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Apollo

Apollo (in greco antico: Ἀπόλλων, Apóllōn; in latino: Apollo) è una divinità della religione


greca e romana.
Dio del Sole (di cui traina il carro), di tutte le arti, della musica, della profezia, della poesia, delle arti
mediche (il dio della medicina è infatti suo figlio Asclepio), delle pestilenze e della scienza che illumina
l'intelletto, il suo simbolo principale è il Sole o la lira. In seguito fu venerato anche nella religione
romana.
In quanto dio della poesia, è il capo delle Muse. Viene anche descritto come un provetto arciere in
grado di infliggere, con la sua arma, terribili pestilenze ai popoli che lo osteggiavano. In quanto
protettore della città e del tempio di Delfi, Apollo è anche venerato come dio oracolare capace di
svelare, tramite la sacerdotessa, detta Pizia, il futuro agli esseri umani; anche per questo era adorato
nell'antichità come uno degli dei più importanti del Dodekatheon.

Indice

 1Culto di Apollo
o 1.1Apollo in Grecia

o 1.2Apollo a Roma

o 1.3Apollo presso gli Etruschi

o 1.4Origini del culto

 2Attributi ed epiteti

 3Mito

o 3.1Genealogia (Esiodo)

o 3.2Giovinezza: l'uccisione di Pitone e istituzione dell'Oracolo di Delfi

o 3.3Apollo e Tizio

o 3.4Apollo, Marsia e i figli di Niobe

o 3.5Apollo e Admeto

o 3.6Apollo e Orfeo

o 3.7Apollo ed Ermes

o 3.8Apollo e Oreste

o 3.9Apollo durante la guerra di Troia

o 3.10Amori di Apollo

 3.10.1Apollo e Daphne

 3.10.2Apollo e Giacinto

 3.10.3Apollo e Cassandra

 3.10.4Apollo e Marpessa

 3.10.5Apollo e Melissa
 3.10.6Figli di Apollo

 4Amanti e figli di Apollo

 5Apollo nell'arte

 6Influenza culturale

 7Note

 8Bibliografia

 9Voci correlate

 10Altri progetti

 11Collegamenti esterni

Culto di Apollo
Apollo in Grecia

Apollo del Tevere, copia romana, Palazzo Massimo alle Terme

Apollo era uno degli dei più celebri e influenti nell'antica Grecia[1]; ed erano due le città che si
contendevano il titolo di luoghi di culto principali del dio: Delfi, sede del già citato oracolo, e Delo.
L'importanza attribuita al dio è testimoniata anche da nomi teoforici come Apollonio o Apollodoro,
comuni nell'antica Grecia, dalle molte città che portavano il nome di Apollonia, dall'ideale
del koûros (κόρος, "giovane"), che gli appartiene e dà il "suo carattere peculiare alla cultura greca nel
suo complesso"[2]. Il dio delle arti veniva inoltre adorato in numerosi siti di culto sparsi, oltre che sul
territorio greco, anche nelle colonie disseminate sulle rive africane del Mediterraneo, nell'esapoli
dorica in Caria, in Sicilia e in Magna Grecia.
Come divinità greca, Apollo è figlio di Zeus e di Leto (Latona per i Romani) e fratello gemello
di Artemide (per i Romani Diana), dea della caccia e più tardi una delle tre personificazioni
della Luna (Luna crescente), insieme con Selene (Luna piena) ed Ecate (Luna calante).
Nella tarda antichità greca Apollo venne anche identificato come dio del Sole, e in molti casi
soppiantò Elio quale portatore di luce e auriga del cocchio solare. Nella Religione romana, non aveva
nessuna controparte, e il suo culto venne introdotto a Roma circa nel 421 a.C. In ogni caso, presso i
Greci Apollo ed Elio rimasero entità separate e distinte nei testi letterari e mitologici dell'epoca, ma non
nel culto, dove Apollo era ormai stato assimilato con Elio [3].

Apollo a Roma

Apollo-Elio in un mosaico romano del II secolo, cinto da un'aureola rappresentante il sole

