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Le iniziazioni misteriche ad Enna

di A. M. C.

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Il mito racconta come ad Enna Plutone rapì Kore alla madre Demetra,
e come questa elargì agli uomini il dono del grano istituendo i misteri eleusini.
Sede di un culto alla Grande Madre, Enna fu luogo già in epoca preellenica di riti
antichissimi e di pratiche iniziatiche legate ai cicli agrari

Enna è una piccola città arroccata su un monte alto circa mille metri, posto proprio al
centro della Sicilia, tanto che fu definita da Cicerone e Diodoro Siculo l' onfalòs (cioè
l'ombelico) dell'isola.
La città è oggi il capoluogo di provincia più alto d'Italia e conta circa 30.000 abitanti.
La fondazione di Enna si perde nella notte dei tempi, l'origine stessa del nome pare
risalire addirittura ai Sicani (Ovidio, Metamorfosi; Claudiano, De raptu Proserpinae) e
cioè a circa tremilacinquecento anni orsono.
Fu molto famosa nell'antichità per il culto di Demetra e Kore (le romane Cerere e
Proserpina) e per il ratto di quest'ultima da parte del dio degli Inferi Ade (Plutone).
Il centro di questo antichissimo culto è la cosiddetta Rocca di Cerere, un enorme
roccione di calcare bianco che guarda direttamente verso l'Etna dominando le vallate
circostanti.

