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Giacomo Albano
E così Delfi divenne il sito dell’importante tempio di Apollo, dei giochi pitici e
del famoso oracolo.
Secondo l'inno omerico all'Apollo Pitico, Apollo lanciò una freccia che uccise
il serpente Pitone, il figlio di Gaia che custodiva il luogo. Pitone era uno
spirito ctonio che fu sconfitto da Apollo e sepolto sotto l'Omphalos. Si tratta
quindi di una divinità che erige un tempio sulla tomba di un altro.
Un’altra festa di Delfi era la Teofania, un festival annuale in primavera che
celebrava il ritorno di Apollo dai suoi luoghi invernali a Iperborea. Si diceva
infatti che Apollo una volta all’anno partiva dal suo tempio di Delfi per tornare
nella patria degli Iperborei, dalla quale proveniva.
Il Serpente Pitone
Iniziamo con il serpente Pitone che secondo la tradizione era guardiano del
luogo e che fu ucciso da Apollo. In tal modo Apollo si sostituì nel culto alla
madre del Serpente che era Gea. Sul sepolcro del serpente Apollo pose una
pietra di forma conica, detta omphalos (ombelico).
Il fattore in assoluto più significativo, anche per la perfetta coincidenza
temporale con il tempio di Apollo e l’istituzione del culto nella forma in cui ci
è stato tramandato, è il giungere di Alphard (la brillante dell’Idra)
sull’equatore celeste nel 760 a.c.
Infatti, la costruzione del tempio è avvenuta proprio mentre la stella che
rappresenta il mitico rettile scendeva sotto l’equatore celeste: il serpente
rappresentato dall’Idra veniva simbolicamente “sepolto” nel cielo meridionale
che è sempre stato associato agli “inferi” della sfera celeste.
L’Ofiuco rappresenta il Portatore del Serpente raffigurato nell’atto di tenere
tra le sue braccia il Serpente, e quindi anche di sottometterlo. Forse
l’immagine umana dell’Ofiuco che domina il Serpente può aver suggerito, sia
pur solo a livello subliminale, l’idea di un dio che sconfiggeva il Serpente
custode del luogo.
Non dimentichiamo che le stelle agiscono anche e soprattutto a questo
livello, quindi non sempre è necessario ipotizzare un’esplicita volontà umana
di conformare i propri miti e credenze sui loro cicli e sui significati simbolici
delle immagini stellate.
E anche la costellazione del Serpente suggeriva simili significati di
“abbassamento” e “sparizione”, visto che la sua testa sorgeva per gli ultimi
anni al tramonto del Sole equinoziale, per poi perdere questa sincronicità e
trovarsi già sotto l’orizzonte al momento del tramonto all’Equinozio.
Il Cigno
Un altro animale sacro ad Apollo e simbolo del dio era il Cigno. Si diceva
che il dio si muovesse su un carro trainato da cigni e spesso è stato
raffigurato in questo modo.
Straordinario è quindi il fatto che intorno al 650 a.c. (cioè proprio negli anni
in cui fu costruito il tempio di Apollo) la brillante del Cigno – la stella Deneb –
aveva una declinazione coincidente con la latitudine di Delfi. Per la verità
anche Vega, se considerata nella sua media declinazione con l’appaiata
zeta1 Lira (altro simbolo di Apollo), presentava questa coincidenza.
Questo significa che le stelle culminavano allo zenit (cioè alla loro massima
altezza raggiungibile sopra l’orizzonte) proprio alla latitudine di Delfi.
I vapori e la Pizia
Questa corrispondenza tra Delfi e alcune parti di Cielo è evidente anche se
esaminiamo in questa luce la tradizione secondo cui in quel posto vi era una
fessura della terra da cui salivano vapori e gas naturali che inducevano nella
sacerdotessa di Apollo (la Pizia) uno stato di trance, tale da consentirle di
divinare. La tradizione narra che la fessura risucchiava coloro che si
spingevano ai bordi del crepaccio, e quindi vi si mise sopra un
vaso tripode (recipiente a tre piedi) sul quale si faceva salire una fanciulla
vergine, dando origine alla prima forma di oracolo.