A differenza di altri dei, Apollo non aveva un equivalente romano diretto: il suo culto venne importato a
Roma dal mondo greco, ma fu mediato anche dalla presenza nei pantheon etrusco di un dio
analogo, Apulu. Ciò avvenne in tempi piuttosto antichi nella storia romana, infatti fonti tradizionali
riferiscono che il culto era presente già in epoca regia. Nel 431 a.C. ad Apollo fu intitolato un tempio in
una località dove già sorgeva un sacello o un'area sacra di nome Apollinar come scrive Livio III, 63, 7,
in occasione di una pestilenza che afflisse la città. Durante la seconda guerra punica, invece, vennero
istituiti i Ludi Apollinares, giochi in onore del dio. Il culto venne incentivato poi, in epoca imperiale,
dall'imperatore Augusto, che per consolidare la propria autorità asserì di essere un protetto del dio, che
avrebbe anche lanciato un fulmine nell'atrio della sua casa come presagio fausto per la sua lotta contro
Antonio; tramite la sua influenza Apollo divenne uno degli dei romani più influenti. Dopo la battaglia di
Azio l'imperatore fece rinnovare e ingrandire l'antico tempio di Apollo Sosiano, istituì dei giochi
quinquennali in suo onore e finanziò anche la costruzione del tempio di Apollo
Palatino sull'omonimo colle dove fu conservata la raccolta di oracoli detta Libri sibillini. In onore del dio,
e per compiacere il suo imperatore, il poeta romano Orazio compose inoltre il celebre carmen
saeculare. In epoca imperiale lentamente si arrivò all'identificazione tra Apollo-Elio e l'imperatore
stesso, di cui la testimonianza più notevole era il celebre colosso di Nerone che poi diede il nome al
vicino anfiteatro Flavio o Colosseo. In epoca tarda il culto di Apollo tornò a separarsi da quello di Elio o
Sole, che divenne un culto sincretistico: il Sol Invictus, compagno dell'imperatore, che regnava sul cielo,
così come l'altro regnava in terra. In epoca tarda il culto è ancora vivo fino ai primi anni di regno
di Costantino I, che, prima della sua conversione al cristianesimo, si faceva raffigurare nelle statue
onorarie come il Sole. Gli stessi cristiani d'occidente utilizzarono l'iconografia di Apollo-Sole per le
prime raffigurazioni di Cristo, che era raffigurato come un tipo apollineo, giovane, imberbe, con un
nimbo di luce sul capo.
Apollo presso gli Etruschi

L'Apollo di Veio, particolare con la testa

Nella religione etrusca è possibile trovare un corrispettivo di Apollo nel dio dei tuoni Aplu o Apulo.
Tuttavia non è ancora chiaro se l'immagine del dio etrusco sia derivata dal dio greco. Quale dio della
profezia presso gli Etruschi però trovava un corrispettivo anche in Suri.