Testa di divinità femminile, terracotta. Siracusa, Necropoli del Fusco


E’ proprio qui che si svolgevano i rituali connessi al culto della Magna Mater, senz'altro
prima dell'arrivo degli stessi Greci. Le fonti classiche (Aristotele, Cicerone, Claudiano,
Ovidio, Diodoro Siculo, Strabone e moltissimi altri) attestano l'antichità della
presenza di un culto legato alla figura della Megále Méter, che gli stessi Greci avevano
già trovato in situ ed accolto nel loro pantheon con il nome di Demetra.
Molto probabilmente la stessa Rocca fu un tempo una ierofania litica, così come
spesso accade nel caso di montagne o pietre sacre. Si possono citare, a mo' di
esempio, la pietra bianca di Pafo a Cipro (centro del culto di Afrodite) che era la
manifestazione dell'antichissima dea della fecondità e della morte; Cibele, la dea
frigia, si manifestò come Grande Madre sotto le spoglie di una meteorite nera; alla
Mecca i fedeli maomettani venerano una meteorite: la "pietra nera" della Kaaba; Mosè
fece scaturire da una roccia l'acqua che sostenta la vita. Si potrebbe continuare con
moltissimi altri esempi tutti miranti ad avvalorare, appunto, l'ipotesi che la pietra
rappresenti il centro stesso del culto e sia l'emanazione della divinità.
Dal riferimento alla pietra che genera è facile pensare alla Terra feconda ed alle
figure di Demetra e Kore strettamente connesse con la fertilità e l'agricoltura. Il
carattere agrario demetrico ad Enna è ampiamente attestato dalle fonti, ma anche
dalle caratteristiche stesse del luogo da sempre noto per il grano e l'attività agricola;
anzi, questa prerogativa si può estendere a tutta la Sicilia così come testimonia
Diodoro Siculo nel quinto Libro della sua Biblioteca:"... la Sicilia per prima produsse il
frutto del grano grazie alla fertilità della sua terra... ed infatti nella piana di Lentini e
in molti altri luoghi della Sicilia nasce anche ora il così detto grano selvatico. Insomma
se si facesse un'indagine sulla scoperta del grano, cioè in qual parte della terra
abitata esso sia apparso per la prima volta, è verosimile che si riconosca il primato alla
terra più fertile. Conformemente a quanto si è detto, è possibile constatare che le
dee (Demetra e Kore) che hanno scoperto il grano sono straordinariamente venerate
dai Sicelioti".
Il legame tra Demetra ed il grano è uno dei punti fermi del mito. L'inno omerico "a
Demetra" rappresenta la chiave di lettura per quanto riguarda l'istituzione dei misteri
eleusini. Ad Enna, la culla del culto demetrico in Sicilia, i misteri dovevano essere
presenti perché il rituale ad essi collegato ben si adatta alla rappresentazione mitica
del ratto della vergine Kore, del suo ritorno sulla terra in un certo periodo dell'anno,
del dono del grano all'umanità da parte di Demetra dopo avere ottenuto da Zeus la
grazia di potere avere accanto a sé la figlia, ciclicamente nel corso dell'anno. In
questo modo si attua il principio di nascita-morte-rinascita rappresentato
rispettivamente dal rapimento di Persefone, dalla ierogamia con Ade dopo che la
giovane ha gustato il seme del melograno che la consacra definitivamente come regia
dell'Ade, ed infine dal ritorno di Kore alla madre. Tutto questo viene a coincidere con
la semina in autunno (attesa della nuova vita - ratto di Kore), la stasi apparente
dell'inverno quando il seme sottoterra si prepara a rinascere (permanenza di
Persefone negli inferi) ed infine la stagione calda, quando germoglia il grano fino al
raggiungimento della sua maturità che si sintetizza nel simbolo della spiga (ritorno di
Persefone alla madre). Tra questi passaggi dei cicli naturali non esiste rottura ma
continuità, in quanto la spiga contiene in sé il seme che poi nella terra si riprodurrà
per ridiventare spiga e ricominciare da capo una successione perenne. Da qui nasce il
senso dei misteri e delle iniziazioni, che trovano il loro fondamento più arcaico nel
ciclo agrario. E’ pensabile dunque che ad Enna, come sede di un culto alla Grande
Madre del grano e della terra, si praticassero, anche in tempi anteriori all'arrivo dei
Greci, rituali e pratiche iniziatiche collegati al l'agricoltura, che poi in tempi
posteriori furono continuati dai Greci. Diodoro Siculo (Biblioteca, Libro V) così scrive
in proposito: "...Kore ricevé in sorte i prati vicino Enna; le fu poi consacrata nel
territorio di Siracusa una ricca sorgente che si chiama Ciane. Secondo il mito, Plutone,
compiuto il ratto, trasportò Kore sul suo carro vicino a Siracusa, squarciò la terra,
sprofondò con la rapita nell'Ade e fece sgorgare una fonte, chiamata Ciane, presso la
quale i Siracusani celebrano ogni anno una famosa festa; i privati sacrificano vittime di
piccolo taglio, la cerimonia pubblica prevede l'immersione di tori nello specchio
d'acqua; questo sacrificio fu introdotto da Eracle al tempo in cui percorse tutta la
Sicilia spingendo i buoi di Gerione. Dopo il ratto di Kore, Demetra, poiché non riusciva
a trovare la figlia, accese fiaccole dai crateri dell'Etna, si recò in molti luoghi della
terra abitata e beneficò gli uomini che le offrirono la migliore ospitalità, donando loro
in cambio il frutto del grano. Gli Ateniesi accolsero la dea con grandissima cortesia e a
loro per primi, dopo i Sicelioti, Demetra donò il frutto del grano; in cambio di ciò il
popolo di Atene onorò la dea molto più degli altri con famosissimi sacrifici e con i
misteri eleusini i quali per antichità e sacertà divennero famosi presso tutti gli
uomini... Gli abitanti della Sicilia, avendo goduto per primi della scoperta del grano
grazie alla loro dimestichezza con Demetra e Kore, istituirono in onore di ciascuna
delle dee sacrifici e feste cui dettero il nome di quelle e la cui data di celebrazione
indicava chiaramente i doni ricevuti. Fissarono, infatti, il ritorno di Kore sulla terra