La parte di cielo associata a tutto questo è senz’altro quella in cui si trova la
costellazione della Vergine (che può rappresentare sia la sacerdotessa
vergine che la Madre Terra da cui provenivano le esalazioni) sopra quella
del Cratere (il vaso tripode), il quale a sua volta si trova sopra la
costellazione dell’Idra (il dio-rettile ctonio nascosto sotto la terra da cui
provengono le esalazioni).
La scena appare chiaramente se consideriamo il momento del sorgere del
Sole all’Equinozio negli anni della costruzione del tempio: in quel momento,
come potete vedere nell’immagine, la Vergine tramontava e, subito sotto la
sua immagine stellata, troviamo il Cratere e l’Idra…e anche la piccola
costellazione del Corvo, altro animale sacro al dio e legato a lui da un altro
mito tradizionalmente associato proprio alle costellazioni del Cratere e del
Corvo.
Il tramonto della Vergine all’Equinozio a Delfi nel 650 a.c.; e sotto, già
tramontati, il Cratere e l’Idra
Alphard, la stella più luminosa dell’Idra, giunse sul coluro solstiziale e alla
sua massima declinazione poco prima del 2000 a.c . La stella anticulminava
con il Sole a mezzanotte nel solstizio estivo, quindi non era visibile in quel
periodo. Il contrario accadeva al solstizio invernale, quando la stella
culminava a mezzanotte ed era alla massima visibilità e altezza notturna. Da
allora la stella iniziò a scendere in declinazione, e a non trovarsi più
perfettamente insieme al Sole al meridiano il giorno del solstizio. Quindi il
serpente di Delfi iniziava a perdere forza e veniva sprofondato sempre più in
basso, fino ad essere scalzato da Apollo, come narra il mito di Delfi.
Ecco quindi che l’iperboreo Apollo era diventato un dio solare perché le sue
stelle facevano tutto questo proprio la notte del solstizio.
L’equidistanza e la culminazione solstiziale erano un fenomeno presente in
tutto il mondo, ma solo Delfi era inquadrata anche per latitudine tra le
brillanti delle due costellazioni, diventando così “l’ombelico del mondo”, cioè
la sede privilegiata di manifestazione della divinità solstiziale rappresentata
da quelle costellazioni. Tutto questo accadeva proprio intorno al 600 a.c.,
cioè negli anni di costruzione del tempio.
Gli antichi sceglievano i luoghi sacri proprio sulla base della loro naturale
affinità con le parti di cielo più significative per quella certa epoca, cioè
quelle che ospitavano le stelle e costellazioni più potenti di quel periodo:
quei luoghi rappresentavano la corrispondenza terrestre di quella parte di
cielo, e quindi erano massimamente idonei ad essere scelti come luoghi
sacri per riceverne l’influsso.
A causa del paesaggio montagnoso circostante, la posizione migliore per
vedere queste costellazioni era allo zenit, cioè quando queste costellazioni
erano direttamente sopra il tempio a mezzanotte. A partire dall'estate si
sviluppava il seguente interessante schema. Durante il solstizio d'estate la
Lira e il Cigno apparivano davanti all'entrata del Tempio di Apollo al
tramonto, con il Delfino che arrivava poco dopo, in modo che le stelle
luminose di tutte e tre le costellazioni, una dopo l'altra, predominavano
durante la notte mentre attraversano la sfera celeste percorrendo il cielo
sopra il tempio.
Alla fine della notte la vista di queste due costellazioni si perdeva a nord-
ovest del Tempio. Il Sole appariva poco dopo illuminando la parte posteriore
del tempio.