Origini del culto


Le origini del culto apollineo si perdono nella notte dei tempi. È comunque opinione comune e
consolidata tra gli studiosi che il culto del dio sia relativamente recente e che, precedentemente ad
Apollo, il santuario di Pito avesse una sua antichissima religione ctonia, legata al culto della Dea
Madre. Lo stesso racconto di Eschilo su Apollo che riceve il santuario da Gea, Febe e Temi[4],
tenderebbe a confermarlo. Una teoria però[5], basata sulla decifrazione degli enigmatici e tanto discussi
documenti greci di Glozel (Vichy, Francia), tenderebbe ad ampliare il quadro mitico-storico interessante
l'oracolo e collegherebbe la nuova, non identificata divinità, alla vicenda cadmea di Europa e a quella
dell'alfabeto portato dallo stesso Cadmo in Beozia in periodo premiceneo. Divinità semitica che di
quell'alfabeto, di provenienza siro-palestinese, era l'assoluta detentrice. Il santuario ctonio di Pito era
stato dunque occupato, in qualche modo, da una divinità non greca (yh: da cui il noto successivo grido
di IE, per Apollo "IEIOS") [senza fonte] la quale però, a sua volta, venne grecizzata, secondo quanto fa
intendere il noto racconto erodoteo (Historiae, I,61-62) sulla cacciata dei Cadmei, ovvero dei semiti, da
parte degli Argivi. Tuttavia la divinità inglobata nella sfera della cultura greca manteneva alcuni dei
caratteri orientali della divinità, come ad esempio l'ineffabilità, la figura androgina, l'aspetto di dio
cacciatore e inseguitore del lupo (da cui Apollo Liceo), le qualità di dio ambiguo od obliquo (Lossia) ma,
per chi sapeva capirlo rettamente, salvatore e liberatore. Con la calata dei Dori (XII-XI secolo a.C.), una
volta annientati i Micenei, il santuario, verosimilmente, subì l'umiliazione e la distruzione dei vincitori e
solo verso il IX-VIII secolo a.C. fu riaperto e si risollevò, ma con un Lossia del tutto trasformato e in
linea con la nuova religione. Il potentissimo dio androgino di origine semitica entrerebbe così a far parte
della sacra famiglia olimpica, sdoppiandosi in Apollo e Artemide e diventando figlio di Zeus e di Leto.
Sempre secondo questa teoria, supportata da accertati documenti, la famosa E apud Delphos (la
lettera alfabetica epsilon posta tra le colonne nell'ingresso del santuario apollineo) di cui scrive
Plutarco, la "E" che stava alla base dell'epifonema esprimente 'acuto dolore' (Esichio) dei fedeli,
potrebbe fornire la prova che il nome di Apollo (mai sufficientemente compreso e spiegato dagli
studiosi: Farnell, Kern, Hrozny, Nilsson, Cassola, ecc.) fosse derivato da un A/E -pollòn (il grido di
dolore "ah!, eh!" esclamato più volte, così come testimoniano la letteratura greca tragica e paratragica).
Nell'età del bronzo greca non esistono attestazioni (almeno nelle tavolette di lineare B note) ad Apollo.
Ne esistono invece numerose per il dio Paean (Παιών-Παιήων), un epiteto di Apollo in età classica,
noto in Acheo[non chiaro] come pa-ja-wo-ne (e collegato con numerosi santuari antichi di Apollo). Paean è il
guaritore degli dei, e il dio della magia e del canto (da cui peana) magico-profetico. Come dio della cura
Paean compare anche nell'Iliade, dove, significativamente, non è completamente sovrapposto con
Apollo (che parteggia esclusivamente per i troiani).
Infatti esisteva un importante dio anatolico (forse connesso con l'antica religione indoeuropea, e simile
al dio vedico Rudra o meglio alla coppia Rudra-Shiba), noto come Aplu (stranamente lo stesso nome
dell'Apollo etrusco) che è un dio terribile, legato alla malattia, ma anche alla cura, e un potente arciere,
forse anche un protettore della caccia e degli animali selvatici. Per gli Ittiti e gli Hurriti Aplu era il dio
della peste e della fine della pestilenza (come nell'Iliade). Per gli Hurriti soprattutto andava collegato
agli dei mesopotamici Nergal e Šamaš. Molti culti anatolici sono legati alla profezia e alle sacerdotesse
(o anche ai sacerdoti) che cadono in trance mistica per profetizzare, proprio come le sacerdotesse di
Apollo a Delfi. Apollo, come già ricordato, è uno degli dei che parteggiano per l'asiatica e anatolica città
di Troia nell'Iliade, forse elemento che nasconde una reminiscenza micenea, ovvero un dio che durante
la fine dell'età del bronzo non sarebbe ancora greco, ma decisamente anatolico, e sarebbe aggiunto
agli olimpi solo in un momento successivo a quella guerra (si veda anche di seguito).
Sempre in età arcaica, con probabili connessioni al periodo miceneo, esistono dei riferimenti ad Apollo
Smintheus, il dio "ratto" legato all'agricoltura (forse una divinità pre-indeuropea, assunta a epiteto del
dio Apollo), e in particolare ad Apollo Delfino. Questo epiteto di Apollo, molto venerato a Creta e in
alcune isole egee, potrebbe essere un dio marino minoico. Ma Apollo poteva trasformarsi in tutti gli
animali, fra cui proprio nei delfini, sovente raffigurati nell'arte minoica. Delfino (Delphinios) è
un'etimologia alternativa a grembo (Delphyne) per il principale santuario del dio a Delfi. Sempre nella,
per ora pressoché sconosciuta, religione minoica esisteva una signora degli animali, collegabile ad
Artemide-Diana, o anche a Britomarti/Diktynna (nome a sua volta presumibilmente di etimologia
minoica), che presumibilmente avrebbe dovuto avere un doppio maschile. E se la divinità femminile è
antesignana di Artemide, quella maschile è da porsi in riferimento ad Apollo. Inoltre i sacerdoti di Apollo
a Delfi si definivano Labryaden, nome che a sua volta rimanda alla doppia ascia e al labirinto, simboli
religiosi importanti per i Cretesi. Tutti questi riferimenti secondo questa meticolosa ma discutibile analisi
portano a ipotizzare che nell'Apollo classico siano confluiti uno o più dei minoici o comunque pre-
indeuropei della Grecia e almeno un dio anatolico.

Attributi ed epiteti

Apollo con in mano una lira, uno dei suoi simboli tipici, in una statua del I secolo
Paolo Farinati, Apollo con la lira, 1590 circa, affresco, Villa Nichesola-Conforti, Ponton di Sant'Ambrogio di
Valpolicella (Verona)

Apollo è normalmente raffigurato coronato di alloro, pianta simbolo di vittoria, sotto la quale alcune
leggende volevano che il dio fosse nato e anche in virtù dell'epilogo del suo infatuamento
per Dafne (che in greco significa lauro, alloro). Suoi attributi tipici sono l'arco, con le sue portentose
frecce, e la cetra. Altro suo emblema caratteristico è il tripode sacrificale, simbolo dei suoi poteri
profetici. Animali sacri al dio sono i cigni (simbolo di bellezza), i lupi, le cicale (a simboleggiare la
musica e il canto), e ancora i falchi, i corvi, i delfini, in cui spesso il dio amava trasformarsi e i serpenti,
questi ultimi con riferimento ai suoi poteri oracolari. E ancora il gallo, come simbolo dell'amore
omosessuale, diversi, infatti, gli uomini di cui il dio s'innamorò. Altro simbolo di Apollo è il grifone,
animale mitologico di lontana origine orientale.
Come molti altri dei greci, Apollo ha numerosi epiteti, atti a riflettere i diversi ruoli, poteri e aspetti
della personalità del dio stesso. Il titolo di gran lunga maggiormente attribuito ad Apollo (e spesso
condiviso dalla sorella Artemide) era quello di Febo, letteralmente "splendente" o "lucente", riferito sia
alla sua bellezza sia al suo legame con il sole (o con la luna nel caso di Artemide). Quest'appellativo
venne mutuato e utilizzato anche dai Romani.
Altri epiteti del dio sono:

