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IL MITO DI NETTUNO
Governatore del segno dei Pesci, è il grande Antico, il Poseidone dei miti greci.
Nel mito era nato da Cronos ed era fratello di Zeus e di Ade che invece
regnavano uno su cielo e terra e l’altro sugli Inferi; a Poseidone invece fu
assegnato da Zeus il governo di tutto il mare; il Poseidone greco sarà poi
chiamato Nettuno dai Romani. Viveva in un grandissimo palazzo sottomarino al
largo di Egea in Eubea; aveva anche un cocchio d’oro, su cui appariva quando
cessavano le tempeste: era portato da cavalli bianchi dalla criniera d’oro e gli
facevano scorta le mostruose creature degli abissi; il suo simbolo era il
tridente, cioè una fiocina a tre punte, usata una volta dagli antichi pescatori
per infilzare i pesci più grandi. A Roma erano dedicate a Nettuno le feste dette
Nectunalia, il 21 luglio, ed era particolarmente onorato nelle città di Veio
perché considerato un capostipite; Agrippa nel 46 a.C. gli dedicò un tempio nel
Campo Marzio. Poseidone era dunque il re del mare; figlio di Era e di Cronos,
aveva poteri molto importanti: infatti dal suo magnifico palazzo d’oro dominava
tutte l’acque. Disputò con Pallade Atena, figlia di Zeus, la signoria dell’Attica,
poi affidata ad Atena che aveva recato in dono a quel popolo l’ulivo, ritenuto
migliore e più utile del cavallo che aveva portato in dono Poseidone. Con il
tridente poteva anche causare i sommovimenti della terra, per cui con un solo
colpo di questa terribile arma sprofondava intere isole e provocava tremendi
terremoti; sempre con il tridente, segno della sua divinità, come l’egida lo era
per Zeus, faceva anche scaturire l’acqua dalle rocce. Era un dio piuttosto
vendicativo se, come narra l’antica tradizione, fece inaridire tutti i frutti di
Corinto, Egina, Nasso e Trezene solo perché questi paesi non gli erano stati
dati in sorte, ma erano stati assegnati ad altri dèi. Come si sa dall’Odissea di
Omero, perseguitò Ulisse, soprattutto per vendicare il figlio Polifemo da questi
accecato e anche preso in giro, perché il furbo greco gli disse che il suo nome
era “Nessuno” o Oudeis (oudeis, “nessuno” in greco antico, somiglia nella
pronuncia a Odysseas, il nome greco di Ulisse) infatti, quando i Ciclopi vollero
vendicare il fratello e gli chiesero da chi era stato accecato, il meschino
rispose: “Da Oudeis", cioè “Da nessuno”; poi però Polifemo per vendicarsi
prego suo padre Poseidone di fare in modo che Ulisse non tornasse in patria e
fosse costretto a peregrinare per il mare; il padre lo accontentò e così l’eroe
omerico dovette girovagare ancora a lungo per il mare prima di tornare
all’amata Itaca da Penelope, la dolce e fedele consorte. Però, oltre a questi lati
negativi e vendicativi, Poseidone, ne possedeva altri positivi, di grande
generosità, come quando regalo l’isola di Delo a Latona o quando aiuto suo
fratello Zeus nella lotta contro i Giganti uccidendo Polibote.
Ma tornando alla storia della nascita di Poseidone l’antica tradizione narra che
Gea, dopo averlo partorito, lo nascose in mezzo ad un gregge di pecore presso
una sorgente di nome Arne. A Cronos, che voleva inghiottirlo come gli altri suoi
figli, Gea dette un puledro, come più tardi gli dette una pietra al posto di Zeus.