nel momento in cui il frutto del grano si trova ad essere perfettamente maturo....
Scelsero per il sacrificio in onore di Demetra il periodo in cui si incomincia a seminare
il grano; celebrano per dieci giorni la festa... durante la cui celebrazione essi si
attengono all'antico modo di vita. In questi giorni hanno l'abitudine di rivolgersi frasi
oscene durante i colloqui poiché la dea, addolorata per il ratto di Kore, scoppiò a
ridere a causa di una frase oscena".
Il brano diodoreo è fondamentale per diradare alcuni dubbi su problematiche molto
interessanti che vanno analizzate singolarmente.
1. Nel momento in cui Plutone sprofonda con il carro nei pressi di Siracusa si
forma una fonte chiamata Ciane (una delle ninfe di Siracusa). Qui avvenivano
feste in onore di Demetra e Kore, ufficializzate da Eracle quando giunse in
Sicilia. La fonte che si forma a seguito dello sprofondamento del carro di
Plutone sta ad indicare uno stretto collegamento tra il mondo superno e quello
degli Inferi, l'acqua che sgorga designa la purificazione stessa che durante i
rituali avveniva con le lustrazioni da parte dei partecipanti; l'acqua è dunque una
componente del cerimoniale delle feste demetriche. L'immersione del toro nello
stagno è un altro passaggio simbolico per indicare fecondità ed augurio di
prosperità (il toro rappresenta la forza, la fecondità, è l'animale sacro a
Demetra perché è aggiogato all'aratro).
2. Le cerimonie si svolgevano in forma pubblica e privata; ciò chiaramente indica
che esistevano dei rituali segreti di iniziazione in cui l'acqua e l'animale da
sacrificare erano alcuni degli elementi per il rito che si svolgeva all'aperto,
probabilmente sulla famosa Rocca di Cerere già menzionata.
3. Diodoro narra il mito così come è stato tramandato e che coincide con l'inno
omerico "a Demetra": la dea, dopo il rapimento della figlia, vaga alla sua ricerca,
accende le fiaccole dai crateri dell'Etna e si reca dagli Ateniesi dove elargisce
il dono del grano ed istituisce i misteri eleusini. Altri due elementi che fanno
parte del cerimoniale di iniziazione sono le fiaccole e la spiga. Le prime
servivano ad illuminare i luoghi poiché il rituale si svolgeva preferibilmente nelle
ore notturne, ma avevano anche una valenza simbolica nella rappresentazione
della luce che l'iniziato vedeva dopo le tenebre; la spiga invece doveva essere
l'atto finale dell'iniziazione in quanto rappresenta il frutto completo; essa
racchiude in sé il principio dell'inizio, della fine e della continuità poiché è
composta dai chicchi che daranno nuovi frutti una volta seminati. E’ dunque il
simbolo della fecondità, della pienezza spirituale, del raggiungimento dello stato
beato degli iniziati.
4. Anche in Sicilia vengono istituite feste in onore delle due divinità in coincidenza
dei periodi in cui i Sicelioti avevano ricevuto doni, per cui le feste dedicate a
Kore si svolgevano all'inizio dell'estate, quando il grano è maturo: queste erano
le Katagogé durante le quali molto probabilmente veniva ripetuta tutta la facies
del rapimento ed il ritorno di Kore alla madre. Il culmine della liturgia era
costituito dalla epifania della dea perché i misteri sono essenzialmente connessi
a Kore: lo ierofante invocava la dea e alla luce delle fiaccole sollevava in alto una
spiga (Plutarco, De profectibus in virtute 81 d e; Ippolito, Refutatio haereseon
V 8, 39-40). Tutto questo avveniva nella parte culminante dei misteri eleusini;
non è escluso, anzi è altamente probabile, che se pure con qualche differenza
minima, le iniziazioni si svolgessero così anche in Sicilia ed in particolare ad
Enna dove il mito vuole fosse avvenuto il ratto. Questo momento solenne è
ricordato nell'epitaffio di uno ierofante (IG II 3811): "0 mystai, allora voi mi
vedeste apparendo sull'anaktoron nelle notti luminose..." (i mystai sono gli
iniziati, il termine deriva dal verbo muo che vuol dire "chiudere la bocca";
l'anaktoron era il sacrificio accessibile solo ai sacerdoti e si trovava nella parte
più interna del telestérion, una sala rettangolare con un colonnato, cioè la sede
di coloro che presiedono il rito iniziatico"). L'esposizione della spiga
rappresenta, secondo Ippolito, il culmine del rito e, per usare le sue parole, "il
mistero supremo"; due sono i momenti culminanti della cerimonia, l'accensione
del fuoco, cioè la luce, e lo svelamento della spiga.
5. Le feste dedicate a Demetra si svolgevano invece all'inizio dell'autunno,
durante il periodo della seminagione, e avevano la durata di dieci giorni. Si
tratta delle Thesmofórie, famose nell'antichità presso i Greci. Esse avevano
una spiccata matrice agraria forse più delle stesse feste dedicate a Kore dove
l'elemento esoterico-misterico prevaleva. Questo si evince dal fatto che
Diodoro parla della mimesi di "un antico modo di vita": è senz'altro da credere
che i partecipanti riproducessero, durante la celebrazione, antiche costumanze
agrarie nella gestualità, nell'abbigliamento ed anche nell'apparato scenico. Il
rituale aveva un carattere agrario arcaico fortemente legato alla Terra Madre
generatrice dei frutti, principio del divenire fenomenologico rappresentato
dall'evoluzione stessa del cielo agrario.
6. Un'altra particolarità della festa dedicata a Demetra è rappresentata
dall'aischrologia che consiste nello scambio tra i partecipanti di lazzi e frasi
oscene per indurre la dea al riso. E questo uno dei momenti cruciali di tutta la
festa stessa; è l'attimo della liberazione, dell'abbandono, della conquista della
felicità attraverso il riso liberatorio della dea. Giustamente, come fa notare
Giuseppe Martorana, con il riso della dea si attua una ricomposizione dell'ordine
cosmico: i semi del orario stanno per germogliare e la figlia Kore torna alla
madre.