 Akesios o Iatros, dal comune significato di guaritore e riferiti al suo ruolo di protettore della
medicina, in quanto padre di Esculapio. In questo senso, i Romani gli diedero invece l'epiteto
di Medicus, e un tempio della Roma antica era dedicato appunto all'Apollo Medico.
 Alexikakos' o Apotropaeos, entrambi significanti "colui che scaccia - o tiene lontano - il male".
Un simile significato ha anche l'appellativo di Averruncus che gli diedero i Romani. Questi
appellativi si riferivano, oltre che al suo già citato ruolo di patrono dei medici, al suo potere di
scatenare - e dunque anche di tener lontane - malattie e pestilenze.

 Aphetoros (dio dell'arco) e Argurotoxos (dio dall'arco d'argento), in quanto patrono degli arcieri


e provetto tiratore lui stesso. I Romani lo definivano invece Arcitenens, "colui che porta l'arco".

 Archegetes, "colui che guida la fondazione", in quanto patrono di molte colonie greche
oltremare.

 Lyceios e Lykegenes, che possono essere sia un riferimento al lupo, animale a lui sacro, sia
alla terra di Licia, la regione nella quale alcune leggende riportavano che Apollo fosse nato.

 Loxias (l'oscuro) e Coelispex (colui che scruta i cieli) con riferimento alle sue capacità oracolari.

 Musagete (guida delle Muse) in quanto fu lui a convincerle ad abbandonare la loro antica


dimora, il monte Elicona, portandole a Delfi e divenendo il loro protettore.

 Phoebus (il luminoso), l'epiteto più usato dai Greci e Romani.

 Targelio in quanto apportatore del fecondo calore che matura i prodotti della terra.

Mito
Vengono di seguito riportati i fatti più rilevanti riferiti ad Apollo dai miti tradizionali greci.

Nascita

Apollo nacque, come sua sorella gemella Artemide, dall'unione extraconiugale di Zeus con Leto.
Quando Era seppe di questa relazione, desiderosa di vendetta proibì alla partoriente di dare alla luce
suo figlio su qualsiasi terra, fosse essa un continente o un'isola. Disperata, la donna vagò fino a
giungere sull'isola di Delo, appena sorta dalle acque e, stando al mito, ancora galleggiante sulle onde e
non ancorata al suolo. Essendo perciò Delo non ancora una vera isola, Leto poté darvi alla luce Apollo
e Artemide, precisamente ai piedi del Monte Cinto.
Altri miti riportano che la vendicativa Era, pur di impedirne la nascita, giunse a rapire Ilizia, dea
del parto. Solo l'intervento degli altri dei, che offrirono alla regina dell'Olimpo una collana
di ambra lunga nove metri, riuscì a convincere Era a desistere dal suo intento. I miti riportano che
Artemide fu la prima dei gemelli a nascere, e che abbia in seguito aiutato la madre nel parto di Apollo.
Questi nacque in una notte di plenilunio, che fu da allora il giorno del mese a lui consacrato, nel
momento in cui nacque il dio, cigni sacri vennero a volare sopra l'isola, facendone sette volte il giro,
poiché era il settimo giorno del mese.
Ancora altri dicono che Era avesse mandato un serpente sulla Terra per seguire Leto tutta la vita
impedendo così a chiunque di ospitarla e darle un rifugio. Leto vagò per molto tempo ma Poseidone,
impietosito dalla sua situazione, lasciò che si rifugiasse in mare (dato che letteralmente non era terra)
visto che lui, essendo il fratello di Zeus, poteva permettersi di sfidare Era.

Gea
Genealogia (Esiodo) Urano

Rea
Genitali di  Urano CRONO

Zeus Era Poseidone Ade Demetra Estia

    a[6]

     b[7]
Ares Efesto

Meti

Atena[8]

Latona

Apollo Artemide

Maia

Ermes

Semele

Dioniso

Dione
    a[9]      b[10]

Afrodite

Giovinezza: l'uccisione di Pitone e istituzione dell'Oracolo di Delfi


Lo stesso argomento in dettaglio: Contesa del Tripode.