Si narra anche che Cronos andò a cercare suo figlio dalla ninfa Arne, la quale
negò di aver ricevuto l’infante; quindi il nome di Arne, oltre a significare
“pecora”, si fà risalire anche al verbo simile che significa “negare”. Un’altra
storia dice che il piccolo Poseidone, invece, fu portato da Rea nell’isola di Rodi
e qui nutrito da una figlia di Oceano; per lui gli abitanti dell’isola avrebbero
forgiato un tridente. Di Poseidone si raccontano tante vicende amorose, ma la
più importante è la storia del suo amore per Teofane, bellissima figlia di
Bisante, re di Macedonia, corteggiata da molti: Poseidone la rapì e la portò in
un’isola, dove trasformò la sua sposa in pecora e se stesso in ariete e la
possedette, da queste nozze nacque quel famoso ariete dal vello d’oro che poi
trasportò Frisso nella Colchide e dette origine al famoso viaggio di Giasone e
degli Argonauti. Giunta la maturità, Poseidone si innamorò di Haria, da cui
ebbe sei figli e una figlia; si dice che anche il dio si fosse unito a Demetra e
l'avesse posseduta sotto forma di stallone quando la dea, perseguitata dal dio
innamorato e alla ricerca della figlia perduta, si era tramutata in giumenta; a
Poseidone, Demetra avrebbe partorito una figlia e anche il celebro cavallo
Arione dalla criniera nera. E' nota la storia in cui il dio, gareggiando con Pallade
Atena, avrebbe creato un cavallo, balzato fuori dalla roccia colpita dal tridente;
appare quindi evidente il legame di Poseidone con questo animale, dato che
molte creature marine erano metà cavalli, come ad esempio gli ippocampi;
molte ninfee avevano un nome in cui compariva il termine greco ippos, cioè
cavallo. Si narra anche che Pegaso, il famoso cavallo alato, fosse nato
dall’unione di Poseidone con Medusa. Il dio ebbe anche molti amori con Ninfe,
Nereidi e Naiadi, da cui ebbe tanti figli, ma sua moglie legittima era Anfitrite,
che con Poseidone formava una coppia regale che poteva ricordare la coppia
Zeus ed Era. Tra i suoi numerosi figli, i più celebri furono Tritone e la dea
insulare Protome, questi due partoriti da Anfitrite (che con il marito generò
anche Penselile, Bentesecine e Rodo). Tritone abitava nel palazzo d’oro dei
genitori ed era per metà pesce e per metà uomo. Il dio del mare Poseidone
rapiva donne e fanciulle, quindi era considerato una specie di satiro marino.
Tra le sue conquiste ci furono anche Toosa, che gli partorì Polifemo (poi
accecato e schernito da Ulisse) Euriale da cui ebbe Orione, Alcione con cui
generò Anta; da Melanippo ebbe Eolo, re dei venti, e Beote, da Gea Anteo e
Cariddi, da Astipalea Euripilo, da Tiro Pelia e Nereo, dalla ninfa Bitinide Amico,
da Libia Busiri, re dell’Egitto. Il culto di Poseidone era molto diffuso anche in
Tessaglia, dove il dio fece una cosa buona creando una fertile vallata a Tempe,
con la deviazione delle acque del fiume Peneo. In Beozia e a Corinto si
svolgevano ogni anno giochi istmici in suo onore; era detto anche “Enosigeo”
perché, come si è già ricordato, percuotendo la terra con il tridente, la
scuoteva con terremoti e maremoti. Poseidone era descritto come irascibile,
violento e vendicativo, infatti inviava spesso mostri marini contro chi pensava
l’avesse maltrattato; era definito avido di regni sulla terra per cui facilmente
puniva chi riteneva gli avesse fatto torti e litigava per questo con gli altri dèi.
Gli erano dedicati il delfino (come anche ad Helios) e il cavallo, i pesci, gli
ippocampi, mentre le sue piante sacre erano le ninfee e il loto; se era ben
disposto verso qualche persona, faceva doni magnifici, come bellissime
giumente; fu anche il creatore delle corse con i cavalli. Si racconta che il dio
avesse premiato, mutandolo in costellazione, il delfino che aveva ritrovato
Anfitrite (che poi fece sua sposa) quando aveva cercato inutilmente di sfuggire
al dio.