Nell'inno omerico "a Demetra", la dea, giunta dal re Celeo ad Eleusi, resta immobile e
triste finché lambe con i suoi motteggi la induce al riso. Nell'inno sono usati due verbi
che esprimono entrambi il significato di ridere o sorridere, meidao e gelao: il secondo
indica anche il brillare, il risplendere come ad alludere ad una luminosità; anche qui è
presente un tipo di iniziazione legata al passaggio dal lutto di Demetra allo status di
beatitudine acquisita con il riso. Si tratta di un cambiamento interiore che altro non è
se non un'iniziazione ad una dimensione di letizia, di liberazione. Anche in questo caso
il culmine della liturgia consisteva nello svelamento della spiga che allude al volto
stesso della divinità in tutto il suo splendore luminoso. Nell'inno "a Demetra", prima
che la dea sorrida, rimane in atteggiamento taciturno e addolorato (vv. 197-202): "Là
ella sedeva e con le mani si tendeva il velo sul volto;/ e per lungo tempo, tacita e piena
di tristezza, stava immobile sul seggio/ né ad alcuno rivolgeva parola o gesto,/ ma
senza sorridere, e senza gustare cibo o bevanda,/ sedeva, struggendosi per il
rimpianto della figlia dalla vita sottile".
Non è improbabile che la rappresentazione di Demetra in lutto sia la negazione alla
vista di qualcosa che non può essere conosciuta dai non iniziati e che in un secondo
momento viene disvelata come conoscenza suprema; vi è appunto il riferimento al velo
che copre il volto della dea che non proferisce parola chiusa nel suo dolore. Se dunque
le Thesmoforie celebrate in Sicilia, ed in questo caso ad Enna, avevano carattere
agrario-misterico, questo veniva a coincidere con il riferimento del seme sotterrato in
attesa della sua maturazione. Il passaggio dallo stato di seme a quello di germoglio,
che avviene sottoterra, non è altro che la dimensione di angoscia e di lutto della dea
madre che si nasconde alla vista dei profani velandosi, è il momento del seme che giace
nella terra in attesa di rivivere ad opera di una metamorfosi, il cambiamento da seme
a germoglio è il momento del risveglio, della rinascita, del ritorno alla vita,
dell'iniziazione compiuta verso un progressivo cammino in direzione della verità. Il riso
luminoso della dea sprigiona la beatitudine all'iniziando che deve superare aspre prove
prima del raggiungimento della luce.
Certamente tutto questo avveniva attraverso rituali stereotipati e tramandati, tutti
legati alla simbologia agraria quali i cereali in genere (grano, orzo) ed ai componenti
del cereale (il chicco, la spiga, i semi), agli elementi naturali (l’acqua, il fuoco, la terra),
agli animali e agli attrezzi che concorrono alla pratica agricola (il toro, l’aratro, il
maialino come segno di abbondanza e prosperità): a questi si dovevano aggiungere i
simboli della fecondità della donna quale l’organo sessuale femminile variamente
rappresentato.
Nei misteri eleusini l'iniziato abbandonava uno stato precedente di oscurità per
passare ad uno stadio successivo di conoscenza e di appagamento spirituale. I mystai
erano appunto gli iniziati, coloro che stavano per conoscere la luce, potevano avere
accesso a certe parti del cerimoniale dal quale erano esclusi i profani. Più
precisamente i mystai erano quelli che venivano iniziati per la prima volta; invece gli
epòptai erano quelli che "hanno visto" (da orao, "vedere") e che sono dunque a parte
dei segreti misterici. Gli iniziati non potevano rivelare ciò che avevano visto, si
trattava di un segreto irripetibile, tanto che in genere non veniva mai citata quale era
stata l'azione sacra legata al rituale misterico o le parole dette o ciò che era oggetto
della rivelazione ultima.
Tutto ciò che si sa sui misteri viene dedotto dai tardi scrittori cristiani i quali ne
hanno in parte filtrato e manipolato la vera essenza, tuttavia essi rimangono una fonte
preziosa d’informazione per quanto riguarda il rituale ed i cosiddetti segreti esoterici.
Si è già detto che il verbo muo significa "tenere la bocca chiusa", nel senso di
mantenere un segreto oppure nel senso di stare in silenzio durante la cerimonia; può
darsi che ci si attenga ad entrambi i significati, ma in ogni caso il vincolo del segreto è
una costante per tutti gli scrittori greci i quali tacciono sui misteri o ne parlano in
modo generico, senza mai scendere nei dettagli per quanto riguarda i passaggi della
cerimonia iniziatica. Lo scopo primario delle iniziazioni misteriche altro non era se non
la sicurezza del divenire eterno per un eterno ritorno. La certezza per l'individuo di
una vita oltre la morte, e quindi di una rinascita, fa sì che da una fase naturalistico-
agraria, si passi ad una fase escatologica in cui la morte non fosse solo la cessazione di
tutto, ma un morriento di passaggio per una rinascita successiva. La sensazione
provata al momento sublime della visione nel culmine del cerimoniale era un'esperienza
tale che gli iniziati erano indotti a non rivelare mai ciò che avevano visto o sentito. Se
ad Enna il culto di Demetra e Kore era così vivo e sentito, è indubbio che anche i
misteri dovevano avere una forte valenza. La presenza di Persefone, dea degli Inferi,
associata strettamente a quella della madre, fa pensare che coesistessero le
iniziazioni di carattere mistico agrario e quelle di tipo più direttamente collegate al
mondo dell'Ade, ma in ogni caso si tratta di una simbiosi perché si allude allo stesso
modello culturale e allo stesso archetipo: la Grande Madre che genera, sovrintende al
ciclo vitale stagionale e al mondo intero come dea della luce e delle tenebre. La terra
Madre è colei che procrea dal suo grembo ed è colei che accoglie nel suo grembo la
morte per iniziare nuovamente un ciclo di vita.