Poco più che bambino, Apollo si cimentò nell'impresa di uccidere il drago Pitone, colpevole di aver
tentato di stuprare Leto mentre questa era incinta del dio. Partito da Delo, Apollo subito si diresse verso
il monte Parnaso, dove si celava il serpente Pitone, nemico di sua madre[11], e lo ferì gravemente con le
sue frecce forgiate da Efesto. Pitone si rifugiò presso l'oracolo della Madre Terra a Delfi, città così
chiamata in onore del mostro Delfine, compagna di Pitone; ma Apollo osò inseguirlo anche nel tempio e
lo finì dinanzi al sacro crepaccio. La Madre Terra, oltraggiata, ricorse a Zeus che non soltanto ordinò ad
Apollo di farsi purificare a Tempe, ma istituì i giochi pitici in onore di Pitone, e costrinse Apollo a
presiederli per penitenza. Apollo, invece di recarsi a Tempe, andò a Egialia in compagnia della sorella
Artemide, per purificarsi; e poiché il luogo non gli piacque, salpò per Tarra a Creta, dove
re Carmanore eseguì la cerimonia di purificazione. Al suo ritorno in Grecia, Apollo andò a cercare Pan,
il dio arcade dalle gambe di capra e dalla dubbia reputazione, e dopo avergli strappato con blandizie i
segreti dell'arte divinatoria, si impadronì dell'oracolo delfico e ne costrinse la sacerdotessa, detta
pitonessa o la Pitia, a servirlo[12].

Apollo e Tizio
Leto si era recata con Artemide a Delfi, dove si appartò in un sacro boschetto per adempiere a certi riti.
Era, per vendicarsi di Leto suscitò un forte desiderio al gigante Tizio, che stava tentando di violentarla,
quando Apollo e Artemide, udite le grida della madre, accorsero e uccisero Tizio con nugolo di frecce:
una vendetta che Zeus, padre di Tizio, giudicò atto di giustizia. Nel Tartaro Tizio fu condannato alla
tortura con le braccia e le gambe solidamente fissate al suolo e due avvoltoi gli mangiavano il fegato[12].

Apollo, Marsia e i figli di Niobe


Altre azioni che gli sono state attribuite dai miti durante la giovinezza, non furono così nobili: il dio sfidò
il satiro Marsia (o, secondo altre fonti, venne da questi sfidato) in una gara musicale di flauto; in seguito
alla vittoria, per punire l'ardire del satiro, che si era impudentemente vantato di essere più bravo di lui,
lo fece legare a un albero e scorticare vivo. Un altro mito racconta invece come si vendicò terribilmente
di Niobe, regina di Tebe, la quale, eccessivamente fiera dei suoi quattordici figli (sette maschi e sette
femmine), aveva deriso Leto per averne avuti solo due. Per salvare l'onore della madre, Apollo, insieme
con sua sorella Artemide, utilizzò il suo terribile arco per uccidere la donna e i suoi figli, risparmiandone
solo due.

Apollo e Admeto
Quando Zeus uccise Asclepio, figlio di Apollo, come punizione per aver osato resuscitare i morti con il
suo talento medico, il dio per vendetta massacrò i ciclopi, che avevano forgiato i fulmini di Zeus. Stando
alla tragedia di Euripide Alcesti, come punizione per questo suo gesto Apollo venne costretto dal padre
degli dei a servire l'umano Admeto, re di Fere, per nove anni. Apollo lavorò dunque presso il re
come pastore, e venne da costui trattato in modo tanto gentile che, allo scadere dei nove anni, gli
concesse un dono: fece sì che le sue mucche partorissero solo vitelli gemelli. In seguito, il dio aiutò
Admeto a ottenere la mano di Alcesti, che per volere del padre sarebbe potuta andare in sposa solo a
chi fosse riuscito a mettere il giogo a due bestie feroci: Apollo gli regalò dunque un carro trainato da
un leone e un cinghiale.

Apollo e Orfeo
Orfeo era un suonatore di cetra. Perse sua moglie Euridice, per cui tentò di salvarla dagli Inferi ma non
ci riuscì. Sedusse Persefone con la sua musica e in cambio chiese di riportare in vita Euridice e lei
acconsentì a un solo prezzo: non dovette guardare sua moglie finché non fossero stati all'uscita degli
Inferi. Ma lui, quasi alla fine del corridoio che conduceva alla salvezza, si girò e lei morì per sempre.
Disperato tentò il suicidio e distrusse la sua cetra. Così Apollo, lo prese con sé e lo portò sull'Olimpo.

