferi ma non
ci riuscì. Sedusse Persefone con la sua musica e in cambio chiese di riportare in vita Euridice e lei
acconsentì a un solo prezzo: non dovette guardare sua moglie finché non fossero stati all'uscita degli
Inferi. Ma lui, quasi alla fine del corridoio che conduceva alla salvezza, si girò e lei morì per sempre.
Disperato tentò il suicidio e distrusse la sua cetra. Così Apollo, lo prese con sé e lo portò sull'Olimpo.
Apollo ed Ermes
Un mito degli inni omerici racconta dell'incontro tra il giovane Ermes e Apollo. Il dio dei ladri, appena
nato, sfuggì infatti alla custodia della madre Maia e incominciò a vagabondare per la Tessaglia, fino a
imbattersi nel gregge di Admeto, custodito da Apollo. Ermes riuscì con uno stratagemma a rubare gli
animali e, dopo essersi nascosto in una grotta, usò gli intestini di alcuni di essi per confezionarsi
una lira; un'altra leggenda a questo proposito parla invece di un guscio di tartaruga. Quando Apollo,
infuriato, riuscì a rintracciare Ermes e a pretendere, con l'appoggio di Zeus, la restituzione del
bestiame, non poté fare a meno di innamorarsi dello strumento e del suo suono, e accettò infine di
lasciare a Ermes il maltolto, in cambio della lira, che sarebbe diventata da allora uno dei suoi simboli
sacri. Divenne quindi il dio della musica, mentre Ermes venne considerato anche come il dio del
commercio. La lira poi passò a Orfeo; alla morte di questi, Apollo decise di tramutarla in cielo
nell'omonima costellazione.
Apollo e Oreste
Apollo ordinò a Oreste, tramite il suo oracolo di Delfi, di uccidere sua madre Clitennestra; per questo
suo crimine Oreste venne a lungo perseguitato dalle Erinni.
Apollo scaglia le frecce mortali contro l'accampamento acheo, disegno di Stanisław Wyspiański (c. 1897).
L'inizio dell'Iliade di Omero vede Apollo schierato a fianco dei Troiani, durante la guerra di Troia. Il dio
era infatti infuriato con i Greci, e in particolare con il loro capo Agamennone, per il rapimento da questi
perpetrato di Criseide, giovane figlia di Crise, sacerdote di Apollo. Per vendicare l'affronto, il dio decimò
le schiere achee con le sue terribili frecce, fino a che il capo dei Greci non acconsentì a rilasciare la
prigioniera, pretendendo in cambio Briseide, schiava di Achille. Questo fatto provocò l'ira dell'eroe
Mirmidone, che è uno dei temi centrali del poema.
Apollo continuò comunque a parteggiare per i Troiani durante la guerra: in un'occasione salvò la vita
a Enea, ingaggiato in duello da Diomede. Da non dimenticare, infine, l'importantissimo aiuto che il dio
offrì a Ettore e a Euforbo nel combattimento che li vedeva avversari del potente Patroclo, amante e
allievo del valoroso Achille; il dio infatti, oltre ad aver stordito il giovane, che i Troiani avevano
scambiato per il re mirmidone, vista l'armatura che indossava, lo privò di quest'ultima sciogliendola
come neve al sole. Distrusse perfino la punta della lancia con cui Patroclo stava mietendo vittime tra le
file troiane.
Fu infine Apollo a guidare la freccia scoccata da Paride che colpì Achille al tallone, l'unico suo punto
debole, uccidendolo.
Amori di Apollo
Apollo e Daphne
Un giorno, Cupido, stanco delle continue derisioni di Apollo, che vantava il titolo di dio più bello, di
essere il dio della poesia nonché un arciere migliore di lui, colpì il dio con una delle sue frecce d'oro,
facendolo cadere perdutamente innamorato della ninfa Daphne. Allo stesso tempo però, colpì anche la
ninfa con una freccia di piombo arrugginita e spuntata in modo che rifiutasse l'amore di Apollo e
addirittura rabbrividisse per l'orrore alla sua vista. Perseguitata dal dio innamorato, la ninfa, piangendo
e gridando, chiese aiuto al padre Penéo, dio del fiume omonimo, che la tramutò in una pianta
di lauro (alloro). Apollo pianse abbracciando il tronco di Daphne ,che ormai era un albero. Per questo il
lauro divenne la pianta prediletta da Apollo con la quale era solito far ornare i suoi templi e anche i suoi
capelli.