Dea Madre, Museo Nazionale, Siracusa


L'analisi del passo diodoreo offre ancora spunti di riflessione di notevole importanza,
pur tuttavia qui si è cercato di illustrare, si spera in modo esaustivo, una problematica
aperta a molte ipotesi ed interpretazioni. à innegabile che i misteri erano presenti
massicciamente ad Enna, ed in Sicilia in generale, sia per la presenza di culti agrari fin
dalla preistoria, sia per il fatto che l’isola siciliana si poneva al centro di rotte
strategiche ed era aperta a moltissimi influssi da parte di tutto il Mediterraneo, da
oriente ad occidente, durante l'evolversi delle culture del mare nostrum.
I misteri e le iniziazioni fanno parte della cultura insulare fin dai tempi del paleolitico:
una riprova è la grotta dell'Addaura, sotto monte Pellegrino a Palermo. In questo
antichissimo antro, risalente al paleolitico, sono stati ritrovati dei graffiti
rappresentanti quasi sicuramente un rituale sacro legato alle iniziazioni naturali. La
scena mostra delle figure umane disposte in cerchio: alcune sono in uno stato di
attesa, altre stanno per iniziare a camminare, altre ancora agitano le braccia; le figure
indossano un copricapo o una maschera appuntita. Al centro della scena si trovano due
uomini sdraiati con il corpo inarcato e rivolti in due direzioni opposte; di essi uno ha le
gambe ricurve verso i glutei, mentre l'altro, più disteso, ha la testa coperta da un
cappuccio, entrambi presentano un'itifallia molto evidente ed un elemento lineare
congiunge il collo con i glutei (forse una corda); interessante è la figura di una donna,
evidentemente incinta, che reca un peso sulla schiena e quella di un uomo che cammina
con alcune aste in spalla. Alle figure umane si aggiungono pure i gruppi di animali
costituiti da un daino in corsa e da una serie di equidi immobili, a parte si vedono dei
bovidi. La scena della grotta dell'Addaura ha suscitato molte ipotesi sulla sua
interpretazione, ma la tendenza è quella di volere attribuirle un significato legato ad
un rito iniziatico in cui sono presenti anche esercizi acrobatici o rituali collegati alla
caccia.
La Sicilia appare dunque fin dai tempi più remoti un centro dove i rituali di iniziazione
sono presenti e vivono come parte integrante della cultura dell'isola.
(da Massoneria Oggi, anno III n. 4 agosto/settembre 1996 – Ed. Soc. Erasmo, Roma)

Adesso sito: http://www.ilmessaggioritrovato.it/newsite/IniziazioniMistericheEnna.asp


firmato Anna Maria Corradini

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