Apollo ed Ermes
Un mito degli inni omerici racconta dell'incontro tra il giovane Ermes e Apollo. Il dio dei ladri, appena
nato, sfuggì infatti alla custodia della madre Maia e incominciò a vagabondare per la Tessaglia, fino a
imbattersi nel gregge di Admeto, custodito da Apollo. Ermes riuscì con uno stratagemma a rubare gli
animali e, dopo essersi nascosto in una grotta, usò gli intestini di alcuni di essi per confezionarsi
una lira; un'altra leggenda a questo proposito parla invece di un guscio di tartaruga. Quando Apollo,
infuriato, riuscì a rintracciare Ermes e a pretendere, con l'appoggio di Zeus, la restituzione del
bestiame, non poté fare a meno di innamorarsi dello strumento e del suo suono, e accettò infine di
lasciare a Ermes il maltolto, in cambio della lira, che sarebbe diventata da allora uno dei suoi simboli
sacri. Divenne quindi il dio della musica, mentre Ermes venne considerato anche come il dio del
commercio. La lira poi passò a Orfeo; alla morte di questi, Apollo decise di tramutarla in cielo
nell'omonima costellazione.

Apollo e Oreste
Apollo ordinò a Oreste, tramite il suo oracolo di Delfi, di uccidere sua madre Clitennestra; per questo
suo crimine Oreste venne a lungo perseguitato dalle Erinni.

Apollo durante la guerra di Troia

Apollo scaglia le frecce mortali contro l'accampamento acheo, disegno di Stanisław Wyspiański (c. 1897).

L'inizio dell'Iliade di Omero vede Apollo schierato a fianco dei Troiani, durante la guerra di Troia. Il dio
era infatti infuriato con i Greci, e in particolare con il loro capo Agamennone, per il rapimento da questi
perpetrato di Criseide, giovane figlia di Crise, sacerdote di Apollo. Per vendicare l'affronto, il dio decimò
le schiere achee con le sue terribili frecce, fino a che il capo dei Greci non acconsentì a rilasciare la
prigioniera, pretendendo in cambio Briseide, schiava di Achille. Questo fatto provocò l'ira dell'eroe
Mirmidone, che è uno dei temi centrali del poema.
Apollo continuò comunque a parteggiare per i Troiani durante la guerra: in un'occasione salvò la vita
a Enea, ingaggiato in duello da Diomede. Da non dimenticare, infine, l'importantissimo aiuto che il dio
offrì a Ettore e a Euforbo nel combattimento che li vedeva avversari del potente Patroclo, amante e
allievo del valoroso Achille; il dio infatti, oltre ad aver stordito il giovane, che i Troiani avevano
scambiato per il re mirmidone, vista l'armatura che indossava, lo privò di quest'ultima sciogliendola
come neve al sole. Distrusse perfino la punta della lancia con cui Patroclo stava mietendo vittime tra le
file troiane.
Fu infine Apollo a guidare la freccia scoccata da Paride che colpì Achille al tallone, l'unico suo punto
debole, uccidendolo.

Amori di Apollo
Apollo e Daphne

Apollo insegue Dafne, opera di Giambattista Tiepolo

Un giorno, Cupido, stanco delle continue derisioni di Apollo, che vantava il titolo di dio più bello, di
essere il dio della poesia nonché un arciere migliore di lui, colpì il dio con una delle sue frecce d'oro,
facendolo cadere perdutamente innamorato della ninfa Daphne. Allo stesso tempo però, colpì anche la
ninfa con una freccia di piombo arrugginita e spuntata in modo che rifiutasse l'amore di Apollo e
addirittura rabbrividisse per l'orrore alla sua vista. Perseguitata dal dio innamorato, la ninfa, piangendo
e gridando, chiese aiuto al padre Penéo, dio del fiume omonimo, che la tramutò in una pianta
di lauro (alloro). Apollo pianse abbracciando il tronco di Daphne ,che ormai era un albero. Per questo il
lauro divenne la pianta prediletta da Apollo con la quale era solito far ornare i suoi templi e anche i suoi
capelli.
Apollo e Giacinto

La morte di Giacinto, dipinto di Jean Broc


Uno dei miti più conosciuti riferiti al dio è quello della sua triste storia d'amore con il
principe spartano Giacinto, mito narrato, fra gli altri, da Ovidio nelle sue Metamorfosi. I due si amavano
profondamente, quando un giorno, mentre si stavano allenando nel lancio del disco, il giovane venne
colpito alla testa dall'attrezzo lanciato da Apollo, spintogli contro da Zefiro, geloso dell'amore fra i due.
Ferito a morte, Giacinto non poté che accasciarsi tra le braccia del compagno che, impotente, lo
trasformò nel rosso fiore che porta il suo nome, e con le sue lacrime tracciò sui suoi petali le lettere άί
(ai), che in greco è un'esclamazione di dolore. Saputo che Tamiri, un pretendente "scartato" da
Giacinto, reputava di superare le muse nelle loro arti, il dio andò dalle sue allieve per riferire tali parole.
Le muse, allora, privarono Tamiri, reo di presunzione, della vista, della voce e della memoria.
Apollo e Cassandra
Per sedurre Cassandra, figlia del re di Troia Priamo, Apollo le promise il dono della profezia. Tuttavia,
dopo aver accettato il patto, la donna si tirò indietro, rimangiandosi la parola data. Il dio allora,
sputandole sulle labbra, le diede sì il dono di vedere il futuro, ma la condannò a non venir mai creduta
per le sue previsioni. La previsione più tragica e inascoltata di Cassandra fu la caduta di Troia.
Apollo e Marpessa
Apollo amò anche una donna chiamata Marpessa, che era contesa fra il dio e l'umano chiamato Ida.
Per dirimere la contesa tra i due intervenne addirittura Zeus che decise di lasciare la donna libera di
decidere; questa scelse Ida, perché consapevole del fatto che Apollo, essendo immortale, si sarebbe
stancato di lei quando l'avesse vista invecchiare.
Apollo e Melissa
Secondo un altro mito, Apollo s'innamorò della ninfa Melissa. Fu un amore profondo e incondizionato, e
il dio lasciò spazio soltanto alla fedele e totale devozione per la fanciulla piuttosto che adempiere i suoi
doveri da divinità del Sole. Il carro del Sole venne quindi sempre meno guidato e trasportato, e il mondo
cadeva sempre più nelle tenebre. Allora, per un decreto di entità superiori, Apollo venne punito e la
ninfa venne trasformata in un'ape regina. Fu così che la meschina ragione infranse il cuore del dio.