Apollo e Giacinto
Figli di Apollo
Apollo istruisce le Muse Euterpe e Urania, olio su tela di Pompeo Batoni, ca. 1741, Varsavia, Museo nazionale
Come tutti gli Dèi greci, le leggende riportano come Apollo ebbe molti figli, da unioni con donne mortali
e non.
Da Cirene, ebbe un figlio di nome Aristeo.
Da Ecuba, moglie di Priamo e regina di Troia, ebbe un figlio di nome Troilo, che venne ucciso da
Achille
Il figlio più noto di Apollo è però certamente Asclepio, dio della medicina presso i Greci. Asclepio
nacque dall'unione fra il dio e Coronide; quest'ultima però, mentre portava in grembo il bambino, si
innamorò di Ischi e fuggì con lui. Quando un corvo andò a riferire l'accaduto ad Apollo, questi dapprima
pensò a una menzogna, e fece diventare il corvo nero come la pece, da bianco che era. Scoperta poi la
verità, il dio chiese a sua sorella Artemide di uccidere la donna. Apollo salvò comunque il bambino, e lo
affidò al centauro Chirone, perché lo istruisse alle arti mediche. Come ricompensa per la sua lealtà, il
corvo divenne animale sacro del dio e venne dotato da Apollo del potere di prevedere le morti
imminenti. In seguito Flegias, padre di Coronide, per vendicare la figlia diede fuoco al tempio di Apollo
a Delfi, e venne per questo ucciso dal dio e scaraventato nel Tartaro.
1. Licoreo - Re di Licorea
8. Danaide - Ninfa
1. Driope - Re dell'Arcadia
10. Driope - Amadriade
12. Eubea
1. Agreo
1. Doro
2. Laodoco
Apollo nell'arte
Lo stesso argomento in dettaglio: Apollo nelle arti.
Influenza culturale
Il celebre progetto spaziale Apollo della NASA, che negli anni sessanta portò l'uomo sulla luna, deve il
suo nome proprio al dio greco, in quanto protettore delle colonie e dei pionieri.
Famosa è la filastrocca popolare dedicata ad Apollo e al suo fantomatico "figlio" Apelle (tra l'altro, un
pittore realmente esistito):
Apelle, figlio di Apollo,
Note
3. ^ Curiosa è la vicenda del figlio Fetonte, il quale fu fulminato da Zeus poiché aveva rubato di nascosto il
cocchio del sole del padre che glielo aveva negato. H. Hoffmann, 1963. "Elio," nel Journal of the
American Research Center in Egypt 2, pp. 117-23; cf. Yalouris, no. 42.
4. ^ Eumenidi, vv.1-19.
5. ^ Sanna 2007.
8. ^ Secondo Esiodo, Teogonia 886–890(EN) , figlia di Zeus dalle sue sette mogli, Atena è stata la prima a
essere concepita, ma ultima a nascere; Zeus ingravidò Meti, poi la ingerì, in seguito lui stesso fece
nascere Atena "dalla sua testa", vedi Gantz, pp. 51–52, 83–84.
9. ^ Secondo Esiodo, Teogonia 183–200(EN) , Afrodite è nata dai genitali recisi di Urano, vedi Gantz, pp.
99–100.
10. ^ Secondo Omero, Afrodite era la figlia di Zeus (Iliade 3.374, 20.105(EN) ; Odissea 8.308, 320(EN) ) e
Dione (Iliade 5.370–71(EN) ), vedi Gantz, pp. 99–100.
11. ^ Karoly Kerenyi, Gli dei e gli eroi della Grecia, Il Saggiatore, 2002, p. 118, ISBN 88-428-1095-9.
«Egli voleva impedire la nascita del bambino.».
Bibliografia
Anna Maria Carassiti, Dizionario di mitologia greca e romana, Roma, Newton & Compton,
1996, ISBN 88-8183-262-3.
Gigi Sanna, La scrittura nuragica e quella greca arcaica. La vera identità del cosiddetto
'cacciatore' uccisore del lupo del Museo della fattoria di Glozel. L'icona delfica del Lossia e la
collana 'scritta' dell'Apollo bronzeo di Manticlo di Tebe del Museum of Fine Arts di Boston (testo
integrale della Conferenza Internazionale di Cagliari), in Paraulas, Anno VII. n. 23. III/2005, 8–24.