Nel periodo dell’equinozio autunnale la Lira, il Cigno e il Delfino si trovavano
prossime alla culminazione mentre il Sole tramontava, e iniziavano la loro
discesa fino a perdersi dietro il Tempio. Da quella data in poi davano
l'impressione di essere "partite", diventando visibili per sempre meno ore
dopo il tramonto. Nelle prime ore dopo la mezzanotte, e certamente ben
prima dell'alba, si perdevano sotto l'orizzonte nord-occidentale del Tempio.
Al tramonto dell'equinozio d'autunno gli ultimi raggi del sole illuminavano la
statua di Apollo.
Verso la fine di dicembre (nel periodo in cui si riteneva che Apollo partisse
per tornare a Iperborea) le tre costellazioni si perdevano dietro il Tempio
pochi minuti dopo il tramonto e restavano invisibili per tutta la notte, per poi
riapparire sopra le Fedriadi e sopra l'ingresso del Tempio solo pochi minuti
prima dell'alba del giorno successivo. Quindi restavano visibili solo per pochi
minuti, finché non venivano "affogate" dalla luce del sole.
Così queste costellazioni strettamente associate ad Apollo scomparivano,
per poi tornare solo a marzo, in coincidenza con il ritorno di Apollo dalla terra
degli Iperborei.
Quindi il periodo durante il quale le costellazioni non erano visibili mentre
culminavano coincideva con il periodo in cui si diceva che Apollo lasciasse
Delfi una volta all’anno per tornare a Iperborea.
Questi fenomeni stellari si sono verificati dal 1000 al 300 a.c., con solo
piccole variazioni dovute alla precessione. Si tratta proprio delle due date
che segnano il periodo in cui fu istituito l’oracolo e quello in fu reso l’ultimo
oracolo nel 361 a.c. all’imperatore Giuliano.
1
Per queste e altre considerazioni relative all’orientamento del tempio, v. questo interessante articolo
consultabile in rete: Delphi and Cosmovision: Apollo's Absence At the Land of the Hyperboreans and the
Time for Consulting the Oracle di Ioannis Liritzis e Belen Castro Martin
L’esempio di Delfi ci insegna che uno dei modi anticamente usati per
individuare le stelle – e le relative divinità – più importanti di una certa epoca
e per un certo luogo consisteva appunto nell’osservare le stelle che
culminavano alla mezzanotte del Solstizio, e tra queste soprattutto quelle
che corrispondevano alla latitudine del luogo o avevano con esso altre forme
di affinità. In questa considerazione erano incluse anche due stelle
equidistanti dal coluro solstiziale. Se si trattava di stelle brillanti, il luogo
poteva diventare una privilegiata sede di manifestazione delle relative
divinità astrali, che spesso acquistavano gli attributi di più di una delle
costellazioni così individuate. Per esempio, Apollo riassumeva in sé il
simbolismo della Lira, del Cigno e del Delfino, ma anche del Serpente che
aveva sconfitto e con il quale spesso veniva raffigurato (Apollo era anche
una grande divinità guaritrice delle malattie).
Queste divinità quindi avevano un’origine stellare, ma si presentavano come
una combinazione di più stelle e costellazioni, cioè di quelle più potenti in un
certo periodo e in un certo luogo.
Così come gli uomini si uniscono per generare figli, allo stesso modo le
divinità che si manifestavano sulla terra erano il frutto dell’unione o
combinazione di più stelle. E forse questo è uno dei motivi per cui la diretta
venerazione dei singoli astri, pur essendo stata praticata, non sembra
essere stata molto diffusa. Certamente le stelle erano considerate
manifestazioni astrali degli Dei, ma le divinità imperanti in un certo tempo e
luogo erano concepite anche e soprattutto come il frutto della combinazione
di più stelle e costellazioni legate da loro da rapporti astronomici.
Anno 600 a.c: a mezzanotte culminava il medio punto tra Sadr del Cigno
e Vega, la brillante della Lira. Infatti, le due stelle erano equidistanti dal
coluro solstiziale
albano.giacomo@yahoo.it www.astrologiaprevisionale.net