Figli di Apollo

Apollo istruisce le Muse Euterpe e Urania, olio su tela di Pompeo Batoni, ca. 1741, Varsavia, Museo nazionale

Come tutti gli Dèi greci, le leggende riportano come Apollo ebbe molti figli, da unioni con donne mortali
e non.
Da Cirene, ebbe un figlio di nome Aristeo.
Da Ecuba, moglie di Priamo e regina di Troia, ebbe un figlio di nome Troilo, che venne ucciso da
Achille
Il figlio più noto di Apollo è però certamente Asclepio, dio della medicina presso i Greci. Asclepio
nacque dall'unione fra il dio e Coronide; quest'ultima però, mentre portava in grembo il bambino, si
innamorò di Ischi e fuggì con lui. Quando un corvo andò a riferire l'accaduto ad Apollo, questi dapprima
pensò a una menzogna, e fece diventare il corvo nero come la pece, da bianco che era. Scoperta poi la
verità, il dio chiese a sua sorella Artemide di uccidere la donna. Apollo salvò comunque il bambino, e lo
affidò al centauro Chirone, perché lo istruisse alle arti mediche. Come ricompensa per la sua lealtà, il
corvo divenne animale sacro del dio e venne dotato da Apollo del potere di prevedere le morti
imminenti. In seguito Flegias, padre di Coronide, per vendicare la figlia diede fuoco al tempio di Apollo
a Delfi, e venne per questo ucciso dal dio e scaraventato nel Tartaro.

Amanti e figli di Apollo


Apollo e la Musa Urania, opera di Charles Meynier

1. Acacallide - Figlia di Minosse


1. Nasso - Insediato nell'isola

2. Mileto - Fondatore della città

3. Anfitemi - Pastore libico

2. Calliope - Musa della Poesia epica

1. Orfeo - Celebre musico

2. Ialemo - Dio del canto nuziale

3. Imeneo - Dio del matrimonio

3. Chione - Principessa della Focide

1. Filammone - Poeta e musico

4. Cirene[13] - Ninfa tessala

1. Aristeo[13] - Custode di mandrie

2. Idmone - Veggente e Argonauta

5. Coricia - Ninfa del Parnaso

1. Licoreo - Re di Licorea

6. Coronide[13] - Ninfa Lapita

1. Asclepio[13] - Dio della medicina

7. Creusa - Violentata dal dio

1. Ione - Sacerdote di Delfi

8. Danaide - Ninfa

1. Cureti - Popolo Etolo

9. Dia - Figlia di Licaone

1. Driope - Re dell'Arcadia
10. Driope - Amadriade

1. Anfisso - Fondatore di Ela

11. Ecuba - Regina troiana

1. Ettore - Eroe troiano (secondo alcune fonti)

2. Polidoro - Ucciso da Polimestore (secondo alcune fonti)

3. Troilo - ucciso da Achille

12. Eubea

1. Agreo

13. Evadne - Figlia di Poseidone

1. Iamo - Indovino di Olimpia

14. Ftia - Eponima della regione

1. Doro

2. Laodoco

3. Polipete - Ucciso da Etolo

15. Manto - Indovina, figlia di Tiresia

1. Mopso - Celebre indovino

16. Procleia - Troiana

1. Tenete - Eroe di Tenedo

2. Emitea - Principessa di Tenedo

17. Psamate - Principessa di Argo

1. Lino - Sbranato da cani

18. Reo - Discendente di Dioniso

1. Anio - Sovrano di Delfi

19. Rodope - Ninfa

1. Cicone - Capostipite dei Ciconi

20. Talia - Musa della Commedia

1. Coribanti - Seguaci di Dioniso

21. Tiria - Figlia di Anfinomo

1. Cicno - Abitante dell'Etolia

22. Urania[13] - Musa dell'Astronomia e della geometria

1. Lino[13] - Notevole musico

23. Da madre ignota


1. Erimanto

Apollo nell'arte
Lo stesso argomento in dettaglio: Apollo nelle arti.

 Parnaso - affresco di Raffaello (1511).


 Apollo e Dafne - gruppo scultoreo di Gian Lorenzo Bernini (1625).

 Il tramonto del sole di François Boucher (1752).

 Apollo et Hyacinthus - operina di Wolfgang Amadeus Mozart.

 Apollon musagète o Apollo balletto neoclassico in due quadri musicato da Igor' Fëdorovič


Stravinskij.

Influenza culturale
Il celebre progetto spaziale Apollo della NASA, che negli anni sessanta portò l'uomo sulla luna, deve il
suo nome proprio al dio greco, in quanto protettore delle colonie e dei pionieri.
Famosa è la filastrocca popolare dedicata ad Apollo e al suo fantomatico "figlio" Apelle (tra l'altro, un
pittore realmente esistito):
Apelle, figlio di Apollo,

fece una palla di pelle di pollo,

tutti i pesci vennero a galla

per vedere la palla di pelle di pollo

5 fatta da Apelle, figlio di Apollo.

Note

1. ^ Otto 2005, p. 68.


2. ^ Burkert 2003, p. 289.

3. ^ Curiosa è la vicenda del figlio Fetonte, il quale fu fulminato da Zeus poiché aveva rubato di nascosto il
cocchio del sole del padre che glielo aveva negato. H. Hoffmann, 1963. "Elio," nel Journal of the
American Research Center in Egypt 2, pp. 117-23; cf. Yalouris, no. 42.

4. ^ Eumenidi, vv.1-19.

5. ^ Sanna 2007.

6. ^ Secondo Omero, Iliade 1.570–579, 14.338(EN) , Odissea 8.312(EN) , Efesto era evidentemente il figlio di


Era e Zeus, vedi Gantz, p. 74.

7. ^ Secondo Esiodo, Teogonia 927–929(EN) , Efesto è stato generato solamente da Era, senza padre, vedi


Gantz, p. 74.

8. ^ Secondo Esiodo, Teogonia 886–890(EN) , figlia di Zeus dalle sue sette mogli, Atena è stata la prima a
essere concepita, ma ultima a nascere; Zeus ingravidò Meti, poi la ingerì, in seguito lui stesso fece
nascere Atena "dalla sua testa", vedi Gantz, pp. 51–52, 83–84.

9. ^ Secondo Esiodo, Teogonia 183–200(EN) , Afrodite è nata dai genitali recisi di Urano, vedi Gantz, pp.
99–100.
10. ^ Secondo Omero, Afrodite era la figlia di Zeus (Iliade 3.374, 20.105(EN) ; Odissea 8.308, 320(EN) ) e
Dione (Iliade 5.370–71(EN) ), vedi Gantz, pp. 99–100.

11. ^ Karoly Kerenyi, Gli dei e gli eroi della Grecia, Il Saggiatore, 2002, p. 118, ISBN 88-428-1095-9. 
«Egli voleva impedire la nascita del bambino.».

12. ^ Salta a:a b Apollo, su mitologia.dossier.net.

13. ^ Salta a:a b c d e f Igino, Fabulae, 161: Figli di Apollo

Bibliografia

 (EN) Walter Burkert, The Orientalizing Revolution: Near Eastern Influence on Greek Culture in


the Early Archaic Age, Cambridge (Massachusetts), Harvard University Press, 1992, ISBN 0-674-
64364-X.
 Walter Burkert, La religione greca, Milano, Jaca Book, 2003.

 Anna Maria Carassiti, Dizionario di mitologia greca e romana, Roma, Newton & Compton,
1996, ISBN 88-8183-262-3.

 Marcel Detienne, Apollo con il coltello in mano. Un approccio sperimentale al politeismo greco,


Milano, Adelphi, 2002.

 Robert Graves e Elisa Morpurgo, I miti greci, Milano, Longanesi, 1995, ISBN 88-304-0923-5.

 Károly Kerényi, The Gods of the Greeks, 1951.

 Walter Friedrich Otto, Gli dèi della Grecia, Milano, Adelphi, 2005.

 Gigi Sanna, I segni del Lossia cacciatore, S'Alvure Oristano, 2007.

 Gigi Sanna, La scrittura nuragica e quella greca arcaica. La vera identità del cosiddetto
'cacciatore' uccisore del lupo del Museo della fattoria di Glozel. L'icona delfica del Lossia e la
collana 'scritta' dell'Apollo bronzeo di Manticlo di Tebe del Museum of Fine Arts di Boston (testo
integrale della Conferenza Internazionale di Cagliari), in Paraulas, Anno VII. n. 23. III/2005, 8–24.

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